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Il Centro dell'Enciclopedia ortodossa sta pubblicando i documenti storici sul ritorno della metropolia di Kiev alla Chiesa russa

Il Centro accademico ecclesiastico dell'Enciclopedia ortodossa sta completando il suo lavoro di pubblicazione di un grande corpo di documenti da poco identificati, riguardanti la questione della riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa ortodossa russa nel 1685-1686, come riporta il sito web del centro, Sedmitza.

Il corpus di documenti in preparazione per la pubblicazione copre anche eventi precedenti inestricabilmente connessi con il contesto storico di questa riunificazione.

Il gruppo di ricercatori, che opera sotto la direzione di B. N. Flori dell'Accademia russa delle scienze, ha svolto un compito colossale che si sta avvicinando al completamento. I documenti dovrebbero essere pubblicati tra la fine del 2018 e gli inizi del 2019.

"Tuttavia, gli eventi degli ultimi giorni, con la pubblicazione di alcuni materiali della Sinassi della Chiesa di Costantinopoli, così come molte informazioni e interpretazioni poco affidabili che traboccano oggi in varie pubblicazioni su Internet, ci impongono di fare un passo senza precedenti: Il Centro accademico ecclesiastico dell'Enciclopedia ortodossa sta iniziando la pubblicazione preliminare del corpus di documenti relativi a questo argomento, sia quelli già pubblicati che quelli recentemente identificati", si legge nel sito.

Poiché questa pubblicazione è di carattere preliminare, alcuni documenti sono presentati in ortografia russa moderna e alcuni in originale.

Gli articoli esplicativi e i commenti saranno pubblicati più tardi non appena saranno disponibili.

I materiali (in russo) possono essere trovati qui.

 
Come farà la Russia a risorgere dai morti

Lazzaro, vieni fuori! (Gv 11:43)

A differenza di molti presidenti americani, che di fatto sono stati capi della CIA nella sua sede appena fuori Washington, e dei suoi enormi programmi di spionaggio e di torture, il presidente Putin era un semplice funzionario di basso rango del KGB nella sede provinciale della Germania dell'Est. Tuttavia, quando ha vissuto lì, ha assistito al crollo del blocco orientale, che Stalin aveva costruito al fine di proteggere l'Unione Sovietica da qualsiasi ulteriore aggressione occidentale. E poi ha assistito al crollo dell'Unione Sovietica e si è reso conto che l'Unione Sovietica aveva fallito non solo in Russia, ma anche in molti paesi in tutto il mondo. Dal momento che nessuno vorrebbe mai ricreare un fallimento, quali potrebbero essere le sue vere, e non immaginarie, intenzioni presenti e speranze future per la Federazione Russa? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima capire il perché del crollo dell'Unione Sovietica.

L'Unione Sovietica intendeva portare 'un futuro luminoso', un Paradiso, a tutta la terra. In altre parole, attraverso la terza Internazionale voleva sostituire la terza Roma e portare il Regno di Dio su tutta la terra, senza e contro Dio, voleva essere cristiana senza e contro Cristo e la sua Chiesa. Una volta che capiamo questa contraddizione interna, capiamo il motivo per cui l'Unione Sovietica non poteva non crollare. Chiunque capisca questo può essere tentato di pensare che allora è il momento di ripristinare l'impero russo pre-rivoluzionario. Tuttavia, anche questo è illogico, perché l'impero russo, la terza Roma, è fallito, non essendo stato in grado di prevenire la rivoluzione, e se verrà ripristinato così com'era, ci sarà semplicemente un'altra rivoluzione. Così arriviamo a una seconda domanda: Perché la Russia pre-rivoluzionaria è collassata? Ecco la nostra risposta:

Padre Georgij Sheremetiev era un fine e nobile prete della ROCOR a Londra, morto nel 1973. Era solito mostrare un album di foto della tenuta di proprietà della sua famiglia aristocratica, una delle più ricche in Russia, una tenuta che da allora è diventata l'aeroporto di Sheremetievo. Nella rivoluzione padre Georgij ha perso tutto, ha lasciato la Russia con una sola valigia ed è vissuto in povertà. Diceva che se viveva in povertà, questo era il suo pentimento per il fatto che la Russia dello tsar era caduta a causa della corruzione e del tradimento della maggioranza della sua classe aristocratica, che si era allontanata dalla Chiesa ortodossa. In altre parole, la terza Roma è caduta perché non era sostenuta dalla fede della seconda Gerusalemme. Una volta che abbiamo capito questa contraddizione interna, capiamo perché la Russia pre-rivoluzionaria non poteva fare a meno di crollare.

Poiché nessuno vorrebbe mai ricreare due fallimenti, allora quali potrebbero essere le speranze e le intenzioni del presidente della Federazione Russa? Poiché è a capo di quello che è lo spazio fondamentale sia dell'Impero Russo pre-rivoluzionario sia dell'Unione Sovietica, deve creare un paese che non presenta le debolezze di nessuno dei due. Da un lato, il paese non può vivere con una classe superiore di traditori privi di fedeltà alla tradizione russa e la cui ricchezza è fondata sull'ingiustizia sociale. D'altra parte, non può tentare di diffondere il cristianesimo in tutto il mondo senza Cristo, perché un Giardino dell'Eden in cui non cammina Dio è il luogo della caduta di Adamo ed Eva. Solo su questa base, una tale Federazione Russa e i paesi e le persone che volontariamente si alleano con lei potranno risuscitare dai morti.

 
La più antica chiesa cristiana e il suo affresco controverso

Noi immaginiamo la chiesa come un edificio indipendente con cupole, un vestibolo, un altare e più icone. Ma le chiese cristiane sono sempre state così? Come sappiamo dal libro degli Atti, i servizi di culto nei tempi antichi si svolgevano in case private, tipicamente appartenenti ai fedeli più ricchi. Questi edifici sembravano ordinari dall'esterno, ma subivano alcune importanti modifiche all'interno per fungere da luoghi di culto. Consideriamo un esempio una chiesa antica di questo tipo, nota per i suoi affreschi unici. È stata scoperta all'inizio del XX secolo nell'odierna Siria.

Sfondo storico

Negli anni '20, l'esercito britannico stava potenziando le fortificazioni nel deserto siriano quando si è imbattuto nelle rovine di un antico muro con alcuni affreschi ben conservati. Il muro si è rivelato essere un frammento di un castello di un'antica città fortificata sull'Eufrate. Il sito divenne noto tra storici e archeologi come Dura Europos. Questa scoperta ha fornito ai ricercatori informazioni sulla comparsa delle prime chiese e sul primo sviluppo dell'antica arte ecclesiastica cristiana. Oggi, frammenti di questa vecchia città si trovano solo tra i reperti museali. L'antica città è stata quasi completamente distrutta nella guerra civile siriana del 2011.

una veduta del sito degli scavi negli anni '30

Durante gli scavi a Dura-Europos, gli archeologi hanno scoperto i resti di una sinagoga, di una chiesa cristiana e di diversi templi pagani situati a breve distanza gli uni dagli altri e risalenti al III secolo d.C. L'alta concentrazione di edifici religiosi che servivano membri di fedi diverse ha suggerito che la città vecchia avesse una popolazione diversificata. Assiri, arabi, ebrei e membri di diverse tribù iraniane ne costituivano la maggioranza. Tuttavia, i governanti della città erano di discendenza greca e macedone, e la città stessa era governata secondo la tradizione greca.

Di nostro interesse è questa casa privata dell'anno 232 usata come prima chiesa domestica.

resti di una chiesa domestica con una cappella (a destra)

Planimetria e affreschi

La destinazione degli interni dell'edificio è cambiata in modo sostanziale. Nell'ala sud è apparso un grande auditorium per settanta persone, dove i fedeli si radunavano per la preghiera comune e i sacramenti. Adiacente alla sala c'era una stanza più piccola, presumibilmente un'area didattica per catecumeni e bambini. Nell'ala nord-occidentale c'era un battistero con un fonte battesimale. Al centro c'era il cortile interno con porte su ogni altra stanza. Il secondo livello dell'edificio non è sopravvissuto.

pianta del piano terra della chiesa domestica

La parte meglio conservata è il battistero. È anche l'unico elemento della chiesa con affreschi. Sopra il battistero rettangolare c'è una nicchia a forma di arco. La sua facciata era dipinta con un ornamento floreale e sulla superficie interna c'erano immagini di stelle in un cielo azzurro. Gli affreschi sulle pareti raffigurano una varietà di storie bibliche e sono tra i monumenti più antichi e conosciuti dell'arte ecclesiastica paleocristiana.

ricostruzione del battistero

Sopravvivono ai nostri tempi alcuni dei seguenti personaggi biblici conosciuti: Adamo ed Eva nel paradiso, il buon Pastore, Gesù e Pietro che camminano sulle acque; la processione delle mirofore, la guarigione del paralitico e l'incontro di Gesù con la Samaritana. Poiché solo alcuni degli affreschi sono sopravvissuti, non è possibile concludere con certezza se facevano parte di un unico ciclo narrativo.

il buon Pastore e il suo gregge

le donne mirofore che camminano verso la tomba del Signore

la guarigione del paralitico

L'affresco controverso

L'affresco con una giovane donna al pozzo è oggetto di alcune controversie.

Negli anni '30, pochi studiosi avevano dubbi sul fatto che la donna degli affreschi fosse la samaritana. Clark Hopkins, capo del team di archeologi del sito di Dura Europos, ha suggerito che l'immagine potrebbe essere il frammento sinistro di un affresco più grande, il cui segmento destro, raffigurante Cristo, potrebbe essere andato perduto. In seguito, accettò l'idea che la donna samaritana potesse essere raffigurata senza Cristo. Riferendosi all'esempio delle pitture murali nelle catacombe di Roma, supponeva che nei primi anni della Chiesa cristiana fosse pratica comune per gli artisti raffigurare un solo personaggio e lasciare che lo spettatore ricordasse il resto.

Il primo studioso a mettere in discussione queste ipotesi fu Michael Peppard, uno studente di architettura paleocristiana e iconografia dell'Impero romano. Otto decenni dopo, Peppard si è unito allo sforzo di ricerca presso il sito di Dura Europos e ha offerto una spiegazione alternativa. Ha ipotizzato che il murale fosse troppo piccolo per la rappresentazione di Cristo, e non esiste nell'arte ecclesiastica la tradizione di raffigurare la samaritana senza Cristo. Riferendosi ad altri esempi di arte cristiana occidentale e d'iconografia cristiana orientale, Peppard propose che l'affresco mostrasse l'Annunciazione della Madre di Dio. Ciò si riferisce alla tradizione di raffigurare la Madre di Dio che ascolta da un angelo la buona novella del concepimento del Salvatore, mentre sta in piedi presso un pozzo.

antica raffigurazione di Maria (a sinistra) al pozzo sul piatto del sarcofago di Adelphia; Italia, VI secolo

affresco dell'Annunciazione di Maria al pozzo. Chiesa della Natività della Madre di Dio a Ferapontovo. Dionisij, 1502

La raffigurazione di Maria al pozzo si basa sul testo apocrifo del Protovangelo di Giacomo del II secolo. Era presente nella tradizione iconografica russa, in cui Maria è spesso raffigurata con un fuso e un filo rosso. Sebbene il Protovangelo di Giacomo non sia mai stato incluso nel canone biblico, era ampiamente conosciuto e utilizzato nel cristianesimo orientale, e incluso in quello bizantino.

Alla luce di questi fatti, l'ipotesi di Peppard sembra del tutto plausibile. Se Peppard ha ragione, la posizione della più antica immagine conosciuta della Madre di Dio potrebbe non essere nelle Catacombe di Priscilla, come si credeva in precedenza, ma nella chiesa domestica dei primi cristiani a Dura Europos.

 
L'Ortodossia arriva in Ruanda

Un recente reportage fotografico di Julia Bridget Hayes, figlia del nostro amico, il diacono Stephen Hayes di Johannesburg (che ci ha aiutato a capire le basi della missione ortodossa in Africa), testimonia la nascita di un interesse per l’Ortodossia in Ruanda, dopo le tragedie del genocidio. Il Patriarcato di Alessandria ha assegnato nel 2012 un vescovo locale in Burundi e Ruanda (Mons. Innokentios), e l’arrivo del cristianesimo ortodosso in Ruanda segue le vicende dei popoli di diversi paesi confinanti. Presentiamo l’articolo sull’Ortodossia in Ruanda nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Una fede a pieno impatto: un'intervista con padre Turbo Qualls

Un altro articolo nella nostra serie dello scrittore romeno Tudor Petcu. Tudor è laureato alla Facoltà di Filosofia dell'Università di Bucarest, in Romania. Il suo lavoro si concentra sull'evoluzione della spiritualità ortodossa nelle società occidentali. In questo articolo, intervista padre Turbo Qualls – il vincitore non ufficiale del concorso per il "miglior nome clericale" mai assegnato.

1) Innanzitutto, la prego di spiegarmi cosa sappiamo di san Mosè il Nero e perché è considerato così importante per la comunità ortodossa dei neri americani.

San Mosè fu uno dei padri del deserto vissuti nella prima parte del V secolo. Secondo i racconti agiografici della sua vita, era uno schiavo ribelle, che divenne un famigerato ladro, assassino e capobanda e che avrebbe poi trovato un profondo pentimento come monaco, prete e padre spirituale.

La sua vita è di particolare importanza per molti neri americani a causa dei paralleli sociali, morali e spirituali tra la sua vita e la nostra. Cosa ancora più importante, vediamo nella sua risposta alle difficoltà che lo circondano un cammino verso la salvezza e la maggiore somiglianza a Cristo.

2) Come descriverebbe la storia e l'evoluzione della comunità ortodossa dei neri americani negli Stati Uniti e quale sarebbe la sua principale unicità nel mondo ortodosso, se posso chiamarla così?

Direi che la storia dei neri americani nell'Ortodossia è ancora molto giovane e sta sviluppandosi. Gran parte della ragione di questo fatto è dovuta alle barriere sociali che molte delle prime comunità immigrate ortodosse hanno adottato per adattarsi con quella che era percepita come la mentalità "americana". In altre parole, storicamente non c'è stato un atteggiamento di accoglienza e di evangelizzazione nei confronti dei neri americani da parte della Chiesa ortodossa a causa del razzismo esplicito e implicito nella società americana. Per fortuna questo sta lentamente cominciando a cambiare.

Per quanto riguarda l'unicità, direi che l'esperienza dei neri americani negli Stati Uniti è molto più vicina all'esperienza di molti ortodossi dei "vecchi paesi" rispetto a quella dell'americano "bianco" medio. Va notato che quando si usa questo termine, lo si dovrebbe generalmente interpretare come WASP (protestante anglo-sassone bianco). La ragione di ciò è dovuta alla realtà dell'esperienza di essere trattati come cittadini di seconda classe e spesso perseguitati fino alla morte. I cristiani russi e romeni lo hanno vissuto sotto il comunismo, i greci e i serbi sotto i turchi, i siriani sotto l'islam, ecc.

La maggior parte degli americani "bianchi" non ha una memoria o un'esperienza viva di questo tipo di sofferenza, mentre i neri americani ce l'hanno. È una cosa utile se si capisce che la schiavitù, le leggi Jim Crow e la lotta generale dei popoli neri in America sono fenomeni attuali e relativamente nuovi. Per esempio, mio ​​nonno era figlio di schiavi. Non è affatto una storia distante da me. La capacità di sopportare la sofferenza in modo da portarci più vicini a Cristo è una delle note chiave dell'Ortodossia, e l'esperienza protestante e cattolica romana, più diffusa in America, non ha i mezzi per esprimere tale esperienza. Anche se la maggioranza dei neri americani è storicamente protestante, l'esperienza di essere nero in America è indivisibile dall'esperienza della sofferenza.

Pertanto, l'incapacità del protestantesimo di articolare e di esporre questa realtà è una delle ragioni principali per cui molti neri americani con il tempo hanno lasciato totalmente il cristianesimo per abbracciare un'altra fede o anche l'ateismo.

3) Quali sono i motivi principali per cui alcuni afro-americani hanno preso la decisione di convertirsi all'Ortodossia, dal suo punto di vista? Riprendendo la prima domanda, sarei molto contento se potesse parlare un po' del suo cammino spirituale verso l'Ortodossia, del suo pellegrinaggio nella Chiesa Ortodossa.

Dal mio punto di vista, il motivo principale per cui gli afro-americani si convertono all'Ortodossia (cioè trovare la vera e storica Chiesa di Gesù Cristo) è identico a quello di tutti gli altri popoli, tranne in un caso. Questa eccezione è quella di riconciliarsi con il razzismo inerente al cristianesimo americano, cioè quello protestante. Per molti afroamericani l'esperienza di Cristo è molto potente, e ha sostenuto le nostre famiglie e comunità di generazione in generazione, ma il razzismo e l'oppressione attuati nel nome di Cristo sono spesso troppo per una riconciliazione. Questa è una gran parte del motivo per cui la crescita dell'Ortodossia tra gli afro-americani non è rapida quanto potrebbe essere; ovvero perché l'Ortodossia è ancora sconosciuta in questo paese, e molti afroamericani non sono consapevoli che esiste una Chiesa che non ha partecipato al commercio transatlantico degli schiavi e che non ha promosso il razzismo dell'Occidente.

Il mio cammino è descritto qui sul sito web di una parrocchia che frequentavo quando sono divenuto ortodosso (11 anni fa). Ecco la parte dell'articolo che discute del mio cammino. Il collegamento all'intero articolo è riportato di seguito.

Per molti anni i visitatori e catecumeni di tutte le età provenivano da più tradizionali ambienti evangelici, anglicani e carismatici. Poi un giorno si è presentato Turbo Qualls, un giovane afroamericano artista di tatuaggi (e che ora sta studiando come iconografo). La sua storia comprendeva l'uso di stupefacenti e il coinvolgimento nella stregoneria e nella magia prima di diventare un cristiano evangelico. Stava conducendo uno studio biblico e un gruppo di discussione al lunedì sera presso il "Sid Tattoo Shop" di Anaheim, in California, con altri giovani, figli della controcultura punk-rock, delusi dalla cultura materialista americana e alla ricerca di solide verità.

Uno dei primi incontri di Turbo con il cristianesimo ortodosso è stato il libro "Youth Of the Apocalypse", pubblicato dal monastero di sant'Herman d'Alaska a Platina, in California (fondato da padre Seraphim Rose). Il libro stava circolando negli ambienti punk rock del sud della California, si cui faceva parte. Una volta letto il libro ha scoperto che alcuni dei testi e dell'ethos dell'ambiente musicale punk rock erano di fatto ispirati dal cristianesimo ortodosso, senza che questo fosse citato direttamente.

Turbo stava cercando di trovare il suo posto.

"Sono cresciuto essendo spesso come l'unico 'ragazzo nero' della compagnia, quindi avevo fame di identità".

L'ambiente cristiano punk me ne ha fornito una per un po', ma mentre la chiesa che frequentavo forniva una comunità, non forniva realmente una 'identità', spiega Turbo. Attraverso le sue letture e le sue esplorazioni Turbo ha scoperto la chiesa ortodossa di san Mosè Il Nero, il monaco ortodosso etiopico dell'Egitto del IV secolo. San Mosè era stato un sospetto assassino e un leader di una banda di banditi feroci, prima di nascondersi in un monastero in Egitto e di farsi attirare dalla pace e dalla tranquillità che vi aveva scoperto. Turbo visitò la chiesa di san Barnaba e divenne un catecumeno. Presto altri come lui, alcuni solo marginalmente cristiani – alcuni con dreadlocks, tatuaggi, capelli colorati, creste mohicane, piercing alle labbra e al naso – cominciarono a comparire assieme a lui. Come Turbo erano attratti dalla riverenza, dalla bellezza e dalla profondità del cristianesimo ortodosso.

Quando gli chiedono quale impatto il cristianesimo ortodosso abbia avuto sulla sua vita, Turbo riflette prima di rispondere:

"La nostra preghiera di famiglia e la nostra vita devozionale è ora il centro della nostra vita domestica. Questo è probabilmente uno dei cambiamenti più grandi." Continua: "Mi sono anche reso conto che dovevo essere gentile con mia moglie ed essere un uomo veramente 'buono'; non solo mantenere qualche vernice cristiana, ma una vera bontà, perché so che sarò giudicato".

Collegamento all'articolo

4) Come le sembra al momento il dialogo tra la comunità ortodossa dei neri americani e le Chiese ortodosse storiche?

Non è una situazione così monolitica come si potrebbe pensare. Ci sono innumerevoli denominazioni nere, proprio come ve ne sono nel resto del mondo protestante. Ci sono alcune comunità in dialogo con la Fratellanza di san Mosè, ma attualmente, ritengo che il più grande ostacolo a un dialogo di pieno impatto sia la mancanza di una voce ortodossa unificata in America. Se la gerarchia ortodossa potesse denunciare le eresie e le atrocità commesse e ancora rimaste senza pentimento in Occidente, vedrete un movimento record di afro-americani che vengono all'Ortodossia.

5) Potrebbe dire che la comunità ortodossa dei neri americani ha una certa voce nella società americana o che diventerà più forte in futuro?

Sì. Quelli di noi a cui si sono aperte le porte dell'Ortodossia capiscono il profondo potere che vi è nascosto. Questo potere è trasformativo e liberatorio; ancor più importante è la convalida stessa del nostro rifiuto di negare Cristo, anche se la società, la storia e altri neri ci chiamano folli per essere parte di quella che è erroneamente considerata una religione "da uomini bianchi". Capiamo perché gli altri pensano e dicono così; però,

Abbiamo gustato il calice dell'immortalità e sappiamo che non abbiamo altro posto dove andare. (Cfr Giovanni 6:68)

 
Intervista di Tudor Petcu a padre Dionisij Pozdnjaev

1) Cosa dovremmo sapere della missione ortodossa in Cina? Possiamo parlare di una vera e propria opera missionaria dell'Ortodossia russa in Cina?

Non posso ancora parlare di una vera opera missionaria; per questa ci stiamo ancora preparando. Dobbiamo mettere le basi e preparare i missionari, e abbiamo appena cominciato.

Alcuni anni fa mi sono trasferito a Hong Kong da Mosca per essere più vicino alla Cina continentale. È molto più facile fare visite da Hong Kong a causa delle regolamentazioni dei visti, delle spese e della distanza, e, naturalmente, Hong Kong è già parte del mondo cinese.

Quando sono arrivato, ho servito per un anno nella chiesa del Metropolita Nikitas, che sovrintende alle missioni asiatiche del Patriarcato Ecumenico. Abbiamo buone relazioni e questo è importante, perché è sempre una vergogna quando i problemi inter-giurisdizionali influenzano l'opera missionaria. Vorrei vedere buone relazioni tra tutti gli ortodossi – Costantinopoli, Tokyo, Mosca, Cina e in tutta l'Asia. Secondo me, l'unico modo per fare opera missionaria in Cina è che tutti gli ortodossi riconoscano la Chiesa ortodossa autonoma cinese, già in precedenza stabilita, e lavorino insieme per il pieno riconoscimento da parte del governo cinese.

2) Cosa potrebbe dire della sua comunità ortodossa a Hong Kong?

C'era stata da lungo tempo una parrocchia del Patriarcato di Mosca a Hong Kong, ma il sacerdote era morto nel 1971 e nessuno è stato mandato a prendere il suo posto.

Quindi, questa è una parrocchia riaperta del Patriarcato di Mosca, che ha qui una lunga tradizione. Parte del vecchio cimitero anglicano è stata da tempo dedicata e consacrata per i credenti ortodossi e per i sacerdoti ortodossi.

Ora abbiamo una chiesa domestica nel centro di Hong Kong, dedicata ai santi Pietro e Paolo. I nostri parrocchiani affittano un appartamento e la chiesa è aperta non solo ai russi, ma a tutti gli stranieri, così come ai cinesi di Hong Kong.

3) Pensa che l'Ortodossia possa diventare più forte nella società cinese in futuro?

Noi lo speriamo, ma un altro fattore è che il cristianesimo ortodosso è ora riconosciuto solo come religione della minoranza etnica russa nella Cina settentrionale. Credo sia molto importante cambiare l'atteggiamento delle autorità cinesi, affinché queste riconoscano l'Ortodossia non solo come religione dei russi, in modo che possa essere aperta a tutte le nazionalità. Certo, il loro attuale riconoscimento dell'Ortodossia come religione di una minoranza etnica all'interno della Cina è ora una possibilità per noi, ma in futuro questo approccio dovrebbe cambiare. Dobbiamo creare una vera Chiesa ortodossa cinese, di lingua cinese e modi di espressione cinesi nell'iconografia e nella musica ecclesiastica.

I cinesi stessi creeranno questa espressione.

Credo anche che l'opera missionaria in Cina dovrebbe essere fatta da cinesi nativi. Come stranieri, noi possiamo solo aiutarli. Possiamo orientarli, istruirli sull'Ortodossia e prepararli a insegnare. Naturalmente, la migliore variante sarebbe quella di aprire una scuola teologica nella Cina continentale, ma ora le restrizioni politiche lo rendono impossibile, per cui l'unica possibilità di dare agli studenti l'esperienza della vita ecclesiale e la conoscenza di base della teologia ortodossa è quella di invitarli nei nostri seminari e nelle nostre scuole ecclesiali.

4) Vorrei anche sapere se nel frattempo l'idea di una "liturgia ortodossa cinese" è diventata realtà.

Dopo il 1905, le funzioni della Missione ecclesiastica russa erano per la maggior parte in cinese. Le chiese che avevano grandi popolazioni russe, come a Harbin, celebravano in lingua slavonica, ma la Missione ecclesiastica a Pechino celebrava liturgie, vespri e mattutini in cinese. Questi vecchi testi, dopo che sono stati ripristinati e dopo che sono state fatte alcune correzioni, possono essere ripubblicati, ma le correzioni sono certamente necessarie perché la lingua cinese cambia rapidamente, molto più rapidamente delle lingue dell'Europa occidentale. Ciò che funzionava all'inizio del secolo non funziona ora. Naturalmente, le persone istruite possono leggere e comprendere la lingua più antica, ma non le persone di campagna o quelle che vivono in regioni remote. Dal momento che il 65% della popolazione cinese vive fuori dalle metropoli e dalle grandi città, dobbiamo tenerne conto in ogni traduzione.

5) Perché un cinese vorrebbe diventare ortodosso dal tuo sunto di vista, considerando che lei ha un forte legame con diversi convertiti cinesi all'Ortodossia?

L'attrazione principale è la sensazione della verità. Questa sensazione dovrebbe essere la ragione principale della fede. Essere attratti dal tradizionalismo o dal non-tradizionalismo è importante, ma non è la cosa principale. L'impressione delle funzioni ortodosse sarà molto importante per i cinesi, perché potranno capire la liturgia attraverso la sperimentazione, non attraverso la mente, o la filosofia. Potranno guardarla e sentire qualcosa. Dobbiamo coinvolgere la mente in questo processo, naturalmente, ma la tradizione da sola non basta.

Anche il buddhismo è molto tradizionale e ancor più antico, così come l'ebraismo, ma il loro tradizionalismo non è una ragione sufficiente per sceglierli.

Se possiamo presentare il ciclo delle funzioni, Vespro, Mattutino, Ore e Liturgia in lingua cinese, in uno stile ortodosso tradizionale di uso riverente, questo sarà molto attraente. Come ho detto, il nostro primo compito di traduzione è quello di creare norme lessicali in cinese sia per le funzioni della Chiesa sia per le altre letture, in modo che le traduzioni siano uniformi e di alta qualità. Forse il governo cinese alla fine permetterà l'Ortodossia a causa degli stretti legami storici tra la Cina e la Russia. E questo non è male. Anche in Russia l'Ortodossia è stata scelta sotto l'influenza di ragioni politiche.

Fu la scelta personale di san Vladimir a causa della sua esperienza personale della spiritualità dell'Ortodossia, ma i suoi ambasciatori in diversi paesi lo avevano consigliato di scegliere l'Ortodossia a causa di semplici impressioni, non a causa di qualche filosofia. Nell'Ortodossia russa si pone spesso l'accento sull'attenzione alla forma, ai dettagli. A volte questo è molto buono, ma a volte può creare molte difficoltà, come vediamo nello scisma dei Vecchi Credenti. Ma c'è già un inizio – il governo ha contribuito a costruire tre nuove chiese ortodosse nella Cina continentale.

 
Intervista di Tudor Petcu a François Bœspflug

Prima di parlare dei suoi viaggi sia geografici che spirituali, in altre parole, del suo "percorso" o "tragitto", vorrei capire in che cosa consiste per lei in quanto teologo la differenza tra religione e spiritualità. In che cosa differiscono e in che modo la spiritualità potrebbe rappresentare o diventare un veicolo della religione?

Per poterle rispondere, devo superare un dubbio. Ho una prospettiva teologica sulla spiritualità, la sua connessione con la teologia e le sue funzioni specifiche nella religione e nella vita religiosa? Non ne sono sicuro. Il corso della mia vita è simile a un "viaggio spirituale"? Non lo so, lo ammetto. Sento spesso che il significato di una vita è difficile da stabilire, specialmente da chi la vive... Dovrei essere accreditato di una competenza particolare in materia di spiritualità? Gli studenti e i colleghi che avevo all'università avrebbero il diritto di dubitarne e probabilmente osserverebbero che, anche se ho fatto molti corsi e pubblicazioni su teologia, storia dell'arte e la storia delle religioni, non ho quasi mai fatto qualcosa di specifico riguardo alla spiritualità, ai grandi maestri della storia della spiritualità o ai temi spirituali, tranne forse per ciò in cui questi maestri e questi temi sono stati oggetto di una traduzione iconografica di cui ho intrapreso lo studio. Non vorrei quindi farmi passare per un esperto di spiritualità.

D'altra parte, non mi vergogno di confessare in poche parole, senza pretendere alcuna innovazione teorica, come concepisco le relazioni tra queste tre grandi realtà che sono religione, spiritualità e teologia.

Chi dice religione dice istituzione (o istituzioni), in generale, ma non sempre, con una "fondazione", un inizio temporale e/o un fondatore identificabili, o almeno un insieme organico con una "storia sacra", una "rivelazione" e un libro sacro, riti considerati intangibili, un "clero" (sciamani, stregoni, sacerdoti), luoghi sacri, una convocazione/riunione di un popolo fedele in riunioni periodiche, insegnamento (dottrina, credo, dogma), regole di comportamento (morale, cibo, abbigliamento, etc.), strutture di trasmissione (iniziazione, catechesi), ecc, e l'obiettivo centrale di questo insieme è, come suggeriscono le due etimologie tradizionali della parola religione (che si fa derivare da uno dei due verbi latini religare, "rilegare" e relegere, "rileggere"), di consentire e di garantire con autorità e competenza il rapporto tra i fedeli e il divino, o la giusta interpretazione o rimembranza della rivelazione e della storia santa. Ogni religione si aspetta dai suoi seguaci un certo grado di obbedienza, o anche di sottomissione. È una "materia obbligatoria", come si dice a scuola. Come lo sono il credo, la dottrina, la fede.

La spiritualità, al contrario, è, per così dire, "una materia opzionale". Chi dice spiritualità dice "stile di vita", un modo generale di credere, di aderire al credo, di comportarsi e condurre la propria barca alla luce di intuizioni-guida o secondo lo spirito di una persona che ha qualità di "figura" (maestro di vita e/o di pensiero, "guida"). Una religione può ispirare e custodire molte spiritualità e "famiglie spirituali". Non ne impone alcuna, anche se ne raccomanda alcune più di altre. Quindi, in ogni religione vi sono diverse scuole, correnti e spiritualità che si completano, si correggono, si combattono, a seconda dei casi. Alcune persone vivono la loro religione senza fare affidamento su una particolare spiritualità, ma la maggior parte della gente vive la propria religione in pace e con una certo ardore adottando una o più spiritualità. Non è necessariamente vero il contrario: alcuni, specialmente nel mondo contemporaneo, sono seguaci convinti di una spiritualità (di condivisione, di devozione, di bontà, d'attenzione sostenuta, ecc.) ma si tengono lontani da qualsiasi religione o istituzione religiosa, o trasformano certe correnti etiche (solidarietà con gli ammalati, i senzatetto, i migranti, la nonviolenza, l'ecologia) in spiritualità.

La teologia, almeno per i cattolici e i protestanti, nella linea di san Tommaso, è l'attività tecnica e professionale, orientata scientificamente, che consiste nel rendere conto con parole selezionate, suscettibili di diventare veri concetti, della struttura, del contenuto, del messaggio, del funzionamento delle religioni e delle spiritualità, così come dei rapporti tra le prime e le seconde (gli ortodossi manifestano una certa riluttanza, non definendo la teologia a partire dalla preghiera, dalla liturgia, dalla comunione con i Concili e i Padri e invocando un approccio più mistico).

Lo scopo della teologia è la presentazione documentata, rigorosa e illuminante, in un modo più storico o più concettuale, di ciascuno degli aspetti essenziali di una religione e del sistema da essi formato. È fatta per nutrire la vita intellettuale e presuppone che l'ideale di appartenere a una religione non sia nella "fede del carbonaio" o nel fideismo ma nell'adesione libera, sensibile a ciò che insegna e che cerca di trasmettere. È auspicabile, ma non necessariamente richiesto, che i teologi abbiano una religione o "qualcosa di religioso", non fosse per che per contare sulla potenza dell'illuminazione, della connivenza e dell'empatia che ciò fornisce. Ma nulla ci impedisce di pensare che un agnostico possa fare un buon lavoro in teologia, proprio come succede che persone conosciute come pie e spirituali facciano lavori sciatti in quest'area. In ogni caso, non è rigoroso credere agli adagio che dichiarano per esempio con certezza che "solo colui che prega è teologo". Alcuni che sono orgogliosi di essere teologi perché sono particolarmente devoti farebbero probabilmente meglio a pregare di meno e a pensare di più, anche se rinunceranno coraggiosamente all'apparenza di "maestro spirituale". La spiritualità di un lavoro ben fatto e rigoroso è una forma desiderabile di coraggio e carità per tutti i teologi.

La Francia è la sua patria e in quanto tale la sua culla spirituale. Ma rappresenta non solo una grande cultura attraverso la quale il mondo ha compreso il simbolismo o il significato dei diritti umani, ma soprattutto una spiritualità luminosa che ha contribuito all'evoluzione della metafisica europea. Da qui la mia duplice domanda: cosa significa per lei essere francese da un punto di vista spirituale? Ci sono luoghi in Francia che occupano un posto speciale nel suo cuore, come la scoperta di Mont Saint Michel ne occupa uno nella mia?

La Francia è certamente la mia culla: sono nato da genitori, nonni e antenati francesi da secoli, vi sono stato educato e vi ho trascorso gran parte della mia esistenza. Il francese è la mia lingua madre, e ho la nazionalità francese, nonostante il mio cognome di origine sveva, rarissimo in Francia, molto comune in tutta la valle del Reno, da Basilea a Rotterdam, di significato sgradevole. Bœspflug  viene da  bös, "cattivo, malvagio, malefico" e pflücken, "crescere", ovvero, il mio cognome significa ''mal cresciuto" l'equivalente di Malarère in occitano: le lascio immaginare i possibili significati di una simile beffa.

La Francia è ancora la mia "culla spirituale"? Lascio a lei la responsabilità di questa affermazione. È vero che abbraccio volentieri la dimensione spirituale del motto della nazione ("Libertà, uguaglianza, fraternità"), che ha un significato spirituale. È anche vero che sono stato permanentemente segnato dalla lettura di alcuni autori francesi come François Villon, René Descartes, Diderot, Rousseau, Voltaire, Victor Hugo, Balzac, Maritain, Mounier, tra altri autori che hanno contribuito da vicino e da lontano alla consapevolezza e alla formulazione referenziale dei diritti umani. Inoltre, i miei genitori mi hanno dato come santo patrono Francesco di Sales, di cui hanno gustato, oltre allo stile di rara eleganza, l'insegnamento spirituale riguardante la vita di coppia; e da redattore, ho promosso l'edizione della sua corrispondenza con santa Giovanna di Chantal... Ma da giovane ho letto e riletto il famoso e molto talentuoso fumetto ideato e progettato da Jijé su Don Bosco, fondatore dei salesiani, ce come sa era italiano; una lettura assidua che non è indubbiamente estranea alla mia vocazione religiosa o almeno alla mia accettazione del sacerdozio; in quegli anni sono stato in Olanda, in Germania, in Austria; poi come studente e come un giovane religiosi, mi sono anche formato alla scuola di sant'Ignazio di Loyola e di san Domenico di Caleruega, il che significa che la spiritualità spagnola non mi è estranea... La mia scoperta del mondo dell'Ortodossia, più tardi, mi ha fatto leggere molta letteratura ortodossa, dai Racconti del pellegrino russo, alle opere di Vladimir Lossky, in particolare La teologia mistica della Chiesa ortodossa... la mia culla spirituale s'è dunque rapidamente ampliata alle dimensioni di una certa Europa.

Detto questo, è arrivata la sua domanda e mi ha provocato una sorta di esame di coscienza, dire autoanalisi sarebbe stato eccessivo, di cui le offro i risultati. Non c'è dubbio nei miei occhi, da un lato, che il genio nazionale francese abbia una dimensione spirituale accessibile come eredità e che ogni cittadino vi si possa impegnare un po', molto, abbastanza o per niente , come gli piace; e d'altra parte, che il motto della Repubblica francese, "uguaglianza, libertà, fraternità" è profondamente radicato in me e che ho adottato e reso mia una parte significativa di questa "spiritualità nazionale francese", vale a dire: la capacità di ribellarsi contro qualsiasi potere che si presenta come assoluto; quindi un certo spirito di potenziale ribellione contro qualsiasi potere abusivamente autoritario; e anche, quindi, una sfiducia nei confronti di qualsiasi forma di sottomissione, censura e repressione, un certo gusto per l'esame libero, il diritto di opinione, di parola, che mi rende triste o addirittura infelice quando penso di vedere intorno a me una sorta di epidemia di silenzio rassegnato, sia che si tratti della mia patria o della mia Chiesa, della mia famiglia, della mia università o del mio ordine religioso. Tacere è talvolta dignitoso e conveniente dal punto di vista politico; capita anche che sia una prova di intelligenza e/o di carità; ma il più delle volte, è una vigliaccheria e una pigrizia che sono parimenti dannose e un'ipoteca sul dinamismo dell'incontro interpersonale e della vita nella società. È cento volte meglio pentirsi di aver detto troppo che rimpiangere di non aver parlato. Potrebbe infatti essere che queste preferenze e questo atteggiamento mentale abbiano una qualche connessione con l'eredità intellettuale, spirituale e politica della Francia.

Sarebbe molto interessante per i nostri lettori se potesse raccontare le esperienze spirituali più forti che lei abbia mai avuto durante i suoi viaggi, che si tratti di destinazioni in uno spazio cristiano o non cristiano, a condizione che ciò le abbia permesso di accedere a determinate scoperte e a esperienze forti. Da questa domanda potremmo affrontare la questione del ruolo dei suoi viaggi spirituali, che sembrano aver svolto un ruolo importante, sia nella costruzione del suo mondo interiore che nell'evoluzione del suo compito teologico.

Grazie per le sue domande. Queste mi parlano, nella misura in cui presuppongono che la spiritualità di una persona abbia qualcosa a che fare con i suoi viaggi. Quella che mi sembra una vera intuizione nella misura in cui la spiritualità non consiste solo nell'aderire fissandosi, ma anche nel trarre vantaggio dai cambiamenti di scenari e spostamenti, siano essi intenzionali (pellegrinaggi, viaggi di scoperta di un paese) oppure occasionali o addirittura sofferti. Questo non lo sapevo fin dall'inizio e l'ho scoperto solo a poco a poco. Vengo infatti da una famiglia i cui genitori non erano sicuramente dei giramondo – mia madre era di salute fragile, e mio padre era piuttosto casalingo. La loro coppia, dedita in ogni caso, durante le vacanze, alla buona gestione dei loro otto figli, tutti molto diversi tra loro, è rimasta totalmente estranea alla cultura del viaggio oggi così diffusa.

Ma allo stesso tempo, hanno fatto molto per promuovere la mobilità e la curiosità tra tutti e otto i loro figli. Poiché mostravo disposizione per la musica e il canto, mi hanno pagato delle lezioni di piano e mi sono iscritto a un coro di piccoli cantori, quello diretto da un certo Pierre Béguigné alla parrocchia di Notre-Dame de Versailles, dove sono cresciuto. Questo mi ha dato un assaggio del canto corale e della polifonia, e questo viaggio in suoni complessi è uno dei primi grandi viaggi spirituali che abbia mai dovuto fare quando ero solo un ragazzino. Conservo un ricordo abbagliante e incantato dei concerti dati qui e là, soprattutto all'estero, dalla scuola corale a cui appartenevo, e dove interpretavo il ruolo di solista. Il primo di quei concerti, quando avevo nove anni, ci ha portato in una città in Olanda, Warmond, ricordo ancora il suo nome, dove ognuno dei piccoli cantanti era ospitato "in casa di un abitante"; e ricordo anche l'autobus che si fermava una volta alla settimana di fronte alla casa dei miei genitori, perché io salissi, e tutto il coro andava alla chiesa Sainte-Clotilde a Parigi per registrare con un'orchestra, in vista di un disco, la Cantata di Natale di Arthur Honegger... Vede: anche prima di viaggiare nel senso di un dislocamento geografico, ho vissuto viaggi intensi in altri mondi rispetto a quelli di catechismo, scuola e sport, abituali per un ragazzino di famiglia cattolica: viaggi nel mondo dei concerti e della musica accademica...

Non è tutto. Mio padre, durante la seconda guerra mondiale, fu fatto prigioniero, come ufficiale dell'esercito francese, in un campo situato a Münster in Vestfalia, per due anni e mezzo. Egli ha mantenuto fra l'altro la convinzione che il futuro dell'Europa richiedesse l'istituzione urgente di fiducia tra tedeschi e francesi, ed è probabilmente questo potrebbe spiegare perché i suoi tre figli hanno avuto durante la loro formazione al liceo Hoche di Versailles non l'inglese ma il tedesco come prima lingua. Poi, come seconda lingua, con l'approvazione dei miei genitori, ho scelto il russo, poiché il liceo dove andavo a scuola aveva la fortuna di avere due insegnanti di madrelingua russa. Il mio secondo grande viaggio spirituale è stato la linguistica: ho fatto ogni soggiorno estivo (con gli scambi scolastici) d'immersione in una famiglia tedesca (Berlino, Amberg-an-der-Lahn, Vienna, Austria Düsseldorf nella Ruhr, etc...) e ho iniziato a leggere poesie e romanzi in russo, come La tempesta di Pushkin. Ritengo fondamentale quest'esperienza di espatrio consenziente e attento. Sapersi straniero, sentirsi tale, ma imparare ad ascoltare, poi gradualmente prendere confidenza con modi di dire dei ragazzi della mia età (ho imparato a giocare a calcio con ragazzini tedeschi e so cosa dire loro per ottenere un passaggio, brontolare di non riceverne uno, e gridare di gioia se un goal è segnato dalla sua squadra!). Non so se Gesù abbia potuto vivere cose simili durante la sua fuga in Egitto (e in Etiopia), ma la Sacra Famiglia ha dovuto fuggire ed esporsi all'essere straniera, e questo mi sembra molto eloquente... e così tanto umano!

Ma mi rendo conto che mi ha immesso su un argomento che mi rende così tanto ciarliero che potrebbe rimpiangerlo... Diciamo, per non abusare della sua pazienza, che ho dovuto fare diversi soggiorni all'estero (un anno all'università di Colonia, due anni come professore di matematica moderna a Sahr, nel Ciad), e da lì un lungo viaggio alla scoperta dell'Africa equatoriale (Centrafrica, Congo-Brazzaville, Gabon, Camerun), un lungo viaggio nell'ex Jugoslavia, in Romania (ho visitato i monasteri moldavi e Bucarest nel mese di giugno del 1969), la Bulgaria e la Grecia, ho vissuto una settimana al Monte Athos, ma anche un mese in Israele prima di sperimentare cambiamenti di residenza in Francia (un anno a Montpellier, cinque anni a Tolosa, ventitré anni di insegnamento presso l'Università di Strasburgo) che avevano valori di viaggi. In Francia, ho abitato successivamente in undici città. Ciò mi ha dato un senso di mobilità e, da un punto di vista spirituale, mi ha aiutato a crescere nella percezione che noi, come esseri umani, siamo essenzialmente pellegrini e migranti che hanno come vocazione di imparare a distaccarsi quando è necessario, senza tardare troppo o piagnucolare, di essere instancabilmente attenti, curiosi, accoglienti verso chi e verso ciò che si presenta. Mi fermo qui per questa domanda, se non le dispiace, ma sono pronto a soddisfare richieste di ulteriori chiarimenti da parte sua...

Lei ha parlato di diversi viaggi e soggiorni prolungati al di fuori dell'Europa, in particolare verso il Medio Oriente e l'Africa, cioè mondi molto diversi nei loro punti di vista sulla vita e la morte, sulla redenzione o su Dio. Può dirci cosa ha scoperto e in che modo queste scoperte hanno influenzato il suo orizzonte cristiano?

Fino a poco tempo fa, ogni giovane francese, a meno di non essere considerato non idoneo per ragioni mediche, e di essere per questo "riformato" (questo è il modo in cui si designa chi è stato esonerato dal "servizio militare"), doveva compiere questo "servizio nazionale" in un modo o in un altro, una volta esaurite tutte le possibilità di "rimandare" (e che ho ottenuto, per i miei studi, fino all'età di 24 anni). Ho quindi scelto la strada di fare il mio "servizio" come "cooperatore", e più precisamente come insegnante. Ma al momento ho dovuto preoccuparmi di un punto di approdo per svolgere questo servizio, ero molto attratto verso il Medio Oriente, e sono stato a un passo dal poterlo fare al liceo francese di Kabul, in Afghanistan, dove si era stabilito in modo permanente un domenicano, Serge Beaurecueil (1917-2005), uno dei fondatori dell'Istituto domenicano di studi orientali (IDEO) del Cairo, specialista di Ansari (un mistico persiano dell'XI secolo) e del misticismo musulmano, reso famoso da un libro, Nous avons partagé le pain et le sel (Paris, ed. du Cerf, 1965), in cui il senso di apertura a un'altra cultura si fonde felicemente con un'eccezionale spiritualità della condivisione. Sempre insegnando presso l'università di questa città, si era dedicato a molti orfani e bambini di strada (da qui il suo commovente libro, Mes enfants de Kaboul, 2004) - fino al giorno in cui l'invasione sovietica lo forzò a lasciare il paese. Mi ero accordato con lui all'inizio del 1969, per ottenere una posizione di cooperatore, ma l'anno scolastico allora iniziava a marzo, e il direttore delle facoltà domenicane di Saulchoir si è opposto a questo progetto, sostenendo che il mio servizio mi avrebbe messo fuori quadro per due anni, quello di partenza e quello di ritorno, e avrebbe interrotto i miei studi di teologia per quattro anni in tutto... Mi è dispiaciuto dover abbandonare questa prospettiva, a cui mi sentivo spinto dall'interno, molto profondamente. Poi ho cercato di trovare un lavoro all'Université du Saint-Esprit di Beirut, pensando che il Libano mi avrebbe consolato di dover rinunciare all'Afghanistan – ma ancora una volta è stato un fallimento. Quindi è un po' con la morte nell'anima che ho accettato un posto di insegnante di matematica al liceo Charles Lwanga a Sahr (ex Fort-Archambault) nel Ciad meridionale, quindi nell'Africa sub-sahariana, che mi attirava significativamente di meno.

Ma ho fatto buon viso a cattivo gioco, e sono stato rapidamente ricompensato. Dopo avermi osservato a distanza durante i primi tre mesi del primo anno scolastico, i miei studenti delle superiori mi hanno dato la loro fiducia e amicizia, invitandomi a seguirli nel fine settimana per visitare i loro villaggi e i loro parenti, dopo venti o trenta o quaranta chilometri di cammino nella savana. Ho scoperto i riti dell'ospitalità dell'Africa profonda, il modo di mangiare tra gli adulti la palla di miglio con le dita mentre affondo la mano in una zucca, di bere la birra di miglio. Ho affrontato, prima tutto solo nella mia testa, poi con altri cooperatori, questioni attuali sulla decolonizzazione, il ruolo della Francia in questi paesi africani, come concepire la storia di un paese come il Ciad in assenza di archivi e di memoria collettiva scritta. Con alcuni altri, ma a volte da solo, ho difeso l'opportunità di trasmettere, in accordo con i programmi ufficiali delle classi in cui ero insegnante, non la matematica nella presentazione dei tradizionali libri di testo di Lebossé Emery, in una preoccupazione un po' paternalistica di non stressare il cervello apparentemente arcaico dei miei studenti, ma la "matematica moderna", quella insegnata nello spirito del gruppo chiamato Bourbaki, a partire dalla "teoria degli insiemi"... E di fatto, questa è stata la scelta buona: i migliori voti che ho dato nelle classi seconde, prime e finali sono stati meritati e assegnati non ai pochi figli dei francesi residenti in Ciad, ma agli africani i cui genitori non sapevano leggere o scrivere, e che poi avrebbero potuto andare all'università, ricevere diplomi riconosciuti o anche importanti funzioni pubbliche nel loro paese. Durante questi due anni, sento di poter verificare non teoricamente ma sperimentalmente che lo spirito umano è uno, anche se le culture e le religioni sono incredibilmente diverse.

Lei ha insegnato e ha scritto molto sull'iconografia cristiana, sia orientale che occidentale, e ha intrapreso e pubblicato una vera summa sulla storia di Dio nell'arte, che è alla sua terza edizione (Dieu et ses images. Une histoire de l’Éternel dans l’art, Bayard, 2017). Può dirci perché si è imbarcato in quest'avventura e che cosa ha ottenuto dal punto di vista spirituale?

Al momento di scegliere il soggetto della mia tesi di laurea, tra il 1976 e il 1978, ho esitato tra due possibilità: o di fare una tesi teorica e concettuale, di teologia fondamentale, nutrita di problemi filosofici, sui problemi e le pratiche sollevate dalla rappresentazione di Dio nell'arte, o di tracciare concretamente, come teologo, storico e iconografo, le circostanze che hanno convinto "il papa dell'Illuminismo", ovvero Prospero Lambertini, eletto papa nel 1740 e divenuto Benedetto XIV, a chiudersi nella sua biblioteca del Vaticano per scrivere una Breve sul permesso e la difesa della rappresentazione di Dio e della Trinità nell'arte. Questa "Breve" è stata resa pubblica nel 1745. Ha quindi provocato alcuni dibattiti, non molti, poi è completamente caduta nell'oblio, anche nella Chiesa. Avendo scoperto questo testo durante una sessione che ho animato all'Abbazia di Sylvanès, e che il fratello André Gouzes, domenicano, aveva iniziato a risvegliare, ho iniziato a parlarne durante la sessione che vi ho animato nel 1976 sull'iconografia della Trinità, l'ho trovata affascinante, e non ero l'unico in questo caso: c'era tra gli iscritti una suora cieca, che ne è stata entusiasta, non delle diapositive che avevo mostrato, per ovvie ragioni, ma del problema stesso, così come era stato sviluppato dal testo pontificio.

Per tornare alla mia tesi di dottorato, alla fine ho optato per la seconda ipotesi, quella di uno studio di questo testo sotto la lente d'ingrandimento, nella speranza soprattutto di capire come il cattolicesimo occidentale e la sua arte religiosa abbiano potuto mostrare tanta simpatia per la figura di Dio Padre come un vecchio, e come io, al contrario, avessi sentito per tale immagine, e attraverso gli anni ne sono diventato più consapevole, un'ostilità quasi rabbiosa, di una natura che era soprattutto metafisica e religiosa, in vista di ciò che presentivo della trascendenza di Dio e della relazione che la dottrina cristiana ha con essa. Da qui il mio studio delle circostanze che hanno portato il Papa a scrivere questo testo (una storia quasi incredibile di una suora francescana che dichiarava di aver avuto durante la vigilia della festa di Pentecoste una visione dello Spirito Santo sotto forma di un bel giovanotto), da qui la mia traduzione del testo di Benedetto XIV dal latino al francese, il suo posizionamento di lunga data in relazione alla disciplina della Chiesa e alla storia del soggetto "Dio nell'arte", e l'analisi degli argomenti dei 50 o più teologi citati da Benedetto XIV. La difesa della tesi ebbe luogo nella Sorbona il 15 gennaio 1983. Questo argomento non mi ha più lasciato da allora. Sono stato in grado di animare tre anni di seminario di dottorato presso l'Institut Catholique de Paris sul tema "Dio nell'arte dei monoteismi abramitici", di tenere conferenze su questo argomento all'EHESS di Parigi nei successivi tre anni, e poi ho avuto il gusto di continuare molte ricerche intorno a questo asse che è stato e continua ad essere l'asse che unifica la mia ricerca, le mie pubblicazioni e la mia spiritualità. Come è appropriato immaginare Dio?

Non pretendo di aver inventato la polvere o raccolto la luna. Ma la mia dissertazione, poi la mia paziente raccolta, per quasi quattro decenni, di immagini pittoriche o scultoree di Dio e / o della Trinità che sono state prodotte, esposte nelle chiese, riprodotte in libri, catechismi, immagini di pietà, in particolare in Occidente, ma non solo, ha rafforzato il mio senso della trascendenza di Dio e la mia convinzione dell'inadeguatezza delle varie metafore e paragoni sottostanti all'immaginario che si è prodotto. Questo mi ha fatto approfondire il senso spiritualmente e teologicamente inesauribile della risposta di Gesù alla richiesta dell'apostolo Filippo ("mostraci il Padre!"): "Chi ha visto me ha visto il Padre", e la formula lapidaria ma incisiva di Ireneo di Lione nell'Adversus Haereses ("Il visibile del Padre è il Figlio e l'invisibile del Figlio è il Padre"). Così, ho sviluppato in me il gusto di una critica non estetica o morale ma propriamente teologica della tradizione dell'arte religiosa, un dibattito su questo argomento con il mondo delle icone bizantine e post-bizantine, e dei ponti tra la teologia cristiana e la percezione di Dio e del divino nelle tradizioni ebraica e musulmana. E ho la debolezza di pensare che questi dibattiti e queste domande siano più attuali che mai.

Se qualcuno mi chiedesse di dirgli qual è stata l'esperienza più forte che ho avuto, gli risponderei molto semplicemente: il viaggio che ho fatto a Gerusalemme nell'anno 2017. Allora ho davvero incontrato Gesù Cristo, vivendo un'emozione sorprendente, che non potrei descrivere in poche parole. Ma sarei molto felice se lei acconsentisse a farmi sapere se e quando lei stesso è stato a Gerusalemme e cosa abbia significato questo viaggio per lei da un punto di vista spirituale. In altre parole, può dirci il posto che Gerusalemme occupa nella sua anima e che significato darebbe dal punto di vista teologico al fatto di andare a Gerusalemme?

Ancora una volta ho paura di sorprenderla e deluderla, mentre questo non è assolutamente il mio obiettivo, mi creda. È probabile che ciò che provo per Gerusalemme o a proposito di Gerusalemme sia il contrario della sensibilità di molti credenti. Per dirla in breve, Gerusalemme, mi concerne soprattutto (o per dirla senza mezzi termini: solo) come una città santa comune ai tre monoteismi abramitici, come pomo della discordia tra israeliani e palestinesi e come oggetto di contraddizioni e di impotenza della politica internazionale; il che equivale a riconoscere che Gerusalemme non mi interessa né mi attrae come "Terra Santa", ma come meta di pellegrinaggi e sede del Santo Sepolcro.

Io non vi sono andato che una sola volta, nel gennaio 1976, invitato come domenicano, con due miei colleghi, da un'agenzia di viaggi che ha offerto a tutti e tre, oltre a una dozzina di altri viaggiatori, quindici giorni in Israele per testare ed equipaggiare e quindi mobilitare la nostra disponibilità ad essere guide di pellegrini competenti e motivate. Questo viaggio è stato subito pieno di sorprese. Persuaso nel mio candore che stavo andando in un paese del sud, sono arrivato lì in pantaloncini e maglietta. Ma ho scoperto Gerusalemme sotto dieci centimetri di neve... e ho realizzato che la città era a 800 metri sopra il livello del mare. In una quindicina di giorni, un meraviglioso conoscitore di quei luoghi, padre Fontaine, un fratello domenicano della Maison Saint-Isaïe, ci ha caricati di presentazioni emozionanti, portandoci da nord a sud, da Dan fino a Ber Sheva. Nonostante il vivo interesse che provavo, sia per le lezioni del mio collega che per le realtà umane e geografiche che stavamo attraversando, mi resi conto della mia tranquilla e completa disaffezione per l'idea stessa di un pellegrinaggio a un luogo santo e ancor più a una reliquia, una nozione che il teologo in me trova in fondo illegittima o addirittura aberrante. Ritrovare le reliquie della croce, come Elena, madre dell'imperatore Costantino, riportare dalla Palestina ampolle con l'acqua del Giordano o con sabbia che ha toccato il Santo Sepolcro, acquistare a peso d'oro una parte della Corona di Spine, e far costruire per custodirla la Sainte-Chapelle, senza offesa al re san Luigi, questi sono approcci che per me sono estranei o strani, in quanto materialisti o persino feticisti.

Ma ripeto, condivido l'interesse che si può provare per Gerusalemme dal punto di vista della storia delle religioni, come una città sovraccarica di ricordi dotati essi stessi di significati simbolici. Che cosa significa per gli ebrei, a causa del tempio che vi fece costruire Salomone, distrutto una prima volta da Sennacherib, ricostruito da Erode il Grande, distrutto una seconda volta da Tito, e oggetto di una nuova ricostruzione nell'immaginazione degli ebrei come luogo di convergenza escatologica di nazioni e religioni alla fine dei tempi; per il cristianesimo, Gerusalemme come il luogo d pellegrinaggio dei i genitori di Gesù e di Gesù stesso volta all'anno, fino a quella fuga che ha condannato i suoi genitori a cercalo per tre giorni prima di ritrovarlo nel tempio a stupire i dottori; poi come luogo della sua denuncia da parte degli ebrei come bestemmiatore e della sua uccisione da parte dei romani, tra altri; e, infine, per l'islam, il luogo da cui il Profeta ascese al cielo, a cavallo di Buraq, da cui la costruzione della famosa moschea della Roccia, che ha contribuito a rendere questa città in modo permanente, l'unica città santa comune a tre religioni, non da ultimo...

Lei che è cattolico, ha viaggiato molto nei paesi ortodossi. Qual è stato il paese ortodosso che l'ha impressionato di più come messaggio cristiano in immagini? Come ha capito l'Oriente cristiano e la sua iconografia dopo i viaggi che vi ha fatto? Vorrei sapere da lei quali sono i punti comuni che i suoi viaggi esplorativi in ​​Oriente le hanno fatto scoprire tra l'Ortodossia e la Chiesa cattolica, anche se è chiaro che esiste una notevole diversità iconografica non solo tra i due mondi, ma anche all'interno di ciascuno di loro...

Sono d'accordo con lei, a sottolineare innanzitutto che gli "iconocosmi" sviluppati dall'Oriente e dall'Occidente differiscono profondamente, che questo può essere osservato già due secoli prima del Grande Scisma del 1054, altrimenti dal periodo carolingio, che la divergenza delle rispettive concezioni dell'immagine religiosa, delle finalità ad essa assegnate, degli stili, degli oggetti caratteristici, dei discorsi fatti sull'arte religiosa da entrambe le parti, non ha fatto che allargarsi, fino a quando, soprattutto dopo il Rinascimento e nei tempi moderni, si è stabilito un fossato su entrambi i lati del quale ci si osserva con sguardi feroci: l'arte degli ortodossi, in particolare quella dell'icona, è considerata dagli occidentali come fissista, sclerotica e inadatta a ogni inventiva, mentre l'arte religiosa occidentale è considerata dagli ortodossi come totalmente deregolata, soggettiva, sensuale, arbitraria, e sottomessa al capriccio e alla "creatività" di artisti considerati come geni... Con mia moglie, Emanuela Fogliadini, siamo stati coautori di un libro, Dieu en Orient et en Occident. Deux mondes d’images? Mythes et réalités (Paris, Bayard, 2017), dove cerchiamo, alla luce di alcuni argomenti, di spiegare il punto di vista delle cose.

Ma vado ancora di più nella sua direzione quando si tratta di prendere coscienza della straordinaria varietà, a seconda del tempo e del luogo, delle conquiste artistiche religiose, in ciascuno dei due "campi". Ne sono stato consapevole diverse volte: una cosa sono le chiese dei monasteri della Moldova (Voroneț, Sucevița...) che ho avuto la possibilità di scoprire nel 1969, durante un viaggio con padre Wilhelm Nyssen, autore di numerosi libri sull'arte dell'icona, viaggio che ci ha portato a Sofia, Salonicco, Atene e Patrasso, e un altro, per esempio, quello che ho scoperto durante il più recente dei miei tour di scoperta del mondo orientale, nel mese di settembre 2018, questa volta in Serbia e in Kosovo, su invito di un monaco del monastero Visoki Dečani. Ma le altre incursioni che ho avuto la fortuna di fare nei paesi dell'Oriente cristiano nel senso più ampio, mi hanno rivelato universi ancora diversi: l'Armenia, l'Etiopia, per non parlare regioni in cui i due mondi coesistevano, addirittura rivaleggiavano, come il Salento in Italia. Inoltre, scopro e mi diverto a far scoprire lo straordinario "movimento" dell'arte religiosa orientale dopo la caduta del muro e la disintegrazione del mondo sovietico, specialmente nell'arte ortodossa di paesi come la Polonia, la Bulgaria o la Russia, paesi in cui vivono e producono artisti radicati nel mondo delle icone tradizionali ma che di distaccano gradualmente dai canoni.

Qual è il prossimo viaggio spirituale che vorrebbe fare e che non ha ancora fatto?

Comincio rispondendo alla sua curiosità per i viaggi spirituali che potrei ancora voler fare e che non ho mai fatto prima. Avendo insegnato per più di venti anni all'Università di Strasburgo una disciplina stranamente trascurata nell'università francese, vale a dire la storia delle religioni, e avendo potuto introdurre di colpo gli studenti e me stesso all'induismo e al buddismo, ciò mi ha fatto sognare di poter andare in India, per poterli sentirli vivere lì. Sono stato molto vicino, per anni, a una persona che mi ha preceduto nella conoscenza di queste due religioni e con cui avrei voluto andare a Bombay o Benares, a Goa o a Kathmandu... Ma alla sua morte per cancro, improvvisamente, il mio desiderio dell'India è scomparso. Inoltre, devo ammettere che nessuno dei grandi luoghi di pellegrinaggio cristiano mi attrae – potrebbe essere l'età, che in qualche modo offusca il gusto di trasformarsi in un pellegrino, ma vorrei soprattutto dire che il tipo di "viaggio spirituale" che voglio ancora fare ha poco a che fare con la novità e tutto a che fare con il desiderio di approfondire il piacere ineguagliabile che ho già sentito e voglio sentire sempre di più: approfondire un tema centrale dell'iconografia religiosa, e immergermi nella scrittura di un libro di sintesi che richiede un enorme lavoro di scoperta, lettura, valutazione, dibattito con ricercatori di tutte le origini, con la minuzia da mosaicista di scegliere, ritoccare, piegare le parole da mettere insieme in modo che il ritratto che deve nascere sia simile. Il viaggio spirituale che desidero è di questo ordine. Che Dio mi conceda di essere ancora in buone condizioni, se possibile per un lungo periodo, impiegandovi tutto il mio cuore e tutta la mia testa.

 
Santuari dissacrati

Nota: questo è il primo articolo che mi ha inviato la rappresentante della comunità di Saker in Novorossija, Dagmar Henn, del Saker blog tedesco. Dagmar ha avuto un viaggio duro, con pochissime possibilità di scrivere e solo poche connessioni Internet sporadiche e lente (dopo tutto, è una zona di guerra). Spero che questa sarà la primo di una serie di testimonianze oculari di Dagmar sulla realtà della vita in Novorossija oggi.

Saker

Ci fermiamo davanti a una chiesa bruciata. Siamo a Petrovskij, una delle zone più colpite dai bombardamenti ucraini. La distruzione sembra del tutto casuale, un gioco d'azzardo di bombardamenti che ha lasciato rovine in mezzo a edifici incontaminati, immacolati. Questo è un sobborgo con piccole case in mattoni rossi a un solo piano, circondate da recinzioni metalliche verdi, strette tra miniere, fabbriche e ferrovie. L'intero paesaggio è dominato da colline artificiali, lasciate da un secolo di estrazione mineraria, che mostrano ancora i loro volti di pietra grezza.

Questo edificio era stato costruito nel XIX secolo come edificio amministrativo, dice Aleksandr Kolesnik, membro del parlamento della Novorossija, e in seguito è diventato una scuola e poi è stato trasformato in chiesa durante la perestrojka. Tutte le donne nel nostro gruppo si coprono il capo. Stanislava, una delle nostre guardie, si precipita dal fotografo turco per chiedergli il fazzoletto che porta al collo, quando nota che io non ho nulla che possa essere utilizzato come copricapo, così finisco per entrare sul posto con la sua sciarpa grigia di cotone sopra i capelli. Quella che una volta era la sala centrale, è oggi un rudere aperto. Segni neri colano giù dai fori aperti che un tempo erano finestre, e l'odore di legno bruciato indugia per l'aria, anche se il fuoco si è spento settimane fa. Il tetto dell'ingresso esiste ancora, solo che ora ha un soffitto di carbone. Questa è la minuscola versione della cattedrale di Coventry a Donetsk.

Una piccola stanza, dietro l'ex santuario, rimane ancora in qualche modo intatta, e una comunità vi frequenta un servizio stringendosi stretta. L'area è stata bombardata, senza interruzione, per un giorno intero, mi è stato detto, e quando la chiesa è stata colpita, c'erano persone all'interno, ma per fortuna tutti sono riusciti a fuggire e nessuno è stato ucciso.

C'è un cantiere dietro la chiesa, sorvegliato da due cani incatenati che abbaiano forte la loro protesta contro la nostra intrusione; nel cortile c'è un pozzo e alcune zolle coltivate a ortaggi. Tra di loro si trova un tavolo, con una collezione di tubi metallici, i resti dei proiettili che hanno distrutto la chiesa; sono dei Grad? No, non sono Grad, sono Uragan. i razzi Uragan sono più grandi dei Grad ...

Continuiamo il nostro viaggio.

Tra arbusti, casette e una collina di resti di miniera, una minuscola capanna si rivela come l'ingresso di vecchio rifugio sovietico contro i bombardamenti. Non ero mai entrata prima in un rifugio. Mentre camminiamo giù per le scale di cemento, penso a mia madre. Quando ero piccola, cercava di farmi piegare con ordine i miei vestiti dopo che mi ero svestita per andare a letto, dicendomi quanto sia utile, se hai bisogno di vestirti velocemente nel buio della notte, in caso di un allarme di bombardamento. Non ho mai voluto piegare i miei vestiti, perché non volevo causare una guerra...

Dietro due pesanti porte in acciaio bianco, inizia un mondo sotterraneo pieno di letti, coperte, mucchi di oggetti personali e –persone. Si mostrano due ragazze con riccioli biondi; la sorella maggiore porta la sorella minore tra le sue braccia; la bambina indossa un abito rosa e una corona d'argento e si presenta come principessa...

La gente cucina su piccoli fornelli elettrici sul pavimento di cemento, a pochi metri dal letto vicino, direttamente sotto un'immagine raffigurante la struttura di difesa sovietica ormai lontana. La parte superiore delle pareti della prima sala è decorata con un fregio cadente del glorioso esercito sovietico, che dà all'intero posto l'atmosfera di un santuario sconsacrato del passato, invaso dagli abitanti del presente. Per una particolare forma di cinismo una di queste immagini, una volta orgogliosamente colorate, mostra un lanciarazzi Grad, proprio il tipo di armi pesanti da cui hanno dovuto cercare rifugio.

Nella stanza accanto, il fregio è dedicato alle forze nemiche, schizzi in bianco e nero di razzi Pershing e aerei Tornado; nell'angolo in basso, un piccolo baldacchino forma un piccolo spazio personale pieno di orsacchiotti e reliquie di regali umanitari di Natale.

Alcune di queste persone hanno vissuto lì dall'estate dello scorso anno. Alcuni di loro non hanno il coraggio di lasciare il rifugio; vi portano dentro altre forme di vita, sotto forma di un pappagallo, un piccione e un cane, che condividono la loro dimora nascosta. È troppo lontano dal centro della città, perché possano raggiungere i punti in cui si consegnano gli aiuti umanitari, così tutta la loro esistenza dipende dalle consegne dei volontari: alcuni di questi aiuti sono trasformati in gnocchi fatti alla buona su un tavolo di legno, con vista diretta su un uomo addormentato e sull'organigramma delle difese sovietiche.

Questo luogo è stato costruito come rifugio nucleare, per cui vi è acqua, elettricità e aria fresca, anche se ha odore di muffa; un parente ricco rispetto ad altri rifugi, che in realtà sono solo cantine ordinarie, privo di tutte le infrastrutture abitative.

Quando la scorsa estate ha sentito che la Repubblica popolare di Donetsk stava preparando rifugi, Olga, la mia interprete, ha pensato che fosse una cosa ridicola. La maggior parte dei rifugi si è dimostrata inutilizzabile; erano stati collegati con fabbriche e miniere, e così i nuovi proprietari li hanno riempiti con qualcos'altro o hanno trascurato la manutenzione, e alcuni son o divenuti vittime di vittime di chiusure e fallimenti. Eppure, chi poteva aspettarsi seriamente una guerra fratricida in cui l'arsenale sovietico si rivolgeva contro lo stesso popolo che una volta era stato costruito per proteggere?

Qui nessuno vuole parlare con noi. Il membro del parlamento novorusso che ci accompagna viene preso di mira dallo sfogo di un vecchio minatore, tradotto in modo frammentario da Olga, che probabilmente ha censurato le parolacce. E comunque non fanno altro che dire bugie. Non vogliamo parlare con loro. Mentre dà sfogo alla sua rabbia, una donna di mezza età con una bella acconciatura e il trucco accarezza il piccione legato a uno dei tubi che attraversano la seconda sala. La pelle delle sue mani tradisce la sua precedente professione.

Quando usciamo fuori dal rifugio, due ragazze si siedono in silenzio l'una accanto all'altra, su una delle panche di legno.

È tardo pomeriggio quando arriviamo allo stadio di Donetsk. Come un UFO recentemente atterrato, con la facciata in vetro, è stato intaccato ma non gravemente danneggiato nelle ostilità. Gli eroi dello sport rappresentati sugli enormi striscioni che lo decorano, sono ormai lontani; la squadra si è trasferita in Ucraina occidentale, probabilmente perché il proprietario non voleva perdere l'occasione di partecipare alla Champions League, anche se ciò significa che i tifosi della sua città natale ora devono attraversare il territorio nemico per assistere a una partita. Lo stadio lucido rimane come un guscio vuoto, circondato da un elaborato sistema di gabbie e recinti che gli aristocratici della UEFA usano per controllare una folla di proletari selvaggi.

Di notte è illuminato, dice Olga, è bellissimo, sembra un diamante. Non lo posso verificare; c'è ancora il coprifuoco di notte a Donetsk, così gli unici stranieri in grado di vederlo sono quelli che risiedono nelle sgargianti nuove torri dell'hotel nelle vicinanze.

Accanto allo stadio c'è un monumento alla Grande Guerra Patriottica, un'antica versione degli anni '80, una costruzione triangolare nera con due grandi statue di un soldato e di un minatore; sulla piattaforma di fronte al monumento, carri armati, ami antiaeree e altri mezzi corazzati della seconda guerra mondiale. Stanislava, l'ex fiorista, si arrampica su un vecchio veicolo corazzato e chiede una foto. Lo spazio accanto è vuoto; nessuno sa se l'oggetto mancante è stato rimosso per essere ridipinto in vista del vicino anniversario del giorno della vittoria o se è stato messo in servizio, come è successo ad altri di questi monumenti. Le coppie vengono qui dopo il loro matrimonio, dice Olga, è tradizione, per onorare i loro antenati, che hanno combattuto per sconfiggere il fascismo; come potremmo mai accettare di riscrivere la nostra storia? Come potremmo mai accettare il dominio di Bandera?

 
Intervista al Metropolita Ilarion di Volokolamsk

Il Metropolita Ilarion (Alfeev) è stato intervistato a Roma per AsiaNews da Marta Allevato (nella foto); segnaliamo il testo dell'intervista, in italiano, dai siti di AsiaNews e del Dipartimnento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

L'intervista parla della situazione in Siria e in Egitto, dei rapporti tra cattolici e ortodossi, della Chiesa russa in Cina e in Italia, della reazione della Chiesa russe alle ultime leggi e altro. Per far notare come il Patriarcato di Mosca sia ancor oggi oggetto di disinformacija da parte dei media occidentali (e di conseguenza, come in genere sia estremamente difficile ricevere notizie corrette sulla Chiesa ortodossa russa), ci preme sottolineare questo dettaglio dell'intervista:

Molti accusano il Patriarcato di essere troppo vicino al Cremlino e anche una parte dei fedeli pare non gradire questa vicinanza. Quale è il rapporto tra Stato e Chiesa in Russia, oggi?

Non mi pare che tra i nostri fedeli ci siano molte persone non contente dei rapporti con lo Stato. Sono i giornali che a volte scrivono di questo. L’ultima volta che sono stato in Inghilterra, la Bbc mi ha chiesto in un’intervista se non pensassi che i rapporti della nostra Chiesa col Cremlino fossero troppo stretti. Ho risposto che in Russia i rapporti tra lo Stato e la Chiesa non sono più stretti che in Gran Bretagna, dove il capo della Chiesa e i vescovi sono nominati dalla Regina su segnalazione del Primo ministro. Poi mi hanno chiesto: non le sembra che una stessa persona non dovrebbe essere al potere per troppi anni? E io ho risposto che da noi non è ancora successo che qualcuno sia al potere per 60 anni di seguito, come la Regina in Inghilterra. Ma a dispetto delle tradizioni democratiche inglesi, queste mie risposte sono state censurate e l’intervista è stata trasmessa dopo che erano state tagliate.

 
Architettura ecclesiastica in America: uno sguardo al santuario da una prospettiva missionaria

circondati da oro e marmi preziosi, non c'è dubbio che assistiamo a una visione del cielo come quella testimoniata da san Giovanni il Teologo. Chiesa della Protezione della Madre di Dio, Jasanevo, Mosca, completata nel 2016

Nota dell'editore: questo saggio è un'interessante provocazione per architetti di chiese e artisti liturgici. Padre John Finley ci sfida a ripensare alcuni dei materiali normativi e delle immagini utilizzate nelle nostre chiese per conformarci meglio alla visione del cielo descritta nelle Scritture. Penso che ci sia molto da dire su questo approccio, per quanto controversi possano essere molti dei singoli suggerimenti. Ho illustrato il saggio con fotografie che rappresentano tali esempi di espressioni bibliche letterali nell'arte ecclesiastica. – A. Gould

Introduzione

Nell'estate del 2002 il nostro padre e metropolita Philip si è rivolto ai presenti all'Istituto di musica sacra dell'Antiochian Village, nelle Laurel Mountains in Pennsylvania.

Nel suo discorso ha parlato di un tempo in cui la Chiesa ortodossa in questo grande continente avrebbe sviluppato le proprie scuole di teologia, musica, iconografia e architettura ecclesiastica. Questa visione continua a ispirare il mio cuore e la mia mente a pensare a modi in cui possiamo presentare meglio la fede e il culto ortodosso agli americani timorati di Dio e amanti delle Scritture, che spesso inciampano nei loro tentativi di capire chi siamo e perché facciamo ciò che facciamo in chiesa e nella nostra vita personale.

Anche se in questo momento non sto certo proponendo l'istituzione di una nuova scuola di architettura cristiana ortodossa, permettetemi ora di offrire i miei pensieri sull'argomento, nella speranza di provocare un dialogo. E credo che sarà attraverso tali dialoghi e attraverso l'incontro di menti e cuori simili che la visione del nostro metropolita inizierà a realizzarsi.

Fare un collegamento scritturale

Sempre più cristiani americani moderni stanno abbracciando l'antica fede ortodossa. Continuano ad arrivare. Il più delle volte sono loro a trovare noi, e non noi a trovare loro. Molte persone vengono alla Chiesa con una fede cristiana semplice, radicata nell'amore per le Sacre Scritture. Alcuni stanno trovando appagamento e una comprensione più profonda di quei passi scritturali preferiti che hanno letto e memorizzato nel corso degli anni. Ricevono questa illuminazione dei loro cuori attraverso la lettura della letteratura patristica e dei libri popolari sulla fede ortodossa, attraverso la frequenza ai corsi di approfondimento e di catechismo, attraverso la loro partecipazione alla vita liturgica della Chiesa e, naturalmente, attraverso l'aiuto dello Spirito Santo dato come "dono" al loro battesimo e/o cresima.

D'altra parte, ci sono altri che non si fermano abbastanza a lungo, non partecipano alle lezioni, non partecipano alle funzioni e non si lasciano esporre alla fede e alla pratica della Chiesa abbastanza a lungo per assaporare e vedere la connessione tra le Scritture che amano, il nostro culto alla santa Trinità e il modo di vivere spirituale che proponiamo.

Questo fa sorgere la domanda: "Perché?" Perché non restano? Perché non sono attratti? Perché la loro curiosità non è al culmine e non si accende in loro la loro sete di altro? Vorrei suggerire che, in molti casi, possiamo essere noi a oscurare le connessioni scritturali che potremmo fare più facilmente con questi amanti della Scrittura. Se dovessimo dare uno sguardo critico al modo in cui presentiamo la nostra teologia del "cielo sulla terra" nell'architettura ecclesiastica, e fare alcuni modesti aggiustamenti, potremmo essere sorpresi da quante menti curiose potrebbero tornare per saperne di più.

Come si costruisce un muro?

Molte chiese oggi sono costruite da nuovi arrivati all'unica santa Chiesa cattolica e apostolica. Tuttavia, quando si tratta di progettazione architettonica di una chiesa, sembra essere fondamentale il desiderio di progettare la nostra chiesa nello stesso modo delle chiese ortodosse a noi vicine. Questa non è una brutta cosa, ma potrebbe mancare il tipo di pensiero critico che deve aver luogo nella nostra nuova situazione qui in America. Faccio un esempio:

Molte delle nostre chiese, la cui appartenenza è costituita in gran parte da un gruppo etnico o da un'espressione nazionale, hanno costruito chiese che ricordano nel loro disegno architettonico il "paese vecchio". Da questa riflessione geografica e influenza culturale il design trae la sua autenticità "ortodossa". Noi americani, osservando questi progetti, potremmo avere difficoltà a discernere di cosa nell'architettura sia veramente "ortodosso" nel senso del temine, "retta dottrina e culto", e cosa sia semplicemente un elemento geografico o culturale del design.

Per esempio, come si costruisce un muro? Se si pone la stessa domanda a un muratore nel deserto dell'Arizona e a un muratore nelle pianure del Nord Dakota, probabilmente si otterranno due risposte completamente diverse. Come mai? Per molte ragioni: il clima, ovviamente, sarà un fattore; il costruttore in Arizona potrebbe cercare di tenere fuori il calore mentre il costruttore nel Nord Dakota sta cercando di mantenere dentro il calore. Anche i materiali disponibili possono essere molto diversi. Uno potrebbe essere in grado di realizzare mattoni di adobe dal terreno del cantiere, mentre l'altro potrebbe dover portare legno, rocce o mattoni. Lo spessore del muro può variare a seconda di come verrà affrontato il problema dell'isolamento. Potremmo speculare ancora più a fondo.

cappella del monastero di san Michele, Canyones, Nuovo Messico

Come si costruisce il muro dell'iconostasi nella Chiesa? Se vivi nelle foreste di Novgorod, probabilmente utilizzerai il legno. Se vivi nel deserto della Siria, non puoi usare il legno. Che tipo di pavimento usi? Come si montano le icone? L'altare è in legno o marmo? È fissato a terra oppure no? Ci sono iscrizioni? Quali icone? Dove sono posizionate? Le domande a volte sembrano infinite. Spesso ci sono più risposte (oppure opinioni) che domande.

iconostasi realizzata con un materiale locale (pino giallo). Chiesa ortodossa della santa Ascensione a Charleston, Carolina del Sud

Fino a ora, le decisioni in questo paese sono state spesso prese in base allo standard di "Così si faceva nel vecchio paese" o "Così è stato fatto nella maggior parte delle nostre chiese sorelle nell'area metropolitana". In America, tuttavia, praticamente qualsiasi tipo di materiale da costruzione può essere reso disponibile in qualsiasi parte del paese a un prezzo ragionevole. In questo crogiolo di culture, quasi tutto potrebbe essere costruito e reso accettabile.

Ma cosa accadrebbe se potessimo stabilire un nuovo standard in mezzo a tale confusione, un nuovo standard basato sulla visione del cielo presentata nel Libro dell'Apocalisse? E se così facendo, gli amanti delle Scritture timorati di Dio vedessero quella stessa visione del paradiso di cui avevano letto nella Bibbia quando entrano nelle nostre navate e guardano avanti verso l'estremità orientale della chiesa?

Ora vorrei portare un piccolo gruppo di queste persone in un tour immaginario di una chiesa appena completata, che incorpora elementi della visione apocalittica di san Giovanni nel santuario della chiesa.

Il tour mistico

"Signore e signori, vorremmo darvi il benvenuto nella nostra casa e in un tour speciale della nostra nuova chiesa. Molti di voi mi hanno detto che conoscete già la Bibbia e avete accettato Cristo come vostro Signore e Salvatore. Sapendo questo, mi sarà più facile spiegarvi perché l'interno della nostra chiesa è disposto in questo modo.

"Sono sicuro che vi è familiare la visione di san Giovanni, della città santa che discende dal cielo, nel Capitolo 21 del Libro dell'Apocalisse. Noi crediamo che la Chiesa, sia l'edificio che il corpo dei credenti, debba essere una manifestazione del cielo sulla terra. Per illustrare questo punto, vorrei leggere una parte di questo capitolo mentre ci muoviamo verso la parte anteriore della navata della chiesa e ci troviamo di fronte all'area dell'altare".

La grande città e le sue mura, fondamenta e porte

L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.

Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. (Ap 21:10-14;18-21a)

i rivestimenti marmorei delle chiese bizantine rappresentavano chiaramente le mura di pietre preziose della Nuova Gerusalemme. Monastero di Chora, Istanbul

"Come potete vedere, abbiamo un tipo di muro che chiamiamo iconostasi o schermo delle icone. Ha tre porte: quella più grande al centro e due più piccole ai lati. Tutti hanno sentito parlare dei cancelli di perla, giusto? Bene, eccoli! Abbiamo i nomi di tutte le dodici tribù d'Israele scritti sulle porte e di tutti i dodici apostoli dell'Agnello scritti sulle fondamenta delle mura. Abbiamo usato un colore di diaspro per il muro e abbiamo incorporato i colori delle altre pietre preziose nelle fondamenta del muro".

un'iconostasi con porte in metallo simili a cancelli: una chiara connessione con l'immaginario dei cancelli del paradiso. Cappella dell'Ospedale pediatrico di immunologia, oncologia ed ematologia di Mosca, costruita nel 2012

particolare delle porte

Il pavimento e l'ambone

"Il Capitolo 21 continua descrivendo le strade d'oro e il fiume della vita".

E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Mi mostrò poi un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. (Ap 21:21b;22:1)

"Ciò che abbiamo fatto per rappresentare questa realtà celeste è pavimentare il pavimento del santuario con materiali color oro. Davanti alla santa mensa che chiamiamo altare o trono e che si estende oltre i cancelli di perla su questa zona rialzata di fronte chiamata ambone, abbiamo utilizzato materiali celesti".

un prezioso pavimento color oro realizzato in agata. Cattedrale dell'Annunciazione, Cremlino di Mosca

un pavimento di marmo grigioazzurro che scorre come l'acqua del fiume della vita. Santa Sofia, Istanbul

L'altare

"Ora diamo un'occhiata più da vicino alla tavola dell'altare mentre leggiamo dal capitolo 4 dell'Apocalisse".

Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!" (Ap 4:3-8)

"Come potete vedere, abbiamo un arcobaleno che si inarca sui cancelli di perla, che noi chiamiamo porte regali. Sull'altare vediamo un candelabro con sette lampade di fuoco. Proprio dietro l'altare abbiamo quelli che chiamiamo i santi ventagli, ma i ventagli sono in realtà icone dei cherubini e dei serafini con sei ali. Un altro modo in cui spesso vedete raffigurate le quattro creature viventi è in connessione con i quattro evangelisti. Vedete queste quattro icone montate sui cancelli reali? Sono i simboli di san Matteo raffigurato come un uomo, san Marco come un leone, san Luca come un vitello e san Giovanni come un'aquila.

un arcobaleno sopra l'altare. Cattedrale di san Serafino, Santa Rosa, California. Dipinto di padre Patrick Doolan

"Nel capitolo 6 dell'Apocalisse troviamo descritta un'altra scena all'altare nel cielo".

Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. E gridarono a gran voce: «Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?». Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro. (Ap 6:9-11)

"Ora non potete vederla, ma nell'altare c'è una celletta appositamente sigillata che contiene la reliquia di un martire nella chiesa. Una reliquia è una piccola scheggia di un osso del corpo di un santo. La parola "martire" deriva dalla parola greca che significa "testimone". Questi santi uomini e donne della Chiesa, che hanno dato la loro stessa vita per amore di Cristo, stanno aspettando il giorno della risurrezione proprio come voi e noi, e noi crediamo che le loro preghiere a favore del corpo di Cristo siano molto potenti".

"Nella Chiesa primitiva, i servizi divini si svolgevano spesso sulle tombe dei martiri. In quella stessa tradizione, noi offriamo il nostro culto alla santa Trinità in unione con le preghiere di questi grandi santi della Chiesa. Come potete vedere, l'altare è rivestito di una veste bianca, la veste dei martiri, la veste del battesimo, la veste dei fedeli che perseverano sino alla fine.

sarcofago romano usato come altare. San Giacomo in Augusta, Roma

un altare del XX secolo a forma di sarcofago romano, che ricorda il ruolo dell'altare come reliquiario. Santuario nazionale dell'Immacolata Concezione, Washington DC

La donna dell'Apocalisse

"Infine, guardando in alto sulla parete dietro l'altare, vedete la donna dell'Apocalisse: leggiamo il racconto del capitolo 12 dell'Apocalisse".

Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. (Ap 12:1-5)

"Noi crediamo che questa donna sia la Vergine Maria. La chiamiamo 'Theotokos', che significa 'Colei che ha partorito Dio' e nel suo seno c'è suo Figlio, il nostro Signore e Dio e Salvatore Gesù Cristo. Poiché crediamo che sia allo stesso tempo vergine e madre, crediamo anche che la donna della Rivelazione sia un'immagine della Chiesa, che secondo san Paolo è sia la 'Vergine sposa' che la 'Madre di tutti noi'. La 'luna sotto i suoi piedi' manifesta la preminenza di Maria e della Chiesa tra tutto ciò che è creato. La ghirlanda di dodici stelle intorno alla sua testa indica le dodici tribù d'Israele e forse i dodici apostoli".

la Vergine del Segno (Platytera) raffigurata come la donna dell'Apocalisse, con le stelle nell'aureola. Cattedrale serbo-ortodossa di Santo Stefano, Alhambra, California

"Speriamo che siate stati ispirati dal nostro breve tour e dalla spiegazione di questa manifestazione del cielo sulla terra nell'architettura della nostra chiesa e vorremmo invitarvi a venire a pregare con noi, conoscendo ora il nostro amore e rispetto per le stesse Scritture che noi tutti stimiamo tanto. Che Dio vi benedica".

Fine del tour

In conclusione, la mia speranza è che possiamo catturare alcune di queste profonde immagini che si trovano nelle Sacre Scritture, che molte delle nostre chiese ortodosse già possiedono, ma in un modo più diretto, un modo che catturi il cuore di tante persone nella nostra terra, che cercano il compimento della loro fede e possono trovarlo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

le chiese protobizantine avevano spesso rappresentazioni più letterali e "leggibili" delle scene bibliche, rispetto alle chiese tardo-medievali. Chiesa di San Vitale a Ravenna, VI secolo

la cupola della creazione a San Marco a Venezia: un famoso esempio di un'illustrazione molto letterale delle Scritture

un esperimento interessante in una rappresentazione letterale della Nuova Gerusalemme del 1885. Il mosaico raffigura le mura e le porte della città, ciascuna sorvegliata da un arcangelo. Un cancello rimane incustodito: quello da cui è scomparso Lucifero. Cristo siede in trono tra le quattro bestie, mentre i quattro fiumi scorrono da sotto il suo trono. Mosaico absidale della chiesa di San Paolo entro le mura, a Roma. Mosaico disegnato da Sir Edward Burne-Jones

particolare del mosaico. Angeli che separano le acque sopra il firmamento dalle acque sotto il firmamento

una rappresentazione russa della Nuova Gerusalemme, di Viktor Vasnetsov. Dal trittico della soglia del paradiso (1885-96)

Padre John Finley vive a Santa Ynez, in California, è un membro della chiesa ortodossa di sant'Atanasio a Santa Barbara, in California, ed è membro dello staff sul campo del Dipartimento delle missioni e dell'evangelizzazione dell'Arcidiocesi antiochena del Nord America dal 1996. È stato ordinato sacerdote nel 1997. Ha conseguito un baccalaureato in musica presso l'Oklahoma Baptist University; un magistero in teologia dell'Accademia di teologia ortodossa Sant'Atanasio; e un magistero in Musicologia presso l'Università della California, Santa Barbara. Padre John è un compositore e arrangiatore di musica ed è l'autore di Sacred Meals from our Family Table, 2005.

 
L'abate Tryphon cancellato da Ancient Faith Ministries: cresce il divario tra pecore e capri nell'Ortodossia americana

Tra le iniziative degli ortodossi americani, ha avuto un certo successo in questi anni la piattaforma Ancient Faith Ministries. Nata come radio online (Ancient Faith Radio), la piattaforma si è estesa a un ampio spettro di podcast personali che l'hanno resa un interessante campo di discussione e di insegnamento. Tuttavia, negli ultimi tre anni, dopo la morte del presentatore Kevin Allen, la piattaforma ha visto uno slittamento di interessi su autori sempre più critici della morale tradizionale ortodossa, fino al punto che autori più sostanzialmente conservatori hanno iniziato ad apparire come "voci fuori dal coro". E proprio fuori da questo coro è stato recentemente mandato padre Tryphon, abate del monastero della ROCOR a Vashon Island presso Seattle, accusato di essere diventato "troppo politico". Di fronte ai suoi appelli al pentimento per la discesa della moralità americana in un eccessivo liberalismo, suona piuttosto ironica l'accusa di commistione politica su una piattaforma che sta permettendo piena libertà a sostenitori, sedicenti ortodossi, dell'ideologia LGBT, dell'aborto e di altri campi che la Chiesa ha condannato senza mezzi termini. Quello che segue è il post che padre Tryphon ha scritto poco dopo il suo allontanamento dalla piattaforma:

Sono stato scaricato dalla gente di Ancient Faith Ministries con la motivazione che sono diventato "troppo politico". Un'Ortodossia liberale banalizzata ha aperto la strada a ulteriori divisioni nella nostra santa Chiesa ortodossa. Ma con l'aiuto di Dio troverò un altro mezzo per continuare i miei saggi di blog e i miei podcast.

Dopo la morte del mio buon amico Kevin Allen, sono stato testimone del triste declino di Ancient Faith Ministries. La seria aderenza a un ethos tradizionale ortodosso ha iniziato a indebolirsi, e ho visto diventare normativa un'attenzione su se stessi, mirata a interessare i "ricercatori".

Mi è stato fatto capire senza mezzi termini dai poteri costituiti di Ancient Faith Ministries che io ero "troppo politico", eppure i miei saggi NON avevano a che fare con la politica, ma con il tentativo, nella mia debolezza, di essere una "voce che grida nel deserto". L'articolo che ha prodotto l'ultimo fiasco non era politico, come hanno dichiarato, ma piuttosto un genuino appello al pentimento, che mostrava, come molti di noi hanno potuto vedere, il costante declino dei valori giudeo-cristiani in questo paese, assieme a tutti i segni dell'invasione marxista nel nostro stile di vita americano.

Per chiunque abbia occhi per vedere, sono chiari i paralleli tra la Russia pre-rivoluzionaria e ciò che sta accadendo in America. Se abbiamo qualche possibilità di invertire questo triste declino nella nostra democrazia americana, dobbiamo, come cristiani, salire sul palco e chiedere a gran voce un ritorno alle nostre radici cristiane. Abbiamo bisogno di pentirci, e dobbiamo, come Chiesa, chiamare anche tutti gli altri al pentimento.

In un'epoca in cui la liberà di espressione nelle scuole superiori e nelle università è schiacciata, e le idee "politicamente corrette" sono le sole a cui è dato il permesso di essere espresse, è particolarmente triste vedere la libertà di pensiero negata da quella che un tempo era la rispettata Ancient Faith Radio.

il messaggio della santa Ortodossia non è MAI stato quello di compiacere i "poteri costituiti", e perché la Chiesa fiorisca nel XXI secolo, deve dire la verità, chiamando tutti all'Arca della salvezza.

In un'epoca in cui così tanti grandi e santi anziani della Chiesa stanno sfidando questa cultura decaduta, ogni prete e monaco deve, come ho provato io nel mio modo debole, dire la verità come "voce che grida nel deserto".

Sono profondamente addolorato nel sapere che così tante persone che dipendevano dai miei saggi e podcast saranno ora lasciati a se stessi. Anche se numerosi preti e laici mi incitavano ad abbandonare ciò che essi stavano sempre di più percependo come "spazzatura progressista e liberale", continuavo a sperare che le cose sarebbero migliorate. Mi sbagliavo.

Con amore in Cristo,

abate Tryphon

 
Hank Hanegraaff: ho messo tutto in gioco per acquisire il tesoro dell'Ortodossia

Alla Domenica delle Palme, Hank Hanegraaff, il ben noto "uomo delle risposte della Bibbia", è stato ricevuto nella Chiesa ortodossa attraverso la cresima, provocando una serie di discussioni on-line sia tra i cristiani evangelici sia tra gli ortodossi. Oggi, Hank parla a Pravmir.com della ricerca della verità in tutta la sua vita, della sua frustrazione verso alcuni degli atteggiamenti che ha incontrato in diverse chiese protestanti e delle ragioni della sua conversione all'Ortodossia quale mezzo più sicuro per continuare nel suo viaggio verso Cristo.

Foto: Facebook/Bible Answer Man

Può parlarci in breve della sua provenienza?

Sono cresciuto in una famiglia cristiana nei Paesi Bassi. L'olandese è la mia lingua madre. I miei genitori facevano parte della Chiesa riformata olandese, con un orientamento calvinista alla spiritualità.

Calvino credeva che le persone nascano predestinate alla distruzione o alla vita. In altre parole, le loro vite sono determinate da Dio prima del tempo. Se tu sei un eletto, credi in Dio e passerai l'eternità con lui, ma se sei un reprobo, passerai l'eternità lontano da Dio. Ognuno è creato in modo tale da non poter rispondere al Vangelo. Allora Dio "rigenera" alcuni che poi devono rispondere al richiamo dello Spirito Santo. C'è un certo fatalismo teistico legato al calvinismo. Riconoscendo queste cose da ragazzo, decisi di non voler avere molto da fare con il cristianesimo, perché nella mia mente queste cose erano il cristianesimo.

Sono diventato ateo solo per riconoscere che c'è lo stesso problema intrinseco nell'ateismo, in cui tutto è una funzione delle molecole in movimento, quindi noi siamo un prodotto della chimica del cervello e della genetica. Pertanto, il libero arbitrio non gioca alcuna parte nell'equazione. Quando ho riconosciuto questo, ho cominciato a osservare nuovamente le prove della fede cristiana storica. Ho iniziato a guardare alla questione delle origini, perché il modo in cui si vedono le proprie origini in ultima analisi determinerà il modo in cui si vive la propria vita. Poi ho cominciato a guardare alle prove della risurrezione di Gesù Cristo, che è il punto più seminale di tutta la storia umana, e alle prove della Bibbia come autorità affidabile.

Quella ricerca era stata indotta da una fede incipiente o da una sorta di esperienza?

Effettivamente tutto è accaduto a causa di tre persone che mi hanno fatto visita e mi hanno sfidato a osservare le prove della fede cristiana storica. È stata una cosa interessante, perché avevano intenzione di andare a trovare un vicino che aveva visitato la loro chiesa, e hanno bussato alla porta sbagliata. E in un modo imbranato, mi stavano presentando il Vangelo.

Ho cercato di sconvolgere la conversazione con obiezioni alla fede cristiana storica. Poi una di queste persone mi ha detto: "Tra una settimana terremo un dibattito nella nostra chiesa sul tema delle origini. Se ha una mente aperta, dovrebbe partecipare". Mi sono sentito irresistibilmente attratto da quel particolare dibattito. Questo è ciò che ha iniziato veramente l'intero processo di osservazione delle prove che la storica fede cristiana non era un salto cieco in un abisso oscuro, ma piuttosto una fede fondata su un fatto razionale.

Quale chiesa era?

Era una chiesa molto dominante e prominente a Fort Lauderdale in Florida, chiamata Coral Ridge Presbyterian Church. L'ironia è che i presbiteriani sono molto vicini alla stessa struttura teologica da cui io mi ero allontanato – la predeterminazione.

Ha iniziato a frequentare la congregazione presbiteriana?

L'ho fatto come risultato di questo incontro. Ero molto incantato dal pastore. Era un oratore straordinario, e aveva anche un'ottima padronanza della lingua inglese, e io amavo entrambe le cose. L'altra cosa che mi attirava veramente era il fatto che aveva memorizzato molto della Bibbia. Quando lo incontrai, mi disse che tutti i cristiani memorizzano le Scritture. E quando ho scoperto che non tutti i cristiani lo facevano, ero già legato alle tecniche di memoria. Questa particolare disciplina mi ha permesso di fare quello che sto facendo oggi come presentatore della trasmissione The Bible Anwer Man (L'uomo delle risposte della Bibbia) e delle molte altre cose che comporta l'essere presidente del Christian Research Institute.

Come è stato coinvolto con il Christian Research Institute?

All'inizio, il fondatore del Christian Research Institute [Walter Martin, ndc] mi aveva incontrato venendo a uno dei miei seminari sulla memoria e rimase molto colpito dalla mia memoria. Lui stesso aveva una capacità innata di memorizzare, ma vedeva in me che la memoria può anche essere una disciplina che si può imparare. E lui voleva che io studiassi le sette e i punti da cui queste hanno deviato dalla fede cristiana storica, e rendessi la cosa facile da memorizzare per la gente. Così ho cominciato a lavorare con lui. Innanzitutto si è forgiata un'amicizia, poi sono andato nel consiglio del CRI, e più tardi ne sono diventato presidente.

Era ancora un membro della chiesa presbiteriana?

Come presidente del Christian Research Institute – ne sono stato presidente sin dalla fine degli anni Ottanta, perciò per circa tre decenni – sono stato coinvolto in molte tradizioni evangeliche diverse, dal presbiterianismo al pentecostalismo, fino a diverse mega-chiese che avevo frequentato nel corso degli anni.

Aveva una sua comprensione personale del cristianesimo nel suo viaggio da chiesa a chiesa?

C'era un insieme di valori fondamentali che hanno sempre animato la mia esperienza cristiana. È ciò che C. Lewis definiva "il mero cristianesimo". L'idea che nelle cose essenziali ci deve sempre essere l'unità, nelle cose non essenziali possiamo avere libertà e in ogni cosa ci deve essere carità.

Quindi, quando parliamo degli elementi essenziali della fede cristiana storica, stiamo parlando di cose come la divinità di Gesù Cristo. Se qualcuno nega la divinità di Gesù Cristo, per loro non sono per definizione cristiani, perché la divinità di Gesù Cristo è un valore fondamentale della fede cristiana.

La Trinità è un altro esempio classico di una cosa essenziale della fede cristiana storica. Noi diciamo: "Nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito". Queste sono cose che in molti casi possiamo solo apprendere, non possiamo comprendere appieno.

Poi, ci sono le questioni secondarie, non nel senso che non siano importanti, ma non dobbiamo dividerci su queste. Per esempio, parliamo dei tempi finali, sappiamo che Gesù apparirà una seconda volta, ma i dettagli sono spesso oggetto di discussione. Alcune persone credono nel rapimento prima della tribolazione, alcuni credono in un letterale regno millenario sulla Terra.

Ma nelle cose essenziali ci deve essere l'unità, perché una volta che ci si allontana da quelle cose essenziali, ci si allontana da ciò che è la fede cristiana storica.

Ha già detto che si è sentito sconcertato dall'atteggiamento di alcuni pastori e che questo ha spinto la sua ricerca o, come lei l'ha definita, "esplorazione". Può elaborare questo punto?

Ero sempre più deluso da quelli che a volte definivo "pastori-imprenditori". L'idea di un pastore che sia un imprenditore attraverso l'apprendimento di una formula particolare che faccia arrivare nuova gente in chiesa e che poi costruisca un'impresa intorno al carisma di un particolare pastore. Poi quel pastore porterà la propria interpretazione o le proprie sfumature personali. Come risultato di questo, nel protestantesimo ci sono trentamila o più espressioni diverse. In alcuni casi, si può dire che queste espressioni siano tali e quali a un proprio papa personale. Non c'è nessuno a cui rendere conto. Qualcuno scopre la Bibbia e dice: "Questo è ciò che la Bibbia significa per me". Questo diventava sempre più problematico.

Di conseguenza, ho voluto tornare indietro e vedere ciò che la fede cristiana storica ha sempre insegnato su temi particolari. In altre parole, qual è la memoria comune o comunitaria che è passata storicamente da Gesù agli apostoli, dagli apostoli ai Padri della Chiesa, e poi alle epoche successive. Quando torni indietro e osservi la storia, resterai sempre più deluso dalle persone che presentano i propri paradigmi teologici nel presente.

Questa è stata per me una delle maggiori attrazioni verso l'Ortodossia. L'Ortodossia è storica, ha un rapporto con la memoria della comunità, non è innovativa. L'Ortodossia, al contrario, cerca di perpetuare la fede che una volta per tutte è stata consegnata ai santi. E questo di tramanda nel senso storico. Se si esamina la Didachè, per esempio, si ha qualche idea di come pregava l'antica Chiesa. E se la Chiesa cristiana antica pregava in quel modo, allora forse dovrebbe essere un precedente per noi oggi.

In tutte queste cose c'era questo contrasto tra ciò che accade nelle chiese di oggi, dove si ha questa frenetica scissione, poiché tutti diventano il proprio papa istituendo il proprio dogma, e la fede cristiana storica che era stata tramandata, provata e verificata, e coerente con gli insegnamenti del cristianesimo del Nuovo Testamento.

Cosa l'ha condotta alla parrocchia di san Nettario?

San Nettario è stata per me un esperimento. Ho raggiunto questo senso di disillusione di cui abbiamo appena parlato. Ho detto a mia moglie e ai miei figli che avrei fatto qualche esplorazione.

Nella mia mente pensavo di non potermi rivolgere al cattolicesimo romano perché nel cattolicesimo romano il papa può parlare ex cathedra o dalla cattedra di Pietro. Può influenzare il nuovo dogma in un modo molto simile a un pastore-imprenditore. Quindi, non c'è davvero alcun avanzamento in quel senso. Ci sono dogmi all'interno del cattolicesimo romano a cui personalmente non posso aderire – il Purgatorio e il Limbo ne sono due esempi. Quindi ho pensato di non potermi avvicinare al cattolicesimo romano, anche se ho un grande rispetto per i cattolici romani. Alcuni dei più grandi apologeti del mondo sono cattolici romani, alcuni dei più grandi difensori della fede, alcune delle persone che compiono il maggior lavoro per la carità.

Ma non avevo mai veramente esaminato l'Ortodossia. Sapevo molto sull'Ortodossia da un punto di vista intellettuale, ma ogni volta che entravo in una chiesa ortodossa, c'era sempre una barriera linguistica. Ogni volta che entravo in una chiesa ortodossa a Mosca, a Kiev o in Israele, c'era sempre una barriera linguistica. Così, ho pensato: "Proviamo con una chiesa ortodossa in America, forse non ci sarà una barriera linguistica".

Ho scoperto su Google che la chiesa di san Nettario era vicina al mio ufficio e alla mia casa e ho partecipato a un servizio. Dopo la Liturgia, sono andato a ricevere il pane benedetto e uno dei preti mi ha guardato e ha detto: "Ma lei è Hank Hanegraaff? Oh, noi amiamo il suo ministero! "Così questa è stata la mia prima esperienza, una grande esperienza.

Continuai ad andarci per qualche settimana. Poi mia moglie e i miei figli ne furono incuriositi, tanto da dirmi: "Possiamo venire con te?" Dissi: "No, ne rimarreste scioccati. Non credo che siate pronti a venire con me". Infine, dopo che mi avevano supplicato abbastanza, ho detto loro: "Va bene, vi darò una piccola introduzione all'Ortodossia. Leggetela prima, e poi vi porto con me". Quindi ho dato loro l'opuscolo scritto da Frederica Mathewes-Green. Una panoramica molto, molto breve sull'Ortodossia: perché gli odori, perché le campane, perché le icone. Sono poi venuti con me e l'hanno amata. Allora abbiamo incominciato ad andarci come una famiglia.

Durante questo periodo di quasi tre anni, ho continuato a esplorare l'Ortodossia sentendomi come sommerso nello scrigno di un tesoro, di cui non avrei mai trovato il fondo. Più imparavo sull'Ortodossia, più la amavo.

Quali sono state le cose che ha trovato più affascinanti nell'Ortodossia?

La prima cosa che ho amato dell'Ortodossia è la sua determinata adesione alla presenza reale di Cristo nell'eucaristia. Questo è ciò che la Chiesa antica ha insegnato in modo unanime fino a tutto il tempo di Lutero. Questo significa che anche Lutero credeva nella presenza reale di Cristo nell'eucaristia.

Ora, nella Chiesa orientale c'è, credo, qualcosa di molto saggio che la Chiesa occidentale non fa. Nella Chiesa orientale, la presenza reale di Cristo è considerata come un mistero. Vale a dire, non si cerca di spiegare come Cristo possa essere effettivamente presente negli elementi.

Mentre nella Chiesa occidentale, se sei un luterano, dici "Cristo è presente al di sotto gli elementi". Se sei un cattolico romano, parli della "trasformazione degli elementi", dove osservi gli accidenti, ma gli elementi sono stati transustanziati.

E di nuovo, non si può davvero spiegare il mistero della Trinità, o il mistero dell'Incarnazione. Non lo puoi spiegare completamente, ma se potessi spiegare pienamente un mistero, allora il tuo Dio sarebbe troppo piccolo. Questo è uno dei valori fondamentali che amavo dell'Ortodossia.

Amo anche la Liturgia, perché la liturgia è in un certo senso come una palestra spirituale. Se sei in una palestra fisica, fai più e più volte qualcosa che costruisce forza e resistenza. La stessa cosa è vera da un punto di vista spirituale. Hai pratiche ascetiche, hai la Liturgia che si ripete più e più volte e che diventa parte di chi sei e che costruisce una fibra spirituale.

Mentre mi avvolgevo nell'Ortodossia, ho cominciato a ordinare la mia vita intorno al Divino. Di conseguenza, quando mi è stato diagnosticato un tumore molto grave (linfoma mantellare) poco dopo che ero stato cresimato, sono stato contemporaneamente avvolto in una coperta di pace. E da allora ho vissuto con quella pace. Francamente, non so davvero cosa farei oggi se non fosse per l'intersezione della mia cresima e del mio cancro. Quindi, sono profondamente grato che il Signore abbia permesso a queste due cose di sovrapporsi come è accaduto.

Amo quello che ha detto il teologo russo Vladimir Losskij, che dopo la caduta tutta la storia umana è un naufrago in attesa di soccorso, ma il tribunale della salvezza non è l'obiettivo. Questa per il naufrago è continuare nel proprio viaggio verso l'unione con Dio. Questa è una cosa che troviamo continuamente nell'Ortodossia.

L'Ortodossia continua a presentare la Chiesa come il fondamento e il pilastro della verità. È il veicolo con cui riceviamo le grazie che ci portano all'unione con Dio, la cosa di cui parlavano gli antichi quando parlavano della teosi, di cui parlò Pietro quando parlava di diventare partecipi della natura divina.

Cosa ha trovato particolarmente utile durante il suo catecumenato?

Ho fatto voluminose letture. Sapevo molto della Bibbia e ne avevo memorizzato grandi parti. Ho difeso la Bibbia, ero immerso nella Scrittura. Gestisco una trasmissione radiotelevisiva a livello nazionale denominata "the Bible Answer Man" (l'uomo delle risposte della Bibbia). Quindi la Bibbia è veramente preziosa per me.

Ma avevo una lacuna nel mio apprendimento quando si è parlato di storia. Penso che molte persone, in particolare nel mondo evangelico, possano capire questa cosa. Possono tornare indietro alla Riforma come se la storia iniziasse allora, quando nel 1570 Martin Lutero inchiodò le sue 95 tesi alla porta del castello di Wittenberg.

Ma prima di questo evento ci sono stati quindici secoli di storia. E la maggior parte dei cristiani non ha familiarità con quella storia. Ne ero in gran parte colpevole io stesso. La conoscevo a larghi tratti, ne sapevo abbastanza, ma non sapevo molto, diciamo, di Ignazio di Antiochia o forse di Atanasio e del suo famoso aforisma: "Dio è diventato uomo, affinché l'uomo diventi Dio". La storia della Chiesa era una specie di buco nero per me, e ho trascorso molti anni a studiare la storia della Chiesa, familiarizzandomi con il vuoto a cui avevo permesso di esistere nella mia vita da molto tempo.

Più studiavo gli antichi Padri, più mi innamoravo dell'Ortodossia. E mi sono sentito molto simile all'uomo del capitolo 13 di Matteo, di cui Gesù ha parlato, che trova un grande tesoro in un campo e poi lo seppellisce di nuovo e va via e vende tutto quello che ha per poter tornare e possedere quel campo. E ho sentito che avevo trovato il tesoro dell'Ortodossia, quel gioiello dalle molte facce dell'Ortodossia.

Ero disposto a impegnare tutta la mia vita e il mio ministero sull'idea che nel contesto della Chiesa avrei potuto elaborare la mia fede con timore e tremore, poiché Dio mi dà continuamente le grazie con cui posso sperimentare l'unione con Dio. Così, ero disposto giocare il tutto per tutto principalmente per la mia fede nella reale presenza di Cristo, ma anche per i tanti altri aspetti dell'Ortodossia che indicano il fatto che il cristianesimo non è qualcosa di contingente, ovvero che con una preghiera ottengo un cartoncino per uscire gratis di prigione, non vado all'inferno, vado in paradiso e posso vivere da umanista secolare battezzato .

L'idea è che la fede cristiana è trasformativa, il che significa che passiamo di gloria in gloria. Nella Chiesa occidentale questo a volte si insegna in termini di "santificazione". Ma l'idea è, come dice così eloquentemente Vladimir Losskij, di continuare nel cammino verso l'unione con Dio, la ragione stessa per cui siamo stati creati.

La cosa triste per me è che in molti casi quando incontro ortodossi di famiglia in tutto il mondo credo che essi stessi in qualche modo abbiano perso il contatto con il gioiello. Vale a dire, per analogia, prendi il gioiello e lo metti in una scatola per tenerlo al sicuro, perché è prezioso, poi la metti in un'altra scatola, poi un'altra scatola per proteggere quella scatola e alla fine perdi il contatto con il gioiello stesso. E così, in molti modi penso che debba esserci una rinascita, un rinnovamento nell'Ortodossia, affinché coloro che sono stati coinvolti nell'Ortodossia fin dalla nascita possano riconoscere che eredità incredibile è stata data loro.

D'altra parte, ci sono molte idee sbagliate sull'Ortodossia da fuori. Ciò significa che la maggior parte della gente non sa cosa sia l'Ortodossia. Hanno un'idea di ciò che è il cattolicesimo, ma l'Ortodossia rimane per la grande parte, in particolare all'interno della comunità evangelica, avvolta nel mistero. Per esempio, gli evangelici dicono: "L'Ortodossia nega determinate cose, per esempio nega la sola fide, la salvezza solo per fede". Dunque, devi spiegare alla gente: "No, questo non è giusto. La comunità ortodossa non ha mai pensato di fare una dicotomia tra la fede e le opere". Significa che bisogna educare le persone su quello che pensano che sia sbagliato, ma non hanno mai considerato veramente in modo aperto. O forse c'è il mantra che "gli ortodossi adorano le icone, quindi sono idolatri". Dunque, devi spiegar loro con gentilezza e rispetto che questo non è affatto vero, che quello che esiste è la venerazione delle icone.

C'è anche la necessità di dare spiegazioni alle persone che ne stanno fuori, che l'Ortodossia è così biblica, che nulla può essere più lontano dalla verità che queste accuse. Ciò richiede una spiegazione non solo da un punto di vista biblico, ma anche da un punto di vista storico.

Da quello che ha osservato finora, può dare un esempio di come gli ortodossi impediscano ad altre persone di vedere questo gioiello e di come noi impegniamo a usarla?

Per esempio, una persona partecipa all'Eucaristia, partecipa alla presenza reale di Cristo, ma non ha in realtà un senso di ciò che significa. Lo fa come tradizione, non per sperimentare Cristo. Spesso, dico io, la mappa non è il territorio, il menu non è il pasto, non dobbiamo mai scambiare la culla per il suo occupante. L'idea non è rituale, l'idea è un vero e proprio rapporto dinamico con Gesù Cristo, la conoscenza di Cristo, l'esperienza di Cristo.

Non è come se gli ortodossi nascondessero qualcosa, ma in qualche modo la familiarità ha generato un certo tipo di disprezzo, il che significa che hanno perso il contatto con quello che stanno facendo e con il perché lo fanno. E penso che sia una trappola in cui possiamo cadere tutti. Io non sono un'autorità sull'Ortodossia in tutto il mondo. Questa è solo la mia esperienza personale, di quando ho viaggiato nel mondo e ho sperimentato l'Ortodossia in vari luoghi e ho parlato con persone che dall'interno dell'Ortodossia sono in grado di sapere che quello che sto comunicando è essenzialmente corretto.

Tuttavia, penso che sia un pericolo per qualcuno nuovo come me all'Ortodossia, poiché do l'impressione di essere uno che sa tutto su queste cose. Io non so tutto. Sto imparando. Voglio essere in una posizione umile in questa nuova tradizione che amo molto e imparare da coloro che hanno molto più acume.

Ha scritto diversi libri, "Il cristianesimo in crisi", "Dopo la vita", "Il revival contraffatto", per citarne solo alcuni. C'è qualcosa in programma su di lei come ortodosso?

Ho appena scritto un libro intitolato "I musulmani: quello che dovete sapere sulla religione in crescita più veloce nel mondo". Apparirà il 10 ottobre. Sto facendo molto lavoro su questo libro. Ma sto anche lavorando su un nuovo libro che fondamentalmente racconta il mio viaggio verso l'Ortodossia. Il titolo di lavoro del libro è "La verità è importante. La vita è ancor più importante"l. Si tratta della scoperta dell'autentica vita cristiana. Questo è ciò che ho trovato nell'Ortodossia. È stato ciò che mi ha permesso di affrontare il mio cancro in un modo pacifico e pieno di speranza.

È una cosa difficile passare attraverso la chemioterapia. Comporta momenti duri. Il Signore mi ha dato un'incredibile forza e resistenza. Non credo di aver effettivamente perso un giorno di lavoro, tranne quando vado in ospedale a fare la chemio. Le probabilità di sconfiggere il mio cancro sono abbastanza alte. Ho parlato con diversi medici e con il mio oncologo, e le probabilità sono circa l'ottanta per cento. Ma c'è un lungo viaggio da fare prima di questo traguardo. Ho appena fatto tre sessioni di chemioterapia e farò la quarta il 4 agosto, poi devo subire un trapianto di midollo osseo. Ci sono molti ostacoli e alcune sfide in futuro.

Ma in un certo modo sono grato che Dio mi abbia dato il cancro, perché mi ha dato empatia per così tante persone. Sto portando la gente in questo viaggio con me. E questo sta dando molta speranza alle persone. Penso che la gente veda la realtà della fede vissuta di fronte alle avversità. So che il Signore ha messo la sua mano nella mia circostanza. Quindi, prendo la vita giorno per giorno vedendo quali sono i piani del Signore. Non fingo di conoscere il futuro, ma so chi è che ha nelle sue mani il futuro.

 
Meletios Metaxakis, metropolita, arcivescovo, papa e patriarca

Meletios Metaxakis

Luglio 1935. Zurigo, Svizzera. Dopo sei giorni difficili alle soglie della morte, muore un uomo la cui personalità è stata una delle più scandalose nei duemila anni di storia della Chiesa ortodossa. Il suo corpo è portato al Cairo in Egitto e sepolto con grande pompa. Uno dei più grandi riformatori della Chiesa lascia dietro di sé una situazione dolorosa, instabile e allarmante, le cui conseguenze saranno avvertite per molti decenni, probabilmente anche per secoli. Sullo sfondo della sua immagine e delle sue azioni, sorge una domanda. Qual è stato il suo contributo personale alle tribolazioni, alle preoccupazioni e alle sfide contemporanee e future che la Chiesa ortodossa deve affrontare?

Ora siamo a una distanza storica sufficiente sia per gli storici che per i teologi per dare una valutazione oggettiva. Oggi, a nostro avviso, la sua personalità e il suo contributo lo richiedono. Cercheremo di mostrare il perché. Presentiamo solo le informazioni di base e alcuni fatti storici che riguardano questa personalità, senza precedenti nella storia della Chiesa. Nella sua vita relativamente breve, ma molto tempestosa, quest'uomo è riuscito a diventare il capo di tre Chiese autocefale locali e a prendere una serie di decisioni che fino a quel momento erano incompatibili con l'Ortodossia. È un uomo che ha cercato di cambiare le basi dell'ecclesiologia ortodossa, sollevando domande a cui molte generazioni di teologi ortodossi devono ancora dare risposte mature e spiritualmente sobrie. Ma partiamo dall'inizio.

Il patriarca Meletios Metaxakis nacque il 21 settembre 1871 nel villaggio di Parsas a Creta e fu battezzato con il nome di Emmanuel. Nel 1889 entrò nel seminario della Santa Croce a Gerusalemme. Nel 1892 divenne monaco e fu ordinato ierodiacono. Dopo aver completato la sua formazione teologica, nel 1900 il patriarca Damianos lo nominò segretario del Santo Sinodo del Patriarcato di Gerusalemme. Otto anni dopo, nel 1908, lo stesso patriarca espulse Meletios dalla Terra Santa per "attività contro il Santo Sepolcro". [1]

Secondo lo storico Alexandros Zervoudakis, funzionario del Ministero della Difesa britannico (1944-1950), nel 1909 Meletios visitò Cipro e lì, insieme ad altri membri del clero ortodosso [2], divenne membro di una loggia massonica britannica. [3] L'anno successivo Metaxakis divenne il metropolita di Kition a Cipro e già nel 1912 cercò di diventare patriarca di Costantinopoli. Non essendoci riuscito, provò a diventare arcivescovo di Cipro. Nel frattempo le sue non dissimulate ambizioni politiche, il suo carattere autoritario e, soprattutto, il suo modernismo, sembrano aver giocato un ruolo decisivo nella sua sconfitta. [4] Disilluso, lasciò il suo gregge e nel 1916 si diresse verso la Grecia. Lì, nel 1918, con il sostegno del suo parente Venizelos, che guidava il governo greco, divenne arcivescovo di Atene. L'anno seguente, quando Venizelos perse le elezioni greche, Metaxakis fu deposto.

Mentre era ancora arcivescovo di Atene, Metaxakis visitò la Gran Bretagna insieme a un gruppo di suoi sostenitori. Qui condusse colloqui sull'unità tra la Chiesa anglicana e le Chiese ortodosse. A quel tempo creò anche la famosa "arcidiocesi greca del Nord America". Fino ad allora non c'erano state giurisdizioni separate in America, ma solo parrocchie composte da gruppi etnici, compresi i greci, e ufficialmente sotto la giurisdizione del vescovo russo. Con la caduta della Russia imperiale e la presa di potere dei bolscevichi, la Chiesa russa si trovò isolata e le sue diocesi fuori dalla Russia sovietica persero il loro sostegno. La fondazione da parte dell'arcivescovo Meletios di una diocesi etnica puramente greca in America divenne la prima di tutta una serie di divisioni che seguirono. Di conseguenza, vari gruppi richiesero e ricevettero il sostegno delle loro Chiese nazionali. [5]

Dopo aver perso la sede di Atene, nel febbraio 1921 Meletios partì per l'America. A quel tempo, secondo la decisione del santo Concilio episcopale della Chiesa ortodossa serba, il vescovo (ora santo) Nikolaj Velimirović era stato inviato con un mandato "per indagare sulla situazione, i bisogni e i desideri della Chiesa ortodossa serba in gli Stati Uniti'. Nella sua relazione al santo Concilio episcopale del 13/26 giugno 1921, vladyka Nikolaj menziona l'incontro con Meletios, informandolo anche che:

'La posizione dei greci mi è stata spiegata meglio dal metropolita di Atene, Meletios Metaxakis, che ora è in esilio in America, e dal vescovo Alessandro di Rodi, che lo stesso metropolita Meletios ha inviato in America tre anni fa e a cui ha delegato i doveri come vescovo della Chiesa greca in America.

Il metropolita Meletios ritiene che, secondo i canoni, la suprema supervisione della Chiesa in America dovrebbe appartenere al patriarca di Costantinopoli. Egli cita il Canone 28 del quarto Concilio ecumenico, secondo il quale tutte le chiese in terre "barbare" appartengono alla giurisdizione del patriarca di Costantinopoli. A suo parere, questa giurisdizione sarebbe più onoraria che altro, e sarebbe più reale solo in materia di appello da parte di una fazione insoddisfatta'. [6]

Naturalmente, questa era una notizia interessante per il vescovo Nikolaj, che la menzionò nel suo rapporto al Concilio della Chiesa ortodossa serba, perché nessuno fino a quel momento aveva interpretato in tal modo il Canone 28 del quarto Concilio. Non un singolo patriarca di Costantinopoli, fino a Meletios, aveva ancora cercato di sostituire un primato di potere al primato d'onore, o qualche mito del giudizio supremo in "questioni di appello da parte di una fazione insoddisfatta" alla cattolicità della Chiesa.

Oltre al suo lavoro per stabilire accordi completamente nuovi tra le Chiese locali e le loro diaspore, anche in America Meletios ha mostrò grande attenzione allo sviluppo di relazioni eccezionalmente cordiali con gli anglicani (episcopaliani). Il 17 dicembre 1921 l'ambasciatore greco a Washington informò le autorità di Salonicco che Meletios, in paramenti, aveva preso parte ad un servizio anglicano, si era inchinato con gli anglicani in preghiera, aveva baciato il loro altare, predicato e in seguito benedetto i presenti! [7]

Quando il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia apprese delle attività di Meletios nel novembre del 1921, fu istituita una commissione speciale con il compito di indagare sulla sua situazione. Nel frattempo, mentre questa indagine era in corso, Meletios fu inaspettatamente eletto patriarca di Costantinopoli. La commissione sinodale estese il suo lavoro e sulla base delle sue conclusioni, il 9 dicembre 1921, il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia espulse Meletios Metaxakis per un'intera serie di violazioni del diritto canonico e anche per aver creato uno scisma. [8] Nonostante questa decisione, il 24 gennaio 1922 Meletios fu elevato alla sede patriarcale. E poi, sotto forte pressione politica, il 24 settembre dello stesso anno fu revocata la decisione di espellerlo.

Il metropolita Germanos (Karavangelis), che a quel tempo era già stato legalmente eletto arcivescovo di Costantinopoli, riferisce quanto segue riguardo alle circostanze connesse con l'inaspettato cambio di situazione:

'Non c'era alcun dubbio sulla mia elezione al trono ecumenico nel 1921. Di 17 anni voti, 16 erano per me. Poi un laico a me noto mi ha offerto 10.000 sterline se rinunciavo a tutti i miei diritti all'elezione in favore di Meletios Metaxakis. Naturalmente, irritato e infastidito, ho rifiutato l'offerta. Subito dopo una delegazione di tre uomini della "National Defense League" mi ha visitato una sera e mi ha convinto energicamente a rinunciare alla mia elezione a favore di Meletios Metaxakis. La delegazione mi ha detto che Meletios poteva ottenere 100.000 dollari per il patriarcato, che era in ottimi rapporti con i vescovi protestanti in Inghilterra e in America, che poteva essere molto utile negli interessi nazionali greci e che gli interessi internazionali richiedevano che Meletios fosse eletto come patriarca. Tali erano i desideri di Eleutherios Venizelos.

Per tutta la notte ho pensato a questa proposta. Nel patriarcato regnava il caos economico. Il governo greco aveva smesso di inviare aiuti e non c'erano altre fonti di reddito. Gli stipendi non erano stati pagati negli ultimi nove mesi. Le organizzazioni caritatevoli del patriarcato si trovavano in una situazione materiale critica. Con queste considerazioni in mente e per il bene del popolo ho accettato la proposta'. [9]

Dopo questo accordo, il 23 novembre 1921, fu accettata una proposta del Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli per posticipare l'elezione del patriarca. Subito dopo, i vescovi che avevano votato per rinviare le elezioni furono sostituiti da altri, così che due giorni dopo, il 25 novembre 1921, Meletios fu eletto. I vescovi che erano stati allontanati si incontrarono a Salonicco e rilasciarono una dichiarazione in cui affermavano che "l'elezione di Meletios era completamente contro i sacri canoni" e promettevano "di condurre un'elezione onesta e canonica del patriarca di Costantinopoli". [10] Nonostante tutto ciò, due mesi dopo, in mezzo allo stupore generale, Meletios divenne comunque patriarca di Costantinopoli.

Si può dire che dal momento in cui fu eletto, iniziò un capitolo completamente nuovo nella storia della Chiesa ortodossa. Da guerriero infuocato dalle idee politiche del panellenismo, energico modernista e riformatore della Chiesa, Meletios avviò una serie di riforme e influenzò l'accettazione di numerose risoluzioni che hanno avuto conseguenze estremamente tragiche. Nel 1922 il Sinodo del suo Patriarcato pubblicò un'enciclica che riconosceva la validità degli ordini anglicani [11] e, dal 10 maggio all'8 giugno, su iniziativa di Meletios, ebbe luogo a Istanbul un "Congresso pan-ortodosso".

Nonostante le risoluzioni dei Concili del 1583, [12] 1587 e 1593, il Congresso prese la decisione di cambiare il calendario della Chiesa ortodossa. È notevole il fatto che in questa conferenza, che va sotto vari nomi – "Congresso pan-ortodosso", "Assemblea ortodossa" [13] e così via – erano presenti rappresentanti di sole tre Chiese locali: Grecia, Romania e Serbia. Allo stesso tempo, i rappresentanti degli altri, e inoltre i più vicini, patriarcati –Antiochia, Gerusalemme e Alessandria – decisero di non partecipare. Come patriarca ecumenico, Meletios presiedeva le sedute dell'incontro, alle quali era presente il vescovo anglicano Charles Gore. Su invito di Meletios, Gore si sedette alla sua destra e prese parte ai lavori del Congresso. [14]

Si può dire che l'introduzione del nuovo calendario abbia provocato estremo disappunto in tutto il mondo ortodosso, tra il clero parrocchiale e i laici, e soprattutto tra i monaci. Questo gesto fu interpretato come il segno visibile dell'intenzione di Costantinopoli di avvicinarsi all'Occidente a scapito della secolare unità liturgica delle Chiese ortodosse locali. Il cosiddetto 'Congresso pan-ortodosso', composto da rappresentanti di tre Chiese locali, riuscì ad accettare il nuovo calendario per le stesse ragioni dell'Unia, per la quale i precedenti Concili ortodossi l'avevano condannato e respinto: 'Per una celebrazione simultanea delle grandi feste cristiane da parte di tutte le Chiese'. [15]

Qualunque cosa e chiunque abbia rappresentato questa conferenza, gli storici saranno probabilmente costretti a riconoscere che è stato uno degli eventi più tragici nella vita della Chiesa nel ventesimo secolo. L'ordine del giorno, prefissato dall'alto e imposto sui fedeli in contraddizione con le precedenti decisioni conciliari, introdusse sotto pressione politica il cosiddetto nuovo calendario. Ciò provocò scismi e scontri sanguinosi nelle strade, da cui Meletios stesso non riuscì a scappare. Le riforme moderniste della Chiesa di Meletios non erano gradite ai fedeli. A Istanbul ci furono gravi incidenti, durante i quali la popolazione ortodossa oltraggiata saccheggiò gli appartamenti del Patriarca e percosse fisicamente lo stesso Meletios. [16] Poco dopo, nel settembre 1923, egli fu costretto a lasciare Istanbul e a rinunciare al trono patriarcale.

A giudicare da tutto ciò, il patriarca Meletios aveva piani ambiziosi e questa piccola e ingloriosa riunione trattò più di un problema. Oltre alla questione del cambiamento del calendario, fu esaminata anche la questione se rifiutare un giorno prefissato per la Pasqua, i preti e i diaconi che si sposano dopo l'ordinazione, i secondi matrimoni per i preti, il rilassamento dei digiuni, il trasferimento delle grandi feste alla domenica e così via. [17] A proposito di questo incontro, l'archimandrita (oggi venerato come santo), Justin Popović ha scritto nella sua presentazione del maggio 1977 al Santo Concilio episcopale della Chiesa ortodossa serba: 'Il problema di preparare e tenere un nuovo 'Concilio ecumenico' della Chiesa ortodossa non è nuovo e non risale semplicemente a ieri nel nostro periodo della storia della Chiesa. Questa domanda era già stata sollevata al tempo dello sfortunato patriarca Meletios Metaxakis, il noto e presuntuoso modernista, riformatore e creatore di scismi nell'Ortodossia, nel suo cosiddetto 'Congresso pan-ortodosso' a Istanbul nel 1923'.

Come patriarca ecumenico, Meletios diede particolare attenzione ai tentativi di riorganizzare completamente le relazioni tra le Chiese ortodosse locali nel mondo, in particolare per quanto riguarda le loro diaspore. Le sue decisioni, lettere, tomi e encicliche non furono solo testi controversi, ma a volte si contraddicevano logicamente l'un l'altro. Per esempio, rifiutando di riconoscere l'autocefalia della Chiesa ortodossa albanese con il pretesto che la popolazione ortodossa era una minoranza, Meletios, nonostante tutti i documenti ufficiali emessi dalla Chiesa russa, riconobbe la separazione della Chiesa polacca, che era esattamente allo stesso modo una minoranza in Polonia. [18]

Come disse vladyka Nikolaj Velimirović nel suo rapporto, il patriarca Meletios tentò di estendere l'interpretazione del Canone 28 del quarto Concilio ecumenico e in qualche modo cooptare non solo la diaspora greca, ma anche altre diaspore nazionali. Per la prima volta nella storia, un patriarca stava cercando di lanciare il Patriarcato di Costantinopoli in una campagna di invasione amministrativa assolutamente non canonica e scandalosa in altri paesi e contro i fedeli di altri popoli. P. Zhivko Panev scrive di questo:

"Senza consultare il Sinodo ad Atene, nel 1922 usò le sue connessioni con la diaspora greca in America e la subordinò a se stesso. In quell'anno emise un Tomos sulla fondazione di un'Arcidiocesi nel Nord e Sud America a New York, con tre vescovi, a Boston, Chicago e San Francisco. Allo stesso tempo prese anche provvedimenti per subordinare a Costantinopoli diaspore di altre nazionalità. Il primo passo in questa direzione fu fatto nel 1922, quando nominò un esarca per l'intera Europa occidentale e centrale a Londra, con il titolo di metropolita di Thyateira. In seguito a ciò Costantinopoli cominciò a contestare il diritto del metropolita Evlogij di governare le parrocchie russe nell'Europa occidentale.

Il 9 luglio 1923 Meletios subordinò a se stesso le diocesi della Chiesa russa in Finlandia sotto forma di una Chiesa autonoma finlandese. Il 23 agosto 1923 il Sinodo di Costantinopoli pubblicò un Tomos sulla subordinazione a Costantinopoli delle diocesi russe in Estonia, sotto forma di una Chiesa autonoma.

Presieduto da Meletios, il Sinodo di Costantinopoli decise che era indispensabile formare una nuova diocesi per la diaspora ortodossa in Australia, con una cattedrale a Sydney, sotto Costantinopoli. Questo fu fatto nel 1924. [19]

Grazie alle attività di Meletios, anche la Chiesa serba si scontrò con il Patriarcato di Costantinopoli. Aveva la sua diocesi in Cecoslovacchia, per la quale il 25 settembre 1921 il patriarca serbo Dimitrije aveva consacrato il vescovo ceco Gorazd Pavlik (fucilato il 4 dicembre 1942 dai tedeschi e ora canonizzato). [20] Nonostante ciò, il 4 marzo 1923 il Patriarca Meletios consacrò un certo archimandrita Savvatij come "arcivescovo di Praga e di tutta la Cecoslovacchia" e gli diede il Tomos n. 1132 sul restauro dell'antica arcidiocesi dei santi Cirillo e Metodio, che sottopose quindi alla giurisdizione di Constantinopoli. [21]

Oltre alla Chiesa autocefala albanese, che Meletios non riconobbe, c'erano anche serbi che vivevano in territorio albanese e la cui cura spirituale era nelle mani della Chiesa serba. Il segretario del monastero di Dečani, Viktor Mihailović, fu consacrato il 18 giugno 1922 come vescovo vicario di Scutari. Nel frattempo, il Patriarcato di Costantinopoli litigò con la Chiesa serba per molti anni sulla questione della giurisdizione in Albania. Nel frattempo, la propaganda uniate, diffusa direttamente dal Vaticano, ebbe successo. Il vescovo Viktor di Scutari subì terribili sofferenze da cui fu liberato l'8 settembre 1939, quando morì. Fu sepolto nel monastero di Dečani su sua richiesta. [22]

Il riconoscimento da parte di Meletios degli ordini anglicani provocò persino l'indignazione dei cattolici romani. Le innovazioni di Meletios nella Chiesa provocarono indignazione e rabbia e il nuovo calendario provocò persino scismi. A Istanbul, il 1 giugno 1923, si radunò un grande gruppo di clero e laici indignati, che attaccarono il Fanar con l'obiettivo di deporre Meletios e cacciarlo fuori dalla città. Tuttavia, Meletios resistette per un altro mese in un'atmosfera eccessivamente surriscaldata, per lasciare Istanbul solo il 1 luglio 1923 con il pretesto di una malattia e della necessità di cure mediche. Successivamente, sotto la forte pressione del governo greco e con l'intervento dell'arcivescovo di Atene, il patriarca Meletios si dimise finalmente dal suo incarico il 20 settembre 1923.

Solo tre Chiese ortodosse locali in un primo momento avevano introdotto il nuovo calendario, che era stato accettato per sua insistenza nello sfortunato congresso di Istanbul del 1923. Queste erano Costantinopoli, Grecia e Romania. Non fu introdotto in altre per paura di ulteriori disturbi e scismi e anche a causa della forte reazione negativa. Il patriarca di Gerusalemme dichiarò che il nuovo calendario era inaccettabile per la sua Chiesa a causa del pericolo del proselitismo e della diffusione dell'Unia in Terra Santa. Probabilmente la più grave opposizione al nuovo calendario venne dalla Chiesa di Alessandria. Lì, il patriarca Fozio, dopo un accordo con i patriarchi Gregorio di Antiochia, Damiano di Gerusalemme e l'arcivescovo di Cipro, Cirillo, convocò un Concilio locale, nel quale fu deciso che non era assolutamente necessario un cambio di calendari. Il Concilio espresse grande rammarico per il fatto che tale questione era all'ordine del giorno, sottolineando che il cambiamento del calendario rappresentava un pericolo per l'unità dell'Ortodossia, non solo in Grecia, ma in tutto il mondo.

Tuttavia, grandi cambiamenti stavano per giungere presto nello stesso Patriarcato di Alessandria. Dopo la sconfitta greca del 1924 in Asia Minore per mano di Kemal Ataturk, si verificarono grandi cambiamenti nella scena politica e militare greca. Poi vennero gli scambi di popolazione, in seguito ai quali circa 1.400.000 greci dell'Asia Minore furono costretti a trasferirsi in Grecia e circa 300.000 turchi lasciarono la Grecia. [23] Dopo le sue dimissioni dalla sede di Costantinopoli e gli eventi burrascosi e fatali che vi erano avvenuti, il patriarca Meletios si presentò ad Alessandria, dove, con supporto politico, fu nominato secondo candidato alla sede del Patriarcato di Alessandria. [24]

A quel tempo, l'Egitto era sotto mandato britannico e il governo egiziano aveva il diritto di confermare la candidatura di uno dei due candidati che erano stati proposti. Il governo del Cairo temporeggiò sulla decisione per un anno intero, e solo il 20 maggio 1926, sotto pressione del governo britannico, confermo la propria scelta di Meletios sulla sede di papa e patriarca di Alessandria. Per nulla scoraggiato dal Concilio locale indetto dal suo predecessore, con il pretesto dell'unità della diaspora greca con la propria patria (il nuovo calendario era già stato introdotto in Grecia sotto la pressione del governo rivoluzionario), Meletios introdusse il nuovo calendario anche ad Alessandria. Quindi, la presunta preoccupazione per la diaspora etnica greca ebbe la precedenza sulla preoccupazione per l'unità della Chiesa e sulle decisioni dei precedenti Concili.

il metropolita Meletios e l'arcivescovo di Canterbury, Cosmo Lang, alla Conferenza di Lambeth nel 1930

Nel 1930, a capo di una delegazione della Chiesa, Meletios Metaxakis prese parte alla Conferenza di Lambeth, [25] dove fece dei negoziati sull'unità tra anglicani e ortodossi.

Prima della morte di Meletios Metaxakis, questo esule dalla Terra Santa, da Kition, Atene e Costantinopoli, con il suo spirito instabile, instancabile e ambizioso, nonostante le gravi malattie, cercò di far avanzare la sua candidatura alla sede di Gerusalemme. Tuttavia, il 28 luglio 1935 morì e fu sepolto al Cairo. Nella sua scia rimane ancora un periodo burrascoso, un tempo inquieto di pressione politica e intrighi diplomatici, inaccettabile nella Chiesa di Cristo, le cui conseguenze si faranno sentire per molti altri anni a venire...

Note:

[1] Batistos D., Atti e decisioni del Concilio pan-ortodosso a Costantinopoli, 10 maggio – 8 giugno 1923, Atene, 1982.

[2] Uno di questi era il futuro metropolita Vasilios, un rappresentante ufficiale del patriarcato di Costantinopoli.

[3] Alexander I. Zervoudakis, 'Famous Freemasons', Masonic Bulletin, No. 71, January – February 1967.

[4] Benedict Englezakis, Studies on the History of the Church of Cyprus, 4th - 20th Centuries, Vaparoum, Ashgate Publishing Limited, Aldershot, Hampshire, Great Britain, 1995, p. 440.

[5] Metropolitan Theodosius, Archbishop Of Washington, The Path To Autocephaly And Beyond: 'Miles To Go Before We Sleep' http://www.holy-trinity.org/modern/theodosius.html

[6] Vescovo Nikolaj Velimirović, Opere complete, vol. 10, 1983. p. 467 (in serbo).

[7] Delimpasis, A.D., Pascha del Signore, creazione, rinnovamento e apostasia, Atene, 1985, p.661.

[8] Ibid.

[9] Ibid., p.662.

[10] Ibid., p.663.

[11] Enciclica sugli ordini anglicani, dal patriarca ecumenico ai primati delle Chiese ortodosse locali, 1922, http://www.ucl.ac.uk/~ucgbmxd/patriarc.htm

[12] Il Concilio locale del 1583 a Costantinopoli fu convocato in risposta alla proposta fatta da papa Gregorio XIII agli ortodossi di accettare il nuovo calendario. Il patriarca Geremia di Costantinopoli, il patriarca Silvestro di Alessandria, il patriarca Sofronio di Gerusalemme e altri padri presero parte al Concilio. Il Concilio ha detto chiaramente: Se qualcuno non segue le usanze della Chiesa, fondate nei Concili ecumenici, inclusa la santa Pasqua e il calendario, che essi ci ordinano di seguire, ma desiderano seguire i cicli pasquali e il calendario appena concepiti dagli astronomi atei del papa e contraddicono gli usi della Chiesa, volendo respingere e imbrogliare i dogmi e le usanze della Chiesa, che noi abbiamo ereditato dai nostri padri, sia ANATEMA su di loro e siano scomunicati dalla Chiesa e dalla comunione con i fedeli.

[13] Sibev T., La questione del calendario ecclesiastico, pubblicazione sinodale, Sofia, 1968, pp. 33-34 (in bulgaro).

[14] Il nome stesso "Congresso" testimonia che questo incontro non si accorda con la tradizione ortodossa.

[15] Enciclica del Patriarcato di Costantinopoli, "A tutte le chiese di Cristo", gennaio 1920.

[16] "The Julian Calendar", Orthodox Life, No. 5, 1995, p. 26.

[17] Ieromonaco Sava (Jevtić), L'ecumenismo e il tempo dell'apostasia, Prizren, 1995, p. 11 (in serbo).

[18] Sacerdote Zhivko Panic. La questione della diaspora – una revisione storica e canonica, Parigi, Manoscritto (in russo).

[19] Ibid.

[20] Sava, vescovo di Shumadia, Ierarchi serbi dal nono al ventesimo secolo, Belgrado 1996, pp. 135-135 (in serbo).

[21] Sergej Troitskij, La giurisdizione ecclesiastica sulla diaspora ortodossa, Sremski Karlovtsy, 1932, p. 4 (in serbo).

 [22] Dr Dimsho Perich, The Serbian Orthodox Church and Her Diaspora, Istochnik, The Journal of the Serbian Orthodox Diocese in Canada, 1998, No. 38.

[23] 'Nel ventesimo secolo la popolazione greca della Turchia subì terribili persecuzioni e genocidi. Nel 1920 solo a Istanbul c'erano circa 100.000 greci. Dopo la prima guerra mondiale e la sconfitta greca a Smirne (Izmir) nel 1922, i greci subirono un vero disastro: 'il grande disastro'. I greci dell'Asia Minore fuggirono e si re-insediarono altrove. Ciò accadde dopo la firma della pace a Losanna, in Svizzera, nel 1923. Dopo questo, rimase solo un numero insignificante di greci a Istanbul e di turchi in Tracia occidentale. Al momento ci sono circa 4000 greci a Istanbul'. Arciprete Radomir Popović, L'Ortodossia a cavallo dei secoli, Belgrado, 1999, p. 23 (in serbo).

[24] Il primo candidato era il metropolita Nicola di Nubia.

 
"I tossicodipendenti possono essere salvati. Il nostro compito è fornire le condizioni necessarie"

Il 26 giugno, Giornata internazionale dello sforzo contro la droga, ci siamo seduti per una conversazione con il vescovo Mefodij (Kondrat'ev) di Kamensk e Kamyshlov, capo del Centro di coordinamento per la prevenzione dell'abuso di sostanze del Dipartimento sinodale per la carità e capo del consiglio direttivo della Fondazione di beneficenza in onore del santo e giusto padre Giovanni di Kronstadt. Negli ultimi trentacinque anni, il lavoro di vladyka Mefodij è stato di assistere i tossicodipendenti. Coinvolto nell'assistenza professionale, è autore della metodologia di riabilitazione dei tossicodipendenti in ambito ecclesiastico e di altri materiali scritti in questo campo, mentre il centro di coordinamento che dirige riunisce sotto i suoi auspici centinaia di organizzazioni ecclesiastiche che assistono i tossicodipendenti in tutta la Russia.

il vescovo Mefodij di Kamensk e Kamyshlov. Foto: ufficio stampa della diocesi di Kamensk

Vladyka Mefodij, lei ha iniziato ad assistere i tossicodipendenti negli anni '90 nella chiesa di san Giorgio nella regione di Ivanovo. Com'è cambiata da allora l'assistenza ecclesiastica ai tossicodipendenti?

A quel tempo, l'assistenza ecclesiastica era, per così dire, strettamente limitata alle iniziative di singoli ecclesiastici. Ai nostri giorni, è un vero e proprio sistema di assistenza che utilizza una metodologia specifica, con personale ben addestrato e una chiara comprensione del problema in questione. Abbiamo trovato una risposta adeguata al problema della tossicodipendenza, ed era in linea con la tradizione della Chiesa ortodossa.

Come ha "inventato" la metodologia dell'aiuto della Chiesa ai tossicodipendenti?

Facevamo parte della Chiesa e vivevamo la vita della Chiesa secondo la tradizione ortodossa. Quando i tossicodipendenti venivano da noi in cerca di aiuto, li coinvolgevamo nella vita ecclesiale. È così che la nostra strategia si è gradualmente sviluppata. Una volta acquisita sufficiente esperienza, il sistema di assistenza ha acquisito struttura, significato e versatilità. Possiamo dire con franchezza riguardo ai nostri metodi di offrire assistenza: è parso bene allo Spirito Santo e a noi (At 15:28). Non l'abbiamo "inventato", ma l'abbiamo visto e progettato.

Ci sono dozzine di centri di riabilitazione ortodossi in Russia. Se un tossicodipendente entra in un tale centro, cosa lo aspetta e cosa vi incontrerà?

Si sentirà accettato. Secondo il comandamento di Dio, non scacciamo nessuno che viene da noi. Nei centri di assistenza, una persona dipendente incontrerà altri che stanno cercando di vivere la propria vita secondo la legge dell'amore. Ma l'amore di Dio per un uomo è piuttosto esigente. Per esempio, alcune persone dicono: accettami così come sono. Al contrario, noi ti amiamo e vogliamo che tu diventi ciò che Dio voleva che tu fossi. E faremo del nostro meglio per aiutarti a diventare una persona del genere. Per quanto riguarda l'autolesionismo, l'autodistruzione o il suicidio... ci opporremo decisamente a tutto ciò! Se assecondi le passioni e i capricci di qualcuno, è semplicemente un modo di apparire gradito alle persone e non ha nulla a che fare con l'amore. Il personale del centro di assistenza tratterà piuttosto negativamente il disordine e l'arroganza dei propri assistiti. Ma offriranno aiuto per superare le debolezze e risolvere i problemi.

Potrebbe descrivere brevemente le tappe della riabilitazione ortodossa. Perché è così importante passare attraverso ogni fase?

Abbiamo stabilito che ci sono tre fasi di riabilitazione sociale. Tuttavia, c'è una fase preliminare, in cui ci incontriamo e stabiliamo un contatto. Pertanto, il primo stadio è chiamato "Tornare in sé". Una persona deve affrontare se stessa e la sua dipendenza nel quadro della nostra comprensione del problema.

La seconda fase dell'assistenza è: "Venire a Dio". Questo è il valore centrale della riabilitazione offerta dalla Chiesa. Li aiutiamo a diventare consapevolmente cristiani di chiesa, a costruire una relazione con Dio e a partecipare alla pienezza della vita della Chiesa.

La terza fase è "Ritornare alle persone". Quando una persona ha risolto il problema della dipendenza e ha costruito la sua relazione con Dio, può rivolgersi alle persone e alla società nella sua nuova veste. Una seria preparazione anticipata precede questa fase. In sostanza, il nostro assistito diventa gradualmente un uomo nuovo, con obiettivi diversi nella vita. Non sarà facile per lui difendere la sua nuova vita nel vecchio mondo. Dovrà trovare nuovi amici e costruire relazioni fondamentalmente diverse.

La terza fase può essere suddivisa in due periodi. Il primo è al centro di riabilitazione. Il secondo è fuori dal centro, ma con il continuo contatto con i propri mentori.

L'ultima fase sarà quella del supporto. Nel complesso, la Chiesa può essere vista come un sistema che accompagna le persone nel loro cammino verso il Regno dei Cieli...

Non è possibile modificare la sequenza delle fasi riabilitative. È un errore per un uomo essere messo in chiesa prima di avere una corretta comprensione del suo problema. Oppure, se non ha ancora imparato a vivere in comunità, essere reintrodotto nel mondo dopo la fase importante della riabilitazione, ma senza un'adeguata formazione.

Qual è l'obiettivo o la missione della riabilitazione affiliata alla Chiesa dall'abuso di sostanze? È quando una persona smette di drogarsi? O quando arriva a credere in Dio?

Il nostro obiettivo è quello definito dal Signore: che tutti noi possiamo trovare la salvezza e conoscere Dio. La sobrietà, la libertà dalla violenza delle sostanze psicoattive e dalla loro dipendenza sono condizioni necessarie affinché una persona possa venire a Dio. Gli ubriaconi... non erediteranno il regno di Dio (1 Cor 6:10).

Diciamo che una persona ha completato il corso di riabilitazione. Cosa viene dopo?

Diventa un partecipante alla vita ecclesiale. Secondo i santi, il suo obiettivo era definito come l'acquisizione dello Spirito Santo. Cammina con noi lungo il cammino del credente. Si stabilizza ancora di più come fedele cristiano.

Qual è il ruolo di un sacerdote nel processo di riabilitazione?

La vita della Chiesa è costruita attorno a Dio, e il ruolo principale del sacerdote è quello di rivelare la sua immagine alla congregazione. Amministra i sacramenti, guida nella preghiera, pasce il suo gregge e lo guida spiritualmente. Un sacerdote presenta la congregazione a Dio e, attraverso di lui, la congregazione riceve la grazia da Dio attraverso i sacramenti, la direzione spirituale e la preghiera. Il ruolo del sacerdote nella riabilitazione è identico. Nei nostri centri, la riabilitazione dei tossicodipendenti avviene all'interno di una comunità ecclesiale e semplicemente non può esistere senza un sacerdote.

Qual è il ruolo di uno psicologo professionista? Come può aiutare?

Uno psicologo è un professionista. Può essere un leader di gruppo, perché ha le capacità speciali per lavorare con le persone. Gli ecclesiastici spesso mancano delle competenze necessarie per gestire il lavoro di gruppo, consigliare, ascoltare o parlare.

Se uno psicologo, in quanto membro attivo della Chiesa, ha imparato a controllare se stesso e la sua attività professionale in modo che non contraddica più l'ascetismo ortodosso, un tale specialista può davvero aiutare un sacerdote.

Noi guidiamo una persona alla vita eterna e al Regno dei Cieli, mentre lo psicologo mostra come adattarsi a questa vita. Noi istruiamo un uomo a rinnegare se stesso come Cristo ha comandato, mentre uno psicologo insegna l'autoconservazione e come trovare conforto. Un prete e uno psicologo possono condurlo in direzioni opposte. Ma se lo psicologo ha una vita spirituale e respira l'Ortodossia, le sue capacità professionali saranno molto utili nella riabilitazione ecclesiastica dei tossicodipendenti.

Oggi abbiamo centinaia di diverse organizzazioni nel sistema di assistenza ecclesiastica ai tossicodipendenti in Russia; questo sistema comprende centri di consulenza e motivazionali, centri di riabilitazione ospedaliera e ambulatoriale, servizi post-riabilitativi, gruppi di sostegno per i tossicodipendenti e le loro famiglie. Tutto questo richiede molta cura...

Sì, siamo impegnati nella formazione continua e nella strutturazione. Forniamo inoltre supporto metodologico e consulenze. Organizziamo visite di esperti ai centri di aiuto e teniamo seminari di formazione in diverse diocesi. Supervisioniamo lo sviluppo di nuovi centri. A proposito, alcuni di loro sono buoni come quelli che esistono da molto tempo, o anche meglio. È più facile per i nuovi centri svilupparsi bene fin dall'inizio. Quelli che hanno aperto quindici o vent'anni fa hanno avuto un inizio difficile; in larga misura, dovevano andare alla cieca e agire in modo intuitivo. Quelli di oggi hanno accesso a una grande quantità di informazioni metodologiche e all'esperienza precedente di altri centri. Hanno professionisti da cui possono imparare e con cui interagire.

Ha studiato le pratiche internazionali di trattamento della dipendenza? In che modo queste l'hanno arricchito? Quale particolare esperienza dei centri riabilitativi esteri l'ha colpito di più?

Dire che ho "studiato" le pratiche internazionali sarebbe un po' esagerato. Ho imparato a conoscerle. Ho visitato circa una dozzina di questi centri negli Stati Uniti. Penso che sia stato davvero importante per me vedere il lavoro del New Earth Center in Germania. Ho saputo del lavoro dei centri di assistenza del sistema Monar in Polonia. Quando ero in Italia, ho visitato la Comunità di San Patrignano e una serie di altri centri laici e cattolici... Dopo aver visitato diversi centri che operano con successo all'estero, ho potuto vedere i loro punti di forza.

Ma, alla fine, mentre stavamo sviluppando la nostra metodologia, abbiamo attinto dalla nostra tradizione ed evitato il sincretismo. Tra tutte le denominazioni cristiane, la Chiesa ortodossa è l'unica che ha conservato nella massima misura l'antica tradizione dell'ascetismo, quindi abbiamo risolto il problema della dipendenza in questo quadro. Insegniamo alle persone come pentirsi e trasformare la loro visione del mondo e la loro mentalità. Lo facciamo dando loro nuove conoscenze. Ecco perché non chiamiamo i nostri incaricati "persone in riabilitazione". Siamo responsabili per loro.

Le vere storie di tossicodipendenti in recupero sono testimonianze dell'aiuto e della speranza di Dio per coloro che soffrono di dipendenza, così come per i loro cari. Per favore, condivida storie di vita reale dalla sua esperienza.

Ce ne sono molte buone. Il nostro primo assistito, quando la parrocchia di san Giorgio iniziò ad accogliere regolarmente tossicodipendenti, rimase con noi per otto mesi. Divenne un cristiano praticante e tornò a una vita normale. Successivamente ha finito le sue tesi di magistero e di dottorato. Ogni estate trascorreva le vacanze con noi nel villaggio di Georgievskoe.

Un altro assistito, che in passato era miracolosamente scampato alla prigione per furto, rissa e rapina, è cambiato così tanto durante la riabilitazione... come molti altri, tra l'altro! Ha incanalato le capacità comunicative e le qualità di leadership che prima lo aiutavano a rubare e manipolare, ma questa volta per risultati positivi. Si è sposato, ha iniziato a lavorare nel centro di cura per le dipendenze ed è entrato in seminario. In seguito, poiché aveva commesso i suoi peccati più gravi prima del battesimo, il vescovo ha ritenuto possibile ordinarlo. È divenuto parroco. Gestisce anche uno dei nostri centri ecclesiastici...

Certo, ci sono anche storie con finali tristi...

Fa molto male quando uno degli assistiti del suo centro torna alle sue vecchie abitudini? Non si sente scoraggiato?

Non mi arrendo, perché... non li ho mai messi contro nessuno. Sono davvero preoccupato? Non credo. "Affidiamo noi stessi gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio". Non è nostro compito salvarli. Lavoriamo semplicemente per facilitare questo processo. Che tu sia salvato o meno è in definitiva una tua scelta.

"Il nostro compito è creare le condizioni affinché una persona possa essere salvata, ma se è salvata o meno, lo deve vedere di persona", ha detto San Mosè di Optina.

Non sono solo i tossicodipendenti che si muovono velocemente verso la distruzione. C'è anche chi è in guerra con Dio e con la Chiesa. Ma sappiamo che Dio ci ama tutti e vuole che tutti siano salvati. Noi affidiamo noi stessi gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio, e in questo troviamo la pace. Dio ci ama anche più di quanto noi stessi possiamo amarci. Pertanto, Dio farà tutto, per quanto possibile...

Dovremmo guardare le persone positivamente, senza irritazione. Non dovremmo attirare l'attenzione su cose brutte e dobbiamo adottare un approccio più rilassato a certe cose. Non indifferente, ma senza troppa eccitazione. E dobbiamo avere l'amore, che ci è stato comandato di avere.

Vladyka Mefodij, può un figlio tossicodipendente essere la punizione di qualcuno? Cosa devono fare i genitori quando si accorgono che un adolescente o un giovane fa uso di droghe? È possibile evitare un problema di droga per una famiglia se i genitori agiscono correttamente, o nessuno è immune da questo problema?

Un figlio è sempre una benedizione. Ma è anche una croce e una responsabilità. Un figlio ha il suo libero arbitrio. Può andare dove non vorremmo che andasse. Il Signore nostro Dio non voleva che l'uomo si allontanasse e assaggiasse il frutto dell'albero proibito... Ma il Signore, che conosce ogni cosa, lo assecondò: creò l'uomo, mentre noi partoriamo i figli... A volte siamo felici per i nostri figli, ma spesso ci addoloriamo anche per loro. Tuttavia, un figlio non può essere una punizione.

L'uomo non è uno strumento di Dio. Non siamo giocattoli nelle sue mani. Dio non manda la malattia della dipendenza a nostro figlio per punire noi. Dire così è una bestemmia.

Se un figlio diventa tossicodipendente, è tragico per Dio e anche per noi. Ma Dio non vuole punire quel figlio o noi attraverso di lui.

Non c'è modo di garantire che un figlio non inizi a fare uso di droghe. Un adolescente di qualsiasi famiglia può iniziare a provarle. Adamo una volta ci ha dato l'esempio sbagliato, e beh, anche noi agiamo in questo modo: andiamo al di là dei limiti e proviamo cose che non dovremmo provare.

È importante che quando un figlio inciampa, si rialzi. Certamente, l'educazione e il tuo esempio sono importanti. Ma gli errori accadono. In ogni caso, questo non è motivo di disperazione. C'è sempre una possibilità di essere salvati.

Cosa dovrebbero fare i genitori in tal caso?

Prima di tutto, dovresti stabilire un contatto con tuo figlio o tua figlia e non interrompere la sua vita. Rimproverare e minacciare non aiuterà. Sarebbe una buona idea mettersi in contatto con professionisti che si occupano di questo problema e possono offrire aiuto.

Tali casi si verificano principalmente in famiglie socialmente instabili. Ebbene, il metodo della Chiesa di assistere i tossicodipendenti è proprio quello di accogliere questa persona nella nostra famiglia parrocchiale, dove deve trovare la guarigione. Pertanto, se l'ambiente primario per una guarigione di successo è la famiglia, allora potremmo dover ipotizzare che la sua stessa famiglia, dove è diventato tossicodipendente, debba soffrire di qualche disturbo spirituale e che detta famiglia non ne sia a conoscenza.

La guarigione di un familiare malato inizia spesso con la guarigione dei suoi cari che non pensano di essere malati. Diciamo, i genitori potrebbero essere in grado di adattare i loro atteggiamenti in una certa misura e al loro figlio potrebbe essere data la possibilità di ricostruire la relazione con i genitori e di farcela.

Tutto il clero è a conoscenza dell'opera globale della Chiesa per aiutare i tossicodipendenti?

Sfortunatamente, non ne sanno molto. Non solo i sacerdoti, ma anche i vescovi. Ma facciamo uno sforzo per diffondere le informazioni. Vado a seminari in diverse diocesi e parlo con le persone, spiegando la passione della tossicodipendenza, quali grandi errori facciamo quando incontriamo queste persone e di cosa tratta la riabilitazione ecclesiastica. Libri, film, mostre fotografiche, annunci nelle chiese, seminari... Stiamo facendo molto per rendere disponibili a un vasto pubblico ortodosso le informazioni sull'assistenza ecclesiastica ai tossicodipendenti.

Attualmente stiamo progettando di aggiungere un'unità di studio speciale nel corso di teologia pastorale. Spiegheremo brevemente in termini profani la metodologia di riabilitazione dei tossicodipendenti nella comunità ecclesiale e parleremo del lavoro pratico nei nostri centri di assistenza. Questo corso sarebbe utile per gli studenti delle scuole teologiche.

Ha dedicato molti anni ad aiutare i tossicodipendenti. Cosa le ha dato questo lavoro personalmente, quali lezioni ha imparato?

Quando ero rettore di una remota parrocchia rurale, ho imparato che mi sono migliorato lavorando con i tossicodipendenti. Ho anche mantenuto aggiornate le mie conoscenze, cosa molto richiesta. Alla fine, le mie attività mi hanno portato a... un posto di vescovo. È stato notato il mio lavoro di assistenza ai tossicodipendenti, prima nella mia parrocchia e poi nel Dicastero sinodale, e si è tenuto conto anche del mio lavoro con la gente. Non ho cercato di essere un arcipastore, ma non l'ho nemmeno escluso. Tanto più che questo ministero ha aperto nuove opportunità per il coordinamento e lo sviluppo del sistema di aiuto ai tossicodipendenti, anche se la posizione di direttore del Centro di coordinamento è per me certamente un'attività integrativa. La mia diocesi è la mia priorità.

Negli ultimi undici anni, la Fondazione di beneficenza del santo e giusto Giovanni di Kronstadt, presieduta da lei, ha ricevuto oltre cento milioni di rubli sotto forma di offerte e sovvenzioni statali. Secondo lei, questi investimenti nello sviluppo del sistema ecclesiastico di assistenza ai tossicodipendenti sono stati efficaci?

Il denaro non è stato speso invano. Abbiamo implementato tutti i progetti e riferito su ciascuno di essi.

Il sostegno delle sovvenzioni consente alla nostra Fondazione di esistere. Essa sostiene economicamente le attività del Centro di coordinamento per la lotta alla tossicodipendenza del Dipartimento sinodale per la carità. I finanziamenti diretti e le donazioni sono piuttosto modesti e la struttura del Dipartimento sinodale ha un solo posto di personale "antidroga". Pertanto, è grazie alle sovvenzioni che opera il team della Fondazione, inclusa la gestione della linea diretta di crisi, la conduzione di seminari, l'organizzazione di convegni ortodossi antidroga, la stampa di pubblicazioni metodologiche, la creazione di contenuti video e il supporto del nostro sito Web Protivnarko.ru. Effettuiamo un lavoro su larga scala e piuttosto efficace.

Quando si parla del successo della riabilitazione ecclesiastica, le persone a volte cadono in preda a ripensamenti: la Chiesa riabilita i tossicodipendenti, ma la mafia della droga fa diventare dipendenti molte nuove vittime, e non c'è fine al problema in vista. Ciò significa che l'attività antidroga della Chiesa non è altro che una goccia nell'oceano di questo enorme problema...

Il Signore ha detto: Non temere, piccolo gregge; poiché è piaciuto al Padre vostro darvi il regno (Lc 12:32). I membri attivi della chiesa sono pochi e rari, ma questo non ci dà motivo di scoraggiarci o disperarci. In definitiva, abbiamo il comandamento di sperimentare sempre la gioia. La gioia è uno stato veramente raggiungibile. Non la gioia di un pazzo, ma una gioia ragionevolmente sobria. Perché, infatti, dovremmo perderci d'animo? La cosa principale è che ci sono persone che vengono da noi e noi dobbiamo aiutarle. Dà a chi ti chiede (Mt 5:42). Dopo tutto, non abbiamo un comandamento da dare a chi non chiede. Certo, solo poche persone cercano aiuto presso la Chiesa. Ma noi possiamo aiutare e siamo pronti ad aiutare chi cerca aiuto e vuole lavorare.

Nella situazione attuale, in connessione con l'operazione militare speciale, è emersa una nuova categoria di tossicodipendenti: quelli che cercano di soffocare il loro disturbo da stress post-traumatico usando sostanze psicoattive...

Stiamo parlando non solo di coloro che hanno partecipato all'azione militare, ma anche di coloro che sono finiti nella zona di guerra, che hanno subito terribili tragedie e traumi psicologici. È noto che esperienze così terribili spesso portano all'alcolismo o alla tossicodipendenza. Quindi, coloro che hanno attraversato tali tribolazioni si stanno già presentando ai nostri centri ecclesiastici. Naturalmente, abbiamo bisogno di nuove competenze e abilità che non abbiamo ancora imparato. Studieremo molto e ci impegneremo a fornire un'assistenza di alta qualità ai nostri assistiti.

 
Sulle versioni moderne della lingua liturgica

Le due Chiese ortodosse in cui si sono fatte sentire recentemente le pressioni per una modernizzazione del linguaggio sono la Chiesa greca e quella russa: sia il greco liturgico che lo slavonico ecclesiastico sono di difficile comprensione all’orecchio di chi entra oggi in chiesa per la prima volta (anche se entrambe le lingue sono molto più vicine alle moderne versioni parlate di quanto non sia, per esempio, il latino nei paesi dove si parlano lingue neolatine).

Di fronte alle richieste di passare a una lingua di culto contemporanea la reazione ecclesiale è di grande ritrosia. Cerchiamo di capirne le ragioni, nelle parole di due autorevoli voci della Chiesa russa (l’arciprete Vsevolod Chaplin) e della Chiesa greca (il metropolita Hierotheos di Nafpaktos), raccolte negli anni scorsi da John Sanidopoulos nel blog Mystagogy, e che presentiamo in un singolo articolo nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Sulla denazificazione dell'Occidente

Due ideologie occidentali, entrambe generate dall'imbarbarimento seguito all'omicida prima guerra mondiale, hanno segnato la prima metà del XX secolo. Una era il comunismo, l'altra il nazismo. Il comunismo ha prodotto milioni di vittime nell'ex impero russo, più vittime in media in ogni singolo giorno media rispetto al numero di criminali puniti nel secolo precedente dalla monarchia. Sotto i due mostri, Lenin e Stalin, si dice che siano stati uccisi, di solito nelle condizioni più brutali, fino a dieci milioni di persone che erano in disaccordo con l'ideologia comunista al potere. Il nazismo fu diverso dal comunismo in quanto si trattava di una ideologia razzista che voleva eliminare molte etnie dalla faccia della terra. Inoltre, non ha ucciso 10 milioni, ma in uno spazio molto più breve di tempo, circa 40 milioni, dei quali la maggior parte erano slavi dell'ex impero russo.

Tuttavia, il nazismo, definito come 'pulizia etnica per sfruttamento da parte di una razza che si considera superiore', risale a secoli prima dell'invenzione di quella parola. Così, nell'XI secolo l'elite razziale dei 'nazisti' normanni si fece strada a forza di massacri attraverso la Sicilia, nel sud Italia, in Inghilterra e quindi nell'insieme delle Isole britanniche, imponendo una schiavitù feudale sui 'contadini' mentre avanzava. Nei secoli XII e XIII i 'nazisti' crociati massacrarono ebrei, cristiani ortodossi e musulmani dalla Spagna alla Germania, dall'Ungheria al Medio Oriente, dal Baltico alla Russia, dall'Egitto a Cipro. Nei secoli XIV e XV i capi tribù o i re 'nazisti' crearono una guerra quasi continua in Europa occidentale: 'Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi'.

Nel XVI secolo i conquistadores 'nazisti' si fecero strada a forza di massacri attraverso quella che viene ora chiamata America Latina in cerca di oro e creato un genocidio sotto forma di "guerre di religione" in Europa occidentale in cerca di potere. gli schiavisti 'nazisti' dei secoli XVII e XVIII massacrarono milioni di africani, gettando i loro cadaveri nell'Atlantico. Nel XIX secolo gli imperialisti 'nazisti' da Gran Bretagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo e Germania sottoposero a genocidio decine di milioni tra i popoli indigeni del Nord America, dell'Africa e dell'Asia e sfruttarono crudelmente le masse lavoratrici dell'Europa per motivi di lucro.

Nel XX secolo i politici 'nazisti' provenienti da diversi paesi hanno creato una prima guerra mondiale, massacrando la gioventù contadina dell'Europa, hanno causato un genocidio degli armeni, una rivoluzione e massacri nell'ex impero russo, poi una seconda guerra mondiale, annientando 27 milioni di russi, ucraini e bielorussi e milioni di altri in campi di concentramento, saccheggiando i tesori d'oro e d'arte dell'Europa e sganciando milioni di bombe, tra cui due bombe atomiche, sui civili. Poi i 'nazisti' che ora si denominano 'liberali' hanno creato l'olocausto dell'aborto, bruciando decine di milioni di cadaveri di bambini nei forni crematori di ospedali e cliniche, e hanno stuprato le risorse minerarie del 'Terzo Mondo', causando in tutto il mondo una catastrofe ecologica.

Eppure, nel novembre 2014, solo tre paesi tra tutti i paesi del mondo hanno rifiutato di condannare il nazismo al terzo comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Erano naturalmente i bastioni del 'liberalismo' a conduzione neocon, gli Stati Uniti e il Canada, e il loro stato e vassallo e regime fantoccio feudale in Ucraina. Non c'è da stupirsi:

In Ucraina la giunta neo-nazista creata e sostenuta da Stati Uniti e Canada, e composta da oligarchi feudali filo-occidentali, ha massacrato decine di migliaia di ucraini, sta facendo morire di fame gli altri, creando milioni di rifugiati e riducendo un'economia una volta prospera al livello di quella del Tagikistan.

Nello Yemen (e in Ucraina) gli Stati Uniti stanno facendo quello che accusano falsamente la Russia di fare in Ucraina - massacrano e affamano la popolazione locale creando il caos.

L'Arabia Saudita, il grande alleato dittatoriale degli Stati Uniti, responsabile degli omicidi dell'11 settembre, ha decapitato più membri del proprio popolo dal gennaio 2014 di quanto l'ISIS, creato dagli Stati Uniti e finanziato da Arabia Saudita e Qatar, ha decapitato nei suoi quattro anni di feroce guerra in Siria, dove ci sono centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi vivono in condizioni catastrofiche.

Dal momento del bombardamento della Libia e dell'armamento dei terroristi da parte degli alleati "liberali" di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, centinaia di profughi libici in fuga, nel caos così creato, annegano ogni settimana nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per trovare sicurezza in Italia in fragili barche operate da terroristi.

Qual è il legame tra nazismo e liberalismo? Il nazismo e il liberalismo sono semplicemente le due facce della stessa medaglia, le due ali ideologiche rivali, in lizza per il premio dell'intolleranza. Non si combattono perché contrari l'uno all'altro, come hanno detto ai popoli occidentali, ma perché entrambi vogliono il potere assoluto e c'è spazio per uno solo di loro. Il liberalismo afferma:

'Io sono contro il nazismo, ma se non siete d'accordo con me, censurerò le vostre parole sui media politicamente corretti che io controllo, vi ucciderò se mi fate resistenza, vi bombarderò facendovi tornare indietro all'età della pietra fino a quando accetterete il mio dominio e il mio diritto di sfruttare le risorse naturali e lo chiamerete libertà e democrazia, mentre vi lascio la possibilità di scegliere tra due pupazzi orientati ai propri interessi, che provengono dallo stesso ambiente privilegiato e condividono gli stessi pregiudizi culturali antipopolari. Ma anche questo, naturalmente, è nazismo. L'unica differenza sembra essere che il nazismo uccide gli ebrei e il 'liberalismo' protegge gli ebrei.

Sabato 9 maggio 2015 ci sarà una grande parata della vittoria a Mosca per il 70° anniversario della sconfitta del nazismo e dell'ingresso delle truppe russe a Berlino, che la liberarono dal nazismo. Se le forze alleate guidate dagli USA non fossero sbarcate in Francia quasi all'ultimo momento, solo undici mesi prima della fine della Seconda guerra mondiale, nel giugno 1944, le truppe russe avrebbero liberato tutta l'Europa occidentale, fino all'Atlantico.

I leader liberali occidentali, i 'nazisti' di oggi, stanno boicottando questa parata della vittoria a Mosca, minacciando qualsiasi leader europeo che volesse partecipare a stare a casa. Forse in quel giorno dovremmo tenere noi la nostra parata della vittoria a Londra - io ci andrei per primo, indossando le medaglie che mio padre si è guadagnato nella lotta contro il nazismo. Una simile parata della vittoria sarà un avvertimento che schiacceremo il nazismo ovunque, incluso il nazismo che oggi si riveste degli abiti neocon del liberalismo.

 
A una conferenza su Babi Jar, uno storico parla di sacerdoti eroici

Sergej Shumilo a una conferenza al KDAiS. Foto: facebook.com

Sergej Shumilo ha presentato il rapporto "I giusti tra le nazioni in Ucraina: podvig e memoria", di cui ha parlato alla tavola rotonda scientifica presso il KDAiS.

I nomi e le gesta eroiche di molti sacerdoti ortodossi ucraini che hanno salvato gli ebrei durante l'Olocausto sono oggi dimenticati e necessitano di ricerca e ricordo. Lo ha affermato il capo del Centro per lo studio del patrimonio dei nuovi martiri e confessori del XX secolo e direttore dell'Istituto internazionale del retaggio athonita, Sergej Shumilo, in una conferenza presso l' Accademia e seminario teologico di Kiev (KDAiS) dedicata all'80° anniversario della tragedia di Babi Jar.

Il testo della relazione di Sergej Shumilo sul tema "I giusti tra le nazioni in Ucraina: impresa e memoria" è pubblicato sul sito web del Centro per lo studio del patrimonio dei nuovi martiri e confessori del XX secolo.

"Tra i chierici ortodossi ucraini, che durante l'Olocausto salvarono degli ebrei dalla morte, l'esempio più famoso è quello di un sacerdote di Kiev, padre Aleksej Glagolev", ha spiegato Sergej Shumilo sulla sua pagina Facebook. "Ma il suo non è stato un esempio isolato. Tra i "giusti tra le nazioni" ufficialmente riconosciuti ci sono anche altri sacerdoti ortodossi ucraini, i padri Mikhail Dronchak, Fjodor Zavirjukha e Vladimir Dlozhevskij della regione di Vinnitsa, padre Mikhail Klebanovskij del Donbass, padre Ignatij Grogul della regione di Rovno, padre Savelij Tsybulnikov della regione di Kherson, padre Ioan Shcherbanovich dalla Bucovina, padre Iosif Tserdik dalla Transcarpazia".

Lo storico ha osservato che, oltre ai "giusti" ufficialmente riconosciuti, ci sono molti i cui nomi e azioni sono oggi dimenticati, e che necessitano di ricerca e ricordo. Per esempio, l'arciprete Nikolaj Romenskij di Kremenchuk, padre Trifon Bostanjuk della regione di Odessa, l'archimandrita Aleksandr (Vishnjakov) di Kiev e altri.

Tra i "giusti" c'erano anche molti comuni credenti ortodossi e, secondo Sergej Shumilo, nella loro decisione di salvare la popolazione ebraica "molti ucraini si sono lasciati guidare proprio dai comandamenti evangelici della misericordia, del sacrificio e dell'amore per il prossimo".

"Questo aspetto è tuttora il meno studiato. Tuttavia, c'è un motivo per dire che sono stati i sentimenti e le credenze religiose di molti "giusti" ucraini a essere la chiave delle loro scelte e delle loro azioni. E qui possiamo davvero parlare sia di un podvig di giustizia che di santità. Dopotutto, vediamo vividi esempi di come i cristiani credenti abbiano confermato la loro fede con azioni reali, spesso anche a costo della propria vita", ha sottolineato.

Il 28 settembre si è tenuta presso il KDAiS una tavola rotonda scientifica sul tema "Il ruolo dei chierici e dei credenti ortodossi nel salvataggio della popolazione ebraica dall'olocausto durante la seconda guerra mondiale".

 
Come sono riuscito a capire davvero l'Ortodossia?

Nel corso degli anni ho sempre provato a comprendere le funzioni spirituali dell'orizzonte cristiano in cui sono nato, vale a dire dell'Ortodossia. Ho spesso sentito dire che l'Ortodossia è la retta fede ma devo dire che non riuscivo a capire il perché. L'unica domanda che mi veniva in mente era la seguente: perché l'Ortodossia sarebbe l'unica confessione cristiana che comprendeva la verità di Gesù Cristo nel suo complesso?

Certo, ho sempre trovato degli aspetti affascinanti nella Chiesa Ortodossa, soprattutto il monachesimo, che dal mio punto di vista rappresenta senz'altro la salvezza dell'Europa contemporanea, che con veemenza combatte la sua eredità cristiana nella propria costituzione. Ma, come ho già detto, volevo trovare una risposta alla domanda che ho appena segnalato anche perché volevo diventare una persona migliore nella mia relazione diretta con Dio. In altre parole, ad un certo punto la vita mi aveva messo di fronte alla domanda: l'Ortodossia rappresenta davvero una via regale per la redenzione dell'uomo e se sì, perché non me ne sono reso conto finora?

Sebbene sia nato in un paese ortodosso in cui si sono sacrificati tanti testimoni, comunque ho cominciato riscoprire l'Ortodossia poco a poco solo quando Dio nella sua misericordia mi ha dato la grande opportunità di incontrare diversi occidentali, sopratutto italiani e francesi che avevano presso la decisione di convertirsi all'Ortodossia. Mi ricordo che circa tre ani fa leggevo un libro scritto da Jean-Claude Larchet sull'inconscio spirituale, e Larchet stesso è un filosofo francese che si è convertito all'Ortodossia. Il libro di cui sto parlando era una vera analisi ortodossa sulle malattie psichiche e già trovavo una risposta alla domanda se la verità si trova nella Chiesa Ortodossa. In quell'istante ho scoperto una coscienza ortodossa e mi sono accorto di quanto prezioso potrebbe e dovrebbe essere il pensiero di un pensatore occidentale che dopo un viaggio spirituale è arrivato alla Chiesa Ortodossa.

Poi ho cominciato a studiare nel vero senso della parola le storie di conversione all'Ortodossia, storie che più tardi mi hanno aiutato a capire perché anche l'eredità dell'Occidente è ortodossa, perché l'eredità di un paese come l'Italia (l'unico paese del mondo che confini fisicamente con la Città del Vaticano) ha più punti in comune con il mondo ortodosso di ieri e di oggi di quanti ne abbia con l'Italia cattolica contemporanea.

Studiando le storie di conversione alle quali ho fatto riferimento, ho voluto incontrare di persona alcune delle voci dell'Ortodossia in Occidente per l'evoluzione della mia coscienza spirituale e poi per testimoniare in un libro i loro percorsi di conversione all'Ortodossia. E sì, Dio mi ha fatto questo regalo per cui non so come potrei ringraziarlo. Le corrispondenze e tutti gli incontri che ho avuto con gli occidentali convertiti all'Ortodossia hanno contribuito allo sviluppo del mio sistema di valori rispetto alla bellezza dell'Ortodossia. Quindi, da uno che si sforzava di cercare la verità sono passato a essere uno che si sforza di vivere la Verità per raggiungere alla tanto attesa comunione con Dio e con lo Spirito Santo.

Prendendo in considerazione i miei incontri con i convertiti all'Ortodossia non potrei mai dimenticare il momento quando ho fatto la conoscenza di un grande chirurgo americano, Daniel Hinshaw, importantissima voce dell'Ortodossia negli Stati Uniti, che mi parlava della sua stretta relazione con il sacerdote rumeno Roman Braga, ma anche del padre Ilie Cleopa, grazie a cui ha potuto comprendere la ricchezza e la pienezza della Chiesa Ortodossa. Sentivo un americano che mi parlava del tesoro dell'Ortodossia rumena e potevo osservare quanto importante fosse questo tesoro per la sua sete di verità. In quell'istante mi sono posto la seguente domanda: com'è che qualcuno che non è nato ortodosso ha avuto comunque la volontà di cercare e trovare la verità in un angolo lontano, in quell'angolo in cui io stesso ero nato ma che quasi non aveva attratto affatto la mia attenzione?

Perciò, Daniel Hinshaw ha avuto una grande influenza sul mio mondo interno e mi sono detto: se fossi consapevole che la Chiesa in cui sono stato battezzato ha tutta la Verità di cui la mia anima ha bisogno, allora sarei molto più felice. Per questo, ho deciso di uscire da me stesso per entrare davvero nella Chiesa Ortodossa dove si può sempre percepire la Luce e l'Infinito che supera i limiti della mente e della ragione.

Dall'altra parte, quando parlo dei miei incontri con gli occidentali convertiti all'Ortodossia, ci tengo a riferirmi anche alla gioia di aver conosciuto il sacerdote inglese Jonathan Hemmings, che mi ha detto semplicemente che la fede ortodossa non è per lui una fede straniera, considerando il fatto che Giuseppe di Arimatea ha portato l'Ortodossia in Britannia. In altre parole egli mi ha spiegato che la sua conversione non è stato altro che un ritorno necessario all'Ortodossia e così possiamo dedurre che noi tutti siamo infatti ortodossi, che l'Ortodossia è l'esperienza da cui siamo nati. Grazie a padre Jonathan Hemmings e a molti altri convertiti mi sono finalmente reso conto del perché l'Ortodossia e radicata nella parola di Dio e del perché l'Ortodossia dovrebbe diventare il mio modo di vivere, se voglio intendere la Parola di Dio dalla quale sono ora segnato tantissimo.

Ecco in poche parole come ho potuto riscoprire l'Ortodossia, perché anche io che sono nato e sono stato battezzato nella Chiesa Ortodossa, mi sono di fatto convertito all'Ortodossia, la cui verità cerco di testimoniare ogni giorno della mia vita.

Dio ha avuto molta pazienza con me per farmi seguire la strada giusta e per questo ha reso possibili tutti i miei incontri con gli occidentali convertiti all'Ortodossia, incontri attraverso i quali ho ritrovato la profondità del mio essere ortodosso.

 
Что заставляет Патриарха Варфоломея разрушать украинское Православие?

Сомнительные инициативы Фанара в Украине вызывают все больше недоумения. Но свободен ли Патриарх Варфоломей в своих действиях?

Во многих публикациях, посвященных теме украинской автокефалии и соответствующего Томоса, озвучивается идея о том, что Фанар с целью утверждения своего верховенства и исключительности в православном мире решил воспользоваться благоприятной ситуацией в Украине. Воспользоваться для того, чтобы объявить себя «каноническим главой» всего украинского Православия, этаким Вождем, «который придет и порядок наведет». Тот самый «порядок», который уже более 25 лет якобы не способна навести Русская Православная Церковь на своей канонической территории.

Сторонники этой идеи утверждают, что ходатайство украинского Президента об автокефалии упало в Константинополе на благоприятную почву и что в этой инициативе Петра Порошенко Фанар увидел для себя возможность проявить на деле свои притязания на главенство. Такая точка зрения имеет право на существование, и многие обстоятельства говорят в ее пользу. Но рассуждения о том, что путем вмешательства в церковные дела в Украине Константинополь действительно пытается стать эдаким православным «Ватиканом», будут верны только в одном случае. А именно: если все остальные Поместные Православные Церкви согласятся с правомерностью действий Константинополя. Выражаясь простым языком, если они «проглотят» выходку Фанара в Украине. Если же это будет не так, то Константинополь однозначно проиграет в этой религиозно-геополитической игре и утратит даже то положение в православном мире, которое он занимает сейчас.

В самом худшем для Патриарха Варфоломея варианте развития событий может собраться в какой-либо форме Всеправославный Собор, на котором Вселенский Патриарх будет подвергнут осуждению за свои «папистские» притязания, за грубое вмешательство в дела не своей Поместной Церкви и за экуменические богослужения с католиками. Константинопольский (Стамбульский) Патриархат вполне могут просто упразднить за ненадобностью. Просто восстановить историческую справедливость. И приняв во внимание, что Константинополь уже не «город царя и синклита», а Стамбул, что он уже очень давно не «царствующий град», а турецкая провинция, передать его снова в подчинение митрополита Ираклийского, в котором он и находился до 381 года.

Какой же вариант развития событий представляется более вероятным? Возвышение Константинополя на уровень православного «Ватикана» с 300-миллионной православной паствой или же низведение до уровня «Турецкой Православной Церкви»? Для того чтобы ответить на этот вопрос, имеет смысл обратить внимание на реакцию Поместных Православных Церквей на события, происходящие в Украине, и на уровень поддержки этих Церквей канонической Украинской Православной Церкви». Вот некоторые заявления Предстоятелей Церквей и иерархов:

Патриарх Иерусалимский Феофил: «Мы самым категорическим образом осуждаем действия, направленные против приходов канонической Православной Церкви в Украине. Не зря святые отцы Церкви напоминают нам, что разрушение единства Церкви есть смертный грех».

Патриарх Александрийский и всея Африки Феодор II: «Давайте помолимся ко Господу, который все делает для нашего блага, который наставит нас на путь разрешения этих проблем. Если раскольник Денисенко хочет вернуться в лоно Церкви, он должен вернуться туда, откуда ушел. Господь милостив ко всем, кто покаялся, Церковь прощает и принимает в свои материнские объятия всех покаянных».

Патриарх Антиохийский и всея Востока Иоанн X: «Антиохийская Патриархия выступает совместно с Русской Церковью и высказывается против церковного раскола в Украине».

Патриарх грузинский Илия: «Его Святейшество Патриарх Кирилл расходится во мнении с Вселенским Патриархатом касательно Украины, так как он поддерживает только законную Церковь во главе с митрополитом Онуфрием».

Священный Синод Сербской Православной Церкви: «Собравшиеся здесь выражают полную солидарность и сострадательную братскую любовь со своей сестрой-мученицей украинской Церковью, которая подвергается жесточайшим гонениям со стороны киевского режима».

Священный Синод Польской Православной Церкви: «Мы, как Польская Православная Церковь, высказываем четкую позицию, а именно, что церковная жизнь канонической Церкви должна быть основана на догматах и святых канонах Православия. Нарушение этих принципов ведет к хаосу в церковной жизни. <…> В Украине существуют определенные группы раскольников, которые сперва должны покаяться и вернуться в лоно Канонической Церкви. Только после этого станет возможным обсуждение автокефалии. <…> Мы не можем руководствоваться политической конъюнктурой в вопросах догм и канонов».

Митрополит Ростислав, Предстоятель Православной Церкви Чешских земель и Словакии: «Раскол, спровоцированный человеческим эгоизмом, можно исцелить только покаянием и возвратом в лоно Церкви. Новая автокефалия должна быть результатом общего консенсуса».

Патриарх болгарский Неофит: «У меня всегда были очень хорошие отношения с Митрополитом Онуфрием. Мы знаем, что он любит народ Украины и смиренно работает на благо народа и всех православных христиан. Мы молимся, чтобы Господь даровал ему сил и здоровья, дабы вынести все те испытания, что Господь ему послал и которые он преодолевает с достоинством».

Митрополит Китросский, Катеринский и Пталамонский Георгий, Элладская Церковь: «Греческая Православная Церковь, как и все остальные Церкви мира, признает только каноническую украинскую Православную Церковь, главой которой является Митрополит Онуфрий».

Митрополит Лимассольский, Афанасий, Церковь Кипра: «В первую очередь вопрос предоставления автокефалии должен решаться Патриархом Московским, в чьей юрисдикции находится УПЦ, затем – канонической украинской Церковью, а потом – всеми Православными Церквями, при наставлении Вселенского Патриархата. Но первое слово – за Матерью украинской Церкви, коей является Московский Патриархат. Русской Церкви принадлежит первое слово в этом процессе. <…> Какое отношение имеет Вселенский Патриархат к филаретовскому расколу? Как его преодолеть? Мы желаем, чтобы наши братья, ныне схизматики, вернулись в Церковь под руководство Митрополита Онуфрия. Это единственная каноническая Церковь Украины, единая с Московским Патриархатом и со всеми Православными Церквями. Мы молимся за это».

Всего из 15 Поместных Православных Церквей 12 уже высказали однозначную поддержку УПЦ и Митрополиту Онуфрию. Американская, Румынская и Албанская Церкви пока дипломатично не стали обозначать свою позицию по этому вопросу. Но неоспоримым является тот факт, что на данный момент никто не высказался одобрительно по поводу действий Константинопольского Патриархата в Украине.

Таким образом, становится ясно, что для Патриарха Варфоломея риск нарваться на обструкцию всех или почти всех Поместных Православных Церквей весьма велик. Ведь «украинский вопрос» – это очевидный для всего православного мира прецедент. И никому из автокефальных, то есть самостоятельных и независимых в управлении Церквей не хочется, чтобы в их внутренние дела вмешивался гражданин Турции, деятельность которого финансируется из США.

Есть еще один немаловажный момент, который приводит нас к пониманию того, что действия Константинополя не просто антиканоничны. Вселенская Церковь в последние годы явственно претендует на роль единственного и непререкаемого главы всего Православия. Потому имеет смысл проанализировать – а в какие исторические моменты в умах константинопольских предстоятелей (или их зарубежных покровителей) зародилась идея православного «папизма» и в каких исторических условиях она проявлялась.

До начала XX века мы не слышим никаких заявлений о главенстве или исключительности Фанара и никаких претензий на канонические территории других Церквей, прежде всего Русской. Никаких свидетельств, ни прямых, ни косвенных о том, что Константинополь передал Москве Киевскую митрополию временно и намеревается забрать ее обратно, истории не известно. Первое такое заявление относится к 1924 г., когда Константинопольский Патриарх Григорий VII посягнул на каноническую территорию РПЦ и даровал Томос об автокефалии Польской Православной Церкви. Именно на этот документ сослался Патриарх Варфоломей в своей речи 1 июля 2018 г.: «Послушайте, что, в частности, говорится в Томосе об автокефалии, который  Мать-Церковь даровала Польской Церкви: "Написано, что отделение от Нашего Престола Киевской митрополии и зависимых от нее Православных Церквей Литвы и Польши и их присоединение к Святой Московской Церкви никак не было осуществлено в соответствии с нормативными каноническими порядками, и не были соблюдены оговоренные в них же [права] широкой церковной самостоятельности Киевского митрополита, который носил титул Экзарха Вселенского Престола"».

Кстати, упомянув о документе 1924 г. в качестве основания для претензий на Киевскую митрополию, Патриарх Варфоломей признал, что более ранних документов просто не существует, ибо если бы они были, то лучше было бы сослаться на них, а еще лучше – на те и на другие вместе. А так, Его Всесвятейшество признал, что между Томосом 1686 г. о передаче Киевской митрополии и Томосом 1924 г. об автокефалии Польской Церкви, т.е. на протяжении 238 лет, Константинополь вообще не поднимал вопрос о неканоничности или временном характере передачи Киевской митрополии.

Но посмотрим, что происходило в 1924-м и предшествовавших ему годах. В результате поражения в Первой мировой войне (1914-1918 гг.) Османская империя была разделена на несколько территорий под протекторатом Франции и Великобритании. Это современные государства: Сирия, Ливан, Ирак, Палестина, Саудовская Аравия и Йемен. Немного позднее, в 1923 г., образовалась Турецкая Республика во главе с Кемалем Ататюрком. В этом же году произошел обмен населением между Турцией и Грецией, в результате которого Турция стала практически моноэтническим государством, а Вселенский Патриарх вследствие этого лишился почти всей своей паствы. Турецкая Республика провозгласила отделение религии от государства и уже не рассматривала патриарха как главу «рум милет», христианского населения, которого в Турции уже, собственно, и не было.

Таким образом, Фанару пришлось срочно искать обоснования для своего собственного существования, ибо он фактически стал «пастырем без стада». Вот тогда-то и появляются первые претензии на верховенство над всем православным миром. Тогда и начинаются посягания под предлогом своего церковного «материнства» на каноническую территорию Русской Православной Церкви. В 1923 г. Константинополь объявляет о включении в свой состав Финляндской Православной Церкви (ФПЦ), в тот момент автономной в составе РПЦ. Финны просили при этом автокефалию, но греки ФПЦ в свой состав приняли, а про автокефалию, как водится, забыли. В 1924 г. Константинополь заявляет о своем праве даровать автокефалию Польской Церкви, что и делает. И именно тогда вдруг возникает из небытия аргумент о том, что Константинополь в 1686 году Киевскую митрополию Москве не передавал, а так, просто «дал поиграться».

Все эти, по сути, рейдерские захваты Фанаром чужой территории стали возможны по одной простой причине. После Революции 1917 г. в России (с 1922 г. – СССР) на Русскую Православную Церковь обрушились невиданные еще в истории христианства гонения. Физическое уничтожение храмов и священнослужителей советское государство возвело в ранг своей внутренней политики. В то время как Русская Православная Церковь несла свой подвиг исповедничества, когда десятки архиереев и тысячи священнослужителей расстреливали и бросали в тюрьмы, Константинопольский Патриархат объявлял себя хозяином на ее территориях. В это время Фанар запятнал себя еще одним несмываемым пятном позора – поддержкой и признанием «обновленцев», псевдоправославной организации, созданной по инициативе большевиков для борьбы с Русской Церковью, а также призывами к святому Патриарху Тихону уйти в отставку. Действия по аннексии у РПЦ польских епархий Фанар вообще совершал в тот момент, когда святитель и исповедник Патриарх Тихон находился под арестом во внутренней тюрьме ГПУ (Главного политического управления) и ему грозил расстрел.

Разрушенный советской властью православный храм

С 20-х годов прошлого столетия идеи «папизма» последовательно развиваются на Фанаре, воплощаясь в различные инициативы. То Вселенский престол провозглашается главой всей православной диаспоры; то Константинополь наделяет себя полномочиями представлять православный мир в диалоге с католиками и другими религиозными организациями; то Фанар объявляет о своем исключительном праве созывать Вселенские Соборы и даровать автокефалии; наконец, Вселенский Патриархат стал выступать верховным судьей в спорах между Поместными Православными Церквями или в конфликтах епископов с руководством своих Церквей.

Но все эти идеи Фанар продвигал на фоне значительного, если не сказать больше, ослабления Русской Православной Церкви и ее влияния в мире.

Однако сегодня мы наблюдаем совсем иную ситуацию. Конечно, сегодняшнее значение РПЦ и ее положение в государстве совсем не такое, как до Революции 1917 г., но тем не менее, Русская Церковь, можно казать, восстала из пепла и возродилась как самая многочисленная Поместная Православная Церковь в мире. Примерно 150 млн человек (по некоторым данным, до 180 млн) относят себя к пастве РПЦ. В этой Церкви служат около 40 тыс. священнослужителей, существует более 1 тыс. монастырей, 72 духовных семинарии и училища, 11 высших духовных учебных заведений. При этом РПЦ динамично развивается.

За 2017 год число духовенства возросло на 521 клирика, число приходов – на 1340, открылось 18 монастырей. Влияние РПЦ в мире несоизмеримо увеличилось по сравнению с советским периодом. Огромное значение имело воссоединение РПЦ и Русской Православной Церкви Заграницей в 2007 г. В начале 1990-х годов возобновило масштабную деятельность Императорское Православное Палестинское Общество, которое сегодня имеет отделения и представительство в 11 странах и оказывает большую помощь христианам на Ближнем Востоке и в других регионах. В Израиле РПЦ была возвращена значительна часть церковного имущества, принадлежавшего ей до 1917 г. В 2016 г. в Париже был освящен вновь построенный монументальный Свято-Троицкий собор вместе с культурно-просветительским центром. Собор находится в центре Парижа, в нескольких сотнях метров от Эйфелевой башни.

Свято-Троицкий собор РПЦ в Париже

В советский период РПЦ совершенно никак не могла отвечать на рейдерские захваты своих канонических территорий и сколько-нибудь эффективно противиться «папистским» притязаниям Фанара. Но сейчас ситуация кардинально иная. Сейчас РПЦ вполне может организовать противодействие попыткам Константинополя стать православным «Ватиканом».

12 сентября секретарь по межправославным отношениям ОВЦС РПЦ протоиерей Игорь Якимчук заявил, что в Московском Патриархате поддерживают регулярные контакты со всеми Поместными Православными Церквями, и «ни одна из них не поддерживает затеянный Константинополем проект украинской автокефалии».

Независимые религиозные эксперты не столь оптимистичны, но и они говорят о том, что, возможно, при некоторых условиях и оговорках, действия Фанара могут поддержать только те Поместные Церкви, которые являются греческими по своему этническому составу.

И все это Константинополю прекрасно известно, поскольку его представители побывали с визитами практически во всех Поместных Православных Церквях и выяснили их отношение к возможной украинской автокефалии.

Возникает недоумение: так какие же причины заставляют Патриарха Варфоломея затевать заведомо проигрышную религиозно-политическую игру?

Ответ прост – это не совсем его игра. Инициаторы и кураторы этого проекта действуют не стесняясь и не скрываясь.

По всей видимости, куратором проекта украинской автокефалии является Сэмюэль Браунбэк, который сегодня является послом США по вопросам международной религиозной свободы, а в недавнем прошлом был губернатором штата Канзас, членом Палаты представителей США, сенатором, а в 2008 г. даже баллотировался на пост президента США от Республиканской партии.

Петр Порошенко и посол США по вопросам международной религиозной свободы Сэмюэль Браунбэк

Именно Сэм Браунбек проводил в апреле переговоры об украинской автокефалии с Патриархом Варфоломеем, а 11 сентября был в Киеве и беседовал о том же с украинским Президентом. В Администрации Президента содержание беседы скрывать не стали: «посол Браунбэк заверил, что Соединенные Штаты и в дальнейшем будут поддерживать Украину в борьбе за восстановление суверенитета и территориальной целостности и праве иметь единую Украинскую Автокефальную Православную Церковь».

Только безнадежно заангажированный человек может поверить в то, что бывший кандидат в президенты США приехал в Украину для того, чтобы сообщить нашему Президенту о праве на свою Церковь. Об украинском суверенитете вообще нельзя говорить без горькой усмешки, так как этот суверенитет при нынешней власти приобретает весьма условные формы. И прилет из-за океана «большого начальника», скорее, говорит о следующем: он здесь для того, чтобы контролировать ход своего собственного проекта. Заявления Браунбека о том, что «США не вмешиваются в решение о Томосе для украинской Церкви, но помогут его воплотить в жизнь», – это просто похвальная скромность, с помощью которой американская администрация пытается скрыть свою роль в проекте.

Поверить в то, что «США не вмешиваются в решение о Томосе», может тоже только весьма наивный человек. Да и фраза о том, что США «помогут воплотить его в жизнь», уже выдает их намерения с головой. Если в создание Церкви (согласно Конституции) не имеет права вмешиваться даже родное государство, то госчиновники другой страны и подавно не могут в этом никак участвовать. Но тем не менее, Браунбэк собрался помогать.

А в это время американский чиновник рангом пониже поехал в Грузию, объяснять тамошней Церкви, что ей не надо поддерживать РПЦ, а лучше слушаться Соединенные Штаты. Помощник государственного секретаря США по Европе и Евразии Уэсс Митчелл, находясь с визитом в Тбилиси, заявил: «Сегодня наши усилия направлены главным образом на города Грузии. Но в стране много людей, которые вообще не используют социальные сети. Православная Церковь для них – косвенный проводник влияния России. Мы должны сделать больше, чтобы объяснить этим людям: Запад неравнодушен к традициям и убеждениям грузинского общества. В долгосрочной перспективе необходимо выиграть у России. У нас много дел, однако ясно, что грузинский народ выбрал западное будущее, и ему нужно помочь».

Иными словами, вот этот человек

Уэсс Митчелл, помощник госсекретаря США по Европе и Евразии

учит вот этого человека

Католикос-Патриарх всея Грузии Илия II

тому, какой должна быть Грузинская Православная Церковь.

О том, что Константинопольский Патриархат находится под покровительством американской администрации, штатовские чиновники говорят открытым текстом.

В том же самом апреле 2018 г. бывший посол США в Украине, а ныне посол в Греции Джеффри Пайетт посетил Афон и, совершенно не таясь, написал у себя в Твиттере, что он «обсудил важные вопросы Православия во всем мире и поддержку Соединенными Штатами Константинопольского Патриархата».

Скриншот твиттер-аккаунта Джеффри Пайетта

Безобидные, на первый взгляд, слова о поддержке на самом деле обозначают фактическое руководство Фанаром из Соединенных Штатов. Если посмотреть на политику Константинополя последних десятилетий, то можно  увидеть, что она  полностью отвечает интересам США. И едва ли это случайность. Положительным для Фанара в этом взаимодействии является то, что под давлением турецких властей и без поддержки американской администрации Константинопольский Патриархат давно бы прекратил свое существование.

Но за все надо платить. Американское государство – это не Святая Русь, которая могла столетиями посылать в Константинополь огромные денежные суммы, строить храмы и проливать свою кровь за братьев-христиан. Америка – это очень прагматичное государство, которое умеет считать свои деньги и выгоду, которую за них получает: «ничего личного, только бизнес».

Ни для кого не секрет, что Фанар имеет давние и очень тесные связи с администрацией США. Настолько тесные, что в 1949 году американский президент Гарри Трумэн весьма способствовал тому, чтобы Вселенским Патриархом стал Афинагор (Спира), и даже выделил свой президентский самолет для его перелета из Америки в Стамбул.

Огромнейшее влияние на Константинополь имеет греческая община в США, а Американская Архиепископия – самая многочисленная и самая богатая часть Константинопольского Патриархата. Именно эта структура является основным источником финансирования Фанара. И именно она оказывает существенное влияние на решения, принимаемые константинопольскими иерархами. Однако сама греческая община довольно тесно интегрирована в высшие финансовые и политические круги США. И естественно, что православные греки не могут себе позволить действовать вопреки той политике, которую проводит американская администрация в целом.

Кроме того, общественные нравы, царящие в «прогрессивном» американском обществе, влияют и на самосознание членов Американской Архиепископии. Хочется верить, что простые православные греки в США действительно живут по заповедям Христа и стараются «уклоняться от зла и творить благо». Но вот два штриха, характеризующие нравы верхушки руководства Американской Архиепископии. Здесь следует заметить, что традиционно в ее управлении очень важную роль играют миряне, как правило, бизнесмены или политики.

Одним из таких влиятельных политиков в греческой общине является Майкл Хаффингтон, видный член Республиканской партии, член Палаты представителей США от Калифорнии в 1993-1995 гг., основатель влиятельного медиа-ресурса «The Huffington Post», который в 2012 г. был назван самым популярным политическим интернет-сайтом в США. Майкл Хаффингтон был сначала членом Пресвитерианской Церкви, затем перешел в Евангелическую, а в 1996 г., после поездки в Стамбул и переговоров с фанариотами, принял Православие. Однако это совсем не помешало ему через два года открыто заявить о своем гомосексуализме и даже выпустить в 2007 г. фильм, пропагандирующий однополую «любовь» с очень красноречивым названием: «Все мы ангелы».

Кроме православной Американской Архиепископии, М. Хаффингтон спонсирует также различные проекты пропаганды ЛГБТ-сообществ и экуменические проекты. В целях сближения православных и католиков он создал при Университете Лойола Маримонт в Лос-Анджелесе целый экуменический институт имени себя, «Huffington Ecumenical Institute», и заявил, что его мечтой является увидеть католиков и православных, причащающихся вместе. Учитывая, что ему самому уже 71 год, он надеется, что это произойдет достаточно скоро.

И вот этот человек в июне 2018 года открыто призвал уйти в отставку архиепископа Димитрия, Предстоятеля Американской Архиепископии.

Скриншот интернет-ресурса США «The Pappas Post»

Поводом для таких призывов послужил скандал с исчезновением из казны Американской Архиепископии огромных сумм, выделенных на строительство Собора свт. Николая в Нью-Йорке, и некоторые другие моменты. Влиятельное американское издание «The National Herald» опубликовало статью, посвященную разбору скандала в Американской Архиепископии на недавнем Синаксисе.

Скриншот греческого интернет-ресурса «The National Herald»

В публикации приведены слова архиепископа Димитрия, которыми он отреагировал на упрек в нецелевой растрате средств и утверждение, что после этого спонсоры Архиепископии ему уже не доверяют. Он сказал, что спонсоры не имеют права спрашивать у него, куда он дел деньги, поскольку он не спрашивает у них, каким образом они их заработали.

Конечно, слышать такие сентенции от православного архиерея крайне непривычно. Но есть основания думать, что американские власти прекрасно знают, кто и как расходовал эти средства, и архиепископ Димитрий подобной риторикой благородно пытается вывести из под удара некоторых своих высокопоставленных собратьев.

Таким образом, США, похоже, имеют немало рычагов давления на Вселенскую Церковь – ту самую, которая так настойчиво претендует на роль безусловного лидера и главы всего православного мира.

В октябре 1998 года в Софии прошел Всеправославный Собор, на котором присутствовали главы и представители почти всех Поместных Церквей. Собор положил начало уврачеванию раскола Болгарской Церкви, на нем раскольники пришли к иерархам Поместных Церквей с покаянным письмом. То есть произошел возврат раскольников в Церковь согласно ее канонам, через покаяние. То самое покаяние, которое, как сейчас рассказывают украинские раскольники, их «унижает» и которое, как они уверяют, в нынешней ситуации «невозможно».

14 сентября 2018 года Синод РПЦ принял решение обратиться к Поместным Церквям с призывом провести Всеправославное обсуждение по ситуации в Украине. Удивляет, что Патриарх Варфоломей, тот же предстоятель, который ровно 20 лет назад активно (и успешно) уврачевывал Болгарский раскол, в случае с Украиной занял прямо противоположную позицию и сейчас, очевидно, собирается раскол не уврачевывать, а легализовывать. Может ли иерарх мирового Православия настолько изменить свою позицию в принципиальнейших и важнейших вопросах жизни Церкви? И если нет, то что заставляет предстоятеля Константинопольской Церкви действовать таким образом? Очевидно, что прямого ответа нам никто не даст. Но в любом случае, в ближайшее время и Украину, и весь православный мир ждут большие потрясения.

 
Intervista di Vladimir Basenkov allo ieromonaco Antonij (Zhukov)

Parte 1 - A Panama tutta la famiglia va in chiesa insieme

Studiare per diventare navigatore di lungo corso, diventare monaco in uno degli angoli più inclementi della Russia, poi andare in missione in America Latina... No, non è una sceneggiatura per un film dalla trama contorta, ma i fatti della biografia di padre Antonij, sacerdote di Panama. Abbiamo parlato con lo ieromonaco Antonij (Zhukov), rettore della Chiesa della santa Protezione a Panama e capo del Decanato dell'America Centrale della Diocesi di Argentina e Sud America del Patriarcato di Mosca, su come uno studente di scuola navale sia divenuto il timoniere della nave della fede per il popolo di Panama, in che modo il tramonto in America centrale differisce dal tramonto in Russia, perché i latinoamericani possono persino arrivare in ritardo per un aereo, perché a loro piace la cultura russa, come può essere organizzata una missione ortodossa di successo, quali piani dolosi vengono escogitati contro la Chiesa russa sulle rive del Canale di Panama, e cosa aiuta a preservare la "freschezza spirituale".

lo ieromonaco Antonij (Zhukov)

Padre Antonij, come è arrivato alla fede e perché ha deciso di diventare sacerdote?

Nel 1996 sono entrato nella scuola navale per imparare a fare il navigatore di lungo corso. In realtà, non ho mai lavorato nel mio campo. Durante un viaggio come stagista, ho letto una Bibbia per bambini. A quel tempo, ho iniziato a eseguire la mia prima regola di preghiera. E quando sono tornato, ho letto anche le Vite dei santi Sergio di Radonezh ed Efrem il Siro. E ho iniziato a frequentare la chiesa. Poi ho letto da qualche parte che in passato, se una persona perdeva tre funzioni domenicali di fila, veniva scomunicata. È diventato un vero caposaldo per me: ho iniziato ad andare in chiesa settimanalmente.

Avevamo solo due chiese in Kamchatka: una chiesa parrocchiale e una cattedrale, dove si tenevano funzioni quotidiane. Quando ancora praticavo sulla nave, ero in servizio nei fine settimana, quindi ho dovuto cambiare la chiesa parrocchiale per la cattedrale. È stato lì nel 2000 che ho incontrato per la prima volta il metropolita Ignatij (Pologrudov), che allora era a capo della diocesi di Kamchatka. Stavo appena iniziando la mia vita nella Chiesa. Quando vladyka ci benediceva, le persone intorno chinavano la testa, ma io restavo eretto. Involontariamente, i miei occhi e quelli di vladyka si sarebbero incontrati. Un giorno mi invitò nel suo ufficio. Abbiamo avuto la nostra prima conversazione; mi ha dato dei libri da leggere e mi ha invitato a pregare insieme dopo diversi incontri. Andavo da lui la sera. Abbiamo eseguito insieme una regola di preghiera. Vladyka viveva come un asceta, il che mi attraeva molto.

Quando ho incontrato vladyka per la prima volta, era l'unico monaco della penisola. Ho cominciato a considerarlo come il mio padre spirituale, e da allora mi ha guidato lungo la scala spirituale e sul sentiero monastico per tutta la vita. Dopo essermi diplomato al collegio navale, ho tenuto per due anni corsi speciali di navigazione e astronomia all'università. Dopo aver adempiuto al mio dovere verso la Patria, sono stato tonsurato da vladyka e due anni dopo sono stato ordinato ieromonaco. Sono molto grato al metropolita Ignatij, perché sebbene non ci fossero abbastanza sacerdoti in Kamchatka, non ha immediatamente ordinato me e molti altri giovani che cercavano la vita monastica. Vladyka ci ha dato l'opportunità di maturare in un'atmosfera e una cultura monastica per un anno e mezzo o due. Gli ieromonaci hanno un ministero leggermente diverso: incontri con persone, confessioni. Per due anni abbiamo vissuto in una comunità monastica, dove abbiamo ricevuto un'ottima formazione monastica. Ricordo questa vita con gratitudine verso vladyka.

Ma come è successo che si è trasferito dalla Kamchatka all'America Latina?

Poiché vladyka era il mio padre confessore che mi ha tonsurato e ordinato sacerdote, quando è stato trasferito dalla Kamchatka alla diocesi di Khabarovsk, ho chiesto di andare con lui. Lì siamo stati coinvolti nella costruzione di un monastero. Dopo che il metropolita Ignatij è stato trasferito in Argentina, ho chiesto di raggiungerlo di nuovo e mi sono trasferito anch'io nel 2016. Ho trascorso in Argentina i primi tre anni del mio ministero in America Latina. All'inizio facevo l'autista. Certo, prestavo servizio, ma non ero registrato come sacerdote. Vladyka ha imparato rapidamente la lingua spagnola e ha iniziato a comunicare attivamente attraverso i social media. Aveva molti figli spirituali, provenienti anche dall'America centrale. Dopo circa sei mesi di comunicazione con questi numerosi conoscenti, Vladyka non poteva più dedicare loro tutto il tempo di cui avevano bisogno. Poi il metropolita mi ha benedetto perché andassi a Panama, che in quel momento aveva l'unica parrocchia con una chiesa della Chiesa ortodossa russa in America centrale. Due sacerdoti della Chiesa greca si sono uniti a noi in Costa Rica. Sul posto era necessaria una persona affidabile per aiutare i padri appena arrivati e i latinoamericani attratti dalla fede ortodossa. Pertanto, vladyka mi ha inviato come capo del Decanato dell'America Centrale e rettore della Chiesa della santa Protezione a Panama per prendermi cura pastorale dei suoi figli spirituali e di tutti coloro che nella regione erano interessati alla fede ortodossa. Era il 2019.

Quali sono state le sue prime impressioni? Ha avuto uno shock culturale? Ci racconti cosa (sia allora che oggi) ha attirato la sua attenzione.

Inizierò con le mie prime impressioni sull'Argentina, anche se i paesi dell'America Latina sono in qualche modo simili. Abbiamo lasciato Khabarovsk a metà estate e siamo arrivati a metà inverno. Sono rimasto sorpreso dal tempo e dalla natura: gli alberi erano tutti verdi nel pieno dell'inverno! Per quanto riguarda la comunicazione con le persone... non dirò che sono rimasto scioccato, ma sono rimasto sorpreso, perché le persone in America Latina sono piuttosto irresponsabili. Sono brave a rilassarsi, ma è molto difficile lavorare con loro. Possono promettere qualcosa per "domani-domani-domani", e la loro parola magica è "mañana" (tradotto come "mattina" o "domani"). Se una persona non vuole adempiere ai propri obblighi, dice che lo farà domani. Non sanno come rifiutare e, poiché dovevo risolvere molti problemi, sono rimasto sorpreso da latinoamericani così irresponsabili: come possono infrangere le loro promesse così facilmente?

È la stessa storia a Panama. I panamensi dicono di essere anche peggio sotto questo aspetto. Ma in realtà sono tutti molto simili. Un'altra caratteristica distintiva dei latinoamericani sono i problemi di puntualità. Se decidiamo di incontrarci alle sei, dovremmo aspettarci che arrivino per le sette o le sette e mezza. Essere in ritardo di mezz'ora o di un'ora non è considerato un ritardo.

Mi chiedo come facciano ad arrivare in tempo per prendere un aereo!

Una volta abbiamo avuto un gruppo di pellegrini dall'Argentina. Abbiamo organizzato un tour nei luoghi santi della Russia. I pellegrini sono arrivati all'aeroporto con quattro ore di anticipo! Apparentemente hanno giocato sul sicuro, conoscendo la loro abitudine di arrivare in ritardo. In generale, un simile atteggiamento era fastidioso e sorprendente. Devo dire che se vivi in America Latina per sette anni, inizi a capirli: il clima è caldo, l'atmosfera è rilassata, e di conseguenza la gente preferisce un ritmo di vita lento a uno veloce. Oggi una persona vuole cambiare tutti i suoi piani, e lo fa facilmente, ignorando il fatto che i suoi amici potrebbero essere offesi. Ma i suoi amici non si offendono, sono come lui.

Ci sono anche buone qualità. I latinoamericani sono piuttosto aperti. Quando vieni in vacanza in Russia, noti a prima vista quanto siano autonomi i russi. I russi sono molto aperti, amichevoli e allegri con i loro amici, ma nei luoghi pubblici sembrano concentrati, impegnati e tesi: hanno un chiaro programma interiore di ciò che deve essere fatto oggi. Dopo molti anni in America Latina, questo attira la tua attenzione. Forse c'è un vantaggio in questo, perché i latinoamericani sanno godersi la vita e non avere fretta... Se succede qualcosa, risolvono i problemi quando si presentano.

Le piace stare a Panama? Ha mai avuto il desiderio di tornare in Kamchatka?

Non mi sono mai pentito di essere qui, e non c'è stato alcun desiderio di tornare. Anche se, quando vengo in vacanza, mi rendo conto che mi manca la Russia, la sua gente e tutto ciò che mi è caro qui. Ma quando torno qui, mi tuffo nelle mie obbedienze, nella mia vita e nei miei amici... Chi ha imparato la lingua qui fa molti amici e molte nuove conoscenze. Sei troppo occupato per sentire nostalgia di casa. Inoltre, qui parliamo costantemente della cultura russa. I nostri parrocchiani e i miei amici sono molto interessati a tutto ciò che riguarda la Russia e la nostra cultura. Vivendo a Panama, parlo molto di più della cultura russa che se vivessi in Russia. Se un prete inizia a parlare ai parrocchiani in Russia della cultura russa, non lo capiranno perché la conoscono perfettamente e possono anche replicare molte più cose al prete. Ma a Panama la gente ascolta con le orecchie aperte e fa domande. A loro piace! In altre parole, mentre vivo a Panama, continuo a parlare della Russia; Non mi stacco da essa, ma al contrario, mi immergo ancora di più in essa.

Ci parli dell'atmosfera, dei vantaggi e degli svantaggi di vivere a Panama. Ci dia un quadro più dettagliato di come appare il paese attraverso gli occhi di un russo.

Panama è un paese molto bello. Per molti versi è migliore di altri paesi del Centro o Sud America. Il paese è più sviluppato grazie al Canale di Panama. In termini di sicurezza, qui è molto sicuro. Non ci sono persone che dormono all'aperto su materassi o su cartoni. In Brasile e in Argentina questo lascia un'impressione sgradevole del paese, perché cammini per strada e vedi persone senza fissa dimora in quasi ogni isolato.

Fa molto caldo a Panama tutto l'anno. È stata una grande sorpresa per me che la durata del giorno e della notte sia la stessa qui. Alle sei del mattino è sempre l'alba e alle sei del pomeriggio è sempre il tramonto. La giornata è divisa a metà. È difficile abituarsi a questo e credere che sia possibile. In Kamchatka o nella Russia centrale puoi ammirare il tramonto per ore. A Panama il sole tramonta molto velocemente: fa buio in quindici minuti.

Quanto agli svantaggi...

Ce ne sono? È un paradiso in terra?

Non riesco quasi a pensare a svantaggi evidenti, tranne quello della mentalità, di cui ho già parlato. Quando inizi a lavorare con i panamensi, il tuo sistema nervoso deve essere molto stabile. L'ultimo esempio: abbiamo acquistato materiali da costruzione. Abbiamo lavoratori che vengono pagati ogni giorno. Il primo giorno i materiali non sono stati consegnati, nemmeno il secondo giorno… Durante i lavori di costruzione è molto scomodo quando conti su una cosa, ma va a finire diversamente. Ma molti dei nostri compatrioti vengono a Panama per iniziare qui la loro attività. Venire a Panama per lavorare per i panamensi è assolutamente non redditizio. Se qualcuno ha un capitale iniziale, viene, apre la propria attività e ha successo. Ci sono molte opportunità qui. Tuttavia, c'è ancora più burocrazia rispetto alla Russia.

Ci racconti la storia dell'Ortodossia a Panama.

La Chiesa russa è apparsa qui nel 1998. Quest'anno celebriamo il venticinquesimo anniversario dall'apertura della parrocchia. Prima di noi, era stata attiva qui la Chiesa greca. Quando i nostri compatrioti che conducevano una vita spirituale vennero qui negli anni '60, frequentavano la chiesa greca. Ci sono bei ricordi di quel periodo.

Quante parrocchie ortodosse ci sono oggi a Panama?

Solo due: i greci e noi. Non ci sono altre giurisdizioni. La Chiesa antiochena è presente nel vicino Guatemala. In Costa Rica i nostri compatrioti hanno costruito una chiesa e la ROCOR li ha seguiti pastoralmente. Quanto a Panama, dopo la visita di sua Santità Kirill (allora metropolita di Smolensk e Kaliningrad e Presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne) nel 1998, sono stati raggiunti accordi sull'assegnazione di un terreno per la costruzione di una chiesa. Alla fine non ci hanno dato nessun terreno, ma hanno assegnato e venduto due appezzamenti: uno con una casa per un prete e l'altro per la chiesa. I nostri compatrioti si sono poi uniti, hanno incontrato sua Santità e hanno ricevuto la sua benedizione per aprire una parrocchia. Successivamente è arrivato prima un sacerdote provvisorio e poi uno permanente.

La comunità è numerosa oggi? È composta da russi o ci sono rappresentanti di altre nazionalità, compresi i locali?

La domenica abbiamo dalle venticinque alle trenta persone; solo cinque o sei di loro sono nostri compatrioti, gli altri sono famiglie panamensi. Una delle caratteristiche dell'America Latina è che è consuetudine andare in chiesa con tutta la famiglia. Questa usanza è instillata fin dall'infanzia. Tutta la famiglia frequenta la stessa chiesa, anche se uno dei coniugi è cattolico e l'altro ortodosso.

I nostri compatrioti frequentano meno spesso ora perché sono invecchiati. Quando hanno frequentato venticinque anni fa, le signore avevano circa sessant'anni. C'erano alcuni giovani, ma da allora se ne sono andati... Adesso i nostri primi parrocchiani hanno quasi settant'anni. Vengono occasionalmente e ricordano quei tempi con grande affetto. Ma a causa della loro età e dei problemi di mobilità vengono una o due volte al mese.

Altra caratteristica distintiva: la nostra chiesa si trova nella zona del Canale di Panama: si tratta di un ex territorio americano, dove i servizi di trasporto pubblico sono molto scarsi. Molte persone viaggiano in auto o in taxi, il che è costoso da fare ogni settimana. Abbiamo cercato di organizzare un minibus dal centro, ma non ha funzionato, perché non tutti arrivano all'inizio del servizio. È difficile riunire persone contemporaneamente in un unico posto. I nostri compatrioti sono ormai una minoranza.

Le famiglie panamensi rimangono per il pasto comune dopo le funzioni e partecipano attivamente alla vita della comunità. Arrivano la mattina presto, seguono la funzione, fanno la comunione, poi siedono al pasto comune. Quando il pasto è finito, sparecchiamo la tavola... Poi si siedono e continuano a parlare per altre due ore. Questa non è una discussione su questioni molto importanti, ma una continuazione del godimento della comunicazione. Sanno come comunicare e lo adorano. La domenica i panamensi non hanno fretta. La comunità è la loro casa, dove si sentono assolutamente a loro agio.

Riesce a ricordare il caso più eclatante di conversione di gente del posto all'Ortodossia?

Le conversioni non sono così frequenti come in Russia con battesimi settimanali di più persone. Abbiamo da cinque a sei battesimi all'anno, e qui ci sono alcuni esempi.

L'ultimo esempio: un giovane di circa sedici anni è venuto dal Canada con la sua famiglia. A volte le persone non sanno se convertirsi o meno dal cattolicesimo all'ortodossia, ma sono interessate. Questo giovane (il suo nome è Adam) aveva letto tutto ciò che poteva trovare in inglese sulla fede ortodossa. Si rivolse a me; aveva una gran voglia. Quando abbiamo parlato, Adam ha mostrato una vasta conoscenza di questo argomento e si è preparato per il Battesimo. Questo ha guadagnato il mio rispetto. I suoi genitori non sono ortodossi.

Molti si convertono all'Ortodossia perché trovano alcune radici ortodosse nel loro lignaggio. Per esempio, una persona ha vissuto a Panama per tutta la vita e quando iniziamo a parlare si scopre che suo padre o suo nonno era un ebreo che viveva in Ucraina e successivamente si è trasferito in un paese, poi in un altro... In generale, queste persone hanno radici che hanno una connessione con la fede ortodossa. Lo abbiamo notato in Argentina; di solito le persone che hanno almeno alcune lontane radici slave si convertono all'Ortodossia.

Ma ci sono eccezioni. Nella nostra parrocchia una signora di ventitré anni si è convertita all'Ortodossia, perché di fronte a casa sua c'è la chiesa greca. Guardandola ogni giorno dalla finestra, iniziò ad andarci. E poiché i servizi e le comunicazioni sono in greco (la diaspora greca è piuttosto numerosa, il prete non conosce lo spagnolo e gli basta la comunicazione con i suoi compatrioti), i panamensi vengono da noi dopo aver sperimentato la chiesa greca (che è convenientemente situata nel centro della città).

Parte 2. Una chiesa russa in una zona americana

Ci sono delle caratteristiche distintive nella vostra vita parrocchiale? In che lingua celebrate? Osservate tradizioni locali e feste speciali?

Serviamo in due lingue: slavonico ecclesiastico e spagnolo. Cerco di soddisfare le esigenze dei nostri parrocchiani. Se vedo persone dell'ambasciata russa che non conoscono lo spagnolo, provo a celebrare in slavonico. Se vedo i miei compatrioti che vivono a Panama da molto tempo e conoscono bene lo spagnolo, posso tenere una funzione in quella lingua. Conosco parrocchiani che amano lo slavonico e, se sono la maggioranza, allora lo uso. A volte i miei compatrioti dicono: "Capiamo meglio le funzioni in spagnolo e ci sono molte parole in slavonico che abbiamo dimenticato; ma quando lei celebra in spagnolo per noi è tutto chiaro". Sia in Argentina che a Panama la lingua era una questione complicata. A volte come compromesso servo in due lingue.

Finora non ci sono feste particolarmente sentite... Siamo in fase di crescita. I panamensi stanno iniziando a integrarsi nella vita della Chiesa. Per loro la comunione e la Liturgia sono molto importanti, vivono di questo. Forse a tempo debito appariranno alcune feste, reliquie e icone particolarmente venerate. Ma attualmente vivono prima di tutto la vita eucaristica.

Abbiamo una comunità di monache annesse alla chiesa. La casa del clero è grande: da una parte abita il sacerdote (la chiesa è proprio lì), dall'altra ci sono un refettorio e l'alloggio delle monache. Diverse monache sono venute qui dalla Russia e ci aiutano nelle funzioni; leggono, cantano, organizzano pasti pubblici e tengono pulita la grande area della chiesa. Noi possiamo servire nei giorni feriali grazie a questa comunità monastica, perché il coro viene solo una volta alla settimana, alla domenica. Possiamo celebrare la Liturgia più volte alla settimana e possiamo svolgere la nostra regola monastica quotidianamente, al mattino e alla sera.

Una delle monache dipinge icone. All'inizio avevamo persino una scuola di pittura di icone. Una decina di persone tra i miei compatrioti e gente del posto si sono iscritte a questa scuola e hanno iniziato a dipingere icone. Ma poi è scoppiata la pandemia ed è stato difficile uscire di casa, quindi ora le lezioni si tengono raramente. Un prete colombiano ci ha chiesto il permesso di inviare sua sorella a Panama per venti giorni per studiare pittura di icone. Qui abbiamo un simile "campo missionario", per così dire. A volte viaggio in altri paesi e a volte riceviamo latinoamericani da altri paesi. Alcuni vengono per un mese, altri per tre. Nel periodo della mia permanenza qui quattro persone hanno già vissuto qui da molto tempo; sono diventati frequentatori permanenti della chiesa, sono tornati a casa e continuano a essere in contatto con noi. Un uomo sposato studia in un seminario, ma continua a leggere l'officio di mezzanotte in spagnolo con noi tramite collegamento video. E altre persone che sono rimaste qui e hanno scoperto l'Ortodossia hanno il desiderio di tornare. Abbiamo l'usanza di aiutare i locali a integrarsi nella vita della Chiesa immergendosi completamente nella vita della parrocchia russa, compiendo la regola della preghiera e portando avanti la loro obbedienza.

Ci racconti gli avvenimenti più interessanti della vita parrocchiale degli ultimi anni.

Uno degli eventi recenti che abbiamo organizzato è stata una serata di cultura russa. Abbiamo preparato piatti russi e ne abbiamo parlato con i parrocchiani di lingua spagnola. Abbiamo parlato di folklore, letto una poesia di Aleksandr Pushkin tradotta in spagnolo, parlato di costumi russi e persino tenuto una master class sulla danza russa e sui balli in cerchio. Ai panamensi è piaciuto molto, li unisce e li fa sentire vicini. Abbiamo tre famiglie che sono venute dal Canada, quindi abbiamo anche in programma di organizzare una serata di cultura canadese. Speriamo che in futuro avremo una serie di tali eventi culturali.

Ci sono molti eventi. Insieme al Consiglio di coordinamento dei compatrioti russi (CCRC) di Panama, teniamo l'evento della Candela della memoria e azioni commemorative di eventi di guerra. Come parte dell'azione commemorativa del Giardino della Memoria, piantiamo alberi o cespugli, decorando il terreno della chiesa. Collaboriamo attivamente con il Consiglio di coordinamento dei compatrioti russi. Organizziamo eventi nella settimana di Maslenitsa prima della Quaresima, ma non bruciamo un'effigie, in contrasto con i carnevali secolari. Ma questa diventa un'occasione per chi un tempo ha studiato in Russia e per i nostri connazionali per stare insieme, parlare, gustare la cucina russa, trascorrere del tempo insieme nella natura.

Riuscite a interagire con rappresentanti di altre confessioni cristiane e di altre fedi?

Non proprio. Ognuno vive nel proprio mondo. Ieri è venuta a trovarci una donna ucraina di una setta protestante. Ha parlato in modo abbastanza ragionevole e sobrio (ama molto la sua patria). Ha fatto donazioni di vestiti per i bisognosi. Ma questa è comunicazione a livello personale. E questo accade una volta all'anno.

Un giorno siamo andati in missione in un ospedale per malati di AIDS. Abbiamo portato loro del cibo, li abbiamo sostenuti e abbiamo parlato con loro. Ma si scopre che la Chiesa cattolica ha curato molto attivamente questo ospedale, organizzando eventi, vacanze, viaggi, ecc... La Chiesa cattolica di Panama ha il polso della situazione. Il catechismo e la Legge di Dio fanno parte dei loro programmi scolastici. È difficile per noi competere o cooperare con loro, perché la loro presenza è ovunque. Ci sono chiese cattoliche nelle carceri e negli ospedali, dove in generale non siamo desiderati.

Come si sviluppano i suoi rapporti con lo Stato? È di sostegno o, al contrario, ostacola le attività della vostra comunità?

Dipende. Alcuni sostengono e incoraggiano la nostra presenza nelle relazioni personali. Ma hanno paura di dichiararlo ufficialmente. Potrebbe influenzare le loro carriere in quanto è "amicizia con la Russia". Gli Stati Uniti sono molto vigili riguardo al governo di Panama.

Dal momento che viviamo nella zona del Canale di Panama, dove vivono molti vicini filoamericani e filobritannici, tutti i nostri passi per lo sviluppo, la costruzione di una chiesa o l'organizzazione di eventi sono monitorati, anche se non apertamente ostacolati: vengono sempre fatte chiamate alla polizia per sapere se ci incontriamo legalmente e se abbiamo il permesso. Non sono contenti della nostra presenza qui.

C'è una scuola americana di fronte alla chiesa e le nostre cupole li infastidiscono. Una chiesa russa al centro di un quartiere americano! Dobbiamo essere molto cauti in ogni fase. Possono danneggiarci seriamente se siamo molto attivi nel mostrare la nostra presenza sul posto.

Quando incontriamo di persona i nostri vicini, questi sorridono, ma questo è un tratto distintivo dell'America Latina. Possono non litigare, ma chiamano sempre la polizia o i superiori. Un esempio: un giorno i nostri parrocchiani sono arrivati tardi, alle otto. Il custode della scuola americana suonava musica ad alto volume, ed lo ha fatto per parecchio tempo. Pensavo fosse la sua canzone preferita, che l'avrebbe ascoltata e poi avrebbe abbassato il volume. Ma non si è fermato. E i nostri parrocchiani hanno promesso di chiamare il preside della scuola al mattino dopo. Questo mi ha scioccato; in Russia parliamo sempre prima di persona con individui del genere, e se entrano in conflitto con noi, allora possiamo chiamare il preside. Ma i panamensi sono diversi. La prima cosa che viene loro in mente è chiamare il preside, anche se esteriormente sono sempre amichevoli. Ma, conoscendo questi dettagli, puoi convivere con loro.

Secondo lei, qual è la sfida del nostro tempo per i cristiani ortodossi? Forse c'è qualcosa di specifico per Panama?

Vedo i social media e i dispositivi elettronici come una seria sfida. Anche per gli adulti è una prova, e per i giovani è ancora più dura. La dipendenza si sviluppa molto rapidamente. Certo, è difficile per un cristiano nel mondo moderno rimanere cristiano, perché il flusso incontrollato di informazioni è difficile da sopportare. Una persona torna a casa dal lavoro e invece di riposarsi scorre senza pensare il feed dei social media. Non so ancora come affrontare il problema. Dovrei dire ai giovani: "Non usate i social media"? Ma è impossibile per loro rinunciare ai social. Finora non ho una soluzione, ma vedo che questa è una seria sfida per i cristiani. Trascorrere del tempo con i dispositivi elettronici distrugge tutte le tue fondamenta spirituali.

Qual è la lezione principale che ha imparato negli anni del suo ministero?

Vladyka una volta mi disse: se l'acqua di un lago non viene scaricata e le piante intorno non vengono annaffiate, l'acqua imputridisce e le piante appassiscono. Per garantire che l'acqua sia sempre fresca e che tutto intorno cresca, devi annaffiare tutto intorno con quest'acqua. Se trasferisci queste parole nella vita di un prete, per me questa è una regola. Bisogna fare sempre qualcosa, annaffiare tutto il vicinato con l'acqua che il Signore mi dà. Tutto intorno sboccia, e all'interno non va a male.

Se pellegrini (o viaggiatori) provenienti dalla Russia venissero a Panama, quali luoghi consiglierebbe loro di visitare?

Certamente, il Canale di Panama. C'è anche un Museo del Canale di Panama. Si può vedere come le navi vengono sollevate nelle chiuse. C'è la "Svizzera panamense" al confine con il Costa Rica, la provincia di Chiriqui. Ci sono percorsi turistici per il vulcano Baru, il punto più alto di Panama.

Quali parole della Sacra Scrittura la ispirano e la sostengono in modo particolare nei momenti difficili della vita?

Quando si tratta di momenti difficili della vita, mi vengono in mente le seguenti parole del Signore: "Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?" (Gv 18:11). Sant'Ignazio (Brjanchaninov) dice: "Non è Pilato, non sono i soldati che danno il calice, ma il Padre dà da bere il calice a suo Figlio". Nei momenti difficili ricordo queste parole.

Quando si tratta di lavoro missionario, mi stanno a cuore le parole del Vangelo lette nelle feste di un santo ierarca: "E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore" (Gv 10:16). E ancora: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito" (Mt 28:19).

 
Devastazione di chiese in Egitto

Riproduciamo nella sezione "Geopolitica ortodossa" un servizio fotografico riportato da Pravmir e da RT sulla recente devastazione di 50 chiese cristiane nella provincia di Minya in Egitto. Non abbiamo molti commenti da fare sulla situazione in Egitto: le immagini e le didascalie parlano da sole. Questo è ancora un episodio locale, ma può estendersi a livello nazionale nei paesi "liberati" nel corso di azioni che mirano a portare "libertà e democrazia". Qualcuno ricorda cosa è successo alle chiese cristiane in Kosovo e in Iraq? Qualcuno può immaginare cosa succederebbe (e in parte è già successo...) a quelle della Siria?

 
Il pantheon dei "santi" ucro-nazisti

Quando ho visto questa roba, non riuscivo a credere ai miei occhi. Ho trovato la fonte, e ora la condivido con voi. Date un'occhiata a questa "icona":

La pagina su cui ho trovato questo abominio elenca utilmente le persone rappresentate su questa "icona". Qui cito:

Icona moderna dell'intercessione della Vergine Maria, che mostra figure che hanno contribuito alla statualità ucraina dal X secolo in poi

L'icona moderna dell'intercessione della Vergine Maria imprime un'altra visione dei difensori della Patria, che ci porta in un viaggio attraverso episodi di statualità ucraina che vanno dallo stato medievale della Rus' kievana con il suo centro a Kiev e che abbraccia grandi estensioni delle moderne Bielorussia e Russia (figura 2 - Volodymyr il Grande, principe della Rus' kievana) e la sua controparte occidentale, il Regno di Galizia-Volinia (5 - Principe Daniele di Galizia), passando per i tempi dei cosacchi (6 - Il leader cosacco Bogdan Khmelnitskij e 7 - Ivan Mazepa), e continuando con le lotte per statualità dell'Ucraina in seguito alla prima guerra mondiale (i leader della Repubblica popolare ucraina, una formazione politica ucraina che ha lottato per uno stato indipendente dopo la scomparsa degli imperi russo e austro-ungarico: 15 - Mikhail Sergeevich Grushevs'kij, 17 - Simon Petljura; figure di fucilieri della Sich, le prime unità militari regolari dell'Esercito della Repubblica popolare ucraina: 16 - Dmitrij Vitovskij) e durante la seconda guerra mondiale (i leader del Movimento Nazionalista Ucraino, OUN: 13 - Roman Shukhevich, 12 - Stepan Bandera). Tale continuità di tradizione storica è dannosa per la concezione del mondo russo, in linea con la quale si distorcono i fatti storici per suggerire che l'Ucraina non ha una propria storia di statualità, e quindi si trova sotto l'ala della madre Russia.

Amici, questo non è uno scherzo. Petljura, Shukhevich e Bandera ora sarebbero "santi"...

Notate la frase chiave: "Tale continuità di tradizione storica è dannosa per la concezione del mondo russo". Questa è, suppongo, tutta l'estensione della "dogmatica" ucro-nazista.

Saker

PS: per illustrare in che misura sono patetici questi ucro-nazisti, voglio sottolineare un piccolo, ma significativo, particolare. Il testo della pergamena sotto il "tridente ucraino" è scritto in... ucraino! Questo potrebbe sembrare normale, ma è necessario rendersi conto, che se qualcuno vuole imitare lo stile di una vera e propria icona, tipicamente qualsiasi testo sarebbe in slavonico ecclesiastico, non in un linguaggio moderno. Inoltre, l'uso dello slavonico ecclesiastico non è una cosa "russa", ma un elemento comune a tutti i popoli slavi ortodossi, tra cui, ovviamente, gli ucraini.

In altre parole, questi ucro-nazisti non sono neanche a conoscenza del loro stesso patrimonio storico e spirituale. Tutto ciò di cui si preoccupano è di essere anti-russi e, quindi, anti-ortodossi e, in questo, sono davvero in gamba!

Inoltre, per chiudere con una nota personale, mia moglie sembra essere una discendente diretta di san Vladimir, che viene descritto in questa pseudo-icona come "Volodymyr il Grande, principe della Rus kievana". Le viene sempre il mal di stomaco quando lo sente presentare come "Volodymyr" e come un "ucraino", in quanto sia quella pronuncia del suo nome sia la stessa parola "Ucraina" non esistevano ai suoi tempi.

La triste realtà è che il moderno Banderastan ucro-nazista non ha nulla, assolutamente nulla, in comune con la storica Rus' di Kiev. Di fatto, il Banderastan non è nient'altro che una anti-Rus'.

 
Un calvario brutale. Un monaco parla della sua tortura

Un video di uno ieromonaco ortodosso torturato dall’ "esercito volontario ucraino" è stato pubblicato sul sito internet del giornalista ucraino Anatolij Sharij. Padre Feofan (Kratirov) del Monastero della santa Dormizione e dei santi Nicola e Basilio (della diocesi di Donetsk della Chiesa ortodossa ucraina, patriarcato di Mosca) è stato rapito il 3 marzo 2015 dall'esercito ucraino e rilasciato solo di recente.

Esausto e tormentato, padre Feofan racconta nel video come è stato rapito, ammanettato, incarcerato in un seminterrato che mostrava tracce di recenti torture, e poi torturato dai membri dell'esercito ucraino "volontario". Durante la sua prigionia non aveva idea del perché era stato arrestato, e solo dopo ha appreso che un locale in stato di ebbrezza era andato alle autorità ucraine e aveva detto loro che nel monastero era nascosto il deposto presidente ucraino, Viktor Janukovich, insieme con le sue presunte ricchezze trafugate. I soldati ucraini lo hanno costretto a scrivere una testimonianza contro se stesso e contro il monastero.

Il monastero della santa Dormizione è stato fondato nel 1998 nella regione di Donetsk, da uno starets venerato localmente, lo schema-archimandrita Zosima (Sokur). Padre Zosima era strenuamente contrario a qualsiasi scisma nella Chiesa ortodossa ucraina. Il monastero si trova in un'area di occupazione ucraina.

L'ascolto del video, postato qui in russo, richiede un certo sforzo e uno spirito di preghiera. Padre Feofan racconta in dettaglio il suo calvario e quello di altri prigionieri ucraini orientali. Il giornalista Anatolij Sharij commenta all'inizio di avere rilasciato il video a beneficio di Amnesty International, che sta ora raccogliendo prove, anche in internet, sui casi di tortura perpetrati nel conflitto ucraino.

"Il 3 marzo," riferisce padre Feofan, "Ero in una casa situata al di fuori del territorio del monastero, quando un gruppo di uomini armati in maschera ha fatto irruzione e ha cominciato a gridare, 'Chi state coprendo? State aiutando i russi... '"Mentre si difendeva a parole, il resto della banda ha perquisito gli oggetti tenuti in casa, prendendosi tutto ciò che interessava loro. Gli hanno ordinato di aprire tutte le altre stanze, e poi lo hanno portato fuori in un autobus in attesa. È stato portato a un altro punto di incontro, trasferito su un altro veicolo, poi condotto in una località al di fuori della città di Mariupol. "Era un luogo estremamente triste", commenta. Gettato in una "cella" nel seminterrato, poteva vedere sul pavimento una grande pozza di sangue che era stato spazzato a casaccio. "Non so lì se è stato ucciso un uomo o se è stato solo picchiato, ma era ovvio che aveva perso quasi tutto il suo sangue".

Questa, però, era solo la camera di detenzione prima della camera di tortura. Il peggio doveva ancora venire. "È terrificante quando ti legano le mani, ti gettano un sacco sopra la testa, e ti portano via. Significa che stanno per torturarti. Questo è quello che hanno fatto a me". È stato portato per un corridoio al "poligono di tiro". L'uomo che lo portava, e che non riusciva a vedere a causa del sacco sulla testa, aveva un accento ucraino occidentale, più precisamente dalla zona di Ternopol. "Se non ci dici quello che vogliamo sentire, ti porteremo dai 'volontari', ha detto. "Non vuoi restare invalido per tutta la vita, vero? Non vuoi rimanere qui 'per sempre', vero?", lo ha minacciato.

"Era interessato a sapere da dove venivo", dice padre Feofan. "Gli ho detto che ero dal monastero, e così via. 'Quella è la chiesa dei moskali [nome derisorio per le persone provenienti da Mosca]! Cosa stanno facendo qui sulla terra ucraina?' Gli ho detto che la Chiesa è qui da secoli, da quando non c'era l'Ucraina, da quando questa era parte di un grande impero". Ma non è servito cercare di ragionare con lui, l'uomo era fissato con la sua invettiva pro-occidentale. Poi è venuto un altro, la cui voce era la stessa dell'uomo che lo aveva arrestato, e che diceva: "Che tipo di ieromonaco sei? Hai parlato al telefono con i separatisti!" L'uomo ha continuato vantando la sua pietà. "Sono sei anni che io digiuno! Prego!..." In effetti, padre Feofan lo aveva visto occasionalmente nella chiesa del monastero, anche se non era un locale. La voce di questo frequentatore di chiese che prega e digiuna era la voce che padre Feofan avrebbe presto sentito mentre veniva torturato dalle sue mani.

La camera di tortura aveva un'apertura per l'osservazione nel soffitto. Ora lui era lì, con le manette ai polsi e un sacco sulla testa. Le manette erano in realtà più simili a ceppi, che impedivano qualsiasi movimento circolare delle mani. Ogni volta che dava una risposta che non piaceva a chi lo interrogava, lo picchiavano, prima sulle reni con un bastone, e poi sulle braccia, sulle gambe e sul fegato. Quando questo non ha portato il risultato desiderato, i suoi interrogatori lo hanno adagiato sul pavimento, con le manette che gli tagliavano i polsi, e lo hanno sotto posto alla tortura dell'acqua, "come a Guantanamo." Con uno straccio sul volto, gli hanno versato acqua sul naso e sulla bocca con un secchio fino a quando ha cominciato ad avere le convulsioni. Lui pensa che sia durato un'ora e mezza, ma dice che in quel luogo il tempo era diverso. Non c'erano finestre, e lui non sapeva nemmeno se fosse giorno o notte. Avrebbe potuto durare più a lungo. Quando ha cominciato ad avere le convulsioni, gli hanno detto che avrebbe "riposato" fino al mattino, e poi avrebbe scritto la sua "testimonianza".

È stato portato in un'altra stanza dove erano trattenuti altri due arrestati, e quando questi hanno visto le Condizioni di padre Feofan sono rimasti terrorizzati. "Non potevo sedermi o sdraiarmi. Ero senza fiato, e delirante. Ho cominciato ad avere allucinazioni. "Osservando dall'alto, i torturatori gli hanno chiesto che cosa stava succedendo e lo hanno accusato di falsificare quei sintomi. Infine è stato sdraiato sulle assi e ha cominciato a sonnecchiare. La camera era fredda, e lui era bagnato dalla testa ai piedi, con l'acqua che usciva sue scarpe. Quella notte è stato portato a scrivere la sua "testimonianza" – "Mi hanno costretto a scrivere di tutto", ammette. Ci sono volute diverse ore, perché ogni volta che diceva le cose come stavano realmente, gli dicevano che stava mentendo; gli avrebbero versato addosso altra acqua e gli avrebbero anche dato scosse elettriche.

Ma a quanto pare il calvario di padre Feofan non è stato niente in confronto a quello che hanno dovuto sopportare i separatisti quando sono stati fatti prigionieri. Gli altri prigionieri gli hanno detto che avevano visto come erano state torturate queste persone, con tagli nelle braccia e nelle gambe quando davano le risposte "sbagliate". All'aeroporto di Donetsk, dove l'esercito dei volontari ucraini interrogava i prigionieri, i separatisti erano appesi per le mani, che erano legate dietro la schiena. Ogni volta che davano la risposta sbagliata, la corda era tirata stretta. Padre Feofan ha anche raccontato come erano torturate le donne nella cella in cui era rinchiuso. "Cavi metallici collegati a un dispositivo elettrico erano collegati con pinze ai loro seni, ed era somministrata loro una forte scarica, fino a portarle a uno stato terribile, e a farle parlare".

"Quando i soldati ucraini trovavano separatisti feriti sul campo di battaglia, torcevano i loro arti rotti per rendere il dolore più intenso... A proposito, i medici ucraini si rifiutano di curare i soldati separatisti feriti ". (Qui dobbiamo menzionare i molti rapporti che raccontano come i soldati ucraini feriti sono stati trattati dal personale medico volontario dall'Ucraina orientale e della Russia, e poi rilasciati). Padre Feofan ha visto un combattente con schegge infilate nella carne, che i medici ucraini di erano rifiutati di togliere quando sarebbe stato possibile farlo senza un intervento. Non danno loro dei farmaci. Ai soldati feriti dicono, "tu sei qui, ma non esisti".

Padre Feofan continua a raccontare come è stato portato a Kharkov, poi a Kramatorsk, dove era iniziata una battaglia. Esplodevano proiettili tutt'intorno, e non sapeva se ne sarebbe uscito vivo. Infine è stato consegnato al punto di scambio degli ostaggi, e portato a parlare con i giornalisti a Donetsk.

"Certo, ci troviamo in una situazione molto complicata," ha spiegato padre Feofan quando ha parlato dell'accusa dell'ubriaco contro di lui e contro il suo monastero". Queste sono il genere di fonti da cui stanno ottenendo le loro informazioni da, e in base alle quali stanno agendo... Ci chiamano impostori, dicendo che siamo solo vestiti da monaci. Io sono stato al servizio di Dio fin dalla tenera età, tutta la mia vita..." Le autorità, a suo parere, sono composte da pazzi. "È semplicemente una faccenda da psichiatri".

Padre Feofan è solo uno dei tanti sacerdoti che sono stati rapiti e picchiati o torturati durante il conflitto in Ucraina. Speriamo sinceramente che questo e altri incidenti siano debitamente notati e studiati da Amnesty International e da altre organizzazioni internazionali, non solo per proteggere la popolazione dai crimini di guerra, ma per proteggere i criminali di guerra che "digiunano e pregano" da loro stessi.

 
La Chiesa di Grecia sta considerando la canonizzazione del metropolita Theologos di Larissa, ingiustamente deposto

foto: romfea.gr

Secondo un comunicato della metropolia di Larissa, la Chiesa di Grecia sta valutando la canonizzazione di uno dei suoi ex vescovi, il metropolita Theologos, deposto ingiustamente nel 1974 insieme ad altri vescovi.

Il comunicato della metropolia recita:

Sua Eminenza il metropolita Ieronymos di Larissa e Tyrnavos sente il bisogno di ringraziare il suo amato fratello e concelebrante, sua Eminenza il metropolita Pavlos di Drama, per la sua intenzione pubblicamente espressa che la Chiesa di Grecia dovrebbe studiare la questione della canonizzazione del suo celebre predecessore, il defunto Theologos, uomo di nota virtù e pace.

Sono già stati compiuti passi concreti in tal senso, nonostante gli ostacoli esistenti.

Tutti noi desideriamo il successo di questo progetto, riconoscendo che nonostante gli errori e le disfunzioni di quel tempo, in ogni periodo di tempo ci sono persone di Dio che testimoniano la fede.

Il blog Mystagogy nota che il metropolita Theologos fu eletto nel 1968, quando la dittatura militare controllava il Santo Sinodo. Così, dopo la caduta della dittatura nel 1974, la sua consacrazione fu dichiarata non canonica e fu deposto, insieme a diversi altri vescovi.

Secondo Mystagogy, "la sua vita, la sua completa povertà e il suo spirito di perdono sono stati paragonati a quelli di san Nettario".

* * *

Il metropolita Theologos (Paschalides) nacque nel 1918 a Nisiros del Dodecaneso. Studiò legge e teologia all'Università di Atene. Nel 1950 fu ordinato diacono e nel 1952 sacerdote. Servì come rinomato predicatore e catechista nelle metropoli di Lemno e Trikki.

Nel 1968 fu eletto metropolita di Larissa, dove rimase fino al 1974, quando fu deposto. Molti fedeli gli sono rimasti fedeli e hanno protestato contro le elezioni dei successivi metropoliti di Larissa.

Si è addormentato nel Signore il 31 luglio 1996 all'età di 78 anni ed è stato sepolto nel monastero di Komnenion a Stomio, Larissa.

 
Appunti sulla riscoperta e sulla spiegazione della fede

Un dibattito sul significato del mondo odierno, sul modo in cui la fede potrebbe essere riscoperta e spiegata nella società di oggi.

1) Si può dire che noi viviamo oggi in una società in cui sono senz'altro dominanti le tendenze a respingere e a ignorare i valori della fede, il mistero del Vangelo per cui si sono sacrificati tanti testimoni nel mondo nel corso della storia. Vista questa realtà abbastanza preoccupante di cui sto parlando, le chiedo di dirmi quale sarebbe la sua prospettiva sulla società contemporanea e, cosa non meno importante, come lei percepisce lo stravolgimento dello spirito contemporaneo.

Per quanto possibile, cerco di vedere la storia umana come il teatro di un conflitto che va al di là dello spirito di una singola epoca. Questo mi aiuta a vedere in ogni tempo tendenze anti-evangeliche in azione, con maggiore o minore forza. In tal modo, non sono troppo sconvolto dal male di oggi, ma lo considero come uno dei tanti mali, che si manifesta con una certa maggior facilità negli eventi a noi contemporanei. Con una tendenza agli scambi più frequenti e a un'elevata complessità sociale, aumenta certamente il rischio di disgregazione di tradizioni che garantivano un maggiore rispetto della fede.

2) Ho spesso avuto l'opportunità di parlare del significato del postmodernismo anche nelle interviste da me fatte a rilevanti filosofi e teologi contemporanei, ma purtroppo devo essere sincero e dire che non sono ancora riuscito a capire davvero cosa rappresenta di fatto il postmodernismo. Da un punto di vista ortodosso si può certamente dire che il postmodernismo rappresenta il fatto di rinunciare alla tradizione ma nella sua prospettiva si potrebbe dire che il postmodernismo è anche uno dei più sottili veleni per il mondo contemporaneo?

Sempre nella prospettiva di un conflitto tra il bene e il male che si snoda attraverso tutto il corso della storia umana, non vedo come i caratteri negativi del postmodernismo siano qualitativamente diversi da quelli del modernismo che lo ha preceduto. L'attitudine indifferente e ironica che il postmodernismo ha nei confronti della fede non mi pare né più né meno grave dell'attitudine ingenuamente progressista che caratterizzava il modernismo. Ogni epoca ha avuto le sue sfide radicalmente anti-tradizionali, e temo che quando saremo riusciti a comprendere a fondo la sfida di oggi, si presenterà già la sfida diversa di domani.

3) Come ho già detto, i valori della fede, ma anche quelli della metafisica non interessano più la società contemporanea che ha optato per le emozioni violente del pragmatismo, allontanarsi dai valori dell'innocenza che si trovano nel cuore del cristianesimo. Non saprei come un loro ritorno sarebbe possibile ma gradirei molto che mi dicesse come si può spiegare la fede nella società di oggi, in quale luce potrebbe essere riscoperta la Bibbia che è stata trasmessa in maniera accurata fino ai nostri giorni.

Proprio di fronte a un nemico che cambia volto a ogni generazione, la miglior strategia è quella di sottolineare la fedeltà a ciò che è stato creduto "sempre, ovunque e da tutti", così come san Vincenzo di Lerino definiva l'ortodossia. La riscoperta di questo tesoro ci mette automaticamente in contatto con l'azione salvifica di Dio in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

4) Ho spesso sentito dire che adesso, ai nostri giorni, abbiamo a che fare con una società lontana da Dio, in altre parole, priva di Dio. Se questa è davvero la situazione, credo di poter porre la seguente domanda: dove va una tale società o verso dove stiamo andando noi stessi? Dall'altra parte, se guardiamo al futuro mi chiedo come potrà la prossima generazione risolvere i problemi che le stiamo lasciando.

Prevedere i mali del futuro non è da tutti: ci vuole un autentico carisma profetico. Con questo non intendo una mera capacità di 'fare previsioni' che poi si avverano, ma nel vero senso della parola 'profetare' (parlare a nome di qualcuno), una capacità di interpretare l'immutabile volontà di Dio dopo averla fatta propria in ogni fibra del proprio essere. Anche per chi non è giunto a questo punto, tuttavia, si possono imparare le lezioni degli attacchi passati, e capire quali siano stati gli 'anticorpi' che la provvidenza divina ci ha fornito a ogni stadio della nostra storia per contrastare il male.

5) Per quel che si sa, ogni epoca ha conosciuto il tentativo di affermare che Dio è morto e oggi stesso viviamo in una società europea che non tollera quasi affatto alcun riferimento a Dio nella propria costituzione. Ci tengo a prendere in considerazione questa realtà per chiunque ritenga che la società di oggi non abbia ha nulla a che fare con l'esistenza di Dio, Dio stesso essendo solo una epoca storica, mentre il mondo contemporaneo è basato su una comprensione scientifica. Allora, come è possibile superare una tale epoca, vale a dire come è possibile il ritorno dell'uomo contemporaneo a Dio? Ultimo ma non da meno, mi vengono in mente le parole di Luigi Giussani, scrittore cristiano molto apprezzato in Italia, che diceva che siamo chiamati a uscire da noi stessi per il nostro ritorno a Cristo. Come intende lei queste parole?

Abbandonare Dio nelle parole di una costituzione secolare può essere un esempio simbolico di allontanamento dalla fede, ma non è che il capitolo finale di una degenerazione che attacca ogni aspetto della società. I primi cristiani non erano certamente motivati dai riferimenti a Dio nelle costituzioni statali, e non parevano troppo preoccupati dalle riduzioni di Dio a elemento della storia o a sottoprodotto della scienza. Credo che la fede che animava i primi cristiani, e che faceva loro abbracciare il martirio, sia tuttora accessibile a chiunque voglia prendere Dio sul serio.

Quanto alle parole di don Giussani, non ne conosco il contesto. Se 'uscire da noi stessi' significa intraprendere un viaggio come quello di Abramo, che abbandona il suo mondo abituale in cerca di una meta sconosciuta ma radicata nella promessa divina, allora certamente è una metafora adeguata al nostro cammino di fede. Tuttavia ritengo importante far notare come altri autori (penso al 'non uscire fuori e rientrare in se stessi' di sant'Agostino) abbiano descritto questo stesso cammino in termini esattamente contrari.

 
Il patriarca di Alessandria visita l'Ucraina in segno di solidarietà con la Chiesa canonica (+ VIDEO)

I vescovi di Costantinopoli e i media ucraini hanno travisato la posizione del patriarca Theodoros sulla questione dell'autocefalia ucraina.

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In seguito alla sua visita di 5 giorni alla Chiesa polacca, sua Beatitudine il patriarca Theodoros II di Alessandria e di tutta l'Africa ha iniziato una visita fraterna in Ucraina, per esprimere il suo sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina.

Il primate alessandrino è stato accolto oggi all'aeroporto di Odessa con pane e fiori da sua Eminenza il metropolita Agafangel di Odessa, sua Eminenza il metropolita Ilarion di Donetsk, sua Eminenza il metropolita Mitrofan di Gorlovka, sua Grazia il vescovo Diodor di Yuzhnensk, e sua Grazia il vescovo Viktor di Artsiz, come riporta il sito della diocesi di Odessa della Chiesa ortodossa ucraina.

Il patriarca Theodoros ha poi visitato la cattedrale della santa Trasfigurazione a Odessa, dove è stato accolto con gioia da migliaia di fedeli ortodossi, molti dei quali lo ricordano dai tempi del suo ministero pastorale a Odessa come rappresentante del trono patriarcale alessandrino dal 1985 al 1990. Lì ha servito un moleben per l'unità della Chiesa di Cristo, per la cessazione degli scismi e per la pace nella terra ucraina sofferente, insieme a diversi vescovi della Chiesa ucraina e al clero della diocesi di Odessa.

Nel suo discorso primaziale, il patriarca in visita ha offerto parole di sostegno e di consolazione ai fedeli della Chiesa canonica che attualmente soffre per le azioni non canoniche del Patriarcato ecumenico. Ricordando la storia della Chiesa, ha detto,

Sono venuto qui per dirvi: Rimanete nella fede ortodossa, nella Chiesa canonica. L'apostolo Pietro vide la tunica di Cristo strappata nel primo secolo. Questa tunica è stata macchiata di sangue per molti anni e noi dobbiamo portare questa tunica nei nostri cuori. Ci sono stati tempi molto difficili nella storia della nostra Chiesa. In questi giorni difficili in Ucraina c'è una Chiesa canonica, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij, un benedetto uomo di Dio e un vero monaco.

Ha poi ricordato la sua visita alla Chiesa polacca e la sua dichiarazione congiunta con sua Beatitudine il metropolita Sawa di Varsavia e di tutta la Polonia: "Una settimana fa ho visitato la Chiesa ortodossa della Polonia e ho firmato un documento con il metropolita Sawa, che afferma che noi siamo insieme alla Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina. Saremo insieme a coloro che desiderano l'unità dell'Ortodossia in Ucraina, perché il mio amore è sempre con voi".

In conclusione, il patriarca Theodoros ha ribadito: "Sono venuto qui per dirvi: rimanete fedeli alla Chiesa ortodossa cristiana".

Ha quindi esclamato "Cristo è risorto!" per tre volte in russo, a cui i fedeli di Odessa hanno risposto gioiosamente "Veramente è risorto!"

Le parole del primate alessandrino fungono da importante correttivo per l'abuso della dichiarazione congiunta di Alessandria e della Polonia, compiuto dalla Chiesa di Costantinopoli e dai media nazionalisti ucraini.

Per esempio, il 24 settembre il Servizio di informazione religiosa dell'Ucraina ha pubblicato un articolo intitolato, "Costantinopoli: i primati delle Chiese ortodosse di Alessandria e della Polonia sostengono chiaramente l'autocefalia dell'Ucraina", in cui l'arcivescovo Job (Getcha) del Patriarcato ecumenico afferma: "Comprendo che la dichiarazione [congiunta] fa esplicito riferimento all'autocefalia e all'istituzione di un ordine canonico nella vita della Chiesa in Ucraina. Cioè, la separazione in Ucraina richiede un'introduzione dell'ordine ecclesiastico. Solo l'autocefalia può risolvere questo problema".

Come chiariscono le parole di oggi del patriarca Theodoros a Odessa, questo è un palese travisamento della dichiarazione sua e del metropolita Sawa.

Inoltre, sia il patriarca Theodoros sia il metropolita Sawa sono stati chiari sulla loro posizione nei confronti della questione ucraina più volte in passato.

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Ai primi di luglio, il patriarca Theodoros ha dichiarato: "Se lo scismatico Denisenko vuole tornare nel seno della Chiesa, allora deve rivolgersi al luogo da dove è partito. Ciò che è caduto deve tornare da dove è caduto. Dio è misericordioso verso coloro che si pentono e la Chiesa perdona e accoglie nel suo abbraccio materno tutti coloro che si pentono". Così, secondo il patriarca, il "patriarca" autoproclamato Filarete Denisenko può tornare alla Chiesa solo con un pentimento offerto al Patriarcato di Mosca da cui si è separato in scisma.

Il patriarca ha poi fatto riferimento ai politici ucraini, guidati dal presidente Petro Poroshenko, che stanno cercando di ottenere un tomos di autocefalia dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, dicendo che i politici moderni hanno più probabilità di danneggiare la Chiesa che di aiutarla.

Il primate alessandrino ha espresso il suo sostegno alla canonica Chiesa ortodossa ucraina di nuovo più tardi a luglio, durante le celebrazioni per il Battesimo della Rus': "La Chiesa dovrebbe essere governata secondo i sacri canoni. I politici hanno le loro idee, istruzioni e ordini, ma i politici vanno e vengono; la Chiesa è stata incrollabile per 2.000 anni. In questo senso, il Patriarcato di Alessandria concorda con il punto di vista della Chiesa russa secondo cui non si dovrebbe permettere la pressione politica. Quando gli Stati sono divisi, e poi lo è la Chiesa, questo è sbagliato".

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa polacca ha espresso la sua opinione a maggio:

Esprimiamo la chiara posizione della Chiesa ortodossa polacca, ovvero che la vita ecclesiastica della Chiesa ortodossa canonica dovrebbe essere basata sui principi del dogma e dei santi canoni della Chiesa ortodossa. La violazione di questo principio porta al caos nella vita della Chiesa.

Ci sono alcuni gruppi scismatici in Ucraina che devono prima pentirsi e ritornare alla Chiesa canonica. Solo allora potremo discutere la questione dell'autocefalia... Non dobbiamo essere guidati dal clima politico in questioni di dogma e canoni.

Nella sua risposta al patriarca Theodoros dopo il moleben di oggi, il metropolita Agafangel ha esortato il primate alessandrino a ricordare il popolo di Dio dell'Ucraina e ad aiutare a risolvere il problema creato dall'ambizione del patriarca ecumenico di concedere l'autocefalia agli scismatici ucraini che gli hanno fatto una petizione ad aprile:

Oggi abbiamo celebrato un moleben per l'unità dell'Ortodossia in Ucraina. Crediamo che il Signore ascolterà le sue preghiere. Crediamo che lei discuterà e parlerà a tutti gli altri primati delle Chiese ortodosse, poiché il suo titolo, vostra Beatitudine, corrisponde a questo: il Pastore dei Pastori, il Padre dei Padri, il Tredicesimo degli Apostoli, il Giudice dell'intera Ecumene. Le chiediamo, vostra Beatitudine, di giudicare spiritualmente, per non lasciare il popolo di Dio, che si rivolge a Dio e a lei, perché ha servito in questa terra. Lei conosce i credenti dell'Ucraina; conosce la loro fede e la loro speranza. E noi crediamo che oggi l'inizio della sua visita a Odessa aiuterà a risolvere questo problema perché non è il momento di dividere, ma è tempo di preservare la nostra unità della Chiesa e cercare ciò che serve la pace, l'unità e l'edificazione reciproca. Molti anni.

Alla fine del servizio, il patriarca Theodoros ha benedetto i molti fedeli.

Il patriarca celebrerà la Divina Liturgia al venerdì nella cattedrale greca della santa Trinità, dove ha prestato servizio durante gli anni del suo ministero a Odessa.

 
L'Antartide ortodossa

Una chiesa ortodossa in legno è stata consacrata nel 2004 tra i ghiacci dell'Antartide. Da allora, la Divina Liturgia è stata celebrata tutto l'anno nel mezzo di un deserto bianco ai confini della terra. Quali miracoli avevano preceduto la costruzione di questa chiesa, e in che modo essa avvicina le persone a Dio? In che modo lo stile di vita degli esploratori polari è simile a una regola monastica? Scopritelo dalle storie raccontate nel nostro articolo.

Tutto è iniziato con un miracolo

Pjotr Zadirov aveva una professione rara e pericolosa. Ha fatto più di 3.000 lanci con il paracadute nella sua vita: prima come collaudatore di paracadute e poi come soccorritore. Tuttavia, quello che ha ricordato più di ogni altro è stato il salto 1012 nell'inverno del 1981.

Poco prima, Pjotr aveva perso il suo amico e collega Vladimir Silenkov, che si era schiantato mentre eseguiva un salto di prova. Poco dopo il funerale, Zadirov fece un sogno insolito in cui si ritrovò al posto del suo amico defunto che cadeva dall'alto con un paracadute non aperto. Vedendo una foresta e una strada sotto di lui, Pjotr immaginò di schiantarsi sulla strada in pochi secondi. All'improvviso notò una macchia scura in basso, in cui riconobbe sua madre che si tolse dalle spalle uno scialle di Orenburg e lo stese alle due estremità come la Vergine Maria sull'icona della santa Protezione. Pjotr cadde proprio in questo morbido tessuto e si svegliò subito.

Pjotr Zadirov

Il collaudatore di paracadutisti non prestò molta attenzione a questo sogno fino al suo lancio, il 12 febbraio 1981. Quel giorno le condizioni meteorologiche non consentirono un lancio da un'altitudine di 1.200 metri, ma il nuovo sistema di paracadute doveva essere testato non appena possibile. Quando Pjotr corse il rischio e fece un salto da 800 metri, il suo insolito sogno si avverò nella vita reale. Il suo paracadute principale non si era aperto e la serratura di quello di riserva si era bloccata. Pjotr cercò di riscaldare le scanalature della serratura con l'attrito, quindi tirò l'anello, ma il paracadute si era appena aperto quando sentì il tonfo sordo di un atterraggio. Contrariamente alle sue stesse aspettative, non morì né perse conoscenza. Il paracadutista atterrò in un enorme mucchio di neve sul bordo della pista, formato da uno spazzaneve. In ospedale gli trovarono solo un livido sul fianco destro. "Chiaramente, non è stata la neve a salvarmi. Nessun cumulo di neve può salvarti da una caduta di 800 metri", dice, ricordando l'incidente. "Sono stato salvato dalla preghiera di mia madre. Il fatto che io sia sopravvissuto è stato sicuramente un miracolo della fede di mia madre".

Alcuni anni dopo, in memoria di sua madre e di questo miracolo, Pjotr decise di costruire una chiesa in onore di San Nicola Taumaturgo nella sua regione natale di Orenburg. In altri dieci anni costruì la prima chiesa in Antartide, a più di 16.000 chilometri da casa.

Genesi della "idea folle"

L'Antartide fu scoperta per la prima volta nell'inverno del 1820 dall'ufficiale navale russo Thaddeus von Bellingshausen. Da allora ci sono state molte spedizioni scientifiche nel continente bianco. Un tempo c'erano sette stazioni russe che operavano in Antartide. Oggi ce ne sono cinque, una delle quali prende il nome "Bellingshausen" dal famoso esploratore. I viaggiatori russi hanno una lunga tradizione di santificare luoghi appena scoperti con cappelle e chiese ortodosse, ma questo non era il caso dell'Antartide, poiché le prime spedizioni scientifiche arrivarono qui durante l'era antireligiosa sovietica. Non è stato fino all'inizio del XXI secolo che Pjotr Zadirov e il suo amico Valerij Lukin, capo di diverse stazioni di ricerca artiche e antartiche, hanno avuto l'idea stravagante di costruire una chiesa nel luogo più freddo della terra.

Pjotr Zadirov

Dopo il suo fatidico salto, Pjotr Zadirov ha dedicato la sua vita alle stazioni polari, fondando il Centro di spedizioni aeree paracadutate per supportare le stazioni polari difficili da raggiungere nell'Artico e nell'Antartide.

Mentre parlava con il suo amico, Pjotr si rese conto che la vita in Antartide, con le sue dure condizioni di lavoro, mancava di qualcosa che riempisse di gioia il clima grigio e rigido, vale a dire la comunione con Dio. Inoltre, nel corso degli anni in Antartide non era stata celebrata una sola liturgia che offrisse preghiere per i defunti, e questo doveva essere cambiato. Inoltre, alla fine degli anni '90 la stazione russa di Bellingshausen era sull'orlo della chiusura e gli esploratori polari speravano che l'aspetto della chiesa e della liturgia avrebbe cambiato la situazione.

Costruzione e consacrazione

Pjotr e Valerij ricevettero una benedizione dal patriarca Alessio II e iniziarono a raccogliere donazioni per la costruzione della chiesa. Durante i tre anni di raccolta fondi, furono fuse le campane della chiesa e fu preparata l'iconostasi da artisti di Palekh. Nel 2002 fu eretta una croce sul sito della futura chiesa sul monte Irina, sopra la stazione di Bellingshausen. Il 25 gennaio dello stesso anno fu celebrata per la prima volta una Divina Liturgia in Antartide, con preghiere per tutti gli esploratori polari che vi erano morti.

Infine, nel 2004 iniziò la costruzione. La chiesa di legno fu preparata e assemblata nell'Altaj. I materiali utilizzati erano il cedro e il larice, che nel tempo diventano resistenti come il metallo, per poter resistere alle dure gelate antartiche e ai venti degli uragani. Quindi la chiesa fu smontata, con i tronchi numerati e trasportati via nave all'isola di King George (Waterloo) in Antartide, dove si trova la stazione russa di Bellingshausen. In pochi mesi la chiesa fu assemblata senza un solo chiodo e assicurata dall'interno con catene d'acciaio per renderla più stabile sulle rupi. Per evitare complicazioni legali, fu registrata formalmente come missione della Lavra della Trinità e di san Sergio.

chiesa della santa e vivifica Trinità in Antartide

Pjotr Zadirov progettò di consacrare la chiesa (come aveva già fatto in patria) in onore di San Nicola il Taumaturgo, patrono dei marinai e dei viaggiatori. Ma Dio ha disposto le cose in modo diverso. La prima Divina Liturgia, celebrata alla stazione di Bellingshausen prima della costruzione della chiesa di legno, fu servita in un semplice container di metallo. L'unica icona sul tavolo usata come altare era una piccola immagine di plastica della santa Trinità di sant'Andrej Rubljov. Poco prima della funzione, questa icona era stata acquistata in un negozio cattolico a Punta Arenas, in Cile, da uno degli sponsor edili in viaggio verso l'Antartide. Questo fu visto come un presagio e la chiesa antartica fu successivamente consacrata in onore della santa e vivifica Trinità.

La consacrazione fu celebrata il 15 febbraio 2004 dal vescovo Feognost (Guzikov), allora vicario della Lavradella Trinità e di san Sergio. Lo ieromonaco Kallistrat (Romanenko) è diventato il primo sacerdote in servizio in questa chiesa. Successivamente, padre Kallistrat fu scelto come vescovo di Gorno-Altaj e Chemal. Ma non ha lasciato la sua cura pastorale di questa chiesa, e fino a oggi nomina personalmente i sacerdoti che servono in Antartide.

Cambiamenti nella vita degli esploratori polari

Abbastanza sorprendentemente, fu in Antartide che molti esploratori polari vennero per la prima volta a Dio. Il giorno successivo alla consacrazione della chiesa fu amministrato il sacramento del Battesimo. I primi ad essere battezzati furono il capo della stazione di Bellingshausen, Oleg Sakharov, e l'autista-meccanico Aleksandr Solovjov.

Oleg Sakharov in seguito disse che durante le difficili stagioni invernali e le lunghe notti polari, i lavoratori della stazione avevano bisogno di un posto dove poter venire in qualsiasi momento per alleviare lo stress: "La chiesa, il cui calore si poteva sentire anche toccando i suoi tronchi, divenne un tale posto."

chiesa della santa e vivifica Trinità in Antartide

La chiesa ortodossa della Santissima Trinità divenne immediatamente il luogo più bello e più visitato dell'Antartide. Altre denominazioni al Polo Sud hanno solo sale di preghiera o cappelle in contenitori di metallo, dove vivono le persone. I servizi di culto regolari non vengono eseguiti lì. La Chiesa della Santissima Trinità, dove vengono celebrate le liturgie tutto l'anno, è diventata un luogo di ritiro per molte persone di diverse nazionalità che lavorano in Antartide.

Uno di loro è il cileno Eduardo Aliaga Ilabaca che ha trovato Dio nel sesto continente dopo aver assistito a un evento straordinario avvenuto durante la consacrazione della chiesa. Al momento della Divina Liturgia, tre ampi raggi di sole brillarono attraverso le nuvole che coprivano il cielo, come segno o benedizione della santa Trinità. Questa miracolosa apparizione insieme alla bellezza del servizio e al chiaro senso della presenza di Dio influenzarono Eduardo, che presto abbracciò l'Ortodossia, entrò a far parte del coro della chiesa e divenne uno dei parrocchiani più zelanti. Nel 2007 si è svolto il primo matrimonio alla chiesa della Trinità, quando Eduardo ha sposato la figlia di un esploratore polare russo.

matrimonio in chiesa di Eduardo Aliaga

Dopo aver trascorso un inverno in Antartide, lo ieromonaco Gavriil (Bogachikhin) ha ricordato una volta di aver invitato esploratori polari stranieri al servizio pasquale. Ai visitatori provenienti dall'Uruguay e dalla Cina si unirono poi gli esploratori polari della lontana stazione argentina che avevano coraggiosamente navigato attraverso il mare in tempesta.

Padre Gabriel ha detto che sebbene gli stranieri avessero poca comprensione della funzione, i loro volti mostravano che erano intrisi di uno stato d'animo di preghiera. I ricercatori cinesi hanno sostenuto l'intera liturgia notturna e all'annuncio del sacerdote "Cristo è risorto!" hanno risposto in un russo stentato con un gioioso "Veramente è risorto!"

Soprattutto, la chiesa della santa Trinità ha soddisfatto le speranze degli esploratori polari e ha salvato la stazione di Bellingshausen dalla chiusura, in parte perché è diventata la principale attrazione locale, attirando molti turisti. Il diacono Maksim Gerb ha scritto nei suoi appunti: "Molte persone interessanti visitano la nostra chiesa. Di recente abbiamo ricevuto la visita di Tom Hanks, che stava passando dalla nostra isola sul suo yacht. È una persona molto aperta e amichevole. Dopo aver acceso le candele, l'ho invitato a salire sul campanile. Ora posso testimoniare che Forrest Gump è stato in Antartide e adesso è abbastanza bravo a suonare le campane delle chiese".

Tom Hanks nella chiesa dell'Antartide

Ministero sacerdotale in Antartide

Sin dalla sua consacrazione, la chiesa antartica vive continuamente la vita liturgica. A tale scopo, un ieromonaco nominato tra i fratelli Lavra o un sacerdote di una delle diocesi della Chiesa ortodossa russa viene qui con un assistente in missione di un anno con esploratori polari russi. Proprio come tutti gli altri dipendenti della stazione, sono tenuti a superare una visita medica e ad essere addestrati per aiutare con la costruzione. Sono ufficialmente registrati alla spedizione come operai edili e riparatori. I servizi divini in Antartide si svolgono solo il sabato, la domenica e nei giorni festivi, mentre durante il resto del tempo il sacerdote lavora alla stazione insieme a tutti gli altri.

Olga Stefanova, giornalista e documentarista, ha condiviso i suoi pensieri su come la presenza di un prete influisca sulla vita degli esploratori polari: "Quando un prete vive vicino a te e vedi almeno due credenti che cercano di osservare il digiuno anche in Antartide, tu noti come si comportano in condizioni di conflitti imminenti, come riuniscono le persone, svolgono lavori di emergenza e celebrano le festività religiose: questo ti porta verso Dio".

"Molto dipende dalla personalità del prete con cui sverni. Padre Sergij Jurin, ex soldato aviotrasportato e uomo dallo spirito polare, prestava servizio nel mio stesso periodo. Le persone erano naturalmente attratte da lui. Era "l'epicentro" della nostra vita. Se ci chiamasse a una funzione, verrebbe la metà dei lavoratori della stazione; a Pasqua e all'Epifania c'erano grandi processioni".

padre Sergij Jurin

L'arciprete Sergij ha affermato in un'intervista che la vita ecclesiastica in Antartide non è come quella in patria. Per esempio, non ci sono cori o assistenti. "Servo da solo, canto da solo, mi porto l'incensiere". Secondo padre Sergij, in Antartide incontra più persone "non religiose" che credenti. Ognuno di loro richiede un approccio personale. Durante il suo servizio invernale, padre Sergij ha battezzato diverse persone, per lo più turisti, e ha aiutato un cattolico cileno a convertirsi all'Ortodossia. A proposito, i battesimi nel sesto continente vengono celebrati proprio nel freddo oceano. Nonostante tutta la poca familiarità dell'ambiente, il sacerdote ha ammesso che la vita in Antartide era molto di suo gradimento: "Per me personalmente, l'unica cosa che manca è la mia famiglia. Altrimenti non vorrei lasciare queste persone speciali e tornare al trambusto della vita 'normale'."

Dio sembra più vicino

Il Trattato Antartico Internazionale afferma che il Polo Sud non appartiene ufficialmente a nessuno. Questo la rende l'unica terra del pianeta di proprietà di Dio piuttosto che dell'uomo. Gli esploratori polari confermano che in Antartide Dio è vicinissimo e si sente subito.

Olga Stefanova racconta che, nella sua esperienza, durante i primi tre mesi invernali si rimane in euforia per l'incontro con nuove persone e la scoperta del territorio. Tuttavia, i difetti delle persone alla fine iniziano a manifestarsi e questi devono essere combattuti per andare d'accordo con gli altri, cosa che sembra essere la parte più difficile.

chiesa della santa e vivifica Trinità in Antartide

In queste condizioni, la chiesa diventa un luogo dove le persone trovano conforto. Per arrivarci bisogna scalare il monte Irina, il che spesso comporta il superamento di bufere di neve e vento e la riluttanza a camminare nell'oscurità e nel freddo gelido. Se superi te stesso e arrivi in chiesa, dove c'è silenzio e serenità, puoi sederti in un angolo buio e dire una preghiera: Dio la ascolterà immediatamente. Lo noterai sulla via del ritorno, quando una situazione difficile e senza speranza si rivela improvvisamente facilmente risolvibile. Ecco quanto è buona qui la "udibilità" tra l'uomo e Dio.

Principi cristiani della vita polare

Le persone che viaggiano nel sesto continente intraprendono volontariamente un certo ascetismo. Questa vita implica lasciare la casa e la famiglia, uscire dalla zona di comfort in un isolamento assoluto, dove tutte le tue qualità interiori vengono rivelate in varie prove e pericoli.

Esploratori polari di diverse nazionalità vivono in amicizia, spesso visitandosi e aiutandosi altruisticamente. Chierici e credenti ordinari con esperienza polare affermano che esiste un codice non detto in Antartide, che si basa su principi perfettamente cristiani di amore per il prossimo. Si concentra sul vivere in pace, sul non litigare per questioni minori e sull'essere pazienti di fronte alle difficoltà, così come ai tratti del carattere di altre persone.

Lo stile di vita in Antartide è spesso paragonato a quello di un monastero. Lo ieromonaco Pavel Geljastanov una volta disse che l'isola di Waterloo gli ricordava molto il Monte Athos: "Ogni stazione è una specie di monastero con le sue regole, abate, fratelli, proprietà e territorio. Tutti sono caratterizzati da lavoro ben organizzato e disciplina volontaria. Gli esploratori polari dicono che non chiudono mai a chiave le stazioni, perché nessuno ruba. Chiunque sia sorpreso dal maltempo può trovare riparo e cibo in qualsiasi casa. Qualunque cosa ti succeda, tutti sono sempre disposti a fare del loro meglio per aiutare un amico in difficoltà".

chiesa della santa e vivifica Trinità in Antartide

L'Antartide è un mondo completamente diverso. Chi ne ha scoperto lo spirito vuole tornare in quel lontano continente freddo, dove lo status sociale, la moda e il denaro non contano, e dove l'unica cosa che conta è che tipo di persona sei veramente.

Una chiesa ortodossa, inserita armoniosamente nel paesaggio polare, è diventata un faro per coloro che cercano la verità e il senso della vita, un messaggio per gli incerti e una consolazione per i sofferenti.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (11)

Siamo giunti all’undicesimo appuntamento con le opere di storiografia medioevale, e per il momento ci siamo allineati alla produzione corrente, dato che questo articolo è apparso sulla rivista Orthodox England solo pochi giorni fa (i successivi articoli saranno a cadenza trimestrale).

Il testo analizzato questa volta è Medieval Europe (l'Europa medioevale) di Martin Scott, che sottolinea il provincialismo del Sacro Romano Impero e il suo fallimento nella pretesa di continuità con l’antico Impero, la crescente presa di potere politico del papato, il vergognoso sacco di Costantinopoli nel 1204 e le sue conseguenze.

 
La battaglia per la civiltà europea

Introduzione

Nella storia, i manipolatori che stanno dietro i governanti ufficiali del mondo hanno avuto molti nomi diversi, ma il loro obiettivo è sempre stato lo stesso: il dominio globale sotto un unico leader mondiale salito al potere per opera della folla manipolata. Se i burattini che governano ufficialmente sono stati fanatici malvagi (Hitler), prigionieri (Merkel), semplici stupidi (per esempio, Bush junior) o personaggi estremamente vanesi e pertanto auto-illusi (per esempio, Blair, Cameron, Obama), i loro burattinai (oggi chiamati neocon) temono una cosa sola. Questo è il riemergere di un sovrano che nega loro quel dominio del mondo che cercano ardentemente a vantaggio di chi inganna anche la loro vanità. Tale diniego potrebbe venire dall'adesione di quel Sovrano all'indipendenza spirituale, ai valori spirituali, alla resistenza spirituale e dal sostegno popolare per lui. È per questo che hanno sempre cercato di rovesciare i monarchi cristiani – in nessun momento così palesemente come a partire dal 1914.

La Russia libera

Anche se oggi i burattinai temono i potenti governanti non occidentali, in Cina, nel mondo musulmano o in America Latina, la loro più grande paura è di gran lunga il riemergere di un nuovo Impero Russo. Questo perché è l'unico impero cristiano possibile nel mondo, governato da un imperatore cristiano, uno tsar. Così, quando il presidente Putin due settimane fa nel suo regolare programma telefonico con il pubblico si è scusato per quello che ha fatto l'Unione Sovietica sotto Stalin nel 1945, facendo prigioniera la stessa Europa dell'Est che le forze sovietiche avevano appena liberato dal fascismo, i neocon pro-fascisti si sono allarmati. Ciò è dovuto al fatto che hanno sempre cercato di far notare che il presidente Putin è un nuovo Stalin e che la sua politica è quella di ricreare un'Unione Sovietica stalinista. Se quella fantasia fosse reale, potrebbero facilmente screditarlo.

Sarebbero altrettanto felici se la rinascita della Chiesa ortodossa russa, che è la spina dorsale spirituale di qualsiasi riemergere dell'Impero cristiano, si limitasse a un piccolo numero di zeloti o se la Chiesa potesse essere divisa o 'balcanizzata' , come in Macedonia o in Ucraina occidentale. In alternativa, la Chiesa potrebbe forse essere controllata dalla CIA, come con il Vaticano o con il Fanar, o intellettualizzata, come a Parigi, o divisa in molte sette in lotta, come i protestanti (ecco il motivo dei fondi della CIA alle sette vecchio-calendariste che nutrono i loro neofiti con patologie da immigrati e auto-giustificazione russofoba). Poi la Chiesa ortodossa russa potrebbe essere liquidata come un pezzo di folklore irrilevante, dominio di una piccola e disincarnata minoranza, senza alcuna forza costruttiva di civiltà. Quello che realmente temono è la rinascita dei valori incarnazionali della Chiesa che si diffondano tra le masse e nello Stato, risultando nella restaurazione dell'imperatore ortodosso, e dell'impero cristiano.

L'Europa libera

Quello che poi temono è la fase successiva, ovvero che un Imperatore ortodosso russo, un nuovo tsar, sia riconosciuto come imperatore dal resto del mondo ortodosso. Già i neocon dell'Unione Europea stanno spingendo la Grecia e Cipro tra le braccia della Russia. E anche se la Bulgaria, la Romania e la Serbia (con il Montenegro e la Macedonia) sono sempre più governate da élite selezionate dall'Unione Europea, molti tra i loro popoli stanno guardando alla Russia. Infatti, anche nei paesi con solo piccole minoranze ortodosse ma vicini alla Russia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca, ci sono molti che guardano alla Russia. Anche in Polonia molti aspettano che la Russia protegga i cristiani in Medio Oriente, abbandonati agli anti-cristiani.

Ciò che i neocon temono in seguito è la potenziale diffusione dell'Ortodossia e dello spirito d'indipendenza al di là dell'Europa dell'Est verso l'Europa occidentale. Una delle accuse preferite di questi laicisti è che il cristianesimo ortodosso è anti-civile, anti-culturale, 'oscurantista'. In realtà, è il contrario. Ecco pochi casi di russi ortodossi europei occidentali che conosco o che ho conosciuto personalmente:

Un arcivescovo ortodosso russo, figlio dell'ultimo ministro della cultura della Repubblica di Weimar e così respinto dall'anti-cultura di Hitler.

Un amico aristocratico in Francia, che è un discendente del re di Francia Luigi XV.

La moglie di un prete ortodosso russo che è cugina della stella del cinema italiano Claudia Cardinale.

Un conoscente, ricevuto nella Chiesa ortodossa russa, che era un noto compositore britannico e cavaliere del regno.

La moglie di un prete ortodosso che era la nipote del pittore ceco Alfons Mucha.

Un russo ortodosso laico portoghese vicino all'ex famiglia reale portoghese.

Un prete ortodosso russo svedese, ex membro anziano della Chiesa luterana svedese.

Perché ci sono tanti esempi simili? Perché la fede cristiana nella sua forma senza compromessi, ovvero la sua forma ortodossa russa, è alla base della cultura europea di oltre 1.000 anni fa e gli occidentali spiritualmente sensibili lo sanno. Essi si sono resi conto che, se la cultura europea, ora resa atea dalla secolarizzazione o schiacciata dall'islamizzazione, deve essere salvata e ricostruita dalle rovine della grande suicidio europeo fin dal 1914, questo può essere fatto solo attraverso l'Ortodossia russa.

Conclusione

Ecco l'incubo dei burattinai neocon, che tutti i loro piani di lunga data siano delusi, che ci sia ancora una volta uno tsar in Russia, un impero ortodosso restaurato e unito, e che un'Europa dei patrioti, delle nazioni libere, veda attraverso la loro manipolazione e spinga ad abbandonare il loro progetto comunitario. Così, si libereranno della sovrastruttura dell'Unione Europea clonata dagli USA, gli Stati Uniti d'Europa. Poi l'Europa potrebbe rivivere spiritualmente con l'aiuto del nuovo sovrano e tsar del risorgente Impero ortodosso centrato in Russia. Così, le parti periferiche del mondo ortodosso nei Balcani e altrove e attraverso di loro le ex province periferiche del mondo ortodosso in Europa occidentale saranno spiritualmente unite ancora una volta e la venerazione degli antichi santi occidentali sarà restaurata. Un millennio di ingiustizie rovesciato? Ecco ciò che è in gioco.

 
Noi del clero ortodosso dobbiamo parlare contro la mania guerrafondaia psicopatica degli Stati Uniti

"Devo parlare apertamente, se non altro per servire nel ruolo tradizionale del monaco come profeta. Siamo pericolosamente vicini alla guerra con la Russia, e come monaco sono spinto a dire la verità come la vedo io, per quanto impopolare possa essere. Non sono un politico, né sono antipatriottico o antiamericano. Sono semplicemente un prete monaco che chiede alla sua nazione di pentirsi..."

La rivoluzione russa del 1917 fu orchestrata, a partire dal 1914, dall'ambasciata britannica a San Pietroburgo e dall'ambasciata americana a Kiev, e alimentata dai tabloid occidentali anti-monarchici e guerrafondai. Dopo il rovesciamento del governo imperiale, nello stesso governo rivoluzionario presero il potere gli estremisti e il mondo ha dovuto affrontare settant'anni di genocidio comunista contro i cristiani ortodossi. Le opinioni anti-ortodosse di queste potenze occidentali sono ben documentate e continuano ancora oggi, come testimoniato dal tradimento dei cristiani ortodossi in Kosovo, Iraq, Siria, Afghanistan, Egitto, Libia, striscia di Gaza e ora in Ucraina. E ora, gli Stati Uniti hanno appoggiato il terrorismo contro gli ortodossi canonici in Ucraina, non facendo altro che continuare quello che è diventato un odio di vecchia data per l'Ortodossia da parte delle potenze occidentali.

Sotto il presidente Obama, la macchina della propaganda di Washington ha cercato di convincere il mondo che i separatisti ucraini avevano usato un costoso sistema missilistico antiaereo, insieme all'aiuto russo, per abbattere un aereo civile con quasi trecento persone innocenti a bordo, nonostante il fatto che i separatisti non avevano alcun incentivo ad abbattere un aereo di linea che volava a oltre 10.000 metri d'altezza. Viene completamente ignorato il fatto che la giunta ucraina disponesse di sistemi missilistici antiaerei Buk e che una batteria Buk fosse operativa nella regione e dispiegata in un sito da cui avrebbe potuto sparare un missile contro l'aereo di linea. Un generale russo che ha familiarità con il sistema d'arma ha offerto la sua opinione che si sia trattato di un errore commesso dall'esercito ucraino non addestrato nell'uso dell'arma. Il generale ha detto che sebbene l'Ucraina abbia alcune di queste armi, gli ucraini non hanno avuto alcuna formazione nel loro utilizzo nei ventitré anni da quando l'Ucraina si è separata dalla Russia. Il generale pensava che fosse un incidente dovuto all'incompetenza.

Va anche notato che l'aereo di linea malese e l'aereo di linea del presidente Putin stavano viaggiando su una rotta quasi identica a pochi minuti l'uno dall'altro. Interfax cita la sua fonte: "Posso dire che l'aereo del presidente Putin e il Boeing malese si sono incrociati nello stesso punto e nello stesso scaglione. Era vicino a Varsavia sullo scaglione dei 330 metri ad un'altezza di 10.100 metri. Il jet presidenziale era lì alle 16:21 dell'ora di Mosca e l'aereo malese alle 15:44 dell'ora di Mosca. I contorni dei velivoli sono simili, anche le dimensioni lineari sono molto simili, così come per la colorazione: a distanza abbastanza remota sono quasi identici".

Si è ipotizzato che Washington abbia deciso di sbarazzarsi del presidente Putin e abbia scambiato l'aereo di linea malese per il jet di Putin, e prima di dire che l'esercito americano è troppo sofisticato per scambiare un aereo di linea per un altro, ricordiamo che l'esercito americano ha abbattuto un aereo di linea iraniano sullo spazio aereo iraniano, uccidendo 290 civili, mentre pensava di abbattere un aereo da combattimento dell'aeronautica iraniana.

Il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali, così dominati da falchi pieni di odio, sono disposti a preparare il terreno per la terza guerra mondiale, o metteremo finalmente da parte il nostro insaziabile desiderio di controllare il mondo intero, insieme ai nostri alleati colonialisti dell'Unione Europea? È davvero incomprensibile che la nostra amministrazione americana, sostenuta da CNN, Fox News e una serie di media occidentali compromessi, sia determinata a continuare la posizione di vecchia data secondo cui la Russia è il nostro nemico? Non vediamo che le sanzioni contro la Russia sono, di fatto, un atto di guerra? E perché noi cristiani americani non siamo preoccupati che il nostro governo, come fece nel 1914, stia muovendo guerra l'unica nazione cristiana che sta tentando di resistere al laicismo strisciante, all'ateismo e all'islam militante, pur mantenendo gli standard del cristianesimo biblico?

Siamo vigili nel nostro pensiero, mantenendoci aperti alla verità. Seguire alla cieca tutto ciò che dice il nostro governo americano ci lascia completamente aperti agli stessi pericoli che hanno fatto cadere il popolo tedesco preda della macchina della propaganda nazista, e sappiamo dove ciò ha portato. Forse una soluzione diplomatica potrebbe iniziare con l'uscita degli Stati Uniti e dei suoi alleati dell'Unione Europea dagli affari del popolo ucraino. Forse potremmo iniziare a considerare la Russia come il potenziale alleato che è, e non vederla come il nemico che non è. E, forse, potremmo considerare che il governo ucraino, di fronte alla possibile spartizione del proprio paese, potrebbe benissimo credere che scatenare la terza guerra mondiale potrebbe essere l'unico modo per trascinare i paesi occidentali nella loro guerra con la Russia.

Ho sofferto di cuore per questo problema per molto tempo. Ho deciso di stare lontano dalla politica, ma, come i pastori luterani che hanno parlato contro i nazisti e ne hanno pagato il prezzo, devo parlare, se non altro per servire nel ruolo tradizionale del monaco come profeta. Siamo pericolosamente vicini alla guerra con la Russia, e come monaco sono spinto a dire la verità per come la vedo io, per quanto impopolare possa essere. Non sono politico, né sono antipatriottico o antiamericano. Sono semplicemente un monaco sacerdote che invita la sua nazione a pentirsi, a tornare alle nostre radici cristiane e ai valori cristiani di base che abbiamo mantenuto sin dalla fondazione di questa grande nazione.

Non mi sto paragonando ai martiri. Dico semplicemente che come sacerdote della Chiesa non devo arrendermi allo Stato, ma come il clero luterano che si oppose ai nazisti, stare con audacia davanti alle autorità civili. La Chiesa non deve restare passivamente a guardare mentre accadono cose terribili. Solo pochi membri del clero luterano hanno difeso la verità e ne hanno pagato il prezzo. Noi del clero di oggi non dobbiamo temere la sorte di quei coraggiosi pastori luterani.

Con amore in Cristo,

abate Tryphon

 
Рожденные расколом

Константинопольский Патриарх Варфоломей делегировал на Украину архиепископа Даниила и епископа Илариона «для уврачевания раскола» и предоставления томоса некоей, пока никому не известной «Единой Православной Церкви Украины». Оба этих архиерея представляют две некогда раскольнические украинские группировки в США и Канаде, которые были приняты под омофор Константинопольского Патриархата в 1990-м и 1995-м гг.

Об исторических особенностях рожденных в расколе украинских церквей за океаном – наш разговор с епископом Иовом (Смакоузом), 13 лет несшим послушание управляющего Патриаршими приходами РПЦ в Канаде, временно управлявшим Патриаршими приходами в США (2009–2010 гг.) и в сентябре с.г. прибывшего на Украину для дальнейшего архипастырского служения.

Собор раскольников-самосвятов 14 октября 1921 г. в Киеве

Владыка, как свидетельствует история, православные эмигранты из западнорусских земель, ныне входящих в состав Украины, пребывали под омофором Русской Православной Церкви. Возникшая трудами монахов Валаамского монастыря епархия с 1872 года имела свой центр в Сан-Франциско. В 1905-м году этот центр был перемещён архиепископом Тихоном (Белавиным), будущим св. Патриархом всея Руси, в новый Нью-Йоркский Николаевский собор. Откуда же взялась УПЦ в Канаде?

Действительно, с 1907 года единственная православная епархия Американского континента именовалась Русской Православной Греко-Кафолической Церковью в Северной Америке под юрисдикцией священноначалия от Церкви Российской. Она охватывала всю территорию США и Канады и насчитывала около сотни приходов и десятки тысяч верующих.

К большому сожалению, после переворота 1917 года в Петрограде и кратковременного возникновения в Киеве Украинской Народной Республики дух национализма и революционного радикализма постепенно стал проникать и в среду православных украинцев Канады.

В августе 1918 года состоялась конференция православных украинцев канадских провинций Манитобы, Саскачевана и Альберты, большинство из которых вынуждено было посещать униатские приходы. На ней было создано Украинское Православное братство с целью организации Украинской Православной Церкви в Канаде.

Как же оно действовало?

Это братство, понимая, что Церковь не может существовать без епископа, обратилось к епископу РПЦ Александру (Немоловскому) [1], родом из Волыни, с прошением стать во главе «Украинской Греко-Православной Церкви в Канаде» (так они решили назвать свою церковную организацию). Епископ Александр сначала согласился помочь с организацией церковной жизни этих православных украинцев и председательствовать на предполагаемом Соборе, но затем, благодаря стойкости администратора и начальника Канадской миссии, настоятеля Свято-Троицкого храма в Виннипеге архимандрита Адама (Филипповского), уроженца Галиции и «строгого русина», твердого поборника единства Русской Православной Церкви и Прикарпатской Руси со всем русским народом, отказался. Несмотря на всю клевету на него, отсутствие поддержки своего архиерея, отцу Адаму, твердому стороннику нерушимого единства «Канадийской (Канадской) Руси» с Великой Русью, удалось добиться, что в 1918-м году епископ Александр не присутствовал на съезде украинских сепаратистов и не поддержал их. Национализм и нарушение церковных канонов и присяги в церковной жизни Галиции и канадских галичан он называл «австро-галицийским болотом».

Но Собор таки состоялся?

Без благословения епископа это был не Собор, а самочинное сборище, которое состоялось 28 декабря 1918 года. Так как на нем не было ни одного архиерея, то никаких решений о каноническом образовании церковной жизни украинцев не принималось. Зато были приняты решения об организации духовной семинарии в г. Саскатун. А вскоре состоялся второй «собор» – 27 ноября 1919 года, на котором присутствовал Антиохийский митрополит Герман, незаконно принявший под свое окормление украинские приходы в Канаде, как это он сделал ранее в США.

Очередное сборище, так называемый «Собор Украинской Греко-Православной Церкви в Канаде» (УГПЦК) 16–17 июля 1924 года, так же, как и ранее сборище украинцев в США, принял решение пригласить Ивана Теодоровича [2] возглавить их церковь, которое он и принял.

По информации самих самосвятов, возглавлявший их митрополит Герман из Антиохийской Православной Церкви передал свои права самосвяту Ивану Теодоровичу. Какое право он имел их возглавлять, а затем передавать неканоническому беглому «артисту» в архиерейском облачении? Непонятно.

Как эта «церковь» выражалась количественно?

Самосвят Теодорович посещал канадские приходы только зимой, летом его замещал голова консистории Семен Савчук. Согласно сомнительным данным самих украинцев, в конце 1928 года неканоническая УГПЦК имела 64 тыс. членов, объединённых в 152 парафии, в которых служил на украинском языке 21 «пан-отец». В 1940-м году было уже 189 приходов. Кроме небольшого количества бывших униатов, их составляли «щирі» буковинцы и волынчане новой волны эмиграции из Польши 1930-х годов. Однако и в Канаде через некоторое время начались протесты против неканонической «хиротонии» киевского самосвята Теодоровича.

Митрополит Иларион (Огиенко)

После Второй мировой войны ситуация изменилась?

В 1951-м г. канадские раскольники-автокефалисты пригласили к себе бывшего митрополита Польской Православной Церкви Илариона (Огиенко; 1882–1972), бежавшего вместе с отступающими фашистами на Запад.

Он с 1951 до 1972 год был Первоиерархом так называемой Украинской Православной Церкви в Канаде с титулом митрополита Виннипегского. По воспоминаниям митрополита Евлогия (Георгиевского), «православный по вероисповеданию, Огиенко считал, однако, возможным причащаться у униатов». Благодаря трудам Илариона (Огиенко) – историка националистического направления, политического деятеля, филолога и переводчика Библии на украинский язык – УПЦК достигла вершины своего развития. Он был рукоположен митрополитом Варшавским и всея Польши Дионисием (Валендинским) в сан епископа Холмского в годы II мировой войны – в 1940-м году, но не для оккупированной немцами Украины, а для т.н. Генерал-губернаторства, то есть части Польши, вошедшей в состав Рейха.

Митрополит Иларион (Огиенко) до прихода в Канаду был каноническим иерархом?

Иларион мог бы быть признан архиереем вполне законным, если бы не ряд обстоятельств. Известно, что в 1944-м году в Варшаве он сослужил вместе с автокефалистами Сикорского. А возглавив Канадскую Украинскую «церковь», Иларион, подобно своему предшественнику Мстиславу (Скрипнику), вынужден был признать все те же самосвятские принципы ее устроения на основе «канонов» 1921 года. Никакого перерукоположения безблагодатных «священников» не последовало и на этот раз.

Впрочем, некоторые говорят, что Иларион маскировал перерукоположения самосвятов под видом награждения их «протоиерейством»: они становились на колени перед престолом, он читал молитвы на хиротонию, возглашал «аксиос» и вручал какую-то награду. Но можно ли такой фокус считать благодатным действом?

Как видим, есть все основания считать Американскую и Канадскую Украинские «церкви» одинаково пораженными метастазами самосвятства, а потому безблагодатными.

И все же они были приняты Константинопольским Патриархатом в свое лоно?

1 апреля 1990 года Украинская Греко-Православная Церковь Канады была принята в юрисдикцию Вселенского Патриархата. Потеряв свою раскольническую незалежність, она обрела канонический статус несколько сомнительного характера. О полноте благодати говорить сложно, так как они не приносили покаяния в грехе раскола.

Освящение «пасок» в соборе св. Андрея УПЦ в Канаде. В храмовом помещении висит портрет Петлюры

Затем дошла очередь и до американских украинцев?

Через 4 года и 11 месяцев, 12 марта 1995 года, Константинопольский Патриархат принимает в свою юрисдикцию другую украинскую североамериканскую группировку – «Украинскую Православную Церковь в США», иерархия которой до этого считалась в православном мире раскольнической. В 1996-м году к ней присоединились приходы украинской диаспоры Западной Европы и других континентов. Так Константинополем были подобраны две неканонические украинские эмигрантские группировки. Как видим сегодня, эта дуга замыкается в круг, когда дело «автокефальных томосов» дошло до Киева, и с Константинопольским Патриархатом прекращены всякие взаимоотношения...

Константинопольский Патриархат, поспешно принимая в свое общение бывших раскольников, не потребовал от них подписания Акта, в котором бы они однозначно осудили самосвятскую «автокефалию» 1921 г. Васыля (Липкивского), «автокефалию» 1942 г. Поликарпа (Сикорского) и все современные расколы на Украине, с указанием на то, что на Украине они признают лишь каноническую Украинскую Православную Церковь.

«100-летие Украинской Православной Церкви в США». Изображение с сайта uocofusa.org

Сегодня мы видим, чем это оборачивается для канонической Православной Церкви на Украине и всего мирового Православия.

Владыка, а какова была реакция Поместных Церквей на эти действия Константинополя?

Прошло много времени… Не так легко и быстро можно вспомнить о тех событиях. Со стороны Православных Церквей, скорее всего, не было никакой реакции. Они сочли эти деяния Фанара внутренним делом Константинопольской, а также Русской Церквей… Не знаю, как информировал об этом своих собратий – Предстоятелей Поместных Церквей – Константинопольский Патриарх… Кажется, мы узнали об этих событиях спустя какое-то время, из новостных сообщений североамериканских украинцев. Позднее в Канаде была издана небольшая хронология тех событий. Наша Церковь вступила в переписку с Фанаром, пытаясь прояснить все обстоятельства и детали этого туманного дела. Это очень похоже на то, как ребенок нахамил родителям и побежал к бабушке, чтобы та пожалела его, скрыв от нее все обстоятельства своих проступков и хулиганства…

Это завершилось тем, что Русская Православная Церковь официально не вступила в евхаристическое общение с принятыми в состав Константинополя бывшими в расколе церковными украинскими структурами. Вскоре последовал еще худший Эстонский кризис, когда Константинопольский Синод нагло создал, в нарушение канонов, на канонической территории Русской Церкви свои параллельные структуры. Последовало прекращение с фанариотами евхаристического общения, с устремлением нашего Священноначалия уврачевать нанесенную не только нашей, но и Вселенской Православной Церкви тяжелую рану, так как страдание одного члена отражается на состоянии всего тела...

Есть также данные о том, что в 1995-м году Патриарх Константинопольский Варфоломей письменно дал обещание Патриарху Алексию, что принятые общины не будут «сотрудничать или иметь общение с иными украинскими раскольническими группировками». Как видим сегодня, это обещание было ложным.

Прием лжепатриархом Филаретом делегации УПЦ Канады во главе с митрополитом Юрием (Калищуком) в феврале 2015 г. Видимо, уже тогда рождались планы о получении раскольниками долгожданного томоса.

Владыка, самозваные украинские православные «церкви» УПЦ КП и УАПЦ поддерживаются исключительно политическими, часто радикальными силами. А в Канаде?

В жизни и деятельности УПЦ Канады большую роль играют не епископы, а консистория, в которой почти половина мирян, и также светские националистические организации типа СУК («Союз украинок Канады») и КУК («Конгресс украинцев Канады»), от которых архиереи и приходы во многом зависимы финансово. Правда, с уходом из жизни старой эмиграции прихожане украинских Церквей в Америке становятся все более англоговорящими и аполитичными по отношению к делам на Украине. Их дети, особенно состоящие в смешанных браках, считающие себя 100-процентными канадцами и говорящие только на английском языке, о далекой Украине и церковной жизни там не знают почти ничего. Правда, они могут знать несколько украинских слов, касающихся главным образом старой украинской кухни и праздников (поздравлений на «Українське Різдво та Паску»). К сожалению, в Канаде Украину чаще всего вспоминают в связи с различными политическими скандалами, драками в парламенте, перевыборами, коррупцией, Чернобылем. Новый всплеск интереса к Украине был вызван последней майданной революцией…

Как же теперь относиться к УПЦ Канады и США, ведь формально они именуют себя каноническими?

Как видим, какая-то странная получилась у них «каноничность неканоническим путем»: каноничность без любви, каноничность без истины, каноничность с узакониванием греха раскола и без покаяния! Это потворство расколу. И на повторение этих прецедентов очень надеется анафематствованный отец главного раскола на Украине, что принесет много проблем Греческой Патриархии во многих уголках мира. Многие из них уже испытывают эти проблемы, посеянные Константинопольским Патриархатом, на себе, и не только греки, но и все православные Северной Америки… Что ж, мы должны помнить, что блудный сын из известной евангельской притчи вернулся туда, откуда ушел – к родному отцу, а не к какому-то «добренькому» соседу, стремящемуся присвоить чужое. Это какой-то аналог разбойничьей «ювенальной юстиции» в церковном доме, в Христовой семье…

К этим церковным структурам следует относиться так, как постановил Синод нашей Церкви на своем последнем чрезвычайном заседании. Да и ранее мы относились к этим структурам таким же образом. Сейчас же подобное отношение распространено на весь Константинопольский Патриархат. И виновата в этом не наша Церковь, а политиканствующие фанариоты…

Владыка, а если допустить, что православный верующий Украинской Православной Церкви (Московского Патриархата) окажется за рубежом, и там не будет других храмов, кроме фанарских, – как быть?

Сегодня прервано молитвенное поминовение Предстоятеля и иерархов, виновных в антиканонических действиях, сослужение епископата, участие в общих мероприятиях. Но в случаях самой крайней необходимости миряне и простое духовенство, думаю, могут причащаться и молиться в украинских храмах Канады и США при поездках, паломничествах, родственных, семейных мероприятиях (бывают же смешанные семьи). Но в таких случаях лучше брать благословение своего архиерея или духовника. И оставаться верными своей Матери-Церкви, которая духовно родила нас в таинствах, матерински заботится о нашем духовном росте! И также молиться о вразумлении тех, кто против нас, против любви Христовой, кто, насильно захватив наши храмы в начале 1990-х годов, думает, что поступает «правильно». К этому призывает нас наша Церковь, а соглашаться с расколом, с беззаконием – значит становиться соучастниками греха и преступления. От всей этой пагубы да сохранит нас Господь Своею благодатию!

Епископ Иов (Смакоуз)

И все же, владыка, как, на ваш взгляд, верующим канонической Православной Церкви Украины относиться к происходящему?

Я напомню лишь слова, сказанные нашим Предстоятелем – Блаженнейшим Митрополитом Онуфрием: «Если человек опутан грехами по рукам и ногам, то никакой томос ему не поможет. Потому что спасается человек через покаяние, через личный подвиг, и никто за меня этого не может сделать». Нам всем следует, как призывает наш Первоиерарх, сосредоточиться на личном спасении, молиться и хранить чистоту веры, в этом и состоит наше священное задание. Не осуждая никого, мы должны идти по пути, который ведет человека прямо к Богу. Блаженнейший также сказал: «Святая Православная Церковь со своим народом пережила тяжёлые годы войн и лихолетий, гонений и голода. Православные украинцы засвидетельствовали твёрдость христианского духа. Пример наших земляков, предшественников, которые с достоинством перенесли испытания, вдохновляет нас быть мужественными и в нынешний час». И тут нечего добавить.

[1] Александр (Немоловский; 1880–11 апреля 1960), с 6 июля 1916 года по 10 декабря 1918 года викарный епископ Алеутской и Североамериканской епархии с титулом Канадский (впоследствии митрополит Брюссельский и Бельгийский Московского Патриархата).

[2] Иван Теодорович родился 6 октября 1887 года около Почаева на Волыни, учился в Житомирской семинарии, из которой был исключен за революционное украинофильство, в 1915-м принял священный сан, в 1917–1920-м гг. - капеллан армии УНР. 26 октября 1921 года самосвятами лжемитрополитом Липкивским и лжеархиепископом Шараивским вдовый Теодорович «рукоположен» на Подольскую кафедру. В 1924-м году выехал в Северную Америку для возглавления мазепинцев.

 
Intervista al diacono Nicolas Petit

1) Le chiederei di spiegarci in poche righe cosa l'ha portato all'Ortodossia.

Come molti convertiti all'Ortodossia il mio viaggio si è sviluppato nel corso di diversi anni. Lo spiego brevemente: sono cresciuto in una famiglia atea. Negli anni dell'adolescenza (vale a dire, quando avevo 15-16 anni) ho voluto leggere la Bibbia e allo stesso tempo ho scoperto il rastafarianismo. Ho trascorso qualche anno nel movimento dei rasta, leggendo molte Scritture. Il mio pensiero si è evoluto nel corso degli anni. Scoprendo l'Etiopia e la personalità dell'ultimo imperatore Haile Selassie I, il personaggio centrale per i rasta, ho scoperto anche l'esistenza della Chiesa ortodossa (non calcedoniana) dell'Etiopia, e più tardi la Chiesa copta. Nel corso degli anni, il mio studio sulla Sacra Scrittura mi ha portato alla fede cristiana. Ho anche fatto letture sulla fede e la spiritualità della Chiesa ortodossa, prendendo in considerazione sopratutto i santi e i padri del deserto. Non avendo avuto l'opportunità di entrare in contatto con la chiesa etiopica e copta, sono riuscito a prendere contatto con la Chiesa ortodossa, continuando a studiare la storia della Chiesa e della fede ortodossa. Finalmente sono giunto alla conclusione che solo la Chiesa ortodossa è la Chiesa fondata da Cristo e dai suoi apostoli fino ai nostri giorni senza alterazioni. Così ho deciso di entrare nella Chiesa.

2) Qual è l'unicità della spiritualità ortodossa nella sua prospettiva?

La spiritualità ortodossa è una ed unica e sarà sempre così.

3) Come caratterizzerebbe la bellezza che si trova nella liturgia ortodossa?

Mistica. È l'aggettivo che mi passa sempre per la mente quando devo rispondere a questa domanda. È una bellezza che ha molti livelli. La bellezza di vedere i cristiani quando si riuniscono nel giorno del Signore. Qualunque siano le loro origini, lingue, gli angoli in cui vivono, alla domenica si riuniscono per l'eucaristia. Poi è la bellezza di tutta l'economia della salvezza che si svolge davanti ai nostri occhi, misticamente. La bellezza della Liturgia deve anche essere una vera icona della Liturgia celeste.

4) Che cosa rappresenta l'icona ortodossa? Qual è il suo ruolo e il suo messaggio dal suo punto di vista?

Sono sempre stato attratto dalle immagini e dai simboli. Ciò consente di esprimere visivamente il mistero e trasmettere un messaggio spirituale. Quindi sono molto attento a tutto ciò che tocca l'iconografia ortodossa. Uno dei ruoli che trovo fondamentale è quello di rendere presente la bellezza del Regno di Dio. Ma anche di renderci presenti Cristo e i suoi santi. Loro con noi e noi con loro. Soprattutto nella chiesa durante i servizi, il ruolo dell'icona è più che mai di essere come una finestra sul Regno.

5) Qual è il significato della vita che ha scoperto nella spiritualità ortodossa?

Direi semplicemente la vita in Cristo. Una vita in cui il nostro Creatore non è un essere astratto e lontano. Nel mondo ortodosso si tratta di un Dio che è un vero Padre, un Dio che non esita a diventare uomo per portare l'umanità persa sul cammino del paradiso perduto. La vita cristiana è come un pellegrinaggio a questa Gerusalemme celeste, quel regno paradisiaco che  l'umanità ha perso molto tempo fa. Il modo in cui cerchiamo di viaggiare secondo i nostri mezzi fino al giorno in cui, speriamo, entreremo in questo luogo tanto atteso.

6) Qual è il rapporto tra la sua identità occidentale e la spiritualità ortodossa che ha scelto come modo di vivere?

Per un occidentale, specialmente un francese, vivere come cristiano ortodosso è senz'altro un ritorno alla fonte. È un ritorno alla fonte perché un occidentale convertito all'Ortodossia riscopre la propria storia attraverso la fede che ha animato questa terra durante il primo millennio della nostra epoca e che ha dato tanti santi alla Chiesa. Quindi può essere un duplice ritorno alle radici perché i nostri sforzi per condurre una vita cristiana ortodossa oggi non possono essere così diversi dai quelli dei primi cristiani che vivevano in questa terra di Gallia.

 
Come l'ex rettore di un seminario pentecostale ha portato l'Ortodossia a Porto Rico

Parte 1 – "Questa è la chiesa che ho sempre desiderato"

Molti voli arrivano nella notte negli aeroporti di Porto Rico. Florida e Bermuda, Cuba e Giamaica, Haiti e la Repubblica Dominicana rimangono lontane nell'oceano.

Una volta che il terreno diventa visibile, l'aereo inizia a scendere. Le luci delineano chiaramente il contorno dell'isola e puoi già distinguere la posizione di ogni città e paese. Ecco San Juan, la capitale della costa atlantica, che ha 500 anni. Qui alla mattina presto, in pieno centro, si può passeggiare lungo la costa turchese dell'oceano, appoggiarsi ai vecchi muri di pietra ricoperti di muschio, e risalire le strade lastricate fino alla Cattedrale Cattolica in onore di San Giovanni Battista , la cattedrale più antica dell'isola e degli Stati Uniti.

All'interno dell'isola c'è San German, la sua seconda città per grandezza e per antichità: 450 anni. Padre Gregorio Justiniano è tornato qui dopo aver vissuto negli Stati Uniti per quasi un quarto di secolo. È tornato per introdurre i suoi compatrioti all'Ortodossia, che era rappresentata sull'isola solo da una chiesa del Patriarcato di Antiochia, che si rivolge principalmente ai parrocchiani di lingua araba appena arrivati. Padre Gregorio ha organizzato una missione di lingua spagnola a Porto Rico per coloro che sono nati e vivono qui.

E prima di conoscere l'Ortodossia, avvenuta in America, Hamilton Justiniano era stato pastore protestante e (a Porto Rico) rettore del seminario pentecostale di San Juan.

l'arciprete Gregorio Justiniano

Padre Gregorio, ci racconti della sua infanzia, della sua famiglia.

La mia infanzia è stata tipica. Sono nato in una famiglia povera ed ero il più giovane di quattro fratelli. Mio padre era cattolico, ma non andava in chiesa. Mia madre, una donna molto bella, non ha mai avuto un'istruzione formale e mio padre non aveva superato la terza elementare. Mio padre aveva una relazione con mia madre mentre era sposato con un'altra donna, e noi vivevamo nella stessa città con i loro figli e i figli di lei da un altro uomo. Può immaginare che i nostri rapporti fossero complicati. Mia madre è morta prematuramente, aveva solo cinquantasei anni.

Quanto alla mia istruzione, a quel tempo non avevamo molti libri in casa, e a causa della nostra povertà l'istruzione in famiglia non era una priorità. Dovevamo guadagnarci il pane e sbarcare il lunario in qualche modo.

Mi sono innamorato della mia futura moglie quando eravamo molto giovani e una volta diplomato al liceo ci siamo sposati.

Hamilton Justiniano (a destra), fine degli anni '50

novelli sposi, 1970

Avevo sempre desiderato studiare, ma non potevo permettermelo. Avevo chiesto a mio padre se poteva aiutarmi a pagare la retta universitaria, ma ha rifiutato.

Eravamo sposati da cinque anni quando decisi di lasciare il mio lavoro e andare all'Università americana di San German.

A quel tempo nel paese di Sabana Grande, non lontano da noi, si stava aprendo una missione pentecostale (della denominazione delle Assemblee di Dio), e sono stato invitato lì come pastore con uno stipendio di 75 dollari al mese. Allo stesso tempo, ho ricevuto una borsa di studio dall'università e il governo ci ha aiutato con un assegno alimentare. È così che andavamo avanti.

San German. La cattedrale al centro

Questo stile di vita era tipico dei portoricani a quel tempo?

Sì, negli anni '50 e '60 c'era solo una manciata di ricchi a Porto Rico. Poche persone avevano l'auto e la maggior parte arrivava in centro a piedi. Le persone benestanti vivevano a San German intorno alla chiesa cattolica e alla piazza in splendidi edifici. La maggior parte delle persone era impegnata nell'agricoltura e lavorava nelle piantagioni di caffè e di zucchero. Negli anni '80 cambiarono le politiche del governo: la canna da zucchero non era più coltivata, le aziende farmaceutiche arrivarono a Porto Rico e il turismo iniziò a svilupparsi attivamente sull'isola.

Io non avrei mai potuto studiare a tempo pieno all'università e nel profondo del mio cuore sognavo che sarebbe arrivato il momento in cui avremmo potuto mandare i nostri figli a studiare nei college, dove avrebbero vissuto nei campus con i loro compagni studenti. Quindi il desiderio di dare una buona istruzione ai nostri figli è stato uno dei motivi per cui ci siamo trasferiti da Porto Rico negli Stati Uniti. Grazie a Dio, tutti i miei figli hanno vissuto nei campus e si sono laureati all'università.

San German. Vecchie strade del centro

Come si è trasferito negli Stati Uniti e come è iniziata la sua nuova vita?

Quando ci siamo trasferiti negli Stati Uniti, non sapevamo nulla del paese se non quello che avevamo letto sui giornali. Ci siamo stabiliti nella città di Danbury, nel Connecticut, nel nord degli Stati Uniti, dove abbiamo vissuto per ventiquattro anni.

A quel tempo sapevo leggere e scrivere in inglese, ma parlavo a malapena la lingua. E quando emigri in un altro paese, è necessario parlare. All'inizio ho iniziato a lavorare come lavapiatti, nonostante avessi un'istruzione superiore e un master.

I primi anni sono sempre molto duri per gli immigrati. Non siamo riusciti a trovare un appartamento per molto tempo. Non abbiamo ricevuto alcun sostegno dallo Stato. Poi ho iniziato a lavorare in una tipografia. Mia moglie stava crescendo i nostri quattro figli ed era disoccupata. Poi ho lavorato per un'azienda di ricambi per auto. Dopo che i nostri figli hanno iniziato ad andare a scuola, anche mia moglie ha trovato un lavoro.

A Puerto Rico aveva studiato per diventare infermiera, ma dopo che ci siamo sposati ed è nata la nostra prima figlia, Despina, ha deciso di dedicarsi alla crescita dei figli.

il primo anno negli Stati Uniti

Quando ci siamo trasferiti negli Stati Uniti, mia moglie ha deciso di continuare a lavorare come infermiera. Ha studiato a tarda notte per un anno, poi ha superato l'esame e ha ottenuto il permesso di lavorare.

A quel tempo lavoravo in un'agenzia dove assistevo nei loro studi gli immigrati che non conoscevano l'inglese. Ho lavorato lì per circa un anno e quando il direttore dell'agenzia si è dimesso, mi è stato offerto il suo posto. Allo stesso tempo, ho fatto domanda per un master e ho programmato di insegnare a scuola a studenti di lingua spagnola. Studiavo la sera quando finivo di lavorare in agenzia. Andavo a Hartford per le lezioni e a volte studiavo a casa, anche di notte. Quando ho conseguito la laurea magistrale, mi è stato offerto un posto come insegnante bilingue per immigrati spagnoli alla Danbury High School, dove ho lavorato per vent'anni. Gli studenti non conoscevano affatto l'inglese e io e un gruppo di insegnanti abbiamo insegnato loro materie di base in spagnolo: matematica, scienze naturali, storia e studi sociali. In parallelo, imparavamo l'inglese con loro. Successivamente, alcuni di quegli studenti sono persino entrati nelle università.

È stato in quella scuola che ho incontrato per la prima volta un prete ortodosso della chiesa antiochena di san Giorgio accanto alla scuola. Serviva come prete pagato, ma la scuola era così grande che ogni giorno avevano bisogno di molti insegnanti che coprissero altri insegnanti. E lì lavorava part-time.

Ho subito notato che non sembrava un prete cattolico. Ho scoperto che era ortodosso e si chiamava padre Timothy Cremeens. Abbiamo iniziato a incontrarci quasi ogni giorno e gli ho fatto delle domande. Questo è andato avanti per circa un anno. Era contento che volessi convertirmi all'Ortodossia. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a incontrarci ogni mercoledì e mi ha spiegato le basi dell'Ortodossia. Venivo anche ai Vespri, e i parrocchiani non sapevano che ero un pastore pentecostale. Non potevo assistere alla Liturgia perché al mattino predicavo nella chiesa pentecostale.

l'igumeno Silouan (a sinistra) e lo ieromonaco Daniel

Mentre venivamo introdotti all'Ortodossia, ho chiesto a mio figlio, padre Silouan (che a quel tempo si chiamava ancora Hamilton, come me), di andare alla Liturgia nella chiesa di san Giorgio e poi di raccontarmi com'era.

"Lì è tutto diverso, completamente diverso", mi ha detto mio figlio. In chiesa ha visto le icone per la prima volta, ha annusato l'incenso per la prima volta ed è rimasto assolutamente stupito.

Ho passato un periodo molto difficile, perché ho iniziato a rendermi conto che questa era la Chiesa che avevo sempre voluto conoscere: la Chiesa ortodossa. Ho incontrato per la prima volta padre Timothy nel 1995. Nel 1996 decisi di lasciare il mio lavoro alla chiesa delle Assemblee di Dio.

Ma come potevo lasciare la Chiesa pentecostale e unirmi alla Chiesa ortodossa senza divorziare da mia moglie e perdere i miei figli?

Mia moglie Eufemia ha sempre preso molto sul serio la sua fede. Non era mai stata cattolica e non si era mai convertita al protestantesimo come molti a Porto Rico. L'unica religione che avesse mai conosciuto era il pentecostalismo. Prima di trasferirmi negli Stati Uniti, per cinque anni sono stato pastore di una chiesa pentecostale e rettore di un istituto biblico che formava pastori nella capitale del paese, San Juan.

Ho iniziato a parlarle delle ragioni del mio desiderio di diventare ortodosso e ho cercato di convincerla che abbracciando l'Ortodossia ci saremmo avvicinati al Signore.

Quali erano le cose che non la soddisfacevano nell'insegnamento dei pentecostali?

Avevo problemi riguardo alla loro comprensione del sacramento dell'eucaristia. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a cercare la Chiesa ortodossa. Non avrei mai potuto accettare il modo in cui facevano la comunione, e non l'ho mai chiamata i Santi Doni, anche se facevano la comunione con cuori puri. Io stesso facevo la comunione con cuore puro; però per qualche motivo sentivo e capivo che mancava qualcosa in quella comunione, ma non trovavo risposta.

Nell'ambito della formazione padre Timothy mi ha invitato a un incontro del clero della Chiesa antiochena, dove ho visto per la prima volta come si celebra la Divina Liturgia e si amministra la santa comunione ai comunicandi con un cucchiaio speciale. Ho pianto così tanto che mi si sono bagnati gli occhiali. Era un misto di felicità e santità, esattamente quello che cercavo da molto tempo.

Così, ho deciso di lasciare i pentecostali, ne ho parlato con mia moglie e ho cercato di trovare un modo perché la nostra famiglia abbracciasse l'Ortodossia.

Mia moglie ha un cuore d'oro. Mi ha sostenuto e ha attraversato con me questo momento difficile. Ma abbiamo perso tutto: i nostri stipendi, gli amici, la reputazione e persino i nostri parenti.

la missione della chiesa delle Assemblee di Dio a Sabana Grande

Qual è stata la reazione dei suoi compagni pentecostali quando se n'è andato?

Ero responsabile del ministero latinoamericano e pastore dell'enorme comunità americana delle Assemblee di Dio tra Danbury e Brookfield nel Connecticut. Quando stavo per lasciare la chiesa pentecostale, ho incontrato il pastore anziano della comunità e gli ho chiesto di lasciarmi predicare il mio ultimo sermone. Era l'agosto del 1995. Ho detto alla congregazione che era il mio ultimo sermone e che ero già stato battezzato nella Chiesa ortodossa. Ho spiegato loro che la mia decisione di lasciare le Assemblee di Dio è stata causata dal desiderio di crescere spiritualmente e dalla convinzione che la Chiesa ortodossa è la vera Chiesa di Cristo. Non volevo creare divisioni nella missione e suggerii loro di cercare di trovare la verità nei propri cuori.

Dieci giovani di quella parrocchia mi hanno seguito alla Chiesa ortodossa. Sono stati battezzati e frequentano ancora la chiesa ortodossa.

Qualche anno dopo fui invitato a un anniversario di quella missione pentecostale e mi chiesero di parlare all'intera congregazione di americani e latinoamericani. Non ho predicato, ma mentre mi congratulavo con loro, ho cercato di trovare le parole più gentili e giuste per loro. Non volevo confondere o dividere i membri della missione, perché sono convinto che solo lo Spirito Santo, Dio stesso, può portare le persone all'Ortodossia.

A quel tempo mio figlio Hamilton studiava alla School of Visual Arts di New York.

Era lì da solo e non c'era quasi nessuno da cui imparare l'Ortodossia. Dopo aver conseguito una laurea in Belle arti, ha iniziato a studiare all'Hunter College per un master. Ma si è preparato accuratamente ed è stato battezzato anche prima di me, a Pasqua. Tutta la famiglia ha partecipato alla cerimonia del battesimo ed è rimasta per il servizio notturno presso la Cappella di Santa Maria Maddalena alla Columbia University di New York. Dopo il suo primo anno di college aveva bisogno di un posto dove vivere e il monastero di Santa Maria l'Egiziaca (noto anche come Mercy House) gli offrì una stanza. Lì, a poco a poco, comunicando con l'abate, si interessò alla vita monastica e in seguito iniziò a vivere in questo monastero come monaco.

Chi è stato battezzato dopo di lui nella sua famiglia?

Io sono stato il secondo. Nell'ottobre dello stesso anno, padre Timothy mi ha battezzato nella chiesa di san Giorgio a Danbury. Dopo il corso di catechismo mia moglie è stata accolta con la cresima il 24 dicembre, insieme a mio figlio, che ora è il diacono Seraphim, e poi è stata battezzata nostra figlia Despina. Infine, è stato cresimato nostro figlio Israel (ora ieromonaco Daniel).

Israel Justiniano (il futuro ieromonaco Daniel) a Broadway

La conversione di padre Daniel all'Ortodossia è stata straordinaria...

Sì, lo è stata. Ha vissuto l'11 settembre 2011, quando le torri gemelle sono crollate nel centro di New York dopo gli attentati. Lavorava per una società che affittava un edificio proprio di fronte alle torri gemelle. Era una società che produceva spettacoli per Broadway e lui lavorava lì in una produzione chiamata Splash. Dopo l'11 settembre, l'azienda ha chiuso.

Padre Daniel è una persona molto dotata, e ha esercitato professioni interessanti...

Dopo essersi laureato alla Yale University di New Haven, nel Connecticut, è diventato grafico per libri ed è stato invitato a lavorare alla Columbia University Press. Era soddisfatto del suo lavoro e aveva un buon stipendio. Una volta terminato un libro, me ne inviava una copia firmata con il suo nome secolare: Israel Justiniano. Poi ha lavorato al Metropolitan Museum of Art di New York, dove ha svolto ricerche e preparato materiali promozionali per mostre: libri, cataloghi e souvenir. Il suo lavoro gli dava gioia e spesso invitava me e sua madre alle mostre.

Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto che avrebbe lavorato a... Broadway, a teatro. È andato all'audizione ed è stato invitato alla grandiosa produzione di Splash. Più tardi l'abbiamo visto mentre ballava e cantava. È stato incredibile.

Deve essere stata un'esperienza straordinaria per lui...

È stata una parte della sua vita. E poi, dopo l'11 settembre, la compagnia ha cancellato lo spettacolo. Dissero che chiunque volesse continuare a lavorare in azienda avrebbe dovuto trasferirsi in California o cercare un altro lavoro. Si è trasferito con l'azienda. Un giorno durante l'allenamento cadde e si ferì alla schiena. I medici hanno detto che la condizione non era estremamente grave, ma non avrebbe dovuto allenarsi per sei mesi. L'azienda non lo ha licenziato, ma non poteva pagarlo per sei mesi, quindi nostro figlio ha deciso di tornare a casa nel Connecticut.

il futuro padre Gregorio con il metropolita Nicholas e il sacerdote Luke Mihaly

A quel tempo eravamo tutti ortodossi. Un giorno lo invitammo a una riunione del clero a Harrison, New York. Vi parlava il capo della diocesi carpato-russa in America, il metropolita Nicholas (Smisko), che più tardi mi avrebbe ordinato sacerdote.

Mio figlio ha ascoltato il suo sermone, in cui parlava della tragedia dell'11 settembre. Quelle parole gli hanno toccato il cuore, e da quel momento ha iniziato a frequentare la chiesa della santa Trinità a Danbury, di cui eravamo allora parrocchiani. Nostro figlio ha parlato di argomenti spirituali con il rettore, il sacerdote Luke Mihaly. Così ha deciso di convertirsi all'Ortodossia ed è stato cresimato nel 2002.

Parte 2 – La missione di san Giovanni Climaco su un'isola inondata di pastori protestanti

padre Gregorio e la sua famiglia nella zona della missione

Come ha deciso di diventare un prete ortodosso?

Mia moglie e io abbiamo sempre preso molto sul serio la fede e la Chiesa. Per trent'anni ho servito come pastore in una comunità pentecostale, diciotto dei quali come ministro ordinato, il più alto livello di classificazione ministeriale nelle Assemblee di Dio.

Quando mi sono convertito all'Ortodossia, ho imparato ad amare ancora di più la Chiesa, e dopo un po' ho detto al rettore della nostra parrocchia che volevo diventare sacerdote. Ma non conoscevo il processo di ordinazione. Pensavo di dover solo preparare dei documenti che confermassero la mia esperienza di pastore.

Il rettore mi ha chiesto di andare il sabato successivo in seminario per una conferenza. Mi ha organizzato un incontro con il vescovo della diocesi carpato-russa in America, il metropolita Nicholas, a Johnstown, in Pennsylvania. Ho portato tutti i documenti al metropolita e ho creduto che probabilmente mi avrebbe ordinato il mese successivo. Mi sbagliavo.

ordinazione a diacono

Ero seduto davanti al metropolita. Non l'avevo chiamato "vladyka" o "vostra Eminenza", perché ero un principiante. Gli dissi che volevo diventare sacerdote e servire la Chiesa.

"Ascolta", mi disse. "Vedi questo prete?" E indicò padre Luke.

"Sì", risposi.

"Sarai legato alla sua parrocchia. Fai quello che ti dice. Dimentica il sacerdozio per ora".

Ero sconvolto e scoraggiato.

"Va bene", dissi. "Imparerò sotto la guida di padre Luke".

Mi ci sono voluti dieci anni per diventare prete. Ho dovuto iscrivermi a un corso speciale per laici, istituito dal metropolita Nicholas. Un bellissimo corso frequentato da persone di diverse professioni: ingegneri, avvocati, medici, insegnanti che avrebbero prestato servizio nella Chiesa.

Inizialmente, il corso si aprì per formare i diaconi, e coloro che in seguito volevano diventare sacerdoti dovevano andare al seminario di Johnstown e fare lì un corso aggiuntivo. Ho frequentato questo corso per due anni, poi il metropolita mi ha ordinato sacerdote.

Prima della mia ordinazione gli dissi: "Vladyka, voglio avvertirla che se mi ordinerà, il mio cuore rimarrà nel mio paese natale, e quando andrò in pensione dal mio lavoro secolare, tornerò a Porto Rico. Se vuole tenermi negli Stati Uniti, non mi ordini".

"Ti ordinerò comunque", rispose il metropolita Nicholas. "Non preoccuparti."

Sono stato ordinato sacerdote il 17 settembre 2006 a Danbury.

Padre Luke era il rettore e io ero il suo braccio destro in parrocchia. Sono stato anche nominato "sacerdote di sostegno" e quando l'uno o l'altro prete era in vacanza, prestavo servizio temporaneamente nella sua chiesa.

Quando avevo cinquantacinque anni, sono andato in pensione dopo aver lavorato come insegnante per vent'anni e avevo intenzione di trascorrere il resto della mia vita a Porto Rico per portare l'Ortodossia alla mia gente.

Nel frattempo, ho incontrato per la prima volta il primo ierarca della ROCOR, il metropolita Hilarion (Kapral; †2022). Era impegnato in attività missionarie, e apriva missioni della ROCOR in tutto il mondo. Sie era rivolto a lui mio figlio, padre Silouan, che era sicuro che il metropolita Hilarion mi avrebbe aiutato e mi avrebbe mandato in missione a Puerto Rico.

Sono giunto alla sede sinodale di New York insieme ai miei due figli, che erano presenti al nostro incontro con il metropolita. Vladyka ha detto che mi capiva perfettamente e mi dava la sua benedizione per creare una missione. Anche il metropolita Nicholas mi ha sostenuto e mi ha dato una lettera di congedo.

Abbiamo venduto la nostra casa e sono andato da Vladyka Hilarion per ottenere l'antimensio e il santo miro. All'inizio Vladyka ha detto che non riusciva a trovare un antimensio. Poi ha controllato di nuovo, è tornato con un sorriso e ha detto: "Ecco l'ultimo che è stato firmato dal metropolita Laurus". È così che ho ottenuto l'antimensio per la nostra missione portoricana. Ho chiesto al metropolita di darmi due anni per costruire l'edificio della missione.

padre Gregorio con la sua famiglia dopo la Liturgia della festa della santa Trinità

Siamo arrivati a Porto Rico e abbiamo iniziato a creare una missione da zero. Avevamo solo due icone che ci erano state offerte da sacerdoti negli Stati Uniti. Abbiamo acquistato un terreno con una casa e abbiamo iniziato a riparare la casa per viverci e ad allestire una cappella all'interno.

Ben presto la gente ha cominciato a venire da noi chiedendomi il battesimo, così abbiamo dovuto iniziare la nostra missione prima che la cappella fosse pronta. Abbiamo celebrato la prima Liturgia nel 2009 e da allora la celebriamo ogni domenica.

Abbiamo battezzato quarantadue persone a San German e preparato altre cinquanta persone per il battesimo. Purtroppo, nel 2017 la città è stata colpita dall'uragano Maria, e abbiamo perso diverse famiglie dei nostri parrocchiani che si sono trasferiti negli Stati Uniti. Dopo l'uragano c'è stato un terremoto nel sud dell'isola, il cui epicentro era molto vicino a San German. Alcune persone sono state uccise, le case sono state danneggiate, anche alcuni dei nostri parrocchiani hanno sofferto e se ne sono andati. Poi è scoppiata l'epidemia del Covid-19. Qui abbiamo avuto le stesse restrizioni come negli Stati Uniti, ma abbiamo deciso di non chiudere la parrocchia. Mia moglie e io, insieme a molti altri parrocchiani, celebravamo la Liturgia ogni domenica, mantenendo la vita della nostra missione.

Dopo che il COVID è passato, molte persone giovani e istruite hanno iniziato a venire da noi e mi hanno chiesto di battezzarle.

Per favore, ci parli dei suoi parrocchiani.

La missione è situata nel sud-ovest — a San German, ma abbiamo parrocchiani che si recano in chiesa anche dalla parte più lontana — la parte nord-orientale dell'isola. I membri della nostra parrocchia sono per lo più giovani, studenti che contemporaneamente studiano nelle università e lavorano. Siamo felici di avere un gruppo così affiatato di giovani, e preghiamo perché amino la Chiesa e dedichino parte della loro vita alla parrocchia. Spero e prego anche che un giorno loro e i loro coniugi ortodossi si sposeranno in chiesa. Abbiamo anche parrocchiani più maturi che hanno cinquant'anni e alcuni più anziani.

Stiamo facendo ogni sforzo per costruire una chiesa vera, grande, perché l'attuale cappella è già troppo piccola per la parrocchia, soprattutto quando molte persone si riuniscono per le funzioni nelle grandi feste.

Credo di avere la miglior parrocchia che un prete possa avere. Tutti lottiamo con alcuni peccati e mancanze, ma i miei parrocchiani sono seri e si sforzano di imparare meglio ciò che la Chiesa ortodossa può offrire loro per riformarsi.

Abbiamo nella nostra parrocchia quattro catecumeni che sono pronti per essere battezzati. Altri quattro vengono alle funzioni e alle lezioni che teniamo la domenica dopo la Liturgia e il pasto, perché vogliono imparare di più sulla fede.

classi dopo la Liturgia

Quali difficoltà incontra la sua missione?

Il problema principale a Porto Rico è l'alto tasso di disoccupazione, e molti giovani devono trasferirsi negli Stati Uniti. Così stiamo perdendo i nostri parrocchiani giovani. Ma allo stesso tempo l'isola sta diventando un vero e proprio paradiso per i turisti che spesso cercano un luogo dove pregare durante le vacanze.

Un altro problema: quando parliamo alla gente dell'Ortodossia, mostriamo loro immagini di bellissime chiese ortodosse, ma quando le persone vengono alla missione, vedono solo la cappella.

Un altro problema. Abbiamo ragazze belle e ben istruite, ma ci sono pochi giovani da sposare. Quindi pregano e... aspettano un miracolo.

padre Gregorio con la moglie Edna (Eufemia). Cinquant'anni insieme. 2020

Quali tratti di carattere pensa che dovrebbe avere un missionario?

In primo luogo, le qualità spirituali sono assolutamente necessarie per un sacerdote, e la cosa più importante è un grande amore per le persone che serve.

Secondo, un missionario deve avere molta pazienza. Una missione significa lavoro senza fine. Servirò qui finché Dio vorrà, e ora prego per un prete più giovane per la nostra missione, per il prossimo leader che verrà dopo di me, perché io sto invecchiando.

Ha tre figli...

Ma il lavoro missionario è qualcosa che non posso imporre loro.

Padre Daniel è stato recentemente ordinato ierodiacono. Come si è sentito alla sua ordinazione?

Sa quanto tempo impiega un artista per creare un'opera d'arte? A volte ci vogliono anni! Quando padre Daniel è stato ordinato ierodiacono durante la Liturgia, ho capito che questa ordinazione non era per me, ma per Dio.

Io sono un padre che vuole fare tutto il possibile per i suoi figli. Lo rispetto molto perché conosco il suo cuore. E tutto quello che posso fare ora è pregare e ringraziare Dio. All'altare padre Daniel mi ha detto che aveva paura di mettersi a piangere davanti alle persone che lo guardavano. Ma quando sono andato da lui per congratularmi con lui, piangeva come un bambino e tutto il suo volto era in lacrime. L'ho baciato. È molto difficile esprimere a parole ciò che Dio sta facendo con i miei figli. Questa è la realtà della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa, che forma i miei figli.

È rimasto negli Stati Uniti dopo la sua ordinazione?

Sì, è monaco da diciassette anni. È venuto dal monastero a Porto Rico per aiutarmi. Ora vive la vita monastica in uno skit ad Atlanta, in Georgia, dove c'è un abate.

Il suo figlio più giovane, padre Seraphim, serve nella sua missione...

Sì, un'altra persona dal cuore gentile. Ma anche lui è quasi diventato monaco! Mi ha aiutato nella missione e una volta ha detto che non vedeva una donna ortodossa che avrebbe voluto sposare. Gli ho detto di pregare e di aspettare un miracolo. Ed è accaduto un miracolo.

padre Gregorio e padre Daniel allo skit di Atlanta

Una volta ho battezzato una donna e la sua figlia minore. Ma non mi ha detto che aveva anche una figlia maggiore. Domenica ha portato la figlia maggiore, una vera bellezza! Stavo uscendo dalla cappella mentre mio figlio scendeva dal secondo piano della casa e si dirigeva verso la cappella. La ragazza stava entrando nel corridoio della casa, e noi tre ci siamo incontrati. L'ho vista, ho guardato mio figlio, e mio figlio ha guardato me, e poi lei.

Quando il servizio è finito, gli ho chiesto se aveva preso il suo numero di telefono. Così iniziò la loro amicizia e presto si sposarono. Ora hanno tre figli fantastici. Il maggiore, Lazar, mi aiuta all'altare. Quella di mezzo è la loro figlia Emilia. Il più giovane si chiama Luke in onore di san Luca di Simferopoli, arcivescovo e chirurgo. Lo chiamo "il piccolo vescovo" perché il suo volto e il suo carattere ricordano quelli di un vescovo. E abbiamo appena saputo che aspettano un quarto bambino.

il diacono Seraphim e Luke

Padre Gregorio, la sua missione è dedicata a san Giovanni Climaco. Perché lo ha scelto come patrono celeste della missione?

Ho sempre avuto il desiderio di portare l'Ortodossia a Porto Rico. Ma volevo organizzare qualcosa che fosse più di una semplice parrocchia. Ci sono così tanti predicatori qui a Porto Rico! Ogni domenica mattina si ascoltano alla radio gli interventi di numerosi pastori. Ma non si sono mai visti monaci sull'isola. Io sono l'unico prete della mia città, ma non sono un monaco. E san Giovanni Climaco è un santo monastico e il nostro patrono, e lo preghiamo perché venga costruito uno skit sulla base della nostra parrocchia.

Quindi è così che vede il futuro della missione!

Ora mio figlio, padre Daniel, vive allo skit dei santi Anziani di Optina ad Atlanta. Il monastero è stato costruito sulla base di una parrocchia, e questo è un brillante esempio della coesistenza di una parrocchia e di un monastero. Questo è ciò che vogliamo fare a Porto Rico in futuro. Il rettore, l'archimandrita John (Townsend), ha accettato di aiutarci, e i nostri futuri monaci saranno addestrati nel loro skit. So che ci vorranno anni prima che qualcosa di simile venga fondato sulla base della nostra missione. In ogni caso, questo è ciò che vorrei vedere prima di morire.

il metropolita Nicholas dell'America orientale e di New York con l'icona della radice di Kursk a Porto Rico. agosto 2021

Abbiamo cinque ettari di terreno. Nell'agosto 2021, il metropolita Nicholas dell'America orientale e di New York (allora vescovo di Manhattan) ha visitato la nostra missione e ha benedetto un appezzamento di terreno su cui intendiamo costruire una chiesa. Ma per iniziare la costruzione di una chiesa dobbiamo presentare una pila di documenti all'Assessorato alla Cultura. San German è la seconda città di Porto Rico dopo la nostra capitale San Juan, e tutti coloro che costruiranno qualcosa qui devono presentare una ricerca archeologica e un ampio rapporto.

La nostra chiesa sarà molto bella, come il monastero della santa Trinità a Jordanville, New York. Quando abbiamo iniziato a pensare a una chiesa, abbiamo assunto un architetto che ci ha mostrato i suoi schizzi della chiesa. Ma erano tutti troppo moderni e freddi, e noi volevamo qualcosa di vecchio stile e caldo.

Poi l'architetto ci ha consigliato di andare a Jordanville e vedere la chiesa del monastero. Ho chiamato il metropolita Hilarion e ho chiesto la sua benedizione. Mi ha dato il numero di telefono del vescovo Luke (Murianka) di Syracuse, che è l'abate del monastero. E padre Daniel e io siamo andati a Jordanville.

Padre Daniel ha scattato delle foto e ha fornito all'architetto tutte le informazioni. Si prevede che la chiesa possa ospitare fino a 100 persone.

Oggi i documenti di costruzione, poiché soddisfano tutti i requisiti, sono stati approvati dall'Istituto di Cultura di Porto Rico. Ora stiamo aspettando una lettera dal Dipartimento delle risorse naturali e ambientali per passare alla fase successiva: informeremo i vicini del nostro progetto di costruzione. Se nessuno si oppone, ci verrà dato un permesso di costruzione. Secondo il nostro ingegnere, se tutto va secondo i piani, saremo in grado di iniziare la costruzione entro la fine dell'anno. Abbiamo molto lavoro da fare e speriamo che il Signore ci aiuti nelle prossime fatiche.

parrocchiani

La missione ortodossa a Porto Rico ha bisogno di tutti i libri liturgici necessari per la celebrazione dei servizi in una comunità parrocchiale a tutti gli effetti, tradotti in spagnolo, insieme a traduzioni spagnole degli scritti patristici. Chiediamo a chi sa dove reperire materiale e fonti di inviarli o di contattare la missione, e a quelli che sono disposti a offrire il loro aiuto come traduttori, di contattare padre Gregorio Justiniano via email: curagregorio@gmail.com.

 
Due testi sulla situazione in Siria

Presentiamo due testi per comprendere la situazione odierna in Siria: nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti, un reportage dalla chiesa ortodossa antiochena di Albany (la capitale dello stato di New York) con testimonianze personali sul clima di terrore e sulle atrocità perpetuate dai presunti “liberatori” del paese; nella sezione “Geopolitica ortodossa”, una riflessione di padre Andrew Phillips sul ruolo della Russia come più credibile difensore della Siria e della civiltà cristiana, entrambe minacciate dalle politiche suicide delle élite occidentali.

 
Apparentemente ora siamo tutti "ucrainofobi"

Oles' Buzina, il giornalista ucraino assassinato, amava il suo paese, ma Kiev comunque lo etichetta come "ucrainofobo"

L'investigatore capo dei servizi di sicurezza ucraini, Vasilij Vovk, ha appena aggiunto un'altra fobia alla crescente lista di paure e di avversioni di cui voi o io potremmo apparentemente soffrire. Parlando al programma dalla denominazione affascinante, Svoboda Slova (libertà di parola), a Vovk è stato chiesto di commentare la recente ondata di "suicidi" e di omicidi di politici dell'opposizione e giornalisti critici del governo che hanno avuto luogo nel suo paese. Questa è stata la sua risposta:

"Penso che in questi tempi, in cui vi è praticamente una guerra in corso, gli ucrainofobi, se non riescono a chiudere la bocca, dovrebbero almeno fermare la loro retorica. Penso che nella situazione attuale, non ci dovrebbe essere nessuno che si esprime direttamente contro l'Ucraina e l'essere ucraini".

Quando si dice Svoboda Slova! A Vovk è stato poi chiesto se avesse una definizione scientifica e giuridica specifica di un "ucrainofobo", e ha risposto,

"No. Ma tutti sanno di che cosa stiamo parlando".

Ebbene sì, probabilmente tutti lo sanno, se hanno prestato attenzione al totalitarismo strisciante che sta diventando la norma nel suo paese.

Allora, cos'è l'ucrainofobia? Beh, la cosa buffa è che non c'è nemmeno bisogno di odiare realmente l'Ucraina o gli ucraini per qualificarsi come ucrainofobi. In realtà, per bizzarro che possa sembrare, si può cadere in questa condizione anche se si ama il proprio paese.

Prendete lo scrittore e storico recentemente assassinato, Oles' Buzina, come esempio calzante. Buzina era uno degli "ucrainofobi" di cui Vovk stava parlando quando ha offerto la sua difesa appassionata della Svoboda Slova. Ma lungi dall'avere paura oppure odio per l'Ucraina, Buzina di fatto sembrava averla piuttosto amata. Eppure è ancora qualificato come ucrainofobo. Come è possibile?

Semplicemente perché la sua comprensione degli eventi e la sua visione del paese erano diametralmente opposte alla comprensione degli eventi e alla visione del paese consentite dal regime post-rivoluzionario. Ecco che cosa ha detto Buzina nell'ultima intervista concessa a Radio Vesti, pochi giorni prima di essere ucciso:

"Perché partecipo ai talk show russi? Perché per me questa è l'unica possibilità di esprimere le mie opinioni. Ai talk show russi ho sempre detto che io sostengo un'Ucraina unita. Per esempio, una volta c'è stata una situazione in cui uno degli ospiti di un talk show ha detto che l'Ucraina come stato non esiste, a quel punto ho tirato fuori il mio passaporto ucraino e ho detto: 'guardate, l'Ucraina esiste come stato'."

Potreste pensare che questo lo designasse come un ucrainofilo, piuttosto che un ucrainofobo, ma purtroppo no. Dovete capire che la sua visione di un'Ucraina unita era quella sbagliata, come si è visto in dichiarazioni come questa:

"La 'vera' Ucraina è in larga misura dipendente dai legami economici con la Russia".

"Non tutti gli ucraini sono sotto l'influenza della propaganda ucraina, che non è ucraina, ma anti-ucraina, ed è sviluppata negli Stati Uniti..."

Capite così perché poteva essere un patriota ucraino sostenitore di un'Ucraina unita, ma essere ancora marchiato come ucrainofobo perché la sua comprensione del significato di questi termini è inaccettabile per quelli che definiscono l'ucrainofobia?

Stando così le cose, come si fa uno a sapere se è ucrainofobo? Dal momento che, come dice Vovk, non vi è ancora un criterio oggettivo per l'ucrainofobia, potrebbe darsi che voi siate ucrainofobi senza nemmeno saperlo? È perfettamente possibile, e quindi, in assenza di una misurazione scientifica, ecco un piccolo test con il quale potrete capire se siete caduti in quest'ultima tra le fobie:

1. Il colonnello Andrej Lisenko annuncia per la quarantesima volta l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Questa dichiarazione è seguita una settimana più tardi dal quarantunesimo annuncio di invasione, proclamato dal Generale della NATO Philip Breedlove. Che cosa fate?

a) Vi fidate di loro – si tratta di gente onesta che cerca di diffondere i fatti sui piani del Cremlino di conquistare tutta l'Ucraina, seguita dall'Europa e poi dal mondo.

b) Alzate gli occhi al cielo e vi ritrovate a borbottare: "Non vedo l'ora di vedere le foto satellitari..."

2. Qual è la vostra opinione dei piani di Arsenij Jatsenjuk per costruire 1.920 chilometri di Grande Muraglia al confine dell'Ucraina con la Russia?

a) Penso che dovrebbe essere un po' più alta.

b) Parlando dei confini, il signor Jatsenjuk ne ha chiaramente attraversato uno un po' di tempo fa – il confine tra la realtà e la follia.

3. Dmitrij Jarosh, leader del Pravy Sektor, è stato appena nominato consigliere capo dello Stato Maggiore dell'Esercito ucraino. La vostra reazione è:

a) Sono contento per lui. Alla fine ha avuto un riconoscimento meritato per il suo impegno.

b) Faccio fatica a credere che un paese europeo stia legittimando neonazisti come Jarosh e che l'Occidente "illuminato" sembri non essersene accorto.

4. La Verkovhna Rada ha appena approvato all'unanimità una legge che definisce "combattenti per la libertà" i militanti dell'Esercito Insurrezionale Ucraino, che ha massacrato decine di migliaia di polacchi, ebrei e russi negli anni '40. Qual è la vostra risposta:

a) "Gloria agli eroi".

b) Ancora un'altra indicazione di una malattia al cuore del regime post-Majdan.

5. C'è stata un'altra rissa di massa alla Verkhovna Rada. La vostra reazione immediata è:

a) Naturalmente la democrazia in Ucraina non è ancora perfetta, ma questo serve solo a dimostrare che l'Occidente deve fornire più denaro per aiutarli a raggiungere le loro "aspirazioni democratiche".

b) Ma per favore!!! Questa gente non ha bisogno che l'Occidente presti loro denaro per aiutarli a realizzare le loro "aspirazioni democratiche". Ha bisogno che l'Occidente presti loro i soldi per comprare una gabbia.

6. I minatori ucraini sono a Kiev per protestare contro il governo per il mancato pagamento dei loro stipendi. Dovrebbero:

a) Protestare contro Putin, invece, dal momento che il nano del Cremlino ha chiaramente manomesso personalmente il sistema di pagamento per assicurarsi che i loro stipendi non siano pagati.

b) Pregare che il governo colossalmente incompetente e corrotto a Kiev sia presto cacciato pacificamente, e qualcosa di simile a un vero e serio governo sia installato al suo posto.

7. È avvenuto il decimo "suicidio" di un politico dell'opposizione nello spazio di due mesi. Cosa fate:

a) Alzate le spalle. Probabilmente era un altro ucrainofobo che avrebbe dovuto chiudere la bocca.

b) Scuotete la testa increduli che le raccapriccianti e totalitarie autorità dell'Ucraina siano spacciate in Occidente per apostoli della "democrazia".

 8. L'ambasciatore americano Geoffrey Pyatt produce un altro Tweet che mostra un'altra presunta invasione dell'Ucraina da parte della Russia. L'immagine che usa è una foto aerea granulosa di cose che sembrano piccoli puntini e macchie, ma un esame più attento rivela che è una foto satellitare di mezzi corazzati statunitensi, scattata durante l'operazione Desert Storm. Cosa fate:

a) Dite: "Eh, la gente commette errori", prima di andare a dire ai vostri amici che i russi stanno arrivando.

b) Dite: "Com'è possibile che questo pagliaccio sia stato lasciato in Ucraina, per non parlare del fatto che gli sono state date le chiavi dell'ambasciata degli Stati Uniti?"

9. Vedete nelle edicole locali la copertina della rivista Elle, con una foto di una modella che indossa un abito arancione e nero. Cosa fate:

a) Gettate la rivista sul pavimento, pestandola e infuriandovi su come Putin sia ormai riuscito a conquistare anche il mondo della moda, prima andare all'assalto del negozio gridando al proprietario che è un fantoccio del Cremlino.

b) Non ve ne curate e continuare a fare acquisti.

10. Prendete in mano una copia del New York Times e leggete un articolo sui piani russi per invadere la Lituania, la Lettonia, l'Estonia e la Polonia, seguite da New York. Sebbene in nessun punto in questo articolo vi siano prove presentate a conferma delle dichiarazioni, voi:

a) Credete a ogni parola e iniziate a costruire un bunker sotterraneo per proteggervi dall'invasione imminente dei Russki.

b) Utilizzate l'articolo per fare una barca di carta per i vostri bambini

Ora fate la somma. Se avete totalizzato "A" per ogni domanda, complimenti, in voi non c'è un briciolo di ucrainofobia. Siete ucrainofili in tutto e per tutto, e confidate nella capacità del governo ucraino e implicitamente dei media occidentali di riferire sinceramente gli eventi in quel paese. Tuttavia, una parola di avvertimento: non riposate sugli allori; i dubbi sulla versione ufficiale possono insinuarsi in ogni momento e, se non state attenti, prima di rendervene conto potreste svegliarvi e scoprire di essere diventati ucrainofobi a tutti gli effetti.

Se avete totalizzato qualcosa di diverso da "A" in una qualsiasi domanda, vergognatevi. Siete caduti a capo fitto nella rete propagandistica diffusa dal Cremlino e siete ufficialmente ucrainofobi. Nelle parole di Vasilij Vovk, dovreste davvero chiudere la bocca.

 
"Stiamo assistendo a una straordinaria ondata di forza spirituale in Ucraina"

Abbiamo parlato con il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka, capo della Rappresentanza della Chiesa ortodossa ucraina presso le organizzazioni internazionali europee, della visita del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a Kiev, della costituzione dell'Unione pubblica "Miriane" ("Laici") e di altri eventi recenti.

il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka

Eminenza, l'Ortodossia oggi sta attraversando tempi difficili. Le azioni non canoniche del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli hanno portato a una crisi nella Chiesa e alla rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, insieme ad alcuni vescovi di altre Chiese locali che hanno sostenuto queste azioni. Per favore, ci parli della situazione ecclesiastica attuale in Ucraina.

Oggi, lo stato delle cose nella vita della Chiesa ucraina è un'illustrazione grafica delle parole dell'apostolo Paolo che la forza di Dio è resa perfetta nella debolezza (2 Cor 12:9). Come prima, sono commessi atti apertamente ostili contro la Chiesa ortodossa ucraina. Ciò include l'ingerenza di funzionari statali nella sfera della Chiesa, una campagna diffamatoria nei media e comportamenti arbitrari da parte delle autorità locali impegnate nella ri-registrazione illegale delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E l'esempio più illustrativo di questa inimicizia è ovviamente l'incursione nelle chiese da parte dei sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Queste razzie sono accompagnate da violenze contro i parrocchiani e talvolta anche contro il clero, minacce e intimidazioni contro i fedeli, e così via.

È particolarmente triste che alcuni sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che si definiscono cristiani perseguitino persino i bambini, ricorrendo talvolta alla violenza diretta. Per esempio, nel villaggio di Zadubrovka della regione di Chernovtsy, una studentessa di prima media di nome Kristina Velushchak, nel corso di una riunione dei genitori, è stata bandita dalla cerimonia di laurea perché è una parrocchiana della Chiesa ortodossa ucraina. E nel villaggio di Sadov della regione storica della Volinia alcuni seguaci della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno picchiato il figlio sedicenne del rettore della chiesa. I medici gli hanno diagnosticato gravi ferite alla testa, emorragie e numerosi ematomi.

Dall'altro, assistiamo a uno straordinario slancio di forza spirituale nei fedeli e nel clero, all'unità delle comunità con i loro sacerdoti, alla fedeltà delle persone a Cristo e alla sua Chiesa, e alla consapevolezza di essere tutti fratelli e sorelle in Cristo. Tutta la Chiesa risponde al dolore e alla sofferenza di ogni singola comunità e di ogni persona. Può sembrare sorprendente e incredibile, ma in quasi tutti i villaggi in cui è stata sequestrata una chiesa (oltre 100 posti, principalmente nelle regioni occidentali dell'Ucraina) ne è già stata costruita una nuova, o è in costruzione, o si stanno raccogliendo fondi per la sua costruzione. Inoltre, da tutto il nostro paese arrivano sia aiuti monetari che aiuti sotto forma di materiali da costruzione, vasi sacri e oggetti liturgici.

L'ondata di forza spirituale di cui parla è stata chiaramente e vividamente illustrata dalla Grande processione della Croce alla fine di luglio di quest'anno, nel giorno del Battesimo della Rus'. La sua grandezza e magnificenza hanno riaffermato le parole del Salvatore che le potenze dell'inferno non possono prevalere contro la Chiesa (cfr Mt 16,18).

Sì, è vero. Il numero dei partecipanti alla Grande processione cresce ogni anno. Quest'anno c'erano 350.000 partecipanti, l'anno scorso la processione non si è svolta a causa della pandemia, nel 2019 c'erano circa 300.000 partecipanti e l'anno prima circa 250.000. È interessante notare che la polizia di Kiev, che "tradizionalmente" riduce il numero dei partecipanti di quasi dieci volte per ordini dall'alto, testimonia il fatto che alla Grande processione partecipano sempre più credenti. Ciò indica chiaramente che, nonostante qualsiasi "sondaggio di opinione" o "studio statistico" sponsorizzato, la Chiesa ortodossa ucraina rimane la più grande Chiesa in Ucraina.

Tuttavia, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non si vergogna di dichiarare in ogni angolo che la propria "Chiesa" sta crescendo rapidamente grazie a tutti i nuovi aderenti...

Vorrei chiedere: dove sono tutti questi sostenitori? Perché non li vediamo alle processioni, nelle chiese della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che restano vuote? Le processioni della Croce sono una parte importante della vita spirituale dei cristiani ortodossi. Non voglio assolutamente vantarmi della moltitudine di partecipanti alla Grande processione e di molte altre azioni di preghiera in tutta l'Ucraina organizzate dalla nostra Chiesa, ma tutte testimoniano che il Signore è con noi.

In questo contesto, la visita del patriarca Bartolomeo a Kiev è sembrata molto patetica. Cosa può dire di questa visita?

In primo luogo, questa visita è avvenuta su invito delle autorità laiche del nostro paese. Pertanto, lo status in cui è stato ricevuto in Ucraina non è chiaro. Se è venuto come chierico, allora è stata una violazione del principio costituzionale della separazione tra Chiesa e Stato. Se è stato ricevuto come leader politico, ebbene, a differenza del Vaticano, il Fanar non è uno stato.

In secondo luogo, la Chiesa ortodossa ucraina non solo non ha invitato nel nostro paese il patriarca Bartolomeo, ma lo ha anche esortato ad astenersi da tale visita, temendo giustamente che essa provocasse una nuova ondata di sequestri di chiese e di violazioni dei diritti dei fedeli, cosa che è avvenuta in alcune diocesi della Chiesa ortodossa ucraina. Quindi la visita del primate della Chiesa di Costantinopoli non può essere considerata altro che un'invasione illegale del nostro territorio canonico.

Tuttavia, presumendo di aver revocato la decisione del 1686 di trasferire la metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca, il patriarca Bartolomeo non ha dichiarato l'Ucraina suo territorio canonico?

Sì, ha giustamente qualificato la sua affermazione come una "presunzione". Le decisioni del Sinodo della Chiesa di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 sulla revoca del decreto del 1686 e sull'accoglimento degli scismatici ucraini nella comunione ecclesiale, infatti, non sono solo una violazione dei canoni della Chiesa. Creano anche una "realtà" fittizia a cui il Fanar invita tutti ad aderire.

Con la sua visita in Ucraina il patriarca Bartolomeo ha dimostrato ancora una volta la sua persistenza nell'illusione e, nonostante l'evidente fallimento del suo progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", continua a insistere sul fatto che questa organizzazione è la Chiesa canonica in Ucraina, e il suo capo, Epifanij Dumenko, è il "metropolita di Kiev". Non c'è da stupirsi che il leader degli scismatici ucraini, Filaret Denisenko, dopo aver lasciato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" abbia giustamente notato che se lui stesso era sotto anatema, allora Epifanij, "ordinato" da lui, non era nemmeno un prete.

il patriarca Bartolomeo ed Epifanij Dumenko, il capo degli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Basti ricordare la reazione alla veglia di preghiera dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina fuori dalla Verkhovna Rada (il parlamento dell'Ucraina). Il patriarca Bartolomeo ha rifiutato di incontrare il gregge ortodosso e ascoltare la posizione degli ortodossi in Ucraina. Mentre 10.000 persone lo aspettavano davanti alla Verkhovna Rada, lui, circondato da cordoni di polizia, è entrato nell'edificio della Rada dall'ingresso laterale e ne è uscito attraverso il cortile. Tutto ciò dimostra che il patriarca Bartolomeo non vuole conoscere l'opinione di milioni di cittadini ortodossi dell'Ucraina e si sta semplicemente nascondendo da loro. Nel suo comportamento possiamo vedere chiaramente lo stile di uno scismatico militante. La storia ci mostra che la maggior parte degli scismi sono stati orchestrati con il sostegno delle forze politiche, e anche la situazione religiosa in Ucraina lo dimostra.

Vladyka, la veglia di preghiera al di fuori dalla Verkhovna Rada è stata organizzata dall'Unione pubblica dei "Laici". Può raccontare ai lettori di questo movimento?

I "Laici", come suggerisce il nome, sono una struttura non governativa che ha unito i credenti di tutte le diocesi della Chiesa ortodossa ucraina, che si sono resi conto che il futuro della Chiesa e il suo posto nella società ucraina dipende in gran parte dalla loro posizione attiva. Le attività dei "Laici" hanno ricevuto la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Sono stati accolti con grande entusiasmo dalla comunità ortodossa e in breve tempo sedi locali dei "Laici" sono state ufficialmente registrate in quasi tutti i centri diocesani; la nuova organizzazione ortodossa continua a crescere di iscritti.

Possiamo parlare di qualche risultato specifico dell'attività dei "Laici"?

Dipende da ciò che chiamiamo "risultati specifici". Le leggi anti-ecclesiali non sono ancora state abrogate nel nostro Paese, le razzie contro le chiese non sono cessate, la propaganda contro la Chiesa ortodossa ucraina sui media non diminuisce di intensità. Ma l'emergere dell'Unione pubblica dei "Laici" ha dimostrato ai nemici della Chiesa che i credenti in gran numero, compresi rappresentanti delle arti e della scienza, politici, giornalisti e comuni cittadini del paese, sono pronti a difendere la Chiesa del santo principe Vladimir, per servirla con la loro fede, i loro talenti e le loro capacità.

La prima azione dei "Laici", avvenuta il 15 giugno di quest'anno, ha riunito oltre 20.000 fedeli . Quel giorno alcuni attivisti sono arrivati alla Verkhovna Rada e all'Ufficio del presidente per presentare due disegni di legge elaborati dall'Unione pan-ucraina degli avvocati ortodossi per aiutare i parlamentari a modificare le leggi adottate che violano i diritti costituzionali dei cittadini ucraini.

la veglia di preghiera dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina davanti alla Verkhovna Rada il 21 agosto 2021

Già prima della visita di Bartolomeo a Kiev, i "Laici" hanno inviato una lettera ufficiale all'ufficio del Fanar, nella quale invitavano il patriarca a un incontro con i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Hanno anche preparato un "tomos" di risposta, in cui hanno espresso il loro disaccordo con le azioni del patriarca ecumenico in Ucraina. I fedeli hanno pensato di consegnare questo documento al patriarca Bartolomeo durante l'incontro.

Sono riusciti a consegnarlo al patriarca Bartolomeo?

No, non ci sono riusciti, ma questo testo in greco è stato pubblicato dalle agenzie di stampa della Chiesa greca. Quindi non c'è dubbio che il patriarca Bartolomeo ne fosse informato: la posizione dei laici della nostra Chiesa è stata trasmessa al pubblico di lingua greca e il personale del Patriarcato di Costantinopoli deve averne preso conoscenza.

L'istituzione dell'Unione pubblica dei "Laici" ci ricorda la situazione religiosa nel XVII secolo, quando furono fondate confraternite ortodosse per contrastare l'Unia in Ucraina. Si può dire che i "Laici" stiano facendo rivivere tali confraternite nell'ambiente contemporaneo?

Le confraternite nascono quando la Chiesa è perseguitata e sotto la pressione delle autorità. Nel XVII secolo, le confraternite hanno svolto un ruolo molto importante proprio per il fatto che l'Ortodossia in Ucraina non era stata distrutta sotto la pressione dei cattolici e degli uniati. Le confraternite difendevano i diritti della popolazione ortodossa, erano impegnate nella pubblicazione e nella distribuzione di letteratura ortodossa, nell'istruzione, in opere di beneficenza, ecc. Oggi i "laici" stanno facendo praticamente la stessa cosa, usando solo metodi moderni per proteggere i loro diritti e mezzi di comunicazione moderni.

Ma ci sono anche diverse differenze significative. All'inizio del XVI secolo, la stragrande maggioranza dei vescovi della metropolia di Kiev entrò nell'Unia con Roma. Lo hanno fatto apertamente o di nascosto, perdendo così la fiducia dei fedeli. Di norma, le confraternite ricevevano ampi diritti dal Patriarcato di Costantinopoli: erano al di fuori del controllo dei vescovi locali e esercitavano persino una sorta di supervisione per impedire ai vescovi ortodossi di aderire all'Unia.

L'attuale situazione in Ucraina è, a questo riguardo, completamente diversa. Solo un vescovo ordinario e un vescovo vicario della Chiesa ortodossa ucraina hanno disertato nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", mentre tutti gli altri vescovi sono rimasti fedeli alla Chiesa senza soccombere a minacce e persuasioni. Quindi, l'Unione dei "Laici" non agisce in modo autonomo, ma con la benedizione della gerarchia ecclesiale.

Molti confrontano la situazione in Ucraina con quella del Montenegro. Secondo lei sono simili?

Sono molto simili in molti modi. Sia in Montenegro che in Ucraina le autorità si oppongono alla Chiesa canonica. Dall'inizio degli anni '90 c'è stato in Ucraina uno scisma della Chiesa istigato dalle autorità; anche in Montenegro è apparsa la cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina". Il governo ucraino ha adottato leggi anti-ecclesiali; in Montenegro sono andati anche oltre, approvando una legge secondo la quale lo Stato aveva il diritto di impadronirsi della maggior parte degli edifici ecclesiastici e dei beni della Chiesa canonica e di trasferirli agli scismatici.

la processione della croce a Budva il 28 gennaio 2020

In entrambi i nostri paesi i fedeli si sono schierati in gran numero a favore della Chiesa. I nostri vescovi, compreso sua Beatitudine il metropolita Onufrij, hanno visitato il Montenegro e hanno partecipato alle processioni locali. Il fatto che in alcuni giorni in Montenegro fino a metà della popolazione del paese abbia partecipato a processioni religiose è stato molto impressionante e ci è servito come esempio nella difesa dei nostri diritti.

Un altro punto significativo è che sia in Montenegro alle elezioni parlamentari che in Ucraina alle elezioni presidenziali le forze che avevano scommesso sull'inimicizia con la Chiesa hanno subito una sconfitta. Tuttavia, c'è anche una differenza. Durante la campagna elettorale del 2020 in Montenegro, il defunto metropolita Amfilohije del Montenegro e del Litorale ha dovuto invitare apertamente i cittadini del paese a non votare per le forze politiche ostili alla Chiesa canonica. Questa è stata una misura forzata, anche se non è tipico che la Chiesa interferisca nella vita politica. Oggi in Ucraina non riteniamo possibile immischiarsi in battaglie politiche o invitare i membri della Chiesa ortodossa ucraina a votare per determinati partiti.

In conclusione, ci parli delle sue attività come capo della Rappresentanza della Chiesa ortodossa ucraina presso le organizzazioni internazionali europee.

Viviamo in un mondo in cui le organizzazioni internazionali hanno un forte impatto sulla politica interna in diversi paesi. In alcuni casi, questo impatto si verifica a seguito di meccanismi legali specifici, in altri casi è un'influenza più morbida, informativa e ideologica. L'esperienza degli ultimi anni suggerisce quanto segue: Quando i rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina parlano alle piattaforme internazionali per i diritti umani, come l'ONU e l'OSCE, dove presentiamo fatti documentati che citano violazioni dei diritti dei fedeli nel nostro paese, viene creato un ambiente informativo, sullo sfondo del quale non è così facile per le nostre istituzioni ignorare le dichiarazioni e le denunce portate all'attenzione del pubblico straniero. Le autorità sono semplicemente obbligate a reagire in qualche modo.

la sessione della XXV Assemblea interparlamentare giubilare dell'Ortodossia. Atene. 25 giugno 2018

Ed è molto importante non arrendersi. Una goccia può consumare la pietra. Per esempio, i rappresentanti dell'OSCE vengono sulle scene dei conflitti interreligiosi e possono monitorare direttamente le situazioni. Sui siti dell'ONU e dell'OSCE si trovano informazioni sistematizzate sulle violazioni dei diritti dei fedeli e delle comunità religiose della Chiesa ortodossa ucraina.

 
Alcune idee sbagliate su ciò che sta accadendo ora in Ucraina

L'invasione minacciata del territorio canonico ortodosso russo da parte del Fanar (patriarcato di Costantinopoli) controllato dagli Stati Uniti è, come ci si può aspettare, travisata dai media occidentali anti-ortodossi e controllati dagli Stati Uniti. Qual è la verità?

Errato: i media secolari presentano la Chiesa ortodossa come un ramo esotico del Vaticano, controllato dal suo "capo", il patriarca di Costantinopoli, e con 300 milioni di fedeli.

Corretto: la Chiesa ortodossa è una famiglia o confederazione di 14 Chiese locali e indipendenti, con 218 milioni di persone, di cui tre quarti, 164 milioni, appartiene alla Chiesa ortodossa russa multinazionale, il cui territorio canonico copre oltre un quinto del mondo. La Chiesa ortodossa non ha niente a che fare con il Vaticano e con i suoi gravi errori, che ora tutto il mondo conosce.

Errato: la Chiesa ortodossa è divisa, metà contro metà, russi contro greci.

Corretto: tredici Chiese locali sono contro il Fanar, 215 milioni a sostegno della canonicità (e quindi a favore della Russia) e 3 milioni per il Fanar (ma, in realtà, in quei tre milioni ci sono molti che sostengono la Russia).

Errato: il popolo ucraino ortodosso sta facendo appello al Fanar perché questo garantisca la propria indipendenza ecclesiale dalla Chiesa ortodossa russa.

Corretto: tale appello non viene dai popoli ucraini (più di un popolo vive nella "Ucraina" di costituzione artificiale). Questi popoli hanno già una loro Chiesa canonica autonoma e universalmente riconosciuta, che in realtà copre un quarto (non una metà) delle chiese di tutta la Chiesa ortodossa russa. L'appello proviene da una cricca regionale, antiortodossa, di oligarchi corrotti sostenuti dagli Stati Uniti. Questi sono giunti al potere attraverso un colpo di stato violento, illegittimo e sostenuto dall'estero, contro il governo ucraino democraticamente eletto. Dopo aver combattuto un'interminabile guerra civile e commesso atrocità contro i propri popoli, tra cui ha già massacrato 10.000 persone, questa giunta è sostenuta solo dall'8% degli ucraini.

Errato: il Fanar sta combattendo per i diritti nazionali dell'Ucraina.

Corretto: il Fanar è colpevole dell'eresia del filetismo (nazionalismo razzista), quando crea uno scisma nella Chiesa.

Errato: il Fanar agisce in modo ortodosso.

Corretto: il Fanar disobbedisce ai canoni fondamentali della Chiesa, i quali sostengono che nessuna Chiesa ha il diritto di interferire negli affari di un'altra Chiesa. Negli ultimi 100 anni il Fanar ha seminato divisione in tutto il mondo, rubando i fedeli (in assenza del propri e a causa del suo rifiuto di fare opera missionaria) delle Chiese greche, cipriote e russe, interferendo così negli affari delle altre Chiese, sostenendo anche in Russia negli anni '20 i modernisti scismatici contro il patriarca perseguitato, san Tikhon. Ha cambiato il calendario ortodosso, deformato la liturgia, ha collaborato in modo anticanonico con il papa di Roma (che ha appena visitato gli Stati Baltici in una duplice manovra contro la Chiesa russa), ha stabilito un "papato ortodosso" (una contraddizione in termini), cercando anche di forzare un "Vaticano II ortodosso " a Creta nel 2016, contro la volontà delle Chiese, falsificando anche le firme sui documenti.

Errato: la Chiesa Russa non si è comportata meglio perché quasi cinquanta anni fa ha creato in Nord America una Chiesa autocefala chiamata OCA. Questo non è altro che ciò che il Fanar sta facendo ora in Ucraina.

Corretto: la situazione negli Stati Uniti non è mai stata la stessa dell'Ucraina. Per oltre 325 anni l'Ucraina è stata il territorio canonico incontestato della Chiesa ortodossa russa, poiché nessun altro ortodosso viveva lì, ad eccezione degli ortodossi russi. Per quanto riguarda il Nord America, i primi ortodossi erano ortodossi russi, poiché parte del Nord America, l'Alaska, faceva parte dell'Impero Russo, che spaziava su tre continenti. Inoltre, fino al 1918 tutti gli ortodossi di tutte le nazionalità, inuit nativi, carpato-russi, greci, siriani e serbi, facevano tutti parte della Chiesa ortodossa russa e il Nord America era considerato parte del territorio canonico della Chiesa russa.

Il fatto è che ciò che sta accadendo in Ucraina è puramente politico, parte della nuova guerra fredda globalista contro la Russia, che sta resistendo ai preparativi per la venuta dell'Anticristo, e che quindi i poteri di questo mondo vogliono distruggere.

 
Perché amo i miei parrocchiani

Le mie tre parrocchie nell'Essex, nel Suffolk e nel Norfolk coprono un'area di oltre 13.000 chilometri quadrati. Ecco perché per tanto tempo abbiamo avuto bisogno, e finalmente abbiamo, due sacerdoti assistenti. Quant'è grande la mia parrocchia principale nella mia città natale di Colchester, la più grande chiesa ortodossa russa nelle Isole Britanniche e in Irlanda? Ebbene, ci sono circa 100 persone su cui posso contare quasi sempre. Poi ci sono circa altri 400 parrocchiani, che so che vedrò una volta al mese. Così ci sono 500 parrocchiani, di 25 diverse nazionalità, nati su quattro continenti.

Tuttavia, oltre a questi 500, ci sono circa altre 4.500 persone, sparse in tutta la regione, entro un raggio di 100 chilometri, che frequentano occasionalmente l'una o l'altra delle tre parrocchie. Potrei vederli solo una o due volte l'anno, e alcuni ancora di meno. Molti di loro vengono in chiesa solo per battesimi e matrimoni, ma quando vengono, vengono da noi. Molti di loro li conosco appena. Quindi non sono veri e propri parrocchiani, ma sono comunque nella mia mente e nel mio cuore. Ci sono tutti i tipi di ragioni per cui li vedo solo raramente, e non è solo una questione di distanza. Ma non divaghiamo.

Voglio parlarvi di due di loro. Con un titolo come "Perché amo i miei parrocchiani", potreste pensare che voglio parlare di due dei 500 abituali. Dal momento che non voglio imbarazzare nessuno, non lo farò. Voglio parlarvi di due tra gli altri 4.500. Sono di due diverse nazionalità.

Il primo è un vero uomo ortodosso. Ha circa quarant'anni, ed è sposato con due bei figli. Ha un'impresa con dipendenti. L'ho incontrato la prima colta quando era in prigione. Sì, in prigione. Purtroppo, aveva dei concorrenti criminali che volevano sbarazzarsi di lui ed erano gelosi di lui e della sua famiglia. Minacciarono di buttare acido sul volto di sua moglie, se non si fosse preso la colpa per un crimine di frode che avevano commesso loro. Non aveva dubbi che la loro minaccia fosse reale. Erano capaci di farlo e lo avevano già fatto a un'altra donna. Così, per proteggere la sua amata moglie, andò dritto alla polizia e raccontò loro molte menzogne ​​su se stesso. Finì in giudizio e fu condannato. Il suo unico "crimine" fu di mentire in tribunale per proteggere la moglie. Ha dovuto finire in carcere per un anno, ma sua moglie è stata protetta. C'è stata così tanta felicità e gioia nella sua casa quando è tornato a casa.

Che uomo. No, non ha mai studiato teologia, non ha mai sentito parlare di "teologi" moderni (anche se conosce qualcosa delle Vite dei Santi), non può parlarvi della storia e della struttura dei servizi, non ha mai incontrato un vescovo, non conosce la Bibbia a memoria, non vi racconterà un sacco di pie storie sulla preghiera e sul digiuno, non ha mai sentito parlare del "Concilio di Creta" e non sa niente del cattolicesimo e del protestantesimo. Da vero ortodosso, non crede in Dio: lo conosce. Così ha umiltà e non si fa domande egoiste e orgogliose del tipo 'Perché Dio ha permesso che questo accadesse a me?', ma si limita ad accettare la volontà di Dio. Ha protetto e difeso ciò che è più prezioso per lui. Un esempio. Ha sacrificato se stesso, ma ha una delle migliori famiglie del mondo. Si amano. Questa è la ricompensa che Dio gli ha dato. Un vero uomo ortodosso.

La seconda è una vera donna ortodossa, una signora con dignità e rispetto di sé, cosa che è diventata così rara in questi giorni. L'ho incontrata la prima volta quando ho fatto una visita pastorale lontano. Si è sposata a poco più di 20 anni e ha avuto due figli. Ma poi suo marito ha cominciato a bere. E a picchiarla. È stata paziente. Hanno divorziato solo quando lui ha cominciato a far del male ai bambini. (Ora è morto). Così, a 34 anni, ha allevato due bambini da sola, lottando per pagare le sue bollette. Ha anche fatto un buon lavoro coi figli. Il primo è andato all'università e ora ha una buona carriera. Una bella persona. La seconda, una ragazza, sta finendo le scuole. Ha una disposizione molto nobile e idealistica e non ha paura di lottare per la verità. Si distingue dagli altri della sua generazione (ha avuto l'esempio di sua madre). Un anno fa questa donna ortodossa, che aveva versato così tante lacrime per i suoi sogni e il suo cuore infranti negli ultimi 25 anni, abbastanza demoralizzata, è venuta in chiesa e lì ha conosciuto un uomo. L'uomo. Entro una settimana si erano innamorati. Era il suo sogno, quello che aveva voluto da adolescente romantica. Aveva aspettato tutti quegli anni e poi tutto si è avverato. Di colpo.

Che donna. No, non ha mai studiato teologia, non ha mai sentito parlare di "teologi" moderni (anche se conosce qualcosa delle Vite dei Santi), non può parlarvi della storia e della struttura dei servizi, non ha mai incontrato un vescovo, non conosce la Bibbia a memoria, non vi racconterà un sacco di pie storie sulla preghiera e sul digiuno, non ha mai sentito parlare del "Concilio di Creta" e non sa niente del cattolicesimo e del protestantesimo. Da vera ortodossa, non crede in Dio: lo conosce. Così ha umiltà e non si fa domande egoiste e orgogliose del tipo 'Perché Dio ha permesso che questo accadesse a me?', ma si limita ad accettare la volontà di Dio. Ha protetto e difeso ciò che è più prezioso per lei. Un esempio. Ha sacrificato se stessa, ma ha una delle migliori famiglie del mondo. Si amano. Questa è la ricompensa che Dio le ha dato. Una vera donna ortodossa. Ora sapete perché amo i miei parrocchiani.

 
Attesa per la visita del patriarca Kirill in Moldova

mitropolia.md, venerdì 6 settembre 2013

Il clero e i fedeli della Chiesa Ortodossa di Moldova sono in attesa di sua Santità Kirill, che arriverà a Chisinau domani, 7 settembre 2013.

La visita canonica di sua Santità è attesa con grande amore da tutte le anime fedeli del paese, e per questo i preparativi all'incontro con il patriarca Kirill hanno sperimentato un'intensificazione impressionante.

Ricordiamo ai nostri lettori che il primo ierarca della Chiesa ortodossa russa arriverà a Chișinău in aereo alle 14.45, dopo di che parteciperà alla cerimonia nel Palazzo Nazionale "Nicolae Sulac", dedicata ai 200 anni dalla fondazione della diocesi di Chișinău, e in seguito visiterà il monastero di Căpriana, dove celebrerà una Litia alla tomba del grande precursore - il metropolita Gavriil Bănulescu-Bodoni.

Domenica 8 settembre il Patriarca Kirill celebrerà la Divina Liturgia nella piazza della cattedrale Metropolitana della Natività, dopo di che deporrà fiori al bassorilievo del metropolita Gavriil Bănulescu-Bodoni nel centro della capitale.

Durante tutta la visita nella Repubblica di Moldova, sua Santità si incontrerà con i leader del paese.

Per familiarizzavi completamente con il programma della visita patriarcale, vi preghiamo di visitare il seguente link.

 
"Il problema in Brasile è che ci sono pochissime chiese ortodosse"

Padre Roman Kunen è il rettore ad interim della chiesa della santa martire Zinaida a Rio de Janeiro della diocesi di Argentina e Sud America della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca, nonché assistente giudice. Ha parlato con noi di come la tendinite lo abbia aiutato a convertirsi all'Ortodossia, di come digiunano i brasiliani, dei social network come mezzo per predicare Cristo e di quali luoghi vale la pena visitare in uno dei paesi più belli del mondo.

padre Roman Kunen

Padre Roman, com'è arrivato alla fede? È nato in una famiglia ortodossa o si è convertito all'Ortodossia da adulto?

Come la maggior parte dei brasiliani, sono stato battezzato nella Chiesa cattolica romana, ma non ho praticato la fede. I miei genitori non erano religiosi e non ho sviluppato interesse per la fede fino all'età di diciotto anni. A quell'età ho cominciato a pormi le grandi domande della vita: da dove vengo? Qual è lo scopo della vita? cosa accadrà dopo la morte?

Così ho iniziato a studiare filosofia, cosa che mi ha spinto a cercare Dio più attivamente. Ho iniziato a frequentare una chiesa cattolica, dove ho trovato qualcosa che assomigliava a una normale festa in cui tutti battevano le mani mentre suonavano la chitarra, e ho pensato che fosse molto lontano da Dio. Sono anche andato in una chiesa protestante e ho sentito un uomo intelligente pronunciare un buon sermone, ho sentito una bellissima musica di Bach suonata al pianoforte, ma nemmeno lì ho sentito la presenza di Dio.

Un giorno, durante la festa della scoperta delle reliquie di san Sergio di Radonezh, un mio caro amico, un seminarista, mi ha invitato in una chiesa ortodossa. E quando sono entrato in chiesa, ho avuto una tale sensazione di conforto e pace nel mio cuore! Era proprio la Chiesa che stavo cercando, la Chiesa dei santi Padri.

La musica angelica, la fragranza dell'incenso, la bellezza delle icone creavano un'atmosfera in cui potevo sentire la presenza di Dio, proprio come la sentivano gli ambasciatori del principe Vladimir a Costantinopoli.

Come ha deciso di diventare sacerdote?

Ero un musicista classico; suonavo il flauto, provavo per otto ore al giorno e di conseguenza iniziai ad avere problemi ai tendini: la tendinite. Penso che sia stato il cammino che Dio mi ha chiamato a percorrere e servire la Chiesa, e il mio interesse per la Chiesa è cresciuto. Non avevo mai avuto intenzione di diventare prete. Volevo solo studiare a fondo la nostra fede e aiutare la Chiesa nel modo migliore per Dio.

Sono andato al monastero della santa Trinità a Jordanville negli Stati Uniti per visitare il mio amico seminarista, e sono rimasto affascinato dalle funzioni ortodosse, dalla tranquillità dei monaci e dai miracoli nella vita di tutti i giorni. Ho avuto la fortuna di incontrare il metropolita Hilarion (Kapral) (memoria eterna!), che, sebbene fosse il primo ierarca della ROCOR, mostrava umiltà e semplicità, come un vero santo. Nello stesso anno ho iniziato a studiare teologia per corrispondenza presso il seminario del monastero della santa Trinità. Mi sono sposato e quattro anni dopo essermi diplomato al seminario sono stato ordinato sacerdote dall'attuale metropolita Leonid (Gorbachev) di Klin che mi ha dato la benedizione per servire in Brasile nella diocesi del Sud America.

il metropolita Leonid (Gorbachev) di Klin

Ci parli della vita in Brasile, con un quadro più dettagliato di come appare il paese attraverso gli occhi di un cristiano ortodosso.

Il Brasile è uno dei paesi più belli del mondo. C'è una barzelletta: per compensare tanta bellezza naturale in Brasile, Dio ha messo qui i brasiliani. Scherzi a parte, i brasiliani sono persone molto simpatiche e amichevoli. Il nostro più grande problema qui è la violenza e la corruzione; in molti luoghi abbiamo ribelli e spacciatori che hanno strutture politiche parallele che lo Stato non può fermare. I brasiliani hanno sempre scelto le strade più facili. Per esempio, qui la domenica la gente va al mare, e poi, a fine giornata, può andare in chiesa. L'idea del digiuno è molto difficile da capire in Brasile. Il venerdì santo, i cattolici del Paese fanno uno sforzo e mangiano "carne non rossa", cioè possono mangiare pesce o pollo con formaggio, e questo è già una fatica ascetica per i brasiliani.

Quando è apparsa l'Ortodossia in Brasile?

Circa 115 anni fa, immigrati siriani e libanesi arrivarono a San Paolo, e emigrati russi arrivarono nel sud del Brasile.

Quante parrocchie del Patriarcato di Mosca ci sono oggi nel Paese? Quanti ortodossi ci sono oggi in Brasile e a quali giurisdizioni appartengono?

Ci sono sette parrocchie del Patriarcato di Mosca nel Paese: tre nel sud, una nella capitale, Brasilia, una a San Paolo, una a Rio de Janeiro e una nel nord-est, a Recife.

Oltre a queste in Brasile ci sono parrocchie delle Chiese ortodosse greca, antiochena, polacca e serba. Il Patriarcato di Antiochia è il più grande, e ha due vescovi. Nelle chiese polacche ci sono solo brasiliani. In totale, ci sono diverse migliaia di cristiani ortodossi qui in Brasile.

il clero della metropolia dopo un servizio di preghiera con il vescovo Leonid dell'Argentina e del Sud America ai piedi della statua del Cristo Redentore in cima al monte Corcovado, a Rio de Janeiro

Purtroppo, in seguito al riavvicinamento tra il Patriarcato di Mosca e la ROCOR, un certo numero di parrocchie della ROCOR è caduto in scisma... È vero che la maggior parte di loro erano brasiliane? Perché è successo qui? La riconciliazione è possibile?

Sì, sfortunatamente, nessuna delle parrocchie in Brasile che erano nella ROCOR ha aderito alla riconciliazione, inclusa la cattedrale principale di Buenos Aires, in Argentina. Al momento del riavvicinamento, il vescovo della ROCOR in Sud America era il principale oppositore del ripristino della comunione canonica. Quando questa avvenne, il clero della diocesi gli obbedì e rimase con lui. Il vescovo è il loro capo fino a oggi.

In ogni Liturgia preghiamo "per l'unione di tutti". Quindi crediamo che la riunificazione possa essere raggiunta, ma dobbiamo essere pazienti e sapere che se questa è la volontà di Dio, sarà rivelata a tempo debito.

Ora passiamo alla sua parrocchia. Ci racconti la storia della sua fondazione. Come è nata l'idea di costruire qui una chiesa e chi ne è stato l'iniziatore?

I primi emigrati russi arrivarono in Brasile negli anni '20 e '30, e furono ricevuti dalla Chiesa di Antiochia presso la parrocchia di san Nicola. San Nicola II aveva donato fondi per facilitare la costruzione di quella chiesa. I russi volevano avere la loro chiesa. Così fondarono la Società di san Giorgio e comprarono un terreno su cui costruire una chiesa. Nel 1934, il vescovo Feodosij della Chiesa ortodossa russa benedisse la prima pietra e tre anni dopo consacrò la chiesa. Durante la costruzione della chiesa morì la moglie dell'architetto. Questi decise di fare una generosa donazione e chiese a tutti di pregare per il suo riposo. Così la chiesa fu dedicata alla santa martire Zinaida, patrona della moglie. La nostra chiesa è una delle pochissime chiese al mondo (se non l'unica) dedicate a santa Zinaida.

La comunità è numerosa oggi? Quali gruppi etnici vi sono rappresentati?

Al momento abbiamo una settantina di parrocchiani, per la maggior parte brasiliani. Sfortunatamente, molti figli e nipoti di emigrati russi non hanno conservato la fede ortodossa, ma alcuni brasiliani si sono convertiti ad essa. L'arrivo e il soggiorno dell'arciprete Vasilij Gelevan [che presta servizio nella chiesa dell'Annunciazione della Madre di Dio a Sokolniki, Mosca, ndt] nel 2007 è stato un punto di svolta per la conversione di alcuni brasiliani. Padre Vasilij iniziò a studiare il portoghese, a servire le liturgie in portoghese e a cercare la cooperazione con altre chiese ortodosse a Rio de Janeiro.

un pasto comune dei parrocchiani dopo la Divina Liturgia, alla chiesa della santa martire Zinaida a Rio de Janeiro

C'è qualche schema nella motivazione dei parrocchiani che si sono trasferiti in Brasile dalla Russia e da altri paesi di lingua russa?

Alcuni russi vengono a lavorare al consolato di Rio de Janeiro, altri vengono per affari, e se a loro piace la vita in Brasile, decidono di restare qui per sempre. Recentemente molte donne sono venute in Sud America, principalmente in Brasile, per partorire qui i loro figli [perché questi paesi concedono la cittadinanza alla nascita ai bambini stranieri, ndt].

Può darci l'esempio più eclatante di conversione di uno dei locali all'Ortodossia?

Alcuni dei nostri parrocchiani appartengono alla prima ondata di brasiliani che si sono convertiti all'Ortodossia. Era un gruppo di persone che studiavano diverse tradizioni! Una volta un prete ortodosso del Portogallo ha organizzato una conferenza. E pochi mesi dopo questo gruppo andò in Portogallo, dove furono battezzati. Successivamente sono stati ordinati sacerdoti in Brasile, nel 1986.

Ci sono caratteristiche distintive nella tua vita parrocchiale? In che lingua celebrate? Ci sono delle particolarità nella celebrazione dei servizi? Si sono sviluppate tradizioni locali? Osservate feste speciali?

Celebriamo la liturgia in due lingue: portoghese e slavonico ecclesiastico. Leggiamo e cantiamo il Vangelo, il Credo e il Padre nostro in entrambe le lingue. La nostra parrocchia osserva l'usanza di fermarsi a mangiare dopo la Liturgia. Ognuno porta qualcosa per questa occasione, e dà a tutti l'opportunità di parlare, discutere qualsiasi problema e incontrare nuove persone. Così la parrocchia è per noi come una grande famiglia.

dopo il sacramento del battesimo nella chiesa della santa martire Zinaida a Rio de Janeiro

I parrocchiani sono coinvolti nella vita della comunità?

In Brasile si osservano molte feste cattoliche, come la Pasqua, la festa del santo patrono della città di Rio de Janeiro [san Sebastiano, ndt] il 20 gennaio, il giorno dei morti il 2 novembre e altre festività. Il Natale si celebra il 25 dicembre. Sfortunatamente, queste date non concordano con il nostro calendario della Chiesa. Naturalmente, la nostra festa principale è la Pasqua. Celebriamo la festa della patrona celeste della nostra chiesa, la martire Zinaida, il 24 ottobre. Il nostro vescovo, il capo del decanato e talvolta chierici di altre città e persino di altre giurisdizioni vengono a onorarla.

Fa progetti educativi, di beneficenza o sociali?

Siamo una piccola parrocchia e cerchiamo sempre di sostenere finanziariamente i progetti parrocchiali, ma non siamo in grado di realizzare grandi iniziative sociali. Allo stesso tempo, cerchiamo di collaborare con la cattedrale antiochena di Rio de Janeiro, dove svolgono un buon lavoro sociale, e i nostri parrocchiani donano il più possibile cibo e vestiti per i senzatetto.

Per quanto riguarda le iniziative educative, insegniamo lo slavonico ecclesiastico. Il nostro diacono, il lettore e i membri del coro cantano e servono in slavo ecclesiastico. Dopo la liturgia, nella scuola domenicale si tengono lezioni di disegno, arte e letteratura: insegniamo ai bambini e spieghiamo loro le basi della nostra fede.

Ci racconti gli eventi più luminosi della vita della parrocchia negli ultimi anni.

L'anno scorso la nostra parrocchia ha celebrato il suo ottantacinquesimo anniversario. Il nostro vescovo Leonid è venuto per l'occasione festiva. Ha servito insieme ad altri due vescovi di Rio de Janeiro, delle Chiesa polacca e antiochena. Erano presenti anche dipendenti del Consolato generale, ospiti della Chiesa cattolica e rappresentanti del governo. Abbiamo organizzato una mostra sulla storia della nostra parrocchia, poi abbiamo tenuto un piccolo concerto di musica classica, russa e brasiliana.

C'è stato un evento molto importante nel 2016: la visita di sua Santità il patriarca Kirill in Brasile, inclusa la città di Rio de Janeiro. Il patriarca ha celebrato la Liturgia sul monte Corcovado, dove si trova la famosa statua di Gesù Cristo. Successivamente ha visitato la nostra parrocchia e ci ha regalato una meravigliosa icona del santo principe Vladimir.

Mantenete legami con la Russia a livello parrocchiale? Avete eventi comuni?

Non ci sono eventi congiunti, ma a volte amici e sacerdoti russi ci aiutano. L'anno scorso i ladri hanno fatto irruzione nella nostra chiesa e hanno rubato alcuni oggetti liturgici. Ma i credenti di Mosca ci hanno aiutato, inviandoci tutto ciò di cui avevamo bisogno, compresi i nuovi paramenti.

Riuscite (se necessario) a interagire con cristiani non ortodossi e rappresentanti di altre fedi nella vostra città?

Sì, manteniamo ottimi rapporti con la Chiesa cattolica. L'arcivescovo di Rio de Janeiro visita la nostra parrocchia; ci invita anche nella sua chiesa, e a volte offre sostegno.

Come si sviluppano i rapporti con lo Stato? Ci sono sostegni o, al contrario, ostacoli alle attività della comunità?

Il Brasile è uno stato laico, ma culturalmente è un paese cristiano. Ci sono molte feste religiose e molte agevolazioni fiscali per le chiese.

Lei lavora, e se sì, perché? Pensa che un prete dovrebbe lavorare?

Sì, lavoro come dipendente statale. Sono un assistente giudice. Naturalmente, idealmente, un sacerdote dovrebbe dedicarsi interamente al servizio e non avere un lavoro secolare. Ma purtroppo non è così in Brasile, dove gli ortodossi sono una piccola minoranza. Per esempio, io sono un prete sposato con tre bambini piccoli, e la nostra parrocchia non è ricca e non potrebbe provvedere a tutta la mia famiglia. Per questo i vescovi in questa realtà missionaria applicano sempre il principio dell'economia e danno ai chierici la benedizione di avere lavori secolari.

alla Divina Liturgia

Quali serie domande spirituali da parte dei parrocchiani ha incontrato come pastore nel suo ministero? Quale considera la sfida del tempo per i cristiani ortodossi? E nello specifico in Brasile?

Credo che attualmente uno dei principali problemi dell'umanità sia la depressione, che paralizza la vita di molte persone e ne porta anche alcune al suicidio. Per combattere la depressione, cerco di capire l'antropologia ortodossa, che afferma che l'uomo è stato creato come un composto di tre componenti distinte: corpo, mente e spirito. E dovrebbe esserci un equilibrio tra queste tre componenti, quindi studio psicologia per cercare di aiutare le persone in tutti gli aspetti. A volte le persone si riprendono dalla depressione curando il corpo, facendo esercizi, cambiando la loro dieta e assumendo le giuste vitamine. A volte anche uno psicologo cristiano competente può aiutare a organizzare la vita di un paziente. È vero, a volte la depressione ha anche radici spirituali che sbilanciano il corpo e la mente. In questo caso la cura consiste nella lettura delle Sacre Scritture e delle Vite dei santi. È una potente medicina che motiva molte persone quando vedono che i santi hanno attraversato dure prove e sono riusciti a superarle. I santi insegnano a ciascuno di noi come avere un'anima e una mente sana, poiché essi hanno saputo raggiungere questo equilibrio, sono riusciti a vivere secondo il Vangelo e hanno messo in pratica tutto ciò in cui crediamo.

Organizzare la nostra vita e gestire il nostro tempo è una delle nostre maggiori responsabilità. Non importa quanto siano impegnate le nostre vite, dobbiamo trovare il tempo per Dio, per l'unica cosa di cui abbiamo bisogno. Il ritmo frenetico della vita nel mondo moderno ce lo fa dimenticare. Ma abbiamo sempre uno o due minuti per pregare al mattino e alla sera, e dobbiamo trascorrere questi minuti in piena concentrazione, con tutto il cuore: sono vitali per la pace spirituale. Possiamo ascoltare le preghiere attraverso le app quando siamo in viaggio. Ma la sfida più grande in Brasile è che ci sono pochissime città con chiese ortodosse attive. Alcune persone devono viaggiare sei ore in autobus per frequentare una chiesa ortodossa. Altri devono andare o volare in aereo in un altro stato per assistere alle funzioni religiose. Così, andare in chiesa la domenica diventa un vero pellegrinaggio,

alla Divina Liturgia. La chiesa della santa martire Zinaida a Rio de Janeiro

Qual è la lezione principale che ha imparato negli anni del tuo servizio?

Non c'è onore più grande al mondo che servire la Divina Liturgia a imitazione degli angeli in cielo davanti al trono di Cristo. Ma non c'è responsabilità più grande che essere responsabili del proprio gregge. Da prete sposato ho capito che il primo e più importante gregge è la tua famiglia, la tua chiesa domestica. All'inizio del loro ministero, alcuni sacerdoti tendono a dedicare la propria vita esclusivamente ai doveri liturgici e al lavoro missionario, e talvolta trascurano le persone a loro più vicine.

Un'altra lezione importante che ho imparato è che i social media sono un mezzo importante per diffondere la fede tra le persone in Brasile. Come ho detto, ci sono solo poche chiese ortodosse in Brasile e il paese è uno dei più grandi al mondo. Pertanto, molte persone non hanno l'opportunità di conoscere la Chiesa ortodossa e gli ortodossi. Per aiutarli a evitare di percorrere lunghe distanze, dobbiamo utilizzare la tecnologia per poter insegnare, guidare, confortare e aiutare le persone.

Quali luoghi consiglierebbe di visitare in Brasile a un pellegrino o a un viaggiatore?

Consiglierei di visitare la meravigliosa città di Rio de Janeiro. Qui abbiamo una famosa statua di Cristo in cima alla montagna con le braccia aperte, che accoglie e benedice tutti gli ospiti. Il Brasile è un paese di straordinaria bellezza naturale: abbiamo la foresta pluviale amazzonica a nord e le gloriose cascate di Iguazu a sud. Nel nord-est abbiamo le spiagge più belle del mondo, in particolare sull'isola di Fernando de Noronha.

il parco nazionale dell'Iguazu

In conclusione, le pongo la nostra tradizionale domanda: quali parole della Sacra Scrittura la ispirano e la sostengono in modo particolare nei momenti difficili della sua vita?

Per me il frammento più impressionante del Vangelo sono i Dodici Vangeli che descrivono la Passione di Cristo e si leggono alla vigilia del Santo e Grande Venerdì: il capitoli da 13 a 17 del Vangelo di Giovanni. Non a caso si chiama Giovanni il Teologo. Riuscì a sintetizzare teologicamente i principali insegnamenti di nostro Signore Gesù Cristo. Qui ascoltiamo il comandamento più importante: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi (Gv 13:34). Ascoltiamo anche: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14:6).

L'essenza della Chiesa è nella preghiera con cui Cristo si rivolge al Padre perché tutti siamo una cosa sola, come lui e il Padre celeste. E siamo consolati, sapendo che dopo l'Ascensione ci ha mandato lo Spirito della Verità, il nostro Consolatore, che ci guiderà a tutta la verità.

 
Noi e loro – uno studio sull'odio e sull'amore

Sono seduto davanti al mio computer a guardare il film "Ожог" (L'ustione) di Arkadij Mamontov, sulla strage del 2 maggio a Odessa. Il film è molto ben fatto e spero che qualcuno lo possa sottotitolare in inglese. Mostra molti filmati degli eventi che hanno avuto luogo negli ultimi anni. Le scene includono le telefonate intercettate dei leader ucronazisti locali, i volti sorridenti delle ragazzine ucraine che preparano le molotov, gli applausi della folla mentre il gruppo di linciaggio ucronazista si avvicina alla piazza dove i manifestanti anti-Maidan avevano le loro tende. Due cose in particolare mi stupiscono: l'odio assolutamente bruciante degli ucronazisti per i "separy" o "colorady" (gli ucraini anti-Maidan) e il fatto che tutti parlano in russo! Questi odiatori della Russia non pronunciano una sola parola nella loro beneamata lingua ucraina.

E mi chiedo - ma questi sono russi o no?

Suppongo che questo dipenda dalla definizione. Per me, un russo è una persona che ama la Russia e l'ha a cuore. Non è un gruppo etnico o una lingua, ma un "regno di civiltà", proprio come ci sono un regno di civiltà indiano o uno cinese. Secondo questo criterio, questi ucronazisti non sono russi.

In questa logica, la storia è letteralmente irrilevante.

Cerchiao di immaginarci un popolo fittizio che abba vissuto per 5000 anni su un'isola, senza contatti con il mondo esterno. Eppure, un giorno, alcuni di loro, per una qualsiasi ragione, decidono di dichiarare che sono una nazione completamente diversa, che non ha niente in comune con il resto degli isolani. Si inventano un linguaggio, una storia e un po' di surrogato di una cultura. Tutto ciò è una sciocchezza assoluta, naturalmente, e qualsiasi indagine storica smaschererà questa frode. Ma anche se tutti i suoi miti fondatori contraddicono completamente i resoconti storici, anche se la loro lingua è completamente artificiale e inventata, e anche se tutta la loro pretesa di una identità separata è basata sul nulla, proprio su niente, c'è una cosa che non può essere contraddetta, una cosa che è innegabilmente vera: l'odio ribollente per il proprio popolo, la propria cultura e la propria storia. Tale odio di per sé non ha bisogno di essere basato su un fondamento qualsiasi, può apparire ex nihilo e nessun livello di dimostrazione logica lo indebolirà.

Superficialmente, si potrebbe guardare il filmato del massacro di Odessa e dire che questi erano russi che uccidono russi. Ma questa è una visione profondamente sbagliata. La "russicità" o "l'essere russo" è qualcosa che nasce nell'anima e nell'identità di una persona, e non si può essere russi e odiare la Russia. Anche se provieni da 100 generazioni di russi "puri" (qualunque cosa questo significhi), cessi di essere russo nel momento in cui inizi a odiare la Russia. Diventi un ucronazista di lingua russa.

C'è anche un'altra differenza fondamentale tra russi e ucronazisti. Potete guardare qualsiasi programma televisivo russo, leggere qualsiasi articolo, vedere migliaia di ore di riprese fatte per le strade della Novorossija o del Donbass e vedrete la stessa cosa più e più volte: persone mosse innanzitutto dall'amore. Amore per la patria, amore per la propria gente, amore per un giusto ordine sociale, amore per la memoria e gli esempi di coloro che hanno dato la loro vita in difesa della libertà.

Che Guevara una volta scrisse: "Lasciatemi dire, con il rischio di apparire ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da forti sentimenti d'amore. È impossibile pensare a un rivoluzionario autentico senza questa qualità. Questo è forse uno dei grandi drammi di un leader; egli deve combinare uno spirito appassionato con una mente fredda e prendere decisioni dolorose senza batter ciglio. I nostri rivoluzionari d'avanguardia devono idealizzare il loro amore per la gente, per le cause più sacre, e renderlo uno e indivisibile. Non possono discendere, con piccole dosi di affetto quotidiano, sul terreno in cui gli uomini ordinari mettono in pratica il loro amore". Il Che ha scritto queste cose a proposito di Cuba, ma si applicano benissimo alla Novorossija di oggi: la rivoluzione novorussa (che è, naturalmente, una rivoluzione), è mossa dall'amore.

Confrontatela con l'Ucraina occupata dai nazisti, che io chiamo "Banderastan":

Come si fa a bruciare poliziotti a cui è stato ordinato di tenere le posizioni e non reagire?

Come si fa a cavare gli occhi a un poliziotto già ferito?

Come si fa a sparare sui propri stessi manifestanti?

Come si fa a tradire ogni impegno preso?

Come si fa a gioire alla vista di gente bruciata viva?

Come si fa a essere orgogliosi di bombardare il proprio stesso popolo, tutti civili?

Come si fa ad accettare volontariamente di essere burattini di stranieri?

Come si fa a massacrare civili stranieri che per caso sorvolano il proprio spazio aereo?

Come si fa a privare il popolo dei beni di prima necessità per combattere una guerra impossibile da vincere?

Come si fa a passare tutto il proprio tempo, giorno dopo giorno, a mentire, mentire, mentire e ancora mentire?

Come si fa a vendere – letteralmente – il proprio paese, la propria gente e la propria cultura ad avvoltoi stranieri?

Questo lo si fa quando si è mossi da un l'odio bruciante, furioso, ribollente.

Ma da dove viene quest'odio? Da secoli di oppressione e di russificazione crudele? Ben difficilmente, non si può opprimere per "secoli" una cosa che è nata solo 100 anni fa. Il famoso "Holodomor"?! No. Ogni singola nazione dell'Unione Sovietica ha subito terribili sofferenze sotto il dominio sovietico, non solo gli ucraini. Vorrei aggiungere che la documentazione storica mostra che gli ucraini erano sovra-rappresentati nel sistema politico sovietico e che avevano la parte migliore, non quella peggiore, rispetto al resto del popolo sovietico. Allora, qual è la causa di tanto odio?

Potrebbe essere che in profondità, dentro se stessi, sappiano di essere una truffa? Che sappiano che la loro identità nazionale non ha alcuna espressione positiva? Che l'identità ucraina non è nonet'altro che russofobia? Posso immaginare quanto debba essere umiliante per loro segnare "vittorie" solo contro civili disarmati. O come si sentono quando il loro Parlamento nazionale dichiara che la Russia è uno "stato aggressore" e la Russia si limita a ignorare queste cose. O come si sentono questi nazionalisti quando guardano il "punteggio" del movimento nazionalista ucraino: la Repubblica Popolare Ucraina (1917), un disastro totale, così come l'Atamanato e il Direttorato, di altrettanto breve durata. Poi, dopo la solita ingerenza polacca, ecco la fine della "Ucraina indipendente". Ci sono voluti alla "Ucraina indipendente" solo 5 anni per finire nel caos totale nel 1922. L'Ucraina è riemersa nel 1991 come la più ricca repubblica ex sovietica. Questa volta ci sono voluti agli ucraini 20 anni per distruggere completamente tutto l'immenso capitale umano e materiale che l'Unione Sovietica aveva costruito: prima è arrivata l'indipendenza "gloriosa", seguita da una non meno "gloriosa" rivoluzione arancione e tutto ha raggiunto il suo apice in un ancora più "glorioso" Euro-Maidan. Ora il paese è in rovina, suddiviso in almeno 5 regioni (Crimea – andata, Donbass – andato, Sud, Centro e Ovest) governate da signori feudali locali. La Russia, nel frattempo, ha realizzato un miracolo economico ed è probabilmente in procinto di realizzarne un secondo, il tutto mentre guarda con sufficienza all'intero Impero d'Occidente. Sì, se fossi un ucronazista probabilmente odierei anch'io la Russia.

Il Banderastan oggi è un pozzo nero spirituale, intellettuale e morale, pieno di odio, ignoranza e invidia. Paradossalmente, è proprio questa natura oscura e repellente che lo rende così anti-russo, così realmente estraneo alla Russia e al popolo russo. In un modo triste e tragico, gli ucronazisti hanno raggiunto il loro sogno – hanno creato un'anti-Russia, un polo opposto al regno della civiltà russa.

Quello che stiamo vedendo oggi nel Donbass è simile a quello che succede quando si mescolano materia e anti-materia: si tratta di uno scontro della Russia con l'anti-Russia, e si traduce in una esplosione che ha già causato molte vittime e che ne causerà polte altre prima della sua fine.

Non mi dà alcuna gioia, alcuna Schadenfreude, vedere quanto sia diventata brutta, repellente, crudele e depravata questa Ucraina monca. Quando penso a Kiev, la "madre di tutte le città russe", come è stata conosciuta fin dall'antichità, occupata da mostri nazisti, penso alle parole della Scrittura circa "l'abominio della desolazione nei luoghi santi" e sento solo una tristezza immensa.

Spero e prego che ci sia abbastanza amore in Russia per superare questo odio e che un giorno l'Ucraina riprenda la sua identità e gloria passata. Sì, per ora le tenebre hanno davvero completamente avvolto questa terra, ma finché il Donbass rimane invitto c'è ancora speranza. Finché ci sono amore e verità ovunque nell'ex-Ucraina, i nazisti non avranno vinto. Mi dà un immenso conforto il fatto che, dopo oltre un anno di odiosa propaganda anti-russo e dopo una serie infinita di provocazioni, non c'è *ancora* odio anti-ucraino in Russia. Questo fatto, in qualche modo inosservato dai più, in sé e per sé è quasi miracoloso. La giunta di Kiev ha letteralmente fatto tutto ciò che o concepibile per far infuriare la Russia, e tuttora non ci sono affatto sentimenti anti-ucraini in Russia.

Ci vorrà molto amore e compassione da parte del popolo russo per salvare tutto ciò che resterà dell'Ucraina al momento in cui i nazisti saranno completamente sconfitti. Nessun altro lo farà, meno che mai l'Unione Europea o gli Stati Uniti, se non altro perché sono preda di un forte deficit di amore e compassione.

Fino a quel giorno, la Russia dovrà proteggere la sua gente dai maniaci odiosi che hanno conquistato l'Ucraina, e la sua anima dal contagio dell'odio. Io credo che ce la possa fare.

Saker

 
Патриархат, некогда осудивший церковный национализм, теперь сам им изъеден

Беседа с историком Церкви Владиславом Петрушко

Томос 1686 года о передаче Киевской митрополии под омофор Московского патриарха из Константинопольской Православной Церкви и обстоятельства этой передачи стали в последнее время предметом обостренной дискуссии. Константинопольская Патриархия сейчас вдруг стала категорически оспаривать правомерность этой передачи. О том, насколько эти претензии справедливы, и о проблемах перехода 1686 года мы беседуем с профессором Православного Свято-Тихоновского гуманитарного университета, доктором церковной истории Владиславом Игоревичем Петрушко.

Здание бывшей патриаршей школы в Фанаре

Киевская и Московская части прежде единой Русской Церкви

Скажите, пожалуйста, как долго Киевская митрополия входила в состав Константинопольского Патриархата? И как долго она существовала отдельно от Московской митрополии?

Киевская митрополия значится в списках митрополий Константинопольского Патриархата с конца Х века. С течением времени она, оставаясь Киевской по титулу, потом фактически перемещается, как мы знаем, во Владимир. Киев остается первопрестольной кафедрой, но номинально. Патриарх Варфоломей на синаксе в начале сентября то ли преднамеренно, то ли случайно допустил крупную ошибку, когда заявил, что Киевская митрополия была перенесена в Москву без разрешения Константинопольской Патриархии. Во-первых, не митрополия была перенесена, а переехал митрополит, а кафедрой все равно оставался Киев. Во-вторых, кафедра в итоге переехала не в Москву, а во Владимир. Владимир был признан в середине XIV века решением Собора епископов Константинопольской Церкви вторым престольным городом митрополии и местом пребывания митрополита Киевского и всея Руси. Однако митрополит Алексий, с поставлением которого на митрополию это решение принималось, уже находился в Москве. Признание Владимира, а не Москвы вторым кафедральным городом Русских митрополитов было связано с нежеланием раздражать Литовского князя Ольгерда, вступившего в то время в острое соперничество с Московскими князьями.

Провозглашение Флорентийской унии

Далее, как мы знаем, в 1439 году была заключена Флорентийская уния. На Соборе 1441 года в Москве митрополит Киевский и всея Руси грек Исидор был низложен русскими епископами и осужден как еретик, заключивший унию и отрекшийся от Православия. В связи с этим Православная Церковь на Руси перешла к своему независимому от униатского Константинополя существованию, поскольку это был вопрос догматический, а не канонический. Вскоре после Московского Собора 1441 года и Восточные Патриархаты тоже отреклись от унии. А Константинополь сделал это только в 1453 году, лишь после взятия столицы империи турками. Так что именно униатство Константинопольских патриархов и стало причиной того, что Русская Церковь ради сохранения Православия пришла к автокефалии. Не могла же она подчиняться патриарху-униату!

С избранием на Русскую митрополию святителя Ионы и его признания митрополитом в Западной Руси вся Русская Церковь стала автокефальной. Но в 1458 году король Польский и великий князь Литовский Казимир Ягеллончик, который до этого признал митрополита Иону предстоятелем единой Русской Церкви, отказался от него и принял митрополита-униата Григория. Его в Италии поставил митрополитом на Западную Русь Григорий Мамма – Константинопольский патриарх-униат в изгнании. Митрополит-униат Григорий был направлен в пределы Западной Руси. В результате чего и произошло разделение прежде единой Русской Церкви на Московскую и Киевскую митрополии – именно в силу совращения западнорусской части митрополии в унию.

Однако митрополит-униат Григорий вскоре увидел, что православное население Западной Руси унии не приемлет. И Григорий, видимо, понимая, что как униат он себя среди православных русинов Литвы и Польши не реализует, пошел на контакт с Константинопольской Патриархией. Он отрекся от унии и снова был принят в общение, поставлен вновь Константинополем как митрополит Киевский и всея Руси, с претензией и на Московскую часть Русской Церкви. Но в искренность его возвращения в Православие в Москве не верили, да и перспективу вернуться под жесткую юрисдикцию Константинопольского патриарха, который теперь поставляется султаном-мусульманином и целиком от него зависит, великий князь Иван III, конечно, не одобрял, как и священноначалие Русской Церкви. И, в конечном счете, это разделение закрепилось: с этого времени существовали отдельно Киевская и Московская части прежде единой Русской Церкви. В таком виде они просуществовали до конца XVII века, когда в 80-х годах этого века при патриархе Иоакиме (Савёлове) состоялось воссоединение Киевской митрополии с Московским Патриархатом.

То есть это разделение продлилось около 200 лет?

Даже больше.

Константинопольские патриархи не оказывали влияния на церковную жизнь Западной Руси

А как это разделение переживалось? Как нечто совершенно ненормальное, или просто потом политическая ситуация изменилась и разъединенные части решили объединить?

Во-первых, несмотря на притязания Константинопольских патриархов на контроль за жизнью Русской Церкви, они в ней, в общем-то, никак не участвовали. Уже в конце XV века они отказались от первоначально заявленного требования, чтобы Киевский митрополит приезжал на поставление в Стамбул. Сначала присылали для этого экзархов, потом прекратилось и это. Киевская митрополия по сути стала самостоятельной (если не считать все более возраставшей зависимости от польско-литовских католических властей), лишь числясь в подчинении Константинополя. Но это не то чтобы был статус, за который специально и сознательно боролись. Он сложился достаточно стихийно, в силу того, что Константинопольские патриархи практически не имели возможности оказывать влияния на церковную жизнь Западной Руси.

Но все-таки разделение на Киевскую митрополию и Московскую переживалось как-то обостренно? Было ли, например, движение к воссоединению со стороны самих клириков?

Церковная жизнь в Московском и Литовском княжествах оказалась очень разобщенной, тем более в польской части Руси, в Галиции. Конфронтация между литовскими и московскими государями приводила к тому, что эти связи все более ослабевали. А потом, уже в середине – второй половине XVI века, Киевская митрополия входит в полосу очень глубокого кризиса. Во многом это было следствие права патроната, при котором совершенно непригодные к служению в Церкви лица из числа православных феодалов становились архиереями. Мы знаем из сохранившихся исторических документов, какие безобразия тогда творились квазиправославными епископами Речи Посполитой. Поскольку король не имел особого земельного фонда, из которого мог бы жаловать своих подданных и вообще был достаточно слабой фигурой, он нашел способ употребить для этой цели церковную собственность. Польско-литовский монарх пользовался для поощрения православной знати церковным земельным фондом. И в качестве пожалования за службы королем стали осуществляться назначения на церковные должности – на епископские кафедры и настоятельские должности в монастырях. То есть король узурпировал себе право назначать епископов, архимандритов, игуменов. По сути кафедры и монастыри отдавались в кормление светским феодалам.

Патриарх Константинопольский Иеремия II

Но для этого же нужно было быть неженатым человеком!

Это подразумевало, конечно, такой статус. Но очень скоро на это просто перестали обращать внимание. Скажем, львовские братчики жаловались патриарху Иеремии накануне заключения Брестской унии, что ряд архиереев были кто с женами, а кто, простите, с любовницами. Отсюда глубочайший кадровый кризис, потому что коррумпированные архиереи не заботились о Церкви. Мало того, некоторые из них пятнали Церковь своими деяниями. Например, Кирилл Тарлецкий, один из подписантов Брестской унии, был фигурантом уголовных дел – вплоть до грабежей на дорогах, набегов на соседние имения и изнасилования. На многих архиереях того времени, как говорится, клейма негде было ставить.

Собственно, Брестская уния потому во многом и была заключена, что эти архиереи всполошились впервые за сто лет, когда патриарх Константинопольский Иеремия приехал в пределы Речи Посполитой и вознамерился навести порядок. Они, прежде всего, испугались, что могут быть низложены, а значит, лишатся своих владений и привилегий. И правда, некоторые были низложены – кто за двоеженство (митрополит Онисифор Девочка), кто за нераскаянный грех убийства (Супрасльский архимандрит Тимофей Злоба) и т.д.

Но в целом это была случайная акция. Иеремия ехал, как известно, в Москву за милостыней, где он участвовал в поставлении первого Московского патриарха Иова. А на обратном пути он занялся администрированием в Киевской митрополии по просьбе братчиков, которые донесли ему, что местные архиереи сильно безобразничают. Но Иеремия не знал языка, не ориентировался в реалиях церковной жизни Западной Руси. Поэтому он принимал достаточно лихорадочные и часто не очень уместные решения. Однако епископы-феодалы Западной Руси испугались, что Константинопольские патриархи проложат дорогу в Москву, будут туда-сюда ездить за милостыней и будут периодически трясти и низлагать православных архиереев Речи Посполитой. Надо было что-то срочно делать. Замысел был подсказан, прежде всего, иезуитами (о проекте новой унии с Римом прямо говорилось в книге иезуита Петра Скарги). Идея состояла в том, чтобы пойти на поклон к папе Римскому и предложить ему унию в надежде, что за это епископы Речи Посполитой на вечные времена будут избавлены от дамоклова меча разбирательств и их права и имущество будут гарантированы до конца их жизни.

Таковы были реалии церковной жизни. Но случай с Иеремией был уникальным. В целом же Киевская митрополия после Брестской унии весь XVII век существовала без какого-либо участия Константинополя в ее жизни. Это, по сути, и было главной причиной того, что казачество и духовенство левобережной части Украины выступали за переход в юрисдикцию Москвы. Это намерение поддерживали архиепископ Черниговский Лазарь (Баранович), Киево-Печерский архимандрит Иннокентий (Гизель) и многие другие церковные деятели. Но проблема была в том, что епархии Киевской митрополии на территории Левобережья были только в Киеве и Чернигове (воссоздана при Хмельницком после долгого перерыва). А остальные епархии были на территории Правобережья, и епископами там были, опять же, шляхтичи, подданные Польского короля, лояльные ему и находившиеся под его влиянием.

Тем не менее новые выборы Киевского митрополита в конце XVII века происходили при активном участии казачества, старшины которого, по сути, заменили собой шляхту – истребленную или окатоличившуюся. И известно, что гетман Самойлович активно ратовал за переход Киевской митрополии в Московский Патриархат. Поэтому нельзя говорить, что это был нажим со стороны Москвы. Хотя, безусловно, в Москве к этому также стремились и патриарх Иоаким, и правительство царевны Софьи.

За или против?

Архиепископ Лазарь (Баранович)

Но оппоненты говорят, что на Соборе при выборах «промосковского» Киевского митрополита в 1685 году участвовали в основном миряне, а из духовенства были только представители Киевской епархии. Даже говорят, что и киевское духовенство перед томосом 1686 года более 30 лет сопротивлялось переходу под омофор Московского Патриархата.

В Соборе участвовали не только миряне, но, действительно, там не было епископов, потому что правобережные не участвовали, а левобережный архиерей – архиепископ Черниговский Лазарь (Баранович) – был страшно оскорблен. Гетман Самойлович очень хотел выдать свою дочь за племянника владыки Гедеона, которого в итоге и изберут Киевским митрополитом, чтобы стать настоящим аристократом, ведь Гедеон был в миру князем Святополк-Четвертинским. Самойлович очень хотел этот брак устроить, поэтому для него Гедеон был более предпочтительной фигурой. А Лазарь, который был вполне промосковски настроен, именно по той причине, что Самойлович хотел провести на митрополию Гедеона, был фактически отстранен от выборов. Он не был даже приглашен на Собор и поэтому был очень обижен. Раньше его неоднократно ставили местоблюстителем Киевской митрополии в условиях, когда не было митрополита или когда митрополит сбегал в Польшу, как, скажем, Дионисий (Балобан).

Однако говорить, что Киевская митрополия, киевское духовенство в целом были против вхождения в Московский Патриархат – это сильное преувеличение. Как раз очень многие были за, так как видели в этом гарантию нормализации церковной жизни после долгих лет т.н. «Руины».

А кого среди них все-таки было больше – сторонников вхождения в Московский Патриархат или противников?

Это сложно сказать, потому что мнения часто менялись. Например, так было, когда московские власти на должность местоблюстителя Киевской митрополии на смену Лазарю (Барановичу) выдвинули бывшего нежинского протопопа Мефодия (Максима) Филимонова, так как он был связан с казачеством и более вхож в круги казачьих старшин. Но затем ставший епископом Мстиславским Мефодий – человек крайне честолюбивый – из сторонника Москвы превратился в ее противника, когда встал вопрос о выборах нового митрополита Киевского, что было чревато для Мефодия потерей статуса местоблюстителя. И именно он в своих корыстных целях распропагандировал киевское духовенство против Москвы. Но известно, что это был какой-то очень краткосрочный момент, импульс. А когда навеянные Мефодием страхи прошли, киевские священнослужители изменили свою позицию.

Киевская митрополия

Весь этот период – от Богдана Хмельницкого до гетмана Самойловича – историки называют «Руиной». Это были бесконечные метания казачьих старшин то в сторону Москвы, то к Варшаве. Почему? Казаки – это в основном выходцы из низов. Будучи выскочками, они хотели получить те же права, которыми прежде пользовалась шляхта. Поэтому они, с одной стороны, благодаря Москве отстояли против поляков Малороссию, а с другой стороны, тут же побежали к королю торговаться: мы вернемся под твой скипетр, но на правах автономии и, конечно, с условием, что будем шляхтой, получим право быть депутатами на сейме, шляхетские дипломы, гербы и так далее. Но никто их в Польше принимать особо не хотел в таком качестве, и отсюда все их метания туда-сюда.

А киевское духовенство в лице наиболее образованных своих представителей в основном было «за», потому что было очевидно, что под московской властью произойдет успокоение церковной жизни, а главное – гарантированно будет ликвидирована уния. На Левобережье от унии ничего не осталось сразу после воссоединения. Поэтому это тоже был важный момент.

Конечно, духовенство Киевской митрополии тоже хотело каких-то прав, сохранения автономии, и все это было оговорено при вхождении в Московский Патриархат. И надо сказать, что пока патриаршество в России существовало, особые права Киевской митрополии, оговоренные при ее воссоединении с Московским Патриархатом, соблюдались. То, что в дальнейшем они были нарушены, – это вина не Русской Церкви, а самодержавия, которое после синодальной реформы установило единые порядки и в великорусских епархиях, и в малорусских, и все в церковной жизни привело к общему знаменателю.

В то же время надо отметить, что Петр Первый весьма благоволил к архиереям-малороссам и требовал, чтобы только из их числа ставились епископы на великорусские епархии. Он считал, что они более образованны, более лояльны по отношению к нему лично и его реформам. Поэтому вплоть до времени императрицы Елизаветы Петровны практически все архиереи в России были из числа малороссов. Об этом сейчас забывают, но малороссы отнюдь не были угнетаемы или принижаемы ни в Российской империи, ни в Русской Церкви. Они составляли ее существенную часть – и среди духовенства, и среди знати. Поэтому все разговоры о российском колониальном иге на Украине – это глупости. Украина была частью метрополии, причем ее активной и во многом даже привилегированной частью.

Поводы для обид

Патриарх Дионисий V

Все же, насколько я понимаю, процесс присоединения Киевской митрополии к Московскому Патриархату не был совсем гладким. Какие обстоятельства дают сегодня повод Константинопольскому Патриархату оспаривать это присоединение?

Прежде всего говорят о давлении, которое было оказано на Константинопольского патриарха Дионисия и Иерусалимского патриарха Досифея. Последний тоже был одним из участников этого процесса в силу его большого авторитета в греческой общине Османской империи. Они сначала были противниками передачи Киевской митрополии, но под нажимом османских властей в итоге согласились. Действительно, нажим был оказан, потому что туркам важно было не допустить участия России в тогдашней антиосманской коалиции. Западноевропейские страны вовлекали Россию в этот союз, а турки очень не хотели, чтобы Москва вступила в войну. Поэтому пойти на такую сущую безделицу, как передача Киевской митрополии Московскому Патриархату, для турок ничего не стоило. Тем более что Киевская митрополия не была расположена на их территории. Словом, османы надавили на Константинопольского патриарха.

В то же время следует помнить, что Константинопольский патриарх был миллет-баши, то есть фактически этнархом, лидером всей христианской общины Османской империи. Причем как ее привилегированной части в лице греков, так и «райи» («быдла»), то есть славян и иных православных народов, по отношению к которым фанариоты всегда держали себя отнюдь не по-братски. Но сами патриархи Константинопольские полностью зависели от османской власти. Большинство из них заступали на свое место по три-четыре раза, и никого из греков не смущало, что сегодня патриарха по воле турецких властей смещали, заменяли другим, послезавтра возвращали, и это продолжалось бесконечно.

Хотя надо сказать, что в Стамбуле греки при османском режиме существовали неплохо. Другое дело, что турки все время старались греков ссорить между собой, и очень часто бывало, что поставление того или иного патриарха происходило по инициативе какой-то недовольной партии греков. Турки этим не только подогревали противоречия среди греков, но и решали свои утилитарные задачи, поскольку новый патриарх должен был всякий раз платить большой бакшиш – налог.

Второе возражение состоит в том, что оппоненты постоянно отсылают к тому, что, дескать, это была передача на особом праве. То есть Московский патриарх поставляет Киевского митрополита, но он, дескать, не является первоиерархом по отношению к митрополиту Киевскому, поскольку по отношению к Украине он сам только экзарх Константинопольского патриарха.

Дело, однако, в том, что сохранилось много разных грамот, написанных на эту тему и Дионисием, и Досифеем. И в них каждый раз используются разные формулировки. Греки вообще мастера так формулировать, чтобы потом можно было толковать это разными способами. Но во многих текстах речь прямо идет о переходе Киевской митрополии под власть Московского патриарха, причем «на вечные времена», без какого-либо указания на временный характер этой меры.

Константинополь меняет стратегию

Насколько я знаю, еще одно из возражений состоит в том, что самое первое поставление Московским патриархом Киевского митрополита Гедеона (князя Святополк-Четвертинского) в 1685 году произошло еще до официальной передачи Киевской митрополии под начало Московского патриарха. Это в общем-то предшествующее передаче нарушение канонических правил и вызвало обиду греков?

В некоторой степени да. Но любая обида греков в то время легко сглаживалась московскими соболями и червонцами, почему и грамот от них по этому поводу было так много. За каждую грамоту они опять просили «позолотить ручку». Так что я бы не преувеличивал масштабы обиды, тем более что Константинопольские патриархи, за исключением Иеремии II, никогда реально не занимались делами Киевской митрополии. Она была им достаточно безразлична и существовала в общем-то сама по себе. Во всех проблемах, которые возникали там в XVII веке, Константинопольский Патриархат ни разу не обозначил своей позиции.

Каких проблемах?

Во-первых, проблема, связанная с переходом Малороссии в состав Московского царства. А до этого – навязывание Брестской унии польскими властями и постоянные нарушения прав православных в Речи Посполитой. Константинополь со времен патриарха Иеремии II, то есть с конца XVI – начала XVII века не оказывал православным практически никакой поддержки, даже моральной. Мало того, в угоду турецким властям, которые во второй половине XVII века отняли у поляков и оккупировали Подолию, Константинополь отобрал у Киевских митрополитов часть ее территории и образовал из нее отдельную митрополию. Разумеется, все это Фанар проделал, не поинтересовавшись мнением малороссийского духовенства.

Главное, что потом, вплоть до начала 1920-х годов, Константинопольские патриархи даже не пытались оспаривать правомерность перехода Киевской митрополии в юрисдикцию Москвы. Потому что от Российской империи греки имели очень многое. И портить отношения с императором, за счет которого фактически только и существовали Восточные Патриархаты, никто из них не хотел. Однако с исчезновением Российской империи и началом гонений на Русскую Церковь после революции 1917 года Константинополь совершенно меняет свою стратегию.

Во-первых, активно начинает требовать, чтобы вся православная диаспора была в юрисдикции Константинопольского патриарха. Чтобы во всем мире, где нет собственных Поместных Церквей, была признана юрисдикция Константинопольского патриарха. Это требование основывалось на очень произвольном толковании 28-го правила IV Вселенского Собора, которое, действительно, ряд областей, прилегающих к территории Константинополя, относило к юрисдикции Константинопольского патриарха. Но кто и когда сказал, что это приложимо ко всему миру?

Во-вторых, Константинополь сразу же начинает извлекать максимум выгод из тогдашнего крайне сложного положения Русской Церкви. Например, он забирает под свою юрисдикцию Православную Церковь в получившей независимость Финляндии, дав ей статус автономной. То же самое происходит и в Эстонии. Аналогичным образом Фанар пытается действовать в Латвии (хотя в этом случае менее удачно). Апогей такой политики Константинополя – предоставление автокефалии Польской Православной Церкви в 1920-е годы по требованию польских властей. Кстати, небезвозмездно (хотя и за весьма умеренную плату – Пилсудский не был щедр). И сделано это было как раз под тем предлогом, что Киевская метрополия в конце XVII века якобы незаконно была передана Московскому Патриархату. Поэтому Польская Церковь, которая мыслилась Константинополем как продолжение именно Киевской митрополии, и получила автокефалию, которую сразу же оспорила и не признала законной Русская Церковь. Лишь после Второй мировой войны Польская Церковь получила повторно автокефалию от Московского Патриархата.

А почему Киевская митрополия незаконно передана Москве? Ведь томос же на сей счет был, и ранее он не оспаривался.

Ну надо же было хоть чем-то аргументировать свои действия. Тем более что за это заплатили. Вот и заявили, что томос был, но выдан был под нажимом османских властей, а значит, он неканоничен. Хотя по такой логике следовало признать неканоничными практически всех патриархов Константинопольских, начиная с конца XV века, и их деяния, так как их поставляли, свергали и тасовали, как хотели, османские власти. А они при этом делали все, что им приказывали турки. Кстати, неплохо бы напомнить, что как миллет-баши (то есть глава всей православной общины Османской империи) патриарх Константинопольский был чиновником османской администрации. О каком же нажиме турок в таком случае может вообще идти речь? Послушание султанской администрации было его долгом, на который Константинопольская Патриархия вполне добровольно согласилась.

Правильно ли я понимаю, что у Константинопольского Патриархата здесь есть какая-то странная двойственность, двоемыслие? С одной стороны, они ранее никогда официально не отменяли томос 1686 года и не дезавуировали его. С другой стороны, они часто говорили о том, что передача была какой-то незаконной.

 Да. Отказ от собственного томоса 1686 года в ХХ веке стал частью стратегии возвышения Константинопольской кафедры и превращения ее примата чести в первенство власти. То, продолжение чего мы, в сущности, наблюдаем и сейчас. Только что на сентябрьском синаксе было продекларировано, что только Константинопольский патриарх имеет право предоставлять автокефалию, что только он может быть верховным арбитром в спорах между Поместными Церквями и т.д. По сути мы все это наблюдаем последние сто лет, к этому решительно ведет Константинопольская Патриархия: создать внутри православного сообщества Церквей некий верховный центр власти и наделить Константинопольского патриарха гораздо большими прерогативами, чем предстоятелей других Поместных Церквей.

Патриарх Мелетий IV

Но на чем реально могут базироваться эти амбиции? Сколько, перефразируя известное изречение, имеется дивизий у Константинопольского патриарха?

Дивизий, собственно, нет. Но, во-первых, был некий толчок, который задал редкостный авантюрист Мелетий (Метаксатис), который некоторое время занимал Константинопольскую кафедру. Тут, кстати, не лишним было бы вспомнить, что Фанар тогда признал российских раскольников-обновленцев и вступил с ними в общение. Причина всего этого – традиционное, к сожалению, для греков-фанариотов стремление лавировать и извлекать максимум прибыли из чьих-то проблем и даже бед. Русская Церковь мыслилась греками как основной конкурент и основное препятствие на пути к собственному примату. Это стремление реализовать в церковной жизни так называемую «великую идею» – проект построения новой Византии. В политике попытка реализовать эту идею обернулась для греков малоазиатской катастрофой 1922 года – проигранной войной с турками, резней и массовым исходом греков из Малой Азии. Но тот же самый греческий национализм, только в церковной сфере и помноженный на амбиции Константинопольской кафедры, стал в итоге основой другого проекта – построения виртуальной Византии на базе всего православного сообщества во главе, разумеется, с Константинопольским патриархом. Не зря говорят: иногда кажется, что на Фанаре до сих пор не заметили, что Византийской империи уже нет. Имперские амбиции оказались очень живучи в Константинопольской Патриархии и до сих пор многим застят глаза настолько, что там не замечают, что тем самым уже поставили православный мир на грань масштабного раскола.

Есть такая точка зрения, что Константинопольский патриарх ничего на самом деле не решает. Дескать, к нему пришли и сказали: «Делай так» – и всё.

Я бы так не сказал. На мой взгляд, драматизм нынешнего момента в том, что совпали интересы трех сил. Во-первых, это режим Порошенко, которому позарез сегодня нужна автокефалия – ради того, чтобы отвлечь народ от реальных проблем, которые он не способен решить, и ради повышения рейтинга накануне президентских выборов. И вообще, если на Украине начнется религиозная война, то и выборы можно отложить на неопределенный срок. Во-вторых, это амбиции Константинополя. Ну и третье, это Соединенные Штаты, для которых все, что после «Майдана» происходит на Украине, стало возможностью нанести вред России как политическому сопернику. В США существует огромная греческая диаспора, которая составляет основную паству Константинопольского Патриархата. За счет этой паствы он во многом и существует. В ней есть ряд кланов и лиц, которые входят в элиту американского общества, прежде всего в ту самую глобалистскую элиту, которая сейчас так ополчилась на Россию. Безусловно, эти люди через Фанар сегодня тоже активно действуют. Получился своего рода резонанс, когда в вопросе об автокефалии Украинской Церкви сошли интересы трех политических игроков. Причем именно политических. Ничего собственно религиозного в этой проблематике нет!

Не думаю, что патриарху Варфоломею что-либо приказали. Скорее можно утверждать, что, почувствовав интерес и поддержку со стороны США, он стал действовать в украинском вопросе гораздо смелее и увереннее. В то же время патриарх Варфоломей при всей своей амбициозности не может не понимать, что то, что он сейчас делает, может вызвать обрушение всей конструкции, под которой он и сам будет похоронен, – я имею в виду кризис всего мирового Православия. Вот здесь, может быть, его подстегивают и всячески побуждают действовать.

Каковы наиболее вероятные варианты событий?

Я не берусь прогнозировать, по-всякому может обернуться. Но все же опасаюсь, что на Украине будет большое обострение противостояния на религиозной почве. Неважно, какая новая юрисдикция будет там создана, Константинопольская или автокефальная. Очевидно, сразу же будет поставлен вопрос о перераспределении собственности, храмов и монастырей, начнется их насильственное изъятие у канонической Церкви. Я думаю, что православные верующие тоже так просто не уступят, и может пролиться кровь.

Ужасает огромный риск развязывания конфликта в еще больших масштабах. Как же это сочетается с просто христианской совестью?

Они уже пошли на это. Константинополь, судя по всему, выбор сделал. И вполне очевидно, что действия Константинополя не только усугубят раскол на Украине, но приведут к потрясению во всем православном мире.

В это было трудно поверить. Вы сами еще месяц-полтора назад думали, что так будет?

Месяц назад уже думал. Потому что в мировой политике сегодня творятся совершенно невероятные вещи, немыслимые, казалось бы, еще несколько лет назад. Ну, скажем, из уст премьер-министра Великобритании мы слышим абсолютно голословные обвинения в адрес России по «делу Скрипалей». Но вы предъявите хотя бы этих Скрипалей! Что там вообще происходит, живы они или нет? Кто-то вообще оценивал их состояние после так называемого отравления? Вы хоть какие-нибудь доказательства предъявите, хотя бы минимальные…

Владислав Игоревич Петрушко

Почему вы сейчас вспомнили об этом?

Мы живем в какую-то странную эпоху. Что угодно можно бросить политическому сопернику в качестве обвинения, и при этом не подкреплять это никакими доказательствами. Можно не считаться ни с какими принципами и даже правилами приличия. Говорить на черное, что это «белое», и наоборот. И мы с ужасом видим, что это приходит уже и в церковную среду, в общение между Поместными Православными Церквями. Константинополь это сегодня демонстрирует своими шагами. Приезжает наш патриарх, и на встрече с ним фанариоты говорят, что мы будем сообща действовать в интересах церковного единства. Я так понимаю, что были даны какие-то заверения, судя по тогдашнему достаточно оптимистичному настрою нашего предстоятеля. Но уже буквально через день на синаксе патриарх Варфоломей говорит совершенно другое, а еще через неделю назначает экзархов на Украину. Ложь и лицемерие всегда особенно отвратительны, когда фоном для них служит благочестие.

К сожалению, так называемая великая византийская идея стала для Константинопольского патриархата наивысшей ценностью, которая заставила потесниться Нагорную проповедь Христа. Так что Патриархат, который полтора столетия назад осудил как ересь этнофилетизм, то есть церковный национализм, теперь сам буквально изъеден этим национализмом.

 
L'anarchico con il mohawk verde

Questo è accaduto nel monastero di Vatopedi, quando l'anziano Iosif "il Giovane" viveva ancora lì. Era la fine di novembre. Io allora avevo l'obbedienza della direzione dell'ospitalità. In quei giorni al Politecnico di Atene si erano verificati conflitti tra gli studenti e la polizia. Alcuni degli studenti anarchici volevano nascondersi dalle autorità e si sono trasferiti al Monte Athos. Uno di loro, un anarchico con un mohawk verde, aveva uno zio che faceva vita monastica nel monastero di Esphigmenou. Questo giovane aveva suggerito a tutti di andare a vivere lì per un certo tempo.

Naturalmente, non avevano il permesso per visitare l'Athos. [1] Non avevano nemmeno idea di come sarebbero arrivati. Hanno cercato di viaggiare con la nave, ma sono stati scacciati. Poi hanno deciso di andare a piedi.

Alla fine hanno raggiunto Esphigmenou. Bisogna dire che si tratta di un monastero molto rigoroso, e quindi quando hanno visto questo gruppo di giovani con le tempie rasate e gli orecchini, li hanno scacciati. Stando appena in piedi dalla stanchezza, di sera si sono imbattuti nel monastero di Vatopedi. Il custode si stava già preparando a chiudere i cancelli del monastero quando ha visto questi ragazzi. Naturalmente anche lui era spaventato dal loro aspetto selvaggio: non vedrete troppi di questi tipi sul monte Athos. è stato quindi costretto a fare rapporto su di loro all'abate.

"Padre, cosa devo fare con loro? Devo spedirli via? Ma dove andranno? Dove passeranno la notte? In fin dei conti, tutti i monasteri stanno già chiudendo per la notte!

Lo ieronda rispose: "La Madre di Dio li ha portati da noi. Mettili tutti in una singola stanza e non lasciare che li vedano gli altri pellegrini. E tienili d'occhio".

Io ero il direttore dell'ospitalità e o fatto in modo che si sistemassero nella loro stanza. A me sembravano spaventati, rimasti a bocca aperta per la situazione che li circondava, ed esausti dalle molte ore di cammino. Quando gli studenti si sono riposati un po', sono stati portati alla trapeza per un po' di refezione. I monaci hanno parlato con loro per un breve periodo e poi hanno detto che dovevano andarsene il giorno dopo, perché il monastero riceve i pellegrini solo per una notte. Lo ieronda ha detto ai giovani che Dio è amore, e non importa ciò che hanno fatto nella loro vita, possono ancora pentirsi.

Il giorno successivo, quello con il mohawk verde mi ha detto: "Padre, vorrei stare qui un altro giorno. È possibile?"

Gli altri non volevano rimanere. Io ho chiesto allo ieronda una benedizione, e lui ha permesso al giovane di rimanere un altro giorno - ma doveva mettere un cappello in modo che i padri e i pellegrini non si scandalizzassero per il suo aspetto.

Pietro, così si chiamava questo studente con gli occhi verdi, è rimasto per due giorni e poi un terzo. Un giorno, durante le funzioni serali, l'ho sentito piangere forte nel nartece della chiesa - non solo lacrimare, ma piangere a dirotto. Sono andato a scoprire cosa stava succedendo e ho visto Pietro che piangeva inginocchiato nel nartece.

Mi sono avvicinato e gli ho chiesto cosa gli fosse successo. Pensavo che forse qualcuno lo avesse picchiato.

"No, non è successo niente", rispose. "Padre, voglio parlare con lei". Dopo la fine del Vespro abbiamo lasciato la chiesa.

"Padre, è mai possibile la salvezza per me?"

"Pietro, per tutti è possibile essere salvati. Il ladro sulla croce si è pentito e Cristo lo ha salvato ".

Allora Pietro mi ha svelato la sua vita. Mi ha detto che la sua famiglia si era spezzata; suo padre picchiava sua madre, e per Pietro era molto doloroso vedere questo. All'età di dodici anni aveva lasciato la sua casa, vivendo per le strade del quartiere di Exarchia, era capitato gli anarchici, aveva iniziato a prendere droghe e poi era caduto in ogni sorta di altri peccati gravi. La sua vita era una lunga sofferenza.

Nonostante tutto, l'anima del giovane era bellissima.

Fratelli, vi sto dicendo queste cose in modo che non allontaniamo nemmeno il peggior peccatore! Perché il Signore "raccoglie" a sé quelli che noi respingiamo. Facciamo un grande errore quando ci consideriamo meglio di loro. L'anziano Paisios ha detto che all'ultimo giudizio saremo tutti sorpresi, perché quelli che ci aspettavamo di vedere in paradiso non saranno lì, e quelli che non avevamo alcuna idea di vedere lì, li vedremo nel regno dei cieli. Che questo non accada a noi! Ci auguriamo che tutti siano salvati e speriamo che con l'amore di Cristo saremo salvati anche noi.

Dopo questo cambiamento di Pietro, è avvenuto attraverso le preghiere della Theotokos, gli abbiamo detto che doveva andare alla confessione. Alla confessione è stato preso da tale contrizione che una pozzanghera di lacrime si è formata sul pavimento sotto di lui.

Pietro è rimasto al monastero per un certo tempo. Lo ieronda gli ha detto che doveva almeno radersi il mohawk. Ma Pietro ha risposto: "No, non lo farò prima di tornare in città in modo che i ragazzi non dicano che i monaci mi hanno rasato. Quando tornerò nel mondo lo taglierò io stesso".

Così è andato in giro con un berretto.

Pietro ha lasciato il monastero e ha cominciato a vivere una vita spirituale. È tornato qui una volta, con un aspetto diverso e normale. Poi è scomparso.

Sapevamo che non aveva visto sua madre sin dal giorno in cui era partito, che non le aveva mai fatto neppure una visita, e abbiamo cercato di riparare il rapporto di Pietro con la madre. Abbiamo cercato il suo numero di telefono e l'abbiamo chiamata, dicendole tutto. Sua madre aveva perso ogni speranza di vederlo ancora vivo ed è stata molto toccata dalla nostra storia. Per noi questo è stato un evento molto gioioso.

Due anni dopo questi avvenimenti, io e molti altri padri abbiamo partecipato a una festa in un altro monastero sul Monte Athos. Con noi c'era il metropolita Gregorio della città di Kastoria. Sua Eminenza ci ha detto di non dire a nessuno che egli era un vescovo – non voleva che gli facessero onori speciali, né causare ai fratelli del monastero qualche preoccupazione in più.

Siamo arrivati ​​al monastero e ci sono stati portati i tradizionali rinfreschi athoniti. Quando eravamo pronti a proseguire verso casa, un monaco si è avvicinato a me e mi ha chiesto: "Padre Niphont, non mi riconosci? "

Lo guardai e dissi: "No, non ti riconosco".

"Guarda un poco più da vicino".

E cosa ho visto?! Quei grandi occhi verdi che mi guardavano! Era Pietro.

Pietro era diventato un novizio di quel monastero del monte Athos. Naturalmente ci siamo abbracciati felici. Eravamo entrambi commossi fino alle lacrime! Ringrazio la santissima Theotokos per le sue grandi benedizioni e miracoli realizzati per noi! Vi ho solo parlato di uno di loro. Per noi, il suo cambiamento di vita è stato un vero miracolo.

Dagli archivi del monastero di Vatopedi

Nota

[1] I visitatori al Monte Athos devono ricevere l'autorizzazione ufficiale dall'organo governativo della Montagna Santa prima di arrivare.

 
7 chiese ortodosse in stile neogotico

Sia gli imperatori che i privati erano disposti a sperimentare la costruzione di chiese. Abbandonando i cosiddetti archi "a conchiglia" (kokoshnik) e le cupole dorate, hanno commissionato ai loro architetti l'uso di archi a sesto acuto, guglie e torri che svettano verso il cielo...

Nei secoli XVIII e XIX cominciarono ad apparire in Russia chiese costruite in stile gotico, una cosa che sembrerebbe estranea al cristianesimo ortodosso. Sul suolo russo, questo stile medievale europeo ha incorporato caratteristiche dell'antica architettura russa, così come del barocco e del classicismo, creando una simbiosi unica. Il risultato fu lo "stile gotico russo" (altrimenti noto come neo-gotico o pseudo-gotico) e di seguito sono riportati i suoi esempi più sorprendenti.

1. Chiesa di Chesme a San Pietroburgo

A. Savin, WikiCommons

I primi edifici in stile gotico apparvero sotto l'imperatrice Caterina II, di etnia tedesca. Su suo ordine, questa insolita chiesa fu costruita per commemorare la vittoria dei russi sulla flotta turca nella battaglia di Chesme (in turco: Çeşme) del 1770. La chiesa si trova sulla strada da San Pietroburgo a Tsarskoe Selo e l'imperatrice stessa vi si fermava spesso d'estate.

Nel 1790 il cantore di corte Mark Poltoratskij fece costruire la chiesa della Trasfigurazione nella sua tenuta a Krasnoe, nella regione di Tver'. Era una replica quasi esatta della chiesa di Chesme.

Shadow-cat93 (CC BY-SA 4.0)

2. Chiesa dell'icona della Madre di Dio Vladimirskaja vicino a Mosca

Pavel Kuzmichev

Nel 1780, nella tenuta di Bykovo fuori Mosca fu costruita una chiesa che somigliava più al palazzo di una principessa di Disney. Non si sa con certezza chi fosse l'architetto, ma il progetto è attribuito a Vasilij Bazhenov, che costruì l'insieme del palazzo a Tsaritsyno e diversi edifici nel Cremlino di Mosca per Caterina II. Si potrebbe aggiungere che il proprietario della tenuta era il generale Mikhail Izmailov, responsabile della costruzione a Mosca (ed era sposato con una parente della famiglia imperiale).

3. Chiesa della Madre di Dio del Segno vicino a Lipetsk

Ludvig14 (CC BY-SA 4.0)

La moda per lo stile gotico si diffuse anche nelle province. Nel 1790, nella loro tenuta di Veshalovka (ora nella regione di Lipetsk), i conti Tatishchev, avvalendosi di artigiani servi della gleba, fecero costruire una chiesa in onore della Madre di Dio del Segno. Anche questo progetto è attribuito a Bazhenov.

4. Cappella gotica a San Pietroburgo

Kalabi Yau (CC BY-SA 3.0)

Nel corso del tempo, l'architettura gotica divenne ancora più popolare. Nel 1830, l'imperatore Nicola I commissionò la costruzione di una cappella di famiglia nel parco Aleksandrija a Peterhof.

L'insolita chiesa, che sembra una replica in miniatura di una cattedrale gotica, fu consacrata in onore di sant'Aleksandr Nevskij. Fu progettata dall'architetto tedesco Karl Friedrich Schinkel, che costruì anche la chiesa Friedrichswerder a Berlino. Successivamente anche altri imperatori amarono fermarsi d'estate in questa chiesa con le loro famiglie.

5. Chiesa dei santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo

Aleksandrov (CC BY-SA 3.0)

Nel 1830, la contessa Varvara Shuvalova fece costruire una chiesa gotica nella sua tenuta di Pargolovo a nord di San Pietroburgo in memoria del suo defunto marito. Fu progettata dall'architetto Aleksandr Brullov (fratello dell'artista Karl Brullov). La caratteristica unica della chiesa è il tetto conico in metallo traforato.

6. Cattedrale di san Nicola al Cremlino di Mozhajsk

Ludvig14 (CC BY-SA 4.0)

All'inizio del XIX secolo si decise di costruire una nuova chiesa nell'antico Cremlino della città di Mozhajsk, a ovest di Mosca. Il progetto fu redatto dall'architetto Aleksej Bakarev, che combinò abilmente la tradizionale chiesa russa con numerosi elementi decorativi gotici. La chiesa era dedicata a san Nicola Taumaturgo o, per essere più precisi, a una delle sue immagini: san Nicola di Mozhajsk, difensore della città. La chiesa fu considerata un tale successo che a Bakarev fu successivamente affidata la ricostruzione della torre in stile gotico di san Nicola al Cremlino di Mosca.

7. Chiesa della Trinità nella regione di Rjazan

Schwarzemond (CC BY-SA 4.0)

Nella città di Gus-Zheleznij, non lontano da Kasimov, la famiglia di produttori di armi e industriali Batashev commissionò un'elegante tenuta e la chiesa della Trinità in stile pseudo-gotico.

La costruzione, terminata nel 1868, durò più di 60 anni, a causa della morte del principale committente che ne aveva stanziato i fondi. Il progetto è stato, ancora una volta, attribuito a Vasilij Bazhenov, ma alcuni esperti ritengono che sia stato ideato da Ivan Gagin, un architetto autodidatta locale di Kasimov.

 
Il Salvatore sul Sangue Versato. Una chiesa dove tutte le icone sono realizzate con la tecnica del mosaico

Chiunque sia stato a San Pietroburgo e abbia passeggiato per le sue vie centrali si sarà sicuramente fermato all'argine del Canale Griboedov per ammirare la cattedrale della Risurrezione di Cristo, festosamente luminosa, meglio conosciuta come il Salvatore sul Sangue Versato. Lo splendore di questa magnifica chiesa consiste nei suoi piccoli dettagli, proprio come i mosaici che la adornano sia all'interno che all'esterno. Oggi vorremmo darvi un assaggio dei fatti storici più interessanti legati a questa chiesa, così come dela più insolita delle immagini musive che decorano le sue pareti.

Fatti interessanti

La cattedrale fu eretta nel luogo in cui l'imperatore russo Alessandro II fu ferito mortalmente da una bomba il 1 marzo 1881, a seguito di uno dei tentativi di assassinio da lui subiti. È così che la chiesa ha preso il suo secondo nome: "Salvatore sul sangue". Si decise subito di immortalare la memoria dello tsar-liberatore, e nel giro di un mese apparve in quel luogo una piccola cappella di legno. Ben presto il nuovo imperatore Alessandro III ordinò la costruzione di una magnifica chiesa che ricordasse la morte dello tsar e allo stesso tempo desse un senso di speranza nella risurrezione in Dio.

Secondo questo piano, la cattedrale fu consacrata in onore della Risurrezione di Cristo e fu decorata in modo colorato e festoso all'interno e all'esterno. Un frammento del terrapieno dove fu versato il sangue regale rimase nella parte destra della chiesa come vivido ricordo della dolorosa morte dell'imperatore.

I lavori per la costruzione e la decorazione della cattedrale durarono 24 anni e Alessandro III non visse abbastanza per vederne l'apertura. La cattedrale fu consacrata nel 1907, sotto il regno di Nicola II, e non fu mai chiesa parrocchiale, cioè non fu utilizzata né per battesimi, né per servizi funebri o nuziali.

Durante gli anni sovietici ci furono piani per smantellare la cattedrale, ma furono fermati dalla guerra, durante la quale la cattedrale fu utilizzata come obitorio.

Negli anni '60 durante i lavori di ricostruzione iniziati nella chiesa, nella cupola centrale, dove si trova l'immagine del Cristo Pantocratore, fu scoperta una granata tedesca ad alto potenziale esplosivo del peso di 150 kg. Miracolosamente non era esplosa ed era rimasta lì inosservata per oltre 10 anni.

Dopo gli ampi lavori di restauro la chiesa è stata riaperta al pubblico nel 1997 quasi nella sua forma originale, che viene mantenuta fino ad oggi.

I mosaici

Oggi la chiesa del Sangue Versato è spesso definita un "museo dei mosaici", poiché nella sua decorazione sono state utilizzate solo composizioni musive e assolutamente nessuna immagine dipinta. In termini di area di mosaico, la chiesa è al primo posto tra tutte le strutture ortodosse ed è considerata una delle più grandi d'Europa. Le facciate della cattedrale sono decorate con circa 400 metri quadrati di mosaici, mentre l'area musiva interna ammonta a più di 7000 metri quadrati. 40 mosaicisti e 32 artisti russi, tra cui i famosi V. Vasnetsov, M. Nesterov, V. Beljaev e l'architetto del progetto A. Parland, hanno lavorato alla creazione delle immagini e delle composizioni sacre.

Il mosaico esterno della cattedrale ne accentua gli elementi principali, mentre all'interno le composizioni musive riempiono l'intero spazio:

  • le pareti centrali e le volte sono dedicate alla vita terrena di Cristo;

  • nella parte occidentale della chiesa ci sono scene della passione del Salvatore, e nella parte orientale, le sue apparizioni dopo la risurrezione;

  • i passaggi ad arco sono decorati con temi veterotestamentari e con le dodici feste;

  • le colonne sono decorate con immagini di apostoli, martiri e altri santi;

  • anche sui portici c'è un ornamento floreale.

Immagini distinte

Tra la varietà di mosaici presenti all'interno della chiesa, vorrei segnalarne alcuni particolarmente rari.

"Cristo il Beato Silenzio" all'interno della cupola nord-orientale. Il Salvatore è raffigurato come un angelo alato prima della sua venuta sulla terra

l'immagine della discesa dello Spirito Santo

sant'Aleksandr Nevskij prega in una cappella domestica

Tra le immagini che decorano le facciate della cattedrale ce ne sono due che appaiono particolarmente interessanti.

Il grande pannello a mosaico del "Cristo nella gloria" sull'arco a mensola del frontone della facciata meridionale è stato creato secondo lo schizzo di N. Koshelev. Il suo sfondo dorato scintillante appare particolarmente potente in combinazione con il colore variegato dell'immagine. Al centro della composizione è l'immagine di Cristo circondato da angeli. Il flusso dorato di raggi che emana da lui permea l'intero spazio del mosaico. Alla base del trono si trovano le figure inginocchiate di san Nicola di Mira, patrono di Nicola II, con un libro del Nuovo Testamento (a destra) e sant'Aleksandr Nevskij, patrono di Alessandro II (a sinistra). Il principe è raffigurato mentre tiene in mano un modello della chiesa del Sangue Versato. Il mosaicista A. Frolov ha definito questa immagine una delle sue migliori opere.

Al centro della facciata occidentale si trova una cappella aperta con un mosaico del Crocifisso riparata da un baldacchino. Il mosaico è stato disegnato personalmente dall'architetto A. Parland. Il Crocifisso è il punto culminante della sofferenza di Cristo e un elemento importante dell'intera concezione della chiesa, per il parallelo tracciato tra la morte di Cristo sulla croce e il martirio dell'imperatore. Nella parte superiore del mosaico è raffigurato Dio Padre circondato da serafini a sei ali. L'immagine del Salvatore è circondata su entrambi i lati da immagini di san Zosima di Solovki (il giorno della commemorazione coincide con il compleanno di Alessandro II) e della santa martire Evdokia (commemorata il giorno dell'assassinio dello tsar). Entrambe le immagini appaiono in cornici di marmo.

È impossibile descrivere lo splendore e la grande varietà dei mosaici realizzati per molti anni nella chiesa del Sangue Versato. Abbiamo solo dato uno sguardo ad alcune sfaccettature radiose di questa gemma di chiesa, ma la pienezza del suo spirito può essere scoperta solo dalle anime fortunate che la vedono da sole.

 
La comunità e gli insegnamenti di padre Georgij Kochetkov

Notiamo con curiosità che al recente convegno ecumenico alla comunità di Bose è presente anche padre Georgij Kochetkov (nella foto, dall’album del primo giorno del convegno). Dato che padre Georgij è una figura estremamente controversa nel Patriarcato di Mosca, ci sono ragioni di chiederci quale Ortodossia dovrebbe rappresentare nel consesso degli studiosi di spiritualità ortodossa. Beninteso, padre Georgij ha tutti i diritti di visitare l’Italia, ed è benvenuto a Bose, come sarebbe il benvenuto anche nella nostra parrocchia a Torino: saremmo contenti di discutere con lui di diverse cose, così come abbiamo avuto occasione di discutere nel 1997, proprio a Bose, con il suo discepolo Victor Kott. Nondimeno, sono passati un bel po’ di anni dall’estate del 1997 (in cui un incidente nella parrocchia retta da padre Georgij a Mosca creò un acceso dibattito pubblico, ma gli costò qualche anno di sospensione dal sacerdozio), e riteniamo giusto fissarci sulle idee e sulle dottrine, piuttosto che sui personaggi e sugli eventi. Sull’orizzonte dottrinale, il panorama non sembra incoraggiante. Proprio lo scorso mese di febbraio, lo ieromonaco Iov (Gumerov) del monastero Sretenskij ha pubblicato un lungo articolo critico sulle innovazioni dottrinali di padre Georgij e della sua comunità. Presentiamo il testo orignale russo e la nostra traduzione italiana del saggio di padre Iov nella sezione “Confronti” dei documenti, per cercare di far capire perché questo sacerdote russo è circondato da tante polemiche.

 
La Siria: un museo a cielo aperto che attende il saccheggio

Una delle ragioni per fermare lo scempio dell'invasione americana in Siria è senza dubbio lo straordinario - e fragile - patrimonio artistico e culturale del paese, caro agli orientalisti e a tutti quelli che hanno a cuore le radici (anche cristiane, soprattutto cristiane) della storia del pianeta.

Non c'è da sperare che chi ha già messo in conto per un intervento armato lo sterminio dei cristiani in Siria si arrenda facilmente di fronte ai danni ai monumenti; tuttavia anche gli argomenti ad monumentos possono portare il loro contributo alle voci di saggezza che si levano numerose nel mondo. Saranno voci sufficienti a far convertire sulla via di Damasco i nuovi persecutori?

Presentiamo un avvertimento dell’orientalista russo Boris Dolgov, pubblicato da pravoslavie.ru, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Отто Скорцени: «Почему мы не взяли Москву?»

Немецкие мемуары объясняют, что стало причиной поражения Вермахта в войне.

Каждую весну, когда приближается День Победы, телевидение начинает показывать художественные фильмы, посвященные Великой Отечественной войне. Положа руку на сердце: большинство из них просто спекулируют на великой теме. Нужно впарить рыгающему перед телевизором обывателю с бутылкой пива в руке, что-то «интересненькое», приятное для его глазенок, осовевших от мирного житья. Вот и появляются сериалы, вроде «Истребителей», главная интрига которых — кто залезет под юбку летчице: «плохой» замполит или «хороший» сын репрессированного дореволюционного аристократа с томиком Гете на немецком под мышкой в исполнении актера Дюжева? Не воевавшие и даже не служившие рассказывают другим не воевавшим, что война — это очень интересно и эротично. Даже, мол, есть время русскому солдату Гете почитать. Скажу откровенно, меня воротит от подобных фильмов. Они безнравственны и лживы. Лживы, как американский «Перл-Харбор». Ибо сделаны по тому же клише — война и девушки. И ничего подобные фильмы не добавляют к ответу на вопрос: почему все-таки наши деды тогда победили? Ведь немцы были так организованны, так хорошо вооружены и обладали таким прекрасным командованием, что любому «реалисту» оставалось только сдаться. Как сдались Чехословакия (без боя!), Польша (почти без боев), Франция (легко и приятно — как парижская проститутка «сдается» клиенту), а также Бельгия, Дания, Норвегия, Югославия, Греция...

А вот на Востоке не заладилось — пошло все наперекосяк и кончилось почему-то не в Москве, а в Берлине. Где и началось.

Думается мне, что несколько прояснить этот вопрос помогут мемуары самого разрекламированного в мире «спецназовца» и «супердиверсанта» — оберштурмбанфюрера СС Отто Скорцени. Того самого — освободителя Муссолини и похитителя Хорти, охотника на Тито, а заодно человека, понюхавшего пороха именно в наступательной кампании 1941 года в России. В составе дивизии СС «Райх», входившей в танковую группу Гудериана.

ЧИСТКА 1937-ГО УКРЕПИЛА КРАСНУЮ АРМИЮ

Отто Скорцени наступал через Брест и Ельню, участвовал в окружении войск Юго-Западного фронта на Украине, любовался в бинокль на далекие купола Москвы. Но так в нее и не попал. И всю жизнь отставного оберштурмбанфюрера мучил вопрос: почему все-таки не взяли они Москву? Ведь хотели. И готовились. И собой были молодцы: с чувством глубокого удовлетворения описывает Скорцени, как совершал он 12-километровый марш-бросок с полной выкладкой и стрелял почти без промаха. А жизнь пришлось закончить в далекой Испании — в эмиграции, бегая от послевоенного немецкого правосудия, травившего его с немецким же педантизмом «денацификацией», как травит домохозяйка таракана. Обидно же!

Мемуары Скорцени в Украине не переводили никогда. В России — только с купюрами. В основном те эпизоды, где речь идет о спецоперациях. Русский вариант мемуаров начинается с момента, когда Скорцени после своих подмосковных приключений попадает в госпиталь. Но в оригинале ему предшествуют еще 150 страниц. О том, как на Москву шли и почему, по мнению автора, все-таки потерпели конфуз.

Одной из причин поражения немцев, как считает ветеран СС, был скрытый саботаж среди германского генералитета: «В святилище старой прусской системы — Генеральном штабе сухопутных войск — небольшая группа генералов все еще колебалась между традициями и нововведением, кое-кто с сожалением расставался с привилегиями… Таким людям, как Бек и его приемник Гальдер… тяжело было повиноваться человеку, которого некоторые называли «чешским капралом». Скорцени очень много отводит внимания заговору военных и считает, что в виде тайного противодействия фюреру он существовал задолго до 1944 года.

В пример Гитлеру автор мемуаров ставит Сталина и 1937 год: «Гигантская чистка среди военных, проведенная после таких же массовых расстрелов среди политиков, ввела в заблуждение не только Гейдриха и Шелленберга. Наша политическая разведка была убеждена, что мы добились решающего успеха, такого же мнения придерживался и Гитлер. Однако Красная Армия, вопреки всеобщему мнению, была не ослаблена, а укреплена… Посты репрессированных командиров армий, корпусов, дивизий, бригад, полков и батальонов заняли молодые офицеры — идейные коммунисты. И вывод: «После тотальной, ужасной чистки 1937 года появилась новая, политическая русская армия, способная перенести самые жестокие сражения. Русские генералы выполняли приказы, а не занимались заговорами и предательством, как это часто случалось у нас на самых высоких постах».

С этим нельзя не согласиться. В отличие от Гитлера, Сталин создал систему, полностью подчиняющуюся ему. Поэтому осенью 1941-го, когда немцы стояли под Москвой, в Красной Армии и не было заговора генералов. А в Вермахте через три года был. Хотя до Берлина на тот момент было куда дальше. Невозможно представить, чтобы Сталина взрывал кто-то из «своих» в Кремле, как это попытался сделать в Вольфшанце с обожаемым фюрером полковник Штауффенберг.

Отто Скорцени (слева)

АБВЕР НЕ СООБЩАЛ НИЧЕГО ВАЖНОГО

«На войне, — пишет Отто Скорцени, — существует еще один малоизвестный, но зачастую решающий аспект — тайный. Я говорю о событиях, происходящих вдали от полей сражений, но имеющих очень большое влияние на ход войны — они влекли за собой огромные потери техники, лишения и смерть сотен тысяч европейских солдат… Больше, чем какая-либо другая, Вторая мировая была войной интриг».

Скорцени прямо подозревает руководителя немецкой военной разведки адмирала Канариса в тайной работе на англичан. Именно Канарис убедил Гитлера летом 1940 года, что высадка в Британии невозможна: «7 июля он выслал Кейтелю секретный рапорт, в котором сообщал, что высаживающихся в Англии немцев ожидают 2 дивизии первой линии обороны и 19 дивизий резерва. Англичане на тот момент имели только одну готовую к бою единицу – 3-ю дивизию генерала Монтгомери. Генерал вспоминает об этом в своих мемуарах… С самого начала войны и в решающих моментах Канарис действовал как самый грозный противник Германии».

Если бы Гитлер тогда знал о дезинформации, которую подсовывает ему его же начальник разведки, Британия была бы разгромлена. А летом 1941-го Гитлер вел бы войну не на два фронта, а только на один — Восточный. Согласитесь, шансы взять Москву в этом случае у него были бы значительно выше. «Я разговаривал с Канарисом три или четыре раза, — вспоминает Скорцени, — и он не произвел на меня впечатление человека тактичного или исключительно умного, как некоторые о нем пишут. Он никогда не говорил прямо, был хитрым и непонятным, а это не одно и то же». И как бы там ни было: «Абвер никогда не сообщал ОКВ ничего действительно важного и существенного».

«МЫ НЕ ЗНАЛИ»

Это одна из самых часто встречающихся жалоб великого диверсанта: «Мы не знали, что русские в войне с Финляндией использовали не лучших солдат и устаревшую технику. Мы не отдавали себе отчета в том, что их с трудом завоеванная победа над храброй финской армией была только блефом. Речь идет о сокрытии огромной силы, способной атаковать и обороняться, о которой Канарис, руководитель разведки Вермахта, должен был хоть что-то знать».

Как и всех, Скорцени поразили «великолепные Т-34». Немцам тоже приходилось бросаться на эти танки с бутылками, наполненными бензином. В фильмах такой эпизод характерен для изображения героизма советского солдата, вынужденного сражаться почти голыми руками. А ведь в реальности бывало и наоборот. Причем, регулярно: «Немецкие противотанковые орудия, легко поражавшие танки типа Т-26 и БТ, были бессильны против новых Т-34, которые внезапно появлялись из несжатой пшеницы и ржи. Тогда нашим солдатам приходилось атаковать их с помощью «коктейлей Молотова» — обыкновенных бутылок с бензином с зажженным запальным шнуром вместо пробки. Если бутылка попадала на стальную пластину, защищавшую двигатель, танк загорался… «Фауст-патроны» появились значительно позже, поэтому вначале кампании некоторые русские танки сдерживала огнем прямой наводкой только наша тяжелая артиллерия».

Иными словами, вся противотанковая артиллерия Рейха оказалась бесполезной против нового русского танка. Сдержать его можно было только тяжелыми пушками. Но не меньшее впечатление на мемуариста произвели саперные части Красной Армии и их оснащение — оно позволяло соорудить 60-метровый мост, делающий возможным переправу машин до 60 тонн весом! Такой техникой Вермахт не обладал.

ТЕХНИЧЕСКИЙ РАЗНОБОЙ

 Весь расчет немецкой наступательной доктрины базировался на высокой подвижности моторизованных частей. Но моторы требуют запчастей и постоянного обслуживания. А с этим в германской армии не было порядка. Мешала разнотипность автомобилей в одном подразделении. «В 1941 году, — на собственном опыте службы в дивизии «Райх» сетует Скорцени, — каждая немецкая автомобильная фирма продолжала производить различные модели своей марки так же, как и перед войной. Большое количество моделей не позволяло создать соответствующего запаса запчастей. В моторизованных дивизиях было, примерно, 2 тысячи транспортных средств иногда 50 различных типов и моделей, хотя достаточно было бы 10—18-ти. Кроме того, наш артполк располагал более 200 грузовиками, представленными 15 моделями. Под дождем, в грязи или на морозе даже самый лучший специалист не мог обеспечить качественный ремонт».

А вот и результат. Как раз под Москвой: «2 декабря мы продолжали двигаться вперед и смогли занять Николаев, расположенный в 15 км от Москвы — во время ясной солнечной погоды я видел в бинокль купола московских церквей. Наши батареи обстреливали предместья столицы, однако у нас уже не было орудийных тягачей». Если орудия еще есть, а тягачи «все вышли», значит, немецкую «супертехнику» пришлось оставить по дороге из-за поломок. А на руках тяжелые пушки не потащишь.

К Москве немецкая армия подошла абсолютно выдохшейся: «19 октября начались проливные дожди, и группа армий «Центр» на три дня завязла в грязи… Картина была ужасная: на сотни километров растянулась колонна техники, где в три ряда стояли тысячи машин, увязшие в грязи иногда по капот. Не хватало бензина и боеприпасов. Обеспечение, в среднем 200 тонн на дивизию, доставлялось по воздуху. Были потеряны три бесценные недели и огромное количество материальных средств… Ценой тяжелого труда и каторжных усилий нам удалось проложить 15 километров дороги из кругляка… Мы мечтали, чтобы побыстрее похолодало».

Но когда с 6 на 7 ноября ударили морозы, и дивизии, в которой служил Скорцени, доставили боеприпасы, топливо, немного продовольствия и сигарет, оказалось, что нет зимнего масла для двигателей и оружия — двигатели заводились проблематично. Вместо зимнего обмундирования в войска попадали комплекты песочного цвета, предназначенные для Африканского корпуса, и техника, окрашенная в такие же светлые тона. Между тем, морозы поднимались до 20 и даже 30 градусов. С искренним изумлением бравый эсэсовец описывает зимнюю экипировку советских солдат — полушубки и меховые сапоги: «Неприятный сюрприз — под Бородино нам впервые пришлось сражаться с сибиряками. Это рослые, превосходные солдаты, отлично вооруженные; они одеты в широкие меховые тулупы и шапки, на ногах — меховые сапоги». Только от пленных русских немцы узнали, что обувь зимой должна быть немного просторной, чтобы не мерзла нога: «Тщательно изучив снаряжение мужественных сибиряков, взятых в плен под Бородино, мы узнали, что, например, если нет валенок, то кожаные сапоги не надо подковывать и, главное, они должны быть свободными, не жать ступни. Это было известно всем лыжникам, но не нашим специалистам вещевой службы. Практически все мы носили меховые сапоги, снятые с убитых русских солдат».

ОТЛИЧНАЯ РУССКАЯ РАЗВЕДКА

Чуть ли не главной причиной поражения германской армии Скорцени считает великолепную русскую разведку. «Красная капелла» — шпионская сеть в Европе, чаще всего из убежденных антинацистов — позволяла советскому Генштабу иметь информацию о стратегических намерениях немцев. Вспоминает он и о суперагенте Рихарде Зорге, благодаря информации которого о том, что Япония не вступит в войну, под Москвой появились 40 дивизий, переброшенных с Дальнего Востока.

«Стратегия войны у Рейха была лучше, — считает Скорцени, — наши генералы обладали более сильным воображением. Однако, начиная с рядового солдата и до командира роты, русские были равны нам — мужественные, находчивые, одаренные маскировщики. Они ожесточенно сопротивлялись и всегда были готовы пожертвовать своей жизнью… Русские офицеры, от командира дивизии и ниже, были моложе и решительнее наших. С 9 октября по 5 декабря дивизия «Райх», 10-я танковая дивизия и другие части 16-го танкового корпуса потеряли 40 процентов штатного состава. Через шесть дней, когда наши позиции были атакованы вновь прибывшими сибирскими дивизиями, наши потери превысили 75 процентов».

Вот вам и ответ на вопрос, почему немцы не взяли Москву? Их просто выбили. Сам Скорцени больше не воевал на фронте. Как человек неглупый он понял, что шансы уцелеть в этой мясорубке минимальны, и воспользовался возможностью перейти на службу в диверсионное подразделение СС. Но на передовую его больше не тянуло — воровать диктаторов куда приятнее и безопаснее, чем сталкиваться лицом к лицу с сибиряками в валенках, воюющими при поддержке Т-34 и лучшей в мире разведки.

P.S. Автор этой статьи - известный украинский журналист, писатель и историк Олесь Бузина на прошлой неделе был убит Киеве у подъезда своего дома. "Историческая правда" приносит свои соболезнования родным и близким погибшего.

 
Aleksandr Shchipkov: "Il patriarca Bartolomeo sarà ricordato come un maestro di scisma"

Il primo vice presidente del Dipartimento sinodale del patriarcato di Mosca per i rapporti con la società e i media, nonché membro della Camera civica della Federazione russa, professore della facoltà di filosofia dell'università statale di Mosca – Aleksandr Shchipkov, in un'intervista esclusiva con RIA Novosti, ha commentato le ultime azioni del patriarcato di Costantinopoli, e alla luce di queste – il tema dell'autocefalia ucraina. Intervista di Sergej Stafanov.

Aleksandr Vladimirovich, proprio di recente, il 31 agosto, abbiamo assistito all'incontro dei patriarchi Kirill e Bartolomeo a Istanbul, e nel seguito, è stato descritto come un incontro di carattere fraterno, avvenuto in uno spirito di mutua comprensione.

Tuttavia il giorno dopo, il Concilio [Sinassi] dei vescovi di Costantinopoli ha iniziato i suoi lavori, e il patriarca Bartolomeo ha fatto dichiarazioni piuttosto dure in relazione al patriarcato di Mosca. Come si possono collegare e comprendere queste tendenze?

Da parte del patriarca Kirill, l'atteggiamento verso il patriarca ecumenico Bartolomeo era e rimane fraterno. Il comportamento calmo e paziente del patriarca Kirill testimonia questo atteggiamento fraterno. E fino all'ultimo momento, il patriarca Kirill ha cercato di risolvere i problemi esistenti con un dialogo fraterno, che, nelle sue parole: "si verifica all'interno di un singolo corpo – il corpo della Santa Chiesa Cattolica e Apostolica (...) e ci impone una certa responsabilità e dovere, ma ci dà anche forza e ispirazione ".

Dopo la nomnina di ieri [7 settembre 2018] degli esarchi di Costantinopoli, è possibile parlare della concessione dell'autocefalia alla chiesa ucraina come decisione finale [di Costantinopoli]?

Senza dubbio, questo è il primo passo su questa strada.

Ieri, commentando questa decisione, il patriarcato di Mosca ha osservato che questo passo non rimarrà senza risposta da parte della Chiesa ortodossa russa. Quale potrebbe essere questa risposta?

Per capire quale potrebbe essere la risposta, il nostro lettore dovrebbe capire la situazione generale. L'Ucraina è territorio canonico del patriarcato di Mosca. Secondo i canoni del Secondo Concilio Ecumenico, [1] i vescovi non hanno il diritto di ingerirsi entro il confine del territorio canonico di qualcun altro senza un invito. In questa situazione, due esarchi, Daniel e Ilarion, sono stati inviati a Kiev senza l'accordo del metropolita Onufrij! Questa è una violazione diretta degli antichi canoni!

Pertanto io considero quest'azione come una diretta dichiarazione di guerra, che ricorda le parole: "Kiev è stata bombardata! Ci hanno dichiarato che la guerra è iniziata!" [2] Ora è la stessa cosa, solo che è una guerra religiosa.

Che cosa sta in agguato dietro questa azione del patriarca Bartolomeo?

Il patriarca Bartolomeo è ossessionato dall'idea del papismo orientale. Sogna di diventare il capo unico di tutta l'Ortodossia universale [ecumenica], analoga alla Chiesa cattolica romana [e al loro papa].

Bartolomeo ha formulato la seguente idea: ha detto che Costantinopoli possiede una certa esclusività mistica rispetto alle altre Chiese ortodosse, che Costantinopoli è "l'ethos dell'Ortodossia". [3]

foto: www.eurotopics.net

La parola chiave è ethos. Che cos'è? L'etica è un tratto caratteriale stabile, universale e immutabile di una persona, di una nazione, di un gruppo sociale. Il patriarca Bartolomeo afferma di essere il

detentore dello standard dell'ethos dell'Ortodossia. Questo implica immediatamente che tutte le altre chiese sono imperfette e devono obbedire al Fanar. Questo curioso esempio di razzismo religioso entrerà certamente nei futuri libri di testo di scienze politiche.

Come reagiranno le altre chiese a questo? Naturalmente – negativamente!

Il 7 settembre 2018, il patriarca Bartolomeo è entrato nella storia della Chiesa ortodossa come maestro di scisma!

Parlo dapprima di concetti intellettuali e cose semantiche; sto parlando in teoria. Ma le questioni canoniche sono estremamente importanti, dal momento che non stiamo parlando di animali, ma di persone, di cristiani che vivono in questo territorio.

Questa non è la prima volta che Costantinopoli si muove verso uno scisma; se guardiamo alla storia, allora ricordiamo che è stata Costantinopoli ad avviare nell'Ortodossia una transizione al nuovo calendario.

Questa divisione del calendario non è stata ancora guarita in questo preciso momento. Alcune parti delle Chiese locali sotto l'influenza di Costantinopoli passarono al nuovo calendario, alcune, come nella Chiesa ortodossa russa, no. All'interno della Chiesa di Grecia, in Grecia, milioni di credenti non hanno accettato questa riforma.

Per quanto riguarda la relazione tra Costantinopoli e Mosca, non so se i nostri lettori sono a conoscenza, ma negli anni '20, Costantinopoli sostenne lo "scisma dei rinnovazionisti" [4] nell'URSS.

Questo scisma fu creato artificialmente e sostenuto da Trotskij e dagli altri bolscevichi. Costantinopoli quindi chiese che un santo della nostra Chiesa, il patriarca Tikhon, abbandonasse la sua autorità e si ritirasse. A quel tempo, la nostra chiesa, nelle condizioni più difficili, preservava la purezza dell'Ortodossia.

Allora, con cosa ci ritroviamo oggi? È noto che Costantinopoli predica una tendenza liberale nell'Ortodossia. Si parla di preghiere comuni con protestanti e cattolici, che, per usare un eufemismo, non sono le benvenute nell'Ortodossia.

Bartolomeo ha ora concesso il secondo matrimonio al clero – altra cosa proibita dai canoni dei Santi Padri della Chiesa. Sta rilasciando costantemente segnali semi-trasparenti sulla permissibilità di orientamenti sessuali non convenzionali e così via.

Mosca, al contrario, incarna il percorso di sviluppo conservatore e tradizionalista nell'Ortodossia e difende la purezza del dogma. Ma le discussioni teologico-scientifiche sono una cosa, mentre l'invasione diretta della casa di qualcun altro è una questione completamente separata.

Il 7 settembre passerà alla storia come una data deplorevole. In questo giorno, il patriarca ecumenico Bartolomeo ha proclamato e annunciato uno scisma nell'Ortodossia universale, lungo la faglia tra le linee liberali e conservatrici. Ed è ufficialmente diretto in una direzione liberale.

E questo, quale tipo di reazione può causare nel mondo ortodosso? In che modo gli eventi potrebbero svilupparsi ulteriormente?

Indubbiamente, ciò causerà una reazione molto dura nelle diverse Chiese. Il patriarca Bartolomeo svilupperà il suo "papismo orientale"; la Chiesa russa non sarà in grado di concordare con questa liberalizzazione del dogma e con la disintegrazione del sistema della vita ecclesiastica.

Primo, secondo la mia opinione personale: è necessario formare un tribunale ecclesiastico inter-ortodosso e formulare giudizi sulle azioni anti-canoniche e le idee eretiche del patriarca Bartolomeo.

Secondo, a mio parere, inevitabilmente sorgerà la questione della comunione eucaristica ecclesiastica. C'è un'alta probabilità che ciò accada. Procedendo da ciò, seguiranno alcune azioni pratiche. Un numero enorme di nostri fedeli si trova fuori dalla propria patria, in particolare in Turchia. Oggi essi possono andare alle chiese del patriarcato di Costantinopoli e avere la possibilità di confessarsi e prendere la comunione.

In caso di interruzione di questa comunione, essi non avranno più questa possibilità. Di conseguenza, la nostra Chiesa dovrà prendere dei provvedimenti per prendersi cura dei russi all'estero. Dovremo aprirvi parrocchie, costruire chiese e mandarvi clero. Non possiamo abbandonare i nostri figli.

Le azioni del patriarca Bartolomeo portano con sé conseguenze di vasta portata, che impiegheranno decenni per guarire.

In precedenza, il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina e il patriarcato di Mosca hanno espresso opinioni simili: il patriarca Bartolomeo è impegnato in giochi politici. Secondo lei, quanto è grande l'influenza delle forze politiche straniere sul primate [Bartolomeo], in riferimento a certi stati stranieri, ed è decisiva nel caso dell'autocefalia ucraina?

Rivolga la sua attenzione alle origini degli esarchi inviati a Kiev. Il vescovo Daniel di Pamphilon è arrivato a Kiev dagli Stati Uniti d'America; il vescovo Ilarion di Edmonton è arrivato dal Canada. Queste circostanze da sole ci inducono a riflettere su chi c'è dietro Bartolomeo.

Tra molti c'è il grande sospetto che non sia Bartolomeo a governare i vescovi Daniel e Ilarion, ma che siano piuttosto i vescovi Daniel e Ilarion che controllano Bartolomeo. E chi controlla loro... lo possiamo solo indovinare.

Gli Stati Uniti, come si vede, stanno ora intensificando la situazione politico-militare in Siria e in Ucraina, usando tutti i tipi di metodi – fino agli attacchi chimici sotto falso nome [in Siria, ndt], Per istigare guerre di religione.

Credo che ci siano molti partecipanti a questo gioco, tra cui il patriarca Bartolomeo, il papa di Roma e lo "stato profondo" americano. Penso che nel prossimo futuro parleremo anche di questo.

Note

[1] Il secondo Canone del secondo Concilio ecumenico afferma, tra le altre cose, che "...i vescovi non devono andare al di là delle loro diocesi in chiese che si trovano fuori dai loro confini..." https://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf214.ix.viii.iii.html

[2] Queste sono le parole di una famosa canzone della seconda guerra mondiale "Двадцать второго июня, ровно в 4 часа" sull'attacco nazista a sorpresa contro la Russia, che ebbe inizio in Ucraina. Come tutto ciò che riguarda la Grande Guerra Patriottica, il nostro popolo slavo non può fare a meno di prendere queste parole emotivamente. La canzone riflette l'invasione nazista del territorio dell'Unione Sovietica, avvenuta alle 4 del mattino, il 22 giugno, da cui il titolo (Il 22 giugno). Il popolo della Rus' non dimenticherà mai le parole "без всякого объявления войны" che è stato il modo fu dato il famoso annuncio della seconda guerra mondiale: i nazisti hanno invaso l'Ucraina "senza alcuna dichiarazione di guerra". Allo stesso modo la proclamazione dell'invio di esarchi in Ucraina è stata senza preavviso.

Vale anche la pena notare che i russi hanno sempre visto questi eventi in una luce spirituale. L'Unione Sovietica fu invasa il 22 giugno, il giorno di Tutti i Santi della Rus', e la vittoria avvenne in occasione del giorno di san Giorgio il Vittorioso. Secondo il Patriarca Kirill, questa non è stata una coincidenza, ma un segno spirituale: http://www.patriarchia.ru/db/text/1154861.html

Allo stesso modo, questa invasione del territorio canonico dell'Ucraina ha alcuni paralleli. La "invasione" del territorio ecclesiastico è avvenuta attorno alla festa dell'incontro (Sretenie) della Theotokos di Kiev-Vladimir a Mosca, nel sito del monastero Sretenskij. L'icona della Theotokos di Vladimir, trasferita da Costantinopoli a Kiev, a Vladimir e infine a Mosca, è considerata la Protettrice di tutta la Rus'... Questo è un fatto interessante da tenere a mente, dato tutto ciò che è presentato e tutto ciò che è successo.

[3] In una dichiarazione ufficiale dell'incontro di Costantinopoli, il Patriarcato ecumenico ha dichiarato "Alcune persone credono erroneamente di poter amare la Chiesa ortodossa, ma non il Patriarcato ecumenico, dimenticando che esso incarna l'autentico ethos ecclesiastico dell'Ortodossia..." https://www.uocofusa.org/news_180901_1.html

[4] Chiamata anche la "Chiesa vivente", era una finta chiesa controllata dai bolscevichi, con l'obiettivo di indebolire la Chiesa ortodossa russa, e non ebbe praticamente alcun sostegno popolare a lungo termine.

 
Altri sviluppi storici nella diocesi di Gran Bretagna e Irlanda della ROCOR

Alla riunione del clero e alla prima riunione mai tenuta del consiglio diocesano nella diocesi di Gran Bretagna e Irlanda della ROCOR, presiedute dall'amministratore diocesano, vescovo Irenei, sabato 2 settembre si è deciso di tenere ogni anno un pellegrinaggio al santuario di sant'Albano. Inoltre, altro evento storico, tutte le parrocchie sono state benedette da Vladyka per mantenere la terza domenica dopo la Pentecoste come domenica di Tutti i Santi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda, utilizzando il servizio composto dall'arciprete Andrew Phillips quindici anni fa.

È degno di nota che la riunione del clero ha visto per la prima volta la partecipazione di rappresentanti dell'Irlanda, della Scozia e del Galles, nonché dell'Inghilterra. In entrambi gli incontri siamo stati informati che la chiesa di Londra magnificamente affrescata (con le immagini dei santi locali) sarà consacrata venerdì 21 settembre 2018 e la chiesa a Colchester sarà finalmente consacrata, probabilmente nel 2019, al suo undicesimo anniversario. Ci sono anche state lunghe discussioni su nuove missioni, in diversi altri luoghi, inclusi il Kent e il Cambridgeshire, sulla necessità di fondare un monastero, sulle pubblicazioni, sui siti web e sul coinvolgimento dei giovani della diocesi e sulla necessità di nutrire la loro fede, per esempio con la nuova rivista per i giovani, Searchlight.

La diocesi ora dispone di tredici sacerdoti, un numero mai superato neppure negli anni '50. Inoltre, i sacerdoti sono di molte nazioni e la ROCOR sembra essere diventata l'unica diocesi ortodossa multietnica in queste terre. La visita del vescovo Irenei alla diocesi rinata è la quarta visita episcopale di quest'anno, e non l'ultima. Altri candidati all'ordinazione sono stati presentati, e incoraggiati dal vescovo Irenei che non respingerà i candidati degni. Una parrocchia che aveva avuto solo due visite episcopali in diciannove anni ha ora avuto quattro visite episcopali in otto mesi.

È notevole ciò che può fare una presenza episcopale, proprio come avevamo sempre pensato, e siamo tutti impazienti per il ritorno permanente del vescovo Irenei in questo paese nel prossimo futuro. Tutti sono grati a lui e soprattutto al metropolita Hilarion e all'arcivescovo Kyrill di San Francisco, senza i quali nessuno di questi sviluppi sarebbe mai stato possibile. Nel corso degli ultimi nove anni c'è voluto molto sforzo per organizzare tutto questo dopo un periodo lungo e oscuro nella nostra storia di 300 anni.

 
La vita di un prete nelle foreste russe

"Aria fresca, natura, panorami meravigliosi, niente trambusto, serenità e persone amichevoli intorno: cos'altro ti serve per essere felice? La vita rurale è una favola, soprattutto se sei un prete", come credono in molti.

Grazie al nostro viaggio nel nord della Russia nell'ambito del progetto giovanile volontario "Terra natia" del monastero Sretenskij di Mosca ho incontrato padre Ioann Pogorelov, rettore della chiesa del monaco martire Veniamin (Kononov) del monastero di sant'Antonio di Sija, situato nel villaggio di Brin-Navolok, nella regione di Arkhangelsk. Siamo diventati amici e dopo il mio ritorno a Mosca abbiamo iniziato a corrispondere. Le mie impressioni su ciò che avevo visto durante la spedizione sono state così grandi che ho deciso di chiedere a padre Ioann di interrogarsi sulla sua vita in questa remota parte del nostro paese, e così è nato questo articolo.

La vita di campagna è davvero così attraente per i chierici, e se sì, perché? Padre Ioann proviene dalla capitale settentrionale del nostro paese: San Pietroburgo. Si è laureato al Seminario teologico di San Pietroburgo, dopo di che si è trasferito ad Arkhangelsk, dove è stato ordinato sacerdote. Questo è stato l'inizio della sua affascinante storia nel Nord.

"Il mio viaggio a Brin-Navolok è passato prima attraverso una grande città, poi due anni di servizio in una città più piccola, e poi, provvidenzialmente, sono finito qui. Così il Signore mi ha gradualmente preparato per il ministero e la vita di un villaggio", racconta il sacerdote Ioann Pogorelov.

Dopo essersi diplomato in seminario e aver vissuto a Mosca, il prete è stato invitato ad andare ad Arkhangelsk e ha accettato volontariamente, non sapendo assolutamente nulla di questa città e del suo modo di vivere.

"Naturalmente io e mia moglie eravamo preoccupati, perché stavamo facendo un passo verso l'ignoto. Ma ho deciso di andare in una zona rurale perché volevo davvero capire come vivesse la gente comune lontano dalla capitale. A quel tempo credevo che Arkhangelsk fosse l'estremo limite della civiltà. Allora non sapevo di Brin-Navolok", sorride il prete.

Il suo ministero ad Arkhangelsk differiva da quello che padre Ioann aveva sperimentato a San Pietroburgo.

"Una grande città, dove hai una parrocchia a tutti gli effetti, assistenza finanziaria e altri benefici, ti fa dimenticare tutte le difficoltà della vita. Tuttavia, quando ci si sposta in una zona remota, si comincia a pensare più alla sfera spirituale che a quella materiale", ammette il sacerdote.

Ad Arkhangelsk è accaduto un evento molto significativo nella vita del sacerdote: la sua ordinazione a diacono.

"Quel giorno mi sono commosso fino alle lacrime e ho provato una sensazione indescrivibile. Mi sentivo di nuovo un neofita; c'era un desiderio sincero di pregare con molto fervore e di tendere alla santità (poi mi hanno spiegato che molti preti hanno lo stesso sentimento dopo l'ordinazione), e lo ricordo ancora..."

Dopo tre anni ad Arkhangelsk, la vita imprevedibile e spaventosa in un villaggio attendeva padre Ioann e sua moglie Taisija, una vita di cui non sapevano nulla.

"Quando siamo arrivati a Brin-Navolok, ci è stata immediatamente mostrata la chiesa dove avrei dovuto servire. Naturalmente, a prima vista, questo posto non potrebbe essere definito una chiesa. Era un piccolo edificio, più simile a una casa. Non c'era nulla su di esso che indicasse il suo vero scopo. Siamo rimasti molto sorpresi e abbiamo cominciato a preoccuparci molto", ricorda padre Ioann.

La famiglia del sacerdote è stata accolta solo da due parrocchiani: Svetlana Pavlovna e Alevtina Vasil'evna, e hanno anche detto al sacerdote che la parrocchia era composta da cinque o sei persone:

"Quando mia moglie ed io abbiamo sentito questo, siamo stati presi dalla paura: non ci aspettavamo che dopo aver vissuto a San Pietroburgo, Mosca e Arkhangelsk avremmo dovuto affrontare problemi di tale portata..."

Non è spaventoso vivere in un villaggio ed essere rettore di una chiesa, ma vivere in un villaggio ed essere rettore di una chiesa che in epoca sovietica era un ufficio, e gli attuali parrocchiani sono i suoi ex dipendenti, non è un compito facile.

"Molti di questi parrocchiani ancora non riescono a riprendersi e vengono in questa chiesa per i servizi semplicemente perché il loro passato non dà loro pace".

Naturalmente non si parlaava di entrate dalla parrocchia: "Padre, noi non abbiamo soldi, ma lei non soffrirà la fame!" Queste sono state le prime parole delle parrocchiane di Brin–Navolok.

"Quando ho chiesto dove avremmo vissuto io e mia moglie, ci hanno detto che questa 'chiesa-ufficio' aveva ben quattro celle, una cucina e perfino un grande refettorio: 'Scegliete una cella qualsiasi e viveteci!' Non c'è da stupirsi che fossimo spaventati..."

Non più di cinque parrocchiani partecipavano alle funzioni anche nelle grandi feste. Le condizioni di vita erano pessime: il vecchio pavimento era traballante, il riscaldamento era offerto da una stufa a legna, e al posto della chiesa c'era una stanza destinata ai servizi, senza altare né tante altre cose necessarie.

"Allora abbiamo ceduto alla disperazione, non capendo come continuare a vivere. Volevamo essere trasferiti altrove, ma dopo un po' è arrivata l'umiltà e abbiamo messo tutto nelle mani del Signore. Col tempo, mi sono reso conto che il Signore ci indirizza dove c'è più bisogno di noi: vede tutto; il Signore è il nostro medico e noi siamo i suoi strumenti. Il clero delle parrocchie non è cambiato dai metropoliti, come molti pensano, ma dal Signore. Solo lui sa quando una parrocchia ha bisogno di un nuovo 'strumento'. Ho capito che il Signore non abbandona mai chi prega e comunica sinceramente con lui: lo visita sempre, lo ascolta e lo aiuta al momento opportuno. In modo inaspettato e sempre sorprendente hanno cominciato ad apparire nella mia vita e nella vita della parrocchia persone dalle quali è venuto l'aiuto nei momenti più necessari".

Col tempo la parrocchia ha cominciato a crescere e ppadre Ioann e sua moglie hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per ispirare le persone a venire a pregare:

"Il Signore ci mette tutti alla prova. Vuole che ereditiamo il Regno dei Cieli, e se ci limitiamo a sederci comodamente su un divano e non facciamo nulla, come faremo a ottenerlo?"

La chiesa ha cominciato ad avere un aspetto diverso. La vecchia iconostasi è stata restaurata, sono apparse alcune nuove icone, tra cui l'icona principale della chiesa del venerabile martire Veniamin, dipinta grazie alla donazione di una persona premurosa. Su richiesta dei nostri parrocchiani nella chiesa è apparso un vero portacandele (prima i parrocchiani mettevano le candele nella sabbia). Taisija è divenuta la direttrice del coro e ha organizzato le prove di canto per i parrocchiani. Sebbene non ci siano professionisti nel coro, gli inni suonano caldi e puri in modo familiare.

Ben presto hanno iniziato a ringraziare il sacerdote per il suo impegno e la sua cura per la parrocchia:

"I parrocchiani dicevano: 'Come è insegnante, tale è l'allievo'. Certo, questo detto è in parte vero, ma sono sicuro che tutto ha cominciato a svilupparsi in questo modo solo grazie a Dio e agli stessi parrocchiani. Sono loro che portano calore e intimità a questa parrocchia, lavorano e pregano insieme a noi. Non ho mai cercato di attirare le persone a me, ma ho cercato di convertirle a Dio".

Ecco le parole che padre Ioann ha detto ai parrocchiani nel suo primo sermone: "Voi e io dobbiamo diventare una famiglia unita, un tutto, un gregge davanti a Dio, e questo è il mio obiettivo".

E così è, infatti. Osservando la comunicazione tra il sacerdote e i parrocchiani, ho visto affetto, sostegno e comprensione da entrambe le parti; erano davvero membri di un'unica famiglia, e l'ex "ufficio" si è trasformato in una chiesa dove due o tre sono riuniti nel nome di Cristo (cfr Mt 18:20).

Ora padre Ioann ha un compito difficile: costruire una nuova chiesa sul sito della "chiesa-ufficio". Il compito è davvero difficile e richiede molto tempo, impegno e denaro. Il sacerdote però non si scoraggia:

"Molti centesimi fanno un rublo, e molti tronchi fanno una chiesa per Brin-Navolok".

Credo che il Signore non abbandonerà padre Ioann in una così bella impresa e tra pochi anni le cupole della nuova chiesa risplenderanno sul paese.

Voglio concludere la mia storia con le parole di padre Ioann:

"Quando un giovane entra in seminario, deve capire fin dall'inizio che può essere mandato in qualunque buco dimenticato da Dio, e deve essere preparato a sapere che non dovrà lasciarsi guidare solo dalla letteratura e dalla conoscenza che gli è stata insegnata in seminario, ma dovrà lavorare anche con le mani".

 
Il sacerdote che ha chiamato il papa eretico stava confessando la pura Ortodossia, dice un vescovo cipriota

foto: reuters.com

Il sacerdote greco che ha urlato che papa Francesco è un eretico stava facendo il suo lavoro, offrendo una confessione di fede gradita a Dio, secondo sua Eminenza il metropolita Neophytos di Morphou.

Il vescovo cipriota ha parlato del protopresbitero Ioannis Diotis, l'anziano sacerdote che ha urlato quando papa Francesco è entrato nell'arcivescovado di Atene all'inizio di questo mese, nella sua omelia per la festa di san Nicola, il 6 dicembre.

Padre Ioannis ha detto la pura verità quando ha gridato: "Papa, sei un eretico!" dice il metropolita Neophytos. Immediatamente è stato afferrato e portato via dalla polizia. "La polizia ha fatto il suo lavoro, ma anche padre Ioannis ha fatto il suo lavoro", ha detto il vescovo cipriota.

"In quel preciso momento, per la sua coraggiosa confessione di fede, Cristo ha perdonato padre Ioannis e ha cancellato dal Libro della vita tutti i peccati da lui commessi", ritiene il metropolita Neophytos. Come questi ha spiegato, ci sono vari percorsi verso la santità - ascesi, confessione, martirio, ecc. - ma tutti richiedono la purezza della fede ortodossa.

E padre Ioannis è ben noto per aver difeso la purezza della fede, inclusa la presa di posizione contro l'invasione anticanonica del patriarca Bartolomeo nel territorio della Chiesa ucraina.

Non possiamo concelebrare con il papa o altri leader simili proprio perché confessano una fede distorta, ha aggiunto il metropolita Neophytos. Così, come ha sottolineato, padre Ioannis ha semplicemente detto la pura verità.

"Qualcuno doveva dire la verità quando tutti gli altri tacciono", ha detto sua Eminenza.

"Perché questo silenzio?", ha chiesto. "Dov'è lo spirito di abnegazione posseduto dai santi – san Nicola, per esempio, che fu imprigionato da san Costantino il Grande? E Cristo stesso e la Madre di Dio lo liberarono. Cristo gli diede il Vangelo e la Theotokos gli diede il suo omoforione", ha sottolineato il metropolita Neophytos.

Il vescovo ha anche notato che padre Ioannis ha servito fedelmente la Chiesa per molti anni e la Chiesa ha molto di cui essergli grato, "perché grazie ai suoi sforzi sono stati pubblicati gli interi 150 volumi della Patrologia di Migne e le opere patristiche si sono diffuse in tutto il mondo".

Nel novembre 2019, padre Ioannis inviò una lettera all'arcivescovo Hieronymos di Atene, che a quel tempo aveva appena riconosciuto gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del Patriarcato di Costantinopoli, invitandolo a pubblicare i documenti e le informazioni pertinenti che dimostrassero il diritto di Costantinopoli di entrare nel territorio della Chiesa ucraina e di fondarvi una nuova chiesa.

Il sacerdote ha anche criticato la serie di dichiarazioni ingannevoli del patriarca Bartolomeo, fatte per giustificare le sue azioni in Ucraina.

 
Un'altra radice cristiana in pericolo in Siria

I rapporti delle ultime ore dalla Siria parlano della caduta della cittadina di Ma'lula in mano alle forze ribelli. Perché questa cittadina di poche migliaia di abitanti nelle montagne a nord-ovest di Damasco è importante in questi giorni di conflitto, e perché è importante per tutti noi? Cerchiamo di spiegarlo con diversi temi, testimonianze e video in un articolo nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti.

 
Oggi è accaduto qualcosa di veramente sorprendente

Questo giorno passerà alla storia della Russia come una celebrazione veramente storica della vittoria sulla Germania nazista. La sfilata – di gran lunga la più bella che abbia mai visto (ahimè, solo in video, non di persona) – è stata superlativa e per la prima volta ha incluso l'Esercito Popolare di Liberazione cinese. Chiaramente, vediamo la storia in divenire. Ma oggi è accaduta anche un'altra cosa non meno sorprendente: il ministro della difesa Shojgu si è fatto il segno della Croce prima dell'inizio delle celebrazioni:

Questo è un momento assolutamente importante per la Russia. Mai nella storia passata un ministro russo della Difesa aveva fatto qualcosa di simile. È vero, c'era l'antica tradizione di farsi il segno della Croce quando si passava sotto la Torre del Salvatore al Cremlino, se non altro perché c'è un'icona del Salvatore proprio sopra la porta. Tuttavia, tutti in Russia hanno capito immediatamente che in questo gesto c'era molto di più che una conformità esterna a un'antica tradizione.

Icona del Salvatore

Il giornalista russo Victor Baranets lo ha spiegato molto bene quando ha scritto: "In quel momento ho sentito che con il suo semplice gesto Shojgu ha portato tutta la Russia ai suoi piedi. C'era [in questo gesto] tanta bontà, tanta speranza, tanto del nostro senso russo del sacro". Ha assolutamente ragione. Vedere questo buddista tuvano farsi il segno della Croce in modo ortodosso ha inviato una scossa elettrica attraverso la blogosfera russa: ognuno sentiva che era accaduto qualcosa di incredibile.

Per prima cosa, nessuno sano di mente sospetterebbe che Shojgu faccia qualcosa solo "per spettacolo". L'uomo ha un immenso capitale di popolarità e di credibilità in Russia, e non ha alcun bisogno di ipocrisia politica. Inoltre, coloro che hanno visto il filmato potranno immediatamente vedere che Shojgu era molto concentrato, molto solenne, quando ha fatto questo gesto. Personalmente, credo che Shojgu abbia letteralmente chiesto l'aiuto di Dio in uno dei momenti più pericolosi nella storia della Russia in cui lui, il ministro russo della Difesa, potrebbe essere chiamato a prendere decisioni epocali da cui potrebbe dipendere il futuro del pianeta.

Per secoli i soldati russi si sono inginocchiati e hanno chiesto la benedizione di Dio prima di andare in battaglia e questo, credo, è ciò che Shojgu ha fatto oggi. Egli sa che il 2015 sarà l'anno della grande guerra tra la Russia e l'Impero (anche se, a causa della presenza di armi nucleari da entrambe le parti, questa guerra rimarrà per l'80% informativa, per il 15% economica e per il 5% militare).

Questo significa che Shojgu si è convertito all'Ortodossia? Non necessariamente. Il buddhismo è molto inclusivo verso le altre religioni e qui non vedo molta contraddizione. Ma il fatto che il primo funzionario del governo russo a iniziare la storica sfilata del Giorno della Vittoria facendosi il segno della croce e chiedendo l'aiuto di Dio sia un buddhista è, di per sé, piuttosto sorprendente (anche se fa vergognare i suoi predecessori nominalmente "ortodossi" che non lo hanno mai fatto).

Posso solo immaginare l'orrore, indignazione e la disperazione che il gesto di Shojgu innescherà nella "intellighenzia liberale" russa filo-occidentale e nelle capitali occidentali. Mettendo se stesso e tutta la Russia nelle mani di Dio Shojgu ha dichiarato una guerra spirituale, culturale e di civiltà contro l'Impero. E solo per questo, egli passerà alla storia come uno dei più grandi uomini della Russia.

Saker

Video della parata del Giorno della Vittoria a Mosca. Il segno della Croce del ministro Shojgu è al minuto 8:50.

 
Gli esarchi patriarcali a Kiev sono attesi per parlare alla sessione del Santo Sinodo iniziata oggi a Costantinopoli

foto: theorthodoxchurch.info

Il prossimo incontro del santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli è iniziato questa mattina a Costantinopoli, come riferisce BBC News Ukraine.

La sessione, che durerà fino a giovedì, si svolge a porte chiuse e non è stato ufficialmente annunciato l'ordine del giorno, anche se gli scismatici ucraini hanno ripetutamente annunciato che i vescovi discuteranno della questione ucraina in questa riunione e, stando a quanto presumono, decideranno di accordare loro l'autocefalia.

Sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo ha anche affermato che l'autocefalia arriverà presto in Ucraina.

Una questione correlata da affrontare al Sinodo è l'anatema posto sul "patriarca" scismatico Filarete Denisenko del "patriarcato di Kiev", che ha formalmente presentato una petizione al Patriarcato ecumenico per revocare la deposizione imposta dalla Chiesa ortodossa russa, da cui si è separato in scisma negli anni '90.

Secondo una fonte del Patriarcato ecumenico che ha parlato con Kommersant, ogni volta che Filarete parla della prospettiva di impossessarsi delle Lavre delle Grotte di Kiev e di Pochaev e di altri monasteri e chiese, ritarda la concessione dell'autocefalia. Mentre Costantinopoli nutre la russofobia degli scismatici ucraini, non vuole incoraggiare la violenza derivante dalle tensioni nazionalistiche.

Gli esarchi patriarcali inviati a Kiev il mese scorso, l'arcivescovo Daniel di Pamphilon e il vescovo Ilarion di Edmonton dal Canada, sono stati anch'essi invitati all'incontro per fare una relazione sul loro lavoro con gli scismatici in Ucraina e per discutere se l'Ucraina è pronta a ricevere l'autocefalia, come riferisce TASS con riferimento al canale televisivo ucraino Pryamoi.

Gli esarchi hanno avuto il compito di negoziare con il "patriarcato di Kiev" scismatico e con la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica. Hanno anche incontrato il presidente ucraino Petro Poroshenko, dicendogli che erano in missione da parte di Dio.

Nessun esarca è stato inviato per negoziare con la Chiesa ucraina canonica, e dopo l'arrivo degli esarchi, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina ha annunciato che non li avrebbe mai incontrati, poiché stavano invadendo in modo non canonico il suo territorio, essendo arrivati senza benedizione.

In risposta, l'arcivescovo Job (Getcha) del Patriarcato ecumenico ha protestato affermando che la Chiesa ucraina non ha il diritto di denunciare le azioni di Costantinopoli, aggiungendo che lo stesso patriarca Bartolomeo è andato in Ucraina dieci anni fa, per la celebrazione del 1020° anniversario del Battesimo della Rus', senza alcun invito da parte della Chiesa.

Tuttavia, il sito stesso del Patriarcato ecumenico mostra che ciò è palesemente falso. Durante il suo brindisi al banchetto ufficiale ospitato da sua Beatitudine il metropolita Vladimir (il primate della Chiesa ucraina a quel momento) il 27 luglio 2008, il cui testo è pubblicato sul sito del Fanar, il patriarca Bartolomeo si rivolse al metropolita Vladimir, che dice: "reverendissimo e beneamato fratello metropolita di Kiev, la nostra presenza qui per generoso invito di sua Beatitudine, il patriarca Alessio [di Mosca] e di sua Eccellenza, il presidente Yushchenko..."

Inoltre, il comunicato stampa, pubblicato sul sito del Patriarcato ecumenico, che annuncia la prossima visita in Ucraina del patriarca Bartolomeo dice: "Dopo aver valutato gli inviti della Chiesa, della nazione e del popolo ucraino, e onorando i loro sentimenti, la Chiesa madre –quella che in origine guidò il popolo ucraino nel battesimo – ha deciso di rispondere agli inviti summenzionati attraverso l'invio di una delegazione patriarcale sotto la guida personale di sua Santità".

 
L'unicità della spiritualità ortodossa. Dialogo con un sacerdote ortodosso ungherese

Padre Rafail Lukacs è un prete ortodosso in Romania di nazionalità ungherese, nato e cresciuto in Ungheria. Ha anche la cittadinanza romena, ottenuta il giorno di san Dimitrie il Nuovo del 2014. ha una parrocchia composta da una decina di romeni, in due villaggi di popolazione ungherese del distretto di Mureş. Più precisamente, ci sono 15 credenti nei due villaggi. Ha imparato la nostra lingua solo nell'adolescenza, leggendo il Pateric romeno del padre Ioanichie Bălan e si è convertito all'Ortodossia dopo anni di ricerca.

Per cominciare, le chiedo di dirmi come comprende la spiritualità ortodossa, e che cosa la distingue dalle altre spiritualità cristiane.

La spiritualità ortodossa è stata e rappresenta una verità suprema a cui tengo molto e che ha cambiato veramente la mia vita. Di fatto, posso dire che è la verità inalterata come è stata data da Dio agli uomini. Pertanto, l'Ortodossia è quella spiritualità cristiana che è sempre rimasta fedele alla fede degli apostoli e ai suoi principi. Per sviluppare la mia risposta, spiritualità ortodossa significa, almeno dal mio punto di vista, il senso di comunione con Dio, l'esperienza della più grande gioia spirituale e non da ultimo un manuale di morale cristiana. Nella spiritualità ortodossa, tutto è equilibrato, ma troviamo una speciale bellezza e tesoro, apprendendo così la lezione fondamentale dell'amore, Dio stesso è amore. Così, almeno, io comprendo la spiritualità ortodossa.

Cosa ha rappresentato veramente il suo incontro con l'Ortodossia e come ha segnato quest'incontro la sua personalità spirituale?

Devo menzionare che provengo da una famiglia greco-cattolica dell'Ungheria, e nel periodo in cui appartenevo a questa chiesa non mi sentivo appagato dal punto di vista spirituale, anche se partecipavo molto spesso alle liturgie. Questa situazione è durata fino a quando ho assistito a una liturgia ortodossa, officiata dal patriarca Alessio II di Mosca nel 1994. A quel tempo vivevo ancora in Ungheria. Allora ho scoperto la bellezza dell'Ortodossia e ho cominciato a cercare più in profondità, ma non ho mai trovato tra i greco-cattolici quello che ho trovato tra gli ortodossi. La mio insegnante di religione di quel periodo ha fatto del suo meglio per convincermi che non v'è alcuna differenza significativa tra gli ortodossi e i greco-cattolici, che entrambe le chiese appartengono al rito bizantino e che non aveva senso convertirmi. Ma Dio ha operato in modo diverso, e dopo che ho conseguito una laurea presso la Facoltà di teologia greco-cattolica, incontrando fino a quel punto un sacco di problemi con la gerarchia di questa chiesa e con i miei professori, sono andato dall'arcivescovo Ilarion Alfeev di Vienna, che serviva anche a Budapest, e sono passato all'Ortodossia. Dopo il mio ingresso nell'Ortodossia, ho soggiornato per un breve periodo anche al Monastero di Scărişoara Nouă presso Carei per imparare meglio la lingua romena, soprattutto dal punto di vista liturgico. Più tardi, nel novembre del 2008 mi sono sposato a Iaşi e poi mi sono stabilito con mia moglie a Târgu Mureş poiché ci eravamo messi in contatto con Andrei Andreicuţ, a quel tempo arcivescovo di Alba Iulia. Da quel momento ho iniziato a sviluppare una vera missione ortodossa tra gli ungheresi in Romania, e dopo il magistero con una tesi sull'Ortodossia in Ungheria, sono stato ordinato diacono ortodosso l'8 settembre 2009 presso il Monastero di Recea, e il 6 dicembre 2009 sono stato ordinato sacerdote presso il monastero di Jacul Românesc, per la parrocchia di Păsăreni nel distretto di Mureş. Che cosa ha significato il mio incontro con l'Ortodossia? Semplicemente il mio compimento spirituale. Infatti, posso dire che da quando sono diventato ortodosso non mi è più mancato assolutamente nulla.

Lei ha avuto l'opportunità di conoscere l'ambiente monastico ortodosso in Romania. Quale dei padri spirituali romeni che ha incontrato ha lasciato il segno su di lei e sulla sua trasformazione?

Non ho conosciuto molto bene l'ambiente monastico ortodosso in Romania, ho avuto l'opportunità di incontrare per caso padre Ilie Cleopa in una visita al monastero di Sihastria. Non ho avuto modo di parlare molto con lui, ma ricordo che il suo sguardo da santo mi ha impressionato forte. Avevo detto che io e i miei amici che erano venuti con me eravamo greco-cattolici, ma padre Cleopa è stato tanto aperto da riceverci solo perché noi imparassimo la lezione dell'Ortodossia e capissimo cosa ci mancava. Quindi non abbiamo parlato molto, ma il breve intervallo in cui abbiamo parlato è stato uno dei momenti che mi hanno portato più vicino all'Ortodossia. Altrimenti, non posso dire di aver conosciuto molti padri spirituali rumeni. Posso dire che mi ha davvero segnato la personalità spirituale di padre Paisie del Monte Athos, che mi ha insegnato ciò che significa il potere della preghiera nell'Ortodossia e non da ultima l'importanza dell'eremitismo, dell'interiorizzazione. Infatti, la vera essenza dell'Ortodossia è rappresentata dall'interiorizzazione.

La prego di dirmi in che misura si può parlare di un'evoluzione dell'Ortodossia all'interno della comunità ungherese in Romania, ma soprattutto in Ungheria.

Per quanto riguarda l'evoluzione dell'ortodossia all'interno della comunità ungherese in Romania, posso solo dire che ci sono ancora molti problemi riguardo all'accettazione dell'Ortodossia da parte degli ungheresi in Transilvania. Per molti è purtroppo una minaccia, e molti ungheresi credono che la conversione all'Ortodossia in realtà significhi abbracciare i valori romeni, abbandonando così la tradizione e l'identità della cultura ungherese. Un simile parere è completamente sbagliato. Io stesso ho avuto una volta un problema di identità dopo il mio passaggio all'Ortodossia in quanto molti romeni mi percepiscono come un ungherese, e quindi un estraneo, e molti ungheresi mi percepiscono come uno che si è perduto tra i romeni e che ha tradito la sua identità ungherese. In seguito non ho più avuto questo problema perché una cosa è l'identità culturale e una cosa del tutto diversa è abbracciare una spiritualità perché l'Ortodossia è universale e non deve essere ostacolata da barriere nazionaliste. È estremamente naturale essere ungheresi e allo stesso tempo ortodossi, e io cerco di spiegarlo a tutti gli ungheresi che hanno scelto di passare all'Ortodossia. Infine, io come prete ortodosso ungherese combatto con tutte le mie forze perché l'Ortodossia universale sia diretta a tutti, indipendentemente dall'etnia o dalla nazionalità, perché ognuno deve ricevere il messaggio della salvezza. Ecco perché nella mia parrocchia non innalzo nessuna bandiera.

Mi ha chiesto dell'evoluzione dell'Ortodossia in Ungheria. Innanzitutto, devo sottolineare che in Ungheria esistono attualmente circa 20.000 ortodossi. Tutti questi sono ungheresi come identità, quindi esiste un patrimonio ortodosso dell'Ungheria da diverse generazioni, fin dai dintorni del XVIII secolo a causa di emigranti greci, serbi e ucraini che si stabilirono in Ungheria. Questa coesistenza tra gli ungheresi e le popolazioni slave in Ungheria ha portato alla nascita e allo sviluppo di un'ortodossia ungherese, che oggi gode della propria specificità. Quasi tutti i testi liturgici sono stati tradotti in ungherese, proprio perché gli ungheresi comprendano realmente i termini specifici dell'Ortodossia, specialmente quelli spirituali. Inoltre, ci sono anche santi ungheresi che gli Ungheresi ortodossi celebrano e che sono commemorati nelle chiese ortodosse ungheresi. Pertanto, in Ungheria c'è un'evoluzione dell'Ortodossia, soprattutto perché le funzioni sono tenute in lingua ungherese, per esempio nella cattedrale ortodossa di Budapest.

So che qualche anno fa è stato pubblicato un libro dal titolo "Il patrimonio ortodosso dell'Ungheria", firmato da padre Tibor Imrenyi. Come caratterizzerebbe questo libro? Infine, cosa non meno importante, a partire dal titolo di questo libro, in che misura si può parlare di un'eredità ortodossa dell'Ungheria?

Padre Tibor Imrenyi è una vera autorità teologica per l'ortodossia in Ungheria, soprattutto per la sua incessante traduzione dei testi sacri ortodossi in ungherese. Il padre amministra più siti ortodossi, tra cui quello della parrocchia di Szeget (in romeno Seghedin, e devo aggiungere che pochi luoghi in Ungheria, tra cui questo, hanno anche un nome romeno) in cui serve. L'opera di padre Imrenyi è esemplare per lo sviluppo dell'Ortodossia in Ungheria, e il libro a cui ha fatto riferimento è un'opera estremamente profonda che, oserei dire, ripensa in qualche modo la storia ungherese. In altre parole, rappresenta anche una ricerca storica approfondita, e vorrei ricordare che è stato recentemente tradotto anche in romeno a Sibiu. Per quanto riguarda l'eredità ortodossa dell'Ungheria, penso di averle già risposto quando mi ha posto la sua domanda precedente.

 
Il seminario di Kazan' celebra il 300° anniversario

foto: mospat.ru

Ieri, 21 novembre, nella festa della Sinassi dell'Arcangelo Michele e delle Potenze incorporee, nella cattedrale dell'Icona della Madre di Dio di Kazan' dell'omonimo monastero è stata celebrata una Divina Liturgia archieratica in onore del 300° anniversario del Seminario teologico di Kazan'.

La Divina Liturgia è stata celebrata dai vescovi di diverse Chiese locali, come riferisce il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne.

La funzione è stata presieduta da sua Eminenza il metropolita Nifon di Filippopoli, rappresentante del patriarca di Antiochia in Russia, con la concelebrazione di sua eminenza il metropolita Kirill di Kazan' e del Tatarstan, di sua eminenza il vescovo Antonije di Moravica, rappresentante del patriarca serbo in Russia e molti altri vescovi della Chiesa russa.

Ai vescovi si sono uniti anche i chierici e i monaci locali e in visita, tra cui il rappresentante del patriarca di Bulgaria in Russia, l'archimandrita Teoktist (Dimitrov), il rettore del seminario teologico di Minsk, l'archimandrita Afanasij (Sokolov), il rappresentante della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia in Russia, l'archimandrita Serafim (Shemjatovskij), il rappresentante in Russia della Chiesa ortodossa in America, l'arciprete Daniel Andrejuk.

Durante la funzione sono state offerte preghiere per la pace, così come preghiere per il riposo degli insegnanti e degli studenti della scuola teologica prerivoluzionaria di Kazan'.

Il metropolita Kirill di Kazan' si è congratulato con il clero e i laici per la festa e l'anniversario del seminario e ha offerto una parola arcipastorale:

Nel giorno della celebrazione del 300° anniversario della fondazione del Seminario teologico di Kazan', mi congratulo con tutta la nostra regione di Kazan' per questo evento meraviglioso, glorioso e benedetto, che per lungo tempo ha determinato in gran parte lo sviluppo di Kazan' e dell'intera regione. Questo evento diede un enorme impulso all'educazione spirituale e alla crescita di migliaia di credenti che desideravano ricevere nelle scuole teologiche di Kazan' la conoscenza teologica, ma soprattutto una vera conoscenza della fede di Cristo.

Per noi è molto importante che la Scuola teologica di Kazan' continui a esistere, a crescere nell'educazione dei giovani e nell'affermazione delle verità teologiche nella repubblica. Il Seminario ha una grande autorità tra le istituzioni educative della nostra città. E ringraziamo sinceramente tutti quelli che sono venuti oggi a questa celebrazione. Questa festa non è solo locale, riguarda tutta la nostra santa Chiesa ortodossa, anche al di fuori della Russia. E oggi hanno servito in questa cattedrale i rappresentanti delle Chiese ortodosse locali, i vicari di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', il presidente del Comitato educativo della Chiesa ortodossa russa, l'arciprete Maksim Kozlov, e il rettore della rinomata Accademia teologica di San Pietroburgo, il vescovo Siluan.

Poi sono stati consegnati i premi della Chiesa all'amministrazione, agli insegnanti e agli amministratori del Seminario di Kazan'.

* * *

foto: kazpds.ru

Il Seminario teologico di Kazan', come istituzione spirituale ed educativa, ha origine dalla Scuola episcopale slavo-latina di Kazan', fondata nel 1723. La prima classe aveva 52 studenti. Fin dall'inizio la scuola fu orientata alla formazione dei missionari.

Nel 1733, la scuola slavo-latina fu trasformata in un seminario, sul modello dell'Accademia di Kiev, e la scuola presto crebbe fino a 500 studenti. La scuola era di così alto livello, che fu elevata allo status di Accademia nel 1797. Successivamente, il Santo Sinodo decise di lasciare lo status di Accademia solo alle scuole di Kiev, Mosca e San Pietroburgo, quindi a Kazan' la scuola tornò allo status di Seminario e dovette rendere conto all'Accademia teologica di San Pietroburgo. Tuttavia, l'Accademia di Kazan' fu riaperta nel 1842.

Nel marzo 1921 venti docenti dell'Accademia furono arrestati per aver violato il decreto sulla separazione tra Chiesa e Stato. L'Accademia fu riorganizzata e registrata come Istituto teologico, ma resistette per meno di un anno.

Dopo la caduta del comunismo, la scuola teologica di Kazan' è stata riaperta nel 1997, e il 17 luglio 1998 è stata nuovamente trasformata in seminario.

 
I 5 grandi eventi nella vita della Chiesa nel 2021

la Grande processione della Croce a Kiev. Foto: pravlife.org

Il vescovo Viktor di Barishevka ha parlato degli eventi più importanti dell'anno in chiusura nella vita della Chiesa ortodossa ucraina.

Il vescovo della Chiesa ortodossa ucraina ha nominato cinque eventi epocali dell'anno in chiusura nella vita della Chiesa. In un'intervista all'outlet greco News-Politics, il vescovo Viktor di Barishevka ha osservato che la Chiesa ortodossa ucraina svolge il suo ministero in circostanze molto difficili. Chierici e laici sono continuamente esposti all'aggressione di alcuni rappresentanti della comunità politica e dei media ucraini, nonché di coloro che si considerano membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

1. La Grande processione della Croce a Kiev

L'evento più significativo del 2021, secondo il vescovo Viktor, è la Grande processione della Croce a Kiev in piena estate, che ha riunito 350mila persone.

"È degno di nota il fatto che si sia tenuta durante la pandemia, il che teoricamente significa che ancor più persone avrebbero potuto parteciparvi. Perché è importante? Prima di tutto, testimonia che il nostro popolo ha una grande fede in Dio. In secondo luogo, la maggioranza dei credenti ucraini appartiene alla Chiesa ortodossa ucraina", ha sottolineato il vescovo.

la Grande processione della Croce a Kiev. Foto: pravlife.org

2. La creazione dell'Unione pubblica "Miriane"

Il vescovo di Barishevka ha commentato l'importanza della creazione dell'Unione pubblica "Miriane". Ha notato che i credenti sono stanchi di essere una "maggioranza silenziosa". Si sono resi conto che ora la Chiesa ha bisogno di protezione e sostegno.

"Come sapete, in Ucraina sono state adottate leggi anti-ecclesiali, che ora ci complicano la vita, dal momento che alcuni funzionari effettuano la ri-registrazione illegale delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina, utilizzando questa legislazione per i sequestri delle nostre chiese da parte di razziatori", ha ricordato il vescovo.

Il vescovo ha affermato che "Miriane" si opponge a queste azioni illegali con la forza della legge e della Costituzione del Paese.

"La nostra Chiesa è fatta di fedeli che sono anche cittadini ucraini e hanno non solo responsabilità, ma anche diritti. 'Miriane' ricorda che le autorità ucraine devono garantire il rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione. Al momento, ci sono praticamente in ogni regione dell'Ucraina uffici regionali di questo movimento, che riunisce tutti i credenti che hanno a cuore le sorti della nostra Chiesa", ha affermato il vescovo.

Ha paragonato "Miriane" alle confraternite ortodosse che operavano nel territorio dell'Ucraina moderna nei secoli XVI-XVII durante l'espansione del cattolicesimo nel paese. Il compito dell'organizzazione è la protezione legale degli interessi dei credenti, la sensibilizzazione, il lavoro missionario, la protezione delle chiese contro i sequestri, l'assistenza nella costruzione di nuove chiese.

"I membri di 'Miriane' sono persone fedeli della Chiesa che si sforzano di preservare l'identità ortodossa della nostra nazione", ha riassunto il vescovo.

un'azione dell'unione pubblica "Miriane". Foto: facebook.com/miryany.offpage

3. La decisione del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) sull'Ucraina

Il vescovo Viktor ha ricordato che la decisione del Comitato delle Nazioni Unite è stata adottata l'11 novembre 2021. Questa sottolinea l'incapacità dello Stato dell'Ucraina di adempiere ai propri obblighi internazionali ed esprime preoccupazione per le segnalazioni di violazioni dei diritti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina.

Alla luce delle numerose segnalazioni di minacce e violenze della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nei confronti dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, il Comitato ha invitato l'Ucraina a garantire l'esercizio effettivo della libertà di religione e di credo, anche garantendo la protezione delle chiese contro la violenza e le minacce, nonché ad assicurare una tempestiva indagine sui fatti di violenza e la loro punizione.

"Nonostante la posizione ufficialmente neutrale del governo centrale e gli sviluppi in corso nello stato, siamo ancora sotto pressione. È vero però che ciò assume forme diverse – dagli insulti banali e dalla violenza fisica al blocco dei rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina a tutti i livelli – a seconda della regione".

una riunione del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite. Foto: globallookpress.com

4. Le preghiere in difesa della Chiesa ortodossa ucraina

Il vescovo ha ricordato che la preghiera pubblical 15 giugno 2021 è stata particolarmente ampia, dal momento che più di 20.000 fedeli della Chiesa ortodossa ucraina si sono recati alla Verkhovna Rada e poi si sono diretti all'Ufficio del Presidente per presentare il proprio disegno di legge sull'abolizione delle leggi anti-ecclesiali. Ha anche menzionato un'altra manifestazione considerevole vicino all'amministrazione statale regionale di Vinnitsa, la cui ragione è stata la ri-registrazione illegale e segreta delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

la preghiera pubblica del 15 giugno 2021 a Kiev. Foto: church.ua

5. il convegno internazionale "Conciliarità della Chiesa: dimensione teologica, canonica e storica".

Il quinto evento significativo, secondo il vescovo Viktor, è stato il Convegno internazionale "Conciliarità della Chiesa: dimensioni teologiche, canoniche e storiche". Si è tenuto presso la Lavra delle Grotte di Kiev l'11 novembre 2021. All'evento hanno partecipato rappresentanti di sette Chiese ortodosse locali.

Il vescovo Viktor ha osservato che "l'argomento principale della conferenza è stato il tentativo di dare una risposta canonica alle azioni non canoniche del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli in Ucraina". Ha sottolineato che "la nuova dottrina del Fanar sulla posizione eccezionale del Patriarcato e del patriarca di Costantinopoli nell'Ortodossia ecumenica, promossa dal patriarca Bartolomeo, dall'arcivescovo Elpidophoros d'America, dal metropolita Emmanuel di Calcedonia, da altri teologi e vescovi della Chiesa di Costantinopoli e di un certo numero di altre Chiese di lingua greca, porterà a conseguenze indesiderate per l'intera Ortodossia".

Il vescovo è sicuro che il destino futuro dell'Ortodossia universale dipende in una certa misura dagli sviluppi in Ucraina.

il convegno internazionale "Conciliarità della Chiesa: dimensione teologica, canonica e storica". Foto: kdais.kiev.ua

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha individuato gli eventi storici del 2021.

 
Le “guarigioni con la santa lancia”. Teologia o magia?

Un miscuglio abusivo di ritualismo, ignoranza e superstizione ha dato origine alla pratica delle cosiddette “guarigioni con la santa lancia”, in cui si utilizza per scopi dichiaratamente terapeutici la lancia liturgica usata per tagliare il pane eucaristico. La presenza di un non ben specificato rito per i malati con la santa lancia (presente nel Molitfelnic, o Eucologio della Chiesa ortodossa romena a p. 385)  ha fatto nascere diverse aberrazioni dell’uso della lancia liturgica, addirittura come strumento di divinazione di malattie e possessioni. Con la sua consueta competenza liturgica, lo ieromonaco Petru (Pruteanu) spiega il senso antico del rito, che consisteva nel lavaggio della lancia liturgica (che è a contatto con i pani eucaristici prima e dopo la consacrazione) in un recipiente d’acqua, che era data come forma di benedizione ai malati dopo la comunione, per aspergersi oppure da bere: niente di simile alle ciarlatanerie “terapeutiche” che si vedono oggi. Non abbiamo ancora avuto notizia (mai dire mai, comunque...) di simili abusi in Italia, ma riteniamo opportuno parlare di questo caso per sottolineare i rischi di una presentazione delle pratiche ortodosse senza una seria preparazione teologica e liturgica. Presentiamo il testo di padre Petru nell’originale romeno e in traduzione italiana nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Rapporto speciale: il Vietnam tra Stati Uniti, Russia e Cina

Prefazione: Io non conosco la vera identità di "Conical hat". Tutto quello che so è che si tratta di un lettore vietnamita del blog. E a giudicare dal suo articolo, è un lettore con un'eccellente conoscenza e comprensione della storia del Vietnam e delle sue relazioni internazionali. Abbiamo avuto un paio di scambi di e-mail e, un giorno, gli ho suggerito di scrivere qualcosa circa la posizione geostrategica del Vietnam. Ciò che Conical Hat mi ha rispedito indietro era l'analisi più dettagliata e più interessante del Vietnam che io abbia visto in un tempo molto lungo. Gli sono immensamente grato.

Questo è il secondo rapporto speciale che posto su questo blog. Ho messo il primo (sulla Macedonia) nella categoria SITREP (rapporti sulla situazione) perché attiene a eventi attuali, in corso di svolgimento. Metterò la relazione di oggi sul Vietnam nella categoria "Contributi degli ospiti" in quanto è un testo più analitico. Tuttavia, non importa in quale categoria essi saranno collocati, spero di continuare a postare regolarmente "rapporti speciali" analitici di alta qualità per fornire alla nostra comunità il tipo di relazioni di veri esperti che mancano così totalmente nei media corporativi ufficiali.

Saker

Qualche retroscena storico

In poche parole, il Vietnam è stato sotto una diretta colonizzazione cinese per un migliaio di anni, dal 111 a.C. fino al 939 d.C. Gli Han (la principale etnia cinese) non riuscirono mai ad assorbire il popolo vietnamita e a trasformarlo in cinese, come avevano fatto con altre popolazioni vicine, e il Vietnam non è mai diventato una piccola stella sulla bandiera cinese (composizione di una grande stella che rappresenta gli Han e di quattro piccole stelle che rappresentano le altri quattro principali minoranze). Dal 939 in poi, la Cina non è riuscita a soggiogare il Vietnam per un periodo più lungo di quello dal 1407 al 1427 sotto la dinastia Ming.

Il Vietnam indipendente ha sempre "giocato secondo le regole" nei confronti della Cina, accettando di essere un tributario del sovrano cinese. Questo modus vivendi è durato altri mille anni fino al XIX secolo, quando la Francia occupò il Vietnam. Ma per la Cina, il Vietnam era una parte di essa e doveva "ricongiungersi" con la "madrepatria". Negli ultimi 2000 anni, è sempre presente nella psiche vietnamita il bisogno di dimostrare che "non siamo cinesi". È interessante notare che, secondo il professor Han Xiaorong, ancora nel 1936 Mao Zedong diceva a Edgar Snow che fu la perdita del Vietnam dalla Cina alla Francia a risvegliare la sua coscienza nazionale! (A Story of Việt Nam, di Trương Bửu Lâm).

La ferrea linea guida della geopolitica del Vietnam è sempre stata determinata dalla formula stabilita fin dalla prima dinastia del Vietnam indipendente nel 939: "Nam tiến, Bắc hòa", che significa "avanzare al Sud, fare la pace con il Nord". Da un territorio che comprendeva l'attuale  Vietnam del Nord, si sono estesi a sud annettendo il Champa e metà della Cambogia, per formare il Vietnam di oggi, solo per essere fermati dalla colonizzazione francese.

Nel 1858 i francesi hanno cominciato ad attaccare il Vietnam, e nel 1862 il tribunale vietnamita ha firmato il trattato che riconosceva la colonizzazione francese. L' Indocina francese era composta da Vietnam, Cambogia e Laos.

Alla fine il Vietnam, guidato dal Partito comunista, ha dichiarato l'indipendenza il 2 settembre 1945 in seguito alla capitolazione del Giappone che ha posto fine alla seconda guerra mondiale in Asia.

Poi ha avuto subito inizio la guerra di resistenza (i francesi la chiamano la guerra indocinese) contro i francesi, seguita dalla partizione del Vietnam (nel Nord comunista e nel Sud anti-comunista) e la guerra americana (gli americani chiamano la guerra del Vietnam) che si è conclusa 40 anni fa il 30 aprile 1975 con la vittoria del Nord sul Sud.

1945-1975: 30 anni di guerra

Durante la seconda guerra mondiale, l'esercito giapponese occupò vaste aree dell'Asia, tra cui il Vietnam e parte della Cina. Il regime francese di Vichy, che già si era arreso alla Germania, accettò la presenza e il dominio dell'esercito imperiale giapponese in Indocina. Per il popolo vietnamita, fu "un collo imprigionato in due collari". L'occupazione giapponese fu particolarmente crudele (come lo fu altrove in Asia). Per molti studiosi quell'occupazione fu la responsabile della grande carestia che causò 2 milioni di morti nel nord del Vietnam nel 1945. Il 9 marzo 1945, i giapponesi imprigionarono tutte le truppe francesi in Indocina (il colpo di stato giapponese) e misero l'intera area sotto il loro unico dominio.

Dopo che il Giappone si fu arreso agli alleati, terminando la seconda guerra mondiale nel Pacifico, il leader comunista Ho Chi Minh dichiarò l'indipendenza del Vietnam il 2 settembre 1945. A quel tempo, Ho Chi Minh era sostenuto da Stalin ed era ufficiale del Comintern. (È  ironico che Ho abbia iniziato la sua ricerca di indipendenza avvicinandosi al presidente degli Stati Uniti Wilson alla Conferenza di Versailles alla fine della prima guerra mondiale, pensando ingenuamente che gli Stati Uniti avrebbero sostenuto il diritto all'autodeterminazione per tutte le nazioni, come proclamavano, solo per riceverne un rifiuto). Bao Dai, l'imperatore nominale vietnamita, abdicò e accettò l'incarico di consigliere del governo di Ho Chi Minh, e fece la famosa dichiarazione "Preferisco essere un cittadino semplice di un Vietnam indipendente, piuttosto che l'imperatore di un paese colonizzato" (si noti che, sebbene i francesi governassero l'Indocina, avevano messo "re" e "imperatori" nominali in Cambogia, Laos e Vietnam). Non molto tempo dopo, lasciò il governo comunista e andò in Cina e quindi a Hong Kong (territorio britannico).

Gli alleati decisero di dividere l'Indocina francese in due zone a nord e a sud del 16° parallelo. Le truppe cinesi (i nazionalisti di Chiang Kai-shek) avrebbero dovuto disarmare e rimpatriare i soldati giapponesi a nord del 16° parallelo e le truppe britanniche avrebbero dovuto fare lo stesso a sud del 16° parallelo. Tuttavia, gli inglesi imbarcarono con loro truppe francesi che avevano l'intento di riconquistare la Cocincina (il nome francese per il Vietnam del Sud). I cinesi inviarono più di 200.000 soldati in Vietnam a nord del 16° parallelo. Ho Chi Minh negoziò la venuta dei francesi nel Vietnam del Nord per sostituire i cinesi (una formula che accontentò francesi e cinesi nei loro affari relativi al territorio cinese occupato dai francesi). Si riporta che il leader comunista vietnamita avesse detto: "Preferisco odorare merda francese per un po' di tempo, piuttosto che mangiare merda cinese per sempre". Francesi e vietnamiti iniziarono i negoziati sul futuro del Vietnam. Non riuscirono a concordare una soluzione soddisfacente, e nel dicembre 1946 il Viet-Minh (movimento di resistenza vietnamita guidato dal Partito comunista) indisse ufficialmente la resistenza nazionale contro i francesi, dando inizio a quella che i francesi chiamano la guerra indocinese. Non tutti i vietnamiti avevano accettato il regime comunista. C'erano molti movimenti non comunisti che combattevano contro il potere coloniale francese. Tuttavia, il loro grado di organizzazione, di risorse umane e di determinazione impallidiva a confronto con quello dei comunisti. I francesi, nel loro sforzo per combattere contro il Viet-Minh, cercarono di trovare o di creare alleati locali. Chiesero a Bao Dai, l'imperatore che aveva abdicato al Viet-Minh nel 1945, di diventare capo dello Stato del Vietnam, con la promessa di una futura indipendenza. I movimenti non comunisti avrebbero dovuto essere raccolti attorno allo stato vitnamita di Bao Dai per combattere contro i comunisti. Questa era la "soluzione Bao Dai". Nel frattempo, Mao Zedong e i comunisti cinesi avevano sconfitto Chiang Kai-shek e i nazionalisti che erano stati costretti a ritirarsi a Taiwan. La Repubblica Popolare Cinese era stata proclamata nel 1949. Il sostegno della Cina (comunista) al Viet-Minh crebbe enormemente, dalle armi ai consiglieri militari. Alla fine, i francesi furono sconfitti nella famosa battaglia di Dien Bien Phu nel 1954, dal Viet-Minh sotto il generale Võ Nguyên Giáp. Nel luglio 1954 fu firmato l'accordo di Ginevra, che divise il Vietnam comunista del Nord (La Repubblica Democratica del Vietnam con Ho Chi Minh come capo) e quello anti-comunista del Sud (lo Stato del Vietnam con Bao Dai come capo. Bao Dai fu poi deposto nel 1955 e il Vietnam del Sud divenne la Repubblica del Vietnam), con il 17° parallelo come demarcazione. La partizione doveva essere temporanea per due anni, fino alle elezioni generali da tenersi nel 1956. Il Vietnam del Sud non accetto mai di tenere le elezioni generali, sostenendo che l'accordo di Ginevra era stato firmato dai francesi e dal Viet-Minh, e non dallo Stato del Vietnam. Era un argomento circolare, perché il Vietnam del Sud aveva beneficiato di quello stesso accordo e aveva ereditato il territorio a sud del 17° parallelo. Aveva inoltre applicato l'accordo per organizzare (con l'aiuto e il comando degli Stati Uniti) la migrazione di un milione di persone dal Nord al Sud, in fuga dal regime comunista; e aveva anche accettato il rimpatrio dei partigiani comunisti dal Sud verso il Nord, secondo l'accordo.

I francesi lasciarono del tutto il Vietnam. Gli americani riempirono il vuoto. La guerra americana, come la chiamano i vietnamiti del nord, o la guerra del Vietnam, come la chiamano gli americani, ebbe inizio immediatamente. Si finì direttamente nella guerra fredda. Il Vietnam del Sud fu presentato come "avanguardia del mondo libero" in lotta contro il comunismo. Per il Vietnam del Sud, era una guerra di autodifesa contro l'aggressione del Nord che aveva violato le norme internazionali, attaccando un paese sovrano (il Sud); e il paese sovrano aveva tutti i diritti di allearsi con un altro paese sovrano (gli Stati Uniti) nella sua autodifesa. Per il Nord, era semplicemente la continuazione della guerra per l'indipendenza, con gli americani che sostituivano i francesi, in quanto gli americani (e i loro alleati del Vietnam del Sud) avevano violato l'accordo di Ginevra, rifiutando le elezioni generali; quindi era una guerra "di liberazione", per portare a termine quello che era rimasto in sospeso nel 1954. Per la geopolitica mondiale, la guerra in Vietnam era il simbolo della guerra fredda tra il "mondo comunista" e il "mondo libero".

I rapporti tra il Vietnam del Nord (VN) e l'URSS e la Cina non furono così semplici come quelli tra il Vietnam del Sud (VS) e gli Stati Uniti. Come aneddoti rivelatori, si può fare riferimento alle stime della CIA che le elezioni generali che si sarebbero tenute nel 1956 (secondo l'accordo di Ginevra) avrebbero portato a una grande vittoria dei comunisti; gli Stati Uniti poi "consigliarono" il VS di non accettare di tenere le elezioni. Sul lato del VN, subito dopo la firma dell'accordo di Ginevra, il premier cinese Chu En Lai offrì una mano amica al VS, proponendo il riconoscimento dei due Vietnam, con grande delusione del VN. Il VS alla fine rifiutò l'offerta, dietro "consiglio" statunitense.

La Cina non aveva mai voluto un Vietnam forte sul suo confine meridionale, e trovò un Vietnam diviso come una soluzione perfetta dal suo punto di vista, come avremo modo di vedere dall'atteggiamento cinese durante la guerra e dopo la vittoria del VN sul VS.

L'URSS ha sempre sostenuto il regime comunista nel VN. Come abbiamo detto, il Vietnam era il punto caldo della guerra fredda. Il VN si è districato in modo magistrale in quella situazione simbolica per ottenere il favore dei due soggetti concorrenti alla cima del mondo comunista: l'Unione Sovietica e la Cina. Entrambi hanno sostenuto il VN, o potrei dire che entrambi hanno dovuto sostenere il VN (per obblighi di leadership).

Gli Stati Uniti impegnarono più di 500.000 soldati di fanteria nel VS. La guerra ebbe un incremento. Il VN infiltrò truppe e materiale bellico a sud, attraverso una complessa rete di sentieri attraverso le foreste pluviali e le montagne nel Laos e nel VS lungo il confine. Il principe Sihanouk di Cambogia (ufficialmente neutrale) lasciò che le truppe del VN utilizzassero il suo paese come rifugio per attaccare il VS. La prima grande offensiva comunista fu nel gennaio 1968 (l'offensiva del Tet), dove 70.000 soldati comunisti lanciarono un attacco coordinato su più di 100 città e paesi in SVN. Furono poi respinti dalle truppe del VS e statunitensi. Militarmente, fu una sconfitta per i comunisti che persero 100.000 tra soldati e agenti. Ma politicamente fu una grande vittoria per il VN. L'ultimo punto è molto importante, perché la leadership del VN considerò sempre che la guerra in Vietnam doveva essere "vinta a Parigi e Washington" (Dopo la guerra, il generale Võ Nguyên Giáp ebbe un colloquio con uno dei suoi omologhi americani che gli disse "'Ehi, abbiamo vinto ogni scontro tattico contro di voi", e Giáp rispose "questo è irrilevante").

Il fatto che i Vietcong (nome che definisce i comunisti vietnamiti) furono in grado di coordinare un'offensiva generale su tutto il VS, e soprattutto di attaccare e di entrare nell'ambasciata statunitense a Saigon (capitale del VS) e tenerla per ore, è già un segno di un obiettivo raggiunto. L'ambasciata americana da 1,2 miliardi di dollari era stata appena costruita da un paio di mesi ed era presentata come una fortezza invincibile. Tutto questo poté essere visto quasi in diretta TV in tutto il mondo. Tale effetto psicologico cambiò le sorti nell'opinione pubblica e, infine, costrinse Jonhson a cercare i negoziati che si conclusero 5 anni più tardi nel gennaio 1973 con l'accordo di pace di Parigi. Fu il più lungo negoziato di pace nella storia del mondo.

Torniamo ad alcuni punti importanti per comprendere la complessità della situazione, così come il complesso rapporto tra Hanoi (capitale del VN) e Pechino. Come affermato in precedenza, la Cambogia era stata utilizzata come un rifugio per attaccare il VS. Basta guardare una mappa per vedere che il VS non può essere difeso fino a quando la Cambogia è in mani ostili. Nel 1969 Nixon bombardò segretamente la Cambogia. Nel 1970 il generale Lon Nol rovesciò il principe Sihanouk e stabilì la Repubblica filo-americana di Kampuchea. I comunisti cambogiani iniziarono una resistenza e una guerra "di liberazione" sotto Pol Pot, leader dei Khmer Rouge (khmer significa cambogiano, Rouge è la parola francese per rosso), sostenuto dalla Cina. Nel febbraio del 1972, Nixon arrivò in Cina per un viaggio ufficiale. Fu un grande colpo geopolitico che preoccupò molto il VN. Secondo i servizi segreti del VN, Kissinger avrebbe assicurato (il premier) Chu En Lai che gli Stati Uniti sarebbero rimasti neutrali nel caso in cui la Cina avesse rivendicato le isole Paracel nel Mar Cinese Meridionale (che i vietnamiti chiamano Mare Orientale) tenute in quel momento dal VS. Un mese più tardi, il VN lanciò l'offensiva di Pasqua che durò da marzo a ottobre del 1972. Questa fu la prima offensiva convenzionale in piena scala con centinaia di migliaia di truppe che attraversano la linea di demarcazione, dotate di moderno equipaggiamento militare sovietico. La mossa aveva molti motivi: era un segnale a Pechino, che Hanoi poteva sempre contare su Mosca per il sostegno militare, e con tutti gli accordi che i cinesi potevano fare con gli americani, il VN avrebbe perseguito il proprio interesse. Aveva inoltre lo scopo di testare la "vietnamizzazione" della guerra da parte di Nixon (dando alle truppe del VS più mezzi e responsabilità di condurre la guerra, con lo scopo di ridurre l'esposizione degli USA), e anche per costringere Nixon a promettere la fine della guerra, quando era in campagna per la sua rielezione. Nel mese di gennaio 1973, fu firmato l'accordo di Parigi. Nixon, tanto desideroso di raggiungere l'accordo per placare la pressione dell'opinione pubblica statunitense, acconsentì alla meta principale e unica del VN: secondo gli accordi, gli Stati Uniti avrebbero ritirato le truppe dal VS, mentre le truppe VN sarebbero rimaste nel VS. Questo era l'obiettivo finale assegnato dal Politburo del NVN a Lê Đức Thọ, capo negoziatore del VN: "quân Mỹ rút, quân ta ở lại" (gli Stati Uniti fuori, noi restiamo). Thọ aveva pieni poteri di negoziare fino a quando l'obiettivo fosse rimasto nel contratto. Il VN sapeva fin troppo bene che una volta che gli Stati Uniti si fossero ritirati dal pantano del Vietnam, il pubblico americano non avrebbe mai permesso (e gli Stati Uniti come paese non avrebbero avuto coraggio) di re-impegnarsi in qualsiasi modo sostanziale, non importa cos Nixon potesse dire o minacciare. Il VN sapeva anche fin troppo bene che la "vietnamizzazione" sarebbe crollata senza le forze aeree americane (durante l'offensiva di Pasqua del 1972, le truppe del VS ripresero finalmente i campi di battaglia solo grazie alla forza aerea USA). Nel gennaio 1974, la Cina attaccò e prese le isole Paracel al VS, con la neutralità degli Stati Uniti. Secondo ammiraglio del VS Hồ Văn Kỳ Toại, la 7a flotta degli Stati Uniti si limitò a guardare i marinai del VS che annegarono nell'Oceano Pacifico. Esattamente come avevano previsto i servizi segreti del VN. E la presenza cinese è cresciuta fino a oggi, e le isole Paracel sono in questo momento un punto caldo di discussione tra il Vietnam e la Cina, e facevano parte della tesi degli Stati Uniti per la politica del "perno nell'Asia".

La Cina fu raggirata dagli Stati Uniti nel pensare che l'accordo di pace di Parigi sarebbe stato una garanzia per il sostegno degli Stati Uniti al VS. Dal punto di vista cinese, gli USA detenevano la leva per i combattimenti in Vietnam. Più pressione facevano loro sul Nord (nell'intensificazione delle ostilità), più gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare per sostenere il loro vassallo al Sud. Il Vietnam sarebbe rimasto diviso (quindi debole), e la Cina avrebbe mantenuto la leva del comando. Questo fu un errore grossolano di interpretazione dell'intenzione degli Stati Uniti. Per gli Stati Uniti, abbandonare il VS non era un "tradimento" in alcun senso morale. Ebbero solo bisogno di un "decente intervallo" (parole di Kissinger) tra l'accordo e il crollo del VS. Questo intervallo fu di 27 mesi. Fu proprio come chiudere una società fallita e pianificare un altro modello di business. Il modello di business fu di utilizzare il Vietnam come esca per mettere un cuneo tra i due giganti comunisti: l'Unione Sovietica e la Cina.

Nel 1975, Hanoi decise di lanciare l'offensiva finale contro il sud, convinta che gli Stati Uniti non si sarebbero mai re-impegnati a difendere il loro "alleato", e che l'esercito del VS non avrebbe avuto possibilità senza la forza aerea statunitense (tutta la dottrina militare insegnata ai militari del VS era di fare la guerra coperti dalla superiorità aerea degli Stati Uniti). Le truppe, oltre un milione di regolari e 600.000 regionali, che componevano le forze armate del VS si sbriciolarono in poco più di un mese quasi senza combattere. Il 30 Aprile 1975 il VS si arrese.

Dal punto di vista di Hanoi, solo a questo punto ebbe fine l'attività della lotta per l'indipendenza.

La tensione con la Cina subito dopo che il Vietnam fu unificato

Subito dopo la fine della guerra in Vietnam, i Khmer Rossi (che avevano appena vinto in Cambogia nel periodo il cui il VN aveva sconfitto il VS) iniziarono ad attaccare il Vietnam. Il 4 maggio 1975 le truppe dei Khmer Rossi assalirono l'isola vietnamita di Phú Quốc nel Golfo del Siam, e massacrarono 500 civili. Le truppe vietnamite reagirono. Il regime dei Khmer rossi era sotto controllo cinese. L'escalation tra Cambogia e Vietnam crebbe da allora e culminò il 13 dicembre 1978 quando i Khmer Rossi lanciarono 10 su 19 divisioni, pesantemente armate dai cinesi, attraverso il confine con il Vietnam, nel tentativo di catturare la capitale provinciale di Tây Ninh.

Ora, mettiamo il quadro in prospettiva. La Cina non era contenta di vedere un Vietnam unificato, in particolare se alleato con l'URSS. Istigaò un attacco da parte dei Khmer Rossi dalla Cambogia. La leadership vietnamita sapeva fin troppo bene che la parte meridionale del Vietnam non può essere difesa se la Cambogia è ostile, perché essa stessa aveva approfittato del territorio cambogiano durante la guerra contro il VS. Al suo interno Vietnam aveva un'etnia cinese stimata sui 2 milioni, con 1,5 milioni nella zona di Saigon e 300.000 nel Vietnam del Nord. Il problema per il Vietnam era evidente: nessuna stabilità e pace era possibile se i Khmer Rouge proseguivano le ostilità su ordine di Pechino, ma invadere la Cambogia avrebbe innescato una reazione feroce da Pechino, e il Vietnam non avrebbe avuto alcuna possibilità di resistere con una quinta colonna cinese tanto enorme. Così, mentre difesero il loro territorio contro l'aggressione Khmer (senza mai attraversare il confine con la Cambogia), i vietnamiti applicarono metodicamente tutte le misure volte a spezzare la schiena della quinta colonna cinese, dalle misure sociali a quelle economiche. Ciò portò al fallimento di 50 mila importanti imprese di proprietà cinese, e alla fine centinaia di migliaia di persone di origine cinese furono costrette a lasciare il Vietnam. Nel frattempo, Hanoi istituì un gruppo di cambogiani pro-vietnamiti per governare la Cambogia in un prossimo futuro.

Quando i Khmer Rossi attaccarono il 13 dicembre 1978, Hanoi era pronta a reagire (e in attesa di una reazione da Pechino). Il giorno prima della vigilia di Natale del 1978, il Vietnam lanciò la propria offensiva per invadere la Cambogia. Phnom Penh (capitale della Cambogia) cadde due settimane più tardi, e dopo altre due settimane, il 17 gennaio 1979, tutta la Cambogia era sotto controllo vietnamita. Un governo filo-vietnamita fu installato a Phnom Penh. Esattamente il mese dopo, il 17 febbraio 1979, la Cina lanciò un'offensiva transfrontaliera contro il Vietnam con 100.000. La devastazione nelle province settentrionali del Vietnam fu raccapricciante. Dopo un mese, la Cina dichiarò vittoria e si ritirò. Anche il Vietnam sostenne di avere vinto. Ogni lato dichiarò 50.000 vittime (morti e feriti). L'URSS condannò ufficialmente la Cina, ma non si impegnò sostanzialmente nel conflitto vietnamita oltre ad aiutare i vietnamiti con mezzi di trasporto per le truppe.

Il Vietnam fece quello che doveva fare per motivi esistenziali. Ma non previde del tutto "la trappola cambogiana" preparata da parte della Cina. Il Vietnam rimase bloccato in un pantano per più di un decennio fino al settembre 1989, quando ritirò le truppe e accettò una soluzione politica alle condizioni di Pechino. L'occupazione della Cambogia drenò ingenti risorse vietnamite, che erano già molto scarse. Il Vietnam fu totalmente isolato diplomaticamente sulla scena internazionale. I Khmer Rossi mantenevano ancora la sede cambogiana alle Nazioni Unite, per l'insistenza degli Stati Uniti e della Cina.

Proprio dopo aver vinto la guerra, i vietnamiti nel 1976 iniziarono negoziati con gli Stati Uniti per normalizzare i rapporti tra i due paesi. L'idea fu dell'amministrazione Carter. Durante il suo viaggio negli Stati Uniti, il leader cinese Deng Xiaoping avvertì che gli Stati Uniti Carter dovevano scegliere la normalizzazione con la Cina o con il Vietnam, non entrambi. Gli Stati Uniti non avevano veramente una scelta. Le relazioni tra il Vietnam e la Cina furono normalizzate solo dopo il 1989 (anche se la guerra del 1979 era durata solo un mese, combattimenti a bassa intensità proseguirono per un altro decennio). Si noti notare che nel 1985 Gorbaciov disse ai vietnamiti che i sovietici dovevano fermare gli aiuti al Vietnam e che Hanoi avrebbe dovuto proseguire da sola. Gli Stati Uniti mantennero l'embargo contro il Vietnam. Questo fu il periodo in cui il Vietnam è stato più isolato diplomaticamente. Nel 1986, il Vietnam decise di lanciare le proprie riforme denominate Đổi Mới (Ristrutturazione) e adottò un'economia di mercato, eliminando gradualmente l'economia centralizzata e sovvenzionata tipica del comunismo. La normalizzazione con la Cina era un obbligo, trattando il "fratello maggiore" con riverenza, come il Vietnam aveva sempre fatto per un migliaio di anni. Nel 2009, dopo 30 anni di negoziati, è stato siglato un accordo sulla frontiera terrestre tra la Cina e il Vietnam. Ciò che il Vietnam guadagna è un riconoscimento ufficiale del confine da parte della Cina (il primo in assoluto nella storia dei due paesi), ma ciò che il Vietnam perde è una perdita simbolica di un punto di riferimento storico: il passo di Nam Quan, che simboleggiava storicamente la sovranità del Vietnam. Anche se il passo non ha alcun valore strategico o economico, il suo valore simbolico non potrebbe essere sopravvalutato. Credo che sia il prezzo richiesto per il Vietnam come una riverenza al "fratello maggiore". Il simbolo gioca un ruolo importante in Asia. La maggior parte dei vietnamiti è ancora risentita per quel fatto, e lo considera come una "prova" che la leadership vietnamita è niente di meno che vassalla dei cinesi, non importa il fatto che quella stessa leadership è l'unica che ha osato combattere una guerra con la Cina quando ha dovuto farlo nel 1979, e che ci sono voluti 30 anni di negoziati, quasi chilometro per chilometro, per giungere a un accordo. Ma questo vale per il confine terrestre. Il Vietnam contesta ancora la linea tratteggiata cinese 9, chiamata la linea della lingua di mucca, nel Mare Orientale (o Mar Cinese Meridionale per i cinesi), e sostiene ancora la sua sovranità sulle isole Paracel e Spratly.

I principali sviluppi da allora, e da che parte sta il Vietnam?

1989: normalizzazione con la Cina

1991: crollo dell'Unione Sovietica. La Russia resta amica del Vietnam fino ai giorni nostri.

1994: gli Stati Uniti sollevano ogni embargo sul Vietnam.

1995: il Vietnam si unisce all'Associazione delle nazioni del sudest asiatico (ASEAN)

1995: instaurazione di normali relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e il Vietnam

2007: il Vietnam entra a far parte dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC)

Dopo l'adozione dell'economia di mercato, il Vietnam è entrato gradualmente nel campo internazionale per quanto poteva. Ha fatto grandi progressi per sollevare la condizione economica dei suoi 90 milioni di abitanti, e per lottare contro la povertà. La modernizzazione delle infrastrutture, la produzione agricola, la fabbricazione, ecc... sono decollate, e il Vietnam è divenuto uno dei "draghi" asiatici citati come esempio dalla Banca Mondiale. Naturalmente, molto deve ancora essere riformato, in particolare nei campi dei diritti umani e nelle aree di corruzione, ma questo è un altro argomento.

Dove sta il Vietnam sul terreno instabile della geopolitica internazionale nell'era della globalizzazione post guerra fredda?

La posizione ufficiale del Vietnam è "essere amico di tutti".

Il Vietnam è un membro molto attivo della Associazione delle nazioni del sudest asiatico (ASEAN), occupato a promuovere un'associazione regionale più strutturata e integrata.

Gode ​​di un boom di commercio con gli Stati Uniti e l'Europa, che ha stimolato l'economia negli ultimi 20 anni. Gli investimenti stranieri sono saliti alle stelle, soprattutto da parte dei vicini regionali, il Giappone, la Cina, Taiwan, i paesi dell'ASEAN, l'Australia, la Corea.

Mantiene forti legami economici, culturali, e soprattutto militari con la Russia che fornisce equipaggiamento moderno che va dai jet da combattimento Su-30, ai missili SA-300, ai sottomarini Kilo con missili Klub, ai carri armati T-60, ai BMPT, ecc... La Russia aiuta il Vietnam anche nel settore del petrolio, delle costruzioni satellitari, dell'energia nucleare, ecc ...

Il Vietnam acquista anche attrezzature militari e civili dagli Stati Uniti e in Europa, così come dal'India.

Con la Cina, il Vietnam sta perseguendo un rapporto molto caldo, mantenendo profondi legami economici. Ma si può sostenere che l'atteggiamento del Vietnam verso la Cina è gentile (anche riverenziale), ma non del tutto fiducioso. I due paesi si contestano ancora le isole Paracel e Spratly. Il Vietnam accoglie con favore la presenza degli Stati Uniti nella zona come un garante per il "diritto alla navigazione". Gli Stati Uniti stanno corteggiando il Vietnam nella loro politica di contenimento della Cina chiamata "perno nell'Asia". Sognano in particolare di utilizzare (di nuovo, come durante la guerra del Vietnam) la base di acque profonde di Cam Ranh per la loro Marina. Il Vietnam ha respinto l'idea. Ma i bombardieri russi sono autorizzati ad utilizzare tale località per il rifornimento, innescando l'11 marzo 2015 una protesta dagli Stati Uniti (che il Vietnam ignora).

Gli Stati Uniti (tanto quanto le nazioni dell'ASEAN) sanno fin troppo bene che nella regione l'unico esercito in grado di affrontare senza arretrare l'Esercito di liberazione cinese è l'Esercito popolare vietnamita.

Osservando gli atti di bilanciamento del Vietnam, che gioca pulito con "tutti", si può osservare che cerca a tutti i costi di evitare di essere una base degli USA contro la Cina, mentre flirta con gli Stati Uniti quanto basta per inviare il messaggio al "fratello maggiore dal nord" di non "fare troppa pressione". Nel frattempo, approfondisce l'amicizia con la Russia, l'unico grande potere che non ha mai tradito il Vietnam in passato.

La sua postura con la Cina è attentamente calibrata per mostrare sufficiente rispetto verso il "fratello maggiore", pur mantenendo un elevato costo ipotetico di qualsiasi tentativo di aggressione cinese. La guerra del 1979 ha mostrato alla Cina che la lotta del Vietnam comporta un costo (molto) alto, soprattutto ora che la Cina cerca di sviluppare l'Eurasia con la Russia attraverso l'ambizioso progetto della Nuova Via della Seta. Ma la guerra del 1979 ha anche mostrato in Vietnam che, quando si tratta di combattere la Cina, deve farlo da solo. Nemmeno il grande amico russo vuole affrontare il "fratello maggiore", soprattutto ora che la Russia e la Cina sono in modalità simbiotica. Il grande amico, tuttavia, è ancora molto utile nel parlare in modo positivo al fratello maggiore, per fargli guardare il quadro generale e non fare il prepotente con il piccolo Vietnam.

Il Vietnam sa fin troppo bene che non dovrebbe fidarsi degli Stati Uniti. Se partecipasse alla politica di contenimento della Cina, e la Cina si vendicasse, sarebbe il primo a essere sacrificato dagli Stati Uniti, al fine di preservare la loro forza in Corea del Sud e in Giappone.

In sintesi, il Vietnam

• Si comporta cordialmente con tutti

• Cerca di consolidare il proprio ruolo nell'ASEAN, e partecipa a tutti gli organismi internazionali

• Mostra reverenza verso la Cina, senza fidarsi di lei, promuovendo legami commerciali ed economici

• Fa quanti più affari possibile con gli Stati Uniti e l'Occidente, e lascia che gli Stati Uniti lo corteggino senza fidarsene e, alla fine, senza "sposarli"

• Approfondisce l'amicizia con la Russia, l'unico vero amico tanto lontano che non lo ha mai tradito in passato, e che i cinesi sono disposti ad ascoltare.

L'ultimo punto è interessante, considerando che tutte le altre potenze hanno tradito il Vietnam in passato: Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna (portando i francesi in Vietnam nel 1945), Giappone (con una dura occupazione e provocando la carestia).

Si noti che il Vietnam è tra i "soci fondatori" che hanno negoziato il progetto americano Trans Pacific Accord (TPA), ha un accordo di libero scambio con l'Unione economica eurasiatica (UEE) a guida russa a partire da metà del 2015, ed è tra i "soci fondatori" della Banca di infrastrutture e investimenti asiatici (BIIA) a guida cinese.

In vista della ridistribuzione delle carte nella geopolitica mondiale, il Vietnam deve avere una visione globale e una chiara idea del suo posto nella regione, prima di determinare dove stare sulla scena mondiale. Sotto questo punto di vista, l'integrazione dell'ASEAN è della massima importanza per il Vietnam. È una questione esistenziale.

Pensare all'Asia, dal punto di vista dell'ASEAN

Il sistema internazionale centrato sugli Stati Uniti / sull'Occidente sta crollando davanti ai nostri occhi. Dalla crisi finanziaria dal 2007, ai disordini sociali in molti paesi sviluppati (Grecia, Irlanda, Francia, ecc ...) alle rivolte popolari chiamate Primavera araba, alle turbolenze in Medio Oriente (Libia, Siria, ISIS, Yemen, ...) all'Ucraina, alla "nuova guerra fredda", ecc..., all'incapacità del gruppo G20 di trovare soluzioni coordinate per la crisi mondiale, al problema abissale del debito degli Stati Uniti, il mondo si sta dirigendo verso la fine della ordine centrato su USA/Occidente. Molti altri giocatori globali stanno pretendendo la loro quota nella governance mondiale.

La crisi sistemica globale genera una dislocazione geopolitica di proporzioni mondiali (vedi GEAB). Molti blocchi geopolitici emergeranno in un nuovo sistema che sarà multipolare, come l'Europa (e l'Eurolandia in particolare), anche se al momento è in crisi, i paesi dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), l'America Latina, e, naturalmente, il gigante cinese. E il più grande prossimo evento geopolitico è la "alleanza simbiotica" (per prendere in prestito il termine da Saker) tra la Cina e la Russia e la creazione dello spazio eurasiatico.

La Cina sta crescendo per (ri) affermare il suo status di superpotenza mondiale. E le sue conseguenze sono enormi per il mondo in generale e per i suoi vicini in particolare.

Un blocco asiatico centrato sulla Cina apparirà entro il prossimo decennio. Questo fa parte delle tendenze storiche generali, che piaccia o no. In tale contesto, si deve fare una riflessione per quanto riguarda i paesi asiatici nella sfera naturale dell'influenza cinese. A seconda delle azioni e delle decisioni delle élite politiche e sociali tra quei paesi, assisteremo o a un'integrazione asiatica armoniosa, di successo e reciprocamente vantaggiosa, o a una marea conflittuale che comprenderà l'intera regione, trainata dalla forza di attrazione della Cina come superpotenza mondiale. Prendendo a prestito la metafora da F. Biancheri, la Cina è come una superpetroliera di enormi dimensioni che naviga nell'oceano del mondo generando onde e correnti sul suo percorso. Un paese vicino può essere:

• Una zattera "indipendente" a fianco della superpetroliera, con il rischio intrinseco di affondare a causa delle mere onde provenienti da quest'ultima.

• Una zattera "indipendente" trainata da un'altra superpetroliera in direzione opposta alla superpetroliera cinese, con la certezza di essere schiacciata nell'oceano.

• Un parte assorbita dalla superpetroliera, con la perdita dell'identità e dell'indipendenza nazionale.

• Una parte di una nave cisterna di medie dimensioni vicina alla superpetroliera.

Solo l'ultima opzione è reciprocamente vantaggiosa per tutti i paesi interessati. Ma non si produce in modo naturale, e richiede una grande quantità di sforzi e determinazione delle élites politiche e sociali.

L'UNIONE DELL'ASEAN – l'evoluzione per necessità contro alla rivoluzione attraverso l'ideologia

Fin dalla sua istituzione nel 1967 con 5 paesi, l'ASEAN si è evoluta in un'entità molto più integrata di 10 paesi, con molte strutture di coordinamento dei settori politico, economico, culturale. Come gruppo, l'ASEAN ha una popolazione di oltre 600 milioni di euro, e si classifica nona nel mondo (terza in Asia) in termini di PIL. La Carta dell'ASEAN (15 dicembre 2008), che trasforma l'ASEAN in una persona giuridica, lo scopo di avvicinarla a una "comunità stile EU". L'ASEAN ha anche concluso numerosi accordi di libero scambio con Cina, Giappone, Corea del Sud (Asean + 3), Australia, Nuova Zelanda e India, e sta negoziando un accordo con l'UE e con Taiwan.

Come si può osservare, l'ASEAN si sta muovendo verso una maggiore integrazione. Deve accelerare il ritmo di integrazione per diventare un'Unione simile all'Unione Europea. Le élite sociali e soprattutto quelle politiche dei paesi membri devono essere determinate ad agire verso questo obiettivo. I "sei grandi dell'ASEAN" (Indonesia, Thailandia, Malaysia, Singapore, Filippine, Vietnam) possono essere la locomotiva che traina gli altri quattro (Laos, Cambogia, Myanmar, Brunei Darussalam) in quella direzione, senza necessariamente stare in attesa di un consenso unanime tra i dieci. Il tempo sta volando e le tendenze storiche accelereranno il ritmo. L'ASEAN come Unione potrà essere quella nave cisterna di medie dimensioni accanto alla superpetroliera di enormi dimensioni. Se i paesi dell'ASEAN non riescono a spingere ulteriormente la loro integrazione in un'Unione, dovranno affrontare la non invidiabile posizione di dover scegliere tra il male e il peggio nelle tre opzioni rimanenti.

Qualsiasi riforma ambientale, economica, politica, sociale, culturale, educativa o evolutiva in ciascun paese membro deve mirare a questo obiettivo dell'Unione. Come Unione, un'armonizzazione in tutte le sfere della società deve avvenire tra tutti i paesi membri. Tutti devono muoversi verso quel fine. Così, il sistema di gestione politica e sociale in ogni paese deve andare avanti con il percorso di integrazione dell'Unione. Tale evoluzione è desiderabile per tutti. Ma le élite devono tenere a mente che se l'evoluzione è desiderabile, la rivoluzione è invece da evitare a tutti i costi. Una rivoluzione porta necessariamente al suo interno un elevato grado di instabilità, e quello è l'ingrediente assolutamente sgradito nella marcia verso l'integrazione nell'Unione. Alcuni attivisti benintenzionati da paesi come Myanmar, Cambogia, Laos e Vietnam potrebbero sentirsi incoraggiati dalle "rivoluzioni" che avvengono nei paesi arabi, o incantati dalla sirena delle cosiddette "rivoluzioni colorate", e potrebbero pensare che dovrebbero prendere la situazione nelle loro mani. Ma in realtà, far deragliare il percorso verso un'Unione ASEAN, in ultima analisi significa far deragliare il futuro del proprio paese con un grande rischio di finire nell'opzione 2 (una zattera "indipendente" trainata da un'altra superpetroliera in direzione opposta alla superpetroliera cinese, con la certezza di essere schiacciata nell'oceano).

Quando Unione sarà sulla buona strada, la necessità di apertura porterà ogni singolo paese alla pari con gli altri e democrazia, economia di mercato, sistema educativo, ecc... troveranno un terreno comune in tutto il gruppo. L'evoluzione per necessità è molto più desiderabile della rivoluzione attraverso l'ideologia.

LA COMUNITÀ ASIATICA

Il blocco asiatico centrato sulla Cina che apparirà nel prossimo decennio comprenderà tutti i paesi dell'ASEAN più il Giappone, le due Coree, e la Cina. Nell'opzione ottimale discussa in precedenza per quanto riguarda i piccoli paesi, i paesi dell'ASEAN devono essere parte della comunità asiatica come un'Unione dell'ASEAN e non come dieci membri separati. Questa comunità asiatica sarà composta da:

- Una superpetroliera cinese di enormi dimensioni,

- Una superpetroliera giapponese,

- Una nave cisterna dell'ASEAN di medie dimensioni,

- E una nave cisterna della Corea del Sud (la Corea del Nord sarà considerata "assorbita" dalla Cina o dalla Corea del Sud)

Quei quattro membri possono lavorare per ottenere una comunità più integrata, senza sproporzioni insopportabili tra di loro. Tale comunità asiatica sarà decisamente uno dei più grandi giocatori del mondo, a beneficio di tutti.

Non cito l'India in quanto è un subcontinente a sé. Lo stesso vale per la Russia.

Attraverso progetti come l'Unione economica eurasiatica (UEE) centrata in Russia, e il mega-progetto cinese di infrastrutture e sviluppo conosciuto come la Nuova via economica della seta e della seta marittima, la Comunità asiatica di cui abbiamo parlato sopra ha solo maggior senso.

COOPERAZIONE DEL PACIFICO OCCIDENTALE

La regione del Pacifico occidentale è l'area più dinamica del mondo. Con la formazione della Comunità asiatica, questa parte del mondo sarà della massima importanza per gli aspetti politici, ambientali, economici e sociali del pianeta. Molte questioni direttamente legate a questa zona sono sorte in passato e continueranno a sorgere in futuro. Un quadro di cooperazione formale tra i paesi che si affacciano sulla costa del Pacifico occidentale è di interesse vitale. Tutte le questioni tra i paesi in materia di costa e le attività marittime, incluse le controversie territoriali, le zone economiche, le rotte marittime, ecc... devono essere discusse e risolte all'interno della "Cooperazione". Naturalmente, si dovrebbe tenere a mente che la zona del Pacifico occidentale dovrebbe essere considerata come un dominio specifico della Cooperazione del Pacifico occidentale, e non un dominio "internazionale", che un egemone che si trova migliaia di chilometri di distanza possa rivendicare come propria area di "interesse vitale". La regione del Pacifico occidentale da nord a sud dovrebbe comprendere Russia, Cina, Giappone, Corea (o Coree), Vietnam, Filippine, Thailandia, Cambogia, Malesia, Singapore, Indonesia e Brunei Darussalam.

Conclusione

Con il collasso del sistema mondiale centrato sugli USA, diversi blocchi geopolitici emergeranno entro il prossimo decennio. La Cina sarà il centro di un blocco asiatico. Per quanto riguarda quest'ultimo, la soluzione più liscia e più vantaggiosa per tutti sarà la finalizzazione dell'Unione dell'ASEAN come membro della Comunità asiatica, e la creazione della Cooperazione del Pacifico occidentale per gestire le problematiche legate al suo territorio.

Spingere per l'integrazione dell'ASEAN è una questione esistenziale per il Vietnam. Qualsiasi modifica necessaria per l'organizzazione della vita politica e sociale deve seguire il percorso di evoluzione per necessità e non di rivoluzione attraverso l'ideologia. L'esistenza stessa della nazione è in gioco.

 
Un miracolo di Natale. Una storia breve

Alla Vigilia di Natale Masha si ammalò. Aveva la fronte accaldata, aveva mal di gola e sua madre chiamò urgentemente il medico.

"Deve restare a letto e niente feste di Natale", disse il severo medico.

"Niente feste di Natale?" Grandi lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di Masha. "Ma Natale è domani!"

"Devi restare a letto", sentì ancora una volta le severe parole del dottore.

Poi vennero i fratelli maggiori e i nonni e tutti cercarono di confortare Masha. "Non importa! Non importa! Sii paziente, guarirai presto." La sera sua madre andò da Masha, le diede le medicine, la baciò e, come sempre, disse: "Buona notte, Mashenka. che il tuo angelo custode ti protegga!"

Era caldo e accogliente nella stanza di Masha. Il piccolo albero di Natale brillava di ghirlande colorate, decorazioni e una pioggia di orpelli lucenti. Masha si ricordò ancora di essere malata: "Domani tutti si riuniranno per la festa di Natale. Ma non io", singhiozzò ancora una volta e si addormentò profondamente.

Tutto intorno era immerso in un silenzio misterioso. Da qualche parte Masha udì un canto sommesso, il cui suono era così bello che alzò un po' la testa e tese le orecchie. All'improvviso vide un bellissimo giovane in una veste bianca, con le ali dietro la schiena.

"Chi sei?" sussurrò Masha.

"Sono il tuo angelo custode".

"Sei davvero il mio angelo custode? E sei venuto da me?"

"Sì. Tua madre mi ha chiesto di farlo. Tu e io adesso voleremo".

"Dove voleremo?" si chiese Masha. "Non mi è permesso stare all'aperto. Sto male, sai, il medico mi ha detto di restare a letto".

"Non importa! Nella notte di Natale accadono miracoli di ogni genere! Voliamo e ti mostrerò il cielo pieno di stelle e la Terra Santa dove è nato Cristo".

"Andiamo a Betlemme?"

Masha sapeva che Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, è nato nella lontana cittadina di Betlemme più di 2000 anni fa.

"Vedremo i pastori, i magi e anche il giusto Giuseppe?"

"Li vedremo sicuramente."

L'angelo custode coprì con cura Masha con la calda coperta colorata confezionata dalle mani di sua madre, e volarono fuori dalla finestra che si aprì in silenzio. Anche se l'angelo custode stava guadagnando altezza senza intoppi e teneva Masha stretta tra le sue braccia, lei si sentiva in qualche modo a disagio e chiuse gli occhi.

"Non aver paura! Guarda!"

Masha guardò in basso e riconobbe la sua città natale. Le strade erano deserte. Mentre sorvolava la chiesa, sentì suonare le campane.

"La funzione di Natale è in corso", disse l'Angelo. "Non tutti dormono in città".

Le stelle sembravano brillare molto vicine e sembrava che si potessero raggiungere con una mano.

"Prendiamo una stella per la mia mamma", disse Masha.

"Cosa stai dicendo, Masha? Queste stelle non sono giocattoli, ma veri corpi celesti creati da Dio. Sono molto lontane e gli esseri umani non possono raggiungerle".

Da qualche parte laggiù, città, altri paesi, foreste, laghi e poi qualcosa di grande e ribollente: era il Mar Mediterraneo.

Mashenka si riaddormentò tra le braccia del suo angelo custode. Si svegliò al muggito dei vitelli e al belato delle pecore.

"Guarda! Ecco la sacra Grotta!" L'angelo custode posò con cautela Masha a terra. La grotta era nella semioscurità e solo attraverso un buco nel muro, che fungeva da ingresso, entrava la luce proveniente da una stella luminosa. La luce cadeva su un bambino che giaceva avvolto in fasce bianche sulla paglia in una mangiatoia. Era di una bellezza ultraterrena e Masha non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Si rese conto che era il divino Bambino Gesù! Accanto a lui era seduta una giovane donna vestita in modo modesto, con un velo blu sul capo. Guardava amorevolmente il bambino e anche il suo viso risplendeva di una bellezza ultraterrena. "Questa è la Madre di Dio! La santissima Vergine Maria!" pensò Masha e il suo cuore cominciò a battere forte di gioia.

Masha notò anche altre persone e solo adesso riuscì a distinguerle.

Il più vicino di loro era un bell'uomo anziano con una tunica chiara e un lungo mantello marrone. Era Giuseppe, il promesso sposo della santissima Madre di Dio. Alcuni pastori stavano poco distanti con i loro bastoni da viaggio.

Un istante e l'angelo custode condusse di nuovo Masha sulla soglia di una casa, dove poteva rivedere la sacra Famiglia, con tre sconosciuti in lunghe vesti di seta che estraevano doni dai loro forzieri – oro, incenso e mirra – e, dopo essersi inchinati, li lasciavano ai piedi del divino Bambino.

Masha si ricordò di averli visti in un'immagine nella sua Bibbia per bambini e di conoscere persino i loro nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.

All'improvviso avrebbe voluto gridare i loro nomi per salutarli, ma l'angelo custode, vedendo i suoi pensieri, sussurrò: "Non dire niente! Dobbiamo tacere adesso: siamo nel passato!"

Mashenka lo capì, annuì in segno di consenso e si limitò a stringere più forte la mano del suo angelo custode.

"Maria, Mashenka!" sua madre bussò alla stanza di sua figlia. Poiché non seguì alcuna risposta, entrò velocemente e, avvicinandosi a Masha, le mise ansiosamente la mano sulla fronte. Non c'era affatto febbre! Masha si svegliò al tocco della mano di sua madre.

"Mamma, mamma, ero a Betlemme! Mi è successo un miracolo di Natale! Non ho più nessun dolore! Non mi credi?!" Ha concluso con delusione.

"Ma certo! Sicuramente ti credo! Mia cara ragazza!" disse sua madre, prendendo Mashenka tra le braccia e abbracciandola forte forte. Credeva davvero che fosse successo qualcosa di straordinario! E come poteva non crederci? Mashenka era perfettamente sana!

 
Ответ на некомпетентные высказывания епископа Тельмесского Иова (Гечи)

Константинопольский Патриарх Варфоломей и епископ Тельмесский Иов (Геча)

17 сентября 2018 года представитель Константинопольской Православной Церкви при Всемирном совете церквей епископ Тельмесский Иов (Геча) дал интервью [1] украинским СМИ, из которого явствует, что Украина якобы всегда была канонической территорией Константинопольского Патриархата. Напомним, что епископ Тельмесский Иов в 2015 году был отстранен от управления Западноевропейской Архиепископии по многочисленным просьбам православных верующих и профессорско-преподавательского состава Свято-Сергиевского института в связи с его авторитарными замашками и неумением выстроить диалог с паствой. Теперь он призывает руководство УПЦ (МП) вступить в диалог любви с раскольниками.

Епископ Иов всячески стремится убедить своих читателей, что Украина всегда оставалась епархией Константинопольского Патриархата, начиная от Крещения Руси и даже... после формальной передачи Константинопольским патриархом Дионисием всех прав на Киевскую митрополию патриарху Московскому Иоакиму.

Вот что он говорит в своем интервью:

«Украина была и оставалась, даже после 1686 года, канонической территорией только Вселенского Патриархата. После присоединения в середине XVII века Левобережной части Украины к Московскому государству Киевская церковь оказалась разделенной на части между различными враждующими странами (Россией, Польшей и Турцией), из-за чего в Киеве долгое время не могли выбрать единого митрополита. В этой сложной ситуации Вселенский патриарх, чтобы не оставить окончательно украинскую паству без архипастырского окормления, часть Киевской Церкви на подвластных России территориях в 1686 году передал под временную опеку (наместничество) Патриарху Московскому, чтобы тот мог помочь поставить в Киеве и других епархиях левобережной Украины (Гетманщины) митрополита и епископов. При этом принципиальным условием оставалось требование, чтобы Киевские митрополиты и в дальнейшем оставались автономными от Москвы экзархами Вселенского патриарха и обязательно поминали его имя на всех богослужениях. То есть это никаким образом не являлось передачей Киевской митрополии под власть Московских патриархов».

Преосвященный Иов, мягко говоря, лукавит. Действительно, после Киевского собора, на котором был выбран митрополитом Гедеон (Четвертинский), как отмечает великий русский церковный историк митрополит Макарий (Булгаков), гетман Самойлович и Гедеон (Четвертинский) в письмах на имя Царя и Патриарха просили отправить из Москвы в Константинополь посольство [2] с тем, чтобы получить от Константинопольского патриарха согласие на подчинение Киевской митрополии Московскому патриарху, и при этом просили, чтобы были соблюдены права и привилегии Киевской митрополии. Однако в ответ им составлена выписка из летописей, в которой обосновывалось право Московских патриархов на Киевскую митрополию [3]. В ответных грамотах говорилось о том, что права и привилегии Киевского митрополита будут сохранены, а в сохранении за ним титула экзарха Константинопольского патриарха было отказано [4].

Столь же твердо на этой позиции стояли русские послы в Константинополе Алексеев и Лисица, которые встретились и с сопротивлением патриарха Иерусалимского Досифея (считавшего, что Константинопольский патриарх не должен отказываться от Киевской митрополии в пользу Московского патриарха и что это дело касается всех восточных патриархов), и с уклончивым упорством патриарха Константинопольского Дионисия. Спрашивается, стали бы они так упираться, если бы речь шла о временном наместничестве?

Тем не менее, после согласия великого визиря на передачу Киевской митрополии под власть Московского патриарха Дионисий стал уступчивее, поскольку нуждался в его подтверждении своего избрания на патриаршество. Патриарх Дионисий отправил с Алексеевым несколько грамот (царям, Московскому патриарху, гетману, Киевскому митрополиту), суть которых сводилась к тому, что он уступает Киевскую митрополию Московскому патриарху [5].

В данных грамотах ничего не говорилось о статусе митрополита как экзарха, что было бы с канонической точки зрения несовместимо с его поставлением от руки Московского патриарха. К тому же, зная каноническую щепетильность правителей Московского Царства, можно не сомневаться в том, что они испросили полную и безусловную передачу Киевской митрополии.

Константинопольские публицисты любят спекулировать на том, что после получения грамот посол Никита Алексеев вручил патриарху Дионисию в дар 200 золотых и три сорока соболей. Однако, коль скоро это произошло после волеизъявления Патриарха, это следует рассматривать как свободный дар братской Церкви, а не как взятку. К тому же не стоит им так унижать своего же Константинопольского патриарха.

Для того, чтобы убедить своих читателей в правомочности претензий на Украину, епископ Иов готов опереться на кого угодно. В том числе на турецкого холопа и предателя интересов Малороссии Петра Дорошенко. Вот что торжественно утверждает еп. Иов:

«Юрисдикция Вселенского Патриархата неизменно распространялась и на украинскую Буковину и южную (т.н. «ханскую») часть Украины, которая официально находилась под протекторатом Крымского ханства и Османской империи. Еще гетман Петр Дорошенко пытался создать Украинское государство под протекторатом османских султанов, наподобие того, как было в Молдо-Валахии. Его единомышленником был Киевский митрополит Иосиф (Нелюбович-Тукальский), который выступал за сохранение Киевской митрополии в юрисдикции Вселенского Патриархата. В результате тех попыток гетмана Дорошенко по Бучацкому договору 1672 года под султанский протекторат от Польши отошла вся территория восточного и западного Подолья (от Бучача по Брацлав). На территории украинского Подолья с 1672 до 1699 гг. в составе Османской империи существовал Подольский или Каменецкий эялет (“край”) с административным центром в Каменце (ныне г. Каменец-Подольский). После смерти митрополита Иосифа (Нелюбовича-Тукальского) Вселенский патриарх Иаков в августе 1681 г. номинировал для города Каменец митрополита Панкратия, основав таким образом Каменецкую митрополию в составе Вселенского Патриархата (фактически существовала до 1699 г.)».

Здесь владыка Иов коснулся одной из наиболее скорбных и позорных страниц истории Константинопольского патриархата и Малороссии.

Действительно, через несколько лет после смерти Киевского митрополита Иосифа (Нелюбовича-Тукальского; †1675), в 1681 г., в Подолье была создана митрополия Константинопольского Патриархата во главе с Панкратием, «митрополитом Каменецким и Подольским и всей Малой Руси, экзархом Константинопольским». Власть его распространялась только на ту часть Речи Посполитой, которая была захвачена Османской империей, остальная часть Киевской митрополии находилась под управлением Львовского епископа Иосифа (Шумлянского), тайного униата, которого польский король в 1679 г. назначил администратором Киевской кафедры.

Османская империя оказалась прямо вовлечена в украинские дела после того, как в ее подданство в 1669 г. перешел правобережный гетман Петр Дорошенко [6]. В 1672 г. султан Мехмед IV после незначительного сопротивления взял мощную крепость Каменец Подольский. Жители были пощажены, но самые красивые девицы были отправлены в султанский гарем, а почти все церкви были превращены в мечети. Были оставлены только одна православная, одна католическая, одна армянская церкви. Таким образом, в столице Каменецкой митрополии, которой так гордится преосвященный Иов, был всего один (!) православный храм. Успешная военная кампания Порты против Речи Посполитой в 1672–1676 гг. на Украине привела к переходу Подолии с центром в Каменце-Подольском в состав Османской империи и к образованию Каменец-Подольского эялета. Над Киевщиной и Брацлавщиной был признан сюзеренитет османов. Владения Петра Дорошенко, таким образом, сохраняли весьма призрачную автономию [7]. Журавенский договор 1676 г. между Речью Посполитой и Османской империей окончательно закрепил большую часть территории Правобережной Украины за османами. При этом переход Подолии в юрисдикцию Османской империи привел к установлению на этих территориях османских порядков. Согласно сведениям османского деятеля Сары Мехмед-паши, значительная часть населения покинула этот регион еще после заключения польско-турецкого договора 1672 г. [8]. В этой связи у Стамбула существовал проект заселения этих территорий татарами-липками [9]. В то же время оставшаяся часть немусульманского населения облагалась высокими налогами [10], вводился так называемый налог кровью (девширме) – практика насильственного набора детей христианских подданных империи в корпус янычар (личной стражи султана). Только в 1673 г. в янычары с территории новообразованного эялета было набрано ок. 800 мальчиков, которых в дальнейшем насильственно обрезали и обратили в ислам [11]. На территориях, подчиненных османской власти, запрещалось строительство новых православных храмов, часть существующих церквей при этом была закрыта и превращена в мечети [12]. На территории самого т.н. Гетманства османские войска вели себя так, что в начале 1673 г. Дорошенко пришлось хлопотать о грамоте, которая ограждала бы христианские храмы на территории «Украинского вилайета» от насилия. Впрочем, с грамотами особо не считались. Османы уничтожили все мужское население города Умань. В Чигирине во время крестного хода представитель султана требовал сорвать с митрополита митру, потому что грекам не разрешалось так облачаться в Стамбуле. Союз с османами скомпрометировал Дорошенко и лишил его поддержки в украинском обществе. Приход османских войск (и вместе с ними Патриаршего экзарха), чего так добивались Дорошенко и митрополит Иосиф, привел к тому, что большая часть территории Гетманства перестала подчиняться Дорошенко. Началось массовое бегство людей с Правобережья за Днепр, причем с 1675 г. стали уходить не только простые люди, но и приближенные гетмана. Таким образом, оккупация османами Подолья, где была создана Каменецкая и Подольская митрополия, отдельная от Киевской кафедры, имела своим результатом почти полное исчезновение на этой территории христианства.

Экспансионистские планы османов во 2-й пол. 70-х гг. XVII в. были шире и распространялись на Киев и Левобережную Украину [13]. Если бы это удалось, то всё православное население Украины оказалось бы в том же положении, что и православные уже оккупированной части Правобережья. Именно с этими планами часть историков связывает сознательную задержку в поставлении нового главы Киевской митрополии Константинопольским Патриархатом.

Таким образом, стремление Дорошенко и митрополита Иосифа защищать самостоятельность Гетманства без России и против России в союзе с османами не принесло ничего хорошего Православной Церкви на украинских землях, но привело к существенному ослаблению украинского Гетманства, к разорению церквей, исламизации многих малороссиян, к гибели тысяч и бегству десятков тысяч жителей Украины. Декларации о защите веры обернулись предательством Православия. А реальная история Каменец-Подольской митрополии является одной из самых позорных страниц в истории осуществления Константинопольской Церковью своей юрисдикции на будущих украинских землях.

Однако последовавшие военные действия между русско-украинскими войсками и османской армией в 1677–1681 гг. привели к тому, что османы вынуждены были отказаться от дальнейшей экспансионистской политики [14]. Правый берег Днепра оказался опустошен и покинут большинством местного населения [15]. К примеру, после того как в начале осени 1678 г. османскими войсками был взят Канев, город еще в январе 1679 г. оставался разоренным, «церковь Пресвятые Богородицы полна трупу людей» [16]. Вот что ждало бы всю Украину.

Как видим, в своей аргументации епископ Иов не брезгует ничем. В том числе и... дикими бродячими попами, как аргументом в пользу того, что реально Константинополь и Украина не признавали власти Московского патриарха. Вот что он говорит своим неискушенным слушателям:

«…в пределах левобережной части Украины (Гетманщины) именно после событий 1686 года новую силу набрало такое внутрицерковное движение, как “странствующие” или “дикие попы”. Его суть заключалась в том, что украинские православные приходы на Левобережье, не желая признавать власть Московского Патриархата, приглашали к себе служить священников, рукоположенных в юрисдикции Вселенского Патриархата на правобережной Украине или в Молдо-Валахии. В течение целого XVIII в. российская светская и церковная администрация жестоко преследовала это движение и его представителей, отлавливая и заключая в тюрьмы “неканонических” священников. Но несмотря на это, до самого конца XVIII в. верующие с Левобережной Украины с риском для жизни ходили в Молдо-Валахию за получением священнического рукоположения от епископов Вселенского Патриархата, минуя русскую Синодальную администрацию. И иерархи Вселенского Патриархата фактически никогда не отказывали православным верующим с Левобережной Украины в таких просьбах».

Что ж, на украинских землях после 1686 г. частым явлением были не только «странствующие попы», но и странствующие архиереи, как правило, греческие или сербские, нередко и правящие, самовольно отлучившиеся от своих епархий. Патриарх Московский Адриан в 1694 г. писал по поводу странствующих в Малороссии греческих и сербских архиереев и Киевскому митрополиту, и гетману Мазепе, указывая на самочинные служения с их стороны, а также требуя от церковных и светских властей Малороссии более тщательного наблюдения за их деятельностью [17]. В итоге переписки Патриарх Адриан в 1695 г. издал распоряжение запретить служение в церквах странствовавшим по Украине многочисленным «неведомым греческим архиереям» и определить их на жительство в монастыри. Такое решение Адриана поддержал Патриарх Иерусалимский Досифей. Более того, патриарх Досифей уже после смерти Патриарха Адриана писал царю Петру в 1702 году, чтобы тот не доверял странствующему духовенству: «но страннии и онии, прехождаху зде и тамо, могут прозвести некия новости в Церкви», и предупреждал:

«Аще приедут отсюды или сервы, или греки, или инаго народа туды, аще бы и случайно были мудрейшия и святейшия особы, ваше державное и богоутвержденное царствие да никогда сотворит митрополитом или и патриархом грека, серва или и русянина, но москвитянов, и не просто москвитян, но природных москвитян многих и великих ради вин» [18].

Очевидно, что Восточные Патриархи признавали только за Московским Патриархом право на решение вопроса «странствующего» духовенства на канонической территории Русской Православной Церкви. Что касается деятельности клириков Валахии на украинских землях, то в Подолии, в условиях малочисленности православного духовенства и ограничения польскими властями любых связей с Киевской митрополией, нередко служили клирики из Валахии, которые тоже, как правило, были странствующими. Нередко такие клирики находились под запретом в епархиях Валахии.

Одна из таких колоритных личностей – епископ Епифаний Чигиринский, которого якобы иерархи Вселенского престола рукоположили на Украину по несогласию с актом 1686 г. На самом деле, он подделал свои документы; его действительно рукоположили за хорошие деньги в Яссах; на Украине он какое-то время что-то делал, потом его поймали и привезли в Петербург, где лишили сана и заточили на Соловках. Он сбежал и нашел себя в рядах русских (не украинских!) старообрядцев, к которым изначально не имел никакого отношения. Вот таких авантюристов епископ Иов предлагает в качестве доказательства своей так сказать правоты. Кстати, «светлый» образ еп. Епифания выводит нас на еще одну проблему — о роли Константинопольского патриархата в раздувании русского раскола XVII в., начиная с Томоса 1654 г., через клятвы собора 1667 г. и, наконец, заканчивая поставлениями, совершенными Амвросием Белокриницким, который умер в общении с Константинопольской Патриархией.

Епископ Иов не может не знать, что каноны Вселенских и Поместных Соборов жестко осуждают бродячих попов и монахов, которых велят подвергать различным наказаниям вплоть до отлучения и извержения из сана (4, 5, 6, 8 правила Халкидонского Собора). Почему же «дикие попы» не встречают у него никакого осуждения? Потому что они — против Москвы? Или потому, что очень многие клирики Константинополя находятся в положении «диких попов», не имея постоянного места служения?

Читаем дальше:

«В Константинополе и подумать не могли, что в Московской Церкви-дочери нарушат договоренности и попытаются силой упразднить каноническую юрисдикцию Константинопольской Матери-Церкви в Украине. Из-за этого позже, после распада Российской Империи, Вселенский Патриархат отдельным томосом от 13 ноября 1924 года для предоставления автокефалии Польской Церкви вынужден был объявить акт 1686 года неканоническим и недействительным.

[…]

На основании этого историко-канонического права для православных епархий на территории оккупированных Польшей Западной Украины и Западной Белоруссии Вселенский Патриархат 13 ноября 1924 года издал Томос о даровании автокефалии Польской Церкви. Этот Томос отменял акт 1686 года, которым передавалась Киевская кафедра под временную опеку (администрацию) Московскому патриарху. Томос Вселенского патриарха 1924 года утверждает, что это присоединение противоречило каноническим правилам и что Московский Патриархат не выполнил оговоренных в акте 1686 года требований, согласно которым Киевская митрополия должна была сохранить свои права автономии и каноническую связь с Вселенским Патриархатом.

Таким образом, автокефальная Православная церковь в Польше (а по сути, Западной Украины и Западной Белоруссии) провозглашалась правопреемницей исторической автономной Киево-Галицкой митрополии Вселенского Патриархата. К ней, кстати, относилась Свято-Успенская Почаевская лавра, священоархимандритом которой считался Предстоятель автокефальной Православной Церкви в Польше митрополит Варшавский и всея Польши. Во время немецкой оккупации, уже в 1941 году, из части западно-украинских епархий Православной Церкви в Польше по благословению ее Предстоятеля, митрополита Варшавского Дионисия (Валединского), декретом от 24 декабря 1941 г. возникла “Администрация Православной Церкви на освобожденных украинских землях” во главе с администратором, митрополитом Луцким Поликарпом (Сикорским), который был каноническим епископом автокефальной Православной Церкви в Польше. Очень часто называют эту администрацию “Украинской Автокефальной Православной Церковью (УАПЦ)”, но это совсем неправильно, потому что это было расширением церковной юрисдикции автокефальной Православной Церкви в Польше на оккупированных немцами украинских землях, исходя из того, что автокефалию получила Церковь в Польше на основе Киевской митрополии. Тогда же Местоблюстителем Киевского митрополичьего престола был объявлен митрополит Варшавский Дионисий (Валединский) как канонический Предстоятель автокефальной Православной Церкви на территории Польши, Украины и Беларуси, признан Вселенским Престолом и другими Поместными Православными Церквами».

И вновь то, чем думает хвалиться епископ Иов, является печальной и позорной летописью беззаконий – как светских властей, так и церковных. Во-первых, епископ Иов забывает упомянуть, что издавший этот томос Патриарх Григорий VII устроил самый настоящий раскол в мировом Православии, внедрив новый стиль в Константинопольской Патриархии, что именно он поддерживал советских обновленцев и предлагал законному святому Патриарху Тихону отойти от правления. Но даже он не рискнул объявить акт 1686 г. юридически ничтожным. Точная формулировка в Томосе от 13 ноября 1924 г. звучит так:

«Первоначальное отпадение от нашего Престола Киевской митрополии и зависящих от неё Православных Церквей Литвы и Польши и присоединение их к Святой Церкви Московской было совершено не в соответствии с каноническими постановлениями».

То есть Томос высказывал мнение, что переход Киевской митрополии к Московскому Патриархату произошел не вполне канонично, но в нем ничего не говорилось о признании недействительной передачи Константинополем Киевской кафедры Русской Церкви в 1686 г. Единственное юридическое основание в Томосе 1924 г. для принятия автокефалии Польской Церкви состояло в недавнем изменении границ государств:

«Права, которые касаются церковных дел, ...должны соответствовать политическим и административным переменам».

Однако если бы Константинополь строго блюл соответствующее правило Халкидонского Собора, то должен был бы распроститься со своими Фракийскими, Македонскими и Критскими епархиями, которые должны были войти в состав Элладской Церкви.

Единственное основание для томоса — выполнение хорошо проплаченного заказа польского правительства, во главе которого стоял бывший социалист и террорист Юзеф Пилсудский, жесткий гонитель Православной Церкви. В межвоенной Польше Пилсудского было уничтожено более 700 православных храмов, среди них — шедевр архитектуры, величественный собор святого Александра Невского, взорванный в 1922 году.

Польские власти сразу после Рижского договора 1921 года были настроены на решение православного церковного вопроса через создание автокефальной Церкви, зависимой от национального правительства. В этом немаловажную роль сыграли националистические настроения, в том числе русофобия, украинофобия и белорусофобия наиболее влиятельных политических деятелей, которая выражалась в борьбе с русским, украинским и белорусским языками, преследовании православной веры и русской народности. Власти склоняли архиереев Варшавской епархии – сначала Георгия (Ярошевского), а затем Дионисия (Валединского) – к достижению сначала полной автономии, а затем автокефалии для Православной Церкви в Польше. Настроенные против польской автокефалии архиереи (и тем более – десятки рядовых священников) были либо изолированы и направлены под домашний арест в монастыри, либо выселены за пределы Польши. При этом никаких претензий на приходы, оставшиеся в составе Украины, они не выдвигали. Более того: Георгий Ярошевский вынужден был решать проблему канонического статуса дореволюционной Волынско-Житомирской епархии, которая оказалась разделена между Польшей и СССР, и добился от архиепископа Волынско-Житомирского Аверкия (Кедрова) письменного согласия на переход в ведение Варшавских митрополитов западной части Волынско-Житомирской епархии с Почаевской Лаврой.

В то же время Константинопольский Патриархат воспользовался в 1924 г. ситуацией для усиления своего собственного влияния.

«...Предоставленная Православной Церкви в Польше автокефалия оказалась весьма отличной от обычной автокефалии. Так, Православная Церковь в Польше должна была во всех храмах ввести обязательное возношение имени Патриарха Константинопольского, обязывалась получать святое миро от Вселенской Патриархии и лишалась права непосредственного сношения с другими автокефальными Церквами, что должна была осуществлять через посредство также Константинопольской Патриархии. Для надзора за церковными делами в Польше Константинополь назначил особого апокрисиария в сане епископа и т.д. Эти литургические, межцерковные, судебные, административные ограничения говорят о том, что Православная Церковь в Польше получила неканоническую, так называемую “неполную автокефалию”, другими словами, — перешла в ведение и распоряжение Константинопольского Престола. Посягнув вновь на целостность Русской Церкви, Константинополь не ограничился православными епархиями Польского государства, в Томосе от 13.XI 1924 г. недвусмысленно выражается точка зрения на подчинение Константинополю вновь всей Южнорусской митрополии, в свое время отторгнутой им от единства с Русской Церковью и воссоединенной с Московским Патриархатом в 1687 г.» [19].

С началом войны против СССР по приказу митрополита Варшавского Дионисия (Валединского) в польской Синодальной типографии были отпечатаны бланки с титулом «Смиренный Дионисий, Патриарх Московский и всея Руси» (!), которые до осени 1941 года хранились запечатанными, но позднее были уничтожены. Иными словами, Варшавский митрополит Дионисий решился на канонический разбой при поддержке нацистов — злейших врагов человечества вообще и славянства и Польши, в частности. В конце сентября 1941 г. «Всеукраинская Православная Церковная Рада» пригласила митрополита Дионисия стать во главе восстанавливаемой «Украинской автокефальной Церкви» и он был готов принять приглашение. Однако, немецкие власти запретили ему въезд на территорию оккупированной Украины. 24 декабря 1941 г. митрополит Дионисий назначил архиепископа Поликарпа (Сикорского) «временным администратором Православной Автокефальной Церкви на освобожденных землях Украины». Автокефалисты ссылались на авторитет митрополита Дионисия, весьма высокий в глазах немецких властей, который в свою очередь успешно ходатайствовал о них перед Министерством иностранных дел Германии. Владыка Дионисий стремился действительно стать Патриархом Всероссийским и распространить УАПЦ на максимум территорий, оккупированных немцами: так, приходы УАПЦ в 1942–1943 гг. создавались даже на пограничных с Украиной оккупированных территориях РСФСР, в Курской области (в юрисдикции Феофила (Булдовского), принятого в УАПЦ), хотя последняя никакого отношения к Киевской митрополии никогда не имела. Кстати, вот что творилось в Курской и соседней Орловской областях во время оккупации немцами. Приводим свидетельство Александра Верта из его знаменитой книги «Россия в войне 1941–1945 годов»:

«У большого кирпичного здания орловской тюрьмы изо рва выкапывали трупы. Издали они казались мягкими зеленовато-коричневыми тряпичными куклами – их складывали возле рва, откуда их извлекали. Два представителя советских властей сортировали черепа – некоторые были с пулевыми отверстиями в затылке, другие без таких отверстий. Из рва шел едкий, застоявшийся смрад. Выкопали 200 трупов, но, судя по длине и глубине рва, там находилось, по крайней мере, еще 5 тысяч трупов. Некоторые “образчики” были трупами женщин, но большинство – мужчин. Половину составляли советские военнопленные, умершие от голода и различных болезней. Остальные были солдаты или гражданские лица, которых убивали выстрелом в затылок. Казни совершались в 10 утра по вторникам и пятницам. Взвод гестаповцев, производивший расстрелы, методично появлялся в тюрьме два раза в неделю. Помимо этих, много других людей было убито в Орле. Некоторых публично вешали как “партизан” на городской площади» [20].

Из 114 тысяч жителей Орла в городе осталось 30 тысяч: остальные были либо убиты немцами, либо умерли от голода, либо были угнаны в Германию или бежали.

После эвакуации архиереев УАПЦ перед наступающими советскими войсками в Варшаву, в Вербное воскресенье 1944 года они поднесли митрополиту Дионисию титул «Патриарха всея Украины». Принимая грамоту и новый титул, митрополит Дионисий произнес на украинском языке благодарственную речь. В течение нескольких месяцев имя митрополита Дионисия как «Патриарха всея Украины» возносилось за службами в храмах УАПЦ. Никакого признания его самозванного патриаршества со стороны каноничных Церквей, конечно же, не было. После Второй Мировой войны, в июне 1948 г., митр. Дионисий, устраненный к тому времени от управления Польской Церковью, обратился к Патриарху Московскому Алексию I и принес «искреннее покаяние во всех содеянных им по отношению к Матери-Церкви прегрешениях».

Можно было бы коснуться и других аспектов интервью епископа Иова (Гечи), в частности, его горячего стремления реабилитировать Ивана Мазепу — клятвопреступника и кровосмесителя — и представить его вместе с его пособником Филиппом Орликом борцом за украинскую конституцию (которой тогда не было и в помине). Однако сказанного выше вполне достаточно для оценки компетентности епископа Иова.

 

[1] Архиепископ Тельмисский Иов (Геча): Украина всегда была канонической территорией Вселенского Патриархата // https://glavcom.ua/ru/interview/arhiepiskop-telmisskiy-iov-gecha-ukraina-vsegda-byla-kanonicheskoy-territoriey-vselenskogo-patriarhata-528608.html

[2] Макарий (Булгаков), митрополит. История русской Церкви. Ч. 5. Т.8. М., 1996. С. 400.

[3] Акты Юго-Западной России.Ч. 1. Т.5. С. 120

[4] Акты Юго-Западной России.Ч. 1. Т.5. С. 120

[5] Акты Юго-Западной России. Ч. 1. Т.5 . 142-143.

[6] Ayverdi S. Türk – Rus Münâsebetleri ve Muhârebeleri. İstanbul, 2012. S. 169–170; Орешкова С.Ф., Османская империя во второй половине XVII в.: внутренние проблемы и внешнеполитические трудности // Османская империя и страны Центральной, Восточной и Юго-Восточной Европы в XVII в. М., 2001.Ч. 2. С. 19.

[7] По мнению турецкого исследователя М. Инбаши, османам было важно зафиксировать свое присутствие на Украине, что позволяло им открыто вмешиваться в политические дела региона, в том числе, и прямо контролировать свои вассальные территории, при этом османское правительство стремилось создать удобную базу для участия крымских сил в турецких походах в Европе (см.: İnbaṣı M. Ukrayna’da Osmanlılar: Kamaniçe seferi ve organizasyonu (1672). İstanbul, 2003. S. 18–19).

[8] Defterdâr Sarı Mehmed Paşa. Zübde-i Vekaiyat: Tahlil ve Metin (1066 – 1116/ 1656 – 1704) / Hazirlayan A. Özcan. Ankara, 1995. S. 28.

[9] İnbaṣı M. Op. cit. S. 18–19.

[10] Kołodziejczyk D. Podole pod panowaniem tureckim: Ejalet Kamieniecki 1672–1699. Warszawa, 1994. S. 88.

[11] Defterdar Sarı Mehmed Paşa… S. 28. См. также: Акты, относящиеся к истории Южной и Западной России, собранные и изданные Археографической комиссией. СПб., 1879. Т. 11. № 71. Стб. 242; Флоря Б.Н. Войны Османской империи с государствами Восточной Европы (1672 – 1681 гг.) // Османская империя и страны Центральной, Восточной и Юго-Восточной Европы в XVII в. М., 2001. Ч. 2. С. 114–115.

[12] Defterdar Sarı Mehmed Paşa. Op. cit. S. 28–29; Флоря Б.Н. Войны… С. 114.

[13] Karaköse H. Çehrin Seferi ve Osmanlı’nın Ukrayna Politikası // Merzifonlu Kara Mustafa Paşa Uluslararası Sempozyumu (08–11 Haziran 2000). Merzifon, 2000. S. 155–171. Василий Даудов, отправленный в Стамбул в конце 1678 г., летом 1679 г. сообщал в Москву информацию, распространенную в османских военных кругах, о том, что султан хотел подчинить себе «всеа Малыя Росии по Семь реку, как казаки владели» (РГАДА. Ф. 89. Оп. 1. Кн. 19. Л. 99 об.).

[14] Яфарова М. Р. Русско-османское противостояние в 1677–1681 гг.: Д. М., 2017.

[15] Костомаров Н.И. Руина // Костомаров Н.И. Собрание сочинений: Исторические монографии и исследования. СПб., 1905. Кн. 6. Т. 15. С. 322; Флоря Б.Н. Россия, Речь Посполитая и Правобережная Украина в последние годы гетманства П. Дорошенко (1673–1676 гг.) // Древняя Русь. Вопросы медиевистики. 2016. № 3 (65). С. 86–90.

[16] РГАДА. Ф. 89. Оп. 1. Кн. 19. Л. 87 об.

[17] АЮЗР. Ч.1. Том 5. Акты, относящиеся к делу о подчинении Киевской митрополии Московскому Патриархату (1620-1694). Киев, 1872. № CXXIX. С. 406-413.

[18] См.: Каптерев Н.Ф. Сношения Иерусалимского Патриарха Досифея с русским правительством (1669-1700). М. 1891. Приложение, № 8.

[19] Буевский Алексей. Патриарх Константинопольский Григории VII и Русская Православная Церковь. Журнал Московской Патриархии. 1953 №4. С. 33–38. // http://archive.e-vestnik.ru/page/index/195304214.html

[20] Верт Александр. Россия в войне 1941–1945. М.: Воениздат, 2001.

 
Alcune considerazioni sull'eredità ortodossa dell'Ungheria

Prima di tutto, le chiedo di spiegarmi le ragioni per le quali potremmo parlare veramente di un'eredità ortodossa dell'Ungheria.

Per prima cosa dobbiamo pensare ad alcune leggende slave secondo le quali ci sono stati alcuni incontri tra i santi Costantino (Cirillo) e Metodio e i proto-ungheresi prima ancora del loro insediamento in Pannonia nel 896.

Poi potrei prendere in considerazione alcune cronache bizantine che affermano che dopo che la Pannonia fu conquistata alla metà del X secolo, il principe ungherese Bulcsú fu battezzato a Costantinopoli, cosa che poi si è ripetuta con il principe Gyula, che tornò in Ungheria assieme a un monaco missionario di nome Ieroteo.

Tutto ciò ha reso possibile la diffusione del cristianesimo orientale nel territorio dell'Ungheria, e oggi quest'eredità comincia a essere riscoperta.

Non da ultimo, dovremmo considerare anche il re Géza I (1074-1077), che nel decimo secolo ha ricevuto una corona dall'imperatore bizantino Michele V Dukas (1071-1078).

Queste sarebbero solo alcune delle molte ragioni storiche che potrebbero aiutarci a capire perché l'Ungheria ha un'eredità ortodossa.

D'altra parte, sarei molto interessato a scoprire ulteriori dettagli sull'identità ungherese dell'Ortodossia, sulle sue particolarità e sui suoi rappresentanti prominenti. So che il principe Gyula, per esempio, è uno dei rappresentanti più importanti dell'ortodossia ungherese.

Per risponderle sinceramente, il principe Gyula non è nemmeno così importante nel quadro dell'Ortodossia ungherese. Noi ungheresi ortodossi di oggi siamo grati al principe Gyula solo perché ha portato in Ungheria il monaco missionario Ieroteo, grazie al quale l'Ortodossia ha potuto svilupparsi. Ieroteo era arrivato nel territorio di Gyula come vescovo, ordinato dal patriarca Teofilatto di Costantinopoli nel 953. In seguito fece missione anche sul territorio dell'attuale Ungheria e fondò monasteri e chiese, tra cui il più importante è il monastero Veszprémvölgy, dalla congregazione formata da monache della Grecia. La corona del pellegrinaggio regale, situata nel Museo Nazionale Ungherese, è opera di quelle monache.

I veri rappresentanti dell'Ortodossia ungherese a cui teniamo in modo particolare sono, per esempio, i santi Mosè l'Ungaro, Efrem e Giorgio, che hanno lasciato l'Ungheria e sono giunti a essere onorati dai russi. Poi citerei il santo martire Demetrio che, secondo alcune versioni, sarebbe nato nella città di Sirmio, che più tardi divenne Szávaszentdemeter.

Penso anche alla figlia del santo re Ladislao, Piroska, che era sposata con l'imperatore bizantino Giovanni Comneno e fu canonizzata a Costantinopoli sotto il nome di Irina.

La storia ci mostra molto chiaramente che a un certo punto l'evoluzione dell'Ortodossia in Ungheria è stata interrotta per motivi che non è il caso di discutere qui. Ma come è stato possibile ristabilire l'Ortodossia nello stato ungherese?

A causa delle enormi ondate di emigrati serbi e greci del XVII, XVIII e XIX secolo. Gli ortodossi serbi che erano arrivati ​​in Ungheria non volevano sposarsi con ungheresi e avevano fatto del loro meglio per preservare la loro lingua e le loro tradizioni nel nostro paese, ma coloro che realmente hanno contribuito alla rinascita dell'Ortodossia in Ungheria sono stati i greci. Questi ultimi hanno trasmesso l'Ortodossia in modo autentico, e inoltre, alla seconda generazione sono giunti a considerarsi ungheresi tanto che molti testi liturgici sono stati tradotti in ungherese. In questi termini si può parlare della nascita della moderna Chiesa ortodossa ungherese, che, nonostante le molte difficoltà e ostacoli, si è guadagnata il diritto di godere la propria identità per integrarsi nel paesaggio dell'Ortodossia universale.

Nel 2000 il decanato ungherese è divenuto la Diocesi ortodossa ungherese, sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa, ed è stato un evento molto importante per l'evoluzione della ortodossia ungherese. Come definirebbe da sacerdote ortodosso un tale evento?

Come ho detto, l'Ortodossia ungherese, così come il popolo ungherese, ha dovuto fare i conti con molti ostacoli, anche con qualche ingiustizia, per guadagnare la propria identità. L'evento di cui parla è della massima importanza per noi, ungheresi ortodossi, soprattutto dal momento che in questo modo è stato reso noto alle grandi Chiese ortodosse che esiste anche un'Ortodossia ungherese, che è pure un'Ortodossia abbastanza antica. Non da ultimo, sono contento che sia stata compresa la necessità di servire in lingua ungherese nel territorio dell'Ungheria, cosa che non significa che non si dia importanza anche alle lingue delle minoranze presenti nelle parrocchie ortodosse ungheresi.

Sono contento di vedere che la Chiesa ortodossa ungherese è invitata a vari incontri panortodossi e che la sua posizione inizia davvero a contare qualcosa.

Dato il particolare interesse che ho per l'Ortodossia ungherese, so che il nome più rappresentativo nel paesaggio ortodosso ungherese è Padre Tibor Imrenyi, noto per il suo volume, il "patrimonio ortodosso dell'Ungheria". Ma di quali altri nomi importanti dell'Ortodossia ungherese potremmo discutere?

L'ortodossia ungherese, essendo ancora molto giovane, non ha ancora molti nomi importanti. Padre Tibor Imrenyi è effettivamente un'autorità sull'Ortodossia ungherese, sia nel campo spirituale sia per l'erudizione che lo caratterizza essendo un intellettuale genuino ed eccellente.

Dovremmo anche parlare di padre Berki Feriz che purtroppo è morto nel 2006. È stato un vero servitore dell'Ortodossia ungherese, a cui si è dedicato corpo e anima per oltre 50 anni. Di fatto, si potrebbe dire che l'Ortodossia ungherese ha resistito ed esiste ancora oggi grazie all'attività missionaria svolta da padre Berki Feriz. Io non l'ho conosciuto molto bene, abbiamo avuto alcune brevi discussioni quando ero adolescente, ma è un esempio spirituale a cui tengo molto.

Parlerei anche di Tóth Peter, discepolo di padre Tibor Imrenyi, che studia ed evidenzia con particolare cura la vita dei santi ortodossi ungheresi o di quei santi ortodossi che sono giunti anche sul territorio dell' Ungheria.

L'ultima domanda che vorrei porle è molto semplice: come vede il futuro dell'Ortodossia ungherese?

Per me è molto difficile rispondere a questa domanda, ma speriamo che l'Ortodossia ungherese diventerà più forte in futuro, dato che molti giovani ungheresi, delusi dalle confessioni nel seno delle quali sono nati, trovano risposte edificanti alla loro ansia nell'Ortodossia, scegliendo così la conversione alla retta fede.

 
18 chiese e monasteri ortodossi della Pennsylvania (saggio fotografico)

monastero di san Tikhon di Zadonsk. South Canaan

chiesa dei santi Pietro e Paolo. Uniondale

chiesa dei santi Pietro e Paolo. Uniondale

chiesa dell'Esaltazione della santa Croce. Williamsport

chiesa della Natività della Vergine Maria. Osceola Mills

chiesa della Natività della Theotokos. Madera

chiesa di san Michele. Irvona

chiesa dei santi Pietro e Paolo. Glen Campbell

chiesa della santa Ascensione. Colver

chiesa di san Giovanni Battista. Blairsville (Black Lick)

chiesa dei santi Pietro e Paolo. Edinboro

monastero della Trasfigurazione. Elwood City

chiesa della santa Resurrezione. West Brownsville

chiesa della santissima Trinità. New Salem

chiesa della Natività della Vergine Maria. Masontown

chiesa di Cristo Salvatore. Harrisburg

chiesa della santissima Trinità. Pottstown

chiesa di san Nicola. Bethlehem

 
Очевидец: "Цель боевиков была убить как можно больше жителей-христиан"

Голос России, 6 сентября 2013 г.

5 сентября вооружёнными формированиями сирийской оппозиции была предпринята попытка захватить населённый преимущественно христианами городок Маалюля, расположенный в 60 км от Дамаска. Корреспонденту "Голоса России" удалось связаться с очевидцем событий, который находился в городе во время штурма, Ваилем Маласом
Городок Маалюля известен прежде всего тем, что его жители говорят на одном из диалектов арамейского языка, близкого к языку Иисуса Христа. Правительственные войска отбили атаку, однако боевикам, имеющим отношение к "Джабхат ан-Нусра" и "Аль-Каиде", удалось закрепиться на окружающих высотах, откуда они продолжают обстреливать город.
Вот, что рассказал "Голосу России" очевидец событий, находившийся во время штурма в городе, общественный активист Ваиль Малас:
- Вы были в городке Маалюля во время штурма. Что там произошло?
- Я гостил у своих родственников в Маалюле и встречался с монахами и монахинями, когда в город ворвались террористы "Джабхат ан-Нусра" и другие вооруженные группировки. Они захватили самый старый первый в мире женский монастырь Святой Равноапостольной Феклы, монастырь Святого Пророка Илии и туристический отель. После они стали разрушать здания и осквернять святыни. Большинство монахов и монахинь выгнали, некоторых захватили в плен. Нескольких священников убили. Все кресты, паникадила и другая церковная утварь, которая представляет какую-ту материальную ценность, украдены. Остальное сожгли.
Сейчас эти два монастыря заняты снайперами боевиков, потому что они находятся на возвышенностях. Кроме того, мы заметили у боевиков какое-то странное оружие, которое никогда раньше не видели, я даже не смогу описать его.
А началось все с того, что к армейскому блокпосту города подъехала заминированная машина со смертником, которая взорвалась и убила большое количество солдат. После этого несколько десятков машин с установленным на них оружием въехало в город. Пешие шли рядом. Общее число боевиков идёт на тысячи, я не смог их сосчитать, кажется, будто они все свои силы перебросили в Маалюлю. Когда они ворвались в город, то кричали, что очистят землю от грешников. Их цель была убить как можно больше жителей-христиан и взорвать максимальное количество церквей.
Хочу обратить внимание, что в СМИ не рассказывают один ужасный факт: в городе боевики начали проверять паспорта людей и как только видели, что у человека христианское имя, тут же ему стреляли в голову и шли к следующему жителю.
Мне же удалось бежать лишь потому, что во время штурма мы находились недалеко от главного шоссе в городе, где стоял автобус, водитель которого собрал максимальное количество людей и уехал. Я был в числе счастливчиков. Мы переоделись в самую простую одежду, с нами были дети и женщины. Через несколько часов мы узнали, что шоссе тоже захвачено.

 
Космонавт Гермашевский о воинах ОУН-УПА: нельзя признавать убийц героями

Первый польский космонавт Мирослав Гермашевский шокирован признанием воинов ОУН-УПА борцами за независимость Украины. Во время Волынской резни было зверски убито 18 членов его семьи.

Верховная Рада 9 апреля приняла Закон "О правовом статусе и чествовании памяти борцов за независимость Украины в ХХ веке", автором которого является Юрий-Богдан Шухевич. В законе в перечне организаций, боровшихся за независимость Украины, указаны ОУН и УПА.

Президент Польши Бронислав Коморовский считает, что признание Верховной Радой Украины деятельности ОУН-УПА борьбой за независимость, может негативно сказаться на польско-украинских отношениях. "Несчастье этого закона заключается в том, что он делает невозможным польско-украинский исторический диалог, без которого нет примирения и решения важных вопросов. Это дело не закрыто, если говорить об отношениях Польши и Украины, но и здесь следует искать позитивное решение", — сказал он.

В свою очередь министр иностранных дел Польши Гжегож Схетына не считает угрозой для Варшавы признание парламентом Украины деятельности "Организации украинских националистов" и "Украинской повстанческой армии" борьбой за независимость.

О том, как поляки восприняли героизацию воинов ОУН-УПА корреспондент РИА Новости Украина спросил у первого польского космонавта, генерала Мирослава Гермашевского. Во время Второй мировой войны его отец Роман Гермашевский был одним из руководителей польской самообороны села Липники (Костопольский уезд, ныне Березновский район Ривненской области). В марте 1943 года подразделения УПА и неорганизованные погромщики из соседних украинских сёл сожгли село, уничтожив часть польского населения. При этом погибли члены семьи будущего космонавта, а его дед был заколот семью ударами штыка в грудь. В августе 1943 года сосед семьи, украинский националист, убил и отца.

Как в Польше относятся к тем законам, которые приняли в Украине по поводу признания воинов ОУН-УПА борцами за независимость страны?

Я никогда с журналистами не говорю по телефону, но на этот вопрос я отвечу: я просто в шоке, что такое вообще могло состояться. Как можно тех, кто нас убивал, и все хорошо знают, что это террористы, сделать героями? У меня очень много друзей-украинцев, и им теперь стыдно, что так случилось

Пан Мирослав, ваша семья пострадала от действий украинских националистов. Для вас это еще и личная трагедия...

Вся моя семья жила на востоке. Отца моего убили, деда убили, из моей семьи восемнадцать человек убили страшным способом. Эти "герои" убили мою семью топорами, ножами. Вот это герои у вас! Как вы вообще можете признавать их героями?

Как подобные законы могут отразится на отношениях между нашими народами?

У меня много друзей, я люблю украинскую культуру, народ. То, что было у нас в прошлом — страшно. Это нужно просто показать людям, рассчитаться с прошлым. А мы это не делаем. Почему так — я не знаю. Почему Украина так поступает, мне трудно понять. Мы помогаем Украине, наша страна первой признала вашу независимость. Поляки поддерживают украинцев, а вы в ответ признаете убийц героями…

 
Il monastero di Jvari e la sorgente di santa Nino

il monastero di Jvari d'inverno

All'interno della nazione della Georgia, ci sono numerosi luoghi santi che si trovano a un'ora dalla capitale della nazione Tbilisi e sono collegati alla conversione della stessa nazione georgiana alla fede cristiana nel IV secolo d.C. Uno dei più importanti nella coscienza del popolo georgiano è il monastero della santa Croce (Jvari) situato a circa venti chilometri da Tbilisi. Ciò è dovuto principalmente al legame che Jvari ha con la vita di santa Nino (Nina) Pari agli Apostoli, che fu portata in questa parte della Georgia orientale dai pastori di Mtskheta, come spiegato nella seguente citazione dalla sua biografia: "Si recò poi a Mtskheta con un gruppo di georgiani che stavano facendo un pellegrinaggio per venerare l'idolo pagano Armazi. Là, osservò con grande tristezza il popolo georgiano tremare davanti agli idoli. Era estremamente addolorata e pregò il Signore: 'O Signore, manda la tua misericordia su questa nazione... che tutte le nazioni possano glorificare te solo, l'unico vero Dio, per mezzo di tuo Figlio, Gesù Cristo'. Improvvisamente cominciò a soffiare un vento violento, e dal cielo cadde una grandine che frantumò le statue pagane. I fedeli terrorizzati fuggirono, sparpagliandosi per la città". [1] Sul sito di questo ex tempio dedicato al culto dei falsi dei sarebbe stata eretta una grande croce, che sarebbe stata il punto focale per il popolo georgiano appena illuminato per adorare l'unico vero Dio. Durante il suo periodo di evangelizzazione in Georgia, santa Nino parlò non solo di Nostro Signore Gesù Cristo, ma anche di suo cugino san Giorgio, che il popolo georgiano considera il suo più caro santo patrono nazionale.

chiesa della confraternita di Jvari

celle della confraternita di Jvari

Alla fine del VI secolo, la chiesa fu notevolmente ampliata e divenne ciò che si vede attualmente visitando questo luogo sacro, nonostante le ripetute invasioni contro la Georgia da parte di diversi imperi e l'abbandono che la chiesa ha subito durante il periodo dell'empia autorità sovietica. L'oggettiva bellezza del monastero di Jvari anche nell'età moderna, nonostante queste difficoltà, può essere vista nella seguente citazione del World Monuments Fund (WMF), "Le tecniche di costruzione e gli elevati standard di ingegneria, nonché il diverso programma decorativo, la localizzazione del monastero, esemplificano le eccezionali e secolari pratiche edilizie georgiane insieme a un'ampia gamma di tradizioni estetiche orientali e occidentali. [2]

chiesa della confraternita del monastero di Jvari dedicata alla Theotokos "Gioia inaspettata"

edifici della confraternita del monastero di Jvari

Gli sforzi per restaurare completamente la Chiesa nella sua forma originale sono stati difficili a causa del fatto che i documenti originali dell'edificio nel 1991 (poco prima dell'indipendenza della Georgia dall'Unione Sovietica) sono andati perduti in un incendio e per gli effetti degradanti del peggioramento delle piogge acide, correlate alla crescita di Tbilisi come città. Tuttavia, nonostante questi problemi, si può ancora vedere la base della croce che santa Nino collocò nel IV secolo, e i pellegrini di tutta la Georgia venerano con grande rispetto questa santa reliquia dal tempo della conversione del loro popolo. Storicamente, questa croce era venerata non solo dai georgiani ma anche dai credenti di tutta la regione del Caucaso (gli odierni Azerbaigian, Armenia e Russia meridionale).

Detto questo, poco si sa in Georgia e nel mondo ortodosso sia della sorgente di santan Nino, situata a breve distanza dal monastero di Jvari, sia della confraternita del monastero. Nel caso della confraternita del monastero di Jvari, non si sa esattamente quando iniziò la presenza monastica a Jvari, ma molto probabilmente fu qualche tempo dopo l'istituzione del monachesimo in Georgia da parte dei tredici Padri assiri nel VI secolo d.C. [3] Come la maggior parte dei monasteri dopo questo periodo, la confraternita di Jvari subì un graduale stato di declino nei secoli successivi all'età d'oro della Georgia, che culminò nella distruzione della confraternita da parte delle autorità senza Dio sovietiche, che trasformarono la proprietà del monastero in un campo di giovani pionieri per la gioventù sovietica. [4] Tuttavia, per misericordia di Dio, dal 1992 la confraternita è fiorente con una ventina di monaci di tutte le età, e ha ricostruito una considerevole sala di refettorio (trapeza), una chiesa consacrata nel 2006 dal patriarca Ilia e dedicata all'icona della Theotokos "Gioia inaspettata", alloggi per i monaci e terreni agricoli sufficientemente produttivi per i bisogni della confraternita.

edificio della trapeza

le conserve nella trapeza

sala della trapeza

Per quanto riguarda la sorgente curativa di santa Nino, questa si trova a breve distanza su un sentiero che scende dalla chiesa di Jvari ed è raggiungibile in circa quindici minuti. Questa sorgente di santa Nino non deve essere confusa con un'altra sorgente curativa legata alla vita di santa Nino, che si trova a un chilometro e mezzo da Tbilisi presso il monastero di santa Nino a Bodbe. [5]

il sentiero che porta alla sorgente di santa Nino

C'è una piccola chiesa dedicata a santa Nino costruita qui, dove la santa si inginocchiò e pregò per la conversione della Georgia. La sorgente situata nelle vicinanze è stata benedetta dalla stessa santa Nino, e le sue lacrime sono mescolate all'interno con proprietà uniche che le danno il sapore del latte materno (da cui il nome sorgente del latte, ძუძუს წყარო / dzudzus ts'q'aro). Alla sorgente sono affisse le note di centinaia di miracoli che si sono registrati dall'inizio degli anni 2000 attorno a quest'acqua santa, soprattutto per le donne (infertilità, cancro al seno, ecc.), e si nota in generale anche una purificazione del tratto gastrointestinale.

sorgente di santa Nino a Jvari

elenco dei miracoli

Per coloro che bevono quest'acqua santa, si consiglia di recitare il Padre nostro e il Tropario di santa Nino [6] prima di consumare una piccolissima quantità (10-20 grammi) necessaria per santificare l'acqua normale.

padre Zabulon e la cappella di santa Nino a Jvari

Il luogo stesso della sorgente è stato inoltre santificato dalla vita monastica eremitica di padre Zabulon, che in questo luogo ha vissuto la sua vita monastica e che educa i pellegrini di tutto il mondo sulla sorgente e sulla vita di santa Nino.

eremo di padre Zabulon

Nel complesso, la combinazione della chiesa di Jvari, della confraternita e della sorgente di santa Nino rendono questo uno dei luoghi più sacri da visitare per i pellegrini ortodossi durante il loro soggiorno all'interno della nazione della Georgia.

vista di Mtskheta da Jvari

Note

[1] https://orthochristian.com/7215.html

[2] https://www.wmf.org/project/jvari-monastery

[3] https://orthochristian.com/7266.html

[4] https://www.rbth.com/arts/2017/05/22/who-were-the-pioneers-and-why-is-the-so-much-nostalgia-for-them_767671

[5] https://religion.fandom.com/wiki/Bodbe_Monastery

[6] In te, o Madre, rigorosamente si è conservata l'immagine divina, / poiché prendendo la croce, hai seguito Cristo, / e nel tuo agire hai insegnato a disprezzare la carne passeggera, / e a prendersi cura dell'anima, che è realtà immortale. / Ed è per questo che con gli angeli insieme esulta, o piissima Madre Nino, il tuo spirito.

 
La Chiesa ucraina non parteciperà al concilio per l'unificazione proposto dalle chiese non canoniche

foto: www.pravmir.ru

La Chiesa ortodossa ucraina sotto la guida di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina non parteciperà al concilio per l'unificazione delle chiese pianificato dalle chiese non canoniche in Ucraina.

In seguito all'annuncio del Patriarcato ecumenico di ieri, che parla della propria restaurazione alla comunione del Patriarcato di Kiev scismatico e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina scismatica, nonché della continuazione del processo di concessione dell'autocefalia, le chiese non canoniche hanno chiesto la preparazione di un concilio di unificazione che deciderà chi dirigerà la nuova chiesa.

In un comunicato stampa pubblicato oggi, il Patriarcato di Kiev si è rivolto all'episcopato della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e ai vescovi della Chiesa canonica che desiderano unirsi alla nuova chiesa, con un appello per iniziare i preparativi per un concilio di unificazione, con il compito di approvare la decisione per l'unità della chiesa e di eleggere un primate per la nuova chiesa.

Filaret Denisenko, il capo del Patriarcato di Kiev scismatico, ha più volte espresso il desiderio di guidare la nuova chiesa, anche in una conferenza stampa di ieri, in cui dichiarava: "Io ero il patriarca, lo sono e lo sarò!"

Sua Eminenza l'arcivescovo Kliment (Vecherja), presidente del Dipartimento sinodale per l'informazione e l'istruzione della Chiesa ortodossa ucraina, ha detto a RIA-Novosti che la Chiesa ucraina non parteciperà al concilio.

Anche il capo del servizio stampa della Chiesa ucraina, Vasilij Anisimov, ha commentato a Interfax-Religion: "Noi siamo già la Chiesa locale canonica. Perché dovremmo partecipare alla creazione di un altra, e per di più, insieme a persone a cui abbiamo proibito di celebrare a causa di diverse infrazioni?!"

 
La profondità dell'Ortodossia

La prima domanda che vorrei fare è molto semplice ma abbastanza importante per comprendere meglio la sua personalità spirituale: come ha scoperto la spiritualità ortodossa?

Venendo da un ambiente ateo e anticlericale, da giovane attore sensibile alla bellezza e appassionato dal surrealismo, ho incontrato un eremita nel sud della Francia che mi ha aperto gli occhi alla dimensione spirituale. A causa del mio condizionamento anticristiano, mi sono rivolto all'India dove ho fatto molti viaggi e dove ho praticato lo yoga in compagnia di grandi maestri indù. Paradossalmente, l'India pagana mi ha preparato per il cristianesimo. Quando sono tornato in Francia, ho pensato di entrare in un monastero indù (ashram) per diventare monaco dell'ordine di Ramakrishna, ma più tardi ho sperimentato un'esperienza molto mistica che mi ha portato in Grecia e poi al Monte Athos dove ho avuto la "rivelazione" dell'Ortodossia. Ho vissuto come novizio al Monte Athos un anno, e poi vi sono tornato più volte.

Quale sarebbe l'unicità, o meglio ancora, la bellezza dell'Ortodossia dal suo punto di vista? Che cosa porta l'Ortodossia di interesse e di novità come modo di vivere?

La bellezza dell'Ortodossia richiederebbe centinaia di libri per parlarne, eppure non esauriremo il soggetto! Per essere breve, direi che è dovuto al fatto che la spiritualità, la liturgia e la dogmatica sono una stessa cosa. In altre parole, la teologia è vissuta come lode, la lode è teologica, la liturgia è un'arte sacra che ingrandisce la bellezza, portando lo spirito a Dio, senza dimenticare il corpo che svolge un ruolo cruciale nell'Ortodossia. Deve rimanere una pratica, un modo di vivere, di contemplare e di amare. Se questa diventa legale o politico perde la sua anima. Per me, i folli in Cristo costituiscono il cuore dell'Ortodossia, sono al di là delle norme della morale borghese e mostrano che tutte le pretese religiose sono vane. La chiave e l'umiltà e la benevolenza.

Credo che si possa parlare dell'Ortodossia come amore per la saggezza. Pensa che questa definizione sia il modo migliore per capire l'Ortodossia? Qual è la sua comprensione dell'Ortodossia e come possiamo scoprire la sua profondità?

Mi sembra che "l'amore per la saggezza" sia la definizione della filosofia. Tuttavia, per i Padri del deserto, la vita monastica era la vera filosofia. La filosofia dei Padri, lontana da ciò che è diventata una vana e sterile speculazione intellettuale, era ed è ancora, in particolare sul Monte Athos, una forma di vita in armonia con lo Spirito deificante. L'Ortodossia non è una morale e vorrei spingermi ancor più in là dicendo che non è una religione. Come ha detto Padre Basilio Gontikakis, che era il mio igumeno al Monte Athos, l'Ortodossia è la vera vita. A volte è giustamente detto che il mistero centrale dell'Ortodossia è la deificazione della creazione. Questo è vero, ma non dovremmo vedere la deificazione come una sorta di "sovrumanizzazione": il santo non è un sovrano! La deificazione deve raggiungere nel nostro cuore l'amore che Dio ha per noi e riversarlo nei nostri fratelli umani e tutta la creazione.

Come dovremmo comprendere il rapporto tra l'Ortodossia e la ragione? In altre parole, quale sarebbe il ruolo della ragione nell'Ortodossia?

Il grande errore dell'Occidente è stato quello di scommettere tutto sulla ragione. Così, si è costituita passo dopo passo l'onto-teologia, la teologia come scienza speculativa delle fondazioni. Dio è stato identificato con l'essere o la ragione. Per i Padri greci Dio è al di là della ragione, al di là dell'essere e del non essere, oltre ogni rappresentazione. Ogni immagine di Dio è un idolo, come dice san Gregorio di Nissa. Tuttavia, non si tratta di rifiutare la ragione. Questa ha il suo posto nel suo proprio ordine. Come Pascal ha detto: "Che cosa è più ragionevole di questa disgrazia della ragione?" L'Ortodossia mostra i limiti della ragione e ci obbliga a fare un grande salto nell'aldilà. La ragione deve tornare alla propria fonte, oltre l'intelletto, al cuore profondo, dove sorge la grazia.

Un teologo americano ha detto che nell'Ortodossia tutti possono scoprire la loro santità nascosta. Come intende lei questa affermazione?

Sì, è vero, ma non credo che sia una specificità ortodossa. Questo vale anche per altre grandi tradizioni. Scoprire la propria santità nascosta è scoprire la nostra vera identità. Ci identifichiamo erroneamente con il nostro ego, il "vecchio" di cui parla san Paolo. In realtà, siamo figli di Dio, eredi della promessa, uniti spiritualmente e Cristo che è "uno con il Padre". La nostra santità nascosta non è altro che il nostro essere profondo e vero: siamo, come dice san Paolo, uno spirito con Cristo, al punto che non siamo più noi che viviamo ma Cristo in noi.

Le sarei grato se potesse mettere in evidenza la sua prospettiva sul rapporto tra l'Ortodossia e le esigenze sociali dell'uomo contemporaneo, perché è un tema che a mio parere dovrebbe riguardare gli ortodossi.

Lei ha proprio ragione, l'Ortodossia è preoccupata soprattutto della contemplazione, anche se non ha mai dimenticato l'azione sociale, come a volte si vuole far credere in Occidente. Credo che l'Ortodossia trarrebbe beneficio dall'associarsi ancora di più con diversi movimenti di azione sociale. Tuttavia, mi sembra che abbia una missione propria e che, dimenticandola, potrebbe perdersi in una sorta di orizzontalità "troppo umana". La missione dell'Ortodossia è ricordare all'umanità da dove proviene e dove sta andando, mostrargli concretamente la presenza di Dio nel mondo, la bellezza dello Spirito. Ecco perché penso che debba essere soprattutto una scuola di contemplazione. Dobbiamo lasciare a Cesare ciò che è di Cesare, e ripristinare a Dio ciò che appartiene a Dio. Il ruolo dell'Ortodossia non è quello di fare le cose, ma di mostrare per esempio che possiamo esistere altrimenti. In breve, per me, la missione dell'Ortodossia è quella di rivelare la gioia che viene dall'alto e che ancora è profonda dentro di noi.

 
Altri sacerdoti in Africa vogliono passare alla Chiesa ortodossa russa

Liturgia nella chiesa di santa Maria Egiziaca a Robertson, Sud Africa

L'Esarcato patriarcale d'Africa ha iniziato il 2024 con un viaggio su larga scala di chierici della Chiesa ortodossa russa in diversi paesi del continente africano. In alcuni di essi, per la prima volta, durante le festività della Natività di Cristo, dell'Epifania e della Circoncisione del Signore, si sono svolti servizi per i credenti di lingua russa. Il nuovo capo dell'esarcato – l'esarca patriarcale ad interim dell'Africa, vescovo Konstantin (Ostrovskij) di Zarajsk – nella sua prima intervista in questo incarico, ha parlato a RIA Novosti della selezione del clero per il viaggio, nonché delle priorità, istruzione e progetti missionari dell'Esarcato d'Africa.

Vladyka Konstantin, l'attuale viaggio natalizio dei sacerdoti russi in Africa è diventato il più grande nella storia dell'esarcato. Quali difficoltà avete incontrato nell'organizzarlo e nello svolgerlo?

Ci sono state difficoltà organizzative, perché nei paesi africani sono stati inviati sacerdoti russi di diverse diocesi. Ogni stato richiede vaccinazioni, documenti, lettere all'ambasciata, voli, trasporti, quindi il lavoro è stato ampio, ma di routine e tecnico. Non ci sono stati problemi significativi durante questi viaggi. Dal punto di vista organizzativo, ovviamente, ogni viaggio è un evento indipendente: sebbene siano avvenuti tutti contemporaneamente, quasi ogni sacerdote è stato inviato non in un solo paese, ma in due o anche tre. In totale, oltre a me, hanno preso parte al viaggio sette sacerdoti. Sono stati coperti diciassette paesi e in sei di essi sono state celebrate per la prima volta le liturgie natalizie nella tradizione della Chiesa russa. I nostri sacerdoti hanno prestato servizio anche durante la Circoncisione del Signore e l'Epifania.

Lei ha detto che si trattava di chierici di diverse diocesi. Come sono stati selezionati i partecipanti al viaggio?

Erano volontari, preti già da noi conosciuti. Abbiamo coordinato la loro partecipazione con i vescovi diocesani. Per un viaggio del genere, una persona deve avere una certa esperienza nell'uscire dalla sua zona di comfort e in una certa misura parlare la lingua: l'Africa è un grande continente, ma è richiesto principalmente l'inglese o il francese.

La visita in Sud Africa è stata per lei personalmente la prima visita in Africa? Come giudica lo stato della vita diocesana in Sudafrica e lo stato dell'esarcato nel suo insieme, cosa è stato realizzato?

Sì, questo è stato il mio primo viaggio in Africa. Sono stato all'estero molte volte, ma l'Africa ovviamente è qualcosa di speciale. La prima visita episcopale "classica" è avvenuta nella Repubblica del Sud Africa, quando un vescovo visita la diocesi che gli è stata affidata e incontra i funzionari – in questo caso ho incontrato l'ambasciatore russo e il console generale a Città del Capo. Ho incontrato anche tutto il clero. In Sud Africa ho svolto quattro servizi: una Liturgia nel giorno della Circoncisione del Signore e di san Basilio il Grande nella nostra chiesa russa di san Sergio di Radonezh a Johannesburg; un servizio di preghiera presso la parrocchia di Robertson, e infine all'Epifania presso la nostra parrocchia di Città del Capo – una Veglia notturna e una Liturgia con la Grande benedizione delle acque. Tutti i sacerdoti del Sud Africa hanno concelebrato con me a queste funzioni, in diverse modalità. Dopo il servizio a Città del Capo abbiamo tenuto un incontro con il clero sudafricano e abbiamo discusso le questioni attuali.

con l'ambasciatore russo in Sud Africa

Quali erano queste domande, di cosa hanno bisogno i sacerdoti?

Il Sudafrica è un Paese liturgicamente organizzato. Lì abbiamo quattro chiese e cinque sacerdoti, quindi le domande riguardavano principalmente la pratica pastorale: come agire come sacerdoti in una data situazione difficile, come interagire tra loro. In Sud Africa ci sono opportunità per lo sviluppo della nostra vita ecclesiale: lì ci sono comunità russe che non ricevono costantemente attenzione pastorale. Naturalmente tutti sono interessati anche alla situazione in Russia, a tutte le questioni complesse che sono nella nostra agenda.

In Sud Africa ci sono comunità di boeri convertiti all'Ortodossia, guidate da sacerdoti locali. Crescono e ne appaiono di nuove? I boeri sono interessati all'Ortodossia?

Sapete, a Città del Capo c'è una meravigliosa parrocchia di San Giovanni Climaco, dove presta servizio padre Nikolai Esterhuizen: ho prestato servizio lì durante l'Epifania. È un sacerdote giovane, ma si sente che è un vero, buon pastore. Tra i credenti ci sono i nostri russi e la gente del posto. Per quanto riguarda lo sviluppo, le prospettive sono molto buone. A Robertson fa una piacevole impressione la parrocchia della chiesa di santa Maria Egiziaca. Naturalmente la predicazione su larga scala, che attragga centinaia e migliaia di persone, è probabilmente una cosa del futuro.

con il clero presso la chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo

La cosa principale ora è stabilire una vita ecclesiale normale, calma e quotidiana. Non solo in Sudafrica, ma in tutti i paesi dove è presente l'esarcato. Dopotutto, la Chiesa ortodossa si basa sul culto quotidiano, sulla predicazione costante, sui sacramenti, sulla cura pastorale, sulla preghiera per le persone e sul compimento di buone azioni. Questa è una questione quotidiana e di routine nel buon senso della parola: in Africa esiste e dobbiamo affrontarla, stabilirla e aiutarla.

È ora necessario inviare sacerdoti dalla Russia in Africa per un servizio permanente per fornire assistenza ai loro connazionali o ai residenti locali?

Si tratta di diversi ambiti di attività dell'esarcato. Una direzione, la cosa principale, sono i tanti sacerdoti che sono venuti da noi: sono più di duecento, e sono tutti a posto. Inoltre, proprio l'altro giorno ho intervistato alcuni sacerdoti africani che desiderano convertirsi alla Chiesa ortodossa russa. Siamo pronti ad accettarne cinque. Pertanto, a questo proposito, le dinamiche sono molto positive. Il secondo aspetto è la cura dei nostri fratelli e sorelle di lingua russa che vivono in diversi paesi africani. Innanzitutto, ciò richiede il contatto con le ambasciate, le comunità russe locali e l'organizzazione dell'assistenza sul posto. Nei casi in cui ciò sia possibile, ci sarà la costruzione di chiese permanenti o l'affitto di locali. E in questo contesto l'invio di sacerdoti russi è possibile, ma questo sarà deciso caso per caso.

È prevista adesso, in questo caso, la costruzione di nuove chiese, nonché l'organizzazione di scuole, ospedali, centri spirituali e culturali?

La costruzione di chiese è una cosa grandissima, e riguarda innanzitutto quelle comunità che sono arrivate a noi dai greci. Adesso stiamo approfondendo la situazione. Viaggerò in tutti questi paesi, celebrando servizi divini a livello locale. E poi bisogna guardare le cose in modo realistico: in alcuni luoghi è sufficiente acquistare urgentemente una tenda, in altri sorgono problemi di terra, in altri si parla di locali e forse anche di una chiesa stabile. Naturalmente uno dei compiti immediati dell'esarcato è valutare questa situazione, capire cosa si può fare, trovare fondi e persone. Non vogliamo inventare nulla: viene presa in considerazione ogni comunità specifica, ogni caso specifico.

I sacerdoti o lei personalmente hanno incontrato ostacoli a questo viaggio missionario da parte del Patriarcato di Alessandria o di altre forze ostili?

Liturgia nella chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo

Personalmente non ho riscontrato nulla di simile quando sono andato in Sud Africa; non c'è stata alcuna opposizione. Abbiamo una posizione comune: è pacifica, gentile ed ecclesiale. La tragedia è già accaduta, ed è colossale: il patriarca di Costantinopoli, e dopo di lui il mondo ecclesiastico greco, hanno riconosciuto lo scisma in Ucraina. Questo è dolore e tragedia, ma non è necessario aggravare questa situazione con abusi. Sì, abbiamo accettato questi sacerdoti, che sono diventati sacerdoti della Chiesa ortodossa russa. Ora stiamo stabilendo una vita ecclesiale pacifica.

L'Esarcato ha già due anni. Come percepiscono oggi la sua presenza gli abitanti del luogo?

Non so nulla di proteste significative dei residenti locali contro il nostro clero e i nostri credenti. Al contrario, vediamo una situazione positiva e grandi opportunità per la predicazione cristiana e le buone azioni.

presso la chiesa di San Sergio di Radonezh a Johannesburg

La Chiesa di Alessandria aveva precedentemente annunciato misure legali, inclusa la deposizione dagli ordini, contro la leadership dell'esarcato e il suo clero che aveva compiuto viaggi missionari in Africa. La Chiesa russa riconosce la loro legittimità e il loro potere? Ci sono informazioni secondo cui la Chiesa di Alessandria potrebbe adottare misure simili contro di lei?

La Chiesa ortodossa russa a livello del Santo Sinodo non ha riconosciuto queste decisioni. Il metropolita Leonid (Gorbachev) e i sacerdoti Andrej Novikov e Georgij Maksimov rimangono nei loro ruoli nel clero della Chiesa ortodossa russa.

Ci sono informazioni se azioni simili potrebbero essere preparate dal Patriarcato di Alessandria contro di lei personalmente?

Aspettate e vedrete.

Il patriarca Theodoros di Alessandria ha recentemente affermato che i suoi chierici sarebbero stati pagati 200 dollari per convertirsi alla Chiesa ortodossa russa, poiché la Chiesa alessandrina è troppo povera. Come caratterizzerebbe queste parole? È etico per lui parlare in questo modo dei suoi ex preti?

In questo caso, sono rimasto colpito dalla cifra stessa: 200 dollari. Posso dirvi che le persone che vengono dai greci, ovviamente, hanno molta più motivazione, e non è una questione finanziaria, perché altrimenti sarebbero ancora in giro in cerca di denaro. Ma le persone non corrono da nessuna parte: stanno a casa loro, anche se sperimentano davvero l'oppressione dei greci, e molti di loro hanno perso i loro luoghi di culto.

Questo è stato denunciato più di una volta, così come il fatto che il Patriarcato di Alessandria priva le comunità sfollate dell'accesso alle fonti d'acqua ed espelle i figli dei loro sacerdoti dalle scuole. Tali azioni continuano ancora, e la Chiesa russa è in grado di affrontarle?

Sì, esistono ancora, ma il nostro compito è risolvere i problemi. E li risolviamo il più possibile, aiutiamo i nostri sacerdoti e allo stesso tempo manteniamo uno spirito pacifico. Vorrei sottolineare ancora una volta che il mio compito non è intensificare l'ostilità, né incitarla, ma, al contrario, pacificare le passioni quando possibile.

A proposito, la vostra stessa domanda mostra che se questa fosse una transizione per soldi, molto probabilmente i preti tornerebbero immediatamente indietro. Ma non è una questione di soldi.

Ci sono in Africa comunità delle giurisdizioni ortodosse non canoniche e parrocchie di altre fedi – cattolici, protestanti – che si uniscono ora all'Esarcato?

Le transizioni continuano, ma qui dobbiamo stare molto attenti, perché le persone sono diverse, le loro storie sono molto diverse. L'obiettivo non è quantificare le statistiche. Dopotutto, se una persona che era sacerdote o vescovo in una struttura non canonica accetta di diventare laico, questa è una cosa, ma se una persona vuole ricevere ordini sacri o potere, è una cosa completamente diversa. Continuiamo ad avere tali dialoghi.

La Chiesa russa ha già novizi e novizie provenienti dall'Africa. Ci sono ora prospettive che possano essere aperti in Africa monasteri della Chiesa ortodossa russa con monaci indigeni?

Il monachesimo è una cosa molto seria, è uno stile di vita. In effetti, i monaci dall'Africa sono venuti e vengono in Russia, letteralmente proprio ora diverse sorelle sono venute e hanno fatto pratica nei monasteri russi. Ciò continuerà e ora si parla di mandare molti altri monaci per la pratica.

Qui è importante essere molto attenti e delicati: certo, si vorrebbe sempre fare tutto velocemente e riferire subito, ma si deve agire passo dopo passo. Pertanto, i monaci sono un argomento di attualità. Durante il mio viaggio in Sud Africa, ho già parlato con un candidato e gli ho consigliato di fare anche lui uno stage presso la parrocchia.

Lavoriamo e speriamo nella misericordia di Dio. Un buon monaco, radicato nella tradizione, vale dieci persone che non sanno nulla del vero monachesimo.

Liturgia nella chiesa di san Sergio di Radonezh a Johannesburg

Quanti sacerdoti e monaci stanno attualmente studiando nei seminari e nei monasteri della Chiesa russa o si stanno preparando per essere ordinati o tonsurati? Da quali paesi provengono?

Abbiamo diversi chierici monaci che si sono trasferiti alla Chiesa russa; prestano servizio come parroci in Africa. Un altro tema sono i seminaristi: abbiamo più di quaranta seminaristi che studiano in quattro scuole teologiche. Si tratta dell'Accademia teologica di Mosca, dell'Accademia teologica di San Pietroburgo, del Seminario teologico Nikolo-Ugreshskij nella regione di Mosca e del Seminario teologico di Tomsk. Questa direzione sarà ulteriormente sviluppata. Ora abbiamo domande da molti altri seminari per candidati provenienti dall'Africa.

I ragazzi adesso stanno imparando il russo: questo è il loro primo compito, perché devono studiare in russo, e per loro ovviamente è molto difficile. Ho incontrato ciascuno di questi studenti e mi ha fatto molto piacere che fossero bravi ragazzi: durante tutto questo tempo c'è stata una sola espulsione per motivi di disciplina, e abbiamo più di quaranta studenti! I ragazzi sono bravi, sono molto diversi nelle loro capacità, ma sono molto motivati: per loro questa è una grande opportunità di ricevere un'istruzione nel paese leader del mondo ortodosso. Vogliono tutti tornare a casa. Pertanto, è una grande sfida per noi formarli, instillare buone tradizioni ecclesiali e prepararli per il servizio pastorale nella loro patria.

E anche le loro lingue native, a quanto pare, sono diverse?

Molto! Sapete, sembra che tutto ciò di cui hai bisogno sia l'inglese e tutti i problemi saranno risolti! Invece no, molti di questi ragazzi conoscono solo il francese, e solo come seconda lingua. Questa è una sfida anche per me: sto migliorando il mio inglese adesso, e in futuro avrò bisogno di imparare anche il francese.

Adesso servono nelle parrocchie?

Tra i seminaristi finora c'è un solo sacerdote, l'archimandrita Zacharias (Mulingva) a San Pietroburgo, il resto sono laici. Pertanto, vivono come seminaristi russi nelle loro istituzioni educative teologiche. I fratelli africani vivono secondo le regole e l'ordine adottati dagli studenti russi. La Chiesa russa fornisce loro pieno sostegno, hanno l'opportunità di studiare e prepararsi per il servizio futuro.

I candidati che provengono dall'Africa sono addestrati in Russia, poi vengono ordinati, si sottopongono alla pratica liturgica e sostengono i parrocchiani russi con litanie ed esclamazioni nelle loro lingue: cosa completamente insolita per i russi, ma niente di che. Anche questa è la nostra Chiesa.

L'esarcato sta lavorando a qualche progetto educativo per il clero africano?

Sapete, mi sono trovato di fronte al fatto che i nostri fratelli sacerdoti africani hanno davvero bisogno di aiuto in molte questioni ecclesiali: sia nelle loro attività pastorali, sia nella preparazione del materiale per aiutarli nella cura dei credenti. Ora questa è una sfida molto seria per l'esarcato. Qualcosa è già stato fatto, ma un ambito importante è quello delle attività di traduzione: ora stiamo pensando seriamente alla traduzione dei materiali.

Abbiamo già parlato con due sacerdoti russi che sono pronti a unirsi a noi: hanno una vasta esperienza educativa nelle scuole teologiche russe, e vogliamo coinvolgerli in questo lavoro anche in futuro. Considero l'orientamento educativo della Chiesa uno dei più importanti. Qui mi piacerebbe lavorare, mettendo a frutto la mia esperienza personale: sono stato in passato rettore del seminario e presidente del Dipartimento diocesano di istruzione religiosa e catechesi. Speriamo quindi nella misericordia di Dio per le traduzioni e l'istruzione.

Di che tipo di letteratura stiamo parlando e in quali lingue?

Sono temi molto diversi. Innanzitutto le lingue dell'Africa: qui ce ne sono tante, ma quella principale è l'inglese. Poi: francese, swahili, portoghese, lingue locali. E la letteratura – liturgica, catechetica, educativa, opere dei santi Padri, vite dei santi, apologetica, letteratura missionaria – è un compito enorme. E spesso si tratta di libri semplici: non si tratta di pubblicazioni in più volumi, ma per aiutare i sacerdoti locali bisognerebbe creare intere biblioteche, e nel rispetto della tradizione che esiste localmente.

D'altra parte, vediamo alcuni problemi nelle tradizioni locali. Non voglio esporre adesso tutti i nostri problemi, ma alcuni si vedono e qui non c'è bisogno di irritare nessuno: dopo tutto, l'istruzione può essere un vero tormento.

Il nostro compito è identificare i punti problematici chiave e cercare di aiutare i nostri padri africani a migliorare la vita della Chiesa rispetto a quella che abbiamo adesso. Ancora una volta, con delicatezza, pace, rispetto per il proprio tempo, forza, capacità, tempo, educazione, comprensione della questione linguistica. E poi, dietro a questo c'è non solo l'educazione degli stessi sacerdoti, ma anche l'educazione dei bambini e degli adulti, la missione e l'educazione nelle parrocchie. Ciò non può essere fatto rapidamente, ma è una questione molto significativa.

Liturgia nella chiesa di san Sergio di Radonezh a Johannesburg

Siamo all'inizio del viaggio. Ci sono i nostri sacerdoti, ci sono alcuni attivisti che si muovono in questa direzione, e grazie a Dio se questo esiste. Ma se il Signore ci dà tempo, forza e opportunità di lavorare, allora penso che una delle aree più significative, oltre alla costruzione di luoghi di culto, alla vita della chiesa e alla formazione del personale sacerdotale, sarà la questione dell'educazione e della missione ecclesiastica.

È prevista la pubblicazione di questi libri in Africa o in Russia?

Anche qui siamo all'inizio del cammino, perché, in primo luogo, penso che qualcosa sia già stato in parte fatto. C'è anche una questione di copyright: ormai tutti lavorano su Internet, da qualche parte puoi creare un collegamento, ma da qualche parte devi ricominciare da capo. Abbiamo appena avuto un incontro sull'elenco di ciò che deve essere fatto prima, sulla valutazione di ciò che è già stato fatto in diverse lingue, sulla valutazione delle capacità finanziarie e delle risorse umane.

Ha citato le caratteristiche della tradizione locale, di quali caratteristiche parla?

Sto parlando del culto adesso. La Chiesa è, prima di tutto, un servizio: come si celebra la Liturgia, come si celebrano i sacramenti, l'ordine di questi sacramenti – anche le tradizioni locali possono essere diverse. Una questione particolarmente difficile è l'atteggiamento locale nei confronti del sacramento della confessione. Ecco quindi che andiamo in profondità: dovremo fare molto lavoro quotidiano per organizzare la vita della Chiesa. Ripeto: rispettare le persone, la tradizione consolidata, comprenderle e in nessun caso permettere un malcontento. Attraverso percorsi educativi, comunicazione, preparazione e distribuzione di letteratura, formazione a distanza, dobbiamo aiutare le persone a riconoscere Cristo e una vera tradizione spirituale vivente.

Liturgia nella chiesa di san Sergio di Radonezh a Johannesburg

Ritornando ai monasteri e al monachesimo: questa non è solo una questione di persone, è una questione di partecipazione di tali persone alla tradizione monastica. Un singolo monaco coinvolto nella tradizione può creare un vero monastero, ma un centinaio che vogliono diventare monaci senza partecipare alla tradizione saranno semplicemente un insieme di persone che non vogliono sposarsi.

Quanti sacerdoti, parroci e fedeli ci sono adesso nell'esarcato?

Attualmente abbiamo 218 sacerdoti africani nella nostra lista. Questa cifra cambierà letteralmente verso l'alto nel prossimo futuro. Vivono in 17 paesi dell'Africa e prestano servizio presso comunità di 29 paesi: cioè un sacerdote può servire in diversi paesi. Ci sono anche preti russi: sono cinque, inviati dalla Russia. E ci sono più di 200 parrocchie, ma queste non sono parrocchie nel senso russo, con una bella chiesa con le cupole dorate. Spesso la parola "parrocchia" può significare semplicemente un insediamento, che può essere letteralmente una tenda oppure una capanna, una stanza.

E ancora sulla questione della motivazione: ho parlato con coloro che hanno voluto trasferirsi alla Chiesa russa dal clero della Chiesa di Alessandria e ho notato che la motivazione delle persone non era affatto monetaria: nessuna persona mi ha chiesto dei soldi, né mi ha chiesto quanto avrebbe ricevuto. Ho chiesto a tutti io stesso la loro motivazione. E questa è la motivazione: essere nella Chiesa pura e vera.

Ora le è affidata la guida di entrambe le diocesi dell'esarcato. I sacerdoti africani potrebbero essere elevati all'episcopato nel prossimo futuro per guidare le diocesi?

È normale che un vescovo sia scelto tra il clero locale. Ma penso che questa sia una questione riservata al domani, perché oggi a un vescovo vengono poste esigenze molto grandi: sia in termini di educazione che di esperienza pastorale.

In molti paesi africani le parrocchie della Chiesa russa vivono in un ambiente prevalentemente musulmano. Come sviluppano i rapporti con i musulmani, così come con i cristiani eterodossi?

Per quanto riguarda il dialogo con i musulmani, è piuttosto delicato e ponderato, e la situazione è diversa nei diversi paesi: c'è, per esempio, l'Egitto e c'è la Nigeria. La nostra posizione di principio è vivere in pace e buon vicinato con tutti, tenendo conto delle specificità della popolazione e delle tradizioni storiche di un particolare stato. Il compito non è litigare con nessuno, ma fare le proprie cose.

Abbiamo partner strategici nel continente: le antiche Chiese che hanno servito qui fin dai primi secoli dell'era cristiana, queste sono, prima di tutto, le Chiese copta ed etiope. Con loro è instaurato da molto tempo un dialogo fraterno, si sviluppano molti progetti comuni e si sviluppano rapporti sulla base dell'amicizia e dell'aiuto reciproco. Così la Chiesa copta ha donato alla nostra parrocchia del Cairo una sua chiesa per uso indefinito, e ci aiuta nella parrocchia di Hurghada e anche in paesi come la Namibia. In Sud Africa sono stato nel luogo di culto della Chiesa malankarese, e a un ricevimento con il metropolita della Chiesa copta, e ho visto l'amore sincero con cui ci trattano.

È stato recentemente riferito che il Kenya potrebbe inviare 10mila dei suoi cittadini in Russia per lavoro. La responsabilità pastorale dell'esarcato comprende la missione tra i migranti africani nel nostro paese?

Penso che se ciò accadesse, allora la loro cura sarà responsabilità di quei vescovi nelle cui diocesi si recheranno queste persone.

Vladyka, in conclusione: come definirebbe i compiti principali dell'esarcato per il prossimo futuro, e le sue principali prospettive?

Liturgia nella chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo

L'instaurazione di una vita ecclesiale normale e corretta, il costante adempimento dei servizi divini e tutto ciò che è inerente alla Chiesa ortodossa.

Vi farò un semplice esempio. Ora stiamo parlando non lontano da un'ospedale. È chiaro: forse a qualcuno interessa cosa pensa il primario, o dove parla. Ma il compito del primario è mantenere l'ospedale in funzione, garantire che le operazioni siano eseguite e che le persone guariscano.

La chiesa è un ospedale spirituale, il suo compito è guarire lo spirito. L'Esarcato patriarcale d'Africa è giovanissimo, ha solo due anni. Ci sono molte questioni e problemi diversi che richiedono una soluzione saggia, pastorale, paterna e una sorta di buona "sintonizzazione". La cosa più importante nella Chiesa è il culto e le buone azioni verso il prossimo: questo è ciò che faremo.

 
Omelia sulla decapitazione di san Giovanni Battista

l'11 settembre è entrato da anni come giorno di lutto nell'immaginario dell'Occidente; forse nei disegni di Dio non è casuale che la data corrisponda, nel calendario giuliano ecclesiastico, al 29 agosto, giorno della commemorazione del taglio del capo di san Giovanni Battista. Proprio in questi giorni in cui sentiamo agghiaccianti storie di decapitazioni in Siria (e il capo del Battista è conservato nella moschea degli Omayyadi a Damasco) vale la pena di riflettere sul senso di questo martirio. Ripresentiamo nella sezione "Omiletica" dei documenti una predica del 2005 di Padre Andrew Phillips, da noi tradotta alcuni anni fa e già presente in rete in lingua italiana.
 

 
Как обманули наш народ: Украина переселяется в Россию

Я хочу с вами поделится впечатлениями о своей поездке к границе Украины и России. Что сразу бросается в глаза - сотни машин с западной Украины, Винницы, Закарпатья, Волыни, Тернополя, Ужгорода, Киева. Стоят битком набитые автобусы. Едут явно надолго, везут детей, домашние вещи. И все в сторону России, а не наоборот. Почему-то эти люди не скакали и не кричали: «Кто не скачет, тот москаль». Они сосредоточенно проходили границу.

Так у меня получилось, что когда я оформлял документы на таможенном посту, мне захотелось задать людям ряд вопросов и прямо их спросил: «Почему вы едете в Россию?». Ответом был вопрос: «А где нам работать и как нам жить?»

Практически все в один голос сказали, что у них там и родственники еще есть. Я задал второй вопрос: «А что Европа не принимает?», на что было сказано, что они там никому не нужны. «Но Вы ж скакали на майдане». В ответ тишина... Мне задают вопрос: «А ты откуда?» Я сказал, что из Херсона.

Но что самое главное я увидел, что в каждой проезжающей машине с украинскими номерами, были национальные украинские флажки с гербами, и их никто не снял. Потому что знают - в России такой дикости, как в Украине нет. Никто не разбивает машины из-за желто-голубых флажков. Зато сплошь и рядом в Украине разбивают стекла машин, если видят внутри российский триколор или георгиевскую ленту.

Я называю это скотством и беспределом.

Когда мы курили на улице, я задал вопрос: «А вот вы боролись за независимость, прыгали на майдане. Как смотрите теперь на то, что в министерствах сплошь иностранцы?». Знаете, каков был ответ? «Нас обманули».

Когда развязался у них язык! Вы не представляете, что сейчас они говорят про Европу и какими словами поносят. Нас стояло 8 человек и ни от одного я не услышал хорошего слова о сегодняшнем правительстве.

Когда же вернулся к вопросу «Но вы ж скакали на майдане», то один из них волынянин Иван сказал: «Если бы мы знали, что произойдет, будет проливаться кровь и мы будет безработными, то мы б Януковичу еще бы золотой батон купили». А другие, стоявшие рядом, промолчали и не проронили ни слова.

Ну и как это назвать? Получается, Украина потихоньку избавляется от населения. Взрослая часть в поисках работы, молодежь убегает от войны и разрухи. Знаете, насколько горько было это видеть и понимать - значительная часть из них уже никогда не вернется на свою родину. Разве что приедет в гости. Еще пара-тройка лет и Украина останется вообще без работоспособного населения. Может этого и добивается новая власть?

 
Sua Beatitudine il metropolita Onufrij: Niente panico, il Signore è con noi

foto: screenshot del video sul canale Youtube della Chiesa ortodossa ucraina

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha esortato i credenti a non farsi prendere dal panico e a mostrare amore per la Patria.

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina si è rivolto al gregge ucraino. Ha esortato i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina a non farsi prendere dal panico e ha espresso la speranza che presto regni la pace. Il Dipartimento per l'informazione e l'istruzione della Chiesa ortodossa ucraina ha pubblicato un videomessaggio del primate della Chiesa ortodossa ucraina.

"In questo momento fatidico, vi esorto a non farvi prendere dal panico, a essere coraggiosi e a mostrare amore verso la vostra Patria e gli uni verso gli altri", ha esortato.

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha ricordato che nei momenti difficili bisogna intensificare la preghiera comune per la pace.

"Vi esorto, prima di tutto, a un'intensa preghiera di pentimento per l'Ucraina, per il nostro esercito e il nostro popolo, vi chiedo di dimenticare i conflitti e i disaccordi reciproci e di unirvi nell'amore per Dio e per la nostra Patria", ha affermato.

Come riportato, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha esortato Putin a fermare la guerra e ancora una volta ha sottolineato che la guerra tra popoli fraterni non ha giustificazione.

 
Il ministero di padre Nikolaj in Irlanda: pastore, uomo di famiglia, programmatore

Mentre stavo leggendo le Ore e l'Epistola alla Liturgia di un sabato presso la parrocchia ortodossa dell'Ingresso al Tempio della santissima Theotokos a Drogheda, a trenta miglia a nord di Dublino in Irlanda, pensavo: "Sarebbe bello ottenere un lavoro accademico in Irlanda e aiutare le comunità ortodosse che hanno bisogno di questo aiuto". La mia esperienza nella parrocchia della Protezione della Madre di Dio a Manchester, dove ho aiutato mentre studiavo per la mia laurea in Inghilterra, è stata molto lieta e ispiratrice. Tuttavia, i miei tentativi di entrare nell'ambiente universitario della "isola di smeraldo" non hanno avuto successo, quindi i miei piani per servire l'Ortodossia in Irlanda non si sono mai realizzati; ma il mio viaggio a Drogheda, la mia lettura alla Liturgia e il mio discorso con il rettore, padre Nikolaj Evseev, si sono fissati nella mia memoria, non solo per la sua ospitalità, ma soprattutto per un senso di ammirazione per il suo ministero che ha svolto in Irlanda per più di dieci anni.

padre Nikolaj Evseev

Un cammino verso la Chiesa

Padre Nikolaj è nato nel gennaio 1975 a Cheboksary (la capitale della Repubblica dei Ciuvasci nella Russia centrale, sul fiume Volga) in una famiglia sovietica ordinaria: sua madre era impiegata alla Sberbank e suo padre lavorava come saldatore per un'azienda. A differenza dei genitori di molti bambini dell'era sovietica, la madre del futuro prete era una persona religiosa. Anche se non andava regolarmente in chiesa, cercava di condividere la sua fede con i suoi figli e, più tardi, quando erano un po' cresciuti (aveva due figli), li portava nella cattedrale dell'Ingresso al Tempio della santissima Theotokos. Padre Nikolaj dice di avere subito avuto un profondo sentimento reverenziale per la Chiesa e le sue funzioni, anche se le capiva molto poco. Dopo aver frequentato l'università statale della Ciuvascia, Nikolaj ha continuato ad andare in chiesa – di solito per cinque o dieci minuti – per dire una breve preghiera e per accendere una candela. Anche se non era diventato un parrocchiano permanente e non si era integrato nella vita della Chiesa in quel momento, una specie di bisogno interno a rivolgersi a Dio lo ha chiamato ancora una volta per una ricerca spirituale.

Tuttavia, questa ricerca è proseguita a migliaia di chilometri dalla Repubblica dei Ciuvasci, nelle isole irlandesi dove Nikolaj Evseev si è trasferito nel 1999 per lavorare come programmatore. Il futuro prete si è stabilito nella città di Monaghan, ottanta miglia a nord di Dublino. Circa un anno dopo sua moglie, il figlio e la figlia sono arrivati dalla Russia.

"Il periodo in cui sono andato periodicamente alla chiesa di Cheboksary ha dato risultati", dice padre Nikolaj. "Ho sentito l'impulso di andare in chiesa e pregare; e appena prima della Pasqua nel 2002, ho detto a mia moglie che saremmo andati in chiesa a Dublino. È rimasta sorpresa, e ha detto: "Perché dovremmo? Non ci siamo mai andati prima!" Ma io mi sono ostinato e siamo andati a Dublino. Non sapevo niente dei servizi ecclesiastici e non sapevo proprio quando dovevamo arrivare in chiesa. Alla fine, siamo arrivati ​​per il Vespro pasquale in una parrocchia greco-ortodossa. Il servizio era celebrato da vladyka Ilarion (Alfeev), assistito da padre Mikhail Gogolev, che allora era il rettore della parrocchia russa dei santi Pietro e Paolo. Padre Mikhail ha invitato tutti al Vespro alla chiesa russa e ci siamo andati anche noi. Dopo, non sono andato in chiesa per tre o quattro mesi, ma poi sono finalmente tornato, e sono stato nella Chiesa da allora".

Poco più di tre anni dopo l'adesione alla Chiesa, nel novembre 2005, Nikolaj Evseev è stato ordinato diacono presso la cattedrale della Dormizione a Smolensk. Nell'agosto 2009, il vescovo Elisej di Surozh lo ha ordinato sacerdote – ancora alla cattedrale della Dormizione, ma questa volta a Londra. Tre anni dall'inizio della vita nella Chiesa all'ordinazione come diacono è un periodo relativamente breve; di solito questo tempo è necessario per diventare un cristiano ortodosso cosciente. Certo, non potevo fare a meno di chiedermi (a causa della mia indecisione personale in questa materia) perché padre Nikolaj avesse deciso di diventare prete così presto.

Padre Nikolaj Evseev: È stata una mia decisione consapevole di andare in chiesa e di assistere alle funzioni. Ho capito bene che la Chiesa era la mia casa. Ho cominciato a servire da accolito fin dall'inizio: sono stato invitato ad aiutare all'altare. Sono andato anche in viaggio con padre Georgij Zavershkinskij alle parrocchie in tutta l'Irlanda. Volevo essere più vicino all'altare e al ministero clericale, e volevo diventare prete io stesso. Dopo tutto, se sei un semplice parrocchiano, il tuo futuro nella Chiesa dipende parzialmente da come risponderanno le persone intorno a te. Inoltre, puoi anche affrontare un'opposizione familiare, ma una volta che sei ordinato, non è così facile andartene, perché devi servire, anche se io non ho mai avuto momenti in cui non volevo servire.

Come molti altri sacerdoti ortodossi in Irlanda, padre Nikolaj deve combinare i suoi doveri sacerdotali con il suo lavoro secolare a tempo pieno: dal lunedì al venerdì lavora come programmatore per una ditta, e al venerdì sera inizia a svolgere i suoi doveri sacerdotali. A parte la suddetta parrocchia di Drogheda, padre Nikolaj è rettore della parrocchia della santissima Trinità a Cork, e serve anche alle parrocchie di san Patrizio d'Irlanda a Waterford e dei santi Pietro e Paolo a Dublino. I servizi di tutte le parrocchie (con l'eccezione di quella centrale a Dublino dove c'è un rettore pagato, l'arciprete Mikhail Nasonov) si tengono generalmente una volta al mese, di regola al sabato (ultimamente alla domenica a Cork). Padre Nikolaj serve anche alla domenica alla parrocchia di Dublino: il suo compito principale è quello di ascoltare le confessioni.

Mi è venuta naturale la domanda di come batjushka riesca a combinare il lavoro con le funzioni e le responsabilità familiari, con tre bambini da crescere.

Padre Nikolaj Evseev: Non sono così sovraccarico di obblighi familiari come lo ero un tempo. I bambini sono già cresciuti e non ho più bisogno di star loro dietro. Il mio figlio e la figlia più anziani vivono da soli. Mi ci è voluto un po' di tempo per abituarmi alla nuova routine: lavorare cinque giorni alla settimana e servire nei restanti due. È stato abbastanza difficile perché non avevo neppure un giorno al mese in cui avrei potuto dormire abbastanza. All'inizio ero molto abbattuto.

Sergej Mudrov: Questo periodo di abbattimento è durato a lungo?

Padre Nikolaj Evseev: Probabilmente un anno e mezzo o due anni. Ma poi improvvisamente capii che nulla. Non importa quanto tempo sarei stato triste e depresso, proprio niente sarebbe cambiato. Ho dovuto accettare la situazione e abituarmi. Ora non c'è grande differenza per me ad alzarmi alle sette – prima o dopo. Mi limito ad alzarmi e faccio il mio lavoro. A quanto pare, quando ti concentri sul tuo compito, questo diventa molto più facile.

Parrocchie e parrocchiani

chiesa di san Pietro a Drogheda dove si svolgono le funzioni ortodosse

Padre Nikolaj ha un'educazione teologica per corrispondenza – ha studiato la parte intellettuale della teologia presso l'Università ortodossa umanistica di san Tikhon, ma ha imparato principalmente attraverso la pratica, che è la cosa più importante per un prete. Le funzioni, le confessioni, le celebrazioni degli altri sacramenti e la comunicazione con i parrocchiani danno a un sacerdote le competenze vitali per servire all'altare. A proposito, in Irlanda ci sono più laici che desiderano diventare sacerdoti che nella vicina Gran Bretagna. Forse questo può essere spiegato da un livello più elevato di religiosità nella società irlandese e da una vita più pacifica nel paese.

Tuttavia, molti candidati potenziali per il sacerdozio non hanno ancora ricevuto una formazione teologica. Alcuni hanno bisogno di riconsiderare le loro aspirazioni, di decidersi a intraprendere il difficile percorso del sacerdozio. Alcuni per vari motivi non possono diventare sacerdoti: forse non è la volontà di Dio per loro. Ma in ogni caso, un nuovo clero in Irlanda può essere scelto solo tra persone che ora hanno una fonte di reddito costante nel paese. Purtroppo, nessuna delle parrocchie in Irlanda con l'eccezione di quella dei santi Pietro e Paolo a Dublino può mantenere un sacerdote regolare.

La maggior parte dei parrocchiani di padre Nikolaj è costituita da immigrati provenienti da Lettonia, Ucraina e Moldova. Tutte le funzioni si tengono in chiese affittate da cattolici e anglicani. Purtroppo, i proprietari non sempre capiscono gli ortodossi: a volte ci sono conflitti.

Padre Nikolaj Evseev: Per esempio, attualmente stiamo tenendo funzioni a Drogheda presso la chiesa anglicana di san Pietro e non ci fanno pagare per questo. È strano per i protestanti: a Belfast hanno cominciato a chiederci soldi a un certo punto e a Galway hanno deciso di chiederci 1.000 euro all'anno. Non escludo la possibilità che la situazione possa peggiorare a Drogheda. Là servivamo in una chiesa cattolica, ma un giorno si rifiutarono di farci entrare, per un motivo molto strano a mio avviso: non erano contenti che usassimo candele e incenso durante le funzioni. I cattolici hanno chiesto di smettere di usarli, ma potete immaginare una funzione ortodossa senza candele e incenso? Ci siamo rifiutati, e ci hanno chiesto di andarcene.

Sergej Mudrov: Ha intenzione di costruire o acquistare un edificio di chiesa per una delle vostre parrocchie? Dopo tutto, "vagabondare" da uno spazio affittato a un altro non è molto conveniente...

Padre Nikolaj Evseev: Sarebbe sensato farlo se servissi permanentemente in una sola chiesa. Ma quando hai lavoro, doveri familiari e tre parrocchie, è impossibile. Inoltre, la chiesa deve sostenersi e trovare denaro da qualche parte. Naturalmente, se ne hai il desiderio, il Signore organizzerà tutto finanziariamente... Ma che dire delle funzioni? Si devono tenere regolarmente, non solo una volta al mese...

Naturalmente, i nostri parrocchiani in Irlanda (come ovunque) hanno bisogno di sostegno spirituale, consigli pastorali e regolari funzioni settimanali. Tuttavia, mi rattrista vedere quale atteggiamento le persone portano alla confessione. Alcuni vengono a confessarsi e si lamentano dei loro mariti o delle mogli o che qualcuno si rifiuta di dare loro dei soldi. Spesso mi sembra che queste persone percepiscano la chiesa come una semplice clinica: prendi una pillola e ti senti meglio. Ti lamenti e stai meglio. Non si riesce ad arrivare a una profonda realizzazione del pentimento, a uno spirito pentito. Dopo tutto, non veniamo in chiesa solo per sentirci meglio e avere la pace dell'anima. Puoi trovare pace con esercizi di respirazione e ginnastica, o con una conversazione con un amico attorno a una bottiglia di vodka. Ma veniamo in chiesa per incontrare Dio, e questo non renderà necessariamente le cose più facili; a volte le può anche far diventare più difficili. Ma ne traiamo beneficio perché cominciamo a vedere e comprendere di più, in particolare noi stessi. Dopo tutto, lo scopo della nostra vita è conoscere Dio. I monaci athoniti giungono a conoscere Dio attraverso il silenzio e l'esichia, attraverso la preghiera di Gesù. Il mondo ha i propri modi: attraverso la comunicazione con gli altri, anche nelle nostre famiglie, e attraverso la lotta con il nostro "io" e il nostro egoismo. Ma se stai solo cercando la tua felicità personale, anche se in Dio, allora ti sbagli.

a una funzione a Drogheda

Sergej Mudrov: Probabilmente, batjushka, pochissime persone sono pronte a sacrificare quello che chiamano felicità perché quasi tutti vogliono essere felici ...

Padre Nikolaj Evseev: Il fatto è che persone diverse comprendono la felicità in modo diverso. Nella maggior parte dei casi si intende la pace e la gioia personali. Uno dei miei capi diceva che tutto quello che serve è essere buono e gentile. Sì, sei una persona buona e gentile, ma cosa farai con la tua "bontà"? Come potrai personalmente beneficiarne?

È vero, la risposta alla domanda di padre Nikolaj non è così ovvia come sembra, perché dietro la tua confessione di te stesso come "buono e gentile" di può nascondere l'orgoglio, i peccati non pentiti e il disprezzo per i bisogni degli altri. L'uomo crea la propria pace interiore, la propria felicità, ma per qualche motivo questa "felicità" spesso nasconde migliaia di persone sfortunate e svantaggiate, che nessuno vuole ricordare. Purtroppo, queste anime infelici sono spesso molto vicine: fra le nostre stesse mogli e i nostri mariti, i nostri figli e i nostri genitori. Il perseguimento della "felicità" illusoria richiede molta energia e spesso getta le persone nella fornace di una lotta spietata a costo della loro umanità e coscienza.

Ma anche se sognate di essere felici (cosa che è abbastanza naturale, suppongo), è necessario vedere l'obiettivo principale sulla vostra strada verso la felicità: servire Dio e la gente. Padre Nikolaj può essere un buon esempio in questo senso. Rifiuta intenzionalmente un lavoro permanente, preferendo lavorare con brevi contratti semestrali, per non avere alcun legame formale con un posto di lavoro, poiché il suo sogno è servire Dio al massimo, sette giorni alla settimana, dedicando tutto il suo tempo ed energia al Creatore.

Naturalmente, questo è impossibile ora in Irlanda. Forse il Signore farà ritornare padre Nikolaj in Russia, o forse le circostanze saranno diverse un giorno. Ma io sono sicuro di una cosa: la vera felicità e la gioia della vita di padre Nikolaj è possibile grazie al suo sacrificio e alla sua devozione, grazie al suo servizio a Cristo e ai fedeli per i quali la Divina Liturgia e le parole spirituali di un pastore sono estremamente importanti.

 
Una "missione possibile" verso gli antenati dei magi: i curdi ortodossi e gli altri popoli iraniani

I curdi ortodossi potrebbero forse essere definiti "lavoratori dell'undicesima ora". Sono arrivati a credere in Gesù Cristo solo nel terzo millennio, secoli e millenni dopo a tanti altri popoli!

Nonostante il fatto che i nostri antenati, i magi, siano giunti ad adorare il Dio-bambino Gesù Cristo a Betlemme, e che nella storia della Chiesa si trovino nomi di "santi persiani", per molto tempo il cristianesimo non riuscì a mettere radici tra i popoli iraniani. Per secoli, come i loro grandi antenati Ciro il Grande e Dario il Medo, hanno espresso solo simpatia, ma non completa fede nelle rivelazioni bibliche, non facendo ancora il passo di ricevere il battesimo e di iniziare una nuova vita in Cristo.

Oggi non esiste una sola nazione iraniana cristiana nel mondo. Tuttavia, i discendenti degli antichi magi, che furono i primi ad adorare Cristo, hanno ora cominciato a rivolgersi al Signore Gesù Cristo alla fine della storia.

In questo "ritardo storico" si vede anche un certo vantaggio: i più importanti Concili ecumenici sono già stati celebrati, i canoni della Chiesa sono stati compilati, la grande tradizione liturgica, i riti e i costumi della Chiesa di Cristo si sono cristallizzati. Non resta che tradurre questo ricco patrimonio nelle lingue iraniane, creare una letteratura ecclesiastica curda e così introdurre e unire i nostri fratelli alla Chiesa ortodossa, arricchendo le nostre lingue e la nostra cultura.

Tuttavia, il popolo curdo e altri popoli e tribù iraniane sono tra quelli che ricevono meno attenzione da parte della missione ortodossa. Allo stesso tempo, le denominazioni neo-protestanti predicano attivamente tra i popoli iraniani e hanno portato avanti numerosi progetti missionari in appena mezzo secolo. Per quanto riguarda la Chiesa ortodossa, purtroppo oggi non esiste una missione permanente o mirata tra i curdi o gli altri popoli iraniani.

A differenza dei curdi neoprotestanti, che si accontentano di avere solo la Bibbia e alcuni inni ecclesiastici, i rappresentanti ortodossi del popolo hanno già assaporato come esperienza vissuta la grande tradizione liturgica ecclesiastica ortodossa e le opere dei santi Padri della Chiesa. E in questo contesto è amaro ammettere che al momento ci sono solo pochi libri ortodossi in lingua curda. A causa del crescente interesse dei curdi e di tutti i popoli iraniani per il cristianesimo ortodosso, la necessità di questi libri è molto grande.

Oggi ci sono migliaia di curdi cristiani e centinaia di iraniani che si sono convertiti spontaneamente all'Ortodossia. Fu da questi nuovi convertiti che partì l'iniziativa di fondare una missione. E proprio uno di questi convertiti è l'autore di queste righe.

foto: greekcitytimes.com

Di etnia curda-kurmanj, io sono nato in una famiglia di yezidi in Georgia. Mi sono rivolto a Gesù Cristo in giovane età e da dieci anni studio teologia, filologia classica e letteratura curda. Mi sono laureato con il massimo dei voti e la lode presso l'Università di Atene, dove attualmente sto scrivendo la mia tesi di magistero. È ad Atene che mi viene data l'opportunità unica di studiare i testi ecclesiastici nella loro lingua originale e di fare traduzioni dal greco al curdo.

Attualmente sono in corso i lavori su un Libro di preghiere, un Libro delle Ore, la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo e un Catechismo, nonché sulla novella di F.M. Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo.

Il nostro obiettivo è creare una lingua che sia comprensibile al lettore curdo e allo stesso tempo capace di esprimere la complessità e la bellezza dell'idioma cristiano: una lingua curda cristiana, in tutti e cinque i dialetti, che arricchirà notevolmente la nostra cultura.

A noi e a tutti i rappresentanti cristiani ortodossi dei vari popoli iraniani non resta che fare nostra la ricchezza dell'eredità ortodossa e trasmetterla ai nostri fratelli, "ecclesializzare" le lingue iraniane e battezzare tutte le tribù curde e iraniane, i cui numeri sono come le stelle del cielo.

Abbiamo un grande bisogno dell'aiuto e del sostegno della preghiera dei nostri fratelli e sorelle maggiori in Cristo che tengono care le parole del nostro Salvatore: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni (Matteo 28:19). Invitiamo tutti a prendere parte a quest'opera di Dio per quanto possibile.

Oggi affrontiamo una serie di compiti per raggiungere i nostri due obiettivi principali: missione (predicare tra i non credenti) e catechesi (insegnare ai convertiti all'Ortodossia le verità della fede ortodossa e rafforzarle nella vita della Chiesa):

Illuminazione

  • Traduzione della Bibbia, delle opere dei santi Padri e dei Maestri della Chiesa e dei libri liturgici in tutte le lingue e dialetti iraniani;

  • Traduzione della letteratura classica di autori cristiani antichi e moderni, come Dostoevskij, Platone, ecc.;

  • Creazione di una casa editrice che faciliterà la pubblicazione e la distribuzione di questa letteratura;

  • Assistenza ai missionari e ai catechisti nei loro viaggi missionari.

Prodotti digitali

  • Creazione di un'applicazione biblioteca comprendente tutti i libri tradotti, nonché le loro versioni audio;

  • Pubblicazione di un calendario ecclesiastico;

  • Creazione di un ampio sito web multilingue e relativi profili su tutti i social network;

  • Creazione di un dizionario online multilingue per traduttori.

Formazione scolastica

  • Eventuale assistenza ai neobattezzati per l'ammissione alle facoltà teologiche o di altro tipo e ai seminari teologici delle università ortodosse.

  • Il programma di sostegno comprenderà la stesura di articoli e la traduzione di conferenze video su principi e dogmi, nonché sul lato rituale della fede ortodossa e sull'apologetica ortodossa.

  • Organizzazione di viaggi di pellegrinaggio per neobattezzati e catecumeni ai luoghi santi ortodossi.

Cultura

  • Creazione di icone, mosaici, utensili liturgici, ecc. per futuri edifici ecclesiastici in tutte le lingue iraniane e nell'idioma culturale dei nostri popoli;

  • Raccolta di manufatti materiali e del patrimonio culturale per un futuro museo curdo (tappeti, oggetti etnografici, ecc.).

  • Raccolta di libri nelle lingue nazionali per una futura biblioteca (attualmente abbiamo raccolto più di 2000 libri solo nel dialetto kurmanji e libri sui curdi in altre lingue).

Crediamo nel futuro del cristianesimo ortodosso tra i nostri popoli, perché il Signore risorto ci ha ispirato a seguire questa strada. Ci auguriamo che, realizzando tutti gli obiettivi elencati, aiuteremo i nostri popoli a conoscere e a convertirsi alla fede cristiana, stabilendo un solido fondamento per le future comunità ecclesiali locali verso le quali tutti tendiamo.

Per favore, considerate la possibilità di donare a questo progetto missionario:

info.kurd.orthodox@gmail.com

 
Un esempio serio di pentimento a Platina

Da pochi giorni, il sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa all’Estero ha presentato un estratto dal discorso tenuto un anno fa a Platina (California) dallo ieromonaco Damascene (Christensen) alla celebrazione dei 30 anni dal riposo nel signore dello ieromonaco Serphim (Rose). L’occasione è stata la visita (per la prima volta nella storia del monastero, oggi passato sotto la giurisdizione della Chiesa serba) del primo ierarca della Chiesa russa all’Estero, il Metropolita Hilarion (Kapral). Le parole di padre Damascene sono una richiesta di perdono per un periodo di alcuni anni di separazione ecclesiale (di cui abbiamo già parlato su questo sito nella biografia dell’igumeno Gerasim), e sono cariche di significato per tutti gli ortodossi nei paesi occidentali. Ci preme ricordare la conclusione, che nessuno scisma dalla Chiesa è giustificato. Speriamo che queste parole restino nella memoria di tutti quanti vorrebbero usare la figura di padre Seraphim Rose o il monastero di Platina come modelli per rimanere fuori della comunione e della disciplina della Chiesa. Presentiamo il testo del discorso di padre Damascene nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Maggio 2041: un'intervista al rev.mo metropolita Giovanni, primo ierarca della Metropolia Ortodossa Russa in Europa

Vladyko metropolita, questo è il ventesimo anniversario della fondazione della Metropolia di Parigi e dell'Europa dopo il completamento della nuova cattedrale russa nel centro di Parigi. Può dirci qualcosa di questo momento?

Grazie. Mi è stato chiesto di raccontare alcuni fatti riguardanti la nostra Metropolia in questa intervista. Questo momento storico non è solo il ventesimo anniversario della nostra Metropolia, ma è anche il centenario dell'invasione europea delle terre russe guidata dai nazisti – un'invasione tanto europea e multinazionale quanto l'invasione del 1812 – nella festa di Tutti i Santi della Rus' nel 1941; sono passati 50 anni dalla caduta dell'Unione Sovietica nel 1991; e 25 anni dagli eventi dell'allora Ucraina e del concilio del 2016 – e sappiamo come questi sono finiti.

Sono anche passati 38 anni da quando sua Santità il patriarca Alessio II ha annunciato – profeticamente (ricordate che questo era prima della conciliazione del 2007 tra le due parti della Chiesa russa) – l'intenzione di istituire una Metropolia per l'Europa. Questa doveva essere costruita sulle fondamenta stabilite da tutti i fedeli della Chiesa russa, che allora erano in tre diverse giurisdizioni, una completamente al di fuori della Chiesa russa, e come fondamento di una futura nuova Chiesa Locale. Come Metropolia ormai autonoma, è comunque verso questa Chiesa locale che stiamo lavorando. Ora non è lontana – e le illusioni e le tentazioni del passato sono velocemente scomparse.

Quali paesi copre la Metropolia?

Il suo territorio copre tutti i paesi europei che non siano già coperti da una Chiesa locale, come le Chiese serba, polacca, greca, bulgara, romena e la Chiesa dei cechi e slovacchi. Ciò significa 20 paesi europei, soprattutto quelli occidentali, che hanno tutti piccole minoranze ortodosse, meno del 5% della popolazione totale, vale a dire: Islanda, Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Irlanda, Galles, Inghilterra, Scozia, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, Austria, Ungheria, Francia, Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Italia.

Quali sono stati i compiti più difficili nel costituire la Metropolia?

I due compiti più difficili sono stati senza dubbio la lotta contro il provincialismo e il campanilismo da una parte, e contro l'ortodossismo disincarnato e intellettualizzato dall'altra parte.

Può spiegare queste parole?

Il provincialismo e il campanilismo stati nel ventesimo secolo la rovina di tutte le Chiese locali. Ricordo come nei primi anni 2000, il metropolita Amfilohije del Montenegro ci ha raccontato che appena diventato vescovo, aveva deciso di visitare una delle sue parrocchie più remote. Sull'alto di una montagna, dove i sacerdoti che visitano parrocchiani erano soliti portare a spalla un fucile per difendersi da orsi e lupi, c'era una parrocchia, che non aveva visto un vescovo da anni. Infatti, quando arrivò, la prima cosa che gli disse il sacerdote fu: 'E lei chi è?' Egli rispose: 'Io sono il vostro vescovo'. Il sacerdote chiese: 'Che cosa è un vescovo?'

Si è scoperto che il 'sacerdote' non era affatto un sacerdote, era diventato un 'prete' perché nella sua famiglia di padre in figlio tutti erano diventati sacerdoti. L'uomo non era mai stato ordinato. Naturalmente, l'incidente la dice lunga sul fallimento dei vescovi a visitare le loro parrocchie – un difetto comune in Europa prima che sorgesse la Metropolia – ma la storia illustra un problema reale: il provincialismo e il campanilismo.

E il provincialismo e il campanilismo furono anche la rovina della diaspora russa, sia a Parigi sia a New York, con le loro fantasie strane, teorie e mentalità settarie e confessionali, basate su forti personalità che vivevano nell'isolamento dalla cattolicità e dall'integrità della Chiesa. Fu solo dopo la caduta del regime ateo nell'Unione Sovietica nel 1991, che tutte le diverse parti spezzate della Chiesa russa hanno potuto tornare di nuovo insieme in sintesi, e con sangue, sudore e lacrime hanno potuto superare tale campanilismo e provincialismo con tutte le sue sette e culti della personalità. Vista dal Centro, spiritualmente parlando l'Europa è solo una provincia occidentale, ancora più a ovest delle provinciali Piccola Russia o Slovacchia, ben al di là dei Carpazi. Tuttavia, anche se siamo una provincia, questo non significa che dobbiamo essere provinciali, ancora meno campanilisti. Dobbiamo valorizzare il nostro attaccamento spirituale al Centro.

Questo per quanto riguarda il provincialismo e il campanilismo. Ma che cosa intende quando parla di 'un ortodossismo disincarnato e intellettualizzato'? Qual è stata la difficoltà da questa parte?

Da un lato estremo stavano i provincialisti e campanilisti, fondamentalmente filetisti, bigotti e razzisti. Tuttavia, dall'altro lato della stessa medaglia anti-ortodossa si trovavano intellettuali pieni di se stessi. Il loro errore è stato quello di immaginare che erano importanti! Hanno frainteso, hanno immaginato che la Chiesa fosse basata sui cervelli e non sui santi, sul mondo accademico, e non sulla santità. Le due cose sono molto diverse. A loro modo gli intellettuali di Parigi, come quelle dell'antica Atene e Alessandria, erano tanto provinciali e campanilisti quanto ignoranti, perché avevano perso il punto principale. Parlavano e filosofavano, ma non facevano. Il risultato era aria fritta: l'ortodossismo.

I provincialisti ignoranti e i campanilisti non hanno mai capito che la Chiesa si fonda sullo Spirito Santo e sulla trasfigurazione dell'umanità caduta nonostante il nazionalismo, l'attaccamento a questo mondo. La terra non deve conquistare il cielo. Tuttavia, gli intellettuali non hanno mai capito che la Chiesa ha che fare con l'Incarnazione, che la nostra fede non è una vana fantasia privata, un mero insieme di idee o un esempio di idealismo, ma si tratta di incorporare la fede nella vita pubblica. La fede ha delle conseguenze, non è una religione della domenica in stile protestante con un 'Dio su misura', un giocattolo intellettuale, un hobby o divertimento per le persone con il cervello troppo sviluppato e il cuore sottosviluppato. La fede abbraccia tutta la nostra vita in tutti i suoi aspetti e inevitabilmente forma e rimodella lo Stato, comprese le istituzioni occidentali con la loro religione idolatra del secolarismo. Il cielo deve essere portato sulla terra.

Venti anni fa avevate un sostegno di base per stabilire la Metropolia?

Sì, c'era un serio sostegno da parte di una rete di molti sacerdoti e laici sparsi in tutta Europa, in tutte le capitali europee e città da Helsinki a Dublino, da Stoccolma a Ginevra, da Vienna a Bruxelles, da Amsterdam a Madrid, da Parigi a Monaco di Baviera, da Lisbona a Budapest, da Oslo a Londra, da Edimburgo a Roma, così come in molti centri regionali. Tuttavia, dal momento che era sempre mancata un'autorità centrale di un metropolita e la sua corrispondente infrastruttura, è stato difficile coordinare tutti coloro che avevano sempre condiviso gli stessi valori fondamentali spesso non espressi, della Metropolia ortodossa russa. Molti stavano aspettando da decenni, da generazioni, una tale Metropolia. È per questo che le nostre conferenze annuali della Metropolia sono così importanti: portano assieme le persone.

Perché la Metropolia comprende la Finlandia? Sicuramente ci sono parrocchie della cosiddetta Chiesa ortodossa autonoma finlandese?

Non è una Chiesa autonoma, dipende interamente dalla situazione politica a Istanbul e Helsinki e da generazioni ci sono altre parrocchie in Finlandia che non hanno voluto avere nulla a che fare con quel cosiddetto gruppo ortodosso finlandese. Noi seguiamo il calendario ortodosso ed evitiamo ogni sorta di modernismo mezzo ortodosso, come per esempio l'intercomunione, il semi-uniatismo, la concelebrazione con i vescovi luterani (uomini o donne) o l'assenza di iconostasi, quel genere di pratiche che era all'ordine del giorno solo pochi anni fa, tra alcune delle giurisdizioni etniche, le cui politiche, proprio come quelle dei cattolici e dei protestanti, erano dettate dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, piuttosto che dal consenso dei Padri della Chiesa.

Noi abbiamo costruito la nostra Metropolia su questa base, sulla fedeltà all'Ortodossia. In ognuno dei venti paesi in cui abbiamo la nostra giurisdizione multietnica, attraiamo ortodossi di tutte le nazionalità. Naturalmente abbiamo già la base multinazionale della Chiesa russa, parrocchiani originari dei Paesi baltici, della Moldova, dell'Asia centrale, della Polonia e della Slovacchia, così come dalle tre terre russe stesse, e soprattutto i loro discendenti nati in Europa. Altre parrocchie sono comunque composte da abitanti locali che per generazioni sono stati ortodossi nelle chiese ortodosse russe.

Altri vengono a noi come intere comunità e parrocchie, perché sentono che la loro identità è completamente ortodossa, ma anche europea, e non desiderano più essere attaccati ai paesi dei loro nonni e delle loro giurisdizioni etniche originali. Altri vengono a noi come individui, perché sentono che la loro giurisdizione etnica, sia questa greca, romana cattolica o protestante – e anche le ultime due sono giurisdizioni etniche, non inganniamoci – è stata spiritualmente corrotta.

Ma sicuramente la Metropolia è anche collegata al 'paese dei nonni', alla Russia?

Spiritualmente sì, ma abbiamo la piena autonomia, che si svilupperà nel tempo nell'autocefalia. Tutti lo sanno e sanno anche del nostro impegno nell'uso delle lingue europee nei nostri servizi e nel lavoro missionario. Nessuna delle giurisdizioni etniche ha l'impegno e le infrastrutture della Metropolia. Il fatto è che noi siamo l'unica giurisdizione multietnica. Questa è l'identità distintiva della Metropolia.

Come sappiamo, ci sono ancora nei venti paesi europei parrocchie che sono al di fuori della Metropolia. Non le volete portare nella Metropolia?

E perché? Ognuno è libero. Non vi è alcuna coercizione. Per esempio, ci sono chiese di ambasciata che sono attaccate alle loro patrie. Non faranno mai parte della Metropolia perché sono fondamentalmente dipendenze, in greco metochia, dei loro paesi d'origine. Poi ci sono le vecchie, morenti parrocchie etniche, fondate nel 20° secolo e che oggi si chiudono una a una, non riuscendo a trattenere i figli e i nipoti. Poi ci sono gli immigrati recenti che parlano male la lingua europea del paese; essi non sono affatto pronti a integrarsi nella Metropolia e spesso non hanno un'ampia visione cattolica, sono ancora provinciali, parrocchiali, tendono a raggrupparsi insieme in piccoli gruppi etnici.

E poi naturalmente c'è ancora un piccolo zoccolo duro che per motivi ideologici e politici non desidera il bene della Metropolia. Si tratta soprattutto di modernisti mezzo-ortodossi e russofobi che hanno odio e gelosia nei loro cuori; francamente sarebbe più onesto di loro unirsi semplicemente ai resti morenti del cattolicesimo e del protestantesimo. Sono davvero ai margini della Chiesa e porterebbero solo lotta e conflitto nella Chiesa se fosse permesso loro di entrare nella Metropolia.

Quindi quale proporzione degli ortodossi in Europa rappresentate effettivamente oggi?

Oltre i tre quarti. Ciò significa che coloro che scelgono di rimanere al di fuori della Metropolia sono al di fuori della corrente principale della Chiesa; di fatto, per essere brutali, sono sempre più irrilevanti.

Come vede lo sviluppo delle strutture future nella Metropolia?

Come sapete, ora abbiamo più di venti arcivescovi e vescovi diocesani della Metropolia e seminari a Parigi, Monaco, Madrid e Roma. Ci aspettiamo ulteriori sviluppi con il tempo. Senza dubbio l'autocefalia, la fondazione di una Chiesa ortodossa europea, sia europea sia completamente ortodossa, è il passo successivo.

Giunti alla fine di questa intervista, vorrebbe dire qualcosa agli ascoltatori del nostro podcast?

Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace e benevolenza in terra fra gli uomini!

+ Giovanni, metropolita di Parigi e dell'Europa occidentale

Parigi, 7 maggio 2041

 
Metropolita Antonij: "Il Sinodo di Costantinopoli ha scioccato l'intero mondo ortodosso"

foto: news.church.ua

Sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, ha commentato i tristi sviluppi dell'attuale crisi ecclesiastica ucraina, in particolare l'annuncio del santo Sinodo del patriarcato di Costantinopoli dopo la sua sessione di ieri.

In particolare, lamenta che il Patriarcato ecumenico non abbia ascoltato l'appello degli altri sinodi e ierarchi ortodossi a convocare un Concilio pan-ortodosso per discutere la questione ucraina, e che rimanga non chiaro lo status dei corpi non canonici, il patriarcato di Kiev (KP) e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina (UAOC) non è chiara.

Il commento completo del metropolita Antonij è il seguente:

Quello che è successo ieri al Sinodo a Istanbul ha scioccato l'intero mondo ortodosso. Sembra che il patriarcato di Costantinopoli stia consapevolmente intraprendendo un cammino di scisma nell'Ortodossia mondiale. Il patriarca Bartolomeo ha ignorato gli appelli delle Chiese locali a convocare un incontro tra i primati per elaborare una soluzione comune e conciliare per la questione della Chiesa ucraina e ha preso unilateralmente decisioni molto serie ma errate. Spero che il mondo ortodosso darà a questa azione una valutazione obiettiva.

Il documento finale del Sinodo di Costantinopoli solleva più domande che risposte. In particolare, lo stato del patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina non è chiaro. Qual è stata la procedura per considerare l'appello di Filarete Denisenko? Sorgono molte altre domande.

In realtà, nulla è cambiato per la nostra Chiesa. Siamo stati, siamo e resteremo l'unica Chiesa canonica in Ucraina. Non riconosceremo la stavropegia di cui è stata proclamata la creazione al Fanar. Avendo ricevuto in comunione gli scismatici, il patriarca Bartolomeo non li ha resi canonici, ma si è imbarcato sulla via dello scisma. Gli scismatici rimangono scismatici. Non hanno ricevuto alcuna autocefalia o tomos. Sembra che ora abbiano perso anche quell'indipendenza, anche se non canonica, che avevano e che hanno sempre enfatizzato.

Vorremmo attirare l'attenzione del nostro clero e dei nostri laici sul fatto che gli scismatici erano e rimangono privi di grazia. E di conseguenza, è vietato servire e pregare con loro.

È giunto il momento per tutti noi di rafforzare le nostre preghiere, ricordando che la verità di Dio è invincibile.

 
Il conflitto russo-ucraino nelle parole profetiche di padre Elpidios Vagianakis

TRASCRIZIONE:

Stephanos Damianidis: Per favore, padre Elpidios, mi parli di questi fenomeni meteorologici inaspettati, che ha commentato. Vediamo fenomeni meteorologici inaspettati anche nel nostro paese, quest'anno ho sentito parlare di piogge torrenziali, fulmini e...

Padre Elpidios Vagianakis: Questi sono ancora niente. Questi sono solo un precursore.

Stephanos Damianidis: Ma si sente anche parlare molto di un terremoto. Tutte queste cose sono precursori di questo terremoto?

Padre Elpidios Vagianakis: Anche questi non sono niente. Quello che segue sarà molto peggio. I vulcani sotterranei erutteranno a tal punto che la struttura della terra cambierà. Ricorda queste parole: la struttura della terra cambierà! L'America subirà cambiamenti così terribili, così terribili, che c'è da piangere! Da piangere! Da piangere!

Ricorda questo, perché ha permesso al suo cuore di adorare Satana, e Satana stesso la distruggerà ora! Ora vogliono fare lo stesso attraverso una tempesta di guerra globale. Ma ora questa è la volontà di Dio, e la volontà di Dio non cambia affatto. Ricordati che la Russia sarà il primo, il primo degli ultimi tre regni di questo mondo; della versione attuale di questo mondo, per essere più precisi. E ora ha il potere e l'autorità da Dio di diventare l'anticristo per l'Anticristo [il nemico dell'Anticristo]. E mentre l'America ora crede che governerà il mondo distruggendo la Russia, non si rende conto di essersi scavata la propria fossa.

Tutte queste deviazioni e progressi non sono altro che uno scaltro tentativo degli americani di vincere la guerra, ma non sarà così. La guerra che è già iniziata in Siria, che è un'estremità dell'arco, ora si sposterà all'altra estremità dell'arco, che è il Nord Europa. E quando dico Nord Europa, non mi riferisco a una guerra Russia-Ucraina, in cui credono che l'Ucraina sarà distrutta dalla Russia. L'Ucraina fa parte della Russia, perché è lì che batte il cuore della Russia: a Kiev. Lo sanno anche i russi, così come gli ucraini; i russo-ucraini.

Questo è il motivo per cui i tedeschi hanno cercato di convincere il proprio popolo a guidare l'Unione Europea, e a guidarla attraverso le loro opinioni protestanti, con i propri presidenti e le proprie pedine politiche; per riuscire a separare l'Ucraina dalla Russia. Ma questo non è possibile, figlio mio! Neanche i santi di Russia e Ucraina lo permetteranno! Gli stessi ucraini accoglieranno con favore l'arrivo della Russia; dell'apparente attacco della Russia. Se la Russia colpisce l'Ucraina è come se stesse colpendo se stessa, quindi non accadrà come crediamo che accadrà. La guerra per l'Ucraina sarà con gli aerei della NATO, ma saranno sconfitti.

Stephanos Damianidis: Vede il coinvolgimento della Cina?

Padre Elpidios Vagianakis: La NATO sarà sconfitta. Quello che vedo come un disastro è legato ai paesi scandinavi. Sfortunatamente, alcuni paesi commetteranno un errore catastrofico, credendo che gli americani li salveranno. Gli americani coinvolgeranno questi paesi nel gioco per poter liberare il proprio serpente, e poi li abbandoneranno.

Pertanto, tutti i piccoli stati che entreranno in questa guerra contro la Russia dovrebbero ricordare che è molto stupido per un cucciolo combattere un orso. L'unica cosa che consiglierei a tutte queste persone... come ho fatto ieri, quando mi hanno chiamato dalla Romania e mi hanno chiesto: "Padre, cosa dovremmo fare noi romeni in questa guerra con l'Ucraina e la Russia?" Il consiglio che darei anche al mio paese sarebbe: "Cercate di ricordare cosa fa un uomo se vuole salvarsi da un orso. Cade e fa il morto, e l'orso non gli fa del male!"

Se non mantenete la neutralità, ho detto ai romeni, se non rimanete neutrali, sarete distrutti! Sfortunatamente, questa neutralità non sarà mantenuta da tutti gli stati. Non nominerò gli stati che saranno distrutti. Non li nominerò perché non voglio che le mie parole vengano usate in questo momento come attacchi a quegli stati che subiranno un danno così grande. Ma vedo un grande disastro in molti paesi. Mi dispiace che la Scandinavia sia distrutta, perché sarà persuasa dagli americani a prendere posizione contro la Russia. Mi dispiace per la Georgia, che prenderà posizione a favore della NATO. Mi dispiace per la Bulgaria e la Lettonia e per tutti questi partiti che, purtroppo, si schiereranno con gli americani.

È meglio... Se hanno anche un po' di intelligenza, è meglio evitarlo e rimanere neutrali. Non schierarsi dalla parte di nessuno, né i russi né gli americani, se vogliono salvarsi! Lo stesso vale per noi! [la Grecia] Se commettiamo questo errore catastrofico, saremo coinvolti in una guerra che si verificherà alla velocità della luce e sarà combattuta con nuove armi, che non abbiamo mai visto prima. La Russia è chiamata da Dio, ordinata da Dio, a distruggere lo stato americano proprio ora. È destinata a distruggere lo stato satanico dell'Europa e dell'America, che si è arreso a Satana.

Dopodiché, sappiate che il precursore, il vero precursore dell'Anticristo, sarà la Cina; un paese che sarà un modello di perfetta obbedienza e di prigionia mondiale, che il diavolo vuole imporre a tutte le persone! E ci riuscirà! Pertanto, stiamo ancor più attenti! E vorrei dirti un'altra cosa. Lasciali in pace, tutti quelli che sono così intelligenti e che parlano di tutte queste sciocchezze, che sentiamo da loro. Se vogliono essere persone ragionevoli, è meglio che preghino, perché il giorno dopo sarà molto difficile. Non avremo cibo il giorno seguente. Il giorno seguente non avremo medicine con cui curare le nostre malattie.

Il giorno seguente, quando la radioattività e l'inquinamento ambientale aumenteranno notevolmente, la terra non fornirà più cibo. Capisci, mio caro Stephan, perché il mio cuore soffre per quello che vedono i miei occhi?

Stephanos Damianidis: Per favore, padre, voglio farle un'ultima domanda, perché il tempo sta per scadere. In questa situazione futura molto difficile e spiacevole, che ci ha descritto, quale sarà il ruolo del papa, venuto qui in Grecia solo pochi giorni fa?

Padre Elpidios Vagianakis: Questo papa, figlio mio, è stato incaricato di gettare la chiesa in un grande shock. Non sarà permanente. Dovranno cambiarlo di nuovo, per bilanciare le preoccupanti tendenze scismatiche che si creeranno all'interno del cattolicesimo. Tendenze che saranno legittimate in futuro e che si differenziano in due forme all'interno della Chiesa: in quelle che si vedranno e in quelle che saranno nascoste.

 
Intervista di Tudor Petcu a Jean-Claude Polet

Per iniziare, la prego di parlare della sua eredità cristiana, che cos'era spiritualmente prima di diventare ortodosso? Qual è stata di fatto per lei la lezione più importante che ha ricevuto nel cristianesimo non ortodosso?

Il Belgio, al momento della mia nascita e per tutta la mia giovinezza, era ancora in gran parte segnato dalla impronta della Chiesa cattolica, confessione maggioritaria nel paese, autorità spirituale e morale riconosciuta, istituzione molto influente, portavoce di una fede chiaramente assunta dalla famiglia reale, il cui prestigio sosteneva la coscienza religiosa media. La politica, il diritto, la morale, l'educazione, le relazioni sociali erano quindi in gran parte subordinate a una visione del mondo e a un ethos che partecipavano all'antica tradizione del cristianesimo occidentale, al quale il Belgio era conscio di appartenere. Certamente, nel corso del XIX secolo, il liberalismo, il socialismo, il libero pensiero, il secolarismo e l'ateismo che accompagnavano spesso questa tradizione hanno sviluppato e mantenuto un anti-cattolicesimo d'essenza anticlericale, fondato, a quel tempo come ancor più spesso anche oggi, sulla contestazione radicale al potere intellettuale, morale e sociale della Chiesa e, in ogni modo ostile, in politica, al partito cattolico a lungo dominante. Questa opposizione, non la sua tenacia militante, spesso virulenta, per quanto paradossale possa sembrare, non faceva che confermare questo quadro di riferimento religioso globale che, per reazione negativa, dava almeno in parte un fondamento all'importanza e alla legittimità dell'anti-cattolicesimo. [1]

È in questo contesto che io, nato nel 1944, ho trascorso la mia giovinezza, crescendo in una famiglia cattolica, praticante e impegnata nella Chiesa. Due dei miei prozii sacerdoti erano missionari gesuiti in Africa e del Bengala, e mio padre anche nella vecchiaia fu attivo a Bruxelles nella "Società di San Vincenzo de' Paoli", un'opera di carità di laici, fondata a Parigi nel XIX secolo, in particolare da Frederic Ozanam (1813-1853). Così ho frequentato scuole cattoliche, allora a pagamento. Quali che fossero i sacrifici finanziari che ciò richiedeva alle famiglie cristiane, era impensabile che i loro figli venissero messi in scuole pubbliche, gratuite ma laiciste. [2] Ho partecipato attivamente ai movimenti giovanili cattolici, dotati, come le scuole cattoliche, di cappellani. Ho evidentemente perseguito la mia formazione superiore in università cattoliche e vi ho fatto la mia carriera come professore. È dunque a partire da questa situazione e da questo contesto familiare e sociale, attraverso la trasmissione della fede cattolica, che sono entrato nella Chiesa di Cristo, ho ricevuto i sacramenti e l'insegnamento fornito nelle scuole e nelle parrocchie, e che ho sperimentato la vita interiore e la vita spirituale. La Chiesa cattolica, in una parola, mi ha dato la fede in Gesù Cristo e l'ha profondamente ancorata nella mia coscienza. Va sottolineato che, durante i miei anni della maturità, la vita interiore, la vita intellettuale, la vita emotiva e la vita spirituale erano, nella mia mente, ampiamente e generosamente confuse e fluivano naturalmente, piuttosto che condotte da una coscienza in ricerca di stabilità.

Questo stato di coscienza personale, potenzialmente mobile, e anche il rifiuto spontaneo che avevo del mix di paternalismo clericale, di pietà sentimentale, di manipolazione morale e del "giusto ambiente" intellettuale in cui l'educazione cattolica mi aveva immerso, ha senza dubbio fatto sì che, alla fine del liceo e, in seguito, durante i miei studi universitari in filosofia e letteratura, io provassi, verso l'insegnamento della religione che mi era stato dispensato e lo stile di pietà che mi era stato proposto, una disaffezione che si è tradotta in una pratica religiosa irregolare e rilassata, di cui la mia progressiva indipendenza mentale si compiaceva. Questa "crisi", dopo tutto abbastanza standard, era guidata non solo dalle pulsioni dell'adolescenza e dalle sue richieste di autonomia, ma era, prima implicitamente e poi esplicitamente, sostenuta dai vari cambiamenti che avevano colpito la Chiesa cattolica, che viveva allora, spinta dalla volontà di una nuova evangelizzazione adattata alle situazioni del mondo moderno, la sfida, la diversificazione e la rottura dei suoi riferimenti intellettuali, spirituali e morali e delle loro declinazioni sociali. Le "fissioni atomiche" e le reazioni a catena provocate dalle bombe intellettuali ed esistenziali del Vaticano e del maggio del '68 mi hanno confermato la necessità di prendere le distanze da tutto ciò che nel vecchio ordine mondiale della mia gioventù, mi era già parso instabile o inadeguato. Tutto questo, però, non metteva in discussione la mia appartenenza cattolica generale e non scuoteva fondamentalmente i riferimenti della mia coscienza, in origine strutturalmente edificati sotto il firmamento della fede cristiana e sulla base della civiltà europea a cui mi avevano ancorato i miei studi umanistici greco-latini.

Questo era segnato dal fatto che le nuove teorie e filosofie,  che la mia formazione universitaria mi aveva reso note – tra cui il marxismo, l'esistenzialismo, lo strutturalismo, la psicoanalisi, la fenomenologia e le successive teorie della decostruzione – e i metodi analisi linguistica e letteraria, che da vicino o da lontano erano da loro ispirati, – diciamo, insomma, dalla sociologia al formalismo semiotico – non mi avevano mai del tutto convinto, qualunque possa essere stato il loro vero interesse, tanto da portarmi a sfidare o di rivedere seriamente le prove acquisite dal sapere e dalla ricerca tradizionali, fondati sui requisiti metodologici e sulle prestazioni critiche della razionalità classica, aperti alla speculazione metafisica e sostenuti dalle due scienze maestre dell'antropologia culturale, la filologia e la storia. Non mi è mai sembrato che i principi di prova dell'intelligenza universale potessero essere liberati dalle fondamenta che avevano stabilito le antiche tradizioni ebraiche e cristiane, e le eredità greche e latine. Inoltre, dopo essermi dilettato in alcune delle "rivoluzioni epistemologiche" moderne e dopo aver frequentato alcuni dei loro sostenitori, mi è sembrato che queste innovazioni teoriche e metodologiche, nella filosofia come nell'analisi estetica, nella linguistica come nell'analisi storica e letteraria, fossero fondate, oltre alla formazione della novità e della moda, molto più sulle carenze o sui vuoti intellettuali dei loro sostenitori che sul desiderio di ripensare profondamente l'uomo, il mondo e il loro significato. [3] Detto questo, in termini di impegno religioso e di spiritualità, nulla di saliente disturbava in me un tepore apparentemente costante. A poco a poco, però, è spuntata nella mia mente, ovviamente, che è andato crescendo, la discrepanza irriducibile che rende non sovrapponibili ciò che proviene dalla vita intellettuale, ciò che vive nella coscienza interiore e ciò che richiama la vita spirituale. Mi apparve poi alla mente la necessità di distinguere, di ristabilire l'ordine e trovare un principio che possa al tempo stesso essere l'origine e lo scopo, vale a dire comprenderli, sostenerli, articolarli tra loro e compierli senza confondervi. Qesto proposito si è riflesso in una ricerca, che ho condiviso con un amico psichiatra che mi ha portato a leggere, soprattutto, i libri scritti da René Guénon (1886-1951) [4] e la galassia di quelli che, girando più o meno a spirale intorno a lui, scintillavano nella aurora boreale dei molti che, delusi dalle chiese cristiane occidentali, si rivolgevano verso l'Oriente, la sua saggezza e le sue religioni o erano inghiottiti nel "buco nero" dei neo-gnosticismi. In parallelo, sempre ricercando il principio integrale che articola le dimensioni dello spirito, dell'uomo in sé, credendo, come insegnava Guénon, che questo principio non può che essere al polo magnetico di tutte le religioni, filosofie, saggezze e spiritualità che la storia ha trasmesso o a cui dà accesso – attraverso i libri che le trasmettono e gli uomini che le vivono ancora – ci siamo interessati a tutto ciò che potrebbe sembrare strutturato da un principio architettonico principale. Questo principio architettonico non può che essere ordinato razionalmente, ma con un fondamento meta-razionale, avendo inoltre – come garanzia di robustezza – attraversato in modo coerente la storia, e trascendendo i diversi ambiti della vita ordinaria con pertinenza e penetrazione. La nostra bulimia di letture non era superata se non dal nostro eclettismo, entrambi stimolati fortemente dalla nostra impazienza. Così ci siamo rivolti ad autori che, nella tradizione cattolica, andavano al di là dell'insegnamento ordinario, ai nostri occhi moralizzante, privo di una qualità intellettuale convincente e in ultima analisi "sentimentale". [5] Abbiamo quindi letto, sempre affamati, tra i mistici renano-fiamminghi e anglosassoni – Meister Eckhart (ca.1260-1328), Tauler (ca. 1300-1361), Suso (1295-1366), Hadewijk d'Anversa (XIII secolo), Ruusbroeck l'Ammirabile (1293-1381); Giuliana di Norwich (1342-1416 circa) e La nube della non conoscenza (fine del XIV secolo) - e Tommaso da Kempis (1380?-1471?), fino ai più insigni teologi del XX secolo cattolico – Urs von Balthasar (1905-1988), de Lubac (1896-1991), Bouyer (1913-2004), tra gli altri – passando per i libri di uomini ispirati dei tempi moderni, da Pico della Mirandola (1463-1494) ai romantici tedeschi, per non parlare di varie riviste come Dieu vivant (1945-1955), ed Etudes carmélitaines (1946-1964), dove andavamo a spizzicare.

Parallelamente a queste letture, ho letto molto come parte dei miei studi filosofici e letterari, in particolare la filosofia del XX secolo e le grandi opere che hanno segnato la storia delle letterature romanze. Nel corso della preparazione della mia tesi di dottorato in letteratura comparativa, sono stato condotto a divorare in modo più studioso e più approfondito la maggior parte degli autori francesi del XIX e del primo XX secolo. Mi sono gettato nella ricerca sull'immagine d'Inghilterra, in Francia tra il 1870 e il 1914. Per coprire questo dominio, ho letto abbondantemente... Ma il progetto, come capita, su consiglio del mio relatore di tesi, è stato infine ridotto all'esame di due autori francesi, Jules Barbey d'Aurevilly (1808-1889) e Léon Bloy (1847-1917), le cui posizioni intellettuali e spirituali, lo stile e l'estetica concordavano con la visione di mondo che privilegiavo allora. Questi autori mi hanno portato a leggere anche Joseph de Maistre (1753-1821), Bonald (1754-1840), Gratry (1805-1872) e Blanc de Saint-Bonnet (1815-1880), e poi Ernest Hello (1828-1885) ), Villiers de l'Isle-Adam (1838-1889) e Joris-Karl Huysmans (1848-1907), tra gli altri. Al di là della dimensione comparativa di questa tesi, ho trovato, in questi autori, abbastanza per alimentare l'organizzazione intellettuale e spirituale della mia coscienza. Nel processo, ho letto Bernanos (1888-1948) nella cui opera ho riconosciuto una vera e propria esperienza spirituale, un'esposizione tanto esplicita quanto discreta dei combattimenti dello spirito, in tutte le fasi di maturazione, contro le passioni, la loro causa principale e le loro apparenze proteiformi.

Contemporaneamente, il mio amico psichiatra si era anche interessato all'Ortodossia, dove gli pareva che si trovasse un percorso di "realizzazione spirituale". Aveva incontrato presso l'abbazia cistercense-trappista di Orval (Belgio) dove andava periodicamente, il metropolita Antonie Plămădeală (1926- 2005), che gli aveva parlato dell'esistenza in Romania, ancora comunista, di autentici maestri spirituali. Aveva anche letto e ascoltato in conferenza il metropolita Antony Bloom (1914-2003). Reso edotto di tutto questo, l'ho seguito in una parrocchia ortodossa francofona a Bruxelles [6], dove ho scoperto, per la prima volta, la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo. [7] Tutto era in francese, detto a voce alta, in una piccola chiesa con l'iconostasi aperta, dove gli occhi, le orecchie, il corpo, l'anima e lo spirito unificati potevano capire tutto, dove i fedeli si trovavano in una convivialità molto vicina alla comunione. Questo interesse per l'Ortodossia è stato, per me, potentemente sostenuto da molte letture, ma soprattutto dal Saggio sulla teologia mistica della Chiesa d'Oriente di Vladimir Lossky (1903-1958).

 Nel frattempo, poiché le sue ricerche e i suoi interessi si espandevano su tutti gli orizzonti, il mio amico mi aveva anche impegnato a leggere la tradizione mistica musulmana, almeno come presentata da islamologi come Louis Massignon (1883-1962) o più tardi Henry Corbin (1903-1978) o da seguaci più o meno fedeli di René Guénon, che, pur professando, come Frithjof Schuon (1907-1998), l'unità trascendente delle religioni [8], si sono convertiti a un certo sufismo. Frithjof Schuon, che avevamo incontrato a Pully (Losanna), ci ha consigliato, se eravamo determinati a rimanere cristiani, di andare a vedere padre Sophrony in Inghilterra, dove si trovava anche padre Symeon (1928-2009), un nativo di Losanna che lo aveva conosciuto prima di diventare ortodosso. Padre Sophrony (1896-1993) era, secondo lui, l'unico maestro spirituale degno di interesse che si potesse trovare in Occidente.

Ora le sarei molto grato se potesse evidenziare il suo primo incontro con la spiritualità ortodossa. Qual è stata per lei la principale novità portata dall'Ortodossia, e a partire da questa domanda avrei il coraggio di chiederle anche perché ha preso la decisione di diventare membro della Chiesa ortodossa?

Data la sua conversione all'Ortodossia, può dirmi qual è stato finora il punto più alto dell'esperienza spirituale che ha vissuto come ortodosso?

Queste innumerevoli letture e queste successive diversificazioni d'interesse intellettuale avevano saturato le curiosità della mia mente, ma mi avevano lasciato in una latenza in cui mi sentivo sempre più a disagio. A dire il vero, questo stato di iperattività libresca mi sembrava piuttosto vano. Era necessario, direttamente e decisamente, adempiere alla giuste necessità spirituali che, presumibilmente, erano il motivo di questa effervescenza. Così, dopo aver incontrato Martin Lings (1909-2005), [9] ho deciso di andare a vedere il metropolita Antony Bloom a Londra, perché non mi vedevo ad abbandonare le testimonianze spirituali inerenti al cristianesimo a cui ero ancorato. Il metropolita mi ha ricevuto due volte, e alla seconda intervista mi ha detto che a suo parere non mi avrebbe potuto aiutare molto e che invece avrei trovato grande interesse a vedere padre Sophrony. E questo è quello che ho fatto. Eravamo nel 1974. Quando sono arrivato al monastero di san Giovanni Battista, aspettavo che padre Sophrony mi facesse un cenno, ma chiese di incontrarmi solo durante la mia seconda visita. Poi l'ho rivisto regolarmente, quattro o cinque volte l'anno, fino alla sua morte (1993). [10]

Padre Sophrony mi ha accolto come cattolico, allo stesso modo in cui accoglieva tutti gli esseri umani di buona volontà che cercano sinceramente e onestamente Dio. Mentre non minimizzava i condizionamenti specifici che influenzavano le individualità, si rifiutava sempre di assolutizzarli: il suo proposito spirituale e la sua disposizione puramente evangelica l'avevano portato a trascenderle. E non solo i tratti della natura e della storia (età, sesso, lingua, nazionalità), ma anche gli aspetti religiosi o confessionali che li riguardano o ne derivano. Il unico suo scopo, come dice la preghiera di san Silvano, era di far conoscere Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Ed era consapevole che, così facendo, tutti quelli che sarebbero venuti al monastero o che sarebbero entrati nelle sfere del suo irraggiamento sarebbero stati in grado, per grazia di Dio, in tutta libertà di coscienza e senza alcun proselitismo di provare, oppure no, che il dinamismo del mistero e la pura verità di Cristo sono pienamente presenti nel cuore della Chiesa ortodossa, come il monastero cercava di testimoniarla. Ben al di là di qualsiasi ecumenismo diplomatico e, a fortiori, di qualsiasi presupposto d'equivalenza delle religioni, questo atteggiamento d'accoglienza mi pareva echeggiare sia l'atteggiamento di Eliseo verso la donna sunamita (2 Re 4:8-37), il dialogo di Cristo con la donna samaritana (Giovanni 4:5-42) e la lode che egli fa alla fede della donna cananea (Matteo 15:21-28). Nessuna esclusività, ma una disponibilità della mente tesa assolutamente verso la Verità.

Per quanto mi riguarda, ho dovuto aspettare sette anni perché, dopo che tutto era stato soppesato in tutti i modi [11], chiedessi a padre Sophrony di entrare nella comunione della Chiesa ortodossa, cosa che è stata fatta al monastero.

Per dire la verità, non credo che sarei diventato ortodosso se non avessi incontrato padre Sophrony e, attraverso di lui, l'autentica conoscenza di Cristo come lo fa conoscere lo Spirito Santo, vale a dire nella pienezza della sua verità. Tutte le condizioni di possibilità della mia libera adesione erano state rispettate fin dall'inizio e in modo duraturo. Sono stato ricevuto nella chiesa totalmente libero, totalmente liberato, restaurato alla coscienza della libertà dei figli di Dio (Mt 17:24-27) e introdotto nella luce spirituale che mi permetteva di penetrare sempre meglio il dinamismo della libertà divina rivelato dalla teologia – triadologia, cristologia, pneumatologia, ecclesiologia – e da cui deriva un'autentica antropologia cristiana. Al contrario, l'esperienza dei rapporti umani che il monastero mi aveva dato da vivere, la loro profondità, semplicità, elevazione, ricchezza e tutta l'amicizia di cui erano compenetrati – il gioioso, discreto e ardente amore evangelico – mi aveva persuaso che l'umanità che vi si esprimeva era più che umana. La divino-umanità di Cristo era lì all'opera e alla prova. Fin dall'inizio, questa pienezza mi aveva protetto con la sua dolcezza e fermezza contro tutto ciò che indurisce, oscura e talvolta arriva a distorcere la testimonianza cristiana nell'Ortodossia: soprattutto il suo clericalismo, il suo ritualismo e il suo nazionalismo.

È al monastero di padre Sophrony che ho imparato anche, a dispetto di certe teorizzazioni e ricette superficiali, a praticare la preghiera di Gesù e questa mi ha fatto conoscere e sperimentare la tradizione esicasta vivente. Padre Sophrony, naturalmente, ma anche padre Symeon [12] e l'esempio che gli altri monaci e monache del monastero mi hanno dato continuamente, mi ha permesso di cogliere la natura di questa preghiera e la perfetta complementarità che essa garantisce, la stretta collaborazione che essa genera – nella solitudine o nella comunione di un'interiorità condivisa –, con il mistero, che è poi grandioso e brillante, oltre che interno e universale, esposto dalla Divina Liturgia eucaristica.

Ciò che gradualmente, ma sempre più esplicitamente, ha comportato la mia adesione all'Ortodossia, fu – per me rivelazione assoluta dell'esatta completezza dogmatica della fede ortodossa –, l'insegnamento che assicurava padre Sophrony a proposito del mistero dell'ipostasi [13], l'insegnamento portato attraverso di lui dalla grazia dello Spirito Santo e che penetrava fino al punto d'unione del cuore e dello spirito. È qui, in questo punto d'unione, che si fa sentire la traccia e che si discerne, ancora vagamente all'inizio, come in uno specchio oscuro, la purificazione del principio personale, "ipostatico" del nostro essere. È da questo che emerge la "buona volontà" degli uomini ai quali gli angeli promettono la pace del cuore. È anche da qui, per coloro che si impegnano a farlo, che inizia l'itinerario guidato dalla preghiera di Gesù, l'ascesi, oggettiva e soggettiva, che essa richiede e accompagna. Ed è solo alla fine di questo itinerario sempre aperto, sempre disseminato di insidie ​​e lotte incessanti, che la preghiera di Gesù diventa per grazia di Dio preghiera del cuore, in cui l'intelletto e il cuore, congiunti da vicino, assistono all'arrivo della grazia dello Spirito Santo, alla presenza delle sue energie personali.

Chiave della combinazione inconcepibile, in Dio, dell'unità delle nature e della Trinità delle persone, che esprime nella triadologia la "monarchia" del Padre, chiave della divino-umanità di Cristo, della continuità paradossale e inconcepibile, in lui e per noi, delle due nature, divina e umana, il principio ipostatico è quindi non solo la chiave del mistero teologico, ma anche, attraverso la continuità antropologica assicurata dall'Incarnazione di Cristo, il fondamento della possibilità della salvezza dell'uomo, o meglio, della sua divinizzazione e, per l'uomo, della salvezza dell'intera creazione. Una divinizzazione per grazia, che ovviamente non viola in alcun modo il carattere di creatura dell'uomo, ma permette alla sua ipostasi di partecipare alle energie increate di Dio e di crescere all'infinito secondo lo stesso dinamismo dell'energia divina. [14]

Le presentazioni orali di padre Sophrony sul principio ipostatico, come quelle che si possono leggere nei suoi libri, sono tutte trasmesse naturalmente con la forza e l'evidenza che questa chiave teologica e antropologica è il fondamento di tutto ciò che testimonia la sua esperienza spirituale. E il suo insegnamento in tutti i campi ne era imbevuto.

Lei è conosciuto come un importante filosofo europeo odierno e, tenuto conto di questo fatto, mi vorrebbe dire come l'Ortodossia ha influenzato il suo modo di percepire la vita e il mondo?

Uno dei primi effetti del mio incontro con padre Sophrony e, ancora più chiaramente, del mio ingresso nella Chiesa ortodossa, è stato un dono di pace, questa Pace ancora diffusa dal monastero che continua la missione di padre Sophrony nello spirito di san Silvano, in Inghilterra. Una pace che la presenza attiva alla Divina Liturgia conferma, ogni volta, almeno quando la Liturgia si celebra come si dovrebbe, aperta alla partecipazione di tutti. Dal mio ingresso nell'Ortodossia, anche le mie letture e la mia visione delle cose dello spirito hanno preso una svolta diversa. Sono stati illuminati, dapprima molto discretamente, poi lateralmente, poi sempre più frontalmente dalla brillantezza del bordo di luce emanata dal fuoco della verità, il cui splendore avevo sperimentato con padre Sophrony. Questa pace, tuttavia, non impediva nulla di ciò che la contraddice, le si oppone o la corrompe, ma la certezza della sua presenza nelle profondità dell'anima era e rimane inattaccabile. Era, e ancora è, al di là dell'accumulo apoplettico delle mie letture, dell'accumulo delle mie esperienze e della mia inveterata peccaminosità, il pegno della gioia che verrà.

Oltre alla pace, il mio ingresso nella Chiesa ortodossa, come padre Sophrony mi aveva fatto scoprire, mi ha dato il discernimento che mi aspettavo dalle realtà della mente, della conoscenza e della coscienza. In senso stretto, è la grazia dello Spirito Santo che il padre Sophrony ha fatto risplendere per me, che ha cambiato la mia visione del mondo. E ho potuto quindi cominciare dalla scoperta che avevo fatto del principio integrale dell'origine e della finalità dello spirito umano e, di conseguenza, del significato dell'esistenza di tutta la creazione; ho potuto contemplare e discernere i piani, le prospettive, gli angoli ei gradi dei vari ordini di riferimento della realtà. Nell'antropologia, (1) ciò che è specifico dello spirito e appartiene strettamente alla spiritualità, (2) ciò che proviene in modo elastico dalla psicologia, in quanto riflette la luce dello spirito, o le ombre portate dalla spiritualità, fino alle radici penetrate nelle realtà del corpo e (3) ciò che appartiene al corpo, che al tempo stesso sostiene e subisce le richieste, le forze e le debolezze dell'anima e dello spirito, e che, ciò nonostante, rimane la cittadella delle pretese della natura a governare, dominare, essere l'origine e la fine di tutto l'essere.

Padre Sophrony, nella continuità della tradizione spirituale dell'Ortodossia, le cui formule hanno potuto variare secondo i tempi, aveva, con la sua profonda esperienza, una conoscenza e padronanza armonica di questi tre registri, attivi nel essere dell'uomo. È questa padronanza che dà a coloro che ne dispongono la capacità di illuminare le coscienze sulle situazioni congestionate, oggettive o soggettive in cui tali coscienze sono collocate e dove, senza questa chiaroveggenza, rimarrebbero.

Un altro effetto della mia conversione è che i miei sentimenti e atteggiamenti verso il cattolicesimo, di cui molti aspetti mi avevano lasciato insoddisfatto e spesso irritato, si sono trasformati. Ho visto nel cattolicesimo tutto quello che gli dovevo e tutto ciò che continuava a portare al mondo. Questo mi ha fatto talvolta dire, come se fosse una bravata, quando mi chiedevano perché ero diventato ortodosso, che l'avevo fatto per rimanere fedele alla parte fondamentale della mia fede cattolica! Quel che è certo è che, ormai al sicuro da ogni debolezza dogmatica e, soprattutto, da ogni indebolimento spirituale e intellettuale che avevano consentito il Concilio Vaticano II e le sue terribili derive, degne del maggio del '68, ero più in grado di discernere i segni dei tempi che l'aggiornamento voluto da papa Giovanni XXIII aveva voluto cogliere, perché mi sembrava, naturalmente, che la fine del XX secolo vivesse una mutazione d'epoca storica simile a quella che aveva denunciato Sébastien Brant (1458-1521) nella sua Narrenschiff (La nave dei folli). Questa mutazione sembrava toccare tutto ciò che riguarda la consistenza dello spirito, le sue evidenze, le sue referenze, le sue coerenze, le sue connivenze e le sue pertinenze, e questo in tutti i settori: teologico [16], filosofico, politico, giuridico, scientifico, economico, psicologico, sociale e morale. La civiltà risultante dalla storia d'Europa si trovava capovolta. Gli sconvolgimenti hanno raggiunto le radici stesse della coscienza e le possibilità di contemplare il senso della vita. Quindi mi è parso che dovevamo affrontare il disordine inerente a questa scossa della storia e rivelare i misteri di ciò che segnava la fine di un mondo.

Tuttavia, nonostante le certezze spirituali di cui mi sentivo investito, che sapevo che contenevano il principio di qualsiasi soluzione a qualsiasi disagio, interruzione o mutazione, mi sentivo incapace di rispondere alle richieste di aiuto che sentivo sorgere dal baratro in cui era piombata la civiltà occidentale e mondiale. Mi è sembrato quindi saggio e di buon metodo iniziare con un inventario del passato, che, attraverso la conoscenza dei cicli semantici avvenuti durante tre millenni di civiltà [17], potrebbe far percepire la continuità sottostante alle sue variazioni. Così nel 1986 ho iniziato, sollecitando l'aiuto e l'interesse di centinaia di studiosi provenienti da Europa e dal mondo occidentale, una vasta antologia enciclopedica che riprenda, dalle origini alla fine del secondo millennio dell'era cristiana, le opere e le personalità prominenti che, di tanto in tanto, avevano costruito l'edificio della cultura europea in tutte le aree della conoscenza e dell'espressione linguistica. [18]

Allo stesso tempo, mi sono interessato più da vicino alla storia delle religioni. Mi sembrava che fosse soprattutto lì o solo lì che si potesse vedere e comprendere il "lavoro" della mutazione o della modifica storica dell'universo del senso, perché niente di meglio della religione assume il senso, il significato, dal principio originale al fine ultimo dell'essere. Mi sono affiancato dunque a colui che sarebbe diventato, nel 2012, il cardinale Julien Ries (1920-2013), diventando il segretario accademico del suo Centro di Storia delle Religioni e partecipando al comitato scientifico della collezione Homo religiosus, fulcro di tutte le sue pubblicazioni. Mi sembrava di fatto indispensabile conoscere scientificamente, secondo i metodi della critica, della filologia e della storia, la natura, l'aspetto e le strutture delle varie religioni, cioè cogliere e capire che cosa ha provocato la loro nascita e la loro vita, ed esaminare le circostanze che hanno permesso loro di esprimere in modo adeguato nelle diverse società e momenti storici, il senso religioso, intrinsecamente e universalmente inerente alla coscienza umana. Questo esame delle loro fondamenta doveva anche contribuire a comprendere l'evoluzione e la scomparsa delle religioni, dovute alla graduale inadeguatezza delle strutture semantiche che, in loro e attraverso di loro, ordinano il senso, in tutti i settori e in tutti gli aspetti retti dall'assoluto trascendente che ne è la fonte. Mi sembrava altresì che quali che fossero le mitologie, le teogonie, le teologie, le cosmogonie e le cosmologie, in qualsiasi aspetto sociale, politico, economico e, più in generale, antropologico che si possa descrivere, tutte le religioni propriamente dette, e anche i loro abbozzi primitivi, si riferiscono per natura ad un ideale la cui schematizzazione geometrica si configura nello spazio tridimensionale come una piramide – il mondo formato e garantito dall'ordine divino che vi si manifesta, inscritta in una sfera, l'infinito del divino. L'inscrizione della piramide nella sfera infinita del divino in se stesso, il cui centro è ovunque e la cui circonferenza non è in nessun luogo, stabilisce altresì una struttura di matrice per la realtà del mondo, a cui tutto, se possibile, deve corrispondere e sottomettersi, e fornisce in tal modo alla coscienza collettiva e individuale le evidenze, le referenze, le coerenze, le connivenze e le pertinenze che dovrebbero garantire, nel loro insieme e nella loro interazione, l'armonia e la legittimità dell'equilibrio teologico così strutturato, vale a dire la società degli uomini come deve essere in questo mondo, nella speranza dell'eternità. È chiaro che sono le teologie monoteistiche che esprimono questo ideale in modo più chiaro. Nonostante questa strutturazione dal fondamento teologico, rimane vero che il mondo e l'uomo – la storia – sono in divenire, e che l'uomo nel tempo, attraverso la creatività della sua coscienza – che è il segno della sua libertà – crea un dinamismo che di natura destabilizza l'ordine teologico stabilito. Infatti, come le realtà del mondo si accordano con le realtà che la piramide teologica ha gerarchizzato, le religioni rimangono stabili, ma quando non è più così, arriva la crisi. La struttura a matrice, di scopo teologico, totalitario e gerarchizzante, si confronta allora, fino alla rottura, con le richieste antropologiche della libertà, che non possono più trovare, nell'ordine teologico precedentemente imposto, la misura della loro necessaria fioritura. Così le religioni, e tutto quello che comportano nell'organizzazione del mondo, sono sotto la pressione di sviluppi antropologici, nella migliore delle ipotesi verso la riforma o il cambiamento, nel peggiore dei casi a scomparire o a cedere il passo a un un'altra religione che sia meglio in grado di rispondere alle esigenze della libertà dell'uomo. Questa è di fatto la degradazione del significato della struttura piramidale teologica sulla coscienza collettiva e individuale e la conseguente sfida alla gerarchizzazione che la piramide impone e suggerisce, e che è la fonte di ciò che s'impone all'evidenza: "religioni, sappiamo che siete mortali".

Tenuto conto di tutto questo, mi è sembrato che il cristianesimo dia l'unica "religione" – per quanto ce ne sia una! –che stabilisce l'assoluta equivalenza delle esigenze antropologiche e teologiche che, di conseguenza, possono e devono assicurare la struttura divino-umana del mondo. Cristo, una sola ipostasi in due nature, divina e umana, è venuto, attraverso la sua Incarnazione, a invertire la piramide teologica e, con la sua risurrezione, istituisce una nuova struttura a matrice che regola i rapporti tra l'uomo, il mondo e Dio. Il Figlio dell'uomo, il Figlio di Dio, assume ora la posizione di mediatore assoluto, che si trova anche nell'iconografia quando è assiso su due archi opposti di un cerchio, o nella figura della mandorla, di cui occupa lo spazio e dove si rivela la compatibilità dell'umano e del divino [19]. La gerarchizzazione teologica è così mantenuta, ma costantemente obbligata a concordare con ciò che l'umanità, nella misura in cui è assoluta quando si riferisce e Cristo e lo segue [20], richiede e permette. Ancora una volta, in seguito alle mie riflessioni sulla storia delle religioni, ho ritrovato l'insegnamento di padre Sophrony sulla piramide ribaltata da Cristo. [21]

Il mio interesse per la storia delle religioni era naturalmente accompagnato da un moto d'informazione sulla storia del cristianesimo, le sue variazioni e mutazioni antiche e moderne. Ho letto molto sulle cristianità non calcedoniane, sulle eresie e gli scismi antichi, medievali e moderni scismi e mi sono accinto a incontrare il protestantesimo, che, tra tutte le varianti del cristianesimo, sembrava più in linea con le coscienza secolare alimentata dalla filosofia dell'illuminismo e dagli ideali della rivoluzione francese e poi delle rivoluzioni europee. Ho partecipato ai ritiri della Trasfigurazione organizzati dalla comunità delle sorelle protestanti di Pomeyrol, non lontano da Arles, in Francia, dove ho potuto apprendere alcuni dei fondamenti della coscienza protestante e discernere la diversità delle intenzioni spirituali che esse trasmettevano.

Tuttavia, mi sembrava – perché quello era il problema più urgente – che dovessi affrontare l'universo di coloro che, danneggiati dalle fratture del mondo contemporaneo, avevano respinto a priori la legittimità di qualsiasi struttura teologica del mondo. Interrogandomi su come cristianizzare il mondo intellettuale profano, cercando il discorso e le tematiche che potrebbero essere adatti a condurre gradualmente gli "uomini di buona volontà" verso un'illuminazione interiore e superiore, concludo che l'unico modo per pervenire a questo punto era di partire dall'antropologia, di evidenziare il ruolo assoluto della libertà dell'uomo e per mostrare come questa libertà viene da un'istanza interna alla coscienza, comune a tutti e condivisa da tutti, che unisce l'umanità in una comunione di essere e di destino degna di essere coltivata, approfondita, universalizzata. È anche necessario mostrare come e quanto tutti gli aspetti di questa antropologia siano stati incarnati dall'insegnamento di Cristo sull'uomo e sul suo destino.

Inizialmente, ho pensato che dovremmo di nuovo filosofare, partendo da principi astratti, come era stato fatto in modo diverso per molti secoli, ma mi è sembrato che in questo modo fosse superato, o per lo meno inadeguato allo stato attuale della coscienza dominante. Infatti, nel periodo contemporaneo, in cui la filosofia ha denigrato e abbandonato la metafisica, in cui la psicologia ha cercato di emanciparsi, sostenendo di essere alle radici e alla sommità della coscienza e dello spirito, o, al contrario, ha preteso di spiegare la sua origine e la sua fine con le qualità ultra-complesse del cervello e del sistema neurologico, in cui la sociologia è diventata il fondamento di ogni norma sociale, e alla fine anche giuridica, e di ogni relativismo morale, mi sembrava necessario affrontare la domanda di "reinventare" l'antropologia, per rispondere frontalmente alla domanda: "Che cos'è l'uomo?". È dunque necessario cominciare con la questione della libertà e dell'amore, che ne è l'origine e la fine. Perché in Dio come nell'uomo, così come Cristo le ha compiute, la libertà e l'amore sono la gloriosa manifestazione del principio ipostatico – ma anche nell'uomo caduto, nello stato di traccia o di promessa. Nelle nostre società democratiche, più strutturalmente, ma più comunemente o più crudamente, la libertà e l'amore sono principi di vita e chiavi della felicità accessibili a ogni comprensione e a ogni ideale. Era da questa base che dovevamo iniziare e trovare i mezzi da questo ampio orizzonte di partenza per concentrare l'attenzione sull'obiettivo che porta alla rivelazione del principio ipostatico, il centro del mirino. Per questo, abbiamo dovuto prendere il sentiero che viene utilizzato per passare dal concetto di singole categorie biologiche umane e dai loro riferimenti generici e relativi alla persona, e quindi di superare ciò che circonda la persona di riferimenti psicologici egoistici, relazionali e transazionali, riferimenti che limitano la persona all'orizzonte delle proprie rappresentazioni storiche, sociali e culturali, per impegnare la coscienza di coloro che percepiscono i limiti o le recinzioni dell'individuo e della persona come definiti qui, per sondare la loro interiorità e spezzarne i sigilli mediante l'unico mezzo spirituale appropriato: la preghiera, intesa in un primo tempo come speranza di una preghiera pura. Non c'era motivo, infatti, di non ricorrervi totalmente. Per quanto riguarda la preghiera, è stato necessario proporre di andare alla preghiera integrale e integrante, la preghiera come la vede e la conduce la preghiera di Gesù. In breve, il modo esicasta. Ottenuto questo punto, la coscienza sarebbe in grado di distinguere, anche in remoto, la profondità [22] in cui si stabilisce il vertice della piramide invertita stabilita da Cristo e di anticipa o gustare l'equilibrio strutturale che questa piramide intrattiene con la piramide teologica, che Cristo ha perfettamente incastrato con la piramide antropologica nella sua compenetrazione faccia a faccia. Il principio ipostatico attivo occupa infatti tutta la coscienza. L'assoluto della libertà, l'assoluto dell'essere stesso, l'assoluto della differenza dell'altro, senza relatività di relazione, le dona pienamente la possibilità di riconoscere, nell'altro come in sé, la vera continuità dell'assoluto senza relatività che è Dio. E su queste fondamenta, tutto può essere edificato.

È con questa intenzione che, consapevole della necessità di progredire in questo senso in modo modesto e passo dopo passo, ho accettato, nel marzo del 1993, con la benedizione di padre Sophrony, che doveva morire quattro mesi dopo, di impegnarmi a seguire padre Symeon, suo fondatore, nell'azione spirituale e intellettuale che si proponeva di realizzare l'Associazione di san Silvano l'Athonita. Mi sembrava che facendo conoscere san Silvano, padre Sophrony e tutto il tesoro spirituale che essi avevano proposto come eredità a tutta l'umanità, [23] avrei potuto ripagare, sia a loro che alla Chiesa ortodossa, per quanto poveramente, il mio immenso debito di gratitudine. Mi sembrava che questa piccola impresa di diffusione dell'Associazione di san Silvano l'Athonita, sostenuta da un piccolo numero, ma portata dallo Spirito Santo, potesse rispondere, almeno per alcuni, attirandoli e illuminandoli, all'angoscia che fa vivere il mondo contemporaneo e per trovare la via che porta a Cristo.

Qual è il suo punto di vista sull'esicasmo ortodosso, e come questo esicasmo potrebbe far rivivere la spiritualità europea?

L'esichia è uno stato che implica la semplicità della vita, la priorità data all'interiorità, alla pace e alla preghiera. Di solito è accompagnata da tanto silenzio e solitudine quanto ne richiedono queste preferenze. Se la tradizione esicasta è stata coltivata principalmente nel monachesimo e, più in particolare nell'eremitismo, non riserva il modo di essere da lei proposto a qualsiasi particolare stato di vita ed è teoricamente possibile viverla in qualsiasi situazione esistenziale, ovviamente con gli adeguamenti necessari. L'attività che è al centro della pratica esicasta e che la condiziona ha lo scopo della preghiera pura mediante una preghiera tanto costante quanto possibile, in questo caso la preghiera di Gesù, perché Gesù è la perfezione e la gloria della presenza assoluta in tutti gli ordini e i livelli dell'essere, il principio ipostatico, cioè del compimento divino-umano realizzato dal Cristo. [24] La formula classica, la più diffusa, è "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore" – o "di noi" a seconda delle circostanze. Non è che non si possano trovare, nel passato o nel presente della pratica cristiana in Oriente e Occidente, diverse formule che si potrebbero stimare equivalenti, ma la formula tradizionale che è emersa nella tradizione ortodossa, ripetuta incessantemente, con la corda da preghiera, ad alta voce o con la preghiera mentale, descrive in modo chiaro e semplice la situazione e l'invocazione di chi prega e la richiesta di ciò che formula. Questa frase, grammaticalmente imperativa, ma semanticamente ottativa nella postura adottata da chi la pronuncia, riconosce l'incommensurabilità di chi parla e di colui al quale è rivolta la preghiera: al Signore, per il peccatore. Tuttavia, il nome di Gesù Cristo, sopra il quale non c'è nessuno con questa apposizione attributiva di Figlio di Dio, si trova ancora, per l'imperativo "abbi misericordia di me", fortemente attratto verso il piano ontologico in cui si trova l'uomo, per quanto peccatore si definisca. Inoltre, con la continua ripetizione della preghiera, e con lo sforzo di concentrazione esclusiva sul significato di parole che ha la resistenza presunta da questa ripetizione – per quanto difficile! – l'intelletto è portato a concentrare la propria attenzione sulla sostanza ontologica che nasconde il significato di questo atteggiamento. Questa preghiera mette anche chi la recita incessantemente fino a immedesimarsi in essa, nella posizione di pentimento e di umiltà che gli permette di misurare non solo il niente che è da cui è stato liberato, ma di percepire il tutto di Dio a cui Cristo gli permette di partecipare per quanto possibile. Questa doppia vertigine, che san Silvano intende formulare in lui nella sua famosa frase, tanto imperativa quanto la formula della preghiera di Gesù, – "Tieni la tua anima all'inferno e non disperare!" – diviene il campo di applicazione, senso musicale, che è scritto sulla partizione dell'armonia divino-umana promessa a ogni uomo, e realizzata per ciascuno da Cristo.

Tuttavia, detto questo, la preghiera di Gesù nel contesto dell'ignoranza o della confusione spirituale in cui si trova il mondo moderno, in particolare il mondo occidentale contemporaneo, non può essere proposta indifferentemente così com'è, senza prudenza né precauzioni. Anche nel bel mezzo delle giovani generazioni di ortodossi, e tanto meno in altri ambienti cristiani, cattolici e soprattutto protestanti, dove la discorsività e l'emozione condividono le fonti della preghiera, essa richiede una propedeutica e per tutto il suo insegnamento, una pedagogia appropriata.

Certamente rimarranno sempre, anche in ambiente laico, adulti svegli, pronti, informati, addestrati, che coglieranno rapidamente il proposito, le implicazioni pratiche e lo scopo spirituale di questa preghiera, ma essi devono, in ogni caso, trovare i loro punti di partenza e punti di sostegno nella coscienza media del nostro tempo. Il mio stesso esempio mostra come certe scoperte nella ricerca possono, una volta che di trova e si mette alla prova il filo di Ariana, portare verso il vero cammino. Infatti, in alcuni casi, si possono trovare punti di partenza e di sostegno, direttamente o indirettamente, nelle aspettative, indiscriminatamente o variamente "spirituali" che riguardano la coscienza di oggi [25] e possono coincidere con alcune note del registro musicale che evocano i primi sostegni o i prodromi della preghiera di Gesù. Così, per esempio, numerose tendenze, diciamo "ecologiche", sostengono, al nostro tempo, la moderazione e la sobrietà, in termini di igiene della vita, di dietetica e di un'etica generale. Alcuni, che sostengono tali ideali e metodi, esercitano ciò che assomiglia a un ascetismo della vita fisica, mentale, economica e sociale, e anche spirituale, e talvolta giungono a prefigurare dei modi di vita "monastici", anelando in ogni caso a una vita semplice. Ma se tali disposizioni possono favorire la vera convergenza con i presupposti ascetici della preghiera, sarà necessario, magari gradualmente, ma in ogni caso dimostrare chiaramente che questa è solo una preparazione del terreno per la semina del buon seme della preghiera. Attardarvisi troppo o, soprattutto, indulgervi, sarebbe rovinoso in quanto porta a perdere di vista l'obiettivo finale di praticare la preghiera con cognizione di causa, riferendosi alla millenaria esperienza dell'esicasmo, alle sue guide, ai suoi maestri e agli scritti che essi hanno lasciato. Le letture, i consigli o la guida di persone esperte [26], per insufficienti che siano, possono essere, e sono spesso, le tappe che portano all'esperienza della presenza dello Spirito Santo, il più grande e universalmente accessibile di tutti i maestri spirituali, l'unico che conduce in pienezza a tutta la Verità, cioè alla vera conoscenza di Cristo.

Questa situazione propedeutica riguarda tutti i nostri contemporanei, ma rimane il fatto che i cristiani, e i cristiani ortodossi in particolare, beneficiano di un ambiente privilegiato in cui la loro pratica religiosa non li prepara solo per la preghiera in generale, ma in molti casi, li informa, li forma, e addirittura li impegna nella preghiera di Gesù in particolare. Va notato che già da molto tempo e sempre di più, la preghiera di Gesù e la tradizione esicasta hanno, almeno in parte, toccato alcuni ambienti cattolici e anche protestanti, al punto che alcuni vedono i contorni di una possibile unità dall'esperienza spirituale e da una misura di esperienza teologica interiore, che questa preghiera, correttamente condotta, può conferire.

Beninteso, sarebbe ingenuo pensare che l'esicasmo potrebbe facilmente sedurre e ampiamente convincere il mondo moderno, dove l'iperattività del divertimento, le vanità insensate e le utopie assurde come il transumanesimo [27] o altre metamorfosi del materialismo ateo, continuano a ipnotizzare il buon senso. Resta il fatto che, nel mondo cristiano e negli ambienti della vita e dello spirito in cui la rinuncia all'elevazione non ha ancora trionfato, il percorso esicasta apre, per quanto si senta obbligato a divenire molto pedagogico, una delle maggiori prospettive di rivitalizzazione spirituale dell'Europa, dove, per quanto possa credere e dire l'intransigenza laica, la coscienza e l'universo dei valori che la caratterizzano rimangono radicati in una terra cristiana, come mostra il mantenimento di riferimenti assoluti e, per relativizzate che possano essere nelle loro applicazioni individuali, le nozioni di persona, libertà, uguaglianza e fraternità.

In ogni caso, la preghiera di Gesù non può né essere insegnata né, a fortiori, praticata senza al tempo stesso insegnare l'antropologia che Cristo è venuto a rivoluzionare e senza un insegnamento cristiano. È una preghiera che, attraverso la sua operatività, è capace di suscitare la comprensione e l'adesione al mistero dell'ipostasi come Cristo l'ha manifestato.

Un'etica ortodossa è possibile secondo lei, e in caso affermativo, che senso le darebbe?

La crisi e l'abbandono della metafisica e degli assoluti teologici, alla fine, ha suscitato in Occidente – poiché lo spirito dell'uomo, così come la natura, ha orrore del vuoto – il trionfo delle norme sociologiche. [28] Allo stesso tempo, il principio della sovranità dei riferimenti dello spirito e la supremazia dei suoi giudizi sono passati dall'autorità divina per l'istanza del soggetto individuale la cui soggettività non doveva giustificarsi se non essendo coerente con la razionalità che sembrava imporre, oppure – essendo la razionalità di per sé difficile da controllare e, in ogni caso, dipendente da postulati variabili – mettersi d'accordo con qualche partito preso dotato di un numero sufficiente di persone simili. Così abbiamo visto, a poco a poco, in Occidente, il concetto di moralità e il suo vocabolario cedere il posto a quelli dell'etica. [29] Anche se queste due parole significano la stessa cosa, una dal latino, l'altra dal greco, il significato dell'una e dell'altra è ora molto diverso.

La morale, sia nella filosofia tradizionale che nella teologia, si regolava su principi assoluti: per la morale, il bene e il male; per la teologia, Dio e il diavolo. Il carattere dualista di questi assoluti è stato chiamato nella teologia a riassorbirsi nelle categorie provvidenziali della redenzione o della misericordia [30] e, per la filosofia ottimista, della causalità, rischiosa ma definitivamente stabilita, dell'ordine cosmico e dei cicli del suo eterno ritorno. Da questi principi e dal loro confronto derivano e si declinano tutte le regole di tutti i comportamenti e i giudizi di tutte le situazioni, fino a costituire una legge morale e una casistica in tutto simili a quelle che hanno alimentato l'abbondanza dei giudizi, pareri e consulenze di cui si possono leggere le sottigliezze, per esempio, nel Talmud della tradizione ebraica, e che si ritrovano, mutatis mutandis, nei trattati morali cattolici, di cui i gesuiti si fecero per lungo tempo una specialità. Questi principi, nella morale, come anche nel diritto, si riferivano non solo al deposito di prove metafisiche o teologiche, ma anche di "legge naturale", che come si era convenuto aveva la sua parte nella fondazione delle norme filosofiche o teologiche. [31]

L'etica, d'altra parte, non è regolata dai principi del bene e del male, il cui assoluto è stato minato dalle relatività esistenziali e situazionali, ma dai principi del giusto e dell'ingiusto. Tuttavia, essa intende regolare i comportamenti e i giudizi in tutte le questioni, cercando di trovare in tutte le aree del suo esercizio, il modo giusto di essere e di agire, facendo andare alla deriva, in modo più sottile, la nozione di giustizia verso quella di giustezza. D'altra parte, l'etica, a differenza della morale, rifiuta di governare il modo di pensare, tranne quello che rischierebbe di compromettere i nuovi assoluti che l'hanno fondata, la democrazia, i diritti umani e, a loro fondazione, la sovranità assoluta della libertà individuale, come la "morte" della metafisica e la "morte" di Dio, ne hanno fatto l'assoluta sostituzione. [32] Una delle grandi differenze tra etica e morale è dunque che la morale, in particolare la morale della fondazione teologica, è intesa a governare, anche o soprattutto, il pensiero e la vita dello spirito, in cui è compreso tutto ciò che governa o emana dalla creatività umana, specialmente nelle arti, allorché l'etica si rifiuta di farlo. In questo senso, l'etica è più simile alla deontologia, specializzata nella prescrizione di regole generali e nel controllo della correttezza – in particolare dell'adeguatezza tecnica – dei mezzi usati per raggiungere gli scopi perseguiti dal know-how dei vari mestieri e professioni. Così l'etica, di fronte alle complicazioni scientifiche e tecniche, che sono all'origine e tra le risorse dei mestieri e delle professioni che si suppone di regolamentare, è, sempre più, soggetta o subordinata alle possibilità offerte dalla tecnoscienze messe a disposizione dell'attività umana. Così anche l'attività umana che si sottomette all'ideale etico della giustizia ha sempre meno compatibilità di principio con un'antropologia e, a fortiori, con una morale di fondamento teologico o filosofico. Per questo motivo, per i problemi bioetici, per esempio, la pratica medica e le tecnologie scientifiche su cui si basa non possono fondarsi che sulla realtà "oggettiva" della vita [33] e rimettersi alla fine alla sovranità del soggetto individuale, medico o paziente.

Certamente l'etica si basa anche, in qualche modo, sulle categorie del bene e del male, ma per superare la loro astratta oggettività e non prendere a priori di in considerazione la loro rilevanza, quando bene e male si trovano a modulare secondo le caratteristiche specifiche delle varie situazioni in cui si pone la questione del loro approccio alla giustizia [34]. È in questa differenza, sostanzialmente modale, [35] che l'etica si distingue dalla morale, che, convenzionalmente costituita da una serie di regole e valori, ordina potentemente le coerenze che sono tradotte in vincoli o meriti la cui assimilazione è soggettiva, ma la cui natura è oggettiva. [36]

L'insegnamento della Chiesa ortodossa ha tradizionalmente evitato di separare la modalità della prescrizione morale da quella dell'approccio etico: l'acrivia (i principi rigorosi) ha sempre lasciato spazio all'economia (appropriazione dei principi alle situazioni), secondo l'equilibrio paradossale di giustizia e misericordia. Così, per esempio, pur impegnata per la monogamia, la Chiesa ortodossa, nel matrimonio, accetta, a nome della misericordia, di benedire un secondo matrimonio, quando, dopo l'analisi e una revisione approfondita, la situazione del primo si è rivelata insostenibile. [37] Non è da meno, inoltre, che nella pratica della Chiesa ortodossa, in particolare in tutto ciò che riguarda il puro e l'impuro e che, per esempio, governa il dibattito circa la confessione obbligatoria prima della comunione – con le liste dei peccati da confessare e la tariffa delle epitimie – la morale e la sua acribia naturale trovano ancora i più ampi favori pastorali. Esiste però un'altra corrente, presente soprattutto nelle Chiese ortodosse stabiliti in Occidente, dove il confronto tra il principio e la pratica, tra la morale e l'etica è onnipresente e si impone in modo acuto, insistendo sulla misericordia, sull'economia, giungendo fino alla minimizzazione delle colpe e alla relativizzazione della colpevolezza.

Di fronte a questo stato di instabilità in cui si trova l'uomo moderno, di fronte alla crescente opposizione tra chi propone una morale di fondamento teologico e i sostenitori di un'etica costantemente adattabile ai dati oggettivi delle scienze naturali e umane, e parallelamente sottomessa alle esigenze del principio di sovranità individuale: di fronte a questo dilemma, cosa concludere e cosa fare, se vogliamo che il messaggio evangelico sia in grado di soddisfare gli "uomini di buona volontà" che fluttuano, spesso tra due acque, nella corrente delle tiepidezze della coscienza contemporanea?

Mi sembra che dobbiamo tornare ai fondamenti dell'antropologia cristiana, cioè alla considerazione della persona umana come rivelata dalla ipostasi di Cristo e come il suo Spirito, l'ipostasi divina dello Spirito Santo, l'ha realizzata e l'ha resa nota nella storia per mezzo della Chiesa, per il risveglio spirituale, la santificazione, la trasfigurazione, – terra e cielo, materia e spirito, corpo e anima –, dell'uomo e del mondo. Questo è il teorema! In una prospettiva ortodossa, la morale associata all'etica deve trovare il suo fondamento nella spiritualità, vale a dire nel modo di considerare ogni cosa, ogni essere, ogni azione, ogni pensiero secondo lo spirito evangelico, vale a dire la libertà e l'amore. Come chiaramente indicato in precedenza, la libertà e l'amore sono alla base di tutta l'antropologia cristiana, perché Dio è amore e libertà assoluta, e Cristo è amore e libertà assoluta disceso nel mondo per salvare gli uomini, vale a dire, per promuoverli, al di là della restaurazione adamica, alla somiglianza di Dio, uno e trino, la cui immagine nell'uomo è stata danneggiata e rimane compromessa dall'illusione orgogliosa di un'autosufficienza che pretende ancora, disperatamente, l'autodeificazione.

Il buon senso della vita e dell'azione aveva da tempo formulato la precondizione, da Esopo e Fedro a La Fontaine: "In tutte le cose dobbiamo considerare la fine" [38]. Quindi, per ogni pensiero, ogni parola, ogni atto, bisogna considerare il loro significato spirituale, potenziale o reale e, prima di dare loro liberto corso, discernere in cosa, come e perché potranno condurre sul cammino della configurazione a Cristo. E questo è vero dall'intenzione soggettiva fino al programma politico, economico e sociale.

Torno al modo di vita che padre Sophrony aveva inaugurato intorno a lui, nel suo monastero e per tutti coloro che ricorrevano a lui. Ai suoi occhi non c'era altra regola morale che l'amore evangelico e il necessario appello che questo amore rivolge alla libertà, una regola che ha come prerequisito e per continuo accompagnamento l'ascetismo e la preghiera. L'analisi del male, dei suoi modi e mezzi, gli sembrava illusoria e vana, di fronte al potere del pentimento, dell'umiltà e della preghiera ipostatica. Alcuni gli hanno erroneamente attribuito un atteggiamento di non resistenza al male. Di fatto, aveva considerato soprattutto la vittoria dello Spirito di Cristo sopra lo spirito del principe di questo mondo, una vittoria che non vedeva come un conflitto risolto da qualche genio strategico che sviluppasse tattiche efficaci, ma piuttosto l'eradicazione di ciò che, nella coscienza dell'uomo, si oppone all'amore di Dio e del prossimo, un amore che fa sì che, come afferma san Silvano, "Il nostro fratello è la nostra vita", assicurando l'unità ontologica di tutti gli uomini, unici e uniti in Cristo.

Note

[1] Oggi ancora attiva, questa opposizione al cattolicesimo ha perso il suo pubblico, tanto quanto la Chiesa cattolica ha perso influenza, e l'una e l'altra di queste "posizioni" soffrono l'indifferentismo dominante e il trionfo sempre più manifesto del materialismo e dell'ignoranza ordinari.

[2] Le scuole pubbliche, laiche e spesso miste, organizzano, a scelta dei genitori, dei corsi di morale laica o di religione, al ritmo di un'ora a settimana, ma, in teoria, senza attivismo, con un insegnamento viene considerato " neutrale". Le scuole cattoliche, da parte loro, forniscono la loro formazione in un contesto di pratica religiosa (preghiere prima delle lezioni, messe, spesso quotidiane, e sacramenti, organizzati dalle scuole, il cui personale, per le ragazze, era composto prevalentemente da suore e, per i ragazzi, da sacerdoti o religiosi).

[3] A guardarla da vicino, oggi, questa posizione, che nell'ambiente universitario cattolico belga, mi ha fatto passare per reazionaria, non era altro che una resistenza trasversale alla modernità umanitaria di sinistra, essenzialmente neopositivista o iperbolicamente razionalista, anti-religiosa e naturalmente anti-cattolica, mentre il cattolicesimo era, tra tutti i cristianesimi visibilmente presenti a quell'epoca in Belgio, quello che ancora difendeva ostinatamente la rivoluzione antropologica che il mistero di Cristo è venuta a instaurare.

[4] Dopo aver seguito e scritto numerosi articoli e recensioni sulla rivista Etudes traditionnelles, e molti libri sia sulla crisi spirituale dell'Occidente, sia sulle varie "tradizioni" che attuano ognuna a suo modo la "realizzazione spirituale" per raggiungere l'acme della perfezione, al tempo stesso singolare e universale, dove l'uomo ottiene la liberazione da tutte le contingenze che lo mettono a terra, René Guénon, nato a Blois, ha finito per scegliere l'islam sufi e ha concluso la sua vita al Cairo. Ha scritto, tra le altre cose, di induismo, taoismo, sciamanesimo, esoterismo cristiano d'Occidente, massoneria speculativa, simbolismo delle figure universali e sufismo, che ai suoi occhi erano altrettanti modi di "realizzazione spirituale" capaci di soddisfare le aspettative degli spiritti illuminati, in Francia e in Occidente. La sua opera e la sua influenza sono stati oggetto di tesi e pubblicazioni scientifiche.

[5] Sotto questo termine si discerne una distanza radicale da tutto ciò che confonde e da tutti coloro che in Occidente o altrove, ancora confondono spiritualità, psicologia, esercizi somatici, medicina alternativa e altre panacee per il successo. Applichiamo loro la celebre citazione dell'Edipo di Voltaire: "I nostri sacerdoti non sono ciò che una gente vana pensa; la nostra credulità fa tutta la loro scienza ".

[6] La parrocchia della santa Trinità e dei santi Cosma e Damiano, dipendente dall'arcidiocesi delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale, esarcato del patriarca ecumenico di Costantinopoli. Fondata dall'arcivescovo Georges Tarassov (1893-1981), il suo primo rettore è stato padre Pierre Struve. Il suo rettore al tempo delle mie prime frequentazioni era – siamo negli anni '70 – padre Marc Nicaise. Divenuta oggi la mia parrocchia, ha come rettore padre Christophe D'Aloisio.

[7] Avevo già partecipato più volte alle liturgie bizantine del monastero di Chevetogne (Belgio), ma tutto era in lingua slavonica e al di fuori della drammaturgia e dell'estetica che ne veicolano i significati, la parola vi era ancora velata dalla mia ignoranza della lingua liturgica.

[8] Libro pubblicato da Gallimard nel 1948.

[9] Discepolo di Frithjof Schuon, uno dei principali sufi inglesi della sua generazione.

[10] Anche se ho incontrato padre Sophrony per tre mesi all'inizio, e poi meno spesso durante i vent'anni che sono andato al monastero, non ho mai preso appunti alla fine delle nostre interviste, e confesso che non sarei riuscito a ricordare, tranne alcuni momenti chiave, i tanti argomenti affrontati. Ma tutto questo non è molto importante, perché la cosa essenziale era la sua presenza e l'effetto della sua presenza – ovviamente quella dello Spirito Santo di cui era per me intermediario.

[11] Ogni conversione, anche quelle nel seno del cristianesimo, porta con sé numerose conseguenze familiari, professionali, sociali, etc.

[12] Cfr. Hommage à l’Archimandrite Starets Syméon (1928-2009), un numero di 465 pagine, numero speciale di "Buisson Ardent. Cahiers Saint-Silouane l'Athonite" che l'Associazione di san Silvano l'Athonita gli ha dedicato nel 2012 (diffuso dalle Editions du Cerf, Parigi).

[13] L'ipostasi, che è stata velata a causa della caduta e continua a esserlo a causa del peccato, si rivela, o si svela, per la grazia dello Spirito Santo, così come la diffondono gli uomini simili a Cristo. L'unica ipostasi divino-umana è Cristo, che lo Spirito testimonia, e che designa, e a cui conduce, ma per lasciarsi trasportare da questo movimento, bisogna sentirne l'avvio, l'energia, il movimento, e acconsentirvi nonostante tutte le opposizioni riduttrici a cui lo spirito non riesce mai ad eccepire, essendoci tutte le ragioni più apparenti che l'ipostasi possa non sembrare altro che un'iperbole o una pura sovrapposizione intellettuale o simbolica per l'individuo, la personalità intellettuale e psicologica e la realtà pura e dura, resistente e iper-concreta, di ciò che i fenomenologi chiamano "il corpo proprio". Questo resta allo stato dell'individuo, senza illuminazione dell'ipostasi, ed è spesso ancora ostacolato da ciò che è psicologico e sentimentale, dalle emozioni spirituali che dominano sull'impassibilità che permette di grazia.

[14] Questo è ciò che in teologia si denomina epectasi, e che san Gregorio di Nissa ha mirabilmente descritto.

[15] Questa concezione del corpo è peculiare a tutte le filosofie naturaliste, che affermano l'eternità del mondo o la causalità assoluta del caso. È anche da qui che deriva in medicina il postulato finalista del primato assoluto del cervello come serbatoio dell'intelligenza umana e come luogo del senso.

[16] La teologia accademica, almeno quella nell'Occidente cattolico, è quindi in gran parte soggetta ai presupposti e alle articolazioni concettuali che impongono le coerenze logiche, strettamente razionali o inerenti alla filosofia e alla psicologia della religione, ansiose solo di associarsi a ciò che la scienza comparata delle religioni vi può confermare, specificare o relativizzare. Alla luce esperienze spirituali che suscita o che la lettura dei testi induce direttamente, l'esegesi accademica della Bibbia, forzatamente critica, preferisce spesso, per illuminarsi, rivolgersi subito ai condizionamenti della storia, alla linguistica, ai dati spesso laconici dell'archeologia e alle teorie moderne del testo, in particolare la semiotica e la narratologia. La spiritualità, vista con sospetto, non è conservata se non a costo della sua sottomissione alla psicologia, accettandola più o meno di passaggio, riducendo la nozione di anima come la tradizione cristiana l'ha esplorata e conosciuta a una psiche come vuole circoscriverla un approccio filosofico, scientifico o speculativo, sperimentale, neuropsichiatrico o psicoanalitico, oppure confrontandola, a prezzo di assimilazioni abusive, alle definizioni delle spiritualità non cristiane. La teologia morale accademica ha subito la stessa sorte: lungi dal fare affidamento sulle cause, le conseguenze e gli eventi spirituali che inducono il comportamento umano, si è appellata sempre di più, a volte con l'apparenza di ridursi, alle considerazioni psicologiche, sociologiche, politiche o economiche che le scienze umane evidenziano per spiegare o giustificare le motivazioni soggettive, i vincoli oggettivi o i motivi circostanziali dei pensieri e degli atti.

[17] Dall'anno 1000 a.C. fino all'anno 2000 d.C.

[18] Ciò ha portato alla pubblicazione di Patrimoine littéraire européen. Anthologie en langue française. 1. Traditions juive et chrétienne; 2. Héritages grec et latin; 3. Racines celtiques et germaniques; 4a. Le Moyen Âge de l’Oural à l’Atlantique. Littératures d’Europe orientale; 4b. Le Moyen Âge de l’Oural à l’Atlantique. Littératures d’Europe occidentale; 5. Premières mutations. De Pétrarque à Chaucer (1304-1400); 6. Prémices de l’humanisme (1400-1515); 7. Établissement des genres et retour du tragique (1515-1616); 8. Avènement de l’équilibre européen (1616-1720); 9. Les Lumières, de l’Occident à l’Orient (1720-1778); 10. Gestation du Romantisme (1778-1832); 11a. Renaissances nationales et conscience universelle (1832-1885) Romantismes triomphants; 11b. Renaissances nationales et conscience universelle (1832-1885) Romantismes réfléchis; 12. Mondialisation de l'Europe (1885-1922); Index général. Bruxelles, De Boeck-Université, 1992, 1993, 1995, 1996, 1997, 1998, 1999, 2000, XXV-793, XXIII-704, XVIII-798, XXVI-830, XXXIII-1166, XXXIX-827, XXXV-902, XXXVIII-944, XLI-1084, XLI-1016, XLII-1153, LXIX-966, XXXIV-1044, XXXV-1093, 596 p. ) A questi si sono aggiunti Auteurs européens du premier XXe siècle. 1. De la drôle de paix à la drôle de guerre (1923-1939); Cérémonial pour la mort du Sphinx (1940-1958). Bruxelles, De Boeck-Université, 2002, XXIX-837, XXXI-874 p.; e anche Patrimoine littéraire européen. Actes du colloque international, Namur, 26, 27 et 28 novembre 1998. Bruxelles, De Boeck-Université, 2000, 297 p. e Parcours dans le Patrimoine littéraire européen. Introduction à l’Anthologie, Bruxelles, De Boeck, 2008, XVII-291 p. La prefazione (1992) di questa serie inizia così: "Alla soglia del terzo millennio della sua era, l'Europa, ansiosa di assumersi le responsabilità della sua cultura, che la storia degli ultimi due secoli ha diffuso nel mondo intero, deve fornire alle generazioni della nuova era un insieme coerente di valori che l'illustrano e la costituiscono".

[19] Questa configurazione e il suo simbolismo geometrico sono già inclusi nell'iscrizione della stella di Davide nell'universo geometrico bidimensionale. Cristo, figlio di Davide, farà passare questa configurazione dello spazio bidimensionale nello spazio tridimensionale in un movimento oggettivo, indipendente, se non analogico, del piano su cui è stato proiettato l'ideale davidico.

[20] Questo corrisponde alla definizione della Chiesa.

[21] "Il Signore non nega il fatto di disuguaglianza, della gerarchia, della divisione in piani superiori e inferiori, maggiori e minori, ma questa piramide dell'essere, la inverte, ponendo la sommità in basso, e raggiunge con ciò l'ultima perfezione. Cristo, il creatore – e in questo senso, la causa – dell'universo creato sembra essere "responsabile" della sua esistenza e, di conseguenza, si assume il peso, il peccato di tutto il mondo. È il vertice della piramide invertita, il vertice su cui pesa il peso di tutta la piramide dell'essere. [...] Il cristiano si dirige in basso, dove, nelle profondità della piramide rovesciata, si esercita una pressione tremenda, e dove si trova colui che ha preso su di sé il peccato del mondo, il Cristo". (Archimandrite Sophrony, San Silouane l'Athonite (1866-1938), Vie, doctrine et écrits, Traduit du russe par l'archimandrite Syméon, Paris, Editions du Cerf, 2010, pp. 236-237).

[22] È proprio la discesa agli inferi che ha tematizzato il luogo. Ed è questo luogo che lo Spirito Santo indica a san Silvano quando gli fa capire questa frase: "mantieni il ​​tuo spirito all'inferno e non disperare".

[23] Questa è la preghiera di san Silvano: "Signore misericordioso, ascolta la mia preghiera: fa' che tutti i popoli della terra ti conoscano per mezzo dello Spirito Santo".

[24] Va da sé, lo ripetiamo, che la divinizzazione dell'uomo non toglie nulla al suo stato di creatura e che Cristo è l'unica ipostasi divino-umana che congiunge assolutamente le due nature, divina e umana. Tuttavia, Cristo attrae e aspira a sé tutti gli uomini e li conduce, secondo il dinamismo dell'epectasi, in un progresso infinito nelle energie increate della santa Trinità, verso la prossimità divina, la cui natura rimane, naturalmente, non partecipabile.

[25] Si veda il successo di tutti i metodi, le tecniche psicoterapeutiche, psicosomatiche della medicina "alternativa", degli sport e delle variazioni ginniche o paramediche, basate sul controllo e il sollievo del corpo; si veda la moda vincolante dei regimi dietetici, che spesso si sposano con qualche particolare risorsa nell'arsenale delle ricette "orientali", sia nel campo della cucina e del massaggio che nella farmacopea; si vedano ancora le forme di magia e d'arte divinatoria, le astrologie, le numerologie e le varie "scienze" simboliche; infine si vedano le mille altre proposte curative o di benessere, offerte su larga scala dai media o su piccola scala, dai circuiti esoterici in cui ingenuità contorte pretendono di chiarire, sotto un velo, i misteri dimenticati.

[26] Oggi, di fatto, i santi vivi, i maestri e i padri spirituali sono poco numerosi e generalmente desiderosi di una discrezione che possa non sfiancare la radianza delle grazie ottenute da chi è provvidenzialmente li frequenta e che non possono fermare dal lodare il Signore per averli incontrati.

[27] T​eoria che, ebbra di prodigi tecnologici e medici, delira su una possibile immortalità terrena.

[28] Il carattere dominante è segnato nei tempi moderni dall'affermazione dei Pensieri di Pascal (1623-1662): "verità su questo lato dei Pirenei, errore al di là". Successivamente, la relatività ha colpito anche, in diversa misura, l'ordine psicologico e giuridico, incluso il diritto penale in cui sarà abolita la pena di morte e si imporrà il concetto di "circostanze attenuanti". Al contrario, l'assoluto dei principi è stato spostato, nell'ordine metafisico o teologico, verso l'ordine politico, in cui la democrazia e i diritti umani sono diventati una sorta di trascendenza, e verso l'ordine sociale dove è stato imposto lo standard della piena occupazione e, di norma, lo standard del salario minimo garantito. Tuttavia, l'ordine sociale è strutturalmente o sostanzialmente legato all'ordine economico; i loro principi e le loro definizioni saranno interessati dalle relatività che, almeno nel contesto di una pace durevole, costituiscono la maggior parte delle sfide e del dinamismo in politica.

[29] Le mutazioni della coscienza sono sempre segnate sottilmente, surrettiziamente o palesemente, da derive o modifiche lessicali-semantiche, per non parlare dei danni sintattici, stilistici e retorici che le accompagnano. Così l'esempio sorprendente del "matrimonio", da quando è stato legittimato il legame omosessuale. Sarà benvenuta una tesi di linguistica che elenchi e analizzi questi fenomeni, molto numerosi, nelle varie lingue.

[30] Il predestinazionismo, che rifiuta la risoluzione paradossale di questo dualismo, che sola consente la congiunzione paradossale della divino-umanità in Cristo, si ferma alla contraddizione del bene e del male, e alla ripartizione degli uomini tra i due poli, in nome dei rigori legali della giustizia.

[31] È su questo comune riferimento alla "legge naturale" che la morale cristiana e la morale laica sono state in grado di concordare e ancora concordano su una serie di punti – ma in modo sempre più restrittivo a causa del "passaggio all'etica" delle coscienze moderne. Per la teologia cristiana, questo concetto di "legge naturale" pone comunque una domanda: di quale natura stiamo parlando e possiamo parlare, se non della natura caduta? E, in questo caso, qual è la pertinenza assoluta, di significato spirituale, che vi si può riscoprire?

[32] La democrazia non è altro che la consacrazione assoluta del regime che fa trionfare, per qualche tempo, l'opinione media della maggioranza delle persone, in attesa che, alla scadenza, la sovranità di un'altra maggioranza di individui possa manifestarsi; i diritti dell'uomo, che in un primo momento idealizzavano i "diritti naturali" sono l'assolutizzazione universale delle richieste presunte universali della sovranità individuale, assolutizzazione suscettibile, tuttavia, a rivoltarsi contro quello che sembrava di "diritto naturale ". Questo è il caso, ad esempio, delle questioni bioetiche e dell'interrogativo etico sullo status morale e sociale degli omosessuali.

[33] Anche in questo caso, le definizioni di vita e di carattere umano della vita sono soggette a prove biologiche o psicologiche che, in assenza di qualsiasi altro riferimento, sono definite dalle "scienze umane", che sappiamo che sono ideologicamente manipolabili.

[34] L'etica contemporanea, largamente indipendente da ogni forma di misericordia – diffamata e disprezzata da tutta una corrente, di cui un importante portavoce è stato Nietzsche (1844-1900) – è flessibile per definizione, attenta a tutto ciò che in ogni situazione può trovare una spiegazione, se non una giustificazione "scientifica", vale a dire legata al determinismo della natura obiettivamente analizzato – e non più, ovviamente, dedotta da un presunto "diritto naturale" o, a fortiori, da un imperativo categorico di natura teologica o filosofica.

[35] La morale è indicativa e imperativa, l'etica è congiuntiva e, nel migliore dei casi, ottativa.

[36] Questo è ciò che giustificava i punti "buoni" e "cattivi", i prezzi della virtù, ecc., oggi ridotti allo stato di pusillanimità o di ridicolo.

[37] La ​​questione dell'accesso alla comunione dei divorziati risposati non si pone, così come la si è posta con difficoltà nella Chiesa cattolica.

[38] Questa è la "morale" della favola La volpe e la capra (Libro III, favola 5).

 
Il miglior aiuto per Haiti

Haiti, la sofferente Haiti, si contorce ancora una volta nel tormento:

Gli haitiani sono precipitati in una crisi sempre più profonda, poiché la violenza delle bande costringe migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e le attività commerciali e le scuole a chiudere.

Giovedì, il governo di Haiti ha prorogato lo stato di emergenza fino al 3 aprile nel dipartimento dell'Ovest, dove si trova la capitale Port-au-Prince. È stato imposto per la prima volta domenica. La misura include il coprifuoco notturno e il divieto di protesta, anche se i gruppi per i diritti umani hanno affermato che è stato fatto poco per arginare la violenza.

Mercoledì notte è stata data alle fiamme anche una nuova stazione di polizia nel quartiere Bas-Peu-de-Chose di Port-au-Prince, secondo una dichiarazione rilasciata dal leader del sindacato di polizia SYNAPOHA all'agenzia di stampa Agence France-Presse.

L'ondata di violenza è iniziata nel fine settimana, quando gruppi armati hanno lanciato un'ondata di attacchi nella capitale, compresi raid in due carceri che hanno portato alla fuga di migliaia di detenuti.

Secondo un conteggio del SYNAPOHA, almeno 10 edifici della polizia sono stati distrutti dall'inizio dei disordini.

Haiti è tormentata da una diffusa violenza tra bande da più di due anni, in particolare in seguito all'assassinio del presidente Jovenel Moïse nel luglio 2021. Quell'omicidio creò un vuoto di potere e peggiorò l'instabilità politica nella nazione caraibica.

Il leader de facto del paese, il primo ministro Ariel Henry, ha dovuto affrontare una crisi di legittimità e continue richieste di dimissioni. Moïse ha scelto Henry per l'incarico pochi giorni prima di essere ucciso.

Questa settimana, il capo della potente alleanza tra bande haitiane G9, Jimmy "Barbecue" Cherizier, ha avvertito: "Se Ariel Henry non si dimette, se la comunità internazionale continua a sostenerlo, andremo dritti verso una guerra civile che porterà al genocidio".

Ma questo non è solo un problema politico; è un problema religioso. Ed è cominciato proprio dall'inizio della storia di Haiti. Gli spagnoli

 

cattolici romani, che inizialmente scoprirono l'isola di Hispaniola e vi costruirono insediamenti, e i francesi, anch'essi cattolici romani, che succedettero loro nel controllo dell'area che in seguito divenne Haiti (che chiamarono Saint-Domingue), brutalizzarono entrambi i popoli nativi che vivevano sul posto, così come gli schiavi africani che importarono per sostituire gli indigeni:

Hispaniola, o Santo Domingo, come era nota sotto il dominio spagnolo, divenne il primo avamposto dell'Impero spagnolo. Le aspettative iniziali di riserve auree abbondanti e facilmente accessibili si rivelarono infondate, ma l'isola divenne comunque importante come sede dell'amministrazione coloniale, punto di partenza per conquiste di altre terre e laboratorio per sviluppare politiche di governo di nuovi possedimenti. Fu a Santo Domingo che la corona spagnola introdusse il sistema del repartimiento, in base al quale i peninsulares (persone di origine spagnola residenti nel Nuovo Mondo) ricevevano grandi concessioni di terre e il diritto di costringere il lavoro agli indiani che abitavano quelle terre.

...La popolazione indiana taino di Santo Domingo se la passò male sotto il dominio coloniale. La dimensione esatta della popolazione indigena dell'isola nel 1492 non è mai stata determinata, ma gli osservatori dell'epoca produssero stime che variavano da diverse migliaia a diversi milioni. Al vescovo Bartolomé de Las Casas è stata attribuita una stima di 3 milioni, quasi certamente esagerata. Secondo tutti i resoconti, però, sull'isola vivevano centinaia di migliaia di indigeni. Nel 1550 sull'isola vivevano solo 150 indiani. Il lavoro forzato, gli abusi, le malattie contro le quali gli indiani non avevano difese immunitarie e la crescita della popolazione meticcia (mista europea e indiana) contribuirono all'eliminazione dei taino e della loro cultura.

Entro la metà del XVIII secolo, il territorio in gran parte trascurato sotto il dominio spagnolo era diventato la colonia più ricca e ambita dell'emisfero occidentale. Alla vigilia della Rivoluzione francese, Saint-Domingue produceva circa il 60% del caffè mondiale e circa il 40% dello zucchero importato da Francia e Gran Bretagna. Saint-Domingue svolgeva un ruolo fondamentale nell'economia francese, rappresentando quasi i due terzi degli interessi commerciali francesi all'estero e circa il 40% del commercio estero. Il sistema che garantiva tanta generosità alla madrepatria, tanto lusso ai coltivatori e tanti posti di lavoro in Francia aveva, tuttavia, un difetto fatale. Quel difetto era la schiavitù.

Le origini della moderna società haitiana risiedono nel sistema di proprietà degli schiavi. La mescolanza di razze che alla fine divise Haiti in una piccola élite, principalmente mulatta, e una maggioranza nera impoverita, iniziò con il concubinato delle donne africane da parte dei padroni degli schiavi. La cultura odierna di Haiti e la sua religione predominante (il voodoo) derivano dal fatto che la maggior parte degli schiavi a Saint-Domingue provenivano dall'Africa. (La popolazione schiava ammontava ad almeno 500.000, e forse fino a 700.000, nel 1791). Solo pochi schiavi erano nati e cresciuti sull'isola. Il sistema di proprietà degli schiavi a Saint-Domingue era particolarmente crudele e abusivo, e pochi schiavi (soprattutto maschi) vivevano abbastanza a lungo da riprodursi. I conflitti a tinte razziali che hanno segnato la storia di Haiti possono essere ricondotti in modo simile alla schiavitù.

Non fu d'aiuto nemmeno la successiva occupazione di Haiti da parte degli Stati Uniti protestanti (1915-34), spinta non dall'umanitarismo ma da preoccupazioni geopolitiche che la Germania vi potesse costruire una base navale:

L'occupazione di Haiti continuò dopo la prima guerra mondiale, nonostante l'imbarazzo che causò a Woodrow Wilson alla conferenza di pace di Parigi nel 1919 e l'esame accurato di un'inchiesta del Congresso nel 1922. Nel 1930 il presidente Herbert Hoover cominciò a preoccuparsi degli effetti dell'occupazione, in particolare dopo un incidente del dicembre 1929 a Les Cayes in cui i marines uccisero almeno dieci contadini haitiani durante una marcia di protesta contro le condizioni economiche locali. Hoover nominò due commissioni per studiare la situazione. Un ex governatore generale delle Filippine, W. Cameron Forbes, era a capo della più importante delle due. La Commissione Forbes elogiò i miglioramenti materiali apportati dall'amministrazione degli Stati Uniti, ma criticò l'esclusione degli haitiani da posizioni di reale autorità nel governo e nella polizia, che era diventata nota come Garde d'Haïti. In termini più generali, la commissione affermò inoltre che "le forze sociali che hanno creato [l'instabilità] permangono ancora: povertà, ignoranza e mancanza di una tradizione o di un desiderio di un governo libero e ordinato".

La reazione degli haitiani a questo abuso da parte delle potenze occidentali, presunte cristiane, è allo stesso tempo prevedibile e comprensibile: hanno rifiutato la loro sorte e hanno abbracciato con fermezza le pratiche religiose dei loro antenati africani, sviluppando quello che molti oggi conoscono come voodoo:

Il sistema di credenze del voodoo ruota attorno agli spiriti familiari (spesso chiamati loua o mistè) che vengono ereditati attraverso linee materne e paterne. Un loua protegge i suoi "figli" dalla sfortuna. In cambio, le famiglie devono "nutrire" il loua attraverso rituali periodici in cui cibo, bevande e altri doni vengono offerti agli spiriti. Esistono due tipi di servizi per il loua. Il primo si tiene una volta all'anno; il secondo è condottè molto meno frequentemente, di solito solo una volta per generazione. Molte famiglie povere, tuttavia, aspettano di sentire il bisogno di ristabilire il rapporto con i propri spiriti prima di celebrare un servizio. I servizi si svolgono solitamente in un santuario sul terreno di famiglia.

Nel voodoo ci sono molti loua. Sebbene esista una notevole variazione tra le famiglie e le regioni, generalmente esistono due gruppi di loua, i rada e i petro. Gli spiriti rada sono per lo più visti come loua "dolci", mentre i petro sono visti come "amari" perché sono più esigenti nei confronti dei loro "figli". Gli spiriti rada sembrano essere di origine africana mentre gli spiriti petro sembrano essere di origine haitiana.

I loua sono solitamente antropomorfi e hanno identità distinte. Possono essere buoni, malvagi, capricciosi o esigenti. Un loua mostra più comunemente il proprio disappunto facendo ammalare le persone, e quindi il voodoo è utilizzato per diagnosticare e curare le malattie. I loua non sono spiriti della natura e non fanno crescere i raccolti né portano la pioggia. I loua di una famiglia non hanno alcun diritto sui membri di altre famiglie e non possono proteggerli né danneggiarli. Gli adepti del voodoo quindi non sono interessati ai loua di altre famiglie.

Un loua appare ai membri della famiglia nei sogni e, in modo più drammatico, attraverso la trance. Molti haitiani credono che i loua siano capaci di impossessarsi temporaneamente dei corpi dei loro "figli". Uomini e donne entrano in una trance durante la quale assumono i tratti di particolari loua. Le persone in trance si sentono stordite e di solito non ricordano nulla dopo essere tornate a un normale stato di coscienza. I voodoo dicono che lo spirito sostituisce temporaneamente la personalità umana. La trance di possessione si verifica solitamente durante rituali come i servizi per i loua o una danza voodoo in onore dei loua. Quando i loua appaiono alle persone incantate, possono portare avvertimenti o spiegazioni sulle cause di malattie o disgrazie. Un loua spesso coinvolge la folla intorno a sé attraverso seduzioni, scherzi o accuse.

Gli antenati (le mò) sono considerati, insieme ai loua di famiglia, le entità spirituali più importanti nel voodoo. Gli elaborati riti funebri e di lutto riflettono l'importante ruolo dei morti. Le tombe decorate in tutta la campagna rivelano quanta attenzione Haiti presta ai suoi morti. Gli adepti del voodoo credono che i morti siano capaci di costringere i sopravvissuti a costruire tombe e vendere terreni. In questi casi, i morti si comportano come i loua di famiglia, che "trattengono" i membri della famiglia per farli ammalare o portare altre disgrazie. I morti appaiono anche nei sogni per fornire ai sopravvissuti consigli o avvertimenti.

Il voodoo crede anche che ci siano loua che possono essere pagati per portare fortuna o protezione dal male. E credono che le anime possano essere pagate per attaccare i nemici facendoli ammalare.

Le credenze popolari includono zombi e stregoneria. Gli zombi sono spiriti o persone le cui anime sono state parzialmente ritirate dai loro corpi. Alcuni haitiani ricorrono ai bokò, specialisti in stregoneria e magia. Haiti ha diverse società segrete i cui membri praticano la stregoneria.

Gli specialisti del voodoo, l'houngan maschio e la manbo femmina, mediano tra gli esseri umani e gli spiriti attraverso la divinazione e la trance. Diagnosticano malattie e rivelano l'origine di altre disgrazie. Possono anche eseguire rituali per placare gli spiriti o gli antenati o per respingere la magia. Molti specialisti voodoo sono esperti erboristi che curano una varietà di malattie.

Il voodoo manca di una teologia fissa e di una gerarchia organizzata, a differenza del cattolicesimo romano e del protestantesimo. Ogni specialista sviluppa la propria reputazione nell'aiutare le persone.

Il voodoo è stato una parte centrale dello sforzo di indipendenza di Haiti:

Tra i leader della ribellione c'erano Boukman, uno schiavo fuggiasco e houngan (sacerdote voodoo); Georges Biassou, che più tardi fece di Toussaint il suo aiutante; Jean-François, che successivamente comandò le forze, insieme a Biassou e Toussaint, sotto la bandiera spagnola; e Jeannot, il più sanguinario di tutti. Questi leader suggellarono il loro patto con una cerimonia voodoo condotta da Boukman nel Bois Caïman (Bosco degli Alligatori) all'inizio di agosto 1791 (Fonte).

Nella notte del 14 agosto 1791, gli schiavi provenienti dalle piantagioni vicine si radunarono nei boschi di Bois Caïman, in quella che allora era la colonia francese di Saint-Domingue. Accanto al fuoco, una giovane donna posseduta da Ezili Dantor, la madre-guerriera lwah spesso iconizzata come Madonna Nera, tagliò la gola a un grosso maiale creolo nero e ne distribuì il sangue ai rivoluzionari, che giurarono di uccidere i blancs – coloni bianchi – mentre lo bevevano (Fonte).

La guerra che ne seguì, come era prevedibile, fu feroce e segnata da atroci atti di violenza commessi da entrambe le parti:

La carneficina che gli schiavi provocarono negli insediamenti del nord, come Acul, Limbé, Flaville e Le Normand, rivelò la furia latente di un popolo oppresso. Le bande di schiavi massacravano ogni persona bianca che incontravano. Come stendardo portavano una picca con la carcassa di un bambino bianco impalato. I resoconti della ribellione descrivono diffusi incendi di proprietà, campi, fabbriche e qualsiasi altra cosa che apparteneva o serviva ai proprietari di schiavi. Si dice che tale inferno abbia bruciato quasi ininterrottamente per mesi.

La notizia della rivolta degli schiavi raggiunse rapidamente Cap Français. Le rappresaglie contro i non bianchi furono rapide e tanto brutali quanto le atrocità commesse dagli schiavi. Sebbene in inferiorità numerica, gli abitanti di Le Cap (il diminutivo locale di Cap Français) erano ben armati e preparati a difendersi dalle decine di migliaia di neri che scesero sulla città portuale. Nonostante il loro eroismo ispirato al voodoo, gli ex schiavi caddero in gran numero sotto la potenza di fuoco dei coloni e furono costretti a ritirarsi. La ribellione provocò la morte di circa 10.000 neri e 2.000 bianchi e più di 1.000 piantagioni furono saccheggiate e rase al suolo.

Le condizioni ad Haiti non sono migliorate notevolmente da allora. La violenza e i disordini rimangono endemici. Anche questo non è inaspettato. Perché l'odio, lo spargimento di sangue, il voodoo e altri peccati allontanano Dio e gli angeli e attirano invece il diavolo e orde di demoni. Lo testimoniano i santi Padri della Chiesa ortodossa:

Chi prega per chi gli fa del male abbatte i demoni; ma chi si oppone al suo offensore è legato ai demoni (san Marco l'Asceta).

La terra dei Gadareni era un luogo favorito dalla legione delle tenebre. Il popolo disobbedì alla legge di Mosè, se non usando la carne di maiale come cibo, per lo meno allevandola per il commercio. Queste persone erano ingrate, maliziose e mercenarie. Quando il Signore Gesù Cristo liberò i due posseduti dai diavoli, e gli abitanti persero il proprio gregge di numerosi porci, non pensarono al peccato di aver infranto la legge, e non si meravigliarono nemmeno della compassione mostrata dal grande taumaturgo, ma di fatto uscirono e pregarono Gesù di allontanarsi dai loro confini. Miei cari fratelli e sorelle, guardiamo a noi stessi affinché, per gli appetiti della carne, i piaceri della società frivola e della falsa filosofia, e per il guadagno e gli affari, non perdiamo Gesù, il nostro Salvatore, e non cadiamo preda del avversario della nostra salvezza eterna. Amen (san Sebastiano Dabovich).

Ma, prima di andare oltre, è giusto dire che il voodoo unisce chi lo pratica con poteri malvagi? O piuttosto stiamo semplicemente cedendo ai pregiudizi europei? Crediamo di essere giustificati ad affermarlo, e questo è confermato da un sacerdote ortodosso del Congo, padre Theotimos, che ha molta familiarità con le credenze e le pratiche religiose dei nativi africani:

RTE: Dato che lei ha menzionato lo spiritismo, la biografia di padre Cosmas include dettagli vividi sulla pratica della magia e della stregoneria in Africa. Fino alla rinascita della magia nella "new age", essa era quasi scomparsa dalle società occidentali ed era qualcosa in cui molti di noi non credevano. Può descrivere l'atteggiamento africano nei confronti della magia e come la Chiesa affronta questo problema?

P. THEOTIMOS: Sì. C'è una grande ignoranza sulla stregoneria e ogni persona parla di magia secondo le proprie nozioni culturali. Le persone che sentono la parola "magia" a volte sono confuse, ma la parola "magia" non è una categoria teologica, filosofica o antropologica. La magia è satanismo e demonismo, è puro peccato. Chi non lo capisce è confuso e, se viene coinvolto nella magia, sarà danneggiato o potrebbe addirittura morire, fisicamente e spiritualmente.

... RTE: In che modo gli africani sono coinvolti nella magia?

P. THEOTIMOS: È un ciclo infinito. Quando uno inizia a invocare i demoni, questi demoni gli danno il potere di fare del male ad altre persone. Diventa un mago. La persona attaccata dal suo male va quindi da un secondo mago e dice: "Qualcuno mi sta facendo del male, cosa puoi darmi affinché non mi faccia del male?" Vuole una difesa contro la magia. Il "mago buono" gli regala un feticcio. "Indossa questo e la malvagità non ti farà del male." Se questo oggetto è potente, la malvagità dell'altro mago non gli farà del male, ma se il potere del secondo mago è minore, allora la persona che indossa questo feticcio sarà distrutta. È tutto molto pericoloso.

Esistono tre tipi di maghi. Il primo è il mago che fa il male con il potere del diavolo. Il secondo è un mago che afferma di fare il "bene". Usa il potere del male per portare il "successo" nel lavoro o nell'amore, ma osservato attentamente: dopo aver ricevuto ciò che chiede, la durata della vita del suo cliente sarà ridotta. Se il cliente dovesse vivere cinquant'anni, ne vivrà solo, diciamo, trentacinque, perché, in cambio della magia che fa "bene", il mago prende anni dalla vittima come "pagamento" in modo che il mago stesso viva più a lungo. Fa "del bene" alla vittima temporaneamente, ma poi la vittima muore giovane. Poiché si è legato alla magia e al mago, andrà all'inferno dove dovrà lavorare per il mago come intermediario dei morti, aiutandolo a continuare le sue opere oscure. Ma la vittima non se ne rende conto.

La terza categoria di maghi è il "protettore". È specializzato nella creazione di feticci per proteggere le vittime dalla magia di altri maghi. Naturalmente, tutti e tre i tipi di maghi lavorano con lo stesso potere di Satana. Il primo mago che fa solo il male è noto per essere malvagio. Gli altri due affermano di fare il "bene", ed è così che inizia la guerra tra maghi ("Vivremo in paradiso: l'Ortodossia in Congo", Road to Emmaus, Vol. V, No. 3 (#18), pp.25-6).

Non c'è speranza per Haiti né nel cattolicesimo romano né nel protestantesimo, con il loro ethos materialista, crociato-conquistatore, guidato dalla loro fede in un Dio arrabbiato e vendicativo, predestinazione e infallibilità di vario genere (non che tutti i protestanti e i cattolici romani siano persone terribili, ma sono le loro convinzioni errate e la traiettoria generale di quelle istituzioni ad essere problematiche). Nemmeno il voodoo può sollevarla dalle sue difficoltà.

Cosa resta allora per Haiti? Esiste davvero un modo migliore per relazionarsi con il cosmo e con l'umanità? Esiste. Ne abbiamo già parlato. È la via della Chiesa ortodossa.

L'haitiano non si sentirà del tutto alienato al suo interno, perché la Chiesa ortodossa è piena del senso ultraterreno a cui lui è abituato:

A parte un piccolo campanile davanti e un'icona di un sant'uomo indigeno inciso nel granito nero, la chiesa di san Giacomo d'Alaska a Northfield Falls assomiglia a qualsiasi altra chiesa del New England.

Ma non all'interno. Lì cammini in un altro mondo, di "oscurità superluminosa", oscurità che non è assenza di luce ma una luce per lo più oltre la capacità di vedere dell'occhio umano. Eppure non oltre la capacità di percepirla.

La luce ti arriva a ondate, dalle lampade tremolanti e dalle candele di cera d'api.

I volti ti circondano. Grandi affreschi torreggiano di fronte, gruppi di icone più piccole ricoprono le pareti laterali. Anche gli spazi bianchi sono gravidi di volti, in attesa delle risorse e del tempo di cui ciascuno ha bisogno per nascere. I volti e le fiamme danzano, lasciandoti incerto su quale dei due anima l'altro.

I volti – o le icone – non sono semplici rappresentazioni. Nella tradizione ortodossa le icone sono finestre, addirittura portali, attraverso i quali il popolo dei santi incontra chi entra in chiesa.

A san Giacomo dell'Alaska il popolo dei santi canta con voci umane. Galleggiano tra le nuvole di incenso, chiamano le campane dell'incensiere che oscilla davanti alle icone e circolano con il sacerdote attraverso la chiesa, mettendo in atto il flusso e riflusso della lode di tutta la creazione con il potere sostenitore della Santissima Trinità.

Ma il colonialismo abusivo delle denominazioni nate dopo il grande scisma in Occidente non è una sua parte importante:

L'icona di san Giacomo ti accoglie nel retro della chiesa. Ricordo di aver visto la sua icona in State Street a Montpelier negli anni '90, incassata in una porta un paio di vetrine più in basso rispetto al negozio di ciambelle, in fondo alle scale che portavano alla cappella del secondo piano.

San Giacomo Netsvetov d'Alaska (1802-1864) era figlio di madre aleutina e padre russo. Divenne il primo prete ortodosso nato a Turtle Island (un termine indigeno per il Nord America) e trascorse la sua vita prestando servizio ai popoli del bacino del fiume Yukon.

Giacomo, come chiunque altro, personifica la lunga e vibrante intersezione tra la spiritualità dei nativi dell'Alaska e quella ortodossa russa. L'incontro non è stato privo di complicazioni (quale incontro non lo è?), ma in modo molto diverso dal modo in cui altre tradizioni cristiane integrarono e spesso amplificarono l'espansione coloniale. I popoli dell'Alaska incorporarono le nuove modalità in quelle loro antiche, la loro visione della sacralità della vita dentro e intorno a loro non fu sopraffatta ma approfondita dalle nuove storie.

Le anime e gli spiriti vi sono presenti in abbondanza:

Un volto è quello della santa matushka Olga (1912-1979), "madre Olga", una donna yupik che come ostetrica tradizionale e moglie di un prete ortodosso indigeno divenne l'ancora spirituale della regione. Morì nel 1979 ed è stata ufficialmente riconosciuta santa solo pochi mesi fa, nel 2023. L'icona di madre Olga è appesa sulla parete meridionale in mezzo a una costellazione di santi dell'Alaska, come una nonna della chiesa.

Allo stesso modo sono presenti le visioni, come si vede, per esempio, nel martirio delle sante Perpetua e Felicita e dei loro compagni a Cartagine.

Né è assente la dimensione cosmica:

San Giacomo d'Alaska è una missione della Chiesa ortodossa inAmerica, ma con la sua presenza ortodossa nativa dell'Alaska, è anche una missione delle popolazioni indigene di Turtle Island.

Il defunto, celebre sacerdote ortodosso, padre Michael James Oleksa (1947-2023), ha trascorso decenni imparando a "essere un vero essere umano", ovvero gli stili di vita tradizionali degli yupik e di altri popoli dell'Alaska. Attraverso le loro pratiche di profonda riverenza e reciprocità con tutta la vita, Oleksa ha imparato di nuovo il nucleo della fede ortodossa: Dio è diventato umano perché ha tanto amato il cosmo – non solo gli esseri umani, ma ogni aspetto del vasto e diversificato universo.

Nella tradizione ortodossa, come in molte tradizioni indigene, lo spazio della chiesa è il cosmo in miniatura. Finisce il vespro e si ritorna nel cosmo esterno. Sul cimitero che si stende verso il ripido crinale del monte Paine aleggia la luna piena, la grande Theotokos, o colei che ha generato Dio, che riflette la luce di suo Figlio che sorgerà al mattino (Tutte le citazioni sulla parrocchia di San Giacomo provengono da questo sito).

Inoltre, l'iniziazione alla Chiesa Ortodossa e il suo stile di vita portano alla libertà dal fratricidio che affligge l'umanità ad Haiti e altrove. La vita di san Mosè il Nero d'Etiopia offre un eccellente esempio. In breve:

Il monaco Mosè Murin il Nero visse nel IV secolo in Egitto. Era un etiope, di pelle nera e per questo chiamato "Murin" (che significa "dall'aspetto di etiope"). Da giovane era schiavo di un uomo importante, ma dopo che ebbe commesso un omicidio, il suo padrone lo cacciò e lui si unì a una banda di ladri. A causa della sua vena meschina e della grande forza fisica lo scelsero come loro capo. Mosè con la sua banda di briganti compì numerose cattiverie, sia omicidi che rapine, tanto che la gente aveva paura anche solo alla menzione del suo nome. Mosè il brigante trascorse diversi anni conducendo una vita peccaminosa, ma per la grande misericordia di Dio si pentì, lasciò la sua banda di ladroni e se ne andò in uno dei monasteri nel deserto. E qui pianse a lungo, supplicando che lo ammettessero nel numero dei fratelli. I monaci non erano convinti della sincerità del suo pentimento; ma l'ex ladro non si lasciò scacciare né mettere a tacere, pretendendo che lo accettassero. Nel monastero, il monaco Mosè fu completamente obbediente all'abate e ai fratelli, e versò molte lacrime, lamentandosi della sua vita peccaminosa. Dopo un certo tempo il monaco Mosè si ritirò in una cella solitaria, dove trascorse il tempo in preghiera e nel digiuno più severo in uno stile di vita molto austero.... Quando il monaco raggiunse l'età di 75 anni, avvertì gli altri monaci che presto i briganti sarebbero piombati sull'eremo e avrebbero ucciso tutti coloro che si trovavano lì. Il santo benedisse i monaci a partire in tempo utile, così da evitare la morte violenta, i suoi discepoli cominciarono a supplicare il monaco di partire insieme a loro, ma egli rispose: "Già da molti anni aspetto il momento in cui su di me dovrebbero adempiersi le parole del mio maestro, il Signore Gesù Cristo: 'Tutti coloro che impugnano la spada, periranno di spada' (Mt 26:52). Dopodiché sette fratelli rimasero con il monaco e uno di questi si nascose non lontano durante l'arrivo dei ladri. I ladri uccisero il monaco Mosè e i sei monaci che erano rimasti con lui. La loro morte avvenne intorno all'anno 400.

La caparbia sfida che accende l'odio si trasforma così in mitezza, umiltà e amore, e questo a sua volta fa nascere la santità e gli straordinari doni dello Spirito Santo, come si vede nella vita di san Mosè e di molti altri santi, e anche nella vita di san Paolo il Semplice dell'Egitto:

Il monaco Paolo il Semplice visse nel IV secolo. Era chiamato il Semplice per la sua semplicità di cuore e la sua dolcezza. Era sposato, ma avendo saputo dell'infedeltà della sposa, la lasciò e andò nel deserto dal monaco Antonio il grande (festa: 17 gennaio). Paolo aveva già 60 anni e sant'Antonio inizialmente non lo accettò, poiché non era adatto alla durezza della vita eremitica. Paolo rimase tre giorni nella cella dell'asceta, dicendo che sarebbe morto piuttosto che andarsene da lì. Quindi il monaco Antonio sistemò Paolo con lui e mise alla prova a lungo la sua resistenza e umiltà con duro lavoro, digiuno severo, veglie notturne, canto costante dei salmi e con inchini e prosternazioni a terra. Alla fine il monaco Antonio decise di sistemare Paolo in una cella separata.

Per molti anni di imprese ascetiche il Signore concesse al monaco Paolo sia la perspicacia che il potere di scacciare i demoni. Quando portarono un giovane posseduto al monaco Antonio, egli guidò il malato dal monaco Paolo con le parole: "Quelli grandi nella fede possono scacciare solo piccoli demoni, ma gli umili come Paolo il Semplice hanno potere sui principi tra demoni".

Tuttavia, le potenze mondiali hanno presentato le loro soluzioni atee per Haiti:

La National Human Rights Defense Network, un gruppo di responsabilità del governo, ha affermato che ci sono poche speranze di arginare la violenza nelle circostanze attuali.

... "Oggi i fatti sono chiari: le autorità governative si sono dimesse. Le strade della capitale e l'intero dipartimento dell'Ovest sono in mano a banditi armati", ha detto il gruppo. "E la popolazione haitiana è stata semplicemente abbandonata al suo destino".

Il gruppo ha invitato i "settori vitali" di Haiti a "fornire al Paese un governo non predatorio dei diritti umani, composto da uomini e donne integri" – un governo impegnato a costruire istituzioni funzionanti, smantellare le bande criminali e sconfiggere la corruzione.

Da parte sua, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato telefonicamente con Henry giovedì, secondo Brian Nichols, l'assistente segretario di stato americano per gli affari dell'emisfero occidentale.

Blinken ha discusso della "necessità urgente di accelerare la transizione verso un governo più ampio e inclusivo", ha affermato.

Ma questa volta falliranno, proprio come hanno fallito in passato. Perché senza Cristo, come insegna a tutti noi san Nicola Velimirovich, non ci sarà pace, ma solo guerra (una verità ripetuta dal santo anziano Filotheos Zervakos).

Grazie a Dio, ci sono già parrocchie ortodosse ad Haiti, ma, come si può ben immaginare, hanno un disperato bisogno di aiuto, sia di doni fisici (vedete qui, qui e qui come sostenerle) o di preghiere.

Per concludere con una di queste preghiere: Possa il Signore Gesù Cristo, che non desidera la distruzione di nessun uomo, attraverso le preghiere della sua Purissima Madre, di san Giacomo Netsvetov, dei santi Mosè e Paolo e di tutti i santi del Nord America, Africa, Spagna e Francia, concedere a tutto il popolo haitiano un ingresso rapido e sincero nella sua santa Chiesa ortodossa, un legame con essa che non si spezzerà mai, affinché il popolo possa sperimentare la vita in abbondanza (Gv 10:11) e la pace che supera ogni intelligenza (Fil 4:7).

–Walt Garlington è un cristiano ortodosso che vive a Dixieland. I suoi scritti sono apparsi su diversi siti web e lui mantiene un sito tutto suo, Confiteri: A Southern Perspective

 

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Lettera aperta a Enrico Peyretti sulla "ospitalità eucaristica"

Il 10 settembre 2013, Enrico Peyretti, una delle figure più distinte del dialogo tra credenti a Torino, ha indirizzato a molti suoi corrispondenti (tra cui la nostra parrocchia) un messaggio di sostegno all'esperienza di "ospitalità eucaristica" (di fatto, condivisione della comunione al di fuori dei confini ecclesiali) che da un certo tempo si svolge a Torino e in Piemonte. Poiché questo progetto (così come l'insieme delle proposizioni di Enrico) è apertamente in contrasto con la pratica della Chiesa ortodossa, riteniamo opportuno far sentire anche la nostra  voce a proposito: voce di una semplice parrocchia "allineata" alla propria Chiesa, ma non per questo meno disposta a un dialogo aperto e sereno. Presentiamo la nostra Lettera aperta a Enrico Peyretti nella sezione "Confronti" dei documenti.

 
Будет Царь в России!

Протоиерей Андрей Филлипс убежден, что церковное единство является залогом возрождения монархии...

Предисловие. Прошло восемь лет со дня праздника Вознесения, 17 мая 2007 года, когда наконец было восстановлено евхаристическое общение между двумя частями Русской Православной Церкви – огромным по численности Московским Патриархатом с центром в Москве и малочисленной Русской Церковью Заграницей с центром в Нью-Йорке.

Таким образом, спустя девяносто лет после трагического свержения помазанника Божия – святого мученика Царя Николая II и законного российского правительства, приведшего к тому, что вся планета утратила равновесие и была раздираема войной и террором, наконец появилась надежда на возрождение. Это примирение явилось одним из первых знаков, что историческая несправедливость, которой стало разрушение Российской империи ее врагами, когда она была на грани победы в Первой мировой войне, может быть исправлена, а  православная империя – восстановлена. Но почему имело место это разделение двух частей единой Русской Церкви?

Прошлое. Как известно, разделение произошло только потому, что в 1917 году в стране захватили власть поддерживаемые Западом предатели из аристократии, а вслед за ними – воинственные атеисты, устроившие жестокие гонения на Церковь. Когда Церковь в России и заграницей подверглась атаке обновленчества, мы стояли бок о бок, осуждая как ересь Булгакова в Париже, так и ересь Введенского в России (тогда уже СССР). Когда представителей Церкви в России насильно заставляли лгать и заявлять, что якобы «нет никаких гонений на Церковь», мы понимали, что они являются пленниками и заложниками, и говорили за них. Сами будучи свободными, мы не молчали и оповещали весь мир о гонениях на Святую Церковь в России.

Понимая насильственный «паралич» епископата Русской Церкви в России, мы продолжили канонизацией угодников Божиих, таких как святой Праведный Иоанн Кронштадтский, Блаженная Ксения Петербургская и, наконец, святые Новомученики и Исповедники Российские. Когда священноначалие Церкви внутри России под насилием власти было вынуждено принимать недостойных представителей и обновленцев заграницей: в Вене, Париже, Берлине, Лондоне, Нью-Йорке и других местах, и когда иерархам пришлось участвовать в (еретической по своей сути) экуменической деятельности, мы снова возвышали голос, защищая Православную Церковь и Истину.

Конечно, и в Русской Церкви Заграницей были представители, которые делали ошибки. Хотя мы и жили в политической свободе, но канонизировали Новомучеников и Исповедников Российских лишь в 1981 году. Святитель Иоанн Шанхайский хотел их канонизации еще за полвека до того, как она состоялась! Почему же нам пришлось ждать столь долго? Виной тому были члены «политического крыла» Русской Церкви Заграницей. Эти политически мотивированные маргинальные представители Церкви были вовлечены в антирусскую политику и даже способствовали раскольнической деятельности, приняв в 1990-е годы в Церковь отдельных людей, живших за пределами нашей канонической территории – в странах бывшего Советского Союза.

Примечательно, что эти крошечные группы маргиналов – и обновленцы и экуменисты из Московского Патриархата, а также раскольники и экстремисты из Церкви Заграницей – отпали от Матери-Церкви к 2007 году, к моменту нашего единства. Экстремисты не могли бы стерпеть единства, и поэтому они откололись, перейдя либо в либеральный, занимающийся экуменизмом и живущий по новому стилю Константинопольский Патриархат, либо в различные фарисейские, неканонические объединения старостильничества. Таким образом, и масоны-обновленцы и политизированные раскольники сошли с золотого пути единства с матерью Русской Церковью к самоизоляции.

Вывод. Последние восемь лет мы продолжали испытывать глубокое духовное единство в лоне Русской Церкви. За пределами России мы еще больше, чем раньше, преуспели в свидетельствовании другим Поместным Православным Церквям, инославному миру и отступническому Западу об истинах нашей Православной веры, непреклонной по отношению к компромиссам.

В самой России мы подружились с теми, кто борются за Церковь и за возрождение российского православного государства и общества. Наш объединенный протест против массового убийства украинского народа киевской хунтой, поставленной Соединенными Штатами, есть свидетельство об этой надежде и молитве; таким свидетельством является и наша верность Святейшему Патриарху Кириллу – символу нашего единства в свободе.

В конечном счете, мы ждем восстановления монархии в России. Только православный царь всех русских земель – а, по сути, и всех православных земель – сможет  противостоять отступническому Западному миру и предотвратить скорое наступление Апокалипсиса. Будет Царь в России!

 
Митрополит Иларион: Решения Константинополя – не исторические, а разбойничьи

13 октября 2018 года в передаче «Церковь и мир», выходящей на канале «Россия-24» по субботам и воскресеньям, председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион ответил на вопросы ведущей телеканала Екатерины Грачевой.

Е. Грачева: Здравствуйте! Это программа «Церковь и мир», в которой мы беседуем с председателем Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополитом Волоколамским Иларионом. Здравствуйте, Владыка!

Митрополит Иларион: Здравствуйте, Екатерина! Здравствуйте, дорогие братья и сестры!

Три дня внимание всего православного мира было приковано к Стамбулу, где  проходило заседание Священного Синода Константинопольской Церкви, на котором было принято ряд важных решений. Кто-то называет их историческими. Какую оценку Вы дадите тому, что происходило три дня в Стамбуле?

Я бы назвал эти решения не историческими, а разбойничьими. В данном случае речь идет об ошибочном решении, которое будет иметь далеко идущие негативные последствия. Мы с этими решениями никак не можем согласиться, думаю, что с ними не согласятся и многие Поместные Православные Церкви. И в этом отношении остается только выразить глубокое сожаление в связи с тем, что Константинопольский Патриархат не прислушался ни к голосу Московского Патриарха, ни к голосам целого ряда Поместных Православных Церквей, которые говорили о том, что Константинополь не имеет права в одностороннем порядке решать подобного рода вопросы, что тема Украинской Церкви должна быть вынесена на всеправославное обсуждение.

Константинополь проигнорировал все эти голоса, заявив о своем праве в одностороннем порядке решать подобные вопросы. Были приняты несколько беспрецедентных по своей наглости решений. В частности, они отменили акт 1686 года, по которому Киевская митрополия передавалась в состав Московского Патриархата. Также они отменили анафему, которую Русская Православная Церковь вынесла лидеру украинского раскола Филарету Денисенко.

Если представить, что этот Синод – своего рода Совет Безопасности ООН, без голоса России, несмотря на санкции, которые против нас вводят, никакое решение Совета Безопасности ООН пройти не может. Какую силу будет иметь документ, принятый Константинопольским Патриархатом в одностороннем порядке, в котором нет подписи Патриарха Московского и Первоиерархов других Поместных Православных Церквей?

Этот документ предназначен вообще не для Поместных Церквей – он для руководителя украинского государства господина Порошенко, который является заказчиком этого документа. Здесь надо сказать о том, что вообще томос об автокефалии, который пока не подписан, выдается главе Церкви, то есть той Церкви, которая получает автокефалию. Но на сегодня каноническая Украинская Православная Церковь не просила об автокефалии, не хочет автокефалии и не примет автокефалию. Те, кто хотели бы признания автокефалии, – это две раскольнические группы. Но, во-первых, эти группы до сих пор не объединились даже между собой, во-вторых, тот статус, который им предоставит Константинополь, наверняка их не удовлетворит. Потому что уже сейчас Филарет Денисенко говорит, мол, я был патриархом, я есть патриарх и я буду патриархом, а с точки зрения Константинополя совершенно не ясно, в каком достоинстве они его восстановили.

Если вернуться к Вашему сравнению семьи Православных Церквей с Советом Безопасности ООН, думаю, что, конечно, в семье Православных Церквей определенная коллегиальность или, как мы ее называем, соборность не только всегда существовала, но была и остается мерилом, по которому определяется правильность тех или иных решений. Сегодня Константинопольский Патриархат встал на путь одностороннего принятия решений, то есть они сознательно и демонстративно игнорируют Поместные Церкви – не только не прислушиваются к их голосу, но заявляют, что это им и не нужно. Что они, оказывается, имеют право получать апелляции из любой Поместной Церкви, рассматривать и принимать по ним решения.

Они также заявили, что Киевская митрополия, оказывается, всегда была в составе Константинопольского Патриархата. А почему же тогда более трехсот лет об этом молчали – с 1686 года? И неужели Киевская митрополия находилась в составе Московского Патриархата только потому, что Константинопольский Патриарх подписал какую-то бумагу? А не потому ли, что там была наша паства, не потому ли, что там были наши иерархи, что они занимались миссионерской деятельностью, тогда как никаких греческих миссионеров в этот период на территории Украины не было?

Подобные попытки переписать историю могут предприниматься только если для этого есть заказ. В данном случае такие действия  наносят, конечно, огромный ущерб не только Украинскому Православию, но и всему мировому Православию.

Вы упомянули, что у Петра Порошенко личный интерес в данном вопросе. Он из своего кармана, не скрывая этого, финансирует сейчас кампанию на телевидении о предоставлении автокефалии. Насколько я знаю, у Патриарха Варфоломея два ордена от Петра Порошенко и еще один от американского конгресса. Вообще хочется понять: что говорят в церковной среде – Варфоломею обещана награда за такие реверансы в сторону украинской политической системы?

Я не хотел бы оглашать сведения, которые мы имеем о подарках и суммах, что привозились на Фанар. Но эти сведения имеются. Думаю, что их можно даже найти в открытом доступе, в частности, в интернете. Но если говорить о политическом заказе, то для господина Порошенко это, прежде всего, надежда на победу на выборах. У него нет политических успехов, рейтинг низкий, экономическая ситуация в стране очень неблагополучная, и ему нужен какой-то громкий успех для того, чтобы на выборах одержать победу. Он избрал тему автокефалии, на которой пытались спекулировать и некоторые его предшественники, но сейчас это упало на благоприятную почву, потому что Константинопольский Патриарх решил пойти навстречу таким просьбам.

За этим также стоит и Америка, которая заинтересована в том, чтобы ослабить Русскую Православную Церковь, расколоть ее, а действия Патриарха Варфоломея сегодня направлены именно на это.

В XI веке на политической карте еще не было Соединенных Штатов Америки, но уже был Константинопольский Патриархат. Тогда же Римская Церковь посягала как раз на территории, находящиеся в ведении Константинопольского Патриархата. Почему сейчас Константинополь в отношении других Поместных Церквей ведет себя аналогичным образом?

Тогда Римская Церковь и Константинопольская Церковь посягали на конкретные территории, и спор шел именно об этих территориях. И здесь надо сказать о том, что история, к сожалению, повторяется. Но сейчас действия Патриарха Константинопольского Варфоломея, которые иначе как разбойническими назвать нельзя, ведут к расколу всего мирового Православия. Это уже для нас совершенно очевидно. И уврачевать это можно будет только в том случае, если он или кто-то из его преемников на кафедре когда-нибудь откажется от этих посягательств и притязаний на чужую каноническую территорию.

Владыка, в Стамбуле было также заявлено, что Константинополь восстанавливает свою ставропигию на Украине и открывает свое подворье в Киеве. Поясните для телезрителей, что такое ставропигия? Что вообще означает это решение?

Ставропигия – это греческое слово, которое буквально означает «установка креста»: когда какой-нибудь иерарх основывал монастырь или храм, он устанавливал крест. Слово «ставропигия» в греческом языке употребляется для обозначения некоего церковного представительства иерарха, который находится далеко. Мы на русском языке называем это подворьями. Например, есть подворья у Русской Православной Церкви в Софии, в Токио, в целом ряде других городов.

Подворья – это своего рода церковные посольства, но посольства, как известно, открываются с согласия той страны, куда потом будет направляться посол. В данном случае каноническая Украинская Церковь не соглашалась ни на направление туда экзархов, ни на создание такого подворья. Поэтому само по себе это является нарушением церковного канонического порядка.

Но, конечно, самым тяжелым нарушением является то, что Патриарх Варфоломей признал лидеров раскола, легитимизировав тем самым раскол, который существовал более четверти века, и, следовательно, сделал для нас уже невозможным находиться в единстве с Константинопольским Патриархатом. Мы будем вынуждены принять какие-то меры. Мы, конечно, их будем обсуждать на Синоде. Я не буду предрешать решения Синода, но мы уже приостановили молитвенное поминовение Константинопольского Патриарха. Думаю, что решения нашего Синода будут такими, какие требуются церковными канонами.

Мы уже назвали США, Турцию и Украину – государства, которые открыто будут радоваться предоставлению автокефалии Украине по понятным геополитическим причинам. Если Порошенко добьется автокефалии и она будет предоставлена, начнется захват церквей фактически, на земле. Можно ли говорить о том, что будет разрушено последнее, что связывает русский и украинский народы на сегодняшний день, то, что не поддается санкциям? До недавнего времени это был язык и это была наша вера. Если по ним будет нанесен сокрушительный удар, что еще будет связывать русских и украинцев?

Мы сейчас слышим заверения от господина Порошенко, что никаких погромов не будет, никаких силовых захватов не будет, что каждый будет оставаться при своих интересах, что люди будут ходить в ту церковь, в какую они хотят, что будут две структуры – одна новосозданная «Украинская церковь», а вторая – как они говорят, «Российская Церковь в Украине». Но в то же время они уже заявляют, что каноническая Украинская Православная Церковь должна будет быть переименована, потому что ее именование должно отойти к новосозданной церкви.

За такими действиями могут быть юридические последствия, последствия имущественного характера, как это имело место в Эстонии, когда точно так же в 1996 году Константинополь туда вторгся, когда они захватили часть храмов, и государство встало на их сторону. Сегодня наша Церковь в Эстонии находится в бесправном положении; после нескольких лет интенсивных переговоров удалось добиться того, что те храмы и монастыри, которые относятся к Эстонской Православной Церкви Московского Патриархата, остаются в ее юрисдикции, но не принадлежат ей. То есть константинопольская структура владеет своим имуществом, а структура Русской Православной Церкви только пользуется имуществом на правах арендатора с согласия Константинополя.

Мы уже имеем такой печальный прецедент, поэтому как будут развиваться события на Украине после предоставления этого томоса, сказать трудно, но зная, что ситуация там напряженная, что есть многие силы, которые заинтересованы в дальнейшем расшатывании ситуации, мы не можем сомневаться: они этим воспользуются.

Кто из Поместных Православных Церквей открыто поддерживает Московский Патриархат?

Нас открыто поддерживает Сербская Православная Церковь, которая сделала соответствующее заявление. Патриарх Сербский дважды писал Патриарху Варфоломею. Нас поддерживает Антиохийская Православная Церковь, которая устами своего Священного Синода заявила о том, что любое предоставление автокефалии должно быть процессом, в котором принимают участие Поместные Православные Церкви. Нас поддержал Глава Польской Православной Церкви, который тоже призвал к тому, чтобы подобные вопросы решались на межправославном уровне.

Я не думаю, что, как спекулируют сейчас раскольники, Русская Церковь останется в изоляции – мы этого совсем не боимся. Но мы никогда не пойдем на компромиссы, если речь идет о церковных канонах и о нашей пастве. Пастве, которая принадлежит к нашей Церкви, хочет к ней принадлежать и будет к ней принадлежать.

Когда мы говорим о предоставлении Церкви на Украине автокефалии, многие забывают, что за этим стоят жизни, судьбы людей. Представители казачества написали письмо Патриарху Варфоломею, в котором заявляют, что будут «всеми возможными способами отстаивать единство своей Матери-Церкви». Это цитата из их письма. Помимо казаков, многие люди встанут на защиту своей  Церкви на Украине. Чего нам ждать? Какой у Вас прогноз?

Я не хотел бы делать сейчас какие-то дурные прогнозы, но хотел бы призвать всех сохранять трезвомыслие. Потому что процесс, который сейчас происходит, пока происходит только на бумаге. Слава Богу, в реальной жизни пока ничего не произошло и, надеюсь, не будет происходить. Конечно, если пойдут посягательства на святыни, на монастыри Украинской Православной Церкви, чем сейчас уже угрожают и раскольники, и националисты всех мастей, народ встанет на защиту своих святынь. Не только казаки – весь народ поднимется для того, чтобы защитить святыни от посягательств, от разбоя, от нападения раскольников. Давайте будем надеяться, что восторжествует разум.

Во второй части передачи митрополит Иларион ответил на вопросы телезрителей, поступившие на сайт программы «Церковь и мир».

Вопрос: Почему Иисус Христос постоянно запрещал исцеленным рассказывать о чуде?

Митрополит Иларион: Иисус Христос не всегда запрещал исцеленным рассказывать о чуде. В Евангелиях есть всего несколько эпизодов, в которых  говорится о том, что Христос запрещал людям разглашать о Его чудесах. Он остро  осознавал, что срок Его на земле отмерен и нередко говорил: «Еще не пришел час Мой», – имея в виду час Своей крестной смерти. Христос не хотел, чтобы Его слава распространилась раньше времени, ибо это воспрепятствовало бы Его служению, в котором главным был искупительный подвиг, ради которого Он пришел.

Надо сказать, что были случаи, когда наоборот, после того, как произошло чудо, Христос говорил исцеленному: «Пойди и расскажи об этом свои соплеменникам», – для того, чтобы те уверовали.

Почему Иисус выгнал из храма продавцов скота вместе со скотом и меновщиков, опрокинув их столы и рассыпав деньги?

Иерусалимский храм во времена Иисуса Христа превратился в огромный комбинат ритуальных услуг: в нем не только приносили жертвы, но и меняли деньги, покупали жертвенных животных. Храмовая торговля превратилась в огромный бизнес. Христос же напоминал людям слова из Священного Писания: «Дом Мой домом молитвы наречется» (Мк. 11.17), – то есть акцентировал, прежде всего, тот факт, что храм – это место встречи человека с Богом. И когда Сын Божий вошел в храм и увидел, что в нем царит атмосфера рынка и торговли, Он возмутился духом, взял бич и стал выгонять из храма торговцев.

Служба коммуникации ОВЦС

 
Intervista di Dmitrij Zlodorev all'archimandrita Nektary (Haji-Petropoulos)

Parte 1: "Serviamo il popolo di Dio e la Chiesa, e tutti i nostri guadagni sono per questo"

La Missione ortodossa russa in Messico è molto attiva. I suoi membri si aiutano a vicenda, aiutano quelli che li circondano con la preghiera e le parole; e quelli che sono nei guai seri, con soldi, medicine e supporto legale.

La forza motrice, il cuore e l'anima di questa missione è l'abate del monastero russo della santissima Trinità a Città del Messico, l'archimandrita Nektary (Haji-Petropoulos). Quando alcuni conoscenti comuni me lo hanno presentato, dicendo che è un uomo retto, confesso che preso questa presentazione solo come una percezione personale. Quando ho visto un film sulle numerose attività straordinarie intraprese da questo monaco, l'ho presa come una richiesta di aiuto.

Ma dopo una conversazione personale con lui mi sono sentito improvvisamente come se qualcosa si fosse trasformato in me e ho voluto agire. Padre Nektary stesso ha scelto un formato di videointervista e solo in seguito mi sono reso conto di quanto fosse importante per me non solo ascoltare la sua voce, ma anche vedere gli occhi di quest'uomo. Per oltre un'ora ha parlato in modo misurato e premuroso del suo percorso verso l'Ortodossia russa, del metropolita Laurus (Shkurla), della missione russa in Messico e della sua vita, e solo allora ho pensato: "Come è riuscito a trovare il tempo per un discorso, con tutti i suoi impegni?" Infatti, per sostenere la missione svolge tre lavori secolari ventuno ore al giorno, sette giorni su sette.

Sono sicuro che padre Nektary ha preso come un'obbedienza il compito di raccontare a un giornalista sconosciuto non di se stesso, ma della chiesa. Solo in seguito mi sono reso conto che padre Nektary non mi aveva fornito date, forse perché vive per l'eternità.

Sapevo che ha ricevuto ripetute minacce di morte da banditi e che quindi non poteva muoversi liberamente e in sicurezza nel Paese. A questo proposito, gli ho subito detto che poteva interrompermi da un momento all'altro se gli fosse sembrato pericoloso. Padre Nektary ha annuito, ma poi... ha risposto a tutte le mie domande.

Questa è la prima parte della sua storia, sulla vita della Missione ortodossa russa in Messico.

l'archimandrita Nektary (Haji-Petropoulos)

Padre Nektary, lei è il capo della Missione ortodossa russa in Messico. Come è nata, e come vive?

Anche prima di entrare nella ROCOR, io e altri due monaci avevamo fondato un eremo a Città del Messico. Ma poi abbiamo deciso che dovevamo andare da qualche altra parte, perché eravamo semplici monaci e non potevamo fare nulla.

Così sono finito al monastero della santissima Trinità a Jordanville.

In effetti, non avevo intenzione di tornare in Messico, ma il metropolita Laurus, che era allora il primo ierarca della ROCOR, e l'arcivescovo Kirill (Dmitriev) di San Francisco e dell'America occidentale mi hanno benedetto per ritornarvi di nuovo.

Eravamo solo in tre, io come ieromonaco e altri due monaci, e ci siamo trovati di fronte alla domanda: come attirare la comunità russa e come portare le persone alla Chiesa? C'erano molti russi a Città del Messico, ma solo una manciata di loro frequentava le chiese greche o antiochene. Gli altri non andavano da nessuna parte.

Ho contattato l'ambasciatore russo in Messico solo per informarlo dell'esistenza di una chiesa russa a Città del Messico e l'ho invitato a farci visita. Ha parlato di noi ai suoi dipendenti e le cose hanno iniziato a procedere.

Tutto è iniziato con due o tre persone, e all'inizio è stato molto, molto difficile. Io e i miei fratelli parlavamo a malapena russo, ma abbiamo deciso di celebrare le funzioni in slavonico ecclesiastico poiché è più vicino al russo e la maggior parte degli immigrati dell'ex Unione Sovietica poteva capirlo.

Di conseguenza, tutto ha iniziato a migliorare e nel tempo abbiamo potuto fondare un coro ecclesiastico russo. Ora possiamo dire che tutti i rappresentanti della diaspora a Città del Messico o sono nostri parrocchiani o per lo meno sono consapevoli della nostra esistenza. Alcuni anni dopo l'eremo è divenuto molto importante e molte persone hanno iniziato a riunirsi attorno ad esso, così con la benedizione dell'arcivescovo Kirill l'eremo è stato trasformato in un monastero dedicato alla santissima Trinità, proprio come a Jordanville. Da quando abbiamo iniziato a visitare sempre più spesso le comunità russe in altre città del Messico, il Sinodo della ROCOR ha istituito il decanato del Messico sotto la diocesi dell'America occidentale. Prima sono stato nominato abate e poi elevato ad archimandrita, dopodiché ho chiesto che gli altri due monaci, che erano stati con me durante questo viaggio, fossero ordinati ieromonaci.

Nel tempo, il nostro lavoro è diventato una parte molto importante della vita della diaspora russa e la missione è stata riconosciuta nel paese. Siamo rispettati anche dal governo messicano perché svolgiamo un'attiva opera sociale e aiutiamo i bisognosi.

Per favore, ci dica come e chi aiutate.

In Messico si verificano spesso terremoti devastanti. Ce ne sono stati molti nel 2017 e abbiamo aiutato i sopravvissuti con cibo e medicine. Per quanto riguarda i bisogni spirituali, noi ci prendiamo cura dei parrocchiani russi, ma cerchiamo anche di convertire le loro famiglie all'Ortodossia. Dopotutto, la nostra comunità è composta principalmente da famiglie miste: mogli russe e i loro mariti cattolici. So per esperienza che se uno nella famiglia rimane non ortodosso, allora allontana tutti gli altri membri dalla Chiesa e perdiamo questi fedeli. Io cerco di convertirli all'Ortodossia, e ora ci sono molti messicani tra i nostri parrocchiani: per la maggior parte sono sposati con donne russe o ucraine.

Diamo alle persone un aiuto non solo spirituale, ma anche puramente pratico. Una parte integrante del nostro lavoro è fornire servizi legali. Ci sono nella comunità avvocati dell'immigrazione che forniscono questo tipo di supporto a chi ne ha bisogno, specialmente in questioni come la violenza domestica o l'affidamento dei bambini. Mi creda, queste cose accadono abbastanza spesso qui.

Perché succede?

Molte donne incontrano i loro futuri mariti online, ma tali matrimoni sono spesso di breve durata. Iniziano le controversie legali, che riguardano in primo luogo i bambini, e noi aiutiamo le nostre parrocchiane a difendere i loro diritti in tribunale. Forniamo loro un avvocato e altra assistenza. Non hanno nessuno qui, tranne la Chiesa. Solo la Chiesa li aiuta.

Inoltre, dobbiamo affrontare questioni più delicate. Molte donne cadono preda di sfruttatori e sono costrette a prostituirsi. Cerchiamo di aiutarle, ma è molto, molto difficile ed estremamente rischioso per tutti, per noi e per loro allo stesso modo, quindi non approfondiremo questo tema.

Lo stesso vale per i rapimenti, molto comuni in Messico. I criminali chiedono riscatti alle famiglie delle loro vittime, ma anche dopo averli ricevuti a volte uccidono i loro ostaggi. Abbiamo a che fare con problemi come gli omicidi associati alla prostituzione o quando le persone finiscono nelle grinfie di criminali che le trasformano in tossicodipendenti.

Vede, il Messico è un paese dell'America Latina. Ha una sua cultura, che è diversa dalla cultura europea. E i russi con la loro pelle bianca e i capelli biondi si distinguono anche esteriormente tra la gente del posto, attirando l'attenzione.

Alcuni hanno bisogno di aiuti finanziari e noi raccogliamo fondi con i parrocchiani. Tutto questo lavoro va avanti da diciotto anni e la gente sa che la Chiesa li sosterrà sempre. Non solo soddisfiamo i bisogni interni dei fedeli, ma cerchiamo anche di integrare gli altri nella nostra comunità. Così, le persone vengono da noi, sapendo che la Chiesa riguarda la vita reale: è una famiglia, un luogo dove puoi ricevere aiuto, conforto e consigli giusti e dove puoi fidarti delle persone.

Padre Nektary, secondo me, quello che dice è stupefacente. Ma voi avete solo un piccolo monastero, mentre tutta la ROCOR non è affatto una Chiesa ricca, e voi non siete milionari. Come riesce ad aiutare queste persone spiritualmente, finanziariamente e tecnicamente?

È vero, siamo monaci, ma tutti abbiamo professioni e lavori secolari fuori dal monastero. Per esempio, io sono uno psichiatra per formazione: lavoro in un ospedale e in una clinica e insegno in un'università. Uno dei nostri sacerdoti è un giornalista e abbiamo un pittore di icone. Riceviamo uno stipendio e questo ci permette di pagare tutto il necessario, per esempio l'affitto dell'area in cui si trova il nostro monastero. Non mettiamo soldi nelle nostre tasche e non li risparmiamo: tutto va alle esigenze della nostra comunità. Siamo monaci e non abbiamo famiglie, solo figli spirituali, e li aiutiamo perché questo è il nostro compito principale. Serviamo il popolo di Dio e la Chiesa, e tutti i nostri guadagni sono per questo. Quando guadagniamo qualcosa, tutto rimane nella Chiesa e servirà le generazioni future.

Inoltre, riceviamo sostegno dal Fondo per l'assistenza alla ROCOR e da altri donatori. Ci aiutano enormemente, ma il reddito principale è ancora costituito dai nostri stipendi secolari.

Alcuni dei nostri sacerdoti che vengono a Città del Messico mi chiedono: "Padre, come sopravvive?" Rispondo che sono pagato dall'ospedale, dalla clinica e dall'università, do lezioni online e do tutti i soldi alla Chiesa. Poi mi fanno la domanda: "E per se stesso?" E io dico che non ho bisogno di niente. Se uno di noi si ammala, il Signore si prenderà cura della nostra salute. Io sono un medico e posso fornire un aiuto di emergenza, dare medicine; e se questo non basta, abbiamo altri medici nella comunità che possono aiutare. Ma anche se ciò non bastasse, il Signore risolverà sicuramente le cose.

"Se avessi più tempo, farei di più. Cerco di non perdere tempo perché questa è una grande responsabilità davanti a Dio, alla Chiesa e ai nostri benefattori". Queste sono le sue parole. Ascoltandola, non riesco nemmeno a immaginare come può lavorare ancora più duramente. Dopotutto, lavora letteralmente più di venti ore al giorno e dorme solo tre ore. Cosa farebbe se la giornata fosse lunga il doppio?

Oh, vorrei avere più tempo. Purtroppo ora abbiamo molte restrizioni: per vari motivi non possiamo visitare liberamente le nostre comunità in altre città del Messico per fornire loro assistenza immediata. Ma cerchiamo sempre opportunità, e il Signore le dà, quindi non me ne preoccupo. Se sono destinato a morire domani, altri sacerdoti che ho preparato verranno e prenderanno il mio posto e serviranno i fedeli. Sanno qual è il nostro obiettivo e cosa bisogna fare. E io sono solo una persona che serve, paga i conti e cerca di trasferire le nostre entrate per i bisogni della comunità.

Rimane un mistero per me come con un'agenda così piena lei abbia trovato il tempo per parlare...

Lavoro online e posso programmare le consultazioni con i miei pazienti in orari diversi. Di solito sono estremamente impegnato nel pomeriggio; ma ha detto che questo era il momento più comodo per lei, quindi ho deciso di alleggerire un po' il mio carico di lavoro. Ma normalmente, se le persone vogliono parlare con me, succede intorno a mezzanotte perché questo è l'unico tempo libero che ho. Dopo mezzanotte continuo a lavorare anch'io.

Quando la nostra conversazione è finita, in Messico molte persone finiscono di lavorare. Qual è il programma di questa normale giornata lavorativa che l'aspetta?

Andrò in ospedale, dove mi aspettano diversi pazienti. Poi andrò a visitare una famiglia e chiederò agli avvocati se è necessario un aiuto da parte nostra. Poi devo portare le medicine da una farmacia al monastero. Ho un elenco di medicinali che devono essere acquistati oggi per consegnarli domani ai membri malati della nostra comunità. Poi pregheremo con i fratelli, dopo di che faremo un piccolo pasto insieme. Dopodiché andrò nella mia stanza per ascoltare confessioni, consultarmi e tenere lezioni online. Inoltre, c'è ancora qualcosa da preparare per domani. Prevedo di andare a letto verso le tre del mattino, e alle sei mi alzerò e tornerò a lavorare.

Parte 2: "Mentre i nostri piedi sono sulla terra, i nostri pensieri sono in cielo"

L'archimandrita Nektary (Haji-Petropoulos), capo della Missione ortodossa russa in Messico, ha sempre cercato di cercare la volontà di Dio. Per fare questo, ha viaggiato in tutto il mondo, ha visitato molti paesi e si è unito all'Ortodossia russa negli Stati Uniti, dove ha lavorato presso il monastero della santissima Trinità a Jordanville. Ma non ha avuto la possibilità di rimanere nella "Lavra russa all'estero" perché la volontà di Dio per lui era di tornare in Messico e stabilirvi una missione russa.

il monastero della santissima Trinità, Città del Messico. Foto: Google Maps

Padre Nektary, per favore, ci racconti come si è convertito all'Ortodossia.

Io ho radici greche e georgiane, quindi sono nato nella fede ortodossa e l'ho adottata dalla mia famiglia. Questa fede è stata con me fin dalla nascita.

Direi che per me è stato logico entrare a far parte dell'Ortodossia russa, prima di tutto perché sono stato cresciuto secondo il vecchio calendario giuliano, a cui aderisce la Chiesa russa. Quando il mio padrino, che era vescovo nella Chiesa greca, e io arrivammo in Messico dall'Europa, l'unica chiesa a cui potevamo andare era quella greca che apparteneva al Patriarcato di Costantinopoli. L'ho frequentato per un po', ma quando sono finito negli Stati Uniti, ho deciso di cercare una chiesa ortodossa più tradizionale, orientata al calendario giuliano.

In sostanza, la Chiesa russa fuori dalla Russia è diventata l'unica (e la migliore) opzione per me. In America avevo molti amici che ne sono membri, quindi praticamente non avevo scelta. Ma d'altra parte, era una cosa buona. È vero, non parlavo russo, ma è solo una questione di lingua perché l'Ortodossia è sempre l'Ortodossia. E amo la Chiesa russa perché ha più tradizioni monastiche e una fede più tradizionale, per così dire.

Di conseguenza, essendo sempre stato vicino alla Chiesa, sono stato tonsurato nella Chiesa greca e sono diventato ierodiacono e ieromonaco nella Chiesa russa. Sono stato ordinato sacerdote al monastero della Santissima Trinità a Jordanville pochi mesi dopo il mio arrivo sul posto.

Come ha scelto la vita monastica e cosa significa per lei?

La tonsura monastica è stata per me un passaggio assolutamente naturale. Sono cresciuto in una piccola famiglia e non ho fratelli. Sono sempre stato molto legato alla Chiesa e ho voluto viverci e servire Dio.

È vero, in Messico non avevamo un monastero, solo la parrocchia greca che frequentavo con il mio padrino. Lì facevo da segretario, cantore e lettore: tutto ciò che è necessario. Ma questo tipo di vita parrocchiale non era affatto ciò a cui volevo dedicarmi. Quindi, dopo aver lasciato il Messico, ho deciso di cercare qualcosa di più grande e più profondo: volevo entrare in un monastero, una confraternita monastica e saperne di più sull'Ortodossia.

Volevo anche entrare in un monastero perché non mi sentivo sufficientemente preparato per rispondere alle domande spirituali delle persone. Alla fine, con diversi giovani che sarebbero diventati monaci, siamo andati in altri paesi. Volevamo fondare un monastero in Sud America sotto la giurisdizione della Chiesa greca, ma questo non ha funzionato e alla fine ho deciso di cercare l'Ortodossia altrove. Ho lottato per il compimento della volontà di Dio e ho visitato la Grecia, la Serbia e la Georgia. Quando il patriarca di Gerusalemme mi ha consigliato di unirmi alla ROCOR, sono tornato negli Stati Uniti e ho parlato con l'arcivescovo Kirill (Dmitriev). Vladyka ha ricevuto me e gli altri membri del nostro eremo nella ROCOR.

È così che ci siamo uniti tutti all'Ortodossia russa.

Dopo di che ho parlato di nuovo con vladyka e ho chiesto la sua benedizione per vivere tra i monaci russi. Ha detto che era una buona idea e mi ha mandato al monastero della santissima Trinità.

Là, a Jordanville, ero pronto a fare qualunque cosa mi venisse chiesto; e certamente ho avuto occasione di entrare nella confraternita. Tuttavia, il metropolita Laurus aveva altri piani per me. Ha detto: "No, no, no! Dovresti tornare in Messico e avviare lì l'Ortodossia russa. Non abbiamo niente sul posto, quindi vai lì, apri un monastero e fonda una missione russa".

Dopo così tanti anni in Messico, questo era qualcosa che non potevo nemmeno sognare. Mi sembrava abbastanza; non ero propenso a tornare perché lì non c'era quasi nessuna presenza ortodossa. Ma vladyka mi ha benedetto e mi ha ordinato prima ierodiacono e poi ieromonaco.

Alla fine, sono stato incaricato di fondare un monastero a Città del Messico e di aprirlo ai russi. È stato l'inizio di una nuova vita per tutti noi.

l'archimandrita Nektary (Haji-Petropoulos)

Vladyka Laurus ha detto di aver sentito il bisogno di mandarla in Messico durante una profonda preghiera. Capì che questa era la volontà di Dio. Sognava di stare a Jordanville e voleva insegnare lì in seminario, ma ha accettato la decisione del vescovo come volontà di Dio. Com'è riuscito a venire a patti con questo? In che modo il Signore l'ha aiutata allora, e come l'aiuta ora?

A quel tempo, avevo già vissuto abbastanza nel mondo; e sebbene la Chiesa fosse parte integrante della mia vita, non era il centro della mia attività. Ho insegnato in un college, ho goduto di una certa fama in Messico ed ero considerato da alcuni una persona di grande successo per la mia età. Ma non era quello che volevo. Ottenere una laurea non era il mio desiderio principale, non aspiravo a questo. Certo, dovevo studiare, ma questo non era l'obiettivo principale della mia vita: ero pronto a rinunciarvi.

Decidendo di cercare la volontà di Dio, ho viaggiato in altri paesi e alla fine sono arrivato a Jordanville, dove speravo di entrare a far parte della confraternita. L'archimandrita Luka (Murianka), ora vescovo, mi ha sostenuto e ha detto: "Questa è una buona idea: resta con noi. Jordanville ha una grande comunità e abbiamo bisogno di persone".

Tuttavia, l'America non era il paese dei miei sogni. Ci avevo già vissuto prima, e non mi importava molto. Volevo fare del servizio a Dio la cosa principale della mia vita, quindi non c'erano altri progetti nella mia mente. Volevo solo provare a trovare la volontà di Dio e ad accettarla.

E quando vladyka Laurus ha detto che dovevo tornare in Messico, l'ho subito accettata come un'obbedienza, anche se lì non avevo nulla e non avevo idea di cosa avrei dovuto fare esattamente. Sapevo bene che c'erano altre giurisdizioni ortodosse che esistono in questo paese da oltre cento anni, ma essenzialmente non c'era una chiesa russa e avrei dovuto affrontare molte difficoltà.

Ma io, un monaco, mi fidavo di Dio, accettando la sua volontà e sapendo che mi avrebbe aiutato a risolvere tutti i miei problemi. Certo, avevo dei dubbi, ma non c'era paura e non c'era voglia di chiedere al metropolita di cambiare idea. Ho semplicemente agito come un monaco e ho accettato questo percorso con umiltà.

Il suo monastero è situato nel centro di una grande città. È difficile rimanere monaco in tali condizioni? Tale vicinanza alla cultura mondana causa problemi?

Certo è difficile, perché ci sono tante tentazioni ovunque. Ma ogni giorno andiamo ovunque in tonaca così le persone possono sapere chi siamo. E ricordiamo che non dovremmo andare in luoghi dove non dovrebbe apparire un monaco. Dobbiamo sempre ricordare che mentre i nostri piedi sono sulla terra, i nostri pensieri sono in Cielo.

Parte 3. "Chiedo a Dio di mettermi in bocca le parole giuste"

Il mio colloquio con padre Nektary (Haji-Petropoulos), abate del monastero russo di Città del Messico, è diventato per me una perla spirituale. Abbiamo parlato con lui per più di un'ora, e questo è stato un raro caso in cui ho voluto assorbire ogni parola: sulla fede, sulla Chiesa, sull'amore, su come Dio può diventare mio amico e come posso percepirlo.

Molti vogliono imparare a fidarsi di Dio e ad affidarsi alla sua volontà. Cosa potrebbe dire a riguardo?

Direi che è più facile farlo quando si vive secondo la Chiesa. È vero, io ho avuto successo nella vita mondana e avrei potuto benissimo vivere al di fuori della Chiesa. Ma questo vale solo per le cose materiali. Spiritualmente desideravo essere vicino a Dio. Avevo bisogno di essere nella Chiesa e fare affidamento sulla volontà di Dio.

La fiducia è la madre dell'esperienza e il fondamento di tutto. Questa esperienza mi ha accompagnato per tutta la vita, e il Signore è sempre vicino a me, in ogni momento, soprattutto quando rinuncio a me stesso e cerco di aiutare gli altri (che ne hanno bisogno), quando do tutto ciò che ho e non tengo nulla per me. So che Dio si prenderà cura di me, e questo è vero perché ho a cuore il popolo di Dio. Si prenderà cura di tutti i miei bisogni, quindi fidarmi di lui non è un problema per me.

Che consiglio darebbe a coloro che stanno cercando di imparare a confidare nel Signore?

Occorre essere più vicini alla Chiesa e cercare di aiutarla, partecipando alla sua vita spirituale quotidiana, pregando, digiunando e confessandosi. A un certo punto, poiché riceverai la grazia divina, essa diventerà vitale per te.

Allora inizierai a sentire la presenza di Dio. Lo sentirai non con la tua mente, ma per esperienza. E se ciò accade, diventerà sicuramente tuo Amico. Sentirai che lui è vicino, potrai sempre parlargli e ascoltarlo sempre. E lui ti guida sempre.

La fiducia è sicurezza, la sensazione che il Signore è sempre con te, fintanto che gli permetti di essere con te, dentro di te, e fintanto che gli permetti di guidarti attraverso la vita.

Nell'appello del Fondo per l'assistenza alla ROCOR leggo: "Se vuoi aiutare nella lotta contro il coronavirus, sostieni padre Nektary". Cosa sta facendo per aiutare le persone?

Ci sono medici nella nostra missione russa, dove utilizziamo speciali "protocolli Covid". Per esempio, io ho una specializzazione medica diversa, ma ho studiato medicina e so cosa bisogna fare per il trattamento. Inoltre, ci sono altri medici sempre pronti ad aiutare.

Adesso abbiamo tanti pazienti: direi decine, e ogni giorno apprendiamo che qualcuno si è infettato. Chiamiamo queste persone e le consigliamo su ciò che deve essere fatto. Se non possono andare in farmacia, scriviamo prescrizioni o compriamo i farmaci noi stessi e glieli consegniamo.

Questo vale non solo per i membri della nostra comunità, ma anche per le persone al di fuori di essa. Sanno che stiamo aiutando. Dal momento che gli ospedali e le cliniche sono ora sopraffatti e in quei luoghi è difficile ottenere attenzione, ci chiamano al monastero e i nostri medici danno loro consigli o inviano loro medicine.

Molti hanno paura della situazione attuale. Alcuni la considerano una punizione di Dio e altri una benedizione di Dio o qualcos'altro. Cosa dice alle persone quando le fanno domande?

Non credo che il Signore punisca nessuno, per nulla. Siamo noi che non ci preoccupiamo della sua creazione e che attiriamo su di noi tutti questi disastri. Se non ci preoccupiamo delle nostre vite e del modo in cui viviamo, diventiamo dipendenti. E, naturalmente, compaiono malattie e le persone muoiono.

Ma direi che la situazione attuale è nuova solo per la nostra generazione di persone relativamente giovani. Nel secolo scorso ci sono state molte epidemie che hanno causato milioni di vittime e le persone delle generazioni più anziane ricordano quei tempi.

Questo è ciò che dico a coloro che mi ascoltano in chiesa: "Non temete, perché il Signore è con voi, è dalla vostra parte". Allo stesso tempo, esorto le persone a ricordare le proprie responsabilità, a fare determinate cose e, al contrario, a evitare ciò che non dovrebbe essere fatto. Se ti ammali, prendi le medicine. Non aspettare, sii responsabile della tua vita e poi diventerà più facile.

La pandemia è la punizione di Dio? No. Noi ci siamo allontanati da lui? Sì. Ci stiamo allontanando dalla Chiesa e da Dio, questo è un tratto caratteristico del nostro tempo. Ma chi perde qui? Le persone. Se il Signore vive in noi, sentiamo il suo sostegno sia mentalmente che fisicamente. Ma se lo abbandoniamo, allora, naturalmente, contraiamo malattie e moriamo in agonia, senza speranza, senza consolazione. Sarà una vita futile e una fine futile lontana da Dio.

Come evitare questa fine futile?

Ora le situazioni del coronavirus variano da paese a paese. Un anno fa in Messico, l'infezione significava quasi sempre la morte, perché qui il sistema sanitario è povero. Ora vediamo che molte persone guariscono, anche se alcune muoiono ancora, e io ne sono stato testimone. Se non accetto la volontà di Dio, comincio a combatterla e poi muoio, ma muoio senza aiuto e conforto. Tuttavia, se confidiamo nel Signore anche in tali situazioni, se ci arrendiamo nelle sue mani e accettiamo la sua volontà, allora lui decide se dobbiamo morire o sopravvivere. E almeno riceviamo l'aiuto spirituale del sacerdote, la Chiesa prega per noi, e in questo troviamo pace, grazia e accoglienza.

Cosa aspetta di più in questo momento?

Spero che saremo in grado di tenere sotto controllo la pandemia e continuare a servire la nostra comunità come prima. Ora è molto difficile. Per vari motivi non abbiamo l'opportunità di viaggiare molto in tutto il paese: non possiamo viaggiare in auto a causa della situazione criminale e i biglietti aerei sono molto costosi, quindi dobbiamo comunicare con le persone tramite Internet. Durante il lockdown abbiamo iniziato i servizi di live streaming, e ora continuiamo a farlo per le persone che vivono in altre città e non possono venire alla Liturgia. Questo è un modo nuovo per noi; e sebbene sappiamo come fare queste cose, non è corretto.

Di solito trascorre la maggior parte della sua giornata fuori dal monastero. Lavorare in ospedale, clinica o università è un servizio a Dio?

È vero, io lavoro nel mondo, ma lo faccio per il monastero e il mio gregge – per mantenere il monastero in modo che le persone possano avere un posto dove pregare. Sono un monaco e il mio unico desiderio è servire Dio attraverso il suo popolo.

Come consiglia alle persone di servire Dio ogni giorno fuori dalla chiesa?

Essere cristiano significa condurre un certo modo di vivere, e non solo andare in chiesa e comportarsi in modo appropriato lì. Se viviamo da cristiani, rispettiamo il nostro prossimo e facciamo il nostro lavoro come possiamo, in questo modo ringraziamo Dio per il grande dono della vita e della salute, soprattutto ora che ci sono così tante malattie e tanti morti intorno a noi. Se aiutiamo il più possibile i bisognosi, mostriamo amore per il Signore! E se ci prendiamo cura dei suoi figli, lui si prende cura di noi. Io prego giorno e notte e mi rendo conto che non sono nessuno e niente. Chiedo al Signore di mettermi in bocca le parole giuste, per ogni persona e in ogni momento, e cerco di mantenere la mente rivolta al Cielo.

 
Un prete russo spiega perché gli occidentali si stanno convertendo al cristianesimo ortodosso

(Video non più disponibile - chiedetevi perché)

Salve, fratelli miei!

viviamo in un mondo poco chiaro, e il nostro compito è di comprendere il mondo in cui viviamo.

Come dobbiamo comportarci? A cosa dobbiamo fare attenzione? A quali porte bussare? Quale sentiero scegliere?

Domande davvero serie.

Per la nostra gioia, ci sono persone in Occidente, e non le ultime, che accettano il cristianesimo ortodosso e diventano ortodossi.

Recentemente Tom Hanks, l'interprete del film Forrest Gump, ha detto di essersi convertito all'Ortodossia. Naturalmente ve lo ricorderete: "Corri, Forrest, corri!" uno dei migliori film del XX secolo, almeno quelli con il sonoro e a colori.

E così Tom Hanks è diventato un cristiano ortodosso, ma non solo lui! Possiamo vedere un gran numero di conversioni tra persone del mondo della cultura e della politica, tra persone di differenti credi e ruoli. E sono tutte persone significative e interessanti.

Con la chiusura di chiese, l'eutanasia e i matrimoni omosessuali che ora sono accettati dalla legge, la distruzione della famiglia classica, l'uniatismo e molti altri problemi stanno accompagnando la vita dei cattolici in diverse parti del mondo e soprattutto in Europa occidentale, non è una sorpresa che molti cattolici legati ai valori tradizionali si stiano convertendo all'Ortodossia conservatrice.

Un cittadino americano, Robert Jacklin, che ha servito come prete cattolico per 10 anni, è divenuto un parrocchiano di una delle Chiese ortodosse. Spiega il suo cambiamento di religione con il veloce degrado della vita spirituale della Chiesa cattolica.

"Non potevo rimanere in una Chiesa che perverte la Divina Liturgia", dice un ex cattolico in una delle sue interviste a un'agenzia di stampa russa.

Non molto tempo fa, una deputata al parlamento turco per il più grande partito repubblicano d'opposizione, Selin Sayek Böke, è diventata una cristiana ortodossa. Ha apertamente dichiarato che è stata battezzata nella Chiesa ortodossa antiochena, e non si vergogna di parlare della sua nuova religione in pubblico.

Si è convertita apertamente all'Ortodossia, è stata battezzata e l'ha dichiarato pubblicamente, ad alta voce. Che Dio salvi la sua anima! Queste cose infatti richiedono un grande coraggio e anche la capacità di essere pronti a morire.

Le auguro naturalmente una lunga vita ma sappiamo come sono davvero i turchi. Ci ricordiamo la storia dell'Impero Ottomano e del secolo scorso, quando l'impero era già caduto a pezzo e si era trasformato in un paese quasi-democratico. Sappiamo chi sono e la loro attitudine verso i cristiani. Ricordiamo come hanno impalato tanti serbi e bulgari, e decapitato tanti armeni e greci e molti altri.

Hanno un'attitudine molto specifica verso il cristianesimo. Tuttavia, Atatürk voleva portare la Turchia verso il cristianesimo, e ordinò perfino di tradurre il Vangelo in lingua turca.

Abbastanza stranamente, non era un amante di tutto ciò che è turco. Vietò di scrivere in caratteri arabi, e convertì la lingua turca all'alfabeto latino. Amava molto tedeschi e francesi: era un francofilo e germanofilo. Volle fare del suo popolo un popolo cristiano e portarlo via dall'islam, ma non ci riuscì.

Ci sono tuttavia dei cristiani in Turchia. Ci sono protestanti locali, alcuni ortodossi locali, a parte i greci che furono espulsi nel corso di molti secoli.

Oggi possiamo vedere una tendenza tra i turchi (per favore, non meravigliatevi, perché è un'informazione segreta e io la sto dicendo urbi et orbi, ma in segreto): i turchi si stanno convertendo in massa all'Ortodossia. Turchi colti, vale a dire, studenti di orientalistica, filologia, matematica e altre facoltà, che capiscono che l'Europa non è fatta solo di night club e di hashish, l'Europa è anche cultura. L'Europa è cristianesimo, filosofia, psicologia, etc. L'Europa è chiese e monaci. Tutto ciò che è santo è nelle profondità dell'Europa, mentre tutto ciò che è sporco è alla superficie dell'Europa. E tuffandosi nelle profondità dell'Europa, i turchi si aprono al cristianesimo, e poi vanno in Grecia a farsi battezzare.

Perciò c'è una misteriosa corrente sotterranea. Sapete che nei mari ci sono correnti di superficie e ci sono correnti sotterranee, che sono più fredde e molto più profonde. Così, nella società turca, c'è la corrente sotterranea nella quale giovani colti si stanno convertendo al cristianesimo. Per far questo vanno in Grecia a imparare il catechismo, e poi vescovi, monaci e preti greci li battezzano in massa. In segreto, naturalmente. Dopo ritornano in Turchia. E per esempio un turco battezzato rimane ufficialmente Ahmet Abdul-Ogle, ma personalmente sa si essere già Arsenio in Cristo!

Sposano anche donne russe e le loro mogli russe passo dopo passo li convertono all'Ortodossia e fanno battezzare i loro figli.

Perciò c'è una continua lotta interna e nascosta per la verità e molti turchi stanno diventando cristiani.

Queste notizie arrivano al pubblico e, lo ripeto, altri, non solo Tom Hanks e alcuni divi di Hollywood o scienziati europei, stanno diventando cristiani ortodossi, ma anche alcuni deputati del parlamento turco diventano cristiani ortodossi! E non hanno paura di dirlo ad alta voce nel paese che è dominato dal partito pro-musulmano di Recep Tayyip Erdoğan!

Ciò significa che l'Ortodossia mantiene la sua forza vitale dovunque si trovi! Sia che si trovi in africa o in Turchia, in Islanda o in America Latina, in Giappone o da noi in Russia, l'Ortodossia mantiene la sua forza vitale, e questo è molto importante!

Perciò, fate attenzione alla domanda della fede! Secondo le parole di Chekhov, un uomo deve avere fede o cercarla con tutto il cuore, oppure è un uomo vuoto.

Arrivederci.

 
Ortodossia in India: attività missionaria

Una relazione del sacerdote ortodosso russo Clement Nehamaiyah, rettore della parrocchia della santa Trinità della Chiesa ortodossa russa a Chandrapur (India), pronunciata al convegno "La missione esterna della Chiesa ortodossa russa e il potenziale missionario della cultura", presso le trentaduesime letture internazionali natalizie, 2024.

il sacerdote Clement Nehamaiyah

"Benedetto sei tu, o Cristo nostro Dio, che hai rivelato sapientissimi i pescatori, effondendo su di loro lo Spirito Santo, e per mezzo loro hai attirato il mondo nella tua rete. Amico degli uomini, gloria a te!", cantiamo nel tropario della festa di Pentecoste. Cristo ha trasformato i comuni pescatori in pescatori di uomini e ha comandato a loro, che sono il fondamento stesso della Chiesa:

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Amen. (Mt 28:19-20).

E così san Tommaso, uno dei dodici Apostoli, venne in India per portare le altre pecore, di cui Cristo parlava, al vero Dio (cfr Gv 10:16). Inizia così la storia del cristianesimo in India, santificato dal sangue del santo Apostolo.

Il cristianesimo in India si era concentrato nella parte meridionale del paese e dipendeva dalla Chiesa persiana fin dal III secolo. Questa Chiesa rimase ortodossa per quattro secoli, e successivamente divenne nestoriana. Da allora in poi il nestorianesimo fu l'unica forma di cristianesimo in India. Nel XVI secolo arrivarono in India i cattolici portoghesi i quali, scoprendo che i cristiani indiani erano nestoriani, convertirono molti di loro alla fede cattolica, ponendo le basi della prima Chiesa uniate in India, conosciuta come Chiesa cattolica siro-malabarese. Molti cristiani indiani protestarono contro i cattolici romani e chiesero ai patriarchi orientali di aiutarli con un vescovo. Allo stesso tempo, nel XVII secolo, arrivarono in India i siro-giacobiti non calcedoniani. Fu così fondata nel Paese la Chiesa cristiana siro-giacobita e poi la "Chiesa siriana ortodossa malankarese". Successivamente, nel XVIII e XIX secolo, vari missionari protestanti vennero in India e fondarono le loro denominazioni.

Finora l'India ha visto la missione di due giurisdizioni ortodosse, vale a dire il Patriarcato ecumenico e la Chiesa ortodossa russa. All'inizio del XX secolo, i mercanti greco-ortodossi si stabilirono nella città di Calcutta, nello stato del Bengala occidentale. Lì costruirono una chiesa e fondarono una comunità greco-ortodossa nel 1924. Tuttavia, non intrapresero mai alcun lavoro missionario tra gli indù o tra i cristiani non ortodossi. Alla fine, nel 1972, la chiesa fu chiusa. Nel 1980, con l'arrivo dello ieromonaco greco Athanasios (Anthidis) dall'Egitto, fu istituita una missione greco-ortodossa tra gli indiani. Padre Athanasios costruì una chiesa in onore dell'apostolo Tommaso, e morì nel 1990. Nel 1991, lo ieromonaco Ignatios (Sennis) arrivò nel Bengala occidentale dal Monte Athos per continuare l'opera di padre Athanasios. Subito dopo il suo arrivo, padre Ignatios fondò la Società filantropica della Chiesa ortodossa, che svolgeva servizi sociali: un orfanotrofio, una scuola, un ospedale, distribuzione di cibo tra i poveri, ecc. Inizialmente questa missione ebbe successo tra la gente del posto. Attualmente la missione è sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico, ma non è più in fase di sviluppo e, sfortunatamente, molti di coloro che si sono convertiti all'Ortodossia da allora l'hanno abbandonata per denominazioni diverse.

Nel XIX secolo due missionari della Chiesa russa visitarono l'India. Il primo missionario ortodosso russo ad arrivare in India fu l'archimandrita Andronik (Elpidinskij), un emigrante russo che fu inviato in India con la benedizione del metropolita Evlogij (Georgievskij) a Parigi. L'archimandrita Andronik rimase in India per diciotto anni, dal 1931 al 1949, ma non riuscì nella sua missione. Dopo l'archimandrita Andronik, l'archimandrita Lazarus (Moore) della ROCOR venne in India. Trascorse vent'anni in India, dal 1952 al 1972, ma anche la sua missione non ebbe successo e dovette lasciare l'India dopo che questa divenne uno stato indipendente.

Nel XXI secolo, il giovane vescovo anglicano Rohan Nehamaiyah, mio fratello maggiore, si è rivolto alla ROCOR con la richiesta di accogliere lui e la sua comunità nell'Ortodossia. Nel 2012, il primo ierarca della ROCOR, il metropolita Hilarion (Kapral), ci ha aiutato ad unirci alla Chiesa ortodossa attraverso sua Eminenza il metropolita Mark (Golovkov) della Chiesa ortoodssa russa. Nel 2018 sono stato ordinato sacerdote. Sto facendo ogni sforzo per garantire che la missione ortodossa in India continui a vivere. Oggi esistono sei piccole comunità in diverse parti dell'India e circa 300 fedeli convertiti da diverse fedi e denominazioni. Questa è in breve la storia dell'Ortodossia in India.

I servizi ecclesiali sono vitali per la vita di un cristiano ortodosso: attraverso di essi non solo adoriamo Dio e partecipiamo ai santi misteri, ma continuiamo anche a comprendere la profondità della nostra fede e a proclamarla. Hanno anche uno scopo missionario. Diciamo alla gente: Venite e vedrete (Gv 1:46). Ma affinché possano stupirsi di questa bellezza e profondità, il servizio deve essere chiaro, quindi le traduzioni dei servizi sono di grande importanza. I traduttori professionisti possono tradurre perfettamente cronache storiche o testi giuridici, ma non possono tradurre testi teologici (compresi quelli liturgici). Per tradurre tali testi è necessaria una mente ortodossa, nonché una comprensione teologica e biblica. Sfortunatamente, in India non disponiamo di traduttori professionisti di questo tipo. Ecco perché io mi sono impegnato a tradurre i nostri testi liturgici ortodossi. Finora ho preparato traduzioni di molti testi liturgici. Forse un giorno ci sarà interesse per queste traduzioni nella nostra Chiesa, e verranno pubblicate; preghiamo per questo. Per la maggior parte le traduzioni sono state fatte in marathi, che è la mia lingua madre, e alcune in hindi. Sfortunatamente, delle centinaia di lingue dell'India ne conosco solo due. Ma a seconda del luogo di culto, celebriamo le funzioni in quattro lingue: marathi, hindi, inglese e slavo ecclesiastico. Durante le funzioni tutte le persone seguono i libri liturgici e partecipano attivamente alle funzioni. Il nostro coro amatoriale guida le persone durante le funzioni, ma l'intera comunità agisce come un coro.

unzione

Dato che in India abbiamo diverse comunità ortodosse, devo recarmi costantemente in ciascuna di esse per celebrare la Divina Liturgia. Le nostre comunità si trovano nella mia città di Chandrapur, nei villaggi circostanti, a Mumbai, oltre che negli stati del Rajasthan, Goa e Andhra Pradesh. Il viaggio verso ciascuna comunità richiede molto tempo. Pertanto, la Liturgia in ciascuno di essi viene celebrata una volta ogni tre mesi. Ogni comunità ha un sacrestano che si prende cura della comunità e la dirige in assenza del sacerdote. Quando non c'è liturgia, il sacrestano legge i Salmi Tipici per la comunità. La nostra missione ha bisogno di sacerdoti, quindi abbiamo già mandato uno studente all'Accademia teologica di San Pietroburgo. Altri due si stanno preparando per questo compito.

Dovremmo tenere conto del fatto che ogni nazione valorizza la propria cultura e non vuole cambiarla o sostituirla con qualsiasi cosa, quindi dobbiamo stare molto attenti in questa materia. Fortunatamente, l'Ortodossia non porta con sé l'idea di dominio su alcun gruppo sociale o etnico. Non esportiamo, importiamo o imponiamo una cultura su un'altra. Al contrario, noi cerchiamo di santificare la cultura locale affinché sia più facile per le persone comprendere e accettare Cristo. Il beato Agostino una volta chiese a sant'Ambrogio di Milano quali fossero le differenze tra l'approccio di Roma e quello di Milano. Sant'Ambrogio rispose: "Quando sono a Roma, faccio come fanno i romani". Cristo è venuto per trasformare le persone a sua immagine e somiglianza, e non per cambiare le culture. La fede ortodossa in Cristo è esclusiva (su scala internazionale e rispetto ad altre fedi), ma il Corpo di Cristo – la sua Chiesa – abbraccia tutto, comprendendo tutti i popoli, le lingue e le culture. Pertanto, per conquistare il cuore delle persone, l'Ortodossia deve accettare la loro cultura e diventarne parte integrante. Per questo motivo, potreste notare differenze nel modo in cui l'Ortodossia cerca di vivere in India. Pertanto, la bhakti (devozione) è parte integrante della cultura indiana, dove il canto è un mezzo di culto. Quindi, prima dell'inizio della Liturgia o di un servizio laico cantiamo inni di lode, e facciamo lo stesso alla fine della Liturgia. Questi inni vengono cantati battendo le mani e suonando strumenti tradizionali indiani. Come nella cultura indiana, simile all'Antico Testamento, non entriamo in un luogo santo e non partecipiamo al culto senza le abluzioni mattutine. Inoltre, non entriamo in un luogo santo con le scarpe per riverenza nei suoi confronti e non lasciamo le scarpe fuori dalla chiesa. Uomini e donne di solito stanno separatamente. Usiamo i tamburi all'inizio delle processioni. In ogni festa importante organizziamo un pasto comune. Invece delle fedi nuziali, le donne indossano i tradizionali fazzoletti da collo come segno del matrimonio.

Siamo fortunati che l'apostolo Tommaso, che per primo confessò Cristo, dicendo: Mio Signore e mio Dio (Gv 20:28), sia stato scelto per una missione in India, e i luoghi a lui associati siano ancora accessibili ai visitatori. Pertanto, per noi che non possiamo fare pellegrinaggi in Israele, questi luoghi sono diventati la nostra "Terra Santa". Per onorare la memoria del santo apostolo, vivere il passato e unirci a lui, ogni anno facciamo un pellegrinaggio alla città di Chennai, nel sud dell'India. E invitiamo tutti voi ad unirvi a noi.

Insieme alle cose che facciamo nelle nostre comunità che ho menzionato, cerchiamo anche, al meglio delle nostre capacità, con l'aiuto di Dio, di organizzare eventi di beneficenza, non solo per i membri delle nostre comunità, ma per tutte le altre persone, indipendentemente da la loro fede. Cerchiamo di farlo non solo nella vita di tutti i giorni e per le persone con particolari necessità, ma anche durante le crisi, come è avvenuto durante la pandemia. Durante entrambe le ondate abbiamo distribuito pacchi alimentari a centinaia di persone. Quando si tratta di missione in India, ricordo le parole dell'apostolo Paolo: i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza (1 Cor 1:22). E qui vorrei aggiungere che gli indiani esigono opere buone. Probabilmente sapete che il concetto di karma è il più importante sia nelle religioni che nella cultura indiana.

La cultura indiana apprezza i fatti più delle parole, quindi in India la predicazione non supportata dai fatti non porterà frutti e non attirerà il cuore delle persone come invece possono fare i fatti silenziosi. Il Signore dice: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli (Mt 5:16). Allora perché le azioni sono importanti? Secondo Cristo, l'albero si riconosce dal suo frutto (Mt 12:33). Le azioni corrispondenti alla predicazione sono molto importanti per le persone che credono nel karma da migliaia di anni. Come testimoni di Cristo, dobbiamo testimoniarlo non solo con le parole, ma anche con i fatti, in modo che le persone non solo possano ascoltare, ma anche sentire da sole ciò che sentono. Perché la fede, se non ha opere, è morta (Gc 2:17).

L'arcivescovo Anastasios d'Albania una volta osservò giustamente:

"Come è impensabile avere una Chiesa senza vita liturgica, è ancora più impensabile avere una Chiesa senza vita missionaria".

L'apostolo Paolo dice:

Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: 'Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene'! La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo (Rm 10:13-15, 17).

È deplorevole che l'India sia forse l'unico paese dove l'apostolo Tommaso predicò e soffrì, e che non sia mai stato cristiano nella storia, per ragioni conosciute solo da Dio. L'India ha bisogno di predicatori del Vangelo – non solo ai pagani, ma anche ai non ortodossi – che predichino il Vangelo in una forma non distorta, che non contraddica l'insegnamento apostolico. L'India ha bisogno del Vangelo della Verità del Figlio del Dio vivente. Nessuno dica che Cristo è già conosciuto da persone di varie denominazioni non ortodosse, sia antiche che moderne, perché non conoscono Cristo, ma piuttosto quelle versioni di Cristo che loro stessi (queste denominazioni) hanno creato. Cristo è uno, Egli è la Verità ed è conosciuto nella sua Chiesa così come l'ha rivelata, e in essa lo adoriamo con il Padre e lo Spirito in modo ortodosso. Abbiamo questo Vangelo, protetto dalla Chiesa e preservato dal sangue dei martiri. La santa Chiesa del Regno di Dio si basa sul Vangelo di Gesù Cristo, e il Regno dei Cieli è simile al lievito, che una donna prese e nascose in tre misure di farina, finché tutta lievitò (Mt 13:33).

A ogni Liturgia ci rallegriamo e confessiamo in modo sublime:

Abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede; prosterniamoci all'indivisa Trinità: essa infatti ci ha salvati.

i parrocchiani della chiesa della santa Trinità a Chandrapur

Noi non abbiamo ricevuto la luce della verità, dello Spirito Santo e della vera fede per tenerli chiusi in uno scrigno, ma per diffondere a tutti la luce della verità, della fede e della gioia che abbiamo ricevuto attraverso lo Spirito Santo! Pertanto, come tutti gli apostoli e santi come i santi Cirillo e Metodio, Ermanno dell'Alaska, Innocenzo di Mosca e Nicola del Giappone, dobbiamo riscattare... il tempo, perché i giorni sono cattivi (Ef 5:16) e ritornare all'ultimo comandamento di Cristo prima della Sua ascensione:

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Amen. (Mt 28:19-20)

 
La ri-crocifissione di Cristo in Medio Oriente

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti una riflessione di padre Andrew Phillips sul dramma odierno della Siria e sui suoi antecedenti in Afghanistan e Iraq, e sul ruolo degli Stati Uniti (ma non solo) nello strano programma di “libertà e democrazia” che vede sempre i cristiani come vittime.

 
9 Maggio 2015: il giorno in cui la Russia ha mostrato al mondo come uccidere le rivoluzioni colorate

Il 70° anniversario del Giorno della vittoria a Mosca è stato monumentale per alcuni motivi principali (il solenne gesto di Shojgu, l'amicizia russo-cinese), non ultimo tra i quali il fatto che ha simboleggiato la morte assoluta di qualsiasi speranza di rivoluzione colorata che l'Occidente possa ancora ancora avere in cantiere fin dai primi anni del 2000. La resistenza patriottica che è stata messa in mostra non si è placata quando la parata da record si è conclusa, ma si è invece elevata fino a proporzioni epiche durante la marcia del Reggimento degli Immortali, quando le famiglie hanno reso omaggio ai loro cari che hanno servito nella guerra. Questo sfogo emozionale della memoria storica ha visto oltre mezzo milione di persone in piazza nella sola Mosca, incluso il presidente Putin, a dimostrazione che la Grande Guerra Patriottica è stata veramente il grande equalizzatore che ha saputo trascendere le linee etniche e sociali e unificare la società sovietica. E' fondamentale sottolineare la solidarietà nazionale creata dalle commemorazioni del Giorno della Vittoria, perché oggi proprio questa sensazione di diffuso patriottismo inclusivo è la più efficace difesa contro le rivoluzioni colorate.

Armi storiche

Chi scrive ha raccontato di recente dell'uso della memoria storica come arma postmoderna da parte degli Stati Uniti, ma è necessario rivedere alcuni dei punti principali nel contesto di questo articolo. In sintesi, l'apparato statale profondo degli Stati Uniti si rende conto che il mosaico di una miriade di ricordi (spesso contraddittori tra loro) che si estende in tutta l'Eurasia fornisce un terreno fertile per la coltivazione di divisioni moderne tra i partner. Se i paesi dell'Eurasia possono rimanere fortemente divisi a causa dei fantasmi del passato, allora i piani di integrazione transcontinentali promossi da Russia e Cina andrebbero in fumo, e, di conseguenza, gli Stati Uniti potrebbero prolungare indefinitamente la loro egemonia sull'Eurasia continuando a dominare da una posizione privilegiata. L'applicazione più nota di questa strategia è il sostegno degli Stati Uniti al nazionalismo ucraino estremista e alla memoria dell'epoca fascista nel suo tentativo di trasformare il paese in un bastione di odio anti-russo, ma l'assistenza che stanno fornendo al progetto di rimilitarizzazione del Giappone contro la Cina è un altro esempio calzante.

Vulnerabilità storiche

Russia e Cina possono avere difficoltà nel contrastare le ingannevoli narrazioni storiche che gli Stati Uniti stanno tessendo nelle menti degli impressionabili ucraini e giapponesi a causa del dominio delle informazioni a corrente unipolare in corso in questi paesi (e dell'aperta censura che è in corso in Ucraina in questo momento), ma hanno molto più successo e flessibilità nella difesa contro questa perversione della memoria storica all'interno dei propri domini. Ognuna di queste due ancore eurasiatiche è multiculturale, e, quindi, intrinsecamente vulnerabile alla militarizzazione delle informazioni e alla memoria storica diffusa da campagne mediatiche sovversive (sia attraverso i media tradizionali sia on-line) e alle ONG utilizzate come copertura dai servizi segreti.

Mentre questi due stati resistenti e spavaldi hanno adottato misure proattive nel contrastare tale minaccia prima che sia sfruttata oltre ogni controllo, rimarrà sempre la possibilità che alcuni periodi storici di vasta portata possano sempre essere utilizzati per sminuire gli sforzi di costruzione di unità nazionali. Nel caso della Russia, il periodo è quello stalinista, mentre per la Cina, si tratta del Grande balzo in avanti e della Grande rivoluzione culturale. L'intenzione degli Stati Uniti è di provocare un disordine contro il governo che sia più inclusivo della destabilizzazione basata sulle identità e che si rivolge in particolare alle minoranze nazionali, e in molti casi, le frequenti campagne (nessuna delle quali sembra avere alcuna possibilità realistica di successo) non sono altro che test sperimentali destinati a procurare dati sulle contro-strategie e sulla ricezione del pubblico in previsione di una più seria prossima offensiva.

Armatura storica

Sia come sia, le ultime commemorazioni del Giorno della Vittoria hanno dimostrato che gli Stati Uniti stanno portando avanti una strategia fallimentare, che sicuramente non avrà successo contro la Russia neanche nei sogni più selvaggi. Il 9 Maggio 2015 ha decisamente dimostrato che i cittadini russi di tutte le classi sociali, razze, religioni, disposizioni politiche e provenienze sono in grado di unirsi con naturalezza per celebrare il loro paese e mantenere la sua corretta memoria storica. Qui l'enfasi è sulla parte naturale, organica delle commemorazioni, perché gli appalusi del pubblico alla parata militare e la sua partecipazione al Reggimento degli Immortali erano cose completamente volontarie, fatte per propria scelta.

Paragonate questo patriottismo innato e le sue espressioni di massa visibili con la natura forzata e artificialmente costruita delle rivoluzioni colorate, che hanno bisogno di essere preparate all'estero e curate meticolosamente per tutto il loro ciclo di vita. Mentre le manifestazioni in tutta la Russia il 9 maggio hanno goduto di pieno supporto popolare, le rivoluzioni colorate raccolgono solo l'illusione di tale sostegno, dal momento che abili tecniche di gestione della percezione sono obbligatorie per ingannare il target di riferimento (sia nazionale che all'estero), e per far credere che il movimento sia molto più popolare di quanto lo è veramente. Un valido confronto è associare gli eventi dello scorso fine settimana a un vegetale organico e le rivoluzioni colorate alla sua controparte geneticamente modificata; entrambi sembrano reali, ma solo uno è naturale, mentre l'altro richiede anni di ricerca e sviluppo per essere perfezionato, e anche allora, è ancora falso fino al nocciolo e un abominio per la natura (non importa come appaia all'esterno).

Ciò che i cittadini russi hanno dimostrato in tutto il paese il 9 maggio (e che hanno in comune con i loro omologhi cinesi) è l'assoluto contrario di quello che gli Stati Uniti hanno in mente per rovesciare il governo russo, e in realtà questo funge da perfetto antidoto per contrastare i piani di Washington. L'armatura storica indicata come titolo di questa sottosezione si riferisce quindi alle manifestazioni organiche patriottico-storiche, come quella a cui abbiamo assistito in Russia nello scorso fine settimana, che rafforzano l'unità nazionale e respingono le narrazioni false e antagoniste. A seconda dell'evento, ciò potrebbe più che compensare eventuali incidenti storici sfortunati che rischiano di essere regolarmente sfruttati dalle forze provocatorie (per esempio, il periodo stalinista). Facendo un ulteriore passo avanti, l'armatura storica è fortificata da una corretta educazione patriottica nelle scuole e dalla creazione di organizzazioni non governative di sostegno, e quando questi tre fattori si combinano con l'occasionale manifestazione patriottico-storica, l'effetto risultante può ripulire il paese da eventuali effetti collaterali negativi causati da iniziative fallite di rivoluzioni colorate.

Le lezioni della storia

La Russia e la Cina sono immuni da intrighi di rivoluzione colorata operati dagli Stati Uniti, purché pratichino continuamente il regime patriottico-storico di un'adeguata formazione scolastica, ONG di sostegno e manifestazioni regolari. Lo stesso, però, non si può dire così facilmente degli Stati che non hanno un'eredità lunga e unificata come quella di queste due grandi civiltà. Mentre tutti i paesi hanno una propria storia e molto di cui essere orgogliosi, molti di loro hanno confini arbitrari, a volte neppure creati da loro stessi o non rappresentativi della loro visione ideale di stabilità (per esempio, la maggior parte degli ex stati coloniali). In questi casi, ci deve assolutamente essere un'ideologia unificante capace di riunire le parti diverse della società, sia fisicamente (in termini di demografia) sia storicamente (in termini di memoria).

Siria:

La ragione per cui la Siria è riuscita a respingere il tentativo di rivoluzione colorata scatenata su di essa nel 2011 (che successivamente si è trasformato in una guerra non convenzionale che ha continuato a sostenere l'obiettivo fallito di un cambiamento di regime) è stata la solidarietà civile e politica del popolo siriano. Il paese, pur essendo geograficamente piccolo, è sproporzionatamente ricco di storia ed è sempre stato un luogo cosmopolita. Inoltre, la stragrande maggioranza dei suoi cittadini capisce e rispetta l'ammodernamento e la forza di stabilizzazione rappresentata dal partito Baath durante il tumultuoso periodo post-indipendenza, ergo, il sostegno alle autorità legittime e il diffuso rifiuto delle rivoluzioni colorate (per lo più importate dall'estero). Se non ci fosse stato un notevole e sincero sostegno interno alle autorità siriane tra la stragrande maggioranza della popolazione, il governo sarebbe crollato molto tempo fa e il popolo non avrebbe continuato a combattere e morire per oltre quattro anni nel tentativo di salvare il suo caro sistema di civiltà statale laica.

Ucraina:

La Siria è un grande esempio di un piccolo paese che ha resistito con successo all'offensiva di una rivoluzione colorata inaspettatamente spinta su di esso, ma l'Ucraina rappresenta il suo opposto - un paese moderatamente grande che non è riuscito a respingere la rivoluzione e il cambiamento di regime. La ragione per cui questo è accaduto è proprio il fatto non aveva un'ideologia unificante con cui integrare le popolazioni più disparate catturate nei suoi confini arbitrari dopo il 1991. Che si tratti di russi, ungheresi, ruteni, tartari della Crimea, o anche degli ucraini stessi, nessun gruppo si sentiva definitivamente soddisfatto in Ucraina. Mentre le minoranze protestavano (e lo fanno tuttora) a gran voce per i propri diritti e una maggiore rappresentanza, gli ucraini maggioritari non erano soddisfatti del potere a loro assegnato e hanno continuato a volerne di più. In tali condizioni contraddittorie, quando l'apparato di governo, che in qualche modo aveva tenuto incredibilmente tutto insieme per oltre due decenni, è stato violentemente sconfitto dai terroristi urbani nazionalisti, il più grande socio di minoranza in Ucraina, la popolazione russa, ha deciso di gettare la spugna e si staccarsi dallo stato fallito .

Guardando in retrospettiva e incorporando le lezioni articolate in questo articolo, non doveva affatto finire così. Il territorio dell'Ucraina ospita il magnifico patrimonio di civiltà della Rus 'di Kiev, e invece di comportarsi in modo divisivo e sciovinista per il proprio caratteristico complesso di inferiorità nei confronti dei russi, gli ucraini avrebbero potuto celebrare questo patrimonio comune e usarlo come un ponte per edificare migliori relazioni con il loro vicino. Dopo tutto, la Federazione Russa è l'ultimo Stato successore dell'antica entità a cui il territorio della moderna Ucraina ha dato i natali, e avrebbe avuto assolutamente senso, per entrambe le nazioni fraterne, muoversi il più vicino possibile l'una all'altra negli anni post-indipendenza. Per esempio, l'Ucraina avrebbe potuto usare il suo patrimonio di civiltà comune con la Russia come un trampolino di lancio per la possibilità di creare il proprio formato di Unione statale come quella tra Russia e Bielorussia. Purtroppo, però, i leader ucraini non l'hanno vista in questo modo, e quindi, i tentativi ben intenzionati della Russia durante tutto il periodo post-indipendenza sono stati in gran parte respinti o sfruttati per il guadagno personale dell'oligarchia ucraina. Pertanto, quando gli Stati Uniti sono stati pronti a colpire al cuore dell'Europa orientale con le loro ultime tattiche asimmetriche di cambiamento di regime, non c'è da stupirsi che abbiano incontrato scarsa resistenza ed abbiano avuto successo in entrambi i casi.

Pensieri conclusivi

La memoria storica oggi è viva, e invece di essere una sorta di concetto fossilizzato rinchiuso in una biblioteca, è un concetto attivo che si manifesta tangibilmente nelle strade in tutto il mondo. In alcuni casi, è passiva e viene promossa, senza alcuna considerazione politica di sorta, ma il più delle volte, la tendenza dei suoi sostenitori è stata di riconoscere l'influenza che ha sulle menti di milioni di persone e di adattarsi di conseguenza. Gli Stati Uniti hanno cominciato a militarizzare la storia al fine di raggiungere i loro obiettivi geopolitici, mentre la Russia, la Cina, e la Siria hanno tradizionalmente usato le loro storie come bastioni di difesa per le loro civiltà. La lotta tra la falsificazione e manipolazione storica postmoderna guidata dagli Stati Uniti contro la difesa di fatti storici orgogliosi e unificanti, così come enunciati dalle suddette tre nazioni, sta iniziando solo ora a venire alla superficie.

Come tale, si prevede che gli scenari di 'destabilizzazione storica' a cui si è assistito in Ucraina, per esempio, diventeranno presto la nuova norma di quinta colonna nell'aprire le porte a ulteriori infiltrazioni nell'informazione ("per la democrazia"), e i conseguenti obiettivi orientati al cambiamento di regime. Mentre la Russia e la Cina sono in prima linea nel programma di 'vaccinazione' contro questa 'malattia storica' diffusa da parte degli agenti informativi degli Stati Uniti, gli stati più piccoli come la Siria e l'Ucraina rimarranno continuamente gli obiettivi di questa crescente tendenza alla guerra, nonostante Washington abbia raggiunto risultati molto diversi in ciascun caso. Le Sirie del mondo riusciranno nella loro resistenza di sfida (ma probabilmente pagheranno ul prezzo per il loro patriottismo), mentre le Ucraine crolleranno a pezzi o sprofonderanno in una distopia iper-autoritaria da incubo. In conclusione, la domanda che gli stati in simili posizioni sulla scacchiera eurasiatica dovrebbero porsi è se sono in grado di difendere la loro storia come la Siria o se vogliono capitolare pateticamente come l'Ucraina.

 
Заявление Священного Синода Русской Православной Церкви в связи с посягательством Константинопольского Патриархата на каноническую территорию Русской Церкви

 

Заявление принято на заседании Священного Синода Русской Православной Церкви 15 октября 2018 года в Минске.

С глубочайшей болью Священный Синод Русской Православной Церкви воспринял опубликованное 11 октября 2018 года сообщение Константинопольской Патриархии о принятых решениях Священного Синода Константинопольского Патриархата: о подтверждении намерения «предоставить автокефалию Украинской Церкви»; об открытии в Киеве «ставропигии» Константинопольского Патриарха; о «восстановлении в архиерейском или иерейском чине» лидеров украинского раскола и их последователей и «возвращении их верующих в церковное общение»; об «отмене действия» соборной грамоты Константинопольского Патриархата 1686 года, касающейся передачи Киевской митрополии в состав Московского Патриархата.

Эти беззаконные решения Синод Константинопольской Церкви принял в одностороннем порядке, проигнорировав призывы Украинской Православной Церкви и всей полноты Русской Православной Церкви, а также братских Поместных Православных Церквей, их Предстоятелей и архиереев к всеправославному обсуждению вопроса.

Вступление в общение с уклонившимися в раскол, а тем паче отлученными от Церкви равносильно уклонению в раскол и сурово осуждается канонами Святой Церкви: «Если… кто из епископов, пресвитеров, диаконов или кто-либо из клира окажется сообщающимся с отлученными от общения, да будет и сам вне общения церковного как производящий замешательство в церковном чине» (Антиохийского Собора правило 2; Апостольские правила 10, 11).

Решение Константинопольского Патриархата о «восстановлении» канонического статуса и принятии в общение бывшего митрополита Филарета Денисенко, отлученного от Церкви, игнорирует ряд последовательных решений Архиерейских Соборов Русской Православной Церкви, правомерность которых не подлежит сомнению.

Решением Архиерейского Собора Украинской Православной Церкви в Харькове от 27 мая 1992 года митрополит Филарет (Денисенко) за невыполнение клятвенно данных им перед крестом и Евангелием на предшествующем Архиерейском Соборе Русской Православной Церкви обещаний был смещен с Киевской кафедры и запрещен в священнослужении.

Архиерейский Собор Русской Православной Церкви определением от 11 июня 1992 года подтвердил решение Харьковского Собора и изверг Филарета Денисенко из сана, лишив всех степеней священства, по следующим обвинениям: «Жестокое и высокомерное отношение к подведомственному духовенству, диктат и шантаж (Тит. 1. 7-8; Апостольское правило 27); внесение своим поведением и личной жизнью соблазна в среду верующих (Мф. 18:7; I Вселенского Собора правило 3, VI Вселенского Собора правило 5); клятвопреступление (Апостольское правило 25); публичная клевета и хула на Архиерейский Собор (II Вселенского Собора правило 6); совершение священнодействий, включая рукоположения, в состоянии запрещения (Апостольское правило 28); учинение раскола в Церкви (Двукратного Собора правило 15)». Все рукоположения, совершенные Филаретом в запрещенном состоянии с 27 мая 1992 года, и наложенные им прещения были признаны недействительными.

Несмотря на неоднократные призывы к покаянию, после лишения архиерейского сана Филарет Денисенко продолжал раскольническую деятельность, в том числе и в пределах иных Поместных Церквей. Определением Архиерейского Собора Русской Православной Церкви 1997 года он был предан анафеме.

Означенные решения были признаны всеми Поместными Православными Церквами, в том числе и Константинопольской Церковью. В частности, Святейший Патриарх Константинопольский Варфоломей 26 августа 1992 года в ответе на письмо Святейшего Патриарха Московского и всея Руси Алексия II по поводу низложения митрополита Киевского Филарета писал: «Наша Святая Великая Христова Церковь, признавая полноту исключительной по этому вопросу компетенции Вашей Святейшей Русской Церкви, принимает синодально решенное о вышесказанном».

В письме Святейшего Патриарха Варфоломея Святейшему Патриарху Алексию II от 7 апреля 1997 года об анафематствовании Филарета Денисенко указано: «Получив уведомление об упомянутом решении, мы сообщили о нем иерархии нашего Вселенского Престола и просили ее впредь никакого церковного общения с упомянутыми лицами не иметь».

Ныне, спустя более двух десятилетий, Константинопольский Патриархат по политическим мотивам изменил свою позицию.

В своем решении оправдать лидеров раскола и «узаконить» их иерархию Священный Синод Константинопольской Церкви ссылается на несуществующие «канонические привилегии Константинопольского Патриарха принимать апелляции архиереев и клириков из всех автокефальных Церквей». Эти претензии в том виде, в каком они ныне Константинопольским Патриархом осуществляются, никогда не имели поддержки полноты Православной Церкви: они лишены оснований в священных канонах и прямо противоречат, в частности, 15 правилу Антиохийского Собора: «Если какой-нибудь епископ… судим будет от всех епископов той области, и все они согласно произнесут ему единый приговор, — таковой другими епископами отнюдь да не судится, но согласное решение епископов области да пребывает твердым», — они также опровергаются практикой решений Святых Вселенских и Поместных Соборов и толкованиями авторитетных канонистов византийского и нового времени.

Так, Иоанн Зонара пишет: «Константинопольский [Патриарх] признается судьей не вообще над всеми митрополитами, но только над подчиненными ему. Ибо ни митрополиты Сирии, ни палестинские, ни финикийские, ни египетские не привлекаются помимо воли на его суд, но сирийские подлежат суждению Антиохийского Патриарха, палестинские — Иерусалимского, а египетские судятся Александрийским, которым они рукополагаются и которому подчинены».

О невозможности принятия в общение осужденного в иной Поместной Церкви говорит 116 (118) правило Карфагенского Собора: «Кто, быв отлучен от общения церковного… прокрадется в заморские страны, дабы принятым быть в общение, тот подвергнется извержению из клира». О том же говорится и в каноническом послании Собора к Папе Келестину: «Те, которые в своей епархии отлучены от общения, да не явятся восприемлемыми в общение твоею святынею… Какие бы ни возникли дела, они должны оканчиваемы быть в своих местах».

Преподобный Никодим Святогорец в своем «Пидалионе», который является авторитетным источником церковно-канонического права Константинопольской Церкви, толкует 9-е правило IV Вселенского Собора, отвергая ложное мнение о праве Константинополя на рассмотрение апелляций из других Церквей: «Константинопольский Предстоятель не имеет права действовать в диоцезах и областях других Патриархов, и это правило не дало ему права принимать апелляции по любому делу во Вселенской Церкви...» Перечисляя целый ряд аргументов в пользу этого толкования, ссылаясь на практику решений Вселенских Соборов, преподобный Никодим делает вывод: «В настоящее время... Константинопольский Предстоятель есть первый, единственный и последний судья над подчиненными ему митрополитами — но не над теми, которые подчиняются остальным Патриархам. Ибо, как мы сказали, последний и всеобщий судья всех Патриархов — это Вселенский Собор и никто другой». Из вышесказанного следует, что Синод Константинопольской Церкви не имеет канонических прав для отмены судебных решений, вынесенных Архиерейским Собором Русской Православной Церкви.

Присвоение себе полномочий отмены судебных и иных решений других Поместных Православных Церквей — лишь одно из проявлений нового ложного учения, провозглашаемого ныне Константинопольской Церковью и приписывающего Патриарху Константинопольскому права «первого без равных» (primus sine paribus) со вселенской юрисдикцией. «Такое видение Константинопольским Патриархатом собственных прав и полномочий вступает в непреодолимое противоречие с многовековой канонической традицией, на которой зиждется бытие Русской Православной Церкви и других Поместных Церквей», — предупреждал Архиерейский Собор Русской Православной Церкви 2008 года в определении «О единстве Церкви». В том же определении Собор призвал Константинопольскую Церковь «впредь до общеправославного рассмотрения перечисленных новшеств проявлять осмотрительность и воздерживаться от шагов, могущих взорвать православное единство. Особенно это относится к попыткам пересмотра канонических пределов Поместных Православных Церквей».

Акт 1686 года, подтверждающий пребывание Киевской митрополии в составе Московского Патриархата и подписанный Святейшим Константинопольским Патриархом Дионисием IV и Священным Синодом Константинопольской Церкви, пересмотру не подлежит. Решение об его «отзыве» канонически ничтожно. В противном случае было бы возможно аннулирование любого документа, определяющего каноническую территорию и статус Поместной Церкви — вне зависимости от его древности, авторитетности и общецерковного признания.

В Синодальной грамоте 1686 года и иных сопутствующих ей документах ничего не сказано ни о временном характере передачи Киевской митрополии в ведение Московского Патриархата, ни о том, что данный акт может быть отменен. Попытка иерархов Константинопольского Патриархата в политических и своекорыстных видах пересмотреть данное постановление спустя более трехсот лет после того, как оно было вынесено, противоречит духу священных канонов Православной Церкви, не допускающих возможности пересмотра установившихся и не оспариваемых на протяжении длительного времени церковных границ. Так, правило 129 (133) Карфагенского Собора гласит: «Если кто… обратил какое место к кафолическому единению и в продолжение трех лет имел оное в своем ведении, и никто оного не требовал от него, то после да не будет оное от него взыскуемо, если, притом, в сие трехлетие существовал епископ, долженствующий взыскать, и молчал». А 17 правило IV Вселенского Собора устанавливает тридцатилетний срок давности для возможного соборного рассмотрения споров о принадлежности даже отдельных церковных приходов: «Приходы в каждой епархии… должны неизменно пребывать под властью епископов, заведующих ими — и в особенности, если в продолжении тридцати лет бесспорно они имели их в своем ведении и управлении».

Да и как возможна отмена решения, действовавшего на протяжении трех веков? Это означало бы попытку почитать «яко не бывшей» всю последующую историю развития церковной жизни. Константинопольский Патриархат как будто не замечает, что Киевская митрополия 1686 года, о возвращении которой в его состав заявлено ныне, имела пределы, существенно отличавшиеся от современных границ Украинской Православной Церкви, и охватывала лишь меньшую часть последней. Киевская митрополия наших дней как таковая включает в себя город Киев и несколько прилегающих к нему районов. Наибольшая же часть епархий Украинской Православной Церкви, особенно на востоке и юге страны, была основана и получила развитие уже в составе автокефальной Русской Церкви, являясь плодом ее многовековой миссионерской и пастырской деятельности. Нынешнее деяние Константинопольского Патриархата — попытка похитить то, что никогда ему не принадлежало.

Деяние 1686 года положило предел двухсотлетнему периоду вынужденного разделения в многовековой истории Русской Церкви, которая, несмотря на менявшиеся политические обстоятельства, неизменно сознавала себя единым целым. После воссоединения Русской Церкви в 1686 году на протяжении более трех столетий ни у кого не возникало сомнений, что православные Украины являются паствой Русской Церкви, а не Константинопольского Патриархата. И сегодня, вопреки давлению внешних антицерковных сил, эта многомиллионная паства дорожит единством Церкви всея Руси и хранит верность ей.

Попытка Константинопольской Патриархии решать судьбу Украинской Православной Церкви без ее согласия является антиканоническим посягательством на чужие церковные уделы. Церковное правило гласит: «Да соблюдается и в иных областях и повсюду в епархиях, дабы никто из боголюбезнейших епископов не простирал своей власти на чужую епархию… да не преступаются правила отцов, да не вкрадывается под видом священнодействия надменность мирской власти, и да не утратим постепенно и неприметно той свободы, которую даровал нам Своей Кровию Господь наш Иисус Христос, освободитель всех человеков» (III Вселенского Собора правило 8). Под осуждение этого правила подпадает и решение Константинопольской Патриархии об учреждении по соглашению со светскими властями своей «ставропигии» в Киеве без ведома и согласия канонического священноначалия Украинской Православной Церкви.

Лицемерно оправдываясь стремлением к восстановлению единства украинского Православия, Константинопольская Патриархия своими безрассудными и политически мотивированными решениями вносит еще большее разделение и усугубляет страдания канонической Православной Церкви Украины.

Принятие в общение раскольников и анафематствованного в другой Поместной Церкви лица со всеми рукоположенными ими «епископами» и «клириками», посягательство на чужие канонические уделы, попытка отречься от собственных исторических решений и обязательств, — все это выводит Константинопольский Патриархат за пределы канонического поля и, к великой нашей скорби, делает невозможным для нас продолжение евхаристического общения с его иерархами, духовенством и мирянами. Отныне и впредь до отказа Константинопольского Патриархата от принятых им антиканонических решений для всех священнослужителей Русской Православной Церкви невозможно сослужение с клириками Константинопольской Церкви, а для мирян — участие в таинствах, совершаемых в ее храмах.

Переход архиереев или клириков из канонической Церкви к раскольникам или вступление с последними в евхаристическое общение является каноническим преступлением и влечет за собой соответствующие прещения.

С прискорбием вспоминаем предсказание Господа нашего Иисуса Христа о временах прельщения и особых страданий христиан: И, по причине умножения беззакония, во многих охладеет любовь (Мф. 24:12). В условиях столь глубокого подрыва основ межправославных отношений и полного пренебрежения тысячелетними нормами церковно-канонического права Священный Синод Русской Православной Церкви считает своим долгом выступить на защиту фундаментальных устоев Православия, на защиту Священного Предания Церкви, подменяемого новыми и чуждыми учениями о вселенской власти первого из Предстоятелей.

Призываем Предстоятелей и Священные Синоды Поместных Православных Церквей к надлежащей оценке вышеупомянутых антиканонических деяний Константинопольского Патриархата и совместному поиску путей выхода из тяжелейшего кризиса, раздирающего тело Единой Святой Соборной и Апостольской Церкви.

Выражаем всестороннюю поддержку Блаженнейшему Митрополиту Киевскому и всея Украины Онуфрию и всей полноте Украинской Православной Церкви в особо трудное для нее время. Молимся об укреплении ее верных чад в мужественном стоянии за истину и единство канонической Церкви в Украине.

Просим архипастырей, духовенство, монашествующих и мирян всей Русской Православной Церкви усилить молитвы о единоверных братьях и сестрах в Украине. Молитвенный покров Пресвятой Царицы Небесной, преподобных отцов Киево-Печерских, преподобного Иова Почаевского, новомучеников, исповедников и всех святых Церкви Русской да пребудет над всеми нами.

 
"Senza questa sofferenza io non sono nulla"

padre Gheorghe Calciu (†2006)

La mia vita qui in Romania è stata piena di eventi, alcuni migliori e altri peggiori. Non accuso nessuno; non biasimo assolutamente nessuno, perché tutte queste cose sono state inviate da Dio a beneficio della mia anima. Qualcuno una volta mi ha chiesto se le mie sofferenze in prigione mi hanno aiutato in qualche modo. Ho risposto: "Non è che mi hanno aiutato in qualche modo, piuttosto, io sono il prodotto di queste sofferenze". Se faccio qualcosa, se sono qualcosa, se qualcuno vede qualcosa in me, sappiate che è dovuto alla sofferenza. Senza questa sofferenza io non sono nulla! È possibile che di tutte le domande difficili per la persona umana, la sofferenza sia la più inspiegabile. Perché è necessaria la sofferenza? Ho vissuto un'esperienza di sofferenza che ha arricchito la mia anima e credo che la sofferenza sia necessaria per me. Ma è molto difficile accettare questa cosa.

Quando ero in carcere ci chiedevamo, tra tutti noi fratelli, "Perché soffrire? Perché noi? Tra tutti i milioni di romeni, perché siamo stati scelti noi per soffrire? Dov'è il senso di tutto questo?" E Dio non ci ha rivelato nessuna delle sue intenzioni. Gli gridavamo ogni giorno di diminuire le nostre sofferenze, ma sembrava che invece ci caricasse di più. Da quando sono uscito di prigione ho portato con me questo marchio di dolore che sembra aver segnato tutta la mia vita. Dopo la mia seconda prigionia sono partito per l'Occidente, ho viaggiato in tutti i paesi d'Europa, e sono andato in America per parlare di quello che era successo in Romania. La mia intenzione era questa: non posso tacere finché esiste in Romania la sofferenza, l'ingiustizia, il comunismo e la distruzione delle chiese e della personalità umana. Durante il mio pellegrinaggio sono arrivato in un monastero cattolico e ho dormito nella biblioteca del monastero. Lì ho trovato, tra tanti libri, un libretto contenente massime cristiane. L'ho aperto per caso a una pagina in cui ho visto le parole di Paul Claudel, un famoso scrittore francese. Disse questo: "Dio non è venuto nel mondo per sradicare la sofferenza; non è venuto nemmeno a spiegarla. Dio è venuto nel mondo per colmare la sofferenza umana con la sua presenza". Avete sentito? Per colmare la sofferenza umana con la sua presenza! Poi ho capito che nei momenti in cui piangevamo, o quando ci ribellavamo, o quando gridavamo: "Signore, che cosa ci fai?!", lui era in noi più che in tutti gli altri, anche con tutti i nostri peccati e debolezze. Ricolmava la nostra sofferenza con la sua presenza.

"Così Dio abita in noi"

La nostra relazione con Dio, se sentiamo che Dio ci ha risposto, è un legame speciale che non può essere spiegato. Tuttavia, se io dovessi cercare di definire la fede, la preghiera e la misericordia di Dio, userei solo parole di ragionamento umano che non hanno nulla a che fare con Dio, che è al di sopra di ogni ragionamento. Dio è fuori dal mondo, si trova solo nell'amore. Non posso spiegarvi tutte queste cose perché non possono essere spiegate. Fanno parte di una relazione mistica dell'uomo con Dio, che qualcuno può sentire o non sentire, può praticare o non praticare. Non esiste una via di mezzo.

Non è possibile oggi parlare con Dio, domani maledirlo, il giorno dopo lodarlo e così via. Dobbiamo avere una linea diretta nella nostra relazione con Dio: una linea di fede, della nostra nullità davanti a Dio e di comprensione che non siamo nulla davanti a Dio a causa della nostra peccaminosità, non perché Dio non ci abbia creati puri. Dio ci ha creati puri, ma ci siamo contaminati con i peccati, abbiamo sguazzato in ogni sorta di sporcizia e abbiamo danneggiato cuore, anima e mente. La nostra mente lavora contro il bene, il nostro cuore si è raffreddato verso Dio e non ama più nessuno: siamo induriti. Tutte queste cose cambiano la nostra relazione con Dio; la consumano e la rompono.

Abbiamo bisogno di riparare questo legame attraverso l'amore, l'impegno e la preghiera. Amiamo Dio e il prossimo perché non è possibile che qualcuno dica di amare Dio, che non vede, e di non amare il prossimo che vede (cfr 1 Gv 4:20). È impossibile amare Dio e non il prossimo. La nostra relazione con Dio ha un fine nel nostro cuore e un fine nella sua mano. Attraverso questo rapporto di fede, amore e buone opere, entriamo nella volontà di Dio e Dio dimora in noi. Come ho detto, è difficile da spiegare. Solo chi di noi ha fede, che sulla strada della vita si è adoperato almeno a poco a poco per fare il bene e rafforzarsi nella fede, ha instaurato questo rapporto. Ma non dico che sia un rapporto permanente. Possiamo romperlo con i nostri peccati, ma esiste ancora un canale spirituale attraverso il quale possiamo parlare con Dio.

Ricordo che quando ero piccolo eravamo undici bambini e i tempi erano difficili. Mia madre pregava Dio proprio come io sto parlando con voi. Si lamentava che uno dei bambini si ammalava, la mucca non produceva latte o non aveva vitelli, la gallina non deponeva le uova... Raccontava tutto a Dio come se fosse in rapporto diretto con lui. E sappiate che Dio le rispondeva. La mamma sapeva che Dio è con noi e gli parlava come ci parliamo noi, come amici. Voi raccontate il vostro dolore a un vostro fratello o amico, anche nei minimi dettagli. Dio lo sa, ma noi siamo ancora obbligati a parlargli e a rendergli lode. Voglio che voi capiate che è possibile avere un rapporto familiare con Dio, come tra figlio e padre o come tra amici, più o meno. Questo tipo di relazione è ciò che Dio ci chiede. Nel silenzio, nella semplicità e nell'umiltà possiamo stabilire questo rapporto con Dio, così da avere un posto dove andare quando siamo nei guai e quando nessuno ci riceve. Quando tutti ci abbandonano, quando la nostra vita sembra perduta, eppure Dio apre le sue braccia e ci accoglie. Questo è un mistero straordinario.

Questo vi dico: cercate di pregare! Cercate di parlare con Dio incessantemente!

 
L’Ortodossia in missione a Soverato

La comunità di San Bartolomeo Apostolo nella città di Soverato (a circa 30 km da Catanzaro), è composta da ortodossi di diverse nazionalità che da anni risiedono numerosi in questo ospitale e fiorente comune. Le prime ufficiature sono state celebrate durante la grande quaresima di quest'anno, e alla fine di giugno abbiamo finalmente potuto celebrare la prima divina liturgia nel giorno di San Bartolomeo Apostolo e dell'Icona della Madre di Dio "Dostojno est", alla cui protezione la comunità ha voluto affidarsi. Al momento non essendo disponibile un locale da utilizzare come chiesa in modo permanente, ci affidiamo alla generosa bontà degli abitanti di Soverato, che ci hanno molto aiutato in questi mesi consentendoci di celebrare i Divini Misteri e le ufficiature negli uffici del Patronato e nelle sale dei ristoranti. I fedeli, armati di buona volontà e intraprendenza, hanno acquistato tutto l'arredo liturgico necessario, di modo che un ufficio o una sala da pranzo possano essere all'occorrenza trasformati in poco tempo in una piccola chiesa domestica. Ringraziamo Dio per tutto e col Suo aiuto chiediamo solo di poterlo meglio servire.

Padre Eugenio Miosi

La chiesetta improvvisata negli uffici del patronato di Soverato. Abbiamo affidato la comunità a San Bartolomeo apostolo

La celebrazione dell'officio dell'Olio Santo (Soborovanie) prima di Pasqua

Liturgia del mese di settembre

Liturgia del mese di ottobre

 
Dichiarazione dell'arcivescovo Peter della ROCOR sull'economia e sui "battesimi correttivi"

27 agosto/9 settembre 2023

Venerabile Pimen il Grande

Cari padri,

è da un certo tempo che non vi scrivo una lettera d'istruzione, ma poiché quello di insegnare è uno dei doveri episcopali, sento che è importante farlo su una base regolare, e perciò vorrei attirare la vostra attenzione sui seguenti punti:

1. È estremamente importante che voi presentiate candidati all'ordinazione che non abbiano impedimenti canonici. È un dovere esclusivo del vescovo esercitare l'economia o il rigore nel seguire i canoni riguardanti l'ordinazione. Pertanto, non è impossibile che sia ordinato qualcuno che ha un impedimento canonico, ma il vescovo deve comprendere completamente la situazione per essere in grado di decidere di abrogare o no i canoni che riguardano tale caso. Abbiamo aggiornato la raccolta di dati che usiamo a questo proposito e l'abbiamo allegata a questo documento. Ci sono due questioni che sembrano causare continuamente problemi. La prima è quella del matrimonio. Il matrimonio non è un peccato. Il battesimo non può "de-sposare" quelli che sono stati sposati in precedenza. Se un candidato all'ordinazione o sua moglie sono stati sposati con altre persone prima del loro battesimo, questo è un impedimento all'ordinazione. La seconda questione è il tempo nella Chiesa prima dell'ordinazione. San Paolo scrive a Timoteo: "Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno" (1 Tim 5:22). I candidati al lettorato devono aver provato se stessi come costanti frequentatori della chiesa e come zelanti aiutanti della loro parrocchia per non meno di tre anni. Per tutti gli altri candidati questo è richiesto per non meno di sette anni. Di nuovo, si possono fare delle eccezioni, ma io devo capire la necessità di tali eccezioni per essere in grado di prendere la miglior decisione a proposito. Un vescovo risponderà davanti a Dio soprattutto per le persone che ordina, e io vi chiedo di aiutarmi a dare la miglior risposta al Signore quando apparirò davanti a lui.

... perché coloro che non sono stati ordinati non abbiano a perire, bisogna prendersi cura fin dapprima di quali tipi di candidati siano ordinati, così che si veda subito se sono stati continenti per molti anni, e se hanno avuto cura per le letture e amore per le elemosine. Si deve anche indagare se per caso un uomo sia stato sposato due volte. Si deve anche vedere che non sia analfabeta, e che non abbia debiti con lo stato, per non essere costretto, dopo avere assunto un ordine sacro, a ritornare a un impiego pubblico. Lasciate perciò che la vostra fraternità indaghi con diligenza in tutte queste cose, affinché, dopo che ciascuno è stato ordinato dopo un esame diligente, nessuno sia passibile di essere deposto dopo l'ordinazione. (San Gregorio il Grande/il Dialogo, Epistola XXVI al vescovo Gennaro).

2. I nomi al battesimo. Se qualcuno viene alla Chiesa con un nome perfettamente ortodosso non c'è ragione di cambiare quel nome al battesimo. Non solo non c'è ragione, ma voi non dovreste cambiare il nome di qualcuno senza la mia benedizione specifica. Se il Signore ha ispirato i genitori dei nuovi cristiani a dare loro nomi cristiani, cambiare quei nomi mi sembra presuntuoso. Si dovrebbe evitare allo stesso modo l'uso di nomi esotici per quelli che non vengono alla Chiesa con nomi cristiani. La cosa migliore è che il nuovo cristiano possa conoscere il suo santo. È di grande aiuto se per quel santo esiste un officio che si serve annualmente, e se è stata scritta una vita del santo. Il nostro desiderio non è di offrire esempi di esotismo, ma di essere guide pastorali, al nostro meglio, per il maggior numero di fedeli verso il Regno dei Cieli. Se trasmettiamo come prima cosa un interesse per le cose esotiche, questo non attirerà le persone serie che cercano la vera Fede, e attirerà piuttosto persone instabili. I santi occidentali sono naturalmente accettabili, ma questo può causare qualche conflitto se una persona viaggia in un paese di tradizione ortodossa, o anche se visita qualche altra parrocchia, e il prete dovrebbe provvedere per quelli che si trovano in questa situazione una lettera che spiega che tali persone sono in regola e che il loro nome è quello di un santo ortodosso occidentale.

3. Ritorniamo al tema dell'economia e del rigore. Dovunque esiste alcuna deviazione dai canoni per ragioni pastorali, la decisione di tale deviazione deve essere fatta dal vescovo e non dal prete. Questa è la ragione per vi chiedo di ottenere la mia benedizione quando vi sembra che qualcuno debba essere cresimato piuttosto che battezzato, o quando un secondo o terzo matrimonio vi sembra un bene per la salvezza di quanti vi sono coinvolti. Naturalmente, vi chiedo di fornire il contesto per tale deviazione dai canoni, e apprezzo i vostri suggerimenti a proposito, ma la decisione finale spetta al vescovo. Questo è ancor più vero nei casi che comportano un "battesimo correttivo". Questo movimento si ripropone ciclicamente nella Chiesa con un certo tipo di ritmo regolare, e sembra riproporsi ancora oggi. Gli anni '70 e '80 videro una ricomparsa di questo movimento per "correggere" i battesimi o le ricezioni nell'Ortodossia che erano stati compiuto "in modo non corretto". Questa decisione, se una persona che sia già un cristiano ortodosso praticante debba ricevere un battesimo, è totalmente di competenza del vescovo. I preti non devono battezzare nessuno che si trovi in una situazione simile, senza la mia espressa benedizione. E ci sarà bisogno di portare argomentazioni molto forti per un battesimo correttivo: questa non è una situazione che possiamo considerare alla leggera. Inoltre, non dovete esercitare alcuna pressione sul vostro gregge a favore di un "battesimo correttivo". Se qualcuno viene da voi chiedendovi una cosa del genere, questo va preso in considerazione, e voi dovete raccogliere tutte le informazioni possibili a proposito e fornirmele. Ma suggerire questa soluzione a qualcuno prima di averne parlato con me, oppure predicare o pubblicare queste queste idee, è proibito, senza alcuna eccezione. La nostra vocazione di chierici è di aiutare a salvare le anime, non di tentare i fedeli. Se diventa ovvio, durante la vostra opera pastorale tra i fedeli, che qualcuno è stato chiaramente introdotto nella Chiesa in modo scorretto, allora parlatene con me. Decideremo assieme se, come, quando e dove affrontare l'argomento con la persona in questione. Nessuno dei sacramenti, incluso il battesimo, è un incantesimo magico che deve essere completato alla perfezione perché la magia funzioni. Noi siamo servitori del Dio Altissimo, e la sua grazia è certamente sufficiente per noi e per la nostra salvezza, anche se per qualche ragione c'è qualche pratica sincera, ma leggermente scorretta, che porta qualcuno nella sua Chiesa.

4. Parlerò ora della mia preoccupazione per colui che sembra il maggior responsabile della ricomparsa del "battesimo correttivo" ai nostri giorni, padre Peter Heers, che ha pubblicato un nuovo libro sul battesimo che sta causando grandi problemi in tutto il mondo ortodosso di lingua inglese. Tali preoccupazioni su padre Peter sono condivise da me, dal nostro metropolita, da altri vescovi della ROCOR e da vescovi al di fuori della ROCOR. In primo luogo, è giunto alla mia attenzione che padre Peter ha girato di nascosto per la nostra diocesi, tenendo incontri con i fedeli, e dicendo loro di non parlare al loro prete locale di queste riunioni. Come ci ha insegnato il Signore, "Dai loro frutti li potrete riconoscere" (Mt 7:20). Questo comportamento è totalmente inappropriato, e, a mio parete avvelena tutto ciò che padre Heers dice o fa. Mi sono rivolto al vescovo di padre Heers, il metropolita Seraphim del Pireo, per protestare contro questo comportamento. Almeno sembra che sia lui il suo vescovo. Da un punto di vista pratico sembra che padre Heers non abbia vescovo né gregge. Ma almeno a un certo punto era sotto il metropolita Seraphim, e confido che il metropolita sappia a chi inoltrare la mia lettera, se non è lui il destinatario corretto. In secondo luogo, come reazione al libro di padre Heers, ci sono stati dei preti che hanno preso su se stessi il compito strettamente episcopale di esercitare l'economia o il rigore. Ho già trattato qui sopra questo problema, perciò non c'è bisogno di parlarne di nuovo ora. In terzo luogo, non riconoscendo che i vescovi hanno l'esclusiva capacità e responsabilità di esercitare l'economia o il rigore, padre Heers insegna che di fatto non esiste alcuna vera Chiesa. Infatti, se i vescovi non possiedono i diritti degli apostoli, allora nella Chiesa ortodossa non è presente la successione apostolica, non è presente la grazia, ed essa non è la vera Chiesa (e se la Chiesa ortodossa non è la vera Chiesa, allora non vi è di sicuro alcuna vera Chiesa, e nell'ecclesiologia sprofondiamo nella fantasia protestante della teoria dei rami). In quarto luogo, insistendo sul fatto che i canoni sono essenzialmente incantesimi magici auto-attualizzanti, padre Heers non comprende che i canoni devono essere sempre applicati dapprima con amore e con sollecitudine per la salvezza di quelli che li hanno violati. Un approccio protestante ai canoni, che li interpreta personalmente piuttosto che secondo la tradizione della Chiesa, è altrettanto spiritualmente dannoso dei tentativi di leggere in tal modo le Scritture. La Chiesa desidera la salvezza dell'uomo, non la sua correzione e la sua punizione prive di misericordia per soddisfare la "giustizia divina" dopo che l'uomo ha violato una legge divina dal cuore freddo. Chiedo a tutti i preti di rileggere la "Confessione" del metropolita Antonij (Khrapovitskij), e di seguire i consigli di questo santo padre riguardo alla confessione, alle penitenze e ad altri temi relativi al sacramento della penitenza. In quinto luogo, insistendo che la ricezione dei convertiti al cristianesimo ortodosso può essere fatta SOLO con il battesimo, padre Heers non comprende la grazia di Dio e la tratta essenzialmente come un oggetto creato. La grazia di Dio opera in accordo con la Chiesa, non in accordo con le opinioni di padre Heers. Il battesimo è la modalità standard di ricezione nella Chiesa, ma già nel quarto secolo san Basilio il Grande delinea altri modi di ricezione dei convertiti, che dipendono dalla situazione spirituale dalla quale essi entrano nella Chiesa. Quindi, si deve prendere in considerazione la realtà spirituale del convertito, così come la sua realtà pastorale, prima di discutere con il proprio vescovo la modalità della ricezione. Con il tempo il prete impara quando una deviazione dallo standard del battesimo può essere canonicamente permissibile e pastoralmente consigliabile, e ne discute con il proprio vescovo secondo la necessità. Io non benedico la vendita o la distribuzione del libro Sulla ricezione degli eterodossi nella Chiesa ortodossa nella nostra diocesi degli Stati Uniti centrali.

5. È comprensibile che i preti siano presenti nel mondo on-line. I nostri parrocchiani vi spendono quantità smodate di tempo (cosa che io vorrei che voi cercaste di moderare se possibile attraverso le vostre predicazioni e un buon esempio personale), e così il clero vi sarà presente per istruire i fedeli. Tuttavia, vi chiedo per favore di discutere con il vostro decano o con me i vostri progetti di essere intervistati o comunque di agire on-line al di fuori del vostro contesto parrocchiale. Come vostro vescovo dovrei essere al corrente di tutto ciò che sta accadendo nella diocesi. Naturalmente, in una diocesi enorme come la nostra questo non è realmente possibile. Tuttavia, ogni deviazione dalla norma dovrebbe giungere alla mia attenzione. Non è bene che io guardi in internet e sia sorpreso dalle immagini, dagli articoli o dai video che vi trovo. E questo francamente accade fin troppo spesso.

6. Vi incoraggio a chiedere al vostro decano o a me se avete domande liturgiche o teologiche. Incoraggio i nuovi chierici a partecipare alla Pratica liturgica annuale sponsorizzata dalla nostra Scuola pastorale. Sembrerebbe, guardando in internet, che la Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia abbia gettato via le sue pratiche tradizionali in seguito alla firma dell'Atto di comunione Canonica del 2007, ma non è il caso della nostra diocesi. Fin quando io sarò il vescovo ordinario noi seguiremo queste pratiche ortodosse russe collaudate nel tempo. Dopo la rivoluzione, la Chiesa si è sviluppata nell'Unione Sovietica in modo differente di come è avvenuto all'estero. In tutta franchezza, la Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia si è continuamente sforzata di conservare le pratiche pre-rivoluzionarie della Chiesa russa. La nostra tradizione è autentica. Anche le tradizioni di Mosca sono autentiche, poiché nonostante le difficoltà che la Chiesa ha affrontato durante quei tempi di persecuzione, lo Spirito Santo ha condotto la Chiesa. Ma le loro pratiche sono autentiche per loro, mentre le nostre pratiche sono autentiche per noi.

Con la mia benedizione arcipastorale e con amore in Cristo,

Peter, arcivescovo di Chicago e degli Stati Uniti centrali

 
Difetti dell'Ortodossia moldava: la paranoia degli incantesimi

Alcuni giorni fa abbiamo parlato, presentando un saggio dello ieromonaco Petru (Pruteanu) dell’aberrazione cultuale delle cosiddette “guarigioni per mezzo della lancia liturgica”. Oggi estendiamo il discorso a tutta una serie di abusi da cui è afflitta l’Ortodossia nella Repubblica di Moldova, abusi che sfruttano l’ossessione popolare per gli incantesimi per proporre “rimedi” ecclesiali quali gli esorcismi (di solito totalmente inutili, e quel che è peggio, fatti a scopo di lucro). Ci si può chiedere perché la Moldova, che resta comunque secondo le statistiche la nazione più ortodossa del mondo, debba essere funestata da simili sciocchezze. Bisogna ricordare che la Moldova presenta una miscela esplosiva di due fattori: una delle più alte partecipazioni popolari alla vita della Chiesa (come la vicina Romania, e ben più del resto dello spazio dell’ex-URSS), e una ricostruzione da zero delle strutture ecclesiali, inclusi i seminari, i monasteri, le scuole teologiche (a differenza della vicina Romania, dove queste attività esistevano - seppur controllate dal regime - ed era quindi possibile un livello di preparazione teologica impensabile in Moldova). Grande afflusso popolare e scarse basi teologiche sono un mix che porta spesso alla nascita di superstizioni, e l’articolo del 2005 che vi presentiamo, tratto dal sito Moldova Noastră, è una coraggiosa denuncia di questi abusi superstiziosi, oltre che una serie di utili indicazioni offerte tramite un’intervista rilasciata dall’arciprete Pavel Borşevschi (nella foto), uno dei parroci più seri e teologicamente preparati di Chişinău.

Presentiamo l’articolo sulle superstizioni in Moldova nell’originale romeno e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti... in questo caso, purtroppo, “figuracce”, se non fosse per la competenza e la serietà di preti come padre Pavel Borşevschi, di cui abbiamo visto, grazie a Dio, molti esempi in Moldova.

 
С треском провалившееся государство

Украинские элиты, получившие после раздела постсоветского наследства всё необходимое для успешного государственного строительства, своими разрушительными действиями довели страну до катастрофы.

Идеальные стартовые условия

Политика и история не детерминированы. И «проект Украина», доживающий последние месяцы, не был обречён изначально.

Внезапно возникшая страна обладала десятой экономикой мира. На её территории располагалось 40% мощностей советского ВПК и 60% тяжёлой промышленности. Развитое сельское хозяйство позволяло не только полностью обеспечить продовольственную безопасность государства, но и активно экспортировать продукцию аграрного сектора. Сеть железных и шоссейных дорог, магистральных трубопроводов, несколько крупных незамерзающих портов не только удовлетворяли потребности собственной внешней торговли, но и обладали практически неограниченным транзитным потенциалом. На Украине проживали 52 млн человек, в 1991–1992 годах демографическая динамика ещё была позитивной, страна обладала высококвалифицированными трудовыми ресурсами, системой подготовки кадров для промышленности и сельского хозяйства, высокоразвитой научной базой. Охраняла всё это добро миллионная группировка Советской Армии — самая крупная в СССР, вооружённая новейшим оружием, так как располагалась на острие потенциального главного удара.

Украина в момент обретения независимости имела значительно больше, чем было необходимо для строительства успешного государства. Более того, ей ещё и благоприятствовала геополитическая обстановка. У неё не оказалось сильных врагов или даже серьёзных конкурентов. Наоборот, в 1992 году украинское политическое руководство с удовлетворением констатировало отсутствие внешних угроз. Отношения со всеми соседями были дружественными, а крупные мировые игроки сами стремились установить с Киевом хорошие отношения. Напомню, что в 1994–1996 годах родился формат G7+, который использовался исключительно для отношений с Москвой (G7 + Россия) и Киевом (G7 + Украина). Правда, российский формат позднее перерос в полноценную G8, а украинский растворился во времени и пространстве, но в средине 90-х они ещё были идентичны.

Была небольшая проблема: Украине не хватало собственных энергоносителей для обеспечения потребностей промышленности. Впрочем, не всех, а нефти и газа. Несмотря на достаточно высокий уровень собственной добычи — 4–5 млн тонн нефти (столько же, сколько и Румыния) и 20 млрд кубометров газа в год (больше, чем Азербайджан), — Украина покрывала только пятую часть своей потребности в нефти и четвёртую в газе. Теоретические возможности нарастить собственную добычу существовали, но не были использованы. Равно как не была использована и возможность значительно снизить уровень энергопотребления промышленности.

Тем не менее недостающие объёмы газа и нефти традиционно поставляла Россия. С учётом того, что 60–80% транзита российских энергоносителей в Европу в 90-е годы обеспечивала украинская трубопроводная система, договориться о взаимовыгодных условиях поставок было несложно. Что, собственно, и сделал Кучма, заключивший в 2002 году десятилетний контракт с «Газпромом» о поставках газа по фиксированной цене — 50 долларов за тысячу кубометров. Контракт должен был действовать до 2012 года и обеспечивал украинской промышленности огромные конкурентные преимущества на мировых рынках, которые с каждым годом (с учётом быстрого роста цены нефти и газа) должны были только нарастать.

Значительный внешнеполитический и экономический потенциал Украины определялся ещё и тем, что в наибольшей степени её внешняя торговля и эффективность работы её промышленности находилась в зависимости от российских энергоносителей, российских рынков и во взаимодействии с российскими смежниками. Россия в течение 1992–2002 годов пережила политический кризис 1993 года, едва не вылившийся в полномасштабную гражданскую войну и надолго расколовший общество, две чеченские вой-ны, а также дефолт 1998 года. Будучи погружённой во внутренние проблемы, осложняемые нарастающими геополитическими противоречиями с евроатлантическими партнёрами, Москва нуждалась в минимальной политической лояльности Киева (более чем на нейтралитете Россия не настаивала) и готова была платить за это (и платила) серьёзными экономическими уступками.

Когда сегодня в Москве говорят о примерно 35 млрд долларов, безвозмездно вложенных Россией в украинскую экономику, речь идёт лишь о том, что можно подсчитать. Это подарки в виде сниженных цен на энергоносители, а также льготных кредитов и вложения средств в совместные проекты. Потери России от предоставления украинским товарам режима наибольшего благоприятствования на российских рынках и других косвенных форм поддержки украинской экономики подсчитать в принципе невозможно (эксперты называют суммы 200–300 млрд долларов, но это умозрительная оценка).

Против тренда

Как же при всей этой благодати Украина дошла до жизни такой, что ужасный конец представляется предпочтительным в сравнении с ужасом без конца?

Много говорят о коррумпированности элиты, буквально разворовавшей страну. Но тут же возникают встречные вопросы: почему 52 млн человек с упорством, заслуживающим лучшего применения, выдвигали именно таких управленцев? Почему при всей разнице методов руководства и сложившихся традиций российской, белорусской и казахстанской элит для них словосочетание «государственный интерес» несёт ясную и однозначную смысловую нагрузку, в то время как для украинских правителей это в лучшем случае что-то из области запредельного? В худшем же ссылка на государственный интерес на Украине — не более чем средство обмана собственного народа. Как вышло, что миллионы радостно соглашались быть обманутыми, обобранными, лишёнными будущего ради неких чуждых и далёких им символов — символов, не имеющих ничего общего ни с советской цивилизацией, из которой они вышли, ни с цивилизацией европейской, в которую они якобы мечтали влиться, а главное — с реальной жизнью?

С моей точки зрения, ответ на все эти вопросы даёт единственное существенное и хорошо заметное отличие принципов государственного строительства, принятых на Украине, и тех, которыми руководствовались российская, белорусская и казахстанская элиты. В трёх последних случаях строились государства граждан. В Белоруссии националистические партии влачат жалкое полумаргинальное существование. Только в последние три-четыре года у официального Минска начал проявляться спрос на лояльный «государственный национализм», который, с одной стороны, противопоставляется национализму оппозиционному, а с другой, должен создать белорусским властям точку опоры для микширования определяющего российского влияния в ЕАЭС.

В Казахстане существовал и существует довольно сильный казахский национализм, который, впрочем, не оформлен структурно (партийно) и проявляется скорее на бытовом уровне и на уровне отдельных бюрократических группировок. Но опытнейший Нурсултан Назарбаев с первых же дней существования независимого Казахстана чётко определил именно казахский национализм в качестве главной угрозы стабильности, территориальной целостности и самому существованию страны. Была принята концепция строительства не казахского, а казахстанского государства. Националистам пришлось удовлетвориться доминированием «национальных кадров» в политике и бизнесе. Но это доминирование не было абсолютным, а права инонационального, в первую очередь русского (русскоязычного, русскокультурного), населения были закреплены законодательно. Что касается России, то русские националисты до сих пор активно публично страдают по поводу того, что имперский дискурс в российской политике так и не сменился национальным, то есть опять-таки Россия строилась не как государство русских, а государство вначале россиян, а в последние годы – Русского мира.

Таким образом, Москва, Минск и Астана добились внутренней стабильности на основе межнационального компромисса, обусловившего отказ от националистической политики. Адекватная внутренняя политика сделала возможной и конструктивную компромиссную политику внешнюю. Несмотря на все проблемы и противоречия, Россия, Белоруссия и Казахстан с середины 90-х годов шли по пути реинтеграции постсоветского пространства на новых политических, экономических, идеологических основаниях.

Украинское государство с первых дней своего существования начало создаваться как государство «титульной нации». Приоритет был отдан именно национальному строительству, а слова, приписываемые графу Кавуру: «Мы создали Италию. Теперь мы должны создать итальянцев», — трансформировались украинскими националистами в «Мы создали Украину. Теперь мы должны создать украинцев». Вместо концепции равенства граждан была принята концепция «позитивной дискриминации», когда необходимость приоритета всего «украинского» объяснялась веками «угнетения».

Союз постсоветских бюрократов и националистов

Украинские националисты с первого же дня государственного строительства на Украине оказались в состоянии когнитивного диссонанса, когда декларируемые ими цели кардинально расходились с применяемыми средствами и реальными намерениями. Проще говоря, они напропалую лгали, прекрасно понимая, что, если скажут правду о своих целях, их не только к власти не допустят, но и из политики вышвырнут. Причём сделал бы это сам народ Украины, который в начале-середине 90-х годов ещё сохранял высокую постперестроечную активность и не был управляемой массой, в которую постепенно превратился к началу нулевых годов.

Следует отметить, что последовательные националисты, выступавшие с данных позиций ещё до падения советской власти, националисты, которые имели право сказать, что за украинскую независимость они боролись, составляли в украинской политике начала 90-х исчезающе малую величину. Степан Хмара, Левко Лукьяненко, Вячеслав Чорновол и братья Горыни — вот, пожалуй, и все их знаковые лидеры. Организации вроде Украинской национальной ассамблеи (УНА) и Украинской народной самообороны (УНСО) были маргинальны и малочисленны. «Народный рух Украины за перестройку», даже трансформировавшись в «Народный рух Украины», позиционировал себя как широкое общедемократическое движение (хоть и с национальным оттенком). До начала партийной структуризации это было аморфное политическое объединение, в котором радикальные националисты соседствовали с бывшими коммунистическими конъюнктурщиками (вроде Яворивского или Павлычко), а также с либеральной интеллигенцией.

При этом избиратель не особенно жаловал националистов, набиравших на выборах 20–25% голосов (в среднем по стране). Реальную поддержку националистические политические силы получали только в трёх галицийских областях (Львовской, Тернопольской, Ивано-Франковской). В остальных регионах, даже на Западной Украине, они собирали менее 50% голосов избирателей, а в областях Новороссии — не более 5–10%. В таких условиях националисты должны были либо уйти в глухую оппозицию без каких-либо перспектив, либо найти себе сильного союзника. И такой союзник нашёлся.

Бывшие партийные и советские руководители УССР, отрёкшиеся от своего прошлого ради сохранения должностей, в это время находились в состоянии поиска идеологии, которая могла бы обосновать их право на власть. От коммунистической идеологии они уже отказались, реинтеграционная риторика их пугала. Они считали, что восстановление единого государства приведёт к реставрации контроля Москвы над провинциальными элитами и резко ограничит их возможности распоряжаться сосредоточенной на территории Украины собственностью, в том числе бывшей общесоюзной. В какой-то степени злую шутку с Украиной сыграло именно доставшееся в наследство от СССР богатство. Казалось, что оно неисчерпаемо, и украинская элита была озабочена его охраной от бывших коллег, получивших меньше. Любые интеграционные инициативы воспринимались не как попытка наладить выгодное всем взаимодействие дополняющих друг друга экономик, а как покушение соседних республиканских элит на доставшееся украинской элите добро.

Здесь объективно совпали интересы украинской компартийной номенклатуры и украинских нацио-налистов. Националисты желали в русской стране, каковой была Украина в начале 90-х, построить нерусское (тогда ещё об антирусском речь не шла) государство. Бывшей компартийной верхушке необходимо было собственное государство для гарантии её права на грабеж доставшейся от СССР собственности. При этом, поскольку интеграционные процессы на постсоветском пространстве не могли не завязываться на Москву (традиционный политический центр + территория, объединяющая европейские и азиатские республики + неограниченный сырьевой ресурс), Россия оказывалась объективным противником как националистов, так и государственной бюрократии. Отсюда востребованность мифа о вечно угнетённом народе, который веками боролся (ясное дело, с Россией) за свою свободу. Отсюда же рождался и миф о евроинтеграции как столбовом пути развития Украины. При этом реалистичность евроинтеграционных проектов украинских политиков не волновала: главное было обосновать отказ от участия в постсоветских интеграционных проектах, указать другое направление.

Блоку бюрократов и националистов действительно удалось отодвинуть влиятельных левых (социалистов и коммунистов) от определения государственной политики. Здесь сыграли свою роль и обусловленные карьерными соображениями лидеров дрязги между КПУ и СПУ, и контроль власти над государственным аппаратом, и некоторая разочарованность населения в левой идеологии (Союз распался только что). В результате бюрократы получили контроль над экономикой и финансами и возможность беспрепятственно обогащаться, а националистам была дана в кормление гуманитарная сфера (культура, наука, образование).

Национал-олигархический симбиоз

За двадцать лет националисты не просто обработали в нужном идеологическом духе два поколения учащихся, состоялась инфильтрация нацио-налистических идеологов всюду, где предполагалось наличие какого-то воспитательного процесса, в том числе в армию, структуры МВД, СБУ, в целом в силовые структуры.

Первоначально украинский национализм подавался в мягком варианте. В частности, до конца 90-х националисты признавали неоднозначность практики бандеровской Украинской повстанческой армии (УПА), отделяя её от Организации украинских националистов (ОУН) как от чисто политической организации, они даже публично осуждали деятельность во время Великой Отечественной войны батальонов «Роланд», «Нахтигаль», дивизии СС «Галичина», шуцманшафт-батальонов, укомплектованных украинскими националистами. Тогда не могло быть и речи о признании Бандеры и Шухевича не только героями Украины, но сколько-нибудь позитивными политическими фигурами.

Лишь постепенно, с выходом на политическую арену новых поколений, акценты менялись. Этому способствовало и то, что Россия, погружённая в решение внутренних проблем, отказалась от борьбы за украинское информационное пространство. К середине 90-х годов с Украины оказались вытеснены российские телеканалы, а к концу 90-х — началу 2000-х и российские печатные издания. Украинская пропагандистская машина, не слишком эффективная и лишенная интеллектуальной составляющей, в условиях информационной монополии оказалась достаточно действенным средством. Конечно, желающие могли достаточно легко получить альтернативную информацию, но ведь большая часть населения политические новости всегда получает из наиболее доступных источников.

По мере готовности почвы украинский национализм становился всё более радикальным, постепенно превращаясь в откровенный нацизм. Статусные, «цивилизованные» националисты уже с начала нулевых (ещё до Ющенко) прекратили демонстративно воротить нос от нацистских боевиков. Они быстро нашли оправдание радикальности маргиналов. Оказалось, боевики потому нацисты, что обижены на то, что сохраняются советские символы, на то, что большая часть населения празднует 9 Мая, разговаривает по-русски и не торопится признавать в доживших до наших дней благодаря сталинскому гуманизму бандеровских живодёрах героев.

На каком-то этапе, в начале 2000-х, бюрократия, озабоченная подрывом социальной базы левых путём приватизации (в России происходили схожие процессы), вырастила олигархию. Теперь уже не бюрократы назначали миллионеров, а миллиардеры покупали целые фракции, министров, премьеров, президентов. Бюрократически-националистический консенсус сменился олигархически-националистическим, к этому же времени ситуация на Украине показалась Западу (прежде всего США) созревшей для активного вмешательства. Вполне возможно, что, если бы украинские элиты сами не выбрали антироссийский курс, Запад не решился бы идти на прямое вмешательство и грубое давление. Однако Украина слишком долго стремилась оторваться от России, искоренить всё русское в себе, слишком усердно пестовала самые русофобские, самые тёмные силы, чтобы это не заметить и этим не воспользоваться.

К тому же с начала нулевых, со сменой президента, Россия стала всё более ориентироваться на национальные интересы, а не на абстрактные «общечеловеческие» ценности. Эта политика объективно входила в противоречие с американскими интересами, и антироссийская Украина представлялась Вашингтону достаточно эффективным инструментом сдерживания России. Нет ничего удивительного в том, что США сделали ставку на силы, представлявшие олигархически-националистический консенсус и полностью контролировавшие украинскую политику (независимо от формальной межпартийной борьбы и даже вражды), тем более что силы эти были русофобскими не только по убеждению, но и, что важнее, преследовали личные меркантильные интересы.

Украина становится ключевым плацдармом США

Нельзя сказать, что США не присматривались к ситуации на Украине в 90-е и не формировали здесь свою группу влияния из числа политиков, бюрократов и лидеров общественного мнения. Просто тогда это была естественная работа «на всякий случай» (любая разведка всегда использует возможность обзавестись мощным агентурным аппаратом в занимающей стратегическое положение стране, особенно если это не требует лишних затрат). Но в 90-е годы США, имея дело с ельцинской Россией, готовой по большинству вопросов следовать в фарватере американской политики, платили ей признанием формального доминирования Москвы на постсоветском пространстве как зоне российских жизненных интересов и старались хотя бы формально не акцентировать своё вмешательство во внутренние дела постсоветских стран.

В начале нулевых внешняя политика России становилась всё более самостоятельной. Конечно, многие ориентированные на Вашингтон политики оставались у власти, но влияние проамериканского лобби на Россию больше не было определяющим, а динамика перемен и вектор движения не вызывали сомнений: новая российская власть взяла курс на восстановление внешнеполитической и внутриполитической независимости. Путин был согласен остаться другом и союзником США, но равноправным, а не вассалом.

Вот тут-то и пришло время задействовать антироссийскую агентуру в постсоветских государствах. Характерно, что практически все состоявшиеся и неудачные «цветные революции» в СНГ приходятся на период 2003–2008 годов (от «революции роз» в Грузии, до «войны 08.08.08»). Цель этих переворотов заключалась не просто в отсечении от России постсоветского пространства, но в создании буфера враждебных государств по всей протяжённости её западных и южных рубежей (вплоть до границы с Китаем и Монголией). В результате возможности активной внешней и экономической политики РФ должны были быть блокированы, ресурсы связаны поясом враждебности, состоящим из бывших союзных республик. Авторитет российской власти внутри страны и за рубежом подрывали бы постоянные провокации (по образцу тех, на которые не скупился Саакашвили). При этом Москва была бы ограничена в возможности дать на них ответ, поскольку любое неосторожное движение спровоцировало бы открытую войну с блоком постсоветских республик (Ющенко пытался втянуть Украину в российско-грузинский конфликт, а таких грузий-украин должно было стать 10–11). Таким образом, Россия противостояла бы блоку государств на фронте от Балтики до Байкала , а США могли бы, трактовать эту войну как противостояние бывших республик российскому неоколониализму, подводя Россию под действие Декларации ООН о предоставлении независимости колониальным странам и народам от 14 декабря 1960 года (кстати принятой Генеральной Ассамблеей по инициативе СССР) и всех последующих резолюций ГА ООН на данную тему.

Россия пропустила удар в 2003 году в Грузии и в 2004 году на Украине. Дальнейшее распространение «цветной заразы» Москва смогла блокировать (дальше Бишкека перевороты не продвинулись, но даже в Киргизии «революция» завершилась такой же «цветной» контрреволюцией).

В 2008 году в ходе августовской пятидневной войны Россия перешла в геополитическое контрнаступление. С этого момента все силы США брошены уже не на маргинализацию Москвы с целью не дать ей превратиться в геополитического соперника Вашингтона, но на уничтожение состоявшегося геополитического соперника. Произошло замирение (пусть относительное и неустойчивое) российскими усилиями Средней Азии, а также блокирование американских интересов на Кавказе, чему в немалой, даже в определяющей степени способствовали два момента: принятие на себя Рамзаном Кадыровым ключевой роли в стабилизации Северного Кавказа и дискредитация проамериканского режима Саакашвили в Грузии, благодаря его поражению в войне (политики, пришедшие на смену Саакашвили, хоть и не друзья России, но более адекватны, что дало возможность стабилизировать отношения). Всё это к 2010 году сделало Украину ключевой для США страной постсоветского пространства.

Марионетка, торгующаяся с кукловодом

К этому времени в Киеве сохранялся национал-олигархический консенсус, предполагавший, что от России необходимо получать максимум возможных экономических преференций, но политику ориентировать на Запад. К 2010 году команда «оранжевого» майдана 2004–2005 годов полностью себя дискредитировала и не обладала серьёзной общественной поддержкой. Более того, эта команда продемонстрировала свою полную неспособность организовать острый конфликт с Россией (по грузинскому примеру), который связал бы российские ресурсы на украинском направлении, не давая Москве возможности проводить активную глобальную политику.

В связи с этим США не возражали против избрания Януковича президентом в 2010 году. В Вашингтоне были осведомлены, что Янукович попытается вернуться к кучмовской политике многовекторности, которая предполагала использование российских ресурсов для оплаты украинской евроинтеграции. В начале нулевых данная политика перестала удовлетворять США, с чем и был связан цветной переворот в Киеве в 2004 году. Тогда Вашингтону уже не нужны были союзники (даже максимально верные и минимально самостоятельные), ему нужны были исключительно исполнители принятых решений. Но в 2010 году ситуация изменилась: к поддержке украинской многовекторности Вашингтон толкало и общее ослабление геополитических позиций США, и нарастающие проблемы американской экономики. Денег на поддержание союзников у США не осталось. Теперь бесправные вассалы должны были оплачивать американскую политику из собственного кармана.

С учётом ситуации, сложившейся в Киеве к 2010 году, Янукович был единственным устраивающим США кандидатом на президентский пост. Ющенковская команда (включая сегодняшних «героев» Яценюка и Порошенко) была предельно дискредитирована, для её отмывания требовалось время. Тимошенко зарекомендовала себя как политик непрогнозируемый и склонный к многократному обману партнёров. При этом имевшийся у США компромат на неё (сотрудничество с Лазаренко) уже был засвечен в украинском информационном пространстве и практически не сработал. Между тем Янукович не только находился под контролем американских агентов (группа Лёвочкина — Фирташа), но и искренне собирался «интегрироваться в ЕС» путём подписания соглашения об ассоциации. Судя по всему, Виктор Фёдорович решил доказать всем, кто свергал его после выигранных выборов 2004 года, что только он может «объединить Украину», примирив Восток и Запад. По факту это означало отказ от предвыборных лозунгов и обещаний и начало проведения прозападной политики.

Янукович должен был подписать соглашение об ассоциации, которое уничтожало украинскую экономику, полностью дискредитировать себя, собрать весь негатив и уступить место на выборах 2015 года американскому ставленнику. А для гарантии (на случай, если не захочет уходить) ему на 2015 год готовили очередной майдан.

Янукович наивно рассчитывал, что поскольку Запад получает из его рук Украину в полное владение, то ему позволят переизбраться в 2015-м. Для этого он и его окружение активно финансировали и поддерживали нацистские организации (не только «Свободу», но тот же «Патриот Украины», УНА-УНСО и другие). «Фашистская опасность» по замыслу объединяла вокруг Януковича антифашистских избирателей Юго-Востока. Для умеренных националистов и «евроинтеграторов» манком должна была послужить подписанная ассоциация с ЕС. Наконец, для сохранения лояльности большей части населения, озабоченной исключительно проблемами экономического благополучия, планировалось под соглашение об ассоциации получить от ЕС кредит 15–20 млрд долларов, которых, по расчётам правительства Азарова, должно было хватить для сохранения и даже частичного повышения жизненного уровня до выборов 2015 года.

План Януковича был логически безупречен. ЕС, получавший Украину — актив стоимостью в триллионы, должен был раскошелиться на какие-то жалкие пару десятков миллиардов. Янукович и Азаров считали, что если в Грецию вложили 200 млрд евро, то 20 млрд долларов для Украины Брюссель найдёт.

Проблема заключалась только в том, что США не планировали оставлять у власти Януковича, представлявшего интересы национального производителя, которые рано или поздно должны были войти в противоречие с абстрактными, но убыточными «европейскими ценностями». Его должен был заменить абсолютно ручной компрадор, а национальный украинский бизнес должен был погибнуть, расчищая место европейскому.

Майдан вместо золотого ключика

В результате этой рассчитанной на пять лет операции США получали на Украине уже к началу 2015 года абсолютно ручной и абсолютно легитимный русофобский режим. ЕС же получал зону свободной торговли с Украиной, что, во-первых, после уничтожения украинской промышленности замыкало на Европу 45-миллионный рынок Украины (правда, с падающей покупательной способностью, но ещё способный некоторое время протянуть), но что важнее, через зону свободной торговли в рамках СНГ ЕС должен был получить выход на рынки СНГ, прежде всего России. Это минимизировало европейские потери от планировавшейся к подписанию зоны свободной торговли между США и ЕС, в которой страдательной стороной был Евросоюз. Потери от зоны свободной торговли с США Европа должна была компенсировать за счёт России и СНГ.

Понятно, что США беспокоились не о компенсации европейских финансово-экономических потерь, а о своих геополитических интересах. Так вот, самое важное, что данная система зон свободной торговли, действовавшая как «кротовая нора» из США прямо в СНГ, обессмысливала Таможенный союз и ставила, таким образом, крест на всех российских интеграционных проектах в Евразии. Одним ударом США восстанавливали своё политическое и экономическое доминирование в мире, причём заплатить за это должен был самый опасный американский противник — Россия.

Схема крайне изящная, и я представляю себе, в каком бешенстве были вашингтонские политики, когда увалень Янукович внезапно, всего за месяц до подписания соглашения об ассоциации уяснивший, что никаких миллиардов на поддержание социальной стабильности ему не видать, отложил подписание. Янукович думал, что он поторгуется, получит деньги и подпишет. Чтобы ЕС был сговорчивее, по старой украинской традиции съездил в Москву, где ему пообещали искомые миллиарды за куда меньшие уступки. Путин пытался разыграть в последний момент выпавшую ему украинскую карту, поэтому решения принимались мгновенно, а деньги выделялись большие.

В отличие от Януковича в Вашингтоне знают, что такое окно возможностей. Все взаимосвязанные элементы — от подписания соглашения об ассоциации Украина–ЕС до майдана-2015, включая соглашение о зоне свободной торговли США–ЕС, — были уложены в жёсткую схему и скоординированы по времени. Выемка одного кирпичика обрушала всё здание. В результате Янукович получил майдан уже в конце 2013-го.

Кто развязал гражданскую войну

Правда, благодарить за это надо не столько США, сколько Лёвочкина. Его и Фирташа бизнес был предусмотрительно защищён в соглашении об ассоциации, которое готовилось под бдительным присмотром главы администрации президента Украины — того же Сергея Лёвочкина. То есть после подписания экономика страны должна была разваливаться, большая часть олигархата беднеть, а группа Лёвочкина — Фирташа — богатеть. В свою очередь, отказ от соглашения об ассоциации ставил крест на финансовом и политическом благополучии группы. Лёвочкин, давно координировавший свои действия с посольством США и включённый в схему подготовки майдана, решил использовать данный механизм для давления на Януковича, принуждения его к подписанию декларации, и инициировал начало студенческого майдана, а когда он не произвёл на Януковича должного впечатления, то и провокацию с избиением, после которой майдан перестал быть мирным.

После этого у Януковича оставалось две-три недели для того, чтобы разогнать майдан, прежде чем его власть начнёт сыпаться изнутри, прежде чем формально лояльные министры и генералы начнут переговоры с оппозицией о переходе на её сторону, прежде чем активно вмешается Запад. Слишком уверенный в прочности своих позиций и несерьёзности майдана, Янукович начал длинные переговоры с оппозицией, пытаясь путём временных уступок заставить майдан разойтись. Как только слабость была зафиксирована, в игру включился Запад. Режим был обречён.

Наученный предыдущим майданом, Янукович собирался защищаться. Он решил просто пересидеть майдан за милицейскими кордонами. По принципу: не разойдутся за полгода, разойдутся через год, но рано или поздно им надоест. И тут выяснилось, что в отличие от армии украинская милиция хорошо профессионально подготовлена и мирный майдан не сможет смести власть. Шанс есть только у вооружённого переворота.

В тот момент, когда украинская оппозиция и США приняли решение идти путём переворота, а ЕС с этим решением согласился, судьба Украины была решена. Если до этого, несмотря на десятилетие холодной гражданской войны русской и галицийской Украины, были варианты мирного, компромиссного урегулирования внутреннего конфликта, теперь горячая гражданская война и распад страны стали неизбежны. Проблема заключалась в том, что ударным отрядом переворота должны были стать неонацистские боевики, другой организованной силой оппозиция просто не обладала. Но раздача боевикам оружия (без которого они не смогли бы совершить переворот) и блокирование адекватных ответных действий правоохранительных органов делало неонацистов по факту хозяевами страны. Силовые структуры, будучи преданы политиками, быстро разлагались, профессионалы оттуда уходили, неонацисты туда приходили, конъюнктурщики, готовые служить любой власти, там оставались. Нацистские боевики оказались в тепличных условиях, позволявших им не только быстро наращивать собственную численность и вооружённость, но и установить фактический контроль над силовыми структурами.

Это было явной и очевидной угрозой для русского населения Украины. Оно было хуже организовано, не имело боевых отрядов, было практически не вооружено, но в условиях опасности развёртывания нацистского террора эти проблемы быстро преодолевались. 25 миллионов антифашистов не могли убежать с Украины. Не могли они и смириться с победой второго майдана, как смирились с победой первого. Первый растоптал их выбор, Конституцию и закон. Второй угрожал их жизням.

Вооружённое противостояние двух примерно равных частей Украины, к тому же поддержанных США и Россией соответственно, делало победу одной из сторон в войне проблематичной, а саму войну потенциально бесконечной. Наверное, так бы и случилась, и Москва бы на долгие годы увязла в украинском конфликте, но к моменту переворота внутренний экономический ресурс, обеспечивавший существование украинского государства, был практически исчерпан. Для вывода украинской экономики из кризиса требовались многомиллиардные кредиты, долговременные проекты и ёмкие рынки сбыта. Всё это Россия предоставляла Януковичу, но не собиралась (да и не могла бы, если бы и захотела) предоставлять нацистам.

Моментально выяснилось, что США и ЕС финансировать Украину тоже не собираются. Начинавшаяся гражданская война вполне устраивала Вашингтон: и деньги можно не вкладывать, и проблемы Москве и Брюсселю обеспечены, блокируется возможность создания опасного для США экономического альянса между ЕС и ЕАЭС. Ну а сам ЕС так и не смог за время глобального кризиса выйти из тени США и начать защищать собственные, а не американские интересы.

Междоусобный спор

Отсутствие ресурсов не только для длительной войны, но даже для простой поддержки функционирования государства должно было сделать украинскую гражданскую войну короткой, но крайне интенсивной и кровавой. В принципе, так конфликт и развивался, пока Москве не удалось добиться временного снижения интенсивности боев, принудив Киев к Минским соглашениям.

Однако Минские соглашения не разрешили и не могли разрешить ключевых украинских противоречий. Таким образом, они изначально рассматривались сторонами украинского конфликта как пауза, которую необходимо использовать для укрепления своих позиций и усиления боевого потенциала. Киев оказался в худшем положении, чем ДНР и ЛНР. Республики опираются тылом на Россию, а их сравнительно небольшое население частично выехало в РФ, а частично способно существовать за счёт российской же гуманитарной помощи. На остальной территории Украины происходит экономическая катастрофа, быстро перерастающая в политический кризис. Ускоряющееся обвальное падение жизненного уровня широких слоёв населения, быстро растущая безработица, уже сейчас охватывающая до трети трудоспособного населения, отсутствие перспектив, вызывают недоверие к политикам майдана, раздражение ими и радикализацию общества, угрожающего майдан повторить.

Экономическая катастрофа вызвала раскол в и так не единой майданной элите. Необходимость борьбы за иссякающий экономический ресурс, а также предоставления на суд народа виновников поражений в войне и развала экономики делают договорённость между разными политическими группами практически невозможной. С учётом того, что каждая политическая группировка на Украине уже обзавелась собственными боевыми отрядами (в основном из числа добровольческих батальонов), весь политический опыт личного состава которых состоит только в вооружённом мятеже против Януковича и участии в гражданской войне, нетрудно предположить, что междоусобный майданный спор они тоже будут решать силой оружия.

Фатальная неизбежность самоликвидации

Гражданская война на Украине приобретает сразу несколько форматов, а её интенсификация становится вопросом ближайшего времени. Самостоятельно выбраться из фатальной воронки Украина не может. Нацисты не дадут властям пойти на компромисс с Новороссией. Новороссия не будет спокойно жить при нацистском правительстве. Ресурсов на микширование социальных проблем нет. Украинская власть неадекватна ситуации и плохо представляет себе, что реально происходит в остатках экономики страны, а также — кто и как определяет её политику. Решение конфликта внутриукраинскими силами ввиду их относительного равенства приведёт к столь многочисленным жертвам, что соседи не смогут просто наблюдать за происходящим, хотя бы потому, что через границы двинутся миллионы беженцев.

Чтобы не допустить развития конфликта по худшему сценарию, необходима внешняя сила, которая согласится взять на себя ответственность за разоружение сторон конфликта и за финансово-экономическую поддержку Украины с целью реставрации её экономики. Сейчас не просто нет желающих заниматься подобной благотворительностью. С учётом политической ситуации на Украине (расколотое, ненавидящее друг друга, до зубов вооружённое общество), а также состояния её экономики благотворитель рискует надорваться под украинским грузом.

Неадекватность украинской элиты, её иррациональная вера в готовность Запада безвозмездно решать все украинские проблемы за свой счёт поставили государство в положение, когда его самоликвидация в кратко-срочной перспективе является единственным логически непротиворечивым вариантом развития текущей ситуации. А вот сохранение и восстановление украинской государственности, даже в урезанных границах, представляется не просто маловероятным, но невероятным выходом, требующим для своей реализации чуда, в результате которого резко изменятся все действующие факторы. С точки зрения религиозной веры в чудо такой вариант возможен, с позиции политического анализа он настолько нереален, что просто не должен рассматриваться.

Нельзя отменить войну

И последний, возможно, самый неприятный для всё ещё верящих в возрождение страны граждан Украины, аргумент. Страну можно было бы спасти, если бы хоть один из глобальных игроков был заинтересован в продлении её существования. Конечно, послушав дипломатов и руководителей государств, немудрено поверить, что весь мир спит и видит, как бы сохранить Украину и восстановить её единство. Но как известно, дипломатам язык дан, чтобы скрывать свои мысли, а истинная позиция государства никогда публично не озвучивается (иначе не требовалось бы содержать разведывательные и контрразведывательные службы). Об истинных целях и намерениях государств можно судить только по их действиям.

Во-первых, между августом и декабрем 2014 года в Донбассе вместо разрозненных отрядов ополчения появилась армия. Армия обученная, хорошо вооружённая и явно избыточная для того, чтобы охранять те огрызки Луганской и Донецкой областей, которые ныне контролируются вооружёнными силами Новороссии. Можно, конечно, поверить в то, что танки, пушки, САУ, установки залпового огня и прочие «вкусности» ополченцы нашли в донецких степях. С апреля по август не замечали, а потом вдруг раз — и пошёл урожай: кто собирал грибы, знает, что так бывает. Можно поверить и в то, что тысячи инструкторов (от сержантского состава и до развёрнутых корпусных штабов), необходимых для создания эффективной военной структуры, просто приехали по зову сердца из разных стран (чего не случается в этом мире). Можно даже поверить в то, что техника находилась, а инструкторы прибывали не просто в нужном количестве, но и в необходимом соотношении, и с правильным разделением по специальностям. Но вот запасными частями, боеприпасами и ГСМ для интенсивных боевых действий ополченцев всё равно кто-то должен был снабдить.

Минимальная расчётная численность вооружённых сил Новороссии составляет 35 тыс. человек (порядка трёх дивизий времён Великой Отечественной войны). Для ведения нормальных боевых действий (а также для поддержания мирного населения хотя бы на уровне выживания) обеспечение должно составлять сотни тонн в день. Для сравнения: 6-й полевой армии Паулюса под Сталинградом в начале окружения, согласно расчётам немецкого командования, только для поддержания боеспособности требовалось минимум 600 тонн грузов ежедневно. Паулюс считал, что минимальная потребность — 800 тонн. На момент начала окружения под его командованием насчитывалось до 240 тыс. бойцов (возможно, 30 тыс. румын немецким командованием не были учтены).

То есть, что бы ни говорили патриоты-алармисты, в Новороссии в кратчайший срок создана армия, избыточная для обороны имеющейся территории. Без помощи России создать такую армию было невозможно. Россия явно не склонна тратить деньги и ресурсы (которые не резиновые и не бесконечные) просто так. Если создаётся армия, способная наступать, значит, она будет наступать.

Во-вторых, если российские и дружественные СМИ на каждом углу рассказывают, насколько договороспособен Порошенко и как он вот-вот создаст федеративную нейтральную Украину без нацистов, то с учётом реального положения на Украине, регулярных обвинений Порошенко в предательстве со стороны неонацистов и его коллег по власти, Петра Алексеевича буквально ведут на заклание, предоставляя его оппонентам аргументы для переворота.

В-третьих, если ОБСЕ, ЕС и американские спутники в упор не видят российских военнослужащих в Донбассе и не замечают пересекающие границу далеко не только гуманитарные конвои (чем уже неоднократно вызывали истерику Киева), то это только потому, что они не хотят этого видеть. В конце концов, когда американцы или европейцы что-то хотят заметить, то они видят даже то, чего никогда не было, вроде оружия массового поражения в Ираке, референдума в Косово или российской вины в катастрофе малайзийского «Боинга» под Донецком. То есть, понимая, что в Новороссии создана армия гораздо сильнее той, которая разгромила вооружённые силы Украины в августе, и что эта армия рано или поздно пойдёт в наступление, ЕС и США совершенно не используют возможность обвинить Россию в том, что она вооружает сторону конфликта. Наоборот, «наши западные парт-нёры» предоставляют возможность Москве легализовать своё участие в вооружении Новороссии, постоянно принимая решения о предоставлении Украине военной помощи (в том числе оружия).

В-четвёртых, США подталкивают власти Киева к активизации военного конфликта, прекрасно понимая, что любой более-менее серьёзный повод будет немедленно использован Новороссией для очередного катастрофического разгрома украинской армии. Ясно Вашингтону и то, что следующая катастрофа на фронте будет последней — даже если у ополчения не хватит численности, чтобы занять всю территорию Украины сразу, переворот в Киеве и последующая махновщина на неподконтрольных ополчению территориях станут неизбежностью. То есть ни о какой Украине (единой или делимой) речи уже не будет.

Иными словами, все готовятся к войне, все понимают, каким будет исход войны, и манёвры всех сторон конфликта, скрывающихся за властями Киева, Донецка и Луганска, сводятся исключительно к тому, кто с большей убедительностью сможет переложить на оппонента вину за возобновление военных действий и неизбежное расширение масштабов и увеличение кровавости. Да, Москве и Брюсселю война на Украине не нужна. Да, хотелось бы решить дело миром. Но поскольку Вашингтон настроен воевать, а Киев не может не воевать, начало второго этапа гражданской войны на Украине можно оттянуть, можно подготовить армию Новороссии, чтобы официально не вводить на Украину российские войска, но отменить войну нельзя.

Лондон и Париж хотели, чтобы СССР сцепился с Германией в 1939-м. Сталин хотел оттянуть начало войны хотя бы до мая 1942 года (к этому времени советская армия должна была завершить процесс перевооружения). Война началась в 1941-м. Очевидно, Путин был бы рад отодвинуть конфликт до 2017-го. К тому времени была бы высокая вероятность вернуть Украину без расширения зоны конфликта и без новых потерь. Очевидно, что США хотели, чтобы Россия воевала уже в апреле-мае 2014-го. Похоже, что уклониться от прямого участия в конфликте Москве удалось, но за это придётся заплатить полномасштабной (от Львова до Харькова и от Киева до Одессы) гражданской войной на Украине уже в 2015 году.

Возвращение империи

Последний вопрос, который может нас заинтересовать: что ждёт Украину по итогам войны? Ничего. Её не будет. Сам факт того, что при помощи Москвы никак не получается создать адекватные органы управления ДНР и ЛНР, свидетельствует о том, что эти образования не нужны. Новороссия остаётся географическим и историческим термином, но не становится политической реальностью. Армия была нужна — она появилась, а государственные структуры не нужны — они и не появляются. Значит, Новороссия и не планируется. Из этого патриоты-алармисты делают вывод, что её хотят «слить Киеву». Но если, как мы показали выше, Киев сам уже слит и самоликвидация режима — вопрос времени, а не принципа, причём ближайшего времени, то кому же сливать Новороссию?

Никому её не будут сливать и никто её не будет создавать. Зачем России новая Украина, но уже в качестве Новороссии? И никакое буферное государство между ЕАЭС и ЕС России не нужно. Оно только мешает. А с НАТО Россия и так граничит (Норвегия, Эстония, Латвия). И Украина России необходима вся или почти вся. А то, что к самостоятельному развитию эта территория не способна, что от неё одни лишь проблемы, теперь очевидно не только Москве, но и Брюсселю. Поэтому Новороссийский федеральный округ (наряду с Малороссийским) возможен, а независимое государство (независимые государства) — нет. Просто в мире кончились деньги — хоть на украинскую независимость, хоть на новороссийскую.

Пришло время империи возвращаться к естественным границам (ну хотя бы на юго-западе).

 
La Mongolia ortodossa: ieri, oggi, domani

Parte 1. Dalla prima predicazione al XX secolo

foto: puteshestvyi.ru

La religione nella Mongolia moderna

I mongoli sono in maggioranza, nel profondo del loro cuore, molto religiosi, anche se cercano in tutti i modi di prendere le distanze dalla religione sia a livello ufficiale che in patria, "confessando" il secolarismo, che oggi è di moda. Sorprendentemente, nella secolare Mongolia è l'intrigante esotismo del buddismo e dello sciamanesimo ad attrarre centinaia di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. E se la religione attira osservatori esterni, deve avere un certo ruolo nella vita dei mongoli. Ma quale ruolo?

Secondo la Costituzione del 1992, infatti, la Mongolia è un paese laico che garantisce ai suoi cittadini la libertà di religione (articolo 16, comma 15) e non interferisce nelle attività delle organizzazioni religiose previste dalla legislazione vigente. Le istituzioni religiose, a loro volta, non devono interferire nell'operato dello Stato (articolo 9). La discriminazione religiosa è vietata dall'articolo 14, comma 2, della Costituzione. [1]

La libertà religiosa, emersa con il passaggio dall'ideologia dell'ateismo di Stato alla costruzione di una società democratica e liberale, ha portato alle seguenti statistiche: se a metà degli anni ‘80 si dichiarava ateo l'80,4% degli intervistati, nel 1994 il 71,1 per cento si definivano credenti. [2] Nel 2003, quasi il 75% dei mongoli credeva in Dio. [3]

Nel 2010, il 61,4% della popolazione del paese di età superiore ai quindici anni era credente. Di questi, l'86,5% erano buddisti, ovvero il 53% della popolazione di questa fascia d'età. Il restante 38,6% si è definito "non credente". [4]

Secondo l'ultimo censimento condotto nel paese nel 2020, solo il 59,4% dei mongoli di età superiore ai quindici anni si identifica come credente, e di questi l'87,1% si identifica come buddista. [5]

La legge mongola sui rapporti tra Stato e istituzioni religiose, adottata nel 1993, regola il controllo dello Stato sulla "posizione predominante del buddismo", che tuttavia non è riconosciuto come religione di Stato. Secondo l'articolo 4 di questa legge, la Mongolia "rispetta la posizione dominante del buddismo al fine di mantenere l'unità del popolo e le tradizioni storiche, culturali e di civiltà". [6] È interessante notare che, secondo i risultati di indagini etno-sociologiche di diversi anni e di osservazioni personali, un numero significativo di mongoli (tra il 40% e il 75%) sostiene questa posizione dello Stato. [7]

Oggi è quasi impossibile dire che la Mongolia sia un paese di buddisti, come spesso descrivono la stampa e i media. Lottando per un dialogo basato sull'uguaglianza e la parità con tutti i paesi e le culture del mondo, il governo del paese, dopo essersi allontanato dal modello di sviluppo socialista, sta aprendo le porte a una varietà di insegnamenti religiosi. E in termini di politiche religiose, i leader mongoli stanno volontariamente (o forse volenti o nolenti) raggiungendo il livello dell'impero mongolo del XIII secolo, le cui immagini e simboli sono attivamente utilizzati nelle pratiche e nella retorica nazionale. La diversità unica delle credenze del paese, la loro coesistenza pacifica tra loro e con le religioni tradizionali (buddismo, sciamanesimo e islam), insieme a culti locali unici (ad esempio, la venerazione delle cime sacre delle montagne) [8], che continuano a svolgere un ruolo importante ruolo importante nella vita della società, sono una caratteristica distintiva della Mongolia moderna, qualcosa che non tutti i paesi possono vantare.

Non c'è dubbio che un'anima che lotta sinceramente per la Verità e allo stesso tempo vaga attraverso i "labirinti" di varie religioni e credenze troverà sicuramente una strada verso la Luce. Ciò spiega il lento ma costante risveglio dell'interesse e dell'amore in Mongolia per l'Ortodossia, la cui storia iniziò ufficialmente in Mongolia 160 anni fa, sebbene le sue radici affondino nel passato imperiale della "terra dal cielo eternamente azzurro".

Un viaggio nel passato

Lo tsarevich Pietro caccia nei dintorni di Rostov. Scena dall'icona "San Pietro, tsarevich dell'Orda"

I primi mongoli ortodossi apparvero nell'impero mongolo sotto Gengis Khan e i primi sovrani Gengisidi, successori del grande Khan. È ampiamente noto che i khan mongoli fornirono una protezione speciale alla Chiesa ortodossa in Russia. Ciò portò alla fondazione nel 1261, nella capitale dell'Orda d'Oro da parte del metropolita Cirillo II di Kiev e di tutta la Rus' (+1280), della diocesi di Saraj per la cura spirituale dei fedeli ortodossi che vivevano nell'Orda. Inizialmente, i capi della diocesi svolgevano due funzioni: liturgica e diplomatica ("rappresentanti degli interessi politici dell'Impero bizantino presso la corte dei khan dell'Orda"). [9]

Tra i resoconti medievali legati all'Ortodossia in Mongolia spicca la conversione all'Ortodossia dello tsarevich Dair Kajdagul dell'Orda, nipote del Khan Berke (che governò l'Orda d'Oro dal 1257 al 1266) e pronipote di Gengis Khan. Lo tsarevich Dair si interessò all'Ortodossia durante una visita a Saraj di San Cirillo, vescovo di Rostov e Jaroslavl (+1262), che predicò nella capitale dell'Orda nel 1253. Dair convinse san Cirillo, che tornò all'Orda pochi anni dopo, a portarlo a Rostov. Qui fu battezzato con il nome di Pietro, e secondo la sua Vita, dopo un'apparizione dei santi apostoli Pietro e Paolo costruì in loro onore un monastero sul Lago Nero. Dopo la morte della moglie, prese i voti monastici e morì nel 1290 nel monastero da lui fondato. Fu canonizzato come il venerabile Pietro nel 1547 sotto il santo ierarca Macario (c. 1482–1563), metropolita di Mosca e di tutta la Russia.

Nonostante l'opinione scettica della storiografia secondo cui dan Pietro dell'Orda avrebbe dovuto essere battezzato dopo essere fuggito in Russia per non essere assassinato durante i conflitti dinastici, la sua conversione all'Ortodossia si distingue in una serie di conversioni all'Ortodossia da parte della nobiltà dell'Orda, avvenuta tra la seconda metà del Duecento e l'inizio del Trecento. Gli storici secolari sono d'accordo con questo, notando che solo san Pietro fu battezzato esclusivamente a seguito della predicazione (in questo caso, la predicazione di san Cirillo) e non fu guidato da circostanze politiche, dinastiche o altre circostanze secolari. [10]

Altre importanti figure storiche della Russia medievale, in parte associate alla Mongolia, furono il santo principe di retta fede Aleksandr Nevskij (1221–1263), la cui interazione attiva con l'Orda è ampiamente nota, e il santo ierarca Alessio (1292/1305–1378 circa), metropolita di Kiev e di tutta la Russia, che curò Tajdula, la moglie del hhan uzbeko dell'Orda, da una malattia agli occhi.

il metropolita Aleksej guarisce Tajdula Khatun, la moglie del khan dell'Orda d'Oro

La comparsa sostanziale dell'Ortodossia in Mongolia risale al XIX secolo, quando era la religione di stato nell'Impero Russo e aveva determinate funzioni ideologiche. Per questo motivo gli ecclesiastici ortodossi spesso seguivano i diplomatici nei paesi (territori nuovi e fino ad allora sconosciuti) con i quali si stavano stabilendo rapporti diplomatici. Ciò accadde nell'Impero Qing, che comprendeva quelle che oggi sono le vaste distese della Mongolia. La firma dei trattati di Tianjin (1858) e, soprattutto, di Pechino (1860) non solo abolì le restrizioni al commercio russo-mongolo, ma divenne anche il prologo all'apertura nel 1861 del primo consolato russo a Urga (ora Ulan Bator) sul territorio della Mongolia, e successivamente alla costruzione della prima chiesa ortodossa in onore della santa Trinità. Secondo A. A. Sizova, specialista in storia del servizio consolare russo in Mongolia, si è trattato di "una delle prime iniziative culturali del consolato". [12] I fondi per la chiesa furono raccolti a partire dal 1863. L'iniziatore della campagna di raccolta fondi e dell'idea di costruire la chiesa fu il console Ja. P. Shishmarev (1833-1915), che prestò servizio in Mongolia dal 1864 per quasi mezzo secolo. La chiesa ortodossa fu costruita tra il 1872 e il 1875 e consacrata il 30 agosto 1894.

Prima della costruzione della chiesa ortodossa, le funzioni religiose erano celebrate nell'edificio del consolato, dove il 22 marzo/3 aprile 1864 fu celebrata la prima Divina Liturgia. [13] La funzione fu celebrata dal sacerdote (dal 1876 arciprete) Ioann Nikolskij (1831 –1893) – a quel tempo capo del decanato di Verkhneudinsk, chierico della cattedrale dell'icona Odigitria nella città di Verkhneudinsk (oggi la città di Ulan-Ude, centro amministrativo della Repubblica dei Buriati, Russia). Dopo aver celebrato diversi servizi, tra cui la Liturgia pasquale, padre Ioann lasciò Urga il 26 aprile/8 maggio 1864. Successivamente, dal 1866 al 1892, fu rettore della chiesa della santa Resurrezione nella città di Kjakhta (nella Repubblica dei Buriati, vicino al confine con la Mongolia).

Dopo padre Ioann Nikolskij, su richiesta della Missione ecclesiastica di Pechino (di seguito: MEP) al Santo Sinodo governativo, lo ieromonaco Sergej (Artamonov) fu inviato nel 1865 a Urga in missione per un anno. Anche prima della fine del suo mandato missionario, padre Sergej riferì al capo della MEP del suo desiderio di servire a Urga per il resto della sua vita. Ma dopo un po', per motivi personali, fu trasferito al monastero della santa Trasfigurazione presso l'ambasciata e si unì alla sua confraternita. [14]

Il successivo sacerdote inviato in missione fu lo ieromonaco Gerontij (Levitskij), membro della MEP, che prestò servizio a Urga dal 1866 al 1868. Per un breve periodo (dall'ottobre 1872 fino alla sua morte, avvenuta il 27 dicembre dello stesso anno), lo ieromonaco Kornilij (Palikin), membro della MEP, prestò servizio a Urga. Fu sepolto nel cimitero russo di Urga. [15]

chiesa della santa Trinità a Ulan Bator

Un sacerdote permanente a Urga fu nominato con decreto del vescovo di Irkutsk nel maggio 1893. Il primo rettore della chiesa della Santissima Trinità a Urga fu il sacerdote Nikolaj Shastin (1862–?), un missionario della stanitsa (villaggio) di Tsakir della Missione ecclesiastica di Transbaikalia (oggi territorio del distretto di Zakamensk della Repubblica dei Buriati). Servì a Urga fino al 1895. Fu lui a consacrare la chiesa del consolato. Il neo-rettore arrivò in Mongolia insieme al lettore Iosif Kornakov, diplomato al Seminario teologico di Irkutsk. Nel novembre 1895, padre Nikolaj, che parlava molto bene il cinese, fu nominato membro della MEP e assegnato alla chiesa di sant'Aleksandr Nevskij a Hankou (ora parte di Wuhan, provincia di Hubei, Cina), da dove circa un anno dopo fu inviato a Pechino, dopo di che prestò servizio per diversi anni a Qiqihar. Successivamente si dimise dal sacerdozio e tornò a Hankou con una nuova famiglia dopo la rivoluzione del 1917 "come emigrato e rifugiato". [16] Pertanto, nonostante alcune accuse, [17] le informazioni sulla vita di padre Nikolaj permettono di ripercorrerla dal 1897 fino alla dissoluzione dell'Impero Russo; il suo ulteriore destino è sconosciuto.

il medico Pavel Nikolaevich Shastin

Va detto che nella letteratura relativa alla biografia del medico russo e sovietico Pavel Nikolaevich Shastin (1872–1953), famoso in Mongolia, vengono spesso confusi due diversi sacerdoti: vale a dire padre Nikolaj Pavlovich Shastin, rettore della chiesa di Urga, e padre Nikolaj Iakinfovich Shastin (1851–1909), che prestò servizio nelle chiese di Irkutsk. Quest'ultimo era il padre di Pavel Nikolaevich Shastin, il padre della medicina moderna in Mongolia, e, di conseguenza, nonno della famosa mongolista Nina Pavlovna Shastina (1898–1980). [18]

Nella primavera del 1895, il sacerdote Aleksej Ushmarskij (?), un missionario della stanitsa (villaggio) di Ust-Kiran, che ora si trova nel distretto di Kjakhta della Repubblica dei Buriati, celebrò secondo il Tipico le funzioni della Settimana Santa, della Pasqua e della settimana Luminosa a Urga. [19] Dal 1897 al 1899 il sacerdote Vsevolod Ivanov, ex allievo dell'Accademia teologica di San Pietroburgo, fu rettore della chiesa della santa Trinità.

Dal 1901 al 1913 il rettore della chiesa ortodossa di Urga fu l'arciprete Milij Chefranov (1855-non prima del 1913). Durante il suo ministero relativamente lungo a Urga, padre Milij studiò la storia dell'Ortodossia in Mongolia e mostrò grande zelo nella missione, lasciando una vivida descrizione delle sue attività. [20]

il nuovo ieromartire Amfilokhij (Skvortsov)

Dal 1912 al 1914 lo ieromonaco Amfilokhij (Skvortsov), professore associato privato presso l'Accademia teologica di Kazan', rimase in missione in Mongolia per studiare la lingua tibetana, la letteratura tibetana e il buddismo. [21] Tra il 1925 e il 1926 fu vescovo di Krasnojarsk e Jenisejsk; dal 1928 fu vescovo di Melekess, vicario della diocesi di Samara; fu giustiziato da un plotone di esecuzione nel 1937; nel 2000 fu canonizzato e annoverato tra i santi nuovi martiri e confessori della Russia per venerazione in tutta la Chiesa.

L'ultimo rettore della chiesa consolare di Urga (1914-1921) fu il sacerdote Fjodor Parnjakov (1870-1921), un chierico della diocesi di Irkutsk, inviato in Mongolia su sua richiesta. [22] A quel punto, padre Fjodor si era dimostrato un attivo organizzatore delle scuole parrocchiali e dal 1913 era membro della sezione siberiana orientale della Società geografica russa. Curiosamente sposò Maria Reshikova, la figlia del sacerdote M. Reshikov (Reshchikov?) del villaggio di Kudara (ora nel distretto di Kabansk della Repubblica dei Buriati) il 20 settembre 1891, vicino alla Mongolia, nella chiesa dell'icona Tikhvinskaja del villaggio di Ust-Kjakhta. [23]

Oltre a celebrare servizi e a servire pastoralmente gli ortodossi in Mongolia, padre Fjodor prese parte energica a un lavoro extraliturgico, creando un fondo parrocchiale sotto gli auspici del console generale A. Ja. Miller. Oltre agli affari parrocchiali specifici, l'ambito di responsabilità della fondazione comprendeva l'organizzazione di scuole e di un collegio commerciale (aperto nel 1916), biblioteche, conferenze didattiche, concerti (fu organizzata un'orchestra d'archi di venti o ventidue strumenti), e la decisione di costruire una nuova chiesa. Padre Fjodor fu anche redattore di un giornale mongolo chiamato "Società dei consumatori di Urga e della Mongolia", [24] e tra il 1914 e il 1917 fece diversi viaggi in giro per il paese, diventando i primi preti ortodossi a visitare le remote colonie russe da Urga fino a Uliastaj, Khovd e Ulaangom.

Oltre alla chiesa di Urga, grazie allo zelo dei diplomatici russi, furono costruite cappelle nella città di frontiera di Maimachen (oggi Altanbulag del distretto di Selenga aimag) e ad Uliastaj. Fu pianificata la costruzione di una chiesa a Uliastaj e la raccolta dei fondi iniziò nel 1916 (la rivoluzione impedì la realizzazione di questo progetto). Una sala di preghiera fu allestita anche in un centro abitato russo nel centro di Urga, quattro chilometri a ovest della chiesa del consolato. Secondo alcune informazioni, il campo missionario fu allestito sul lago Khövsgöl, molto probabilmente al nord, poiché il campo aveva collegamenti con la stazione climatica di Nilova Pustyn, situata nella valle di Tunka (oggi villaggio di Nilovka nel distretto di Tunka della Repubblica dei Buriati; la stazione, famosa per la sua idroterapia, porta il nome di un monastero che un tempo esisteva sul posto). [25]

arciprete Ioann Vostorgov, missionario sinodale

Nel luglio 1916, il 26, al fine di esaminare le prospettive del lavoro missionario e promuovere la sobrietà, l'arciprete missionario sinodale Ioann Vostorgov e il capo della missione ecclesiastica della Transbaikalia, l'archimandrita Efrem (Kuznetsov, dal novembre 1916 vescovo di Selenga, vicario della diocesi di Transbaikalia) visitarono la Mongolia. Ci sono prove che i due sacerdoti si fossero incontrati per la prima volta in Mongolia durante il loro primo viaggio nell'estate del 1913, quando si stavano valutando le condizioni per "l'auspicata apertura di una missione ortodossa". [27] I piani non erano destinati a realizzarsi a causa dei cambiamenti catastrofici avvenuti nel paese. Il 5 settembre 1918, il vescovo Efrem e l'arciprete Ioann furono giustiziati da un plotone di esecuzione a Mosca, e nel 2000 entrambi furono canonizzati come santi Nuovi Martiri della Russia.

Anche padre Fjodor Parnjakov subì la morte da martire. Dopo essere stato imprigionato e torturato, fu ucciso a colpi di sciabola nel febbraio 1921. Il corpo del sacerdote assassinato fu gettato sulla riva del fiume Tuul Gol.

L'ultimo sacerdote registrato che prestò servizio a Urga fu Nikolaj Fedotov (1879–?), diplomato al Seminario teologico di Orenburg. Durante la guerra civile, nell'estate del 1918, lasciò la sua terra natale e nell'autunno del 1920, attraverso le steppe kazake, raggiunse la grande stazione commerciale russa di Tzain-Shabi (ora Tsetserleg, nell'ajmag/distretto di Arhangaj). A Tzain-Shabi c'erano una filiale della Banca nazionale mongola, un ufficio postale e un ufficio telegrafico. Molto probabilmente, dopo la distruzione della stazione commerciale da parte delle truppe del barone Roman von Ungern. All'inizio del 1921, 28 padre Nikolaj insieme all'esercito di Ungern si trasferì a Urga, dove iniziò a prestare servizio presso la chiesa del consolato fino al maggio 1923, quando la chiesa e tutti i beni ecclesiastici furono espropriati dallo Stato, dopodiché prestò servizio in una casa privata. Nikolaj M. Fedotov scrisse di essere stato "inviato a Urga per servire come parroco". [29] Data la difficile situazione durante la sanguinosa guerra civile in Mongolia e l'atmosfera che regnava attorno al barone Ungern, è difficile credere alle parole secondo cui era stato "inviato" lì.

A giudicare dai suoi resoconti del 1924 alle strutture rinnovazioniste della "Chiesa vivente" in Buriazia, compreso quello sulla celebrazione delle feste religiose secondo il nuovo calendario, si può concludere che Nikolaj Fedotov non era un sacerdote della Chiesa ortodossa russa ma faceva parte di un'organizzazione scismatica o, presumibilmente, non aveva avuto la possibilità di contattare la Chiesa ufficiale nei momenti difficili. Molto probabilmente, il barone Ungern (sotto il quale fu giustiziato padre Fjodor Parnjakov e il relativo patrocinio fu dato a Nikolaj Fedotov) non comprese i dettagli dello scisma rinnovazionista. [30]

Ci sono due opinioni principali su come e quando la vita organizzata della Chiesa ortodossa si arrestò in Mongolia. Secondo la prima versione, ciò avvenne dopo il martirio dell'arciprete Fjodor Parnjakov nel 1921.

Il sacerdote Nikolaj Kornienko, un moderno esperto della storia dell'Ortodossia in Mongolia, avanza un altro punto di vista, secondo il quale "almeno fino al 1928 a Urga c'era un prete ortodosso". [31] La sua versione si basa su uno degli ultimi battesimi celebrati a Ulan Bator da Nikolaj Alexandrovich Briljov, nato nell'anno specificato. Anche se, secondo padre Nikolai, "non ci sono informazioni sull'assegnazione di altri chierici a servire in Mongolia in tempi successivi" [32] – cioè, in base al contesto degli eventi descritti, dopo il 1924.

In ogni caso, la fine degli eccidi rivoluzionari nelle steppe mongole e la proclamazione della Repubblica popolare mongola il 26 novembre 1924, estromisero l'Ortodossia e le altre religioni dalla vita pubblica nella sfera dei rituali familiari della popolazione del paese.

Così, dopo alcuni episodi di conoscenza dell'Ortodossia da parte dei mongoli (soprattutto nel XIII e XIV secolo), la riemersione e la diffusione dell'Ortodossia in Mongolia iniziarono nel 1864, quando nella chiesa consolare della santa Trinità fu celebrata la prima Divina Liturgia. Successivamente le funzioni furono celebrate dai sacerdoti della MEP che vi furono temporaneamente inviati in missione. Il primo rettore permanente a Urga apparve nel 1893: era il sacerdote Nikolaj Shastin, che prestò servizio in Mongolia per due anni.

Dopo che l'ultimo rettore della chiesa di Urga, padre Fjodor Parnjakov, fu martirizzato e il sacerdote Nikolaj Fedotov, che probabilmente non era in comunione con la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca, abbandonò gradualmente l'attività liturgica, la vita ortodossa in Mongolia si estinse fino agli anni '90.

Parte 2: Dagli anni '90 a oggi

clero e parrocchiani della chiesa della santa Trinità a Ulan Bator, Mongolia. Foto: Vk.com/pravoslavie_mn

La rinascita della vita parrocchiale negli anni '90

Riprendendo la sua attività in Mongolia negli anni '90, la Chiesa ortodossa russa, secondo il sacerdote Nikolaj Kornienko, "non si è posta il compito di convertire la popolazione nativa della Mongolia". [33] Nella fase iniziale era davvero necessario registrare una parrocchia e riprendere la vita parrocchiale dopo un lungo intervallo. L'ulteriore obiettivo della Chiesa era quello di assistere pastoralmente gli abitanti russi (o meglio, tutti i residenti di lingua russa) della Mongolia. Questo gruppo di popolazione comprende sia gli specialisti russi venuti qui per affari, sia quelli che convenzionalmente vengono chiamati "russi locali", discendenti di immigrati dalla Russia tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo che si stabilirono permanentemente nella loro nuova patria. Legalmente nei documenti il gruppo di cittadini russi che risiedono permanentemente in Mongolia viene chiamato "compatrioti russi", riuniti in un'organizzazione pubblica senza scopo di lucro, il Consiglio di coordinamento dell'Organizzazione dei compatrioti russi in Mongolia.

Furono i rappresentanti attivi della comunità "locale russa" di Ulan Bator a rivolgersi per la prima volta nel 1995 a V. A. Dunayev, presidente dell'Associazione dei cittadini russi che vivono in Mongolia, e ad A. V. Fedulov, consigliere dell'Ambasciata della Federazione Russa a Ulan Bator. A seguito dei negoziati preliminari, i connazionali hanno deciso di rivolgersi personalmente a sua Santità il patriarca Aleksij II di Mosca e di tutta la Russia con la richiesta di far rivivere la parrocchia ortodossa nel paese. Successivamente, nel febbraio 1996, la cura della rinata comunità ortodossa di Ulan Bator, attraverso una lettera speciale del presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad (ora sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta le Rus') al vescovo Palladij di Chita e Transbaikalia, è stata affidata al sacerdote Oleg Matveev, rettore della chiesa ortodossa attiva più vicina a Ulan Bator, quella della Dormizione della Madre di Dio nella città di Kjakhta, nella Repubblica dei Buriati. [34]

l'arciprete Oleg Matveev

A seguito dell'appello, per l'organizzazione iniziale della vita della comunità ortodossa e i lavori preparatori per la registrazione della parrocchia, il 1 aprile 1996, una delegazione di laici e chierici è partita per la Mongolia. La delegazione comprendeva l'arciprete Igor 'Arzumanov, capo del decanato dei Buriati della diocesi di Chita e Transbaikalia, il sacerdote Oleg Matveev, rettore della chiesa della Dormizione a Kjakhta, e gli storici O. V. Bychkov (dottore in storia, segretario accademico del decanato dei Buriati) e AD Zhalsarayev (dottore in storia, consigliere del decanato dei Buriati). Fu padre Oleg Matveev a guidare il gregge mongolo fino alla registrazione ufficiale della parrocchia stavropigiale (del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca) e alla nomina di padre Anatolij Fesechko come suo rettore permanente (25 dicembre 1997). In circa un anno e mezzo fece nove viaggi a Ulan Bator. [35]

Sorprendentemente, il primo incontro organizzativo del clero e degli accademici buriati con gli ortodossi in Mongolia ha avuto luogo il 3 aprile 1996, cioè il giorno prima della famosa data in cui una volta era stata celebrata la prima Divina Liturgia nella chiesa consolare di Urga.

Parlando dei compiti della parrocchia rinata, in un rapporto al metropolita Kirill, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, l'arciprete Igor' Arzumanov ha scritto che è necessario "preservare la fede ortodossa tra gli emigranti russi" e "organizzare l'opera missionaria dei cittadini russi in mezzo alla popolazione nativa". [36]

Padre Oleg Matveev celebrava i primi servizi di preghiera e battesimi in appartamenti privati e alberghi, poiché la nascente parrocchia ortodossa non aveva né locali né terreno. Questi problemi urgenti sono stati risolti grazie alla stretta collaborazione tra il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, la diocesi di Chita e Transbaikal, l'ambasciata russa in Mongolia, la missione commerciale russa in Mongolia, i leader mongoli e tutti i fedeli preoccupati del paese.

Il 27 novembre 1996, grazie agli sforzi dei vescovi, insieme alle autorità secolari di Russia e Mongolia, il Ministero della Giustizia della Mongolia ha registrato una parrocchia ortodossa, che è stata accettata nella giurisdizione della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca. Qualche tempo dopo, il 16 marzo 1997, i sacerdoti Igor' Arzumanov e Oleg Matveev hanno celebrato la prima Divina Liturgia a Ulan Bator dopo molti anni e il 22 dicembre 1997 il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne ha approvato lo Statuto della Parrocchia della Santissima Trinità di Ulan Bator. [37]

Con decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa il 25 dicembre 1997, l'arciprete Anatolij Fesechko, chierico della diocesi di Vladimir e Suzdal, è stato nominato rettore della parrocchia della santa Trinità a Ulan Bator. L'incarico di padre Anatolij non era una coincidenza: aveva fatto studi post-laurea al Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, dove i sacerdoti erano formati per servire all'estero. Dopo essersi diplomato al Dipartimento post-laurea, padre Anatolij è stato invitato ad andare a servire a Ulan Bator. [38]

L'organizzazione "Vneshintorg" ha ceduto in uso alla parrocchia della santa Trinità un edificio residenziale a due piani con otto appartamenti con una superficie di oltre 4840 piedi quadrati, situato sul territorio della Missione commerciale russa in Mongolia. Dopo la ricostruzione e la ristrutturazione dell'edificio sono stati attrezzati una chiesa domestica, locali per le necessità ecclesiastiche e un appartamento per la famiglia del rettore. Sul tetto sopra la chiesa domestica è stato costruito un campanile.

Nell'agosto 1998, padre Anatolij ha riferito al Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne che il numero dei parrocchiani aveva raggiunto i quaranta e che la domenica pregavano in chiesa tra gli otto e i quindici cristiani ortodossi. Circa 100 persone erano in chiesa a Pasqua. Nei primi otto mesi sono stati battezzati dieci russi locali e dipendenti inviati dalla Russia. A poco a poco, nel 2003, la chiesa di Ulan Bator contava tra i venticinque ei trenta parrocchiani. [39]

Oltre alla capitale della Mongolia, una comunità ortodossa si è formata nella città di Erdenet, nel nord del Paese, dove viveva una numerosa comunità di lingua russa. Si trattava principalmente di dipendenti dell'impresa mineraria e di raffinazione Erdenet e delle loro famiglie. Le funzioni religiose e i servizi di necessità vi erano celebrati regolarmente da sacerdoti in visita fino alla fine degli anni 2010. Poiché la popolazione ortodossa della città diminuiva, il sacerdote non si recava più in città. I restanti ortodossi praticanti nella città iniziarono a recarsi a Ulan Bator per le feste principali, come la Pasqua e la Natività di Cristo. C'erano anche dei piani per aprire una parrocchia nella città di Darkhan, che ha un consolato generale russo, ma non sono mai stati attuati a causa del piccolo numero di credenti ortodossi.

È interessante notare che padre Anatolij, oltre al suo inglese fluente, ha imparato la lingua mongola durante la sua vita in Mongolia. Tuttavia, tra le difficoltà che ha dovuto affrontare in Mongolia come missionario, padre Anatolij ha menzionato i servizi in slavo ecclesiastico, una lingua "che a volte era incomprensibile ai russi, per non parlare dei mongoli". [40]

l'arciprete Aleksej Trubach

Una tappa importante nella vita della parrocchia nella sua fase iniziale è stata la visita arcipastorale a Ulan Bator, dal 7 luglio al 10 luglio 2001, dell'allora presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, che ha consacrato la chiesa domestica e ha benedetto la fondazione pietra di una nuova chiesa ortodossa separata, la cui costruzione nell'area adiacente all'edificio parrocchiale è stata progettata da padre Anatolij, insieme ai parrocchiani e ai rappresentanti delle imprese russe, con un enorme lavoro preparatorio. Ma il compito principale della costruzione della chiesa è stato affidato da Dio al successivo rettore della parrocchia, l'arciprete Aleksej Trubach.

Per motivi di salute e in connessione con la necessità che i suoi figli continuino la loro istruzione negli istituti di istruzione superiore della Federazione Russa, padre Anatolij ha fatto appello alla gerarchia della Chiesa affinché lo liberasse dall'incarico di rettore. Il 20 aprile 2005, il Santo Sinodo ha deciso di liberare l'arciprete Anatolij Fesechko dall'obbedienza del rettore della chiesa della santa Trinità a Ulan Bator. [41]

Così, dalla seconda metà degli anni '90 in Mongolia sono riprese le funzioni regolari, prima negli appartamenti e poi sul territorio della parrocchia nella chiesa domestica. Allo stesso tempo, la vita della comunità ortodossa multinazionale veniva ripresa e i suoi problemi interni venivano risolti. Tutto ciò costituiva una parte importante della missione, che era coerente con il Concetto di rilancio dell'attività missionaria della Chiesa ortodossa russa, adottato dal Sinodo della Chiesa ortodossa russa il 6 ottobre 1995 e valido fino al 2007. La sua sezione 2 , tra l'altro, si affermava che «il significato della missione della Chiesa ortodossa è che essa mira non solo a comunicare credenze intellettuali e ideali morali, ma a comunicare l'esperienza della comunione con Dio, la vita della comunità esistente in Dio." [42]

la chiesa della santa Trinità, Ulan Bator

Da un capitolo dell'ampia monografia del sacerdote Nikolaj Kornienko, scritta insieme ad A. M. Plekhanova, possiamo raccogliere molte informazioni sull'intensità delle passioni che hanno accompagnato la rinascita della vita della comunità ortodossa a Ulan Bator, sui problemi interni di sistema manifestati dal confronto tra i chierici e alcuni dei laici che avevano avviato la rinascita parrocchiale in Mongolia. Queste storie passeggere interessavano superficialmente i giornalisti come qualcosa di sensazionale; ma chi conosce le circostanze non meno "scandalose" della nascita della Chiesa di Cristo, descritte nei primi capitoli degli Atti (l'inganno di Anania e Saffira, il mormorio dei greci contro i giudei a causa del ministero quotidiano [At 6:1], il peccato di Simone il Mago, ecc.), non ne sarebbe sorpreso.

Le cause dei conflitti parrocchiali a Ulaanbator alla fine degli anni '90 e all'inizio degli anni 2000 avevano per la maggior parte una natura spirituale, nascosta e appena percettibile dietro le ccircostanze esteriori. Molti anni di separazione degli ortodossi in Mongolia dalla vita ecclesiale, dalla loro vita in un ambiente non ortodosso: tutto ciò ha richiesto un serio lavoro missionario per ripristinare la vita parrocchiale in Mongolia. La maggior parte delle questioni organizzative e legali di quel processo sono state risolte dal clero della diocesi di Chita e Transbaikal (i sacerdoti Igor' Arzumanov e Oleg Matveev) e dal primo rettore della parrocchia rinata, padre Anatolij Fesechko. Stava iniziando una nuova fase.

L'Ortodossia in Mongolia nella fase attuale

Nell'aprile 2005, padre Aleksej Trubach, che in precedenza era stato rettore della parrocchia di san Sergio a Johannesburg (Sudafrica) e aveva esperienza di missioni in India e Nepal, è stato nominato rettore della chiesa della Santissima Trinità a Ulan Bator. Padre Aleksej parlava correntemente l'inglese e ad Ulan Bator in un breve lasso di tempo ha imparato il mongolo colloquiale e a leggere e a tradurre (con un dizionario) dal mongolo al russo.

Tutto il ministero di padre Aleksej in Mongolia era associato al lavoro missionario attivo. Innanzitutto il nuovo rettore ha continuato la ristrutturazione dell'edificio parrocchiale, dotando i locali per la scuola domenicale, il refettorio e le aule al piano terra.

L'evento chiave nella vita della parrocchia è stata la costruzione della chiesa della santa Trinità a Ulaanbator nel 2006-2009, che è ancora l'unica chiesa ortodossa in tutto il paese. Il 21 giugno 2009, l'arcivescovo Mark (Golovkov), segretario per le istituzioni all'estero del Patriarcato di Mosca, ha celebrato la grande consacrazione della chiesa e vi ha presieduto la Divina Liturgia. Nel luglio 2009 un terreno della superficie di 0,83 ettari annesso alla chiesa è stato ceduto alla Chiesa ortodossa russa in uso gratuito per un periodo di sessant'anni con diritto di successivo ampliamento.

La costruzione della chiesa ortodossa a Ulan Bator rappresenta sicuramente una pietra miliare nella storia della Chiesa ortodossa russa in Mongolia. Insieme all'adiacente area del parco paesaggistico, è uno degli edifici più significativi e architettonicamente suggestivi della città. È una sorta di predicazione dell'Ortodossia in pietra e oro.

La presenza di un solo sacerdote ortodosso in tutta la Mongolia limitava in una certa misura la portata dell'attività missionaria. Tuttavia, il servizio di padre Aleksej Trubach come rettore ha indubbiamente contribuito all'intensificazione dell'attività parrocchiale in tutte le sue forme possibili.

Uno dei principali metodi di lavoro all'inizio del ministero di padre Aleksej Trubach a Ulan Bator era l'approccio dell'inculturazione, cioè il "principio della ricezione della cultura da parte della Chiesa", "la coordinazione dei mezzi e dei metodi del lavoro missionario con le specificità di culture, tradizioni e costumi dei diversi paesi", [43] "l'uso di tutte le forme della cultura esistente per esprimere gli aspetti principali della visione biblica del mondo". [44] Nel contesto della missione ortodossa questo approccio si è rivelato solo in parte.

A poco a poco, padre Aleksej ha cominciato ad allontanarsi da questo approccio, poiché in Mongolia per predicare l'Ortodossia non era sempre necessario fare riferimento ai criteri della cultura locale. Alcuni singoli mongoli si sono convertiti all'Ortodossia perché per loro la fede era associata alla cultura russa, alla lingua russa e alla civiltà russa in generale, con la quale avevano un'affinità:

"L'antico cristianesimo ortodosso è il nucleo ispiratore della cultura russa, e i mongoli, abbracciando l'Ortodossia russa, come ha dimostrato l'esperienza, vengono gradualmente catechizzati dopo essere stati battezzati. E anche se si tratta di un lungo processo che richiede decenni, alla lunga non produrrà mongoli russificati, ma mongoli che adotteranno il cristianesimo ortodosso universale preservando la propria identità nazionale. Il processo è diverso tra i missionari occidentali, che rieducano i mongoli appena convertiti in "sudcoreani", "americani", ecc." [45]

Praticamente tutta l'attività della Chiesa ortodossa russa tra la popolazione nativa della Mongolia può essere caratterizzata come una "missione esterna", che si svolge tra un popolo le cui tradizioni e costumi non hanno fondamenti e periodi cristiani. La Mongolia ospita anche un gran numero di popoli che sono tradizionalmente (per definizione) percepiti come ortodossi. Si tratta dei russi locali e di rappresentanti di altri gruppi etnici (bielorussi, ucraini, serbi, georgiani, ecc.). È tra gli ortodossi "per definizione" che si svolgono forme di missione "interne", ma in un ambiente straniero, in pratica, si attua una combinazione creativa di tutti i metodi disponibili per predicare il Vangelo.

Per esempio, la forma educativa della missione, oltre alla preparazione generalmente conosciuta al sacramento del Battesimo attraverso la partecipazione ai servizi ecclesiali, ai colloqui catechetici e alle successive istruzioni, è stata portata avanti sotto la guida di padre Aleksej attraverso il servizio sociale attivo, "poiché la forza dell'amore cristiano si manifesta chiaramente nelle opere di carità". [46]

Nel 2007, sotto gli auspici della Fondazione Russkij Mir, nella parrocchia è stato aperto un Centro culturale russo per bambini, dove si sono tenuti corsi di lingua russa, balletto, belle arti, ceramica e informatica. [47] Il centro culturale ha funzionato fino all'inizio degli anni 2010. Nel 2011 è stata aperta all'interno delle mura dell'edificio parrocchiale la scuola d'arte quadriennale Anima. Oggi vi sono una cinquantina di studenti e tredici insegnanti.

Nel 2007-2010, nella chiesa c'era il club di bandy chiamato Troitsa ("Trinità"). La squadra comprendeva giovani mongoli e russi locali. Durante quel periodo si sono convertiti all'Ortodossia quattro giocatori, due dei quali hanno avuto la fortuna di studiare al Seminario teologico di Mosca, anche se non hanno completato il corso di studi.

Nel 2010 sul territorio parrocchiale è stata costruita una palestra con una superficie di 5.510 metri quadrati non solo per gli abitanti del quartiere Bayanzürkh di Ulan Bator, dove si trova la parrocchia, ma anche per tutti gli abitanti della capitale (1,6 milioni). È una delle poche palestre ben attrezzate e accessibili con attrezzature sportive moderne, un buon sistema di ventilazione e docce. Oltre agli eventi sportivi, in un primo momento nella palestra sono stati organizzati anche eventi culturali (si svolgevano concerti, si proiettavano film e si tenevano lezioni didattiche). [48] Attualmente l'edificio è diviso in due parti, in una delle quali si tengono allenamenti di fitness e nell'altra sambo, judo, boxe e lotta mongola.

La chiesa della santa Trinità a Ulan Bator, gli edifici parrocchiali, la palestra e l'area del parco intorno alla chiesa sono diventati un luogo spesso visitato da molti funzionari, sia russi che altri. Tra i vescovi della Chiesa ortodossa russa, vi sono stati il metropolita Ilarion di Volokolamsk (Alfeev; presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne tra il 2009 e il 2022, ora metropolita di Budapest e Ungheria) ha visitato la parrocchia dal 18 al 19 settembre 2012; e l'arcivescovo Antonij di Vienna e Budapest (Sevrjuk; allora capo dell'Amministrazione per le istituzioni all'estero del Patriarcato di Mosca; ora metropolita di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne dal 2022) il 23 e 24 febbraio 2019.

Parte 3: Dagli anni '90 ad oggi; panoramica

Nel febbraio 2016, il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa ha apportato delle modifiche allo Statuto della Chiesa, secondo le quali la Mongolia è inclusa nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa. Ciò dimostra un atteggiamento speciale nei confronti della Mongolia da parte della Chiesa ortodossa russa. Questo emendamento si spiega sia con la posizione storica della Mongolia nella sfera d'influenza dell'Impero Russo, sia con l'epoca attuale; dall'inizio degli anni '90 nessuna delle Chiese ortodosse locali, con l'eccezione della Chiesa russa, ha inviato missionari in Mongolia.

Nel corso dei quattordici anni del servizio di rettore di Aleksej Trubach (2005–2019), in Mongolia (principalmente nelle città di Ulan Bator ed Erdenet) sono state organizzate energiche attività missionarie in vari campi. Di conseguenza, in Mongolia si è creata una forte comunità ortodossa multinazionale, composta non solo da cittadini di lingua russa della Russia e della Mongolia, ma anche da quei mongoli e cittadini di paesi terzi per i quali il russo moderno è tanto estraneo e incomprensibile quanto lo slavonico liturgico.

Le aspettative di padre Evgenij Startsev (allora rettore della Chiesa dell'icona Odigitria a Ulan-Ude, ora chierico della diocesi di Irkutsk), espresse durante il suo viaggio a Khalkhin Gol nell'agosto 2005, si sono sorprendentemente soddisfatte:

"Batjushka lavora in modo assolutamente altruistico in questo campo... È zelante nel suo ministero. Serve da solo in chiesa: incensa, legge e canta lui stesso. Padre Aleksej ha grandi progetti. Penso che per la maggior parte siano destinati a realizzarsi, perché lui è un prete serio. Sono sicuro che avrà un coro e un lettore". [49]

Infatti, sulle fondamenta gettate dal clero della diocesi di Chita e Transbaikal e dal primo rettore della parrocchia, l'arciprete Anatolij Fesechko, l'arciprete Aleksej ha organizzato una vita liturgica ed extraliturgica ben ordinata e sistematica; uno dei cori della chiesa era formato da cantori mongoli professionisti, un fenomeno raro per le moderne chiese russe all'estero. Tre accoliti prestavano servizio all'altare della chiesa e le funzioni hanno iniziato a essere tradotte in mongolo.

Durante la Divina Liturgia, le Grandi Litanie e le antifone hanno iniziato a essere proclamate e cantate in mongolo, le Epistole e il Vangelo sono letti in tre lingue: slavonico ecclesiastico, mongolo e inglese. Questo principio di rivolgersi alla popolazione locale del paese nella loro lingua madre è implementato anche nei dipinti della chiesa della santa Trinità, sulle cui pareti sono presenti le parole iniziali del Credo in mongolo. Anche la Terza e la Sesta Ora sono servite in mongolo.

Oltre alla celebrazione di tutte le funzioni secondo il Tipico, nella parrocchia ha cominciato a funzionare stabilmente un centro sportivo, culturale ed educativo. Dal dicembre 2008 [50] al gennaio 2013, il giornale parrocchiale Troitsa ("Trinità") è stato stampato in russo e mongolo. La letteratura catechetica (di San Nikolaj [Velimirović] di Žiča e del sacerdote Georgij Maksimov, nostro contemporaneo) e i libri di preghiere (le regole di preghiera mattutina e serale) sono stati tradotti in mongolo. Inoltre, dalla fine del 2006 esiste un sito web parrocchiale, che attualmente è in fase di ammodernamento. Oltre al sito web, sotto la direzione del successivo rettore, il sacerdote Antonij Gusev, è apparsa la pagina dei social media della parrocchia.

L'arciprete Aleksej Trubach ha adempiuto tutti i compiti che gli erano stati affidati e il 30 maggio 2019, a causa della fine del suo mandato missionario, per decisione del Santo Sinodo, è stato rilasciato dall'obbedienza di rettore della chiesa della Santissima Trinità in Ulan Bator.

il sacerdote Antonij Gusev con la moglie Anastasia e il figlio Timofej

Il sacerdote Antonij Gusev, chierico della diocesi di Orenburg, è stato nominato come prossimo rettore con decreto di sua Santità il patriarca di Mosca e di tutta la Rus' il 5 luglio 2019. Prima di inviarlo in Mongolia, la gerarchia della Chiesa gli ha affidato un compito che potrebbe sembrare ordinario: "preservare la parrocchia". Provvidenzialmente, sono passati sei mesi prima che l'umanità si trovasse ad affrontare la pandemia di COVID-19.

Avendo esperienza nell'organizzazione e realizzazione di lavori di progettazione e riparazione, nei primi mesi dopo il suo arrivo a Ulan Bator padre Antonij ha riparato l'appartamento parrocchiale, il tetto dell'edificio parrocchiale e la palestra (ventilazione, illuminazione) e ha provveduto all'imbiancatura esterna dell'edificio e della chiesa. Successivamente, con l'accumulo di fondi, è stato migliorato l'impianto di riscaldamento all'interno della chiesa e sono stati parzialmente sostituiti gli arredi del presbiterio.

Il compito che la gerarchia ecclesiastica aveva affidato a padre Antonij è diventato particolarmente importante durante il periodo di severo lockdown e di altre misure precauzionali imposte in Mongolia per un periodo piuttosto lungo in risposta alla diffusione del coronavirus. Da febbraio 2020 a settembre 2021 (con rari brevi intervalli) la chiesa è rimasta chiusa al culto pubblico e anche ai visitatori. Gli spostamenti in città durante il lockdown sono stati limitati, molti parrocchiani si sono ammalati e la maggior parte dei residenti del paese aveva semplicemente paura di lasciare le proprie case. In tali circostanze, mantenere le persone in uno stato d'animo di preghiera, rafforzare la loro fede, organizzare servizi e offrire ai parrocchiani ortodossi l'opportunità di frequentarli è stata una sfida assolutamente nuova che la Chiesa ortodossa russa in Mongolia ha dovuto affrontare.

Grazie alla partecipazione personale dell'Ambasciatore della Federazione Russa in Mongolia I. K. Azizov e agli stretti legami stabiliti a Ulan Bator da padre Antonij Gusev, è diventato possibile celebrare la Divina Liturgia durante il lockdown, prima nella sala cinematografica dell'edificio dell'ambasciata russa in Mongolia, dove è stata celebrata la Pasqua nel 2020, e poi nella dependance della Missione commerciale. Pertanto, l'interazione attiva tra Chiesa e Stato ha consentito agli ortodossi in Mongolia di partecipare al sacramento più importante della Chiesa, l'eucaristia, anche durante le restrizioni.

Con il sostegno di aziende e di agenzie aziendali russe, due volte all'anno nella parrocchia venivano raccolti pacchi alimentari per sostenere le fasce socialmente vulnerabili della popolazione, il cui numero era notevolmente aumentato a causa dello stress causato dalle misure di lotta contro il COVID-19. Inoltre, nel periodo luglio-agosto 2021, all'interno delle mura dell'edificio parrocchiale è stato temporaneamente organizzato un gruppo diurno prolungato per i bambini di connazionali russi che, a causa delle misure di quarantena, dovevano rimanere sempre a casa e non potevano frequentare le istituzioni d'istruzione prescolare.

Un'altra forma di servizio sociale è stata la raccolta regolare di aiuti umanitari sul territorio della parrocchia per le persone nella zona delle Operazioni Militari Speciali con la partecipazione attiva del Consiglio di coordinamento dell'Organizzazione dei compatrioti russi in Mongolia.

Dovremmo menzionare anche il lavoro apologetico svolto dalla Chiesa ortodossa russa in Mongolia. Nell'Ortodossia "apologetica" è intesa come "difendere la dignità dell'insegnamento cristiano come l'unico vero davanti a coloro che lo negano" e "rivelare e difendere l'insegnamento cristiano con l'aiuto di mezzi utilizzati da aderenti ad altre fedi e non credenti". [51]

È noto che in Mongolia fiorisce un'ampia gamma di protestantesimo. Secondo alcune informazioni obsolete, i più numerosi sono gli evangelici (che contano circa 36.000 persone, 400 comunità e quarantasette ONG) e i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (o mormoni; circa 8.000-10.000 membri, trenta rami, e oltre 160 missionari). [52]

Nel 2010 l'esaustiva enciclopedia Religions of the World dello studioso religioso americano J. Gordon Melton (membro della United Methodist Church) stimava che i cristiani costituissero l'1,7% della popolazione del paese (47.100 aderenti). [53] Secondo il censimento del 2020, il numero dei cristiani in Mongolia tra le persone di età superiore ai quindici anni è sceso al 2,2%. [54] Secondo un sondaggio condotto dall'Istituto di filosofia dell'Accademia delle scienze della Mongolia, tra i cittadini religiosi del Paese il 2,4% della popolazione si identifica come cristiana. [55]

Inoltre, alcune condizioni per la posizione dell'Ortodossia in Mongolia sono imposte da alcuni articoli della Legge mongola "Sul rapporto tra lo Stato e le istituzioni religiose", che è già stata considerata nella parte 1. Regola le attività missionarie dei predicatori di "religioni non tradizionali". Così, per esempio, secondo il comma 2 dell'articolo 3, "è vietato costringere i cittadini ad abbracciare o non abbracciare una fede"; secondo il comma 7 dell'articolo 4, "è vietato organizzare manifestazioni per la diffusione della religione dall'estero"; secondo il comma 8 dell'articolo 4, "lo Stato disciplina il numero complessivo del clero e l'ubicazione delle chiese". [56] Questa circostanza comporta la pratica annuale di estendere la registrazione statale delle organizzazioni religiose, comprese le parrocchie ortodosse.

Il processo di ri-registrazione annuale di un'organizzazione religiosa è piuttosto complicato, lungo e richiede determinate competenze. Tuttavia, recentemente alcuni rappresentanti delle autorità della capitale sono venuti incontro alla parrocchia della santa Trinità, allontanandosi dal loro famigerato formalismo. Ciò è in gran parte dovuto sia alla diplomazia dei rettori della parrocchia ortodossa sia al sincero stupore delle autorità: "Sembra che, a differenza di molte organizzazioni protestanti, gli ortodossi in Mongolia si limitano a pregare senza partecipare ad altre attività non religiose". [57]

L'abbondanza e la diversità degli insegnamenti cristiani in Mongolia creano un ricco ambiente polemico per i missionari ortodossi. Il clero e i laici ortodossi parlano regolarmente della fede con gli abitanti della capitale e del paese in generale, non solo in parrocchia, ma anche nelle situazioni della vita quotidiana. Di conseguenza, alcuni mongoli, russi e cittadini di paesi terzi che risiedono permanentemente in Mongolia si convertono all'Ortodossia. Inoltre, molti mongoli che vivono a Ulan Bator e che si trovano fuori dall'area in cui si trova la chiesa russa, vengono a conoscenza dell'esistenza della parrocchia della santa Trinità e del cristianesimo ortodosso solo da tali conversazioni.

La popolazione del paese è abbastanza tollerante e alquanto indifferente nei confronti dell'aspetto dei sacerdoti ortodossi, quindi durante i quattordici anni del suo ministero in Mongolia padre Aleksej Trubach ha sempre girato liberamente per la città con la sua tonaca, cosa che secondo lui era anche una forma di missione. Padre Antonij aderisce a una pratica simile.

Durante le due fasi moderne, sotto i sacerdoti Aleksej e Antonij, si sono svolti colloqui regolari con i residenti mongoli che avevano sofferto per essere andati dagli sciamani e si sono rivolti al clero ortodosso per aiuto e sostegno spirituale. Ciò vale sia per i mongoli non battezzati (alcuni dei quali sono stati successivamente battezzati, ma nella maggior parte dei casi hanno continuato ad aderire alle loro convinzioni e a rivolgersi nuovamente agli sciamani per chiedere "aiuto") sia ai russi locali battezzati ma non religiosi, che culturalmente si fondono parzialmente con la popolazione nativa della Mongolia, la cui spiritualità è principalmente una miscela di credenze buddiste e culti sciamanici e altri culti pre-buddisti.

Sotto padre Aleksej Trubach, la Chiesa ortodossa russa in Mongolia ha stabilito rapporti cordiali e amichevoli sia con il capo del più grande sangha buddista locale (l'Associazione buddista mongola, che ha come capo l'abate del monastero di Gandantegchinlen a Ulan Bator, D. Choijamts, in carica dal 1993 al 2023) sia con i vescovi cattolici Wenceslao Padilla (2002–2018) e il suo successore Giorgio Marengo (cardinale dall'agosto 2022) e altri chierici della Chiesa cattolica romana.

Dal 2021 esiste una pratica regolare di organizzare e tenere dialoghi interreligiosi (ortodosso-cattolico, ortodosso-buddista e altre tavole rotonde) e visite reciproche in occasione di eventi commemorativi e solenni.

Durante il suo ministero quinquennale, padre Antoniij, nonostante le sfide della pandemia, non ha interrotto la sua attività liturgica, organizzando la raccolta di aiuti umanitari sia per i residenti poveri di Ulan Bator (durante il lockdown), indipendentemente dalla loro confessione, sia per le persone nella zona di guerra, riparando l'edificio parrocchiale, della palestra e provvedendo all'imbiancatura della chiesa (che non veniva più imbiancata dall'epoca della sua costruzione). Prende parte attiva agli eventi ufficiali dell'Ambasciata russa in Mongolia e del Centro scientifico e culturale russo Russkij Dom ("Casa russa"), collabora con molte organizzazioni pubbliche russe e mongole, coinvolgendo tutti i cittadini interessati nello sviluppo della vita parrocchiale, mantenendo rapporti con membri di numerose denominazioni non ortodosse nel Paese. Inoltre, insieme ai rappresentanti delle spedizioni di ricerca russe, ha visitato più di una volta i campi di battaglia dell'Ajmag (provincia) di Dornod, dove sono state celebrate commemorazioni per coloro che vi furono uccisi.

Sul territorio della parrocchia continua a funzionare una palestra, dove si svolgono allenamenti di fitness e arti marziali; la scuola d'arte Anima è ancora aperta, e tra i suoi alunni ci sono bambini con diverse patologie congenite. La parrocchia ha una scuola domenicale per bambini, dove insegnano i parrocchiani. Alcuni studenti della scuola domenicale sono nati in Mongolia da matrimoni sia russi che misti e sono stati battezzati tra le mura della chiesa della santa Trinità. Regolarmente dopo la Divina Liturgia domenicale e il successivo pasto si organizza la lettura e lo studio delle Sacre Scritture.

Il numero dei parrocchiani cresce e non si limita solo ai cittadini russofoni di Russia e Mongolia. Secondo padre Antonij, oggi ci sono 150-200 parrocchiani nell'unica chiesa ortodossa del paese, con trenta-settanta persone che pregano durante le funzioni domenicali: si tratta di russi, mongoli, ucraini, bielorussi, greci, serbi, britannici, americani, georgiani, polacchi, canadesi e neozelandesi. [58]

Il grande merito della Chiesa ortodossa russa in Mongolia è l'integrazione nella vita ecclesiale dei battezzati di coloro che di solito sono percepiti come ortodossi "per definizione". Molti specialisti russi locali che risiedono permanentemente in Mongolia, così come quelli in viaggio d'affari dalla Russia, senza aderire ad alcun sistema religioso particolare (anche se sono battezzati), sono abbastanza facilmente coinvolti in tutti i tipi di insegnamenti buddisti locali, culti sciamanici e parabuddisti. [59]

Ma finora non tutti i piani sono stati attuati. Per esempio, è ancora in programma la ricostruzione su larga scala dell'area del parco della chiesa e la costruzione di una cappella-sepolcro nella parte sud-occidentale dell'area parrocchiale, in cui saranno sepolti e custoditi i resti dei soldati sovietici caduti nella battaglia di Khalkhin Gol nel 1939.

Pertanto, i tre rettori della parrocchia della santa Trinità di Ulan Bator, nella fase attuale della storia dell'Ortodossia in Mongolia, hanno risolto con successo i compiti specifici assegnati loro da Dio. Sotto padre Anatoly Fesechko è stata attrezzata una chiesa domestica, è stato ricostruito l'edificio parrocchiale e sono state poste le basi della comunità ortodossa, che esiste ancora oggi nella parrocchia. Sotto l'arciprete Aleksej Trubach è stata costruita la chiesa, è stata abbellita l'area circostante, è stata costruita una palestra e la vita parrocchiale liturgica ed extraliturgica è stata organizzata in tutte le forme possibili. Sotto il sacerdote Antonij Gusev, la parrocchia ha resistito alla prova senza precedenti della pandemia e i residenti ortodossi della capitale hanno potuto partecipare ai servizi congiunti durante il lockdown, la comunità è stata preservata e nuovi membri si uniscono ancora oggi.

I risultati e le prospettive di 160 anni di servizio

Lo scopo di questo articolo non era solo quello di illustrare alcuni episodi chiave legati alla storia dell'Ortodossia in Mongolia in vista del 160° anniversario della sua esistenza, ma anche di mostrare che l'esempio della Mongolia e della sua comunità ortodossa mostra chiaramente la natura universale della Fede ortodossa, dove non c'è né greco né ebreo (Col 3:11); né un russo locale, né un mongolo, né un diplomatico russo, né un discendente di un matrimonio misto (tra un russo e un mongolo o un mongolo e un britannico)...

Nei secoli XIII e XIV, lo spirito imperiale dei khan mongoli permise loro di avvicinarsi ai predicatori ortodossi, che si sentivano a proprio agio nella capitale dell'impero, Karakorum. Uno sviluppo naturale di queste relazioni fu l'istituzione della diocesi di Saraj nell'Orda d'Oro, che unì l'Orda e la Russia, svolgendo alcune funzioni di mediazione diplomatica sia per l'Impero bizantino che per i principi russi.

Il clero della diocesi di Saraj e di altre diocesi confinanti con l'Orda, nonostante la propria esistenza sicura sotto il patrocinio imperiale, fu piuttosto passivo nella missione. Nonostante ciò, la scarsa (in termini numerica) predicazione dell'Ortodossia ebbe un effetto salutare sui cuori di alcuni singoli rappresentanti dell'Orda. E parlando di alcune delle figure più importanti del passato congiunto russo-mongolo, non possiamo ignorare la loro confessione di fede ortodossa. Prima di tutto, ci sono tre santi: il credente principe Aleksandr Nevskij, il venerabile Tsarevich Pietro dell'Orda e il santo ierarca Alessio di Mosca.

La storia della Mongolia ortodossa del XIX e dell'inizio del XX secolo ci fa conoscere le grandi fatiche spirituali di un certo numero di sacerdoti che unirono insieme le chiese della diocesi di Irkutsk, della Transbaikalia, della Mongolia e della Cina, e che nella maggior parte dei casi rimasero fedeli a Dio fino alla fine. morte. E se i lettori desiderassero pregare per il riposo delle anime del clero ortodosso di Urga, questo sarebbe il miglior tributo agli arcipreti Ioann, Milij e Fjodor, agli ieromonaci Sergej, Gerontij e Kornilij, ai sacerdoti Aleksij, Vsevolod e ai due Nikolaj.

Nel febbraio 1998, il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, in una lettera a sua Eminenza Innokentij, vescovo di Chita e Transbaikalia, scritta in occasione della nomina del rettore permanente a Ulan Bator e in segno di gratitudine al sacerdote Oleg Matveev, che era stato temporaneamente pastore dei fedeli ortodossi in Mongolia, ha espresso la speranza che "in futuro i legami spirituali che uniscono tradizionalmente le parrocchie ortodosse della Transbaikalia e della Mongolia vengano preservati". [60] Oggi la Parrocchia della Santissima Trinità di Ulaanbator ha forti rapporti di amicizia con le parrocchie ortodosse della Metropolia dei Buriati, con il clero che concelebra e i parrocchiani che fanno reciproci pellegrinaggi. Ad oggi, in Mongolia si è sviluppata una forte comunità multinazionale e multilingue sulla base di un'unica parrocchia ortodossa, che dovrebbe diventare il fondamento e il modello per l'ulteriore lavoro missionario in questo Paese.

Note

[1] Mongol Ulsyn Undsen huul.1992 ony 1 duguer saryn 13-ny edor [La Costituzione della Mongolia,13 gennaio 1992] // Erh zuin madeellijn nagdsen system. Ulan Bator, 1992. URL: https://www.legalinfo.mn/law/details/367

[2] Buran-Olzij I. Alcuni risultati di uno studio sulle questioni religiose condotto nell'Hovd ajmag / I. Buran-Olzij, N. Tsedev, G. Bajartungalag // Visione del mondo della popolazione della Siberia meridionale e dell'Asia centrale in una retrospettiva storica: raccolta di articoli. Barnaul: Casa editrice dell'Università statale dell'Altaj, 2013. VI. P.p. 192-203.

[3] Tsedev, N. H. Alcuni problemi dello studio della situazione etnoconfessionale in Mongolia // Popoli e religioni dell'Eurasia. 2017. N. 3-4 (12-13). P. 130.

[4] Ibidem.

[5] Hun am, oron suutsny 2020 ony ulsyn eljit toollogyn nagdsen dun (Huraanguy). Ulaanbatar khot: Undesny statistikiyn khoroo, 2020. H. 5.

[6] Tor, sum hiidiin khariltsaany tuhai Mongol Ulsyn huul. 1993 ony 11 dugeer saryn 11-nii odor [Legge mongola sui rapporti tra lo Stato e le istituzioni religiose] // Erh zuin madeellijn nagdsen system. URL: https://www.legalinfo.mn/law/details/485

[7] Dashkovskij, P. K., L'influenza della politica statale sui processi etnoreligiosi in Mongolia (sulla base dei risultati della ricerca sociologica) / PK Dashkovskij, EA Shershneva, Ts. Navaanzoch // Il mondo del Grande Altaj. 2017. N. 3 (3). P. 425; Tsedendamba S. Sulla questione dello studio della religiosità dei buddisti mongoli // Sfide sociali e politiche della modernizzazione nel ventunesimo secolo: materiali della conferenza scientifica e pratica internazionale. Ulan-Ude, 6-11 agosto 2018 Ulan-Ude: casa editrice del Centro scientifico dei Buriati della filiale siberiana dell'Accademia russa delle scienze, 2018. p. 253.

[8] Fino a oggi in Mongolia, attraverso la pubblicazione di numerosi decreti, tutti i presidenti del Paese hanno stilato un elenco di "dodici montagne del culto di stato" [Vedi: Toriyn takhilgat uuls // Mongolyn tuuhiin tailbar tol. URL: https://mongoltoli.mn/history/h/44

[9] Galimov, T. R. Ancora sulla questione della missione cristiana della diocesi di Saraj (XIII secolo – inizi XIV secolo) // L'antica Russia: nel tempo, nelle personalità e nelle idee. N. 4. 2015, pag. 139.

[10] Ibidem. Pag. 147.

[11] Sizova, A. A. Il servizio consolare della Russia in Mongolia (1861-1917). Mosca: Istituto dell'Estremo Oriente dell'Accademia russa delle scienze, 2015. Pag. 58.

[12] Ibidem. Pag. 213.

[13] Rinchinova B. P-D. La Chiesa ortodossa russa in Mongolia: le principali tappe // Bollettino dell'Università dei Buriati. 2012. N. 14. pag. 167; Trubach, arciprete A. La storia e la situazione attuale dell'Ortodossia in Mongolia // Ortodossia e diplomazia nei paesi della regione Asia-Pacifico: materiali della conferenza scientifica e pratica internazionale (Ulan-Ude, 29-30 gennaio 2015). Ulan-Ude: Casa editrice dell'Università statale dei Buriati, 2015. Pp. 8-9; Tsybikova A. T. Pratiche religiose buddiste e cristiane nella Russia moderna e in Mongolia // Russia e Mongolia: dinamiche storiche e socio-culturali: materiali della conferenza scientifica e pratica internazionale (Ulan-Ude, 30 settembre 2016) / Redattore accademico: D. V. Dashibalov. Ulan-Ude: Casa editrice dell'Università statale dei Buriati, 2016. Pp. 213-220.

[14] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. La Chiesa ortodossa russa in Mongolia: storia e modernità / Redattore capo: Ts. P. Vanchikov. Irkutsk: Casa editrice Ottisk, 2020. p. 81.

[15] Ibidem. Pp. 81, 84.

[16] Sharonova V. G. La comunità ortodossa di Hankou (1860-1910) // Bollettino della Società storica dell'Accademia teologica di San Pietroburgo. 2020. N. 2 (5). P. 165.

[17] Krjuchkova T.A., Shastin Nikolaj Petrovich // Autori spirituali ortodossi della Siberia orientale del XVIII e dell'inizio del XX secolo: un dizionario biobibliografico / redattore capo: SV Melnikova, redattore accademico: D. N. Shilov; compilatore: S. V. Melnikova [et al.]; Biblioteca di ricerca universale statale regionale Molchanov-Sibirskij Irkutsk. Irkutsk: IOGUNB, 2022. p. 397.

[18] Kuzmin Yu. V. Il medico russo NP Shastin in Mongolia (1923-1937) // La regione di frontiera nello sviluppo storico: partenariato e cooperazione (materiali della conferenza scientifica e pratica internazionale. Chita, 17 settembre 2021). Chita: Università statale di Transbaikalia, 2021. Pp. 43-44.

[19] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. Op.cit. P. 88.

[20] Kornienko N. N. La predicazione dell'Ortodossia in Mongolia: la storia di una nota // Annuario storico ed economico di Irkutsk. 2020. Irkutsk: Casa editrice dell'Università statale del Bajkal, 2020. p. 381; Krjuchkova T. A., Melnikova S. V. Chefranov Milij Alexandrovich // Autori spirituali ortodossi della Siberia orientale del XVIII e dell'inizio del XX secolo... P. 384.

[21] Uspensky V. L. Viaggio dello ieromonaco Amfilokhij in Mongolia nel 1912-1914. // Monumenti scritti dell'Oriente. 2006. N. 1 (4). Pag. 137.

[22] Gavrikov A. A. Fjodor Aleksandrovich Parnjakov e i suoi appunti di viaggio sui russi in Mongolia // La Mongolia del XX secolo e le relazioni russo-mongole: storia ed economia: materiali della conferenza scientifica internazionale, dedicata al centenario dell'istituzione delle relazioni diplomatiche russo-mongole (Irkutsk, 28 maggio 2021). Irkutsk: Casa editrice dell'Università statale del Bajkal, 2021. P. 247.

[23] Mikhailova M. V. Fjodor Aleksandrovich Parnjakov – sacerdote e cittadino (secondo i documenti dell'archivio di stato della regione di Irkutsk) // L'eredità di sant'Innocenzo (Veniaminov) e l'attività missionaria ortodossa in Siberia, Estremo Oriente e territori limitrofi : materiali della seconda conferenza scientifica e pratica (Irkutsk, 15 maggio 2015) / redattore capo: SG Stupin; redattore accademico: S. V. Melnikov. Irkutsk: Molchanov-Sibirskij Irkutsk, casa editrice della Biblioteca di ricerca universale dello stato regionale, 2015. P. 107.

[24] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. Op.cit. Pag. 94.

[25] Ibidem. Pp. 112, 115.

[26] Ibidem.

[27] Kosykh V.I. La fondazione parrocchiale di Urga e la promozione della sobrietà tra i coloni russi // Regione nella zona di confine (Conferenza scientifica internazionale dedicata al 165° anniversario della fondazione della regione del Transbaikal, al 165° anniversario dell'esercito cosacco del Transbaikal e al 95° anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche russo-mongole. Chita, 9 settembre 2016). Parte 1. Chita: Casa editrice dell'Università statale di Transbaikalia, 2016. P. 37.

[28] Mikhalev A. V. La stazione commerciale russa a Zain-Shabi: la roccaforte dell'Impero nel contesto dei cataclismi politici in Asia nel primo quarto del XX secolo // Atti dell'Istituto di storia, archeologia ed etnografia del ramo dell'Estremo Oriente dell'Accademia russa delle scienze. Collana "Studi Orientali. Relazioni Internazionali". 2021, vol. 34. P. 80.

[29] Mitypova G. S. Prerequisiti politici per la preservazione delle tradizioni ortodosse nella Mongolia moderna // Bollettino dell'Università dei Buriati. 2012. Numero speciale VP 60.

[30] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. Op.cit. P. 97.

[31] Ibidem. P. 145.

[32] Ibidem. P. 97.

[33] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. La Chiesa ortodossa russa in Mongolia: storia e presente / Caporedattore: Ts. P. Vanchikova. Irkutsk: Casa editrice Ottisk, 2020. P. 134.

[34] Ibidem. P. 142.

[35] Ibidem. Pp. 143, 159; Mikhalev A.V. Migrazione delle religioni: tre scenari della cristianizzazione della Mongolia moderna // Eurasia: tradizioni spirituali dei popoli. 2012. N. 3. P. 107; Mikhalev A. V. L'Ortodossia nella Mongolia moderna: retorica e pratiche di espansione culturale // Ab Imperio. 2008. N. 1. Pp. 235-253.

[36] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. Op.cit. P. 147.

[37] Ibidem. P.p. 153, 156, 158.

[38] Ibidem. P. 162.

[39] Ibidem. P. 162.

[40] Ibidem. P. 171.

[41] Ibidem. P. 175.

[42] Il concetto di rinascita dell'attività missionaria della Chiesa ortodossa russa. 6 ottobre 1995 // Sito web del Dipartimento Missionario sinodale, Rivista Missionaria. URL: https://sinmis.ru/koncepciya-vozrozhdeniya-missionerskoj-deyatelnosti-russkoj-pravoslavnoj-cerkvi/

[43] Il concetto di attività missionaria della Chiesa ortodossa russa. 27 marzo 2007 // Sito ufficiale del Patriarcato di Mosca. URL: http://www.patriarchia.ru/db/text/220922.html (data di accesso: 17/05/2022).

[44] Metropolita Ioannis (Zizioulas). La Chiesa Ortodossa e il Terzo Millennio // Sito web Azbuka Very. URL: https://azbyka.ru/otechnik/Ioann_Ziziulas/pravoslavnaja-tserkov-i-trete-tysjacheletie/ (data di accesso: 17/05/2022).

[45] Trubach A., arciprete. La missione ortodossa tra i mongoli (inizio del XXI secolo). Sinossi dell'argomento proposto per una tesi di magistero. Mosca, 2019. P. 11.

[46] Il concetto di attività missionaria della Chiesa ortodossa russa. 27 marzo 2007...

[47] Trubach A., arciprete. La storia e la situazione attuale dell'Ortodossia in Mongolia... P. 11.

[48] Kornienko N. N., Plekhanova A. M. Op.cit. P. 187.

[49] Pospelov A. Attraverso la Mongolia con una croce. 30/12/2005 // Sito web Pravoslavie.ru. URL: https://pravoslavie.ru/4650.html

[50] Mitypova G.S. Op.cit. P. 58.

[51] Apologetica // Sito web Azbuka Very. URL: https://azbyka.ru/apologetika

[52] Sabirov R.T. Fattori socioculturali della conversione dei mongoli al cristianesimo dopo il 1990 // Il cristianesimo nell'Asia meridionale e orientale: storia e presente / Redattore capo: I. I. Abylgaziev; Redattore capo: OV Novakova. Mosca: Klyuch-S, 2016. P. 119.

[53] Melton J. Gordon. Mongolia // Religioni del mondo: un'enciclopedia completa di credenze e pratiche / A cura di J. G. Melton, M. Baumann. Oxford: ABC-CLIO, 2010. p. 1938.

[54] Hun am, oron suutsny 2020 ony ulsyn eljit toollogyn nagdsen dun...X. 5.

[55] Monkhchimeg B. S. Yanzhinsuren: Shashny munkhruulgad hat autage sankhuugeer khokhirson khun tsongui // Sito web "Peak.mn". 2021. URL: https://peak.mn/news/s-ynjinsuren-shashinsudlaach

[56] Tor, sum hiidiin hariltsaany tukhai

[57] Basenkov V. Il mio servizio in Mongolia è un evento assolutamente radioso. 03/10/2023 // Sito web Zen. URL: https://dzen.ru/a/ZApLWMkypxn85taw

[58] Ibidem.

[59] In generale, i russi in Mongolia sono "caratterizzati storicamente dal ricorso allo sciamanesimo e al buddismo pur dichiarandosi formalmente ortodossi" (Vedi: Mikhalev A. V. La diaspora russa in Mongolia: le fasi della formazione delle pratiche religiose di frontiera // L'Oriente (Oriens 2017. N. 2. Pg. 62-71).

[60] Kornienko N.N., Plekhanova A.M., Op.cit. P. 159.

 
Митрополит Иларион: Константинопольский Патриархат утратил право именоваться координирующим центром для Православной Церкви

«Путь к возвращению из раскола всегда открыт, и этот путь лежит через покаяние», – сказал председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион, говоря в интервью аналитической телепрограмме «Большая игра» о путях выхода из ситуации, сложившейся в связи антиканоническими действиями Константинопольского Патриархата, из-за которых Священный Синод Русской Православной Церкви 15 октября 2018 года был вынужден признать невозможным дальнейшее пребывание с ним в евхаристическом общении.

Как известно, своими решениями от 11 октября Константинопольский Патриархат «отменил» принятое более 300 лет назад решение о передаче Киевской митрополии в ведение Московского Патриархата, тем самым посягнув на каноническую территорию Русской Православной Церкви, и заявил о готовности к реализации проекта «украинской автокефалии». Кроме того, Синод Константинопольского Патриархата в нарушение канонического порядка принял в общение лидеров украинского раскола.

«Константинопольский Патриархат присоединился к существующему уже на протяжении более четверти века чисто политическому проекту создания так называемой автокефальной украинской церкви, – напомнил председатель ОВЦС. – Проект был инициирован и поддерживается политическими лидерами, но его не поддерживает основная масса церковного народа Украины – это видно по многотысячным крестным ходам, которые проходят в Киеве, это видно по переполненным храмам канонической Украинской Православной Церкви. И мы сожалеем о том, что Константинопольский Патриархат в своих корыстных интересах встал на путь поддержки раскола – этого антицерковного политического проекта».

Это не первый подобный случай в истории, с сожалением констатировал митрополит Волоколамский Иларион. «Мы помним о том, как Константинополь поддерживал обновленческий раскол и наносил удары Русской Православной Церкви всякий раз, когда она оказывалась в трудном положении, – отметил архипастырь. – Вот цена той братской любви, о которой так часто заявляет Константинопольский Патриархат».

«Мы сейчас встали перед новой церковной реальностью: у нас больше нет единого координирующего центра в Православной Церкви, и мы должны это очень ясно сознавать. Константинопольский Патриархат в качестве такового центра самоликвидировался», – подчеркнул митрополит Иларион.  Он напомнил, что на протяжении нескольких десятилетий Московский Патриархат и другие Поместные Церкви участвовали в подготовке Всеправославного Собора, их представители и Предстоятели съезжались на собрания, которые организовывал Константинопольский Патриархат. «Но вторгшись в канонические пределы иной Поместной Церкви, легитимизировав раскол, он утратил право именоваться координирующим центром для Православной Церкви», – сказал иерарх.

Существует ли возможность, что Константинопольский Патриархат откажется от предпринятых им шагов? «Возможность для покаяния всегда остается, хотя логика последних действий не предполагает каких-то шагов в противоположную сторону, – выразил мнение владыка Иларион. – Но мы все-таки очень надеемся на то, что разум восторжествует. Патриарх Варфоломей часто именуется «духовным лидером 300-миллионного православного населения планеты», но из этих 300 миллионов как минимум половину нужно сейчас вычитать: он не является духовным лидером ни для Русской Православной Церкви, ни для тех Поместных Православных Церквей, которые, как я думаю, не поддержат его разбойнических действий. Именно поэтому я и говорю, что он утратил сейчас право именоваться координирующим центром для Православной Церкви».

Московский Патриархат продолжит общение с другими Поместными Православными Церквами, сказал председатель ОВЦС: «Мы будем продолжать ездить друг к другу в гости, координировать наши усилия, наши взгляды, но из этого процесса Константинопольский Патриархат сейчас выпал, и мы должны это ясно понимать».

 
Amiamo Dio e uniamoci in Dio

sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Dopo un servizio di preghiera per la pace in Ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha lanciato un appello ai fedeli affinché si amino e si rispettino a vicenda.

Il 4 marzo alle ore 12 in tutte le chiese e i monasteri della Chiesa ortodossa ucraina si sono svolte preghiere perché si ottenga al più presto la pace in Ucraina. Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha pregato nella chiesa domestica del convento della santissima Trinità di Feofanija a Kiev. Al termine del servizio di preghiera, il metropolita si è rivolto ai fedeli, come riferisce il Dipartimento per l'informazione e l'istruzione della Chiesa ortodossa ucraina.

Ecco l'appello di sua Beatitudine il metropolita Onufrij dopo il servizio di preghiera per la pace in Ucraina.

"In tutta la nostra Chiesa ortodossa ucraina, stiamo pregando per la pace nella terra ucraina. Con nostro grande dolore, è ora il nono giorno di guerra nella nostra terra. Le truppe russe stanno combattendo contro l'Ucraina. La tristezza riempie i nostri cuori. La gente sta morendo, i civili stanno morendo, i bambini stanno morendo. La terra è piena di pianto e dolore. I rifugiati non hanno un posto dove posare il capo. Preghiamo che Dio abbia misericordia di noi.

La nostra santa Chiesa ortodossa ucraina ha sempre insegnato, desiderato e predicato l'amore tra le nazioni. Abbiamo auspicato in particolare che ci sia pace e armonia tra i popoli russo e ucraino. Abbiamo voluto che questi popoli vivano da buoni vicini: nel rispetto reciproco, nella pazienza reciproca e nell'amore. Siamo stati e siamo ancora insultati per questo, con ogni sorta di parole ed espressioni oscene. Ma non ne teniamo conto. Ancora oggi vogliamo che il popolo russo e quello ucraino vivano pacificamente tra di loro.

Ecco perché mi rivolgo al Presidente della Federazione Russa V. V. Putin e gli chiedo: "Vladimir Vladimirovich, faccia di tutto per fermare la guerra nella terra ucraina! La guerra non porta del bene al popolo. La guerra versa sangue. E il sangue divide le persone. Può farlo e noi crediamo e vorremmo che lo faccia. Chiediamo che i giorni della Quaresima siano per noi pacifici, affinché possiamo celebrare con gioia la festa luminosa della vita, la festa della santa Risurrezione di Cristo.

Sappiamo che ci sono problemi tra le nazioni: ci sono, ci sono stati e ci saranno problemi. Ma abbiamo sempre sostenuto il punto di vista che noi come creature di Dio, dotate di ragione e di parola, dovremmo risolvere questi problemi con l'aiuto della parola e della ragione.

Chiediamo a entrambe le parti, russa e ucraina, di sedersi al tavolo dei negoziati e di risolvere tutti i problemi che esistono tra di noi, non con la spada. La spada divide ma l'amore unisce. Tolleriamoci, rispettiamoci, amiamo Dio e siamo uniti in Dio. Quell'unità che nessuno e niente può distruggere. L'unità che si ottiene con la spada è di breve durata e inaffidabile. È unità umana e va in pezzi. L'unità che è in Dio è eterna. Vorrei che ci fosse unità in Dio tra le nostre nazioni, vorrei che ci amassimo e fossimo uniti in Dio.

Che Dio ci benedica tutti!"

 
Un'isola d'Ortodossia nella capitale dell'Irlanda

la chiesa dei santi Pietro e Paolo a Dublino

L'Irlanda dà l'impressione di essere un paese pacifico e benedetto, in particolare a un viaggiatore che pone per la prima volta un piede sul suo terreno. Paesaggi dolci con erba verde e pecore al pascolo mi riportano alla mente i ricordi della Gran Bretagna che ho conosciuto e a cui sono molto legato. Tuttavia, l'Irlanda non conosce la frenesia che talvolta spazza lo splendore inglese come un vortice. La terra irlandese, illuminata e benedetta da san Patrizio, ha prodotto centinaia di santi nel periodo in cui Roma era ancora unita con la Chiesa di Cristo.

La spiritualità irlandese, che non è ancora completamente estinta e non è ancora stata sradicata dal paese, riempie i residenti locali di compassione e gentilezza e li aiuta a mantenere uno spirito di sacrificio personale e a non essere indifferenti ai problemi degli altri. È vero che rimangono solo frammenti della nazione un tempo pia, e oggi ancor più divisa dallo spirito del secolarismo e dal passaggio di leggi anti-cristiane, inclusa la legalizzazione dei cosiddetti "matrimoni omosessuali". Ma anche in queste circostanze la Buona Novella di Cristo vi è ancora diffusa, perché la fede ortodossa esiste nell'Irlanda moderna.

La presenza ortodossa in Irlanda sta gradualmente crescendo: secondo il censimento della popolazione del 2016, attualmente vivono nel paese 62.000 cristiani ortodossi, il 36% in più rispetto al 2011. Ora sono attive le parrocchie di cinque giurisdizioni ortodosse: il Patriarcato di Costantinopoli, le Chiese di Romania, Serbia e Antiochia e il Patriarcato di Mosca. Le parrocchie russe non sono numerose: sono solo sette in tutta l'isola, ma una comunità ortodossa russa ha acquisito la proprietà della chiesa dei santi Pietro e Paolo a Harold's Cross Road a Dublino. Questa parrocchia è stata ristabilita nei primi anni 2000 dal sacerdote Michael (Mikhail) Gogolev dall'Inghilterra. L'edificio della chiesa è stato trovato anche grazie ai suoi sforzi. All'inizio la chiesa era affittata, e nel 2013 è stata acquistata con i fondi raccolti dai parrocchiani e con parziale sostegno della diocesi di Sourozh.

L'attuale rettore della chiesa dei santi Pietro e Paolo, il sacerdote Michael Nasonov, serve a Dublino dal 2011. Nato a Sebastopoli, si è laureato alla Scuola di religione e filosofia di San Pietroburgo e all'Istituto teologico ortodosso san Sergio a Parigi. È stato ordinato sacerdote nel marzo del 2002. Fr. Michael ha lavorato come vice-rettore del seminario teologico di Kostroma e come insegnante presso l'Università ortodossa umanistica di san Tikhon a Mosca.

Ho avuto l'opportunità di parlare con p. Michael a Dublino durante il mio breve viaggio in Irlanda.

Sulle prime impressioni dopo il trasferimento in Irlanda

Dublino

Trasferirsi in un paese straniero, soprattutto se è separato dalla propria patria da mari e canali, fa sempre una forte impressione sulle persone. Qualcosa sembra molto strano e peculiare, alcune cose sembrano banali, mentre altre cose fanno veramente paura. Batjushka, per esempio, è stato deluso dal fatto che la Chiesa cattolica in Irlanda era sotto pressione.

"La Chiesa cattolica è sotto pressione da tanti lati", dice padre Michael. "La stampa scrive cose negative sulla Chiesa o la ignora. I media continuano a ripresentare diversi scandali correlati alla Chiesa. Tutto ciò ha effetti negativi, in particolare sui giovani. Ho parlato con alcuni giovani irlandesi la cui opinione è che ogni prete cattolico è un terribile criminale. Ma c'è un altro fattore. Una volta la Chiesa cattolica aveva una grande influenza sulla vita in Irlanda, talvolta estrema (in alcune regioni un vescovo era una figura più importante del governo locale). E ciò di tanto in tanto ha causato problemi. Per esempio, ci sono stati casi di gravi punizioni nelle scuole e altri incidenti di questo tipo che hanno alienato gli anziani di oggi dalla Chiesa. Tuttavia, ora la Chiesa cattolica è una delle poche istituzioni che difendono vigorosamente la propria posizione su aborti e "matrimoni omosessuali".

"Certamente, manteniamo cordiali contatti con la Chiesa cattolica, i suoi vescovi e il clero, a Dublino e nelle regioni. È veramente vitale. Per esempio, la maggior parte delle nostre parrocchie affitta edifici di chiese cattoliche per una tassa simbolica o li ha in uso gratuitamente", continua padre Michael. "Oltre a ciò, attraverso i cappellani cattolici è più facile per noi accedere alle prigioni e agli ospedali per un ministero pastorale agli ortodossi. Questi cappellani servono in quasi tutte le prigioni e gli ospedali in Irlanda".

Rispondendo alla mia domanda sulle sue impressioni dopo l'inizio del suo ministero a Dublino, batjushka spiega che il servizio all'estero è associato alle specificità della parrocchia e alle sue differenze dalle parrocchie di altri paesi:

"Da una parte, le parrocchie di Dublino, Mosca o Kostroma sono tutte simili in molti modi; ma d'altra parte sono molto differenti. Le parrocchie all'estero sono diverse dalle parrocchie russe per composizione nazionale e sociale. E le parrocchie all'estero differiscono pure le une dalle altre. Ricordo le parrocchie in Francia, e non sono come quelle in Irlanda. Anche nel Regno Unito le parrocchie sono diverse. La nostra parrocchia di Dublino è unica perché i nostri parrocchiani hanno cominciato ad andare in chiesa solo dopo il loro arrivo in Irlanda. La struttura sociale della nostra parrocchia è specifica, poiché per la maggior parte i nostri parrocchiani sono immigrati che si sono trasferiti qui alla fine degli anni '90. A differenza di Parigi o di Londra, non ci sono molti di antica immigrazione a Dublino. C'era un piccolo gruppo di russi a Dublino, che è venuto in Irlanda dopo la guerra civile russa, così come un gruppo di rifugiati russi provenienti dalla Cina, che hanno lasciato Harbin quando vi è stato istituito il governo comunista. Su iniziativa del sacerdote Nikolai Kuris, nativo della provincia di Odessa, è stata fondata qui una parrocchia russa che è esistita fino al 1977. Allora, ai primi anni 2000, con la benedizione del metropolita Antony di Sourozh, il sacerdote Michael Gogolev è venuto a Dublino e ha fatto molto per costruirvi una comunità ecclesiastica. Padre Michael è tornato in Inghilterra al momento del mio arrivo qui, nel 2011, a essere preciso. Così sono diventato il secondo sacerdote della parrocchia di Dublino dopo la sua rinascita".

Sulla vita della parrocchia e dei suoi parrocchiani

il rettore della rappresentanza patriarcale, la chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo a Dublino, padre Michael Nasonov

Commentando sulle mie parole sui possibili problemi della parrocchia di Dublino, batjushka si sofferma su questo argomento, concentrando la sua attenzione sui parrocchiani – il nucleo di ogni parrocchia.

"La gente viene in chiesa con i propri problemi. Noi chiediamo a Dio di risolvere i nostri problemi. La gente si aspetta sostegno, consolazione e istruzione da un prete. Suppongo che il problema principale (forse questo vale per tutte le parrocchie) è la necessità di creare un'atmosfera di mutuo aiuto e sostegno, di una famiglia unita e di un amore fraterno in una parrocchia. La nostra parrocchia ha buoni parrocchiani che sono sensibili e non indifferenti agli avvenimenti che ci circondano. Per esempio, quando la chiesa è stata inondata durante una terribile inondazione nel 2011, le persone sono venute qui e hanno contribuito a riparare la chiesa, tra di loro c'erano persone che non sono membri permanenti della chiesa".

"La vita in Irlanda ha due aspetti per i nostri parrocchiani", continua padre Michael. "Il paese è piccolo e si può dire che molti irlandesi sono collegati tra di loro, rendendo così molto impegnativa l'integrazione nella società irlandese (anche se gli irlandesi sono molto amichevoli verso i nuovi arrivati). Tuttavia, ciò crea una situazione di stress per i nuovi arrivati; Inoltre, i lavoratori stranieri in Irlanda sono i primi a essere licenziati. Tuttavia, mentre si adattano al modo di vivere irlandese, molti immigrati "entrano in letargo spirituale", per così dire. Qui c'è conforto e non ci sono così lunghe distanze e problemi come nella loro patria. Essi semplicemente "si ritirano nelle loro conchiglie" e gradualmente declinano spiritualmente. Sarebbe meglio se la nostra gente si risvegliasse e uscisse dalle proprie conchiglie".

"Quanto alla nostra parrocchia in generale, abbiamo dei problemi con la nostra struttura; anche se abbiamo un riscaldamento, fa freddo nella chiesa. Anche se ci sono lettori e accoliti sufficienti, abbiamo una scarsità di coristi, specialmente uomini. Abbiamo poche persone con voci da cantori che sono disposte a cantare. Dopo tutto, la nostra parrocchia è costituita principalmente da persone comuni che lavorano nei cantieri. Abbiamo anche alcuni programmatori informatici, ma non abbiamo quasi "intellettuali creativi", quindi la nostra situazione non può essere paragonata a quella di Londra o di Parigi. E non possiamo invitare nessuno dalla Russia per mancanza di risorse. La nostra parrocchia può permettersi un solo sacerdote pagato".

Quindi il patriarcato non la paga?

No, non mi paga. La nostra comunità paga un modesto salario mensile al suo sacerdote. La parrocchia ha sufficienti soldi per sostenere il prete e coprire le spese correnti: riscaldamento, elettricità e così via. Tutti gli altri sacerdoti russi in Irlanda devono avere lavori secolari, soprattutto come programmatori informatici. Ma io ho più tempo libero per viaggiare in tutta l'Irlanda e visitare tutte le parrocchie. Quando qualcuno sta morendo o è ammalato in ospedale, è mio dovere visitarlo. Certo, sono felice di avere questa opportunità.

Un altro problema è la mancanza di monasteri. Non ci sono monasteri ortodossi in Irlanda nei nostri giorni.

Quindi nessuna giurisdizione ha un monastero o un convento?

Giusto. Un buon monastero sarebbe un grande aiuto per una parrocchia ortodossa. Ma non siamo ancora in grado di fondare un monastero. Non è una questione di trovare un locale adatto. Il problema è che dobbiamo trovare un monaco esperto che vive da qualche tempo in un monastero. Ma tutti i monaci buoni sono impegnati, mentre i monaci cattivi non servono a nessuno. Tuttavia, credo che, a tempo debito, tutto si risolverà con la grazia di Dio. Abbiamo una parrocchia con un gran numero di uomini attivi e una sorta di fratellanza. Forse un giorno ne potrà venir fuori una comunità monastica.

La nostra conversazione passa al tema dei bambini. Batjushka sta crescendo tre figli, e ha molti parrocchiani con figli. Così la sua comunità sta sostenendo attivamente un programma educativo per i bambini.

"I nostri corsi della scuola domenicale sono tenuti in tre lingue: russo, inglese e moldavo. Non credo che sia una buona idea organizzare il processo di insegnamento prendendo una tipica scuola media come esempio: interrogazioni, risposte, voti, esami. Voglio che la scuola sia un luogo dove si possono trovare nuovi amici. Il nostro compito non è tanto l'attuazione del curriculum quanto la creazione di una speciale atmosfera. Abbiamo anche una scuola di recitazione, in modo che i bambini possano preparare delle rappresentazioni".

E questi figli rimangono nella Chiesa o alla fine la lasciano? Il problema degli adolescenti che abbandonano la vita della Chiesa è abbastanza grave, perché viviamo in un ambiente secolare che spesso è ostile verso il cristianesimo. Questo è vero non solo per la Bielorussia o la Russia, ma anche per la maggior parte d'Europa.

Ovviamente, gli adolescenti delle famiglie migranti che vanno in chiesa non si sentiranno a proprio agio nella società irlandese. È difficile per un bambino realizzare, capire e accettare che non è come gli altri. Le persone intorno a lui non si comportano nel modo in cui lui si comporta. È per questo che un bambino dovrebbe essere consapevole del perché va in chiesa, prega e tiene il digiuno. Gli adulti non sono sempre in grado di inculcare questa consapevolezza nei bambini. Quindi talvolta anche gli adolescenti che sono stati cresciuti secondo la tradizione della Chiesa si allontanano dalla Chiesa, ma ritornano poi alla Chiesa dopo il periodo critico (di maturazione). Ma, purtroppo, non tutti i giovani ritornano, tanto più perché nella nostra parrocchia molte famiglie hanno iniziato la loro vita nella Chiesa solo dopo essere andate all'estero. Così i genitori non hanno abbastanza esperienza spirituale per fornire un'educazione religiosa adeguata ai loro figli. Come sappiamo, a un certo punto i genitori gradualmente perdono la loro autorità sugli adolescenti che iniziano a cercare altre influenze da imitare. È importante che gli adolescenti si associno con i loro pari religiosi: così si rendono conto che altre persone della loro età condividono la stessa fede religiosa.

Chi insegna alla vostra scuola domenicale?

I nostri parrocchiani. In questo senso, la nostra parrocchia fa loro del bene e l'attività didattica porta loro gioia. Inoltre, lo fanno per i propri figli e per se stessi. Ma a Mosca esistono molte parrocchie simili, specialmente dove i parrocchiani sono pieni di iniziativa e il sacerdote locale li incoraggia. Qui abbiamo uno svantaggio: la gente si sente come se fosse in un sottomarino – la nostra chiesa è l'unica chiesa russa a Dublino. Quindi, se non ti piace batjushka o se qualcuno ti ha offeso qui, allora non hai alternative e dovrai fare pace con loro e imparare ad affrontare gli altri. La nostra parrocchia è come una grande famiglia.

Ma i vostri fedeli possono andare in chiese di altre giurisdizioni...

chiesa di rappresentanza patriarcale dei santi apostoli Pietro e Paolo. Foto di Karta.patriarchia.ru

Dai romeni, dove tutte le funzioni sono in romeno? O alle parrocchie dei patriarcati di Costantinopoli o di Antiochia, dove non ci sono funzioni in slavonico ecclesiastico? La parrocchia del Patriarcato Ecumenico è prevalentemente costituita da greci, mentre la parrocchia antiochena – soprattutto da georgiani. Purtroppo, molti georgiani hanno lasciato la nostra parrocchia a seguito della guerra dell'agosto 2008.

Avete avuto problemi simili con gli ucraini dopo gli eventi in Ucraina nel 2014?

Questi eventi hanno avuto il maggior effetto sugli ex residenti di Kiev, la capitale, e molti di loro hanno lasciato la nostra parrocchia. In realtà, abbiamo molti ucraini nella comunità, ma per qualche motivo se ne sono andati soprattutto i nativi di Kiev, mentre gli ex residenti dell'Ucraina occidentale sono rimasti con noi. Così, le preoccupazioni di questo mondo di cui parla la parabola del seminatore sono venute su di loro. I nostri parrocchiani nativi dell'Ucraina occidentale provengono da famiglie religiose, e hanno preso le notizie in Internet dal loro paese natale come lo fanno le persone spirituali. E sembra che coloro che venivano da Kiev fossero persone leggermente diverse. Sicuramente siamo molto dispiaciuti che abbiano smesso di frequentare le nostre funzioni religiose. Stiamo pregando per tutti e vorremmo che la tragica situazione in Ucraina si risolvesse definitivamente.

Padre Mikhail si sente certo che la sua parrocchia, nonostante tutte le difficoltà, stia sviluppandosi e prosperando grazie alle intercessioni dei santi irlandesi. La comunità li venera; i pellegrinaggi ai luoghi sacri dell'Irlanda sono diventati una buona tradizione e alcuni santi locali sono raffigurati sul livello superiore dell'iconostasi. Il rettore sta raccogliendo informazioni su tutti i luoghi santi dell'Irlanda e prevede un giorno di pubblicare una guida su questo tema. Ma i pellegrini devono ancora usare un libro più secolare, intitolato Sacred Ireland.

Naturalmente, la parrocchia dei santi Pietro e Paolo è ancora una comunità di immigrati e ha pochissimi membri irlandesi nativi; tuttavia il loro numero sta lentamente crescendo. Purtroppo, i nativi di molti paesi con tradizione prevalentemente cattolica sono riluttanti ad abbracciare l'Ortodossia e in maggioranza le comunità ortodosse si occupano di immigrati. Ma per essere obiettivi, le comunità devono prima compiere il loro compito missionario fondamentale – raggiungere quegli ortodossi nominali che, trasferendosi in una terra straniera, non hanno ancora trovato la loro strada verso la Chiesa di Dio e invece stanno ancora vagando in profondità nel pensiero e nella ricerca spirituale

 
Сирийская альтернатива

Статья Владимира Путина, опубликованная в американской газете «Нью-Йорк таймс».

Ситуация, складывающаяся сегодня в мире, в частности обстановка в Сирии и вокруг неё, побудила меня обратиться напрямую к американским гражданам и политическим деятелям. Считаю это важным в условиях, когда ощущается дефицит контактов и общения между российским и американским обществами.

Хотел бы напомнить, что отношения между нашими странами в своём развитии прошли разные этапы. Мы противостояли друг другу в годы «холодной войны». Но мы были и союзниками, вместе разгромили нацизм во Второй мировой войне. И именно по итогам той войны, с целью предотвратить повторение масштабной трагедии, была создана универсальная международная организация – ООН.

Отцы-основатели ООН понимали, что судьбоносные решения по вопросам войны и мира должны приниматься только консенсусом, и по настоянию США закрепили в Уставе ООН право вето для постоянных членов Совета Безопасности. В этом заложен глубокий смысл, обеспечивающий на протяжении многих десятилетий более или менее устойчивое развитие международных отношений.

Никто не хочет, чтобы ООН повторила судьбу Лиги Наций, которая развалилась из-за отсутствия реальных рычагов воздействия на международную ситуацию. А такое возможно, если влиятельные страны будут предпринимать силовые акции в обход ООН, без санкции её Совета Безопасности.

Хотел бы отметить, что планируемый удар Соединённых Штатов по Сирии, невзирая на серьёзную и острую оппозицию множества стран, крупных политических и религиозных деятелей, включая Папу Римского, может привести лишь к новым невинным жертвам, к эскалации конфликта, выхлестнув его далеко за пределы Сирии. Неизбежны расширение насилия и новая волна терроризма. Ракетно-бомбовый удар может подорвать многосторонние усилия, направленные на решение иранской ядерной проблемы и урегулирование арабо-израильского конфликта, привести к дальнейшей дестабилизации всей обстановки на Ближнем Востоке и в Северной Африке. Это чревато полной разбалансировкой системы международного права и миропорядка.

Нужно понимать, что в Сирии сегодня речь идёт не о борьбе за утверждение демократии, а о вооружённом противостоянии правительства и оппозиции в многоконфессиональной стране. Поборников демократии там не так много. А вот экстремистов всех мастей и алькаидовцев на стороне оппозиции хватает. Кстати, Госдепартамент США сам признал террористическими воюющие в лагере оппозиционеров организации «Джабхат Ан-Нусра» и «Исламское государство Ирака и Леванта». Внутренняя конфронтация, которую с самого начала подогревали поставки оружия извне оппозиционерам, вылилась в один из кровопролитнейших конфликтов в мире.

Не может не беспокоить, что в Сирии воюют не только наёмники из арабских стран, но и сотни боевиков изряда западных государств и даже России. Кто может гарантировать, что эти бандиты, набравшись опыта, не окажутся потом в наших странах, как это имело место в Мали после ливийских событий? Это реальная угроза для всех нас. Ужасная трагедия в ходе Бостонского марафона лишний раз подтверждает это.

Россия с самого начала последовательно проводит линию на поддержку мирного диалога с целью выработки самими сирийцами компромиссной модели будущего развития страны. Причём мы защищаем не сирийское правительство, а нормы международного права. Постоянно доказываем необходимость полного задействования возможностей Совета Безопасности ООН. Исходили и исходим из того, что в современном сложном и турбулентном мире сохранение правопорядка – один из немногих рычагов, способных удержать международные отношения от сползания к хаосу. Закон остаётся законом. Его исполнение обязательно всегда – независимо от того, нравится это кому-то или нет. Действующее международное право позволяет использовать силу только в двух случаях – либо при самообороне, либо по решению Совета Безопасности. Всё остальное по Уставу ООН недопустимо и квалифицируется как агрессия.

Никто не ставит под сомнение факт использования в Сирии химических отравляющих веществ. Однако есть все основания полагать, что это сделала не сирийская армия, а силы оппозиции. Цель – спровоцировать вмешательство их могущественных покровителей из-за рубежа, которые в таком случае выступили бы по сути на стороне фундаменталистов. В этом контексте обращают на себя внимание сообщения о том, что боевики готовят новую химическую атаку – на этот раз на Израиль.

Настораживает, что попытки силового вмешательства в различные внутренние конфликты становятся для США обычным делом. Возникает вопрос: отвечает ли это долгосрочным интересам самих Соединённых Штатов? Сомневаюсь. Ведь в сознании миллионов людей на планете Америка всё чаще воспринимается не как образец демократии, а как игрок, который делает ставку исключительно на грубую силу, сколачивая под конкретную ситуацию коалиции с лозунгом «кто не с нами – тот против нас».

Применение силы показало свою неэффективность и бессмысленность. Афганистан лихорадит, и никто не может сказать, что будет там после вывода международных сил. Ливия разделена на зоны влияния племён и кланов. В Ираке продолжается гражданская война, и каждый день гибнут десятки людей. В самих США многие проводят прямую аналогию между Ираком и Сирией и в этой связи спрашивают: зачем повторять недавние ошибки?

Имевшие место силовые акции подтверждают также то, что какими бы точечными ни были удары с использованием самого современного оружия, жертвы среди гражданского населения неизбежны. Причём страдают в первую очередь старики и дети, жизни которых как раз и пытаются якобы защищать с помощью этих ударов.

Подобные силовые действия вызывают закономерную реакцию в мире – если нельзя полагаться на международное право, то надо искать другие варианты гарантированного обеспечения собственной безопасности. И вот всё большее число стран стремится обзавестись оружием массового уничтожения, срабатывает простая логика: «если у тебя бомба, тебя не тронут». Получается, что на словах говорится о необходимости укрепления режима нераспространения, а на деле – происходит его размывание.

Нужно прекратить использовать язык силы, вернуться на путь цивилизованного политико-дипломатического урегулирования конфликтов.

Новые возможности обойтись без военной акции в Сирии появились в последние дни. США, Россия, все члены международного сообщества обязаны воспользоваться проявленной сирийским правительством готовностью пойти на установление международного контроля над своим химическим арсеналом и в последующем уничтожить его. Судя по заявлениям Президента Барака Обамы, Соединённые Штаты увидели в этом определённую альтернативу, позволяющую воздержаться от удара.

Приветствую настрой американского лидера на продолжение диалога с Россией по сирийскому вопросу. Мы давно призывали к совместной работе. Сейчас крайне важно объединёнными усилиями не дать погаснуть этому проблеску надежды, как мы договаривались на саммите «большой восьмёрки» в Лох-Эрне, перевести ситуацию в переговорное русло.

Если мы избежим силовой акции против Сирии, то кардинально изменим атмосферу в международных делах в целом, укрепим взаимное доверие. Это будет наш совместный успех, который откроет перспективу для сотрудничества по другим важнейшим проблемам современности.

В заключение хотел бы отметить следующее. С Президентом США Бараком Обамой у нас складываются всё более доверительные деловые и личные отношения. Я дорожу этим. Внимательно ознакомился с его обращением к нации от 10 сентября. И позволю себе пополемизировать по вопросу, который считаю абсолютно ключевым и фундаментальным.

Президент США предпринял в своей речи попытку обосновать исключительность американской нации. Проводимая США политика, по словам Президента США, «отличает Америку от других». «Вот что делает нас исключительными», – прямо заявил он. Считаю очень опасным закладывать в головы людей идею об их исключительности, чем бы это ни мотивировалось. Есть государства большие и малые, богатые и бедные, с давними демократическими традициями и которые только ищут свой путь к демократии. И они проводят, конечно, разную политику. Мы разные, но когда мы просим Господа благословить нас, мы не должны забывать, что Бог создал нас равными.

 

 
Qualche considerazione in merito all'assassinio di Mozgovoj

Amici,

Sarò onesto con voi: l'assassinio di Mozgovoj mi ha colpito come un pugno nello stomaco, proprio come era successo con Buzina il mio primo pensiero dopo aver sentito la notizia è stato: "Oh Dio - non lui!". Non sono sempre stato d'accordo con tutto ciò che questi due uomini hanno detto, ma entrambi erano cari al mio cuore per la loro immensa, davvero splendida, onestà e coraggio. In un'epoca in cui il mondo è pieno di “leader” tiepidi, senza principi, cinici, Buzina e Mozgovoj brillavano veramente per la loro assoluta onestà.

Anche se sono in uno stato di totale disgusto e rabbia, voglio condividere con voi alcuni pensieri semplici:

1) Mentre è maledettamente chiaro chi ha ucciso Buzina, è troppo presto per stabilire chi ha ucciso Mozgovoj. Quei "generali da poltrona" che stanno già puntando il dito contro questa o quella persona o gruppo non fanno altro che peggiorare le cose e, oggettivamente, fare il gioco di Kiev.

2) Un attacco come quello che è successo oggi non è qualcosa che si organizza in 24 ore. Quindi, coloro che stanno collegando questo omicidio con questo o quell'evento recente, per definizione, si sbagliano.

3) Sembra tanto fine dare la colpa a Kiev ancora una volta, ma anche se questo omicidio è avvenuto per ordine del regime di Kiev (o dello stesso Zio Sam), le autorità a Lugansk sono quanto meno colpevoli di negligenza criminale.

4) Faccio veramente fatica a immaginare che gli altrimenti imbelli mostri ucronazisti a Kiev abbiano i mezzi per uccidere regolarmente i comandanti novorussi in profondità all'interno della Repubblica Popolare di Lugansk. Per quanto riguarda Blackwater / Academi o gli assassini della CIA, questo è ancor meno probabile.

5) Personalmente trovo l'ipotesi che questo omicidio sia stato ordinato da Putin assolutamente ridicola. Allo stesso modo, trovo che l'ipotesi che Surkov abbia ordinato tale delitto "alle spalle di Putin" sia ugualmente assurda. Quindi sono certo che questo non sia un "colpo ordinato dal Cremlino".

Quindi, non è Kiev e non è Mosca - ma allora chi?

Questa è una domanda estremamente pericolosa e divisiva che deve essere fatta, ma va fatta con molta attenzione e solo sulla base dei fatti.

Il posto più logico dove andare a cercare le risposte è Lugansk e intorno quei gruppi di interesse associati a tale Repubblica. Eppure, in questo momento non confonderei le domande legittime con le accuse. Qui devo essere onesto e ammettere che in genere non sono granché impressionato dalle autorità della Repubblica Popolare di Lugansk e personalmente dubito che daranno risposte reali. Spero di essere smentito, ma non sto trattenendo il respiro. Devo dire che se le autorità della Repubblica Popolare di Lugansk non sono in grado di ripulire casa loro o non vogliono farlo, allora dovrà farlo qualcun altro.

Nel momento in cui i negoziati cruciali si svolgono sullo sfondo di un apparentemente inevitabile attacco ucronazista il Cremlino non può permettersi di avere Lugansk invasa dal marciume di intrighi politici e omicidi locali.

In questo momento, sono troppo triste, disgustato e arrabbiato per aggiungere altro.

Saker

 
Ortodossia e Teosofia: la storia di Vera Johnston

in senso orario da in alto a sinistra: Vera Johnston, Charles Johnston, Henry Olcott, Vera Zhelihovsky, Helena Blavatsky

Agli inizi del 1900, una donna di nome Vera Johnston operava nella cattedrale russa di New York e nel seminario di Tenafly, nel New Jersey. Con un cognome come Johnston, si potrebbe pensare che fosse una convertita, il che è esattamente quello che ho pensato io quando ho trovato il suo nome per la prima volta. Ma Vera Johnston era in realtà di famiglia cristiana ortodossa. Era nata nel 1864 nell'Impero Russo, nell'attuale Ucraina, e il suo cognome da nubile era Zhelihovsky. Anche sua madre si chiamava Vera.

Prima del suo matrimonio, la madre Vera si chiamava Vera Blavatsky. Quel cognome, Blavatsky, potrebbe suonare familiare ad alcuni di voi. La sorella maggiore di Vera – quindi la zia della nostra Vera – era una signora di nome Helena Blavatsky – conosciuta anche come Madame Blavatsky, la fondatrice del movimento teosofico.

La teosofia è stata descritta da alcuni come una versione moderna dello gnosticismo. Contiene molti elementi occulti e pagani, e attinge in particolare all'induismo. La stessa Helena Blavatsky trascorse del tempo in India. Le credenze includevano la reincarnazione, antiche divinità pagane, insegnamenti segreti. In sostanza, stiamo parlando di neopaganesimo. Certamente avevano una sorta di considerazione sincretistica per il cristianesimo, come uno dei tanti pezzi della "verità" che poteva condurre alla vera conoscenza, ma fondamentalmente questo è un movimento neopagano.

Helena Blavatsky aveva fondato il movimento teosofico nel 1870 e nel 1886 sua nipote Vera, la futura Vera Johnston, trascorse un po' di tempo con sua zia e lesse le bozze del suo libro La dottrina segreta. Vera a questo punto aveva poco più di vent'anni e sua madre era una seguace di zia Helena, quindi era solo questione di tempo prima che la giovane Vera stessa diventasse una teosofa.

Vera Johnston

Nel 1889, Vera pubblicò un articolo intitolato "Modern Magic" sulla rivista The Theosophist, e ormai apparentemente si era unita al movimento. L'anno prima, nel 1888, aveva sposato Charles Johnston, un seguace inglese di Helena Blavatsky. Lo stesso Johnston era uno dei leader del movimento teosofico ed era particolarmente noto per le sue traduzioni delle scritture indù dal sanscrito all'inglese. Vera e Charles trascorsero anch'essi un po' di tempo in India, ed entrambi scrissero e tradussero numerosi articoli teosofici negli anni a venire. Per esempio, nel 1895, furono coautori di un articolo intitolato "La sacerdotessa di Iside e i suoi accusatori". Questo era in un certo senso ciò che ci si poteva aspettare da Vera e Charles.

La stessa Helena Blavatsky morì nel 1891 e nel 1896 Charles e Vera Johnston si trasferirono a New York City. Vera era ancora una figura molto visibile sulla scena teosofica: parlava a convegni e traduceva articoli.

Qualche tempo dopo la fine del secolo, i Johnston furono associati alla cattedrale ortodossa russa di New York. Ora, i dettagli su questo punto sono molto vaghi. Ciò che vi sto offrendo è fondamentalmente una ricerca incompleta. Semplicemente non sono riuscito a trovare molto materiale sulla vita di Vera Johnston dopo il 1900 circa, e ovviamente questo è il periodo a cui siamo più interessati, perché è allora che lei era associata alla Missione russa.

Quindi, per favore, cercate di capire che gran parte di questo è un mistero. Ma vi darò quello che ho.

Nel 1912, l'arcidiocesi russa trasferì il suo seminario a Tenafly, nel New Jersey. Sia Vera che Charles Johnston erano professori. Non so quale materia insegnasse Vera, ma Charles è elencato nel 1918 come "insegnante di lingua inglese". Durante questo periodo, Vera gestì lo stand del seminario in un bazar russo a New York City (New York Times, 28/03/1915). Entrambi i Johnston erano profondamente coinvolti nel lavoro della Missione russa.

Sempre nel 1915 scrisse un articolo sul Constructive Quarterly intitolato "La venuta dell'arcivescovo Evdokim", parlando dell'arrivo del nuovo vescovo russo. Un passo in particolare sembra rivelare qualcosa della visione religiosa di Vera:

Nel principio così semplicemente ed eloquentemente enunciato da Mons. Evdokim, quali prospettive ci sono di riconciliazione, di vera pace e buona volontà tra gli uomini e le nazioni: le differenze tra le nazioni, nella loro vita religiosa così come nella loro vita secolare, non sono pietre d'inciampo ma rivelazioni della sapienza di Dio. La mente di Cristo è così ampia, così profonda, così ricca, che nessuna razza, niente di meno che tutta l'umanità, è sufficiente a incarnarla e rivelarla. [Il corsivo è nell'originale].

Lo stesso anno, sempre nel Constructive Quarterly, tradusse un articolo intitolato "Bisanzio, il conservatore dell'Ortodossia".

Quindi sembrava, quando ho saputo queste cose, che Vera Johnston si fosse convertita – o riconvertita – all'Ortodossia. Era coinvolta quasi quotidianamente nella vita della Missione russa. Il fatto è che non sembra aver abbandonato la teosofia. Suo marito Charles, anch'egli coinvolto nella missione russa, rimase una figura importante nel movimento teosofico.

All'inizio del XX secolo a New York si formò un gruppo teosofico frammentario, che si autodefiniva "Ordine del Cristo vivente". Sebbene piccolo, questo gruppo comprendeva alcun esponenti delle élite della città – dirigenti di Wall Street, professori, preti episcopaliani, ecc. – così come Charles e Vera Johnston, i cui legami con Helena Blavatsky contribuirono a legittimare l'Ordine. L'Ordine era essenzialmente un tentativo di fondere cristianesimo e teosofia. Il gruppo credeva nella reincarnazione, ma adottò l'aspetto esteriore dell'anglo-cattolicesimo (anglicanesimo tradizionale). I membri veneravano le opere di Helena Blavatsky e dei suoi collaboratori, ma avevano anche un profondo fascino per il misticismo paleocristiano. I membri consideravano perfettamente accettabile far parte dell'Ordine e tuttavia partecipare alla vita, per esempio, della Chiesa episcopale. È probabile che Vera Johnston condividesse questa filosofia, e potrebbe benissimo essersi considerata una cristiana ortodossa pur aderendo contemporaneamente a credenze che l'Ortodossia riconosce come palesemente eretiche. Tutto questo mentre insegnava ai futuri sacerdoti nel seminario ufficiale dell'arcidiocesi russa in America.

Vera Johnston morì nel 1923, poco prima di compiere 60 anni. Charles morì otto anni dopo. È probabile che sopravvivano documenti – forse negli archivi della Chiesa ortodossa in America – che possono aiutarci a comprendere meglio il ruolo dei Johnston nella missione russa e la misura in cui le loro idee teosofiche erano conosciute dal clero russo che li impiegava. Se qualcuno dei nostri lettori può far luce su questo strano episodio della storia ortodossa americana, per favore fatemelo sapere.

[L'autore è in debito con Jake Benson per il suo aiuto nella ricerca su Vera e Charles Johnston]

Nota del traduttore

Matthew Namee è incorso in un errore genealogico piuttosto grave in quest'articolo, quando ha scritto "Prima del suo matrimonio, la madre Vera si chiamava Vera Blavatsky". È corretta la sua affermazione che Vera Zhelihovsky senior fosse la sorella minore di Helena Blavatsky, ma il cognome di nascita di entrambe le sorelle era Hahn, o Von Hahn (una famiglia aristocratica di origini russo-baltiche). Helena si sposò con il generale Nikifor Blavatsky, che abbandonò poco dopo il matrimonio, ma portò per tutta la vita il suo cognome, che è quello con cui è nota nel movimento teosofico.

 
Metropolita Jonah (Paffhausen): "Pentitevi, e fermate questa pazzia"

Ancora una volta, gli Stati Uniti e le sue politiche stanno creando il caos, che porta all'omicidio di persone innocenti e sconvolge un'antica istituzione. Solo che questa volta è una diretta interferenza negli affari non solo di uno stato nazionale, l'Ucraina, ma di un'istituzione religiosa, la Chiesa ortodossa. E l'effetto non è solo a livello locale, ma a livello mondiale.

La concessione dell'autocefalia al corpo scismatico ucraino, il cosiddetto Patriarcato di Kiev, non è principalmente un problema ecclesiastico, ma politico. Ecclesiasticamente, la politica statunitense sta interferendo a vari livelli. Ovviamente non interferisce in difesa dei diritti umani, della libertà di religione, delle istituzioni religiose che governano la propria vita senza commistioni del governo, o del fondamentale principio americano della separazione tra chiesa e stato. Agisce piuttosto contro a questi principi fondamentali americani e cerca di imporre ai fedeli dell'Ucraina una chiesa di stato unificata, sostenendo un governo impopolare installato, sostenuto e mantenuto dagli Stati Uniti, e cerca essenzialmente di nominare per quel corpo il clero e la gerarchia, in particolare il patriarca. Sicuramente sosterrà il governo ucraino nei suoi sforzi per nazionalizzare le 12.000 chiese appartenenti alla legittima Chiesa canonica ucraina e ai suoi fedeli, confiscando gli edifici e le proprietà, compresi gli antichi monasteri e i monumenti nazionali.

Il popolo ucraino, composto da fedeli cristiani ortodossi, combatterà contro la confisca delle proprie chiese, proprio come ha combattuto la confisca sovietica delle proprie chiese da parte dei comunisti negli anni '20. E ora come allora, i fedeli daranno la vita per la protezione dei loro luoghi santi dalla contaminazione da parte di falsi fratelli. Proprio come hanno combattuto eroicamente i nazisti nella seconda guerra mondiale, e poi di nuovo i comunisti dopo che i nazisti sono stati espulsi, respingeranno il falso patriarca Denisenko e combatteranno contro un governo che sanno che non si cura per nulla di loro, dei loro interessi, della loro libertà e della loro libertà religiosa, proprio come hanno respinto i rinnovazionisti della Chiesa vivente negli anni '20.

Moriranno migliaia di persone, protestando contro la politica americana tradotta in azioni violente da parte del governo ucraino. Questo è un peccato grave, per la leadership ucraina e per i suoi padroni americani.

Inoltre, non contenti di manipolare i mafiosi ecclesiastici e politici dell'Ucraina, uno stato fallimentare che coglie il potere e manca di legittimità dal suo popolo, il Dipartimento di Stato e altre agenzie si sono iniettati nel Patriarcato di Costantinopoli. Hanno manipolato l'anziano Patriarca ecumenico, direttamente o tramite i loro delegati, attraverso la sua più grande debolezza: la posizione precaria del Patriarcato in Turchia, da punto di vista politico e finanziario. Hanno provato a espandere la sua giurisdizione, assicurandone la stabilità finanziaria con tangenti di milioni di dollari. Stanno usando e abusando di un vecchio che sta cercando con tutte le sue forze di preservare un'antica istituzione. Hanno compromesso lui, e l'istituzione del Patriarcato ecumenico, e stanno quindi sconvolgendo non solo l'Ucraina e la sua precaria pace, ma promuovendo uno scisma che farà a pezzi il mondo ortodosso, una comunità più ampia degli Stati Uniti. Questa è una mossa amara e cinica, e profondamente malvagia.

La loro giustificazione è che vogliono limitare l'influenza della Russia. I neoconservatori e gli altri che controllano così tanto la politica americana sono posseduti da una russofobia paranoica, rimasta dai tempi della prima guerra fredda, e da un nuovo odio per i valori cristiani abbracciati dalla rinascita della Russia. Nonostante le aperture della Russia per una maggiore cooperazione e distensione, e l'apparente volontà del Presidente Trump di fare amicizia con la Russia, rimaniamo in ostaggio dei timori dei burocrati del Dipartimento di Stato e del Pentagono. Dovremmo non menzionare che la Russia ha un PIL inferiore a quello del Texas, e un bilancio militare di meno di un decimo di quello degli Stati Uniti. Quindi gli Stati Uniti cercano di colpire i russi nel punto che a loro interessa di più: la loro fede, la loro Chiesa, il loro cristianesimo.

La Chiesa ortodossa ucraina canonica, sotto il metropolita Onufrij, è una chiesa autonoma al massimo grado, collegata alla Chiesa ortodossa russa. È la diocesi madre della Chiesa russa, e c'è un legame millenario tra la metropolia di Kiev e il resto della Chiesa russa. Per anni, la metropolia di Kiev è stata autonoma, il che significa che il loro principale legame con Mosca è che commemorano il Patriarca di Mosca (pregano per lui) ai servizi. Altrimenti, governano da soli la propria vita. Il patriarca russo ha molta meno autorità sulla Chiesa in Ucraina di quanto non abbia il papa sui cattolici romani in America. (Esiste uno stretto parallelismo con i vecchi e profondi atteggiamenti anti-cattolici americani e le paure nei confronti del Patriarcato di Mosca). Tuttavia esistono stretti legami personali e un numero enorme di ucraini è presente nelle parrocchie e nelle diocesi di tutta la Russia. I legami sono organici e la Chiesa ucraina canonica non ha alcun desiderio di autocefalia e non l'ha richiesta.

E così il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e le altre agenzie sostengono un ciarlatano privo di grazia e legittimamente spretato che si veste da patriarca e che sta manipolando lui stesso il patetico Poroshenko, per sua ambizione personale. Hanno ricattato l'anziano Patriarca ecumenico, usando come pretesto la scomparsa di fondi dall'Arcidiocesi americana, e poi lo hanno corrotto. Per giustificarsi, questi ha affermato un'interpretazione della propria giurisdizione che è respinta dal resto delle Chiese ortodosse.

Le altre tredici Chiese ortodosse, con una o due eccezioni che sono rimaste in silenzio, condannano questa mossa del Patriarcato ecumenico. Non accettano l'affermazione di una giurisdizione virtualmente universale da parte del Patriarca di Costantinopoli, né l'autorità di agire unilateralmente, specialmente su questioni che richiedono il consenso di tutte le Chiese, come la concessione dell'autocefalia. Mentre i patriarchi non possono controllare ciò che accade politicamente in Ucraina, è più probabile che si incontreranno e tenteranno di rimuovere il Patriarca Bartolomeo per aver agito in modo contrario ai canoni universali. La più grande speranza è che il Patriarcato ecumenico si penta e che fermi questa follia. Potrebbe essere già troppo tardi.

Nel frattempo, se si passa attraverso l'autocefalia, delle babushki (nonne) moriranno in Ucraina cercando di difendere le loro amate chiese dai nuovi ucro-nazisti.

Il Patriarcato di Costantinopoli si sarà relegato nello scisma dal resto del mondo ortodosso; potrebbe anche unirsi al Vaticano. In ogni caso perderà ogni pretesa sul primato, salvo la memoria storica, e quindi ogni influenza.

Presto in Ucraina, Poroshenko perderà le elezioni e Denisenko, che ha oltre 90 anni, morirà. Allora lo scisma cadrà a pezzi, indipendentemente dal suo stato. L'Ucraina continuerà a crollare, chiesa autocefala o no, nel caos politico, sociale, economico ed ecclesiastico. Nessuno, né gli Stati Uniti né la Russia, è disposto o in grado di intervenire a salvarla. Alla fine si troverà in cenere. Quindi entrerà a far compagnia all'Iraq, alla Libia, alla Siria e ad altri luoghi distrutti dall'intervento americano.

L'Ortodossia, tuttavia, sopravvivrà – preferibilmente con il Patriarcato ecumenico intatto, ma anche senza di esso. Le altre chiese si sono già radunate attorno al Patriarca di Mosca come difensore e custode dell'ordine canonico; e intorno al Metropolita Onufrij di Kiev, vittima di profonda ingiustizia, che rivela la sofferenza di Cristo nel mezzo della persecuzione. Quindi, grazie alla politica degli Stati Uniti, Mosca emerge con forza come leader morale del mondo ortodosso. Giustizia poetica.

Ma tu, Dipartimento di Stato, avrai il sangue di nonnine e di anziani ucraini sulle tue mani e sul tuo capo. E dovrai rispondere delle tue decisioni e delle tue azioni davanti a Dio. Te ne importa qualcosa?

Il metropolita Jonah è un vescovo americano della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia, ex primate della Chiesa ortodossa in America.

 
Patriarca Porfirije: La guerra tra i nostri fratelli è pericolosa per il mondo intero

il primate della Chiesa ortodossa serba, il patriarca Porfirije. Foto: screenshot video del canale Youtube del Servizio di informazione della Chiesa ortodossa serba

La guerra in Ucraina potrebbe causare complicazioni nell'ex Jugoslavia, dove non c'è stata sufficiente riconciliazione dopo i conflitti, ha affermato il primate della Chiesa serba.

La guerra tra i nostri fratelli russi e ucraini porta sofferenza a questi popoli, ma minaccia anche di dividere il mondo intero, e soprattutto le regioni dell'ex Jugoslavia, che non sono ancora sufficientemente riconciliate, ha affermato il primate della Chiesa ortodossa serba, il patriarca Porfirije, in un suo sermone a Belgrado.

Ha detto che ora che è scoppiata una nuova guerra in Europa, molti hanno ancora ricordi delle tragiche guerre e dei conflitti nell'ex Jugoslavia. "Questa guerra provoca sofferenza e divisione, ma non solo ora tra i nostri fratelli russi e ucraini, minaccia con sofferenza e divisione sia il mondo intero che l'Europa, dove sentiamo che sta arrivando una tragedia", ha affermato il patriarca serbo.

Ha chiesto solidarietà e aiuto per i rifugiati che arrivano in Serbia. "Per amore di Cristo Dio, siamo obbligati a testimoniare il vero amore, l'amore evangelico e cristiano, non solo accogliendo nelle nostre case le persone che vengono come profughi, ma ponendole nei nostri cuori, nel nostro amore", ha detto il patriarca Porfirije.

Il primate della Chiesa serba ha esortato a pregare perché si tengano prima possibile negoziati di pace invece della guerra, "perché la pace non ha prezzo". Ha parlato anche della raccolta di donazioni per le vittime delle ostilità, che sarà devoluta al primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina.

 
Intervista di Tudor Petcu ad Albert Rossi

Prima di tutto, la prego, mi dica come ha scoperto l'Ortodossia e cosa significa la spiritualità ortodossa per lei come modo di vita.

Dio mi ha portato all'Ortodossia. È stato lui a volere che io mi convertissi, e mi sono convertito. Ero stato un monaco cattolico romano per 11 anni. Me ne sono andato a causa del Concilio Vaticano II, lasciando ogni religione organizzata e sono diventato un quacchero. Ho avuto una crisi di fede. Ho conosciuto mia moglie dopo un anno e ci siamo sposati. Lei era ortodossa da bambina, ma quando ci siamo incontrati non stava praticando alcuna religione, così non avevamo problemi. Dopo la nascita della nostra prima figlia, Beth, mia moglie ha iniziato ad andare al Vespro alla cappella del seminario di san Vladimiro. Mi ha chiesto di andare con lei alla Divina Liturgia e, naturalmente, ho acconsentito. Non ne sono stato molto toccato al tempo, ma sapevo anche che era presente qualcosa di straordinario. In un paio d'anni sono venuto a conoscere la verità nell'Ortodossia e ho scelto di convertirmi. A quel tempo non avevo idea della profondità della verità dell'Ortodossia. È accaduto 36 anni fa. Ora so che l'Ortodossia ha la pienezza della Verità. Non ho mai rimpianto, per un solo momento, la mia conversione all'Ortodossia.

Ora mi rendo conto che la mia intera vita dopo la conversione è stata plasmata e guidata dall'Ortodossia. Senza l'Ortodossia non ho idea di come sarebbe la mia vita, so solo che con l'Ortodossia ho grande pace e gioia. Fondamentalmente, mi descrivo come un campeggiatore felice. Tutta la mia vita, vorrei dire, è basata sul modo in cui l'Ortodossia insegna a una persona a vivere la vita. L'Ortodossia non è un sistema di morale da mantenere. L'Ortodossia non è un insieme di leggi da seguire. Piuttosto, l'Ortodossia è la coltivazione di un rapporto intimo con una persona, la persona di Gesù Cristo, che abita in me.

L'Ortodossia risolve l'antico paradosso di un Dio trascendente e di un Dio immanente. L'Ortodossia, fondata sull'insegnamento dei primi Padri della Chiesa su Gesù Cristo e sulla Bibbia, risolve il paradosso con l'esempio nitido e vivente della persona di Gesù Cristo. Lo fa attraverso i suoi splendidi servizi liturgici, le belle icone, la musica riverente e il suo insegnamento sano sulla vita interiore, la vita della quiete e un rapporto personale con Gesù Cristo.

Come psicologo clinico sono giunto a conoscere la verità dei desideri più profondi di molti. Le persone, indipendentemente dal loro stato, desiderano pace e gioia. L'Ortodossia offre ciò che non offre alcun'altra religione o filosofia. Noi ortodossi riteniamo che la santità sia uguale alla sanità, che si trova nella valida comprensione di Gesù Cristo e del suo rapporto con il Padre e lo Spirito Santo.

Sarei molto interessato a scoprire come è possibile una medicina ortodossa. D'altra parte, quale sarebbe l'unicità della medicina ortodossa?

Nell'Ortodossia crediamo nella pienezza della verità, che comprende le meravigliose scoperte delle verità che si trovano nella medicina. Le arti mediche si basano sul metodo scientifico, che riscopre semplicemente fatti e verità originariamente piantati da Dio. Come psicologo clinico, gran parte del mio lavoro prevede l'utilizzo di medicinali per il cervello, chiamati medicinali psicotropi. Ho scoperto che per alcune persone con la chimica cerebrale disturbata, i farmaci psicotropi possono essere un enorme aiuto per vivere e per diventare le persone che sono stati create per essere. Quindi per me non esiste disarmonia tra l'Ortodossia e la medicina. L'Ortodossia si appoggia fortemente sui Padri antichi che, a loro modo, erano favorevoli ai farmaci per coloro che ne avevano bisogno. Queste verità sono particolarmente vere per i santi Giovanni Crisostomo e Basilio il Grande.

Mia madre aveva una disfunzione della tiroide. Ha preso la tiroxina per tutta la sua vita, ha vissuto con energia ed è morta all'età di 102 anni. Ho un amico schizofrenico che era stato dentro e fuori da una mezza dozzina di istituzioni mentali. Sta prendendo un farmaco anti-psicotico, vive da solo e gestisce piuttosto bene la sua vita. Ancora una volta, per me, l'Ortodossia e la medicina lavorano insieme per la vita nella sua pienezza.

Mi piacerebbe molto se potesse mettere in evidenza la sua opinione sul legame tra medicina e spiritualità ortodossa. Pensa che ci possa essere qualche fondamento ortodosso della medicina?

Per me, c'è un nesso chiaro tra la spiritualità ortodossa e la medicina moderna. La spiritualità ortodossa, per me, significa cercare Gesù Cristo al di sopra di tutto. Gesù Cristo è l'uomo più santo e più sano che sia mai vissuto. E, sì, credo che l'Ortodossia sia il fondamento della medicina semplicemente perché Dio è il Creatore di tutti ed è colui che fornisce tutta la sapienza che può essere trovata nella medicina.

Data la medicina che pratica e il fatto che ha scelto una conversione all'Ortodossia, qual è il ruolo della spiritualità ortodossa nel suo lavoro?

Nel mio lavoro come psicologo clinico ho molte interazioni con gli psichiatri e con i medici in generale. È quasi una mano nel guanto, per così dire. La mia Ortodossia si basa sulle verità che si trovano nei primi Padri della chiesa e si esprimono nella divina Liturgia e nella spiritualità personale che questi ci insegnano. Nella spiritualità personale, la quiete e il silenzio sono fondamentali. Come dice il salmo 46, "Sii calmo e sappi che io sono Dio".

A suo parere, come sarebbe possibile un'evoluzione della medicina ortodossa negli Stati Uniti?

Per me, l'evoluzione di una medicina ortodossa è una cosa piuttosto organica negli Stati Uniti e in tutto il mondo. L'Ortodossia è una religione incarnata. L'Ortodossia attesta con fermezza il rapporto del corpo e dell'anima, della relazione psicosomatica. L'Ortodossia sostiene e guida le persone verso la piena salute, fisica, mentale e spirituale mentre sono vive su questo pianeta. La medicina, come la conosciamo ora, ha fatto progressi esponenziali negli ultimi decenni. Le meraviglie della medicina moderna sono profonde. Le grandi pestilenze, la lebbra e molte importanti malattie sono state modificate notevolmente, se non eliminate. L'Ortodossia sostiene la ricerca medica, i progressi medici e la conoscenza medica. La ragione è abbastanza chiara. Gesù Cristo, quando era sulla terra come essere umano vivente, ha guarito le persone e ha voluto che vivessero una vita piena e sana, per quanto possibile. È stato compassionevole. Non voleva che la gente fosse cieca, sorda o paralizzata. Si deve anche affermare chiaramente che la medicina è limitata. Le persone che sono aiutate dalla medicina sono persone che alla fine moriranno, e la medicina non può fare nulla sul fatto che tutti alla fine moriranno. Quindi, l'Ortodossia crede nei progressi medici come un modo dato da Dio agli esseri umani per avere una vita più umana in Cristo. Naturalmente molte persone non capiscono le cose in questo modo, ma, a mio parere, questo è il modo in cui le cose stanno veramente.

 
Il cristianesimo ortodosso tra i Masai del Kenia

Ekaterina Stepanova, della rivista Neskuchnyj Sad di Mosca, ci porta in un viaggio tra gli ortodossi che vivono tra il Kenya e la Tanzania, in uno straordinario e commovente reportage della missione ortodossa tra i Masai. Crediamo che sia importante sottolineare che i “missionari”, in questo caso, non sono né greci né russi: sono di etnia Kikuyu. Partecipiamo anche noi a questo viaggio tra i discendenti di uno dei popoli africani più leggendari (e, curiosamente, tra i più cristianizzati) e analizziamo la loro accettazione dell’Ortodossia, alla quale li lega il senso del rispetto della tradizione. Dopo un viaggio tra questi credenti, speriamo che molti di noi, che ci identifichiamo come ortodossi in Europa (orientale oppure occidentale), possano realizzare che hanno ancora molta strada da fare per dare un esempio di cristiani ortodossi. Presentiamo l’articolo di Ekaterina Stepanova nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti

 
Братский Союз или Государство Российское?

Далеко не все политики и эксперты признают состояние войны между Россией и США. Несмотря на четко заявленную стратегию Вашингтона, стремящегося к смене российской власти и блокированию возможностей Москвы к проведению сколько-нибудь самостоятельной политики.

Многие люди, привыкшие за многие десятилетия считать, что война между СССР (Россией) и США — апокалипсис, когда бомбы и ракеты с ядерной начинкой падают с неба обильнее, чем снег зимой, продолжают именовать сегодняшнее состояние кризисом, вторым изданием холодной войны, но не войной в прямом смысле этого слова.

Между тем холодная война и была придумана для того, чтобы две противостоящие сверхдержавы и их союзники могли воевать друг с другом в условиях невозможности прямого вооруженного столкновения. Кстати, отметим, что война и вооруженное столкновение — разные термины.

Не всякое вооруженное столкновение — война, не всякая война — вооруженное столкновение. И холодную войну не просто так назвали холодной войной. По ее итогам СССР, оказавшийся проигравшей стороной, понес потери (материальные, человеческие, политические) большие, чем Германия в 1945 году.

Сейчас в ходу термины «информационная война», «сетецентрическая война», «гибридная война», «война нового поколения». Но все они содержат термин война, то есть подразумевают столкновение государств с решительными целями.

В некоторых случаях современные войны предполагают и вооруженные столкновения. Правда, главные участники предпочитают вести их на посторонних площадках и преимущественно чужими руками. Особым шиком (заодно и почти 100%-й гарантией победы) является втянуть своего противника в непосредственное участие в вооруженном конфликте, а самому остаться за его рамками. СССР сумел провернуть такой трюк с американцами во Вьетнаме, а США ответили СССР взаимностью в Афганистане.

Сейчас Вашингтон всеми силами пытается втянуть в вооруженный конфликт с третьими участниками Россию. Начиналось все с попытки организации украинско-российской войны, продолжается как попытка создания российско-европейского вооруженного конфликта.

Естественно, в таком формате речь не идет о развязывании ядерной войны. Пока не идет. Хотя американские попытки принести в жертву некоторых членов ЕС и НАТО для втягивания России в вооруженный конфликт хоть с какой-то частью Евросоюза уже довольно опасны с точки зрения возможного выхода ситуации из-под контроля. Да и в целом конфликт между ядерными сверхдержавами всегда чреват неприятностями, особенно если результатом войны (пусть и гибридной, и холодной) становится ликвидация одного из противников.

Тем не менее мы можем быть оптимистами и считать, что война закончится в том же формате, в каком и началась, когда, допустим, армия Новороссии возьмет Львов или Варшаву, или Вильнюс. Можно утверждать, что это невозможно, но в 1989 году никто не верил в распад СССР (а он уже шел полным ходом). Кроме того, сами американцы сказали, что следующей целью после Мариуполя будет Вильнюс. А американцам виднее. Тем более они очень хорошие прогнозисты по части военных конфликтов.

Сказали в 2008 году, что Украина следующая, после Грузии, в очереди на войну и пожалуйста, не прошло и семи лет, как на Украине вспыхнула гражданская война, которую в Киеве с одобрения Вашингтона почему-то называют украино-российской. Так что если американцы говорят, что из Мариуполя военная дорога ведет на Вильнюс, то им можно, конечно, не верить, но прислушиваться надо.

В общем, если исходить из того, что война завершится поражением США без перехода в стадию ядерного столкновения сверхдержав, то послевоенный мир будет требовать переустройства, а пространственные результаты боевых действий — международно-правового закрепления. Проще говоря, встанут два вопроса:

— о новой мировой финансово-экономической системе;

— о новых границах.

Что касается новой финансово-экономической системы, то о ней пусть спорят экономисты. Пока что не видны даже ее отдаленные контуры. Новые гегемоны и кандидаты в гегемоны видны. Новые резервные валюты (включая потенциальные) тоже видны. Но все это в рамках перезагрузки старой системы, которая по большому счету не позволит даже выйти из системного кризиса, только переложит его издержки на плечи золотого миллиарда, который собирался стать бенефициаром кризиса, а реальными выгодополучателями сделает другие страны.

А нужна именно новая система. Настолько новая, что даже самые радикальные коммунисты в этом контексте оказываются всего лишь реформаторами старой (причем в условиях, когда реформы уже опоздали). И очевидно, создаваться она будет медленно или быстро, дружно и весело или с большой кровью, но методом проб и ошибок, ибо никто пока не представляет себе, как она должна выглядеть и работать.

А вот с границами попроще. Их можно подвинуть дальше, ближе, можно не двигать вообще, создавая на занятых территориях формально суверенные, а на деле зависимые государственные образования, управляемые дружественными режимами. И спор о том, что делать с территориальными трофеями после победы, идет уже в обществе.

Причем участвуют в нем все — от ведущих политиков и признанных экспертов до «специалистов» из социальных сетей, допускающих по четыре ошибки в слове из трех букв, но точно «знающих», как управлять не то что страной или планетой — Вселенной.

Давайте попробуем рассмотреть этот вопрос максимально отстраненно и объективно. Подчеркиваю, не так, как планируют поступить российские власти (они, пожалуй, еще и не знают, как они поступят, а если и знают, то будут скрывать до последнего и правильно сделают), не так, как считает «справедливым» возбужденная общественность, насмотревшаяся политических ток-шоу, большая часть участников которых пытается угадать потаенные намерения властей и заявить позицию, соответствующую наиболее свежим колебаниям «линии партии» (как они ее себе представляют), а как подсказывает здравый смысл и политическая традиция.

Поскольку объектом дискуссий на тему «как нам обустроить» последний год является Украина, на ней и будем тренироваться. Во-первых, будет понятнее шаблонно мыслящей части общества. Во-вторых, никто не сможет обвинить нас в призывах к оккупации Литвы или Польши и попытках разжечь мировой военный пожар. Но, подчеркиваем, речь идет об Украине, лишь как об универсальном примере, а выводы равно применимы и к Канаде, и к Австралии, и к Польше, и к Колумбии, и даже к самим Соединенным Штатам.

Итак, что обсуждается? Какие предложения на столе?

1. Надо прогнать хунту, убить нацистов, назначить в Киеве пророссийское правительство и пусть дальше выкручиваются сами, как знают, поскольку их накладно кормить за счет российского бюджета. В стране и так проблем непочатый край, найдем куда деньги потратить. Новороссию в тех или иных границах в таком варианте либо выделяют в отдельное государство (но тоже «сама, сама, сама»), либо рассматривают как составную часть некой украинской конфедерации. Крым, разумеется, наш. Это святое.

2. Прогнать хунту, убить нацистов, присоединить территории с русскими людьми, а все остальные пусть выкручиваются как хотят. Например, пусть их ЕС заберет или пусть сидят в своем заповеднике и кричат «Слава Украине!» пока с голоду не помрут. Кто русский, кто не очень — решать при помощи референдума. Где за вступление в Россию 51% — там все русские, а где 49% — там все предатели.

3. Загнать хунту с нацистами в Галицию, обнести колючей проволокой и пусть строят там свою независимую Украину, если поляки разрешат. Остальную территорию присоединить (есть также вариант не присоединять, а создать там дружественное государство, но он совпадает с вариантом 1, за исключением выделения из такого государства враждебной территории Галиции).

4. Присоединить все, до чего удастся дотянуться, а с остальным, как карта ляжет.

5. Создать на Украине от одного до трех федеральных  округов и включить в состав России.

Есть еще десятки подвариантов, но приведенные пять описывают основные способы решения проблемы, предлагающиеся общественностью и экспертным сообществом. Давайте теперь оценим ситуацию.

1. Поддерживает ли большинство населения Украины идею интеграции в Россию? Скорее всего, нет? Опросы всех последних лет показывали, что даже среди пророссийски настроенной части населения количество сторонников вступления в Россию не превышает половины. Остальные хотели бы дружить домами, но жить раздельно. Если не принимать во внимание относительно малочисленных политических эмигрантов, то даже беженцы из охваченного войной Донбасса не являются поголовными сторонниками вхождения своих территорий в состав РФ.

Многие хотят создать независимые республики. А уж миллионы беглецов от мобилизации из центральных и западных областей Украины и вовсе продолжают видеть в России врага, на территории которого они пережидают его же (врага) агрессию. Общественное сознание будет меняться, но политические (в том числе территориальные) изменения всегда опережают изменения в общественном сознании.

2. Имеет ли позиция населения Украины по вопросу территориально-политического устройства их бывшего государства какое-либо значение? Ни малейшего. Напомню, что в момент распада СССР подавляющее большинство населения Украины выступало за сохранение единого государства. Даже второй референдум 1991 года, вроде бы легализовавший независимость, подавался избирателям как голосование за усиление Украины в рамках обновленного Союза.

Более того, парламент, исполнительная власть, административная вертикаль и силовые структуры контролировались украинской компартией, которая была составной частью КПСС. Это не помешало Украине стать независимой и с каждым годом своей независимости становиться все более русофобской.

3. Можно ли сэкономить деньги российского бюджета, назначив на Украине пророссийское правительство и предложив ему самостоятельно выкручиваться из катастрофической ситуации? Нет, нельзя. Такое правительство не будет обладать достаточным внутренним силовым и экономическим ресурсом для налаживания нормальной жизни. При нем будет продолжаться вялотекущая гражданская война (пусть и с бандами националистов, перешедшими к полупартизанской деятельности). У него не будет средств на создание новой экономики на месте разрушенной.

Оно быстро потеряет авторитет, и дальше его можно будет удерживать только на российских штыках. Чем хуже будет становиться общая ситуация, тем больше потребуется штыков, а на их содержание, обеспечение логистики, создание для них нормальных бытовых условий понадобится все больше и больше денег. Причем, так как военное присутствие надо будет затянуть на годы, то необходимо будет обеспечить жильем, школами, детсадами, работой, семьи офицеров и контрактников, а это очень недешевое удовольствие.

4. Можно ли пустить все на самотек и либо вовсе не назначать на Украине никакого правительства, либо позволить народу снести не справившихся и отказаться от вмешательства во внутреннюю политику «дружественной страны»? Нельзя. Во-первых, потому что зачем же тогда сейчас напрягаться. Можно было изначально не вмешиваться. Во-вторых, потому что свято место пусто не бывает и желающий поставить под свой контроль стратегическую территорию в российском подбрюшье всегда найдется.

А друзей в политике нет. В-третьих, поскольку территория победившей махновщины на 40 миллионов человек — бремя для российского бюджета, вооруженных сил и административной системы неподъемное. Если Россия не ликвидирует украинское Сомали на своих границах, то украинское Сомали ликвидирует Россию (государство рано или поздно просто надорвется).

5. Можно ли считать украинские территории чужими, а украинцев чужим народом? Не только нельзя, но политически вредно, поскольку если украинцы — не русские и на этом основании за ними в любой ситуации сохраняется право на собственное государство, то почему русскими должны быть якуты или камчадалы? Я понимаю, что сегодня якутский сепаратизм не является для России угрозой. Его, можно сказать, и нет как политического явления. Но все течет. До конца 1991 года Украина тоже была самой лояльной республикой союза, которую даже полуофициально называли «заповедником застоя».

И что? Потом как с цепи сорвалась. Кроме того, значительная часть тех, кто сегодня именует себя украинцем и «патриотом Украины», родились и выросли в России, а на Украину переехали в зрелом возрасте и не помышляли становиться украинцами, пока не поменялся тренд и не совершилась корректировка общественного сознания. После этого украинцами стали и Аваков, и Коломойский, и Ахметов, и Рабинович. Одновременно большое количество людей, чьи семьи жили на Украине веками и которые были записаны украинцами, ощущают себя русскими.

При этом одни из них (русских украинцев) поддерживают Россию, а другие готовы с Россией воевать за Украину, хоть Украина и собирается их ассимилировать, а они свою русскость очень ценят. Ну и, наконец, коренные русские граждане России участвуют в войне на Украине по обе стороны баррикад. То есть это уже и российская гражданская война, в которой граждане России, пусть и на номинально чужой территории, убивают друг друга, исходя из идеологических разногласий.

6. Можно ли отказаться от части территорий Украины потому, что они позже вошли в состав русского государства? Тоже нет. Потому что тогда возникнет логический вопрос: а кто вошел вовремя? И почему кто-то на двадцать лет раньше и уже русский, а кто-то чуть позже и теперь неведомо кто. Простой пример. Касимовские татары вошли в состав русского государства при Василии II Темном, помогали ему и его сыну Ивану III это государство создавать и расширять.

Тверичи, новгородцы, нижегородцы, псковичи, рязанцы стали русскими кто лет на двадцать, а кто и на все восемьдесят позже, чем нукеры царевича Касима. Казань и Астрахань, никогда не бывшие русскими городами, были присоединены на сто лет раньше, чем русский Смоленск окончательно вошел в состав России.

Прибалтику Петр Великий включил в состав империи, когда на Украине граница с Речью Посполитой еще проходила между Киевом и Белой Церковью, а Белоруссия вся была частью польско-литовского государства. Уже алеуты были русскими, а Одессы и Севастополя не существовало даже в проекте. Начав отказываться от земель на том основании, что они-де долго не были нашими, можно логически вернуться к границам Московского великого княжества времен Ивана Калиты.

7. Целесообразно ли, в принципе, сохранять украинское государство? Нет.

Любая украинская власть, обладающая реальной независимостью, быстро начнет возрождать русофобский проект. Иначе она не сможет объяснить своему народу, зачем она ему нужна и зачем ему надо это государство? Лукашенко в Белоруссии нашел непротиворечивое объяснение своей нужности. Рядом с олигархической ельцинской Россией он создал социальное государство.

Кстати, как только российские власти развернулись лицом к социальной сфере и добились в этом вопросе впечатляющих успехов, в Белоруссии начал рождаться государственный спрос на белорусский национализм. Сейчас он такой же безобидный, каким пытался казаться украинский национализм в 1991-м. Но этот ребенок растет быстро. Так вот, украинское государство строилось на принципах даже худших, чем ельцинский режим. Невозможно представить себе украинского президента, который, как Ельцин, санкционировал бы бросок десантного батальона на Приштину.

Зато по части разворовывания советского наследия украинские олигархи могли бы взять Березовского в подмастерья. То есть продать такое государство своему народу украинская элита могла только под соусом защиты от исконного «русского врага». Потому-то совершенно русскокультурные президенты Кучма и Янукович проводили украинизацию едва ли не более целенаправленно и точно более успешно, чем Кравчук и Ющенко. В общем, любая точка на карте под названием Украина, даже если страна ужмется до размеров одного города, будет предельно русофобской и всегда будет готова предоставить свою территорию любому врагу России.

Чем же необходимо руководствоваться при решении вопроса о границах?

Только вопросами обеспечения государственной безопасности. Петр Великий включил в состав России всю Прибалтику, а Александр Благословенный Финляндию потому, что было необходимо обезопасить сухопутные и морские подступы к Санкт Петербургу.

Екатерина присоединила Новороссию и Крым для того, чтобы обезопасить коренные русские области от татарских набегов. Тот же Александр присоединил под именем Королевства Польского созданное Наполеоном Великое герцогство Варшавское, чтобы ликвидировать на западной границе плацдарм, с которого кто угодно мог развернуть агрессию против России, сразу выйдя севернее припятских болот на кратчайшую дорогу к Москве, одновременно угрожая фланговым движением к Петербургу.

И так же точно Александр II отдал Аляску. Безопасность империи это русское владение в Америке не только не усиливало, но служило яблоком раздора с англичанами. При этом империя не могла держать там достаточные гарнизоны, а количество колонистов было исчезающе малым. То есть удержание данной территории в тот момент ослабляло безопасность империи. Сейчас ситуация иная, и Аляску бы не только не отдали, но при случае стоило бы попросить ее назад (тогда Россия полностью замкнет один из двух входов в Северный ледовитый океан и получит полный контроль над северной частью Тихого океана).

Хочу отметить, что западная граница СССР почти полностью совпадала с западными границами Российской империи, установленными при Екатерине Великой, при которой европейская граница России примерно повторила западную границу Киевской Руси.

И это неслучайно. Ни в IX, ни в XVIII веке в Европе никто не кроил границы, исходя из ареала распространения того или иного народа.

Наоборот, разные племена, оказавшись в границах одного устойчивого государственного образования, постепенно сливались в один народ. Государства же стремились свои границы максимально обезопасить за счет естественных условий (горы, реки, моря и т.д.), поскольку население тогда было относительно малочисленным и держать постоянную пограничную стражу и мощные гарнизоны для защиты рубежей никто не мог себе позволить.

То есть естественная, защищенная граница России — граница Екатерины, граница Сталина. Граница Александра I вообще идеал. Она даже снабжена бонусами в виде Польши и Финляндии, которые делали успешную агрессию против России с Запада невозможной в принципе. Но идеал редко достижим, а вот к границе величайшей из российских императриц и крупнейшего российского правителя XX века стоит стремиться. И если на Украине можно вернуться на западные рубежи СССР, это надо делать, а если условия пока не позволяют, надо менять условия, а не подстраиваться под них.

Но, как сказано, Украина — лишь пример, а далее — везде.

С Союзом братских народов у нас как-то не сложилось. Не сложилось именно потому, что формальная государственность с момента своего возникновения начала объективно стремиться к реальной. Даже если этого не понимали люди, стоявшие во главе республик, таковым было коллективное бессознательное стремление местного правящего класса — стать самому себе хозяином (раз уж у него свое государство есть). И так будет в любом возрожденном Союзе (хоть коммунистическом, хоть капиталистическом).

С государством русского народа тоже не получается. Ибо куда девать нерусских, начиная с касимовских татар? И как определять русскость? По паспорту, по фамилии, по генотипу, по собственному выбору, по месту проживания? В  скольких поколениях? Почему так, а не иначе? Может ли русский стать нерусским (как сейчас становятся украинцами) а нерусский русским, как те же Екатерина II и Сталин. В каких границах определять национальное русского народа (Калиты, Ивана III, Ивана IV, Екатерины II, Александра I, Сталина, Путина)? Почему в таких, а не в иных? Что делать с народом и территориями, которые в состав русского государства не войдут?  Кем будут якуты в государстве русского народа и кто будет считаться хозяином их территории? А буряты?

Остается создавать только Государство Российское, испокон веков объединяющее разные народы в едином комфортном общежитии. А раз государство живет по принципу равноправного объединения разных народов, то ему все равно сколько в нем народов — двадцать или двести. И включить в свои границы оно может любой народ — была бы возможность и целесообразность.

 
Заявление Архиерейского Синода Русской Православной Церкви Заграницей

Архиерейский Синод Русской Православной Церкви Заграницей передает всей полноте своего духовенства, верующих и православных во всем мире свою глубокую скорбь по поводу неканонических действий, предпринятых в последние дни Константинопольским Патриархатом. Особенно это касается сообщения из канцелярии Константинопольского Синода от 11 октября 2018 года. В то же время мы выражаем полную поддержку позиции, озвученной Священным Синодом Московского Патриархата на заседании 15 октября 2018 года и того заявления, которое в тот же день было принято Синодом.

Незаконные действия Константинопольской Церкви никак не могут быть оправданы канонически и представляют собой тягчайшую и опасную несправедливость по отношению к традициям Православия, возмутительное пренебрежение и равнодушие к духовному благу паствы Христовой (cf. Иоанна 10,3; 11). Высказав свое намерение установить ставропигию своей Церкви на Украине, Константинополь, таким образом, вторгся на каноническую территорию другой Поместной Церкви, что само по себе является вопиющим антиканоническим самоуправством, поскольку Синод Константинопольской Церкви не имеет на подобные действия ни власти, ни права, и мы прямо заявляем, что ни при каких обстоятельствах не признаем за подобными учреждениями юридической силы, будем отрицать законность тех, кто дерзнет объявить себя пастырями, принадлежащим к этим нецерковным организациям.

Еще более серьезным является решение Константинопольской Церкви «восстановить» канонический статус некоторых раскольников, которые за вопиющие канонические преступления справедливо были низвержены из сана Архиерейским Собором Русской Православной Церкви при согласии других Поместных Православных Церквей. Исходя из ложного утверждения о том, будто бы сложившаяся в давние времена прерогатива получения Константинополем прошений о посредничестве в разрешении споров и несогласий в Православных Церквах может быть приравнена к обладанию единоличной и исключительной властью, Константинополь самовольно присвоил себе несуществующие полномочия и, таким образом, оправдывает свои попытки вмешательства в дела других Поместных Церквей. Однако, согласно канонам, Константинополь не обладает такого рода канонической властью, и – в случаях подобного беззакония – искажается истинная природа концепции «первого среди равных», что прямо выступает против канонического Православия.

С целью ясного понимания верующими сложившегося положения, мы тем самым четко заявляем, что справедливое анафематствование Архиерейским Собором Русской Православной Церкви уклонившихся в раскол и упорствующих в своих заблуждениях не может быть отменено и не отменяется односторонними действиями Константинополя. В очах Божиих, согласно священным канонам и учению Православной Церкви, эти люди остаются под их справедливым осуждением и считаются состоящими в расколе, то есть отпавшими от Святого Православия. Более того, мы напоминаем верующим: каноны прямо говорят нам о том, что вступающие в общение с законно низвергнутыми сами оказываются в расколе (см. Антиох, 2). Поэтому всякий, кто следует незаконным решениям Константинополя и вступает в общение с раскольниками, сам отходит от православного канонического единства и пребывает в расколе, чем подвергает смертельной опасности собственную душу.

Украинская Православная Церковь, врученная архипастырскому попечению Блаженнейшего митрополита Онуфрия и его собратьям-архипастырям, несущим поистине исповедническое служение, остается и сегодня, как и после известного Акта 1686 года, единственной канонической Церковью на этой благословенной Богом земле. Решение Константинопольской Церкви «отозвать» эту Грамоту является безосновательным и, согласно православной канонической традиции, по сути своей является невозможным. Несмотря на заявление, сделанное Священным Синодом Константинопольской Церкви 11 октября с.г., верующие могут быть вполне уверены, что историческая Грамота 1686 года остается действительным и обязательным актом, согласно которому каноническая власть Украинской Православной Церкви и Московского Патриархата остается неизменной, какими бы ни были намерения сегодняшних властей на Фанаре.

В ситуации, когда самой природе канонического Православия наносятся тяжелейшие оскорбления, Архиерейский Синод Русской Православной Церкви Заграницей не имеет иного выбора, как с глубокой скорбью, но и с полной убежденностью объявить о своем согласии с решением Священного Синода Московского Патриархата, которым признается невозможность продолжения евхаристического общения с Константинопольской Церковью на любом уровне до тех пор, пока эта древняя и некогда славная Церковь-Сестра не принесет покаяния, не откажется от введения ложного и чуждого Православию учения о некоем первенстве и всеобъемлющей власти – Ей, будто бы, принадлежащих, – не возвратится к Православной вере и не прекратит свои беззаконния.

Таким образом, мы извещаем наше духовенство и верующих о том, что евхаристическое общение с Константинополем в настоящее время невозможно – как для архиереев и духовенства, так и для мирян. Пока нынешняя ситуация будет оставаться неизменной, духовенство нашей Церкви не может служить в любом приходе Константинопольской Церкви либо приглашать священнослужителей этой Церкви сослужить в наших храмах. Также мирянам не дозволяется причащаться Святых Христовых Таин в храмах Константинопольского Патриархата. Сообщаем также, что Русская Зарубежная Церковь не будет принимать участие ни в каких богословских церковных собраниях, а также в диалогах, включая региональные Ассамблеи канонических епископов, которые возглавляют (или сопредседателями которых являются) архиереи и священнослужители Константинопольской Церкви.

Призываем всех верующих усилить свои молитвы за мир церковный, который сегодня так старательно ввергается в искушения и подвергается испытаниям беззаконными действиями со стороны самых разных нео-экклезиологических и ложных учений, и, при этом, не ослабевать сердцем, веруя, что Премудрость Божия побеждает всякую ложь, если мы храним верность тому, что истинно и священно. Мы просим Предстоятелей Поместных Православных Церквей задуматься о нынешних обстоятельствах и во благовремении собраться вместе, чтобы достичь подлинного, канонического решения назревших вопросов.

Верим и надеемся, что Господь наш Иисус Христос, Который не оставляет чад Своих и смиряет гордыню человеческую безграничной любовью к Божественной Истине, укрепит Блаженнейшего митрополита Онуфрия, всех архиереев, духовенство и верующих Украинской Православной Церкви, а также и всех православных верующих всех языков и стран мира.

 
La guerra è una prova di amore verso Dio e verso il prossimo

sua Beatitudine il metropolita Onufrij nella festa dell'Ortodossia. Foto: news.church.ua

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha esortato a risolvere i problemi non con le armi ma con una parola ragionevole.

Nella festa dell'Ortodossia, dopo la Divina Liturgia, il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, si è rivolto ai fedeli con un sermone, in cui ha fatto un appello a sostenersi a vicenda in questo momento difficile.

"La fede ortodossa insegna a una persona a vivere rettamente sulla terra. Oggi è una prova molto difficile per il Paese e per le persone. Dio sta mettendo alla prova la nostra fede. Abbiamo anche noi colpa di questo. Siamo peccatori, e i peccati non portano il bene a una persona. Hanno un sapore dolce, ma conseguenze amare. E ora stiamo assaporando le conseguenze dei nostri peccati", ha detto sua Beatitudine il metropolita.

"Ma questo è un esame, questa è una prova che il Signore ci ha dato per dimostrare il nostro amore verso Dio e verso il prossimo. Questi sono i frutti più importanti che la fede porta in una persona. In questo momento difficile, dobbiamo dare una mano d'amore, sostenerci a vicenda. Chi non ha un rifugio – aiutiamolo a trovarlo, chi non ha pane – diamoglielo, se c'è un'opportunità, se non c'è modo di aiutare – riscaldiamolo almeno con una parola gentile", ha esortato il metropolita Onufrij.

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha osservato che tutti i problemi che sorgono tra le persone dovrebbero essere risolti non con le armi, non con la forza, ma con le parole.

"Dopo tutto, siamo persone, creature intelligenti di Dio: Dio ci ha dato la mente, ci ha dato la parola e queste hanno un grande potere. Con questi doni – la ragione e la parola – dobbiamo risolvere tutti i nostri problemi. Dio ci ha creati sulla terra non per attaccarci o ucciderci a vicenda, ma per vivere nell'amore. E se non abbiamo questo amore ma vogliamo realizzarlo, non dobbiamo farlo con le armi ma con le parole. Chiediamo ancora e ancora a tutti coloro da cui dipende di garantire che i problemi esistenti siano risolti con l'aiuto di una parola ragionevole", ha affermato il metropolita.

"Il Signore ci salvi e in questo momento difficile ci ricopra con la sua grazia divina e con il potere che nessuno può sconfiggere. Questo è il potere dell'amore. Lasciamo che sia tra noi e sopra di noi, e supereremo tutte le prove che abbiamo e saremo degni di quella vita luminosa e bella che il Signore ha preparato in Cielo per coloro che Lo amano, nel Regno dei Cieli, in Cristo Gesù , nostro Signore": con queste parole sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha concluso la sua predica.

In occasione del Trionfo dell'Ortodossia, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha guidato la liturgia alla Lavra delle Grotte di Kiev.

 
L'Ortodossia in Vietnam: il piano miracoloso di Dio

Il Vietnam, spesso messo in ombra dalla sua storia turbolenta e dalle sfide economiche, sta silenziosamente assistendo a una profonda rinascita spirituale che sfida le percezioni comuni. In mezzo al predominio del buddismo e del cattolicesimo romano, il cristianesimo ortodosso è emerso come una fede in silenziosa crescita, sfidando le norme religiose convenzionali.

Nate principalmente grazie agli sforzi della Chiesa ortodossa russa, le comunità ortodosse hanno messo radici in importanti centri urbani come Vung Tau, Ho Chi Minh City, Nha Trang e Hanoi dall'inizio degli anni 2000. Nonostante non siano ufficialmente riconosciute come religione di stato, queste comunità sono fiorite grazie agli sforzi di base e all'esplorazione personale piuttosto che all'evangelizzazione aggressiva.

giovani ortodossi vietnamiti alla liturgia di Natale

"Ho scelto il cristianesimo ortodosso a causa della mia esperienza di fede in passato", ha condiviso Atanasio. "Sono nato in una famiglia cattolico-romana e ho esplorato la teologia e la liturgia cattolica romana. Ho riscontrato alcuni problemi nella teologia cattolica romana nel corso della sua storia. Provai allora gli insegnamenti luterani, ma non mi soddisfacevano pienamente. Alla fine ho scoperto il cristianesimo ortodosso e la sua teologia ha riempito profondamente me e la mia anima. Ho sperimentato l'Ortodossia e la amo da sempre".

Savva, leader del gruppo giovanile ortodosso vietnamita, ha affermato: "Dio ha conquistato i cuori del popolo vietnamita. L'Ortodossia è apparsa al momento giusto, non attraverso la coercizione o il terrorismo spirituale, ma attraverso l'amore! A volte non chiamiamo nemmeno la nostra fede ortodossa; abbiamo il nostro termine, 'Đạo Thương', che significa 'il percorso per imparare ad amare'."

visita del metropolita Pavel alla parrocchia della santa Protezione a Ho Chi Minh City

"Ho scelto il cristianesimo ortodosso forse soprattutto per la sua 'stranezza' e 'bellezza'", ha condiviso Gia Hoa, una giovane credente della provincia di Long An. "Ho sempre avuto una passione per l'esplorazione delle religioni, quindi il cristianesimo ortodosso mi ha davvero affascinato fin dall'inizio. Inoltre, ho avuto molti problemi nella vita che richiedevano un solido fondamento di fede, e forse niente mi si addiceva meglio del cristianesimo ortodosso. A poco a poco, ho realizzato i valori fondamentali e i fondamenti della fede ortodossa, la sua santità e la bellezza di una fede antica".

Il cristianesimo ortodosso in Vietnam non è semplicemente un'alternativa religiosa, ma un percorso caratterizzato dall'enfasi sull'amore e sulla crescita spirituale, che ha una risonanza profonda in una società che naviga in rapidi cambiamenti economici e sociali.

Demetrio, un giovane e devoto credente ortodosso, è attualmente immerso nella coltivazione di progetti di musica ortodossa in lingua vietnamita. Egli articola il suo viaggio verso l'Ortodossia con convinzione: "La motivazione principale dietro la mia decisione di abbracciare l'Ortodossia è radicata nella mia convinzione che essa rappresenti la vera Chiesa, preservando le tradizioni stabilite da Cristo stesso. All'interno della Chiesa ortodossa, provo un profondo senso di amore divino, sia da parte di Dio che dei miei compagni credenti, creando un ambiente eccezionalmente caldo e accogliente. Inoltre, il mio apprezzamento per l'arte e la musica ortodossa ha avuto un ruolo significativo nella mia decisione; l'estetica e la profondità spirituale di queste espressioni hanno risuonato in me, favorendo un profondo senso di appartenenza e passione. Inoltre, riconoscevo i miei fallimenti morali e mi sentivo come se mi stessi allontanando ulteriormente dalla rettitudine. Arrendendomi a Dio, ho cercato la sua guida per riportarmi sulla retta via e avvicinarmi sempre di più a lui".

battesimo di cristiani vietnamiti. Da destra a sinistra: Ioann, Teodora ed Emmelia nella parrocchia della Madre di Dio di Kazan', città di Vung Tau

Nei centri urbani come Ho Chi Minh City, la comunità ortodossa non solo è cresciuta numericamente, ma è anche diventata un vivace centro culturale e spirituale per i credenti vietnamiti. Servizi regolari, programmi educativi ed eventi comunitari si rivolgono a un gruppo eterogeneo di ricercatori, contribuendo a un discorso più ampio sulla spiritualità e l'identità nel Vietnam contemporaneo.

Mentre persistono le sfide, tra cui il riconoscimento legale e l'assimilazione culturale, la presenza della Chiesa ortodossa russa in Vietnam sottolinea una ricerca universale di verità spirituale e di realizzazione tra i suoi giovani. Man mano che questo movimento continua a crescere, promette di rimodellare il panorama religioso del Vietnam, offrendo un'alternativa significativa alle pratiche religiose tradizionali e promuovendo una comprensione più profonda dell'identità spirituale in un mondo globalizzato.

L'Ortodossia in Vietnam rappresenta una testimonianza della continua ricerca della verità spirituale e del potere trasformativo della fede, come in Isaia 40:31: "quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi".

 
Отец Иоанн Каппарелли: «Храм Иоанна Кронштадтского в Италии – для меня самое большое чудо»

Отец Иоанн – настоятель храма в честь святого праведного Иоанна Кронштадтского в итальянском городе Кастровиллари. Местные называют его падре Каппарелли, а сам он, однажды увидевший икону Батюшки и навсегда полюбивший его, раньше был греко-католиком и никогда не был в России. В интервью «Иоанновской семье» он поделился подробностями об истории и жизни своего прихода, буднях, праздниках, трудностях, радостях и мечтах простого православного священника в Италии.

Отец Иоанн, расскажите, пожалуйста, какое место среди православных храмов занимает церковь им. Иоанна Кронштадтского в вашем регионе?

В Италии наша церковь – единственная, которая посвящена этому святому, а в городе Кастровиллари только она является Православной церковью Московского патриархата.

В Кастровиллари – около тысячи православных христиан. По всей Италии, в основном, доминирует Румынская Православная Церковь, далее следуют Константинопольский патриархат и Московский. Если же взять нашу провинцию – Козенца, да и всю Калабрию (административная область, расположенная в самой южной части Апеннинского полуострова, образно говоря, «носок итальянского сапога», – ред.), то в ней большинство православных принадлежат к Московскому патриархату, затем идут Константинопольский и Румынский. Соответственно, в Козенце – три православных священника, каждый из нас подчиняется одному из этих патриархатов.

Почему ваш храм освящен в честь Иоанна Кронштадтского?

В 2002 году я побывал в паломничестве в Турине, посетив Православную Церковь Московского патриархата. Общаясь с местным иереем – отцом Амвросием, я увидел у него икону, которая меня поразила. На мой вопрос, кто этот святой, отец Амвросий ответил, что это русский праведник из города Кронштадт – святой Иоанн Кронштадтский. Мне икона настолько понравилась, что я попросил ее подарить мне. Я очень полюбил этого святого, ведь меня также зовут Иоанн. В итоге, решил освятить нашу общину, будущую церковь, в честь святого Иоанна Кронштадтского.

Всероссийский батюшка и сегодня помогает жизни вашего прихода?

Наш приход, в целом, небольшой – на великие праздники, такие как Пасха и Рождество, собираются 15-20 человек, однако сам храм им. Иоанна Кронштадтского стал результатом настоящих, невидимых чудес, и это самое большое, видимое чудо. По его молитвам, Господь собрал здесь православных христиан – русских, румын, албанцев, греков, белорусов – чтобы славить Его и благодарить за все чудеса.

Расскажите немного об истории прихода, о ваших прихожанах.

Наша община им. Иоанна Кронштадтского родилась в 2001-2002 годах. Изначально у нас не было помещения, да и я еще не был рукоположен во священство. Мы собирались там, где получалось найти место, какое-то время это была даже комната в тюрьме. По благословению отца Антонио Лотти, который освятил одно из таких помещений, наша православная община стала регулярно собираться на молебны, чтение акафистов. В 2007 году архиепископ Иннокентий рукоположил меня в сан иерея, после чего наша церковь обосновалась здесь.

Большую часть прихожан на сегодня составляют румыны, много русских, достаточно украинцев. Однако после проблем, связанных с ситуацией на Украине, с войной на Донбассе, сложилось так, что украинцы перестали ходить к нам, объясняя, что не хотят посещать храм Московского патриархата.

Хор, в основном, румынский: по правую сторону на клиросе поют русские (их двое), по левую – румыны. Одна из румынок специально выучила церковно-славянский, чтобы петь на этом языке.

Как Вы стали православным священником?

Раньше я был греко-католиком, так как происхожу из албанцев, но принял православную веру. Моя жена осталась греко-католичкой. 29-30 декабря 2007 года в Риме состоялось мое рукоположение в сан иерея в церкви святой Екатерины Московского патриархата. Его совершил архиепископ Иннокентий, который отвечал за Зарубежную Церковь. Затем я вернулся в Кастровиллари, стал собирать верующих православных людей и решать вопросы поиска постоянного помещения для нашего храма. Помогли мне политики, которые добились выделения нам двух комнат, где мы и служим вот уже десять лет.

Трудно ли быть православным иереем в Италии?

В последнее время, слава Богу, легче, чем было раньше. До 1200 года практически вся территория нынешней Италии, включая Неаполь и Салерно, была под Византией. То есть, исторически, будучи греческой территорией, здесь было распространено православие. После того, как нормандцы опустошили итальянскую землю – начиная с Рима и заканчивая Сицилией, православная вера попала под запрет, "правящей" признавалась исключительно католическая. Православных верующих преследовали, убивали, отправляли в ссылки, церкви ушли в катакомбы и пещеры. Причем, катакомбные храмы сохранились до сих пор – они есть и в Апулии, и в Колабрии, и на Сицилии, и в Базиликате.

Италия остается под юрисдикцией католиков по сей день, «командует» здесь папа Римский. Мы же, можно сказать, здесь православные гости. Когда открылись границы, появилось много переселенцев – греков, русских, румын, которые нашли здесь работу, создали семьи, поэтому власти разрешили открывать в Италии церкви других конфессий, в том числе православные храмы.

Можно ли сегодня назвать жизнь вашего прихода активной?

Нашу церковь можно назвать «пограничной», так как все мы работаем – прихожане, певчие, я тоже работаю. Когда на двунадесятые праздники собирается большее количество людей, чем обычно, это уже можно назвать чудом, поскольку всем нужно отпрашиваться с работы. Одна из сложностей состоит в том, что наш патриархат живет по юлианскому календарю, другие – по григорианскому. Соответственно, разница в датах составляет 13 дней, и праздники редко выпадают на выходные дни. Кроме того, далеко не все наши прихожане живут в Кастровиллари, и тем, кто доезжает сюда из других городов и деревень, добраться непросто. Сделать это можно только на личном автомобиле – общественный транспорт по воскресеньям не ходит. Если в воскресенье здесь можно увидеть 20 прихожан, для меня это счастье. Больше всего верующих приходит, конечно, на большие праздники, такие как Пасха и Рождество.

Бывали ли Вы в России, поддерживаете ли контакты со священниками в нашей стране?

К сожалению, нет, для этого у меня нет возможностей – ни физической, ни экономической: моя зарплата не позволяет мне путешествовать далеко. Когда в России праздновали 100-летие со дня кончины Великого пастыря, а затем 25-летие со дня его прославления в лике святых Русской Православной Церковью, меня приглашали в Кронштадт, но поехать у меня не получилось. Здесь же, в Италии, мы, священнослужители Московского патриархата, активно общаемся между собой, регулярно собираемся. В частности, 8 декабря должен состояться собор всех православных священнослужителей страны под руководством нового епископа Матвея.

Что для вас означает быть частью Иоанновской семьи? Чего бы Вы ей пожелали?

Батюшка Иоанн Кронштадтский – наш святой покровитель. Я даже иногда думаю, что если бы наша церковь была освящена в честь другого святого, может, и не было бы у нас такой благодати. Сам чувствую его покровительство и помощь: всякий раз, когда, скажем, согрешаю, какая-то невидимая сила «ставит меня на место», поправляет в делах. И я думаю, что это происходит именно по заступничеству Иоанна Кронштадтского.

В итоге, благодаря ему и Господу нашему Иисусу Христу, наш приход собирается вот уже 10 лет – церковь, можно сказать, стоит его молитвами. Слава Богу, храм у нас есть, мы славим Господа, литургии служатся каждое воскресенье и на все праздники. Чувствуется сила и защита святого праведника – он действительно является нашим покровителем.

Главное, чего хочу пожелать всем членам Иоанновской семьи – объединиться и вновь встретиться всем вместе. Понятно, что такая встреча может пройти только в России, и многим приехать, опять же, будет непросто, но Господу все возможно. Дай Бог, чтобы по молитвам Иоанна Кронштадтского она состоялась. Желаю Семье единения и молю Бога о нашей общей встрече.

Интервью провела Дина Гайфулина.

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Festeggiati in Canada i 400 anni della dinastia Romanov

In un’intervista all’arcivescovo Gabriel (Chemodakov) di Montreal e del Canada, pubblicata sul sito della Chiesa russa all’Estero, si parla delle celebrazioni del 400° anniversario della salita al trono russo della dinastia Romanov, tenute a Toronto (Ontario, Canada) dal 4 all’8 settembre. Vladyka Gabriel cerca di spiegare il senso e il valore della monarchia come elemento essenziale della Santa Rus’ e di una visione ortodossa della società. Chiudiamo l’intervista con una selezione di immagini dall’album fotografico della celebrazione. Presentiamo l’intervista a vladyka Gabriel nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Quando tutto il resto fallisce, attaccano la religione della Russia

Nell'ultimo anno e mezzo, i leader delle potenze occidentali hanno attaccato la Russia e il suo presidente da ogni punto di vista concepibile. Ora, in preda all'apparente disperazione, Washington e Londra prendono di mira la fede della Russia ...

Funzione di Pasqua nella cattedrale di Cristo Salvatore

Martedì prossimo, il 9 giugno, le future spie e agenti segreti della CIA del nostro mondo avranno il piacere di assorbire un po' più di indottrinamento anti-Russia. Quando il collaboratore di Forbes, il dott. Paul Coyer, salirà sul palco dell'Istituto di politica mondiale a Washington, i funzionari dagli occhi di cerbiatto della sicurezza nazionale si metteranno certamente a tubare di piacere.

Ora che ho fatto sentire la campana del dispiacere assoluto, spero che il lettore capisca cosa sta succedendo nella capitale degli Stati Uniti in questi giorni. Paul Coyer è un collaboratore di Forbes, un esperto navigato in diversi argomenti come le relazioni sino-americane, la politica estera cinese, gli affari russi ed eurasiatici, e soprattutto i peccati commessi da Vladimir Putin. Osservando i suoi più recenti scritti su Putin, il laureato di Yale sembra aver sfruttato ogni opportunità scritta o parlata per dipingere il presidente della Russia come il portatore del male. Ma questo non rende il dott. Coyer unico tra i neo-intellettuali americani, perché in giro ci sono centinaia di nemici della Russia pagati per questo scopo. Ciò che lo rende interessante è che in realtà sembra credere nel suo intellettualismo fallace, nelle sue idee di dottrina del dominio mondiale. Coyer, se dovessi scommettere, è l'ultimo a essere stato reclutato come evangelista del mondo accademico. O è così, oppure Yale e la London School of Economics and Political Science hanno creato l'ultimo clone di Zbigniew Brzezinski.

I contributi di Paul Coyer a Forbes sembrano un corso di base di russofobia

La lezione della prossima settimana del dott. Coyer agli studenti dell'istituto riguarderà il suo ultimo pezzo per Forbes intitolato; "Putin e la Chiesa ortodossa russa". L'evento, promosso dal dott. Dan Chodakiewicz, titolare dalla Cattedra Kosciuszko di studi polacchi, ha lo scopo di "spiegare" agli agenti in erba  della NSA come Putin sta usando la Chiesa per suscitare il nazionalismo in Russia. Come se i baroni delle ruberie americani e britannici, minacciando di rubare ai russi la loro eredità, fossero stati inefficaci! In questa ultima diatriba per Forbes, Coyer fonde assieme alcune tendenze russofobe in buona fede con affermazioni del Dipartimento di Stato, un po' di diffamazioni e una buona dose di storia russa dei tempi degli tsar. Volete la versione corta per quelli tra voi che hanno poco tempo? "Un dottore della politica mondiale mette il carretto della politica di una nazione davanti al carretto della realtà della fede religiosa di un popolo". La religione non è lo "strumento" politico di Putin o della Russia, è la ragione per cui la Russia ora dissente da un nuovo ordine mondiale del male.

Una nuova religione sorge in Occidente - ad Amsterdam sono molto orgogliosi di questa fede

È fondamentale che i miei concittadini americani capiscano questo: la Russia, con la sua adesione ai principi ortodossi, sta rapidamente diventando l'alfiere del giusto pensiero proveniente dalla salda tradizione. Questo porta alla luce tutta la menzogna della "democrazia" che ci hanno stipato in gola, come l'ultimo oppio dei popoli che ha ingannato gli americani e gli inglesi, e di cui anche gli altri europei sono stati dipendenti in questi ultimi 50 anni. Vi offro un esempio religioso perfetto, ma ce ne sarebbero sono centinaia di altri. Oggi Russia Insider ha pubblicato una storia sul paese che si dirige verso il divieto degli aborti a titolo definitivo. Per offrire qui un imparziale parere religioso, lasciatemi citare da un recente articolo del frate William Saunders della Catholic News Agency sulla posizione che della Chiesa cattolica romana:

"Mentre la nostra nazione vede l'anniversario della tragica decisione della Corte Suprema, Roe contro Wade, noi, come cristiani cattolici, dobbiamo pregare per un cambiamento del cuore di tutti i cittadini e con coraggio insegnare e difendere la sacralità della vita umana, in particolare quella degli innocenti e indifesi, i bambini non ancora nati ".

Per usare qui questo singolare problema come mezzo di confronto, notiamo che nessuna religione su questo pianeta sostiene l'aborto. Mentre molte eludono il discorso su ciò che è peccato e ciò che è una questione di necessità, né battisti, né buddisti, né presbiteriani, né metodisti, né testimoni di Geova arrivano al punto di sostenere l'uccisione dei non nati. Questo fatto poi ci porta alla domanda inequivocabile; "Chi sostiene l'uccisione degli indifesi non ancora nati?" Questo soggetto è un profondo vicolo cieco, naturalmente, ma il tema che quest'istanza singolare fornisce è valido. "È Vladimir Putin che sta sfruttando la fede dei russi, o è la fede ortodossa che sta sfruttando Vladimir Putin?"

Funzione di Pasqua nella cattedrale di Cristo Salvatore

Tornando alla mia discussione sul buon dott. Coyer, trovo interessante il fatto che lo sponsor del suo prossimo discorso, il dott. Dan Chodakiewicz, ha un riconoscimento da parte della citata celebrità politica polacca, Zbigniew Brzezinski. Vi mostreremo in seguito il suo sigillo di approvazione sul programma accademico dell'università della Virginia per i nemici della Russia (scusate la definizione), ma qui sotto potrete leggere un altro estratto da un pezzo su Nihil Novi del dott. Chodakiewicz intitolato "Europa unita, Stati Uniti, polacchi uniti?" La ragione per mostrare queste "connessioni" è di consolidare una comprensione di come si stanno comportando la politica e la strategia degli USA.

"Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, gli Stati Uniti sono rimasti l'unica superpotenza esistente. Tuttavia, si trovano ad affrontare diverse sfide, tra cui gli stati canaglia "terroristi", una Cina potenzialmente minacciosa, una Russia che cova risentimento, e un'Unione Europea (UE) frustrante ed enigmatica. Anche se sono perfettamente in grado di difendere il proprio territorio, i coinvolgimenti e gli impegni esteri americani richiedono continuamente agli Stati Uniti di coltivare affidabili alleati regionali. "

Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale: "L'iniziativa di stabilire una cattedra di polacco all'Università della Virginia è allo stesso tempo opportuna e importante, soprattutto alla luce delle crescenti connessioni tra l'Europa in espansione e la Polonia in dinamica trasformazione".

Ora viene alla luce la domanda logica: "Quale obiettivo aveva in mente il dott. Chodakiewicz nell'invitare a parlare il contribuente di Forbes?" Vi dirò il suo obiettivo dal punto di vista della sua stessa retorica. Nell'autunno del 2001 Chodakiewicz faceva parte della lobby dei cosiddetti euroscettici polacchi, che seguiva il seguente criterio: "Tenere gli americani dentro, i russi fuori, e i tedeschi a terra".

Henry Kissinger o lo stesso Zbigniew Brzezinski potrebbero aver scritto di proprio pugno questo viziato e machiavellico schema per il disastro politico. Per il lettore, ora, dovrebbe essere abbastanza semplice collegare i puntini tra Forbes, Paul Coyer, la politica di Washington, e i più grandi nemici della Russia sulla Terra. Per quanto riguarda il mio pomposo riflettore puntato sull'erudito Coyer, posso solo dire questo. Mi sembra concepibile che menti giovani, influenzate in modo indebito da professori di Yale o di Oxford, possano benissimo essere galvanizzate da una premessa singolare. La carriera accademica e professionale di Coyer è il modello di un uomo indottrinato e trascinato nel mondo della politica. Sia che questo sia dovuto a un passo falso idealista, o a qualche super-segreta rete fantasma di spie nelle accademie, il risultato finale è lo stesso. Una nota finale sull'Istituto di politica mondiale: le cerimonie di inizio del 2015 tenute lo scorso mese hanno visto prevalere i riconoscimenti dei premiati dal Collegio di Guerra degli Stati Uniti. L'invocazione dei comandanti è stata pronunciata da un cappellano militare in pensione, il col. Samuel K. Godfrey. Mi chiedo cosa provino queste persone quando sentono parlare dell'Ortodossia Russa come pezzo di artiglieria da battaglia della seconda guerra fredda?

La Russia e il suo leader sono stati ancora una volta fraintesi. E questo, amici miei, è contro il nostro interesse e quello dei popoli di tutto il mondo.

 
Митрополит Иларион: Тот факт, что Константинопольский Патриархат признал раскольничьи структуры, для нас означает, что сам он теперь находится в расколе

Председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион дал интервью Русской службе британской медиакорпорации BBC, рассказав о ситуации, сложившейся в связи с связи антиканоническими действиями Константинопольского Патриархата и решением Русской Православной Церкви о разрыве с ним евхаристического общения.

15 октября заседание Синода Русской Православной Церкви длилось около восьми часов. Почему так долго? Что обсуждалось на Синоде?

Нужно уточнить, что заседание Синода началось с некоторой задержкой, которая была вызвана предшествовавшей этому событию встречей Святейшего Патриарха Кирилла с президентом Беларуси А.Г. Лукашенко. Обычно такие встречи длятся около часа, а вчера беседа продолжалась два часа. Соответственно, все расписание сдвинулось.

Впрочем, заседания Священного Синода, как правило, длятся часов семь-восемь, потому что за время между заседаниями накапливается много вопросов. Это и избрание новых архиереев, и открытие монастырей, различные кадровые вопросы. Но, конечно, вчера значительную часть времени мы посвятили теме взаимоотношений с Константинопольским Патриархатом. Около двух-трех часов заняло редактирование текста Заявления Священного Синода, которое было обнародовано 15 октября.

То есть у вас был черновик этого заявления?

Черновик был.

Получается, до начала заседания Синода уже было известно, что разрыва не избежать?

Как пойдет дискуссия на Синоде, предугадать невозможно. Был заранее подготовлен черновой текст, в котором собраны и изложены канонические аргументы, значение которых остается неизменным вне зависимости от того, каким бы стало окончательное решение по вопросу о разрыве евхаристического общения с Константинопольским Патриархатом.

Это можно сравнить со следственным делом и приговором в судебном процессе: в деле, которое готовится на протяжении длительного времени, собираются аргументы, доказательства, а приговор выносит суд, принимая во внимание собранные материалы. В задачи Отдела внешних церковный связей, который я возглавляю, входит подготовка документов для Синода по внешнецерковной тематике, а решение Синод принимает коллегиально.

То есть аргументов за разрыв было больше?

К сожалению, у нас вообще не было аргументов против разрыва отношений: Константинополь принял такие решения, на которые у нас просто не было иного ответа.

В комментариях до заседания Синода Русской Православной Церкви звучало мнение, что процесс разрыва отношений будет достаточно продолжительным. Однако принятыми вчера решениями все было обрублено сразу. Как так вышло?

Процесс со стороны Константинопольского Патриархата пошел быстрее, чем можно было предположить. Я думаю, что у Константинополя есть какие-то причины спешить. Возможно, главная причина заключается в том, что они хотят успеть выполнить задуманное, пока у власти находится президент Порошенко, потому что понимают: если придет другой президент, то столь шикарных условий, как те, которые создает для них нынешний глава украинского государства, уже не будет.

Разрыв отношений – это высшая мера церковных санкций. Если Украине все-таки будет дан Томос, чем еще сможет ответить Русская Церковь?

Не хочу предугадывать развитие событий, однако можно отметить, что арсенал средств воздействия достаточно большой. В конце концов, даже в международных отношениях разрыв дипломатических отношений между государствами – это еще не конец истории, если развитие конфликта продолжается.

Я очень хотел бы надеяться, что нынешний конфликт будет остановлен. Если этого не произойдет и наступит длительный период конфронтации, возможно, будут использоваться самые разные способы воздействия одной Церкви на другую.

Например?

Я не хотел бы сейчас озвучивать возможные способы, поскольку мы должны особенно ответственно подходить к решениям по данной теме. Если со стороны Константинополя последуют дальнейшие шаги, наш Синод вновь соберется, мы будем принимать дальнейшие решения.

На сегодня мы очень ясно сказали: тот факт, что Константинопольский Патриархат признал раскольничьи структуры, для нас означает, что сам Константинополь теперь находится в расколе. Он себя идентифицировал с расколом. Соответственно, мы с ним не можем иметь полное евхаристическое общение.

Если Томос будет дан и другие Поместные Церкви признают эту новую церковную структуру, Русская Церковь будет и с ними прерывать общение?

Не хочу сейчас пытаться предугадывать дальнейшее развитие ситуации. Если будут какие-то новые события, они станут предметом обсуждения на Синоде. Однако пока я не увидел ни от одной Поместной Церкви поддержки Константинополя. Есть Церкви, которые молчат, есть Церкви, которые открыто выступают против, но еще ни одна Церковь не выступила в поддержку разбойничьих действий Константинопольского Патриархата.

В России Церковь отделена от государства. При этом сначала глава МИД С.В. Лавров выступил против действий Константинополя, потом Президент В.В. Путин, причем на заседании Совета безопасности.  После этого последовало решение Синода Русской Православной Церкви о разрыве отношений с Константинопольским Патриархатом. Данные события связаны между собой? Вы обращались за помощью к властям?

Нынешний конфликт развивается в двух планах. Есть политический план, а есть церковный. На политическом плане – конфликт между Украиной и Россией. Президент Украины Порошенко считает, что имеет право не только высказываться на церковные темы, но и принимать решения, связанные с организацией церковной жизни на Украине. Со своей стороны, президент России и подведомственные ему структуры считают себя вправе высказываться на эти темы.

Но это политическая составляющая, а задача Священного Синода нашей Церкви – ответить на действия Константинополя в строго каноническом поле. Мы не затрагиваем политические вопросы.

Мы абсолютно не оспариваем суверенитет Украины как государства. Но государственный суверенитет не имеет никакого отношения к тому, как устроена Церковь. Напомню: некоторые Поместные Православные Церкви находятся в границах одной страны, другие же являются многонациональными. Например, Александрийский Патриархат объединяет 54 страны Африканского континента; Антиохийский – Сирию и Ливан; Иерусалимский – Израиль, Палестину, Иорданию; Сербский – Сербию, Хорватию, Черногорию, другие республики бывшей Югославии. Если делить все эти Церкви по количеству стран, которые в них входят, то у нас будет не пятнадцать Поместных Церквей, а почти столько, сколько стран в ООН.

Говоря об уже упоминавшемся заседании Совета безопасности России, пресс-секретарь президента Дмитрий Песков сказал, что оно было посвящено проблемам Русской Православной Церкви на Украине. При этом в Русской Церкви заявляют, что Украинская Церковь автономна и независима.

Я думаю, что в данном случае была допущена неточность. «Русской Православной Церкви на Украине» нет. Существует Украинская Православная Церковь, которая является самоуправляемой частью Московского Патриархата. Сейчас некоторые украинские политики пытаются переименовать ее в «Российскую православную церковь в Украине».

После принятого Синодом Русской Православной Церкви решения началось бурное обсуждение такого вопроса, как перспективы паломничества на Святую гору Афон. Звучат разные мнения: кто-то говорит, что молиться на Афоне не рекомендовано никому, кто-то – что молиться на Афоне можно, но не духовенству, а духовенство за это будет наказано. Так кто может поехать на Афон, последуют ли какие-то санкции в отношении духовенства?

Поехать на Святую гору может любой человек, имеющий греческую визу и разрешение на въезд на Афон. Молиться Богу мы можем в любом месте на Земле.

Но есть такое понятие, как евхаристическое общение. Это возможность для верующего одной Церкви причащаться, исповедоваться в храмах другой Церкви. Мы разорвали евхаристическое общение с Константинопольским Патриархатом, в юрисдикцию которого входит Афон. Для нас разрыв общения означает, что мы не можем сейчас совершать богослужения в афонских монастырях, не можем причащаться; однако мы имеем возможность посещать эти монастыри как верующие, как туристы. То есть никакого разрыва человеческих связей нет.

И священники могут посещать монастыри на Афоне?

Священнослужители Русской Православной Церкви могут их посещать.

Они не будут наказаны, если приедут на Святую гору?

Если священник будет участвовать в богослужениях в афонских монастырях, то этот вопрос станет предметом обсуждения с его правящим архиереем. Существуют разные формы канонических прещений в таких случаях.

Например?

Одна из существующих мер – запрещение в священнослужении.

Прямо сразу, за одну поездку?

Это будет решать архиерей. Есть разные способы. Возможно, будет сделан выговор.

Российские благотворители и меценаты пожертвовали на Афон свыше 200 миллионов долларов. Это частные пожертвования. Вам известно про это?

Да.

Как же быть людям, вложившим средства в благоукрашение афонских обителей? И еще вопрос: ожидается ли какая-то реакция от афонских старцев на последние события, возможно ли, что они будут протестовать против решений Константинополя?

У нас самые теплые и уважительные чувства к Афону. Мы не хотим подсказывать афонским старцам, как им действовать.

История показывает, что, когда Афон чем-то обеспокоен, обители Святой горы находят способы донести это до Константинопольского Патриарха. Например, когда Константинопольский Патриарх Афинагор встретился с Папой Римским, афонские монастыри выражали протест против этого; некоторые даже перестали поминать Константинопольского Патриарха за богослужениями. Но, повторю, это внутреннее дело Афона.

Что же касается российских бизнесменов, которые жертвуют на Афон, я бы посоветовал им переключить свое внимание на монастыри нашей Церкви и вкладываться в их восстановление и благоукрашение. У нас есть свои святыни, свой Афон: Соловецкий, Валаамский монастыри, Троице-Сергиева Лавра, в Украине есть Киево-Печерская лавра. Если есть желание пожертвовать свои средства на богоугодное дело, то у нас не меньше, а, пожалуй, гораздо больше святынь, чем на Святой горе.

Что будет с русскими монахами на Афоне? Например, в исконно считающемся русским Пантелеимоновом монастыре? Президента России там, как известно, принимают по особому протоколу. Куда теперь бежать монахам?

Им нужно не бежать куда-либо, а продолжать свое существование и свою деятельность там. Я не думаю, что в положении монастыря что-то изменится.

Но в Пантелеимоновом монастыре во время богослужений поминают Вселенского Патриарха, при этом обитель существует за счет русских жертвователей, в монастыре бывают именитые паломники –  от Игоря Сечина до Игоря Шувалова. Куда они теперь будут ездить?

Я думаю, это тоже внутреннее дело монастыря. У них есть совет старцев, и думаю, они в сложившейся ситуации примут соответствующее решение. Не хотел бы ни подсказывать им, особенно через СМИ, ни предсказывать их решения. Думаю, они сами придут к пониманию, как будет лучше.

Летом из Греции выслали двух российских дипломатов, сейчас обострилась ситуация на Украине. Можно сказать, что это такие полу-религиозные, полу-политические очаги конфликта Русской Церкви и Константинополя. Рассматриваете ли вы возможность возникновения каких-то еще проблем в мировом Православии из-за этого противостояния?

Что касается ситуации, которая складывается в мировом Православии в результате действий Константинополя, по моему мнению, существенной проблемой является то, что я вчера назвал процессом самоликвидации Константинопольского Патриархата в качестве координирующего центра для Православной Церкви.

Патриарх Варфоломей сделал выбор в пользу раскола. Константинопольский Патриархат на протяжении длительного времени позиционировал себя как координатор разного рода межправославной активности. И мы готовы были встраиваться в эту активность. Например, на протяжении пятидесяти с лишним лет вместе с другими Поместными Церквами мы участвовали в подготовке Всеправославного Собора, который в итоге так и не состоялся. То есть состоялся Собор, но он не был Всеправославным.

Но даже после этого не ставшего всеправославным Критского Собора взаимодействие между Церквами продолжалось. Так, в самом конце августа Патриарх Кирилл приезжал к Патриарху Варфоломею; была продолжительная беседа, вполне братская по своей тональности, но к сожалению, она не дала никаких результатов, потому что стороны остались «при своих интересах».

Греческие СМИ выложили стенограмму встречи Патриарха Кирилла и Патриарха Варфоломея. Этой расшифровке можно доверять?

Я не сравнивал стенограмму, которую опубликовали газеты, с тем, что сохранилось от этой беседы у меня в памяти. Стенографировал во время встречи один человек – сотрудник Константинопольской Патриархии. Изначальная договоренность состояла в том, что содержание беседы строго конфиденциально. Когда Патриарх Кирилл общался с прессой в аэропорту, он не сказал ровным счетом ничего о содержании переговоров.

А потом Константинопольская Патриархия решила организовать то, что сейчас называется не очень красивым словом «слив». Комментировать качество этой утечки и степень соответствия действительности того, что записал сотрудник Константинопольской Патриархии, я бы не стал. Но могу отметить: переговоры, которые прошли в августе, не дали результата, и Константинопольский Патриархат пошел по линии дальнейшей эскалации конфликта.

А почему вчера Синод не призвал собрать совещание Предстоятелей всех Церквей? Ведь были же такие предложения.

Такие предложения были сделаны на предыдущем заседании Синода Русской Православной Церкви. Традиционно синаксисы Предстоятелей собирает Константинопольский Патриарх. Но он не прислушался к голосам Поместных Церквей и не изъявил желания собрать такое совещание.

Он сейчас действует, исходя из парадигмы, согласно которой Патриарх Константинопольский является единоличным «владельцем» Православной Церкви: он решает, все подчиняются.

Но такого в Православной Церкви никогда не было. Сейчас Константинополь выдумал новую теорию и действует по озвученной парадигме, но мы не согласны и никогда не согласимся с этим. Возможно, Константинопольскому Патриарху захотелось почувствовать себя «Папой Римским» для православного Востока. Но Папа Римский уже долгое время не использует тех методов, которыми пользуется Константинопольский Патриарх, занимающийся хищничеством и разбоем на канонических территориях других Поместных Церквей.

Сделав выбор в пользу раскола, Константинопольский Патриарх сознательно отказался от права именоваться координирующим центром для Православных Церквей. Такого координирующего центра у нас больше нет, и мы либо создадим какой-то другой, либо будем жить без координирующего центра, как жили вплоть до начала ХХ века.

Может ли теперь Русская Православная Церковь стать первой среди равных?

Мы не претендуем ни на какое место выше того, которое занимаем сейчас в диптихе Православных Церквей.

У нас есть реальная Церковь, реальная паства. Как выстроятся наши дальнейшие отношения с Константинополем и другими Церквами, будет зависеть от совокупности факторов. Но на все вызовы, которые станут нам бросать, мы, конечно, будем отвечать.

Судя по тому, что мы видели в расшифровке беседы Патриархов Варфоломея и Кирилла, столкнулись два дискурса – условно либеральный со стороны Константинополя и условно консервативный со стороны Русской Православной Церкви. Не кажется ли Вам, что с течением времени могут возникнуть две семьи Православных Церквей? Грубо говоря, Греческая будет выступать за одно, а Русская – за другое?

Я бы этого не исключал, хотя я не хочу делать никаких прогнозов и очень надеюсь на то, что единство нашей Православной Церкви сохранится. Вопрос в том, как оно будет структурно оформлено. Но ответа на этот вопрос у нас сейчас нет.

Вы помните, была такая страна – Советский Союз. У этой страны был президент. В какой-то момент этот президент самоликвидировался как глава государства и объявил о том, что страна распалась, а он больше не президент. Что-то подобное произошло и сейчас. У нас был первый среди равных – Константинопольский Патриарх, к которому мы ездили, с которым советовались и координировали различные общеправославные вопросы. Сейчас он в качестве координационного центра самоликвидировался.

Как мы будем жить дальше? Думаю, мы и без такого центра проживем. Это не первый случай в истории – было что-то подобное в середине XV века, когда Константинопольский Патриарх вступил в унию с Римом, а другие Патриархи этого не признали, и мы некоторое время жили вообще без канонического Константинопольского Патриарха. С этого момента начала свое бытие автокефальная Русская Церковь.

Был также момент в 1996 году, когда Константинополь вторгся в Эстонию, и мы разорвали отношения. И сейчас наступил такой момент. Поэтому, как говорил Экклезиаст, «нет ничего нового под солнцем».

На российских телеканалах Патриарха Варфоломея чуть ли не напрямую называют марионеткой США. Но хочется понять, какую же роль играют Штаты в этой истории.

Думаю, какую-то роль США играют, раз советники американского президента приезжают в Украину и открыто говорят о поддержке автокефалии.

Но очень скоро Константинопольскому Патриарху придется столкнуться с проблемой автокефалии Американской Церкви. В США многие верующие, в том числе и архиереи в подведомственной Патриарху Варфоломею структуре, понимают, что связь Американской Церкви с Константинопольским Патриархатом довольно условная, и они недоумевают, почему в независимой Украине может быть автокефалия, а в не менее независимой стране – Соединенных Штатах – не может.

Но это будет уже следующий этап развития инициированного Константинопольским Патриархом конфликта, который привел к его выходу из православного единства.

 
Risposte dell'arciprete Andrej Tkachev alle domande di un canale televisivo serbo

Questa è un'intervista fatta il 5 gennaio 2022, prima dell'operazione militare russa in Ucraina, iniziata il 24 febbraio. Andrej Tkachev è di Leopoli, nell'Ucraina occidentale, e ha servito come sacerdote di una chiesa a Kiev durante la rivoluzione del Majdan, quindi è qualificato per parlare degli eventi in Ucraina. Padre Andrej non ha sostenuto la violenta rivoluzione che ha portato al rovesciamento del governo ucraino e la sua vita e quella della sua famiglia sono state minacciate a causa della sua posizione schietta. Ora presta servizio a Mosca.

PARTE 1 - PERCHÉ È TUTTA COLPA DEI RUSSI

l'arciprete Andrej Tkachev

Padre Andrej, grazie per aver accettato di parlare con Sputnik Serbia. Lei è ben noto qui e in Serbia dieci o più dei libri da lei pubblicati sono stati tradotti in serbo, non sono sicuro di quanti ne aveva pubblicati in russo, probabilmente molti di più. Bene, l'ultima volta che ci siamo visti è stato in Serbia; purtroppo, la pandemia ha trasformato le nostre vite in tanti modi. Viviamo in tempi difficili, quando le persone perdono la fede, si sentono sole e isolate, c'è una divisione così terribile tra noi e poi, i nostri valori... li stiamo perdendo, si stanno semplicemente sgretolando davanti ai nostri occhi. Mi dica dove dovremmo ritrovare la forza.

Negli ultimi dieci anni, abbiamo assistito a come questa irragionevole ideologia del comfort si sia impadronita di noi. Tutto, assolutamente tutto è permesso. Poi, all'improvviso, ha ceduto il passo a un'era di spaventosa paura per la propria stessa vita. In effetti, le interiora marce dell'uomo moderno sono state esposte, come se fossero state aperte con un apriscatole. Si scopre che l'uomo moderno non prega mai o prega a malapena, e raramente ripone le sue speranze in Dio; è così preoccupato per se stesso, disposto a rinunciare a tutti i suoi diritti e libertà affinché la sua vita duri più a lungo, diciamo, per qualche anno in più. È stata una lezione, uno schiaffo in faccia, se volete, che rimette al nostro posto tutti noi appartenenti alla civiltà europea. C'è sempre una sola via d'uscita, non importa quanti problemi abbiamo incontrato: essere vicino a lui, il nostro Creatore, poiché tutto è nelle sue mani. Tutto è come nel libro del profeta Abacuc che parla di Dio: lo ha preceduto la peste, in altre parole, cose veramente terrificanti... e la peste ha seguito i suoi passi, cioè una siccità o una malattia o qualcos'altro, tutto ha a che fare con Dio. L'uomo moderno non fa questo, non collega gli eventi della sua vita – come neve, ghiaccio, siccità, pioggia o malattie – con Dio. Piuttosto lo spiega parlando di altre forze trainanti dietro tutto ciò. In effetti, tutto nella vita inizia, per così dire, e si collega con la legge morale e il nostro atteggiamento verso Dio. Allora tornate, figli prodighi! Ciò significa che in ogni guaio Dio sta dicendo: torna da me. Non puoi fare niente senza di me. Sei un uomo codardo, debole, solo e miserabile. Cioè, se te ne sei dimenticato, ti invierò un promemoria. Cioè, l'uomo dovrebbe tornare a Dio con pentimento, gratitudine, preghiera e con il desiderio di cambiare. Se vogliamo tornare alla vita normale, questa dovrebbe essere una vita migliore. Non quello che avevamo prima: feste, club, ristoranti, bevute, divertimenti, uno stile di vita spensierato. Non dovrebbe esserci più posto per quello stile di vita. Se torniamo alla normalità, dovremmo in qualche modo cambiare in meglio.

È una specie di avvertimento? Ricordo come mi disse in un'intervista due anni fa che la fine del mondo poteva essere più vicina di quanto pensiamo.

Certo. Può succedere dall'oggi al domani. Dal momento che il momento esatto ci è nascosto, dobbiamo essere pronti, poiché può accadere all'istante. Dovremmo avere timore di Dio. Senza dubbio, questo timore mira a raggiungere un solo grande obiettivo provvidenziale: insegnare all'uomo a temere Dio. Qualunque cosa accadrà, qualunque cosa accada... E l'umanità ha assistito a cose molto più brutali. Ci sono state volte in cui i cadaveri sono rimasti insepolti, poiché c'erano così tanti morti accatastati per le strade come escrementi di uccelli. E in quel momento, le persone credevano, si pentivano e si aiutavano a vicenda; si mettevano insieme, senza mai cedere alla disperazione. Quindi, a giudicare dai tempi di difficoltà che abbiamo avuto prima, è ovvio quanto siamo diventati più deboli da allora.

Allora, è una specie di guerra, giusto? Oltre a questa pandemia, il popolo russo (sta affrontando) innumerevoli sfide. È arrivato un momento strano perché i russi vengono incolpati di quasi tutto, quasi come durante il periodo sovietico; è colpa loro anche se tira il vento. Sono dipinti come persone sinistre e terribili...

Agli occhi della società.

Agli occhi della società occidentale. I russi sono sempre visti sotto una cattiva luce. Cosa è successo? Perché è così? Come si può spiegare? Perché sappiamo che un uomo russo, così come la Russia, è un precursore dell'Ortodossia e un portatore di spiritualità; è così che è sempre stato.

La nazione russa nella sua capacità attuale e, si spera, sempre di più in futuro, è un vivo rimprovero per l'Occidente moderno perché noi abbiamo riguadagnato ciò che una volta avevamo perso mentre loro hanno perso ciò che una volta avevano. Quindi, diciamo, negli anni '60 o anche degli anni '50, o prima dell'era dei "Beatles", per così dire, gli Stati Uniti erano un paese cristiano veramente devoto. Cioè, i movimenti LGBT, BLM e transgender di oggi, tutti questi cambiamenti nelle norme sociali riguardanti la sessualità erano semplicemente impensabili in quell'epoca. Era un paese pio e puritano, tutti andavano in chiesa la domenica, tutti leggevano la Bibbia e così via. Poi, è arrivato il momento in cui hanno perso tutto in un istante. Voglio dire, l'Europa è stata in realtà un pioniere dell'empietà; per quanto riguarda l'America, anche questa ha vacillato e ha cominciato a sgretolarsi dall'interno.

Nel frattempo siamo passati dall'essere rossi e sovietici all'inizio di una nuova era, e non importa quanto la strada fosse dura o lenta, siamo tornati al Dio dei nostri padri. Ecco perché siamo per loro un vivo rimprovero, perché stiamo cercando di proteggere tutto ciò che sta alla base della civiltà occidentale e le ha dato potere. Ecco perché siamo i loro nemici ideologici. Inoltre, la Russia detiene un enorme potenziale di ricchezza mineraria e un vasto territorio che non ha mai effettivamente conquistato, ma che nella maggior parte dei casi ha diffuso il suo soft power. Quindi, la nostra potenziale ricchezza, oltre al nostro ritorno ai valori biblici, ci rende nemici dell'uomo occidentale, poiché quell'uomo è un espansionista. Guardiamo l'Europa, com'è piccola. Guardiamo la mappa del mondo e quanto possedevano gli europei. Il Portogallo, diciamo, possedeva metà dell'Africa, e l'Inghilterra possedeva metà del mondo. Questa piccola Europa... è veramente espansionista; infatti, il loro carattere è quello di un invasore, come Jafet che desiderava possedere il mondo. Quindi, il loro carattere non è cambiato e ci vedranno sempre come un ostacolo e un nemico ideologico. A tal fine, il potere delle armi informative è "attivo" nella sua piena capacità di denigrare l'immagine della Russia e presentarci come una sorta di criminale mondiale e così via. Ma non è ciò che siamo. Forse vorremmo esserlo, o a volte vogliamo giocare una partita più forte e agire con maggiore forza, ma non siamo così. Siamo più miti e gentili di come siamo rappresentati. Ecco di cosa tratta l'ostilità ideologica e spirituale. C'è un'inimicizia spirituale e ideologica verso la Russia, e non finirà.

Questi cosiddetti modi gentili; è questo che porta davvero il russo alla vittoria? Perché non si vendica?

Il santo ierarca Nikolaj (Velimirovich) di Serbia parlava delle Beatitudini di Cristo, dei miti che erediteranno la terra, e conosceva molto bene la Russia avendola visitata più di una volta. Diceva: guardate il popolo russo, non troverete una nazione più mite in nessun'altra parte del mondo. Guardate un contadino russo o una donna russa: sono le persone più miti del mondo. Così loro, i miti, erediteranno la terra. Ecco perché possiedono il più grande territorio della terra, voglio dire, del pianeta. Cioè, i miti ereditano la terra. Non è il più forte che erediterà la terra, ma i miti. Coloro che sono forti e potenti verranno e faranno un po' di rumore solo per scomparire più tardi, mentre i miti rimarranno per vivere a lungo. Quindi è vero che l'uomo russo è potente nella sua mitezza, resistenza e longanimità. Bismarck, che ha vissuto anch'egli qui per molto tempo, ha avvertito i suoi connazionali che è difficile combattere la Russia perché la sua gente può vivere con pochi soldi. Possono accontentarsi di così poco e sopportare le difficoltà per molto tempo. Non basta uccidere un soldato russo, ma devi comunque farlo cadere a terra, perché rimarrà in piedi anche se è già morto. Quindi, i russi conservano una certa potenziale minaccia per l'Occidente e dobbiamo semplicemente accettarla: il nostro nemico non si calmerà. Come dice lo stesso profeta Abacuc, Perché trasgredisce con il vino, è un uomo orgoglioso... e non può essere soddisfatto.

conseguenze del bombardamento NATO della Jugoslavia nel 1999

In questo, naturalmente, c'è una grande somiglianza con il popolo serbo; perché, un tempo, anche l'Occidente ci considerava i "cattivi" e forse lo fa ancora. [1] Tutto ciò che dissero fu che i serbi sono cattivi; ci avevano giudicato colpevoli prima e, purtroppo, lo fanno ancora oggi, come possiamo vedere tristemente quando considerano il "fattore destabilizzante". Ho l'impressione che il popolo russo stia ripetendo il destino del popolo serbo, o forse viceversa, in un groviglio di circostanze.

Sì. Abbiamo visto la nostra storia ripetersi poiché condividiamo ugualmente una grande somiglianza psicologica e un uguale destino storico [con i serbi]. Lo stesso santo ierarca Nikolaj (Velimirović), quando seppe dell'omicidio dello tsar Nicola insieme alla sua famiglia, alla moglie e ai figli, disse: "Ecco il nostro nuovo principe Lazar, ed ecco il nostro nuovo Kosovo". Cioè, sia i serbi che i russi sanno che puoi perdere ma vincere. Puoi vincere ma perdere. E, naturalmente, in Europa, i serbi sono visti, a quanto ho capito, come fratelli dei russi; così vedono voi in noi e noi in voi. Ecco perché sarete trattati proprio come noi. Lo vedo nelle chiese occidentali. Per esempio, solo i romeni vanno nelle chiese romene, per la maggior parte; o, per esempio, ci sono solo bulgari nelle chiese bulgare e greci nelle chiese greche. [2] Ma tutti vanno nelle chiese russe, compresi i serbi, ovviamente. Tutti vanno anche nelle chiese serbe, compresi i russi.

So che c'è un coro nella chiesa serba di Chicago dove cantano anche i russi.

È quello di New Gracanica?

Sì.

Oh sì, è sotto Vladyka Longin. È un uomo molto buono ed è un ottimo monastero. Nel complesso, condividiamo un destino simile e i nostri personaggi nazionali sono molto simili. È così che il principe Lazar ha ricevuto da un angelo un messaggio sul campo del Kosovo, che il suo popolo avrebbe mantenuto la fede per sempre e sarebbe stato ortodosso fino alla fine dei tempi. A quanto pare, anche il popolo russo dovrà affrontare lo stesso destino e quindi saremo trattati allo stesso modo.

Questa sofferenza del popolo russo e del popolo serbo — è ciò che li unisce, attraverso la nostra storia trasversale.

Sì, portiamo una croce attraverso i secoli. Come si suol dire, il popolo serbo porta la sua croce attraverso i secoli; e allo stesso modo, anche il popolo russo è un portatore di croce.

Possiamo tracciare molti parallelismi tra i nostri popoli. Uno di questi sarebbe che gli ucraini in Ucraina siano chiamati a ripetere lo scenario giocato in Serbia e Croazia durante l'operazione Storm. Lo stanno semplicemente ripetendo in Ucraina. Cosa ne pensa: è possibile?

Intende l'operazione nella Krajina serba? [3] Una pulizia etnica che non ha eguali a nient'altro che sia avvenuto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale? Può essere paragonata solo agli atti degli ustascia croati o ai campi di concentramento di Hitler, poiché si trattava di una pulizia etnica di un numero enorme di persone. [Questo vale per] le autorità ucraine di oggi, non per il popolo, no. Il popolo ucraino è diviso in fazioni, mentre le autorità del Paese al potere sono naziste. Naturalmente, apprezzano l'idea di uno sterminio di massa fulmineo di un gran numero di persone e di uno sgombero del territorio "fino al nulla". Ma il fatto è che non possono farlo. In questo caso, non funzionerà in questo modo.

Anche la popolazione di lingua russa, i russi in Ucraina, sono forti nello spirito.

La gente del Donbass è gente forte, molto tenace. Sono di uno stampo speciale. Comunque, le carte che ci sono state distribuite non sono le stesse di prima. Voglio dire, questi teppisti non ce la faranno. È proprio così.

PARTE 2 - IL MALIGNO HA UNO SCOPO: DISPERDERE, DIVIDERE E DOMINARE, UNO ALLA VOLTA

il monastero di Ostrog

Purtroppo, possiamo tracciare un altro parallelo, anche se sfortunato, tra la Chiesa serba e quella russa in relazione agli eventi in Montenegro. Come sapete, abbiamo discusso molte volte della cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina" e ciò, ovviamente, riecheggia o ripete l'esperienza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non riconosciuta. L'unica differenza è che la "Chiesa ortodossa dell'ucraina" ha ricevuto il suo tomos dal Patriarcato ecumenico. Pensa che dovremmo temere uno scenario del genere in Montenegro, o questi cosiddetti ortodossi montenegrini sono stati sconfitti?

Dovremmo rimanere preoccupati. Ricordi come Gesù Cristo disse a Pietro durante l'Ultima Cena che Satana gli chiese di permettergli di setacciarlo come il grano (Lc 22:31). Il maligno ha uno scopo: disperdere, dividere e dominare, uno alla volta. Peccato che sua Santità il patriarca Bartolomeo della Chiesa di Costantinopoli agisca in questo caso come strumento di alcune forze discutibili e si occupi di questo processo di frammentazione e livellamento delle leggi canoniche. Penso che dovremmo fare attenzione a tali eventi in Montenegro. Sia lodato il metropolita Amfilohije, che Dio riposi la sua anima, che ha vinto la battaglia, e al popolo di Dio che ha trovato la forza di riunirsi volontariamente e difendersi. C'è un buon tratto nazionale nel popolo serbo dal quale tutti noi dovremmo imparare: il vostro popolo... senza alcuna persuasione, perché sa già la verità, esce e rivendica i propri diritti. Ma sa una cosa, penso che sia molto importante per i serbi, i montenegrini e i russi conoscere la storia generale, oltre che la storia spirituale, dei loro paesi. Se ogni ragazzo o ragazza in Montenegro e Serbia potesse leggere a fondo la vita di san Basilio di Ostrog e fargli visita, se tutti conoscessero san Pietro di Cetinje e ne venerassero le reliquie, se tutti conoscessero la terra su cui camminano e la sua storia e i suoi eroi, ciò avrebbe un profondo effetto sul nostro comportamento nella nostra vita quotidiana. Quanto a me, sono sicuro che gli scolari russi avrebbero guadagnato molto se avessero conosciuto la vita di san Serafino di Sarov, molto più utile della metà delle materie che studiano nelle scuole. Possono facilmente dimenticare ciò che hanno studiato, ma non dimenticheranno mai san Serafino di Sarov. Le nostre due nazioni hanno un problema con la loro memoria storica, ma se ci atteniamo alle nostre radici ancestrali, diventeremo sicuramente una forza da non sottovalutare. I nostri nemici subirebbero quindi una sconfitta totale, più e più volte, a causa dell'unità del popolo, come è avvenuto in Montenegro negli ultimi anni.

Quindi non pensa che la gente del Montenegro possa rilassarsi, anche dopo le pacifiche proteste di preghiera? In qualche modo abbiamo ritenuto di aver sopraffatto i nostri avversari in Occidente.

L'avete fatto. Avete inferto loro un colpo, ma c'è una caratteristica che l'Occidente ha acquisito probabilmente già in epoca romana: le battaglie perse in passato non li hanno mai scoraggiati dal combatterne di nuove in futuro. Sono maestri persistenti e audaci del pensiero strategico; fanno progetti per molti, molti anni a venire, e se subiscono una sconfitta una volta, non significa che si siano dimenticati o si siano spaventati. Lo faranno di nuovo, provando altri mezzi e metodi, attraverso agenti diversi. Non ha funzionato con Đukanović? Ne prenderanno un altro, e quando quello non funzionerà, faranno una specie di Greta Thunberg del Montenegro. Si insinueranno per raggiungere i vostri giovani, i vostri media, i politici e la Chiesa. Non tornano indietro, non lo fanno mai. Voglio dire, dobbiamo capirlo: il nostro nemico non cambia mai idea.

foto: wikimedia.org

Padre Andrej, secondo lei, come è stata l'intronizzazione del metropolita Joanikije a Cetinje? C'è stato un grave incidente. Non sembrava una cosa folle in Russia?

Beh, sì, è stato così. Ebbene, in un certo senso, eravamo anche preparati a vedere difficoltà all'intronizzazione, ma grazie a Dio è andato tutto bene. Vedete, non c'è amore predicato dai nostri cosiddetti "amici". Professano amore, pace e armonia, ma, in realtà, sono persone davvero malvagie che non vogliono che le altre persone vivano a modo loro, ma solo come viene loro detto. Quindi, ovviamente, non possiamo rilassarci.

Cosa ne pensa della premessa proveniente dall'Occidente secondo cui la Chiesa serba è un'estensione, per così dire, una mano destra della Chiesa ortodossa russa che contribuisce all'espansione dell'influenza russa e della Chiesa ortodossa russa nei Balcani? Alcuni dicono addirittura che la Chiesa ortodossa russa utilizzi deliberatamente la Chiesa serba per i propri interessi.

Sia la Chiesa serba che la Chiesa russa sono la mano della Pentecoste, la mano della discesa dello Spirito Santo. Il compleanno della Chiesa universale è avvenuto alla discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, quindi le nostre chiese sono la mano dello Spirito Santo. Questo è tutto. Nessuna politica di sorta. Inevitabilmente ci incontriamo o parliamo con qualcuno, o pensiamo e scriviamo qualcosa, ma ciò che conta di più è ciò che la nostra Chiesa e la vostra Chiesa vivono e respirano. Vivono per ciò che lo Spirito Santo dice loro, per come egli agisce e ci guida nella nostra vita. Ecco perché noi non siamo agenti del Cremlino e voi non siete la mano di qualcos'altro, ma siamo la mano di Dio in questo mondo. La nostra missione è diffondere la conoscenza di Gesù Cristo nel mondo.

Pertanto, l'ostilità verso la nostra Chiesa è, in generale, ostilità verso Gesù Cristo, che è il nostro re e capo della Chiesa. Potrebbero non capirlo, ma a loro non piacciamo non perché abbiamo, diciamo, un colore degli occhi diverso, cantiamo canzoni diverse, o che mangiamo cibo diverso, o per la nostra politica. A loro non piacciamo perché... probabilmente perché a loro non piace Cristo. È tutto.

Sentiamo un'altra accusa, per così dire, di fare politica, un tentativo, di fatto, di politicizzare la Chiesa, un'affermazione che la Chiesa ortodossa serba fa parte del progetto della "Grande Serbia" che assorbirà tutti gli altri popoli. Cioè, ci sono continui tentativi di imporre un ordine del giorno politico alla Chiesa serba.

Beh, francamente, non c'è mai stato un simile precedente storico e non riesco a vedere niente di simile nella storia. Quello che sento oggi, per esempio, sono i piani per creare la Grande Romania; sento costantemente parlare della Grande Albania e delle grandi idee polacche di creare la Grande Polonia dal Baltico al Mar Nero. Sento tutti i tipi di idee politiche. Non ho mai sentito alcuna idea generata dai politici serbi per creare una Grande Serbia che avrebbe inghiottito Croazia, Slovenia, Macedonia e qualsiasi altra cosa là fuori, per ricreare la Jugoslavia. Non credo che i serbi amino tali piani; non ne sono a conoscenza, in ogni caso. Tuttavia, sento idee completamente diverse, sento idee molto diverse, come piani fantasma per restaurare vecchi imperi, ma questo non viene dai serbi.

Per non parlare della Chiesa ortodossa serba. O forse la nostra Chiesa si frappone sulla loro strada servendo nelle aree popolate dal popolo serbo?

La Chiesa serba, ovviamente, resterà nelle zone densamente popolate dai serbi... che avranno i loro monasteri, celebreranno la loro "Krsna Slava", il Natale e la Pasqua, e avranno le loro scuole domenicali. È inevitabile. Ovunque vivano i serbi, i russi o i greci, ci saranno le loro chiese ortodosse, le scuole domenicali, le feste, i digiuni, i sermoni e il Vangelo. Forse questo è ciò che l'Occidente non vuole che abbiamo?

La Chiesa di Dio è governata da un'idea, da un comando di Dio: andare su tutta la terra (cfr Rm 10:18). Non ha nulla a che fare con l'espansionismo o la forgiatura di un impero. Si tratta di amore fraterno tra tutti i popoli. Questa è l'idea. Non ce ne sono altre.

È comune affermare che il popolo serbo e la Chiesa serba, in effetti, soffrono perché si pongono come un ostacolo sul percorso dei piani di invasione occidentale verso est, verso la Russia. Bene, che ne dice di questa interpretazione di ciò che è successo ai serbi negli ultimi decenni?

Mi sembra giusta. Ma, come dice nostro Signore: Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo! (Gv 16:33). Questo significa che stiamo ostacolando qualcuno, ovviamente. Naturalmente, stiamo involontariamente ostacolando i piani di qualcun altro. Se io come prete predico che le persone devono mantenere la castità prima del matrimonio e la fedeltà coniugale, sarò comunque di ostacolo a qualcuno. Sarò d'ostacolo a coloro che non vogliono che le persone rimangano caste prima e fedeli nel matrimonio. Starò loro in mezzo ai piedi. Ma non lo farò apposta; tutto ciò che voglio è che le persone vivano vite divine, tutto qui. Non appena lo deciderò e prenderò le misure necessarie, mi metterò in mezzo ai piedi di tutti. Se dico altre cose vere come "Devi mettere da parte una decima di ciò che hai guadagnato" o "Trova qualcuno che è più povero o ha bisogno di soldi più di te", disturberò di nuovo qualcuno. Una volta che dico qualcosa di buono, questo mi metterà immediatamente in mezzo ai piedi. Dobbiamo ricordare che un benefattore, che vuole fare il bene secondo il Vangelo, diventerà inevitabilmente nemico di un gran numero di persone. Non l'ha voluto né cercato, ma si è trasformato in un nemico, perché ci sono tante persone che non vogliono vivere il Vangelo e odiano chi vuole vivere il Vangelo. Questa è, infatti, la fonte dell'animosità.

Ma non è colpa dei russi se qualcuno capisce male!

Non è colpa nostra, naturalmente. Dovremmo semplicemente avere una chiara comprensione di come vivono le altre persone. Una persona di buon cuore, sa, guarderà naturalmente al mondo con calore. Avrà difficoltà a pensare che qualcuno auguri il male alle persone. Se non rubo, faccio fatica a immaginare che qualcuno rubi. Se non sono un donnaiolo, non riesco a immaginare qualcuno che non possa vivere senza lussuria. Ma dobbiamo capire: anche se tu non vuoi fare del male, non significa che tutti gli altri non lo vogliano. Ecco perché è un affare così brutto cercare di dare un senso alle intenzioni degli altri. Come nella nostra favola di Krylov ("Il lupo e l'agnello", ndt), l'agnello litiga con il lupo e il lupo dice: "Zitto! Basta! Non ho tempo per risolvere i tuoi problemi! È colpa tua se sono affamato", dice, e trascina l'agnello nel bosco. Siamo colpevoli di una sola cosa: qualcuno vuole mangiare. Qualcuno vuole divorare le nostre foreste, petrolio, alluminio, nichel, oro, pelli, gas, ecc. Per alcune persone là fuori, sembra che abbiamo troppa terra o che vogliamo attaccare qualcuno. Alcune persone immaginano sempre delle cose. Tuttavia, abbiamo un detto: il segno della croce tiene lontane le tue ipotesi. Ma quelle persone non sono credenti, e quindi speculano.

Qualcuno sta stuzzicando anche il loro appetito per il Kosovo. Ha menzionato il principe Lazar; quindi questa sofferenza, i processi ai serbi in Kosovo che sono ancora in corso, qual è la sua prospettiva sulla questione di trovare una via d'uscita dal problema del Kosovo e dai problemi dei serbi del Kosovo?

È improbabile che si trovi una soluzione al problema dei serbi in Kosovo in un prossimo futuro, ma si dovrebbero compiere sforzi per evitare che si ciò diffonda in tutta la Serbia. Sua Santità il patriarca di Serbia Pavle di beata memoria diceva che se una donna albanese dà alla luce cinque figli e una donna serba ha cinque aborti – ed è proprio così che ha detto – questa terra non ci apparterrà più. Abbiamo lo stesso problema in Russia. Dovremmo impedire alle donne russe o serbe di uccidere i loro bambini e impedire agli uomini di aiutarle a farlo. Dobbiamo fermare lo spopolamento, perché le nazioni in via di estinzione stanno liberando gli spazi dei loro paesi per estranei che verranno e agiranno senza pietà. Potrebbe diventare un problema enorme, non solo per il Kosovo, ma per un intero paese, il vostro e il nostro. Quindi dobbiamo imparare ad amare di nuovo la nostra gente, o ad amare noi stessi, se vuole. È necessario fermare il genocidio del nostro stesso popolo; sto parlando degli aborti. È necessario che il nostro popolo formi forti legami coniugali e abbia famiglie numerose. Abbiamo bisogno di avere una mente e un'anima sane e promuovere l'amore per la nostra terra. A Dio piacendo, nel corso degli anni, potremo riprendercela, se solo continuiamo a pregare.

PARTE 3 – NON CHIEDETE PERCHÉ

foto: svoboda.org

La Chiesa russa ha aiutato molte volte i monasteri serbi e i serbi nel Kosovo. Sa che siamo costantemente sfidati lì. Per esempio, loro [gli albanesi] non vogliono restituire al monastero di Visoki Dečani ciò che appartiene di diritto al monastero. Nonostante la decisione del tribunale del cosiddetto tribunale del Kosovo, sfidano la sua decisione.

In questo caso abbiamo a che fare con un avversario molto difficile. Gli albanesi sono avversari piuttosto particolari e, ovviamente, non possiamo sperare che tratteranno i serbi con sincerità o simpatia. Inoltre, l'Europa asseconda gli albanesi. Niente di tutto ciò sarebbe accaduto se l'Europa non avesse chiuso un occhio sull'Esercito di liberazione del Kosovo, sui suoi crimini etnici e sull'espulsione dei serbi dalle case nelle loro terre ancestrali. Fondamentalmente questo è ciò di cui l'Europa dovrebbe occuparsi direttamente. Ideologicamente l'Unione Europea, e l'Europa collettiva, sono l'assassino e la mente dietro questi crimini. Quanto agli albanesi, nelle mani degli europei venivano semplicemente usati come un'ascia o un coltello. Sono stati gli europei a infliggere una ferita ai serbi, non agli albanesi. Sono stati gli europei che, come ha detto prima, vedono i serbi come una sorta di ostacolo ai loro piani globali in Europa o nel mondo intero. Si rendono conto che i serbi non si adattano, che sono in qualche modo diversi. La pensano diversamente, la loro storia è diversa, vogliono altre cose nella vita, e per di più sono amici della Russia per qualche motivo... Ecco perché hanno inflitto una profonda ferita ai serbi usando gli albanesi come un'arma affilata. È esattamente il modo in cui l'America sta preparando l'Ucraina ad agire contro la Russia. L'Ucraina non è un attore indipendente in questa situazione, agisce come un tirapugni, o un'ascia o un bastone nelle mani di un mafioso incallito. L'Ucraina non è un mafioso incallito. È solo un bastone nelle mani del mafioso. Quindi, abbiamo a che fare con un'enorme scommessa geopolitica e siamo nuovamente coinvolti nei colpi di scena della storia.

L'Europa sta attraversando un processo di scristianizzazione, e perché è questo pericoloso?

Non sta attraversando il processo, poiché è già stata scristianizzata. Questo processo continuerà a crescere e ad espandersi, ma è una cosa così terribile perché l'Europa è stata arricchita dalla sua fede nel corso dei secoli. La fede è stata il più grande tesoro d'Europa. Solo molto più tardi, e grazie alla sua fede, l'Europa ha avuto le sue università, i diritti civili e tutto ciò che può vantare. Una volta che abbandonerà del tutto la fede, perderà tutto ciò che ha acquisito. Questi processi in Europa sono simili al suicidio. Vi assisteremo, accadrà davanti ai nostri occhi; lo vedremo. La differenza è che non capiranno mai perché sta succedendo. Di recente, a Offenbach, in Germania, c'è stata una mostra pornografica che mostrava icone ortodosse (di nuovo, nella città tedesca di Offenbach! ) con repliche di genitali attaccate. Come mai? Ebbene, secondo il sindaco della città, è un esempio di libertà di espressione.

"Arte performativa".

Sì, "performativa". Cioè "abbiamo il diritto di esprimere qualsiasi opinione e non possiamo vietarlo". Quindi, se leggiamo successivamente nelle notizie che la città di Offenbach è stata spazzata via dalle inondazioni, non sorprendiamoci: se le sono tirate addosso! È così che il suo sindaco può finalmente capire quando succede qualcosa, Dio non voglia. Possano vivere a lungo, ma se succede qualcosa... Può succedere di tutto: potrebbero gelare quest'inverno, per poi scomparire la prossima primavera insieme allo scioglimento della neve. Oppure potrebbe essere un terremoto, un incendio o qualsiasi altra cosa. Ma allora non chiedete perché. Quando l'Europa sarà sommersa dalla conflagrazione e i livelli di pazzia aumenteranno al massimo, quando scomparirà lentamente e morirà in agonia, per favore non chiedete perché. L'Europa ha scacciato Gesù. Ha semplicemente cacciato fuori Gesù Cristo, bandendolo dalla casa europea. Anticristiani, attivi anticristiani, hanno preso il potere. Sono intolleranti al cristianesimo, non dicono: "Beh, potete crederci o no". Si prendono gioco di Cristo. Cacciano via Cristo. Odiano Cristo per qualche ragione. E non capiscono che una volta che Cristo esce dalla loro porta europea e la sbatte... Proprio come disse agli ebrei, Ecco, la vostra casa vi è lasciata in rovina (Mt 23:38; Lc 13:35)... La vita in Europa sarà intollerabile. Non la riconosceremo più. Non riusciamo già a riconoscerla. Coloro che hanno visitato l'Europa in alcune occasioni, o hanno avuto l'opportunità di confrontare come erano le cose negli anni '70 o '80 con l'Europa del ventunesimo secolo, possono dirvi come l'Europa che conoscevano sia diventata un luogo diverso.

Questo è interessante, sullo sfondo del Natale, vogliono la correttezza politica e l'inclusività [usando i musulmani come scusa]; mentre dall'altra parte del confine, in Polonia, vediamo quanto siano non inclusivi, persino crudeli, nei confronti dei musulmani.

Ebbene, prima di tutto non hanno chiesto ai musulmani se volevano celebrare il Natale, perché la maggioranza dei musulmani tratta con rispetto la Natività di Gesù Cristo. Hanno anche il loro "compleanno del Messia", eid al milad almasih. Così chiamano in arabo la Natività di Cristo: il compleanno del Messia. In effetti, non sono aggressivi riguardo a questa festa a meno che non siano una specie di talebani o, diciamo, l'ISIS. L'Islam radicale è probabilmente contrario, mentre i comuni musulmani sunniti, più frequentemente rappresentati qui in Europa, non la pensano negativamente. Nessuno si è degnato di chiederglielo. È così che gli europei usano la tolleranza come copertura. Coprono il loro odio per Cristo con parole d'amore per i musulmani, gli stranieri, gli indù o gli atei. È una scusa. Quindi sì, hanno espulso Gesù Cristo, anche dalla lingua. Hanno proibito alle persone di dire "Buon Natale!" e detto loro di usare al suo posto "Buone feste!". Ma quali feste? Cos'è tutto questo?

Bene, per ora è solo un suggerimento.

No, è già diventato legge in alcuni paesi e lì è formalmente approvato. Beh, ovviamente è straziante. Ma quando la terra starà per sgretolarsi sotto i loro piedi, non chiedete perché.

Ebbene, speriamo che questo permetta all'Europa di svegliarsi, dopotutto.

Può darsi. È possibile, ma ci credo poco.

Sa che abbiamo perso il nostro patriarca Irinej. Stava parlando del metropolita Amfilohije e dei suoi successi in Montenegro. Li ha incontrati e ha parlato con loro. Quali sono i suoi ricordi di loro? Come saranno ricordati nella storia dell'Ortodossia?

Non avete perso nessuno. Ci salutiamo per il momento, ma ci rivedremo. Vedremo tutti i nostri patriarchi e metropoliti. Anche vladyka Milutin

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è morto durante questa pandemia del Covid-19. Il loro lavoro parlerà per loro. Vladyka Milutin era solito dire: "Dato che sono uno dei Milutin" – Milutin era un principe che per Adempiere a un giuramento costruiva chiese e monasteri ogni anno – doveva costruire una nuova chiesa per ogni anno in cui era sul suo trono episcopale ... Quindi, ha fatto crescere la sua Chiesa per tutta la sua vita. Il frutto del loro lavoro è ciò che resta. La metropolia montenegrina: i montenegrini e i serbi stanno pregando per vladyka Amfilohije. Tutti lo ricordano. Un documentario su di lui sta per uscire nelle sale. Penso che si chiamerà "Le rondini del cielo". Non è cambiato nulla: avete avuto il patriarca Irinej e il patriarca Pavle. Tutti i patriarchi serbi sono insieme, a Dio piacendo, e continuano la loro liturgia celeste.

Sì. Che ne dice del nostro nuovo patriarca Porfirije, l'ha già incontrato?

Non ancora, perché prima di tutto abbiamo avuto la pandemia e non ho ancora avuto la possibilità di visitare il vostro Paese.

Ci saranno altre opportunità, a Dio piacendo.

A Dio piacendo.

Forse entro il prossimo Natale [questa intervista si è svolta poco prima del Natale]... Cosa augura alla Serbia e al popolo serbo?

Prima di tutto, vorrei che ogni anima cristiana sapesse che il Figlio di Dio è venuto in questo mondo freddo, strano, bello ma crudele e che non siamo soli. Il mio desiderio è che ogni anima possa sentire la potenza di Cristo venire nel mondo. Cristo è sempre davanti a noi, dietro di noi, alla nostra destra e alla nostra sinistra; Cristo è sopra e sotto di noi. Cristo è onnipresente. Ma dobbiamo mantenere la nostra fede in Dio. Dobbiamo raggiungere in questi ultimi giorni la grotta della Natività e venerare Gesù Bambino insieme ai Re Magi. Per quanto riguarda i doni, dobbiamo portare quanto segue: fare pace con i nostri nemici, i nostri vicini e i nostri cari in modo che nessuno si arrabbi più. Dobbiamo pentirci dei peccati che abbiamo commesso di recente e comunicarci al corpo e al sangue di Gesù Cristo. Dovremmo visitare le tombe dei nostri familiari defunti e proclamare: "Cristo è nato!" Che anche le loro ossa ascoltino che il Signore è con noi. Dobbiamo anche vivere una vita devota. Non abbiamo nemico più grande del peccato. Se mettiamo in scena una battaglia contro il peccato con Cristo come nostro aiuto, otterremo la felicità. Ecco perché, buon Natale, dragi srby ("cari serbi")!

Noi diciamo: Cristo è nato! E poi rispondiamo: Veramente è nato!

Cristo è nato! Sì.

Grazie!

Anche a voi!

[Note]

[1] Questo è un riferimento alla guerra del Kosovo del 1998-1999, che si è conclusa con il bombardamento NATO della Serbia nel giugno 1999. Il bombardamento ha provocato fino a 528 vittime civili e la NATO ha usato munizioni all'uranio impoverito che hanno lasciato una duratura contaminazione da radioattività in Serbia.

[2] Questo non vale necessariamente ovunque, per esempio negli Stati Uniti.

[3] Conosciuta come "Operation Storm", la battaglia finale per l'indipendenza della Croazia durante la quale i croati effettuarono una pulizia etnica dei villaggi serbi della Krajina serba.

 
Come non travisare le parole di un famoso padre spirituale

Negli ultimi giorni è stato portato alla nostra conoscenza un testo tradotto dal romeno, che circola in rete in ambienti ortodossi di lingua italiana. Il testo, attribuito all'archimandrita Cleopa (Ilie, 1912, 1998) un celebre padre spirituale della Chiesa ortodossa romena, è il seguente:

La fortuna è il nome di un demone

siate vigili, auguratevi prosperità e l'aiuto di Dio, non di un demone! Vedo che in alcuni libri commemorativi avete menzionato il demone della fortuna, scrivendo: "Sulla fortuna della figlia", "Sulla fortuna del figlio", "Sulla fortuna della famiglia". Perché avete messo un diavolo nel mio libro dei nomi?

Sai chi era la Fortuna?

Era il più grande demone che ha falciato milioni di anime. Moloch, o "Fortuna", era il dio della felicità presso i Romani, i Sumeri e i Cartaginesi.

Che cos'era questo dio Moloch, o "Fortuna" come lo chiamiamo oggi? La sua statua, fusa in rame o argento, era trasportata su un carro a due ruote.

Aveva un fornello di rame alle spalle e una padella di rame davanti a sé; la legna veniva inserita a Fortuna da dietro finché la statua non si arroventava. I suoi sacerdoti portavano in mano asce grandi e affilate.

Quale sacrificio accettava Fortuna?

Solo i neonati dalle mani delle loro madri. Vennero nel villaggio in cui vivete. Trascinarono il carro di Fortuna con una padella rovente e chiamarono battendo le mani: "Chi vuole fortuna, porti un sacrificio a Fortuna!".

Archim. Cleopa (Ilie)

La traduzione italiana non è molto aderente all'originale romeno, ma è comunque abbastanza chiara nel trasmettere l'idea che quella che noi chiamiamo fortuna è in realtà il nome di un dio pagano, e di uno dei peggiori, quello noto nella Bibbia come Baal, o Moloch, a cui si sacrificavano davvero i bambini.

In modo abbastanza comune per le notizie che circolano in rete, non è citata la fonte scritta, che è la seguente: Ne vorbeşte părintele Cleopa, Volumul 7, Mănăstirea Sihăstria, Ed. Agaton, 1998. Potete trovare in rete la collezione completa dei detti di padre Cleopa a questo indirizzo: il paragrafo da cui è stato tradotto il testo, intitolato Idolul Noroc ("L'idolo Fortuna"), è alle pagine 352-353.

Come potrà vedere chiunque confronti la traduzione italiana con l'originale, circa metà del testo romeno è stato espunto. Le prime due frasi in italiano invece sono state aggiunte, e a meno di non consultare le centinaia di pagine dei detti di padre Cleopa, non possiamo essere certi che vengano da lui. Vi proponiamo qui di seguito il testo romeno e una traduzione italiana più aderente all'originale, solo per maggiore chiarezza. Ripetiamo ancora che, anche a fronte di qualche imperfezione di traduzione, il testo che circola in italiano rende abbastanza bene il significato delle parole originali.

Am văzut, pe unele pomelnice pe care le aduceţi, că pomeniţi pe dracul Noroc, zicând: "pentru norocul fetei, pentru norocul băiatului, pentru norocul familiei". Ce mi-ai pus pe dracul pe pomelnic?

Voi ştiţi cine a fost Noroc?

Cel mai mare demon, care a secerat milioane de suflete. Era şi Moloh, zeul fericirii, la romani, la sumerieni şi la cartaginezi.

Cum era acest zeu Moloh sau Noroc, cum îi zicem astăzi? I se purta statuia într-o căruţă cu două roţi, făcută din aramă sau din argint.

În spate, zeul Noroc avea un cuptor de aramă şi în faţa lui o tigaie din aramă; şi-i dădeau foc lui Noroc pe la spate, până se înroşea şi tigaia, şi el. Popii lui purtau în mâini nişte securi mari, ascuţite.

Ce jertfă primea Noroc?

Numai copii sugari de la mamele lor. Veneau în satul tău, de unde eşti tu. Trăgeau căruţa lui Noroc cu tigaia roşie, înfierbântată, şi strigau, bătând din palme: Cine vrea să aibă noroc, să aducă jertfă lui Noroc!

Ho visto che in alcune liste delle commemorazioni menzionate il demonio Fortuna, scrivendo: "Per la fortuna della figlia, per la fortuna del figlio, per la fortuna della famiglia". Perché avete messo un demonio nella mia lista delle commemorazioni?

Voi sapete chi era la Fortuna?

Era il più grande demone, che ha falciato milioni di anime. Era detto anche Moloch, il dio della felicità presso i romani, i sumeri e i cartaginesi.

Com'era questo dio Moloch, o Fortuna, come lo chiamiamo oggi? La sua statua di rame o d'argento era trasportata su un carro a due ruote.

Alle spalle il dio Fortuna aveva un forno di rame e una padella di rame davanti a sé; accendevano un fuoco [di legna] a Fortuna alle spalle, finché non si arroventavano anche la padella, e la statua. I suoi sacerdoti portavano in mano delle falci grandi, affilate.

Quale sacrificio riceveva Fortuna?

Solo i neonati lattanti, dalle mani delle loro mamme. Venivano nel tuo villaggio, quello in cui tu vivi. Trascinavano il carro di Fortuna con la padella rovente e gridavano battendo le mani: Chi vuole fortuna, porti un sacrificio a Fortuna!

Tutto chiaro, dunque? Beh, non proprio.

Il primo punto da notare è che il nome romeno per "fortuna", ovvero "noróc" (al plurale "noroáce"), non è di origine latina. I dizionari etimologici sono unanimi nel derivare la parola dalla radice slavonica narokŭ, che non ha nessun collegamento con antiche divinità mediorientali, men che meno con Baal/Moloch. Le affermazioni di padre Cleopa che sembrano dare per scontata l'identità tra Noroc e Moloch sono quanto meno discutibili, così come è erronea la sua attribuzione del culto di Moloch ai romani e ai sumeri (mentre è accertato il suo legame con i cartaginesi, menzionati da padre Cleopa, così come con i cananei, i fenici e in parte gli egiziani, tutti popoli che padre Cleopa non cita).

Un altro punto da ricordare è che il termine "noroc" è diffusissimo nel linguaggio popolare romeno, molto, ma molto di più di quanto si parli di fortuna tra gli italiani. Se un italiano menzionasse la fortuna con la frequenza quotidiana con cui un romeno introduce il termine "noroc" nella parlata abituale (soprattutto negli auguri), probabilmente sarebbe preso per un giocatore d'azzardo professionista, o per qualche zingaro dedito a tecniche di divinazione.

Ora, un autore monastico come padre Cleopa aveva tutto il diritto di ritenere eccessivi e superstiziosi gli appelli alla fortuna tra i suoi conterranei, e molti autori romeni e moldavi contemporanei sono d'accordo con lui, preferendo sostituire il termine "noroc" con il termine "succes", ovvero successo, che indica una prosperità donata da Dio, piuttosto che un semplice gioco della sorte. Ma scagliarsi contro un certo termine attribuendogli addirittura un legame organico con un demonio pagano è davvero una soluzione auspicabile? Ancor di più, cosa dovrebbero dire quei popoli, come quello italiano, in cui il concetto di fortuna non ha mai avuto un legame organico con orrendi culti sacrificali? Per quel che si possa dire del culto della dea Fortuna nella religione degli antichi romani, tale culto non risulta aver mai avuto una connessione con i sacrifici di bambini tanto giustamente esecrati dalla Bibbia e dal buon senso. Perché scagliarci contro un demonio che abbiamo evocato noi stessi dalla non esistenza? Questo è il classico argomento dell'uomo di paglia, o argomento fantoccio, una ben nota fallacia logica.

Una simile attribuzione erronea, che abbiamo citato in un saggio a proposito di Halloween, è la ricorrenza di Samhain, che probabilmente era una semplice festa del raccolto autunnale nel mondo celtico pre-cristiano, che autori cristiani moderni (in gran parte protestanti) hanno voluto trasformare in un'inesistente divinità pagana (con una leggera ma inquietante assonanza con il nome "Satana"), contro la quale mettere in guardia le ignare generazioni odierne. Forse a qualcuno potrebbe anche piacere l'idea di avviare delle crociate contro Samhain/Satana o contro Noroc/Moloch, ma dal punto di vista di una vera vita cristiana, queste iniziative sembrano piuttosto un'inutile (e potenzialmente colpevole) perdita di tempo.

Padre Cleopa si spinge a eccessi che sono storicamente e culturalmente fasulli, come quando parla dell'arrivo dei carri di Moloch "nel tuo villaggio, quello in cui tu vivi". Poiché ai suoi tempi padre Cleopa non parlava ai palestinesi o ai tunisini, ma ai romeni e ai moldavi, è importante ricordare che i villaggi di questi ultimi, da che risulti alla storia e alle scienze da noi conosciute, non hanno mai visto una presenza dei carri di Moloch.

Si può anche capire una tendenza all'iperbole nelle parole di certi autori spirituali. Abbiamo tutti noi questa tendenza, per esempio quando diciamo che la nostra squadra del cuore ha "annientato" gli avversari. Credo che nessuno ne dedurrebbe che l'altra squadra è stata letteralmente ridotta in polvere... eppure queste espressioni iperboliche, quando sono tradotte tali e quali in altre lingue, e quando sono rivestite dell'aura di rispettabilità che circonda un famoso padre spirituale, possono creare dei veri e propri disastri. Per esempio, potrebbero creare negli ortodossi italiani una paranoia ingiustificata verso espressioni popolari come "fortunato al gioco e sfortunato in amore", che magari finirebbero per suonare come vere e proprie invocazioni demoniache alle orecchie di qualche sprovveduto ammiratore dei padri spirituali ortodossi.

Per la verità ci sono autori di lingua romena che si sono sforzati di equilibrare questi eccessi, per esempio il blog di Dan Caragea, che cita molte delle espressioni tipiche della parola "noroc". Possiamo capire che molti autori accademici non vogliano entrare in queste discussioni, per non essere oggetto di accuse di empietà da parte di fedeli ortodossi che prendono padre Cleopa come guida per le loro vite spirituali. Abbiamo tuttavia anche noi un dovere di impegno verso la nostra stessa crescita spirituale, e un dovere altrettanto importante (legato al comandamento di non offrire falsa testimonianza) di non riempire la vita dei cristiani ortodossi italiani di vere e proprie bufale e di paure fasulle. Per quanto riguarda il nostro rapporto con la fortuna (in qualunque veste desideriamo vederla), è già sufficiente una generica affermazione che ci auguriamo ogni bene da Dio e non da una sorte oscura e impersonale.

 
San Nettario di Egina, prega per noi!

Oggi è la festa di san Nettario di Egina, come probabilmente molti di voi già sanno.

Perché lo sto menzionando? Per un paio di motivi. Come sapete, questo blog non è personale (per tali cose ho una pagina Facebook). Invece, ho cercato di commentare principalmente questioni di attualità importanti. Cose come religione, politica e cultura. Ho cercato con insistenza di non parlare mai di me, limitandomi a menzioni passeggere di esperienze personali. Questo in parte perché mia madre ci ha cresciuti insegnandoci a non attirare l'attenzione su noi stessi, ma a mettere invece gli altri al primo posto. Fondamentalmente, mi sento a disagio a parlare di me stesso.

Oggi però faccio un'eccezione, e spero che mi perdonerete.

Il 9 novembre 1969 era una domenica luminosa e calda. Avevo dieci anni. Mia sorella e io stavamo giocando a nascondino fuori casa e io inciampai e caddi sul cemento, fratturandomi il lato destro del cranio. Mi rialzai, ma dopo circa 30 minuti dopo tutto il lato sinistro del mio corpo iniziò a diventare insensibile. Non ricordo davvero cosa successe dopo, ma ricordo vagamente di essere stato in un'ambulanza. Per farla breve, fui ricoverato all'ambulatorio e mi risvegliai dall'anestesia il giorno successivo.

Qualche tempo dopo, mia madre mi disse che durante il mio intervento, qualcuno le aveva detto che quel giorno sarebbe stato il giorno della festa di san Nettario (all'epoca era sul calendario ma non era un giorno di festa particolare, quindi non sono sicuro che i miei genitori avessero mai sentito parlare di lui). Comunque, durante il mio intervento, sia lei che mio padre lo pregarono per un'intercessione. Gli fecero un tama (termine difficile da tradurre in inglese ma fondamentalmente un voto / dovere) che, se fossi sopravvissuto, avrebbero fatto un pellegrinaggio alla sua tomba a Egina. E io sopravvissi, un po' malconcio, senza dubbio. Dopo molti sacrifici finanziari, due anni dopo andammo in Grecia per onorare il loro impegno.

Ecco la storia in breve. Ma c'è una conseguenza più ampia, che si riflette abbastanza negativamente sulla nostra cultura di oggi. Non è collegata al santo in alcun modo se non per il fatto che quel giorno ha cambiato la mia vita. Lasciatemi spiegare.

A causa del mio infortunio, non mi fu permesso di prendere parte alla ginnastica quotidiana o agli sport di alcun tipo per almeno un anno. Si decise che, invece di sedermi ozioso a guardare gli altri bambini esercitarsi e giocare, avrei passato invece quel tempo con il custode della nostra scuola, il signor Bill Owens.

Si potrebbe pensare che questa fosse una sorta di punizione. Invece, fu uno dei momenti migliori della mia vita, se posso dire così. Il signor Owens aveva un piccolo ufficio – in realtà un angolo – largo circa un metro e lungo 8 due metri e mezzo, proprio accanto all'ufficio del preside. Aveva una piccola scrivania con una sedia e un sacco di attrezzi e oggetti, di cui erano piene le pareti.

Quanto al signor Owens, era un uomo impressionante. Mi raccontò dei suoi giorni nella Terza Armata di Patton e di come fosse effettivamente stato a tre metri da lui in qualche momento durante la sua avanzata in Francia. Qualche tempo dopo, mio ​​padre e mio zio mi portarono a vedere il film su Patton (con George C. Scott) e il giorno dopo, quando feci rapporto nel suo ufficio, mi misi sull'attenti perché sentivo di essere in presenza di un semidio.

Il signor Owens mi ha insegnato molte cose: come collegare i cavi elettrici, come regolare le porte, come sapere quando usare un martello e un chiodo o usare un cacciavite. Trucchi del mestiere: cose come usare i cunei, quando usare un seghetto e così via. Qualunque cosa avesse bisogno di essere riparata, mi portava con sé. Era un'impenitente cultura maschile. Immaginate: fumava le sue L & M's (o erano Pall Mall?) nell'ufficio quando non c'era niente da fare e mi raccontava del mondo in generale.

Col tempo, imparai a usare il trapano e lo aiutavo nei suoi giri raccogliendo spazzatura, facendo pulizie per terra e sostituendo lampadine. In seguito, iniziai a fare questi giri da solo.

Ora, immaginate un po': questo scenario potrebbe svolgersi nella cultura altamente sessualizzata di oggi? Nemmeno per sogno.

Non c'era traccia di qualcosa che potesse indicare abusi sessuali di alcun tipo. Una cosa del genere era al di là dell'immaginabile. I miei genitori non persero mai un secondo a pensare che potesse accadere qualcosa di sconveniente. E se per questo, nemmeno il preside Smith, la sua segretaria, gli altri insegnanti o chiunque altro fosse lontanamente associato alla scuola elementare di Riverview.

Ancora oggi, mentre scrivo queste parole (con le lacrime agli occhi), nemmeno per un istante mi viene in mente la benché minima insinuazione o qualcosa di simile. I miei ricordi del signor Owens sono pieni di affetto, non solo perché mi trattava con gentilezza, ma per tutte le cose che mi ha insegnato. Cose che mi sono tornate utili quando mia moglie e io abbiamo comprato la nostra prima casa, un "aggiusta-tutto", se capite cosa intendo. (Anche mio padre mi ha insegnato molto nel campo della meccanica essendo un tuttofare, ma più tardi, quando ero adolescente).

Che cosa abbiamo perso? Beh, per prima cosa, il concetto di mentore / apprendista. La civiltà occidentale è stata costruita su questo concetto in larga misura. Penso che ce ne rendiamo conto e forse questa è una delle ragioni per cui l'elemento leggendario di Guerre Stellari è così popolare. Credo con fervore che, grazie alla sfrenata promiscuità, una cosa del genere sia oggi impossibile. Il freudianesimo ci ha imposto di cedere ai nostri sentimenti, altrimenti saremo "repressi". E non va bene, o così ci viene detto. Inesorabilmente. E il marxismo culturale ci dice che se dici diversamente sei un tipo "fobico".

Scommetto che ogni persona sotto i quarant'anni che legge queste parole penserà che io stia descrivendo la vita su un altro pianeta. Invece no. Torneremo mai a quei momenti nel 1969? Ne dubito. E per questo possiamo ringraziare tutti i maniaci della liberazione là fuori. Le storie strappalacrime sono molto a buon prezzo nel mondo di oggi, e quindi la forza trainante per "migliorare" impone che la nostra intera civiltà debba essere riorganizzata per soddisfare ogni capriccio del momento.

La virtù – arete – è andata perduta. Per essere sostituita da – cosa, esattamente? Un mondo più giusto ed equo? Un mondo più felice? Se ci credete, avrei da vendervi un ponte a Brooklyn.

San Nettario di Egina, prega per noi.

 
L'intervista al vescovo Tikhon (Shevkunov) su Radio Liberty

La giornalista del sito liberale Open Russia, Zoja Svetova, è figlia di Zoja Krakmalnikova. Chiunque abbia seguito le notizie provenienti dall'Unione Sovietica negli anni '80 sui prigionieri di coscienza, in particolare cristiani ortodossi, ha sicuramente sentito parlare o letto articoli pubblicati da quest'autrice. Zoja Krakmalnikova era particolarmente conosciuta in Occidente per il suo articolo pubblicato sulla rivista parigina Russkij Mysl' dal titolo "I frutti amari di una dolce prigionia". L'autorità di Zoja Krakmalnikova in materia di persecuzione della Chiesa è stata duramente guadagnata: è stata in prigione per cinque anni ed esiliata per un certo numero di anni in Siberia, e ha sofferto in modo significativo per la sua schietta fede ortodossa. Il suo articolo discuteva il tema della sottomissione dei funzionari della Chiesa al governo e di come questo influiva sulla vita dei credenti.

Per il suo profondo rispetto per la madre di questo giornalista, il vescovo Tikhon (Shevkunov) di Egor'evsk, abate del monastero Sretenskij, presidente del Consiglio patriarcale per la cultura e autore del popolare libro Santi di tutti i giorni e altre storie, ha accettato un'intervista e l'insolita pubblicazione su Radio Liberty. In linea con la nostra intenzione di pubblicare articoli sulla rivoluzione russa e i suoi effetti sulla Chiesa ortodossa russa, abbiamo tradotto questa intervista per i nostri lettori. Il giornalista pone domande piuttosto provocatorie e disinformate sul rapporto passato e presente della Chiesa con i governi sovietico e russo, e il vescovo Tikhon fornisce le sue opinioni sul complesso tema del "sergianismo", i dissidenti e la Chiesa nella società russa di oggi. Sebbene la giornalista liberale e il vescovo generalmente non siano sulla stessa lunghezza d'onda intellettuale, questa intervista rivela ciò che la Chiesa in Russia ora affronta, non più dalla stampa comunista, ma ora dalla stampa liberale.

Lei è stato battezzato negli anni '80. A quel tempo i credenti erano perseguitati e mia madre, la scrittrice Zoja Krakhmalnikova, fu una di loro. Cosa ha sentito di lei in quegli anni?

Ho un grande rispetto per la memoria di sua madre, Zoja Aleksandrovna. La sua proposta di ricordare quel poco che so di lei, di condividere impressioni che noi, la generazione di giovani cristiani ortodossi negli anni '80, traevamo dalla nostra conoscenza di questa personalità straordinaria, è l'unica ragione per cui ho accettato di rilasciare un'intervista per i media che lei rappresenta.

Ho sentito parlare di Zoja Alexandrovna Krakhmalnikova dal prete Vladimir Shibaev. I miei amici e io qualche volta andavamo alle funzioni nella sua chiesa alla periferia di Mosca. Poi, da giovani laureati delle università della capitale, stavamo appena iniziando la nostra conoscenza della vita ecclesiastica di Mosca, visitando varie chiese. Questo avveniva quasi quarant'anni fa. Una volta nella sua predica, padre Vladimir ci ha parlato dell'arresto di Zoja Krakhmalinikova, quella stessa autrice che aveva pubblicato l'almanacco cristiano illegale, Nadezhda ("Speranza"). Questo periodico pubblicava testi dei santi Padri della Chiesa, sermoni e storie dei nuovi martiri. Abbiamo letto questi volumi e ce li siamo passati a vicenda (Zoja Krakhmalnikova è stata arrestata il 3 settembre 1982 – nda).

Ma questa raccolta di letture cristiane era unica del suo genere.

Era mirata proprio a quei neofiti come eravamo noi. La chiesa di padre Vladimir raccolse denaro per aiutare Zoja Alexandrovna, e una certa persona si prese la responsabilità di portarle questo aiuto in prigione e di comprarle le cose di cui aveva bisogno. Altri hanno cercato di spaventarci, dicendo che questo era pericoloso e che potevano esserci conseguenze spiacevoli. Ma non abbiamo prestato loro attenzione. Per quanto riguarda il movimento dissidente in sé, non vi eravamo particolarmente interessati - i miei amici e io ci eravamo completamente immersi nell'apprendimento dell'Ortodossia. All'epoca avevo già scritto la mia dichiarazione di dimissioni dal Komsomol (Giovani Comunisti) e non mi preoccupavo particolarmente di problemi ideologici. Non c'era eroismo in questo. Questo era sostanzialmente il tramonto del regime sovietico.

Il 1982 non fu affatto il tramonto del regime sovietico. Stavano ancora mandando persone in prigione per la loro fede e per il possesso di letteratura "antisovietica". Vorrei farle qualche domanda su qualcos'altro: nel 1989, mia madre Zoja Krakhmalnikova pubblicò un articolo sul giornale Russkaja Mysl' intitolato "I frutti amari di una dolce prigionia", che suscitò grande attenzione e commenti. Questo era un articolo sul cosiddetto "sergianismo" (la politica della lealtà nei confronti del regime nell'URSS), il cui inizio è generalmente connesso alla Dichiarazione del metropolita [in seguito patriarca] Sergio [Starogorodskij] – nda). La Chiesa è contagiata dal sergianismo oggi?

Definiamo per prima cosa cos'è il sergianismo. Il sergiansimo, come lo capivano i critici del patriarcato di quel tempo, è una specifica politica della Chiesa scelta dal metropolita Sergio. Consiste nel fatto che sotto le condizioni del terrore aperto del governo bolscevico contro la Chiesa, in condizioni di vera minaccia di rimpiazzare abilmente l'Ortodossia con il cosiddetto rinnovazionismo – e questo è ciò che il regime bolscevico stava attivamente cercando di fare – il locum tenens del trono patriarcale, il metropolita Sergio (Starogorodskij) scelse non un'esistenza clandestina per la Chiesa, ma la conservazione di una struttura legale della Chiesa. Per fare questo dovette accettare compromessi seri. Il più tragico di essi consisteva nel fatto che l'amministrazione ecclesiastica dava praticamente al governo il diritto di nominare o trasferire vescovi e sacerdoti e di rimuovere i chierici non acquiescenti dalle loro cattedrali e parrocchie, e l'amministrazione della Chiesa praticamente non protestava mai contro la persecuzione del clero e l'illegalità che stava avendo luogo nel paese.

Allora, cos'era successo? Forse il metropolita stava salvando la sua stessa pelle? No, non è per questo che i critici ecclesiastici rigorosi della sua condotta lo stavano criticando. Tutti erano sinceri con se stessi; per un anziano vescovo che aveva vissuto una lunga vita, parte di essa durante un periodo delle indicibili persecuzioni, e che aveva la responsabilità per l'intera Chiesa russa, morire sarebbe stata la via più facile. No, non lo hanno criticato per questo, ma per la fallacia del corso che scelse verso le autorità. Lo stesso metropolita Sergio giustificò la sua politica ecclesiastica con la convinzione che se la Chiesa avesse dovuto diventare clandestina, i bolscevichi avrebbero inevitabilmente inculcato nel paese la chiesa non canonica, falsa, rinnovazionista che avevano già preparato per questo compito. E con la prolungata presenza di bolscevichi a capo della Chiesa ortodossa canonica e la totale distruzione di quest'ultima da parte loro, ciò avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, finanche la completa scomparsa dell'Ortodossia tra il popolo russo. Sfortunatamente, ci sono stati esempi simili nella storia.

Ma fu pagato un prezzo veramente terribile per questa scelta di politica ecclesiastica. Ci sono stati casi in cui il metropolita Sergio si caricò del grave peccato di menzogna, quando, per esempio, nella sua tragicamente nota intervista del 16 febbraio 1930 pubblicata sui giornali Pravda e Izvestia, affermò che non c'erano persecuzioni contro la fede nella Russia sovietica. Naturalmente questa era una bugia, anche se forzata, ma una bugia. Perché acconsentì a tali passi? Il metropolita Sergio sapeva benissimo che qualsiasi opposizione ai comandi delle autorità, come l'esperienza aveva già dimostrato, avrebbe immediatamente provocato un aumento multiplo di repressioni e di esecuzioni di massa di vescovi e preti che erano allora in prigione. L'unica cosa che possiamo dire è: il Signore non voglia che ci troviamo mai nella sua stessa posizione.

La politica scelta dal metropolita Sergio trovò sia solidarietà sia severa critica e opposizione nella società della Chiesa. La cosa più brutta che possiamo fare dalla posizione di sicurezza di oggi sarebbe giudicare persone specifiche da entrambe le parti. Ci furono grandi santi tra coloro che sostenevano la dichiarazione del metropolita Sergio: l'arcivescovo Ilarion (Troitskij) – uno dei più coraggiosi nuovi martiri degli anni '20, e il famoso ierarca, confessore e chirurgo Luka (Vojno-Jasenetskij), che divenne un prete e poi vescovo, comprendendo pienamente che solo carceri, sofferenze e verosimilmente la morte si trovavano davanti a lui. Il metropolita Konstantin (Djakov), il metropolita Evgenij (Zernov)... potremmo continuare a nominare molti altri, che ricevettero quasi tutti la corona di martiri, e che rimasero sostenitori del corso ecclesiastico del metropolita Sergio.

Ma tra i loro oppositori spirituali c'erano ierarchi non meno distinti: il metropolita Kirill (Smirnov), il metropolita Agafangel (Preobrazhenskij), l'arcivescovo Varlaam (Rjashentsev) e l'arcivescovo Seraphim (Samojlovich). Anch'essi sono glorificati tra i santi della Chiesa. La politica ecclesiastica li separò su diversi lati della barricata in tempi difficili senza precedenti, ma il loro martirio per Cristo li ha uniti nell'eternità. Così, il 20 novembre 1937 a Chimkent, i seguaci di tre diverse tendenze in lotta tra loro nella vita della Chiesa furono fucilati e sepolti nella stessa fossa comune: il metropolita Iosif (Petrovikh), il metropolita Kirill (Smirnov) e il vescovo "sergianista" Evgenij (Kobranov).

Il metropolita Sergio (Starogorodskij) non è stato canonizzato dalla Chiesa come santo. Ma non ho intenzione di giudicarlo dal punto di vista dei nostri tempi, e soprattutto non voglio lanciargli pietre.

Il mio padre spirituale, padre Ioann (Krestjankin) mi ha parlato di una visione che ha avuto (una delle tre che ha avuto nei suoi 96 anni di vita), che ha influenzato fondamentalmente il suo destino. Ancora laico, nei primi anni '30 era in opposizione al metropolita Sergio. Ecco quindi la visione: sono nella cattedrale di Elokhovskij, e tutti stanno aspettando il metropolita Sergio. C'è una folta folla nella chiesa, e in essa c'è in piedi il futuro padre Ioann, allora Ivan Mikhailovich Krestjankin, che sa che il metropolita ora passerà e andrà all'altare. E davvero, il metropolita è accolto alle porte, e mentre passa si ferma improvvisamente accanto a padre Ioann e gli dice sottovoce: "So che mi giudichi molto. Ma sappi che mi pento". Il metropolita entra nell'altare e quindi la visione finisce. Per padre Ioann è stato uno shock straordinario, e ha dovuto ricredersi molto.

La mia domanda non riguarda specificamente il metropolita Sergio (Starogorodskij), ma una valutazione del sergianismo come fenomeno. Noi persone secolari comprendiamo che il sergianismo significa cooperazione e sostegno della Chiesa alle autorità e al governo.

Non capisco del tutto cosa intende. Cerchiamo di essere più specifici. Noi [il monastero Sretenskij – nda], per esempio, abbiamo una casa per bambini. È sovvenzionata da noi e dalle autorità locali.

Ma lei capisce di cosa sto parlando.

Riguardo a cosa?

Non sto parlando di opere di beneficenza. Per che cosa è stato criticato il metropolita Sergio? Nella sua famosa Dichiarazione del 1927 disse: "Vogliamo essere ortodossi e allo stesso tempo riconoscere l'Unione Sovietica come la nostra patria civile, le cui gioie e successi sono le nostre gioie e successi e le cui disgrazie sono le nostre disgrazie". Nel frattempo, in quel momento i preti venivano imprigionati e giustiziati ovunque.

Ho già parlato dei gravi compromessi, del peccato di menzogna che il metropolita Sergio si prese su di sé. Questo è quello che noi oggi, senza giudicare personalmente il metropolita Sergio e i suoi sostenitori, non accettiamo e molte volte abbiamo dichiarato che la vita ecclesiale non può e non deve essere costruita su tali principi. Al suo centro c'è solo Dio, Cristo. Questo è l'alfa e l'omega dell'Ortodossia. Per quanto riguarda "le sue gioie sono le nostre gioie", la dichiarazione del metropolita Sergio parlava delle "gioie e successi" della patria, seppur sovietica – per la coscienza ecclesiastica malata, tragicamente distorta – ma comunque la patria.

Glie lo chiedo oggi.

Penso che la maggioranza della Chiesa ortodossa russa, composta da molti milioni di persone, accetta le gioie e le disgrazie della Russia contemporanea come proprie. Lei dice che la Chiesa sostiene il governo. Naturalmente lo sostiene in tutto ciò che è costruttivo e buono. E invita il governo a correggere tutto ciò che è malato e cattivo. Perché critica la Chiesa per questo? Ha mai pensato al fatto che per oltre 1000 anni della nostra storia è stata proprio la Chiesa che per molti versi ha creato e formato la nazione russa? E c'erano tempi, diciamo, durante le invasioni dei mongoli o ai Tempi dei Torbidi quando precisamente la Chiesa e solo la Chiesa ha salvato e preservato la Russia. E perché, dopo questi mille anni di maternità, non può sostenere la nazione in tutto ciò che è costruttivo e buono, e aiutarla nei tempi difficili? Forse perché i liberali non lo vogliono?

Non sto confrontando le posizioni. Sto confrontando lo spirito.

Cosa intende?

Quali intellettuali criticano la Chiesa per quel che succede oggi? Per il fatto che collabora con il governo, che glorifica il governo. Ricorda le elezioni presidenziali del 2012, quando il patriarca Kirill ha praticamente invitato tutti a votare per Putin?

Non è stato così. Le regole della Chiesa ortodossa russa proibiscono di chiedere a chiunque di votare per uno o per un altro politico o partito politico.

Ecco la citazione: "Dovrei dire in modo completamente aperto come patriarca, che è chiamato a dire la verità, senza prestare attenzione a congiunture politiche o ad accenti propagandistici, che è stato proprio lei a ricoprire un ruolo enorme nel correggere la deformità della nostra storia, Vladimir Vladimirovich. Vorrei ringraziarla. Una volta hai detto che lavora come uno schiavo da galera – con una sola differenza: uno schiavo non ha mai prodotto tale risultato, e lei ha avuto un risultato molto alto" (discorso pronunciato l'8 febbraio 2012 in una riunione del presidente con i leader delle comunità religiose). Il patriarca parla di Putin come candidato "che ha, ovviamente, le maggiori possibilità di realizzare questa candidatura come una posizione praticabile". Questo non è un comando, ma è sicuramente un sostegno, dal quale il gregge dovrebbe trarre le proprie conclusioni.

Guardi, questi sono fatti del patriarca che ha deciso che era così che avrebbe dovuto pronunciare il suo discorso alla presenza di tutti i leader delle congregazioni religiose della Russia. Sono d'accordo con lei sul fatto che questo è stato un sostegno nel quadro della legge, e non una richiesta diretta a votare per un candidato. L'ha detto correttamente. Allora, qual è il crimine qui?

La Chiesa non critica quasi mai il governo. Non difende mai i prigionieri politici. La Chiesa sostenne l'annessione della Crimea, sebbene vi fossero opinioni divergenti. La Chiesa sostiene sempre la "linea di partito".

Prendiamo le cose una alla volta. "La Chiesa non critica il governo". Indubbiamente, per la Chiesa, contrariamente agli oppositori odierni, le critiche al governo non sono un fine a se stesso o il significato della sua esistenza. In questo ha ragione. Ma quando la Chiesa ritiene necessario segnalare pericoli e errori al governo e alla società, naturalmente diciamo qualcosa. È proprio dalla Chiesa, dal patriarca e da una moltitudine di sacerdoti e laici che viene la più dura delle critiche contro la legge governativa sugli aborti. C'è stata una raccolta di firme, l'apparizione davanti alla Duma del patriarca che criticava il governo su questo argomento, la critica nei media e nelle predicazioni, dopotutto. Stiamo parlando di milioni di persone, di una cessazione di sistema di questa oltraggiosa permissività e dell'assassinio sistematico. Proponiamo passi basati sull'esperienza internazionale nel ridurre gli aborti.

Inoltre c'è la politica governativa sulla produzione e distribuzione di bevande alcoliche. Questa indulgenza nella produzione non regolamentata di alcol è andata avanti con il pretesto di rafforzare il libero mercato. Il risultato di questa critica, e poi la cooperazione di molti anni tra la Chiesa e il governo in questo campo, è che diverse leggi sono state approvate diversi anni fa per ridurre il consumo di alcol, e ora si sono verificati cambiamenti per il meglio in relazione a questo problema – e la Chiesa ha partecipato a questo cambiamento. Il consumo di alcol pro capite nel 2008, secondo il Ministero della Sanità russo, era di 15,8 litri (in realtà erano circa 18 litri) e nel 2015 è stato ridotto a 10,5 litri. Posso citare queste cifre perché sono stato direttamente coinvolto in questa faccenda dalla parte della Chiesa.

Sui prigionieri politici, questa è la mia opinione personale: se conosce personalmente qualcuno e sa che è stato effettivamente condannato per le sue opinioni politiche, ha il diritto di difenderlo da questo abuso arbitrario. Quindi questa questione è davvero esclusivamente personale per ogni sacerdote. Conoscevo un uomo, un mio amico, che fu arrestato e tratto in giudizio per le sue opinioni politiche dopo l'ottobre del 1993. E proprio perché lo conoscevo, ero sicuro di lui e della sua rettitudine e innocenza, venni al processo e lo difesi come sostenitore sociale. Ma se non conosce minimamente la persona, né l'essenza della questione, e le viene solo detto che "dal nostro punto di vista" questo è un prigioniero politico... La Chiesa non ha le infrastrutture per indagare. Deve accettare che si tratta di situazioni assolutamente diverse.

A proposito della Crimea, ci sono membri della Chiesa che hanno sostenuto la riunificazione della Crimea – molti di loro, compresi quelli che vivono in Crimea. Ci sono anche cristiani ortodossi che hanno parlato contro di essa. Ci sono sacerdoti che hanno parlato pubblicamente contro di essa e non ci sono state repressioni contro di loro.

Faccia il nome di quei sacerdoti.

Beh, non riesco a ricordarli a prima vista. So che diverse persone hanno espresso la loro opinione al riguardo. L'arcidiacono Andrej Kuraev, un ecclesiastico del mio vicariato di Mosca, ha scritto e parlato della cosa come di un errore.

Ma non è quello che si può chiamare "parlare pubblicamente e non ci sono state repressioni contro di loro". Stiamo parlando di dichiarazioni di rappresentanti o vescovi della Chiesa, e non del blog di padre Andrej Kuraev.

Naturalmente il nostro padre Andrej non è un vescovo, ma nemmeno un normale blogger ecclesiastico. Ha ripetutamente e specificamente dichiarato pubblicamente la sua opinione sulla Crimea e non ci sono state repressioni contro di lui. Per quanto riguarda i vescovi, perché pensa che dovrebbero avere su questo tema un'opinione identica alla sua, e non essere solidali con il novantacinque per cento degli abitanti della Crimea che hanno votato per la riunificazione con la Russia?

Beh, lo stesso diacono Andrej Kuraev ha rilasciato un'intervista al canale televisivo "Dozhd" ("Pioggia") intitolato "Questo è il peccato del patriarca Kirill". L'ha vista?

No. Quale sarebbe il peccato?

Secondo Kuraev, "né il patriarca Kirill, né il metropolita Ilarion [(Alfeev), il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne - ndt.), Né Vladimir Legojda [il presidente del Dipartimento del patriarcato di Mosca per l'interazione con la società e i media - ndt] né alcun altro in quel gruppo ha dato una valutazione morale, ecclesiastica, morale o teologica degli stati d'animo e degli atti pogromisti".

A giudicare da quello che ha citato, si parla ancora una volta di "Matilda" [1]. Il rappresentante ufficiale della Chiesa ortodossa russa Vladimir Romanovich Legojda ha più volte dichiarato ufficialmente che la Chiesa condanna categoricamente qualsiasi atto estremista nei confronti del film "Matilda". Il metropolita Ilarion ha detto la stessa cosa. Bisognerebbe davvero fare degli sforzi per non notare queste affermazioni sulla stampa.

Io ho capito che parlando del "peccato del patriarca", Kuraev voleva dire che il patriarca non aveva fermato queste persone che si definivano cristiani ortodossi, ma erano essenzialmente dei pogromisti.

Intende l'organizzazione "nazione cristiana?" Questa consiste di due persone, entrambe le quali, a quanto pare, erano già sotto inchiesta. Ripeto, con benedizione del patriarca, il suo segretario stampa ufficiale e il capo del Dipartimento per l'interazione con i media hanno condannato qualsiasi manifestazione di estremismo. Tutti i vescovi delle molte diocesi della Chiesa ortodossa russa hanno messo in guardia le loro greggi sui giornali locali, sui siti diocesani e su altri media sull'inaccettabilità delle proteste al di fuori del campo legale, sebbene io sia convinto che solo provocatori intenzionali senza connessione alla Chiesa farebbero attività estremiste. Per quanto riguarda le legittime proteste civili, pensa che il patriarca dovrebbe proibirle? Propone di iniziare repressioni ecclesiastiche contro le proteste legittime?

E che dire degli "adoratori dello tsar"? Cosa pensa di loro?

Ha mai visto almeno un adoratore dello tsar? Può nominarne per nome almeno uno? Io di loro ho visto solo una donna. Una. È tutto. So che ci sono alcuni minuscoli gruppi che hanno proclamato lo tsar [Nicola II] "redentore". È vero che sono alcuni di più rispetto a quelli della "nazione cristiana". Ma se i preti sentono parlare di queste sette, cercano di parlare con i loro sostenitori e spiegare loro il loro errore. Le interessano davvero tanto?

Sono anche molto aggressivi.

Abbiamo attivisti di tutte le diverse sfumature nel nostro paese. Ma noi non chiediamo il bando di tutti gli svitati "schizofrenici democratici" solo perché non ci piacciono. Se la cosa li ispira, lasciamoli saltar fuori di volta in volta, ognuno con il proprio repertorio, purché non infrangano la legge.

E che dire della protesta contro il "Tannhäuser" nel teatro di Novosibirsk?

Un altro esempio strano. Il metropolita di Novosibirsk è un cittadino della Federazione Russa, giusto? In conformità con la legge, ha intentato una causa per chiudere lo spettacolo in base alla legge russa contro l'offesa alla sensibilità religiosa. E ha vinto quella causa! Solo in seguito il Ministero della Cultura ha preso la decisione di rimuovere quell'opera dal repertorio, perché poteva veder crescere rapidamente un conflitto civile attorno a questa storia.

Il metropolita di Novosibirsk si è consigliato con uno qualsiasi degli altri vescovi prima di intentare questa causa?

Ogni vescovo è assolutamente libero di prendere le sue decisioni. I più cauti chiedono consiglio. Ma è loro diritto fare o non fare qualcosa.

Lei è stato nettamente critico del film Leviatano. Cito: "Questo film è tanto un pezzo di 'arte' quanto quello che hanno fatto le 'Pussy Riot' nella cattedrale di Cristo Salvatore".

Quella non è una citazione esatta. Ho detto, parola per parola: "Quelli che hanno applaudito le 'Pussy Riot' hanno anche applaudito Leviatano". Ma a parte il mio atteggiamento negativo nei confronti del film, che è connesso con la sua evidente tendenziosità e iperbole, nessuno, incluso il vostro obbediente servitore, ha pensato di fare affermazioni che chiedevano il divieto di quel film. Ho ripetuto molte volte che i divieti sono assolutamente un vicolo cieco e un percorso errato. Per inciso, la calunnia obbligatoria su questo argomento sta diventando abituale.

Non molto tempo fa sono stato informato della voce che la prima dello spettacolo "Nureev" di Kirill Serebrennikov sarebbe stata chiusa da me o con la mia partecipazione. L'autore di questa voce era Alexej Venediktov. Da dove l'ha presa? La mia risposta a lui è stata molto aspra.

Ma lei le ha risposto piuttosto vagamente.

Gli ho detto che stava mentendo. È così vago?

Venediktov ha scritto sul suo canale di telegrammi che allo spettacolo c'erano rappresentanti della Chiesa ortodossa russa in abiti civili. Non hanno gradito lo spettacolo; l'hanno chiamata e lei ha chiamato il Ministro della Cultura Medinskij.

Bugie. Immaginazione morbosa.

Quindi perché girano per Mosca voci che non le è piaciuto il film di Serebrennikov, "Uchenik" ("Lo studente")?

Non so dirlo. Non ho visto il film. Ma mi piacerebbe vederlo, dal momento che il tema mi interessa. Ma perché circolano voci tra Mosca e San Pietroburgo - questo succede solo perché voci e pettegolezzi sono l'ispirazione e il piacere di una parte significativa della nostra società progressista "creativa".

Si spieghi.

Amano le voci. C'era un noto polemista, Ivan Lukianovich Solonevich. Ha detto, "La Russia è stata distrutta da voci e pettegolezzi", intendendo la rivoluzione del febbraio 1917 [2]. Si era sparsa la voce che fosse stata creata una linea telegrafica tra Tsarskoe Selo e lo Stato maggiore tedesco, e che l'imperatrice Aleksandra Feodorovna stesse informando personalmente il nemico di tutti i segreti militari. Correva voce che non fosse stata mandata a Pietrogrado farina di segale per diversi giorni, e che una carestia sarebbe iniziata in qualsiasi giorno, anche se Pietrogrado aveva più cibo di tutte le capitali dei paesi europei che combattevano nella prima guerra mondiale. Questo, a proposito, è perché alcuni storici chiamano la rivoluzione di febbraio la "rivoluzione dei saziati". Ora sappiamo che c'era molto pane disponibile alla vigilia della rivoluzione di febbraio. 197 milioni di pud (oltre 3,5 milioni di tonnellate – ndt) di cereali erano rimasti fino al prossimo raccolto; questo sarebbe stato sufficiente per il paese e per il fronte, e per rifornire gli alleati. Vi furono interruzioni temporanee dovute alla forte neve e al sabotaggio da parte di cospiratori rivoluzionari di alto livello che lavoravano nel sistema ferroviario. Tutto ciò alla fine portò al caos controllato, alla rivoluzione e a tutto ciò che seguì. Pettegolezzi e ancora pettegolezzi. Non pensate che io stia dicendo che le attività della "classe creativa" di oggi e le strette di mano dei calunniatori e dei pettegoli porteranno alla rivoluzione. È una sciocchezza: sono troppo banali e primitivi al confronto dei vari Guchkov, Miliukov e Rodzianko. Ma lasciamo perdere. Non ho visto il film di Kirill Serebrennikov di cui sta parlando, e non ho mai visto nulla di ciò che ha prodotto.

Ma lei sa chi è quel produttore?

Certo che lo so.

Come lo sa, se non ha mai visto niente di suo?

Questo la sorprende? È una figura ben nota. Io leggo le notizie.

"Lo studente" è un film aspro contro il clero.

Questo lo so, conosco la sua trama. Solo che da quello che ho sentito, non è anticlericale, ma più un film che condanna il fanatismo aggressivo e la super-correttezza, o il fariseismo.

Ma le non l'ha mai visto? E non l'ha mostrato a Putin?

Sta scherzando?

Le sto dicendo quello che dicono.

Non si sa mai quello che diranno.

Può spiegare perché?

Perché, ripeto, ci sono molti bugiardi e pettegoli nel mondo.

È solo per crearle dei problemi?

Penso che per la maggior parte sia per creare l'illusione di essere ben informati e importanti.

(L'intervistatrice chiede di articoli e film prodotti contro l'intervistato e di chi li sta pagando).

Per quanto ne so, il canale televisivo "Dozhd" sta girando un film su di lei, perché lei ha un ruolo così importante in politica.

Sta cercando di essere ironica?

Si scrive ovunque che lei è il confessore di Putin. E lei non lo nega mai.

"Dozhd" ha ordinato un film. Presto ci sarà una grande marea di film e articoli simili sulla Chiesa ortodossa russa. Sappiamo di questo. Lo vediamo con calma.

Perché dice "ordinato"?

C'è gente che pensa che l'influenza della Chiesa dovrebbe essere ridotta al minimo.

Influenza sul governo?

Prima di tutto sulle persone.

In Russia il governo controlla tutto.

Qui lei e io divergiamo un po'. A mio modesto parere, è Dio che controlla sia la Russia sia il mondo.

Ma oggi tutte le persone nel nostro governo sono credenti.

Tutti? Ovviamente non tutti.

Dozhd ha solo 70.000 abbonati. Quindi non ha una grande influenza.

Il giornale "Iskra" (La scintilla) aveva una circolazione ancora più piccola a suo tempo. Ma ha contribuito con successo ad accendere un fuoco [la rivoluzione – ndt]. Quindi non tutto è perduto per la gente di "Dozhd".

Questa è una teoria del complotto. La gente ha un interesse puramente giornalistico per lei. Per esempio, ho una domanda. Quando era giovane, quando studiava all'istituto cinematografico, leggeva Arcipelago Gulag nel samizdat. Perché allora si fida del KGB e dell'FSB?

In quale modo sarebbe espressa questa fiducia? Me lo spieghi in particolare sul KGB.

Per me i due sono la stessa cosa. Dopotutto, non nega di essere il confessore di Putin?

Ho già detto più volte che, per le risposte alle domande sul cristianesimo, Vladimir Vladimirovich Putin ha la possibilità di consultare un numero non piccolo di persone competenti, da sua Santità il patriarca a sacerdoti e laici ordinari. Tra questi chierici c'è anche il vostro obbediente servitore, questo è vero. Il presidente visita regolarmente il monastero di Valaam e parla con famosi padri spirituali sul Monte Athos. Per inciso, quando si dice "confessore" si intende naturalmente qualche malvagio che è in grado di esercitare un'influenza speciale sul presidente. Lei ha il diritto di fantasticare quanto vuole su questo argomento o di creare un numero qualsiasi di fiabe affascinanti, ma il fatto è che nessuna persona di questo genere esiste in natura, se non altro perché il presidente, come molti sanno, non tollera alcun tentativo diretto o addirittura obliquo di influenzarlo. È semplicemente ridicolo suggerire una cosa del genere. Qualsiasi analista che abbia studiato obiettivamente i movimenti del presidente nel corso della sua vita pubblica in politica può comprendere questo fatto. Il resto è per le persone a cui piacciono le teorie del complotto. Per inciso, ho dovuto ripetere queste cose fino alla nausea.

Ma lei conosce il presidente?

Oh, beh, qui chi non lo conosce? Oh, va bene: ho in qualche modo il piacere di conoscerlo personalmente.

Beh, lei è evasivo.

Perché? Mi perdoni, ma se dico che in qualche modo lo conosco, significa solo che conosco davvero un po' Vladimir Vladimirovich Putin. Chiunque possa dire di conoscere pienamente il nostro presidente, lasciamogli lanciare la prima pietra contro di me.

Chi ha scritto per primo che lei è il confessore del presidente? Non è stato lei stesso?

Ovviamente no. Conosco quel giornalista. Non lo farò il suo nome in questo momento. Lo rispetto, anche se, sedici anni fa, quando scrisse per la prima volta una cosa del genere in un suo articolo, mi sono sentito terribilmente deluso da lui.

Ottiene qualche beneficio dall'essere chiamato confessore del presidente da parte dei media?

Non vi presto alcuna attenzione.

[L'intervistatrice dice che tutti i funzionari di alto livello sono venuti a incontrarlo quando era a Ekaterinburg, al che il vescovo Tikhon risponde che è venuto in quella città per inaugurare una mostra come capo del Consiglio patriarcale per la cultura e come membro del presidio per il consiglio presidenziale per la cultura e l'arte. È stato incontrato all'aeroporto da altri vescovi e da membri dell'amministrazione del governo locale. Ha discusso con loro l'apertura di un parco storico. In questo caso è venuto il governatore stesso, ma in altri casi il governatore invia il suo rappresentante.]

La preoccupa il fatto che il governo russo perseguiti quelli che la pensano in modo diverso?

In questo caso c'è una differenza fondamentale tra i tempi sovietici e i nostri tempi. Durante i tempi sovietici, conoscevamo persone specifiche che erano state represse per aver pensato diversamente in base al codice politico. Nella prima metà del ventesimo secolo questi furono, per esempio, i nuovi martiri, che tutti conosciamo. Più tardi, già nella nostra memoria, tutti nel nostro paese conoscevano persone come Aleksandr Solzhenitsyn, Zoja Krakhmalnikova e Aleksandr Ogorodnikov (un famoso dissidente ortodosso e organizzatore del seminario cristiano, che ha trascorso dieci anni in prigione – nda), mentre nelle chiese pregavano per Viktor Burdjuga (condannato nel 1982 a tre anni di campo di prigionia per possesso e distribuzione di letteratura antisovietica – nda) e Nikolaj Blokhin (condannato nel 1982 a tre anni di campo di prigionia per possesso di letteratura antisovietica – nda). Conosco personalmente gli ultimi tre. Ma oggi semplicemente non conosco i nomi di quelle persone che sono incarcerate nei campi e nelle prigioni per le loro convinzioni.

Probabilmente non ha l'opportunità di seguire queste cose, ma tali casi vengono falsificati ovunque, e abbiamo gli stessi prigionieri politici che avevamo allora. Ce ne sono di meno, ma esistono. La Chiesa dovrebbe difendere coloro che sono stati condannati innocentemente.

Vuole che ci mettiamo alla testa di un movimento dissidente?

Questo sarebbe troppo. Capisco che era favorevole alla riunificazione della Crimea.

Sì.

E la guerra nel Donbass?

Terribile.

Ha sentito parlare del produttore cinematografico ucraino Oleg Sentsov, che è stato condannato a vent'anni perché avrebbe voluto far saltare in aria la statua di Lenin a Simferopoli? È stato difeso dal produttore Aleksandr Sokurov. Dovrebbe sapere che il governo oggi, sebbene non sulla stessa scala, fondamentalmente fa le stesse cose che faceva prima.

L'ho visto nelle notizie.

Un'altra domanda: chi le è più vicino– il metropolita Filippo (Kolychev) (assassinato per ordine dello tsar Ivan il Terribile per le sue critiche – ndt) o il metropolita Sergio (Starogorodksij) (famoso per aver firmato la dichiarazione compromettente con il regime sovietico - ndt)?

Il mentropolita Filippo era un grande santo e un uomo di notevole coraggio. Ha rimproverato lo tsar per aver fatto del male che era assolutamente ovvio a tutti. Ma non aveva davanti a lui la scelta che tormentava il metropolita Sergio. Il metropolita Filippo sapeva che avrebbe rimproverato Ivan il Terribile e poi sarebbe morto, ma l'Ortodossia e la Chiesa sarebbero andati avanti. Il metropolita Sergio, tuttavia, aveva una scelta diversa da fare: la prima opzione era salvare la Chiesa ortodossa nello spazio legale della Russia sovietica. Ma ciò sarebbe significato acconsentire ai compromessi più gravi, al fine di impedire ai rinnovazionisti, che seguivano i bolscevichi, di conquistare la Russia. Le attività dei rinnovazionisti, sostenute e incoraggiate dal governo teomachico, stavano portando alla sostituzione dell'Ortodossia con la pseudo-cristianità predicata dai rinnovazionisti. Situazioni simili sono note nella storia della Chiesa universale. Col passare del tempo, come sappiamo da quella stessa storia, un ritorno all'Ortodossia, al vero cristianesimo tra le nazioni che hanno attraversato simili calamità diventa impossibile. Il metropolita Sergio lo sapeva molto bene, e preservando la Chiesa, ha aspettato fino a quando le briciole delle istituzioni della Chiesa che erano rimaste dopo quelle repressioni hanno potuto essere riportate insieme e restaurate.

La seconda scelta offerta al metropolita Sergio era quella di rinunciare all'esistenza legale della Chiesa, perire eroicamente insieme ai suoi fratelli e rimanere irrefutabilmente un eroe per l'eternità. Ma ciò avrebbe aperto la porta a un rafforzamento senza ostacoli nel paese di questo falso cristianesimo – il rinnovazionismo nelle sue varie forme – senza alternative. Ci sarebbe stata un'enorme probabilità che la Chiesa ortodossa russa locale sarebbe stata totalmente e per sempre distrutta nella sua gerarchia. Ci sono esempi simili nella storia.

"Lasciate che il mio nome perisca nella storia, purché la Chiesa ne tragga beneficio" – queste parole erano del santo patriarca Tikhon. Il metropolita Sergio avrebbe potuto sicuramente ripeterle. Lui stesso disse: "La cosa più facile per me ora sarebbe l'esecuzione". Ovviamente non possiamo dire adesso se la Chiesa russa locale sarebbe stata salvata se avesse seguito un corso diverso. Forse, nonostante la pressione totalitaria e il potere politico dei rinnovazionisti, il loro totale sostegno da parte del governo e della sua macchina per la repressione totale, l'Ortodossia avrebbe potuto rinascere negli anni '90 da ciò che sarebbe rimasto sottoterra. Ma questa è solo una congettura. Quella gente viveva in quei tempi e in quelle realtà. Erano responsabili della Chiesa davanti a Dio, e risponderanno per le loro decisioni e atti al Giudizio finale. Ripeto: non sta a noi giudicare!

Note

[1] Questo film recentemente pubblicato diffama lo tsar Nicola e la tsarina Aleksandra (ndt).

[2] Questa fu la rivoluzione che rovesciò il governo imperiale e mise un gruppo di nobili liberali a capo di un governo parlamentare, che fu a sua volta rovesciato dai bolscevichi nell'ottobre del 1917.

 
VIDEO: Suor Vassa Larina su san Mamante

Sorella Vassa (Larina), la monaca ortodossa russo-americana che abbiamo già incontrato in un paio di saggi (un’intervista e un confronto sull’impurità rituale) ha aperto nelle scorse settimane un nuovo canale su YouTube, in cui con il pretesto del condividere qualche parola durante il caffè mattutino, parla di uno dei santi del calendario. Nel primo appuntamento (2/15 settembre) parla di san Mamante, un martire ragazzo della Cappadocia del terzo secolo.

Abbiamo tradotto il testo il italiano (l’originale è in inglese, con sottotitoli) nella sezione “Santi” dei documenti. Perché ci è sembrato importante farlo? Per la verità, abbiamo già una biografia di san Mamante in italiano, ben fatta, ma simile a tante altre vite di santi, che sono disponibili a tutti… ma restano lette da pochi. Diamo il benvenuto a una forma leggermente insolita ma perfettamente legittima di fare apostolato, magari anche al momento del caffè del mattino, per raggiungere le persone che magari non si metterebbero a leggere le vite dei santi in altri modi.

Sorella Vassa riesce a presentare la figura del santo in modo accattivante, con un pizzico di umorismo, e sottolineando la rilevanza di un santo (anche un santo “esotico” come il martire Mamante) per la nostra vita quotidiana.

 
Che dice il vecchio Filaret?

Nota del traduttore:

Ho ricevuto recentemente il link a un testo di un sermone, un'ardente denuncia dello scisma. La minaccia dello scisma è divenuta di recente un tema di conversazione frequente, quindi un sermone su un argomento del genere non era una sorpresa. Ciò è stato una sorpresa, tuttavia, era l'identità di chi ha pronunciato questo sermone, e quando: nientemeno che Filaret (Denisenko), allora metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina, nel novembre 1990. Un fervente discorso sul rimanere all'interno della Chiesa canonica, fatto da un uomo che, in meno di due anni, non solo sarebbe andato contro gli stessi canoni che difendeva, dichiarandosi "patriarca di Kiev e di tutta l'Ucraina" nella scismatica "Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kiev", e questo poco dopo essere stato scomunicato e anatematizzato dalla Chiesa che difende in questo sermone. In breve, immagino che avrei provato sentimenti simili se in qualche modo fosse stata trovata una lettera scritta da Giuda che chiedeva lealtà al nostro Signore Gesù Cristo. È come se potessimo ancora sentire l'eco del fedele difensore dell'ordine canonico nonostante l'assordante e violenta retorica che ora lancia da laico deposto e scomunicato.

Il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha recentemente dichiarato che questo laico vestito da patriarca non ha bisogno di pentirsi - è stato "restaurato canonicamente". [1] Stranamente, è tornato a essere metropolita (anche se non è d'accordo). Finché il Signore permetterà alla sua pecorella smarrita Mikhail Denisenko di continuare a vivere, continuerò a pregare che ascolti l'eco del suo stesso sermone. E se ascolta se stesso che parla, che Dio gli conceda la volontà e la forza di pentirsi, e di non passare alla storia come un seguace di Giuda, ma che trovi la forza che solo la verità di Cristo può dare, ed essere come l'apostolo Pietro, che sebbene avesse tradito Cristo, si pentì piangendo amaramente.

 

Gli scismatici sono riapparsi in Ucraina, chiamandosi "autocefalisti", tormentando la Chiesa di Cristo, facendola a pezzi. Chi sono questi scismatici che hanno rotto non solo dalla nostra Chiesa ortodossa [locale], ma da tutta l'Ortodossia? Sono quelli a cui si riferiscono le parole dell'apostolo Giovanni il Teologo, sono usciti da noi, ma non erano dei nostri. [2]

La storia della Chiesa ortodossa autocefala ucraina non è iniziata con Vladimir, come sostengono. Questa è una bugia. La loro chiesa risale alla rivoluzione. Nel 1921, si riunirono per la prima volta e si dichiararono indipendenti, autocefali.

Chi sono i loro vescovi? Questi vescovi sono laici che si vestono in paramenti sacri. E il loro primo cosiddetto "Metropolita" Vasilij Lipkovskij, Chi lo ha ordinato? Fu ordinato da laici nella cattedrale di Santa Sofia. Ma come può un laico ordinare un vescovo? E quali sacramenti potranno celebrare?

Ora prendete gli attuali vescovi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Chi è Mstyslav Skrypnyk, che si è dichiarato patriarca di tutta l'Ucraina? Si tratta di un falso patriarca, che anche le Chiese ortodosse del mondo non riconoscono come vescovo. Non ha contatti con la Chiesa ortodossa universale. Non un singolo patriarca orientale riconosce questo Mstyslav Skrypnyk. E Ioann Bondarchuk, l'ex vescovo di Zhitomir, è stato privato del suo status di vescovo, prete e monaco da un consiglio locale della Chiesa ortodossa russa! In realtà, è solo un laico, perché è stato spogliato di tutto a causa dello scisma che ha causato nella Chiesa. Cosa ha guidato la nostra Chiesa a fare questo? I santi Canoni.

Ma gli autocefalisti dicono che non hanno bisogno di canoni, che hanno i loro.

Rifiutano i canoni apostolici, le leggi apostoliche e affermano che ora è una nuova era e sono necessari diversi canoni. Che cosa? Qui nel 1921 hanno inventato canoni che dicono che un vescovo può essere sposato e che i preti possono sposarsi due o tre volte, che la Chiesa è gestita non dalla gerarchia, ma dai laici, proprio come i protestanti. Hanno violato la struttura millenaria dei Canoni della Chiesa. Pertanto, tutti i sacramenti che celebrano sono senza grazia. Non hanno il santo crisma. E se non c'è il santo crisma, la grazia dello Spirito Santo non è data al battesimo.

E gli autocefalisti non possono rimettere i peccati. Perché un laico non può farlo – solo un prete o un vescovo. Anche il loro sacramento della comunione è invalido. Non è il corpo e il sangue del Salvatore, ma semplice pane e vino. Quindi nessuno dovrebbe essere tentato da questa autocefalia. E in generale, questa Chiesa non è stata creata per la salvezza delle anime umane, ma per combattere, per essere uno strumento politico contro Mosca. E [Simon Vasil'evich] Petljura, che ha proclamato l'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina nel 1919, ha affermato che abbiamo bisogno di una Chiesa che potremmo usare in un dato momento per combattere Mosca. Questo è quello di cui hanno bisogno per una chiesa "autocefalizzata"!

Potreste aver sentito alcuni deputati [3] dicendo che abbiamo bisogno di una Chiesa nazionale. Va bene. La nostra Chiesa è nazionale: la Chiesa ortodossa ucraina. Ma noi siamo in unità con l'intera famiglia delle Chiese ortodosse, siamo in unità con il Patriarcato di Mosca e con il Patriarcato di Costantinopoli, con il Patriarcato bulgaro e con il Patriarcato romeno e con quello georgian, e con tutti loro siamo in comunione canonica di preghiera, perché crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. E chiunque si stacchi da questo corpo, come gli autocefalisti, è come un ramo che si è spezzato da un albero e prima o poi si seccherà, perché in esso non c'è linfa vitale. Il Signore ha detto che dai loro frutti li conoscerete, e i frutti di questa chiesa autocefala sono senza grazia. E chiunque si unisca a loro diventerà uno scismatico.

Note

[1] "Canonicamente restaurato" per mezzo di quello che alcuni chiamerebbero "un fiat da papa orientale".

[2] 1 Gv 2:19

[3] Parlamentari, membri del Soviet Supremo della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, che è esistita fino al 1991 ed è stata rimpiazzata dalla Verkhovna Rada.

 
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