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La Carelia: lo sconosciuto punto caldo della nuova guerra fredda

La Russia ha rafforzato la sua presa sulla sua regione nord-occidentale della Repubblica di Carelia nel 2015. Dopo essere stata una zona remota di trascurabile importanza strategica, la crescita d'importanza della Carelia è stata notata dagli osservatori geopolitici sia in Russia sia in Occidente. Le conclusioni finali tratte sui finanziamenti alla regione determinano lo stato della Carelia o come opportunità o come minaccia per la Federazione Russa. Cosa ancora più importante, rivelano molto sulla fiducia in se stessa e la forza della Russia. La futura Russia tenderà a fare maggiore affidamento su una dura disciplina per evitare ogni influenza potenzialmente rischiosa dall'estero? Oppure mira a beneficiare della dimensione di soft power offerta dalle caratteristiche culturali uniche della Carelia, creando collegamenti transfrontalieri tra est e ovest?

Nikolaj Patrushev, capo del consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha allineato la posizione del suo paese a una situazione sociale nella Repubblica di Carelia, in un discorso del 19 marzo a Petrozavodsk. Secondo Patrushev, c'era stata "un'attivazione delle organizzazioni socio-politiche nazionaliste e revansciste in Finlandia" negli ultimi mesi. Patrushev teme che le associazioni nazionaliste finlandesi stiano agendo sotto la copertura di organizzazioni per i diritti umani e stiano iniziando ad avere "una seria influenza ideologica" sulla popolazione della regione. Già il 17 dicembre 2014, aveva fatto notare che la Carelia è il più importante avamposto della Russia nel nord-ovest.

Più tardi, potenzialmente come ulteriore passo esplicativo alla dichiarazione di Patrushev, il Ministero degli interni della Russia ha avviato indagini sulle accuse che sostenengono che una ONG con sede a Petrozavodsk, Nuori Karjala (Giovane Carelia, Молодая Карелия), che ha lo scopo di preservare e promuovere le culture e le lingue indigene della regione, careliana, vepsiana e finlandese, ha agito nel caratteristico modo di un agente straniero. Secondo la legge russa, un agente straniero è un'organizzazione che riceve finanziamenti dall'estero e che agisce politicamente. Nuori Karjala è accusata per aver organizzato una visita nella Repubblica di Carelia dell'organizzazione giovanile del partito dei Veri Finlandesi (Perussuomalaiset Nuoret), in collaborazione con il parlamento regionale della Carelia. Il partito dei Veri Finlandesi è un partito populista, euroscettico e critico della Nato, che fa attualmente parte della coalizione di governo della Finlandia, nelle quali detiene le posizioni dei ministri degli esteri e della difesa. Inoltre, Nuori Karjala è accusata di avere ricevuto una sovvenzione da parte delle Nazioni Unite nel 2013.

Nuori Karjala è la prima ONG russa che rappresenta popoli indigeni che rischia di essere aggiunta alla lista degli agenti stranieri. Ciò comporterebbe la chiusura dell'organizzazione, ha dichiarato Alexej Tsykarev, membro del consiglio di Nuori Karjala e vice-presidente dell'organizzazione di esperti delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni. Nonostante tutti i particolari forniti, lo sviluppo che ha portato a questo punto dovrebbe essere visto attraverso la lente del significato geopolitico notevolmente aumentato della Carelia.

Segretamente sotto i riflettori

La Carelia è stata un campo di battaglia tra l'Oriente e l'Occidente per secoli. Divenne una terra di confine contesa dopo la pace di Nöteborg nel 1323, che divise la Carelia tra la Svezia e Novgorod. la Carelia occidentale, religiosamente evangelica luterana, fu annessa come parte dell'Impero russo nel XVIII secolo. Questa parte della Carelia, spesso chiamata "Vecchia Finlandia", entrò a far parte del Granducato autonomo di Finlandia nel 1812. Nel frattempo, la Carelia orientale, religiosamente ortodossa, è rimasta tutto il tempo parte integrante della Russia. Più tardi, Unione Sovietica conquistatò l'istmo della Carelia, la storica città fortezza di Vyborg e la Carelia del Ladoga dalla Finlandia indipendente durante la seconda guerra mondiale.

La Carelia divenne una ferita sanguinante per entrambe le parti durante la seconda guerra mondiale. Quasi 430 000 careliani finlandesi, vale a dire il 12 per cento della popolazione totale del paese, persero le loro case a causa delle perdite territoriali, che rappresentarono circa un decimo della superficie del Paese. Dall'altra parte del confine, la Finlandia occupò la Carelia orientale come parte dell'offensiva tedesca contro l'Unione Sovietica tra il 1941 e il 1944. L'occupazione realizzò temporaneamente il vecchio sogno della creazione della Grande Finlandia, uno stato che unisce le aree popolate dai popoli balto-finnici, dalla Finlandia attraverso la Carelia e l'Ingria fino all'Estonia. I sospetti della Russia nei confronti della Repubblica di Carelia derivano dal timore che la vecchia idea della Grande Finlandia possa essere utilizzate nel quadro moderno delle rivoluzioni colorate al fine di minacciare l'integrità territoriale della Russia.

L'inizio della nuova guerra fredda ha fatto improvvisamente ascendere la Carelia a una nuova posizione di prominenza. Il motivo più immediato è stata la Previsione Stratfor per il decennio 2015-2025, pubblicata nel febbraio 2015, che prevede che la Russia comincerà a collassare nell'arco di tempo di dieci anni, e "nel nord-ovest, la regione della Carelia cercherà di ricongiungersi alla Finlandia".

Stratfor non è il primo soggetto a dare alla Carelia una grande importanza nel gioco geopolitico dei tempi moderni. L'ideologo principale del nuovo eurasianismo, Aleksandr Dugin, ha proposto nel suo libro I fondamenti della geopolitica: il futuro geopolitico della Russia, pubblicato nel 1997, che "lo stato instabile della Finlandia, che entra storicamente nello spazio geopolitico della Russia" sia "combinato insieme con la Repubblica autonoma di Carelia della Federazione Russa in una singola formazione etno-territoriale con la massima autonomia culturale, ma con un'integrazione strategica nel blocco eurasiatico". Secondo Dugin, "le zone nordiche della Finlandia dovrebbero essere asportate e donate alla regione di Murmansk".

Sia nel punto di vista di Stratfor sia in quello di Dugin si può trovare una mancanza di conoscenze sulle attuali realtà della Repubblica di Carelia. Anche se i popoli ugro-finnici, storicamente, hanno popolato la regione, si è registrato un drastico calo nella quantità di abitanti che parlano careliano e vepsiano. I Careliani erano il 37 per cento della popolazione della regione nel 1926, mentre nel 2010, secondo il censimento della Russia, la loro quota era solo del 7,4 per cento. La popolazione di lingua careliana è oggi fortemente concentrata in campagna e soprattutto nei distretti nazionali di Olonets, Kalevala e Prjazha. In realtà, non hanno significato politico, cosa che potrebbe influenzare lo status internazionale della regione.

È difficile stimare se la Previsione decennale di Stratfor sia basata su dati seri, data l'assenza di ulteriori argomenti nella previsione sulla Carelia che cerca di unirsi alla Finlandia. O era solo una provocazione volta a ricreare tensioni legate a una questione nazionale della Carelia orientale, tensioni estinte molto tempo fa? O è stata fatta per incoraggiare il sostegno della NATO in Finlandia o per creare una pia illusione tra i finlandesi che desiderano riconquistare i territori perduti dalla Finlandia durante la seconda guerra mondiale? Questi ultimi per molto tempo hanno avuto solo un ruolo insignificante nella vita politica finlandese. È anche importante capire che ci sono almeno tre differenti nozioni di Carelia: la Carelia orientale ortodossa che non ha mai fatto parte della Finlandia, gli antichi territori finlandesi annessi dall'Unione Sovietica, e le province del Nord e del Sud della Carelia, che attualmente sono parte integrante della Finlandia. Pochissime persone in Finlandia considerano i cambiamenti di frontiere come un'opzione realistica o anche solo come un'opzione saggia.

Piuttosto, un'opportunità?

Aleksandr Dugin ha mostrato più realismo e comprensione delle nuove realtà della Carelia russa nelle sue parole, durante la sua visita in Finlandia nel maggio del 2014. Invece di proporre eventuali cambiamenti di frontiere, come nel suo libro pubblicato nel 1997, ha sollevato la possibilità che la Carelia russa, la lingua e la cultura della Carelia possano essere un ponte tra la Finlandia e la Russia, e più in generale tra l'Occidente e l'Eurasia.

Dugin ha detto nel suo discorso pronunciato a Helsinki che i popoli ugro-finnici fanno parte di una eredità e identità comune eurasiatica, insieme con i popoli slavi, turchi e caucasici. Di conseguenza, i collegamenti dei finlandesi con la Carelia, l'Udmurtia e altre regioni ugro-finniche della Russia dovrebbero essere incoraggiati. L'affermazione di Dugin è notevole perché è la prima espressione di sostegno da parte di un notevole commentatore russo alle lingue e alle culture ugro-finniche della Russia.

La situazione politica deteriorata del mondo ha gettato un'ombra anche sulla cooperazione tra la Finlandia e la Russia. A volte sembra che la civiltà occidentale e quella ortodossa russa non capiscano a vicenda il proprio pensiero. La Carelia potrebbe potenzialmente essere un ponte tra la Finlandia e la Russia. La Carelia, allo stesso tempo, come territorio linguisticamente vicino e religiosamente divergente in Finlandia, avrebbe l'opportunità di illustrare l'altro lato del confine con un altro modo di pensare. La Carelia potrebbe abbassare il divario mentale tra la Finlandia e la Russia e creare collegamenti tra i diversi ambiti culturali.

Il merito principale del discorso di Aleksandr Dugin è stato di dimostrare che la Carelia, dove si parlano lingue balto-finniche, viene incontro all'interesse sia della Russia sia della Finlandia. Attualmente, vi è una palese contraddizione tra il messaggio di Dugin e le ultime notizie che arrivano dalla Repubblica di Carelia. Non è chiaro se la retorica relativa alla Carelia utilizzata da Nikolaj Patrushev nel marzo 2015 dovesse essere un segnale interno per la Carelia o per la Finlandia. Ciò che è chiaro è che non serve all'interesse della Russia dal punto di vista del suo soft power all'estero. Tuttavia, c'è ancora speranza che la lingua e la cultura della Carelia possano essere viste in modo positivo, anche più in generale in Russia.

Implicazioni per la nuova guerra fredda

La Finlandia è situata in una posizione molto strategicamente importante dal punto di vista della Russia.Condivide un lungo confine con la Russia con una situazione prossima alla cruciale base navale di Murmansk e alla seconda città più importante della Russia, San Pietroburgo. Inoltre, il dominio della costa meridionale della Finlandia fornirebbe alla NATO un potenziale per bloccare il golfo di Finlandia e le rotte marittime verso San Pietroburgo. Pertanto, la posizione non allineata della Finlandia è della massima importanza per la Russia.

Oggi la Finlandia è l'unico etato membro dell'Unione Europea, con un lungo confine con la Russia, che non appartiene alla NATO. Dopo essere stata un paese non allineato militarmente per diversi decenni, c'è stato un dibattito sempre più frenetico sul fatto che la Finlandia dovrebbe unirsi alla NATO. Nonostante forti sforzi da parte dei media maggioritari e dell'élite politica per spingere l'opinione pubblica a favore dell'unione alla comunità transatlantica, solo il 27 per cento dei finlandesi ha sostenuto l'adesione del loro paese all'alleanza militare.

La Finlandia è stata un mediatore cruciale tra ovest e est durante la guerra fredda nel processo che è culminato nella Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE), tenutasi nel 1975 a Helsinki, in Finlandia. Anche se la Finlandia ha perso gran parte della propria sovranità sulla sua politica estera a causa della sua adesione all'Unione Europea, il presidente Sauli Niinistö ha assunto un ruolo piuttosto mediatorio tra l'Occidente e la Russia durante la crisi ucraina, basandosi sugli ultimi resti della sua antica tradizione dei Paesi non allineati. Questo mette in evidenza il potenziale che la Russia può o utilizzare o perdere in Finlandia.

Attualmente, il pubblico finlandese sta analizzando l'influenza della Russia sul proprio benessere e sono sotto esame soprattutto tutti gli sforzi sul loro confine orientale per mettere sotto pressione il loro paese. Pertanto, si può solo immaginare l'effetto della notizia dell'agenzia di stampa Sputnik in lingua finlandese, che ha immediatamente segnalato come ultime notizie gli avvertimenti del signor Patrushev sulla crescente attività dei nazionalisti e revanscisti finlandesi in Carelia.

La Russia ha bisogno ogni briciolo di soft power per sopravvivere nell'implacabile guerra delle informazioni che ha come obiettivo di danneggiare il collegamento eurasiatico tra Europa e Russia. Come George Friedman, fondatore e presidente di Stratfor, ha sottolineato, l'interesse primordiale degli Stati Uniti è di fermare una coalizione tra la Germania e la Russia (http://russia-insider.com/en/2015/03/16/4571). Di conseguenza, la Russia non deve pregiudicare l'importanza della Carelia come fonte potenziale del suo soft power. Il careliano come lingua mutuamente intelligibile con il finlandese, il patrimonio di folklore del Kalevala comune alla Carelia e alla Finlandia, che avevaa ispirato perfino J. R. R. Tolkien, così come il potenziale della Carelia di funzionare come una finestra sulla mentalità russa ed eurasiatica per i finlandesi, sono ragioni per le quali le autorità russe dovrebbero fare grande attenzione a non causare danni irreversibili nelle relazioni culturali russo-careliano-finlandesi.

L'inizio della nuova guerra fredda ha alzato la tensione in tutto il mondo. Questo ha già dei riflessi nella situazione sociale nella Repubblica di Carelia. Le future reazioni del governo russo alle previsioni di Stratfor relative alla Carelia ci diranno qualcosa sulla capacità e sulla preparazione del paese di sopportare il nuovo gioco geopolitico. Il sostegno della Russia alla lingua careliana e l'incoraggiamento della creazione di contatti tra locali e stranieri nella Repubblica di Carelia sarebbe un segnale al mondo che parla di un paese forte e sicuro di sé.

Sakari Linden è uno scrittore geopolitico, che ha partecipato attivamente alla cooperazione culturale per preservare e promuovere la lingua e la cultura careliana. Ha conseguito lauree in scienze politiche e diritto internazionale.

 
Prete della Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": non indebolite l'Ucraina

l'arciprete Vitalij Durov. Foto: screenshot del canale YouTube della diocesi di Chernovtsy e della Bucovina della Chiesa ortodossa ucraina

Un sacerdote della diocesi di Chernovtsy e della Bucovina della Chiesa ortodossa ucraina ha esortato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a non incitare all'odio ea non indebolire l'Ucraina.

Nel suo videomessaggio, l'arciprete Vitalij Durov, capo del centro umanitario della diocesi di Chernovtsy e della Bucovina della Chiesa ortodossa ucraina, ha esortato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a non incitare all'inimicizia e a non indebolire l'Ucraina.

"Sin dai primi giorni di guerra, i guai hanno unito tra loro tutti gli ucraini. All'inizio, i sacerdoti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" venivano con zelo ad aiutarci a scaricare i carichi umanitari, la cui quantità sta crescendo sempre più. Ma poi quei sacerdoti sono improvvisamente scomparsi, e dal terzo giorno di guerra, invece di aiutare, si sono dati da fare a pubblicare quotidianamente maledizioni su Viber e Facebook in relazione alla nostra Chiesa, ai nostri credenti, a tutti coloro che, giorno e notte, aiutano l'Ucraina a sopravvivere alla guerra", ha detto il sacerdote.

Ha osservato che le pubblicazioni di odio e i commenti sui social network non fanno nulla per porre fine alla guerra, cosa che oggi è l'obiettivo principale.

"Forse la leadership della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non permette a voi, ai suoi sacerdoti e ai suoi parrocchiani, di aiutarci, costringendovi a postare falsi e maledizioni 24 ore su 24. Ma adesso mi rivolgo a voi: siete persone libere, non schiave della politica, voi stessi potete fare una scelta: o aiutare i soldati ucraini, gli ospedali militari, migliaia di migranti affamati a porre fine alla guerra, o sedervi sul divano e postare spazzatura, incitando all'inimicizia e indebolendo l'Ucraina”, ha sottolineato padre Vitalij.

Il capo del centro umanitario della diocesi di Chernovtsy e della Bucovina ha invitato tutti ad aiutare nei lavori.

"È facile condividere buone azioni. Noi non chiediamo a nessuno a cui mandiamo aiuti di quale fede o nazionalità sia; ogni uomo indigente è il nostro prossimo", ha concluso l'arciprete Vitalij Durov.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che la diocesi di Chernovtsy e della Bucovina della Chiesa ortodossa ucraina ha inviato aiuti dalla Chiesa romena a Kiev, Dnepropetrovsk, Konotop, Chernigov, Poltava, Kharkov e nelle regioni occidentali.

 
Беседа с Высокопреосвященным Гавриилом, Архиепископом Монреальским и Канадским

Высокопреосвященнейший Владыка, начнем с того, что стало, быть может, одним из главных событий церковной жизни уходящего 2017 года. Вы (вместе со всеми членами делегации от РПЦЗ) приняли участие в освящении храма Воскресения Христова и Новомучеников и Исповедников Церкви Русской в московском Сретенском монастыре. Судя по фотографиям и телевизионной хронике это было поистине событие духоносное, некая веха в истории Русской Церкви. Расскажите, пожалуйста, о Ваших впечатлениях в качестве участника этого торжества.

Наше прибытие, как и участие в освящении дивного, возведенного в лучших традициях русского церковного зодчества, храме, было приурочено к 10-летию восстановления единства Русской Православной Церкви. Накануне мы отмечали тезоименитство Святейшего Патриарха Кирилла, пришедшееся на отдание Пасхи Христовой. А на Вознесение Господне был освящен этот прекрасный храм Божий. Десятая годовщина восстановления нашего единства как раз выпадает именно на Вознесение. Храм строился несколько лет. А ведь находится он на Лубянке, на том самом месте, где претерпели страдания за Христа многие Новомученики и Исповедники Российские. Именно здесь проходил их крестный путь, а теперь этот храм как бы возведен на их святых мощах. И это позволительно счесть как бы неким духовным символом воскресения и воссоединения Русской Церкви. У нас всех, присутствовавших на этом освящении, - а прибыли все члены Архиерейского Синода Русской Зарубежной Церкви, все наши правящие архиереи, - было особенное чувство: здесь возведен храм Новомучеников, а рядом, совсем близко, - гробницы тех, кто прямо или косвенно, были их мучителями. Имена этих мучителей по сей день носят некоторые русские города, улицы этих городов...

Во время торжественного богослужения и после него заполнен был не только храм, но и паперть, и весь обширный двор. После отпуста к народу с приветствием обратился Святейший Патриарх Кирилл, а вслед за ним российский президент Владимир Владимирович Путин, который в своем слове упомянул о 10-й годовщине восстановления единства Русской Православной Церкви.

А на следующий день в Сретенском монастыре состоялась конференция, посвященная жизни и трудам Святителя Иоанна Шанхайского и Сан-Францисского, на которой, в частности, был показан документальный фильм, подготовленный сценаристом и режиссером Еленой Николаевной Чавчавадзе, директором президентских программ Российского фонда культуры, учредителем фонда «Возвращение», ратующего за возвращение исторических традиций, нравственных ценностей и топографических названий, существовавших в России до 1917 года. От Русского Зарубежья аа конференции выступили архиепископ Михаил (Донсков) и матушка Мария Потапова, с детства знавшие Святителя в бытность его архиепископом Западноевропейским.

Вы, Владыка, непосредственно связаны с подготовкой к этому историческому деянию, т.е. восстановлению единства Церковного, да и со всем тем, что происходило в дальнейшем. Это были непростые времена. Волнения умов едва ли не по всем нашим приходам, споры, разделения – все это охватило нашу Зарубежную Церковь еще в период подготовки IV Всезарубежного Собора, а уж после появления решений этого Собора споры не только не утихли, но и усилились. Сейчас, когда миновало десятилетие, могли бы Вы поделиться своими личными переживаниями тех дней?

То были нелегкие и непростые времена. Времена споров и нестроений. В 2006 г. был созван Всезарубежный Собор. Местом его проведения стал Сан-Франциско, последний кафедральный град Святителя и Чудотворца Иоанна (Максимовича), где некогда, по его святым, жертвенным молитвам, были преодолены немалые и тяжкие разделения. На Соборе также возникли несогласия, и не потому, что большинство его участников были против восстановления единства, но по той причине, что к деянию этому мы подошли, когда оставались еще неразрешенными важнейшие для нас вопросы: речь идет об отношении к экуменизму и к так называемой «декларации митрополита Сергия». В 2017 году – исполнилось 90 лет со дня появления на свет этого пререкаемого документа, и споры вокруг него еще далеко не закончились. Большинство соборян так или иначе сознавало, что в нашем Отечестве, в России произошли огромные и, с точки зрения Церковной, отрадные перемены, но не все из этого большинства были в состоянии, как говорится в Евангелии, «вместить» это историческое событие, по воле Божией свершившееся. И не будь на то воли Божией, два выдаюшихся иерарха, блаженнопочившие Святейший Патриарх Алексий и Митрополит Лавр, не смогли бы исполнить возложенную на них Господом миссию: возглавить так долго чаемое восстановление единства Русской Церкви. Я бы хотел сейчас еще раз обратиться к тем, кто и сегодня остаются в числе отошедших. Если они полагают и чувствуют себя патриотами нашего исторического Отечества, как они могут отрицать очевидное? В России происходит великое духовное движение, и оно не должно застать нас «в отрицании», наподобие тех, как гласит притча Господня, отказался явиться на приготовленную Им праздничную трапезу. Получается, что отказавшиеся сами себя изгоняют, отделяют от того самого, до чего долгие десятилетия уповало дожить все Русское Церковное Зарубежье. На расколы нет Божьего благословения. Это ведомо нам с древнейших времен и до сего часа. О переменах в России, которые произошли и происходят сегодня, мечтали все наши первоиерархи, в том числе и митрополит Виталий, как бы не хотели некоторые об этом забыть. Наше сегодняшнее единство Церковное способствует процессу восстановления и возрождения Святой Руси. И, кстати, подавляющее большинство наших прихожан– это выходцы из современной России или, как выражались в старое время, из «всех государств Российского царствия».

Что изменилось в жизни Церкви, и в Отечестве и в рассеянии, за это десятилетие?

Изменилась сама суть, само содержание нашего общения. Сегодня наши иерархи непосредственно участвуют в работе единой Русской Православной Церкви, в том числе, в деятельности Священного Синода. Сам я за это время уже дважды принимал участие в Синодальных заседаниях, а совсем скоро, в декабре, буду, Бог даст, на Соборе, посвященном 100-летию восстановления Патриаршества и избранию Святителя Тихона, Исповедника, Патриархом Московским. Добавлю, что у нас идет постоянный обмен опытом Церковной работы. Помимо дел, условно говоря, административных, регулярно проводятся паломничества по Св. Местам России, в которых приняли участие многие тысячи наших прихожан, притом не единожды: ведь за один раз всего не увидишь, всюду не побываешь. В 2017 году наш Первоиерарх, митрополит Иларион, объехал с поаломниками всю Россию, и это уже в третий раз.

Что бы Вы могли рассказать нам о встречах с президентом В.В. Путиным, который немало сделал для того, чтобы единство Русской Церкви было восстановлено?

Майская встреча, о которой я упоминал, стала уже четвертой. А первая – произошла в 2001 году в Вашингтоне, вскоре после известных трагических событий 11 сентября. Уже с тех пор, как нам стало понятно, президент Путин делал все, от него зависящее, чтобы приблизить Русское Церковное единство. Он был искреннее убежден в том, что такое единство необходимо всему Русскому миру, и желал помочь этому, чем только мог. В 2003 г. президент России прибыл в Нью-Йорк на заседания Генеральной Ассамблеи ООН. Мы были приглашаны на встречу с ним в Российское консульство на 91-й улице. Вместо запланированных 30-40 минут беседа наша продолжилась и за трапезой, и длилась более двух часов, чему многие были удивлены. Президент Путин уделил делам Церковным значительно больше времени, чем встречам со многими главами иностранных государств, также прибывшими на Ассамблею ООН. А два года спустя президент посетил наш Синодальный дом. Точнее, наш Знаменский синодальный храм, чтобы поклониться чудотворному образу Богородицы «Курской-Коренной». Встречал его приснопамятный Митрополит Лавр, Первоиерарх Русской Зарубежной Церкви. A я, тогдашний секретарь Архиерейского Синода, пригласил Владимира Владимировича, по русскому обычаю, на чаек. И на этот раз президент России изъявил желание встретиться с нами. Услышал он слова благодарности за его старания способствовать восстановлению единства Русской Церкви. По милости Божией, старания его увенчались успехом, и свидетельством этому стало присутствие Владимира Путина на торжестве подписания Акта о восстановлении единства в 2007 году. Уверен, что президент Путин ощущает и осознает, какое место занимает Церковь в русском обществе, в Державе Российской, собственно в Русской Цивилизации. Для лучшего понимания духовного облика Владимира Владимировича Путина напомню, что он часто посещает Валаамский Спасо-Преображенский монастырь, сыгравший особенную роль в нашей истории.

Вы побывали не только в Москве, но и в Тульской области, где один из Ваших родственников подвизается в монастыре. Расскажите, пожалуйста, об этой поездке.

Когда торжества в Москве завершились, я со своим московским родственником отправился в Тульскую область. Мы приехали в село Анастасово под Тулой, где находится созданный полтысячи с лишним лет тому назад Рождества Богородице-Рождественский Анастасов монастырь — мужской монастырь Белёвской епархии. Анастасовым его прозвали по имени первого настоятеля старца Анастасия. В середине XVIII века, при Императрице Екатерине, монастырь был закрыт, храм его стал приходским, а в 30-е годы прошлого века, при большевиках, закрыли и приход. На исходе 90-х храмовое здание возвратили Церкви, и с самого начала 2000-х началось возрождение Анастасова монастыря. Здесь-то и подвизается мой двоюродный дед, схиархимандрит Аверкий. Родом он из Вятки. Некогда он оказался в Аргентине, был келейником приснопамятного архиепископа Иоасафа (Скородумова), известного просветителя Канады, до самой блаженной кончины владыки. Архиепископ Иоасаф и рукоположил своего келейника в иеромонахи. Такова наша история, и таковы русские судьбы. Довелось мне послужить с епископом Серафимом Белёвским и Алексинским в г. Белёве. Епископ Серафим сопровождал нас в поездке в Ясную Поляну. А на обратном пути из усадьбы гр. Толстого мы побывали в иной усадьбе - известного художника Василия Поленова: это замечательный музей-заповедник в Заокском районе Тульской области, расположенный на правом берегу Оки.

В июне Архиерейский Собор Русской Зарубежной Церкви завершился великим освящением кафедрального собора святых Новомучеников и Исповедников Российских в Мюнхене. Можно ли сказать, что подлинный смысл скорбной даты - 100-летия Второй Русской Смуты, которую все еще по привычке именуют «русской революцией», - невозможно понять без глубокого осознания великого чуда повсеместного, освятившего всю Россию подвига Новомучеников?

Наш Собор, проходивший под Мюнхеном, обратился с особым письмом, обращенным к президенту России В.В. Путину, в котором шла речь о Смуте 1917-го года. Иначе и быть не могло. В письме приводятся слова, известные нам из творений Святителя Игнатия (Брянчанинова): «Пойми время!». Святитель ссылается на подвижника Никифоровской пустыни старца Исаию, который в откровенной беседе однажды произнес эти слова. В письме президенту говорится, что нам, быть может, как никогда прежде, необходимо понять то, что с нами происходит, понять смысл времени, в котором мы призваны жить. Пришел час отвергнуть губительное наследие Смуты 1917 года, вернуть русским городам и улицам их исторические имена, предать, наконец, погребению тело Ленина. Лично я убежден: силы, которые 100 лет тому назад разрушили богоустановленную власть Православного Царя, спровоцировали бунт в столицах и растерзали тогдашнюю Россию, - это те же самые силы, которые теперь руководят тотальной травлей России сегодняшней и ее президента. Именно эти же силы тщательно подготовили и так называемый «Майдан» в Киеве, на что ушли миллиарды долларов, о чем вполне откровенно высказывалась г-жа Виктория Нуланд, тогдашний помощник Государственного Секретаря США, которой было поручено ведение «украинского проекта». Все это, казалось бы, известно, но по сей день мы упускаем из виду духовный аспет геополитических событий. Русский православный народ настойчиво стремятся разделить в себе самом, а также натравить на него, прежде всего, братские православные народы. Для этой цели в 2008 году было ловко организовано столкновение с православной Грузией, делается все возможное, чтобы отравить отношения России с православной Болгарией, некогда спасенной нами от турецкого владычества, с православной Румынией. Всячески стараются ослабить связь России с православной Сербией. Бесовские силы, идущие на нас с Запада, недаром с таким упорным ожесточением ополчились на сегодняшнюю Россию. Ибо это процесс давний: расцвет Православной Руси, наследницы православной Византии, был ненавистен силам зла еще сотни лет тому назад. Эту же ненависть мы наблюдаем и теперь. Потому-то так важно для русского народа осмыслить судьбы России в ХХ веке.

Меня огорчила и возмутила выходящая на телевизионном канале «Россия 1», программа Владимира Соловьева, посвященная 100-летию октябрьской катастрофы 1917 года. В студии у него собрались историки, интеллектуалы, эксперты, - но, увы, как мало еще в России знают о состоянии умов перед смутой 1917 года, о сущности гонений на Церковь в 20-е годы! О гонениях этих не было даже упомянуто, да ведь к обсуждению не пригласили ни единого священнослужителя, или историка Русской Церкви. Убежден: знай люди больше о подвигах Новомучеников Российских, они бы ужаснулись, и ни у кого не повернулся бы язык назвать так называемую революцию «великой», разве только том смысле, что она принесла великие и неисчислимые беды нашему Отечеству и всему христианскому миру.

Вот сегодня, в самый день, когда ведется наша беседа, мы отмечаем день памяти первого в ряду Новомучеников Российских о. Иоанна Кочурова, именуемого Иоанном Царскосельским. Некогда сотрудник Святителя Тихона, Патриарха Московского, Исповедника, в бытность Святителя епископом Алеутским и Аляскинским, духоносный проповедник и миссионер, Иоанн Царскосельский мученически погиб от рук одержимых бесами «красногвардейцев».

В программе, о которой я только что упомянул, на мой взгляд, чуть ли не единственными исторически достоверными замечаниями стали слова Владимира Жириновского: он определил октябрьские события – как «заказ внешних сил» «Не будь большевиков, мы и спутник запустили бы не в 1957 году, а, допустим, в 1937-м...». Это последнее его замечание мне показалось особенно примечательным. В начале ХХ столетия Россия шла вперед, как говорится, семимильными шагами. В октябре 1914 года знаменитый и по сей день американский журнал National Geographic посвятил свой выпуск одной главной теме – России. Журнал, как и многие тогда, включая президента Франции Клемансо, предсказывал, что к середине XX века Россия займет первое место в мире по экономическому развитию. В той же статье отмечалось, что в России наблюдался самый быстрый рост населения в мире, и предсказывалось, что население Российской Империи к 2000 году достигнет 600 миллионов человек. Примерно таковы же были и прогнозы Д.И. Менделеева: к середине ХХ века его население России достигнет 400 миллионов. Известный французский экономист Эдмонд Тери произвел по данному министрами поручению обследование русского хозяйства. Отмечая поразительные успехи во всех областях, Тэри заключил: «Если дела европейских наций будут с 1912 по 1950 г. идти так же, как они шли с 1900 по 1912, Россия к середине текущего века будет господствовать над Европой как в политическом, так и в экономическом и финансовом отношении».

Допустить этого противники православной России не захотели. Жесточайшие удары были нанесены еще в самом начале ХХ ст., в 1904-1905 годах. П.А. Столыпин мечтал о 20 спокойных годах для устроения нашего Отечества, но тотальное давление на Россию с каждым днем лишь усиливалось. К несчастью, по грехам нашим, была повреждена сама основа православной русскости, без чего, конечно, усилия политиканов-русофобов не дали бы результата. Вспомним, о чем еще в 1905 году говорил св. праведный Иоанн Кронштадский: «Если не будет покаяния у русского народа, конец мира близок. Бог отнимет у него благочестивого царя и пошлет бич в лице нечестивых, жестоких, самозваных правителей, которые зальют всю землю кровью и слезами».

Результаты трагических событий 1991 г. вызвали к жизни довольно распространенное явление: ностальгию по советским временам. Но это лишь иллюзия, наваждение. Нам, в идеале, должно стремиться именно к возрождению Православной Русской державы. Это мы обязаны осознать и принять во внимание.

Вот и на нашем епархиальном собрании в ноябре мы отметим 100-летие Второй Русской Смуты, а на другой же день по окончании собрания, на престольном празднике нашего прихода во имя Святителя Тихона, Патриарха Московского вспомним и 100-летие восстановления Патриаршества на Руси.

 
Il versetto “Santissima Madre di Dio, salvaci” nelle ectenie liturgiche

Lo ieromonaco Petru (Pruteanu) ha appena realizzato uno dei nostri desideri più a lungo formulati: un testo che riesca a spiegare perché nelle petizioni di preghiera ortodosse c’è tanta differenza di comportamento del coro quando, al termine delle ectenie, si fa menzione della Madre di Dio. Perché alcuni cori (i russi) non dicono nulla di più di quel che c’è scritto nei libri dei servizi, altri (i greci) sommergono le parole del diacono con il canto “Santissima Madre di Dio, salvaci”, altri ancora (i romeni) sospendono addirittura le ectenie per questo canto, che (neppure a farlo apposta…) non è formulato nello stesso modo? Cosa sarà mai questo versetto, da dove viene, qual’è la sua formulazione più corretta, e... si deve cantare, oppure no? A queste e ad altre domande risponde padre Petru, con un competenza che abbraccia diverse tradizioni liturgiche locali, in un articolo del suo blog, che presentiamo nell'originale romeno e in traduzione italiana nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
Arciprete Nikolaj Danilevich: Costantinopoli segue doppi standard in Ucraina e in Macedonia

Foto: spzh.news

La politica del Patriarcato di Costantinopoli nei confronti della Macedonia è incoerente con la sua politica già in atto in Ucraina, ha dichiarato in una recente intervista all'Unione dei giornalisti ortodossi l'arciprete Nikolaj Danilevich, vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina.

Rispondendo alla domanda sul perché il Patriarcato ecumenico stia interferendo negli affari della Chiesa ucraina rifiutandosi di risolvere la questione della "Chiesa" macedone scismatica, padre Nikolaj ha notato il doppio standard impiegato dal Patriarcato.

"Questa saga dell'autocefalia ucraina è iniziata parallelamente alla possibilità di concedere un'autocefalia alla Chiesa di Macedonia, e ne hanno parlato i nostri media e i media greci", ha spiegato padre Nikolaj.

Dopo aver fatto appello alla Chiesa bulgara per avere un aiuto nel regolare il loro status canonico lo scorso novembre, la Chiesa macedone ha fatto appello al Patriarcato ecumenico a maggio. Costantinopoli inizialmente ha risposto che avrebbe risolto il problema come Chiesa madre dei Balcani.

Poi sua Santità il patriarca Bartolomeo ha annunciato a settembre che non avrebbe concesso l'autocefalia ai macedoni fintanto che questi avrebbero il titolo "macedone", che offende la sua sensibilità greca. Ora il Patriarcato afferma che non concederà l'autocefalia perché la Macedonia è territorio canonico della Chiesa serba, sebbene tali preoccupazioni non abbiano impedito al Patriarcato di interferire nel territorio canonico della Chiesa ucraina.

"Alla Sinassi della Chiesa di Costantinopoli, il Patriarca Bartolomeo ha chiesto di comunicare che non riconoscerà mai la "Chiesa di Skopje". Capisce che se la riconosce, diventerà un estraneo e avrà opposizione in Grecia. Inoltre, litigherebbe anche con la Chiesa serba. Come greco etnico, capisce la delicatezza di questo problema", ha continuato padre Nikolai.

Il territorio che oggi costituisce la Macedonia è stato trasferito dal Patriarcato ecumenico alla Chiesa di Serbia nel 1922, osserva padre Nikolaj, ma non con un Tomos, bensì con una Praxis (ovvero un Atto), un documento che può essere revocato. Fu una Praxis che trasferì anche la metropolia di Kiev alla Chiesa russa nel 1686.

"Per qualche ragione, il patriarca Bartolomeo annulla il documento del 1686, ma non il documento del 1922, sebbene la situazione sia assolutamente identica", ha spiegato il vice capo.

"Il problema con la Chiesa greca e il problema con la Chiesa serba ha posto il patriarca Bartolomeo in una situazione in cui deve combattere su tre fronti, ma nemmeno il Patriarca ecumenico può combattere su tre fronti contemporaneamente", ha dichiarato padre Nikolaj.

Inoltre, come ha spiegato padre Nikolaj, la Chiesa macedone ha ancor più diritto all'autocefalia, perché là il popolo è unito nel proprio desiderio, mentre l'Ortodossia ucraina è divisa in tre campi, e solo una minoranza della popolazione è interessata all'autocefalia.

"Ma vediamo un doppio standard, un'interferenza politica e una certa incoerenza nelle azioni del Patriarcato di Costantinopoli", riassume il rappresentante della Chiesa ucraina.

 
Immagini molto espressive di combattenti di Hezbollah

Cari amici,

Potreste aver sentito che i combattenti di Hezbollah in Siria hanno recentemente compiuto alcuni progressi sostanziali contro i takfiri dell'ISIS/Daesh. Hanno liberato diversi villaggi e preso il controllo di diverse posizioni chiave nei pressi del confine con la Siria. Spero di avere un rapporto completo su tutto questo molto presto. Ma oggi volevo solo condividere con voi alcune foto che mi ha inviato un amico libanese: la prima raffigura un combattente di Hezbollah che "onora la Vergine Maria tenendo l'immagine di colei che è cara ai loro cuori", come ha detto il mio amico (questo soldato ha probabilmente trovato l'immagine in una chiesa distrutta o all'interno di una casa cristiana).

Un'immagine dice più di cento parole. Buona visione!

Saker

Combattente di Hezbollah con un'immagine della santa Theotokos

 
La parola del patriarca

Sua Santità il patriarca Kirill, 18a domenica dopo Pentecoste, 20 ottobre 2019

L'esistenza della Russia ha un grande valore spirituale e culturale, non solo per voi e per me, ma per tutta l'umanità. Noi facciamo un appello per la conservazione del popolo russo, per la nascita di nostri nuovi compatrioti, non solo e non tanto perché queste persone sono necessarie al paese, ma anche in larga misura perché questo paese è necessario alle persone. La Russia deve esistere e svolgere con voi il suo ruolo insostituibile nel nostro destino, nel destino dei nostri discendenti e nel corso della storia mondiale.

Il valore speciale della Russia, la sua vocazione speciale è di essere una roccaforte del cristianesimo ortodosso. Di preservare la fede ortodossa, la tradizione e la cultura ortodosse, i principi morali cristiani intatti. Forse è per questo che i poteri che sono sono così accaniti contro la Chiesa ortodossa russa vogliono separare il mondo ortodosso greco dalla Chiesa russa, per distruggere l'unità della Chiesa ortodossa. Noi possediamo informazioni affidabili che tutto ciò che sta accadendo ora nell'Ortodossia mondiale non è un caso, non è solo il capriccio di una figura religiosa la cui mente si è offuscata. Questa è l'attuazione di un piano molto specifico che mira a separare il mondo greco dalla Russia. Secondo i mandanti – non posso descrivere questi strateghi in nessun altro modo – la Chiesa russa sembra essere una sorta di "soft power", attraverso il quale la Russia influenza il mondo circostante. Ma perché la Russia non può condividere i suoi doni spirituali? È qualcosa di criminale? Questo può essere criminale solo dal punto di vista di coloro che cercano di indebolire e, se possibile, distruggere l'influenza della Russia. In tutta questa storia legata al problema del riconoscimento o del non riconoscimento degli scismatici ucraini da parte delle Chiese ortodosse locali, c'è qualcosa che non è dichiarato, ma che è l'obiettivo principale delle forze che dietro le quinte hanno scatenato questa attività scismatica. Noi della Chiesa russa lo capiamo chiaramente, ma oggi lo capiscono anche i nostri fratelli in Grecia e in altre Chiese ortodosse. Ci viene chiesto di resistere, di non esitare, di continuare la lotta per mantenere l'indipendenza spirituale della Chiesa ortodossa russa da tutti questi centri di influenza mondiale e, cosa più importante, di mantenere l'unità dell'Ortodossia universale.

 
Padre Andrew Phillips su Orthodox England

Potrebbe per favore presentarsi e spiegare com'è diventato un prete ortodosso?

Sono nato e cresciuto in una famiglia modesta in una piccola città nel nord dell'Essex, mio ​​padre era locale, e mia madre, molto anglicizzata, era di origine russa. Si erano incontrati durante la guerra. Ho passato il mio esame 11+, sono andato alla scuola secondaria locale e poi ho studiato il russo – la lingua che mia madre aveva perso – all'università. Poi sono andato a lavorare in Grecia per un anno, dopodiché nel 1979 ho deciso di studiare in quello che allora era l'unico seminario russo ortodosso dell'Europa occidentale, il St Serge, a Parigi. Nel 1981 sono stato tonsurato lettore nella Chiesa ortodossa russa. Quattro anni dopo sono stato ordinato suddiacono e diacono e, sette anni dopo, prete. Ho vissuto e lavorato in Francia tra il 1983 e il 1997. Sono sposato e ho sei figli adulti.

Qual è la visione dietro Orthodox England?

Ho iniziato a scrivere per la prima volta negli anni '70, ma il mio lavoro non è stato pubblicato fino all'inizio degli anni '90. Orthodox England cominciò come tale solo nel 1997 come rivista e, a partire dal nuovo millennio, si sviluppò in un sito web. Dopo dieci anni, nel 2007, la rivista è andata completamente online. La nostra visione è di richiamare gli inglesi e gli altri che vivono qui, alle loro radici spirituali nel cristianesimo originale. In altre parole, la nostra visione è di ripristinare qualcosa di ciò che è stato, in modo che possiamo sopravvivere mantenendo oggi la nostra integrità spirituale.

Perché vede l'Ortodossia come la vera fede delle Isole Britanniche e dell'Inghilterra, e non il cattolicesimo o il protestantesimo?

Piuttosto che "vera fede" direi fede originale.

Il protestantesimo, nelle sue molteplici forme, è ovviamente un'invenzione del XVI secolo, sviluppata come reazione moralizzante alle deformazioni cattoliche. Il cattolicesimo romano, tuttavia, era di per sé solo un'invenzione dell'undicesimo secolo. Fu sviluppato come progetto geopolitico dall'élite occidentale, uscito fuori dal cristianesimo del primo millennio originario dell'Europa occidentale come ideologia per giustificare il proprio tentativo di conquistare il mondo.

Il cristianesimo del primo millennio dell'Europa occidentale era molto diverso dal protestantesimo e dal cattolicesimo. Qualunque storico può dirvelo. La differenza principale era un Credo diverso, che significava un diverso insieme di valori e di stile di vita, così che il cristianesimo del primo millennio qui era in comunione con la Chiesa nelle terre del cristianesimo, a Gerusalemme, in Medio Oriente, in Asia Minore, nella capitale romana a Costantinopoli e così via. I nativi di Gerusalemme e di tutti questi luoghi appartenevano e appartengono ancora alla Chiesa ortodossa. Pertanto, il cristianesimo del primo millennio occidentale può anche essere chiamato ortodosso. Quindi, il cattolicesimo e il protestantesimo di oggi sono frammenti e tracce di questa originale Ortodossia, che è uscita dalla comunione con essa introducendo il suo nuovo Credo.

Potrebbe spiegare qual è la comprensione ortodossa delle relazioni tra Chiesa e Stato e in che modo differisce principalmente dalla visione papale o protestante?

La visione papale delle relazioni Stato-Chiesa è chiamata "papocesarismo", l'idea che il papa dovrebbe controllare il mondo. La visione protestante è chiamata "cesaropapismo", l'idea che il sovrano (o il parlamento) decida sulla fede – esempi sono Enrico VIII ed Elisabetta I, o il fatto che chiunque sia l'attuale primo ministro – e potrebbe essere un ateo – nomina tutti i vescovi della Chiesa d'Inghilterra.

La visione ortodossa è basata sull'Incarnazione; come Dio si è fatto uomo, così l'uomo è chiamato a diventare come Dio. Perciò l'Ortodossia richiede un equilibrio tra Chiesa e Stato, nota come "sinfonia", l'idea che il dominatore secolare è dominante negli affari di Stato, la Chiesa nelle questioni spirituali che riguardano la salvezza dell'anima. Tuttavia, le questioni spirituali non significano una sorta di osservazione interiore dell'ombelico, dissociata dall'azione sociale. In effetti, le questioni spirituali influenzano inevitabilmente e profondamente le questioni politiche, sociali ed economiche, le due sfere si sovrappongono e si compenetrano l'una con l'altra, si spera in modo positivo. Noi crediamo che come Dio si è incarnato nel mondo, così la Chiesa si è incarnata nel mondo e deve essere attiva nel trasfigurarlo.

Potrebbe spiegare come sente di centrale importanza l'adozione storica del filioque da parte delle Chiese occidentali e come ciò abbia influito sul cristianesimo occidentale, sia teologicamente che culturalmente?

Il filioque è l'alterazione locale del Credo cristiano, che rifiuta il Credo consensuale e la fede dei Concili universali. Questa alterazione ebbe luogo ufficialmente a Roma nel 1014, l'anno prossimo saranno mille anni. In modo non ufficiale, il lento processo era iniziato più di due secoli prima, ma solo in certe aree provinciali e a quel tempo non con il significato successivo, mentre a Roma i papi avevano categoricamente rifiutato qualsiasi modifica al Credo. In altre parole, la fede cristiana fu cambiata in Occidente all'inizio del secondo millennio e condusse al suo isolamento dalle radici della Chiesa e del cristianesimo dominante.

Il filioque, una frase latina che significa "e dal Figlio", secolarizza la nostra intera comprensione del Dio cristiano, la Santa Trinità. In combinazione con le affermazioni del papa di Roma, sviluppate e applicate anch'esse dopo il 1014, il filioque afferma che la fonte dell'autorità e della spiritualità della Chiesa, la presenza di Cristo nel mondo, non è più disponibile spiritualmente e liberamente attraverso il Chiesa. In altre parole, l'autorità e la spiritualità non dipendono più dallo Spirito Santo, sono tenute prigioniere, dipendenti da un essere umano. Con il filioque, l'autorità e la spiritualità dipendono da chiunque si faccia riconoscere come rappresentante o "vicario" di Cristo sulla terra. Secondo queste innovazioni dell'XI secolo, in Europa occidentale questo rappresentante era considerato il vescovo di Roma. Quindi, tutta l'autorità e la spiritualità furono messe nelle sue mani.

La reazione protestante più tarda a questo fenomeno fu di far diventare tutti un papa; questa fu l'innovazione che portò all'individualismo moderno e all'umanesimo secolare, al culto dell'uomo. Nulla di tutto ciò sarebbe accaduto, se non fosse stato per l'introduzione del filioque, che era già stato definito dalla fine del 11° secolo da Anselmo di Canterbury come l'unico motto distintivo dell'ideologia arrogante e imperialista dell'Europa occidentale, che si oppone a tutte le altre culture. Già nell'XI secolo quest'ideologia si trovava direttamente alle spalle della colonizzazione dell'Inghilterra, conosciuta come "la conquista normanna", e dei successivi movimenti coloniali di saccheggiatori noti come "le crociate".

Quali sono le sue opinioni sull'incidente "Pussy Riot" in Russia?

Mi permetta di inserire quell'incidente nel suo contesto storico, altrimenti non avrebbe senso.

Sappiamo per certo che la rivoluzione del 1917 in Russia fu organizzata e messa in moto dalle potenze occidentali per distruggere la Russia, la sua rivale, una che, nelle loro stesse parole, sarebbe diventata più potente di qualsiasi paese occidentale entro il 1950. Pertanto, gli inglesi e gli americani inviarono Trotskij e i tedeschi inviarono Lenin per portare a termine la rivoluzione in Russia. Ora sappiamo anche che l'ordine di assassinare lo tsar e la sua famiglia è venuto direttamente da New York – proprio come lo aveva previsto lo stesso tsar, circa dieci anni prima. L'Unione Sovietica fu una fondazione puramente occidentale, fondata sull'ideologia occidentale del marxismo.

Tuttavia, nel creare l'Unione Sovietica, l'Occidente fece un errore strategico, pugnalandosi nella sua stessa schiena, perché ovviamente l'Unione Sovietica divenne molto potente, la seconda "superpotenza". Questo non era ciò che aveva voluto l'Occidente, che supponeva che i nazisti avrebbero distrutto l'Unione Sovietica. L'Occidente non aveva contato sul patriottismo storico e sul senso dell'identità nazionale, un movimento molto più profondo della superficiale Unione Sovietica. Pertanto, quando l'Unione Sovietica cadde, oltre vent'anni fa, la più grande paura dell'Occidente fu che sarebbe nata una Russia libera e indipendente, che, dopo aver gettato via il guscio, la tartaruga sottostante sarebbe diventata una lepre. Da qui il caos del "selvaggio Est" che l'Occidente ha incoraggiato nell'ex Unione Sovietica negli anni '90 con le sue politiche di divide et impera e di privatizzazione. Questo non era altro che un furto istituzionalizzato dei beni del popolo.

Il problema per l'Occidente arrivò nel 2000 quando la Russia finalmente riconobbe che doveva riprendersi da questo capitalismo da "selvaggio Est", da uno Stato mafioso, e intraprese il lunghissimo percorso di ripresa sotto il presidente Putin. Pertanto, l'Occidente doveva distruggere Putin. Sotto certi aspetti, è un obiettivo facile perché governa un paese post-sovietico, ancora pieno di quella corruzione e mentalità mafiosa introdotta negli anni '90. Pertanto, è facile attaccare la Russia di Putin (anche se è dubbio che la quantità di corruzione in realtà sia maggiore che nell'Unione Europea o negli Stati Uniti) e Putin è stato deplorevolmente lento e debole nell'affrontare la corruzione.

Quindi, ciò che veramente sconvolge l'élite occidentale è il timore che la Russia possa ancora liberarsi da questa corruzione e che l'ex impero russo si ricostituisca ampiamente in una confederazione eurasiatica. L'unico centro dell'unità russa, la multinazionale russa ortodossa Chiesa, è allo stesso tempo l'unica forza in grado di superare l'amoralità post-sovietica. Sia Zbigniew Brzezinski che Madeleine Albright hanno chiarito che sono completamente contrari alla restaurazione della Chiesa ortodossa russa e che vogliono smembrare la Russia – proprio come aveva programmato Hitler. Così le cosiddette 'ONG' e i 'missionari' evangelici occidentali hanno fatto del loro meglio per minare l'autorità della Chiesa, pubblicando persino attacchi alla Chiesa sull'Economist e sulla Harvard Business Review!

È in questo contesto che comprendiamo l'incidente "Pussy Riot", ovviamente architettato, basato su una banda punk femminile inesistente. Sembra che il sostenitore finanziario di questa patetica piccola trama sia stato Boris Berezovskij, che ha diretto queste donne attraverso il suo amico Aleksandr Goldfarb. La ragione per cui lo ha fatto è stata il rifiuto da parte del patriarca, poche settimane prima, di sostenere la campagna politica di Berezovskij per diventare presidente. La sua lettera è stata ben pubblicizzata dai media.

Quindi era tutta una questione di meschina vendetta, con l'uso di queste giovani sciocche (una delle quali ha chiaramente bisogno di aiuto psichiatrico) come tirapiedi. In altre parole, l'intera faccenda era una manipolazione politica molto ovvia e priva di alcuna sottigliezza da parte di russofobi. E ha fallito, perché la gente ha potuto vedere di cosa si trattava, una montatura. E ora Berezovskj, un ladro del selvaggio Est degli anni '90, un Robin Hood al contrario, che ha rubato alla gente e ha dato ai ricchi, che è stato associato (e forse li ha finanziati) con i terroristi che hanno massacrato i bambini di Beslan e ha finanziato l'omicidio del spia Litvinenko, apparentemente si è suicidato. Cerco di scacciare il pensiero di Giuda che mi viene in mente, ma ritorna...

Quali sono le sue opinioni sul "nazionalismo" e come questo dovrebbe contrapporsi al "patriottismo" da una prospettiva ortodossa?

Il nazionalismo è l'odio verso gli altri per ignoranza e orgoglio deluso, di solito orgoglio per ciò che è peggio del proprio paese, del tipo: 'siamo migliori degli altri'; 'siamo i migliori al mondo'. Possiamo vedere questo nella xenofobia dei movimenti razzisti, come il Fronte Nazionale, il Partito Nazionale Britannico e la cosiddetta "Lega della Difesa Inglese". Quando vedo i loro slogan e la loro ideologia odiosa, non riesco a trovare in loro nulla con cui mi posso identificare; il loro stridente nazionalismo, la loro arroganza e la loro ignoranza sono tra gli aspetti peggiori di questo paese, non tra i migliori. Il cristianesimo non può mai approvare l'odio.

D'altra parte, il patriottismo è l'amore per ciò che è meglio nel nostro paese e nella nostra cultura. In un mondo globalizzato non c'è posto per il nazionalismo, ma c'è posto sia per il patriottismo che per quello che io chiamo 'inter-patriottismo', l'amore per il meglio in tutti i paesi. Infatti, se non ami il tuo paese, se non sei patriottico, come puoi amare altri paesi e le loro culture?

Lei cerca una restaurazione dello tsar ortodosso in futuro, e alla fin fine l'Ortodossia è intrinsecamente monarchica nelle sue inclinazioni politiche?

Le Chiese ortodosse vivono e hanno vissuto in tutti i paesi e sotto tutti i tipi di regimi: pagani, comunisti, post-sovietici, fascisti, capitalisti, cattolici, protestanti, musulmani ecc. Tuttavia, la storia mostra che la Chiesa è in grado di influenzare la società al meglio quando c'è un monarca ortodosso.

Qui dobbiamo sottolineare che l'uso ortodosso della parola "monarca" significa qualcosa di molto diverso dall'uso occidentale. In occidente significa una figura di destra, estremamente potente e ricca, che usa quel potere e quella ricchezza per scopi egoistici di sfruttamento, una specie di Tony Blair permanente o un qualsiasi altro megalomane narcisista. Viceversa, nella lingua ortodossa, un monarca significa un sovrano popolare, il cui potere e ricchezza esistono solo per il beneficio della gente. La sua sovranità è il riflesso della sovranità popolare. La monarchia cristiana esiste laddove il popolo è il garante della monarchia e viceversa. Ciò è del tutto diverso dalle monarchie assolutiste e dispotiche di cui la storia occidentale è disseminata. Nel 1917 la Russia cadde a causa di aristocratici corrotti e egoisti, di oligarchi, come li chiameremmo oggi, conniventi con potenze straniere, che rovesciarono la monarchia e tradirono i contadini e gli operai che amavano il monarca, classi che loro sfruttavano spietatamente.

Le profezie, che sono sempre condizionali, affermano chiaramente che, se tutta la nazione russa si pente, apparirà di nuovo un candidato adatto per essere lo tsar, proprio come nel 1613 dopo l'invasione polacca. Tutti gli ortodossi russi e tutti gli ortodossi non russi coscienti attendono con impazienza questa possibile restaurazione, perché cambierà in meglio l'intero futuro del mondo, riequilibrandolo e allontanandolo dal suo attuale corso suicida.

Per favore, potrebbe spiegare il concetto ortodosso di "romanità"?

"Romanità" originariamente significava quella parte dell'Impero Romano che era diventata cristiana. Quando l'imperatore Costantino realizzò che Roma era integralmente pagana, trasferì la capitale della romanità (= l'impero romano cristiano, o cristianità) a Nuova Roma (molto più tardi chiamata Costantinopoli). Dopo che i barbari scismatici cattolici saccheggiarono la capitale di questo impero romano e della cristianità nel 1204, essa divenne molto debole e infine cadde sotto l'islam nel 1453. Da allora la capitale della romanità fu trasferita a Mosca, il nuovo "centro". Oggi romanità significa semplicemente tutta la cristianità ortodossa, la civiltà ortodossa, la "ortosfera". Tuttavia, è vero che ci sono considerevoli frammenti di questa cristianità in paesi al di fuori di essa, anche nel mondo occidentale.

Esiste una visione ortodossa alternativa di un'Inghilterra cristiana all'interno di un'Europa confederata che possa essere sostenuta al posto dell'attuale progetto di super stato dell'UE?

Noi siamo per l'Europa, non siamo antieuropei (questo sarebbe autodistruttivo – le Isole Britanniche e l'Irlanda sono ovviamente geograficamente europee), ma siamo anti-UE. L'UE mostra un'élite politica, commerciale e bancaria corrotta e tirannica che serve solo se stessa. Crediamo in una confederazione europea di nazioni sovrane, non in un superstato babilonese, un quarto Reich degli Stati Uniti di Berlino, che è ciò che ci viene offerto oggi. (Chiunque abbia visto le immagini di ciò che sta accadendo in Grecia e a Cipro, dove i burocrati tedeschi si intromettono nelle banche nazionali e nei ministeri nazionali in questo stesso momento, può vederlo abbastanza chiaramente).

Crediamo che una libera Confederazione dell'Europa, in equilibrio tra unità e diversità, eliminerebbe allo stesso tempo il vecchio nazionalismo tribale dell'Europa, come si è visto nelle due grandi guerre europee (le cosiddette "guerre mondiali") ed elimina anche l'internazionalismo babilonese del super-stato dell'UE, che è una semplice sovrastruttura coloniale statunitense. Gli Stati Uniti d'Europa sono fatti a immagine del loro padrone coloniale, gli Stati Uniti d'America, un'istituzione corrotta salita al potere sui 600.000 cadaveri degli americani che morirono durante la guerra civile americana.

Teologicamente, la confederazione è un concetto trinitario, a immagine della santa Trinità: l'unità nella diversità. Questo è molto diverso dal centralismo dell'UE, che è semplicemente l'equivalente moderno del vecchio centralismo papale del Medioevo. In altre parole, l'unica differenza geografica essenziale tra il Medioevo e oggi è che Roma si è trasferita a Bruxelles.

Ritiene che l'islam rappresenti una minaccia significativa per il Regno Unito o l'Europa in futuro?

No, non in sé. L'islam è una minaccia solo se l'Europa e il Regno Unito continuano il loro percorso suicida di rinuncia e annientamento delle loro radici cristiane. Come si dice, "la natura aborre il vuoto". In altre parole, poiché la società occidentale rinuncia al cristianesimo come fondamento della cultura occidentale, perché l'islam non dovrebbe prendere il sopravvento? C'è un libero mercato nella religione ora. Se l'Occidente desidera infliggere l'islam su se stesso, non è colpa dell'islam, solo dell'Occidente. Ciò sarebbe l'Occidente che si punisce in un'autodistruzione liberamente scelta. Non è facile fermare un suicidio.

Per favore, potrebbe chiarire ciò che ritiene teologicamente sospetto nella "scuola di Parigi"?

La "scuola di Parigi" di filosofia (in essa non c'è teologia né Ortodossia) è stato un movimento marginale che ha coinvolto poche decine di intellettuali e i loro ingenui seguaci. È iniziato a Parigi negli anni '20. Dopo che la Chiesa russa fu fatta prigioniera nel 1917, questi intellettuali marginali sradicati, ex marxisti, un ex indù, un ipnotista, occultisti, teosofi, massoni e altri, spesso non di origine ortodossa, lasciarono la Chiesa russa. Senza la disciplina della Chiesa o la Tradizione vivente, decisero di fondere la teologia ortodossa con il secolarismo di base protestante in un modo settario, il cui apice fu chiamato "sofianismo". Era una mistura pseudo-intellettuale sincretista, rifiutata dalla stragrande maggioranza, destinata a estinguersi completamente negli anni a venire, ora che la Chiesa russa viene restaurata.

Qual è la sua comprensione della "Sophia" nella teologia e mistica ortodossa? Inoltre, cosa ne pensa delle molte apparizioni mariane che sono avvenute in Occidente, soprattutto da quando Fatima si è riferita alla conversione della Russia, ecc., Poiché molti dei "messaggi" dietro queste presunte visite della Theotokos sembrano contraddire completamente teologicamente la dottrina e la pratica ortodossa?

Nella sua domanda parla della "Sophia nella teologia e nella mistica ortodossa". Devo tradurre e demitizzare un linguaggio in codice così esotico. In primo luogo, il termine "ortodossi" per noi che il mondo esterno chiama "ortodossi" significa "cristiani"; la parola "misticismo" non ha significato, perché ogni teologia autentica è "mistica", in quanto proviene da Dio, cioè non è razionalista; per quanto riguarda la Sophia, questa è semplicemente la parola greca per "sapienza", cioè la persona di Cristo. Quindi, ciò che la sua domanda significa è semplicemente la mia comprensione di "Cristo nella teologia cristiana".

In risposta: Nella Roma cristiana (molto più tardi chiamata Costantinopoli), la cattedrale principale era ed è dedicata alla "santa Sapienza" (in greco "aghia Sofia"), cioè al Salvatore. In altre parole, è "la Chiesa di Cristo". Nei Vangeli il Salvatore è chiamato Sapienza ('Sophia') e Parola di Dio. Quindi, in risposta alla sua domanda, la teologia cristiana della Sapienza e della Parola di Dio, è che si tratta del Figlio di Dio che si è incarnato, è stato crocifisso ed è risorto dai morti, e non c'è alcuna Sapienza o Parola al di fuori di lui. Ciò significa che la più alta forma di sapienza e letteratura risiede in Cristo il Salvatore, il solo che ha vinto la morte. Tutte le altre forme di sapienza e letteratura sono, per quanto preziose, ancora mortali, non partecipi della risurrezione.

Ci sono state diverse apparizioni "mariane" dai tempi di Fatima. Ognuna deve essere trattata in modo diverso. Medjugorje, per esempio, è un falso – secondo le autorità cattoliche. È possibile che anche altre siano state dei falsi. Tuttavia, io credo che sia Fatima che Lourdes fossero reali. Purtroppo, i messaggi coinvolti sono stati spietatamente e deliberatamente deformati e manipolati dalla macchina del Vaticano.

Per cinque anni sono stato il rettore della parrocchia ortodossa russa a Lisbona e ho raccolto informazioni sulla rivelazione di Fatima, avvenuta precisamente nel 1917 e riguardante la Russia. Per me il messaggio è abbastanza semplice: la Madre di Dio stava avvertendo il mondo occidentale che se non avesse smesso di complottare contro la Russia e non si fosse pentito, arretrando dall'abisso, avrebbe distrutto se stesso. E ovviamente questo è esattamente quello che è accaduto e che sta accadendo ora. Ricordo come il presidente Putin aveva avvertito Blair, penso che fosse nel 2006, di non incoraggiare l'ateismo. Il consiglio è stato ignorato. L'Occidente ignora l'esperienza russa del materialismo sovietico, così ben descritto da Solzhenitsyn, a suo rischio e pericolo.

Cosa ne pensa dell'insegnamento del defunto ma influente padre Seraphim Rose per quanto riguarda le "stazioni di pedaggio"?

Non ho mai pensato che il defunto padre Seraphim Rose, un monaco ortodosso in California, fosse influente. Questa è una novità per me.

Padre Seraphim ha parlato in uno dei suoi libri delle immagini delle "stazioni di pedaggio", usate per illustrare simbolicamente cosa succede all'anima dopo la morte. Tristemente, alcune persone hanno interpretato male e deformato le sue parole e hanno cercato, molto crudamente e in modo primitivo, di fare delle sue parole realtà materiali, despiritualizzate. È come se il Giudizio Universale fosse presentato come un tribunale con avvocati in parrucca e con un giudice. Questa è una deformazione grossolanamente materialistica, kafkiana, che non merita attenzione. Direi la stessa cosa della deformazione della comprensione ortodossa dell'immagine delle stazioni di pedaggio. Padre Seraphim non fu responsabile di questo. Stava semplicemente cercando di spiegare ai non iniziati. Forse, la sua colpa, se è il caso, era solo il tentativo di 'gettare una perla ai porci'.

Vede un futuro per la Chiesa anglicana? Nel suo libro "Orthodoxy and the English Tradition" cita lo storico cattolico Christopher Dawson dal suo libro "Religion and the Rise of Culture" quando dice: "L'Occidente è diverso dalle altre civiltà perché la sua idea religiosa non è stata il culto della perfezione eterna e immutabile, ma uno spirito che cerca di incorporarsi nella storia. Altre civiltà hanno realizzato la loro sintesi tra la vita e la religione e hanno mantenuto il loro ordine sacro, ma in Occidente il cambiamento del mondo è divenuto parte integrante del suo ideale culturale". Direbbe che questo è lo spirito dietro l'anglicanesimo che sembra completamente coinvolto e compromesso con la modernità?

La Chiesa anglicana fu un'invenzione di un tiranno bramoso di terre e di potere, nonché serial killer di mogli, Enrico VIII, e poi di Elisabetta I nel XVI secolo. Si dice che Enrico abbia massacrato decine di migliaia di persone, usando torture atroci; Elisabetta, non molto migliore, scrisse le dottrine dell'anglicanesimo. L'anglicanesimo fu inventato come compromesso nazionalista, necessario solo allo Stato, protestante in dottrina, sebbene con alcuni aspetti esterni cattolici, in particolare rubando tutte le chiese cattoliche del paese, anche se rovinandole con calce bianca e mazze. L'idea era di unire tutti, che fossero di mentalità protestante o cattolica, in una singola istituzione sponsorizzata dallo Stato.

Fin dall'inizio ci fu dissidenza, anche se alcuni dei protestanti estremi furono esiliati in colonie nel Nord America e i cattolici furono massacrati, multati ed esiliati. La Chiesa anglicana seguì continuamente lo stato e le sue mode, come parte integrante dell'Establishment, senza indipendenza spirituale, seguendo qualsiasi decisione decretata dallo Stato, creando la figura letteraria del "vicario di Bray".

Non c'è mai stato un esempio più chiaro di nazionalismo, cesaropapismo erastiano, una cosiddetta Chiesa creata da uno stato per uno stato. È lo stesso oggi; lo stato dice "matrimonio gay", ed ecco, molti vescovi e sacerdoti anglicani dicono lo stesso. Qualunque cosa lo stato comanda, loro seguono a ruota. Qualcuno ha detto alcuni anni fa che l'unica differenza tra l'Establishment della Chiesa d'Inghilterra di oggi e di 100 anni fa è che allora era a favore della caccia alla volpe e contro la sodomia, ma oggi è contro la caccia alla volpe e a favore della sodomia.

Naturalmente, si può dire che anche le Chiese ortodosse sono state manipolate dagli Stati, con singoli vescovi controllati e persino nominati in Russia da imperatori e da commissari sovietici, in Grecia da sultani e da ministri greci e a Costantinopoli dal Segretario di Stato americano. Tuttavia, anche se tutto ciò è scandaloso, è stato anche contrastato dalla stragrande maggioranza, centinaia di migliaia di martiri e confessori, e anche la stessa Fede non è stata attaccata e non è stata alterata. Questi indegni vescovi sono scelti dalla feccia che resta in fondo al barile dopo la persecuzione di massa. Ma la fede anglicana è stata alterata – dettata dallo Stato fin dall'inizio.

Qual è il senso dell'anglicanesimo oggi, quando lo stato non è solo laico ma apertamente e spudoratamente anti-cristiano? In questo paese si tratta comunque di un gruppo minuscolo. Sarei sorpreso se la Chiesa anglicana continuerà ad esistere nella prossima generazione. Una "Chiesa" laica è una contraddizione in termini e non ha più ragione di esistere. La sua enorme ricchezza sarà incamerata dallo stato avido e in bancarotta. Essendo una minuscola minoranza, tagliata fuori dalle correnti più ampie del cristianesimo, l'anglicanesimo si sta ora disfacendo nelle sue parti non ortodosse: la massa cadrà del tutto nella secolarizzazione; i praticanti andranno al protestantesimo; una piccola minoranza andrà al cattolicesimo. Questo processo sta già accadendo da secoli, ma sta accelerando.

Quali sono le sue opinioni sulla questione israelo-palestinese che tanto preoccupa l'attuale discorso escatologico evangelico?

È un fatto ironico che è stata la persecuzione degli ebrei nella cultura e dalla cultura dell'Europa occidentale che ha portato alla fondazione di Israele. Tuttavia, l'invenzione di Israele, un progetto coloniale americano, la sua base in Medio Oriente, proprio come il Regno Unito è la sua base nel Nord Atlantico, è stato un evento catastrofico. Ha significato che gli abitanti nativi della Palestina sono stati costretti a lasciare la loro terra natia. Molti dei loro discendenti vivono ancora oggi nei campi profughi, 65 anni dopo. L'esistenza di Israele ha garantito una guerra terroristica permanente in Medio Oriente e attacchi omicidi contro gli Stati Uniti come l'11 settembre e in tutti i paesi occidentali che sostengono questo progetto, per non parlare delle invasioni puramente terroristiche ("shock and awe") dell'Afghanistan e Iraq. Finché Israele esiste nella sua forma attuale, non ci sarà mai la pace.

Le profezie dicono che la fine del mondo si svolgerà a Gerusalemme, vicino ad Armageddon. In altre parole, la fondazione di Israele nel 1948 ha un significato apocalittico; garantisce l'avvicinarsi della fine del mondo. Se volessimo posticipare tale fine, il modo migliore sarebbe quello di decostruire Israele nella sua forma attuale, sebbene ovviamente con salvaguardie per il popolo ebraico ordinario, che è una pedina inconsapevole nel processo.

Quali sono i suoi progetti attuali e dove si può trovare di più sull'Inghilterra ortodossa, per favore?

Attualmente stiamo gettando le basi per estendere la missione ortodossa russa da Colchester ad altri centri nell'est dell'Inghilterra. Abbiamo un elenco di città da coinvolgere. I gruppi da coinvolgere sono gli ortodossi che già vivono in questo paese, ma non praticano per mancanza di chiese locali, così come le vaste masse di inglesi che non praticano alcuna religione e probabilmente non l'hanno mai fatto. (La piccola minoranza che pratica già una religione, per esempio nella Chiesa d'Inghilterra, dovrebbe, a nostro parere, rimanere lì: noi non abbiamo mai provato a reclutarli). Per saperne di più, consultate http://www.orthodoxengland.org.uk

 
Padre Andrew Phillips: 16 anni di domande e risposte

Per ben 16 anni, sulle pagine della rivista Orthodox England, il nostro confratello arciprete Andrew Phillips ha risposto con pazienza e con competenza a domande su un’ampia serie di aspetti della fede ortodossa e sulla vita della Chiesa. Presentiamo la traduzione italiana delle domande e risposte di padre Andrew, nella sezione dei nostri documenti dedicata, per l’appunto, alle domande dei lettori. La lista di queste domande e risposte è ENORME (125 pagine del relativo documento in formato PDF), e in tutti gli anni della rivista da noi consultati, abbiamo escluso soltanto poche domande che avevano a che fare solo con particolari esclusivi della lingua inglese, o comunque non rilevanti per un pubblico in Italia. Abbiamo notato pochissimi errori di fatto o di stesura, testimonianza di quanto accurato sia padre Andrew a gestire una grande mole di informazioni diversificate. Naturalmente, non avremmo dato noi stessi in tutte le questioni le stesse risposte, o con la stessa enfasi su alcuni punti (la fede ortodossa, proprio per la sua profondità, non produce una stretta uniformità di punti di vista), ma riconosciamo alle risposte di padre Andrew un carattere di genuinità e di serietà che mette il ricercatore dell’Ortodossia sulla buona strada. Siamo lieti di presentare quello che finora è il più ampio documento finora pubblicato sul nostro sito.

 
Иногда приходится говорить «нет»

О том, почему прервать евхаристическое общение — в данном случае единственный правильный выход (по мнению автора) — Сергей Худиев.

Трагический раскол в мировом Православии, свидетелями которого мы являемся, вызывает совершенно естественное и понятное чувство горечи и протеста. Так не должно быть,  ненавистная рознь мира сего не должна проявлять себя в Церкви,  которая является форпостом и посольством Царства Божия,  свидетельством о том грядущем мире, где уже не будет геополитики, ссор и вражды.

И вот эту Церковь раздирает ссора, которая находит свое зримое выражение в разрыве евхаристического общения. Это не может не вызывать чувства глубокой скорби и неуместности происходящего. И, конечно, это очень плохое свидетельство о Евангелии для внешнего мира.

Решение о разрыве евхаристического общения с Константинополем — очень тяжелое решение. Беда в том, что тяжелых решений иногда невозможно избежать.  

У меня есть некоторый личный опыт в этом отношении. Уж давно — лет двадцать назад — я работал в христианской библиотеке. С нами познакомился человек, производивший самое благоприятное впечатление своей открытостью, усердием и горячей ревностью о Боге. Сначала он вызвался помогать библиотеке добровольно,  а потом мы взяли его на работу.

Но через какое-то время он стал обнаруживать уже не столь приятные черты характера:  придирчивость, грубую властность, неспособность и нежелание прислушиваться к другим людям.  Он считал, что служение Богу не допускает неаккуратности или недостаточного усердия — и вскоре сделал атмосферу у нас весьма безрадостной.

Как же я реагировал? Ровно так,  как рекомендуют Святые Отцы — смирялся,  упрекал себя, просил прощения, видел я свою вину или нет, и всячески уступал. По природе я не боец, и не люблю конфликтов — мне всегда легче промолчать и надеяться на то, что все само рассосется.

Это было бы совершенно правильно в абсолютном большинстве ситуаций в Церкви — и даже за ее пределами,  в общении с большинством людей. Но не в этом случае.

Тот человек, не встречая отпора, наращивал свои притязания, превращая библиотеку в некий аналог тоталитарной секты. Христианской риторикой он владел вполне, уверяя, что усердствует ради дела Божия и спасения душ, в том числе наших.

В нашей библиотеке,  к счастью, была книга норвежского душепопечителя Эдина Ловаса “Люди власти: властолюбие и Церковь”, где в удивительно точных деталях описывалась именно наша ситуация. Как писал Ловас, христиане легко становятся жертвой властолюбцев именно потому,  что из всех сил стараются быть хорошими христианами — смиренными,  любящими, терпеливыми и прощающими.

Наконец, неадекватность притязаний нашего сотрудника превысила некоторые пределы, и мы — с грубым,  позорным, безобразным скандалом, стоившим многих нервов — добились его увольнения.

Я не люблю безобразных скандалов.  Это не моя стихия. Мне от них физически дурно. Особенно  когда изобретательный манипулятор умеет изобразить себя чистым и ревностным христианином,  страдающим от подлых лицемеров,  а благожелательные посторонние говорят: “Да в чем проблема-то? Почему бы вам, ребята, просто не ужиться по-хорошему? Вы христиане или кто?”

Но мне пришлось на это пойти — на скандал,  на разрыв, на крайне неприятные вещи, о которых я не буду сейчас говорить подробно.  Потому что бывают ситуации, когда это приходится делать. И о чем я сожалею о сих пор — так это о том, что не сделал этого раньше — это позволило бы как-то минимизировать вред,  который все равно нельзя было избежать.

Зачем я рассказываю эту личную историю? Дело в том, что она иллюстрирует печальный опыт жизни в этом падшем мире — прогибаясь под чужое властолюбие, вы не обретаете мира. Вы поощряете властолюбцев давить дальше.

Вам может не нравиться патриарх Кирилл или Русская Православная Церковь в целом — но на положение Первоиерарха во Вселенской Церкви, “Первого Без Равных”, власть имеющего действовать в делах,  прямо относящихся к другим патриархам, без их согласия и прямо против их воли, претендует вовсе не он. Такие претензии выдвигает именно Константинополь. Нельзя сказать,  что это произошло внезапно — претензии на исключительный статус выражались и раньше, под это выстраивались определенные богословские конструкции,  но пока речь шла больше о словах, Московский Патриархат осторожно выражал несогласие,  вел богословские дискуссии и старался избегать обострения. Увы, наступил момент, когда дальше это делать невозможно.

Но, может, не признавать притязания патриарха Варфоломея, а евхаристическое общение сохранить? Что же, я с пониманием и симпатией отношусь к этому вопросу. Ведь не прекратится же в храмах Константинопольского Патриархата совершаться Евхаристия из-за того, что патриарх повел себя таким образом? Не уйдет же благодать Божия, как будто кто-то перекроет вентиль?  Нет, не прекратится и не уйдет. Бог не лишит обычных священников и верующих, с благоговением, верою и страхом Божиим совершающих Евхаристию, Своей благодати из-за грехов иерархов. Похожий вопрос в истории Церкви был поставлен донатистким расколом — и было тогда решено,  что грехи иерархов не лишают благодати обычных верующих.

Проблема в другом. Приступая к Причастию на богослужении какой-либо общины, вы тем самым выражаете полное согласие со всем, что вероучительно провозглашается за этим богослужением.  Например,  я полагаю, что католики совершают Евхаристию, и Бог принимает ее по их вере — но я не мог бы приступить к причастию в костеле. Потому что для этого надо (в ходе богослужения)  признать Папу именно в том смысле, в котором его признают католики — то есть не просто уважаемого христианского лидера, а именно главы Вселенской Церкви. Я бы не мог сделать этого вполне искренне — а приступать к Евхаристии, имея за душой серьезные оговорки, было бы неправильно.

Евхаристическое общение — то знамение единства, которое, увы,  в данном случае утрачено.  Как утрачено оно в случае с Вторым Римом — Константинополем.

В нашей жизни бывают глубоко печальные, но неизбежные вещи. Когда кто-то претендует на духовную власть над вами, вы можете либо признать эти притязания,  либо отклонить. Признать притязания Фанара мы не можем. Все,  что остается, — это сказать “нет”.

 
Nikolaj Starikov: Perché Putin non riconosce le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk come stati sovrani

Prima di parlare di ciò che sta per accadere, vi suggerisco di concordare sul fatto che le emozioni qui non abbiano spazio. Infatti stiamo per parlare di cose serie e le emozioni saranno solo un ostacolo.

Lasciatemi disegnare alcune note... Allora, che cosa hanno fatto i nostri avversari geopolitici per molti secoli? Hanno una metodologia specifica, controllatela.

India, anno 1949. I nostri "partner" britannici, a causa della vittoria dell'URSS sella seconda guerra mondiale, stanno per essere spinti fuori dal paese.

Sì, il popolo indiano sta chiedendo a gran voce l'indipendenza, ma potrebbe chiederla a gran voce per un altro secolo, se non fosse per i carri armati sovietici a Berlino – e, cosa più importante, i carri armati sovietici nella vicina Corea.

Quindi, in questa situazione, l'Inghilterra e altre potenze coloniali devono mostrare di essere anche loro per la libertà e l'uguaglianza, così devono liberare l'India.

Quindi, che cosa fanno? Dividono l'India in due parti. Creano il Pakistan. Per chi non lo sapesse, il Pakistan non era mai esistito prima, è uno stato artificiale.

Il nome stesso "Pakistan" è stato creato da studenti universitari indiani – a Londra, naturalmente. Il paese si squarcia in due secondo l'appartenenza religiosa: gli indù vanno in "India", i musulmani vanno in "Pakistan". Così, la gente viene deportata, una tragedia nazionale...

Che cosa è avvenuto in realtà? L'India si è liberata, e loro - hanno creato un'anti-India. E l'hanno chiamata Pakistan. Così, quando perdono il controllo di un paese, creano un anti-territorio.

E poi, è sufficiente gettarli l'una contro l'altra, sostenere organizzazioni terroristiche, e così via. Il Pakistan è un focolaio di [terrorismo islamico] anche adesso, e anche l'India ha i suoi terroristi e separatisti locali...

Sottolineo di nuovo: quando un paese scivola al di fuori del loro controllo, creano un anti-territorio. Un'India – un'anti-India.

Nello stesso anno, 1949, la Cina è in preda ad una guerra civile già da tre anni. Nel 1945 hanno scacciato i giapponesi, hanno parlamentato per un anno, e hanno iniziato a combattere.

L'URSS sostiene Mao Tse-tung, gli Stati Uniti d'America sostengono Chiang Kai-shek. Mao vince. Cosa fanno gli americani?

Creano un'anti-Cina. Evacuano il resto degli uomini di Chiang Kai-shek, li proteggono con la loro marina militare, e creano Taiwan... sull'isola di Formosa. Una Cina – un'anti-Cina.

Ci sono molti altri esempi molto simili, non voglio entrare in dettaglio ora... Russia, elezioni del 2011. Cosa hanno fatto?

Navalny, le proteste sulla Bolotnaja, "nastri bianchi" ovunque, discordia in tutti i partiti politici – la Russia è sull'orlo di un colpo di stato...

Tutto si conclude positivamente – Putin è democraticamente eletto presidente. Perdono l'influenza sulla Russia. Cosa fanno? Creano un'anti-Russia.

Dove? In Ucraina. Appena Putin diventa presidente, non appena si rendono conto che non possono destabilizzare il paese dall'interno, iniziano a creare un'anti-Russia in Ucraina.

Ma, come sapete, usano i principi del "libero mercato". Controllato da loro, sì, ma ancora "libero". Così progettano di utilizzare le elezioni [ucraine] nel 2015 per renderli "liberi".

Sapete anche che abbiamo forzato loro la mano: Janukovich ha rifiutato di firmare la euro-associazione, e così, invece hanno dovuto ricorrere a un sanguinario colpo di stato illegale – incolpando per questo la Russia, e creando un'anti-Russia.

Quindi quali sono le prospettive? Le stesse di ovunque. Creano un anti-territorio, danno denaro, armi, e alla fine – lo costringono ad attaccare.

Così, dopo il colpo di stato hanno iniziato a preparare l'Ucraina per una guerra con la Russia. È più debole? Naturalmente. Ma non è uno stato piccolo come il Lussemburgo, ha oltre 40 milioni di abitanti!

Se i nostri "partner" americani li armano e li indottrinano a sufficienza, potrebbe essere un grande successo. Ed è importante capire che non hanno bisogno che l'Ucraina vinca, hanno solo bisogno che ci sia una guerra.

Quanti più russi e ucraini si eliminano a vicenda – tanto meglio per gli americani, ed è quello che vogliono.

Che cosa può fare la Russia? In Ucraina, appaiono forze che non vogliono che questo scenario accada – le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk [RPD e RPL].

Così, l'Ucraina è stata trasformata in un'anti-Russia, e RPD e RPL sono un'anti-anti-Russia.

Ma sono apparse da sole – questo è importante. Noi le sosteniamo, tuttavia, perché finché esistono impediscono all'Ucraina [di attaccare la Russia].

Mentre il popolo del Donbass sta lottando per cambiare il corso dell'Ucraina, questa non può voltarsi ad attaccare la Russia.

E questo è esattamente ciò che accade. Sì, il regime di Kiev sta gridando che la Russia è l'aggressore, che le truppe russe la stanno invadendo – ma non ha dichiarato la guerra o la legge marziale, non ha tagliato i legami diplomatici, ha perfino, secondo una logica orwelliana, comprato [a prezzo scontato] carbone ed energia elettrica dagli "invasori".

Potete immaginare l'URSS che acquista carbone del bacino della Ruhr da Hitler durante la guerra? Ovviamente no.

Quindi, cerchiamo di riassumere questi fatti – senza emozioni. Se non contrastiamo i piani americani per la creazione di un'anti-Russia a partire dall'Ucraina, sicuramente manovreranno quest'ultima contro la Russia.

Assieme all'avanzata dell'ISIS attraverso l'Asia centrale, avremmo un'offensiva su due fronti, allo stesso modo di come siamo stati minacciati negli anni '30 – il Giappone che avanza attraverso la Mongolia, e Hitler attraverso la Polonia.

Tra l'altro, per lungo tempo la Polonia avrebbe dovuto essere l'alleata di Hitler sulla strada verso Mosca – ma poi i piani sono cambiati, per così dire.

Quindi, se tradiamo la RPD e la RPL, se queste sono distrutte militarmente – il piano americano sarà messo in azione.

La caduta di Donetsk e Lugansk significherebbe che la Russia è il prossimo obiettivo, entro 5 anni o giù di lì. Un attacco diretto, o una sorta di conflitto di frontiera. Hanno la scusa perfetta: "Restituiteci la Crimea [maledetta la sua popolazione]!"

E l'Occidente sosterrà questa scusa. Così, gli interessi [geopolitici] della Russia, anche senza considerare gli obblighi morali della nostra nazione – sostenere i nostri fratelli, gli oppressi, ecc, – senza emozioni, in modo puramente pragmatica, la Russia non può gettare ai lupi Donetsk e Lugansk per queste ragioni.

Ora, un'altra questione molto importante: la Russia può riconoscere ufficialmente l’indipendenza di questi territori?

Se lo facciamo, lo scenario [anti-Russia] sarà messo in atto: l'Ucraina dirà: ora sono degli stati separati, ci occuperemo di loro più tardi, in primo luogo dobbiamo occuparci dei loro padroni in Russia e riprendere la Crimea!

Così, con la RPD e la RPL indipendenti, tutto questo scenario americano sarà nuovamente praticabile.

Quindi, anche se questa opinione è impopolare, nel comune interesse del mondo russo [tutti i paesi slavi], la RPD e la RPL devono rimanere parte dell'Ucraina.

Sono loro a far sì che l'Ucraina non sia trascinata in una guerra contro la Russia.

È da qui che provengono le dichiarazioni del nostro Ministro degli Esteri circa l'integrità territoriale dell'Ucraina, questo è il motivo per cui continuiamo a cercare di convincerli a risolvere le cose per via negoziale ...

Perché neanche gli americani stanno poi tanto bene finanziariamente. Dobbiamo sostenere Donetsk e Lugansk – vale a dire 2-3 milioni di persone, e gli americani devono sostenere il resto dell'Ucraina – vale a dire 40 milioni.

Così, quelli che capiscono le regole di questo gioco sanno cosa deve essere fatto, e le teste calde tra i nostri patrioti non lo sanno.

Questa è la differenza tra un comandante sul campo, che deve conquistare un obiettivo specifico, e il generale supremo, che deve vincere la guerra nel suo complesso, e non concentrarsi su un punto.

Attualmente, la RPD e la RPL non si battono solo per la loro libertà - stanno lottando per la vita di 40 milioni di ucraini che, se la RPD e la RPL perdono, sarebbero inviati a combattere in Russia e morire a centinaia di migliaia, addirittura a milioni.

Così Donetsk e Lugansk stanno proteggendo il mondo russo nel suo complesso – sia l'Ucraina sia la Russia. Quindi non potremo mai "tradirle" [e lasciare che siano sconfitte] – questo sarebbe lo stesso che tradire noi stessi.

Proprio come negare alla Crimea il diritto al ricongiungimento sarebbe [tradire noi stessi] – porterebbe a rivolte a Mosca entro un paio di mesi.

Così, quando cerchiamo di capire le azioni geopolitiche – non giudichiamo in base alle emozioni.

Il presidente della Bielorussia Lukashenko vola a Kiev? Nessuna emozione, cercate di capire il perché. Lui dice qualcosa sul dollaro? Lo stesso. Se tentate di capire cosa sta succedendo nella RPD e nella RPL basandovi sulle emozioni, non sarete in grado di farlo.

 
Mentre i nostri fedeli difendono l'est, le nostre chiese vengono sequestrate a ovest

il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary. Foto: news.church.ua

Il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary ha parlato dell'ingiustizia di pugnalare alle spalle la Chiesa ortodossa ucraina mentre i suoi figli stanno difendendo il paese.

Il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, ha osservato che i progetti di legge per vietare la Chiesa ortodossa ucraina in tempo di guerra sembrano particolarmente cinici. Vladyka ne ha parlato in un sermone pubblicato sul suo canale YouTube.

"Nella Verkhovna Rada, alcuni parlamentari stanno avviando progetti di legge volti a distruggere la Chiesa ortodossa ucraina, a porre fine alla vita religiosa di milioni di ucraini. Perché questi disegni di legge e decreti anti-ecclesiali sembrano particolarmente cinici in questo momento? Perché la guerra in Ucraina va avanti da più di cinque settimane con ostilità principalmente nelle regioni orientali e meridionali: Kharkov, Donetsk, Chernigov, Nikolaev", ha affermato il vescovo.

Il metropolita Antonij ha richiamato l'attenzione sul fatto che la Chiesa ortodossa ucraina in queste regioni ha la maggioranza rappresentativa, il che significa che i luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina in queste regioni sono stati distrutti e danneggiati a decine.

"I nostri credenti qui soffrono soprattutto quando difendono eroicamente il loro Paese. Grazie alle loro azioni, il fronte ora non è al centro del paese, e ancor di più non è a ovest. È giusto in una situazione del genere avviare leggi contro l'esistenza della Chiesa alle spalle dei suoi credenti? È giusto chiamare queste persone nemici e traditori? È giusto, approfittando della situazione, impossessarsi dei luoghi di culto della nostra Chiesa con le armi in mano? È giusto costringere i nostri credenti a trasferirsi in un'altra confessione con la minaccia di rappresaglie contro di loro? La risposta è ovvia", ha osservato amaramente il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina.

Ricordiamo che a Smela, nella regione di Cherkassy, i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno interrotto una funzione, bloccato la chiesa e chiesto che i credenti si unissero alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha riferito che, secondo il metropolita Antonij, stanno cercando di adottare un disegno di legge per vietare la Chiesa ortodossa ucraina alle spalle dei soldati ortodossi.

 
Intervista di Tudor Petcu a Michele Tracquilio

Le chiederei innanzitutto di dirmi come era lei da punto di vista spirituale prima della sua conversione all'Ortodossia. Cosa lo ha deluso nel mondo cristiano in cui è stato cresciuto?

Ho fatto tutto il percorso tradizionale che fanno quasi tutte le famiglie che seguono la chiesa romana e, come molti, dopo la cresima non ho avuto una regolarità nella vita della chiesa, a differenza di molti amici convertiti all’ortodossia, il mio percorso nella chiesa romana, e’ stato un percorso molto blando, ne carne ne pesce, come si dice qua in Italia, non ho avuto alcuna guida che mi abbia preso per mano guidandomi nella cristianità e soprattutto non ho trovato una comunità come quella che frequento ora nella chiesa ortodossa romena di Modena.

Nel periodo tra l’abbandono della chiesa romana e l’arrivo all’Ortodossia, la mia curiosità si è spinta verso le antiche religioni orientali, senza però mai approfondire l’argomento.

Come descriverebbe Lei il suo incontro con l'Ortodossia e apprezzerei moltissimo se potesse dirmi quale fu la grande novità che ha scoperto nella Chiesa Ortodossa? Si potrebbe parlare anche di una sua rinascita spirituale nel mondo ortodosso?

A differenza di molti, il mio ingresso nella Chiesa Ortodossa, non è avvenuto per un innamoramento immediato o per una sensazione mai vissuta prima, il mio è stato un avvicinamento lento e progressivo, fatto dialogando con persone, con i sacerdoti che mi ha portato alla fine a ricoprire alcuni ruoli all’interno della mia parrocchia e nell’associazione di cui faccio parte.

Ho conosciuto mia moglie nel 2008, nel 2009 abbiamo deciso di sposarci, a me non importava il tipo di matrimonio, se civile o religioso, ma per mia moglie, era essenziale un matrimonio in chiesa e grazie a lei ho conosciuto la vera Chiesa di Cristo, allora scelsi di seguire un nuovo percorso nella Chiesa Ortodossa.

Il mio amore è un amore cresciuto piano e con costanza, ed il percorso da fare e’ ancora molto lungo, ma quello che mi piace è che nella Chiesa Ortodossa, si è mantenuta la tradizione della Chiesa dei Padri, cosa che purtroppo si è persa nella chiesa romana, la quale, a mio modesto parere, si orienta troppo su “vogliamoci bene” e basta, dimenticando i canoni che hanno fatto la Chiesa.

Per la mia crescita spirituale devo ringraziare soprattutto il mio padre spirituale, P. Constantin Totolici, ed il presidente dell’associazione “Testimonianza ortodossa”, di cui faccio parte e sono membro del direttivo, Stilianos Bouris,  con il quale ho avuto la possibilità di vivere la vera Ortodossia, in un pellegrinaggio di dieci giorni al Monte Athos.

I loro consigli mi hanno aiutato a proseguire e superare le varie difficoltà che si presentano.

Qual è per lei il più importante significato della liturgia ortodossa? Potrebbe anche spiegarmi come intende lei la solennità della liturgia ortodossa dalla quale sono colpiti tanti occidentali che si sono convertiti all'Ortodossia?

La Divina Liturgia nella Chiesa Ortodossa è rimasta praticamente immutata nei tempi, e racconta ancora la vita di Cristo dalla Nascita alla Resurrezione.  Ho passato ore in piedi durante la liturgia all’Athos, senza mai sentire la stanchezza, mentre durante la messa romana, per quel poco che l’ho frequentata,  la stanchezza, pur essendo una liturgia breve, si faceva sentire. Tutto ciò credo sia possibile solo perché questa è la vera Chiesa in cui è presente lo Spirito Santo che sostiene.

Purtroppo alcuni dei convertiti vivono la loro conversione più come una lotta verso la chiesa romana, piuttosto che vivere la vera spiritualità della Chiesa ortodossa, e questo porta loro ad essere critici verso le stesse Chiese canoniche per i loro rapporti con la chiesa romana, portandoli a volte ad unirsi con altre chiese non canoniche, le quali (non tutte), pur rispettando i canoni della Chiesa Antica, hanno scelto la strada dello scisma, dove molti usano come riferimento San Teodoro lo Studita, il quale entrò in scisma con la Chiesa di Costantinopoli a causa dell’iconoclastia, ma poi ritornò in seno alla Chiesa, ma omettono di dire ciò, mentre invece, San Giovanni Crisostomo, nelle Omelie contro gli ebrei, disse: “…Quand’anche la Chiesa sbagliasse, dall’esatta osservanza del tempo non deriverebbe tanto bene e tanto vantaggio, quanto danno risulterebbe invece dalla divisione e dallo scisma… Rifletti come questo tuo comportamento sia opera del demonio e porti con sé non uno, o due, o tre peccati, ma molti di più. Ti sei separato dal gregge e mentre condanni tanti Padri della Chiesa precipiti nella disputa”.

Vista la sua conversione all'Ortodossia, potrebbe dire che lei è ora anche un testimone della fede ortodossa, della retta fede in Italia?

Ogni cristiano vero dovrebbe insegnare tramite la propria vita e io cerco di fare quanto più possibile senza imporre niente a nessuno, il Signore ci ha dato libero arbitrio per fare delle scelte, sta a noi scegliere se prendere la strada larga e dritta o quella stretta e tortuosa.

Se qualcuno le chiedesse di spiegare perché le redenzione si trova nella Chiesa Ortodossa, quali sarebbero i suoi argomenti? Nella sua prospettiva perché la verità si trova nella Chiesa Ortodossa più di quanto si possa immaginare?

La Verità è Cristo stesso ed essa è tramandata e conservata la Sua Chiesa, Corpo di Cristo, che è l'unica via di salvezza per questo credo vivamente che la strada corretta sia questa, la Chiesa Ortodossa. La Chiesa prima che studiata, va amata e sentita. La chiesa romana oramai vive di singoli episodi ed ha perso il punto focale della Cristianità che è il nostro Signore Gesù Cristo. Ci sono persone che basano il loro credo su eventi veri o non veri che siano come Medjugorje, Padre Pio ed altri, incentrando la loro credenza solo su questi eventi/persone e non su quello che e’ la vita del Nostro Signore, e ciò che ha fatto per noi, dandoci la possibilità di salvarci attraverso lui.

 
VIDEO: Servizio TV sulla nostra parrocchia

Il 2 settembre 2013 il tele-canale ortodosso "Soyuz" ha mandato in onda un servizio sulla nostra parrocchia, realizzato nel corso della serie "Крест над Европой" ("La Croce sull'Europa"). Il servizio può essere visto sulla pagina dei nostri video.

 

 
Quattro tentativi di ottenere l'autocefalia ucraina negli ultimi cento anni

Introduzione

Stiamo assistendo al quarto e forse ultimo tentativo di istituire una Chiesa autocefala in Ucraina, nonostante il rifiuto di quest'idea da parte dell'episcopato ortodosso, dei monasteri e dei loro anziani, del clero parrocchiale e della stragrande maggioranza dei credenti ortodossi attivi in quel paese.

Le caratteristiche dell'attuale tentativo seguono ampiamente quelle dei tre precedenti, che sono finiti tutti nel fallimento. Cioè, interferenza da parte di forze esterne, incoraggiamento da parte dei governi, e cultura e nazionalismo che annullano le preoccupazioni teologiche.

È importante guardare a questi eventi passati se vogliamo capire correttamente cosa sta succedendo ora.

1. L'Ucraina dopo la rivoluzione

raduno di massa sulla piazza di santa Sofia a Kiev il 19 marzo 1917. Foto: Wikipedia

La rivoluzione di febbraio del 1917 inaugurò un lungo periodo di caos politico e sociale in Ucraina, come nel resto dell'ex Impero Russo. Un "governo autonomo" fu sostituito da: un governo bolscevico; l'occupazione tedesco-austriaca; il regime dell'atamano Skoropadskij; il governo ultranazionalista di Simon Petljura; l'armata bianca del generale Denikin e infine di nuovo i bolscevichi, dopo la loro cattura di Kiev nel febbraio 1919. [1]

Furono i bolscevichi a introdurre immediatamente la legislazione anti-religiosa e a tracciare i confini dell'Ucraina sovietica. Questi ultimi erano approssimativamente basati sulla lingua parlata nelle aree rurali e non includevano la Crimea, né le terre a cui ora si fa ovunque riferimento come l'Ucraina occidentale. [2] Quest'ultima era sotto il dominio polacco o romeno.

Vasilij Lipivskij

L'inizio della "autocefalia" come movimento è spesso datato al 29 giugno 1919, quando il sacerdote Vasilij Lipivskij servì la Liturgia in lingua ucraina nella cattedrale di Santa Sofia a Kiev, davanti a una congregazione di sostenitori entusiasti. Lo fece senza una benedizione dal suo vescovo e di fatto in diretta disobbedienza alle istruzioni episcopali.

I bolscevichi locali erano in quei giorni fortemente favorevoli al nazionalismo ucraino e erano anche desiderosi di incoraggiare movimenti scismatici di ogni tipo per indebolire la Chiesa ortodossa.

La vera rottura avvenne il 23 ottobre 1921 quando il gruppo di Lipivskij, con il sostegno attivo del governo sovietico ucraino, creò la propria "Rada" ecclesiastica e consacrò Lipivskij come metropolita della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

C'era un ostacolo. Nessun vescovo ortodosso avrebbe mai avuto rapporti con loro.

Ciò scoraggiò i sacerdoti e i laici della nuova "chiesa"; contrariamente ai canoni e agli insegnamenti dogmatici della Chiesa, imposero assieme le mani su Lipivskij, che procedette poi a "consacrare" altri cinque "vescovi". Uno era Ioann Feodorovich, che incontreremo più tardi.

Il nuovo Sobor proclamò la sua completa separazione dalla Chiesa russa e denunciò le risoluzioni del famoso Concilio di Mosca del 1918.

Da quel momento nessun corpo ortodosso avrebbe riconosciuto gli "autocefalisti", ed essi ottennero il nome di "auto-consacrati". [3]

I comunisti incoraggiarono anche un altro scisma che avrebbe avuto successo nelle città di lingua russa come Kharkov. Questo era il ramo ucraino dello scisma rinnovazionista russo. Ora non esiste più come organismo organizzato in entrambi i paesi, ma la somiglianza con gli autocefalisti era molto netta. Entrambi i gruppi introdussero vescovi sposati, seconde nozze per sacerdoti vedovi, la trasformazione dei monasteri in "collettivi di lavoro", un sostegno aperto alle autorità sovietiche (inclusa la loro persecuzione degli ortodossi) e frettolose riforme liturgiche, tra le quali l'uso della lingua ucraina nel culto.

Dei due gruppi è probabile che i rinnovazionisti fossero in realtà i più conservatori. Sicuramente furono in grado di attirare alcuni vescovi ortodossi nel loro scisma, che era più di quanto gli autocefalisti avessero potuto fare. È significativo che il rifiuto o la marginalizzazione della vita monastica siano divenuti una caratteristica costante del movimento autocefalista.

Ciò che è importante qui è quanto supporto avessero realmente gli "autocefalisti". Naturalmente erano sostenuti dal più nazionalista dell'intellighentsia, dai seguaci di Petljura e da una sezione del clero parrocchiale sposato. Tuttavia in nessun momento hanno formato la maggioranza dei cristiani ortodossi dell'Ucraina. Al molto rappresentativo Concilio ecclesiastico che si riunì nel giugno del 1918, i sostenitori dell'autocefalia controllavano solo un terzo dei voti, [4] mentre a metà degli anni '20, dopo anni di incoraggiamento del governo (e di simultanea molestia degli ortodossi canonici) la "Chiesa autocefala ucraina" Comprendeva circa 2000 chierici e l'11% delle parrocchie ortodosse ancora funzionanti. [5] La grande maggioranza dei fedeli ortodossi rimase fedele al patriarca Tikhon e solidale con i loro fratelli perseguitati nel resto dello stato sovietico.

Ioann Feodorovich

Nel 1929 la linea del Partito cambiò. Stalin iniziò il suo attacco al "nazionalismo borghese"; fu ovviamente individato un complotto finalizzato al ripristino della proprietà privata e al distacco dell'Ucraina dall'Unione Sovietica. Molte figure culturali ucraine scomparvero nei campi di lavoro e durante gli anni '30 furono arrestati tutti i vescovi autocefalisti (così come quelli della Chiesa canonica e persino quelli dei sempre fedeli rinnovazionisti). Dei trentacinque "vescovi" consacrati da Lipivskij, nessuno era rimasto vivo in Ucraina nel 1938. L'unico sopravvissuto era Ioann Feodorovich, che era stato precedentemente inviato a occuparsi degli immigrati ucraini in Canada. La maggior parte di questi era composta da ex greco-cattolici (uniati) ai quali si adattava bene la versione autocefalista dell'ortodossia etnica.

Feodorovich scrisse un'appassionata difesa teologica dei vescovi consacrati senza vescovi, che resta una lettura interessante. [6] Ebbe tre edizioni, l'ultima delle quali fu nel 1947.

Nel 1949, tuttavia, fu persuaso da una sezione del suo clero a ricevere una consacrazione "valida" da un vescovo che aveva ricevuto i suoi ordini dalla Chiesa ortodossa polacca e da un vescovo greco piuttosto ombroso, che sosteneva di rappresentare la Chiesa di Alessandria. Molti dei suoi fedeli canadesi obiettarono profondamente a questa denigrazione del ricordo di Lipivskij, il loro padre fondatore. [7]

2. L'Ucraina sotto l'occupazione tedesca

Nel giugno 1941, gli eserciti tedeschi invasero l'Unione Sovietica senza alcuna dichiarazione di guerra. Penetrarono così rapidamente nel paese che in tre mesi avevano occupato la maggior parte dell'Ucraina sovietica.

soldati di Hitler con ragazze, accanto alle rovine della cattedrale della Dormizione della Lavra delle Grotte di Kiev sullo sfondo. Foto: pravlife.org

A quell'epoca c'erano ben poche chiese ancora aperte, ma le autorità tedesche permisero la rinascita della vita della Chiesa, e dopo un periodo di confusione, a causa del mutamento delle frontiere, emersero due sinodi di vescovi ortodossi rivali: i cosiddetti autonomisti (che commemoravano il metropolita – più tardi patriarca – Sergij a Mosca, ma che non avevano alcuna comunicazione diretta con lui) [8] e gli autocefalisti, che naturalmente non avevano alcun superiore. I vescovi autocefalisti erano stati consacrati dal metropolita di Varsavia ed erano tecnicamente canonici, ma stabilirono rapidamente contatti con il clero sopravvissuto della successione di Lipivskij, che si fece riconoscere nelle nuove condizioni di libertà religiosa. Ciò che è cruciale qui è che i vescovi non chiesero alcuna riordinazione di tali sacerdoti, ma li accettarono nei loro ordini. Ciò fu fatto ufficialmente e rese impossibile qualsiasi comunione con i vescovi autonomisti. [9]

Un altro problema con i vescovi autocefali era che erano essenzialmente figure politiche (i tedeschi lo notarono molto rapidamente, riferendosi a loro come politici in tonaca). Il capo della Chiesa autocefalista ucraina nell'Ucraina occupata, Polikarp Sikorskij, era stato il capo della cancelleria del Consiglio dei ministri di Petljura durante la guerra civile; il vescovo Ioann Ohienko era stato ministro della religione nel governo di breve durata di Petljura; Palladij Rudenko era stato ministro delle finanze nella stessa amministrazione e Mstislav Skrypnyk (che molti anni dopo divenne "patriarca") era il nipote ed ex segretario di Petljura. [10]

Mstislav Skrypnyk. Foto: pravlife.org

Nonostante il loro disprezzo per tali gerarchi, le autorità tedesche generalmente favorirono gli autocefalisti e "l'ucrainizzazione" rispetto agli autonomisti, almeno fino alle ultime fasi della guerra

Vi fu sicuramente un grande risveglio della vita ecclesiale durante il breve periodo della dominazione tedesca, ma le statistiche attuali sono purtroppo incomplete. Il maggior numero di chiese riaperte era nella metà occidentale del paese (che era stata sotto il dominio tedesco più a lungo) e a Kiev.

La capitale fornisce le cifre più complete. Erano aperte 798 chiese nel 1943, 500 autonomiste (cioè canonico) e 298 autocefaliste, servite da 600 preti autonomisti e 434 sacerdoti autofalisti. Ovunque la maggior parte delle parrocchie era autonomista, in modo schiacciante nella maggior parte dell'est. Nella diocesi di Chernigov non esistevano affatto chiese autocefaliste. Tutti i monasteri riaperti sostenevano la Chiesa canonica. [11]

Tutti i rapporti indicano che il fatto che gli autocefalisti accettassero i preti ordinati da Lipivskij era un forte fattore della loro mancanza di sostegno tra i fedeli.

Quando i tedeschi furono cacciati dall'Ucraina, circa la metà dei vescovi autonomisti e tutti gli autocefalisti furono evacuati con loro. [12]

Furono stabilite parrocchie autocefaliste in Europa e nelle Americhe con questa seconda emigrazione, sebbene non fossero mai riconosciute dalle altre Chiese ortodosse. [13] Né i loro vescovi rilasciarono mai alcuna dichiarazione di pentimento per le azioni di Lipivskij nel 1921.

Nel 1990 gli autocefalisti in Canada, e nel 1994 quelli negli Stati Uniti, sono stati accettati nel Patriarcato ecumenico. Ciò ha causato alcune polemiche ma è stato finalmente accettato da altre Chiese sulla base del fatto che non sono più rimasti in vita preti non ordinati.

Nell'Ucraina sovietica gli autocefalisti cessarono di esistere come corpo legale.

3. Ucraina postcomunista

Gli eventi dopo la perestrojka sono ben documentati. L'abolizione di tutte le restrizioni alla libertà religiosa ha portato al riemergere della Chiesa greco-cattolica ucraina e, su scala molto più ridotta, della Chiesa autocefalista ucraina.

Ne è seguito un periodo di confusione.

Il metropolita di Kiev, membro più anziano della Chiesa ortodossa russa dopo il patriarca, era Filaret Denisenko che avrebbe dovuto essere eletto come successivo patriarca di Mosca. Questo non è successo.

Nel frattempo la Chiesa autocefalista era stata rianimata e Mstislav Skrypnik (all'età di 92 anni) fu chiamato dall'America per esserne il primo "patriarca". Fu "intronizzato" nel 1990, ma in seguito tornò a casa sua nel New Jersey.

Il metropolita Filaret, ora alleato del suo amico presidente Kravchuk, annunciò che si sarebbe unito alla chiesa autocefalista risuscitata come esarca di Mstislav. Ci fu molta opposizione a questo e dopo la morte di Mstislav, nel 1993, emersero due chiese non canoniche autocefaliste rivali. Si chiamavano Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Kiev) – sotto Filaret, che si autoproclamò patriarca – e Chiesa ortodossa autocefala ucraina, sotto il patriarca Dimitrij Jarema. La situazione attuale è ancora questa. I due gruppi hanno esattamente le stesse idee sull'autocefalia ucraina, ma non sono d'accordo sulla figura controversa di Filaret e sulla sua leadership. Dopo la morte di Dimitrij nel 2000, il capo della Chiesa ortodossa autocefala ucraina non ha più usato il titolo patriarcale e ha stabilito stretti legami con gli ucraini ortodossi del Canada (e quindi indirettamente con Costantinopoli).

il metropolita Vladimir Sabodan

Nel frattempo l'episcopato ortodosso dell'Ucraina ha completamente respinto il corso di Filaret e ha eletto un nuovo metropolita di Kiev, Vladimir Sabodan. Fino a ottobre 2018 questa era la sola Chiesa locale in Ucraina riconosciuta dal mondo ortodosso. La maggior parte delle parrocchie e praticamente tutti i monasteri e conventi si sono riuniti sotto il metropolita Vladimir.

È stato ripetuto più volte che la Chiesa ortodossa ucraina canonica sotto il metropolita Vladimir, e dalla sua morte nel 2014, sotto il metropolita Onufrij, detiene la stragrande maggioranza delle parrocchie, monasteri e seminari ortodossi nel paese. È l'unico gruppo che si trova in ogni parte dell'Ucraina e in alcune province è privo di qualsiasi rivale autocefalista.

Ciò che non è sufficientemente apprezzato è che i due corpi non canonici sono altamente localizzati. La piccola Chiesa ortodossa autocefala ucraina, che sta rapidamente restringendosi, è virtualmente confinata nelle tre province occidentali che insieme comprendono gran parte della vecchia "Galizia" austriaca – in altre parole i suoi fedeli sono ex greco-cattolici ("uniati") o i loro discendenti, poiché questa regione era quasi senza una popolazione ortodossa prima della seconda guerra mondiale. [14]

Filaret Denisenko

Anche il "patriarcato di Kiev" è scarso nelle province del sud, dell'est e del nord del paese. La sua grande forza è di nuovo in Galizia, oltre alla Volinia e a Rovno (nell'estremo ovest) e nella provincia di Kiev. Anche in queste ultime tre regioni è superato di gran lunga dalla Chiesa canonica.

In altre parole, entrambe le chiese non canoniche ricevono il loro sostegno principale da sole tre province delle 26 province dell'Ucraina. Si tratta di Leopoli, Ivano-Frankovsk e Ternopol', che sono anche le regioni più nazionaliste e anti-russe e quelle in cui la lingua ucraina è maggiormente utilizzata. [15]

È chiaro che questo terzo tentativo, negli anni '90, di istituire una chiesa ortodossa indipendente, antagonista nei confronti del Patriarcato di Mosca, è stato sconfitto dagli stessi credenti ortodossi.

Durante questo periodo è emerso un nuovo fattore: sia Filaret che il presidente Kravchuk hanno visitato il patriarca Bartolomeo a Istanbul in momenti diversi per cercare il suo aiuto nella creazione di una chiesa autocefala. Il patriarca ha ribadito il suo sostegno incondizionato al metropolita Vladimir e alla Chiesa ortodossa ucraina, la chiesa autonoma del Patriarcato di Mosca. Questa ha continuato a essere la politica del patriarcato costantinopolitano per molti anni a venire.

4. Un ultimo tentativo?

Mentre sto scrivendo (ottobre 2018) è in corso un quarto tentativo di istituire un'autocefalia ucraina.

Lo scenario segue da vicino quello dei primi anni '90 ma con due importanti fattori aggiuntivi. Il presidente Poroshenko, come Kravchuk prima di lui, ha visitato il patriarca Bartolomeo per chiedergli di intervenire direttamente nella creazione di un'unica Chiesa ortodossa unita, completamente separata da Mosca e comprendente i due corpi non canonici. Questa volta Costantinopoli è d'accordo. All'inizio Bartolomeo e i suoi sostenitori sembravano basare questo cambiamento di opinione (e una grave interferenza negli affari di un'altra Chiesa), sul suo ruolo di primate ortodosso (usando un linguaggio quasi-papale). Più tardi si è scoperto che ora l'Ucraina era considerata a Istanbul come se avesse sempre fatto parte del Patriarcato ecumenico: gli ultimi 350 anni sono stati dimenticati.

La seconda nuova circostanza è il tacito supporto all'autocefalia da parte del governo americano, anche se la misura in cui tale supporto sarà attuato è ancora oscura.

Ma mentre questo articolo era in fase di completamento, si sono verificati due eventi interessanti. Il 14 ottobre (la festa della protezione della Vergine, o Pokrov) una molto pubblicizzata manifestazione si è tenuta nel centro di Kiev per celebrare l'auspicata Chiesa unita. Sono stati pronunciati discorsi da parte del presidente (di uno stato presumibilmente laico), di Filaret e del metropolita della Chiesa ortodossa autocefala ucraina. La folla, che non era vasta, gridava e sventolava bandiere nazionali. Nessuno sembrava avere in mano un'icona. Per chiunque abbia una conoscenza personale della vita ecclesiastica in Ucraina, questo manda un messaggio inconfondibile: questi eventi non sono supportati dai fedeli. [17]

Poi è stata resa pubblica una precedente lettera del patriarca Irenej di Serbia al patriarca di Costantinopoli, che condannava l'intera idea di concedere un'autocefalia agli scismatici e interferire negli affari della Chiesa ortodossa russa. Il patriarca Irinej rivela che molto recentemente il patriarca Bartolomeo lo aveva rassicurato sul fatto che solo il metropolita Onufrij era riconosciuto dal Fanar. Egli menziona anche le attività oltraggiose di Filaret nei Balcani, incluse le concelebrazioni con un gruppo di sacerdoti che si definiscono la Chiesa del Montenegro (un'entità inaudita). [18]

Questo porterà qualcuno a ritornare in sé?

Voglio solo aggiungere che, nonostante le apparentemente schiaccianti probabilità contro la canonica Chiesa ucraina, questo quarto tentativo non avrà successo se i fedeli ortodossi – vescovi, sacerdoti, monaci e monache, e soprattutto i fedeli laici – resisteranno, come hanno sempre fatto.

processione della Croce guidata dal metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina della Chiesa ortodossa ucraina canonica

Il nostro Dio che noi serviamo è in grado di liberarci dalla fornace di fuoco ardente, e ci libererà dalla tua mano, o re. Ma se non sarà così, sappi, o re, che non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo l'immagine d'oro che tu hai eretto (Daniele 3:17-18).

Questo articolo, opera di un laico ortodosso residente nel Regno Unito, ha sacrificato molti dettagli importanti per enfatizzare i paralleli tra quattro movimenti storici. È possibile trovare molte più informazioni seguendo le note a piè di pagina.

Note

[1] C'è una linea temporale molto utile che copre questo periodo confuso nell'opera (molto nazionalista) "A Thousand Years of Christianity in Ukraine: an encyclopedic chronology" (New York 1988). Questo libro contiene anche preziosi elenchi di vescovi ordinari nell'area ucraina nel corso dei secoli.

[2] "Ucraina occidentale" di solito significa quattro aree inglobate nell'Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale: Volinia (ortodossa, parte della Russia prima della rivoluzione ma polacca tra le guerre), Galizia (greco-cattolica fino al 1947, provincia austriaca prima del 1918 ma polacca tra le guerre), Bucovina settentrionale (ortodossa, austriaca e poi romena) e infine Rus' Carpatica (mista greco-cattolica e ortodossa, ungherese e poi amministrata dalla Cecoslovacchia). Tutte queste regioni differiscono tra di loro e dal resto dell'Ucraina.

[3] O "samosviaty". Dimitry Pospielovsky "The Russian Church under the Soviet Regime vol. 1" (New York 1984) è un'ottima introduzione sulle fondazioni degli autocefalisti ucraini nel contesto dei numerosi scismi della Chiesa ortodossa russa che hanno avuto luogo nei primi anni '20.

[4] Reshetar, J.S. “Ukrainian Nationalism and the Orthodox Church”, American Slavic and East European Review No. 1 (1951), p. 41.

[5] Reshetar, J.S. “Ukrainian Nationalism and the Orthodox Church”, American Slavic and East European Review No. 1 (1951), p. 41.

[6] Reshetar (1951), pp 45-47 per un sommario divertente.

[7] Dopo la seconda guerra mondiale, un vescovo autocefalista ucraino (lui stesso consacrato validamente in Polonia), preoccupato per il numero dei preti autoconsacrati nella sua diocesi canadese, li convocava con il pretesto di farli arcipreti; mentre imponeva loro il copricapo da arciprete, bisbigliava su di loro la preghiera dell'ordinazione. Vescovo Iov (Smakouz), Nati nello scisma.

[8] I vescovi autonomisti erano comunque in contatto amichevole con la Chiesa ortodossa russa all'estero che aveva il suo quartier generale in Jugoslavia. Più tardi, durante la guerra, il metropolita Anastasij, il capo di questa Chiesa, si trasferì a Vienna, e là furono consacrati numerosi nuovi vescovi autonomisti.

[9] Alexeev, W. e Stavrou, T. G., "The Great Revival: the Russian Church under German Occupation" (Minneapolis 1976), p. 157.

[10] Alexeev e Stavrou (1976), pp. 150 e 152.

[11] Alexeev e Stavrou (1976), p 157. C'è un gran numero di informazioni statistiche in questo libro essenziale. Gli autori hanno fatto ampio uso delle memorie dei vescovi ortodossi che avevano lavorato nell'Ucraina occupata e ne hanno intervistati diversi.

La Lavra delle Grotte di Kiev era fortemente contraria al movimento degli autocefalisti, e questo è ancora il caso oggi.

[12] I vescovi autonomisti si unirono alla ROCOR, gli autocefalisti si unirono alle parrocchie ancora esistenti dei lipivskiti.

[13] Pospielovsky (1984), p. 238.

[14] Una grande quantità di informazioni sugli eventi spesso scandalosi dei primi anni '90 si può trovare in tre lunghi articoli sulla rivista "Religion, State and Society": Kuzio, T. "In Search of Unity and Autocephaly: Ukraine's Orthodox Churches" vol 25 no 4 (1997) pp 393-415; Mitrokhin, N., "Aspects of the Religious Situation in Ukraine", vol. 29 no. 3 (2001), pp. 173-196; Fagan, G., e Shchipkov, A., "Rome is not our Father, but neither is Moscow our Mother", vol 29 no 3 (2001), pp. 197-205.

[15] Il sito web greco-cattolico ucraino RISU (risu.org.ua) fino a poco tempo fa ha pubblicato statistiche annuali sui diversi corpi religiosi (inclusi numeri di chiese, monasteri, ecclesiastici, seminaristi ecc., che mostravano in dettaglio grafico le discrepanze regionali tra gli ortodossi canonici e i due gruppi scismatici) oltre a fornire i totali nazionali. V. anche Harwood, John, "A Response to Antoine Arjakovsky: on the State of the Russian Patriarchate", Chrysostom Newsletter vol. 18 (2015), pp.15-18.

[16] L'ambasciatore americano per la libertà religiosa internazionale ha incontrato il presidente Poroshenko il 12 settembre 2018 e ha promesso il "continuo sostegno" dell'America per la lotta per una chiesa autocefala. orthochristian.com/115693.html

[17] risu.org.ua/eng/index/exclusive/photogallery/risu_video/73036.

[18] orthodoxchristian.com/116617.html.

 
Perché gli USA sostengono un governo ucraino il cui esercito – a detta del loro congresso – comprende dei nazisti?

Dopo che il loro parlamento ha vietato l'addestramento del Battaglione Azov, gli Stati Uniti non possono più dire che "non ci sono nazisti in Ucraina"

È stato un vero piacere e un sollievo quando la Camera dei Rappresentanti ha votato all'unanimità di vietare agli Stati Uniti di fornire addestramento al battaglione nazista ucraino Azov.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sta ora dicendo che gli Stati Uniti "non hanno mai avuto intenzione" di fornire addestramento al battaglione Azov.

Dobbiamo congratularci con il membro del Congresso John Conyers per la posizione coraggiosa che ha preso e per il suo successo nel convincere la Camera dei Rappresentanti a sostenerlo.

Ciò che nessuno dice, però, è quanto tutto questo dimostra come la politica statunitense in Ucraina sia pazza.

Gli Stati Uniti ora dicono che il battaglione Azov è nazista e non potrà ricevere addestramento. Questo battaglione nazista Azov è comunque una parte dell'esercito ucraino che gli Stati Uniti stanno addestrando.

Il senatore McCain si lamenta persino che gli Stati Uniti non stiano dando armi a questo esercito ucraino, che include un battaglione di nazisti. E la chiama una delle "decisioni più vergognose" della sua vita.

Si forniscono armi e addestramento a un esercito che include un battaglione di nazisti?

Sicuramente un esercito che include un battaglione di nazisti armati dovrebbe essere oltre il limite?

Dov'è il senso o l'etica nella fornitura di armi e addestramento a un esercito che include nazisti, anche se i nazisti in un battaglione di quell'esercito non riceveranno addestramento?

Che dire di un governo che ha un battaglione di nazisti nel suo esercito? È che un governo degli Stati Uniti dovrebbero sostenere?

Gli Stati Uniti per un anno e mezzo hanno fatto finta che non ci siano nazisti in Ucraina. la NATO ha perfino prodotto un documentario che dice proprio questo.

La Camera dei Rappresentanti e il Dipartimento di Stato ora ammettono che ci sono nazisti in Ucraina. E non solo nazisti, ma nazisti armati, organizzati in un battaglione che fa parte dell'esercito ucraino.

Sicuramente ora è il momento di affrontare la verità, di ammettere la natura del governo che gli Stati Uniti stanno sostenendo in Ucraina e di pretendere la fine di tutta la vicenda.

 
Parroco della Chiesa ortodossa ucraina organizza l'evacuazione di 1.500 residenti nella regione di Kiev

l'arciprete Boris Kovalchuk, rettore della chiesa di Pilipovich. Foto: screenshot del video del canale YouTube dell'Unione dei giornalisti ortodossi

Il rettore della parrocchia della Chiesa ortodossa ucraina a Pilipovich, che i predoni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" avevano tentato di sequestrare in precedenza, ha aiutato più di 1.500 civili a lasciare il territorio occupato.

L'arciprete Boris Kovalchuk, rettore della chiesa del santo grande martire Demetrio di Tessalonica a Pilipovich, della diocesi di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, ha aiutato a evacuare più di 1.500 civili durante l'occupazione del distretto di Borodjanka da parte delle truppe russe, come riprota viceministro di degli affari interni dell'Ucraina Anton Gerashchenko.

Secondo padre Boris, quando le truppe russe sono entrate a Pilipovich, ha parlato con i militari a nome del capo villaggio ad interim e ha ricevuto il permesso di evacuare i civili. "Per cinque viaggi sono stati portati fuori circa un migliaio e mezzo di civili. Sono tornati con medicine e cibo per l'intero villaggio", ha detto il parroco della Chiesa ortodossa ucraina.

Allo stesso tempo, padre Boris è stato il primo ad andare in testa a ogni convoglio di profughi, in caso di bombardamenti. Inoltre, il sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina ha ricuperato 11 corpi di militari morti delle forze armate ucraine.

Ricordiamo che la comunità del santo grande martire Demetrio di Tessalonica a Pilipovich, della Chiesa ortodossa ucraina, è stata oggetto di un attacco predatorio da parte delle autorità locali, che avevano tentato illegalmente di trasferirla alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
In difesa del fuoco santo

Questo articolo è stato originariamente pubblicato in russo su Pravoslavie.ru il Sabato Santo del 2008.

* * *

L'anno scorso [2007] è stata condotta su Internet un'intera campagna in lingua russa per screditare il miracolo del fuoco santo. Alla vigilia di Pasqua, un certo giovane, membro della Società degli atei di Mosca, ha pubblicato un articolo opportunamente ateo, una "denuncia" del fuoco santo; commenti su questa denuncia da parte di persone simili hanno inondato in quel momento quasi tutti i forum ortodossi Alla vigilia dell'attuale Pasqua [2008], altre forze anti-ortodosse più vari siti scismatici hanno nuovamente sollevato la stessa pila di critiche che presumibilmente compromettono la fede nel fuoco santo, usando come occasione alcune interpretazioni arbitrarie e ingiustificabili di citazioni del patriarca Theophilos di Gerusalemme durante il suo recente incontro [2008] con giornalisti russi.

L'idea fondamentale di questa "denuncia" è che presumibilmente ci sono ortodossi che negano loro stessi la genuinità di questo miracolo ma allo stesso tempo continuano a "ingannare le persone semplici e ingenue". Quali argomenti vengono offerti a sostegno di questa idea di inganno e di inganno consapevole?

1. Professor N.D. Uspenskij dell'Accademia teologica di Leningrado (1900-1987)

Il professor Uspenskij ha infatti costantemente negato la genuinità della discesa del fuoco santo, e ha dedicato a questa negazione una relazione speciale dal titolo "Sulla storia del rito del fuoco santo che si svolge il Sabato Santo a Gerusalemme", che ha letto ad alta voce a una riunione nell'aula magna dell'Accademia teologica di Leningrado il 9 ottobre 1949.

La posizione fondamentale del prof. Uspenskij non si basava su alcun fatto inconfutabile che provasse che l'inganno sarebbe stato compiuto di secolo in secolo da tutti i patriarchi di Gerusalemme, ma sull'idea che un miracolo che si ripete ogni anno allo stesso tempo si oppone all'insegnamento cristiano. Scrive:

"Sarebbe audace aspettarsi un fuoco dall'alto [che discende] in un giorno, ora e minuto particolari; sarebbe indegno della vocazione cristiana cercare di anno in anno un segno presso il Sepolcro di Cristo, la cui Divinità attestarono con il loro sangue gli apostoli e una moltitudine di martiri; infine, sembra blasfemo pretendere un fuoco soprannaturale [semplicemente] per accendere le nostre lampade da colui che per il più grande dei sacramenti, l'eucaristia, si servì dei frutti naturali della terra: pane e vino; tuttavia, tra i cristiani orientali – ortodossi, armeno-gregoriani, giacobiti e copti – è estremamente diffusa la credenza nell'origine soprannaturale e miracolosa del "fuoco santo".

la guarigione del paralitico. Affresco di Dionisij. Foto: www.dionisy.com

Ripetiamo, è questa impressione [che è indegno, audace, persino blasfemo per noi aspettarci un tale miracolo] che sta alla base dell'incredulità del professor Uspenskij nell'autenticità del miracolo del fuoco santo. Secondo il professore, i cristiani dovrebbero, nella migliore delle ipotesi, esprimere il più profondo dubbio all'idea di un tale miracolo. Tuttavia, riguardo a ciò che il professore dell'Accademia teologica di Leningrado chiama "audacia", "blasfemia" e "indegno della vocazione cristiana", c'è questa testimonianza nel Vangelo di Giovanni:

"V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto". (Gv 5:2-4).

Come vediamo, in questo Vangelo è rappresentato un miracolo autentico, regolarmente ricorrente, che si verifica in un unico e medesimo luogo, proprio come nel caso del fuoco santo. Così siamo costretti a riconoscere che ciò che è "indegno della vocazione cristiana" non è la credenza in un miracolo che si ripete regolarmente, ma l'opinione personale del professore che presumibilmente "la coscienza cristiana non consente l'apparizione miracolosa del fuoco in un particolare giorno, ora e minuto; poiché una tale situazione ridurrebbe la fede cristiana al livello delle cosiddette religioni naturali".

Le argomentazioni offerte dal professore contro il fuoco santo semplicemente non reggono al ragionamento critico. Così, per esempio, indica la varietà nelle descrizioni dei pellegrini nei vari secoli del modo di discesa del fuoco santo – intanto tutti i pellegrini attestano che è miracoloso – e presenta queste variazioni nella discesa come "contraddizioni".

Tuttavia, è noto che nei diversi anni varia il modo o la discesa del fuoco santo: è ben documentato che un tempo esso discendeva anche fuori della chiesa; parimenti variano le manifestazioni miracolose che accompagnano la discesa. Quindi non sorprende che i pellegrini descrivano ciò che hanno visto; e ciò che hanno visto sono diverse variazioni nella discesa del fuoco santo. Inoltre, le differenze possono anche essere attribuite al fatto che ciascuno dei pellegrini ha utilizzato le proprie analogie e confronti per descrivere ciò che ha visto. Affermare sulla base di queste variazioni che non è avvenuto alcun miracolo è come affermare, sulla base delle variazioni nella testimonianza dei testimoni in un caso di omicidio, che nessun omicidio è realmente avvenuto.

Quindi il prof. Uspenskij presenta l'antica descrizione del servizio ecclesiastico nella Chiesa del Santo Sepolcro del Sabato Santo che è contenuta nel Tipico del Santo Sepolcro per l'anno 1122. In essa leggiamo:

"Il patriarca poi si prosterna davanti al santo altare e prega con lacrime per i peccati del popolo commessi per ignoranza, alzando le mani in alto, facendo questo per tre volte; quelli intorno a lui fanno la stessa cosa. Il popolo incessantemente grida: "Signore, abbi misericordia". Quindi il patriarca e coloro che lo circondano entrano nel Santo Sepolcro, si prosternano per tre volte e pregano e implorano (Dio) per sé e per il popolo. Quindi accende [una candela] dalla luce santa e la dà all'arcidiacono e l'arcidiacono al popolo. Quindi il patriarca, l'arcidiacono e gli altri con lui escono [dal Santo Sepolcro]. [1]

Va notato che "luce santa" è un termine specifico usato dai greci nell'antichità (è usato nel X secolo da Nikita il Chierico come di uso comune) e ancora oggi fino ai giorni nostri per indicare quello specifico miracolo che è indicato nella letteratura russa come il "fuoco pieno di grazia" e nella letteratura inglese come il "fuoco santo".

Ma il Prof. Uspenskij ritiene che "il carattere [semplicemente] naturale del rito del fuoco santo nel Tipico del Santo Sepolcro è ovvio" e che "il termine 'luce santa' è da intendersi come una lampada accesa". Si è costretti ad ammettere l'ostinazione del professore nel cercare di utilizzare a proprio sostegno anche le prove e le testimonianze che ovviamente lo contraddicono. Perché l'autore del Tipico del Santo Sepolcro dovrebbe usare il termine "luce santa" per una lampada ordinaria? E perché il patriarca e tutti quelli con lui dovrebbero prosternarsi tre volte davanti a una normale lampada? Questa argomentazione del professore potrebbe sviare solo gli atei, perché ogni persona ortodossa che va in chiesa sa che le lampade (a olio) accese non sono qualcosa di insolito: ce ne sono molte in ogni chiesa, e il procedimento per accenderle è lo stesso che per le candele che vengono accese da loro; gli ortodossi non attribuiscono alle lampade un significato sacro distintivo, non le chiamano "luce santa" e non si prosternano davanti a loro prima di accendere da esse una candela (come descritto nel Tipico del Santo Sepolcro).

Anche le citazioni citate dal professor Uspenskij dal rito del Vespro secondo i manoscritti di Latal'sk e Kal'sk non supportano in alcun modo le sue ipotesi.

Le altre sue argomentazioni sono così tese e incoerenti da essere più vicine a fantasie che a qualcosa di degno di seria discussione, con l'eccezione di una singola fonte da lui citata (il vescovo Porfirij), la cui frequenza di citazione è persino maggiore di quella del prof. Uspenskij; quindi ora lo consideriamo separatamente:

2. Il vescovo Porfirij Uspenskij di Chigirinsk (1804-1886)

Le parole del vescovo Porfirij, come principale carta vincente, sono citate da tutti i critici del fuoco santo, compreso il prof. Uspenskij. Il vescovo Porfirij, ancora archimandrita, visitò la Palestina; e nel suo diario ci sono due voci che "smascherano" il miracolo del fuoco santo.

In primo luogo, il vescovo Porfirij cita un certo ierodiacono Gregorio, il quale "entrando nella cappella del Sepolcro nel momento in cui, secondo la credenza comune, discende il fuoco santo, vide con orrore che il fuoco veniva acceso semplicemente da una lampada che è sempre [mantenne] in fiamme; e quindi il fuoco santo non è un miracolo. Egli stesso [lo ierodiacono Gregorio] me ne ha parlato oggi". [2]

La seconda è la seguente storia, che dice di aver sentito direttamente dal metropolita Dionisio:

Nello stesso anno in cui il famoso Ibrahim, pascià d'Egitto e signore della Siria e della Palestina, era a Gerusalemme, si scoprì che il fuoco ricevuto al Sepolcro del Signore il Sabato Santo è un 'fuoco non santo' [ letteralmente, 'non ripieno di grazia'] ma è acceso nel modo in cui si accendono tutte le fiamme. Come? Il pascià ha voluto vedere di persona se il fuoco appare davvero all'improvviso e miracolosamente sul tetto del Sepolcro di Cristo o se è acceso da un comune fiammifero di zolfo. Cosa ha fatto? Ha annunciato ai vescovi rappresentanti del patriarca che sarebbe stato suo piacere sedere nella cappella stessa durante la ricezione del fuoco e guardare vigile per vedere ciò che appare; e ha aggiunto che se il miracolo si fosse avverato, avrebbe dato [alla Chiesa] 5000 libbre (2,5 milioni di piastre); e se si fosse rivelata una bugia, allora sarebbero stati costretti a dargli tutto il denaro raccolto dai fedeli ingannati, e avrebbe stampato la sporca frode su tutti i giornali d'Europa. I rappresentanti patriarcali – l'arcivescovo Misaele di Petra d'Arabia, il metropolita Daniele di Nazaret e il vescovo Dionisio allora di Filadelfia [in Asia Minore], ora di Betlemme – si sono riuniti per decidere cosa fare. Durante l'incontro, Misaele ha ammesso di aver acceso nella cappella interna il fuoco di una lampada nascosta dietro l'icona marmorea della Resurrezione di Cristo situata vicino allo stesso Sepolcro. Dopo questa ammissione, si è deciso di chiedere umilmente a Ibrahim di non immischiarsi negli affari religiosi; e al pascià è stato mandato il dragomanno [interprete] del monastero del Santo Sepolcro, che ha informato il pascià che non ci sarebbe stato alcun beneficio per sua Radiosità nel conoscere i sacramenti e i misteri dei servizi religiosi cristiani e che l'imperatore russo Nicola [I] sarebbe stato molto dispiaciuto se avesse iniziato a conoscere questi sacramenti. Il pascià Ibrahim ha ascoltato il dragomanno, ha fatto con la mano un gesto di rinuncia all'idea e ha taciuto. Ma da quel momento i chierici del Santo Sepolcro non credono più all'apparizione miracolosa del fuoco. Detto tutto ciò, il metropolita ha aggiunto che solo da Dio si può pretendere la cessazione della (nostra) pia menzogna. Come egli sa e può, calma le persone che ora credono nel fuoco miracoloso del Sabato Santo. E per noi è proibito anche considerare un atto così rivoluzionario [cioè, di rivelare la menzogna]; ci farebbero a pezzi proprio nella cappella del Santo Sepolcro. [3]

Un attento esame di questa storia solleva una serie di domande e considerazioni. In primo luogo, né il vescovo Porfirij stesso né la persona con cui stava parlando furono testimoni di una frode. Piuttosto, il metropolita Dionisio avrebbe parlato con uno ieromonaco russo [l'allora archimandrita Porfirij]; ma il metropolita Dionisio citava anche qualcosa di cui lui stesso non era stato testimone, ma la testimonianza dell'arcivescovo Misaele. Quindi non abbiamo un resoconto di seconda mano, ma di terza mano. Con lo stesso arcivescovo Misaele, il vescovo Porfirij non aveva parlato su questo argomento.

Tuttavia, un altro pellegrino russo parlò direttamente con l'arcivescovo Misaele su questo argomento: lo ieromonaco Meletij, che fece un pellegrinaggio in Terra Santa nel 1793-1794; e vediamo che lo stesso arcivescovo Misaele parlò del fuoco santo in tutt'altra maniera, dicendo: "Entrando in chiesa e andando al Santo Sepolcro, vedemmo su tutto il tetto del Sepolcro una luce brillante, sparsa come piccole perle, azzurro, bianco, cremisi e di altri colori, che poi si unirono, arrossirono e si trasformarono nel corso del tempo in fuoco; ma questo fuoco – per il tempo che occorre per dire "Kyrie eleison" 40 volte – non brucia; e da questo fuoco si accendono lampade e candele". [4]

Il vescovo Porfirij e lo ieromonaco Meletij citano entrambi l'arcivescovo Misaele, ma riferiscono cose direttamente opposte. A chi dobbiamo credere? Logicamente, dovremmo dare più credito a colui che ha parlato direttamente con l'arcivescovo, piuttosto che a colui che ha ascoltato una storia da una terza persona che, secondo quanto riferito, cita l'arcivescovo Misaele. Inoltre, anche questa terza persona, il metropolita Dionisio, ha un carattere molto ambiguo. Lo stesso vescovo Porfirij ricorda che, a causa dell'istigazione del metropolita Dionisio a massacrare i cattolici, il patriarca di Gerusalemme "ha concepito il desiderio di rimuoverlo [dal suo incarico]". [5]

Inoltre, la storia raccontata dal vescovo Porfirij suscita di per sé dei dubbi. Ad esempio, è estremamente dubbio che il pascià Ibrahim abbia cambiato improvvisamente idea così facilmente, abbandonando l'opportunità di ottenere un'enorme somma di denaro dal patriarca di Gerusalemme, avendo semplicemente sentito il nome dell'imperatore russo. Dalla storia è noto che in altri casi nulla ha impedito ai funzionari ottomani di estorcere le necessarie somme di denaro dalle confraternite cristiane e dalle società sotto la loro giurisdizione, inclusa Gerusalemme. Questa storia sembra più una leggenda raccontata a un pellegrino russo per lusingare il suo orgoglio nazionale.

Ma cosa dobbiamo pensare di quella storia dello ierodiacono del XIX secolo che presumibilmente spiava le attività nella cappella interna ed era convinto che "non ci fosse nessun tipo di miracolo"? Abbiamo una storia simile di un sacerdote nel XX secolo, padre Mitrophan, che decise di spiare il miracolo – di cui dubitava –; e la sua descrizione è del tutto diversa:

"Ho visto come il beato patriarca ha preso nelle sue mani i fasci di 33 candele, li ha sollevati sopra di sé e ha iniziato a implorare Dio di far scendere il fuoco santo. Di nuovo, molto lentamente, ha cominciato a stendere le braccia verso il cielo; è riuscito a malapena a sollevarle all'altezza della testa quando all'improvviso, in un batter d'occhio, i quattro fasci di candele che aveva in mano e una lampada si sono accesi, come se fossero stati avvicinati a una fornace ardente. [6]

Su quali basi potremmo credere alla storia di uno sconosciuto ierodiacono più della già citata relazione di una persona la cui integrità e santità possono essere attestate dai nostri contemporanei ancora in vita che lo hanno conosciuto personalmente?

Inoltre, anche il vescovo Porfirij è lungi dall'essere esente da sospetti di spregiudicatezza, a giudicare dal suo desiderio di affermare con queste e altre storie "adattate" alle proprie ipotesi molto personali. È conosciuto come una persona che ha ripudiato la storia della venuta miracolosa della Madre di Dio sul Monte Athos ("La Madre di Dio non è mai stata sull'Athos e non ci ha nemmeno pensato"), considerando che i monaci athoniti hanno inventato la storia in per ingannare i pellegrini e aumentare così le entrate dei loro monasteri. E questo stesso Porfirij, all'epoca archimandrita, cercò di convincere il santo ierarca [san] Filaret, metropolita di Mosca, che i nuovi martiri greci erano martiri "di volontà e vocazione propria", e che i monaci athoniti presumibilmente li avevano preparati appositamente al martirio per poi avere le loro reliquie. Il santo ierarca Filaret si oppose vigorosamente a tale opinione e, in risposta, "difese gli athoniti e i loro martiri, citando come esempi antichi portatori della passione che si offrirono per il martirio e che la Chiesa fece poi iscrivere nel coro dei confessori". [7] Nelle conversazioni con il santo ierarca Filaret, padre Porfirij talvolta "si permetteva di usare espressioni taglienti, per le quali egli stesso sarebbe poi venuto a provare imbarazzo. Padre Porfirij racconta che in uno di questi casi, "Vladyka [Filaret] mi ha rivolto un'occhiata significativa e mi sono morso la lingua... e ho cambiato la conversazione su un altro argomento". [8]

Come si vede, il vescovo Porfirij era una persona di idee molto personali, prevenuto nei confronti dei miracoli in generale e molto prevenuto nei confronti della pietà greca, sia quella espressa sul monte Athos che quella a Gerusalemme. Tenendo conto delle sue opinioni, non sorprende affatto che abbia raccolto ovunque racconti e favole che confermassero i suoi pregiudizi.

A quanto pare, lui stesso è stato ingannato da queste storie. Chi è stato nei luoghi santi sa che vicino a loro c'è un numero consistente di personaggi dubbiosi, pronti a dire ogni genere di sciocchezze pur di attirare l'attenzione su di sé. Tuttavia, un fenomeno come la diffusione con grande disinvoltura di falsi racconti si riscontra non solo nei luoghi santi; bisogna pensare che molti lettori qui hanno avuto il dispiacere di osservare questo fenomeno e forse anche di soffrirne.

Che le storie raccontate dal vescovo Porfirij siano semplici pettegolezzi deriva anche dal fatto che in tempi più recenti è stata rinnovata la cappella interna del Sepolcro del Signore e non sono stati trovati nascondigli dietro "icone oscillanti".

3. L'arcivescovo Meletij Smotritskij di Polotsk (1578-1633) e il patriarca Kirillos Lukaris di Costantinopoli (1572-1638)

L'arcivescovo Meletij è ricordato con dolore come la persona che dall'ortodossia si volse al cattolicesimo e che attraverso vari intrighi tentò (senza successo) di attirare a sé tutto il suo gregge. Nel 1627, già convertitosi all'Unia [9], scrisse una lettera al patriarca Kirillos Loukaris di Costantinopoli cercando di inclinarlo verso il cattolicesimo; e in questa lettera, tra l'altro, scrisse del fuoco santo come non autentico, citando le parole dello stesso Kirillos. "Vostra Santità probabilmente ricorda che una volta le ho chiesto perché il suo vescovo rappresentante, l'arcivescovo Meletij, quando scrive contro il nuovo calendario romano... trascura completamente di menzionare quel grande miracolo annuale a Gerusalemme? A questa domanda, vostra Santità mi ha risposto alla presenza di due dei vostri alti funzionari domestici... che se questo miracolo fosse realmente avvenuto ai nostri tempi, allora tutti i turchi avrebbero creduto in Gesù Cristo già molto tempo prima. Ne parlò ancora più acutamente il patriarca di Gerusalemme, lo stesso che riceve la fiamma, la fa uscire e la distribuisce al popolo. Quindi, è doloroso dire che, riguardo a questa fiamma miracolosa che in passato è apparsa davvero ma ora ha cessato di apparire a causa dei nostri peccati, i nostri fratelli ortodossi preferiscono essere d'accordo con gli eretici, come gli eutichiani, i dioscoriti e i giacobiti, piuttosto che con i cattolici, che non credono a questo miracolo per un motivo molto valido, soprattutto in vista di ciò che gli eretici abissini fanno al Sepolcro del Signore in questo periodo". [10]

Bisogna dire che anche il già citato patriarca di Costantinopoli Kirillos Loukaris è tristemente noto per aver rinunciato all'Ortodossia in direzione del calvinismo, che ha espresso nella sua "Confessione di fede", che è completamente calvinista sia nello spirito che nella lettera. La "Confessione" di Kirillos Loukaris fu condannata come eresia da sei concili ortodossi di seguito: i concili di Costantinopoli nel 1638 (in cui lo stesso Kirillos Loukaris fu anatemizzato), di Kiev nel 1640, di Iasi nel 1642, di Costantinopoli nel 1672, di Gerusalemme nel 1672 e di Costantinopoli nel 1691. [11]

Se esaminiamo le opinioni e i dettagli biografici di entrambi questi vescovi "ortodossi", vediamo che non sorprende che abbiano ripudiato il miracolo del fuoco santo (che corrobora la verità dell'Ortodossia), poiché uno di loro si è successivamente convertito al cattolicesimo, e l'altro de facto era un protestante nella sua fede. Allo stesso modo, la citazione non specifica del patriarca di Gerusalemme da parte di Meletij a questo proposito non merita credibilità, soprattutto perché non è stato riportato ciò che il patriarca ha effettivamente detto. Inoltre, considerando quante volte Meletij si è convertito all'Unia e poi è tornato all'Ortodossia, scelta accompagnata dal rogo solenne e pubblico dei suoi libri personali e dal ripudio delle sue parole, si è costretti a riconoscere che la parola di tale persona ha pochissimo peso, se mai ne ha.

4. Gevond, sacerdote della Chiesa armena

Le persone scettiche sul fuoco santo citano anche le parole di un certo sacerdote della Chiesa armena che sono state pubblicate su uno dei forum armeni.

Queste parole suscitano stupore in quanto sono gli atei che le citano come prova che non c'è nulla di miracoloso nel fuoco santo. Ciò è sorprendente in quanto questo sacerdote afferma che il miracolo annuale presso la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme iniziò a manifestarsi presumibilmente a causa delle preghiere di san Gregorio, l'Illuminatore dell'Armenia (IV sec), e più avanti scrive:

"Noi a Gerusalemme non chiamiamo [questo miracolo] 'fuoco colmo di grazia' ma 'luce' – 'Luys', perché per noi è un prototipo di Cristo: 'Io sono la luce', come ha detto il Signore. Nel corso della storia si sono verificati casi in cui in maniera miracolosa le candele si sono accese al Sepolcro del Signore...

E così, questo sacerdote della Chiesa armena monofisita non nega affatto il miracolo. Lo nega solo per quanto riguarda il ruolo della Chiesa ortodossa, che presumibilmente "inganna i suoi fedeli facendo credere loro che il fuoco discende dal cielo". Secondo lui, ecco cosa succede:

"Alle due del pomeriggio si aprono le porte e i greci vi portano una lampada coperta (e accesa) e la mettono sul Sepolcro. Dopodiché, i greci iniziano una processione della Croce attorno al Sepolcro; per il terzo giro intorno [al Sepolcro], l'archimandrita armeno si unisce a loro, e insieme salgono alle porte. Il primo ad entrare è il patriarca greco e dopo di lui quello armeno. Ed entrambi entrano nel Sepolcro, dove entrambi, inginocchiati, pregano insieme. Dopo questo, prima il greco accende le sue candele dalla lampada accesa, e poi l'armeno.

Le ragioni per cui questo sacerdote Gevond decise di scriverne sono da lui fornite nella sua introduzione:

"Questo 'fuoco' è diventato proprietà personale degli ortodossi. Il "fuoco" è portato avanti come prova dell'Ortodossia; cioè, in particolare alla preghiera del [patriarca] ortodosso, questo 'fuoco' discende dal cielo. Questo 'fuoco' dimostra che solo il calendario degli ortodossi è vero, poiché è solo in quel giorno che il 'fuoco' scende”.

Così Gevond, non essendo ortodosso, spiega il suo dispiacere.

Solo una cosa nel precedente non è comprensibile: se tutto "l'inganno" dei greci è che essi, agli occhi di tutti, portano nella cappella interna una lampada accesa, dalla quale poi durante il tempo del servizio si accendono le candele e le passano in giro, allora perché i chierici armeni prendono parte a questo rito, e perché le cose sono a volte così tanto degenerate che i chierici armeni hanno cercato di togliere al patriarca greco le candele che erano state accese dal fuoco sacro? Era semplicemente che non avevano un fiammifero?

5. Alcuni testimoni oculari ortodossi che affermano che il fuoco santo scalda e brucia come una normale fiamma.

Una di queste fonti sono le parole, pubblicate su un forum internet, dello ieromonaco Flavian:

"Purtroppo brucia. Nel 2004 il mio amico, letteralmente cinque minuti dopo aver ricevuto il fuoco santo (non avevamo nemmeno lasciato la chiesa) ha cercato di 'lavarsi' nel fuoco. La sua barba piuttosto sottile ha iniziato a divampare. Ho dovuto gridargli di spegnerlo. Avevo tra le mani una videocamera, e così quel doloroso incidente è stato registrato... io stesso ho provato a seguire l'esempio di altri: ho tenuto la mano sulla fiamma. È un fuoco come [ogni altro] fuoco. Brucia!"

Questo è citato come sopra dagli atei. I puntini indicano che qualcosa è stato tralasciato dal passo tra virgolette. Ecco cosa è rimasto fuori:

"Siamo giunti alla conclusione che la nostra fede è debole. Tuttavia, è strano che migliaia di persone si aspettino miracoli da questo fenomeno che si verifica ogni anno. È già di per sé un miracolo che il fuoco scenda dal cielo. Grazie a Dio per questo!"

Come vediamo, questo testimone oculare – le cui parole sono citate da persone che non sono mai state a Gerusalemme come supposta smentita della genuinità del miracolo – non nega affatto il fatto della discesa miracolosa del fuoco; inoltre, fornisce una spiegazione del motivo per cui lui e il suo amico non hanno sperimentato le qualità miracolose del fuoco. La spiegazione è molto ragionevole e non confuta né mette in dubbio i resoconti di prima mano, molti documentati, di migliaia di persone che, al contrario, hanno sperimentato che il fuoco santo nei suoi primi minuti non brucia.

Su quello stesso forum Internet, si possono trovare, per esempio, storie del genere:

[Una donna scrive:] "Io stessa sono stata testimone di questo miracolo. E sul fatto che sia un miracolo non dubito minimamente. Quegli sprazzi di luce che illuminano l'intera chiesa del Sepolcro del Signore sono come i flash di una macchina fotografica, solo che sono molto più potenti, come l'uomo non ha ancora creato. E i lampi li ho visti di persona. Ed è vero che il fuoco non brucia. Non è un miracolo che per così tanti secoli, tra una folla così grande (tutti stanno ammassati così strettamente insieme che è difficile alzare la mano) non ci sia mai stato un incendio? Non potete immaginare quanto fuoco ci sia ovunque, e non c'è mai stato un incidente. Ho vissuto a Gerusalemme per un tempo abbastanza lungo; nessuno ha alcun dubbio che si tratti di un vero miracolo".

[Un uomo scrive:] "Le mie personali impressioni del fuoco santo, la cui discesa ho avuto la fortuna di osservare tre volte:

1. Prima della discesa del fuoco, ovunque in tutta la chiesa, scendono lampi di luce. Li ho visti anche in quei luoghi dove i pellegrini non avevano macchine fotografiche (come la cappella laterale del Ritrovamento della Croce del Signore).

2. Il fuoco è sceso, secondo la sua fede, su madre Maria, che allora lavorava per il Signore nel monastero della Croce. Chiunque conosca questa lavoratrice disinteressata, che ha restaurato più di un monastero in Terra Santa, non potrebbe sospettarla di menzogne o di collusione.

3. Il fuoco dapprima infatti non brucia e le barbe non si bruciano: l'ho visto e sperimentato personalmente".

[Un altro uomo scrive:] "Prima lì, poi qui, le candele di molte persone hanno cominciato ad ardere proprio nelle loro mani. La gente non aveva nemmeno alzato le candele sopra le loro teste. E poi le persone hanno cominciato a passarsi questo fuoco santo l'un l'altro... In alto ci sono esplosioni e bagliori di questo fuoco santo, e da esso volano fuori in diverse direzioni scintille accese che accendono le candele dei cristiani. Questo l'ho visto con i miei occhi... Il fuoco santo ha una qualità speciale: nei primi minuti non brucia né scotta. Ho preso quel fascio di 33 candele, l'ho portato a forma di croce sulla fronte, sulla bocca e sulle guance: non c'era nessun tipo di bruciore o bruciatura. Poi il fuoco comincia ad ardere come una torcia, tutto il fascio [di candele] emette scintille e luce, ma nei primi minuti non brucia".

Quelli che lo desiderano possono trovare ancora più testimonianze di testimoni oculari del miracolo: i nostri contemporanei.

Ma ovviamente non sorprende che in determinate circostanze il fuoco santo possa bruciare qualcuno. Ciò non toglie in alcun modo il suo carattere miracoloso. Così, per esempio, il fuoco che per parola del profeta Elia scese sui soldati disonorevoli inviati a prenderlo, fu miracoloso nella sua origine e assai ardente nella sua azione.

6. Il diacono Andrej Kuraev, che cita il patriarca Theophilos III di Gerusalemme.

Padre Andrej Kuraev, dopo il suo ritorno da Gerusalemme dove era presente all'incontro [2008] tra il patriarca Theophilos e i giornalisti russi, ha rilasciato [in russo, fatta eccezione per la parola "rappresentazione"] la seguente dichiarazione: "Non meno schietto è stato la sua risposta [del patriarca] sul fuoco santo: 'Questa cerimonia è una "rappresentazione", come tutte le altre cerimonie della Settimana Santa. Come tanto tempo fa la notizia pasquale dal Sepolcro risplendeva e illuminava il mondo intero, così anche noi in questa cerimonia realizziamo una rappresentazione di come la notizia della Risurrezione dal Sepolcro si è diffusa in tutto il mondo". Nel discorso del patriarca non c'era né la parola "miracolo" né la parola "discesa". Di un accendisigari che aveva in tasca probabilmente non avrebbe potuto parlare in modo più schietto".

Questa interpretazione delle parole del patriarca è aperta violenza sul contenuto stesso del testo. Il patriarca non ha negato in alcun modo la discesa miracolosa del fuoco, ma qui ha parlato solo del suo significato.

Cosa si nasconde nella parola "rappresentazione", che padre Andrej ha lasciato così com'è, senza traduzione? Il dizionario inglese-russo di Mueller fornisce i seguenti significati [tradotti dal russo]: "1) idea, nozione, concezione; presentazione, ritratto, quadro; 2) immagine, rappresentazione, simbolo; 3) (spesso al plurale) asserzione, affermazione; dichiarazione; 4) presentazione o produzione, a partire dalla messa in scena di un'opera teatrale; 5) condizione in cui si ricopre la carica di delegato, agente o portavoce ufficiale; 6) protesta".

È chiaro che padre Andrej intendeva la parola "rappresentazione" nel suo quarto significato, "presentazione o produzione, come un'opera teatrale"; ma questa interpretazione non si adatta, perché allora la traduzione sarebbe: "Questa cerimonia, che è una produzione o messa in scena di un'opera teatrale come tutte le altre cerimonie della Settimana Santa", il che implica che presumibilmente il patriarca di Gerusalemme considera che i servizi divini della Chiesa ortodossa debbano essere in generale "produzioni teatrali".

In realtà, è chiaro che il patriarca ha usato la parola "rappresentazione" nel suo significato più comune; e in questo caso non c'è niente di "sovversivo" nelle sue parole; il suo significato era semplicemente: "Questa cerimonia, che è una presentazione, come tutte le altre cerimonie della Settimana Santa... Noi in questa cerimonia offriamo un'immagine, una presentazione di come la notizia della Resurrezione si sia diffusa dalla cappella del Sepolcro in tutto il mondo". La parola "cerimonia", anch'essa non tradotta ma semplicemente trascritta [lettera per lettera] da padre Andrej, ha il significato basilare di "rito"; e tra i significati meno comuni, "etichetta" e "formalità" (secondo Mueller). Se proprio vogliamo dare una pugnalata al patriarca di Gerusalemme, perché non giocare qui anche con i significati in una traduzione di questo spirito: "Non meno schietta è stata la sua risposta sul fuoco santo: 'Questa formalità, che è una produzione teatrale, come tutte le altre formalità della Settimana Santa..."?

Infine, che le parole e le interpretazioni del diacono Andrej Kuraev non corrispondono alla realtà, è stato riferito con dolore da Vladimir Jakunin, capo del Consiglio fiduciario della Fondazione dell'apostolo Andrea, nonché lo stesso organizzatore di questo viaggio dei giornalisti in Terra Santa: "A dire il vero, sono addolorato per le interpretazioni che si danno sul sito di Kuraev….Nelle registrazioni di quanto detto dal patriarca, fornite in lingua inglese, si sente come egli usi costantemente il termine "Holy Fire". A mio avviso, non c'è alcuna base per interpretare le parole del patriarca come se in sostanza stesse negando la santità del "fuoco santo". [corsivi aggiunti]

A proposito, se vogliamo dare un'occhiata a ciò che altri patriarchi di Gerusalemme hanno detto sul fuoco santo, perché non ricordare le parole del precedente patriarca, Ireneo I: "Coloro che non credono al fuoco santo sono vermi e spazzatura!"

Tre problemi per gli scettici

Non sorprende che atei, eretici e scismatici riescano a negare la genuinità del fuoco santo. Ma è sorprendente che a volte siano sostenuti da ortodossi che sembrano pensare che non sia un grosso problema negare la genuinità di questo miracolo. Come se un vero credente potesse essere indifferente: o il Signore manda davvero un segno, oppure da oltre mille anni i patriarchi e i vescovi di Gerusalemme, tra i quali non pochi sono stati glorificati nel coro dei santi, ingannano cinicamente gli ortodossi di tutto il mondo, peraltro alla vigilia della Festa delle Feste.

Qualsiasi persona con un senso dell'onore nota la differenza tra queste due scelte.

Una persona educata nell'Ortodossia sa anche che questa differenza è stata sottolineata in modo inequivocabile nelle risoluzioni del Concilio locale di Costantinopoli nel 1084:

"A coloro che, più che con pura fede, con semplicità di cuore e con tutta la loro anima, accettano come indubbie realtà i grandi miracoli fatti dal nostro Salvatore e Dio, dalla Madre di Dio che senza contaminazione gli ha dato i natali, e dagli altri santi, invece, per mezzo della saggezza mondana, si sforzano di presentare questi miracoli come impossibili o di interpretarli male secondo le proprie idee, e persistere ostinatamente nella loro opinione: anatema".

Personalmente non posso ritenere convincenti le obiezioni dei critici del fuoco santo per tutta una serie di ragioni. Per esempio, non capisco come tutte le loro ipotesi – tra l'altro spesso contraddittorie – possano spiegare, per esempio, il fatto che nel IX secolo il sovrano musulmano di Gerusalemme ordinò che venissero posti stoppini di metallo (rame) su tutte le lampade; e malgrado ciò, alla vista di tutti, il fuoco scese e gli stoppini di metallo presero fuoco e cominciarono a bruciare. Ciò è attestato sia dagli storici greci (Nikita il chierico) che dagli storici arabi (Biruni). E a che cosa servono le spiegazioni del genere "accendino in tasca" quando le candele fuori dalla cappella del Sepolcro si accendono davanti agli occhi stessi dei pellegrini, o quando il fuoco scende dalle icone, e così via?

Ma in particolare sorgono tre problemi per gli scettici ai quali finora non sono riuscito a trovare una soluzione chiara in nessuno degli articoli "scettici":

1. I lampi di luce

Frequentemente (anche se non tutti gli anni) i pellegrini osservano nella chiesa, prima della discesa del fuoco santo, lampi o bagliori di luce azzurra, simili a quelli che si verificano durante le tempeste. Sono documentati su video-film (si veda: http://www.holyfire.org/image/blist.mpg ).

Gli scettici affermano con sicurezza che questi lampi di luce non sono altro che flash di fotocamere. C'è davvero una certa somiglianza, ma i flash fotografici sono molto, molto più deboli e non hanno quella particolare tonalità di colore.

E un altro ostacolo sorge per lo scettico: come affrontare il fatto che gli antichi testimoni oculari del miracolo descrissero lo stesso fenomeno della luce soprannaturale.

Prendiamo come esempio Nikita il Chierico che, visitando Gerusalemme nell'anno 947, scrisse: "L'arcivescovo non era ancora uscito dal Sepolcro quando si poté vedere d'improvviso tutta la chiesa di Dio ripiena di una luce irresistibile e divina, così che il pio popolo si spostava ora a destra, ora a sinistra... In presenza di una tale manifestazione di luce inaspettata, tutti erano pieni di stupore, tanto che anche gli empi agareni rimasero fulminati e svergognati... Ora, durante quel tempo, l'effusione divina della luce si è espansa e ha riempito l'intera chiesa". [12]

L'igumeno [abate] Daniil, visitando i luoghi santi nel 1106-1107, testimonia: "Allora improvvisamente una luce santa cominciò a risplendere nel Sepolcro, e dal Sepolcro emanarono brillanti scintillii". [13]

Il pellegrino Trifon Korobejnikov, che si trovava a Gerusalemme nel 1583, afferma che nella chiesa "il fuoco viene... come un fulmine dal cielo". [14]

Va ricordato che nel X, XII e XVI secolo i flash fotografici non esistevano.

2. Prova documentale che il fuoco santo non brucia

Foto: Michea Walter

Se osserviamo anche un solo videoclip disponibile su internet, vedremo, ad esempio, che un pellegrino per tre secondi tiene la mano nella fiamma di un intero fascio di 33 candele; in un altro caso, un altro pellegrino tiene la mano sopra la fiamma per cinque secondi; e in un terzo scatto, un anziano pellegrino tiene la mano nella fiamma per cinque secondi.

In ogni caso, sappiamo che con una normale fiamma, soprattutto su di essa, è molto difficile tenere la mano anche per un solo secondo. Chiunque dubiti di questo può verificarlo subito, tenendo la mano sopra un fiammifero acceso o una candela accesa, o sopra un accendino o una qualsiasi fiamma normale. Quindi fate una prova. Riuscite a farlo per cinque secondi, o almeno tre? Assicuratevi di avere a portata di mano un unguento anti-ustione e un grosso cerotto!

È degno di nota che il giovane ateo (menzionato all'inizio di questo articolo) che un anno fa [2007] ha reso disponibile su Internet la sua "denuncia" del fuoco santo, tra l'altro, ha mostrato un video in cui passa la sua mano su normali candele accese. E anche se gli sembrava che questa fosse la stessa cosa che fanno i pellegrini, è abbastanza evidente che durante un clip di quattro secondi, ha tirato via la mano dalla fiamma per quattro volte, il che non è vero per i videoclip dei pellegrini.

Quindi, possiamo dire che o il fuoco santo non ha bruciato questi pellegrini mostrati nei videoclip, oppure che il Signore ogni anno al Sabato Santo concede a fedeli comuni grande autocontrollo e forza di volontà quando questi si bruciano con il fuoco nella chiesa del Santo Sepolcro. Oppure potremmo dire: davanti a noi c'è o una fiamma miracolosa, o persone miracolose che non provano dolore per un fuoco ordinario.

3. Altri miracoli ortodossi annuali

serpenti a Cefalonia

Quando i critici del fuoco santo sono logicamente coerenti – testardi? – e spingono le loro opinioni abbastanza lontano, spesso finiscono per ribaltare le proprie critiche. Rivolgiamo la nostra attenzione al fatto che, oltre alla discesa annuale del fuoco santo, ci sono altri miracoli che si verificano regolarmente nel mondo ortodosso e sono accessibili a chiunque voglia essere convinto della loro genuinità.

Prendiamo come esempio il miracolo dei serpenti nell'isola greca di Cefalonia, nel villaggio di Markopulo. In precedenza qui c'era un monastero femminile che fu attaccato dai pirati. Le monache pregarono per la loro salvezza davanti all'icona "longobarda" della Madre di Dio. E accadde un miracolo: quando i pirati sfondarono i cancelli del monastero, invece delle monache videro dei serpenti e fuggirono terrorizzati. Ora ogni anno, precisamente nella festa della Dormizione [Assunzione] della Madre di Dio, durante la Liturgia, serpenti provenienti da tutta l'isola si insinuano nella chiesa situata sul terreno del monastero. Per tutta la durata del servizio, stanno tra la gente. Le persone toccano i serpenti, li raccolgono, li avvolgono persino intorno al collo; ma i serpenti non fanno male a nessuno. Dopo il servizio, strisciano fuori dalla chiesa e non tornano fino all'anno successivo. Tutto questo è stato ripreso in video. E chi vuole vedere di persona può recarsi a Cefalonia il 15 agosto.

Sono noti anche altri miracoli che si verificano regolarmente, concessi dal Signore per rafforzare i cristiani ortodossi, ma qui è sufficiente menzionare Cefalonia; se gli scettici ortodossi e non ortodossi negano il miracolo del fuoco santo, cosa diranno di questo miracolo? Che tipo di accendisigari attira questi serpenti ad entrare in chiesa? Se nel caso del fuoco santo la speculazione verte sul fatto che il miracolo avvenga nella minuscola cappella a cui ha accesso solo il patriarca, qui a Cefalonia il miracolo avviene sotto gli occhi di tutti i parrocchiani.

Apparentemente, gli scettici religiosi, gli eretici e gli scismatici sono particolarmente contrari al fuoco santo perché la sua esistenza brucia soprattutto le loro anime.

* * *

In un breve articolo non è possibile citare tutte le testimonianze e le testimonianze sul fuoco santo e tutta la storia e le storie ad esso connesse; pertanto, si consiglia a chiunque fosse interessato di visitare il sito holyfire.org, dove si indagano criticamente anche altri tentativi [oltre a quelli qui menzionati] di mettere in discussione la genuinità di questo miracolo di Dio.

In conclusione, non sarebbe superfluo citare un altro testimone diretto del miracolo, unl nostro contemporaneo, il vescovo Gavriil di Blagoveshchensk nell'Estremo Oriente della Russia.

"Ha visto come scende il fuoco pasquale?"

"Sì, l'ho visto due volte. L'arcivescovo Antonij Zavgorodnij era ancora vivo allora. E quando il Sabato Santo il patriarca è uscito con il fuoco santo, vladyka Antonij e io non abbiamo cercato di accendere le nostre candele da esso, ma siamo corsi rapidamente nella cappella del Sepolcro del Signore; un greco è corso dentro, poi vladyka e io. E abbiamo visto nel Sepolcro del Signore una fiamma di un colore blu/celeste [scuro]; l'abbiamo presa tra le mani e ci siamo lavati con essa. Per un certo numero di secondi non ha bruciato, ma poi ha acquisito le sue solite qualità e vi abbiamo acceso le nostre candele".

"Il fuoco stava bruciando direttamente su quella grande pietra piatta che ricopriva la tomba?"

"Sì, su quella pietra. E tutte le lampade stavano bruciando. E l'intera pietra era ricoperta di fuoco... Dovreste vederla! Anch'io, se non l'avessi vista, avrei i miei dubbi. Ma l'ho vista io stesso: il fuoco ardeva e ci stiamo lavati in esso. Ovunque c'è solo roccia e marmo, e tutto è coperto di fuoco. Niente fuliggine, niente di niente... C'è semplicemente fuoco che arde, ecco tutto". [15]

Note

(NB: tutte le fonti sono in russo)

[1] Dmitrievskij, A.A., Servizi della Chiesa della Settimana Santa [della Passione] e della Settimana Luminosa [Pasqua] nella santa Gerusalemme, IX-X secolo. Kazan', 1894. pp.175-179.

[2] Il libro della mia vita. Diari e appunti del vescovo Porfirij Uspenskij. San Pietroburgo, 1894. Parte 1, p.671.

[3] Il libro della mia vita. San Pietroburgo, 1896. Parte 3, pp.299-301.

[4] Citato da: Avdulovskij, F.M., Il fuoco santo che esce dal sepolcro del nostro Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo. Mosca, 1887, pp.46-47.

[5] Il libro della mia vita. Parte 3, p. 231.

[6] Axilleos, archimandrita Savva, Ho visto il fuoco santo. Atene 2002.

[7] Lebedev, A.P., "Grandi [cose] in piccole [cose]...". Ricerca storica e sviluppo accademico della storia della Chiesa russa. San Pietroburgo, 2005, p. 344.

[8] Per maggiori dettagli, vedere Gorozhanin A., In difesa della santa Tradizione dagli attachi dei protestantizzanti / Il fuoco pieno di grazia. n . 17.

[9] Unia / Chiesa uniata: qualsiasi chiesa cristiana orientale che riconosce la supremazia del papa ma conserva la propria liturgia distintiva. Traduzione dal Dizionario del patrimonio americano.

[10] Ivinskij, P. Letteratura slava orientale nel grande principato lituano. Vilnius, 1998, pp.111-112.

[11] Dvorkin, A.L., Saggi sulla storia della Chiesa ecumenica ortodossa. Nizhny Novgorod, 2005, p.852.

[12] Papadopulo-Kerameus, A.I., La storia di Nikita il Chierico reale: Lettera all'imperatore Costantino VII Porfirogenito sul fuoco santo, scritta nell'anno 947. San Pietroburgo, 1894, pp.10-11.

[13] La vita e il viaggio di Daniil, igumeno della terra della Rus'.//Libro dei viaggi. Note di viaggiatori russi nell'XI-XV secolo. Mosca, 1984, p.77.

[14] Citato da: Avdulovskij, F.M., Il fuoco santo, p.27.

[15] Colloquio con il vescovo Gavriil di Blagoveshchensk. // http://www.pravoslavie.ru/guest/gavriil.htm

 
Aiuti ai cristiani in Medio Oriente da Russia e USA

In tutto il mondo la sensibilità per le sofferenze dei cristiani in Medio Oriente prende forme diverse e tra loro complementari. Nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, presentiamo due approcci diversi, ma entrambi utili e provvidenziali: il primo è un’intervista al professor Robert P. George (figlio di un ortodosso siriano), presidente della Commissione degli USA sulla libertà religiosa internazionale, che cerca di convincere l’amministrazione americana della priorità dell’aiuto ai cristiani perseguitati. Il secondo è un resoconto delle raccolte di aiuti ai siriani dalla Russia, dove il sostegno al patriarcato ortodosso di Antiochia ha preso forma di una grande raccolta incoraggiata dal patriarca Kirill.

 
Intervista di Tudor Petcu a padre Eugenio Miosi

Le chiederei innanzitutto di dirmi come era lei da un punto di vista spirituale prima della sua conversione all'Ortodossia. Cosa l'ha deluso nel mondo cristiano in cui lei è stato cresciuto?

Sono nato e cresciuto in una famiglia radicata nella fede cristiana cattolica, educato alla preghiera e avviato nella conoscenza dei contenuti della fede non solo da parte dei miei genitori ma anche delle zie e soprattutto dai miei nonni. Una fede equilibrata quella della mia famiglia, dove si viveva facendo tesoro del latino e di tante consuetudini care alla tradizione cattolica, e anche con una mens aperta a quanto espresso nel Concilio Vaticano II. Ma il dono maggiore che mi è stato trasmesso dalla mia famiglia è stata la scelta radicale della coerenza tra vita di fede e vissuto quotidiano, insieme alla volontà di testimoniare questa fede senza rumore, col cuore rivolto a quel Padre che vede nel segreto, che chiede di non far sapere alla sinistra ciò che fa la propria destra. In tutta onestà devo dire che ero davvero un cattolico convinto e felice di essere tale: la santa messa e l’adorazione eucaristica, il santo rosario e l'amore per il papa e per il magistero erano capisaldi della mia vita.

Negli anni del liceo ebbi un primo approccio con la liturgia dell'Oriente Cristiano, a cui i miei genitori partecipavano volentieri. Insieme a loro ebbi modo di visitare Piana degli Albanesi, Mezzojuso e la parrocchia di San Nicolò dei Greci a Palermo. La liturgia orientale mi affascinava molto, dandomi una carica spirituale davvero notevole. Ma ancora non riuscivo a collegare tutto questo ai tanti altri elementi sparsi che costituiscono il patrimonio spirituale ortodosso dei siciliani, elementi presenti nell’iconografia e nella pietà popolare, una eredità di cui ero inconsapevole possessore, come tesoro nascosto che giaceva nel mio campo, un campo che però dovevo ancora riscattare. E il tesoro lo acquistai ma solo dopo aver venduto tutto il resto. Il Cattolicesimo mi ha dato il primo annuncio di Cristo, non posso parlare di delusioni, devo anzi esserne grato. Ma nella Chiesa Ortodossa ho incontrato Cristo Risorto, l'ho visto, l'ho toccato. Ho trovato il tesoro nascosto per cui era necessario dare via tutto il resto.

Come descriverebbe il suo incontro con l'Ortodossia? Apprezzerei moltissimo se potesse dirmi quale fu la grande novità che ha scoperto nella Chiesa Ortodossa. Si potrebbe parlare anche di una sua rinascita spirituale nel mondo ortodosso?

Fu sempre in quegli anni che mia madre mi regalò un’icona che riproduceva la celebre Trinità angelica di Sant’Andrej Rublev. La luce e la vera teologia che si irradiano da questa icona sono state una pietra miliare nel mio cammino. Scoprivo a poco a poco la stessa teologia e la stessa luce nei mosaici di alcune chiese siciliane a Palermo, a Monreale e Cefalù, così come negli affreschi o nelle icone perdute nei musei della mia terra, superstiti di un passato fatto di Gloria (quella “Slava” che è glorificazione) e di Testimonianza, che fu autentica martyria nella Magna Grecia dove i cristiani ortodossi diedero la vita per la Fede.

Come le tessere d'un mosaico accostate l'una all'altra ci mostrano il volto del Cristo Pantocratore, così le varie reliquie fatte di memorie e testimonianze ortodosse mi svelavano a poco a poco il volto della Chiesa Ortodossa, la Chiesa dei miei padri.

Dopo il liceo iniziai a studiare teologia cattolica. L'approccio non fu affatto semplice. Avvertivo un'aridità fuori del normale, stridente con quella che era la mia vita di fede. La stessa definizione di teologia quale “scienza della fede”, al pari delle scienze umane e trattata di fatto come una di esse, mi appariva come una aberrazione, e tuttavia mi immersi appieno in tutto questo, desideroso di approfondire la mia fede. In quegli anni potei frequentare anche alcuni corsi di teologia orientale, e incontrai così i primi testi di teologia ortodossa. Conobbi così i teologi russi della scuola di Parigi, con le loro storie di esilio e riscoperta della fede ortodossa in terra occidentale. In particolare mi piacque molto Pavel Evdokimov, un teologo laico che si sudava il pane quotidiano lavorando come un cittadino qualunque. Ma fu certamente la lettura dei libri di Panayotis Nellas, teologo greco, e l'incontro con i Santi Padri a scavare dentro di me in profondità.

Intorno al secondo anno venni a sapere di un gruppo di monaci che dal Monte Athos si erano recati in Calabria per ricostruire un antico monastero ortodosso. Questa notizia mi entusiasmò, e dentro di me nacque il desiderio di conoscere questi uomini che arrivavano da luoghi lontani e così santi, per restituire alla nostra terra quella Verità gridata dalle pietre di venerabili ruderi: questa era e torna ad essere terra Ortodossa!

Poco tempo dopo seppi di due monaci di rito orientale che si erano ritirati in un povero eremo di Palazzo Adriano, e che successivamente si erano convertiti alla Fede Ortodossa. Poi di altri due eremiti che venivano dal mondo francescano e vivevano in povertà e preghiera sui monti delle Madonie. Incontrai per caso uno di questi eremiti francescani per ben due volte, una figura davvero carismatica, le sue parole iniziarono a squarciare il velo che copriva la mia vista spirituale. Fu il primo a dirmi che “la teologia è la vita con Dio e non i trattati su Dio”.

Decisi di approfondire. Lessi la Vita di Sant'Antonio il grande scritta da sant'Atanasio e i Detti dei Padri del deserto, e poi le vite di altri santi monaci e monache, sia cattolici che ortodossi. In seguito visitai anche qualche illustre abbazia benedettina. Fu una delusione. Mi colpì molto come con il passare dei secoli il monachesimo in occidente fosse stato svuotato della sua essenza, tanto da essere oggi profondamente svalutato nel mondo cattolico. Mi colpì molto anche l'apprendere come molti santi ancora oggi venerati in Sicilia fossero stati monaci, e monaci ortodossi!

Pian piano dopo queste letture e testimonianze maturava in me un desiderio più intimo di silenzio, un bisogno di mistica solitudine. Il sacerdote con cui mi confessavo visto il mio interesse, mi fece leggere un libro che raccoglieva interviste a uomini e donne contemporanei che nel cattolicesimo avevano scelto la vita eremitica. Mi entusiasmò sapere che questa scelta di vita non fosse solo un ricordo del passato, e che i pochi eremiti di cui sapevo non erano i soli. Una di queste interviste era di un monaco che si era ritirato in solitudine nella grande valle eremitica di Pantalica. Un altro, un benedettino, viveva in Svizzera, lo avrei incontrato di persona anni dopo a Milano, sia io che lui entrambi già nella comunione della Fede dei Padri.

Ringraziai il confessore per questa lettura, e gli manifestai il desiderio di vivere così anch'io. Per tutta risposta si mise a ridere dicendomi che con tutte le necessità di questo mondo non dovevo buttare la mia vita per ritirarmi in una grotta con una capretta (l'iconografia del santo Calogero raffigurato insieme alla cerva è molto cara ai siciliani, anche ai più progressisti!). Mi spiacque molto questa risposta, che tuttavia non poté fermare la mia ricerca spirituale.

Un anno dopo riuscii a contattare i monaci aghioriti che vivevano in Calabria e grazie a loro il Signore mi diede la vera illuminazione. A Bivongi per la prima volta incontravo la Chiesa Ortodossa viva, in una comunità di monaci che testimoniava una continuità di fede e di vissuto senza fratture tra i secoli o i millenni, tra presente e passato, una Chiesa fedele nel trasmettere ciò che dal Maestro ha ricevuto senza rinnegare o idolatrare il passato, né stigmatizzare il futuro, e dove “Oggi comincia la nostra salvezza”. Questa è stata certamente la novità rispetto ad un Cattolicesimo che si autodefinisce oggi Conciliare, ieri era Tridentino, e domani... vorrei tornasse e restasse patristico! Così è iniziata la mia rinascita, dico iniziata, perché l'uomo vecchio muore un po' alla volta, e anche l'uomo nuovo nella sua nascita necessita dei necessari tempi di gestazione.

Qual è per lei il più importante significato della liturgia ortodossa? Può anche spiegarmi come intende lei la solennità della liturgia ortodossa dalla quale sono colpiti tanti occidentali che si sono convertiti all'Ortodossia?

Come già accennato la liturgia è stato uno dei primi gradini di questa scala spirituale che mi ha gradualmente portato alla Retta Fede e dunque alla Retta Glorificazione: Pravoslavie!

La differenza tra le liturgie celebrate dai greco-cattolici a cui avevo assistito e le celebrazioni dei cristiani ortodossi al monastero di Bivongi e poi in Grecia, erano molto forti sul piano spirituale, cioè della grazia. I primi spesso insistono sul ritualismo, perché il rito è tutto ciò che giustifica il loro stesso essere, accentuando una artificiosa teatralità. Inoltre non può esservi vera liturgia senza la retta glorificazione, i riti ortodossi senza l'Ortodossia sono un’aberrazione. Ma di questa aberrazione non si può incolpare i greco-cattolici che spesso sono solo vittime più o meno inconsapevoli. D'altra parte il pericolo di scadere nella teatralità e nello spettacolo non è poi così lontano nemmeno da certi ambienti ortodossi, laddove si sacrifica la pietà in favore di una estetica fine a se stessa.

La liturgia ortodossa è l'irrompere dell’eternità nel tempo, il cielo che scende sulla terra perché questa si trasfiguri in cielo, una pregustazione del paradiso. La solennità non è semplicemente ritualistica, non è data dai magnifici cori o dagli ori splendenti, la solennità della nostra liturgia è epicletica e sostanziale, perché Cristo è in mezzo a noi!

Se nel cattolicesimo la liturgia è stata purtroppo ridotta a un tentativo antropo-sociologico di rivolgersi a Dio da parte dell'uomo, attraverso riti antropocentrici; nella Liturgia della Chiesa Ortodossa è Dio il protagonista, e l'uomo è invitato da Dio a entrare nella vita divina. Per questo diffido di quei chierici, anche tra gli ortodossi, che nelle celebrazioni cercano di far emergere se stessi anzichè lasciare che Dio si manifesti.

Ho vissuto la liturgia per tanti anni come fedele laico, da poco tempo la vivo come sacerdote. Sia prima che dopo ho avvertito questa dimensione epicletica in tutte le nostre celebrazioni, e in modo particolare nella Divina Liturgia, dove l'epiclesi è su noi cristiani e, insieme a noi, sui santi Doni, per cambiarci tutti insieme nel Corpo e Sangue di Cristo.

Vista la sua conversione all'Ortodossia, potrebbe dire che lei ora è anche un testimone della fede ortodossa, della retta fede in Italia?

Oggi quando servo la Divina Liturgia avverto tutta la mia indegnità e inadeguatezza, e soprattutto so che non sono io a celebrare ma Cristo stesso celebra e si rende presente come Sacerdote ed Offerta. In questo senso sì, oserei dire che nella Liturgia Eucaristica che irradia la liturgia della vita io sono solo un testimone della Retta Glorificazione, e con essa e in essa glorifico Dio rendendo questa testimonianza. È il mistero della Risurrezione come vissuto dall'apostolo Tommaso che toccò il costato del Signore, così anche noi, entriamo nel Corpo di Cristo e diventiamo testimoni del Risorto. In questo senso sono anch'io testimone come lo è ogni cristiano che può così gridare/glorificare: Cristo è risorto! Perché il Risorto lo abbiamo incontrato, lo abbiamo visto, lo abbiamo toccato, gustiamo ogni giorno la sua bontà.

Se qualcuno le chiedesse di spiegare perché le redenzione si trova nella Chiesa Ortodossa, quali sarebbero i suoi argomenti? Nella sua prospettiva perché la verità si trova nella Chiesa Ortodossa più di quanto si possa immaginare?

Possiamo avere redenzione solo in Cristo. La vita in Cristo è ciò che ha dato gioia e luce a tutta la mia esistenza, illuminando anche i momenti più bui e tristi del passato, infondendomi la speranza per il futuro. Tutto questo non è solo esclusivo dono per me, perché il Signore vuole che tutti siano salvati, e vuole che ci salviamo insieme. Nella Chiesa Ortodossa l’affidare noi stessi gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio, insieme all'amarci gli uni gli altri per poter insieme confessare l'amore Trinitario, è l'essenza di tutta la fede e di tutta la vita di un ortodosso. Qui ho incontrato Cristo, mia salvezza. Per questo dico: qui è la Redenzione e qui è la Verità! Non è teoria, ma un semplice ed evangelico “venite e vedete”.

 
Американский священник ушёл из Константинопольской церкви в РПЦЗ в знак протеста против действий патриарха Варфоломея на Украине

Настоятель Успенского храма в Блуфилде (США, Западная Вирджиния) священник Марк Тайсон покинул Константинопольский патриархат и перешёл в РПЦЗ в знак солидарности с канонической Православной церковью Украины.

"Несколько дней назад патриарх, которого я преданно и молитвенно чтил на протяжении более двух десятилетий, предпринял беспрецедентный шаг по восстановлению канонического статуса мятежной банды лишенных сана и дискредитированных священнослужителей в Украине", - пишет своему правящему архиерею отец Марк в письме, копия которого была передана в понедельник в "Интерфакс".

Священник отмечает, что "аморальные и неканонические действия патриарха Варфоломея на Украине уже способствовали насилию в отношении канонической Церкви", и это насилие будет нарастать.

"На наших глазах разворачивается церковная гражданская война... и наш патриарх дал свое официальное одобрение. Новая и независимая "церковь", которую он создал, состоит из идолопоклонников. Они поклоняются не Святой Троице, а ложному Богу, называемому "свободной Украиной", - говорится в письме.

По этой причине священник М.Тайсон решил оставить приход Константинопольской церкви.

"Я отслужил там последнюю литургию и больше не буду чтить патриарха Варфоломея. Моя совесть этого просто не допустит. (...) Я решил просто, но твердо "отойти" и объединиться в общении со страдающей Украинской церковью, которая была маргинализирована непонятными действиями патриарха Варфоломея. Я потерял весь свой доход. Я потеряю много дорогих и замечательных друзей. (...) Однако я готов пойти на мучительные жертвы, чтобы больше не вспоминать этого патриарха, который вскрыл такую рану на теле Церкви", - пишет отец Марк.

В заключение он призывает "любой ценой избегать общения с новоиспеченными "каноническими" идолопоклонниками", считая, что такое общение - "искусственный обман, который в свое время будет высмеян и предан анафеме".

По информации из канцелярии Восточно-Американской епархии РПЦЗ, священник Марк Тайсон уже принят и назначен в клир одной из церквей в Вирджинии.

11 октября Синод в Стамбуле лишил юридической силы свой указ от 1686 года о передаче Киевской митрополии Москве, объявил о создании своего подворья в Киеве и реабилитировал лидеров самопровозглашенных православных церквей на Украине. В ответ Синод Московского патриархата объявил о полном разрыве отношений с Константинопольской церковью.

 
La Russia dovrebbe avere paura di un'invasione polacco-lituana?

La difesa della Lavra della Trinità e di san Sergio contro i polacchi nel 1610. Dipinto di Sergej Milradovich

È il 1611. Dopo oltre un anno di occupazione da parte della Confederazione polacco-lituana e dopo successive invasioni, i moscoviti si ribellano. Anche se questo alla fine riporta Mosca sotto il controllo russo, non impedisce ripetuti tentativi da parte dei polacchi di catturare le terre russe negli anni a venire, ed è nel 1618 che è firmato l'armistizio di Deulino, che dà alla Confederazione il controllo di vari territori conquistati, tra cui la tanto contesa città di Smolensk.

Cerchiamo quindi di inserire questo fatto storico nel dibattito contemporaneo in tema di 'aggressione russa'. La Polonia ha invaso la Russia. Questo è un fatto. Non è che io pensi che molti ne siano consapevoli, nei media maggioritari. Ma come, non è possibile... esiste solo un aggressore: la malvagia Russia. E perché risalire indietro al periodo pre-sovietico? La storia dell'Europa orientale inizia a quanto pare con la rivoluzione russa. Da allora gli ex paesi del blocco sovietico come la Polonia e la Lituania sono stati repressi e apparentemente continuano a esserlo, nonostante il fatto che sono stati 'liberati' per oltre due decenni.

L'isteria anti-russa propagata dagli stati baltici e dai paesi dell'Europa dell'Est come la Polonia, e ora l'Ucraina, è a dir poco ridicola. È il momento che questi stati smettano di riscrivere la loro storia – come sembra essere la moda del momento – e invece inizino a impararla. Altrimenti, la Russia potrebbe facilmente prendere i recenti piani per militarizzare ulteriormente la Polonia e la Lituania e creare il panico tra la popolazione simile – con la paura di una nuova invasione, come quella hanno sopportato alcuni secoli indietro. Sembra assurdo, ma così fa l'isteria di massa che circonda una potenziale invasione russa.

Possiamo per favore iniettare un po' di buon senso nel dibattito geopolitico, prima che sia troppo tardi?

 
Pellegrinaggio in Moldova (Parte 1)

Il nostro confratello padre John Whiteford ci racconta del pellegrinaggio che lui e sua moglie Patricia hanno fatto nel 2022 in Moldova assieme a una famiglia di loro parrocchiani. Vi presentiamo in traduzione italiana la prima parte del racconto.

 
VIDEO: Servizio TV sulla parrocchia dei santi Pietro e Paolo a Como

Ieri abbiamo presentato il video del servizio sulla nostra parrocchia torinese realizzato dal tele-canale "Soyuz". Il viaggio per l'Italia prosegue nella trasmissione del 9 settembre 2013, presso la parrocchia ortodossa dei santi Apostoli Pietro e Paolo a Como, servita dal nostro caro padre Alexei Cărpineanu. Il servizio, con interviste a padre Alexei, ai suoi familiari e ai suoi parrocchiani, può essere visto a questo link.

 

 
Il compito teme il maestro: riflessioni su una classe con Vladimir Gorbik

cattedrale della Santa Vergine Maria a Los Angeles. La classe di coro si è svolta dal 22 al 24 agosto 2017

C'è un adagio russo che si traduce come "il compito teme il maestro artigiano" [Дело мастера боится], il che significa che il lavoro fila liscio quando si conosce il proprio campo. Nel caso della recente classe di canto corale e direzione d'orchestra, intitolata The Performance and Interpretation of Russian Sacred Choral Music, si potrebbe facilmente cambiare questo adagio con "il compito teme il maestro del coro", perché in effetti il ​​nostro artigiano in capo conosceva il suo lavoro.

Quando è arrivato per la prima volta al servizio di preghiera (Moleben) di apertura, Vladimir Gorbik, il maestro, si è comportato in un modo che poteva essere descritto come "attento senza dare nell'occhio". Ha venerato in silenzio le icone e si è fermato al lato della chiesa, con la testa inclinata verso il basso mentre il nostro rettore locale, l'arciprete Nazarij Polatajko, intonava le preghiere perché il nostro seminario di tre giorni procedesse con successo. Questa è stata la prima visita di Gorbik nella zona di Los Angeles, e tale novità si percepiva nell'anticipazione sia degli organizzatori che dei partecipanti. Per, noi membri del coro della cattedrale della Santa Vergine Maria (Holy Virgin Mary Cathedral, o HVM), la classe sarebbe stata in un ambiente familiare. La maggior parte degli altri cantori proveniva da tutta la zona della California meridionale, mentre il resto proveniva da diverse parti del Nord America (come Washington, Texas, Oregon e Alberta).

la cattedrale della Santa Vergine Maria è stata costruita nel 1928. Sergej Rachmaninoff è stato uno dei suoi primi parrocchiani

Dopo il Moleben, con movimenti rapidi e manovre agili del suo bagaglio, il Maestro Gorbik (il viaggiatore che veniva da più lontano) ci ha accompagnati dalla cattedrale alla sala dei ricevimenti dove avremmo passato i due giorni seguenti a prepararci a cantare una Veglia e una Liturgia per la post-festa della Trasfigurazione secondo il calendario giuliano. Una volta all'interno della sala di ricevimento, abbiamo organizzato i nostri posti a sedere su tre file: primi cantori e direttori di coro, poi osservatori. Senza perdere slancio, Gorbik si è seduto alla sua tastiera elettrica, eretto e con le mani alzate nel compito di preparare i pezzi. Anche se sapevamo che ci saremmo fermati a pranzo, a cena e per un Acatisto, incombeva su di noi il consenso sul fatto che saremmo stati inchiodati alle nostre sedie e avremmo cantato fino a notte fonda.

I suoi commenti pratici arrivavano presto e all'improvviso come un lampo in inglese o in russo. Seduto con attenzione nella sezione del tenore c'era il dott. Vladimir Morosan, pronto a svolgere il pesante compito di tradurre i pensieri più complessi di Gorbik. Dopo aver compiuto il primo pezzo, ci siamo immediatamente fermati a un battito di mani e a uno sguardo dal maestro, che ha parlato nel nostro silenzio: "Faremo un gioco." Il gioco si concentrava sul respiro sfalsato, o sul "respiro a catena", come è noto in russo, per creare un canto continuo di canto, molto simile al canto degli angeli. Le regole del gioco erano le seguenti: se uno di noi respirava tra le frasi musicali (o in qualsiasi altro punto visibile) dovevamo alzarci in piedi e rimanere in piedi fino alla fine della frase. All'inizio abbiamo continuato a dimenticare le regole o il fatto che stavamo giocando, ma il maestro ci ha subito ricordato che avremmo continuato lo stesso gioco per il resto della giornata. Nessuno ha riso.

Più tardi, Gorbik ci ha passato un affascinante aneddoto in risposta a una domanda sulla respirazione corretta: una volta aveva posto questa domanda a uno dei suoi anziani prediletti – l'archimandrita Matfej (Mormyl') della Lavra della Trinità e di san Sergio – al telefono. L'anziano aveva risposto chiedendo: "Hai mai visto una mucca muggire?" Sconcertato, Gorbik aveva risposto che era cresciuto in città e non riusciva nemmeno a ricordare l'ultima volta che aveva visto una mucca, al che l'anziano aveva parlato per 50 minuti (cinquanta!) dei meccanismi di una mucca che muggisce, ponendo i suoi muscoli a forma di triangolo, e come tale tecnica dovrebbe essere l'aspirazione del cantante. "Anche due minuti del tempo di un monaco sono preziosi", disse Gorbik, "quindi sono rimasto appeso a ogni parola!"

Gli aneddoti di Gorbik erano a dir poco notevoli, specialmente quando arrivammo alle stichire (inni propri) per la festa e il santo del giorno (il martire Euplo), tutte appositamente preparate per questa scuola di canto dal nostro solito regista, Serge Liberovsky. Il nostro fraseggio musicale è stato, fin dall'inizio, non soddisfacente per il maestro. "La fine di una frase musicale", ci ha detto, "è come tornare a casa dopo una lunga giornata. Ci sono i vostri figli, vostra moglie, la tua cena. Non finire la frase con forza è come andare accidentalmente a casa del vicino, disturbandolo e facendo preoccupare tua moglie! Io dovrei saperlo, visto che ho una moglie e dieci figli. "Continuò," Se volete che i vostri figli vi ascoltino, dovete esprimere voi stessi in un modo che si adatta a quello che state dicendo. Se io racconto una storia divertente, ma invece di ridere, i miei figli piangono, allora l'ho raccontata male. È così anche con queste stichire. Il cosiddetto "canto spirituale" non significa essere privo di emozioni nel canto. Piuttosto, l'emozione è conforme al testo. Ecco perché amo le ballate e le canzoni delle ballate, perché in esse la narrativa e la musica sono unite". Da quel momento in poi le parole della stichira sono divenute vibranti come qualsiasi icona:

"Attraversando il mare della sofferenza, la tua vela colma del soffio dello Spirito... avvolto in una veste viola tinta con il tuo sangue... e incoronato con la corona della vittoria dalla mano del Creatore della vita [, o martire Euplo]..."

Altrettanto vivide erano le sue analogie per certe frasi di musica o colorazione di parti. A un certo punto, quando stavamo perdendo energia, ci ha fermati e ha detto: "Il vostro fraseggio suona come la discesa di un carrello con le ruote quadrate. Proviamo a renderle tonde, eh?" È diventato una fonte di analogie durante i suoi pezzi preferiti, uno dei quali era l'Inno cherubico di Pavel Chesnokov (un arrangiamento della melodia dell'eremo di Sofroniev): i soprani sono diventati "cielo blu", mentre i bassi erano "terra dura" e "campane" e venivano istruiti, durante un esercizio, a cantare come una campana che risuona. "La tradizione russa del canto basso non è mai pesante", ha detto, offrendo una parodia comica dei bassi che si immaginano essere il famoso basso operistico Fjodor Shaljapin, ma chiaramente non ne sono all'altezza. L'analogia è divenuta aneddoto mentre parlava delle campane della Lavra della Trinità e di san Sergio che, quando si era fermato in mezzo a due di loro, avevano trasformato il suo corpo in una campana per mezzo delle vibrazioni. Una campana era così grande che sei uomini dovevano far oscillare il batacchio da un lato all'altro per 15 minuti per scaldarlo. La principale istruzione di Gorbik per l'Inno dei cherubini, tuttavia, era semplice e commovente: "Questa melodia è come un lamento, un lamento russo. Cantatelo come fareste con una ninna nanna".

Una volta arrivati ​​al canone del Mattutino, Gorbik è esploso con entusiasmo: "Questo dovrebbe essere ritmico come una danza. Una danza russa! "E ha continuato a canticchiare la melodia e battere le mani in modo indiscutibilmente russo. Dopo questo commento il canone ha assunto un carattere a cui nessuno avrebbe mai pensato prima: è diventato leggero e disinvolto. Una tale disinvoltura si adattava giustamente alla prima ode, che è un canto della vittoria di quando Israele attraversò il Mar Rosso. La ritrovata leggerezza non ha mai abbandonato la disciplina dell'atmosfera nella classe di canto.

Sparsi tra noi cantori c'erano maestri di coro che occasionalmente conducevano su richiesta di Gorbik. Anche quando non stava dirigendo, Gorbik manteneva la sua attenzione e la sua solita serenità, seduto dietro a noi o in piedi di lato nel caso avesse bisogno di commentare o fare un passo indietro. Una direttrice di coro era così ansiosa da essere titubante ad iniziare. Gorbik ha reagito con abilità e delicatezza prendendo il suo polso tremante e guidando il coro assieme a lei. Mentre la direttrice si sedeva di nuovo, Gorbik le ha fatto un cenno e ha osservato con il suo sorriso ampio e luminoso, "è stata eroica". Un altro esempio di cura per noi è giunto quando, verso la fine della nostra sessione, ha registrato se stesso mentre suonava il testo slavonico di "A te condottiera pronta alla difesa", mentre ci ammoniva di andare a casa e studiare la partitura.

Abbiamo lasciato la chiesa alle 21 quella prima sera, un'ora prima rispetto a quanto indicato sul programma. "Il mio regalo ai cantori è che finisco presto, ma il secondo giorno sorrido meno. Siete stati avvertiti", ha detto sempre con un sorriso sul suo volto.

Il giorno seguente è stato densamente pieno di pratica, a parte le momentanee pause per i pasti e un intervallo più lungo prima della Veglia, mentre Gorbik si incontrava con i direttori di coro. Sentivamo tutti la fatica. Mentre aspettavamo nella sala dei ricevimenti, un cantore si è avvicinato ad alcuni dei partecipanti più giovani e ha osservato, "anche i giovani sembrano stanchi". Un altro cantore ci ha detto che aveva "fatto i compiti", ascoltando la registrazione del testo slavonico di Gorbik più di quindici volte. Altri cantori si sono riuniti attorno al pianoforte, suonando le loro parti con note. Altri ancora dormivano. Mentre il tempo non ci ha permesso di preparare ogni brano musicale, siamo stati sempre a conoscenza dell'abilità del Maestro Gorbik nell'esprimere la musica e nel mantenere la professionalità e la spiritualità musicale richieste nel canto in chiesa.

Poi ci sono state la Veglia e la Liturgia il mattino successivo. Alla Liturgia, l'arcivescovo Benjamin (Peterson) della diocesi di San Francisco e dell'Occidente dell'OCA ha iniziato la sua omelia sulla famosa citazione di uno dei romanzi di Dostoevskij: "La bellezza salverà il mondo. La bellezza deve essere in ogni cosa nella chiesa. Le icone devono essere belle. I tappeti devono essere belli. Anche gli "orpelli" che indossa il vescovo devono essere belli! E soprattutto il canto deve essere bellissimo!"

I servizi erano davvero belli, ma sapevamo tutti che alcuni pezzi erano cantati meglio di altri. Uno dei pezzi migliori è risultato essere l'Inno cherubico di Chesnokov, un risultato di cui il maestro era molto contento. Per lo meno avevamo ricordato il nostro "gioco" di respirazione e tutti hanno espresso un sospiro collettivo di sollievo.

Al nostro ultimo pranzo insieme nella sala dei ricevimenti, Gorbik ha fatto alcuni commenti conclusivi, iniziando con la valutazione del nostro canto durante i servizi stessi: "Anche i cantori professionisti commettono errori", ha iniziato facendo lo stesso gesto verso l'alto, circondato dai nostri volti tesi, "benché acquisiscano l'esperienza di come gestirli rapidamente. L'umiltà è essenziale per i cantori di qualsiasi livello, specialmente in chiesa". Ci ha presentato un umoristico, anche se inquietante, esempio di tale mancanza di umiltà: in più di un'occasione cantori di cori professionali a Mosca (alcuni di loro sono solisti ben noti) hanno detto in faccia a Gorbik che era solo un "pazzo di direttore" e che il loro modo di cantare sarebbe stato bello anche se le note fossero state sbagliate. Siamo scoppiati a ridere, con non poca sorpresa. "La vera umiltà", ha continuato, "è non cantare se non conosci la musica. È meglio cantare bene un pezzo solo piuttosto che rovinare tutti i pezzi con il tuo canto mediocre".

Il Maestro Gorbik ha poi parlato della sua formazione musicale e di come ha iniziato a cantare all'età di cinque anni, il che ha portato alla sua esperienza in generi diversi come musica popolare, classica e rock. "Io posso scegliere!", ha detto. Con questa consapevolezza, la figura che si era ritagliato per noi si è addolcita e approfondita. Quando ha aperto il discorso alle domande, la stanza si è davvero ravvivata. Le domande andavano dalla sua percezione di un '"idioma musicale ortodosso americano " al ruolo dei bambini in chiesa, portando ad aneddoti umoristici sulla sua famiglia, nessuno dei quali aveva bisogno di essere tradotto. Un membro ha espresso meraviglia per l'abbondanza e il colore di tutti i suoi aneddoti, ai quali Gorbik ha risposto con serietà sorridente: "I miei aneddoti nascono dal vostro amore, che ho provato fin dalla nostra prima prova... e il vero amore per un altro mostra quanto bene ti armonizzi quando canti con loro ".

Annidate tra i suoi commenti e aneddoti, sia durante le prove sia nei suoi commenti conclusivi, c'erano parole di saggezza acquisite durante i suoi anni di direzione in chiesa e in sala da concerto, tra le quali rimangono tre gemme:

• "I cantori hanno un vantaggio rispetto alla congregazione in quanto quando si canta si può più facilmente permettere alla mente e al cuore di essere connessi, il fine ultimo dell'uomo e l'inversione della caduta di Adamo."

• "Più di due di noi sono riuniti qui in nome di Cristo, quindi Cristo è in mezzo a noi. Non siamo più divisi in russi o americani, ma uniti come cittadini del regno celeste ".

• "Con un buon canto il cielo può essere presente in ogni parrocchia".

Ha concluso dicendo con grande rispetto: "Pregate per me, per noi e per il mio viaggio. Io pregherò per voi". Poi è arrivato il punto in cui abbiamo cantato "molti anni" a Gorbik, che appariva come mai tranquillamente attento, con un seguito di strette di mano, baci e abbracci reciproci prima che il maestro uscisse dalla porta, il suo bagaglio in una mano e un limone della California nell'altra.

Il consenso generale tra i partecipanti, tra noi della HVM e gi altri, era che questa classe era stata un'esperienza umiliante a causa del livello di professionalità richiesto da noi in così poco tempo, e che aveva rivelato i nostri difetti. Un osservatore ha fatto commenti appropriati sulla stichira:

"È facile dimenticare, come cantore di una chiesa, che sono dei tesori spirituali quelli che stiamo cantando e offrendo alla congregazione e a Dio. È facile fare un lavoro mediocre. Le parole del prof. Gorbik [su come una chiesa ha bisogno di buoni cantanti così come un edificio ha bisogno di costruttori, bidelli e idraulici competenti] mi hanno ricordato con forza che quello che facciamo è un buon lavoro e, a meno che non vogliamo la ricompensa del povero bidello, costruttore o idraulico, dobbiamo fare il meglio che possiamo".

Nonostante il rigore di quei tre giorni, molti di noi hanno espresso la speranza che questa non fosse stata l'ultima visita del maestro a Los Angeles o alla HVM. Per il breve intervallo che abbiamo cantato sotto la sua direzione, ognuno di noi ha dato uno sguardo a un artigiano al lavoro, e a sua volta ha raggiunto una qualche forma di pietra miliare nella nostra partecipazione al ministero del canto in chiesa. A causa dell'intensità di Gorbik, il nostro focus collettivo durante le sessioni è stato estremamente nitido, cosa che ha dimostrato di essere fisicamente dura ma alla fine gratificante. Inoltre, grazie alla destrezza della direzione di Gorbik, noi come cantori siamo stati al tempo stesso sfidati e rassicurati sul fatto che potevamo fidarci di qualunque direzione in cui ci avesse guidato. Un tale approccio ha attenuato le nostre stesse paure quando abbiamo visto il compito sottomettersi al coraggio del maestro.

 

 
L'Ucraina e i tempi pre-apocalittici

La fine avrà luogo attraverso la Cina. Ci sarà un'esplosione insolita e avverrà un miracolo divino.

sant'Aristocleo l'Athonita, 1918

Ci saranno tre Pasque dopo la mia morte. La prima sarà una Pasqua di sangue, la seconda di fame e la terza di vittoria.

anziano Giona di Odessa, 2012

Mi è stato chiesto più volte negli ultimi due mesi di scrivere sul conflitto in Ucraina o di schierarmi. Sono stato in silenzio per tutto questo tempo. Non volevo parlare, perché ogni conflitto armato e tutte le vittime innocenti sono tragedie. Questa è una questione in cui il silenzio in preghiera è la soluzione migliore. Ora, nella festa della Risurrezione, dirò solo quanto segue:

La Crocifissione ha mostrato le persone come erano realmente: alcuni hanno mostrato tradimento come Giuda, alcuni hanno mostrato codardia e si sono lavati le mani come Pilato, alcuni hanno mostrato invocato la crocifissione e hanno crocifisso come i farisei, altri hanno aiutato a portare la Croce, altri hanno hanno calato dalla Croce il purissimo Corpo, e altri si sono preparati a ungerlo. Perché alla crocifissione, la più grande crisi di tutta la storia umana, come a ogni crocifissione e e a ogni crisi (che è la parola greca per 'giudizio'), si rivela la vera natura di tutto. La crisi in Ucraina non fa eccezione, con politici e religiosi che dichiarano la loro vera natura. Alcuni si comportano come Giuda il traditore, Pilato il codardo e Caifa l'ingannatore, ma altri portano la croce, depongono il corpo e lo ungono.

Il problema del secolo scorso era proprio che il mondo occidentale non ascoltava i profeti che gli erano stati inviati. Da un lato, san Giustino (Popovich) difese la Chiesa contro lo spirito della tirannia papista, non importa da dove venisse, e, dall'altro, Solzhenitsyn predisse chiaramente l'attuale guerra in Ucraina e dichiarò al governo degli Stati Uniti: 'No, non posso raccomandare la vostra società come l'ideale per la trasformazione della nostra'. Di conseguenza, oggi affrontiamo la lotta contro i poteri politici del laicismo totalitario, con la sua censura "liberale" e il suo "potere è giustizia" perché "l'Occidente è il meglio".

Ora, nel presente secolo, attendiamo il tempo del compimento delle profezie di san Serafino di Sarov, di sant'Anatolio di Optina, di san Giovanni di Kronstadt, di san Serafino di Vyritsa, di san Lorenzo di Chernigov, dei Nuovi martiri e confessori, dei martiri imperiali e dei loro compagni, e di giusti recenti come gli anziani Nicola del Lago di Pskov (2002) e Giona di Odessa (2012). Ciò che sta accadendo in Ucraina è da entrambe le parti una lotta tra la civiltà cristiana dell'uomo di Dio e il secolarismo dell'umanesimo – l'essere umano. Più esattamente, è una lotta per eliminare il grano della civiltà cristiana ortodossa dalla zizzania del mondo e restituirlo al Dio risorto. Ai demoni di questo mondo dobbiamo opporre i nostri santi, vecchi e nuovi.

 
Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio sulla crisi ucraina

Ho spesso sentito dire che il Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli rappresentano due mondi divergenti dell’Ortodossia e per questo vorrei domandarle se è così e come dovremmo percepire le relazioni storiche tra di loro.

Ci sono diversi studi sulle tendenze divergenti dei due patriarcati, che ne analizzano piuttosto le alleanze (allineamenti a programmi statali), le relazioni ecumeniche e/o le tendenze politiche (conservatrici o riformiste), e mentre tutte queste linee di analisi possono portare a risultati interessanti, credo che all’inizio sia opportuno considerare i loro dati storici e sociologici di base. Da una parte ci troviamo di fronte alla più grande Chiesa locale del mondo, che sta riprendendosi lentamente dopo avere subito persecuzioni che forse non hanno uguali nella storia cristiana (neppure in quelle dei primi secoli), e che ha senza dubbio una certa potenza, ma che è paga di quello che ha; dall’altra parte troviamo il resto ridotto al lumicino della Chiesa di un impero ormai estinto da quasi mezzo millennio, che ancora cerca disperatamente di mantenerne le prerogative, facendo leva sui sensi di appartenenza all’antico impero per quelli che vi si identificano (i greci, ancorché critici delle politiche del Patriarcato ecumenico, non avranno mai la forza di opporvisi radicalmente, e questo al Fanar lo sanno benissimo). Mosca, invece, non solo non mostra molta sudditanza verso l’antico impero, ma ha pure la sfacciataggine di identificarsi in un nuovo impero (la Terza Roma), che benché maltrattato e indebolito, ha lasciato dei resti ancora piuttosto potenti. Al cuore della crisi ucraina contemporanea non ci sono perciò aspetti divergenti dei due patriarcati (entrambi sono abbastanza cosmopoliti da convivere con aspetti divergenti al loro stesso interno), ma piuttosto quale delle due Chiese vuole avere ed esercitare una supremazia (e quindi, il problema teologico dell’esercizio di un primato all’interno della Chiesa ortodossa).

Cosa rappresenta la Chiesa ucraina nel mondo delle Chiese ortodosse e perché è così importante la sua appartenenza al Patriarcato di Mosca?

Mi permetta di evitare tutta la retorica della “città madre della civiltà ortodossa russa” e di sorvolare appena sullo stesso concetto sovranazionale di Rus’ (il nome ufficiale Русская Православная Церковь o “Chiesa ortodossa russa” significa letteralmente “Chiesa ortodossa della Rus’ ”, e non “Chiesa ortodossa della Russia”). Vorrei invece usare come metafora una barzelletta che la dice lunga sui legami tra i due popoli:

Un ucraino supplica Dio:

- Signore, perché hai dato tutto a quei maledetti russi, e a noi niente? Hanno petrolio e gas, una storia eroica, e poeti di fama mondiale, scrittori, compositori, scienziati...

- Dio: Ho dato tutte queste cose anche a voi...

- Ucraino: E dove, quando?

- Dio: Quando eravate russi...

La cosa tragica è che ogni separazione forzata dell’Ucraina dal resto della Rus’ (anche quando tenta di appropriarsi dei nomi dei santi Vladimir e Olga, del loro sigillo del tridente e di un’inesistente storia di Ortodossia autocefala) la priva della quasi totalità della sua identità, riducendola a una landa di frontiera (“U-kraina”: “Sul confine”) con poche tradizioni popolari e ancor meno particolarità ecclesiali. Il vuoto va riempito letteralmente con qualsiasi influenza esterna: polacca, lituana, svedese, austro-ungarica, nazista, inglese, americana... il passo è breve per giungere a deliri di controsenso, come accusare i russi di “influenza mongola” e poi presentare come ragione principale contro il passaggio della Crimea alla Russia... i diritti dei tatari di Crimea! La “lingua ucraina” di oggi (che già non è più la “lingua ucraina” promossa in funzione antirussa da austro-ungarici e tedeschi agli inizi del XX secolo) è un’incredibile guazzabuglio di prestiti dal polacco, dal tedesco, e se necessario perfino dall’inglese (!), assolutamente incomprensibile al di fuori di una piccola regione, e che se adottata in alternativa al russo, invece di dare all’Ucraina un’identità forte, la marginalizzerà come una nazione sempre più irrilevante. Naturalmente, anche in campo religioso, un’Ortodossia ucraina autocefala finirà per dipendere da contesti presi a prestito da altri ambienti religiosi. E mentre una nuova lingua, anche marginale e incomprensibile, può essere adottata da chiunque la voglia adottare (al solo prezzo di emarginarsi e di non farsi capire), una nuova religione che si nutre di elementi estranei finirà prima o poi per assumerne anche elementi dogmatici, e non sarà più espressione della stessa fede ortodossa.

Come spiega l’atteggiamento del Patriarcato di Costantinopoli che ha riconosciuto l’autocefalia della Chiesa Ucraina?

Mi considero capace di una certa ampiezza di vedute, ma neanche io riesco a trovare un modo di riconciliare con la logica e con il buon senso l’attuale corso del Patriarcato di Costantinopoli, con i suoi strani comportamenti di incoerenza (“diamo l’autocefalia agli ucraini – che non la vogliono – perché ci torna comodo, anche se così danneggiamo i nostri fratelli russi” e “non diamo l’autocefalia ai macedoni – che la vogliono – perché non ci torna comodo, e per non danneggiare i nostri fratelli serbi”) e i suoi ancor più strani comportamenti di coerenza (“sì all’autocefalia dell’Ucraina, perché gli autocefalisti ci portano soldi”, e “no all’autocefalia dell’America, perché i greco-americani ci portano soldi”). Tutto molto comprensibile dal punto di vista dei giochi umani di potere (o di mera sopravvivenza), ma allo stesso modo tutto molto (se mi si concede un neologismo) “pateticumenico”.

Si può parlare di un nuovo scisma nel mondo ortodosso date le divergenze tra il Patriarcato di Costantinopoli e quello di Mosca riguardo la situazione della Chiesa Ucraina?

Più che un nuovo scisma, se mi è permesso un gioco di parole sul titolo del romanzo di Gabriel García Márquez, definirei le vicende di questi giorni “Cronaca di uno scisma annunciato”.

Cerco di spiegarmi con un poco di divagazioni personali. La mia tonsura al monachesimo e la mia ordinazione al diaconato hanno avuto luogo nel febbraio del 1996, pochi giorni dopo che il Patriarcato di Mosca, in seguito a una crisi ecclesiale in Estonia, aveva annunciato una rottura con il Patriarcato di Costantinopoli che era esattamente la fotocopia (in scala più piccola) di quella che vediamo oggi. Le dramatis personae sono cambiate (solo il patriarca Bartolomeo è rimasto lo stesso), ma lo schema è un parallelo pressoché perfetto: un governo di una repubblica ex-sovietica desideroso di nascondere i propri insuccessi sotto la foglia di fico della russofobia, una Chiesa locale dipendente da Mosca, ma perfettamente integrata nella nazione (tanto da avere a capo un cittadino “etnico” locale), un gruppetto di rabbiosi immigrati che vivevano da decenni in Occidente crogiolandosi nelle memorie dei “bei tempi passati” del nazismo, e un patriarcato di Costantinopoli pronto a infilare il piede in ogni spiraglio di porta lasciato aperto, per amore o per forza, da Mosca. La situazione di scisma dell’Estonia perdurò per pochi mesi, e si concluse con un improbabile quanto anti-ortodosso “condominio di proprietà” (impossibile trovare un’altra soluzione, quando da una parte c’erano quasi tutte le proprietà delle chiese e dall’altra quasi tutti i fedeli), dove Costantinopoli fu tanto rispettosa della vantata “indipendenza estone” da mandare come proprio plenipotenziario nel paese un greco di Francia nato nello Zaire, con l’unica dote di… sapere il russo!

I negoziati sulla crisi estone lasciarono capire in termini non equivoci che, se si fosse ripetuto un caso simile (e tra le righe si leggeva dappertutto “UCRAINA”), i risultati sarebbero stati simili, e anche più duri. Pertanto, chi oggi si sconvolge o si dispera dimostra solo di non conoscere la storia (neppure quella recente) della Chiesa ortodossa.

Per continuare con i ricordi personali, poco dopo la crisi estone, incontrai a Bologna il compianto archimandrita Marco (Davitti), che mi disse senza mezzi termini, com’era abituato a fare: “Ricorda che il prossimo scisma sarà tra Costantinopoli e Mosca... e quel giorno, io voglio essere con Mosca”. La cosa interessante è che quando me lo diceva era un prete della ROCOR (che ancora non era rientrata in comunione con Mosca), e la sua ordinazione al sacerdozio aveva avuto luogo proprio sotto... gli ucraini di Costantinopoli! Ho considerato fin da allora questi commenti come le valutazioni di una persona MOLTO informata sui fatti, e... i fatti gli hanno dato ragione.

Come dovrebbero procedere le Chiese ortodosse autocefale per custodire l’unità di cui l’Ortodossia avrebbe bisogno in questo contesto di rottura tra i due Patriarcati di cui stiamo parlando?

Le pretese primaziali del Trono Ecumenico in un senso che potrebbe essere definito “papismo ortodosso” sono ben chiare, e il loro sviluppo prevedibile. La reazione delle altre Chiese ortodosse potrebbe essere semplice come quella di una colomba, o astuta come quella di un serpente. La pazienza dimostrata finora di fronte a tutte le mosse arroganti è certamente segno di un’attitudine del primo tipo, anche quando questa pazienza ha fatto sopportare innumerevoli sofferenze interne. L’attitudine del secondo tipo potrebbe essere quella di lasciar procedere il Patriarcato Ecumenico sempre di più sulla strada delle sue pretese, e contenerne i danni fino al momento in cui il primo trono si “auto-liquiderà” (per usare la recente espressione del metropolita Ilarion di Volokolamsk) come istituzione di garanzia del mondo ortodosso, e tutte le Chiese autocefale non si fideranno più di tale trono, più di quanto si fidino di quello della Prima Roma. La situazione attuale sembra già piuttosto vicina a un simile sviluppo.

Per illustrare la situazione in parole più chiare, ecco quel che il mio amico Andrei Raevsky, in arte “Saker” (un analista geopolitico di prim’ordine), scrive analizzando gli sviluppi della crisi ucraina di questi giorni:

“a un livello più cinico, vorrei far notare che il Patriarca di Costantinopoli ha aperto un vero vaso di Pandora che ora ogni movimento separatista in un paese ortodosso sarà in grado di usare per chiedere la propria “autocefalia”, che minaccerà l’unità della maggior parte delle Chiese ortodosse. Se tutto ciò che serve per diventare “autocefali” è innescare una sorta di insurrezione nazionalista, allora immaginate quante “Chiese” richiederanno la stessa autocefalia degli ucro-nazisti di oggi! Il fatto che l’etno-filetismo sia un’eresia condannata chiaramente non fermerà nessuno di loro. Dopo tutto, se è abbastanza buono per il Patriarca “Ecumenico”, è sicuramente abbastanza buono per tutti i nazionalisti pseudo-ortodossi!”

Fonte: Saker blog italiano

 
Ehi, Obama, che dire della "integrità territoriale" della Serbia?

Gente di principio: hanno bombardato i serbi di Bosnia per impedire la loro secessione dalla Bosnia, poi hanno bombardato la Serbia per consentire la secessione del Kosovo albanese dalla Serbia

All'inizio di questo mese Obama ha fatto un rimprovero a Putin (da una riunione del G7 svoltasi a 2.000 chilometri di distanza da Mosca) lamentando che in questi tempi non si può più andare in giro a violare la "integrità territoriale" e la "sovranità" di altri paesi:

"Continua a distruggere l'economia del suo paese e continua l'isolamento della Russia alla ricerca di un desiderio sbagliato di ricreare i fasti dell'impero sovietico? Oppure riconosce che la grandezza della Russia non dipende dalla violazione dell'integrità territoriale e della sovranità di altri paesi?"

Questa è una dichiarazione un po' strana, credo, perché è la prova di quanto sia carente il rispetto di Obama per la sovranità degli altri paesi.

Potreste pensare che sotto Obama l'esercito degli Stati Uniti non abbia occupato l'Iraq e l'Afghanistan e bombardato la Libia (oltre a bombardare un gruppo di altri paesi con droni anche senza il consenso dei loro governi). Inoltre non c'è quasi nessuno che ha bisogno che gli sia ricordato il fatto che gli USA aiutano la fine di governi e scelgono i loro sostituti all'estero su base regolare - non ultimo lo hanno fatto nella stessa Ucraina.

Né vi è prova di alcun principio di rispetto da parte di Obama, degli Stati Uniti o dell'Occidente per il concetto di "integrità territoriale" degli altri paesi. Sotto la sua presidenza gli Stati Uniti continuano a fare pressione sui governi stranieri e sulle organizzazioni internazionali per accettare lo smembramento della Serbia orchestrato sotto Clinton e Bush.

L'ipocrisia di Washington e dei suoi partner minori che hanno reciso il Kosovo dalla Serbia, ma rimproverano la Russia per l'integrazione della Crimea, è una cosa che non sfuggirà a molti. Tuttavia, pochi sono a conoscenza della reale entità del cinismo occidentale e della mancanza di principi in materia.

Gli opportunistici ribaltoni occidentali sull'integrità territoriale non sono inziati con il Kosovo e la Crimea, ma molto prima, e hanno accompagnato l'intera frantumazione della Jugoslavia.

In verde = gli stati che riconoscono il Kosovo come uno stato che non fa parte della Repubblica di Serbia

Nel 1991 la Slovenia e la Croazia, repubbliche della Jugoslavia, dichiararono unilateralmente l'indipendenza dalla Jugoslavia federale. Il governo centrale jugoslavo (guidato dal croato Ante Marković) si oppose, sostenendo che le due repubbliche non avevano seguito la corretta procedura e che il loro tentativo di allontanarsi dalla federazione era illegale.

In effetti, la Costituzione jugoslava diceva chiaramente che, proprio come i confini delle repubbliche costituenti non potevano essere alterati senza il loro consenso, allo stesso modo i confini della federazione non potevano essere alterati senza il consenso di tutte le repubbliche che ne facevano parte. Così, mentre la legge in Jugoslavia teoricamente consentiva la secessione di una repubblica costituente, questa secessione richiedeva il consenso di tutte le altre repubbliche, che la Slovenia e la Croazia non avevano ottenuto.

Invece di rispettare l'integrità territoriale e la sovranità della Jugoslavia l'Occidente sostenne l'indipendenza della Slovenia e della Croazia. L'UE offrì sostegno morale e diplomatico per separazione della Slovenia e della Croazia dalla Jugoslavia e la Germania, che era la più animata sulla questione, fornì anche il supporto dei servizi segreti. Tutto questo era cominciato prima ancora che le due repubbliche avessero dichiarato l'indipendenza.

Ufficialmente gli stati occidentali sostenevano che i confini internazionali erano inviolabili e avevano anche confermato questo concetto negli Accordi di Helsinki, ma poi tirarono fuori un contorto motivo per cui la Jugoslavia era una "eccezione" in cui non c'era bisogno di seguire questi principi - l'Unione Europea stabilì che la Jugoslavia era "in processo di disintegrazione" e le regole normali, pertanto, non si applicavano.

L'anno successivo, con l'incoraggiamento e il sostegno occidentale (stavolta principalmente americano, piuttosto che tedesco) anche la Bosnia-Erzegovina dichiarò la propria indipendenza, e fu la terza repubblica costituente iugoslava a farlo.

La Slovenia era omogenea a livello nazionale, ma entro i confini della Croazia e della Bosnia-Erzegovina c'erano grandi popolazioni serbe, che volevano rimanere in Jugoslavia. Rapidamente preserp il controllo delle aree in cui vivevano e dichiararono le proprie entità politiche - sperando di poter rimanere una parte di un unico stato con i serbi della Serbia. L'Occidente non ne volle sapere, ma invece li combatté con le unghie e coi denti.

Secondo gli stati occidentali l'integrità territoriale della Jugoslavia non aveva bisogno di essere rispettata - ergo, il sostegno per l'indipendenza delle sue repubbliche, ma l'integrità territoriale di questi nuovi stati controversi, che erano venuti all'esistenza come soggetti di diritto internazionale solo cinque minuti prima, doveva essere assoluta. La Croazia poteva secedere dalla Jugoslavia, ma i serbi di Croazia non potevano contro-secedere dalla Croazia per rimanere una parte della Jugoslavia. La Bosnia-Erzegovina poteva secedere da Belgrado, ma i serbi di Bosnia-Erzegovina non potevano contro-secedere per rimanere sotto Belgrado.

Sebbene l'UE avesse respinto l'idea che la Slovenia e la Croazia avessero bisogno del consenso delle altre repubbliche jugoslave per separarsi legalmente come richiesto dalla Costituzione dello Stato federale, aveva insistito sull'idea che i confini di queste repubbliche non potessero essere modificati senza che fosse accolto il loro consenso.

Anche se avevano sostenuto la secessione di Slovenia, Croazia e Bosnia, gli stati occidentali si opposero in modo militante ai progetti secessionisti dei serbi croati e bosniaci. Li combatterono diplomaticamente, intrapresero un massiccio sforzo di propaganda contro di loro, li condannarono alle Nazioni Unite, istituirono un completo regime di sanzioni contro Belgrado per averli sostenuti, riempirono di armi le forze croate e musulmane bosniache, si installarono nel conflitto come forze di pace un po' meno che completamente imparziali e infine intervennero direttamente in guerra contro di loro, nella "Operazione Deliberate Force" della NATO.

Il successivo ribaltone occidentale sull'integrità territoriale nella ex Jugoslavia seguì con il Kosovo.

Anche se l'Occidente aveva precedentemente insistito che l'integrità territoriale di quelle che erano state le repubbliche della Jugoslavia era assoluta, ora venne fuori con un motivo (il cattivo comportamento dei serbi) perché questo non si applicava alla Serbia.

Mentre avevano contribuito a prevenire la secessione dei serbi locali dalla Croazia e dalla Bosnia, gli Stati Uniti sostennero l'indipendenza degli albanesi del Kosovo dalla Serbia, ridisegnando così i confini di una ex repubblica costituente jugoslava, cosa che l'Occidente aveva sostenuto che era assolutamente fuori questione negli altri casi.

Naturalmente, mentre gli Stati Uniti sponsorizzavano l'indipendenza del Kosovo, hanno avvertito più volte i serbi del Kosovo (che formano una solida maggioranza nella parte più settentrionale dell'area) contro qualsiasi pensiero di una contro-secessione, al fine di rimanere sotto la Serbia.

Cerchiamo quindi di ricapitolare la posizione occidentale:

• Ha affermato di sostenere la sovranità e l'integrità territoriale degli altri paesi e l'inviolabilità delle frontiere in Europa

• Tuttavia, questo non si estendeva alla sovranità e all'integrità territoriale della Jugoslavia federale, che poteva essere calpestata a volontà

• Tuttavia, anche se l'integrità territoriale della Jugoslavia federale in sé non valeva nulla, l'integrità territoriale delle sue repubbliche costituenti cerca l'indipendenza era sacrosanta

• Anche se l'integrità territoriale delle repubbliche costituenti jugoslave di Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina era sacrosante, l'integrità territoriale della Serbia non lo era

• Anche se sloveni, croati e bosniaci musulmani potevano lasciare la Jugoslavia, i serbi non potevano lasciare la Croazia e la Bosnia

• Anche se i serbi non potevano lasciare la Croazia e la Bosnia, gli albanesi del Kosovo potevano lasciare la Serbia

• Anche se gli albanesi del Kosovo potevano lasciare la Serbia, i serbi del Kosovo non potevano lasciare il Kosovo a conduzione albanese

• Anche se il Kosovo poteva lasciare unilateralmente la Serbia sotto il controllo militare della NATO, la Crimea non poteva lasciare unilateralmente l'Ucraina sotto il controllo militare russo

Che il mondo sia risparmiato dalla fame, dalla peste e dai princìpi occidentali.

 
Aggiornamenti sulle persecuzioni in Egitto

Mentre le foto della chiesa copta di Amir Tadros a Minya, devastata dagli assalti di gruppi legati ai Fratelli Musulmani, fanno il giro del mondo, teniamoci al corrente di quanto sta accadendo in Egitto. L'alternanza di governi egiziani sembra dare ai cristiani locali una scelta tra la padella e la brace, per cui molti non hanno altra scelta che emigrare. Leggiamo, dal sito di Asia News, le testimonianze di Mikail, falegname e di George, gestore di supermercato, costretti a chiedere asilo politico in Italia per nessun'altra colpa che essere cristiani. Sempre dallo stesso sito, leggiamo la lista completa delle chiese e degli altri luoghi (scuole, negozi e così via) vandalizzati nei moti delle ultime settimane, verificata da rappresentanti delle Chiese cristiane e presentata ai nostri occhi come monito a non dimenticare i nostri fratelli cristiani in tutto il Medio Oriente.

 
La Krsna Slava: la pietra angolare del popolo serbo

Un fenomeno unico nell'Ortodossia mondiale, la Krsna Slava esiste solo tra i serbi. Questa usanza secolare riflette chiaramente l'autocoscienza della nazione serba e dice molto sulle peculiarità della tradizione nazionale dei serbi con il suo principio intrinseco della doppia unità organica di "fede e sangue", spirituale e nazionale. La Krsna Slava è la festa familiare più importante di ogni serbo ortodosso, in onore del patrono celeste di tutta la famiglia attraverso le generazioni. Si celebra una volta all'anno, nella festa del santo a cui è dedicata la Krsna Slava.

La festa inizia con la benedizione del pane della Slava (Slavski kolać), che nell'aspetto ricorda il kulich russo (torta pasquale), ma si prepara secondo una ricetta quaresimale. Questo pane speciale viene solitamente preparato sotto forma di una grande prosfora con le lettere "IC XC" e "NIKA". Sulla tavola accanto al pane della Slava c'è l'icona del santo patrono, il cero della Slava, l'incenso, il vino rosso e lo žito, grano macinato con frutta secca. Durante la cerimonia, il sacerdote legge le preghiere dal Trebnik (Benedizionale) e benedice il pane, lo žito e il vino, e canta i tropari prescritti, e mentre canta l'inno "Danza, o Isaia", l'ospite insieme al sacerdote fa ruotare il pane della Slava e poi lo spezza in due con le parole: "Cristo è in mezzo a noi", "Lo è e lo sarà".

Dopo la benedizione del pane della Slava, che avviene in chiesa prima della Liturgia, alla vigilia della festa, o nella casa della famiglia che festeggia la Slava (a seconda del carico di lavoro del clero), inizia il pasto festivo. Durante la Krsna Slava, la famiglia riceve gli ospiti per tutto il giorno e condivide un pasto con i parenti, gli amici ei padrini dei loro figli. La caratteristica distintiva di questa giornata è che nessuno degli ospiti è invitato in modo speciale, perché arrivano naturalmente. Tutte le persone con cui la famiglia è in contatto ma che non celebrano la Krsna Slava lo stesso giorno sono automaticamente invitate e possono venire a qualsiasi ora del giorno. Succede spesso che famiglie numerose celebrino la loro Krsna Slava per tre giorni. In alcuni paesi balcanici in cui vivono i serbi (Serbia, Montenegro, la Republika Srpska in Bosnia ed Erzegovina) ogni cristiano ortodosso ha legalmente diritto a un giorno libero per celebrare la sua Krsna Slava.

Ci sono diverse teorie che spiegano l'emergere di questa interessante usanza tra i serbi. La prima afferma che risalga all'era precristiana e risalga alla tradizione indoeuropea (in modo simile alla festa dei "lari e penati" dell'antica Roma). Durante l'evangelizzazione dei popoli slavi meridionali, iniziata dal VI all'VIII secolo, alcune feste popolari furono trasformate in uno spirito cristiano con uno scopo missionario in modo che le persone potessero imparare e abbracciare più facilmente la fede cristiana. Naturalmente, non tutte le antiche usanze furono adottate. Per preservare alcune tradizioni popolari, il grano veniva separato dalle stoppie, secondo il noto detto di san Basilio il Grande nella sua Esortazione ai giovani: "Un cristiano può trarre anche dagli scrittori pagani ciò che sarà utile e gradito alla sua vita cristiana".

La seconda teoria afferma che il patrono celeste era scelto in memoria del santo in onore del quale era stato battezzato il primo serbo della famiglia, e così la Krsna Slava fu tramandata di generazione in generazione attraverso la linea maschile. Così, quando una giovane donna si sposava, poteva celebrare sia la sua Krsna Slava che quella di suo marito, e i loro figli celebravano la Slava del padre.

Uno dei motivi per scegliere la propria Krsna Slava è legato alla festa del santo in onore del quale era dedicata la prima chiesa del villaggio dove questa o quella famiglia viveva. Indirettamente, quest'usanza contribuì anche all'apparizione della Prislava (detta anche Pereslava o Prislužbica), che viene celebrata insieme alla Slava principale. Le ragioni della Prislava variano. Quando una famiglia o un giovane si trasferisce in un altro villaggio o città, allora, volendo conservare la memoria della sua città natale, sceglie una Prislava in onore del santo patrono del suo villaggio. A volte capitava che durante le guerre o le invasioni ottomane un'intera famiglia potesse scomparire; e per preservarne la memoria, i loro vicini continuarono a celebrare la Krsna Slava di questa famiglia che aveva subito la morte per mano degli invasori. A partire dall'alto medioevo e fino alla fine del XIX secolo, anche i serbi cattolici (alcune regioni della Dalmazia centrale e della Slavonia) osservarono la Krsna Slava. Questa usanza ricordava loro le loro radici serbe. Un tempo la Krsna Slava era diffusa anche in quella che oggi è la Macedonia del Nord, dove ancora oggi si trovano casi della celebrazione della Krsna Slava. Va ricordato che l'arcidiocesi di Ohrid è di grande importanza per la storia della Chiesa ortodossa serba e nel XX secolo è stata governata da un eccezionale santo serbo dei tempi moderni, il vescovo Nikolaj (Velimirović) .

Molti esempi della vita reale si sono conservati quando, in segno di gratitudine a Dio per la salvezza e il prolungamento della propria vita, le persone hanno iniziato a celebrare la festa di un santo che avevano pregato per la liberazione dalla morte o la cui memoria cadeva il giorno della loro salvezza in una varietà di circostanze (una battaglia, un incidente, una situazione che mette in pericolo la vita). Si dice che la Krsna Slava in onore di san Nicola il Taumaturgo sia molto comune tra i serbi. C'è anche la seguente espressione: "Il giorno di san Nicola, metà dei serbi celebra questa Slava e l'altra metà va a trovarle la prima metà".

La storia conosce un interessante esempio della stirpe montenegrina dei Vasojević, che celebrava la Krsna Slava di un santo russo, il giusto principe Aleksandr Nevskij. La leggenda narra che le persone di questa stirpe familiare pregassero sant'Aleksandr Nevskij per ricevere aiuto nella loro lotta contro i turchi e, dopo averlo ricevuto, iniziarono a celebrare la festa di questo santo guerriero russo come la loro Krsna Slava in segno di gratitudine.

Il ricordo del significativo aiuto dei santi russi è conservato con cura nel popolo serbo e recentemente è stato possibile imbattersi nell'usanza di celebrare una Krsna Slava in onore dei santi Serafino di Sarov, Sergio di Radonezh e Matrona di Mosca. Ci sono chiese dove si celebra la festa dei santi Martiri imperiali come propria Slava.

Più recentemente, una parrocchiana del monastero di Miholjska Prevlaka (un tempo un'antica lavra) vicino alla città di Tivat in Montenegro ha affermato che la sua Prislava era la festa di san Serafino di Sarov, che il 15 gennaio (giorno del suo riposo) la salvò dalla morte imminente in un incidente d'auto dopo che lei lo aveva pregato con fervore.

Passando alla storia, ricordiamo gli eventi della prima guerra mondiale. I serbi ne sono usciti vincitori, ma ciò ha letteralmente intaccato la vitalità del paese, perché quasi due terzi della popolazione maschile sono morti durante il conflitto. In un momento particolarmente decisivo e difficile per l'esercito serbo, quando questo fu costretto a ritirarsi nell'isola greca di Corfù con ingenti perdite, gli alleati non fornirono alcun aiuto e rimasero indifferenti alle sofferenze degli eroici soldati serbi. Quindi l'imperatore russo san Nicola II intervenne e costrinse gli alleati a inviare navi per salvare i serbi e riportarli in patria. Durante il loro soggiorno a Corfù, molti serbi scelsero la festa di san Spiridione di Trimitunte come loro amata Slava in segno di gratitudine per la loro salvezza da morte certa.

Nella festa del grande taumaturgo san Basilio di Ostrog (il 12 maggio secondo il nuovo calendario), i serbi celebrano la loro Krsna Slava in moltissime città e villaggi. Nella città di Niksić, dove riposano le reliquie incorrotte del santo, si tiene ogni anno una processione della Croce di oltre 40.000 persone, che rappresentano circa i due terzi della popolazione della città.

La Krsna Slava è una delle feste serbe più importanti, celebrata anche dalle istituzioni statali dall'educazione alla sanità. Ad esempio, la festa ufficiale di tutti gli studenti, come di tutti i serbi indipendentemente dal luogo di residenza, è la festa di San Sava, illuminista e primo arcivescovo di Serbia, fondatore della Chiesa serba indipendente (1219). La Chiesa russa commemora San Sava il 25 gennaio e la Chiesa serba il 27 gennaio, secondo il nuovo calendario. Il destino della nazione serba, la sua mentalità, lo sviluppo spirituale e culturale, insieme alla formazione della sua statualità sono inseparabilmente legati alla personalità di san Sava. San Sava era il figlio di un sovrano della Serbia medievale, Stefan Nemanja.

La capitale della Serbia, Belgrado, celebra la Krsna Slava all'Ascensione del Signore (in serbo Spasovdan). Questa è una festa nazionale e l'esercito e l'intera società serba partecipano alla celebrazione. La Republika Srpska in Bosnia ed Erzegovina celebra la sua Krsna Slava alla festa del santo arcidiacono Stefano (9 gennaio, nuovo calendario). In questo giorno si svolge una solenne parata militare e si tengono molti eventi culturali. Anche il patriarca di Serbia viene per onorare questo giorno e condividere l'occasione festiva con il suo gregge e con il governo della Republika Srpska. "Per noi serbi, la Krsna Slava significa sia il compleanno che l'onomastico, ma in senso spirituale, non fisico", ha detto sua Santità il patriarca di Serbia Pavle.

Abbiamo detto sopra che solo i serbi celebrano la Krsna Slava. È grazie alla tradizione di celebrare la Krsna Slava che i serbi sono riusciti a rimanere fedeli all'Ortodossia e alla memoria storica dei loro eroici antenati anche in epoca comunista nella seconda metà del XX secolo, nonostante la persecuzione della Chiesa e del clero (soprattutto in Montenegro) e la soppressione degli usi e costumi nazionali. Quando le persone non avevano l'opportunità di confessare apertamente la loro fede e di andare in chiesa, c'erano quelli che continuavano a commemorare il patrono celeste della loro famiglia. La storia conosce altri esempi in cui c'erano varie restrizioni e persino divieti alla celebrazione della Krsna Slava, come ai tempi in cui parte della nazione serba era sotto il dominio austriaco o veneziano. Tali divieti erano imposti con il pretesto che i festeggiamenti fossero eccessivi, ma in realtà erano motivati dal desiderio di imporre l'unia e sottoporre le popolazioni slave di queste regioni all'influenza del Vaticano.

Sotto l'empio regime di Tito in Jugoslavia (1945–1987) l'ateismo militante fu introdotto a livello statale attraverso il sistema educativo e l'ideologia del Partito Comunista. Ciò si manifestava, per esempio, nel fatto che i dipendenti del servizio pubblico non avevano il diritto di lasciare il lavoro il giorno della loro Slava. Allo stesso tempo, le autorità comuniste del paese fecero del loro meglio per sopprimere la tradizione secolare di celebrare la Krsna Slava introducendo la festività della cosiddetta "gloria socialista", non da ultimo in Vojvodina, dove era sempre meno celebrata la Krsna Slava alle feste patronali delle chiese campestri. La natura ecclesiale della Krsna Slava era stata sostituita da significati estranei, in cui erano introdotte nuove ragioni per le date di celebrazione, dedicate agli eventi della storia recente, per esempio il giorno della liberazione di una città dall'occupazione nazista. Questo nonostante il fatto che durante la seconda guerra mondiale i serbi ortodossi (compresa la vera élite serba) furono in gran parte fisicamente sterminati, nemmeno dagli occupanti tedeschi o italiani, ma dagli stessi comunisti di Tito e dagli ustascia da loro coperti.

La Krsna Slava è un'antica usanza serba, grazie alla quale per molti secoli la memoria spirituale del popolo serbo è stata preservata e la sua autocoscienza nazionale è stata rafforzata. Ciò ha permesso ai serbi di rimanere fedeli all'Ortodossia e preservare la loro identità nazionale durante i tempi delle occupazioni turche o austriache, nonché durante il periodo più duro del giogo comunista. È interessante notare che questa speciale tradizione serba è diventata evidente al di fuori del mondo serbo: la tradizione di celebrare la Krsna Slava è stata inclusa nel patrimonio mondiale dell'UNESCO nella sfera dell'istruzione, della scienza e della cultura come patrimonio culturale immateriale della Serbia.

Oggi la stragrande maggioranza del popolo serbo celebra la Krsna Slava e, nonostante la colossale pressione dell'Occidente, sta costantemente tornando alla fede di san Sava, alle proprie radici nazionali e alla storia ortodossa.

 
Intervista di Tudor Petcu a Marco Simeone Castellano

Prima di parlare del modo in cui lei ha incontrato e scoperto l'Ortodossia, mi piacerebbe che mi parlasse un po' dell'eredità spirituale che ha ricevuto nel mondo cristiano in cui è nato e cresciuto.

Sono nato e cresciuto a Roma in una famiglia cattolica e praticante e fin dalla mia giovinezza – insieme ai miei fratelli minori – sono stato educato ai principi della fede e dell'insegnamento cattolico. Pur lavorando tutti e due, i miei genitori hanno sempre tenuto a trasmetterci il valore del "giorno del Signore" e quindi la domenica è sempre stato un momento di unità famigliare. La domenica mattina si andava tutti insieme in chiesa per la messa e il resto del giorno era condiviso nel riposo e nell'unità familiare. Anche i momenti del pasto erano sempre preceduti dalla benedizione della mensa che mio padre – come capo-famiglia – impartiva. E la sera si andava al riposo dopo un momento di preghiera. Nelle feste solenni poi (santo Natale, inizio d'anno, santa Pasqua) i momenti di festa erano sempre preceduti dall'ascolto delle parole del papa e dalla sua benedizione solenne. Questo momento – soprattutto per mio padre – era a dir poco sacro; secondo solo alla partecipazione alla messa solenne in chiesa. Tutto questo ha da subito forgiato la mia vita ed educato la mia anima al rapporto con Dio. Mai ho percepito questo come un obbligo o peggio una imposizione ma al contrario ho sperimentato da subito nella mia vita la presenza di Dio; costante, silenziosa ma reale! All'età di 10 anni ho iniziato la mia preparazione per ricevere il Sacramento dell'eucarestia – o come dicono i cattolici – la "prima comunione"; e in quel contesto ho aderito definitivamente alla mia scelta di Dio, alla quale con tutti i miei limiti sono rimasto fedele per tutta la vita. Ho continuato perciò a frequentare la parrocchia e a rendermi disponibile prima al servizio all'altare come ministrante e poi – soprattutto dai 16 anni – come catechista per la preparazione al sacramento della Cresima degli adulti e del santo Battesimo dei nuovi nati. In questi anni ho sentito la necessità di attingere sempre più all'eredità spirituale della chiesa attraverso la lettura e l'approfondimento della Parola di Dio, della vita dei santi, dei documenti conciliari; soprattutto il Vaticano II, e della liturgia come anche della conoscenza storica che mi portavano ad immergermi nella conoscenza della chiesa e della sua eredità. Sono stati anni per me di grande approfondimento, di grande riflessione e preghiera e di grande esperienza di Dio che ancora oggi – insieme all'eredità spirituale della mia famiglia – accompagnano il mio desiderio di servizio e di testimonianza nella chiesa di Dio. 

Tenendo conto del suo percorso spirituale, potrebbe dirmi qual è stata di fatto la ragione per cui lei ha deciso di scegliere la conversione all'Ortodossia? Si potrebbe dire che la Chiesa ortodossa ha conquistato subito il suo cuore e se sì, perché?

Io credo che non ci siano una o più ragioni per cui io abbia deciso di scegliere l'Ortodossia. Sinceramente anche il termine "conversione" lo riconosco alquanto "stretto e forzato" guardando alla mia esperienza. Sono convinto che l'Ortodossia non si scelga (o almeno non in un senso così assoluto) ma al contrario che all'Ortodossia si "aderisca". Ho sempre avuto profonda stima per la Chiesa orientale e soprattutto per il suo amore e il suo decoro – semplice e solenne nello stesso tempo – per la Divina Liturgia. Un amore e una passione di servizio e di testimonianza che nella Chiesa cattolica mi ha portato – dopo una lunga e impegnativa formazione – ad essere istituito nel 2004 accolito per la diocesi di Roma (equivalente all'ipodiacono della Chiesa Ortodossa anche se con significative differenze di servizio). Ma in effetti questa stima direi immediata e naturale verso l'Ortodossia – ne ho preso coscienza negli anni – scaturiva innanzi tutto dalla fedeltà immutata dell'Ortodossìa ai Canoni apostolici, ai santi Concili, alle indicazioni dei santi Padri. È pur vero che un particolare e per me drammatico episodio ha definitivamente messo fine alla "confusione interiore" che ormai mi accompagnava da alcuni anni. Mi riferisco alle dimissioni dal pontificato del papa Benedetto XVI nel 2013. Ero consapevole che nella storia della Chiesa cattolica si erano già verificati casi simili (anche se l'ultimo si rifaceva ormai a più di 600 anni prima con il papa Gregorio XII durante il cosiddetto "Scisma d'occidente") ma questo avvenimento – per me così inspiegabile – ha suscitato in me una domanda ormai irrinunciabile: "esiste ancora la fede, la radice di questa mia fede? Esiste una realtà che mi testimoni "ininterrottamente" e nella verità la fede che professo e che non mi offra ogni giorno nuove dichiarazioni, nuove spiegazioni, nuove prese di posizione, nuovi adattamenti? In quel momento ho preso coscienza che la vera fede e la fonte del mio aderire a Cristo erano nella santa Chiesa ortodossa. Certo, detto così alle orecchie di un "nato ortodosso" può risultare persino banale; ma per me sinceramente cattolico ma inquieto e stordito da continui aggiornamenti e sperimentazioni in campo ecclesiale o peggio liturgico, risuonavano nella mia mente e nel mio cuore come ricordi di cose perdute sì, ma non dimenticate!

Mi spiego meglio, se posso: per alcuni anni sono stato rappresentante dei catechisti nel Consiglio pastorale parrocchiale (un organismo elettivo presente nelle parrocchie cattoliche; espressione delle varie presenze nella comunità parrocchiale e di supporto al parroco). Quando le discussioni su determinati argomenti da riformare o modificare si facevano "più calde", spesso per mettermi a tacere qualcuno affermava a voce alta: "Va bene, lascialo perdere a Marco! Tanto lo sappiamo che è ortodosso!". È evidente che in quel momento non mi si voleva certo fare un complimento, ma io poi nel tempo ho preso coscienza che era come se il Santo Spirito mi chiamasse a "tornare a casa!". Ecco: lei mi chiedeva all'inizio la "ragione" per cui ho deciso di scegliere l'Ortodossìa, ebbene non è stata tanto una ragione ma un prendere coscienza di potere – anzi di volere – "tornare a casa!". Come il figliol prodigo (Lc. 15,11-24) che davanti alle carrube dei porci che sarebbe stato costretto a mangiare, si ricorda del cibo di casa sua – di casa di suo padre – che anche i servi condividono con lui e decide di tornare come l'ultimo dei servi. Ma il padre è ancora lì che scruta l'orizzonte e appena lo scorge in lontananza gli corre incontro, lo bacia e lo riveste della veste nuova; dando ordine di fare festa! È questa l'esperienza che ho vissuto e che da allora vivo ogni giorno "tornato a casa" nella Santa Chiesa Ortodossa. E il mio cuore è conquistato a colui – il Signore e Sovrano della mia vita – che su questo "figlio prodigo" ha riversato la sua misericordia!

Le ho già chiesto del suo percorso di conversione all'Ortodossia, ma ora le chiedo di parlarmi del suo percorso spirituale da quando lei è diventato ortodosso. Ha dovuto rinunciare all'uomo che era per diventare un uomo nuovo nella Chiesa ortodossa?

A questa domanda mi permetta prima di risponderle con le parole del santo apostolo Paolo: "Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato" (Epistola di Paolo ai Romani cap. 6-6).

Se si sceglie Gesù Cristo, il nostro "uomo vecchio" è di conseguenza condannato dalla morte redentrice di Cristo! Se si sceglie di far parte della santa Chiesa di Dio si rinuncia alla propria volontà ma la propria personalità, il proprio carattere, la propria storia unica di uomo non vengono annullate, ma illuminate, trasformate!

Ecco: io non sento di avere rinunciato a nulla perché so di avere desiderato di scegliere Dio e seguire il suo Vangelo. E per realizzare questo ho scelto di essere parte della santa Chiesa ortodossa. Vede, il mio percorso spirituale è molto "incarnato" (mi lasci passare questo termine) da quando sono nella santa Chiesa ortodossa!

Esso si sviluppa nel mio essere parte della Comunità parrocchiale di san Sebastiano a Pomezia (Roma), nel partecipare alla Divina Liturgia domenicale, nell'essere seguito, incoraggiato, corretto, amato dal mio padre spirituale e parroco; che è la "volontà di Dio" espressa per me. Ma sento il mio percorso spirituale anche nella preghiera personale o nella regola santa del digiuno che mi ha fatto scoprire e mi insegna quanto il mio corpo sia importante e amato da Dio e come insieme alla mia anima possa diventare offerta personale a lui gradita! Per me il cammino spirituale è prendere coscienza ogni giorno del mio desiderio di Dio, ma anche accorgermi che Dio stesso desidera me: e in questo "cercarsi" reciprocamente io faccio sempre più esperienza di Chiesa. Ricordo che il mio padre spirituale mi disse che sarei diventato ortodosso quando i fratelli mi avrebbero accettato. Ho pensato: "Ma non dovrebbe essere Dio ad accettarmi?" Poi ho capito: è la santa Chiesa che – come una madre – ti genera a lui e in questo tuo essere "uomo nuovo" realizza e rafforza il tuo rapporto personale con lui. In questo è stato per me illuminante l'esperienza di san Simeone il Nuovo Teologo: conoscere e meditare i suoi scritti – uno su tutti, L'invocazione allo Spirito Santo – mi ha spalancato il cuore e la mente in un rinnovato cammino verso il paradiso.

Per questo motivo il giorno della mia adesione gioiosa alla Santa Chiesa Ortodossa ho desiderato aggiungere al mio nome di battesimo quello ortodosso di Simeone.

Da quel giorno non c'è più solo Marco, bensì Marco Simeone: sempre io con tutta la mia storia di uomo, ma anche un "uomo nuovo" che nulla di sé rinuncia o rinnega se non i suoi limiti e i suoi peccati. E comunque a qualunque cosa la santa Chiesa ortodossa mi inviterà a rinunciare, sarà per me un sicuro guadagno in Dio; sempre naturalmente nel rispetto della santa legge di Dio e della santa e immutata Tradizione.

Vista la sua conversione all'Ortodossia, come descriverebbe di fatto la conversione stessa? Dall'altra parte, si può dire dal suo punto di vista che la conversione sarebbe necessaria anche per le persone che sono nate nella Chiesa ortodossa?

In parte credo di avere già risposto a questa domanda: comunque ribadisco il concetto.

Il termine "conversione" è spesso riferito a una persona che accorgendosi di stare camminando in una direzione sbagliata per la sua vita si ferma, volge il suo sguardo verso l'orizzonte opposto al quale si sta riferendo e vi si incammina. Se ci pensa, in fondo è esattamente l'esperienza che quotidianamente ognuno di noi fa nella sua vita.

Per me questo "cambiare il verso del mio andare" non solo diventa esperienza di vita ma mi permette di incontrare Gesù Cristo anche se – come i discepoli di Emmaus – magari all'inizio non mi rendo conto che questo incontro è avvenuto e solo il suo amore mi permette di riconoscerlo!

Lei mi chiede se "la conversione sarebbe necessaria anche per le persone che sono nate nella Chiesa Ortodossa". Le rispondo: chi sono io per dire chi ha necessità di convertirsi o meno?! Ma allo stesso tempo, ogni cristiano – io per primo – è chiamato alla conversione!

"Convertitevi, il Regno dei cieli è vicino!" ci ricorda Gesù all'inizio del suo ministero! (Mt. 3, 1-2). Se il mio camminare non si rivolge a lui, mi capiterà magari di ascoltare le sue parole, ma non di riconoscere la sua voce!

Ho sempre sentito dire che l'Ortodossia esiste solo in Cristo e attraverso Cristo, ma quali sarebbero i suoi argomenti per l'affermazione secondo cui la Chiesa Ortodossa è davvero la Chiesa di Gesù Cristo?

Secondo me la risposta a questa sua domanda è nella domanda stessa. La santa Chiesa ortodossa è davvero la Chiesa di Gesù Cristo in virtù della sua fedeltà immutata e retta agli insegnamenti di Cristo stesso. La mia esperienza può parlare di questo: io provengo e sono cresciuto in una realtà di chiesa che – al contrario – mettendo tutto e sempre in aggiornamento, per non dire in discussione, ha perso poco a poco il fondamento stesso del suo esistere.

"Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt. 7,21).

Io insieme ai miei fratelli e sorelle ortodossi siamo davvero la santa Chiesa ortodossa se impegniamo ogni momento della vita alla sequela di Cristo; nella fedeltà alla Tradizione apostolica e ai santi Canoni e Concili così come la santa Chiesa ci invita a fare e testimoniare, uniti ai nostri vescovi e insieme ai nostri padri spirituali.

Ma la fedeltà non è da noi: io ogni giorno invoco il santo Spirito affinché mi renda fedele a Dio e alla sua santa Chiesa.

E sì, solo in Cristo esiste l'Ortodossìa: perché la Verità è Gesù Cristo!

Se volessi conoscere meglio il patrimonio ortodosso d'Italia, quali sarebbero i principali aspetti che lei mi presenterebbe?

Io immagino che lei da me si aspetti magari una risposta di tipo storico sulla presenza del patrimonio ortodosso in Italia; ma sono convinto che oggi questo patrimonio siano gli ortodossi italiani stessi e più in generale tutti quegli occidentali che hanno abbracciato la fede ortodossa: il mio padre spirituale e parroco della parrocchia ortodossa di san Sebastiano a Pomezia (Roma), italiano e prete ortodosso che ogni giorno e ogni domenica è "occasione d'incontro" fra i fratelli e sorelle romeni e noi italiani; affinché non ci siamo più "né romeni né italiani" ma tutti "una sola cosa" in Cristo, oppure quei fratelli e sorelle – anche italiani – che la domenica attraverso il canto rendono servizio alla celebrazione dei santi Misteri.

E ancora tutti quei fratelli e sorelle italiani che nello svolgimento del loro quotidiano lavoro durante il periodo del santo digiuno, con ferma gentilezza e serenità testimoniano una pratica di fede che l'occidente sazio non conosce e magari non capisce; rendendo testimonianza con la loro vita.

Ma anche – e non certo da ultimo – alle nuove realtà monastiche (penso per esempio al monastero di Bivongi in Calabria) che in silenzio e umiltà – come un seme nascosto nella terra – si impegnano e operano attraverso la testimonianza della vita monastica e della eredità millenaria dei Padri del deserto, primo fra tutti Santo Antonio Abate.

In verità questa presenza è ancora soprattutto romena nei suoi protagonisti, ma certamente si sta cercando sempre più di radicarla e renderla feconda nella  nostra realtà italiana.

Insomma il patrimonio ortodosso dell'Italia sono tutte quelle realtà ortodosse che sono presenti sul territorio della nostra nazione e che come "lievito che fa fermentare la pasta" offre ogni giorno di più le ricchezze e la profondità dell'Ortodossia come dono di salvezza per ogni uomo.

 
Istanbul: il punto di vista di una teologa bulgara

Il Majdan di Bartolomeo

L'11 ottobre 2018, dopo le decisioni sinodali di Istanbul [1], ispirate dal patriarca ecumenico Bartolomeo, siamo stati testimoni di un tentativo di putsch senza precedenti contro i santi canoni e gli statuti della Santa Chiesa ortodossa attraverso mere affermazioni.

Ovviamente, questo è un tentativo di dittatura giurisdizionale autoritaria, in cui la Chiesa ortodossa è posta in una situazione di emergenza, perché il vero volto del patriarca ecumenico Bartolomeo è stato finalmente e definitivamente rivelato (così come le sue ambizioni geo-religiose).

Dopo le annunciate e anti-procedurali decisioni sinodali, il Patriarcato Ecumenico è caduto in scisma, perché i canoni dettano anatema e scomunica per tali gravi crimini, che sono sanciti da tre canoni apostolici, così come dalle decisioni di diversi Concili ecumenici e locali. [2] Il patriarca di Istanbul Bartolomeo, dopo queste decisioni sinodali, si è volontariamente unito a scismatici anatematizzati dalla Chiesa, ovvero il cosiddetto patriarca Filaret (Denisenko) e il cosiddetto arcivescovo Makarij (Maletich), che sono persone private, cioè civili scomunicati dalla Chiesa, di cui non sono membri. Di conseguenza, con la sua azione attuale, il Patriarcato di Istanbul (Ecumenico) è caduto automaticamente sotto l'anatema, cioè si è sottoposto a una deliberata auto-scomunica dalla santa Chiesa ortodossa.

Con questo atto spirituale, il Patriarcato ecumenico è caduto nello scisma e queste azioni lo kanno privato della comunione al Corpo vivente di Cristo. Ogni vescovo è un successore degli apostoli, e questa azione equivale al tradimento di Giuda. Cosa c'è di peggio? Bartolomeo (Archondonis) e la diocesi da lui diretta, tutti insieme, sono decaduti dalla Chiesa perché questa è una rinuncia a tutti i voti arcipastorali da lui fatti. È solo questione di tempo procedurale perché ciò sia confermato da un appropriato concilio delle altre Chiese ortodosse locali.

Questo atto è una diffamazione senza precedenti del nome e dell'autorità dell'antico ufficio costantinopolitano affidato a Bartolomeo, che, dopo le decisioni sinodali di Istanbul, è rimasto fuori dall'arca salvifica della grazia. Sfortunatamente, ciò vale anche per il gregge a lui legato.

Infatti, l'11 ottobre 2018, si è verificato un tragico evento storico che riguarda la caduta di un patriarca che, attraverso le sue azioni, invece di predicare Cristo e la sua pace come padre amorevole e fedele, si è auto-detronizzato, guidando un "Majdan ecclesiastico" in Ucraina.

In effetti, questo è un giorno triste per il Patriarcato Ecumenico, ma in termini di realtà ecclesiastica, non cambia nulla, e nessuna delle decisioni ha alcun valore canonico. Con un atto così autodistruttivo, questa ex Chiesa locale, guidata dal suo ex patriarca, ha commesso uno dei più gravi peccati contro la Chiesa.

Si dice che un tale atto (lo scisma) non può essere cancellato neanche con il sangue del martirio (san Cipriano di Cartagine e san Giovanni Crisostomo [3]). Il tentativo di un colpo di stato ecclesiastico è percepito come un'invasione intenzionale per la lacerazione del corpo di Cristo. È la profanazione dei santi canoni della Chiesa in una violazione criminale di tutte le procedure accettate, vale a dire un'invasione audace e un intervento diretto sul territorio di un'altra Chiesa locale e della sua giurisdizione associata. Il patriarca di Istanbul Bartolomeo ha anche presunto di disporne attraverso gli auspici del potere secolare, tentando attraverso speculazioni illecite e illegali e ricatti politici, di compiere un'aggressiva invasione contro i suoi fratelli, sottoponendoli a un'aperta e distruttiva guerra fratricida.

A tutt'oggi, il cosiddetto Patriarcato Ecumenico è una struttura marcatamente arcaica, il cui stesso nome è un anacronismo, risalente all'antica Bisanzio, e che essenzialmente non corrisponde alla realtà della Chiesa moderna. Si tratta di un patriarca a Istanbul, che si fregia del titolo di successore del Patriarcato Ecumenico, il cui gregge è attualmente piccolo e debole. Pertanto, l'attuale cosiddetto Patriarcato Ecumenico ha uno status piuttosto simbolico. Il vescovo turco Bartolomeo ha lo status di "primo fra pari in onore" a causa dell'antica gloria di questo ufficio, ma in realtà non ha autorità superiore a quella di tutti gli altri primati delle Chiese locali.

Si può dire che la sua deformata auto-percezione di supremazia in relazione a questo titolo porta a una distorsione spirituale, in cui i limiti della sua autorità sono privati ​​della necessaria moderazione, e questo è riconosciuto dal frutto velenoso dell'orgoglio, che porta a conseguenze dannose. Esempi di tali manifestazioni malsane includono numerose iniziative ecumeniche come la preghiera comune con il papa romano. Tali attività sono ispirate dai suoi amici burocrati americani, che perseguono le proprie ambizioni e obiettivi geopolitici.

Numerosi sono i fatti che dimostrano la sua diretta dipendenza da un governo ombra globale, al quale la Chiesa è necessaria come strumento per imporre una politica geo-religiosa essenzialmente anti-cristiana. Non è un segreto che il cosiddetto patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, sia chiamato "Papa orientale" e persino "eresiarca".

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha identificato ufficialmente Bartolomeo come una persona che gode del sostegno aperto di certi circoli politici negli Stati Uniti, come dimostrato dalle approvazioni del Rappresentante speciale degli Stati Uniti per l'Ucraina, Kurt Volker. Si dice spesso che Bartolomeo (Archondonis) goda delle protezioni dell'ideologia ultra-liberale professata dall'ex amministrazione Obama, legata anche alla preparazione del Sinodo dei briganti a Creta, al "Majdan ucraino", e a una serie di eventi messi in scena sul palco mondiale.

L'ex vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato personalmente e pubblicamente di sostenere la concessione dell'autocefalia e del "tomos" richiesti dal governo ucraino. Questo coincide con le azioni dell'amministrazione Obama riguardo al colpo di stato in Ucraina.

Le pretese politiche e le rivendicazioni fatte da Bartolomeo verso la Chiesa sembrano essere un'assurdità completa, non solo secondo i canoni della Chiesa, ma anche dalla prospettiva della legge secolare (perché l'Ucraina è considerata uno stato laico che per la sua costituzione non ha alcun diritto di intervenire negli affari della Chiesa).

In questo caso, si tratta di un progetto transatlantico diretto dal di fuori dallo stato dell'Ucraina, in cui le elezioni arriveranno presto. Ciò impone un senso di urgenza all'interno del regime perché Poroshenko deve essere utilizzato mentre è al potere. Sembra esserci anche un piano B. Recentemente sulla scena politica è riapparsa la scandaloso politica Julia Timoshenko, che ha annunciato ufficialmente il suo sostegno incondizionato al "tomos" ecclesiale (cosa che in modi nascosti rimanda a una priorità dello Stato). Questo spiega anche la forzatura del processo, perché negli Stati Uniti c'è una nuova amministrazione, che non segue gli stessi valori dell'amministrazione Obama.

Nel suo desiderio di attuare la strategia dei suoi sostenitori politici, sembra che Bartolomeo (Archondonis) sia pronto per qualsiasi audacia e compromesso. Questo spiega il suo comportamento ambizioso nel corso degli anni, in cui si percepisce come una figura "al di sopra della Chiesa" e trascura l'uguaglianza dei primati delle altre Chiese locali. Il suo leitmotiv è "primo senza pari", cosa che è stata chiaramente dimostrata durante la preparazione e l'attuazione del suo evento cretese, i cui documenti fanno presagire che il "concilio" fosse uno scenario preparatorio per uno scisma universale nella Chiesa.

Ecco perché non dovremmo essere sorpresi dal fatto che nel corso degli anni, l'immagine di Bartolomeo sia stata elaborata come quella di un "patriarca politico" su modello papale. Ciò ha portato all'attuale situazione di collaborazione con politici saliti al potere con il colpo di stato in Ucraina e con politici del governo americano con interessi ostili alla Chiesa. Questa è una manipolazione politica, che usa l'ingegneria sociale (con il coinvolgimento di scismatici, uniati, atei, sette protestanti, cattolici romani e monofisiti), per l'attuazione di sinistri obiettivi di destabilizzazione dell'Ortodossia.

La storia della Chiesa non conosce un simile oltraggio: concedere l'autocefalia non solo a una struttura ecclesiale, ma a scismatici canonicamente scomunicati dalla Chiesa, che sono ridotti allo status di civili. Di per sé questa è un'assurdità totale, come lo stesso Bartolomeo ha decretato sul caso dell'Ucraina nel 1995 dichiarando che i pretendenti di Kiev sono scismatici. [4] In realtà, ha partecipato alla loro scomunica canonica (riconosciuta da tutte le Chiese locali) e ora de facto contraddice le sue stesse azioni.

Se si deve seguire la sua logica di dare l'autocefalia, il Monte Athos dovrebbe unirsi all'arcidiocesi di Grecia, così come tutti gli altri territori geografici dello stato della Grecia, che ora appartengono al Patriarcato Ecumenico e hanno lo status di stavropigie.

La questione ucraina è una violazione senza precedenti dei principi del diritto canonico, perché solo colui che ha scomunicato può reintegrare e riassegnare coloro che sono stati scomunicati. Ciò si verificherebbe in modo sinodale per opera della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, con una procedura corretta e le corrispettive azioni spirituali. Richiederebbe il pentimento da parte degli individui scomunicati e la presentazione di una richiesta di perdono (che fino a questo momento non esiste).

In questo caso, l'iniziativa è del governo ucraino e per conto del presidente Poroshenko, che hanno adottato il cosiddetto "tomos" come se questo avesse proprietà magiche su cui si basano perché garantisca loro di stare per sempre al potere.

Data l'intrusione criminale nella diocesi del territorio della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, in sua difesa, essa dovrebbe invocare i canoni della Chiesa che sono stati violati. [2] È suo pieno diritto avviare un proprio concilio e sanzionare le azioni unilaterali, anti-conciliari e volitive di Bartolomeo. Così avvenne nel 1054 in un concilio locale, dove fu dichiarato lo scisma tra gli ortodossi e i cattolici romani, e le cui decisioni furono successivamente accettate dalle altre Chiese locali. Un tale approccio è pienamente applicabile perché Dio non è nel potere, ma nella rettitudine, e non c'è bisogno di essere numerosi per affermare la verità.

La Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca ne ha il diritto e potrebbe avviare non solo un concilio locale, ma anche un Concilio pan-ortodosso, per sanzionare tutte le azioni di Bartolomeo come nulle e invalide. Un simile concilio potrebbe anche considerare la questione del secondo matrimonio dei preti, che Bartolomeo recentemente ha dichiarato accettabile (il che è anti-canonico [5]). Un tale formato pan-ortodosso è adatto per esaminare questioni urgenti e pressanti riguardanti la Chiesa, come lo stile del calendario, e per condannare l'ecumenismo (come è già stato fatto in un Concilio locale della ROCOR 1983, nonché da parte di certi santi). È sufficiente annunciare e confermare l'anatema universale contro l'ecumenismo.

Quattro Chiese (antiochena, russa, georgiana e bulgara) hanno offerto una forte opposizione alle azioni ecumeniche e papali di Bartolomeo, per quanto riguarda lo pseudo concilio cretese. Sorprendentemente, due di loro (bulgara e georgiana) non hanno risposto in modo convincente alle sue azioni in Ucraina. Sono le uniche che hanno lasciato perentoriamente il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), e ora hanno mostrato un'insolita mancanza di determinazione conciliare sulla questione ucraina. Forse questo ha contribuito al coraggio di Bartolomeo e lo ha fatto essere così audace, perché in questo ha riconosciuto una mancanza di resistenza visibile. Sfortunatamente, a causa del deficit di una reazione categorica da parte delle Chiese georgiana e bulgara, nel popolo di Dio sono sorte tentazioni, seduzioni e allarmanti scontenti.

Da parte del Patriarcato georgiano, qualcosa è apparso molto inquietante e atipico. Hanno proclamato che la questione dell'autocefalia dovrebbe essere risolta tra Costantinopoli e la Russia. Anche nella legge secolare, i problemi tra due parti in causa non sono mai risolti solo tra le parti stesse. Stranamente, sul sito web del Patriarcato georgiano, è stato fatto un appello al clero e ai laici, perché mantengano la pace e non reagiscano con dissenso pubblico e protesta. Anche questo è un approccio inadatto per la Chiesa, poiché la voce del popolo di Dio è di fondamentale importanza nel prendere decisioni.

Per quanto riguarda la reazione del Santo Sinodo bulgaro, si è scoperto che, nonostante la decisione sinodale sull'istituzione di una commissione sulla questione [6], tre vescovi – Gabriel, metropolita di Lovech, Joan, metropolita di Varna e Veliki Preslav, e Daniel, metropolita di Vidin – hanno fatto una dichiarazione [7], in cui offrivano un segnale inequivocabile che adempiva al loro dovere arcipastorale. Hanno votato con la loro coscienza, difendendo la loro Chiesa locale sorella (la Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Mosca). Hanno richiesto che un concilio pan-ortodosso dirima la questione. Ovviamente, questi metropoliti si sono sentiti costretti a fare così da una mancanza di consenso con gli altri arcipastori, per dare voce alla loro posizione, presentando un'impeccabile difesa teologica sulla straordinaria crisi in corso.

È un fatto strano che altri due arcipastori – i metropoliti Serafim di Nevrokop e Gregorij di Vratsa, abbiano provocato perplessità con la loro posizione, che è solo un "parere dissenziente". Come lo si dovrebbe interpretare, dato che è affermato nella Sacra Scrittura: "Ma il tuo discorso sia sì, sì: no, no: e il di più viene dal maligno" (Mt 5:37)?

La commissione istituita è completamente irragionevole e appare priva di significato, data la dinamica dei processi e la realtà della situazione. Questi vescovi non sono consapevoli di quale sia la Chiesa canonica in Ucraina e di quali siano gli scismatici? Non sono a conoscenza della gravità del problema? Non erano stati avvertiti che il "tomos" o qualcosa di simile, iniziato da Bartolomeo, sarebbe successo? Non sono a conoscenza del fatto che il governo in Ucraina è giunto al potere con un colpo di stato e sta aspettando di ottenere "una benedizione" con legittimazione da parte di Istanbul, per iniziare a usurpare "legalmente" tutti i luoghi santi (monasteri e templi) con gli oggetti santi a loro annessi ? Sono stati disinformati riguardo agli avvertimenti che le formazioni para-ecclesiali di gruppi nazionalisti e radicali fascisti, con il sostegno dell'esercito e dell'autorità ufficiale, hanno annunciato che conquisteranno i luoghi santi con la forza? Non è noto che il clero e il popolo di Dio sono determinati a rimanere fedeli al Signore e difenderanno i loro santuari, fino alla morte, seguendo l'esempio dell'innumerevole numero di martiri che brillano sulla terra russa?

La domanda da porsi è come questa Commissione della Chiesa ortodossa bulgara dovrebbe agire in un regime così estremo perché, date le circostanze, potrebbe essere troppo tardi e non avranno l'opportunità di difendere i loro fratelli, diventando così un "comitato di sangue", che permette di versare il sangue fraterno di martiri. Il vescovo è responsabile delle sue azioni (o delle sue inazioni) di fronte a ciascuna delle anime di Dio nel mondo.

Qui sorge la domanda logica: potrebbe la Chiesa, che è un modello di virtù e valori cristiani, essere ancora una Chiesa, se permette tali perversioni? La gravità del problema richiede la condanna più acuta di qualsiasi tentativo di appropriazione di cose sante, per pratica millenaria dei canoni della Chiesa, che sono fondamento immutabile del suo assetto di cielo sulla terra.

In termini generali, per il mondo ortodosso, dopo l'Unione di Ferrara-Firenze nel 1439, quando il Patriarcato di Costantinopoli decadde dalla Chiesa (nell'eresia) unendosi con i cattolici romani, non c'è stato un processo più severo. Forse, a causa delle dinamiche della situazione, alcune Chiese locali non comprendono la serietà della scelta che stanno affrontando, perché la mancanza di reazione mette in discussione il loro stesso status.

La Chiesa di Cristo è situata sull'orlo di un nuovo tempo di divisione e ciascuna delle sue rappresentanze locali dovrebbe ergersi e stabilire una posizione ferma: riconosce le azioni scismatiche e illegali di Bartolomeo? Si unisce a loro? Rimane in comunione eucaristica con lui? Perché, come ho detto sopra, colui che si unisce allo scismatico diventa egli stesso scismatico.

Anche la nostra casa, la Chiesa ortodossa bulgara, sta affrontando una tribolazione, quindi con rispetto, dovrebbe determinare se si trova dalla parte della Verità, in una continuità di grazia concessa da Dio dalla sua stessa istituzione, o se è d'accordo con lo scisma dei ladri diventando essa stessa scismatica. Indubbiamente, per i nostri vescovi, è giunto un momento spartiacque: determinare se rimarranno fedeli a Dio o se si arrenderanno a uno scisma velenoso.

La situazione crea anche un processo per ogni laico che dovrà determinare da sé a quale pastore appartiene e chi seguirà. La mancanza di una posizione unitaria avrebbe conseguenze fatali e irreparabili. I risultati potrebbero innescare uno scisma ecclesiastico interno, a seguito del quale le strutture scismatiche che ancora covano sul territorio della Bulgaria (per esempio l'autoproclamato metropolita Fozio di Triaditsa e altri simili a lui), potrebbero essere presentate come esarcati locali di Istanbul e nominati come metropolie.

Questa matrice è pienamente applicabile anche nelle vicine Grecia, Romania, Macedonia e altri paesi della regione, dove ogni scismatico o impostore (o figura che appare all'improvviso) potrebbe proclamarsi come un vescovo di retta dottrina. La mancanza di resistenza porterebbe a un tremendo disastro spirituale e a una grave destabilizzazione della regione su una scala senza precedenti, creando una premessa per una guerra religiosa e minacciando la sicurezza nazionale dei paesi.

I cristiani ortodossi credono che i nostri vescovi manifesteranno presto più coraggio e audacia, come è stato prima, al fine di preservare lo status e l'immagine canonica della nostra Chiesa.

La gravità della situazione non ha a che fare con sentimenti riguardanti la Russia o con una certa solidarietà con persone della sfera politica ed ecclesiastica. Una lettura obiettiva delle azioni delka Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca negli ultimi anni non può assolutamente rimanere acritica nei confronti della sua diplomazia ecclesiastica e della sua gestione interconfessionale, guidata dal metropolita Ilarion Alfeev. Non è da ignorare il cosiddetto incontro dell'Avana tra il Patriarca Kirill e Papa Francesco che ha lasciato perplesso il mondo ortodosso, così come la serie di interventi in varie parti del mondo in preghiere ecumeniche comuni e riunioni ed eventi fraterni infondati con altri credenti.

Tuttavia, per quanto riguarda il caso della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, la questione è più che una questione di principio, perché compromettere i sacri canoni della Chiesa è inaccettabile e certamente questo non può avvenire sulla base di pregiudizi personali. Ogni membro della Chiesa (dai laici all'episcopato) deve condurre un esame globale del proprio libero arbitrio e fare una scelta.

Rimaniamo con Dio e con la sua verità salvifica nel seno benedetto della Chiesa, oppure cadiamo nelle reti della falsa chiesa priva di grazia, in attesa della venuta dell'Anticristo? Non sia così!

Note

[1] Comunicato del Sacro Sinodo del Patriarcato Ecumenico sulla questione ecclesiastica in Ucraina

[2] Canone Apostolico 10: "Se qualcuno pregherà, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, sia anche lui scomunicato".

Canone Apostolico 32: "Se un qualunque presbitero o diacono è stato scomunicato da un vescovo, non può essere nuovamente ricevuto in comunione da nessun altro, se non da colui che lo ha scomunicato, a meno che non accada che il vescovo che lo ha scomunicato sia morto".

Canone Apostolico 35: "Che il vescovo non osi ordinare oltre i propri confini, in città e luoghi non soggetti a lui. Ma se viene condannato per averlo fatto, senza il consenso di quelle persone che hanno autorità su tali città e luoghi, che sia deposto, e con lui anche quelli che ha ordinato".

Primo Concilio Ecumenico, Canone 5: "Riguardo a quelli, sia del clero o dei laici, che sono stati scomunicati nelle varie province, che sia osservata dai vescovi la disposizione del canone che prevede che le persone scacciate da alcuni non siano riammesse da altri".

Primo Concilio Ecumenico, Canone 6: "...E questo deve essere universalmente compreso, che se qualcuno è fatto vescovo senza il consenso del metropolita, il grande Sinodo ha dichiarato che tale uomo non dovrebbe essere un vescovo".

Primo Concilio Ecumenico, Canone 16: "Né presbiteri, né diaconi, né altri siano ammessi nel clero, se, non avendo il timore di Dio davanti ai loro occhi, né riguardo al canone ecclesiastico, devono allontanarsi incautamente dalla loro stessa chiesa, per essere ricevuti con qualsiasi mezzo da un'altra chiesa; ma dovrebbe essere applicato ogni vincolo per riportarli nelle loro parrocchie; e, se non vi andranno, devono essere scomunicati. E se qualcuno oserà agire di nascosto nella propria Chiesa e ordinare un uomo appartenente ad un altro, senza il consenso del proprio vescovo da cui, sebbene iscritto nella lista del clero, si è separato, che l'ordinazione sia nulla".

Terzo Concilio Ecumenico, Canone 8: "... nessuno dei vescovi amati da Dio assumerà il controllo di alcuna provincia che sin dall'inizio non sia stata sotto la sua stessa mano o quella dei suoi predecessori. Ma se qualcuno ha violentemente preso e sottomesso [una provincia], dovrà rinunciarvi; affinché i canoni dei Padri non siano trasgrediti, né entrino le vanità dell'onore mondano sotto il pretesto del sacro ufficio; né noi perdiamo, senza saperlo, a poco a poco, la libertà che il nostro Signore Gesù Cristo, il Liberatore di tutti gli uomini, ci ha dato con il suo stesso sangue.

Pertanto, questo santo ed ecumenico Sinodo ha decretato che in ogni provincia i diritti che le appartenevano sin dall'inizio devono essere preservati, secondo la vecchia usanza prevalente, immutata e incolume: ogni metropolita ha il permesso di prendere, per sua sicurezza, una copia di questi atti. E se qualcuno introdurrà una regola contraria a ciò che è qui determinato, questo santo ed ecumenico Sinodo decreta all'unanimità che ciò non avrà alcun effetto".

Quarto Concilio Ecumenico, Canone 17: "Le parrocchie periferiche o rurali devono in ogni provincia essere soggette ai vescovi che ora hanno giurisdizione su di loro, in particolare se i vescovi li hanno governati in modo pacifico e continuo per lo spazio di trent'anni. Ma se entro trent'anni c'è stata, o perdura, qualsiasi controversia che li riguarda, è lecito per coloro che si ritengono lesi portare la loro causa di fronte al sinodo della provincia. E se a qualcuno è stato fatto un torto dal suo metropolita, la questione sia decisa dall'esarca della diocesi o dal trono di Costantinopoli, come detto sopra. E se una qualsiasi città è stata, o sarà d'ora in poi eretta per autorità imperiale, che l'ordine delle parrocchie ecclesiastiche ne segua l'esempio politico e municipale".

Sesto Concilio Ecumenico, Canone 25: "Oltre a tutti gli altri rinnoviamo il Canone che prescrive che le parrocchie rurali o distrettuali appartenenti a ciascuna chiesa debbano rimanere immutabilmente assegnate ai vescovi che le detengono, e specialmente nel caso di coloro che sono riusciti a gestirle per un periodo di trent'anni senza ricorrere alla forza. Ma se entro trent'anni c'è stata, o perdura, qualsiasi disputa su di loro, coloro che sostengono di aver subito un torto saranno autorizzati a portare la questione di fronte al sinodo della provincia".

Concilio di Antiochia, Canone 2: "...decretiamo che non è consentita la comunione con gli esclusi dalla comunione, né in un'altra chiesa è permesso ammettere coloro che non hanno accesso a un'altra chiesa. Se qualcuno tra i vescovi, o presbiteri, o diaconi, o qualunque ufficio canonico, dovesse apparire a comunicare con coloro che sono stati esclusi dalla comunione, anche lui deve essere escluso dalla comunione, per avere apparentemente confuso il canone della Chiesa."

Concilio di Antiochia, Canone 6: "Se qualcuno è stato escluso dalla comunione dal suo stesso vescovo, non sia ammesso dagli altri finché non sia stato accettato dal suo stesso vescovo. Oppure, è stato tenuto un Sinodo, se si è difeso rispondendo alle accuse e ha convinto il Sinodo, ed è riuscito a ricevere un verdetto diverso. La stessa regola si applica ai laici, ai presbiteri e ai diaconi e a tutti gli uffici canonici".

Concilio di Antiochia, Canone 13: "Nessun vescovo osi passare da una provincia all'altra e ordinare qualsiasi persona in una chiesa per celebrare la liturgia, anche se porta con sé altri, a meno che, essendone stato richiesto, non arrivi con lettere di raccomandazione del metropolita e dei vescovi che lo accompagnano, nel distretto a cui dovrebbe passare. Ma se, senza che nessuno lo inviti o lo chiami, parte irregolarmente per imporre le mani su certe persone e si intromette nello status quo degli affari ecclesiastici che non lo riguardano, tutto ciò che può fare è nullo e invalido; ed egli stesso dovrà sostenere una sentenza adatta per la sua irregolarità e il suo procedimento irragionevole, essendo stato già deposto qui dal santo Concilio".

Concilio di Antiochia, Can. 15: "Se un vescovo accusato di un crimine dovesse essere processato da tutti i vescovi della provincia, e tutti hanno pronunciato una decisione contro di lui in completo accordo l'uno con l'altro, non sia più messo di nuovo a giudizio da altri, ma che sia registrato il verbale concorde dei vescovi della provincia".

Concilio di Antiochia, Canone 22: "Un vescovo non deve intromettersi in un'altra città che non è soggetta alla sua giurisdizione, né su un territorio che non appartiene al suo dominio, allo scopo di ordinare qualcuno, o nominare presbiteri o diaconi nelle regioni che sono soggetti alla giurisdizione di un altro vescovo, tranne, ovviamente, con il consenso e l'approvazione del vescovo del territorio in questione. Se, tuttavia, qualcuno dovesse osare fare una cosa del genere, che l'ordinazione sia nulla e vuota, e che egli sia punito dal Sinodo."

Concilio di Sardi, Canone 3: "...nessun vescovo può passare dalla sua diocesi o provincia in un'altra provincia in cui ci sono vescovi, a meno che non venga chiamato o invitato da alcuni dei fratelli di quel luogo..."

Concilio di Sardi, Canone 15: "... se un vescovo di una diocesi diversa vuole nominare un altro servitore, senza il consenso del suo vescovo, a qualsiasi grado o grado, tale nomina sarà ritenuta invalida e inefficace. Se qualcuno di noi dovesse permettersi di farlo, dovrebbero essere entrambi rimproverati e corretti dai loro confratelli vescovi. "

Concilio di Cartagine, Canone 129 (133): "Se qualcuno ...ha portato un luogo all'unità cattolica e l'ha avuto nella sua giurisdizione per tre anni, e nessuno glie lo ha richiesto da lui, allora non gli sarà più reclamato, se anche ci fosse un vescovo durante questi tre anni che avrebbe dovuto reclamarlo ma ha taciuto".

[3] Ieromartire Cipriano, vescovo di Cartagine: "Ricordate che i fondatori e i capi dello scisma, spezzando l'unità della Chiesa, si oppongono a Cristo, e non solo lo crocifiggono per la seconda volta, ma lacerano il corpo di Cristo – ed è un peccato tanto grave che il sangue del martirio non può ripararlo! "(fonte)

San Giovanni Crisostomo: "Il peccato dello scisma non può essere cancellato neppure dal sangue del martirio" (fonte)

[4] Lettera dell'11 luglio 1995 del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ad Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus': "In questo contesto, vorremmo assicurarvi che l'inclusione delle comunità ucraine [dalla diaspora, cioè , al di fuori della Russia e dell'Ucraina] nell'ordine canonico della Chiesa ortodossa, portandoli sotto l'omoforo del Patriarcato ecumenico, alla fine si rivelerà utile, sicuramente anche per i rapporti della santissima Chiesa russa con i fedeli in Ucraina. Perché, da un lato, coloro che sono ammessi saranno obbligati a dichiarare ufficialmente che non cercheranno l'autocefalia per la Chiesa ucraina o una sua parte attraverso i ben noti metodi degli "autocefalisti" che usano tutti i mezzi possibili, mentre d'altra parte, non saranno in grado di cooperare o entrare in comunione con gli altri senza danno a se stessi, poiché per loro sarà valido il principio canonico: "coloro che comunicano con coloro che si trovano all'esterno della comunione andranno essi stessi fuori dalla comunione".

[5] Canone Apostolico 17: "Chi è stato sposato due volte dopo il battesimo, o chi ha avuto una concubina, non può diventare vescovo, presbitero, o diacono, o qualsiasi altro officio sacerdotale".

Canone apostolico 18: "Chi ha sposato una vedova, una donna divorziata, una prostituta, una serva o un'attrice, non può essere vescovo, presbitero, diacono o qualunque altro officio sacerdotale".

Sesto Concilio Ecumenico, Canone 6: "Poiché è dichiarato nei canoni apostolici che di coloro che entrano nel clero non sposati, solo i lettori e i cantori sono in grado di sposarsi; anche noi, mantenendo questo uso, stabiliamo che d'ora in avanti non è lecito per ogni suddiacono, diacono o presbitero contrarre matrimonio dopo la sua ordinazione, ma se avrà osato farlo, che sia deposto. E se qualcuno di coloro che entrano nel clero, desidera essere unito a una moglie nel matrimonio legittimo, lo faccia prima di essere ordinato suddiacono, diacono o presbitero."

[6] http://www.bg-patriarshia.bg/news.php?id=273448 – "Решение на Св. Синод от заседанието му на 04.10.2018 г. "(Decisione del Santo Sinodo, dal suo incontro del 10 ottobre 2018)

[7] http://bg-patriarshia.bg/news.php?id=273759 – “ИЗЯВЛЕНИЕ на Ловчанския митрополит Гавриил, Варненския и Великопреславски митрополит Йоан и Видинския митрополит Даниил” (Dichiarazione dei metropoliti Gabriel di Lovech, Joan di Varna e Veliki Preslav e Daniel di Vidin sulla situazione in Ucraina, si veda in inglese qui)

 
Kiev: i castagni sbocciano di nuovo

Ho dovuto farmi coraggio per andare in Ucraina. C'è stata una recente ondata di omicidi politici in quell'infelice e delizioso paese, e i colpevoli non sono stati arrestati; tra le vittime c'è stato Oles' Buzina, noto scrittore e caro amico. Due anni fa, ben prima dei torbidi, abbiamo condiviso un drink sotto un albero di castagno in un bar lungo il fiume. Buzina era sulla quarantina, piuttosto alto e snello, aveva un volto lungo e sarcastico da Mefistofele, una testa calva, un accenno di baffi e un brutto carattere. Era un anti-eroe tra i nazionalisti bellicosi di Kiev, un Tersite che si faceva beffe dei loro miti sacri dell'eterna Ucraina al di sopra di tutto. Aveva definito il loro amato poeta nazionalista, il primo a scrivere in dialetto locale, "un vampiro" per la sua predilezione per le scene di sangue. Buzina scriveva in russo, la lingua che gli scrittori eruditi dell'Ucraina avevano preferito e perfezionato dai tempi di Gogol', e rifiutava la narrativa parrocchiale del recente colpo di Stato.

Gli hanno sparato a mezzogiorno, in una strada vicina alla sua casa nel centro di Kiev, e gli assassini sono svaniti nell'aria di aprile. Non era solo: sono stati uccisi giornalisti di opposizione, assassinati come Buzina e Suchobok; parlamentari, governatori e funzionari sono stati defenestrati come il deputato Chechetov in "epidemie di suicidi". Sono stati uccisi da estremisti locali che operano liberamente nel paese, o sono diventati vittime del Seal Team Six, i temuti assassini americani che uccidono i nemici dell'Impero a migliaia, dall'Afghanistan all'Ucraina al Venezuela? Chi lo sa. Molti più giornalisti e scrittori indipendenti sono fuggiti per un pelo – in Russia come Aleksandr Chalenko o in Europa come Anatolij Sharij.

Li ho incontrati a Kiev prima dei torbidi, li ho incontrati nel loro esilio, e mi hanno raccontato di minacce, di bande di tifosi armati e di neo-nazisti che vagano per il paese. Avevo paura, nella mia età avanzata non ho voglia di fare un soggiorno in una cella delle torture, ma la curiosità, il desiderio di vedere con i miei occhi e giudicare da me stesso, e, soprattutto, l'attrazione dei castagni in piena fioritura hanno sconfitto la paura, e ho preso uno dei rari treni Mosca-Kiev. Sempre pieno nei giorni normali, ora era mezzo vuoto. Anche gli altri viaggiatori erano preoccupati: le guardie di frontiera ucraine erano note per arrestare la gente al minimo sospetto o per vietare l'ingresso, dopo alcune ore in una cella della polizia.

La guardia di frontiera che ha controllato il mio passaporto israeliano era un uomo enorme in mimetica militare con una grande fascia che mostrava in grassetto il suo gruppo sanguigno in cifre latine: IV Rhesus -. Tuttavia, mi ha lasciato passare dopo un controllo al suo computer e alcune domande. Avrei visto molti soldati e ufficiali in tenuta da combattimento in tutta l'Ucraina, come molti in Israele, forse. Il governo di Kiev, ovviamente, ha seguito la ricetta dal libro di cucina di Israele: la pubblicità sdolcinata per l'esercito è onnipresente, inclusi gli appelli a unirsi all'esercito, a sostenere i soldati, a nutrire i soldati, a intrattenere i soldati, come se questi loro soldati stessero difendendo la patria dai barbari. In realtà, stanno bombardando e saccheggiando le province separatiste, come gli yankees in Via col vento.

Per un po', il saccheggio ha reso la guerra molto popolare tra i media ucraini. Cioè, fino a quando hanno cominciato ad arrivare le bare da due importanti sconfitte dell'esercito di Kiev, presso Ilovaisk e Debaltsevo. Foto di giovani che sono morti combattendo per riconquistare il Donbass vengono mostrate in punti ben visibili nelle città ucraine – ci sono un po' troppi di questi martiri, per una piccola guerra vittoriosa. Il flusso di volontari si è prosciugato, e il regime ha iniziato gli arruolamenti uomini validi. Un certo numero di reclute ha scelto di fuggire in Russia o è andato a nascondersi, ma l'esercito è stato rinforzato lo stesso – anche dai mercenari di compagnie private occidentali.

Gli accordi di Minsk hanno sedato la guerra, anche se i bombardamenti continuano. La ripresa delle ostilità su vasta scala è ancora molto possibile: gli Stati Uniti vogliono una guerra per procura contro la Russia. Il regime può scegliere la guerra per ragioni economiche, poiché le cose vanno di male in peggio. Il tenore di vita è sceso drasticamente: la grivna, la valuta, è crollata, i prezzi sono saliti, mentre stipendi e pensioni sono rimasti com'erano.

La gente si lamenta, rimpiange di aver sostenuto il colpo di stato del febbraio 2014? Non proprio. Dà la colpa di tutte le proprie disgrazie alla Russia di Putin, riferendosi a lui con un soprannome osceno. "Putin è invidioso di noi perché entreremo nell'Unione Europea", mi ha detto un corpulento proprietario in mimetica di un internet café, anche se in quello stesso momento, a Riga, i leader dell'Unione Europea hanno chiarito che in nessun modo l'Ucraina diventerà membro a pieno titolo dell'UE. Piuttosto, un membro associato, come la Turchia o il Nord Africa. La propaganda militarista ("sostenete i nostri ragazzi") ha avuto un impatto. Come quella nazionalista. Molti ucraini parlano con odio palpabile della Russia, anche se con sorprendente facilità vanno a lavorare e a vivere in Russia, se e quando si presenta l'occasione.

I russi credono che privazioni renderanno sobrio il popolo ucraino, ma questo sembra improbabile. Gli ucraini, come tutti i russi (ed è quello che sono, perché l'Ucraina è la parte sud-occidentale della Russia storica, ed è tanto russa come qualsiasi posto in Russia) sono resistenti, testardi, pazienti, frugali e in grado di sopravvivere nelle condizioni più avverse. Un'inversione potrebbe essere possibile: nel 2004, il primo colpo di stato del Maidan (anche questo sponsorizzato dall'Occidente) ha installato un presidente filo-occidentale, ma questi ha guadagnato un disprezzo universale e non è riuscito a farsi rieleggere. Il secondo colpo di stato del Maidan potrebbe subire un destino simile, ma questa volta il regime ha deciso di vietare i partiti d'opposizione. Il Partito Comunista è vietato, e il Partito delle Regioni un tempo dominante è stato smantellato e ai suoi membri è proibito di partecipare alle elezioni. Il regime di Kiev non ha bisogno di una parvenza di democrazia, in quanto ha il sostegno dell'Occidente.

Non voglio esagerare: Kiev non è l'inferno sulla terra; è ancora una città confortevole. La gente è riluttante a esprimere le proprie opinioni in pubblico, e alcuni non vogliono essere visti con un uomo di Mosca, ma la loro paura non è schiacciante. I comunisti e i filo-russi, in generale, hanno più probabilità di perdere il lavoro che la vita. E un sacco di ucraini guarda alla Russia con amore e dolore, ed esprime questi sentimenti. Lo fanno i comunisti, che soffrono minacce quotidiane; lo fanno i cristiani ortodossi, perché il regime favorisce la Chiesa cattolica uniate di rito orientale e scaccia a mano armata gli ortodossi dalle loro chiese; lo fanno scrittori e intellettuali che hanno visto i loro giornali chiusi e i libri in lingua russa rimossi; ultimo ma non meno importante, lo fanno gli operai impiegati nelle industrie che ancora sopravvivono, perché l'Ucraina era la parte più industrializzata della Russia.

Nel sud-est dell'Ucraina, combattono con le armi; altrove, continua a passo lento una guerra di parole e idee. Per cosa combattono? La versione russa della storia – i seguaci di Bandera, neo-nazisti di etnia ucraina, perseguitano i russi di Ucraina – è un grande eccesso di semplificazione. Allo stesso modo lo è la versione ucraina dell'Ucraina che sceglie l'Europa contro la Russia tirandosi indietro dal suo abbraccio non voluto. La realtà è ben diversa. La capisci che quando incontri i russi pro-ucraini in Russia. Sono numerosi, influenti, in posti di evidenza a Mosca, al contrario dei numerosi ma diseredati ucraini filo-russi a Kiev. La guerra civile scorre in Ucraina e in Russia, e non è un conflitto etnico, come entrambe le parti spesso fingono che sia.

La lotta in corso è tra la borghesia compradora e i suoi nemici: industriali, operai, militari. Questa lotta è andata avanti dal 1985, per 30 anni. Nel 1991, l'Impero ha vinto. L'Unione Sovietica è stata annullata. La sua industria e le forze armate sono state smantellate. La scienza è state eliminate. I lavoratori hanno perso il lavoro. Lo stato (sia in Russia sia in Ucraina) è diventato asservito all'Impero. Questa è stata una tragedia per la gente comune, ma un'opportunità per i collaborazionisti.

Molte persone hanno prosperato allo smantellamento dell'Unione Sovietica. Non solo gli oligarchi – un'intera classe di persone che ha potuto mettere le mani su qualcosa nella privatizzazione. Le società occidentali hanno comprato un sacco di industrie e le hanno smantellate. Il complesso agricolo è stato distrutto. Russia e Ucraina sono state agganciate all'economia globale imperiale: hanno acquistato manufatti e cibo dall'Ovest, o dalla Cina per dollari USA. Gli unici prodotti della Russia erano il suo petrolio e il suo gas.

Ci sono stati due tentativi falliti di invertire la marea in Russia. Eltsin li ha bloccati entrambi con i carri armati. Esaurito e odiato, ha nominato Putin a succedergli. Putin è stato scelto e sostenuto dagli oligarchi e dall'Occidente per governare la Russia con un pugno di ferro in un guanto di velluto e per tenerla bloccata e sottomessa. Molto lentamente ha cominciato a spostarsi verso l'indipendenza. La Russia di Putin è ancora lontana dalla piena indipendenza; è tutt'altro che chiaro se Putin lo vuole davvero. Putin non è un comunista, non vuole ripristinare l'Unione Sovietica; è leale verso i ricchi della Russia, resta attaccato alla scuola di pensiero monetarista, commercia in dollari attraverso le banche occidentali, non ha nazionalizzato le molte industrie e terre prese in consegna dagli imbroglioni.

Eppure Putin è diventato il terzo tentativo di invertire la tendenza. Ha fatto molto di più di quanto gli consentisse l'Impero. Si è spinto oltre i limiti massimi nelle sue politiche interne, vietando alle aziende occidentali di acquistare risorse russe; ha superato il limite nella sua politica estera, proteggendo la Siria e assicurandosi la Crimea. Ha iniziato a re-industrializzare la Russia, a produrre grano e ad acquistare prodotti cinesi bypassando il dollaro. Ha limitato potere degli oligarchi.

Ma la gente di Eltsin, i compradores reaganiani, ha mantenuto le proprie posizioni di potere a Mosca. Controllano le più prestigiose università e la Scuola Superiore di Economia, possiedono riviste e giornali, hanno il sostegno finanziario degli oligarchi e di fondi esteri, sono rappresentati nel governo, hanno la mente dell'intellighentsija russa, rimpiangono i tempo di Eltsin, amano l'America e sostengono il regime di Kiev perché lo vedono correttamente come diretta continuazione di quello di Eltsin.

Sì, c'è comunque una grande differenza: Eltsin era un nemico dei nazionalisti, mentre Kiev usa il nazionalismo come mezzo per consolidare la sua presa. Kiev è anche molto più militarizzata di quanto Mosca lo sia mai stata. Il terreno comune è il loro odio per il passato sovietico, il comunismo e il socialismo. Kiev ha deciso di distruggere tutti i monumenti di epoca sovietica e rinominare tutte le strade che portano nomi sovietici. Gli anti-comunisti di Mosca hanno sostenuto a gran voce questa mossa e hanno fatto appelli a emularla in Russia. Anche l'élite intellettuale di Gorbaciov, anziana ma ancora forte, ha sostenuto il risoluto anticomunismo di Kiev.

Putin non ha certamente rimosso queste persone fuori potere. Ha legami con Anatolij Chubajs, un arci-ladro dei tempi di Eltsin, e con Kudrin, l'economista emulo di Friedman. Recentemente ha cominciato a occuparsi delle loro linee di rifornimento: le ONG e le fondazioni occidentali devono registrarsi, le loro transazioni sono state rese visibili ed enormi iniezioni di fondi dall'estero sono state rivelate nei loro media. Eppure, le persone identificate come pro-Putin sono una minoranza nelle istituzioni di Mosca. Questo per quanto riguarda la sua immagine di "dittatore spietato"!

Questa dualità nella struttura del potere russo influenza la politica russa nei confronti dell'Ucraina. Una minoranza che è "più filo-Putin di Putin", chiede la guerra e la liberazione delle province orientali dell'Ucraina, e vede il  confronto con l'Occidente come inevitabile. Il potente gruppo dei compradores esorta ad abbandonare il Donbass e a fare la pace con Kiev e New York. Vogliono che la Russia segua le orme di Kiev, senza il suo nazionalismo. Putin rifiuta entrambi gli estremi e percorre un sentiero di mezzo, dando fastidio a entrambi i gruppi.

Il regime di Kiev potrebbe utilizzare questa riluttanza di Putin e mediare una buona pace stabile. Ma i loro sponsor vogliono la guerra. Il Donbass separato era il motore che dava potenza a tutta l'Ucraina. Il nuovo regime è pronto alla de-industrializzazione del paese: i lavoratori industriali e gli ingegneri parlano russo e guardano all'Unione Sovietica e alla Russia come sua erede, mentre e sostenitori di lingua ucraina del regime sono soprattutto piccoli agricoltori o commercianti. Si tratta della moneta corrente dell'ex-URSS: la de-industrializzazione è l'arma scelta dai regimi filo-occidentali dal Tagikistan alla Lettonia. E anche dalla Russia: la prima cosa effettuata dai riformisti filo-occidentali ai tempi di Gorbaciov e di Eltsin è stata la de-industrializzazione. Si dice che l'area di libero scambio transatlantica di Obama (TAFTA) porterà alla de-industrializzazione di Germania e Francia. Così il Donbass industriale ha buone ragioni per resistere alla sua inclusione nell'Ucraina, a meno che questa non sia uno stato federale che lascia gran parte della sua autorità alle province. Kiev preferisce la guerra spopolando la regione.

Quindi, in Ucraina ho trovato un seguito dei drammatici eventi degli anni '90. Chi vincerà: la prossima generazione di riformatori di Gorbaciov in abito folk nazionalista – o gli operai? Forse Putin potrebbe rispondere a questa domanda, ma non ha fretta di farlo. In un secondo articolo ci occuperemo di Mosca e delle sue recenti mosse.

 
Eterna memoria ad Anatolij Danilov, ideatore di "Pravmir"

il 12 settembre, a causa di un attacco cardiaco, è morto a Mosca Anatolij Danilov, che nel 2004, assieme alla sua futura moglie Anna e al loro confessore l'arciprete Aleksandr Iljashenko, ha creato un sito ortodosso mirato alle persone non legate alla Chiesa. In questi anni "Pravoslavie i mir" ("l'Ortodossia e il mondo") è diventato un popolare portale russo-inglese che ha avvicinato migliaia di persone in tutto il mondo alla Chiesa ortodossa. Anche il nostro sito parrocchiale ha beneficiato di molte ricerche e articoli di "Pravmir", come il portale è chiamato in forma colloquiale.

In questa pagina potete seguire la predica di padre Aleksandr al funerale di Anatolij e vedere la fotocronaca della cerimonia.

Curare siti internet non fa arricchire (...questo possiamo testimoniarlo di persona!), e nonostante la fama della sua paziente opera di diffusione, Anatolij lascia la moglie Anna e la figlia Natalia (nata nel marzo 2013) in difficili condizioni finanziarie. Per quanto possibile, cerchiamo di aiutare anche noi Anna e Natalia, con una donazione (anche minima) sulle pagine del sito Pravmir. Più ancora dell'aiuto monetario, vedere un numero di persone che pensano a loro anche dall'Italia incoraggerà Anna e Natalia a portare avanti tra noi questo prezioso servizio di evangelizzazione.

 

Per chi ha beneficiato per anni di tante informazioni aggiornate e di qualità, un piccolo aiuto è davvero il minimo atto di gratitudine e di decenza, oltre che un segno di apprezzamento per l'aiuto che Anatolij ha generosamente offerto a tutti con la sua vita e il suo lavoro.

Вечная память! Eterna memoria!

 
La storia di una comunione miracolosa

Questa storia è stata scritta a partire dalle parole di Irina, parrocchiana di una chiesa di Mosca.

Io sono stata battezzata in gioventù e quando mia madre ha suggerito alla sua migliore amica Ljuda [Ljudmila, ndt] di essere la mia madrina, sono stata d'accordo. Né mia madre né la madrina erano donne di chiesa. A volte andavano in chiesa e credevano in Dio (o almeno non lo rinnegavano), ma come la maggior parte delle persone dell'era sovietica, non ne erano "trasportate".

Zia Ljuda ha subito senza successo un intervento chirurgico per un cancro, poi ha sviluppato una peritonite ed è finita in terapia intensiva. Le sue condizioni stavano peggiorando sempre più. Suo figlio ha cercato di andare a visitarla, ma a nessuno è stato permesso di entrare in terapia intensiva.

Al lunedì della Settimana Luminosa stavo pregando e pensando: "La mia madrina è senza speranza, sta morendo. Cosa farò quando accadrà?" Poi improvvisamente mi è venuto in mente che in quel momento era possibile aiutarla, che poteva fare la comunione prima di morire. Solo che non sapevo come organizzarlo.

Stavo riflettendo su quale sacerdote chiamare (il mio padre spirituale era molto impegnato in quel momento e non volevo disturbarlo) e girando per l'appartamento mi è capitato di notare che mio marito aveva ricevuto un sms dal nostro amico Lesha [Aleksej, ndt], che serviva all'altare. Quel giorno mio marito era a casa con la febbre, cosa estremamente rara per lui.

Ho richiamato Lesha, gli ho spiegato la situazione e ho scoperto che il nostro sacerdote, padre Aleksej, era da qualche parte nell'area dell'ospedale in cui si trovava la mia madrina, il che mi ha sorpreso e deliziato moltissimo!

Ho chiamato batjushka e si è scoperto che in quel momento era molto vicino all'ospedale. Non pensavo nemmeno che dovesse avere con sé i santi doni, ma aveva appena dato la comunione in casa a un parrocchiano malato, che fortunatamente abitava in quella zona, e li aveva con sé!

Ho lasciato il nostro bambino con mio marito e sono corsa via, con molte domande in testa. Come avremmo potuto entrare in terapia intensiva se anche il figlio della mia madrina non poteva entrare? E se zia Ljuda non avesse voluto fare la comunione? E come avrebbe reagito vedendomi? O forse la visita di un prete l'avrebbe spaventata, come accade a tanti altri malati gravi ai quali un prete fa visita all'improvviso?

Padre Aleksej mi ha incontrato al cancello dell'ospedale e ci siamo diretti in terapia intensiva. Ne è uscita una dottoressa bella e affabile, che ci ha chiesto chi eravamo e cosa volevamo. Dopo una piccola esitazione, tuttavia, ho risposto onestamente che ero la figlioccia di Ljudmila e che io e batjushka volevamo che lei facesse la comunione.

La dottoressa ha risposto inaspettatamente che, ovviamente, non ci sarebbero stati problemi. Con noi nel corridoio c'era la parente di un altro paziente, che non poteva credere alla fortuna che ci avrebbero fatto entrare adesso. Ha afferrato la dottoressa per mano e le ha chiesto il suo nome, così sarebbe potuta entrare anche il giorno dopo. Come nella migliore tradizione hollywoodiana, la dottoressa ha improvvisamente risposto: "Perché ha bisogno del mio nome? Non sarò qui domani". Ed è così che siamo miracolosamente entrati nel reparto.

Zia Ljuda era semi-cosciente e non poteva parlare, ma quando mi ha visto, mi ha riconosciuto: ha spalancato gli occhi ed era chiaro che era estremamente sorpresa. Ha ripreso conoscenza ma non poteva parlare e ha reagito solo con gli occhi. L'ho rassicurata e le ho raccontato tutto, spiegandole che suo figlio era molto ansioso di vederla, ma solo io ero riuscita ad entrare per miracolo. Le ho detto che eravamo molto preoccupati, che l'amavamo moltissimo e che sarebbe andato tutto bene.

Padre Aleksej ha chiesto a Ljudmila se voleva fare la comunione, e lei fortunatamente ha accettato. Batiushka si è vestito e io l'ho aiutato, il che è stato molto toccante. Zia Ljuda non poteva parlare, e padre Aleksej ha chiesto il permesso di rimuoverle per un po' la maschera d'ossigeno. Ha fatto un elenco di peccati, chiedendole se li avesse commessi. Lei ha annuito con gli occhi e batjushka le ha dato la comunione.

Le ha detto anche: "Non pensare che migliorerai e che questa confessione sia stata solo una formalità da parte tua". Ma poi ha promesso di farle visita di nuovo quando sarà guarita, per ricevere la sua piena confessione. Anche se credo che la mia madrina di certo avesse capito tutto... Per me è stato difficile salutarla, guardarla, poiché ho capito che non ci saremmo più rivisti. Ma quello che è successo è stato un grande sollievo.

Tre giorni dopo ho ricevuto una chiamata dall'ospedale: Ljudmila si era appena addormentata nel Signore. Era caduta in coma qualche tempo dopo la confessione e la comunione, e non aveva più ripreso conoscenza.

Ho chiesto a padre Aleksej come dovevo pregare per la mia madrina e quali preghiere speciali dovevo leggere, ma lui ha risposto che non c'era bisogno di niente di speciale. Ha spiegato: Dal momento che aveva potuto confessarsi e fare la comunione e poi era defunta nella Settimana luminosa, quando le porte regali sono aperte in chiesa, allora per lei andava tutto bene ora.

Ci sono così tante connessioni in questa storia, che se almeno una cosa non fosse accaduta, l'intera faccenda sarebbe stata impossibile. Primo, se mio marito fosse stato al lavoro, non avrei potuto andare da nessuna parte, perché non ci sarebbe stato nessuno a guardare nostro figlio. In secondo luogo, ho visto per caso che mio marito aveva ricevuto un messaggio di testo dall'accolito Lesha, e Lesha sapeva che padre Aleksej aveva preso i santi doni per comunicare qualcuno. Terzo, in tutta la gigantesca Mosca, batjushka era proprio lì vicino all'ospedale ed era libero proprio quando l'ho chiamato. Quarto, siamo stati fatti entrare in terapia intensiva. E quinto, zia Ljuda ha accettato di fare la comunione. Tutto in questa storia è un miracolo dall'inizio alla fine!

E per me è stata una grande gioia e un rafforzamento della mia fede, per essere stata coinvolta in tali atti divini.

Possa il Signore perdonare alla serva di Dio Ljudmila tutti i suoi peccati, volontari e involontari, e concederle il Regno dei Cieli!

 
Lo scisma tra Patriarcato di Mosca e Patriarcato Ecumenico: non è una sorpresa; è una gran cosa

* * *

NB. Riportiamo il seguente articolo del vescovo Ireneos (Placek, nella foto) del Sinodo dei Vecchi Calendaristi greci di Avlona, perché ci sembra offrire un'utile e interessante prospettiva di valutazione della crisi ucraina, ma non condividiamo in tutto la sua linea. Di fatto, nonostante l’autore si sforzi di tracciare un parallelo tra la resistenza dei Vecchi Calendaristi greci degli anni '20 e quella della Chiesa ortodossa russa di oggi ad azioni illegali del Patriarcato Ecumenico, ci preme ricordare che la Chiesa ortodossa russa, a differenza dei Vecchi Calendaristi, non avvia una politica di 'contro-chiese' unite solo tra se stesse nel territorio di Chiese sorelle o in giro per il mondo.

* * *

Che cosa dobbiamo capire di questo recente sviluppo nell'Ortodossia mondiale che, dopo aver sobbollito per qualche tempo, è esploso questa settimana quando il sinodo del Patriarcato Ecumenico ha deciso, agendo come tribunale di ultima istanza, di re-installare (25+ anni post hoc) il vescovo deposto Filaret Denisenko, insieme ad altri pretendenti a sinodi ucraini autogestiti, nonché il loro clero, e dichiararli canonici, consentendo così la loro partecipazione in un futuro concilio ucraino per ricevere un Tomos di autocefalia? Questa è una domanda davvero lunga che riassume a malapena il profilo approssimativo della disputa che ha portato il Patriarcato di Mosca, in risposta, a interrompere tutti i rapporti ecclesiastici con il patriarca Ecumenico, notando che si era unito allo scisma – il che è un modo passivo di dire che è divenuto uno scismatico. [1]

Da un lato, come membri dei sinodi dei vecchi calendaristi (Veri Cristiani Ortodossi, o VCO), possiamo dire che questo non ha alcun effetto su di noi, in quanto abbiamo riconosciuto i modi sbagliati e le pretese papali del patriarca ecumenico già nel 1924 e abbiamo tagliato i legami con lui e con i suoi sostenitori. Come rappresentanti di una minoranza, una posizione molto diversa da quella di Mosca, abbiamo pagato un pesante prezzo in persecuzioni, oppressioni ufficiali e condanne provenienti dalla maggior parte dei corpi ortodossi, eccetto la ROCOR. Abbiamo combattuto il Patriarcato Ecumenico per quasi un secolo e oltre a notare "ve l'avevamo detto" – questa decisione attuale non altera minimamente la nostra pratica quotidiana della fede.

D'altra parte, le azioni di Mosca danno sicuramente nuova validità al corso di resistenza che i VCO hanno intrapreso negli ultimi 95 anni. Come ho notato in un gruppo di discussione con un membro della ROCOR, "Noi ci siamo separati dal Patriarcato Ecumenico e dal loro sinodo greco a causa di azioni non conciliari da parte del Patriarcato Ecumenico che sono state adottate dal sinodo greco. È molto diverso da quello che è appena successo?" Perché in realtà non lo è. È solo più grande, su una scala più ampia e molto più significativa agli occhi del mondo, a causa delle sottigliezze politiche che vi sono collegate.

Se avessi una terza mano, la userei per indicare che molti degli argomenti usati contro di noi dai membri dell'Ortodossia mondiale assumono improvvisamente una luce completamente nuova. "Se non siete in comunione con il Patriarcato Ecumenico, non siete ortodossi" non è più un argomento che qualsiasi slavofilo possa affermare. Allo stesso modo la finta empatia unita a una controreplica che semplicemente non ci si può separare dal Patriarcato Ecumenico su questioni non dogmatiche [2] è ormai impossibile per coloro che si schierano dalla parte della Russia.

Ma diamo un'occhiata a questo tema a partire da una prospettiva diversa. Oggi ci sono molte persone che soffrono. Devoti uomini e donne che hanno frequentato parrocchie affiliate ai russi o al Patriarcato Ecumenico sono andati a dormire la scorsa notte in un mondo decisamente diverso da quello in cui si erano svegliati. Per inciso, ho sentito alcuni ortodossi occidentali affermare che "questo non fa differenza per noi perché possiamo continuare a comunicarci ovunque vogliamo, indipendentemente da ciò che dicono i vescovi". Questo è protestantesimo, e se ci credete, dovreste smettere di fare la comunione finché non avrete accettato l'ecclesiologia della Chiesa ortodossa e vi sarete pentiti della vostra ribellione. Ai greci viene detto che sono scismatici. Ai russi viene detto che non possono più condividere il calice eucaristico con i loro amici e vicini di casa. Le concelebrazioni e presumibilmente gli accordi sul prestito dei chierici sono cessati. Se si attengono a un'ecclesiologia ortodossa, i loro mondi sono oggi profondamente diversi.

A beneficio di queste persone, preghiamo per la pace per loro e per la pace per il mondo intero. Non sono stati loro a chiedere di finire nel bel mezzo di questa disputa. Non sono stati loro a chiedere di dover scegliere tra amici e famiglia. Mettiamo da parte gli argomenti teologici, canonici ed ecclesiologici e preghiamo per queste persone che sono turbate.

Ma diciamo anche questo, brevemente e senza senso di trionfalismo. I VCO comprendono i gravi errori presenti del patriarca ecumenico. Noi condanniamo le sue aspirazioni papali e il suo processo decisionale non conciliare. La sua intrusione in Ucraina non è una deviazione dal suo corso precedente. È una progressione naturale di un primate che è tanto attratto dal potere e dalla gloria mondana quanto il suo "fratello" a Roma.

Non diamo neppure tregua agli entusiasti ingenui che definiscono questo evento dicendo che "non è una gran cosa", persone come il prete-celebrità di Ancient Faith Radio, padre Andrew Stephen Damick, che sostiene che "le interruzioni della comunione sono in realtà abbastanza frequenti e anche normali, nonostante siano sempre sfortunate". Altri fanno allegramente irruzione citando la dolorosa rottura della comunione tra Antiochia e Gerusalemme. Ma questo non è un contrasto tra due uomini su questioni di potere, come vediamo con Antiochia e Gerusalemme. Qui si tratta di niente meno che di ecclesiologia: come comprendiamo la struttura della Chiesa e le prerogative del primo fra uguali (che ha audacemente aggregato a se stesso una posizione ufficiale che lo vede come primo senza uguali). [3] Questa è una battaglia fondata su molte delle stesse preoccupazioni che rispecchiano la divisione dell'Oriente e dell'Occidente che noi ora datiamo al 1054. E prendiamo pure nota delle argomentazioni in malafede di quelli che dicono che questo non è uno scisma completo, a causa della comunione condivisa con altre Chiese locali. Lo stesso si potrebbe dire del Grande Scisma attorno al 1055. E sebbene possa non essere stato cementato fino a un paio di secoli dopo, la data che attribuiamo allo scisma è il 1054, e l'atto è l'emissione della bolla papale di scomunica. Questa non è una piccola cosa; è un enorme sconvolgimento. La prima per potenza, dimensioni e ricchezza, la sede che si è sempre immaginata la Terza Roma, ha direttamente sfidato e ripudiato la Seconda Roma, l'anziano e malato capobranco, ormai pronto per essere soppiantato. Per quelli che dicono che Mosca non ha dichiarato scismatico il Patriarcato Ecumenico, il metropolita Ilarion afferma inequivocabilmente "il fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia riconosciuto una struttura scismatica significa per noi che la stessa Costantinopoli è ora in scisma". [4] Questa è una gran cosa, e non è qualcosa che può sparire rapidamente senza che una delle due parti capitoli. Né Costantinopoli né Mosca sono rimaste sorprese di trovarsi esattamente dove sono oggi. Le decisioni di ciascuna parte sono state calcolate per arrivare esattamente là dove sono. Ritornare sui propri passi semplicemente non è un risultato probabile qui.

Non c'è dubbio che molti nell'Ortodossia mondiale siano scandalizzati dall'azione del patriarca ecumenico. A voi estendiamo la nostra solidarietà. Ora avete sperimentato personalmente le stesse azioni contro le quali noi abbiamo combattuto per oltre 90 anni. La maschera è stata rimossa e le vere motivazioni del Patriarcato Ecumenico sono state messe a nudo, proprio come hanno sperimentato i nostri antenati della fede vissuti durante il periodo in cui sono stati trascinati fuori dalle loro chiese, rasati a forza e imprigionati perché non volevano accettare l'imposizione non canonica del calendario del papa. Per coloro che sono fuori dall'Ortodossia, tutto ciò deve sembrare una tempesta in un bicchier d'acqua: calendari, anatemi sollevati, reintegrazione di un vescovo, fondazione di una chiesa. In che modo queste cose sono meritevoli di una separazione? Ma per gli ortodossi non si tratta delle debolezze di un uomo anziano. Si tratta nientemeno di come comprendiamo la Chiesa, il corpo di Cristo e i vescovi incaricati di governarla. La sinodalità e la conciliarità sono segni distintivi della Chiesa, non invenzioni moderne. La spaccatura tra Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca riguarda l'ecclesiologia, una delle stesse preoccupazioni espresse dagli zeloti athoniti che avevano difeso il vecchio calendario negli anni '20! Nessuno era in cerca di divisioni, ma questa è la situazione che abbiamo. Da parte nostra, continueremo a vivere la nostra fede apostolica, osservando le dottrine dei Padri e pregando per il giorno in cui Cristo guarirà tutte le ferite e la sua Chiesa Una sarà trionfante.

Note

[1] Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa in relazione all'invasione del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio canonico della Chiesa russa:

https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=6746

[2] Io non sarei disposto ad ammettere che la separazione dei vecchi calendaristi non sia basata su questioni dogmatiche.

[3] Si veda il testo Primus Sine Paribus

[4] https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=6758

 
Il metropolita Ilarion proposto come vescovo per i Vecchi Credenti del Patriarcato di Mosca

il metropolita Ilarion serve secondo il Rito Antico

Leonid Sevastianov, direttore esecutivo della Fondazione san Gregorio il Teologo e membro permanente del Comitato per le parrocchie di Vecchio Rito del Patriarcato di Mosca ha proposto il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, come vescovo della comunità dei Vecchi Credenti della Edinoverie, come riferisce Interfax-Religion.

Il metropolita Ilarion è anche il presidente della Commissione per le parrocchie dei Vecchi Credenti e per la cooperazione con le comunità di Vecchio Rito.

"Abbiamo un candidato per il ruolo di vescovo della Edinoverie? Risponderò a nome di tutti i Vecchi Credenti: lo abbiamo. È il metropolita Ilarion (Alfeev). Sarebbe un grande onore per noi se, oltre alle sue altre obbedienze e alla guida della Commissione per i Vecchi Credenti, diventasse anche il vescovo per le parrocchie della Edinoverie", ha detto ieri ai giornalisti Sevastianov.

Secondo il membro del comitato, la necessità di un vescovo per la Edinoverie era già stata riconosciuta nel Concilio locale della Chiesa ortodossa russa del 1917-1918.

"Dopo la restaurazione del patriarcato e l'intronizzazione di san Tikhon, anche a dispetto della guerra civile appena iniziata, i santi padri del Concilio (sottolineo in particolare che erano santi perché 50 di loro sono diventati nuovi martiri, il che è inaudito e senza precedenti nella storia) ha ritenuto necessario avere un vescovo della Edinoverie e ha lasciato questo compito alla Chiesa", ha affermato Sevastianov.

La festa dei santi padri del Concilio locale del 1917-1918 è stata recentemente istituita dalla Chiesa ortodossa russa, da celebrare ogni anno il 5/18 novembre.

Sevastianov ha anche fatto notare che il primo vescovo della Edinoverie, lo ieromartire Simon (Shleev), è stato consacrato dallo stesso patriarca Tikhon secondo il Vecchio Rito, con la concelebrazione di altri santi nuovi martiri, e il vescovo ebbe allora lo status di vicario patriarcale e visitò tutte le parrocchie di Edinoverie. Il primo vescovo della Edinoverie fu anche "considerato degno di essere un martire per Cristo".

Secondo Sevastianov, "il metropolita, membro del Santo Sinodo, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, diventando il direttore delle parrocchie della Edinoverie, eleverebbe il livello e lo status dei Vecchi Credenti a quel livello che i santi confessori e i padri del Concilio avevano sognato".

L'Edinoverie è un gruppo di Vecchi Credenti che, a partire dal XVIII secolo, sono tornati al Patriarcato di Mosca, con la benedizione di conservare i loro più antichi riti liturgici.

 
Libro di scuola olandese raffigura la Russia come un mostro che divora l'Ucraina

Prendeteli finché sono giovani!

Un paio di settimane fa, ho scritto un pezzo per Russia Insider sui pericoli di un uso eccessivo del termine 'russofobia'.

Ho scritto che un uso eccessivo della parola era controproducente; che non è solo una parola che possiamo strombazzare per vendicarci di ogni critica della Russia. Ho anche detto che l'uso smodato in realtà banalizza le vere, genuine istanze di russofobia.

Il che mi porta alle immagini qui sotto. Questo è quello che volevo dire. Quello che segue è un vero e proprio caso, senza alcuna possibile obiezione, di disgustosa russofobia.

Russia Today ha riferito ieri che questa immagine è stata stampata in un libro di testo olandese di studi sociali per ragazzi intorno ai 15-16 anni. È stata segnalata per la prima volta quando è stata stampata da un giornale nel 2014. La Russia, come potete vedere, è raffigurata come una specie di mostro o di orso con zanne e artigli affilati che cercano di mangiare Ucraina. L'Europa è raffigurata come un essere umano benigno, spaventato, che cerca solo di aiutare.

L'immagine appare in un capitolo intitolato 'Paesi senza democrazia', secondo RT.

Come se questo non fosse già abbastanza sbagliato, il libro comprende anche una mappa del mondo per aiutare i ragazzi a capire quali paesi sono buoni e cattivi, quali sono liberi e 'non liberi', ecc. In quella mappa, l'avrete indovinato, la Russia è indicata come un stato 'non libero'. Semplicemente così, senza alcun dibattito a proposito: la Russia non è un paese libero, ragazzi! Forse si sono dimenticati di dirlo, ma il paese ritenuto più libero di tutti per gli standard occidentali, è anche il luogo dove circa 550 persone sono state uccise da agenti di polizia solo nella prima metà di questo anno.

I ragazzi credono a ciò che vedono nei loro libri di testo. Lo prendono come oro colato. Il contenuto, pertanto, deve essere equilibrato, rigorosamente basato su fatti e non deliberatamente volto a promuovere qualsiasi tipo di opinioni politiche estreme o pericolose. A tutto il resto non dovrebbe essere consentito di attraversare la porta di un'aula.

L'uomo che ha postato le foto online, Michel Philipsen, ha anche scritto su SOTT un articolo in cui osserva che la Russia manda decine di migliaia di tonnellate di aiuti umanitari alla regione del Donbass, mentre gli Stati Uniti e l'Europa inviano forniture militari e discutono sull'invio di armi – cosa che non è possibile dedurre da questa immagine particolare.

L'attivista Ancilla Tilia ha detto a RT: "È assolutamente propaganda anti-russa, cosa ironica, perché la Russia è spesso accusata di ispirare propaganda, ma sembra che non siamo in grado di riconoscere che anche noi siamo oggetto di propaganda".

Ci sono alcuni elementi che chiariscono la misura in cui queste immagini sono pura propaganda:

1. Notate i colori – il verde contro il rosso (il verde è in genere un colore 'buono', mentre il rosso è ovviamente sempre malvagio, il male, il diavolo, la Russia, ecc)

 2. L'Ucraina, l'intero paese, sta tendendo la sua mano verso l'Europa, chiedendo disperatamente aiuto. Si tratta di una caratterizzazione assolutamente fuorviante e spregevole della crisi in Ucraina.

 3. La Russia è raffigurata come qualcosa di disumano, un animale barbaro, mentre l'Europa è raffigurata come un essere umano placido, gentile, disponibile.

Ma cosa rende un paese 'libero' o buono, e chi decide? L'articolo di SOTT che spiega il contenuto del libro in modo più dettagliato osserva che ciò che rende gli Stati Uniti e l'Europa più 'liberi' probabilmente ha qualcosa a che fare con i 'diritti umani'.

È interessante notare che, un paio di anni fa, il primo ministro olandese Mark Rutte ha affrontato la questione delle leggi russe che vietano la 'propaganda gay' con Vladimir Putin. Rutte ha sostenuto che questo potrebbe portare alla limitazione dei diritti per le persone LGBT. La domanda sembrava giusta. Putin ha poi colto l'occasione per chiedere Rutte perché organizzazioni che sostengono la pedofilia sono autorizzate a funzionare nei Paesi Bassi.

"Mi è difficile immaginare che le leggi di Mosca permetterebbero a un'organizzazione che sostiene la pedofilia di funzionare. In Olanda, tuttavia, questo è possibile. Un'organizzazione del genere esiste", ha detto Putin.

"Mi è anche difficile immaginare che ci sia nel parlamento del nostro paese un partito che si oppone alla partecipazione delle donne nelle questioni politiche. Ma qui c'è un partito che lo fa. Abbiamo solo bisogno di imparare ad ascoltarci meglio l'un l'altro, a rispettarci l'un l'altro, mi comprende?", ha detto.

Questo serve per ricordare che ciò che è 'libero' e 'non libero', e quali 'diritti umani' siano i più importanti, non è così univoco in ogni campo – e l'Occidente che detta alla Russia come questa deve gestire i propri affari interni è solo un'altra manifestazione di questa idea che va bene dire a un paese 'cattivo' che cosa fare, semplicemente perché tu hai deciso che sei quello 'per bene'.

Questo libro di scuola per ragazzi è un passo troppo in là, e le scuole e gli insegnanti che lo utilizzano dovrebbero vergognarsi. Non c'è altro modo di guardare quelle immagini se non come una forma cinica di propaganda – un palese tentativo di lavaggio del cervello di adolescenti impressionabili mentre si stanno formando la loro visione del mondo.

Danielle Ryan è una giornalista e blogger irlandese. Ha lauree in economia e in tedesco presso il Trinity College di Dublino e la ha studiato comunicazione politica presso il Centro per la politica e del giornalismo a Washington, DC. I suoi interessi particolari sono la politica americana e la politica estera, le relazioni USA-Russia e la polarizzazione dei media.

 

 
Padre Patrick Reardon sull’ordinazione delle donne

Padre Patrick Henry Reardon è un parroco dell’arcidiocesi ortodossa antiochena d’America. Qui lo vediamo con il presidente Assad, a testimonianza che conosce la situazione della Siria dopo avere potuto osservare con i suoi stessi occhi. Ma oggi padre Patrick non ci parla della situazione attuale del Medio Oriente. Facciamo anzi un passo indietro, e proponiamo un suo articolo del 1993 sul tema dell’ordinazione delle donne, ancor oggi importante per capire la politica di allontanamento mirato dalla Tradizione della Chiesa, operata da moderni “esperti”di storia e teologia cristiana. Presentiamo il saggio di padre Patrick nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Митрополит Онуфрий — о судьбе канонического Православия в Украине

Информационно-просветительский отдел Украинской Православной Церкви опубликовал интервью Блаженнейшего митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия журналу «Пастырь и паства».

Ваше Блаженство, согласно Конституции Украины, Церковь отделена от государства. Когда в начале XX столетия большевики приняли этот закон, многие верующие восприняли его как серьезную религиозную катастрофу. Однако, как стало ясно совсем скоро, большевики отделили Церковь от государства только для того, чтобы заняться ее разрушением. Потом, в начале 90-х, ситуация поменялась: коммунисты сошли с исторической арены, а для Церкви настали времена возрождения. И тут закон об отделении Церкви от государства сыграл, в какой-то мере,  положительную роль: Церковь смогла почти без давления со стороны властей развиваться в нужную сторону. А вот сейчас, когда власть пытается повлиять на решение церковных вопросов, как бы Вы прокомментировали происходящее? Может ли правительство способствовать созданию «Единой Поместной Церкви»? И как должен верующий человек реагировать на все это?

Закон об отделении Церкви от государства является плодом революционных преобразований, которые свершились в начале XX столетия.

Большевики отделили Церковь от государства для того, чтобы показать, что страна приняла новый, атеистический путь развития. Также этот закон был необходим советской власти, чтобы развязать себе руки в борьбе против Церкви, конечной целью которой было полное ее уничтожение. И эта борьба проходила под лозунгом: «Церковь — враг государства».

Однако Господь, совершающий все во благо Своим верным, устроил так, что отделение Церкви от государства послужило новым стимулом для Ее мощного развития. И мы смиренно благодарим Господа за такую милость к нам, недостойным чадам Его святой Церкви.

Сейчас некоторые политики пытаются создать единую поместную церковь в Украине. Эту Церковь иногда называют Православной, а иногда просто – «поместная церковь».

Политикам все равно, они в этом не особо разбираются, да и не пытаются разобраться. Трагедия таких стараний заключается в двух вещах: во-первых, политики по своей природе не способны врачевать духовные расколы, они по своей природе могут лишь разделять людей. Только священнослужители с помощью молитвы, смирения и Божественной любви способны объединять людей с разными темпераментами, характерами, мировоззрениями в единое общество, которое называется Церковь Христова; во-вторых, государство, к сожалению, идет курсом, принятым после революции, т.е. курсом, удаляющим человека от Бога.

Кто-то может возразить и сказать, что у нас политики верующие: они молятся и ходят в храмы. Не спорю, это действительно так. Но есть силы, которые наших верующих политиков заставляют принимать законы, способствующие развитию и узакониванию греха. Если же политики узаконивают беззаконие, то несмотря на то, что они веруют в Бога и ходят в храмы, они идут против Христа. Они уводят себя и людей, которые их слушают, от Бога. Такие политики и Церковь хотят подстроить под ритм своей жизни. Они хотят создать единую поместную православную церковь, которая бы потакала им и направляла людей, идущих к Богу путем, по которому, к большому сожалению, пошли они сами.

Мы любим своих политиков и уважаем их, но последовать за ними не можем. Иначе мы перестанем быть Церковью, превратимся в политическую организацию, и дни бытия нашего будут Богом сочтены.

А на вопрос о том, как мы, верующие, должны реагировать на попытки создания Единой Поместной Православной Церкви, отвечу такими словами: тот, кто верит в Бога, но при этом зациклен на желании заполучить Поместную Церковь, не Богу себя вверяет, а живет по своему разуму. При таком отношении мы скоро придем к тому, что каждая политическая сила захочет иметь свою поместную церковь, которая бы во всем повиновалась этой партии и заставляла Бога исполнять ее политические желания.

Иными словами, люди, верующие в Бога, но не вверяющие себя Богу, хотят Бога подчинить себе и думают, что это можно сделать через создание Единой Поместной Церкви.

Но если человек не только верит в Бога, но и вверяет, подчиняет себя Богу, то он ищет воли Божией, он помнит, что все люди — это дети Божии. Он хочет жить со всеми в мире и найти в своей жизни Христа, Который и есть наша жизнь, красота нашей жизни и смысл ее. Такие люди не ищут Поместной Церкви, они каждый день созидают и украшают свой внутренний храм души.

Живите благочестиво, трудитесь над тем, чтобы покорить себя Христу, чтобы исполнять Его святые заповеди, которые для нас являются светом, путем, ведущим к вечной жизни. На этом пути вы найдете свою личную автокефалию, т.е. свободу от греха. А может быть, вы встретите и Поместную Церковь, но она будет совершенно непохожа на ту, которую пытаются выстроить политики. Она будет наполнена любовью, миром и радостью о Господе. Она будет не политической Церковью, а Церковью Христовой, Церковью, которую никогда не одолеют врата ада.

Если Томос о признании раскольников Вселенским Патриархом все же будет предоставлен, как мы должны на эту новость реагировать и строить свои отношения с этими религиозными организациями?

Если Томос о признании Константинопольским Патриархом раскольников будет предоставлен, то он породит новые расколы, более масштабные и более глубокие. Эти расколы коснутся не только нашей Украины — они коснутся всей мировой Православной Церкви.

Объясню кратко, почему так случится.

Во-первых, согласно православным канонам, глубокоуважаемая нами Константинопольская Церковь не имеет права давать автокефалию Церкви, которая сегодня не входит в ее юрисдикцию. Титул «Матери-Церкви», которым сегодня очень часто оперируют, не дает канонического права вторгаться в духовную жизнь «Церкви-дочери», которая давным-давно отделилась от «Матери» и де-факто ведет свою самостоятельную духовную жизнь.

А если учесть тот факт, что «Церковь-Мать» сама страдает от глубочайшего собственного раскола, вследствие которого православная Византийская империя превратилась в страну, где теперь исповедуют ислам, то будет уместным вспомнить слова из святого Евангелия: «Врачу, исцелися сам! (Лк. 4. 23)».

Если же врач, который, к сожалению, сам серьезно болен, а потому не имеет права лечить других, все-таки дерзнет действовать, то от этого родится только большее беззаконие в виде общемирового раскола Православия.

О том же, как относиться к религиозным организациям, которые родятся от беззакония, отвечу словами псалмопевца Давида: «Да не прострут праведнии в беззаконие рук своих (Пс. 124. 3)».

В Священном Писании сказано, что «всякая власть от Бога». Как надо понимать эти слова? Например, если власть от Бога, то должен ли христианин полностью подчиняться этой власти? Если да, то в каких случаях? А если власть такая, как была 50 лет назад, как тогда нужно воспринимать ее? И вообще, в каких именно случаях христианин может и должен не исполнять повеления власть имущих?

Действительно, всякая власть от Бога. Но Бог дает нам власть в наши руки не для нашего произвола, не для того, чтобы мы делали то, что хотим, а для того, чтобы мы исполняли то, чего хочет Бог. Чтобы мы сами жили по заповедям Божественной любви и учили так жить своих подчиненных.

К сожалению, когда мы получаем власть, все это часто забывается. Власть ослепляет нас, и вот уже нам кажется, что нам позволено беспредельничать.

Не нужно так думать. С большой властью на нас налагается и большая ответственность. За то, как мы несли свой Крест власти, мы будем держать ответ перед Господом.

На вопрос, как относиться к власти, если она делает что-то не так, как бы нам хотелось, ответил Сам Спаситель: «Отдавайте кесарево кесарю, а Божие – Богу» (Мф. 22:21). То есть, отдавайте власти все земное: подати, труд, терпение, уважение, но сердца свои отдавайте Богу.

С другой стороны, если власть начинает самочинствовать, мы не должны ее за это презирать или ненавидеть, мы должны за власть молиться. Мы должны молить Господа, чтобы он дал нашим руководителям благодать Святого Духа, которая поможет им достойно нести свой Крест. А на вопрос, как относиться к власти, если она делает что-то не так, как бы нам хотелось, ответил Сам Спаситель: «Отдавайте кесарево кесарю, а Божие – Богу» (Мф. 22, 21). То есть отдавайте власти все земное: подати, труд, терпение, уважение, но сердца свои отдавайте Богу.

В случае обращения к приходским священникам с просьбой отпеть или причастить людей, которые были крещены в церкви «Киевского патриархата», как правильно будет отвечать на эту просьбу? Может быть, логичнее, чтобы и наши священники несли ответственность только за тех лиц, которых они непосредственно окормляют и кто находится в зоне их непосредственной духовной опеки?

Относительно вопроса об отпевании тех, кто был «крещен» раскольниками, ответ ясный: кто крещен в канонической Церкви — тот засвидетельствовал свое желание быть и отпетым в этой Церкви. А если кто «крещен» в расколе, то он тем самым выразил желание, чтобы его там и провожали в последний путь. Мы не отпеваем раскольников, потому что не хотим нарушать свободу их выбора.

Но в жизни каждый отдельный случай имеет свой подтекст. И прежде чем отказать просящему, канонический священник должен подробно разобраться во всех обстоятельствах, почему почивший избрал другую веру. Если при этом священник найдет аргументы, которые относятся к немощи человеческой, а не к его фанатическому упорству, то он вправе с архиерейского благословения проявить икономию, то есть уступку.

Многих беспокоит дальнейшая участь канонического Православия на Украине. Что нас должно более беспокоить в это время – участь Церкви или участь наших душ и исповедание личной верности Христу?

Действительно, наша Украинская Православная Церковь переживает сложное время. Но к нашему утешению хотел бы напомнить, что у земной Церкви легких времен не бывает. Даже когда вокруг спокойно, когда нас хвалят, для Церкви это всё равно сложное время. И эта сложность заключается в том, что похвалы и благоденствие вводят нас в спячку и беспечность, а через них ведут к духовной деградации и упадку. Поэтому и во времена благополучия нам необходимо бороться с собой и понуждать себя бодрствовать, чтобы с нами не случилась духовная расслабленность.

Мы обязаны заставлять себя постоянно молиться и каяться в своем недостоинстве. И смиренно благодарить Господа за то, что Он не отвращает Своего Божественного Лика от нас, но постоянно окружает нас Своими милостями и щедротами, из которых мы способны увидеть только маленькую и незначительную часть, а остальное не видим и не разумеем.

Однако мы должны знать и то, что наша духовная слепота и наше невежество не освобождают нас от обязанности быть благодарными своему Творцу. Мы должны крепко смирять себя и говорить: «Сегодня, по Божией милости, ты лежишь на мягкой перине земного благополучия и слышишь звуки человеческих похвал. Смотри, не почти это за справедливость и не подумай, что ты достоин всего этого. Иначе станешь святотатцем, присваивающим себе то, что принадлежит Богу. И тогда разделишь горькую часть с теми, кто некогда восстал против Бога и был низринут из Небесных кругов».

Кто будет так делать, у того будет мир и радость на душе. И он не отпадет от Истинной Церкви Христовой, которая будет на земле до скончания века.

Ваше Блаженство, сегодня наша Церковь вместе с народом переживает сложное время. Что бы Вы хотели в первую очередь пожелать нашей пастве в качестве благословения и назидания?

Держитесь той Церкви, которая свято хранит чистоту и неповрежденность православной веры, а во всем остальном «возверзи на Господа печаль твою, и Той тя препитает (Пс. 54. 53)». Живите по заповедям Божиим и смотрите за своими стопами, чтобы они были направлены по словеси Господню, и всех людей вручите в руки Божии. Он силен исправлять стопы человеческие.

 
Il metropolita Ilarion ribadisce di non vedere alcun bisogno di un vescovo per la Edinoverie

il metropolita Ilarion serve secondo il Rito Antico. Foto: ruvera.ru

Il presidente del Dipartimento sinodale per le relazioni ecclesiastiche esterne e presidente della Commissione per le parrocchie dei Vecchi Credenti e la cooperazione con la comunità di Vecchio Rito, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk, ha affermato di non vedere alcun bisogno di stabilire un vescovo per la comunità dei Vecchi Credenti nutriti spiritualmente dal Patriarcato di Mosca, come riferisce Interfax-Religion.

La sua dichiarazione arriva in risposta alla recente proposta di Leonid Sevastianov, il direttore esecutivo della Fondazione San Gregorio il Teologo e membro permanente del Comitato per le Parrocchie dei Vecchi Credenti del Patriarcato di Mosca, di di far diventare il metropolita Ilarion vescovo delle comunità patriarcali della Edinoverie.

"Sarebbe un grande onore per noi se, oltre alle sue altre obbedienze e alla guida della Commissione per i Vecchi Credenti, diventasse anche il vescovo per le parrocchie della Edinoverie", ha affermato Sevastianov lunedì.

"La mia opinione personale è che il tempo per questo non è arrivato; e non posso nemmeno dire che arriverà nel prossimo futuro", ha detto oggi il metropolita ai giornalisti.

Spiegando la sua posizione, ha osservato che "se ora creiamo una struttura per le parrocchie dei Vecchi Credenti all'interno della Chiesa russa, portandole fuori dalla sottomissione ai vescovi ordinari, allora, considerando le enormi dimensioni della nostra Chiesa, è impossibile immaginare come il vescovo assegnato a queste parrocchie potrà percorrere le distese della santa Rus'."

Il metropolitas Ilarion ha proseguito a dire che la maniera dell'ipotetica relazione del vescovo della Edinoverie con i vescovi territoriali in cui si trovano le parrocchie della Edinoverie non è ancora chiara. "Penso che, in questa fase, non siamo pronti per questo e non siamo sicuri di quale sia il bisogno", ha detto sua Eminenza.

Se sorgesse qualche problema con un vescovo territoriale a causa delle particolarità delle comunità del Vecchio Rito, allora la commissione guidata dal metropolita Ilarion potrebbe affrontare il problema, ha affermato, e potrebbero invitare il vescovo a cercare di saperne di più sul Vecchio Rito.

Allo stesso tempo, il metropolita Ilarion non ha escluso la possibilità che la necessità di un vescovo della Edinoverie possa sorgere a un certo punto, ma ha aggiunto "Ma in questa fase, non vedo i prerequisiti oggettivi".

 
Con la benedizione del metropolita Onufrij di vivere secondo i vecchi statuti, manterremo l'unità, dice il metropolita di Gorlovka (Donetsk)

foto: pravlife.org

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina comprende che ci sono diocesi che non approvano le risoluzioni del Concilio della Chiesa ortodossa ucraina di venerdì scorso e le modifiche introdotte negli statuti della Chiesa, e ha benedetto tali diocesi a continuare a vivere secondo i vecchi statuti, inclusa la commemorazione di sua Santità il patriarca Kirill nei servizi divini.

Così come ha spiegato sua Eminenza il metropolita Mitrofan ai parrocchiani dopo il Concilio di venerdì, la sua diocesi di Gorlovka e Slavjansk mantiene la sua unità sia con la Chiesa ortodossa russa che con la Chiesa ortodossa ucraina.

OrthoChristian ha precedentemente riferito di tre diocesi in Crimea e Donetsk che hanno espresso la stessa posizione, e successivamente vi si è aggiunta anche la diocesi di Dzhanskoj della Crimea.

Intanto, da domenica, il metropolita Onufrij ha smesso di commemorare il patriarca Kirill come ierarca al di sopra di lui, ma invece legge i dittici dei primati, secondo la pratica dei primati delle Chiese locali autocefale. Due giorni dopo, la diocesi di Rovenky ha annunciato che avrebbe commemorato il patriarca ma non il metropolita Onufrij, anche se con questo non pretendeva di rompere con la Chiesa ucraina.

L'audio del discorso del metropolita Mitrofan di Gorlovka ai parrocchiani, offerto in questo contesto, è stato pubblicato sul canale Telegram Cleric News (клирик ньюс) il 31 maggio. Sua Eminenza ha ricordato gli atti dei vari incontri nella giornata del Concilio e ha spiegato come i risultati influiscano sulla vita nella sua diocesi, che si trova nella controversa Repubblica Popolare di Donetsk e che ha subito seri danni dai combattimenti.

Secondo il metropolita Ilarion, le diocesi situate dietro la linea del fronte, tra cui Donetsk, Kherson, Izjum, Crimea e altre, sono state invitate a partecipare in un formato online all'incontro dei vescovi, chierici, monaci e fedeli iniziato venerdì scorso a Kiev. In tutto, 12 diocesi hanno partecipato online.

In primo luogo hanno parlato delle difficili circostanze che la Chiesa ortodossa ucraina sta attualmente affrontando, inclusa la presenza di un movimento nella Verkhovna Rada che cerca di bandire completamente la Chiesa in tutto il paese. E, come il metropolita Ilarion ha ricordato, il clero di varie diocesi si è poi rivolto al metropolita Onufrij circa la dichiarazione di sfiducia al partirarca Kirill per non aver parlato contro la guerra.

Allora lo stesso metropolita Mitrofan si è rivolto all'incontro, sottolineando che la guerra non va avanti da 3 mesi, ma già da 8 anni. La sua diocesi ha subito non solo chiese distrutte, ma molte persone sono state uccise, "e nessuno che vive qui ha dubbi su da dove provenissero i proiettili che le hanno uccise", ha detto il metropolita.

Ma non ha mai considerato l'idea di sospendere la commemorazione del metropolita Onufrij per non aver convinto Poroshenko o Zelenskij a fermare i combattimenti, come oggi alcuni pretendono dal patriarca.

"Questo è un argomento che i nostri fedeli non accetteranno e con il quale non saranno d'accordo, e sulla base di questo argomento non possiamo esprimere alcuna sfiducia nei confronti del patriarca, e se esprimiamo sfiducia nei confronti del patriarca, dobbiamo prima esprimere sfiducia in noi stessi. Iniziamo da noi stessi", ha detto il metropolita Mitrofan.

"Come mi è sembrato", il metropolita Mitrofan continua, "per la maggior parte coloro che hanno parlato, in particolare i chierici e i monaci, anche dall'Ucraina centrale e occidentale, erano contrari al cambiamento degli statuti della Chiesa".

Dopo che tutti hanno avuto la possibilità di parlare, il metropolita Onufrij ha suggerito che se vogliono apportare modifiche agli statuti, si dovrebbero tenere prima un Concilio episcopale e poi un Concilio della Chiesa ortodossa ucraina, che ha il diritto di modificare gli statuti. Secondo il metropolita Mitrofan, la maggioranza ha votato a favore di questa proposta, di cambiare lo status da riunione a Concilio.

Secondo la procedura prescritta, ci dovrebbe essere prima una riunione del Santo Sinodo che dovrebbe convocare un Concilio episcopale per discutere le questioni che saranno ulteriormente discusse in un Concilio generale della Chiesa ortodossa ucraina. Quindi le diocesi discuteranno le questioni ed eleggeranno i delegati da inviare al Concilio della Chiesa ortodossa ucraina, dove possono essere apportate modifiche agli statuti.

Ii metropolita Mitrofan ha sottolineato che tutto questo è avvenuto in forma "espressa", nell'arco di poche ore.

Come ha ricordato, le diocesi che partecipavano online non sono state coinvolte nel Concilio episcopale, dopo il quale si è iniziato a leggere ad alta voce le proposte di modifica degli statuti, compresa la rimozione di qualsiasi accenno all'unità con la Chiesa ortodossa russa. Il metropolita Mitrofan ha votato contro tutti questi cambiamenti e contro il voto di sfiducia al patriarca.

Se avesse votato per i cambiamenti e le risoluzioni, sarebbe stato un tradimento del suo clero e del suo popolo, ha sottolineato. "Allora non potrei guardarli negli occhi e dire loro che non commemoreremo più il patriarca".

Così, il metropolita Onufrij ha suggerito che il metropolita Mitrofan e altre diocesi nella stessa posizione possono fare ciò che vogliono e ritengono necessario. Non sono costretti a sospendere la commemorazione del patriarca.

Dopo il Concilio di Kiev, il metropolita Mitrofan ha tenuto una riunione del clero nella sua diocesi, dove ha spiegato tutto ciò che è accaduto al Concilio, e il clero ha concordato con la posizione assunta dal loro vescovo. E poiché il Sinodo russo ha risposto con comprensione per le pressioni a cui è sottoposta la Chiesa ortodossa ucraina e non l'ha condannata, la diocesi di Gorlovka continuerà quindi a commemorare sia il patriarca che il metropolita Onufrij.

Come il metropolita Mitrofan ha spiegato al suo clero, le risoluzioni del Concilio gli conferiscono il diritto, come ierarca diocesano, di prendere decisioni così importanti riguardo alla vita della sua diocesi.

Sebbene sia fortemente in disaccordo con le decisioni del Concilio, il metropolita Mitrofan intende mantenere l'unità:

Certo, non ne sono felice. Non penso sia buono. Penso che questa decisione sia stata errata. E non lo dico solo ora, l'ho detto al Concilio, ed è sbagliato per molte ragioni. Non solo perché moltissime persone, anche nelle diocesi del centro e dell'ovest, non erano d'accordo con questa decisione, e la considerano errata. Che vi piaccia o no il patriarca, o quello che dice, o al contrario, quello che non dice, è una decisione sbagliata spezzare l'unità della nostra cultura, 1000 anni di storia, spezzare l'unità dell'intera struttura della Chiesa a causa dell'attuale situazione politica, o perché si temono le conseguenze che potrebbero esserci. Questo non lo appoggio, non lo approvo. Ma allo stesso tempo, per quanto mi riguarda, non farò nulla per arrecare danno al nostro clero ortodosso, ai fratelli e alle sorelle che stanno servendo in condizioni più difficili di noi oggi. Pertanto, commemoriamo il metropolita Onufrij, e preghiamo anche per i nostri fratelli, e commemoriamo sua Santità il patriarca. Nulla è cambiato per noi.

Il metropolita ha poi spiegato di non poter votare una sfiducia al patriarca soprattutto considerando quanto ha fatto per far sì che fossero inviati aiuti umanitari nelle zone colpite dalla guerra. Ha ricordato in particolare il ruolo fondamentale del patriarca nell'evacuazione di più di 100 civili dallo stabilimento Azovstal di Mariupol'.

Il patriarca non ha dimenticato i fedeli, e non è vero che se ne sta seduto a non fare niente, ha sottolineato il metropolita Mitrofan. Così, la diocesi di Gorlovka continuerà a commemorarlo, e non entrerà in alcuna forma di scisma o divisione.

"E spero che con l'aiuto di Dio riusciremo a preservare anche l'unità con la Chiesa ortodossa ucraina. Viviamo secondo i vecchi statuti che esistevano prima del Concilio che si è tenuto venerdì", ha detto il metropolita di Gorlovka.

Pertanto, i fedeli dovrebbero pregare con calma sia per il patriarca che per il metropolita Onufrij, e pregare che non siano presi ulteriori passi che potrebbero sconvolgere l'unità delle Chiese russa e ucraina, esorta il metropolita Mitrofan.

 
Eastring contro Balkan Stream: la battaglia per la Grecia

La Russia non stava bluffando quando ha detto che il Turkish Stream sarebbe stata l'unica via per le spedizioni di gas deviato dall'Ucraina dopo il 2019, e dopo tentennamenti increduli per più di sei mesi critici, l'Unione Europea è ritornata solo ora ai suoi sensi e sta cercando disperatamente di procacciarsi un'alternativa geopolitica. Fermo restando che il suo bisogno di gas deve assolutamente continuare a essere soddisfatto dalla Russia per i decenni prevedibili (indipendentemente dalla retorica transatlantica), l'UE vuole attenuare per quanto possibile le conseguenze multipolari dei gasdotti progettati dalla Russia. La Russia vuole estendere il Turkish Stream attraverso Grecia, Macedonia e Serbia, in un progetto che l'autore ha già etichettato come "Balkan Stream", mentre l'Unione Europea vuole abolire la rotta balcanica centrale e sostituirla con una lungo i Balcani orientali attraverso Bulgaria e Romania, la cosiddetta linea "Eastring".

Anche se Eastring potrebbe teoricamente far transitare il gas del Caspio spedito attraverso il gasdotto TAP, la proposta che circola più recentemente è che sia collegato invece al Turkish Stream, verosimilmente perché la proposta di 10-20 miliardi di metri cubi l'anno da Eastring (le riserve dell'Azerbaigian non possono essere in grado di soddisfare la domanda senza l'assistenza del Turkmenistan, che è ben lungi dall'essere garantita, a questo punto) è sminuita dai 49 miliardi di metri cubi garantiti dal Turkish Stream. Se l'Europa ha intenzione di connettere Eastring al Turkish Stream, allora le forniture di gas russo potrebbero raggiungere il continente, indipendentemente dal percorso in questione (Balcani Centrali o nei Balcani orientali), il che significa che si tratta di una situazione in cui la Russia vince in ogni caso... apparentemente. Le differenze strategiche tra Eastring e Balkan Stream sono in realtà molto acute, e accoppiati con l'impliciti impeto motivazionale rivelato in primo luogo dalla proposta dell'UE di connettere Eastring e Turkish Stream, ciò significa che tali differenze devono essere analizzate più in profondità prima che qualcuno salti a una conclusione predeterminata sulla natura 'reciprocamente vantaggiosa' di Eastring.

Quest'articolo comincia a identificare le differenze strategiche sottostanti tra Eastring e Balkan Stream. Dopo averle stabilite, utilizza l'intuizione acquisita per interpretare le motivazioni di Bruxelles e le implicite previsioni regionali per i Balcani. Infine, menziona la prolungata crisi del debito greco per illustrare come le attuali turbolenze della Repubblica ellenica si evolvono in un tentativo occidentale di costringere indirettamente Tsipras alle dimissioni come punizione per la cooperazione energetica del suo paese con la Russia.

Le differenze strategiche

Sarebbe un errore assoluto supporre che Eastring e Balkan Stream siano progetti strategicamente simili: anche se entrambi in definitiva offrono il transito di gas russo verso l'Europa, promuovono due visioni a lungo termine completamente diverse, a favore, rispettivamente, dei loro sostenitori europei e russi.

Eastring:

L'UE prevede che questo tracciato proposto eliminerà qualsiasi vantaggio geopolitico che la Russia potrebbe potenzialmente trarre dal Balkan Stream (che descriveremo a breve), riducendo l'oleodotto a niente più che un magro tubo di gas naturale privo di qualsiasi impatto o influenza. È in grado di raggiungere questo obiettivo semplicemente per il fatto che il gasdotto passerebbe attraverso la Bulgaria e la Romania, due stati affidabili membri dell'UE e della NATO le cui élite politiche sono saldamente nell'orbita unipolare. Come ulteriore garanzia che la Russia non possa mai utilizzare Eastring per i suoi scopi multipolari, gli USA progettano di assegnare armi pesanti e attrezzature per 750 soldati in ciascuno dei paesi dei Balcani orientali, rafforzando ulteriormente il blocco NATO del Mar Nero che ha costruito nel corso degli ultimi due anni. Se gli Stati Uniti riescono a sabotare il Balkan Stream e costringere quindi la Russia a fare uso di Eastring come unica alternativa realistica nel sud-est europeo per il trasporto di gas verso l'Europa, Mosca sarebbe in una posizione strategica altrettanto miserabile per le spedizioni di energia di come lo era basandosi sull'Ucraina controllata dagli USA, vanificando in tal modo in primo luogo l'intero scopo del perno balcanico.

Balkan Stream:

I russi hanno un approccio ai gasdotti del tutto opposto a quello degli europei, in quanto capiscono la loro utilità geopolitica e cercano di utilizzare tali investimenti infrastrutturali come strumenti strategici. Il Balkan Stream può essere inteso come una controffensiva multipolare nel cuore dell'Europa, ed è esattamente per queste ragioni che la Russia è completamente contrario a ricadere su Eastring come unico percorso sud-orientale europeo dell'energia verso l'UE. Mosca prevede di utilizzare il Balkan Stream come una calamita per attirare gli investimenti dei BRICS nei Balcani e integrando Via balcanica della Seta che la Cina prepara dalla Grecia all'Ungheria. Non è quindi un caso che il terrorismo albanese sostenuto dagli USA sia tornato nella regione dopo una pausa di dieci anni e abbia in particolare preso di mira la Repubblica di Macedonia, che è il collo di bottiglia del Balkan Stream. La Russia sta scommettendo sul transito balcanico centrale per la sua proprosta di rotta energetica perché sa che la Serbia e la Macedonia, che entrambe non sono membri dell'Unione Europea o della NATO, non possono essere direttamente dominate dal mondo unipolare come i satelliti bulgaro e romeno degli Stati Uniti, e vedono anche la Grecia come una 'wild card' che è sul punto di cadere in disgrazia presso i suoi padroni occidentali. Questi fattori a loro volta rendono il percorso del Balkan Stream eccezionalmente attraente per i geostrateghi russi, che correttamente riconoscono che i tre Stati lungo il suo percorso (Grecia, Macedonia e Serbia) rappresentano il tallone d'Achille dell'unipolarismo nell'Eurasia occidentale, e, se vi è applicata la giusta spinta, può portare alla fine al crollo di tutta la struttura.

Analisi del pensiero di Bruxelles

Il fatto stesso che l'UE propone Eastring come possibile componente del Turkish Stream rivela molto di ciò che Bruxelles sta pensando in questo momento. Diamo uno sguardo a ciò che è stato espresso tra le righe:

Il gas russo è indispensabile:

Bruxelles riconosce che deve ricevere il gas russo in un modo o nell'altro, e che il corridoio meridionale del gas, più che probabilmente, non riuscirà a soddisfare le future esigenze di consumo dell'Unione in quanto tale (sia per l'Unione Europea nel suo insieme sia per la regione dei Balcani in particolare). Anche gli Stati Uniti capiscono che è così, ed ecco perché vogliono progettare uno scenario in cui la Russia è costretta a fare affidamento su una rotta dominata dal mondo unipolare attraverso i Balcani orientali, in modo che il progetto sia neutralizzato da qualsiasi influenza multipolare residua, e Washington possa continuare a controllare il transito delle risorse russo verso l'Europa in un futuro indefinito.

Vulnerabilità dell'unipolarismo nei Balcani centrali:

Il suggerimento propositivo che i Balcani orientali possano sostituire come percorso alternativo il Balkan Stream implica che l'Occidente riconosce la vulnerabilità dell'unipolarismo a un percorso russo che attraversa i Balcani centrali. Questo perché il successo nella costruzione del Balkan Stream dovrebbe portare ad un rafforzamento della posizione geostrategica della Serbia attraverso il suo emergere come un nodo energetico regionale. Belgrado potrebbe quindi sfruttare questo vantaggio per reintegrare lentamente e strategicamente (non politicamente!) le terre della ex Jugoslavia, anche se sotto un'influenza multipolare indiretta della Russia.

Di conseguenza, i Balcani, la regione europea che ha indiscutibilmente ricevuto la parte peggiore dell'accordo euro-atlantico, dovrebbero essere presentati come un'attraente opportunità non occidentale per il co-sviluppo con i BRICS. Il Balkan Stream russo potrebbe fornire loro un approvvigionamento energetico sicuro, mentre la Via balcanica della Seta proposta dalla Cina concederebbe loro l'accesso al più ampio mercato globale, minacciando così la stretta economica che l'Unione Europea mantiene attualmente sulla penisola. Se l'Europa non è più economicamente allettante per gli Stati balcanici (la sua attrattiva culturale e politica è cosa del passato a causa dei 'matrimoni gay' e dell'eccessivo bullismo di Bruxelles nel corso di questi ultimi anni), perde l'ultima presa del suo soft power, e l'unico modello alternativo diventano i BRICS, che userebbero la regione per creare una testa di ponte multipolare fino al centro stesso del continente prima che qualcuno si renda conto di quello che è successo.

Inaffidabilità greca:

L'UE chiaramente non vede la Grecia, almeno sotto la sua attuale direzione, come uno strumento geopolitico affidabile per i propri interessi. Mentre un gasdotto con la fonte in Azerbaigian attraverso il paese politicamente volubile è accettabile, uno con la fonte in Russia non lo è, in quanto può essere usato come banco di prova per ulteriori incursioni multipolari attraverso i Balcani centrali, che possono portare alla rapida ritirata dell'influenza balcanica di Bruxelles (come descritto nell'ampio scenario strategico qui sopra). Se la Grecia fosse completamente sotto controllo unipolare, o l'Occidente sentisse fortemente che sarà così nel 2019, allora non ci sarebbe la necessità di tagliare il paese fuori dallo scenario misto. Anche se rimane la possibilità che un frammento di territorio greco possa essere usato per costruire un'interconnessione del gas tra Grecia e Bulgaria per facilitare Eastring, questo non è ancora la stessa cosa di un gasdotto che attraversa metà del territorio nord del paese e procede lungo un percorso che sta al di fuori del controllo unipolare (a differenza dell'alternativa bulgara proposta). Pertanto, la proposta di Eastring la dice lunga sulle tristi prospettive geopolitiche che Bruxelles ha nelle sue previsioni quinquennali sulla Grecia, anche se questo al contrario può essere letto come una conferma della possibilità multipolare che la Russia aveva già individuato nel paese.

Guerre balcaniche per procura:

Più che altro, la proposta di Eastring da parte di Bruxelles può essere letta come un disperato piano di ripiego per garantire le forniture di gas russo tanto necessarie nel caso in cui gli Stati Uniti riescano a rendere irrealizzabile la via peninsulare centrale di Balkan Stream attraverso una serie di destabilizzanti guerre per procura. Come è stato illustrato in precedenza, l'UE ha bisogno di gas russo a prescindere da ciò che accade (cosa che gli Stati Uniti ammettono malvolentieri), quindi deve assolutamente avere un piano di ripiego di emergenza sul tavolo nel caso in cui accada qualcosa al Balkan Stream. Le casse russe hanno bisogno di entrate, mentre le fabbriche europee hanno bisogno del gas, quindi cooperare, con un percorso o un altro, è un rapporto naturale di interesse reciproco per entrambe le parti. La tesi, ovviamente, si riduce a quale percorso specifico il gas russo userà per viaggiare, e gli Stati Uniti faranno tutto quanto è in loro potere per fare in modo che cada sotto i Balcani orientali a controllo unipolare e non tra i Balcani centrali sensibili al multipolarismo. In quanto tale, la 'battaglia per la Grecia' è l'ultimo episodio di questa saga, e il futuro percorso delle spedizioni di gas russo verso l'Europa è attualmente in bilico.

Un bivio (greco) sulla strada

Anche se la crisi del debito è stata un problema da ben prima che il Balkan Stream fosse anche solo concepito, ora è diventata qualcosa di intimamente intrecciato nel dramma energetico della nuova guerra fredda che si dispiega nei Balcani. La Troika vuole costringere Tsipras a capitolare a un impopolare accordo sul debito che sicuramente porterà alla rapida fine del suo governo. In questo momento, il principale fattore che lega il Balkan Stream alla Grecia è il governo Tsipras, ed è nel miglior interesse della Russia e del mondo multipolare vederlo rimanere al potere fino a quando il gasdotto potrà fisicamente essere costruito. Qualsiasi cambiamento improvviso o inatteso della leadership in Grecia potrebbe facilmente mettere in pericolo la sostenibilità politica del Balkan Stream e costringere la Russia a fare affidamento su Eastring, ed è per queste ragioni che la Troika vuole forzare Tsipras a un dilemma inestricabile.

Se questi accetta le condizioni attuali del debito, allora perderà l'appoggio della sua base e probabilmente causerà elezioni anticipate o cadrà vittima di una rivolta all'interno del suo stesso partito. D'altra parte, se rifiuta la proposta e permette il default della Grecia, allora la catastrofe economica risultante potrebbe uccidere tutto il supporto di base per lui e porre prematuramente fine alla sua carriera politica. Ecco perché la decisione di indire un referendum nazionale sulla trattativa debito è stata una mossa geniale, perché assicura a Tsipras la possibilità di sopravvivere alla prossima tempesta politica-economica sui suoi risultati democraticamente ottenuti (che sembrano predire un rifiuto del debito e un imminente default). Con la popolazione dalla sua parte (non importa con quanto poco margine di maggioranza), Tsipras potrebbe continuare a presiedere la Grecia nell'ingresso in un prossimo periodo incerto e preoccupante. Inoltre, la sua continua gestione del paese e la chimica personale che ha con i leader dei BRICS (soprattutto con Vladimir Putin) potrebbe portare all'estensione alla Grecia di una qualche forma di assistenza economica (probabilmente attraverso la riserva di 100 miliardi dollari della Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS o qualche deposito altrettanto grande di riserva) dopo il prossimo vertice dei BRICS a Ufa ai primi di luglio, a condizione che egli possa rimanere al potere fino ad allora.

Pertanto, il futuro della geopolitica energetica nei Balcani attualmente si riduce a ciò che accadrà in Grecia nel prossimo futuro. Mentre è possibile che un primo ministro greco diverso Tsipras possa continuare a progredire con il Balkan Stream, la probabilità è significativamente inferiore rispetto a uno scenario in cui Tsipras rimane al suo posto. Creare le condizioni per la sua rimozione è il modo indiretto in cui gli Stati Uniti e l'UE preferiscono influenzare il corso futuro delle spedizioni energetiche della Russia attraverso i Balcani, ed ecco perché si applica tanta pressione su Tsipras in questo momento. La sua proposta di referendum chiaramente li ha colti di sorpresa, dal momento che la vera democrazia è praticamente sconosciuta in Europa al giorno d'oggi, e nessuno si aspettava che facesse direttamente riferimento ai suoi elettori prima di prendere una delle decisioni più cruciali del paese degli ultimi decenni. Attraverso questi mezzi, si può sfuggire alla trappola da comma 22 che la Troika aveva fissato per lui, e così facendo, salvare anche il futuro del Balkan Stream.

Pensieri conclusivi

Nella proposta gasdotto Eastring c’è di più di quanto si percepisce all'inizio: da qui viene la necessità di svelare le motivazioni strategiche dietro a questa proposta, al fine di comprendere meglio l'impatto asimmetrico. È chiaro che gli Stati Uniti e l'UE vogliono neutralizzare l'applicabilità geopolitica che il Balkan Stream dovrebbe avere nella diffusione della multipolarità in tutta la regione, il che spiega il loro approccio a tandem nel tentativo di fermarlo. Gli Stati Uniti stanno alimentando le fiamme della violenza nazionalista albanese in Macedonia, al fine di ostacolare il percorso previsto del Balkan Stream, mentre l'UE sta comodamente proponendo un percorso alternativo attraverso i Balcani orientali a controllo unipolare come una 'via d'uscita' predeterminata per la Russia. Entrambe le forze euro-atlantiche stanno cospirando insieme indirettamente nel tentativo di rovesciare il governo greco attraverso un'elezione ingegnerizzata o un colpo di stato interno al fine di rimuovere Tsipras dalla carica, sapendo che questa mossa singolare infliggerebbe il più grande e più immediato colpo al Balkan Stream. Anche se non è chiaro che cosa accadrà alla fine a Tsipras o ai piani della Russia per i gasdotti in generale, è inconfutabile che i Balcani sono diventati uno dei principali e ripetuti focolai della nuova guerra fredda, e la concorrenza tra il mondo unipolare e quello multipolare in questo teatro geostrategico sta iniziando a manifestarsi solo ora.

 
Intervista a un ortodosso siriano vissuto in Romania

Alexandru Căuțiș, della rivista romena Kamikaze, ha realizzato in questi giorni un’intervista molto interessante a un cristiano ortodosso siriano, che ha vissuto per 7 anni in Romania ed è tornato a stare accanto alla sua famiglia e ai suoi amici che soffrono. L’intervista ha avuto una vasta eco sui siti ortodossi, incluso pravoslavie.ru. Ne presentiamo il testo originale romeno e la nostra traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Altri scheletri nell'armadio di Filaret

Quest'articolo, scritto nel 2015 dal giornalista ucraino Vasilij Anisimov (ora a capo del sito ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina), entra in minuti dettagli sul destino degli sfortunati vescovi che hanno voluto rispondere alla voce della loro coscienza ed esporre alla luce i meccanismi mafiosi di Filaret Denisenko. Tragicamente, questi uomini non sono stati in grado di realizzare le loro intenzioni di ricongiungersi alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.

il "martedì nero" – il funerale del "patriarca" Vladimir Romanjuk. Foto: livejournal.com

Il 18 luglio [2015] è stato il ventesimo anniversario del "martedì nero", o del secondo "massacro di Santa Sofia", organizzato dai militanti dell'UNA-UNSO [1], dai servizi speciali e dagli scismatici filaretisti. Fu un tentativo di colpo di stato per rimuovere il presidente. Come sapete, il tentativo non ha avuto successo – Leonid Kuchma ha severamente soppresso la provocazione. La polizia antisommossa ha picchiato e ammazzato non solo gli insorti, ma anche i deputati e gli ambasciatori delle potenze occidentali che li coprivano. Versando fiumi di lacrime, le varie fazioni, tra cui Leonid Kravchuk, diplomatici e filaretisti, sono fuggiti dal Majdan [piazza] di Santa Sofia, e almeno due di loro sono rimasti uccisi nella fuga precipitosa – una croce è stata eretta alla loro memoria. Il primo ministro ucraino e ufficiali delle forze dell'ordine sono stati mandati in pensione.

L'occasione per la provocazione antigovernativa era stata la misteriosa morte del "patriarca" della COU-PK [2] scismatica, Vladimir (Vasilij Emel'anovich) Romanjuk. Questo prete della Chiesa ortodossa e detenuto dei campi sovietici passò allo scisma autocefalo, poi finì come prestanome per M. Denisenko (Filaret), che era il suo vice, ma in realtà manteneva (e tuttora mantiene) una presa mortale su tutta la pseudo Chiesa-scismatica. Romanjuk temeva e odiava il suo ospite, credendo giustamente di essere usato, come lo fu il suo predecessore Mstislav Skripnik (il nipote di Simon Petljura), [3] come schermo per coprire truffe mafiose. Filaret, a sua volta, non vedeva nulla di straordinario in Romanjuk ("un prete di villaggio!"), eccetto la sua biografia eroica-patriottica, per essere stato imprigionato due volte come dissidente. Poi, il "patriarcato" del dissidente durò meno di due anni – si ribellò, emanando un decreto di dimissione di Filaret da tutte le posizioni e avviando negoziati di unificazione con la leadership della Chiesa ortodossa ucraina; fece anche appello all'Amministrazione di Kiev per la lotta contro il crimine organizzato [4] del Ministero degli Interni ucraino [5] con una richiesta di protezione da Filaret, temendo di poter essere avvelenato o fisicamente eliminato. Chiese anche aiuto nella ricerca e nella restituzione di tre miliardi di rubli dai fondi ecclesiastici della COU [6], che, secondo le indagini di Romanjuk, Filaret aveva "requisito" nel 1990 e convertito e depositato in banche tedesche.

il "patriarca" Vladimir Romanjuk. Foto: static.life.ru

La rivolta di Romanjuk terminò il 14 luglio 1995 con la sua morte misteriosa su una panchina nel giardino botanico, il massacro al suo "funerale" il 18 luglio e l'apertura di cause criminali. La procura dichiarò che la morte di Romanjuk fu oggetto di indagini come parte del grande caso criminale su "gli eventi del 18 luglio" (l'organizzazione di rivolte di massa, il tentativo di colpo di stato) e tutti i colpevoli sarebbero stati identificati, trovati e puniti. Anche il presidente Leonid Kuchma fece un annuncio minaccioso a riguardo. In effetti, iniziarono ricerche e interrogatori, e Filaret si lamentò persino pubblicamente che stavano trattandolo "come si fa con i criminali". Le forze dell'ordine si concentrarono fermamente sulla piovra mafiosa di Filaret: sotto una copertura pseudo-religiosa trovarono una banca commerciale e strutture commerciali coinvolte in tutto ciò che era redditizio: importazione di automobili straniere, vendita di elettrodomestici, gas, ecc. per milioni di dollari con "occultamento criminale di entrate fiscali". Sembrava che il racket di Filaret procedesse ridendo fino alla banca.

Tuttavia, i mesi trascorsero, un anno passò, un secondo, e il caso criminale fu oggetto di indagini su indagini. Alla fine, Leonid Kuchma (presidente in quel momento!) iniziò a minacciare pubblicamente alcuni oppositori sconosciuti che avrebbe "un giorno detto tutta la verità sul martedì nero!" Cosa? Varrebbe a dire che i crimini e persino gli omicidi non devono essere segnalati al pubblico dai pubblici ministeri in tribunale, ma dal presidente nei suoi ricordi; ricordi, che, a proposito, non ha ancora trovato il coraggio di condividere. Come si suol dire, l'Ucraina non è la Russia.

È ovvio che Kuchma, come in seguito il suo allievo Janukovich, aveva paura delle sanzioni e dell'ostruzionismo da parte dell'Occidente per le "brutali percosse" della polizia antisommossa a Santa Sofia, e quindi accettò un compromesso politico: l'Occidente e i filaretisti si dimenticarono completamente del massacro di Santa Sofia e dei manifestanti uccisi, e le autorità si dimenticarono del colpo di stato e di Romanjuk. Il caso criminale è stato "sospeso" e lo rimane fino a oggi, anche se si sono già succedute due dozzine di procuratori generali ucraini.

Mi dispiace per Vladimir Romanjuk. Era un attento lettore dei miei articoli investigativi, anche se non avevo una sola buona parola da scrivere sugli scismi in cui era rimasto. Era un periodo interessante: un giornalista esponeva la struttura della mafia sotto il nome della COU-PK, e Romanjuk, il suo "patriarca", il suo capo, lo sosteneva con forza e incoraggiava il giornalista a farlo! Vasilij [Vladimir] Emel'anovich [Romanjuk], naturalmente, era un uomo dal destino tragico, spesso infranto: tutta la sua vita era trascorsa ora in prigione, ora sotto controllo, e sempre sotto la minaccia della violenza. Aveva mentito su ordine, aveva reso assurde dichiarazioni scismatiche militanti, ma era un coraggioso dissidente: sapendo che era sempre sotto la sorveglianza di Filaret e del servizio di sicurezza ucraino, trovava comunque l'opportunità di protestare e di dire quanto lontana era la serenità da tutto ciò che era nello scisma, quanto mentivano Kravchuk e i filaretisti e l'intero branco dei media statali, uniati e scismatici. E così, ha combattuto per la verità in condizioni simili a quelle dei campi di lavoro.

Il recentemente scomunicato M. Denisenko (Filaret), insieme ad altri recentemente anatematizzati, ha versato le necessarie lacrime di coccodrillo sulla tomba di Vladimir Romanjuk alle mura di Santa Sofia (a proposito, il defunto aveva chiesto di essere sepolto nel cimitero di Vydubychi [7]). Ancora una volta, non una parola sulla necessità di indagare sull'omicidio, di fare ricerche e di portare alla giustizia i misteriosi "killer-rianimatori". Ovviamente non è interessante per Mikhail [Filaret] Antonovich – che sa da chi e perché il dissidente è stato ucciso. Naturalmente, non ci sono nuove informazioni nell'indagine, e dove arriverà questa se nessuno la porta avanti? Tuttavia, anche le vecchie teorie, possibili motivi per il crimine, arrivate mentre la pista era ancora calda, non sono state indagate. Pertanto, nell'anniversario del "martedì nero", penso che sarebbe utile ricordarvele ancora una volta. Pertanto, diamo un'occhiata alle vecchie pubblicazioni.

il "patriarca" Filaret Denisenko. Foto: life.ru

La gente muore per l'oro? [8]

La teoria dell'ALCO di Kiev sulla ragione principale del "Martedì nero", che appare nel rapporto del maggiore I. Zagrebelny al generale N. Poddubny, può essere riassunta così: "Il patriarca Vladimir (Romanjuk) stava progettando di realizzare nell'immediato futuro un'ispezione dell'attività economica-finanziaria della diocesi di Kiev guidata da Filaret".

Questo rapporto mette in luce la relazione tra Romanjuk e il suo vice [Filaret] e l'intera mafia del vice-Stato di Filaret, e quindi è qui riprodotto integralmente:

***

"Nel febbraio 1994, il capo contabile della COU-PK, l'arciprete Aleksandr Kislashko (rettore di una parrocchia a Vishnev) ha fatto appello all'ALCO di Kiev con una richiesta di investigare sulle attività finanziarie della COU-PK.

"Uno studio della faccenda ha dimostrato che le strutture ecclesiastiche erano coinvolte in attività criminali. Pertanto, a partire dal febbraio 1994, l'ALCO di Kiev ha collaborato strettamente con la "Missione per la rinascita del cristianesimo" della COU-PK, in accordo con il patriarca Vladimir (Romanjuk). Lo scopo di questa cooperazione era quello di proteggere la chiesa dall'intrusione dell'elemento criminogeno.

"Nel marzo 1995 si è tenuta una riunione del Sinodo della COU-PK, in cui il patriarca Vladimir si è trovato di fronte a forti pressioni da parte dell'entourage del metropolita Filaret e dei deputati parlamentari che lo sostenevano, inclusi Porovskij, Chervony e Muljava. La residenza del patriarca Vladimir (Romanjuk) al numero 36 di Via Pushkin è stata picchettata dai membri dell'UNA-UNSO provenienti dalla provincia di Rovno. [9] Di conseguenza, il vescovo Roman di Rovno è stato rimosso dall'incarico, contro il parere del patriarca.

"Dopo gli eventi descritti, il patriarca Vladimir (Romanjuk) si è rivolto al capo del MIU di Kiev con un appello per garantire la sua sicurezza. L'11, il 14 e il 20 aprile 1995, io, capo della 2a divisione dell'ALCO di Kiev e maggiore di polizia I. T. Zagrebelny, ho avuto incontri con il patriarca Vladimir (Romanjuk). Nelle conversazioni che hanno avuto luogo, quest'ultimo mi ha informato che dal momento della sua elezione a patriarca della COU-PK, è stato costantemente sottoposto a pressioni negative dall'entourage del vescovo Filaret. Vladimir (Romanjuk) era particolarmente preoccupato per gli ampi legami di Filaret con le agenzie governative e il mondo criminale, in particolare con i grandi gruppi del crimine organizzato della capitale. Il patriarca Vladimir (Romanjuk) ha osservato che Filaret potrebbe aver tentato di avvelenarlo, sostenendo che la sua salute è migliorata quando ha ottenuto una cucina separata da quella di Filaret.

"Il 19 maggio 1995, il patriarca Vladimir (Romanjuk) ha incontrato il luogotenente generale di polizia a capo del MIU della Kiev, N. O. Poddubny. Durante la conversazione, Vladimir si è appellato con una richiesta di protezione delle forze dell'ordine durante l'incontro del Sinodo della COU-PK del giorno successivo, che doveva decidere la rimozione delle posizioni occupate da Filaret che erano contrarie ai canoni della Chiesa. Il patriarca Vladimir (Romanjuk) ha chiesto alla leadership del MIU di Kiev di avvertire Filaret di non intraprendere alcuna provocazione che potesse causare rivolte di massa.

"In connessione con quanto sopra delineato, nel periodo dal 19 al 21 maggio 1995, il patriarca Vladimir (Romanjuk) era sotto protezione fisica 24 ore su 24 da parte dei dipendenti dell'ALCO di Kiev. Durante questo periodo, gli avversari di Vladimir (Romanjuk) hanno fatto diversi tentativi di provocazione:

• "La residenza del patriarca è stata bloccata da parrocchiani della cattedrale di san Vladimir, sotto la giurisdizione di Filaret, per cui non ha potuto lasciare la sua stanza ed è stato sottoposto a insulti e minacce di violenza fisica;

• "Chierici sostenitori di Filaret hanno tentato di irrompere nella stanza del patriarca per costringerlo ad abbandonare le sue intenzioni riguardo a Filaret (rimuoverlo dalla sua posizione – ndc); durante la conversazione con Vladimir, i dignitari ecclesiastici si sono spinti fino a gridare insulti, comportandosi in modo rude;

• "Nella notte tra il 19 e il 20 maggio 1995, il cancelliere della diocesi di Kiev, padre Boris, ha inviato una squadra della polizia nazionale ucraina alla stanza del patriarca Vladimir (Romanjuk);

• "Il 20 maggio 1995, i parrocchiani della cattedrale di san Vladimir hanno bloccato l'ingresso al territorio del monastero di san Teodosio al numero 32 di Via Insurrezione di Gennaio, per tenere lontano il patriarca dal luogo in cui si svolgeva il Sinodo della COU-PK; questi individui tenevano cartelli prefabbricati nelle loro mani, con scritte insolenti contro il patriarca Vladimir (Romanjuk) – "Vladimir, vai via dall'Ucraina", "Vogliamo vedere Filaret patriarca" e altro; hanno urlato minacce e insulti;

• "Il Patriarca Vladimir (Romanjuk) ha categoricamente insistito sul fatto che la sessione chiusa del Sinodo fosse protetta dall'intrusione di persone non autorizzate; tutti i sacerdoti e i civili sono stati avvertiti a riguardo, al loro arrivo ​​al luogo dell'incontro del Sinodo; tuttavia, i deputati Muljava e Chervony, incitati dai funzionari ecclesiastici della cerchia ristretta di Filaret, hanno fatto un palese tentativo di irrompere nella sala dove si riuniva il Sinodo; a tal fine il deputato Chervony ha convocato la polizia regionale di Pechersky a Kiev.

"Dopo gli eventi descritti, il patriarca Vladimir (Romanjuk) ha incontrato i funzionari del MIU di Kiev N. O. Poddubny e G. N. Ljaskovskij. Ha espresso la sua gratitudine personale per il loro aiuto e sostegno e ha dato loro gramote personalizzate con una benedizione patriarcale. Durante la conversazione, Vladimir ha dichiarato che l COU-PK sostiene l'amministrazione del presidente dell'Ucraina L. D. Kuchma nell'esecuzione delle riforme e condanna le azioni del metropolita Vladimir (Sabodan), subordinato al Patriarcato di Mosca, che fa appello a tutti i parrocchiani a sabotare queste riforme in favore della Russia. Il patriarca Vladimir ha espresso il desiderio di continuare a sostenere la cooperazione con le autorità statali per il bene dell'Ucraina.

"Va notato che il patriarca Vladimir (Romanjuk) stava pianificando nel prossimo futuro di effettuare un audit completo delle attività economico-finanziarie della diocesi di Kiev, guidata da Filaret. Ha chiesto la guida del MIU di Kiev per aiutare a svolgere l'audit. Vladimir (Romanjuk) era particolarmente interessato al destino del tesoro dell'esarcato di Kiev, sottratto da Filaret, che nel 1990 aveva circa tre miliardi di rubli. Secondo l'opinione di Vladimir (Romanjuk), questo denaro è stato trasferito in una valuta liberamente convertibile e investito in conti di deposito in banche al di fuori dell'Ucraina. La richiesta di Vladimir (Romanjuk) era motivata dal fatto che non poteva agire senza il sostegno dello stato, a causa dell'opposizione di Filaret e del suo entourage. Tuttavia, la COU-PK ha un disperato bisogno di fondi per il ripristino delle chiese distrutte, per la costruzione di nuove chiese e per fornire assistenza a bambini e anziani.

"Il capo del 2° dipartimento di polizia dell'ALCO di Kiev, maggiore I. T. Zagrebelny

 25 luglio 1995"

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Si noti che fu lo stesso gruppo di persone che organizzò le molestie a Romanjuk, invitandolo come un nemico  a lasciare l'Ucraina, che poi organizzò la sua sepoltura patriottica. Le autorità diedero il permesso di seppellirlo a Bajkove (il principale cimitero dell'Ucraina), ma i provocatori hanno deviato il corteo funebre di migliaia di persone nella direzione opposta, verso Santa Sofia, sfondando i cordoni di polizia con la bara, e hanno seppellito Romanjuk sul lato del piazzale all'ingresso del campanile, cosa per la quale sono stati brutalmente percossi e dispersi. È stato ancora più brutale della protesta degli "Onizhedeti" di una notte di ottobre del 2013. [10]

Morte su una panchina di un parco

la stazione della metropolitana dell'università

Le circostanze della morte di Vladimir Romanjuk sono registrate come "sconosciute" nel certificato medico legale n. 3479 del 15 luglio 1995 dell'Ufficio provinciale di esami medico-forensi di Kiev, firmato dall'esaminatore V. T. Jurchenko. Un uomo morto e insanguinato viene raccolto per strada, portato all'obitorio e non ci sono procedimenti, non ci sono testimoni? È mai possibile? È possibile perché nessuno ha chiamato la polizia sulla scena del crimine, e non l'hanno portato all'obitorio.

Le circostanze sono state rivelate solo il 19 luglio (un giorno dopo il funerale-massacro e cinque giorni dopo la sua morte) nella risoluzione sulla nomina di un esaminatore forense da parte del procuratore-criminologo J. Druchinin. Il pubblico ministero ha posto dieci domande al medico legale:

1. Quali ferite ci sono sul cadavere di Vladimir? La loro posizione, il tempo d'inflizione, lo strumento utilizzato per causarle e la gravità di ciascuna individualmente e in forma aggregata.

2. Qual è stata la causa della morte di Vladimir?

3. Quando è avvenuta la sua morte?

4. Se la causa della morte di Vladimir è stata una lesione, quanto è rimasto vivo il ferito dopo aver ricevuto la ferita?

5. Se il cadavere di Vladimir ha ferite fisiche, sono pre- o post-mortem?

6. Se ci sono ferite sul cadavere di Vladimir, potrebbero essere il risultato di quelli che hanno cercato di aiutarlo (facendo un massaggio cardiaco indiretto)?

7. Esiste una relazione causale diretta tra la presenza di qualche malattia e la sua morte?

8. Esistono dati forensi sull'avvelenamento di Vladimir? In caso affermativo, quali precise sostanze forti o tossiche hanno causato l'avvelenamento? Quanto tempo prima della morte e in che modo queste sostanze potrebbero essere penetrate nel corpo?

9. Che cosa aveva mangiato Vladimir prima della morte? Quanto tempo prima della morte?

10. Vladimir aveva assunto alcol o narcotici prima della morte? Se è così, è possibile determinare con precisione quali spiriti e quali sostanze stupefacenti aveva usato e in che quantità?

Queste domande sono necessarie e importanti, ma arrivano un po' troppo tardi. Il corpo era già stato sepolto. Dopotutto, l'esperto, possiamo supporre, non aveva idea del fatto che il corpo fosse trattato in modo così criminale, e che gli sarebbero state fatte così tante domande (non è chiaro, comunque, perché abbiano permesso la sepoltura prima che tutte le circostanze fossero chiarite). Ma non c'è stata alcuna possibilità di riesumare il corpo e di fare un'altra indagine: il sempre vigile Filaret ha scatenato una vera isteria, dichiarando che il governo voleva riseppellire il grande patriota dell'Ucraina a Baikove, e per evitare ciò, ha messo dei soldati di guardia alla tomba quasi 24 ore su 24, minacciando nuove rivolte. Poi il sindaco filaretista Omelchenko ha fatto mettere improvvisamente un'enorme lastra di marmo sulla tomba, in modo che il corpo non potesse essere raggiunto.

La decisione del procuratore registra le circostanze della morte con le parole "i confidenti del metropolita". Non è chiaro di chi fossero i confidenti: di Romanjuk o di Filaret? Apparentemente di Romanjuk. La domanda sorge spontanea: questo entourage era davvero così ignorante da non sapere che il loro capo non era più un "metropolita" già da due anni, ma era un "patriarca", che dirigeva la COU-PK, e che mai e poi mai avrebbe potuto essere il "metropolita Vladimir della Chiesa ortodossa ucraina", come si legge nella decisione? È anche curioso che essi indichino che Romanjuk abbia sofferto di un infarto acuto del miocardio "intorno ad aprile". Questo "entourage", dal quale dipende l'intera storia della morte di Romanjuk nel giardino botanico, sapeva all'incirca di questo attacco di cuore, ma in qualche modo non sapeva nemmeno che era un patriarca. Ma andiamo.

Il procuratore ha stabilito che il 14 aprile alle 19:40, la stazione delle ambulanze ha ricevuto un messaggio sulla necessità di aiutare Romanjuk, che si era sentito poco bene mentre camminava nel giardino botanico situato tra il 22° ospedale clinico e la stazione della metropolitana dell'Università. L'ambulanza è arrivata alle 8:00 e lo ha dichiarato morto.

la cattedrale di San Vladimir

Secondo i "confidenti", come specificato nella decisione del pubblico ministero, Romanjuk, camminando attraverso il parco verso le 6:15, si era sentito poco bene e aveva perso conoscenza. Prima dell'arrivo dell'ambulanza, alcuni "rianimatori" non identificati, passanti, hanno eseguito su di lui un massaggio cardiaco indiretto. In tal modo, come attesta il certificato di esame, hanno fratturato da 2 a 5 delle sue costole (fratture incomplete) e hanno effettuato alcune complesse procedure medicinali: iniezioni e punture. E lo avrebbero fatto (invece di chiamare l'ambulanza) per un'ora e 25 minuti, a due passi dal 22° ospedale clinico, praticamente proprio sotto le sue finestre. Perché non hanno chiamato i dottori? Perché non hanno chiamato il clero della cattedrale di San Vladimir, che è anch'essa a pochi passi, di fronte alla stazione? Dopotutto, era il loro patriarca che moriva sulla panchina. Inoltre, questi "confidenti" sapevano che Romanjuk aveva sofferto di un infarto non molto tempo prima e quanto pericoloso potesse essere un massaggio cardiaco indiretto. E chi erano questi passanti che sembravano così tanto forniti di medicine, siringhe e aghi per iniezioni cardiache in quella calda giornata di luglio? E avrebbero avuto il coraggio di usarli? Tutte queste domande rimangono senza risposta.

Il resto della storia ricorda un banale tentativo di coprire le proprie tracce. I medici dell'ambulanza, dopo aver dichiarato la morte dell'uomo insanguinato per strada, avrebbero dovuto chiamare la polizia, che avrebbe dovuto come da protocollo esaminare la scena, interrogare i testimoni e consegnare il corpo all'obitorio per l'esame. Niente di tutto ciò è stato fatto. Il corpo è stato dato ai filaretisti che lo hanno portato da sotto la finestra del 22° ospedale clinico al monastero di San Teodosio, dove gli hanno lavato via il sangue, lo hanno rivestito e il giorno dopo lo hanno consegnato all'obitorio dello stesso 22° ospedale clinico, dove è stata eseguita un'autopsia. Perché non è stato immediatamente portato all'obitorio? Stavano forse cercando un esaminatore forense "affidabile"?

Il danno è stato rivelato durante l'esame: un livido largo più di 3 centimetri con un piccolo foro al centro nella regione succlavia destra, e una ferita simile attorno alle proiezioni del cuore: tracce delle iniezioni mediche. Durante l'esame della gabbia toracica dall'interno, sono state trovate fratture costali incomplete, con la conservazione della placca ossea esterna. La causa della morte è stata identificata come malattia ischemica cronica del cuore che ha portato ad insufficienza cardiaca acuta. Secondo gli esperti, le lesioni potrebbero essere il risultato delle misure di rianimazione, incluso il massaggio cardiaco chiuso, la somministrazione intracardiaca di droghe e la puntura della vena succlavia. Circa diciotto ore passarono dal momento della morte fino all'autopsia. Cioè, Romanjuk morì certamente prima che l'ambulanza venisse chiamata.

I risultati dell'esame medico legale confermano che la relazione causale tra la morte di Vladimir Romanjuk e "le ferite ricevute durante la rianimazione è impossibile da stabilire" (!). Ma era una "rianimazione" se era stata fatta da qualche passante? E comunque, chi può garantire che un aiuto puntuale e qualificato, se fosse stato fornito, non avrebbe aiutato a evitare un risultato letale? Dov'è la linea tra "aiuto" e omicidio?

Tuttavia, questo certificato di esame forense è già storia oggi. Quando è diventato chiaro che né Kuchma né le forze dell'ordine stavano pianificando di fare qualcosa per la morte di Vladimir Romanjuk, i giornalisti hanno cercato almeno di ottenere questo certificato per pubblicarlo. È stato detto loro: Il certificato è stato perso (distrutto). Dimenticatevelo!

Finito o avvelenato?

Il figlio di Vladimir Romanjuk, Taras, il deputato e ministro della Giustizia Roman Zvarich, il leader della Chiesa ortodossa autocefala ucraina Mefodij Kudrjakov, il capo della fratellanza scismatica di sant'Andrea il Primo chiamato Andrej Kotelnitskij, "gerarchi" dello scisma dipartiti da Filaret, e politici di diversi gradi e livelli, tutti hanno parlato della sua morte violenta. È interessante notare che tutti gli anni trascorsi sono stati dominati dalla teoria non dell'omicidio di un dissidente da parte di "rianimatori" sconosciuti nel giardino botanico, ma del suo avvelenamento. Ecco la testimonianza dell'archimandrita Vikentij, abate del monastero di San Teodosio, ex capo del Dipartimento degli esteri della COU-PK:

"Vladimir Romanjuk mi ha nominato alla posizione di abate del monastero di San Teodosio e alla posizione di capo dell'OVTsS [11] della COU-PK, in cui sono rimasto per quasi dieci anni. Aveva posto la sua residenza al monastero di San Teodosio e parlava apertamente. Vladimir non apprezzava affatto il suo "patriarcato", conoscendo il suo valore. Non chiamava Filaret con alcun altro appellativo che "porco". Negli ultimi mesi della sua vita, voleva mandare Filaret in pensione e emise un decreto di sue dimissioni; entrò in contatto con i gerarchi della Chiesa canonica, volendo unirsi su base canonica, con pentimento, ma senza Filaret. Ma Filaret, naturalmente, non poteva permetterselo. Inoltre, poco prima della sua morte, Romanjuk irruppe in una stanza di Via Pushkin, e finalmente trovò l'archivio di Filaret, dove c'erano copie di molti anni dei rapporti di Filaret al KGB ucraino, e anche messaggi su come aveva avuto qualche ruolo eccezionale negli eventi in Cecoslovacchia del 1968, ma il governo non aveva risolto i suoi problemi abitativi e domestici. Romanjuk fu molto contento di questa scoperta, poiché Filaret si vantava sempre di avere prove incriminanti contro tutti, raccolte dal KGB, e qui c'erano prove incriminanti sullo stesso Filaret. Ma Vladimir Romanjuk capì quanto questo fosse pericoloso. Non solo ha detto alla polizia che Filaret lo avrebbe avvelenato, ma diceva a tutti: "Se non mi risveglio dopo un pranzo da Filaret o muoio, sappiate che mi ha avvelenato".

"Romanjuk è stato avvelenato. Ero all'autopsia insieme a Cherpak e ai fratelli Shvets. Il medico legale ha detto che Romanjuk aveva solo un'angina pre-infarto e il suo sangue era coagulato, e il suo cuore aveva assorbito questo "pasticcio" prima di bloccarsi. L'esperto ha detto che era un avvelenamento e che era solo una questione di tempo per determinare con che cosa era stato avvelenato. Ma questo tempo non è mai arrivato. I funerali si sono trasformati in un massacro, ecc."

Questa dichiarazione è stata fatta durante il periodo del presidente Jushchenko – la democrazia "arancione" – e avrebbe dovuto spingere le forze dell'ordine in qualche modo a spostare il caso criminale "sospeso" dal suo stallo. Ma nessuno vi ha prestato attenzione, anche se Vikentij, una persona seria, era l'assistente di Gennadij Udovenko, un deputato parlamentare, leader della Rukh popolare, ed ex ministro degli affari esteri dell'Ucraina.

La teoria dei romanjukisti, stranamente, corrisponde perfettamente a quella dei peggiori nemici dello scisma – i membri delle confraternite ortodosse, che hanno condotto le loro indagini, e presumibilmente hanno anch'essi trovato i misteriosi rianimatori. Questi risultano essere due donne: una madre e una figlia, parrocchiane di Filaret. La storia è la seguente: la morte di Romanjuk è stata collegata alla conferenza stampa prevista per il 18 luglio 1995, durante la quale Vladimir Romanjuk, insieme a sua Beatitudine il metropolita Vladimir [Sobodan] avrebbero dovuto annunciare l'inizio dei negoziati per l'unificazione della UOC e dello scisma su principi canonici. Sua Beatitudine il metropolita Vladimir aveva già incontrato Vladimir Romanjuk a Goloseevo. L'incontro era stato organizzato da Leonid Kuchma, che non amava Filaret, che aveva fatto campagna per le elezioni di Kravchuk. Il servizio di sicurezza-KGB lo aveva scoperto e lo aveva riferito al proprio vecchio collega, il decorato veterano del KGB "compagno Antonov", [12] cioè Filaret. Pertanto, a Romanjuk è stata presumibilmente data una dose da cavallo di arsenico in via Pushkin. Tuttavia, il defunto aveva usato questo prodotto in dosi omeopatiche per tutta la durata del suo soggiorno con Filaret (ne parlò lui stesso all'ALCO di Kiev), quindi il suo corpo si era adattato al veleno. Le donne hanno attirato Romanjuk dalla sua residenza (non volevano che morisse da Filaret dopo l'annuncio alla ALCO) a un incontro nel giardino botanico (a due isolati da via Pushkin) e lo hanno trattennuto in una lunga conversazione. Quando hanno visto che il veleno stava finalmente cominciando ad agire, e Romanjuk è svenuto, hanno iniziato una messinscena di un'ora e mezzo di rianimazione con massaggi e iniezioni mediche indiscriminate nel cuore. Quali medicine gli hanno dato? È interessante notare che l'esaminatore forense non ha potuto rispondere alla domanda del Procuratore criminale su cosa e quando Vladimir Romanjuk avesse mangiato: lo stomaco del defunto era vuoto. Chiamarono l'ambulanza solo quando furono sicuri che Romanjuk fosse morto. I fratelli sostengono che i "rianimatori" erano e restano partecipanti abituali agli eventi festivi e ai banchetti organizzati da Filaret.

Va notato che la morte di Romanjuk ha scosso i filaretisti fino al midollo. Avevano paura di dire qualsiasi cosa e di comunicare anche per telefono. Quando i giornalisti sono arrivati in pieno giorno al famoso personaggio pubblico scismatico Andrej Kotelnitskij, che aveva dichiarato che la morte di Romanjuk era un'omicidio, questi per lungo tempo ha avuto paura persino di guardare fuori dal suo appartamento. A quanto pare, non era senza ragione che aveva paura. Successivamente è stato brutalmente assassinato (pugnalato a morte) insieme a sua madre nel suo appartamento. E anche se la polizia non ha collegato questo crimine con Romanjuk o Filaret, il terrore di una possibile repressione violenta contro i disobbedienti incombe ancora e sempre sugli aderenti dello scisma di Filaret. Se il "patriarca" Romanjuk, già in rivolta, è stato avvelenato o torturato sulla panchina, e poi le autorità governative hanno quasi cancellato la sua memoria assieme con la sua bara, allora cosa c'è da dire dei semplici filaretisti? Allo stesso tempo, Mikhail [Filaret] Antonovich usciva sempre da tutte le sue truffe profumato come una rosa. Dopo tutto, trent'anni nel KGB, cinquant'anni al potere, è un bel po' d'esperienza.

Sulle morti misteriose negli scismi

il "metropolita" Ioann Bodnarchuk. Foto: avemaria.ru

Vladimir Romanjuk non fu l'unico gerarca di alto livello di uno scisma i cui giorni arrivarono a una fine misteriosa. Ce n'è un'intera schiera. Prenderò nota dei casi più famosi. Primo tra tutti, naturalmente, è il "metropolita" Ioann (Bodnarchuk), fondatore di un "episcopato" scismatico e "primo ierarca della Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Questo vescovo della Chiesa ortodossa russa aveva subito arresti ed esilio ed era il vescovo di Zhitomir ; tuttavia, secondo la sua stessa confessione, [è successo perché] non andava d'accordo con l'onnipotente moglie di Filaret, Evgenia Petrovna Rodionova [13]; entrò in conflitto con la leadership, gli fu proibito di servire, e andò allo scisma autocefalista, dove divenne il "primo ierarca", e poi abbandonò anche quello. Dopo essersi pentito, ha presentato una petizione per tornare alla Chiesa canonica, dove hanno posticipato l'esame della questione fino al Concilio locale della Chiesa ortodossa russa. Come risultò, per Bodnarchuk era un'attesa troppo lunga, e nel 1993 gli scismatici riuscirono ad attirarlo verso la COU-PK: avevano bisogno di persone con una biografia da dissidente. Sebbene nello scisma egli si rivelò non tanto un sostenitore di Filaret quanto un assistente di Romanjuk. L'8 novembre 1994, sulla strada per Lutsk, vicino al villaggio di Mirnoe nella regione Gorokhovskij della provincia di Volinia, Bodnarchuk è morto in un incidente d'auto. I contadini che lavoravano nei campi e che hanno assistito all'incidente hanno riferito che un camion carico è rimasto sul lato della strada per quattro ore con il motore acceso. Quando la macchina di Bodnarchuk si è avvicinata, il camion si è girato bruscamente sulla carreggiata, provocando l'incidente mortale. Il famoso attore politico Vjacheslav Chernovol è morto in seguito in circostanze simili.

il "metropolita" Antonij Masendycz. Foto: wikimedia.org

Il "metropolita" Antonij Masendycz. Co-fondatore della COU-PK. All'insaputa del "patriarca" Mstislav della Chiesa ortodossa autocefala ucraina, nel 1992 si unì a Filarete ormai deposto e al tesoro della Chiesa ortodossa ucraina da lui rubato, e organizzò la COU-PK scismatica. Ma solo due anni dopo, con altri vescovi autocefalisti, si fece avanti con un discorso al popolo ucraino su come "Filaret sta portando il popolo alla distruzione eterna". Essendo sopravvissuto (secondo lui) a due attentati alla sua vita, è fuggito in Russia, dopo aver sequestrato del materiale compromettente (ottenuto insieme a Romanjuk) su Filaret (sul suo lavoro con il KGB). Ha offerto il suo pentimento alla Chiesa ortodossa russa ed è stato mandato a servire nell'Altaj. Ha portato con sé il materiale compromettente. Tutti stavano aspettando un suo libro che esponesse i filaretisti. Tuttavia, Masendycz è morto improvvisamente nel 2001 nel suo quarantunesimo anno di vita.

il "metropolita" Jakov Panchuk. Foto: www.pravoslaviavolyni.org.ua

Il "metropolita" Jakov Panchuk. L'unico dell'episcopato ortodosso ucraino che, da vescovo vicario, sostenne Filarete espulso dalla Chiesa ortodossa ucraina. Nel suo gruppo, è divenuto un "metropolita". Nel 2004, è andato alla Lavra di Pochaev per dire addio al suo padre spirituale morente, al quale aveva promesso di tornare alla Chiesa canonica. Era costantemente tormentato dall'essere in scisma. Pochi mesi dopo il suo viaggio, si è ammalato nella residenza di Filaret in via Pushkin, da dove l'ambulanza lo ha portato all'ospedale della Teofania. È morto nel pronto soccorso. Coloro che sono fuggiti da Filaret sono certi che Panchuk, come Romanjuk, sia stato avvelenato.

Il "metropolita" Andrej Gorak di Leopoli. Arcivescovo della Chiesa ortodossa ucraina. Nel 1992 è stato bloccato dai nazionalisti a Leopoli e costretto a trasferirsi allo scisma di Filaret. È stato privato di ogni grado del sacerdozio dalla Chiesa ortodossa. Molte volte ha cercato di tornare con pentimento nel seno della Chiesa canonica. Una volta è stato catturato mentre era già a Kiev sulla strada per la Lavra ed è stato riportato a Leopoli.

il "metropolita" Andrej Gorak. Foto: www.anti-raskol.ru

Il 27-28 luglio 2010, durante una visita a Kiev per la festa di san Vladimir con sua Santità il patriarca Kirill e i primati delle Chiese locali, il "metropolita" Andrej Gorak della COU-PK e "l'arcivescovo" Feodosij Petsina di Drogobych della Chiesa ortodossa autocefala ucraina avrebbero dovuto essere presentati come esempio ed edificazione per coloro che erano nei loro scismi e volevano tornare al seno della Chiesa ortodossa canonica – la Chiesa ortodossa ucraina. Avevano raggiunto un accordo con l'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina  e della Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, a luglio, entrambi improvvisamente sono stati colpiti da malattia acuta. Il "metropolita" Andrej Gorak è morto il 5 luglio nel suo sessantacinquesimo anno di vita, e "l'arcivescovo" Feodosij di Drogobych è morto improvvisamente il 23 luglio nella sua auto, nel suo cinquantunesimo anno di vita. Uno ha mancato il ritorno ufficiale alla Chiesa di Cristo per una settimana, l'altro per tre.

"L'arcivescovo" Feodosij Petsina di Drogobych. Sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina. Si è trasferito allo scisma di Filaret nel 1992, dove è diventato un "arcivescovo". Poi è andato alla Chiesa ortodossa autocefala ucraina, dove è diventato "arcivescovo" di Drogobych e Sokal. Cercava costantemente un modo per tornare alla Chiesa canonica.

Questi sono solo i nomi più famosi, ma testimoniano che la via del ritorno dallo scisma alla Chiesa di Cristo il Salvatore è pericolosa e difficile, e in ogni caso richiede coraggio.

Note

[1] Assemblea nazionale ucraina – Autodifesa popolare ucraina, un'organizzazione politica ucraina di estrema destra, ndt.

[2] "Chiesa ortodossa Ucraina – Patriarcato di Kiev", ndt.

[3] Simon Vasil'evich Petljura (10 maggio 1879 - 25 maggio 1926) è stato un politico e giornalista ucraino. Divenne il comandante supremo dell'esercito ucraino e il presidente della Repubblica nazionale ucraina durante l'indipendenza di breve durata dell'Ucraina nel 1918-1921, ndc.

[4] Qui di seguito ALCO, ndt.

[5] Qui di seguito MIU, ndt.

[6] La Chiesa ortodossa ucraina canonica, ndt.

[7] Presumibilmente questo si riferisce al monastero Vydubychi di San Michele nel quartiere Vydubychi di Kiev, ndt.

[8] Dall'opera "Faust", ndc.

[9] Una provincia occidentale dell'Ucraina, che ha un'alta concentrazione di nazionalisti di estrema destra, nota per il comportamento violento, ndc.

[10] "Onizhedeti" - "Sono solo bambini" era il meme dato a una protesta anti-governativa in forma di "occupazione" a Kiev, effettuata dagli studenti. I manifestanti furono picchiati e messi in fuga; tuttavia un'analisi successiva ha messo in dubbio questo episodio. Gli "studenti" mostrati nei notiziari e nelle foto assomigliavano più a dei quarantenni (fonte).

[11] Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, ndc.

[12] "Antonov" era il nome in codice dell'agente Filaret nel KGB, ndc.

[13] Anche Rodionova era un'agente del KGB, ndc.

 
Intervista di Tudor Petcu a Gabriel Belloni

Le sarei grato se potesse dirmi innanzitutto quando ha scoperto la spiritualità ortodossa e spiegarmi perché ha scelto la conversione all'Ortodossia. Come caratterizzerebbe il cammino che l'ha portato alla Chiesa ortodossa?

Direi che il mio percorso verso l’Ortodossia è cominciato ventiquattro anni fa, quando ero al monastero benedettino “Cristo Rey” a Tucumán, in Argentina. Proprio li iniziai a gustare la sua bellezza. Con il passaggio degli anni, il fuoco che l’Ortodossia ha acceso nel mio cuore non si è mai spento. Dunque, potrei dire che Dio ha illuminato il mio cuore per andare verso di essa. Poi, ho scelto di fare il mio passaggio all’Ortodossia andando in Italia, seguendo il richiamo del mio cuore. Anche perché in Italia ci sono ovunque comunità ortodosse a portata di mano, cosa che non succede in Argentina.

Come ha cambiato l'Ortodossia la sua coscienza spirituale e il suo percorso? In altre parole, si può dire che lei ha scoperto un mondo nuovo nella Chiesa ortodossa?

Vivo il mio passaggio all’Ortodossia come un approfondimento nella mia vita spirituale, nella mia vita di fede cristiana, soprattutto per il contatto con i testi dei santi Padri, i quali portano ad assaporare ed immergersi di più nelle Sacre Scritture.

Senza dubbi ho scoperto un mondo nuovo nell’Ortodossia.

Le chiedo di parlarmi anche dei più importanti rappresentanti dell'Ortodossia che lei ha conosciuto e incontrato finora e qual è stato di fatto il significato di questi incontri.

Il mio primo contatto importante e significativo tra i padri ortodossi è stato il Pater Vasile Sirbulet (Patriarcato Ecumenico), parroco della parrocchia Santa Anastasia Romana, a Siena. È stato lui a guidarmi nei miei primi passi del passaggio all’Ortodossia e tuttora continua il nostro rapporto.

Dopo di lui, in Argentina, Padre Alejandro Saba (Patriarcato di Antiochia), Padre Esteban Jovanovich (Patriarcato di Serbia), Pater Gabriel Diaz (Patriarcato Ecumenico), il Metropolita Silouan (Patriarcato di Antiochia), il Metropolita Amfilohije (Patriarcato di Serbia), il Metropolita Leonid (Patriarcato di Mosca) e il Metropolita Tarasios (Patriarcato Ecumenico).

L’incontro con ognuno dei metropoliti è stato un incontro con bravissimi maestri spirituali e di fede cristiana ortodossa. Pater Vasile, come ho detto prima, mi ha guidato nei primi passi, Padre Alejandro mi ha cresimato e i Padri Esteban y Gabriel mi hanno guidato spiritualmente. Ormai, più che altro, è Pater Gabriel il mio Padre Spirituale. Quindi, l’incontro con loro ha un valore fondamentale per la mia vita.

Le sarei molto grato se potesse parlarmi un po' della sua prospettiva sui più importanti insegnanti dell'Ortodossia ma anche sul messaggio profondo dell'Ortodossia che dovremmo scoprire.

Secondo me, i messaggi più importanti che l’Ortodossia ha per il mondo sono la fedeltà alla Parola di Dio e a gli insegnamenti dei Santi Padri nel trascorso della storia, e la bellezza nelle sue preghiere, nelle sue celebrazioni liturgiche, nei suoi templi e nelle sue icone. Poi, da riscoprire e approfondire sono l’annuncio permanente del messaggio paolino della primazia di Dio, della verità, della bellezza e dell’unità, come segni della presenza del Dio amico degli uomini e amante dell’umanità in mezzo a noi.

Penso che lei abbia attraversato alcuni anni di inquieta ricerca religiosa fino a che ha incontrato l'Ortodossia. Si potrebbe dire che da uno che si sforzava di cercare la verità lei è passato a essere uno che si sforza di vivere la verità?

Più che anni di inquieta ricerca “religiosa”, direi che sono stati anni di inquieta ricerca di approfondimento nella mia vita spirituale e nella mia vita di fede cristiana. Come ho detto prima, questo ha significato per me il passaggio all’Ortodossia. Allora, in questo senso, potrei dire che sono uno che si sforza di vivere la verità e nella verità, cioè vivere per Cristo, con Cristo ed in Cristo, cammino, verità e vita.

Ho spesso sentito dire che la morale non è nient'altro che continuare l'atteggiamento con cui Dio crea l'uomo di fronte a tutte le cose. Come intende lei da un punto di vista ortodosso quest'affermazione?

In effetti, questa affermazione va intesa a partire dell’antropologia ortodossa/biblico-patristica, per la quale l’uomo, creato a immagine di Dio, creato dal Padre, per il Figlio nello Spirito Santo, è come immagine-icona del Logos e deve arrivare alla Sua somiglianza. Vale a dire, l’uomo creato “come immagine” deve arrivare al “come somiglianza”, cioè alla “theosis” o glorificazione, con l’energia (increata) di Dio e la sinergia (cooperazione con l’energia della sua volontà e l’energia increata della volontà di Dio).

Il “come immagine” di Dio fu rivelato pienamente ed esattamente nell’incarnazione. Poiché lo scopo e la finalità dell’uomo era sin dal principio convertirsi e farsi come Cristo, cioè, dovrebbe farsi Dio attraverso la “xaris” (energia increata), per arrivare al “come somiglianza”. Il “come immagine” significa assomigliare a Cristo per compiacimento. Allora, l’uomo, come imitatore di Cristo, si converte e si fa anche lui come immagine del Padre per la “xaris”, partecipando della doxa-gloria (increata) di Cristo. Così, quando uno arriva alla “theosis”, cioè al “come somiglianza”, allora si fa come Cristo per la “xaris”.

Questa sarebbe la base della morale dell’uomo secondo il piano di Dio.

Così intendo l’affermazione da lei proposta.

 
Storia di un miracolo alla Liturgia pasquale

Circa cinque anni fa, improvvisamente ho cominciato a perdere rapidamente l'udito e presto sono piombata in un silenzio quasi completo. I medici non hanno mai determinato la causa. Mi hanno diagnosticato una perdita neurosensoriale dell'udito e non hanno nascosto il fatto che c'erano pochissime possibilità di miglioramento.

Accettare una tale "nuova vita" è stato difficile, terribilmente difficile. Il mondo intorno a me è diventato come un film senza audio. Solo parlare con i miei cari, ascoltare il canto degli uccelli - tutto questo è diventato impossibile... Ma dovevo continuare a vivere.

Ho dovuto imparare a leggere le labbra, imparare la lingua dei segni. Questo era il modo per poter comprendere le funzioni della chiesa.

Col tempo, la nuova realtà è diventata più familiare. Ho cercato di godermi ogni giorno i miei cari, la natura. E pregavo per la guarigione, anche se i medici non ci speravano più. Ma ho creduto che il Signore mi ascolta, che sa meglio di noi quando e come venire in aiuto.

...Alla Pasqua di quell'anno mi trovai, come al solito, in chiesa, alla Liturgia notturna. Questa Pasqua è diventata la più insolita della mia vita...

Ricordo com'è ora: sto in piedi, prego, e improvvisamente il canto del coro irrompe nel silenzio intorno a me: "Cristo è risorto dai morti: con la morte ha vinto la morte, e a chi giace nei sepolcri ha elargito la vita!"

Nei primi secondi non mi rendevo nemmeno conto di cosa accadesse e non riuscivo a crederci. Udivo di nuovo... E dopo ci sono state solo lacrime e gratitudine verso Dio, che non potevo nemmeno esprimere a parole.

Forse è difficile da credere dall'esterno... Ma così è stato nella mia vita. E allora, più che mai, ho capito quanto sia importante saper aspettare, non disperare e non perdere la fede. Superate le prove con coraggio. Pregate anche se non c'è ancora risposta. Godetevi ogni giorno e non stancatevi mai di credere. Solo credere in lui è la cosa principale...

 
Esclusivo!!! Il Daily Mail fa una stupefacente scoperta geografica

Quando ancora non si era asciugata la notizia della rivelazione di una sconosciuta catena montuosa russo-ucraina da parte del senatore Imhofe, Il Daily Mail ha scoperto il Mare della Mordovia, e lo ha addirittura fotografato.

In un pezzo dal titolo senza fiato, "La Russia fa le prove di un'invasione della SCANDINAVIA che, se attuata, impedirebbe alla NATO di rafforzare gli stati baltici, afferma un rapporto di sicurezza degli Stati Uniti", che cita il recentemente promosso "esperto di sicurezza" Edward Lucas, le didascalie della foto qui sopra dicono "Invasione: un hovercraft di classe Zubr sbarca marines nell'operazione Zapad-09 in Mordovia, durante le prove russe per occupare parte degli Stati baltici".

Nel mondo precedente, la Mordovia era una repubblica russa senza sbocchi al mare, e che non aveva nemmeno un grande fiume.

Vale la pena, a proposito, leggere questo pezzo come un buon esempio di propaganda anti-russa costruita sul nulla. Infatti, leggendo quel che è scritto al fondo di tutte le foto di soldati russi che fanno questo o quello (per lo più marciano), troviamo che ciò che ha detto "l'esperto di sicurezza" Lucas in realtà era: forse, possibilmente, magari, ma probabilmente no. Non ci sono commenti da altre fonti. Come un buon esempio di un altro "non fatto", ci raccontano tutti eccitati che uno svedese su tre vuole aderire alla NATO: questo, a meno che i miei insegnanti di aritmetica non mi abbiano mentito, significa che due su tre non lo vogliono.

In ogni caso, leggete questo pezzo prima che scompaia nel dimenticatoio: un bell'esempio di fuffa super-gonfiata che vi è propinata da parte del Ministero Internazionale della Presstituzione.

 
In Memoriam: Archimandrita Luka (Anić)

Una delle figure più amate dell’Ortodossia del Montenegro è senza dubbio l’archimandrita Luka (Anić), che si è addormentato nel Signore in quest’anno. Abbiamo conosciuto padre Luka al monastero di Cetinje, dove con grande amabilità (e un senso dell’umorismo che lo ha reso celebre in tutto il mondo ortodosso) ci ha raccontato delle difficoltà dei cristiani ortodossi nel Montenegro contemporaneo. La sua perdita è stata sentita profondamente in molti paesi. Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” il ricordo di Jadranka Uskoković, una novizia montenegrina al Convento di santa Elisabetta a Minsk, che era molto caro al cuore di Padre Luka, così come è noto e apprezzato da molti ortodossi in Italia.

 
РПЗЦ: Патриарх Варфоломей несвободен в своих действиях, за ним стоят определенные силы, далекие от Христовой Церкви

По просьбе редакции протоиерей Серафим Ган, управляющий делами канцелярии Архиерейского Синода, секретарь Первоиерарха Русской Зарубежной Церкви,  прокомментировал последние решения Патриарха Варфоломея и дал оценку действиям Фанара.

Протоиерей Серафим Ган. Фото: © Наталья Горошкова. Православная Жизнь

Наши мысли, глубокие переживания и горячие молитвы – с Блаженнейшим Митрополитом Онуфрием, архипастырями, пастырями, насельниками и богомольцами Киево-Печерской, Почаевской и Святогорской Лавр, монашествующими, мирянами и всей Украинской Православной Церковью, являющейся сердцем Святорусского Православия. Наша Украинская Православная Церковь – это не только сердце всей Русской Церкви, но и каждой из самоуправляемых Ее частей, в том числе и Русской Зарубежной Церкви.

В настенной росписи Серафимовского храма-памятника в Си Клифе (Нью-Йорк, США), где имею милость Божию нести свое служение, изображена вся история святости и благочестия нашего богохранимого народа, наших предков – от Киевской купели до восстановления полноты братского общения внутри единой Русской Православной Церкви: первый Предстоятель Русской Зарубежной Церкви митрополит Антоний (Храповицкий), создавший и освятивший Свято-Троицкий собор Успенской Почаевской Лавры и после убиения священномученика Владимира (Богоявленского) ставший преемником его по Киевской митрополичьей кафедре; архиепископ Виталий (Максименко), за несколько дней до убиения митрополита Владимирова в 1918 г. сослуживший новому священномученику на акафисте в Великой церкви Киево-Печерской Лавры и в течение многих лет возглавлявший типографское братство Почаевской Лавры. Архиепископу Виталию, в то время еще архимандриту, с Божией помощью удалось вывезти за границу почаевское типографское братство, продолжая нести его церковно-общественное и миссионерское служение в рассеянии.

Почаевское типографское братство сначала на территории Пряшевской Руси, а потом в Германии и в США печатало духовно-нравственную, церковно-богословскую и богослужебную литературу не только для рассеянных после революции и Гражданской войны чад церковных, но и для тех, кто жаждал духовного просвещения на Родине. Это поистине святое дело было продолжено потом приснопамятным настоятелем Свято-Троицкого монастыря в Джорданвилле (Нью-Йорк) Митрополитом Лавром, духовным другом и сотаинником Блаженнейшего Митрополита Онуфрия. Как известно, святитель Иоанн (Максимович), великий архипастырь и чудотворец Русской Зарубежной Церкви, родился, учился и прошел свое духовное становление на территории нынешней Украинской Православной Церкви. Так что Православную Церковь на священной земле Украинской и все с ней связанное мы храним очень и очень близко к сердцу.

Поэтому, когда Святейший Патриарх Варфоломей буквально вчера заявлял, причем неоднократно, что признает каноническим Главой всех православных Украины только Блаженнейшего Митрополита Онуфрия, и торжественно обещал перед высоким собранием Предстоятелей и представителей Поместных Православных Церквей не вмешиваться в дела братской Украинской Православной Церкви, это вселяло в нас радость о Господе и душевное спокойствие за судьбу всех православных верующих Украины, уважение к Патриарху Варфоломею, который, как казалось тогда, глубоко вник в ситуацию и с любовью оберегал и защищал каноническую Церковь.

А сегодня он игнорирует всеми уважаемого Блаженнейшего Владыку Онуфрия, архипастырей, пастырей и весь многомиллионный сонм верных чад Церкви, а также многих Святейших и Блаженнейших Собратьев-Предстоятелей святых Божиих Церквей. И это вызывает в нашей среде по меньшей мере недоумение и тревожные чувства.

Следует отметить, что Константинопольский Патриархат совсем недавно всецело поддерживал и даже подтверждал позицию нашей Церкви по отношению к Михаилу Денисенко и его деятельности.

Посему теперешние действия Константинополя заставляют подозревать, что Его Святейшество несвободен в своих действиях, что за последними стоят определенные силы, весьма далекие от Христовой Церкви и преследующие свои злополучные цели. А это так горько!

Когда мы видим в храмах «Киевского Патриархата» иконы великомученика Георгия Победоносца, поражающего двуглавого орла, и иные изображения с подобного рода сюжетами, когда слышим с их амвонов политические заявления и всякого рода другие высказывания, разжигающие страсти и национальный конфликт, то становится ясным, что расколоучитель Филарет и его приспешники ищут не мира и единства православных во Христе, а власти, влияния, тщетной славы мира сего и осуществления своих каких-то нецерковных целей. Наблюдая же за поведением и служением Блаженнейшего Митрополита Онуфрия, слушая его проповеди и читая его интервью, мы видим, что он призывает к непрестанной молитве, братолюбию, к миру душевному и истинному патриотизму, проявляемому в жизни по Евангелию и любви к ближним. По-моему, это признак того, что Его Блаженство находится на стороне правды Божией, куда и ведет своим примером боголюбивую паству Украинской Православной Церкви. И если в нынешних сложных условиях церковной жизни Украины человек желает держаться правды или ее ищет, то пусть он держится за мантию Блаженнейшего – и тогда все будет хорошо!

Тем не менее мы не унываем, а с сердечной верой и смирением молимся о том, чтобы создавшаяся ситуация выявила правду Божию и истинных подвижников и хранителей Святого Православия на Украинской земле, достойно делающих и несущих дело Христово. Главное дело всех православных не разжигать страсти, а молиться, довериться Богу, принимая нынешнее испытание как Его дар и возможность послужить Церкви, и совершенно спокойно говорить правду, как это делал Предтеча Господень Иоанн по отношению к Ироду, который, как известно, поступал неправильно. Если мы будем стараться поступать именно так, то, верю, Господь, по выражению Псалмопевца, «крепость людям Своим даст и благословит их миром», чего я всем сердцем желаю нашим единокровным братьям и сестрам.

С неизменной о Господе любовью и лобзанием исповеднического подвига Украинской Православной Церкви,

протоиерей Серафим Ган,

управляющий делами канцелярии Архиерейского Синода, секретарь Первоиерарха Русской Зарубежной Церкви.

 
Il percorso spirituale di un americano che ha scelto l’Ortodossia

All'inizio di questo dialogo, vorrei che mi dicesse come e quando ha scoperto l'Ortodossia e che cosa ha causato esattamente la sua conversione alla Chiesa ortodossa.

Questa è una storia lunga, e non è un complimento per alcune delle persone ortodosse coinvolte, quindi non vorrei entrare troppo nei dettagli. Basti dire che ho visto la Chiesa nella quale sono cresciuto tanto cambiata durante la mia breve vita che, da giovane genitore, ero terrorizzato da come sarebbe stata quando i miei figli sarebbero diventati adulti. Quindi io e mia moglie abbiamo iniziato a fare ricerche su come era davvero la Chiesa primitiva. Mi sono imbattuto nei Padri Apostolici e ho scoperto la Didache (il primo catechismo cristiano) che probabilmente precede alcune delle Scritture canoniche. Ci siamo chiesti "C'è ancora qualcuno che vive così?" Abbiamo esaminato la Chiesa romana, ma l'abbiamo scartata poiché è una cosa su carta (in teoria) e una cosa completamente diversa nella pratica. Alla fine, e dopo aver contattato una moltitudine di chiese ortodosse, nessuna delle quali rispondeva ai loro telefoni, finalmente ci siamo messi in contatto con un prete. Siamo entrati nella Chiesa nel 1992.

Se qualcuno che vuole comprendere la profondità dell'Ortodossia le chiedesse "qual è la bellezza dell'Ortodossia e come potrei scoprirla?", quale sarebbe la sua risposta?

Viverla. Tutto il resto, e intendo TUTTO, è semplicemente come nuotare su un terreno asciutto.

Come descriverebbe la ricchezza della liturgia ortodossa da sacerdote ortodosso americano?

Come un riflesso del culto celeste, in cui vediamo Dio nel cielo adorato da angeli, santi e martiri nel libro dell'Apocalisse. È questa la liturgia ortodossa.

Dato che lei è un americano convertito all'Ortodossia e, inoltre, un americano che è diventato prete ortodosso, come può l'Ortodossia dal suo punto di vista portare il suo contributo alla società americana?

Da dove cominciare qui... Questa è una cosa molto semplice, e allo stesso tempo, è quella che mi ha causato il dolore maggiore da parte degli ortodossi per diversi decenni. Smettetela di piagnucolare e di nascondervi, e poi di congratularvi con voi stessi per non essere "infetti" dalle cose americane – specialmente se voi stessi state annacquando la fede e la pratica ortodossa.

Se volete portare qualcosa alla società americana, dovete coinvolgere gli americani, e questo significa smettere di denigrare la vita americana, lamentandovi ed evitandola, nascondendovi in piccoli ghetti etnici di pensiero e identità. Io non ho niente contro le culture non americane, e credo che dovrebbero essere assolutamente celebrate, ma se vuoi offrire qualcosa all'America, offritela agli americani laddove sono, e così come sono. Che si tratti di americani del Midwest o del sud, , ispanoamericani o afroamericani, dovete incontrarli, parlare con loro, arrivare a conoscerli e a farvi conoscere da loro. Oggi è un momento difficile per i cristiani di oggi, ma questo è IL momento in cui così tanti americani cercano qualcosa di reale in Cristo. Stanno cercando l'Ortodossia. Quasi tutto ciò che dobbiamo fare è renderci visibili (smettete di evitare di essere individuati) e dimostrare a cosa punta l'Ortodossia. Sì, il greco e lo slavonico del IV secolo e dell'XI secolo sono belli, ma per un americano che vuole ascoltare e comprendere la teologia della Chiesa, potrebbe anche essere un blaterare estatico. È un mezzo inutile per trasmettere loro la verità e la bellezza della nostra fede.

Sarei molto felice se potesse dirmi qualcosa sui libri più importanti e più profondi che ha letto durante il suo viaggio verso l'Ortodossia.

Quando stavo diventando ortodosso, l'unico libro a cui potevamo davvero accedere era The Orthodox Church di Timothy Ware. Ce n'erano alcuni altri, ma nessuno di loro era molto utile. Oggi c'è molto di più, e libri eccezionalmente buoni per aiutare chi è alla ricerca.

A seconda della provenienza di chi legge e del suo stato spirituale, raccomanderò uno o più dei seguenti:

Orthodox Spirituality del metropolita Hierotheos

Light from the Christian East di James Payton

Becoming Orthodox di Peter Gillquist

La serie arcobaleno di padre Thomas Hopko

Ci sono altri libri che faccio seguire dopo di questi, ma sulla base della loro esperienza spirituale, maturità, formazione e background, questi sono quelli che uso principalmente.

Se ho un cristiano molto istruito e maturo, potrei dare loro Orthodox Spirituality di Dumitru Staniloae. Questo li rallenterà sempre e fornirà argomenti per conversazioni.

Per classi di nuovi membri, ho il mio testo, e anche per il catecumenato go le mie lezioni, che terminano con un'introduzione alla vita interiore (molto necessaria per i catecumeni).

Pensa che l'Ortodossia possa aiutarci a rendere culto a Dio nel modo più profondo?

Sì, perché si concentra sulla vita interiore e sul culto così come sull'esterno – una persona unificata.

Cosa dovremmo sapere dei più importanti pensatori americani ortodossi? Potremmo fare riferimento a Jaroslav Pelikan o a Padre Seraphim Rose, per esempio.

I pensatori più importanti che abbiamo oggi nell'Ortodossia americana sono:

Padre Hans Jacobse – i suoi scritti su cultura e fede, sul marxismo culturale e la chiarezza con cui vede e che sa proiettare nei suoi scritti sono senza eguali. Insegna spesso alla Acton University, dove le sue lezioni sono altamente desiderate e le sue intuizioni sono molto ambite. C'è una ragione per cui molti non ortodossi prestano molta attenzione alle sue parole e ai suoi scritti.

Padre Patrick Reardon – così immerso nella Tradizione, nei Padri e nella storia. Le espressioni di vita e di fede e la comprensione spirituale di padre Patrick lo rendono il più erudito esponente dell'Ortodossia di oggi. Comprende profondamente la Tradizione e può paragonare e mettere a confronto la filosofia e la teologia occidentale con grande facilità. Per di più, parla con eccezionale chiarezza sui problemi più confusi dei nostri giorni, rendendo i suoi insegnamenti una boccata d'aria fresca e il sogno di un apologeta. È una grande mente e anima allo stesso tempo. Penso che sia il Dumitru Staniloae americano.

Padre Josiah Trenham – ho incontrato pochi sacerdoti che hanno scritto e parlato in modo tanto coerente e con tanto successo in molti luoghi di quella che è stata definita la virtù e la moralità cristiana ortodossa tradizionale, ma l'opera di padre Josiah va ben oltre. È attivo nel proteggere i punti di riferimento cristiani storici locali (con successo, potrei aggiungere), ed è un insegnante e predicatore molto richiesto.

Questi uomini stanno contribuendo alla società americana a molti livelli. Stanno proiettando una scia di illuminazione ortodossa nelle oscure acque della giungla di una popolazione sempre più confusa e manipolata. Stanno combattendo con la Croce e il Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo. Sono fari di luce e chiarezza e pilastri dell'Ortodossia in America.

 
Le origini della russofobia

Come cominciano le guerre? Le guerre cominciano quando i politici mentono ai giornalisti e poi credono a ciò che hanno letto sui giornali.

Karl Kraus, Dits et Contredits 1932

L'Occidente non si opporrà a qualsiasi manipolazione per raggiungere i suoi scopi... Oggi molti storici occidentali si comportano esattamente come i teologi papali di 1000 anni fa; a forza di riscrivere la storia, con il supporto di documenti ingannevoli e "dimenticando" documenti imbarazzanti, sono stati in grado di riscrivere la storia cancellando la Russia dai ricordi europei così come i teologi hanno fatto con Bisanzio (sic) 600 anni prima. Tutto quello che dovete fare ora è far slittare la colpa sugli 'orientali'. Se questo riesce, con il passare del tempo e la morte dei testimoni oculari, la manovra raggiungerà lo stesso obiettivo: la distruzione della memoria della Russia come liberatrice dal nazismo e la creazione del mito di una liberazione atlantica dell'Europa. E lo spostamento della colpa per le guerre mondiali sulla Russia, così come la colpa del grande scisma è stata spostata su Bisanzio.

Russia – the West, a Thousand Years of War, pp. 180 e 317-18, Guy Mettan, Edition des Syrtes, 2015

L'Europa cristiana comincia dove finiscono i castelli e lo stile gotico. Qui ci sono i confini della cristianità, che dividono l'Occidente anti-cristiano dall'Europa cristiana in Oriente. Questi confini e marche, o terre di confine (la parola 'Ucraina' significa terra di confine), segnano anche l'inizio della russofobia, dell'odio auto-giustificante per Cristo e la sua Chiesa. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i confini e le terre di confine sono nella mente della gente tanto quanto sono sulle mappe. 'L'Occidente' è un costrutto mentale; Cristo, invece, è un modo libero di vita che va oltre i confini umani artificiali.

Perché il mondo occidentale di oggi, la 'Euroamerica', non può smettere di odiare la Russia e di credere alle proprie menzogne ​​su di lei? Perché, se dovesse farlo, dovrebbe rinunciare a 1.000 anni del suo espansionismo aggressivo, ipocrisia, gelosia e menzogna palese (in altre parole, tutto ciò che con vanto e orgoglio chiama 'cultura occidentale'). Tale 'cultura' è fortemente segnata dal senso di colpa – perché sa di essere nel torto. In altre parole, al fine di rinunciare a 1.000 anni di menzogne, dovrebbe fare la cosa più difficile di tutte – andare a confessarsi e pentirsi. Proprio perché l'Occidente ha perso la sua strada nel secondo millennio, non significa che sia troppo tardi per pentirsi. Tuttavia, è più tardi di quanto l'Occidente pensi. La russofobia dice molto sull'Occidente, ma molto poco sulla Russia.

La russofobia francese è filosofica, un'auto-giustificazione, perché la civiltà e la cultura francese, come ritiene l'élite francese, sono superiori a tutti gli altri e la Francia è il centro del mondo.

La russofobia tedesca, sia essa quella di Carlo Magno, dei cavalieri teutonici, di Federico Barbarossa, del Kaiser o di Hitler, è profondamente razzista, basata sul desiderio di impadronirsi della terra slava, chiamato 'Lebensraum'.

La russofobia britannica si basa sul desiderio imperialista britannico di supremazia mondiale – poiché la Russia si trovava sulla sua strada, di conseguenza doveva essere calunniata e odiata.

La russofobia americana si basa su tutte e tre le russofobie precedenti. È filosofica, perché ritiene che l'America sia superiore ('eccezionale') a tutti gli altri paesi, che gli americani siano una razza 'migliore' in quanto hanno 'la libertà e la democrazia' e che il destino dell'America sia quello di unire il mondo sotto il suo controllo totalitario (Come ha detto George Bush, 'Dio mi ha detto di invadere l'Iraq', anche se in realtà si trattava dei suoi consiglieri che con la voce di Dio gli hanno detto di rapinare il petrolio e il gas iracheno).

È la russofobia che ha fatto sì che i paesi occidentali chiamassero Ivan il Minaccioso (minaccioso per i suoi nemici) Ivan 'il Terribile', anche se i governanti occidentali contemporanei come Enrico VIII hanno causato da dieci a venti volte più vittime, compresi i membri delle loro stesse famiglie, e con le più atroci torture (per esempio bollendoli vivi).

È la russofobia che ha fatto inventare agli imperialisti inglesi come Palmerston e Disraeli la frase 'il grande gioco', del tutto sconosciuta in Russia, per definire i tentativi britannici di distruggere la Russia. La frase era, in altre parole, un mero pretesto per giustificare l'imperialismo britannico vittoriano. Come l'odierno 'eccezionalismo americano', tutta la frase dice che le regole e gli standard normali, non si applicano a tale imperialismo – nel complesso di superiorità della sua arroganza arrogante è al di sopra di ogni giudizio, al di sopra di Dio.

È la russofobia che ha deciso che i russi erano così arretrati da introdurre la servitù della gleba e mantenerla fino agli anni dopo il 1860. In realtà, sono stati i governanti occidentali come Pietro I e la tedesca Caterina II a introdurre la servitù della gleba (insieme all'assolutismo), che fu pacificamente abolita prima che gli Stati Uniti abolissero la schiavitù a un costo di 620.000 morti in un'atroce guerra civile. E a quel tempo in Europa occidentale, gli operai e i contadini sfruttati erano così oberati di lavoro che spesso morivano quarantenni, molto più schiavi di quanto i servi russi fossero mai stati.

È la russofobia che ha deciso che gli attacchi di rappresaglia contro gli ebrei nelle aree cattoliche dell'Impero russo (Polonia, Lituania, Ucraina cattolica o Galizia) sarebbero stati chiamati "pogrom", quando di fatto gli omicidi di massa di ebrei a Vienna, Berlino e Parigi (ricordate Dreyfus) nello stesso periodo sono stati dieci volte peggio.

È la russofobia che ha fatto  sì che la Germania prussiana militarista iniziasse una guerra contro la Russia non militarista nel 1914.

È la russofobia che ha portato un giornalista americano a inventare una forma di suicidio che ha chiamato 'roulette russa', ma totalmente inaudita e sconosciuta in Russia.

È la russofobia che ha spinto Churchill a chiamare la Russia 'un indovinello avvolto in un mistero all'interno di un enigma'. Tutto questa frase voleva dire che Churchill era estremamente ignorante sulla Russia e che non voleva capirla.

È la russofobia che ha fatto sì che la Gran Bretagna e la Francia incoraggiassero Hitler e le sue forze fasciste pan-europee ad attaccare e distruggere la Russia nel 1941, così come la Gran Bretagna aveva già incoraggiato il Giappone militarista a distruggere la Russia nel 1904, rifornendolo di corazzate e di propaganda.

È la russofobia che ha portato spie britanniche a calunniare e assassinare il contadino-guaritore Grigorij Rasputin nel 1917 e poi a organizzare il rovesciamento del legittimo sovrano della Russia, Nicola II, sostituendolo con il barbaro e satanico serial killer di quattro milioni di persone, l'ebreo tartaro-tedesco Lenin, e i tiranni non russi che lo hanno seguito.

È la russofobia che ha spinto l'Occidente a invadere e occupare l'Europa occidentale nel giugno 1944, undici mesi prima che le truppe russe liberassero Berlino, impedendo che la Russia liberasse tutta l'Europa dal giogo fascista. Non c'è da stupirsi che De Gaulle si rifiutò di ricordare il D-Day come qualcosa di diverso dall'umiliazione e dall'occupazione della Francia.

È la russofobia che ha deciso che la sinistra occidentale avrebbe trattato la Russia come fascista e la destra occidentale avrebbe trattato la Russia come comunista. Così la Russia sarebbe stata un capro espiatorio e uno spauracchio per tutti i mali occidentali allo stesso tempo.

È la russofobia che ha deciso che i russi sono ubriachi, criminali mafiosi, crudeli, dispotici, incivili e semplicemente barbari. A quanto pare, la storia delle crociate occidentali, inquisizioni e Medioevo, dei suoi genocidi coloniali e dello sfruttamento in America Latina, Nord America, Asia, Oceania e Africa, due guerre mondiali, l'invenzione del comunismo (e la sua esportazione in Russia e altrove) e del nazismo, dei campi di concentramento e della bomba atomica, di armi di distruzione di massa inventate solo dall'Occidente, dimostrano che l'Occidente è sobrio, onesto, gentile, democratico, civile e semplicemente santo.

La Russia ha respinto invasioni occidentali multinazionali quasi continue del suo territorio, per quattro volte tra il 1812 e il 1941 da sola. Ha salvato l'Europa dagli eserciti europei multinazionali di Napoleone, liberando Parigi con le sue truppe nel 1814, e dagli eserciti europei multinazionali di Hitler, liberando Berlino con le sue truppe nel 1945. Ora deve salvare l'Europa da se stessa di nuovo. Questa volta la salvezza non sarà militare, ma spirituale e morale, deve lottare per la salvezza dell'Occidente da Eurosodoma e Gomorrica, dai risultati perversi dell'ex cattolicesimo e dell'ex protestantesimo pervertiti.

 
La neomartire granduchessa Elisabetta Feodorovna

Presentiamo nella sezione “Santi” dei documenti un estratto della vita di santa Elisabetta Feodorovna (al secolo Elisabetta d'Assia-Darmstadt, 1864-1918), la cognata dell’imperatore Nicola II e martire della rivoluzione bolscevica, le cui reliquie riposano oggi al convento di santa Maria Maddalena nel Getsemani a Gerusalemme. Dalla conversione all’Ortodossia alle sue attività filantropiche prima della morte del marito il granduca Sergio, dalla sua tonsura monastica alla fondazione di un convento in cui l’ascesi era affiancata da un’intensa assistenza ai poveri, dalla sua morte da martire alla sua venerazione in tutto il mondo, ogni particolare della vita di santa Elisabetta è affascinante da descrivere.

 

 
Papa Ildebrando (Gregorio VII) e Bartolomeo di Istanbul

Il Dictatus papae è una raccolta di 27 proposizioni eretiche di poteri che il papa di Roma si è arrogati, incluse nel registro di papa Gregorio VII nell'anno 1075:

(traduzione di Wikipedia)

Il Papa stabilisce:

I Che la Chiesa Romana è stata fondata unicamente da Dio. 

II Che il Pontefice Romano sia l'unico ad essere di diritto chiamato universale. 

III Che Egli solo può deporre o reinsediare i vescovi. 

IV Che in qualunque concilio il suo legato, anche se minore in grado, ha autorità superiore a quella dei vescovi, e può emanare sentenza di deposizione contro di loro. 

V Che il Papa può deporre gli assenti. 

VI Che, fra le altre cose, non si possa abitare sotto lo stesso tetto con coloro che egli ha scomunicato. 

VII Che a Lui solo è lecito, secondo i bisogni del momento, fare nuove leggi, riunire nuove congregazioni, fondare abbazie o canoniche; e, dall'altra parte, dividere le diocesi ricche e unire quelle povere. 

VIII Che Egli solo può usare le insegne imperiali. 

IX Che solo al Papa tutti i principi debbano baciare i piedi. 

X Che solo il Suo nome sia pronunciato nelle chiese. 

XI Che il Suo nome sia il solo in tutto il mondo. 

XII Che a Lui è permesso di deporre gli imperatori. 

XIII Che a Lui è permesso di trasferire i vescovi secondo necessità. 

XIV Che Egli ha il potere di ordinare un sacerdote di qualsiasi chiesa, in qualsiasi territorio. 

XV Che colui che Egli ha ordinato può guidare un'altra chiesa, ma non può muovergli guerra; inoltre non può ricevere un grado superiore da alcun altro vescovo. 

XVI Che nessun sinodo sia definito "generale" senza il Suo ordine. 

XVII Che un testo possa essere dichiarato canonico solamente sotto la Sua autorità. 

XVIII Che una Sua sentenza non possa essere riformata da alcuno; al contrario, Egli può riformare qualsiasi sentenza emanata da altri. 

XIX Che Egli non possa essere giudicato da alcuno. 

XX Che nessuno possa condannare chi si è appellato alla Santa Sede. 

XXI Che tutte le maiores cause, di qualsiasi chiesa, debbano essere portate davanti a Lui. 

XXII Che la Chiesa Romana non ha mai errato; né, secondo la testimonianza delle Scritture, mai errerà per l'eternità. 

XXIII Che il Pontefice Romano eletto canonicamente, è senza dubbio, per i meriti di San Pietro, santificato, secondo quanto detto da sant'Ennodio, vescovo di Pavia, e confermato da molti santi padri a lui favorevoli, come si legge nei decreti di San Simmaco papa. 

XXIV Che, dietro Suo comando e col suo consenso, i vassalli abbiano titolo per presentare accuse. 

XXV Che Egli possa deporre o reinsediare vescovi senza convocare un sinodo. 

XXVI Che colui il quale non è in comunione con la Chiesa Romana non sia da considerare cattolico. 

XXVII Che Egli possa sciogliere dalla fedeltà i sudditi dei principi iniqui.

Qui, quasi 950 anni dopo, c'è il discorso che il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, laureato all'Università Gregoriana a Roma, iniziata nel 1551 dal fondatore dei gesuiti, e un ben noto amante e concelebrante del papato, ha fatto alla Sinassi dei vescovi del patriarcato di Costantinopoli, svoltasi a Istanbul l'1-4 settembre 2018. Il suo discorso non è stato contestato da alcun vescovo della Chiesa di Costantinopoli e ha avuto persino un'approvazione generale:

1. "Il Patriarcato ecumenico è, per l'Ortodossia, un lievito "che fa fermentare tutta la pasta" (cfr Gal 5:9) della Chiesa e della storia".

2. "Come primo trono dell'Ortodossia, il Patriarcato ecumenico esercita un ministero profetico, estendendo il mistero della Chiesa cattolica in Cristo Gesù in tutto il mondo in ogni epoca".

3. "In principio era il Verbo... in lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini". (Gv 1:1,4) Il principio della Chiesa ortodossa è il Patriarcato ecumenico; "in esso è la vita, e la vita è la luce delle Chiese". Il compianto metropolita Kyrillos di Gortyna e Arcadia, un amato gerarca della Chiesa Madre e amico personale, ha ragione nel sottolineare che "l'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico".

4. "...il Patriarcato ecumenico... gode della giurisdizione canonica e di tutti i privilegi apostolici nella sua responsabilità di salvaguardare l'unità e la comunione delle Chiese locali, ma anche per il cammino complessivo dell'Ortodossia nel mondo e nella storia contemporanea. In questo spirito, come presidente del corpo dell'Ortodossia, il Patriarca ecumenico ha convocato il Santo e Grande Concilio a Creta nel giugno 2016, il più grande evento ecclesiale degli ultimi anni".

5. "Il Patriarcato ecumenico ha la responsabilità di disporre le cose in ordine ecclesiastico e canonico perché esso solo ha il privilegio canonico e la preghiera e la benedizione della Chiesa e dei Concili ecumenici per assolvere a questo compito supremo ed eccezionale come madre nutrice e generatrice di Chiese. Se il Patriarcato ecumenico nega la propria responsabilità e si toglie dalla scena inter-ortodossa, allora le Chiese locali procederanno "come pecore senza pastore" (Mt 9:36), spendendo le loro energie in iniziative ecclesiastiche che confondono l'umiltà della fede e l'arroganza del potere".

6. "...Immaginiamo che tutti i gerarchi che servono nella giurisdizione del Trono ecumenico sappiano molto bene che il 4° Concilio ecumenico, tra le altre decisioni, ha onorato l'eccezionale privilegio del "diritto di appello" (ekkliton) del Trono di Costantinopoli con i decreti dei suoi Canoni 9 e 17. Numerosi esempi dell'esercizio di questo diritto di appello da parte dei gerarchi e del clero di altre giurisdizioni sono stati registrati attraverso i secoli nel cammino storico della Chiesa Madre. Degna di menzione qui è la determinazione del canonista Miodrag Petrovic, secondo cui "solo l'arcivescovo di Costantinopoli ha il privilegio di giudicare e si aggiudicarsi i conflitti di vescovi, clero e metropoliti di altri patriarchi". (Nomocanone sui 14 titoli e i commentatori bizantini, 206)".

7. "Il rev.mo vescovo Kyrillos di Abydos, professore presso l'Università nazionale e capodistriana di Atene, un devoto studioso della parola scritta e parlata, affronterà il privilegio unico della Chiesa di Costantinopoli di ricevere l'appello dei gerarchi e del clero in cerca di rifugio da tutte le Chiese ortodosse locali nella sua presentazione, dal titolo "Il privilegio di Ekkliton (Diritto di appello): Prospettive storiche, canoniche e teologiche". Attendiamo con piacere la sua analisi di questo argomento ... "

 
Arciprete Dmitrij Smirnov: sono stati i cristiani a darci il grande impero e la cultura russa

Padre Dmitrij Smirnov è uno dei sacerdoti più noti in Russia e ha un seguito molto ampio. È onnipresente in televisione, radio e YouTube, dove i video del suo canale in russo hanno spesso centinaia di migliaia di visualizzazioni.

È un brillante oratore, con un dono per la retorica. Un esempio è il video in cui discute il fatto che tanti sacerdoti sono stati martirizzati durante la rivoluzione del 1917: a 300.000 preti russi è stata offerta una scelta – tutti hanno scelto la morte.

È un attivista di spicco contro l'aborto, molto esplicito nelle sue critiche nei confronti dell'ideologia LGBT, e un sostenitore dei diritti dell’insegnamento a casa. Dirige il Comitato patriarcale per la famiglia, la maternità e i bambini.

È particolarmente amato per i suoi sermoni ed è di gran lunga il predicatore più popolare in Russia.

Ecco la traduzione di una sua clip al talk show russo della domenica sera con Vladimir Soloviev.

* * *

Recentemente, c'è stata un'iniziativa per cambiare il preambolo della Costituzione e dare credito al ruolo storico del cristianesimo ortodosso. Come si sente a riguardo?

Dmitrij Smirnov, uno dei preti più popolari della Russia:

Sono felice perché è vero. Fuori c'è una temperatura di meno 3, ed è un dato di fatto. È anche un dato di fatto che il nostro stato è stato creato dal popolo russo la cui intera vita era centrata attorno alla Chiesa. Erano cristiani. L'86% del paese era cristiano. Hanno creato lo stato che ci ha dato Pushkin, Kazakov, Tolstoj, Suvorov, ecc. È una cultura incredibilmente potente. Se qualche nazione europea avesse solo un decimo di quello che ha la Russia, sarebbe tra le grandi nazioni della cultura europea.

La Russia ha tutto: a partire dalla scienza militare e terminando con un'architettura straordinaria. Qualunque cosa! Arte, musica: qualsiasi sfera si possa pensare! E tutto questo è stato creato dal popolo russo.

Ciò non significa che Anton Rubinstein (un compositore ebreo russo) non abbia aggiunto la sua moneta in questo salvadanaio. Vladimir Dal (etnicamente tedesco) non aveva una goccia di sangue russo, ma era un grande scrittore, un maestro della lingua russa, e così via. La Russia era, dopo tutto, un impero.

Ma prima di tutto c'erano i RUSSI, battezzati e credenti in Cristo, il cui ideale più alto era la SANTITÀ. Ci sono solo due paesi al mondo che hanno questo ideale: l'altro è Israele. L'ideale più alto della Russia era la santità.

Dovremmo fermarci dopo queste parole, perché è un finale brillante.

 
La dissoluzione dell'Europa

Chiunque abbia conosciuto la società europea 50 anni fa, poi si sia addormentato e sia ritornato oggi, direbbe che sta visitando un altro pianeta. Tanto radicali sono i cambiamenti che hanno avuto luogo nel corso degli ultimi 50 anni nella civiltà che era alla base di quella società, che la società si è ormai dissolta. Questi cambiamenti possono essere visti ogni giorno, solo guardando il modo in cui si vestono gli europei moderni, ascoltando i loro politici o i loro cantanti, vedendo la loro mancanza di rispetto e di buone maniere, ascoltando le loro conversazioni in cui si rivelano i loro valori e la loro mancanza di formalità, guardando la loro televisione e i film o sentendo parlare dei loro bestseller come 'Cinquanta sfumature di grigio'. Noi cristiani ortodossi che vivevamo qui 50 anni fa e ricordiamo com'era allora, scopriamo che non apparteniamo a questa società, tanto quanto non appartenevamo a quella di prima; la maggior parte degli europei contemporanei ci sembrano provenire da un altro pianeta. Non c'è da stupirsi che scriviamo della 'dissoluzione' della civiltà europea; quello che esisteva allora si è dissolto nell'uragano dell'ateismo brutto e volgare e della follia indemoniata da cui ogni nobiltà è fuggita via.

Tuttavia, non è bene essere nostalgici e desiderare il ritorno di qualcosa che esisteva 50 anni fa. A parte il fatto che questo è impossibile, una soluzione deve essere molto più radicale poiché i compromessi che hanno minato la civiltà europea sono cominciati ben più di cinquant'anni fa. I semi della presente caduta e della distruzione dell'Europa risalgono a molto più lontano, perché erano al suo interno fin dall'inizio. Per i mille anni della sua esistenza la civiltà europea è sempre stata un amalgama alieno di paganesimo spietatamente aggressivo e bullista, sia romana che germanica, insieme al cristianesimo. A poco a poco, come si può già vedere dalla sinistra schiavitù feudale dei costruttori di castelli e delle crociate intrise di sangue, che sono alla base dell'Europa nel XI secolo, il paganesimo ha trionfato sul cristianesimo, Babilonia ha trionfato su Gerusalemme. E così oggi un presidente americano può affermare che la sodomia è un 'valore occidentale' integrale, e nessuno ne è scioccato. La crisi non è quindi una questione di 50 anni, non è nemmeno centenaria, è millenaria.

L'Europa è un puzzle da risolvere. L'Europa ha bisogno di una soluzione per contrastare lo scioglimento attuale, una colla divina per mettere di nuovo insieme tutti i pezzi. Ci sono tutti i pezzi, ma non c'è la colla. Ci sono Pietro e Paolo, Ignazio e Lorenzo, Sebastiano e Alessio, Leone e Gregorio, Anastasia e Agnese a Roma, Bonifacio a Ferentino, Ambrogio a Milano, Benedetto a Montecassino, Ireneo Lione, Ilario a Poitiers, Giovanni Cassiano a Marsiglia, Vincenzo a Lerino, Giuliano a Le Mans, Ursula a Colonia, Willibrord nei Paesi Bassi, Maurizio in Svizzera, Senorhina in Portogallo, Bonifacio in Germania, Anschar in Danimarca, Lucia a Siracusa, Vincenzo a Valencia, Eulalia a Barcellona, ​​Albano fuori Londra, Olaf in Norvegia, Sigfrid in Svezia, David in Galles, Patrizio in Irlanda, Columba in Scozia, Dionigi e Genoveffa a Parigi e molti, molti altri. I pezzi ci sono tutti, ma non possono essere uniti. L'Europa non può unirli da sola; ha bisogno di aiuto dall'esterno, ha bisogno della foresta per vedere anche gli alberi, del riepilogo per capire la sua santità. Poi tutto andrà a posto.

L'Europa nega di aver bisogno di aiuto dal di fuori, perché è tecnologicamente progredita e percio 'superiore'; l'Europa si è così a lungo affidata al successo del suo progresso materiale da essere troppo orgogliosa per chiedere aiuto, anche quando si rende conto che ha bisogno di aiuto e che il progresso materiale è una cosa secondaria. A causa di questa mancanza di umiltà ha più volte adottato molti sostituti, molti falsi messia invece di Cristo, dal papismo al luteranesimo, da ciò che ha chiamato 'illuminismo' alla rivoluzione, dalla 'democrazia' al marxismo, dal fascismo al consumismo. Ma questi si sono rivelati solo fallimenti e hanno anche dimostrato il fallimento del progresso materiale nel soddisfare i bisogni umani. Potere, ricchezze e tecnologia, per quanto sviluppati, sono tutti mortali senza la vitalità spirituale della fede. Noi abbiamo sempre saputo che sono falsi, ma al momento l'Europa li ha adottati tutti e ha creduto in loro con tutto il cuore. Perché? A causa della sua mancanza di umiltà, della sua incapacità di accettare Cristo, proprio perché egli non è 'europeo', ma universale, unisce tutti, mentre l'Europa divide tutti.

E così l'Europa è spiritualmente regressiva e non può risolvere il puzzle che si trova davanti e incollare di nuovo insieme i pezzi. Anche se ha bisogno di umiltà per accettare di fuori della sua  carente cultura la colla di cui ha così urgente bisogno, è troppo orgogliosa per accettare l'aiuto di una cultura 'straniera' (= cristiana). Tuttavia, 50 anni fa, anche i più compiaciuti e soddisfatti di sé avevano cominciato a rendersi conto che l'Europa era in crisi. Così, quando a quel tempo la Chiesa di Cristo è tornata nelle società occidentali e ha cominciato a diventare nota, alcuni europei vi si sono interessati. Tuttavia, la storia ci ha mostrato che alcuni di coloro che erano interessati, in realtà, non volevano la Chiesa; volevano piuttosto 'cambiare la Chiesa', imporre i propri ordini del giorno sulla Chiesa, volevano un sostituto occidentalizzato per la cosa reale. Così è nata la 'mezzodossia', o 'euro-Ortodossia', oppure 'Ortodossia lite', una religione evirata e sventrata. Ma questa fantasia mortale che alimenta l'intelletto orgoglioso ma affama il cuore umile, sta già scomparendo, insieme a coloro che l'hanno promossa.

I falsi messia dell'Occidente hanno incluso molte deviazioni spirituali che negano la semplice verità che la vera fede è un modo di vita. È un sistema di credenze e di pratiche, sacramentali e mistiche, attraverso Cristo e lo Spirito Santo, con le quali la nostra vita è portata in armonia con la vita trinitaria che ha creato e governa la vita di tutto l'universo. E quella vita si chiama amore; per questo san Giovanni dice: 'Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore'. Queste deviazioni spirituali vanno dall'intellettualismo gnostico amante di Origene, che annuncia che saranno salvati solo i filosofi dell'accademia, al settarismo farisaico amante delle condanne, che annuncia che saranno salvati solo i moralisti del ghetto, al guruismo pietistico amante del sentimentalismo, che annuncia che saranno salvati solo coloro che non conoscono la lotta ascetica. In sostanza, però, la delusione dell'Europa è semplicemente il paganesimo primitivo, una forza un tempo respinta come morta, ma ora reinventata e glorificata con gli orpelli illusori dell'immenso potere, ricchezza e tecnologia di oggi.

E 'profondamente triste che l'Europa non abbia imparato nulla dalla caduta del comunismo. Tutto ciò che l'Europa può fare è gongolare per la caduta dell'Unione Sovietica; non può nemmeno vedere la propria sconfitta, la ricetta per la sua rigenerazione. L'Europa non ha capito la lezione. Il comunismo infatti era l'essenza stessa del materialismo occidentale e la sua caduta era quindi il trionfo di Cristo e della Croce sull'Occidente. Pertanto, solo lo sforzo eroico dell'Ortodossia che ha conquistato l'impero sovietico può ora salvare l'Occidente. Sì, l'Europa ha i pezzi del suo puzzle, ma non è in grado di attaccarli insieme. Per questo ha bisogno dell'Ortodossia. Solo Cristo e il vero cristianesimo, che è ciò che significa l'Ortodossia, possono aiutarla. Le eresie della cristianità, prodotte ancora e ancora e ancora dagli europei, non aiutano - non essendo proprio cristiane, ovvero non ortodosse, sono responsabili della crisi attuale, sono la causa dei problemi, non sono parte della soluzione. In ogni caso, le eresie della cristianità sono state totalmente respinte dagli europei; i loro luoghi di culto sono trascurati da tutti tranne i turisti dall'Asia o da altri luoghi.

L'establishment europeo infestato da pedofili ci ha mentito per mille anni; ci ha detto che era simile a Dio, che aveva tutte le soluzioni, che era composto dai migliori, migliori del 'resto'. Era una bugia, 'la' bugia. Con la sola leadership tecnologica, ma senza una guida spirituale, l'Europa si è ridotta in schiavitù e, attraverso le sue colonie del Nuovo Mondo, il mondo occidentale ha asservito tutti gli uomini a Mammona. L'Europa ha prodotto un ordine mondiale inumano e anti-spirituale , che non è altro che il regno dell'Anticristo, in attesa solo che il suo tempio sia costruito e il suo re sia intronizzato al suo interno. Tuttavia, proprio come gli apostoli hanno utilizzato le strade romane e tutte le infrastrutture imperiali per proclamare il regno di Cristo, noi usiamo le infrastrutture e la tecnologia europea in tal senso, ancora una volta, fornendo così che quella guida spirituale mancante, per richiamare indietro l'intero mondo europeizzato ed europeo dalle sue delusioni al pentimento. Come un tempo san Giovanni Battista, le voci profetiche e visionarie nella Chiesa di Dio hanno chiamato al pentimento per anni: ora è il momento.

 
Visita del vescovo Stefan di Gomel'

Abbiamo avuto il piacere di accogliere in visita a Torino il vescovo Stefan di Gomel' (Belarus), accompagnato dal nostro decano regionale, l'archimandrita Amvrosij (Makar). Anche se non è il primo dei vescovi dell'Esarcato di Bielorussia del Patriarcato di Mosca ad avere visitato Torino, Vladyka Stefan è il primo che abbiamo potuto ospitare presso la nostra chiesa... e ci auguriamo di poterlo fare ancora!

 
Митрополит Иларион: Патриарх Варфоломей несвободен в своих действиях

27 октября 2018 года в передаче «Церковь и мир», выходящей на канале «Россия-24» по субботам и воскресеньям, председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион ответил на вопросы ведущей телеканала Екатерины Грачевой.

Екатерина Е. Грачева: Здравствуйте! Это программа «Церковь и мир», в которой мы беседуем с председателем Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополитом Волоколамским Иларионом. Здравствуйте, владыка!

Митрополит Иларион: Здравствуйте, Екатерина! Здравствуйте, дорогие братья и сестры!

Несколько дней назад в Ватикане состоялась Ваша встреча с Папой Римским Франциском. В настоящее время достаточно развит диалог между Русской Православной Церковью и Римско-Католической Церковью. Чем можно объяснить то, что участились контакты с Римско-Католической Церковью? Правы ли те, кто говорят, что сейчас нам западные христиане ближе, чем братья из Константинополя?

Отношения между Русской Православной и Римско-Католической Церквями получили новый импульс к развитию после того, как Патриарх Кирилл встретился с Папой Франциском в Гаване два с половиной года назад. Надо сказать, что и до того контакты были регулярными. Я бы не сказал, что они сейчас участились.

За время понтификата Папы Франциска, я с ним встречался 7 раз, то есть в среднем я с ним встречаюсь один раз в год. Обычно это бывает осенью, в том числе и потому, что осенью проводятся заседания Синода Римско-Католической Церкви, на которые традиционно  приглашаются наблюдатели от нескольких Православных Церквей. Уже много лет я приезжаю туда в качестве наблюдателя от Русской Православной Церкви.

Обычно я приезжаю на один или два дня. Мне дают 10 или 12 минут, чтобы высказать точку зрения Русской Церкви на конкретную тему, ведь у нас есть регулярный студенческий обмен, к нам приезжают группы сотрудников или священников из Ватикана, а мы направляем своих сотрудников или священников в Ватикан. Уже третий год у нас проходят двухнедельные Летние институты на базе Общецерковной аспирантуры и докторантуры. На полях Синода я всегда встречаюсь с Папой. Обычно это бывает аудиенция, которая длится около часа и позволяет обсудить вопросы, стоящие на повестке двусторонних отношений.

Что думает Папа Франциск о разрыве наших отношений с Константинополем? Обсуждалась ли эта тема на Вашей с ним встрече?

Конечно, значительная часть времени была уделена обсуждению ситуации на Украине, а именно церковной ситуации, и я изложил Папе точку зрения Русской Православной Церкви на происходящие события. Мы не предполагаем, что Папа Римский может быть арбитром в этом споре – это совершенно невозможно. Было бы неправильно втягивать его в эту проблематику, ожидать, что он предпримет какие-то действия или солидаризируется с той или другой стороной. Православная Церковь живет по своим законам и своим правилам. Мы будем решать возникшую проблему самостоятельно, без участия Папы Римского.

Разрыв отношений Русской Православной Церкви с Константинополем имеет отношение и к взаимоотношениям с Римско-Католической Церковью, поскольку помимо наших двусторонних отношений между Русской Церковью и Римской Церковью, существует еще и общеправославно-католический богословский диалог. И из этого диалога вышли.

Который еще называется и всеправославным?

Да, это общеправославный диалог. В нем участвуют почти все Православные Церкви, за исключением нескольких. Мы сейчас вышли из этого диалога, как и из всех диалогов и организаций, где председательствует или сопредседательствует Константинопольский Патриарх.

И, все же, хочется понять позицию Папы Римского Франциска по решению предоставить автокефалию Константинополем Украине.

Я не могу Вам озвучить содержание переговоров, имевших конфиденциальный характер. Но в целом позиция Ватикана относительно того, что происходило и происходит на Украине, достаточно и многократно была публично выражена или самим Папой, или его полномочными представителями. Мы никогда из уст Папы или его представителей не слышали какой-либо поддержки разбойнических действий Константинополя. Мы никогда не слышали какой-либо поддержки тех действий украинской власти, которые направлены на дискриминацию русскоязычного населения. И мы в целом видим очень сбалансированную позицию, с которой выступает и лично Папа Франциск, и Ватикан как государство, и Римско-Католическая Церковь на самых разных уровнях.

Владыка, Вы упомянули о встрече Патриарха Кирилла и Папы Римского Франциска в Гаване. Всех интересует вопрос: ждать ли нам главу Католической Церкви в России в ближайшее время? Об этом сейчас много говорят в СМИ. Если этому быть, то в чем исторический момент этого события? Как Вы оцениваете его важность? И говорили ли Вы об этом во время аудиенции?

Во время аудиенции я об этом не говорил, потому что этот вопрос не стоит на повестке дня наших двусторонних отношений. Этот вопрос, в основном, интересует журналистов, он не интересует сейчас верующих. В православной среде, в Русской Православной Церкви есть, по крайней мере, у некоторых, в том числе активных верующих, довольно негативное отношение к Римско-Католической Церкви в целом. Если б такой визит состоялся, он бы мог сопровождаться какими-нибудь провокациями, недовольством, а это совершенно не нужно.

Не так давно и Католическая Церковь в России заявила о том, что визит Папы в страну сегодня был бы преждевременным. То есть говорить о том, что в России есть какие-то массы католиков, которые ждут приезда Папы Римского, было бы, мягко говоря, большим преувеличением – все это досужие домыслы журналистов.

В одной из прошлых программ мы говорили о том, что Петр Порошенко в долгу перед Патриархом Константинопольским не останется и как-то его отблагодарит за те шаги по предоставлению автокефалии, которые предпринимает Константинополь. Кажется, что эти шаги уже были сделаны: Порошенко передал Андреевскую церковь Константинопольскому Патриархату. Это часть тех самых даров, о которых мы говорили? Последуют другие?

Это часть сделки, но у Константинополя там есть виды еще на кое-какое недвижимое имущество. Андреевская церковь – большой, красивый, исторический храм. Если вы едете по направлению к Киево-Печерской Лавре снизу от Днепра, вы обязательно проезжаете эту церковь. В настоящее время этот храм является музеем и является собственностью украинского государства. Насколько можно судить по принятым решениям, он останется собственностью украинского государства и будет продолжать функционировать как музей, но там также будут совершаться богослужения представителями Константинопольского Патриархата. Я думаю, это не совсем то, чего Константинополь хотел, и, как мне известно, президент Порошенко собирается снова ехать туда, чтобы, очевидно, продолжить торг.

Патриарх Варфоломей очень спешит, и причина спешки заключается в том, что решительных и быстрых действий требуют от него заказчики всего этого проекта. Они находятся не только на Украине, основной заказчик – это Соединенные Штаты Америки. В посольствах США даже есть сотрудники, которые специально отряжены для того, чтобы заниматься этой темой и оказывать влияние на Патриарха Варфоломея. Мы это хорошо знаем. Мы понимаем, что Патриарх Варфоломей сейчас несвободен в своих действиях.

Он позиционирует себя как глава Православной Церкви, как своего рода Папа Римский для Православных Церквей. Но Папа Римский не занимается хищничеством, он не занимается разбоем. Отправляясь в какую-то страну (например, недавно он был в Прибалтике, посещал Литву, Латвию, Эстонию), Папа приезжает для того, чтобы поддержать верующих, чтобы с ними помолиться. Он не приезжает для того, чтобы у кого-то что-то отнять и другому передать. Это было бы немыслимо. А Патриарх Варфоломей сегодня занимается именно таким хищничеством.

Причем, подчеркнул митрополит Иларион, Константинопольский Патриарх это делает вопреки очень ясно выраженной воле большинства Поместных Православных Церквей, из которых многие предостерегли его, в том числе публично, от подобного рода действий. «Он сейчас заявляет, что Православные Церкви ему не указ, что он принимает решение единолично. Говорит, что в прошлом все автокефалии, кроме автокефалий древних Церквей, были предоставлены Константинополем единолично, а значит, именно он сейчас имеет право предоставлять автокефалию. Вот с чем мы сегодня столкнулись.

Патриарх Варфоломей действует вопреки воле большинства Поместных Православных Церквей, многие из которых предостерегли его, в том числе публично, от подобного рода действий. Он сейчас заявляет, что Православные Церкви ему не указ, что он принимает решение единолично и что все автокефалии в прошлом, кроме автокефалии древних Церквей, были предоставлены Константинополем единолично, и поэтому он сейчас имеет право предоставлять автокефалию. Вот с чем мы сегодня столкнулись.

Какие еще объекты церковного хозяйствования на Украине могут представлять для Константинопольского Патриарха интерес?

Целый список. Есть одно здание на Лаврской улице в Киеве, есть еще одна церковь. И поэтому сейчас ведутся собеседования, а точнее – ведется торг.

* * *

Во второй части передачи митрополит Иларион ответил на вопросы телезрителей, поступившие на сайт программы «Церковь и мир».

Вопрос: Как приступать к причастию Святых Таин, если во время Божественной литургии Предстоятелем Поместной Церкви поминается Патриарх Константинопольский, а храмов Русской Православной Церкви на территории Польши нет?

Митрополит Иларион: Здесь надо сказать, что мы разорвали общение только с Константинопольским Патриархатом. Поэтому в храмах других Поместных Церквей причащаться можно, даже если Предстоятель этой Церкви поминает Константинопольского Патриарха.

Могут ли русские люди заказывать поминовение у афонских монахов?

Заказывать поминовение у афонских монахов, конечно, вполне возможно.

Как быть с теми, кто собрался на Афон в послушники или трудники?

Если вы – член Русской Православной Церкви, то вам не следует сейчас поступать на Афон в послушники или в трудники, а лучше поехать на Валаам или на Соловки, или в иную обитель Русской Православной Церкви. Потому что вам будет трудно быть послушником или трудником, и при этом не причащаться. А мы, разорвав общение с Константинополем, тем самым декларируем, что Константинопольский Патриархат сейчас находится в расколе. Надеемся, что это временно, и что эта ситуация будет преодолена. Но пока она не преодолена, надо ехать не на Афон, а в один из монастырей Русской Православной Церкви.

Можно ли посещать богослужения, не принимая при этом участия в таинствах в храме святого Александра Невского в Париже на rue Daru, который сейчас принадлежит Московскому Патриархату?

Храм святого Александра Невского на rue Daru в Париже был построен русскими людьми на царские деньги, но он незаконно захвачен Константинополем. Это произошло еще в 1930-е годы, и сейчас в этом храме совершают богослужения клирики Константинопольского Патриархата. Приходить туда на службу и молиться можно, а причащаться там верующим Русской Православной Церкви в настоящее время нельзя.

 
Протоиерей Андрей Филлипс: «только Христос может спасти нас»

Предлагаем вниманию читателей эксклюзивное интервью, которое протоиерей Андрей Филлипс (настоятель храма свт. Иоанна Шанхайского в Колчестере, Англия) дал Аналитическому центру святителя Василия Великого.

Ваше Высокопреподобие, отец Андрей! Как известно (в том числе благодаря Вашим публикациям) Православие на Западе имеет глубокие корни. Вместе с тем, многими у нас в России Запад воспринимается исключительно в тёмных тонах, как средоточие общества потребления и антихристианства. Насколько объективна эта картина? Быть может, всё не так плохо? Или наоборот, всё намного хуже, чем мы себе представляем?

В России, Православные (но не либералы-христоненавистники) в основном воспринимают Запад в мрачных красках как нехристианское, потребительское общество. Это правда. Антихрист придет с Запада. Но есть большая разница между «Западом», то есть элитами неоконов Вашингтона и Брюсселя — с их самооправдывающей идеологией русофобии, их эксплуатацией остального мира (включая собственных западных людей), с их атеистическим консюмеризмом и секулярной политкорректностью — и многими простыми западными людьми внизу. Здесь у России есть много друзей. Посмотрите на Марин Ле Пен во Франции и ее последователей. Обратите внимание на Венгрию. На Западе вы можете встретить все что угодно, потому что есть много «Западов», а не только Запад элит, хотя это правда, что на географическом Западе преобладают эти паразиты. Но они чужды традиционному западному народу.

Протоиерей Андрей Филлипс

Например, несколько лет назад один православный из Украины написал мне и спросил, как я могу продолжать жить на Западе со всеми его гей-парадами. Ну, я всегда жил на Западе и никогда еще не видел гей-парада. Я полагаю, что мог бы найти один, если бы я выискивал его в один конкретный день в году в каком-то большом городе; но я могу заверить вас, что подавляющее большинство западных людей никогда не видели гей-парада, а некоторые даже не знают, что такое гей-парад. Все это зло навязывается сверху, оно не исходит от нас, от народа.

Да, вы можете найти все на Западе, от гей-парадов, до мест, связанных с древними святыми православного Запада (до того, как он стал идеологическим Западом 1000 лет назад). На самом деле это то же самое, что и в современной России. Да, на Западе есть темные места, но есть они и в России. Все зависит от того, что вы ищете. Темная душа всегда найдет темные места. Светлая душа всегда найдет яркие места.

Отец Андрей, многие православные в России с интересом знакомятся с Вашими мыслями о проблемах церковной жизни. На Ваш взгляд, где та грань, когда христианин – как пастырь, так и мирянин – должен открыто выразить своё отношение к тем или иным соблазнительным событиям и идеям? Где грань между смирением и необходимостью открыто защитить веру?

Конечно, есть такая линия. Мы должны воздержаться от осквернения наших душ, всегда придерживаясь первичных и наиболее важных принципов, за которые мы готовы умереть; но, с другой стороны, мы можем быть дипломатичными и даже молчать по второстепенным вопросам. Другими словами, мы должны различать, что необходимо для нашего спасения, а что нет. Очень просто: мы должны ненавидеть грех, но любить грешника.

Батюшка, Вы неоднократно критически высказывались об экуменизме. Насколько серьёзна угроза экуменизма? Корректно ли определять его как ересь? И насколько оправдана реакция тех, кто под видом борьбы с экуменизмом перестаёт молитвенно поминать священноначалие?

В данном вопросе вы обращаетесь к прошлому опыту. С 1970-х годов (я начал писать в 1973 году) до 1990-х я часто писал против экуменизма. Причина? Потому что некоторые представители Русской Православной Церкви, назначенные из Москвы, продвигали его. В Москве они делали это в основном чтобы сохранить Церковь от советского государства, еще чтобы получить деньги от инославных. Другими словами, я писал против экуменизма, потому что тогда это была угроза, потому что, конечно, это ересь, ересь безразличия, которая гласит: «Вы можете верить во все, что хотите, это не имеет значения». Проблема экуменизма действительно важна: речь идёт о спасении нашей души.

Экуменисты обычно говорили: «есть только один Бог». На самом деле, такое утверждение правильно, но не в том смысле, который в него вкладывают экуменисты. Существует только один Бог, православный Бог, Святая Троица. Католико-протестантский «филиоквистский» Бог совершенно другой. Мусульманский Аллах это искаженное представление о Боге, как и еврейский Бог, не говоря уже о индуистских богах и буддийской нирване. Они не могут спасти нас, только Христос может спасти нас. Духовное заблуждение (прелесть) думать иначе, и заблуждение всегда исходит из духовной нечистоты, из грязной души. Точно так же экуменисты говорили о «неделимой Церкви». Но Церковь всегда была неделимой! Она существует и по сей день. Эта фраза просто означает Православную Церковь. Другой нет. Вы не можете разделить Церковь, вы можете только отпасть от нее.

Это был наш долг, живя в условиях свободы, противостоять экуменизму, потому что Церковь внутри России не была свободна. Людям там не позволялось возвышать голос. Когда Русская Зарубежная Церковь канонизировала новомучеников и исповедников в 1981 году, то это произошло потому, что народ в России хотел этого. Также Зарубежная Церковь выступала против экуменизма из-за молчания Москвы. Но не только мы выступали. Монахи Святой горы делали так же. Преподобный Иустин (Попович) делал то же самое в Сербии. Так поступил Архиепископ Василий (Кривошеин) Московского Патриархата (почти одинокий голос в несвободном Патриаршем епископате в то время: там были обновленческие предатели и тогда мы страдали от них…).

Но сегодня (на Западе, по крайней мере) экуменизм мертв. Экуменизм существует только для стариков или отсталых. Большинство молодых людей даже не слышали об этом. Сегодня наша борьба заключается в сопротивлении формальной вере, безразличию к вере, духовной болезни, которая укрепилась на Западе и пришла с Запада. Она разрушила инославные церкви и сейчас угрожает Православию в Греции, и будет угрожать повсюду. Посетите новостильную* Грецию сегодня, и вы найдете пустые церкви, женщин, нескромно одетых в джинсы и с непокрытой головой, и в церквях повсюду скамьи для сидения, не несколько, но ряды из них, как среди инославных! Эта болезнь распространится и в других местах, если мы не сохраним веру. Она уже распространяется на «евросоюзные» Румынию и Болгарию. ЕС — это духовный яд.

Опустевшая часовня на острове Антипарос, Греция

Что касается непоминовения иерархи из-за экуменизма, то это также является серьезной ошибкой. Святейший Патриарх Кирилл нуждается в наших молитвах! Прежде всего, я не знаю ни одного русского епископа, не говоря уже обо всех, кто причастен к ереси экуменизма. И здесь мы должны определить экуменизм. Говорить с римо-католиком – это не ересь! Это не экуменизм! Я разговариваю с инославными каждый день. Как еще мы будем обращать их к Церкви Божией, к нашему пониманию универсальности Святой Руси?! Молчанием? Экуменизм означает, что наша Православная Церковь — это не Церковь Божья, не Истина. Так мы не должны мыслить. Это ересь ересей.

Наши враги хотят разделений в Церкви. Именно этого хочет Вашингтон, разжигая раскол в Русской Церкви, на Украине, в России, где только можно, превращая его в тысячи сект, по примеру протестантизма, который они все хорошо знают. Именно этого хотел и пытался сделать Гитлер, когда вторгся в Россию, чтобы разделить Церковь. Это то, чего хотят либералы. И есть наивные фанатики, которые присоединяются к игре наших врагов и разделяют Церковь.

Мы очень четко видели эти искушения разделением в Русской Зарубежной Церкви, особенно после 1960-х годов. В то время в нашу часть Русской Церкви проникли политически настроенные фанатики, бюрократы и предатели. Некоторые из них или их родители были предателями в 1917 году: вспомните, что так называемая «революция» была всего лишь дворцовым переворотом, совершенным прозападными аристократами, включая членов семьи Романовых, политиков и генералов. Некоторые из этих эмигрировавших предателей позже восхищались Гитлером! Невероятно! Позже их сыновья предали суду святого Иоанна Шанхайского.

Их было мало, но у них не было любви к русской православной традиции и Святой Руси, иногда они сами не были русскими. Часто они работали шпионами или были оплачены западными спецслужбами. Они не уважали святые каноны. Они потерпели поражение от Церкви, и в 2007 году, как вы знаете, мы объединились со свободным Московским Патриархатом под водительством героического и приснопамятного митрополита Лавра, приведшего нас в духе благородной традиции святого Иоанна Шанхайского к полному единству, которое мы духовно всегда исповедовали. Мы никогда не считали, что мы отделены от Русской Церкви. Мы всегда были готовы умереть за нее; только пленение атеистической политикой и обновленчество в Москве разделяли нас административно.

В конце 2017 года состоялся Архиерейский Собор Русской Православной Церкви. Как Вы оцениваете его итоги?

В целом очень позитивно. Это был православный ответ на греческое собрание на Крите, которое не было ни «великим», ни «святым». Более чем в два раза больше епископов встретились в Москве, чем на Крите, и они отвергли такие секулярные компромиссы, как Крит, а также очень старомодный проект нового катехизиса, который был написан кликой полу-модернистской неофитов-интеллектуалов. (Это выглядело как нечто, составленное вторым Ватиканским Собором 55 лет назад! На Западе мы видели все это раньше).

Русская Церковь — это 75% православного мира, и мы это четко видели в Москве в декабре. Мы должны увести другие Поместные Церкви от духовного пленения масонством, модернизмом, новым календарём и американскими деньгами и политикой. Это наша мессианская русская православная задача.

Однако сама Россия еще далека от идеала. Мы только начали. Например, церкви в Москве всегда полны. Конечно, они полны: 1000 церквей на 15 миллионов человек! Это 150 000 человек для каждой церкви! Мы строим 200 храмов в Москве. Хорошо, но мы должны построить 20 000. В России аборты сократились вдвое. Хорошо. Но их все равно постыдно в четыре раза больше, чем в западных странах! Уровень алкоголизма снижается. Хорошо. Но официальная статистика не включает неофициальный алкоголь (самогон). Существует также коррупция и взяточничество… Так много еще нужно сделать… Покаяние только началось.

Давайте посмотрим на реальную ситуацию, пастырский кризис в нашей матери, Русской Православной Церкви.

За последние несколько лет до революции в Русской Православной Церкви насчитывалось от 142 до 163 епископов на 117 миллионов верующих. Это было плачевно мало епископов, в среднем около одного за каждые 800 000 верующих. Неудивительно, что произошла революция с церковной организацией, находящейся в плену у государственных бюрократов. Сегодня, например, в греческой Церкви насчитывается 100 епископов на 8500 священников и 10 миллионов человек, по одному епископу на каждые 100 000 человек. Исходя из этого, Русская Православная Церковь сегодня должна иметь 1640 епископов и 139 тысяч священников для своих 164 миллионов верующих. Вместо этого есть только 368 епископов (правда, рекордное число, благодаря его Святейшеству) и только 36 000 священников, один епископ на каждые 450 000 верующих и один священник на каждые 4500 верующих. Епископы все еще очень далекие от народа фигуры внутри России. (В Иерусалимской Церкви, которая имеет стадо в 130 000 человек, есть 20 епископов, по одному на каждые 6500 верующих).

В Русской Церкви необходимо еще не менее 100 000 священников и церквей, чтобы когда-либо в России был преодолен пастырский кризис формальной веры (речь о крещеных людях, но никогда не ходящих в церковь, не живущих православной жизнью). Сделать это можно так же, как делалось за пределами России в течение столь долгого времени. Благочестивые женатые мужчины, финансируемые светскими профессиями, должны будут пройти базовую практическую подготовку, а затем быть посвященными в «рабочие священники». Под руководством опытных штатных священников они могли бы служить в простых, дешевых в строительстве деревянных церквях, без ненужного золота и мрамора. Такие «сборные церкви» создавали бы настоящие местные приходы и пастырские центры, мало-помалу возвращали бы церковь к домам людей на местном уровне, создавая реальные общины, реальную приходскую жизнь. Это, наконец, положило бы конец привлечению различных протестантских сектантов.

Вот как далеко мы должны зайти!

Постепенно в Русской Церкви развивается миссионерское служение. Новые плоды приносят те семена, которые посеял своей жизнью и мученичеством священник Даниил Сысоев. На Ваш взгляд, что необходимо сделать, чтобы православные активнее занимались внешней миссией, в том числе в англоязычных странах?

Я встретил отца Даниила в Москве в 2007 году. Он был храбрым.

Нам нужны две вещи:

Во-первых, нам нужны бессребренические епископы и священники, которые могут говорить на разных языках. Бессребреники, как апостол Павел, который делал палатки. Английский, французский, испанский, португальский — это языки, необходимые в первую очередь. Если вы не можете говорить на других языках, другие никогда не присоединятся к Русской Православной Церкви, чья миссия универсальна. Полмиллиона майя ждут, чтобы присоединиться к Церкви в Гватемале. На Филиппинах, в Юго-Восточной Азии, Южной Америке, Африке проживает более миллиарда человек. Все они ждут вступления в Православную Церковь. Но здесь никто не хочет быть священником. Здесь священники платят за церковь, а в России священникам платит зарплату Церковь! Я служу у алтаря 33 года, и мне никогда не платили. Я не платил за то, чтобы стать священником. Почему я должен платить? Все деньги, которые мы собираем, идут в наши храмы. Помните, что на Западе мы начинали с нуля. Нам нужна базовая инфраструктура. Что тоже может прийти с помощью из России.

Это часть мессианской роли России – финансирование. Теперь, пожалуйста, помогите нам в восточной части Англии, за которую я ответственен. Мне нужно строить церкви здесь или же переоборудовать помещения для использования в качестве Церквей. У нас есть люди, бедные русскоязычные иммигранты, особенно из Эстонии, Латвии и Литвы, беженцы по причине бедности, созданной в этих странах ЕС и русофобией их проамериканских колониальных правительств. В Восточной Англии до сих пор у нас только две собственные церкви, в Колчестере и Норвиче. Я на связи с компанией в Калининграде. Они делают красивые деревянные церкви, которые на наши деньги очень дешевы. Мы можем купить землю здесь и воздвигнуть их. К сожалению, земля здесь стоит дорого. Помогите нам, пожалуйста! Бог вознаградит вас.

Храм свт. Иоанна Шанхайского в Колчестере, настоятелем которого является о. Андрей

Сейчас я расскажу вам о нашем позоре. После 1917 года в Лондон приехали 2000 русских. В Лондоне шестьдесят лет назад у них было две церкви, одна маленькая, одна средняя. Сегодня, по крайней мере, для 50000 россиян, есть все еще только две церкви, одна маленькая, одна средняя. Ни одной большой. При этом наша церковь в провинциальном Колчестере больше, чем обе в Лондоне. В лучшем случае мы имеем 800 русских православных в лондонских церквях в любое воскресенье. Как насчет других 49200? Нам нужны еще десять церквей в Лондоне.

Отец Андрей, какие из святых отцов наиболее близки Вам, наиболее повлияли на Вас? Какие святоотеческие творения Вы могли бы посоветовать для ознакомления?

Я чувствую себя особенно близким к свт. Василию Великому (да, вашему покровителю) и свт. Иоанну Златоусту, потому что они оба строгие православные, которые называли ереси ересями и не боялись никого, а меньше всего ненавидящих Христа императоров и императриц. Но они также были любящими пастырями, и их любил народ. Далее, свт. Амвросий Медиоланский и св. Иоанн Кассиан Римлянин, которые были глубоко духовными и жили в западном мире, перенося духовный опыт с Востока на Запад, что именно мы и делаем сегодня. Из последних отцов Церкви — святитель Феофан Затворник, святитель Игнатий (Брянчанинов), святитель Иоанн Кронштадтский, святитель Николай Сербский и, конечно же, наши возлюбленные святые Русской Зарубежной Церкви: святитель Серафим Богучарский (Соболев) и святой Иоанн Шанхайский. Все они особенно близки к нам, потому что говорят нам на нашем языке.

Я также считаю, что мы можем многому научиться у самых оклеветанных (оболганных) святых в истории: царя-мученика Николая II, его святого семейства и всех без исключения, кто оставался верен ему, хотя они и были ненавидимы аристократией, богатыми и могущественными, которые в 1917 году предали нашу Православную Империю словом и делом. Великий старец Николай (Гурьянов) научит вас о них больше. Мы должны оставаться верными им, их духовному наследию, быть на том же пути, что и они. Помните, что царь Николай был личностью международного значения, который говорил на четырех западных языках и был великим миссионером на Западе, построив 17 церквей в крупных западных городах, от Нью-Йорка до Ниццы. Он наш пример здесь, на Западе.

Быть может, напоследок Вы дадите какой-нибудь душеполезный совет нашим читателям?

Читайте свои молитвы и соблюдайте посты, живите по церковному календарю, ходите в Церковь как можно чаще, ходите на исповедь и причащайтесь так часто, как можете. Читайте жития святых и помогайте другим. Подавайте пример. Преподобный Серафим Саровский сказал: «Стяжи Дух мирен и тысячи около тебя спасутся». Это единственный способ. И основа спасения это самоукорение, а не наблюдение за другими и осуждение их. Это означает: воздерживаться от мирских путей, хранить свои души свободными и чистыми, избегать крайностей, потому что они всегда содержат духовную нечистоту гордыни. Всегда помните, что Бог милостив, ибо мы спасены только по Его милости. Знайте, что последние слова в истории будут принадлежать Христу. С нами Бог! Пусть Бог дарует нам всем духовно плодоносный пост!

 
Rapporto speciale: La verità su Srebrenica 20 anni dopo

La scorsa settimana è stato ricordato al mondo che sono passati 20 anni dagli eventii successivi all'ingresso dell'esercito serbo-bosniaco a Srebrenica, e oggi sto postando un rapporto speciale su questo evento, che personalmente considero di importanza assolutamente cruciale nella storia del mondo, non solo a causa del gran numero di persone morte in questo evento, ma anche perché è servito come pretesto per la prima guerra completamente illegale di aggressione da parte degli USA / della NATO, che hanno attaccato i serbo-bosniaci in violazione dello Statuto delle Nazioni Unite. Tutte le successive guerre di aggressione della dell'Impero Anglo-Sionista (Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Yemen, ecc) hanno il loro prototipo nella guerra contro i serbi di Bosnia.

Posso personalmente testimoniare che sono stati espressi dubbi su ciò che è realmente accaduto (o non è accaduto) a Srebrenica all'interno di, diciamo, "circoli ben informati" ai giorni della conquista serbo-bosniaca della città. Non posso dare un nome a questi circoli, ma diciamo solo che sto parlando di persone con accesso diretto a informazioni riservate provenienti dalla Bosnia. Una cosa è stata stabilita immediatamente: che un gran numero di uomini armati bosniaco-musulmani aveva tentato uno sfondamento da Srebrenica a Tuzla e che 1) molti erano stati uccisi *in combattimento* con i bosniaco-serbi e che molti effettivamente ce l'avevano fatta ad arrivare a Tuzla.

[Intermezzo: Srebrenica era stata dichiarata "zona sicura" dalle Nazioni Unite. Ciò significava due cose principali: in primo luogo, che i bosniaco-musulmani dovevano demilitarizzare totalmente l'intera città, mentre i bosniaco-serbi dovevano smettere di attaccarla, e non pensare neppure di entrarvi. Questi "rifugi sicuri" delle Nazioni Unite erano destinati solo ai civili. In realtà, però, i bosniaci-musulmani mantennero un'intera Divisione di Montagna a Srebrenica e continuarono a rinfforzarla sia via terra che per via aerea. Per rendere le cose ancora peggiori, i bosniaco-musulmani utilizzavano costantemente Srebrenica come base sicura per attaccare le posizioni bosniaco-serbe attorno alla città. All'inizio della guerra, i bosniaco-musulmani avevano già bruciato tutti i villaggi bosniaco-serbi attorno a Srebrenica e massacrato la maggior parte dei civili che vi avevano trovato vivi (stiamo parlando di diverse migliaia di civili). I bosniaco-serbi locali avevano promesso che un giorno si sarebbero vendicati per questi massacri e alcuni di essi lo hanno fatto davvero quando i bosniaco-serbi sono entrati a Srebrenica. Inutile dire che nulla di tutto questo è stato mai segnalato dalla corporazione dei media sionisti occidentali].

L'altro fatto che tutte le persone "ben informate" sapevano è che c'erano stati diversi massacri "sotto falsa bandiera" a Sarajevo, in particolare i cosiddetti "massacri del mercato di Markale" (nel 1994 e nel 1995), entrambi i quali non erano attribuibili ai serbo-bosniaci, cosa che la UNPRFOR sapeva, ma non poteva dire pubblicamente.

Anche se sono personalmente convinto che la narrativa ufficiale su Srebrenica (che parla di un deliberato omicidio di massa o persino di un genocidio organizzato dai bosniaco-serbi) sia falsa, sono anche giunto a credere che non sia stato neppure un "semplice" attacco sotto falsa bandiera. Srebrenica è stata una combinazione simultanea dei seguenti fattori:

1. Le operazioni di combattimento tra le forze regolari bosniaco-serbe e le forze bosniaco-musulmane che cercavano di uscire da Srebrenica.

 2. L'esecuzione "spontanea" di un certo numero di civili e prigionieri di guerra da parte di bosniaco-serbi in cerca di vendetta.

3. L'esecuzione deliberata di un certo numero di civili e prigionieri di guerra non ordinata dai bosniaco-serbi, ma da alcuni funzionari jugoslavi (federali).

4. Una deliberata operazione di guerra psicologica degli USA per gonfiare grossolanamente il numero delle vittime e darne la colpa ai bosniaci-serbi.

Devo dire qui che ho appreso il punto # 3 solo molto recentemente da un contatto ben informato serbo in cui ripongo piena fiducia. Mentre non posso corroborare la sua affermazione, questa si 'adatta' perfettamente a quello che so. Questo contatto è attualmente riluttante a entrare nei dettagli o a fare nomi, ma sono fiducioso che la verità su questo verrà fuori molto presto.

Ciò che non è meno importante di quello che è stato Srebrenica, è precisare anche ciò che non è stato.

1. Non è stato un genocidio, neanche secondo la definizione più inclusiva di questa parola. In primo luogo, i bosniaco-serbi e i bosniaco-musulmani sono esattamente lo stesso gruppo etnico e ciò che li differenzia è la loro religione. Quindi, qualsiasi discorso di "pulizia etnica" è privo di senso nel contesto bosniaco.

2. È del tutto evidente che né Radovan Karadžić né Ratko Mladić hanno mai dato alcun ordine di commettere massacri. Se avessero voluto dare tali ordini, si sarebbero tenuti lontani dalla scena e non avrebbero fatto quello che Mladić aveva fatto quel giorno: far arrivare diversi autobus carichi di giornalisti e poi andare in tv a promettere pubblicamente ai civili bosniaco-musulmani che lui garantiva personalmente la loro sicurezza. È assolutamente chiaro che Mladić e i bosniaco-serbi si sono avventurati in una trappola accuratamente predisposta dagli Stati Uniti.

3. Tuttavia, ci sono ora prove che sono arrivati ordini da Belgrado di "consegnare" un certo numero di vittime innocenti, che, a loro volta, avrebbero fornito agli USA / alla NATO un pretesto per intervenire. Sì, avete letto bene. Sto affermando che alcuni funzionari di Belgrado stavano operando mano nella mano con gli Stati Uniti.

[Intermezzo: per quelli che potrebbero mettere in dubbio che (almeno alcuni elementi a) Belgrado e Washington stessero segretamente lavorando assieme, vorrei ricordare che le autorità federali jugoslave (Milošević) avevano davvero aderito al blocco anglo-sionista contro i bosniaco-serbi e che quando gli Stati Uniti / la NATO avevano attaccato i bosniaco-serbi, Milošević aveva ordinato alle forze jugoslave di ritirarsi e di tradire i bosniaco-serbi che avevano avuto fiducia in loro {Nota: mi è stato detto da un lettore che, mentre quel tradimento è avvenuto davvero, sotto forma di un blocco, non c'erano invece unità jugoslave sulla linea del fornte nel 1995. Erano state ritirate nel 1992, quando avevano subito pesanti perdite ritirandosi da Sarajevo. Questo potrebbe essere vero – sono passati 20 anni e io scrivo a memoria}. Allo stesso modo, Milošević ha anche tradito i serbi in Kosovo, quando ha ordinato al suo esercito di ritirarsi, anche se questo era sopravvissuto ai bombardamenti della Nato quasi completamente illeso].

Il problema principale nello stabilire la verità su quanto è accaduto a Srebrenica è che letteralmente tutti, compresi gli USA, la NATO, i paesi europei, e anche la Russia sotto Eltsin e la Jugoslavia sotto Milošević, avevano un grande interesse ad attenersi alla storia ufficiale. Tutte queste forze volevano porre fine alla guerra e gli ostinati bosniaco-serbi non erano disposti ad arrendersi. Così tutti avevano bisogno di un pretesto perché gli Stati Uniti / la NATO attaccassero direttamente i bosniaco-serbi e questo è ciò che è diventata Srebrenica: una parola d'ordine per giustificare un attacco completamente illegale (e, direi, immorale) di una superpotenza e di un'alleanza militare contro una piccola, in gran parte rurale, minoranza religiosa che era colpevole di non aver obbedito all'ordine dell'egemone quando le è stato detto di farlo.

La mia speranza è che, 20 anni più tardi, questo potrebbe cambiare, e che il più grande cambiamento potrebbe venire dalla parte meno attesa: il mondo musulmano.

Perché?

Per un certo numero di motivi:

In primo luogo, mentre l'impero anglo-sionista ha preteso di agire in difesa dei musulmani in Bosnia e in Kosovo, poi si voltò verso esattamente lo stesso insieme di PSYOPS per attaccare paesi musulmani come Libia, Iraq, Afghanistan, Siria, Yemen, Sudan, Somalia, ecc. All'inizio erano i "cetnici serbi" che facevano la parte dei cattivi contro "l'impero della gentilezza" e le sue operazioni di "responsabilità di proteggere" (R2P), ma dopo Bosnia e Kosovo, tutti gli altri "nuovi Hitler" sono stati in paesi islamici. Vi ricordate le assurdità su "Gheddafi che dava il viagra ai suoi soldati per stuprare le donne dell'opposizione"? Non vi ricorda lo "stupro come arma di pulizia etnica" della narrativa bosniaca? E il "massacro di Hula" in Siria? Non è come il "massacro di Markale"? Ora che i musulmani sono essi stessi vittime esattamente degli stessi vecchi trucchi sporchi, potrebbero essere molto più disposti a mettere in discussione la versione ufficiale su Srebrenica rispetto a prima.

In secondo luogo, un gran numero di musulmani è davvero morto a Srebrenica. Alcuni in combattimento "legittimo", ma altri sono stati davvero giustiziati. Gli amici e i parenti di questi musulmani assassinati vorranno sapere chi ha ordinato veramente questi omicidi. Mentre potrebbe essere di conforto per loro vedere Karadžić e Mladić in carcere all'Aja, potrebbero non essere così felici all'idea che i veri colpevoli sono ancora liberi, soprattutto se alcuni di questi colpevoli comprendono funzionari bosniaco-musulmani nel governo di Sarajevo.

Timișoara

Il massacro di Timișoara: non è mai accaduto e la cifra originale di 4.630 "vittime del massacro" è stata successivamente ridimensionata alla molto più piccola ma ufficiale cifra di 93. La cifra reale è probabilmente ancor più bassa (http://www.france24.com/en/20091220-twenty-years-later-timisoara-affair-exposes-media-credulity)

La storia completa e reale di Srebrenica non è ancora emersa, ma la buona notizia è che è finalmente oggetto di ricerca e di discussione. Ancora più importante, musulmani e cristiani ortodossi hanno cominciato a a fare ricerche insieme in questi eventi (vedi sotto). Ciò che è fondamentale in questo momento sono due questioni pienamente distinte:

a) L'indagine degli eventi reali sul campo, ciò che realmente è accaduto a Srebrenica e l'istituzione dell'elenco completo dei responsabili dei massacri di civili e prigionieri di guerra, indipendentemente dal luogo in cui sono stati o in cui sono.

b) L'analisi dell'uso che è stato fatto degli eventi di Srebrenica da parte dell'impero anglo-sionista.

Si tratta di questioni diverse che devono essere affrontate separatamente. Entrambi questi problemi, però, ci obbligano tutti e assolutamente ad accettare di mettere in discussione la versione ufficiale (che, francamente, non ha proprio alcun senso) e di cercare la verità, qualunque essa sia, e a ogni costo.

Come parte di questa ricerca della verità attraverso un dibattito franco e aperto vi presento una serie di documenti molto importanti:

1) Una "Lista dei fatti di Srebrenica" preparata da Stefan Karganović e Aleksandar Pavić.

2) Un rapporto dal titolo "Srebrenica quindici anni più tardi – La questione delle prove", scritto da George Bogdanich e Jonathan Rooper.

3) Un rapporto intitolato "Una sfida responsabile alla narrativa di Srebrenica" circa una recente conferenza a Banja Luka sul tema "Può Srebrenica, divenuta arma politica, essere trasformata in uno strumento di pacificazione?"

4) Il video del discorso dello sheikh Imran Hussein alla Conferenza di Banja Luka.

5) Il video del discorso del professor Aleksandr Dugin alla Conferenza di Banja Luka.

6) Il video di un appello ai bosniaco-musulmani da parte dello sheikh Imran Hussein.

7) Un'analisi dal titolo "La riconciliazione al modo dell'Impero" di "S.P." circa gli eventi attorno al veto russo al Consiglio di sicurezza dell'ONU sulla risoluzione "Il genocidio di Srebrenica", presentata dal Regno Unito.

Per coloro che non li hanno visti, mi piacerebbe rimandarvi anche a questi articoli passati riguardanti la guerra in Bosnia:

La verità su Srebrenica, finalmente?

Srebrenica: requiem per un romanzo di propaganda

Il mito del genocidio: usi e abusi di "Srebrenica"

Intervista di Saker a Nebojsa Malić alias "Falco grigio"

Risposta da un bosniaco musulmano

Di chi è comunque la Bosnia?

Risposta a un bosniaco musulmano

Questo è molto da leggere, lo capisco, tuttavia credo fermamente che l'argomento sia abbastanza importante da meritare un'analisi e una discussione approfondita e dettagliata.

Voglio anche ripetere qui che, mentre la mia posizione personale su ciò che è realmente accaduto a Srebrenica è abbastanza chiara, io invito coloro che non saranno d'accordo con tale posizione, o con uno qualsiasi dei documenti presentati qui, a presentare le proprie prove e analisi. Mentre non saranno assolutamente tollerati argomenti ad hominem di alcun tipo, io incoraggio un dibattito vigoroso e a conclusioni aperte su questo, e su qualsiasi altro, argomento.

Molta gente ha fatto molti sforzi per presentarvi tutte queste informazioni e spero che le troverete utili e che ne farete buon uso. A tutti coloro che hanno contribuito a preparare questa relazione – il mio più vivo ringraziamento per tutto il vostro tempo e i vostri sforzi!

Srebrenica ha avuto luogo 20 anni fa, ma è ancora oggi utilizzata come arma primaria per coloro che vogliono opporsi ai musulmani e ai cristiani ortodossi. Fintanto che tutti accettiamo di giocare ai "cetnici contro wahabiti", continueranno a dividerci e a conquistarci. Coloro che insistono contro ogni evidenza che questo racconto sia vero dovrebbero chiedersi chi trae beneficio da questa dinamica. Io sostengo che il vero colpevole è quello che in realtà ha creato tutte le condizioni perché Srebrenica accadesse, e che ha lavorato a questo piano non a Pale e a Sarajevo, ma a Belgrado e a Washington DC. Mi auguro che le informazioni qui sotto contribuiranno a stabilire questa verità.

Saker

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SREBRENICA 1995-2015: Solo i fatti, senza propaganda o abbellimento

Che cosa è stato irrefutabilmente stabilito, e che cosa non lo è stato

Per ben 20 anni, il quadro completo di quello che è accaduto, e non è accaduto, dentro e intorno alla presunta "zona di sicurezza" delle Nazioni Unite nella città di Srebrenica in Bosnia-Erzegovina nel luglio 1995 è stato soppresso. È arrivato il momento di sollevare la nebbia di segretezza e di disinformazione.

SREBRENICA 1995-2015: Solo i fatti, senza propaganda o abbellimento

Questo breve info-libro si basa sul lavoro di vari esperti americani, britannici, olandesi, bosniaco-musulmani e bosniaco-serbi impegnati nell'analisi o delle indagini dei fatti di Srebrenica nel corso degli ultimi 20 anni, dei rapporti dei media, e della testimonianza di persone direttamente coinvolte o interessate.

Editori:

Stefan Karganović

Aleksandar Pavić

Introduzione

Il ventesimo anniversario della caduta dell'enclave di Srebrenica in Bosnia-Erzegovina, nel luglio 2015, è un'occasione importante. Questo breve libro infatti è dedicato a tutti coloro che sono interessati alla verità, piuttosto che alla politicizzazione. Dopo 20 anni, è il momento di dare un serio sguardo ai fatti, e solo ai fatti. Ciò è particolarmente importante non solo dal punto di vista della ricerca della verità, ma anche perché gli eventi di Srebrenica non sono diventati solo un problema locale, o anche regionale, ma un problema di importanza globale, che attira sempre un'ampia copertura dei mass-media, suscita polemiche politiche e serve come strumento di destabilizzazione politica.

L'intento di base di quest'opuscolo è di fornire agli esperti e al più vasto pubblico una panoramica di tutti i fatti noti relativi a Srebrenica che sono stati stabiliti sulla base delle sentenze emesse dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (TPIJ), la corte ad hoc istituita dalle Nazioni Unite nel 1993, al culmine della guerra civile in jugoslava, su insistenza degli Stati Uniti. Tuttavia, un compito altrettanto importante è dimostrare ciò che non è stato stabilito ma continua a essere presentato (falsamente) come fatti, e sulla cui base di prendono valutazioni e decisioni politiche di vasta portata.

Quali sono i principi fondamentali che stanno dietro questa pubblicazione?

- La verità è sempre necessaria, sia per le vittime sia per gli imputati e i condannati, per gli storici interessati ai fatti piuttosto che alla propaganda, e per i personaggi pubblici che desiderano veramente oprare nell'interesse pubblico; tuttavia, per quanto riguarda Srebrenica, la verità non è stata servita bene finora, come verrà mostrato;

- Anche se ancora non si può affermare con certezza ciò che è avvenuto esattamente a Srebrenica nel 1995, si è accertato abbastanza nel corso degli ultimi 20 anni per essere in grado di affermare con sicurezza ciò che non è accaduto – eppure è proprio questo che viene presentato come la verità. Le cifre che sono presentate costantemente e acriticamente in media locali, regionali e internazionali, forum, istituzioni e strutture politiche – basate sull'affermazione che "le forze serbe" hanno commesso un "genocidio" di oltre 7.000-8.000 prigionieri di guerra bosniaco-musulmani – semplicemente non reggono all'esame, e non sono supportate da alcuna evidenza finora comprovata;

- Numeri arbitrari e accuse di fatto infondate, "risoluzioni" parlamentari e internazionali insieme a condanne del TPIJ, sono (ab)usati per avvelenare relazioni sociali, politiche, interreligiose, interetniche e internazionali, per seminare divisioni e instabilità, per approfondire le tensioni e fomentare l'estremismo nei Balcani e non solo. Questo serve solo gli interessi di coloro che traggono profitto dalla destabilizzazione permanente, dalle turbolenze, dalle divisioni artificiali e dagli "scontri di civiltà";

- La tragedia di Srebrenica è stata (ab)usata più volte, e continua a essere (ab)usata, come pretesto per organizzare un intervento politico e / o militare contro stati sovrani, o intromettersi nei loro affari interni e fomentare turbamenti interni per motivi "umanitari". "Dobbiamo evitare un'altra Srebrenica!" è un grido di guerra che è stato ascoltato spesso negli ultimi dieci anni o giù di lì, come prefazione a interventi militari occidentali in Jugoslavia (Kosovo), Congo, Macedonia, Iraq, Siria, Libia. Srebrenica è anche un pilastro importante nell'ideologia dietro la dottrina della cosiddetta "responsabilità di proteggere" (R2P), costruita per legalizzare l'interventismo istigato globale dall'Occidente. Questo è il motivo per cui la verità su Srebrenica, non importa quanto spiacevole o incriminante per tutti quanti vi sono coinvolti, è una questione di importanza e ramificazione globale;

- Dopo quasi 20 anni di lavoro, rinvii a giudizio, testimonianze, processi e milioni di pagine di "prove", il TPIJ non è ancora riuscito a stabilire la verità. Praticamente l'unico successo che il TPIJ può vantare è che è riuscito, con mezzi discutibili, a etichettare gli eventi di Srebrenica come "genocidio" – senza prove adeguate, e usando ragionamenti giuridici molto discutibili.

Così, dopo due decenni di inutilità, offuscamento intenzionale e giochi politici su una tragedia umana, è il momento di provare con qualcosa di nuovo. Per fare finalmente un tentativo credibile di accertare ciò che è accaduto realmente a Srebrenica nel luglio 1995, il modo migliore e più legittimo sarebbe quello di stabilire una Commissione internazionale per la verità su Srebrenica, veramente indipendente. Questo sarebbe il modo migliore per fermare ulteriori brutte politicizzazioni e (ab)usi di questo tragico evento, e per portare finalmente pace alle sue vere vittime, da tutte le parti del conflitto, e soddisfazione alle famiglie delle vere vittime, di cui tutte le persone benintenzionate condividono il dolore. Infatti, ha avuto certamente luogo un crimine a Srebrenica, e solo la sua risoluzione piena e completa permetterebbe a tutti di affrontare apertamente e pienamente il passato, riconciliarsi e, infine, andare avanti.

Questa pubblicazione è un contributo in tale direzione, un tentativo di facilitare la creazione di tutta la verità riguardo a ciò che è accaduto a Srebrenica, e non solo nel 1995, con la speranza che possa essere utile ai media, all'opinione pubblica, ai politici e a tutti coloro che hanno il potere di adottare misure idonee ad affrontare finalmente questo problema internazionale e a metterlo nella sua giusta prospettiva – senza manipolazioni, abusi dei fatti o secondi fini.

Srebrenica: fatti, presupposti, incognite

1. In base alle sentenze emesse dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (TPIJ), quante persone sono state uccise a Srebrenica nel luglio 1995?

Il Centro memoriale di Potocari, vicino a Srebrenica, elenca il numero di 8.372 vittime.

Secondo il "Bosnian Atlas of Crime", edito dal Centro per la Ricerca e Documentazione di Sarajevo, 6.886 persone sono state uccise a Srebrenica e nei dintorni nel luglio 1995; tuttavia, una tabella separata pubblicato dal Centro elenca 4.256 morti e 2.673 dispersi bosniaco-musulmani (qui è evidente che i conti non tornano).

La sentenza del TPIJ nel caso del generale bosniaco-serbo Radislav Krstić cita la cifra di "7.000-8.000 persone" (sentenza del processo, par. 487).

La sentenza del TPIJ nel caso del colonnello bosniaco-serbo Vujadin Popović, afferma: "Il tribunale ha scoperto che, dal 12 luglio fino alla fine di luglio del 1995, diverse migliaia di uomini bosniaco-musulmani sono stati giustiziati" (sentenza del processo, par. 793). Il tribunale ha inoltre dichiarato che "ha scoperto che almeno 5.336 individui identificati sono stati uccisi nelle esecuzioni a seguito della caduta di Srebrenica, e questo numero potrebbe arrivare fino a 7.826" (sentenza del processo, nota 2.862).

Nella sentenza del TPIJ nel caso del generale serbo bosniaco Zdravko Tolimir, si fornisce la cifra di "4.970 vittime" (sentenza d'appello, par. 426).

Pertanto, non solo le cifre fornite e presumibilmente accertate dal TPIJ variano costantemente, ma confondono anche comodamente tra quelli che sono a) di fatto vittime di esecuzioni, b) morti per altre cause, sia in combattimento con le forze serbe, per cause naturali, a causa di un suicidio, battaglia o lotte intestine tra le forze musulmane stesse, e c) ancora dispersi e il cui destino esatto non è noto. Solo quelli sotto la voce a) possono essere considerati vittime di crimini di guerra. Eppure, tutte queste categorie di vittime sono ammassate insieme in una cifra comune al fine di gonfiarla a sufficienza per giustificare l'affermazione "genocidio".

Conclusione: né il TPIJ, né qualsiasi altra istituzione ha, a partire dal luglio 2015, determinato con precisione il numero dei prigionieri giustiziati. Inoltre, le vittime di esecuzioni, le vittime di guerra, di lotte intestine, di suicidio, i morti per cause naturali e i dispersi sono stati costantementi accomunati assieme. Il numero preciso delle vittime giustiziate deve essere ancora stabilito – e solo oro in questa situazione possono essere classificate come vittime di un crimine di guerra.

2. Quante persone sono state effettivamente condannate dal TPIJ come esecutori diretti o complici di esecuzioni dei prigionieri a Srebrenica e nei dintorni nel luglio 1995?

L'unica persona condannata dal TPIJ come diretto autore di un crimine a Srebrenica non è un serbo, ma un bosniaco-croato, Drazen Erdemović, identificato come un membro della "10a unità di sabotaggio" all'interno dell'esercito serbo-bosniaco, che è stato condannato nel 1998 per la partecipazione "alla morte di centinaia di civili maschi bosniaco-musulmani, dei quali il numero esatto non è stato accertato" (sentenza di condanna, 5 marzo 1998) – e condannato esattamente a 5 anni. Questa sentenza assurdamente bassa è stata decisa dopo che Erdemović ha fatto un accordo con l'Ufficio del Procuratore del TPIJ, sulla base della sua testimonianza, da lui cambiata più volte, e a condizione che egli testimoniasse contro gli imputati serbi ogni volta che il TPIJ lo convocava. Un'altra parte del patto era che a Erdemović fosse concesso lo status di testimone protetto, in base al quale gli è stata data una nuova identità e la residenza in un ignoto paese occidentale.

Per sua stessa ammissione, Erdemović aveva combattuto su tutti i tre lati del conflitto bosniaco: l'esercito bosniaco-musulmano, l'esercito bosniaco-croato e l'esercito bosniaco-serbo. Inoltre è dannoso per la sua credibilità il fatto che, dopo un esame psichiatrico, il TPIJ ha dichiarato Erdemović mentalmente compromesso e non idoneo a un ulteriore processo il 27 giugno 1996. Tuttavia, solo alcuni giorni dopo, il 5 luglio 1996, Erdemović, ancora formalmente sotto accusa, è apparso come testimone della Procura nel processo contro il leader serbo bosniaco Radovan Karadžić e il comandante dell'esercito bosniaco-serbo, il generale Ratko Mladić. Anche se il TPIJ aveva appena ritenuto Erdemović "inadatto a essere interrogato", la "testimonianza non verificata e incontrastata (e incontrastabile) di questo uomo malato e assassino di massa che doveva ancora affrontare il suo processo e sua la condanna" (Prof. Edward Herman) è stata utilizzata per spiccare mandati di arresto per Karadžić e Mladić.

Erdemović è stato inizialmente arrestato dalle autorità jugoslave, il 3 marzo 1996 e quasi subito accusato, ma è stato consegnato al TPIJ sotto pressione e insistenza degli Stati Uniti il 30 marzo 1996.

La testimonianza contraddittoria e incoerente di Erdemović è stata analizzata ed esposta in dettaglio nel libro "Il testimone stellare" di Germinal Chivikov, giornalista bulgaro che ha riferito sul processo al TPIJ alla radio di stato tedesca Deutsche Welle.

Una delle questioni chiave che screditano Erdemović è il fatto che, sul luogo stesso in cui ha testimoniato di aver partecipato all'esecuzione di "circa 1.200 prigionieri," le squadre forensi del TPIJ hanno portato alla luce un totale di 127 resti di vittime potenziali, di cui 70 con bende sugli occhi e/o legacci, il che indicherebbe una morte per esecuzione. Tuttavia, questa incoerenza lampante non ha impedito al TPIJ di continuare ad utilizzare Erdemović come suo "testimone" per quanto riguarda Srebrenica.

Inoltre, Erdemović non è stato nemmeno in grado di confermare davanti al TPIJ la data esatta del "massacro" a cui egli avrebbe partecipato, parlando in alternativa del 16 luglio e del 20 luglio 1995 come possibili date.

Erdemović non è riuscito nemmeno a offrire una testimonianza coerente per quanto riguarda il rango che ricopriva al momento del suo presunto crimine, sostenendo in alternativa di essere un sergente o di essere stato retrocesso a soldato semplice.

Infine, fino ad oggi, Erdemović "non riesce a ricordare" chi ha dato l'ordine delle esecuzioni in cui egli avrebbe preso parte. Nella sua versione, era "una specie di tenente colonnello", che non è ancora stato identificato, dopo quasi 20 anni.

Alcuni complici, non ma tutti, nominati da Erdemović sono stati in seguito condannati, ma non dal TPIJ, bensì dalla Corte della Bosnia-Erzegovina per i crimini di guerra nel 2012.

Franc Kos, Stanko Kojić, Vlastimir Golijan e Zoran Goronja sono stati condannati a pene detentive variabili per esecuzioni alle fattorie di Branjevo. Ciò che è particolarmente interessante è il fatto che né loro né nessuno degli altri sette complici, né i due superiori della catena di comando nominata da Erdemović, sono stati mai incriminati dal TPIJ o anche solo chiamati a testimoniare, probabilmente perché il TPIJ non voleva correre il rischio di sentire testimonianze che sarebbero state in contraddizione con quella del suo "testimone stellare". Pensateci: i complici in quello che è accusato come "il delitto più grave in Europa dopo la seconda guerra mondiale" – non sono mai stati oggetto di interesse come "testimoni" al tribunale internazionale incaricato del caso. Questo sarebbe simile a un tribunale penale che ignora tutti i partecipanti in un omicidio di gruppo, ed emette un solo mandato d'arresto e interroga un solo membro del gruppo, senza essere interessato a sentire le testimonianze degli altri complici.

Erdemović e i suoi complici erano membri di un'unità militare bosniaco-serbo, la "10a unità di sabotaggio", un'unità multi-etnica di serbi, croati, musulmani e sloveni, la cui catena di comando di legame con l'esercito bosniaco-serbo non è mai stata stabilita, e i cui membri erano stati, secondo la testimonianza dinanzi al TPIJ, da dieci giorni in congedo dal servizio, al momento in cui le presunte esecuzioni hanno avuto luogo. Un certo numero di membri dell'unità erano chiaramente mercenari, passati al servizio di interessi francesi in Africa dopo la guerra in Bosnia-Erzegovina. Erdemović stesso ha testimoniato di aver ricevuto fino a 12 chili di oro per alcuni "servizi resi", cosa che non segue proprio il modo in cui operano le unità militari regolari.

3. Quali sentenze ha comminato il TPIJ contro gli altri condannati per crimini o "genocidio" a Srebrenica?

Dragan Obrenović (2003), condannato a una pena detentiva di 17 anni per la persecuzione della popolazione musulmana di Srebrenica, dopo un patteggiamento con la procura.

Vidoje Blagojević (2005), per omicidio, persecuzione e trattamento inumano, condannato a 15 anni di carcere.

Dragan Jokić (2005), per complicità nello sterminio e in crimini contro l'umanità, condannato a 9 anni di carcere.

Vujadin Popović (2010), per genocidio e crimini contro l'umanità, all'ergastolo.

Ljubiša Beara (2010), per genocidio e crimini contro l'umanità, all'ergastolo.

Drago Nikolić (2010), per comnlicità in genocidio e in crimini contro l'umanità, condannato a 35 anni di carcere.

Radivoje Miletić (2010), per crimini contro l'umanità e violazione delle leggi e delle consuetudini di guerra, condannato a 18 anni di carcere.

Vinko Pandurević (2010), per crimini contro l'umanità e violazione delle leggi e delle consuetudini di guerra, condannato a 13 anni di carcere.

Ljubiša Borovčanin (2010), per crimini contro l'umanità e violazione delle leggi e delle consuetudini di guerra, condannato a 17 anni di carcere.

Nessuno dei soggetti di cui sopra è stato accusato o condannato per l'esecuzione di prigionieri di guerra, ma sulla base di "responsabilità di comando" e della "Joint Criminal Enterprise" (JCE), controversa dottrina sviluppata dal TPIJ, per la quale gli esperti giuridici hanno adottato un'efficace sinonimo: "Just Convict Everybody" (condannare proprio chiunque). Usando questo comodo dispositivo legale, il TPIJ è stato in grado di condannare anche persone che non erano a conoscenza di reati commessi, e tanto meno vi avevano partecipato a loro, o avevano dato ordini a proposito.

4. Dopo quasi 20 anni di procedimenti giudiziari, il TPIJ ha accertato chi ha dato gli ordini per l'esecuzione dei prigionieri di guerra?

No. Nel suo parere separato e in parte dissenziente nella sentenza d'appello nel caso Tolimir (Aprile 2015), il giudice d'appello Jean-Claude Antonetti ha scritto che, se qualcuno dei familiari delle vittime gli avesse chiesto chi ha ordinato le esecuzioni e perché , egli non sarebbe stato in grado di rispondere (sentenza d'appello, pag. 400). Nessun altro giudice del TPIJ ha contestato tale valutazione.

In aggiunta a questo, c'è un'altra testimonianza ampiamente pubblicizzata che semplicemente non deve essere ignorata se si vuole situare l'intera tragedia di Srebrenica in un contesto appropriato, e provare, in buona fede, a giungere alle sue cause principali.

In diverse occasioni e per mezzo di vari media, Hakija Meholjić, ex capo della polizia di Srebrenica e membro della sua presidenza in tempo di guerra, ha citato le parole di Alija Izetbegović, presidente bosniaco-musulmano del tempo di guerra, pronunciate in presenza di Meholjić a una riunione a Sarajevo nel 1993, e che sono state riassunte nel seguente Rapporto delle Nazioni Unite:

"Alcuni membri superstiti della delegazione di Srebrenica hanno dichiarato che il presidente Izetbegović ha anche detto di aver appreso che un intervento della NATO in Bosnia Erzegovina sarebbe stato possibile, ma avrebbe potuto avere luogo solo se i serbi avessero fatto irruzione, uccidendo almeno 5.000 dei suoi abitanti. Il presidente Izetbegović ha categoricamente negato di aver fatto una simile dichiarazione". [La caduta di Srebrenica (A / 54/549), Rapporto del Segretario Generale ai sensi della risoluzione dell'Assemblea Generale 53/35, 15 novembre 1999, par. 115.] Meholjić continua a sostenere fino a oggi di essere stato uno dei nove testimoni che udirono Izetbegović dire questo, e che questa era un'offerta comunicata direttamente a Izetbegović dall'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Forse è per questo che un altro leader di Srebrenica del tempo di guerra, Ibran Mustafić, in occasione della visita a Srebrenica di Clinton del 2003, ha dichiarato che si trattava di un caso di "ritorno del criminale sulla scena del delitto".

5. Quanti corpi sono stati sepolti finora al Centro memoriale di Potočari vicino a Srebrenica, il cimitero riservato alle vittime musulmane dal luglio 1995?

Nel 2015, circa 6.300 "nomi" sono stati sepolti nel cimitero (facendo progressi sostanziali verso il numero di 8372 iscritti sul monumento commemorativo, anche se la base per questo dato non è chiaro). La procedura di sepoltura è completamente controllato dall'Istituto della Bosnia-Erzegovina per le persone scomparse, con sede a Sarajevo, e dalle autorità religiose musulmane, che, con il pretesto di rispetto delle regole e delle prescrizioni religiose, non hanno consentito alcun accesso di terzi ai contenuti delle bare, così come non hanno consentito alcuna verifica indipendente dei resti sepolti. Ciò significa che persino ai team di difesa degli imputati al TPIJ è stato negato l'accesso a conferme indipendenti dell'identità del resti umani sepolti a Potočari.

Per illustrare la natura opaca del Centro memoriale di Potočari e i giochi oscuri che lo circondano, è istruttivo leggere le parole di Haša Omerović, una donna bosniaca-musulmana che ha perso il marito, il padre e il fratello intorno a Srebrenica nel luglio 1995, ma che ha rifiutato di far seppellire il marito nel cimitero del Centro memoriale di Potočari:

"Ci sono altre famiglie che hanno evitato di parlarne in pubblico, ma che hanno sepolto in silenzio, a proprie spese, i loro cari in altri luoghi, al di fuori di Potočari. Ci sono anche persone sepolte a Potočari, che non sono state uccise nel 1995, che erano soldati o comandanti. Sono sepolti a Potočari, e loro monumenti sono gli stessi di quelli delle persone che erano state effettivamente uccise nel luglio 1995. Inoltre vi sono sepolte persone uccise in lotte intestine o in altri tipi di battaglie. Quella erano le guerre più sporche, condotte da mafiosi, non da gente normale".

("Haša Omerović – un altro Volto di Srebrenica", rivista Novi Reporter, Banja Luka, Bosnia-Erzegovina, 2 marzo 2011.)

E uno dei fondatori del principale partito politico bosniaco-musulmano, e da lungo tempo membro del Comitato organizzatore per il ricordo di Srebrenica, Ibran Mustafić, dice:

"Per molto tempo Srebrenica è stato un oggetto di manipolazione, e il manipolatore capo è Amor Masović (presidente della Commissione per la ricerca dei dispersi della Federazione di Bosnia-Erzegovina), il cui piano era di vivere di rendita sulle vittime di Srebrenica per i prossimi 500 anni. Ci sono anche molti altri, che erano vicini a Izetbegović, che già nell'estate del 1992 avevano iniziato il progetto di pompare al massimo il numero delle vittime bosniache".

("Mustafić: Più di 500 musulmani bosniaci a Srebrenica sono stati uccisi dai musulmani bosniaci,", quotidiano Politika, Belgrado, Serbia, 20 febbraio 2013. )

6. È stato definitivamente accertato che tutti i corpi sepolti presso il Centro memoriale di Potočari sono "vittime di Srebrenica"?

No. A parte il personale forense del TPIJ e dell'ICMP (Commissione internazionale per i dispersi) di Tuzla, sotto il controllo del governo degli Stati Uniti, nessuno ha accesso ai corpi o ha un diritto di verifica indipendente.

I dati demografici e le sentenze del TPIJ non menzionano le perdite in combattimento nella Divisione 28 dell'esercito bosniaco-musulmano – che aveva avuto sede nella "zona demilitarizzata" di Srebrenica nel corso degli ultimi tre anni – durante il suo sfondamento attraverso le linee dell'esercito bosniaco-serbo verso la città bosniaca settentrionale di Tuzla a metà luglio 1995. In media, i rapporti delle Nazioni Unite e di altre fonti competenti stimano il numero di queste vittime in battaglia a circa 3.000. Va sottolineato che queste morti, pur senza dubbio tragiche, sono vittime di guerra e non possono essere classificate come vittime di crimini di guerra.

Mirsad Tokača, direttore del Centro di informazione e documentazione di Sarajevo, ha dichiarato nel 2010 che "circa 500 residenti viventi di Srebrenica", precedentemente classificati come "dispersi", sono stati ritrovati, insieme a "70 persone sepolte presso il Centro memoriale di Potočari, che non sono state uccise a Srebrenica. "

Ibran Mustafić, un funzionario bosniaco-musulmano di Srebrenica, ha dichiarato che circa 1.000 persone sono state uccise in scontri intestini durante il loro ritiro da Srebrenica nel luglio 1995.

Nel suo libro, "Srebrenica testimonia e accusa" (1994, pp. 190-244), il comandante delle forze musulmane a Srebrenica, Naser Orić, ha pubblicato i nomi di 1.333 uomini della presunta smilitarizzata enclave di Srebrenica che sono stati uccisi negli scontri prima della caduta di Srebrenica nel luglio 1995, quando le unità di Orić lanciavano regolarmente incursioni omicide contro i villaggi serbi circostanti. Tuttavia, molti di questi nomi sono stati coperti da segreto e sepolti come "vittime di genocidio."

Il direttore del Centro memoriale di Potočari, Mersed Smajlović, e il direttore del Centro per le persone disperse della Bosnia-Erzegovina, Amor Masović, hanno ammesso che circa 50 persone che sono state uccise nel 1992, ma che sono "strettamente legate" alle persone classificate come vittime di esecuzioni, sono sepolte nel cimitero del Centro memoriale di Potočari.

L'ex capo della polizia di Srebrenica Hakija Meholjić ha dichiarato che è "arrabbiato con tutti" quei responsabili per la sepoltura nel cimitero del Centro memoriale di Potočari di 75 persone che non furono uccise nel luglio 1995.

L'americano Philip Corwin, l'ufficiale civile di più alto rango delle Nazioni Unite in Bosnia-Erzegovina nel luglio del 1995, ha costantemente sostenuto nel corso degli anni che "700-800" persone sono state giustiziate in prossimità di Srebrenica a quel tempo.

Yossef Bodansky, direttore della Task Force del Congresso sul terrorismo e la guerra non convenzionale della Camera dei Rappresentanti dal 1988 al 2004, ha fatto riferimento alla cifra di 7.000 vittime di Srebrenica come a una "disinformazione", aggiungendo che "tutte le prove forensi indipendenti parano di vittime musulmane nell'ordine delle centinaia, forse di poche centinaia. La continua enfasi su questi presunti numeri elevati di morti musulmani a Srebrenica offusca anche i precedenti omicidi di civili serbi da parte di musulmani in quella città".

(Relazione speciale della International Strategic Studies Association, "Osama bin Laden si concentra sui Balcani per la nuova ondata di terrorismo anti-occidentale", il 29 agosto 2003).

7. Quante persone sono state uccise negli scontri intorno a Srebrenica nel luglio 1995?

Il testimone esperto del TPIJ Richard Butler ha stimato che siano stati uccisi circa 2.000 combattenti bosniaco-musulmani; l'ufficiale portoghese e osservatore delle Nazioni Unite Carlos Martins Branco, fornisce una stima di 2.000 combattenti bosniaco-musulmani uccisi; l'analista John Schindler della National Security Agency fornisce una stima di 5.000 combattenti bosniaco-musulmani uccisi; l'ex inviato delle Nazioni Unite e alto funzionario dell'Unione Europea Carl Bildt dà nelle sue memorie una stima di 4.000 combattenti bosniaco-musulmani uccisi; le Nazioni Unite hanno stimato il numero di combattenti bosniaco-musulmani uccisi a circa 3.000. Tutte queste stime indicano invariabilmente il fatto che un numero significativo di persone scomparse di parte bosniaco-musulmana – che sono tuttavia costantemente etichettati dai funzionari occidentali e dai media come "vittime del genocidio" – è costituito da uomini uccisi in battaglia, come legittime perdite di guerra, e non vittime di esecuzioni "genocide".

8. Secondo le prove forensi raccolte sotto la supervisione del TPIJ, quante persone sono state identificate come vittime indiscutibili di esecuzioni effettuate nel luglio 1995?

L'esumazione di resti umani da varie tombe che potrebbero, anche se non necessariamente, essere collegate con gli eventi di Srebrenica nel luglio 1995, è stata sotto il controllo del TPIJ solo tra il 1996 e il 2001. In quel periodo, un totale di 3.568 "casi" è stato elaborato e classificato. Tuttavia, va notato che un "caso" non coincide necessariamente con un corpo, ma può rappresentare solo una parte del corpo. Infatti, quasi il 44,4% dei "casi" si riferisce a una sola parte del corpo, spesso solo un osso. L'analisi forense di questi "casi" ha dato i seguenti risultati:

- Solo 442 corpi riesumati potrebbero essere classificati come vittime di esecuzione indiscutibili, poiché erano bendati o legati;

- 627 corpi avevano schegge o altre lesioni da frammenti di metallo, che indica una morte in combattimento piuttosto che un'esecuzione;

- 505 corpi avevano ferite da proiettile, che possono indicare morte per esecuzione, ma anche morte in battaglia;

- Non è stato possibile determinare la causa della morte per 411 corpi;

- 1.583 "casi" rappresentavano solo frammenti il ​​corpo e gli esperti di medicina legale del TPIJ hanno concluso che non era possibile determinare la causa della morte per 92,4% di loro;

- Al fine di ottenere la stima più vicina del numero di organi tra i 3.568 "casi", è stato utilizzato un metodo con cui le ossa di destra e di sinistra della coscia (femori) sono stati abbinati, per un totale di 1.919 femori destri e di 1.923 femori sinistri, il che significa che il numero totale dei corpi era al di sotto dei 2.000.

Per riassumere: i rapporti forensi originali, realizzati sotto la supervisione e il controllo del TPIJ tra il 1996 e il 2001, indicano la presenza di meno di 2.000 corpi. Tuttavia, dopo un esame più approfondito, è chiaro che la maggior parte dei corpi rappresenta vittime di battaglia o altre cause indeterminate di morte – piuttosto che "vittime di esecuzioni".

Dal 2002, l'esumazione e l'identificazione di corpi da fosse comuni è stata sotto il controllo esclusivo della Commissione Internazionale per le persone disperse (ICMP), fondata e finanziata in Occidente dal Dipartimento di Stato, e della Commissione della Bosnia-Erzegovina per le persone scomparse. A nessuno da parte del pubblico, dei media indipendenti o di qualsiasi organizzazione esperta indipendente è mai stato consentito l'accesso indipendente alla zona di lavoro del principale laboratorio di medicina legale a Tuzla, dove i dati vengono "trattati", né il lavoro che vi è svolto è trasparente e aperto a una verifica internazionale indipendente.

Il personale di queste organizzazioni ha ampliato radicalmente la portata del proprio lavoro di esumazione dal 2002, estendendolo a una vasta area regionale intorno a Srebrenica, senza distinzione tra le tombe di potenziali vittime di esecuzione e quelle contenenti i resti di vittime di guerra sostenute dalla Divisione 28 dell'esercito bosniaco-musulmano nelle battaglie contro le forze bosniaco-serbe, durante la loro avanzata verso il territorio controllato dai bosniaco-musulmani.

Infine, con grande enfasi dei media, è stato adottato nel corso degli ultimi anni un altro metodo studiato per arrivare alla cifra ampiamente pubblicizzata di "8.000 vittime del genocidio" – lo sforzo di abbinare campioni di DNA delle vittime esumate e dei loro familiari. Di conseguenza, le tombe contenenti resti umani di vario tipo e origine, spesso ben lontane da qualsiasi tipo di "crimine di guerra", ora vengono utilizzate come depositi illimitati di "vittime del genocidio" i cui resti sono sepolti solennemente a centinaia ogni 11 luglio al cimitero del Centro memoriale di Potočari.

Questo è altamente fuorviante. La corrispondenza del DNA non può determinare il tempo, la causa e il metodo della morte, ma solo l'identità del corpo. Ciò è stato confermato anche dal direttore dell'ICMP Thomas Parsons, sotto controinterrogatorio, al processo Karadžić il 22 marzo 2012:

"L'ICMP non si occupa di ipotesi – della questione giuridica di come queste persone sono state uccise – in particolare, dell'ipotesi se le loro morti siano state legittime o meno. Io sto testimoniando sulle identificazioni che sono state fatte per quanto riguarda i resti mortali recuperati da queste tombe" (processo Karadžić, trascrizione, pag. 26633).

Dal momento che è un dato di fatto che, insieme alle esecuzioni che hanno avuto luogo, sono state combattute aspre battaglie, nelle immediate vicinanze, lungo un percorso di 60 chilometri tra Srebrenica e Tuzla, è ovvio che la semplice identificazione dei corpi trovati nella zona, sia essa basata sul DNA o su qualsiasi altro metodo, è inutile ai fini delle indagini penali e, in particolare, della qualificazione giuridica della causa della morte. Nulla può sostituire solide e responsabili indagini forensi verificabili in modo indipendente.

L'ICMP ha sostenuto che un totale di circa 6.600 persone scomparse è stato identificato per nome, attraverso il metodo della corrispondenza del DNA. Da parte sua, il TPIJ ha implicitamente accettato che questo numero rappresentasse il numero delle vittime delle esecuzioni. Se un tale elenco di nomi esiste, a nessuno è stato dato di vederlo o è stato permesso di risalire alle sue origini. Ai team di difesa degli imputati di Srebrenica davanti al TPIJ è stato negato il diritto di verificare in modo indipendente l'esistenza di tali persone, e di verificare se queste persone siano in realtà decedute, o se possano ancora essere vive.

Indipendentemente da tutte queste considerazioni, i media occidentali e gli interessi politici hanno continuato a cercare di imporre l'equazione: identificazione basata sul DNA = "vittima di genocidio". Questo semplicemente non è vero.

9. Quanti serbi da Srebrenica e dai suoi dintorni sono stati uccisi dalle forze bosniaco-musulmane che hanno operato a Srebrenica tra la primavera 1992 e il luglio 1995?

Secondo i dati forniti nello studio Le vittime serbe di Srebrenica tra il 1992 e il 1995, condotto sotto criteri rigorosi in conformità con gli standard giuridici internazionali accettati per la definizione di vittime civili, e pubblicato dalla ONG "Progetto storico Srebrenica" con sede in Olanda, 705 civili serbi sono stati uccisi sul territorio di Srebrenica durante quel periodo di tempo. Va sottolineato che questo numero non è definitivo.

L' "Istituto per la Ricerca sulla sofferenza serba nel XX secolo" ha pubblicato un elenco di nomi di oltre 3.200 vittime serbe delle forze bosniaco-musulmane che operavano sotto il comando del comandante Srebrenica Naser Orić tra il 1992 e il 1995, coprendo l'area dei comuni di Zvornik, Osmaci, Sekovici, Vlasenica, Milici, Bratunac e Srebrenica.

10. È mai stato condannato qualcuno dal TPIJ per questi crimini contro la popolazione serba?

Nessuno è mai stato condannato per i crimini commessi contro i civili serbi nella regione di Srebrenica tra il 1992 e il 1995, quando sono state uccise diverse migliaia di persone, tra cui donne, bambini e anziani, alcuni dopo torture selvagge e massacri. Il TPIJ ha incriminato Naser Orić, comandante delle forze bosniaco-musulmane a Srebrenica, ma questi è stato assolto per "insufficienza di prove", nonostante il fatto che avesse parlato liberamente dell'uccisione di civili serbi ad alcuni media occidentali prima del 1995. Qui ci sono due di queste relazioni:

1. "SREBRENICA, Bosnia: i trofei di guerra di Nasir Orić non sono appesi alle pareti del suo confortevole appartamento – uno dei pochi con l'elettricità in questa enclave musulmana assediata bloccata nelle impervie montagne della Bosnia orientale. I trofei sono su una videocassetta: case serbe bruciate e uomini serbi decapitati, i loro corpi accartocciati in un mucchio patetico.

'Abbiamo dovuto usare armi da taglio quella notte', spiega Orić mentre scene di uomini morti affettati da coltelli rotolano davanti alla sua videocamera Sony da 21 pollici. 'Questa è la casa di un serbo di nome Ratso,' spiega mentre inquadra una rovina bruciata. 'Aveva ucciso due dei miei uomini, così le abbiamo dato fuoco. Che sfortuna'.

Reclinato su un divano troppo imbottito, vestito dalla testa ai piedi in tuta mimetica, un'insergna della US Army in bella mostra sul suo cuore, Orić dà l'impressione di un leone nella sua tana. Di sicuro, il comandante musulmano è il tipo più duro in questa città, che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato 'zona di sicurezza' protetta".

("Weapons, Cash and Chaos Lend Clout to Srebrenica's Tough Guy", John Pomfret, Washington Post Foreign Service, The Washington Post, 16 febbraio 1994.)

2. "Orić, uno dei più sanguinari guerrieri ad aver mai attraversato un campo di battaglia, è fuggito da Srebrenica prima della sua caduta. Alcuni credono che stia conducendo le forze musulmane bosniache nelle vicine enclavi di Zepa e Gorazde. Ieri sera queste forze si sono impadronite di corazzati da trasporto truppa e di altre armi dei caschi blu al fine di proteggere meglio se stesse.

Orić è un uomo terribile, ed è fiero di esserlo.

L'ho incontrato nel mese di gennaio del 1994, nella sua casa a Srebrenica circondata dai serbi.

In una notte fredda e nevosa, mi sono seduto nel suo salotto a guardare una scioccante versione video di quello che potrebbe essere stato chiamato "I più grandi successi di Nasir Orić".

C'erano case in fiamme, cadaveri, teste mozzate, e persone in fuga.

Orić ha sorriso per tutto il tempo, ammirando la sua opera.

'Li abbiamo presi in un'imboscata,' ha detto quando un certo numero di serbi morti è apparso sullo schermo.

La successiva serie di cadaveri era stata fatta a pezzi con esplosivi: 'Abbiamo lanciato quei ragazzi fin sulla luna,' si vantava.

Quando sono apparse le riprese di una città fantasma colpita da proiettili ma senza corpi visibili, Orić si è affrettato ad annunciare: 'Là abbiamo ucciso 114 serbi'.

In seguito ci sono stati festeggiamenti, con cantanti con voci traballanti che cantavano le sue lodi".

("Fearsome Muslim warlord eludes Bosnian Serb forces", di Bill Schiller, The Toronto Star, 16 luglio 1995)

Né queste né altre testimonianze molto più grafiche e dirette sono state giudicate sufficienti perché il TPIJ condannasse Orić.

11. Srebrenica era stata veramente smilitarizzata, in linea con il suo status di area protetta delle Nazioni Unite?

Nonostante l'accordo raggiunto a maggio del 1993, in base al quale l'enclave di Srebrenica era stata dichiarata "zona di sicurezza" delle Nazioni Unite, non è mai stata smilitarizzata, come si evince dalle seguenti dichiarazioni:

1. Rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite del 30 maggio 1995:

"Negli ultimi mesi, le forze governative hanno notevolmente aumentato la loro attività militare nella maggior parte delle zone di sicurezza e nei loro dintorni, e molte di loro, tra cui Sarajevo, Tuzla e Bihac, sono state incorporate nella campagna militare più ampia da parte del governo... Il governo mantiene anche un numero considerevole di truppe a Srebrenica (in questo caso una violazione di un accordo di smilitarizzazione), Gorazde e Zepa, mentre Sarajevo è la posizione del Comando generale dell'esercito governativo e di altre installazioni militari".

(documento delle Nazioni Unite S/1995/444).

2. Yasushi Akashi, ex capo delle Nazioni Unite della missione in Bosnia-Erzegovina, in un articolo per il Washington Times del 1 Novembre, 1995, ha scritto:

"È un fatto che le forze governative bosniache hanno utilizzato le 'zone sicure' [che avrebbero dovuto essere smilitarizzate] non solo a Srebrenica, ma a Sarajevo, Tuzla, Bihac, Gorazde per la formazione, recupero e rimessa a nuovo delle loro truppe."

3. Rapporto dell'Istituto olandese per la documentazione bellica (NIOD), Srebrenica, una zona "sicura", aprile 2002:

"La presunta smilitarizzazione nell'enclave è rimasta praticamente lettera morta. L'esercito bosniaco (ABiH) ha seguito una strategia deliberata di compiere azioni militari limitate a legare una parte relativamente importante del personale dell'esercito bosniaco-serbo (VRS) per evitare che si dirigesse a piene forze sulla zona principale intorno a Sarajevo. Questo è stato fatto anche dall'enclave di Srebrenica. Le truppe dell'ABiH non hanno esitato a rompere tutte le regole negli scontri con il VRS. Hanno provocato il fuoco dei bosniaco-serbi e poi hanno cercato la copertura del DutchBat (battaglione olandese), che ha poi corso il rischio di essere preso tra due fuochi".

12. Qual era la forza comparativa delle forze bosniaco-serbe intorno a Srebrenica e le forze bosniaco-musulmane all'interno della "zona smilitarizzata" nell'enclave di Srebrenica, all'inizio del luglio 1995?

Il documentario norvegese "Srebrenica: una città tradita", diretto da Ola Flyum e David Hebditch (2011) fornisce la cifra di 400 regolari dell'esercito bosniaco-serbi, oltre a circa 1.600 abitanti armati.

Philip Hammond, "La stampa del Regno Unito su Srebrenica", Valutazioni dello Srebrenica Research Group:

"Forse la spiegazione più interessante è quella offerta dal corrispondente della difesa del Times, Michael Evans, in un rapporto del 14 luglio in prima pagina dal titolo 'i soldati musulmani non sono riusciti a difendere la città dai serbi', che si basava su fonti dei servizi militari e dell'intelligence. L'articolo osserva che le forze bosniaco-musulmane a Srebrenica 'hanno offerto solo una breve resistenza... e i loro comandanti hanno lasciato la città la sera prima dell'ingresso dei carri armati serbi'. Secondo una 'fonte dell'intelligence': 'La BiH si è sciolta via da Srebrenica e gli ufficiali anziani se ne sono andati la sera prima'. Srebrenica era stata effettivamente abbandonata 'a una relativamente piccola forza serba che avanzava'. Sfidando altri rapporti che affermano che 'fino a 1.500 serbi sono stati coinvolti nell'aggressione', Evans ha citato stime dell'intelligence che 'l'attacco principale è stato effettuato da una forza di circa 200, con cinque carri armati'. Secondo una delle sue fonti di intelligence anonime: 'Era una operazione piuttosto di basso livello, ma per qualche motivo che non possiamo comprendere i soldati (del governo) della Bosnia-Erzegovina non hanno fatto molta resistenza'. Questa descrizione di un 'operazione piuttosto basso livello' si trova in netto contrasto con la campagna coordinata di genocidio suggerito dalla copertura successiva".

Per quanto riguarda la consistenza delle forze bosniaco-musulmane, il documentario norvegese parla del loro numero di "circa 5.500 soldati".

Il generale musulmano Sefer Halilović ha testimoniato presso il TPIJ che c'erano almeno 5.500 soldati bosniaco-musulmani a Srebrenica, dopo aver ottenuto lo status di "zona di sicurezza", e che aveva personalmente organizzato numerose forniture di armi sofisticate in elicottero.

Questo è confermato da John Schindler, ex analista capo per la Bosnia-Erzegovina presso la National Security Agency (NSA) americana, che ha dichiarato nel documentario norvegese che la "zona demilitarizzata" di Srebrenica era stata armata per mezzo di "voli neri" che le forze delle Nazioni Unite erano state incapaci di fermare, perché lo spazio aereo della Bosnia-Erzegovina era sotto il controllo della NATO, cioè degli Stati Uniti.

Pertanto, le forze bosniaco-musulmane all'interno della "zona demilitarizzata" a Srebrenica erano sia numericamente superiori alle forze bosniaco-serbe, sia molto ben armate, per gentile concessione della NATO che aveva comodamente chiuso gli occhi. Chiaramente, le forze bosniaco-serbe, sia numericamente che tecnicamente inferiori, non potevano realisticamente concepire o effettuare qualsiasi tipo di "uccisione di massa" o di piano "genocida". Questa è anche la conclusione dell'Istituto olandese per la documentazione bellica (NIOD), "Srebrenica, una zona 'sicura' ":

"Con il senno di poi non ci sono indicazioni che l'incremento dell'attività del VRS in Bosnia orientale, all'inizio del luglio 1995, avesse lo scopo di qualcosa di più di una riduzione della zona di sicurezza di Srebrenica e un'intercettazione della strada principale verso Zepa. Il piano di battaglia era stato redatto il 2 luglio. L'attacco è iniziato il 6 luglio. È stato un tale successo e così poca resistenza è stata offerta che è stato deciso in tarda serata del 9 luglio si fare pressione e di vedere se era possibile prendere l'intera enclave ".

13. Qual è l'argomentazione principale dietro l'affermazione di ispirazione occidentale che un "genocidio" ha avuto luogo a Srebrenica?

Il primo grande giudizio del TPIJ, che ha reso il più grande contributo alla costruzione della "versione ufficiale", secondo la quale è stato commesso un "genocidio" a Srebrenica nel luglio 1995, è stato nel caso del generale dell'esercito bosniaco-serbo Radislav Krstić, processato nel mese di agosto 2001.

Così la professoressa britannica Tara McCormack ha riassunto il giudizio contro Krstić:

"L'impresa criminale congiunta (Joint criminal enterprise) è una nuova categoria che non prevede le prove che l'imputato avesse alcun intento diretto di commettere il crimine, o che ne fosse a conoscenza. Al processo di Krstić si è stabilito che Krstić non era a conoscenza di alcun omicidio che fosse stato commesso, e in nessun modo vi aveva partecipato. Inoltre, il TPIJ ha anche accettato che Krstić aveva personalmente dato ordine che i civili musulmani bosniaci non fossero toccati. La sua condanna è stata motivata dal fatto che aveva partecipato a una 'impresa criminale', la cattura di Srebrenica".

("Come Srebrenica è riuscita a diventare un racconto morale", Spiked-online, 3 agosto 2005)

Nelle parole di Michael Mandel, professore di diritto internazionale presso la York University di Toronto:

"Ma se il caso Krstić si distingue per qualcosa, si distingue per il fatto che non è avvenuto alcun genocidio a Srebrenica. E la conclusione della Corte che è stato davvero un genocidio può essere considerata una forma giuridica di propaganda e un altro contributo alla diffusione dell'immagine del Tribunale come 'strumento politico' più che come 'istituzione giuridica', parafrasando il suo più celebre imputato.

L'affermazione del Tribunale che un genocidio è avvenuto a Srebrenica non è stata sostenuta dai fatti che ha trovato o dalla legge che ha citato. Anche la conclusione del tribunale di primo grado che 'le forze bosniaco-serbe hanno giustiziato diverse migliaia di uomini bosniaco-musulmani [con il] numero totale delle vittime... probabilmente tra i 7.000 e gli 8.000 uomini' non è stata sostenuta dai suoi rilevamenti espliciti. Il numero di corpi riesumati ammontava a soli 2.028, e il tribinale ha ammesso che anche un certo numero di questi era morto in combattimento, arrivando di fatto a dire che le prove 'suggerivano' soltanto che 'la maggior parte' degli uccisi non era stata uccisa in combattimento: 'I risultati delle indagini forensi suggeriscono che la maggior parte dei corpi riesumati non è stata uccisa in combattimento; è stata uccisa in esecuzioni di massa'."

("Il TPIJ lo chiama 'genocidio'," Srebrenica Research Group, 2005)

Efraim Zuroff, direttore del Centro Simon Wiesenthal e certamente una delle principali autorità su ciò che costituisce un genocidio, ha avuto da dire quanto segue circa la qualificazione di Srebrenica come "genocidio", in una dichiarazione rilasciata nel mese di giugno 2015 al quotidiano belgradese Politika:

"Per quanto ne so, ciò che è successo lì non si adatta alla descrizione o alla definizione di genocidio e credo che la decisione di chiamarla genocidio sia stata adottata per motivi politici".

14. Una commissione governativa della Republika Srpska ha veramente "ammesso il genocidio" nel suo Rapporto 2004?

No. Nella sua relazione, la Commissione ha usato il termine "genocidio" citando solo il giudizio del TPIJ contro il generale dell'esercito bosniaco-serbo Radislav Krstić. La Commissione non ha accettato la cifra di "8.000 prigionieri giustiziati", concludendo invece che c'era una lista di 7.108 nomi di persone segnalate come disperse tra il 10 e il 19 luglio 1995. La Commissione, inoltre, non ha affermato che tutte le persone sulla lista sono state uccise o disperse. Invece, ha dichiarato che l'elenco contiene persone uccise in operazioni di guerra prima del 1995, così come morti per cause naturali, mentre altri sono stati trovati dopo aver cambiato la loro identità e il loro luogo di residenza, o stanno scontando pene detentive per attività criminali.

La relazione stessa è stata prodotta in circostanze molto irregolari, sotto pressione diretta dell'Alto rappresentante per la Bosnia-Erzegovina, Paddy Ashdown, come descritto dal professore emerito Edward Herman della University of Pennsylvania:

"I bosniaco-serbi in realtà hanno prodotto un rapporto su Srebrenica nel settembre 2002, ma la relazione è stata respinta da Paddy Ashdown perché non giungeva alle dovute conclusioni. Ha quindi forzato un ulteriore rapporto licenziando un gran numero di politici e analisti della Republika Srpska, minacciando il governo della RS, e, infine, estraendo un rapporto preparato da persone che sarebbero venute alle conclusioni ufficialmente riconosciute. Questo rapporto, pubblicato in data 11 giugno 2004, è stato poi salutato dai media occidentali come una conferma significativa della linea ufficiale – il ritornello era che i serbi bosniaci "ammettevano" il massacro, cosa che dovrebbe finalmente risolvere i problemi".

("La politica del massacro di Srebrenica", 7 luglio 2005, Global Research.org)

Come promemoria, secondo la legge generale e internazionale, gli atti commessi sotto coercizione non possono essere considerati legittimi.

Conclusioni

Dopo 20 anni, con tutta l'attenzione e la ribalta dei media, l'unica conclusione che può essere affermata con certezza è che nulla di certo è stato determinato quando si tratta di Srebrenica. Il numero delle vittime di crimini di guerra è ancora da determinare, come lo è il numero delle vittime totali, sia da parte bosniaco-musulmana sia da parte bosniaco-serba. La ragione principale di questo fallimento sta nel fatto che, nel caso di Srebrenica, la politica e gli interessi pragmatici hanno affossato la giustizia e la ricerca della verità. Solo una commissione indipendente, rappresentativa e internazionale per la verità su Srebrenica potrebbe stabilire la piena verità. È giunto il momento che tale commissione sia istituita.

In sintesi, questo è ciò che è noto su Srebrenica, dopo 20 anni:

- Non vi è alcun collegamento stabilito tra esecuzioni di prigionieri e le strutture ufficiali della Repubblica di Serbia o della Republika Srpska;

- Le esecuzioni di prigionieri che hanno avuto luogo sono state effettuate da un piccolo numero di persone, di varie nazionalità, cosa che azzera le pretese di ogni sorta di "colpa serba" collettiva riguardo a Srebrenica;

- Il numero di prigionieri dei quali si può dire con un alto grado di certezza che siano stati vittime di esecuzione – è da 10 a 20 volte inferiore al numero di "7.000-8.000" continuamente acriticamente promosso nei mass media. L'unica ragione plausibile per questa esagerazione infondata è l'intento di costruire artificialmente un'immagine di "colpa serba" collettiva come giustificazione per un'ingerenza permanente nei Balcani, così come una giustificazione dell'intervento occidentale in tutto il mondo, per "motivi umanitari", per "prevenire nuove Srebrenica";

- Il numero finora dimostrato di prigionieri giustiziati, uccisi da persone che sono state o condannate a pene detentive, o sono state in seguito impegnate come mercenari occidentali in Africa, è inferiore al numero di civili serbi uccisi e massacrati a Srebrenica e nei dintorni – un reato del quale nessuno ha risposto, né c'è chi per questo cerca di applicare l'etichetta di "genocidi" ai bosniaco-musulmani.

Pertanto, la Serbia, la Republika Srpska e il popolo serbo nel suo complesso non sono obbligati a chiedere collettivamente scusa per tutto ciò che è accaduto a Srebrenica, e non solo nel luglio 1995, ma durante tutto il tempo della guerra civile in Bosnia-Erzegovina, tra il 1992 e il 1995 .

Se ci sono scuse e ammissioni di colpa dovute, queste sono dovute da parte:

a) dei funzionari degli Stati Uniti che hanno continuamente sabotato gli sforzi per raggiungere una soluzione pacifica in Bosnia-Erzegovina, dal fallito Piano di Lisbona del marzo 1992, nel quale i bosniaco-serbi erano perfino disposti a accettare una Bosnia-Erzegovina indipendente e la separazione dall'ex Jugoslavia, al Piano Owen-Stoltenberg del 1993,

b) della leadership bosniaco-musulmana guidata dall'ex presidente Alija Izetbegović, che ha rifiutato le iniziative di pace di cui sopra, ha fatto attivamente arrivare migliaia di combattenti mujaheddin in Bosnia-Erzegovina durante la guerra, e ha compiuto azioni deliberate che hanno sabotato gli sforzi di pace, al fine di provocare un intervento guidato dagli Stati Uniti in Bosnia-Erzegovina e nei Balcani, e

c) da tutti coloro che hanno ostacolato gli sforzi per arrivare alla verità non adulterata riguardante Srebrenica, come unica strada percorribile per raggiungere la giustizia autentica, punire i veri colpevoli e aprire la strada a una riconciliazione sincera e duratura nei Balcani.

Luglio 2015

Belgrado, Den Haag, Washington

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Srebrenica quindici anni dopo – la questione delle prove

di George Bogdanich e Jonathan Rooper

La condotta dei recenti processi internazionali per i crimini di guerra della ex Jugoslavia rivela che le considerazioni politiche tendono a sopprimere i fatti dimostrabili. L'arresto dell'ex leader serbo-bosniaco Radovan Karadžić lo scorso anno è stato commentato da entrambe le sponde dell'Atlantico come se fosse stato chiaramente stabilito che fu lui la "mente" degli eventi sanguinosi a Srebrenica, e che circa "7000-8000" uomini e ragazzi in età da combattimento sono stati uccisi dalle forze bosniaco-serbe nel luglio del 1995. Molti dei commenti implicavano che il processo sarebbe stato una semplice formalità che avrebbe ostacolato una rapida giustizia. Ma negli ultimi quattordici anni è emersa una buona quantità di prove, che mette in dubbio la versione ufficiale, il numero delle vittime e la capacità del Tribunale penale internazionale per la Jugoslavia (TPIJ) a emettere sentenze giuste in un caso che ha attirato l'interesse di tutto il mondo.

Vale la pena notare che l'incriminazione di Karadžić nel luglio 1995 da parte del Tribunale penale internazionale per la Jugoslavia (TPIJ) è stata emessa prima che fosse stata compiuta un'indagine ufficiale e molto prima che i fatti fossero stati stabiliti. Così pure lo è stato l'uso ripetuto della cifra di 7.000-8.000 vittime da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti in un momento in cui i profughi musulmani di Srebrenica continuavano ad arrivare al centro rifugiati delle Nazioni Unite presso l'aeroporto di Tuzla.

La natura apertamente politica delle azioni del TPIJ è venuta alla luce quando i primi atti d'accusa contro Karadžić e il generale dell'esercito bosniaco-serbo Ratko Mladić sono stati annunciati il ​​27 luglio 1995 (due settimane dopo la cattura di Srebrenica dell'11 luglio): Antonio Cassese, nominato Presidente del TPIJ dagli Stati Uniti, ha applaudito l'azione come "un grande risultato politico" [1] aggiungendo: "L'accusa significa che questi signori non saranno in grado di partecipare a negoziati di pace". L'inviato Usa Richard Holbrooke è stato ugualmente schietto circa l'utilità politica del Tribunale da allora in poi, quando ha detto alla BBC "il Tribunale per i crimini di guerra è stato uno strumento enormemente prezioso. Lo abbiamo utilizzato per mantenere i due più ricercati criminali di guerra in Europa al di fuori del processo di Dayton e lo abbiamo utilizzato per giustificare tutto ciò che ne è seguìto". [2]

Nel suo libro di memorie [3] pubblicato lo scorso anno, l'ex procuratore capo del TPIJ Carla Del Ponte riconosce che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che faceva inesorabili pressioni per l'incriminazione dei leader serbi, ha mostrato poco interesse o cooperazione nel perseguire gravi crimini di guerra da parte delle forze croate e musulmane contro civili serbi in Croazia, Bosnia e Kosovo. Del Ponte è stata bruscamente rimossa dalla sua altra posizione come procuratore capo del Tribunale internazionale i crimini di guerra del Ruanda, quando ha informato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti della sua intenzione di investigare i crimini del Fronte patriottico ruandese sostenuto dagli Stati Uniti. Apparentemente è stata castigata dall'esperienza. Al pubblico non sono mai state raccontate le indagini del TPIJ sulla responsabilità per crimini di guerra autorizzati dal presidente croato Franjo Tudjman e dal presidente bosniaco Alija Izetbegović fino a dopo la loro morte, quando ormai i casi erano stati secretati.

In questo contesto, non è sorprendente che anche un critico feroce dei bosniaco-serbi, l'ex giornalista della BBC Martin Bell, abbia dichiarato che lo stesso TPIJ, così come il signor Karadžić, dovrà essere processato. "Il tribunale di crimini di guerra è la corte di un pubblico ministero", ha osservato, "più interessato a ottenere condanne che a fornire giustizia". [4]

La versione ufficiale del TPIJ sugli eventi di Srebrenica – i serbi che entrano in una "zona di sicurezza" delle Nazioni Unite e massacrano musulmani innocenti mentre un battaglione delle Nazioni Unite non è riuscito a proteggerli – ha effettivamente servito gli scopi politici degli Stati Uniti, che erano quelli di preparare l'opinione pubblica per l'operazione Deliberate Force, una lunga campagna pianificata di bombardamento statunitense contro obiettivi bosniaco-serbi due settimane dopo la cattura dell'enclave. A questa sarebbe seguita nove giorni dopo il massiccio attacco dell'esercito croato con appoggio statunitense conosciuto come operazione Storm, che ripulì 200.000 persone di etnia serba che vivevano nelle zone protette dalle Nazioni Unite nella regione della Krajina in Croazia.

Le incursioni Terra Bruciata del 1992-1993 e il ciclo della violenza

Per coloro che volevano vedere, però, non ci volle molto per intravedere la verità dietro l'immagine manichea dei musulmani innocenti e dei serbi cattivi promossa dai politici statunitensi e dei sedicenti "giornalisti di complemento" come Martin Bell. Il documentario della BBC "Lies and Allies" (Bugie e alleati) descrive in dettaglio come gli Stati Uniti hanno contribuito a facilitare le spedizioni di armi in grandi aerei cargo C-130 alle forze musulmane all'aeroporto di Tuzla. Queste spedizioni sono poi volate in elicottero a Zepa e Srebrenica secondo l'ex comandante generale dell'esercito musulmano Halilović e hanno trasformato le presunte "zone sicure", come Srebrenica e Gorazde, in aree di partenza per gli attacchi dei musulmani contro i vicini villaggi serbi, progettati per provocare una reazione della Serbia che avrebbe portato agli attacchi aerei della NATO. Nella testimonianza davanti all'Aia nel 2001, il generale Sefer Halilović, ex comandante dell'esercito musulmano della Bosnia Erzegovina, ha riconosciuto che l'Alto Comando del governo bosniaco ha dato "un gran numero di ordini per operazioni di sabotaggio a partire dalle aree di sicurezza" contro i villaggi serbi. [5 ]

Poco dopo lo scoppio della guerra in Bosnia, la popolazione serba di Srebrenica ha cominciato ad essere scacciata dal signore della guerra musulmano Naser Orić, che da allora in poi ha guidato la divisione 28 in raid di terra bruciata contro numerosi villaggi serbi, uccidendo i civili, il loro bestiame, e guadagnandosi una reputazione di estrema brutalità. A Orić era chiaro che, con il sostegno acritico degli Stati Uniti al governo Izetbegović, avrebbe potuto agire impunemente. Ha perfino videoregistrato alcuni dei suoi massacri, comprese le teste mozzate dei serbi, mostrando queste videocassette a John Pomfret del Washington Post e a Bill Schiller del Toronto Star. Schiller scrive che Orić era "uno dei più sanguinari guerrieri ad aver mai attraversato un campo di battaglia" [6] e poi racconta una visita alla casa del signore della guerra nel gennaio 1994:

In una notte fredda e nevosa, mi sono seduto nel suo salotto a guardare una scioccante versione video di quello che potrebbe essere stato chiamato "I più grandi successi di Nasir Orić". C'erano case in fiamme, cadaveri, teste mozzate, e persone in fuga. Orić ha sorriso per tutto il tempo, ammirando la sua opera. 'Li abbiamo presi in un'imboscata,' ha detto quando un certo numero di serbi morti è apparso sullo schermo. La successiva serie di cadaveri era stata fatta a pezzi con esplosivi: 'Abbiamo lanciato quei ragazzi fin sulla luna,' si vantava. Quando sono apparse le riprese di una città fantasma colpita da proiettili ma senza corpi visibili, Orić si è affrettato ad annunciare: 'Là abbiamo ucciso 114 serbi'. In seguito ci sono stati festeggiamenti, con cantanti con voci traballanti che cantavano le sue lodi".

Il comandante generale delle Nazioni Unite Phillipe Morillon, che ha prestato servizio nel 1992 e nel 1993 nel corso di questi massacri, ha detto al procuratore del TPIJ: "Naser Orić compiva attacchi durante le festee ortodosse e ditruggeva villaggi distrutti, massacrando tutti gli abitanti. Questo ha creato un livello di odio piuttosto straordinario nella regione". [8] Un rapporto dal ricercatore di Belgrado Milivoje Ivanisević, che ha documentato le violazioni dei diritti umani contro i civili bosniaco-serbi dal 1992, osserva che "sui 93 insediamenti serbi nei distretti di Srebrenica e Bratunac, 82 sono stati distrutti". [9] Nel 2005, il Centro di inchiesta sui crimini contro il popolo serbo ha pubblicato una lista di 3.262 serbi della regione che sono stati uccisi dalle unità di Orić. Di questi, 880 erano membri di organizzazioni militari o di polizia. I restanti 2.382 sono civili e i loro nomi sono stati pubblicati in Vecernje Novosti, un quotidiano di Belgrado, nel 2005. Ivanisević ricorda che non un solo nome è stato contestato durante l'anno e mezzo prima del rilascio del rapporto completo nel 2007.

Orić non era un comandante canaglia che agiva di propria iniziativa. Come ha testimoniato Morillon: "Il regno di Naser Orić implicava una conoscenza approfondita del territorio tenuto dalle sue forze. Mi sembrava che stesse seguendo istruzioni politiche provenienti dalla presidenza [bosniaca]". [10] Nonostante le responsabilità della sua 28a divisione in massacri ben documentati di abitanti serbi, [11] molti dei quali erano residenti anziani che non potevano fuggire, il governo di Izetbegović gli ha conferito il Giglio d'Oro, la più alta decorazione militare della Bosnia. Quando i serbi hanno formato il corpo della Drina nel 1993 per fermare gli attacchi, Morillon ha aiutato a negoziare un accordo che avrebbe dovuto smilitarizzare Srebrenica, ma l'ONU non ha mai dato al battaglione olandese che sovrintendeva l'enclave l'autorità di mettere in pratica i termini dell'accordo. La 28a sivisione Orić non solo è rimasta nel luogo in violazione dell'accordo, ma ha ricevuto aerei interi di armi illegali dall'Iran e da altri paesi del Medio Oriente, facilitato dalla Defense Intelligence Agency degli USA. [12]

Il Rapporto del governo olandese in contrasto con la versione ufficiale

Il presidente bosniaco-serbo Radovan Karadžić è stato la "mente" della carneficina in seguito alla presa di Srebrenica nel luglio del 1995? Il completo rapporto del governo olandese del 2002 su Srebrenica, i cui autori hanno avuto accesso a tutti i documenti pertinenti dell'intelligence – americana, serba, bosniaco-musulmana, tedesca, olandese – ha prodotto una grande quantità di informazioni, ma nessuna che colleghi Karadžić alle atrocità in seguito alla cattura di Srebrenica.

Il rapporto del governo olandese rileva che Karadžić aveva autorizzato una piccola unità dell'esercito bosniaco-serbo a ridurre la sacca di Srebrenica occupando la parte meridionale della zona di sicurezza per prevenire gli attacchi in corso da parte delle forze musulmane a Srebrenica contro i vicini villaggi serbi come Visnica, che era stato aggredito la settimana prima. L'ex Comandante Generale musulmano Sefer Halilović conferma che circa 200 soldati serbi sostenuti da cinque carri armati erano entrati nella sacca il 6 luglio 1995. [13] L'unità bosniaco-serba era stata sorpresa di trovare resistenza da parte della ben armata Divisione 28 (che, secondo la testimonianza di un altro comandante musulmano, il generale Enver Hadzihasanović, alloggiava da 5.500 a 6.000 soldati in città).

Le forze musulmane avevano un vantaggio numerico di 25 a 1. Ma entro il 9 luglio, alla divisione 28 e alla maggior parte dei civili maschi di Srebrenica in età da combattimento era stato ordinato di lasciare la città. L'analista militare britannico Tim Ripley ha scritto che le truppe olandesi dell'ONU, sorprese, "hanno visto truppe bosniache in fuga da Srebrenica muoversi oltre i loro punti di osservazione, portando armi anticarro nuove di zecca, ancora nelle loro confezioni di plastica. Questo e altri rapporti simili hanno insospettito molti ufficiali delle Nazioni Unite e giornalisti internazionali". [14] Gli uomini musulmani si sono raggruppati il ​​giorno successivo nel vicino villaggio di Susnjari. Intanto donne, bambini e uomini per lo più anziani sono partiti per il villaggio di Potočari.

Secondo il rapporto del governo olandese, il fatto che che la numerosa 28a divisione musulmana aveva abbandonato la sua posizione sicura a Srebrenica, ha incoraggiato i bosniaco-serbi a catturare la città, cosa che hanno deciso di fare la sera del 9 luglio La relazione olandese sottolinea che in un ordine scritto del Generale Tolimer: "Karadžić aveva stabilito che la sicurezza dei soldati della UNPROFOR e della popolazione doveva essere garantita. Ordini in tal senso dovevano essere forniti a tutte le unità partecipanti. La sicurezza della popolazione dovrebbe essere garantita anche nel caso in cui tentasse di attraversare il territorio della Republika Srpska. Gli ordini non facevano menzione di un trasferimento forzato della popolazione. Alle unità VRS [esercito bosniaco-serbo] doveva essere ordinato di non distruggere alcuna struttura civile a meno che non incontrassero resistenza. Gli edifici non dovevano essere messi a fuoco. Un'istruzione finale, anche questa significativa, era che la popolazione e prigionieri di guerra dovevano essere trattati in conformità con la Convenzione di Ginevra". [15]

L'11 luglio, questa piccola unità di bosniaco-serbi entrò nella città di Srebrenica quasi vuota. Il battaglione olandese delle Nazioni Unite (DutchBat) aveva richiesto in precedenza quel giorno un attacco aereo della NATO contro obiettivi serbi, ma con scarsi risultati, perché i difensori musulmani avevano lasciato la città. I rapporti ufficiali notano che è stato inflitto poco danno fisico alla città e che l'unico soldato dell'ONU ucciso a Srebrenica era stato colpito da un membro in ritirata della 28a divisione musulmana.

Sotto lo sguardo di osservatori internazionali, le forze bosniaco-serbe fornirono autobus a Potočari per almeno 25.000 donne e bambini di Srebrenica che volevano andare a Tuzla, tenuta dai musulmani. Un piccolo gruppo di uomini per lo più anziani – meno di un migliaio, secondo fonti delle Nazioni Unite – è stato brevemente incarcerato dopo un interrogatorio su un possibile coinvolgimento in crimini di guerra della 28a divisione. Circa 796 uomini musulmani sono stati autorizzati a recarsi a Zepa, vicino al confine con la Serbia, che a sua volta è stata in seguito catturata dai bosniaco-serbi. [16]

La stragrande maggioranza della popolazione maschile musulmana di Srebrenica ha rifiutato le offerte di resa. Si erano trasferiti a Susnjari il 9 e il 10 luglio, confidando che i serbo-bosniaci fornissero un passaggio sicuro per la popolazione civile. Questi soldati musulmani e i maschi di età militare hanno scelto di farsi strada attraverso il territorio tenuto dai serbi per arrivare a Tuzla. Molti sono morti combattendo in una serie di scontri e su numerosi campi minati sulla strada per Tuzla, secondo la testimonianza sia musulmana sia serba.

Da mercenario sanguinario a testimone stellare

Drazen Erdemović, uno di sei croati insieme a un musulmano e uno slovena in una unità di mercenari di otto uomini che era diventata vagamente attaccata all'esercito bosniaco-serbo, è stato consegnato al Tribunale per i crimini di guerra nel 1996, quando è stato arrestato in Serbia dopo essere stato ferito in una sparatoria tra ubriachi con i suoi ex compagni.

Gli psichiatri del Tribunale per i crimini di guerra hanno valutato l'idoneità mentale di Erdemović e il TPIJ ha deciso che la sua testimonianza non poteva essere utilizzata nel processo a suo carico. Eppure, questa stessa testimonianza molto dubbia è stata utilizzata secondo la controversa regola 61 degli atti del Tribunale penale – una sorta di "processo a mezzo stampa" che ha permesso ai pubblici ministeri di far apparire ogni sorta di accuse non documentate contro Karadžić e Mladić senza alcuna possibilità di contro-interrogatorio da parte degli avvocati della difesa, al fine di esercitare una pressione pubblica per l'arresto dei leader serbo-bosniaci. Anche se aveva ammesso di aver partecipato a reati gravi, Erdemović ha ricevuto una mite condanna a cinque anni (di cui tre e mezzo già scontati), perché, secondo un funzionario del tribunale, egli "aveva contribuito al clamore pubblico per l'arresto di Radovan Karadžić". Il TPIJ non è riuscito fino ad oggi a perseguire altri membri del gruppo omicida di Erdemović, che avrebbero potuto contraddire la testimonianza di Erdemović o far luce sugli eventi.

Fortunatamente, un autore tedesco di origine bulgara di nome Germinal Chivikov ha indagato su Erdemović e recentemente ha colmato le cruciali lacune informative con il suo libro in tedesco "Srebrenica: Der Kronzeuge (il testimone stellare)" (Wien: Promedia 2009) un resoconto meticolosamente documentato e persuasivo delle attività di questa unità mercenaria. Una delle scoperte principali è che l'unità di Erdemović era in realtà in congedo a seguito della cattura di Srebrenica quando Erdemović avrebbe sostenuto di aver eseguito condanne a morte. Chivikov conclude che il racconto fatto da Erdemović delle esecuzioni, incluso il numero delle vittime, è fisicamente impossibile. Erdemović ha sostenuto che la sua piccola unità ha ucciso 1.200 uomini in cinque ore allineando dieci uomini per volta e sparando loro. [17] Ma, per farlo, la sua piccola unità di otto soldati avrebbe avuto solo 2,5 minuti per mettere in fila dieci uomini e ucciderli. Se ci volessero solo 10 minuti per allineare e uccidere 10 detenuti, ci sarebbero volute 20 ore per uccidere 1.200 uomini nel modo che Erdemović aveva rivendicato. Non a caso, i pubblici ministeri del TPIJ hanno parlato nel procedimento giudiziario di "centinaia" di persone uccise da Erdemović e dai suoi sette compagni sanguinari alle fattorie di Branjevo nei pressi di Pilica. Anche questa descrizione esagera il numero delle persone giustiziate da questa unità, perché gli investigatori hanno trovato i resti di 153 persone sul luogo dell'uccisione. [18] Chivikov ha anche osservato che Erdemović aveva detto a un giornalista di War Report di essere stato coinvolto anche in omicidi a Nova Kasaba, ma poi aveva cambiato la sua storia, quando si è scoperto che sosteneva di essere altrove nello stesso giorno in un altro racconto.

La testimonianza di Erdemović smontata dai testimoni

Erdemović dice di aver partecipato alla cattura di Srebrenica l'11 luglio e riconosce che alla sua unità era stato detto dal loro superiore Milorad Pelemis, Comandante del 10° distaccamento di sabotaggio dell'esercito bosniaco-serbo, di non far del male ai civili. Davanti al Tribunale, ha testimoniato:

Sì, c'era un ordine che non dovevamo far del male ai civili, che i soldati non dovevano far del male ai civili. Quindi, come ho potuto vedere in quel momento, i soldati non sparavano sui civili che si erano arresi. [19]

Erdemović ha anche testimoniato che Pelemis non era presente durante le atrocità di cinque giorni dopo, ma sostiene di aver visto Pelemis alla vicina base di Vlasenica un certo numero di volte prima delle uccisioni alle fattorie di Branjevo. Questo, tuttavia, sarebbe stato materialmente impossibile, perché Pelemis era rimasto gravemente ferito il 12 luglio in un incidente in un veicolo di trasposto truppe che aveva ucciso il suo passeggero Dragan Koljivrat. Pelemis è stato portato in un ospedale militare a Belgrado, dove è rimasto fino al 22 luglio. Nel 2004 il superiore di Pelemis, il colonnetto Petar Salapura, un testimone della difesa in un altro caso, ha testimoniato che aveva chiamato il campo di Vlasenica il 13 Luglio e gli era stato detto che Pelemis era in ospedale e gli altri soldati erano in congedo.

Cercando di legare le azioni della sua unità all'Alto comando dell'esercito bosniaco-serbo e di fare la propria parte nel suo accordo con i procuratori del TPIJ, Erdemović ha offerto una storia incredibile; che era stato un soldato semplice della sua unità, di nome Brano Gojković, a dare gli ordini di esecuzione. Secondo questo resoconto, Erdemović, che allora era sergente, Franc Kos, un sottotenente, e altre cinque persone stavano prendendo ordini da questo soldato semplice per effettuare esecuzioni di massa! Come ha fatto il soldato semplice Gojković a prendere il comando del gruppo e a ordinare a soldati di livello più alto di uccidere soldati prigionieri? Erdemović testimonia che "Egli [Gojković] ha detto che Pelemis era venuto e aveva detto di prepararsi, così concludo, in base a quello, che Pelemis abbia detto a Brano ciò che doveva essere fatto". [20]

Quando era un giovane avvocato che difendeva un sospettato di omicidio, Abramo Lincoln una volta definì il caso del procuratore "più sottile della zuppa ottenuta facendo bollire l'ombra di un piccione morto di fame". Si potrebbe dare una descrizione simile della testimonianza in continuo cambiamento di Erdemović. Ci sono poche possibilità che sarebbe sopravvisuta in un normale procedimento giudiziario. Per la costernazione dei pubblici ministeri del TPIJ, ma inosservato dai giornalisti, un testimone d'accusa in un caso successivo, chiamato Dragan Todorović, fa a pezzi la testimonianza di Erdemović. Todorović ha testimoniato che Franc Kos, sottotenente di origine slovena, era il comandante dell'unità di Erdemović. Infatti, i giudici del TPIJ avevano in loro possesso di una ricevuta che dimostra che Kos aveva firmato per l'attrezzatura che l'unità avrebbe usato, perché lui solo aveva l'autorità per farlo.

Todorović conferma anche che Pelemis non era a Vlasenica - come sosteneva Erdemović – nei giorni precedenti agli omicidi. Todorović è accorso sul posto dell'incidente di Pelemis il 12 luglio e ha contribuito a portare il corpo del soldato morto a casa dei suoi genitori a Trebinje. Al suo ritorno, Todorović ha cercato di portare dei regali da parte dei genitori del soldato a Pelemis alla base di Vlasenica, ma gli è stato detto che Pelemis non c'era. Todorović testimonia: "Ho chiesto a un soldato alla porta dov'era il signor Pelemis, e lui mi ha detto che [Pelemis] era o a Bijeljina o presso l'ospedale di Belgrado" e gli altri membri del gruppo erano in congedo [21]

La questione per chi lavoravano davvero Erdemović e le sue coorti il 16 luglio, mentre la sua unità era in congedo, è centrale per il caso. Erdemović ha riconosciuto alla corte che il suo gruppo era stato pagato l'equivalente di 1 milione di euro in oro, ma non ha potuto o non ha voluto dire al tribunale che li ha pagati. I procuratori del TPIJ non hanno mostrato alcun interesse nella questione critica del denaro, che è la motivazione principale dei mercenari, presumibilmente perché ciò avrebbe potuto distrarre dal tentativo di collegare questi sanguinari soldati di fortuna al Comando bosniaco-serbo.

Tutto ciò pone la domanda: cui bono? Chi trarrebbe beneficio dalla notizia di un folto gruppo di soldati musulmani giustiziati? Certamente non i bosniaco-serbi. Se o Karadžić o il generale Mladić nutriva il desiderio di compiere un massacro di prigionieri musulmani (con tutto il mondo a che stava a guardare), quant'è probabile che avrebbero affidato il compito a un'unità di mercenari guidati da personalità instabili che aveva combattuto in precedenza sia con le forze governative musulmane sia con la milizia bosniaco-croata HVO? Non è mai stata presentata alcuna prova fisica che lega i leader bosniaci a questa unità mercenaria.

Piuttosto, è stata la testimonianza di un soldato di ventura di nome Drazen Erdemović che ha permesso al TPIJ di condannare il generale Radislav Krstić per genocidio e portare accuse contro Karadžić, il generale Mladić, il presidente serbo Milosević, nonché il generale Vujadin Popović e sette altri leader principali dell'esercito bosniaco-serbo.

In "Srebrenica: il testimone stellare", Chivikov sostiene che, omettendo di incriminare i sette partner di Erdemović nel crime – o addirittura di farli testimoniare, il TPIJ ha mostrato una straordinaria mancanza di interesse per un resoconto completo di ciò che il Tribunale ha definito 'la peggiore atrocità in Europa dalla seconda guerra mondiale'. Se il soldato semplice Brano Gojković ha dato l'ordine di esecuzione, perché non è stato arrestato e interrogato? Quando uno dei compagni carnefici di Erdemović, un altro bosniaco-croato chiamato Marko Boskić, è stato arrestato a Boston nel 2004 per non aver rivelato alle autorità di immigrazione degli Stati Uniti il ​​suo servizio in una unità collegata con l'esercito bosniaco-serbo, il Tribunale ha deciso di non estradarlo, anche se Boskić, come è stato riferito, ha ammesso all'FBI di aver preso parte alle esecuzioni alle fattorie di Branjevo. Quando i giornalisti hanno chiesto perché Boskić non veniva estradato, Anton Nikiforov, il portavoce per l'Ufficio del Procuratore, ha risposto che il procuratore doveva concentrarsi a perseguire il "pesce grosso". [22]

Se mai ci fossero stati ordini di effettuare esecuzioni all'unità di Erdemović dai capi dell'esercito bosniaco-serbo, Milorad Pelemis, comandante della 10a divisione di sabotaggio, sarebbe stato il legame con i superiori, come il comando bosniaco-serbo a Han Pijesak. Ma in 12 anni il TPIJ non ha mostrato alcun interesse per far testimoniare Pelemis, mentre la testimonianza di Erdemović ha consentito al TPIJ di condannare un leader bosniaco-serbo dopo l'altro. Perché correre il rischio che altri testimoni più credibili minassero la testimonianza di Erdemović? Tutte le preoccupazioni assillanti di scoprire la verità per quanto riguarda i fatti di sangue alle fattorie di Branjevo – un prerequisito per una vera giustizia – sono state spazzate via dai pubblici ministeri nello sforzo di condannare "pesci grossi", come Karadžić e Mladić.

I sopravvissuti confermati negano le cifre gonfiate delle vittime

Contrariamente alla versione ufficiale, il conteggio combinato dei sopravvissuti ufficialmente confermati di Srebrenica esclude chiaramente la possibilità che 7.000 o 8.000 uomini siano stati uccisi in battaglia, in campi minati o in esecuzioni. L'accusa del TPIJ al generale bosniaco-serbo Radislav Krstić ha stimato il numero dei residenti di Srebrenica tra 38.000 e 42.000 prima che la città fosse catturata. Sappiamo che l'Onu ha registrato 35.632 rifugiati sopravvissuti all'aeroporto di Tuzla, come riconosciuto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal governo bosniaco, secondo il rapporto 1996 di Amnesty International su Srebrenica. [23] Sappiamo anche dalla testimonianza del comandante dell'esercito bosniaco Hadzihasanović, che 3.175 soldati [24] della 28a divisione sono sopravvissuti al combattimento con i bosniaco-serbi attraverso il saliente di Sapna vicino a Tuzla, dove i soldati musulmani si sono raggruppati e sono stati ridistribuiti ad altri teatri di conflitto. Insieme con i 796 soldati musulmani che sono fuggiti a Zepa, che sono stati riconosciuti nella stessa relazione di Amnesty, ci sono stati almeno 39.603 sopravvissuti di Srebrenica ufficialmente confermati.

Anche se si usa la più alta stima fatta dal Tribunale della popolazione di Srebrenica prima della cattura (42.000), sottraendo il numero di sopravvissuti ufficialmente confermati (39.603) si otterrebbero tra 2.000 e 2.400 musulmani uccisi, sia in battaglia, sia a piedi attraverso i campi minati sia per esecuzione.

Gli alti funzionari militari statunitensi, nella posizione migliore per conoscere i fatti, hanno capito fin dall'inizio che i numeri delle vittime di Srebrenica sono stati gonfiati. In un articolo del 1995 su Foreign Affairs, l'ex vice comandante della NATO, Charles Boyd, responsabile dell'intelligence, ha scritto che "fatta eccezione per la quantità di espressioni di panico e di servuizi della CNN", la portata della violenza intorno a Srebrenica nel 1995 "differiva di poco" dall'attacco croato sostenuto dagli Stati Uniti sulla popolazione serba della zona protetta delle Nazioni Unite nella vicina Slavonia occidentale due mesi prima. [25]

Il numero gonfiato di vittime di Srebrenica utilizzato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, tuttavia, è stato fondamentale nella costruzione di un sostegno pubblico per l'intervento militare USA/NATO contro obiettivi serbi verso la fine del luglio 1995. William Perry [26], che ha servito come segretario della Difesa americano durante il conflitto bosniaco, avrebbe osservato anni dopo sul New York Times che "non si va in guerra contro una popolazione a meno di non demonizzarla prima."

Invece di raccogliere prove preliminari, e decidere quali reati fossero stati commessi, le indagini del TPIJ sono state compromesse dalla necessità di giustificare accuse che erano stata fatte per motivi politici così candidamente offerti da Richard Holbrooke e dal presidente del TPIJ Antonio Cassese. Cinque anni dopo la più grande esumazione di vittime di guerra nella storia, i resti di 2.000 corpi sono stati recuperati in una regione dove per tre anni avevano infuriato aspri combattimenti, e questi risultati sono stati offerti come prova nel processo contro il generale Radislav Krstić, che era a Zepa quando la colonna musulmana con la divisione 28a si è scontrata con le unità bosniaco-serbe del corpo della Drina.

Diverse liste delle vittime ufficiali che utilizzano la cifra da 7.000 a 8.000, tra cui uno redatto dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, hanno utilizzato informazioni fornite su questionari compilati da presunti parenti sopravvissuti. Queste informazioni si sono rivelate gravemente carenti, perché includono nomi di persone ancora in vita, persone che sono morte prima della cattura di Srebrenica, e molti altri provenienti da diverse località in Bosnia, così come di 3.000 persone che hanno votato un anno dopo, nel 1996, alle elezioni bosniache sotto le supervisione dell'OCSE. [27]

Srebrenica è stata sacrificata?

I funzionari degli Stati Uniti si sono focalizzati sulla responsabilità dei serbi per gli eventi di Srebrenica, ma diversi importanti funzionari hanno musulmani amaramente affermato che Srebrenica è stata "sacrificata" da parte del governo bosniaco per preparare il terreno per l'intervento della NATO.

Uno di loro è Ibran Mustafić, ex sindaco di Sarajevo, che era il capo del partito dominante musulmano SDA a Srebrenica durante la guerra. Era parte del relativamente piccolo numero di uomini di Srebrenica che si erano uniti alle donne e ai bambini a Potočari. È stato interrogato dai bosniaco-serbi, fatto prigioniero e poi rilasciato.

Mustafić, che nel frattempo ha scritto un libro sugli eventi di Srebrenica ("Planned Chaos") ha detto alla pubblicazione bosniaco-musulmana Slobodna Bosna in una intervista del 1996:

"Lo scenario per il tradimento di Srebrenica è stato consapevolmente preparato. Purtroppo, la presidenza bosniaca e il comando dell'esercito sono stati coinvolti in questo affare; se volete i nomi, dovrete trovarli da soli. Io capivo la situazione a Srebrenica e potete credermi su questo, se non fossi stato prevenuto da un gruppo di criminali, molti più abitanti di Srebrenica sarebbero vivi oggi. Se avessi ricevuto un ordine di attaccare l'esercito serbo dalla zona smilitarizzata, avrei rifiutato di eseguire tale ordine senza pensarci su e avrebi chiesto alla persona che aveva emesso tale ordine di portare la sua famiglia a Srebrenica in modo che io potessi dargli una pistola e lasciarlo a pianificare attacchi dalla zona smilitarizzata. Sapevo che queste mosse vergognose, calcolate, stavano conducendo il mio popolo a una catastrofe". [28]

Mustafić era sopravvissuto a due tentativi di assassinio da parte di quello che egli chiama il "gruppo di criminali", guidato da Naser Orić. Ma anche il capo della polizia di Srebrenica, Hakija Meholjić, un sostenitore della linea dura che aveva servito sotto Naser Orić, ritiene che Srebrenica sia stata deliberatamente sacrificata dal governo Izetbegović e dall'alto comando dell'esercito bosniaco per consentire alle forze della NATO di intervenire.

In un'intervista con la pubblicazione bosniaco-musulmana Dani, Meholjić ricorda che in occasione della conferenza bosniaca a Sarajevo nel settembre 1993, Izetbegović aveva affermato di aver discusso vari scenari per Srebrenica con il presidente Clinton. Secondo Meholjić, un alleato di Naser Orić:

Siamo stati ricevuti là dal presidente Izetbegović, e subito dopo l'accoglienza ci ha chiesto: "Cosa ne pensate di scambiare Srebrenica per Vogosca [un sobborgo di Sarajevo]?" C'è stato silenzio per un po' e poi io ho detto: "signor presidente, se questa è una cosa fatta, allora non avrebbe dovuto invitarci qui, perché dobbiamo tornare e affrontare la gente e accettare personalmente il peso di questa decisione." Poi lui ha detto: "spaete, mi è stato offerto da Clinton nell'aprile 1993 di lasciare che le forze dei cetnici [un termine derisorio per i serbi] entrino a Srebrenica, compiano un massacro di 5.000 musulmani, e poi ci sarà un intervento militare". [29]

Meholjić, che è stato scioccato da questa rivelazione di Izetbegović, ha successivamente ripetuto questo resoconto ai produttori di un documentario olandese, che è stato mostrato come prova al Tribunale per i crimini di guerra. [30] Secondo il film, il presidente Izetbegović è stato interrogato dagli investigatori dell'ONU e ha negato di avere detto queste cose. Mentre non vi è alcuna prova, né alcun modo di confermare che il presidente Clinton abbia fatto veramente una tale proposta, per quanto ipotetica, a Izetbegović, ci sono almeno otto testimoni superstiti che confermano ciò che Izetbegović ha dichiarato alla delegazione di Srebrenica.

Nei negoziati tra leader musulmani e bosniaco-serbi, figure anzioane dell'amministrazione Clinton, tra cui Madeleine Albright e Alexander Vershbow, avevano sempre sostenuto che Srebrenica e altre enclavi musulmane isolate come Gorazde dovevano essere scambiate con territori tenuti dai serbi, come Vogosca vicino a Sarajevo. Entrambe le parti si aspettavano che Srebrenica andasse a far parte del territorio serbo in un accordo e per questo motivo i serbi avevano mostrato poco interesse ad assottigliare i loro limitati effettii per catturare l'enclave quando il loro fronte occidentale era sotto pressione da grandi attacchi militari da parte delle forze croato-musulmane in Bosnia occidentale .

Il governo bosniaco ha messo in moto eventi che hanno portato alla cattura di Srebrenica, quando Orić e altri 17 alti comandanti della divisione 28a sono andati via per partecipare a una conferenza bosniaca a Zenica, appena prima di ordinare al gruppo ora senza leader a Srebrenica di impegnarsi in attacchi contro i villaggi serbi nelle vicinanze, attacchi che erano sicuri di provocare una risposta da parte dell'esercito bosniaco-serbo. I funzionari delle Nazioni Unite coinvolti negli eventi condividono la convinzione dei leader musulmani locali, come Mustafić e Meholjić, che il governo di Sarajevo abbia deliberatamente sacrificato Srebrenica per provocare l'intervento militare della NATO contro i serbi. Carlos Martins Branco, vice-capo delle operazioni nelle forze di pace delle Nazioni Unite in Bosnia, scrive: "Le forze assediate [musulmani della 28a divisione] avrebbero potuto facilmente difendere l'enclave." Dal momento che stavano per essere traditi "era preferibile lasciare che questo accadesse nel modo più vantaggioso possibile". [31]

Michael Evans del London Times ha detto che il fatto che i comandanti dell'esercito bosniaco e una grande divisione "avevano abbandonato la città prima che i serbi ne violassero il perimetro, [era] un segno che era stata presa una decisione di sacrificare Srebrenica per il bene di una strategia politica." [32]

Prima della sua morte nel 2003, Izetbegović ha liberamente ammesso di aver fatto false accuse nel corso della guerra, nel tentativo di incoraggiare la NATO a bombardare i serbi. Durante una visita nel 1992 al presidente francese Mitterand in Francia, Izetbegović ha accusato i serbi di Bosnia di gestire "campi di sterminio", accusa che è finita sui titoli dei media in tutto il mondo e ha portato ad audizioni del Congresso degli Stati Uniti. Ma, Bernard Kouchner, attuale ministro degli esteri francese, accompagnato da Richard Holbrooke, ha visitato Izetbegović sul letto di morte, dove il presidente bosniaco ha rinnegato le sue sensazionali accuse contro i serbi.

"Sì", ha detto Kouchner, "Pensavo che le mie rivelazioni avrebbero potuto precipitare bombardamenti [della NATO]. Sì, ci ho provato, ma l'affermazione era falsa. Non ci sono stati campi di sterminio, qualunque sia stato l'orrore di quei luoghi "[33]. Nel momento stesso in cui Izetbegović stava facendo nel 1992 le sue accuse di "campi di sterminio", il Comitato Internazionale della Croce Rossa, che aveva visitato i campi di prigionia gestiti dalle tre fazioni nella guerra civile bosniaca, ha dichiarato ufficialmente: "serbi, croati e musulmano hanno avuto tutti campi di detenzione e devono condividere uguale colpa".

Il governo di Izetbegović ha provocato titoli simili nel dicembre del 1992 quando il suo ministro degli esteri Haris Silajdzić (l'attuale Presidente della Bosnia) ha detto allo show "Today" della NBC che "40-50.000 donne sono state violentate e vengono violentate anche ora, mentre parliamo" dai bosniaco-serbi. Due anni più tardi, dopo approfondite indagini, un rapporto del relatore speciale delle Nazioni Unite Tadeusz Maziowiecki [34] ha stabilito il numero di stupri confermati a 337 da tutte le parti, una scoperta che ha ricevuto poca attenzione da parte delle organizzazioni di notizie che hanno strombazzato le accuse originali del governo bosniaco.

Né Izetbegović è stato titubante a usare la parola "genocidio" senza fondamento quando si adattava ai suoi scopi. Dopo appena una settimana di guerra, il 6 aprile del 1992, Izetbegović stava già usando con i reporter la parola "genocidio" [35] per caratterizzare una breve battaglia tra serbi e musulmani nella città bosniaca orientale di Bijeljina. Questo modello ha continuato ogni volta che il leader bosniaco ha chiesto pubblicamente l'intervento militare della NATO.

Il 9 luglio 1995, due giorni prima che i soldati serbi entrassero nella città vuota di Srebrenica, Izetbegović era già al telefono con i leader mondiali, tra cui il presidente americano Bill Clinton, denunciando "il terrorismo e il genocidio contro i civili di Srebrenica". [36] A quel tempo, la piccola unità serba, che era entrata nell'enclave da sud, doveva ancora incontrare una seria resistenza da forze musulmane, che erano già in movimento a nord da Srebrenica per riposizionarsi a Susnjari.

Per giustificare le incriminazioni di Karadžić e Mladić, il TPIJ si è dato da fare in modo singolare a supportare e sostenere la stima iniziale di 7.000-8.000 vittime, nonostante la mancanza di prove concrete e alcune incredibili incongruenze nei documenti e negli atti d'accusa ufficiali. Ci sono prove inequivocabili che il governo bosniaco e il TPIJ abbiano assommato le vittime di tutta la Bosnia con quelle di Srebrenica per arrivare alla cifra ufficiale gonfiata. Per esempio, una nota interna scritta dal demografo del TPIJ Ewa Tabeau nel 2008 [37] afferma che su un totale di 7.661 uomini musulmani presumibilmente mancante da Srebrenica, 5.371 erano soldati dell'esercito bosniaco e che 3.481 di questi erano stati identificati dai resti scavati alla data del suo memo. Ma le statistiche di Tabeau provengono dalle stesse fonti ufficiali dell'esercito bosniaco, tra cui la "Commissione internazionale per i dispersi" (ICMP), sponsorizzata dal governo, fonti che hanno ripetutamente invocato il numero gonfiato dei morti di Srebrenica.

Il problema del TPIJ è che gli alti comandanti dell'esercito bosniaco – i generali Halilović e Hadzihasanović – avevano già testimoniato sotto giuramento nel 2001, che il numero totale dei membri bosniaci dell'esercito a Srebrenica era di circa 5.500, e che 3.175 soldati musulmani della 28a divisione erano sopravvissuti alla fuga sanguinosa attraverso il territorio bosniaco-serbo.

Il presidente bosniaco Alija Izetbegović, in un momento di distrazione alla televisione di Sarajevo un mese dopo la presa di Srebrenica, ha riconosciuto che "3.400 soldati" [38] erano riusciti a raggiungere il territorio "libero", cioè tenuto da musulmanoi, vicino a Tuzla, una cifra leggermente più alta e arrotondata di quella che i suoi generali avrebbero usato nella loro testimonianza. In un'altra occasione ha detto alla radio di Sarajevo che le truppe superstiti sono stati inviate per unirsi ai combattenti intorno a Bihac nel nord-ovest della Bosnia.

Dato che almeno 3.000 soldati di una unità di 5.500 sono sopravvissuti, come potrebbero 5.371 soldati essere ritenuti dispersi dal TPIJ? Se i "dispersi" erano in realtà soldati bosniaci, ovviamente, non avrebbero potuto essere quelli di Srebrenica.

Un'autorevole fonte ONU contemporanea offre ulteriore conferma che ci sono stati molti sopravvissuti della colonna militare musulmana e che la maggior parte delle persone uccise lungo la strada sono state vittime di mine e di battaglie con i soldati bosniaco-serbi. Un rapporto del 17 luglio 1995 all'ufficio dell'UNPROFOR a Tuzla, Edward Joseph, riferisce l'arrivo di "uomini di Srebrenica" nella zona di Tuzla e commenta che "5-6.000 hanno attraversato territorio controllato dal Corpo BiH 2 nella zona a sud di Sapna la scorsa notte (16 luglio)... fino a tremila sono stati uccisi lungo la strada, per lo più da mine e da scontri con il BSA [esercito bosniaco-serbo]. Un numero sconosciuto di altri è stato catturato. Alcuni si sono suicidati. Un numero sconosciuto di altri è andato a Zepa". [39]

Il 4 agosto, un gran numero di civili di Srebrenica si è registrato come sfollati presso le Nazioni Unite all'aeroporto di Tuzla. Il rapporto di Amnesty International 1996 precisa che "almeno 13.000 uomini ce l'ha fatta ad attraversare la foresta." [40]

Nella sua relazione del 1 novembre 2002 al TPIJ, Richard Butler, l'esperto militare americano per l'accusa ha affermato che "a seconda della fonte, da 10.000 a 15.000 persone hanno formato una colonna mista [militari e civili]..." [41], che ha cercato la fuga seguendo il percorso Srebrenica-Tuzla. Dato che 13.000 uomini sono sopravvissuti di Srebrenica, questo esclude ancora una volta il numero gonfiato di 8.000 uccisi. Il riferimento di Butler alla natura mista militare e civile della colonna conferma che si trattava di un obiettivo militare legittimo.

Dei 2.000 e più uomini di Srebrenica che sono morti come parte della colonna mista di soldati e civili, quanti sono stati uccisi in scontri militari con i bosniaco-serbi, dalle mine o per esecuzioni? L'investigatore capo del TPIJ, Jean-Rene Ruez, ha dichiarato: "Un numero significativo [di musulmani] è stato ucciso in combattimento... Molti sono stati uccisi durante il tentativo di passare attraverso i campi minati... Quanto a coloro che sono morti nei boschi, siamo costretti a immaginare che siano stati uccisi in battaglia". [42] Ruez rileva che anche i bosniaco-serbi hanno subito perdite significative in battaglia, in particolare la brigata Zvornik, che ha avuto il maggior numero di vittime di tutta la guerra, durante quattro giorni di scontri con le truppe bosniaco-musulmane nell'irruzione della colonna fuori dall'enclave di Srebrenica. Richard Butler ha testimoniato di non aver fatto un'analisi punto per punto delle perdite dell'esercito bosniaco nelle battaglie con i bosniaco-serbi, ma ha detto che la cifra di "1.000-2.000 sembra ragionevole." In un'intervista alla rivista Dani di Sarajevo, il comandante musulmano Nesib Burić ha sottolineato che i suoi soldati avevano combattuto duramente e sostenuto numerose vittime: "Nel mio battaglione, su 320, 280 sono morti... Nessuno può negare che nel comune di Srebrenica vi siano 2.000 combattenti sepolti". [43]

Il resoconto ben documentato degli scontri militari lungo tutto il viaggio da Srebrenica a Sapna di 37 soldati musulmani superstiti intervistati dal TPIJ suggerisce che il numero di esecuzioni tra queste 2.000 vittime dovrebbe essere nell'ordine delle centinaia. Circa 442 legature e bende sono state trovate in diverse località, tra cui le fattorie di Branjevo, dove Erdemović sosteneva di aver eseguito condanne a morte. È anche possibile, anche se non dimostrato fino a oggi, che alcuni soldati bosniaco-serbi locali possano aver disobbedito agli ordini ed essersi vendicati giustiziando i soldati della 28a divisione, che avevano massacrato le loro famiglie durante il regno di terrore di Naser Orić nel 1992-93.

Lo sforzo più completo per analizzare e classificare il metodo di morte di coloro riesumato è stata eseguita dal medico legale Ljubiša Simić del Progetto storico Srebrenica con sede in Olanda, che ha prodotto grafici e tabelle di categoria delle ferite riportate nei 13 luoghi di sepoltura primari scavati nel 1996-2002, tratti da 3.600 rapporti sui resti di circa 2.000 corpi. Mentre alcuni ricercatori hanno obiettato che le bende sugli occhi e i legacci potevano essere stati aggiunti intenzionalmente, Simić ritiene che queste siano state vittime di esecuzioni. Almeno 600 corpi hanno mostrato prove di lesioni [44] da proiettili, la maggior parte nei piedi, cosa coerente con le morti da mine. Significativamente, Simić rileva che le stesse tombe che sono state scavate nel 1996-97 contenevano anche corpi in avanzata decomposizione, in contrasto con sepolture di due anni o meno in seguito alla presa di Srebrenica. Questi resti potevano essere stati sepolti durante gli attacchi di terra bruciata ai villaggi serbi nel 1992-1993 per opera della 28a divisione di Naser Orić. (Orić è stato incriminato alla fine nel 1998 e condannato solo per accuse banali nonostante la massa di prove delle sue attività criminali, tra cui le sue videocassette. In seguito è stato trovato innocente dai giudici del TPIJ dopo aver scontato solo due anni, ed è stato rilasciato per trovare un benvenuto da eroe).

Il gioco delle cifre

Che cosa dobbiamo pensare della pretesa da parte della Commissione internazionale per le persone scomparse (ICMP), che sostiene che ora vi siano riscontri del DNA per i resti di 6.200 persone di Srebrenica? In primo luogo, abbiamo bisogno di capire che, nonostante il suo nome, l'ICMP non è un gruppo indipendente, ma piuttosto una organizzazione nata dal gruppo dominato da musulmani che mantiene il controllo sul lavoro investigativo e forense. L'ICMP è alleato con persone del governo bosniaco come Haris Silajdzić, l'attuale presidente della Bosnia, che, come ministro degli esteri nel 1992, ha occupato i titoli con l'accusa di stupro di massa. È stato pure Silajdzić a dire in una conferenza stampa nel 1994 che "70.000 persone" erano state uccise in combattimenti intorno a Bihac, anche se gli osservatori delle Nazioni Unite hanno informato il reporter della BBC John Simpson che meno di un migliaio di persone erano state uccise nei combattimenti a Bihac, provocati dal governo bosniaco. [45]

Per quanto riguarda i riscontri del DNA, non esiste una base affidabile per la cifra dell'ICMP. Sappiamo già che l'ICMP utilizza un numero gonfiato (5.300) per i soldati dispersi di Srebrenica, perché la 28a divisione aveva solo 5.500 membri e sia secondo l'alto comando sia secondo il presidente bosniaco Alija Izetbegović, più di 3.000 sono sopravvissuti. I resoconti del processo di identificazione ICMP hanno sollevato obiezioni circa la loro metodologia (in particolare la contaminazione) e scetticismo sulle rivendicazioni di innovazioni nella tecnologia del DNA.

Otto anni dopo la fine della guerra, l'ICMP ha cominciato ad ampliare notevolmente la ricerca di corpi al di là della zona di Srebrenica in regioni lontane della Bosnia. Lo hanno fatto sulla base di una teoria che i bosniaco-serbi avevano intrapreso un vasto esercizio di copertura per nascondere massacri, seppellendo nuovamente i corpi in tombe secondarie e terziarie. Nessuna prova convincente a sostegno di questa teoria è stata mai resa pubblica – anzi, non se ne è fatta alcuna menzione fino a diversi anni dopo la fine delle guerre. Nessun suggerimento che le tombe siano state violate è stato fatto quando il gruppo Physicians for Human Rights ha svolto le proprie indagini nell'estate del 1996.

Questa drastica riscrittura della cronologia ufficiale ha avuto presa crescente tra i funzionari del TPIJ, nonostante la sua inverosimiglianza. Sarebbe stato difficile, se non impossibile, che i serbi effettuassero una grande operazione del genere senza essere notati al momento (autunno 1995, quando la Bosnia era sotto sorveglianza di satelliti e droni, brulicante di personale ONU, OSCE, CIA, MI6). E se i serbi erano così disperati di coprire crimini prendendosi la briga di scavare, spostare e ri-seppellire circa 500 tonnellate di resti umani, perché non hanno tolto loro le bende e i legacci?

Ancora più importante, nonostante le proprie affermazioni, l'ICMP non ha condiviso la prova del DNA con il TPIJ, tanto meno con la difesa di Karadžić. Questi risultati non sono mai stati oggetto di revisione. Tuttavia, il Tribunale prevede di citare queste affermazioni nei prossimi procedimenti come giustificazione per il numero gonfiato di vittime utilizzato nell'atto di accusa contro Karadžić, il cui processo si svolgerà in autunno. Mentre ci sono prove sostanziali che Erdemović abbia ripetutamente commesso spergiuro nella sua testimonianza che ha cercato di collegare il suo piccolo gruppo di mercenari in congedo con il comando bosniaco-serbo, c'è poca prospettiva che Karadžić sia trovato non colpevole delle accuse, tra cui il genocidio, nelle incriminazioni del TPIJ. Gli stessi giudici che hanno ammesso l'incredibile testimonianza di Erdemović per condannare il generale Krstić a una pena di 45 anni, difficilmente invertiranno ora la loro rotta.

Non volendo correre rischi, il TPIJ ha trasferito uno dei suoi più abili procuratori capo, Alan Tieger, dal perseguire i generali croati che hanno eseguito la "Operation Storm", a perseguire il caso di Srebrenica contro Radovan Karadžić. Questa mossa la dice lunga sulle priorità politiche del tribunale, perché "Operazion Storm" è stato un attacco molto più grande che ha ripulito 200.000 serbi in due grandi aree protette delle Nazioni Unite. I comandanti canadesi delle Nazioni Unite hanno testimoniato che l'esercito croato, addestrato e sostenuto dall'appaltatore militare privato statunitense MPRI, ha preso direttamente i civili di mira.

Il Tribunale e il suo sponsor più importante, il governo degli Stati Uniti, sono pesantemente coinvolti nel risultato del processo. I numeri gonfiati a Srebrenica, come le storie false delle armi di distruzione di massa in Iraq, hanno permesso agli Stati Uniti e alla NATO di espandere per la prima volta le loro operazioni militari al di fuori del mandato originale della NATO. Nei primi anni '90, c'era una preoccupazione palpabile tra i responsabili politici degli Stati Uniti che, con il crollo dell'Unione Sovietica, la NATO non avesse più una missione come alleanza difensiva. Il senatore Richard Lugar (R-In) usava lo slogan "Fuori dall'area o fuori dal mercato" [46] per strombazzare la sua convinzione che si doveva trovare presto una causa adatta per un intervento della NATO per convalidare una nuova missione per l'alleanza militare. Srebrenica ha fornito un pretesto per un nuovo ruolo – un intervento fuori area, che ha aiutato gli Stati Uniti a mantenere un ruolo dominante in Europa e a proiettare la sua potenza militare verso est.

Non vi è alcun motivo di contestare la descrizione di Richard Holbrooke del Tribunale penale come "strumento prezioso" della politica delle grandi potenze. Tuttavia, nessun attento osservatore del Tribunale lo chiamerà "indipendente" o "imparziale." Invece di operare per promuovere la verità e la riconciliazione, la politica palese e i pregiudizi istituzionali del TPIJ hanno accresciuto e prolungato le tensioni tra serbi, musulmani, croati e albanesi in quella che lo studioso dei Balcani Robert Hayden chiama "guerra con altri mezzi." Coloro che cercano la verità sugli eventi a Srebrenica, dovranno guardare altrove.

George Bogdanich: produttore americano di documentari, giornalista freelance indipendente e redattore, membro dello Srebrenica Research Group.

Jonathan Rooper: redattore politico precedentemente per la BBC; ora giornalista e video produttore indipendente.

Note

[1] ANP English News Bulletin, 27 luglio 1995

[2] Richard Holbrooke, "United Nations or Not?" BBC Radio 4, 9 settembre 2003, http://www.bbc.co.uk/radio4/news/un/transcripts/richard_holbrooke.shtml

[3] Madame Prosecutor: Confrontations With Humanity's Worst Criminals and the Culture of Impunity, di Carla Del Ponte con Chuck Sudetić, Random House

[4] Martin Bell, "Karadžić Isn't the Only One on Trial", The Guardian, 26 ottobre 2009

[5] Halilović, Prosecutor v. Radislav Krstić, 5 aprile 2001, p. 9471, http://www.un.ogr/icty/transe33/010405it.htm

[6] Bill Schiller, "Muslims' hero vows he'll fight to the last man", Toronto Star, January 31, 1994.

[7] ibid.

[8] Testimonianza di Philippe Morillon dalla trascrizione del TPIJ al processo Milošević,12 Febbraio 2004

[9] Milivoje Ivanisević. "La carta d'identità di Srebrenica" è stato pubblicato in due parti, il 12 e il 20 marzo 2007 in Glas Javnosti.

[10] Testimonianza di Morillon dalla trascrizione del TPIJ al processo Milošević,12 Febbraio 2004

[11] Memorandum sui crimini di guerra e sui crimini e genocidio in Bosnia orientale (comuni di Bratunac, Skelani e Srebrenica) commessi contro la popolazione serba dall'aprile 1992 all'aprile 1993 (A/48/177 - S/25835), presentato il 24 maggio 1993 dall'incaricato d'affari della Repubblica federale Jugoslavia alle Nazioni Unite

[12] James Risen e Doyle McManus, "Clinton Secretly OKed Iran's Arms Shipments to Bosnia", Los Angeles Times, 5 aprile 1996, Cees Wiebes, Intelligence and the War in Bosnia, 1992-1995 (London: Lit Verlag, 2003), capitolo 4, sezione 2, "Arms supplies to the ABiH: the Croatian Pipeline", pp. 158-177

[13] Halilović, Prosecutor v. Radislav Krstić, 5 aprile 2001, pag. 9487, http://www.un.ogr/icty/transe33/010405it.htm

[14] Ripley, Operation Deliberate Force, pag. 145.

[15] Rapporto del governo olandese "La caduta di Srebrenica", parte III, capitolo 6 (2002) http://srebrenica.brightside.nl/srebrenica/

[16] Rapporto di Amnesty International su Srebrenica del luglio 1996, "To Bury My Brother's Bones"

[17] Germinal Civikov, Srebrenica: The Star Witness, pag 40 della traduzione dal tedesco di John Laughland, disponibile dallo Srebrenica Historical Project basato in Olanda

[18] Dichiarazione del TPIJ disponibile dallo Srebrenica Historical Project basato in Olanda; dichiazione dell'investigatore dell'ICTY Jean Rene Ruez, udienza del 19 novembre 1996, traduzione inglese provvisoria, pagina 15

[19] Germinal Civikov, Srebrenica: The Star Witness, pag 9 della traduzione dal tedesco di John Laughland, disponibile dallo Srebrenica Historical Project basato in Olanda

[20] Germinal Civikov, Srebrenica: The Star Witness, pag 63 della traduzione dal tedesco di John Laughland, disponibile dallo Srebrenica Historical Project basato in Olanda

[21] Ibid. p 67

[22] Ibid. p.73

[23] Rapporto di Amnesty International su Srebrenica del luglio 1996, "To Bury My Brother's Bones"

[24] Hadzihasanović, Prosecutor v. Krstić, 6 aprile, p. 9532

[25] Charles G. Boyd, "Making Peace with the Guilty", Foreign Affairs, vol. 74, No. 50, settembre / ottobre 1995, pp. 22-23.

[26] William Perry, che è stato citato sul New York Times del 27 febbraio 2008, si riferiva espressamente alla Corea del Nord, anche se la demonizzazione dei potenziali avversari militari è abitualmente utilizzato per ottenere il sostegno pubblico per l'intervento militare, come lo è stato per i bosniaco-serbi

[27] Jonathan Rooper, Capitolo 4 "The Numbers Game" http://www.srebrenica-report.com/numbers.htm

[28] Slobodna Bosna (Sarajevo), 14 luglio 1996, come pubblicato sul sito Srpska Mreza, http://www.srpska-mreza.com/Bosnia/Srebrenica/lamb.html

[29] Hajika Mehojlić, Intervista, in Hasan Hadzić, "5.000 vite musulmane per un intervento militare", Dani

[30] Hakija Meholjić, Prosecutor v. Radislav Krstić, 5 aprile 2001, pag. 9480. Le parole di Meholjić, come registrate dal regista olandese, sono state tradotte davanti al tribunale mentre si proiettava la videocassetta.

[31] Carlos Martins Branco, "Was Srebrenica a Hoax? Eye-Witness Account of a Former United Nations Military Observer in Bosnia", 1998

[32 Michael Evans, London Times, 1 agosto 1995

[33] Bernard Kouchner nel suo Les Guerriers de la Paix, Paris, Grasset, 2004 pp. 373-374

[34] Tadeusz Mazowiecki, Annex II 1993 Report of Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the situation of human rights in the territory of the former Yugoslavia

[35] BBC Summary of World Broadcasts, 6 aprile 1992

[36] Ibid, 9 luglio 1995

[37] Ewa Tabeau, demografo del TPIJ, 24 Luglio 2008, appunto a Peter McCloskey, avvocato processuale senior

[38] BBC Summary of World Broadcasts, 16 agosto 1995 Izetbegović says "Some 3,400 soldiers from the 28th Division which was stationed in Srebrenica managed to come out".

[39]. Rapporto dell'ufficiale dell'ONU Edward Joseph all'ufficio dell'UNPROFOR a Tuzla, 17 luglio 1995

[40] Rapporto di Amnesty International su Srebrenica del luglio 1996, "To Bury My Brother's Bones"

[41] Richard Butler, par. 3.21 del suo rapporto al TPIJ del 1 novembre 2002, numero ERN 03072366

[42] Monitor, 19 aprile 2001; Numero ERN 06038344

[43] Nesib Burić, dichiarazione al quotidiano di Sarajevo Dani, 18 gennaio 1999

[44] Ljubiša Simić, "analisi forense dei rapporti delle autopsie di Srebrenica" pubblicato dallo Srebrenica Historical Project basato in Olanda

[45] John Simpson, "Rose's War", Panorama, BBC1, 23 gennaio 1995

[46] 10 Richard G. Lugar, "NATO: Out of Area or Out of Business: A Call for U.S. Leadership to Revive and Redefine the Alliance", osservazioni consegnate all'Open Forum del Dipartimento di Stato americano, 2 agosto 1993.

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Una sfida responsabile alla narrativa di Srebrenica

di Stephen Karganović

Durante il mese che ha portato alla celebrazione ufficiale del ventesimo anniversario del massacro di Srebrenica, l'atmosfera prevalente era di accesa polemica, non solo sui fatti alla base della manifestazione in sé, ma anche sulla proposta britannica di risoluzione a senso unico (e infine sul veto da parte della Russia) al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sull'arresto svizzero, seguito dalla "estradizione" a Sarajevo, del signore della guerra di Srebrenica Naser Orić. In tale ambiente politico, lo "Srebrenica Historical Project", una ONG registrata in Olanda dedicata alla ricerca scientifica degli eventi di Srebrenica del luglio 1995 e del loro contesto, insieme ai suoi partner, la "Fondazione per la cultura strategica" da Mosca e il "Museo del genocidio" a Belgrado, ha condotto due importanti convegni incentrati su vari aspetti della questione di Srebrenica.

La prima conferenza ha avuto luogo il 17 giugno 2015 presso la Facoltà di Scienze Politiche a Banja Luka, Republika Srpska, ed è stata sponsorizzata dallo "Srebrenica Historical Project". La seconda, il 4 luglio 2015 a Belgrado, si è svolta in collaborazione con le due istituzioni sopra citate.

Il tema della conferenza di Banja Luka è stato "Può Srebrenica, usata come arma politica, essere trasformata in uno strumento di pacificazione?" I distinti partecipanti includevano lo sheikh Imran Husein e uno studioso geopolitico russo, il prof. Aleksandr Dugin. Lo scopo della conferenza era di cercare di trovare il modo di colmare il divario tra le comunità musulmane e ortodosse non solo in Bosnia, ma in tutto il mondo di fronte alle acute sfide ai valori comuni.

Diversi partecipanti hanno fatto luce su questioni quali l'abuso politico del concetto di "genocidio" come dispositivo per causare spaccature inter-comunitarie (Prof. Srdja Trifković), il fiume Drina come linea di demarcazione metaforica tra comunità affini in Bosnia e Serbia (Prof. Veljko Djurić), quali prove prodotte nei processi Tribunale dell'Aja hanno dimostrato quello che è accaduto a Srebrenica (Miodrag Stojanović del team degli avvocati difensori di Mladić), e se una comprensione condivisa di Srebrenica è possibile per ortodossi e musulmani di Bosnia (Dzevad Galijasević).

Il tema della conferenza di Belgrado è stato "Srebrenica 1995 – 2015: fatti, dilemmi, oropaganda". Gli argomenti trattati sono stati: Srebrenica come pretesto per gli interventi "umanitari" occidentali (Aleksandar Pavić), i crimini dell'impunito signore della guerra locale Naser Orić (Anna Filimonova), l'uso discutibile della prova del DNA per rafforzare le cifre gonfiate dei giustiziati (Jonathan Rooper), lo sfondamento da Srebrenica della colonna dell'esercito bosniaco attraverso il territorio tenuto dai serbi e le sue vittime (Milos Milojevic), i "giochi di intelligence" a Srebrenica (Prof. Veljko Djurić), e la prova dell'intenzione speciale a commettere genocidio nel luglio 1995 (Stephen Karganović).

Il concetto generale di entrambe le conferenze non è stato di negare i crimini, ma di fare riferimento agli elementi di prova a disposizione, al fine di valutarne la reale portata e di tentare di stabilire la loro corretta qualificazione giuridica.

Nel documento finale prodotto il 4 luglio 2015 si affermava che, purtroppo, esistono due versioni parallele di ciò che è avvenuto a Srebrenica nel luglio 1995. Una di loro è promossa, e anzi spesso imposta da attori geopolitici interessati, come resoconto "mainstream", ed è giunta ad assomigliare ad un racconto protetto, immune alla verifica empirica e alla critica razionale. L'altro approccio è nella tradizione della ricerca critica e procede dalla premessa che il diritto di studiare ed esaminare in buona fede i fatti e gli eventi storici è un valore intellettuale di primaria importanza.

Dopo aver ricordato le critiche della narrativa mainstream, i partecipanti hanno espresso la loro preoccupazione per il fatto che lo slogan di "prevenire una nuova Srebrenica" è stato poco più che una copertura per la razionalizzazione di guerre letali e distruttive di aggressione condotta principalmente su paesi musulmani non cooperativi, causando più di un milione di morti (immensamente superiori alle stime più alte per Srebrenica) e la distruzione di intere società. I partecipanti severamente rimproverato la risoluzione fallita della Gran Bretagna al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come incitamento all'animosità tra le comunità della Bosnia-Erzegovina e hanno espresso le loro condoglianze ai sopravvissuti di tutte le vittime di "interventi umanitari" condotti dalla fine del secolo con il pretesto della "prevenzione dei genocidi".

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Video del discorso dello sheikh Imran Hussein alla conferenza di Banja Luka

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Video del discorso del professor Aleksandr Dugin alla conferenza di Banja Luka

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Video di un appello ai bosniaci musulmani dallo sheikh Imran Hussein

Trascrizione:

Assalaamu 'alaikum! Nello stesso modo in cui ho costantemente denunciato i Gog e Magog dell'Impero Ottomano per la loro secolare oppressione dei cristiani ortodossi (per conto del Dajjal, il falso Messia), così io condanno anche l'attacco scandaloso al primo ministro serbo che con coraggio ha partecipato alla cerimonia di Srebrenica che segna il ventesimo anniversario del massacro di migliaia di uomini e ragazzi bosniaci musulmani. Nello stesso modo in cui ho chiesto scusa ai nostri fratelli e sorelle cristiani ortodossi per la conversione vergognosa e manifestamente peccaminosa in moschea della loro principale Cattedrale di Santa Sofia – per la vergogna eterna e la disgrazia dei musulmani – così mi scuso anche con il primo ministro serbo per quello che sembra essere stato un attacco pre-pianificato su di lui. Mi auguro che i cristiani ortodossi serbi non permetteranno a questo evento vergognoso di impedire loro di denunciare sempre il massacro ingiusto di migliaia di musulmani a Srebrenica, 20 anni fa. L'amicizia e l'alleanza tra il mondo dell'islam e del cristianesimo ortodosso avranno luogo, Insha Allah, e nessuno (nemmeno la NATO) potrà impedirlo. Hagia Sophia vi sarà restituita quando avrà luogo la conquista di Costantinopoli profetizzata da Nabi Muhammad (sallalahu 'alayhi wa sallam), e nessuno (nemmeno la NATO) potrà impedirlo... con tristezza, Imran N. Hussein

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La riconciliazione al modo dell'Impero

Ultimamente, su questo blog, ci sono state iniziative volte a promuovere il dialogo tra diverse fazioni, vale a dire tra la popolazione musulmana e quella cristiana ortodossa. Molta storia dei due gruppi è condivisa insieme, molta di essa tragica e anche molto violenta. La prima cosa che mi viene in mente sono le guerre quando l'Impero Ottomano era in espansione – con bizantini, bulgaro, russi e serbi; tutti cristiani ortodossi. Questa è la mia prima associazione quando qualcuno cita il tema dello scontro tra i due. Ma ci sono stati anche alcuni recenti conflitti. Non necessariamente su base puramente religiosa, ma sembra che questo sia stato uno dei principali "ostacoli", una differenza che ha contribuito a creare divisione. O per meglio dire, una differenza che è stata sfruttata al massimo quando ci sono stati sforzi di creare divisione. Questi conflitti più recenti sono stati le guerre nel corso degli anni '90 nei Balcani, cioè la guerra in Bosnia. E anche questo argomento è stato ultimamente popolare sul blog, come parte del dialogo di riconciliazione tra islam e cristianesimo ortodosso. Uno sforzo nobile e degno, che è sicuramente uno dei più difficili!

Tra le altre cose, ho spesso notato dichiarazioni simili a questa: "E 'l'Occidente che ha spinto le due parti verso il conflitto" o "La guerra tra musulmani e cristiani ortodossi è esattamente quello che vogliono gli anglo-sionisti".

Considero affermazioni come queste assolutamente vere. Ci sono innumerevoli esempi di coinvolgimento di 'terzi' in questi conflitti. Non solo di recente, ma fin dalle guerre con l'Impero Ottomano di cui ho parlato all'inizio. Quando analizziamo quegli eventi storici di secoli fa, e con tutte le informazioni che ora sono disponibili, una 'guida da parte della mano invisibile' dell'Impero Britannico diventa evidente. Anche il Vaticano ha il suo ruolo in questi conflitti. E andando avanti alla storia più recente, vediamo il coinvolgimento degli Stati Uniti, dei servizi segreti britannici, israeliani e altri in sponsorizzazione del terorrismo internazionale. Anche in questo caso, la 'guida di una mano invisibile'. Sia nel coinvolgimento della CIA nelle guerre cecene, in Bosnia, o più recentemente con l'ISIS, un mentore è sempre presente. Non voglio entrare nella storia e analizzare tutti questi eventi, perché questo non è l'argomento di cui voglio scrivere qui. Chiunque sia interessato a queste cose dovrebbe fare il suo lavoro e cercare di trovare la guida della mano invisibile.

Prima di arrivare al tema principale, farò un'altra piccola digressione. A proposito della verità e di come vedo la verità come concetto e come diritto.

La verità, insieme con la libertà, è forse la cosa più costosa del mondo. Senza prezzo. E anche se io credo nella verità universale, la vedremo sempre più raramente, quasi mai. Qual è la verità che vedremo più spesso? La verità del vincitore. Per la giustizia è lo stesso. In questo mondo imperfetto si otterrà giustizia se si dispone di potere e influenza per sostenerla. I deboli raramente vedono la giustizia. Allo stesso modo avranno anche la loro parte di verità. Che siano armi di distruzione di massa che devono essere catturate, un dittatore consegnato alla giustizia a causa dell'uso di gas Sarin sul suo stesso popolo, oppure la campagna anti-terrorismo globale per la cattura dei responsabili dell'attacco al World Trade Center – ci sono molte verità. La verità universale è di nuovo fuori portata. La verità dei potenti, però, è lì per essere ascoltatat da tutti. Ma gli esseri umani hanno (ancora) il loro libero arbitrio e il diritto al pensiero indipendente, e quindi la verità dei potenti non è l'ultima cosa per loro.

Viviamo nel tempo di un impero globale. Il più potente della storia (nota) – una cosa che la gente dovrebbe tenere a mente. E quindi, è la veirtà dell'Impero che è più facilmente disponibile e che noi sentiamo di più.

E, infine, se amate la verità e la giustizia e le avete care – non perdete mai una guerra!

Ora torniamo sul nostro tracciato. Come ho detto, c'è un'iniziativa di portare il mondo ortodosso e quello islamico più vicini, e una discussione su Balcani come parte di una più ampia iniziativa globale per il dialogo. Ora, è importante sapere che esiste anche qualcosa di opposto. Un'iniziativa per dividere i due e metterli l'uno contro l'altro. Sarebbe molto ingenuo pensare che la mano che guida, e che è stata presente in tutta una storia così lunga, stia ora dormendo. Naturalmente non dorme: di fatto, sta facendo gli straordinari per creare nuove divisioni tra le due fazioni menzionate. È più facile individuarla quando si guarda indietro agli eventi passati, mentre guardate attraverso le lenti che contengono tutte le informazioni che sono state raccolte da allora fino a oggi. State vedendo il passato con l'intelletto del presente.

Con la crisi in Grecia sotto i riflettori in questi giorni e l'Ucraina, la Siria, le relazioni tra USA e Cina / Russia che seguono da vicino, non c'è da stupirsi che questo evento stia passando quasi inosservato.

Ora cercherò di decostruire per voi il lavoro che sta facendo ora la mano che guida. Questo tocca sia i rapporti musulmani – ortodossi sia la guerra in Bosnia, e quindi penso che sarà interessante per coloro che hanno lavorato a queste iniziative e progetti.

Non voglio, come altri, andare nei dettagli e dare la presentazione degli eventi nel loro sviluppo e un background storico di quegli eventi. Lo lascerò ad altri, poiché, se ho capito bene, vedremo il conflitto dal punto di vista dei membri di tutte le 'parti in conflitto', croati, bosniaci e serbi. Ed è doveroso farlo in tal modo.

In questi ultimi giorni l'intera macchina dell'Impero sta lavorando a pieno regime per portarci, 20 anni dopo il conflitto, la Risoluzione sulla Bosnia al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le ragioni principali, si dice, sono di unire i popoli, onorare le vittime e rendere possibile la riconciliazione. L'iniziatore principale? La Gran Bretagna. Dopo avere sentito questa notizia poco fa, ho fatto maggiore attenzione a questo processo. Stanno parlando di un nobile obiettivo, ma con una certa conoscenza del passato, io sono stato un po' scettico fin dall'inizio.

L'impero Britannico è stato uno dei principali artefici dei conflitti tra islam e cristianesimo ortodosso in passato. Quindi, non mi stupisce che oggi vi abbia un ruolo di primo piano. E quando l'Impero Ottomano ha iniziato a disgregarsi e il suo potere e la sua influenza nei Balcani hanno iniziato a svanire sono stati i britannico a cercare con maggior forza la ri-emergenza dello stato serbo indipendente. Anche Napoleone aveva inviato truppe e risorse per aiutare a schiacciare la rivolta serba. Era un piccolo uomo che si rivolta contro un enorme impero – un concetto di cui hanno ancora paura oggi.

Ma torniamo alla Risoluzione – non solo la 'riconciliazione' non era l'obiettivo, ma l'obiettivo era l'esatto opposto. Ci sono varie ragioni per cui gli inglesi (con supporto ravvicinato di USA e UE) stanno spingendo la Risoluzione, e la riconciliazione non è tra queste ragioni. La riconciliazione in questo caso è l'unica cosa che non è consentita.

Come ho detto, gli inglesi hanno un'enorme esperienza in questo, e mostrano le loro competenze oggi creando una risoluzione risoluzione che, se passasse – creerà nuove divisioni e conflitti. E se non passa – ne creerà di nuove a prescindere.

La Risoluzione

In primo luogo, diamo un'occhiata ad alcuni dei punti principali della risoluzione e di come è andata al Consiglio di Sicurezza.

(Alcune di queste clausole erano soggette a cambiare più volte, in quanto ci sono statw sette versioni in totale). È anche interessante notare che non hanno messo tutte le versioni del progetto a disposizione del pubblico e, pertanto, tutto ciò che era a disposizione erano i brani che i giornalisti sono stati in grado di ottenere dal dischetto e c'è una differenza notevole tra le relazioni nei diversi media.

Messa insieme da varie notizie di stampa (1) (2) (3), alcuni dei punti principali della risoluzione sono i seguenti:

- Condanna nel modo più forte il genocidio di Srebrenica perpertrato dai serbi, in cui più di 8i000 uomini e ragazzi bosniaco sono stati uccisi

- Presuppone che accettare i tragici eventi di Srebrenica come genocidio sia un prerequisito per la riconciliazione

- Condanna la negazione di tale genocidio e sottolinea che il rifiuto continuo sta danneggiando le vittime

- Chiede agli Stati membri (delle Nazioni Unite) di includere il genocidio e i crimini di guerra di Srebrenica nel materiale educativo per evitare la possibilita del ripetersi di queste cose

- La prima versione della risoluzione conteneva anche la condanna dello stupro di decine di migliaia di donne, uomini e ragazzi, incluso a Srebrenica. I britannici hanno poi escluso questo punto nella seconda versione

- Chiede di segnare l'11 luglio come giorno del ricordo del genocidio di Srebrenica

- E, infine, dice di riconoscere che ci sono state vittime innocenti di tutte le parti durante il conflitto

(Ci sono stati presumibilmente 12 punti introduttivi, più 16 principali, e il testo della risoluzione è stato cambiato sette volte, ma questi punti sono rimasti in una formulazione o in un'altra. Inoltre la bozza non è stata pubblicata sul sito ufficiale delle Nazioni Unite, lasciando spazio per la speculazione dei media e per rapporti conflittuali)

Tutto sommato la parola genocidio è menzionata 35 volte, e riconciliazione 3 volte. Nelle versioni successive è stata ridotta a 26 volte.

Ci sono state anche speculazioni circa il coinvolgimento di Sanela Jenkins nella stesura della risoluzione.

Ora, non appena l'hanno vista, i membri russi nel Consiglio di Sicurezza hanno valutato che tale risoluzione unilaterale servirebbe solo a creare ulteriori divisioni nella regione. Hanno suggerito cambiamenti nella risoluzione per renderla più neutrale e accettabile a tutte le parti coinvolte nel conflitto. Così, nel corso di diversi giorni la risoluzione ha visto diverse incarnazioni. I britannici, tuttavia, hanno ancora insistito nel mantenere i punti di cui sopra, e proprio prima di votare il 7 giugno hanno offerto la versione nimero 6, che era in realtà più 'severa' rispetto alle versioni precedenti. Ciò ha portato a un ritardo del voto come suggerito dai cinesi e l'intero processo è stato spostato all'8 luglio. I russi poi a loro volta hanno offerto la propria versione della risoluzione, che condanna i crimini di guerra da entrambe le parti onorando tutte le vittime e nega il carattere di genocidio al massacro di Srebrenica. Questa versione della risoluzione è stata categoricamente rifiutata dai promotori originali. Hanno spinto per il voto sulla loro versione e la Russia ha usato il diritto di veto, con 4 membri astenuti dal voto. 10 membri hanno votato a favore.

I diplomatici russi hanno ancora spiegato che non vedono come tenere le vittime di una parte in maggiore considerazione rispetto alle altre avrebbe aiutato la riconciliazione. Essi hanno inoltre rilevato che alcuni reati perpertrati da parte serba sono enumerati in dettaglio e condannati, ma nulla di simile è stato fatto per la controparte. Hanno detto che la risoluzione era politicamente motivata, squilibrata e rovinosa per gli sforzi di riconciliazione nella regione. Hanno rilevato che tutta la colpa era posta sulla parte serba, a prescindere dal fatto che anche i serbi sono stati vittime di questo conflitto. Anche il Ministero degli Esteri russo ha offerto una nota

http://archive.mid.ru/brp_4.nsf/0/62B2A8AB5E7AD63D43257E7D00378434

 pubblica precisando queste cose.

Hanno inoltre ribadito che tutti i responsabili di Srebrenica e di tutti gli altri crimini di guerra devono essere portati davanti alla giustizia e hanno offerto le condoglianze alle famiglie, aggiungendo che la comprensione reciproca tra le persone è la migliore garanzia di pace.

Ora, qualcosa che è stato visto in quasi tutti i media che hanno coperto la storia e i commenti di coloro che hanno presentato la Risoluzione alle Nazioni Unite, è stato che il genocidio è un 'fatto giuridico innegabile'. Perché la frase 'fatto giuridico'? Poiché il Tribunale internazionale per l'ex-Jugoslavia, ovvero Tribunale dell'Aja. ha condannato diversi membri dell'esercito della Republika Srpska e anche alcuni paramilitari con l'accusa di genocidio. Ora, il Tribunale dell'Aja e la Risoluzione hanno molto in comune, per esempio, entrambi sono stati realizzati dalle stesse persone. Ed entrambi sono strumenti politici.

Dando una rapida occhiata al lavoro svolto finora, vedremo che:

- Nel numero totale dei verdetti all'Aja, oltre il 90% delle condanne erano contro i serbi,

- Per i crimini contro i serbi in Croazia, nessun croato è stato condannato, ma per i crimini contro i croati, 26 serbi sono stati condannati a un totale di 429,5 anni

- In tribunale più di 60 serbi sono stati condannati a un totale di 1.112,5 anni

- Di tutte le sentenze per crimini in Bosnia, il 7,9% delle condanne sono per i crimini contro la popolazione serba

- I bosniaci hanno ottenuto complessivamente 123 anni per i crimini contro la popolazione serba (1) (2) (3) (4)

Se devo definire i serbi eretici nei confronti del 'Nuovo Ordine Mondiale', allora il Tribunale dell'Aja sarebbe 'l'inquisizione spagnola'. Ora, non fraintendetemi, ci sono criminali di guerra che hanno violato le Convenzioni di Ginevra e hanno compiuto crimini contro la popolazione civile e i prigionieri di guerra e sono pienamente meritevoli di essere lì. Ma il problema è che lo stesso pregiudizio si ritrova in tutta la giustizia che è venuta dai tribunali e dai parlamenti della NATO. Facendo solo metà del suo lavoro, non è altro che un tribunale fittizio. Molti esperti legali in tutto il mondo lo considerano solo come strumento politico per mettere un timbro giuridico all'interventismo e all'imperialismo dell'Impero.

Oltre al citato 'frasario di fatti legali', ogni rapporto sulla presente risoluzione nei media e nella risoluzione stessa contiene questi punti:

- Si trattava di una zona protetta o zona sicura delle Nazioni Unite. Questo in realtà è vero, ma solo fino a un certo punto. Non riesce, per esempio, a spiegare come hanno fatto le forze armate bosniache a usare un'area protetta delle Nazioni Unite come base di operazioni e senza ripercussioni da parte dell'ONU? Vale la pena notare che alcuni ufficiali delle Nazioni Unite hanno dato testimonianze che confermano questi punti.

- Ci sono state 8.000 esecuzioni – darò poi una breve informazione in questo articolo su come è stato stabilito il numero delle vittime.

* Dopo il voto delle Nazioni Unite, sia il Parlamento europeo sia il Senato americano hanno adottato le loro versioni della Risoluzione.

Il genocidio – ovvero – chi nega cosa

Ora prendiamoci qualche istante per guardare indietro agli omicidi che hanno avuto luogo nella zona di Srebrenica. Mentre nessuno sta cercando di negare le atrocità commesse lì, lo scoglio sembra essere la classificazione di quel crimine come genocidio. Insieme a un po' di contestazioni sul numero di persone uccise e sul modo in cui sono morte.

* Vorrei soffermarmi su diversi argomenti che meritano di essere un tema centrale per uno scritto separati, e quindi consiglierei al lettore di fare un controllo dei fatti di propria iniziativa. Questo si trasformerebbe in un libro o im più libri se ogni evento dovesse essere analizzato come parte di questo breve saggio. In molti casi darò qualche indicazione o suggerimento su dove cercare.

** Un'altra sorta di 'negazione' è necessaria qui prima di procedere. Credo che ogni persona, indipendentemente dal credo religioso (o se è o non è religiosa) deve condannare ogni e qualsiasi uccisione di una vittima innocente a prescindere da chi sia. Si tratta di qualcosa di molto più basilare rispetto a qualsiasi principio religioso, si tratta di un principio di qualsiasi persona morale. Inoltre, nessuna vita innocente ha più valore di qualche altra vita innocente. Questo è, a mio avviso, evidente alla maggioranza, ma comunque è importante sottolinearlo quando si parla di temi come questi.

*** Onorare le vittime e allo stesso tempo usarle per giochi politici è peggio che non dare alcun riconoscimento ai morti. Politicizzare i morti con la pretesa di combattere per le loro famiglie è probabilmente ancora più offensivo per quelle famiglie.

**** Usare doppi standard e ipocrisia e allo stesso tempo sostenere che si sta facendo uno sforzo verso la riconciliazione è assolutamente controproducente. Soprattutto nella cosiddetta 'comunità internazionale'.

È importante, quando si utilizza la parola genocidio come categoria di appartenenza legale, prendere in considerazione anche queste cose:

- In primo luogo, ci deve essere una chiara intenzione e un piano di distruggere un intero popolo appartenente a qualche gruppo etnico (di solito uno solo). Una campagna di sterminio sostenuta dallo stato e sotto indicazioni chiare. Questo, nel caso della guerra in Bosnia, non è esistito.

- In secondo luogo, la distruzione di tutta la popolazione deve includere le donne, soprattutto le donne giovani, in gravidanza e fertili, e anche i bambini. Guardando indietro al Ruanda, al genocidio armeno, all'olocausto, così come allo Stato indipendente di Croazia, si può chiaramente notare l'intenzione e il massacro pianificato di tutti i membri di una o più etnie. Di nuovo, nulla di simile è accaduto a Srebrenica. Donne e bambini sono stati evacuati a Tuzla controllata dai musulmani.

- Il numero delle vittime non è una categoria nel definire un genocidio. Ciò significa che non vi è un certo numero di corpi dopo il quale un massacro è chiamato genocidio. Per esempio, se da qualche parte vive una tribù relativamente piccola (diciamo da qualche parte in Amazzonia) con duemila mambri o meno, se qualcuno ne uccide 1.500, questo può essere definito un genocidio? Io certamente immagino di sì. Così il numero in sé è importante per le vittime e per coloro che hanno perso i loro cari, ma non per definire un genocidio come categoria giuridica.

Qui spiegherò perché penso che definire Srebrenica un genocidio è quanto meno disonesto:

* Ancora una volta, una negazione di responsabilità – notate la differenza contestare se ci ci sia stato un genocidio, e se ci siano stati omicidi. Non voglio rispondere a pretese del tipo: "Oh, così ora vuoi dire che lì non hanno ucciso nessuno?!" Naturalmente, non è così. I cadaveri sono reali e il dolore delle famiglie è reale.

- La narrativa ufficiale di oggi è che circa 7-8.000 persone sono state giustiziate, per lo più da plotoni di esecuzione. I rapporti forensi che facevano parte del materiale ufficiale di prova presentato durante il processo a L'Aja non hanno avvalorato tali pretese. Il dr. Ljubiša Simić lo spiega più in dettaglio qui.

L'analisi nel libro "Decostruzione di un genocidio virtuale" è qui: (1) (2) (3)

La versione inglese – qui.

- Sul metodo del DNA utilizzato nelle indagini, e sulle sue carenze e manipolazione – qui.

- Molte più informazioni su questo sito qui, anche con pubblicazioni in inglese.

- Il massacro di Srebrenica – prove, contesto, politica – qui.

- Il numero delle vittime che è stato presentato nella Risoluzione includeva gli uccisi durante l'avanzata della colonna armata. Secondo diverse fonti, il numero dei morti durante lo sfondamento è tra 2.000 e 4.000. Nella guerra che si ancora combattendo in Ucraina, abbiamo visto le conseguenze di tali manovre. Tuttavia, il Ministero della Difesa ucraino non ancora ha confermato il numero ufficiale dei morti a Debalcevo (infatti il ​​numero di uccisi durante tutta la guerra è ancora un tabù), ma potrebbe essere di migliaia solo in quell'accerchiamento. Ma in ogni caso quelle non erano vittime di crimini di guerra, ma di una normale operazione militare. Ci sono stati testimoni anche di parte bosniaca che hanno dato testimonianze sugli scontri tra i diversi gruppi dell'esercito bosniaco. Dato che fughe e sfondamenti sono stati fatti per lo più di notte, ci sono stati casi di fuoco amico in alcune occasioni. Si sostiene che da 500 a 1.000 abbiano perso la vita sotto il fuoco delle stesse forze bosniache. Lo abbiamo anche visto nel conflitto ucraino menzionato poco fa. Ma nel caso di Srebrenica, sono stati tutti sepolti insieme al cimitero/memoriale del genocidio. Testimonianze di Admir Jusufović, Adil Mehmedović, Admir Hasan, Vejz Hasanović, Ragib Beganović, Sabaduhin Gutić tra gli altri hanno confermato le morti durante lo sfondamento.

- Anche la formazione di una commissione internazionale indipendente per fare un accertamento non è stata consentita. La parte serba ha chiesto che ciò avvenisse, così come i russi in alcune occasioni.

Qui, vorrei aggiungere qualcosa al tema dell'ipocrisia e di un punto di vista unilaterale delle cose (come ho già detto al punto **** sopra). Poiché tutto questo è cominciato una decina di giorni fa ho continuato a vedere cose come questa:

- Un avviso ufficiale su Srebrenica dal "Foreign & Commonwealth Office". Lì, sotto l'avviso, si può vedere:

Ora, seguendo il link della petizione per liberare un 'eroe', vedrete un sacco di elogi per un eroe innocente, perseguitato dal governo fascista serbo. Non sono a conoscenza di quante petizioni e iniziative siano state fatte, ma questo non è importante qui – è stato liberato molto presto, in modo che le petizioni hanno raggiunto solo un migliaio di persone. Sarebbe stato probabilmente liberato a prescindere, poiché quelle stesse autorità svizzere, su ordine della NATO, perseguitano coloro che pubblicano informazioni su Srebrenica menzianando l'opera di Orić e degli uomini sotto il suo comando.

Questo, come prevedibile, è in piena conformità con la Risoluzione e con i rapporti dei media mainstream su Srebrenica. Eppure, quegli stessi uomini nella zona che sono costantemente proclamati come completamente innocenti hanno massacrato più di 3.200 serbi nell'area di Srebrenica, a Zvornik, Bratunac, Vlasenica e nell'area di Podrinje. Naser e i suoi uomini hanno scelto le loro date con attenzione mentre attaccavano i villaggi e le città della zona, hanno fatto i peggiori massacri nelle feste cristiane: il Natale e il Capodanno ortodossi, il giorno di san Giorgio, giorno di san Vito, la solennità dei santi Pietro e Paolo. (1)

Ecco link ad alcuni materiali con prove di quelle scene.

**** ATTENZIONE - immagini estremamente grafiche **** invitiamo i minori e le persone sensibili a saltare questo! Alcuni video di scene RACCAPRICCIANTI (1) (2) (3)

Perché vi ho postato queste cose? Per darvi un esempio dell'eroismo di cui scrivono quegli ipocriti. E per ricordare che nessuno di questi massacri è menzionato in qualsiasi punto della Risoluzione o nei rapporti dei media. Come se non fosse mai accaduto. Inoltre, la maggior parte di questi erano civili che vivevano sulla loro proprietà, durante il sacco di circa 50 villaggi e cittadine. Gli aggressori non hanno 'discriminato' tra il giovane e il vecchio, l'uomo e la donna.

Per l'uccisione di 3.267 serbi nella zona di Podrinje, dove la maggior parte delle vittime erano donne, vecchi e bambini, nessuno è stato chiamato a rispondere, e non vi è attualmente alcun processo al Tribunale fino a oggi.

* Di nuovo, faccio notare, queste vittime non offrono alcuna giustificazione per le vittime bosniache innocenti che sono state uccise. Quindi, vorrei chiedere in anticipo di non gettare accuse selvagge del tipo: "Quindi, ora stai dicendo che avevano ragione di uccidere i civili dall'altra parte?" Certo che no. E questo tipo di "manovre" in una discussione sono chiamati 'la fallacia dell'uomo di paglia' (portare contro-argomentazioni a cose che non sono mai state dette).

Gli autori della Risoluzione sanno benissimo di questi crimini, perché la maggior parte di loro era presenti al momento in cui queste cose sono accadute, e alcuni lavoravano anche come giornalisti, come si vedrà in seguito.

È anche importante notare l'enorme pressione fatta sulle persone che hanno pubblicato opere su Srebrenica che non erano in accordo con la versione ufficiale dei fatti. Ecco di seguito alcuni dei casi:

- Un esempio è Alexander Dorin. È stato rapito intorno al 20 giugno di quest'anno dal suo appartamento in Svizzera. Ha pubblicato diversi libri che mettono in discussione la versione ufficiale su Srebrenica. Le sue opere hanno guadagnato il riconoscimento internazionale, ma hanno portato anche a minacce alla sua vita su base regolare. Il suo appartamento è stato letteralmente fatto a pezzi, il pavimento e i serramenti in legno demolito. Tutti i materiali sono stati confiscati. Le autorità svizzere hanno rifiutato di fare commenti a proposito. Solo un paio di giorni fa hanno finalmente detto che è stato arrestato, per sospetti di traffico di marijuana (!). Tuttavia, i suoi amici non sono ancora sicuri di tutta la situazione, o anche se sia vivo, in quanto non hanno la possibilità di entrare in contatto diretto con lui o parlargi.

- Zoran Jovanović, un co-autore dell'ultimo libro di Dorin pubblicato nel 2012, "Srebrenica – cosa è accaduto", ha sostenuto che di aver acquisito prove su video di alcuni dei massacri che sfidano la narrazione ufficiale, ed è morto subito dopo il 12 luglio 2013. In una chiamata telefonica ha detto che staca per incontrare un contatto da lui scoperto, che era disposto a vendergli materiale video da Srebrenica. Poco dopo ha telefonato e ha detto che aveva avuto le prove, con la possibilità di ottenere di più, e che era sulla via del ritorno a Vlasenica. In meno di 10 ore era morto. Si dice che la causa della morte sia un infarto, ma nessuna autopsia è stata fatta. Nessun materiale di prova o video è stato trovato su di lui. Una cosa ironica è che una volta disse: 'questa cosa di Srebrenica mi costerà la testa.'

- Ibran Mustafić, uno dei bosniaci sopravvissuti alla guerra a Srebrenica è stato anche oggetto di minacce e percosse che lo hanno portato a essere ricoverato in ospedale. Ha scritto un libro su quegli eventi chiamato: "Il caos pianificato"

- I casi in cui a Stephen Karganović, al col. Ratko Škrbić e ad altre persone è stato vietato di tenere conferenze stampa in diversi paesi su insistenza di varie ONG che erano dietro la maggior parte della pubblicizzazione del genocidio di Srebrenica.

I creatori di pace – ovvero – l'ipocrisia come modo di vivere e i doppi standard come regola

L'immagine è incompleta fino a quando guardiamo chi spinge dietro questo progetto. Quindi, diamo uno sguardo alle persone coinvolte.

- Anche se i diplomatici britannici hanno presentato questa Risoluzione all'UNSC, è stata la statunitense Samantha Power la protagonista più forte nel corso della riunione. Si era già mostrata come un'ipocrita di classe mondiale durante la crisi ucraina e si sposa perfettamente con il resto della squadra del sogno degli Stati Uniti– Jen Psaki, Marie Harf, Condoleezza Rice e altri.

Proprio di recente, Russia Insider ha pubblicato un pezzo riguardo a un suo spergiuro al Senato americano e a Consortium News. E lei è l'autore di questo libro, che "nasce da un documento che ha scritto mentre frequentava la scuola di legge" (secondo la pagina wiki che cita: Vincitori del premio J. Anthony Lukas Project; Nieman Foundation for Journalism di Harvard)

Lei è una delle figure chiave per difendere la narrazione ufficiale dell'Impero per quanto riguarda l'interventismo e le "missioni umaniarie". Ma c'è di più; tale risoluzione è come una corona del suo progetto di vita. Aveva iniziato la sua carriera nella guerra in Bosnia come giornalista. Leggete questo: http://www.nytimes.com/2003/02/05/books/mission-shine-spotlight-genocide-samantha-power-s-mind-leaps-bosnia-iraq.html

"La nostra visione della potenza americana è nata" in Bosnia, ha detto la signora Power - devo aggiungere altro?

Aspetto ancora l'uscita del suo libro, "Le missioni umanitarie farlocche come scusa per l'interventismo e il domino globale americano".

Ha anche lavorato come consulente per il presidente Obama durante la sua campagna per la presidenza. Obama, che durante i suoi mandati ha bombardato 7 paesi musulmani. È stata anche una delle più forti influenze a spingere per l'intervento in Libia: che grande lavoro che hanno fatto lì.

Dopo che è stato posto il veto alla risoluzione, ha detto: "Negli USA, sappiamo che quando qualcuno nega l'olocausto è un pazzo; è lo stesso con questo". Anche se non è riuscita a spiegare come questa sia lo stesso dell'olocausto?

Suo marito è uno dei cacciatori dei "teorici della cospirazione", che minano la lotta degli Stati Uniti contro il terrorismo globale. Dal suo libro:

"Possiamo facilmente immaginare una serie di possibili risposte. (1) Il governo potrebbe vietare le teorie della cospirazione. (2) Il governo potrebbe imporre qualche tipo di tassa, finanziaria o di altro genere, su quelli che diffondono tali teorie. (3) Il governo potrebbe impegnarsi nella confutazione, monitorando gli argomenti per screditare le teorie della cospirazione. (4) Il governo potrebbe assumere formalmente impiegati privati ​​credibili per impegnarli nella confutazione. (5) Il governo potrebbe impegnarsi in comunicazioni informali con tali soggetti, incoraggiandoli ad aiutare". Tuttavia, gli autori sostengono che ogni "strumento ha una serie distinta di effetti potenziali, o di costi e benefici, e ciascuna avrà un posto in condizioni immaginabili. Tuttavia, la nostra idea principale è la politica che il governo dovrebbe impegnarsi nell'infiltrazione cognitiva dei gruppi che producono teorie del complotto, cosa che prevede un mix di (3), (4) e (5). "

- David Cameron – non c'è molto da dire qui, è conosciuto in lungo e in largo come un promotore di pace nel mondo, vero?

- Anche il principe Zeid Al-Hussein – rappresentante giordano alle Nazioni Unite e anche alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha espresso delusione sul mancato superamento della risoluzione.

È stato anche in Bosnia intorno al '95 come funzionario politico all'UNPROFOR (una forza di pace delle Nazioni Unite in Bosnia). Una volta disse di aver visto un bosniaco-serbo alla guida di un'auto decorata con teste di bambini e di aver guidato accanto a lui. Le sue parole sono l'unica prova di questo. Tuttavia, non è riuscito a vedere alcune altre cose durante la sua permanenza all'UNPROFOR, come queste.

- Peter Wilson, un ambasciatore che rappresenta il Regno Unito alle Nazioni Unite – ha detto dopo il veto russo: "La Russia dovrà giustificare la sua decisione alle famiglie delle oltre 8.000 persone uccise nella peggiore atrocità in Europa dalla seconda guerra mondiale."

Beh, forse lui dovrebbe giustificare perché non c'è una risoluzione per più di un milione di armeni morti, o risoluzioni sulle aggressioni illegali da parte della NATO in tutto il mondo, in ognuna dei quali la Gran Bretagna ha preso parte. Egli ha aggiunto che la Russia "si schiera con coloro che stanno cercando di impedire la riconciliazione".

E ora qualcosa sulle persone che hanno spinto questa risoluzione nei media e che saranno tra i principali delegati della ventesima commemorazione.

- Bill Clinton – si spega da sé

- Madelene Albright - Un'altra produttrice di pace con un cuore d'oro. Qui se ne parla come un vero angelo. Mi chiedo se andrà a comemorare anche quei bambini iracheni?

Alcuni anni fa, si è trovata di fronte alla realtà durante uno dei suoi show di firme di libri nella Repubblica Ceca. Un gruppo di cechi è venuto allo show a portarle immagini di bambini serbi morti, uccisi durante i bombardamenti della NATO del '99. Alla domanda "Che cosa c'è che non va, non vuole firmare anche questi?" l'hanno chiamata "criminale sanguinaria". Madelene è stata uno tra i più grandi sostenitori della campagna di bombardamenti, che ha portato al nome "La guerra di Madelene". Pensando che quelli fossero malvagi serbi venuti a tormentarla, ha gridato: "Fuori! Serbi disgustosi!"

Insieme con Bill, ha presieduto la delegazione degli Stati Uniti. Si dice che gli assassini tornano sempre sul luogo del delitto.

- Angelina Jolie – un'altra 'bimba da manifesto' per l'interventismo americano.

- Hasim Thaci - conosciuto anche come "il serpente" dai suoi giorni nella organizzazione terroristica UCK. A sinistra in questa immagine.

Dopo aver servito come primo ministro del Kosovo per due legislature, ora è ministro degli esteri. È molto ironico che questo uomo venga a partecipare a una comemorazione delle vittime dei crimini di guerra, mentre allo stesso tempo usa la sua influenza e fa lobbismo per impedire la formazione di un tribunale per i crimini di guerra commessi dall'UCK.

- Ahmet Davutoglu - rappresenta la Turchia e anche lui insiste a parlare di genocidio. Lo stesso Davutoglu che solo circa due mesi fa ha criticato l'Unione Europea, il papa e la Russia per aver utilizzato la parola genocidio per descrivere il massacro di più di un milione di armeni. Appartiene al resto degli ipocriti.

Il vero PERCHÉ

Anche se i veri obiettivi di questa azione britannica e delle altre élite politiche occidentali sono ora molto più chiari, veniamo più in dettaglio a come intendono agire.

- Il genocidio come un muro inespugnabile tra i due popoli

Ogni volta che qualcuno inizia il dialogo tra il popolo bosniaco e il popolo serbo, lo soffocano con la parola genocidio. I britannici hanno insistito per procedere a tale risoluzione che sarà inaccettabile per il popolo serbo (ho elencato i motivi sopra). Questo servirà ora come combustibile per quelli che traggono profitto dalla creazione di tensioni interetniche. Quelli che vincono le elezioni con la demagogia nazionalista. Ora insisteranno sul fatto che non ci può essere nessuna pace con i 'negazionisti del genocidio'. Per dialogo, amore e riconciliazione bisogna sempre essere in due, per l'odio uno solo è abbastanza. E mentre l'odio genera odio, ci sarà solo bisogno di iniziare con un argomento basato sull'odio. L'effetto valanga continuerà, se nutrito. Questo metterà inevitabilmente in discussione tutti i crimini e i conflitti del passato, dalla seconda guerra mondiale alla prima, e fino al Medio Evo e ai turchi e ancora indietro.

Ora tutto può essere focalizzato su quella 'linea di separazione' creata come somma di tutti i conflitti del passato. Ciò è servito a ingigantire quella linea fino a non farla dissolvere più. Ora la gente guarderà la risoluzione e dirà 'ecco, avete rifiutato di riconoscere il genocidio che avete fatto sulla popolazione musulmana', ma dall'altra parte dirà 'quella risoluzione non menziona il massacro della popolazione cristiana', mentre i suoi creatori staranno a gongolare su quelli che combattono tra di loro.

Ho sentito una delle madri dei morti dire "Le madri di entrambe le parti si sono riconciliate molto tempo fa".

- Radicalizzazione dei musulmani

In modo simile al paragrafo precedente, Srebrenica e la guerra in Bosnia generale possono servire a radicalizzare i musulmani. Non solo nei Balcani, ma in tutto il mondo. Quando sono presentati come le uniche vittime della guerra, lasceranno risentimenti di lunga durata. Ci sono generazioni già cresciute su questi risentimenti, che ora sono convinte al 100% che nessuno dalla loro parte ha fatto qualcosa di male. E hanno un sacco di prove a favore. Come le storie che i media occidentali si sono inventate e ancora continuano a inventarsi, e ora questa risoluzione come 'prova' de facto che l'unico colpevole ora rifiuta persino di ammettere i fatti. Ho sentito gente dire, sono orgoglioso che noi musulmani non abbiamo mai ucciso un civile durante la guerra. Giovani che non erano nemmeno al mondo durante la guerra dicono queste cose. Le vittime della guerra sono usate come combustibile per la radicalizzazione. E quelli che fanno questo, lo fanno di proposito, in quanto smaniano per il prossimo conflitto, per i profitti e i benefici che porterà loro.

- Come strumento per porre fine alla Republika Srpska

Dopo aver dichiarato che c'è stato un genocidio durante la guerra, insisteranno sul fatto che la Republika Srpska è fondata su un genocidio. Questo tipo di retorica è stato sentito prima e ora otterrà ancor più trazione. La Bosnia-Erzegovina come è ora non può diventare una parte della NATO e dell'Unione Europea senza il consenso dei suoi serbi. Le entità croata e bosniaca sono per la cooperazione e l'integrazione nell'Alleanza e nell'UE, e l'entità serba nel paese può porre il 'veto' con le competenze attribuitele dal trattato di Dayton. È per questo che i politici occidentali, in particolare inglesi, americani e tedeschi stanno lavorando per distruggerla. Per annullare l'accordo precedente affermando che i serbi stanno conducendo una politica retrograda che non consente alla regione e alla Bosnia-Erzegovina come paese di prosperare. Usano anche questa scusa per tutto il male che è successo nel paese e che essi stessi hanno causato.

- L'alibi della NATO

Questa risoluzione è l'alibi della NATO per tutto quello che ha fatto nell'area dell'ex Jugoslavia. La NATO ha condotto campagne di bombardamenti illegali contro i serbi e come pretesto ha usato la prevenzione del genocidio e della pulizia etnica. Ha aggirato lo stesso Consiglio di sicurezza dell'ONU che ora utilizza per giustificare le proprie azioni. Diversi anni dopo, quando i bombardamenti della Serbia sono iniziati il 24 marzo '99 è stata ripetuta la frase che non permetteranno che si verifichi'un'altra Srebrenica'. In questo modo abbiamo ottenuto la prima 'campagna di bombardamenti umanitari' nella storia. Quella campagna umanitaria che ha lasciato il paese contaminato da oltre 15 tonnellate di uranio impoverito. Ciò ha portato ad un rapido aumento dei casi di cancro, con il numero di nuovi casi in aumento del 2,5% annuo. Si stima che da 7.000 a 9.000 persone muoiano ogni anno per le conseguenze dei bombardamenti. I danni monetari per la distruzione delle infrastrutture e delle industrie sono tra i 100 e i 200 miliardi di dollari. Tuttavia, i danni da vittime umane casuali non possono essere misurati, perché la contaminazione continuerà a uccidere la gente praticamente per sempre. Una questione di rimborso per il danno fatto ancora incombe nell'aria quando si parla della NATO. Tuttavia, se coloro che sono stati bombardati sono una nazione genocida, non c'è bisogno di preoccuparsi.

Circa una settimana dopo il massacro di Srebrenica è stata effettuata l'operazione 'Storm', in cui circa 250.000 serbi sono stati scacciati dalle loro case, con circa 2.000 morti, e molte vittime sono donne e bambini. Tuttavia i rapporti di questo sono stati molto oscuri e di parte e di solito sono menzionati insieme alle notizie dei massacri di Srebrenica.

Questo può anche servire come un futuro alibi per un coinvolgimento in Serbia. Con la situazione geopolitica attuale del mondo e la posizione immutata della Serbia nei confronti della NATO aspettano solo un pretesto per portare di nuovo 'la pace e l'ordine'.

- Creare una 'fuoriuscita' degli effetti della divisione tra le religioni che esiste qui

Sapendo che la Serbia chiederà aiuto alla Russia in materia, e che la Russia è l'unico paese che può bloccare una tale risoluzione, la cosa può essere sfruttata su scala più grande.

I media hanno già iniziato a lavorare su questo. Una settimana prima dei colloqui di risoluzione, in modo 'misterioso', sono apparse ovunque a Srebrenica immagini del presidente Putin. Ora, vedendo come i media occidentali dipingono il veto russo, tutto diventa più chiaro. Notizie e dichiarazioni come: la Russia si schiera con i negazionisti del genocidio, ecc.

Non ho alcun dubbio che continueranno a sfruttare questa cosa e a presentarla come 'cristiani ortodossi che sostengono il genocidio dei musulmani'. E a servire storie come 'guardate come la Russia tratta voi e le vostre vittime', etc.

- Pacificazione dei musulmani in tutto il mondo

"Guardate come ci prendiamo cura di voi e combattiamo per voi e i vostri diritti" (mentre allo stesso tempo bombardiamo diversi paesi musulmani). Ora, quando si trovano di fronte le critiche nei confronti della loro politica in Medio Oriente e nei confronti di Israele, possono limitarsi a tirare fuori questo e a dire: 'siamo stati gli unici a lottare per la condanna del genocidio dei musulmani, ma alla Russia, alla Cina e agli altri non importa '. L'Impero ha bisogno di ogni possibile elemento di prova che di fatto sostiene e si prende cura della popolazione musulmana mentre i suoi droni volano in alto.

- Ai propagandisti occidentali piace usare un concetto di 'bianco e nero' quando spiegano al popolino la situazione nelle zone di conflitto in cui sono coinvolti (in cui intendono essere coinvolti). Poi, naturalmente, entreranno dalla parte dei "buoni" contro i "cattivi" con gli Stati Uniti come il 'migliore dei bravi ragazzi' e il patrono e rappresentante di quei bravi ragazzi. Solo qualche tempo fa abbiamo visto come stavano cercando di forzare questo concetto anche nel conflitto siriano. E anche se hanno cercato di rappresentare i "ribelli moderati" come puri buoni e oppressi che lottano per la loro libertà contro un dittatore assassino, hanno avuto una grande difficoltà ora che le macchine fotografiche e telefoni cellulari sono presenti in ogni campo di battaglia. E così abbiamo avuto un interessante tentativo di cercare di 'ammorbidire' l'immagine dei 'ribelli moderati' mentre strappano il cuore dei nemici morti e lo mangiano di fronte alla telecamera.

La risoluzione è un altro tentativo di marchiare 'cattivo' sulla fronte di ogni serbo. In questo modo, quando si uccidono serbi, non si uccidendo persone, ma bestie genocide. Aiuta anche la coscienza (almeno di quelli che guardano le notizie, perché i loro politici non hanno coscienza).

La Serbia, oggi vista da molti occidentali come 'Piccola Russia', deve a tutti i costi rimanere un cattivo ragazzo. Si può notare che la ora Russia ottiene lo stesso trattamento nei media che la Serbia aveva avuto durante i conflitti nei Balcani. Ma grazie a Internet ampiamente disponibile oggi, ora stanno ottenendo risultati molto peggiori.

- Serve come superiorità morale

Questo è il fondamento, la base dell'immagine proiettata dell'Impero. Amano agire da una 'posizione di superiorità morale'. Questo assieme con frasi, 'portare la democrazia', 'la pace, la stabilita' e altre, costituisce l'eccezionalismo imperiale. Possono sempre vantarsi davanti al mondo che combattono per la giustizia, la pace ecc. Se uccidono 500.000 bambini – è per impedire che un dittatore uccida quei bambini e peggio ancora. Se gettano bombe nucleari su città con una popolazione civile notevole – è per porre fine alla guerra, e così via. Ora hanno un 'certificato di bontà' in forma di questa Risoluzione.

- Deviare la vostra attenzione lontano da tutti i genocidi reali che hanno commessi

Ora, non è un caso che siano stati i britannici a presentare un tale documento. Basta pensare per qualche secondo alla storia dei loro conflitti, e mi vengono in mente questi: dal Nord America, all'Irlanda e fino al Medio Oriente e all'India, al Vietnam e all'Australia, e poi all'Africa. Sono tutti in cui quegli stessi ipocriti dell'Europa occidentale hanno massacrato persone a migliaia e a milioni. Il genocidio è il loro bambino, nato nella colta Albione e maturato in tutto il mondo dov'è andata Albione.

- Nella dottrina militare degli Stati Uniti ora c'è il principio di poter reagire alla violazione dei diritti umani e di intervenire ovunque si decide che sia necessario. Vedremo sicuramente altri di questi "interventi umanitari" nel futuro. Questa dottrina del 'cavaliere dalla scintillante armatura' è pienamente approvata da artisti del calibro di Samantha Power. E se segnalerete i doppi standard nel loro approccio, nonché il loro ordine del giornonascosto, suo marito probabilmente vi chiamerà teorici della cospirazione.

Quando la delegazione russa ha bloccato questa risoluzione, al termine della riunione l'ambasciatore francese ha detto che il diritto di veto deve essere portato via dalla Russia, almeno quando si tratta di crimini di guerra. Questo, naturalmente, sarebbe perfetto – l'inquisizione potrà quindi dichiarare 'indesiderabile' chiunque essa desideri e procedere con l'esecuzione della pena. Purtroppo, hanno già ingannato una volta la Russia in questo modo e hanno utilizzato la decisione per un no-fly zone per bombardare e distruggere uno dei paesi più prosperi tutta l'Africa. Ora sarebbe meglio mandar via Russia e Cina dal Consiglio di Sicurezza, e quindi il lavoro sul 'miglioramento del mondo' potrà finalmente iniziare.

La riconciliazione

Se lasciamo a coloro che ho citato sopra e ai media principali il compito di riconciliarci, allora che Dio ci aiuti. Avevano una buona ragione per mantenere questa zona in stato di conflitto congelato, e ora vogliono incassare i loro beni congelati.

Le vittime di crimini di guerra da entrambe le parti non devono essere usate per allevare odio e conflitti futuri, ma per guidarci a un futuro di pace e comprensione. Molta retorica infiammabile va avanti e indietro, ora che le vecchie ferite sono state riaperte. Alcuni di noi vorrebbero ricordare solo le cose brutte e i conflitti della storia dei due popoli, per far credere a tutti che questo è l'unico modo in cui potrà sempre finire. Sono giunto a notare che più sono ricchi quei politici, più nitida diventa la loro retorica. Lo stesso vale con propagandisti pagati dall'Occidentale e con le ONG che operano sotto la bandiera della pace. Persone come Samantha Power e Peter Wilson usano le parole 'riconciliazione' e 'pace' come uno scudo mentre vanno alla carica. Ma non dobbiamo permettere loro di occupare tutta la discussione – la finestra di dialogo deve essere tra la gente, e non tra qualche rappresentante pagato da Soros nelle ONG o nelle ambasciate straniere o chiunque altro venga da fuori per insegnare ai popoli balcanici come andare d'accordo. Quelli stanno agendo prima di tutto nell'interesse dei loro paesi e promuoveranno l'ordine del giorno che va bene a coloro che li finanziano.

Vari incidenti e provocazioni saranno creati e sfruttati dai politici di entrambe le parti, che vomiteranno retorica infiammabile e saranno i primi a lasciare il paese quando inizia la guerra. La gente comune sarà quindi lasciata a vivere con tutte le conseguenze del conflitto e i "giganti morali" occidentali staranno ancora una volta gongolare a quella vista e verranno a fare da mediatori e a chiedere dialogo civile e riconciliazione (fino a quando non avranno bisogno di più carne da cannone alla prossima occasione).

Così, guardate ai vostri primi vicini, con i quali condividete il paese in cui vivete. Queste sono le persone con le quali dovreste intraprendere il dialogo e la riconciliazione.

 
Gli aleviti della Turchia e la loro strana vicinanza al cristianesimo ortodosso

I recenti avvenimenti in Siria hanno reso un po’ più noti gli aleviti, o alawiti, la popolazione originaria delle zone costiere della Turchia Meridionale e della Siria nord-occidentale, a cui appartiene la famiglia del presidente Assad e buona parte dei quadri dirigenziali dell’odierna Siria. Anche se classificati come musulmani sciiti, gli aleviti hanno le loro “peculiarità”, in parte condivise dai betkashi dell’Albania (da cui proveniva Kemal Atatürk), e che non è difficile intepretare come sopravvivenze di elementi del cristianesimo ortodosso. Questo può aiutare a capire le ragioni della strana alleanza tra alawiti e cristiani in Siria, e dell’obiettivo di sterminio di entrambe le minoranze che si pongono le frange islamiste dei ribelli siriani. Nella sezione “Geopolitica ortodossa”, presentiamo l’articolo sugli aleviti della Turchia del giornalista greco Nikos Chiladakis, presentato da John Sanidopoulos nel blog Mystagogy.

 
Константинопольский раскол и Русское Зарубежье

Фото: Gabriele Maltinti / Shutterstock.com

Православный храм Рождества Христова и Святителя Николая Чудотворца во Флоренции вернулся в лоно Русской Православной Церкви

«Не было бы счастья, да несчастье помогло». Слова этой русской поговорки как нельзя лучше показывают, что Божий Промысл порой совершается и через трагические моменты истории. Так, сегодняшний раскол с Фанаром, чью опасность для всего Православного мира нельзя недооценивать, начал приносить и добрые плоды. В их числе переход одного из самых известных приходов Русского Зарубежья – храма Рождества Христова и святителя Николая Чудотворца в итальянской Флоренции – из юрисдикции Константинопольского патриархата в Русскую Зарубежную Церковь, воссоединившуюся с Патриархатом Московским еще в 2007 году.

Русские приходы Фанара как канонический нонсенс

Дивная святыня, возведенная на рубеже XIX–XX столетий в стиле московско-ярославского зодчества XVII века, флорентийский храм Рождества Христова и Святителя Николая Чудотворца стал подлинным украшением знаменитого итальянского города, а вместе с тем – центром русской культуры в этом регионе. Но не прошло и двух десятилетий, как революционная смута в Отечестве привела к вынужденному разрыву этого прихода с Русской Церковью и его присоединению к Константинопольскому патриархату, который в 1920-х годах начал активную экспансию, в том числе в отношении православных общин в диаспоре.

Именно тогда в юрисдикции Фанара возник так называемый «Западноевропейский экзархат русских приходов» («Архиепископия православных русских церквей в Западной Европе»). Очень спорная с канонической точки зрения структура, однако допустимая в условиях того смутного времени, по меньшей мере до восстановления канонического порядка в Церкви на Родине. Но начиная с 1990-х, а особенно после воссоединения Московского Патриархата и Русской Зарубежной Церкви в 2007 году, эта структура стала не просто каноническим нонсенсом, но сущим беззаконием.

Стоит напомнить, что еще в 1931 году Западноевропейский экзархат возглавил митрополит Евлогий (Георгиевский), один из самых известных представителей первой волны русской эмиграции, яркая и харизматичная личность, но вместе с тем – довольно либеральный в каноническом отношении деятель. Так, именно под руководством владыки Евлогия был создан Свято-Сергиевский православный богословский институт («Сен-Серж»), чьим инспектором и идеологом в 1926-44 годах был протоиерей Сергий Булгаков. Известный религиозный философ, чье богословское учение – так называемая «софиология» – вызывала протест церковных консерваторов, а Русская Зарубежная Церковь официально объявила его «еретическим».

Преподаватели и студенты Парижского богословского института во главе с митр. Евлогием (Георгиевским) и прот. Сергием Булгаковым. 1931 год. Фото: www.grad-petrov.ru

В последние десятилетия русский экзархат Константинопольского патриархата в значительной степени отошел от своих корней и ассимилировался. Более того, в 2013-2015 годах им управлял откровенный украинский националист и русофоб, выходец из псевдоправославной секты «УПЦ в Канаде» архиепископ Иов (Геча), ныне же возглавляет этнический француз Иоанн (Реннето). Единичные консервативно настроенные потомки представителей первой волны русской эмиграции остаются в этой структуре, скорее, «по инерции», основную же часть составляют либерально-обновленчески настроенные противники воссоединения с Московским Патриархатом.

Нельзя забывать и тот факт, что еще в 1945 году Западноевропейский экзархат русских приходов во главе с митрополитом Евлогием официально воссоединился с Русской Православной Церковью. Но после его смерти в 1946 году своевольно, в нарушение канонов, вернулся в юрисдикцию Константинопольского патриархата, в котором находится вплоть до сегодняшнего дня. Однако последние действия патриарха Варфоломея, вынудившие Московский Патриархат прекратить с Фанаром евхаристическое общение, побудило клир и прихожан одного из самых известных храмов экзархата выйти из подчинения Константинопольскому патриархату и воссоединиться с Русской Церковью.

Константинопольский патриарх Варфоломей I. Фото: www.globallookpress.com

Телеканал «Царьград» связался с настоятелем храма Рождества Христова и Святителя Николая Чудотворца протоиереем Георгием Блатинским, который рассказал нам о том, что же побудило русскую православную общину Флоренции прервать общение с Фанаром и перейти под омофор Русской Зарубежной Церкви, находящейся в единстве с Московским Патриархатом. Отец Георгий на протяжении многих лет был благочинным русских приходов Константинопольского патриархата в Италии, а потому факт его воссоединения с Русской Церковью может стать примером и для других русских зарубежных приходов, находящихся в юрисдикции Фанара.

Протоиерей Георгий Блатинский: «Все, кто связан с Константинопольским патриархатом, находятся вне Православия»

Царьград: Отец Георгий, в социальной сети Facebook появилась информация о том, что ваш приход прекратил общение с Константинопольским патриархатом и был принят под омофор Русской Зарубежной Церкви. Так ли это, и если да, то что вас побудило к этому шагу?

Протоиерей Георгий: К сожалению, принятые 11 октября патриархом Варфоломеем и его Синодом неканонические решения поставили всех, кто связан с Константинопольским патриархатом, вне Православия. Эта часть откололась от Церкви, как раньше откололся Рим. А потому единственным для нас, русских православных христиан, выходом было войти в каноническую структуру, каковой является Русская Зарубежная Церковь. Наш церковный совет и наше приходское собрание единогласно поддержали это решение. И другого пути для нас нет.

Ц.: Нет ли у Вас информации, есть ли другие русские приходы Константинопольского патриархата, готовые последовать примеру флорентийской православной общины?

Отец Георгий: Пока прошло слишком мало времени. Я думаю, что это обязательно произойдет, но только тогда, когда они сами осознают, что находятся вне канонического поля, вне Православия.

***

Как нам стало известно, в околоцерковных либеральных кругах уже прозвучали обвинения протоиерея Георгия и его православной общины в «предательстве». Нет сомнений, что информационная война против сторонников единства с Русской Православной Церковью в ближайшее время будет только усилена.

Патриарх Московский и всея Руси Кирилл. Фото: www.globallookpress.com

Так, неслучайно Святейший Патриарх Кирилл, выступая сегодня на фестивале «Вера и слово», особенно подчеркнул, что происходящее является заказом «на разрушение единства нашей Церкви, который имеет глобальное измерение». Более того, «это не просто борьба за юрисдикцию, это борьба за разрушение единственной мощной православной силы в мире».

И именно поэтому всем нам, православным христианам, сейчас необходимо усилить наши соборные молитвы о единстве Русской Церкви, а также о таких людях, как протоиерей Георгий Блатинский и духовно окормляемая им православная община флорентийского храма Рождества Христова и Святителя Николая Чудотворца.

 
Che cos'è la 'nazione ucraina', e quali sono le sue opzioni future

Ci sono molte ragioni per dire che la nazione ucraina non esiste, che tutti gli ucraini sono russi sottoposti a lavaggio del cervello per odiare la loro nazione, che la storia ucraina è un falso, ecc. Per lo più, questi argomenti sono proposti da persone che non capiscono la differenza tra "nazione" ed "etnicità".

L'idea di una "nazione" in realtà è nata nell'età della polvere da sparo, quando gli eserciti di massa e l'industrializzazione hanno portato la necessità che i paesi fossero uniti da qualcosa di più grande di un linguaggio comune, di un signore feudale e di una religione, e quest'idea è stata diffusa tramite l'alfabetizzazione di massa e l'istruzione. [1]

"Nazione" non è lo stesso concetto di etnia o lingua - ci sono molte nazioni che uniscono diverse etnie o lingue, e molti gruppi etno-linguistici divisi tra diverse nazioni.

Una "nazione" è una potente idea - simile a un'ideologia o addirittura a una religione.

Infatti, quando si tratta di costruire una nazione, i confini tra il nazionalismo, l'ideologia e la religione si sfumano. È mai esistita una nazione "sovietica"? Molti potrebbero dire che è esistita.

Gli invasori occidentali di oggi cercano di portare la luce della "democrazia" ai selvaggi non lavati: quant'è diversa la loro fede cieca nel fatto che il loro è il modo migliore, da quella dei crociati religiosi medievali? I risultati sono certamente molto simili.

E un'idea non può essere "falsa" fintanto che c'è gente che vi crede.

Le religioni dei mormoni o degli scientologi non sono "false", semplicemente perché i loro fondatori con le loro pretese fantasiose sono vissuti in tempi più recenti rispetto agli altri "profeti".

Non è nemmeno necessario che un'idea sia abbinata perfettamente alla realtà. Certo, il mito nazionale ucraino è abbastanza lontano dai fatti storici. E allora? Dopo tutto, gli americani e i russi credono ancora di aver portato "libertà e uguaglianza" in giro per il mondo, nonostante milioni di persone innocenti siano morte nelle loro scappatelle imperiali, ma ciò non rende queste nazioni "false".

Tuttavia, un'idea può essere cattiva. Praticamente tutte le religioni e le ideologie hanno costantemente bisogno di essere aggiornate e di espellere le parti dei vecchi tempi crudeli.

Alcune religioni e ideologie politiche sono abbastanza malvagie perché la gente le chiami "sette", "naziste" e via dicendo, e per essere vietate. Le idee nazionali non sono diverse – sono in continua evoluzione, e possono avere parti cattive.

Per esempio, la superiorità nazionale, la "supremazia bianca naturale", la razza ariana, e tutto questo genere di cose.

Certo, in questi giorni tali cosa hanno nomi politicamente corretti come "eccezionalismo americano", ma l'essenza è la stessa: gli americani sanno che quattro migliaia e mezzo di soldati americani sono morti in Iraq, ma hanno l'arroganza di non contare o di non curarsi di quante persone di pelle bruna sono morte inutilmente a causa della loro invasione (le stime vanno da 100 mila a diversi milioni).

E l'idea nazionale ucraina ha certamente la sua parte di problemi.

Per cominciare, è stata cooptata di fatto da diverse potenze straniere letteralmente per secoli, e il suo messaggio è stato piegato alla loro volontà per essere usato come arma contro la Russia e i russi. E questo è un problema, perché i russi e gli ucraini sono molto vicini, quanto lo sono, per esempio, americani e texani.

Sì, i texani. Per un russo è più facile capire un ucraino di quanto uno yankee possa capire un texano rurale, e l'Ucraina ha fatto parte della Russia due volte più lungo di quanto il Texas ha fatto parte degli Stati Uniti. Mettete un paio di secoli di finanziamenti esteri, una buona dose di azioni sovversive da parte di potenti agenzie, un lavoro di ONG di qualità, e avrete "la lingua texana" e una "nazione texana" che odia gli americani a vostra disposizione in poco tempo. E il fatto che la Dust Bowl non fu un complotto americano per affamare i contadini del Texas fino a portarli alla sottomissione non importa: come ho detto, anche se l'idea non è vera, a patto che la gente ci creda, ha potere.

A ben pensarci, un indebolimento del governo federale e alcuni fondi di Soros sono probabilmente tutto che ci vuole per fa emergere una "nazione texana" o "una nazione delle Cascades":

"Nel settembre 2014 un sondaggio Reuters/Ipsos ha rilevato che oltre il 34% degli abitanti del sud-ovest è a favore della secessione del loro stato dagli Stati Uniti". Ci sono un certo numero di sondaggi simili che mostrano che risultato è sostanzialmente corretto.

Questo è simile all'Ucraina nella primavera del 1991 – in un referendum, il 28% della gente ha votato per staccarsi dall'URSS, mentre il 70% ha votato per rimanervi... Ma lo stesso referendum, dopo pochi mesi di propaganda, ha prodotto il 92% di voti per la secessione.

Questi fatti non sono buoni o cattivi da soli. Questa è solo la realtà com'è – le nazioni sono idee, ne possono essere formate di nuove, e non sono necessariamente meno "legittime" o "buone" rispetto a quelle precedenti.

In alcuni casi, una "idea nazionale" è ben fondata e può portare a una maggiore coesione sociale e a un miglior autogoverno locale. In alcuni casi, i nazionalisti possono utilizzare gli strumenti sbagliati, dividere la società e rovinare il paese ... E con questo, torniamo all'Ucraina.

Come ho detto, i russi e gli ucraini sono estremamente vicini; tant'è vero che "russo" e "ucraino" nella moderna Ucraina sono più etichette ideologiche scelte autonomamente che non gruppi etnici / culturali chiaramente separati. [2]

Questa è la causa principale del meme "giudeo-banderista" [3] e del fatto che molti "nazionalisti ucraini" sono cresciuti come "russi" e, di fatto, non parlano ucraino. Allo stesso modo, ci sono molte persone cresciute parlando ucraino e che ancora credono che l'Ucraina dovrebbe essere un solo paese con la Russia.

Inoltre, "Russia" e "Ucraina" sono strettamente intrecciate, non solo nelle menti della popolazione locale, ma economicamente – 350 anni di legami economici garantiscono una strettissima cooperazione.

Allora, che cosa pensereste che succederebbe in Texas se i "nazionalisti texani" proibissero a chiunque non parli un "corretto texano rurale" di detenere posizioni di governo, vietassero i simboli "americani" come "retaggio di oppressione", dichiarassero Timothy McVeigh il loro eroe nazionale, ecc? Eccovi spiegata la guerra civile ucraina.

Che cosa pensereste che succederebbe se la "nazione texana" tagliasse i legami con l'America e cercasse invece di unirsi al Messico (che, sebbene inizialmente interessato, ben presto si renderebbe conto di non voler avere niente a che fare con i maniaci nazionalisti)? Eccovi spiegata in breve la rovina economica causata dall'euro-integrazione dell'Ucraina.

Tuttavia, solo perché l'attuale marchio "banderista" del nazionalismo ucraino è macchiato da collaborazione nazista, fratricidio, falsificazione della storia, servizio degli interessi stranieri al di sopra del proprio popolo, ecc, non significa che ogni e qualsiasi idea che immagina l'Ucraina come un stato separato sia un male.

Buzina era un nazionalista ucraino, così come lo era la maggior parte dei bolscevichi, per esempio – che preferivano un'autonomia ucraina forte e vibrante nella "federazione" sovietica, piuttosto che una "Ucraina europea", anti-russa ma il fatto che "l'idea nazionale ucraina" sia riemersa dopo essere stata soppressa dagli tsar è in gran parte dovuto agli sforzi bolscevichi.

Poi ci sono persone come Tatjana Montjan – con le proprie "idee nazionali ucraine" che non sono come quelle di Buzina o dei bolscevichi, ma non sono neppure come quelle dei "banderisti".

Quindi, le opzioni per una "ideologia nazionale ucraina" non si limitano al culto dei macellai della Volinia e a vendere a padroni stranieri tutto ciò che non è inchiodato al suolo.

Quali conclusioni possiamo trarre per riassumere questo articolo?

- L'idea nazionale ucraina è sicuramente reale e potente, non meno reale di tante altre idee nazionali.

- Fin dall'inizio, è stata utilizzata, ed entro il 2014 interamente sovvertita, dal tipo di persone che avrebbero ucciso i loro vicini per amore di denaro estero e delle presa del potere.

- Questo stato "banderizzato" è un male letteralmente per tutti (in Ucraina, Russia, Europa) inclusi anche i poveracci dei ranghi "banderisti" stessi. Gli unici che ne beneficiano sono i capi dei banderisti, alcuni oligarchi e alcuni gruppi di interesse straniero che li controllano.

- Che l'ideologia di una "nazione ucraina" possa essere guarita per unire e rafforzare la nazione, o che il paese continui a frammentarsi e crollare sotto il peso dell'odio "banderista" basato sulle menzogne, resta da vedere.

Naturalmente, la risposta non dipende esclusivamente dall'ideologia – eventi politici, economici e anche puramente militari possono spostare l'equilibrio verso l'uno o l'altro risultato. Per esempio, un altro probabile, per quanto triste, scenario è che i dibattiti ideologici diventeranno inutili in pochi decenni se il forte calo della popolazione locale continuerà: la nazione, la lingua e la storia ucraina faranno semplicemente la fine dei dinosauri.

Quale scenario si avvererà, se l'idea nazionale ucraina potrà essere ricostruita senza parti distruttive, e se il paese ucraino esisterà in futuro – il risultato in definitiva dipende dagli ucraini.

Note:

[1] Questo articolo di un nazionalista ucraino (non tradotto) espande l'idea in maggiore profondità. Mentre non condivide la mia desolante visione della situazione attuale, la sua visione della natura di "idea nazionale" e le sue argomentazioni per l'esistenza di una "nazione ucraina" sono più o meno le stesse. Vale la pena di leggerlo.

[2] Non è che non ci siano reali etnie o sub-culture "russe" e "ucraine" – ma senza il nazionalismo, le distinzioni avrebbero altrettanta importanza di quelle tra gli abitanti del Minnesota e della Florida.

[3] Ebrei che sostengono il nazionalismo ucraino di tipo banderista – il che è strano, perché i banderisti originali della seconda guerra mondiale consideravano gli ebrei come loro nemici e aiutarono i nazisti a sterminarli. Ma come ho detto, i fatti storici contano poco – la "storia" ucraina moderna tende a dissimulare questi crimini.

 
Intervista di Tudor Petcu ad Agata Ester Naselli

Prima di tutto, mi farebbe piacere se lei potesse parlare un po' delle sue esperienze spirituali passate e dirmi quando e come ha incontrato la spiritualità ortodossa.

Sono Agata Ester Naselli, sono orgogliosamente italiana, di origine siciliana, nata in Sicilia a Catania e cresciuta nel paese di Militello in val di Catania, ma per motivi di mancanza di lavoro sono stata costretta ad emigrare al nord Italia, nelle Marche, alla periferia di una piccola città in cui attualmente vivo; intanto ringrazio il signor Tudor Petcu per avermi invitata a fare questa intervista sulla meravigliosa Fede ortodossa.

Inoltre spiegare la mia esperienza spirituale non è facile, perché mi hanno sempre detto quelle poche persone di fiducia a cui ho raccontato le mie esperienze spirituali, che posso scrivere libri e libri interi della mia esperienza spirituale (ma non lo faccio perché a me non interessa), ma quello che posso dire è che l'esperienza spirituale parte da quando siamo nati, appena siamo messi al mondo perché il neonato/a nei primi giorni di vita non ci vede, e così siamo noi da appena nati fino a quando raggiungiamo la vecchiaia. Ciò vuol dire che anche prima o dopo la conversione non smettiamo mai di fare esperienze spirituali, ovvero non si smette mai di imparare anzi dopo che ci convertiamo veramente e sinceramente, e più ci incamminiamo verso il Signore e più pian piano ci purifichiamo, più il Signore ci fa vedere tutto ciò che abbiamo fatto quando non ci vedevamo; ovvero quando eravamo ciechi, ma lo fa solo per renderci più umili e farci vedere come eravamo, cosa eravamo e come siamo dopo che ci siamo convertiti sinceramente e veramente con il sacramento del Santo Battesimo, che ci fa rinascere come nuove creature in Cristo.

La più bella esperienza spirituale che ho fatto è questa: quando ho fatto il battesimo per me e stata la cosa più bella del mondo, mi sentivo come una bambina appena nata in braccio a papà Dio, e a mamma Maria, a Gesù e allo spirito Santo, mi sentivo così felice e coccolata tra le loro braccia piene di immenso e infinito amore che sprizzavo di gioia e di felicità da tutti i pori e spiritualmente mi sentivo volare e mi sentivo a casa e mi sentivo finalmente dopo tanto tempo rinata, finalmente uscita fuori, e la prima frase che dissi in quei momenti come una bambina che non si vuole separare da mamma e papà, a papà Dio, a mamma Maria, a Gesù e allo spirito Santo fu questa: papà, mamma, santissima Trinità, per piacere non mi lasciate; e mi sentii dire con un amore illimitato: mai ti lascerò, fino alla fine del mondo io sarò sempre con te; di conseguenza lo raccontai al mio padre spirituale e lui con le lacrime agli occhi mi disse: Dio ti ama tanto e in maniera particolare, è così grande il suo amore per te che mi scoppia il cuore nel petto per quanto amore ha per te; e tutte e due scoppiammo a piangere insieme come due bambini.

E tutte le volte che lo racconto fino ad adesso, mentre lo sto raccontando mi escono le lacrime agli occhi.

Questa è una delle esperienze spirituali più belle che ho vissuto, perché prima che diventassi ortodossa mi sentivo bloccata, come se fossi chiusa in una gabbia, dopo che ho conosciuto l'Ortodossia e ho fatto il battesimo mi sentivo sbloccata, libera dalla gabbia, sono rinata, sono finalmente uscita fuori. Inoltre avevo attorno a me amici di infanzia e successivamente anche colleghi di lavoro ortodossi e nemmeno lo sapevo, praticamente ero circondata dall'ortodossia senza saperlo: l'ho scoperto dopo che ho conosciuto una fedele ortodossa ucraina (ci siamo conosciuti per una cosa banale e comune, e ancora oggi le voglio bene come se fosse mia sorella consanguinea), e raccontandolr di questi amici di infanzia e di questi miei colleghi di lavoro e della loro provenienza, lei mi disse che questi miei amici e colleghi erano ortodossi. Io per curiosità le chiesi cosa fosse l'ortodossia e lei me lo spiegò, e la mia risposta dopo che mi ha spiegato cos'era l'ortodossia fu questa: ma pensa te, ero circondata già dall'ortodossia dall'infanzia, poi ho continuato ad avere colleghi ortodossi e nemmeno lo sapevo fino ad oggi che me lo hai detto tu; ma poi la cosa finì lì.

Ma il pallino dell'ortodossia mi girava in testa da un bel po' di tempo fino a quando dissi tra me e me: adesso basta, voglio sapere di più sull'ortodossia, così cominciai a chiedere dove ci fosse una chiesa dove si celebrasse la liturgia, poi la trovai e così cominciò il mio cammino fino al battesimo, e a volte quando ci penso nuovamente sorrido e dico: ma guarda un po', era così vicina a me l'Ortodossia senza saperlo ed e iniziato tutto per caso. E così divenni felicemente ortodossa.

Si potrebbe dire che il suo incontro con l'Ortodossia ha rappresentato il momento decisivo per l'evoluzione della sua personalità spirituale, anche per il suo cambiamento?

Sì, come ho detto all inizio della prima domanda che mi ha posto, ci sono state grandi evoluzioni di personalità spirituale, e il mio padre spirituale disse che secondo la mia età ero molto in ritardo, ed è per questo che sto recuperando tutto il ritardo precedente, fino all'età giusta che ho adesso, e poi proseguire con l'evoluzione personale spirituale.

Queste sono state le parole del mio padre spirituale, con cui sono pienamente d'accordo.

Qual è il più importante tesoro che lei ha scoperto nella Chiesa Ortodossa e come dovrebbe capire questo tesoro qualcuno che vuole conoscere meglio l'Ortodossia?

Il tesoro più importante che ho scoperto nella Chiesa ortodossa è la spiritualità ortodossa, la comunione e la confessione, e la vicinanza di Dio a ognuno di noi; e credo che questo ognuno di noi lo deve scoprire da solo/a perché deve essere un rapporto intimo e personale con la santissima Trinità e mamma Maria con la sua creatura e suo figlio/a, affidandosi totalmente al Signore e allo spirito Santo, solo così si può capire quanto immenso amore hanno per noi.

Studiando l'Ortodossia e anche la sua evoluzione in Occidente, soprattutto in Italia, ho sentito che la Chiesa Ortodossa esiste in Italia fin dal tempo degli apostoli. Allora, come potrebbe essere riscoperta l'eredità ortodossa dell'Italia?

Credo che l'ortodossia in Italia potrebbe essere riscoperta in anzitutto rimanendo fedeli al credo ortodosso e agli insegnamenti degli antichi padri della Chiesa e del Santo Vangelo e della Chiesa stessa, cercando di immedesimarsi più possibile nell'ambiente di vita del territorio dove si trova una parrocchia di riferimento, di cultura, di vari modi della dialettica infinita che esiste in Italia, del modo di vivere in cui la gente vive da secoli nel luogo dove si ha la parrocchia di riferimento, cercando di essere sensibili con tutti e non solo con un certo determinato gruppo di persone, ma con tutti, cercando così di far conoscere l'ortodossia a tutti quelli che non la conoscono, con accoglienza paterna e fraterna da parte dei fedeli per cominciare a farci sentire prima di tutto nella casa del Signore e poi a casa nostra cominciando dai catecumeni fino a poi a fare il passo decisivo, e più vicinanza paterna e fraterna verso coloro che vorrebbero conoscere l'ortodossia e poi convertirsi, e a coloro che sono appena entrati nella casa, perché gesù dice nel Vangelo di amare e aiutare il fratello o la consorella a far conoscere il Signore. Gesù nel Vangelo non ha detto, maltrattateli, scaricate su di loro i vostri rimorsi e i vostri rancori e uccideteli nel corpo e nell'anima prima ancora che mi conoscano, no, lui dice di amare e aiutare senza differenze, per poi prenderli per mano e portarli alla retta fede e alla salvezza senza farli sentire minacciati, e qui aggiungo ciò che dice Padre Andrew Phillips : “Non dimentichiamolo mai. Noi serviamo Dio, non l'uomo. La Chiesa è di Dio, non la nostra. Quanto a noi, oggi siamo qui, domani non ci saremo più, ma le porte degli inferi non prevarranno. La Chiesa non ha bisogno di noi, noi abbiamo bisogno della Chiesa.” (P. Andrew Phillips – arciprete ortodosso russo), quindi credo che Padre Andrew è stato chiaro e diretto; inoltre , stabilendo così un contatto più ravvicinato con il nuovo catecumeno con delicatezza, sensibilità e paternità, facendolo sentire veramente a casa e non fuori posto, poiché essendo ai primi passi bisogna essere più vicini possibili e più sensibili, senza pretendere miracoli, perché dopo saranno i passi decisivi che portano al passo finale di decidere se continuare nell'ortodossia oppure no (anche se poi dopo tutti si convertono perché niente è più bello dell'Ortodossia). Ovviamente rispettando nella giusta misura i propri costumi, le proprie usanze e le tradizioni del luogo di provenienza rendendosi conto che non ci si trova più nel proprio territorio nativo ma che si trova in un altro territorio che non è il proprio luogo di provenienza, come dicevo prima, nella giusta misura in parità, facendo così un'unione di interscambio interculturale con culture, tradizioni, costumi e modi di vivere del luogo di dove si ha la parrocchia, secondo i criteri della Chiesa, amandosi gli uni con gli altri, perché Dio unisce e costruisce, il diavolo distrugge e più distrugge e più Dio unisce e costruisce perché il bene di Dio trionfa sempre sul male grazie alla Croce di Gesù Cristo e all'intercessione della dolce mamma Maria.

Sappiamo molto bene che Italia è un paese cattolico, ma poiché lei si è convertita all'Ortodossia, le sarei grato se volesse argomentare perché la Chiesa Ortodossa ci aiuta meglio a capire la verità e la volontà del Signore.

Questa domanda la ricollego nuovamente con la risposta alla sua prima domanda, aggiungendo che le vie del Signore sono infinite, Dio non si dimentica mai delle sue pecore smarrite e non curate bene secondo i criteri di Cristo. Nessuna anima è un pupazzo o una bambola che modelliamo come pare a noi, ma la dobbiamo modellare secondo i disegni di Dio e della Chiesa e degli insegnamenti degli antichi Padri del Deserto, e i suoi modi di agire sono infiniti, la Chiesa Ortodossa ci dà gli strumenti per conoscere l'ortodossia e seguirla, con la preghiera, l'aiuto della liturgia e lo Spirito Santo che ci illumina e ci accompagna passo passo con l'apertura del nostro cuore, in ciò che ci dice di fare attraverso la nostra volontà. Ci aiuta a capire meglio con più chiarezza, a capire la volontà del Signore prima per noi stessi e successivamente progredendo nella vita spirituale personale, e poi molto dopo a quella del suo prossimo che ha bisogno di vedere con più chiarezza.

Ma questo lo si fa chiedendo al Signore nella preghiera prima di tutto di insegnarci a sentire il suo amore per noi e a sentirci suoi figli, e poi a chiedere sempre di aiutarci a fare la sua volontà e non la nostra, sempre come piace a lui e non a noi e come vuole lui e non noi e di aiutarci a farla perché da soli non siamo in grado di fare nulla senza di lui, chiedendo così di rendere i nostri cuori propensi ad accogliere ciò che lui ci comanda paternamente e con amore. Ma la base di tutto questo e la preghiera, senza questa base tutto è come la casa del Vangelo costruita sulla sabbia, ovvero fumo.

Si può dire dal suo punto di vista che la dimensione comunitaria del vivere insieme è una caratteristica essenziale della Chiesa Ortodossa?

Si può decisamente dire non dal mio punto di vista ma della stessa ortodossia che poter vivere insieme nella dimensione comunitaria non solo è una caratteristica essenziale della Chiesa Ortodossa, ma è anche un diritto di un singolo fedele di qualsiasi nazionalità, cultura e regione europea e non europea di far parte della comunità ortodossa.

Poiché se un fedele ortodosso per diritto della Chiesa Ortodossa non viene inserito nella comunità rischia di smarrirsi, di essere trascurato spiritualmente perché gli si impedisce di crescere spiritualmente e umanamente insieme alla comunità e ai propri fratelli e sorelle in Cristo, portandolo così allo sbando e rendendolo facile preda per i lupi buttandolo giù da un precipizio distruggendo così un'anima, perché non viene accettato nella comunità. Quindi ripeto nuovamente che è una caratteristica essenziale vivere insieme nella comunità della Chiesa Ortodossa in modo che ci siano scambi interculturali, come ho già spiegato, per essere seguiti spiritualmente e umanamente senza trascurare nessuno.

Da italiana convertita all'Ortodossia, come spiega la crisi attuale del cristianesimo in Occidente? E un'altra domanda che esprime infatti una mia curiosità: come sarebbe possibile ritrovare oggi il senso cristiano – ortodosso – dell'esistenza umana?

Non credo che sia esatto dire che noi italiani ci siamo convertiti all'ortodossia, perché già dal primo secolo e fino al grande scisma del 1054 l'Occidente e precisamente l'Italia era già ortodosso, quindi è chiaro che noi italiani eravamo già ortodossi, poi se si va a studiare la storia da fonti bene informate e aggiornate si viene a scoprire che l'Italia all'inizio era stata resa ortodossa dai monaci greci ortodossi che poi pian piano con l'aiuto di altri monaci resero l'Italia ortodossa cominciando dal Sud Italia, che fu il centro di un'alta influenza ortodossa: quindi Sicilia, Calabria, Campania, Marche fino al Nord Italia in su; dopo il grande scisma del 1054 subentrò così l'Impero cattolico romano con il suo esercito che fu mandato in tutta l'Italia per conquistare terre e per diffondere il cattolicesimo; le terre più massacrate furono le terre del Sud, il centro di grande influenza ortodossa, dalla Campania a Reggio Calabria, fino alla Sicilia che fu quella più martoriata perché oppose maggiore resistenza all'esercito cattolico romano che con violenze e torture costrinse gli ortodossi siciliani italiani a convertirsi al cattolicesimo. Fu così che nacquero santi e martiri italiani ortodossi che non si sono piegati ai cattolici e hanno dato la vita per la fede ortodossa che hanno professato fino alla morte, per amore di Cristo e dell'Ortodossia.

Quindi in questo caso gli italiani ortodossi sono solo ritornati alle origini di ciò che era prima dello scisma del 1054.

Quindi credo che la crisi l'abbiamo creata noi perché il Vangelo ci parla di pace, di amore e non di cose mondane del mondo e non di pace solo per il quieto vivere e non di amore tanto per curiosità, questo non è vero amore di Dio e non è vera pace di Dio; e poi si prosegue con il potere, le conquiste delle cose del mondo, di denaro, di averi e così via (tante volte vedo tanti miei fratelli e sorelle in Cristo che si affannano così tanto in lotte e conquiste delle cose del mondo, e nell'osservarli dico questo: mah! Peccato che non ci affanniamo così tanto nelle conquiste del Vangelo e delle cose celesti come vuole Cristo), che ci allontanano dal Signore Gesù Cristo e dalla croce, dalla preghiera, dal dedicare quel poco tempo che troviamo per stare con Gesù, a tal punto che quando arriviamo alla Santa icona di Gesù in croce nemmeno preghiamo bene perché abbiamo la mente e il cuore intasato, pieno zeppo di cose del mondo, e non riusciamo più a dedicare la mente e il cuore a Gesù Cristo crocifisso per noi; davanti al Signore, davanti al suo tribunale, non ci saranno né ricchi, né poveri, né autorità clericali, né autorità politiche governative, perché darà a ciascuno di noi secondo quanto abbiamo amato secondo la misura prestabilita del Signore per ognuno di noi. In questo modo si può ritrovare il vero cristianesimo ortodosso umano proseguendo pian piano nella via della santità e della salvezza.

Ringrazio il Signor Tudor Petcu per il suo invito. Ora si stanno realizzando vari progetti per raccogliere offerte, per la traduzione da tutte le lingue di testi di lettura spirituale Ortodossa e di testi di preghiere ortodosse per gli italiani ortodossi, poi successivamente saranno anche aperti nuovi locali per lo studio e la traduzione dei testi in italiano, cercando offerte per la futura ristrutturazione dei locali, intanto cominciamo passo passo, e preghiamo anche per questi progetti. Chi vuole contribuire con un piccolo contributo contatti la pagina Facebook “Fratellanza Ortodossa in Italia” e vi forniremo di tutte le informazioni per versare il vostro contributo di ciò che potete, che verrà usato solo per lo scopo che vi ho spiegato prima, e per piacere non dimenticate di pregare per me. Grazie mille a tutti, fraternamente in Cristo un abbraccio e buona Pasqua a tutti e scusate se ci sarà un numero di errori grammaticali, purtroppo non ho conseguito la laurea, un abbraccio fraterno a tutti.

 
Essere ortodossi russi senza essere russi

Non posso cambiare la situazione politica in tutto il mondo. Non posso convincere l'America che le notizie sulla Russia sono tutte sbagliate. Non posso convincere la Russia che molti americani sono amichevoli e non vogliono la guerra. Posso raggiungerne alcuni, comunque.

Non ho scritto un articolo di blog da un bel po 'di tempo per due motivi. Innanzitutto, c'è stata una raffica di notizie che hanno coinvolto la Russia e che mi hanno distratto dalla scrittura. La politica non sarà il centro di questo articolo, ma faro alcuni brevi commenti in proposito. Il presidente Putin è stato rieletto il 18 marzo. Naturalmente la maggior parte delle agenzie di stampa in America ha dichiarato o suggerito che si trattava di una "elezione fittizia". In realtà ci sono stati molti osservatori elettorali ufficiali da tutto il mondo e nessuno di loro si è rivelato effettivo conti di frode. (Il mio prossimo articolo affronterà il tema delle elezioni in modo più approfondito.) L'America in realtà non consente agli osservatori stranieri di monitorare le sue elezioni, quindi questo ci permette di condannare gli altri mente pretendiamo che non ci siano voti illegali nelle nostre elezioni.

Poi c'è stato il caso Skripal, con le accuse di uso di gas nervino che il primo ministro britannico Theresa May ha immediatamente attribuito alla Russia. Molti paesi, compresi gli Stati Uniti, hanno espulso membri del personale d'ambasciata ("spie") e la Russia hanno risposto in maniera analoga. I "fatti" che sono stati asseriti da May e Boris Johnson sono stati contraddetti, tuttavia, quando i rappresentanti dei laboratori di Porton Down nel Regno Unito hanno avuto l'integrità di dire che non sapevano dire da dove provenisse l'agente nervino. Altre parti della storia hanno iniziato a cadere a pezzi quando le vittime si sono sorprendentemente riprese dall'agente nervino militare. Ora la notizia riguarda il presunto attacco al gas sarin contro famiglie innocenti in Siria. Assad e Putin sono stati entrambi immediatamente accusati. Nessuna indagine è stata fatta dall'Occidente, e non mi aspetto che saranno condotte indagini internazionali aperte. I fatti hanno rovinato la narrazione di Skripal; non penso che i mastini della guerra lasceranno che succeda di nuovo.

L'altra ragione per cui non ho scritto è più positiva. Abbiamo osservato la Quaresima, i 40 giorni di preparazione spirituale nell'Ortodossia prima della Settimana Santa che portano alla solenne osservanza della crocifissione e risurrezione di Gesù Cristo. È il momento di cambiare la propria dieta e la propria routine quotidiana il più possibile per concentrarsi su questi eventi. La preparazione è essenziale per tutto ciò che si considera importante. Quindi, con i notiziari che urlano cattive notizie nelle nostre orecchie, abbiamo anche cercato di concentrarci sulla buona notizia di ciò che riteniamo caro come persone di fede.

Nel suo podcast della scorsa settimana sul programma televisivo di John Batchelor, Stephen Cohen si è riferito a un editoriale del Washington Post pubblicizzato in quella settimana: "È un crimine adorare Dio? Secondo la Russia, sì", diceva l'editoriale da lui citato. Cohen, che è ebreo, ha sottolineato quanto sia ridicola questa descrizione della religione in Russia. Una delle cose più frustranti del vivere in Russia è la costante raffica di menzogne ​​sulla Russia. Questa citazione era una delle peggiori. So che il termine popolare è "fake news", ma preferisco essere più schietto: sono balle. Nel mio ultimo articolo di blog ho offerto una prospettiva generale sulle varie religioni qui in Russia e su come esse influenzano la vita pubblica. Dal momento che il cristianesimo ortodosso russo ha di gran lunga più aderenti, dedico ad esso più spazio. Il fatto è che la religione sta diventando sempre più una parte della vita pubblica in Russia, e le religioni storiche sono praticate in libertà. In questa sede parlerò in modo più personale dell'argomento. In Russia sono uno straniero e anche un ortodosso. Il fatto che io frequenti una chiesa ortodossa russa e non abbia antenati russi né greci sorprende alcuni russi. Quando scoprono che la mia moglie russa non mi ha convinto a diventare ortodosso (in realtà è stato il contrario), le persone diventano ancora più perplesse. Quindi scrivo sia come osservatore esterno che come partecipante.

Alcuni dei miei primi lettori hanno già ascoltato questa storia, ma a titolo di "revisione", né Oksana né io siamo stati cresciuti come ortodossi. Mia moglie è stata allevata in una famiglia sovietica, quindi non è mai stata realmente esposta a questioni di fede. La fede in Dio non era qualcosa di cui discutessero mai. Oksana si è convertita in una chiesa protestante quando era all'Università di San Pietroburgo. Andava in chiesa per ascoltare e interagire con persone di madrelingua inglese, poiché quello era il suo principale corso di studi. Ha finito per diventare parte della chiesa. Io, d'altra parte, ero cresciuto in una famiglia estremamente devota di battisti del Sud. Il mio defunto padre era un predicatore dei battisti del Sud. Oksana e io siamo rimasti entrambi fuori dalla chiesa per un certo tempo dopo che ci siamo sposati, ma alla fine abbiamo iniziato a frequentare una chiesa battista locale, e in seguito una chiesa non confessionale, mentre vivevamo in America. Siamo arrivati ​​all'Ortodossia gradualmente. Io ho letto molto e ho iniziato a frequentare i vespri il sabato sera. Alla fine, siamo diventati catecumeni e un anno dopo siamo stati cresimati nella Chiesa ortodossa. Per noi il passaggio all'Ortodossia non ha avuto nulla a che fare con i cattivi sentimenti nei confronti di qualcuno o di qualsiasi chiesa protestante. Restiamo ancora vicini ai nostri amici protestanti e abbiamo conservato preziosi ricordi delle chiese di cui siamo stati parte.

C'erano persone di varie nazionalità, tra cui alcune dell'Est Europa, nella nostra chiesa ortodossa nella Carolina del Sud. C'erano anche diversi ex cattolici ed ex protestanti, quindi sia io che Oksana ci sentivamo a casa. Era davvero l'unica congregazione ortodossa vicino a noi, quindi ne siamo stati grati. Trovare una chiesa qui ha richiesto più tempo di quanto pensavamo, nonostante il fatto che ce ne siano molte. Alla fine arrivammo in un vicino villaggio, in una chiesa ortodossa russa piuttosto piccolo, che divenne la nostra chiesa.

Mentre tutte le Chiese ortodosse usano la stessa Liturgia (ovviamente in diverse lingue), qui ci sono alcune differenze minori nelle Chiese ortodosse russe, a cui ci siamo dovuti adeguare. Per me, è stato un aggiustamento più grande a causa del fatto che i servizi sono in slavonico ecclesiastico. Potrei capire a sufficienza da seguire se la Liturgia fosse in russo, ma lo slavonico rende tutto molto difficile per me. Quindi la prima e più ovvia differenza è la lingua.

In secondo luogo, tutte le donne della Chiesa ortodossa russa indossano un copricapo e un vestito in generale più tradizionale, senza pantaloni. L'uso del copricapo era facoltativo nella nostra chiesa della OCA. Non voglio dare l'impressione che ci siano guardie alle porte della nostra chiesa qui. Se una donna non ha il velo, si provvede gentilmente e in silenzio. Inoltre, il nostro prete ricorda spesso ai parrocchiani i pericoli di concentrarsi sugli aspetti esteriori.

Foto: svetosh13

La terza differenza si vede nel modo di ricevere la comunione. Ricevere l'eucaristia, il corpo e il sangue di Cristo, è il fulcro della Liturgia nell'Ortodossia in America e in Russia. Verso la conclusione della Liturgia ci facciamo avanti per ricevere la comunione dal sacerdote. La prima differenza in questo tema è la confessione. Trattandosi di una cosa seria, dobbiamo confessare i nostri peccati a Cristo alla presenza del sacerdote ai tempi stabiliti. Nella chiesa dell'OCA facevamo la confessione almeno quattro volte l'anno, una volta per ogni periodo di digiuno maggiore. Si poteva fissare un appuntamento in modo da avere tutto il tempo necessario. Ovviamente si poteva andare in altri momenti se necessario. Nella Chiesa ortodossa russa la confessione si fa ogni settimana. Non partecipi all'eucaristia se non sei stato a confessarti. Ho ricevuto la comunione due volte la scorsa settimana, quindi sono andato a confessarmi due volte. Ho dovuto riorientare la mia comprensione della confessione perché tutto ciò che ne sapevo prima veniva dal cattolicesimo romano. Nell'Ortodossia il sacerdote è testimone della tua confessione a Cristo, una specie di partner di responsabilità, per usare un termine più comprensibile per i miei amici protestanti. Può fornire consigli, suggerimenti o incoraggiamenti in qualsiasi momento, ma non ti confessi a lui. Tu ricevi la preghiera sacerdotale di assoluzione dopo la confessione, ma ti si chiarisce che è Cristo, non il sacerdote, che ti assolve e ti perdona i tuoi peccati. Ancora una volta, la lingua è un problema per me. Io parlo russo con il mio prete, ma quando confesso i miei errori mi rendo conto di sbagliare qualche parola, potrei confessare la cosa sbagliata. Uno degli scopi della confessione è esaminare i nostri cuori prima di ricevere il corpo e il sangue di Cristo. Io esamino il mio cuore e le mie capacità di lingua russa tutto in una volta.

La seconda differenza è che quando andavamo a ricevere la comunione in America andavamo insieme come una famiglia. Non è così in Russia. I neonati e i bambini vanno per primi; poi gli uomini; e infine le donne. C'è sempre una babushka (nonna) che si assicura che le donne non si mettano davanti agli uomini. Io non lo sapevo la prima volta e per natura non ho mi metto davanti alle donne. Ho imparato a non fare di nuovo quell'errore!

Il momento clou dell'anno è la Pasqua. Come ho detto, prima di questo evento osserviamo un digiuno "ascetico", che è fatto per prepararci. Non mangiamo carne, latticini e grassi animali. Ora, nessuno ti chiede se hai mantenuto il digiuno. Questa è una questione individuale e le persone sono incoraggiate a "guardare solo nel loro piatto". In America ci è stato anche insegnato con attenzione a non offendere o a non dare alcuna impressione di essere migliori di chiunque altro a osservarlo. Se eri invitato da un non ortodosso a un pasto, mangiavi tutto quello che ti era messo davanti senza menzionare "il digiuno". Qui non se ne parla tanto, perché in Russia praticamente tutti sanno cosa sta succedendo. Hanno prodotti contrassegnati appositamente per le stagioni di digiuno nei negozi di alimentari, e diversi ristoranti hanno menu per coloro che osservano i digiuni. È più una parte della cultura di quanto non fosse nella Carolina del Sud, dove la maggior parte della gente non sa molto dell'Ortodossia. Se sono persone religiose, probabilmente sono protestanti e non hanno idea di cosa tu stia parlando quando menzioni "il digiuno den Natale" o "il digiuno degli apostoli".

La nostra prima Pasqua in South Carolina è stata un'esperienza straordinaria. Siamo andati in chiesa a notte fonda, quasi alla mezzanotte del sabato sera. I servizi e la Liturgia sono durati fino a tardi. Abbiamo finito intorno alle 3 di notte e poi abbiamo fatto un pasto in comune. Siamo tornati a casa a dormire, e poi siamo tornati con i ragazzi al vespro e a una caccia all'uovo in chiesa. L'anno scorso nostra figlia Marina era piccola, quindi Oksana è rimasta a casa con lei. Siamo andati io e i ragazzi, che erano entrambi chierichetti. È stata un'esperienza abbastanza per loro.

La cosa che è stata davvero commovente per noi è quando c'è stata la lettura del Vangelo di San Giovanni in diverse lingue. Chiunque parlava una lingua diversa era invitato a leggere una parte del Vangelo nella propria lingua. Penso che ci siano state 18 lingue diverse nel nostro primo anno. La nostra chiesa non era una grande chiesa, ma c'erano persone che venivano letteralmente da tutto il mondo. Siamo rimasti stupiti! Per coppie come noi, provenienti da due paesi diversi, era davvero piacevole conoscere altri con storie come la nostra.

Quest'anno Gabriel era molto eccitato. Ora è un chierichetto "ufficiale". Di fatto, è l'unico chierichetto. Ci sono altri due che servono all'altare, ma lui è l'unico bambino. Anche Oksana non ne vedeva l'ora, anche se eravamo entrambi preoccupati per la reazione di Marina, di tre anni. A essere onesti, io non ne ero entusiasta. Stare in piedi per quattro ore in un servizio in cui non capisci nulla è difficile. Continuavo a riflettere sulle nostre esperienze in America. Ma ho creduto che fosse importante andare, così siamo andati tutti.

Quando siamo arrivati ​​sono andato alla confessione. I miei pensieri erano piuttosto complicati, quindi li ho scritti e consegnati al prete. Lui ha preso una candela, ha letto, ha strappato il foglio e ha pregato per me. Poi ha chiamato Oksana. Voleva che andassi a mettermi uno sticario e a fare le letture in inglese. Il "lettore" ufficiale mi aveva chiesto di fare la lettura di inglese, ma gli avevo detto che non so cantare. Lui parla correntemente inglese, quindi ho pensato che fosse meglio che lo facesse lui. Il prete non è stato d'accordo. Così sono tornato nel santuario e mi sono preparato. Quando è iniziata la liturgia, ho visto che la chiesa era piena di gente. Mi è venuta in mente la menzogna del Washington Post sulla religione in Russia, ma ho cercato di concentrarmi su cose più spirituali.

È stata un'esperienza interessante. Non avevo idea di quanto accade intorno all'altare durante la Liturgia perché le porte sono chiuse per la maggior parte del tempo. Tutto è stato fatto con tanta cura, soprattutto la gestione del pane e del vino. Il nostro prete, batjushka Nikolaj, ha fatto in modo che tutto fosse fatto nel modo giusto. Alla fine è arrivato il momento delle letture. Sospettavo che quasi tutti parlassero russo e che pochissimi conoscessero l'inglese. Le lingue delle letture sono state 1) slavonico ecclesiastico 2) russo 3) inglese 4) bielorusso (il mio amico, il lettore, è originario della Bielorussia) e il prete ha letto dal testo greco.

Mi sentivo onorato di essere stato invitato a leggere. E mi sono sentito di più come parte della congregazione. A causa della barriera linguistica, di solito mi sento un po' isolato durante la Liturgia. Anche alla trapeza (parola ortodossa per un pasto condiviso dopo la Liturgia) ho solo un paio di persone con cui posso parlare. Non ho abbastanza fiducia per iniziare una conversazione in russo. E la maggior parte delle persone, sospetto, prova la stessa cosa nei miei confronti. Una domenica ho detto a una delle signore che aveva portato la zuppa che la sua zuppa era molto gustosa. Le ho parlato in russo, e lei mi ha semplicemente guardato e ha sorriso. Più tardi ha detto privatamente a mia moglie che non poteva dire nulla perché era spaventata. Oksana disse: "Parla un po' più lentamente e in modo più distinto del solito, e lui potrà capire il tuo russo. Prova a parlare con lui. Può parlare in russo". Lei le ha detto: "Non posso. Lo vorrei, ma non ho mai parlato con uno straniero prima". Quindi mi rendo conto che c'è ansia da entrambe le parti. Il pasto che abbiamo fatto dopo il servizio di Pasqua (alle 3:30) è stato meraviglioso, il primo e molto atteso pasto dopo la lunga stagione di digiuno. Abbiamo preso dei "kotlety" (una specie di polpettine) come antipasto e pochi altri piatti. La gente non si avvicinava ancora a me iniziando conversazioni, ma percepivo molti più sorrisi e ascoltavo alcuni commenti su quanto fosse bello ascoltare il Vangelo in una nuova lingua. Il nostro prete, come al solito, mi ha chiamato a sedermi accanto a lui durante il pasto.

Non posso cambiare la situazione politica in tutto il mondo. Non posso convincere l'America che le notizie sulla Russia sono tutte sbagliate. Non posso convincere la Russia che molti americani sono amichevoli e non vogliono la guerra. Posso raggiungerne alcuni, comunque. La Russia non è una dittatura di senza dio, dove la fede è bandita. Non mi interessa ciò che dicono le notizie in America; Io vivo qui in Russia, e so che stanno mentendo. La fede è di nuovo parte del tessuto della vita locale. Puoi vederla nelle grandi cattedrali di Mosca e San Pietroburgo che mostrano in TV. (Sì, la Chiesa ortodossa russa ha una propria rete televisiva che si può vedere in qualsiasi momento.) Puoi anche vederla nei piccoli villaggi della campagna russa. E in uno di quei villaggi questa congregazione vede un vero americano vivo. Provo a parlare la loro lingua; i miei figli vanno nelle stesse scuole dei loro figli; Io credo nello stesso Dio e lo adoro allo stesso modo. Sono parte di questo mondo, anche se mi rendo conto dell'ironia di essere anche un osservatore esterno. Tuttavia, nonostante le barriere che ci separano e che molti della mia terra natale vogliono elevare, questa Pasqua si è rivelata un piccolo ma significativo passo in avanti per diventare più un partecipante e meno un osservatore esterno.

 
Concelebrazione del clero moldavo a Padova

Il nostro arcivescovo Mark ha celebrato la Divina Liturgia della Natività della Madre di Dio a Padova, nel corso dei festeggiamenti del decimo anniversario della fondazione della parrocchia. Dal Piemonte c'è stata una buona rappresentanza: vediamo nelle foto, oltre ai nostri padri Victor e Vitalie e al diacono Nicolae, anche padre Gheorghe Ursache della parrocchia della Risurrezione a Moncalieri e padre Alexei Cărpineanu.

  

 

 

 
Primato e identità: una risposta a 'Primus sine paribus' e alla tragedia di un'ecclesiologia difettosa

Prefazione dell'autore (2018)

Il documento che segue è stato originariamente redatto nel 2015 come documento di riferimento interno per i membri di varie commissioni teologiche, in risposta a documenti che erano stati in qualche modo pubblicati di recente e che avevano generato dibattiti negli anni precedenti. I più recenti eventi del 2018, centrati sull'Ucraina ma relativi a questioni di primato ecclesiologico che riguardano tutto il mondo ortodosso (e che, al momento, [1] sono ancora in gran parte in corso), hanno dato motivo di diffondere il testo in modo più ampio, come un piccolo studio di alcuni dei più importanti principi ecclesiastici e teologici coinvolti.

Stiamo assistendo, al momento attuale, a una più piena realizzazione delle disastrose posizioni teologiche ed ecclesiologiche delineate nel testo qui sotto, che erano già nascenti tre anni fa (e di fatto anche prima). Le visioni teologiche improprie della gerarchia ecclesiale e del primato hanno da allora portato oltre l'audace affermazione del concetto insopportabile di un primate che è "primo senza pari", all'effettiva attuazione di quest'ecclesiologia difettosta nella diretta violazione dell'ordine canonico da parte di una sede, basata proprio sulla sua indifendibile convinzione di avere l'autorità suprema di agire in modo autonomo, in modo vincolante per tutti gli altri. [2] Che questa posizione, e le azioni disastrose ad essa associate, sia contraria all'ordine canonico, è già oggetto di molti studi; che sia il frutto "logico" di una visione difettosa del primato e dell'autorità, radicata nelle errate applicazioni della teologia trinitaria e in una mancata comprensione della partecipazione episcopale-sacramentale al Corpo di Cristo, è l'oggetto di quanto segue.

Introduzione originale

La questione del primato è diventata problematica nella discussione ortodossa contemporanea. In gran parte a causa della tendenza a sviluppare estremi che reagiscono agli estremi – un estremo percepito di enfasi sul primato personale e magistrale, a cui spesso si reagisce con un estremo di ambiguità primaziale spersonalizzata – una riflessione ponderata sulla questione è stata difficile da promuovere. Il termine stesso, "primato", è sgradito ad alcuni; tuttavia questo principio scritturale di debito ordine e unità ha sempre fatto parte dell'ecclesiologia della Chiesa ortodossa. In un ambiente in cui la taxis ecclesiastica, o buon ordine, è considerata in qualche modo come un riflesso dell'ordine della creazione stessa, le discussioni sulla giusta espressione di tale taxis non sono (o non dovrebbero essere) discussioni sul potere e sull'autorità. Piuttosto, riguardano il modo in cui la vita della Chiesa viene mantenuta in armonia, affinché la sua piena missione possa essere compiuta senza impedimenti.

È interessante, quindi, che nell'ultimo decennio, è principalmente attraverso le reazioni a un documento che è il frutto del dialogo extra-ortodosso (vale a dire, un testo della Commissione internazionale congiunta sul dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica) [3] che sono emerse delle spaccature nella comprensione intra-ortodossa del primato. Ci riferiamo alla cosiddetta "Dichiarazione di Ravenna" della sessione plenaria della Commissione congiunta del 13 ottobre 2007, che finora si è dimostrato il più problematico di tutti i documenti prodotti nei quasi quarant'anni di esistenza della Commissione (cosa dovuta almeno parte all'assenza di partecipazione della delegazione ortodossa russa nella produzione del testo). [4] Da parte sua, il Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca nel 2007 ha incaricato una Commissione teologica sinodale di considerare la questione del primato ecclesiale alla luce delle discussioni in corso nella commissione mista; [5] tuttavia, la pubblicazione della Dichiarazione di Ravenna nell'ottobre dello stesso anno senza il coinvolgimento ortodosso russo [6] ha portato il Sinodo a pubblicare una risposta, sotto forma della sua "Posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale" (2013). [7] Poiché le obiezioni primarie della Chiesa ortodossa russa al documento di Ravenna erano centrate sulla questione del primato riferito alla Chiesa al suo livello più ampio (cioè non diocesano, né autocefalo-patriarcale, ma a livello globale / inter-autocefalo o livello "universale"), la risposta emessa nella posizione patriarcale si concentrava principalmente su tale questione, e in gran parte all'interno del quadro delineato dallo stesso testo di Ravenna. [8]

La cosa forse più interessante delle conseguenze della pubblicazione di questa posizione da parte del Patriarcato di Mosca nel 2013 non è tanto il fatto che abbia richiesto un ritorno ad alcune delle questioni storiche fondamentali alla base della discussione tra ortodossi e cattolici, relative alla taxis della Chiesa prima dello scisma, [9] ma invece le forti risposte che ha suscitato tra gli altri all'interno della stessa comunità ortodossa. In particolare, il testo del Patriarcato di Mosca ha suscitato una reazione quasi immediata da parte di due chierici accademici del Patriarcato di Costantinopoli: un documento straordinario di sua Eminenza Elpidophoros (Lambriniadis), Metropolita di Bursa, dal titolo "Primo senza pari: una risposta al testo del Patriarcato di Mosca sul primato" [10]; così come un articolo dell'archimandrita Panteleimon (Manoussakis) intitolato "Primato ed ecclesiologia: lo stato della questione". [11] In entrambi i documenti sono presentate affermazioni audaci (inclusa quella che ritengo essere la prima affermazione in 2.000 anni di storia ortodossa, fatta da un membro attivo dell’episcopato, nel quale si afferma direttamente che il Patriarca di Costantinopoli è, nella sua persona, primus sine paribus, "primo senza pari"; di questo commenteremo ulteriormente più avanti), ed entrambi i documenti sono stati ampiamente diffusi negli anni successivi. Le dispute sul loro contenuto e su quello del documento del Patriarcato di Mosca sono state frequenti. Eppure una riflessione teologico-ecclesiologica diretta sulle affermazioni della posizione patriarcale, insieme alle critiche ddelle opera del metropolita Elpidophoros e dell'archimandrita Panteleimon, sembra non essere ancora arrivata.

È questo che mi piacerebbe provare nelle pagine che seguono. Non un tentativo su larga scala di affrontare i temi della conciliarità e del primate, scritto a grandi caratteri, ma una risposta a tre elementi chiave sull'argomento avanzato nella posizione 2013 del Patriarcato di Mosca, che hanno ricevuto critiche dirette nelle reazioni seguenti: vale a dire (1) il primato di Cristo nella struttura gerarchica della Chiesa, e in che modo questo si collega al primato teologico dei vescovi e al primato gerarchico di regioni più vaste; (2) la realtà del primato amministrativo come fondata sul consenso conciliare, e se ciò equivalga a una "spersonalizzazione" del primato che entra in conflitto (come pretendono sia Lambriniadis che Manoussakis) con una teologia trinitaria ortodossa; e infine (3) la questione del primato come condivisa nella comunione dei gerarchi della Chiesa, che affronta direttamente la questione del primus inter pares contro il primus sine paribus.

1. Il primato di Cristo: primato come cristologia

a. Partecipazione al primato del Salvatore

Il primo punto che deve essere enfatizzato in ogni discussione sul primato è che esso è fondamentalmente una realtà teologica. È ecclesiologico solo in quanto tutta l'ecclesiologia ortodossa è un'estensione e partecipazione al mistero teologico dell'essere eterno di Dio e all'auto-rivelazione economica all'uomo. Qualsiasi ecclesiologia che si sforzi di fondare se stessa in qualcosa di diverso dalla teologia partecipativa della Chiesa è, al proprio cuore, non un'ecclesiologia, ma una para-ecclesiologia.

Ci sforziamo di enfatizzare questo fatto perché esso fonda una delle realtà più evidenti e significative relative alla questione del primato nella Chiesa, e che ciò nonostante è continuamente contestata; cioè, che il primus singolare della Chiesa non è altri che Gesù Cristo stesso. Il primato è e deve essere sempre cristologico, e la questione del primato individuale (cioè il primato esercitato da certi individui o corpi) si concentra sempre sulla sua persona.

Le Scritture sono ricolme di testimonianze di questo fatto fondamentale dell'ecclesiologia teologica dell'Ortodossia. San Paolo osserva:

Il Signore Gesù Cristo è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose (Col 1:18). [12]

E ancora, rivolgendosi alla stessa Chiesa:

Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà (Col 2:8-10).

E ancora una volta, alla Chiesa in Efeso, laddove prega:

Perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose (Ef 1:17-23).

Sarebbe possibile continuare a lungo con passi scritturali che enfatizzano questo fatto basilare della nostra ecclesiologia ortodossa – che Cristo è il capo della Chiesa – ma questi sono ben noti e queste poche selezioni sono sufficienti per chiarire il punto. Il punto è così significativo proprio perché pone l'ecclesiologia ortodossa interamente nel regno della sua confessione teologica. Poiché la Chiesa è il corpo mistico del Salvatore (Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte... 1 Cor 12:27), dunque la "leadership" o "autorità" che identifichiamo in questo corpo è prima di tutto colui che è il suo capo e non una struttura dell'autorità organizzativa creata.

Il significato di questo punto – che è, per gli ortodossi, una confessione di fede – non può essere esagerato, poiché è proprio rispetto a questa realtà che risiede l'autorità dei pastori della Chiesa, i suoi vescovi. Quelli che sono i pastori del gregge di Cristo non sono tali né per un carisma personale di capacità di comando né per un fiat di nomina collettivo (sebbene entrambi possano essere compresi nel processo di selezione), ma poiché per la grazia apostolica della consacrazione essi sono uniti, e giungono a partecipare, alla vita e all'opera del grande pastore (cfr Giovanni 10:11,14,16). L'autorità con cui agisce e opera un vescovo è l'autorità di Cristo stesso, del quale il Vescovo è diventato un'icona e nel cui ministero partecipa attraverso il carisma della sua consacrazione. [13]

In ogni cosa, ogni cosa relativa al posto del vescovo, la Chiesa sottolinea questa singolare realtà che è al centro della confessione ortodossa della Chiesa come corpo vivente di Cristo. L'abbigliamento del vescovo è cristologico: quando è in pieni paramenti indossa la corona di spine di Cristo sofferente, è adornato in Cristo delle vesti imperiali del re, tiene in mano il bastone pastorale del buon pastore; e nella forma del grande omoforio, chiamato a essere un'icona vivente di Cristo, porta la pecora smarrita sulle sue spalle e la solleva alla destra del Padre. Sacramentalmente il vescovo è il principale celebrante dei santi misteri, e principale tra loro la Santa Eucaristia – dove offre, per Cristo, ciò che Cristo è, e che Cristo stesso offre misticamente; quel grande mistero dell'iconografia liturgica riassunto nella proclamazione, "Il tuo, dal tuo, a te noi l'offriamo ..."

Quando il vescovo benedice, lo fa come un'icona di Cristo: così le sue mani assumono la forma simbolica del nome di Cristo; oppure prende il dicerio e il tricerio nelle mani e benedice con la confessione che Cristo, nella sua natura umana e divina, è uno della santa Trinità. Quando il vescovo predica, lo fa tenendo il suo pastorale – il bastone del pastore – parlando con la voce del buon pastore per il bene delle sue pecore.

E così via. La ricchezza dei riti liturgici e pastorali della Chiesa sottolinea ripetutamente il fatto che il vescovo è primaziale tra il suo gregge (cioè il loro capo funzionale nella chiesa locale, il loro despota o "padrone") interamente a causa della sua partecipazione iconografica-sacramentale in Cristo, che rende presente misticamente nell'opera divina e nella vita del suo ufficio. Non c'è una confessione più chiara di questo fondamento cristologico del primato del vescovo rispetto al rito della sua vestizione all'inizio della Divina Liturgia. Il vescovo, che viene salutato con onore festoso e rivestito con il manto porpora del re per il suo ingresso e le preghiere di preparazione, è posto sulla cattedra dove viene ritualmente spogliato dei suoi segni di dignità personale (viene rimosso il suo manto; il suo klobuk, la sua panagia ordinaria, la sua rjassa) e si riduce a una condizione di nudità liturgica: sta in piedi esclusivamente con la sua tonaca (l'unica volta che un vescovo appare in tale stato di "spogliazione liturgica" nel tempio), perché possa essere investito liturgicamente con le insegne dell'icona che è carismaticamente incaricato di diventare con la sua consacrazione: l'icona di Cristo. E così la personalità individuale del vescovo è diminuita, ed egli è visivamente trasformato dalle vesti simboliche di Cristo – e tutti contemplano questa trasformazione, che prende luogo in mezzo a loro, come conferma visiva che è Cristo che ora sta in mezzo a loro, misticamente presente nel vescovo (nonostante tutte le sue debolezze personali e indegnità), e che governa in tal modo il suo gregge.

Se forse sembra che io mi soffermi con una lunghezza inaspettata sul significato cristologico del vescovo in un testo che tratta del più ampio primato ecclesiastico, la giustificazione deriva dal fatto che la confessione principale del primato nell'Ortodossia è intimamente legata a questa realtà. Come è sinteticamente affermato nella dichiarazione del 2013 del Patriarcato di Mosca:

Nella santa Chiesa di Cristo, il primato appartiene al suo capo – Il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo. [14]

Questo ci colpisce come un punto così ovvio che giustificarlo ulteriormente dovrebbe essere superfluo; eppure nelle accese discussioni sul primato che hanno avuto luogo negli anni successivi, questa realtà fondamentale è stata direttamente messa in discussione. Lo è stata nel modo più drammatico in un testo che suggerisce che una distinzione tra Cristo come capo della Chiesa e i vescovi come suoi leader effettivi / personali, crea una lacuna di "ingenuità" che non riesce a rendere conto del fatto che Cristo non è "non fisicamente presente "con la Chiesa tranne che negli elementi dell'eucaristia:

Infatti, sia a livello regionale che locale, le strutture ecclesiali presuppongono che il vescovo sia l'icona vivente di Cristo. Nessun ortodosso accetterebbe l'affermazione secondo cui il vescovo non è necessario come capo della diocesi o della metropolita, semplicemente perché questo ruolo è occupato da Cristo stesso. Inoltre, l'ingenuità di tale affermazione ignora il profondo significato teologico dell'ascensione di Cristo. Oltre all'Eucaristia, Cristo non è con noi fisicamente [...]. [15]

La logica di questo argomento deve essere esaminata. Ciò che viene suggerito è che, poiché la confessione ortodossa che Cristo è il capo della Chiesa non ci impedisce di avere vescovi che, a livello locale, guidano quella stessa Chiesa, con la stessa logica è "ingenuo" un suggerimento che poiché Cristo è il capo della Chiesa universale, la Chiesa non ha bisogno di un capo universale umano (episcopale). Dove questo argomento non funziona, naturalmente, è nel suo fallimento nel percepire ciò di cui abbiamo parlato sopra – vale a dire, il fatto che il carisma dell'ufficio episcopale è precisamente quello della partecipazione alla presenza genuina e al governo attivo di Cristo. Il fatto che Cristo sia asceso in gloria al Padre 'e di nuovo verrà con gloria' (come recitato nel Credo) deve essere mantenuto insieme con la confessione della Divina Liturgia in cui il sacerdote loda Dio a causa 'di tutto ciò che fu fatto per noi: della croce, della tomba, della risurrezione al terzo giorno, dell'ascensione ai cieli, del soglio alla destra, del ritorno nella seconda gloriosa venuta' [16]; infatti, l'agnello che fu ucciso prima della fondazione del mondo (Ap 13:8), che 'fu tolto' alla vista dei suoi discepoli (cfr At 1:9), è lo stesso che li rassicurò, io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo (Mt 28:20); e la singolare confessione della Chiesa è che Cristo è certamente presente con noi, nella realtà carismatica di coloro che ha chiamato a essere le sue icone viventi (come anche nel "cibo e bevanda" dei santi misteri). [17]

La conclusione che è necessario trarre qui è che la natura partecipativa del ministero episcopale, unita alla vita di Cristo piuttosto che stare "al suo posto", ci impedisce di percorrere il sentiero di suggerire che, poiché Cristo "non è con noi fisicamente ", allora non è attivamente presente con noi nella realtà sacramentale dell'ufficio episcopale (e dell'intera gerarchia clericale di vescovi, preti e diaconi). Il Signore non ha bisogno che qualcuno stia "al posto" per lui (molto meno per giustificare il suo primato), perché nei suoi ministri egli stesso è presente e attivo. Questa è la realtà fondamentale dell'episcopato come mistero sacramentale e cristologico.

b. Distinzioni del primato: una triplice misura

Possiamo arrivare, infine, al cuore della questione del primato, poiché tutto si basa su una giusta comprensione di ciò che abbiamo discusso sopra. Il primato, nell'Ortodossia, è sempre di Cristo; è inequivocabilmente una realtà cristologica, un'autorità personale riservata unicamente al Signore stesso, che diventa ecclesiastica in quanto l'ecclesia, il corpo di quello stesso Signore, partecipa misticamente alla sua vita.

In che modo questa ecclesiologia, quindi, si manifesta nella realtà? In che modo la partecipazione al primato personale di Cristo si relaziona alle strutture gerarchiche della Chiesa?

Il documento del 2013 del Patriarcato di Mosca, seguendo le categorizzazioni di base della Dichiarazione di Ravenna del 2007 che identificava tre ambiti dell'amministrazione della Chiesa – i livelli locale, regionale e universale che abbiamo menzionato sopra – ha chiarificato questa posizione con riferimento a quelle stesse categorie; vale a dire, il primato a livello locale (diocesano), quello della Chiesa regionale (autocefala) e quello della Chiesa universale. Per motivi di chiarezza, desidero ridurre questa distinzione tripartita a una duplice struttura, poiché la seconda e la terza categoria del primato sono ecclesiologicamente e teologicamente simili e differiscono unicamente nell'estensione della loro portata amministrativa.

Per presentare la questione nel modo più chiaro possibile, c'è una sola visione teologica del primato nell'Ortodossia, e questo è il primato di Cristo che abbiamo descritto sopra. Poiché questo primato è quello a cui il vescovo partecipa iconograficamente, liturgicamente e pastoralmente attraverso il carisma della sua consacrazione, l'unica e singolare espressione del primato teologico-ecclesiologico è quella del vescovo locale che governa il suo gregge. Nella persona del vescovo, che sta sulla sua cattedra in mezzo al gregge a lui affidato, il primato di Cristo è reso misticamente manifesto. [18] La più fondamentale 'unità' dell'ecclesiologia ortodossa è sempre il calice, 'l'unica coppa', [19] che in termini ecclesiologici si riferisce alla città, la sede in cui risieden il vescovo e in cui questo calice è innalzato nel sacrificio eucaristico, e qui il mistero del singolo primus è pienamente svelato nella vita liturgica del gregge locale.

Ciò equivale precisamente al "primo livello" del primato identificato nel documento del 2013 del Patriarcato di Mosca, che è descritto come quello della diocesi (eparchia), dove il primato è quello del vescovo e la fonte del suo primato è la successione apostolica a lui conferita attraverso la sua consacrazione. Quel documento afferma:

Il ministero del vescovo è il fondamento essenziale della Chiesa [...] Nel suo dominio ecclesiale, il vescovo ha pieni poteri, sacramentali, amministrativi e magistrali. [...] Il potere sacramentale del vescovo è espresso pienamente nell'eucaristia. Nel celebrarla, il vescovo rappresenta l'immagine di Cristo, da un lato presenta la Chiesa dei fedeli di fronte a Dio Padre e dall'altro offre ai fedeli la benedizione di Dio e li nutre con il vero cibo e bevanda spirituale del sacramento eucaristico. Come capo della sua diocesi, il vescovo guida il culto divino della congregazione, ordina i chierici e li assegna alle parrocchie della chiesa, autorizzandoli a celebrare l'eucaristia e altri sacramenti e riti religiosi.

Qui devono essere chiariti alcuni punti. In primo luogo, la dichiarazione che "il vescovo ha il pieno potere" nella sua diocesi, così come la dichiarazione che "la fonte del primato del vescovo nella sua diocesi è la successione apostolica tramandata attraverso la consacrazione episcopale" [20], non suggerisce una divisione dell'autorità del vescovo dal primato dominante di Cristo. Piuttosto, è proprio perché la consacrazione del vescovo lo attira sacramentalmente al ministero dell'unico Cristo, che il vescovo è il "primus" della sua sede. Lo è perché lo è Cristo, e la fonte della sua autorità è la sua comunione nell'opera pastorale ("autorità") del Salvatore.

Il secondo punto da chiarire in riferimento al primato del vescovo a livello "locale" (cioè diocesano, eparchiale) è che è principalmente una realtà teologica / liturgica. Il vescovo come "pastore capo" è anzitutto il celebrante dei santi misteri, colui che attira i fedeli verso il volto del Padre e conferisce loro le benedizioni della santa Trinità. Vale a dire, la sostanza del primato del vescovo a questo livello locale sta nel manifestare l'essere e l'opera di Cristo al suo gregge: offrire loro il suo corpo e il suo sangue, il suo divino perdono, le sue istruzioni pastorali, ecc., e attirarli a loro volta al loro Salvatore.

È solo in relazione a questo, e come estensione pratica, che il primato locale del vescovo include anche elementi di ciò che potremmo chiamare "amministrazione". Non solo ordina il clero e stabilisce le parrocchie, ma:

Il potere amministrativo del vescovo è espresso dal fatto che il clero, i monaci e i laici della sua diocesi, nonché le parrocchie e i monasteri, eccetto le istituzioni stavropegiali, e varie istituzioni diocesane (educative, caritatevoli, ecc.) gli obbediscono. Il vescovo amministra la giustizia in caso di crimini ecclesiali. I canoni apostolici affermano: "Che i presbiteri o i diaconi non facciano nulla senza la sanzione del vescovo; perché a lui è affidato il popolo del Signore e a lui sarà richiesto il resoconto delle loro anime" (Canone apostolico 39). [21]

L'elemento più significativo di questa affermazione (così come del Canone apostolico che essa cita) è che il primato amministrativo del vescovo, anche all'interno della sua stessa sede, è un'estensione pastorale del suo ufficio liturgico, e che l'autorità pastorale-amministrativa esiste al fine di un buon ordine. Questo può sembrare un altro punto ovvio, ma è fondamentale per una corretta comprensione dell'autorità episcopale e del primato in termini più ampi. L'unico campo di primato teologico previsto nell'Ortodossia è quello che il carisma della consacrazione conferisce al vescovo, facendo di lui un'icona vivente del Buon Pastore; tutte le altre maniere e modalità del primato (per esempio i gradi di autorità nella formazione delle parrocchie, l'ordine delle istituzioni, ecc.) sono estensioni pratiche di questo fondamentale primato cristologico-episcopale, esercitato per il bene dell'ordine e l'unità, anche solo a livello locale. In breve: il primato amministrativo è un'applicazione pratica del primato teologico; non è mai identificato con esso.

Passiamo, quindi, da questo livello diocesano / eparchiale a quelli più ampi identificati sia a Ravenna nel 2007 sia nella posizione patriarcale del 2013: cioè quello della Chiesa locale autocefala e quello della "Chiesa universale". Il documento di Mosca impiega considerevole spazio a distinguere tra i tipi di primato esercitati in ciascuno di questi regni (e da dove deriva il primato), in gran parte perché il documento di Ravenna del 2007, contro cui sta reagendo, aveva inquadrato le discussioni in quelle categorie. Tuttavia, se possiamo fare un passo indietro da Ravenna, ciò che è significativo è che entrambi questi regni (regionale e universale) condividono un attributo comune in riferimento al primato; cioè, il primato in entrambi i casi non è che un'estensione della funzione dell'amministrazione locale con riferimento a localizzazioni sempre più grandi, ma in nessuno dei due casi c'è una differenziazione per quanto riguarda il primato fondamentale di Cristo, in quanto è esercitato allo stesso modo nel ministero carismatico di ogni vescovo ortodosso. O, per dirla in un altro modo: non c'è distinzione tra primato ecclesiastico-ecclesiologico tra i vescovi, qualunque sia il loro rango e a qualsiasi livello di località essi operano (sia essa eparchiale, regionale o universale); c'è, tuttavia, una distinzione ordinata e importante del primato amministrativo stabilita per assicurare pace, unità e buon ordine nel gregge di Cristo.

Il documento di Mosca del 2013 affronta chiaramente i tipi e le origini del primato dei vescovi in ​​ciascuna di queste categorie. A livello della Chiesa locale autocefala, osserva, il primato appartiene al vescovo eletto come tale dal concilio dei suoi gerarchi; e la fonte del suo primato è quindi l'elezione da parte di un sinodo che detiene il pieno potere ecclesiale. [22] A livello della Chiesa universale (cioè le interrelazioni di tutte le Chiese ortodosse locali) esiste un primato d'onore, come stabilito dai dittici. [23] Ciò che è implicito nelle descrizioni di tutto ciò che segue in quel documento, ma che potremmo esplicitare qui, è che queste distinzioni di primato a livello regionale e universale sono interamente distinzioni di interrelazioni amministrative. Così i poteri primaziali di un primo ierarca all'interno di una Chiesa locale autocefala differiscono da quelli dei poteri primaziali di un vescovo nella sua stessa diocesi, precisamente (ed esclusivamente) su basi amministrative:

È il potere del primo tra vescovi uguali. Egli adempie il suo ministero di primato in conformità con la tradizione canonica di tutta la Chiesa espressa nel Canone apostolico 34: "È necessario che i vescovi di ogni nazione sappiano chi tra loro è il primo o il capo, e lo riconoscano come loro capo, e si astengano dal fare qualcosa di superfluo senza il suo consiglio e approvazione: ma, invece, ognuno di loro dovrebbe fare solo ciò che è richiesto dalla sua parrocchia e dai suoi territori sotto di lui. Ma non lasciate che neanche costui faccia qualcosa senza il consiglio, il consenso e l'approvazione di tutti. Perché così ci sarà la concordia, e Dio sarà glorificato attraverso il Signore nello Spirito Santo: il Padre, e il Figlio, e lo Spirito Santo'.

Si noti che la spinta del Canone apostolico, nel chiedere ai vescovi di una regione di riconoscere "il proprio capo", è assicurare che "vi sia la concordia". Il Canone non solo non conferisce a colui che è riconosciuto come "capo" un'autorità ecclesiastica sacramentale più grande di qualsiasi suo fratello-ierarca; afferma infatti esplicitamente che ciascuno di questi vescovi "dovrebbe fare tutto ciò che è richiesto dalla sua parrocchia e dai suoi territori sotto di lui". E cosa è contenuto nel "tutto ciò che è richiesto" di questo canone? Esattamente l'esercizio di quella vita ministeriale in cui Cristo, il vero primus della Chiesa, si manifesta al suo gregge in ogni luogo e momento. Nessuna di queste autorità, simbolismi, poteri o significati è in alcun modo arrogata ai vescovi primi  tra i pari che la Chiesa locale autocefala elegge come "primi"; piuttosto, diventa l'incarnazione della cooperazione pastorale di tutti i vescovi, in modo che ci sia concordia e che Dio sia glorificato in tutte le cose. Il Canone afferma che questi vescovi "si asterranno dal fare qualcosa di superfluo senza il suo consiglio o approvazione"; ma non gli conferisce un mandato teologico o ecclesiastico per determinare le azioni dei suoi fratelli. Di fatto, il Canone prosegue affermando che i vescovi della Chiesa autocefala non dovrebbero "fare nulla senza il consiglio, il consenso e l'approvazione di tutti" – vale a dire, non relegano l'autorità suprema del consenso e dell'approvazione al primo ierarca, ma alla sinassi di tutti i vescovi della regione.

Vediamo la stessa cosa quando esaminiamo il prossimo livello di autorità: quello della Chiesa universale. Qui il documento del Patriarcato di Mosca del 2013 afferma:

La fonte del primato d'onore a livello della Chiesa universale risiede nella tradizione canonica della Chiesa fissata nei sacri dittici e riconosciuta da tutte le Chiese locali autocefale. Il primato d'onore a livello universale non è informato dai canoni dei Concili ecumenici o locali. I canoni su cui sono basati i sacri dittici non rivestono il primus (come era il vescovo di Roma ai tempi dei Concili ecumenici) di n qualsiasi potere su scala ecclesiale. [24]

Ciò è enfaticamente dichiarato per le ragioni del dibattito che ha portato al testo, ma il punto è interamente in linea con la tradizione teologica e canonica della Chiesa che abbiamo visto esemplificata sopra. Il primato a livello universale non è che un'estensione del primato al livello delle Chiese autocefale: è una struttura concordata di unità amministrativa che promuove la concordia nella vita della Chiesa in tutto il mondo; ma non presenta alcuna alterazione della struttura primaziale di base della Chiesa a livello teologico-ecclesiologico, che è sempre un frutto del carisma della consacrazione episcopale e non è modificato nella portata o nell'autorità (non più di quanto lo stesso Cristo potrebbe essere modificato nella portata o autorità) basandosi sull'ufficio detenuto da uno specifico ierarca con riferimento alla vita amministrativa dell'unità della Chiesa.

Tutto ciò si riassume bene nel § 6 della dichiarazione patriarcale di Mosca:

Il primato nella Chiesa di Cristo è chiamato a servire l'unità spirituale dei suoi membri e a mantenere la sua vita in buon ordine, poiché Dio non è l'autore della confusione, ma della pace (1 Cor 14:33). Il ministero del primus nella Chiesa, estraneo all'amore temporale del potere, ha come obiettivo l'edificazione del corpo di Cristo... affinché noi... dicendo la verità nell'amore, possiamo crescere in tutte le cose in colui che è il capo, Cristo, da cui tutto il corpo... secondo l'opera efficace nella misura di ogni parte, cresce nell'edificazione di se stesso nell'amore (Ef 4:12-16).

c. Critiche di questa distinzione dell'autorità primaziale

Prima di affrontare la questione del primato rispetto ai singoli primati, dobbiamo fare una pausa per tenere conto di alcune delle critiche che sono state rivolte contro la visione del primato sopra descritta; vale a dire, nei testi del metropolita Elpidophoros e dell'archimandrita Panteleimon, già menzionati. Entrambi considerano problematiche le distinzioni presentate dalla Chiesa ortodossa russa e le loro reazioni sollevano domande che meritano risposte.

Il metropolita Elpidophoros si oppone fermamente al problema fondamentale di identificare il primato del Signore come distinto dal primato dei gerarchi:

La prima differenziazione contrasta il primato che si applica alla vita della Chiesa (ecclesiologia) e come è inteso nella teologia. Così il testo del Patriarcato di Mosca è costretto ad adottare la nuova distinzione, da una parte tra il primato "primario" del Signore e dall'altra i primati "secondari" ["varie forme di primato... sono secondarie"] dei vescovi, anche se più avanti nello stesso testo si suggerirà che il vescovo è l'immagine di Cristo [cf 2:1], il che sembra implicare che i due primati siano identici o almeno comparabili, se non semplicemente identificati. Persino la formulazione scolastica di tali distinzioni tra primati "primari" e "secondari" dimostra la segreta contraddizione. [25]

E va oltre:

Inoltre, la desiderata separazione dell'ecclesiologia dalla teologia (o cristologia) avrebbe conseguenze distruttive per entrambe. Se la Chiesa è davvero il Corpo di Cristo e la rivelazione della vita trinitaria, allora non possiamo parlare di differenze e distinzioni artificiali che infrangono l'unità del mistero della Chiesa, che incapsula le formulazioni teologiche (nel senso stretto della parola) e cristologiche allo stesso modo. Altrimenti, la vita ecclesiastica è separata dalla teologia e ridotta a un'arida istituzione amministrativa, mentre d'altra parte una teologia senza ripercussioni sulla vita e sulla struttura della Chiesa diventa una sterile preoccupazione accademica. Secondo il metropolita Giovanni di Pergamo: "La separazione delle istituzioni amministrative della Chiesa dal dogma non è semplicemente sfortunata; è persino pericolosa". [26]

Ciò che è significativo di questa serie di critiche è che sono sorprendentemente auto-contraddittorie. Nel sostenere che la Chiesa ortodossa russa ha torto a distinguere tra (a) il primato ultimo di Gesù Cristo e (b) l'autorità primaziale situata nei singoli vescovi, l'autore respinge implicitamente una chiara distinzione tra il primato di Cristo sulla sua Chiesa e quello di un vescovo umano (cosa che, basti dire, sarebbe un'affermazione piuttosto strana); o rimane, all'altra estremità dell'arco del pendolo, a suggerire che i due tipi di primato sono in effetti categoricamente diversi, il che lascia quindi aperta appunto l'accusa di "vita ecclesiastica separata dalla teologia e [...] ridotta a un'arida istituzione amministrativa", il che è, curiosamente, la sua stessa accusa nella seconda citazione. Nessuna di queste due conclusioni è sostenibile. Piuttosto, nel sostenere che il primato ultimo sulla Chiesa è quello di Cristo, e i vescovi partecipano a questo primato attraverso il loro carisma consacrato (precisamente la posizione cristologico-sacramentale mantenuta dalla Chiesa), si scopre la "soluzione" al dilemma che non è davvero un dilemma.

In secondo luogo, parlare in termini di "primato eterno" di Cristo contro le "varie forme di primato nella Chiesa nel suo viaggio storico in questo mondo [che sono] secondarie" (per usare l'effettivo linguaggio della dichiarazione patriarcale del 2013, che in realtà non impiega "la formulazione scolastica di tali distinzioni tra 'primarie' e 'secondarie' " – un'accusa che è tanto imprecisa quanto polemica) non è una distinzione tanto più nuova rispetto a  quella che fa Cristo stesso quando annuncia che coloro che lo seguiranno, per esempio, scacceranno i demoni nel mio nome (Mc 16:17). Noi presumibilmente non considereremmo né una novità né un sofisma il suggerire che esiste una distinzione tra il potere ultimo sui demoni, l'oscurità e la morte che è solo di Dio, e la partecipazione a quel potere divino evidenziato nelle vite dei suoi seguaci per mano dei quali questi miracoli hanno luogo. È un fatto ovvio che quando consideriamo la relazione tra l'uomo e Dio, parliamo sempre di partecipazione a ciò che ha la sua realtà "primaria" o ultima al di là di noi stessi; e quando affrontiamo la questione del primato e dell'autorità ecclesiastica, questo non è diverso. Dovrebbe essere ovvio che, quando il primato ultimo sulla Chiesa risiede nel Figlio del Padre eternamente generato, super-essenziale ed eterno, qualsiasi primato esercitato nei cuori e nei corpi delle creature umane di questo Dio è destinato a essere esclusivamente di natura partecipativa.

Ciò che è fondamentalmente difettoso nelle critiche sopra identificate è una distorsione della stessa cosa che esse sostengono di mantenere: vale a dire, una confessione autenticamente cristologica del primato stesso. Poiché il primato viene concepito (in queste citazioni) come qualcosa di diverso da una partecipazione al ministero primaziale di Cristo, diventa quasi impossibile mantenerlo con integrità alla luce dell'unità di Cristo – il cui potere e grazia devono quindi essere divisi, o semplicemente imitati. Questo difetto è anche in gioco in una seconda serie di critiche, mosse contro le specifiche differenziazioni nei livelli di primato contenuti nel testo di Mosca:

La seconda differenziazione che a nostro avviso è tentata dal testo del Patriarcato di Mosca riguarda i tre livelli ecclesiologici nella struttura della Chiesa. È qui che sembra che stia appeso l'intero peso di quel testo. Il testo afferma che il primato della diocesi locale è compreso e istituzionalizzato in un modo, mentre a livello provinciale di un'arcidiocesi autocefala è compreso in un altro modo, e sul piano della chiesa universale ancora in un altro modo (cfr. 3: "A causa del fatto che la natura del primato, che esiste a vari livelli dell'ordine ecclesiale (diocesano, locale e universale), varia, le funzioni del primus su vari livelli non sono identiche e non possono essere trasferite da un livello all'altro"). [27]

La critica prosegue sfidando anche la differenziazione delle fonti del primato in questi tre regni.28 Ma qui stiamo incontrando lo stesso errore fondamentale: separando la questione del primato dalla partecipazione al ministero di Cristo – che è comune a tutti i vescovi attraverso la grazia della consacrazione – e identificandola invece in qualche modo in un'appropriazione personale di un dato ufficio gerarchico, si creano problemi che non esistono realmente (per esempio il 'problema' di distinguere tra primato in diversi contesti regionali), e vengono negate realtà che esistono (per esempio la natura del primato teologico come sacramentale / partecipativo, distinta dall'organizzazione amministrativa). Per quanto riguarda la questione se "il primato della diocesi locale sia [...] istituzionalizzato in un modo, mentre a livello provinciale [...] e al livello della chiesa universale in un altro modo," la risposta da dare è un "sì" enfatico. È proprio perché l'autorità primaziale fondamentale di tutta la Chiesa, a tutti i livelli, è il coerente primato di Cristo a cui ogni vescovo partecipa in modo carismatico, che il primato amministrativo su diverse categorie della struttura ecclesiale (siano esse metropolie, corpi autocefali o la Chiesa universale) si identifica completamente in diverse modalità di istituzionalizzazione. Il tanto citato Canone apostolico 34, che abbiamo già citato sopra, rende esplicito che l'autorità primaziale del primo ierarca in una regione è diversa dall'autorità primaziale del vescovo diocesano (un ufficio a cui partecipa anche il primo ierarca) – essendo un ufficio destinato a promuovere l'unità tra quei fratelli vescovi. Lo stesso vale per una scala più ampia. Quindi ciò che viene mosso come critica è in realtà il vero cuore dell'autentica distinzione primaziale nell'Ortodossia: il primato universale di Cristo, a cui ogni singolo vescovo canonico partecipa nel suo ministero gerarchico, in modo tale che il primato dell'amministrazione strutturale sarà sempre un'altra cosa. Quest'ultimo è un ufficio funzionale offerto in umiltà per il buon ordine del gregge, affinché nell'armonia della Chiesa Cristo possa 'avere la preminenza' (cfr Col 1:18).

2. Primato e primati individuali: una questione trinitaria?

a. Individuazione del primato in individui distinti

Finora abbiamo affrontato la questione fondamentale del primato in relazione alla relazione di Cristo con la sua Chiesa. Ciò che non abbiamo ancora trattato è la questione del primato in quanto riguarda l'identità individuale; o, più in particolare, i modi in cui l'esercizio dell'autorità primaziale si riferisce agli individui in cui essa è esercitata.

Sacramentalmente, c'è un solo mezzo per elevare un uomo a partecipare al carisma dell'autorità primaziale di Cristo: cioè l'imposizione delle mani in successione apostolica alla sua consacrazione all'episcopato – un atto sacramentale. Tuttavia, i mezzi per nominare un vescovo individuale in una posizione di autorità primaziale a livello amministrativo variano. Generalmente questo avviene attraverso l'elezione da parte di un sinodo o di un concilio (come identificato nel documento patriarcale del 2013) [29]; e poi a livello universale dalla dignità accordata nei ranghi accettati (ma mutevoli) dei dittici. In entrambi i casi, ciò che viene immediatamente osservato è che esiste una distinzione tra il conferimento dell'autorità amministrativa primaziale su un dato individuo e l'autorità primaziale stessa. Questa potrebbe sembrare una affermazione particolarmente evidente, ma diventerà fondamentale nell'affrontare alcune delle curiose dichiarazioni fatte negli ultimi dieci anni, che la mettono in discussione. Nel caso del primo ierarca di una Chiesa locale, l'ufficio e le responsabilità del primo ierarca non dipendono dalla sua persona, ma gli sono conferite dal concilio della Chiesa locale, e normalmente sono enumerate in uno statuto stampato. [30] In modo simile, a livello universale, i dittici descrivono una gerarchia di onore e preminenza che è concessa ai primi fra i pari (e ad altri gradi) di tutte le Chiese locali dal riconoscimento accettato da tutte quelle Chiese. Non è una realtà personale o auto-contenuta, ma un'acclamazione di consenso, e quindi può essere alterata (e, come questione di testimonianza storica, è stata alterata) dal consenso delle Chiese locali quando lo si è ritenuto appropriato (per esempio nel trasferimento del primato da Roma a Costantinopoli).

Per quanto semplici siano, le affermazioni riassunte nel paragrafo precedente sono state di fatto messe in discussione, e tornerò alle questioni precise sulla conciliarità e sul primato che hanno portato alcuni a suggerire che, per esempio, i dittici sono affermazioni post hoc di una fondamentale gerarchia del primato che non si possono alterare (un argomento interamente fallace). Ma prima dobbiamo affrontare la questione che è alla base di tali critiche, cioè se la discussione dell'autorità primaziale, distinguibile a prescindere dagli individui concreti che detengono uffici primaziali, sia una distorsione dell'insegnamento ortodosso. O, per mettere il tema in forma di domanda: se possiamo immaginare il primato di un primo ierarca oltre all'identità concreta del primo ierarca stesso, o il primato di un patriarca ecumenico oltre all'identità concreta e personale di quel patriarca, non stiamo forzando una divisione tra individuo e istituzione che è in contrasto con la natura stessa della teologia ortodossa?

b. Una questione di "spersonalizzazione"

L'accusa che ci sia proprio una tale distorsione non è infrequente nel contesto altamente polemico dei nostri giorni. Nelle discussioni intra-ortodosse sul primato, e in particolare laddove si pongono questioni sul primato del patriarca di Costantinopoli (in relazione a quello dei primi ierarchi delle altre Chiese locali), questa questione diventa una delle questioni fondamentali della disputa; ma è rilevante al di là dei contesti di questi dibattiti, spesso carichi di passione. Essa provoca la domanda fondamentale se la teologia corretta richieda che l'autentico primato sia incarnato nell'identità individuale di un dato primate. Il primus episcopale della Chiesa universale è costituito come tale nella sua identità individuale, o è tale per affermazione conciliare e per co-riconoscimento volontario?

Un'accusa ripetuta contro la distinzione del primato nella conciliarità (cioè, come costituito dall'affermazione conciliare) dal primato residente nella concretezza di un singolo individuo, è che è "spersonalizzante" [31] e tale questione merita una riflessione seria. È assolutamente corretto affermare che "nella teologia cristiana, il principio di unità è sempre una persona" [32] (anche se potremmo interrogarci sull'uso rilassato del termine "persona" qui, che è sintomatico di un uso degradato di questo termine in molti scritti teologici di oggi); ma ciò che è in discussione in questa discussione è di quale 'persona' (o Persona) stiamo parlando quando ci riferiamo al primato esercitato nella Chiesa. È, infatti, possibile de-enfatizzare il ruolo di un individuo senza spersonalizzare la vita della Chiesa in modo più ampio, poiché l'unica Persona che deve rimanere centrale è Cristo stesso; e come notò una volta san Giovanni il Precursore, perché ciò avvenga a volte è necessario che egli aumenti, e che io diminuisca (Giovanni 3:30).

Possiamo vedere questo in un esempio della vita della Chiesa, in cui ogni possibilità di un primato costituito individualmente è chiaramente confutata dalla testimonianza del primato che trascende ogni individuo specifico, per quanto alto sia il suo posto. Questo esempio è il cosiddetto "Concilio di Gerusalemme", registrato in Atti 15:6-29. Il primo raduno degli antenati gerarchici della Chiesa avvenne nell'assemblea dei santi apostoli a Gerusalemme, riunitasi per risolvere la questione degli approcci giudaizzanti verso l'accoglienza dei convertiti gentili. Significativo per la nostra questione è il fatto che, mentre il primus degli apostoli, san Pietro, era presente e partecipava attivamente alle attività di quella sinassi (che era largamente radicata in una disputa tra san Paolo e lui stesso), il vero primato sul raduno fu esercitato non da lui ma da san Giacomo (cfr At 15:13 sgg.). Ci sono una serie di ragioni per questo: Gerusalemme era per tradizione la sede di san Giacomo; la disputa tra i santi Pietro e Paolo era tale che avere uno dei due a capo del corpo chiamato a determinare la risoluzione poteva essere problematico, ecc. – ma un'osservazione chiave è chiara: colui che fu stabilito (nientemeno che da Cristo) come ciò che in una terminologia successiva potremmo chiamare primus inter pares, cioè san Pietro, non esercitò autorità amministrativa primaziale su quella riunione apostolica. Questa modifica della gerarchia amministrativa, al fine di giungere a una chiara determinazione della volontà di Dio, appare così tanto una seconda natura per gli apostoli che il racconto della sinassi fatto da san Luca non attira neppure l'attenzione su di essa come questione di protocollo. Si comprende semplicemente che, per far regnare l'unità dello Spirito, così che gli Apostoli potessero dire con una sola voce, è sembrato buono allo Spirito Santo e a noi... (At 15:28) – cioè, perché fosse data voce libera al vero e singolare primato di Dio stesso – la gerarchia amministrativa tra di loro sarebbe stata riconfigurata secondo le esigenze della situazione.

Cosa dobbiamo concludere da questo? Il conferimento da parte del Signore di una dignità primaziale unica alla persona di san Pietro è stato invalidato dal fatto che quest'ultimo non abbia esercitato l'autorità primaziale su un raduno apostolico, o si sia sottomesso al primato amministrativo di un fratello apostolo a Gerusalemme? Certamente no. Piuttosto, ciò che è evidenziato nell'incontro (che è, dovremmo ricordare, il primo e in molti modi un esempio paradigmatico di interrelazioni gerarchiche nella vita della Chiesa) è che il primato veramente senza eguali di Dio (il solo che è primus sine paribus) è sempre quello a cui è sottomesso il primato amministrativo individuale dei gerarchi concreti; e quando a quel primato divino è meglio dar voce con l'umile retrocessione dell'autorità primaziale umana a individui diversi da quelli che normalmente la detengono, questa è la misura da aspettarsi e da prendere in modo naturale da parte dei leader della Chiesa, che sono subordinati al loro vero e unico capo. Questa è anche la definizione fondamentale della conciliarità: non che la natura conciliare della comunità apostolica sia "democratica" per mancanza di un autocrate umano assoluto la cui autorità sia singolare e inestricabilmente legata alla sua identità individuale; piuttosto, che l'investitura dell'autorità primaziale all'interno della comunità è sempre un'espressione funzionale della partecipazione del tutto all'autorità primaziale attiva di Dio.

Il messaggio da imparare in questo momento nella memoria della Chiesa è che san Pietro, pur essendo la roccia della comunità apostolica e il primo di quel corpo gerarchico, non era la "fonte" di autorità o di unità tra di loro. In altri casi, dove l'unità era meglio servita dalla sua dignità primaziale esercitata come tale, lo fu; ma questo non era un assoluto. La "fonte" del primato rimane Cristo a cui partecipano gli apostoli, non l'identità di qualcuno degli apostoli stessi.

c. Critica trinitaria di un primato distinto

Ma che cosa dobbiamo concludere, quindi, dalle questioni sollevate a proposito di un'apparente "spersonalizzazione" del primus in una visione dell'ecclesiologia della Chiesa che non investe un individuo specifico con l'autorità assoluta di un'arche o "fonte" di unità conciliare? Non c'è forse una certa forza nell'affermazione che vedere il primato come non identico al singolo primate, costringe a una dannosa distinzione tra persona e realtà? Questi sono i suggerimenti del metropolita Elpidophoros, [33] e ancor più fortemente dell'archimandrita Panteleimon, che scrive:

Non c'è distinzione che obblighi a scegliere tra conciliarità o primato. Nessun concilio è concepibile senza un primus. Dal punto di vista filosofico, l'enfasi sul primato si conforma all'idea che "l'uno" venga logicamente, ontologicamente e cronologicamente prima dei "molti". [34]

Mettendo da parte per un momento il fatto che un concilio senza un primus è molto ben concepibile (di fatto, ogni concilio che si riunisce per eleggere un nuovo primo ierarca è un concilio in cui non esiste un primus stabilito, ma piuttosto un "locum tenens" di un trono primaziale, che a sua volta è la testimonianza del fatto che un ordine primitivo adeguato può essere mantenuto separato da una pretesa individuale al primato), qui entriamo in un territorio dove è richiesta particolare attenzione. Gli argomenti addotti per difendere l'idea che il primato come principio di governo non può essere separato da un primate nella sua identità distintiva, tendono a fare riferimento all'articolazione ecclesiale di Dio come santa Trinità, e i riferimenti teologici apparentemente convincenti fatti a questo proposito tendono a oscurare punti importanti su Dio e sull'uomo. [35]

Il concetto di base proposto per sostenere un assoluto primato individuale nel regno dell'ecclesiologia è generalmente un paragone con i rapporti delle Persone divine della santa Trinità, in cui la confessione ortodossa della monarchia del Padre (articolata nella sua forma più duratura dai Padri Cappadoci nelle dispute post-nicene della metà del IV secolo) si sovrappone ai rapporti umani dell'autorità nella diversità. Questa distinzione teologica essenziale, che salvaguarda l'identità-nella-distinzione delle Persone di Padre, Figlio e Spirito Santo proprio articolando la loro distinzione in relazione alla sola 'fonte' (arche) delle loro relazioni, il Padre stesso, è il cuore della confessione della Trinità della Chiesa. Ciò che il Figlio è unicamente, lo è in relazione al suo essere generato dal Padre; e ciò che lo Spirito è unicamente, lo è in relazione al suo procedere dal Padre – in entrambi i casi, il Padre è la "sola-fonte" (mone-arche) di quelle relazioni con cui articoliamo sia l'unità che i tratti distintivi di tutte le Persone divine.

Con riferimento alla nostra discussione attuale, questa visione teologica si sovrappone al territorio ecclesiologico in alcuni modi creativi, sebbene profondamente problematici:

La Chiesa ha sempre e coerentemente compreso la persona del Padre come la prima nella comunione delle persone della santa Trinità ("la monarchia del Padre"). Se dovessimo seguire la logica del testo del Sinodo della Russia, dovremmo anche affermare che Dio il Padre non è egli stesso la causa anarchica della divinità e della paternità [...] ma diventa un destinatario del suo stesso "primato". Da dove? Dalle altre Persone della santa Trinità? Ma come possiamo supporre questo senza invalidare l'ordine della teologia, come scrive san Gregorio il Teologo o, peggio ancora, senza rovesciare – forse dovremmo dire "confondere" – le relazioni delle Persone della santa Trinità? È possibile che il Figlio o lo Spirito Santo "preceda" il Padre? [36]

O, come qui:

Il mistero della santa Trinità pone di fronte a noi, in modo eminente, la dialettica tra l'Uno e i molti, l'identità e la differenza. È noto che ciò che salvaguarda l'unità di Dio e impedisce che la dottrina della santa Trinità cada nel triteismo è la persona del Padre. La "monarchia del Padre" indica chiaramente che la coincidenza e la conferma dell'unità e della pluralità nella santa Trinità sono esercitate da una persona: il Padre. Come simbolo della nostra fede, il Credo che recitiamo in ogni incontro eucaristico attesta, nel suo primo articolo, l'unico Dio in cui crediamo è una persona, il Padre [...]. L'unità di Dio non è salvaguardata da qualche essenza divina impersonale, ma dalla persona del Padre. [37]

Per semplificare ciò che viene suggerito in entrambi questi esempi, la "spersonalizzazione" (suggerita) dell'autorità primigenia ecclesiologica dall'identità individuale di un primate gerarchico sarebbe, in termini (apparentemente) teologici paralleli, come spersonalizzare il Padre dal suo personale distintivo attributo di essere l'unica arche, o fonte delle relazioni all'interno della santa Trinità. Sarebbe, in altre parole, impegnarsi in un parallelismo preoccupante (se non teologicamente eretico): proprio come l'unità della divinità viene distrutta se ciò che unifica e distingue le Persone divine di Padre, Figlio e Spirito è concepito come una "divinità" separatamente esistente, distinguibile dalle tre Persone in relazione, così l'unità-nella-diversità della primitiva gerarchia della Chiesa sarebbe distrutta se il principio di primato fosse immaginato come esistente in una "autorità primitiva" separatamente costituita, distinguibile da un vero primus esistente in relazione agli altri gerarchi. E i suggerimenti delle critiche portano avanti questa idea di base: proprio come il Figlio non può essere Figlio senza essere in relazione con il Padre, così un gerarca non primaziale non può essere ciò che è, a meno che non sia in relazione con un primus, ecc.

A prima vista tutto ciò sembra piuttosto convincente, ma è basato su presupposti teologici che sono profondamente e irrimediabilmente erronei. Innanzi tutto, tra questi si trascura il fatto che non esiste alcuna tradizione nell'eredità della Chiesa – canonica o storica – di correlare l'autorità episcopale al Padre, cosa che è un elemento essenziale e necessario in tali critiche. A parte una o due eccezioni in alcune lettere pastorali, l'ufficio del vescovo è sempre stato esplicitamente associato, in termini di significato iconico e partecipazione carismatica, alla persona del Figlio, mai al Padre; e così deve essere con riferimento alla persona del Figlio che il vescovo, come icona di Cristo, va discusso. Suggerimenti che un primato non intrinsecamente personalizzato sia in qualche modo un'abrogazione della monarchia ordinata della Trinità significa mettere il vescovo nel ruolo di icona del Padre, che poi diventa la fonte (arche) delle relazioni con i suoi fratelli – piuttosto che come un'icona di Cristo, che ha sempre articolato la sua persona attraverso la sua relazione con il Padre. Ma quest'ultima è precisamente la realtà del primato episcopale: non è una funzione di autorità personale autonoma (nessun primo ierarca o patriarca è arche, o "fonte", di autorità primaziale), ma una questione di essere innestato nello vita di colui la cui autorità è sempre quella di suo Padre.

In verità, la teologia trinitaria propriamente articolata richiede, piuttosto che tollerare, che il primato episcopale sia concepito come qualcosa che esiste sempre nella relazione di un individuo con qualcosa (anzi, con qualcuno) oltre se stesso. In primo luogo questa è la comunione episcopale in Cristo che conferisce il primato sacramentale del suo ufficio e ministero; e ai più alti livelli amministrativi è nella chiamata all'opera relazionale del primato amministrativo che è il frutto dei rapporti interpersonali della gerarchia della Chiesa espressi nei suoi concili, nei suoi dittici, ecc.

Le critiche "trinitarie" contro una giusta distinzione di autorità primaziale sono di fatto applicazioni fondamentalmente errate delle distinzioni trinitarie al regno delle relazioni ministeriali. Nessun elemento della tradizione ortodossa dimostra ciò che è semplicemente un'associazione indifendibile dell'autorità del vescovo – nella sua propria individualità e nella sua relazione con i fratelli-gerarchi – con l'eterna arche del Padre; questo è, molto semplicemente, un'appropriazione indebita delle distinzioni trinitarie su soggetti umani. Il pericolo maggiore che pone è che, nell'affermare che l'uno o l'altro vescovo possa essere percepito come rappresentante dell'identità personale del Padre come arche delle relazioni intra-trinitarie, esso crea la possibilità (andando fondamentalmente contro l'intera testimonianza della tradizione ortodossa) di vedere un vescovo come se fosse l'arche dell'autorità primitiva in relazione agli altri – portando persino alla disastrosa affermazione, in realtà già vociferata da alcuni nel nostro presente, che un vescovo potrebbe costituire, in sé stesso, la fonte di tutta l'autorità primaziale, rendendolo non "primo tra uguali", ma "primo senza eguali".

d. "Primus sine paribus": la conclusione "logica" di un'ecclesiologia dogmatica difettosa

Infine arriviamo alla questione su dove ci lasciano queste articolazioni dell'autorità primitiva rispetto al rapporto tra i primati nella vita della Chiesa. Tuttavia, per quanto riguarda la distinzione tripartita dei territori descritti a Ravenna (locali, regionali e universali) e il fatto delle realtà primarie a tutti e tre i livelli (vescovi diocesani, primi ierarchi e patriarchi di vario rango), il fatto è che esistono gradi di primato nell'Ortodossia, e la questione principale è come comprendere giustamente le loro interrelazioni.

Da uno studio dei problemi che abbiamo esplorato finora, la conclusione in termini di relazioni primaziali dovrebbe essere evidente. Poiché la distinzione dell'autorità primaziale su ampi livelli territoriali (per esempio regionale o universale) è un atto di cooperazione amministrativa reciprocamente concordata tra i vescovi che partecipano tutti ugualmente al singolare primato di Cristo, la classifica dei gerarchi rispetto a tale primato amministrativo è sempre una classifica funzionale di equazioni teologiche e pastorali. La frase comune (anche se tardiva), primus inter pares ("primo fra pari") è un modo di articolare proprio questo: una distinzione dell'autorità amministrativa tra individui che tutti, e ciascuno, partecipano al primato indivisibile e non classificabile del Figlio del Padre.

Tuttavia, persistono sforzi di parlare in altri termini. Il fraseggio dell'archimandrita Panteleimon dice:

Essi [gli ortodossi, al contrario dei cattolici romani] danno, tuttavia, poca o nessuna attenzione al fatto che il sinodo come corpo molteplice (come raduno di vescovi) presuppone l'ufficio dell'Uno - cioè, l'unico primus che, pur essendo inter pares per quanto riguarda la sua facoltà sacramentale, rimane comunque diseguale nel suo primato. [38]

E il problema non potrebbe essere esposto in modo più drastico che nelle parole del metropolita Elpidophoros:

Se parliamo della fonte di un primato, allora la fonte del primato è la stessa persona dell'arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno 'tra pari', ma come arcivescovo di Costantinopoli è il primo ierarca senza pari (primus sine paribus). [39]

Con tutto il dovuto rispetto per l'erudizione di questi due autori, non c'è semplicemente alcuna difesa teologica per questa straordinaria posizione. L'unico primus sine paribus è Cristo stesso, e proprio perché tutti i vescovi ricevono la grazia di partecipare alla sua opera ministeriale attraverso l'imposizione delle mani alla loro consacrazione, non ci può essere alcun vescovo – a prescindere dal suo rango o ufficio – che sia primus se non inter pares. Saremmo costretti nella posizione di suggerire o che alcuni vescovi partecipino di più alla vita e al ministero di Cristo rispetto ad altri (poiché non sono inter pares), o che la Persona e il ministero di Cristo siano essi stessi suddivisi tra i suoi ministri in tal modo che l'uno o l'altro tra loro eserciti elementi del suo pastorato che altri non esercitano. Basti dire che semplicemente non esiste alcun precedente per nessuna delle due posizioni nella tradizione ecclesiologica ortodossa.

Per quanto scioccanti siano le affermazioni di questi due autori (e le affermazioni del metropolita Elpidophoros che l'arcivescovo di Costantinopoli è, lui stesso, la "fonte del primato" e "il primo ierarca senza eguali [primus sine paribus]" sono tanto vicine all'eresia ecclesiologica quanto io abbia mai visto in stampa), è utile capire che non sono altro che le conclusioni "logiche" dell'ecclesiologia dogmatica difettosa che le sottende. Quando il dogma della Trinità viene malamente appropriato ai rapporti ministeriali, così che la "fonte" del primato, la sua arche, è intesa come residente negli individui che detengono uffici gerarchici, piuttosto che essere una cosa partecipata da quegli individui, allora e solo allora le questioni trinitarie-relazionali sollevate da questi autori hanno una qualche portata – e non sorprende che ciò porti a risultati disastrosi. Quell'unico primate che può essere "ineguale nel suo primato" come se fosse l'unica arche di tutte le relazioni primaziali, è tanto lontano quanto è possibile dall'ecclesiologia ortodossa e dalla teologia trinitaria.

3. Conclusione: primato nella comunione

Cosa ci resta, allora? Negando che la fonte del primato per uno qualsiasi dei gerarchi della Chiesa sia la sua stessa identità concreta, ci resta forse da concludere che il primato è un concetto disordinato, "democratizzato" e spersonalizzato, separato dagli individui viventi?

L'esperienza della Chiesa chiarisce che non è così. Il gregge della Chiesa ha sempre incontrato il suo unico primus, il suo Signore e Dio, misticamente presente in ciascuno dei suoi vescovi; e tra questi vescovi una taxis ordinata di primato amministrativo ha sempre assicurato – nonostante lotte e periodi di accanita disputa – che al vero primato del Signore sia dato lo spazio di concordia e pace in cui regnare. Mentre Cristo è sempre stato ugualmente incontrato in ogni vescovo su cui egli conferisce quella grazia apostolica, i suoi vescovi hanno tuttavia coerentemente seguito l'esempio esposto da quello stesso Cristo quando chiamò san Pietro a essere il suo 'primo', e si assicurò che tra loro – non per dettato divino e nemmeno per dignità individuale, ma per un consenso di mutuo amore e umiltà – regnasse il buon ordine. In ogni regione oggi, come sempre, i vescovi diocesani si presentano in reciproco rispetto a quello che ritengono il loro "capo"; e quando quei capi si uniscono, essi, come i loro fratelli, non cercano la gloria di essere (cioè di costituire personalmente) un'autorità primaziale, ma in deferenza reciproca e alla suprema, attiva sovranità di Dio, chiamano uno tra loro 'capo', in modo che tutto il corpo possa funzionare pacificamente nello svolgimento della sua opera di vita.

I vescovi della Chiesa, nella loro intercomunione e nella loro taxis ordinata, manifestano nel mondo il primato attivo del suo unico Capo: Gesù Cristo il Signore. È lui e lui solo che è l'arche dei loro uffici primaziali e delle loro relazioni l'uno con l'altro. Con lui e in lui essi sono chiamati a servire, partecipando a quella cita divina che è conferita a tutti i cristiani, e attraverso la quale il Buon Pastore delle pecore si manifesta in mezzo al suo gregge.

Poscritto (ottobre 2018)

Lo studio sopra riportato dimostra, spero, che quanto è accaduto finora nel 2018 rispetto alle azioni del Patriarcato di Costantinopoli nei confronti delle altre Chiese ortodosse locali (relative alla situazione in Ucraina) è il tragico, eppure del tutto previsto, risultato di un'ecclesiologia difettosa covata negli scritti teologici di alcuni dei suoi rappresentanti per molti anni. Quando si ritiene che il primato derivi dall'identità ontologica di un primate con l'arche, la "fonte" di tutto il primato e l'unità nel modo in cui il Padre è l'unica arche delle relazioni nella Trinità, è già stata aperta la porta a un'arrogazione del primato universale a un individuo specifico o a una Chiesa locale specifica. Non è che il "logico" passo successivo che tali convinzioni portino ad azioni concrete costruite su questa premessa: le asserzioni dell'autorità di un Patriarcato su un'altro,al di fuori di un contesto conciliare; la convinzione che un Patriarcato posaa rescindere o revocare decisioni prese per consenso conciliare, anche secoli prima; la convinzione che un Patriarcato possa aggiustare lo status canonico di coloro che sono al di fuori dei suoi territori, senza consenso o coinvolgimento conciliari. Tutte queste cose le abbiamo viste, implementate direttamente, nelle scorse settimane.

La parodia canonica che si sta svolgendo attualmente in Ucraina è una triste e dolorosa testimonianza della verità che quando la teologia e l'ecclesiologia ortodossa corretta sono distorte o abbandonate, ne conseguono disastri pastorali. E tuttavia, per la misericordia di Dio, alla fine si rivelerà anche un esempio del fatto che, quando un qualsiasi corpo abbandona i propri principi ecclesiologici e canonici, l'effettiva autorità primitiva – che è, e sarà sempre, quella dell'autorità inter pares – risponderà con un rifiuto di questo errore e un'indirizzamento delle preoccupazioni pastorali in accordo con la Verità che la Chiesa è sempre chiamata a mantenere.

Vescovo Irenei di Richmond e dell'Europa occidentale,

Segretario sinodale alle relazioni interortodosse della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia

Note

[1] Questo articolo è pubblicato ora nell'ottobre 2018, in seguito alla dichiarazione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 dello stesso mese, che ha creato una profonda spaccatura tra sé e le altre Chiese ortodosse locali.

[2] E le straordinarie osservazioni del patriarca di Costantinopoli del 23 ottobre 2018 rimuovono di fatto ogni ambiguità su questa posizione. In quelle osservazioni si affermava che "Sia che i nostri fratelli russi lo vogliano o no, prima o poi seguiranno le decisioni del Patriarcato ecumenico, perché non hanno altra scelta". E allo stesso modo: "I nostri fratelli slavi non possono tollerare il primato del Patriarcato ecumenico e della nostra nazione nell'Ortodossia". Nelle osservazioni non è stata fatta un'identificazione più precisa della "nostra nazione", ma il sentimento etnico-nazionalista è affermato direttamente.

[3] Un organismo qui di seguito denominato "Commissione mista". Fin dalla sua fondazione nel 1979, da parte del patriarca Demetrio I di Costantinopoli e di papa Giovanni Paolo II, le sessioni plenarie si sono tenute nel 1980, 1982, 1984, 1987, 1988, 1990 e 1993; poi dopo una pausa di sette anni di nuovo nel 2000, 2006, 2007, 2009, 2010, 2014, con la sua plenaria più recente a Chieti nel 2016. Le sue riunioni rimangono in corso.

[4] La Dichiarazione di Ravenna è disponibile sul sito web del Vaticano a questo indirizzo.

[5] al minuto n. 26 della riunione del Santo Sinodo del 27 marzo 2007.

[6] La partecipazione della delegazione di Mosca è stata ritirata come parte di una disputa in corso sulla situazione canonica della Chiesa in Estonia; il fatto che la Commissione mista abbia proceduto a produrre un documento formale in assenza di uno dei suoi principali gruppi costituenti è considerato dai più come irregolare.

[7] 'ПОЗИЦИЯ МОСКОВСКОГО ПАТРИАРХАТА ПО ВОПРОСУ О ПЕРВЕНСТВЕ ВО ВСЕЛЕНСКОЙ ЦЕРКВИ', presentato alla sessione dal 25 al 26 dicembre 2013 del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca (verbale n. 157). Questo documento verrà in seguito citato come "Posizione patriarcale".

[8] Per esempio, nel seguire la triplice struttura del primato attualizzato nella Chiesa come esistente a livello locale, regionale e universale – una distinzione che si trova nel documento di Ravenna. È stato forse uno dei risultati più importanti della plenaria del 2016 a Chieti, che gran parte della struttura problematica del documento di Ravenna sia stata eliminata, insieme a elementi della sua difettosa 'ecclesiologia trinitaria'.

[9] Questo era da prevedersi, e tale discussione è stata portata avanti nelle successive riunioni della Commissione mista nel 2008, 2010, 2013, 2014 e 2016.

[10] Pubblicato nel 2013 [?] e in seguito citato come "Lambriniadis". Il documento è disponibile sul sito web ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli a questo indirizzo.

[11] Pubblicato sotto il suo nome non monastico di John Panteleimon Manoussakis, in Orthodox Constructions of the West, a c. di G. E. Demacopoulos e A. Papanikolau (New York: Fordham University Press, 2013), pp. 229-239. Qui di seguito citato come "Manoussakis".

[12] L'enfasi in corsivo in questa e nelle successive citazioni scritturali è mia.

[13] Sottolineo qui il vescovo, poiché la questione controversa riguarda principalmente il primato a livello episcopale; ma la stessa teologia della partecipazione si applica ugualmente al ministero iconico del sacerdote e del diacono.

[14] Posizione patriarcale, 1, par.1.

[15] Manoussakis, p. 234.

[16] Dalle preghiere dell'Anafora, Liturgia di San Giovanni Crisostomo.

[17] Potremmo notare che proprio per questa ragione la Chiesa ortodossa considera l'ordinazione, a diacono, sacerdote o vescovo come un mistero, un sacramento, piuttosto che un semplice incarico amministrativo o pastorale.

[18] E così potremmo fare riferimento qui al passaggio della dichiarazione di Mosca: "Di conseguenza, varie forme di primato nella Chiesa nel suo viaggio storico in questo mondo sono secondarie rispetto all'eterno primato di Cristo come capo della Chiesa, per mezzo di cui Dio Padre riconcilia tutte le cose a se stesso, siano esse cose in terra, o cose in cielo (Col 1,20) "(Posizione Patriarcale, 1, par. 4).

[19] Cfr. sant'Ignazio di Antiochia, Ai filadelfi 4.1: "...c'è una sola carne del nostro Signore Gesù Cristo e un solo calice per l'unione nel suo sangue; c'è un solo altare, in quanto vi è un solo vescovo, insieme al presbiterio e ai diaconi miei compagni di servizio...».

[20] Posizione patriarcale, 2. (1), par. 1. La nota in calce al documento indica che questo "include l'elezione, la consacrazione e la ricezione da parte della Chiesa".

[21] ibid., 2. (1), par. 5.

[22] Cfr. ibid., 2. (2). par. 1. Questo primato, afferma il documento, si basa su "solide fondamenta canoniche che risalgono all'epoca dei Concili ecumenici".

[23] Così ibid., 2 (3), par. 1: "Questa tradizione può essere fatta risalire ai canoni dei Concili ecumenici (canone 3 del secondo Concilio ecumenico, canone 28 del quarto Concilio ecumenico e canone 36 del sesto Consiglio Ecumenico) ed è stata riconfermata attraverso la storia della Chiesa nelle azioni dei Concili delle singole Chiese locali e nella pratica della commemorazione liturgica in base alla quale il Primate di ogni Chiesa autocefala menziona i nomi di quelli delle altre Chiese locali nell'ordine prescritto dai sacri dittici'.

[24] ibid., 2. (3), par. 3. La nota a piè di pagina (numero 6) fornita nel documento a questo punto dice: "Ci sono canoni usati nella letteratura polemica per dare una giustificazione canonica ai poteri giudiziari del primo presidente di Roma. Questi sono i canoni 4 e 5 del Concilio di Sardica (343). Questi canoni, tuttavia, non affermano che i diritti della sede di Roma di accettare appelli siano estesi a tutta la Chiesa universale. È noto dal codice canonico che questi diritti non erano illimitati nemmeno in Occidente. Così, già il 256 Concilio di Cartagine presieduto da san Cipriano rispondendo alle pretese di Roma al primato, espresse la seguente opinione sui rapporti tra vescovi: "nessuno di noi si pone come vescovo dei vescovi, né con terrore tirannico costringe il suo collega alla necessità dell'obbedienza; poiché ogni vescovo, nei limiti della sua libertà e del suo potere, ha il proprio diritto di giudizio, e non può essere giudicato da un altro, più di quanto non possa egli stesso giudicarne un altro. Ma tutti noi attendoamo il giudizio di nostro Signore Gesù Cristo, che è l'unico che ha il potere di preferirci nel governo della Sua chiesa e di giudicarci nella nostra condottain essa" (Sententiae episcoporum, PL 3 , 1085C; 1053A-1054A). Lo stesso è affermato nella Lettera del Concilio d'Africa a Celestino, il papa di Roma (424), che è incluso in tutte le edizioni autorevoli del Codice dei Canoni, in particolare [...] come un canone del Consiglio di Cartagine. In questa lettera il Concilio respinge il diritto del papa di Roma di accettare gli appelli contro le sentenze emesse dal Concilio dei vescovi africani: "Vi esortiamo sinceramente, per il futuro, a non ammettere prontamente a un appello persone provenienti da qui, né a scegliere di ricevere alla vostra comunione coloro che sono stati scomunicati da noi...". Il canone 118 del Concilio di Cartagine proibisce di fare appello alle Chiese nei paesi d'oltremare – ed è comunque sottinteso anche da Roma: i chierici che sono stati condannati, "se obiettano al giudizio, non facciano appello oltre i mari, ma ai vescovi vicini e ai propri; se fanno altrimenti, che siano scomunicati in Africa".

[25] Lambriniadis, 1, par.1. È interessante notare che questo costituisce il paragrafo iniziale di una sezione dell'opera di sua Eminenza, che egli intitola, "Separazione tra primato ecclesiologico e teologico".

[26] ibid., 1.para.2. La citazione dal metropolita Giovanni (Zizioulas) di Pergamo proviene da "L'istituzione sinodale: questioni storiche, ecclesiologiche e canoniche", in Theologia 80 (2009), pp. 5, 6 (in greco).

[27] ibid., 2, par.1.

[28] Così ibid., 2, par. 2: "Come afferma la decisione sinodale, non solo questi tre primati differiscono, ma anche le loro fonti sono diverse: il primato del vescovo locale deriva dalla successione apostolica (2:1), il primato del capo di una Chiesa autocefala dalla sua elezione dal sinodo (2:2), e il primato del capo della Chiesa universale dal rango attribuitogli dai dittici (3:3). Così, come conclude il testo del Patriarcato di Mosca, questi tre livelli e il loro primato corrispondente non possono essere paragonati tra loro, come fatto dal testo di Ravenna sulla base del 34° canone apostolico".

[29] V. posizione sinodale, 2 (2), par.1 e 3.

[30] V. ibid., 2 (2), par. 3: "I poteri del Primate di una Chiesa locale autocefala sono definiti da un Concilio (Sinodo) e fissati in uno statuto. Il Primate di una Chiesa locale autocefala agisce come presidente del suo Concilio (o Sinodo). Quindi, il Primate non ha il potere di un singolo in una Chiesa locale autocefala ma la governa in concilio, cioè in cooperazione con altri vescovi". La nota inclusa (n. 4) prosegue affermando che "La Chiesa locale autocefala può includere entità ecclesiastiche complesse. Per esempio, nella Chiesa ortodossa russa ci sono chiese autonome e autogovernate, regioni metropolitane, esarcati e metropolie. Ognuna di loro ha una sua forma di primato definita da un Conciglio locale e riflessa nello statuto ecclesiale".

[31] Così Lambriniadis, 2.para.3: "Non possiamo mai incontrare un'istituzione impersonale, poiché il primato potrebbe essere percepito senza un primo ierarca".

[32] Manoussakis, p. 235.

[33] Vedi il nostro riferimento sopra al suo commento in 2, par.3.

[34] Manoussakis, pp. 233, 4.

[35] Sono fondamentalmente d'accordo con il metropolita Ilarion di Volokolamsk sul fatto che questi tentativi di criticare una concezione non personalizzata del primato amministrativo attraverso inviti alla dogmatica trinitaria sono fondamentalmente errati (vedi Alfeev, op.cit, paragrafi 10-12); eppure essi sono così pervasivi nei testi stampati, che ho scelto di fare un po' di sforzo a confutarli qui.

[36] Lambriniadis 2. (i), par.3.

[37] Manoussakis, p. 235.

[38] Manoussakis, p. 233.

[39] Lambriniadis, 2. (ii), par.3.

 
Il vergognoso tentativo di Foreign Policy di presentare il bombardamento di Hiroshima come benefico per il Giappone

L'articolo provocatorio della rivista Foreign Policy fa sembrare i bombardamenti nucleari una manna dal cielo, e che gli Stati Uniti abbiano deciso per ragioni umanitarie di salvare il Giappone dal comunismo.

Il mese di agosto è ricordato con tristezza come l'unica volta al mondo in cui sono state utilizzate armi nucleari in guerra, laddove gli Stati Uniti hanno sganciato due bombe che hanno ucciso più di 200.000 persone in due momenti fatali: una il 6 agosto su Hiroshima, e un'altra volta tre giorni più tardi su Nagasaki.

Una nube atomica fluttua sopra la città di Hiroshima in seguito all'esplosione della prima bomba atomica utilizzata in guerra, in questa foto scattata da parte dell'esercito degli Stati Uniti il ​​6 agosto del 1945, e distribuita dal Museo Memoriale della Pace di Hiroshima.

© REUTERS/ US Army

Per 70 anni, questa ricorrenza è stata segnata dal rispetto per le numerose vittime che hanno tragicamente perso la vita durante questi attacchi, ma ora un'influente rivista americana di affari internazionali, Foreign Policy, ha deciso di manipolare la manifestazione, accusando l'Unione Sovietica di ciò che è accaduto.

Nell'articolo "Did Hiroshima Save Japan From Soviet Occupation?", Sergej Radchenko si domanda se le bombe nucleari siano state effettivamente un bene per il paese, in quanto potrebbe averlo salvato dal babau degli occidentali, Iosif Stalin.

Questa crudele deduzione è contraddetta dalla conclusione stessa dell'articolo, ma comunque, vale la pena di esaminare perché la rivista avrebbe trovato giusto in primo luogo denigrare la memoria delle vittime con un punto di vista così fuorviante e politicamente auto-promuovente.

Inganno per le masse

Gli Stati Uniti non sono noti per presentare scuse internazionali, e nel caso eccezionalmente raro in cui lo fanno (come nel corso del viaggio di Obama in Egitto del 2009), spesso lo fa per perseguire l'obiettivo di disarmare strategicamente una popolazione bersaglio prima di un'offensiva asimmetrica contro il loro paese (come per esempio le rivoluzioni colorate della primavera araba).

Come regola generale, non importa quello che fanno, gli Stati Uniti stanno sempre cercando di promuovere i propri interessi, con mezzi duri o morbidi.

Le cose diventano un po' più complicate quando si tratta di soggetti americani non governativi come Foreign Policy, ma qui c'è molta più flessibilità nel presentare il messaggio strategico degli Stati Uniti, pur mantenendo una negazione plausibile che un simile tentativo sia libero da secondi fini.

Sia quel che sia, è chiaro che cosa sta cercando di esprimere Foreign Policy, a nome del Dipartimento di Stato: i bombardamenti nucleari potrebbero essere stati giustificati al fine di "salvare il Giappone dall'occupazione sovietica".

Una foto datata settembre 1945 con i resti del Palazzo della prefettura della promozione dell'industria dopo il bombardamento di Hiroshima, edificio in seguito conservato come monumento.

Certo, alla fine (e correttamente) l'articolo conclude che la decisione di Stalin di astenersi dall'attaccare Giappone imperiale in Hokkaido non ebbe nulla a che fare con Hiroshima e Nagasaki, ma nell'ambiente a spinta mediatica incessante di oggi, il consumatore medio di informazioni probabilmente non lo capisce a quel punto, poiché probabilmente ha letto solo il titolo e forse le due frasi d'apertura.

Supponendo che sia così per molte persone, il semplice messaggio che queste hanno capito è che c'era un collegamento tra le due cose, e che forse, come l'articolo insinua, i bombardamenti nucleari forse sono stati giustificati, dopo tutto, e loro e tutti gli altri americani si possono sentire assolti da qualsiasi senso di colpa per la tragedia.

Insulto alle vittime e revisionismo storico

Quel che è peggio, tuttavia, è il pensiero persistente suggerito dal titolo e dalle prime frasi, che i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki in realtà hanno aiutato il Giappone, in un certo modo perverso.

Gli Stati Uniti in fase democratico-proselitista che dicono "ti ho bombardato per salvarti" al Giappone imperiale sono quasi come un predatore sessuale religiosamente orientato che dice a una lesbica "ti ho violentata per cambiarti".

Una parte vede l'altra come esistenzialmente incompatibile con le sue credenze e bisognosa di salvezza forzata, e si sente orribilmente tenuta a commettere un crimine orrendo, al fine di 'salvare' la vittima.

Ombre della guerra: Hiroshima e Nagasaki allora e oggi

© REUTERS / Torahiko Ogawa / Nagasaki Atomic Bomb Museum / Issei Kato

Non guardate troppo in profondità quest'analogia, ma cercate di capire che in entrambi i casi un paternalismo criminale e moralista è la forza trainante dietro entrambi i torti scandalosi: se non per il vittimismo nucleare del Giappone, più di 200.000 persone sono state immediatamente violentate e sono morte in un istante, senza poter affrontare il loro aggressore e chiedere giustizia. E, come Foreign Policy vorrebbe far credere ai suoi lettori, questo potrebbe essere stato in nome di un bene più grande.

Un'altra rivelazione involontaria di quest'articolo è l'allarmismo antisovietico generale che l'autore sta spacciando. Se uno non sa molto degli ultimi giorni della seconda guerra mondiale e ha solo l'articolo di Foreign Policy in questione per guidare la sua comprensione, gli si potrebbe personare se pensa che gli Stati Uniti erano sostanzialmente in guerra con i sovietici e hanno bombardato il Giappone come ultima misura disperata e 'di successo' per arginare la 'marea rossa' dal procedere ulteriormente verso est.

L'articolo fa sembrare che fosse l'URSS, e non gli Stati Uniti, sulla soglia di un imperdonabile crimine di guerra, e che gli Stati Uniti abbiano semplicemente agito per salvare il Giappone da qualsiasi cosa l'URSS stesse tramando. Questo tipo di ipotesi di cospirazione è puro e semplice revisionismo storico, e serve per lo più a distogliere l'attenzione dai bombardamenti nucleari degli Stati Uniti, verso l'intrigo stereotipato che circonda Stalin, il loro nuovo capro espiatorio della seconda guerra mondiale, nell'immaginario accuratamente coltivato del pubblico occidentale.

Il tempismo è tutto

Ogni quinto e decimo anniversario di un certo evento è in genere ricordato con pompa e attenzione supplementare, e il 70° anniversario degli attacchi nucleari degli Stati Uniti sul Giappone non è diverso.

Ciò che è cambiato negli ultimi 14 cicli quinquennali, tuttavia, è che gli Stati Uniti sono ora impegnati in una nuova guerra fredda con la Russia, quella che, a differenza della precedente, non ha limiti stabiliti e incorpora pure il revisionismo storico. Sia che si tratti delle ridicole accuse fatte da alcuni che l'Unione Sovietica ha 'occupato' Ucraina dopo la seconda guerra mondiale o dell'insinuazione attualmente discussa che gli Stati Uniti hanno "salvato il Giappone dall'occupazione sovietica" bombardandolo due volte, tali cambiamenti scomodi del discorso storico sono diventati sempre più comuni nel corso degli ultimi due anni.

Ciò che è davvero inquietante, tuttavia, è quanto prontamente queste insinuazioni sono accettate da parte dell'Occidente, cosa che apre spaventosamente la possibilità di un revisionismo storico in piena scala dell'era post-seconda guerra mondiale e il fatto che l'obiettività indiscussa sarà mandata in rovina per il perseguimento della soggettività politica.

Un uomo guarda la distesa di rovine lasciata dall'esplosione della bomba atomica il 6 agosto 1945 a Hiroshima, Giappone

Questo di per sé è già abbastanza grave, ma ciò che dovrebbe anche essere menzionato è che questa particolare bravata è parte integrante della manovra asiatica degli USA. Mentre Washington sposta la sua attenzione strategica verso l'est e il sud-est asiatico, non sta solo portando i suoi militari, ma anche le interpretazioni della storia dei suoi giornalisti.

Uno degli effetti che questo può avere è una trasformazione a lungo termine della coscienza giapponese, al punto in cui i cittadini del paese non comprenderanno più il contesto e l'obiettivo con cui sono stati commesse le atrocità americane. Invece, gli studenti giapponesi un giorno potrebbero essere indottrinati con la falsa idea che gli Stati Uniti hanno bombardato il loro paese al fine di "salvare il Giappone dall'occupazione sovietica", rendendo così i bombardamenti un 'dono da Dio' storico, e gli Stati Uniti il loro 'salvatore'.

Dopo tutto, gli Stati Uniti si stanno preparando per una rivalità globale prolungata con la Russia, e in questo contesto, è sicuro che faranno ricorso a tutti i mezzi necessari per macchiare la reputazione russa e allontanare la risoluzione russo-giapponese sulle contestate isole Curili per compensare il re-indirizzamento verso est della Russia. Nonostante tutto ciò che il governo degli Stati Uniti o i media suoi alleati sostengono, tuttavia, non c'è dubbio che i bombardamenti nucleari americani di Hiroshima e Nagasaki sono la ragione principale per cui il Giappone è ancora oggi occupato, anche se dal Pentagono, e non dal Cremlino.

 
Атака мертвецов - К 100-летию подвига защитников крепости Осовец

Атака мертвецов. Художник: Евгений Пономарев

Сегодня исполняется 100 лет со дня знаменитой «Атаки мертвецов» – события, уникального для истории войн: контратаки 13-й роты 226-го Землянского полка, пережившей немецкую газовую атаку при штурме германскими войсками крепости Осовец 6 августа (24 июля) 1915 года. Как это было?

Шел второй год войны. Ситуация на Восточном фронте складывалась не в пользу России. 1 мая 1915 года после газовой атаки у Горлицы немцам удалось прорвать русские позиции, и началось широкомасштабное наступление немецких и австрийских войск. В результате были оставлены Царство Польское, Литва, Галиция, часть Латвии и Белоруссия. Только пленными императорская армия России потеряла 1,5 миллиона человек, а общие потери за 1915 год насчитывали около 3 миллионов убитых, раненых и пленных.

Однако было ли великое отступление 1915 года позорным бегством? Нет.

О том же Горлицком прорыве видный военный историк А. Керсновский пишет следующее: «На рассвете 19 апреля IV-я австро-венгерская и XI-я германская армии обрушились на IX-й и Х-й корпуса на Дунайце и у Горлицы. Тысяча орудий – до 12-дюймового калибра включительно – затопили огневым морем неглубокие наши окопы на фронте 35 верст, после чего пехотные массы Макензена и эрцгерцога Иосифа Фердинанда ринулись на штурм. Против каждого нашего корпуса было по армии, против каждой нашей бригады – по корпусу, против каждого нашего полка – по дивизии. Ободренный молчанием нашей артиллерии, враг считал все наши силы стертыми с лица земли. Но из разгромленных окопов поднялись кучки полузасыпанных землею людей – остатки обескровленных, но не сокрушенных полков 42, 31, 61 и 9-й дивизий. Казалось, встали из своих могил цорндорфские фузилеры. Своей железной грудью они спружинили удар и предотвратили катастрофу всей российской вооруженной силы».

Гарнизон крепости Осовец

Русская армия отступала, потому что испытывала снарядный и ружейный голод. Русские промышленники, в большей своей части – либеральные ура-патриоты, кричавшие в 1914 году «Даешь Дарданеллы!» и требовавшие предоставить общественности власть для победоносного окончания войны, оказались не в силах справиться с оружейным и снарядным дефицитом. На местах прорывов немцы сосредотачивали до миллиона снарядов. На сто немецких выстрелов русская артиллерия могла ответить лишь десятью. План по насыщению русской армии артиллерией был сорван: вместо 1500 орудий она получила… 88.

Слабо вооруженный, технически малограмотный в сравнении с немцем русский солдат делал что мог, спасая страну, личным мужеством и своей кровью искупая просчеты начальства, лень и корысть тыловиков. Без снарядов и патронов, отступая, русские солдаты наносили тяжелые удары немецким и австрийским войскам, чьи совокупные потери за 1915 год насчитывали около 1200 тысяч человек.

В истории отступления 1915 года славной страницей является оборона крепости Осовец. Она находилась всего в 23 километрах от границы с Восточной Пруссией. По словам участника обороны Осовца С. Хмелькова, основной задачей крепости было «преградить противнику ближайший и удобнейший путь на Белосток… заставить противника потерять время или на ведение длительной осады, или на поиски обходных путей». А Белосток – это дорога на Вильно (Вильнюс), Гродно, Минск и Брест, то есть – ворота в Россию. Первые атаки немцев последовали уже в сентябре 1914 года, а с февраля 1915 года начались планомерные штурмы, которые отбивались в течение 190 дней, несмотря на чудовищную немецкую техническую мощь.

Немецкая пушка Большая Берта

Доставили знаменитые «Большие Берты» – осадные орудия 420-милиммитровго калибра, 800-килограммовые снаряды которой проламывали двухметровые стальные и бетонные перекрытия. Воронка от такого взрыва была 5 метров глубиной и 15 в диаметре. Под Осовец привезли четыре «Большие Берты» и 64 других мощных осадных орудия – всего 17 батарей. Самый жуткий обстрел был в начале осады. «Противник 25 февраля открыл огонь по крепости, довел его 27 и 28 февраля до ураганного и так продолжал громить крепость до 3 марта», – вспоминал С. Хмельков. По его подсчетам, за эту неделю ужасающего обстрела по крепости было выпущено 200–250 тысяч только тяжелых снарядов. А всего за время осады – до 400 тысяч. «Страшен был вид крепости, вся крепость была окутана дымом, сквозь который то в одном, то в другом месте вырывались огромные огненные языки от взрыва снарядов; столбы земли, воды и целые деревья летели вверх; земля дрожала, и казалось, что ничто не может выдержать такого ураганного огня. Впечатление было таково, что ни один человек не выйдет целым из этого урагана огня и железа».

И однако крепость стояла. Защитников просили продержаться хотя бы 48 часов. Они выстояли 190 дней, подбив при этом две «Берты». Особенно важно было удержать Осовец во время великого наступления, чтобы не дать легионам Макензена захлопнуть русские войска в польском мешке.

Немецкая газовая батарея

Видя, что артиллерия не справляется со своими задачами, немцы стали готовить газовую атаку. Отметим, что отравляющие вещества были запрещены в свое время Гаагской конвенцией, которую немцы, однако, цинично презрели, как и многое другое, исходя из лозунга: «Германия превыше всего». Национальное и расовое превозношение подготовило почву для бесчеловечных технологий Первой и Второй мировых войн. Немецкие газовые атаки Первой мировой – предтечи газовых камер. Характерна личность «отца» немецкого химического оружия Фрица Габера. Он любил из безопасного места наблюдать за мучениями отравленных солдат противника. Показательно, что его жена покончила с собой после немецкой газовой атаки у Ипра.

Первая газовая атака на Русском фронте зимой 1915 года оказалась неудачной: слишком низкой была температура. В дальнейшем газы (прежде всего хлор) стали надежными союзниками немцев, в том числе под Осовцом в августе 1915 года.

Немецкая газовая атака

Газовую атаку немцы готовили тщательно, терпеливо выжидая нужного ветра. Развернули 30 газовых батарей, несколько тысяч баллонов. И 6 августа в 4 утра на русские позиции потек темно-зеленый туман смеси хлора с бромом, достигший их за 5–10 минут. Газовая волна 12–15 метров в высоту и шириной 8 км проникла на глубину до 20 км. Противогазов у защитников крепости не было.

«Всё живое на открытом воздухе на плацдарме крепости было отравлено насмерть, – вспоминал участник обороны. – Вся зелень в крепости и в ближайшем районе по пути движения газов была уничтожена, листья на деревьях пожелтели, свернулись и опали, трава почернела и легла на землю, лепестки цветов облетели. Все медные предметы на плацдарме крепости – части орудий и снарядов, умывальники, баки и прочее – покрылись толстым зеленым слоем окиси хлора; предметы продовольствия, хранящиеся без герметической укупорки – мясо, масло, сало, овощи, – оказались отравленными и непригодными для употребления».

Атака мертвецов. Реконструкция

«Полуотравленные брели назад, – это пишет уже другой автор, – и, томимые жаждой, нагибались к источникам воды, но тут на низких местах газы задерживались, и вторичное отравление вело к смерти».

Германская артиллерия вновь открыла массированный огонь, вслед за огневым валом и газовым облаком на штурм русских передовых позиций двинулись 14 батальонов ландвера – а это не менее 7 тысяч пехотинцев. Их цель была взятие стратегически важной Сосненской позиции. Им обещали, что они никого не встретят, кроме мертвецов.

Вспоминает участник обороны Осовца Алексей Лепешкин: «У нас не было противогазов, поэтому газы нанесли ужасные увечья и химические ожоги. При дыхании вырывался хрип и кровавая пена из легких. Кожа на руках и лицах пузырилась. Тряпки, которыми мы обмотали лица, не помогали. Однако русская артиллерия начала действовать, посылая из зеленого хлорного облака снаряд за снарядом в сторону пруссаков. Тут начальник 2-го отдела обороны Осовца Свечников, сотрясаясь от жуткого кашля, прохрипел: “Други мои, не помирать же нам, как пруссакам-тараканам, от потравы. Покажем им, чтобы помнили вовек!»

И поднялись те, кто пережил страшную газовую атаку, в том числе 13-я рота, потерявшая половину состава. Ее возглавил подпоручик Владимир Карпович Котлинский. Навстречу немцам шли «живые мертвецы», с лицами, обмотанными тряпками. Кричать «Ура!» сил не было. Бойцы сотрясались от кашля, многие выхаркивали кровь и куски легких. Но шли.

Атака мертвецов. Реконструкция

Один из очевидцев сообщил газете «Русское слово»: «Я не могу описать озлобления и бешенства, с которым шли наши солдаты на отравителей-немцев. Сильный ружейный и пулеметный огонь, густо рвавшаяся шрапнель не могли остановить натиска рассвирепевших солдат. Измученные, отравленные, они бежали с единственной целью – раздавить немцев. Отсталых не было, торопить не приходилось никого. Здесь не было отдельных героев, роты шли как один человек, одушевленные только одной целью, одной мыслью: погибнуть, но отомстить подлым отравителям».

Подпоручик Владимир Котлинский

В дневнике боевых действий 226-го Землянского полка говорится: «Приблизившись к противнику шагов на 400, подпоручик Котлинский во главе со своей ротой бросился в атаку. Штыковым ударом сбил немцев с занятой ими позиции, заставив их в беспорядке бежать… Не останавливаясь, 13-я рота продолжала преследовать бегущего противника, штыками выбила его из занятых им окопов 1-го и 2-го участков Сосненских позиций. Вновь заняли последнюю, вернув обратно захваченные противником наше противоштурмовое орудие и пулеметы. В конце этой лихой атаки подпоручик Котлинский был смертельно ранен и передал командование 13-й ротой подпоручику 2-й Осовецкой саперной роты Стрежеминскому, который завершил и окончил столь славно начатое подпоручиком Котлинским дело».

Котлинский умер к вечеру того же дня, Высочайшим приказом от 26 сентября 1916 года он был посмертно награжден орденом святого Георгия 4-й степени.

Сосненская позиция была возвращена, и положение было восстановлено. Успех был достигнут дорогой ценой: погибло 660 человек. Но крепость держалась.

К концу августа удержание Осовца потеряло всякий смысл: фронт откатился далеко на восток. Крепость была правильным образом эвакуирована: врагу не оставили не то что орудия – ни единого снаряда, патрона и даже консервной банки не досталось немцам. Орудия по ночам тянули по Гродненскому шоссе по 50 солдат. В ночь на 24 августа русские саперы подорвали остатки оборонительных сооружений и ушли. И лишь 25 августа немцы рискнули войти в развалины.

К сожалению, часто русских солдат и офицеров Первой мировой упрекают в недостатке героизма и жертвенности, рассматривая Вторую Отечественную через призму 1917 года – крушения власти и армии, «измены, трусости и обмана». Мы видим, что это не так.

Оборона Осовца сравнима с героической защитой Брестской крепости и Севастополя во время Великой Отечественной войны. Потому что в начальный период Первой мировой войны русский солдат шел в бой с ясным сознанием, за что он идет, – «За Веру, Царя, и Отечество». Шел с верой в Бога и крестом на груди, препоясанный кушаком с надписью «Живый в помощи Вышняго», полагая душу свою «за други своя».

И хотя это сознание помутилось в результате тылового мятежа февраля 1917 года, оно, пусть и в несколько измененном виде, после многих страданий возродилось в страшные и славные годы Великой Отечественной войны.

 
Intervista di Tudor Petcu a Hal Freeman

Prima di tutto, da americano che vive in Russia, per favore mi spieghi la sua prospettiva sulla Russia da un punto di vista spirituale e culturale e in che modo questo paese l'ha davvero influenzato come americano.

Sono venuto in Russia per la prima volta nel 2002 come parte di un gruppo che forniva risorse finanziarie e di altro genere agli orfanotrofi russi. Il gruppo con cui lavoravo si concentrava sulla piccola città di Luga. A quel tempo questa città, nella quale ora vivo, era molto povera. Il crimine, la droga e l'alcolismo erano abbastanza comuni. La caduta del comunismo e dieci anni della leadership fallimentare di Boris Eltsin avevano caricato sulla gente di qui un gran fardello. Molti beni di prima necessità erano ancora scarsi. Ora, sedici anni dopo, la città è molto diversa. La resilienza e la forza interiore del popolo russo di fronte alle avversità è, a mio parere, la caratteristica che ha portato al recupero della cultura russa e a una spiritualità sempre più profonda. Anche negli anni in cui la povertà era comune, cose come il balletto, l'opera, le arti drammatiche e la letteratura erano ancora molto importanti per la gente comune. Come americano, normalmente associavo tali interessi a quelli dei gruppi socio-economici più elevati. Sono rimasto piuttosto sorpreso dal numero dei classici e degli autori occidentali con cui la maggior parte dei russi era piuttosto familiare. Direi che qui ho osservato una profondità culturale che non avevo vissuto prima di venire in Russia. Non c'era la fame di gratificazione immediata che noi americani troviamo così attraente.

Spiritualmente penso che il cambiamento sia stato più lento. La religione, la fede e la spiritualità cristiana che erano state parte della Russia per praticamente tutta la sua storia erano state quasi completamente rimosse da questa società per settanta anni. Ora vedo grandi cambiamenti in quest'area. Dalla mia esperienza personale, di fedele della Chiesa ortodossa russa in una piccola comunità, ho osservato una diversità di gruppi di età tra chi viene in chiesa. Ci sono molti bambini con cui i miei bambini giocano dopo la Liturgia. Ciò che mi ha sorpreso, francamente, è il numero di russi più anziani che so essere cresciuti nell'era comunista, ma che ora sono profondamente attivi nella loro chiesa. Tuttavia, non si limitano a frequentare la Liturgia. Sembrano molto focalizzati e riflessivi durante la Liturgia. In Russia non c'è il fascino per l'intrattenimento spirituale che predomina nelle più popolari chiese "sensibili ai ricercatori" in America. Ovviamente non posso leggere le motivazioni dei fedeli, sia che si trovino in America o in Russia. Posso ascoltare e pensare attraverso ciò che ho sentito e osservato nelle persone di entrambe le culture. Inoltre, le generalizzazioni sono sempre imprecise in alcuni punti, ma direi che la spiritualità che domina in Russia è più una spiritualità riflessiva e contemplativa rispetto a quella emotiva che spesso ho incontrato in America prima di diventare ortodosso.

Quindi la Russia mi ha influenzato in queste aree facendomi capire come avevo lasciato che le mie circostanze dettassero i miei impegni. I russi avevano sopportato molto più di quanto io avessi mai affrontato ed erano ancora impegnati ad apprezzare e migliorare la loro cultura. Avevano dovuto affrontare il fatto che tutti i valori e le verità spirituali erano stati cancellati dalla loro società, ma hanno rinnovato il loro impegno per quei valori. Molti russi dicono di considerare che l'era comunista abbia purificato la Russia. Le sofferenze per la loro fede hanno avuto un impatto positivo sulla Chiesa e su di essi come individui. Mi hanno influenzato ad affrontare i miei sforzi in questo modo. Troppo spesso avevo cercato di evitare le difficoltà piuttosto che lasciarmi rafforzare. L'influenza russa mi ha portato a cercare valori spirituali e culturali in qualunque circostanza.

Se me lo permette, sarei interessato a scoprire maggiori informazioni sulla sua personalità spirituale prima di diventare ortodosso. Chi era prima di scoprire l'Ortodossia, e qual era la sua opinione sulla vita e il suo scopo?

Sono cresciuto in una famiglia battista molto devota in America. La cultura rurale di quel tempo era piuttosto anti-intellettuale, e da adolescente diventai ateo (anche se non ne parlai a nessuno). Alla fine del mio servizio militare sono arrivato a credere che l'ateismo fosse ancora più intellettualmente in bancarotta e sono tornato alla chiesa. La mia fede è diventata centrale nella mia vita. Lo scopo della vita era conoscere meglio Dio e vivere la sua volontà nella mia vita. Dopo l'università sono andato al seminario per un master. Sono stato ordinato come ministro battista, ma il mio cuore era nel mondo accademico. Ho completato il mio dottorato in greco della koine e del Nuovo Testamento. Ho continuato a insegnare in un'università battista per 14 anni. Nel corso degli anni la mia fede è diventata più "intellettualizzata" e meno una questione di cuore. Lo scopo della vita si è concentrato più su obiettivi professionali e accademici, piuttosto che sul mio precedente obiettivo di conoscere Dio. Ho attraversato il doloroso calvario di un divorzio, che mi ha portato a dimettermi dall'università. Non ne do la colpa al fatto che ero un protestante; ho dovuto accettare la piena responsabilità per i miei fallimenti morali e spirituali. Fu allora che mi fu offerto un lavoro di insegnamento dell'inglese a San Pietroburgo, in Russia. Ho lasciato l'America e ho vissuto in Russia per tre anni. Ho sposato la mia attuale moglie a San Pietroburgo nel 2007. Era cresciuta in una casa comunista, ma si era unita a una chiesa protestante anni prima che la incontrassi. Non ci siamo sposati in chiesa, e la spiritualità, purtroppo, non faceva parte della mia vita. Penso che in quel momento probabilmente non avrei potuto dare alcuno scopo alla mia vita se non le preoccupazioni immediate di ogni giorno. Siamo venuti in America nel 2008. La mia vecchia vita in America non poteva essere recuperata. Mi sono piuttosto scoraggiato perché ora avevo un lavoro che non trovavo appagante e pochissimi dei miei vecchi amici. La vita aveva perso il suo scopo. Alla fine mia moglie iniziò ad andare in chiesa, una delle tante chiese battiste della zona. Più tardi l'ho raggiunta e alla fine abbiamo trovato il nostro posto tra i fedeli. Mi è stato chiesto di insegnare a un gruppo nella scuola domenicale e mi sono nuovamente impegnato a conoscere Dio e a fare la sua volontà.

Qual è stato il motivo principale per cui ha preso la decisione di convertirsi alla Chiesa ortodossa? Che cosa ha scoperto esattamente nella spiritualità ortodossa?

È molto difficile dire quale sia stata la cosa principale che ha portato alla mia conversione. In primo luogo, la mia decisione di diventare ortodosso si è basata su ciò che trovavo attraente nell'Ortodossia; non è stata perché ero infelice della mia chiesa protestante o della vita in generale. Non avevamo intenzione di vivere di nuovo in Russia, ma il mio interesse per la Russia si è riacceso quando ho letto un libro sulla "rivoluzione d'ottobre". Ho iniziato a leggere di più sulla storia russa. Ho anche ordinato un corso di conversazione in russo. Per qualche ragione, continuavo a leggere la storia russa e cercavo di imparare le basi della lingua. Fu allora che mi imbattei in un libro intitolato "The Art of Prayer", che era una raccolta di scritti di diversi anziani ortodossi (per lo più russi). La maggior parte degli scritti proveniva da Teofane il Recluso e in secondo luogo da Ignazio Brianchaninov. Non potevo mettere giù il libro. Leggevo le loro preghiere e insegnamenti ogni mattina prima del lavoro e prima di andare a letto la sera. Ovviamente, provenivano da un tempo e un "mondo" molto diversi dal mio, ma sapevo che la vita che avevano nello Spirito era quella che io volevo. Qualcosa dentro di me risuonava in sintonia con ciò che questi uomini hanno scritto. La loro spiritualità non riguardava l'aumentare delle cose che hai fatto o il numero di persone che hai influenzato. Riguardava "mettere la tua testa nel tuo cuore". Si concentrava sulla vita interiore, che alla fine avrebbe portato a cambiamenti esteriori, ma non erano quelli il punto. Certamente non era quello che i protestanti chiamano "antinomica", ma non era nemmeno focalizzata sull'elenco di ciò che era permissibile e non permissibile. Io sono stato allevato in un'atmosfera molto legalistica, cosa che per me era sempre stato difficile superare. Così, quando ho completamente fallito moralmente e spiritualmente, mi sono considerato un fallimento e ho lasciato la chiesa – e Dio. Negli insegnamenti di questi pensatori ortodossi, si colloca semplicemente la vita su un livello diverso e più profondo. C'era un'onestà riguardo ai fallimenti. Come ha detto un monaco in risposta alla domanda su cosa si fa in un monastero: "Cadiamo e ci rialziamo; cadiamo e ci rialziamo". L'ho trovato molto rinfrescante.

Ho poi trovato una chiesa ortodossa a circa 40 minuti da casa mia e ho iniziato a frequentare il Vespro del sabato sera. Non capivo molto di quello che stava succedendo. Quello che ho capito è che là tutto riguardava Dio. Ogni tanto sorrido quando i miei amici protestanti mi chiedono: "Che cosa ti ha attratto nella Chiesa ortodossa?" Io dico loro, "Il fatto che la Chiesa ortodossa non stesse cercando di attrarmi". Erano persone amichevoli; si prendevano cura di me. Ma il culto non riguardava me. Quindi dovrei dire che sono state le letture profonde di quegli antichi scrittori russi e l'attenzione teocentrica del culto ortodosso che hanno portato alla mia conversione all'Ortodossia.

Può dire che diventando ortodosso ha vissuto la più importante o più profonda rivoluzione spirituale?

Sì, direi che il mio diventare ortodosso è stata la "rivoluzione" più significativa nella mia esperienza cristiana. L'ultima volta che ho fatto visita alla mia chiesa protestante me ne sono andato pensando alle cose positive che avevo vissuto. La musica era profonda e piacevole; il sermone era una grande interpretazione di un testo biblico; i saluti degli altri erano molto genuini. Mentre inserivo le chiavi nell'auto, ricordo distintamente il pensiero che sembrava esplodermi nella mente: "Ma rendevi davvero culto a Dio?" Avevo pensato a Dio; avevo "assorbito" informazioni su Dio; avevo ascoltato le sue descrizioni; mi ero sentito bene a cantare su di lui, ma non riuscivo a togliermi dalla testa quei servizi del sabato sera alla Chiesa ortodossa. Quelle letture quotidiane di Teofane e la Liturgia ortodossa hanno completamente rivoluzionato la mia vita spirituale.

Come e perché secondo lei l'Ortodossia può aiutare le persone a ottenere la redenzione?

Poiché sono ancora abbastanza nuovo all'Ortodossia, questa domanda è difficile. Offrirò quello che posso in questa fase iniziale del mio "viaggio nell'Ortodossia".

Come? L'Ortodossia può aiutare le persone a ottenere la redenzione grazie a quegli ortodossi che vivono la propria "teosi" prima degli altri. Lo Spirito di Cristo è dentro di noi. La vita consiste nel lasciare che il carattere di Dio si manifesti attraverso di noi. In questo modo Dio non lascia mai che gli altri si concentrino su di noi. Sappiamo che con la "teosi" non diventiamo delle divinità in essenza. Le "energie" divine sono presenti, tuttavia, ed è nostra responsabilità vivere partecipando alla redenzione con gli altri.

Perché? C'è molta frattura nelle relazioni gli uni con gli altri, e in definitiva con Dio. Non correggeremo la frattura, penso, indicando agli altri un'esperienza religiosa veramente fredda o un edonismo spirituale. Queste cose sono risoluzioni superficiali. Le persone ortodosse con cui sono venuto in contatto hanno mostrato una preoccupazione onesta che non mi ha indicato loro stessi o le loro esperienze. Il loro messaggio era semplice: "Vieni e vedi". Ancora una volta, sono uscito da una cultura religiosa che enfatizzava il parlare alla gente di Gesù e l'essere pronti a qualsiasi domanda che possano avere. Dovevamo vincerli! L'Ortodossia può aiutare le persone a ottenere la redenzione perché le indirizza verso Dio. L'Ortodossia non tenta di portarli a migliorare i rapporti sociali in chiesa o di offrire un'esperienza religiosa attraente. Gli ortodossi non hanno simili "trappole" nella loro storia o sottocultura religiosa. L'Ortodossia è fondata sulle verità della Sacra Scrittura e su come queste verità sono state interpretate dai Concili ecumenici e dagli anziani. Non si tratta di novità. Ciò che l'Ortodossia offre è il corpo e il sangue di Cristo in un mondo che ha bisogno della redenzione che si trova solo in lui.

Considerando che lei è un convertito all'Ortodossia, quale sarebbe la lezione più importante che ognuno di noi dovrebbe imparare nella Chiesa ortodossa?

Suppongo che la lezione della mia conversione sia che se qualcuno come me, proveniente da un devoto ambiente protestante, che ha ottenuto un'ordinazione e lauree in quella tradizione, e poi ha sperperato tutto, può finire tra gli ortodossi, allora penso che chiunque possa farlo. Vorrei che gli ortodossi avessero fiducia nella fede che condividiamo. Per la dissertazione del mio dottorato ho passato molto tempo a studiare la polemica nel mondo antico – cioè, come individui e gruppi provenienti da diversi contesti filosofici e culturali discutevano l'uno con l'altro. La polemica aveva luogo quando le cose avevano raggiunto il punto di ebollizione. Le mie conclusioni sono che non si è mai guadagnato molto con questi argomenti. Ho avuto molte conversazioni e pranzi con il mio sacerdote in America prima di convertirmi all'Ortodossia, e lui non si è mai lanciato a parlare di ciò che non andava nel protestantesimo o nei protestanti. Non ha mai condannato nessuna delle debolezze che poteva aver visto. Mi ha sempre lasciato fare le mie domande e vi ha pazientemente risposto. Si parlava sempre di ciò che l'Ortodossia sosteneva, non di ciò a cui era contro. Mi preoccupo di una tendenza che ho visto in alcuni circoli ortodossi in America, dove ci si concentra sui punti in cui non siamo d'accordo con altri rami del cristianesimo, decidendo quali sono veramente cristiani e quali no. I disaccordi ci sono, ma non vedo alcun vantaggio nel concentrarmi su di loro.

In Russia, non vedo tanto questo, quanto un altro problema che molti degli "anziani" russi che ho letto indicavano: il bisogno di stare lontano dalle superstizioni e dalle tradizioni vuote. L'Ortodossia ha un così grande apprezzamento per la tradizione. Penso che questo sia meraviglioso. Il tradizionalismo, tuttavia, si concentra su aspetti della propria cultura o patrimonio etnico che potrebbero non avere nulla a che fare con la fede. Allo stesso modo, le vecchie idee e attività che sono radicate più nel paganesimo che nella fede cristiana dovrebbero essere lasciate fuori dal nostro modo di pensare come credenti. Dobbiamo ricordare che la madre di tutte le virtù è l'umiltà. Non c'è nulla nell'orgoglio nazionale o etnico che porti alla forza o alle virtù spirituali, che si tratti di orgoglio americano o russo.

 
Domande e risposte sulla sobrietà nell’Ortodossia

Nel blog del sito Orthodox England, padre Andrew Phillips analizza il tema degli estremismi nella Chiesa Ortodossa, esemplificati nel rinnovazionismo e nel vecchio calendarismo del XX secolo, e di come la caduta in queste posizioni estreme abbia sviato molti da una visione autenticamente ortodossa. L’autentica Ortodossia è caratterizzata dalla sobrietà, e le visioni polarizzate, sia “progressiste” che “tradizionali”, si fanno immediatamente riconoscere per la mancanza di questo elemento essenziale: le risposte di padre Andrew ci fanno capire la portata di alcuni fenomeni dell’Ortodossia contemporanea attraverso questa chiave di lettura. Presentiamo il recente saggio di padre Andrew nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
Протоиерей Владимир Шмалий: Есть ли жизнь после “нового великого раскола”

Свершившиеся события затрагивают не только двусторонние отношения двух Патриархатов. Новая ситуация наносит рану всей семье Поместных Православных Церквей.

Действия Константинополя фактически привели к тому, что уже называют “новым великим расколом” – полному прекращению евхаристического общения Русской Православной Церкви с Константинопольским Патриархатом.

Как сказано в заявлении Священного Синода Русской Православной Церкви от 15 октября, это прекращение общения будет сохраняться «отныне и впредь до отказа Константинопольского Патриархата от принятых им антиканонических решений». Предположить, что Константинополь откажется от своих решений в данных условиях, представляется нереалистичным.

Свершившиеся события затрагивают не только двусторонние отношения двух Патриархатов. Новая ситуация наносит рану всей семье Поместных Православных Церквей.

Существует точка зрения, что подлинной целью Константинополя является выдавливание Русской Православной Церкви из семьи Поместных Православных Церквей. Своими действиями Фанар сознательно и последовательно провоцирует нашу Церковь на максимально резкие шаги, которые приведут уже не только к разрыву с Константинополем, но и, в перспективе, к вынужденному разрыву отношений со всеми Поместными Церквами.

В этом смысле все предложения некоторых «горячих голов» в среде нашей православной общественности в смысле анафематствования патриарха Варфоломея, с последующим “переучреждением” Константинопольского патриархата для замены нынешнего, впавшего в ересь, вступление в общение с разного рода общинами, находящимися в расколе с Константинопольским Патриархатом, ультиматумы иным Поместным Православным Церквам прекратить общение с Константинополем, и проч. – безусловно, работают на указанный геополитический проект Фанара.

Как кажется, первое, что необходимо сегодня, это осознать, что разрыв с Константинополем — свершившаяся реальность, он надолго, а значит, нужно не ждать, что проблема «рассосется», а действовать в новой реальности.

Очень важно предпринять усилия по “обустройству” православного мира в новых условиях.

Замыслу Константинополя нужно противопоставить максимально возможное расширение общения нашей Церкви с Поместными Православными Церквами, активизацию контактов, встреч, мероприятий, визитов на всех уровнях.

Речь, как кажется, должна идти том, что должна быть создана новая конфигурация регулярного общения Русской Православной Церкви с Поместными Церквами. Поскольку Константинополь утратил роль общеправославного координирующего центра, придется находить новые формы межправославного взаимодействия. При этом предпочтительной кажется максимальная снисходительность, терпение и икономия по отношению к тем, кто будет поддерживать контакты и с Константинополем, и с нашей Церковью.

Столь же значимым представляется не только сохранение, но и активизация и всех иных международных контактов нашей Церкви на всех существующих международных площадках, а также нахождение новых. Очень важны академические и культурные контакты и обмены нашей Церкви.

Наша борьба с Константинополем за истину не заканчивается, но только начинается. В этой полемике нам требуются друзья и союзники, те, кто будет относиться к нам с сочувствием и пониманием, и, в меру имеющихся возможностей, будет оказывать нам посильную поддержку. Более того, как мне кажется, многие из тех, кого мы сегодня считаем «врагами» могут стать нашими друзьями. Но для этого требуется любовь и терпение.

Особая общеправославная и международная поддержка как никогда нужна сегодня Украинской Православной Церкви. Было бы здорово, если бы в ближайшее время состоялись визиты представителей (а еще лучше – Предстоятелей) Поместных Православных Церкви в Украинскую Православную Церковь. Патриарх Александрийский уже посетил Одессу. Это очень важный знак поддержки и солидарности. Очень хотелось бы, чтобы такой визит могли совершить и Антиохийский, и Иерусалимский Патриархи.

Все это, разумеется, спонтанные и обрывочные идеи, возникшие в ситуации шока, когда у нас на глазах злая воля и амбиции разрушают многовековое единство Православия. Но нам всем нужно взять себя в руки, с верой и упованием на помощь Божию молитвенно настроиться на труды.

 
Ivan Il'in sull'Ortodossia

Prefazione di Saker

Oggi l'Ucraina occupata dai nazisti celebra "il giorno dell'indipendenza". I festeggiamenti saranno incentrati su una parata militare in cui gli ucro-nazisti proveranno a scimmiottare la parata del Giorno della Vittoria russo, ma che sarà caratterizzata da Hummer dagli Stati Uniti, uniformi in stile NATO e dalla solita valanga di dichiarazioni russofobe piene d'odio. Il clou della sfilata sarà la marcia della squadra della morte, il battaglione Ajdar. Il regime di Kiev ha festeggiato oggi annunciando una nuova legge che renderà la presenza della bandiera ucraina obbligatoria in "ogni istituzione statale, ogni scuola, ogni ospedale e ogni piazza". Inoltre, "ogni ucraino, ogni bambino in ogni scuola, ogni studente e membro del parlamento dovrà fare un giuramento di fedeltà allo Stato ucraino". Gloria agli "eroi", davvero...

Così oggi è per noi una buona opportunità per misurare appieno l'entità e la qualità della caduta dalla Grazia che l'Ucraina ha sofferto. Ormai, 'l'Ucraina indipendente' è un mix alllo stesso tempo comico e ripugnante di un Banderastan medievale, una specie di Disneyland degli Stati Uniti e un tipico Stato fallito. Vi si mescolano in egual parte le atrocità in stile nazista e le politiche di quel unico tipo di buffoneria che ha reso famosi i tre marmittoni. Ma in passato, la terra chiamata oggi "Ucraina" era colma di una profonda spiritualità, ha prodotto centinaia di santi, aveva una cultura intrisa di ascesi e contemplazione. Ogni metro quadrato di questa terra è letteralmente intriso di sangue di milioni di uomini morti difendendo questa terra contro l'occupazione e le eresie straniere. Mentre oggi la parola "libertà" significa soltanto il diritto di servire in silenzio i padroni americani, in passato questa parola aveva un profondo significato spirituale: la realizzazione che la vera libertà è stata concessa da Dio all'uomo, al fine di rendere l'uomo capace di unire completamente se stesso alle energie di Dio.

Per darvi un assaggio di questa spiritualità ho chiesto a Mark, del blog Soul of the East, di condividere con voi la sua ultima traduzione di un testo molto interessante del filosofo russo Ivan Il'in. Mark ha molto gentilmente accettato. Si tratta di un testo breve, ma spero comunque che sarà prezioso per un pubblico occidentale, Aleksandr Solzhenitsyn ha scritto una volta che "un cucchiaino di acqua di mare vi darà il sapore dell'oceano". Spero che questo piccolo cucchiaino di spiritualità ed ethos ortodosso vi darà un assaggio della Russia, tra cui la "piccola Russia" o, più precisamente, la *Russia centrale* di una volta (cioè quello che oggi viene chiamato "Ucraina").

Saker

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Ivan Il'in sull'Ortodossia

Traduzione di Mark Hackard

fonte: http://souloftheeast.org/2015/08/07/ivan-ilyin-on-orthodoxy/

Il grande filosofo russo del XX secolo, Ivan Il'in (1883-1954) spiega come il popolo russo non è stato forgiato solo attraverso la guerra, ma attraverso la carità divina e la bellezza - la fede cristiana ortodossa. Tradotto da Mark Hackard.

La cultura spirituale nazionale è creata di generazione in generazione non con il pensiero cosciente e non con scelta arbitraria, ma attraverso una tensione lunga, integrale e ispirata di tutto l'essere umano; e soprattutto da un istinto inconscio, le forze notturne dell'anima. Queste forze misteriose dell'anima sono capaci di creatività spirituale solo quando sono illuminate, nobilitate, formate e coltivate dalla fede religiosa. La storia non conosce un popolo culturalmente creativo e spiritualmente grande che abbia dimorato nell'empietà. Anche i più distanti selvaggi hanno la loro fede. Cadendo nell'incredulità, le nazioni sono decadute e sono morte. Che l'elevazione della cultura nazionale dipenda dalla perfezione della religione è comprensibile.

Da tempo immemorabile la Russia è una nazione cristiana ortodossa. Il suo principale nucleo creativo nazionale-linguistico ha sempre confessato la fede ortodossa. (Si veda, per esempio, i dati statistici di D. Mendeleev, Sulla conoscenza della Russia. pp. 36-41, 48-49. All'inizio del XX secolo la Russia contava circa il 66% di popolazione ortodossa, circa il 17% di cristiani non ortodossi, e circa il 17% di religioni non cristiane – circa 5 milioni di ebrei e popoli turco-tartari) Ecco il motivo per cui lo spirito dell'Ortodossia ha sempre definito e ancora definisce così tanto e così profondamente il tessuto della creatività nazionale della Russia.

Per mezzo dei doni dell'Ortodossia tutti i russi hanno vissuto, sono stati educati, e hanno trovato la salvezza nel corso dei secoli. Erano tutti cittadini dell'Impero russo – sia coloro che hanno dimenticato quei doni e quelli che non li hanno notati, rinunciando a loro e addirittura bestemmiandoli; cittadini appartenenti ad altre confessioni cristiane; e altri popoli europei oltre i confini della Russia.

Rus'

Avremmo bisogno di un intero studio storico per una descrizione esaustiva di questi doni. Posso indicarli solo con una breve enumerazione.

1. L'intera composizione di base della rivelazione cristiana è stata ricevuta dalla Russia dall'Oriente ortodosso sotto forma dell'Ortodossia, nelle lingue greca e slava. "La grande rivoluzione spirituale e politica del nostro pianeta è il cristianesimo. All'interno di questo elemento sacro il mondo è scomparso ed è stato rinnovato" (Pushkin). Il popolo russo ha vissuto questo elemento sacro del battesimo e dell'investitura in Cristo, il Figlio di Dio, nell'Ortodossia. Questa è stata per noi ciò che è stata per i popoli occidentali prima della divisione delle chiese; ha dato loro quello che in seguito hanno perso, e quello che noi abbiamo mantenuto; per questo spirito perduto cominciano a rivolgersi a noi ora, scossi dal martirio della Chiesa ortodossa in Russia.

2. L'Ortodossia ha fissato alla base dell'essere umano la vita del cuore (i sentimenti, l'amore), e la contemplazione derivante dal cuore (visione, immaginazione). Qui sta la differenza più profonda dal cattolicesimo, che porta la fede dalla volontà alla ragione, e dal protestantesimo, che porta la fede dalla ragione alla volontà. Questa distinzione, che definisce l'anima russa, rimane per sempre; nessuna "Unia," nessun "rito orientale," e nessuna attività missionaria protestante può ricreare l'anima ortodossa. L'intero spirito e il cammino russo sono stati fatti ortodossi. Ecco perché quando il popolo russo crea, cerca di vedere ed esprimere ciò che ama. Questa è la forma di base dell'essere nazionale e della creatività russa. Sono stati cresciuti dall'Ortodossia e cinti dal mondo slavo e dalla natura della Russia.

3. Nella sfera morale, questo ha dato il popolo russo un vivo e profondo senso di coscienza; un sogno di giustizia e santità; un'accurata percezione del peccato; il dono di un ravvedimento che rinnova; l'idea della catarsi ascetica; e un acuto senso di "verità" e "menzogne", bene e male.

4. Di qui lo spirito di misericordia e di fratellanza popolare, senza caste, sovranazionale così caratteristica del popolo russo, la simpatia per i poveri, i deboli, i malati, gli oppressi, e anche i criminali (vedi, per esempio, di Dostoevskij Diario di uno scrittore per 1873, articolo III "Ambiente", e articolo V "Vlas"). Da qui vengono i nostri monasteri e imperatori che amano i poveri; ds qui i nostri ospizi, ospedali e cliniche creati attraverso donazioni private.

5. L'Ortodossia ha coltivato nel popolo russo quello spirito di sacrificio, servizio, pazienza e fedeltà, senza il quale la Russia non avrebbe mai resistito ai suoi nemici né costruito una casa terrena. Nel corso di tutta la loro storia, i russi hanno imparato a costruire la Russia "baciando la Croce" e ad attingere la loro forza morale dalla preghiera. Il dono della preghiera è il migliore regalo dell'Ortodossia.

6. L'Ortodossia ha affermato la fede religiosa sulla libertà e sulla serietà, collegandole come una cosa sola; con questo spirito ha informato l'anima russa e la cultura russa. Le missioni ortodosse hanno cercato di portare la gente "al battesimo" "attraverso l'amore", e in nessun modo con la paura (dalle istruzioni del metropolita Makarij all'arcivescovo Gurij nel 1555. Le eccezioni confermano solo la regola di base). Quindi viene dalla storia russa proprio quello spirito di tolleranza religiosa e nazionale che i cittadini russi di altre confessioni e religioni hanno valutato in base al suo merito solo dopo le persecuzioni rivoluzionarie della fede.

7. L'Ortodossia ha portato al popolo russo tutti i doni del senso cristiano della giustizia – una volontà di pace, fraternità, giustizia, lealtà e solidarietà; un senso di dignità e rango; una capacità di autocontrollo e rispetto reciproco; in una parola, tutto ciò che può attirare lo stato più vicino ai comandamenti di Cristo.

8. L'Ortodossia ha nutrito in Russia il senso di responsabilità di un cittadino, quello di un funzionario di fronte allo tsar e a Dio, e soprattutto ha consolidato l'idea di un monarca, chiamato e unto, che avrebbe servito Dio. Grazie a ciò i governanti tirannici della storia russa sono stati un'eccezione completa. Tutte le riforme umanitarie della storia russa sono state ispirate o suggerite dall'Ortodossia.

9. L'Ortodossia russa ha risolto fedelmente e saggiamente un compito molto difficile con cui l'Europa Occidentale non ha quasi mai affrontato – trovare una corretta correlazione tra la Chiesa e il potere secolare, un sostegno reciproco nell'ambito di una mutua lealtà e non invasione.

10. La cultura monastica ortodossa ha dato alla Russia non solo una miriade di uomini giusti. Le ha dato le sue cronache, cioè ha impostato le basi per la storiografia russa e la coscienza nazionale russa. Pushkin si è espresso così: "Siamo obbligati nei confronti dei monaci per la nostra storia, e di conseguenza per la nostra illuminazione" ("Cenni storici", 1822 di Pushkin). Non dobbiamo dimenticare che la fede ortodossa è stata a lungo considerata il vero criterio di "russicità" in Russia.

11. La dottrina ortodossa sull'immortalità dell'anima di una persona (persa nel protestantesimo contemporaneo, che non interpreta la "vita eterna" nel senso di immortalità dell'anima, vista come mortale); sull'obbedienza alle autorità superiori per il bene della propria coscienza; sulla tolleranza cristiana e sul dono della propria vita "per i propri amici" ha dato all'esercito russo tutte le fonti del suo spirito cavalleresca, privo di paura individuale, altruisticamente obbediente e conquistatore di tutto, che si è sviluppato nelle sue guerre storiche e soprattutto nell'insegnamento e nella pratica di Aleksandr Suvorov – ed è stato spesso riconosciuto dai grandi capitani del nemico (Federico il Grande, Napoleone, ecc.).

12. Tutta l'arte russa è derivata dalla fede ortodossa, che fin dall'inizio nutre in sé lo spirito di contemplazione sincera, elevazione orante, libera schiettezza, e responsabilità spirituale (Vedi Gogol, "Qual è, in definitiva, l'essenza della poesia russa?" e "Sul lirismo dei nostri poeti". Vedi anche il mio libro Foundations of Artistry. On the Perfect in Art). La pittura russa è venuta dall'icona; la musica russa è stata alimentata dal canto ecclesiastico; L'architettura russa è venuta dal lavoro di cattedrali e monasteri; il teatro russo nato dagli "atti" drammatici a temi religiosi; La letteratura russa è venuta dalla Chiesa e dai monaci.

È stato tutto numerato, è tutto qui? No. Non abbiamo ancora parlato degli anziani ortodossi; dei pellegrinaggi ortodossi; del significato della lingua slavonica ecclesiastica; della scuola ortodossa; e della filosofia ortodossa. Ma tutto ciò è ancora impossibile esaurirlo.

Tutto questo ha dato a Pushkin la base per stabilire quanto segue come verità incrollabile: "La confessione greca, separata da tutte le altre, ci dà un particolare carattere nazionale" (Pushkin, Cenni storici, 1822). Tale è il significato del cristianesimo ortodosso nella storia russa. Ecco il perché di quelle selvagge, inaudite persecuzioni dell'Ortodossia, subite dai comunisti. I bolscevichi hanno capito che le radici del cristianesimo russo, lo spirito nazionale russo, l'onore e la coscienza russa, l'unità dello Stato russo, la famiglia russa e il senso della giustizia russa – sono impostati proprio nella fede ortodossa, e quindi hanno cercato di sradicarla.

NovoRus'

Nella lotta contro questi tentativi, il popolo russo e la Chiesa ortodossa hanno prodotto intere schiere di confessori, martiri e santi; e allo stesso tempo hanno restaurato la vita religiosa dell'epoca delle catacombe ovunque – nei boschi, negli anfratti, nei villaggi e nelle città. Per vent'anni il popolo russo ha imparato a concentrarsi in silenzio, a purificare e forgiare le proprie anime di fronte alla morte, a pregare a bassa voce e a organizzare la vita della Chiesa nelle persecuzioni, rafforzandosi in segreto e nel silenzio. E dopo venti anni di persecuzione, i comunisti hanno dovuto ammettere (nell'inverno del 1937), che un terzo dei residenti della città e due terzi della popolazione nei villaggi continuano a credere in Dio apertamente. E quanti nel resto credono e pregano in segreto?

Le persecuzioni stanno risvegliando nel popolo russo una nuova fede, piena di nuova forza e nuovo spirito. I cuori sofferenti stanno restaurando la loro antica, secolare contemplazione religiosa. E la Russia non solo non lascerà l'Ortodossia, come sperano i suoi nemici in Occidente, ma sarà rafforzata nelle basi sacre del suo essere storico.

Le conseguenze della rivoluzione supereranno le sue cause.

 
Le conversioni al cristianesimo in Agiaria

Un articolo in francese (15 settembre 2013) del giornalista svizzero Ian Hamel ha attirato l’attenzione della blogosfera ortodossa, in particolare tra chi è attento a monitorizzare le conversioni religiose. In Agiaria, la regione della Georgia sud-occidentale che ha per capitale il porto di Batumi, è in corso un fenomeno in assoluta controtendenza nel mondo: un ritorno di massa al cristianesimo ortodosso di popolazioni islamizzate sotto l’impero ottomano. Esaminiamo anche noi questo fenomeno con la nostra traduzione italiana dell’articolo di Ian Hamel nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Элеонора Саблина: «Япония сделала меня православной»

В гостях у портала Православие.ру – историк и педагог Элеонора Борисовна Саблина, кандидат исторических наук, исследователь японского Православия, автор книги о святителе Николае Японском.

Элеонора Борисовна, вы уже много лет живете и преподаете в Японии. Расскажите, пожалуйста, как вы приехали в Страну восходящего солнца? Где работаете?

19 лет я преподаю в Токийском университете иностранных исследований. Сама – кандидат исторических наук, профессор. Еще я преподаю в Токийской консерватории, а до марта этого года работала в Государственном университете Йокогамы. К сожалению, и в Японии сегодня сокращается преподавание гуманитарных предметов. Это печально, но ничего не поделаешь – общемировая тенденция.

Я приехала в Японию прямиком из МГУ. Там я преподавала японский язык. Моя специальность по диплому – историк-востоковед, референт-переводчик. С 1978 года, когда начались всемирные конференции религиозных деятелей, я стала сотрудничать с Русской Православной Церковью. Меня пригласили в качестве переводчика. Приезжал в Россию владыка Феодосий (Нагасима), и я ему переводила. Когда я стала сопровождать паломников, я впервые узнала о святителе Николае. Раньше, разумеется, я ничего о святом не слышала, так как жили мы в атеистической стране. Но личность святителя Николая меня заинтересовала. В итоге я решила поехать в Японию, изучить его деятельность, чтобы с ней познакомить русских. Как раз в 1992-м году, после распада СССР, японское правительство в лице японского МИДа сделало особые образовательные программы, принимая студентов и ученых из России. Год я там была по этому гранту, как приглашенный исследователь. Объехала всю Японию, обошла все храмы. Написала несколько статей под названием «Паломница из России». Даже на английском языке опубликовали большой сборник о деятельности святителя Николая, где были как мои статьи, так и других ученых.

Воскресенский собор в г. Токио

И с этого времени вы остались работать в Японии?

Да, меня оставили, потому что владыка Феодосий японцев не пускал к своим архивам, а мне сказал: «Делайте, что хотите». Видимо, еще потому, что моя специальность – исследователь русско-японских культурных связей в конце XIX века, и основное направление – история святителя Николая и Японской Православной Церкви. Вообще, когда в России говоришь, что в Японии есть Православие, все удивляются. Но оно есть! И оно укоренилось. Я благодарю японский МИД, что мне дали возможность изучить Православие в Японии, так как это основа русско-японских отношений на все времена. И взаимопонимание между Россией и Японией идет от православных. А святитель Николай – великий ученый-японовед. Я благодарю Бога за то, что тоже оказалась в этом течении японоведов.

Сразу возникает вопрос. Вы, наверное, не сразу пришли к вере. Святитель Николай, видимо, сильно повлиял на ваше воцерковление?

К вере я пришла после того, как стала сотрудничать с Русской Православной Церковью, бывать на богослужениях. Но есть и детские воспоминания о вере. Помню, как няня меня водила в Ростове-на-Дону в храм. Это была греческая церковь. Помню, что иногда заходили в храм, приходили туда на Пасху с горящим свечным фонариком. На этом, правда, опыт веры закончился. Дальше о вере я ничего не слышала. У нас в МГУ был даже предмет такой – научный атеизм. Но однажды Господь меня привел в комитет защиты мира. Там были мои однокурсники. Они звонят и говорят: «Есть конференция – священники устраивают. Им нужен японский язык». Я испугалась, но пошла. И дальше выстроилась целая цепочка событий, которая и привела меня в Японию. Я считаю, что все так легко управилось по молитвам святителя Николая. Я все время чувствовала, что он меня ведет. Там я уже окончательно воцерковилась.

Какой показалась вам Япония во время первого приезда?

Впервые я приехала в Японию, будучи студенткой третьего курса. Там была всемирная выставка «Экспо 1970». Первое, что я заметила, – другой запах. Восемь часов нас везли в Осака. И по дороге я видела, что на прилавках лежали бананы, которые у нас были дефицитом. Меня удивил непривычный аромат и яркость фруктов. Японцы же сразу показались очень доброжелательными. Мы работали на строительстве нашего советского павильона, и приходилось всем постоянно переводить, постоянно ездить и общаться. Один пожилой японец нас даже решил повозить по интересным местам. Он сказал, что ему осталось немного жить, т.к. он болеет, и поэтому он хотел показать нам, молодым, свою родину. Тогда японцев впервые полюбила. Люди очень отзывчивые. Я до сих пор дружу с некоторыми из тех японцев, кто был тогда на этой выставке. Японцы не расточительные, но и не жадные, не прижимистые.

Святитель Николай Японский

Расскажите, как вы решили написать книгу о святителе Николае. Были ли трудности в ее создании?

Нет, трудностей особых не было. Я же сначала написала диссертацию по нему. И у меня были все документы. Кроме того, я писала сердцем. Перед тем, как ехать в Японию, я получила благословение от владыки Владимира в Санкт-Петербурге, с которым мы еще на конференциях в Японии подружились. Он очень любил Японию. Как-то мы с владыкой отправились в один монастырь, куда прибывал Святейший. Вечером была трапеза, потом все подходили под благословение. Я подошла последней к Патриарху, а он мне говорит: «А вы где, Элеонора Борисовна?» Десять лет прошло, а он все помнил обо мне! Я сказала, что уже два года нахожусь в Японии, рассказала, что буду писать труд о святителе Николае. Он пожелал мне успехов. А в 2006-м году, когда эта книжка вышла, я ему ее преподнесла в день святителя Алексия. Он потом часто спрашивал: «Как там ваша Япония?» и всегда просил передать Японии поклон. Я благодарю Бога, что жизнь меня свела с такими людьми. Также и с Антонием Сурожским. На Поместном Соборе, когда я переводила ему, владыка сидел на ступеньку ниже нас. И мне было от этого крайне неудобно. Он, однако, сказал: «Нет-нет, вы не мешаете». А в конце я получила от него букет красных роз.

Вы изучили биографию святителя Николая Японского, бывали во всех храмах, где он служил, общались с людьми, так или иначе связанными с владыкой. Благодаря чему, на ваш взгляд, святитель Николай добился такого миссионерского успеха в Японии?

Владыка обладал добрым сердцем, умом, образованностью. Когда он в 1861-м году прибыл в Японию, христианство там было еще запрещено. Он 8 лет был обычным консульским священником, и все эти годы он внимательно, усердно изучал Японию – ее историю, литературу, и, самое главное, язык. Каждый день 8 часов подряд он учил японский язык. У него сменялись три преподавателя. Только представьте, какая это работоспособность! Какое стремление познать страну и язык, о котором многие писали, что он создан самим дьяволом, потому что очень трудный. Но владыка это все преодолел.

Нелегким, но промыслительным был и путь святителя в Японию. Еще в Санкт-Петербургской академии, когда он шел на вечернюю молитву по семинарии, в одном классе он увидел листок, на котором было написано, что в Японию просят священника для консульства. И не просто священника, а священника-миссионера. Позже владыка говорил: «Я пошел на службу, помолился об этом предложении, и к концу службы мое сердце, моя душа уже принадлежали Японии». Никто не думал, что он, красавец и весельчак, окажется так далеко и станет великим проповедником.

Но Господь судил иначе. Интересно, что будущий святитель в Иркутске встретил митрополита Иннокентия, тоже причисленного затем к лику святых, который возвращался из Америки. И святитель Иннокентий пошил собственноручно младшему товарищу рясу из бархата, говоря, что он, Николай, должен предстать во всей красе перед японцами. Также он подарил ему наперсный крест и сказал: «В таком виде ты должен спуститься по трапу корабля». Видимо, владыка прекрасно понимал, насколько важно первое впечатление о миссионере. И действительно после удивительного обращения в Православие синтоистского жреца, пришедшего убить святителя Николая, и пламенной проповеди на японском языке православная община начала быстро расти и уже к 1880 г. насчитывала больше 5 тысяч верующих и 6 священников.

Элеонора Саблина

Известно, что святитель Николай основал семинарию и духовные училища. Каким образом владыка готовил людей к священному служению, как он их наставлял и воспитывал?

Да, в первую очередь речь идет о Токийской семинарии, первый выпуск которой состоялся в 1882-м году. Там владыка стремился дать семинаристам очень хорошее, разностороннее образование, приглашал разных преподавателей. Святитель Николай всегда обращал внимание на манеры семинаристов, на их отношение к людям. Нескольких отчислил, потому что они пьянствовали. Кого-то за какие-то непотребные слова. Владыка каждый день записывал, как кто стоял на службе, учился или работал. Кроме того, святитель Николай уделял очень большое внимание здоровью студентов, потому что в Японии тогда жили очень бедно и голодно. Поэтому в семинарии организовали даже дачу в горах, куда регулярно вывозили семинаристов. А летом – к морю. Всех ребят старались обеспечивать хорошим питанием, заставляли заниматься спортом, соблюдать личную гигиену. Также владыка требовал от семинаристов вести дневник, рассказывать, как они ездят домой, кому проповедуют, какие испытывают трудности. И такое внимательное, глубоко человечное отношение к окружающим, присущее многим японцам, конечно, очень привлекало их в личности святителя Николая.

Раз вы затронули вопросы менталитета, хотелось бы спросить, как бы вы, прожив столько лет в Японии, определили ключевые особенности японского менталитета?

Это, конечно, ответственность, коллективизм и, что самое главное, любовь к своей стране, ведь японцы чаще всего говорят: я счастлив, что родился в Японии. В плане любви к Родине и, наверное, коллективизма русские и японцы очень похожи. В России достаточно суровый климат, а у них постоянные землетрясения, пожары, цунами – как без коллективизма? Но главное в Японии – человеческие отношения. То есть если ты плохо ладишь с людьми, значит, ты выпадаешь из общества. Вы знаете, какой сказочный персонаж один из самых любимых в Японии? Сейчас упадёте. Это наш русский Чебурашка. Почему? Потому что он со всеми дружен – вот это очень важно. Также у японцев всё вокруг должно быть сбалансировано – это основное в их миропонимании. Не должно быть ничего резкого, никаких сломов, разрушений до основания. Японцы, как ни странно, крайне редко говорят слово «нет» или категорически что-то отрицают.

Японские студенты

Что, на ваш взгляд, наиболее ценное в японской системе образования? Насколько она традиционна?

Система образования и в Японии постепенно реформируется. К сожалению, далеко не всегда в положительную сторону. Происходит, например, сокращение гуманитарных предметов в пользу технических. Коллеги, с которыми я проработала профессором долгие годы, говорят, что раньше был хороший университет, а теперь это, скорее, сильный техникум. Конечно, в связи с низкой рождаемостью стало меньше учеников и преподавателей. Но зато устроиться в университет без степени теперь очень трудно. Хорошо также, что в университетах обязательно функционируют полноценные научные общества.

Токийский университет

Япония, как известно, страна высокотехнологичная. При этом роль национальной традиции в жизни японцев достаточно сильна. Как современные жители Японии сочетают традиционность и современные технологии? Как поддерживают институт семьи?

Сохранение традиций, института семьи и в Японии сегодня большая проблема. Хотя положительный опыт у японцев в этом отношении, несомненно, есть. Да, сегодня много разводов, люди поздно вступают в брак или вообще не строят семью, предпочитая карьерный путь. Но в Японии хотя бы сейчас стали делать хорошие фильмы о семье. У нас, в России, фильмы в основном о бандитах и коррупции. Стыдно за наше телевидение, за страну, потому что из телевизора изливается на людей сплошная грязь. А там исторические драмы, добрые семейные фильмы представлены в гораздо большем количестве. Пусть многие из них наивны. Но это какой-то положительный пример для молодежи.

Как простые японцы относятся к России, к русской культуре?

Понятно, что все зависит от конкретного человека. Но в целом, конечно, хорошо. Даже русская еда японцам кажется вкусной. Я еду в Германию, например, а мне коллеги говорят: «Куда ты едешь? Там же такая жуткая еда!» А для японцев еда очень важна. Самое любимое японское слово «ой си» (вкусно). В России вкусно, и больше нигде. И, главное, там гостеприимные люди. Правда, еще они любят Италию, всё итальянское им кажется красивым. Радушие итальянцев их тоже привлекает.

Многие думают, что японцы – закрытые по характеру. Вы согласны?

Они не закрытые, нет. Они просто стесняются. Понимаете, там с молоком матери впитывается мысль, что нельзя доставлять какие-то неудобства ближнему. Поэтому дети особо не кричат. Ты всегда должен себя прилично вести. А до последнего времени нельзя было держать в многоэтажных домах даже собаку или кошку. Вдруг кот замяукает или собака залает? Японцы очень законопослушные, но, главное, уважительные друг к другу. Это не закрытость, а сдержанность, скромность. Да, перед незнакомцем они раскрываются не сразу, но если начинают ему доверять – то раскрываются всей душой. А еще они очень доверчивые.

И последний вопрос. Как существует Православная Церковь в Японии сегодня? Какие у нее перспективы?

Слава Богу, Церковь живет и развивается. Конечно, у нас очень не хватает священников. В семинарии 2–3 ученика, и принимают туда людей только с высшим образованием. А с молодыми людьми нужно работать, их нужно просвещать, вовлекать в церковную жизнь. Внешняя среда сейчас очень агрессивная.

Много в Японской Православной Церкви правнуков и праправнуков тех, кого крестил еще святитель. Вообще, дух и традиции владыки до сих пор сохраняются там. Везде выборность, общинность. Верующие проводят встречи для изучения Священного Писания. Действуют сестричества. Например, мы собираем хорошие вещи и отдаем на благотворительность или посылаем в страны, где происходят бедствия. Все вместе совершаем паломнические поездки, отмечаем также русское Рождество. После каждой литургии обязательно проводится совместная трапеза – как здесь установил святитель Николай. Поэтому, несмотря на проблемы и трудности, дух живой христианской общины в Японии, слава Богу, во многом сохраняется.

 
Предстоятель Русской Церкви раскрыл подробности встречи с Патриархом Варфоломеем

Как сообщает РИА «Новости», Предстоятель Русской Церкви рассказал, что когда он предложил встретиться на нейтральной территории, ему ответили, что он должен приехать именно в Стамбул.

“Я понял, что это такое желание, что называется, поставить на место. Кто-то мне из коллег сказал: не надо ехать, это унизительно. А я подумал — нет, это не унизительно, <…> я не обращаю внимания на эти “игрушки”. Я готов пешком идти куда угодно — с тем чтобы только предотвратить такое развитие событий, к которому, к сожалению, мы пришли сегодня”, — рассказал Патриарх Кирилл на VIII международном фестивале православных СМИ “Вера и слово”.

Предстоятель Церкви отметил, что Константинопольский Патриарх разговаривал с ним не слишком по-братски. При этом, по словам Патриарха Кирилла, сам он пытался сделать все, чтобы смягчить Патриарха Варфоломея.

“Даже когда я чувствовал, что эмоциональный уровень моего собеседника начинает превышать допустимый уровень — я его так за руку возьму, по-братски скажу: “Ну, давайте спокойнее, ну, давайте поговорим…” — рассказал Патриарх.

Он подчеркнул, что приводил убедительные доводы по вопросу Украины.

“Но, с другой стороны, позиция по Украине уже тогда была выражена достаточно резко и радикально. Но все-таки еще раз хочу сказать: надежда умирает последней”, — добавил Предстоятель Русской Церкви.

Он заявил, что готов ответить тем, кто его критикует за поездку в Стамбул: “Нужно было сделать последний шаг”.

“Поговорили “от сердца к сердцу”, но этот шаг не привел к положительным результатам. Но за это уже не наша ответственность”, — заключил Патриарх Кирилл.

 
Mnogaja Leta, Vladyka Mark!

Il 23 settembre abbiamo avuto occasione di incontrarci con il nostro arcivescovo Mark di Egor'evsk (qui davanti alla basilica di sant'Ambrogio, con il segretario della diocesi padre Antonij e i parroci di Milano e Torino). Speriamo che a questo primo incontro possano presto seguirne altri, con nuovi sviluppi delle nostre chiese in Italia. Per ora, grazie di cuore e un augurio di molti anni a Vladyka Mark!

 
I popoli neri nella società bizantina

Nelle fonti bizantine non troviamo riferimenti specifici alle persone di colore come a un gruppo separato che viveva ai margini della società a causa del proprio colore, delle proprie caratteristiche, della propria lingua e cultura. Le fonti, per quanto sappiamo, non sembrano indicare l'esistenza di un popolo nero ai margini della società in centri urbani o altrove, anche durante il periodo in cui l'impero comprendeva aree dell'Arabia del Sud e dell'Africa del Nord, con la loro popolazioni miste di nazioni e razze.

Anche le relativamente poche prove che abbiamo a nostra disposizione indicano che i neri non erano, in particolare, considerati una minoranza nella mentalità bizantina. I nomi dei vari popoli che abitavano le rive del Mar Rosso e in Africa, nelle prime fonti cristiane e in quelle bizantine, erano caratterizzati da confusione e ambiguità. Il nome comunemente usato per questi popoli era indiani, sia che fossero axumiti, etiopi oppure omiriti.

Inoltre, i riferimenti storici a questi popoli sono limitati agli inizi del VII secolo, quando l'impero manteneva ancora la sua sovranità in Egitto controllando il commercio egiziano con le altre nazioni del continente africano.

Con la conquista dell'Egitto da parte degli arabi il rapporto tra l'impero e questi popoli è stato tagliato fuori per sempre. Si deve, tuttavia, rilevare che l'atteggiamento dei bizantini verso i neri, che si riflette nelle relativamente poche e sparse testimonianze delle fonti, non riflette alcun pregiudizio razziale. I pregiudizi di questo tipo non esistevano nell'antichità, nemmeno nel periodo greco-romano, quando l'impero era davvero multinazionale. Almeno non c'era discordia razziale nella forma e nella misura che conosciamo oggi, anche se la xenofobia, il nazionalismo e l'avversione o il disprezzo per i popoli incivili non erano concetti sconosciuti nel mondo dell'antichità. Tuttavia, i neri non affrontavano persecuzioni e non erano nemmeno esclusi dal mainstream sociale come inferiori a causa del loro colore.

Pertanto, i bizantini ereditarono una cultura di rapporti con i popoli stranieri che si era già formata durante il periodo greco-romano, una mentalità di eccellenza nei settori dell'istruzione e della cultura, e non razziale, soprattutto nei loro rapporti con i neri e gli africani in generale. Questo atteggiamento e mentalità erano influenzati ancora di più dall'insegnamento del Vangelo, il cui messaggio era diretto in generale a tutti, senza alcuna discriminazione.

Le scarse fonti che abbiamo sui neri possono essere suddivise in tre categorie di fonti: teologiche, storiche e letterarie. Ma di cui i neri stiamo parlando qui – una particolare razza o popolo o le persone di colore scuro in generale? Gli scrittori bizantini classificano tutte le persone di colore nero o scuro sotto il nome di etiopi, nello stesso modo in cui raggruppano insieme gli indiani, senza fare alcuna distinzione al loro luogo di origine, alle loro caratteristiche e alla loro lingua.

La parola etiope a Bisanzio era usata non solo per indicare gli abitanti di Etiopia, Nubia o Sudan, ma anche per indicare una persona di colore nero o scuro. La parola deriva da aitho (αίθω = bruciato) e ops (οψ = faccia), in modo che un etiope (Αιθίοψ) è colui che ha un viso bruciato dal sole. Come scrive Filostorgio sugli abitanti di Axum: "Questi sono tutti di un colore molto scuro, per gli effetti dei raggi verticali del sole".

La Chiesa molto presto ha preso un atteggiamento positivo e concreto verso i neri, a causa di vari passi biblici dell'Antico e del Nuovo Testamento, che menzionino sia etiopi sia neri. Le interpretazioni di questi passi da parte dei Padri della Chiesa hanno formato una "teologia africana", come è stato caratteristicamente nominata dal professor Ernest Benz, che fu il primo a studiare i vasti scholia biblici di Origene. Nel brano del Cantico dei Cantici 1:5, la figlia etiope, per esempio, affronta le figlie d'Israele, e avendo una sensazione di inferiorità a causa del suo colore, dice in tono di scusa: "Sono scura, ma bella, figlie di Gerusalemme, scura come le tende di Kedar, come le cortine del tempio di Salomone". Secondo Origene, la figlia etiope qui simboleggia la Chiesa delle nazioni, mentre le figlie di Gerusalemme simboleggiano la sinagoga ebraica e la supremazia della origine della razza di Abramo. Questo passo e molti altri (come la donna etiope presa da Mosè in Numeri 12:1-2), sono interpretati nel contesto della dottrina circa il Vangelo alle genti (cfr At 21:25).

Il contrasto tra i colori bianco e nero, come espresso nel Cantico dei Cantici ("Io sono scura, ma bella", "Non guardatemi perché io sono scura, perché il sole ha guardato su di me"), è interpretato simbolicamente da Origene e dai Padri della Chiesa. In quel tempo anche la Chiesa di Alessandria e in generale in Africa includeva al suo interno vari popoli, tribù e nazioni, tra cui senza dubbio molti neri.

Tutti gli errori di interpretazione che potrebbero derivare da passi biblici dove i neri possono essere ritratti in modo negativo o umiliante, come Geremia 13:23 ("Può un etiope cambiare la sua pelle o un leopardo le sue macchie? Né può fare del bene, chi è abituato a fare del male"), sono stati sormontati molto presto grazie all'intervento tempestivo di Origene.

Le poche testimonianze storiche che abbiamo sui neri durante il periodo bizantino si limitano principalmente al campo della diplomazia. Le fonti menzionano due o tre casi in cui gli ambasciatori dei blemmyes e degli etiopi richiesero colloqui con Costantino I (324-337) e Costanzo II (337-361). Tuttavia, questi resoconti frammentari riguardanti i neri africani possono essere numerati sulle dita, e la loro importanza è piuttosto limitata, in quanto gli autori non offrono dettagli sostanziali.

Vorremmo aggiungere, tuttavia, che i riferimenti di Eusebio di Ceasarea alla presenza di ambasciatori stranieri alla corte di Costantino il Grande, che menziona le razze dei blemmyes, gli indiani e gli etiopi, non sono luoghi retorici, ma parlano di un evento specifico. Le relazioni dell'impero con i vari popoli africani in questo periodo erano limitate principalmente al settore del commercio e alla conclusione di diversi trattati, come quello con gli omiriti di cui parla lo storico ecclesiastico Filostorgio. Inoltre, con la diffusione del cristianesimo erano promossi gli interessi politici ed economici dell'Impero nel delicato settore sud-occidentale dell'Arabia. Come è noto, l'imperatore Costantino II tentò di influenzare le questioni ecclesiastiche nella nazione di Axum con l'invio di una lettera personale ai governanti Aizana e Sazana, che chiedevano la rimozione del vescovo Frumenzio.

Ma l'attività commerciale era spesso affiancata dal lavoro missionario svolto dai commercianti così come dai monaci e dagli asceti dell'Egitto. "Infatti si vedevano molti etiopi tra i monaci che vivono nell'ascesi, e molti acquisirono le virtù e quindi compirono le parole della Scrittura: 'L'Etiopia si affretti ad allungare le mani verso Dio'" (Salmo 68:31). Secondo Girolamo, che ha scritto agli inizi del V secolo, pellegrini etiopi visitavano quotidianamente Gerusalemme. Le relazioni diplomatiche con la nazione di Axum continuarono sotto Anastasio I e rimasero fino ai tempi di Giustiniano.

I re di Axum inviarono anche doni preziosi ad Anastasio, per un'occasione sconosciuta: un elefante e due giraffe, tra altri animali esotici. Inoltre, sotto Giustiniano, in occasione dell'alleanza tra i samaritani e i persiani, fu richiesto un patto di amicizia con il re Elisboa di Axum. Giovanni Malalas descrive in grande dettaglio e in modo impressionante la missione diplomatica e l'arrivo alla corte di Elisboa. Pertanto, i contatti diplomatici con gli etiopi e gli omiriti durante questo periodo "danno l'apparenza di una continua, febbrile attività", e sono essenzialmente ispirati da incentivi politico-economici.

Da fonti agiografiche dello stesso periodo è evidente, non solo in Egitto, ma anche nella penisola arabica, che i monaci del deserto avevano mantenuto contatti e comunicazioni con persone di colore.

Il calendario bizantino ecclesiastico include, come è noto, la memoria di San Mosè l'Etiope (28 agosto), la cui vita illustra i contatti degli asceti della Tebaide, entro i confini di Ermopoli in Egitto, con popolazioni nere, ma anche con briganti e banditi neri. Lo stesso vale per i contatti tra i monaci e gli arabi, che le fonti non sempre distinguono dai neri. Nelle fonti agiografiche, in particolare quelle provenienti dalla regione del Sinai, vi è però una distinzione tra arabi e blemmyes come due nazioni distinte e separate. È anche interessante notare che nell'iconografia dei santi arabi non vi è alcuna distinzione di colore: essi sono illustrati proprio come i santi bizantini.

Nei testi agiografici di questo periodo, abbiamo la prima menzione del termine "nero" per descrivere una razza con caratteristiche negroidi, i blemmyes. Tuttavia, nei papiri greci dell'Egitto nei secoli VI e VII, il termine "nero" si riferisce agli schiavi sudanesi.

La presenza di soldati neri e schiavi neri a Bisanzio è un altro problema da studiare in particolare. Costantino Porfirogenito, nella sua opera relativa alla gestione dell'impero, dice al figlio Romano che il leader degli arabi, Abimelech, aveva inviato ambasciatori a Giustiniano Rinotmitos  chiedendo una pace, secondo i termini della quale l'imperatore avrebbe ritirato il battaglione dei mardaiti dal Libano, mentre lui avrebbe offerto a ogni imperatore romano mille monete, assieme a un cavallo nobile e a una schiava etiope.

Una menzione di soldati etiopi, o meglio di pirati etiopi, si trova nella narrazione di Giovanni Kaminiates sulla cattura di Salonicco da parte di Leone di Tripoli nel 904. Qui si riferisce, in un certo senso, a mercenari sudanesi che hanno partecipato alle scorrerie di Leone, i cui soldati includevano pirati arabi e africani.

Mentre i riferimenti a specifiche fonti di dati storici ed eventi legati alla presenza dei neri nella società bizantina sono da minimi a inesistenti, le fonti letterarie sono numerose – anche se quasi sempre questo tipo di testimonianze si concentra su uno o due temi o siti letterari. La letteratura sugli etiopi è dominata per lo più da varie citazioni e variazioni di proverbi etiopi: "l'etiope resta etiope", "un etiope non può essere sbiancato", o anche "il nato etiope è sbiancato" come risposta a uno stichiro commemorativo del battesimo dell'etiope per opera di san Filippo. Più interessanti sono i riferimenti si trovano nei testi agiografici, in cui i demoni di solito appaiono neri, dove appaiono sotto forma di etiopi, come nella Vita di Simeone il folle: "Quando lo spirito fuggì, passò attraverso il negozio di bevande sotto forma di un etiope e ruppe tutto... Un maledetto uomo nero arrivò e fracassò tutto".

Come regola generale, i demoni che appaiono neri come etiopi mettono alla prova la fede e la fortezza dei credenti. Un esempio tipico è la Vita di Andrea il folle. Per vincere una corona in Paradiso, Andrea, in un sonno profondo, vide che doveva lottare con un demone nero in un teatro pieno di molti etiopi. Avendo fede nelle parole dell'angelo, che diceva che gli etiopi sono insolenti e vile, il santo alla fine emerse vincitore in questa lotta spirituale, dopo aver sconfitto tutti quei neri.

Ma nella Vita di Simeone il folle la comparsa di etiopi nel sonno rappresenta la morte: "E quando (un grande uomo della città) fu condotto (dalla malattia) quasi alla morte, si vide nel sonno a giocare a dadi con un etiope, che era la morte". Nei testi sui sogni, lo stesso colore nero è visto come un presagio di male. Nei primi testi agiografici, il demone della fornicazione e di orgoglio appare sotto forma di un etiope, mentre in altri i demoni appaiono pelosi, con la faccia di un cane, e come etiopi neri come il carbone.

Le descrizioni dei demoni nei testi agiografici ci fanno chiedere se in qualche modo riflettano non solo le paure e superstizioni che prevalevano tra le classi lavoratrici, ma anche i pregiudizi razziali che riguardavano almeno i neri. Da alcune indicazioni delle fonti, si potrebbe sostenere l'idea che si attuava una discriminazione razziale, anche se la Chiesa dichiarava che né agli sciti, né agli etiopi era chiuso il regno dei cieli, perché tutti sono i benvenuti nel seno di Cristo. Gli incidenti nella vita di Mosè l'Etiope, tuttavia, sono indicativi di una cultura plasmata dai bianchi contro i neri. Per testare la pazienza e l'umiltà di Mosè, i monaci di Scete, dove era monaco, lo espulsero dal loro circolo con caratterizzazioni dispregiative e disprezzo: "Il patriarca, volendo metterlo alla prova per vedere se aveva vera umiltà, disse in segreto al clero di espellerlo fuori dalla sacrestia. Così, quando vi apparve dopo la Divina Liturgia, lo scacciarono definendolo un uomo nero. Mosè andò via subito, senza alcuna obiezione. Uno di loro, che lo seguiva segretamente per vedere se era preoccupato, lo udì parlare a se stesso: 'È bene quello che ti hanno fatto, o colorato di nero. Dato che non sei un essere umano, cosa ci fai tra la gente'?"

Anche un altro rapporto evidenzia in modo forte il senso di pregiudizi verso i neri, nella storia della mendicante ubriaco Zamaras, che visse, a quanto pare, alla periferia di Seleucia di Isauria: "Un uomo etiope, coperto di tenebre e oscurità". La comparsa di Zamaras in un sogno dell'autore di questo passaggio è indicativa del pregiudizio del tempo. Rimanevano alcuni pregiudizi marginali contro i neri, come si può vedere in un passaggio di una lettera di Teodoro Studita, che dice: "Se una donna al momento del concepimento immagina un etiope, darà vita a un etiope".

Tuttavia, il timore ispirato dai demoni o fantasmi etiopi non era ricavato esclusivamente dal loro colore nero, ma da diverse altre caratteristiche che rendevano il loro aspetto temibile, come il loro sguardo e volto severo, i capelli trasandati sul loro capo, il loro grande fisico combinato con la nudità che dava loro l'aspetto di neri bellicosi, ecc. Caratteristico è un passaggio nella Vita di Eutimio, di un piccolo etiope con occhi infuocati, carnagione scura, e di notevole altezza. Ma anche in altri tipi di testi, gli etiopi non solo temuti per il loro colore, ma per la combinazione di tutto il loro aspetto, come in Kaminiates.

Gli etiopi sono piuttosto rari nelle pagine dei cronisti bizantini, e nella maggior parte dei casi non appaiono nella realtà ma proverbialmente, e sempre in relazione al loro colore: "Per quanto li riguarda, sono rimasti immutati come gli etiopi." A poco a poco "etiope" è diventato sinonimo di persona scura o nera, e i riferimenti a "etiopi" e neri, in generale, come per esempio ai saraceni e altri, sono caratterizzazioni beffarde d'importanza, come per esempio in testi vernacolari come il Poulologos (libro degli uccelli).

Tuttavia, lo stato d'animo satirico dell'autore del testo riflette non solo i pregiudizi del tempo contro i "neri" e "saraceni", ma rivela anche le preferenze estetiche dei bizantini. Il nero e i colori scuri in genere non erano considerati un modello di bellezza, in contrasto con i colori bianco e oro, che vediamo nei ritratti di imperatori, indicati dagli storici e cronisti. Erano ridicolizzate pubblicamente anche le persone che avevano macchie sui volti – un segno di vergogna – perché in questo modo portavano una risata. In un caso una folla ridicolizzò l'imperatore Manuele I Comneno, come ricorda lo storico Niceta Coniate, proclamando l'imperatore 'uomo nero'.

* * *

In sintesi, come conclusione possiamo dire che i neri non hanno occupato un posto significativo nella mente bizantina perché non acquisirono e non svolsero un ruolo speciale nella società bizantina. I loro numeri nelle città dell'Egitto e del Nord Africa ci sono sconosciuti. Anche se la loro presenza non era particolarmente sentita nelle aree di lingua greca, tradizionalmente, avrebbero dovuto essere presenti in tali aree durante il periodo fino al settimo secolo. Tuttavia, in queste fonti e per quanto ho potuto consultare, non vi è alcuna menzione speciale di loro.

La ragione per cui i bizantini non si preoccupavano dei neri o degli emarginati, come di diverse altre minoranze, si trova nel carattere multinazionale e ecumenico dell'Impero, il cui fine ultimo era la conversione dei popoli e la loro inclusione nell'ecumene cristiana, come unica vera immagine del regno dei cieli sulla terra.

 
Lezioni russe

l'archimandrita Vasilij (Pasquiet)

Il tempo è stato volubile questa primavera: a volte nevica con tempeste di neve, a volte è luminoso con il sole, come lo è stato il 23 marzo. Propongo questa data esatta perché il giorno seguente, il 24 marzo, padre Vasilij (Pasquiet) ha avuto il suo compleanno: ha compiuto sessant'anni.

È in quel giorno di primavera che ci siamo riuniti a celebrare il compleanno di padre Vasilij. Il nostro minibus stava correndo allegramente a tutta velocità sull'autostrada che collega Samara a Cheboksary [un porto sul fiume Volga, nonché la capitale della Repubblica autonoma della Ciuvascia nella Russia centrale, a circa 600 chilometri a est di Mosca], ​​dove serve al monastero della santa Trinità. È il padre superiore, l'archimandrita di questo monastero, e non si troverà un altro sacerdote come lui nella vasta distesa della Russia. I lettori potrebbero non essere d'accordo e dire che ogni abate e padre superiore è unico, ma il nostro padre Vasilij è comunque molto speciale.

Sarete d'accordo con me non appena avrò rivelato il suo nome secolare: Pierre Marie Daniel Pasquiet.

Secondo l'opinione di padre Vasilij è provvidenziale che quest'anno il suo sessantesimo compleanno coincida con la festa delle Lodi della Santa Theotokos (l'inno Acatisto), e il sessantesimo anniversario del suo battesimo coincide con la vigilia della festa dell'Annunciazione, alla vigilia della Pasqua.

I suoi genitori avevano posto il loro figlio appena nato davanti a un'immagine della Santissima Madre di Dio nel santuario.

Questo avveniva nella piccola città di Cholet, nel dipartimento della Loira della Francia occidentale, in passato capitale della Vandea. È la regione costiera i cui abitanti erano stati fedeli a Dio e alle tradizioni dei loro padri fin da tempi immemorabili. Fu qui che i contadini combatterono contro l'esercito rivoluzionario e i repubblicani. Anche se furono quasi eliminati, quei contadini rimasero non sottomessi.

Ho sentito la necessità di menzionarlo, perché qualunque prova sia mai capitata al giovane Pierre, in seguito divenuto il monaco Basilio del monastero di san Giovanni Battista nel deserto vicino a Gerusalemme in Terra Santa, ha sempre mostrato la forza e il coraggio ereditati dai suoi antenati.

Le funzioni del monastero di san Giovanni Battista erano strettamente legate al rito orientale, e i pellegrini provenienti dalla Russia suggerirono al fratello Basile più di una volta che avrebbe dovuto diventare ortodosso. E lui ci ha pensato molto.

Finalmente arrivò il momento in cui il monaco Basilio decise di andare a servire la Chiesa ortodossa in Russia, che è stata un bastione dell'Ortodossia fin dai tempi antichi. Ma per quello ha dovuto superare difficoltà che sembravano davvero insormontabili.

Dopo aver sofferto molto a causa della burocrazia russa, gli fu permesso di venire in Russia e fu mandato nella Repubblica di Ciuvascia e le sue prove si intensificarono. Non solo gli abitanti di quel villaggio della Ciuvascia rimasero perplessi per l'arrivo di un prete francese, ma gli mostrarono anche inimicizia aperta e gli dissero di andarsene immediatamente, altrimenti lo avrebbero pestato. Tuttavia, un'altra parrocchia ha incontrato questo straniero in modo più gentile.

E dopo un po' di tempo i parrocchiani lo hanno accettato e sono arrivati perfino ad amarlo.

Il ministero di due anni nel villaggio è stato seguito da più di dieci anni di ministero nella città di Alatyr in Ciuvascia.

Fu lì che lo ieromonaco Vasilij ha costruito una chiesa offrendo una guida spirituale ai carcerati, e costruendo per loro un'altra chiesa nella prigione.

Ha aiutato molte persone a rifarsi una vita dopo la prigione.

​foto di Vladimir Eshtokin

Padre Vasily ha lasciato Alatyr con le lacrime agli occhi; era arrivato ad amare la sua parrocchia dedicata all'icona della Madre di Dio di Iviron, dove la vita era simile a quella di un monastero, con discorsi, pasti in comune e obbedienze. Studiavano insieme, costruivano insieme la chiesa e il centro spirituale ed educativo, e vivevano come un'unica grande famiglia.

I residenti hanno detto addio a padre Vasilij, a quel tempo cittadino onorario di Alatyr, come se fossero una famiglia ristretta.

Da allora ha servito come padre superiore del monastero della santa Trinità a Cheboksary, per circa dieci anni.

Ho scritto sopra che il nostro minibus stava "correndo allegramente" perché un clima festoso regnava nell'abitacolo.

Quando ho saputo che cinque bambini piccoli sarebbero venuti a Cheboksary con noi, ho immaginato quanto sarebbe stato difficile il viaggio. I bambini si stancano durante un viaggio di sette ore, agitandosi e piangendo. Lo avevo sperimentato in viaggi su lunga distanza così tante volte!

Ma non potevo ritirarmi e cambiare i miei piani perché dovevo portare con me un film su padre Vasilij, la cui prima doveva aver luogo il giorno seguente, il suo compleanno.

Quindi mi sono armato di pazienza.

Ma passate le prime tre ore non sentivo i bambini giocare, piangere o lamentarsi. Ho involontariamente osservato il comportamento di adulti e bambini.

E viaggiavo con i "personaggi" del mio film che avevano deciso di vivere in Russia.

Tau, il più vivace dei ragazzi, di tanto in tanto si avvicinava di soppiatto al cugino più giovane, Paul, e gli dava un colpetto sulla testa. Paul si girava, ma Tau si accovacciava per passare inosservato.

Gli occhi di Paul erano grandi e castano scuro, si guardavano intorno in allerta, sorpresi. Alla fine ha notato Tau, il "malandrino", ma quest'ultimo è corso velocemente verso il suo posto ridendo. Anche il padre di Tau, Denis, stava ridendo perché aveva visto tutto.

Paul si era a malapena calmato quando Tau è tornato di nuovo da suo cugino. Ma prima che potesse fare un altro agguato a Paul, suo padre gli ha dato subito un colpetto sulla testa e si è voltato verso la finestra proprio come se nulla fosse accaduto.

Tau mi fissava perplesso, pensando: "Mi ha davvero dato un colpo sulla testa?" Un minuto dopo ha scorso il sorriso malizioso di suo padre e si è precipitato da lui ridendo.

Anche Denis è scoppiato a ridere, ha sollevato il figlio, lo ha messo in grembo e lo ha baciato.

Tau stava cercando di divincolarsi dall'abbraccio di suo padre, ridendo a crepapelle quando Paul si è avvicinato a lui. Mentre rideva, ha gettato una cartina di caramella arrotolata sul viso di suo cugino.

La madre di Tau, Mari, osservava la partita e ha catturato suo figlio (che si era allontanato dal padre) mentre correva lungo il corridoio dell'autobus. Mari ha stretto suo figlio al seno e lo ha baciato, ridendo e parlando con lui.

Prima il ragazzo stava scalciando con le gambe, ma poi ha ricambiato il bacio di sua madre.

Ho notato che i genitori si abbracciavano, baciavano i loro bambini a quasi ogni movimento e sorridevano sempre. Così era per i membri più anziani della famiglia, i nonni Christian e Mari (Fred e Mari jr. sono il loro figlio e la loro figlia), così come per la loro figlia e il genero, Lucy e Denis.

La nostra famiglia francese è composta da dodici membri: sei adulti e sei bambini. Solo Lucy era assente perché aveva dato alla luce il suo quarto figlio tre mesi prima. Aveva intenzione di volare da Parigi a Mosca e poi andare a Cheboksary.

Alcuni di voi potrebbero pensare che padre Vasilij è un loro parente. Niente del genere!

l'archimandrita Vasilij (Pasquiet)

Hanno saputo di padre Vasilij attraverso Internet e lo hanno contattato via Skype. Gli hanno detto che temevano per i loro figli a causa delle lezioni di educazione sessuale nelle loro scuole, che erano un incubo. A ciascun alunno è stato chiesto di decidere se volesse diventare un maschio o una femmina. Non è stato loro permesso di chiamare i loro genitori "mamma" e "papà". Invece, i bambini sono stati incoraggiati a chiamarli "genitore n. 1" e "genitore no. 2" perché i loro genitori potrebbero essere una "coppia dello stesso sesso"! E così via...

I figli dei genitori dissidenti vengono portati in case specializzate dove insegnano ad essere "persone n. 1" e "persone n. 2" .

Padre Vasilij ha avvertito i suoi nuovi amici che sarebbe stato molto difficile trasferirsi in Russia.

Ma la fortezza dei suoi compatrioti lo ha stupito. Assomigliava alla sua determinazione quando ha deciso di vivere e servire Dio nella terra russa.

Così questa grande famiglia francese ha seguito l'esempio di padre Vasilij. Si sono trasferiti nel distretto di Krasnij Jar nella regione di Samara.

Padre Vasilij ha fatto visita ai suoi nuovi amici e li ha esortati a rimanere in contatto con la Chiesa, perché lì avrebbero sempre trovato persone disposte ad aiutarli.

E aveva ragione. Padre Nikolaj Agafonov, un famoso prete e scrittore che vive nelle vicinanze, li ha aiutati, così come la famiglia ortodossa dei Botvinov, il cui figlio Sergej ha aiutato Denis e Mari con l'attrezzatura idraulica nella loro nuova casa.

Sergej è un uomo alto e bello. Era in viaggio per la festa di compleanno di padre Vasilij insieme a noi.

Era la quarta ora del nostro viaggio, ma i bambini non stavano né piangendo né lamentandosi con gli adulti. Era così perché gli adulti non li dimenticavano per un solo minuto.

Mari junior ha aperto il suo laptop e ha trovato alcuni racconti letti da un noto attore francese. Non ricordo il suo cognome, ma Mari mi ha detto che ha recitato nei film con Louis de Funes. I bambini si sono raggruppati accanto alla mamma e hanno ascoltando i racconti. Hanno reagito vividamente, riso e imitato l'intonazione dell'attore che a volte legge nella voce minacciosa dei cattivi e, a volte, nella voce lamentosa dei personaggi femminili.

Alla fine dei racconti, era tempo che i passeggeri si rafforzassero con cibo e bevande.

Quindi ci siamo fermati in un caffè lungo la strada per uno spuntino. L'atmosfera è tornata di nuovo molto amichevole e divertente.

gli ospiti di pade Vasilij, da sinistra a destra: Luc, sua nonna Mari, sua nipote Helene, la madre di Tau e Helene Mari, Denis (il padre di Helene e Tau), Fred (il figlio di Mari senior e di Christian), Christian e Sergej Botvinov. A sinistra di padre Vasily c'è Tau, a destra Paul, Alexej Solonitsin e Oleg Stepanov, parrocchiano e assistente di lunga data di padre Vasilij

E ho pensato: perché abbiamo così raramente un'atmosfera così familiare nelle nostre famiglie? Perché i nostri figli provocano le grida perentorie delle loro madri non appena agiscono contro la loro volontà?

Cosa impedisce ai nostri genitori di giocare con i loro figli? Dopotutto, i giochi sono l'attività dei bambini.

Perché siamo così spesso infastiditi e irritati? Perché siamo così scortesi con i nostri figli? Perché li abbracciamo e li baciamo così raramente?

Perché siamo sempre di fretta? Perché siamo così impazienti e freddi?

È difficile per noi capire che possiamo evitare e superare tutti i conflitti, sia minori che maggiori, solo attraverso l'amore?

Possiamo fare come fa la nostra famiglia francese?

Dico "la nostra" famiglia francese perché sono sicuro che da loro tutto andrà bene. Sicuramente supereranno tutte le nostre prove e tribolazioni, inclusa la burocrazia russa.

Sopporteranno qualsiasi disagio perché amano i loro figli.

Perché, soprattutto, vogliono che i loro figli diventino giovani buoni, normali. E vogliono che siano ortodossi. Ecco perché sono venuti qui in Russia.

E noi? Forse critichiamo troppo spesso il nostro paese, definendolo "arretrato", "non curato", "con strade terribili" e così via?

E tendiamo a vedere solo i suoi lati negativi. Ma è così che dovrebbe essere trattata una madre?! Perdiamo il nostro amore per i nostri genitori quando questi si ammalano?!

il piccolo Aleksandr viene battezzato. Sua madre Lucy è la seconda da sinistra

Mentre i bambini esausti dormivano, accoccolati vicino ai loro genitori, mi sono ricordai della meravigliosa storia autobiografica dello scrittore russo Valentin Rasputin (1937-2015), Le lezioni del francese. Riguarda la difficile infanzia di un ragazzo nel periodo dopo la seconda guerra mondiale. Il personaggio principale doveva trasferirsi dal suo villaggio natale (che aveva solo una scuola elementare) in una città, un centro distrettuale. Fu costretto a giocare a soldi veri per evitare la fame. Una volta vinse, ma fu picchiato da altri ragazzi della scuola; in seguito vinse di nuovo e riuscì a comprare un bicchiere di latte (aveva l'anemia).

Apprendendo che il ragazzo era nei guai e non aveva abbastanza da mangiare, la compassionevole insegnante francese, ventenne, cercò di aiutarlo in ogni modo possibile. Tuttavia, il bambino rifiutava tutto il cibo che gli era offerto "per un senso di dignità". Allora l'insegnante lo fece giocare con lei per soldi e riuscì a perdere. Ora il ragazzo era in grado di spendere le sue vincite per comprarsi il cibo... Ma nello stesso momento il preside della scuola entrò e li vide giocare d'azzardo, e così l'insegnante fu immediatamente licenziata. Da allora in poi la giovane donna ritornò nella sua regione natale del Kuban, nel sud dell'URSS, e da lì mandò al ragazzo un pacco di pasta e alcune mele. In precedenza il ragazzo aveva visto le mele solo nelle foto!

La storia è eccellente e ne è stata fatta anche una buona versione sullo schermo.

Le lezioni che questa giovane insegnante francese ci ha insegnato sono quelle della gentilezza, dell'amore sacrificale, salvando la vita di "uno di questi piccoli" (cfr Mt 10:42), come Cristo aveva insegnato nelle sue parabole.

E ho pensato: "Forse questa famiglia francese sta imparando le lezioni russe nella nostra regione di Samara oggi?"

Stiamo dando le nostre "lezioni russe" correttamente? Stiamo mostrando amore?

Padre Vasilij ha mostrato l'effetto delle "lezioni russe". E gli altri?

Voglio che altre persone (da cui dipende in gran parte il futuro di questa meravigliosa famiglia francese) seguano l'esempio di padre Vasilij.

Lucy è arrivata a Cheboksary in tempo, con il suo bambino appena nato, che hanno voluto chiamare Batiste (in onore di san Giovanni Battista).

Ma padre Vasilij non ne era abbastanza soddisfatto. Decise di battezzare il bambino nell'Ortodossia con il nome russo di Aleksandr.

È stato un evento indimenticabile per tutti coloro che hanno partecipato alla cerimonia.

Una volta che tutte le preghiere necessarie sono state lette, padre Vasilij ha rapidamente immerso il piccolo nel fonte battesimale.

Il bambino ha avuto solo il tempo di aprire la bocca per piangere... E padre Vasilij lo ha immerso per la seconda e poi per la terza volta.

In seguito il padrino di Aleksandr, Sergej, ha preso il bambino tra le sue braccia.

Sergej Botvinov, il padrino, con il suo figlioccio

Teneva il bambino teneramente e delicatamente, con un sorriso gioioso e timido.

"È apparso un nuovo membro della Chiesa ortodossa!" Ha esclamato padre Vasilij.

Tutti hanno fatto gli auguri a padre Vasilij per il suo compleanno e dopo Fred e Lucy hanno tenuto un concerto nella sala del centro spirituale ed educativo. Era lo scopo principale dell'arrivo di Lucy.

Fred è un musicista. Canta, suona il contrabbasso e strumenti a percussione. Lucy suona la chitarra.

Il figlio maggiore Luc accompagna i suoi genitori ai tamburi rullanti. Penso che saranno un eccellente ensemble musicale familiare a tempo debito.

Forse un giorno saranno rivali della famosa rock band U-Piter con il suo solista principale Vjacheslav Butusov [1]. A proposito, ho usato un frammento della sua canzone d'amore nel mio film su padre Vasilij.

E la gente ha applaudito a tempo con queste meravigliose parole:

Ci amiamo Come se non morissimo mai.

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è l'amore!

La Terra sta ruotando perché ci stiamo camminando sopra.

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è l'amore!

Il blu brillante del cielo mi fa piangere,

E il cielo si rischiara, lavato dalle mie lacrime ...

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è l'amore!

E tutti quelli che erano riuniti nella sala stavano applaudendo, concordando con queste parole.

Questo è esattamente ciò che di cui ha parlato padre Vasilij ai suoi figli spirituali.

Abbiamo salutato calorosamente padre Vasiily e lo abbiamo lasciato...

E l'archimandrita Vasilij con i suoi fratelli è rimasto a pregare per tutti noi.

È il monastero dove ha servito come padre superiore per quasi dieci anni.

È qui che questo pastore ha trovato la via verso Dio e la dimora celeste.

E credo che i suoi compatrioti – la famiglia di cui ho scritto sopra – troveranno la loro patria spirituale in Russia.

Nota

[1] Vjacheslav Gennadievich Butusov (nato nel 1961) è un cantante, autore, poeta, scrittore e pittore russo di talento. È noto come fondatore e cantante del leggendario gruppo rock Nautilus Pompilius nel 1983 a Sverdlovsk (ora Ekaterinburg), che in seguito si è trasferito a Leningrado (oggi San Pietroburgo) ed è proseguito fino al 1997. Da trentacinque anni fa fino a vent'anni le canzoni del Nautilus erano cantate in tutta la Russia. La band combinava vari generi di rock, tra cui il rock russo, l'art rock, il rock gotico, ecc. Era molto influente grazie ai suoi profondi testi filosofici (che hanno attirato molti intellettuali), testi d'amore e canzoni dedicate alla perestrojka e ai problemi della società tardo-sovietica. Butusov ha sciolto il Nautilus e quattro anni dopo ha fondato una nuova rock band, U-Piter, nel 2001, che ha goduto anch'essa di una certa popolarità, specialmente negli anni 2000. Negli ultimi anni le opere di Butusov sono state informate principalmente dalla sua fede religiosa ortodossa e in una delle sue ultime interviste ha affermato di sentire una chiamata da parte di Dio ad aiutare la gente a evitare le tentazioni dei nostri tempi e cercare la luce attraverso le sue canzoni.

 
Il falso patriarca Filaret benedice un murale nazionalista con simbolismo nazista

foto: ukrinform.com

Il 12 ottobre 2018, l'autoproclamato "Patriarca" Filarete ha visitato la "cattedrale della santa Trasfigurazione" nella regione di Ternopol', nell'Ucraina occidentale, per "benedire" una larga "icona" di san Giorgio. Tuttavia, "l'icona" in questione non è una vera icona, ma un monumento sacrilego al peccato dell'etnofletismo e del nazismo, che ha più in comune con il simbolismo demoniaco che con l'iconografia ortodossa.

Il murale raffigura san Giorgio, che invece di calpestare un drago - un simbolo di satana - sotto il suo cavallo, infilza con la lancia una maestosa aquila bicipite - un simbolo non solo dei monarchi divinamente unti e dell'Impero Russo, ma anche dell'Impero Romano d'Oriente e di molte altre culture ortodosse, incluso il Patriarcato ecumenico! [1]

Sullo sfondo, le rovine dell'aeroporto internazionale Sergej Prokofiev di Donetsk sono raffigurate in alto a destra. La rivoluzione del Majdan, appoggiata dall'occidente (ed eseguita con l'aiuto dei neo-nazisti) è raffigurata in alto a sinistra. Si possono vedere diversi simboli nazisti, tra cui il wolfsangel, usato dalle SS, e la bandiera nera e rossa della "Organizzazione dei nazionalisti ucraini / Esercito insurrezionale ucraino", che durante la seconda guerra mondiale combatté al fianco dell'Esercito di Hitler e delle SS. Si vedono anche fucili d'assalto.

Ci sono molte caratteristiche inquietanti di questo murale demoniaco: nazionalista, nazista, diabolico, satanico, sono descrizioni che vengono in mente.

Neo-nazismo, ultra-nazionalismo ed etnofletismo

Il murale dimostra sia il neo-nazismo che l'eresia dell'etnofletismo (nazionalismo religioso, cioè, la formazione e la definizione della propria religione basata su motivi politici etno-nazionalistici). Qui ci sono parole tratte dal sito ufficiale della loro diocesi scismatica di Ternopol' che rivelano chiaramente l'orientamento apertamente nazionalista della "chiesa". Filaret ha detto, tra l'altro, che:

"A causa dell'esistenza della Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Kiev) e di altre chiese cristiane di ispirazione patriottica, oggi abbiamo uno stato indipendente. E se avremo una sola Chiesa ortodossa ucraina, la Russia non avrà alcun accesso all'Ucraina. E allora il nostro stato stabilirà e rafforzerà se stesso, e sarà una fortezza di pace nell'Ucraina orientale"

Prendendo in considerazione che il murale presenta le rovine dell'aeroporto di Donetsk in fiamme, è chiaro che la pace di Filaret implica la guerra contro altri ucraini. Non possiamo dimenticare che egli stesso ha sostenuto che Donbass dovrebbe "espiare la sua colpa con il tormento e il sangue".

Ora, se ignoriamo la propaganda di Filaret contro la Chiesa canonica, che quest'ultima confuta, va detto che Filaret ammette che la sua e altre chiese scismatiche sono "chiese patriottiche", in altre parole nazionaliste, etnofletiste.

È perfettamente naturale per le chiese avere patrioti al loro interno, che amano la loro patria e la loro cultura pacificamente e produttivamente. La differenza tra patriottismo ed etnofletismo, tuttavia, è che quest'ultimo fonda un'intera chiesa sul nazionalismo. Questa è un'eresia.

Vale anche la pena notare che quando parla di "altre chiese cristiane, in sintonia con la patria", è probabile che si riferisca agli uniati e ai battisti, poiché l'unica altra chiesa in Ucraina che afferma di essere ortodossa (a parte la Chiesa ortodossa ucraina canonica) è la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica. Vale la pena notare che recentemente il segretario di Filaret, Zorja, che molti chiamano "l'eminenza rossa" [2], ha recentemente affermato che è necessario un Tomos di Costantinopoli che dia loro specificamente la possibilità di condurre un dialogo ecumenico con protestanti e cattolici, che lui, insieme al capo degli uniati Shevchuk, crede siano storicamente "isolati" dalla "Chiesa ucraina".

Una cosa è certa: il patriarcato di Kiev e i suoi alleati sono in effetti delle chiese nazionaliste. Inoltre, il sito ufficiale dice che accanto a san Giorgio il pittore ha ritratto "La rivoluzione della dignità" (il colpo di stato del Majdan) e soldati ucraini, e che l'idea di questa "icona" è: "Dio è con noi, l'Ucraina è dietro di noi".

Ora esamineremo questo murale e dimostreremo che non è un prodotto dell'amore naturale per il proprio paese, ma dell'estremismo neo-nazista radicale.

Prima di tutto, a parte i preoccupanti aspetti religiosi del murale, che con i suoi fucili, gli incendi e le facce maliziose somiglia di più ad un cartello antireligioso dell'era sovietica di quanto non sembri a un affresco ortodosso, bisogna per prima cosa dire che il murale non ha nulla a che fare con la religione, ma ha tutto a che fare con la politica. Le manifestazioni più malvagie della politica umana possono essere viste qui, sotto la forma del neo-nazismo.

Neo-nazismo

Prima di parlare dell'elefante nella stanza, diciamo che il diavolo è letteralmente nei dettagli.

Un dettaglio che potrebbe essere facilmente perso, ma che era già stato notato da un sito web greco [3], è la presenza di un wolfsangel, un simbolo di odio neo-nazista [4] che è bandito in Germania [5] per le sue connessioni naziste. Variazioni di esso furono usate da una moltitudine di divisioni tedesche naziste nella seconda guerra mondiale; la versione raffigurata sul murale era utilizzata dalla 2ª Divisione Panzer delle SS "Das Reich".

un carro armato della 2a Divisione Panzer "Das Reich" (il wolfsangel è cerchiato in giallo), noto per il massacro di 642 civili a Oradour-sur-Glane, 99 a Tulle, in Francia, e di 920 ebrei vicino a Minsk, Belarus'. Il massacro di Oradour-sur-Glane si svolse in gran parte in una chiesa.

Nell'Ucraina moderna, questo simbolo è stato associato a una varietà di organizzazioni di estrema destra, come il Partito Social-Nazionale dell'Ucraina, così come il Battaglione Azov, un reggimento di guardie nazionali direttamente collegato da molte organizzazioni tra cui l'ONU ai crimini di guerra in ucraina – inclusi attacchi a civili in saccheggi di massa [6], tortura [7] [8], uccisioni e stupri.

bandiera del battaglione Azov al centro, accanto a una svastica e a una bandiera della NATO. Foto: Scott.net.

Alcuni leader del battaglione Azov tentano di negare che questo simbolo sia collegato al nazismo. La loro negazione, tuttavia, è trasparente quanto quella di un "suprematista bianco" che afferma che la svastica tatuata sulla sua testa è tutta incentrata sull'induismo e non sul nazismo. [9]

Ci sono state notizie che il wolfsangel sia usato da organizzazioni sataniche; inoltre, la maggior parte dei membri del battaglione Azov è nota per essere costituita da neopagani, che hanno eretto un idolo pagano di Perun a Mariupol, oltre a essere neo-nazisti [10]. Questo include il loro capo Andriy Biletsky.

il wolfsangel in un dettaglio sul murale con fucili d'assalto Kalashnikov sotto di esso. Foto: Dimpenews.com.

Fucili d'assalto

Anche a sinistra e a destra dell'immagine, visibili più chiaramente in questa versione, ci sono diversi fucili di tipo Kalashnikov visualizzati in stile comunista rivoluzionario, dipinti nei piccoli diamanti dorati.

Bandiere naziste

Sullo sfondo del murale, sul lato sinistro, si possono vedere chiaramente bandiere nere e rosse (paragonabili a sangue e terra) appartenenti all'Organizzazione dei nazionalisti ucraini / Esercito insurrezionale ucraino. Questo è un simbolo nazista, non meno di una svastica.

Il leader nazista ucraino Stepan Bandera si alleò con Hitler e i suoi seguaci commisero genocidi contro polacchi, ebrei, russi, ucraini e praticamente chiunque non fosse d'accordo con loro.

L'origine di questi gruppi e il loro odio richiederebbe una ricerca; tuttavia, basti dire che il seme dell'odio etnico fu piantato nell'Ucraina occidentale dall'impero austro-ungarico, e ritornò dopo il colpo del Majdan del 2014 come uno spettro sanguinario per terrorizzare l'Ucraina e i suoi paesi limitrofi.

In una terribile unione del vecchio terrore uniate con ideologie prese direttamente dalla Germania nazista, Bandera e i molti uniati all'interno della sua organizzazione desideravano creare un'Ucraina "etnicamente pura", nella quale solo gli ucraini da loro ritenuti degni sarebbero rimasti vivi.

L'organizzazione di Bandera fu fondata nel 1929 a Vienna – per ironia della sorte, l'ex capitale del vecchio impero austro-ungarico che perseguitava i cristiani ortodossi dalla Serbia alla Romania e all'Ucraina. In uno dei loro trattati di propaganda, il loro braccio militare elencava non solo il "terrore", ma essenzialmente il lavaggio del cervello come uno dei loro metodi. [11]

Una semplice ricerca sul web per "marcia neo-nazista in Ucraina" fornirà molti esempi di radicali che marciano per le strade con questa bandiera nera e rossa, nonché svastiche e ritratti di Bandera.

Uno dei migliori video, tuttavia, per tracciare la correlazione tra il radicalismo armato, queste bandiere, questo murale e gli uniati è questo video, in cui un "sacerdote" uniate conduce un servizio commemorativo con queste bandiere nere e rosse sullo sfondo.

Qui si può vedere un microcosmo dell'etnofletismo. Vicino alla fine, il prete dice il tradizionale saluto dei Carpazi "Slava Isusu Khristu" (Gloria a Gesù Cristo), ma riceve una risposta anemica da pochi che sapevano rispondere correttamente "Slava na viki" (Gloria per sempre).

Ma nel momento in cui prova slogan nazionalisti e nazisti, come "Slava Ukraini – Heroyam Slava" (Gloria all'Ucraina – Gloria agli eroi), ottiene una risposta molto forte e orgogliosa. Termina tre volte con lo slogan "Slava natsii – Smert voroham" (Gloria alla nazione – Morte ai nemici) e la gente inizia a cantare come se fosse posseduta, "morte ai nemici!" Mentre i loro colpi di armi da fuoco risuonano sulle montagne.

Questo slogan di "morte ai nemici" può anche essere ascoltato forte e fiero alla marcia nazionalista di Filaret, sottilmente velata come una processione della croce, come si vede in questo video con sottotitoli in inglese dell'Unione dei giornalisti ortodossi. Come mostrato in questi video, coloro che frequentano questi gruppi sono molto più preoccupati del nazionalismo che della religione, e la religione è inclusa semplicemente per "santificare" il loro nazionalismo.

Pax Ucrainica? Il Majdan e le rovine dell'aeroporto di Donetsk

Per favore rivolgete la vostra attenzione alla struttura in alto a destra di questa versione prototipo dello stesso murale; si possono vedere le apparenti rovine dell'aeroporto di Donetsk, un tempo molto bello e moderno, con una bandiera ucraina e la bandiera nazista nera e rossa in cima, mentre il Majdan è mostrato sul lato sinistro con le stesse bandiere.

foto: www.kremenets.org.ua

Guardate qui sotto l'immagine dell'aeroporto di Donetsk, in rovina per la guerra, con una bandiera ucraina appena visibile in alto, scattata il 12 ottobre 2014. Filaret ha "benedetto" questo murale nella stessa data, solo quattro anni dopo. La struttura del murale è chiaramente la torre di controllo dell'aeroporto.

l'aeroporto di Donetsk dopo la terribile battaglia tra "l'operazione anti-terrorismo" ucraina e le forze della "Repubblica popolare di Donetsk". Foto: ru-an.info

Questa rovina è un microcosmo della guerra che il colpo di stato del Majdan ha scatenato sull'Ucraina, e Filarete sta glorificando tutto – chiamano il colpo di stato una "rivoluzione della dignità", e chiamano la guerra "pace". Questa non è pace per gli ucraini: questa è morte. Il popolo ucraino timorato di Dio merita di meglio. Hañba (vergogna)!

Questo è il colpo di stato che ha innescato una guerra fratricida, che ha ucciso 10.000 persone solo dai numeri ufficiali delle Nazioni Unite. [12]

Questo colpo di stato appoggiato dall'occidente ha permesso all'attuale fazione politica di prendere violentemente il potere a Kiev.

Questo include un presidente, Petro Poroshenko, che ha spiegato in questo video che "loro" vinceranno "questa guerra, per il fatto che i "loro" bambini sono nelle scuole, e i bambini del Donbass saranno nei rifugi antiaerei.

Questo spargimento di sangue, questo fratricidio, è qualcosa che qualcuno dovrebbe celebrare? Ebbene, questo è certamente ciò che ritiene il falso patriarca Filarete, come ha spiegato lui stesso:

"Non dovremmo pensare che la popolazione del Donbass sia innocente in queste sofferenze. È colpevole! E deve espiare la sua colpa con il tormento e il sangue "

Vale la pena notare qui che Filaret è un ipocrita; lui stesso è nato nel Donbass, la presunta regione "pro-russa" dell'Ucraina orientale, mentre il metropolita Onufrij di Kiev, il capo della Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Mosca) è nato nell'Ucraina occidentale, la cosiddetta regione "pro-ucraina".

Ciò espone il conflitto per quello che è: non sono russi contro ucraini. Questa non è una chiesa ucraina contro una chiesa russa, questa è l'Ortodossia contro il satanismo. Questi sono gli ucraini ortodossi (i membri della Chiesa canonica) perseguitati dai fascisti adoratori del diavolo.

Questa è una questione della luce contro l'oscurità, del serpente contro l'aquila, della santa Rus' contro il nazismo, e di Dio contro il diavolo nei cuori degli uomini, come direbbe Dostoevskij.

La Chiesa canonica predica amore e unità e, come ha spiegato lo stesso metropolita Onuphry. Non sta cercando di costruire né un mondo russo né uno ucraino, ma il mondo di Dio, e sta cercando di unire tutti gli ucraini in un'unica famiglia in Cristo. [13] A tal fine, non si vede nessun simbolo politico alla processione della croce organizzata dalla Chiesa canonica, mentre qualsiasi evento o manifestazione guidata da Filaret presenta sempre più bandiere che icone. E ora anche le sue icone contengono bandiere.

"Santa" Victoria Nuland del Majdan?

Vale la pena notare, nella parte in basso a sinistra del murale, c'è una donna con un piccolo vassoio; non è confermata, ma potrebbe benissimo simboleggiare Victoria Nuland, l'inviata degli Stati Uniti che ha frequentato il Majdan, e notoriamente ha distribuito biscotti ai rivoluzionari. Nuland è rilevante perché ha avuto grandi difficoltà a cercare di spiegare (o piuttosto di negare) la presenza di neo-nazisti in Ucraina e sul Majdan.

Il parlamentare americano della California, Dana Rohrabacher, ha insistito per ottenere chiarezza, dicendo:

"Ho visto quelle foto e ho anche visto un sacco di persone lanciare bombe incendiarie a gruppi di poliziotti. C'erano persone che sparavano ai ranghi della polizia... La domanda è: erano coinvolti gruppi neo-nazisti? "

Nuland è stata costretta ad ammettere: "C'erano molti colori dell'Ucraina coinvolti, compresi colori molto brutti".

Bambini e preti sono stati bombardati per le strade, chiese e monasteri bruciati e sequestrati... Brutti colori, davvero.

San Giorgio come un "ribelle ucraino"?

Oltre al disgustoso neo-nazismo, abbiamo visto i brutti colori dell'etnofletismo esibiti con orgoglio in questo murale satanico. Questa icona è un insulto al santo nome di san Giorgio il Vittorioso. Il Santo, la cui uccisione del drago è un simbolo di Dio vittorioso sul diavolo, è stato appropriato come simbolo sacrilego del movimento neo-nazista, dell'odio etnico.

Nello specifico, sul loro sito web, il Patriarcato di Kiev a Ternopol' dice:

"Giorgio il Vittorioso è il santo patrono dei combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina". [14]

Io non ero a conoscenza che tale mecenatismo fosse mai stato menzionato nel Sinassario o nella tradizione della Santa Chiesa ortodossa. Ciò che viene menzionato, ed espressamente condannato, è l'etnofletismo – che è quando il nazionalismo e l'odio etnico invadono il mondo ecclesiastico – come per esempio dipingere un'icona che contiene simboli nazisti, un aeroporto bombardato, una rivoluzione politica e fucili d'assalto, e poi appropriarsi di san Giorgio come protettore di questa causa.

Questo ci porta all'ultima grave offesa di questo monumento alla diavoleria: la profanazione dell'aquila bicipite.

Aquila a due teste

Ora finalmente arriviamo all'elefante, o meglio, all'aquila, nella stanza. San Giorgio sta calpestando l'aquila bicipite. In questo contesto, è chiaro che questa aquila rappresenta la Russia, ma rappresenta solo la Russia?

L'aquila bicipite era prima un simbolo dell'impero romano-orientale (bizantino), prima che fosse adottata dalla Russia, e quest'aquila continua ad essere usata sia dai greci, dai serbi (anche dal Montenegro, da altri popoli jugoslavi, ecc.), dai romeni e da innumerevoli altre culture e popoli tra cui anche tedeschi e austro-ungarici.

A volte si dice che le due teste rappresentino la Chiesa e lo Stato, alcuni dicono che rappresentano il dominio sull'Oriente e sull'Occidente. L'aquila è stata usata anche in molte decorazioni di chiese, e in termini semplici potrebbe essere definita una mascotte pan-ortodossa. Ma per i monarchici è un simbolo sacro dei re e degli imperatori unti di Dio.

Nel caso del murale di Filaret, è certamente lì solo per ragioni nazionaliste, e crea per lui un dilemma. L'aquila a due teste è anche un simbolo tenuto caro dallo stesso Patriarcato ecumenico.

il patriarca ecumenico Bartolomeo con l'aquila bicipite e le bandiere greche. Foto: www.amna.gr

Il simbolo è mostrato su una bandiera preziosa per la Chiesa di Grecia; questa bandiera ha un significato ugualmente profondo per greci e serbi come per i russi – e il murale di Filaret la sta dissacrando. Cosa ne penseranno i nuovi maestri di Filaret? Non abbiamo bisogno di speculare – un sito web greco ha già espresso indignazione, rilevando molti dei dettagli che abbiamo già discusso. Ecco alcuni estratti tradotti in inglese dal greco:

"L'aquila bicipite uccisa dalla falsa immagine di San Giorgio, è il simbolo più riconoscibile del cristianesimo ortodosso di oggi (accanto alla croce). L'aquila tiene una croce e un globo, che simbolizzano una pacifica sinergia tra la Chiesa e lo stato. Questa bandiera era storicamente usata dagli imperi bizantino e russo. Oggi è la bandiera ufficiale del Patriarcato ecumenico... della Chiesa ortodossa greca e del Monte Athos. In un'esplosione pubblica di disprezzo per la fede ortodossa e di disprezzo dei molti paesi che usano l'aquila nelle loro bandiere, Filaret ha "benedetto" questa immagine... e il giorno dopo Bartolomeo ha ritirato l'anatema contro di lui". [15]

Il sito web ha anche rilevato la presenza dei simboli neonazisti.

L'odio di Filaret e della sua chiesa nazionalista è così forte e ha accecato la loro logica fino al punto in cui commissionano un murale blasfemo, insultando tutti gli ortodossi che hanno custodito questo simbolo per millenni, incluso il Patriarcato ecumenico, in un momento in cui hanno disperatamente bisogno di sostegno per le loro attività non canoniche. Finché possono calpestare la Russia, non importa loro di calpestare anche il Monte Athos, la Grecia, la Serbia, la Romania, ecc.

Un murale sovietico?

L'ispirazione per l'uccisione di questa aquila molto stimata potrebbe forse essere il manifesto di propaganda del 1917 di B. Shippih, che raffigurava l'aquila bicipite come un mostro contro cui il popolo ucraino si era ribellato.

foto: Wikipedia

Ironia della sorte, la foto presenta l'atamano cosacco Bogdan Khmelnitskij, che riunì l'Ucraina alla Russia nel 1654, e la cui statua, molto apprezzata sia dal popolo russo sia dai nazionalisti ucraini, fu originariamente costruita come dono con la benedizione dello tsar russo. Questa è l'ironia della questione nazionale ucraina.

Il murale, tuttavia, ha molto in comune con un'altra era della storia russa, a cui il nazionalismo ucraino deve molto, anche se non lo ammetterebbe mai, cioè l'era sovietica.

Il murale ha in realtà molto in comune con l'immaginario sovietico che glorifica la vittoria del popolo moderno sulla religione – come l'aquila era sia un simbolo del monarca, sia di colui che lo unge - Dio, e quindi la Chiesa.

La distruzione dell'aquila a due teste è stata descritta in molte immagini e propaganda sovietiche. Prendiamo ad esempio questo video comunista, che mostra l'aquila come un mostro monarchico colpito dalla tempesta di fulmini di una ribellione popolare, simile nel contesto sia a questo murale sia al manifesto di propaganda nazionalista ucraino sopra esposto, della stessa epoca della rivoluzione bolscevica.

È molto ironico che gli ultranazionalisti ucraini debbano tanto all'Unione Sovietica che odiano.

E bisogna chiedersi, perché odiano così tanto i bolscevichi? È comprensibile il motivo per cui i cristiani ortodossi sono contrari a loro; ma furono i comunisti a realizzare ciò che secoli di uniatismo e di occupazione austro-ungarica non riuscirono a fare.

I comunisti furono i primi a governare completamente tutto ciò che è l'Ucraina moderna, e quindi per la prima volta, intenzionalmente o accidentalmente, completarono il progetto austro-ungarico dividendo totalmente il popolo ucraino dai russi su linee nazionalistiche.

La prima formazione permanente di uno stato chiamato "Ucraina" è stata attuata dai comunisti. Quindi, se lo ha mai fatto qualcuno, sono stati i comunisti a creare il moderno stato ucraino. Le formazioni storiche della "Ucraina" hanno poco in comune con i confini attuali, che sono interamente il risultato dell'Unione Sovietica che ha formato la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.

Né la Rus' kievana, né la Confederazione Polacco-lituana, né l'Atamanato cosacco, né l'Impero Russo, né l'Impero Austro-ungarico, né gli stati ucraini di breve durata dei primi anni '20 contenevano tutte le terre della moderna Ucraina che sono state unite completamente solo dai comunisti.

la Metropolia di Kiev del 1686 ha poco a che fare con il moderno stato ucraino. Includeva solo le terre mostrate in verde, alcune delle quali ora fanno parte di Polonia, Bielorussia e Russia. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'impero russo fu il più vicino, ma non governò mai tutta la Galizia, che era sotto l'occupazione austro-ungarica / uniate e fu unita all'Ucraina solo dopo la seconda guerra mondiale dallo stesso Stalin. Di seguito una piccola mappa dell'evoluzione storica dei territori ucraini, un argomento che merita uno studio.

mappa da The Duran.com

Per essere chiari, questo non nega l'esistenza degli ucraini in tutta questa storia. Comunque fossero storicamente, anche da coloro che desideravano un'indipendenza (politica) dallo tsar di Mosca come Filip Orlyk [16], non furono mai visti come una nazione veramente straniera e diversa, ma piuttosto come uguali e parte della nazione della Rus' - ciò che si chiama santa Rus'. Anche l'eroe cosacco Bogdan Khmelnitskij mantenne questa convinzione. [17]

il patriarca Teodoro di Alessandria sulla santa Rus' e sull'aquila a due teste

La santa Rus' o santa Russia non riguarda il nazionalismo. È un antico concetto spirituale ortodosso. Era un termine usato anche da santi greci, come san Massimo l'Agiorita [18] per descrivere le antiche terre della Rus' kievana – la Russia antica; non chiamavano nemmeno Bisanzio "santa", ma alla Rus' era dato questo titolo. Questo termine è ancora usato oggi. Proprio quest'anno, il patriarca di Alessandria durante la sua visita a Mosca, [19] mentre concelebrava con il patriarca Kirill (con il presidente Putin presente) ha usato questo termine.

Incredibilmente, dopo che il patriarca Teodoro di Alessandria ha detto (in greco) che "la Rus' è sempre stata, è, e sarà la santa Russia", subito dopo ha notato la bella presenza dell'aquila bicipite di Bisanzio all'interno del Cremlino di Mosca.

Com'è stato quasi profetico! Era come se la Provvidenza avesse ordinato che sua Beatitudine parlasse di questo in occasione del Battesimo dalla Rus', per ricordare alla gente la verità della santa Russsia e della sua eredità dall'impero bizantino. È davvero meraviglioso come abbia parlato della santa Rus', e una frase in seguito l'abbia collegata all'aquila bicipite. Si ricordi che la santa Rus', che i bolscevichi hanno cercato di distruggere, non è una forma particolare del nazionalismo russo. Significa che l'ortodossia definisce i popoli della Rus', superando il nazionalismo.

La santa Rus' è l'eredità spirituale del popolo russo, ucraino e bielorusso, custodita nelle sacre parole e profezie di san Lavrentij di Chernigov.

"Russia, Ucraina e Bielorussia – insieme siamo la santa Rus'."

La visione ortodossa di questi popoli, se si scava profondamente, rivela che la loro unità è sacra, benedetta da Dio e indivisibile. Questo è il motivo per cui questo murale dissacra l'aquila bicipite, perché in fondo i suoi creatori disprezzano la santa Rus' e i suoi santi, da Vladimir il Grande a Lavrentij di Chernigov, che si addormentò nel Signore negli anni '50 e avvisò dei futuri eventi in Ucraina, che stanno giungendo a compimento.

Questo è il vero motivo per cui hanno commissionato questo murale. Dobbiamo renderci conto che non solo glorifica il nazismo, ma è blasfemo ed è un insulto a tutti i popoli ortodossi da Costantino il Grande ai nostri giorni.

Questa non è una "icona", ma un murale diabolico e demoniaco, ispirato dallo stesso serpente ingannatore che san Giorgio calpesta giustamente. L'hanno commissionato al nazismo, all'etnofletismo e all'ultra-nazionalismo, che li hanno completamente accecati.

Inoltre, questo non è solo un evento isolato di qualche gruppo marginale; rappresenta l'intero spirito degli scismatici, in quanto il loro leader, lo stesso Filaret, lo ha benedetto. In questa stessa chiesa, tra l'altro, secondo un sito web greco, c'è un dipinto di Filaret stesso tra alcuni santi (e anche scismatici); il sito web ha notato quanto questo sia sinistramente arrogante. [20]

foto: dimpenews.com.

Questo è il messaggio di Filaret e dei suoi tirapiedi al mondo. Le loro "icone" non riguardano Dio, ma il nazismo, dove raffigurano la guerra e il bagno di sangue che tanto amano. Se l'Ortodossia e Dio stesso non sono d'accordo con le loro opinioni, creeranno la loro setta e adoreranno i loro idoli.

Questo è il motivo per cui dissacrano l'Ortodossia in questo murale; è per questo che dissacrano l'aquila bicipite di Bisanzio e della santa Rus', perché l'Ortodossia ha sempre affermato la verità: gli ucraini non sono solo nostri amici, sono la nostra famiglia! Insieme, siamo la Santa Rus' – ciò che Dio ha messo insieme, nessun uomo lo separi!

Note

[1] San Giorgio che uccide il drago è anche il simbolo della città di Mosca. Sostituire il drago con l'aquila bicipite nella pittura murale di una chiesa è un colpo perverso a Mosca che non ha posto nel cristianesimo, per non parlare dell'Ortodossia.

[2] Il potere dietro il trono, per così dire, con un riferimento storico al cardinale Richelieu, che deteneva un grande potere sulla Francia. Le sottili espressioni facciali e le dichiarazioni di Zorja sono spesso un indizio per interpretare ciò che sta accadendo all'interno del Patriarcato di Kiev.

[3] https://dimpenews.com/2018/10/22/βαρθολομαίε-είσαι-ναζιστησ-σ΄εκκλησ/

[4] https://www.adl.org/education/references/hate-symbols/wolfsangel

[5] https://luxtimes.lu/archives/11247-city-exhibition-on-ukraine-features-nazi-symbols

[6] https://www.ohchr.org/Documents/Countries/UA/Ukraine_13th_HRMMU_Report_3March2016.pdf

[7] https://www.ohchr.org/Documents/Countries/UA/Ukraine_14th_HRMMU_Report.pdf

[8] https://www.osce.org/pc/233896?download=true

[9] La svastica era originariamente un antico simbolo indù; forme simili di wolfsangel erano usate dai popoli germanici storici. Tuttavia è innegabile che nel contesto moderno questi simboli abbiano chiare connotazioni neonaziste.

[10] https://web.archive.org/web20171204203550/http://ukraina.ru/exclusive/20170529/1018722291.html

[11] "Dobbiamo cambiare la psicologia della nostra società e la psicologia dei nemici, e influenzare l'opinione del mondo. Il terrore non sarà solo il nostro mezzo di autodifesa, ma anche di agitazione [rivoluzionaria] che raggiungerà tutti: la nostra stessa gente e gli estranei, indipendentemente dal fatto che lo desiderino o meno ..." Si veda qui per maggiori informazioni. fonte: Tadeusz Piotrowski, Genocide and Rescue in Wolyn ( Jefferson, N.C.: McFarland and Company, 2000), p. 11–12.

[12] https://www.ohchr.org/Documents/Countries/UA/UAReport18th_EN.pdf

[13] https://youtu.be/ZzrfB8IV7eU

[14] Fonte originale in ucraino: “Юрія Переможця—покровителя борців за незалежність України.”

[15] https://dimpenews.com/2018/10/22/βαρθολομαίε-είσαι-ναζιστησ-σ΄εκκλησ/

[16] Filip Orlyk scrisse nel 1710 una costituzione cosacca in cui menziona la parola Ucraina, così come "Piccola Russia". Tuttavia non ha mai parlato di una "nazione ucraina", ma solo dell'Ucraina come territorio geografico, che considerava come sinonimo di terra russa. La gente, la sua gente, gli antenati degli ucraini moderni, era da lui chiamata la "nazione della Piccola Russia". Fonte in ucraino: https://spzh.news/ua/zashhita-very/45567-svyata-rus-vs-prosvichena-vropa

[17] https://holmogor.livejournal.com/6973066.html

[18] https://spzh.news/ru/zashhita-very/45538-svyataya-rus-vs-prosveshchennaya-evropa

[19] Il patriarca di Alessandria può essere sentito dire in greco, e tradotto in russo, che "la Rus' è sempre stata e sempre sarà la Santa Rus' " https://youtu.be/syCilzSvfvk?t=9371

[20] https://dimpenews.com/2018/10/22/βαρθολομαίε-είσαι-ναζιστησ-σ΄εκκλησ/

 
Visita di padre Mtanios Haddad

In questi giorni è in visita in Piemonte l'archimandrita Mtanios Haddad, parroco della basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma, e apocrisario (rappresentante) del patriarcato melchita di Antiochia presso la Santa Sede. Siamo stati felici di averlo in visita presso la nostra chiesa, nel corso di incontri di sensibilizzazione alla tragica situazione del popolo siriano. Ringraziamo di cuore l'impegno di Enrico Vigna (nella foto, accanto a padre Haddad) in favore delle popolazioni sofferenti del Medio Oriente, tanto generoso quanto quello per i progetti di aiuto ai più bisognosi dell'ex-Jugoslavia.

 
Intervista di Tudor Petcu a Stéphanie Mendes

La prego di spiegare in poche righe cosa l'ha portata all'Ortodossia.

Ciò che mi ha portata all'Ortodossia è Dio stesso, non sono stata io a cercare Dio nella fede ortodossa, ma è Dio che mi ha messo alla prova prima di portarmi nella sua grande misericordia e nel suo vero amore.

È successo 12 anni fa, ero una semplice cristiana cattolica battezzata, persa in una normale vita civile. Ho avuto la sfortuna di toccare ciò che Dio non permette, la magia bianca, che si è trasformata in magia nera ed è finita in una caso di "possessione demoniaca". I miei genitori, loro stessi cristiani cattolici, sono stati portati a incontrare preti cattolici, a chiedere aiuto, ma la risposta è stata purtroppo che era troppo tardi per me, che sarei morta.

Come risultato, i miei genitori hanno contattato dei padri ortodossi, che hanno provato tutto per tutto con l'aiuto di Dio per tirarmi fuori da questo inferno e per grazia divina sono ancora viva e ora pienamente devota. Dio, passando attraverso i santi padri ortodossi, mi ha salvata. Alleluia!

Sono stata poi portata alla cresima, "convalida del battesimo", e sono diventata ortodossa per volontà di Dio.

Per me, la più grande grazia che abbia mai ricevuto da Dio è questa, specialmente perché posso ringraziarlo mille volte per avermi dato un padre spirituale pieno di saggezza e amore incondizionato per la mia famiglia, e non gli sarò mai abbastanza grata. Possa il Signore rendergli merito per me mille volte.

Qual è a suo parere l'unicità della spiritualità ortodossa?

Per me, l'unicità della spiritualità ortodossa è prima di tutto nella preghiera a Gesù, "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore", la preghiera che collega ogni cristiano nel suo cuore e nella sua mente a Dio ma anche in ogni parola, ogni gesto, ogni tradizione ispirata dallo Spirito Santo e che allo stesso tempo tocca il cuore della nostra stessa identità.

L'Ortodossia è l'espressione della divinizzazione personale di ogni uomo, ogni paese, ogni cultura, ogni popolo.

Anche nella Santa Liturgia troviamo l'unicità perché è l'unica realtà che rappresenta gli angeli del paradiso.

Ogni sacramento ortodosso è unico perché fa appello alla realtà trasfigurata del paradiso.

Credo davvero e sinceramente che l'unicità nella fede ortodossa si trovi ovunque e in ogni cosa.

Inoltre, la Chiesa ortodossa è la comunione, la rigorosa unicità spirituale della fede e della vita delle chiese che seguono i 7 consigli ecumenici.

Come definirebbe la bellezza che si può trovare nella liturgia ortodossa?

Per quello che ai miei occhi caratterizza la bellezza della liturgia ortodossa, c'è in primo luogo ciò che ho trovato immediatamente, la presenza di Dio, in ogni preghiera, in ogni icona, in ogni canto liturgico: Dio è ovunque, non posso spiegarlo, è il mio sentimento personale, eleva e ricolma le nostre anime in preghiera. Noi siamo nel timore di Dio, è anche questo rende ardente la nostra fede e tutta la bellezza della spiritualità ortodossa. E per chiudere l'argomento, nella liturgia ortodossa noi tutti formiamo un'unica e stessa Chiesa, la Chiesa di Cristo nostro Signore.

Che cosa rappresenta l'icona ortodossa per lei? Quale sarebbe il suo ruolo e il suo messaggio?

L'icona ortodossa rappresenta per me una finestra sul cielo. L'icona santifica la vista e quindi trasforma la vista in visione. Rende l'uomo capace di vedere l'invisibile attraverso il visibile, il Regno attraverso il Mistero. È una rivelazione del mondo della gloria di Dio. L'icona è un'immagine che in tutto è parte integrante della liturgia ortodossa. È santificata e ai miei occhi rappresenta anche l'unicità della spiritualità ortodossa. Penso che ciascuno dei fedeli crei un'intima connessione con l'icona. È altrettanto importante venerare un'icona sacra che ascoltare la parola o leggere gli scritti.

Quale sarebbe il senso della vita che ha scoperto nella spiritualità ortodossa?

Il senso della vita che Dio vuole per me è nell'Ortodossia, e da nessun'altra parte. Dio mi ha permesso di cadere, ho capito che c'è molto poco tempo, "non più né meno di una settimana".

Sono caduta in spiritualità esoteriche, false credenze che portano a una falsa pace interiore, sono caduta nel mondo, in questo mondo, "Dio me lo ha concesso, un tempo... un tempo lungo", più di due anni e mezzo di caduta! Poi alla fine di questo periodo ero in un punto in cui la mia anima non era più in pace, vomitavo questo mondo, ogni parola malvagia che mi toccava l'anima mi stava davvero nauseando.

Fino a quando ho letto una parola di un grande santo Padre, "il santo starets Taddeo" che diceva "Non entrare in una guerra spirituale con il mondo" ed ecco... mi sono sentita in pace, e così ho capito che Dio mi aveva appena chiesto di ritornare all'Ortodossia e questo è quello che ho fatto pienamente, la mia vita ora è fare pienamente la volontà di Dio, cercare di evitare le cadute, pregare per le anime dei vivi e dei morti, insegnare ai miei figli la fede ortodossa, non giudicare il prossimo ma pregare per lui, per operare la mia umiltà, anche se rimango peccatrice e non perfetta, amare incondizionatamente ogni essere umano come Dio ci ama, perdonare tutto ciò che posso perdonare con l'aiuto di Dio. Così tanto è cambiato da quando sono diventata ortodossa.

La fede ortodossa cambia completamente un essere umano, quando Dio mostra davvero se stesso, noi possiamo seguirlo, in qualche modo, ma lui sa ciò che sta facendo, e tutto è perfetto.

Tutto arriva a tempo, né prima né dopo, tutto è cronometrato al secondo.

Quindi ho accettato che sia il mio Padre, un Padre perfetto, quello che mi fa vedere le mie cadute, che mi chiede di fermarmi, che mi dà dei piccoli schiaffi, che quando non voglio capire mi mette al muro ma che mi ama, che rimane lì con tutto il suo amore per osservarmi e aiutarmi a salire, che mi riempie di gioia e di grazia quando giungo a vedere il peccato e a non cadere .... .

Dio è perfetto! Tutto è perfetto!

Come può la Chiesa ortodossa sperimentare una forte evoluzione in Occidente e in particolare in Francia?

L'evoluzione che penso che farà nel tempo, è iniziata bene qui in Francia, insieme alla deriva di altre religioni cristiane. Trovo che tre quarti delle persone parlano di Dio ma non lo conoscono.

Mi spiego più precisamente su questo argomento, ho spesso a che fare con i cattolici e loro non sanno parlare, si difendono con la parola delle Sacre Scritture, cosa che di per sé è buona, ma Dio non passa non solo da questa strada...

Nella fede ortodossa, ovviamente, leggiamo le Sacre Scritture, ma abbiamo ancora un'altra relazione con Dio, un'altra conoscenza di Dio, abbiamo una conoscenza che passa attraverso le parole dei santi Padri, ne cito alcuni: san Serafino di Sarov per la Russia, san Gabriele il folle in Cristo per la Georgia, sant'Antonio il Grande, san Seraphim Rose, il santo starets Taddeo, ecc..., grandi saggi che hanno mantenuto la primaria e antica tradizione della fede ortodossa.

Penso che a tempo debito Dio stesso richiamerà a sé ogni essere in grado di ascoltarlo, noi come semplici fedeli ortodossi, trasmettiamo secondo il nostro modo di essere più o meno buono... le basi dell'Ortodossia. Trasmettiamo a ogni persona che vuole ascoltarlo ciò che apprendiamo attraverso gli scritti e le parole dei nostri santi Padri.

Ma dopotutto è questione di tempo, Dio non ha tempo, agisce quando decide. Il seme viene seminato, aspetta di germogliare con pazienza, amore e fede.

Non dimentichiamo che la Francia è stata ortodossa per 1000 anni ... c'è solo un ritorno alla fede dei nostri antenati, non c'è alcuna opposizione tra Occidente e Ortodossia.

Direi che è così anche perché nella Chiesa ortodossa troviamo le radici della Chiesa per comprendere meglio il suo messaggio e la sua storia ...!

È come una continuazione del Vangelo, una vita in cui tutto è spiegato, i miracoli di Cristo sono naturali e fanno parte della vita quotidiana, proprio come le vite dei santi.

Lasciamo che Dio agisca a suo tempo, non dimentichiamo che per Dio tutto è perfetto!

Quale sarebbe la relazione tra la sua identità occidentale e la spiritualità ortodossa che ha scelto come stile di vita?

Diciamo che non sono stata io a scegliere la fede ortodossa, per non parlare del patriarcato di cui faccio parte da 12 anni.

Come ho detto sopra, è stato Dio stesso che mi ha portato lì, è Dio stesso che mi ha fatto rinascere nella fede ortodossa, nel patriarcato ortodosso serbo.

La fede ortodossa non si è mai staccata dall'Occidente, quindi alla fine sono proprio dove Dio vuole che io sia, e questo ai miei occhi è tutto ciò che conta.

Non mi considero appartenente all'Occidente o anche alla Francia. Considero di appartenere pienamente a Dio. La mia identità, l'unica identità che ho è di essere completamente ortodossa.

 
Intervista di Saker a Peter Koenig


Le sanzioni occidentali alla Russia – La cooperazione Russia-Cina e uno spostamento tettonico dell'economia mondiale – Il potere mondiale

Saker: Com'è che la Russia ha affrontato le sanzioni finora e quali sono le prospettive per il futuro?

Peter Koenig: Iniziamo a spiegare cosa sono le "sanzioni"? - Le sanzioni sono punizioni (economiche) da parte dell'impero autoproclamato di Washington e dei suoi seguaci europei su qualunque paese che non segua i dettami dell'impero. In realtà, è peggio. I burattini europei senza spina dorsale europei vi partecipano a dispetto delle proprie perdite, per non essere sanzionati essi stessi dall'impero. In alcuni casi, sono così sottomessi, come nel caso delle punizioni contro la Russia, che promuovono le sanzioni contro i propri interessi (economici e politici), solo per compiacere l'egemone transatlantico che è lontano dal campo di battaglia – e rimane sempre lontano dal campo di battaglia, in modo che gli altri possono essere bombardati e feriti.

Un esempio del caso in questione: due guerre mondiali hanno sconvolto e distrutto l'Europa, anche se gli impulsi per le feroci guerre mondiali sono giunti dagli Stati Uniti. L'attuale 'crisi' attorno all'Ucraina è anch'essa interamente fabbricata e istigata da Washington fino al punto di provocare un'altra guerra mondiale, che forse, volenti o nolenti, potrebbe essere l'ultima della nostra civiltà. Washington non perde un'occasione per denigrare il presidente russo Putin, per entrare nel gioco di potere sempre più apertamente orrendo per l'Ucraina, dove gli uomini di Obama con l'aiuto dei vassalli europei hanno organizzato un colpo di stato, scacciando un presidente democraticamente eletto – Viktor Janukovich – e mettere al suo posto un governo nazista criminale e omicida.

L'idea va contro tutti i precedenti accordi, facendo dell'Ucraina un paese della NATO e usurpando come effetto collaterale le ricchezze dei terreni agricoli dell'Ucraina. L'Ucraina è stata considerata per centinaia di anni il granaio d'Europa, in particolare per l'Unione Sovietica e in seguito per la Russia. L'Ucraina ha anche risorse naturali, in particolare minerali e gas naturale. Con una stima di 1,2 miliardi di metri cubi (m3) l'Ucraina ha le terze più grandi riserve di gas di scisto in Europa. Si accede al gas di scisto attraverso il processo di estrazione molto controverso e ostile dal punto di vista socio-ambientale chiamato 'fracking'.

L'economia statunitense, che dipende in gran parte l'industria bellica, ha bisogno di sempre nuove guerre e conflitti. Più del 50% del suo PIL dipende dalle industrie militari e dai servizi connessi. Obama si vanta di essere attualmente impegnato in 7 guerre in tutto il mondo, nonostante i quasi innumerevoli conflitti in tutto il mondo, istigati, finanziati e realizzati per procura per conto dell'impero. Ma Putin non è caduto nella trappola. Infatti, grazie al pensiero stellare strategico e diplomatico di Vladimir Putin, al mondo – soprattutto all'Europa – è finora stata risparmiata una terza guerra mondiale – la terza guerra in 100 anni.

Per essere sicuri che il mondo in generale sia convinto che la Russia è colpevole nel conflitto atroce e mortale in Ucraina, le sanzioni devono essere montate contro la Russia; Putin deve essere calunniato, offeso, vilipeso. La parola dell'imperatore nudo ha ancora un impatto nell'emisfero occidentale neoliberista: che i politici ci credano o no, si comportano come se ci credessero, allo stesso modo in cui la gente ammira i vestiti nuovi dell'imperatore nudo. Le sanzioni dovrebbero punire il popolo russo, evocare una ribellione interna e portare a un 'cambio di regime'. È avvenuto il contrario. Putin, con l'85%, gode di uno dei più alti indici di gradimento di qualsiasi capo di stato eletto democraticamente.

La seconda domanda è – perché una sola nazione, gli USA, può imporre sanzioni? – Poiché gli Stati Uniti, dopo la seconda guerra mondiale, quando hanno convocato la conferenza di Bretton Woods per stabilire la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), avevano già un'idea fissa – di dominare il mondo attraverso l'arma della finanza. Ciò che non era evidente allora, da allora è diventato cristallino. Il vincitore auto-dichiarato della seconda guerra mondiale ha dettato le regole.

Con gli Stati Uniti che detenevano a quel tempo le più grandi riserve d'oro, l'idea geniale era di stabilire una base aurea che ancorava il dollaro USA a un prezzo dell'oro di 35 dollari USA a oncia e che ancorava tutte le altre valute occidentali al dollaro. Il FMI è stato creato per vigilare sul sistema monetario occidentale su base aurea.

Nixon ha abbandonato la base aurea nel 1971 perché (i) erano in circolazione troppi dollari perché gli Stati Uniti tenessero il passo con le riserve d'oro, e (ii) il debito lasciato agli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam doveva essere coperto con la vendita di oro al prezzo di mercato, che già allora era di circa dieci volte superiore a quel tasso fisso di 35 dollari. Sì, a quel tempo anche l'amministrazione Nixon aveva una certa etica, cioè pagare i propri debiti.

Ma la vera ragione nascosta era brillante. Lasciando la base aurea, il dollaro è diventato de facto la moneta fiat (a corso forzoso) di riferimento in tutto il mondo e la principale riserva monetaria, sostituendo sostanzialmente l'oro. I grandi contratti internazionali si facevano in dollari, aumentando così la domanda di dollari. Inoltre, attraverso un accordo speciale negoziato tra la famiglia Bush, amica del re saudita, e la casa Saud, accordo poi formalizzato da Kissinger con il governo saudita, l'Arabia Saudita come capo dell'OPEC doveva assicurare che il dollaro rimanesse l'unica moneta in base alla quale scambiare gli idrocarburi in futuro. In cambio, gli Stati Uniti avrebbero assicurato militarmente la sicurezza saudita. Dal momento che tutti hanno bisogno di petrolio, tutti hanno bisogno di dollari. Da qui la richiesta di più dollari in circolazione.

Arriva quindi la BRI – la Banca dei regolamenti internazionali, creata nel 1930 e originariamente istituita per facilitare il pagamento delle riparazioni tedesche imposte dal Trattato di Versailles. Oggi, la BRI, in gran parte di proprietà privata da parte del gruppo Rothschild e di altre famiglie di banchieri occidentali, è considerata la banca centrale delle banche centrali, che controlla quasi tutte le transazioni monetarie internazionali – di cui la maggior parte deve transitare attraverso una banca di Wall Street con sede negli Stati Uniti. Quindi è stato creato un sistema monetario fiat fraudolento grazie al quale Washington ha giocato fino ad oggi al cowboy con il resto del mondo. Ma questo sta cambiando rapidamente.

Per farla breve con una lunga storia, ciò spiega perché gli Stati Uniti hanno (o hanno avuto) così tanto potere finanziario sul resto del mondo, compresa la Russia; perché Washington può sequestrare e bloccare le attività estere in tutto il mondo a volontà, perché può costringere e 'sanzionare' altri paesi a comportarsi secondo l'ordine del giorno degli Stati Uniti.

Questa supremazia sta gradualmente vacillando e si sta dissolvendo sempre più velocemente. Le sanzioni costituiranno più minacce che azioni reali. I BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), nonché i paesi della SCO (Shanghai Cooperation Organization) stanno portando avanti il commercio generale nella loro moneta. Russia e Cina stanno già commerciando idrocarburi nelle proprie valute e altri seguiranno presto.

Il costo delle sanzioni contro la Russia è un argomento controverso. Secondo la CNN, le sanzioni costano alla Russia 'più di 100 miliardi di dollari'. Allo stesso tempo, Newsweek ammette che la Russia potrebbe sostituire facilmente il commercio con l'Unione Europea, aumentando gli scambi con l'Asia e l'America Latina, riducendo rapidamente in tal modo i costi delle 'sanzioni'. Newsweek dice anche che le sanzioni che gli Stati Uniti hanno dettato all'Europa contro la Russia sono costate all'Unione Europea almeno 100 miliardi di euro. La NDTV indiana riporta le perdite dell'Europa a 21 miliardi di euro; allo stesso tempo, segnalano che nel 2013 le esportazioni dell'Unione Europea verso la Russia ammontavano a 119 miliardi di euro. Le 'sanzioni' hanno avuto inizio nel 2014.

La vera storia è l'aumento della miseria soprattutto per i paesi meridionali dell'Europa, come la Spagna, la Grecia, l'Italia; la gente comune soffre con coraggio perdite di esportazioni di prodotti agricoli e turismo in declino. Ma si sono anche persi posti di lavoro in tutta l'UE, per esempio nella sola Germania, i posti di lavoro persi e minacciati a causa delle sanzioni contro la Russia (commercio ridotto) sono stimati a oltre 300.000. La catena di conseguenze è infinita, ma danneggia per lo più l'Europa – e soprattutto non il Grande Maestro ed egemone transatlantico. Putin in realtà ha detto che tali sanzioni sono una manna dal cielo, in quanto consentono alla Russia di sviluppare agricoltura e industria e diventare finalmente autosufficiente, cioè indipendente dal commercio occidentale.

Anche la questione dei prezzi del petrolio e della manipolazione dei prezzi del petrolio è una storia controversa. I prezzi del petrolio sono scesi di circa il 50% negli ultimi 12 mesi, a oggi circa 50 dollari al barile. Questo calo dei prezzi ha sicuramente causato danni a chiunque vende idrocarburi. Il beneficio deve essere politico, da qualche parte. L'opinione comune vorrebbe che l'Arabia Saudita sia in combutta con gli Stati Uniti creando una sovrapproduzione di benzina per danneggiare il 'nemico', vale a dire la Russia, l'Iran e il Venezuela.

Tuttavia, sta emergendo un'interessante nuova teoria, e cioè che l'Arabia Saudita sta sempre più realizzando il declino dell'Occidente e sta cercando una più stretta alleanza con la Russia e la Cina – che sono clienti sicuri per i suoi idrocarburi. Incontri recenti tra i ministri degli esteri russo e saudita, Sergej Lavrov e Adel al-Jubeir, e in particolare la recente visita di quest'ultimo a Mosca nel mese di agosto indicherebbero un riavvicinamento russo-saudita per qualcosa di più della semplice energia.

Alcuni mezzi di comunicazione sostengono i sauditi vedono affondare la nave occidentale e sono alla ricerca di nuove alleanze in una nuova orbita. La nuova Russia-Cina (BRICS, SCO) potrebbe dare loro il benvenuto in cambio di alcuni concessioni politiche. E potrebbe essere proprio possibile che in accordo con la Russia e nonostante il danno temporaneo alla Russia, i sauditi tengano il prezzo del petrolio basso, cosa che può danneggiare l'industria del gas di scisto o del fracking degli Stati Uniti più della Russia. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia il pareggio medio per il petrolio è di circa 60 dollari al barile – il che rende molti siti di produzione di petrolio di scisto non più redditizi, soprattutto in Texas e in North Dakota. Queste industrie sono cresciute negli ultimi dieci anni e sono fortemente indebitate, quindi i fallimenti abbondano. Nel solo Texas circa 60.000 operai di petrolio di scisto / fracking sono senza lavoro. – Si può chiamare questa situazione 'sanzioni inverse'.

Inoltre, quando i prezzi del gas sono scesi drasticamente all'inizio di quest'anno, molti azionisti occidentali della società del gas russo si sono trovati in preda al panico e hanno venduto le loro azioni a prezzi stracciati – solo perché il governo della Russia le ricomprasse a un utile netto di 20 miliardi di dollari in un paio di giorni, come ha segnalato lo Spiegel-on-line all'inizio di quest'anno.

Come sappiamo, la diplomazia tra Lavrov e Kerry non ha fatto progressi di un pollice per quanto riguarda la Siria. Al contrario – l'ISIS, sponsorizzato dagli Stati Uniti, dai sauditi e gli altri Stati del Golfo, ma anche dall'UE e dalla NATO, sta violando sempre più parti del territorio siriano, uccidendo ancor più civili e causando una marea di profughi a cui viene bloccato l'ingresso nella UE – corresponsabile della distruzione massiccia e della miseria in Medio Oriente.

Saker: Qual è la natura complementare delle economie di Russia e Cina e qual è il potenziale di collaborazione di queste due economie?

Peter Koenig: Ciò che i diversi incontri ad alto livello tra Russia e Arabia Saudita potrebbero avere come ordine del giorno, diverso da accordi energetici e vendite di armi – è che i sauditi assumano un ruolo attivo nel contribuire a smilitarizzare il Medio Oriente, in particolare bloccando la sponsorizzazione e gli armamenti all'ISIS e agli altri gruppi terroristici contro la Siria – e cerchino di normalizzare le relazioni con l'Iran, entrambi paesi che sono stretti alleati di Russia e Cina.

Russia e Cina hanno già una stretta collaborazione in materia di assistenza finanziaria reciproca con grandi scambi valutari tra le due banche centrali. Essi sono anche strettamente legati nel commercio, come testimoniano in particolare i recenti enormi accordi sul gas. La Russia ha firmato con la Cina l'anno scorso due enormi accordi sul gas, pari quasi all'equivalente di 800 miliardi di dollari USA. Il commercio si svolgerà nelle rispettive valute locali, non in dollari americani.

Questa e altre offerte di idrocarburi in valute diverse dal dollaro USA ridurranno drasticamente la domanda di dollari e indeboliranno ancora di più la credibilità dei dollari come valuta di riserva. Nel 2000, le riserve internazionali erano per più del 70% in titoli denominati in dollari statunitensi. Questa cifra è scesa nel 2010 al 60% e oggi si sta rapidamente avvicinando al 50%. Quando il tasso scenderà al di sotto della soglia del 50%, si potrà prevedere una fuga dal dollaro.

Russia Insider e Russia Today hanno riferito che la Russia emetterà nel 2016 una nuova carta di pagamento internazionale, la carta MIR (MIR significa pace nel mondo), in collaborazione con il sistema della carta di credito giapponese JCB. Quando la nuova carta MIR prenderà piede in Occidente, la richiesta di dollari e la credibilità del dollaro come valuta di riserva caleranno ulteriormente. Un crollo del sistema monetario fiat occidentale, arma di usurpazione e distruzione in tanti paesi del mondo, potrebbe essere imminente.

Perché la valuta cinese si è 'svalutata' e la borsa cinese è arrivata quasi al collasso? – I media occidentali indicano come responsabilità fondamentale un'economia cinese vacillante. Date una seconda occhiata: lo yuan era stato sopravvalutato su insistenza degli Stati Uniti, che hanno fatto in modo che la banca centrale cinese mantenesse lo yuan fluttuante all'interno di un 'serpente' del 2% nei confronti del dollaro, una richiesta tollerata a causa delle enormi riserve di dollari (circa 16 trilioni) che la Cina detiene. Ora, la Banca della China ha deciso di lasciare che lo yuan 'fluttui' al suo valore naturale, cosa che gli darà ulteriore forza nel mercato mondiale. In questo modo sarà più attraente come valuta di riserva mondiale – il che è esattamente ciò che la Cina punta a raggiungere, vale a dire che lo yuan sia ammessi nel paniere dei DSP (diritti speciali di prelievo) del FMI, che oggi è composto da solo quattro valute – dollaro USA, sterlina inglese, euro e yen giapponese. Aggiungendo lo yuan, ciò renderebbe lo yuan de facto una valuta di riserva accettata a livello internazionale, sottraendo ulteriore peso al dollaro.

Per quanto riguarda la Borsa – è sorprendente che i banchieri occidentali propagandino un declino dell'economia cinese che secondo il loro stesso resoconto (Bloomberg) è ancora in crescita al 7%, che è proprio quello che vuole la Cina. Conoscendo l'impatto che le fluttuazioni di borsa di Shanghai hanno sui mercati mondiali, è più facile che siano i banchieri cinesi, come fanno spesso le loro controparti occidentali, a 'massaggiare' la borsa cinese verso il basso, una 'sanzione' indiretta verso l'Occidente – che costa agli investitori e alle banche occidentali centinaia di miliardi di dollari, ma che non cambia quasi nulla nell'economia interna cinese.

Il leader della Cina, Xi Jinping, si è unito alla celebrazione della vittoria russa sulla Germania nazista, il 9 maggio 2015, con le guardie d'onore cinesi che sfilavano a fianco delle truppe russe. Allo stesso modo, Putin e le truppe russe si uniranno a Xi a Pechino il 3 settembre per celebrare il 70° anniversario della capitolazione giapponese, la fine della seconda guerra mondiale. Questo invia all'Occidente un chiaro messaggio di una solida alleanza difensiva Russia-Cina. La recente espansione della SCO nel settembre 2014 in Tagikistan – con l'ammissione dell'India, del Pakistan e dell'Iran alla coalizione militare economica e strategica, migliora ulteriormente l'emergere di un nuovo potere a est.

Queste osservazioni di cambiamento possono segnalano che uno spostamento tettonico del potere, non solo in Medio Oriente, ma in tutto il mondo potrebbe non essere lontano. Avviene a poco a poco, non dall'oggi al domani, permettendo ai paesi non allineati di prepararsi per una nuova era: un'era di paesi sovrani che vivono in pace e giustizia sociale.

 
Митрополит Месогейский Николай выступил с заявлением по вопросу об автокефалии Православной Церкви на Украине

Заявление иерарха Элладской Православной Церкви опубликовало агентство «Ромфея»

Митрополит Месогейский и Лавреотикийский Николай (Хадзиниколау), иерарх Элладской Православной Церкви, выступил со специальным заявлением по вопросу об автокефалии Православной Церкви на Украине и юрисдикционном конфликте между Константинопольским и Московским Патриархатами. Обращение митрополита Николая опубликовано информационным агентством «Ромфея». Приводим его текст в русском переводе:

«В последние месяцы мы стали свидетелями очень опасного и, как представляется, неоправданного кризиса, который вспыхнул в нашей Церкви. Его причина – неизбежное предоставление автокефалии Украинской Церкви или, скорее, создание автокефальной Церкви на Украине.

Кажется, что межправославные отношения в настоящее время представляют собой большую проблему: в то время как они стремятся к единству с инославными, православные исповедуют, безусловно, любовь, которая их объединяет, но они пренебрегают ею в своем собственном опыте; они декларируют общение через причастие, которое их объединяет, но при этом демонстрируют прямо противоположное.

Верующие люди, со своей стороны, видят, как их лидеры спорят с использованием правовых аргументов; вместо того, чтобы объединять верующих, они создают лагеря адептов и группы приверженцев. Какая жалость! Во всем этом споре есть повод и причина.

Повод — необходимость автокефалии Украинской Церкви. И причина — это право наделять ею. К кому обращаться за этим, кто этим правом обладает?

То, что подразумевают Церкви, — это исторические привилегии, права и каноны. Но, к сожалению, то, чего мы при этом не слышим, — это Евангелие. Первый вопрос, который приходит на ум, таков: нужна ли такая автокефалия? И если да, то нельзя ли с ней повременить еще немного?

Возникает второй вопрос: действительно ли наши права настолько важны, что мы защищаем их, игнорируя наших братьев, сражаясь с ними, или, что еще важнее, путем разрушения нашего тысячелетнего общения с ними?

И третье: прибегать к историческим правам и канонам, это более важно, чем полагаться на евангельские слова?

Константинополь называет «друзьями» русских братьев, но они отказываются от того, чтобы признавать вселенский характер Константинопольского Патриархата.

Таким образом, именно существенные основания единства Церкви разрушены: братство, выражением которого является общеправославное причастие, и вселенскость Константинополя который был ее гарантом в соответствии с канонами и исторической традицией.

А. На самом деле автокефалия Украины — в гораздо меньшей степени срочная необходимость, нежели правовая проблема или упорное политической требование. Напротив, единство Церквей является неоспоримой необходимостью и евангельской заповедью. Что является более главным, автокефалия поместной Церкви или неотъемлемое единство всех «в единой Святой, Кафолической и Апостольской Церкви»?

Те, кто просит об автокефалии, кто они? Возможно ли, что президент сомнительной духовности и самопровозглашенный «патриарх», проблемный с экклезиологической точки зрения, который до сих пор был отрешен от общения как раскольник, являются подходящими людьми, чтобы выразить на Украине эту необходимость как действие Святого Духа, волю Божию и устремление Церкви?

И если мы не хотим слышать голоса тех, кто выступает против автокефалии, как мы можем поддерживать наши надежды на единство перед теми, кто на протяжении многих лет провоцировал раскол и которые уже давно соглашаются в своем сердце с приверженцами старого календаря в Греции и не только?

Если бы Филарет был избран Патриархом Московским в 1990 году, то, чего он так страстно хотел, но что ушло у него буквально из-под носа, просил бы ли он теперь стать митрополитом автокефальной Церкви Украины? И если да, то кого? Синод Москвы, который он некогда возглавлял сам, или Константинопольский, перед которым сегодня он притворяется, что уважает его, и перед которым он якобы преклоняется?

B. Согласно христианской логике, не прав тот, кто учитывает только свои собственные права. Прав тот, кто их защищает, сохраняя равновесие любви, мира, терпения, прощения, примирения, поскольку только таким образом сохраняются «права» Божии. Впрочем, наше спасение не основано на наиболее крупной несправедливости: «Проклятие справедливого осуждения уничтожается несправедливым осуждением Справедливого». К счастью, Господь не обратился к Закону и Своим правам!

На нынешнем этапе подход к проблеме автокефалии Украины осуществляется на основе прав тех, кто его предоставляет, а именно: Фанара и Москвы, с позиций исторической или политико-экономической силы, но отнюдь не с точки зрения Евангелия или, по крайней мере, духовной необходимости для Украины. Кроме того, на горизонте вырисовываются могущественные политические намерения, приказания и давление. Что касается святого Евангелия, то от него там остается только обложка.

C. Действительно, как все это может связываться с логикой распятого Бога, с этикой Заповедей Блаженств и Нагорной проповеди, с тканью Тайной Вечери, с нормами поведения, которые Христос дал нам для служения и молитвы, со священнической молитвой Господа о том, чтобы «все были едины», с учением и духом божественного Павла, с проповедями, которые мы слышим каждое воскресенье, и буквой пастырских посланий, которые издаются по случаю больших праздников? Может ли применение канонов аннулировать Евангелие?

Кто может понять, почему Церкви-сестры во Христе на протяжении многих веков радуются обнаружению различий и ошибок в других? Неужели напряженность, которую мы испытываем сейчас, означает, что мы не любили друг друга в прошлом? Как оправдано то, что наши церковные лидеры поддерживают громкими голосами межрелигиозный диалог и отказываются общаться друг с другом; почему они неспособны принять тот факт, что благодать Божия освещает другую сторону несколько иначе? Возможно ли, что все просветление пребывает с нами, и что ни один луч не освещает тех, кто до сих пор были нашими братьями? Каким является, в конечном счете, смысл термина «причастие», если он не включает в себя также взаимопонимание?

Или они не могут осознать катастрофические последствия угрожающего раскола? В чем вина простых верующих, которые отрешены от благодати мест паломничества других? Почему верующие россияне лишены Афона и Патмоса, а греко-язычные — преподобного Серафима Саровского, Киевских пещер, Валаама и благодати русских новомучеников? Разве милость Божия не универсальна для того, чтобы быть разделяемой всеми? Когда нас объединяет общая вера и догма, кем будет оправдано, что разделение будет основано на административном несогласии?

Наконец, Евангелие любви, прощения, единства, для кого оно было написано и по какой причине? Разве это не касается нас и проблем нашего времени?

D. Кроме того, каково наше православное исповедание в странах диаспоры или миссии? Какого Христа мы будем проповедовать и исповедовать? Того, Который «призвал всех к единству», но чьими словами мы отрицаем наш собственный опыт? Или Того, кому еще так и не удалось объединить тех, кто верит в Него две тысячи лет? Удовлетворение достигнутой автокефалией является коротким и касается лишь немногих. Скандал, учиненный на глазах верующих и мира, неизмеримо более масштабен. Грех раскола неизлечим и непростителен.

E. Но также как возможно, чтобы Москва наказывала свое духовенства и верующих, которые причащаются на Святой горе или Патмосе или, вероятно, позже в Иерусалиме и Греции? Может ли Божественное причастие стать рычагом политического давления и шантажа? За две тысячи лет существования таинства это все, что мы о нем поняли? Мы могли бы признать кратковременное прерывание общения на уровне патриархов как знак яростного протеста, но ни в коем случае не нарушая общение верующих. Сама Церковь, вместо того, чтобы вести народ Божий к местам освящения, может ли лишить его благодати? Вместо того, чтобы ослаблять веру народа, не лучше ли было бы укрепить его в надежде на то, что это приведет его лидеров к взаимопониманию?

Мы надеемся, что наш патриарх распространит свои вселенские объятия до такой степени, что русские найдут там свое место. Что касается украинцев, они не смогут объединиться в церковном сообществе, которое не научит их прощать русских и объединяться с ними. Церковь — лишь тогда Церковь, когда она побеждает врагов. Слова святого Амфилохия Младшего Патмосского, недавно канонизированного Вселенским Патриархатом, более чем когда-либо актуальны: «Вы хотите отомстить тем, кто подвергает вас испытанию? Лучшая месть — это любовь: она доходит до того, что укрощает свирепых хищников».

Тем не менее, мы ожидаем от наших святых отцов в России, чьи люди совершают молитвы в конце каждого богослужения о том, чтобы Церковь была единой, работы со смирением, а не в духе завоевания; таким образом, с милостью Божьей они завоюют сердца всех православных. Нет причин для них стать «третьим Римом» в соответствии с духом мира сего, но «первой и святой Москвой» в духовном плане. Пусть они занимают первое место в наших сердцах.

В духе опыта их недавнего и жестокого преследования и по милости их новых мучеников мы ожидаем, что они также принесут нашей Церкви благоухающее свидетельство единства. Настолько плоха гордость малых и слабых, насколько велика скромная мудрость могущественного и великого. Это то, что нам всем нужно, потому что, в конце концов, не имеет значения, у кого есть сила или право на его стороне, но тот, кто действует в Святом Духе, тот и передает Его милость.

Возможно, божественное вдохновение апостола Павла: «Если же друг друга угрызаете и съедаете, берегитесь, чтобы вы не были истреблены друг другом» (Гал 5, 15), — указывает путь для всех нас. В церковных конфликтах между братьями нет победителя. Напротив, когда мы примиряемся, никто не теряется. Все благословлены.

Когда Северная Корея договорилась с Южной, неужели к этому не способны мы, которые каждый день молимся «Отче наш» в нашем сердце и нашими устами?

Мы горячо молимся о том, чтобы Господь указал нам «желательный выход» и «быстро» ускорил перемену (метанойя) «в облегчении». Аминь».

 
Le strane icone di san Cristoforo (1)

Uno dei rari aspetti francamente grotteschi dell’iconografia ortodossa è costituito dalle icone di san Cristoforo, dove le raffigurazioni di un santo dalla testa di cane (in Oriente) o di un gigante (in Occidente) presentano particolari mostruosi che ai nostri occhi sembrano contrastanti con l’idea stessa di un santo. In un lungo saggio, di cui sono per ora apparse le prime due parti sul blog Orthodox Arts Journal, Jonathan Pageau ci guida attraverso il simbolismo dello straniero “ai confini del mondo”, che nonostante sia in contrasto stridente con il centro della civiltà, tuttavia non è escluso dalla santità. Presentiamo la prima parte del saggio su san Cristoforo nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Intervista di Tudor Petcu a padre Rafael Dario Padilla Gomez

Sono un cristiano ortodosso da 6 anni, alla nascita i miei genitori mi hanno battezzato nella Chiesa cattolica romana. I miei genitori, che amo molto e a cui devo la coltivazione della fede, Argemiro Padilla e Maria Gomez, mi hanno dato il nome di Rafael Dario Gomez Padilla. Sono cresciuto in una famiglia molto credente e sin dalla tenera età ho mostrato amore, interesse e motivazione per la vita spirituale. I miei giochi d'infanzia sono sempre stati legati alla vita della Chiesa e ho sempre sognato di celebrare l'eucaristia. Da quando ho imparato a leggere la mia lettura preferita è sempre stata la Sacra Scrittura, ero entusiasta di pregare e cantare per Dio, specialmente nella stagione natalizia. Ovunque coglievo l'occasione di parlare di Dio, di parlare delle cose belle che ci mostra e ci dona ogni giorno, in questa età ho sempre avuto il coraggio di difendere la fede, che a quel tempo era il cattolicesimo. Ho letto le vite dei santi e sognavo di essere come questi uomini di fede, a volte perché hanno fatto miracoli nel nome del Signore, ma soprattutto perché amavano i peccatori e amavano tutti gli esseri viventi e l'universo stesso. Sin dall'inizio ho amato l'esempio di san Giovanni il teologo ed evangelista, perché la sua contemplazione dell'amore divino è stata ciò che più ha influenzato i miei sentimenti, la mia anima, in breve, il mio intero essere. Ho incontrato la Chiesa ortodossa attraverso un compagno di studi, oggi sacerdote come me, per grazia di Dio. A quel tempo conoscevo solo la Chiesa serba canonica, dove sono stato ordinato diacono in Montenegro. La solennità e la divina presenza spirituale di Dio nella Divina Liturgia mi hanno dato la certezza che avrei continuato i miei sforzi per crescere spiritualmente nella Chiesa ortodossa.

Da allora ho camminato con passi decisi, imparando sempre attraverso il mio padre spirituale e approfittando della visita sporadica degli altri sul sentiero della santità, che mi ha dato le chiavi per migliorare in molti aspetti della mia comprensione della fede. Quindi sin dall'inizio ho cercato di piacere a Dio e di mettere in pratica, insieme a mia moglie e ai miei figli, la volontà di Dio.

Nella preghiera, sempre in famiglia, il nostro desiderio era di appartenere a una grande chiesa canonica, e di dover crescere un poco di più come persone e come istituzione ecclesiastica. Ecco perché Dio ci ha permesso di conoscere la Chiesa greca (patriarcato di Costantinopoli, metropolia del Messico), attraverso il mio padre spirituale, che appartiene a questo patriarcato.

Già da due anni sto servendo con amore e impegno questo patriarcato a servizio di sua Eminenza Atenagora, che mi ha dato l'opportunità di affiliarmi e stare insieme con la mia famiglia in questa istituzione chiamata Chiesa ortodossa. Per questo motivo, oggi sacerdote per l'imposizione delle mani di sua Eminenza Atenagora, nella mia comunità di sant'Atanasio di Alessandria in Cereté-Córdoba-Colombia, io, insieme a mia moglie, i figli e i parrocchiani, vogliamo essere la luce necessaria a dissipare la oscurità di quella regione, e perché no, del mio paese, la Colombia, che tanto amo.

Qual è stato il cambiamento più importante nella sua vita da quando è diventato ortodosso?

Il cambiamento più importante è l'ortoprasssi avvenuta nella mia vita, la vita corretta che Dio nella persona dello Spirito Santo mi ha permesso di vivere. Penso che l'uomo, in quanto conosce Dio, deve cambiare la sua vita per essere come Dio. Dio si è fatto uomo, così che l'uomo si faccia Dio (parole di sant'Atanasio di Alessandria). Così come conosco Dio, divento come lui. Finché vivo come Dio imito Gesù Cristo. E per quanto rifletto Cristo, imito la sua vita.

Pensa che la Chiesa ortodossa possa essere considerata un tipo di ospedale per le anime ferite?

La Chiesa come Madre e come guida dovrebbe sempre essere quell'ospedale che riceve nel suo seno ogni persona ferita, maltrattata, senza una guida e senza un pastore. La chiesa fondata su Gesù Cristo, permette all'altro di essere il mio prossimo e non un essere diverso da me. Quanto più faccio in modo che la Chiesa consideri l'altro come l'immagine di Dio, posso vederlo come essere creato da amare e non da disprezzare.

La prego di descrivere in ​​poche parole com'è la vita ortodossa in Colombia.

La vita ortodossa non è uno stile di vita adatto a molte persone. Siamo in Occidente e prevale il rituale cattolico romano, dove essere sacerdote consiste in uno status e spesso non permette il cammino di vita di santità che Dio vuole per noi.

Il prete è di solito celibe, poiché questo è il concetto romano instillato in molte persone ni loro stessi geni. Ma nel corso degli anni in molte parti della Colombia e specialmente nella regione ion cui si trova la parrocchia di sant'Atanasio di Alessandria, ovvero l'area della costa caraibica della Colombia, la gente sta intuendo poco a poco, che la Chiesa ortodossa ha le sue origini in Gesù e che esistono i preti sposati. Da quel punto di vista le persone si stanno unendo all'Ortodossia, le loro vite stanno cambiando, e si identificano con la vita del sacerdote e della sua famiglia.

Pensa che l'Ortodossia in Colombia potrebbe prosperare in futuro e, in tal caso, come?

Penso che potrebbe prosperare, dal momento che le persone si sono stancate di avere pastori compromessi (cosa che non vale per tutti i sacerdoti), e che non aiutano la loro comunità a crescere. E l'unico modo in cui la Chiesa ortodossa può prosperare è di essere imitatrice di Gesù Cristo e non un insieme di uomini passivi, poiché la passività non permette di addentrarsi nelle profondità dello Spirito Santo di Dio.

Da convertito all'Ortodossia, in che modo l'Ortodossia può diventare, a suo parere, uno stile di vita? Cosa non meno importante, quale sarebbe la tua testimonianza agli eterodossi che desiderano esplorare meglio l'orizzonte ortodosso?

La verità è che imitare Gesù non è facile, Gesù era un uomo di vita esemplare, se possiamo chiamarlo così, era un uomo giusto, un uomo la cui vita era sempre guidata dallo Spirito Santo. La vita di Gesù era una chiara guida su come l'uomo d'oggi dovrebbe vivere. Con questi parametri di vita, noi, come amanti della Parola viva, dobbiamo imitare e non giustificarci, perché per quanto imito agisco, e per quanto mi giustifico, mi allontano. Lasciamo che tutto ciò che facciamo nella vita quotidiana, lo facciamo per Dio e non per gli uomini. Solo così possiamo raggiungere la misura perfetta della vita.

La mia vita è cambiata quando sono diventato un imitatore e non una persona che segue gli ideali. Ho semplicemente focalizzato lo sguardo su ciò che conta davvero e ciò che è veramente importante; essere un vero cristiano ortodosso mi ha insegnato a vivere in un modo corretto, pulito, senza doppiezza. Una vita in cui l'altro mi interessa perché è creazione divina ed è un altro me. Dove le mie azioni si riflettono negli esseri che amo e dove a loro volta, per imitazione, fanno ciò che faccio io. (Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo, dice san Paolo). Da questo punto di vista di imitazione e amore, posso essere un riflesso della vita e non un ascoltatore della Parola.

Quale sarebbe la sua argomentazione principale per dire che tutta la verità si può trovare solo nella Chiesa ortodossa?

Tenere presente che la verità è Cristo e chi la segue diventa verità. La Chiesa ortodossa ti fornisce le basi per continuare a imitare la vita di Gesù. La Chiesa ortodossa ha tradizione, verità, storia, sacramenti, vita retta e soprattutto ha Cristo vivente e la Chiesa ortodossa lo rende vita nelle vite dei fedeli.

Secondo lei, quali pensatori o figure di ortodossi hanno contribuito maggiormente all'evoluzione dell'Ortodossia in Colombia?

Vorrei di cuore rendere un omaggio sincero al mio arcivescovo Atenagora, poiché aveva la possibilità di scegliere un percorso diverso nella vita, per esempio, essere un padre e pastore di un'altra giurisdizione ecclesiastica, ma ha deciso di essere responsabile di questa parte del mondo, dove pochi conoscono l'Ortodossia. Dio, attraverso sua Eminenza Atenagora, ha fatto sì che molte persone conducano uno stile di vita totalmente diverso. L'Ortodossia stessa è uno stile di vita. Sua Eminenza è stato la prima persona che ha avviato in Colombia una Chiesa canonica, una Chiesa tradizionale, santa e apostolica. Questo percorso è stato possibile solo con la pazienza.

Si è evoluta nel corso degli anni, mentre passavano attraverso questa strada, l'ordinazione di molte persone: ora non siamo ancora molti nella metropolia, ma determinati ad andare avanti. È una metropolia relativamente nuova rispetto al resto del mondo ortodosso. Senza dubbio, in Colombia ci sono comunità alla cui esistenza la gente non crederebbe. Ci sono sacerdoti, tra cui padre David Mario della parrocchia di san Marco a Medellin, che nei suoi anni di esperienza ci ha mostrato quale deve essere lo stile di vita di un ortodosso.

Non posso concludere queste righe senza ringraziare mia moglie Martha Lucia Alzate, i miei figli, i miei genitori e i fratelli della mia comunità di sant'Atanasio di Alessandria e anzitutto il mio amato Spirito Santo che mi conduce alla volontà di bene del Padre e mi permette di essere un imitatore del mio amato Gesù.

 
La "notte dei cristalli" turca

Una commemorazione tardiva – 60 anni in ritardo, di fatto – si è tenuta il 6 settembre presso la chiesa greco-ortodossa della Panagia a Istanbul. Si è trattato della memoria delle vittime dei pogrom del 1955 conro i polites, abbreviazione di konstantinoupolites, vale a dire i greci di Istanbul.

Questa è stata la prima divina liturgia legata a un servizio memoriale che abbia mai ricordato in Turchia ciò che è noto come "gli eventi del 6 e del 7 settembre " In quella che alcuni chiamano la "notte dei cristalli a Costantinopoli", sono state saccheggiate o distrutte durante la notte 71 chiese, 41 scuole, otto giornali, più di 4.000 negozi e 2.000 case. Il bilancio e la sofferenza umana sono stati ancora più catastrofici, con più di 30 persone morte, 300 ferite e 400 violentate. Come ha recentemente sostenuto un leader della comunità greco-ortodossa, il danno maggiore del pogrom è stato all'ideale della pari cittadinanza in Turchia, non solo per i polites, ma anche per le altre minoranze non musulmane del Paese.

* * *

Il pogrom del 1955 non è stato uno scontro di civiltà che ha visto i musulmani contrapposti ai cristiani. Al contrario, in mezzo a crescenti tensioni turco-greche sullo status futuro della colonia britannica di Cipro, i disordini sono stati attentamente pianificati dal governo turco per ripulire Istanbul dai circa 100.000 polites, che erano stati esclusi dagli scambi di popolazione turco-greche del 1923-1924. I teppisti sciovinisti, come la storia ha più volte dimostrato, sembrano essere uno strumento imperfetto per l'ingegneria sociale. Come un aggressore ha detto a una vittima greco-ortodossa del pogrom del 1955, i teppisti avevano il permesso "non di uccidere ma solo di rompere le cose." Con il tempo a Istanbul sono stati dichiarati la legge marziale e il coprifuoco il giorno dopo; tuttavia, il bilancio ha superato le 30 vittime. Tra i negozi saccheggiati dalle folle fuori controllo, solo il 59 per cento apparteneva ai polites presi di mira: i restanti stabilimenti appartenevano ad armeni ed ebrei.

Questo crimine contro l'umanità su una tale scala, fino a tempi recenti, è stato spazzato sotto il tappeto in Turchia. Csì come per il pogrom del 1934 in Tracia contro gli ebrei turchi e gli innumerevoli pogrom contro i membri della fede alevita, il pogrom del 1955 conto i polites non è parte dei programmi scolastici turchi. Le famiglie greco-ortodosse della Turchia hanno rinunciato a discutere la questione anche nella privacy delle loro case per paura, perché, come un amico mi ha detto, "i muri hanno orecchie."

Fortunatamente, i tempi e le generazioni sembrano cambiare in Turchia. In un'epoca di comunicazioni notevolmente ampliate, lo Stato non è più in grado di mantenere una copertura sui segreti sporchi del passato del paese. La Turchia ha ora una pletora di organizzazioni e iniziative dedicate a scoprire le atrocità del passato e a fare ammenda verso le minoranze perseguitate, che si tratti di armeni, greci, siriaci, ebrei o aleviti. L'anno scorso, per esempio, un blogger ha reso disponibili online 210 foto scabrose del pogrom del 1955, trasmettendo la ferocia delle atrocità al pubblico più ampio, meglio di quanto può fare qualsiasi testo scritto. Solo una decina di anni fa, una mostra di alcune di queste foto in una galleria d'arte di Istanbul, fatta in occasione del 50° anniversario del pogrom del 1955, è stata attaccata da teppisti di estrema destra. Nella battaglia di idee, i giovani teppisti con bastoni non riescono a contrastare le nuove classi medie della Turchia armate di server, blog e smartphone.

L'entusiasmo di base per la parità di cittadinanza e il pluralismo in Turchia è davvero encomiabile. Tuttavia, è ancora responsabilità dei funzionari del governo di portare avanti le cose in modo che eventi come il pogrom del 1955 non si ripetano mai più. Il Partito Giustizia e Sviluppo islamico (AKP), purtroppo, ha avuto un atteggiamento molto ambivalente nei confronti delle minoranze, dei diritti e delle libertà fondamentali in Turchia. Nel 2011, il decreto dell'allora primo ministro Recep Tayyip Erdoğan sulle restituzioni dei beni delle minoranze è stato visto come un passo insufficiente ma comunque positivo per migliorare le condizioni delle minoranze della Turchia, compresa la comunità greco-ortodossa. Purtroppo, sembra che ci siano gravi carenze nel contenuto e nell'attuazione del decreto, mentre varie minoranze continuano a lamentarsi delle loro richieste non accolte.

A peggiorare le cose, i funzionari dell'AKP, proprio come generazioni di politici prima di loro, vedono le minoranze della Turchia come pedine di scambio per diritti aggiuntivi per i musulmani turchi all'estero. Il Seminario di Halki a Istanbul, un'istituzione di spicco per la formazione del clero ortodosso, è rimasto chiuso dal 1971, e Erdoğan ha detto molto chiaramente che potrà tornare di nuovo in servizio solo quando sarà aperta per il servizio una moschea ad Atene. Tale completo disprezzo per i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini di minoranza in Turchia e una politica senza vergogna di quid pro quo hanno spinto i membri della minoranza greco-ortodossa della Turchia a protestare contro il loro status di "ostaggi dello Stato" da barattare per i diritti della minoranza musulmana turca in Grecia.

Sessant'anni dopo il pogrom del 1955 che ha devastato la loro comunità, i polites della Turchia continuano a vivere una vita precaria. Ci sono ancora attacchi occasionali, come per esempio il tentativo di incendio doloso alla chiesa greco-ortodossa di Hagia Triada a Istanbul nel mese di giugno, ma il riavvicinamento turco-greco, per quanto imperfetto, sembra aver reso la vita più facile agli "ostaggi" greci dello Stato turco. Anche se ben lungi dall'essere ideale, questo modus vivendi appare relativamente gradevole nella prospettiva della carneficina e del caos in corso in Medio Oriente e in Nord Africa. È improbabile, tuttavia, che ciò che appare piacevole ai politici autoritari della Turchia sarà accettabile alle nuove generazioni che non sono disposte ad accontentarsi di niente di meno di pieni diritti fondamentali per tutti i residenti della Turchia, senza eccezioni.

Aykan Erdemir è un ex membro del parlamento turco e un collaboratore esterno della Fondazione per la Difesa delle Democrazie. Attualmente insegna presso l'Università Bilkent ad Ankara.

 
Metropolita Seraphim del Pireo: Costantinopoli non ha alcun diritto di ricevere appelli dall'Ucraina e di concederle l'autocefalia

foto: Pravoslavie.ru

Sua Eminenza il metropolita Seraphim del Pireo (Chiesa ortodossa di Grecia) ha pubblicato la sua opinione sulla questione ucraina in seguito alla dichiarazione del Santo Sinodo di Costantinopoli dell'11 ottobre, che annunciava la decisione di reintegrare nel clero gli scomunicati Filaret Denisenko del "patriarcato di Kiev" scismatico e Makarij Maletich del scismatica "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e di rivendicare l'Ucraina come proprio territorio, cosa che ha cessato di essere nel 1686.

La sua dichiarazione completa è apparsa sul portale greco Romfea, con i punti principali riprodotti su Sedmitza.

Ha anche parlato un mese fa, avvertendo il governo ucraino che la Chiesa non deve essere coinvolta in giochi geopolitici, affermando: "State giocando a un terribile gioco geopolitico e geostrategico tra la NATO e la Federazione Russa: cercate di capire che queste cose non possono essere usate come strumenti nella Chiesa".

Senza mettere in discussione il primato dell'onore del Patriarca ecumenico, e riconoscendo il diritto canonico del primo trono di "presidenza onoraria in un Concilio ecumenico e coordinamento delle Chiese ortodosse", il metropolita Seraphim offre un significativo chiarimento sull'autorità del Patriarcato di Costantinopoli.

Il metropolita greco scrive che Costantinopoli ha il diritto di accordare un'autocefalia o un'autonomia su richiesta della struttura canonica di una Chiesa, avendo in vista la sua approvazione in un futuro Concilio ecumenico. Osserva che il dibattito sulla procedura per la concessione dell'autocefalia dura da 50 anni, e su questo punto il principio concordato a cui fa riferimento include tre elementi: la richiesta di una Chiesa canonica, l'accordo della Chiesa Madre e l'approvazione delle altre Chiese ortodosse autocefale locali.

Il Patriarcato ecumenico aveva precedentemente acconsentito a questi principi nella sua posizione ufficiale sull'autocefalia e l'autonomia, così come nell'accordo pre-conciliare del 1993 di Chambésy, in Svizzera, nel novembre 1993.

I suddetti principi non conferiscono a Costantinopoli il diritto di concedere un'autocefalia nel caso dell'Ucraina, scrive il metropolita Seraphim, poiché la metropolia di Kiev è stata trasferita al Patriarcato di Mosca nel 1686, e quindi la Chiesa sotto sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina è oggi l'unica struttura canonica in Ucraina, e non vuole l'autocefalia.

Come scrive il metropolita greco, l'autocefalia in Ucraina è richiesta dal presidente Poroshenko "filo-occidentale e uniata", dal parlamento ucraino e dalle due strutture scismatiche della nazione.

Sostiene inoltre che le azioni di Costantinopoli – l'invio di due esarchi a Kiev e la decisione di concedere un'autocefalia senza specificare chi sarà il destinatario del Tomos, ignora la posizione della Chiesa ucraina canonica.

Il metropolita Onufrij e la Chiesa ucraina hanno protestato con forza contro l'invio di esarchi da parte di Costantinopoli nel suo territorio canonico; il Patriarcato ecumenico non ha ascoltato, ma ha insistito solo sul suo diritto di agire in Ucraina a suo piacimento.

Il metropolita Seraphim ha anche fortemente criticato il riconoscimento da parte di Costantinopoli di due chiese scismatiche e dei loro primati, che non sono riconosciuti da alcuna Chiesa, sostenendo che il “diritto” di Costantinopoli di rimuovere le sanzioni ecclesiastiche effettuate da un'altra Chiesa locale richiede un'analisi critica dal punto di vista del diritto canonico.

Scrive di un caso storico, dove papa Zosima di Roma (che regnò dal 18 marzo 417 al 26 dicembre 418), riferendosi ai Canoni 3, 4, e 5 del Concilio di Sardica, aveva cercato di giustificare il suo diritto di essere il giudice supremo per la Chiesa del Nord Africa e restaurare il sacerdote Apiario di Sicca che era stato scomunicato dal vescovo Urbano. I vescovi africani respinsero con forza le affermazioni di papa Zosima, con il loro rifiuto poi confermato nelle risoluzioni del Concilio di Cartagine.

"La Chiesa indivisa riconobbe che i Canoni 3, 4 e 5 del Concilio di Sardica, su cui si basava papa Zosima, davano al papa di Roma il diritto di giudicare solo i vescovi a lui subordinati. Pertanto, la Chiesa respinse le affermazioni del diritto del papa all'arbitrio supremo in tutta la Chiesa", osserva il metropolita Seraphim.

Sottolinea inoltre che la decisione di qualsiasi Santo Sinodo autocefalo può essere revocata solo dal Sinodo locale o da un Concilio ecumenico:

La decisione di qualsiasi Santo Sinodo patriarcale... non può essere revocata (Balsamon e Fozio parlano di questo nel "Nomocanone"). Può essere riveduta in appello solo da un Concilio ecumenico. San Nicodemo della Montagna Santa fa riferimento anche al Canone 9 del quarto Concilio ecumenico ("...il Patriarcato di Costantinopoli non può agire nelle diocesi e nelle province di altri patriarcati"). Va anche notato che il metropolita Isacco di Efeso disse all'imperatore Michele Paleologo che l'autorità del patriarca di Costantinopoli non si estende ai patriarchi orientali.

Dati gli argomenti di cui sopra, il metropolita Seraphim conclude: "Il diritto canonico di rivedere il caso del monaco Filaret Denisenko, considerato dal pieno Sinodo patriarcale del Patriarcato di Mosca, appartiene solo a un Concilio ecumenico, soprattutto dato che nella sua lettera n. 1203 dell'8 / 26/1992 al patriarca Alessio di Mosca, il venerabile patriarca ecumenico concorda con la decisione presa".

Lo stesso Filaret Denisenko fece appello al patriarca Bartolomeo nel giugno del 1992, subito dopo la decisione della Chiesa russa di deporlo. La successiva lettera di agosto del patriarca Bartolomeo recita:

In risposta al corrispondente telegramma e lettera della vostra amatissima e onorata Beatitudine sul problema che è sorto nella vostra santa Chiesa sorella russa che ha guidato il suo Santo Sinodo, per ragioni a lei note, alla deposizione del metropolita Filaret di Kiev, membro fino a poco tempo fa del suo Sinodo, desideriamo informare fraternamente il vostro amore, che la nostra Santa Grande Chiesa di Cristo, riconoscendo la pienezza della competenza esclusiva della Chiesa ortodossa russa su questo tema, accetta sinodalmente le decisioni relative a tale questione, non desiderando portare alcun problema alla vostra Chiesa. È precisamente in questo spirito che abbiamo inviato due fratelli, sua Eminenza il metropolita Giovanni di Pergamo e sua Grazia il vescovo Vsevolod di Skopelos, dopo una visita da noi della parte in causa che è stata privata del suo ufficio, in modo da poter essere notificati direttamente in prima persona di ciò che era accaduto ed evitare un'interpretazione errata nel caso specifico. Di conseguenza, dovremmo notare che siamo stati addolorati quando abbiamo appreso che non c'era una piena comprensione dello scopo della loro missione.

Il patriarca Bartolomeo in seguito ha ribadito questa posizione nel 1997 in un'altra lettera al patriarca Alessio, in cui scrive, "Avendo ricevuto notifica della citata decisione, abbiamo informato la gerarchia del nostro Trono ecumenico e li abbiamo implorati di non avere più alcuna comunione ecclesiale con le persone menzionate".

 
La Chiesa ortodossa a Hyderabad in Pakistan

Dopo aver dato sul nostro sito le informazioni sulla nascita e lo sviluppo della missione ortodossa in Pakistan, vediamo oggi il recente reportage della fondazione di una nuova parrocchia a Hyderabad. Tra le difficoltà economiche e sociali della comunità cristiana ortodossa in Pakistan, e la fede e la convinzione dei suoi membri, emerge un quadro di grande sincerità e dignità. Presentiamo l’articolo sulla parrocchia di Hyderabad nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
«Мы не можем быть такими, как все, – мы другие»

Епископ Североморский и Умбский Митрофан (Баданин) рассуждает с молодыми собеседниками – священником и публицистом – о значении для нас, живущих сегодня, подвига новомучеников и исповедников Российских, об истоках духовной и материальной катастрофы, поставившей Отечество на колени, о необъяснимом желании ненавидеть отчизну, о том, что многим «записным» православным очень бы не мешало поучиться у искренних «самарян», людей неверующих.

Прпп..Трифон Печенгский, Феодорит Кольский, Варлаам Керетский

Святые – рядом: помните об этом

Какой смысл имеет, владыка, поклонение мощам святых? У вас в Североморской епархии с радостью говорят о недавнем нахождении здесь ковчега с мощами многих новомучеников и исповедников. Для чего привозили мощи? Каковы духовные итоги их нахождения здесь? Какие плоды?

Плоды? Уже то, что они сюда прибыли, – это и есть плод, который мы обрели, который нам был дарован. Ведь мы в эти дни обращались в молитвах к целому сонму новомучеников, наших святых соотечественников. Понятно, что процесс нашего вхождения в общение с ними не может быть скоротечным, речь идет о нашем духовном созревании для такого общения. Я имею в виду некий процесс нашего вхождения в общение с теми, кто сейчас, будучи в Царствии Небесном и предстоя у Престола Божия, являются нашими ходатаями пред Господом. Они, безусловно, за нас ходатайствуют, как, впрочем, и многие другие миллионы тех, кто погибли в этой страшной истории ХХ века. Однако сугубую честь имеют те, которые сегодня уже прославлены Церковью. Эти угодники Божии молятся о нас – вот значение поклонения мощам святых, осознанного, подчеркну, поклонения, соединенного с молитвой, а не, простите, «дежурно-прикладного».

Иногда удивляет приставка «ново-». Вроде бы святые во все времена – святые, а тут какая-то новизна. Как к ней относиться, к этой новизне?

Как к великой радости, вечно новому и свежему христианскому счастью. Поясню. Здесь, безусловно, есть специфика. Подвиг новомучеников был совсем недавно, эти святые – по сути, наши современники. И наше общение с ними, восприятие их житий, церковных служб происходит не так, как со святыми глубокой древности, мучениками первых веков, такими как, например, Георгий Победоносец, Пантелеимон, Димитрий Солунский, и другими великими угодниками Божьими. В их честь уже построены многочисленные величественные храмы, написаны прекрасные иконы, составлены полноценные службы. То есть уже сложилась тысячелетняя традиция их почитания. Мы же сейчас находимся в самом начале какого-то очень важного пути обретения духовного сокровища исключительной силы. И, надо сказать, священноначалие нашей Церкви постоянно напоминает о необходимости обращения особого внимания на эту задачу достижения полноценного почитания новомучеников.

Весьма благое дело – давать имена новорожденным в честь новомучеников. Понятно, что Николай Чудотворец непременно «справится» с обязанностями небесного покровителя тех миллионов Николаев, которым при Крещении дали имя в его честь. В то же время, почему бы не почтить подвиг святого новейшего времени, назвав ребенка в его честь? Думаю, такая просьба о христианском покровительстве своего чада станет как для святого, так и для ребенка большой радостью. Конечно же, он приложит все усилия, чтобы пестовать своего, может быть, первого избранника, родители которого не прошли мимо подвига новомученика.

Вот, мы прославили, например, новомучениц – блаженную старицу Евдокию и ее келейниц Дарью, Дарью и Марию Пузовских из деревни Суворово Арзамасского района Нижегородской епархии, расстрелянных в 1919-м году. При обретении их мощей, в чем довелось и мне участвовать, произошел удивительный случай. Это был июнь 2002 года. Иконописец, который принимал участие в написании икон этих новомучениц, Евгений, как раз ждал ребенка, и они с женой уехали в роддом. В тоже время УЗИ, на которое мы все так уповаем, показало, что у них будет мальчик, и они уже и имя придумали – Иван.

И мы с отцом Василием, тогда настоятелем храма с. Суворова, укладывали мощи, облачали их, а жена Евгения в этот момент как раз рожала. Мы мощи облачаем, а она рожает, и Евгений присутствует при родах. Врач принимает ребенка и, показывая, говорит: «Ну вот, девочка. Как будете называть?» А они в полном недоумении: какая девочка, если УЗИ мальчика показало? И тут они хором говорят: «Евдокия!» Хотя в роду никого с таким именем не было. Впоследствии, когда они сказали имя бабушкам и дедушкам, те опешили: «Вы что, с ума сошли? Какая Евдокия? Во-первых, дразнить будут Дунькой, а потом – у нас таких имен в роду не бывало! В честь кого?» Сам же Евгений с женой стали друг друга спрашивать: «А ты почему сказал?.. А ты почему сказала?.. Я не знаю… И я не знаю… А почему мы вместе сказали?» Сказали они потому, что святые наши – они всегда рядом с нами. Они, которые прославлены у Господа, – смотрят на нашу жизнь, глядят в наше сердце и ждут, как бы спрашивая: «Ну что? В честь кого ребеночка назовете?» Естественно, что новорожденную Евдокию крестили в честь блаженной Дунечки, нашей замечательной новомученицы Церкви Русской. И девочка растет прекрасная, умница. Сейчас уже большая выросла.

Так что новомученики совсем рядом с нами, это нужно понимать. И то, что это родные нам по крови, наши российские люди, тем более добавляет уверенности в том, что они будут самыми ревностными покровителями и в обиду нас не дадут. Только бы мы были достойными и почитали их должным образом.

Касаясь же вопроса о значении поклонения мощам святых, скажу, что путешествие по приходам нашей епархии ковчега с таким количеством мощей новомучеников очень способствует столь необходимому нам постоянному тесному общению Церкви земной – Церкви Воинствующей – с Церковью Небесной, уже Торжествующей.

Происходящий сейчас масштабный процесс канонизации мучеников XX века не имеет аналогов в истории Церкви. Всегда ли эта работа идет легко? В чем, на ваш взгляд, состоит трудность этой работы?

В свое время в Мурманской епархии я возглавлял Комиссию по канонизации святых и работал в наших архивах НКВД, которые тогда еще были чудесным образом открыты (сейчас, к великому сожалению, доступ в архивы вновь затруднен). Подход к отбору тех страдальцев, которых можно прославить в лике святых, был очень строгий, и основной упор делался на информацию, которую можно было извлечь из протоколов допросов. Такой подход Синодальной комиссии был вполне объясним: здесь проводилась некая параллель между протоколами НКВД и протоколами судов над мучениками римского времени, так называемыми мученическими актами – «Acta Martyrum». В этих сохранившихся древних документах подробно фиксировался факт исповедания своей веры: вопрос обвинителя, ответ обвиняемого, затем перечислялось, какое воздействие применено для устрашения, для отречения и принесения жертвы «государственным» богам Рима. Кого-то, например, мучить огнем, этого – железными когтями строгать, потом следовали дополнительные увещевания и т.д. Эти акты явились полноценной основой для прославления многочисленных мучеников первых веков христианства и написания их житий. Такой документ показывает, что человек, претерпевая мучения, от своей веры не отрекся. По этому пути пошла и наша Синодальная комиссия, но тут все же есть разница. Ведь дело в том, что задача этих римских прокураторов и прочих судей, кто проводил допросы, была в том, чтобы привести к отречению от Христа и заставить принять государственную вероисповедальную концепцию. Привести гражданина в повиновение, заставить поклоняться языческим богам, которым поклонялся Рим. Тем богам, благодаря которым, как считало государство, империя достигла такой власти и величия. Если изменить этой вере, языческое государство рассыплется, ведь оно зиждется на этой религии. А христиане разрушают устои, значит, надо заставить их стать послушными, отказаться от заблуждений. Т.е. там стояла конкретная задача.

Трифонов Печенгский мужской монастырь в поселке Луостари Мурманской области. Фото: skyscrapercity.com

А разве в случае с новомучениками по-другому?

Именно. Ведь им никто же не говорил: «Отрекись от Христа». Там говорили другое: «Вы проводите пропаганду, неверно трактуя Сталинскую конституцию», или «Вы проводите собрания нелегальные, которые вы называете ”воскресная школа”», или еще что-то в этом роде. «Что вы там делаете на собраниях, кто приходит, их ФИО?» То есть в этих протоколах нет важнейшего момента – «отрекись от веры». Там ни в коем случае этот вопрос не задавался, поскольку советское государство того времени всему миру громко декларировало, что у нас полная свобода вероисповедания. Особенно это было важно для контактов с зарубежьем. В противном случае, если будет выявлен факт официального гонения именно на Церковь, контакты прекратятся, и не будет поставок заводов, специалистов, оборудования, станков и всего прочего, что наша страна тогда по плану индустриализации закупала за границей.

Ленин, например, лютой ненавистью ненавидел Патриарха Тихона, это видно во всех его выступлениях. Он не переносил патриаршества вообще, его страшно мучила злоба. Он очень хотел расстрелять избранного Святителя. Организовать показательный суд, а потом расстрелять – это была его задача. Все было для этого приготовлено, спланирована провокация с изъятием церковных ценностей. Расчет был на то, что последует недовольство со стороны Церкви. Ждали, что Патриарх выступит с призывом к верующим защитить церковное имущество от безбожных властей. И были заготовлены даже статьи, в которых Патриарх назывался не иначе, как «людоед Тихон». Смысл этих обличительных статей должен был быть примерно такой: «Ах вот оно что, вы не жалеете наших бедных поволжских крестьян, которые там друг друга едят и умирают тысячами каждый день. Ага, вот она какая, Церковь ваша». И вдруг – полное фиаско. Патриарх заявляет, что мы согласны. Конечно же, мы поможем голодающим и отдадим украшения и пр. Зачем нам эти золото и бриллианты во время страшного голода? Люди украшали, жертвовали в то время, когда богато жили, а сейчас такая беда – конечно, нужно кормить людей. Ленин был вне себя. Он потребовал тогда не обращать внимания на заявления, приходить так, будто бы они не отдают: врываться, срывать оклады с икон, т.е. провоцировать, идти на конфликт с Церковью, ни в коем случае не допустить добровольного пожертвования, ведь это совершенно другая тема.

Так вот, как полагают, ареста и суда над Патриархом не случилось лишь благодаря протесту Англии, изложенному в так называемой «ноте Керзона» («ультиматум Керзона»). Так что прямые гонения на Церковь советская власть вынуждена была маскировать и лицемерно арестовывать верующих по другим статьям УК РСФСР.

Из-за этого и подход к канонизации очень сложный. Еще раз повторю – официально не требовалось отречься от веры. Я подавал на канонизацию нашего священника Григория Лисиенкова из Умбы, который был арестован осенью 1937 года и буквально через месяц расстрелян. Допросы были примерно такие: «Нам известно, что вы проводили собрания с прихожанами, вы говорили то-то и то-то…» – «Да, я это говорил, ну, не знаю, я вроде говорил правильно и ничего против власти не заявлял…» – «Так, хорошо, тогда подпишите, что вы так говорили…». Священник подписывает протокол, от веры не отрекаясь и никого при этом не оговаривая. Но в то же время комиссия по канонизации говорила: «Но он же подписал этот протокол, а не должен был. Он должен был сказать: «Нет, я не подпишу». Но тут такая довольно путаная история получается: Церковь законопослушна, она исполняет законы государства, она не идет на конфликт и политическое противостояние. Ведь там же не было отречения от веры.

С одной стороны, канонизация – это вещь сакральная, мистическая, но, с другой стороны, мы вынуждены доверять протоколам НКВД. И тут получается двоякость. Какими силами мы канонизируем – Божьими или человеческими? По нашему сердцу, по вере, по духу?

Ох, как сложно-то всё.

Не то слово. Допустим, Зарубежная Церковь канонизировала всех Романовых, всех князей, которых расстреляли в Петропавловской крепости, в Алапаевске, в иных местах. Их расстреливали просто потому, что они были князья или же слуги царские. Они, собственно, ничего не сделали, никому не вредили, против бунтующего народа не выступали. Но они были носителями духовности прежней страны, старого мира. И этот старый мир – это мир Руси Православной. Поэтому Зарубежная Церковь взяла и канонизировала их просто по факту мученической кончины от безбожных властей. Сейчас мы возвращаемся к этим размышлениям, и на повестке дня вопрос, как нам относиться к этой канонизации. Мы же воссоединились с Зарубежной Церковью, значит, и по тем новомученикам, которые оказались канонизированными этой частью нашей Русской Церкви, необходимо принять решение по включению или невключению их в общие Святцы Русской Церкви.

Преподобномученик Феодор (Абросимов)

Среди Кольских святых есть два канонизированных новомученика. В чем состоит трудность канонизации новомучеников именно Кольского края?

У нас, на Кольском севере, канонизированными оказались всего два человека, хотя в свое время нами было предложено прославить в лике святых девять человек. Мы, конечно, были разочарованы этим решением. Особенно сокрушались по поводу последнего настоятеля Трифонов-Печенгского монастыря – иеромонаха Паисия (Рябова). Налицо очевидный факт мученичества. В течение целого года отец Паисий претерпевал тяжелейшие мучения на допросах. Многие допросы проходили всю ночь с двумя следователями. Перед «органами» стояла задача чрезвычайной важности – выбить показания и добиться признания в том, что Печенгский монастырь являлся базой шпионов и диверсантов, работавших против СССР. Это требовалось для оправдания в глазах мировой общественности факта нападения на Финляндию на Кольском Севере в районе Петсамо (Печенги) зимой 1939-40 годов. Отец Паисий так ни в чем и не признался и не подписал необходимые протоколы, и был расстрелян в Москве после года непрерывных мучительных допросов.

Преподобномученик Моисей (Кожин)

Однако нам отказали в его канонизации с формулировкой: «У него слишком много было политических заявлений на допросах». Но позвольте, если этот человек, кстати, гражданин Финляндии, говорит о том, что «я не люблю советскую власть, мне нравится власть царская, и я люблю старую Россию и не принимаю этих новых предлагаемых в России условий жизни и идеалов», – что здесь несовместимого с подвигом мученичества? Или он должен был лгать и утверждать, что «я, мол, люблю советскую Россию»? Нет, мне сказали, что он вообще должен был об этом молчать и не касаться политики. Однако мне представляется это утверждение весьма спорным. Должен ли был отец Паисий молчать – или же смело и прямо исповедовать свои взгляды? Может быть, как раз наоборот, эти строки в протоколах и есть показатель его мужества и исповедания веры? Он ведь прекрасно понимал, чем для него такая смелость в заявлениях может закончиться. Так, собственно, и произошло.

И как сейчас обстоят дела с прославлением иеромонаха Паисия?

Теперь этим делом занимается Финская Православная Церковь. Я недавно был в Финляндии и беседовал с теми, кто готовит материалы по его канонизации. Канонизацию они хотят провести теперь уже по линии Константинопольской Церкви, в юрисдикции которой находится Финская Церковь. В общем, это логично, ведь он был финским гражданином, насильственно вывезенным и пострадавшим на нашей территории. То есть мы могли бы его прославить по месту его подвига, но оказались почему-то недостойны этого. Сейчас Финская Церковь пытается решить этот вопрос через Патриарха Варфоломея. Для них это очень важно, и они хотели бы иметь такого замечательного, очень достойного новомученика. А о том, что у Господа он и так прославлен, ясно свидетельствует дата его расстрела. На комиссии по канонизации в Москве я говорил: «Наверное, следует обратить внимание, что настоятель Печенгского монастыря оказался расстрелян в день памяти прп. Трифона Печенгского – 28 декабря 1941 года. Не НКВД же подгадало эту дату расстрела».

К сожалению, эта составляющая в процессе канонизации новомучеников во внимание практически не принималась. Видимо, так проще – следовать логике, заданной следственным делом, и в полной мере доверяться протоколам сотрудников НКВД. Хотя не секрет, что многие эти протоколы написаны «под копирку». Достоверны ли эти протоколы, равно как и подписи под ними, – очень большой вопрос. Ведь подписи подчас очевидно подделаны либо поставлены человеком, который уже не владеет своей рукой.

В свое время я даже проводил в Мурманске графологическую экспертизу, обращался к опытным криминалистам. Они пошли мне навстречу и дали свое заключение о том, что в отдельных случаях человек, подписывая какой-либо документ, пребывал в крайне неадекватном психическом состоянии. В других случаях были даны заключения о подделанных подписях.

Я предоставил в Комиссию эти графологические заключения по протоколам допросов наших страдальцев, которых мы предлагали прославить в лике святых. Однако мне ответили, что в таком сугубо церковном и ответственном деле мы не можем опираться на заключение графологов. Так что из девяти кандидатов сподобились прославления только два.

Но это касается только прославления здесь, в земной нашей юдоли. Бюрократической, косной, подозрительной.

Да, думается, Христу виднее – Он прославляет без чиновничьих процедур.

Райские ростки в бывшем аду

Что же касается особенностей нашего края, то ситуация в определенном смысле парадоксальная. Вся эта земля пропитана кровью новомучеников. Это край нечеловеческих мучений. По всей лопарской тундре были разбросаны места так называемых «командировок». Так в терминологии НКВД назывались места, куда пригоняли многотысячные отряды заключенных, где оставляли их зимой, в мороз, в метель, в этой белой пустыне. Они должны были сами здесь себе организовать лагерь, жилье, создать условия для жизни. Не организовали, вымерли – присылали новые партии. Очевидцы рассказывали, как прислали как-то в полярную ночь большую партию монахинь из множества закрытых монастырей. Наутро они все замерзли, и их спустили под лед ближайшего озера. И это считалось большой удачей: нашлись мужчины, которые сумели прорубь сделать. Всех остальных обычно бросали до весны, а там уже начиналась работа дикого зверья…

Кошмар какой. И это – бывшая Святая Русь…

В музее комбината г. Кировска есть ответ на телеграмму начальника стройки, который в 1936-м году писал в Москву о тысячах замерзающих людей и просил прислать теплую одежду. В ответе ему было указано, что он слишком заботится о «врагах народа» и что проще прислать новые партии заключенных, чем озадачиваться зимней одеждой.

Так что все эти «великие стройки коммунизма», все эти комбинаты и города построены на костях. Земля эта святая, она пропитана кровью, но имена мучеников неизвестны, и могилы их вряд ли удастся обнаружить.

Так себе ученики

К чему призывают нас, ныне живущих, все пострадавшие в XX веке? И преодолено ли в нашем народе наследие той эпохи? Что требуется для перевоспитания, для формирования нового поколения российских христиан?

Церковь, может быть, и должна говорить какие-то слова о воспитании, предлагать обществу евангельские идеалы, нормы поведения. Но в то же время Церковь не навязывает свой взгляд, и не должна навязывать ни в коем случае. Она готова поделиться, но только если кто-то этого захочет, попросит совета, задаст вопрос. Мы должны помнить, как вел себя Господь во время Своего земного служения. Он о политике ни разу ничего не сказал. Единственный раз Господь коснулся темы взаимоотношения христиан и государства: Отдавайте кесарево кесарю, а Божие Богу (Мф. 22, 21). Вот и все. Все остальное Он говорил и продолжает говорить о спасении души человека, о том, как себя вести с другими, как нужно молиться за обижающих нас, как надо благословлять проклинающих нас…

И как мы, христиане, усвоили эти Его наставления, по вашему мнению?

Ну, тут – «море пространное и гади, имже несть числа»… Мы, бывает, готовы разорвать на части обижающих нас и уничтожить проклинающих нас или чем-то задевших наши чувства. Разве Господь этому учит? То есть мы, являясь по званию христианами, идем по тому же пути, что и творцы событий 1917 года. В нас крепко засел революционный дух, засел намертво и зовет нас вновь на баррикады, но теперь уже с другой стороны: «За Русь», «За веру» – всех порву, кто не так посмотрел, не так улыбнулся, шапку не ломит. Топор за кушак, и вперед – пойдем решать этот вопрос методами проверенными, революционными, то есть мы по-прежнему «гордо реем», как и положено буревестникам. Вот ведь какая беда: мы из себя не изжили эту заразу революционную. Выходит, это о нас говорил П.А. Столыпин: «Вам нужны великие потрясения, а нам нужна великая Россия». Горевестники мы, а не православные никакие.

Так что же мы можем предложить людям, обществу, если мы сами точно такие же, а то и хуже?

А ничего, если мы не соработники Богу в нашем спасении. Мы ничего не изменим вокруг, если сами не изменимся, вот какая штука. «Спаси себя, и вокруг тебя спасутся тысячи». Измени сначала себя, и кто знает – вдруг, самым неожиданным образом, режиссер А.Е. Учитель изменится и, став верующим человеком, снимет не мерзость откровенную, а очень нужную, прекрасную картину. Все возможно. Вот, например, Михаил Задорнов был такой уж весельчак и откровенный язычник – дальше некуда. И вел в эту тьму за собой тысячи последователей, и вдруг раскаялся, и умер христианином в глубоком покаянии, принеся все свои грехи на исповедь. А мы тут были готовы его проклинать.

И проклинали же. А вышло так, что с Божьей помощью Михаил Николаевич ушел к Богу христианином. Прямо как тот самый, который справа на Голгофе… И кто мы после этого?

Это не по-христиански, и мы так не победим, если будем играть на территории темных сил, мира, который во зле, и по их правилам. Если опустимся на уровень мира и будем использовать его принципы борьбы, то мы проиграем однозначно. А нас все время затягивают специально именно туда, где власть князя тьмы, туда, где мы проиграем.

Мы легко теряем верный образец нашего поведения, не слышим этот камертон. Мы забываем, что наша сила совсем в другом, не в мирских приёмах и светских аргументах. У нас сила колоссальная и необоримая – с нами Христос. Но Он будет с нами только в том случае, если мы сами повернемся к Нему, если будем вести себя, как Он учит, так, как Он себя ведет. Он нам даст небывалые силы, и мы изменим все вокруг себя. Заставлять нас Он не может – Бог ценит нашу свободу. Он, видите ли, очень тактичен и вежлив.

Трифонов Печенгский монастырь

Но, к сожалению, мы очень повреждены. Советское ли воспитание тому виной, общая ли человеческая греховная слабость, не знаю.

Да, ХХ век был посвящен воспитанию ненависти, причем это не фигура речи: мы должны были испытывать ненависть всегда. Это чувство должно было в нас жить – так называемая пролетарская ненависть к классовому врагу, к внешнему врагу, к внутреннему врагу. «Враг народа» всегда был рядом. И в нас это продолжает жить, теперь уже как «православная ненависть» ко всем, кто не с нами. Но ненависть – страшное, разрушающее чувство. В ней живет сила бесовская. И мы с ним проиграем однозначно.

Я вспоминаю, как учился в военном училище. Вечером мы, как положено, собирались на самоподготовку, домашнее задание выполняли и т.д. Сидим мы в классе, и приходит один из моих однокурсников, не буду называть имя – он уже почил. Заходит в класс, смотрит на всех и начинает писать список, кого больше всех ненавидит. «Так, больше всех я ненавижу» – и двоеточие… И далее список. Это как бы в шутку, но в то же время и не в шутку. Ненависть – это проблема колоссальная, и неизвестно, как же ее в себе победить сейчас. В военной структуре это по-прежнему живет неистребимо. Орать, материть – этакие крутые «красные командиры» из рабочих и крестьян. Как научиться воспитывать по-другому, как найти совсем другие стимулы и слова, рычаги и механизмы? Ведь как-то жили по-другому наши предки – и одерживали фантастические победы. Я не представляю себе орущим и сквернословящим адмирала Ушакова. Я не могу представить себе таким генералиссимуса Суворова. И мы хорошо знаем, что они такими не были, и ни одного великого русского военачальника я не представляю себе, который мог бы себя так вести. Это было недопустимо. Это стало возможно вместе с ненавистью, принесенной в наш народ в 1917-м году. Так себя должен был вести какой-нибудь матрос Дыбенко, который всегда найдет нужные грязные слова и объяснит, кто теперь в стране хозяин.

Тоска по небесному свету

Епископ Митрофан (Баданин)

Это должно быть уже преодолено. Просто потому что надоело, честное слово.

Колоссальная стоит проблема перевоспитания. И мы, те, которые пришли к вере, должны быть здесь образцом в первую очередь. Мы должны показывать другой мир, ибо мы не от мира сего. А мы часто пытаемся доказать, что мы такие же, как все: «Вы не думайте, мы нормальные мужики, давайте выпьем или еще что-нибудь». Вот это сразу проигрыш, это самое страшное наше поражение. Потому что это – ложь. Мы не можем быть такими, как все – мы другие. И люди от нас ждут, что мы окажемся не такими. Они очень хотят увидеть другой мир, о котором все втихаря мечтают. Они очень хотят, чтобы мы показали им, что он есть – этот другой мир, что он существует – это мир света, это мир вечности, это мир, где нас всех ждет наш Отец Небесный с мириадами ангелов.

Это ваше утверждение, владыка, касается ведь не только мирян, не так ли?

Конечно. Я стараюсь напоминать об этом нашим священникам. Часто видишь, что люди, далекие от Церкви, относятся к священнику с большим уважением, с особым доверием и надеждой. Но порой, потом, знакомясь ближе, они это ощущение теряют. Они разочаровываются и видят, что это была иллюзия. Батюшка снимет рясу: «нехилые» кроссовки, джинсы, он пошел, так сказать, пиво пить в баре. И люди видят, что, оказывается, он обыкновенный обманщик, он всего лишь ряженый. И это очень тяжелое разочарование, потрясение для многих людей. Дело тут не только в кроссовках, как вы понимаете, а в образе поведения, мыслей такого «священника», прости Господи. И люди теряют надежду. Оказывается, нет ничего таинственного, святого и светлого. И в Церкви тоже ложь.

А-а, помню-помню:

…И ни церковь, ни кабак –

ничего не свято.

Нет, ребята, все не так,

все не так, ребята.

 Почему такое происходит, понятно. Очень непросто, живя в этом мире, держать оборону, сопротивляться воздействию мирской среды, не позволять ей проникать в тебя. Но для того мы и встали на сторону воинов света, чтобы вести эту повседневную войну. На каждом верующем, и особенно на священнике, лежит огромная ответственность – не разочаровать тех, кто с надеждой глядит на нас. И перед нами стоит сложнейшая задача: показать миру, что есть иная жизнь, жизнь Вечного Света. Что есть великая бесконечность вечной жизни во Христе. И что это есть самая великая цель, и что в жизни нашей есть смысл. И только ради этой великой цели стоит жить и не страшно умереть.

До недавнего времени мне регулярно звонил один адмирал, под началом которого я служил в своей прошлой жизни. Он в то время занимал весьма высокую должность. Узнав про мое новое служение, он был очень этим заинтересован, расспрашивал меня про мою новую жизнь, просил присылать ему мои книги. Так вот, о чем бы мы с ним ни говорили, он неизменно задавал мне один и тот же вопрос: «Ну, скажи мне, ты действительно веришь тому, чему теперь служишь? Ты абсолютно честен? Это действительно все существует?» Я, естественно, каждый раз очень серьезно подтверждал искренность своей веры. Я повторял, что тот мир, который открыл мне Господь, я ни на что не променяю и скорее умру, чем отрекусь от Него. Чувствовалось, что он был очень доволен моими ответами, и говорил, что очень рад за меня. Но, звоня в следующий раз, он вновь и вновь задавал мне эти вопросы, потому что ему было очень важно услышать это мое свидетельство. Отдав всю жизнь флоту, советской стране и коммунистической идее, он не познал Бога, не открыл для себя мира христианской веры, но ему было достаточно моего свидетельства об этой вере и о том ином, неведомом ему мире. Так он обретал покой в душе и смысл в прожитой им долгой жизни. Не так давно он отошел ко Господу, но наши беседы, я думаю, не прекратились. Я теперь молюсь об упокоении его души и верю, что Господь вменит ему верное флотское служение и не оставит его Своей милостью в его новой вечной жизни.

 
Il soft power cristiano della Russia

Chiesa e stato in Russia – separati ma alleati

Articolo apparso in Carnegie Council

Estratto

Per molti analisti il ​​termine Russkij Mir, o mondo russo, incarna una politica estera russa espansionistica e messianica, l'intersezione perversa degli interessi dello Stato russo e della Chiesa ortodossa russa.

Poco si sa che il termine significa in realtà qualcosa di molto diverso per ciascuna parte. Per lo stato è uno strumento per espandere l'influenza culturale e politica della Russia, mentre per la Chiesa ortodossa russa si tratta di un concetto spirituale, un ricordo che attraverso il battesimo della Rus', Dio consacrò questo popolo al compito di costruire una santa Rus'.

La stretta relazione sinfonica tra la Chiesa ortodossa e lo stato in Russia fornisce quindi alla politica estera russa un quadro morale definibile, che, data la sua popolarità, è probabile che continui a plasmare le politiche del paese anche in futuro.

"Per noi la rinascita della Russia è indissolubilmente legata, prima di tutto, alla rinascita spirituale... e se la Russia è la più grande potenza ortodossa [pravoslavnaja derzhava], allora la Grecia e l'Athos sono la sua fonte." – Vladimir Putin nel corso di una visita di stato al Monte Athos, settembre 2005. [2]

La politica estera è una questione di interessi e di valori. Ma mentre gli interessi della Russia sono ampiamente dibattuti, i suoi valori sono spesso trascurati o trattati semplicisticamente come l'antitesi dei valori occidentali.

Ma, come sottolinea il professor Andrei Tsygankov nel suo libro La Russia e l'Occidente da Alessandro a Putin, le relazioni della Russia con l'Occidente passano attraverso cicli che riflettono la sua nozione dell'onore. [3] Per onore vuol dire i principi morali di base che vengono comunemente citati all'interno di una cultura come ragione della sua esistenza, e che informano il suo scopo quando questa interagisce con le altre nazioni.

Nel corso degli ultimi due secoli, alla ricerca del suo onore, la Russia ha cooperato con i suoi vicini europei, quando questi l'hanno riconosciuta come parte dell'Occidente; ha risposto in nodo difensivo, quando hanno escluso la Russia; e in modo assertivo, quando sono stati apertamente ostili al senso dell'onore della Russia.

A volte il senso dell'onore di una nazione si sovrappone ai suoi interessi effettivi; ma non può essere ridotto al solo interesse nazionale, perché i leader politici devono rispondere agli ideali e aspirazioni esistenziali che vi sono culturalmente incorporati. Il senso dell'onore di una nazione, quindi, funge da base per quello che potremmo chiamare l'interesse nazionale a lungo termine.

Secondo Tsygankov, nel caso della Russia l'interesse nazionale a lungo termine ruota intorno a tre costanti: in primo luogo, la sovranità o "libertà spirituale," in secondo luogo, uno stato forte e socialmente protettivo che sia in grado di difendere la sovranità; e la terza, la lealtà culturale di coloro che condividono il senso dell'onore della Russia, ovunque essi possano essere. [4] Tutte e tre le costanti comportano, in misura maggiore o minore, la difesa della cristianità ortodossa, della Chiesa ortodossa russa, e dei cristiani ortodossi intorno al mondo.

I presidente russo Vladimir Putin ha enucleato in modo succinto il senso dell'onore della Russia durante la sua visita di stato al Monte Athos nel 2005, quando si è riferito alla Russia come a una pravoslavnaja derzhava, o semplicemente, una potenza ortodossa.

Putin sulla crisi morale dell'Occidente

Poco nota a quel tempo, in retrospettiva, la frase sembra presagire la svolta verso l'assertività della politica estera russa che gli analisti occidentali hanno inizialmente notato nelle sue osservazioni del febbraio 2007 alla conferenza sulla sicurezza di Monaco. [5]

Da allora, Putin è ritornato spesso sui pericoli rappresentati dall'unilateralismo americano, e he ha perfino sfidato il concetto a loro caro dell'eccezionalismo americano. [6] Tuttavia, fino al suo intervento alla riunione del Club Valdaj nel 2013, non ha esplicitamente detto quali valori rappresentava la Russia, e cosa esigeva il suo senso dell'onore. È stato a questo incontro che Putin ha esposto per la prima volta la sua visione della missione della Russia come potenza ortodossa nel XXI secolo.

Putin ha iniziato il suo discorso osservando che il mondo è diventato un luogo in cui la decenza è sempre più scarsa. I paesi devono dunque fare tutto quanto in loro potere per preservare la propria identità e i propri valori, perché "senza auto-definizione, spirituale, culturale e nazionale .... non si può avere successo a livello globale". [7]

Senza dubbio, ha detto, la componente più importante del successo di un paese è la qualità intellettuale, spirituale e morale della sua gente. La crescita economica e l'influenza geopolitica dipendono sempre dal fatto che i cittadini di un paese sentono di essere un popolo che condivide una storia comune, valori comuni e tradizioni comuni. Tutti questi, ha detto Putin, contribuiscono all'immagine che una nazione dà di sé, al suo ideale nazionale. La Russia ha bisogno di coltivare i migliori esempi del passato e di filtrarli attraverso la sua ricca diversità di prospettive culturali, spirituali e politiche. La diversità di prospettive è fondamentale per la Russia perché è nata come stato multinazionale e multiconfessionale, e rimane così oggi. [8]

Di fatto, il pluriculturalismo è potenzialmente uno dei principali contributi della Russia allo sviluppo globale. "Abbiamo accumulato un'esperienza unica nell'interazione, nell'arricchimento reciproco e nel rispetto reciproco delle culture diverse", ha detto al suo pubblico. "Il policulturalismo e la politetnicità sono nella nostra coscienza, nel nostro spirito, nel nostro DNA storico". [9]

Il policulturalismo è anche uno dei fattori trainanti dell'Unione Eurasiatica, un progetto avviato dal presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, che Putin ha fatto interamente suo.

Progettata per spostare l'Eurasia dalla periferia dello sviluppo globale al suo centro, questa unione può avere successo, dice Putin, solo se ogni nazione conserva la sua identità storica e la sviluppa lungo l'identità della regione eurasiatica nel suo complesso. Creare una cultura di unità nella diversità all'interno di questa regione, dice Putin, contribuirebbe notevolmente sia al pluralismo sia alla stabilità negli affari mondiali.

Ma, in un colpo diretto all'Occidente, Putin osserva che alcuni aspetti del pluriculturalismo non sono più ben accolti in Occidente. I valori del cristianesimo tradizionale che una volta costituivano la base stessa della civiltà occidentale vi sono ora sotto attacco, e al loro posto i leader occidentali stanno promuovendo una visione del mondo unipolare e monolitica. Questo, dice, è "un rifiuto... della diversità naturale del mondo concessa da Dio... Senza i valori del cristianesimo e delle altre religioni del mondo, senza le norme della morale e dell'etica formate nel corso di migliaia di anni, la gente perde inevitabilmente la propria dignità umana". [10]

L'abbandono dei valori cristiani tradizionali ha portato ad una crisi morale in Occidente. La Russia, dice Putin, si propone di contrastare questa tendenza, difendendo i principi morali cristiani, sia in patria sia all'estero.

L'invito di Putin a un maggiore rispetto per le identità culturali e religiose tradizionali è stato perduto o ignorato in Occidente. Uno dei motivi, ho il sospetto, è che era stato formulato in un linguaggio che le élite occidentali non usano più.

Per gran parte del XX secolo, la scienza sociale occidentale ha insistito sul fatto che la modernizzazione avrebbe reso irrilevanti i valori culturali e religiosi tradizionali. L'alternativa moderna, che i pionieri delle scienze politiche, Gabriel Almond e Sidney Verba, etichettavano come "cultura civica", gravita verso l'omogeneità culturale e la laicità. Queste qualità portano alla stabilità politica e al progresso economico. Il modello è esemplificato dalle società anglo-americane che, come essi concludono, formano il modello ottimale per una società moderno. [11]

Mezzo secolo più tardi, con l'ascesa della Cina e il crollo dell'Unione Sovietica, a quanto pare non è più così evidente che il secolarismo e omogeneità sono le uniche vie per il successo nazionale. Gli studiosi parlano sempre più di percorsi differenti alla modernità, e anche di una recrudescenza della religione. [12]

Un'altra ragione per cui il messaggio di Putin è stato trascurato è che egli invita l'Occidente a riconnettersi con il suo patrimonio bizantino, un patrimonio che è stato spesso liquidato come non occidentale. Nella mente di Putin, reintrodurre il cristianesimo orientale nella civiltà occidentale rivela la Russia come una parte vitale della civiltà occidentale, e richiede che la Russia sia parte di qualsiasi discussione dei valori occidentali.

Il discorso di Putin nel 2013 è stata una dichiarazione assertiva e ottimista dei valori russi, e le ragioni culturali e spirituali perché egli sentiva che l'influenza russa nel mondo doveva crescere. Nel 2014, tuttavia, il mondo era cambiato. Uno dei motivi principali è stato il conflitto all'interno dell'Ucraina, che molti in Occidente definiscono come un conflitto di ordine mondiale derivante da un profondo divario di valori tra la Russia e l'Occidente.

La Russia, al contrario, si vede impegnata non solo nella difesa di interessi strategici vitali in Ucraina, ma anche nei suoi valori d'onore fondamentali, come la libertà spirituale, la lealtà culturale e il pluralismo. Può sembrare strano a molti in Occidente, ma l'atteggiamento della Russia sulla crisi ucraina è inflessibile proprio perché vede se stessa in posizione di superiorità morale in questa disputa.

Uno dei motivi principali per cui le critiche morali occidentali delle azioni russe hanno così poca trazione tra i russi è che la Chiesa ortodossa russa ha riacquistato il suo tradizionale primato come istituzione che definisce la visione morale della nazione e il senso dell'onore. Guardando oltre i confini della Russia, questa visione è conosciuta come Russkij mir o mondo russo.

Mondo russo o comunità della Rus' storica?

È importante distinguere come questo termine è usato dallo Stato russo e come è usato dalla Chiesa ortodossa russa.

L'uso di questo termine come "comunità di cristiani ortodossi che vivono in unità di fede, tradizioni e costumi", risale almeno all'inizio del XIX secolo, ma è stato riproposto come concetto politico nei primi anni 1990 da Pjotr Shedrovitskij, un influente consulente politico interessato al ruolo che i simboli culturali possono svolgere nella politica. Egli credeva che la creazione di una rete di strutture sociali che si rafforzano a vicenda negli ex Stati sovietici tra le popolazioni che continuano a pensare e parlare in russo – il "Russkij mir" – avrebbe potuto essere politicamente vantaggioso per la Russia. [13] Il suo vantaggio pratico in politica estera derivava dal fatto che, affermando di parlare a nome di quasi 300 milioni di russofoni, una Russia indebolita sarebbe immediatamente diventata un attore regionale chiave, così come una forza politica influente nei paesi dell'ex Unione Sovietica.

Questa nozione ebbe risonanza all'interno dell'amministrazione Eltsin che, a metà degli anni 1990 era già alla ricerca di una "idea russa" intorno alla quale consolidare la nazione e promuovere un nuovo consenso democratico. [14] I membri dell'Istituto di Filosofia presso l'Accademia Russa delle Scienze hanno avuto il compito di fare ricerche su questo concetto, ma anche se la cosa ha influenzato alcune sezioni della prima dottrina di politica estera della Russia nel 1996, alla fine ha perso impeto. Come mi hanno spiegato in seguito coloro che sono stati coinvolti in questo progetto, c'erano semplicemente troppe "idee russi" disparate tra cui scegliere, e non ci fu consenso all'interno dell'amministrazione presidenziale o dell'Istituto di Filosofia su quale versione sostenere.

Più di un decennio sarebbe passato prima che il termine fosse usato dal capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill. Ciò è avvenuto nel 2009 alla Terza Assemblea del Mondo russo, quando il Patriarca Kirill ha parlato di come il mondo russo, o la santa Rus', come pure la chiamava, avrebbe dovuto rispondere alle sfide della globalizzazione. [15]

La Chiesa, ha detto il patriarca, sottolinea l'importanza dei legami spirituali oltre le divisioni dei confini nazionali. Esso utilizza quindi il termine russkij non come un concetto geografico o etnico, ma come un'identità spirituale che si riferisce alla civiltà culla degli slavi orientali – la Rus' di Kiev.

Quest'identità comune è stata forgiata quando la Rus' ha adottato il cristianesimo da Costantinopoli nel 988. In quel momento gli slavi orientali sono stati consacrati in un'unica civiltà ed è stato dato loro il compito di costruire la santa Rus'. Tale missione ha persistito attraverso le ere moscovita e imperiale. È sopravvissuta alle persecuzioni dell'era sovietica, e continua ancora oggi nella Russia democratica. [16] Il nucleo della comunità di oggi risiede in Russia, Ucraina e Bielorussia (in altri momenti, Kirill ha aggiunto Moldova e Kazakistan), ma può riferirsi a chiunque condivide la fede ortodossa, una dipendenza dalla lingua russa, una memoria storica comune, e una visione comune dello sviluppo sociale. [17]

Nel giugno 2007, il presidente Putin ha istituito il Fondo Russkij mir, con un compito di supporto alla lingua e all'eredità culturale russa in tutto il mondo. [18] Gran parte di questo sforzo era chiaramente volto a preservare l'uso della lingua russa nella ex Unione Sovietica, assieme alla divulgazione dell'immagine della Russia. Ma mentre è evidente la grande quantità di sovrapposizione tra gli usi religiosi e politici di questo termine, lasciatemi sottolineare alcune importanti differenze.

Come usato dallo stato, russkij mir è tipicamente un concetto politico o culturale. In entrambi i sensi è usato da gruppi che lavorano per il governo russo per rafforzare la stabilità interna del paese, ripristinare lo status della Russia come potenza mondiale, e aumentare la sua influenza nei paesi vicini. Dal punto di vista dello stato, la Chiesa ortodossa russa può essere uno strumento utile per questi scopi.

Come usato dalla Chiesa, russkij mir è un concetto religioso. È essenziale per invertire la secolarizzazione della società in tutta l'ex Unione Sovietica, un compito che il patriarca Kirill ha definito la "seconda cristianizzazione" della Rus'. [19] La Chiesa ortodossa russa vede il governo russo, o se per questo, qualsiasi governo nel suo territorio canonico, come strumenti per questo scopo.

La reazione all'uso da parte del patriarca del termine russkij mir, che era familiare principalmente nel suo contesto politico dell'era Eltsin, è stata mista, sia all'interno che all'esterno della Russia. Ha suscitato notevoli controversie in Ucraina, dove la Chiesa greco-cattolica e la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev l'hanno respinta a titolo definitivo. D'altra parte, la Chiesa ortodossa ucraina autonoma del patriarcato di Mosca, che serve circa la metà di tutti i cristiani in Ucraina, è stata cautamente ricettiva.

Alla luce di questa controversia, Kirill è tornato sull'argomento nel 2010, per chiarire le sue opinioni su ciò che russkij mir significa specificamente per l'Ucraina. Egli ha ribadito che il battesimo della Rus' di Kiev è stata un'istanza della divina provvidenza. [20] La Chiesa ortodossa russa ha difeso i legami religiosi e culturali stabiliti da questo evento miracoloso per più di mille anni, e continuerà sempre a farlo. [21]

Bielorussia, Russia e Ucraina sono tutti uguali successori dell'eredità della Rus' di Kiev, quindi tutte e tre dovrebbero essere centri di coordinamento per lo sviluppo del mondo russo. A tal fine, il patriarca Kirill ha introdotto l'idea delle "capitali sinodali" – centri storici dell'Ortodossia russa che ospitino regolarmente riunioni del santo Sinodo, principale organo decisionale della Chiesa. Una di questi capitali è Kiev. È interessante notare che l'arciprete Evgenij (Maksimenko), un religioso della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca, ha invitato il patriarca a fare il successivo passo logico e a spostare la sede del patriarcato della Rus' da Mosca indietro a Kiev. [22]

Il cristianesimo, dice il patriarca, non cerca di distruggere ciò che è unico in ogni nazione, ma piuttosto di motivare culture locali verso un maggiore apprezzamento del significato trascendente del cristianesimo. Molto tempo fa, la società ideale ortodossa era l'Impero bizantino. [23] Oggi, nel contesto della sovranità nazionale, tuttavia, l'Ortodossia si propone come complemento spirituale alla sovranità nazionale, e come risorsa di armonizzazione in un mondo globalizzante. [24]  Kirill ha detto che questo stesso principio si può ritrovare all'interno dell'Unione Europea e della Comunità degli Stati Indipendenti. [25]

Ma mentre la Chiesa rispetta la sovranità dello stato, essa non prende posizione nel merito. Gli stati nazionali non sono né buoni né cattivi, ma semplicemente il quadro entro il quale Dio vuole che la Chiesa oggi realizzi la restaurazione della santa Rus'. È quindi dovere della Chiesa rendere ogni nazione, almeno in parte, "un elemento portante della civiltà ortodossa". [26]

Nel corso degli ultimi dieci anni, la versione secolare puramente pragmatica del russkij mir ha lentamente ceduto il passo alla crescente influenza della Chiesa nella vita politica della Russia. Tra i tanti esempi, vorrei sottolineare solo il discorso del presidente Putin a Kiev nel 2013, in occasione del 1025° anniversario del Battesimo della Rus'. [27] Questa è stata anche la più recente visita di Putin in Ucraina.

Le sue osservazioni a quel tempo riflettevano ognuno dei motivi del russkij mir nel suo contesto religioso, tra cui: il significato spirituale e culturale decisivo del battesimo della Rus'; l'unicità dei valori ortodossi nel mondo moderno; la deferenza al significato storico di Kiev (prima della rivoluzione, dice, era conosciuta come "la seconda capitale culturale e intellettuale dopo San Pietroburgo," anche prima di a Mosca [!]); e il riconoscimento pubblico del diritto dell'Ucraina di fare qualsiasi scelta politica che desideri, cosa che, però, "in nessun modo cancella il nostro passato storico comune". [28]

Conclusioni e Prognosi

Dopo aver tracciato una distinzione tra gli obiettivi dello Stato russo e della Chiesa ortodossa russa nel promuovere il russkij mir, è importante sottolineare che queste due istituzioni non sono in conflitto, almeno non nel prossimo futuro. [29]

La formulazione classica per i rapporti Chiesa-stato nel cristianesimo ortodosso era e rimane la symphonia, o l'armonia tra Chiesa e stato, non l'ideale protestante occidentale della separazione.

L'ampia instaurazione di relazioni armoniose di reciproco sostegno tra Chiesa e stato in Russia, per la prima volta in più di un secolo, ha quindi implicazioni significative per la politica russa.

La prima è che gli alti tassi di popolarità di Vladimir Putin non sono né transitori né personali. Essi riflettono la popolarità del suo piano politico e sociale, che è popolare proprio perché ha la benedizione della Chiesa ortodossa russa.

Qualche anno fa, l'allora presidente Medvedev ha fatto riferimento alla Chiesa come "la più grande e più autorevole istituzione sociale nella Russia contemporanea", [30], una valutazione rafforzata da studi più recenti che dimostrano che il patriarca Kirill è più spesso identificato come "leader spirituale [e] mentore morale "di tutta la nazione russa, di quanto sia identificato come capo di una singola confessione religiosa. [31]

Il successo del piano Putin, o modello Putin, o putinismo, è dunque semplice da spiegare. Questo governo russo capisce che ottiene un enorme capitale sociale dalla sua armonia pubblica con la Chiesa ortodossa russa. Fino a quando la Russia rimane una democrazia ampiamente rappresentativa (da non confondere con quelle liberali), non c'è motivo di aspettarsi che questo cambi.

Alcuni analisti, tuttavia, suggeriscono che questo abbraccio possa portare a un conflitto tra lo Stato e le altre confessioni. Il potenziale di tale conflitto è ampiamente riconosciuto, in particolare dai leader religiosi, e ha portato alla creazione nel 1998 del Consiglio interreligioso della Russia.

Il suo scopo è duplice: in primo luogo, disinnescare i conflitti tra le varie comunità religiose. In secondo luogo, presentare ai politici un ordine del giorno religioso unito.

La cosa è stata un buon successo su entrambi i fronti, e le sue attività ora non coprono solo la Russia, ma l'intera CSI (Comunità degli Stati Indipendenti). [32]

Se la mia valutazione dell'importanza dei fondamenti religiosi alla popolarità del regime attuale è corretta, allora ne consegue che i tentativi di minare l'unità del russkij mir saranno ampiamente considerati come un attacco ai valori fondamentali, non solo in Russia, ma in tutto il mondo russo. Le sanzioni economiche, politiche, culturali, e altre intensificheranno questo effetto e mineranno profondamente le simpatie intellettuali ed emotive per l'Occidente all'interno di questa comunità. Mentre questo può non essere permanente, ho il sospetto che pochi nell'attuale generazione dei leader russi conservino molte speranze nella possibilità di costruire un partenariato duraturo con l'Occidente.

Inoltre, la Chiesa ortodossa russa continuerà a plasmare la direzione della politica estera della Russia in diversi modi.

In primo luogo, userà l'influenza dello Stato per sostenere le preoccupazioni dei cristiani ortodossi in tutto il mondo, anche se non sono cittadini russi. Ciò è in linea con il carattere transnazionale della Chiesa ortodossa russa.

In secondo luogo, promuoverà i valori morali e sociali cristiani nei consessi internazionali, da sola o in combinazione con altre religioni. Di fatto, stretti legami su questi temi sono stati forgiati con la Chiesa cattolica romana, e con religiosi islamici in Egitto e in Iran. Nel caso in cui non abbia accesso diretto, si rivolgerà ai media russi, e ai popolari outlet internazionali come RT e Sputnik per promuovere questi progetti.

In terzo luogo, ovunque le organizzazioni statali e civili russe promuovono la cultura e la lingua russa all'estero, anche la Chiesa cercherà di porre attenzione sul suo programma religioso. Mentre lo stato promuove gli interessi nazionali della Federazione russa, la Chiesa ortodossa russa intende promuovere l'identità culturale più ampia che sente di avere ereditato dalla Rus 'di Kiev.

Per esempio, la Chiesa vede il conflitto in Ucraina come una guerra civile all'interno del mondo russo. Da questo punto di vista, il conflitto non può essere risolto suddividendo questa comunità, isolando così l'Ucraina dalla Russia e distruggendo l'unità del russkij mir, o permettendo l'ucrainizzazione forzata delle regioni prevalentemente ortodosse e di lingua russa in Ucraina, cosa che si tradurrebbe nella distruzione del russkij mir in Ucraina. L'unica soluzione permanente è che il governo ucraino ammetta la natura pluriculturale della società ucraina e che, di fatto, riconosca l'Ucraina come parte del russkij mir. Dal punto di vista della Chiesa, questo è l'unico modo per raggiungere la riconciliazione nel popolo ucraino e l'armonia all'interno del russkij mir.

Stranamente, molti nazionalisti ucraini moderati sono d'accordo sull'idea che esista una sorta di connessione culturale simbiotica tra Russia e Ucraina. Il tipico intellettuale ucraino filo-Maidan è convinto che Putin è all'opera per minare la democrazia ucraina prima di tutto perché teme la sua diffusione in Russia. Ma prevede la ripresa di inevitabili legami fraterni con la Russia, dopo che i valori pro-europei e amanti della libertà del Maidan riusciranno a rovesciare il regime autoritario di Putin in Russia. [33] È difficile non vedere la somiglianza tra le loro aspirazioni agli stretti legami con Russia e quelle del patriarca Kirill, solo in una serie completamente diversa di presupposti culturali.

In conclusione, quale impatto avrà l'ascesa del russkij mir sulle relazioni della Russia con le altre nazioni? Prevedo tre risposte.

Nei paesi in cui il concetto della santa Rus' non ha un contesto storico, ci sarà una tendenza a ripiegare sul contesto della guerra fredda con cui sono più familiari, come ha fatto il Segretario di Stato americano Hillary Clinton quando ha lanciato l'allarme sugli sforzi per "ri-sovietizzare la regione". "La chiameranno unione doganale, si chiamerà Unione Eurasiatica e tutto il resto", ha detto, "ma cerchiamo di non sbagliarci. Sappiamo qual è l'obiettivo e stiamo cercando di trovare modi efficaci per rallentarlo o prevenirlo" [34]

Tra vicini immediati della Russia, la risposta sarà mista. Mentre ci sono ancora molti che vedono l'era sovietica con nostalgia, e considerano il crollo dell'URSS come più dannoso che benefico (2 su 1 in Armenia, Kirghizistan, Ucraina e Russia) [35], non è affatto chiaro se la visione conservatrice della Chiesa ortodossa ha un consenso altrettanto ampio. In Ucraina il termine russkij mir è diventato un grido di battaglia per entrambe le parti di questa guerra civile, e ora è così disperatamente politicizzato che il suo contenuto religioso e spirituale è del tutto scomparso. Il risultato infelice, come dice Nicholas E. Denysenko, è "una narrazione religiosa alterata contro la volontà dei suoi stessi autori". [36]

Ancora più lontano dalla Russia, la popolarità del russkij mir probabilmente dipenderà dal fatto che la Russia emerga come difensore globale dei valori cristiani tradizionali e conservatori. Il divario di valori che alcuni in Occidente citano come giustificazione per punire e contenere la Russia esiste, ma non è l'intero quadro. Esiste lo stesso divario di valori nell'Occidente stesso. [37] Solo di recente la Russia ha realizzato che, mentre il suo punto di vista conservatore l'allontana da alcuni europei, al contempo l'avvicina ad altri. L'elenco dei Putinversteher probabilmente contiene ora più politici e opinion leader sul lato destro dello spettro politico europeo, di quanto non ne abbia a sinistra.

Negli Stati Uniti, attivisti sociali cristiani evangelici, e anche un paio di noti commentatori politici, hanno cominciato a prendere nota di questi valori condivisi. [38] Due anni fa, l'ex aiutante di Nixon e candidato presidenziale repubblicano, Patrick Buchanan, ha detto agli altri conservatori politici che molto nella retorica di Putin fa di lui "uno di noi."

"Mentre gran parte dei media americani e occidentali lo liquida come un autoritario e reazionario, un ritorno al passato, Putin potrebbe essere uno che vede il futuro con maggiore chiarezza rispetto agli americani ancora coinvolti in un paradigma da guerra fredda. Mentre la lotta decisiva nella seconda metà del XX secolo è stata verticale, Oriente contro Occidente, la lotta del XXI secolo può essere orizzontale, con conservatori e tradizionalisti di ogni paese schierati contro il secolarismo militante di una élite multiculturale e transnazionale". [39]

Il ruolo della Chiesa ortodossa russa in questa lotta è di fondamentale importanza, perché richiede la creazione di un quadro comune di valori europei cristiani, a tutti gli effetti una nuova religione civile paneuropea. Lo Stato russo, nel frattempo, è ben felice di sostenere questi appelli, perché è solo nel contesto di un'identità culturale e religiosa comune ("valori condivisi") che la Russia può diventare a tutti gli effetti una parte politica dell'Occidente. Intenzionalmente o no, quindi, la Chiesa ortodossa russa e il suo russkij mir sono emersi come la componente spirituale e intellettuale mancante del soft power della Russia.

Un giorno potrebbe addirittura diventare simile alla politica americana dei diritti umani, un aspetto scomodo, ma comunque risolutorio dell'identità nazionale, che il governo applicherà in modo selettivo, ma di cui non sarà mai in grado di sbarazzarsi del tutto.

NOTE

[1] Nicolai N. Petro è professore di scienze politiche all'Università del Rhode Island. Questo documento è stato presentato alla Confederazione interalleata degli ufficiali della riserva (CIOR) nel seminario sulla Russia a Königswinter, Germania, il 15-18 febbraio 2015. Il CIOR è uno degli organi consultivi indipendenti del Comitato militare della NATO.

[2] "Vladimir Putin: Rossiya-pravoslavnaya Derzhava," pravaya.ru, 9 settembre 2015. http://pravaya.ru/news/4774.

[3] Andrei Tsygankov, Russia and the West from Alexander to Putin. New York: Cambridge University Press, 2012.

[4] Ibid., p. 28.

[5] Vladimir Putin, "Vystuplenie i diskussiya na Miunkhenskoi konferenstii po voprosam politiki bezopasnosti, 10 febbraio 2007. kremlin.ru. http://www.kremlin.ru/text/appears/2007/02/118109.shtml.

[6] Vladimir Putin, "A Plea for Caution", New York Times, 11 settembre 2013. http://www.nytimes.com/2013/09/12/opinion/putin-plea-for-caution-from-russia-on-syria.html?pagewanted=all&_r=0.

[7] Vladimir Putin, "Zasedanie mezhdunarodnogo diskussionnogo kluba Valdai", 19 Settembre 2013, kremlin.ru. http://kremlin.ru/news/19243.

[8] Ibid.

[9] Nel suo discorso Putin utilizza i termini "pluriculturalismo" e "policulturalismo" in modo intercambiabile, distinguendoli da "multiculturalismo". Il multiculturalismo è l'idea che le società dovrebbero promuovere le identità multiple, ma non dare la preferenza a nessuna cultura. È un disprezzo della cultura come concetto unificante. Il pluriculturalismo è l'idea che tutte le identità culturali hanno un valore e contribuiscono a rafforzare la coesione sociale. Il policulturalismo è l'idea che le culture diverse condividono alcuni valori comuni generali. Le identità culturali sono quindi utili non solo all'interno di una società particolare, ma si sovrappongono ai valori culturali delle altre società, e stringono legami culturali transnazionali.

[10] Vladimir Putin, "Zasedanie."

[11] Harry Eckstein, "Social Science As Cultural Science, Rational Choice As Metaphysics", in Culture Matters: Essays in Honor of Aaron Wildavsky, a cura di Richard J. Ellis e Michael Thompson (Boulder, Colorado: Westview Press, 1997), pp. 30-31.

[12] Shmuel Eisenstadt, ed. Multiple Modernities. New Brunswick, New Jersey: Transaction Publishers, 2002.

[13] Pjotr Shchedrovitskj, "Russky mir. Vozmozhnosti tseli samoopredeleniya", Nezavisimaya gazeta, 14 febbraio 2000. http://www.archipelag.ru/authors/shedrovicky_petr/?library=2015.

[14] Nicolai N. Petro, The Rebirth of Russian Democracy. Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 1995.

[15] Kirill, Patriarca di Mosca, "Vystuplenie Svyateishego Patriarkha Kirilla na torsheztvennom otkrytii III Assemblei russkogo mira," 3 novembre 2009. http://www.patriarchia.ru/db/print/928446.html.

[16] Igumeno Filipp (Rjabykh), Hegumen. “'Russky mir—eto tsivilizatsionnaya obshchnost…”. 17 giugno 2010, patriarchia.ru. http://www.patriarchia.ru/db/print/26208.html.

[17] Ibid.

[18] "Stenografichesky otchet o vstreche s delegatami Vserossiiskoi konferentsii prepodavatelei gumanitarnykh i obshchestvennykh nauk", kremlin.ru, 21 giugno 2007. http://kremlin.ru/transcripts/24359.

[19] "Patriarch Kirill challenges Church to 'reset' people's minds" Interfax, 16 novembre 2010, citato nell'elenco sulla Russia di Johnson 2010-#215. http://www.cdi.org/russia/johnson/.

[20] Kirill, Patriarca di Mosca, "Vystuplenie Svyateishego Patriarkha Kirilla na torsheztvennom otkrytii IV Assemblei russkogo mira," patriarchia.ru, 3 novembre 2010. http://www.patriarchia.ru/db/text/1310952.html.

[21] Ibid.

[22] "Over 80% of Ukrainians Do Not Know About Doctrine of Russian World" risu.org.ua, 26 aprile 2013. http://risu.org.ua/en/index/all_news/community/social_questioning/52142/. Fu Pietro, metropolita di Kiev e di tutta la Rus', che trasferì la sua sede a Mosca nel 1325; il suo titolo, però, non fu modificato fino al 1448.

[23] Kirill, patriarca di Mosca," Vystuplenie ... na torsheztvennom otkrytii IV Assemblei russkogo mira".

[24] Ibid.

[25] Ibid., e Kirill, patriarca di Mosca, "Vystuplenie ... na torsheztvennom otkrytii III Assemblei russkogo mira."

[26] "Mitropolit Kirill otvetil na Voprosy frantsuzskogo zhurnala 'Diplomatie'," pravoslavie.ru, 4 ottobre 2005, http://www.pravoslavie.ru/news/14744.htm.

[27] "Konferentsiya 'Pravoslavno-slavayanskie tsennosti – Osnova tsivilizatsionnogo vybora Ukrainy' ", Kremlin.Ru, July 27, 2013. http://www.kremlin.ru/news/18961.

[28] Ibid.

[29] Ho discusso il loro potenziale di conflitto in "The Role of the Orthodox Church in a Changing Russia". Analisi # 121 dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano, Italia), giugno 2012. http://193.205.23.8/it/pubblicazione/role-orthodox-church-changing-russia.

[30] Alex Anishyuk, "Russian Orthodox Church allowed to enter politics", Reuters, 3 febbraio 2011, citata nella lista russa di Johnson 2011-# 20. http://www.cdi.org/russia/johnson/.

[31] "Patriarkh Kirill: Chetyre goda tserkovnogo sluzheniya," wciom.ru, 6 febbraio 2013. http://wciom.ru/index.php?id=515&uid=113626.

[32] Il sito ufficiale del Consiglio Interreligioso è http://interreligious.ru/.

[33] In uno stravolgimento su questo tema, l'ex presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, che ora funge da consulente per il presidente ucraino Petro Poroshenko, ha commentato che "con le necessarie conoscenze, formazione e armi [l'esercito ucraino] potrebbe impadronirsi di tutta la Russia" 24TV.ua, 7 febbraio 2015. http://24tv.ua/news/showNews.do?ukrayinska_armiya_zmozhe_zahopiti_vsyu_rosiyu__saakashvili&objectId=540711.

[34] Bradley Klapper, "Clinton fears efforts to 're-Sovietize' in Europe ". Associated Press, 6 dicembre 2012. http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5ikCSVjy7h3ksmvpbqrMYZePvSdkQ?docId=06bc71ef2209439.

[35] Neli Esipova e Julie Ray. "Former Soviet Countries See More Harm From Breakup". Gallup.com, 19 dicembre 2013. http://www.gallup.com/poll/166538/former-soviet-countries-harm-breakup.aspx?version=print.

[36] Nicholas Denysenko, "Civilization, Church, World: Competing Religious Narratives from Ukraine and Russia", Bohdan Bociurkiw Memorial Lecture, Canadian Institute of Ukrainian Studies, Edmonton, Alberta, 11 febbraio 2015. https://lmu.academia.edu/NicholasDenysenko/Papers.

[37] Rob Moll, "Views of the WEIRD (Western Educated Industrial Rich and Democratic)", Christianity Today, 19 luglio 2012. http://www.christianitytoday.com/ct/2012/julyweb-only/views-of-the-weird.html.

[38] Rod Dreher, "An Orthodox-Evangelical Alliance?" The American Conservative, 10 novembre 2014. http://www.theamericanconservative.com/dreher/christianity-orthodox-evangelical-alliance/.

[39] Patrick J. Buchanan, "Putin's Paleoconservative Moment", The American Conservative, 17 dicembre 2013. http://www.theamericanconservative.com/putins-paleoconservative-moment/.

 
Протопресвитер Феодор Зисис: «Украина – каноническая территория Русской Церкви»

Киево-Печерская лавра

Киев стоял у истоков Русской Церкви и до сих пор составляет ее часть

В эпицентре церковных процессов, противоречий, противостояний, а также геополитических претензий уже давно находится вопрос об автокефальном статусе Украинской Церкви, которая не только принадлежит к церковной юрисдикции Русской Православной Церкви на протяжении веков, но и является началом церковной истории русского народа, купелью, породившей Русскую Церковь в день крещения русского князя Владимира и русского народа в Киеве в 988 году.

Празднования 1000-летия русского христианства в 1988 году, которые прошли по инициативе Русской Церкви с эпицентром торжеств в Киеве, были признаны всей полнотой Церкви и всем научным сообществом. Это стало доказательством всеобщего признания того, что Украина является частью русского Православия. Разве тогда Константинополь заявил о своих претензиях на церковную юрисдикцию над Киевом? В подобном случае разве не логично было бы требовать, чтобы Патриарх Московский и другие Предстоятели Поместных Церквей получали у Константинополя разрешение на посещение праздничных торжеств в Киеве?

Любая церковная энциклопедия, равно как и Диптихи Поместных Церквей, свидетельствуют, что Украина является канонической территорией Русской Церкви. Разве кем-то признано и где-то записано, что Украина принадлежит Вселенскому Патриархату?

В календаре Вселенского Патриархата за 1998 год, который я без труда отыскал в своей библиотеке, во втором томе («Церковное управление») в разделе «Другие Поместные Церкви» первой указана Русская Церковь, а среди ее митрополитов первое место принадлежит предшественнику нынешнего каноничного Митрополита Киевского Онуфрия – Владимиру, «Митрополиту Киевскому и всея Украины, постоянному члену Священного Синода» Русской Церкви.

К Русской Церкви относятся и все остальные митрополиты, архиепископы и епископы епархий и городов Украины, духовные школы Киева и Одессы, знаменитые Печерская и Почаевская Лавры, множество других учреждений и святынь. Такая же ситуация наблюдается и в Диптихах Элладской Церкви 2018 года: все украинские епархии отнесены к юрисдикции Русской Православной Церкви.

Вселенский Патриархат идет нога в ногу с разделяющими и раскалывающими Православие силами

Итак, на основе официально установленного и признанного церковного порядка, который может быть подтвержден и множеством других документов, Украина в церковном отношении с самого начала своей христианской истории неразрывная и неотъемлемая часть Церкви России.

На короткий временной отрезок из-за аномальной исторической обстановки и внешнего давления Церковь Украины опять оказалась под юрисдикцией Константинополя, как это было и в период ее становления, когда вся Русь вместе с Киевом подчинялась Константинополю.

И когда исчезло это внешнее давление и насилие от тогдашнего папского Запада, действовавшего через Польшу, Литву и других крестоносцев и униатов, Украинская Церковь вернулась туда, куда она всегда входила, – в Русскую Церковь.

Жаль, что сегодня Константинопольский Патриархат солидаризируется с теми же самыми западными силами, которые тогда разделили Русскую Церковь и спровоцировали гонение на православных, захват и попрание святых мест. То же самое теперь готовятся сделать и украинские националисты, покровительствуемые униатом президентом Порошенко и филопапистами украинскими раскольниками.

Сознательная неправильная трактовка и сокрытие документов

Готовится специальное исследование

Мы готовим статью со всеми историческими доказательствами о безусловной принадлежности Украины к юрисдикции Русской Церкви. В этом состоит наш долг как ученых, потому что я, пишущий эти строки, и моя супруга Кристина Булаки-Зисис (ныне монахиня Нектария, а в прошлом доцент Богословского университета в Салониках) много лет изучали историю Русской Церкви и ее отношения с Церковью Константинополя. Поэтому сейчас мы скорбим и сожалеем, что историческая правда фальсифицируется.

К сожалению, Константинополь, чтобы оправдать антиканоничное вторжение на Украину, ссылается на два документа, которые якобы доказывают, что Украина никогда не была окончательно передана в юрисдикцию Русской Церкви, а синодальный акт 1686 года якобы подтверждает, что Украина осталась под Вселенским Патриархатом и что уступка носила временный характер.

Это преднамеренное неверное истолкование и искажение документов, предпринятое якобы для предоставления общественности «научной» информации, на деле может создать впечатление, что Константинополь ссылается на сильные и непоколебимые аргументы, только у тех, кто не обладает достаточными знаниями.

В скором времени мы опубликуем научную статью и представим общественности некоторые другие документы, которые скрывает Константинополь, а также укажем на неправильное толкование приводимых Фанаром двух документов.

Сейчас же сошлемся на мнение известнейшего профессора истории и канонического права Власия Фидаса, который в ряде монографий и статей признает, что синодальным актом 1686 года Вселенский патриарх подчинил Украину юрисдикции Московского Патриархата.

Процитируем профессора Фидаса: «В 1686 году был подписан русско-польский мирный договор, Малороссия отошла к Москве. Луцк, Львов, Перемышль и Могилев обрели религиозную свободу… Наконец, Патриарх Дионисий подчинил Киевскую Митрополию юрисдикции Московского Патриархата (1687)» [1]. И мы в исследовании «Вселенский Патриархат и Церковь России» писали, что «после победы русских над Польшей в 1654 году и интеграции Украины в Россию Киев снова оказался вместе с Москвой, и этот союз был одобрен Вселенским Патриархатом» (1686) [2].

Церковью-матерью для Украины сейчас является Москва. Константинополь был ею в прошлом

Неправда и то, что Вселенский Патриархат является матерью для Церкви Украины и, таким образом, как материнская Церковь имеет право предоставлять ей автокефалию, как предоставил самоглавие Русской, Элладской, Румынской, Сербской, Болгарской и Албанской Церквям.

Он обладал таким правом до тех пор, пока дочерняя Церковь не приобрела автокефалию, после этого она становилась не дочерью, а Церковью-сестрой, во всех отношениях равноправной, вследствие чего вмешательство в ее внутренние дела является тяжелым каноническим преступлением и представляет собой вторжение в чужую церковную юрисдикцию.

Русская Церковь в целом, вместе с территориями современной Украины в частности, была дочерней для Константинополя до провозглашения своей автокефалии в 1448 году, которая была признана со стороны Константинополя и Восточных Патриархатов в 1593 году.

Временным было разделение единой и неделимой Русской Церкви, в результате которого Киев на некоторое время стал независимой митрополией. Стоит отметить, что это было вызвано действиями Константинопольского патриарха униата Григория Маммы, сторонника Ферраро-Флорентийского псевдособора, который рукоположил митрополитом Киевским униата болгарина Григория и тем самым заложил основы экспансии Унии на Украине. Это продолжалось до 1686 года, когда Украина воссоединилась с Русской Церковью и с тех пор остается неотъемлемой частью автокефальной Русской Церкви. Таким образом, как когда-то Григорий Мамма, патриарх Варфоломей своими действиями продвигает Унию. <…>

Получается, что теперь Константинополь может самовольно вторгаться на канонические территории Автокефальных Церквей под предлогом того, что они когда-то входили в его юрисдикцию?

Даже если мы проигнорируем тот факт, что Киев и Украина с самого начала являлись неотъемлемой частью Русской Церкви, разве недостаточно более чем трех столетий (с 1686 года по сегодняшний день), когда Украина канонически подчинена Русской Церкви, чтобы безусловно предотвратить любое вмешательство на ее каноническую территорию?

Предоставление автокефалии Украине принесет вред Константинополю. Греция и США могут извлечь выгоду

Вторжение Константинополя на Украину открывает ящик Пандоры и может принести непредвиденные плохие последствия для самого Константинополя.

Украина как независимое государство претендует на обладание независимой автокефальной церковной организацией; с исторической и канонической точек зрения, православные верующие Украины могли бы выдвинуть соответствующий запрос, если бы это происходило каноничным образом и при одобрении других Церквей.

Если руководствоваться принципом предоставления автокефалии территориям, получившим политическую независимость, в Элладскую Церковь должны войти епархии, которые продолжают находиться в юрисдикции Константинополя, но де-факто вошли в состав Греции в 1912 году: полуавтономная Церковь Крита, Додеканезские епархии и Святая Гора Афон…

США также независимое и единое государство, однако разговоры об автокефалии Американской Церкви вызывают гнев и угрозы со стороны Константинополя. Теперь путь к негативным для Фанара последствиям открыт самим Константинополем вследствие украинской автокефалии.

Константинополь провоцирует разделения и расколы. Пришло время одуматься

Протопресвитер Феодор Зисис

Хуже всего то, что Константинополь, признанная всеми координирующая роль которого должна была быть направлена на обеспечение единства Православия, сам провоцирует разногласия и расколы и этим сам подрывает и уничтожает возложенную на него роль, фактически сам пилит высокий сук, на котором сидит, то есть высокое положение, на которое его возвели Священные каноны и церковное Предание.

Константинополь разделил Церковь псевдособором на Крите, в котором не приняли участия четыре Поместных Церкви, а их паства составляет более половины православных верующих, и который отказались признать члены участвовавших в нем Церквей: клирики и миряне прекращают поминовение своим правящим иерархам.

Константинополь опять разделяет Церковь своим антиканоничным вторжением на Украину, отвергая единодушное согласие, достигнутое в ходе предсоборных обсуждений по этому вопросу. Согласно этим договоренностям, желающая обрести автокефалию Церковь подает свою просьбу Церкви-матери и, если не встретит возражения, адресуется к Вселенскому Патриархату, который берет на себя обеспечение общеправославного согласия. Как только оно будет достигнуто, готовится Томос о предоставлении автокефалии.

В настоящий момент не существует просьбы об автокефалии от Православной Церкви Украины. Русская Церковь – Церковь-мать – тоже не согласна с предоставлением автокефалии.

Попытка Константинополя позиционировать себя как «материнская Церковь» не убедительна, так как с 1686 года, когда Украина вновь вошла в состав Русской Церкви, прошло более трех столетий, в течение которых все Поместные Церкви признавали, что Украина – часть канонической территории Русской Церкви.

Сам Константинополь до недавнего времени признавал митрополита Онуфрия каноничным митрополитом Русской Церкви и на предсоборных совещаниях заверял, что никогда не будет поднимать вопрос об Украинской автокефалии.

Но даже если мы примем и узаконим хищение имени «материнская Церковь», которую предпринимает Константинополь, неверно истолковывая исторические документы, Фанар все равно предстает в неприглядном виде, потому что ему не поступал соответствующий запрос от каноничной Православной Церкви Украины во главе с митрополитом Онуфрием. Раскольники и униаты не являются частью Церкви и не имеют никакого канонического статуса и никаких прав до своего покаяния и возращения в каноничную Церковь.

Также не достигнуто согласие большинства Поместных Православных Церквей, ибо лишь несколько грекоязычных Церквей, руководствуясь этнофилетическими критериями, возможно, согласятся с Константинополем, но сделают это молча, потому что не осмелятся открыто идти против исторической правды.

Вселенский Патриархат впервые в последние годы предстает настолько ослабленным и изолированным в церковном отношении.

Я много лет совершаю иерейское служение, в прошлом был помощником и советником Константинопольской Церкви, и теперь сожалею о том, как развиваются события, хотя в прошлом за несогласие с опасными инициативами Константинополя я уже пережил гонения.

Теперешние советники Константинополя должны были остановить его путь к разделению, расколам и изоляции.

[1] См.: ΦΕΙΔΑ, «Ρωσική Ἐκκλησία», Θ.Η.Ε. 10, 1043. Τοῦ αὐτοῦ, Ἐκκλησιαστική Ἱστορία τῆς Ρωσσίας (988–1988), Ἔκδ. Ἀποστολική Διακονία τῆς Ἐκκλησίας τῆς Ἑλλάδος, Ἀθῆναι 1988, σελ. 273–274.

[2] ΘΕΟΔΩΡΟΥ ΖΗΣΗ, Καθηγητοῦ Πανεπιστημίου, Κωνσταντινούπολη καί Μόσχα, Θεσσαλονίκη 1989, σελ. 31. Ἡ μελέτη παρουσιάσθηκε ὡς εἰσήγηση στό Διεθνές Σεμινάριο πού ὀργάνωσε στό Chambésy τῆς Γενεύης τό Ὀρθόδοξο Κέντρο τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριαρχείου τόν Μάϊο τοῦ 1988. Τό θέμα τοῦ Σεμιναρίου: «Ρωσία. Χίλια χρόνια χριστιανικοῦ βίου».

 
Le strane icone di san Cristoforo (2)

Dopo il primo articolo sull'inquietante icona di san Cristoforo dalla testa di cane, presentiamo nella sezione “Santi” dei documenti la seconda parte del saggio di Jonathan Pageau sul blog Orthodox Arts Journal. Vediamo come l'immagine mostruosa del "barbaro" rappresenta la percezione visiva del confine - sia quello sociale che quello psicologico - e osserviamo con l'autore del saggio come in alcuni aspetti dell'arte moderna si siano operate astrazioni artistiche del tutto simili, ma meno edificanti, per esempio utilizzando fuori contesto le maschere dell'arte tribale africana. Nella sua complessità e nei suoi aspetti anche più apparentemente dissonanti, l'iconografia ortodossa parla profondamente al nostro spirito.

 
Митрополит Антоний о том, что на самом деле происходит вокруг Церкви

В связи с волнениями вокруг вопроса о предоставлении автокефалии по просьбе редакции «Православная Жизнь» Управляющий делами Украинской Православной Церкви митрополит Антоний (Паканич) рассказал о реальном положении дел.

Митрополит Антоний (Паканич)

Владыко, в церковной среде не прекращаются споры, пересуды и рассуждения вслух по поводу категоричных заявлений руководства страны относительно возможного создания «украинской церкви». Большинство верующих гадает на кофейной гуще, строит необоснованные предположения, не обладая необходимыми знаниями и информацией по этой теме. Мы бы хотели с Вашей помощью развеять сомнения и предоставить правдивую информацию из первых рук, во избежание домыслов и кривотолков, для сохранения спокойствия среди православных верующих.

Расскажите, пожалуйста, какова процедура предоставления автокефалии? Так ли это просто?

 Начнем с того, что в Православной Церкви пока нет общепринятого документа, который бы прописывал процедуру предоставления автокефалии. Точнее сказать, проект такого документа подготовлен и согласован, но пока еще не утвержден всеми Поместными Православными Церквами. Главным принципом решения этого важнейшего вопроса является консенсус всех автокефальных Церквей. Что это значит? Это означает, что сегодня никакой Патриархат не может сам по себе предоставить автокефалию какой-либо Церкви.

Православная Церковь – едина, а значит все наиболее важные вопросы, в том числе и предоставление статуса автокефалии, решаются всеми Поместными Церквами совместно. То есть Архиерейский Собор Автономной Церкви или Экзархата принимает соответствующее решение о желании автокефального устройства и затем обращается с этой просьбой к Церкви-Матери, то есть к той Церкви, в юрисдикции которой в настоящее время церковная структура, желающая автокефалии, пребывает. Затем, после получения согласия Церкви-Матери и всех Поместных Православных Церквей, провозглашается автокефальный статус такой Церкви.

Такой порядок был выработан в связи с проблемами, которые возникали в истории с предоставлением предыдущих автокефалий.

Например, Православная Церковь Чешских земель и Словакии получила автокефалию от Русской Православной Церкви еще в 1951 году, но только спустя почти полвека, в 1998 году, автокефалия Чешской Церкви была признана Константинополем. А вот автокефалия Американской Православной Церкви, полученная от РПЦ в 1970 году, не признана Константинопольским Патриархатом до сих пор. Для того, чтобы таких противоречий не возникало, и была выработана подобная процедура.

Особо стоит отметить, что вопрос автокефалии Украинской Православной Церкви продвигается прежде всего политиками, которые не понимают или не хотят понять сути церковного устройства. Более того, подобные вопросы рассматриваются с точки зрения их собственных сиюминутных политических интересов. При этом совершенно не учитываются интересы духовные.

Один из Предстоятелей Поместных Православных Церквей мне прямо сказал, что у Церкви в ХХІ веке есть две самые значимые ключевые задачи – это Единство и Миссия. Однако нам искусственно навязывают другие цели, которые могут быть только инструментом, но никак не самой целью. Хотел бы также напомнить слова блаженнопочившего Предстоятеля нашей Церкви Блаженнейшего Митрополита Владимира, сказанные им в 2013 году: «Статус Украинской Православной Церкви как самоуправляемой с правами широкой автономии на сегодняшний день является оптимальным. Этот статус Украинской Православной Церкви является залогом ее внутреннего единства и фундаментом для восстановления единства украинского Православия».

Да, за 5 лет в общественной жизни Украины многое изменилось. К лучшему или к худшему, пока не могу сказать. Наверно, у каждого есть свой ответ на этот вопрос. Как священник могу только заверить, что Церковь Христова не может и не должна стать служанкой идеологических трендов, которые так часто меняются. Церковь – вечна.

Это не значит, что у нас существует табу на обсуждение вопроса о статусе нашей Церкви. Нет, конечно. Но мы, иерархи, священники, которым Господь доверил духовное стадо, ответственны за души верующих и за наши действия в Церкви. В конце концов Бог спросит земных правителей за земное благополучие своих граждан, а нас – за их души. Что для кого главнее – пускай выбирает сам.

Но госдеятели заявляют, что «Вселенский Патриархат начинает процедуры, необходимые для предоставления автокефалии УПЦ».

Это словосочетание появилось в наших СМИ, но его нет в официальных документах Константинопольского Патриархата. Таким образом, это либо самообман, либо попытка выдать желаемое за действительное. Также не исключаю, что политики, заявляющие подобное, введены в заблуждение собственными недобросовестными советниками. Константинопольский Патриархат, как известно, сделал заявление, что, получив петиции политического руководства Украины о даровании автокефалии, будет тесно общаться и координировать свои действия со своими сестринскими Православными Церквами по этому вопросу.

Иными словами, будет рассматриваться сам вопрос, а не начало каких-либо процедур для якобы «предоставления автокефалии УПЦ», тем более что, как уже говорилось, у Константинопольского Патриархата нет на это исключительных полномочий.

Если предположить, что Константинопольский Патриархат все же выдал какой-то документ, провозглашающий автокефалию в одностороннем порядке?

Предполагать, конечно, можно что угодно, но если бы такое произошло, это означало бы раскол всего мирового Православия и потому сомнительно, чтобы Вселенский Патриархат на такое решился, как и другие Поместные Церкви, особенно те, которые, как и УПЦ, пережили или переживают трагедию раскола.

Но если с автокефалией все так сложно, могут ли политики попытаться «пойти другим путем»? Ведь некогда в Эстонии получилось создать автономную Эстонскую Православную Церковь под юрисдикцией Константинопольского Патриархата, отдельную от уже существующей ранее Эстонской Православной Церкви в единстве с Русской Православной Церковью?

Ситуация с Эстонской Православной Церковью как раз и демонстрирует, какие проблемы могут возникнуть при односторонних действиях одной из Православных Церквей без оглядки на другие. Но в Эстонии, при всех проблемах, политическая ситуация гораздо стабильнее. В нашей же стране, переживающей сейчас беспрецедентное за всю современную историю Украины политическое противостояние и военные конфликты, такое решение только усугубило бы общественные междоусобицы и никак не уврачевало бы церковный раскол.

И тем не менее события последних лет показывают, что произойти может что угодно. Люди часто слабы, в том числе и архиереи, на них может быть оказано давление, которое подвигнет их на неосторожные действия. Что в такой ситуации предпринимает наше Священноначалие?

Священноначалие нашей Церкви находится в постоянной связи со всеми Поместными Церквами, со всей полнотой Вселенского Православия. Практически все Поместные Церкви выражают поддержку Украинской Православной Церкви и верность каноническому порядку.

В таких непростых условиях нашей жизни Церковь максимально заботится о мире в стране, выполняя соответствующую Ее предназначению миссию миротворца. Мы пытаемся донести до руководства страны нашу позицию, мы говорим публично, что ни с гражданской, ни с церковной точки зрения предложенный способ преодоления церковного раскола в стране не является правильным. И время обязательно это покажет, расставив все на свои места.

А что сейчас можно сказать православным верующим Украины, которые постоянно ощущают давление со стороны отдельных представителей власти, сталкиваются с захватами храмов раскольниками, подвергаются агрессии националистских организаций? Паства часто незащищена и в такой ситуации готова верить самым нелепым слухам.

Верующие тем и отличаются от других людей, что обладают главным сокровищем – верой в Господа Иисуса Христа. Он сильнее всех земных властителей. Без Его воли в этом мире не может свершиться ничего. А потому важно довериться Богу и непрестанно молиться, особенно усилить свою молитву и за власть, чтобы Господь умудрил и вразумил.

Очень часто все наши проблемы происходят от того, что мы попросту не умеем терпеть. Нам всегда хочется ответить нашим обидчикам, а ведь именно с этого начинается цепочка большинства наших грехов. «Положи, Господи, хранение устом моим и дверь ограждения о устнах моих» (Пс. 140:3). В этой молитве мы просим Бога, чтобы Он помог нам стерпеть: стерпеть тогда, когда, как нам кажется, нас обидели, когда нас в чем-то обвинили, когда по отношению к нам поступили неправильно или несправедливо. Мы просим Бога: «Господи, помоги нам сохранить любовь к ближним, помоги нам промолчать и тем самым сохранить наш душевный мир!»

Очень важно не паниковать и не распространять слухи. Тем же, кто проводит время в интернете, тщательно стоит проверять получаемую информацию и не транслировать так называемые вбросы. Именно сейчас мы все должны быть максимально ответственны за свои слова и деяния и не становиться орудием в чужих злонамеренных руках.

Верующим сегодня следует сплотиться вокруг нашего Предстоятеля Блаженнейшего Митрополита Онуфрия, довериться Священноначалию нашей Церкви и поддержать его молитвой.

 
La fede ortodossa dovrebbe accelerare l'ottenimento della cittadinanza russa

Un deputato di un partito nazionalista ha intenzione di redigere un disegno di legge che accelera l'ottenimento della cittadinanza russa per i cristiani ortodossi, sulla base del fatto che le persone della fede religiosa tradizionale in Russia hanno migliori possibilità di integrarsi nella società.

Mikhail Degtjarjov

Mikhail Degtjarjov, deputato del Partito Liberal Democratico nella Duma di Stato, o camera bassa del parlamento, ha promesso che nei prossimi mesi proporrà una serie di emendamenti alla legge russa sulla cittadinanza, che permettano a qualsiasi persona che parla russo, con una fonte di reddito e che pratica la fede ortodossa russa di ottenere un passaporto russo se tale persona già risiede legalmente nel paese.

Attualmente, la legge russa prevede che i potenziali candidati alla cittadinanza vivano nel paese per cinque anni senza interruzione a partire dalla data in cui hanno ricevuto il permesso di soggiorno. Vi sono eccezioni a questa regola per i nati nella Federazione Russa con cittadinanza sovietica, per i coniugi di cittadini russi da almeno tre anni e per le persone che non possono guadagnarsi da vivere, ma i cui figli sono cittadini russi.

Un altro modo per ricevere rapidamente un passaporto russo è di investire 10 milioni di rubli (oltre 150.000 dollari) in alcuni settori dell'economia russa, a condizione che l'impresa appartenente all'investitore paghi almeno 18 milioni di rubli (circa 273.000 dollari) nei primi tre anni dopo aver effettuato l'investimento.

Attualmente, la Russia non offre alcuno status speciale ai cristiani ortodossi nelle loro richieste di cittadinanza e Degtjarjov, nei suoi commenti alla stampa, ha detto di non essere d'accordo con questo approccio. "La questione della religione dei migranti è molto importante e dovremmo prenderla in considerazione", ha detto. "La maggioranza assoluta della popolazione del paese è composta da cristiani ortodossi. Sarà più comodo per noi se cominciano a vivere con noi persone con una mentalità simile", ha detto il parlamentare al quotidiano Izvestija.

"La Chiesa in Russia è separata dallo Stato, ma lo Stato deve ascoltare gli interessi della maggioranza", ha detto. "Dovremmo utilizzare la seguente formula con i migranti: se praticate il cristianesimo ortodosso e parlate russo, potete venire a lavorare qui. Se vi piace il vostro lavoro, potete rimanere a vivere con noi".

Degtjarjov ha anche osservato, per quanto ne sa, l'Europa "ne ha già avuto abbastanza del multiculturalismo" e che i trucchi verbali usati dai sostenitori della società multi-confessionale non hanno funzionato quando si è trattato di grandi gruppi di persone e dei loro interessi comuni.

Il Partito Liberal Democratico della Russia è noto per le sue politiche populiste e Mikhail Degtjarjov ha già avanzato proposte controverse che sono giunte sui titoli dei media.

Le proposte includono la citazione in giudizio la Germania per i danni della seconda guerra mondiale, l'idea di cambiare la bandiera russa corrente con lo stendardo imperiale del XIX secolo e anche il suggerimento di imbiancare i muri e le torri del Cremlino di Mosca per farlo tornare al suo originale aspetto storico.

 
La Chiesa russa dubita della salute mentale del rappresentante di Costantinopoli che ne ha annunciato la revisione dello stato attuale

Il Patriarcato di Mosca ha espresso preoccupazione per la salute mentale del rappresentante di Costantinopoli al Consiglio Ecumenico delle Chiese, l'Arcivescovo Job (Getcha), che ha chiarito che lo stato attuale della Chiesa russa può essere riveduto e che ha affermato che la Chiesa ortodossa ucraina non esiste più.

"Ci sono dichiarazioni molto preoccupanti dell'arcivescovo Job (Getcha). Siamo seriamente preoccupati per la sua salute mentale e spirituale. Se necessario, siamo pronti ad aiutare un fratello con un trattamento o a mandarlo a studiare in uno dei seminari della nostra Chiesa", ha scritto sulla sua pagina Facebook il segretario stampa del patriarca Kirill, padre Aleksandr Volkov.

Come riportato, in un'intervista della BBC ucraina l'arcivescovo ha notato che lo stato autocefalo delle Chiese ortodosse di Russia, Grecia, Serbia, Romania, Polonia, Albania, Bulgaria, Georgia e Cecoslovacchia non è stato confermato dai Concili ecumenici, ma è stata Costantinopoli a dare loro lo status di indipendenza.

"E come credono alcuni canonisti, dal momento che queste nuove autocefalie o nuovi patriarcati non sono mai stati confermati da un Concilio ecumenico, essendo stati creati dal Patriarcato ecumenico, a un certo punto, se il Patriarcato ecumenico lo ritiene necessario, può cancellare questo stato", ha aggiunto il rappresentante della chiesa di Costantinopoli.

Nel frattempo, il segretario stampa del patriarca Kirill ha detto a Interfax che queste dichiarazioni dell'arcivescovo a causa di atteggiamenti personali negativi di questo gerarca verso la Chiesa ortodossa russa non possono essere considerate la posizione ufficiale di Costantinopoli.

"Sua Eminenza Job non è un portavoce ufficiale della Chiesa ortodossa di Costantinopoli, e le sue affermazioni che vanno oltre i limiti della ragione non possono essere spiegate da altro che dalla rabbia personale nei confronti della Chiesa russa", ha detto il sacerdote.

 
Un resoconto di martirio da Ma’lula

L’escalation di violenze nella cittadina di Ma’lula, di cui abbiamo presentato negli ultimi giorni alcuni aggiornamenti, sta lasciando il posto alle conseguenze più difficili. Il patriarca ortodosso antiocheno Giovanni X ha lanciato un appello per il monastero di santa Tecla (nella foto), in cui rimangono coraggiosamente le monache e le ragazze della scuola, pur private dei generatori elettrici e del rifornimento idrico. Ci è giunto anche il primo nome di martire cristiano: Sarkis Al-Zajim. Sarkis (in italiano, Sergio) è uno dei cristiani che hanno rifiutato la conversione forzata all’islam, ben sapendo che l’alternativa era accettare di essere ucciso. Presentiamo la storia di questo martirio in russo e in traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Русский приход на Мальте

Протоиерей Димитрий с прихожанами

Помимо румынского, болгарского и сербского приходов на Мальте существует русский приход, названный в честь святого апостола Павла. Он был образован в 2001 году; официально утвержден Синодом РПЦ летом 2003 года.

Как и другие православные приходы, русская община на Мальте не имеет в собственности своего храма. Поэтому богослужения совершаются у греко-католиков, в церкви Дамасской иконы Божией Матери, что на Архиепископской улице в Валетте. При этом уже много лет – по сути, с начала 2000-х – продолжаются попытки решить вопрос с отдельным зданием для прихода. Вначале была надежда построить церковь на территории Посольства России, затем – получить в собственность неиспользуемое здание российского торгпредства и, наконец, приобрести католический храм Игнатия Лойолы. Однако все варианты были отвергнуты – иногда из-за неуступчивости российских властей, а в случае с католическим храмом – по решению священноначалия. Видимо, таков был Промысл Божий.

После долгих согласований удалось получить принципиальное разрешение мальтийских властей на строительство храма на арендованном в 2014 году участке земли. Впрочем, учитывая осторожность мальтийцев в вопросах храмостроительства (в тех случаях, когда это касается некатолических конфессий), еще неизвестно, сколько придется ждать, когда остров апостола Павла украсит отдельно стоящий православный храм. И дело даже не в деньгах (финансирование, вероятно, найдется), а в том, чтобы преодолеть все бюрократические препоны и заручиться согласием местных жителей.

Сейчас службы в русском приходе совершаются не очень часто, так как священник – отец Димитрий Нецветаев – постоянно проживает в Тунисе и прилетает на Мальту, как правило, раз в два месяца. Обычно за несколько дней, которые отец Димитрий проводит на острове, он служит Божественную Литургию, совершает требы, встречается и беседует с людьми. В год служится шесть Литургий. Конечно, это гораздо меньше, чем количество служб на родине, но для многих русских Мальты услышать богослужение на славянском хотя бы несколько раз в год – уже большая радость. Правда, некоторые прихожане стараются посещать богослужения в сербском приходе (тем более что там тоже юлианский календарь), но и у сербов службы бывают нечасто.

Во время краткой поездки на Мальту мне удалось переговорить с одной из прихожанок русской православной общины. Юлия Белозерова, несколько лет исполнявшая обязанности казначея приходского совета, а ныне певчая русской церкви, живет на Мальте с 2000 года. Уроженка Владивостока, она приехала на Мальту учиться, чтобы получить степень бакалавра в англоязычном вузе. Вместе с образованием ей удалось устроить и свою семейную жизнь: Юлия вышла замуж за коренного мальтийца. Стефан был аспирантом того университета, где училась Юлия, и преподавал в их группе. Венчались они во Владивостоке, по благословению владыки Вениамина. Особое благословение архиерея потребовалось потому, что муж Юлии был и остается католиком. Сейчас супруги живут на острове Гозо (одном из трех островов, составляющих государство Мальта) и воспитывают двоих сыновей.

Юлия Белозёрова с мужем Стефаном и детьми - Матвеем и Даниилом

Семья наша была невоцерковленная, в храм во Владивостоке мы ходили только по праздникам, – говорит Юлия. – По сути воцерковляться я начала уже на Мальте, во многом благодаря влиянию своей старшей сестры (она тоже вышла замуж за мальтийца и сейчас живет с семьей в Великобритании). В 2001 году у меня была первая исповедь на Мальте. Потом матушка Светлана – жена отца Димитрия – пригласила меня петь в церковный хор.

По словам Юлии, она решила остаться в храме и начала воцерковляться потому, что ощутила в своем сердце глубокую и искреннюю любовь к Богу, а также поняла, что вера помогает ей меняться, становиться лучше. Кроме того, ей хотелось видеть своих детей православными.

– Мой муж тоже ходит со мной на Литургии, помогает с детьми, – рассказывает Юлия. – Он говорит, что ему нравится на наших службах, он чувствует спокойствие и умиротворение. Это для меня большая награда, ведь у нас немало семей, где мужья-мальтийцы не позволяют своим женам ходить в православную церковь. И в таких семьях детей обычно крестят в католичестве.

– Но почему мужья препятствуют? Хотят, чтобы дети были католиками?

– Иногда и нашим женщинам это не так важно. Они говорят: «Пусть будет так, как муж пожелает. Если муж хочет растить детей католиками, я не буду препятствовать». Конечно, в семьях, где жены воцерковленные, ситуация другая, но таких семей всё-таки меньшинство.

– А ваш муж не желал перейти в Православие?

– Нет, к сожалению. Но я и не настаиваю. Может быть, это произойдет, со временем.

Впрочем, сама Юлия признаёт, что и ее духовная жизнь на Мальте страдает – из-за того, что нет частых богослужений и, как следствие, нет возможности для более частой исповеди и Причастия. Конечно, посещение Литургии всего раз в два месяца может привести к провалам в духовном развитии. Но что же мешает Юлии приходить, например, на еженедельные Литургии в румынской церкви? Тем более что отец Иоанн приглашает всех, вне зависимости от национальности.

– К сожалению, там не очень понятно, на румынском, – отвечает Юлия. – Так же, как и у сербов, хотя я больше предпочитаю к сербам ходить, чем к румынам. Но и у сербов священник приезжает редко, всего раз в два месяца. Поэтому я очень счастлива, что есть службы на церковнославянском, пусть и нечасто. Для нас всегда большой праздник, когда прилетает отец Димитрий. Батюшка стал для нас очень близким человеком, духовным наставником.

– Но вариант вернуться в Россию, быть поближе к родным для вас службам на церковнославянском языке вы не рассматриваете?

– Нет. Я даже когда приезжаю в Россию, чувствую себя иностранкой. Всё-таки из 36 лет своей жизни 17 я провела на Мальте. Здесь тоже много хороших людей. Я привыкла к Мальте, чувствую себя как дома. Мальтийцы замечательные – семейные, очень религиозные, почитающие своих родителей. Ведь у них церквей – невзирая на то, что это маленькая страна, – больше, чем дней в году. В этом плане я очень довольна, что выбрала в мужья мальтийца. Здесь даже аборты запрещены, настолько Мальта религиозная страна.

– Однако, невзирая на религиозность мальтийцев и влияние Католической церкви, на Мальте всё-таки были легализованы однополые браки…

– Честно говоря, я до сих пор в шоке от этого, не могу понять, как это произошло. Видимо, сыграла свою роль политическая составляющая.

– Юлия, скажите, а возможно ли в ситуации определенного политического диктата на Мальте рассчитывать на то, что обучение в школах будет соответствовать морально-этическим нормам? Таким, чтобы детям не прививали либеральные воззрения на религию, семью, общество?

Протоиерей Димитрий с иподиаконами

– На Мальте три вида школ: частные, государственные и церковные. Старший сын у меня вначале ходил в государственную школу, где религия преподавалась не очень углубленно. Потом нам повезло: удалось попасть в католическую школу в Рабате, где сын учился до нашего переезда на остров Гозо. Школа очень традиционная, только для мальчиков. Директор и остальное руководство школы – католические священники. Конечно, там было углубленное изучение религии, и дети посещали церковь.

– Получается, вашему сыну приходилось и приходится учиться в сугубо католическом окружении?

– Да, ведь на Мальте некатоликов очень мало. Но Матвей уже понимает свою идентичность, что он живет по правилам, отличным от правил его сверстников. Даже пост он стал соблюдать более строго – не ел ничего сладкого, и единственный в классе отказался от шоколада и сладостей на чаепитии. Кстати, этим он вызвал только уважение со стороны своих одноклассников-католиков. Матвей с детской радостью рассказывал нам об этом, в кругу нашей семьи.

По словам Юлии, некоторые сложности возникали с православной идентичностью младшего сына. В детском садике Даниила заставляли снимать крестик, мотивируя это «безопасностью ребенка» (якобы цепочка может привести к удушению). Дети-католики крестики не носят, у них это не принято. Нательный крестик тогда удалось отстоять, но Юлии пришлось пережить немало неприятных моментов, связанных с давлением со стороны руководства детских учреждений. К счастью, из садика ребенка не исключили, хотя, конечно, сам факт такого давления в христианской стране был прискорбен.

Безусловно, Мальта была и остается сугубо католической страной, с малозаметным православным меньшинством. Обращения мальтийцев в Православие крайне редки. По словам отца Димитрия, с января 2001 года у него было всего два случая перехода мальтийцев в православную веру. В одном случае Православие принял профессор, который пришел к выводу, что православная вера всё-таки более правильная, чем католическая. Во втором случае речь шла о человеке, который желал венчаться с православной. Поэтому сейчас для православного меньшинства на Мальте главное –это сохранить свою веру и идентичность, свою угодную Богу инаковость – невзирая на мальтийские законы и влияние католического большинства.

 
La vera causa della guerra di Crimea

La guerra di Crimea ha avuto conseguenze terribili; circa 750.000 soldati sono morti, oltre a innumerevoli civili. E le cause immediate sono state religiose. È una storia surreale, uno dei casi più straordinari nella storia di differenze religiose sfruttate a fini strategici e geopolitici. Tutto è cominciato con una controversia franco-russa sulla grotta di Betlemme, tradizionalmente venerata come luogo di nascita del Principe della Pace.

Fin dalla metà del XVIII secolo, la Russia ortodossa si era servita di trattati per insistere con forza sul suo ruolo di protettore dei suoi correligionari, e di luoghi santi cristiani, sotto il dominio del sultano ottomano. Grazie alle relazioni cordiali tra il clero greco e i loro signori ottomani, gli ortodossi avevano già la parte del leone dei siti cristiani in Terra Santa. Ma questo predominio fu contestato a metà del XIX secolo da Francia, il cui imperatore Napoleone III stava cercando di estendere l'influenza cattolica nella regione.

I nodi vennero al pettine nel 1852 presso la chiesa della Natività. La chiave della porta principale era stata tenuta per secoli dai monaci ortodossi greci; i monaci latini o cattolici dovevano accontentarsi della chiave di una porta minore, all'interno. C'era anche una disputa su una stella d'argento con iscrizioni latine, che segnava quello che era ritenuto il luogo esatto della nascita di Cristo; i monaci greci a quanto pare l'avevano portata via, e la Francia voleva che una stella d'argento fosse re-installata.

Napoleone III sperava di prendere il posto della Russia come garante dei cristiani della regione e dei siti cristiani, che voleva far passare a tempo debito sotto controllo cattolico. Per attirare l'attenzione degli ottomani, la Francia inviò una grande nave da guerra ai Dardanelli. Questo convinse debitamente il sultano – ma rese la Russia furiosa, e le fece esercitare una pressione enorme per convincere gli ottomani a tornare a favore degli ortodossi.

La diplomazia religiosa russa nel XIX secolo era sia flessibile sia univoca. Essa favoriva i cristiani sui musulmani (senza impedire periodi di buoni rapporti con gli ottomani); i cristiani ortodossi sui cristiani occidentali; e i cristiani ortodossi arabi su quelli greci. Mentre si profilava il conflitto franco-russo, la Gran Bretagna cercò di negoziare un compromesso che avrebbe dato soddisfazione agli ortodossi sui punti immediati in questione, garantendo l'accesso cattolico a Betlemme e agli altri luoghi sacri. Ma lo slancio verso la guerra era già inarrestabile, e la Gran Bretagna fu trascinata dalla parte dei francesi. Naturalmente c'era uno scenario strategico più ampio per la guerra: la competizione per le spoglie dell'impero ottomano, che era percepito in un declino inesorabile, e per rotte e corsi d'acqua strategici. Ma a tutti coloro che smaniano per combattere, nessun catalizzatore funzionerà tanto bene quanto un buon vecchio battibecco settario.

Come disse Lord Malmesbury, ministro degli esteri britannico, nel 1852:

"Dovremmo rimpiangere profondamente qualsiasi controversia che possa portare a un conflitto tra due delle grandi potenze europee, ma quando riflettiamo sul fatto che la lite è avvenuta per privilegi esclusivi su luogo vicino al quale le schiere celesti hanno proclamato la pace sulla terra e la buona volontà verso gli uomini, il pensiero di un tale spettacolo è davvero malinconico".

 

 
Митрополит Иларион: Решение о невозможности евхаристического общения с Константинопольским Патриархатом распространяется и на афонские монастыри

3 ноября 2018 года в передаче «Церковь и мир», выходящей на канале «Россия-24» по субботам и воскресеньям, председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион ответил на вопросы ведущей телеканала Екатерины Грачевой.

(...)

Екатерина Грачева: Не так давно на Афоне состоялось заседание Священного Кинота — органа верховной власти, в который входят представители всех 20 монастырей на территории Афона. В заявлении, которое пока не опубликовано официально, говорится, что Афон в административном отношении не подчиняется Константинопольскому Патриарху, ибо он не правящий архиерей Афонской автономии, а лишь ее духовный отец. Означает ли это, что Афон таким образом официально выступил против Константинопольского Патриарха, и что дорога для паломников из России на Афон вновь открыта?

Митрополит Иларион: Статус настоящего текста до сих пор непонятен. Как Вы сказали, это неопубликованное заявление. Действительно ли это заявление Афонского Кинота или, возможно, заявление какой-то группы афонских монахов, мы пока не знаем.

Все монастыри Православной Церкви находятся в юрисдикции какого-то правящего архиерея. Мы всегда исходили из того, что афонские монастыри относятся к юрисдикции Константинопольского Патриарха, а потому решения о невозможности евхаристического общения с Константинополем, которые были приняты на последнем заседании Синода Русской Православной Церкви, распространяются также и на афонские монастыри. Если афонские монастыри – все вместе или какие-либо из них – будут заявлять о том, что они не принадлежат Константинопольскому Патриарху, тогда, конечно, это будет другая ситуация. Но если говорится, что он является для них не архиереем, а духовным отцом, это не совсем для нас понятно, потому что в Православной Церкви монастырь не может существовать вообще без архиерея.

На фоне церковных событий на Украине «Турецкая православная церковь» подала в суд иск на Константинопольского Патриарха Варфоломея. Как Вы отнеслись к этой новости из Турции?

«Турецкая православная церковь» объединяет весьма небольшую группу лиц, в общей сложности несколько сот верующих. Группа эта была создана в 1922 году турецким правительством в качестве альтернативы Константинопольскому Патриархату, то есть это раскол. Какого-то значительного продолжения он не получил. Поддержка властей в отношении этого раскола сникла, но все-таки у них есть, насколько известно, три храма в Стамбуле и еще несколько за его пределами.

Удивительно, что Константинопольский Патриарх за столько лет не сумел этот раскол исцелить. Он бросился исцелять раскол на Украине путем создания другого раскола, а на своей собственной канонической территории уврачеванием раскола почему-то не занимается. С точки зрения Православной Церкви эта организация является раскольнической, поэтому мы подобного рода решения всерьез принимать не можем.

Духовенство Одесской епархии вслед за многими другими открыто высказалось в поддержку Блаженнейшего митрополита Онуфрия и канонической Украинской Православной Церкви. А как обстоит дело с другими епархиями, не для тех, кто боится открыто высказывать свою позицию в поддержку?

Митрополит Одесский и Измаильский Агафангел провел епархиальное собрание, в ходе которого состоялось тайное голосование по вопросам: поддерживаете ли вы митрополита Онуфрия и удовлетворяет ли вас статус Одесской епархии в составе Украинской Православной Церкви? Из 413 представителей духовенства, которые отдали свои голоса, 406 проголосовали «за», три проголосовали «против», четыре воздержались. Это само по себе показывает, что поддержка Блаженнейшего Онуфрия является практически единодушной. Должен сказать, что в большинстве епархий канонической Украинской Православной Церкви  поддержка также является единодушной.  Есть один или два архиерея, которые высказывались публично в пользу автокефалии, но одному из таких архиереев священники сказали, мол, если ты уйдешь в автокефалию, мы за тобой не пойдем.

Настроения в большинстве епархий канонической Украинской Православной Церкви именно такие, какие показало тайное голосование в Одесской епархии. Люди поддерживают Блаженнейшего митрополита Онуфрия, поддерживают единство Украинской Церкви с Московским Патриархатом. Люди не поддерживают разбойнические действия Патриарха Варфоломея, легализацию раскола, которую он осуществил, и не собираются сами переходить в этот раскол.

 
L’Ortodossia in Gran Bretagna 50 anni fa

Il sito ROCOR Studies presenta una testimonianza davvero interessante di uno degli ortodossi inglesi di più lunga data, John Harwood, che serve come lettore nella diocesi di Sourozh. Il panorama dell’Ortodossia in Gran Bretagna oltre mezzo secolo fa, soprattutto quando viene messo a paragone con la situazione odierna, offre davvero molti spunti a cui pensare. Presentiamo il racconto storico di John Harwood nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Primo anniversario a Soverato

Un anno fa è stata celebrata la prima Liturgia a Soverato nella festa di San Bartolomeo Apostolo patrono della comunità. Oggi a distanza di un anno, ancora ospiti nella piccola cappella improvvisata negli uffici del Patronato, abbiamo ringraziato Dio e il nostro patrono per tutto l'aiuto celeste ricevuto.

Padre Eugenio Miosi

 

 
Patriarca Kirill: L'Occidente dovrebbe imparare dalla Russia ad accettare i rifugiati musulmani

Il patriarca Kirill ha invitato l'Occidente a seguire la Russia come un esempio di come gestire gli immigrati musulmani.

"A differenza dell'Occidente, che è già nervoso per l'arrivo dei rifugiati, Mosca da sola ha accolto più musulmani di quanto ha fatto finora tutta l'Europa. E nessuno al mondo ne è stato messo a conoscenza. E non c'è isteria, né polizia, né gas, né scontri fisici", ha detto il patriarca giovedì in un incontro con il leader palestinese Mahmoud Abbas nella sua residenza di Peredelkino, nella regione di Mosca.

La Russia ha molti immigrati musulmani delle ex repubbliche sovietiche, e "per loro è l'unica fonte di una buona vita", ha detto il leader della Chiesa.

"Certo, sorgono a volte problemi con i nuovi arrivati ma questi problemi vengono risolti nel rispetto della legge, e, soprattutto, i buoni rapporti tra ortodossi e musulmani stanno creando un clima ideale  perché qui i musulmani vivano in pace e perché gli ortodossi trattino i musulmani con rispetto, con tolleranza, come fratelli", ha detto.

Il patriarca si è congratulato con Abbas, che ha contribuito a costruire la moschea, alla sua apertura a Mosca.

"Probabilmente ha pèercepito quanto siano notevoli i buoni rapporti che si sono sviluppati tra ortodossi e musulmani in Russia. Siamo molto contenti che finalmente questa grande moschea sia stata costruita nella città di Mosca per diventare un luogo di preghiera per molti musulmani che vivono a Mosca e visitano Mosca", ha detto il patriarca Kirill.

Ha detto che l'islam radicale "per grazia di Dio, non si sta diffondendo in tutta la Russia". Il patriarca ha parlato anche della situazione di pericolo in Medio Oriente, dove lo Stato islamico e altri gruppi terroristici simili hanno cercato di reclutare cittadini russi.

"Queste e altre persone di mentalità radicale rappresentano un enorme pericolo per la Russia. È per questo che tutto ciò che accade in Medio Oriente, in Siria, Iraq, Libia, ci riguarda molto da vicino", ha aggiunto.

 
Роль Вселенского Патриархата в период кризиса Православной Церкви в Чешских землях и Словакии

Кафедральный собор Святых Кирилла и Мефодия в Праге

В настоящее время мы наблюдаем стремления Вселенского Патриархата повлиять на церковный процесс, происходящий на Украине, Церковь которой является всемирно признанной канонической областью Русской Православной Церкви. Это уже не первый раз, когда Царьград пытается вмешаться в дела других автокефальных Церквей. Несколько лет назад была аналогичная попытка касательно нашей Православной Церкви в Чешских землях и Словакии.

В следующих строках я попытаюсь изложить в общих чертах, как обстояло дело с точки зрения очевидца, который в течение всего этого времени являлся членом Епархиального совета Пражской Православной Епархии, а большую часть этого времени я работал в церковном управлении. Подчеркиваю, что речь идет о моей личной, чисто неофициальной точке зрения, и я ни в коей мере не желаю кого-либо оскорбить, очернить или обвинить. Прежде всего, несколько слов о становлении Православной Церкви в Чешских землях.

История нашей Поместной Церкви

Памятник Кириллу и Мефодию в Праге

Православная вера была к нам принесена святыми Кириллом и Мефодием в 863-м г. из Царьграда. Впрочем, речь не шла о послании епископа, но так случилось, что Церковь здесь была учреждена уже в 869-м г., когда святой Мефодий был рукоположен в сан Моравского архиепископа тогда еще православным Папой Римским Адрианом ІІ. Таким образом, первой Матерью нашей Поместной Церкви стала Римская Церковь. Однако, ввиду интриг латинского духовенства и политического давления франков, ученики Мефодия после смерти архиепископа, в 886-м году, были изгнаны из Моравии. Православная вера и славянское богослужение, несмотря на это, просуществовали в Чехии до конца ХІ в., когда в 1096-м г. разогнали славянский Сазавский монастырь, где, между прочим, хранились честные останки святых мучеников Бориса и Глеба. Православие из Чешских земель исчезло на долгие века…

Лишь в 1874-м г. удалось возобновить православные богослужения в Праге, в храме Святителя Николая на Староместской площади. Священники, которые служили в этом храме и в трех недавно построенных храмах в западно-чешских курортных городах, принадлежали Московскому Патриархату. В то же время правительство Австрии отказывалось учредить в Праге православный приход, а с точки зрения приходской записи чешские православные относились к сербскому приходу в Вене. Вокруг храма Святителя Николая возникла т.н. Православная беседа, объединившая сотни чешских верующих.

В 1918-м г., после возникновения Чешской Республики, началось движение за создание местной Православной Церкви. Во главе группы, которая возникла из Православной беседы, встал архимандрит Савватий (Врабец). Вместе с тем в 1920-м г. сформировалась и национальная Чехословацкая Церковь, которая насчитывала несколько сотен тысяч членов и вела переговоры с Сербской Церковью о принятии Православия. В конечном итоге это объединение направилось по совсем иному, либеральному пути. Православию остался верным, с несколькими сотнями верующих, лишь епископ Горазд (Павлик), рукоположенный в Белграде. Возглавляемое им сообщество, разумеется, находилось под юрисдикцией Сербской Православной Церкви.

Священномученик Горазд (Павлик)

Это также послужило причиной того, почему Белград, несмотря на неоднократные просьбы Савватия, отказался не только его признать, но и рукоположить во епископы. Поэтому Савватий, в качестве единственного выхода, обратился с просьбой о рукоположении в Царьград. 4 марта 1923 г. Патриарх Константинопольский Мелетий IV не только рукоположил, но и назначил его архиепископом недавно учрежденной Православной Церкви в Чехословакии под юрисдикцией Вселенского Патриархата. После возвращения на родину между Савватием и Гораздом начался спор, кто возглавит Чешское (и Моравское) Православие, в котором достаточно быстро, благодаря поддержке большей части верующих, одержал победу владыка Горазд. Именно он создал в межвоенный период Церковь в Чехии и на Мораве под сербской юрисдикцией. Таким образом, Сербская Церковь стала уже второй Матерью нашей Поместной Церкви. В 1942-м г. владыка Горазд за помощь антифашистскому сопротивлению был приговорен к смерти и принял венец мученика. Сегодня его почитают как святого.

Владыка Савватий после своего поражения удалился в уединение и в жизни Церкви практически не принимал участия. Во время оккупации он был заключен в концентрационный лагерь, а умер, почти всеми забытый, в 1959-м г. в Праге. Томос об учреждении автономии Чехословацкой Церкви, который он получил в Царьграде, остался лишь мертвой буквой.

Во время оккупации Церковь Горазда была официально распущена и (в который раз) разогнана. В сложные годы по окончании Второй мировой войны Церковь получила обновление под юрисдикцией Московского Патриархата, который в конечном итоге в 1951-м г. предоставил ей автокефалию, и ее территория включала не только исторические чешские земли, где ранее действовала Церковь Горазда, но и Словакию. Таким образом, Москва приходится третьей Матерью нашей Церкви. Определенная проблема была в том, что Церковь в то время имела на бумаге несколько сотен тысяч членов, однако подавляющее большинство из них представляли население воссоединившихся с Православием униатов в Восточной Словакии. Когда в 1968-м г. была разрешена и возобновила свою деятельность Греко-католическая церковь, то среди членов Православной Церкви в Чехословакии осталось приблизительно 100 000 человек. Несмотря на это, предоставление автокефалии сделало возможным дальнейшее развитие нашей Поместной Православной Церкви.

Издание Константинопольского Томоса

А теперь мы перенесемся из древних времен в историю совсем новую. Константинополь, конечно же, предоставление Москвой автокефалии Чехословацкой Церкви никогда не признавал. После падения коммунистического режима в 1989-м г. Православная Церковь в Чешских землях и Словакии начала стремиться к налаживанию отношений с Константинопольским Патриархатом и добиваться признания автокефалии. Эти усилия завершились в 1998-м г. изданием патриаршего и синодального Томоса, на основании которого Константинополь признал нашу автокефалию.

Чехословацкая Церковь надеялась, что новый Томос привнесет атмосферу братского или хотя бы отеческого духа и взаимной любви, и будет лишь констатировать уже несколько десятилетий фактически существующее положение. Возможно, так бы оно и было, если бы Константинопольский Патриархат не утратил свое лицо. Церковь получила документ совершенно другого содержания и звучания. Привожу только отрывки из Томоса, а картину читатель может дополнить самостоятельно:

Из введения (выделено автором):

«Наша святая и великая Христова Церковь, которой вверено попечение обо всех святых Божьих Церквах и которая никогда не оставит ни единое свое дитя без защиты и никому иному не позволит, чтобы тот делал то, на что не имеет права, и которая, как живая Церковь – живущая жизнью высшей Жизни, явленной воскресшим из гроба Господом, – неся свое служение, наделила честью автономии Поместную Святую Церковь в Чешских землях и в Словакии, живущую в свободном, суверенном и либеральном государстве, несмотря на то, что эта Церковь малочисленна, в 1923-м г. изданием Патриаршего и Синодального Томоса. С того времени вплоть до сегодня Поместная Святая Православная Церковь в Чешских землях и в Словакии существовала вопреки некоторым ее неканоническим действиям, которые мы в тишине прощаем, зная, что все, осуществленное неканонически, не на основании правил и традиций Единой Святой Православной Церкви, изначально не имеет силы, недействительно и до скончания веков не будет одобрено».

Таким образом, учредительным актом нашей Поместной Церкви должен считаться в дальнейшем цареградский Томос 1923 г., который никогда не был жизнеспособным, и на его основание Церковь никогда не опиралась. Все традиции гораздовской Церкви, включая ее страдания в период нацистской оккупации, ее традиции после 1945 г. должны быть преданы забвению. Что бы ни произошло за этот период, все это является неканоническим, и Царьград это может в любой момент поставить под сомнение.

Далее в Томосе говорится:

«D. Диаконы и иереи подсудны судам второго уровня, архиереи – судам первого уровня, и по всем вопросам своих обязанностей подсудны, согласно священным канонам, канонически учрежденным синодальным судам, для работы которых приглашаются, по согласованию со Вселенским Патриархом, иерархи исключительно из юрисдикции Церкви-Матери, то есть Вселенского Престола. Осужденные архиереи с апелляцией за окончательным решением могут обратиться к Вселенскому Патриарху.

G. Церковь в Чешских землях и в Словакии в знак духовного единства с Церковью-Матерью получает святое миро от Вселенского Патриархата.

H. Главной и первой задачей Священного Синода является соблюдение чистоты Православной Веры и общения в Святом Духе со Вселенским Патриархатом и прочими Православными Церквами. В то же время на него налагается обязанность в случае каких бы то ни было проступков апеллировать не только к Священному Синоду Вселенского Патриархата, но и к большему, расширенному Синоду, созываемому с этой целью попечением Вселенского Патриархата и по инициативе последнего.

I. Что касается глобальных тем и вопросов церковного характера, выходящих за рамки возможностей Поместных Православных Церквей, Его Блаженство архиепископ Пражский, всех Чешских земель и Словакии также имеет право обратиться к нашему святому Патриаршему Вселенскому Престолу, который находится в общении со всеми православными епископами, право правящими слово истины. Вселенский Патриархат запросит у Церквей-сестер их мнение и позицию».

В принципе, Томос предоставляет Православной Церкви в Чешских землях и Словакии самостоятельность, но в тоже время в судебных делах над епископами и в общецерковных делах ставит ее в полную зависимость от Вселенского Патриархата. Внешним проявлением такого положения является обязанность принимать от Вселенского Патриархата святое миро.

Таким образом, Царьград стал уже четвертой нашей Матерью. Однако наша до сей поры самостоятельная Церковь, которая была в состоянии сама справляться с делами управления, с принятием Томоса стала Церковью, подчиненной Константинополю в существенных вопросах, и более того – она должна была бы отстаивать интересы и позиции Вселенского Патриархата на общецерковном форуме.

Неудивительно, что наша Церковь не знала, как поступать с Томосом, и никогда его официально не принимала. Все, как мне кажется, надеялись, что Царьград его изданием удовлетворен, и в дальнейшем все останется по-старому.

События 2013 года

 В течение 15 лет после подтверждения автокефалии в 1998-м году действительно ничего не происходило. Однако при первой же возможности Константинопольский Патриархат проявил себя и начал предъявлять права. Такая возможность представилась в 2013-м г., после отставки Митрополита Христофора (Пульца). Тогда начались переговоры об избрании нового архиепископа на освободившийся Пражский престол. Несмотря на то, что, по нашему Уставу, в то время Предстоятелем Церкви мог быть избран как Пражский, так и Прешовский архиепископ (а словацкий архиерей тогда, по неписаному закону, действительно был на очереди), с точки зрения Царьграда, главой всей Церкви должен был быть избран исключительно Пражский архиепископ. В этом смысле Константинопольский Патриархат был очень заинтересован в замещении Пражского престола.

В обострившейся ситуации с просьбой о помощи обратился в Константинопольский Патриархат один из возможных кандидатов на избрание в архиепископа Пражского – Оломоуцко-Брненский архиепископ и избранный Синодом Православной Церкви Чешских земель и Словакии Местоблюстителем митрополичьего престола владыка Симеон. С этого момента датируется вмешательство Царьграда в жизнь Православной Церкви в Чешских землях и Словакии. Основанием для переговоров, естественно, послужил Томос 1998 г.

19 октября 2013 г. состоялось уже второе епархиальное собрание Пражской епархии, на котором должен был быть, после неудачного первого епархиального собрания, избран, согласно Уставу Поместной Православной Церкви, новый архиепископ Пражский (делегаты, все духовные лица и миряне, избраны отдельными приходами, для избрания епископа необходимо большинство 2/3 присутствующих). Было два кандидата в епископы: Кошицко-Михаловский владыка Георгий (Странски) и архимандрит Дорофей (Рапцун). На собрание в качестве гостя приехал представитель Константинопольского Патриархата, Митрополит Галльский Эммануил.

Непосредственно перед избранием владыка Эммануил попросил слова. Все в храме ожидали братского приветствия или отеческого поощрения. Но вместо этого Митрополит произнес резкие слова: в случае избрания одного из предложенных кандидатов, Константинопольский Патриархат не признает ни одного из них. Владыку Георгия – из-за того, что в Интернете о нем появились определенные сплетни, а отца Дорофея – потому, что он был пострижен в монахи только месяц или два назад.

Необходимо подчеркнуть, что оба кандидата были предварительно признаны канонически дееспособными Священным Синодом нашей Поместной Православной Церкви (во главе с управляющим митрополией владыкой Симеоном), а это, разумеется, являлось необходимым условием выдвижения их кандидатур.

Как свидетель этих событий, я должен добавить, что обвинения против владыки Георгия (чересчур отвратительные, чтобы о них здесь можно было писать) были опубликованы на одном или двух сайтах, которые были целенаправленно созданы в период церковного кризиса, а их авторы воистину ничем не побрезговали. Не только я, но и другие люди, которые лично знают владыку Георгия, в эти сплетни, касательно которых не существовало ни одного доказательства, никогда не верили. Однако Константинопольский Патриархат в период избрания архиепископа признал эти причины достаточно убедительными для того, чтобы без дальнейшего разбирательства отказать владыке Георгию в признании, в случае его избрания.

Действительно, архимандрит Дорофей был пострижен в монахи совсем недавно, после своего развода (на который, однако, владыка Эммануил, как на причину ограничений, не указал), но ведь речь идет о заслуженном, с многолетним служением, священнике, одном из лучших в нашей епархии.

Митрополит Галльский Эммануил

Эта речь Митрополита Эммануила совершенно шокировала присутствующих делегатов, мирян и духовных лиц, торпедируя все собрание. В такой не слишком пристойной атмосфере началось избрание, и ни один из кандидатов не набрал необходимого 2/3 большинства голосов. Все это привело к последующему замешательству в нашей Поместной Церкви.

Следующее вмешательство Константинополя не заставило себя ждать. В декабре 2013 г. состоялось в Праге заседание Священного Синода в Православной Церкви в Чешских землях и Словакии. Возглавил его, в качестве Местоблюстителя митрополичьего престола, Оломоуцко-Брненский архиепископ Симеон. Среди его членов были: Прешовский архиепископ Ростислав, Кошицко-Михаловский архиепископ Георгий и викарный епископ Моравии, Годонинский владыка Иоаким. Престол Пражского архиепископа был все еще свободен.

Владыка Симеон, в качестве Местоблюстителя, пригласил на это собрание двух епископов из Константинопольского Патриархата: вышеупомянутого Митрополита Эммануила и Австрийского Митрополита Арсения. С их помощью он старался осуществить свои замыслы. Владыка Иоаким получил письменное уведомление об увольнении и должен был быть исключен из Синода, а владыке Георгию пригрозили церковным судом (из-за уже упомянутых сплетен в Интернете). Суд, если бы до него дошло, без сомнения, проходил бы в духе Томоса, при участии судей из Константинопольского Патриархата.

Но в итоге заседание для некоторых приняло неожиданный поворот. Прибыл на него митрополит Иларион из Московского Патриархата, которого, осознавая участие цареградских делегатов и в предчувствии происходящего, пригласили на заседание три оставшиеся архиерея. Владыка Иларион достаточно быстро договорился с представителями Царьграда, что ни одна из сторон не будет вмешиваться в заседание Синода и предоставит нашей автокефальной Церкви возможность самой решать свои дела. В результате этого Синодом был снят с должности Местоблюстителя архиепископ Симеон, а на его место был избран Прешовский архиепископ Ростислав. Однако владыка Симеон не признал это соответствующее Уставу решение и далее выступал в качестве Местоблюстителя.

На роль Константинопольского Патриархата, который вмешался в это дело по просьбе архиепископа Симеона, пролило свет письмо Патриарха Варфоломея владыке Симеону от 31.12.2013 г. (протокол № 1127), где, кроме прочего, говорится следующее (подчеркнуто автором):

«Потому Наша Мерность отправила своего экзарха, Его Высокопреосвященство Митрополита Франции Эммануила, на основании формального приглашения, согласно ст. 9 Томоса об автокефалии, выраженного в письме от 10 октября Вашего Высокопреосвященства с полномочиями Locum Tenens (Местоблюстителя), в котором Вы просите ‟восполнить число архиереев – членов Священного Синода Вашей Церкви”, чтобы принятие Синодом решения удовлетворяло требованиям Священных канонов нашей Святой Православной Церкви, такого решения, которое касалось замещения праздного Пражского престола, что впоследствии оказалось невозможным, поскольку предлагаемые кандидаты на эту должность не соответствовали требованиям, выдвигаемым священными и святыми канонами, о чем нас информировал Высокопреосвященный Митрополит Франции в своем пространном и подробном отчете.

Дорогой брат, мы признаем, что Церковь-Мать была разочарована неожиданным и неправильным развитием ситуации. Тем не менее она и далее проявляла свой сознательный и доброжелательный интерес, и снова ответила на приглашение, выраженное в письме Вашего Высокопреосвященства от 22 октября 2013 г., и направила, по нашему предложению и решению Синода, наших братьев – преосвященнейших Митрополитов Эммануила Французского и Арсения Австрийского – как наблюдателей и советников, которые также приняли участие в заседании Священного Синода Всесвятой Церкви в Чешских землях и Словакии, прошедшем 9 декабря 2013 г., где во время заседания Синода с удивлением обнаружили представителей Всесвятой Русской Церкви, оказавшихся там без приглашения, и нас действительно интересует, на каком каноническом основании (в конце концов, почему не были приглашены и представители прочих Православных Церквей?), – о чем нам сообщили наши вышеупомянутые представители.

Ваше Высокопреосвященство, конечно, согласится с тем, что эти события, которые не могут быть описаны иначе, содержат свидетельства нездорового функционирования синодальной системы и своевольного режима Поместной автокефальной Православной Церкви. Этот факт вызывает разные вопросы у образованных канонистов, богословов и архиереев и приводит их к заключению, что автокефалия Вашей Поместной Церкви переживает кризис, поскольку соответствующие канонические критерии не исполняются, особенно один из фундаментальных, а именно: способность автокефальной Церкви управляться своей собственной иерархией, которая должна была бы быть зрелой и способной канонически признавать своих членов равными, а также признавать своего председателя и Первоиерарха в своей среде. Это приводит Церковь-Мать в отчаянное положение поиска иных способов разрешения этой незаконной ситуации, которая уже имеет место и все время усиливается, причем в согласии как со священными и святыми канонами, так и с исторически подтвержденной традицией Церкви».

Логическим завершением такого положения дел стало то, что Константинопольский Патриархат не только не признал снятие с должности владыки Симеона, но и в дальнейшем считал его Местоблюстителем, также не признал последующее избрание архиепископа Ростислава Митрополитом, которое произошло на Соборе Православной Церкви в Чешских землях и Словакии (11.1.2014 в Прешове). Все это привело к фактическому расколу в Церкви, который распространился, прежде всего, на Оломоуцко-Брненскую и, в меньшей степени, на Пражскую епархию.

В конечном итоге Константинопольский Патриархат просто-напросто поставил под сомнение каноническую позицию нашей Поместной Церкви, не признав в апреле избрание Митрополита Ростислава.

Официальное сообщение Константинопольского Патриархата:

«Касательно автокефальной Православной Церкви в Чешских землях и Словакии, сегодня Вселенский Патриархат пришел к согласию и заявляет следующее:

I.

Проведение выборов нового Предстоятеля Церкви, после освобождения престола архиепископом Христофором, состоялось без признания Вселенским Патриархатом и другими Православными Церквями, по причине распознания неканонических действий при проведении этих выборов.

II.

По этой причине, каждое очередное действие, предпринятое этой Церковью, учитывая окончательное избрание состава иерархии этой Церкви, становится неканоническим и непризнанным Вселенским Патриархатом.

III.

Вселенский Патриархат, в качестве Матери-Церкви именно этой Церкви, пребывает в готовности внести свой вклад в каноническое решение возникшей там печальной ситуации и приглашает все присутствующие стороны к продолжению этих переговоров с Матерью-Церквью, чтобы найти надлежащее решение и чтобы предотвратить какие-либо действия, которые бы в дальнейшем могли бы усложнить нынешнюю, достойную сожаления, ситуацию в этой Церкви.

Вселенский Патриархат, 1 апреля 2014 г.

записал руководитель секретариата Священного Синода».

Патриарх Варфоломей направил даже личное письмо тогдашнему министру культуры Чехии, чтобы тот со стороны государства воспрепятствовал признанию Пражского архиепископа Иоакима, назначенного Священным Синодом. В конечном итоге владыку Иоакима министерство действительно не признало и тем самым причинило Церкви последующие огромные проблемы.

«Генеральное консульство Чешской Республики в Стамбуле, регистр. № 336/2014

Министерство культуры ЧР, регистр. № 24399/2014

Его превосходительству Даниелю Герману, министру культуры Чешской Республики

Ваше Превосходительство!

С чувством глубокого огорчения и большой озабоченности обращаемся к Вам с этим Патриаршим посланием и хотим Вас конфиденциально ознакомить с печальным положением, в котором оказалась наша дочерняя Церковь, автокефальная Православная Церковь в Чешских землях и в Словакии. Тем самым оказалась под угрозой каноничность Православия на Вашей земле, а внушающий страх раскол становится чувствительной реальностью.

Поэтому мы, члены Священного Синода Экуменического Патриархата, издали 1 апреля 2014 г. прилагаемое коммюнике, в котором сказано, что Первый Престол Православной Церкви, которая также является Матерью тамошней Поместной Церкви, вместе с другими десятью каноническими автокефальными Православными Церквями, за исключением Патриархата Московского и Антиохийского, а также Православной Церкви в Польше, не признают новоизбранного ‟Предстоятеля”, причем по причине узнанных неканонических действий во время его избрания. В результате этого мы не признаем действия, которые Православная Церковь в Чешских землях и Словакии называет ‟каноническими”. Мы бы хотели также обратить внимание, что ‟Предстоятель” указанной Церкви не был приглашен на Синаксис глав всех Православных Церквей в начале марта. Его удаление из Синаксиса отчетливо иллюстрирует серьезность всего дела, поскольку ‟Предстоятель”, таким образом, является изолированным от остального православного мира.

Эти неканонические и неэтические действия со стороны иерархов Православной Церкви в Чешских землях и Словакии, которые сегодня управляют делами, глубоко опечалили Вселенский Патриархат и лично нас. Безответственность, необдуманность, недостаток рассудительности и церковной нравственности в управлении местной Церковью наносят ущерб единству всей Православной Церкви. Несмотря на то, что это причиняет боль, Вселенский Патриархат и в дальнейшем будет считать действия Православной Церкви в Чешских землях и в Словакии неканоническими, пока не будет найдено каноническое решение. Мы верим, что гражданские органы Вашей страны будут учитывать эту ситуацию при вынесении решений о признании церковных органов со стороны государства».

Раскол Чешско-Словацкой Церкви (который был в значительной степени вызван действиями Константинопольского Патриархата) предоставил ему возможность выступать в роли судьи между двумя сторонами. Со временем состоялся ряд переговоров, на которых Патриарх Варфоломей и его иерархи выступали, в принципе, в роли судей. Фактом является то, что сторона, которую представляет Митрополит Ростислав и к которой примкнуло большинство в нашей Поместной Церкви, с этой амбицией Константинополя никогда не соглашалась, правда, принимала участие в переговорах, прилагая максимальные усилия для достижения перемирия и объединения, и с четкой позицией, отстаивающей нашу автокефальность.

Первые переговоры состоялись 1 марта 2014 г. в Царьграде и прошли безрезультатно. В следующий период произошли кое-какие изменения, среди которых самым важным было отстранение владыки Иоакима с Пражского престола, с последующим избранием игумена Михаила (Дандара) на эту кафедру. Его признало и государство. Однако вопрос церковного раскола в нашей Поместной Церкви это не решило.

Отношение Царьграда еще больше обострилось после того, когда он заполучил сделанную секретно запись нескольких неофициальных высказываний Митрополита Ростислава, которые он произнес в пылу негодования на неофициальном заседании в адрес Константинопольского Патриархата. 26 августа 2015 Патриарх Варфоломей отправил письмо «Центральному секретариату Святой Православной Автокефальной Церкви в Чешских землях и Словакии» (протокольный №836), в котором, кроме прочего, он пишет:

«Именно поэтому сегодня довожу до Вашего ведома об упомянутых событиях, о которых уведомлены и Святые Поместные Православные Церкви, что Вселенский Патриархат в дальнейшем уже не может проявлять церковную благосклонность (икономию) при решении вопросов, накопившихся в Церкви в Чешских землях и Словакии, учитывая избрание ее Предстоятеля. А поэтому безотлагательно требуем от Священного Синода созыва собрания духовных лиц и мирян объединенной Православной автокефальной Церкви в Чешских землях и Словакии, осознающих погибель, к которой ведет кормчий их Поместной Церкви, чтобы они в целом пересмотрели вопрос в свете аннулирования (прекращения срока действия) – никогда не состоявшегося, неканонического и не признанного всем православным миром – избрания вышеупомянутого митрополита Ростислава на пост Предстоятеля этой Церкви, и приступили бы к избранию нового Предстоятеля, согласно постановлениям Патриаршего Томоса 1998 г. и существующего Устава Церкви в Чешских землях и Словакии». (Примечание автора: хотя в документе речь идет о «митрополите» Ростиславе, согласно греческой терминологии имеется в виду титул Прешовского архиерея, ни в коем случае не главы всей Поместной Церкви).

Казалось, что какой-либо путь к перемирию перекрыт, как об этом Патриарх Варфоломей написал в своем письме. Однако именно в это время достигли апогея межцерковные переговоры в канун Великого Всеправославного Собора на Крите. Неучастие одной из Поместных Церквей в переговорах могло осложнить его подготовку. Русская Православная Церковь приняла в то время четкую позицию, что Собор не может состояться без участия одной из Поместных Православных Церквей. В конечном итоге Константинополь принял решение немного отступить от своих радикальных заявлений и обещал этот вопрос урегулировать мирным путем.

В этой связи состоялось следующее заседание обеих сторон в Царьграде 12 и 13 января 2016 г., где наконец-то пришли к соглашению, которое в настоящее время является компромиссным, а в дальнейшей перспективе – может быть победой Константинопольского Патриархата. Протокол переговоров прилагается ниже (выделено автором):

Практикон

(протокол заседания)

«12 и 13 января 2016 г. в Патриархате под председательством Его Высокопреосвященства митрополита Пергамского Иоанна и с участием Его Высокопреосвященства митрополита Силиврийского Максима и архимандрита Варфоломея (Самараса), генерального секретаря Священного Синода, проходит заседание специальной комиссии, которая по указанию Синода встретилась с каждой в отдельности, а потом с двумя уполномоченными делегациями вступивших в противоречие сторон Православной Церкви в Чешских землях и Словакии, возглавляемыми Его Высокопреосвященством архиепископом Пражским Михаилом[1], представителем Его Высокопреосвященства архиепископа Оломоуцко-Брненского Симеона, и Его Высокопреосвященством архиепископом Михаловско-Кошицким Георгием, представителем Его Высокопреосвященства архиепископа Прешовского Ростислава. Целью заседания являлся поиск решения терзавшей эту Церковь проблемы признания ранее прошедшего избрания Его Высокопреосвященства Ростислава ее Митрополитом, которое, по известным каноническим причинам, не было признано Вселенским Патриархатом и другими Православными Церквями, как и первой из вышеназванных вступивших в противоречие сторон, которая об этом известила Вселенский Патриархат.

После обмена мнениями между членами патриаршей комиссии и вышеупомянутыми делегациями было принято решение, что на основании икономии признание избрания Его Высокопреосвященства архиепископа Прешовского Ростислава Предстоятелем этой Церкви возможно только в случае соблюдения нижеуказанных условий:

1.[2]

Его Высокопреосвященство архиепископ Прешовский Ростислав публично попросит прощения за непристойные и оскорбительные высказывания, которые он произнес публично в адрес Вселенского Патриархата – Матери Церкви Православной Церкви в Чешских землях и Словакии, от которой она получила христианскую веру, и в адрес достопочтенного лица Вселенского Патриархата и грекоязычных Православных Церквей.

2.

Обе вступившие в противоречие стороны Церкви в Чешских землях и Словакии считают действительным только Патриарший и Синодальный Томос, изданный в 1998-м г. Вселенским Патриархатом, касательно объявления и благословения автокефалии этой Церкви (протокол № 1058 от 27 августа 1998).

3.

Будет создана совместная комиссия из делегаций Вселенского Патриархата и Церкви в Чешских землях и Словакии (при участии представителей обеих до сегодняшнего дня разобщенных групп), задачей которой будет урегулирование статей ее Устава в соответствии с положениями вышеуказанного Патриаршего и Синодального Томоса, изданного в 1998-м г., и имплементация в Уставе Томоса, учредительного документа Автокефальной Церкви в Чешских землях и Словакии, а также общий пересмотр Устава на основании священных канонов, с целью обеспечения единства и нормальной церковной жизни в этой Церкви.

4.

Его Высокопреосвященство митрополит Оломоуцко-Брненский Симеон будет признан на законном основании каноническим митрополитом Церкви в Чешских землях и Словакии, беспрепятственно выполняющим все права в его епархии и в Священном Синоде Церкви в Чешских землях и Словакии, которые вытекают из Священных канонов и Устава этой Церкви.

5.

На основании икономии, без создания канонического прецедента, будут признаны в качестве канонических иерархов Церкви в Чешских землях и Словакии:

иеромонах Михаил (Дандар) – архиепископом Пражским, и

архимандрит Исаия(Сланинка) – викарным епископом митрополита Оломоуцко-Брненского, с титулом епископа Шумперского.

6.

Обе группы принимают на себя обязанность перед Богом и Матерью Церковью уважать и соблюдать вышеуказанное без отклонений, уважать позиции и служение в Церкви всех духовных лиц и монахов, принадлежащих к обеим упомянутым сторонам, без предпринятия каких-либо шагов, которые бы могли в дальнейшем нарушать единство Православной Церкви в Чешских землях и Словакии, и восстановить духовенство и монахов, отчисленных в период продолжения конфликта, в их предыдущих должностях».

Митрополит Чешский Ростислав. Фото: foma.ru

Благодаря этому компромиссу Царьград признал Митрополита Ростислава Предстоятелем Православной Церкви Чешских земель и Словакии, и он тотчас же смог принять участие во встрече в канун заседания Синаксиса, которое, по приглашению Патриарха Варфоломея, состоялось в Швейцарии, в Шамбези, 21–28 января 2016 г. Делегация нашей Поместной Церкви впоследствии приняла участие во Всеправославном Соборе на Крите.

Благодаря этому удалось уладить раскол в нашей Церкви, хотя все еще продолжаются некоторые разногласия, а в Оломоуцко-Брненской епархии есть священники, которые за верность Священному Синоду были уволены со службы и, вопреки договоренностям, не были приняты обратно на служение. Это же касается и общины сестер из монастыря в Вилемове.

Главное, чего удалось достичь Царьграду, – это соглашение о согласовании положений Томоса 1998 г. с Уставом Православной Церкви в Чешских землях и Словакии. Проект инкорпорации Томоса был утвержден на совместном заседании в Царьграде 14 апреля 2016 г. Теперь, в духе Томоса, наша автокефальная Церковь обязана по ряду вопросов затребовать точку зрения Царьграда, суды над епископами должны происходить при участии цареградских иерархов, епископы могут апеллировать в Царьград. Некоторые положения предоставляют возможность, в случае возникновения проблемы в Поместной Церкви, активно вмешиваться Вселенскому Патриархату в местную церковную жизнь. Автокефальность нашей Церкви в значительной степени становится только иллюзией. Внесение изменений в Устав может утверждать только Собор всей Чешско-Словацкой Церкви во главе со Священным Синодом, Собор же с того времени не созывался, и его созыв даже не планируется. С 2016 г. касательно согласования Томоса и Устава сделано совсем немного.

В заключение, с вашего разрешения, позволю себе подвести итоги, которые не претендуют на объективность.

Сначала, в 1998-м г., Константинопольский Патриархат воспользовался ситуацией, когда к нему с покорностью и любовью пришла Православная Церковь в Чешских землях и Словакии в надежде урегулировать канонические расхождения и просила о признании своей автокефалии. Патриархат ей предоставил Томос, который, однако, под шапкой самостоятельности должен был привести к подчинению нашей Поместной Церкви Царьграду. Я верю и надеюсь, что Константинопольский Патриархат руководствовался тогда только заботой и опекой над молодой и относительно немногочисленной Церковью в бывшей Чехословакии. Этот Томос наша Церковь не одобрила и не согласовала его с Уставом, потому что хорошо осознавала, что это означало бы потерю самостоятельности и отрицание своей существующей традиции, созданной святым новомучеником Гораздом.

В момент замешательства, после отставки Митрополита Христофора в 2013-м г., Царьграду представился шанс включить положения своего Томоса в Устав нашей Поместной Церкви, через что получить над ней контроль. И если в этом случае он руководствовался добрыми намерениями, то все произошло с точностью наоборот. Произошло разобщение нашей Поместной Церкви, где действительно «враги человеку – домашние его» (Мф. 10, 36). Последствия этого раскола наша Церковь пронесет через долгие десятилетия. Если Константинопольский Патриархат действительно с добрыми намерениями заботился о нашей Поместной Церкви, то на сей раз его старания потерпели крах. Если он добивался чего-то другого, что вполне возможно, то преуспел в этом ценой развала одной Поместной Церкви. О том, как это было, пусть каждый сам уже себе дорисует картину с помощью Божией.

Если мои слова кого-то задели, заранее прошу прощения. Храню уважение к каждому человеку и православному христианину, прежде всего – к преосвященным архиереям, которые на своих плечах несут бремя пастырской службы, вверенной им нашим Господом Иисусом Христом.

Доктор теологии Якуб Иржи Юкл,

Член епархиального совета Пражской Православной Епархии

7 ноября 2018 г.

[1] Примечание переводчика: здесь и далее переводим титулы согласно чехословацким обычаям, которые отличаются от греческого оригинала, потому что в Греции глава Поместной Церкви – «архиепископ», и правящий епископ каждого населенного пункта является «митрополитом».

[2] В оригинале нумерация греческими буквами α,β,γ...

 
Radio-intervista all’arcivescovo Philip (Saliba)

In tutte le notizie sulla Siria date in questi giorni, non abbiamo ancora presentato il punto di vista del più autorevole rappresentante della Chiesa ortodossa antiochena in Occidente, sua Eminenza l’arcivescovo Philip (Saliba), che da quasi 50 anni è a capo dell’Arcidiocesi antiochena del Nord America. Abbiamo oggi l’occasione di sentire la sua voce (in tutti i sensi del termine: si tratta infatti di una radio-intervista in collegamento telefonico) sulla situazione odierna della Siria, le preoccupazioni dei cristiani, le violenze e le persecuzioni subite, e la speranza (condivisa da tutto il popolo siriano, a prescindere dagli orientamenti politici) che la crisi del paese si possa risolvere senza interventi e invasioni esterne. Presentiamo l’intervista all’arcivescovo Philip nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Giovanni di Shanghai in Gran Bretagna

Il 2 luglio, la Chiesa ortodossa russa celebra la festa di san Giovanni (Maksimovich), arcivescovo di Shanghai e San Francisco. Dai titoli si può vedere l'immensa area dell'attività di vladyka, che ha avuto un'influenza inestimabile sull'organizzazione delle parrocchie dell'emigrazione ortodossa russa nel mondo. Insieme alle comunità parrocchiali ha creato monasteri, rifugi per bambini. Del periodo poco conosciuto del servizio dell'arcivescovo Ioann in Gran Bretagna, ci parla un inglese – padre Andrew Phillips, rettore della chiesa di san Giovanni (Maksimovich) nell'antica città inglese di Colchester.

L'arcivescovo Ioann promosse la venerazione dei santi della Chiesa indivisa

Nella chiesa c'è un'icona con una particola delle reliquie di san Giovanni, oggetti personali - un libro di servizio, la sua tonaca di Londra, le sue firme sui documenti a macchina da scrivere della diocesi della ROCOR in Europa occidentale.

interno della chiesa

A seguito della venuta al potere in Cina dei comunisti, che chiusero tutte le chiese ortodosse, l'arcipastore guidò il gregge da Shanghai (dove prestò servizio dal 1934 al 1949) prima nelle Filippine e poi negli Stati Uniti. Lo stesso Sinodo lo nominò arcivescovo dell'Europa occidentale. Nel 1962 lasciò l'Europa per San Francisco.

L'arcivescovo Ioann fondò parrocchie in Francia, Belgio e Gran Bretagna. Visitò le comunità di Londra, Bradford, Manchester. Contribuì alla ripresa della venerazione dei santi occidentali della Chiesa indivisa: le parrocchie ortodosse includevano santa Genoveffa la protettrice di Parigi, san Patrizio l'illuminatore dell'Irlanda e molti altri santi.

- La nostra parrocchia è composta da persone di 24 nazionalità. Custodiamo insieme la nostra unità e il nostro amore. Io viaggio anche nelle contee meridionali per la cura spirituale degli abitanti ortodossi di quei luoghi. In totale, il nostro gregge conta circa 600 persone.

Cappella dedicata ai santi britannici

Nella nostra chiesa c'è una cappella nel nome dei santi britannici. Ma l'altare principale è consacrato alla memoria del nostro ex arcivescovo a Londra, vladyka Ioann. Noi lo chiamiamo ancora così. Infatti ci sono persone che lo ricordano ancora. In America dicono "vladyka di Shanghai e San Francisco", ma noi diciamo "di Shanghai e Londra", perché lo consideriamo nostro. A volte litighiamo un po': a Parigi dicono "di Shanghai e dell'Europa occidentale". Un uomo che ha viaggiato in tutto il mondo. I suoi genitori sono morti in Sud America. E i suoi figli spirituali vivono ovunque, anche in Australia. Un santo universale.

Nella nostra chiesa c'è una particola delle reliquie di san Giovanni. C'è la sua tonaca, che indossava a Londra, e un paramanto monastico.

Padre Andrew, quali storie ha sentito sulla presenza di san Giovanni di Shanghai nel Regno Unito? È stato qui a Colchester?

- No. Qui non c'era una parrocchia a quel tempo - la nostra parrocchia è apparsa dieci anni fa. Vladyka è stato a Londra e nel nord dell'Inghilterra. Una nostra anziana parrocchiana, che ha 85 anni, lo ha conosciuto personalmente.

In Europa, san Giovanni ha vissuto a Bruxelles, poi a Parigi e quindi da noi. Nel 1962 ci ha lasciati, trasferendosi in America, dove fondò una magnifica cattedrale; è morto negli Stati Uniti nel 1966. Tutti sapevano già che era un uomo santo. Personalmente non l'ho conosciuto, ma ho molti conoscenti che lo hanno conosciuto bene, sia a Parigi, dove ho studiato in seminario, sia qui in Inghilterra.

Il principe Golitsyn – suddiacono del vescovo Ioann

Il principe Sheremet'ev – confessore della sorella dell'imperatore

- A Parigi c'era il suddiacono Boris Golitsyn – era un principe, ma un uomo molto modesto. Mi ha raccontato come aveva incontrato vladyka a Parigi alla stazione di Saint-Lazare. A quel tempo tutti i ferrovieri francesi erano comunisti, lo sapevano tutti. E poi un ferroviere vide Vladika Ioann, si inginocchiò davanti a loro e disse al suddiacono Boris: "Non so chi sia, so solo che è un santo". Vedete, un comunista. Vladyka camminava a piedi nudi per le strade di Parigi, perché aveva dato le sue scarpe ai mendicanti. Era un periodo di grande povertà in Europa occidentale. E la Chiesa all'Estero emise persino un decreto che gli ingiungeva di  portare le scarpe. Ed egli cominciò a camminare con le scarpe sotto il braccio. A tale punto quest'uomo era umile.

Qui in chiesa, in una vetrina, ci sono i suoi oggetti personali e qualche decreto della diocesi dell'Europa occidentale.

- Abbiamo la sua tonaca, il libro di servizio che aveva portato dalla Cina. Qui c'è il suo decreto emesso alla morte della granduchessa Ksenija Aleksandrovna (la sorella di Nicola II), che morì in Inghilterra il 7 aprile1960, nella residenza reale di Windsor, dove viveva.

l'originale del decreto dell'arcivescovo Ioann, rettore della diocesi dell'Europa occidentale, alla morte della granduchessa Ksenija

E ho conosciuto il suo padre spirituale – padre Georgij Sheremet'ev, dei conti Sheremettev. Quindi, scrive vladyka Ioann:

"Decreto ai sacerdoti della diocesi. Oggi, verso le tre del pomeriggio in Inghilterra si è addormentata nel signore la granduchessa Ksenija Aleksandrovna, nata il giorno dell'Annunciazione, chiave della prosperità e della felicità della famiglia del grande tsar russo Alessandro III il Pacificatore, e con essa tutta la Russia.

Profondamente pia e vicina nello spirito all'imperatore martire Nicola II, con una forte fede e fiducia in Dio, ha sopportato la caduta dopo la tentazione del crollo dello stato russo, soffrendo nell'anima per la sua amata patria e per tutto il popolo russo, credendo fermamente nel loro futuro attraverso un rilancio della Chiesa ortodossa.

Preparandosi alla morte durante la sua ultima malattia, ha ricevuto quotidianamente la Santa Comunione e nei giorni luminosi della Settimana Pasquale ha reso a Dio la sua anima, lasciando un ricordo di pia principessa russa.

Esorto tutto il clero a ricordarla in tutte le Liturgie prima della Pentecoste, offrendo preghiere per il suo riposo.

Arcivescovo Giovanni. 7 aprile 1960, mercoledì della Settimana Luminosa".

Vedete, fu profeta. Egli profetizzò la libertà in Russia e l'unione della Chiesa russa all'Estero con l'altra parte – con la maggior parte della Chiesa russa. E questo è successo dieci anni fa, 40 anni dopo la morte di vladyka Ioann.

il giardino della chiesa

Padre Andrew, ha detto di aver conosciuto il confessore della granduchessa Ksenija Aleksandrovna?

- Ho conosciuto padre Georgij Sheremet'ev. Era un arciprete di spicco a Londra, confessore della granduchessa Ksenija. Padre Georgij, della famiglia Sheremet'ev, una volta era una delle persone più ricche della Russia. Mi mostrò le fotografie della sua infanzia – nella proprietà dei conti Sheremet'ev, nella zona dell'attuale aeroporto Sheremet'evo. Mi disse che aveva lasciato la Russia con una valigia. E poi, lo so, ha vissuto in povertà tutta la sua vita in una stanza minuscola. E quando gli ho chiesto, padre, perché lei vive così, mi ha detto: "Questo è pentimento. Di chi è infatti la colpa della rivoluzione? Non è stato il popolo, né Kerenskij o altri, siamo stati noi aristocratici – siamo stati infedeli, falsi, traditori. La morte dello tsar martire è colpa nostra, quindi il nostro posto è qui in esilio, in una terra straniera, e dobbiamo vivere nel pentimento".

Un tempo una delle persone più ricche della Russia e persino del mondo, divenne uno dei più poveri e viveva con dieci sterline a settimana – quando gli altri inglesi guadagnavano cento o più sterline negli anni '60 e '70. Morì nel 1971, fu molto onorato. Credeva che gli emigranti, in particolare gli aristocratici, dovevano portare il biasimo la rivoluzione, e che il loro compito era pentirsi dei loro peccati e pregare per la rinascita della Santa Rus'.

Avevamo visitato il giorno prima una tenuta nella contea del Kent, con la principessa Olga Andreevna Romanova, la nipote della Granduchessa Ksenija. Ci ha mostrato fotografie, ritratti e oggetti personali del seguito dello tsar, dei suoi parenti...

- Mi trovo nel sud dell'Inghilterra, per un battesimo. Lì ci sono dei romeni, che vengono qui per le funzioni. È molto strano, perché i giovani credenti vogliono che venga un prete, ma lei vive da sola e non va in chiesa, ha perso la lingua. Questo è triste.

Santi inglesi nella chiesa russa

Per favore, ci parli della sua parrocchia. Ha nella chiesa una cappella in onore dei santi inglesi...

- La seconda cappella della nostra chiesa è dedicata ai santi locali inglesi. Nell'iconostasi - un'icona di Tutti i Santi glorificati nel Regno Unito e in Irlanda nei primi secoli, specialmente nel VI - VII secolo.

icona di san Kevin

Albano fu il primo martire della Britannia, e visse prima che Costantino diventasse imperatore e facesse cessare la persecuzione dei cristiani.

Tra i santi locali ci sono Kevin dell'Irlanda e Colombano della Scozia. L'apostolo della nostra contea dell'Essex è san Cedd (Kedd). Sull'icona il santo tiene tra le mani una chiesa – esiste ancora, a un'ora e venti di cammino da qui. Una chiesa del VII secolo, la prima cattedrale di questo luogo, costruita da Cedd dell'Essex nel 664.

icona di san Cedd dell'Essex

Ci sono molti inglesi nella parrocchia?

- Di inglesi purosangue – una decina di parrocchiani. In precedenza ho battezzato circa un inglese all'anno e quest'anno – quattro. David, uno dei nostri ortodossi inglesi, è divenuto un monaco; ora vive in America, prega per noi.

C'è interesse tra gli inglesi. Perché dove trovare ora la spiritualità, dove trovare la vera fede? Nella Chiesa ortodossa. Penso che sempre più inglesi arriveranno all'Ortodossia.

La maggioranza della gente in Inghilterra non vive in modo cristiano. Selvaggi, come in tutto l'Occidente. Pochi autentici cattolici o protestanti. Per esempio, la storia del matrimonio tra persone dello stesso sesso – l'Occidente in genere perde le sue radici. Ma ci sono inglesi che trovano le loro radici nell'Ortodossia, e soprattutto nella Chiesa ortodossa russa. Perché le altre Chiese locali sono prevalentemente per una nazione: i serbi hanno i serbi, i greci hanno i greci e così via. Ma nella Chiesa russa c'è questa unità. Perché nella stessa Federazione Russa ci sono così tante nazionalità! Probabilmente più di cento.

Personalmente, credo di essere tornato alla mia Chiesa originale – la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, che era la Chiesa delle isole britanniche nei primi secoli del cristianesimo.

mappa che mostra le città da cui provengono i parrocchiani della chiesa di Colchester

La parrocchia è grande - 24 nazionalità. Chi è la maggioranza nella vostra parrocchia?

- La maggioranza è costituita da russi, ucraini, moldavi, romeni. I loro bambini parlano già inglese. Ci sono inglesi. L'inglese è la lingua comune. Ma non saprei dire chi è la maggioranza. Mi sembra che abbiamo pochi veri russi: molti matrimoni misti, molti non frequentano. I fedeli provengono dai Paesi Baltici, dall'Ucraina, dalla Romania, dalla Russia. Tutti lavorano qui. Battezzo otto o dieci bambini all'anno. I parrocchiani sono persone di 25, 30, 40 anni. Noi crediamo che sia dovere della Chiesa russa unire tutti gli ortodossi, indipendentemente dalla nazionalità.

Quest'anno, nella nostra chiesa, non sono più solo: vladyka Mark (Arndt) ha ordinato due nuovi chierici. Ora abbiamo un prete bulgaro – padre Vladimir, che parla russo, e c'è un prete romeno – padre Ioan, che è sposato con una russa, quindi conosce anche il russo.

memoriale delle vittime della prima guerra mondiale nel centro di Colchester

Gli abitanti locali vengono alle funzioni per motivi di curiosità?

- A volte succede. Sono curiosi Abbiamo un giardiniere che vive quasi alla porta accanto. Non è affatto credente, a quanto pare. Ma viene spesso e dice: "Sono felice con voi, voglio solo stare qui, mi sento bene nel mio cuore". Quindi, forse, alla fine della sua vita accetterà l'Ortodossia. Tutto è possibile.

Dicono che gli inglesi siano persone noiose. Forse sono quelle persone che vivono senza la Chiesa.

il rettore della chiesa di Colchester, padre Andrew Phillips, durante un Moleben

E quegli inglesi che sono diventati ortodossi ora, sono ex anglicani, ex cattolici o neofiti?

- Gli ultimi sono tutti ex cattolici. Ora gli anglicani non costituiscono la maggioranza dei credenti nel Regno Unito. L'Inghilterra è un paese protestante. E nel protestantesimo ci sono molti rami.

Pochi giorni fa, un parroco anglicano nella City di Londra ha annunciato il suo desiderio di passare all'Ortodossia. Padre Martin Dudley. Ora sta comunicando con Padre Joseph (l'arciprete Joseph Skinner, sacerdote della cattedrale della Dormizione a Londra, parroco delle chiese del santo Apostolo Andrea il Primo Chiamato a Romford e di san Silvano dell'Athos a Southampton).

Padre Joseph è un ottimo sacerdote.

La chiesa per i soldati che sono andati in guerra contro la Russia è divenuta una chiesa russa

Padre Andrew, cosa c'era in questo edificio?

- Fu costruita come una chiesa di guarnigione nel 1855 per le truppe britanniche, inviate alla guerra di Crimea per combattere contro la Russia. Questa è la storia... E ora è diventato un tempio della Chiesa ortodossa russa.

vecchia fotografia della chiesa della guarnigione a Colchester

Quanto alla costruzione della chiesa, abbiamo pochi soldi. Sulle finestre si vedono grandi tele, una specie di vetrate colorate che raffigurano santi, tra cui la regina Elena pari agli apostoli, che è considerata la patrona della nostra città. Sappiamo con certezza che nel 306 a Costantino fu annunciato che stava per diventare l'imperatore dell'Impero Romano. È successo a York, in Gran Bretagna. E Colchester era una città militare molto importante e la prima capitale della Gran Bretagna. Londra non era la capitale allora. E, probabilmente, l'imperatrice Elena era qui che camminava per le strade. C'è una tradizione molto antica, che risale all'VIII secolo, che la situa qui. Gli archeologi hanno trovato qui una chiesa romana del IV secolo.

san Giovanni e i santi che conosceva personalmente o che riveriva particolarmente: san Nicola di Serbia, san Nicola del Giappone

Abbiamo fatto fare l'iconostasi in Moldova, ci hanno lavorato dei maestri di Chișinău. Insieme alle immagini del Salvatore e della Madre di Dio, c'è un'icona di san Giovanni di Shanghai e San Francisco, che ha retto le parrocchie britanniche per diversi anni. Accanto a lui, san Nicola (Velimirovich) di Serbia, che morì nell'anno della mia nascita. Erano amici, abbiamo la loro corrispondenza. D'altra parte, dopo l'arcangelo, c'è Alessio il Carpato-russo, e anche lui era un amico di san Giovanni. Era un archimandrita nella Rus' Carpatica, che ha ricondotto 160 mila persone dall'uniatismo all'Ortodossia. Erano tutti in corrispondenza. Sant'Alessio morì nel 1947, Nicola of Serbia nel 1956, il vescovo Giovanni nel 1966. Nell'iconostasi c'è un'immagine del vescovo Nicola del Giappone, pari agli apostoli, che morì nel 1912. Vladyka Ioann gli era molto devoto.

Accanto all'immagine della Madre di Dio del Segno, davanti alla quale vladyka Ioann morì a Seattle (USA, California) nel 1966, c'è il santo patriarca Tikhon, la famiglia imperiale, gli anziani di Optina. E dal'altra parte sant'Innocenzo, metropolita di Mosca e illuminatore dell'America e dell'Alaska. Su questa iconostasi ci sono i nostri ultimi santi che hanno illuminato le terre dall'Est (Giappone) all'Ovest (Alaska).

Volevamo che tutti qui si sentissero a casa. Sono personalmente contento quando i pellegrini provenienti dalla Russia dicono: "Qui mi sento come a casa, è bello per me stare qui".

Durante la nostra visita alla chiesa di Colchester, il rettore padre Andrew ha celebrato un Moleben, e poi ha unto tutti con il miro raccolto dall'icona Ivirskaja delle Hawaii, che era stata da poco per diversi giorni in questa chiesa. Davvero, la Chiesa russa è la Chiesa dell'Ortodossia universale.

 
La "scelta di civiltà" della Russia

Questa settimana, Vladimir Putin e un gran numero di dignitari e ospiti nazionali ed esteri hanno inaugurato la più grande moschea d'Europa: la nuova moschea centrale di Mosca. Questo è stato un grande evento, molto atteso dalle molte decine di migliaia di musulmani russi che vivono nella capitale russa e che, in passato, hanno dovuto pregare per strada a causa della mancanza di una moschea abbastanza grande per ospitarli tutti. Questo evento, tuttavia, ha un significato che va molto al di là del problema locale della mancanza di spazio. La verità è che la maggior parte dei musulmani che pregavano nel centro di Mosca voleva voleva qualcosa più di un edificio più grande – voleva un riconoscimento ufficiale della loro esistenza e della loro importanza per la Russia. Ora questo riconoscimento tanto atteso è finalmente successo e il famoso centro di Mosca sarà caratterizzato da minareti d'oro alti oltre 70 metri che integrano elegantemente le tradizionali cupole ortodosse. Ma direi che questo evento è ancora più grande di un semplice riconoscimento del ruolo che l'islam svolge nella Russia moderna – credo che sia l'espressione di una profonda scelta di civiltà.

Abbiamo sentito parlare molto di "scelte di civiltà" nel contesto della guerra civile ucraina. La macchina della propaganda occidentale ha trasformato quella che era una lotta tra i vari oligarchi ucraini in una "scelta di civiltà", da qui lo slogan "Україна це Європа" (l'Ucraina è Europa). Ciò che è implicito è che l'Ucraina è parte del civilizzato "Occidente" mentre la Russia è una sorta di regno"asiatico", popolato da persone che non capiscono né amano i cosiddetti "valori europei", e contro il quale gli ucraini "civilizzati" hanno bisogno di combattere in difesa dell'Europa. Questo è solo un rimaneggiamento della vecchia nozione russofoba del marchese de Custine, nel suo famoso detto "Grattez le Russe, et vous verrez un Tartare" (grattate il russo, e ci troverete un tartaro). Anche Hitler mise in guardia contro la natura "asiatica" dei "subumani russi". Paradossalmente, mentre questi odiatori della Russia non hanno mai capito la Russia, erano riusciti a capire qualcosa di molto reale: il fatto che, anche se nel passato recente (all'incirca tra il XVIII e il XXI secolo), la Russia è stata governata da élite filo-occidentali, la maggior parte del popolo russo non si è arresa al processo di acculturazione imposto dai loro governanti e pur accettando esternamente questo processo, internamente, a livello del loro ethos, hanno mantenuto le loro antiche radici.

Storicamente, la Russia è stata il prodotto di tre fattori principali: i russi derivano la maggior parte del loro ceppo etnico dagli antichi popoli slavi che vivevano in quella che oggi è chiamata l'Ucraina, hanno ereditato la loro religione e la loro visione del mondo dal cristianesimo ortodosso dell'Impero Romano d'Oriente (erroneamente chiamato "Bisanzio" in Occidente), e la loro statualità dall'occupazione tatara che ha unificato i vari piccoli principati in uno Stato unitario. È vero che dai tempi di Pietro I le élite russe (monarchiche o comuniste) hanno cercato con difficoltà di "occidentalizzare" il popolo russo, ma dal momento dell'avvento al potere di Putin questa tendenza è stata finalmente invertita. È per questo che Putin gode di un supporto di oltre l'80% in sondaggio dopo sondaggio, mentre le élite russe lo odiano. Gli avvenimenti in Ucraina hanno accelerato ulteriormente questo processo: la pseudo "scelta di civiltà" ucraina ha comportato una vera e propria scelta di civiltà russa, che ha troppe implicazioni per essere pienamente discussa qui, ma una di queste è l'inclusione dell'islam come parte integrante della Russia.

Di per sé, questa accettazione dell'islam come parte della Russia non è una novità. Lo tsar Nicola II, che era un cristiano ortodosso estremamente pio e che è stato glorificato come santo dalla Chiesa ortodossa russa, scelse personalmente la posizione centrale di quella che era allora la più grande moschea d'Europa – proprio nel bel mezzo dell'allora capitale della Russia, San Pietroburgo. Ciò che Putin sta facendo ora è solo la diretta continuazione di ciò che è stato fatto prima di lui.

Eppure, meno di 20 anni, dopo due guerre nei Balcani (Bosnia, Kosovo) e due guerre interne in Russia (entrambe in Cecenia) ben pochi avrebbero previsto che i ceceni musulmani avrebbero combattuto in difesa dei cristiani ortodossi nel Donbass, mentre Putin avrebbe inaugurato la più grande moschea d'Europa solo a un miglio di distanza dal Cremlino. La realtà, naturalmente, è che queste guerre non hanno contrapposto la Russia all'islam, ma piuttosto la Russia a una forma molto particolare di islam wahabita a sostegno saudita – a sua volta, organizzato e controllato dall'Impero anglo-sionista.

La maggior parte dei russi, tra cui lo stesso Putin, è profondamente consapevole della grande differenza tra quello che chiamano "islam tradizionale" e l'islam wahabita/takfiri, e vede quest'ultimo come uno strumento degli Stati Uniti per distruggere i paesi e i regimi che rifiutano di sottoposi all'Impero anglo-sionista.

In Occidente sentiamo per lo più parlare di come i "terroristi islamici" uccidono i cristiani in Siria, gli yazidi in Iraq o anche gli indù in India. In Russia, invece, la gente sente regolarmente di come i terroristi wahabiti uccidono autorità religiose e personalità musulmane (soprattutto nel sud della Russia) e di come i wahabiti considerano tutti gli altri musulmani come infedeli e idolatri. In altre parole, i russi non vedono una "minaccia islamica", ma solo una minaccia "wahabita/takfiri".

Lo stesso vale per la storia. Mentre in Occidente ci viene detto che le crociate hanno visto opporsi "cristianità" e islam, in Russia i cristiani ortodossi ricordano perfettamente che erano insieme ai musulmani sullo stesso lato sbagliato delle Crociate papiste, e molti russi ricordare anche che un papa ha ordinato una "Crociata del nord" per distruggere l'Ortodossia russa. Infine, anche uno sguardo superficiale alla storia dell'Ucraina dice ai russi tutto quello che c'è da sapere su come il Papato ha sempre perseguitato i "foziani scismatici" (il cristianesimo ortodosso) "ad majorem Dei gloriam" (per la maggior gloria di Dio). Al contrario, le relazioni tra cristiani ortodossi e musulmani sono state in maggioranza pacifiche. L'eccezione a questa regola è stato l'impero ottomano, che ha sempre ferocemente perseguitato il cristianesimo ortodosso, ma questo tipo di comportamento è sempre stato una caratteristica ottomana, non musulmana.

Come ha detto il colonnello generale (generale a 3 stelle) Vladislav Achalov, "Православные и Правоверные всегда договорятся!" (Gli ortodossi e i fedeli troveranno sempre un accordo). Aveva ragione. Mentre a livello dogmatico islam e Ortodossia sono fondamentalmente incompatibili (l'islam vede Cristo come uomo, l'Ortodossia come Figlio di Dio e Dio stesso), sul piano culturale e sociale non ci sono affatto incompatibilità. In realtà, le due religioni condividono molti punti di vista comuni, in particolare sulle questioni sociali quotidiane. Non è un caso che la stessa città che ora ospiterà la più grande moschea d'Europa ha anche vietato le sfilate del "gay pride" per i prossimi 100 anni.

I recenti avvenimenti in Medio Oriente stanno avendo il loro impatto sulla Russia. Spesso si può sentire nei media e nella blogosfera russa l'idea che "i siriani stanno uccidendo i terroristi wahabiti a casa loro così non dobbiamo farlo qui" e la maggior parte della gente capisce che il Daesh non è solo un problema per il Medio Oriente, ma anche una minaccia diretta per il Caucaso e l'Asia centrale. Neppure i russi chiamati a prendere decisioni si fanno alcuna illusione su quello che può succedere in Afghanistan. Questo è il motivo per cui hanno trasformato il cosiddetto "ventre molle della Russia" in quello che definirei il "ventre corazzato della Russia".

Tuttavia, mentre i soldati russi e le unità speciali possono uccidere wahabiti a migliaia, nessuna quantità di forza militare può davvero eliminare il wahabismo in sé. Solo l'islam può veramente sconfiggere il wahabismo. L'esempio perfetto di tale realtà è la Cecenia, dove i ​​russi hanno vinto la guerra, ma Akhmad e Ramzan Kadyrov hanno veramente vinto la pace (anche oggi, i ceceni musulmani occupano tutte le funzioni di sicurezza di base in Cecenia, mentre l'esercito federale rimane principalmente come forza di riserva). I russi non hanno alcuna speciale preferenza su quale ramo dell'islam sostenere contro il wahabismo, a patto che si tratti di un ramo tradizionale che non pone una minaccia immediata e grave a tutti gli altri. In Cecenia la maggior parte dei musulmani è  sunnita, gli iraniani e Hezbollah sono sciiti, mentre il regime in Siria è alawi. Per quanto riguarda il paese più vicino alla Russia – il Kazakistan – la maggior parte dei suoi abitanti è costituita da musulmani sunniti. La Russia sta anche esplorando, anche se con difficoltà, la possibilità di forgiare contatti più stretti con la Turchia, anche se gli ottomani sono stati il secondo peggior nemico del cristianesimo ortodosso (dopo il papato, ovviamente).

Il contrasto con l'Impero anglo-sionista non potrebbe essere maggiore. Mentre in Occidente la maggior parte dei leader politici ha scelto di negare che il proprio conflitto attuale è un conflitto che contrappone "l'occidente" contro "l'islam", la macchina della propaganda occidentale (Hollywood, TV, carta stampata, ecc) sta chiaramente demonizzando l'islam e i musulmani in generale. Inoltre, la crisi dei rifugiati in corso in Europa è spesso interpretato come una minaccia culturale "islamica" nell'Europa sia laica sia "cristiana" (in realtà pseudo e post cristiana, naturalmente). I razzisti francesi hanno scelto di darne la colpa "all'islam" trascurando del tutto che neanche i cristiani romeni e zingari sono riusciti a integrarsi nella società francese.

Nell'Unione Europea i politici stanno seriamente chiedendo se il hijab è compatibile con i "valori occidentali". Per i cristiani ortodossi è un gioco da ragazzi: entrate in una chiesa ortodossa tradizionale e vedrete tutte le donne con il capo coperto da qualcosa che assomiglia molto a un hijab. Oppure prendete una tradizionale bambola russa – le famose matrioshke – e vedrete ciò che le donne russo erano solite indossare da secoli prima che le élite russe cercassero di occidentalizzarle: lo stesso hijab. Infine, guardate qualsiasi icona ortodossa della Madre di Dio e guardate cosa indossa e, come avrete indovinato, vedrete qualcosa di molto simile a un hijab moderno. Infatti, le regole della modestia sono quasi le stesse nell'islam e nel cristianesimo ortodosso, così come la preferenza per gli uomini a farsi crescere la barba. Ciò che non vedrete mai tra i cristiani ortodossi è un niqab o un burqa, nemmeno per le monache. Ma questa non è neppure la pratica dei musulmani russi. A questo punto qualcuno inevitabilmente chiederà dell'alcool, quindi tanto vale affrontare subito la questione.

I russi ci tengono ancora al loro alcool, in particolare alla loro amata vodka, e la maggior parte non sarà disposta a rinunciarvi. Ma la maggior parte dei russi è anche ben consapevole dell'effetto devastante che l'abuso di alcolici ha avuto sul popolo russo e sulla società. Quindi, se non altro, fintanto che non sono costretti a rinunciare al loro diritto di bere alcolici, i russi rispettano coloro che, come i musulmani, decidono di non bere. Così, mentre questo argomento solleva una buona conversazione sociale, è in realtà un non-problema, perché i musulmani in Russia non hanno mai cercato di imporre un divieto dell'alcol sui non musulmani. Anche in questo caso, il Tatarstan o la Cecenia non sono l'Arabia Saudita (anche se a Groznyj la vendita di alcolici è strettamente regolamentata, non è vietata come in alcune delle "dry counties" degli Stati Uniti).

L'inaugurazione della nuova moschea centrale di Mosca è il simbolo di un fenomeno molto più grande e più profondo – l'avvicinamento lento ma costante tra gli ortodossi e il mondo islamico, ed è l'espressione di una scelta di civiltà russa che ha finalmente abbandonato ogni illusione di essere parte dell’"Occidente", e che si sta volgendo a sud (Medio Oriente), a est (Siberia e Cina) e a nord (Siberia e Artico) e, in tal modo, tornando alle vere radici storiche di quello che io chiamo il "regno della civiltà russa" – quelle parti del continente eurasiatico coinvolte e influenzate dalla cultura e dalla popolazione russa.

Niente di tutto questo significa che la Russia debba necessariamente essere in alcun modo ostile all'Occidente. Naturalmente, fino a quando gli anglo-sionisti continueranno a sostenere i nazisti in Ucraina e i takfiri in Medio Oriente, e finché continueranno costantemente a danneggiare la Russia economicamente e a minacciarla militarmente, i rapporti resteranno tesi. Ma la maggior parte dei russi preferirebbe un rapporto amichevole e reciprocamente proficuo con l'Unione Europea. Il sogno di una casa comune dall'Atlantico agli Urali ha ancora un sacco di sostenitori in Russia. La triste realtà, tuttavia, è che gli europei sembrano completamente incapaci di lottare, anche per i propri pragmatici interessi nazionali. Il modo in cui l'Unione Europea si è sparata sul piede con le sanzioni contro la Russia, o con l'incredibilmente stupida guerra contro Gheddafi dimostra solo al Cremlino che l'Unione Europea è solo una colonia degli Stati Uniti priva di voce. Sono sicuro che la Russia sarà disposta ad avere un partenariato amichevole con l'Europa se e quando l'Unione Europea progettata dagli USA e la NATO saranno finalmente sostituiti con qualcosa di più europeo. Ma fino ad allora tutto ciò che i russi possono fare è aspettare e partecipare ai molteplici rischi e opportunità presentati dal resto del pianeta. Solo il tempo dirà se il cosiddetto "Occidente" può finalmente abbandonare il suo sogno secolare di soggiogare la Russia in un modo o nell'altro. Tutto ciò che la Russia può fare è prepararsi al peggio e sperare per il meglio, aprendo la sua capitale al mondo musulmano, e tenendo allo stesso tempo a distanza le visite papali e le parate del "gay pride".

Saker

 
Митрополит Волоколамский Иларион: Константинопольский Патриарх претендует на власть над самой историей

Председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион дал интервью ежедневной сербской газете «Политика».

Как Вы прокомментируете решения Синода Вселенского Патриархата от 11 октября? Кто теперь будет выступать для Поместных Православных Церквей в роли координационного центра, учитывая, что, как Вы сказали, Вселенский Патриархат своими последними решениями это право утратил? Кто бы, например, мог созвать Всеправославный Собор и председательствовать на нем?

Последние решения Синода Константинопольского Патриархата являются грубым нарушением церковного права. Они направлены на легализацию раскольников и вторжение на каноническую территорию Московского Патриархата. Реакция Священного Синода нашей Церкви от 15 октября лишь отразила ту реальность, которая наступила в связи с деяниями Константинополя. Вступив в общение с раскольниками, он сам ушел в раскол. На разрыв с Константинопольской Церковью мы были вынуждены пойти с глубокой скорбью, повинуясь священным канонам.

Патриарх Константинопольский, который веками занимал среди Предстоятелей Поместных Православных Церквей место первого среди равных, претендует теперь на то, чтобы стать «первым без равных» – арбитром, считающим себя вправе вмешиваться во внутренние дела Поместных Православных Церквей, единолично регулируя применение в них любых канонических норм. Он претендует и на власть над самой историей, отменяя решения, принятые более трех веков назад. Если верить этой новой концепции первенства в Церкви, ни одно церковное постановление не является теперь твердым и неизменным – в любое мгновение они могут быть отменены в одностороннем порядке, исходя из политической выгоды или иных интересов.

Опасность разрушения многовековых устоев все более отчетливо сознается сейчас Предстоятелями и иерархами Поместных Православных Церквей, которые высказываются за общеправославное обсуждение украинского вопроса.  В новых условиях, которые теперь сложились, нам надо искать новые, адекватные им формы общения Церквей.

Может ли на Всеправославном Соборе председательствовать Патриарх Константинопольский, если важнейшие проблемы в православном мире связаны именно с его антиканонической деятельностью? Думаю, отрицательный ответ на такой вопрос очевиден. Координирующая роль Константинопольского Престола в православном мире, которая хотя и не без затруднений, но все же осуществлялась им в течение второй половины ХХ века, теперь не может им осуществляться. В качестве координационного центра для Православных Церквей Константинопольский Патриархат самоликвидировался.

Какова в настоящий момент ситуация среди верующих и духовенства на Украине? Звучали предупреждения, что имеется опасность изъятия церковной собственности (об этом заявили, в частности, и Синод Эстонской Православной Церкви, и игумен Киево-Печерской лавры, который сообщил, что во время праздничных торжеств может дойти до насилия), и Вы сами несколько раз предупреждали о возможности кровопролития?

О том, что такие опасения не были беспочвенными, можно судить по числу лиц, задержанных полицией возле Киево-Печерской лавры и внутри нее 14 октября. Некоторые из задержанных оказались вооружены. Они пришли туда явно не для того, чтобы принять участие в молебне, который совершил в обители Предстоятель Украинской Православной Церкви Блаженнейший митрополит Киевский и всея Украины Онуфрий.

В то же время мы видим, как множество людей пришли разделить молитву со своим Предстоятелем в Киеве, тысячи верующих собрались на богослужение и в Почаевской лавре, о намерении захватить которую также заявляли экстремисты. Из разных мест мы получаем информацию о том, что прихожане готовы отстаивать свои храмы.

Вся наша Церковь молится о том, чтобы народ Божий на Украине с помощью Самого Господа смог выстоять в эти тяжелые времена, сохранить духовное единство.

Что Вы думаете об аргументации, выдвигаемой Вселенским Патриархатом по вопросу дарования автокефалии Украине? Патриарх Варфоломей недавно заявил, что Вселенской Патриархии принадлежит исключительное право дарования автокефалии и что шаги в этом направлении предприняты им по той причине, что Московский Патриархат не разрешил «болезненную ситуацию» на Украине.

Исторически сложившееся первое место Константинопольского Патриарха в диптихе, оставшееся за ним после разрыва между Константинополем и Римом, – не первенство власти, а первенство чести, которое не дает ему никаких особых прав на канонической территории других Поместных Церквей. Напомню, что еще в 1993 году было достигнуто всеправославное решение о том, что объявление автокефалии возможно только при одобрении всех Поместных Православных Церквей. Можно констатировать очевидный факт: утверждения о якобы временном характере передачи Киевской митрополии Московскому Патриархату не имеют под собой оснований, поскольку исходят из тенденциозной интерпретации документа более чем трехсотлетней давности, который на протяжении веков Константинополем не оспаривался. Можно вспомнить, что на протяжении многих лет Патриарх Варфоломей не раз и не два свидетельствовал о том, что считает канонической главой Православия на Украине блаженнопочившего митрополита Владимира, а затем — митрополита Онуфрия, а вовсе не принятых им ныне в общение глав «киевского патриархата» и «УАПЦ». Неоднократно в прошлом он призывал раскольников вернуться в Церковь через покаяние. Можно упомянуть и о том, что наша Церковь никогда не оставляла усилий на канонических началах уврачевать инспирированный властями раскол на Украине. Но давайте сосредоточимся на таком вопросе: а ведут ли предпринятые Константинополем действия к заявленной цели – исцелению этой раны? Очевидно, что нет. Напротив, они направлены на раскол в общеправославном масштабе, поощряют попытки дискриминации канонической Церкви на Украине и провоцируют религиозный конфликт на украинской земле.

Соборность в принятии решений – это, можно сказать, мерило, по которому определяется их правильность. В данном же случае Константинопольский Патриарх заявляет о своем единоличном праве принимать решения, касающиеся других Церквей. Он больше не рассматривает Поместные Церкви в качестве субъекта межцерковных отношений, а просто ставит их перед фактом. Пытаясь присвоить себе полномочия, схожие с полномочиями Папы Римского в средние века, Константинопольский Предстоятель ставит себя вне того церковного устроения, которое отличает Православную Церковь. А общение с раскольниками, не покаявшимися в грехе раскола, и его самого ставит вне канонического пространства.

Парадоксальная ситуация: воля верующих, на протяжении почти трех десятилетий остающихся верными канонической Церкви перед лицом раскола, который открыто поддерживали и поддерживают украинские власти, игнорируется, тогда как упорствующие в раскольнических действиях получают награду в виде «признания» со стороны Константинопольского Патриархата и обещания автокефального статуса для создаваемой при их участии новой структуры.

При этом мы видим, что, несмотря на обещания власти никого не сгонять в эту структуру насильно, в Верховной Раде ожидают рассмотрения законопроекты, практически легализующие захваты храмов, а также предусматривающие лишение канонической Церкви ее исторического названия и иные дискриминационные меры. Кроме того, руководитель раскольнического «Киевского патриархата» открыто говорит о том, что древние православные святыни – Киево-Печерская и Почаевская лавры – должны быть переданы создаваемой новой структуре. Вот уже их именования включены на днях в его полный «патриарший титул». Понятно, что массовые попытки отъема храмов, передачи раскольникам великих святынь вызовут неприятие у множества верующих людей. Уже сейчас, даже вопреки имеющейся на сегодня законодательной базе, идут захваты церковных зданий при поддержке экстремистов. Что же будет, если такие «рейды» станут повсеместными?

Насколько «украинская автокефалия» церковный, а насколько – политический вопрос? Спрашиваю Вас об этом, потому что поддержка украинской автокефалии была выражена целым рядом политических инстанций, начиная от президента Украины Петра Порошенко и кончая американским Госдепартаментом?

Нет сомнений, что «создание единой автокефальной Украинской церкви» – не церковный, а политический проект. А потому действия для его реализации предпринимаются именно в политическом русле, вопреки мнению представляющей большинство православных верующих страны канонической Украинской Православной Церкви.

Нельзя не заметить, что главной действующей силой в реализации проекта «автокефалии» стал украинский президент Петр Порошенко, продвигающий его в рамках подготовки к выборам, которые предполагаются в будущем году. Кроме того, идея откалывания украинских православных от Русской Церкви находит горячую поддержку в определенных кругах американского истеблишмента, считающих Православие вызовом формирующемуся под их руководством миропорядку.

Уверен: не политикам решать, как Церковь должна быть организована. Политические обстоятельства могут меняться, и каноническое устройство Церкви не должно зависеть от воли тех или иных действий политических деятелей. В европейских государствах, США, других странах считается незыблемым принцип отделения религиозных организаций от государственной власти. По какому же праву Петр Порошенко, заявляющий о «европейском выборе Украины», вопреки мнению канонической Украинской Православной Церкви договаривается о создании некой новой «церковной» структуры?

Каноническая Церковь на Украине насчитывает уже более тысячи лет своей истории, начавшейся от Днепровской крещальной купели при равноапостольном князе Владимире. У светской власти нет права разрушать эту тысячелетнюю преемственность, пытаясь оторвать Церковь на Украине от духовного единства с Московским Патриархатом. При этом напомню, что Украинская Православная Церковь имеет полную самостоятельность в своих внутренних делах.

Вселенский Патриархат заявил, что автокефалия будет предоставлена повсюду, где это будет необходимо. Можем ли тогда ожидать появления в Православии новых разделений помимо тех, что уже имеют место на Украине и на канонической территории Сербской Православной Церкви: в Македонии, Черногории, а, может быть, и в Хорватии, если практически каждое государство в регионе получит свою собственную церковь?

Синод Константинопольского Патриархата своим решением перечеркнул многовековые права и границы Поместных Православных Церквей.

Константинополь предложил новый порядок, при котором отныне достаточно обращения политиков и раскольников, чтобы многовековые договоренности между Церквами были аннулированы, раскольники – приняты в общение, а созданные ими «церкви» получили «автокефалию». Такой подход не ограничивается Украиной, и опасность нависла над другими Церквами.

Уместно напомнить, что, приняв Денисенко и его последователей, Константинополь фактически вступил в общение со всеми теми, с кем пребывал в общении «Киевский патриархат». Это, в частности, так называемая «Черногорская православная церковь» лжемитрополита Михаила Дедеича, с которым Филарет служил сам и к которому направлял для сослужения своих «архиереев».

Поэтому, если из раскольников на Украине будет создана «поместная церковь» и она получит автокефалию, а Поместные Православные Церкви не найдут на это достойного ответа, то ничто не будет препятствовать Константинополю реализовать тот же сценарий в других странах.

Каковы отношения Московского Патриархата и Сербской Православной Церкви? Когда получил развитие «украинский вопрос», от части общественности можно было услышать повторение суждений, что Москва оказывает сильное влияние на Сербскую Православную Церковь, что Сербский Патриарх на встрече с Патриархом Варфоломеем будет выступать в роли эмиссара Русской Церкви. Подобные оценки звучали в свое время в связи с вопросом о визите Папы в Сербию – утверждалось, что это не окажется возможным по причине противодействия Московского Патриархата.

Влияние – это политическая категория, и она не подходит для описания отношений между Русской и Сербской Православными Церквами, которые связаны многовековыми узами братской любви. Даже основатель Сербской Церкви святитель Савва был пострижеником русского афонского монастыря, а целый ряд исторических достопримечательностей Белграда построен русскими эмигрантами, для которых Югославия была второй родиной. Нас многое объединяет, наши Церкви имеют общую историю, сходный исторический опыт, на многое мы смотрим одинаково. Естественно, в этих условиях мы поддерживаем тесные братские контакты, стремясь помогать друг другу. Это свидетельство общей веры, которое неподвластно политической конъюнктуре века сего; мы бережно храним его и передадим последующим поколениям.

Вместе с тем, убежден, что когда Сербская Православная Церковь и ее Предстоятель дают справедливую оценку происходящему ныне на Украине, они исходят при этом не из желания сделать что-то приятное для русских, а из желания отстоять каноническую правду Православия, отступление от которой — гибельно для всех Церквей.

 
Un po’ di umorismo impertinente

Anche in periodi tragici, l’umorismo offre un prezioso contributo di igiene mentale, soprattutto nella forma un po’ “birichina” che presentiamo oggi nella sezione dei documenti dedicata alle risate: in primo luogo, una storia vera su un bacio rituale a un vescovo, e poi un racconto in immagini sulla simbologia delle dita della mano, sottotitolato “Perché la teologia è importante”. Ringraziamo per questi spunti il blog Pithless Thoughts di Steve Robinson, che coniuga pensieri seri sull’Ortodossia con una buona dose di ironia esilarante.

 
La vita, le lacrime e l'amore di Ekaterina Gumenjuk: storie della diaspora russa

Ekaterina Dmitrievna presso le reliquie di San Giovanni di Shanghai

Hanno conservato il loro amore per la Russia

In America si incontrano immigrati russi che solo pochi anni dopo il loro arrivo iniziano a parlare in uno strano mix di inglese e russo, e si lamentano del fatto che stanno dimenticando la loro lingua madre. Ancor più impressionanti sono i russi che si sono trovati in una terra straniera a causa di un terribile cataclisma storico, hanno sopportato tutti i dolori di una vita di rifugiati, hanno trascorso le loro intere vite all'estero, ma parlano un russo puro e genuino che rimanda ai tempi pre-rivoluzionari. Questo è semplicemente fantastico, ma pur avendo padroneggiato l'inglese o persino altre lingue, sono riusciti a conservare la lingua russa. Hanno conservato anche il loro amore per la Russia, anche quelli che non avevano mai messo piede nel paese, ma ne avevano solo sentito parlare dai loro genitori.

L'eroina della mia storia, Ekaterina Dmitrievna, è in questo gruppo. L'orribile vortice del cambiamento ha sballottato la sua famiglia da Harbin, in Cina, a Tianjin, poi a Hong Kong, e poi ancora in Brasile e infine in California. In diverse nazioni, in tre continenti, e ovunque c'era il pane amaro dell'esilio, lingue e tradizioni straniere, religioni aliene. Questi russi hanno portato la loro fede cristiana ortodossa come una candela nel vento aspro e hanno conservato la fiamma, diventando emissari della loro patria in terre lontane.

Harbin

Il nonno paterno di Ekaterina, Semjon Gumenjuk, era un ingegnere che lavorava alla ferrovia cinese orientale. Questa divenne gradualmente il più grande progetto russo in Manciuria e decine di migliaia di russi vi andarono a lavorare.

A poco a poco la piccola città cinese di Haobin vicino a un ponte sul fiume Sungari fu trasformata nella città di Harbin, un centro degli impiegati della ferrovia russa. In accordo con i cinesi, la Russia non poteva inviare truppe regolari in Manciuria, quindi la sicurezza era fornita dalla ferrovia: cinquecento cavalieri, 200 dei quali erano cosacchi di Kuban.

La nonna materna di Ekaterina era di famiglia benestante, possidente di grandi greggi di pecore. Sua nonna e sua sorella, entrambe insegnanti, arrivarono a Harbin da Samara.

C'erano 20 chiese ortodosse aperte a Harbin. C'erano scuole e collegi russi, un'orchestra sinfonica, un teatro dell'opera, un teatro drammatico e persino una compagnia di balletto diretta da artisti della compagnia di balletto imperiale di Mosca.

Harbin era unica per la sua posizione geografica; anche dopo il 1917, rimase una parte della Russia pre-rivoluzionaria con le sue tradizioni, la fede ortodossa e l'ideale del servizio alla patria.

Harbin – una città russa in Cina

I genitori di Ekaterina nacquero a Harbin: Dmitrij Semjonovich Gumenjuk nacque nel 1920, e sua madre Galina Alekseevna nacque nel 1922. Si incontrarono e si sposarono ad Harbin, e nel 1944 nacque Katjusha. Suo padre lavorava come meccanico, mentre la giovane madre allevava sua figlia.

Katja studiò in una scuola sovietica per cinque anni felici, con amici, scuola, chiesa... Katya adorava frequentare la chiesa e cantava insieme a sua nonna.

Harbin

Come le icone iniziarono a rinnovarsi

All'improvviso, le icone delle chiese iniziarono a brillare. Katja lo ha visto con i suoi occhi. Nel 1952, l'Unione Sovietica concesse la piena amministrazione della ferrovia al governo della Repubblica Popolare Cinese, senza compensi. Tutto ciò per cui i russi avevano lavorato sotto gli imperatori era finito. Ma prima di questo, le icone nelle chiese si stavano rinnovando: Katja ha assistito a questo miracolo in prima persona.

Un giorno i cinesi chiusero una delle chiese, con l'intenzione di trasformarla in un magazzino, e improvvisamente videro l'affresco nella cupola brillare improvvisamente. Quindi iniziò a brillare l'iconostasi. I cinesi furono spaventati da questo meraviglioso spettacolo e si precipitarono fuori dalla chiesa.

Prima di lasciare la loro città natale, molti russi a Harbin pregarono davanti a un'icona di San Nicola, il santo patrono dei viaggiatori, esposta nella stazione ferroviaria. Anche molti cinesi riverivano questa immagine.

Molti anni dopo, a San Francisco, Katja incontrò a badessa Ariadna (Michurina), che portava sempre un'icona dipinta della Madre di Dio di Vladimir ovunque fosse costretta a trasferirsi. Anche quest'icona si era illuminata nelle sue stesse mani a Harbin mentre era ancora una giovane novizia e fu testimone del fatto la sua madre spirituale, la badessa Rufina, nel 1925.

Vladyka John con gli abitanti del monastero dell'icona della Theotokos di Vladimir, la badessa Ariadna, il clero e i custiodi del rifugio di Olginsk al monastero

Un angolo della vecchia Russia

Cosa rimaneva per i russi a Harbin dopo tanti anni di duro lavoro sulla ferrovia? La presenza russa purtroppo si era conclusa in Cina. Molti russi di Harbin tornarono in Unione Sovietica: erano stati promessi loro posti di lavoro, abitazioni e una vita felice. Invece, ricevettero sentenze nei campi di prigionia. Anche lo zio di Katja, un violinista, andò in URSS: sua moglie desiderava tornare a casa.

Fortunatamente, la famiglia di suo zio sfuggì alla prigione, ma furono mandati in un insediamento in Kazakistan, dove il talentuoso musicista fu costretto a lavorare come pastore. Il nonno era proprietario di grandi greggi, ma il nipote era un semplice pastore.

I genitori di Katja lasciarono Harbin solo molto più tardi di molti altri, nel 1955. Invece del campo di prigionia nell'Unione Sovietica, si trasferirono a Tianjin.

Vagando in terre straniere

La famiglia di Katja non si fermò a Tianjin: nel 1949 i comunisti di Mao Tse Tung salirono al potere in Cina. Allora tutte le imprese di proprietà straniera furono rilevate dai cinesi, mentre i nemici del comunismo furono imprigionati o uccisi. Divenne molto pericoloso per i russi rimanere a Tianjin.

Una dimostrazione con ritratti di Mao

I genitori di Katja raggiunsero miracolosamente Hong Kong, aspettando un visto per tre mesi, poi si imbarcarono su una nave per il lontano Brasile. Furono fortunati: sfuggirono alla morte in un campo di prigionia, elusero la prigione comunista cinese, famosa per la brutalità verso i nemici ideologici, con i seguaci radicali di Mao che torturavano e uccidevano chiunque ritenessero non sufficientemente devoto agli insegnamenti del loro capo.

Hong Kong negli anni '50

Katja compì 12 anni a bordo della nave. La sua famiglia festeggiò il suo compleanno in mare aperto e il 12 gennaio 1956 la nave arrivò a Rio de Janeiro. I viaggiatori esausti si diressero verso San Paolo, dove non trovarono nessuno a salutarli.

Rio de Janeiro

Il Brasile

I rifugiati russi appresero rapidamente che il sole a San Paolo è spietato, e brucia la pelle anche attraverso la coltre delle nuvole. La città di tre milioni di abitanti era anche molto umida, con frequenti forti temporali. Gli esuli vivevano in un edificio povero dove nessuno aveva mai sentito parlare di aria condizionata, e soffrivano di caldo di giorno e di afa di notte.

C'erano molti quartieri poveri in città, chiamati "favelas". Avevano alti tassi di omicidi e rapine, quindi la vita a San Paolo era dura.

favelas

Katja si iscrisse a una scuola brasiliana, e da bambina imparò facilmente il portoghese. Sua madre si accertò che non dimenticasse il russo. Katja era spesso malata da bambina e sua madre le leggeva libri russi mentre era a letto. Più tardi anche Katja li lesse avidamente, e così il russo rimase la sua lingua "nativa" per il resto della sua vita. Adesso parla anche inglese, un po' di cinese e un po' di greco. Ma il russo rimane la sua lingua principale.

Dopo essersi diplomata al liceo, Katja andò a lavorare come segretaria di un siriano che possedeva una fabbrica tessile. Era un cristiano ortodosso e studiava il russo. Katja in seguito continuò la sua formazione, studiando artigianato e costruzioni, dopo di che ottenne un lavoro in una società di costruzioni.

Il primo amore e un nuovo viaggio

Katjusha divenne un'incantevole signorina. Incontrò il suo futuro marito, George, che si innamorò di lei a prima vista. Proveniva dai greci del Ponto, e poco dopo che si incontrarono, la famiglia di George si trasferì in America. Lui aveva 20 anni, lei 19, e la partenza fu tragica per loro.

All'epoca il Brasile soffriva di una crisi economica, uno stato militare, bassi salari, ed era incredibilmente difficile ottenere il visto per gli Stati Uniti per chi veniva dalla Cina. I due continenti, Nord e Sud America, erano mondi a parte.

Il giovane innamorato si propose a Katjusha e promise di sponsorizzare il suo arrivo in America non appena avrebbe trovato lavoro e risparmiato dei soldi. Ma lei rifiutò: non è chiaro se si sarebbero mai incontrati di nuovo.

Oggi, Katja ricorda di aver aperto la porta e di aver visto George in piedi davanti a lei

All'inizio mantennero una corrispondenza febbrile, poi litigarono e le lettere cessarono. Ma il Signore previde la loro unione: quattro anni dopo, il giovane era già indipendente, ricordava e amava Katja e non voleva sposare nessun'altra. Attraverso degli amici, con trepidazione e speranza, apprese che era ancora disponibile e si recò in Brasile.

Katja aveva pensato che ormai fosse sposato da molto tempo, invece volò a incontrare lei. Ricorda ancora di aver aperto la porta e di aver visto George in piedi davanti a lei.

Si sposarono civilmente a San Paolo, volarono a San Francisco e furono sposati nella nuova cattedrale costruita da san Giovanni di Shanghai e San Francisco, il Taumaturgo. Katja aveva ora un nuovo cognome greco, insolitamente lungo: Triantafillidis. Era il 1967.

Vladyka John era morto solo un anno prima (il 19 giugno 1966), durante una visita pastorale a Seattle con l'icona della Radice di Kursk della Madre di Dio "del Segno". Il Signore gli aveva rivelato in anticipo il tempo della sua morte. Morì seduto nella sua poltrona nel suo ufficio, da vero monaco.

George aveva incontrato vladyka John, lo aveva visitato e aveva chiesto la sua benedizione. Katja fu in grado di sponsorizzare l'immigrazione dei suoi genitori dal Brasile nel 1976, e la famiglia fu nuovamente riunita.

Vissero sotto la guida spirituale di padre Mitrofan (Manuilov), un seguace di Vladyka John. Padre Mitrofan era nato nel 1900 e finì all'estero dopo la seconda guerra mondiale. Era un parrocchiano di vladyka John, e quando sua moglie morì, il vescovo lo benedisse per essere ordinato sacerdote. Era un compagno spirituale di Vladyka John e andò con lui in Francia, poi a San Francisco.

San Francisco

San Francisco

I vivi possono pregare per se stessi, ma i morti non possono

Padre Mitrofan amava celebrare panichide, ovvero funzioni di commemorazione funebre. Spesso ne serviva una per il suo padre spirituale, e in questo modo presentava il defunto vescovo a Katja e ai suoi genitori, insegnava loro ad amarlo e venerarlo come faceva lui. Celebrava le panichide nella cripta sotto la cattedrale di San Francisco della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti", dove riposavano i resti di vladyka John prima della sua canonizzazione.

san Giovanni di Shanghai e San Francisco

Quando padre Mitrofan invecchiò, i suoi piedi dolevano e chiedeva a Katja: "Per favore, portami in macchina fino alla cattedrale, così posso fare una panichida per vladyka John". E lei così faceva.

Padre Mitrofan ha insegnato a Katja a pregare intensamente per i defunti, dicendo: "I vivi possono pregare per se stessi, ma i morti non possono. È nostro dovere cristiano pregare per loro ". Pregava anche per i genitori dei santi, compresi quelli di vladyka John – Boris e Glafira – e aveva una lunga lista manoscritta dei morti, che Katja in seguito aveva battuto a macchina per lui.

i genitori di vladyka John

"Gioia inaspettata"

Padre Mitrofan amava recitare il servizio di intercessione (Moleben) alla purissima Madre di Dio davanti all'icona che teneva nella sua casa, la "Gioia inaspettata". Ungeva i suoi figli spirituali con l'olio della lampada che ardeva davanti all'icona, e di conseguenza vi furono casi di guarigioni miracolose.

Amava Gerusalemme, e vi fece 23 pellegrinaggi, conducendo spesso gruppi che includevano anche i nipoti di Katja.

Padre Mitrofan visse i suoi ultimi giorni nel monastero della Santissima Trinità a Jordanville, NY. Si addormentò nel Signore il 1/14 gennaio 1986, mentre l'acatisto della Madre di Dio "Gioia inaspettata" veniva letto sul suo letto. Fu sepolto nel monastero.

Sotto la guida orante di vladyka Giovanni di Shanghai

Da giovane, Katya amava andare in chiesa e questa abitudine era rimasta. Si unì alla sorellanza parrocchiale e nel corso di molti anni ha prestato servizio come assistente a quattro sorelle anziane, assumendo finalmente tale ruolo.

Ha avuto quattro figli, che sono andati tutti alla scuola ortodossa della cattedrale, mentre Ekaterina Dmitrievna era presidente del comitato dei genitori. Per molti anni ha insegnato la lingua russa a scuola, e ha anche diretto l'asilo.

Uno dei suoi figli, il protodiacono Nicholas, ha prestava servizio nella cattedrale, e sua moglie Nadezhda e sua figlia Anastasia cantavano nel coro, mentre i loro figli Anthony e Terenty servivano come accoliti.

Nel 2014, a padre Nicholas è stato diagnosticato un cancro e gli è stato dato meno di un anno di vita. Non molto tempo prima della sua morte, ha fatto un pellegrinaggio al Santo Monte Athos per pregare davanti all'icona di Iviron della Madre di Dio e alla Madre di Dio "Pantanassa". Poi è andato con la sua famiglia a San Pietroburgo per pregare davanti alla beata Ksenija di San Pietroburgo, e poi a Mosca per pregare davanti alle reliquie di santa Matrona di Mosca.

padre Nicholas

Nel 2015, circondato da familiari e amici, padre Nicholas ha ricevuto i Santi Doni e pochi minuti dopo si è addormentato nel Signore. Aveva 44 anni.

Ekaterina Dmitrievna, sua nuora e tre nipoti hanno pregato presso le reliquie di san Giovanni di Shanghai. Osservando il volto sorridente, accogliente e bonario di Ekaterina Dmitrievna, è difficile immaginare che questa persona abbia sopportato una vita così difficile e dolorosa, ma continua a rallegrarsi nel Signore, riscaldando tutti con la sua presenza e pregando con fervore.

Santo padre Giovanni, intercedi presso Dio per noi!

 
Due lati in ogni scacchiera

Come mai prima dalla dissoluzione dell'URSS, stanno emergendo in vividi dettagli le differenze reali, profonde ed elementari tra il modo in cui la Russia pensa e vede le cose, e il modo in cui l'Occidente vede le stesse cose e le interpreta. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel modo in cui Russia e Occidente si percepiscono reciprocamente.

Osserviamo le più semplici differenze di prospettiva, da cui tutte le altre differenze derivano di conseguenza. Allora possiamo esplorare le loro cause e suggerire alcune soluzioni.

Prospettiva globale

La prima e più fondamentale differenza di prospettiva globale è che la Russia è disposta ad accettare le differenze e le diversità, comprese anche le regole societarie e le forme di governo.

Il mondo è vasto. Ci sono un sacco di persone diverse sia come nazione sia come individui. Le loro storie, tradizioni e culture sono diverse. Ciò che funziona a Washington non funziona a Baghdad. Questa è la cosa più vicina a una legge universale in politica. Una diversità di approcci è necessaria in un mondo molto diverso.

E anche quando ci sono elementi problematici molto reali, come nel Medio Oriente, in un sistema politico o legale (il taglio delle mani come punizione per il furto, la lapidazione come forma standard della pena capitale e così via), la Russia lavorerà con la situazione come realmente è, invece di cercare di forzarla a diventare quello che vorremmo che fosse. La Russia è realistica. Un male minore a volte è la scelta più morale.

In Eroe del nostro tempo di Mikhail Lermontov, l'ufficiale Maksim Maksimich racconta come un circasso a cui è stato rubato un cavallo uccide il padre del ladro, presupponendo che costui conoscesse e condonasse il furto. "Naturalmente, nel loro modo di pensare aveva assolutamente ragione", conclude il capitano.

Lermontov nel Caucaso

Il narratore prosegue ammirando la capacità russa di essere realisti e adattarsi ad altri costumi (senza accettarli o imitarli).

Non so se questa sia una qualità che merita biasimo o lode, ma dimostra una sorprendente flessibilità mentale, e un chiaro buon senso che tollera dovunque un male che sia manifestamente necessario, o impossibile da prevenire.

Gli Stati Uniti e l'Unione Europea dall'altro lato sono convinti che ci sia un sistema di governo che si adatta a tutte le taglie: la democrazia liberale occidentale. Questo li porta a vedere qualsiasi altro modello di governo a priori come inferiore, sbagliato o addirittura maligno.

Ancora una volta, anche in presenza di problemi reali, come nel Medio Oriente, questo si traduce in una rigidità che porta a molto meno cambiamenti per il meglio piuttosto che agire con la situazione come è realmente.

Cercare di esportare la democrazia liberale occidentale in posti dove – anche in condizioni di pace – non si adatta al contesto culturale e religioso – porta solo a un'innegabile instabilità regionale.

L'accettazione di quanto è accaduto

La seconda differenza, strettamente legata alla prima, è che, mentre i russi induriscono lo sguardo, serrano la mascella e accettano quello che è accaduto, l'Occidente (e gli Stati Uniti in particolare) tendono a dare la colpa e a vilipendere.

Questa è una caratteristica molto russa. La più grande scoperta dello scrittore russo e genio immortale nato a Kiev, Michail Bulgakov, nonché la verità che sembra averlo sostenuto per tutta la sua difficile vita – la troviamo nelle pagine iniziali del suo primo romanzo La Guardia Bianca e nelle ultime pagine del suo ultimo romanzo Il Maestro e Margherita – è che il mondo è stato fatto in modo che tutto ciò che accade è sempre come dovrebbe essere, e solo per il meglio.

La santa Ortodossia ci ha insegnato che la sofferenza ha un valore, un significato e uno scopo e che una misericordiosa, amorevole provvidenza è al lavoro per tutti, ovunque e in ogni momento.

San Serafino di Sarov, di Sergej Efoshkin

Per gli Stati Uniti e per l'Europa occidentale, che oggi dipendono sempre meno e con sempre minor consapevolezza dalla teologia cristiana occidentale e dal pensiero e dalla legge romana precristiana, tutto è contorto in uno stile hollywoodiano in bianco e nero, eroi e cattivi, alleati e nemici.

Loro hanno ragione, quindi se qualcuno non è d'accordo deve avere torto. Le azioni sono isolate dalle necessità, dalle circostanze, dalle intenzioni e persino dall'inevitabile debolezza umana. È una giustizia senza vita come la giustizia in marmo di Cesare, non come il giusto giudizio di Cristo.

Rispetto reciproco e coesistenza

Infine, l'ultima differenza sta nel modo in cui Russia e Occidente si vedono l'un l'altro in particolare.

Questi due punti entrano ovviamente in gioco. Così, per esempio, la forte leadership, a senso unico, che è la forma più organica e naturale di governo per la Russia (parafrasando l'archimandrita Tikhon Shevkunov) è vista a priori dagli Stati Uniti e da alcuni stati membri della UE come inferiore e sbagliata, per nessun altro motivo che quello non è il modo in cui si comporta l'Occidente.

Ma le cause più immediate per il modo in cui l'uno vede l'altro sono gli eventi che si sono verificati durante e subito dopo la guerra fredda, rispettivamente per l'Occidente e per la Russia.

Il film del 1993 Sny (Sogni) è una satira feroce e deliziosa che fa capire come molti russi ricordano l'influenza occidentale dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.

Una contessa che vive nel 1893 vede e sperimenta la vita nella Russia di Eltsin nei suoi sogni. Suo marito, dopo aver visto lui stesso i sogni della moglie, non riesce a credere che possa mai esistere un tale mondo, invaso da una cultura popolare grottesca, da un cristianesimo pop (protestantesimo evangelico / settario), dal rock-n-roll, dai fast-food e da un completo abbandono dell'etica sessuale tradizionale e di un basilare rispetto di sé.

E la realtà era più crudele della satira. La gente non ha dimenticato la vita, breve e infelice, sotto Eltsin. Quando il profitto era in mano a una minoranza di ricchi proprietari privati ​​ e tutto il resto era svenduto a compagnie straniere. Omicidi, prostituzione, narcotici, bambini che dormivano nelle stazioni ferroviarie, supermercati vuoti, iperinflazione e inutilità del rublo.

Nel sogno del film la contessa diviene ministro dell'Economia solo per quanto è attraente, e solo per poter sedurre un diplomatico americano e ottenere il massimo credito a interesse minimo. Alle discussioni, in cui il diplomatico straniero non parla russo, c'è una bandiera dell'Unione Europea sul tavolo.

L'esperienza della Federazione Russa di un partenariato economico disuguale con l'Occidente è in larga misura ciò che ha reso la Russia così interessata all'accordo di associazione con l'Ucraina. La Russia non vuole vedere gli ucraini piombare distrattamente in un debito insormontabile, acquistando i Big Mac con eurobond.

Anche questo fa parte del ragionamento dietro all'Unione doganale eurasiatica. L'Ucraina da sola non può operare con l'UE in situazione di parità economica. E non può farlo alcun altro paese candidato o membro esistente dell'Unione doganale, tranne la Federazione Russa. Ma presi insieme, questi paeesi avrebbero avuto un mercato di 250 milioni di persone. Anche se non è uguale al mercato di 400 milioni dell'UE, la differenza sarebbe colmata dalle superiori risorse naturali dei paesi eurasiatici.

E non c'è solo l'Unione Europea. Insieme avrebbero potuto stare alla pari con la Cina e altri possibili partner commerciali più a est, cosa impossibile per un paese come l'Ucraina o il Kirghizstan presi da soli.

Ma per tornare al punto, molti russi ritengono che subito dopo la fine dell'URSS, l'Occidente abbia sfruttato la Russia. E poi quando la Russia stava riprendendosi, l'Occidente esclusa la Russia. Ora l'Occidente sta cercando di impedire alla Russia di realizzare indipendentemente il suo potenziale. Per i russi l'Occidente sembra essere un ipocrita decadente, che moraleggia ma relativizza la moralità.

Per l'Occidente, è ciò che è successo prima della dissoluzione dell'URSS che colora la loro percezione della Russia. Molti occidentali guardano la Russia attraverso occhiali rosso scuro a forma di stella. Attraverso quelle lenti, un referendum democratico con la presenza di osservatori internazionali diventa un'invasione, e un convoglio di aiuti un'arma.

C'è un innegabile strascico della mentalità della Guerra Fredda nell'atteggiamento occidentale nei confronti della Federazione Russa. A volte non è così esplicito, ma a volte è aperto e al vetriolo. La Russia è vista come una "minaccia" da "contenere". Tutto ciò che fa la Russia è in qualche modo ostile.

Prendete l'Unione doganale eurasiatica in sé. Per la Russia, l'iniziativa ha lo scopo di promuovere il commercio internazionale equo nello spazio post-sovietico. Dall'Unione Europea è stata interpretata come nient'altro che una sfida inequivocabile. Qualsiasi desiderio di promuovere una più stretta cooperazione tra le ex repubbliche sovietiche è sempre visto come qualcosa di diabolico e inaccettabile.

Oppure prendere lo sviluppo della rotta del Mare del Nord attraverso l'Oceano Artico. Un progetto che ha lo scopo di rendere il trasporto dalla Cina all'Europa più facile e così aumentare il commercio è stato preso come un attacco diretto alla egemonia americana nel trasporto marittimo internazionale.

La Federazione russa sta cercando di fare economicamente ciò che fa geograficamente – unire Oriente e Occidente, a beneficio di tutti i soggetti coinvolti, compresi i poteri in via di sviluppo. L'allineamento di questi ultimi con una Russia ben posizionata sembra essere la vera ragione dietro l'opposizione occidentale.

E conosciamo bene quale isteria avvolge non solo i governi, i diplomatici stranieri e gli analisti.

Gli editoriali nel paese di residenza di chi scrive, l'Australia, suonano regolarmente le trombe di una retorica finto-macho sulla necessità di contenere l'orso russo. Sulle ultime pagine di queste pubblicazioni, si possono trovare fumetti raffiguranti i combattenti di autodifesa a Donetsk come ubriachi assassini di bambini. Nelle lettere al direttore, è stato pubblicato un commento in cui un lettore ha ricordato a tutti un antico proverbio dell'era sovietica: non fidarsi degli orsi eretti sulle zampe posteriori. I russi non sono più esseri umani, a quanto pare, ma orsi bipedi.

Il viaggio mattutino del pendolare verso il Cremlino!

Suggerimenti

Innanzitutto, al passato deve essere permesso di essere passato. Da parte nostra siamo in grado di spiegare quando è necessario che la Federazione Russa di oggi non è l'URSS, e meno che meno la rozza caricatura che ne facevano i media della guerra fredda.

In secondo luogo, non dovremmo aspettarci che la gente sia quello che sappiamo che non è. Non possiamo aspettarci che gli americani capiscano o accettino il referendum in Crimea più di quanto ci si può aspettare che gli iraniani cessino improvvisamente di osservare alcuni statuti conformi alla legge della Sharia. E sarebbe davvero idiota lasciare che questo influeni le nostre relazioni personali o nazionali con loro.

In terzo luogo, siamo in grado di raggiungere attivamente entrambi promuovendo i nostri valori, prima di tutto l'Ortodossia, e familiarizzndoci con i migliori dei loro valori. E per ultimo, anche se non siamo d'accordo, possiamo ancora comprendere. Quando comprendiamo, il rispetto è possibile. Se ci rispettiamo l'un l'altro e rispettiamo i nostri diversi interessi nazionali – dalla Siria alla Crimea, allora siamo in grado di collaborare in quelle cose che abbiamo in comune.

Dopo tutto, è meglio guardare negli occhi un partner rispettato e onestamente non essere d'accordo, piuttosto che parlare sempre l'uno dell'altro o l'uno alle spalle dell'altro.

Ci sono due lati in ogni scacchiera. Possiamo vedere le cose dall'altra parte, senza dimenticare che parte stiamo. Possiamo essere amici dell'altro giocatore, e comunque giocare per vincere.

 
Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)

La più grande crisi nella Chiesa ortodossa a partire dal 2018 è senza dubbio quella relativa alla questione dell’autocefalia della Chiesa ucraina. Nell’attività del nostro sito parrocchiale, ci siamo dati da fare per rendere disponibili testi e notizie relativi a questa serie di eventi. Qui sotto diamo una cronologia dei punti da noi trattati, in ordine cronologico inverso (i temi più recenti si trovano in cima all’elenco). Notate che gli argomenti sono nell’ordine in cui li abbiamo presentati noi, non necessariamente nell’ordine in cui sono stati scritti o pubblicati in origine: a causa delle nostre limitazioni di tempo e di mezzi, abbiamo dovuto talvolta rimandare la presentazione di alcuni argomenti a periodi successivi.

Abbiamo preferito elencare i collegamenti delle voci del blog parrocchiale, che spesso rimandano a più documenti (per aprire i rispettivi documenti, sarà sufficiente fare un clic sui rimandi).

* * *

3 febbraio 2021

Come la Chiesa ortodossa russa avrebbe fatto intrusione in America: la quarta risposta all'arcivescovo Chrysostomos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?blogyears=2021&m=2&id=8882

2 febbraio 2021

Perché molti ortodossi del Patriarcato di Costantinopoli (inclusi alcuni monasteri del Monte Athos) non obbediscono al loro patriarca sulla questione dell’autocefalia ucraina?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8880

23 gennaio 2021

Cosa sta preparando Biden per noi?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8857

17 gennaio 2021

La Chiesa romena non ha cambiato posizione sull'Ucraina, afferma il consigliere patriarcale, nonostante l'affermazione di Dumenko

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8845

16 gennaio 2021

Il manifesto di Drabinko: cosa sono realmente la Chiesa ortodossa ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8843

14 gennaio 2021

Sulle 5 tesi del patriarca Kirill

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8839

11 gennaio 2021

Il primate russo è sicuro che il Fanar abbia riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto pressione esterna

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8834

10 gennaio 2021

Se Bandera è vostro padre, che cos'è la Chiesa per voi?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8832

9 gennaio 2021

Il patriarca Bartolomeo accusa il patriarca Kirill di papismo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8829

9 gennaio 2021

Che cosa accadrà alle Lavre di Kiev e Pochaev se saranno sequestrate dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8830

5 gennaio 2021

Appello del patriarca Kirill all'arcivescovo di Cipro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8819

5 gennaio 2021

Come la Chiesa ortodossa russa ha preso diocesi alla Chiesa romena: la terza risposta all'arcivescovo Chrysostomos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8820

1 gennaio 2021

Sacerdote greco di Costantinopoli si unisce alla Chiesa russa a causa della crisi ucraina (+ VIDEO)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8810

31 dicembre 2020

10 pietre miliari della Chiesa del 2020: i risultati dell'anno trascorso

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8807

31 dicembre 2020

La Verità o il Fanar: cos'è più caro ai monaci contemporanei del Santo Monte Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8808

30 dicembre 2020

Uno ieromonaco e una parrocchia nelle Filippine passano da Costantinopoli a Mosca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8804

27 dicembre 2020

Perché la Chiesa ortodossa ucraina insegna ad amare, mentre la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" insegna a picchiare

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8798

25 dicembre 2020

I canoni dei Concili ecumenici limitano il potere del capo del Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8792

24 dicembre 2020

Un creatore di una realtà alternativa: 5 fatti sulle bugie di Dumenko al "Concilio" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8789

23 dicembre 2020

Intervista di Kathimerini al metropolita Ilarion (Alfeev)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8787

21 dicembre 2020

Domande sulla "canonicità" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da un suo "vescovo": il punto di vista di Mikhail Zinkevich

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8783

20 dicembre 2020

Il Tomos dello scisma: l'anniversario del "concilio d'unificazione" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8781

18 dicembre 2020

Un appello all'unità dalla Chiesa ortodossa polacca sofferente

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8776

18 dicembre 2020

Il sentiero di Сhrysostomos: sulla tragedia del primate che ha diviso la sua Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8777

16 dicembre 2020

Il capo del Fanar si era vantato di 25 vescovi pronti a passare sotto di lui

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8770

15 dicembre 2020

Il metropolita Luka commenta le parole dell’igumeno di Vatopedi sul conflitto tra Fanar e Chiesa ortodossa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8767

12 dicembre 2020

La terza unione di Costantinopoli con Roma: si chiarificano i contorni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8761

10 dicembre 2020

Intervista al metropolita Ilarion sulle pretese papiste di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8757

7 dicembre 2020

Senza gli ortodossi ma con i cattolici: quale unità cerca il Fanar?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8751

5 dicembre 2020

Euromajdan: è davvero la "vittoria del bene sul male" per i cristiani?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8747

4 dicembre 2020

La Chiesa ortodossa ucraina si aspetta persecuzioni alla visita del patriarca Bartolomeo quando il primo ministro rivela che l'Ucraina finanzia gli scismatici

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8745
3 dicembre 2020

Ritorno senza pentimento: è possibile l'unità con eretici e apostati?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8743

30 novembre 2020

Come la crisi ucraina complica la vita alla Chiesa di Cipro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8735

29 novembre 2020

Una copia dannosa dell'Ortodossia viene creata davanti ai nostri occhi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8732

27 novembre 2020

Un uomo si riconosce dalla sua compagnia, o perché ci separiamo dal patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8727

27 novembre 2020

Vescovo cipriota annuncia l’inizio del rovesciamento del regime sinodale della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8728

26 novembre 2020

Come la Chiesa ortodossa russa ha portato via metà della Chiesa polacca: la seconda risposta all’arcivescovo Chrysostomos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8723

25 novembre 2020

Io sono il primo senza eguali: il patriarca Bartolomeo ha deciso di cambiare ecclesiologia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8721

24 novembre 2020

Attacchi dell'alleanza tra Dipartimento di Stato e Fanar: in Georgia e a Gerusalemme resisteranno?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8719

23 novembre 2020

È sua Beatitudine Onufrij che tollera il patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8717

22 novembre 2020

Come la Chiesa ortodossa russa ha preso diocesi dalla Chiesa di Georgia: una risposta all'arcivescovo Chrysostomos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8714

21 novembre 2020

Nessun papa nella Chiesa ortodossa, nessuna minaccia alla fede cristiana tradizionale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8712

19 novembre 2020

Biden e l'alleanza liberale-omofila: chi e perché partecipa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8707

18 novembre 2020

Il papismo di Costantinopoli esce pienamente allo scoperto

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8705

16 novembre 2020

Un vescovo cipriota pubblica un libro con la posizione ortodossa sulla questione ucraina secondo i sacri canoni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8702

15 novembre 2020

Le "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come problema per il Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8700

14 novembre 2020

Come ripristinare la comunione tra il Fanar e Mosca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8698

13 novembre 2020

Chi è che il patriarca Bartolomeo tollera in Ucraina e che cosa offre in cambio

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8695

12 novembre 2020

L'anniversario del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in Grecia: illusioni di Chiesa e di unità

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8693

10 novembre 2020

Lezioni ortodosse sull’equanimità tra le Chiese

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8687

9 novembre 2020

“Voi sostenete dei bestemmiatori rivestiti di paramenti sacerdotali”

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8684

8 novembre 2020

Roma chiama, Costantinopoli risponde. L’inquietante dialogo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8682

7 novembre 2020

Le azioni del Fanar e la postmodernità: tutto combacia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8681

3 novembre 2020

La Chiesa ortodossa ostacola il nuovo ordine mondiale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8673

2 novembre 2020

La Chiesa di Cipro in crisi per lo scisma ucraino

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8671

29 ottobre 2020

La visita del capo del Fanar a Roma: cosa può aspettarsi l’umanità?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8661

29 ottobre 2020

Un ricordo sui social media della lettera del metropolita di Kiev al Fanar nel 2008

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8662

27 ottobre 2020

Documento di quattro metropoliti della Chiesa di Cipro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8655

26 ottobre 2020

Notizie tristi dal Monte Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8651

25 ottobre 2020

L’arcivescovo di Cipro commemora gli scismatici ucraini senza il consenso del suo Sinodo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8649

24 ottobre 2020

La "tomosologia" del Patriarcato di Costantinopoli (Parte 2)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8648

23 ottobre 2020

La farsa della cattedrale “piena” di Chernigov

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8646

21 ottobre 2020

Prospettive del patriarca Bartolomeo in USA e in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8641

20 ottobre 2020

La "tomosologia" del Patriarcato di Costantinopoli (Parte 1)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8638

12 ottobre 2020

Uno scenario ucraino per la "Chiesa" macedone

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8623

8 ottobre 2020

Le conseguenze della legge ucraina sui cappellani militari

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8616

2 ottobre 2020

Le sfide del "vescovo" Pysyk: cosa possiamo imparare dai membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8605

23 settembre 2020

Un terzo presidente chiede al Fanar l’autocefalia dei propri scismatici

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8587

17 settembre 2020

Due tipi di visite episcopali e due mentalità emergenti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8576

15 settembre 2020

Sulla libertà della Chiesa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8571

9 settembre 2020

Il secolo del dominio di Costantinopoli sulla Chiesa moderna

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8559

5 settembre 2020

Ancora una volta il Tomos non ha aiutato: perché il "Poroshenko montenegrino" ha perso le elezioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8551

26 agosto 2020

Archimandrita Savva (Mazhuko): il Fanar sta preparando uno scisma ecclesiale in Bielorussia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8534

23 agosto 2020

Che cosa impedisce ai "pastori prodighi" di pentirsi?

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20 agosto 2020

Il "capo dell'Ortodossia" dovrebbe difendere i luoghi santi ortodossi?

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18 agosto 2020

Considerazioni sul Majdan bielorusso

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10 agosto 2020

Zelenskij conferma che la Lavra delle Grotte di Kiev rimarrà in uso alla Chiesa ortodossa ucraina

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2 agosto 2020

Ortodossi e scismatici di fronte al cessate il fuoco nel Donbass

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8490

27 luglio 2020

Dai loro frutti li riconoscerete: sulle politiche del personale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8478

24 luglio 2020

La fine della religione post-sovietica: il Patriarcato ecumenico come Chiesa nazionale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8472

19 luglio 2020

Sinodo russo: Costantinopoli ha ferito l'unità della Chiesa, compromettendo la capacità della Chiesa di rispondere alle minacce attuali

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8464

8 luglio 2020

I nodi vengono sempre al pettine

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8446

7 luglio 2020

L'unità dell'Ortodossia è stata spezzata a causa delle azioni del capo del Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8444

25 giugno 2020

In memoriam: metropolita Sofronij (Dmitruk)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8422

24 giugno 2020

Vadim Novinskij racconta come è diventato un diacono della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8419

21 giugno 2020

"Unità ortodossa dell'Ucraina": provocazione, progetto mediatico o assurdità?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8413

14 giugno 2020

Perché il Fanar ha scelto di appoggiare il Majdan americano?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8398

10 giugno 2020

Un deputato ucraino chiede agli scismatici ucraini di canonizzare George Floyd, vittima della brutalità della polizia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8391

6 giugno 2020

La mancanza di riconoscimento porta la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a cercare nuovi modi di sopravvivere

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8383

2 giugno 2020

Intrighi del Fanar nella Chiesa delle Terre ceche e Slovacchia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8373

30 maggio 2020

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" volterà le spalle a Poroshenko?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8367

29 maggio 2020

Un documento di etica sociale dal Patriarcato di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8365

11 maggio 2020

La Chiesa ucraina cresce anche sotto le persecuzioni perché i fedeli cercano Dio, non la politica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8325

7 maggio 2020

Gli scismatici tentano di impadronirsi della chiesa canonica di un villaggio il giorno stesso in cui il rettore si addormenta nel Signore

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8319

28 aprile 2020

Un'affermazione che merita di essere ricordata

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8298

23 aprile 2020

Una denuncia delle montature della Tv ucraina “5 Kanal” contro la Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8288

12 aprile 2020

"Cristiani ai leoni": chi e come fa della Chiesa un nemico in tempi di epidemia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8269

31 marzo 2020

Autocefalia ucraina: appello all'unità o distruzione dell'unità della Chiesa?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8240

30 marzo 2020

Gli effetti strategici globali della pandemia da coronavirus

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8238

27 marzo 2020

Metropolita Jean: a Costantinopoli, "mi è stato sempre detto che non siamo qui per svolgere opera missionaria"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8228

25 marzo 2020

Coronavirus e questione ucraina: due saggi di padre Zechariah Lynch

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8222

22 marzo 2020

Segretario di Epifanij: noi abbiamo speranza negli antisettici, la Chiesa ortodossa ucraina nella preghiera

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8211

14 marzo 2020

Metropolita Luka: io sarò il primo a dire agli scismatici pentiti "Cristo è in mezzo a noi"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8185

13 marzo 2020

La riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa russa: come e perché è avvenuta

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8181

13 marzo 2020

L'arcidiocesi greca crea un vicariato slavo con molteplici chierici deposti e sospesi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8182

10 marzo 2020

Un uomo che è prigioniero dei turchi e degli USA dovrebbe determinare il corso della Chiesa?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8173

8 marzo 2020

Un argomento a favore dell’Ortodossia canonica: l’inattività degli scismatici in Quaresima

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8168

3 marzo 2020

Il Montenegro e il metropolita di Kiev: la verità contro la politica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8154

1 marzo 2020

Risultati principali dell'incontro di Amman

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8149

28 febbraio 2020

L’incontro di Amman: questioni e risultati

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8145

27 febbraio 2020

Metropolita Ilarion: l'assenza di alcune Chiese ad Amman non renderà l'incontro meno significativo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8142

25 febbraio 2020

Aggiornamento sulla Chiesa di Antiochia e la riunione di Amman

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8134

25 febbraio 2020

Video-intervista: Putin sull'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8135

24 febbraio 2020

Il patriarca di Antiochia rifiuta di partecipare al Concilio dei primati ad Amman

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8131

22 febbraio 2020

Ultimi colpi di scena nella crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8127

20 febbraio 2020

"Lo scisma non si rimuove con un tratto di penna e un sigillo del Fanar"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8124

19 febbraio 2020

Gli arconti del Patriarcato di Costantinopoli: di chi sono al servizio?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8122

18 febbraio 2020

Il patriarca-catholicos Ilia II della Georgia non prenderà parte alla Sinassi dei primati ad Amman

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8120

17 febbraio 2020

Non ci sono piani per trasferire le Lavre delle Grotte di Kiev e di Pochaev, afferma il ministro della cultura ucraino

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8118

16 febbraio 2020

L'incontro di Amman: la manovra del Fanar influenzerà la legittimità delle decisioni del Concilio?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8116

15 febbraio 2020

Iniziano a delinearsi i partecipanti al Concilio in Giordania

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8114

13 febbraio 2020

Metropolita Antonij: ogni cristiano è un combattente per l'unità della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8110

12 febbraio 2020

Il Fondo metropolitano del Dipartimento di Stato: perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha creato una struttura di beneficenza

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8108

10 febbraio 2020

Con Cristo, amore e gioia spirituale: come vivono i fedeli dopo essere stati scacciati dalle loro chiese

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8104

7 febbraio 2020

Al servizio degli imperi: dove sarà portato il Fanar dai nuovi padroni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8098

5 febbraio 2020

Il Concilio in Giordania: speranze e prospettive

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8094

4 febbraio 2020

San Giovanni di Shanghai era "scismatico"?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8092

3 febbraio 2020

Solo un vescovo che ha dimenticato il Vangelo può proclamare al mondo il suo primato

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8088

2 febbraio 2020

5 problemi spinosi con cui l'Ortodossia si confronta

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8086

1 febbraio 2020

Siamo davanti allo spettacolo di una Chiesa che si sta disintegrando?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8084

31 gennaio 2020

Che cos'ha il patriarca che manca a Cristo? In cosa il Fanar e la Chiesa ortodossa russa non sono d'accordo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8082

28 gennaio 2020

L'Ortodossia può esistere senza il Patriarcato di Costantinopoli?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8076

26 gennaio 2020

"Hanno tirato le sorti sui miei indumenti" – La panaghia del defunto primate canonico ucraino donata agli uniati dall'ex segretario scismatico Drabinko

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8072

25 gennaio 2020

Il metropolita Ilarion rilascia un'intervista sugli obiettivi della sua visita a Gerusalemme

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8070

24 gennaio 2020

Il tribunale obbliga il servizio immigrazione a reintegrare la cittadinanza del vescovo Gedeon

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8068

21 gennaio 2020

Continua il traffico di Tomos: possibili implicazioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8062

18 gennaio 2020

Il fallimento dell'esperimento di "riunificazione" degli scismatici senza pentimento

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8057

17 gennaio 2020

Due scismi: perché in Bulgaria sono riusciti a fare quel che in Ucraina non hanno potuto fare?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8055

16 gennaio 2020

Ἔτι καὶ ἔτι... il patriarca Bartolomeo e l'eresia dell'etnofiletismo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8053

15 gennaio 2020

La risposta del patriarca Bartolomeo al patriarca Theophilos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8050

12 gennaio 2020

Il primate greco aveva accusato il patriarca Bartolomeo di usurpazione di potere

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8 gennaio 2020

Tomos, scisma e fede rafforzata: gli 8 eventi di punta del 2019

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=8004

3 gennaio 2020

Patriarca Kirill: "Nessuno dovrebbe rimanere in disparte da ciò che sta accadendo in Montenegro e nell'Ortodossia nel mondo"

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2 gennaio 2020

Uno sguardo indietro al 2019

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28 dicembre 2019

Sviluppi della crisi ucraina in Africa

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27 dicembre 2019

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" celebra il Natale di nuovo calendario perché "il Majdan ha simboleggiato questo"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7978

26 dicembre 2019

L'autocefalia polacca: l'interferenza di Costantinopoli negli affari interni della Chiesa ortodossa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7976

25 dicembre 2019

Metropolita Onufrij: Non abbiate paura! Siamo nella Chiesa fondata da Cristo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7974

22 dicembre 2019

Il giubileo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": un anno di illusione e di inganno

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7967

22 dicembre 2019

La missione ortodossa giamaicana lascia Costantinopoli per la ROCOR

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7968

20 dicembre 2019

Il metropolita ucraino Luka di Zaporozh'e si rivolge all'arcivescovo Chrysostomos di Cipro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7961

18 dicembre 2019

Sacerdoti africani pubblicano una lettera aperta sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte del loro patriarca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7957

17 dicembre 2019

Il "vandalismo ecclesiale" del Fanar nel XX secolo e la Chiesa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7955

16 dicembre 2019

Patriarca Kirill: il 2019 è stato un anno di grandi lotte e di grandi gioie

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7953

15 dicembre 2019

Il potere illusorio del Patriarcato di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7951

12 dicembre 2019

Chiude "Mirotvorets": vittoria della verità e della giustizia in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7946

11 dicembre 2019

La Chiesa e il Simulacro – parte 2: che cosa attende coloro che obbediranno all'autorità del Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7944

10 dicembre 2019

Arcivescovo Anastasios: la conciliarità è il principio dell’unità ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7942

8 dicembre 2019

Dichiarazione del Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7938

7 dicembre 2019

Relazioni di ieri e di oggi tra il Fanar e la politica americana

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7936

6 dicembre 2019

“L’ostruzionismo liturgico” dei vescovi fanarioti al Santo Sepolcro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7933

5 dicembre 2019

Metropolita Feodor: l'apostasia è un risultato della mancanza di rispetto verso i canoni ecclesiali

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7931

3 dicembre 2019

Gli ultimi sono diventati i primi: cosa possono imparare i patriarchi dai parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7927

2 dicembre 2019

I primati "greci" rimpiangono di avere dato al Fanar un tale potere

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7924

2 dicembre 2019

La persecuzione non ha fatto altro che consolidare i fedeli dell'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7925

30 novembre 2019

Il Tomos è divenuto il muro di Berlino spirituale per l'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7919

29 novembre 2019

Dal Patriarcato di Gerusalemme: Rivestitevi di una tunica d'umiltà e accettate l'appello del patriarca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7917

28 novembre 2019

Lo scisma in Ucraina: cosa dovrebbe fare un laico?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7914

27 novembre 2019

Cosa può aspettarsi la Chiesa? A cosa dovrebbero prepararsi i credenti?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7911

26 novembre 2019

Come aiutare la Chiesa e come mandarla in corto circuito

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7908

24 novembre 2019

Dov'è la voce autorevole del Giudice dell'ecumene?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7905

23 novembre 2019

Patriarca Kirill: i discorsi sul riconoscimento degli scismatici 'sotto pressione' ci fanno sorridere

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7903

22 novembre 2019

Il monarca ecumenico

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7901

21 novembre 2019

Inizia la guerra del Fanar contro la Chiesa cecoslovacca?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7899

20 novembre 2019

I perché del nuovo calendario

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7897

19 novembre 2019

La Chiesa e il Simulacro: in cosa si trasformano quelli che riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7894

19 novembre 2019

Il metropolita di Limassol conferma di riconoscere solo la Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7895

16 novembre 2019

Qual è l'errore del patriarca Bartolomeo?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7886

16 novembre 2019

Lo Scismarcato ecumenico avvia l'erosione delle ALTRE Chiese locali

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7887

12 novembre 2019

Il tradimento di Isengard

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7875

11 novembre 2019

Verso un esarcato africano?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7872

11 novembre 2019

Tra il Fanar e Mosca: una falsa scelta della Chiesa di Cipro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7873

10 novembre 2019

Il voltafaccia di Theodoros d'Alessandria

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7869

9 novembre 2019

L'anziano athonita Gabriel, discepolo di san Paisio, rimprovera il patriarca Bartolomeo definendolo nemico di Dio

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7868

8 novembre 2019

Vescovi greci invitano tutti i primati a convocare un Concilio pan-ortodosso, anche senza il patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7865

7 novembre 2019

L'autocefalia della Chiesa serba nel 1219 come paradigma dell'acquisizione canonica dell'autocefalia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7862

1 novembre 2019

Una vocazione speciale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7849

31 ottobre 2019

"Una pugnalata alla schiena"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7847

30 ottobre 2019

Geronimo!

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7843

29 ottobre 2019

I comportamenti del Fanar in Ucraina e al Monte Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7840

27 ottobre 2019

Un premio visto da dietro le quinte

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7835

26 ottobre 2019

Altre reazioni alla crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7833

25 ottobre 2019

Vescovi di Mosca e Costantinopoli si incontrano nel quartier generale antiocheno in America

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7829

24 ottobre 2019

Il metropolita di Corfù: "tutti vogliono dialogare, tranne il patriarca ecumenico"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7827

22 ottobre 2019

La parola del patriarca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7822

22 ottobre 2019

Il mondo ortodosso prende posizione

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7823

20 ottobre 2019

Il piccolo Filaret: un archimandrita della ROCOR passa sotto Costantinopoli per essere stato escluso dall'episcopato

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7816

18 ottobre 2019

Decisioni del Santo Sinodo russo del 17 ottobre

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7811

18 ottobre 2019

Le Nazioni Unite chiedono la chiusura del sito "Mirotvorets"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7812

17 ottobre 2019

Le nuvole si addensano

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7808

16 ottobre 2019

I metropoliti di Citera e del Pireo dicono che non c'è stata votazione, né riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7805

15 ottobre 2019

Άξιοι!

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7803

I greci si arrendono

13 ottobre 2019

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7800

12 ottobre 2019

Aggiornata la cronologia della crisi ucraina: 1 anno di copertura quotidiana degli eventi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7797

12 ottobre 2019

Pubblicato il libro "L'altro lato del Tomos"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7798

11 ottobre 2019

La Chiesa ortodossa russa pubblica una chiarificazione teologica sulla non canonicità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7794

9 ottobre 2019

Come il riconoscimento della Chiesa autocefala dell'Ucraina influenzerà il futuro dell'ellenismo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7790

8 ottobre 2019

La Chiesa e la "formula di Steinmeier": che cosa attende gli ortodossi ucraini

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7788

7 ottobre 2019

Testa o croce?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7786

6 ottobre 2019

La guerra civile in Ucraina 100 anni fa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7784

4 ottobre 2019

Metropolita Seraphim dello Zimbabwe: dove potrebbe portare l'assenza di un dialogo sulla questione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7780

3 ottobre 2019

I nuovi tormentatori di Cristo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7778

2 ottobre 2019

Vescovo greco: “Siamo della stessa razza di Costantinopoli, dobbiamo schierarci con il Patriarcato”

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7776

30 settembre 2019

Sentieri di scisma: il patriarca Bartolomeo condividerà il fato di Filaret?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7772

29 settembre 2019

Sulla situazione dell'Arcivescovado dal punto di vista legale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7770

27 settembre 2019

Chierici greci che hanno concelebrato con il metropolita Onufrij e gli hanno dato una lettera di sostegno sono censurati da un vescovo greco

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7767

26 settembre 2019

Gli scismatici ucraini fanno pressioni sui fedeli di lingua romena perché si uniscano a loro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7765

25 settembre 2019

Il patriarca Bartolomeo e l'etnofiletismo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7763

23 settembre 2019

Appuntamento in Vaticano: Shevchuk e il patriarca Bartolomeo si sono incontrati per caso?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7759

22 settembre 2019

Il Tribunale amministrativo di Kiev ordina il reintegro della cittadinanza ucraina del vescovo Gedeon

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7755

21 settembre 2019

I 4 punti principali del riconoscimento degli scismatici ucraini da parte delle commissioni greche

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7795

20 settembre 2019

Lettera pastorale dell'arcivescovo Jean del 17 settembre 2019

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7755

19 settembre 2019

Come gli scismatici sono utilizzati dal governo degli Stati Uniti contro la Chiesa ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7753

18 settembre 2019

La Chiesa ortodossa ucraina ringrazia chierici e laici greci per il loro sostegno

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7751

16 settembre 2019

Decisione storica a Rue Daru

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7747

15 settembre 2019

La realtà parallela del patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7745

14 settembre 2019

Due risposte alle proposte del metropolita Hierotheos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7743

13 settembre 2019

Il clero della Chiesa greca pubblica una lettera aperta sulla "questione ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7740

12 settembre 2019

Il pentimento non può essere sostituito o annullato

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7738

11 settembre 2019

Rue Daru al capolinea

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7735

9 settembre 2019

Il futuro di Rue Daru ancora in stallo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7732

7 settembre 2019

"Il volto della dignità" o "il volto di Giano": perché Petro Poroshenko scommette sugli uniati

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7729

5 settembre 2019

Fanar, Vaticano o Dipartimento di Stato: quali sono le forze dietro il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7725

4 settembre 2019

Sulla "canonicità" delle ordinazioni della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7722

3 settembre 2019

La Belarus' è la prossima dopo l'autocefalia ucraina? Perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" concelebra con gli scismatici

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7720

2 settembre 2019

Perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" copia gli uniati e cerca l'approvazione dei nazionalisti galiziani

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7718

1 settembre 2019

Comunicato dell'arcivescovo Jean al clero di Rue Daru

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7716

31 agosto 2019

Che cosa implicano le decisioni sinodali della Chiesa greca sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7713

29 agosto 2019

Costantinopoli assegnerà al "metropolita" Epifanij Dumenko, persecutore della Chiesa ucraina, un premio per i diritti umani

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7709

28 agosto 2019

Lettere aperte di due dei nostri metropoliti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7707

27 agosto 2019

Perché il patriarca Bartolomeo sta andando al Monte Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7703

26 agosto 2019

Metropolita Luka: la polizia protegge le marce LGBT ma rimane passiva nei sequestri delle chiese

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7701

24 agosto 2019

Ciechi all'improvviso: perché il Fanar non è più in grado di vedere la Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7697

22 agosto 2019

Altri contributi per capire la crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7692

21 agosto 2019

Nonostante i continui sequestri di chiese, la Chiesa ucraina è cresciuta di 184 parrocchie e 30 monasteri sotto il metropolita Onufrij

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7690

20 agosto 2019

Petizione di sostegno all’arcivescovo Jean (Renneteau) di Rue Daru

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7688

19 agosto 2019

10 errori del patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7686

18 agosto 2019

Analisi delle processioni della Croce a Kiev

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7684

17 agosto 2019

Metropolita Antonij: avere un simile primate è una grazia di Dio per noi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7682

16 agosto 2019

Su cosa non si sono accordati Vladimir Zelenskij e il patriarca Bartolomeo?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7680

15 agosto 2019

Arcivescovo Jovan: dopo ciò che Costantinopoli ha fatto in Ucraina, da loro ci si può aspettare di tutto

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7678

13 agosto 2019

Due offerte per il futuro di Rue Daru

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7674

10 agosto 2019

Dal Tomos al controllo elettronico: a cosa dovrebbero essere pronti gli ortodossi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7668

5 agosto 2019

Dal nazionalismo allo scisma: i percorsi degli ex chierici della Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7661

4 agosto 2019

Il giorno del Battesimo della Rus': la grande processione della Croce e gli scismatici senza risorse

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7656

2 agosto 2019

Un’altra glorificazione del nazismo tra gli scismatici ucraini legati a Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7653

31 luglio 2019

Cosa dovrebbe aspettarsi la Chiesa dal nuovo parlamento dell'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7650

29 luglio 2019

L'arca e il Titanic: perché politici e scismatici non possono affondare la Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7646

28 luglio 2019

Cronaca della processione della Croce a Kiev

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7644

27 luglio 2019

Balcani: le Chiese ortodosse risentono dell'onda d'urto della questione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7642

24 luglio 2019

Padre Nikolaj Danilevich: a capo di Costantinopoli c'è il patriarca di un impero che non esiste

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7635

22 luglio 2019

In che modo il patriarca Bartolomeo sta guarendo lo scisma e restaurando l'unità della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7630

21 luglio 2019

Tornare alla Chiesa ortodossa o continuare nella massoneria?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7628

20 luglio 2019

Dove sta la lealtà dei fedeli ucraini

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7626

19 luglio 2019

I conflitti interconfessionali in Ucraina nel XX e XXI secolo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7622

16 luglio 2019

3 preti greci lasciano Costantinopoli per la ROCOR

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7617

15 luglio 2019

Perché il Tomos degli scismatici è la misericordia di Dio

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7613

14 luglio 2019

Metropolita Antonij: Ogni parrocchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" deve pagare al Fanar una somma minima di 4000 €

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7611

13 luglio 2019

La Brexit e il tracollo di Rue Daru: come la politica stranamente rispecchia la vita della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7609

12 luglio 2019

6 esempi di bugie nella fondazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7605

11 luglio 2019

Decisioni sinodali in Russia e in Grecia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7603

10 luglio 2019

Una panoramica degli scismi ecclesiali in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7600

6 luglio 2019

La “coscienza sporca” dell’ex metropolita Aleksandr (Drabinko)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7591

5 luglio 2019

L'arcivescovo Elpidophoros d'America, o la fine di tutte le illusioni sul Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7588

4 luglio 2019

La Sacra Comunità indignata dalle azioni dei "chierici" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sull'Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7586

4 luglio 2019

Novinskij: gli sforzi di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbero ridare fiducia al Donbass

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7585

3 luglio 2019

Arciprete Vladimir Zelinskij: "Nessuno ha voluto scegliere"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7580

2 luglio 2019

Quos Deus perdere vult, dementat prius

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7577

1 luglio 2019

Doppi standard fanarioti tra Montenegro e Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7574

30 giugno 2019

I nodi vengono al pettine 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7571

29 giugno 2019

Luce e guerra: la situazione in Ucraina spiegata in due analisi magistrali

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7568

29 giugno 2019

Nuova versione romena di un articolo recente

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7569

28 giugno 2019

“Un litigio tra proprietari terrieri”: gli interessi economici dietro gli scismi in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7564

27 giugno 2019

“Oggi siamo nel 1055”

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7560

25 giugno 2019

I politici cercano di sedersi sul trono della Chiesa perché non vedono Cristo che vi è seduto sopra

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7555

24 giugno 2019

Due contributi di padre Andrew Phillips

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7553

20 giugno 2019

La farina del diavolo va in crusca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7545

19 giugno 2019

Scismatici all'Athos: chi e perché fa andare membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla Montagna Santa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7541

17 giugno 2019

Il papato distopico di Bartolomeo I di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7537

16 giugno 2019

Due archimandriti in viaggio in Ucraina...

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7535

15 giugno 2019

Nuovo arcivescovo greco in Gran Bretagna

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7531

14 giugno 2019

La follia dello scisma ucraino: fatti e deduzioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7529

13 giugno 2019

Metropolita Onufrij: il diavolo combatte la Chiesa attraverso persecuzioni, eresie e scismi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7524

12 giugno 2019

L'Unione dei giornalisti ortodossi lancia le versioni greca e romena del sito

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7522

11 giugno 2019

Da dove viene la dottrina del primato del Fanar nel mondo ortodosso?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7520

10 giugno 2019

Russia – Ucraina – Bielorussia: un unico spazio spirituale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7518

9 giugno 2019

Metropolita Daniil di Vidin: Costantinopoli minaccia la conciliarità e l'unità della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7516

8 giugno 2019

Gli inquietanti retroscena dello scoutismo ucraino

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7514

6 giugno 2019

Gli athoniti chiedono ai pellegrini dall'Ucraina di confermare la loro affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7510

5 giugno 2019

Arcivescovo Feofan di Corea: continuiamo il lavoro che è stato avviato diversi secoli fa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7506

4 giugno 2019

Gli scismatici alla ricerca di alleati

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7503

3 giugno 2019

Bugie sulle labbra del patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7500

2 giugno 2019

L'unione fa la farsa: la consacrazione dell'archimandrita Epiphanios a Kiev

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7498

31 maggio 2019

Pubblicato il libro dei documenti d'archivio sulla riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7492

30 maggio 2019

La Chiesa di Gerusalemme è la Madre di tutte le Chiese?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7490

29 maggio 2019

Preghiamo per i nostri fratelli perseguitati

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7488

27 maggio 2019

Metropolita Meletij di Chernovtsy: Non siamo bestiame – siamo il popolo dell’Ucraina (+VIDEO)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7482

25 maggio 2019

Perché il patriarca Kirill non dà l'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7478

24 maggio 2019

Il Canone 28 e il papismo orientale: causa o effetto?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7476

23 maggio 2019

L'arcivescovo Hieronymos ha raggiunto un vicolo cieco nella questione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7474

21 maggio 2019

Il Concilio della Chiesa serba respinge ufficialmente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7471

19 maggio 2019

Il gioco dei troni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": Filaret ha perso la battaglia, ma spera di vincere la guerra

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7467

18 maggio 2019

Vescovo disertore Drabinko: se avessi saputo tutto, forse non sarei andato al "concilio d'unificazione"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7465

16 maggio 2019

La creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha bloccato il dialogo tra ortodossi e cattolici

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7461

15 maggio 2019

Una minaccia di scisma consuma la Chiesa scismatica ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7459

15 maggio 2019

Messaggio presidenziale di pace in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7458

12 maggio 2019

Il teorico del "primus sine paribus" eletto nuovo arcivescovo in America

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7450

12 maggio 2019

L'idra bicefala dello scisma ucraino e l'Ortodossia nel mondo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7449

10 maggio 2019

Il Dipartimento di Stato USA continua con le sue ingerenze nella Chiesa ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7441

7 maggio 2019

Le attitudini degli scismatici ucraini verso Chiesa e stato

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7433

2 maggio 2019

"Il patriarca Bartolomeo non rispetta i sacri canoni": 12 anziani athoniti si rivolgono alla sacra Comunità in difesa della Chiesa ucraina canonica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7421

25 aprile 2019

Ha screditato l'Ortodossia screditando se stesso! 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7387

22 aprile 2019

Il Sinodo della Moldova sostiene la Chiesa canonica ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7383

21 aprile 2019

Padre Theodoros Zisis: il Fanar appare isolato dalle Chiese autocefale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7378

20 aprile 2019

Perché Filaret ha paura di Zelenskij

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7376

16 aprile 2019

C'è grazia ora nei sacramenti del Patriarcato di Costantinopoli e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7367

15 aprile 2019

5 tesi del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina sul Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7365

14 aprile 2019

Gli scismatici ucraini continuano a creare problemi all’estero

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7363

12 aprile 2019

Esperto: l'unico obiettivo della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una futura unia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7359

10 aprile 2019

Contestualizzare l'autorità dei concili ecumenici: alcuni pensieri sui commenti del metropolita Hierotheos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7355

9 aprile 2019

Epistola del clero della diocesi americana occidentale della ROCOR

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7353

9 aprile 2019

Sentenza chiave sul diritto della Chiesa in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7352

8 aprile 2019

Una nuova video-intervista al metropolita Kallistos sulla questione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7350

5 aprile 2019

L'arcivescovo Feodosij chiarifica se i sacramenti del Fanar e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono portatori di grazia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7342

5 aprile 2019

Il Sinodo pubblica una dichiarazione sulla situazione dell'Ortodossia in Ucraina e nel mondo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7341

4 aprile 2019

Il vescovo russo in Germania propone una visione sinodale per l'Assemblea dei vescovi ortodossi, in contrapposizione all'attuale struttura monopolista di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7338

3 aprile 2019

Padre John Cox: c'è un futuro per l'Ortodossia conciliare dopo l'Ucraina?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7335

2 aprile 2019

La sindrome di Giuda: perché i preti entrano nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7332

31 marzo 2019

La Chiesa ucraina pubblica una mappa interattiva delle chiese sequestrate

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7328

30 marzo 2019

Metropolita Onufrij: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto un Tomos di schiavitù, non di libertà

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7325

30 marzo 2019

Una prospettiva americana sulla crisi in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7326

28 marzo 2019

Il portavoce della Chiesa ortodossa ucraina spiega come fermare il conflitto religioso in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7320

27 marzo 2019

Il tomos ucraino è una trappola per l'Ortodossia in tutto il mondo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7315

27 marzo 2019

Il Fanar ha fatto il suo dovere, il Fanar può andarsene

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7316

26 marzo 2019

Le origini dell'anarchia ecclesiastica moderna in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7312

25 marzo 2019

Padre Andrew Phillips sulla Chiesa fanariota

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7310

24 marzo 2019

Ucraina: allora e adesso

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7308

23 marzo 2019

"Orthodox Synaxis" rivela un’aperta menzogna teologica del patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7304

22 marzo 2019

I rinnovazionisti e gli scismatici ucraini: tutti i paralleli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7302

22 marzo 2019

Come i vescovi possono dire la verità

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7301

21 marzo 2019

Preoccupazione per la persecuzione dei membri dell’Unione dei giornalisti ortodossi espressa in un rapporto dell'ONU

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7298

21 marzo 2019

Il servizio di sicurezza dell’Ucraina apre una causa contro un sacerdote che ha salvato 30 parrocchie dallo scisma

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7297

20 marzo 2019

A Kiev hanno letto il testo degli anatemi contro Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7294

19 marzo 2019

Due aiuti per comprendere l’ecclesiologia ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7288

18 marzo 2019

Nino Burjanadze: la Georgia non dovrebbe in alcun modo riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7285

18 marzo 2019

Il patriarca Bartolomeo ha ripudiato il canone apostolico 34?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7284

17 marzo 2019

Tattiche di doppi standard: come gli Stati Uniti interferiscono nella vita della Chiesa ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7281

16 marzo 2019

Vescovo Irinej di Bačka: La Chiesa serba per ora mantiene la comunione con Costantinopoli per economia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7276

16 marzo 2019

Il "libro nero" delle gesta di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7275

15 marzo 2019

Gli scismatici non hanno preti che possano servire nelle chiese prese con la forza

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7272

14 marzo 2019

Poroshenko ha promesso a Costantinopoli delle proprietà in cambio del tomos d'autocefalia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7265

13 marzo 2019

Portavoce della Chiesa ortodossa ucraina: dei 47 vescovi georgiani, solo 7 vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (+ VIDEO)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7260

11 marzo 2019

Perché il patriarca Bartolomeo è contrario a un Concilio ecumenico

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7252

10 marzo 2019

Una semplice "lettura" del Tomos d'autocefalia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7250

8 marzo 2019

Gli scismatici ucraini dicono che non accetteranno comunità cattoliche che vogliono trasferirsi sotto di loro

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7246

8 marzo 2019

"Le acque sono state infangate": intervista a padre John Whiteford

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7245

7 marzo 2019

Il buon senso dell'Ortodossia araba nella crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7241

7 marzo 2019

La diaspora ucraina inizia a mostrare l’inefficacia del Tomos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7240

6 marzo 2019

La ROCOR apre una missione in Texas per servire famiglie che hanno lasciato una parrocchia greca sotto Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7235

5 marzo 2019

Violenze contro la Chiesa nel silenzio generale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7232

5 marzo 2019

C'è una ragione per interrompere la comunione eucaristica? (Parte 2)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7231

4 marzo 2019

Sacerdote Viktor Parandjuk: "Gli scismatici commettono un errore catastrofico"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7228

2 marzo 2019

La BBC ucraina scopre che la chiesa scismatica non ha alcun dato ufficiale sui numeri dei trasferimenti di parrocchie

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7224

2 marzo 2019

La Chiesa serba ha pubblicato una dichiarazione ufficiale sulla situazione in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7222

1 marzo 2019

Padre John Whiteford partecipa a una conferenza teologica internazionale sulla crisi ucraina a Mosca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7217

28 febbraio 2019

Primi divieti pratici di concelebrazioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7214

27 febbraio 2019

C'è una ragione per interrompere la comunione eucaristica?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7211

26 febbraio 2019

Due interventi del metropolita Luka di Zaporozh’e

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7206

24 febbraio 2019

Il patriarca serbo esprime ufficialmente sostegno a sua Beatitudine Onufrij

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7204

24 febbraio 2019

Dimmi chi veneri, e ti dirò chi sei

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7203

23 febbraio 2019

Lo scisma non è questo: i miti dell'ex-metropolita Aleksandr (Drabinko) sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7199

22 febbraio 2019

Poroshenko partecipa a una concelebrazione tra Costantinopoli e gli uniati nel New Jersey

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7197

22 febbraio 2019

È inaccettabile essere in comunione eucaristica con scismatici non ordinati

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7196

21 febbraio 2019

Metropolita Daniil di Vidin: lo scopo di Costantinopoli è di imporre la sua autorità su tutta la Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7193

21 febbraio 2019

L'arcivescovo Mark di Berlino e della Germania ha inviato una lettera aperta all'Assemblea dei vescovi ortodossi canonici della Germania

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7192

20 febbraio 2019

Il Santo Sinodo di Cipro si pronuncia sulla questione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7188

18 febbraio 2019

Chiesa greco-cattolica ucraina: La posizione del Fanar dà il via libera a servire a un singolo altare

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7182

17 febbraio 2019

Cosa c'è dietro alla deportazione del vescovo Gedeon

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7179

15 febbraio 2019

Il vescovo Gedeon (Kharon) della Chiesa ortodossa ucraina è stato deportato dall'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7174

14 febbraio 2019

Metropolita Ilarion di Volokolamsk: L'Athos di fronte a una scelta

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7172

13 febbraio 2019

La Sacra Comunità del Monte Athos discute degli scismatici ucraini, non prende decisioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7169

12 febbraio 2019

Il patriarca Bartolomeo è una minaccia per l’Oriente ortodosso!

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7166

11 febbraio 2019

La visita di una delegazione di ucraini scismatici crea torbidi al Monte Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7163

10 febbraio 2019

Fedeli della Chiesa ortodossa ucraina stanno in preghiera continua per due settimane nella regione della Bucovina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7162

9 febbraio 2019

Commenti sul forum virtuale degli arconti sull'autocefalia ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7158

7 febbraio 2019

Arcivescovo Juraj di Michalovce e Košice: le Chiese sono pronte a incontrarsi e affrontare insieme la questione ucraina 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7154

7 febbraio 2019

Immagini dal decennale dell’intronizzazione del patriarca Kirill

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7153

6 febbraio 2019

Un passo indietro per andare avanti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7151

5 febbraio 2019

Un po’ di fake news per promozione fotografica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7149

5 febbraio 2019

Riflessioni sulle feste di intronizzazione

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7148

4 febbraio 2019

Ortodossi ucraini di fronte a scismatici nazionalisti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7146

4 febbraio 2019

È necessario il pentimento per la guarigione di uno scisma?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7144

3 febbraio 2019

Il silenzio delle Chiese: come lo spirito del papismo penetra nell'Ortodossia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7141

2 febbraio 2019

Il patriarca Kirill discute la situazione della Chiesa ortodossa ucraina con i delegati delle Chiese locali 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7138

2 febbraio 2019

Il patriarca Giovanni X ha invitato le Chiese ad alzare la voce contro l’illegalità del Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7135

1 febbraio 2019

I delegati del Fanar non hanno potuto influenzare l'atteggiamento della Chiesa georgiana nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7133

1 febbraio 2019

Il patriarca Irinej di Serbia sull'Ucraina: "Come se una bomba fosse stata lanciata in casa"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7131

31 gennaio 2019

Pareri sulla crisi ucraina alla Sacra Comunità del Monte Athos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7127

31 gennaio 2019

Sul futuro dell'Ortodossia in Ucraina e nel mondo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7126

30 gennaio 2019

Dimissioni del presidente dell'Istituto Saint-Serge

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7124

30 gennaio 2019

Altre voci si esprimono sulla controversia ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7123

30 gennaio 2019

La storia politica segreta del Patriarcato ecumenico

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7122

29 gennaio 2019

Fino all'essenza. Uno sguardo allo scisma attraverso gli occhi del professor Osipov

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7120

28 gennaio 2019

Il buon dottor Ajbolit e la Chiesa ortodossa di Grecia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7117

27 gennaio 2019

Primati e rappresentanti delle Chiese locali, riuniti per il decimo anniversario del patriarca Kirill, discuteranno dell'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7115

27 gennaio 2019

La chiesa russa di Sanremo è passata alla ROCOR

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?&id=7113

26 gennaio 2019

La Chiesa ortodossa georgiana attorno al tema dell’autocefalia ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7112

25 gennaio 2019

I conflitti sulle parrocchie di Rue Daru si estendono all’Italia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7106

24 gennaio 2019

Profezie di san Lavrentij di Chernigov sulla fine delle iniquità in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7104

24 gennaio 2019

L'arcivescovo Abel di Lublino e Chełm sostiene gli ortodossi ucraini

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7103

23 gennaio 2019

Metropolita Jonah (Paffhausen): una crisi canonica nella Chiesa ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7098

22 gennaio 2019

Rue Daru a un mese dalla sua decisione finale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7096

22 gennaio 2019

"Noi siamo credenti in Cristo e amanti della Rus' kievana – Ucraina!", scrivono i fedeli ucraini a Poroshenko

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7095

21 gennaio 2019

Quattro ecclesiologie

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7091

21 gennaio 2019

Il Medio Oriente ortodosso incassa colpi e resiste

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7090

20 gennaio 2019

10 motivi per cui il Patriarcato ecumenico ha fatto un enorme errore in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7087

20 gennaio 2019

Siamo arrivati alle bombe nelle chiese

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7086

19 gennaio 2019

La Chiesa ortodossa ucraina offre consigli su come mantenere la sicurezza spirituale in una situazione di scisma

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7084

19 gennaio 2019

Come il Fanar ha ingannato gli ucraini

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7083

18 gennaio 2019

Patriarca Irinej: "Noi non appoggiamo né Costantinopoli né la Russia, ma aderiamo ai canoni" (+ VIDEO)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7078

18 gennaio 2019

70 trasferimenti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" su quasi 13.000 parrocchie non sono "su larga scala"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7079

18 gennaio 2019

Nuova Gerusalemme e Tutta la Rus'?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7080

17 gennaio 2019

Nonno Filaret, Bandera e gli uniati: 16 tesi dell'ex esarca del Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7074

17 gennaio 2019

Metropolita Ilarion: La Chiesa ortodossa russa ha avuto origine a Kiev, non a Mosca, né a San Pietroburgo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7073

16 gennaio 2019

Il clero del decanato di Gertsa della diocesi di Chernovtsy riporta pressioni dalle autorità

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7070

16 gennaio 2019

I sequestri delle chiese: come le comunità possono opporsi ai razziatori

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7069

15 gennaio 2015

Gli scismatici ucraini e gli uniati sperano di creare un singolo patriarcato in comunione con Roma e con Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7065

15 gennaio 2015

Padre Georgij Maksimov: la scelta non è tra "russi" e "greci", ma tra Ortodossia ed eresia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7066

14 gennaio 2019

Arcivescovo Feodosij: il mondo ecclesiastico può dividersi tra Ortodossia e Fanarodossia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7061

13 gennaio 2019

Il 95% del pubblico televisivo ucraino afferma che il tomos è uno strumento politico

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7059

13 gennaio 2019

Metropolita Antonij: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un "Titanic" costruito da persone che hanno perduto il timor di Dio

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7058

13 gennaio 2019

Patriarca Daniel della Romania: dobbiamo essere vigili contro l'egoismo che mina l'unità della Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7057

13 gennaio 2019

La trappola nel tomos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7056

12 gennaio 2019

Il Patriarcato di Gerusalemme è sotto forti pressioni per concelebrare con gli scismatici ucraini alla Teofania

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7051

12 gennaio 2019

Video-intervista all'igumena Serafima (Shevchuk) di Odessa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7050

11 gennaio 2019

Padre Theodoros Zisis: il patriarca Bartolomeo ha agito senza riguardi per alcun primate di Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7045

11 gennaio 2019

Metropolita Sava: "Ci aspetta il caos"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7044

11 gennaio 2019

L'arcivescovo Chrysostomos di Cipro smentisce per la seconda volta il suo sostegno alla chiesa scismatica ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7043

10 gennaio 2019

Il Tomos per l'Ucraina: cosa ha di tipico e cosa ha di specifico

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7039

10 gennaio 2019

Metropolita Nikoloz: non dovremmo affrettarci a riconoscere l'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7038

10 gennaio 2019

Il Sinodo greco rifiuta di riconoscere gli scismatici ucraini

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7037

9 gennaio 2019

Arciprete Andrew Phillips: Come ripulire la confusione dopo il Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7033

9 gennaio 2019

Il documento che chiamano Tomos non porta la vera autocefalia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7032

7 gennaio 2019

Vladimir Legojda: È il Natale, e non il Tomos, l'evento principale in questi giorni 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7027

7 gennaio 2019

Sacerdote Aleksandr Volkov: Il patriarca Bartolomeo ha strappato Costantinopoli dall'Ortodossia mondiale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7026

7 gennaio 2019

La Chiesa ortodossa russa sul Tomos: ora le Chiese locali devono fare la loro scelta

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7025

7 gennaio 2019

Patriarca Giovanni X di Antiochia: È irragionevole fermare uno scisma a spese dell'unità del mondo ortodosso 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7024

7 gennaio 2019

Metropolita Amfilohije: L'amore per il potere del patriarca Bartolomeo è una catastrofe per l'Ortodossia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7023

6 gennaio 2019

Il patriarca Bartolomeo ha rinnegato la procedura dell'autocefalia del passato

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7017

6 gennaio 2019

Le dogane ucraine sequestrano il messaggio di Natale del patriarca Kirill

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7016

5 gennaio 2019

Video-messaggio di Natale del patriarca Irinej

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7012

5 gennaio 2019

La Chiesa polacca respinge la richiesta del patriarca Bartolomeo di riconoscere la nuova chiesa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7011

4 gennaio 2019

Una lezione dalla storia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7006

3 gennaio 2019

"Non è ancora troppo tardi per fermarsi": lettera del patriarca Kirill al patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=7002

2 gennaio 2019

Perché sto con la mia Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?blogsPage=2&id=6998

1 gennaio 2019

"Il nostro compito è missionario, educativo"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?blogsPage=2&id=6995

31 dicembre 2018

Parole sagge di padre Nikolaj Danilevich

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6991

31 dicembre 2018

Nella Chiesa ortodossa russa si è deciso di creare diocesi all'estero senza riguardo per il Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6990

30 dicembre 2018

Dai verbali della sessione del Santo Sinodo tenuta a Mosca, presso la residenza patriarcale del monastero di san Daniele, il 28 dicembre 2018

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6988

29 dicembre 2018

La “trappola” degli auguri di Natale e il momento della verità sull’autocefalia ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6987

29 dicembre 2018

Metropolita Onufrij: il Signore ci dà da bere il calice del dolore, e noi lo beviamo con umiltà

https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=6984

28 dicembre 2018

“Noi siamo con Cristo”: le reazioni dei fedeli alla formazione di una struttura scismatica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6983

27 dicembre 2018

6 domande scomode ai fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6979

26 dicembre 2018

Poroshenko 2.0: il vaso di Pandora degli autocefalismi comincia ad aprirsi sul mondo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6976

26 dicembre 2018

Metropolita Daniil di Vidin: L'assemblea in Ucraina non è canonica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6975

25 dicembre 2018

L’amore pastorale del metropolita Onufrij per il popolo ucraino 

https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=30&id=6971

24 dicembre 2018

L'ortodossia ucraina e il revisionismo dell'olocausto

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6970

24 dicembre 2018

Esperto: Il "concilio d'unificazione" ha disunito l'Ortodossia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6969

23 dicembre 2018

Nello stile dell’epoca dei Borgia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6965

22 dicembre 2018

I doppi standard in Ucraina gridano al cospetto di Dio

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6963

22 dicembre 2018

Lettere del patriarca Kirill ai primati delle Chiese ortodosse locali in merito allo pseudo-concilio di "unificazione" tenutosi a Kiev

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6962

21 dicembre 2018

Ecclesiologia dello scisma: riflessioni storiche

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6958

20 dicembre 2018

Il Patriarcato ecumenico vanta una giurisdizione universale?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6955

19 dicembre 2018

I risultati del “concilio”

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6952

18 dicembre 2018

Come l’obbedienza al Fanar fa perdere il buon senso

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6950

18 dicembre 2018

Metropolita Onufrij: la legge di Dio non è stata né sarà abolita

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6949

17 dicembre 2018

L'arcivescovo Longhin al patriarca Bartolomeo: lei causa così tanto dolore ai nostri cuori

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6946

16 dicembre 2018

Il vescovo speciale di Cesare

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6944

16 dicembre 2018

Beato l'uomo che non va nel... "Concilio d'unificazione" (+ VIDEO)

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6943

15 dicembre 2018

"Il patriarca di Costantinopoli ha fatto il più grande errore nella storia del Trono ecumenico"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6939

14 dicembre 2018

Metropolita Kallistos (Ware): "Non sono affatto contento della posizione presa dal patriarca Bartolomeo"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6935

14 dicembre 2018

Il teatro dell'assurdo in una lettera del patriarca Bartolomeo al metropolita Onufrij

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6934

13 dicembre 2018

La risposta del metropolita Luka a un invito a prendere parte a un concilio di ladri

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6930

13 dicembre 2018

"Il patriarca di Costantinopoli non ha alcun diritto canonico di indire alcuna assemblea in Ucraina"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6929

12 dicembre 2018

La lettera del patriarca Bartolomeo non ha fatto altro che far crescere la statura del metropolita Onufrij nel mondo ortodosso

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6926

11 dicembre 2018

L’assemblea diocesana del Patriarcato di Mosca in Italia esprime il suo sostegno al patriarca Kirill, al metropolita Onufrij e alla Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6924

10 dicembre 2018

Giorgio Bianchi e Marco Travaglio si scontrano su temi trattati dal nostro blog parrocchiale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6922

9 dicembre 2018

"Autocefalia" fanariota e autonomia russa a confronto

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6921

8 dicembre 2018

Un altro prete di Costantinopoli passa alla ROCOR

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6916

8 dicembre 2018

Il patriarca Bartolomeo tratta il metropolita Onufrij come metropolita non canonico

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6915

7 dicembre 2018

L'etnofiletismo e il patriarca di Costantinopoli 

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6913

5 dicembre 2018

Carol Saba: Parlate ora... o tacete per sempre!

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6909

2 dicembre 2018

Il Tomos e la legge marziale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6903

1 dicembre 2018

Due pareri episcopali sull’evoluzione della crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6901

30 novembre 2018

Arciprete John Whiteford: lo scisma sull’Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6897

29 novembre 2018

Fine dell’Esarcato russo di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6894

28 novembre 2018

Il Patriarcato di Costantinopoli ha bisogno di ammettere il suo status reale nel mondo ortodosso

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6892

27 novembre 2018

"Non riuscite a vedere che vi stanno ingannando?"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6889

26 novembre 2018

"Metodi comunisti di lotta contro la Chiesa ortodossa"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6887

25 novembre 2018

La Chiesa albanese si oppone alla rottura della comunione con Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6885

25 novembre 2018

Poroshenko è un "moderno persecutore della Chiesa" – metropolita Luka di Zaporozh'e: i vescovi sono sotto pressione per unirsi alla chiesa di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6884

24 novembre 2018

Intervista del metropolita Ilarion al giornale greco Ethnos tis Kiriakis

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6881

23 novembre 2018

Dai soldi di chi è stata alimentata la lotta religiosa in Ucraina – e chi ha cercato di rubarli?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6879

23 novembre 2018

Il sito della Chiesa russa apre una sezione sulla "Unità storica della Chiesa ortodossa russa"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6878

22 novembre 2018

16 fedeli espulsi da una parrocchia di Stoccolma per disaccordo con Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6876

22 novembre 2018

Un blog dedicato all’analisi della controversia ecclesiale ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6875

21 novembre 2018

Particolarità politiche della subcultura ortodossa liberale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6871

20 novembre 2018

La ROCOR e i filaretisti: l'analogia è appropriata?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6869

19 novembre 2018

Metropolita Ilarion: Gli atti del patriarca Bartolomeo non guariscono lo scisma, ma piuttosto lo approfondiscono

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6866

18 novembre 2018

Delusioni di autocefalia: l'esperienza amara della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6861

17 novembre 2018

Storia del rinnovazionismo e della "chiesa locale unita" in Ucraina: strane coincidenze

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6858

16 novembre 2018

Preghiera liturgica nei monasteri athoniti per il metropolita Onufrij e il suo gregge ucraino

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6855

15 novembre 2018

Il Concilio dei vescovi a Kiev conferma l’invalidità delle ingerenze del Fanar

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6850

14 novembre 2018

Alla Lavra delle Grotte di Kiev è iniziata la sessione del Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6847

14 novembre 2018

Pubblicati i dettagli del prossimo incontro di Poroshenko con l'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6848

13 novembre 2018

La Chiesa serba rifiuta la riabilitazione degli scismatici ucraini da parte di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6846

12 novembre 2018

Metropolita Ilarion: il patriarca di Costantinopoli pretende un potere sulla storia stessa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6843

11 novembre 2018

Cronaca della morte di un’autocefalia: il ruolo del Patriarcato ecumenico nel periodo di crisi della Chiesa ortodossa nelle Terre ceche e in Slovacchia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6841

10 novembre 2018

Il rettore dell'Accademia teologica di Mosca bandito dall'Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6838

10 novembre 2018

Il patriarca Bartolomeo riconosce e premia estremisti e nazisti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6837

9 novembre 2018

Il patriarca Kirill predice la "sconfitta storica" di coloro che cercano di creare una nuova chiesa in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6834

9 novembre 2018

Intervista a padre Mark Tyson

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6833

8 novembre 2018

Metropolita Ilarion: la decisione sull'impossibilità della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli si estende ai monasteri athoniti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6829

7 novembre 2018

Il Patriarcato di Mosca dubita della salute mentale dell'arcivescovo Job

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6827

7 novembre 2018

Tre punti di vista dall’Ortodossia greca sulla questione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6826

6 novembre 2018

Metropolita Luka di Zaporozh'e: Per me il Patriarcato di Costantinopoli non esiste più

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6820

5 novembre 2018

Un saluto ai fedeli di Firenze da sua Grazia Ireney, vescovo di Richmond e dell'Europa occidentale

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6818

5 novembre 2018

L'arcivescovo Job e il "surrealismo ecclesiologico"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6816

4 novembre 2018

Il falso patriarca Filaret benedice un murale nazionalista con simbolismo nazista

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6814

3 novembre 2018

Vescovo Irenei (Steenberg): primato e identità

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6810

3 novembre 2018

Arciprete Vladimir Shmalij: C'è vita dopo il "nuovo grande scisma"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6811

3 novembre 2018

Il primate della Chiesa russa ha rivelato i dettagli di un incontro con il patriarca Bartolomeo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6812

2 novembre 2018

La chiesa russa di Firenze è passata da Costantinopoli alla ROCOR

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6804

1 novembre 2018

Metropolita Ilarion: il patriarca Bartolomeo non è libero nelle sue azioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6798

31 ottobre 2018

Papa Ildebrando (Gregorio VII) e Bartolomeo di Istanbul

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6796

30 ottobre 2018

Arciprete Serafim Gan: il patriarca Bartolomeo non è libero nelle sue azioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6794

30 ottobre 2018

Altri scheletri nell'armadio di Filaret

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6792

29 ottobre 2018

Intervista a Vladyka Onufrij sul destino dell'Ortodossia canonica in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6788

28 ottobre 2018

Due diversi punti di vista sulla crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6784

27 ottobre 2018

Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio sulla crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6781

26 ottobre 2018

Il patriarca Bartolomeo utilizza la lingua dell'etnofiletismo per sostenere le sue ragioni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6779

26 ottobre 2018

Un prete americano ha lasciato la Chiesa di Costantinopoli per la ROCOR in segno di protesta contro le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6778

25 ottobre 2018

Quattro tentativi di ottenere l'autocefalia ucraina negli ultimi cento anni

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6775

24 ottobre 2018

Sergej Khudiev: Qualche volta si deve dire "no"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6773

23 ottobre 2018

Testimonianze di vescovi della Chiesa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6770

22 ottobre 2018

Metropolita Sergij di Ternopol':  Il Signore ci tiene nella Chiesa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6767

21 ottobre 2018

Una doppia testimonianza di doppi standard

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6764

21 ottobre 2018

Intervista del metropolita Ilarion alla BBC russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6762

20 ottobre 2018

Versione romena della Dichiarazione del Santo Sinodo del 15 ottobre

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6757

20 ottobre 2018

Dichiarazione del Santo Sinodo della ROCOR sulla crisi ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6756

19 ottobre 2018

Metropolita Jonah: "Pentitevi, e fermate questa pazzia"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6753

18 ottobre 2018

Metropolita Ilarion: il Patriarcato di Costantinopoli si è auto-distrutto come centro di coordinamento nella Chiesa ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6749

17 ottobre 2018

Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa in relazione all'invasione del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio canonico della Chiesa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6747

16 ottobre 2018

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa riconosce l'impossibilità di continuare nella comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6744

15 ottobre 2018

Metropolita Ilarion: le decisioni di Costantinopoli non hanno a che fare con la storia, ma con il brigantaggio

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6743

14 ottobre 2018

Metropolita Antonij, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina: "Il Sinodo di Costantinopoli ha scioccato l'intero mondo ortodosso"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6741

13 ottobre 2018

La Chiesa ucraina non parteciperà al concilio per l'unificazione proposto dalle chiese non canoniche

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6737

12 ottobre 2018

V. R. Legojda: il patriarcato di Costantinopoli ha compiuto un'azione anticanonica senza precedenti

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6735

11 ottobre 2018

Una risposta a osservazioni incompetenti dell'arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6734

10 ottobre 2018

Gli esarchi patriarcali a Kiev sono attesi per parlare alla sessione del Santo Sinodo iniziata oggi a Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6732

9 ottobre 2018

Aleksandr Shchipkov: "Il patriarca Bartolomeo sarà ricordato come un maestro di scisma"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6729

8 ottobre 2018

Vladislav Petrushko: "Il patriarcato che un tempo ha condannato il nazionalismo ecclesiastico ne è ora preda"

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6726

7 ottobre 2018

Il patriarca Kirill scrive ai primati di tutte le Chiese locali sulla situazione ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6724

5 ottobre 2018

Alcune idee sbagliate su ciò che sta accadendo ora in Ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6721

3 ottobre 2018

Nati nello scisma: Sulle circostanze storiche dell'emergenza della “Chiesa ortodossa ucraina in Canada”

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6717

1 ottobre 2018

Il Vaticano smentisce la dichiarazione del ministero degli esteri ucraino, secondo la quale sosterrebbe il principio di autocefalia della Chiesa ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6713

30 settembre 2018

Granduchessa Maria Vladimirovna: la posizione di Costantinopoli porterà alla frammentazione dei pilastri dell'Ortodossia

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6712

29 settembre 2018

Il patriarca di Alessandria visita l'Ucraina in segno di solidarietà con la Chiesa canonica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6710

28 settembre 2018

Il metropolita Onufrij diventa un bersaglio: etichettato come nemico dell'Ucraina, gli viene detto di andarsene e riceve minacce di morte

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6708

26 settembre 2018

Che cosa spinge il patriarca Bartolomeo a distruggere l'Ortodossia ucraina?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6703

24 settembre 2018

Metropolita Onufrij: La Chiesa non è un'organizzazione politica

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6700

23 settembre 2018

Meletios Metaxakis, metropolita, arcivescovo, papa e patriarca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6698

21 settembre 2018

Il Centro dell'Enciclopedia ortodossa sta pubblicando i documenti storici sul ritorno della metropolia di Kiev alla Chiesa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6694

20 settembre 2018

La guerra dei visti: Costantinopoli apre un nuovo fronte contro i preti russi

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6692

19 settembre 2018

Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa sull'intervento non canonico del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6690

17 settembre 2018

Test di conoscenza dell'Ortodossia ucraina

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6685

16 settembre 2018

La Chiesa russa sospende la commemorazione del patriarca Bartolomeo e la concelebrazione con la gerarchia di Costantinopoli, ma la comunione eucaristica non è interrotta

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6683

14 settembre 2018

Chi sta con Mosca?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6676

13 settembre 2018

La terza Roma o la quarta Roma?

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6673

12 settembre 2018

Il declino del Patriarcato di Costantinopoli

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6671

10 settembre 2018

Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa dell'8 settembre 2018

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6667

29 agosto 2018

Ortodossi in Ucraina: i fatti contro la propaganda

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6647

25 agosto 2018

Gli aspetti storici del trasferimento della metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6640

5 agosto 2018

La delegazione di Costantinopoli snobba le celebrazioni della Chiesa ucraina, incontra invece Poroshenko e dice che l'autocefalia è l'obiettivo

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6601

1 agosto 2018

La guerra delle informazioni in Ucraina continua con le distorsioni dei dati delle funzioni religiose

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6593

29 luglio 2018

Celebrazioni a Kiev per i 1030 anni dal Battesimo della Rus'

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6587

20 luglio 2018

Gli scismatici di un villaggio ucraino ritornano alla Chiesa ortodossa

https://www.ortodossiatorino.net/Blog.php?id=6572

4 luglio 2018

Commenti del patriarca ecumenico sull’Ucraina

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Il viaggio verso l’Ortodossia del metropolita Kallistos (Ware)

Il metropolita Kallistos di Diokleia (al secolo Timothy Ware, nato a Bath, nel Somerset, l’11 settembre 1934) è uno dei più famosi e rispettati vescovi ortodossi del mondo. Abbiamo già da anni sul nostro sito una sua presentazione; oggi vogliamo aggiungere due documenti del 2009 che testimoniano il suo viaggio verso la Chiesa ortodossa: il primo è un articolo autobiografico in cui il metropolita ripercorre in dettaglio tutte le tappe del suo incontro con l’Ortodossia; il secondo è un articolo del diacono Andrej Psarjov sul sito ROCOR Studies, in cui si analizza in dettaglio il particolare legame che il metropolita ha sempre avuto con la Chiesa russa all’Estero. Entrambi i nuovi documenti sono nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”.

 
Pat Buchanan: la mente del signor Putin

"Vi rendete conto ora di che cosa avete fatto?"

Così Vladimir Putin, nel suo discorso alle Nazioni Unite, ha riassunto il suo atto d'accusa di una politica estera degli Stati Uniti, che ha prodotto una serie di disastri in Medio Oriente, tale che non abbiamo bisogno che il leader russo cl le descriva.

Quattordici anni dopo che abbiamo invaso l'Afghanistan, le truppe afghane stanno ancora una volta combattendo le forze talebane per il controllo di Kunduz. Solo 10.000 soldati americani, in quel paese devastato, impediscono ancora il trionfale ritorno dei talebani al potere.

Una dozzina di anni dopo che George W. Bush ha invaso l'Iraq, l'ISIS occupa la sua seconda città, Mosul, controlla la più grande provincia, Anbar, e detiene la capitale di Anbar, Ramadi, mentre Baghdad si allontana da noi, verso Teheran.

Il costo per gli iracheni della loro "liberazione"? Centomila morti, mezzo milione di vedove e orfani, milioni in fuga dal paese e, ancora, una guerra senza fine.

Come sta la Libia da quando abbiamo "liberato" quella terra? Uno stato fallito, lacerato da una guerra civile tra una "Alba libica" islamista a Tripoli e un regime di Tobruk sostenuto dal dittatore egiziano.

Poi c'è lo Yemen. Dal mese di marzo, quando i ribelli Houthi hanno scalzato dal potere un fantoccio saudita, Riyadh, sostenuta dalle autorità e dai servizi segreti degli Stati Uniti, ha bombardato la nazione, la più povera nel mondo arabo.

Ci sono 5.000 morti e 25.000 feriti da marzo. E mentre 25 milioni di yemeniti dipendono dalle importazioni per i prodotti alimentari, in gran parte tagliati fuori, ciò che sta accadendo è descritto da un funzionario delle Nazioni Unite come una "catastrofe umanitaria".

"Lo Yemen dopo cinque mesi si presenta come la Siria dopo cinque anni", ha detto il capo internazionale della Croce Rossa al suo ritorno.

Lunedì, la festa di nozze di un combattente Houthi è stata colpita da missili aria-terra con 130 morti. Abbiamo aiutiamo anche noi in questo?

Che cosa vede Putin come radice ideologica di questi disastri?

"Dopo la fine della guerra fredda, è emerso un unico centro di dominio nel mondo, e quindi quelli che si trovavano nella parte superiore della piramide sono stati tentati di pensare di essere forti ed eccezionali, di saperla più lunga".

Quindi, adottando politiche "basate sulla di presunzione e sulla fede nella propria eccezionalità e impunità", questo "unico centro di dominio", gli Stati Uniti, ha iniziato ad esportare rivoluzioni "cosiddette democratiche".

Com'è finita? Dice Putin:

"Un'interferenza estera aggressiva ha portato a una distruzione sfacciata delle istituzioni nazionali... Invece del trionfo della democrazia e del progresso, abbiamo ottenuto violenza, povertà e disastro sociale. Nessuno si preoccupa minimamente dei diritti umani, compreso il diritto alla vita".

Putin ha forse torto nella sua descrizione di ciò che è accaduto in Medio Oriente dopo che noi ci siamo immischiati? Oppure la sua sintesi di ciò che gli interventi americani hanno portato echeggia gli avvertimenti lanciati per anni dai dissidenti americani?

Il concetto di "sovranità statale" di Putin è questo: "Siamo tutti diversi, e dobbiamo rispettare questo fatto. Nessuno deve conformarsi a un modello di sviluppo unico che qualcuno ha riconosciuto una volta per tutte come quello giusto".

L'Unione Sovietica ha cercato di fare così, ha detto Putin, ed è fallita. Ora gli americani stanno cercando di fare la stessa cosa, e faranno la stessa fine.

A differenza di molti discorsi alle Nazioni Unite, quello di Putin merita di essere studiato. Infatti non solo identifica la mentalità degli Stati Uniti che ha contribuito a produrre il nuovo disordine mondiale, ma identifica una causa primaria dell'emergente seconda guerra fredda.

Per Putin, lo sfruttamento da parte dell'Occidente della sua vittoria guerra fredda per spostare la NATO sulla porta di casa della Russia ha causato un rinculo russo viscerale. Il colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti in Ucraina, che ha rovesciato il governo eletto filo-russo, ha portato dritto alla reazione violenta nel Donbass filo-russo.

Ciò che Putin sembra dirci è questo:

Se le élite americane continuano ad affermare il loro diritto di intervenire negli affari interni delle nazioni, per renderle conformi a un ideale statunitense di buona società e governo legittimo, allora stiamo entrando in un conflitto senza fine. E un giorno, questo si tradurrà inevitabilmente in una guerra, mentre più e più nazioni resistono all'imperialismo morale dell'America.

Le nazioni hanno il diritto a essere se stesse, sta dicendo Putin.

Hanno il diritto di riflettere nelle loro istituzioni le proprie storie, credenze, valori e tradizioni, anche se questo si traduce in ciò che gli americani considerano democrazie illiberali o capitalismo autoritario o addirittura teocrazie musulmane.

C'era un tempo, non molto tempo fa, quando gli americani avevano alcun problema con queste cose, quando gli americani accettavano una diversità di regimi all'estero. In effetti, una credenza nel non intervento all'estero era una volta la pietra angolare della politica estera americana.

Mercoledì e giovedì, le forze di Putin in Siria hanno bombardato i campi dei ribelli sostenuti dagli Stati Uniti che cercano di rovesciare Assad. Putin sta inviando di un segnale: la Russia è disposta a salire la scala mobile fino a una collisione con gli Stati Uniti per evitare che noi e i nostri alleati sunniti arabi e turchi rovescino Assad, cosa che potrebbe portare l'ISIS al potere a Damasco.

Forse è il momento di scendere dalla sella del nostro cavallo ideologico e iniziare a rispettare gli interessi vitali delle altre nazioni sovrane, così come noi proteggiamo e difendiamo gli interessi della nostra nazione.

 
Messaggio di sua Santità il patriarca Kirill e del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa agli arcipastori, al clero, ai monaci e ai laici nel 1030° anniversario del Battesimo della Rus'

Benedetto il Signore Gesù Cristo

che è giunto ad amare un nuovo popolo, la terra russa

e lo ha illuminato con il santo battesimo

(Cronaca degli anni passati)

Beneamati nel Signore, sacratissimi arcipastori, venerabili presbiteri e diaconi, monaci e monache amati da Dio, cari fratelli e sorelle!

Oggi tutto il pleroma della nostra Chiesa commemora il santo grande principe Vladimir pari agli apostoli, e ricorda con gratitudine come 1030 anni fa, grazie agli sforzi di questo uomo eletto da Dio e potente nello spirito, ha avuto luogo un evento spartiacque nella storia dei popoli slavi. Tramite l'azione dello Spirito Santo tutto buono, il principe si liberò dalle illusioni pagane, abbracciò con fede l'unigenito Figlio di Dio Gesù Cristo e, avendo ricevuto il santo battesimo con i suoi fratelli d'armi, portò la luce salvifica del Vangelo alla Rus'.

Perché chiamiamo il battesimo della Rus' l'evento spartiacque nella storia dei nostri popoli? Lo facciamo perché ha cambiato per sempre l'intera civiltà slava e ha predestinato l'ulteriore corso del suo sviluppo. Fu davvero la svolta decisiva dalle tenebre alla luce, dal vagare nell'oscurità delle false idee fino al ritrovamento della verità e della salvezza divinamente rivelate.

Il Signore amico degli uomini e generoso ci ha concesso una misericordia senza pari e una grande felicità – la possibilità di appartenere alla Chiesa ortodossa, di costituire un unico corpo di Cristo e di prendere parte all'inesauribile "sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4:14). Quindi, "non siamo più stranieri e forestieri, ma... concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, costruiti sulla base degli apostoli e dei profeti, e Cristo Gesù stesso è la pietra angolare" (Ef 2:19-20).

Sappiamo molto poco della vita della Rus' prima del Battesimo. I resoconti storici a nostra disposizione hanno conservato un'immagine piuttosto contraddittoria dei nostri antenati come persone, da una parte, crudeli e infide, e dall'altra, coraggiose e generose. Mentre obbedivano alle leggi della faida, gli slavi allo stesso tempo erano persone generose in ospitalità e magnanimità. Tuttavia, durante le campagne militari, un pacifico slavo si tramutava in un guerriero formidabile e spietato: la sua rabbia superava tutti i limiti e per ottenere un ricco bottino era pronto a tutto.

Il mondo slavo sembrava essere a un crocevia tra il bene e il male, mostrando a volte qualità nobili dell'anima, a volte l'orribile abisso delle tenebre. Era necessario un passo fermo e deciso per fare la scelta decisiva. E questa scelta fu fatta dal santo principe Vladimir, pari agli apostoli. La fede ortodossa impiantata nella vita dei nostri antenati dal grande principe trasfigurò il nostro popolo, sviluppando in esso lo spirito di altruismo e mansuetudine, sacrificio e pazienza.

Nei secoli successivi al battesimo nelle acque benedette del Dnepr, la Rus' si sforzò di edificare la propria vita sulla base degli alti ideali cristiani e della fedeltà al Vangelo, per basare la propria vita su ciò che il filosofo Ivan Il'in chiamava "baciare la Croce", ovvero l'ardente amore del Signore e il timore reverenziale per il suo sacrificio redentore. Nonostante tutti i colpi di scena della nostra storia, nonostante tutti gli errori, le deviazioni e persino le cadute, ciò che il nostro popolo ha sempre messo al di sopra di tutto è stato servire e dimorare nella verità divina.

Abbracciare la spiritualità ortodossa è stato anche un potente impulso per lo sviluppo della cultura unica degli slavi orientali. La scelta di religione del principe Vladimir fu anche una scelta di mentalità e di modalità cristiana nei campi della vita sociale e dello stile della cultura. Era la scelta di percorso che la civiltà avrebbe intrapreso. Così ora non possiamo immaginare la nostra letteratura, l'arte, l'architettura o la musica senza i motivi e i soggetti del Vangelo. Impregnate di ideali e valori morali cristiani, queste opere d'arte ci conducono al ricco mondo spirituale della fede ortodossa, incoraggiandoci a riflettere sulle questioni eterne della vita umana e del suo scopo.

Tuttavia, non è solo l'appartenenza per nascita alla cultura ortodossa che ci rende cristiani. Essere cristiani ortodossi non significa rendere omaggio a una tradizione basata sull'amore per le tombe degli antenati e sulla storia nazionale. Essere cristiani ortodossi significa, prima di tutto, fare una scelta consapevole del nostro cammino di vita, significa incessantemente cercare Cristo e la sua verità. Proprio come il principe Vladimir, pari agli apostoli, che, dopo essersi "spogliato del vecchio uomo con le sue azioni <...> si è rivestito dell'uomo nuovo" (Col 3:9-10), diede per sempre il suo cuore al Signore Gesù, anche noi, ricordando "di quale spirito siamo" (Lc 9:55), siamo chiamati ad essere "esecutori della parola, e non solo uditori" (Gc 1:22), e ad essere pienamente consapevoli che la nostra "vita è nascosta con Cristo in Dio" (Col 3:3).

Cercare la verità di Cristo e difenderla – questo è il precetto principale dato dal santo principe Vladimir ai popoli della santa Rus', eredi del fonte battesimale del Dnepr. Tutta la nostra storia e cultura comune, la secolare tradizione spirituale ed ecclesiastica dei nostri popoli sono associate alla ricerca di questa verità. È al centro della nostra vita e auto-consapevolezza; ci unisce tutti e ci dà la forza per seguire il percorso del nostro sviluppo storico, superando ogni avversità, dolore e odio.

E ora nella fraterna Ucraina – il paese dove si trova il sacro fonte del Dnepr in cui i popoli della Rus' sono stati battezzati, gli elementi di questo mondo si stanno sollevando contro la Chiesa del santo principe Vladimir, cercando di distruggere l'unità di questa santa Chiesa. Il clero e laici sono stati sottoposti ad accuse ingiuste e a oltraggi. Tuttavia, crediamo che nessuna pressione dall'esterno sia in grado di infrangere i sacri vincoli dell'amore di Cristo che ci uniscono nell'unico corpo della Chiesa. Crediamo che la nostra preghiera comune ci aiuterà a sopportare tutte le prove e preservare la purezza della fede ortodossa e la fedeltà alla verità canonica.

Glorificando con una sola bocca e un solo cuore il creatore per la sua ineffabile misericordia verso di noi, cerchiamo di essere degni del generoso amore di Dio e del grande dono spirituale che il principe Vladimir, pari agli apostoli, ha dato al suo popolo.

Per le preghiere di questo glorioso santo, gradito al Signore, possa il Signore celeste benedire con la pace i paesi della Rus' storica, possa egli rafforzare i pastori e tutti i credenti che in Ucraina restano coraggiosamente fedeli alla Chiesa canonica; e possa darci il suo incessante aiuto nel seguire il sentiero della salvezza, in modo che noi, "non conformandoci a questo mondo: ma ... trasformati dal rinnovamento della ... mente" (Rm 12:2), possiamo servire Dio e gli uomini, testimoniando la bellezza e la forza intramontabili della fede di Cristo.

 
Постановление Собора епископов Украинской Православной Церкви от 13 ноября 2018 года

Собор епископов Украинской Православной Церкви, который собрался в Свято-Успенской Киево-Печерской Лавре 13 ноября 2018 года, заслушав Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия о вызовах, которые возникли в последнее время перед Украинской Православной Церковью, принял следующее:

1. Украинская Православная Церковь, которая является канонической и признанной Поместными Православными Церквами, совершая свое служение Богу и народу Украины, принципиально поддерживает независимость и территориальную целостность Украины. Украинская Православная Церковь присутствует во всех регионах Украины и объединяет как подконтрольные, так и неподконтрольные украинской власти территории, переживая вместе со своим народом все радости и страдания.

2. Украинская Православная Церковь наделена всеми правами независимости и самостоятельности, которые сегодня необходимы для плодотворного служения Богу и народу Украины.

3. Украинская Православная Церковь всегда последовательно выступала за исцеление раскола, за восстановление церковного единства, то есть за единую Церковь. Однако восстановление единства Украинского Православия не должно означать превращение Церкви в элемент политики или пропаганды, поскольку это противоречит природе Церкви. Убеждены, что преодоление церковного разделения должно происходить без вмешательства государственных, политических и других внешних сил.

4. Собор епископов выступает против любых попыток изменить название Украинской Православной Церкви, о чем уже декларируется первыми лицами государства, и других проявлений дискриминации верующих Украинской Православной Церкви на законодательном уровне. В случае принятия соответствующих законопроектов Верховной Радой Украины, Украинская Православная Церковь будет защищать свои права всеми законными средствами, которые предусмотрены «Основами социальной концепции Украинской Православной Церкви», законодательством Украины и Европейской Конвенцией по правам человека.

5. Собор епископов Украинской Православной Церкви считает, что решения Священного Синода Константинопольского Патриархата от 11 октября 2018 года относительно украинского церковного вопроса являются недействительными и такими, которые не имеют никакой канонической силы. В частности, решение об установлении юрисдикции Константинопольского Патриархата на территории Украины является следствием спекулятивного трактования церковной истории. А решение о снятии анафемы и других церковных запретов с лидеров раскола и признание действительности псевдохиротоний, которые были совершены ими во время пребывания в расколе, является следствием искаженного толкования православных канонов. История Православной Церкви не знает случаев преодоления раскола путем его простой легализации. Приняв такие антиканонические решения, признав раскольников в сущем сане, Константинопольский Патриархат, согласно церковным правилам, сам стал на путь раскола. В связи с этим, евхаристическое общение Украинской Православной Церкви с Константинопольским Патриархатом в настоящее время невозможно и прекращается.

6. Считаем недопустимым незаконное вмешательство Константинопольского Патриархата во внутренние дела другой Поместной Церкви и попытки решать украинский церковный вопрос с участием государственной власти и раскольников, игнорируя голос канонической Украинской Православной Церкви. Вместо этого с сожалением констатируем, что сотни тысяч обращений верующих нашей Церкви к Патриарху Варфоломею с призывом не узаконивать раскол под предлогом создания автокефалии так и остались без внимания.

7. Собор епископов отмечает, что процесс предоставления так называемого Томоса об автокефалии является искусственным, навязанным извне, не отражает внутренней церковной необходимости, не принесет реального церковного единства, углубит разделение и усилит конфликты среди народа Украины. При таких условиях участие епископата, духовенства и мирян Украинской Православной Церкви в этих процессах считаем невозможным.

8. Украинская Православная Церковь принципиально придерживается канонического подхода к преодолению церковного разделения. В основе этого подхода лежит необходимость покаяния тех, кто возвращается из раскола. Двери Церкви никогда не закрывались перед тем, кто хочет быть духовно совершенным православным христианином.

9. Собор епископов констатирует, что незаконные действия Константинопольского Патриархата приводят к глубокому церковному кризису как в Украине, так и в мировом Православии. Молимся, чтобы голос многомиллионной паствы Украинской Православной Церкви был услышан, а совершенные до сих пор Константинопольским Патриархатом действия были исправлены.

10. Собор епископов призывает Константинопольский Патриархат к диалогу с Украинской Православной Церковью с братским участием всех Поместных Православных Церквей с целью соборного решения этой проблемы.

11. Собор епископов просит Предстоятеля Украинской Православной Церкви Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия обратиться к Предстоятелям Поместных Православных Церквей по поводу кризисной ситуации, сложившейся в церковной жизни Украины в результате незаконного вмешательства Константинопольского Патриархата.

12. Собор епископов призывает всех чад Украинской Православной Церкви усилить молитвы, сохранять единство между собой и верность Святой Христовой Церкви и не бояться возможных испытаний, помня слова Господа и Спасителя нашего Иисуса Христа: «Мужайтесь, ибо Я победил мир» (Ин. 16:33).

 
Superati i 40.000 visitatori

Ieri il contatore delle visite del nostro sito parrocchiale ha superato i 40.000 accessi unici; la frequenza e il numero dei visitatori (che sono ora oltre 150 al giorno, con picchi di quasi 190), oltre alle numerose attestazioni di stima che ci giungono da varie parti, ci confermano che stiamo offrendo un servizio utile e gradito. A nostra volta, confermiamo il desiderio di fornire quotidianamente materiale aggiornato e di qualità sulla Chiesa ortodossa in lingua italiana, russa e romena. Un grazie di cuore a tutti i nostri lettori!

 
L'Impero colpisce ancora: la rinascita dell'Impero cristiano e la Siria

Qual è la civiltà a cui appartengono gli ortodossi russi di oltre sessanta nazionalità? È la civiltà dell'Impero cristiano, che sta rinascendo dopo la caduta dell'ideologia atea in Russia. Nella storia questo Impero è stato conosciuto come 'Terza Roma' e 'Santa Rus’'. L'Impero cristiano non è una ristretta ideologia nazionalista, ma un impero multinazionale. Anche se il suo centro è in Russia, alcuni russi non vi appartengono. Essere russo e parlare russo non è affatto una garanzia di identità con l'Impero cristiano. Proprio nel 1917 molti russi lo rifiutarono. Eppure vi appartengono decine di milioni di persone al di fuori della Russia, in Ucraina, Bielorussia, Moldova, Kazakistan e in molti paesi in tutto il mondo.

Coloro che appartengono all'Impero cristiano vi appartengono spiritualmente e perciò anche culturalmente, confessando i suoi valori cristiani, respingendo il ristretto sciovinismo e il razzismo balcanizzato, che mettono una particolare razza e lingua al di sopra della Chiesa di Dio. Cercano anche di mettere la difesa dell'Impero cristiano e di tutti i cristiani al di sopra delle invasioni aggressive e dello sfruttamento spietato, o dello stupro delle risorse naturali, purtroppo così comune nell'ideologia occidentale. I cattolici e i protestanti non appartengono all'Impero cristiano, perché un millennio fa i loro leader hanno respinto il cristianesimo ormai bi-millenario su cui l'Impero si basava, sostituendolo con le ideologie del Cattolicesimo romano e quindi del Protestantesimo.

Tuttavia, questo non è colpa dei cattolici e protestanti ordinari, che sono stati ingannati e accecati dalle loro élite, e non abbiamo alcun giudizio da muovere nei loro confronti. Forse è giunto il momento in cui molti di loro si uniranno a noi, tornando alla fede cristiana ortodossa dei loro lontani antenati. Tuttavia, l'Impero cristiano è qualcosa per cui dobbiamo essere pronti a morire, e non molti sono disposti a fare questo sacrificio. Sia che gli oppressori siano pagani romani, intellettuali ellenisti, imperatori corrotti, ottomani musulmani, atei di ispirazione occidentale o consumisti idolatri, noi abbiamo sempre dovuto pagare con la vita per la nostra fede. Ma questo è stato anche una gioia per noi. Così gli atei di ispirazione occidentale, chiamati marxisti, ci hanno massacrati a milioni per i nostri peccati, ma siamo stati salvati dall'invasione di altri atei occidentali, i nazisti, e 27 milioni di persone hanno la loro vita in modo che la restaurazione dell'Impero cristiano potesse finalmente iniziare cinquant'anni dopo.

Possono cercare di tenere Dio lontano da noi, ma non ci possono allontanare da Dio, che dimora nei cuori di coloro che restano fedeli, ignorando le tentazioni che li circondano. Per ora il sovrano del nostro Impero è la Madre di Dio nella sua Icona 'Sovrana', apparsa nel 1917, quando il governo legittimo dell'Impero cristiano era stato rovesciato da traditori occidentali e russi apostati. L'impero cristiano è riassunto nelle parole di san Serafino di Sarov: 'gioia mia, Cristo è risorto'. L'impero cristiano è composto da tutti coloro che non hanno compromesso e tradito la fede ortodossa, qualunque sia la loro nazionalità, e non sono stati intimiditi dai poteri di questo mondo. L'Impero ortodosso è nei nostri luoghi santi, nelle nostre chiese e monasteri, nelle icone miracolose, nei sacramenti e nella la nostra vita quotidiana attraverso i nostri valori culturali, sociali, economici e politici e nella nostra ricerca della pace, dell'onestà, della giustizia e della responsabilità.

L'impero cristiano esprime la civiltà di Cristo. Coloro che lo rifiutano, consciamente o di solito inconsciamente in genere, si spingono nelle braccia dell'Anticristo. Come unico protettore di tutti i cristiani di tutto il mondo, il rinascente Impero cristiano ha ora dovuto intervenire tra ebrei fanatici (sionisti) e musulmani fanatici (islamisti), come aveva fatto prima del 1917. Dopo tale anno le élite inglesi e francesi, che avevano a lungo tramato la caduta dell'Impero cristiano insieme ad altri, hanno parcellizzato l'Impero Ottomano. Hanno creato paesi come il Libano, la Siria, la Giordania e l'Iraq, paesi così artificiali che sarebbero sempre stati divisi e così in guerra e così facilmente sfruttabili da parte di estranei. Tuttavia, nel 1917, la storia è stata interrotta, l'equilibrio è stato perduto e sono apparsi gli estremismi, sotto forma di marxismo, nazismo, sionismo e islamismo.

L'aggressione occidentale anti-cristiana è stata fermata oggi dall'impero cristiano che sta rinascendo rinascente, dopo essere stata libera di devastare il mondo per un periodo di 25 anni, dall'America Latina alla Jugoslavia, dal Caucaso al Medio Oriente, dal Nord Africa all'Ucraina. Il governo siriano, invaso dai terroristi aiutati dall'Occidente e finanziati dagli alleati dell'Occidente, la Turchia, l'Arabia Saudita e il Qatar, ha chiesto aiuto al rinascente impero cristiano. Ora anche l'Iraq e l'Afghanistan, annientati dalle ingerenze occidentali, hanno chiesto aiuto. Solo l'impero cristiano può liberare il Medio Oriente e salvare i cristiani di tutto il mondo. Come risultato, i patriarcati di Antiochia e Gerusalemme sono sempre più vicini alla Chiesa russa.

L'élite occidentale ha mostrato il suo vero volto, condannando la nostra protezione dei cristiani e sostenendo fantomatici terroristi 'moderati' (!). La propaganda della NATO, della Turchia e dell'Arabia Saudita sostiene il terrorismo islamico e, dopo tutto, Al-Qaeda è stata fondata, addestrata e armata dalla CIA. Non a caso, l'azione militare dell'Impero cristiano, implorata dal governo siriano, ha ottenuto di più di un paio di giorni in Siria di quanto gli occasionali e selettivi bombardamenti degli Stati Uniti hanno ottenuto in un anno. Ecco un luogo in cui lo Stato russo sta proteggendo la Chiesa, cosa che non era sempre stata vera nella Russia post-sovietica, che a volte assomigliava alla Russia sovietica. In altre parole, la Russia sta veramente diventando l'Impero cristiano che rinasce. Oggi Gerusalemme è protetta da tale Impero e, anche se il Monte del Tempio è ancora momentaneamente bloccata, i sionisti hanno fallito ancora una volta nel loro tentativo di ricostruire il tempio. Al mondo è stato concesso un po' più di tempo per il pentimento.

 
Preghiera liturgica nei monasteri athoniti per il metropolita Onufrij e il suo gregge ucraino

foto: kissesandchaos.com

Diversi monasteri greci sul monte Athos hanno aggiunto una petizione speciale alla Litania della Pace in tutti i loro servizi, pregando specificamente per sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, il capo della Chiesa ucraina canonica, e per il suo gregge sofferente.

In un'intervista pubblicata su Foma in Ucraina lunedì, sua Eminenza il metropolita Antonoj di Boryspil e Brovary, il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, ha parlato delle attuali relazioni tra la Chiesa ucraina e il Monte Athos.

Migliaia di cristiani ortodossi russi e ucraini vanno in pellegrinaggio al Monte Athos, che è sotto la giurisdizione di Costantinopoli, ogni anno. Tuttavia, la Chiesa russa, di cui la Chiesa ucraina è una parte autonoma, ha rotto la comunione con Costantinopoli il 15 ottobre, decisione che la Chiesa ucraina ha confermato ieri, a causa dell'interferenza unilaterale di Costantinopoli nella vita ecclesiastica in Ucraina.

"Sappiamo che per la maggior parte gli abati dei monasteri athoniti non sono d'accordo con le decisioni anti-canoniche del Fanar", ha detto il metropolita Antonij.

"In diversi monasteri – greci, per altro – hanno incluso una petizione speciale nelle Litanie della Pace al mattino e alla sera:" Per sua Beatitudine il Metropolita Onufrij e per il suo gregge sofferente", ha spiegato, aggiungendo, "siamo molto grati agli athoniti per il loro amore e le loro preghiere fraterne".

Ha anche notato che mentre è stata spezzata la comunione sacramentale con Costantinopoli, i fedeli della Chiesa ucraina sono ancora invitati ad andare in pellegrinaggio al Monte Athos per pregare, chiedere consiglio e venerare gli innumerevoli tesori spirituali che vi sono ospitati.

Nessuna risposta ufficiale è arrivata dalla Sacra Comunità del Monte Athos sulla questione ucraina, anche se singoli abati hanno parlato negli ultimi anni, più recentemente l'archimandrita Parthenios (Murelatos), uno dei più anziani abitanti della Montagna Santa e abate del monastero di San Paolo, che ha espresso il suo convinzione che la Chiesa ucraina debba mantenere la sua unità con il Patriarcato di Mosca.

Inoltre, nel marzo 2015, quando il metropolita Onufrij stava visitando il Monte Athos, l'archimandrita Efrem di Vatopedi ha dichiarato: "Con un cuore pesante sono preoccupato per l'attuale stato dell'Ucraina e dal Santo Monte Athos, chiedo al popolo ucraino di rimanere fedele alla Chiesa canonica, al primate canonico e al Sinodo canonico. Vogliamo che i cittadini ucraini sostengano la Chiesa canonica. È importante per la propria salvezza obbedire alla Chiesa canonica".

E in un discorso al popolo ucraino nel 2017, padre Efrem ha notato che il problema riguarda tutto il Monte Athos, dicendo che la Santa Montagna è molto addolorata per lo scisma nella Chiesa ortodossa ucraina. Secondo l'abate, lo scisma taglia come le forbici, e chi è entrato nello scisma deve capire che è fuori dall'ovile della Chiesa. "Se qualcuno è al di fuori della Chiesa... non può raggiungere la santità", ha detto.

Pertanto, invitiamo tutti i nostri fratelli che hanno abbandonato la Chiesa canonica, facciamo loro appello e li supplichiamo di ritornare nel grembo della Chiesa ortodossa canonica", ha detto l'anziano.

 
Le fondamenta dell'Ortodossia: intervista di Tudor Petcu ad Annick de Souzenelle

La prima domanda che vorrei farle è molto semplice ma abbastanza importante per capire meglio la sua personalità spirituale: come ha scoperto la spiritualità ortodossa?

Nata in Francia da una famiglia cristiana, ho ricevuto dalla Chiesa romana il cibo di cui aveva così intensamente fame la bambina che ero, così indifesa nella vita che le era stata offerta. Ricordo di aver detto "assurdi" dei miei 3 o 4 anni, tanto erano nutriti dalle conseguenze o dalle memorie della guerra 1914-1918 che si era appena conclusa, ma di cui le anime di tutti, e i corpi di quelli che erano stati feriti, incluso mio padre, portavano ancora i traumi.

La Chiesa è stata allora per me un rifugio; ho avuto esperienze profonde e queste mi hanno aperta alla realtà di valori diversi da quelli a cui mi chiedevano di aderire. Ma dieci anni dopo la Chiesa stessa, per quanto riguarda il suo insegnamento, non ha più avuto peso; dopo aver nutrito l'infante, per me è divenuta infantilizzante; e l'ho lasciata. Quello che mi ricordo essenzialmente di questo divorzio è che i chierici, e non tra i meno importanti, respingevano violentemente questa adolescente che osava vedere nelle Scritture la loro dimensione "simbolica" – una parola che non conoscevo in quel momento, ma che qualifica oggi l'esigenza che esprimevo. A quel tempo, curiosamente, per la Chiesa romana, il simbolo era qualcosa di diabolico!

Così è iniziato per me una lunga ricerca, solitaria, perché era intorno agli anni 1939-1940, e mi sono immersa nel vuoto. A 20 anni, quando il mondo ti coglie con le sue braccia gelose e potenti, mi sono sviata, pur non essendo stata ingannata. Ma il cielo mi ha preso di nuovo con violenza. E dopo un difficile "esame di passaggio" mi ha portato alle porte della "Chiesa cattolica ortodossa di Francia" a Parigi. Questa chiesa, fondata da monsignor Irénée Winnaert, anch'egli dissidente di Roma, fu rilevata dopo la morte di questo vescovo da padre Eugraph Kovalevsky. Non dirò mai abbastanza di quanto sono grata a padre Eugraph, un innamorato di Dio, ma anche, su un piano fraterno, un grande amico della Francia. Non avrebbe voluto in alcun modo incistare un Cristianesimo ortodosso della diaspora di lingua russa in questo paese, ma ha sempre cercato di far risorgere nell'Occidente che lo ospitava l'Ortodossia del primo millennio che li era propria nella sua espressione liturgica. Assistito da suo fratello Maxime, eminente musicologo, ha iniziato un potente risveglio nella celebrazione dei misteri cristiani che avevano sviluppato l'anima e il genio spirituale dei nostri antenati. Quando venni per la prima volta in questa chiesa nel 1958, fu per la festa della Santissima Trinità. Fui colta da un'ondata di amore e gioia di tale violenza che aprì nel mio cuore la porta del mondo che stavo cercando da sempre, da quando ero coinvolta nell'assurdo in cui mi dibattevo fin dall'infanzia. Quali che siano gli eventi dolorosi che hanno rotto questo primo impulso di vita, continuo ad affermare che è stato quello il giorno in cui sono nata. Ho abbracciato il cristianesimo ortodosso nel giorno della festa di Natale dello stesso anno; il seme divino era germogliato in me.

Per rispondere al questionario di Tudor Petcu, presenterò in un altro testo ciò che l'Ortodossia mi ha portato, perché oltre al cibo ricevuto dalla vita liturgica, stavo per assimilare quello dell'Istituto di Teologia che ho seguito per tre anni, perché avevo fame, fame, fame! Poco dopo ho accompagnato una volta alla settimana padre Eugraph, divenuto vescovo Jean de Saint Denis, alla sua segreteria e lì ho continuato a imparare, ad approfondire, a mettere in discussione, ma anche a unire sempre più da vicino questo importante insegnamento con quello della lingua ebraica e della Qabbalah a cui mi ha portato allo stesso modo lo Spirito Santo. Fu sul retro di un cabaret di dubbia reputazione vicino a Place de la Republique a Parigi che ricevetti, meravigliata, l’insegnamento di un rabbino, e ancor più meravigliata di sentirlo come in stereofonia con l'insegnamento di padre Eugraph. Per 60 anni, il primo e il secondo testamento sono stati una sola eucaristia, Cristo che viene per "adempiere la legge" di Mosè e il primo testamento che illumina l'insegnamento di Cristo.

Quale sarebbe a suo giudizio l'unicità, o meglio, la bellezza dell'Ortodossia? Cosa rende l'Ortodossia interessante e nuova come stile di vita?

"Ortodossia, retta dottrina", dice il greco. Questa qualità, tenuto conto anche dell'apporto ebraico, mi sembra la più vicina al messaggio del Vangelo, ma a condizione di tener conto che questa correttezza non è statica; è asintotica fino all'infinito. Questa precisione può spiegare solo la qualità della contemplazione che abbiamo di Dio e la confessione che ne facciamo, da una parte, e dall'altra parte la dinamica in cui l'insegnamento di Cristo invita l'uomo a condurre la sua vita. L'uomo è invitato a salire di ramo in ramo a raccogliere i frutti del sapere e diventare... come se ogni livello della scala vista in sogno dal patriarca Giacobbe fosse un giardino dai frutti sempre più deliziosi che siamo invitati a raccogliere e mangiare. Il giardino dell'Eden, l'interno all'uomo, descritto in Genesi, "giardino del godimento" in ebraico, non è altro che questo. Quando ci si arrampica su questi livelli, si sperimenta l'accuratezza relativa di un livello di conoscenza perché questo collassa prima della conoscenza raggiunta al livello più alto. Massimo il Confessore conclude il suo trattato sul problema del male dicendo, a proposito dell'albero della conoscenza della Genesi: "Ecco come per il momento dobbiamo capire l'albero (della conoscenza) secondo un metodo deduttivo che si adatta a tutti. Il suo significato più misterioso è conservato nella mente dei mistici e onorato dal nostro silenzio". Quattordici secoli ci separano da questa saggezza di san Massimo, ma non è per paura o per pigrizia che questa ci conforta. Oggi, quando la scienza abolisce qualsiasi logica binaria per aprirsi al ternario, è urgente liberare l'albero della Conoscenza dalla semplicistica contraddizione bene-male che lo qualifica e ostacola l'uomo nella sua crescita. Ora solo in questo albero, fonte di intelligenza, vi è anche la saggezza.

L'università, che da parte sua offre un dono di conoscenza, ne è priva; non sa come impostare i limiti, e oggi ci stiamo avvicinando alla follia distruttiva; ne parlerò più tardi.

Quando padre Eugraph mi ha iniziata alla contemplazione apofatica di Dio, e, di conseguenza, al necessario superamento di tutte le contraddizioni, si capisce il motivo per cui ho iniziato a dare un nome a ciò che mi aveva staccato dalla Chiesa romana e al fatto che non era stata una coincidenza trovarmi proiettata nella Chiesa ortodossa nel giorno della festa della divina Trinità. Questo nome è quello dello Spirito Santo. Fu lui, lo Spirito Santo che, quel giorno, cantò, ballò, respirò, mi afferrò e mi imprigionò per sempre nel suo abbraccio più liberatorio.

La scolastica romana mi stava alienando; stavo soffocando.

Da quel momento la Chiesa occidentale si è evoluta, ma il respiro continua a mancare. È Berdjaev, questo filosofo cristiano ortodosso che amo tanto, che sente il Cristo, il Figlio dell'Uomo e Figlio di Dio come vissuto e contemplato più nel Figlio dell'Uomo dai romani occidentali, e come Figlio di Dio dagli orientali ortodossi. Ci sarebbe molto da dire, anche su questo!

Alla sua domanda riguardante "ciò che rende l'Ortodossia interessante e nuova come stile di vita", posso solo rispondere ricordando l'invito fatto da Gesù a Nicodemo e che, per il momento, pochissimi cristiani, anche ortodossi, hanno capito. "Sposare la madre interiore, l'Adamah di Adamo" (l'essere umano, uomo e donna) – un invito di cui non ho mai sentito una sola omelia spiegare il significato – è osare un'inversione radicale al proprio interno, inversione che spesso comporta difficili perdite di sicurezze rispetto ai valori del mondo; difficili ma necessarie per abbracciare i valori ontologici, senza i quali l'ascesa della scala evocata sopra è pura illusione. Ma non è che in questa dinamica, insegnata e vissuta dall'Oriente e dall'Occidente cristiano, che le due chiese possono muoversi verso l'unità. Oggi, entrambe non insegnano molto sulla parola "ritorno" tradotta con "penitenza" come atteggiamento morale, mentre invece si tratta di una penetrazione interiore (opera maschile) là dove gli "animali dell'anima" descritti da Basilio di Cesarea penetrano in un'operazione divino-umana, quasi alchemica, con la quale l'energia dà le sue informazioni; così nell'uomo cresce l'albero della conoscenza che è anche saggezza.

L'Ortodossia è solitamente definita come l'amore per la saggezza. Pensa che questa definizione sia il modo migliore per capire l'Ortodossia? Qual è la sua comprensione dell'Ortodossia e come scoprirne le fondamenta?

Tutte le grandi tradizioni del mondo amano la saggezza. Per il cinese, il Tao ne è la via, l'Advaita, o non-dualità, lo è per gli indù, e potremmo proseguire storicamente fino ai Vangeli, ma essi coprono tutto il tempo e il mistero della croce, condotti alla follia! "Saggezza di Dio, follia per i greci" canta instancabilmente l'apostolo Paolo! E se osserviamo nel primo testamento il suo insegnamento ci dice che la sapienza e l'intelligenza sono naturalmente distinte ma inseparabili, mentre nel secondo contempliamo la croce come l'erezione dell'albero della conoscenza, la cui sapienza vissuta da Cristo, è follia ai nostri occhi! Dal momento che la Chiesa romana dolorosamente despiritualizzata – "non hanno più vino!" – lascia i cristiani ai piedi della croce, è certo che l'Ortodossia invita i sensi a risalire l'albero, canta la saggezza, dono per eccellenza dello Spirito Santo.

Saggezza e intelligenza sono inseparabili, come ho detto sopra. Per gli ebrei, sono rispettivamente il padre e la madre divini. Sono i due pilastri della scala che ha visto il patriarca Giacobbe e la cui ascesa consiste nel vivere, dopo il battesimo dell'acqua, il battesimo del fuoco nello Spirito Santo. Questa elevazione è tradotta nel primo testamento dalla costruzione della casa interna: "costruisci la tua arca", dice Dio a Noè. "Va' verso di te", dice il Signore ad Abramo. E a Giobbe, con cui questa costruzione prende il carattere di un combattimento, "fascia i tuoi reni, uomo valoroso" ...gli dice il suo Signore invitandolo a rivestirsi della forza dello Spirito prima di portare i suoi animali davanti all'anima.

E il libro dei Proverbi canta versi che la Liturgia ortodossa riprende: "La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso gli animali (quelli dell'anima), ha preparato il vino e ha imbandito la tavola". (9,1-2)

Compreso tutto questo significato, Gesù riprende questa esortazione: "Prendi il tuo lettuccio" dice al paralitico "vai a casa tua" "vai verso di te". Lo guarisce, instancabilmente, il che significa

che introduce l'essere nella saggezza che ricostruisce l'uomo finora esiliato dal Regno!

Molti libri molto belli sono stati scritti su questo argomento della saggezza dagli ortodossi, ma molto poco è insegnato nelle chiese! E questo è un peccato, perché "i fondamenti dell'Ortodossia," nelle parole del suo questionario comprendono certamente la contemplazione e il vissuto del più retto dei sette doni dello Spirito Santo, applicati al quotidiano, mentre Roma è scivolata nel mentale, a scapito della sua funzione pneumatica.

Come dovremmo capire secondo lei la relazione tra Ortodossia e ragione? In altre parole, quale sarebbe il posto occupato dalla ragione nell'Ortodossia?

Mi pare che, parlando dello Spirito Santo, del suo respiro creativo, ho già risposto a questa domanda. Questi diversi livelli di realtà, ben "velati" per ora, come dicono i fisici, che simboleggiano i livelli successivi della santa scala, hanno ciascuno la loro "ragione". La ragione identificata nel discernimento, per esempio tra il bene e il male, è oggetto di numerosi detti dei Padri in storie tanto divertenti quanto profonde: un personaggio considerato santo fa cose totalmente riprovevoli e assurde, è giudicato malvagio dal povero che ne soffre, ma che in seguito capirà l'imperativo bisogno della rettitudine della sua strada o di quella della comunità.

Questi non sono che eventi che colpiscono oggi il collettivo e sarebbe ragionevole e intelligente comprenderne il significato, sapendo che il "caso" è la legge che gioca a un livello di realtà ancora sconosciuto, ma a cui le nostre azioni inconsce contravvengono .

La ragione identificata con la logica va da questa logica binaria che ho citato sopra verso quella ternaria e verso lo stesso Logos creatore, verso cui tende, forse senza nemmeno saperlo, il "terzo segreto" dei fisici.

Il primo ricco testamento ricco di "trucchi divini", dice proprio questo, e i Vangeli si concentrano sullo stesso salario dato ai lavoratori della prima e dell'ultima ora, in uno dei tanti esempi.

La vita spirituale che si incarna nel nostro quotidiano tributario del tempo ci fa scendere dal tempo per guidarci, come un ciclone nel suo occhio, nell'istante dell'eternità.

Un teologo americano ha detto che nell'Ortodossia tutti possono scoprire la loro santità nascosta. Come comprende questa affermazione?

"Dio si fa uomo in modo che l'uomo si faccia Dio", dicono i Padri sin dall'inizio del cristianesimo, con sant'Ireneo di Lione e forse molto prima di lui!

L'antropologia cristiana è interamente riassunta qui. Ma, a questo proposito, devo farle una confidenza. Padre Eugraph Kovalevsky, a quel tempo divenuto il vescovo Jean de Saint Denis, fu costretto a letto da un terribile dolore, di cui morì quarantotto ore dopo; ma a una domanda finale che gli chiesi, di argomento teologico, si sedette sul suo letto per rispondermi e concludere con quello che percepii come il suo ultimo messaggio: "Annick, l'antropologia cristiana non è ancora nata!". E questo grido arrivò ad allargare la breccia con cui Nicolas Berdjaev aveva già trafitto il mio cuore, un detto di questo grande cristiano in quasi tutti i suoi libri ma soprattutto ne "L'uomo e la macchina" pubblicato nel 1933 (Ed. Je Sers p. 51): "Non possiamo più accontentarci dell'antropologia patristica, scolastica o umanista".

Il vescovo Jean ci ha lasciati, potrei dire, in uno stato di "giubilo" che mi ha confidato poiché ho avuto la grazia di vegliarlo durante la sua ultima notte tra noi; questo accadde il 30 gennaio 1970, e nel luglio seguente, iniziai a scrivere il mio primo libro, "le Symbolisme du corps humain". Quest'opera, cosa che all'epoca ignoravo, era ed è tuttora la bozza di una nuova antropologia cristiana; non ho smesso di svilupparla e approfondirla da quella data, meravigliandomi ogni giorno di più, vivendo il "giubilo" che mi ha trasfuso il mio maestro.

Per penetrare il mistero dell'antropologia, nascosto nelle acque profonde dell'oceano delle Scritture, non possiamo rimanere alla superficie, accecati dalla sua schiuma.

Il patriarca Giacobbe si addormentò su una terra chiamata Luz quando fece il sogno della scala – la parola Luz significa "mandorla" – ha dormito sul guscio del frutto, ma il sogno lo ha invitato a svegliarsi e a penetrare il frutto nel suo cuore; questo cuore era simboleggiato dalla cima della scala dove si trovava il suo Signore. Ogni essere umano è chiamato a diventare quel Signore di cui è il seme. Questo seme è ciò che non abbiamo ancora capito della parola ebraica Bassar tradotta come "carne", che nel secondo capitolo della Genesi il Signore Dio suggella nel profondo del cuore di Adamo, nel cuore di un'altra "costola" di Adamo (che non è mai stata una costola!); questa parte è chiamata Ishah come moglie, Adamah come madre.

Questo lato femminile di tutti gli esseri è oggi chiamato l'inconscio, ed è nel profondo di questo immenso potenziale (abitato dagli animali selvaggi di cui ho parlato sopra) che Dio sigilla questa carne che nella parola ebraica pronunciata Basser è il verbo "informare". Il seme contiene tutte le informazioni del suo divenire; e non si dice Bassorah la "Buona Novella dei Vangeli"?

Ogni essere umano porta in sé questo seme; ma pochi lo sanno; e il seme rimane sterile (simbolo dell'infertilità di molte coppie della Bibbia). Ogni essere umano è invitato a passare dal suo stato animale alla sua natura divina. In questo stato animale non è sbagliato dire che la carne è anche il corpo, ma ciò non conferma il messaggio biblico.

"Voi siete dèi" (degli Elohim), dice Gesù ai suoi detrattori, confermando così ciò che canta il salmista. Ciò che è vero per ogni essere umano è anche vero per il collettivo, questo grande Adamo che siamo e che oggi è scosso da un terribile caos per passare dallo stato animale al risveglio della sua natura divina.

Più che santità, è alla sua divinizzazione che l'uomo è chiamato! Perché l'uomo dovrebbe essere inferiore all'uranio! La sua carne, come seme, il nucleo fondante del suo essere, possiede una forza nucleare inimmaginabile, una forza di risurezione! La trasfigurazione di un san Serafino di Sarov lo testimonia.

Le sarei grato se potessimo evidenziare la sua prospettiva sulla relazione tra l'Ortodossia e le esigenze sociali dell'uomo contemporaneo, perché è un tema che, a mio parere, dovrebbe essere di interesse per gli ortodossi.

Penso di averle detto abbastanza per farle sentire quanto deploro, come lei, il silenzio dei cristiani in generale e degli ortodossi in particolare, al centro del nostro attuale caos. Coloro che potrebbero avere l'autorità di parlare forse non osano farlo, ma autorità non significa necessariamente conoscenza.

Tra le leggi ontologiche ignorate, perché il verbo ebraico le tiene segrete dietro il "velo" che i fisici iniziano a sollevare, è quella che è l'oggetto della quinta piaga d'Egitto; Deber è tradotto con "peste" e non è altro che la parola poi pronunciata Dabar, che significa la "Parola" di Dio, ma anche una "cosa". Questo test significa che ogni "cosa" staccata dalla "Parola" di Dio dalla quale procede, crea la "peste". Ciò significa che tutte le costruzioni mentali, organizzative, filosofiche, ideologiche, tagliate fuori dalla Parola divina e quindi da qualsiasi valore ontologico, generano una "peste" e sono destinate alla distruzione. Oggi tutte le politiche mondiali tagliate fuori dalla Parola divina sono sotto scacco. Tutti i partiti che affermano di avere una visione giusta delle cose vivono in una relazione di potere e si escludono a vicenda. La giusta relazione dell'Uno e del multiplo che scaturisce da questa stessa legge prima era vissuta nelle monarchie, ma quando i monarchi vivevano in rapporti di forza, sono crollati. Le nostre società fatte oggi di popoli che si definiscono tagliati fuori dal divino e nominano un presidente della loro stessa qualità, le cui decisioni vengono sistematicamente distrutte dai partiti i cui non è espressione, queste società generano il caos totale.

Al centro di essi, gli uomini colpiti da un potere germinativo di cui non conoscono la qualità divina e che, volendo uscire dal pozzo del loro essere, trovano il suo coperchio sigillato, cadono tutti in malattie che la loro buona madre nazione si esaurisce a guarire, o si fondono attraverso le fessure del pozzo verso ideologie distruttive (vedi Daesh).

Ma se gli stati hanno eliminato la religione, le religioni hanno la loro parte di responsabilità; sono rimaste per lo più infantilizzanti, insegnando un Dio esterno all'uomo, punitore, persino vendicativo e incolpante. Da questo sono stata risparmiata da padre Eugraph, ma l'Occidente e l'Occidente cristiano hanno privato il cristianesimo della sua universale qualità riducendo la Persona di Cristo alla sua mera storicità; questo è essenziale, ma Cristo è nel cuore di tutti gli uomini e la sua opera sulla terra li abbraccia tutti dall'inizio alla fine dei tempi. Molti cristiani non sanno cosa vuol dire vivere il battesimo dell'acqua, mentre uomini e donne di altre tradizioni e che non ne vivono il simbolo, vi si immergono in realtà con grande apertura di coscienza. La liberazione del Golgota è per tutta l'umanità. La Chiesa non è ancora molto aperta a ciò che Cristo dice quando parla del "compimento della legge": quello dei tre battesimi: acqua-fuoco-cranio, di cui ho mostrato nel "Simbolismo del corpo umano" che sono inscritti nel corpo, questa "carne" rivolta all'esterno.

I cinesi li chiamano "campi di cinabro", pelvico, toracico e cranico, e ancora altre tradizioni, ma tutte li rivelano. Vi si trova la via della deificazione universale.

Questa ignoranza dimostra come l'antropologia cristiana non sia ancora nata, come mi ha detto il vescovo Jean. I cristiani non sono in grado di portare una voce costruttiva al cuore delle nostre società oggi così disorientate! Gli ospedali psichiatrici e le prigioni sono diventati i sostituti dei luoghi di culto.

E così arriva il momento in cui Cristo dirà alla donna samaritana: "Donna, credimi, verrà l'ora in cui né a Gerusalemme né su questo monte adorerete il Padre... ma in spirito e in verità; questi sono i veri adoratori che il Padre chiede".

Tutti sono chiamati ad andare urgentemente verso il proprio santuario interiore, verso la propria vera persona, unica e tutt'uno con tutti. Il futuro è per la regalità interiore di ciascuno. Allora il collettivo saprà gestirsi da solo.

C'è un'altra legge ontologica che denuncia la seconda piaga d'Egitto, quella dell'invasione di "rane che salgono nella stanza del re", come dice il testo. Tsaphordaïm, rane, è una parola che può essere letta: "l'ascesa della conoscenza". Nella loro camera da letto re e regina hanno ognuno il proprio smartphone; non comunicano più! In questo dramma, le conoscenze tecnologiche sono acquisite per la sola volontà esterna, priva di saggezza, poiché i nostri comitati etici sono composti da uomini e donne di indiscutibile onestà e intelligenza, ma che non riescono a raggiungere la saggezza insita nelle favolose scoperte delle scienze, se non attraverso il sentiero interiore proprio di ciascuno. E non penso che nessuno di loro sappia neppure di cosa sto parlando qui! Un giorno fui chiamata, indirettamente, a portare un chiarimento, ma questo non è stato riferito. Non voglio entrare ulteriormente su questo argomento cruciale che ormai ha raggiunto le dimensioni comprese da Nicolas Berdjaev quasi un secolo fa, quando ha detto nel libro citato sopra: "Siamo all'inizio di un conflitto spaventoso tra la persona morale e la civiltà tecnica, tra uomo e macchina". E inoltre: "un nuovo uomo deve sorgere; e la sfida non è tanto quella di illuminare il suo rapporto con chi lo ha preceduto, quanto di definire il suo atteggiamento verso l'uomo eterno" (p. 44 e 45). Parlando di quest'ultimo, Berdjaev evoca il dio che l'uomo deve diventare, il Signore di cui è il seme e che esiste già, perché è eterno...

Per concludere, date le risposte alle domande che mi ha posto, dirò che teologia e antropologia sono due facce della stessa medaglia. Se i Padri della Chiesa sono stati i nostri iniziatori alla contemplazione dei misteri divini, ora dobbiamo entrare con urgenza in questo "mistico" di cui parla Massimo il Confessore; egli ci invita con urgenza, per arricchire la teologia, a costruire un'antropologia forte, aperta ai ricchi contributi delle scienze umane e ai dati quasi mistici delle scienze fisiche dette quantistiche, che, non si può negare, di avvicinano al mistero della divina Trinità.

 
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