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Sezione 1

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La vita matrimoniale e l'ascetismo

Presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti una riflessione del diacono Pavel Serzhantov sul valore ascetico della vita matrimoniale e di famiglia, nell’originale russo dal portale pravoslavie.ru, e nella nostra traduzione italiana. La tradizione ortodossa è fortemente colorata dall’ascesi monastica, ma non dimentica che la prima scuola di ascesi (anche per i futuri monaci e monache) è la disciplina della vita in famiglia.

 
La morte del Nuovo Disordine Mondiale

La vita mi ha insegnato che l'amore è più forte dell'odio. So che il male è una forza potente, ma sono fermamente convinta che la bontà trionferà anche se a volte si fa attendere a lungo e mette la pazienza e la fede umana a dura prova.

Granduchessa Olga Aleksandrovna, sorella dello tsar Nicola II, 

25 capitoli della mia vita

La recente retorica occidentale anti-russa è stata così assurda da essere in realtà divertente. Ora l'Istituto Nobel controllato dalla CIA ha assegnato il Premio Nobel per la letteratura a una giornalista bielorussa atea e russofoba! E per quanto riguarda la Siria, abbiamo sentito tutta la solita propaganda (= bugie) della NATO, che la Russia è 'debole', che la Russia è aggressiva (e questo detto dagli Stati Uniti, che hanno creato il caos in Medio Oriente con le loro invasioni per avidità di petrolio e le loro rivoluzioni sanguinarie!), che la missione di Russia (su richiesta del governo siriano) 'complica le cose' (complica solo la politica occidentale di assicurare che la guerra in Siria non finisca mai), che un missile russo è atterrato in Iran, che gli aerei russi hanno invaso lo spazio aereo turco, che molte delle sue missioni sono state del tutto inefficaci, che le loro bombe hanno mancato gli obiettivi (a differenza delle nostre bombe in Afghanistan, che sono riuscite a distruggere l'ospedale a cui miravano), ecc ecc.

Tutto questo quando, a quanto pare, 'l'economia russa è a brandelli", parole dette dal presidente Obama, la cui economia ha 18.000 miliardi di dollari di debito, denaro che non sarà mai ripagato, per non parlare delle decine di milioni di suoi concittadini che vivono in povertà estrema. Nel Regno Unito, con la sua infrastruttura fallimentare di strade piene di buche, ferrovie inefficienti e decisamente troppo care e altri enti privatizzati e sistemi sanitari ed educativi sottofinanziati, queste parole suonano particolarmente ironiche. In particolare per coloro che devono nutrirsi di sussidi alimentari, dopo che i successivi governi britannici hanno sprecati 35 miliardi di sterline nella futile guerra di Washington in Afghanistan, che ora, proprio come nel 2001, è in gran parte controllato dai talibani. In altre parole, sentiamo ancora una volta tutte le solite sciocchezze americane che i media occidentali sono pagati per ripetere. Non ci sono persone così venali come i giornalisti occidentali.

Chiaramente, l'élite occidentale sostiene il terrorismo islamico, che ha istituito e armato negli anni '80 in Afghanistan. Tuttavia, le elite occidentali avevano già apertamente sostenuto, finanziato e lodato il terrorismo nella Russia pre-1917. Per quanto riguarda il supporto per l'islamismo, la Gran Bretagna lo ha sostenuto attraverso l'Impero Ottomano nel XIX secolo nei Balcani, invadendo anche la Russia insieme con le forze turche nella cosiddetta guerra di Crimea. È vero, durante la prima guerra occidentale, la Gran Bretagna ha combattuto contro la Turchia a Gallipoli -, ma solo al fine di impedire alla Russia di liberare Costantinopoli e liberare quel'angolo finale dell'Europa dall'occupazione turca.

L'elite occidentale ha una lunga e coerente la storia di lotta contro il cristianesimo, dai barbari normanni in Sicilia e in Inghilterra, dalle crociati e cavalieri teutonici pagani, fino a oggi. I cristiani del Medio Oriente, abbandonati dall'Occidente, così come quelli della Bulgaria 150 anni fa, si rivolgono disperatamente alla Russia risorta per la loro libertà in mezzo alle decapitazioni e crocifissioni effettuati dai terroristi finanziati da Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Quando la testa viene mozzata, è irrilevante che i tuoi carnefici siano sono "terroristi moderati" addestrati con 500 milioni di dollari dalla CIA o "terroristi estremisti" addestrati dai turchi.

Che cosa sta accadendo? Ci è stata concessa una breve tregua dalla venuta dell'Anticristo, il cui avvento è stato in fase di preparazione da parte delle élite occidentali per 1000 anni, ma con una rapidità notevolmente accelerata negli ultimi 100 anni. È avvenuto hn miracolo – non che l'elite possa vederlo, perché i suoi cuori sono stati accecati dall'odio e dalla gelosia. L'Apocalisse è rimandata. Non è che abbiamo bisogno di più tempo per predicare Cristo alla maggior parte dell'élite demente, che nel suo orgoglio è diventata quasi impermeabile al Vangelo, ma abbiamo bisogno di più tempo per predicare Cristo ai sei miliardi di persone che non appartengono al mondo occidentale e non sono ancora state avvelenate dai suoi pozzi tossici di ateismo.

L'élite occidentale si è isolata nel suo orgoglio ha condotto masse di occidentali nella sua propaganda, facendo loro il lavaggio del cervello attraverso il suo culto imposto di bruttezza e di obesità, di tatuaggi e di vestiti di stracci. Ma noi non siamo le masse, siamo cristiani. E quando l'Establishment e la sua mafia diranno 'Ai leoni!', andremo con gioia, unendoci ai nobili cristiani di Libia e Siria e Iraq. Il Nuovo Disorine Mondiale che è stato imposto su di noi dal 1989 ed è durato una generazione si sta ora chiaramente sgretolando. La rinascita dell'impero cristiano, centrato in Russia così come lo era prima del 1917, sta ostacolando i piani degli atei occidentali e dei loro padroni. Ecco perché sono così arrabbiati e così pieni di parole e azioni velenose. Hanno così tanta paura del Nuovo Ordine Mondiale del rinascente impero cristiano, che stanno anche iniziando a credere alla loro stessa propaganda.

 
Storia del rinnovazionismo e della "chiesa locale unita" in Ucraina: strane coincidenze

i leader della chiesa dei rinnovazionisti e del patriarcato di Kiev hanno molto in comune

È evidente che le autorità ucraine stanno seguendo la stessa strada dei bolscevichi. Ciò è dimostrato chiaramente dai loro tentativi di creare una "chiesa tascabile".

"La storia è maestra di vita", disse Cicerone. Dopo millenni, V. Kljuchevskij ha obiettato al grande oratore con sottile umorismo: "La storia non è una maestra ma una guardia: non insegna nient'altro, ma punisce severamente chi non ha imparato le lezioni".

Sì, le lezioni di storia non imparate spesso diventano una sentenza di condanna. Questo è particolarmente vero per coloro che sono la locomotiva della storia - i governanti. Non manca mai di sorprendermi come le ere si specchiano e in che modo le autorità, separate da decine o centinaia di anni, scelgono di agire.

Solo un anno fa, abbiamo ricordato il centenario della rivoluzione di febbraio del 1917. Quest'anno è stato segnato anche da un evento importante nella vita della Chiesa, che è passato quasi inosservato: il 7 marzo 1917, l'Unione pan-russa dei chierici e laici ortodossi democratici fu fondata a Pietrogrado, e divenne la culla del famoso movimento modernista nell'ortodossia russa: il rinnovazionismo. La "chiesa" rinnovazionista creata dai bolscevichi divenne la principale opposizione all'Ortodossia russa.

Alleanze con le autorità: rinnovazionisti con bolscevichi / sostenitori del Tomos con nazionalisti

Purtroppo, non si può non giungere a credere che oggi le autorità ucraine si muovano lungo la stessa traiettoria dei loro predecessori ideologici, i bolscevichi. Questo è chiaramente espresso nei loro tentativi di creare una "chiesa tascabile" che possa servire gli interessi dello stato. Per i bolscevichi all'inizio del XX secolo, questa struttura era la "chiesa" rinnovazionista, per l'attuale governo ucraino – la chiesa locale unita per cui fanno campagna attiva.

In questo articolo delineeremo alcuni parallelismi tra le azioni delle autorità degli anni '20 e quelle del nostro tempo.

Prima di tutto, sottolineiamo che quando diciamo "rinnovazionisti", intendiamo i lobbisti del governo rivoluzionario.

Nella stragrande maggioranza, i leader dello scisma rinnovazionista erano semplicemente uno strumento nelle mani del governo sovietico. Il progetto "rinnovazionismo" fu inizialmente sostenuto dai bolscevichi e servì come strumento di lotta contro la Chiesa canonica.

Dalla segreteria del comitato centrale del Partito comunista russo a tutti i suoi comitati provinciali, furono inviati dei telegrammi che indicavano la necessità di sostenere i rinnovazionisti. L'Amministrazione politica dello stato (GPU in russo) fece pressioni sui vescovi legittimi al fine di ottenere il riconoscimento della Suprema amministrazione della Chiesa e della "Chiesa vivente". Furono lanciate repressioni contro il clero canonico.

Non è lo stesso schema con cui viene creata oggi in Ucraina la chiesa locale unita? Le autorità ucraine non usano tale chiesa come arma contro la Chiesa canonica sul territorio dell'Ucraina? Per esempio, possiamo assistere alla totale inazione dello stato quando gli scismatici commettono razzie e sequestri nei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina o quando i vescovi e i preti della Chiesa ortodossa ucraina vengono sottoposti a pressioni e vessazioni.

È anche degno di nota il fatto che il movimento dei rinnovazionisti degli anni '20 sia considerato solo in linea con le idee bolsceviche, e mai al di là di esse.

Inoltre, anche la creazione della chiesa unita oggi è iniziata da gruppi nazionalisti. L'idea dell'emergere di una "chiesa" autocefala in Ucraina è sempre stata parte dell'ideologia nazionalista ucraina.

A proposito, la Chiesa ortodossa autocefala ucraina è stata creata sotto l'influenza delle idee dei rinnovazionisti. Ricordiamo che la Chiesa ortodossa autocefala ucraina è nata dopo la rivoluzione di febbraio del 1917 come movimento nazionalista. I patrioti ucraini proattivi sostenevano la separazione di un certo numero di eparchie del sud della Russia dal governo russo e allo stesso tempo dalla Chiesa ortodossa russa. Uno dei capi del movimento era l'arciprete Vasilij Lipkovskij, zelante ucrainista. Al ritorno dell'esercito di Petljura a Kiev il 5 maggio 1920, i rappresentanti del consiglio pan-ucraino ortodosso e gli attivisti del movimento nazionalista ucraino proclamarono la Chiesa ortodossa autocefala ucraina. La Rada emise una risoluzione in cui la posizione dell'episcopato ortodosso fu riconosciuta come reazionaria. I vescovi canonici furono dichiarati nemici del popolo ucraino per il fatto di essere in comunione con il Patriarcato di Mosca e con il patriarca Tikhon di Mosca e di Tutta la Rus'.

"L'episcopato di Kiev, essendo un rappresentante dell'autorità spirituale di Mosca, decelerando costantemente il movimento nazionalista della chiesa ucraina, scomunicando i preti, non è risultato un buon pastore, ma un nemico del popolo ucraino e, quindi, si è allontanato dalla Chiesa ucraina", dichiarò il consiglio pan-ucraino ortodosso.

Quanto ci ricorda gli eventi di oggi! La Chiesa ortodossa ucraina non è la Chiesa!, annunciano i nostri governanti, accusandoci del peccato di essere spiritualmente imparentati con l'Ortodossia russa e di non maledire Mosca come qualcuno vorrebbe che facessimo.

Dal 1922 al 1926, il rinnovazionismo fu l'unica organizzazione ecclesiastica ortodossa, ufficialmente riconosciuta dalle autorità rivoluzionarie statali della Repubblica socialista federativa sovietica russa (la seconda organizzazione di tale gruppo fu il consiglio supremo ecclesiale ad interim dei gregoriani, emerso nel 1926).

Attualmente, le autorità stanno anche spingendo tutti a dichiarare la Chiesa ortodossa ucraina illegale, non canonica, cambiare il suo nome e rimuovere le sue proprietà. Per esempio, Mikhail Denisenko ("il patriarca Filaret") ha dichiarato al Parlamento europeo nel maggio di quest'anno che, dopo aver ricevuto il Tomos di autocefalia, la Chiesa ortodossa ucraina sarebbe stata rinominata esarcato della Chiesa russa in Ucraina. Secondo lui, la Lavra delle Grotte di Kievdeve appartenere alla nuova chiesa autocefala.

Un'altra coincidenza. Oggi in Ucraina ci sono diverse chiese scismatiche che sono in conflitto tra loro ma unanimi in una sola cosa: il loro odio verso la Chiesa canonica.

Odio verso la Chiesa canonica

Anche il rinnovazionismo nel periodo iniziale della sua esistenza non era un movimento chiaramente strutturato – tra le altre cose, le strutture dei rinnovazionisti si scontrarono direttamente l'una con l'altra. Spezzati al loro interno, i gruppi del rinnovazionismo (ce n'erano tre principali) combattevano per il potere nella Suprema amministrazione ecclesiastica, mentre ricorrevano all'aiuto della GPU, che fin dall'inizio della divisione, di fatto, funzionò come un direttore d'orchestra per tutti i suoi leader.

È indicativo che il patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina oggi non riescano mai a convocare un "concilio di unificazione", sebbene siano stati determinati a farlo da molto tempo. Recentemente, il primate della Chiesa ortodossa autocefala, Makarij Maletich, ha dichiarato che Filaret "risponde con rabbia" a loro, e non possono arrivare a un terreno comune sulla questione dell'unificazione. Secondo l'attenta osservazione dell'esperta politica Elena Djachenko, abbiamo "un terrario di amici", in cui "gli indicatori della spiritualità stanno andando fuori scala".

Un'altra coincidenza: a causa dell'assenza di forze sufficienti per stabilire "la propria verità", alcune organizzazioni e individui che avevano rivendicazioni sulla Chiesa canonica, sono passati all'opposizione temporanea nei confronti della Chiesa ufficiale. Succede oggi proprio come cento anni fa.

Per esempio, al Concilio locale del 1917-1918 i sostenitori del "rinnovazionismo" erano in minoranza, e quindi passarono ad attività semi-infiltrate. All'inizio degli anni '20, i leader bolscevichi (principalmente L. D. Trotskij) "si ricordarono" di loro. Fu deciso di "mobilitare" i rinnovazionisti e di spingerli verso una rottura con la più alta autorità ecclesiastica. I bolscevichi vollero creare con le loro mani le autorità della chiesa fantoccio nel centro e nelle province controllate dal regime di allora.

Tre rappresentanti del clero di Pietrogrado, ben noti ai servizi speciali sovietici – l'arciprete Aleksandr Vvedenskij e due dei suoi associati, il sacerdote Vladimir Krasnitskij e il laico Evgenij Belikov – furono eletti per realizzare il "colpo di stato" a Mosca. Annunciarono la creazione della nuova Suprema amministrazione ecclesiastica – l'unica organizzazione della Chiesa ortodossa ufficialmente riconosciuta a quel tempo dalle autorità della RSFSR.

Anche oggi vediamo una certa minoranza del clero ostile nei confronti sia del capo della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine Onufrij, sia della posizione ufficiale della nostra Chiesa. Come prima, non ci sono solo rappresentanti individuali all'interno della Chiesa canonica ma anche lobbisti che possono servire come strumento obbediente nelle mani delle autorità rivoluzionarie per attaccare la Chiesa.

Incitamento all'odio dei mass media

Non si può non citare il sostegno ai rinnovazionisti dei media controllati dallo stato rivoluzionario. In precedenza, i giornali erano l'arteria principale dei media: i cervelli dei cittadini venivano "lavati" attraverso di loro. Per esempio, il 14 maggio 1922, un "Appello ai figli credenti della Chiesa ortodossa della Russia" apparve in "Izvestia" (notizie), che richiedeva un processo contro "gli autori della devastazione della chiesa" e una dichiarazione sulla cessazione della "guerra civile della Chiesa contro lo stato".

Si noti che i bolscevichi nei loro progetti ecclesiastici cercarono di mobilitare non solo il clero e i credenti praticanti, ma videro anche il loro sostegno nei laici che erano lontani dalla vita della chiesa. Questo era l'elemento in grado di "caricare la vita della Chiesa di energia rivoluzionaria-religiosa". Per esempio, l'Unione per il rinascimento della Chiesa, di tipo laicale, fu parte per un certo tempo della "Chiesa vivente". Nel suo statuto, prometteva ai suoi seguaci "la più ampia democratizzazione del Cielo, il più ampio accesso al seno del Padre celeste".

Ora possiamo vedere la stessa cosa, solo gli obiettivi di oggi sono più primitivi: l'esercito, la lingua e la nostra fede nazionale ucraina.

Di particolare rilievo è il ruolo di Costantinopoli e delle Chiese locali sotto la sua autorità fin dalla creazione del rinnovazionismo.

Intervento di Costantinopoli

I rappresentanti di Costantinopoli e della missione ortodossa alessandrina a Mosca riconobbero i rinnovazionisti come la Chiesa ortodossa locale in Russia. Il rappresentante del patriarca di Costantinopoli e dell'arcivescovo del Sinai, l'archimandrita Vasilios (Dimopoulos) e il rappresentante del patriarca di Alessandria, l'archimandrita Pavlos (Kathapodis) parteciparono ai concili del clero rinnovazionista e ricevettero la santa comunione assieme ai membri del sinodo rinnovazionista.

Certamente, l'intervento di Costantinopoli non ha fatto che aggravare la situazione già estremamente difficile della Chiesa patriarcale in Russia.

La posizione del Patriarcato di Costantinopoli sullo scisma rinnovazionista fu determinata negli anni '20 e '30, non tanto da principi ecclesiastici e canonici quanto da fattori politici. I gerarchi di Costantinopoli si appoggiavano a coloro che avevano i migliori rapporti con le autorità sovietiche.

Dei quattro patriarchi orientali, solo Antiochia non entrò in comunione con i rinnovazionisti. È possibile che la Chiesa antiochena dell'inizio del XX secolo, con l'aiuto della Chiesa russa, fosse stata liberata dalla dominazione greca, mentre le Chiese di Gerusalemme e di Alessandria non lo poterono essere.

Il 10-18 giugno 1924 si tenne a Mosca per opera dei rinnovazionisti la "Grande conferenza pre-conciliare della Chiesa ortodossa russa". Il patriarca Gregorio VII di Costantinopoli fu eletto presidente onorario (poi appoggiò i rinnovazionisti sotto la pressione dei kemalisti e fu rappresentato a Mosca dall'archimandrita Vasilios Dimopoulos).

I rinnovazionisti accolsero con piacere la notizia della morte del patriarca Tikhon nell'aprile del 1925, e diversi giorni dopo annunciarono la convocazione del loro secondo "concilio locale", a seguito del quale speravano sotto la maschera della "riconciliazione" di distruggere definitivamente la Chiesa canonica. Un ruolo importante in questo fu assegnato al Patriarcato di Costantinopoli...

È inutile parlare dell'attuale ruolo di Costantinopoli nella creazione della chiesa locale unita. In realtà, è il Patriarcato di Costantinopoli che sta stabilendo la prossima struttura rinnovazionista in Ucraina.

È curioso che il 5 maggio 1923 il concilio rinnovazionista abbia legittimato l'equivalenza dell'episcopato sposato e non sposato, e dopo alcune esitazioni anche le seconde nozze dei chierici. Anche Costantinopoli ha recentemente legalizzato il nuovo matrimonio del clero.

La "chiesa" rinnovazionista provocò molte disgrazie ma non durò a lungo. Quando lo stato cessò di sostenere ufficialmente la nuova chiesa artificiale dei rinnovazionisti, questa andò in pezzi. Alla fine, cessò di esistere con la morte del leader rinnovazionista A. Vvedensky nel 1946. La maggior parte del clero, attraverso il pentimento, ritornò nel seno della Chiesa madre.

Conclusioni

Oggi i nostri governanti maledicono i comunisti e attuano l'ideologia della "de-comunistizzazione" attraverso atti legislativi. Ma non stanno facendo la stessa cosa dei loro predecessori? Le parole del Salvatore, una volta dette ai farisei, si riferiscono anche a loro: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché costruite le tombe dei profeti, e abbellite i sepolcri dei giusti, e dite: se fossimo stati ai giorni dei nostri padri, non saremmo stati colpevoli con loro del sangue dei profeti. Pertanto, voi siete testimoni di voi stessi, dicemdo di essere i figli di quelli che hanno ucciso i profeti. Colmate allora la misura dei vostri padri. Voi serpenti, voi razza di vipere, come potete sfuggire alla dannazione dell'inferno?" (Matteo 23:29-33)

Speriamo che il rinnovazionismo contemporaneo condivida il destino dei suoi predecessori. E quelli che stanno cercando di costruire oggi ciò che un tempo è stato distrutto da Dio, vanno contro il Signore. La storia li avverte; tuttavia, o non conoscono la storia, o si ingannano, oppure peccano consapevolmente. Eppure, in ogni caso, ne dovranno rispondere di fronte a Dio.

 
Una settimana nella vita di un prete

È solo grazie a una pausa annuale in un luogo remoto della Francia, senza Internet, che ho il tempo di scrivere il diario di una settimana. In questo luogo, chiamato "Alba" in francese, ma che non troverete su nessuna mappa, dove i vecchi parlano in "gallo" e non in francese, c'è ancora un senso dei vecchi santi, uno dei quali visse qui come eremita più di un millennio fa. Di fatto, nella Francia moderna, il cattolicesimo è morto dagli anni '60 e il paese è interamente devoluto al nuovo paganesimo consumistico degli Stati Uniti che lo ha sostituito, mentre il senso dei vecchi santi è l'unica alternativa.

Ecco una settimana della mia vita, non tipica nei suoi dettagli, perché ogni settimana è diversa e inaspettata, ma tipica nei termini della sua pienezza.

Sabato 1

Inizia un nuovo mese e rifletto che oggi è il 25° anniversario della morte di un uomo che viveva sotto lo pseudonimo di Mavr Stepanich. Era un soldato dell'Armata Rossa, che nel 1944 fu intrappolato dai tedeschi nell'Ucraina occidentale. Di fronte a una morte certa se catturato (non c'era pietà sul fronte orientale), rubò da un cadavere i documenti di identità di un soldato chiamato Mavr Stepanovich, che era un ucraino polacco che combatteva dalla parte tedesca, e si rivestì con la sua uniforme. Quando fu catturato dai tedeschi, lo mandarono in Germania come lavoratore ucraino asservito.

Dopo la guerra, fingendo di essere un cittadino polacco che era stato inviato in Germania, riuscì a farsi spedire in Francia come rifugiato polacco. Qui lavorò come guardiano notturno fino al suo pensionamento nel 1980. Mi raccontò la sua storia nel 1993, più o meno come una confessione sul letto di morte e mi disse il suo vero nome. Per gran parte della sua vita aveva vissuto sotto il nome di un uomo morto, spaventato dalla possibilità di essere scoperto. La sua lapide portava il suo nome presunto, non il suo vero nome: anche nella morte portava il nome di un altro uomo. Così furono le persone coinvolte nella crudele storia del ventesimo secolo.

Ci sono solo due battesimi questo pomeriggio, uno moldavo e uno lettone. Al battesimo lettone, la moglie del giovane padrino è peruviana. Davvero la donna più sorprendente che abbia mai visto, come una principessa inca, certamente non di sangue europeo. La caduta dell'Unione Sovietica ha fatto sì che questo russo della Lettonia l'abbia incontrata in Inghilterra e l'abbia sposata. Che destino... Dal Perù alla Lettonia... Come saranno i loro bambini?

La Lettonia è stata devastata dall'Unione Europea. Con le loro fabbriche chiuse, due terzi dei lituani e metà dei lettoni devono vivere all'estero. Sono stati tagliati fuori dai loro genitori, tranne che attraverso skype (simbolicamente per i Paesi Baltici, un'invenzione estone) e i loro figli crescono parlando tedesco, inglese, spagnolo, francese o italiano, relativamente ignoranti della cultura e della lingua dei loro genitori. Le culture e le lingue delle minoranze che l'Unione Sovietica non era riuscita a estinguere sono in corso di estinzione grazie alla MacDonaldizzazione dell'Unione Europea. Ho una parrocchiana lettone, i cui sei figli vivono in sei diversi paesi dell'UE. La sua famiglia è stata spezzata e dispersa dalla storia, i suoi nipoti si conoscono a malapena. Non c'è da stupirsi che lei ritenga di aver vissuto meglio sotto l'Unione Sovietica.

Due confessioni, Una persona che mi fa domande. Due uomini accendono candele – domani saranno al lavoro. Il servizio della Veglia.

Domenica 2

Arrivo in chiesa alle 8, ci sono cose da preparare e una proscomidia che richiederebbe tutta la notte, se avessi il tempo. Ci sono una quarantina di persone alla confessione, alcuni vengono da me, alcuni, principalmente romeni, vanno dal secondo prete, che arriva un po' dopo di me. C'è una grande crisi in Romania, come nei Paesi Baltici: 3,8 milioni, soprattutto i giovani, hanno lasciato la Romania da quando il paese è stato costretto a unirsi all'Unione Europea solo pochi anni fa. Non vogliono essere qui, ma non c'è alternativa: o muoiono di fame o emigrano. Ecco la meravigliosa Unione Europea.

In chiesa veniva una prostituta. È stata raggiante di gioia da quando l'ho sposata a suo marito e hanno avuto dei figli. Si vergognava profondamente di ciò in cui era caduta in passato. Io sono l'unica persona al mondo che conosce il suo segreto. Ora nella sua nuova vita vive a X., ma oggi è venuta in chiesa qui.

Un uomo che non ho mai visto prima si confessa, con un segreto che ha tenuto per dieci anni. Piange mentre lo confessa. È grato per la confessione. Alla fine ha detto quello di cui si pentiva.

Ci sono solo circa 130 persone in chiesa oggi. Come al solito, circa venti sono persone che non ho mai visto prima. Poiché ci sono così tanti bambini e circa la metà degli adulti riceve la comunione, usiamo due calici. Dopo la Liturgia ho la solita fila di persone. Due vogliono un moleben, altri vogliono fissare appuntamenti per i battesimi e le benedizioni delle case, uno vuole che io gli compili un modulo, uno chiede dei matrimoni. Nella media.

Lunedì 3

Al mattino riesco a rivedere le e-mail dopo il fine settimana. Ne ricevo circa quindici al giorno a cui devo rispondere. Altre quindici sono spam o possono essere cancellate. La maggior parte proviene dall'Inghilterra, ma una buona minoranza viene dalla Russia, dagli Stati Uniti o altrove. Il telefono non smette di squillare.

Nel pomeriggio ho un funerale in un villaggio del Norfolk orientale. La campagna è splendida. Che bel posto dove morire all'età di 89 anni: la donna che sto per seppellire è nata dall'altra parte del mondo a Sakhalin, nel Mar del Giappone. Il funerale è nella chiesa anglicana locale, che mi apre il sacrestano. Ha circa sessant'anni, ma mi dice che è il membro più giovane della congregazione.

Ora, mentre cantiamo "eterna memoria", colei che fa il suo ultimo viaggio è sepolta non lontano dal suono delle onde del Mare del Nord. Ha vissuto attraverso Stalin, la seconda guerra mondiale, il trauma di Gorbaciov e poi l'emigrazione a 78 anni in Inghilterra. Ha fatto una confessione sul letto di morte e io le ho dato la comunione due settimane fa. È stata una confessione meravigliosa. Un altro destino dal Mar del Giappone al Mare del Nord, metà strada intorno al mondo.

Di umore malinconico, sulla via del ritorno penso a B., il principe russo che viveva in una casa popolare di C. È morto venti anni fa. Era un uomo brillante che era arrivato in Inghilterra nel 1946. Aveva sofferto la collettivizzazione, aveva visto la morte di tutti i membri della sua famiglia per mano dei teppisti di Stalin e poi era stato rapito e portato in Germania dai nazisti. Venne in Inghilterra, lavorò sodo, si fece tutti i mobili nella sua casa, cantava nel coro della chiesa. Era un'anima pura.

Poi i miei pensieri passano alla mia prozia Madge, una commessa di Harrod's che morì nel bombardamento dell'ottobre del 1940. Non l'ho mai conosciuta, ma ho una sua foto. Non c'è nessuno che prega per lei, tranne me. Che tragedia. Da poco sposata con mio prozio, si era appena fatta una vita. Perché è morta sotto una bomba tedesca? Suo marito, il mio prozio Albert, è morto nel 1948. Dicono, di crepacuore. Non si era mai ripreso dalla sua perdita.

Martedì 4

Porto la comunione a cinquanta miglia da casa a L., che è malata e vive qui in una casa sociale per anziani. Ha 84 anni e ha conosciuto padre Amvrosij (Pogodin) a Londra. Era un prete meraviglioso, che traduceva le opere dei Padri dal latino. Un uomo molto dotato, è andato in America, ma là niente ha funzionato per lui, poiché era un uomo integro che trovava molto difficile qualsiasi tipo di compromesso. Quanti talenti sono stati persi per la Chiesa a causa dei giochi politici e del narcisismo di alcuni vescovi, che considerano una sola persona nelle loro diocesi – loro stessi. Possa Dio riposare la sua anima gentile.

Questa città in cui mi trovo è vicina a Cambridge, dove abbiamo bisogno di una chiesa. Ho cercato di comprarne una qui tre anni fa, ma non ho potuto raccogliere i soldi. Scopro che è ancora disponibile. Non vedo altri locali adatti. Siamo così disperatamente a corto di soldi per comprare locali adatti e per fornire preti. Ora ci sono finalmente tre di noi preti qui nell'est dell'Inghilterra, ma ho ancora bisogno di altri nove.

Sulla via del ritorno, mi fermo a vedere la famiglia M., nostri parrocchiani. Parliamo. C'è molto da dire.

La sera ci sono molte telefonate.

Mercoledì 5

Oggi parto alle 7 per arrivare alla prigione di O. È a cinquanta miglia di distanza e ho bisogno di vedere in tutto undici persone. Uno di questi giovani è lì perché ha ucciso un uomo in un incidente d'auto. La storia è triste. Ha litigato con la sua ragazza, se n'è andato via molto arrabbiato e ha ucciso un giovane per guida pericolosa e negligenza. Ammette la sua colpa e dice che meritava una detenzione più lunga. So che è ossessionato dalla vita che ha interrotto. E sarà perseguitato da questa per il resto della sua vita. Può riuscire a emergere dalla sua colpa a forza di preghiera? Che peso sulla sua coscienza.

Dopo mi fermo per parlare con F., che mi ha telefonato, dicendo che ha difficoltà matrimoniali. Poi faccio visita a T. È russa, ha 28 anni e ha avuto problemi di salute. La confesso. Vive con un uomo cattolico, anche lui dall'Europa orientale. L'ho incontrato. È un uomo molto gentile, profondamente innamorato di lei, l'uomo giusto per lei. È pronto a unirsi alla Chiesa per lei. Li incoraggio a pensare di sposarsi e di iniziare una famiglia.

Giovedì 6

Oggi mi dirigo verso il Lincolnshire, a 100 miglia di distanza. Trentacinque anni fa ho vissuto qui vicino. Ho da officiare due battesimi nella cucina di una famiglia di qui. Hanno due bambini. Non li avevano ancora battezzati perché non c'era un prete. Benedico la casa con l'acqua battesimale. Poi incontro in una cittadina una donna che viene da una città sul Volga. Ora lavora come cassiera in un supermercato in una piccola città in Inghilterra. È ortodossa, ma era solita recarsi nella parrocchia locale della Chiesa d'Inghilterra, poiché qui non c'è nessuna chiesa ortodossa, ma "quando hanno suonato la batteria a Pasqua", se ne è andata e non è tornata. Dice che vuole la vera Chiesa. Sua figlia di 16 anni è guarita da un cancro e la madre vuole sposarsi. Fissiamo una data. Benedico la sua casa. Nelle vicinanze si trova una città con una chiesa metodista in vendita per 250.000 sterline. Sarebbe ideale per noi. Qui ci sono molti ortodossi, potrei passare una settimana qui.

Venerdì 7

Apro le mie e-mail. Dalla mia vecchia parrocchia in Portogallo, vengo a sapere che V. è morto. Ex funzionario del KGB a Praga, si è pentito e nel 1993 l'ho battezzato e poi l'ho sposato alla moglie ceca. È venuto in chiesa domenica scorsa a Lisbona e tutti hanno notato che sembrava molto pallido e molto stanco, non stava molto bene. È andato a sedersi su una panchina ombreggiata fuori dalla chiesa. All'improvviso ha avuto un attacco di cuore e in pochi secondi è morto. Aveva 68 anni. Oggi servirò una panichida per lui a Colchester. Devo già servire un moleben per due persone, che mi è stato ordinato domenica scorsa.

Nelle notizie leggo che è stato trovato in Siberia un gruppo di russi. Rifugiati ortodossi, avevano vissuto in isolamento per decenni e non avevano ancora sentito che l'Unione Sovietica atea era caduta. Come devono essere state le loro vite?

Vado in chiesa. Servo il moleben e la panikhida. Aiuto a pulire la chiesa, con l'aiuto dei parrocchiani: loro fanno la maggior parte del lavoro. Mi preparo per una liturgia nel Kent domani.

Di nuovo, molte telefonate.

È passata un'intera settimana, con molte riflessioni sulla morte, cosa molto insolita, dato che servo pochissimi funerali. Ma ogni settimana è diversa, come vi dirà ogni prete.

E voi, perché non fate i preti? È l'unico lavoro soddisfacente che sia rimasto da fare.

 
Rod Dreher: commenti sull’entusiasmo nel cattolicesimo odierno

Rod Dreher è un giornalista e saggista americano, convertito adulto al cattolicesimo romano, che nel 2006 è stato ricevuto nella Chiesa ortodossa, e frequenta una missione della Chiesa russa all’Estero in Louisiana. Di fronte all’ondata di entusiasmo per papa Francesco, e riflettendo sui paralleli storici con le “aperture” di papa Giovanni XXIII, Dreher commenta, in modo pur benevolo, su quanto questi nuovi spiragli non colmano i vuoti che gli hanno fatto lasciare la Chiesa cattolica, anzi, confermano la sua scelta di allontanarsene. L’articolo di Rod Dreher sul sito di Time Ideas, che presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti, è interessante per chi vuole comprendere le difficoltà del cattolicesimo odierno e le sue speranze di dialogo con l’Ortodossia.

 
Perché Svetlana Alexievich ha vinto il premio Nobel per la Letteratura

Non ho alcuna pretesa di essere una sorta di letterato di alta classe. Se leggo opere di fiction, si tratta quasi inevitabilmente di fantascienza o fantasy. Sono tristemente ignorante quando si tratta di letteratura "con la L maiuscola", e guardando la spazzatura postmoderna che sembra dominare la scena contemporanea, sono sinceramente contento di continuare a sguazzare nella mia ignoranza.

Quindi, non sono stato molto sorpreso di ritrovarmi completamente ignaro di Svetlana Alexievich quando è stata annunciata come vincitrice del Premio Nobel 2015 per la letteratura. La cosa più sorprendente è che questa ignoranza era largamente condivisa tra i miei conoscenti russi. Non è che i miei conoscenti siano proprio dei trogloditi culturali. Come i giornalisti occidentali hanno recentemente confermato, lei è davvero piuttosto sconosciuta nella russosfera.

Il pathos della situazione di Alexievich è che, mentre alcuni dei suoi libri hanno avuto successo – War's Unwomanly Face, come riferito ha venduto due milioni di copie – oggi, la scrittrice umanista è quasi sconosciuta nella sua patria disumanizzante, ed è di scarso interesse per il suo popolo. Le sue tirature sono modeste. Non ci sono praticamente commenti o voti sui suoi libri su Ozon.ru (link in russo), la risposta della Russia ad Amazon.com, e la maggior parte dei libri non è neppure disponibile. Per contro, i precedenti cinque vincitori di lingua russa del Nobel per la letteratura -  Ivan Bunin, Boris Pasternak, Solzhenitsyn, Mikhail Sholokhov, e Joseph Brodsky, sono tutti nomi molto familiari.

Qui di seguito è riportato un grafico che ho compilato utilizzando Google Trends, confrontando le discussioni on-line su di lei rispetto ad altri scrittori di spicco di lingua russa, provenienti da diversi generi e posizioni sullo spettro politico. Il grafico va dal 2004 al settembre 2015, al fine di evitare il picco artificiale in coincidenza con l'annuncio del Premio Nobel di Alexievich in questo mese di ottobre.

Dmitry Bykov è un poeta e saggista, Viktor Pelevin è un postmoderno, ma fa nel suo genere alcune cose veramente originali e profonde, e Boris Akunin è uno scrittore di bestseller di narrativa poliziesca storica. Forse ancora più importante per il genere di persone a cui decidono di dare premi, tutti e tre sono fortemente anti-Putin e pro-Maidan. L'eccezione è Sergey Lukyanenko, le cui fantasie urbane hanno fatto probabilmente di lui lo scrittore moderno russo più noto internazionalmente.

Ciò che tutti e quattro hanno in comune però è che non in un solo mese hanno avuto i loro nomi menzionati online meno spesso di Svetlana Alexievich. Come si può vedere dal grafico a barre, ciascuno di loro è più popolare in qualunque ordine di grandezza. Nessuno di loro sarebbe stato un premio Nobel indegno. Ci sono decine di altri scrittori di lingua russa ben prima del suo, per non parlare del resto del mondo. Così il suo Premio Nobel di certo non può essere stato il risultato di prominenza e acclamazione popolare.

È stata quindi selezionata sulla base del livello profondo di comprensione e apprezzamento della letteratura russa del comitato svedese dei Nobel? Era lei il diamante trascurato nel fango, la regina non coronata del sottobosco?

Fortunatamente, il blogger (nonché uno dei miei commentatori regolari) Lazy Glossophiliac ha esaminato questo tema in dettaglio, facendo il lavoro che gli ancor più pigri giornalisti non hanno voluto fare. Il libro da lui esamiato era The Chernobyl Prayer: Chronicles of the Future (pubblicato nel 2006), che è disponibile on-line in russo qui:

http://www.lib.ru/NEWPROZA/ALEKSIEWICH/chernobyl.txt

Anche a un genere di persona non letterario – Lazy Glossophiliac è un tecnico – è subito evidente il che la sua opera è di seconda categoria.

Ha una spensierata indifferenza verso i fatti. Fa numerose affermazioni audaci che sono o infondate o evidentemente e statisticamente false. Alcune sono di calibro piuttosto minore (dice che la Belarus' è un paese a maggioranza rurale, in realtà ha smesso di esserlo a metà degli anni '70). Altri sono cardinali, come per esempio la notevole affermazione che le radiazioni di Chernobyl sono state la ragione più importante per il declino demografico della Belarus'. In realtà, non sono state la prima ragione e neppure la decima in ordine di importanza. In Belarus' come in Russia e in tutta l'Unione Sovietica, la mortalità è rimasta relativamente bassa fino alla fine degli anni '80 – ricordate che Chernobyl è esplosa nel 1986 – a causa della campagna anti-alcolica di Gorbaciov. In Belarus' come in Russia e in tutta l'Unione Sovietica, la mortalità è salita dopo il 1991 – cioè, 5 anni dopo Chernobyl – mentre l'economia crollava e lo Stato perdeva il suo antico monopolio sulla produzione di vodka.

Tali peccati possono essere perdonati a uno scrittore veramente "letterario", ma lei è espressamente una scrittrice di saggistica. La prima di questa categoria, del resto, ad aggiudicarsi un premio Nobel dal tempo di Winston Churchill, che nel 1953 ha ottenuto il Premio Nobel per la letteratura, tra le altre cose, la sua "padronanza della descrizione storica e biografica". Io non ho letto Churchill, ma Immagino che i suoi fatti storici fossero riportati fondamentalmente esatti.

Forse ha compensato queste mancanze con una bella, sublime prosa?

Sentiamo Lazy Glossophiliac su questo.

All'inizio della sezione successiva, Alexievich ci dice che l'incidente di Chernobyl è stato "l'evento principale del XX secolo, a dispetto di tutte le terribili guerre e rivoluzioni per il quale verrà ricordato quel secolo". Questo lo attribuirei a una logica da ragazzina. Segue una certa quantità di assurdità pseudo-profonde. Sono finalmente davanti alla voce stessa del premio Nobel di quest'anno. È noiosa e pomposa: "Chernobyl è un segreto che dovremo ancora scoprire. Un segnale non letto. Forse un mistero per il ventunesimo secolo... Una sfida ad esso". Certo qui non parla di niente di tecnico – è tutta aria calda.

"I fatti semplicemente non erano più abbastanza, si era spinti a guardare al di là dei fatti, per entrare nel significato di quanto stava accadendo." Oh, ma davvero? L'incuria che ha mostrato con i "fatti" che ha citato all'inizio di questo libro suggerisce invece che lei ne sia semplicemente annoiata.

Dice che Chernobyl ha lasciato tutti confusi perché nel corso dei secoli la misura dell'orrore era la guerra. "Siamo in una nuova storia, è cominciata una storia di catastrofi". Eè una persona del tutto priva di qualsiasi senso di prospettiva storica. Inondazioni, terremoti, uragani, epidemie – non hanno mai avuto luogo. Continua a parlare della novità rivoluzionaria dell'invisibilità delle radiazioni, ma anche i virus sono sempre stati invisibili, e molto più letali.

E non è neppure Brodskij, Pasternak, o Solzhenitsyyn. Questi ultimi potevano essere antisovietici, e a buona ragione, ma hanno prodotto tutti dei veri e propri capolavori letterari (beh, nel caso di Solzhenitsyn, solo Un giorno nella vita di Ivan Denisovich, ma anche questo è ancora uno in più di quanto Alexievich abbia mai scritto, a quanto so).

E poi... QUANTI PUNTINI DI SOSPENSIONE USA?... Una ricerca con Ctrl-F ne rivela 4.196... su 78.000 parole... non ce la faccio nemmeno io!... Questo è all'incirca... PIÙ DI UNO OGNI VENTI PAROLE!

Come ho detto, io non pretendo di essere un esperto di qualsiasi tipo sul senso dello stile. In realtà, in questo io sono assolutamente orribile. (Basta guardare quante cose metto tra parentesi. E come inizio le frasi con "e").

Ma anche così, se dovessi mai ritrovarmi a infarcire i miei testi con un ellisse o due a ogni frase alterna, lo prenderei come spunto per concludere le mie incursioni nella scrittura e risparmiare il mondo da ulteriori mie divagazioni rudimentali.

Ma forse ha ottenuto il suo premio Nobel non sulla base della popolarità o anche dello stile, ma a causa delle, ehm, verità umane – '"dice la verità al potere" – "non vivere di bugie" – (inserite lo slogan da dissidente sovietico di vostra scelta) – che ha rivelato nei suoi scritti.

Questo è ciò che Keith Gessen, suo traduttore (e fratello di Masha Gessen, della fama di "Je suis fromage"), si avventura a scrivere nel suo panegirico per Human Rights Watch:

Ma anche se il suo lavoro è spesso caldo di passione e d'indignazione da testimone indipendente, è meravigliosamente privo di ogni fine polemico o attivistico. Non serve alcuna ideologia, solo un ideale: ascoltare abbastanza attentamente le voci ordinarie del suo tempo per orchestrarle in libri straordinari.

Si tratta di un messaggio che a cui ha fatto eco dallo stesso comitato dei Nobel. Apparentemente, è stata premiata per "la sua scrittura polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo".

In letteratura, la polifonia, come definita da Mikhail Bakhtin, si riferisce a uno stile di prosa in cui l'autore evita di rendere i suoi personaggi burattini di qualche idea o ideologia. Invece, li fa lottare per il potere e l'influenza in un mondo dove l'unica verità è che non c'è alcuna verità. Dostoevskij è stato l'esempio primario della definizione della polifonia di Bakhtin. Chi può dire quale dei fratelli Karamazov avesse ragione, tra Ivan e Aljosha? George R. R. Martin sarebbe un buon esempio popolare moderno, in cui gli eroi e le eroine principali tendono a rappresentare codici morali e valori distinti, nessuno dei quali è ovviamente superiore a quelli di qualsiasi altro se non nella misura in cui essi sono benedetti da diverse quantità di fortuna, draghi e figli delle ombre.

Bisogna avere un livello molto alto d'intelligenza sociale e astuzia psicologica per essere in grado di scrivere in modo convincente questo tipo di prosa.

Ma non vi è alcuna indicazione che queste siano caratteristiche di Alexievich.

Al contrario, c'è un chiaro intento polemico proprio all'inizio del libro che abbiamo deciso di analizzare. Ecco la mia traduzione del suo secondo paragrafo di apertura:

Per la piccola Belarus' (popolazione: 10 milioni), Chernobyl è stata una catastrofe nazionale, anche se gli stessi bielorussi non hanno una sola centrale nucleare. Questo è ancora un paese agricolo, con una popolazione prevalentemente rurale. Durante gli anni della Grande Guerra Patriottica, i fascisti tedeschi hanno distrtto 619 villaggi bielorussi insieme con i loro abitanti. Dopo Chernobyl, il paese ha perso 485 villaggi e insediamenti... Nella guerra, un bielorusso su quattro è morto; oggi, un bielorusso su cinque vive su terreni contaminati.

Relativizzare gli orrori unici dell'occupazione nazista facendo confronti fragili e iperbolici con la storia sovietica è uno degli approcci preferiti dell'intellighenzia post-sovietica, ma molti pochi russi (e bielorussi) ci cadono, a causa della sua intrinseca selettività e disonestà. E probabilmente neppure così tanto, perché:

I poteri costituiti si comportano come se io non esistessi. Io non vengo stampata nelle pubblicazioni statali, non ho accesso alla radio o alla TV, sono pubblicata solo nei media dell'opposizione.

Pubblicata nei media dell'opposizione? Nessuna meraviglia che sia tornata a vivere in Belarus' nel 2013, dopo un decennio di soggiorni in Europa in cui nessuno dei media – vale a dire, né di stato né dell'opposizione – sembra essersi interessato ai suoi scritti.

Infatti, una lettura delle sue interviste e discorsi (raccolti qui e qui), in particolare dei loro intenti polemici e attivistici, è in realtà l'unico grande indizio sul motivo per cui ha ottenuto il suo premio Nobel. Lungi dal creare qualsiasi tipo di polifonia letteraria, si dimostra abile a riciclare il repertorio di tropi sulla Russia tipici dei dissidenti sovietici degli anni '70-'80, di cui nessuno, a parte una piccola sedicente intellighenzia nella capitale, si preoccupa minimamente. In breve, si tratta di una versione leggermente più sana e molto meno divertente della defunta Valerija Novodvorskaja.

Sono appena tornata da Mosca, dopo aver partecipato ai festeggiamenti di maggio. Per un'intera settimana l'aria è stata piena del rombo dei carri armati e delle orchestre. Sentivo che non ero a Mosca, ma in Corea del Nord.

Russofobia isterica? Aggiudicato.

Un proprietario di un ristorante italiano ha pubblicizzato che i russi non sono i benvenuti nel suo locale. Questa è una buona metafora. Oggi, il mondo comincia ancora una volta a temere ciò che sta in quel buco, in quell'abisso, che unisce in sé armi nucleari, idee geopolitiche folli, e mancanza di rispetto del diritto internazionale. Io vivo con un senso di sconfitta.

Siamo tentati di fare una battuta sul fatto che qui lei sta descrivendo gli Stati Uniti, ma questo non migliorerà certamente le nostre probabilità di ottenere un Nobel.

Dobbiamo preservare questa fragile pace stabilita dopo l'ultima guerra. Stiamo parlando dell'uomo russo, che negli ultimi 200 anni ne ha passati 150 in guerra. E non ha mai vissuto bene. Per lui, la vita umana è inutile, e la sua concezione della grandezza non è che la gente dovrebbe vivere bene, ma che lo Stato dovrebbe essere grande e armato fino ai denti con i razzi. Questo gigantesca paesaggio post-sovietico, in particolare in Russia e Bielorussia, dove hanno mentito alla gente per 70 anni, poi l'hanno saccheggiata per i successivi 20, ha fatto crescere persone molto aggressive, che sono molto pericolose per il mondo intero.

Mi chiedo proprio perché russi e bielorussi non si stiano affrettando a comprare i suoi libri! Deve essere il piccolo Putin dentro tutti loro...

Naturalmente la televisione russa ti corrompe. Ciò che i media russi dicono oggi – per questo devono semplicemente essere incriminati. Per quello che dicono dell'Europa, del Donbass, degli ucraini... Ma questo non è tutto. Il problema è che la gente vuole realmente sentire queste cose. Si può parlare oggi di un Putin collettivo, perché c'è un Putin annidato in tutti i russi. L'Impero Rosso è scomparso, ma la sua gente sil suo popolo è rimasto.

E, naturalmente, questo popolo di vatnik e sovok deve essere dissolto, e ne deve essere eletto un altro, come da Bertolt Brecht e dalla consumata tradizione liberale russa di prenderlo molto alla lettera.

Il Premio Nobel è uno degli equivalenti nel nostro mondo dei draghi e dei figli delle ombre.

Come ucraina etnica con cittadinanza bielorussa che scrive in lingua russa, la cui produzione sembra consistere principalmente di mal celata polemica politica, è uno strumento ideale per proiettare il soft power occidentale nel mondo russo. Non solo la Russia stessa, ma anche Ucraina e Bielorussia, l'ultima delle quali – del tutto a caso, sicuramente – sta avendo le sue elezioni presidenziali a soli pochi giorni dopo l'annuncio del premio Nobel per la letteratura. Da questo punto di vista, è in realtà un'ottima candidata.

Con un Nobel in tasca, una ex giornalista e polemista di seconda categoria sarà in grado di pontificare sui suoi temi preferiti con l'autorità di una profetessa laica.

Non c'è niente da fare su questo, dal momento che né la Russia, né alcun altro potere non occidentale ha soft power o autonomia culturale per offrire un'alternativa credibile al Premio Nobel. Questo conferma tuttavia che, proprio come il Nobel per la Pace, il Nobel per la Letteratura può essere scartato definitivamente dalla lista di ciò che ha a che fare con le vere realizzazioni umane in tale ambito, e può invece essere visto per quello che è: solo un altro strumento dell'influenza politica occidentale.

 
Delusioni di autocefalia: l'esperienza amara della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia

il Fanar ha riconosciuto il metropolita Rostislav solo a causa della minaccia di spaccatura del Concilio di Creta nel 2016 (foto: romfea.gr)

Tutto ciò che succede in Ucraina è una replica dello scisma nella Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia. Ma si può essere sicuri di una cosa: il Fanar non darà alcuna indipendenza a nessuno.

Recentemente, la risorsa Internet in lingua ceca www.prazsky-spravodaj.cz ha pubblicato la versione completa di un articolo del dottore di teologia di Praga Jakub Jiří Jukl dal titolo "Il ruolo del Patriarcato ecumenico nel periodo di crisi della Chiesa ortodossa nelle terre ceche e in Slovacchia".

Come partecipante assiduo all'assemblea diocesana dell'eparchia di Praga, è stato estremamente utile e importante per me sentire un'opinione sugli eventi attuali nella Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia da una persona in un ruolo chiave nell'eparchia di Praga (un membro del consiglio diocesano) e, allo stesso tempo, uno storico e teologo. Confermo pienamente le informazioni presentate nell'articolo del dott. Jukl e, basandomi sul suo testo, voglio concentrarmi su alcuni dettagli.

Le prime azioni del Patriarcato di Costantinopoli nella Repubblica Ceca negli anni '20 hanno immerso la comunità ortodossa locale in uno scisma conosciuto nella storia della Chiesa come 'sabbaziano'. Il tentativo del Patriarcato di Costantinopoli durante questo periodo di soggiogare la nascente Chiesa ortodossa in Cecoslovacchia portò a una divisione tra i pochi chierici e laici, seminando sfiducia e ostilità nei cuori della gente.

Il 2 marzo 1923 il Patriarcato di Costantinopoli emise un Tomos "Sull'istituzione dell'arcivescovado ortodosso nella Repubblica Cecoslovacca" e ordinò all'episcopato l'arcivescovo Savvatij (Vrabets), creando così una giurisdizione ecclesiastica parallela. Ovviamente, il Patriarcato di Costantinopoli non cercò di aiutare a unire e rafforzare le comunità ortodosse della Cecoslovacchia, e ciò ha complicato in modo critico il risveglio ecclesiale locale. Tuttavia, il popolo non sostenne l'incaricato di Costantinopoli e si unì attorno al vescovo Gorazd (Pavlik), che in seguito subì una morte da martire.

Nel 1951, la Chiesa ortodossa cecoslovacca ottenne un'autocefalia dalla Chiesa madre della Russia. Nonostante tutte le difficoltà del periodo storico, l'Ortodossia nella Repubblica Ceca e in Slovacchia, dopo aver ottenuto uno status indipendente, si sviluppò in modo abbastanza attivo e dinamico: fu aperto un seminario per la formazione di clero locale, furono pubblicati libri liturgici e riviste ecclesiastiche generali, furono istituiti nuovi monasteri e parrocchie.

Il Patriarcato di Costantinopoli riconobbe lo stato autocefalo della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia solo nel 1998, ma con molti requisiti e condizioni che rendevano la Chiesa locale dipendente da Costantinopoli. Tuttavia, l'attuazione delle disposizioni del Tomos nello statuto della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia è stata ritardata, e quindi il patriarcato di Costantinopoli ha preso misure specifiche per soggiogare completamente la Chiesa locale attraverso la creazione di uno scisma e la sua successiva "guarigione" alle sue condizioni.

Il 19 ottobre 2013, il metropolita Emmanuel di Francia è arrivato a Praga e ha preso parte all'assemblea diocesana dell'eparchia di Praga, convocata per eleggere un nuovo arcivescovo di Praga dopo il ritiro del metropolita Kryštof (Pulec). Nel suo discorso, il metropolita Emmanuel ha dichiarato che il Patriarcato di Costantinopoli non avrebbe riconosciuto nessuno dei candidati alla carica di arcivescovo di Praga, interrompendo così la procedura di voto. Questo fu il primo passo nella generazione della divisione e in un tentativo di soggiogare la Chiesa locale.

Il passo successivo, secondo il Patriarcato di Costantinopoli, consisteva nella completa conquista dell'amministrazione nella Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Approfittando delle ambizioni dell'anziano arcivescovo Simeon di Olomouc (allora eletto come locum tenens del trono metropolitano dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia), su suo invito nel dicembre 2013 arrivarono due delegati del Patriarcato di Costantinopoli all'incontro del Sinodo della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia: un "esperto" di scisma, il metropolita Emmanuel di Francia, e il suo collega, il metropolita Arsenios d'Austria.

L'arcivescovo Simeon ha accettato di includere questi due gerarchi del Patriarcato di Costantinopoli nel Sinodo con il diritto di voto, sperando con il loro aiuto di diventare il Primate della Chiesa. Come sapete, l'arcivescovo Simeon, in questo incontro del Sinodo, sotto falsi pretesti, ha cercato di licenziare due vescovi della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Quindi, nel Sinodo sarebbero rimasti solo due vescovi – l'arcivescovo Rostislav di Prešov e l'arcivescovo Simeon, che, come locum tenens, avrebbe avuto un voto decisivo e l'autorità di aggiungere al Sinodo i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli. Solo la posizione di tutti i vescovi della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia (eccetto l'arcivescovo Simeon) e il sostegno della Chiesa ortodossa russa non hanno permesso al Patriarcato di Costantinopoli di conquistare completamente la leadership nella Chiesa.

Dopo aver subito una sconfitta infamante, Costantinopoli non è rimasta inattiva e ha continuato la sua lotta per subordinare la Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Il Patriarcato di Costantinopoli non ha riconosciuto le azioni del Concilio locale della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia per quanto riguarda l'elezione di sua Beatitudine il metropolita Rostislav come primate, e ha continuato a sostenere l'arcivescovo Simeon come locum tenens. Di cosa si tratta: del desiderio di preservare la purezza dei canoni o dell'esigenza di una rigorosa esecuzione del regolamento Statuto della Chiesa locale? No, il regolamento (capitolo 2, articolo 2, paragrafo 3) articola chiaramente l'elezione del locum tenens da parte del Santo Sinodo, che è stata pienamente eseguita dai vescovi della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Allo stesso tempo, l'arcivescovo Simeon di Olomouc, da locum tenens, ha violato il regolamento nella parte 2, art. 2, par. 4, che recita: "se il trono del metropolita è vacante, il Santo Sinodo è obbligato a organizzare l'elezione di un nuovo metropolita entro un periodo non superiore a 40 giorni". Dopo il pensionamento del metropolita Christopher nell'aprile 2013, l'arcivescovo Simeon non ha convocato un sinodo per preparare il Concilio locale, temendo di perdere il potere. In questo senso, il cambio di locum tenens era necessario per la convocazione del Concilio locale e l'elezione del primate.

La lettera del Patriarcato di Costantinopoli del 26 agosto 2015 (sul non riconoscimento come primate di sua Beatitudine il metropolita Rostislav e sulla richiesta di nuove elezioni – si veda l'articolo del dott. Jukl) ha completamente destabilizzato la vita interiore della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia e ha dato agli scismatici l'opportunità di impadronirsi della leadership della Chiesa.

Tuttavia, molto presto, precisamente il 14 gennaio 2016, è avvenuto un evento assolutamente incredibile: la firma del comunicato sul riconoscimento del metropolita Rostislav come primate della Chiesa. Che cosa è accaduto di eccezionale, sull'orlo di un miracolo, in questo breve periodo? O forse, finalmente, nell'antica Costantinopoli hanno capito i dettagli dei problemi o hanno preso una decisione davvero ponderata!? La risposta è estremamente semplice e la soluzione è pragmatica: pochi giorni dopo, cioè il 21-27 gennaio 2016, ci sarebbe stata una preparazione alla Conferenza pre-conciliare dei capi delle Chiese ortodosse e l'assenza di una delle Chiese locali avrebbe compromesso la preparazione e la convocazione del Concilio pan-ortodosso. E in questo caso, una nota posizione ferma della Chiesa ortodossa russa sull'impossibilità di convocare il Concilio senza la partecipazione di una delle Chiese locali, ha spinto il Patriarcato di Costantinopoli al riconoscimento forzato del metropolita Rostislav come primate. Indicativo in questo caso è il "principio canonico" del Patriarcato di Costantinopoli, il suo abile sfruttamento della "tradizione storica" ​​e l'uso, se necessario, della "oikonomia per la salvezza".

Dopo aver diretto il Concilio di Creta, il Patriarcato di Costantinopoli non ha cambiato i suoi piani di impadronirsi della Chiesa locale delle Terre ceche e della Slovacchia, cambiando solo le sue tattiche. Ora, invece di includere i propri vescovi nel Sinodo, il Patriarcato di Costantinopoli chiede un cambiamento nel regolamento della Chiesa ortodossa, secondo cui la Chiesa locale, di fatto, perderà il suo status autocefalo. Ancora una volta, la principale leva della pressione è la minaccia di intensificazione della divisione attraverso il sostegno agli scismatici che sono in attesa di vendetta.

Epilogo

Lo scisma è sempre esistito come elemento della vita ecclesiale. Il diavolo è il padre dello scisma e il primo scismatico del mondo spirituale; Giuda, il discepolo di Cristo, è il primo scismatico del cristianesimo. Le ambizioni e la brama di potere, essendo fonti di tutti gli scismi, sono state e, purtroppo, rimarranno nella vita ecclesiale come un peccato. Essere nella Chiesa non garantisce la correzione, che si basa solo sulla propria scelta personale. La Chiesa risponde a chi semina scismi, faide, divisioni con le parole di Cristo: "Se rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, che sia per te come un pagano e un pubblicano" (Matteo 18:17). Ma la Chiesa deve essere in unità ed esprimere inequivocabilmente la sua attitudine nei confronti di scismi e scismatici, senza creare spaccature in se stessa e senza dividere gli scismatici in buoni e cattivi. Un atteggiamento comune e unificato nei confronti di qualsiasi scisma è una chiave per ridurre al minimo le divisioni in futuro.

Purtroppo, al momento stiamo assistendo alla coltivazione delle spaccature come strumento di pressione e di raggiungimento degli obiettivi del Patriarcato di Costantinopoli. La "sorella maggiore" della famiglia delle Chiese locali ha sempre avuto la possibilità di essere veramente un esempio per tutte le Chiese – in termini di aiuto reciproco, consolidamento e unificazione, nonché di cessazione di intrighi e ostilità. La profonda crisi in cui cadde il Patriarcato di Costantinopoli all'inizio del XX secolo rese possibile unire tutte le Chiese a sostegno della Grande Chiesa, al fine di sanare la sua situazione e integrare l'Ortodossia mondiale. Tuttavia, tentato dalle tragedie nella Chiesa ortodossa russa avvenute dopo il 1917, il Patriarcato di Costantinopoli ha scelto la via dell'espansione come elemento di sopravvivenza con la subordinazione dei territori "poveri". Da quel momento in poi, lo scisma divenne il terreno di coltura per il Patriarcato di Costantinopoli, il cui strumento è la pseudo-guarigione.

La storia della Chiesa conferma che nel suo corpo ci saranno sempre carrieristi e persone avide di potere che, per raggiungere i loro obiettivi, accetteranno qualsiasi intrigo e scisma, se solo avranno la possibilità di essere legalizzati. Mentre la "grazia" degli scismatici è centrata sulla "punta della penna" del Patriarca di Costantinopoli, la tendenza verso lo scisma non farà che espandersi.

Attualmente, una delle questioni prioritarie del dialogo inter-ortodosso dovrebbe essere quella di escludere la possibilità di mantenere una divisione in qualsiasi forma e manifestazione. In ogni Chiesa, ci sono quelli che sono insoddisfatti e offesi, che possono facilmente essere usati per fare pressione sulla Chiesa canonica attraverso appelli al Patriarcato di Costantinopoli (sebbene il Patriarcato di Costantinopoli stesso non sia un'eccezione...).

I problemi degli ultimi anni nella Chiesa ortodossa delle terre ceche e in Slovacchia sono un vivido esempio della separazione assolutamente artificiale creata dall'uomo con l'uso di una tecnologia completamente specifica. Si può sinceramente rammaricarsi che le attività del Patriarcato di Costantinopoli negli ultimi tempi siano indicative della possibile vita pacifica delle sante Chiese locali senza la presente "cura" ossessiva della Chiesa madre...

In conclusione, esprimerò la mia opinione sugli eventi ecclesiali in Ucraina. Tutto ciò che accade in Ucraina è una copia esatta dello scisma nella Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia – ci sono uomini offesi, ci sono carrieristi ambiziosi e, cosa più importante, c'è una convinzione drgli scismatici nella loro legalizzazione – l'unica cosa che impedisce allo scisma di cadere a pezzi. Ma si può essere assolutamente sicuri che il Patriarcato di Costantinopoli non concederà alcuna completa indipendenza a qualsiasi struttura ecclesiastica nel mondo ortodosso. Se il regolamento della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia, che pure ha lo status di autocefalia, è soggetta a cambiamenti in modo da rendere la Chiesa assolutamente dipendente, allora cosa si può dire delle presunte nuove entità ecclesiali "indipendenti"?

Post scriptum: Il 20-21 agosto 2018, Arsenios d'Austria, metropolita del Patriarcato di Costantinopoli, ha visitato di nuovo la Moravia (centro dello scisma nella Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia). Su suggerimento del "vicario" della diocesi di Olomouc, Isaia Slaninka, il metropolita Arsenios ha scelto un luogo per aprire un metochio (missione) del Patriarcato di Costantinopoli in questa diocesi. Tutte le azioni della leadership della diocesi di Olomouc e del Patriarcato di Costantinopoli, per quanto è noto, avvengono senza il consenso del primate della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia, sua Beatitudine il metropolita Rostislav.

La logica dei recenti sviluppi nella Repubblica Ceca e in Ucraina dà una ferma convinzione che se una delle Chiese locali è subordinata al Patriarcato di Costantinopoli, lo stesso destino attende tutte le altre Chiese, poiché viene creato un precedente fondamentale che modifica un meccanismo conciliare nelle relazioni tra le Chiese ortodosse. Il metodo di attuazione, ovviamente, è già stato scelto: se uno si sente insultato e offeso dalla leadership della Chiesa locale (e tali casi esistono!), Allora "l'amore e la protezione" del Patriarcato di Costantinopoli si affretteranno ad abbracciarlo!

Ovviamente, gli scismatici locali vogliono il sostegno del Patriarcato di Costantinopoli, che a sua volta si aspetta di formare nella Repubblica ceca risorse umane per la guida della Chiesa. A tale proposito, l'1-2 settembre 2018, la diocesi di Olomouc è stata visitata dal metropolita Aleksandr (Drabinko), che ha dato a Isaia Slaninka un dono "con un suggerimento" – una maglietta primaziale, mentre lo stesso Isaia visita regolarmente la famosa baia sulle rive del Bosforo...

Peccato che Cristo non avesse davanti a sé i canoni così come sono interpretati dal Patriarcato di Costantinopoli – forse, in questo caso Giuda non si sarebbe impiccato (per oikonomia)..

 
Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio sui fondamenti dell’Ortodossia

Come dovremmo percepire a suo parere il fondamento dell'Ortodossia nella società di oggi in cui i valori spirituali sono respinti e la scienza si trova in continua evoluzione? In altre parole, quale sarebbe il ruolo che l'Ortodossia potrebbe avere in tal contesto?

L'Ortodossia si identifica con una fede immutata e universale (quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est: ciò che è stato creduto sempre, ovunque e da tutti), e pertanto le resistenze ai valori spirituali e le evoluzioni della scienza (cose già peraltro esistenti nell'Impero Romano nei primi secoli cristiani) non sono che fasi temporanee di un percorso storico in cui la fede ortodossa ha sempre lo stesso ruolo. Se riuscissimo a comprendere a fondo la perennità di questo ruolo, saremmo meno preoccupati di cercare la rilevanza dell'Ortodossia nella società di oggi, una rilevanza che potrebbe essere meno richiesta, o meno importante, nella società di domani o di dopodomani. La fede ortodossa ci parla oggi (così come parlerà ai nostri figli) proprio di questa risposta perenne alle richieste del cuore umano.

Come intende, da teologo e sacerdote ortodosso italiano, i bisogni dell'uomo contemporaneo? Le pongo questa domanda in considerazione del fatto che lei vive in una società occidentale in cui la voce del modernismo si è impostata forse in modo potente. Pertanto, sarei interessato a scoprire la sua prospettiva ortodossa sull'uomo contemporaneo.

L’uomo contemporaneo ha da una parte una straordinaria disponibilità di tempo e di informazioni, dall’altra una mancanza quasi totale di direzione su come impiegare questo tesoro che si trova tra le mani. Pur senza pretesa di dare norme standardizzate per tutti (i fallimenti del cattolicesimo romano nell’imporre regole e normative comuni dovrebbero essere una buona scuola, per chi ha occhi per vedere), i rigorosi esempi di vita e di santità ortodossa, particolarmente attraverso la lente dell’esperienza monastica, offrono un faro di guida non indifferente a chi ha paura di sprecare i suoi giorni.

Il cardinale francese Henri de Lubac parlava del dramma dell'umanesimo ateo che uccide la spiritualità e la metafisica lasciando spazio solo alle capacità dell'uomo. Come si può spiegare da un punto di vista ortodosso una tale situazione? Partendo da questa domanda, credo di doverne formulare un'altra, così importante per lo scopo del nostro dibattito: crede che anche le riforme del Concilio Vaticano II abbiano una certa colpa o responsabilità per la nascita di questo umanesimo?

Se un umanesimo lasciasse veramente spazio alle capacità dell’uomo, non dovrebbe ostacolare proprio la capacità umana di aprirsi alla trascendenza. Un umanesimo ateo tralascia un aspetto umano fondamentale, diventando auto-contraddittorio, così come le ideologie di libertà di espressione che arrivano a censurare le espressioni libere a loro sgradite.

Cercare colpe o responsabilità nelle riforme post-Vaticano II è un esercizio futile già per quelle stesse persone che sono coinvolte nella gestione del mondo cattolico romano: anche quelle riforme, per improvvide che siano state, erano espressioni di reazioni ad altri abusi, perciò la critica deve essere molto più radicale nel tempo e nella storia della Chiesa di Roma. Da parte di persone che, come noi ortodossi, non si identificano nella Chiesa di Roma, direi che è necessaria ancora maggiore attenzione a non identificare le critiche al cattolicesimo romano con le sole critiche al periodo post-conciliare degli ultimi decenni, sia perché tali critiche sono i segni di un tormento ancora in corso, nel quale non abbiamo un diritto di ingerirci, sia perché rischiamo di identificare i punti che ci separano da Roma (oggetto di un dibattito più che millenario) con i problemi molto contingenti di una singola generazione.

Quali sarebbero le più grandi domande contemporanee alle quali la Chiesa Ortodossa dovrebbe rispondere? Prendendo in considerazione questa domanda, le propongo di pensare alla sua comunità ortodossa che si trova a Torino, una delle più belle città italiane, conosciuta anche per il sudario di Gesù. Quali sono le più grandi sfide con cui si confrontano i membri  della sua parrocchia ortodossa in questa città italiana?

Ringrazio ogni giorno il Signore di avermi fatto nascere in una città che, pur senza raggiungere i numeri delle grandi megalopoli, ha tuttavia al suo interno un “micro-clima” sociale con apporti da tutte le maggiori culture e religioni del mondo. In tal modo, posso avere un assaggio di quasi tutti i paesi e le fedi del pianeta senza muovermi da Torino. Ora, i nostri parrocchiani provengono in grande maggioranza proprio da una delle più massicce immigrazioni recenti, e non credo che abbiano scelto Torino proprio per il suo modesto cosmopolitismo, o per la Sindone. Tuttavia, dopo essersi integrati nella vita della città, si trovano di fronte numerose sfide e confronti, alle quali la Chiesa deve saper dare risposte: pluralismo di messaggi religiosi, diversità di mentalità e culture e un’ampia gamma di differenti stili di vita ci costringono a mettere in pratica il consiglio di san Paolo (1Ts 5,21) di esaminare tutto e tenere ciò che è buono, un campo in cui la Chiesa ha molto da dire.

Crede che la Chiesa ortodossa sia capace di aiutare le altre chiese cristiane, sopratutto quella cattolica, a riscoprire la vera profondità della fede per evitare il loro smarrimento nelle trappole del postmodernismo?

Credo che la Chiesa ortodossa possa aiutare singoli individui, mettendoli di fronte a scelte interessanti; quanto all’aiuto alle altre chiese cristiane, questo è senza dubbio possibile nel campo della mutua conoscenza, dei buoni rapporti reciproci e della cooperazione in iniziative benefiche, ma questo tipo di aiuto sarebbe possibile e fattivo anche se noi fossimo i più eterodossi degli eterodossi! Per quanto riguarda la vera profondità della fede (e senza di questa mi chiedo che senso abbia parlare di Ortodossia), non vedo alcun risultato evidente al comune buon senso.

Per limitarci a momenti altamente simbolici, possiamo confrontare due abbracci fraterni, a 50 anni di distanza l’uno dall’altro:

Visti i gesti odierni tanto più intimi e plateali, verrebbe da pensare che in 50 anni ci sia stato un disgelo totale, un riavvicinamento sui temi della fede che – se anche non completo – lasci almeno presupporre una linea di arrivo... ebbene, oggi continua a esserci lo stesso muro dogmatico e la stessa mancanza di comunione di prima. Allo stesso modo, non mi risulta che lo smarrimento sia significativamente diminuito.

Non ci resta che continuare ad adoperarci per la mutua conoscenza (e qui, devo ammettere, gli ortodossi hanno da lavorare più degli altri anche solo per farsi conoscere), la comprensione e l’aiuto reciproco, senza pretese di offrire soluzioni istantanee e senza voler forzare tempi che sono noti solo a Dio.

 
Video-intervista a padre Mtanios Haddad

Dopo la sua visita alla nostra chiesa martedì 24 settembre, l'archimandrita Mtanios Haddad ha partecipato a Torino e in Piemonte ad alcune conferenze sulla situazione odierna della Siria, e ha rilasciato alcune interviste, tra cui questo video con l'intervista di Paolo Moiola. Possiamo ascoltare padre Haddad mentre presenta un punto di vista sulla Siria assolutamente ben informato e di prima mano, e ancor più prezioso perché trascurato dai grandi media.

 
Fine dei giochi in Ucraina

Al momento della negoziazione dell'accordo di Minsk nel mese di febbraio abbiamo detto che la parte internazionale della crisi ucraina sembrava avere passato il suo picco.

Le nostre precise parole sono state:

"Il conflitto in Ucraina continuerà per lungo tempo, probabilmente fino a quando cadrà il governo attualmente al potere a Kiev, cosa che sicuramente accadrà, prima o poi.

Tuttavia, in quanto crisi nelle relazioni internazionali, a seguito dei colloqui a Mosca e a Minsk, sembra che il suo picco sia passato".

Che fosse così, era diventato più chiaro a maggio, quando i russi hanno rivelato che gli europei erano pronti a discutere modifiche all'accordo di associazione dell'Ucraina con l'Unione Europea, accordo che aveva causato la crisi originale.

Ciò che abbiamo detto nei primi mesi dell'anno, ora è divenuto consenso generale.

È ormai ampiamente riconosciuto, dopo l'ultima riunione dei quattro del gruppo Normandia a Parigi, che la crisi ucraina è agli sgoccioli.

Prima di discuterne in dettaglio, è necessario correggere un falso resoconto dei recenti avvenimenti, diffuso da alcune parti dei media occidentali.

Secondo questo resoconto "Putin" si è "stancato della sua avventura ucraina", e sta terminando il conflitto, mentre cerca il modo di districarsi dal "pantano ucraino".

Secondo alcuni commenti surriscaldati, l'intervento militare della Russia in Siria è parte di un astuto piano di "Putin" per "distogliere l'attenzione" dall'Ucraina e uscire dalla sua "condizione di paria".

Questo è un totale rovesciamento della realtà. I russi hanno sempre cercato una soluzione negoziata del conflitto ucraino.

Hanno fatto pressioni per questa soluzione nelle discussioni con gli Stati Uniti nella primavera del 2014, subito dopo il colpo di stato di Maidan, ottenendo un apparente accordo degli Stati Uniti sotto forma della dichiarazione di Ginevra il 17 aprile 2014.

Hanno fatto pressioni per questa soluzione nelle discussioni con Angela Merkel che hanno avuto inizio con la prima riunione dei quattro del gruppo della Normandia nel mese di giugno 2014, che ha portato alla costituzione del Gruppo di contatto e alla Dichiarazione di Berlino del 3 luglio 2014, che chiedeva un cessate il fuoco incondizionato.

Hanno dettato i termini del protocollo di Minsk del settembre 2014, che ha portato la fine del primo ciclo di combattimenti, e che ha definito una road map per un accordo di pace.

Hanno anche dettato i termini dell'accordo di Minsk del febbraio 2014, che ora tutti fanno finta di avere seguito.

Sono gli ucraini che – istigati dai loro sostenitori occidentali – hanno ripetutamente cercato la guerra.

Ignorando la Dichiarazione di Ginevra di aprile 2014, in primo luogo hanno cercato di schiacciare la resistenza con quella che hanno chiamato "operazione antiterrorismo". Quando questa è fallita hanno raddoppiato gli sforzi, lanciando il 30 giugno 2014 un'offensiva militare su vasta scala, che si è conclusa in un disastro.

Hanno poi rinnegato i termini del protocollo di Minsk, e hanno lanciato un'altra offensiva nel gennaio 2015. Quando anche quella si è conclusa in un disastro hanno concordato – sotto la pressione di Merkel – l'accordo che è stato raggiunto a Minsk a febbraio 2015.

E così gli europei, invece di agire come forza di controllo in tutto questo, si sono schierati palesemente, sostenendo fino in fondo gli ucraini anche se questi ultimi hanno più volte rinnegato le promesse che avevano fatto.

Nel luglio del 2014, poco dopo che gli ucraini avevano iniziato la loro offensiva, gli europei – con la tragedia dell'MH17 come copertura – hanno imposto sanzioni settoriali sulla Russia. Nel settembre del 2014, dopo che è stato concordato il protocollo di Minsk, hanno ristretto ancora di più le sanzioni. Nel giugno 2015, nonostante gli ucraini avessero rinnegato l'accordo di Minsk, hanno esteso le sanzioni fino alla fine dell'anno.

Alla luce di questo, dire che sono i russi a "terminare la loro aggressione" in Ucraina per districarsi da un "pantano", non è semplicemente falso; è assurdo.

Patrick Armstrong, uno dei più perspicaci commentatori di affari russi, aveva previsto all'inizio della crisi ucraina che (1) l'Ucraina come esisteva nell'estate del 2013 è finita per sempre; e (2) quando il fallimento della loro avventura in Ucraina sarebbe divenuto chiaro, i governi occidentali avrebbero dichiarato vittoria e si sarebbero ritirati.

Ha dimostrato di avere ragione su entrambi i fronti.

Che cosa è accaduto dunque a Parigi una settimana fa?

Il punto di partenza è l'accordo che è stato raggiunto a Minsk nel mese di febbraio.

Tale accordo richiedeva negoziati diretti tra le due parti per emendare la costituzione ucraina, in modo da fornire un ampio grado di autonomia alla popolazione del Donbass. Nel frattempo, fino a quando fossero stati concordati i cambiamenti costituzionali, le due parti avrebbero dovuto concordare una legge provvisoria per concedere uno statuto speciale ai territori delle due repubbliche popolari. Un allegato all'accordo di Minsk definiva i requisiti minimi che dovevano essere soddisfatti da tale legge.

Gli ucraini hanno rinnegato questo accordo.

Si sono rifiutati di negoziare direttamente con i leader delle due repubbliche popolari. Non si sono accordati su una legge che concedesse uno statuto speciale ai territori delle due repubbliche popolari, e non hanno discusso con loro le modifiche costituzionali.

Invece hanno cercato unilateralmente di mettere in atto proposte che di fatto aumentavano, piuttosto che ridurre, il controllo della presidenza ucraina sulle regioni.

Nei commenti pubblici Poroshenko è andato ancora più in là, dicendo che intende rimuovere tutti i riferimenti a uno "statuto speciale" dalla costituzione ucraina, abolendo uno status giuridico che a Minsk nel mese di febbraio aveva accettato di concedere ai territori delle due repubbliche popolari.

Allo stesso tempo, gli ucraini continuano a chiamare "terroristi" i leader delle repubbliche popolari, e hanno rifiutato di promulgare una legge di amnistia, cosa che pure avevano accettato di fare.

Anche se l'accordo di Minsk prevede il disarmo delle varie milizie volontarie che hanno proliferato in Ucraina dal colpo di stato di Maidan (salvo per una forza di sicurezza che sarebbe stato permesso di tenere allle due repubbliche popolari), non è stato fatto alcun tentativo di farlo.

Un piccolo gruppo di miliziani, la cosiddetta forza "Tornado", è stato disperso – a quanto pare a causa di un litigio intra-oligarchico tra fazioni.

Agli altri gruppi è stato semplicemente dato uno status ufficiale per essere formalmente incorporati nelle strutture di sicurezza dell'Ucraina o – come nel caso del settore destro – sono stati lasciati liberi di scatenarsi come prima.

Invece di mettere in pratica le disposizioni dell'accordo di Minsk, come era tenuto a fare, il governo ucraino ha utilizzato la pausa nei combattimenti per ricostruire il suo esercito attraverso ripetute chiamate di leva. All'inizio del mese di agosto che ha affermato di avere 90.000 uomini sotto le armi.

Tutte le indicazioni all'inizio di agosto indicavano un'offensiva ucraina imminente.

Le armi pesanti che avrebbero dovuto essere ritirate sono state riportate in prima linea. Il bombardamento del Donbass ha ripreso in spirito di vendetta (non era mai cessato completamente). Sono stati lanciati attacchi di sondaggio sulle posizioni della milizia.

Poroshenko nel frattempo ha fatto discorsi sempre più belligeranti – tra cui uno che parlava di guerra senza fine.

Alla fine, l'offensiva ucraina non è mai avvenuta.

Le ragioni sono due.

In primo luogo, la milizia – che è cresciuta in modo significativo in forza e organizzazione – non ha avuto difficoltà a respingre gli attacchi ucraini.

In secondo luogo – e per la prima volta nel conflitto – Merkel ha agito con decisione per impedirla.

A un incontro con Poroshenko alla fine del mese di agosto, gli ha detto di rispettare l'accordo di Minsk, e lo ha messo in guardia dal tentare un'offensiva.

Data la misura in cui l'Ucraina dipende dal sostegno europeo, Poroshenko non ha avuto altra scelta che acconsentire.

Il risultato è stato il periodo più tranquillo che Donbass ha conosciuto fin dall'inizio del conflitto nell'aprile del 2014. Anche se avvengono ancora scontri sporadici, i bombardamenti in gran parte sono cessati, e per la prima volta è possibile parlare di un vero e proprio cessate il fuoco.

È importante dire che il motivo per cui Merkel si è adoperata nel mese di agosto per evitare che l'ucraino offensiva avesse luogo non è perché si sia improvvisamente convertita alla giustizia della causa del Donbass.

È perché Merkel sa che un'altra offensiva ucraina si tradurrà in un'altra sconfitta ucraina.

Questo potrebbe mettere l'intera esistenza dello Stato ucraino in pericolo, e portare a richieste di una maggiore escalation da parte dei suoi sostenitori occidentali.

Con la sua politica di sanzioni visibilmente fallimentare, e l'opinione pubblica tedesca fortemente contrapposta a richieste di un'ulteriore escalation, questa è una situazione che Merkel vuole evitare a tutti i costi.

Per quanto riguarda gli ucraini, se la loro scommessa era che la prospettiva di una sconfitta avrebbe rafforzato il sostegno occidentale al punto di consegnare loro la vittoria, allora hanno fatto male i calcoli e hanno perso.

La prova è stata ciò che è accaduto dopo.

Sia in occasione del vertice in agosto e in occasione della riunione dei quattro del gruppo della Normandia a Parigi gli europei hanno chiarito che Kiev deve aderire all'accordo di Minsk e rispettare rigorosamente i termini.

I suggerimenti ucraini che l'accordo di Minsk fosse abbandonato e sostituito da un nuovo accordo che rifletta le loro posizioni sono stati fermamente respinti.

Invece i termini ultimi per lo svolgimento delle condizioni dell'accordo di Minsk sono stati estesi al 2016, e agli ucraini è stato detto che questa volta devono aderirvi, con un calendario redatto dai francesi per la loro attuazione che porterebbe alle elezioni nelle repubbliche popolari nel marzo 2016 in base a una legge che concede alle repubbliche popolari uno statuto speciale, come originariamente previsto nell'accordo concordato nel febbraio 2015 a Minsk.

Sinistramente per gli ucraini, nei commenti fatti dopo la riunione di Parigi e indubbiamente concordati preventivamente con Merkel, Hollande ha ripetutamente utilizzato le parole "statuto speciale" – lo statuto che Poroshenko dice di voler abolire.

I rapporti delle discussioni private tra Putin e Merkel a Parigi dicono che Merkel ha convenuto che la Crimea è e rimarrà russa, e che l'argomento principale non era affatto l'Ucraina, ma la Siria.

La dinamica dei negoziati di Parigi è dimostrata chiaramente nelle fotografie della riunione plenaria.

Queste mostrano Putin seduto al tavolo direttamente di fornte a Merkel, affiancato da Lavrov alla sua destra e alla sua sinistra Hollande – quasi come se Hollande facesse parte del team negoziale di Putin.

Poroshenko è seduto di fronte a Hollande, a destra di Merkel, con il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier seduto alla sinistra di Merkel.

È come se Poroshenko fosse stato relegato a un ruolo nel team negoziale di Merkel, anche se è il destino del suo paese a essere in fase di discussione.

A coloro che dicono che io sto leggendo troppe cose in questi posti a sedere, la risposta breve è che nelle trattative diplomatiche gli arrangiamenti dei posti a sedere sono estremamente importanti e sono sempre concordati (a volte dopo lunghe discussioni) in anticipo.

Se Poroshenko fosse stato destinato ad avere pari dignità degli altri tre, sarebbe stato usato un tavolo rotondo o ovale, come è accaduto prima e come è stato utilizzato nelle sessioni non plenarie meno formali, o Poroshenko sarebbe stato posizionato proprio di fronte a Putin, cosa che sarebbe logica, dal momento che questo dovrebbe essere un conflitto ucraino-russo ed è il destino dell'Ucraina – il paese guidato da Poroshenko – che è in fase di discussione.

In tutte le fotografie Poroshenko sembra infelice e distratto – com'era anche in occasione della sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi poco prima a New York.

L'aspetto cupo di Poroshenko ha portato ad alcune storie dispettose sulla stampa russa, che ha scritto che gli era stato impedito di imbarcarsi su un aereo per Mosca, perché era ubriaco fradicio. Questo non è certamente vero.

I russi hanno dunque fatto qualche concessione?

Sono stati d'accordo a cancellare le elezioni locali che le due repubbliche popolari avevano indetto per la fine di ottobre e l'inizio di novembre.

Queste elezioni erano state indette a causa del fallimento dell'Ucraina a concordare una legge sullo statuto speciale come concordato nell'accordo di Minsk. Questa legge doveva essere seguita da elezioni, le cui condizioni dovevano essere indicate nella legge.

Dal momento che gli ucraini non hanno negoziato o concordato i termini della legge – come l'accordo di Minsk richideva loro di fare – i leader delle due repubbliche popolari hanno detto che sarebbero andati avanti con le elezioni da soli.

Queste elezioni sono state indette dalle repubbliche popolari in accordo con Mosca per mettere sotto pressione gli europei.

Agli europei di fatto è stato detto che se gli ucraini non avessero rispettato i termini dell'accordo di Minsk e non avessero concordato con i leader delle repubbliche popolari una legge per lo statuto speciale dei territori delle loro repubbliche, allora le repubbliche popolari sarebbero andate per le loro stada, tenendo elezioni senza fare riferimento a Kiev, e avviando ill processo di secessione dall'Ucraina e di unione con la Russia.

Sono circolate storie di un referendum in programma nelle repubbliche popolari, sulle linee di quello in Crimea per la secessione dall'Ucraina e l'unione con la Russia, che hanno raggiunto il loro scopo.

Dal momento che questo è per gli europei lo scenario da incubo, che non solo riaccenderebbe l'aspetto internazionale della crisi – che sono disperati per far finire – ma che denuncerebbe anche nel modo più umiliante il totale fallimento della loro politica di sanzioni, hanno risposto accumulando pressioni su Poroshenko per tornare a quanto concordato a Minsk.

Il risultato è che agli ucraini non solo è stato detto di fare quello che hanno promesso di fare nel mese di febbraio a Minsk, ma il fallimento di farlo in precedenza è ora attribuito a loro.

Accettare di rinviare le elezioni nel Donbass per i russi non è stata affatto una concessione a tutti. Si è trattato di un gioco diplomatico che ha funzionato.

Mentre gli europei si sono mossi per chiudere l'aspetto internazionale della crisi ucraina, stanno anche prendendo provvedimenti per migliorare le loro relazioni con la Russia.

Che sia così è reso evidente dai passi che gli europei hanno intrapreso per risolvere le due questioni fondamentali per la Russia: sanzioni e forniture di gas.

A causa della crisi delle esportazioni tedesche – in particolare di beni di ingegneria – la comunità imprenditoriale tedesca ha sempre segnalato il suo desiderio di veder finire le sanzioni.

L'appello è stato accolto da niente di meno che il ministro dell'Economia tedesco e vice cancelliere, Sigmar Gabriel, che è anche il leader del SDP, e che ha senza dubbio l'ambizione di diventare un giorno cancelliere.

Il supporto per le sanzioni altrove in Europa si sta sciogliendo. In Francia sono profondamente impopolari tra la potente lobby agricola, mentre il governo francese da parte sua ha trovato una soluzione elegante per la débacle delle Mistral pagando ai russi un rimborso e vendendo le navi con l'accordo della Russia all'Egitto alleato della Russia.

Per quanto riguarda il conflitto del gas, gli sviluppi recenti sono stati ancor più interessanti.

La minaccia che Russia possa riorientare sempre più le sue forniture di gas lontano dall'Europa ha provocato costernazione in Germania, la cui industria è giunta sempre più a fare affidamento sul gas russo.

Il risultato sono stati negoziati per l'annuncio del gasdotto North Stream 2, che essenzialmente sostituisce South Stream, e riduce l'interesse della Russia nel Turk Stream, che è quindi in fase di ridimensionamento.

Va da sé che North Stream 2 avrebbe potuto essere concordato solo con l'approvazione del governo tedesco. Include uno scambio di beni con cui Gazprom ha finalmente raggiunto la sua ambizione di acquisire significative proprietà di beni di gasdotto all'interno della rete di gasdotti europea – cosa a cui gli europei in precedenza avevano resistito.

Nel frattempo, al fine di garantire il proprio approvvigionamento attraverso l'Ucraina in quest'inverno, gli europei hanno inoltre concordato di fare qualcosa a cui avevano sempre resistito in precedenza, vale a dire l'accordo a pagare la Russia per il gas dell'Ucraina.

Era sembrato che gli europei accettassero tali condizioni lo scorso inverno, con discorsi di una lettera inviata agli ucraini per garantire che gli europei avrebbero pagato per le loro importazioni di gas dalla Russia.

Alla fine la lettera non si è mai materializzara, e gli ucraini sono stati lasciati a pagare il gas e a cancellare i loro arretrati verso la Russia da soli. Questo ha quasi esaurito le loro riserve di valuta estera, provocando un crollo della loro moneta, portando a controlli sui capitali, che sono ancora in vigore.

Questa volta gli europei hanno fornito ai russi un protocollo formale, accettando di pagare ai russi 500 milioni di dollari per il gas che questi forniranno all'Ucraina, eliminando qualsiasi incentivo per l'Ucraina a dirottare il gas destinato all'Europa.

Questo quasi certamente non sarà sufficiente, ma stabilisce un principio importante, e significa che gli europei e i russi stanno ora negoziando direttamente gli uni con gli altro sulle forniture di gas, con gli ucraini ancora una volta relegati a un ruolo secondario.

Sono altresì in corso negoziati per risolvere il caso antitrust che la Commissione europea ha proposto contro Gazprom.

Il Financial Times ha cercato di presentare queste mosse per risolvere i vari conflitti sul gas come concessioni da parte della Russia e di Gazprom per salvare la propria posizione nel mercato europeo del gas (come per esempio: "Gazprom cerca la pace dopo una lunga battaglia con Bruxelles").

Ancora una volta, questo è un totale rovesciamento della realtà..

L'accordo della Germania sul North Stream 2, che aumenta la dipendenza dell'Europa dal gas russo, è una vittoria per la Russia, non una sconfitta.

Fa avvicinare il ​​giorno in cui l'Ucraina perderà definitivamente la sua posizione di stato di transito del gas, un fatto di cui gli ucraini sono pienamente consapevoli, come dimostra il modo in cui hanno denunciato con rabbia North Stream 2 come un "tradimento".

La proposta che gli europei paghino i costi per il gas dell'Ucraina è stata fatta più volte dai russi fin dalla prima guerra russo-ucraina del gas nel 2006. Sono gli europei che vi hanno fatto resistenza.

Non ci sono prove che i russi abbiano fatto concessioni sostanziali in cambio.

È importante sottolineare che il Financial Times ha omesso di menzione la più grande singola concessione che gli europei hanno fatto: il loro accordo a pagare ai russi i costi del gas dell'Ucraina.

Per quanto riguarda il problema in cui il Financial Times sostiene che Gazprom stia facendo concessioni – la sua presunta "insistenza dogmatica" nel collegare i prezzi del gas a quelli del petrolio – il collegamento è fatto dal mercato, non da Gazprom, a causa del peso del prezzo del petrolio nel determinare la prezzo dei prodotti energetici come il gas, e niente di ciò che la Commissione europea o Gazprom fingono di concordare l'una con l'altra cambierà tale collegamento. La realtà comunque è che è improbabile che Gazprom abbia effettivamente fatto concessioni importanti su questo tema.

Qui, ancora una volta vediamo un altro esempio di come la previsione di Patrick Armstrong si stia avverando: l'Occidente batte in ritirata, proprio nello stesso tempo in cui i suoi media dichiarano vittoria.

Non è tutto rose e fiori. Gli ucraini hanno distrutto con successo il tentativo europeo e russo di rinegoziare l'accordo di associazione.

Lo hanno fatto imponendo un enorme numero di sanzioni contro le imprese russe, essenzialmente chiudendo l'Ucraina alle compagnie russe, e terminando i legami commerciali tra i due paesi.

Che lo scopo delle sanzioni ucraine fosse quello di uccidere la rinegoziazione dell'accordo di associazione è stato sottolineato dal ministro russo dell'Economia Ulyukaev, anche se è un dato di fatto che sembra altrimenti che sia passato inosservato.

La risposta di un cinico è che, poiché gli europei non sono più interessati all'Ucraina, non si preoccupano più di aiutare l'economia dell'Ucraina preservando il suo accesso al mercato russo, mentre i russi hanno realizzato da qualche tempo che conservare i loro rapporti commerciali con l'Ucraina è impossibile fintanto che l'attuale governo rimane al potere.

Dal momento che entrambe le parti stanno lavorando per rimuovere l'Ucraina come questione di contesa tra loro, con gli europei che abbandonano il loro gioco geopolitico di annettere l'Ucraina all'Occidente, l'accordo di associazione ha perso la sua rilevanza, e il popolo ucraino una volta di più è stato lasciato a pagarne il prezzo, mentre l'economia del loro paese perde la sua posizione privilegiata nel mercato russo.

Forse non è un caso che, appena è successo questo, le agenzie di rating del credito, nonostante il recente accordo di ristrutturazione del debito, hanno declassato l'Ucraina a uno stato di default tecnico, chiudendole di fatto l'accesso ai mercati dei capitali.

Mentre si adottano misure per riportare un equilibrio nelle relazioni dell'Europa con la Russia, le dichiarazioni che chiedono un riavvicinamento provengono da entrambi i lati.

La prima è stato la richiesta di revoca delle sanzioni da parte del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel.

Questa è stata seguita da un appello dall'ex presidente sovietico Gorbaciov – fatto quasi certamente con l'accordo del governo russo – a un'alleanza russo-tedesca. Le autorità russe sanno che Gorbaciov è ancora popolare in Germania, e a volte lo usano per fare tali appelli.

L'appello più chiaro di tutti è venuto però da una parte inaspettata, dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Il 9 ottobre 2015 è stato citato mentre diceva:

"Dobbiamo fare sforzi per un rapporto pratico con la Russia. Non è sexy ma deve essere così, non possiamo andare avanti in questo modo... La Russia deve essere trattata decentemente ...Non possiamo lasciare che il nostro rapporto con la Russia sia dettato da Washington".

Non solo questo è un invito a un riavvicinamento con la Russia. È la critica più forte e più pubblica della politica anti-russa di Washington fatta da un alto funzionario europeo fino a oggi.

In sintesi, i segni che l'aspetto internazionale della crisi ucraina stia terminando – che ancora in primavera sembravano appena un abbozzo – ora sono inconfondibili.

Ora ci vorrebbe un enorme sforzo da parte dei falchi di Washington per ribaltare tutto questo, e così facendo si rischierebbe una grave crisi nelle relazioni tra Europa e Stati Uniti.

Un ulteriore disgelo nelle relazioni, e una probabile revoca delle sanzioni a un certo punto nei prossimi mesi, ora sembra una certezza virtuale.

In cambio i russi non hanno concesso nulla, e sembrano destinati a raggiungere i loro obiettivi in ​​Ucraina: autonomia per la popolazione del Donbass insieme con l'esclusione dell'Ucraina da NATO e UE.

Nel dire questo tuttavia è importante ribadire un punto che abbiamo spiegato prima.

La fine dell'aspetto internazionale della crisi in Ucraina non significa la fine della crisi in Ucraina.

Lì le cose continuano ad andare di male in peggio.

La situazione economica continua a peggiorare, con il FMI che ha degradato le sue previsioni per l'Ucraina, e ha predetto per quest'anno una recessione ancora peggiore di quanto non avesse previsto prima.

Rimane una certezza virtuale che l'Ucraina andrà in default in dicembre sul suo debito di 3 miliardi di dollari con la Russia.

Non ci sono prove – e nessuna possibilità – che i sostenitori della linea dura del movimento di Maidan possano mai riconciliarsi con l'accordo di Minsk, o che siano d'accordo a concedere ai territori delle due repubbliche popolari il tipo di autonomia che l'accordo di Minsk prevede.

La popolarità del governo continua a precipitare, e lo scontro con il settore destro mostra la sua presa incerta sulla situazione interna.

Se l'aspetto internazionale della crisi ucraina sta volgendo al termine, la crisi interna è appena iniziata.

 
Metropolita Ilarion: Gli atti del patriarca Bartolomeo non guariscono lo scisma, ma piuttosto lo approfondiscono

Il metropolita Ilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha rilasciato un'intervista a Romfea, un'agenzia di notizie della Chiesa greca.

Eminenza, come commenterebbe la dichiarazione di ieri del Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina?

Ammiro il coraggio e l'unanimità dei vescovi della Chiesa ucraina canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Nonostante la più potente pressione esercitata da una parte dalle autorità ucraine, e dall'altra dal patriarca di Costantinopoli, l'episcopato difende fermamente il proprio diritto a vivere secondo i canoni della Chiesa e preservare l'unità con la pienezza della Chiesa ortodossa russa, che nacque sul Dnepr nel fonte battesimale del grande principe Vladimir di Kiev 1030 anni fa.

Nei secoli passati, i confini politici nel territorio, che si chiamava "Rus 'di Kiev", apparvero e scomparvero, ma l'unità della Chiesa russa è rimasta immutabile.

E oggi, i vescovi della Chiesa ucraina hanno affermato con fermezza di "sostenere l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina", cioè rispettano l'ordine politico del loro stato. La Chiesa ortodossa ucraina, ha sottolineato la dichiarazione, "è presente in tutte le regioni dell'Ucraina e unisce sia i territori controllati che quelli non controllati dalle autorità ucraine, vivendo tutte le gioie e le sofferenze insieme alla sua popolazione". I vescovi, il clero, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina sono patrioti del loro paese. Non sono estranei che sono venuti dall'estero e si sono stabiliti in Ucraina. La maggioranza assoluta di loro è nata e cresciuta in Ucraina. Amano la loro patria e non vogliono essere identificati con altri stati.

È proprio per questo motivo che il Concilio episcopale "si oppone a qualsiasi tentativo di cambiare il nome di Chiesa ortodossa ucraina" in russa o in qualsiasi altra chiesa. Non è la Chiesa russa ma la Chiesa ucraina, pienamente indipendente e autogovernata, non soggetta a Mosca né sul piano amministrativo né finanziario né in altro modo. Sono preservati solo i legami di preghiera attraverso la menzione liturgica del patriarca e la partecipazione dei vescovi ucraini all'opera del Santo Sinodo comune con la Chiesa ortodossa russa.

Sottolineerò che né il Concilio dei vescovi né il Sinodo della Chiesa ucraina hanno rappresentanti da Mosca. Tutte le decisioni sono prese dall'episcopato e dal Sinodo della Chiesa ucraina per conto proprio. Ma l'episcopato della Chiesa ucraina può influenzare le decisioni prese nella Chiesa russa attraverso i loro rappresentanti al Sinodo della Chiesa russa. È una situazione unica, che consente a una parte di preservare la piena indipendenza e autogoverno nel processo decisionale e, dall'altra, di preservare l'unità con la pienezza della Chiesa russa.

Proprio per questo motivo il Concilio dei Vescovi ha dichiarato: "La Chiesa ortodossa ucraina è dotata di tutti i diritti di indipendenza e di autosufficienza che sono necessari oggi per un proficuo ministero a Dio e al popolo dell'Ucraina". Questa affermazione era già stata fatta a giugno e ora è stata ripetuta. La Chiesa ucraina non ha richiesto e non richiede alcuna autocefalia. Al processo di concessione dell'autocefalia al "popolo ucraino", che è stato avviato da Costantinopoli, viene data una valutazione chiara: "Il processo di concessione del cosiddetto Tomos d'autocefalia è artificiale, è imposto dall'esterno, non riflette la necessità interna della Chiesa, non porterà la vera unità nella Chiesa, e approfondirà la divisione e rafforzerà i conflitti tra la popolazione dell'Ucraina. In tali condizioni, riteniamo impossibile la partecipazione dell'episcopato, del clero e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina in questi processi".

Quello che sta succedendo oggi è il primo caso nella storia dell'Ortodossia in cui l'autocefalia non è chiesta ma è imposta. Allo stesso tempo, è imposta con la forza e con grossolane pressioni. Ai vescovi della Chiesa canonica è richiesto di prendere parte a un "concilio di unione", la cui convocazione è stata avviata dagli scismatici allo scopo di legittimare la loro struttura. È stupefacente e triste che il Patriarcato di Costantinopoli si sia identificato con lo scisma invece di sostenere la Chiesa canonica che riunisce milioni di fedeli, tra cui 13 mila parrocchie, oltre 200 monasteri e che è presente in tutta l'Ucraina, compresi territori al di fuori del controllo delle autorità ucraine.

Io ho sentito con le mie stesse orecchie come, durante la Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse locali nel gennaio 2016 a Chambésy, il patriarca Bartolomeo ha detto, udito da tutti: "Diamo il benvenuto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij come unico capo canonico dei fedeli ortodossi in Ucraina, certamente assieme con tutti i suoi vescovi'. Cosa è successo dunque? Perché all'improvviso la posizione del patriarca Bartolomeo è cambiata nella posizione opposta e viene data la preferenza ai leader dello scisma che ora si cerca di mettere insieme in una nuova struttura? Non abbiamo risposta a questo. Ma in nessun modo possiamo accettare questa situazione come normale. Pertanto, abbiamo dovuto interrompere la comunione eucaristica con il patriarca di Costantinopoli come uno che si è identificato con uno scisma e quindi è caduto nello scisma. La Chiesa russa lo ha dichiarato al Sinodo che si è svolto il 15 ottobre a Minsk.

Ieri, una dichiarazione simile è stata fatta dai vescovi della Chiesa ucraina: "Il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina considera le decisioni del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 in merito alla questione della Chiesa ucraina come invalide, prive di alcuna forza canonica. In particolare, la decisione di stabilire la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio dell'Ucraina è il risultato di un'interpretazione speculativa della storia della Chiesa. E la decisione di rimuovere l'anatema e le altre proibizioni della Chiesa contro i leader dello scisma e il riconoscimento della validità delle pseudo-consacrazioni da essi celebrate mentre erano nello scisma è il risultato di un'interpretazione distorta dei canoni ortodossi. La storia della Chiesa ortodossa non conosce casi in cui uno scisma sia stato superato semplicemente legalizzandolo. Avendo preso una tale decisione anti-canonica, avendo riconosciuto gli scismatici nei loro ordini esistenti, il Patriarcato di Costantinopoli, secondo le regole della Chiesa, ha intrapreso esso stesso la via dello scisma. A tale proposito, la comunione eucaristica della Chiesa ortodossa ucraina con il Patriarcato di Costantinopoli è attualmente impossibile ed è interrotta".

Vorrei sottolineare che noi non siamo soli a rifiutare di riconoscere le azioni anti-canoniche di Costantinopoli. L'altro giorno la Chiesa ortodossa serba, attraverso le voci di tutti i suoi vescovi, ha affermato che "il Patriarcato di Costantinopoli ha preso una decisione canonicamente infondata di riabilitare come vescovi e di riconoscere i due leader dei gruppi scismatici in Ucraina, Filaret Denisenko e Makarij Maletich, insieme ai loro episcopato e al loro clero". La decisione del Concilio episcopale della Chiesa serba afferma che il primo è stato a tempo debito canonicamente privato del suo rango e in seguito scomunicato dalla comunione ecclesiastica e anatematizzato, mentre il secondo è privato della successione apostolica in quanto appartenente spiritualmente alla setta dei cosiddetti auto-consacrati, "e per questo il Concilio dei santi vescovi ha deciso che la decisione del Sinodo di Costantinopoli non è vincolante per la Chiesa ortodossa serba". Come si legge nel documento rilasciato, il Concilio della Chiesa serba non riconosce queste persone e i loro seguaci come vescovi e clero ortodossi e, pertanto, non ammette loro e i loro sostenitori alla comunione canonica.

Spero che anche in altre Chiese locali ci siano voci che chiedono al Patriarcato di Costantinopoli di fermare le sue azioni che presumibilmente mirano a sanare lo scisma ucraino. In realtà, queste azioni portano all'approfondimento dello scisma in Ucraina e alla creazione per la Chiesa ortodossa di una situazione senza precedenti in cui l'intero corpo dell'Ortodossia mondiale può ridursi a pezzi.

Secondo lei, quali sono le prospettive per la convocazione di un "concilio di unione" e cosa ci si può aspettare da esso?

A mio avviso, le prospettive sono piuttosto scarse. La data di quel "concilio" è già stata annunciata, ma non si vede grande entusiasmo attorno alla sua convocazione né nella Chiesa canonica né nei gruppi scismatici. Varie cifre sono state indicate per quanto riguarda la possibile partecipazione di vescovi canonici a questo raduno di briganti – da 10 a 25. Finora, abbiamo visto solo due vescovi canonici che non sono d'accordo con l'opinione dell'episcopato della Chiesa canonica espressa nella decisione del suo Concilio episcopale. Ma parteciperanno al "concilio di unione"? Non è una cosa sicura. La natura avventurosa di questo evento è evidente a tutti.

E non c'è nemmeno unità su questo tema tra gli scismatici. Il gruppo di Makarij ha ripetutamente affermato che non si unirà a una struttura guidata da Filaret Denisenko. Vero, Filaret ora dice che non si farà avanti per le elezioni, pur continuando a chiamarsi patriarca e sperando di avere nella nuova struttura il titolo di "patriarca Onorario di Kiev e di Tutta la Rus'-Ucraina", di essere a capo del suo "sinodo" e di godere di privilegi speciali. Si è anche dichiarato archimandrita della Lavra delle Grotte di Kiev e della Lavra di Pochaev.

Tuttavia, non è incluso nei piani di Costantinopoli. Il loro desiderio è che la "chiesa autocefala" in fase di creazione sia guidata da un nuovo uomo mentre Filaret dovrebbe essere relegato "nel cestino della spazzatura della storia". In effetti, lo hanno riconosciuto non nel grado di patriarca ma semplicemente in dignità gerarchica come "ex di Kiev". È stato raggiunto un accordo tra il presidente Poroshenko e il patriarca Bartolomeo, secondo il quale Filaret sarà cancellato come spazzatura. Ma 'l'episcopato' della giurisdizione di Filaret concorderà con tale sviluppo? Neanche questa è una cosa sicura.

Tuttavia, se il "concilio di unione" avrà luogo, chi sarà in grado di dirigere la nuova struttura?

Diversi nomi sono stati presi in considerazione e discussi. Il metropolita Simeon di Vinnitsa è già stato invitato a dirigerla poiché è l'unico vescovo che ha partecipato al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa ucraina, ma che si è rifiutato di firmare la dichiarazione del Concilio.

Per Costantinopoli, sarebbe naturalmente importante che la struttura fosse diretta da un vescovo canonico, non da qualcuno degli scismatici. Secondo Costantinopoli, ciò darà alla nuova struttura una maggiore legittimità. Ecco perché è una possibilità molto esigua che la struttura sia guidata da qualcuno dell'episcopato di Filaret. Piuttosto, potrebbe essere guidata da uno dei due "esarchi" di Costantinopoli – il vescovo Daniel (Zelinskij) o l'arcivescovo Job (Getcha), che recentemente è stato sempre più attivo nel campo ucraino.

L'Arcivescovo Job ha fatto una figura ben magra a Parigi, dove è stato per un breve periodo a capo dell'Arcidiocesi delle parrocchie russe del Patriarcato di Costantinopoli. Come risultato di un acuto conflitto interno causato in quella struttura dopo il suo incarico, Costantinopoli ha dovuto rimuoverlo ricordarlo. Forsee, ora vogliono metterlo alla prova in un altro campo.

Qual è la reazione delle Chiese ortodosse locali allo sviluppo e quale reazione si aspetta se all'Ucraina venisse concesso un Tomos di autocefalia?

Innanzi tutto, farò notare che nessuna delle Chiese ortodosse locali si è espressa a sostegno delle azioni del patriarca Bartolomeo nonostante gli sforzi compiuti a tale riguardo, incluso un giro delle Chiese ortodosse fatto dai suoi rappresentanti. Ora egli agisce in piena solitudine e sottolinea anche che non ha bisogno dell'approvazione delle altre Chiese locali. Se prima il patriarca di Costantinopoli agiva come coordinatore di tutto il pleroma ortodosso per conto delle Chiese locali, ora non vediamo nulla del genere. Dal Fanar vengono solo dichiarazioni su alcuni poteri speciali del patriarca di Costantinopoli, che presumibilmente gli permettono di prendere decisioni unilaterali.

Un certo numero di Chiese locali ha fatto appelli al patriarca Bartolomeo perché abbandoni questa posizione. Altre Chiese hanno adottato un atteggiamento di attesa e non fanno dichiarazioni. Altre ancora credono che il problema dovrebbe essere risolto nel dialogo tra Costantinopoli e Mosca. Tuttavia, oggi non esiste un tale dialogo: c'è un monologo di Costantinopoli.

Per noi è evidente oggi: i problemi importanti come la concessione dell'autocefalia non possono essere risolti unicamente da Costantinopoli, anche se sono esistiti precedenti simili in passato. Nella fase di preparazione di un Concilio pan-ortodosso, è stato raggiunto un accordo fondamentale che d'ora in poi la concessione dell'autocefalia dovrebbe essere concordata da tutte le Chiese locali. Anche se questo accordo non è stato finalizzato, e non è stato presentato al Concilio di Creta, il fatto stesso del consenso inter-ortodosso su questo argomento è evidente e indubbio.

Insieme al consenso pan-ortodosso, le basi solide dell'autocefalia dovrebbero includere una ferma unanimità su questo tema dell'episcopato, del clero e del popolo credente di un determinato paese. Oggi non esiste tale unanimità. Uno scisma profondo non può essere guarito solo attraverso la sua legittimazione. Ciò significa che la cosiddetta chiesa autocefala in Ucraina – anche se creata da un Tomos del patriarca Bartolomeo e sostenuta da un editto del presidente Poroshenko e da un decreto della Rada Suprema – sarà una casa costruita non su solide fondamenta ma sulla sabbia. E sperimenterà ciò che disse il Salvatore: "E scese la pioggia, e arrivarono le inondazioni, e soffiarono i venti, e percossero quella casa, che cadde: e grande fu la sua caduta". (Mt 6,27)

Per quanto riguarda la Chiesa canonica ucraina, crediamo che "le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa" (Mt 16,18). Il Signore ricompenserà i suoi vescovi, il clero e il popolo fedele per la loro ferma e coraggiosa posizione a salvaguardia dell'ordine canonico. La Chiesa ortodossa ucraina oggi è una Chiesa di confessori che lotta "contro la carne e il sangue, ma contro i principati, contro i poteri, contro i governanti delle tenebre di questo mondo, contro la malvagità spirituale negli alti luoghi" (Ef 6,12). E da questa lotta uscirà sicuramente vittoriosa.

 
Intervista di Tudor Petcu a Bertrand Vergely

Come ha incontrato l'Ortodossia?

Non ho incontrato l'Ortodossia, nel senso che non sono andato da lei. È lei che venuta da me, e mi è stata offerta. Mia madre era svizzera. Nel 1945, volendo conoscere la cultura francese, lasciò la Svizzera per andare in Francia. Lì, oltre a incontrare la cultura francese, ha incontrato la cultura russa e, con essa, l'Ortodossia. Questo incontro ha avuto luogo in tre fasi. Ha incontrato per la prima volta un francese, Geoffroy de Souzenelle, marito di Annick de Souzenelle, una delle grandi figure del pensiero ortodosso contemporaneo attraverso la sua lettura della Bibbia. Geoffroy si era convertito all'Ortodossia dopo l'incontro con un prete ortodosso, Evgraph Kovalevskij, durante la seconda guerra mondiale, in un campo di prigionia. Fu Geoffroy che per primo rivelò a mia madre l'esistenza dell'Ortodossia. Inoltre, mia madre incontrò padre Evgraph. In particolare, frequentò le lezioni a Parigi in Boulevard Blanqui, dove questi aveva fondato una parrocchia. Questo insegnamento ha fatto una grande impressione su di lei, facendole scoprire il carattere visionario dell'ortodossia. Infine, terzo incontro: quello di padre Sofronij. Discepolo dello starets Siluan, il padre Sofronij aveva vissuto vicino a lui nel monastero di san Panteleimon sul Monte Athos. Dopo la morte dello starets Siloan, preoccupato per i problemi di salute dopo una lunga ascesi in una grotta, padre Sofronij aveva lasciato il Monte Athos per farsi operare in Francia. Vivendo in una cantina a Saint Genevieve des Bois, il suo piano era di fondare un monastero in Inghilterra. Lo fece creando The Old Rectory vicino a Maldon nell'Essex. Per la sua alta spiritualità, padre Sofronij fu determinante nella conversione di mia madre all'Ortodossia, cosa che avvenne nel 1958. C'ero anch'io con lei, e fui cresimato all'età di sei anni. Oggi è normale sentire da alcune persone che non vogliono battezzare i propri figli per lasciare loro la libertà di scegliere la religione che desiderano. Facendomi ritornare all'Ortodossia, mia madre non ha limitato la mia libertà. L'ha aumentata: quest'ingresso "con la forza", se osiamo dire così, nella Chiesa, mi ha insegnato molto da giovane che la spiritualità è parte della vita. Essere liberi per me non ha quindi significato scegliere una religione come quella ortodossa, ma incontrare attraverso di essa una vita profonda e bella. Ho scoperto molto più tardi che non è perché uno è ortodosso che è esentato dalla conversione all'Ortodossia. Me ne accorgo ora. Quando siamo ortodossi? Quando viviamo con tutto il nostro essere dalla testa ai piedi. Quando è così, è l'Ortodossia che si fa a nostra misura, come il Cristo pantocratore che abbraccia tutto. Da qualche tempo sento sempre più ogni giorno l'intensa necessità di dover vivere così con tutto il mio essere. In questo senso, credo di essere in un processo di conversione all'Ortodossia.

Quale motivo l'ha portato a convertirsi?

Quando ero piccolo, era la bellezza e l'intensità della vita liturgica che mi ha portato alla conversione. Ho iniziato a pregare molto presto, e sono diventato un bambino nel cuore. Quando siamo bambini e preghiamo o siamo figli del cuore, entriamo in contatto con il mistero della persona. Possiamo essere bambini, sentiamo questo mistero. Per questo vogliamo andare da lui. Da bambino, ti senti autorizzato a partecipare alla vita spirituale. Oggi, ciò che mi porta a convertirmi risiede nella meraviglia. La vita è infinitamente più profonda di quanto immaginiamo. Mi converto ogni volta che mi sento piccolo di fronte all'immenso, ignorante di fronte al genio dell'esistenza. Quando, nell'esistenza, sentiamo di vivere un'esistenza più grande, e quando, cosa ancor più importante, sentiamo che questa esistenza più grande ci fa esistere di più, ci apriamo a Dio, Dio appare come questa vita che, nella nostra vita, rende la nostra vita più viva. L'intellighenzia occidentale che è diventata atea vede Dio come un ostacolo alla vita. Come dice Sartre, "se Dio esiste non posso essere libero". La mia sensazione è esattamente l'opposto. Appena Dio esiste, io comincio ad esistere. Il fatto che esista mi fa esistere. Per l'intellettuale occidentale, l'esistenza nella sua nudità, nella sua durezza, è la prova che Dio non esiste. È il segno che l'uomo è abbandonato, nella "derelizione", come dice Heidegger al quale dobbiamo questa riflessione. Per quanto mi riguarda, l'esistenza nella sua nudità e nella sua amarezza è il segno che siamo poca cosa, non perché non c'è nulla, ma perché siamo poca cosa paragonati all'ineffabile bellezza della vita divina. Io mi sento vicino a questo fatto della teologia apofatica che è alla base della visione ortodossa dell'esistenza. Mi sento anche vicino a Meister Eckart e al suo pensiero sul nulla mistico. La gloria della croce è il cuore del mistero di Cristo. Quando ci si sente piccoli di fronte all'immenso, ci si trova nella gloria della croce. La croce consiste nel sentirsi piccoli. La gloria consiste nel sentir vivere l'immenso attraverso il piccolo. I grandi santi della tradizione ortodossa spiegano che vivere consiste nel convertirsi in permanenza. È esattamente così. Vivere significa convertire in permanenza tutto ciò che fai nell'immensità. Avere uno sguardo ampio, generoso e amorevole sull'esistenza. Non essere mediocre. Essere in questo senso "reali" facendo dell'esistenza un regno. Diventare un signore come Cristo che è il Signore. Elevare il livello dell'esistenza e della coscienza dell'esistenza. Nobilitarlo. La conversione significa tutto questo.

In che modo l'Ortodossia ha cambiato la sua coscienza e la sua vita?

L'Ortodossia ha cambiato la mia vita e la cambia ogni giorno facendomi vivere con il cuore. Il cuore è in noi l'organo dell'equilibrio che regola l'invio del sangue nel corpo e quindi il suo rinnovamento, ricevendo il sangue ossigenato e restituendo il sangue deossigenato. È ciò che permette alla vita di rinnovarsi e di respirare in ogni momento. È anche un organo affettivo, morale e spirituale. Vivere con il cuore consiste nel ritornare a se stessi facendo vivere la vita così com'è per il fatto di sentirla. Quando è così, l'uomo estraneo e duro, l'uomo che non vuole la vita ma il potere sulla vita, è distrutto, e l'uomo autentico prende il suo posto. L'uomo è quindi rinnovato. Chi non respirava, comincia a respirare. Nasce alla vita. L'Ortodossia che mi invita a vivere con il cuore corrisponde a questa nascita che cambia la mia vita ogni volta che vivo con il cuore. Sorprendentemente, le cose non si fermano qui. Quando viviamo nel cuore rientrando noi stessi, non siamo semplicemente noi che ci mettiamo a nascere. Si mettono a nascere allo stesso modo anche il mondo, gli uomini. In tutte le cose, in ogni essere si trova una scintilla di bellezza divina. Vivendo con il cuore, la vediamo. O meglio, la facciamo vivere. La rendiamo viva. Questo è ciò che è chiamato bontà. Ne L'idiota di Dostoevskij, Myškin è un'immagine di questa bontà. Quando considera gli uomini, ciò che vede in loro non è il male. È soprattutto la bontà. E se gli uomini fanno del male, ciò che vede è il dolore della vita immolata dal male. Non è la malvagità degli uomini. Il principe Myškin è l'espressione vivente di ciò che è una profonda coscienza ortodossa. Quando l'Ortodossia cambia la mia coscienza, produce lo stesso effetto. Non solo fa vivere l'uomo autentico che è in grado di vivere in me, ma in ogni cosa, in ogni essere, mi fa vedere la scintilla della vita divina che vi si trova. Infine, la vita ortodossa ti porta ancora più in là. Quando parla di Dio, Pascal prende questa immagine direttamente dal Libro dei ventiquattro filosofi: un cerchio il cui centro è ovunque e la circonferenza non è in nessun luogo. Dio è abbagliante. Quando sgorga, sgorga come una pioggia divina, una nuvola divina, una conflagrazione divina. Non sgorga in un punto alla volta. Sgorga incessantemente, dappertutto, essendo dell'ordine di ciò che i fisici chiamano un plurale in contrapposizione all'universo. Dio è una pioggia divina. Nel buddhismo, questa visione dell'esistenza corrisponde allo sguardo dei liberatori viventi che non sono più bloccati nello spazio-tempo soggetto alla dualità. Non c'è più qui o ora, perché non c'è un qui opposto a un là, un ora contrario a un ieri o a un domani. Dio è in tutto lo spazio e il tempo. Questa è la libertà assoluta che è il respiro assoluto. Nulla è più alto o più grande di questa coscienza quando essa appare, niente è più libero o pieno di respiro creativo. Quando, grazie all'Ortodossia, alla vita liturgica, alla preghiera mi apro a Cristo pantocratore che abbraccia tutto nell'amore infinito, per un millesimo di secondo, a volte giungo a toccare questo mistero assoluto e grandioso. Lì, posso dire che per una quarta volta, sto facendo un'esperienza di coscienza, la coscienza che non è più un respiro fisico, un respiro dell'uomo autentico, un soffio di vita vivente, ma un respiro di un altro ordine, di un ordine propriamente fondamentale, ontologico.

Qual è la bellezza spirituale dell'Ortodossia?

La bellezza dell'ortodossia consiste nel rispettare tutte le bellezze che si trovano nell'esistenza portandole ancora più lontano. La prima bellezza è la bellezza carnale. Quella del mondo. Quella delle donne per l'uomo come me. La bellezza spirituale dell'Ortodossia consiste nel rispettare questo impulso carnale conferendogli nobiltà e profondità. La bellezza cosmica è un'apertura a Dio. Il piacere di sentirsi vivi nel proprio corpo, nel corpo vivente del mondo, è un'apertura alla vita divina. Dio che va oltre ogni cosa si esprime attraverso la bellezza che, nella materia, va oltre la materia, aggiungendo bellezza ad essa. La bellezza delle donne è un altro grande mistero. Questa bellezza obbliga l'uomo a diventare delicato, attento, nobile. Altrimenti, quando l'uomo rimane in un eros primitivo, evapora. Fugge. Si dissolve. Svanisce. Si rompe. In questo senso, l'eros è una pedagogia di Cristo, il maestro delle mutazioni e delle trasformazioni. La bellezza cosmica è una bellezza statica. La bellezza dell'eros è una bellezza dinamica. Se l'Ortodossia magnifica la bellezza cosmica come un'apertura metafisica dell'intelligenza umana a Dio attraverso l'approccio poetico del mondo, magnifica ancora di più la bellezza dell'eros trasfigurata nella bellezza dell'incontro tra l'uomo e la donna e nell'elevazione del desiderio grazie a questo incontro. C'è anche la bellezza dell'intelligenza. Il mondo, sia fisico che biologico, è organizzato. C'è una grande bellezza nel fatto di veder apparire quest'organizzazione. Questa bellezza sta nella transizione da un mondo chiuso a un mondo aperto. Sembra un'aurora, quando le prime luci dell'alba appaiono nella notte. Il mondo che si illumina è come la vita spirituale, che è anch'essa uno splendore che giunge dalle profondità della notte. Ne siamo sequestrati. La notte è vinta. Non è l'ultima parola della notte. Assomiglia alla risurrezione, dove la morte non è l'ultima parola della vita. Il mondo, la vita, l'uomo, sono collegati a una luce ineffabile. Solo che non lo sanno ancora, o non lo sanno più. Quando il mondo, la vita e l'uomo si collegano a questa bellezza, quando si armonizzano con essa, scoprendo questa armonia superiore, scopriamo una strana bellezza. Una bellezza di tipo superiore. Questa bellezza è ancora più grande quando ha a che fare con la bellezza morale. Quindi il requisito della serietà che è alla base della moralità si apre su un'umanità superiore. Quando è così, l'umanità non è solo armoniosa. È straordinariamente armoniosa. La caratteristica di una vita simile è che tutto ciò che tocca diventa bello. Tutto si carica di armonia spirituale. Infine, c'è la bellezza di tutte le bellezze. Quella che dà una risposta a tutto illuminando le ragioni della nostra presenza nel mondo. Si tratta della gloria. È bello dire a qualcuno che essa esiste. Aiuta a capire l'amore di Dio per il mondo e per gli uomini. Agli occhi di Dio è bello che il mondo e gli uomini esistano. Quando la bellezza si rivela essere una bellezza non solo bella ma più bella che bella, non si è più nella bellezza ma nella gloria. L'Ortodossia, che significa giusta lode, è la vita illuminata dalla gloria divina che loda questa gloria. Da qui il termine orto-doxia, giusta lode, giusta gloria, pienezza di gloria, vita secondo la gloria.

Qual è il suo tesoro?

Il tesoro dell'Ortodossia sta nell'essere una visione non banale non solo dell'ortodossia ma dell'esistenza. Questa visione non banale è espressa dalla teologia apofatica e, dietro di essa, dalla visione antinomica. Quando Dionigi l'Areopagita spiega che Dio si conosce non conoscendolo, non esprime una negazione della conoscenza, ma un'intensa relazione con la conoscenza. "Dio è così vivo che dire che è vivo è poco", dice. La vera conoscenza è una conoscenza intensa e una conoscenza intensa è una vita intensa. Viceversa, la vita intensa è una conoscenza intensa e la conoscenza intensa è conoscenza. Il tesoro dell'Ortodossia è lì. In questo modo di conoscere la vita che fa che nulla sia banale. Nulla è decisamente conformista. Nulla è pigro. Tutto è estremamente originale. Tutto ha a che fare con l'avvenire. L'amore divino è ciò che dà l'avvenire a tutto. Le antinomie della conoscenza apofatica ci permettono di rientrare nell'amore divino. Nicolas Berdjaev ha scritto un intero libro per dimostrare che la vera moralità è creativa e che la vera moralità creativa si trova in Cristo. Per arrivare a questa bellissima idea, ha usato il paradosso e con esso l'antinomia, spiegando che la vera moralità è una questione di libertà, di soggettività, quindi di non-morale e non-legge nel senso ordinario e banale. Questa visione delle cose esprime bene il tesoro dell'Ortodossia. Una visione totalmente libera di Dio, dell'uomo e della morale perché una visione di Dio, dell'uomo e della morale parte dall'interno, dalla persona, dalla sua bellezza, dalla sua nobiltà.

Molte personalità ortodosse sono conosciute e riconosciute. Come si può far scoprire l'Ortodossia in Occidente?

Quando l'Ortodossia si fa riconoscere, lo fa sempre in un modo singolare e originale, a partire da persone singolari e originali che creano intorno a loro un contagio positivo. "Lasciate che un uomo si elevi e centinaia si eleveranno dietro di lui", dice san Serafino di Sarov. Dove ci sono i santi, c'è l'Ortodossia. Quando uomini e donne si santificano, l'Ortodossia progredisce. L'ortodossia non si misura a partire dalla quantità degli ortodossi ma a partire dalla loro qualità. Una cosa oggettiva aiuta in ogni caso: la costanza della vita liturgica e la sua bellezza. Il fatto che giorno e notte uomini e donne preghino è essenziale. Quando c'è una tale preghiera c'è una base su cui avere un fondamento. Questo è ciò che ritorna nel mondo: solidità spirituale e morale. La bellezza non è pensare alla Chiesa in modo politico. Non è adottare una postura pubblicitaria che fa progredire la Chiesa. È adottare un atteggiamento interiore che fa vivere profondamente i cuori. Infine, non dobbiamo trascurare il pensiero e, dietro ad esso, l'insegnamento della Chiesa, il suo alto insegnamento. Il mondo ha bisogno di essere nutrito. Ha bisogno di essere felice. Spesso è nutrito e reso felice dall'esterno. Deve essere nutrito dall'interno. Il cristianesimo è spesso paragonato all'amore del prossimo. Il prossimo non è tutto il mondo. Nella parabola del buon samaritano, è il samaritano. Lui è l'unico che ama. Bisogna amare ciò che salva. Non ci piace sempre ciò che salva. L'Ortodossia è imparare ad amare ciò che salva. È grazie a questo che si fa conoscere.

Qual è la visione ortodossa della redenzione dell'uomo?

Redenzione significa ritorno, restaurazione, a seguito di un'inversione. La redenzione è spesso intesa come riscatto delle colpe attraverso la sofferenza. Questa visione legale della redenzione non riflette il suo mistero ontologico. La società mette in carcere i prigionieri che le pagano il loro debito scontando una pena detentiva. Non è questo il motivo per cui hanno una conversione del cuore. L'uomo è un re; solo, è un re che ha perso il suo regno. La redenzione consiste nel trovare il reale significato dell'esistenza. "Cerca il regno dei cieli, e tutto il resto ti sarà dato in aggiunta", dice Cristo. Ne La libertà della morale Christos Yannaras cita le parole di san Macario: "Ricorda che sei di stirpe reale". Meister Eckart parla del cuore dell'uomo chiamandolo "uomo nobile". Ritrovare la dimensione reale della vita, ritrovare l'uomo nobile che si ha in sé, andare nel regno dei cieli, questo è ciò che significa la redenzione. Dio non vuole che l'uomo sia solo un uomo. Vuole che l'uomo sia un re. L'uomo è un re quando è un re come Cristo, che è il re per eccellenza, il re dei re, per la sua umiltà, per il suo amore, per la Parola che vive in lui. Gli uomini sognano un regno esterno in questo mondo. Essi secolarizzano, laicizzano il regno rendendolo un regno non spirituale. Dio vuole un regno spirituale per l'uomo: la vita eterna è la forma eterna di una vita spirituale e non di una vita banale.

Quando qualcuno vuole scoprire l'Ortodossia, che cosa gli dice?

Non dico nulla. Ascolto. La conversione è una questione personale, diversa da persona a persona. Ci sono conversioni che possono essere sbagliate. Ci sono conversioni autentiche. Potrebbe essere necessario consigliare a qualcuno di non diventare ortodosso. Potremmo dover dire il contrario. Non si diventa monaci solo rifiutando il mondo. Non si diventa ortodossi solo con il rifiuto di altre religioni o altre filosofie. Si diventa monaci per amore e grazia. Si diventa ortodossi per amore e grazia.

Quali personalità romene conosce?

Conosco il metropolita Iosif per averlo incontrato diverse volte. Mi impressiona con la sua umiltà, la sua bontà, il suo carisma, la sua radiosità. È un vescovo ammirevole che svolge un lavoro ammirevole nella società francese odierna per i romeni e per i francesi. È un grande uomo di chiesa.

 
Un monaco di Sija sulla questione degli Startsy

Alcuni anni fa, un nostro corrispondente e amico in ricerca spirituale ha scritto al sito del monastero ortodosso di Sija (nella foto), nella Russia settentrionale, chiedendo lumi sulla ricerca di un maestro spirituale, uno “Starets” (anziano monastico). Uno dei monaci del monastero, che si firma sotto lo pseudonimo di monaco Antonio, gli ha scritto un paio di lettere molto serie e molto sobrie, che confermano una genuina spiritualità monastica ortodossa. Le lettere si trovano sul sito del monastero di Sija, ma le riproduciamo con alcune correzioni stilistiche anche nella sezione “Ortoprassi” dei nostri documenti. Le lettere del monaco Antonio costituiscono un’interessante riflessione sui rischi di una ricerca spirituale volitiva e impreparata.

 
Attraverso lo specchio: "l'aggressore" russo invita la squadra paralimpica dell'Ucraina ad allenarsi in Crimea

A volte quando guardo l'Ucraina ho la sensazione che il mio paese sia scivolato attraverso lo specchio di Alice.

I liberatori sono diventati "colonizzatori" e gli assassini di bambini sono diventati eroi.

Criminali condannati e schizofrenici diagnosticati servono nella polizia.

I "guerrieri della luce" stanno bombardando donne e bambini, mentre i "terroristi" ricostruiscono le scuole.

Il governo che parla di libertà di parola e di dignità imprigiona i giornalisti che osano parlare.

Le sanzioni contro gli altri fanno male solo a noi stessi.

Anche il "paese aggressore" e "occupante" sta facendo tutto al contrario!

Putin ha recentemente invitato la squadra paralimpica ucraina ad addestrarsi in Crimea... qualcosa non quadra... ho letto molta della nostra stampa ucraina e da questa so che in Crimea finisci quasi certamente in carcere o anche fucilato per aver mostrato qualsiasi segno di ucrainismo... potrebbe essere che i media ucraini stiano mentendo a noi e al mondo?

Ma per essere onesti sono stupito da quanto la Russia e la sua leadership si siano comportati in modo calmo per tutto questo tempo. Hanno davvero agito come un fratello saggio o come un genitore.

L'Ucraina, come una ragazza adolescente con gli ormoni in subbuglio, corre per tutta la casa, prendendo i muri a testate e facendosi male, e urlando "Vi odio! Avete rovinato la mia vita! Se solo fossi nata in una famiglia diversa sarei felice! Siete dei mostri!"

Il genitore si limita a stare in silenzio, guardando sua figlia con la tristezza negli occhi, e poi, quando l'adolescente si addormenta, entra nella stanza della figlia e la copre con una coperta in più, in modo che non prenda freddo di notte. Il genitore sa che gli ormoni adolescenziali passeranno, ma la parentela è per sempre.

Amici, la Russia avrebbe potuto spazzare via l'Ucraina dalle mappe molto tempo fa, se lo avesse voluto.

La Russia avrebbe potuto deportare in un colpo tutti i milioni di ucraini che vivono e lavorano in Russia, e provocare un collasso sociale in Ucraina.

La Russia avrebbe davvero potuto inviare truppe in e distruggere l'esercito ucraino, come sta facendo ora con l'ISIS.

La Russia potrebbe chiudere le imprese di proprietà ucraina come la fabbrica Roshen di Poroshenko a Lipetsk.

La Russia potrebbe semplicemente chiudere i suoi mercati ai beni ucraini e far collassare la nostra economia (Per la perdita del piccolo mercato della Crimea innumerevoli imprese ucraine stanno soffrendo – immaginare che caos potrebbe infliggere la Russia sulla nostra economia, se escludesse completamente le nostre merci dal proprio paese)

Ma "l'occupante" non sta facendo niente di tutto ciò. "L'aggressore" sta invece dando sconti all'Ucraina sul gas, ci rifornisce di energia elettrica e ha preso un milione di profughi ucraini.

Nelle parole del grande filosofo Winnie the Pooh, "Questo è il tipo sbagliato di api!" Abbiamo un aggressore molto strano e di tipo sbagliato che ci aiuta invece di farci del male.

Onestamente, l'Ucraina è davvero scivolata attraverso lo specchio di Alice!

 
La ROCOR e i filaretisti: l'analogia è appropriata?

il metropolita Simeon non è contrario alla legalizzazione del patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina da parte del Fanar

Uno degli argomenti con cui il metropolita Simeon ha rifiutato di firmare le decisioni del Concilio episcopale, è il suo disaccordo con il fatto che lo scisma non può essere superato con la "legalizzazione".

Commentando il rifiuto di firmare le decisioni del Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Simeon di Vinnitsa e Bar ha dichiarato di essere in disaccordo con la clausola che afferma: "La storia della Chiesa ortodossa non conosce casi in cui uno scisma sia stato superato semplicemente legalizzandolo. Avendo preso una tale decisione anti-canonica, avendo riconosciuto gli scismatici nei loro ordini esistenti, il Patriarcato di Costantinopoli, secondo le regole della Chiesa, ha intrapreso esso stesso la via dello scisma".

Commentando la sua posizione, vladyka Simeon traccia un parallelo storico e fa riferimento all'esperienza di riunificazione tra la Chiesa ortodossa russa e la ROCOR, quando dopo quasi otto decenni lo scisma è stato superato, e ora entrambe le Chiese sono in piena comunione. Tuttavia, i rappresentanti della ROCOR non erano tenuti a pentirsi del peccato di scisma; è stato appena sufficiente per loro concludere "l'atto di comunione canonica". Ora Costantinopoli, dicono i suoi sostenitori, poteva accettare in comunione lo scisma di Filaret, senza chiedere alcun pentimento.

Cosa c'è di sbagliato in quest'analogia? Per dirla in breve: tutto. Dall'inizio alla fine. Ma l'esempio della riunificazione nella stessa Chiesa russa è interessante - precisamente, come esempio di come si guariscono gli scismi quando c'è un grande desiderio di superarli.

Per cominciare, l'evento stesso - la riconciliazione della Chiesa ortodossa russa e della ROCOR - è stato un atto di superamento, non di legalizzazione dello scisma. Di conseguenza, la comunione eucaristica è stata restaurata, non persa.

Le azioni del Fanar hanno guarito lo scisma? Esattamente il contrario: hanno portato solo alla sua espansione. Potremmo parlare di analogia se i seguaci di Filarert, in seguito agli sforzi di Costantinopoli, si riunissero con il mondo ortodosso e, soprattutto, con la Chiesa ortodossa ucraina, dalla quale si sono separati. Allora ciò assomiglierebbe a come la ROCOR si è riunita con la Chiesa ortodossa russa. In questo caso, potremmo chiederci se il ripristino della comunicazione sia stato sufficientmente canonico.

Ma in questo caso, a seguito delle azioni del Fanar, lo scisma non solo è rimasto, ma si è anche approfondito drammaticamente - se non c'era comunione tra la Chiesa ortodossa ucraina e i sostenitori del patriarcato di Kiev prima, ora, oltre a questo, la comunicazione tra la Chiesa ucraina e Costantinopoli è stata distrutta.

Sembra ironico definire questa situazione come "riconciliazione" o "guarigione", termini che si dovrebbero evitare quando si parla di argomenti così seri e tristi. In realtà, il Fanar, senza aver guarito i vecchi scismi, ne ha solo aggiunti di nuovi.

Ma si può ammettere che Costantinopoli abbia almeno tentato di sanare le vecchie divisioni, fallendo sotto la pressione di alcune circostanze insormontabili? Purtroppo, gli sforzi per superare uno scisma, quando si fanno, sembrano molto diversi. La riconciliazione è il risultato del consenso delle parti, e per ottenerlo è necessario parlare con le persone, ascoltare le loro argomentazioni, mostrare pazienza e umiltà e, soprattutto, benevolenza. Ci vuole inevitabilmente un sacco di sforzi e ancora più tempo. Questo è un processo lungo che non può essere cronometrato, per esempio, sulle elezioni di qualcuno.

E il processo di riconciliazione tra la Chiesa ortodossa russa e la ROCOR ha richiesto molto tempo: la gente ha parlato per anni, ha superato le lamentele accumulate e la sfiducia reciproca, ha discusso questioni controverse, ci si è ascoltati l'un l'altro, sono state discusse tutte le condizioni per la futura riconciliazione e il futuro status della ROCOR. Se Costantinopoli volesse lavorare per superare lo scisma, le sue azioni sarebbero completamente diverse, comincerebbero con lunghe e dettagliate consultazioni sia con la Chiesa ortodossa ucraina che con i seguaci di Filaret. Questo è ovvio: se vuoi conciliare due parti, devi parlare con entrambe le parti. È un'operazione lunga e noiosa, ma in caso contrario, non funziona.

È impossibile riconciliare chiunque con la Chiesa ucraina o la Chiesa con chiunque, semplicemente rifiutandosi di parlare. È facile dichiarare che la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non esiste più – questo è ovviamente un modo che non funzion per riconciliare chiunque con essa.

Pertanto, le azioni di Costantinopoli semplicemente non sembrano un tentativo, neppure un tentativo infruttuoso, di sanare lo scisma. A paragone della guarigione effettiva che si è verificata nella storia della ROCOR, questo è particolarmente sorprendente.

Un altro motivo per cui l'analogia qui non funziona è il fatto che la gerarchia della ROCOR, che era in carica al momento della riconciliazione, non era quella del momento dello scisma. L'aveva ereditato dalle generazioni precedenti, e i fedeli che erano alle origini erano da tempo passati nell'eternità. Naturalmente, potremmo notare circostanze e motivi completamente diversi per l'emergere della ROCOR, ma questa è una grande questione a parte. Vale la pena ricordare che il primo ierarca della ROCOR, il metropolita Lavr, non può essere paragonato a Filaret e ai suoi seguaci per l'ovvia ragione che per lo meno il metropolita Lavr non ha iniziato lo scisma: era già nato nelle condizioni dello scisma che era sorto prima.

Tuttavia, il pentimento per la durezza della controversia reciproca c'è stato davvero – il 19 novembre 2003, durante i negoziati, la delegazione della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia "ha chiesto perdono per tutte le osservazioni sprezzanti sul Patriarcato di Mosca". In risposta, il patriarca Alessio II "ha espresso pentimento per quelle parole e azioni che non hanno contribuito alla riconciliazione".

Un'altra differenza sorprendente (forse valeva la pena dirla all'inizio) è che la ROCOR si è riconciliata con quella Chiesa locale, da cui un tempo si era staccata – cioè, avremmo qualche analogia se i seguaci di Filaret si riconciliassero con la Chiesa ortodossa ucraina, guidata dal metropolita Onufrij, dopo lunghi negoziati bilaterali diretti, in cui Costantinopoli (se fosse interessata alla pace ecclesiale) potrebbe svolgere il ruolo di mediatore.

La situazione in cui un'altra Chiesa locale – da cui non è stato generato lo scisma – si mette in mezzo e dichiara i dissidenti canonici e in comunione con se stessa, non assomiglia comunque al caso della ROCOR.

Quindi, la storia della riconciliazione Chiesa ortodossa russa e della ROCOR, che il metropolita Simeon ha sottolineato, è decisamente molto utile da ricordare – per mettere in risalto l'aspetto della vera guarigione dello scisma, e per capire che Costantinopoli, purtroppo, sta facendo di tutto tranne che guarirlo.

 
Le prospettive di un italiano ortodosso sull'Italia

Ci tengo a dirle sin dall'inizio di questo dialogo che per me l'Italia rappresenta la fonte dell'arte e della spiritualità occidentale, prendendo in considerazione il modo in cui la cultura italiana ha arricchito e animato l'Europa. Per questo, la prima mia domanda sarebbe la seguente: che cosa rappresenta per lei l'eredità culturale che ha alle spalle, in altre parole qual è il significato del fatto di essere italiano da un punto di vista spirituale?

Riscoprire la mia eredità culturale sarebbe davvero un bel viaggio interiore, un viaggio che io stesso non ho ancora intrapreso in tutto il suo percorso.

Come le ho detto nella nostra ultima intervista, sono nato e cresciuto a Torino, una città dall’identità culturale abbastanza marcata, ma aperta a integrazioni culturali interregionali (immigrazioni dalla Sardegna fin dagli inizi del XIX secolo, dal Triveneto nella prima metà del XX secolo e dal Sud Italia nella seconda metà) e internazionali (dai più antichi influssi da Francia, Svizzera e Spagna alle diverse immigrazioni recenti da tutto il mondo). Sono cresciuto praticamente bilingue (frequentando il mondo di lingua inglese fin dalla scuola materna) e senza una forte identificazione con il cattolicesimo romano (un tratto che ho in comune con la maggioranza degli italiani della mia età), e il mio essere italiano non è mai stato molto “caricato” dal patriottismo. In parte lo scarso patriottismo si spiega con la storia recente: sono nato in un dopoguerra in cui l’identità italiana era fortemente moderata dalla riflessione sui frutti negativi della disastrosa esperienza del fascismo, ma nel mio caso ci sono state anche interazioni con identità interne ed esterne alla cultura italiana. Per legami di famiglia sono molto vicino al mondo di lingua piemontese (una lingua regionale che capisco e che leggo con un certo diletto), e per esperienze di contatti e di legami ho potuto esplorare diverse lingue, culture e religioni senza neppure la necessità di muovermi dalla mia città (e quindi, senza mai sentire la mia identità di italiano minacciata o sfidata in alcun modo). Perciò, il fatto di essere italiano non mi ha mai particolarmente motivato nelle mie scelte. Credo che questo abbia un certo peso nella mia vita all’interno della Chiesa ortodossa, dove per ragioni storiche l’identificazione etnica è stata causa di fin troppi problemi.

Crede che Leonardo Da Vinci rappresenti il cuore dell'arte e della spiritualità italiana? Partendo da questa domanda, mi piacerebbe anche sapere come lei intende alla luce dell'iconografia ortodossa il messaggio artistico di Leonardo Da Vinci?

Ritengo che Leonardo da Vinci sia molto vicino al cuore dell’uomo del Rinascimento italiano, ma vorrei evitare le identificazioni dell’arte (e soprattutto della spiritualità!) italiana con il mero ideale dell’uomo rinascimentale. Riconosco che il Rinascimento italiano rappresenta una reazione al mondo cattolico romano del basso Medioevo, ma come ortodosso riconosco che anche quel mondo cattolico romano era una reazione dovuta all’allontanamento dall’Ortodossia, e non sempre una reazione a una reazione ci riporta al punto di partenza. La vita di Leonardo (come tutte le vite dei personaggi veramente geniali) ha molto da insegnarci, ma non deve essere necessariamente armonizzata con i principi fondamentali di certe conoscenze alle quali non ha dato contributi significativi. La sua pittura, per esempio, non ha mai preteso di essere arte sacra, e pertanto non ritengo necessario studiarla alla luce dell’iconografia ortodossa.

Lei mi ha parlato due anni fa delle ragioni per cui ha scelto la conversione all'Ortodossia, ma ora le chiederei di dirmi e spiegarmi come definirebbe la sua identità italiana da quando è diventato ortodosso. Si potrebbe dire che diventando ortodosso, lei sia tornato alle vere origini spirituali italiane?

Come ho appena detto, la mia identità italiana non è mai stata particolarmente sentita né particolarmente minacciata nel corso della mia vita. Perciò, nell’ingresso nella Chiesa ortodossa mi sono ritrovato a preoccuparmi principalmente della mia identità umana.

Ritengo pericoloso giocare con affiliazioni identitarie per giustificare il proprio essere cristiani ortodossi, ancor più quando queste identità rimangono a livello ideale, come nel caso di un’Ortodossia italiana. Chi non si accontenta di considerare l’Ortodossia italiana come un ideale che non esiste più da secoli, e che oggi rimane tutt’al più un’indicazione per il futuro (un po’ come il concetto della Santa Rus’ per le persone di cultura russa), corre un serio rischio di disincarnarsi dalla realtà (e questo non è un buon comportamento per i seguaci del Dio incarnato) o ancor peggio di rifugiarsi in altre culture ortodosse storiche come se fossero queste, e non Cristo, a salvarci: ho purtroppo visto alcuni miei confratelli italiani “grecizzarsi” o “russificarsi” a livelli che trovo francamente demenziali, e ritengo che queste crisi di identità – pur vissute come sacrifici alla causa dell’Ortodossia – le rendano in realtà un pessimo servizio.

Visto il fatto che lei è un sacerdote ortodosso italiano, mentre l'Italia è un paese cattolico nella sua maggioranza, l'unico paese del mondo che confini fisicamente con la Città del Vaticano, come intende lei l'identità spirituale dell'Italia contemporanea? Crede che nel frattempo l'Italia abbia smarrito una certa autenticità spirituale e se sì, come potrebbe recuperarla?

Riguardo al confine fisico, vorrei premettere che la stessa Città del Vaticano è una creazione di compromesso imposta da un’Italia rivoluzionaria e fondamentalmente anti-cattolica. Se nell’Italia degli ultimi due secoli ci fosse stata davvero una maggioranza cattolica, questa non avrebbe mai permesso la distruzione definitiva di uno stato che – pur in un modo alquanto singolare – pretendeva di incarnare un ideale teocratico cristiano. La pretesa che l’Italia sia un paese cattolico mi ricorda un po’ la “corte” di Napoleone all’Isola d’Elba, certamente più sviluppata e rappresentativa della successiva “corte” a Sant’Elena, ma troppo ripiegata su se stessa nel sognare il precedente impero napoleonico. Di conseguenza, sì, ritengo senza dubbio che l’Italia abbia smarrito la sua autenticità spirituale, ma il processo è troppo lungo e radicato per avere una soluzione facile da proporre. Le rivoluzioni dell’ultimo millennio sono state tutte a modo loro anti-cristiane, da quella germanico-carolingia che recise i legami con l’Ortodossia a quella protestante che affossò il senso dell’appartenenza ecclesiale, dal movimento rinascimentale che riportò in luce fermenti di paganesimo, a quello illuminista che negò valore a ogni fondamento spirituale, dalle moderne rivoluzioni nazionaliste (come i regimi fascisti) a quelle internazionaliste (come i regimi comunisti).

Pretendere a questo punto di offrire dei rimedi potrebbe sembrare arrogante da parte mia, perciò mi limito a indicare alcune direzioni che possiamo prendere: studiare le immense ricchezze del patrimonio cristiano del primo millennio (grazie a Dio ne restano molte), vedere come il mondo ortodosso ha saputo mantenere e integrare tali ricchezze sino a oggi, capire che questa è una porta ancora aperta e transitabile da chiunque.

In questo momento vorrei farle una domanda molto semplice ma abbastanza importante nel mio approccio di scoprire e conoscere meglio la sua personalità spirituale: quali sono per lei i tesori più importanti della spiritualità italiana?

Ci sono due caratteristiche che tutto il mondo riconosce come molto “italiane”: l’arte di arrangiarsi e il menefreghismo. Comprendo che sia un po’ azzardato parlare di queste caratteristiche come “tesori di spiritualità”, ma spero che potremo vederle alla luce della capacità umana di trarre il meglio da ogni aspetto del nostro carattere. La capacità di arrangiarsi, che potrebbe facilmente degenerare in egoismo, è alla base il riconoscimento che Dio ci vuole partecipi del suo disegno creativo. Qui si possono davvero recuperare i migliori aspetti di Leonardo da Vinci e dei geni del Rinascimento che tutto il mondo invidia all’Italia. Il menefreghismo, che potrebbe facilmente degenerare in indifferenza per il prossimo, è alla base la capacità di non dare troppa importanza a se stessi. Curiosamente, è un tratto che gli italiani hanno in comune con i russi: la versione russa del termine (пофигизм, pofighizm) indica una simile noncuranza ed è allo stesso modo di difficile traduzione. A mio parere, chi sa farsi attivamente sub-creatore nei disegni di Dio, e allo stesso tempo sa mantenere un sano distacco dal proprio autocompiacimento, non è lontano dal regno dei cieli...

 
Un confronto tra Evgenios Voulgaris e Voltaire

Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti il resoconto di un dibattito che non ha avuto molta eco nella storia degli incontri interculturali, ma forse meriterebbe un poco d’attenzione in più: lo scambio di opinioni, avvenuto a Lipsia nel 1772, tra l’arcivescovo Evgenios Voulgaris e Voltaire, i due più grandi “dotti” dell’Ortodossia e dell’illuminismo nel XVIII secolo. Le due concezioni (piuttosto antitetiche tra loro) della vita non hanno aspettato i nostri giorni per confrontarsi!

 
FAQ (domande frequenti) sulla controversia della Chiesa ucraina

La recente controversia sulla Chiesa ortodossa in Ucraina è stata oggetto di molta confusione, soprattutto online. Le seguenti domande e risposte tentano di chiarire la confusione un in modo non partigiano, che non prende parte alla disputa.

Saranno fatti aggiornamenti ogni volta che nuove informazioni verranno alla luce, quindi si prega di controllare periodicamente la pagina originale in inglese.

Chi sono le parti nella controversia in corso e cosa viene contestato?

Le principali parti della controversia sono la Chiesa ortodossa russa (Patriarcato di Mosca), guidata dal patriarca Kirill, e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidato dal patriarca Bartolomeo.

Direttamente coinvolta è la Chiesa ortodossa ucraina autonoma del Patriarcato di Mosca, guidata dal metropolita Onufrij, che governa l'unica presenza ortodossa canonica universalmente riconosciuta in Ucraina.

Il Patriarcato Ecumenico ha portato nella propria comunione almeno due membri del clero scismatico deposto e ha dichiarato la sua intenzione futura di concedere un Tomos (documento ecclesiale ufficiale) di autocefalia (pieno autogoverno) alla Chiesa ortodossa ucraina – sebbene senza affermare a chi esattamente sarebbe concesso il Tomos. Entrambe queste azioni sono state esplicitamente respinte da Mosca (inclusa la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca) e sono state l'occasione di una interruzione della comunione tra Patriarcato di Mosca e Patriarcato Ecumenico.

Il governo ucraino si è espresso con forza a favore delle azioni del Patriarcato Ecumenico e in passato ha trasferito forzatamente delle parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca a fazioni scismatiche. A causa della forte corrente del nazionalismo in Ucraina e a causa dei recenti disordini nell'est dell'Ucraina, si teme che nel mezzo della polemica possa esplodere la violenza, cosa contro cui il Patriarcato Ecumenico ha messo in guardia nella sua dichiarazione di accettazione del clero deposto.

Quali sono le fazioni ortodosse in Ucraina?

La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha un'ampia autonomia, è universalmente riconosciuta all'interno della Chiesa ortodossa ed è guidata dal metropolita Onufrij. Fino a poco tempo fa, il Patriarcato Ecumenico ha esplicitamente riconosciuto la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca come giurisdizione canonica esclusiva in Ucraina. La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha il maggior numero di parrocchie e monasteri.

La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev è guidata da Filaret Denisenko (che è definito "Patriarca di Kiev" dal suo gruppo) ed è nata nel 1992 quando è entrata in scisma dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato di Kiev ha il secondo maggior numero di parrocchie in Ucraina. Ha anche parrocchie fuori dall'Ucraina, incluse parrocchie guidate da sacerdoti fuoriusciti dalle giurisdizioni canoniche ortodosse.

La Chiesa ortodossa autocefala ucraina è guidata da Makarij Maletich (definito "metropolita di Kiev" dal suo gruppo) e ha le sue origini in una spaccatura del 1921 dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, ma è stata sostanzialmente ricostituita nel 1944 e nel 1990. La Chiesa ortodossa autocefala ucraina ha poche parrocchie. Nel 1995, le parrocchie della Chiesa ortodossa autocefala ucraina che esistevano al di fuori dell'Ucraina sono state accolte nel Patriarcato Ecumenico, e all'epoca il Patriarcato Ecumenico assicurò al Patriarcato di Mosca che il suo nuovo gregge della diaspora ucraina non avrebbe aiutato gli scismatici autocefalisti e non avrebbe avuto alcuna comunione con loro.

Tra la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca e il Patriarcato di Kiev ci sono spesso contese su chi abbia il maggior numero di fedeli. La Chiesa ortodossa autocefala ucraina è molto più piccola.

Qual è lo sfondo storico e la base del Patriarcato Ecumenico per le sue azioni in Ucraina?

Storicamente, la metropolia kievana fu fondata dal Patriarcato Ecumenico nel X secolo. La metropolia si trasferì due volte – prima a Vladimir nel 1299 (de jure, ma de facto si trasferì nel 1240 quando Kiev fu saccheggiata dai mongoli), poi a Mosca nel 1325 (dopo diversi trasferimenti tra Vilnius e la Galizia) – evolvendosi nel Patriarcato di Mosca, con una metropolia separata di Kiev, rifondata nel 1458.

Il metropolita di Mosca divenne patriarca di Mosca nel 1589 e alla sua Chiesa fu concessa l'autocefalia.

Nel 1686, il Patriarcato Ecumenico trasferì la responsabilità per l'ordinazione del metropolita di Kiev al patriarca di Mosca, un'azione non contestata né ripudiata dal Patriarcato Ecumenico fino all'attuale controversia.

Il Patriarcato Ecumenico sostiene che non ha mai dato piena giurisdizione sulla metropolia di Kiev a Mosca, ma ha concesso solo temporaneamente al Patriarcato di Mosca il diritto di ordinare il suo metropolita, un'azione che ha revocato nel 2018.

Il Patriarcato di Mosca sostiene che, poiché il Patriarcato Ecumenico non ha rivendicato l'Ucraina per oltre 300 anni, a causa della stretta connessione tra il metropolita di Kyiv e il suo successore a Mosca, e poiché il documento del 1686 non dà alcuna scadenza all'azione, l'Ucraina è stata parte integrante parte del Patriarcato di Mosca fin da allora. Così, il Patriarcato di Mosca invoca antichi canoni ortodossi universali su vescovi che si intromettono in territori canonici che non appartengono a loro, dicendo che il Patriarcato Ecumenico sta interferendo laddove non ha autorità.

Inoltre, fino a poco tempo fa, il Patriarcato Ecumenico generalmente riconosceva la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca come l'unica giurisdizione canonica in Ucraina, indicando così con le sue attuali azioni che ha cambiato il suo punto di vista. Un'eccezione a questo è un commento nel suo Tomos di autocefalia del 1924 alla chiesa polacca, che afferma che l'incorporazione di Kiev a Mosca "in nessun modo si è verificata in base a norme canoniche vincolanti." Ma fino al 2018, non sono stati fatti tentativi per cambiare la disposizione che era persistita per secoli.

Inoltre, il Patriarcato Ecumenico sostiene che l'autocefalia può essere concessa solo dal Patriarcato Ecumenico, un'inversione negli ultimi decenni in cui il Patriarcato Ecumenico ha sostenuto che una concessione di autocefalia richiede l'unanimità pan-ortodossa.

Si veda anche: The Ecumenical Throne and the Church of Ukraine (position paper del Patriarcato Ecumenico)

Quale azione ha intrapreso il Patriarcato Ecumenico per quanto riguarda Filaret Denisenko e Makarij Maletich?

L'11 ottobre 2018, il loro status di chierici è stato dichiarato restaurato dal Patriarcato Ecumenico, un'azione che non è stata riconosciuta da nessun'altra Chiesa ortodossa. Il Patriarcato Ecumenico ha deciso di "Accettare e rivedere le istanze di appello di Filaret Denisenko, Makarij Maletich e dei loro seguaci, che si sono trovati in scisma non per ragioni dogmatiche, in conformità con le prerogative canoniche del patriarca di Costantinopoli di ricevere tali petizioni da parte di gerarchi e altri membri del clero provenienti da tutte le Chiese autocefale. Così, i suddetti sono stati canonicamente reintegrati al loro grado gerarchico o sacerdotale, e i loro fedeli sono stati riportati alla comunione con la Chiesa".

Qual è lo status attuale di Filaret e Makarij?

Entrambi erano ex chierici della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (Filaret come metropolita di Kiev e Makarij come prete) che furono successivamente deposti dagli ordini clericali e ridotti al grado di monaco dal Patriarcato di Mosca dopo essere entrati in scisma dal Patriarcato di Mosca. Entrambi furono successivamente dichiarati patriarca e metropolita (rispettivamente) nei loro gruppi. La loro deposizione negli anni '90 fu esplicitamente riconosciuta dal Patriarcato Ecumenico all'epoca.

Il Patriarcato Ecumenico non ha riconosciuto Filaret come il patriarca di Kiev, ma solo come ex metropolita, e non ha chiarito se considera Makarij un prete o un vescovo (come in seguito è diventato nella Chiesa ortodossa autocefala ucraina), né ha rilasciato una dichiarazione a proposito di molti altri membri del clero presenti nel Patriarcato di Kiev e nella Chiesa ortodossa autocefala ucraina.

Filaret ha detto dopo la sua ricezione da parte del Patriarcato Ecumenico che si considera patriarca di Kiev, passato, presente e futuro. Il 20 ottobre, il sinodo del Patriarcato di Kiev ha rivisto il suo titolo per indicare che è chiamato "patriarca" in Ucraina ma "metropolita" nel trattare con altre chiese (aggiungendo anche una rivendicazione sui monasteri della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca).

Makarij ha continuato ad apparire in paramenti da vescovo.

Qual è stata la risposta del Patriarcato di Mosca al Patriarcato Ecumenico che ha accolto Filaret e Makarij in comunione?

Lunedì 15 ottobre 2018, il Patriarcato di Mosca ha completamente interrotto la comunione con il Patriarcato Ecumenico, vietando al suo clero di concelebrare i servizi ecclesiastici con il clero del Patriarcato Ecumenico e ai suoi laici di ricevere la comunione o qualsiasi ministero sacerdotale dal clero del Patriarcato Ecumenico. La portata di questa sentenza è inusuale in quanto include i laici. (In precedenza, il Patriarcato di Mosca aveva cessato di commemorare il Patriarcato Ecumenico e si era ritirato da qualsiasi organizzazione pan-ortodossa che includesse il Patriarcato Ecumenico).

In che modo ha risposto il Patriarcato Ecumenico alla rottura della comunione da parte del Patriarcato di Mosca?

Non ha ancora risposto, sebbene il suo Esarcato di tradizione russa nell'Europa occidentale (una giurisdizione del Patriarcato Ecumenico risalente al 1921, chiamata "Rue Daru" dall'indirizzo del suo quartier generale) abbia dichiarato che rimane in piena comunione con il Patriarcato di Mosca.

Ci sono altre Chiese ortodosse colpite da questa interruzione della comunione?

No. Solo quelle sotto il Patriarcato Ecumenico (negli Stati Uniti, questo include l'arcidiocesi greco-ortodossa, la Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti e la diocesi carpato-russa); in Europa e altrove, parrocchie greche e ucraine, così come l'Esarcato russo o "Rue Daru" sotto il Patriarcato Ecumenico) e sotto il Patriarcato di Mosca (negli Stati Uniti, questo include la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia o ROCOR e le parrocchie patriarcali, ma non l'OCA, che è di tradizione russa ma si considera autocefala, diritto che le è stato dato nel 1970 dal Patriarcato di Mosca; altrove, questo include anche le parrocchie del Patriarcato e della ROCOR).

Nessun'altra Chiesa si è ancora unita al Patriarcato di Mosca nell'interruzione della comunione con il Patriarcato Ecumenico.

In che modo la rottura della comunione influirà sulle chiese negli Stati Uniti, in Europa occidentale o altrove nella diaspora?

Oltre all'interruzione della comunione bilaterale tra parrocchie e chierici del Patriarcato Ecumenico e del Patriarcato di Mosca, ogni volta che si tengono eventi pan-ortodossi, se sono presenti chierici sia del Patriarcato Ecumenico che del Patriarcato di Mosca, uno o entrambi i gruppi dovranno astenersi da qualsiasi concelebrazione o inter-comunione.

Non è ancora chiaro se ai chierici e ai laici del Patriarcato Ecumenico sia negato di ricevere i sacramenti dal clero del Patriarcato di Mosca. Il divieto espresso dal Patriarcato di Mosca era vincolante solo per i propri chierici e laici.

In che modo vedono le altre Chiese ortodosse le azioni del Patriarcato Ecumenico in Ucraina?

Finora, nessuna ha appoggiato le azioni del Patriarcato Ecumenico in Ucraina o ha considerato Filaret o Makarij come chierici ortodossi canonici.

Le seguenti Chiese, o vescovi al loro interno, hanno espresso varie opinioni, alcune affermando la necessità di tenere una sinassi (riunione di primati), sia pan-ortodossa sia bilaterale (Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca), al fine di risolvere il problema della mossa unilaterale del Patriarcato Ecumenico; alcune hanno respinto lo status delle fazioni scismatiche in Ucraina; alcune si sono decisamente opposte alle azioni del Patriarcato Ecumenico; alcune non hanno ancora assunto alcuna posizione ufficiale:

Dichiarazioni sinodali:

- Antiochia (dal suo santo sinodo, che chiede una sinassi panortodossa)

- Georgia (dal suo santo sinodo, che chiede una sinassi bilaterale tra il Patriarcato Ecumenico e il Patriarcato di Mosca)

- Serbia (dal suo santo sinodo, che rifiuta di riconoscere la riabilitazione di Filaret e Makarij)

- Romania (dal suo santo sinodo, che chiede una sinassi bilaterale tra il Patriarcato Ecumenico e il Patriarcato di Mosca)

- Polonia (dal suo santo sinodo, che rifiuta di riconoscere la riabilitazione di Filaret e Makarij e chiede una sinassi panortodossa)

Dichiarazioni primaziali:

- Alessandria (dal suo patriarca, in collaborazione con la Polonia, che chiede la pace e l'ordine canonico)

- Antiochia e Serbia (dichiarazione congiunta, che chiede un ritorno alla conciliarità e un esame critico dell'unilateralismo)

- Gerusalemme (dal suo patriarca nel 2017, che esprime il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca)

- Serbia (dal suo patriarca, che si oppone all'unilateralismo e alla restaurazione degli scismatici)

- Bulgaria (dal suo patriarca, che afferma che la sua Chiesa non ha ancora una posizione ufficiale)

- Georgia (dal suo patriarca, che esprime il suo sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca e respinge le azioni del Patriarcato Ecumenico)

- Cipro (dal suo arcivescovo, che chiede una sinassi panortodossa e si offre di mediare la disputa)

- Polonia (dal suo metropolita e congiuntamente ad Alessandria, che chiede la pace e l'ordine canonico)

- Terre ceche e Slovacchia (dal suo metropolita, che si oppone alle interferenze governative e chiede consenso sull'autocefalia)

- Chiesa ortodossa in America (OCA) (dal suo metropolita, che chiede una sinassi panortodossa)

Dichiarazioni dei singoli vescovi:

- Gerusalemme (da uno dei suoi vescovi, che chiede una sinassi bilaterale tra Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca, e da un altro dei suoi vescovi, che riconosce solo la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca)

- Bulgaria (in una dichiarazione di 3 vescovi)

- Grecia (da Seraphim di Kythira, che rifiuta di concedere agli scismatici l'autocefalia, e da Seraphim del Pireo, che invita Bartolomeo a pentirsi di aver trattato con gli scismatici; è stato fatto un tentativo di portare il problema nell'agenda del sinodo dell'ottobre 2018, ma è fallito)

Anche il Patriarcato di Mosca ha insistito sulla necessità di una sinassi panortodossa, e il sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha chiesto che gli scismatici si pentano e ritornino nel suo seno.

 
Perché l'Occidente e i liberali russi sputano sul passato della Russia

La lotta per il passato della Russia è una lotta per il suo futuro. I liberali russi attaccano maliziosamente i "crimini" dell'Unione Sovietica per mascherare le loro vere intenzioni: aiutare gli oligarchi occidentali a rubare le ricchezze della Russia

I liberali russi e l'Occidente nel suo insieme hanno cercato di offuscare e gettare fango sul passato del nostro paese con una tale tenacia che alcuni potrebbero trovarla sorprendente. A volte si vede un blogger "coscienzoso" scrivere qualcosa di brutto sull'Unione Sovietica; o in un'altra occasione, un canale televisivo "di opposizione" condurrà un sondaggio sulla Grande Guerra Patriottica, insultando la memoria dei caduti. Costoro ricevono sempre un sostegno entusiasta dai principali media occidentali. Recentemente, la BBC, emittente pubblica britannica considerata per qualche strana ragione "indipendente", ha cercato con diligenza di riscrivere la storia con la pubblicazione di una bugia su soldati russi, così repellente che sono troppo disgustato anche solo per ripetere quelle parole.

La battaglia per la storia è condotta come parte della guerra dell'informazione

Una domanda perfettamente ragionevole da porsi è "perché?". Perché questa cricca cerca costantemente di sputare sul nostro passato? Perché continua a provare a dipingerlo di nero?

Cerchiamo di capirlo.

Cominciamo con un quadro di riferimento. Perché i tempi di Stalin sono l'obiettivo principale in questa guerra di informazioni? Perché la parte del leone di menzogne, falsificazioni, lanci di fango e manipolazioni è sempre rivolta al periodo che va dalla fine degli anni '30 alla metà degli anni '50?

Questo perché i nostri avversari geopolitici sono ben consapevoli di due cose:

1. La storia non è semplicemente un inventario di ciò che è accaduto in passato. Innanzitutto e soprattutto, è un modo per programmare il futuro.

2. La lotta geopolitica non si ferma mai, nemmeno per un giorno, e quindi si deve cercare di indebolire i propri principali avversari in ogni ora di ogni giorno. Riscrivere la storia, denigrarla e falsificarla offre un'ottima opportunità di fare proprio questo.

La Russia di oggi, un paese con una politica estera chiara e coerente che mira a rafforzare i propri interessi, un paese che si prepara a fare lo stesso con le sue politiche interne, è un concorrente per l'Occidente. Si tratta di un pericoloso rivale. Si può sghignazzare fin che si vuole a numeri come "PIL" e "quota d'economia globale", e sottolineare quanto siano potenti gli Stati Uniti e i suoi satelliti e quanto è "debole" la Russia, ma la storia più recente mostra che queste sono semplicemente mosse subdole che fanno parte della guerra dell'informazione. L'Occidente non ha ragione di essere compiacente e lo sa meglio di chiunque altro.

Da Iosif Stalin a Deng Хiaoping – tragiche storie di successo

A metà degli anni '20 del XX secolo, la Russia/l'URSS era un fattore praticamente inesistente nella politica mondiale. La sua economia era stata distrutta durante la guerra civile in cui le potenze occidentali erano intervenute fortemente e direttamente. Inoltre, la nuova politica economica (NEP), che venne in seguito permise appena di nutrire gli affamati, ma la piccola economia agricola contadina non sarebbe mai stata in grado di competere con le grandi aziende occidentali che usavano macchine su larga scala. L'URSS non aveva alcuna industria pesante, e macchine o armi pesanti (carri armati, aerei e navi di grandi dimensioni) erano impossibili da realizzare.

Ma ci vollero solo 10 anni perché la situazione cambiasse drasticamente. Dopo l'implementazione di due piani quinquennali, l'URSS costruì circa 300 grandi impianti di produzione che producevano macchinari pesanti, piuttosto che patatine fritte e bibite. Ci sarebbero voluti altri 10 anni prima che l'URSS, dopo aver attraversato una guerra inimmaginabile e la morte di un gran numero dei suoi cittadini, diventasse la seconda economia più potente del mondo! Seconda solo agli Stati Uniti, che non avevano mai dovuto passare attraverso gli orrori della guerra sul proprio suolo e che, al contrario, si espansero rapidamente grazie agli "aiuti" del piano Marshall all'Europa occidentale che alla fine andarono alle società americane; è stato questo che ha permesso loro di scrollarsi di dosso i restanti effetti negativi della grande depressione.

Dopo 20 anni la situazione è cambiata in modo irriconoscibile. L'assalto di Hitler e la brutalità totale da parte dei nazisti, che erano stati portati al potere in Germania dall'Occidente, dovevano annientare l'Unione Sovietica, un rivale il cui sviluppo di successo cominciava a causare gravi preoccupazioni.

Qualcosa di simile è accaduto con la Cina con le riforme iniziate nel 1978. Nel 1989, vedendo ciò che stava accadendo e quanto rapidamente la Cina stava crescendo, gli Stati Uniti hanno cercato di istigare un colpo di stato. Poi è arrivato l'incidente di piazza Tienanmen con quegli studenti che "sono-solo-ragazzi", e le richieste di "democrazia" e di diritti umani. Oggi, dopo gli avvenimenti in Ucraina, la risposta alla domanda su chi è che usa le "rivoluzioni colorate" e per quale scopo è evidente a tutti, tranne ai liberali russi, ai diplomatici americani e ai giornalisti occidentali. Dopo che è riuscita a schiacciare il tentativo di colpo di stato, la Cina è cresciuta in modo stratosferico. Oggi, anche i più incalliti sostenitori russi degli Stati Uniti amano parlare della Cina come esempio, trascurando cinicamente di sottolineare che se fosse stata la "democrazia" a emergere vittoriosa in quel giorno a Pechino, questi successi cinesi non sarebbero stati visibili da nessuna parte.

Ora, dopo 25 anni di sviluppo, la Cina è diventata non solo un concorrente ordinario dell'Occidente, ma sta crescendo a pieno ritmo, portando i nostri compagni cinesi pericolosamente vicini al sorpasso dei loro partner europei e americani.

Tutto quanto sopra ci porta a una conclusione: non ci vuole molto tempo, secondo gli standard storici, per vedere cambiamenti radicali avvenire nel mondo nel suo complesso; e l'Occidente non vuole permettere tali cambiamenti.

Uno dei modi per prevenire tali cambiamenti è la lotta per il nostro passato. O meglio, la lotta contro il nostro passato – la sua falsificazione e denigrazione. Perché è importante?

Dietro ogni revisione della storia c'è un profitto

Immaginate di avere ereditato una bella casa di campagna e un enorme appezzamento di terreno da vostro nonno, ma il vostro vicino di casa è molto ansioso di mettere le mani sulla casa e sulla terra. Così inizia a raccontarvi tutti i tipi di storie, bugie e denigrazioni su come vostro nonno ha ottenuto la terra e la casa in primo luogo. Questo vicino astuto, però, non vi dice nulla dei modi in cui i suoi antenati hanno acquisito la sua stessa casa, che è ancora più costosa, e il suo appezzamento di terreno. La campagna di lavaggio del cervello sull'erede – voi – è enorme, e coinvolge gli altri vicini, la stampa locale, e anche le autorità locali.

La cosa divertente è che, non appena accettate che vostro nonno era un farabutto e che aveva ottenuto la terra e la casa in violazione della legge, il vicino di casa sarà proprio lì e vi dirà una cosa apparentemente logica: bisogna restituire ciò che era stato acquisito dal vostro nonno "criminale" con mezzi disonesti. Restituire a chi, si può chiedere? Ma come, al vicino di casa, naturalmente.

L'assalto dei media al periodo di Stalin avviene perché la Russia di oggi è il diretto successore dell'URSS.

Tutto ciò che l'Unione Sovietica è riuscita a fare, tutto ciò che è riuscita a ottenere in un modo o nell'altro si radica nel tempo di Stalin. Nel momento in cui si accetta il fatto che Stalin e l'URSS da lui guidata sono stati "un regime criminale", si aprirà una cataratta e vedremo una lunga coda di persone che vogliono prendere qualcosa da noi. Ecco perché la quinta colonna dei liberali e i media occidentali stanno facendo un così grande sforzo per disprezzare il nostro passato in perfetto unisono. Stanno prendendo di mira il passato, quando Stalin era al timone. Nessuno in Occidente cita mai Lenin. Perfino Trotskij, di cui l'Occidente sta cercando di far risorgere l'ideologia tanto conveniente, è lodato dall'Occidente, anche se è stato praticamente smentito dalla vittoria di Stalin su Hitler. Nessuno di quel primo momento ispira tanta rabbia appassionata quanto Stalin. Come mai? Questo perché Stalin non è semplicemente un politico del passato. È stato il capo dell'URSS per quasi tre decenni. Stalin rappresenta la politica estera del nostro paese, le sue vittorie e le sue acquisizioni. Stalin rappresenta i risultati di cui tutti noi beneficiamo oggi.

L'URSS è stata condotta da un criminale? La Russia deve pagare per i suoi crimini

Una volta che siamo d'accordo che l'Unione Sovietica è stata condotta da "un criminale", la loro prossima mossa sarà quella di portare via tutto ciò che è stato fatto, ottenuto e costruito in quegli anni.

Vorrei che fosse chiaro, soprattutto per coloro che sono molto pragmatici e pensano in termini di pagamenti e di benefici materiali: l'Occidente diffama Stalin per potere, alla fine, prendere per sé tutta la ricchezza creata sotto la guida di Stalin.

Oggi, l'Ucraina è spesso presa in giro per la sua rampante "de-sovietizzazione" nel corso della quale fracassano le statue di Lenin (che di fatto ha creato l'Ucraina) e si lamentano di Stalin, che ha dato all'Ucraina la regione dei Carpazi e una serie di altre aree che in precedenza appartenevano alla Polonia e alla Romania. Sembra una logica suicida – se non vi piace l'Unione Sovietica e Stalin, e se ritenete che il patto di non aggressione tra la Germania e l'URSS fosse "criminale" e "illegale", allora perché non restituite Leopoli alla Polonia, Uzhgorod all'Ungheria, e Chernovtsy alla Romania, ecc? Perché avete bisogno di quei "doni del dittatore" se questi presumibilmente non era migliore di Hitler, cosa di cui stanno ora cercando attivamente di convincerci quegli stessi liberali russi, giornalisti occidentali, politici e nazionalisti ucraini?

Anche i lituani dovrebbero essere più "di principio" e restituire ai polacchi Vilnius (Wilno), integrata da Stalin nell'autunno del 1939. Allo stesso modo, Klaipeda (Memel) dovrebbe essere restituita ai tedeschi, poiché divenne di nuovo una città lituana solo dopo la "occupazione" della Lituania, che noi giustamente crediamo essere stata la liberazione dai nazisti.

Sputare sul passato è una cosa molto pericolosa. Allo stesso tempo, mentre prendiamo in giro gli ucraini e i lituani, nessuno in Russia, per qualche strana ragione, sembra di capire che i liberali ci propongono di fare esattamente la stessa politica pericolosa, ma in Russia.

Dobbiamo accettare la "natura criminale" di Stalin, dicono; e solo poco tempo fa, il 15 agosto 2015, il governo guidato da Dmitrij Medvedev ha firmato un documento dal titolo "La politica di Stato per commemorare la memoria delle vittime della repressione politica".

Ci può essere innovazione senza destalinizzazione?

Questo non è altro che una nuova ondata della famigerata "destalinizzazione", ma solo in una nuova veste e quindi ancora più pericolosa. Guardate in che modo "creativo" siamo invitati a sputare in faccia del nostro passato, quanto elegantemente e splendidamente ci viene chiesto di accettare che i nostri nonni hanno ricevuto la nostra attuale casa e terra con mezzi illegali. Ecco alcuni estratti da questo, lo ripeto, documento del governo:

"La Russia non può diventare completamente uno stato governato dalla stato di diritto e occupare un ruolo di primo piano nella comunità mondiale, senza perpetuare la memoria di molti milioni di cittadini che sono stati vittime di repressioni di massa."

Nominate almeno un grande paese che abbia fatto questo. Gli Stati Uniti? Il Regno Unito? La Cina? Nessuno di questi paesi sputa sul suo passato; nessuno getta fango sui suoi "padri fondatori", né George Washington né Mao Tsetung, anche se entrambi questi politici hanno gettato i loro paesi, quanto meno, in una guerra civile.

"I principali obiettivi strategici di questa politica sono:

- Sviluppare e attuare una politica pubblica efficace per perpetuare la memoria delle vittime delle repressioni politiche, nonché per un patriottismo attivo;

- Costruire l'ambiente sociale necessario per uno sviluppo innovativo del paese, realizzato sulla base di una cooperazione attiva con la società civile".

Si scopre che un patriota "attivo" è colui che vede solo i lati oscuri della storia, e uno "sviluppo innovativo" del Paese è impossibile senza sputare appassionatamente ogni giorno sul proprio passato.

Non voglio più annoiarvi con ulteriori citazioni di questo documento veramente dannoso. Mi limito a passare subito ai suoi risultati. Non appena, in Russia, saremo d'accordo che "le autorità criminali" hanno svolto politiche criminali, il passo successivo sarà la nostra rinuncia a tutti i risultati di queste presunte "politiche criminali." E questo è il punto in cui la cosa smette di essere ridicola.

1. Oggi, l'Occidente sta cercando di cambiare la normativa delle Nazioni Unite; si parla della necessità di abbandonare l'idea del potere di veto al Consiglio di Sicurezza. Vi ricordo che le Nazioni Unite sono state create nella sua forma attuale con la partecipazione diretta dell'Unione Sovietica e di Stalin stesso, e tutte le sue regole sono il risultato di una difficile battaglia diplomatica in occasione della Conferenza di Jalta e in seguito. Quindi, dovremo rinunciare al nostro diritto di veto? Dopo tutto, è stato quel tipaccio di Stalin a darcelo.

2. Che dire della piattaforma artica, con le sue immense ricchezze? Stalin ci ha dato anche quella. La abbandoniamo? La dobbiamo dare ai "democratici?" Loro stanno aspettando, certamente – hanno già provato a spedire Greenpeace alla nostra piattaforma di trivellazione "ad angolazione sbagliata".

3. Le isole Curili, naturalmente, dovrebbero essere restituite al Giappone, se riconosciamo che Stalin era un criminale che effettuava politiche criminali. Dopo tutto, il Giappone è una democrazia, e quindi sarà in grado di gestirle meglio. Non è questo che i membri della quinta colonna ci hanno detto fin dal 1991?

4. Kaliningrad deve sicuramente essere restituita ai tedeschi. Questi  ultimi, tra tutti i popoli, hanno sofferto per il "sanguinario regime stalinista" più di chiunque altro.

5. Parti della Regione di Leningrado – da Vyborg a Sestroretsk – dovrebbero essere restituite alla Finlandia perché Stalin ha costretto i finlandesi a rinunciare a quei territori con la forza militare diretta. E, naturalmente, nessuno avrebbe bisogno di ricordare che tutto quel paese è stato acquistato dalla Svezia nel quadro del trattato di Nystad ai tempi in cui Pietro il Grande era ancora in giro!

6. Sarebbe inoltre urgente "tagliare" la città natale di Sergej Shojgu dalla mappa della Federazione Russa, perché Tuva è ritornata alla Russia solo sotto Stalin nel 1944.

7. Estoni e lettoni ci chiederanno sicuramente indietro le "loro" terre – le rivendicazioni territoriali spunterebbero come funghi durante la notte. Allo stesso tempo, nessuno ricorderebbe che tali paesi non erano mai esistiti prima del 1917. Gli estoni e i lettoni, per esempio, hanno preso forma come nazioni solo all'interno dell'Impero Russo, che aveva acquistato quei territori in modo perfettamente legale e in varie fasi, dalla Svezia e dal Duca di Curlandia; oppure, e anche in questo caso legalmente, li aveva ottenuti attraverso la spartizione della Polonia.

Il buon senso nella storia

Ma i problemi non finirebbero qui. Questo sarebbe solo l'inizio. La Russia dovrebbe pagare un risarcimento. A chi? Ma come, alle vittime, caro lettore, alle vittime, naturalmente. Se c'è stato un "criminale" e un "regime criminale", allora ci devono essere vittime; e queste vanno risarcite. Dovremmo pagare e pentirci. È tempo di capire che le questioni storiche non sono solo questioni di gusto. Non sono una questione di "simpatia" o di "antipatia." Non riguardano il passato, ma il futuro. Se accettiamo il fatto di avere avuto un passato criminale, il futuro dei nostri figli non sarà così brillante e sereno.

Rimborsi, perdita di territori, compensazioni morali, sensi di colpa – questo è quello che attende la nostra gente se accettiamo anche per un solo momento ciò che la quinta colonna e l'Occidente stanno cercando di imporci. Vogliono la nostra ricchezza e così si rivolgono alla nostra storia. Ricordiamo solo questo fatto: ognuno di noi deve capire che tale "pentimento" porterebbe solo problemi. Nel momento in cui abbiamo accettato la menzogna che gli ufficiali polacchi a Katyn furono giustiziati da noi piuttosto che dai nazisti, le nostre relazioni con la Polonia sono sprofondate come una tonnellata di mattoni invece di migliorare.

La politica, in particolare la politica internazionale, è sempre una questione complicata. Non c'è moralità oggettiva qui, ci siamo solo noi stessi e i nostri alleati contro nemici stranieri e domestici che desiderano dominarci e derubarci. Essendo orgogliosi di essere russi, godiamo di una cultura, una lingua, tradizioni e storia comuni, ma i nostri avversari geopolitici che ci attaccano vogliono imporre i loro eroi stranieri, le loro tradizioni straniere, e la loro lingua straniera.

Una posizione più ragionevole, quando si tratta di giudicare la storia, è la seguente:

1. Ogni leader del nostro Paese ha difeso i suoi interessi nazionali (o ci ha provato, secondo la propria interpretazione).

2. Non ci dovrebbero essere scuse per le azioni dei nostri leader; le loro azioni sono state provocate dalle situazioni, dai tempi e dalle realtà del periodo in cui vivevano. Abbiamo sempre ascoltato volentieri le scuse di altri paesi rivolte a noi. Ascoltiamo con attenzione e scriviamo tutto.

3. L'Impero Russo – l'URSS – la Federazione Russa. Questa è la continuità del nostro governo e del nostro paese. Si tratta di una singola linea. Tutte le tragedie su questa linea, tutti i suoi colpi di scena e problemi – la loro totalità – sono la nostra storia. Non chiederemo scusa né ci pentiremo di fronte a chiunque; ci limiteremo a considerare quanto è successo, trarremo le nostre conclusioni, e ci sforzeremo di non ripetere gli stessi errori.

Se volete che i vostri figli rimangano all'interno dello stesso paradigma culturale dei vostri nonni e di voi stessi, allora non sputate sul nostro passato e non permettete a nessuno di farlo.

 
La coscienza cristiana e il pensiero pragmatico: intervista di Tudor Petcu a padre Philippe Dautais

Discutere della coscienza cristiana è un argomento più che interessante, ma allo stesso tempo un po' troppo sensibile considerando le esigenze del pensiero contemporaneo per il quale gli approcci spirituali, o metafisici, se vuole, non sono più una necessità. Forse da questo punto di vista sarebbe necessario per i difensori dei valori tradizionali e specialmente della Chiesa assumere nuovi compiti per un ritorno a una vera coscienza cristiana. Crede che questo ritorno di cui parlo sia possibile e come si dovrebbe capire a suo avviso la situazione morale della società contemporanea?

L'essere umano e le società sono in continua evoluzione. Per questo motivo, nessun ritorno quale che sia è possibile. Dobbiamo tenere in considerazione la storia, l'evoluzione del pensiero e della cultura. È indiscutibile che la tradizione giudaico-cristiana abbia plasmato la cultura occidentale per 18 secoli, ed è pur vero che, soprattutto dal XVI secolo, ci sono scuole di pensiero che hanno criticato gli eccessi e le deviazioni del cristianesimo. Questi critici sottolineano che i cristiani non sono sempre aderenti al Vangelo in termini di morale, etica, rispetto dell'altro e in relazione al denaro e al potere. Esprimono anche un'emancipazione dall'autorità della Chiesa. Tuttavia, questa emancipazione sta crescendo nelle società occidentali e mette in discussione la credibilità della Chiesa, specialmente in relazione alle divisioni delle chiese e al divario tra il messaggio e l'ethos. Vi possiamo vedere un processo negativo, perché abbiamo molto da essere colpiti da alcune dichiarazioni e dalla deviazione etica, ma possiamo anche notare le dinamiche di riflessione e di dialogo, che devono costantemente integrare le nuove esigenze sollevate dall'evoluzione della scienza, della tecnologia e dell'informatica, dinamica all'opera nelle nostre società occidentali. È necessaria una maturazione della coscienza, che riguarda tutti, compresi i cristiani. Oggi la fede non si trova più senza l'intelligenza della fede. Dato lo sviluppo della scienza, non possiamo fermarci a una lettura convenzionale dei nostri testi sacri, è urgente approfondire la nostra antropologia integrandovi il contributo delle scienze umane.

La cristianità è una delle radici più antiche del pensiero europeo e sappiamo bene che ha sempre svolto un ruolo molto importante nei diversi campi della conoscenza. Inoltre, la spiritualità cristiana ha significato per lungo tempo non solo un'identità, ma un modo di vivere e comprendere la vita nella storia dell'Europa, ma oggi mi sembra che quest'eredità sia rinnegata. Qual è la ragione principale per cui i valori cristiani sembrano rifiutati dalle società contemporanee?

Possiamo vedere, in effetti, un certo rifiuto dei valori cristiani nelle nostre società moderne, che può essere attribuito a diversi fattori. Ricorderò qui i due principali:

- Prima di tutto, c'è una forte affermazione dell'individualismo espressa attraverso la ricerca di benessere materiale, interesse personale e liberazione da ogni forma di vincolo. Nel nome della libertà, tutti vogliono ottenere ciò che è meglio per loro senza prestare troppa attenzione alle conseguenze etiche. È il trionfo dell'ego che vuole fare ciò che vuole, quando vuole, dove vuole e se lo vuole. I cristiani, mettendo in evidenza i pericoli di una simile concezione della libertà tra cui applicazioni quali la procreazione medicalmente assistita, la tendenza eugenista, la surrogazione di maternità, il suicidio assistito sono considerati... fastidi da conservatori limitati. Da qui il rifiuto dei valori che sembrano troppo impegnativi.

- In secondo luogo, dobbiamo menzionare l'effetto della secolarizzazione delle nostre società che si basa su valori ereditati dal cristianesimo, come la carta universale dei diritti umani, senza riconoscerne le fonti. Così, in Francia, si sviluppa una spiritualità secolare che, fortemente ispirata dalla moralità cristiana, sviluppa una spiritualità senza Dio.

- Allora è necessario menzionare la crescente influenza della filosofia della decostruzione che si è sviluppata con i maestri del sospetto: Marx, Freud, Nietzsche, Feuerbach... e poi in secondo luogo in Francia con Sartre, Althusser, Deleuze, Derrida, Foucault... Questa filosofia è rivelata alla luce della teoria del gender che sta facendo incancrenire le nostre società. Abbiamo a che fare con una corrente ideologica anti-cristiana che afferma che l'uomo ha la capacità di fare meglio della natura (e quindi meglio di Dio!) e che presto sarà in grado di curare tutte le malattie e prolungare indefinitamente la vita umana. Stiamo entrando nell'era della smoderatezza con conseguenze incalcolabili.

- Tuttavia, di fronte a tali prospettive, le coscienze si risvegliano e si elevano. Tanto quanto in Francia possiamo notare una sfiducia nei confronti di ciò che è religioso, allo stesso modo, vediamo sviluppare una ricerca di significato e di valori e pratiche spirituali. La Chiesa deve essere attenta a questa sete e rispondervi, avendo cura di essere udibile nel contesto della cultura attuale.

Dato il soggetto della nostra intervista, vorrei che facessimo riferimento anche alla dimensione filosofica della spiritualità cristiana. Studiando l'evoluzione del pensiero cristiano in Occidente, si può facilmente notare una vocazione filosofica inquieta, specialmente attraverso l'attenzione rivolta alla presenza della ragione nell'orizzonte della credenza. Crede che al momento la Chiesa abbia bisogno di approfondire la sua storica vocazione filosofica e di avere un dialogo più coerente con la filosofia per integrarsi meglio nella società?

Per rispondere a questa sete dei nostri contemporanei e per essere credibile, sta diventando sempre più necessario che i cristiani siano ben informati e abbiano una buona conoscenza della Bibbia, dell'antropologia biblica e della tradizione patristica per essere in grado di dialogare con coloro che sono lontani dalla Chiesa. Il dialogo non ha lo scopo di convincere, ma di testimoniare. La missione dei cristiani è di risvegliare le coscienze, di aprirle a orizzonti più ampi di quelli delimitati solo dalle realtà esistenziali. La ragione è una buona guida per l'uomo, ma è solo una delle facoltà dell'essere umano. La dimensione del cuore-mente include la ragione e la supera, la apre alla contemplazione dell'invisibile che è alla base del visibile e della dinamica del vivente. La razionalità è necessaria ma miope. Per questo, non può essere una guida sicura per costruire il futuro dell'umanità. È qui trova tutto il suo posto che il messaggio del Vangelo. È una saggezza applicabile alla vita quotidiana e ci guida alla salvezza dell'uomo e di tutta l'umanità.

Essere cristiani potrebbe significare la gioia del "regno dell'infanzia". D'altra parte, potremmo non avere il diritto di attribuire un significato a ciò che ora chiamiamo "pragmatismo". In ogni caso, con tutto ciò che la società ha sperimentato, la vecchia moralità elementare è stata sostituita da tendenze eterogenee e ironiche. Ecco un nuovo tipo di comportamento morale che non può essere facilmente definito. Ma da questo punto di vista vorrei porle la seguente domanda: vivere come cristiano e diffondere valori cristiani significherebbe il coraggio di affrontare la tentazione di vivere pericolosamente, che, secondo me, è la caratteristica della nuova società?

Gesù di Nazareth ha avuto il coraggio di testimoniare la vita vera, la vita in Dio, anche in opposizione alle autorità religiose del tempo. Era consapevole dei pericoli. Essere vivi significa osare correre dei rischi. Seguendolo, noi dobbiamo dare testimonianza anche se questa comporta conseguenze sfortunate. La vera coscienza cristiana, per riprendere la sua terminologia, deve essere acquisita con la preghiera e la lotta interiore, poi deve essere portata come una torcia nel cuore della città: "Voi siete la luce del mondo... che la vostra luce risplenda davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,14-16).

Un altro argomento molto interessante per la nostra discussione sarebbe il modo in cui la Chiesa e i cristiani dovrebbero comprendere i buchi della storia, le ferite del passato. Stiamo parlando di una storia e soprattutto di una storia recente che non è stata troppo decente (non possiamo dimenticare l'Olocausto e i Gulag comunisti) e che ha distrutto così tante vite. Sfortunatamente queste realtà non sono ben note oggi e forse questo è il motivo per cui la nuova coscienza, tanto individuale quanto collettiva, di solito diluisce gli impegni dal punto di vista morale. La Chiesa e i teologi dovrebbero lottare e lavorare di più sulla conoscenza della storia recente in modo che le persone possano comprendere l'importanza della lotta contro il male e, naturalmente, contro l'ignoranza morale?

Oltre che a livello personale, non possiamo ignorare la nostra storia, oppure trasmetteremo il dolore e lo schema del passato al futuro, quindi collettivamente dobbiamo assumere la storia per evitare ripetizioni drammatiche. Questo mette in evidenzia sia le passioni umane sia la traiettoria della grazia. È molto importante ricordare, almeno, i tragici eventi del XX secolo per rendersi conto che l'essere umano, in particolari circostanze, può essere capace del peggio e generare orrore. Tutta la tradizione ascetica ci mostra che ogni essere umano è soggetto a passioni e può danneggiare il suo prossimo. Ognuno, quindi, ha il bisogno di copiere una lotta interna per la pacificazione dell'anima e l'acquisizione delle virtù. Collettivamente, è sulla memoria della Shoa che è stata costruita l'Europa, il cui obiettivo primario è quello di stabilire la pace in questo spazio geografico. È quindi sul riconoscimento comune del male e delle deviazioni umane personali e collettive che possiamo costruire insieme il futuro. La moralità è un fondamento, ma non dovrebbe andare alla deriva nel moralismo, che è un'infantilizzazione. Deve essere il supporto di un risveglio della coscienza per l'avvento di uomini e donne responsabili di se stessi e della società. La legge non ha finalità in se stessa, è al servizio della costruzione della società, il suo obiettivo è l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Che i cristiani siano il lievito nell'impasto umano per costruire una vita insieme benefica per ogni essere umano, nel rispetto della dignità di ciascuno, nel rispetto della vita e del vivente.

 
Viva la Russia!

dal blog Orthodoxologie, 4 ottobre 2013

L'Arabia Saudita ha chiesto il permesso di costruire una moschea in Russia. La Russia ha detto che questo permesso non sarà dato finché i sauditi non permetteranno la costruzione di una chiesa ortodossa a Riyadh!

NB: Si noti che ci sono moschee in Russia, dove si può praticare liberamente la fede musulmana, ma lasciar costruire una moschea da e per i sauditi e i loro servi dovrebbe in realtà essere condizionato alla costruzione di chiese cristiane anche sul loro territorio, dove non solo questo non è possibile, ma dove l'autostrada che porta a la Mecca è vietata ai non musulmani!

 
5 grandi problemi con la gestione dell'appello di Filaret da parte del Patriarcato Ecumenico

Il Patriarcato Ecumenico afferma di avere il diritto di ascoltare gli appelli dei vescovi in altre Chiese ortodosse autocefale - e, per estensione, il diritto di ribaltare le decisioni delle altre Chiese. Molti hanno contestato che il Patriarcato Ecumenico abbia una tale prerogativa in primo luogo. La nostra preoccupazione in questo articolo non è se tale diritto esista, ma la procedura che è (o dovrebbe essere) seguita se esiste un tale diritto.

L'11 ottobre 2018, il Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico ha deciso, tra l'altro, quanto segue:

Accettare e rivedere le istanze di appello di Filaret Denisenko, Makarij Maletich e dei loro seguaci, che si sono trovati in scisma non per ragioni dogmatiche, in conformità con le prerogative canoniche del patriarca di Costantinopoli di ricevere tali petizioni da parte di gerarchi e altri membri del clero provenienti da tutte le Chiese autocefale. Così, i suddetti sono stati canonicamente reintegrati al loro grado gerarchico o sacerdotale, e i loro fedeli sono stati riportati alla comunione con la Chiesa

Nel caso di Filaret Denisenko, è stato riferito che questi aveva presentato non meno di sei appelli separati al Patriarcato Ecumenico nel quarto di secolo trascorso dalla sua deposizione da parte del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa (e due decenni dopo la sua scomunica da parte dello stesso Santo Sinodo). Dopo tutti questi anni, e tutti questi appelli negati o ignorati, il Patriarcato Ecumenico si è degnato di considerare l'appello di Filaret e di rovesciare la decisione della Chiesa ortodossa russa.

Accantonando la questione se il Patriarcato Ecumenico abbia il diritto di farlo, ci si presenta una questione altrettanto importante: quali procedure ha seguito il Patriarcato Ecumenico nel sentire questo appello?

Il Patriarcato Ecumenico ha seguito procedure basilari di buon senso nell'ascoltare e nel decidere l'appello di Filaret? Diversi problemi sono immediatamente evidenti:

1. Il Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico non è stato fornito di prove fondamentali, compresi i documenti ufficiali del Patriarcato di Mosca relativi alla deposizione e alla scomunica di Filaret, anche se questi documenti sono stati a lungo disponibili su Internet;

2. Sembra che il Patriarcato di Mosca non sia stato informato ufficialmente che l'appello sarebbe stato ascoltato;

3. Le parti in conflitto - Mosca e Filaret - non hanno avuto l'opportunità di essere ascoltate dai vescovi del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico che stavano prendendo la decisione;

4. Tra le azioni canoniche contestate prese dal Patriarcato di Mosca (oltre due decenni or sono) e l'udienza del ricorso è trascorso un periodo di tempo straordinariamente lungo; e

5. Non solo il Patriarcato Ecumenico ha respinto o ignorato molti appelli passati di Filaret, ma il Patriarcato Ecumenico in precedenza ha dichiarato di appoggiare la decisione del Patriarcato di Mosca, solo per invertire ora la sua posizione.

Non abbiamo trovato alcuna procedura canonica scritta che disciplini il "diritto di ricorso" al Patriarcato Ecumenico - nessuna norma relativa a prove, testimoni, periodi di tempo, ecc. Tuttavia, la morale e il buon senso ortodossi richiedono almeno un tentativo basilare di un giusto processo e di un equo giudizio. E questi principi sono effettivamente presenti nelle regole che disciplinano altri tipi di tribunali ecclesiastici - comprese le procedure di risoluzione delle controversie della stessa arcidiocesi d'America greca del Patriarcato Ecumenico. (Per un altro esempio, si vedano le regole che governano il tribunale spirituale dell'arcidiocesi antiochena del Nord America).

In un caso come quello di Filaret, le procedure appropriate dovrebbero includere, come minimo:

• Una procedura chiara per la presentazione di un ricorso, compresi i limiti di tempo;

• La fornitura di tutti i documenti e delle prove chiave al Santo Sinodo;

• L'indennità per le parti in causa nel presentare i loro casi; e

• Un'opportunità per il Santo Sinodo di deliberare prima di prendere una decisione.

Il Patriarcato Ecumenico sostiene di avere una prerogativa di ascoltare questi appelli. Se vuole che il resto dell'Ortodossia accetti questo reclamo, farebbe bene a stabilire e aderire a procedure chiare e trasparenti per gestire tali ricorsi.

 
Solo così il sangue che è stato versato potrà essere lavato

L'Impero cristiano universale o 'Terza Roma' era basato sulla Santissima Trinità, il Padre, che ispira tutti, il Figlio che crea e incarna e lo Spirito Santo, per il cui potere vita i fedeli vivono e respirano. L'Impero trinitario era quindi visibile come la Fede, l'Imperatore e la Rus', cioè come l'Ortodossia, la Sovranità e il popolo fedele, chiamato nel suo insieme Santa Rus'. Questa Santa Rus' è stata abbattuta dalle tre tentazioni opposte di Satana, 'il tradimento, la viltà e l'inganno', come riferito nei Vangeli.

Queste tre tentazioni proposte al Dio-uomo consistevano nel miracolo infido di trasformare le pietre in pane (invece di trasformare il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo), per quanto riguarda la Fede; la vile tentazione di costringere gli angeli a fare un miracolo (invece del miracolo necessario dell'incarnazione del regno di Dio sulla terra), per quanto riguarda la sovranità; e la tentazione di governare su tutti i regni della terra con il potere ingannevole di Satana (invece che con il potere di Cristo), per quanto riguarda i fedeli.

Così, una volta caduta, la Terza Roma è degenerata nella terza internazionale, la Fede è stata calpestata, il sovrano martirizzato e il popolo dei fedeli si è trasformato in orda. La Santa Rus' ha sofferto nel Getsemani e sul Golgota, è stata crocifissa per i peccati del mondo, ed è stata sepolta, ma dopo tre giorni (tre generazioni) nella tomba è risorta. La sua missione è ora di far risorgere l'impero cristiano universale, di essere raccoglitori della Santa Rus'. Il suo percorso è la redenzione. Solo così il sangue che è stato versato potrà essere lavato.

Così, il significato spirituale dell'emigrazione russa è stato di agire come apostolo di santità, di predicare l'universalità dell'Ortodossia incarnata, di predicare l'ideale bianco dell'universale Santa Rus'. Questo è ciò che gli spiritualmente puri nell'emigrazione hanno fatto, mentre gli impuri sono scomparsi nel nazionalismo oppure nell'assimilazione. Tutto questo non ha significato solo agire come guardiani della Santa Rus' in attesa della risurrezione delle terre russe, ma anche di essere diffusori della Santa Rus'. Solo così il sangue che è stato versato potrà essere lavato.

La Santa Rus' è stata tradita dalle tentazioni di Satana, per 'tradimento, viltà e inganno'. Tre volte abbiamo vissuto queste tentazioni in emigrazione, in primo luogo con il tradimento di chi ha rotto la sua parola, poi con chi ha mostrato codardia attraverso il compromesso, incapace di resistere ai poteri di questo mondo, e in terzo luogo, con l'inganno di chi l'ha trascurata e disprezzata. Questo è ciò che tutti noi dobbiamo sopportare, tradimento, viltà e inganno. Solo così il sangue che è stato versato potrà essere lavato.

 
Intervista di Tudor Petcu a Noël Ruffieux

Qual è la sua prospettiva ortodossa sui problemi causati dal dubbio (scetticismo) nell'uomo contemporaneo, e come potrebbe l'Ortodossia rispondere a tali bisogni? Quale ruolo darebbe all'Ortodossia in questo contesto?

Il cosiddetto "uomo contemporaneo" è intrappolato nella rete del dubbio, o piuttosto dei dubbi. Si trova nel mezzo di reti di informazioni di cui non può più controllare la veridicità. E queste reti non sono strutturate in riferimento a un pensiero. Molteplici "ideologie" le confondono. Chiunque può iniettare informazioni attraverso i social network. La libertà di informazione è di per sé una buona cosa; ma è diventata un'anarchia di informazioni. Possiamo crederci ingenuamente, "perché è scritto" o "perché l'abbiamo visto in televisione"; o rifiutarli del tutto, perché l'esperienza rivela che spesso questa informazione è distorta. Per proteggersi, tutti sospettano delle informazioni e degli informatori, poiché non hanno i mezzi per controllarli. Il dubbio regna.

Ma il dubbio contemporaneo non è il "ragionevole dubbio" degli antichi scettici o di Montaigne, che spinge a fare (e a farsi) domande, a cercare sempre, e non è nemmeno il dubbio di Cioran, per il quale "lo scetticismo è l'eleganza dell'ansia". Le ansie di oggi mancano di eleganza, perché non possiamo abbracciarle con un solo sguardo.

Le informazioni sono seguite dalla disinformazione e quindi dalla reinformazione... "I disturbi dell'informazione" si trovano per molti, credo, nelle perturbazioni del pensiero e della fiducia. Se i media sono vittime di questa mancanza di fiducia, è lo stesso per la scuola, la scienza, la politica, i governi...

Che dire della Chiesa? I sondaggi rivelano che in molti paesi la Chiesa (cattolica, ortodossa, protestante) ha ancora un capitale di fiducia. Non si tratta necessariamente della fede, ma del cauto sentimento che, tra le istituzioni, la Chiesa è meno colpita dalla corruzione, cosa che è più credibile. Tutte le chiese conoscono casi di pedofilia, di traffico di influenze, di lusso ostentato, di ambizioni personali, di abuso di potere... Ma spesso si si incrimina di meno l'istituzione della Chiesa piuttosto che gli individui.

Certamente, il primo compito della Chiesa non è quello di migliorare il suo marketing o di mantenere le sue pubbliche relazioni. Non è un'istituzione come le altre. È un luogo in cui l'essere umano può vivere in pienezza. Riflettendo sul ruolo che la Chiesa – non solo quella ortodossa, ma qualsiasi altra unita nel nome di Gesù – può esercitare nella società, mi vengono in mente due parole greche: koinônia e diakonia.

La koinônia è la capacità di creare comunione: nel senso verticale, creare una relazione vivente tra l'uomo e Dio, fra Dio e l'uomo; in senso orizzontale, crea legami tra fratelli e sorelle discepoli di Gesù, ma anche, oltre le mura della chiesa, con tutti gli umani in cerca di significato.

La diakonia, il servizio di uomini e donne, in chiesa e fuori dalla chiesa, in primo luogo i "piccoli", i diseredati, i trascurati dalla società. "Quello che avete fatto a uno di questi piccoli tra i miei fratelli, l'avete fatto a me". (Matteo 25,40) La diakonia è la mano umana dell'amore di Dio.

Oggi si parla di ciò che viene chiamato il "postmodernismo", che ha distrutto in una certa misura la coscienza spirituale dell'Occidente, specialmente della Francia. A partire da questa realtà, crede che l'Ortodossia, basata sulla verità di Gesù Cristo e dei suoi apostoli, abbia la forza necessaria per far rivivere la coscienza spirituale dell'Occidente?

Le etichette storiche dovrebbero essere maneggiate con prudenza. Il postmodernismo si riferisce a fenomeni artistici, culturali, economici, filosofici, politici e religiosi che si sono manifestati in Occidente sin dai primi anni '80, con ripercussioni nel resto del mondo.

Alla fine di una traumatica guerra mondiale, l'Occidente ha riacquistato fiducia nei suoi mezzi. Dal 1945 al 1975, durante trenta gloriosi anni, l'economia ha registrato una forte crescita, la disoccupazione è stata riassorbita, la prosperità ha toccato la maggior parte della società, la tecnica ha aumentato i suoi successi, il tasso di natalità è rimbalzato... Trenta anni di fiducia nel progresso! Trent'anni di fiducia nell'intelligenza umana e nella ragione.

Durante questi trent'anni, i paesi appartenenti all'impero sovietico – tra cui la maggior parte dei paesi ortodossi – hanno vissuto separati, in un'autarchia che seguiva le proprie ricette politiche, sociali ed economiche.

I trenta gloriosi anni non sono una rivoluzione, ma il culmine e l'incoronazione effimera del grande movimento sociale nato all’epoca dei lumi nel XVIII secolo. Una volta liberati dai fardelli religiosi e politici, si è pensato che l'uomo moderno possa estendere le sue capacità scientifiche e tecniche. Grazie alla ragione liberata dai miti religiosi, il mondo potà conoscere un futuro di progresso e benessere. Il boom economico sembrava giustificare questa visione del mondo. La "coscienza spirituale dell'Occidente" era già stata raggiunta in quel momento. Le chiese hanno vissuto la crisi, in Francia più che altrove. Dal 1943 si parla di "Francia, paese di missione".

La crisi petrolifera del 1973 annuncia un'inversione. Più che petrolifera, è una crisi economica e sociale, divenuta una crisi morale, favorita dai movimenti sociali e culturali del 1968. Le nuove tecnologie (automazione, robotica, informatica) sconvolgono il campo di lavoro. Le tecniche mediche sfidano le certezze morali legate alla vita e alla morte. Intorno al 1990, la caduta del comunismo distrugge le certezze politiche di una parte dei popoli. La morte delle ideologie e la morte delle utopie creano un vuoto intellettuale. La mondializzazione – che avrebbe potuto unire l'umanità – diventa una globalizzazione economica in cui il profitto e la speculazione, neutralizzano la preoccupazione per il bene comune e il rispetto per i più deboli. La disoccupazione è il sintomo della crisi. L'uomo mercantile e consumatore scopre che "distrugge il pianeta". E quando i movimenti di religiosità fanatica si trasformano in organizzazioni terroristiche, il mondo diventa incomprensibile.

Il quadro non è completo. Ma è sufficiente a disegnare il paesaggio in cui la Chiesa – come chiamerò qui la Chiesa ortodossa – è chiamata a consegnare il suo messaggio "per la vita del mondo", come dice la Liturgia. Il Concilio ortodosso di Creta, nel giugno 2016, ne era cosciente. "Il santo e grande Concilio", dice il messaggio finale, "ha aperto il nostro orizzonte al mondo contemporaneo diversificato e sfaccettato".

Ma gli ortodossi non devono ingannare se stessi: l'Occidente non è il solo a vivere una crisi spirituale, in una sorta di "scontro tra civiltà". Anche i paesi storicamente ortodossi, usciti dall'era glaciale sovietica, sono colpiti da questi sconvolgimenti: gli interrogativi diffusi dai media attraversano tutti i confini.

Un indice di "crisi spirituale" ortodossa: a Pasqua del 2014, alla più grande celebrazione dell'anno, secondo le cifre ufficiali, solo l'8% dei 7 milioni di ortodossi a Mosca ha frequentato le chiese. Questa "pratica religiosa" non è molto diversa da quella occidentale. In Francia, la pratica cattolica è stimata in una domenica ordinaria tra il 5 e il 10%. Nella mia città di Friburgo, una domenica normale, poco più del 10% dei cattolici frequenta la chiesa. Forse la situazione romena è diversa.

Il paragone non è ragione! Vorrei semplicemente dire che la crisi spirituale è più diffusa di quanto si creda. Che si manifesta in altre forme qui o là. Pensiamo alla crisi in Grecia. Ecco un altro esempio che mi turba: perché così pochi ortodossi romeni si comunicano alla Divina Liturgia? Non solo nella diaspora, anche in Romania, mi dicono i miei studenti romeni. Partecipare alla Liturgia senza ricevere il pharmakon, il pane essenziale, il sangue della vita, non è un sintomo di debolezza spirituale?

Al Concilio di Creta, la Chiesa ortodossa ha dimostrato la sua capacità di aprire gli occhi sull'orizzonte del mondo, per diagnosticare malattie che colpiscono l'umanità, per offrire un messaggio di salvezza e vita. Me ne rallegro. Nel frattempo, disertato da quattro chiese autocefale – più della metà dell'Ortodossia – il Concilio ha rivelato le fratture e tensioni nella Chiesa, l'attuale incapacità di dimostrare che si tratta di una koinonia, una comunione al servizio del mondo. Una contro-testimonianza di cui si sarebbe potuto fare a meno!

"Per rianimare la coscienza spirituale dell'Occidente", la Chiesa ortodossa deve innanzitutto riconoscere che anche l'Occidente ha valori giustificati, come la libertà di coscienza, l'educazione per tutti, la lotta contro la povertà e le discriminazioni sociali, lo sradicamento della corruzione, la preoccupazione per l'ambiente... Quindi, occupandosi delle sue faccende interne, la Chiesa deve vivere pienamente ciò che offre al mondo. L'ortoprassi deve dimostrare l'ortodossia; la vita concreta della Chiesa e dei fedeli deve essere d'accordo con il suo messaggio.

Le ho proposto di parlare della necessità dell'Ortodossia nel mondo contemporaneo: vorrei conoscere la sua opinione sugli impegni morali che la Chiesa ortodossa dovrebbe assumersi oggi, specialmente in Occidente. Potremmo dire che un'etica ortodossa è possibile?

Non solo un'etica ortodossa è possibile, ma è necessaria in Occidente come altrove. Mi piace dire che la nostra vita può essere il frutto di un ethos ortodosso, un modo di vivere e pensare fedele al Vangelo portato dai Padri della Chiesa e dalla liturgia. Questo è quello che ho imparato in 60 anni che conosco la Chiesa ortodossa, in 35 anni che vivo la mia fede.

Non posso parlare di tutto, ma sceglierò tre temi:

Il ringraziamento per la vita data. La prima cosa che il credente ortodosso apprende nella chiesa è la gratitudine: riconoscere la bontà di Dio e ringraziarlo. "Quanto sono grandi le tue opere, Signore, tutto hai fatto con sapienza", come si canta al Vespro (Salmo 103,24). La lode è l'atteggiamento sacerdotale dell'uomo: nulla si fa senza la bontà di Dio, neppure la lode e il sacrificio: "Questi sono i tuoi doni che ti offriamo", dice la Liturgia. "Tutto è grazia", ​​dice il parroco di Bernanos al momento della morte. Il ringraziamento induce un atteggiamento amorevole nei confronti di Dio, la fiducia nel suo amore, nella vita che ci dona. Aiuta ad assumere principi etici rispetto alla vita e alla morte, all'aborto o all'eutanasia. Su questi argomenti scottanti, non tutti i cristiani sono sulla stessa lunghezza d'onda. Ma almeno sappiamo che la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana difendono le stesse opzioni.

La venerazione della bellezza. Quando veneriamo le icone, non scopriamo solo un riflesso della bellezza di Dio: contempliamo il suo volto come egli ce l'ha donato in Gesù Cristo. Scopriamo che la materia, creata "buona" da Dio, è stata ritenuta degna di ricevere la Parola di Dio. Scopriamo che la carne dell'uomo è compatibile con la presenza di Dio. Scopriamo che Gesù, Dio e uomo, è l'incontro perfetto tra Dio e l'umanità. Di conseguenza, scopriamo che ogni volto umano, sul quale all'origine "lo Spirito di Dio ha soffiato", può diventare un'icona del Creatore. Ogni uomo, creato a immagine di Dio, trova la sua dignità quando lavora per ricomporre quest'immagine. Tutta la materia, che ha accolto la carne di Dio, trova la sua dignità quando l'artista cerca di trovare questa primitiva bellezza e di rifletterla nella sua arte.

Il rispetto per la creazione. Diverse feste ortodosse aiutano il credente a vivere secondo un ethos rispettoso della Creazione: Nuovo Anno ecclesiastico, Teofania, Trasfigurazione... servendosi di elementi materiali di base: acqua, pane, vino, olio, incenso... la liturgia inculca il rispetto per la natura che li produce e il lavoro umano che li trasforma. Per contrastare il danno arrecato al creato dall'uomo mercantile e consumatore, la Chiesa chiede la sobrietà, un ascetismo capace di dare più spazio all'essere che all'avere, alla comunione più che al possesso. La Chiesa, quando rinuncia alle ambizioni di grandezza e successo, quando usa mezzi poveri, si mette al servizio dei più deboli, può quindi proporre il modello di un'altra economia, una gestione della casa guidata da principi evangelici, quella che possiamo chiamare un'economia di comunione.

Qual è secondo lei il contributo più importante dell'Ortodossia alla coscienza occidentale contemporanea?

Il più importante oggi, che potrebbe essere il compito principale della Chiesa ortodossa, è di dare o ridare speranza a coloro che l'hanno persa. Ridare la fiducia a uomini e donne che vedono la storia come un gioco di poteri, di forze, dove i deboli sono schiacciati, negati nella loro identità "a immagine" di Dio.

La Chiesa è abbastanza lucida da leggere nel mondo le devastazioni provocate dal Maligno e dai suoi discepoli. Il vangelo che porta al mondo non è una storia affascinante in cui tutti sono belli e gentili. La vita di Gesù è attraversata dalla lotta contro il male, contro tutte le forme di male, al punto che ha voluto condividere la sofferenza umana anche nella morte. "Era necessario che per la grazia di Dio a beneficio di tutti gli uomini, Gesù assaporasse la morte." (Ebrei 2,9)

Ogni sera, il telegiornale ci ricorda la verità della parola di Gesù: "L'uomo buono, dal tesoro buono del suo cuore, trae il bene; e il malvagio, dal suo tesoro malvagio, trae il male". (Luca 6,45) Parlare oggi del bene e del male, del peccato e del peccatore, sembra essere banale. Tutti ammettono, tuttavia, che ci sono cose che non devono essere fatte, comportamenti che scandalizzano: stuprare un bambino, far esplodere una bomba nel mezzo di un mercato, mitragliare la gente sulla terrazza di un caffè... Eppure queste cose si fanno: bisogna dunque trovare una spiegazione. Proviamo ogni cosa, dalle influenze sociali alla complessità del cervello, passando per le fantasie del DNA. Questo può essere utile, ma va alla radice del male?

Non sono un esperto in materia e non dirò altro. Solo che l'unica speranza può venire dal Vangelo portato dalla Chiesa. Dal Grande Venerdì alla Pasqua, ripercorrendo la via di Gesù, essa proclama ciò che solo può salvare l'uomo: "Cristo è risorto dai morti, con la sua morte ha vinto la morte, a chi giace nei sepolcri ha elargito la vita". È passato attraverso la nostra morte, è tornato vivo, primo di tutti i sopravvissuti che "hanno imbiancato le loro vesti nel sangue dell'Agnello" (Apocalisse 7,14). Il Verbo di Dio è venuto per primo agli uomini immersi nella sofferenza e nella morte; è il primo a tirarli fuori da tutto il loro mondo sotterraneo e a condurci alla casa del Padre.

La Chiesa deve trovare le parole per dirlo, per nutrire la speranza degli uomini. Deve trovare dei modi per aiutarli ad alzare il loro sguardo. Se i cristiani vivranno come resuscitati, daranno ad altri uomini segni di speranza. Senza abbandonare il mondo, saranno in grado di mostrare loro che c'è un senso di vivere nell'aspettativa del Regno dove non ci saranno più lacrime, né sofferenza, né lamenti.

"Unità nella diversità" è un concetto chiave della politica occidentale e persino della coscienza occidentale di oggi. Come dovremmo percepire da un punto di vista ortodosso questa unità nella diversità e il suo fondamento?

"Unità nella diversità" può essere uno slogan vuoto quanto il "vivere assieme" dei politici. "Unità nella diversità" può anche essere una regola di vita. In politica, questa unità presuppone un consenso tra gli attori. Il popolo, soggetto della democrazia, non è un'entità omogenea. I suoi rappresentanti eletti difendono diversi programmi. Il dominio di un partito sugli altri non è una soluzione. Molti soggetti politici non appartengono al regno della "verità assoluta". Il "bene comune" può essere raggiunto con metodi diversi, in modo pragmatico e non ideologico.

La difficoltà arriva quando la questione posta ai cittadini e ai loro rappresentanti sfida una visione etica fondamentale. Per esempio la protezione della vita (aborto, eutanasia), il matrimonio e la famiglia (matrimonio omosessuale, divorzio), il rispetto per la persona umana (disabili, migranti, emarginati), la salvaguardia del creato, la guerra e la pace... Anche le questioni economiche toccano l'etica fondamentale, quando le scelte di chi decide causano sofferenza e disperazione. I cristiani convinti dalla verità del Vangelo, spesso minoranza tra i cittadini, devono quindi, in nome del loro ethos cristiano, praticare l'obiezione di coscienza opponendosi a una politica mortifera.

La Chiesa vive intimamente l'unità nella diversità. È sufficiente leggere il capitolo 12 della prima lettera ai Corinzi dove l'apostolo Paolo dà un chiaro insegnamento: "Voi siete il corpo di Cristo, e ne siete membra, ciascuno per la sua parte". Paolo sviluppa la metafora del corpo in insistendo sulla diversità delle suoi membra e su ciò che crea la loro unità: "Proprio come il corpo è uno e ha molte membra, così tutte le membra, nonostante il loro numero, formano un solo corpo: così è il corpo di Cristo". Dalla diversità delle funzioni delle membra del corpo, Paolo traccia una lezione sulla diversità delle funzioni e dei doni nella Chiesa.

Fin dall'inizio, i cristiani vi hanno anche letto come comprendere e sperimentare la diversità nella Chiesa e nelle chiese locali. "Raccogli, Signore, dai quattro venti la Chiesa che hai santificato, nel regno che hai preparato per essa" (Didache, II secolo). La diversità tende quindi all'unità, all'accordo, all'armonia.

Nel secondo secolo, i Padri sviluppano una metafora musicale. Accordare singifica mettere insieme voci diverse che produrranno una nuova realtà, l'armonia. Questa significa entrare in una comunione in cui ogni elemento conserva la sua originalità, ma lo supera in un'unità la cui ricchezza è dovuta alla diversità degli elementi. Non c'è comunione senza pluralità iniziale, non c'è unità senza diversità. La ricchezza dell'armonia risiede tanto nel successo dell'accordo quanto nel contributo di ciascuna voce. L'armonia è più che l'aggiunta di voci. "Possa ognuno di voi", scrisse Ignazio di Antiochia (Lettera agli Efesini 4,1), "diventare un coro, in modo che, nell'armonia del vostro accordo, prendendo il tono di Dio in unità, cantiate a una sola voce per mezzo di Gesù Cristo un inno al Padre. "Per Ireneo di Lione, l'armonia dà note che, "considerate separatamente, appaiono opposte l'una all'altra e discordanti" (Contro le eresie II, 25, 2). E il ritmo fa giungere ogni nota al tempo opportuno per produrre armonia. "Tutto ciò che era conosciuto in anticipo dal Padre, il nostro Signore, lo ha realizzato secondo l'ordine, il tempo e l'ora conosciuti in anticipo e convenienti: egli è quindi uno e lo stesso, pur essendo ricco e molteplice" (ibid., III, 16, 7). L'amore di Dio entrato nel tempo umano forma "una melodia armoniosamente composta" (ibid., IV, 20, 7), la musica di Dio, assumendo la diversità e il flusso della storia.

L'armonia è un altro nome della comunione. Dall'insegnamento di Paolo e dei Padri, la Chiesa ortodossa deve trarre lezioni per la propria vita interiore, all'interno di ogni chiesa e comunità locale, tra Chiese locali e autocefale. Deve anche chiedersi quale sia la sua responsabilità "armonica" nel rapporto con le Chiese non ortodosse, con tutti i cristiani che, che ci piaccia o no, formano il corpo di Cristo. "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". (Matteo 18,20)

A Pentecoste, festa della Chiesa, la liturgia canta:

"Precedentemente per punizione, il mutismo (aphônia) ha ridotto le lingue al silenzio.

Oggi, tra di loro, per il bene delle nostre vite, si rinnova l'armonia (symphônia)".

 
Biografia dell'arcivescovo Antonij (Bartoshevich)

Una figura che oggi in Italia ricordano in pochi (morì nell’anno stesso in cui si formò a Torino il nucleo che ha dato vita alla nostra parrocchia), ma che non va dimenticata, è l’arcivescovo Antonij (Bartoshevich) di Ginevra e dell’Europa occidentale (1910-1993), uno dei più lungimiranti ed equilibrati gerarchi della ROCOR. Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” una breve biografia dell'arcivescovo Antonij scritta da Bernard le Caro per alcuni blog ortodossi di lingua francese, e tradotta in inglese da padre Andrew Phillips con una prefazione di commento.

 
Il Patriarcato Ecumenico ha violato il canone 5 di Sardica nell'appello di Filaret

Il 12 novembre 2018, la Santa Assemblea della Chiesa ortodossa serba ha formalmente respinto la presunta riabilitazione dei chierici deposti dal Patriarcato Ecumenico. L'Assemblea si è riferita a tale decisione definendola "canonicamente ingiustificata". Questo può riferirsi a molti canoni diversi, ma noi vogliamo concentrarci su uno in particolare: il Canone 5 di Sardica.

In precedenza, abbiamo pubblicato un articolo che parlava di diversi problemi nella decisione del Patriarcato Ecumenico sull'appello di Filaret Denisenko. Tale articolo affermava: "Non abbiamo trovato alcuna procedura canonica scritta che disciplini il "diritto di ricorso" al Patriarcato Ecumenico". Tuttavia, abbiamo trascurato il Canone 5 del Concilio di Sardica, che stabilisce regole procedurali per gli appelli canonici.

Il canone 5 di Sardica si concentra sugli appelli al vescovo di Roma, piuttosto che a quello di Costantinopoli. Tuttavia, è applicabile a Costantinopoli perché le prerogative di Costantinopoli sono basate sulle prerogative precedentemente accordate a Roma. (Per esempio, scrivendo dopo il Grande Scisma, il canonista Teodoro Balsamon affermava, "le questioni definite per quanto riguarda il papa non sono solo i suoi privilegi, che tutti i vescovi condannati debbano necessariamente presentarsi al trono di Roma, ma questo è inteso in un certo senso come Costantinopoli".) I canoni di Sardica furono anche esplicitamente ratificati dal Canone 2 del Concilio di Trullo (il" Concilio Quintisesto"), che ha una posizione di Concilio ecumenico nella Chiesa ortodossa.

Se, infatti, Costantinopoli ha il diritto di ascoltare gli appelli dei vescovi al di fuori della propria giurisdizione, allora è tenuto a seguire le procedure stabilite nel canone 5 di Sardica. Ecco una traduzione del testo greco di quel canone:

Decreta che se un vescovo è accusato, i vescovi della stessa regione si radunano e lo depongono dal suo ufficio, e questi si appella, o per così dire, si rifugia presso il benedetto vescovo della Chiesa romana, e questi è disposto a dargli ascolto, e ritiene opportuno rinnovare l'esame del suo caso, si compiaccia di scrivere a quegli altri vescovi che sono più vicini alla provincia affinché possano esaminare i dettagli con cura e accuratezza e dare il loro voto in merito con la parola di verità.

E se qualcuno richiede che il suo caso venga ascoltato ancora una volta, e su sua richiesta sembra opportuno chiedere al vescovo di Roma di mandare presbiteri a latere, che sia nelle competenze di quel vescovo, come questi giudica che sia buono e decide che sia giusto – che alcuni siano inviati a essere giudici assieme con i vescovi e investiti della sua autorità da cui sono stati inviati. E che anche ciò sia ordinato. Ma se pensa che i vescovi siano sufficienti per l'esame e la decisione della questione, faccia ciò che sembrerà buono secondo il suo giudizio più prudente.

Questo canone consente due tipi di appello a Roma. Il primo ricorso richiede quanto segue:

1. Il vescovo designato deve fare appello al vescovo di Roma.

2. Il vescovo di Roma deve accettare di ascoltare l'appello.

3. Il vescovo di Roma deve scrivere ai vescovi delle province più vicine a quello del vescovo deposto, invitandoli a unirsi a lui nell'udire l'appello.

4. I vescovi riuniti devono "esaminare i particolari con cura e accuratezza".

5. I vescovi riuniti devono votare sulla questione.

Se, per qualche ragione, questo primo appello a Roma non risolve la questione, il vescovo deposto ha la possibilità di ricorrere nuovamente a Roma, e il secondo ricorso procede come segue:

1. Il vescovo deposto deve nuovamente appellarsi al vescovo di Roma.

2. Il vescovo di Roma deve accettare di ascoltare il secondo appello.

3. Il vescovo di Roma può (ma non è obbligato a farlo) mandare legati nella regione contesa, per unirsi ai vescovi delle province limitrofe nel decidere il secondo appello.

4. I vescovi delle province limitrofe, convocati dal vescovo di Roma e possibilmente (ma non necessariamente) inclusi i legati di Roma, prendono la decisione finale.

Il trattamento di Filaret da parte del Patriarcato Ecumenico è conforme al canone 5 di Sardica, al quale è soggetto? Non sembra. Il patriarca ecumenico non ha invitato i vescovi delle province limitrofe – in questo caso, sembrerebbero essere i vescovi della Chiesa canonica dell'Ucraina – a partecipare all'audizione dell'appello. E i vescovi che hanno ascoltato l'appello non hanno "esaminato i particolari con cura e accuratezza" – lo sappiamo, perché non hanno nemmeno rivisto i documenti ufficiali della Chiesa ortodossa russa quando ha deposto e in seguito scomunicato Filaret, nonostante tali documenti siano prontamente disponibili online.

Se il Patriarcato ecumenico desidera essere visto come il capo dell'ortodossia, e anche come un tribunale di ultimo appello per i vescovi, allora deve rispettare i canoni della Chiesa. Altrimenti, non è altro che un dittatore arbitrario, piuttosto che un leader simile a Cristo nello spirito dei santi apostoli e dei grandi patriarchi del passato.

 
Il presidente moldavo diventa il primo capo di stato nella storia a salire a piedi sulla vetta del monte Athos (+ VIDEO)

Durante un pellegrinaggio al Monte Athos nel 2016, il presidente della Moldova Igor Dodon ha dichiarato che avrebbe cercato di visitare la Montagna Santa ogni anno. È stato di nuovo in visita nell'agosto del 2017 e ha già intrapreso un pellegrinaggio di tre giorni nella repubblica monastica nel marzo di quest'anno.

afonit.info (cliccate sulla foto per avviare il video)

Il capo di stato ha compiuto ieri un altro pellegrinaggio di tre giorni, durante il quale ha visitato alcune delle sante dimore della montagna, venerato le preziose icone e le reliquie ivi conservate, ed è anche diventato il primo capo di governo nella storia a raggiungere a piedi la vetta stessa del Monte Athos, come riferisce il sito Russkij Afon.

Il presidente Dodon aveva precedentemente spiegato che il Monte Athos è strettamente collegato alla Moldova, poiché molti sovrani moldavi dei secoli XV-XVII restaurarono diversi monasteri athoniti, e i monaci moldavi hanno sempre vissuto sulla Montagna Santa, fondando monasteri e eremi.

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La prima tappa del pellegrinaggio per il presidente e il suo seguito alla domenica è stato il monastero di Vatopedi, dove sono stati accolti dall'abate archimandrita Ephraim e venerato gli oggetti sacri del monastero. Il presidente Dodon aveva già incontrato padre Ephraim diverse volte mentre era in visita alla Montagna Santa. Poi si sono diretti verso la capitale amministrativa Karyes, dove i pellegrini hanno venerato l'icona "Axion estin" nella cattedrale del Protaton.

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Hanno anche visitato il monastero di Iviron, la cella di Sant'Andrea e il monastero di San Paolo, che è stato sostenuto da sovrani moldavi nell'antichità. Il presidente ha avuto l'opportunità di venerare i Doni dei Magi lì conservati e di incontrare l'abate archimandrita Parthenios. Da lì i pellegrini si sono diretti verso la skiti di sant'Anna, dove hanno venerato il piede incorrotto di sant'Anna, la progenitrice di Dio.

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Da sant'Anna, il presidente è partito il mattino dopo alle 6 per iniziare l'escursione fino alla cima del Monte Athos, che si trova a 2.033 metri sopra il livello del mare. I pellegrini hanno percorso la distanza di oltre 14 chilometri in circa 5 ore e hanno pregato nella chiesa della Trasfigurazione che li attendeva proprio in cima. Pare che nessun altro capo di stato abbia mai visitato la vetta del Monte Athos.

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Poi i pellegrini hanno deciso di scendere alla cella della Panagia, dove è apparsa la stessa Madre di Dio, a un'altitudine di 1.450 metri. Qui, il presidente Dodon ha donato una copia dell'icona miracolosa della Madre di Dio Gerbovetskaja, considerata la protettrice della Moldova. Sono tornati a sant'Anna alle 20 e sono rimasti nella cella di san Giovanni Crisostomo, dove hanno partecipato alla Divina Liturgia il mattino seguente per la festa della Processione del legno vivifico della Croce.

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Il presidente Dodon ha quindi visitato il monastero serbo di Hilandar, dopo di che è partito per la Grecia continentale.

 
Conoscere l'Ortodossia è conoscere la Russia

Non conosco russo che abbia alcuna conoscenza del modo in cui la Russia è dipinta in Gran Bretagna e che non sia fortemente critico. Anch'io ne sono depressa, proprio perché penso che sia intellettualmente e moralmente degradante, e controproducente a un livello pericoloso.

-Dr Catherine Brown

 

Non potrei essere più d'accordo di così con queste parole, che descrivono i sentimenti di tutti i miei amici russi, di tutte le convinzioni religiose, e di tutti gli orientamenti politici. Tra i miei amici russi – dei quali solo tre sono da Mosca, e dei quali nessuno è membro attivo del partito politico di Putin – tutti comunque sostengono con forza le politiche del presidente Putin, credono che abbia avuto un impatto fortemente positivo sullo sviluppo economico del loro paese, e credono che la Crimea, storicamente parte della Russia fino a quando Nikita Khrushchev in stato di ebbrezza ne firmò la cessione alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina negli anni '50, sia ormai di nuovo a pieno titolo una parte della nasha strana.

La nota docente, scrittrice e accademica inglese Catherine Brown ha recentemente pubblicato un superbo saggio, "Deconstructing Russophobia" sul suo blog. Per sua stessa ammissione, Brown non ha "alcun legame etnico, finanziario, professionale o politico con la Russia. Ne consegue che io non sono un'esperta di cose russe – ma non sono, d'altra parte, neppure una che scrive per partito preso. Sono un'amichevole osservatrice lontana dal paese". Questo è il modo in cui io descriverei la mia stessa madrina, da tutta la vita appassionata della Russia pur non avendo legami con la Russia tranne il suo costante interesse per il periodo imperiale pre-sovietico, in particolare il suo magnifico retaggio artistico, culturale e religioso.

Il dr. Brown, pur non affermando di essere "un'esperta di cose russe", è tuttavia estremamente qualificata dai suoi decenni di esperienza diretta con tutte le questioni russe, da poter scrivere sul tema. Il suo curriculum accademico è di altissimo livello:

La mia posizione accademica è Senior Lecturer and Convenor (capo del dipartimento) di inglese al New College of the Humanities di Londra.

Ho preso una laurea in letteratura inglese al Gonville and Caius College di Cambridge, poi un Master in studi russi e post-sovietici presso la London School of Economics. Ho vissuto a New York e a Mosca, e ho imparato lo spagnolo e il russo, prima di tornare al mondo accademico letterario con un Master in letteratura comparata alla University College di Londra, e un dottorato di ricerca al Caius College di Cambridge come comparatista anglo-russa.

Ho insegnato inglese nelle Università di Cambridge, Oxford, e Greenwich, prima di iniziare con la mia posizione corrente a Londra nel 2012.

Putin con i suoi cani

Il dr. Brown inizia il suo saggio agitando i suoi lettori con una satira dolce ma schiacciante dell'attuale idiota narrativa inglese e americana di Putin come tiranno e delinquente:

Immaginate che Vladimir Putin non sia un autocrate, assassino e cleptocrate che ha trascorso i suoi quattordici anni al potere continuando il suo passato nel KGB e trascinando costantemente la Russia indietro verso l'autocrazia comunista, l'illiberalismo e l'espansionismo. Immaginate che invece sia uno dei più grandi leader che la Russia ha avuto, le cui politiche hanno contribuito a produrre un massiccio aumento del tenore di vita e dell'aspettativa di vita, un recupero dell'orgoglio nazionale e un rispetto dello stato di diritto, che ha affrontato cleptocrati e gangster in modo buono e saggio, la cui politica estera è stata tutto sommato realistica, diplomatica e foriera di pace, che ha presieduto un paese di cui la situazione dei diritti umani è notevolmente migliore di quella degli Stati Uniti, e in cui i diritti civili stanno migliorando, e che merita pienamente il sostegno costante del 65% – ora, in relazione all'Ucraina, dell'83% – della sua popolazione. È mia opinione che la realtà sia più vicina al secondo scenario rispetto al primo...

Il dottor Brown osserva che, fin dai primi anni '2000, ha notato un costante miglioramento delle condizioni di vita per i russi ordinari sotto il mandato di Putin come presidente e quindi come primo ministro:

Un anno dopo, in una visita, la situazione era leggermente migliore. La miseria più stravagante non era più evidente. Un anno dopo, ancora meglio. E quello è stato l'andamento coerente in tutte le mie visite da allora. Il capitalismo è stato contenuto di nuovo. Le strutture pubbliche sono in uno stato molto migliore. Nulla si vende in dollari e le marche occidentali hanno rivali russi. Una ragionevole struttura fiscale significa che le imprese e lavoratori dipendenti possono pagare, e pagano, le tasse. Non si vede nessuno ubriaco in pubblico. Le donne moscovite non esagerano più la propria femminilità in un modo che testimonia l'insicurezza finanziaria e una faticosa imitazione di un Occidente immaginato in senso pornografico. E cosa più rassicurante di tutti, per gli occidentali abituati a quest'usanza, la gente ha ricominciato a sorridere. Persino nei casi più difficili – le nonne a guardia delle sale museali, e le guardie di frontiera al controllo dei passaporti – ora torna un sorriso. L'anno scorso, per la prima volta, ho sentito che la Russia è in una nuova fase – quella post-post-sovietica, in cui la gente non è più in attesa che la normalità sia ristabilita, o desidera vivere in un paese 'normale' . Una nuova normalità, e un nuovo ottimismo, sono emersi.

Il dr. Brown rileva inoltre come la condanna occidentale dell'azione penale da parte del governo russo contro il gruppo attivista Pussy Riot per la loro "preghiera punk" sulla solea della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca è una condanna tanto grossolanamente imprecisa quanto palesemente ipocrita. Osserva inoltre come le Pussy Riot sono tutt'altro che una banda musicale legittima o un decente gruppo di attivisti politici, sottolineando che prima della loro profanazione della Cattedrale di Cristo Salvatore, che avevano fatto cose ancora più offensive in pubblico per attirare l'attenzione:

Per certi aspetti il ​​funzionamento della legge russa è più indulgente rispetto agli inglesi. Prima del loro 'preghiera punk' nella cattedrale di Cristo Salvatore, i membri delle Pussy Riot avevano fatto sesso pubblico in un museo, e gettato gatti vivi ai lavoratori di un ristorante McDonalds. In Gran Bretagna questi atti potevano trasformarsi in pene detentive di almeno due anni, mentre in Russia non sono stati affatto perseguiti. Una ragione per cui le Pussy Riot sono state perseguite per la loro 'preghiera punk' era che questa aveva turbato e parodiato un atto religioso di culto, cosa specificamente proibita dalla legge russa (come anche da quella inglese), e la cosa è particolarmente comprensibile in un paese con una storia di persecuzione religiosa da parte dello stato.

Il dr. Brown fa poi notare come il livello russo dei diritti umani è di gran lunga superiore a quello degli Stati Uniti, con la Russia che incarcera un minor numero di detenuti, non pratica più la pena di morte, e non permette al suo presidente di "autorizzare il sequestro, la tortura, e l'uccisione di cittadini nazionali e stranieri senza processo", come gli Stati Uniti hanno fatto dal momento dell'autorizzazione del Patriot Act.

Confrontiamo la Russia con gli Stati Uniti (la Cina è ovviamente molto peggio di entrambi). Gli Stati Uniti hanno circa 730 prigionieri su 100.000 abitanti, rispetto a 598 prigionieri russi. Utilizzano la pena di morte, giustiziano i minori, e consentono al loro Presidente di autorizzare il rapimento, la tortura, e l'uccisione di cittadini nazionali e stranieri senza processo. La Russia non fa nessuna di queste cose. Il governo degli Stati Uniti ha ridotto in modo significativo le libertà civili degli americani sotto il Patriot Act, spia ampiamente le attività mediatiche dei propri cittadini e di quelli di altri paesi, e detiene centinaia di persone senza processo in una rete internazionale di prigioni segrete. Le libertà civili russe sono ora più fortemente garantite dalla legge rispetto a quelle americane; non ci sono prove o suggerimenti che la Russia rapisca persone all'estero o operi la tortura, né che gestisca un campo di tortura simile a Guantanamo Bay, né che l'FSB spii i cittadini russi in modo anche solo vicino a quello che le spie dell'NSA fanno contro gli americani, per non parlare degli stranieri . In questo senso – il grado di spionaggio sui propri cittadini – Russia e Stati Uniti si sono scambiati i posti dalla fine dell'Unione Sovietica.

Il saggio del dr. Brown è una boccata d'aria fresca che analizza i pregiudizi dei media occidentali contro la Russia da un punto di vista puramente secolare. Così, la sua analisi fa appello alla maggior parte degli studiosi russi non ortodossi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Tuttavia, credo che al suo saggio avrebbe fatto bene un'area aggiuntiva di analisi: l'identità religiosa. Si tratta di una differenza di base tra la civiltà americana e britannica e la civiltà russa. Né la Gran Bretagna né gli Stati Uniti sono stati definiti da un unico patrimonio religioso unificante, comune, mentre tutta la storia russa è strettamente legata all'accettazione del cristianesimo ortodosso più di un migliaio di anni fa. A differenza della Gran Bretagna per lo più non-religiosa, la Russia non ha visto guerre religiose interconfessionali, e grandi minoranze religiose musulmane e buddhiste continuano a vivere nella Russia di oggi.

La storia britannica è segnata da anni di violenze intermittenti tra cattolici e protestanti, con il pendolo di persecuzioni che oscilla dal prendere di mira i cattolici e i luterani sotto Enrico VIII, alla selvaggia persecuzione dei cattolici sotto Edoardo VI, alla persecuzione dei protestanti sotto l'infame Maria I "la sanguinaria", a un livello meno intenso ma comunque schiacciante della persecuzione dei cattolici sotto Elisabetta I e Giacomo VI e I. La guerra civile inglese fu combattuta in larga misura perché i puritani disprezzavano re Carlo I, anglicano della Chiesa alta, che temevano essere in sintonia con il cattolicesimo, mentre nel 1689 l'English Bill of Rights specificamente diseredava i cattolici inglesi e ne faceva dei cittadini di seconda classe in base alla legge.

Gli Stati Uniti sono la prima nazione nella storia a essere stata fondata in modo univoco senza una confessione nazionale, una singola religione unificante, e quindi non hanno idea di cosa significa avere l'identità nazionale di un popolo sposata con la loro religione. Suzanne Massie, autrice americana, esperta di cose russe, e consigliere del presidente Reagan sulla cultura e storia russa, lo capì quando nessun altro lo capiva, dicendo che un fattore significativo dietro la sconnessione tra la Russia e gli Stati Uniti èra la completa ignoranza degli americani, sul piano culturale, dell'idea di una nazione fondata su una religione. Reagan definì Massie "la più grande studiosa che conosco del popolo russo". Massie scrive nelle sue memorie dal titolo Trust But Verify: Reagan, Russia and Me:

"Ci sono stati motivi per la nostra cecità ufficiale, e fra questi il fatto che negli Stati Uniti abbiamo la tendenza a vedere tutto come un riflesso delle nostre convinzioni. Essere "come noi" equivale a essere "nel giusto". In America possiamo scegliere la nostra religione, come se andassimo a comprare una nuova auto, cambiando a volontà, e ospitiamo migliaia di diramazioni e sette. Poiché la nostra storia è fondata sulla scelta personale per tutte le religioni, non abbiamo alcuna esperienza o comoprensione di una religione che rappresenta una nazione, e troviamo questa cosa in qualche modo inquietante. La storia della Russia è l'opposto, e il regime comunista dell'Unione Sovietica ha sempre capito questo fatto completamente". (135).

In realtà, lungi dall'avere "una religione che rappresenta una nazione", la nostra identità nazionale è per molti versi influenzata dalla nostra mancanza di una sola religione unificante. La storia russa, priva delle guerre di religione che hanno devastato l'Europa a seguito della Riforma, è una storia di convivenza in gran parte pacifica tra la maggioranza ortodossa e le minoranze religiose locali. Mentre tutti abbiamo letto degli infami pogrom anti-ebraici che si sono verificati tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del XX secolo durante il periodo tsarista, la realtà inevitabile è che tutte queste tragedie non si sono verificati nella Russia vera e propria, ma nell'Ucraina, prevalentemente nell'Ucraina occidentale (greco-cattolica).

Ho intervistato Suzanne Massie alla fine del novembre 2014, dopo la Liturgia nella cappella dei santi Arcangeli a Washington, DC, dove il mio padre spirituale presiede regolarmente nel corso dei servizi divini. Io e lei condividiamo la stessa madrina – una sua cara amica – e siamo stati entrambi ricevuti nella Chiesa a un anno di distanza l'una dall'altro. Massie mi ha detto che conoscere l'Ortodossia è conoscere la Russia, e conoscere la storia russa è iniziare a conoscere l'Ortodossia. L'Ortodossia è indissolubilmente legata all'identità nazionale della Russia. L'unica forza intellettuale – se si vuole denigrare in questo modo il termine "intellettuale" – che abbia mai spinto per la separazione di questa duplice identità russa e ortodossa è stato il marxismo-leninismo, o, più propriamente, ciò che è diventato il bolscevismo sovietico.

una processione della Croce

Ciò che Massie insisteva sul fatto che Reagan imparasse, e ciò di cui il presidente Obama e il primo ministro Cameron e i loro consulenti rimangono tristemente ignoranti fino a oggi, è che non si può sperare di capire la Russia di oggi senza prima arrivare a capire la sua storia religiosa. L'Ortodossia russa è l'unica istituzione culturale e religiosa che è sopravvissuta al regime sovietico. È la singola e la più profonda connessione che i russi hanno con il periodo pre-rivoluzionario, con i mille anni di storia russa prima dell'incubo sovietico. Se respingete il ruolo dell'Ortodossia nel plasmare la storia russa, come hanno chiaramente fatto sia Obama sia Cameron, rimarrete profondamente ignoranti degli aspetti più fondamentali della storia culturale russa.

La fede cristiana ortodossa ha influenzato le basi stesse della società russa. La parola russa per 'domenica' è воскресенье (voskresén'e), 'risurrezione' [di Cristo], mentre il termine più comune per 'Grazie', спасибо (spasibo), è un composto di Spasi Bog – letteralmente 'Dio salvi'. La parola russa per contadino – la stragrande maggioranza dei russi nella storia russa - è крестьянин (krestjanin), letteralmente, un cristiano. Queste sfumature sono tutte tragicamente perse tra coloro che governano a Washington, Londra e Bruxelles oggi.

il Cremlino di Mosca

Il cuore stesso e l'anima della Russia – la Chiesa ortodossa – sta vivendo una costante, imperfetta ma inarrestabile rinascita, e tutto ciò che si merita da parte degli alti responsabili politici statunitensi, britannici e comunitari è il cinismo. Prendiamo per esempio la diffusa eppure contestata statistica del Pew Forum che, nel 2008, solo il 7% dei russi frequenta funzioni ortodosse ogni mese. Quest'affermazione merita un più profondo esame. Anche se consideriamo questa statistica accurata, la popolazione della Russia è attualmente 144 milioni, per cui il sette per cento di questa cifra è poco più di 10 milioni di persone. Al contrario, in Inghilterra, che ha ancora un Chiesa ufficiale, finanziata dallo Stato, solo 800.000 cittadini britannici frequentano ogni settimana le funzioni della Chiesa d'Inghilterra, su una popolazione di 64 milioni.

La Russia sta vivendo una rinascita culturale, una riscoperta della sua vera identità dopo settantaquattro anni di ateismo forzato e d'ideologia marxista-leninista. Non dobbiamo perdere l'opportunità di raggiungere i russi là dove sono, in questo momento della loro storia: temo che perderemo un'occasione cruciale per venire realmente a comprendere meglio la società russa passata, presente e futura.

Non si può comprendere la rinascita religiosa che ha luogo oggi in Russia, se prima non si capisce, e non si fa un confronto, con la soppressione sponsorizzata dallo stato e con il tentato sterminio della religione sotto i sovietici. Quando i bolscevichi avevano preso il potere, scrive Massie, tentaroto di distruggere completamente ogni traccia di religione, considerata il principale ostacolo alla costruzione di uno stato socialista ideale:

"...ogni religione era considerata il nemico numero uno, ma l'Ortodossia la più pericoloso, da sradicare con tutta la crudeltà che si poteva comandare. Si prefissero di commettere quello che può essere solo chiamato un genocidio della Chiesa. Nel 1918 cominciarono a condurre quella che chiamavano una "guerra contro Dio." Tutte le manifestazioni della religione furono proibite come lo erano tutte le feste della Chiesa, anche Pasqua e Natale. La musica liturgica è stata vietata fino alla metà degli anni '80. La domenica fu resa un giorno di lavoro obbligatorio... la parola dio era sempre scritta in minuscolo. Migliaia di chiese storiche con tutti i loro tesori furono completamente distrutte... Milioni di icone furono distrutte, rotte o venduti all'estero insieme ad altri tesori della Chiesa. Moltitudini di sacerdoti e fedeli furono assassinate, ancor di più imprigionate o mandate nei campi di lavoro. (136-37).

Un quarto di secolo dopo la caduta dell'Unione Sovietica, l'istituzione nazionale più importante della Russia di oggi, l'unica a essere sopravissuta all'Unione Sovietica, resta la Chiesa ortodossa russa. È impossibile per chiunque speri di capire la Russia di farlo senza prima arrivare a capire il ruolo di guida che la Chiesa ha svolto – e continua a svolgere – nel formare l'identità nazionale del paese.

 
La struttura morale della politica estera russa offre un'alternativa pacifica alle crociate dell'Occidente

Dove gli Stati Uniti cercano di diffondere i loro valori e istituzioni con la forza e, se necessario, unilateralmente, la Russia parte dal presupposto che è un bene che le nazioni non occidentali siano fedeli a se stesse, e che all'Occidente consumista manca la capacità culturale e spirituale per affrontare molte crisi globali emergenti

La struttura morale della Russia, in particolare quella applicata alla politica estera russa contemporanea, si differenzia nettamente da quella occidentale.

Anche se la Russia post-sovietica non ha un'ideologia che la guida, di fatto sostiene che certi valori, se adottati come principi condivisi di comportamento, sono più congeniali all'ordine internazionale rispetto ad altri.

La Russia vorrebbe vedere tali principi di comportamento adottati più ampiamente, ma, riconoscendo che lo sviluppo culturale di ogni nazione è unico, si oppone decisamente agli sforzi per promuovere qualsiasi insieme di valori etici al di fuori dei suoi confini.

Quindi, l'unica volta che la comunità internazionale può legittimamente appellarsi a norme etiche transnazionali, è quando queste sono sanzionate dalle Nazioni Unite. Si tratta di un limite alto, ma, come la Russia sostiene, è stato impostato alto di proposito, per evitare abusi.

I valori specifici che la Russia vede come più congeniali per l'ordine internazionale sono quelli condivisi dalle quattro comunità religiose tradizionali della Russia – giudaismo, cristianesimo, islam e buddhismo. La loro interazione tranquilla l'una con l'altra e con lo Stato, come la Russia sostiene, dimostra che la religione non deve necessariamente essere una fonte di conflitti nel mondo moderno. Di fatto, i portavoce russi hanno spesso sostenuto che le nazioni occidentali potrebbero imparare molto dal modello russo.

Questo quadro morale ha portato a quattro aree di attrito con l'Occidente.

La prima ha a che fare con la natura dell'ordine internazionale. Dal momento del progresso dei diritti umani e della democrazia come espliciti obiettivi della politica estera degli Stati Uniti negli anni '70, i leader politici occidentali hanno sostenuto che, nel migliore dei mondi possibili, la politica estera è un riflesso della politica interna.

La teoria costruita intorno a questo presupposto – la "teoria della pace democratica" – nella sua forma più popolare è volta a suggerire che le democrazie non si fanno la guerra tra loro. Gli stati che promuovono la democrazia stanno pertanto promuovendo un ordine internazionale moralmente auspicabile, mentre gli stati che obiettano a tali sforzi sono considerati immorali.

Poiché la preoccupazione occidentale per la democrazia e i diritti umani ha superato quella delle istituzioni internazionali, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno cercato modi per aggirare queste istituzioni, sostenendo che i valori occidentali sono de facto, se non de jure, lo standard internazionale. Quando diverse nazioni occidentali agiscono di concerto, di conseguenza, non richiedono alcun mandato esplicito delle Nazioni Unite. Questa è stata una fonte di notevole attrito tra la Russia e l'Occidente.

Quanto la nostra struttura morale si è spostata nel tempo, si può dedurre dal fatto che oggi il più noto formulatore della preoccupazione di Adams, che, se l'America divenisse "la dittatrice del mondo, non sarebbe più padrona del proprio spirito", non è neppure un americano. Si tratta di Vladimir Putin.

Né il quadro morale della Chiesa ortodossa sembra tanto "anti-moderno" o "anti-liberale" quanto appare a prima vista. Gli scritti degli alti esponenti del clero russo su questi argomenti sono piuttosto sfumati, e sostengono che sia l'illuminismo sia il liberalismo erano entrambi ideali sociali validi e progressivi al loro tempo, ma avendo abbandonato il quadro morale fornito dalla Chiesa, si sono deformati e sono diventati mostruosa.

Ciò che la Chiesa ortodossa rifiuta, e lo fa con tutto il cuore, è la laicità. E il fatto che le società occidentali contemporanee tendono a considerare la laicità, insieme con la modernità e il liberalismo, come la quintessenzale trinità occidentale dei valori, è una cosa a cui la Chiesa ortodossa russa è pronta a opporsi.

Questo è, naturalmente, un conflitto di visioni, e ne sono inevitabili alcune conseguenze politiche. È anche comprensibile che, nel discorso laicista, la Chiesa ortodossa russa sia spesso trattata come un attore politico, perché chiaramente lo è. È anche un attore economico, un attore legale, un attore culturale, un attore educativo, insomma è attiva in letteralmente ogni sfera della vita pubblica.

La questione su cui dobbiamo riflettere, però, è il modo migliore per prevenire che questo conflitto di ideali si traduca in aperta ostilità. Un modo per mitigare le ripercussioni politiche che derivano dalle nostre escatologie contrastanti potrebbe essere riconoscere quanto poco questa attività secolare significa per la Chiesa ortodossa.

Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che la Chiesa si vede, in primo luogo, come un attore soprannaturale – la manifestazione dello Spirito Santo nella storia. Che cosa importano le battaglie politiche quando si è in competizione per ogni singola anima, per l'anima stessa dell'umanità? Quest'ultima è l'unica lotta che ha significato per la Chiesa e che è la sua ragion d'essere, e il suo esito non sarà deciso dalla politica.

Inoltre, in questa battaglia che definisce ogni cosa, la Chiesa ha un vantaggio quasi insormontabile su tutti gli attori politici, i governi, e persino le nazioni. La sua misura per il successo è l'eternità, un campo su cui è terribilmente difficile competere.

Ma quanto successo può avere la Russia nei suoi sforzi per propagare il suo quadro morale? E quanto è attraente quest'ultimo? La risposta dipende da qual è la regione del mondo di cui stiamo parlando.

Se si pensa al soft power come all'uso di affinità religiose e/o culturali per raggiungere obiettivi di politica estera, allora non è sorprendente che la maggior parte dei vicini della Russia rimangano molto ricettivi al soft power russo.

A volte, come in Ucraina e in Georgia, questa dipendenza reciproca si manifesta in un rapporto di "amore-odio" che mantiene la Russia al centro dell'attenzione pubblica, anche qundo le élite nazionali cercano disperatamente di far prendere dal loro paese le distanze dall'influenza culturale russa.

Cultura e religione, pertanto, restano elementi potenti negli sforzi della Russia per stabilire un'Unione Eurasiatica e per impedirne le alternative, dal momento che è sempre più facile creare opzioni politiche e economicamente interessanti a partire da una base culturale comune, piuttosto che tentare il contrario.

Ma il vero test per il soft power russo sarà se riuscirà a modellare preferenze nelle aree del globo che sono state tradizionalmente al di fuori della sua influenza culturale. Per espandere la sua portata, la Russia sta promuovendo due messaggi semplici che possono risuonare in profondità in molti stati non occidentali.

Il primo è che è un bene che le nazioni non occidentali siano fedeli a se stesse. Per avere successo nel mondo, non c'è bisogno di muoversi in sincronia con il modello occidentale di sviluppo. L'ascesa dei BRICS, come la Russia sostiene, ha dimostrato che gli approcci diversi allo sviluppo sono in grado di competere con successo con il "consenso di Washington", e che le tradizioni locali sono in grado di fornire un serbatoio di risorse sociali che possono essere utilizzate per migliorare la competitività globale.

Il secondo messaggio è che è del tutto legittimo sfidare le prevalenti nozioni occidentali riguardanti i vantaggi di una società consumistica. In molte società non occidentali, il consumismo è accusato non solo per aver portato direttamente a una crisi spirituale, ma anche a una crisi di risorse, demografica ed ecologica. La risposta comune è stata quella di cercare uno sviluppo spirituale autoctono sostenibile, su cui costruire uno sviluppo economico autoctono sostenibile.

Nel suo libro The Righteous Mind, il professor Jonathan Haidt mette in evidenza il vasto divario di valori che esiste tra le nazioni WEIRD [ovvero "strambe", ndt]: "Western, Educated, Industrialized, Rich, and Democratic", e le nazioni che prediligono un'etica "di comunità" o "di divinità". In queste ultime, scrive Haidt,"la libertà personale delle nazioni occidentali laiche", inclusa la sfrenata libertà d'espressione – "sembra libertinismo, edonismo e una celebrazione dei più bassi istinti dell'umanità".

Ciò che ha trasformato questo piuttosto amorfo consenso sui valori in un riconoscibile ordine del giorno globale per un nuovo ordine mondiale è il crescente senso che all'Occidente, anche se è ancora dominante per potere, ricchezza e risorse, manca la capacità culturale e spirituale per affrontare molte crisi globali emergenti. Le religioni tradizionali rafforzano anche in genere l'idea che ci sia un limite alla capacità umana di trasformare se stessa e il suo ambiente, e che affermare il contrario, come fanno valori dei paesi "WEIRD", è arroganza pericolosa.

Per la maggior parte, tuttavia gli analisti occidentali non possono capire perché ciò porterebbe a una confluenza di interessi tra diversi paesi come Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. [1] Forse un modo migliore di pensare è questo: il soft power dei paesi BRICS è un'espressione non di un insieme qualsiasi di valori nazionali, ma dei valori comuni che, secondo questi stati, dovrebbero essere alla base di un nuovo ordine internazionale.

Struttura morale della Russia si inserisce alla perfezione in quest'ordine del giorno, ingigantendo l'impatto del soft power russo. La Russia ora ritiene di poter contare su una base di stati che l'assistono a fronte di una forte ostilità occidentale, dal momento che i suoi sforzi beneficiano non solo la Russia, ma indirettamente tutte le nazioni che condividono il desiderio di un nuovo ordine internazionale.

Nicolai N. Petro è un professore dell'Università del Rhode Island.

Questa è una versione estesa della presentazione dell'autore "Russia’s Soft Power: A Matter for Church and State", in occasione del Carnegie Council for Ethics in International Affairs a New York, il 10 settembre 2015.

[1] Una notevole eccezione è il professor Gilbert Rozman il cui ultimo libro, The Sino-Russian Challenge to the World Order, sostiene che tra la Cina e la Russia è emersa una profonda affinità culturale, che si basa sul comune obiettivo di ridisegnare l'attuale sistema internazionale westfaliano.

 
Aggiornata la guida all'uso del sito

Abbiamo cambiato il formato della Guida all'uso del sito, raccogliendo i rimandi (sotto forma di domande) alle varie pagine del sito in categorie di interessi generali, così sarà più facile cercare gli argomenti dei nostri articoli. La Guida verrà tenuta costantemente aggiornata, con l'aggiunta di tutte le novità che man mano caricheremo sul sito. Buona lettura!

 
Metropolita Ilarion: Se il progetto dell'autocefalia ucraina viene portato avanti, comporterà uno scisma tragico e forse irrecuperabile in tutta l'Ortodossia

Il metropolita Ilarion di Volokolamsk, capo del dipartimento del Patriarcato di Mosca per le relazioni ecclesiastiche esterne, ha rilasciato un'intervista al giornale greco Ethnos tis Kiriakis.

Eminenza, il Patriarcato ecumenico ha pubblicato per la prima volta alcuni documenti storici che provano che la Chiesa ucraina non è mai uscita dalla giurisdizione del Trono ecumenico. Vorremmo sentire la sua opinione su questo problema.

Il sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli ha pubblicato solo due documenti su un passaggio della metropolia di Kiev al Patriarcato di Mosca come una propria parte, e non lo ha fatto per la prima volta, sono documenti ben noti nel nostro paese e sono stati pubblicati fin dal XIX secolo. La loro prefazione abbonda di inesattezze e di conclusioni senza fondamento. Ma siamo lieti di avere una possibilità di una discussione, anche se lontana, e pronti ad ampliare la prospettiva accademica dei nostri avversari. Ora è almeno più chiaro su quale ragionamento vorrebbero fare affidamento.

I primi articoli di importanti storici russi sull'unità canonica della Chiesa russa e il trasferimento della metropolia di Kiev al Patriarcato di Mosca sono stati pubblicati in un recente numero della rivista "La Chiesa e i tempi" del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne. Recentemente è uscito un nuovo numero con un articolo sostanziale di Mikhail Zheltov dal titolo "I fondamenti storico-canonici dell'unità della Chiesa russa", che fornisce un resoconto dettagliato degli eventi dell'anno 1686 e demolisce le opinioni non fondate di alcuni ricercatori di parte. Queste pubblicazioni continueranno in modo che il lettore attento possa avere l'opportunità di fare una valutazione obiettiva degli argomenti avanzati da entrambe le parti. Tradurremo questi materiali accademici anche in greco. Entro la fine di quest'anno, prevediamo di pubblicare uno studio sostanziale che includa centinaia di fogli di documenti di archivio, molti dei quali saranno pubblicati per la prima volta. Alcuni di questi sono già disponibili sul portale dell'Enciclopedia Ortodossa. Naturalmente, è impossibile spiegare questo corpo di testimonianze in una breve intervista. Posso solo dire che le accuse su una "natura temporanea" del trasferimento della metropolia di Kiev al Patriarcato di Mosca provengono da un'interpretazione tendenziosa e scientificamente spregiudicata dei documenti firmati dal patriarca Dionisio nel 1686. Credetemi, siamo pronti a una discussione obiettiva e fondamentale. Inoltre, abbiamo proposto un serio dialogo su questo argomento al Patriarcato di Costantinopoli, una conferenza congiunta. Finora nessuna risposta. Dopotutto, il caso in questione è molto importante in quanto riguarda molti milioni di ortodossi ucraini.

Come principale portavoce del parere del Patriarcato di Mosca, lei è diventato un bersaglio di commenti sfavorevoli a causa della sua retorica nei confronti del Patriarcato ecumenico sul problema ucraino. Alcuni credono che una tale retorica non corrisponda agli ideali cristiani. Questa critica contro di lei è ingiusta, e perché sta accadendo in questo modo?

Sono in parte consapevole di questa critica, che a volte diventa completamente assurda. Per esempio, in una recente pubblicazione sul blog ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli, "La luce del Fanar", sono stato accusato di "connessioni" con lo scisma dei Vecchi credenti. E ci sono le mie foto al servizio divino in una chiesa dei Vecchi credenti, vestito con paramenti russi antichi. Chi conosce almeno qualcosa della storia della Chiesa russa sa che i membri della Edinoverie (la unica fede) sono seguaci del "vecchio rito" che si sono riuniti alla Chiesa canonica fin dal diciannovesimo secolo. A differenza dello scisma ucraino, sono una parte canonica della nostra Chiesa e dell'Ortodossia canonica del mondo intero.

In realtà, io come cristiano e studioso sono profondamente turbato da un tale stile di polemiche. Auspichiamo che i nostri fratelli possano avere un'informazione obiettiva e possano avere una migliore e più profonda conoscenza della storia della Chiesa russa e della sua situazione odierna e del problema della Chiesa ucraina. Sarebbe più vantaggioso per tutti noi e quindi il nostro dialogo potrebbe essere più produttivo.

Recentemente è stata pubblicata la versione inglese del rapporto fatto da sua Grazia il vescovo Makarios di Christopolis alla recente sinassi episcopale di Costantinopoli, dal titolo "Sul problema della Chiesa ucraina". Ci si può solo chiedere quanto si sia familiarizzato male con la storia del problema ucraino l'autore del rapporto fatto a un forum così importante. Una confusione di fatti della storia della nostra Chiesa, errori nelle date, una confusione di concili e giurisdizioni non canoniche di Russia e Ucraina... Basti dire che diverse "sinassi" dei "rinnovazionisti" e degli scismatici russi del XX secolo sono ivi elencati come "concili" della Chiesa canonica. È terribile immaginare che tali "studi" possano diventare la base per una posizione ufficiale del Patriarcato ecumenico!

Qualche giorno fa lei ha pubblicato una fotografia raffigurante il presidente ucraino Poroshenko che partecipa come servitore d'altare a una processione della croce tenuta dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, anche se alcuni anni dopo, già presidente, riceve la comunione dalle mani di un arcivescovo uniate. In che modo, secondo lei, questa esposizione può aiutare a risolvere il problema ucraino?

Non sono stato io a pubblicare queste fotografie. Sono state diffuse nel segmento ucraino di Internet da alcuni anni e sono apparse anche su siti greci. È un fatto che il signor Petro Poroshenko ha ricevuto la comunione dagli uniati. L'evoluzione delle convinzioni religiose del presidente ucraino è un suo affare privato. Negli ultimi anni c'è stato un completo cambiamento nel potere e nell'ordine del giorno politico in Ucraina, e l'influenza politica della Chiesa greco-cattolica ucraina è cresciuta considerevolmente. Pertanto, il presidente del parlamento ucraino e la maggioranza dei deputati che hanno già scritto nel 2016 un appello al Patriarca ecumenico sulla "revisione" dei documenti del 1686 e sulla concessione dell'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina sono greco-cattolici. Forse, tutto questo ha in qualche modo influenzato le opinioni religiose del signor Poroshenko. Ma mi sembra che né il potere né l'ordine del giorno politico debbano influenzare la situazione di una Chiesa in un paese e interferire nella sua vita interiore. Tanto più che questi politici non confessano l'Ortodossia nemmeno nominalmente.

Le autorità ucraine non fanno mistero del fatto che l'autocefalia per loro è uno scopo politico. P. A. Poroshenko lo ha detto a voce chiara in diverse occasioni. La Chiesa canonica in Ucraina è sottoposta a pressioni politiche e amministrative, poiché le leggi discriminatorie contro di lei sono registrate in parlamento; le sue chiese sono sequestrate; i suoi chierici e fedeli sono picchiati da membri di organizzazioni radicali. Ma il problema della Chiesa ucraina è, prima di tutto, un problema interno di guarigione dello scisma e di ripristino dell'unità con la Chiesa. Può essere fatto solo dalla stessa Chiesa – qui i politici sono impotenti. La politicizzazione della vita ecclesiale divide solo le persone sempre più in profondità.

Ha affermato che una possibile concessione dell'autocefalia alla Chiesa ucraina comporterà uno scisma all'interno dell'Ortodossia. Come possiamo capirlo? Lo scisma del 1054 fu causato principalmente da differenze dogmatiche tra la Vecchia e la Nuova Roma. Ci sono delle condizioni di questo tipo oggi?

Per quanto riguarda gli eventi del Grande Scisma, le differenze dottrinali tra Oriente e Occidente sono andate di pari passo con quelle giurisdizionali. Le dispute teologiche hanno avuto luogo anche prima del 1054 e sono proseguite in seguito. Tuttavia, la rottura definitiva avvenne già dopo le Crociate, quando i papi di Roma iniziarono a fondare sedi latine parallele in Oriente e a installare i loro vescovi, nonostante il fatto che esistesse già una gerarchia ortodossa. È precisamente ciò che ha reso lo scisma un fatto compiuto e ha eliminato la possibilità di dialogo. Nel nostro tempo, vediamo nuovi tentativi di stabilire una gerarchia parallela nel territorio delle Chiese locali e ascoltare le accuse secondo cui una Chiesa autocefala può avere poteri esclusivi su altre Chiese. Non desidero prevedere ulteriori sviluppi, ma ci sono tutti i motivi per temere che, se il progetto dell'autocefalia ucraina sarà portato avanti, significherà uno scisma tragico e forse irrecuperabile in tutta l'Ortodossia.

Il Patriarcato ecumenico crede che l'autocefalia contribuirà a guarire lo scisma locale esistente tra i fedeli ortodossi in Ucraina da tredici anni a questa parte, e che il Patriarcato di Mosca non sia riuscito a risolvere lo scisma in questi anni e che abbia permesso di prolungarlo per così tanto tempo, crescendo fino a una scala gigantesca. È davvero così?

I canoni ecclesiastici prevedono un solo modo per guarire uno scisma – il pentimento e il ritorno alla Chiesa locale, con cui l'unità è stata spezzata. Nel caso dell'Ucraina, è nella Chiesa ortodossa russa, non nel Patriarcato di Costantinopoli, che è stato perpetrato uno scisma, e per questa ragione, qualsiasi tentativo di guarire uno scisma bypassando la Chiesa russa è al di fuori del dominio canonico.

Si dovrebbe prendere in considerazione che ignorare i sacri canoni scuote l'intero sistema dell'organismo della Chiesa. Gli scismatici nelle altre Chiese locali sono ben consapevoli che se l'autocefalia viene data agli scismatici ucraini, sarà possibile ripetere lo stesso scenario ovunque. Questo è il motivo per cui affermiamo che l'autocefalia in Ucraina non sarà "la guarigione dello scisma", ma la sua legalizzazione e incoraggiamento.

Per quanto riguarda la nostra Chiesa, essa non ha mai rinunciato ai suoi tentativi di sanare lo scisma in Ucraina su principi canonici. L'ultima testimonianza è l'appello del metropolita Filaret Denisenko di Kiev, inviato meno di un anno fa al Consiglio episcopale della Chiesa ortodossa russa con una richiesta di perdono. Ciò è stato sicuramente preceduto da un dialogo e negoziati.

È necessario capire che lo scisma dell'Ortodossia ucraina è stato artificialmente ispirato nei primi anni '90 del XX secolo dalle autorità secolari del paese. In tutti questi anni è esistito esclusivamente come progetto politico, sostenuto dalle forze politiche nazionaliste in Ucraina. In tal modo, non si sono fermati davanti a nulla. Ci sono almeno due vescovi scismatici morti in circostanze molto strane letteralmente sulla soglia del loro ritorno alla comunione ecclesiale, che avevano già deciso di compiere. Il loro destino ha creato un'atmosfera di paura tra molti che desideravano riconciliarsi con la Chiesa. Molto probabilmente, la stessa ragione spiega lo strano comportamento del leader degli scismatici Denisenko, che, come menzionato sopra, si è riavvicinato alla Chiesa a metà strada, e improvvisamente, nel giro di poche ore, ha cambiato la sua posizione e ha rinnegato tutti questi passi verso la riconciliazione. Ad ogni modo, noi non siamo responsabili del fallimento di quel tentativo, proprio come di molti altri. La colpa è di tutti coloro che sostengono l'ideologia dello scisma.

Trent'anni sono, ovviamente, molto tempo. Ma non dimentichiamo che alcune divisioni ecclesiastiche sono continuate anche molto più a lungo e poi sono state superate. Quindi, non ci sono motivi per perdere la speranza, a condizione, ovviamente, che tutte le Chiese locali agiscano in solidarietà di fronte a uno scisma, e non cessino di manifestare l'unità del corpo della Chiesa di Cristo.

Apparentemente, il Patriarcato ecumenico è determinato a prendere la strada per concedere un'autocefalia alla Chiesa ucraina. Due esarchi sono già stati inviati per promuovere un normale completamento di questo processo. Quali saranno gli ulteriori passi del Patriarcato di Mosca?

Consideriamo la nomina degli esarchi del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina come un'invasione di questa Chiesa nel territorio canonico del Patriarcato di Mosca, ed è una grave violazione della legge ecclesiastica.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha fatto appello ai primati delle Chiese ortodosse locali per tenere una discussione pan-ortodossa sul problema ucraino. So che questo appello ha ricevuto risposte da parte dei primati. Noi siamo ancora pronti per il dialogo. E useremo ogni occasione per spiegare pazientemente ai nostri avversari il tragico pericolo dei passi che stanno compiendo in Ucraina. Per quanto sia riluttante a parlarne, se questi passi portano ad entrare in comunione con gli scismatici, dovremo rompere completamente la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli.

Il gregge ortodosso di tutto il mondo sta seguendo gli sviluppi del problema ucraino con evidente preoccupazione. Attraverso i secoli il Patriarcato ecumenico e quello di Mosca hanno camminato mano nella mano ogni volta superando difficoltà nascenti. Quello che vi unisce non è più grande e più solido di ciò che vi divide?

Il Signore Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: Il sale è buona cosa, ma se perde il suo sapore, come lo si può salare di nuovo? Abbiate sale tra di voi e siate in pace gli uni con gli altri (Mc 9:50). Abbiamo sempre creduto e continuiamo a credere che la santa fede ortodossa che unisce le nostre Chiese alla fine prevarrà sulle differenze attuali, che sono state causate dai tentativi di interferenza dei poteri di questo mondo nella vita ecclesiale. Tuttavia, la conservazione della nostra comune testimonianza ortodossa richiede sforzi comuni oggi in nome del mantenimento del vecchio ordine canonico, che, con nostro grande dolore, viene ora distrutto dalle azioni unilaterali del Patriarcato di Costantinopoli.

 
La santa Rus' dell'attore americano Jonathan Jackson

Jonathan Jackson con il suo Emmy Award del 2012

Molti dei nostri lettori ricorderanno che diversi anni fa Jonathan Jackson, attore, cantante e musicista di Hollywood (per cinque volte vincitore di un Emmy Award), insieme alla sua famiglia, ha abbracciato l'Ortodossia. Secondo le sue interviste, il primo prete ortodosso a parlargli fu padre John Strickland, che gli aveva parlato molto della santa Rus'. A quel tempo, decise fermamente di fare una visita in Russia. E quest'anno Jonathan e la sua famiglia sono riusciti a visitare la Russia. È giunto con la moglie Elisa (in battesimo ortodosso, Elizabeth), il figlio Caleb (Nicholas, quindici), la figlia Adora (Anastasia, tredici) e il figlio Titus (sette). Io ho avuto il privilegio di accompagnare i Jackson durante il loro viaggio in Russia che si è svolto dal 10 al 21 luglio di quest'anno.

Arrivati ​​a Mosca il 10 luglio, si sono diretti verso Sergiev Posad. L'aspetto stesso dell'hotel della Lavra della Trinità e di san Sergio ha lasciato un'impressione duratura su di loro. A qanto dicono, non erano mai stati in alberghi in cui erano appese icone nella hall e tutte le stanze e le pareti erano coperte di affreschi. Dopo un breve riposo i Jackson sono andati alla Lavra. La prima cosa che hanno fatto è stata visitare la chiesa della Santissima Trinità dove hanno pregato san Sergio di Radonezh e hanno venerato le sue sante reliquie. In quel momento cantavano l'Acatisto di San Sergio, e dopo la funzione il sacerdote ci ha unti tutti con l'olio dalla lampada di vigilia accanto alle reliquie del venerabile padre. Poi abbiamo venerato altre reliquie nella Lavra e abbiamo pregato al Vespro nella chiesa della Dormizione.

La famiglia Jackson alla galleria Tret'jakov

Il giorno dopo, l'11 luglio, i pellegrini hanno visitato la chiesa di san Clemente a Mosca, dove hanno potuto vedere i dipinti e hanno venerato le icone con riverenza. Jonathan ha osservato di avere letto gli scritti di san Clemente di Roma quando si era appena convertito all'Ortodossia. È seguita una visita alla galleria Tret'jakov. Prima di tutto, sono andati alla chiesa della galleria, dove hanno venerato con ammirazione la grande icona della Madre di Dio di Vladimir. Hanno una copia di quest'icona nella loro casa in America. Sono rimasti particolarmente colpiti dalle antiche icone russe risalenti dal dodicesimo al diciassettesimo secolo. Tra queste, i Jackson si sono particolarmente compiaciuti dei capolavori di sant'Andrej Rublev, in particolare l'icona della Santissima Trinità. Confrontando questa gemma di antica spiritualità russa con quella di Simon Ushakov, hanno preferito la prima. Ho detto loro che il famoso scrittore russo Vladimir Soloukhin (1924-1997) era della stessa opinione. Alla famiglia sono piaciute anche le opere di molti pittori successivi, come Surikov, Levitan, Repin e Savrasov; alcuni pittori, come Vrubel, non li hanno impressionati molto. Sono stati ispirati in particolare dal lavoro di Mikhail Vasil'evich Nesterov.

La visione del giovane Bartolomeo (il futuro san Sergio di Radonezh), di Mikhail Nesterov

Jonathan aveva già visto alcune riproduzioni dei suoi dipinti ma non aveva riconosciuto il nome dell'artista. Ora ha una comprensione chiara e completa del suo lavoro. Come uomo d'arte e autore del libro The Mystery of Art, dedicato allo sviluppo di un pittore a immagine di Dio, Jackson ha visto l'incarnazione di molte delle sue idee nei dipinti di Nesterov. Elisa, italiana di nascita, ha osservato che prima di convertirsi all'Ortodossia era orgogliosa del lavoro dei suoi concittadini del Rinascimento, come Michelangelo, e considerava questi dipinti come la più alta forma d'arte. Ma dopo la sua conversione all'Ortodossia, la sua anima e la sua coscienza si sono trasformati, e lei ha realizzato che i dipinti di Michelangelo sono un tipo piuttosto diverso di arte, lungi dall'essere il risultato di una vera vita spirituale. I quadri di Nesterov le hanno davvero conquistato il cuore. Elisa non aveva mai immaginato che tali opere d'arte potessero mai esistere, che un pittore potesse trasformare le persone e la natura nel suo mondo spirituale, nutrito dallo spirito di Dio, in questo modo.

Jonathan ed Elisa Jackson al convento delle sante Marta e Maria a Mosca

La destinazione successiva del loro itinerario è stata il convento delle sante Marta e Maria a Mosca. Elisa è stata battezzata nell'Ortodossia con il nome di Elizabeth in onore della nuova martire Elisabetta Feodorovna. La coppia sapeva che c'era il convento delle suore della misericordia, fondato da santa Elisabetta Romanova, da qualche parte a Mosca, senza conoscere la sua posizione, e durante il loro viaggio in Russia hanno finalmente visto questo capolavoro di architettura e centro di vita spirituale con i loro occhi, Sono stati profondamente impressionati dalla chiesa del convento costruita nello stile delle antiche chiese russe, dal monumento alla granduchessa creato dallo scultore Vjacheslav Klykov e dall'interno della chiesa i cui affreschi erano stati dipinti da Nesterov.

Abbiamo seguito la funzione della Veglia alla vigilia della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo nella chiesa del convento. Gli ospiti hanno partecipato alla funzione e hanno venerato le sacre reliquie delle nuove martiri Elisabetta e Barbara. Il tempo era mutevole quel giorno, con il sole splendente e la pioggia torrenziale che spesso si sostituivano l'uno all'altra. Quando è stata ora di andare, ci siamo resi conto che non saremmo riusciti a partire a causa delle forti piogge. Mentre stavamo nel nartece, abbiamo deciso di lasciare una donazione al negozio della chiesa. Immaginate la nostra sorpresa quando cinque minuti più tardi le nuvole si sono dissolte, il sole ha ricominciato a brillare e un arcobaleno è apparso nel cielo sopra il convento. Prima di lasciare il convento, il piccolo Titus si è inginocchiato davanti al monumento a santa Elisabetta Feodorovna e ha pregato a lungo con la sua preghiera angelica di bambino. Dopo il convento, i nostri pellegrini sono riusciti a visitare la chiesa di san Nicola a Pyzhy, che si trova nelle vicinanze, dove hanno venerato l'icona miracolosa dello tsar-martire Nicola II e ascoltato un sermone pronunciato dal suo rettore, l'arciprete Aleksandr Shargunov, dopo la Veglia.

I Jackson alla cattedrale di Cristo il Salvatore

Il giorno seguente è iniziata la visita al convento moscovita della Protezione della Madre di Dio e la venerazione delle sacre reliquie della beata Matrona di Mosca. C'era una grande coda alle reliquie della santa, con un'attesa di due ore. C'è un'enorme differenza di fuso orario tra Mosca e l'America, quindi i primi giorni sono stati difficili per i nostri ospiti, specialmente per i bambini. Dopo esserci fermati in fila per mezz'ora, abbiamo deciso di rivolgerci ai guardiani per chiedere loro di permettere almeno alla madre con figli di saltare la coda alle reliquie. Abbiamo spiegato loro la situazione e i gentili guardiani ci hanno permesso di andare subito alle reliquie. Così, la beata Matrona stessa ci ha aiutato.

Poi abbiamo visitato la Cattedrale di Cristo Salvatore, abbiamo venerato le reliquie del santo ierarca Filarete (Drozdov) di Mosca insieme alle icone che vi sono custodite, e abbiamo ammirato lo splendido interno e l'esterno di questa meravigliosa chiesa-monumento. Poi ho mostrato ai nostri ospiti la Piazza Rossa, il Museo Storico Statale, la cattedrale di San Basilio, il monumento a Minin e Pozharskij e il Lobnoe mesto [letteralmente "il posto dei teschi", una piattaforma circolare in pietra del sedicesimo secolo sulla Piazza Rossa, ndt] e ho raccontato loro un po' della storia di questi luoghi. Poi abbiamo preso un treno notturno da Mosca a San Pietroburgo.

L'opera di Fëdor Mikhailovich Dostoevskij ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di Jonathan come persona e come cristiano. Ha letto il romanzo L'idiota all'età di quattordici anni ed è stato un fan di Dostoevskij da allora. Il grande scrittore ha contribuito anche alla conversione di Jonathan all'Ortodossia. Uno degli scopi della visita dei Jackson in Russia era la visita ai siti memoriali associati a Fëdor Dostoevskij. Abbiamo anche organizzato un incontro con alcuni discendenti dello scrittore russo. La mattina del 13 luglio, i Jackson hanno incontrato due membri della famiglia Dostoevskij alla Lavra di sant'Aleksandr Nevskij, vale a dire Dmitrij Andreevich Dostoevskij, bisnipote del romanziere, e suo figlio Alexej, trisnipote del romanziere. Prima hanno visitato la cattedrale della Santissima Trinità e hanno venerato le reliquie del giusto principe Aleksandr Nevskij. Quindi hanno proseguito verso il cimitero di Nikol'skoe, dove hanno hanno pregato sulla tomba del metropolita Ioann (Snychev, 1927-1995) di San Pietroburgo. Alla necropoli hanno visitato la tomba di Fëdor Dostoevskij e hanno pregato per il riposo della sua anima. Dmitrij Andreevich Dostoevskij ha raccontato agli ospiti molte cose sul suo illustre bisnonno e sulla sua bisnonna, Anna Grigorievna Dostoevskaja, che nella sua gioventù viveva accanto alla Lavra (la sua casa esiste ancora). Poi hanno camminato lungo la necropoli e hanno visto le tombe dei compositori Pëtr Chaikovskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov, Mikhail Glinka e molte altre figure culturali russe. Successivamente, siamo andati tutti al Museo Dostoevskij. Lì Dmitrij Andreevich ci ha raccontato molto di più sulla vita di Fëdor Dostoevskij, integrando la biografia ufficiale con le tradizioni familiari. È stato particolarmente importante per Jonathan e tutta la sua famiglia vedere con i propri occhi l'interno del museo e sentire lo spirito dell'epoca in cui viveva l'autore. Tutto ciò ha lasciato una forte impressione sui nostri ospiti.

Le famiglie Jackson e Dostoevskij sulla tomba di Fëdor Dostoevskij

Successivamente abbiamo passeggiato per il centro della città descrivendo ai nostri ospiti le principali chiese, i palazzi e altri luoghi di interesse di San Pietroburgo. I pellegrini hanno visitato la Cattedrale dell'icona di Kazan' della santa Theotokos, dove hanno venerato la meravigliosa icona di Kazan' e hanno visto la tomba del feldmaresciallo generale Mikhail Kutuzov. Questa è stata seguita da un tour di un'ora lungo i fiumi e canali della "capitale settentrionale" della Russia e gli ospiti sono stati molto contenti. La giornata si è conclusa con un altro incontro con la famiglia Dostoevskij. Su invito di Dmitrij Andreevich, siamo andati a casa sua, abbiamo ascoltato storie interessanti sui discendenti presenti e passati del grande scrittore, ci siamo familiarizzati con i tesori di famiglia e abbiamo bevuto tè aromatico con le torte. Jonathan è stato toccato dall'ospitalità russa e dalla storicità di questo momento unico. Dopo aver ricevuto i doni di congedo dalla famiglia Dostoevskij, ci siamo salutati calorosamente e abbiamo promesso di far loro un'altra visita la prossima volta.

Jonathan Jackson al fosso di Ganina Jama

Il 14 luglio è iniziata la visita al palazzo e al parco di Peterhof (una ex residenza imperiale di campagna, ora nella città di Petrodvorets). Abbiamo raccontato la storia di questo meraviglioso sobborgo di San Pietroburgo e delle sue fontane e di quanto ha sofferto durante l'occupazione nazista, ci siamo goduti una passeggiata nel parco, vicino alle fontane, e abbiamo ammirato la bellezza del mare e la vista di Kronstadt, poi ci siamo diretti al cimitero Smolenskoe, dove abbiamo venerato le sacre reliquie della beata Ksenija di san Pietroburgo e abbiamo pregato sulla sua tomba all'interno della cappella, poi siamo andati al convento di san Giovanni [in onore di san Giovanni di Rila, fondato da san Giovanni di Kronstadt, ndt] e abbiamo pregato davanti alle reliquie di san Giovanni di Kronstadt.

Dopo una breve pausa, abbiamo preso un volo notturno per Ekaterinburg. Siamo atterrati nella prima mattina del 15 luglio. Dopo una breve pausa abbiamo fatto una visita alla Chiesa sul Sangue, in onore dei Nuovi martiri e confessori della Chiesa russa, costruita sul sito della Casa Ipatiev dove i santi martiri imperiali sono stati assassinati 100 anni fa. Abbiamo guardato intorno alla chiesa e abbiamo venerato le icone. Abbiamo offerto speciali petizioni ai martiri imperiali nella chiesa inferiore dove era stata giustiziata la famiglia imperiale. La visita a questa chiesa ha lasciato un'impressione molto forte sui pellegrini.

Prima di partire per la Russia, i Jackson avevano letto la corrispondenza dello tsar e della tsarina, erano stati ispirati dalle loro personalità, e amavano l'intera famiglia imperiale. Inoltre, è piaciuta loro la canzone della famosa cantante russa ortodossa patriottica Zhanna Bichevskaja dedicata ai martiri imperiali, il cui ritornello è costituito dai loro nomi. Jonathan ed Elisa canticchiavano spesso la sua melodia. Va detto che eravamo alla soglia dell'evento principale – la Liturgia della mezzanotte nella Chiesa sul Sangue – e la preparazione per essa era in pieno svolgimento e molti sacerdoti cominciavano ad ascoltare le confessioni dei fedeli. Così, quella sera, tutti noi siamo riusciti a confessarci e a ricevere una benedizione per ricevere la comunione il giorno dopo. Quindi siamo partiti per il monastero dei santi sofferenti della passione al fosso di Ganina Jama, un luogo di grande tristezza e trionfo spirituale. Abbiamo partecipato al Vespro e abbiamo venerato la croce nel fosso. Abbiamo visto i pellegrini, molti dei quali erano arrivati a piedi da tutto il paese e anche dall'estero per la vigilia dell'evento memorabile. I nostri ospiti erano pieni di gioia spirituale e sentivano pace e tranquillità – una cosa che molti di noi bramano intuitivamente ma che non riescono a trovare nel mezzo del trambusto della vita moderna.

Il giorno dopo, il 16 luglio, siamo andati di nuovo alla Chiesa sul Sangue, quando era servito il Piccolo Vespro con l'Acatisto dei santi martiri imperiali. Dopo l'Acatisto, abbiamo venerato le icone, in particolare l'icona "dalle tre mani" della Theotokos davanti alla quale i martiri imperiali avevano pregato mentre erano in prigione. Durante la loro permanenza, i nostri ospiti avevano imparato a memoria molte frasi in russo e in slavo ecclesiastico, così quando leggevo le preghiere prima della santa comunione, Jonathan partecipava pronunciando esclamazioni come "Gospodi pomiluj" e alcune altre. Dopo una breve pausa alle dieci di sera, ci siamo diretti di nuovo verso la Chiesa sul Sangue dove sua Santità il patriarca Kirill ha presieduto la Divina Liturgia di mezzanotte. Questo è stato il culmine degli eventi festivi di quei giorni per tutti noi. Siamo tutti riusciti a ricevere la santa comunione in quella Liturgia per grazia di Dio.

I Jackson vicino alla Chiesa sul Sangue a Ekaterinburg durante la Liturgia della mezzanotte del 17 luglio 2018

I nostri pellegrini hanno resistito con fermezza a tutte le difficoltà delle ore della funzione e sono rimasto vivace, incluso Titus di sette anni, che ho portato alla santa comunione. Dopo la Liturgia ci siamo uniti per un breve tempo alla processione che si dirigeva al fosso di Ganina Jama e poi siamo rientrati all'hotel perché il nostro pellegrinaggio attraverso la santa Rus' doveva continuare il mattino seguente. I nostri ospiti hanno detto che non dimenticheranno mai questo evento.

Il giorno seguente, il 17 luglio, abbiamo volato da Ekaterinburg a Nizhny Novgorod via Mosca. Ai nostri ospiti è piaciuta quest'antica città e sono stati particolarmente affascinati dai panorami mozzafiato del fiume Oka dall'hotel. Il giorno seguente, il 18 luglio, era il centenario dell'uccisione delle sante Elisabetta e Barbara e di tutti i martiri di Alapaevsk. La mattina abbiamo fatto a Elisa gli auguri per il suo onomastico e siamo partiti per Diveevo in macchina. Abbiamo fatto una sosta lungo la strada ad Arzamas per dare un'occhiata alle chiese sulla piazza della cattedrale. Arrivati ​​a Diveevo, siamo andati prima alla chiesa parrocchiale in onore di Santa Elisabetta il Nuovo Martire. Anche se la Liturgia della festa era finita, abbiamo venerato le icone, due delle quali (quelle della granduchessa Elisabetta e del grande principe Vladimir con lo tsar-martire Nicola II) avevano iniziato a effondere miro durante le celebrazioni. Un altro miracolo ci stava aspettando in quella chiesa. È risultato che oltre alla chiesa superiore di santa Elisabetta la Nuova Martire (la santa patrona di Elisa) c'era anche la chiesa inferiore di san Giovanni Evangelista, che è il santo patrono di Jonathan. La chiesa inferiore ha anche icone di san Nicola (nel cui nome è stato battezzato Caleb) e la grande martire Anastasia di Sirmio, la "Scioglitrice dei veleni" (patrona di Adora). Così, tutti tranne Titus (il cui nome è molto raro in Russia) hanno trovato i loro santi protettori in questa chiesa! È stata un'esperienza indimenticabile per tutti loro.

Poi abbiamo visitato le tre sante sorgenti di Diveevo e abbiamo finalmente raggiunto il convento. Per prima cosa siamo andati nella chiesa dell'icona di Kazan' della Theotokos appena fuori delle porte del convento dove abbiamo venerato le reliquie dei santi di Diveevo, abbiamo ricordato la storia del monastero e alcune delle profezie di San Serafino di Sarov. Poi siamo entrati nel convento, abbiamo visitato la chiesa della Santissima Trinità dove abbiamo venerato le reliquie di san Serafino e abbiamo anche visto alcuni dei suoi oggetti personali che sono custoditi in chiesa. Successivamente abbiamo venerato le icone, inclusa l'icona "della tenerezza" della Madre di Dio, poi siamo andati alla cattedrale della Trasfigurazione e abbiamo camminato in preghiera lungo il santo canale della Theotokos. Poi ci siamo seduti a riposare un po'. Elisa ha osservato che durante la visita a questi luoghi sacri dimentichi tutte le difficoltà e i problemi della tua vita, e provi pace della mente, quiete e delizia spirituale. Poi siamo arrivati ​​al villaggio di Tsyganovka, alla sorgente di san Serafino, e ci siamo immersi nella sua acqua gelida. Questo ci ha riempito di gioia e ci ha rinvigorito. In tarda serata siamo tornati a Nizhny Novgorod.

Jonathan ed Elisa Jackson al santo canale presso il convento di san Serafino a Diveevo

Il mattino seguente, il 19 luglio, abbiamo volato da Nizhny Novgorod a Mineral'nye Vody [nel territorio di Stavropol nel sud della Russia, ndt] via Mosca. Lì abbiamo visitato la chiesa della Protezione della Madre di Dio dove abbiamo venerato le reliquie del beato Teodosio del Caucaso (1841-1948). Successivamente siamo andati nella città di Pjatigorsk e siamo saliti in cima al monte Mashuk, ai piedi del quale il grande poeta russo Mikhail Lermontov fu tragicamente ucciso in un duello. Abbiamo anche visitato la meravigliosa chiesa dei Tre santi Ierarchi. Poiché Jonathan è un assiduo frequentatore del santo Monte Athos, è rimasto piacevolmente sorpreso nel trovare un gran numero di icone e altre reliquie portate da sacerdoti locali dai monasteri athoniti a questa chiesa. Architettonicamente, la chiesa dei Tre santi Ierarchi combina le tradizioni bizantine e le antiche tradizioni russe.

Il giorno seguente, il 20 luglio, abbiamo fatto un viaggio nel villaggio di Praskoveja e nella città di Budënnovsk [entrambi nel territorio di Stavropol, ndt], Il cui nome originale era Svjatoj Krest (che significa "Santa Croce"). Ho raccontato la storia di questi luoghi a Jonathan e alla sua famiglia e ho ricordato loro i tragici eventi del 1995 [quando i militanti armati ceceni hanno fatto irruzione nella città di Budënnovsk e preso ostaggi in un ospedale locale, uccidendo oltre 100 persone, ndt], che hanno suscitato profonda commozione nei loro cuori gentili. Abbiamo visitato la chiesa di sant'Aleksandr Nevskij insieme con la chiesa dell'icona di Kazan della Madre di Dio, dove abbiamo venerato un'icona del principe martire Michele di Tver' [di cui quest'anno si celebra il 700° anniversario del martirio, ndt]. Dopo una breve pausa abbiamo fatto un volo notturno per Mosca. Ho scortato i miei cari ospiti all'aeroporto, da dove sono ripartiti per l'America. Ci siamo salutati calorosamente, mettendoci d'accordo che torneranno sicuramente spesso in Russia.

Jonathan Jackson vicino a Diveevo, dopo l'immersione nella sorgente sacra di san Serafino

In conclusione, va detto che il viaggio in Russia, i pellegrinaggi ai santuari e gli incontri con molti russi hanno lasciato un'impronta indelebile sui Jackson. Secondo loro, ora hanno visto la Santa Rus', che rimarrà nei loro cuori per sempre. Dopo questo grande pellegrinaggio sono diventati persone molto diverse, qualcosa è cambiato nei loro cuori, e sentono che saranno sempre attratti dalla Russia. Questo tour ha anche influenzato il lavoro creativo di Jonathan, in particolare la sua attività musicale. La spiritualità russa è diventata per lui una grande fonte di ispirazione. Tutti i russi che hanno avuto l'onore di parlare con quest'affascinante famiglia americana sentono un forte amore fraterno nei loro confronti e non vedono l'ora di incontrarli di nuovo.

 
La Russia si sta riprendendo dalla sbornia filo-americana degli anni '90

Ormai sono andati i giorni in cui russi idolatravano tutto ciò che è occidentale

• Le riforme economiche ispirate agli Stati Uniti sono costate alla Russia la metà della sua produzione industriale

• Una Russia sicura di sé potrebbe essere un partner migliore per l'America rispetto a una servile

L'autore di questo articolo, in esclusiva per Russia Insider, è il popolare blogger Fritzmorgen.

Vivevo a Leningrado quando l'arrugginita cortina di ferro è pesantemente crollata e i russi hanno potuto vedere il mondo occidentale. Immaginavamo l'Occidente come un paradiso comunista dove tutti, inclusi i pigri che vivevano di sussidi, potevano permettersi jeans, video-registratori e automobili.

L'inverno del 1991 è arrivato con due eventi memorabili. In primo luogo, era morto Freddie Mercury (la gente in URSS amava le sue canzoni, proprio come qualsiasi altro popolo). In secondo luogo, la nostra classe è andata in Danimarca per un viaggio di scambio di studenti.

Il viaggio è stato un vero shock per gli adolescenti dell'URSS in crisi, dove le spese per i prodotti alimentari di base comportavano code estenuanti.

Le autorità sovietiche consideravano l'arte della pubblicità con disprezzo, quindi tutto ci affascinava, dalle bevande gassate ai volantini pubblicitari colorati stampati su carta lucida. Probabilmente apparivamo come selvaggi che fissavano le perline luminose in un negozio di monili d'imitazione. Siamo rimasti colpiti e affascinati dalla realtà capitalista.

Nello stesso anno, Leningrado è stata rinominata San Pietroburgo, l'Unione Sovietica è morta, e noi con i nostri cuori in fiamme ci siamo imbarcati sulla costruzione del capitalismo, la cui vetrina ci era sembrata così allettante. Ci aspettavamo, in tutta serietà, di diventare tutti ricchi.

Come si addice ai diligenti neofiti di un culto del cargo, abbiamo disegnato una pista di atterraggio su una spiaggia nel modo più accurato possibile, e alcuni selvaggi della nostra tribù hanno iniziato a far oscillare le torce, nel tentativo di imitare le luci della pista. Ma in qualche modo, non è arrivato un enorme uccello d'argento a darci un prezioso carico.

Dopo i primi sette anni di riforme democratiche in Russia, l'indice della produzione industriale è sceso di oltre il 50%, e l'agricoltura era in una tale caos che era difficile trovare qualsiasi tipo di merce russa. Per essere onesti, non c'era neppure nessuno alla ricerca di prodotti russi, perché in quel periodo credevamo che la qualità reale si trovasse solo in Occidente.

Nel 1998 la Russia è arrivata al collasso economico a causa della speculazione sconsiderata dei nostri politici e dei loro compagni oligarchi con i titoli di Stato. Siamo diventati seriamente dipendenti dai prestiti del FMI e i nostri partner occidentali si sono sentiti liberi di sfruttare questa dipendenza a proprio beneficio.

Recentemente Michael Bohm, un giornalista americano, ha partecipato a un popolare show televisivo in Russia. Ha iniziato a spiegare che non c'è niente di male ad avere cittadini stranieri che occupano alte posizioni nel governo ucraino. "Ci sono stranieri nel governo degli Stati Uniti?", ha chiesto il conduttore. "Ma noi non siamo l'Ucraina!", ha spiegato il giornalista.

I due pesi e due misure di Michael Bohm sono perdonabili. Non ha senso paragonare gli Stati Uniti e l'Ucraina. Tuttavia, il problema è che Washington considera la Russia nello stesso modo sprezzante.

Negli anni '90, la condiscendenza di Washington era giustificata. La Russia era un paese povero e completamente corrotto. La pensione media era di 30 dollari al mese, mentre i funzionari pubblici obbedivano fedelmente ai loro consulenti americani. A quel tempo, la Russia sembrava un miserabile cowboy ubriaco di un film di Hollywood.

Io non sono orgoglioso di quel periodo della nostra storia. Tuttavia, sono passati 17 anni dal default del 1998. Il cowboy russo è tornato in sé. Ha smaltito la sbornia, ha riscattato la sua arma dal banco dei pegni e ora è tornato in sella, proprio come ai bei vecchi tempi sovietici – un periodo che molti russi rimpiangono con malcelata nostalgia (cosa che, suppongo, non è del tutto irragionevole).

Nel 2000 Vladimir Putin ha preso il potere dalle mani indebolite di Boris Eltsin. Putin ha rimosso dal potere i ladri oligarchi, ha costretto gli imprenditori a pagare le tasse, e ha ricostruito l'industria che era stata quasi distrutta negli anni '90. Ha rimesso in ordine il paese. Per i russi, è stata una novità a cui dare il benvenuto.

Io vivo a San Pietroburgo, vicino al confine con la Finlandia. Nel 1991, un adolescente sovietico credeva che la Finlandia fosse un paese delle meraviglie pieno di lusso, tesori e luci scintillanti di insegne al neon. Quando sono andato a fare un viaggio in Finlandia nel 2014, mi sono guardato in giro e non sono riuscito a capire: come avevo potuto ammirare questo luogo fuori mano vent'anni fa?

Purtroppo, in termini di percezione, i politici americani sono bloccati negli anni '90. Barack Obama si sbagliava alla grande quando si vantava di aver lasciato l'economia russa "a brandelli". Il colpo che Washington ha inflitto alla Russia quando ha bloccato l'accesso russo ai prestiti in dollari può essere paragonato a un cowboy a cui è stato impedito di acquistare whisky a credito in un saloon. L'ubriacone del 1998 sarebbe probabilmente morto senza whisky a buon mercato. Nel 2015, il cowboy può facilmente godersi una tazza di tè cinese, tanto per cambiare.

Suppongo che lo Zio Sam dovrebbe riconsiderare la sua allegra banda di sovietologi e sedicenti esperti, e quindi procedere ad analizzare la situazione in Russia non con la lettura dei rapporti dei suoi stessi attivisti addomesticati, ma con la lettura di articoli dei media d'affari occidentali, che sono almeno più obbiettivi. Ora, dopo che Vladimir Putin ha aiutato Barack Obama a risolvere il problema Iran, è il momento migliore per andare verso una de-escalation nel rapporto degli Stati Uniti con la Russia, in particolare dato che i russi possono ancora credere che ci sia una possibilità per un rapporto reciprocamente vantaggioso tra i due paesi.

 
Che dire della schiavitù nella Bibbia?

Si sente sempre più spesso affermare che la percezione della società descritta nella Bibbia non è più valida. Così come quella società tollerava la schiavitù, e la Bibbia condanna l’omosessualità, allora oggi, molti affermano che nella società odierna che condanna la schiavitù, possiamo benissimo tollerare l’omosessualità. Il ragionamento sembra ineccepibile, ma contiene un errore logico di fondo. La società antica poteva tollerare e apprezzare la schiavitù, ma la Bibbia non la apprezza, e se pure non la condanna totalmente, nondimeno la considera un male della società. I movimenti stessi che hanno portato ad abolire la schiavitù nei tempi moderni nascono tutti da istanze cristiane. Presentiamo una risposta di Padre John Whiteford al tema della schiavitù nella Bibbia nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
Poroshenko è un "moderno persecutore della Chiesa" - metropolita Luka di Zaporozh'e: i vescovi sono sotto pressione per unirsi alla Chiesa di Costantinopoli

foto: RIA-Novosti

Quelli che stanno organizzando la pressione contro la Chiesa ucraina canonica sono contagiati dal peccato, ha detto in un recente video sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol.

A suo avviso, questo gruppo include il presidente ucraino Petro Poroshenko, che il metropolita definisce un "moderno persecutore della Chiesa" nella sua risposta video sulla sua visita al servizio di sicurezza ucraino che ha iniziato a chiamare vescovi e chierici ucraini per "conversazioni".

Rispondendo alla domanda su cosa aspettarsi in futuro, a seguito delle conversazioni del Servizio di sicurezza, il metropolita Luka ha notato che il nemico dell'umanità non può fermarsi e non si ferma, e non lo fa nemmeno chi ha intrapreso la via del diavolo.

Il vescovo, che è stato piuttosto esplicito riguardo ai recenti eventi della Chiesa, ha spiegato:

Quando la nostra Chiesa ha mostrato la sua unità, 82 vescovi hanno chiaramente affermato la loro posizione a favore dello stato canonico esistente della Chiesa ortodossa ucraina guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, quando, per così dire, ci siamo rifiutati di andare in una casa dedicata a un persecutore della Chiesa [la Casa ucraina era in precedenza la filiale del Museo Lenin a Kiev ed è ancora ampiamente conosciuta con tale nome, ndc] per incontrare il moderno persecutore della Chiesa, questo parla di una cosa sola - che le persone che stanno organizzando queste azioni, dal cui comando tutto questo è organizzato, sono infettate da un peccato terribile, il peccato dell'odio.

Il metropolita Luka si riferisce all'incontro tra Poroshenko e i vescovi della Chiesa ucraina canonica che era stato programmato per il 13 novembre. Il presidente e il metropolita Onufrij inizialmente avevano convenuto che l'incontro si svolgesse presso la Lavra delle Grotte di Kiev, anche se Poroshenko in seguito ha cercato di cambiare la sede alla Casa ucraina. I vescovi della Chiesa, già riuniti alla Lavra, hanno votato contro il cambiamento dei piani e l'incontro con Poroshenko presso l'ex Museo Lenin, anche se tre vescovi sono andati a incontrarlo lì, come era loro diritto.

Per quanto riguarda il suo incontro con il servizio di sicurezza, il metropolita Luka nota che non gli hanno fatto domande sui piani di autocefalia in Ucraina, ma piuttosto sui suoi viaggi all'estero, avvertendolo di essere attento nei suoi viaggi.

Nel frattempo, in un altro video, l'arciprete Aleksandr Bakhov, capo del dipartimento legale della Chiesa ucraina, ha parlato della pressione che viene fatta sui vescovi della Chiesa ucraina per rinunciare al loro sostegno alla Chiesa canonica e per unirsi al movimento per creare una nuova chiesa in Ucraina.

Come osserva il prete, la pressione dello stato e degli "attivisti" e gli inviti a incontrare il Servizio di sicurezza sono iniziati dopo le risoluzioni del 13 novembre dei vescovi che hanno dichiarato la loro intenzione di rimanere fedeli alla Chiesa e di resistere alle innovazioni non canoniche di Costantinopoli in Ucraina.

"Oggi vengono compiute azioni da varie forze per esercitare pressioni sui vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, come evidenziato da numerosi picchetti e azioni illegali negli edifici amministrativi diocesani e nelle residenze dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina", ha spiegato padre Aleksandr.

OrthoChristian.com ha già riferito su queste provocazioni.

Padre Aleksandr nota anche che le informazioni sulla posizione dei vescovi sulla questione dell'autocefalia, sul loro luogo di residenza e sui loro movimenti vengono sistematicamente pubblicate per attirare l'attenzione e cercare di screditarli agli occhi del pubblico.

Questa pressione e queste provocazioni, che come egli nota violano i diritti costituzionali dei vescovi, "sono rivolte ai vescovi per esercitare pressioni e costringerli a partecipare al cosiddetto 'concilio di unificazione'."

"Guardate cosa è scritto sui loro manifesti, perché i dimostranti indossano maschere, perché danneggiano le proprietà, perché sono apparsi proprio ora? Perché pubblicano le informazioni personali dei vescovi? Dicono ai vescovi che "sono invitati a una conversazione". Ma qual è il contesto di questa conversazione? ...Questa è, in un certo senso, pressione psicologica", ha sottolineato padre Aleksandr.

 
Intervista di Tudor Petcu a Denys Clément, medico francese, sul progetto di una medicina ortodossa

Per iniziare questo dialogo, mi parli del suo lavoro, della medicina che pratica.

Sono un ginecologo-ostetrico d'ospedale. La mia attività è sia medica che chirurgica. Come ostetrico, mi occupo di seguire gravidanze e parti, oltre ai problemi che possono sorgere al bambino e alla madre. Come ginecologo, opero chirurgicamente soprattutto patologie benigne e maligne come il cancro al seno o il tumore uterino.

L'ostetricia è particolarmente importante per me perché tocchiamo il mistero della vita e ogni nascita è una vera meraviglia. È anche una medicina del feto, in particolare una medicina dello screening di possibili anomalie. Questa è chiamata medicina prenatale.

Per cominciare, è fondamentale capire che l'evoluzione scientifica ha portato a situazioni radicalmente nuove nella storia dell'umanità. Questa "evoluzione rivoluzionaria" espone le famiglie e le coppie a domande e nuove scelte che dovrebbero essere conosciute e apprese.

Le malattie e le malformazioni infantili sono sempre esistite, ma dal tempo di Ippocrate fino all'inizio del XX secolo, la situazione si risolveva da sola. Il feto fragile e malformato di solito moriva in utero o non poteva sopravvivere al parto. Se sopravviveva alla nascita, di solito moriva piuttosto rapidamente perché la medicina del tempo non era in grado di far "sopravvivere" un bambino disabile. La medicina era "contemplativa", questi drammi erano vissuti come una fatalità. C'era allora un fatalismo di fronte a questo determinismo.

Attualmente la situazione è cambiata radicalmente. Siamo in grado di diagnosticare la malformazione fetale e la medicina può curare e sostenere i bambini con disabilità per un lungo periodo di tempo.

Questa medicina prenatale sta crescendo molto velocemente. L'imaging diventa sempre più efficiente e soddisfacente. Gli ultrasuoni possono penetrare l'intimità della gravidanza con grande acutezza. La rivoluzione di quest'inizio del XXI secolo è lo sviluppo della genetica e in particolare la capacità dell'analisi del genoma dell'embrione (che viene eseguita da un semplice esame del sangue nella madre). Così ogni genitore si confronta con le informazioni relative alla salute del suo bambino e può, in caso di malattia grave o di grave disabilità, decidere di interrompere la gravidanza. Questa è chiamata interruzione medica della gravidanza che è diversa da un aborto o interruzione volontaria di gravidanza. Abbandonati a questa decisione, diventiamo "piccoli dei" come dice padre Jean Gueit, che decide la vita o la morte del loro bambino. Tutto questo in una società consumistica che non supporta la differenza, l'imperfezione.

La tendenza sarebbe quella di limitare tutto al genoma, come ha dichiarato Francis Crick, scopritre del codice del DNA: "Nessun bambino dovrebbe essere riconosciuto come umano fino a quando non avrà superato un certo numero di test sulla sua dotazione genetica. Se non supera questi test, perde il diritto alla vita"...

Inutile dire che questi progressi sollevano enormi questioni etiche, inclusa quella su cosa sia un essere umano.

Siamo ben lontani dal concetto di persona...

Cosa significa per lei essere un medico ortodosso? Quale sarebbe per lei relazione tra medicina e Ortodossia?

Proprio il concetto di persona. Il fatto di essere un cristiano ortodosso apre una prospettiva immensa sulla persona, laddove la scienza la racchiude in una definizione ristretta, quella dei geni tra gli altri, in una visione puramente immanente. Io concepisco tutto ciò che è di fronte a me, uomo, donna, bambino, feto come persona. E quest'alterità che è di fronte a me mi supera, mi trascende. Ogni persona con i suoi geni, naturalmente, ma anche la sua storia, la sua stessa fede, è unica. In questo vicino che è mio paziente c'è anche il riflesso di Cristo.

Si tratta di fare cose semplici. Per esempio, nell'organizzazione della sala operatoria, troppo spesso tendiamo ad assegnare, e ridurre, il paziente all'organo per cui deve essere operato. Quindi quando una paziente deve essere operata al seno, i team dicono "arriva il seno in sala operatoria", quando non dicono "arriva il cancro al seno in sala operatoria". Iniziamo a considerare ogni paziente come una persona e non come un organo malato. Io cerco soprattutto di essere presente per i miei pazienti, tutti e a ogni ora del giorno e della notte. E non è facile... Ma già se vai al pronto soccorso di notte alle 3 del mattino e sei davvero accolto e ascoltato è una cosa enorme. È necessario essere ispirati dal comportamento del buon samaritano. Questo significa sviluppare quella che viene chiamata in Occidente empatia, termine molto di moda, ma per un cristiano è soprattutto una presenza. Una presenza luminosa e piena.

Raramente parlo di spiritualità con i miei pazienti, tranne quando si presenta l'occasione. Per contro con i miei colleghi ci scambiamo regolarmente commenti.

Per molto tempo sono stato come complessato di essere cristiano, e per di più ortodosso. Minoranza all'interno di una minoranza, con la sensazione schizofrenica di vivere in due mondi, quello ortodosso con la sua comunità e le sue funzioni, e poi l'altro professionale. Per non parlare del dubbio che mi ha spesso assalito.

Poi, dopo varie prove, non mi sono più vergognato e invece ho cominciato a parlarne, ma senza proselitismo, in modo dolce quando si presentava l'occasione e soprattutto tra i colleghi. Per mia sorpresa molti di loro erano cristiani e spesso cristiani impegnati. Molti dei miei colleghi, in particolare quelli che fanno medicina prenatale e devono interrompere la vita di feti disabili, hanno bisogno di un'apertura spirituale. Anche il mio collega responsabile dell'unità di medicina prenatale ha trovato le sue radici giudaiche.

Pensa che possiamo parlare di una medicina ortodossa? Se è così, come dovremmo capirla?

Non so se esista una medicina propriamente ortodossa. D'altra parte, l'Ortodossia può e deve aiutare la medicina. Anche nel problema acuto relativo alla medicina prenatale e alle interruzioni mediche della gravidanza, l'Ortodossia ha quacosa da dire.

Come medico ortodosso, sono consapevole di trovarmi in una situazione particolarmente ambigua e allo stesso tempo fondamentale. Fondamentale, perché come cristiani dobbiamo proteggere la vita, tutta la vita, ed essere in questa affermazione: "Cristo è la luce del mondo". Ambigua, perché non dobbiamo sacralizzare la vita.

Di fronte all'evoluzione rivoluzionaria della medicina dobbiamo essere consapevoli che ci possono essere situazioni in cui possiamo interrogarci sul principio di interrompere la gravidanza.

Come dice mons. D'Ornellas: "Due atteggiamenti sono fondamentali: la protezione della vita e il rispetto della libertà umana". La Chiesa deve difendere la santità della vita senza sacralizzare la vita a spese della persona.

Dobbiamo capire che ci sono situazioni in cui "un atto contrario alla morale, alla Legge dovrebbe essere fatto per preservare lo spirito della Legge". O come dice B. Vergely: "Se è importante in tutte le cose avere il coraggio del meglio, non dobbiamo fare il peggio cercando di ottenere il meglio".

Ma l'Ortodossia grazie al principio di economia può concepire questo aiuto unico e singolare. Sarebbe un principio di economia del peggio, in qualche modo. Ma che consentirebbe di evocare la possibilità dell'interruzione di una gravidanza.

Nella teologia ortodossa il principio dell'economia è parte dell'antropologia ortodossa, che registra l'evoluzione di ogni uomo, senza che nulla sia fissato o predestinato.

L'economia si basa su tre principi fondamentali; i primi due sono, come ha descritto molto bene G. Nahas (al XIV Congresso della Fraternità ortodossa in Europa occidentale), due principi biblici: quello della scelta incarnata da Adamo ed Eva e quello della libertà / responsabilità con l'esempio di Caino e Abele.

Vorrei aggiungere un terzo principio evangelico, cristico: quello del perdono.

Un perdono responsabile, nel timore e nel rispetto di Dio, dove bisogna chiedere contemporaneamente il perdono e perdonare se stessi. Un perdono realizzato sia nella piena consapevolezza del suo atto, definitivo e serio, sia in una "coscienza dell'amore".

È importante capire che considerare un'interruzione della gravidanza non è una negazione del bambino. Al contrario, è necessario dare tutto il suo posto a questo bambino con la sua malattia, il suo handicap. Dargli anche tutto l'amore che si è capaci di dare in una situazione del genere. In questa economia del peggio, si può amare anche in questo gesto di piena consapevolezza, che rimane libero ma responsabile. Non banalizzarlo mai, ma piuttosto andare al fondo dell'umanità del bambino, o del prendersi cura, dell'essere in grado di accompagnarlo in una presenza di amore nonostante le sue condizioni e la scelta dei genitori. Siamo nel profondo della nostra umanità rispettosa, ma di fronte alla morte, e questo tipo di esperienza che per definizione non è mai comune ci fa crescere, ci fa entrare pienamente nella coscienza della nostra vita, ci fa assaporare la nostra umanità in ciò che è più ricco, più denso e anche più doloroso. Questa esperienza, che può essere quella di un genitore, un accompagnatore, una persona cara o un professionista può aiutare a sopportare questa prova.

La comunità porta quindi la croce, la nostra croce, la croce di ciascuno e con essa il Cristo. Nel profondo del dolore che abbiamo, sentiamo la sua presenza ed è questo "amore" che possiamo sentire.

Qual è la sua prospettiva etica ortodossa sulla medicina moderna praticata principalmente in Francia?

Direi che la medicina moderna è praticata in Occidente (intendo l'Europa occidentale e il Nord America) e non solo in Francia. Nelle nostre società incentrate sulla libertà individuale e la legge, voglio continuare a difendere i deboli partendo dai feti, lottando contro la banalizzazione delle interruzioni di gravidanza, lottando per l'accettazione della differenza, dell'handicap. Questo è il mio ruolo di cristiano in relazione al mondo.

Ma anche condividere qualcosa con i miei fratelli cristiani discutendo con loro i profondi cambiamenti apportati dai progressi della medicina. Far loro capire quanto questo sia radicalmente nuovo nella storia dell'umanità. Queste domande non vengono mai poste. Evocare con loro queste nuove domande che appaiono sulle possibilità della vita, della morte, di andare oltre la morte con la tentazione del transumanesimo. Come dobbiamo cominciare a essere consapevoli di queste novità nella storia dell'uomo e quanto sia importante pensarci su, sia per i fedeli ortodossi che per il clero.

Il tema dell'ultimo congresso della Fraternità ortodossa nell'Europa occidentale era "essere pienamente nel mondo ma non di questo mondo". Noi non siamo di questo mondo ma viviamo in esso. Dobbiamo riflettere sui problemi che affliggono il mondo, compresi problemi bioetici come la diagnosi prenatale e le sue conseguenze. Dobbiamo anche pensare a come illuminare, a reincantare il mondo. Dobbiamo difendere la vita e allo stesso tempo avere un discorso di apertura sulla persona che contrasta con i soliti discorsi dell'istituzione, spesso vista come colpevolizzante, moralizzante e stigmatizzante.

Quale sarebbe la più grande sfida per la medicina moderna in Occidente? A partire da questa domanda, per favore, mi può precisare qual è la sua comprensione ortodossa come medico riguardo alla sfida di cui parlo?

Per cominciare, mi sono detto che la più grande sfida per la medicina sarebbe quella di rimanere nel campo della cura e non cedere alla tentazione del transumanesimo che mira a migliorare l'umano. Per questo la medicina deve rimanere umana e non cercare di sostituire Dio.

E alla fine, questa è la principale sfida della medicina moderna, rimanere umani. Con il rampante tecnicismo, l'uomo è diviso, squartato tra diversi esperti che si limitano troppo spesso al loro organo o alla loro specialità. Aiutiamo la medicina a mantenere questa idea di una persona tanto cara all'Ortodossia. Facciamo in modo che la scienza ci permetta di andare più in profondità, nelle parti più intime, più piccole del nostro corpo e della nostra mente, rispettando noi stessi come esseri. Cerchiamo di agire ogni giorno per questo rispetto della persona che inizia con il rispetto del corpo e della sua modestia. Oltre il corpo e oltre la malattia, scopriamo quest'altro nel rispetto della sua intera umanità che gli porterà la conferma del suo essere.

Crede che un'evoluzione della medicina ortodossa in Francia sia possibile in futuro?

Certo! Ma vorrei parlare di un'evoluzione della medicina illuminata dall'Ortodossia, perché non so a cosa corrisponda la medicina ortodossa.

Questo passa attraverso diversi piani. In primo luogo, l'Ortodossia in Francia e il suo clero. Dovremmo informare, sensibilizzare il clero su tutta questa evoluzione e problematica.

I cattolici lo fanno già con incontri di medici cristiani con monaci o vescovi. Lo scambio è reciproco. I medici cristiani possono condividere le loro esperienze e il peso che esse rappresentano, tra loro e con il clero. Il clero s'informa e tiene il passo con l'evoluzione della medicina, della società e riesce a portare una riflessione più istituzionale o teologica.

È importante anche sottolineare il ruolo che la comunità, la parrocchia può svolgere in questi problemi. Una parola liberata dal peso della colpa in relazione alla comunità permetterebbe di pensare a questioni concrete. Per non parlare della singolarità di ogni situazione, sottolineando che alcune decisioni sono nella sfera privata, possiamo informare la comunità che una famiglia passa attraverso una prova e ha bisogno delle preghiere di tutti.

Infine, dobbiamo sottolineare l'approccio spirituale della medicina, che non racchiude solo un paziente nel suo corpo. Questa spiritualità è forte nel cristianesimo e specialmente nell'Ortodossia con la sua visione dell'uomo e della divino-umanità. Nelle nostre società occidentali e in particolare in Francia, una terra particolarmente anticlericale, il cristianesimo ha perso tutti gli orpelli del potere. È tornata la semplice fede che era al suo inizio, che chiama ciascuno, personalmente, ad aprirsi al mistero e alla bellezza della presenza di Cristo, che dal nulla ci chiama ad essere. Spogliato del suo potere istituzionale, "Il cristianesimo è appena all'inizio", come diceva Padre Aleksandr Men'. È una prospettiva gioiosa in questi oscuri tempi moderni, essere nella luce di Cristo e portarlo nel mondo a partire dalle nostre azioni. Il cristianesimo e l'Ortodossia in particolare, permetteranno di rianimare e trascendere un'umanità il cui rischio è di cadere nella barbarie.

 
L'abate Sava di Dečani sull'ingresso del Kosovo nell'UNESCO

Padre Sava Janjić, l'abate del monastero ortodosso serbo di Visoki Dečani, il primo sito di patrimonio culturale mondiale dell'UNESCO nel Kosovo, ha rilasciato un video riguardante l'offerta del Kosovo di entrare nell'UNESCO e il pericolo che ciò rappresenta per i tesori spirituali e culturali serbi della zona. Ecco la trascrizione dell'appello:

* * *

Colgo questa occasione per trasmettere le più gravi preoccupazioni che la richiesta del Kosovo di aderire all'UNESCO ha creato nella mia Chiesa e la nostra comunità. Poiché il Kosovo è stato un centro spirituale della Chiesa Ortodossa Serba dal XIII secolo con tombe e reliquie dei nostri arcivescovi nei nostri luoghi più santi, la nostra principale preoccupazione è sempre stata quella di proteggere questi luoghi santi. Ed è proprio a causa di pericolo che i nostri luoghi santi hanno dovuto affrontare negli ultimi 16 anni, che i nostri siti UNESCO di Patrimonio mondiale dell'umanità, che sono tutti e quattro chiese ortodosse serbe, sono anche iscritti sulla Lista del patrimonio mondiale in pericolo. Attacchi regolari e provocazioni verbali in mezzo all'atmosfera generale di intolleranza hanno reso necessario che i nostri siti più importanti in Kosovo rimangano ancora sotto un regime speciale di sicurezza da parte della polizia e delle forze di pace internazionali.

Purtroppo, DOPO la guerra in Kosovo, a differenza delle altre guerre civili in ex Jugoslavia, in particolare in Bosnia, in cui gli atti di vandalismo nei luoghi santi si sono interrotti dopo la fine delle ostilità, 150 chiese ortodosse serbe e quasi 400 cimiteri cristiani ortodossi serbi del Kosovo sono stati distrutti o seriamente danneggiati a partire dall'inizio della missione di pace delle Nazioni Unite in Kosovo nel giugno 1999. Solo in due giorni nel marzo 2004, 34 dei nostri luoghi santi sono stati bruciati da migliaia di rivoltosi albanesi del Kosovo. Non abbiamo avuto nessun aiuto da quel tempo e oggi gli stessi dirigenti del Kosovo e delle istituzioni provvisorie del Kosovo, ad eccezione delle truppe internazionali della KFOR guidata dalla NATO, che hanno protetto i nostri più importanti santuari. Il mio monastero, un sito del XIV secolo, è stato attaccato da granate ben quattro volte dalla fine della guerra del Kosovo nel 1999, e questa è la ragione per cui rimaniamo ancora sotto una stretta protezione della NATO.

Naturalmente, possiamo dire che tutto questo è passato, ma ne sono seguiti continui atti di vandalismo di basso livello delle nostre chiese e cimiteri e finora le autorità del Kosovo non sono state in grado di fermarlo, tra la pervadente atmosfera di sentimenti anti-serbi alimentata dai media e da dichiarazioni irresponsabili. Alcuni giorni fa altre due chiese serbe sono state scassinate. Siamo particolarmente feriti dai tentativi di alcuni intellettuali albanesi del Kosovo che si occupano attivamente di revisionismo storico e che stanno cercando di riscrivere la storia e cambiare l'identità dei nostri siti, anche se numerosi autori internazionali hanno scritto su queste perle di tradizione medievale e cristiana, costruite dai re serbi medievali, che hanno un posto importante nella storia medievale europea. Molti giovani albanesi del Kosovo imparano ancora nelle loro scuole che noi, i monaci serbi che viviamo qui da centinaia d'anni, abbiamo occupato quelli che chiamano monumenti e siti etnici albanesi, cosa che è storicamente assurda e inoltre incita all'odio etnico e religioso.

Siamo seriamente preoccupati per la richiesta del Kosovo di aderire all'UNESCO, non perché siamo contro la promozione della cultura e dell'istruzione in Kosovo, ma soprattutto perché troviamo molto difficile fidarci delle istituzioni del Kosovo. Una forte discrepanza tra le loro dichiarazioni ufficiali che ci promettono piena protezione di fronte ai media internazionali e gli ultimi progetti di legge – assolutamente discriminanti – sulla cultura e la strategia culturale del Kosovo, danno un'idea completamente conflittuale di quello che le autorità del Kosovo potrebbero fare se le fosse accordato un pieno status di appartenenza all'UNESCO. Invece di essere un meccanismo di protezione, l'appartenenza all'UNESCO può diventare facilmente un meccanismo di repressione culturale.

Noi, come Chiesa, non siamo motivati ​​da ragioni politiche, anche se la Serbia e molti paesi che non hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo rimangono profondamente preoccupati che l'ingresso del Kosovo in organizzazioni come l'UNESCO potrebbe essere un grave precedente, che può incoraggiare il separatismo nei loro paesi. Il Kosovo non è ancora riconosciuto da tutti gli stati membri dell'Unione Europea e non è membro di molte organizzazioni internazionali proprio per questo motivo. Dopo tutto, il nostro patrimonio non è solo il nostro patrimonio della Chiesa, ma l'eredità di tutti gli uomini serbi che abbiamo protetto e seguito per secoli, in particolare durante 5 secoli di dominio ottomano nei Balcani.

Ecco perché come Chiesa crediamo che l'appartenenza del Kosovo all'UNESCO debba essere rimandata fino a quando Belgrado e Pristina, nel dialogo promosso dall'UE a Bruxelles, definiranno chiaramente i meccanismi di tutela istituzionale dei nostri luoghi sacri in Kosovo con tutte le garanzie internazionali. Questo dovrebbe essere fatto in modo da evitare che i nostri luoghi sacri diventino un bersaglio di nazionalisti e revisionisti storici, in quanto la legislazione vigente del Kosovo non è abbastanza precisa e può essere oggetto di modifica unilaterale. Rinominare i nostri siti in "monumenti serbi ortodossi medievali in Kosovo" da parte dell'UNESCO può essere un primo passo in questa direzione, per significare chiaramente l'appartenenza religiosa di questi siti, come ad esempio i monasteri armeni in Iran.

Il dialogo di Bruxelles tra Belgrado e Pristina è un processo di cruciale importanza il cui obiettivo è quello di promuovere fiducia e di risolvere tutti i problemi pratici che le nostre comunità stanno ancora affrontando. Dopo tutto, sia Belgrado sia Pristina guardano avanti verso il futuro europeo della regione e noi, come Chiesa, crediamo fortemente che il nostro patrimonio ortodosso serbo in Kosovo non dovrebbe essere una pietra d'inciampo di confronto politico ma piuttosto un ponte tra le comunità e di tutti i popoli di buona volontà che stanno cercando il loro futuro comune in Europa. Dopo tutto, questo è il vero significato dei siti religiosi e culturali in tutto il mondo, promuovere la comprensione e la fiducia, e non il contrario.

La nostra Chiesa guarda verso il futuro, ma tutti noi in Kosovo non posiamo dimenticare le ferite del passato. Poiché il mio monastero ha dato riparo ai profughi albanesi del Kosovo che hanno sofferto durante la guerra, sappiamo fin troppo bene quanto è triste per molti rifugiati serbi che hanno dovuto fuggire dopo la guerra del Kosovo e non sono in grado di ritornare in Kosovo 16 anni dopo la fine delle ostilità. Abbiamo ancora molte chiese in rovina da ricostruire a partire dal 1999, molti cimiteri da riparare e tutti in Kosovo e dintorni da aiutare a vivere in pace e comprensione reciproca. Ecco perché rimaniamo aperti al dialogo. In tale contesto qualsiasi decisione politica che possa mettere a repentaglio le prospettive di dialogo sarà dannosa per tutti.

Con questo messaggio esprimo sincera speranza a nome della mia Chiesa che l'UNESCO rinvii il tentativo del Kosovo di entrare a farne parte, per favorire il dialogo e la protezione del patrimonio culturale, in particolare in questa parte del mondo dove è ancora in pericolo.

Per maggiori informazioni visitate il sito Save World Heritage.

Abate Sava Janjić

 
La chiesa-bus del Tatarstan

L'arciprete Andrej Strebkov e il suo bus missionario trasformato in chiesa. Padre Andrej visita i villaggi ortodossi del Tatarstan (Russia) e officia la liturgia (come si può vedere nel video che si apre cliccando sulla foto), ascolta le confessioni e impartisce la comunione agli abitanti dei villaggi.

Qui potete vedere l'album fotografico delle attività missionarie di padre Andrej.

 
La Chiesa albanese si oppone alla rottura della comunione con Costantinopoli

economywatch.gr

Come riportato da OrthoChristian giovedì 22 novembre, il sito della Chiesa ortodossa russa ha pubblicato un articolo su sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios di Tirana, di Durazzo e di Tutta l'Albania a sua Santità il patriarca Kirill del 10 ottobre, in cui sua Beatitudine ha espresso preoccupazione che l'attuazione del progetto di autocefalia ucraina da parte del Patriarcato di Costantinopoli "diventerà una passeggiata attraverso un campo minato" – una preoccupazione che egli stesso ha espresso personalmente ai vescovi di Costantinopoli e in seguito allo stesso patriarca Bartolomeo.

A seguito del rapporto della Chiesa russa, la Chiesa albanese ha pubblicato il testo completo di due lettere dell'arcivescovo Anastasios al patriarca Kirill, la prima del 10 ottobre, che è stata riportata in precedenza, e la seconde del 7 novembre, lettere che mostrano che mentre l'arcivescovo Anastasios è gravemente preoccupato per le azioni di Costantinopoli in Ucraina, non sostiene tuttavia le decisioni della Chiesa russa di cessare per prima cosa la commemorazione del patriarca Bartolomeo e poi di interrompere completamente la comunione con il Patriarcato di Costantinopoli.

Nella lettera del 10 ottobre, notando la posizione della Chiesa albanese, che sostiene che i successi più importanti nell'Ortodossia negli ultimi decenni sono state le sinassi dei primati delle Chiese ortodosse, culminate nel Concilio di Creta nel 2016, l'arcivescovo Anastasios sottolinea il grande valore dell'unità ortodossa:

La Chiesa ortodossa di Albania accorda un'importanza primaria all'unità dell'Ortodossia e alla testimonianza dinamica del Vangelo, sia tra il popolo ortodosso tradizionale che nell'intero ecumene. Tutte le altre questioni dovrebbero essere affrontate con discrezione intuitiva, preghiera costante e dialogo paziente.

Data questa enfasi sull'unità, il primate albanese ha anche espresso il suo dispiacere per la decisione della Chiesa russa del 14 settembre di smettere di commemorare il patriarca Bartolomeo nei servizi divini:

La prego di notare che la recente decisione della Chiesa di Russia di interrompere il riferimento liturgico al Patriarca ecumenico e di interrompere la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, annunciata il 14 settembre, ha complicato pericolosamente tutta la questione, in particolare perché tocca il nucleo dell'unità ortodossa, la santa Eucaristia, durante la quale proclamiamo l'unità della Chiesa ortodossa e preghiamo per la sua conservazione.

Sua Beatitudine nota anche che la Chiesa albanese prega sempre per l'unità, ma ha riserve sul fatto che "in questo periodo alzare la voce sia prioritario", perché "considera preferibile una richiesta insistente e discreta di evitare azioni affrettate".

Va anche notato che la cessazione della commemorazione di Costantinopoli da parte della Chiesa russa ha reso più complicata la convocazione di un concilio pan-ortodosso sulla questione: "Chi prenderà l'iniziativa di convocare le Chiese autocefale ortodosse, quando ha luogo la cessazione di un riferimento liturgico al patriarca ecumenico?"

Data questa difficoltà, Sua Beatitudine suggerisce invece un "dialogo tranquillo tra le parti direttamente interessate e la ricerca di una soluzione comune". Allo stesso tempo, la Chiesa albanese è pronta a partecipare a tale dialogo, se richiesto.

Sua Beatitudine assicura anche che "farà tutto il possibile al fine di evitare uno scisma all'interno dell'Ortodossia ecumenica", perché "qualsiasi forma di scisma indebolisce la testimonianza ortodossa nell'ecumene contemporaneo, ferisce la credibilità della Chiesa ortodossa e in generale traumatizza il prestigio del mondo cristiano ".

Questa prima lettera era datata un giorno prima che il Santo Sinodo di Costantinopoli annunciasse le sue decisioni di riabilitare i leader e i laici degli scismatici ucraini e di rescindere il documento del 1686 con cui la metropolia di Kiev fu trasferita alla Chiesa ortodossa russa, annullando quindi, a suo avviso, la presenza della Chiesa ortodossa ucraina canonica del Patriarcato di Mosca in Ucraina.

La seconda lettera di sua Beatitudine arriva dopo le decisioni di Costantinopoli e dopo la decisione della Chiesa russa di interrompere la comunione eucaristica con Costantinopoli.

La sua seconda lettera si apre con: "La mia anima è triste". Un profondo dolore, preoccupazione e imbarazzo avvolgono anche noi, mentre seguiamo gli sviluppi nella questione ucraina, dopo le decisioni del Patriarcato ecumenico (11.10.2018) e della Chiesa ortodossa in Russia (15.10.2018)".

Continua: "Sfortunatamente, esse confermano le paure che avevamo espresso ai rappresentanti del Patriarcato ecumenico (30 giugno 2018), ovvero che l'attuale concessione pianificata dell'autocefalia in Ucraina sarà una 'marcia in un campo minato' con dolorose ripercussioni per tutti".

Allo stesso tempo, l'arcivescovo Anastasios scrive anche fortemente contro la decisione della Chiesa russa di interrompere la comunione con Costantinopoli:

Allo stesso tempo, tuttavia, dovremmo sottolineare che anche l'ultima decisione della Chiesa di Russia è fonte di grande preoccupazione. È impensabile che la divina Eucaristia, il mistero per eccellenza dell'amore infinito e dell'assoluta umiliazione di Cristo, possano essere usati come arma contro un'altra Chiesa. È possibile che la decisione della gerarchia della Chiesa di Russia annulli l'energia dello Spirito Santo nelle Chiese ortodosse che operano sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico? ...E se [i fedeli ortodossi russi si accostano "con timore di Dio, fede e amore" a prendere parte ai santi doni nelle chiese sotto Costantinopoli], è possibile che commettano "un peccato", che dovrebbero confessare?

"Noi proclamiamo che è impossibile per noi accettare queste decisioni", dichiara in modo categorico sua Beatitudine.

"È imperativo che la santa Eucaristia, questo mistero di sacralità insondabile e d'importanza unica, rimanga molto lontana da tutti i disaccordi ecclesiastici", spiega.

Sua Beatitudine continua a ribadire il grande pericolo che uno scisma pone al mondo ortodosso, e specialmente ai fedeli in Ucraina, "che sono di immediata preoccupazione".

Ribadisce quindi la posizione della Chiesa albanese di essere pronta a partecipare a un concilio pan-ortodosso sulla questione, ma anche la sua convinzione che l'interruzione della comunione renda estremamente difficile la convocazione di tale concilio.

"Le seguenti domande rimangono cruciali: la Chiesa ortodossa di Russia chiederà al Patriarcato ecumenico di convocare una sinassi panortodossa? Quali saranno i criteri di una decisione finale a favore della pace e dell'unità?", Scrive sua Beatitudine.

E sua Beatitudine termina con una citazione pertinente della Scrittura: "La preoccupazione e l'imbarazzo, che abbiamo inizialmente formulato, sono guariti in modo paracletico dal versetto del Salterio: "Perché sei abbattuta, anima mia? E perché sei inquieta in me? Spero in Dio, loderò ancora il mio Dio, che è la salute del mio volto" (Sal 42:11).

 
L'Ortodossia ha bisogno di ordini monastici?

Lo schiarchimandrita Gabriel (Bunge) parla delle riforme cattoliche, della tradizione ortodossa e del più importante obiettivo del monachesimo

Lo schiarchimandrita Gabriel (Bunge) è l'abate del monastero dell'Esaltazione della Croce situato vicino a Lugano, in Svizzera. È un noto patrologo, teologo e autore di numerosi libri, che sono stati tradotti in varie lingue europee.

Nella nostra conversazione, padre Gabriel risponde alle seguenti importanti domande riguardanti la storia del cristianesimo e il suo status contemporaneo: quali sono le ragioni dello scisma tra l'Oriente ortodosso e l'Occidente cattolico, e può lo scisma essere superato? La creazione di ordini monastici sarebbe appropriata per la Chiesa ortodossa? Che tipo di educazione devono avere i monaci? Come dovrebbero i cristiani mantenere il giusto stato d'animo spirituale?

Lo schiarchimandrita Gabriel (Bunge)

Nel cattolicesimo, c'è un gran numero di ordini monastici e ognuno di loro ha una certa missione, mentre nell'Ortodossia, abbiamo solo vari monaci o monasteri con vari statuti. Per esempio, abbiamo monaci eruditi, monaci amministratori, ecc. Pensa che sarebbe appropriato per la Chiesa ortodossa creare ordini monastici coinvolti in vari tipi di attività, così che i diplomati degli istituti religiosi possano selezionare aree specifiche per servire la Chiesa sulla base delle loro capacità o inclinazioni?

Il monachesimo non esiste per scopi specifici legati a questo mondo. Per citare l'autore anonimo de La storia dei monaci dell'Egitto (IV secolo), "Fin dall'inizio, lo scopo del monachesimo fu di seguire Cristo nel deserto, cantando inni e salmi e aspettando la venuta del nostro Signore". Questa apparente "inutilità" rende il monachesimo libero da ogni servizio all'interno della struttura della Chiesa. La Chiesa ortodossa ha preservato questo tratto originale del monachesimo e molti altri suoi aspetti.

Anche se aveva le stesse radici, il monachesimo occidentale si è evoluto in un modo completamente diverso. Canonicamente, ci sono solo pochi ordini monastici nel cattolicesimo: i benedettini con i loro vari rami (cistercensi, trappisti, camaldolesi, ecc.) e, per esempio, i certosini. Un gran numero di vari "ordini" religiosi fu formato nel Medioevo. Nei tempi moderni, continuò la divisione con "gli istituti di vita consacrata". Tutte queste varie forme di "vita consacrata" sono venute incontro a vari bisogni della Chiesa.

Tale diversità offre ovviamente alcuni vantaggi. Tuttavia, il suo principale svantaggio è che la vera vita monastica viene messa da parte. Sto solo ripetendo le parole degli abati benedettini che conosco, e che dicono con rammarico che la gerarchia ecclesiastica lotta con l'idea che esistano i monasteri. Va notato che la Chiesa cattolica è gestita dal clero secolare (che ha fatto voto di celibato), e questo clero lo rende molto diverso da tutte le altre chiese "orientali" (bizantine o pre-calcedoniane).

Un altro svantaggio è l'istituzionalizzazione delle entità originariamente create per svolgere compiti specifici, come combattere l'eresia, predicare tra la gente, svolgere opera missionaria, educare i giovani e prendersi cura di malati e bambini. Questa è la tendenza che facilita la sopravvivenza di tali istituzioni anche quando queste non sono più necessarie, dal momento che alcuni di questi compiti sono ora svolti dal governo.

Credo che la Chiesa ortodossa sia ben informata, ed è per questo che non sta andando nella direzione della Chiesa latina, mantenendo fermamente l'integrità della vita monastica! Il monachesimo ortodosso è in effetti tanto sfaccettato quanto la vita religiosa occidentale, e non c'è tendenza a istituzionalizzare i suoi vari aspetti, che sono spesso determinati dalla storia del monastero e dal retaggio del santo che l'ha fondato. Anche se c'è un gran numero di monasteri, i monaci possono sempre spostarsi da un monastero all'altro.

Le farò un esempio. Un monaco può iniziare la sua vita monastica in una comunità monastica (cenobio) e poi trasferirsi in un eremo o skit (come ho fatto io). Successivamente, potrebbe diventare un funzionario di alto rango nella Chiesa (un vescovo o anche un patriarca) e alla fine della sua vita diventare un eremita. Può fare tutto questo senza lasciare un ordine e unirsi a un altro, il che richiederebbe di ripartire ogni volta dall'inizio e diventare un novizio, come accade nella Chiesa cattolica.

abiti religiosi di vari ordini: 1 – benedettino; 2 – certosino; 3 – cistercense; 4 – domenicano, 5 – francescano

Lo sconvolgimento della vita religiosa in vari "ordini" che erano caratteristici dell'Occidente cattolico ha portato a molte conseguenze indesiderabili che alla fine hanno reso tale vita più debole. Ad esempio, poiché ogni ordine religioso aveva (o sosteneva di avere) una propria "spiritualità" specifica, i suoi monaci non potevano nemmeno studiare nelle stesse università e ogni ordine doveva avere una propria università! Fortunatamente, dopo il Concilio Vaticano II, queste regole sono state interrotte.

Ecco perché credo che non dovremmo imitare gli ordini religiosi cattolici, non solo perché riflettono l'ecclesiologia cattolica centralizzata (papale!) e globalizzata, ma perché non è pratico. L'ecclesiologia ortodossa è diversa, si concentra ancora sulle Chiese locali unite nei patriarcati. Gli ordini cattolici si sono formati in Occidente nel Medioevo perché le Chiese locali (diocesi) non potevano più integrare movimenti religiosi organizzati le cui attività andavano oltre lo scopo del lavoro svolto dalle diocesi. D'altra parte, le vecchie abbazie dei veri monaci non creavano problemi del genere perché erano basate in certi luoghi e mantenute dai loro abati. Roma (il papa) ha risposto a questa sfida nel solito modo: ha reso questi nuovi ordini direttamente subordinati a se stesso. È così che anche oggi Roma si occupa dei cosiddetti "movimenti".

La struttura versatile della Chiesa cattolica offre indubbiamente un maggior grado di mobilità e libertà, ma ciò avviene a spese delle Chiese locali. Di conseguenza, si ottiene una maggiore uniformità a costo di perdere l'originale ricchezza spirituale della vita monastica. Come accennato in precedenza, il monachesimo classico fu messo da parte e quasi perse la connessione con la Chiesa, mentre nell'Ortodossia il monachesimo è ancora al centro della Chiesa e dei credenti.

Ecco perché non ci sono motivi per imitare questa inconfondibile evoluzione occidentale (cattolica), che i monaci occidentali "classici" descrivono come "evirazione". Potrei continuare a parlare della questa continua evirazione e delle sue pericolose conseguenze, ma non voglio prendere tutto il suo tempo.

Sull'istruzione dei monaci

Pensa che sia importante per i monaci eruditi ricevere un'istruzione religiosa, studiare lingue straniere e frequentare le università occidentali?

Questa domanda è legata a diverse importanti questioni che so essere ampiamente discusse nella Chiesa ortodossa russa. Questo è il motivo per cui vorrei esprimere la mia opinione sulla base della mia esperienza personale, senza pretendere che questa opinione sia applicabile a tutti e a ogni situazione.

Ogni monaco, che sia un monaco che vive modestamente nel suo monastero o un erudito funzionario della Chiesa, deve avere una buona educazione spirituale. Penso che questo sia indiscutibile. Per "educazione spirituale" non intendo l'istruzione superiore, ma una seria iniziazione alla Tradizione spirituale della Chiesa ortodossa. Altrimenti, come può superare le molte tentazioni diffuse da satana? Se i monaci si limitassero a lavorare – fisicamente nei loro monasteri o intellettualmente nell'amministrazione della Chiesa – le loro vite sarebbero improduttive e inutili.

Per quanto riguarda lo studio delle lingue straniere, credo che sia utile per coloro che desiderano sviluppare relazioni con altre Chiese ortodosse, teologi o persone di paesi non ortodossi. Questo include missionari o sacerdoti che lavorano in diaspora. Personalmente, io ho imparato solo le lingue di cui avevo bisogno per studiare testi antichi o per vivere in altri paesi, prima in Belgio, poi nella parte italiana della Svizzera.

Il problema di frequentare le università occidentali è importante solo per un piccolo gruppo di "monaci studiosi ". Ancora una volta, consiglierei questa istruzione solo a quelli che si sono già laureati in università ortodosse. Questo sarebbe un bene per i monaci la cui fede è già forte, quando decidono che hanno bisogno di una conoscenza più profonda in materie specifiche. Nel moderno mondo globalizzato l'Ortodossia deve sapere cosa pensano gli "altri".

Le persone oggi viaggiano molto e incontrano i cristiani di altre denominazioni sia nei loro paesi che all'estero. Ecco perché è utile essere ben informati sul loro modo di pensare, in modo da poter fornire spiegazioni ragionevoli quando ci chiedono della nostra fede. A causa della profonda crisi delle comunità cristiane occidentali, i credenti stanno diventando sempre più interessati alla fede ortodossa. Per essere in grado di rispondere alle loro domande, abbiamo bisogno di conoscere le ragioni di questa possibile crisi di identificazione.

Oriente e Occidente sono diventati incompatibili

Lo scisma tra Oriente ortodosso e Occidente cattolico (da un punto di vista confessionale, i termini "ortodosso" e "cattolico" sono stati introdotti relativamente di recente!) è un problema molto complesso perché non è accaduto spontaneamente come risultato di un certa eresia. Invece, si è sviluppato molto lentamente nel corso di molti secoli e a vari livelli della vita della Chiesa. Inoltre, è accaduto in modo tale che molto spesso la gente non si è nemmeno resa conto che l'unità era stata turbata molto prima della separazione formale. È solo attraverso il nostro modo abituale di vedere le cose che crediamo retrospettivamente che gli eventi del 1054 abbiano giocato un ruolo importante nella separazione delle due Chiese.

Tutti probabilmente conoscono le ragioni principali del disaccordo, come l'aggiunta del Filioque o il papato romano. Per molto tempo, la pneumatologia latina, che fin dall'inizio era molto diversa dalla pneumatologia greca, non ha portato alla rottura dell'unità tra Oriente e Occidente perché l'Occidente sapeva spiegare in che modo si potrebbe dire che lo Spirito proveniva anche dal Figlio. Per esempio, nel VII secolo, san Massimo il Confessore, un greco, spiegò a nome di papa Teodoro, anch'egli un greco, in che senso i latini sostenevano che lo Spirito Santo proveniva anche dal Figlio.

Anastasio il Bibliotecario (da Roma) credeva che "in un certo modo lo Spirito viene anche dal Figlio, ma non va in una direzione diversa" anche se questo contraddice sia papa Nicola sia il patriarca Fozio. In altre parole, a livello di economia suona come un "sì", ma a livello teologico non procede dal Figlio. Il Filioque divenne la ragione dello scisma solo nel 1014, quando la Chiesa romana, sotto la pressione dell'imperatore Enrico II, introdusse il Credo nella Divina Liturgia, respingendo così l'antica versione latina del Credo approvata dal Concilio di Calcedonia (451) e sostituendolo con la versione di Paolino I, patriarca di Aquileia, approvata ai tempi di Carlo Magno e utilizzata dai franchi per due secoli.

Questa nuova versione, molto elegante e, a differenza della vecchia versione, letta anche in cantilena, è ancora utilizzata dalla Chiesa cattolica. Fu così che il Filioque apparve nella preghiera con l'introduzione da parte di Roma nel Credo, anche se attraverso la porta sul retro! Fu così che il "filioquismo" dei latini divenne un dogma, e quindi una ragione per lo scisma.

Fino a quando Roma non toglierà l'aggiunta del Filioque che papa Leone III (IX secolo) continuò a dichiarare assolutamente illegale, tutti i tentativi di ripristinare la completa unità tra Oriente e Occidente sono condannati. Considerando che è improbabile che Roma accetti di rimuovere il Filioque, l'unica via d'uscita che vedo è il ritorno alla vecchia versione latina che è identica al testo greco originale e riconosciuta da Roma. Questo era il testo usato a Roma dal V secolo fino all'inizio del IX secolo; cioè, per quasi mezzo millennio.

Anche la questione del papato romano è antica e complessa! Risale ai primi secoli del cristianesimo; e, curiosamente, i greci non capirono subito che era la ragione dello scisma. Da un lato, l'insegnamento tipicamente romano sul ruolo di un vescovo nella Chiesa universale si stava sviluppando lentamente e gradualmente. D'altra parte, le Chiese orientali non hanno capito subito le vere conseguenze ecclesiologiche di questa dottrina, che rimane assolutamente inaccettabile per gli ortodossi. Per esempio, i greci ebbero bisogno di due secoli per comprendere il reale impatto della riforma gregoriana!

Queste due questioni discutibili sono state riviste durante le discussioni bilaterali. Tuttavia, ho poche speranze che possa essere raggiunto un accordo, perché il papato, che copre con la sua autorità "infallibile" anche la questione del Filioque, attraverso i secoli è diventato il pilastro della Chiesa cattolica. Non si può nemmeno pensare di chiedere di rimuoverlo o sostituirlo con altri elementi ausiliari, per esempio la vecchia sinodalità delle Chiese ortodosse. Penso che lo scopo principale delle discussioni bilaterali tra la Chiesa ortodossa e Roma sia stabilire buone relazioni tra loro e fornire aiuto reciproco laddove è possibile a livello etico, cosa che spesso viene fatta.

Tuttavia, l'antagonismo tra Oriente e Occidente a livello dogmatico non è l'unico ostacolo che impedisce il ripristino della piena unità canonica tra di loro! C'è un altro fattore, meno conosciuto, ma forse più importante, che colpisce ogni credente. Papa Benedetto XVI ha notato che la Chiesa cattolica non ha mai integrato teologicamente il settimo Concilio ecumenico sulle immagini sacre. Tuttavia, Roma, che a quel tempo era un santuario per i veneratori delle icone, ha sempre coraggiosamente protetto la legittimità di venerare le immagini sacre, molte delle quali sono ancora conservate in Italia. Tuttavia, la vera teologia dell'icona non è mai stata sviluppata.

La liturgia nel cattolicesimo è un'azione puramente umana, mentre nell'Ortodossia è la concelebrazione dell'uomo con i sacerdoti della liturgia celeste.

Ciò significava che anche l'aspetto iconografico della Liturgia non era stato sviluppato; cioè, non c'era la consapevolezza del fatto che la liturgia che celebriamo non è un atto puramente umano, ma una concelebrazione di persone e sacerdoti della Divina Liturgia. I testi liturgici e le immagini sacre delle icone accentuano meravigliosamente questa componente principale della Divina Liturgia!

Nel corso dei secoli, una mentalità liturgica e spirituale totalmente diversa è stata sviluppata in Occidente. Ciò ha avuto inevitabili conseguenze: già nel Medioevo l'iconostasi stava gradualmente scomparendo, le chiese erano costruite senza alcun riguardo per l'orientamento, il canone iconografico non veniva seguito e non esisteva un antico canto liturgico. Questi fatti sono ben noti agli esperti sulla storia della liturgia e dell'arte religiosa.

La riforma liturgica avviata dal Concilio Vaticano II ha voluto mettere intenzionalmente l'uomo al centro. Di conseguenza, i servizi cattolici ebbero sempre meno somiglianze con la Divina Liturgia ortodossa e divennero sempre più simili ai servizi delle comunità protestanti. Così, la secolarizzazione in Occidente ha portato allo sviluppo di una mentalità liturgica e spirituale che differiva considerevolmente dalla mentalità ortodossa, che era essenzialmente identica alla mentalità dell'età dei santi Padri.

Ho detto molte volte che se san Giovanni Crisostomo tornasse ed entrasse in una chiesa ortodossa dove si celebra la sua Divina Liturgia, si sentirebbe esattamente a casa. Tuttavia, se tornasse san Gregorio Magno, si sentirebbe a disagio con la messa cattolica. Anche papa Pio XII si sentirebbe a disagio! Questo fatto dimostra tragicamente che stiamo assistendo non solo alla separazione dalla Tradizione, che è correggibile, ma anche all'interruzione della Tradizione, che è permanente.

Le conseguenze di questa evoluzione intra-occidentale sono più gravi di quanto assumano i teologi che di solito si fissano su dottrine e concetti: l'est e l'ovest sono diventati incompatibili, il che è chiaramente evidente quando si confrontano le liturgie. Una piena riunificazione è impossibile non a causa delle differenze (che sono essenzialmente legittime), ma a causa dell'incompatibilità di tali differenze. Per l'unificazione, le differenze devono essere compatibili, altrimenti i seguaci di una Chiesa non potranno partecipare alle liturgie che si svolgono nelle altre Chiese. Attualmente, dopo le riforme del culto avviate dal Concilio Vaticano II, la messa cattolica è assolutamente incompatibile con la Divina Liturgia ortodossa. Seguendo l'incalzante auto-secolarizzazione della Chiesa cattolica e il suo auto-governo verso il protestantesimo, questa incompatibilità si sta espandendo.

Considerando quanto sopra, non sono ottimista riguardo alla riunificazione "nel prossimo futuro", di cui mi ha chiesto. Inoltre, vediamo che il tempo sta lavorando contro di noi! Dopo il Concilio Vaticano II, c'è stata un'evoluzione interna nella Chiesa cattolica che non solo l'ha distaccata dalle Chiese ortodosse ancora strettamente legate all'eredità apostolica, ma che l'ha allontanata con crescente rapidità dalla sua identità secolare. I credenti medi lo percepiscono ma non riescono a capire le ragioni o ad adottare misure preventive. D'altra parte, nella Chiesa ortodossa, la Divina Liturgia e il monachesimo offrono un adattamento efficace che impedisce un'evoluzione del genere, come ha sottolineato papa Benedetto XVI ai suoi tempi.

Consigli ai giovani

Ticino

Lei vive nelle Alpi svizzere circondato da silenzio assoluto e suoni della natura. Come può un giovane (o uno di qualsiasi età) vivere nel trambusto di un'immensa megalopoli e circondato da molte tentazioni e sentire Dio che lo chiama? Qual è il modo migliore per mantenere il nostro vero proposito nella vita?

Per essere esatti, io vivo ai piedi delle Alpi nel Canton Ticino, in Svizzera, a dieci-quindici minuti da un piccolo villaggio di 100 persone. Un ripido sentiero attraverso un castagneto porta al mio posto da quel villaggio. Gli edifici dello skit sono solo capanne di villaggio costruite nel mezzo di una piccola radura. Io sono il primo uomo a vivere qui. In effetti, di solito è assolutamente silenzioso, il che facilita enormemente la concentrazione della mia mente. Questa è stata la ragione per cui mi sono trasferito qui nel 1980. Tuttavia, sarebbe un'illusione (prelest) credere che questa distanza fisica dalle rumorose e grandi megalopoli protegga automaticamente i monaci da ogni tentazione!

Evagrio Pontico ha osservato correttamente che i laici sono tentati dai demoni principalmente attraverso gli oggetti materiali del mondo, mentre i monaci che vivono in un cenobio sono tentati da altri monaci negligenti e generalmente attraverso i conflitti che sorgono tra le persone. Gli eremiti, che sono per lo più liberi da entrambe queste tentazioni, sono tentati dai demoni – che sono gli stessi ovunque – attraverso I "pensieri", queste tracce indiscernibili che sono lasciate nelle nostre menti dopo i contatti con la realtà materiale. A volte i demoni appaiono addirittura "esposti", senza maschere che nascondano la loro presenza. Evagrio Pontico aveva ragione nel dire che nessun uomo può essere così amaro e cattivo come un demone!

Questa conoscenza è più facile da ottenere nella solitudine che in un vortice di vita mondana. Vivere in solitudine facilita davvero una grande chiarezza di pensiero, ma solo quando si osservano i canoni dei santi Padri. Questo è menzionato nei testi scritti dai santi Padri. Questo è anche rilevante per la vera fede. Nella "vita mondana" tutto sembra più intricato e ambiguo. Il trambusto della vita di tutti i giorni impedisce alla maggior parte dei laici di vedere chiaramente attraverso il caos delle loro vite e di comprendere le ragioni dei loro problemi.

La vita spirituale è la stessa per monaci e laici, sebbene sia vissuta in modo diverso.

È un fatto che "nessun uomo è un'isola", come ha notato un autore occidentale. Tutti noi costituiamo una Chiesa sacra e uniforme di Cristo. In quanto tali, i laici traggono beneficio dalle vite altruistiche dei monaci che vivono in un cenobio e dalla saggezza degli eremiti, mentre i monaci cenobitici o eremiti non sarebbero in grado di mantenersi senza il generoso sostegno dei laici. I cristiani ortodossi che vivono "nel mondo" lo sanno molto bene e, si può dire, istintivamente. Infatti, il monachesimo ortodosso è nel cuore della Chiesa. Come cristiano ortodosso, lo sento ogni giorno.

Per superare afflizioni a volte molto difficili, i cristiani ortodossi cercano spontaneamente l'aiuto di monaci ed eremiti. Non solo i monaci, ma anche i laici amano leggere i libri dei santi Padri, che ci danno la saggezza degli anziani. Tuttavia, proprio come lo Spirito Santo è uno in molte ipostasi, la vita spirituale è la stessa per i monaci e laici, anche se, a paragone, la vivono diversamente.

Padre Gabriel, grazie mille per questa interessante conversazione. Cosa consiglierebbe ai nostri lettori in questo periodo di digiuno?

Niente di speciale! Raccomanderei semplicemente di trascorrere questo periodo, partecipando il più possibile a celebrazioni liturgiche, preparandoci alla confessione e partecipando ai santi misteri, e riservandoci del tempo per leggere libri spirituali. Qui, proprio come ovunque, la quantità non è importante quanto la qualità. È meglio leggere alcune pagine attentamente, piuttosto che leggere un intero libro distrattamente.

 
La tragica guerra civile russa

'Così non vedrò come la Russia sarà salvata'.

Ultime parole del generale Denikin, dette nel 1947 in esilio negli Stati Uniti.

Nel 2006 le sue spoglie mortali sono state sepolte a Mosca.

Introduzione

Durante la prima guerra mondiale l'élite militare aristocratica russa, ossessionata dalle fortezze e dalla cavalleria vecchio stile, che avevano ben poche possibilità contro l'artiglieria e le mitragliatrici moderne, per la maggior parte iniziò la guerra sacrificando i loro eserciti (tanto quanto i generali aristocratici inglesi, francesi, austro-ungarici e tedeschi). Se si fossero preoccupati del soldato semplice e del suo benessere, questo sacrificio si sarebbe potuto evitare, perché avrebbero seguito tattiche militari ragionevoli. Invece di dare la colpa delle proprie mancanze soprattutto a un'illusoria 'carenza di munizioni', avrebbero superato la corruzione, la burocrazia e l'inefficienza, formando, la preparando e allestendo i loro soldati in modo corretto. Più in generale, però, la guerra fu persa perché la continuità e lo sviluppo della Russia imperiale furono sabotati con l'accettazione egoista di ideologie estranee da parte di gruppi al proprio interno. Tali gruppi potevano pensare solo ai propri interessi e non all'interesse nazionale. È stato questo che ha reso inevitabili la rivoluzione e poi la guerra civile.

Si dice che la guerra civile nell'Impero Russo (1917-1921) abbia provocato un milione e mezzo di morti, tra i quali ben oltre 200.000 morirono in brutali esecuzioni di massa. Questa cifra non comprende i molti morti per fame e malattie causate dalla guerra, soprattutto il tifo, durante e dopo questo tragico periodo. Un mito comune, deliberatamente propagato dal vecchio regime sovietico, è che sia trattato di una guerra tra due parti, i rossi e i bianchi. Ma questo è falso: vi sono state coinvolte tre fazioni: i verdi, i rossi e i bianchi, così come piccoli gruppi nazionalisti nelle future repubbliche periferiche. In vari momenti sembrò che ognuno dei tre contendenti fosse vittorioso. In realtà i rossi sconfissero i bianchi solo con l'aiuto da parte dei verdi, ma poi i rossi sconfissero i verdi, massacrando i loro rappresentanti contadini negli anni '30, molto tempo dopo che la guerra civile era ufficialmente finita. Chi erano questi tre gruppi "colorati"?

I verdi

I Verdi erano l'esercito populista partigiano delle masse contadine, anche se tra di loro c'erano ideologi politici che si definivano socialisti rivoluzionari o anarchici. Il loro interesse era il possesso delle terre e i loro nemici erano quelli guidati da ideologie, allo stesso modo comuniste o capitaliste. I loro slogan includevano: 'Terra e libertà'; 'Abbasso i bolscevichi / comunisti / commissari'; 'Viva i soviet (consigli) liberi'; 'Potere al popolo'. Risentivano del modo in cui l'élite comunista aveva occupato i consigli amministrativi o soviet, nominati dall'alto verso il basso, e voleva dei soviet liberamente eletti, democraticamente rappresentativi del popolo, nominati dal basso. Rifiutavano non solo le ingiustizie dei vecchi burocrati e aristocratici, ma anche le ingiustizie dei nuovi burocrati e aristocratici comunisti, dei membri degli apparati e dei commissari.

Dopo la sconfitta dei bianchi da parte dei rossi nel novembre del 1920, anche i verdi furono sconfitti. Entro il marzo 1921 la guerra civile era ufficialmente finita, anche se continuarono delle rivolte in alcune regioni periferiche fino al 1928 e anche dopo. I verdi avevano perso a causa delle loro divisioni e dell'anarchica mancanza di organizzazione e infrastrutture nazionali. Tuttavia, in realtà le masse verdi in cuor loro non avevano mai accettato i comunisti, e la loro accettazione scontrosa e forzata dal terrore del nuovo regime bolscevico fu caratterizzata da ribellioni. Tali ribellioni finirono solo con le stragi della collettivizzazione e con le purghe staliniane, che si conclusero solo con la seconda invasione tedesca delle terre russe nel 1941. L'opposizione divenne sotterranea, fu soppressa, ma era ancora presente e venne liberata solo quando la coercizione e le intimidazioni sovietiche cessarono nel 1991.

I rossi

I rossi erano nemici dello tsar e di conseguenza, essendo contro questo unico rappresentante del popolo, erano nemici del popolo. E da nemici del popolo, erano contro la Chiesa del popolo e così nemici della Chiesa. Spinti dall'ideologia disumana di politiche comuniste aliene, hanno commesso le torture più bestiali e massacri inenarrabili fino al martirio. La maggior parte delle vittime della guerra civile deve essere attribuita a loro. I rossi si comportavano come signori feudali, l'introduzione di una nuova servitù della gleba. Terrorizzando la popolazione con la violenza, la tortura, la denuncia e l'intimidazione, non sono mai stati popolari e il loro impero alla fine è crollato nel 1991, con poco rimpianto. Erano intrinsecamente corrotti perché non avevano moralità e la loro assunzione di un controllo totalitario rimuoveva ogni iniziativa, portando la gente a diventare irresponsabile, demotivata ​​e alcolica (Perché preoccuparsi? Lo farà il Partito, che non mi permette di fare qualcosa in ogni caso).

Tuttavia, i rossi hanno vinto la guerra civile. Questo è stato a causa della loro astuzia organizzativa e della spietata efficienza dell'armata rossa elitaria che era la loro arma principale, insieme a una propaganda molto efficace. Il loro stato rosso era intrinsecamente militarista e sopravviveva con la forza, una forza altamente privilegiata che ha prodotto una nuova classe dirigente, la nomenklatura. Il vero fallimento dei rossi sarebbe diventato evidente solo nel lungo periodo, molto tempo dopo la guerra civile, quando l'ideologia comunista si è rivelata incapace di fornire la libertà e il successo economico e così ottenere il consenso popolare. Ciò ha causato corruzione e carrierismo, carenza e mercato nero, con tutta la vita modellata disonestà sulla radicata del socialismo, che pretendeva di portare il 'futuro luminoso' della felicità, ma invece ha portato la miseria dell'oppressione.

I bianchi

Sulla carta i bianchi erano quelli che volevano il ritorno del vecchio regime. In realtà, questo non era vero, perché c'erano due tipi di "bianchi". Vi fu una grande e fatale divisione tra i bianchi veri, che volevano il restauro di un imperatore del popolo e così della giustizia, e i cosiddetti "bianchi", che volevano soltanto il ritorno dei propri vantaggi con una qualche forma di governo senza imperatore, fintanto che potevano riottenere i loro privilegi e proprietà. In effetti, questo è il motivo per cui i bianchi hanno perso la guerra civile; non avevano nessuna figura o convinzione che li univa, nessuna chiara politica sociale o politiche sulla terra e sul decentramento, che è il motivo per cui erano malvisti dai lavoratori e dalle masse contadine. Così, gli elementi buoni del movimento bianco, privati dello tsar, erano spesso frustrati e totalmente compromessi dagli elementi cattivi, massoni egoisti della Duma e industriali traditori, aristocratici e generali, molti dei quali avevano da tempo rifiutato e calunniato lo tsar, rotto il loro giuramento di fedeltà a lui, e avevano a cuore solo il loro interesse personale.

Gli esempi includono il generale 'bianco' Kornilov, che aveva arrestato lo tsar e la sua famiglia in nome del traditore Kerenskij, il politico traditore Shulgin, un antisemita che compì atti di brutalità a Kiev, o i rappresentanti dell'ammiraglio Kolchak, alcuni dei quali compirono le atrocità più brutali, per esempio a Omsk. Anche alcuni sostenitori del capo molto religioso e morale dei bianchi, il generale Denikin, compirono atti brutali di rapina e di vendetta, come le uccisioni nel 1919 a Tambov. Tali atrocità fecero sembrare alcuni bianchi non meglio de irossi. Le opinioni sui capi dei bianchi, come i generali Judenic e Wrangel, variano, mentre i veri bianchi come i generali Keller e Nakhichevanskij, assassinati prima che potessero ottenere posizioni di autorità, erano ammirati. I bianchi arrivarono quasi a vincere la guerra civile nel 1919, ma persero perché alcuni di loro avevano respinto e rotto il loro giuramento di fedeltà allo tsar, l'unico leader chiaro, e quindi non avevano una piattaforma politica unitaria e una direzione per soddisfare le esigenze del popolo.

Le politiche non divisive dello tsar

Oggi, una generazione dopo la caduta dell'Unione Sovietica e quasi un secolo dopo gli eventi in questione, i principi spirituali dello tsar, traditi non solo dai rossi, ma da un buon numero dei bianchi, sembrano sempre più rilevanti. Nel 1914 lo tsar aveva già voluto ristabilire la Polonia, una volta che aveva liberato le parti della Polonia occupate dalla Germania e dall'Austria-Ungheria, andando così verso il decentramento e l'inevitabile federalizzazione che di fatto sarebbero giunti solo negli anni '90. Allo stesso modo, era chiaro che egli avrebbe anche dato ancora maggiore autogoverno alla Finlandia. Per quanto riguarda la questione della terra, si deve ricordare che la stragrande maggioranza delle terre già apparteneva al popolo; tuttavia, lo tsar Nicola aveva proposto di dare a ogni soldato di 25 acri di terra dopo la guerra, una proposta derisa dagli aristocratici traditori e dai politici borghesi della Duma, che volevano il potere e la terra solo per se stessi. Questi si definivano bianchi, ma non lo erano. Le politiche imperiali avrebbero così soddisfatto i verdi e minato il supporto chiave dei verdi ai rossi.

Le politiche sociali 'verdi' dello tsar prima della rivoluzione, molte delle quali già molto più avanzate di quelle dei paesi occidentali, si sarebbero indubbiamente sviluppate ulteriormente, a differenza di quelle di taluni 'bianchi' di mentalità capitalista, che nelle zone sotto la loro giurisdizione in realtà le respinsero. Per quanto riguarda il futuro tsar Aleksej (nato nel 1904), il quale, superata la sua emofilia, potrebbe aver vissuto fino agli anni '70 od '80, da bambino aveva desiderato solo la pace, la prosperità e la giustizia per il mondo intero. Chissà quali riforme avrebbero compiuto lui, suo figlio e suo nipote, che sarebbe probabilmente sul trono russo oggi? Lo tsar era uno tsar del popolo, non un assolutista, secondo il modello occidentale, e fu tradito dall'aristocrazia egoista. L'unica cosa che lo tsar si rifiutò di fare fu di uccidere il suo stesso popolo, cosa che hanno fatto i rossi e alcuni dei 'bianchi'. Se tutti avessero avuto l'amore dello tsar per il suo popolo, invece di tradirlo, e avessero protetto il popolo dagli ideologi bolscevichi, dando alla gente terra e protezione sociale, come fece il meglio del movimento bianco, avrebbero vinto la guerra civile.

Conclusione

Se non ci fosse stata alcuna rivoluzione, non ci sarebbe stata alcuna guerra civile russa e l'Europa del 1918 sarebbe sembrata molto diversa. Con Vienna e Berlino liberate nel 1917 dagli eserciti russi vittoriosi, la prima guerra mondiale si sarebbe conclusa un anno prima e milioni di vite sarebbero state salvate. L'Europa centrale e orientale sarebbe somigliata a qualcosa di simile a oggi, solo che sarebbe stata un mosaico di nazioni sovrane, non di nazioni controllate dal Reich dell'UE, e avrebbero avuto confini che riflettono l'etnia dei loro popoli. Nazioni come la Turchia, la Siria, l'Iraq, l'Ucraina, l'Armenia e la Serbia sarebbero molto diverse, e le frontiere di oggi in Polonia, Ungheria e Slovacchia sarebbero diverse. Per quanto riguarda la Germania, lo tsar menzionò le sue chiare intenzioni di suddividerla nuovamente in stati nazionali separati, annullando il danno pernicioso dell'unificazione militarista di Bismarck con il suo secondo Reich prussiano. Senza lo stupido Trattato di Versailles del 1919, quest'Europa non avrebbe mai visto i massacri genocidi del terzo Reich di Berlino, o le stragi economiche del quarto Reich di Bruxelles di oggi.

L'Unione Sovietica, fondata in una triplice guerra civile, è durata per tre generazioni. Anche se i peggiori massacri comunisti si erano conclusi nel 1941, ma solo a causa delle stragi fasciste, l'Unione forzata si è trascinata avanti ancora per altri 50 anni. Alcuni potrebbero menzionare i successi sovietici, la vittoria nella seconda guerra mondiale e la conquista dello spazio. Tuttavia, la vittoria nella seconda guerra mondiale non ci sarebbe stata, perché non ci sarebbe stata la guerra stessa. Per quanto riguarda i risultati, tutti questi, inclusa l'elettrificazione, erano stati preparati nella Russia dello tsar e sarebbero accaduti comunque, insieme con molti altri successi che non hanno avuto luogo perché l'élite pre-rivoluzionaria era stato uccisa ed esiliata. E, soprattutto, i massacri di Lenin e Stalin non avrebbero avuto luogo. Il fatto è che gli aspetti positivi dell'Unione Sovietica sono stati costruiti sul solido sistema di istruzione (85% di alfabetizzazione nel 1916) e sulle infrastrutture industriali ben avanzate (capaci di vincere la guerra del Kaiser nel 1917) della Russia pre-rivoluzionaria. Ma tutto ciò è stato distrutto dal 'tradimento, viltà e inganno' (parole dello tsar) di coloro che hanno perseguito i propri interessi egoistici, invece degli interessi di tutta la Russia e della sua modernizzazione economica, pur mantenendo la sua integrità spirituale.

 
Granduchessa Maria Vladimirovna: la posizione di Costantinopoli porterà alla frammentazione dei pilastri dell'Ortodossia

All'inizio di settembre, durante un incontro del Concilio dei vescovi della Chiesa di Costantinopoli a Istanbul, sua Santità il patriarca Bartolomeo ha annunciato che sta prendendo l'iniziativa per superare lo scisma ucraino, "poiché la Russia, responsabile della lotta di oggi in Ucraina, non è in grado di risolvere il problema". Il patriarca ha affermato che la ragione di questa iniziativa è stata l'appello del governo ucraino e del leader dell'autodichiarato "patriarcato di Kiev". Poco dopo, il patriarca di Costantinopoli ha nominato due esarchi a Kiev "nell'ambito dei preparativi per la concessione dell'autocefalia alla Chiesa ortodossa in Ucraina". In risposta, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha definito questa azione una "grossolana violazione del diritto canonico" da parte del Patriarcato di Costantinopoli. Secondo il Sinodo, le azioni del patriarca Bartolomeo conducono a un'impasse nel rapporto tra le Chiese di Russia e di Costantinopoli e "stabiliscono una vera minaccia all'unità dell'Ortodossia mondiale".

In relazione a questa questione, Interfax ha chiesto a sua Altezza la granduchessa Maria Vladimirovna, capo della Casa imperiale russa, di commentare la dichiarazione del patriarca Bartolomeo, che conosce personalmente.

Altezza imperiale, qual è la sua opinione sulle ultime notizie sulla situazione della Chiesa in Ucraina e sull'annuncio del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli?

Ho sentito notizie delle misure radicali prese dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, che si sta intromettendo nelle questioni ecclesiastiche interne dell'Ucraina, con dispiacere e allarme. Vedo che ciò ha provocato un forte aumento delle tensioni, sia in Ucraina sia nell'intero mondo ortodosso. Avevo grandi speranze che dopo la visita fatta dal patriarca Kirill a Costantinopoli e l'incontro dei due primati, questa concordia tra i patriarcati di Costantinopoli e Mosca si rafforzasse. Invece, Costantinopoli ha fatto un passo in avanti, ignorando completamente la posizione della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa ucraina canonica. Questo passo non poteva non evocare in me il dolore e lo smarrimento estremo.

Ha informazioni dettagliate sulla situazione dei cristiani ortodossi in Ucraina?

Sì, seguo le dichiarazioni ufficiali, le discussioni e le pubblicazioni sulla stampa. La mia cancelleria mi tiene informata sulle notizie e sulle questioni storiche e legali.

A giudicare da quello che ha appena detto, è chiaramente dalla parte della Chiesa ortodossa russa. Non pensa di avere solo informazioni a senso unico? Conosce le argomentazioni del Patriarcato ecumenico e dei fautori dell'autocefalia in Ucraina?

Non ho mai nascosto il fatto di essere una figlia fedele della Chiesa ortodossa russa, confido nella sua gerarchia e servo al meglio delle mie capacità per preservare l'unità canonica del gregge del Patriarcato di Mosca e le tradizioni sviluppate nella parte russa del mondo ortodosso.

Allo stesso tempo, la nostra Casa ha sempre avuto un legame spirituale con le gerarchie di altre Chiese locali. Durante la persecuzione della fede in Unione Sovietica e il nostro isolamento forzato dalla nostra patria, molte di loro ci hanno offerto un aiuto inestimabile. Basta ricordare che è stato grazie alla Chiesa di Costantinopoli che mio nonno, mia nonna e i miei genitori hanno potuto preservare e legalizzare la comunità ortodossa da loro fondata a Madrid. Per molti anni, quando non permettevano chiese russe in Spagna, abbiamo frequentato la chiesa dei santi Andrea e Demetrio, costruita da questa comunità e sotto l'omoforio del Patriarcato di Costantinopoli.

Ecco perché il nostro rapporto con i primati e il clero di tutte le Chiese, che comprendono la pienezza dell'Ortodossia, è così caro. Se sento che ci sono conflitti tra sorelle Chiese, non ritengo possibile esprimere la mia posizione, specialmente per fare dichiarazioni, finché non esamino prima tutti gli argomenti.

Il mio atteggiamento nei confronti della vita ecclesiastica in Ucraina non si basa solo sulla mia appartenenza alla Chiesa ortodossa russa, ma sulla comprensione della storia e sull'esperienza personale che ho acquisito mentre partecipavo agli sforzi per la pace.

Il patriarca Bartolomeo afferma che la Chiesa di Costantinopoli sin dai tempi dei Concili ecumenici ha il diritto di decidere tutte le dispute dell'Ortodossia in tutto il mondo ...

Non sono un'esperta di canoni e non mi assumerò la responsabilità di analizzare le posizioni in dettaglio. Questo dovrebbe essere lasciato agli esperti. Parlerò solo di fatti comunemente noti e di ciò che dovrebbe essere tratto dall'amore cristiano e dal buon senso, senza un'analisi specialistica approfondita.

Il Patriarcato di Costantinopoli occupa il primo posto tra tutte le Chiese ortodosse. È "primo fra pari". Nessuno discute questo fatto. Ma nel mondo ortodosso, in contrasto con la Chiesa cattolica romana, dove insegnano l'infallibile guida del papa, non esiste una simile supremazia. Tutte le questioni sono decise sulla base di un accordo collegiale.

I canoni che concedono alla Chiesa di Costantinopoli determinate funzioni di arbitrato e di coordinamento sono stabiliti esclusivamente su condizioni che non esistono più da oltre 500 anni.

Ciò derivava dal fatto che la sede di Costantinopoli era situata nella "città imperiale", la "Nuova Roma", il centro spirituale e politico dell'Impero Romano. Fu questo fattore che fu enfatizzato in tutti i canoni adottati dai Concili ecumenici nei confronti della Chiesa di Costantinopoli come motivo per concederle alcune ulteriori autorità.

Solo l'esistenza di una connessione diretta tra il vescovo di Costantinopoli e l'imperatore, che era venerato come il sacro e legittimo sovrano della "ecumene" [l'intero mondo abitato, ndt] dava a questi vescovi non solo un titolo ma lo stato reale di essere "ecumenico". Non c'era altra base per questo.

Ma nel 1453, l'Impero romano d'Oriente ha cessato di esistere. La realtà che dava le basi per concedere ai patriarchi di Costantinopoli il diritto di un arbitro supremo e definitivo per i cristiani ortodossi che non erano direttamente nella giurisdizione della Chiesa di Costantinopoli è improvvisamente scomparsa.

Il primato tradizionale, l'onore e persino il titolo di "ecumenico" sono rimasti con il patriarca di Costantinopoli e tutti i cristiani ortodossi sono d'accordo su questo. Tuttavia, la sinfonia tra la Chiesa e il potere imperiale, che esisteva un tempo al più alto livello di Costantinopoli e costituiva la base per i processi legali all'interno della Chiesa e dell'Impero indivisi, fu persa nel XV secolo.

Eppure, la Rus' nel 988 ricevette il battesimo da Costantinopoli. I metropoliti russi furono per molti anni nominati dai patriarchi ecumenici. L'autocefalia della Chiesa russa fu riconosciuta da loro e il primo patriarca russo fu nominato dal patriarca di Costantinopoli. Questo non significa forse che la Chiesa ortodossa russa debba considerare la Chiesa di Costantinopoli come la sua Chiesa madre e obbedirle?

Sa, una volta la cattedra di Costantinopoli era sotto l'autorità della Chiesa antiochena. Cioè, la Chiesa antiochena è storicamente la Chiesa madre della Chiesa di Costantinopoli. Ma questo non significa che i patriarchi di Antiochia abbiano il diritto di intromettersi negli affari della Chiesa di Costantinopoli.

Certamente, ci sono pie tradizioni che sostengono che la Chiesa di Costantinopoli fu fondata dall'apostolo Andrea il Primo chiamato. Ma la stessa tradizione si applica alla Chiesa russa. Non può essere provata storicamente. È un oggetto di fede. Ma gli atti giuridici esistenti dimostrano chiaramente l'ascesa della cattedra di Costantinopoli.

Quando la prima Roma perse un po' della sua influenza, la nuova capitale fondata da Costantino il Grande divenne la "Città imperiale", e il prestigio della cattedra di Costantinopoli crebbe. In qualche modo questo è simile alla nostra storia, quando il potere passò prima a Vladimir, poi a Mosca.

La Chiesa russa ha ottenuto l'autocefalia durante il periodo in cui dominava Mosca. Il patriarcato fu infatti stabilito a Mosca. A proposito, i patriarchi di Mosca sono stati riconosciuti come quinti in onore, subito dopo i patriarcati la cui successione è nei dittici stabiliti dai Concili ecumenici. Questo perché gli tsar russi si consideravano eredi spirituali degli imperi romano e bizantino, e questo era riconosciuto non solo dai loro sudditi, ma da molti nel resto del mondo ortodosso. Si può discutere a lungo sul grado e sullo scopo di questo riconoscimento, ma è registrato in molti documenti ufficiali.

Naturalmente, non dimenticheremo mai l'aspetto materno della Chiesa di Costantinopoli nei confronti della Chiesa russa. In ogni caso, ogni volta che a una Chiesa o a un'altra viene concessa un'autocefalia, questa passa da "Chiesa figlia" a "Chiesa sorella". E le è concesso il diritto alla piena indipendenza nell'affrontare i suoi affari interni.

I sostenitori costantinopolitani e ucraini della separazione dal Patriarcato di Mosca affermano che il metropolita di Kiev rimase sotto l'autorità di Costantinopoli, e nel XVII secolo essa passò al controllo moscovita sotto pressione politica e solo temporaneamente. Ecco perché oggi, quando l'Ucraina è diventata una nazione indipendente, il Patriarcato ecumenico, a proprio avviso, deve ripristinare i suoi diritti e assumersi la responsabilità di "superare lo scisma".

La cattedra di Kiev è stata per oltre 300 anni nella giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. Nei documenti della Chiesa non è menzionata la natura temporanea di questa situazione. Se fosse così, sarebbe sufficiente citare un documento canonico. Ma nessuno è in grado di farlo. Anche se, alla fine del XVII secolo, qualcuno a Costantinopoli o nella Piccola Rus' [l'attuale Ucraina, ndt] era scontento della situazione, quest'ultima è stata legittimata dallo status che è stato conservato da tutti per così tanto tempo.

Negli anni '90, la Chiesa ortodossa nello stato ucraino, che aveva ottenuto l'indipendenza, ricevette da Mosca un'ampia autonomia, ma mantenne l'unità con essa. In questa Chiesa ortodossa ucraina canonica, riconosciuta perfino ora dalla Chiesa di Costantinopoli, e da tutte le altre Chiese locali, ci sono molte più parrocchie e parrocchiani che nelle altre giurisdizioni "alternative", non canoniche, non riconosciute dall'Ortodossia universale. Sì, ci sono nella Chiesa ortodossa ucraina canonica alcuni sacerdoti e fedeli sostenitori dell'autocefalia. Ma sono in minoranza. In ogni caso, la posizione ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina è di preservare l'unità con la Chiesa ortodossa russa nella forma in cui esiste oggi. Decidere sulle questioni ecclesiastiche assieme al governo ucraino senza prendere in considerazione la posizione della legittima gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina e andando contro di essa è non canonico, ingiusto ed è gravido di disastri.

Il patriarca Bartolomeo non ha ancora ufficializzato, ma, nelle sue parole, ha solo iniziato i preparativi per l'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina. A tal fine, sono stati nominati due esarchi. Molti ritengono che questo ruolo intermedio sia corretto, poiché per così tanti anni gli stessi ortodossi in Ucraina non sono riusciti a superare lo scisma e il Patriarcato di Mosca non ha risolto il problema.

Non dobbiamo dimenticare che la Chiesa non è solo una raccolta di regole, tradizioni, edifici santi e oggetti, ma prima di tutto è composta da persone di fede, sacerdoti e laici, che confessano la fede in Cristo e che seguono i suoi comandamenti d'amore. Anche le decisioni corrette e ben fondate non possono essere attuate attraverso l'uso della forza, o sotto una pressione intensa, che può solo portare a un nuovo scontro. In particolare non si può costringere la gente, per usare un eufemismo, ad accettare decisioni discutibili la cui base è tutt'altro che chiara.

Gli sforzi di mediazione del Patriarcato di Costantinopoli potrebbero essere utili solo a determinate condizioni. La cosa più importante, in primo luogo, è che tali sforzi dovrebbero essere approvati da tutte le parti, e non imposti dall'esterno. In secondo luogo, i mediatori dovrebbero godere di una grande autorità nel mondo ortodosso, avere una reputazione di essere vescovi oggettivi, esperti, spirituali e saggi, e non essere stati precedentemente coinvolti in conflitti.

Entrambe le condizioni sono assenti. La "preparazione dell'autocefalia" è stata avviata nonostante i desideri delle Chiese ortodosse russa e ucraina, e affidata a due vescovi sulla cui indipendenza e obiettività è perfino inutile discutere.

Allo stesso tempo, nella dichiarazione stessa del patriarca Bartolomeo, i motivi non erano ecclesiastici ma politici. Ha espresso il punto di vista che l'instabilità politica di oggi nello stato ucraino è colpa della Russia. Devo ricordarle che l'instabilità è stata causata dal colpo di stato a Kiev nel 2014, quando il presidente legalmente eletto è stato rovesciato. Questo chiaramente non è stato causato da forze politiche filo-russe. E comunque si siano svolti gli eventi successivi, in primo luogo non si può chiamare una parte colpevole di tutto e l'altra innocente, e in secondo luogo, la Chiesa non deve versare benzina sulle fiamme, ma fare di tutto per la riconciliazione.

So che nelle chiese della Chiesa ortodossa russa, a ogni Liturgia, si legge una preghiera per l'Ucraina sofferente e per il suo popolo. Anche se qualcuno fa affermazioni nei confronti di un politico o di un altro, né il patriarca Kirill né il metropolita Onufrij, né altri vescovi della Chiesa ortodossa russa hanno dato qualche ragione per dubitare della serietà del loro sforzo per la pace. Pregano e si adoperano perché il popolo ucraino torni alla pace ecclesiastica, nazionale e civile.

Cioè, pensa che la posizione del patriarca Bartolomeo sia dettata non da ragioni ecclesiastiche ma politiche?

Purtroppo, non riesco a trovare altre spiegazioni. Per l'Ortodossia mondiale, i passi che portano a un'inevitabile spaccatura tra la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa russa sono veramente catastrofici.

I legami spirituali tra i popoli fratelli della Russia e dell'Ucraina hanno radici antiche. Kiev è chiamata la "madre delle città russe" nelle cronache. Gli antenati di ucraini e russi morirono fianco a fianco, difendendo la loro unica patria. Gli sforzi per distruggere questa unità civile e la semina della discordia sono ovviamente un piano politico che mira a sottoporre l'Ucraina ai rivali geopolitici della Russia e all'indebolimento della posizione internazionale della nostra nazione. Nell'ambito di questo progetto c'è l'attività volta a fratturare i pilastri cristiani ortodossi eretti nella Rus' di Kiev e ulteriormente sviluppati nella Moscovia e nell'Impero Russo, sopravvissuti anche nell'epoca delle più brutali persecuzioni militanti dei senza dio nell'URSS. Cerchiamo di essere chiari: le persone che guidano questo sforzo sono molto lontane dalla Chiesa.

Ma la storia della Chiesa ortodossa russa e del suo rapporto con il Patriarcato di Costantinopoli sono ben lungi dall'essere lisce e oggettive.

Sì, non c'è nulla di ideale nella vita terrena. Ed è impossibile separare completamente la vita spirituale e quella politica, obiettivi elevati e interesse personale, cura per gli altri ed egoismo, sincerità e astuzia.

Nella storia della Russia e della Chiesa russa, ci sono state anche varie situazioni legate a peccato, astuzia, abuso di privilegi, uso della forza, ricatto e corruzione. Non dovremmo assumere una "morale ottentotta" ["ciò che è buono per me è bene, ciò che è cattivo per me è male", ndt] e pensare che abbiamo sempre ragione in tutte le cose, e gli altri sbagliano solo perché hanno i loro interessi distinti dai nostri.

Ma la storia ci è data non solo perché cerchiamo giustificazioni per nuovi abusi e vendetta per insulti di trecento anni fa, ma perché possiamo imparare le sue lezioni e, almeno consapevolmente e insistentemente, evitare di ripetere ciò che ha portato noi e gli altri dolore nel passato.

Se il patriarca di Costantinopoli ritiene che gli tsar russi o i vescovi della Chiesa russa non siano stati del tutto onesti e pieni di tatto nel trattare con lui, questo non gli dà una scusa per permettersi un'analoga o persino peggiore ingiustizia su questa nuova pagina della storia, e fare di milioni di persone ostaggi di tale dubbio revanscismo.

E se, per esempio, la Chiesa di Costantinopoli ha sempre condannato solennemente e coerentemente il filetismo (la tendenza dei circoli ecclesiastici di alcuni paesi a porre interessi strettamente nazionali al di sopra degli interessi generali della Chiesa), allora nella situazione dell'Ucraina non può in alcun modo sostenere questo schema politicizzato palesemente filetista.

Conosce personalmente il patriarca Bartolomeo?

Sì, conosco sua Santità da molto tempo. L'ho incontrato nella sua residenza al Fanar durante la mia visita in Turchia. La nostra conversazione si è incentrata su questioni di unità generale della Chiesa, sui legami fraterni delle Chiese di Costantinopoli e della Russia, sulla cooperazione tra i cristiani ortodossi e in generale, tra tutti coloro che credono in Dio di fronte ai pericoli causati dalla diffusione dell'ateismo, dell'immoralità, del cinismo, del sacrificio della spiritualità e della dignità della vita individuale all'egoismo politico o economico.

Ricordo molto calorosamente i ricordi di questo incontro, della persona del patriarca Bartolomeo, i suoi modi spirituali, il suo nobile intelletto, la sua buona volontà e il suo autocontrollo. Ecco perché è particolarmente doloroso per me vedere come si strappano i legami inter-ecclesiali, le relazioni fraterne sono rovinate e il mondo ortodosso indebolito.

Intende comunicare le sue opinioni al patriarca Bartolomeo?

Sono disposta a farlo se ritengo che un tale passo possa servire alla pace della Chiesa. Ma ho bisogno di conoscere le opinioni del patriarca Kirill e del metropolita Onufrij sull'efficacia di tale comunicazione. Una delle principali idee di base conservate dalla Casa Imperiale è il principio della sinfonia. Secondo questo principio, la gerarchia della Chiesa e quelli che portano il peso del servizio imperiale si sostengono a vicenda, ma non interferiscono direttamente nel lavoro dell'altra parte in assenza di consenso o di richiesta. Qui dovrebbe essere applicato il giuramento del medico: "primo, non nuocere". Spero vivamente che le fonti del dialogo inter-ecclesiale diretto non si siano esaurite.

Quali potrebbero essere le conseguenze di una legittimazione de facto dello scisma per l'Ucraina?

Non dubito che se gli eventi continueranno su questa strada, ciò non farà che aggravare la crisi e prolungherà questo nuovo terribile periodo nella storia dell'Ucraina, della Russia, del mondo ortodosso e, in generale, avrà un effetto negativo sulla situazione internazionale.

Naturalmente, la Chiesa sopravvivrà fino alla fine dei tempi e l'unità di civiltà tra Russia e Ucraina sarà ristabilita. Il periodo di ostilità sarà sostituito da un periodo di riconciliazione e perdono. Questo è successo molte volte in epoche passate. Questa è una legge della storia. Ma prima riusciremo a smettere di infliggerci ferite l'un l'altro, e invece, a guarirle, meno sofferenza ci sarà nel prossimo e prevedibile futuro. Io prego per tutti, affinché lo spirito dell'amore e della giustizia di Cristo prevalga nei nostri cuori.

 
La Lavra delle Grotte di Kiev e i suoi santi

La rivista Foma ha pubblicato articoli introduttivi su diverse chiese ortodosse; gli articoli sono scritti in modo semplice e comprensibile, e al tempo stesso ricchi di informazioni, in modo da essere apprezzati allo stesso modo da grandi e piccoli. Abbiamo già presentato sul nostro sito l’articolo sulla cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, e oggi riportiamo quello sulla Lavra delle Grotte di Kiev, il primo dei grandi monasteri della Rus’, e le storie dei suoi principali santi. Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” l’originale russo e la nostra traduzione italiana dell’articolo sulla Lavra.

 
"Non riuscite a vedere che vi stanno ingannando?"

l'arciprete Nikolaj Danilevich

Nota del traduttore: uno degli aspetti più complicati della crisi della Chiesa ucraina può essere dato dalla terminologia e dai dettagli del governo ecclesiastico e dei territori canonici. In questo articolo, il vice presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Nikolaj Danilevich, spiega che la Chiesa ucraina ha in realtà più diritti e libertà, come parte autonoma del Patriarcato di Mosca, di alcune Chiese a cui è stata concessa l'autocefalia da Costantinopoli. Questo è stato detto tramite un post in lingua ucraina dalla sua pagina Facebook. Il fatto che la Chiesa ortodossa ucraina goda di maggiori diritti nel Patriarcato di Mosca, rispetto ad alcune chiese autocefale, è stato espresso da molti, inclusi il metropolita di Zaporozh'e e l'arcivescovo di Bojarka.

In questo articolo, usando le esperienze della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia e della Chiesa di Grecia, Padre Nikolaj dimostra come la Chiesa ortodossa ucraina canonica avrebbe quasi certamente più diritti di quella "autocefala", della "chiesa locale unica", che Costantinopoli sta tentando di formare in Ucraina. Mentre la Chiesa ortodossa ucraina e quelle Chiese autocefale ricevono il loro miro e hanno i loro primati confermati dai loro rispettivi patriarcati, padre Nikolaj nota la canonizzazione indipendente dei santi e una maggiore autonomia nell'elezione dei primati e dei vescovi di cui gode la Chiesa ortodossa ucraina, come parte autonoma della Chiesa madre russa.

Qual è la differenza tra lo status di questa "chiesa autocefala", come viene propagato, e lo status della Chiesa ortodossa ucraina?

Questa non è autocefalia, è una finzione, un inganno!

Se credete a "Golos.ua", allora secondo loro:

"Ci si aspetta che la nuova Chiesa [che Costantinopoli sta cercando di formare, ndt] riceverà lo status di un'arcidiocesi autocefala basata sul modello della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Sarà indipendente nell'amministrazione, ma il miro e la conferma dell'elezione del suo primate saranno ricevuti da Costantinopoli. La bozza del Tomos ha già incluso una disposizione per più di venti metochi [1] [rappresentanze / chiese d'ambasciata, ndt] per il Patriarcato ecumenico, che il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko ha promesso di dare prima dell'inizio delle elezioni presidenziali". [2]

Non so per certo se questa informazione sia totalmente vera, ma se ci credete (e c'è ragione di crederci), allora qual è la differenza tra lo status di questa "chiesa autocefala", come è stato proposto, e lo stato [attuale] della Chiesa ortodossa ucraina [del Patriarcato di Mosca]? [3]

Dopo tutto, se definiscono come chiesa autocefala la suddetta lista di diritti, allora la nostra Chiesa ortodossa ucraina è già autocefala. Qual è allora la differenza di stato? Perché, dopo tutto, anche la Chiesa ortodossa ucraina riceve il suo miro dalla Chiesa ortodossa russa, e l'elezione del nostro primate viene automaticamente benedetta dal Patriarca di Mosca.

Ma chiunque scelgano come capo di questa nuova "chiesa", deve essere approvato dal Patriarca di Costantinopoli. E come testimonia la storia, sulla base dell'ultimo intervento del Patriarcato di Costantinopoli negli affari della Chiesa ortodossa delle terre ceche e della Slovacchia, [4] la candidatura di un nuovo primate potrebbe non essere sempre gradita sulle rive del Bosforo [5] [vale a dire, il Fanar potrebbe non supportare la scelta elettorale di una Chiesa a cui hanno concesso l'autocefalia, ndt]

Una Chiesa completamente autocefala sceglie da sola il suo primate, che nessun altro deve approvare.

Inoltre, sospetto che anche altri diritti sarebbero limitati. Per esempio, il diritto alle canonizzazioni autosufficienti, che non ha nemmeno la Chiesa autocefala della Grecia. Quando la Chiesa di Grecia intende canonizzare un santo, si appella con una richiesta a Costantinopoli, e la canonizzazione passa lì [per approvazione]. Un esempio recente è la canonizzazione dell'anziano Iakovos (Tsalikis), che è sepolto sull'isola di Eubea.

Ma al contrario, la Chiesa ortodossa ucraina proclama i propri santi.

E poi c'è la questione della diaspora: il diritto di aprire parrocchie all'estero. La Chiesa di Grecia ha dato la sua diaspora a Costantinopoli 100 anni fa. Non ci sono parrocchie della Chiesa di Grecia nella diaspora – solo parrocchie del Patriarcato di Costantinopoli. E non credo che questa nuova "chiesa autocefala" [dell'Ucraina] avrà questi diritti.

Inoltre, non è esclusa l'influenza del Fanar anche sull'elezione dei vescovi ordinari. Per esempio, l'elezione dei metropoliti nel nord della Grecia passa attraverso una tale procedura. Il Sinodo della Chiesa di Grecia offre a Costantinopoli una lista di candidati, e il Fanar ne sceglie tre, e da questi tre Atene [la Chiesa di Grecia] ne sceglie uno.

Naturalmente, vorrei sottolineare che i territori settentrionali della Chiesa di Grecia hanno uno status speciale, qualcosa come una doppia subordinazione. Ma poi ancora, casi di interferenza in tali questioni interne dell'elezione dei vescovi sono stati visti recentemente in Cechia, altro luogo dove c'è una chiesa autocefala. Pertanto, non lo escluderei. Soprattutto nel contesto di informazioni già pubbliche che Costantinopoli sta già indicando a funzionari governativi ed ecclesiastici chi deve partecipare alle elezioni [in Ucraina], e chi no.

Pertanto, c'è l'impressione che il Fanar abbia intenzione di dare qualcosa a caso e chiamarla autocefalia. E in Ucraina ci credono, perché non sanno, o non riescono a risolvere il problema, o non vogliono capire né risolvere il problema, basta che si allontanino da Mosca. E non capiscono in quale tipo di giogo cadranno.

Rispettati simpatizzanti del [movimento per il] Tomos! Non riuscite a vedere che vi stanno semplicemente ingannando? Promettono una cosa, ma daranno qualcosa di completamente diverso!

E le venti stavropegie [6] tra la lista di doni delle autorità [dell'Ucraina] a Costantinopoli: come si possono capire? L'intera situazione mi ricorda la storia degli europei che arrivarono diverse centinaia di anni fa nelle terre dell'America e dell'Australia appena scoperte e fecero "scambi" con gli indigeni, dando loro perline di vetro in cambio d'oro.

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij aveva ragione...

Note

[1] La parola russa подворье (podvor'e) è la traduzione di metochion (metochi, al plurale), dal greco: μετόχιον / μετόχι. Si tratta essenzialmente di una chiesa d'ambasciata, che di solito è concessa da una Chiesa locale a un'altra, in un modo simile a come i paesi consentono ad altri paesi amici di stabilire ambasciate. Questi metochi servono tipicamente sia come rappresentanze, sia come centro per l'etnia o gli immigrati di quella Chiesa locale permesso sul territorio di un'altra, e gli può anche essere permesso di raccogliere fondi per la propria Chiesa locale. È questa particolare funzione che è di grande interesse qui, poiché Costantinopoli, per usare un eufemismo, è quasi interamente dipendente dal denaro proveniente dal di fuori del proprio paese, la Turchia, e quindi potrebbe potenzialmente ricavare ingenti somme di denaro da queste chiese.

[2] Fonte: https://golos.ua/i/647770

[3] Se non diversamente indicato, il termine "Chiesa ortodossa ucraina" si riferisce sempre alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, l'unica Chiesa ortodossa canonica di tutta l'Ucraina, attualmente guidata dal metropolita Onufrij.

[4] Si veda qui e anche qui per due articoli dettagliati su questo argomento.

[5] Lo stretto che divide Europa e Asia attraverso la metà di Costantinopoli. In questo caso, il Bosforo viene usato come metonimo per il Patriarcato del Fanar / Costantinopoli, nello stesso modo in cui "il Tamigi" può riferirsi a Londra, o "il Cremlino" al governo russo.

[6] Questo probabilmente si riferisce ai 20 metochi (rappresentanze / chiese d'ambasciata) che sarebbero stati dati a Costantinopoli. Il termine stavropegia si riferisce allo stato di un'istituzione ecclesiastica che è direttamente sotto l'obbedienza e il controllo del primate, invece che del vescovo locale.

 
Intervista a Rostislav Ishchenko sull'Ucraina, le elezioni e le sanzioni

La questione ucraina: le elezioni, le sanzioni, i bombardamenti di Donetsk del 3 novembre 2015.

BORIS KOSTENKO: Cari telespettatori. Questa è la trasmissione in diretta de "La questione ucraina" sul canale televisivo "Spas" (il Salvatore, un canale religioso – ndt). In questa trasmissione, discutiamo gli eventi in Ucraina, ovviamente, in un determinato contesto; naturalmente, in una certa luce, che è, per la maggior parte, conservatrice, tradizionale, e responsabile. Tra le trasmissioni più popolari ci sono quelle con la partecipazione di Rostislav Ishchenko, analista politico e responsabile del Centro d'analisi e previsioni dei sistemi. Siamo felici di vederla qui nel nostro studio, Rostislav.

ROSTISLAV ISHCHENKO: Buona sera.

KOSTENKO: All'inizio, per avviare la nostra conversazione di oggi – in Ucraina hanno avuto luogo le elezioni locali. Ci sono risultati, statistiche, e ci sono anche discussioni e varie interpretazioni dei risultati. Sullo sfondo delle elezioni, si sono verificati anche molti eventi, per esempio, la cessazione del trasporto aereo tra la Russia e l'Ucraina, nei governi, varie dichiarazioni governative e alcune dicerie.

Mettendo da parte le dicerie, la situazione si sta muovendo in una direzione non molto buona. Lei, Rostislav, ha detto più volte che per chi ora è al potere a Kiev la guerra è l'unica via d'uscita. Nonostante il ritiro delle armi o, meglio, i tentativi di far ritirare le armi a Kiev (in realtà non tutto è stato ritirato), il bombardamento di Donetsk dell'altro giorno ha dimostrato che non tutto va bene. Le elezioni hanno dimostrato che le cose non vanno affatto bene. I seri analisti hanno osservato che le elezioni, di fatto, hanno dimostrato che l'Ucraina è divisa. La scissione va lungo le linee delle precedenti elezioni presidenziali – tutte quelle mappe colorate che mostrano chi ha votato per chi – e le presenti elezioni hanno confermato la stessa divisione. La maggior parte degli elettori sapevano che non ci sarà alcuna modifica a prescindere dal risultato, ma c'è stata ancora la dimostrazione della divisione. Cosa possiamo dire circa le condizioni della società ucraina in base ai risultati di queste elezioni?

ISHCHENKO: Se potessimo parlare solo del fatto che l'Ucraina è divisa, in tal caso la dirigenza ucraina si meritrebbe delle congratulazioni, perché questo significherebbe che nulla è cambiato negli ultimi 20 anni. Le elezioni hanno mostrato la divisione del paese 20 anni fa, e 10 anni fa, e 5 anni fa. In realtà, se queste elezioni sono state in alcun modo diverse da tutte le precedenti, lo sono state per tre motivi. Primo, sembra che il popolo abbia rifiutato di legittimare la leadership locale tramite le elezioni. Meno del 50% ha partecipato, anche tenendo conto del fatto che le autorità hanno gonfiato tale percentuale in ogni modo possibile, quindi non sappiamo davvero quale sia stata l'affluenza reale. Inoltre, gli sfollati non hanno votato, dal momento che le autorità non lo hanno reso possibile. La parte del Donbass controllata dall'esercito ucraino, inoltre, non ha votato: in alcune città, le elezioni non sono state pianificate in primo luogo; in alcune le elezioni sono state sospese per motivi tecnici, ma, ancora una volta, motivi controllati dalle autorità. Quindi, questo è il primo punto – la legittimazione dei governi locali e, tramite questa, la legittimazione del governo centrale (hanno partecipato a queste elezioni gli stessi partiti delle elezioni parlamentari), non è avvenuta.

KOSTENKO: I posti in cui non hanno avuto luogo le elezioni – quale percentuale rappresentano dell'elettorato ucraino totale? E includo le Repubbliche di Donetsk e Lugansk.

ISHCHENKO: Vediamo di calcolare. Nella sola Mariupol, dove sono state sospese le elezioni, la popolazione è di mezzo milione, di cui circa 300.000 elettori. In sostanza, l'intero Donbass non ha votato. Prima della guerra, la popolazione del Donbass era di 7,5 milioni. Sul territorio non controllato dalle Repubbliche di Donetsk e Lugansk, la popolazione prima della guerra era di 4 milioni; una parte di essa si è rifugiata in Russia e una parte si è spostata in altre regioni dell'Ucraina – questi profughi non hanno votato. Se ne contano almeno 2 milioni che vivono ora sul territorio controllato dall'Ucraina. Così, abbiamo un minimo di 4 milioni di persone che non hanno votato su circa 40, minimo 36, milioni rimasti in Ucraina. Pertanto, circa al 10-13% della popolazione è stato negato il diritto di voto.

Parlando della divisione dell'Ucraina, potrebbe non essere così importante chi abbia votato per chi, in quanto tutti i partiti ammessi a partecipare alle elezioni sono partiti che sostengono il regime indipendentemente dal fatto che si chiamino Blocco d'opposizione o Blocco di Petro Poroshenko. In parlamento collaborano, e per loro tutto va bene. Il problema è che Poroshenko, che ha cercato di mettere a capo delle regioni "la sua gente" al fine di aumentare il controllo del governo centrale sulle regioni, in sostanza, ha perso le elezioni. È riuscito a far eleggere "la sua gente" solo nelle regioni centrali, ma queste regioni sono le più povere: a differenza del sud-est, non hanno nemmeno i resti delle industrie (Dnepropetrovsk potrebbe sopravvivere con il reddito dei suoi impianti di arricchimento dei minerali, Odessa con i suoi porti, ecc); inoltre non hanno una lunga tradizione di lavoro all'estero, a differenza dell'Ucraina occidentale, da dove la popolazione è partita ed è ancora in partenza per trovare lavoro all'estero, circa in parti uguali in Russia e Europa occidentale, e dove la gente mantiene le proprie famiglie per lo più con soldi guadagnati in questo modo. Quindi, queste sono regioni mantenute dal bilancio dello Stato.

In tutte le altre regioni, hanno vinto le élite locali che sono riuscite a combattere Poroshenko in modo abbastanza efficace. La lotta è ancora in corso solo a Dnepropetrovsk, dove Vikul compete con Filatov e a Odessa, dove Trukhanov compete con Borovik, il pupillo di Saakashvili. In realtà, questa è la stessa gara di Poroshenko con Kolomojskij. Il fatto stesso che tali persone sono abbastanza vicine, e che Saakashvili, che in realtà ha perso, ha fatto ricorso ad aperte tattiche di pressione, è la prova della debolezza del governo centrale. Anche se riescono a trascinare con la forza la loro gente al potere, sia a Dnepropetrovsk sia a Odessa, la situazione mostra ancora che la popolazione locale e le elite locali hanno negato loro il diritto di governare le regioni. Questo significa solo che in un modo o nell'altro, tramite le elezioni o tramite sabotaggio su piccola scala, il governo centrale ucraino continuerà a perdere influenza in queste regioni. Pertanto, il Sud-Est è perso, pure l'Occidente dell'Ucraina è perso, il Sud è perso; ciò che resta nelle mani di Poroshenko sono le regioni centrali depresse, che egli può sostenere solo con i crediti occidentali. L'Occidente, però, non sta più dando questi prestiti; il FMI ha rinviato a dicembre la nuova tranche di 1,7 miliardi di dollari ed è improbabile che la darà anche a dicembre, dal momento che gli Stati Uniti devono ancora convincere il FMI a cambiare le sue politiche al fine di sbloccare questo prestito nel mese di dicembre. Gli Stati Uniti hanno promesso 1 miliardo di dollari di garanzie sui prestiti al fine di emettere obbligazioni, gli stessi Eurobond che l'Ucraina è attualmente incapace di rimborsare. Ma finora queste garanzie non sono state date. Non vi è neanche certezza che l'Ucraina possa vendere tali Eurobond, considerando la situazione in cui si trova, e, molto probabilmente, dovranno essere venduti con un alto sconto. Così, in senso stretto, non c'è finanziamento esterno.

L'Ucraina non è semplicemente divisa in Occidente e Oriente, oppure Occidente, Centro e Sud-Est – l'Ucraina sta cominciando a suddividersi nelle sue regioni. Attualmente, i confini delle divisioni coincidono con i confini delle regioni. Un boss locale potrebbe tecnicamente controllare due o tre regioni, ma i confini di quel feudo saranno ancora tracciati lungo i confini delle regioni dello stato. Ciò indica che il confronto non avviene a livello di "scelta di civiltà" da parte della popolazione. Tale divisione, concettualmente, potrebbe essere ignorata da Kiev che potrebbe tentare di utilizzare il sostegno di una parte della popolazione per sopprimere un'altra. Ora il confronto si svolge a livello delle élite regionali contro l'élite centrale: le élite regionali non hanno più bisogno dell'élite centrale, ma piuttosto la vedono come un ostacolo. Non possono ancora esprimere apertamente tale parere – attendono di unirsi a chi avrà il coraggio di farlo per primo – ma le ultime elezioni hanno dimostrato che le élite regionali si rifiutano di sostenere il centro, così come si rifiutano di accettare il suo patrocinio. Credo che questa sia la rivelazione più preoccupante di queste elezioni in Ucraina.

KOSTENKO: Non capiscono che in una situazione in cui potrebbero perdere il potere, da un lato, ma dall'altro hanno la responsabilità della regione, devono mantenere come loro feudo la regione da cui derivano il loro reddito, dove hanno le loro imprese, dove devono sopravvivere? Non hanno visto, anche se non lo vediamo neppure da qui, che tutto sta cadendo a pezzi, e se non lo tengono insieme loro, nessuno lo farà? Tutto andrà in polvere, e perderanno il potere e tutto ciò che hanno.

ISHCHENKO: Questo è un processo oggettivo. È successo naturalmente durante il Medioevo, quando i paesi in Europa occidentale si sono separati nei secoli VIII-IX, è stato naturale nei secoli XII-XIII, quando lo stato russo si è diviso in numerosi stati più piccoli, e rimane altrettanto naturale oggi.

KOSTENKO: Mi sta spaventando con il suo confronto.

ISHCHENKO: Il punto non è quale formazione economica sia prevalente, gli stati si sono comunque spezzati nello stesso modo – è successo così in Unione Sovietica – il separatismo si è identificato nei confini amministrativi. Il separatismo di Rjazan' non è diverso, diciamo, da quello ucraino.La sua natura è altrettanto "basata sulle salsicce". E ora stiamo vedendo lo stesso processo. Immagini di essere al governo di una qualsiasi regione dell'Ucraina, e io sono a Kiev come potere centrale. Io le do ordini da implementare nella sua regione. Finché io le fornisco risorse materiali per sostenere questi ordini, fintanto che è in mio potere decidere se lei rimane responsabile della regione o no, lei accetterà di rispettare i miei ordini, perché riceve la sua fetta della torta comune. Cosa ancora più importante, le risorse che il centro le fornisce per la realizzazione dei suoi programmi le consentono di risolvere i problemi sociali della sua popolazione.

Osserviamo ciò che sta accadendo ora. La situazione socio-economica sta peggiorando – le condizioni di vita di tutti stanno scadendo. Il centro non può fornire a lungo risorse alle regioni – semplicemente non le ha. Ma ha bisogno di risorse, così iniziato a chiedere di tentare di estrarre le risorse aggiuntive dalle regioni con tasse aggiuntive, tributi e così via. Così, quando il centro richiede di attuare una certa politica, per esempio rinominare le città o le strade, introdurre un nuovo programma di studi a scuola, o qualcos'altro – non è nemmeno importante se la politica in sé abbia un senso oppure no. Ciò che è importante è che irrita la popolazione e, inoltre, richiede sforzi e spese supplementari in una situazione in cui è difficile spiegare alla gente perché il denaro deve essere speso per rinominare le strade, ma non per dare il pane ai bisognosi.

In una situazione del genere, dal momento che lei è più vicino alla gente, prima verranno a uccidere lei e solo dopo arriveranno a me. Allora lei inizia a pensare: "Non ho bisogno di te; mi prenderò cura di me stesso in qualche modo. E per di più, quando te ne sarai andato, avrò più soldi per me. Quindi, chiuderò le frontiere e introdurrò una pseudo-moneta: ogni grivna proveniente da te avrà bisogno di un mio certificato per essere valida sul mio territorio. Ho determinate risorse, cose che produco e che vendo, ho anche la produzione agricola – ho calcolato tutto, e so che riuscirò a sopravvivere. Non mi interessa come farai tu a sopravvivere, dal momento che sei completamente inutile". Questo è ciò che i leader regionali non stanno esattamente dicendo ma che dimostrano a Kiev con le loro azioni: "Non abbiamo bisogno di voi; ci causate solo problemi".

KOSTENKO: Questo è pericoloso. Abbiamo una telefonata in studio. Per favore, si presenti. Sta chiamando da Samara, giusto?

Spettatore: Città di Samara, Aleksandr Mikhajlovich Makeev, membro dell'Unione russa degli scrittori professionisti. Io parlo l'ucraino ufficiale, ma questo non ha nulla a che fare con la lingua parlata, per esempio, nei villaggi ucraini. Da dove proviene?

ISHCHENKO: I villaggi ucraini hanno parlato loro lingue da sempre, e villaggi vicini potrebbero facilmente parlare lingue diverse. Probabilmente si comprenderanno a vicenda, ma le parole suoneranno diverse. Nello stesso modo in cui il russo a Vologda è diverso dal russo ad Astrakhan – sono dialetti diversi. Ogni regione e villaggio ucraino ha il proprio dialetto. La "letteratura" ucraina ufficiale è emersa attorno alla fine del XIX secolo. Kotljarevskij è considerato il primo creatore dell'ucraino, ma la lingua ha preso la sua forma definitiva negli anni '30 sotto il governo bolscevico. Questo ucraino standard basato sul dialetto di Poltava è stato insegnato nelle scuole ma la maggior parte del paese ha utilizzato il russo nelle comunicazioni di tutti i giorni, e coloro che pensavano di parlre ucraino, come nei villaggi ucraini o in Ucraina occidentale, non utilizzavano l'ucraino standard, ma i loro dialetti locali. Ecco perché l'ucraino standard era essenzialmente inutilizzato, e questo è il motivo per cui ha potuto essere così facilmente soppiantato. L'ucraino standard basato sul dialetto di Poltava è stato insegnato in tutte le scuole durante tutto il periodo sovietico, così ci si aspetterebbe che tutta la popolazione ucraina parli correntemente tale ucraino.

Ma quando le autorità sono cambiate e il potere in Ucraina è stato usurpato da galiziani che hanno iniziato a forzare il loro proprio dialetto galiziano come ucraino standard, la popolazione che parlava russo o i dialetti locali noti come "surzhik" (miscele peculiari di russo, ucraino, e alcune parole meramente locali tipiche delle regioni del sud-est dell'Ucraina – ndt) non ha notato alcuna modifica. Così, attualmente il dialetto della Galizia è considerato standard, ma nessuno se ne cura.

KOSTENKO: Questo è interessante. Noi qui non abbiamo notato o compreso che proprio il dialetto galiziano era stato imposto come la lingua ucraina standard. Non lo sapevo.

ISHCHENKO: A partire dagli anni '90, sono stati fatti dei tentativi di cambiare l'ucraino standard, nel 1992, per esempio. Ma a quel tempo ciò era stato ritenuto inadeguato. Ma poi è avvenuto in maniera insidiosa: la televisione ha cominciato a parlare sempre di più alla galiziana; i funzionari hanno iniziato a usare parole galiziane; le persone che parlano galiziano sono stati nominati ufficiali e leader intellettuali. Così, lentamente, l'ucraino ufficiale è stato soppiantato. Come risultato, persone che in passato, quando io stavo diplomandomi a scuola, avrebbero ricevuto voti gravemente insufficienti in ucraino e non sarebbero stati in grado di laurearsi, ora insegnano ad altri come parlare ucraino.

KOSTENKO: Abbiamo una chiamata da Pjatigorsk. Vi ricordo che il tema principale della nostra discussione di oggi sono le elezioni. Ma, tuttavia, siamo in ascolto, Pjatigorsk.

Spettatrice: Buona sera. Sono molto contenta di vedere il signor Ishchenko nel vostro studio. Ho molta fiducia nelle sue previsioni molto e per questo motivo voglio chiedergli: ci dica, le regioni russe dell'Ucraina potranno mai tornare a casa, come ha fatto la Crimea, o no? O a un certo momento, in futuro ci sarà una trasformazione diversa? So che le sue previsioni si avverano sempre, e voglio sapere cosa accadrà. Grazie mille.

ISHCHENKO: Solo le previsione di Dio si avverano sempre, e le vie di Dio non ci sono sempre note. Quindi, non possiamo sapere nulla di certo. Purtroppo, le mie previsioni non si avverano sempre; altrimenti, le regioni russe avrebbero già aderito alla Russia. Credo che gli interessi della Russia, nonché gli interessi della popolazione ucraina, sarebbero meglio serviti dal rientro in Russia di tutte le regioni dell'Ucraina, russe o no. Per la Russia, il punto non è solo la riunificazione della nazione divisa – in tal caso si parlerebbe solo delle regioni russe – ma anche il ripristino dell'equilibrio storico strategico e militare e della giustizia storica. Per quanto riguarda la popolazione dell'Ucraina, anche quella della Galizia, come l'esperienza di molti anni ha dimostrato, è molto più conveniente, comodo e redditizio per vivere come una parte della Russia, invece che, per esempio, come una parte della Polonia. Nessuna regione dell'Ucraina è capace di esistenza indipendente, dal momento che anche l'intera Ucraina non è riuscita, e non per la prima volta, a sopravvivere autonomamente. Si tratta di un grande paese, ragionevolmente ricco all'inizio, densamente popolato, promettente – ma non c'è riuscito. Non c'è riuscito a causa della mancanza di cultura politica nelle élite e della mancanza di domanda, per così dire, per un tale stato indipendente. L'elite ha considerato il proprio paese come la fonte per riempire le proprie tasche.

KOSTENKO: E ora?

ISHCHENKO: Ora non è rimasto davvero più niente. Ora è il momento di pensare a come uscirne, non a come rubare. Anche se alcuni stanno ancora cercando di rubare un po' di più. La questione principale per le élite era sempre come riuscire al meglio a vendere tutto, nascondere il profitto e scappare. Quelli un po' più intelligenti e non troppo avidi vivono già all'estero – l'Ucraina ha già dimenticato i loro nomi e quando sono stati in carica e quali ministri del governo ucraino erano una volta. Intanto la maggioranza sta ancora cercando di rubare tutto il possibile. Questa non è la prima volta: lo stesso è accaduto nell'Ucraina degli atamani; lo stesso è accaduto nell'Ucraina del 1918-1919, quando è stato fatto il primo tentativo di creare uno stato ucraino indipendente. Quindi, queste regioni pseudo-ucraine, come la Galizia, non saranno in grado di sopravvivere da sole, perché le loro élite hanno ancor meno a cuore gli interessi dello stato e ne hanno ancor minore consapevolezza rispetto alle élite che avevano governato l'Ucraina prima di loro. Per questo motivo, hanno dovuto organizzare un colpo di stato: non potevano andare al potere in modo democratico, perché non avevano l'intelligenza necessaria per convincere la popolazione dei loro meriti. Quindi, non sarebbero stati in grado di governare.

Pertanto, il resto dell'Ucraina ha una scelta di unirsi alla Russia o ai paesi occidentali, alcuni all'Ungheria, altri alla Polonia, altri alla Romania. Posso dire con certezza che l'opzione migliore è quella di unirsi alla Russia, perché per la Russia e i russi questa è la loro stessa nazione nonostante dialetti distinti e alcune alterazioni della psiche, che potrebbero essere curate, anche se con difficoltà. Per gli altri, gli ucraini saranno alieni, solo persone che vivono sulla loro terra e che potrebbero esserne rimossi. La Polonia, dove nelgli anni prima della guerra e nei primi anni del dopoguerra gli ucraini rappresentano una percentuale significativa della popolazione, è oggi un paese mono-etnico, con i polacchi che comprendono quasi il 99% della popolazione. Così, gli ucraini sono stati completamente assimilati. Lo stesso si potrebbe aspettare se ucraini provassero ora a integrarsi nel mondo occidentale, con l'eccezione che oggi ci sono numerosi problemi tra i banderovtsy ucraini occidentali (seguaci di Stepan Bandera, leader dei nazionalisti ucraini negli anni prima della guerra e durante la guerra - ndt), i fautori delle idee nazionalistiche e i polacchi, ancor più di quelli tra i banderovtsy e i russi. È per questo che per alcuni il risultato potrebbe essere qualcosa di diverso dall'assimilazione – forse, la liquidazione. Ovviamente, non saranno i polacchi a essere liquidati. Quindi, onestamente, conto che ci siano abbastanza risorse, potere e fortuna geopolitica per ripristinare fino a un certo punto gli storici confini sud-occidentali della Russia. Nel peggiore degli scenari, se dobbiamo condividere l'Ucraina con qualcuno, ciò non sarà in ogni caso a scapito delle regioni russe.

KOSTENKO: Vogliono fare una domanda da Nizhny Novgorod. Prego, siamo in ascolto.

Spettatore: Buona sera. Aleksandr Vladimirovich, una domanda a Rostislav Ishchenko. Mi pare di capire che Mikheil Saakashvili non è riuscito a installare il suo protetto come sindaco di Odessa. Mi piacerebbe conoscere la sua opinione su quali passi è probabile che intraprenda ora. Ci sono state informazioni che sta addestrando circa 400 militanti: cercherà di conquistare il potere attraverso un colpo di stato incostituzionale?

ISHCHENKO: Il problema degli americani è che la loro politica è tale da funzionare solo con gli idioti. Questo è esattamente il problema con Saakashvili. Sì, sta ovviamente cercando di cambiare i risultati delle elezioni a Odessa con mezzi violenti: lui già bloccato diverse stazioni di voto e si è appropriato delle schede laddove non gli piacevano i risultati, e il suo protetto ha sostenuto che i risultati sono stati truccati. Qualsiasi persona normale avrebbe difficoltà a capire: supponiamo che lei e io siamo in competizione in queste elezioni, e lei ha ricevuto il 75% dei voti e io il 25%, oppure lei il 60% e io il 25%, cifre simili alle percentuali effettive a Odessa. Allo stesso tempo, il governatore mi sostiene, il paese è sotto dittatura militare, e io sostengo che le elezioni sono state truccate. Anche nelle condizioni più tranquille, truccare le elezioni per più del 10% è molto difficile; anche arrivare al 10% è difficile – si dovrebbero attivare pienamente le proprie risorse amministrative, cosa che sarebbe troppo visibile e non possibile ovunque.

Quando le risorse amministrative sono all'opera contro il vincitore delle elezioni, è ancora più problematico parlare di falsificazione. Ma la cosa più importante, come faccio a sapere io che ci sono state falsificazioni? Io sono forse la commissione elettorale centrale o anche quella locale? Dove sono i dati su cui posso contare? Non possono ancora esistere, dal momento che le elezioni si sono appena concluse, ma io ho subito annunciato che i risultati sono stati falsificati. Sì, Saakashvili sta cercando di forzare su questo problema la soluzione da lui desiderata. È proprio lo stesso modo in cui ha governato per tutto il tempo la Georgia. In teoria, potrebbe anche avere successo, anche se penso che sarebbe meglio riconoscere la sconfitta, salvare la faccia, e cercare di lavorare con i vincitori, perché un compromesso è sempre possibile. A Odessa la gente non vuole combattere –vuole commerciare. Se Saakashvili cerca di continuare a usare mezzi coercitivi, si scontrerà con la resistenza silenziosa, con gli scioperi "italiani" e i sabotaggi da parte dei funzionari. Prima o poi si trasformerà nel governatore che non decide nulla se non il tipo di maniglia, di bronzo o di ghisa, con cui abbellirà la porta del suo ufficio. Non si può lavorare a Odessa senza il sostegno delle élite locali. Ecco perché penso che, indipendentemente da come finirà questo confronto, e Saakashvilli finora sembra incline a risolverlo in suo favore con la forza, ha già perso in ogni caso.

KOSTENKO: Sono stato a Odessa una volta, invitato in qualità di esperto: a quel tempo Bodeljan era il sindaco, e alcuni volevano sostituirlo, ma alla fine ha raggirato tutti ed è rimasto al suo posto. È stata una storia contorta e divertente. Odessa è sempre stata una città complicata.

Quando ha chiamato il nostro spettatore da Nizhny Novgorod, ho pensato a una metafora: durante il Tempo dei Torbidi, quando Minin (Kuz'ma Minin, macellaio di Nizhny Novgorod, eroe nazionale russo e leader della milizia che ha espulso gli invasori polacchi e svedesi dalla Russia nel 1611-1612 – ndt) raccolse l'armata popolare e la portò a ristabilire l'ordine nel paese diviso, questa è stata la dimostrazione della volontà politica e del desiderio di unità nazionale. In Ucraina, invece, sembra che tutti si siano ritirati nelle loro regioni, senza alcun leader che pensi su scala nazionale, o perché non c'è cultura politica oppure perché la nazione non è semplicemente in grado, come si è accennato, di sostenere uno stato indipendente a lei dato. L'immagine è abbastanza triste, davvero, perché, con o senza pressione esterna, la disintegrazione continua, e questa tendenza è chiaramente negativa.

ISHCHENKO: Date le tendenze che esistevano a quel tempo in Ucraina, era possibile dire già nel 2004 che l'Ucraina stava affrontando la possibilità della guerra civile "calda". Per vederlo, non occorreva essere uno scienziato o essere particolarmente perspicace, perché la gente che ha iniziato questa guerra civile e ha effettuato il colpo di stato diceva già allora che, al fine di creare un'Ucraina "ucraina", come dicevano, sarebbe stato necessario limitare i diritti degli elettori "sbagliati". Se qualcuno resisteva, sarebbe stato necessario sopprimerne la resistenza con la forza utilizzando l'esercito. La frase "la Crimea o ucraina o spopolata" è nata allora. In quel momento è emersa anche l'idea di recintare il Donbass col filo spinato, e così via. E allo stesso tempo, si diceva: "Ma quale guerra civile? Di cosa state parlando? Tutto è così bello in Ucraina, stabile e tranquillo. Non ci sarà mai una guerra civile qui".

Eppure, allo stesso tempo essi stessi stavano usando il linguaggio della guerra civile. Queste persone non hanno mai capito che, sì, si poteva prendere un mitra e andare a uccidere persone completamente indifese, ma ci sarebbe stato bisogno di uccidere non 10 o 20 persone, e nemmeno 200 e neanche 2000. Avrebbero dovuto sterminare circa il 60% della popolazione ucraina o, almeno, il 40-45%, per far sottomettere il resto. Cioè, avrebbero dovuto uccidere milioni di persone, ma quei milioni non avrebbero aspettato di essere ucciso: piuttosto, avrebbero preso le armi e iniziato a uccidere a loro volta. È così che inizia una guerra civile. Non è importante chi vince, perché la guerra è già in corso, in quanto sta succedendo nelle menti. L'elite ucraina e i sostenitori della cosiddetta "scelta europea" semplicemente non lo hanno capito; hanno sinceramente creduto e credono ancora che, dal momento che stanno sostenendo l'idea che sembra loro buona e giusta, allora hanno il diritto di infrangere la legge, uccidere persone, forzare i loro modi sugli altri. Per loro, la democrazia è quando sostengono la loro posizione. In tutte le altre situazioni, la democrazia è dannosa. Questo è esattamente l'indicatore che questo stato è insostenibile. Dopo tutto, lo Stato è il consenso della popolazione che vive sul suo territorio, e che si impegna a trasferire le funzioni dirigenziali a un governo che difenderà gli interessi di tutti.

KOSTENKO: Quindi, ci dovrebbe essere una base ideologica comune; ci dovrebbe essere un consenso anche in quell'area.

ISHCHENKO: Almeno, l'idea della comodità. Almeno, come si usava dire: "l'Ucraina vivere separatamente, e ognuno avrà più salsicce". OK, non salsicce, ma lavatrici. Sì, la gente potrebbe essere unita anche su tali basi. Dopo tutto, volevano entrare in Europa, non perché capivano come funzionano lì le cose; per la maggior parte, quelli che aspiravano all'adesione all'UE, non sono mai stati in Europa e non ci andranno mai, e ai leader del movimento non importava, perché questi potevano trasferirsi in Europa in qualsiasi momento. L'essenza del movimento era la percezione comune di un futuro confortevole. "Saremo più a nostro agio lì". O, "firmeremo l'accordo di associazione, e poi gli europei installeranno qui le normative europee, e vivremo in modo confortevole, ricco e agiato". "Lavoreremo come i greci, saremo pagati come i tedeschi, faremo vacanze come i francesi, e avremo un mare come gli spagnoli". In linea di principio, anche tale approccio potrebbe unire la popolazione. Ma nessuno ha cercato di unirla anche a livello di questo " patriottismo da salsicce ".

Alla popolazione è stato detto di continuo che per metà è difettosa. Indipendentemente da quanto uno sia un patriota del suo paese, se gli dico ogni giorno per diversi decenni che lui e milioni come lui sono difettosi, perché parlano la lingua sbagliata, perché pronunciano quattro lettere in modo non corretto, perché celebrano le feste sbagliate, perché sono dei " Sovok "(sovok, ovvero cazzuola, un nome dispregiativo per l'Unione Sovietica, utilizzato anche come descrizione dispregiativa di una persona con abitudini e ideali sovietici – ndt), perché i loro antenati sono difettosi, e così via, prima o poi capiràche è uno straniero in questo paese, e che il paese è estraneo per lui, e che non ha bisogno di questo paese. È così che è stata creata la divisione in Ucraina. Perché pensa che il Sud-Est sia diventato così russofilo? Perché gli è stato detto e ridetto che è composto da ucraini difettosi che devono essere riformati. E la gente molto sensatamente ha deciso: "Se tutti noi qui siamo difettosi, e siamo milioni ma tra noi non ce ne sono di buoni, allora questa è la nostra terra, e allora, forse, la cosa migliore da fare per noi sarebbe prendere la nostra terra e andare da qualcuno che ci ritenga abbastanza buoni". Così, questi ucraini pseudo-europei hanno provocato la divisione del paese, la guerra civile, e in ultima analisi, la distruzione dell'Ucraina, perché uno stato di cui la metà della popolazione non ha bisogno, o che non vuole, non può esistere.

KOSTENKO: Sappiamo che questo stato che va oggi sotto il nome di "Ucraina" si sta muovendo verso la frammentazione in regioni, e il motivo di tale frammentazione non ha nulla a che fare con la questione delle nazionalità o con la "scelta di civiltà". Il potere sarà consolidato nelle mani delle élite locali, ma queste élite potrebbero anche avere differenti tendenze ideologiche. Se si occupano solo dei loro affari locali, allora va bene, ma tutti dichiarano che l'Ucraina è al di sopra di tutto e rendono culto a quella nazione che essi stessi hanno inventato. Sembra che tale mito non possa produrre nulla di praticabile, e il processo di frammentazione continuerà, come ha detto finora. Sia che lo scenario sia "caldo" oppure no, sia che tutto finisca nella catastrofe economica o meno, è possibile che la gente a livello locale riesca a trovare abbastanza da mangiare, ma sarà sufficiente per loro?

ISHCHENKO: Vede, tutti i processi in Ucraina si muovono in tutte le regioni attraverso le stesse fasi, ma ad un ritmo diverso. Per esempio, in Crimea il periodo tra la presentazione di richieste di federalizzazione, di maggiori diritti per gli enti locali, e in generale di non ingerenza di Kiev negli affari della Crimea, e il voto effettivo per l'indipendenza e il rientro nella Russia è stato circa di due settimane. C'è una buona ragione per questo – la marina russa era di stanza in Crimea. La situazione locale era molto diversa rispetto al resto dell'Ucraina. Nel Donbass, il processo è ancora in corso. Inoltre è iniziato con esigenze di federalizzazione e di ampia autonomia. Oggi, il Donbass parla solo di indipendenza. Attualmente ci stiamo avvicinando al punto in cui il resto dell'Ucraina vorrà la federalizzazione. È chiaro quello che ne seguirà – il centro cercherà di reprimere questi movimenti. E ha certe forze su cui può contare. Non è chiaro come i battaglioni di volontari o l'esercito possano difendere o attaccare le proprie regioni. Ma, in primo luogo, sappiamo che ci sono persone provenienti dal Donbass in lotta contro il Donbass, e così persone simili potrebbero essere presenti in altre regioni d'Ucraina. In secondo luogo, non tutte le regioni si ribelleranno contemporaneamente contro Kiev. In alcune regioni, accadrà prima, in altre dopo. Kiev manovrerà tentando di reprimere il movimento in una regione mentre si affiderà ad altre.

Ma un ulteriore passo verso la frammentazione è inevitabile per un motivo: per preservare lo stato, è necessaria una certa quantità di risorse. La manutenzione di qualsiasi stato costa denaro. Se queste risorse non possono essere trovate all'interno del paese, devono essere trovate al di fuori. Se le risorse si possono trovare né dentro né fuori, allora lo Stato è condannato. L'Ucraina ha attualmente difficoltà a trovare risorse all'interno o all'esterno, e le difficoltà crescono ogni giorno di più, perché il restauro di ciò che è rovinato richiede sempre più soldi.

KOSTENKO: Abbiamo una chiamata da Ekaterinburg. Se è ancora lì, siamo in ascolto.

Spettatrice: Buona sera. Vorrei chiedere delle rivendicazioni da parte di Polonia, Ungheria e Romania. Accadranno davvero, sono possibili, e cosa ne verrà?

KOSTENKO: So delle rivendicazioni della Polonia, ma ne hanno anche gli ungheresi e i romeni?

ISHCHENKO: Saranno senza dubbio effettuati tentativi del genere. Indipendentemente da dove si vive, anche in Russia, si ha il diritto di proporre una causa in un tribunale, sia esso il tribunale ucraino, sia esso il tribunale degli Stati Uniti – si può fare. Di solito, la gente lo fa o nel luogo della proprietà o nel luogo di residenza. E le cause saranno probabilmente vinte, perché l'Ucraina ha firmato l'accordo di associazione che prevede l'armonizzazione delle disposizioni legislative ucraine con le leggi europee, che contengono disposizioni sulla restituzione. Così, l'Ucraina ha già questi obblighi automaticamente.

KOSTENKO: Questo è già stato firmato?

ISHCHENKO: Tutto è stato firmato. Tutto entrerà in vigore dal 1 gennaio del 2016. La parte di cui stiamo parlando è entrato in vigore nel 2015 o addirittura nel 2014. Non ci possono essere due opinioni qui: la gente ricorrerà in giudizio e vincerà le proprie cause. Ovviamente, l'Ucraina non avrà alcuna fretta di restituire le proprietà, dal momento che questo non è una cosa facile da fare, e l'Ucraina non ha soldi per pagare le compensazioni per le proprietà perdute, che ammontano a circa 5 miliardi di dollari, e questo è solo ciò che la Polonia calcolato. L'Ucraina semplicemente non ha quel tipo di soldi.

KOSTENKO: Ma ci sono stati precedenti nei paesi baltici dove hanno restituito le proprietà agli ex proprietari.

ISHCHENKO: In primo luogo, si potrebbe restituire la proprietà, ma poi scoppierebbero delle sommosse, perché in questo caso l'intera Leopoli dovrebbe essere restituita ai polacchi. Allora dove andranno le persone che ora vi abitano? Cosa si potrebbe fare con loro? Espellerle dalla città? Ci sono molte città del genere. Le proprietà in tutte quelle città dovrebbero essere restituite agli stranieri. Così, l'unico modo è quello di pagare compensazioni, per cui è necessario il denaro. L'Ucraina non ha soldi. Ai paesi baltici sono stati dati soldi a tale scopo.

KOSTENKO: È vero, ci sono state sovvenzioni.

ISHCHENKO: Inoltre, i paesi baltici stavano facendo tornare i propri cittadini, lituani, lettoni ed estoni, mentre espellevano gli alieni. I paesi baltici stavano conducendo una politica molto concentrata di pressione sui nuovi arrivati. Ma qui è diverso. Arriveranno gli stranieri, gli alieni, mentre gli indigeni dovrebbero essere allontanati. Si tratta di una differenza significativa per l'Ucraina. Naturalmente, le autorità ucraine cercheranno qualche via di fuga da questa trappola. Tuttavia, non c'è via d'uscita, perché nel momento in cui si smette di attuare le decisioni giudiziarie, le proprietà ucraine all'estero possono essere confiscate. Non sono sicuro se il valore dei beni ucraini all'estero potrebbe coprire 5 miliardi o anche solo 3 miliardi di dollari in pagamenti di restituzione. Che sia sufficiente o no, in ogni caso, ci saranno molti più problemi di quanti l'Ucraina ha ora dal prestito non pagato di 500 milioni di dollari in Eurobond, o dal prestito di 600 milioni di dollari che non sarà rimborsato nel mese di novembre, o dal prestito di 3 miliardi di dollari che l'Ucraina non ha alcuna intenzione di rimborsare. Nei rapporti tra gli Stati si potrebbero usare motivazioni politiche, o si potrebbe cercare l'aiuto degli Stati Uniti, perché questi ultimi possano trattenere alcuni dei creditori che fanno pressioni sull'Ucraina. Al contrario, qui centinaia di migliaia o addirittura milioni di privati si rivolgeranno semplicemente alle corti europee per chiedere giustizia, e i tribunali europei si pronunceranno a loro favore.

KOSTENKO: C'è una risorsa, in Ucraina, che potrebbe sempre essere venduta – la terra. Ma poi i territori dovrebbero essere spopolati.

ISHCHENKO: Beh, per vendere qualcosa, qualcuno deve comprarla, per cominciare. Perché qualcuno compri qualcosa, dovrebbe essere determinato il valore dei beni. L'Ucraina non ha ancora un catasto dei terreni unificato. Il valore degli immobili è determinato con il metodo "pavimento-dito-soffitto" (espressione russa che indica una misurazione o cifra che non si basa su alcun fondamento solido, cioè è essenzialmente senza senso - ndt). Questo è il primo prblema, tipico per l'Ucraina; è possibile commerciare in questo modo – non è un problema. Ma chi comprerà davvero tutto questo paese per un prezzo più o meno decente considerando che il paese ha una guerra civile in corso, che lo stato potrebbe crollare domani e che dopodomani un nuovo paese potrebbe apparire sulle sue rovine? Questo nuovo paese potrebbe dire: "Non abbiamo nulla a che fare con il paese precedente e non ne riconosciamo la successione. Tutto appartiene a noi, e tutti i trattati conclusi con lo stato precedente non hanno nulla a che fare con noi. Erano i nemici del popolo. Quando li prenderemo, li impiccheremo. Se siete interessati, vi invieremo le foto dell'esecuzione per il vostro diletto". E questo è tutto.

Inoltre, un tale atto richiederebbe lo spostamento reale di un gran numero di persone. Nel bene e nel male, nel 2014 in Ucraina 14,5 milioni di persone vivevano nelle zone rurali. Queste erano le persone che guadagnano da vivere direttamente dalla terra. Inoltre, un certo numero, forse 5 milioni o 10 milioni, o anche fino a 15 milioni di persone, di loro parenti nelle città hanno ricevuto cibo per il loro consumo da questi abitanti rurali e, soprattutto, hanno mantenuto stretti collegamenti e contatti con le comunità rurali. No, lo spostamento di un numero così enorme di persone dalla loro terra era possibile in Inghilterra sotto Enrico VIII – semplicemente li impiccavano, e questo era tutto, per vagabondaggio. Li scacciavano in primo luogo, poi li catturavano e li impiccvano per vagabondaggio. Ma è impossibile oggi in Ucraina impiccare 14 milioni di persone. Allora dove andrebbero? Costringerli ad andare nelle città? Ma non c'è posto per farli vivere nelle città, e nessun lavoro. Quanto a inviarli all'estero – nessuno li vuole. Così, questo è un problema. Non è possibile limitarsi a vendere la terra. A meno, naturalmente, di non dichiarare queste persone servi e vendere la terra con la gente. Ma questo non è bon ton tra i valori europei.

Quindi, personalmente qui non vedo una via di fuga per il governo ucraino da tutte queste richieste di restituzione provenienti dai nostri amici e partner occidentali. Il fatto che questi colloqui sulle restituzioni siano iniziati ora è significativo, anche se onestamente, avrebbero potuto iniziare allo stesso modo un anno fa, ma allora la questione non è venuta a galla, anche se il lavoro di raccolta di documentazione era già in corso – ora la domanda di restituzioni è stata presentata, e i politici polacchi hanno fatto una serie di dichiarazioni sulla necessità di liquidare le conseguenze del patto "criminale" Molotov-Ribbentrop. Se l'Ucraina è uno Stato europeo e condanna quella collusione criminale di due regimi totalitari, allora sarebbe bene che alla Polonia siano restituite le terre annesse illegalmente. È notevole vedere tale stato d'animo nei partner occidentali dell'Ucraina, perché la Polonia si è sempre posta come l'avvocata dell'Ucraina, e, in realtà, la Polonia era in Europa il paese più interessato a vedere l'Ucraina continuare ad esistere nella stessa forma in cui era prima, perché la Polonia considera l'Ucraina una zona cuscinetto tra se stessa e la Russia. Quindi, se la Polonia ha iniziato a parlare in questo modo, può significare solo che non ritiene possibile preservare l'Ucraina e sta cercando di presentare le sue richieste nel futuro affare per chi ottiene quale parte dell'Ucraina.

KOSTENKO: Sì, a differenza di noi, i polacchi comprendono certamente la congiuntura e sentono il momento. Questo è vero.

ISHCHENKO: Non credo che capiscano meglio la congiuntura; semplicemente, i nostri obiettivi sono diversi. Noi dobbiamo preservare tutta la massa delle terre, probabilmente, sotto forma di una nuova Ucraina federale, ma è preferibile mantenere l'unità di tutto il territorio. Invece i polacchi vogliono solo afferrarne un pezzo.

KOSTENKO: Questo è quello che volevo dire: cogliere l'attimo e afferrare un pezzo.

ISHCHENKO: Se noi volessimo solo strappare un pezzo di territorio fino al Dnepr o nei confini della tradizionale Novorossija, potremmo raggiungere un accordo in fretta. I polacchi non hanno pretese su queste terre, e nemmeno i romeni. Gli ungheresi meno di tutti, e non c'è nessun altro.

KOSTENKO: Lei ha menzionato i nostri partner stranieri. Ma noi sappiamo quali scenari impongono sugli altri, come in Siria, per esempio – provocare il caos, sia che lo chiamiamo guerra civile o lotta contro un dittatore odiato, a prescindere, i pretesti potrebbero differire. Ma poi si crea un caos che porta al collasso, e poi qualcuno deve risolvere il problema, e quel qualcuno di solito sono i vicini. Il vicino di casa principale, qui siamo noi. La domanda era sulle restituzioni. Continuano a parlarne, dicendo che la Transcarpazia andrà all'Ungheria, che i romeni hanno rivendicazioni, quindi che cosa accadrà?

ISHCHENKO: Penso che i polacchi siano ora così eccitati, perché i problemi di cui abbiamo parlato in questo studio non più tardi di un anno fa sono diventati abbastanza evidenti: l'Ucraina è moribonda, e la questione della sua frammentazione non è una questione di principio, ma di tempi. Così, Varsavia ha deciso che è giunto il momento. Quindi, hanno cominciato a mettere sul tavolo le loro richieste con largo anticipo, a marcare alcuni territori, in modo da avere il materiale con cui venire al tavolo dei negoziati. Perché pensano così? Proprio perché sono in grado di vedere l'inizio del caos in Ucraina. Di conseguenza, la guerra civile potrebbe potenzialmente diffondersi a tutto il territorio. E dopo, a chi toccherà risolvere il problema? Ai vicini, naturalmente. Altri possono partecipare ai negoziati, naturalmente: che cosa potrebbe essere fatto senza Francia, Germania o Stati Uniti? Ma i problemi reali dovranno essere risolti dai vicini, così i polacchi annunciano le loro richieste in anticipo, e potranno moderarle più tardi, se necessario.

KOSTENKO: Sì, i vicini sono già mobilitati e hanno già posizionato le loro forze armate alle frontiere. Vi ricordate (intendo gli spettatori, lei lo sa, ovviamente) gli eventi a Mukachevo, quando il settore destro stava facendo guai? Che cosa hanno a che fare la Russia o la milizia del Donbass con tutto questo? Niente di niente. Queste sono le terre che presumibilmente oggi sostengono l'Ucraina. Quindi, questo è l'esempio della crescita di caos che lei ha citato.

ISHCHENKO: In poche parole, ora a causa dell'indebolimento del governo centrale e la perdita del controllo sulle regioni, si possono calcolare tutti i processi successivi, e tale calcolo è abbastanza semplice. Tutte le guerre civili e disordini rivoluzionari si sviluppano secondo lo stesso schema. L'unica domanda è quando inizia ogni fase. Ecco perché lo ripeto: il fatto che i nostri amici occidentali siano così eccitati indica che hanno concluso che la prossima fase della rottura è già iniziata. Forse, non è ancora così ben visibile; forse si sbagliano, e la fase finale non è ancora iniziata; forse, inizierà entro un mese o due. Ma pensano che il processo sia stato avviato, e che abbia avuto inizio la fase finale. I processi potrebbero essere rallentati un po' o le conseguenze più negative potrebbero essere in qualche modo migliorate, ma niente potrebbe essere davvero cambiato. Se il processo è iniziato, deve andare fino in fondo. Così, agiscono sul presupposto che se il processo è iniziato giungerà alla fine, e si stanno concentrando lì, alla fine del processo, quando avrà luogo il patto per dividere l'Ucraina. Così, non vedono più questo territorio come uno stato indipendente. Stanno guardando al futuro, cosa che Klichko (sindaco di Kiev noto per le sue bizzarre dichiarazioni sgrammaticate – ndt) ha invitato il popolo ucraino a fare, "in particolare quelli che non ci riescono".

KOSTENKO: Vedono l'Ucraina nel caos; il paese è in rovina; ovunque una "makhnovchshina" (riferimento al 1919-1921, quando la milizia guidata da "Bat'ka" o "Papà" Makhno controllava una parte dell'Ucraina; Makhno e i suoi seguaci erano anarchici che respingevano qualsiasi forma di stato, da cui il termine "makhnovchshina" come sinonimo di anarchia - ndt); la popolazione alla fame – e l'Europa e la Russia sono destinate a ricevere questo "dono". O solo la Russia. Una popolazione di 40 milioni – cosa ci si può fare?

ISHCHENKO: Anche l'Europa, senza dubbio. I nostri amici e partner nell'Unione Europea, in particolare tedeschi e francesi, hanno trascinato per lungo tempo la questione dei gasdotti che bypassano l'Ucraina. E ora, anche supponendo che funzioni a velocità ottimale, North Stream-2, che bypassa il sistema di trasporto del gas ucraino e che elimina completamente il suo valore, sarà operativo, nel migliore dei casi, nel 2018. Anche se il piano di 5 anni è realizzato in 3 anni o addirittura in 2, questo avverrà nel 2017. Ma ora stiamo di fronte al 2016. Non importa quello che si fa, non importa quanto duramente si tenti, non è possibile costruire il gasdotto più velocemente.

Cerchiamo di immaginare la makhnovchshina che inizia questo inverno – allora semplicemente inizieranno a far saltare in aria i tubi. Non lo faranno necessariamente con lo scopo di infastidire la Russia. Faranno esplodere i tubi perché un capobanda litigherà con il capo della banda di un altro paese e vorrebbe infastidire il rivale facendo saltare in aria il tubo sul suo territorio, o viceversa. Ancora più importante, ci saranno miliardi di tali "liti di famiglia" in tutto il paese. Questo non è qualcosa che potrebbe essere controllato. Finché abbiamo avuto a che fare, a malincuore, con il regime quasi-legittimo di Poroshenko, noi, almeno, potevamo regolamentare tramite negoziati il transito del gas attraverso l'Ucraina e pretendere da lui, come "legittimo", presidente di controllare il tutto il territorio del paese, di fornire le condizioni per il transito. Quando l'autorità legittima è carente, a chi ti rivolgi?

KOSTENKO: La nostra trasmissione sta per finire. Il nostro soggetto dichiarato erano le elezioni ucraine, lo sviluppo dell'Ucraina dopo queste elezioni, ma il tema principale che è emerso è che il paese si sta avvicinando allo stato di caos, e possiamo vedere i segni di questo caos, come il consolidamento delle élite locali. Purtroppo, i nostri spettatori spesso non hanno la possibilità di ascoltare gli argomenti di cui abbiamo discusso con voi qui, perché la cronaca degli eventi soppianta la discussione dei processi. Molte trasmissioni popolari sono troppo cariche di emotività per consentire una discussione serena. I nostri spettatori apprezzano che questa trasmissione si sforzi di offrire una discussione sistematica e dettagliata dei processi politici.

In conclusione, potrebbe commentare molte delle fastidiose acrobazie in cui l'Ucraina si è esibita di recente, come la cessazione del trasporto aereo o la minaccia di citare in giudizio la Russia per la mancanza di volontà di ristrutturare il debito ucraino? Tutto questo viene fatto molto pubblicamente. Dobbiamo separare qui lo scopo pubblicitario e i processi reali che si svolgono in Ucraina, che sono quelli di cui abbiamo parlato oggi: le condizioni locali rivelate dalle elezioni locali che dimostrano l'opposizione della popolazione al potere centrale. La popolazione locale ha preferito le élite locali in contrasto con gli outsider sostenuti da Kiev, come, per esempio, a Odessa.

ISHCHENKO: Per quanto riguarda le ultime acrobazie, circa un'ora prima di partire per questo studio, avevo letto che Juzhmash (un nome composto che sta per 'Macchine del Sud'. Si riferisce all'impianto meridionale di costruzione di auto A. M. Makarov a Dnepropetrovsk, usato per la fabbricazione di razzi spaziali, satelliti e ogni sorta di apparecchiatura – ndt) avrebbe presumibilmente chiesto (non sono sicuro esattamente chi avrebbe fatto la richiesta, dato che lì non è praticamente rimasto nessuno, la produzione si è fermata, nessuno lavora) che la Russia liberi tutte le città ucraine, incluse quelle della Crimea, minacciando che altrimenti avrebbero trasferito tutte le documentazioni sui razzi russi agli americani e alla NATO, cosa che avrebbe irrimediabilmente danneggiato le capacità di difesa russe.

Vorrei dire, per prima cosa, che i razzi che Juzhmash fabbricava (alcuni di loro sono ancora operativa) non sono più in produzione; secondo, la pianta non ha lavorato per niente l'anno passato; in terzo luogo, durante i mandati dei quattro presidenti ucraini (Poroshenko è il quinto), gli americani hanno già ottenuto tutto ciò che avrebbero plausibilmente desiderato dall'Ucraina; e, infine, in quarto luogo, tale dichiarazione sarebbe stata, se non proprio sensata, almeno non così ridicola 10-15 anni fa. Ma dopo che la Russia ha messo in servizio centinaia di missili balistici che non hanno nulla a che fare con l'Ucraina, perché non sono mai stati fabbricati o revisionati in Ucraina, tali dichiarazioni non sono solo false, ma completamente ridicole.

KOSTENKO: Discuteremo sempre gli eventi in Ucraina con sentimenti tristi. Questa tristezza si soffermerà in questo studio e nel nostro show per molto tempo, purtroppo. Parleremo dell'Ucraina per qualche tempo a venire, speriamo, con voi. La ringrazio molto per la conversazione di oggi. Cari telespettatori, grazie per la vostra attività e le telefonate giunte in studio da tutte le parti del nostro grande paese. La nostra trasmissione è finita. Vi auguro ogni bene. Ci vediamo la prossima volta al talk show dal vivo "La questione ucraina" sul canale "Spas".

 
Domande e risposte sulla sobrietà nell'Ortodossia (2)

Pochi giorni fa, abbiamo presentato alcune considerazioni dell’arciprete Andrew Phillips sull’importanza della sobrietà nella vita ortodossa. Essere equidistanti dagli estremismi non significa tuttavia essere tiepidi, e l’articolo di padre Andrew è stato seguito da un vero mare di domande e obiezioni, che cerca di affrontare in una seconda serie di domande e risposte. in questi chiarimenti padre Andrew tocca molti dei temi più caldi che abbiamo accennato sul nostro sito: il futuro della Chiesa ortodossa russa e il particolare ruolo della ROCOR in Occidente, le reazioni russofobe e l’ostilità dell’Occidente laicista a un progetto universale di civiltà ortodossa, i problemi attuali della Siria e i postumi dell’epoca degli oligarchi, le difficoltà della ricrescita della Chiesa russa e diversi altri spunti di riflessione, sui cui riteniamo che valga la pena soffermarsi.

 
Metropolita Luka di Zaporozh'e: Per me il Patriarcato di Costantinopoli non esiste più

"Con le sue azioni dell'11 ottobre, il Patriarcato di Costantinopoli si è auto-dissolto. Il rifiuto di aderire ai canoni della chiesa madre è la prova dell'abbandono di Cristo, per me il Patriarcato di Costantinopoli non esiste più".

Ci sono un certo numero di false chiese in Ucraina. Ora Costantinopoli si è unita a loro. "Se, dopo l'11 ottobre, qualcuno è battezzato nella Chiesa di Costantinopoli, per me non è battezzato".

Un vescovo ucraino, membro del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, ha detto alla BBC come i rapporti interrotti con il Patriarcato ecumenico influenzeranno i credenti ucraini ordinari, se si aspetta l'aggravamento della situazione in Ucraina a causa della comparsa di una nuova chiesa nel paese, e se fa alcuna differenza se i cristiani pregano in una chiesa piuttosto che in un'altra.

il metropolita Luka di Zaporozh'e

Il 15 ottobre, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha deciso di interrompere la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli. Ciò è accaduto quattro giorni dopo che Costantinopoli aveva annunciato la sua decisione di concedere l'autocefalia (indipendenza) a una Chiesa ortodossa ucraina non ancora creata.

Costantinopoli ha anche affermato di aver ripristinato lo status canonico dei capi di due chiese scismatiche in Ucraina, e ha annunciato il loro ritorno in seno all'Ortodossia mondiale.

Dopo la fine del sinodo, la sera del 15 ottobre, i corrispondenti delle forze aeree di Minsk si sono incontrati con uno dei due rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che sono attualmente nel sinodo della Chiesa russa. Hanno intervistato il quarantasettenne metropolita Luka di Zaporozh'e.

Questi ha sostenuto la decisione del sinodo ortodosso russo.

Ancor più, dice il metropolita, egli aveva proposto di rompere i rapporti con la chiesa di Costantinopoli già nell'ultimo incontro di fine settembre.

BBC: l'incontro del Sinodo si è concluso con un ritardo di quasi quattro ore. Perché è durato così a lungo?

Metropolita Luka: l'incontro del Sinodo non è un volo di un aereo o una corsa di un treno. Quando viene discussa una questione così seria e il documento prende sei pagine complete di testo, ogni parola deve essere discussa, perché la dichiarazione approvata è fatidica. Con le sue azioni dell'11 ottobre, il Patriarcato di Costantinopoli si è auto-dissolto. Il rifiuto di aderire ai canoni della chiesa madre è la prova dell'abbandono di Cristo. Per me, il Patriarcato di Costantinopoli è esistito storicamente, ma dall'11 ottobre non esiste più.

il patriarca Kirill a Minsk

Poco prima, il Sinodo è stato informato che la situazione della Chiesa russa in Ucraina era stata discussa dal Consiglio di sicurezza russo, guidato da Vladimir Putin. Queste formulazioni non sono piaciute a molti in Ucraina.

Il problema è che la situazione viene giudicata da persone che non capiscono assolutamente i problemi ecclesiali. Il patriarca era presente a quell'incontro? Non era lì; era qui [a Minsk]. Non c'era nessuno dalla Chiesa.

Anch'io leggo queste notizie e non so di cosa potrebbero discutere lì. Forse vedono qualcosa dl punto di vista dei politici. Ma come uomo di chiesa, non so cosa possa fare una simile politica, se non causare dolore.

Ha discusso le azioni della Chiesa ortodossa russa, nel caso in cui un incontro del Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli alla fine di novembre conceda un tomos di autocefalia alla chiesa ucraina?

Guardate. Supponiamo che appaia un documento, rilasciato dal portinaio del numero 6, che afferma che la città natale del portinaio è ora una nazione indipendente. Voi accettereste un documento del genere?

Io non riconosco più un tale ente [il Patriarcato di Costantinopoli] dall'11 ottobre, e tutto ciò che sarà pubblicato e risolto lì, per me è già un pezzo di carta da pacchi, senza alcuna autorità nella Chiesa ortodossa. Quel cosiddetto patriarca è scomparso e non è più nella Chiesa.

È possibile ora considerare che la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha posto fine alle relazioni con Costantinopoli?

Tutta la pienezza della Chiesa russa, compresa la Chiesa ortodossa ucraina, ha rotto la comunione eucaristica con Costantinopoli.

Rappresentanti della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa ucraina hanno parlato ripetutamente di possibili pogrom nelle chiese a seguito della decisione su un'autocefalia. Quanto è probabile?

Prima di tutto, vorrei esprimere le mie parole di gratitudine alla polizia, perché ci sono davvero delle forze di polizia vicino alle chiese e vengono prese misure preventive.

Ma ricorda cosa ha scritto il signor Klimkin, il ministro degli esteri dell'Ucraina, molte ore dopo il sinodo a Costantinopoli?

Ha detto che i vescovi di Mosca non hanno posto in Ucraina.

[In un editoriale su per La verità ucraina, Pavlo Klimkin aveva scritto: "Il Patriarcato di Mosca non ha niente da fare in Ucraina, perché ora è un territorio canonico del Patriarcato ecumenico."]

Il 14 ottobre, Petro Poroshenko ha dichiarato ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca: "Io garantisco che ogni ucraino avrà il diritto di adorare Dio, ma vorrei chiedere a tutti di pensare al gregge e ai fedeli di questa denominazione", e poi ha continuato criticando la Chiesa russa.

"Pensare" – non vi dice qualcosa? Credo che questa sia una minaccia nascosta. Capite, quando una persona di questo livello dice: voi "pensate"... Ho un amico che dice a suo figlio "Vitja, pensaci", e lui risponde immediatamente: "Papà, ho capito tutto".

Lo sente personalmente come una minaccia?

Poiché Dio è con noi, chi è contro di noi?

Quindi non ha paura?

Ho timore di Dio. Soprattutto in questa situazione, ho paura di peccare. "Non temete chi uccide il vostro corpo, temete quelli che uccidono la vostra anima", ci dice Cristo.

Nello stesso evento, il 14 ottobre, Petro Poroshenko ha detto che il patriarca Kirill pregava per "l'esercito russo, che uccide gli ucraini". "Possono delle chiese che commemorano il patriarca Kirill, che prega per l'esercito russo, definirsi ucraine?" – ha chiesto.

Al culto, preghiamo per i governanti e per le forze armate dell'Ucraina. So chiaramente una cosa: io prego per la mia patria, l'Ucraina. Questa situazione mi ricorda le volte in cui iniziano ad annunciare che qualcuno è un fuorilegge, ne fanno un dissidente, e così via. Questo mi fa molto male.

Ha parlato della situazione in Ucraina con il patriarca Kirill? Ha dato a lei o alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca qualche consiglio, su come agire meglio, su come comportarsi?

Il patriarca in questo senso è una persona molto delicata, e non impone mai il suo punto di vista. Ha detto: "Noi preghiamo per voi, io prego per voi, chiedo le vostre preghiere per me". Ma non "non abbiate paura, vi proteggeremo" – non ha detto nulla del genere.

Gli ha chiesto un consiglio su questa situazione?

Anche qui si manifesta la saggezza del patriarca. In tali situazioni dice: "Avete un primate". Con questo mostra chi è il nostro primo vescovo in Ucraina – sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

Qual è la posizione del metropolita Onufrij su questo argomento? Molti hanno notato che non era nemmeno presente nella delegazione della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che si è recata a Istanbul per i colloqui con il patriarca sull'autocefalia ucraina.

Quando è stato eletto capo della nostra Chiesa, gli è stato detto di concentrarsi sulla preghiera, di essere un monaco. Lo vedete spesso in occasione di eventi pubblici? No. Lo vedete spesso in chiesa.

Alcuni potrebbero dire che questa è debolezza. Ma ci dà autonomia e mostra il suo rispetto per noi. Questo è il suo stile di lavoro, il suo stile di ministero.

Lei sostiene la decisione della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca di non incontrare gli esarchi (rappresentanti) del Patriarcato ecumenico, inviati in Ucraina? Dopotutto, è possibile iniziare un dialogo con loro, suggerire loro se pensate che si sbaglino.

La Chiesa vive sotto l'autorità delle leggi ufficiali della chiesa (canoni). Come vescovo, se devo andare da qualche parte, devo notificarlo al vescovo locale nel territorio in cui viaggio. Anche il patriarca, se arriva nel territorio della diocesi di Zaporozh'e, non ha niente da fare in questo territorio. È una legge canonica.

Questi due piazzisti (i due esarchi) hanno fatto irruzione nel territorio di sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Sono dei ladri, dei banditi. Nessuno li ha chiamati.

Tuttavia, a seguito della pubblicazione di un Tomos in Ucraina, i sostenitori dell'autocefalia si aspettano che appaia una nuova struttura ecclesiastica, che sarà canonica. Perché non esistono due chiese nel paese? Per esempio, in Estonia coesistono. (Dal 1996, ci sono state due chiese ortodosse in questo paese, che operano simultaneamente sotto la giurisdizione di Costantinopoli e Mosca).

Voi pensate come persone secolari. Noi abbiamo il dollaro come valuta ufficiale? No, abbiamo lo stato dell'Ucraina e il suo denaro ucraino, la grivna. Abbiamo uffici di cambio per gestire dollari ed euro, ma solo la grivna è in circolazione. Allo stesso modo, per ogni città c'è un vescovo. Questa è la legge della chiesa.

E l'Estonia?

Che dire dell'Estonia? Là c'è lo stesso problema. Lo stato ha portato via tutte le proprietà della Chiesa russa e le ha date a un inviato di Costantinopoli – che non è nemmeno un estone.

[Il capo della Chiesa ortodossa apostolica estone – il metropolita Stefanos (Charalambidis) – è nato nella Repubblica Democratica del Congo in una famiglia di rifugiati ciprioti.]

E la gente in Estonia non ci va [nelle chiese che sono sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico]. Sono stato a Tallinn e ho visto cosa succede nelle nostre chiese – che sono piene zeppe – e nei templi di questo Stefanos.

Tuttavia, ci sono formalmente due giurisdizioni in un paese. Questa situazione è ancora accettabile?

No, l'Estonia è un altro esempio di un comportamento anti-canonico di Costantinopoli.

Si dice che se la Chiesa russa perde l'Ucraina, perderà un terzo delle sue parrocchie e un terzo della sua ricchezza finanziaria. La Chiesa ortodossa russa dipende dalla Chiesa ortodossa russa dell'Ucraina e viceversa?

Questo è ridicolo. Quante affermazioni sono già state fatte su questo punto... Di fatto, non un solo centesimo viene inviato dall'Ucraina a Mosca. Non un centesimo! Tutto ciò di cui abbiamo bisogno, lo stiamo facendo tranquillamente in Ucraina.

Ma guardate Filaret e i suoi cosiddetti sacerdoti. Ecco la mia panaghia greca [un'immagine che i vescovi ortodossi portano sul petto]. E loro vanno con una panaghia comprata a Mosca. Comprano lì le loro croci.

Se diciamo spesso che "tutto è per la volontà di Dio", allora forse l'invio di esarchi in Ucraina, la rimozione degli anatemi di Filaret e la possibile pubblicazione del "Tomos ucraino contemporaneo" di Costantinopoli è tutta volontà di Dio ?

È molto pericoloso dire "tutto è per la volontà di Dio, Dio è amore, Dio ama tutti". Parlando in questo modo, cancelliamo il quadro dell'amore e il quadro delle leggi – la struttura dei canoni.

L'attitudine di "tutto è per la volontà di Dio" porta all'indifferenza, quindi non possiamo parlare in questo modo. La volontà di Dio non si infrangerà mai. Il Signore crea, e tutto ciò che distrugge la sua creazione non è più volontà di Dio. Dobbiamo capire che c'è la volontà di Dio, c'è la volontà del diavolo e c'è la volontà dell'uomo. Era volontà di Dio che Adamo peccasse? No. Dio ha dato all'uomo una libera scelta.

Filaret è stato rimproverato e deposto dalla Chiesa ortodossa russa anni fa

In che modo la decisione del sinodo della Chiesa ortodossa russa di influenzare la rottura delle relazioni con Costantinopoli influenzerà il normale credente ucraino? Per esempio, come influenzerà una nonna che va nella chiesa locale di Zaporozh'e?

La nonna, naturalmente, non andrà a Costantinopoli, e non concelebrerà con nessuno. Ma è importante che la nonna sappia che una valutazione legale e canonica di quelle azioni che si compiono nella sua terra a Zaporozh'e può portare a conseguenze irreparabili. Saprà che la sua chiesa la protegge, perché la sua chiesa aderisce alle leggi, ai canoni.

Nei commenti alle decisioni del Sinodo della Chiesa ortodossa russa, l'idea che la stessa Chiesa russa si trovi a ​​un punto morto suona come un isolamento da tutta l'Ortodossia. In generale, molti osservatori ritengono che lo stato russo stia cercando di proteggersi dall'Occidente, e che la chiesa stia seguendo lo stesso schema.

Vi chiedo di non ridurre lo spazio canonico della Chiesa ortodossa russa – parliamo di più di 17 paesi del mondo – ai confini della Federazione Russa.

Ora, di fatto, c'è una divisione del mondo. I centri di influenza nel mondo stanno cambiando e il mondo sta diventando multipolare, distribuendosi in sfere di amicizia. E quando la Russia ha iniziato a crescere economicamente, qualcuno aveva bisogno di avviare una simile divisione. Questo è un esempio di vita senza Dio.

E questo è esattamente il caso odierno di un cittadino turco che vive nel distretto del Fanar a Istanbul [il patriarca Bartolomeo]. Dopo tutto, osservate come, quando la Chiesa russa vive una situazione difficile, il patriarca di Costantinopoli si schiera immediatamente dalla parte dei suoi nemici, proprio come cento anni fa, quando Costantinopoli sosteneva i comunisti "rinnovazionisti" e il governo sovietico.

Il presidente dell'Ucraina, Petro Poroshenko, ha detto di essere rimasto deluso dal voto dei rappresentanti ucraini al Sinodo della Chiesa ortodossa russa – cioè lei e il metropolita Onufrij – e ha aggiunto che non siete per l'unificazione del popolo.

Per commentare le azioni di qualcuno, è necessario capirle. Questo è il tipico modo in cui il cuoco commenta le azioni del medico. Io non commento le azioni del presidente in conformità con il 35° articolo della Costituzione [sulla separazione dello stato dalla chiesa]. Sono un po' sorpreso [a sentire il commento di Poroshenko]...

Il Sinodo ha dato una valutazione canonica competente delle azioni illegali e non canoniche di Costantinopoli, nient'altro. Io sono per la legalità.

il presidente ucraino Poroshenko afferma che i membri della Chiesa ortodossa russa non hanno nulla da temere

Tuttavia, in tutta l'Ucraina, sono appesi cartelloni pubblicitari di Petro Poroshenko con lo slogan "Fede, lingua, esercito" e gli esperti di Kiev prevedono che nella prossima campagna presidenziale, l'attuale capo di stato utilizzerà attivamente il tema dell'autocefalia. La Chiesa ortodossa ucraina e lei personalmente vi opponete in qualche modo a questo? Farà campagna per altri candidati?

In nessun caso. Non ho il diritto di fare una campagna per nessuno. Non sono un analista politico e non sono un agitatore. Il mio lavoro è parlare di Cristo.

E se parliamo degli slogan di Poroshenko, di che tipo di fede parla [su questi cartelloni]? Come garante della Costituzione, è il presidente di musulmani, ebrei, ortodossi – di tutti. Ha il diritto di parlare solo della fede ortodossa, a suo parere? È il presidente di un paese multi-confessionale laico e, parlando di fede, viola il 35° articolo della Costituzione.

Dmitrij Peskov – il segretario stampa di Vladimir Putin – dichiara che la Russia difenderà i diritti degli ucraini ortodossi, in modo politico e diplomatico, in caso di persecuzione. Ritiene accettabile questa applicazione?

Questa è una domanda che si deve porre a lui. Il Signore protegge me.

Lei e i suoi confratelli avete bisogno della protezione di Putin?

No. Io voglio solo una cosa – che il Signore non mi lasci e che non mi scacci mai.

Molti credenti si preoccupano di una semplice questione: per compiacere Dio, in quale chiesa dovrei andare ad accendere una candela [e a pregare]?

Dobbiamo capire: dov'è Dio? Non c'è Dio nel Fanar (a Costantinopoli). Il Fanar ha rifiutato Dio ed è decaduto dalla Chiesa. Il capo della chiesa per noi non è il Fanar, ma Cristo. E lo stesso Fanar ha deciso di diventare il capo della chiesa, sostanzialmente dicendo al Signore di andarsene e di togliersi di mezzo. E se vai là dove non c'è Dio, allora questa è una disgrazia, perché la tua anima perisce.

il metropolita Luka dice che il patriarca Bartolomeo non è altro che un "cittadino turco"

Ma Dio ci ascolta ovunque?

Vede e ascolta. Ma ci offre una scelta libera. Si può sentire questo parere: "Vado in chiesa, e non mi importa di quale patriarcato sia, è più vicina a me e io mi avvicino a Dio". Questo è un fraintendimento di Dio. Se là non c'è Dio, dove stai andando?

Se ti rivolgi a Dio e compi alcuni riti, è importante dove li fai. Se decidi di fare qualcosa, lo fai bene. Non vai in farmacia a comprare un salame.

Un settimanale a Kiev ha evidenziato la frase "non più figli non riconosciuti" come uno dei principali risultati della decisione del Sinodo di Costantinopoli. (All'inizio di quest'anno, un prete della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha rifiutato di fare un funerale a un deceduto, perché era stato battezzato in una chiesa del patriarcato scismatico di Kiev). Qui stiamo parlando di un punto che riguarda il ritorno al seno della chiesa dei sostenitori di Filaret e Makarij (capi delle chiese non riconosciute del patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina). Sostiene ancora la sua argomentazione di quel periodo?

Non è cambiato nulla. Cos'ha fatto Costantinopoli? Vuole fingere che un cadavere sia vivo.

Raccogliamo la comunità scientifica, il presidente emetterà un decreto e il parlamento e l'Accademia delle scienze scriveranno un documento in cui si afferma che questo pilastro qui è ufficialmente vivo. Verrà alla vita per questo? È proprio lo stesso tipo di cosa che è successa là.

Ma sarà d'accordo che il caso del ragazzo dello scorso inverno, Zhenja, è diventato simbolico. Sembra aver spinto l'opinione pubblica verso ...

...e molte persone sono venute da noi e hanno fatto battezzare di nuovo i loro figli. In tutta l'Ucraina. Solo nella nostra regione lo hanno fatto più di 40 persone. E fino a oggi la gente continua a venire a chiedere. Le persone capiscono cosa è successo. Questo documento (la decisione del sinodo del Patriarcato di Costantinopoli) non ci dà il diritto di commemorare tutti. Sono ancora persone prive di grazia. Sono cadaveri viventi, privati ​​della grazia divina, inequivocabilmente.

il metropolita Luka dice che i membri dei gruppi scismatici sono cadaveri viventi

Chi?

I seguaci di Denisenko e Maletich [i leader delle chiese non riconosciute]. Ora anche Costantinopoli si è unita a loro. Se, dopo l'11 ottobre, qualcuno viene battezzato nella Chiesa di Costantinopoli, per me è un uomo non battezzato.

E neanche i loro seguaci possono essere commemorati?

Corretto. Hanno strappato se stessi e tutto il loro gregge via da Cristo. Sono perduti, a causa di ambizioni umane.

Uno dei sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, con cui abbiamo parlato di questo argomento, ha detto che se si fosse trovato in una situazione del genere, avrebbe seppellito il ragazzo, perché in questi casi l'amore è più elevato dei canoni. Si sarebbe posto la domanda: cosa avrebbe fatto Cristo al suo posto?

Sapete cosa avrebbe fatto Cristo? Avrebbe risuscitato questo ragazzo, perché poteva farlo.

Abbiamo già toccato questo argomento poco fa: spieghiamo tutto con l'amore, ripetiamo: "Dio è amore". Abbiamo perso questo termine e abbiamo perso la comprensione dell'amore. Ma dov'è il sacrificio?

Perdiamo il sacrificio, perdiamo Cristo e pensiamo a ciò che avrebbe fatto Cristo. Fai ciò che devi fare come sacerdote. Lui avrebbe fatto il funerale? Quindi non gli importa del suo dovere. Con ciò avrebbe tradito Cristo.

 
Il Patriarcato di Costantinopoli ha bisogno di ammettere il suo status reale nel mondo ortodosso

Nota del traduttore: La versione originale russa di questa intervista è stata pubblicata prima della separazione della comunione eucaristica tra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato di Costantinopoli, avvenuta a causa dell'invasione anti-canonica da parte di Costantinopoli del territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Di conseguenza, la conversazione riflette gli eventi precedenti.

Questa è un'intervista a uno dei più amati e famosi chierici dei nostri tempi, l'arciprete mitrato Andrej Tkachev, considerato tra i più grandi oratori e predicatori della Chiesa russa. Nato a Leopoli, in Ucraina occidentale, un luogo di forte nazionalismo ucraino, padre Andrej in seguito ha servito in una delle chiese più popolari di Kiev ed è quindi molto ben informato sulla situazione in Ucraina.

Mentre la tradizionale visione ortodossa è simile a quella del santo Lavrentij di Chernigov, che diceva che russi, ucraini e bielorussi sono un popolo unico, oggi in Ucraina qualsiasi idea di unità spirituale tra russi e ucraini può purtroppo portare minacce di morte da parte degli estremisti. Semplicemente servire come prete canonico può causare tali minacce. Tenendo presente questo, padre Andrej ora continua il suo ministero sacerdotale a Mosca. Grazie alla sua profonda conoscenza della realtà ucraina, forniamo questa traduzione, anche se l'intervista si è svolta prima della completa cessazione della comunione eucaristica con il Patriarcato ecumenico, come di seguito annotato in molti punti importanti.

* * *

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Dalla fine della scorsa settimana, la commemorazione del patriarca Bartolomeo è stata sospesa in tutti i servizi divini all'interno del Patriarcato di Mosca. Inoltre, la concelebrazione con i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, così come è stata pure sospesa la partecipazione dei rappresentanti della Chiesa russa in qualsiasi entità guidata dai rappresentanti del Fanar (un piccolo distretto di Istanbul dove si trova la residenza dei Patriarchi di Costantinopoli).

Le possibili prospettive di questa situazione [la crisi della chiesa ucraina, ndt], sia in Ucraina che a livello pan-ortodosso, sono già state analizzate sul sito web del canale televisivo "Tsargrad". Oggi portiamo alla vostra attenzione una prospettiva su questo tema da parte di un famoso pastore e predicatore ortodosso, ospite del programma giornaliero "Svjataja Pravda" pubblicato sul nostro canale, nonché chierico della chiesa di san Basilio il Grande vicino al villaggio di Zaitsevo presso Mosca – l'arciprete Andrej Tkachev.

Padre Andrej, per molti anni lei ha prestato servizio in Ucraina, e quindi il problema dell'autocefalia ucraina ideato per distruggere l'unità della Chiesa russa le è ben noto, e ha parlato di questo molte volte nel suo programma "Svjataja Pravda". Ma ora vorrei soffermarmi più ampiamente su questo tema: cosa può spingere la decisione sinodale a sospendere le relazioni con il patriarca Bartolomeo? E perché, nonostante le sue azioni anti-canoniche, è solo una sospensione, e non un'interruzione? [Aggiornamento: Come si sa, si è verificata un'interruzione completa delle relazioni dopo che è stata rilasciata quest'intervista, ndt]

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Sì, penso che ciò che sta accadendo riguardi l'intero mondo ortodosso, quindi dobbiamo aspettare una reazione non solo dal Patriarcato di Costantinopoli. E per ora, vedo una gradualità molto giusta e corretta [1] in questa materia.

Questo perché se si agisce nello spirito del Medioevo, allora la risposta sarebbero maledizioni, anatemi e tutto il resto. A quel tempo, tutti, inconfutabilmente, credevano nel proprio status di custodi della verità. Ma come abbiamo appreso dalla storia, tali passaggi non portano benefici nella prospettiva a lungo termine. Questo è il motivo per cui oggi abbiamo bisogno di gradualità.

Ma allo stesso tempo, dobbiamo restringere la situazione nel mondo ortodosso alla posizione reale della cattedra di Costantinopoli in mezzo alle Chiese locali. Là in questo momento si vive in un'illusione storica, in un bel ricordo dei tempi della grande antichità – prima della caduta di Costantinopoli. Naturalmente, non c'è più alcun tipo di "controllo procedurale", o funzione di "arbitrato superiore" in tutto il mondo ortodosso, e non c'è bisogno che ci sia.

Sì, negli anni passati, i diritti di Costantinopoli come capitale dell'Impero Romano (Bisanzio) conferivano al Patriarcato di Costantinopoli certi privilegi in relazione ad altre Chiese orientali. E sì, nel decimo secolo, abbiamo ricevuto la fede da Costantinopoli; tuttavia, ciò è stato da molto tempo compensato dalla nostra stessa responsabilità storica per l'intero mondo ortodosso; abbiamo combattuto per i bulgari e i serbi, per secoli abbiamo letteralmente nutrito le chiese orientali, tra cui Costantinopoli. Vale a dire, li abbiamo ripagati completamente per quella grande missione.

E cosa possiamo aspettarci noi, la Chiesa russa, dallo stesso patriarca Bartolomeo, così come dai primati di un'altra Chiesa locale, quando riceviamo questa decisione?

Certamente non possiamo fare a meno di aspettarci da loro un cambiamento. Ma il cambiamento senza scopo viene solo dai demoni. Certamente, le persone dotate di dignità gerarchica possono essere influenzate dall'esterno, ed essi [Costantinopoli e alcuni suoi sostenitori, ndt] sono sotto l'influenza di forze varie e, allo stesso tempo, spesso multidirezionali.

Tuttavia, ognuno di loro ha il timore di Dio e la responsabilità per il proprio gregge, e la grazia di Dio è attiva nelle loro anime. Inoltre, molte Chiese locali hanno le stesse lamentele riguardo ai loro scismatici come quelle della Chiesa russa, [uno degli esempi più significativi è la "Chiesa ortodossa macedone" non canonica, che è stata arbitrariamente separata da quella serba. Un altro esempio è la fazione montenegrina scismatica, ndt].

E ora, se il Patriarcato di Costantinopoli manipola la giurisprudenza [3], creando un precedente di "arbitrato supremo", dando così ciò che vuole a chi vuole, questo significa che l'ecclesiologia ortodossa (la dottrina teologico-canonica riguardante la Chiesa e le sue frontiere, ndc) sarebbe vanificata e comparirebbe una ripetizione del papato.

Questo significa che il Patriarcato di Costantinopoli cadrà nell'eresia latina dei cattolici romani, contro la quale una volta aveva combattuto. In generale, le sembra che negli ultimi secoli il Fanar si sia progressivamente allontanato dall'Ortodossia?

Sì, una tale tendenza è visibile. Inoltre, nella storia di questi ultimi secoli, essendo sotto i turchi, Costantinopoli si è accostata sia agli estremi pontifici, sia agli estremi del protestantesimo, che aveva combattuto con il papismo. Ci sono stati molti patriarchi che hanno lasciato così tante domande aperte riguardo alla purezza dogmatica dei loro pensieri. E nella nuova storia della Chiesa, lo scisma del calendario è stato provocato dal Fanar, che ha pure sostenuto i rinnovazionisti sovietici. [4]

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Allo stesso tempo a Costantinopoli, a Istanbul negli anni '20 e '30, c'è stata una vera "cavalcata" di patriarchi, e in questa "cavalcata", in questa dubbia galleria di varie personalità, sentiamo improvvisamente una polifonia di una sorta di inno in onore di privilegi artificiali, in onore di questo "primato" inventato, come se fosse un "primato di potere". Inoltre, se ricordate i santi patriarchi di Costantinopoli che sono venerati nella Chiesa ortodossa russa (e ce ne sono molti), nessuno di loro ha parlato da posizioni autoritarie del genere.

Certamente questo è un fenomeno di apostasia (l'apostasia significa allontanamento dalle verità cristiane, ndc). E anche il fatto che [il Fanar] abbia recentemente deciso di permettere ai preti di sposarsi due volte si avvicina a questo. E allo stesso tempo, agiscono costantemente in modo unilaterale – aboliscono qualcosa, accettano qualcos'altro, e cercano di imporlo allo stesso tempo su tutta la chiesa, dichiarando improvvisamente le loro pretese.

Questi cittadini della Turchia, seduti su un piccolo appezzamento di terra sotto il dominio di un sultanato, o di uno stato turco laico, il cui gregge è praticamente tutto dall'altra parte dell'oceano, hanno adottato una strana opinione di se stessi. E personalmente, l'incoerenza di tutto questo mi colpisce.

La domanda è: dove è il posto per Cristo in tutta questa importanza personale?

Nonostante siano già arrivati ​​a Kiev i "legati" di questi "papi orientali", gli "esarchi" di Costantinopoli provenienti dalle chiese "semi-scismatiche" ucraine degli USA e del Canada, e abbiano dichiarato che il processo dell'autocefalia ucraina è "in dirittura d'arrivo" [5], a cosa può portare questo? Una parte della nostra Chiesa ortodossa ucraina canonica vacilla?

Una parte vacillerà. C'è stata a lungo una parte che inciampa in queste circostanze. E, naturalmente, questa [decisione di Costantinopoli] non porterà pace. Ma il fatto è che tutti gli scismi sono come le cisterne, come i bacini di scarico delle fogne – tendono a raccogliere tutto lo sporco ecclesiastico – tutti i Giuda, i deposti, gli sposati due volte, i fornicatori e i pervertiti. [6] E questi "esarchi" li riuniranno intorno a loro in questa stessa cisterna. E saranno i proprietari delle discariche.

E la Chiesa ucraina canonica rimarrà in piedi?

Sarà forte, sarà stabilita e purificata, e risplenderà come Chiesa di confessori. Le migliori qualità della Chiesa ucraina si manifesteranno nei suoi confessori, che mantengono pazientemente la fede. E sarà una cosa semplice, perché sono arrivati questi ​​due "aspirapolveri" [7], che, senza saperlo, non raccoglieranno nessuno tranne quelli che sono già una "frazione galleggiante".

Note

 [1] Questa idea è piuttosto caratteristica della risposta generale del Patriarcato di Mosca. Alla domanda su come il Patriarcato di Mosca possa "vendicarsi", il metropolita Ilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, ha dichiarato: "In ogni fase daremo a coloro che sono ancora nostri partner un'opportunità di cambiare idea e di riconsiderare le loro decisioni." Confrontate questa risposta con la gradualità di cui parla padre Andrej. Va detto con la massima obiettività che la chiesa russa (compresa la Chiesa ucraina) ha agito solo con spirito di fratellanza e gradualità, non desiderando scatenare un conflitto. L'interruzione della comunione eucaristica con Costantinopoli non dovrebbe essere vista erroneamente come una semplice rappresaglia, ma piuttosto come la condizione e la reazione inevitabili create dalle azioni anti-canoniche di Costantinopoli. Quando Costantinopoli riconosce scismatici che non solo servono con gli uniati eterodossi, ma condonano spargimenti di sangue e dipingono nelle chiese murales che glorificano la guerra e il nazismo e sequestrano le Chiese canoniche con la violenza, diventa impossibile rimanere in comunione con Costantinopoli. Quando prende in se stessa questi pericolosi scismatici violenti, la comunione con Costantinopoli divenne impossibile, perché comporterebbe per procura la comunione con gli scismatici.

[2] Padre Andrej usa la parola безапелляционно, che letteralmente significa inappellabile, cioè qualcosa, in genere una sentenza o una decisione che non può essere impugnata, specialmente da un tribunale o da un arbitro. Questo è interessante, perché uno dei molti aspetti molto dibattuti e contestati del presunto "papismo orientale" del Patriarcato di Costantinopoli è la sua apparente convinzione di essere l'ultima "corte d'appello" all'interno dell'Ortodossia, che può rivedere e cambiare lo stato e le decisioni delle altre Chiese locali.

[3] Il termine russo significa letteralmente "legge precedente", cioè leggi [canoni] basate su precedenti legali stabiliti, la pratica e le norme comuni della dispensazione legale, in contrapposizione a quelle strettamente basate su norme.

[4] Si veda anche qui: http://orthochristian.com/117222.html

[5] http://orthochristian.com/115834.html

[6] Sia san Lavrentij di Chernigov sia il metropolita Onufrij hanno notato come lo scisma raccoglierà tutti gli elementi peggiori e purificherà da questi la Chiesa .

[7] Padre Andrej si riferisce ai due esarchi del Patriarcato di Costantinopoli venuti in Ucraina nel settembre 2018 per iniziare a riunire tutti questi scismatici in una proposta "Chiesa" unificata.

 
La Chiesa ortodossa russa: ieri e domani

L'imperatore e l'imperatrice pensavano che stavano morendo per la loro patria. Ma in realtà sono morti per tutta l'umanità.

Pierre Gilliard, precettore svizzero dei figli dello tsar.

Prefazione

Dieci anni fa, nel 2005, infuriava nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) il dibattito sui nostri rapporti con la Chiesa in Russia. Era finalmente libera, e così potevamo rientrare in comunione canonica e lavorare insieme, costruire il futuro? Tale era il dibattito che un Concilio ecclesiale di tutta la diaspora è stato convocato a San Francisco nel 2006, al fine di rispondere alle domande poste. A quel tempo dovevamo contrastare alcuni argomenti molto falsi avanzati a favore dell'auto-isolamento confessionale, argomenti modellati dall'impurità della politica e della psicologia, e non dalla purezza della teologia. Eccone qui di seguito alcuni esempi.

Ieri

La debolezza umana del metropolita (poi patriarca) Sergio (+ 1944) e dei suoi seguaci, rivelata nei compromessi con il persecutore ateo Stalin, e nota come 'sergianismo', è stata eretta da alcuni a livello di eresia 'teologica'. In realtà, era solo un'altra forma di erastianismo, che mette lo stato sopra la Chiesa, di cui vi sono già così tanti esempi in altre forme nel Vecchio Testamento e in 1900 anni di storia della Chiesa. Non c'era niente di teologico in questo, perché era solo debolezza umana da parte di chi si era trovato sotto l'enorme pressione di uno stato ateo militante. Nessuno lo dovrebbe giudicare per la sua debolezza, qui non c'è posto per il fariseismo, perché Dio è il Giudice di tutti.

Anche se non c'era nulla di natura dogmatica o teologica in tali compromessi, alcuni individui, in parte sotto l'influenza del puritanesimo politico del Nord America, hanno concluso che i sacramenti odierni della Chiesa in Russia hanno in qualche modo misteriosamente 'perduto la grazia' a causa della questo compromesso di tre generazioni prima. Come sacerdote della ROCOR, ho incontrato per la prima volta questa grottesca politica mascherata da teologia nel 1992, per mano di qualcuno che era sotto l'influenza di questo errore nordamericano. In realtà, naturalmente, il sergianismo non è un'eresia, mentre il puritanesimo, con la sua impurità intrinseca comune al novazianismo, al donatismo e all'eustazianismo, come si vede alla luce dei canoni del Concilio di Gangra di 340, lo è sicuramente.

È stato anche condannato il sostegno politico e diplomatico, che alcuni nella Chiesa all'interno della Russia hanno cercato da parte di cattolici e protestanti, e che è chiamato ecumenismo. Tuttavia, era un'idea molto curiosa che le opinioni o le azioni di una manciata di individui potessero essere ritenuti un segno che tutta la Chiesa in Russia, 160.000.000 persone, fosse in qualche modo contaminata dall'eresia dell'ecumenismo! In realtà, la maggior parte dei fedeli in Russia non aveva mai sentito parlare di ecumenismo e chi ne aveva sentito parlare vi era del tutto opposto. Questo era ancor più strano, in quanto entro il 2005 l'ecumenismo era giunto comunque a significare qualcosa di molto diverso da quel che significava nel suo apogeo politico tra gli anni '60 e gli anni '80. Invece di occuparsi di compromessi sincretistici politicamente forzati, e di fatto di eresia, era passato a occuparsi di relazioni di buon vicinato con gli eterodossi, cosa che la ROCOR, con i molti matrimoni misti tra parrocchiani e la necessità regolare di utilizzare locali eterodossi per le funzioni, aveva sempre coltivato.

L'argomento più strano che si sentiva in quel momento era che non potevamo unirci in alcun modo con la Chiesa in Russia a causa dei compromessi di pochi individui in essa. Questo è stato un errore terribile, perché avrebbe significato non poterci associare con la Chiesa dei nuovi martiri e confessori. È vero, noi, nella libertà, avevamo canonizzato il nuovi martiri e confessori dapprima, nel 1981, 19 anni prima che la Chiesa in Russia fosse in grado di farlo liberando se stessa. Tuttavia, molti, me compreso, si era chiesto perché nella Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR), vivendo in libertà, così scandalosamente non avevamo canonizzato i nuovi martiri e confessori molto prima, dalgli anni '20 in poi. Ci siamo vergognati di noi stessi.

Il triste motivo del ritardo erano alcuni elementi nella stessa ROCOR, contaminati con la politica. Anzi, ricordo bene come nel 1981 alcuni parrocchiani nella Cattedrale della ROCOR a Londra, come anche altrove, in realtà avevano osteggiato la canonizzazione. E in ogni caso, la canonizzazione della ROCOR era solo un primo passo, un inizio. Come scrssi a quel tempo: ciò che ha avuto inizio a New York deve avere compimento a Mosca. Inoltre, per mancanza di informazioni attendibili avevamo canonizzato solo circa 8.000 persone; la Chiesa in Russia, con un maggiore accesso agli archivi, ne ha canonizzate ben più di 30.000, e quel numero è in crescita.

Altri hanno detto che noi nella ROCOR non dovevamo avere nulla a che fare con una Chiesa i cui vescovi apparteneva al KGB. Sarei stato d'accordo con questo – se fossero davvero appartenuti al KGB, come per esempio, ne abbiamo il sospetto, lo spretato scismatico Filaret Denisenko, oggi beniamino della CIA. In realtà, non lo erano. I vescovi anziani all'interno della Russia avevano semplicemente nomi in codice del KGB – nello stesso modo in cui i leader laici occidentali, per i quali pregavamo nei nostri servizi come leader civili, avevano nomi in codice nel KGB. La Chiesa in Russia avrebbe potuto dire altrettanto a ragione: 'Non dovremmo aver nulla a che fare con la ROCOR perché pregano per individui che hanno nomi in codice del KGB'. Sarebbe stato un argomento altrettanto falso.

Alcuni nella ROCOR hanno ammesso che vi erano membri della nostra Chiesa, in buona reputazione, che lavoravano o avevano lavorato per la CIA e altri servizi di spionaggio occidentali. A questo hanno ribattuto dicendo che vi erano membri del KGB nelle chiese in Russia. Questo era totalmente falso: gli unici membri del KGB che frequentavano le chiese erano quelli che vi andavano a spiare, ad annotare i nomi dei sacerdoti o dei giovani e a creare problemi per loro.

Elementi settari nella ROCOR hanno obiettato che se fossimo entrati in comunione canonica con la Chiesa in Russia, in tal caso saremmo entrati in comunione con il resto della Chiesa ortodossa! Ho sentito questa incredibile tesi, penso, attorno al 1999, quando un sacerdote della ROCOR a Londra aveva concelebrato con un sacerdote del patriarcato di Costantinopoli. Ciò aveva sollevato l'obiezione di un prete settario cresciuto in America del Nord. Nella diocesi dell'Europa occidentale di ROCOR, dove ero stato ordinato e avevo celebrato fino al 1997, tali concelebrazioni erano perfettamente normali e accadevano regolarmente. Come sacerdote della ROCOR, sono stato stupito di questo spirito settario, che non avevo qualsi mai incontrato prima. La logica di questo ragionamento sarebbe che noi della ROCOR non eravamo più in comunione con Monte Athos, che si trova nella giurisdizione del patriarcato di Costantinopoli. Assolutamente impensabile! (Naturalmente, questi settari hanno poi lasciato la ROCOR).

A un livello molto più serio e pratico, c'era chi sottolineava che tra i rappresentanti della Chiesa all'interno della Russia nella diaspora c'erano ancora membri del clero corrotti e rinnovazionisti anche al più alto livello, anche se molti erano ormai morti. Questo era un problema. Anche se questi rinnovazionisti ci hanno chiamati calunniatori per aver detto la verità svergognando così i loro falsi idoli (come altri rinnovazionisti fanno ancora oggi), il problema è stato in gran parte superato nel 2006, quando la maggior parte di tali membri del clero in Inghilterra e in Francia hanno lasciato la giurisdizione della Chiesa in Russia in un scisma da loro creato; da allora, altri due o tre di questi individui sono stati semplicemente rimossi, in modo che non possono più causare scandalo e possono finalmente imparare le basi della Fede.

Infine, c'era chi diceva che non potevamo lavorare insieme con la Chiesa in Russia perché la situazione in Russia non era come lo era stata prima della Rivoluzione. Le pratiche sovietiche avevano infiltrato la società russa, l'alcolismo, l'aborto, la corruzione e il divorzio erano all'ordine del giorno, la mummia dell'assassino russofobo Lenin era ancora sulla Piazza Rossa, e le piazze e le strade della Russia erano disseminate con le sue statue o con il nome di suoi scagnozzi. Queste persone di fatto pretendevano che lo Stato russo post-sovietico (responsabile di tali questioni) si comportasse come se fosse parte della Chiesa russa! Di fronte a questo argomento abbiamo sottolineato che neppure la Russia pre-rivoluzionaria era ideale (altrimenti non ci sarebbe mai stata una rivoluzione), abbiamo chiesto compassione per un popolo privato per tre generazioni di una Chiesa libera, abbiamo chiesto pazienza e abbiamo detto che con il tempo la Chiesa influenzerà lo Stato, poiché il pentimento, di cui abbiamo bisogno anche noi, cambia le persone.

Vittoria

Gli argomenti di cui sopra sono stati respinti, con il pentimento per averli pronunciati, da ben oltre il 95% della ROCOR: respinti come argomentazioni di impurità scismatica di una piccola minoranza settaria, ripiegata su se stessa e politicizzata, che aveva cercato di prendere in consegna la ROCOR, trattenendoci e impeendoci di adempiere alla nostra chiamata universale insieme con il resto della Chiesa ortodossa russa, la grande maggioranza. Come sappiamo, nel 2007 la gran maggioranza della gerarchia, del clero e del popolo della nostra piccola ROCOR è stata felice di entrare finalmente in comunione canonica con la stragrande maggioranza del resto della Chiesa, di cui avevamo sempre spiritualmente fatto parte. La separazione, causata esclusivamente da eventi politici esterni alla Chiesa, era finita. Eravamo sicuri che la Chiesa in Russia si era liberata, come era già stato messo in evidenza dal Concilio del Giubileo del 2000. Finalmente, la nostra unità interiore poteva diventare esteriormente apparente e, rimossi gli impedimenti, potevamo progredire insieme verso il nostro comune destino e una missione sempre più urgente.

Domani

Una generazione dopo la caduta dell'ateismo di stato nella Federazione Russa, vediamo nella Russia di oggi sviluppi più interessanti, promettenti per il futuro. Dopo il terribile periodo della 'legge della giungla' capitalista negli anni '90, con il suo dominio dei sette banchieri, le privatizzazioni da banditi in stile 'Oriente selvaggio' e l'apparizione di oligarchi criminali filo-occidentali e liberali, la Russia ha in gran parte smascherato questa alternativa al comunismo offerta dal mondo occidentale consumistico, che anche noi, vivendo nel mondo occidentale, avevamo già smascherato.

Grazie soprattutto al caos e alla miseria che le potenze occidentali hanno provocato in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Siria e soprattutto in Ucraina, la società russa ha smascherato Eurosodoma e Gomorrica. Se la giunta di Poroshenko, installata dalla CIA a Kiev, la Madre delle città russe, vuole il suicidio dei "valori europei", può averli. Noi rimarremo fedeli ai valori dei santi Vladimir e Olga della santa Kiev. Credendo in Cristo, che ha vinto la morte con la morte, noi scegliamo la vita. Credendo in satana che calpesta la vita con la morte, loro hanno scelto la morte. Questa è la differenza tra noi.

Provvidenzialmente, attraverso gli attacchi occidentali alla Santa Rus', la società russa per la maggior parte è ora arrivata a capire che l'Occidente non è la soluzione. La Russia deve seguire il proprio cammino storico, dato da Dio, il cammino che i nostri santi e altri elementi lucidi nella ROCOR hanno sempre predicato. Quanto alla Russia, essa deve guarire se stessa e ripristinare la Santa Rus'. Fuori dalla Russia, possiamo solo pregare e incoraggiare, imparando sul cammino, perché il nostro compito principale è quello di diffondere l'Ortodossia al di fuori delle terre russe nella fedeltà alla Santa Rus'. Noi siamo solo umili discepoli che seguono i precetti della Santa Rus'.

È interessante notare che alcune voci hanno detto che la società russa di oggi somiglia alla Russia del 1917. Tuttavia, a differenza del 1917, la direzione in cui va la Russia di oggi non è il 1918, ma il 1916. In altre parole, anche se la situazione è delicata, la Russia non si sta dirigendo verso la catastrofe come nel 1917, ma se ne sta allontanando. Ecco la differenza. Se, a Dio piacendo, continuiamo su questo percorso dato da Dio, la Chiesa della Russia ci condurrà al nostro destino. Quale destino?

A causa del fallimento totale delle idee occidentali che vi sono state imposte, possiamo dire che la Russia ha visto il futuro e sa per esperienza amara che così non funziona. Oggi sta risalendo dal pozzo, nello stesso momento in cui il mondo occidentale, guidato dagli Stati Uniti, vi si precipita a capofitto. Oggi, alcuni dei più consapevoli politici e pensatori occidentali stanno andando verso la Russia o seguono gli eventi in Russia, al fine di imparare. Gerhard Schroeder, Nicolas Sarkozy, Philippe de Villiers, Pat Buchanan, Ron Paul, Paul Craig Roberts, Franklin Graham e altri seguono tutti da vicino gli eventi in Russia o vp partecipano.

Il ruolo mistico e storico della Russia è ora di fare da tramite tra Oriente e Occidente, tra la Cina e l'Europa occidentale. Infatti il destino spirituale della Cina è di entrare nell'autentico mondo cristiano ortodosso, diventando le province orientali della Santa Rus', così come il destino spirituale dell'Europa occidentale, con le sue radici nel cristianesimo ortodosso, è quello di ritornarevi, con l'aiuto dei suoi santi antichi, per diventare le province occidentali della Santa Rus'. È vero, il torreggiante orgoglio nazionale degli europei impedisce in gran parte questo processo, perché dove non c'è umiltà, non c'è salvezza. Infatti, il compito della Russia ora non è di salvare l'Europa dagli Stati Uniti, come alcuni hanno detto, ma di salvare l'Europa da se stessa. Proprio come la Russia, e non l'Occidente, ha avuto la colpa per aver scelto l'ideologia occidentale che ha creato la rivoluzione russa nel mese di febbraio 1917, non diamo agli altri la colpa della presente disgrazia che gli europei hanno scelto per se stessi.

La chiave di salvezza universale in questi ultimi tempi è l'espiazione, la restaurazione della Santa Rus' che diventa universale. Seguendo la Santissima Trinità, siamo chiamati non solo a essere guardiani e raccoglitori della Santa Rus, seguendo il Padre e il Figlio, ma anche disseminatori della Santa Rus', seguendo lo Spirito Santo. Quelli che, in Oriente e in Occidente, vogliono lavorare con la Chiesa ortodossa russa e così, seguendo la Tradizione, costruire nuove Chiese locali, sono invitati a farlo. Se alcuni preferiscono non farlo e porsi contro la Tradizione della Chiesa profetica e mistica seguendo lo stanco, vecchio neo-rinnovazionismo laicista e umanista, allora Dio sia con loro. Noi compiremo la volontà di Dio senza di loro. Non costringiamo nessuno a seguire la Chiesa; la Chiesa va avanti senza coloro che la rifiutano.

Nel 1917 l'ultimo imperatore cristiano, lo tsar, non ha abdicato. Nel 1917 la Russia e il mondo intero hanno abdicato da lui, dall'imperatore cristiano e dall'impero cristiano, e così da Cristo. Da allora non vi è stata pace sulla terra e tutti noi abbiamo dovuto espiare, ricevendo ciascuno la propria penitenza, al fine di imparare l'umiltà. In Russia il popolo ha affrontato le penitenze della persecuzione e dell'invasione nazista, fuori della Russia gli emigrti hanno affrontato le penitenze di esilio e isolamento. E l'Europa, come pure gli Stati Uniti d'America di oggi, ha dovuto affrontare la penitenza della guerra e la perdita umiliante di potere e di grandezza. Il resto del mondo ha dovuto affrontare conflitti e guerra costante, poiché 'chi frena' (2 Ts 2:7) è stato rimosso nel 1917. Tutta la sofferenza del mondo dal 1917 è stata per tutti l'occasione di imparare l'umiltà.

Il nostro destino, mistico e profetico, è quello di predicare la Santa Rus, il messaggio dell'ultimo imperatore cristiano, a tutto il mondo, per il pentimento prima della fine. Il tempo in cui il mondo sarà finalmente pronto ad ascoltare la Santa Rus', l'universalità del Cristo incarnato, il cristianesimo autentico, e non i due 'esimi' diluiti modellati sul paganesimo occidentale, la romanità pagana e la barbarie settentrionale, cioè il cattolicesimo romano e il protestantesimo.

Postfazione

Il mio bisnonno è nato nello stesso anno di Nicola II, l'ultimo imperatore cristiano martirizzato nel Ekaterinburg nel 1918. Cento anni dopo la nascita dell'imperatore e cinquanta anni dopo il suo martirio, io, nato nell'anniversario del giorno in cui i resti della famiglia imperiale furono finalmente distrutti, ho ricevuto il messaggio dall'Oriente che dovevo imparare per poi andare a parlare della Santa Rus', il Cristo incarnato, a coloro che incontravo. Questo non è solo il mio destino personale, ma anche quello di molti altri, come descritto così bene nel poema 'Apostoli', scritto in esilio nel 1928 dal bardo dello tsar, Sergej Bekhteev:

Tra le tenebre del mondo slavo

portiamo vittoriosi la torcia dello spirito

e annunciamo ad alta voce ai prescelti da Dio

di entrare nella sala dove gli ortodossi fanno festa.

Camminiamo su una strada di spine,

voliamo alti sulla vanità del mondo,

noi siamo gli apostoli della fede di Cristo,

noi siamo gli araldi della verità santa.

Chiamiamo le razze e i popoli,

resi scarlatti dal sangue dei loro fratelli,

per il regno della vera, libertà eterna,

per il regno di bontà, di luce e di amore.

Le speranze e le preghiere per il futuro si rivolgono a Ekaterinburg, alla restaurazione e all'incoronazione.

 
Articolo sulla chiesa russa di Firenze

Ieri è apparso sul sito Nove da Firenze un interessante articolo di Niccolò Lucarelli, "Il fascino cosmopolita della Cattedrale Russa Ortodossa" - molto ben documentato e preciso - sulla chiesa russa della Natività di Cristo e di san Nicola in via Leone X a Firenze, un gioiello di architettura ecclesiastica russa nel nostro paese. Fa piacere leggere articoli così ben fatti su una chiesa ortodossa in Italia.

 
Perché un tedesco sceglierebbe l'Ortodossia? Intervista di Tudor Petcu a Thomas Brodehl

In primo luogo, le sarei molto grato se potesse parlare un po' delle sue esperienze spirituali. Quali esperienze spirituali erano importanti per lei prima di conoscere l'Ortodossia?

La mia famiglia è sempre stata religiosa, ancor prima della conversione alla Chiesa ortodossa. Quindi non mi sono mai chiesto se c'è Dio. L'ho sempre creduto. Sono cresciuto nella chiesa evangelica luterana. La Chiesa evangelica è molto libera nel modo in cui si può vivere la propria fede. La comunità a cui appartenevo, tuttavia, era molto conservatrice e fortemente influenzata dalla liturgia. Era in realtà più allineata alla Chiesa cattolica. Comparivano anche singoli elementi dell'Ortodossia. Occasionalmente c'erano icone, per esempio, e si cantavano anche alcuni brani dal canto liturgico della Divina Liturgia. Potevamo semplicemente raccogliere le cose che ci piacevano di più, nella Chiesa evangelica, e integrarle nel modo che pensavamo giusto. Innanzitutto, si trattava della decorazione dei nostri servizi. Naturalmente ho fatto diverse esperienze in chiesa. Spesso avevano un carattere spirituale, ma dalla mia prospettiva attuale preferirei considerarli un'esperienza speciale. Per esempio, celebravamo i nostri servizi in una chiesa molto grande e quasi millenaria. Anche oggi, è ancora impressionante entrare in questa chiesa, metà romanica e metà gotica, fatta di vecchia arenaria. Per me erano sempre eccezionali i servizi per le festivitò come Pasqua o Natale. La chiesa era piena di gente e i servizi erano collegati con processioni, candele e una decorazione liturgica speciale. Questo mi colpiva. Era bello avere dei doveri nei servizi ecclesiastici. Mio nonno era un pastore della nostra chiesa e mia madre era una musicista e una maestra di coro di chiesa. Tutta la mia famiglia era stata molto attiva nella comunità protestante per molto tempo e ne era in un certo senso il nucleo. Abbiamo avuto l'opportunità di aiutare a formare la comunità. I miei fratelli e io eravamo anche coinvolti nei doveri del ministero. Cantavamo nel coro della chiesa, svolgevamo compiti di servizio all'altare-sorelle, indossavamo paramenti e partecipavamo a ogni servizio della chiesa. Ciò rendeva la mia pratica ecclesiastica viva e interessante.

Come esperienza spirituale formativa, so condurre un canto di chiesa. Da quando avevo sei o sette anni, canto in cori di chiesa. Nella Chiesa protestante cantavamo brani del canto gregoriano e occasionalmente anche della Liturgia ortodossa. La voce mi è sempre piaciuta e in qualche modo ha portato ad approfondire la relazione con Dio, anche se non capivo molto dei testi che cantavamo. L'accesso a Dio è venuto principalmente attraverso la musica stessa. La situazione ecclesiale della mia famiglia e del nucleo attivo della nostra comunità era determinata dalla stretta coesione di un gruppo di adolescenti e giovani adulti. Qui il coro era il punto decisivo. Teneva vicini da dieci a quindici giovani. Tutti erano amici, anche fuori dalla chiesa. Forse il tipo di amicizia basata sulla comunità nella chiesa è anche un'esperienza spirituale. Era importante per me. La cerchia di amici era più importante per me che, per esempio, la mia cerchia di amici a scuola. Oltre la nostra comunità, eravamo collegati a una più ampia cerchia di amici protestanti e cattolici che erano simili a noi nella vita ecclesiale. Un gruppo, per esempio, si era specializzato nell'organizzazione di pellegrinaggi in tutta Europa. Da adolescente, ero uno dei fortunati che erano pagati per questi pellegrinaggi. La mia famiglia non poteva permettersi di partecipare. Ma fortunatamente c'erano sempre amici e conoscenti che finanziavano i viaggi per noi, cosa di cui sono molto grato. In uno di questi viaggi siamo andati in Italia e abbiamo visitato san Nicola a Bari, che in seguito è diventato particolarmente importante per la mia famiglia. In questi pellegrinaggi ci sono stati molti incontri e visite a molti santi. Ogni giorno si tenevano preghiere e c'era molto di cui parlare nel gruppo, che era simile alla chiesa. Tutte queste cose hanno sicuramente modellato e approfondito la mia vita ecclesiale. E infine, mi hanno anche portato a lavorare più intensamente con la Chiesa e a trovare la mia strada nella Chiesa ortodossa.

Quando ha scoperto l'Ortodossia, e perché questo è stato così importante per l'evoluzione della sua vita? Mi piacerebbe che lei parlasse anche della sua conversione all'Ortodossia.

Il percorso della mia famiglia e il mio percorso verso l'Ortodossia sono complicati. Il mio primo accesso alla Chiesa ortodossa venne da mio padre, che aveva già stabilito contatti con la Chiesa serba a Hildesheim negli anni '80. L'Ortodossia lo ha sempre interessato, ha letto libri e cercava un certo misticismo oltre a quello che poteva trovare nella chiesa protestante. Negli anni '90 si è scoperto che era stato costruito un monastero bulgaro vicino alla dimora dei miei genitori, con monaci tedeschi. Qui mio padre vaceva sempre più spesso visite in auto, fino a quando visitava il monastero ogni domenica e spesso anche il sabato. Dopo un anno vi fu battezzato e ammesso alla Chiesa ortodossa. Anche io ho visitato questo monastero frequentemente da bambino e adolescente. Un anno dopo la conversione di mio padre, anche mio zio e sua moglie vi furono battezzati. Così un'altra parte della mia famiglia aveva trovato la sua strada verso l'Ortodossia. Per la mia famiglia, tuttavia, la conversione di mio padre ha portato problemi. Mio padre era ora ortodosso, mia madre protestante, e io e i miei fratelli stavamo da qualche parte nel mezzo. Questa situazione ha portato a tensioni familiari che sono durate per quasi dieci anni. Per vari motivi, mio ​​padre si è unito dopo alcuni anni alla comunità serba di Hannover, che è molto aperta ai convertiti. Insieme a mio padre, io ho visitato sempre più spesso questa comunità. Allo stesso tempo, ero di fronte al conflitto che non potevo adempiere ai miei doveri nella chiesa protestante. Per fortuna, mia madre mi ha dato la libertà di decidere da solo a quale chiesa volevo andare. Alla fine, ho visitato regolarmente la comunità serba. Nello stesso tempo avevo completato la mia scuola e stavo cercando un posto adatto per i miei studi. Questo luogo derivava da vari aspetti: mio zio e sua moglie si erano trasferiti nel frattempo vicino a un altro monastero in Germania presso Limburg e vi si recavano alla Divina Liturgia. Lì avevo già incontrato i monaci attraverso le visite. La vita monastica mi attraeva in un modo particolare, anche se i lunghi servizi erano molto estenuanti.

Poiché l'abate del monastero proviene dalla Svizzera e un altro monaco tedesco era con lui, ho avuto con la stessa lingua un facile accesso ai servizi. Di tanto in tanto mi veniva concesso di cantare nel coro o di leggere le ore della notte. Nel tempo seguente trovai un posto di studio a Mainz (Magonza), a circa un'ora di macchina dal monastero. Allo stesso tempo, a Mainz, ho avuto l'opportunità di unirmi direttamente a una comunità ortodossa di lingua tedesca, che appartiene alla Chiesa russa. Le comunità di lingua tedesca sono ancora una grande eccezione, poiché le chiese ortodosse di immigrati usano naturalmente la loro lingua e quasi non ci sono preti tedeschi. Così sono andato a Mainz per i miei studi e ho avuto il vantaggio di poter essere vicino al monastero allo stesso tempo. Anche prima di iniziare a studiare, mi era diventato chiaro che mi sarei convertito all'Ortodossia. A quel tempo, tuttavia, l'ho tenuto solo per me stesso. Non posso dire esattamente quale fosse il punto cruciale della conversione. Era più un sentimento di fare la cosa giusta. L'ortodossia mi è sembrava genuina e autentica, non qualcosa di costruito, ma di ovvio. A ciò si aggiungevano la bellezza dei canti, delle chiese e della liturgia. Allo stesso tempo, c'erano anche domande su questioni teologiche e pratiche. Di conseguenza, ho messo in discussione ciò che avevo imparato e vissuto nella chiesa protestante. Sebbene non abbia avuto immediatamente una risposta alle mie domande nella Chiesa ortodossa, mi è sembrato giusto convertirmi. In qualche modo, sono stato spinto a fare quel passo. Mio fratello maggiore era andato a Stoccarda un anno prima che io cominciassi i miei studi, per preparare i suoi studi d'arte. Lì si era unito alla congregazione di san Nicola, che appartiene alla Chiesa russa all'Estero. Tuttavia, non si è convertito. Sorprendentemente, ha anche trovato un posto a Mainz con me allo stesso tempo. Quando sono state stabilite queste condizioni, ho deciso di chiedere all'abate del monastero, padre Basilio, l'ammissione alla Chiesa ortodossa. Ho detto ai miei genitori che avrei fatto visita a mio zio per alcuni giorni. Ho mess o al corrente del mio progetto solo mio fratello maggiore perché volevo evitare qualsiasi discussione. Nemmeno io ho detto niente a mio zio. Quando ho parlato con mio fratello, ha deciso di unirsi a me e convertirsi anche lui. Quindi siamo andati da mio zio e abbiamo partecipato a un servizio serale nel monastero, poi abbiamo parlato con padre Basilio, che dopo una breve conversazione ci ha accolti come catecumeni. Tuttavia, io e mio fratello avevamo ancora una lunga strada da percorrere. Abbiamo aspettato quattro anni per il nostro battesimo. Durante questi quattro anni siamo stati coinvolti attivamente nel coro e nel lavoro della comunità di Mainz e spesso abbiamo visitato il monastero vicino a Limburgo. Dopo questa attesa, io e mio fratello siamo stati battezzati per la cerimonia della chiusura della Pasqua nel Lahn, un piccolo fiume che passa davanti al monastero. Anche l'ammissione come catecumeno ha avuto effetti sulla mia famiglia. Anche mia madre ha iniziato a familiarizzarsi con l'idea di una conversione ed è stata ammessa alla comunità serba dopo un anno con il mio fratello più piccolo ad Hannover. Il nostro secondo fratello più giovane li ha seguiti un anno dopo. Così, la mia famiglia si è completamente convertita alla Chiesa ortodossa. Dal punto di vista di oggi, posso dire che il percorso verso l'Ortodossia è stata la decisione più importante e ha cambiato molto nella mia vita e nella vita di tutta la mia famiglia. Ma la conversione ha anche portato con sé delle difficoltà. In parte, le persone con cui avevamo molto da fare nella chiesa protestante non capivano la nostra decisione dell'Ortodossia. I contatti si sono rarefatti e alcune amicizie si sono dissolte nel tempo. Nella Chiesa ortodossa abbiamo incontrato per la prima volta il problema della lingua. La maggior parte delle chiese in Germania usa la propria lingua nazionale in servizi che noi non capiamo. Questo rende difficile capire e seguire il culto. Per me e mio fratello è stato più facile a Mainz, perché i servizi erano per lo più in tedesco. Per i miei genitori, tuttavia, era difficile seguire i servizi di culto che non capivano, specialmente all'inizio. Inoltre, improvvisamente ti trovi in ​​un nuovo ambiente culturale e ti ci devi abituare. Il carattere nazionale delle comunità in Germania e le difficoltà linguistiche sono, a mio avviso, decisive del fatto che così pochi tedeschi trovano accesso alla Chiesa ortodossa.

Cosa potrebbe dire dell'unicità della spiritualità ortodossa o, per meglio dire, della sua bellezza?

Negli anni in cui ho fatto parte della Chiesa ortodossa, la comprensione della chiesa e anche del culto è cambiata. All'inizio ero rimasto impressionato dalla bellezza delle chiese, dal canto, dalle icone e dall'incenso. Tutti insieme danno un certo carattere mistico, che non si ha nelle chiese occidentali. Se hai un senso per queste cose, sarai colpito dalla bellezza e dalla vivacità dei servizi. Quando ero ancora con i serbi ad Hannover, ho avuto la fortuna di ascoltare un coro davvero buono. I cori, a mio avviso, sono molto importanti per l'atmosfera di preghiera. Più tardi, a Mainz, ho avuto l'opportunità di cantare nel coro sin dalla prima liturgia. Dopo tre anni, sono diventato direttore del coro locale, e in un certo senso ho potuto co-progettare i servizi attraverso i pezzi che cantavamo e il modo in cui li cantavamo. Così ho avuto l'opportunità di contribuire a modellare la bellezza del culto da un posto centrale. Qui la mia precedente esperienza corale mi ha aiutato molto. Non sono un musicista ecclesiastico, quindi è stato difficile gestire un coro e ho dovuto passare un po' di tempo. Ma l'idea di dare forma a qualcosa di più grande, di creare un'atmosfera di preghiera per la chiesa e di elaborare la bellezza del culto è stata una grande cosa. Il lavoro corale mi ha dato nel tempo una nuova prospettiva sul culto. Oggi vorrei dire che i servizi ortodossi hanno una bellezza multidimensionale. Da un lato c'è la bellezza esterna, per esempio il modo in cui un prete può celebrare o un coro può cantare. Questa bellezza esteriore può essere importante per l'accesso ai servizi. Ma c'è anche una bellezza basata sulla comprensione del culto. Attraverso il lavoro corale, ho imparato molto sui servizi, perché devi anche occuparti dei testi liturgici. L'abitudine a volte fa ignorare i testi nel culto. Nel coro, tuttavia, bisogna guardare attentamente ciò che è effettivamente presente, e ciò porta a un approfondimento dei servizi. In tal modo, mi sono sempre chiesto quale significato si cela dietro i testi e i processi dei servizi. Per esempio, cosa significa il Piccolo Ingresso con il Vangelo nella Divina Liturgia? È molto utile per me studiare queste cose e affrontarle. Solo con questo argomento comincio a capire e sperimentare i servizi. Per me quella è la bellezza più bella, vale a dire essere in grado di provare i servizi in ciò che si vede e in ciò che non si vede. Cosa succede al Piccolo Ingresso? Il sacerdote esce dalla porta laterale del santuario con il Santo Vangelo e attraversa la porta regale. Questo è ciò che vediamo. Se guardi i testi sacerdotali del Piccolo Ingresso, allora la comprensione dell'azione è già migliore. Il sacerdote prega che quando entriamo entrino i santi angeli, che celebrano insieme la liturgia e lodano la bontà di Dio. Se si cerca di spiegare il rito dell'ingresso, si comprende che l'ingresso è in realtà un ingresso nella chiesa. I fedeli erano soliti lasciare le loro case per la chiesa, cantando i salmi. Queste sono le nostre antifone oggi all'inizio della Liturgia. Il Piccolo Ingresso è l'entrata dei fedeli nella chiesa. E tu sei preceduto dal santo Vangelo, la Parola (Logos), che è Cristo stesso. Cristo entra nella Chiesa con noi e noi chiediamo che gli angeli ci accompagnino mentre il coro canta: Venite, adoriamo Cristo e prosterniamoci a lui! Capirlo e sperimentarlo è la bellezza e la grandezza della liturgia. È qualcosa di veramente grande. Siamo con Cristo, cosa vogliamo di più? Il Piccolo Ingresso è solo un singolo elemento della liturgia. Come per il Piccolo Ingresso, c'è una comprensione profonda in tutta la liturgia. Qui sono ancora all'inizio della comprensione, ma penso che valga la pena di guardare oltre il solito nei servizi e di affrontarli in modo più profondo. Ne vale la pena, perché ti avvicini a un pezzo di verità, cioè a Cristo stesso, che è la verità. Ciò distingue anche l'unicità della Chiesa ortodossa, che è radicata nella sua natura. È il corpo di Cristo.

Chi è il santo ortodosso più importante per lei e perché?

Come ho detto prima, quando ero ancora membro della Chiesa protestante, ho preso parte a un pellegrinaggio con i miei genitori e i miei fratelli più grandi e più piccoli, che, tra le altre cose, ci ha portato a san Nicola a Bari. Quando eravamo a Bari, siamo andati alla chiesa di san Nicola. Per coincidenza, nella cripta c'era una liturgia della comunità russa, che ha una piccola cappella laterale. Lì una donna cantava la Liturgia, c'erano forse dieci persone nella chiesa. Dato che avevamo già fatto esperienza con la musica ecclesiastica ortodossa, conoscevamo le note dell'Inno Cherubico prima del Grande Ingresso e abbiamo cominciato a cantarle fuori dalla chiesa. Da un canto unisono si è passati improvvisamente a un canto a quattro parti. Questo ovviamente rendeva nervosa la cantante, che dal suo posto cercava costantemente di guardare in mezzo alla comunità per vedere chi stava cantando. Sfortunatamente, non siamo potuti rimanere fino alla fine della Liturgia, perché eravamo legati al programma del nostro gruppo. Abbiamo comprato un po' della manna che scorre dalle ossa di san Nicola e abbiamo proseguito. È stato un evento speciale che ricordo bene. Tuttavia, fino alla nostra conversione alla Chiesa ortodossa, san Nicola è rimasto sullo sfondo per tutto il tempo, anche se presumo che abbia accompagnato la nostra via verso l'Ortodossia. Solo con la conversione di mia madre all'Ortodossia, san Nicola è divenuto particolarmente importante per la mia famiglia. Anche se in precedenza lo avevamo onorato come un grande santo, ora è divento il patrono della mia famiglia. Nella chiesa serba c'è la tradizione della Slava. È una celebrazione speciale in onore del santo che una famiglia ha scelto per se stessa. Ogni famiglia serba ha un santo che venera in particolare. Tuttavia, noi non ne avevamo uno. Senza ulteriori discussioni in famiglia, mia madre ha dichiarato san Nicola nostro patrono di famiglia. Ora ogni anno celebriamo la sua festa secondo la tradizione serba e soprattutto onoriamo san Nicola. Sono sicuro che dobbiamo molto a lui sul nostro cammino verso l'Ortodossia e fino a oggi. È diventato l'intercessore per la nostra famiglia. Oltre a san Nicola, i santi della Germania sono diventati particolarmente importanti per me. Molti non sanno che la Germania ha un passato ortodosso. Nelle aree sud-occidentali della Germania, le prime comunità sono emerse nel III secolo. Per esempio, l'imperatrice Elena aveva un palazzo a Treviri, dove visse temporaneamente. A quel tempo c'era una chiesa lì. La Germania fu evangelizzata fino all'ottavo secolo. Quindi, sotto Carlo Magno, la vita ecclesiastica e la teologia cominciarono a cambiare. Questi lasciò che il Credo cambiasse, rifiutò la venerazione delle icone e mise politicamente sotto pressione il papa allora ortodosso di Roma. Da Carlo Magno vi furono significative deviazioni dalla teologia e dalla pratica della vita ortodossa. Questo sviluppo continuò fino a quando, nel 1054, la chiesa si divise tra Roma e gli altri patriarcati ortodossi. Per la Germania, si può dire che i primi otto secoli costituiscono il cristianesimo ortodosso. Oggi quasi nessuno parla di questo tempo e i santi sono dimenticati. Ecco perché ho provato a scrivere dei primi santi fino all'anno 800 e a pubblicare le loro storie di vita. Finora, ho circa 330 santi conosciuti per nome, che appartengono alla storia antica della Chiesa in Germania e quindi anche alla Chiesa ortodossa. È importante ricominciare da capo a onorare questi santi e a celebrare le loro feste. Un amico prete una volta mi disse che i santi prestano un'attenzione speciale alla terra in cui vivevano. Fortunatamente, anche le icone di questi santi vengono dipinte di nuovo. Per la comunità di Mainz, abbiamo una nuova icona dipinta con i santi della città di Mainz. È diventata bella e mostra sedici santi che vivevano a Manz. Sono vescovi, martiri, sacerdoti, monache e una badessa. È stata organizzata una festa per questi santi. Questa è una cosa buona e importante: soprattutto nella Germania non cristiana, possiamo usare bene le intercessioni dei santi!

Crede che l'icona ortodossa sia un insegnante cristiano, e se sì perché?

Abbiamo una ricchezza di icone nella Chiesa ortodossa. Senza icone difficilmente si può immaginare una chiesa ortodossa. Le icone sono sempre con noi. A casa, in macchina, in viaggio. Ma le icone non sono solo belle immagini, sono la proclamazione visibile della Chiesa. Spesso, una chiesa ha affreschi che rappresentano scene della Sacra Scrittura. Ci mostrano ciò che ascoltiamo nel Vangelo. Quindi, fanno parte della proclamazione del Vangelo. Inoltre, le icone offrono l'opportunità di relazionarsi più intensamente con i santi che sono raffigurati. Possiamo accendere una candela davanti a un'icona e dire una preghiera. Usiamo, per così dire, i santi come mediatori con Dio. Quando chiediamo ai santi qualcosa, questo è sempre incentrato su Cristo. I santi hanno una relazione speciale con Dio e ci collegano costantemente con Dio. Attraverso un'icona di un santo possiamo intensificare questa relazione. Ma noi non adoriamo i santi: onoriamo i santi raffigurati, e alla fine adoriamo Dio stesso, che è la causa della santità. Quindi, ogni icona è in realtà un'icona di Cristo, perché l'attenzione è sempre su Dio.

Cosa può dire della differenza tra lei come eterodosso e lei come ortodosso?

All'inizio, ho già detto che credevo in Dio anche da eterodosso. Ma sia la pratica della chiesa che la teologia dietro la fede sono cambiate radicalmente dopo la mia conversione. Da eterodosso, andavo in chiesa e vi ero coinvolto. Anche se lo facevo di mia iniziativa, la mia vita in chiesa paragonata a quella di oggi era piuttosto semplice e forse anche superficiale. Nella chiesa protestante non c'era un vero aiuto, nessuna vera guida su come allineare la propria vita a Dio. Io facevo quello che facevano tutti e tutti erano contenti. Dipende fondamentalmente da te come vuoi modellare e vivere la relazione con Dio. Nella Chiesa protestante, è molto comune l'ipotesi che Dio accetti tutto ciò che faccio e immagino. Dio è spesso inteso solo come il "caro Dio". Tuttavia, Dio riduce questa ipotesi. E questa assunzione riduce anche il rapporto con Dio, perché se Dio dovesse accettare tutto ciò che faccio, allora non ho bisogno di fare uno sforzo, e non ho bisogno di lavorare su me stesso per approfondire la mia relazione con Dio. Quindi l'obiettivo non è la deificazione dell'uomo, ma solo una rassicurazione della mia coscienza. Non è una vero focalizzazione su Dio, ma in realtà un allineamento con me stesso. La Chiesa ortodossa è molto diversa su questo punto. Tutto è orientato verso Dio. La partecipazione ai santi misteri, il digiuno, la confessione e tutto ciò che fa parte della vita ortodossa sono orientati verso la deificazione dell'uomo. L'uomo dovrebbe ricevere aiuto nella chiesa per allinearsi a Dio. Tuttavia, da convertito non l'ho capito per molto tempo. Ho portato un pensiero molto protestante alla Chiesa ortodossa. In primo piano non era la questione di ciò che è buono per la salvezza dell'anima. In primo piano c'era il pensiero che finalmente volevo fare tutto per bene. E ciò si esprime innanzitutto nel fatto che ci si attiene in modo molto superficiale alla parte formale della Chiesa. Così improvvisamente le regole formali diventano importanti e non ci si chiede il significato delle regole. La cosa brutta è che all'improvviso pensi di sapere tutto meglio degli altri e di formare un giudizio sugli altri molto rapidamente. Padre Seraphim Rose ha scritto un trattato su questa malattia dei convertiti che analizza bene il problema. Il problema fondamentale di questa malattia è che da una parte sei pronto a giudicare gli altri e dall'altra non hai il senso di ciò che è giusto o sbagliato in relazione a Cristo. Manca l'economia. Il centro, cioè l'orientamento verso Dio e la domanda su ciò che è buono per la salvezza dell'anima, non sorge ancora. Come nuovo convertito non avevo capito ciò che era importante. La consapevolezza di questo problema è arrivata nel tempo. Particolarmente utile è stato visitare diverse chiese ortodosse, conoscere i diversi costumi delle chiese nazionali ortodosse e vedere come viene vissuta l'Ortodossia. Quindi la Chiesa ortodossa mi ha portato prima a una crisi mentale in cui il reale si è ritirato dietro il formale. Fino a oggi, mi trovo ancora e ancora in questa malattia della conversione e devo essere consapevole di cosa si tratta. Quindi la mia conversione non mi ha reso automaticamente un cristiano migliore. Ma le condizioni sono cambiate, ovviamente. Oggi vivo più coscientemente come cristiano e so che la Chiesa ortodossa è la verità.

 
La fine di un'era

L'Esarcato di Rue Daru, composto da poche parrocchie in gran parte moldave a Parigi e da poche dozzine di piccole comunità di convertiti, generalmente senza proprietà, sparse principalmente attraverso la Francia, il Benelux e l'Inghilterra, è stato sciolto oggi dal Fanar. Oltre novant'anni di storia, da quando Rue Daru si è staccata dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, si sono così ignobilmente conclusi.

Fondato in gran parte da traditori dello tsar, aristocratici e intellettuali di San Pietroburgo, l'unica sorpresa è che questo gruppo anti-russo e anti-monastico sia sopravvissuto così a lungo. Quasi quattro generazioni dopo, con il suo ultimo vescovo russo morto nel 1981 e privo di monasteri, era chiaro che sarebbe arrivato a dipendere da vedovi e da celibi provenienti dal cattolicesimo romano, come l'attuale arcivescovo di Bordeaux. L'incapacità di Rue Daru di tornare alla Chiesa russa, quando è gradualmente arrivata la libertà nei due decenni successivi al crollo del dominio ateo nell'ex impero russo nel 1991, è stata deplorevole.

Tuttavia, già nel 1966, l'allora rettore dell'Istituto San Sergio, padre Aleksej Knjazev, andò al Fanar e chiese se il patriarca fosse davvero il patriarca "ecumenico" o "solo un meschino vescovo balcanico". Oggi ha ricevuto la sua risposta. Padre Aleksej e altri ortodossi veri, degni come il vescovo Mefodij (Kulmann) e padre Igor Vernik, avevano già capito negli anni '60 e '70 che il gruppo di Rue Daru poteva sopravvivere spiritualmente solo se fosse tornato alla Chiesa madre russa, diventando la base di un nuova metropolia locale nell'Europa occidentale.

Io l'ho capito trent'anni fa nel 1988, quando l'allora arcivescovo di Rue Daru, Georges (Wagner), ex cattolico tedesco, rifiutò categoricamente e in modo suicida qualsiasi piano per stabilire la fondazione di una nuova Chiesa locale dell'Europa occidentale fedele alla tradizione ortodossa russa, e arrivò persino a invitare a Rue Daru il cardinale di Parigi per le celebrazioni del millennio dell'Ortodossia russa, invece dei vescovi russi! Questa è stata ovviamente l'ultima goccia. Ancora nel 2003, persino l'ingenuo arcivescovo Sergej (Konovalov) lo capì, ma era ormai troppo tardi.

E così, la fine è stata a lungo inevitabile. Per il gruppo di Rue Daru e per il minuscolo gruppo che inevitabilmente si staccò dalla Chiesa russa in Inghilterra nel 2006 nel famigerato scisma di Sourozh, andando contro storia e fedeltà, ora c'è solo una scelta: morire sotto "la razza superiore greca" o altrimenti tornare alla tradizione russa (che la Chiesa greca non ha mai avuto, nonostante le sue illusioni in contrario) e anche ritornare al calendario ortodosso tornando all'obbedienza alla Chiesa ortodossa russa. Come abbiamo detto 12 anni fa, non puoi essere di tradizione ortodossa russa, o persino conoscerla, tanto meno comprenderla, quando ti rifiuti di essere parte della Chiesa ortodossa russa. Questa non è teologia, questo è buon senso! Pensare diversamente è un'illusione spirituale (prelest).

A Parigi tutto dipenderà da chi avrà in mano le proprietà. Altrove, c'è la libertà di ritornare alla comunione con la Chiesa ortodossa canonica lasciando gli scismatici fanarioti, la loro eresia ecumenista e le loro deviazioni liturgiche.

La fine di Rue Daru è un avvertimento a tutti i suoi imitatori, non solo negli Stati Uniti, ma anche a quei liberali a Mosca che sono rimati incantati dalla scuola di filosofia di Parigi (dove non c'è mai stata nessuna teologia) e dalle sue illusioni. Seguili, e morirai così anche tu.

Io ve l'avevo detto.

 
Metropolita Antonij: Sugli scandali che circondano la Chiesa non si può costruire una politica decente dello Stato

In Ucraina, comunità è talmente affascinata dalla politica da non prestare attenzione quando invadono le cose sacre, quando si verificano attacchi e razzie nelle chiese e nei templi. La Chiesa Ortodossa Ucraina ha avuto 30 templi sequestrati in tutto il paese e le razzie spesso si spiegano con "sentimenti patriottici". Sul ruolo dei politici, di "Settore Destro" e dello Stato in questi processi, RIA Novosti Ucraina ha intervistato il responsabile amministrativo della Chiesa Ortodossa Ucraina, il metropolita Antonij di Borispol e Brovary.

Il metropolita Antonij di Boryspil e Brovary

Cosa pensa che motivi la gente a invadere i templi come aggressori, entrando così in conflitto aperto?

Gli uomini sono spesso manipolati. Ora, lo stato d'animo di molti è stato influenzato negativamente dalla televisione. Non tutti possono sopravvivere quando su base quasi quotidiana si riversano sulla Chiesa fiumi di menzogne ​​e falsità, che battono sempre sullo stesso punto. Che la Chiesa Ortodossa Ucraina (COU) è una "quinta colonna" di "traditori" che lavorano per l'FSB. È interessante notare che non è mai stata mostrata alcuna prova. Ne esce un'immagine ben fatta e un testo costruito in modo gesuitico. Nelle persone patriottiche, ripetere questa disinformazione comincia a provocare un'ondata di rifiuto, ma non verso gli autori di provocazioni contro la COU, bensì contro la nostra Chiesa.

 Di questi sentimenti pubblici si servono alcuni politici, soprattutto a livello di autorità locali, e i rappresentanti del patriarcato di Kiev. Abbiamo registrato un sacco di casi in cui i residenti di alcune località hanno deliberatamente contrastato la COU. A tal fine, in particolare, hanno usato metodi di campagna personale attiva e distribuzione di volantini con falsi "fatti" della nostra Chiesa. Come risultato, la gente è sospinta verso uno "pseudo-patriottismo." Bandendo la comunità della COU dal loro tempio, pensano di partecipare a una causa santa e di aiutare il loro stato. In realtà ne esce un quadro diverso – di ucraini che opprimono altri ucraini, creando gravi focolari aggiuntivi di destabilizzazione della situazione sociale nel paese.

Alla luce di questo vorrei sottolineare l'enorme responsabilità delle forze che provocano tali confronti. Per aumentare il numero dei loro beni ecclesiastici, così come per ottenere preferenze politiche o altri vantaggi, stanno spingendo la società verso un abisso di odio e inimicizia. Questa posizione non può essere chiamata patriottica. Mina chiaramente i fondamenti della vita e dello sviluppo del nostro paese.

Pensa che la società ucraina sia ora divisa anche dall'intolleranza per motivi religiosi?

Questo è un problema. Le linee di frattura ora dividono anche le famiglie. Le faccio un esempio concreto. Recentemente, nel villaggio di Katerinovka nella regione di Ternopil, il "Settore Destro" e la polizia hanno picchiato fedeli disarmati della COU. Una delle donne ferite è stata intervistata dai media, e ha parlato di quest'incidente. Secondo le sue parole, ora non sa come vivere, ha paura, ha timore di tornare a casa.

 L'intervista ha provocato una forte reazione della figlia di questa donna, che ha contestato in modo aggressivo il fatto che sua madre aveva difeso la loro fede e la loro comunità dall'illegalità. Il risultato – una famiglia divisa, un legame tra madre e figlia strappato da un sequestro di una nostra chiesa.

E ci sono molti di questi esempi.

A causa delle avventure dei politici, dell'irresponsabilità di alcuni media, del desiderio di trarre profitto dalle proprietà altrui, ci sono gravi drammi familiari, e i fratelli, gli amici, i parenti diventano di ieri acerrimi nemici. Tutto questo è una bomba a orologeria per la stabilità della nostra società e del nostro stato.

Ha delle statistiche sulle chiese catturate fino a oggi? Continua un processo di sequestri? Quali sono le previsioni?

Fino ad oggi, alla COU sono state sequestrate più di 30 chiese. Le zone più problematiche sono Ternopil e Rivne. I sequestri avvengono direttamente o con la forza, con sostegno di radicali di "Settore Destro" e organizzazioni simili, o con svolgimento di "referendum" illegali. La loro essenza è semplice – votare per il passaggio del tempio dalla COU al patriarcato di Kiev, ma non tra i membri della comunità, bensì tra tutti gli abitanti del villaggio in cui si trova il tempio. Di conseguenza, votano atei, credenti di altre religioni o persone che si fanno vedere in una chiesa ortodossa, nella migliore delle ipotesi, una o due volte l'anno. Ci sono state occasioni in cui hanno fermato la gente per strada e hanno chiesto loro di mettere una firma nei posti giusti. O in cui hanno formato neonati che vivono nelle rispettive località.

Vi è una flagrante violazione della legge. Siamo in attesa delle elezioni, ed è possibile che alcune forze politiche cercheranno di aumentare il loro rating con la partecipazione ai processi di sequestro dei nostri templi. Non possono mostrare al loro elettorato la prova dei propri successi in altri settori, quali l'economia. E per nascondere il loro tasso di fallimento si gettano nello pseudo-patriottismo e nella "lotta contro la quinta colonna".

Alla luce di questo sembra molto rivelatore il recente sequestro della chiesa della COU nella città di Konstantinovka nella regione di Donetsk. Nella chiesa a noi sequestrata il patriarcato di Kiev ha celebrato un "servizio", a cui hanno partecipato solo i militari a guardia del posto. Nessun credente residente a Konstantinovka era nella chiesa. Tuttavia, anche questo non è importante. Il patriarcato di Kiev ha abbandonato le proprie chiese sul territorio non controllato dell'Ucraina. E invece di pensare a come prendersi cura del loro gregge abbandonato al proprio destino, preferiscono occuparsi di scorrerie e cercare parrocchiani stranieri per la strada.

Intervista organizzata dal Centro per l'Informazione della Chiesa Ortodossa Ucraina

 
Come negare la nostra falsa vita, prendere la nostra croce, e acquisire la vera vita

La festa della santa Croce, secondo tutti i sistemi di calendario, è ormai passata da un po' di tempo, ma vale la pena soffermarci ancora sul cammino della sequela di Cristo prendendo la propria croce, che è il programma di ogni autentica vita cristiana. Presentiamo nella sezione “Omiletica” dei documenti la predica dell'arciprete Aleksij Uminskij in occasione della domenica dopo la festa della Croce, nell’originale russoin traduzione italiana.

 
Intervista di Tudor Petcu a padre Guy Fontaine

1) Prima di tutto, sarei molto felice se lei accettasse di dirmi quando e come ha scoperto la spiritualità ortodossa.

È successo in due fasi. Alla fine degli anni '60, in preparazione di un sito per il lavoro di pace per il Movimento cristiano per la Pace, sono andato con un gruppo nel monastero benedettino di Chevetogne per conoscere "la religione che avremmo trovato là fuori". Successivamente, sono tornato di tanto in tanto durante le principali festività. Vent'anni dopo, sono tornato, soprattutto per una notte di Pasqua. Questo è dove "il cielo è caduto sulla mia testa". Una sorta di rivelazione, di appello: volevo diventare sacerdote per celebrare la Divina Liturgia. Ho letto molti teologi ortodossi, ho incontrato persone (specialmente all'Istituto San Sergio di Parigi) prima di cercare una parrocchia. Sono andato alla chiesa di rue du Laveu dove ora sono prete.

2) Che cosa significa per lei essere prete ortodosso in Occidente, specialmente in Belgio?

Penso che noi (gli ortodossi) abbiamo una testimonianza da dare: quella di una spiritualità e di una Chiesa che, nonostante le situazioni a volte dolorose o addirittura disastrose, trovano la loro ispirazione in fondazioni più vicine alla fonte. Intendo dalla Chiesa degli apostoli e dai padri greci. È da questa ricca e vivente spiritualità che dobbiamo testimoniare in una società sempre più secolarizzata e di fronte all'islam.

3) Qual è il significato della vita che ha scoperto nella spiritualità ortodossa?

"Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me". Questa parola dell'apostolo Paolo mi sembra riassumere sia l'aspetto essenziale che quello più intimo della vita del cristiano ortodosso.

4) Possiamo dire che la spiritualità ortodossa rappresenta il modo di vivere più alto? Quale sarebbe la sua visione sull'unicità dell'Ortodossia in relazione ad altre spiritualità cristiane?

Il modo di vivere più alto, non lo so. Gli altri senza dubbio troveranno questa elevazione in particolari pensieri o azioni. Per me, è nell'Ortodossia che ho trovato in questo modo.

5) Come definirebbe la bellezza dell'arte iconografica che si trova nell'Ortodossia?

L'icona rende presente ciò che rappresenta. Con l'icona, partecipiamo alle feste del Signore o alla Madre di Dio. L'icona – proprio come l'innografia – ci consente di avvicinarci al mistero delle cose di Dio pur consentendo un incontro personale con lui. È l'icona che ci rende così contemplativi.

6) Qual è la sua opinione sulla spiritualità ortodossa romena? Quali sono i rappresentanti dell'Ortodossia romena che ha conosciuto fino ad ora?

Conosco troppo poco la spiritualità ortodossa romena per permettermi un commento. Alcuni anni fa, durante un viaggio in Romania, ho incontrato un prete e sua moglie. Parlavano francese. Ho mantenuto una corrispondenza con loro, corrispondenza che si è disintegrata con la "rivoluzione". Oggi conosco padre Ștefan Barbu che mi ha invitato talvolta alla sua festa parrocchiale (ora celebra a Seraing). Insieme, abbiamo celebrato due volte i vespri con il nostro confratello greco alla vigilia della Domenica dell'Ortodossia.

 
Metropolita Antonij di Borispol: I nostri fedeli sentono che il Patriarcato Ecumenico li ha traditi

Il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, ha risposto alle domande dell'agenzia di notizie della Chiesa greca, Romfea. Il testo dell'intervista è pubblicato sul sito del Dipartimento sinodale informativo e didattico della Chiesa ortodossa Ucraina.

Eminenza, il 13 novembre si è svolto il Concilio dei vescovi della Chiesa ucraina. Quali sono i risultati principali di questa riunione?

Innanzi tutto, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, con le sue decisioni, ha testimoniato e confermato l'unità interna della nostra Chiesa.

Sappiamo che i rappresentanti del nostro stato, che promuovono le idee di autocefalia, hanno promesso al patriarca ecumenico che presumibilmente 20-25 vescovi della nostra Chiesa andranno sicuramente al cosiddetto "concilio di riunificazione", che dovrebbe creare una nuova "chiesa unica". Se non venti, almeno dieci vescovi andranno sicuramente - ne erano sicuri anche al Fanar. I nostri mass media hanno scritto che in questi giorni il metropolita Emmanuel di Gallia era segretamente a Kiev per preparare il cosiddetto "concilio di riunificazione". Infatti, solo un vescovo, cioè il metropolita Simeon di Vinnitsa, ha rifiutato di firmare la decisione del Concilio dei vescovi. Questa posizione del metropolita Simeon ha causato forti proteste tra il clero della sua diocesi (circa 50 preti della città di Vinnitsa hanno protestato, così come molti laici li hanno appoggiati), così che il metropolita Simeon, anche se lui stesso non ha firmato queste decisioni, è stato costretto a fare una dichiarazione ufficiale che attesta che, nonostante tutto, la decisione del Concilio dei vescovi è obbligatoria per l'intera Chiesa ucraina, compresa la diocesi di Vinnitsa. Lo ha detto perché si è reso conto che correva il rischio di perdere la sua diocesi, che non lo sostiene in questa faccenda.

Ciò significa che l'idea della "autocefalia di Costantinopoli" non è accettata dai fedeli e dal clero della nostra Chiesa. Non ci sono "milioni" di credenti che presumibilmente si aspettano un Tomos d'autocefalia, come dicono i nostri media, e anche ufficialmente il patriarca Bartolomeo, che sembra aver assunto la logica dei nostri scismatici. Perché sto dicendo questo? Perché oggi, dalla bocca del patriarca di Costantinopoli, ascoltiamo le stesse dichiarazioni e gli stessi argomenti che abbiamo ascoltato per molti anni dai nostri scismatici.

Credo che questa ideologia abbia portato a una spaccatura all'interno dell'Ucraina, ma già porta a problemi a livello pan-ortodosso. Vorrei qui ricordare frammenti della lettera di sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios d'Albania al patriarca Kirill di Mosca, dove l'arcivescovo Anastasios ha detto che invece dell'unità degli ortodossi in Ucraina, raggiungeremo il pericolo di una spaccatura nell'unità dell'Ortodossia mondiale.

Tenendo conto di tutto ciò, il Concilio episcopale ha emanato una risoluzione in cui afferma che oggi l'autocefalia non riflette la necessità ecclesiastica interna, che ci è imposta dall'esterno e che la nostra Chiesa non si unirà agli scismatici senza il pentimento di questi ultimi. Abbiamo l'impressione che il nostro stato, insieme agli scismatici e al Patriarcato ecumenico, voglia strappare almeno una parte della nostra Chiesa. Ma la nostra Chiesa ha dimostrato la sua unità e integrità.

Tuttavia, nei media ucraini dicono che si pensa che ci siano quindici procure di alcuni metropoliti che non andranno al "concilio di riunificazione", ma incaricheranno qualcuno di votare a loro nome?

L'ho letto, è una fantasia. In caso contrario, il "concilio di riunificazione" potrebbe essere condotto su Internet o tramite Skype. Perché preoccuparsi di venire a Kiev? Tuttavia, se parliamo seriamente, vorrei prendere nota di due punti. Il primo: se anche fosse così come ha detto, allora questo fatto mostra quali cattive maniere abbia chi vuole commettere questa illegalità. E questo fatto non onora, prima di tutto, il Patriarcato ecumenico, che è stato coinvolto in questa storia. E in secondo luogo: se qualcuno dei vescovi andasse a questo "concilio", allora i loro credenti e il loro clero saranno i primi a non lasciarli tornare alle loro metropolie, come abbiamo visto a Vinnitsa, e come in un'altra metropolia, il cui vescovo ha fatto alcuni passi erronei. Perderanno le loro metropolie e saranno lasciati senza niente. Significa che il tema della "autocefalia da Costantinopoli" non sta trovando supporto tra i nostri fedeli, e questo non è il risultato delle azioni di Mosca, come falsamente affermato nello spazio pubblico.

Quale posizione ha assunto il vostro stato dopo il Concilio dei vescovi?

Le autorità statali stanno cercando di spaventare i nostri vescovi e sacerdoti. Durante l'ultima settimana, decine di articoli sono stati pubblicati sui media ucraini con sporche accuse contro vescovi e sacerdoti di spicco della nostra società. Inoltre, i rappresentanti del Servizio di sicurezza convocano i nostri vescovi per conversazioni. Questa non è ancora persecuzione della nostra Chiesa, come lo era ai tempi dell'Unione Sovietica, perché i tempi sono cambiati, ma ci offre indizi su ciò che vogliono da noi. Ci sono pressioni.

Se fossero solo lo stato o altre forze non religiose a fare pressioni, questo non sarebbe così offensivo per noi, perché conosciamo la storia della Chiesa. Ma quando questo è fatto o promosso o coinvolge in segreto un'altra Chiesa ortodossa locale, vale a dire quella di Costantinopoli, spiritualmente e psicologicamente, è difficile da accettare. Il Patriarcato ecumenico agisce in Ucraina come un partigiano, in segreto, ignorando la Chiesa canonica con milioni di credenti, con 12.500 parrocchie, con 90 vescovi e 5.000 monaci, ignorando la grande Chiesa canonica e prendendo le parti di quelli che fanno pressioni sulla nostra Chiesa. Tutto ciò che fa il Fanar, lo fa insieme con la leadership politica del nostro paese. Ieri, il presidente dell'Ucraina Poroshenko ha annunciato che il 25 novembre un funzionario statale, il signor Pavlenko, sarà al Fanar per partecipare a una riunione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli per prendere parte alla stesura finale o all'adozione del testo del Tomos.

In ogni modo, accadono cose strane quando funzionari governativi, da laici, pianificano di prendere parte all'incontro di un Santo Sinodo di una Chiesa e cercano di risolvere problemi ecclesiastici. È un peccato che vediamo questo strano comportamento nel Patriarcato di Costantinopoli. Non siamo d'accordo con questo e non permetteremo ai politici di intervenire nei nostri affari ecclesiastici.

Come vede il modo in cui le persone semplici della Chiesa e il vostro clero percepiscono questi eventi?

Osservo un fenomeno molto curioso e, allo stesso tempo, triste. Queste azioni illegali del Patriarcato di Costantinopoli compromettono agli occhi del popolo credente e del nostro clero non solo il Patriarcato ecumenico stesso, ma anche tutta l'Ortodossia di lingua greca. I nostri sacerdoti mi hanno detto che oggi molti credenti confessano ai loro confessori pensieri negativi contro il Patriarcato ecumenico a causa delle sue azioni in Ucraina. I nostri credenti comprendono che questi pensieri non sono qualcosa di buono per un cristiano, e quindi lo confessano. Alcuni sacerdoti che amavano servire in paramenti greci li abbandonano e usano paramenti russi. Osservo che alcuni dei nostri chierici, che erano soliti andare spesso sul Monte Athos, non hanno più un così grande desiderio di andarci. I nostri padri si stanno chiedendo: perché la Santa Montagna tace, perché i suoi padri non dicono nulla, vedendo violate le basi canoniche dell'Ortodossia nel mondo? In generale, vedo che sta nascendo una sorta di antipatia per tutto ciò che è greco.

I nostri credenti si sentono addolorati dal tradimento dei loro fratelli di fede, cioè del Patriarcato di Costantinopoli, che ha dato una pugnalata alle spalle della nostra Chiesa. I nostri credenti si sentono traditi. E questo dolore è più forte e più intollerabile di tutti quei conflitti e scontri con gli scismatici e gli uniati che abbiamo vissuto negli ultimi decenni.

Così, osserviamo una protesta silenziosa a un semplice livello quotidiano, un certo estraniamento dalla ricca e bella tradizione ortodossa greca. Non voglio dire che questo sia un fenomeno di massa, ma le tendenze sono proprio queste. Credo che questo sia un problema molto serio, perché uno scisma al semplice livello popolare è molto forte e duraturo nel tempo. È per questo motivo che ciò che il Fanar fa in Ucraina, sfortunatamente, si riflette in tutta l'Ortodossia di lingua greca. E, più in generale, riguarda l'intero corpo dell'Ortodossia. Speriamo che la gente nel mondo di lingua greca lo comprenda, e che tutti noi, con l'aiuto di Dio, troveremo la forza per superarlo.

Come si comportano gli scismatici in questa situazione?

Gli scismatici non sono cambiati. La rimozione degli anatemi e delle scomuniche sono stati percepiti da loro non come un'incorporazione nella Chiesa, ma come un riconoscimento da parte della Chiesa delle loro posizioni, quelle per le quali hanno creato uno scisma.

Cosa significa il fatto che il Patriarcato ecumenico ha riconosciuto gli scismatici? Significa che ha cambiato il suo atteggiamento nei confronti degli scismatici, ma gli stessi scismatici non sono cambiati. Perché è necessario il pentimento dei peccatori o degli scismatici nella Chiesa? Per far cambiare loro idea. La parola greca pentimento ("metanoia" greca) significa un cambiamento di mente. È necessario che gli scismatici cambino e non costringano la Chiesa stessa a cambiare. In altre parole, il peccatore, invece di pentirsi, cambiando la sua vita davanti a Dio, vuole che Dio stesso cambi in relazione a lui. Se la Chiesa accetta i peccatori senza che questi cambino, cosa accadrà?

Questo mi ricorda la parabola evangelica del Signore sugli invitati al matrimonio, quando il Signore vide "un uomo che non era vestito in abiti nuziali e gli disse: amico! Come mai sei entrato qui senza abiti nuziali? Ed egli tacque" (Mt 22,11-12). La Chiesa non accetterà i peccatori impenitenti nel suo grembo. Anche se lo facesse, alla fine li rifiuterà.

Vediamo che gli scismatici non sono cambiati dopo l'11 ottobre, quando il Patriarcato di Costantinopoli ha preso la sua decisione. Gli scismatici sono rimasti ostili, aggressivi contro la nostra Chiesa. Le Chiese ortodosse di Serbia e Polonia lo hanno capito e confermato, e siamo loro grati per questo. Inoltre, gli scismatici riconosciuti dal Patriarcato ecumenico non hanno un sacerdozio e una gerarchia validi. E se le altre Chiese locali ortodosse non pronunciano il loro categorico "no", come hanno già affermato le Chiese serba e polacca, domani saranno costretti a celebrare con persone che non hanno e non hanno mai avuto un'ordinazione canonica. All'inizio dello scisma, la consacrazione episcopale dei vescovi fu compiuta da avventurieri, che non erano nemmeno sacerdoti, che ingannarono i primi scismatici e "ordinarono" come "vescovi", e avevano anche problemi morali.

Vorrei anche notare che, fin dalla primavera del 2018, quando è iniziata tutta la storia del Tomos, nessuna delle Chiese autocefale locali ha espresso un accordo con le azioni del Patriarcato ecumenico in Ucraina. E la posizione delle Chiese serba e polacca, che ha rifiutato di riconoscere la legalizzazione degli scismatici, testimonia e dà speranza che nessuna delle altre Chiese avrà un'altra posizione che differisca dalla posizione delle due suddette Chiese. Ciò significa, a mio parere, che se il Patriarcato ecumenico non cambia la sua posizione, allora entrerà sicuramente in un vicolo cieco.

Che si fermino, che inizino un dialogo con noi, con la Chiesa russa, così come con altre Chiese locali. Insieme troveremo una soluzione. Siamo pronti per il dialogo. Altrimenti, perderemo tutto e il Patriarcato di Costantinopoli sarà il primo a perdere, così come tutta la Chiesa ortodossa.

 
Perché il Qatar vuole ingraziarsi la Russia

Il Qatar ha agito con impunità per anni nel suo sostegno ai gruppi terroristici islamici. Ora ha paura di una risposta russa?

Come è stato riferito, i leader dell'Unione internazionale degli studiosi musulmani hanno redatto una lettera aperta, affermando che "condividono un atteggiamento positivo nei confronti della Federazione Russa, che sostiene oggi gli arabi e i musulmani". Inoltre, la lettera afferma che se si deve prendere qualsiasi decisione che coinvolga la Federazione Russa, quelli che prendono la decisione devono prima consultare i teologi islamici della Russia. La lettera è veramente unica: di fatto, dice che l'Unione internazionale degli studiosi musulmani sostiene le azioni delle autorità russe in Siria. Se in questa lettera ci sono almeno un paio di parole sincere, allora vuol dire molto, soprattutto ricordando che la sede di questa organizzazione si trova a Doha – la capitale del Qatar, uno stato wahabita. Inoltre, la lettera afferma che il destino di Bashar al-Assad dovrebbe essere deciso dal popolo siriano stesso.

Sarebbe un eufemismo dire che si tratta di un passo insolito, dal momento che questa Unione internazionale è una delle più influenti e autorevoli organizzazioni musulmane del mondo, che riunisce musulmani sunniti, sciiti e anche ibaditi, i musulmani maggioritari in Oman. Ci sono almeno 90.000 eminenti studiosi musulmani nelle file di questa Unione, tra cui più di 40 dei più autorevoli teologi russi – mufti e rettori di istituzioni islamiche delle regioni del nord del Caucaso e del Volga. Quindi, si tratta di un'organizzazione davvero influente.

Yusuf al-Qaradawi, leader dell'Unione internazionale degli studiosi musulmani

Ma una cosa va sempre ricordata – il presidente dell'Unione internazionale degli studiosi musulmani è Yusuf al-Qaradawi, il leader spirituale e ideologico dei Fratelli musulmani, che restano la più grande associazione di islamisti radicali in tutto il mondo. Nel 1963 l'allora presidente egiziano Gamal Abdel Nasser espulse Yusuf al-Qaradawi dall'Egitto per tentativi di minare il regime al potere. Ma lo studioso radicale non ha vagato per il mondo per molto tempo, trovando rifugio nell'emirato wahabita del Qatar. Yusuf al-Qaradawi è stato il leader spirituale e la mente ideologica di tutte le "rivoluzioni" arabe – egiziana, libica, siriana e yemenita. È stato lui, insieme con l'ex primo ministro del Qatar Hamad bin Jassim, a organizzare nel 2011 un assalto all'ambasciatore russo a Doha, dal momento che l'inviato russo aveva rivelato le sue feroci politiche per incoraggiare le rivoluzioni arabe.

In gran parte l'influenza a causa di Qaradawi sull'ex emiro del Qatar, ora superata dall'influenza che ha sull'emiro regnante Tamim bin Hamad Al Thani, Doha si è messa a fomentare e finanziare l'ondata delle "primavere" arabe e, nonostante tutti i recenti cambiamenti della situazione in Siria, continua a sostenere il gruppo terroristico che va sotto il nome di Jabhat al-Nusra. La cosa curiosa è che dopo l'intervento russo in Siria, lo sheikh Yusuf ha esortato i musulmani di tutto il mondo a condurre una "jihad" contro la Russia, e ora assistiamo a una completa inversione delle sue politiche.

Molti analisti hanno subito notato che stiamo assistendo a un fenomeno incredibilmente positivo, quasi un completo cambiamento di mentalità da parte di Qaradawi. Ma vi è davvero un cambiamento? È ovvio che un leopardo non può cambiare le sue macchie.

La domanda è: cosa si cela dietro questo passo? La risposta è abbastanza semplice – lo Stato del Qatar ha finalmente capito che è inevitabile la retribuzione per il suo continuo sostegno del terrorismo internazionale. È stato chiaro fin dall'inizio che c'era una traccia del Qatar nell'attacco terroristico contro l'aereo russo sul Sinai, che è costato la vita a 224 persone. Anche se non sono stati i servizi di sicurezza del Qatar a progettare questo attacco, in ogni caso, è stato effettuato da gruppi sponsorizzati dal Qatar. Ciò può portare a delle sanzioni contro lo Stato wahhabita, dal momento che il sostegno finanziario al terrorismo è una diretta violazione di un certo numero di convenzioni delle Nazioni Unite. E poi, l'attacco terroristico sul Sinai è stato seguito dal'attacco alla Francia, che ha portato all'uccisione di 132 persone. C'è un numero crescente di richieste espresse in tutto il mondo per stabilire un tribunale internazionale per processare l'ISIL e i suoi sponsor, ai quali il Qatar e l'Arabia Saudita sono stati abbastanza attivi nel fornire sostegno.

Non è un caso che il 18 novembre il presidente russo Vladimir Putin abbia firmato un decreto, in base al quale sta per essere assemblata una commissione speciale per raccogliere informazioni su individui e gruppi che hanno sostenuto i terroristi internazionali. Inoltre, questa commissione avrà il diritto di richiedere tali informazioni da parte delle autorità di paesi stranieri. Saranno quindi congelati tutti i fondi e le proprietà che tali individui o gruppi hanno utilizzato per aiutare i terroristi.

Pertanto, la famiglia regnante del Qatar ha deciso di ottenere per sé una qualche forma di assicurazione nel peggiore degli scenari, iniziando a fare pressioni su Qaradawi per redigere una lettera a sostegno della Russia e delle sue azioni. Questa lettera sarà presto seguita da tentativi di dimostrare a Mosca che il Qatar condivide "una profonda comprensione" della posizione della Russia sulla Siria. Dopo tutto, se i leader di ISIL, Jabhat al-Nusra, Jaish al-Fath, e Jaish al-Islam stanno per essere catturati e consegnati alla giustizia, possono testimoniare contro i paesi e le organizzazioni che sono stati direttamente coinvolti nella sponsorizzazione dei crimini contro Siria, Iraq, Francia e Russia. Allora seguirà una lunga lista di funzionari e studiosi di spicco del Qatar che saranno inevitabilmente processati e condannati.

C'è un solo problema: oltre al Qatar e l'Arabia Saudita, che, in linea di principio, non sono difficili da punire, ci sono paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Turchia, la Giordania e altri che hanno sostenuto allo stesso modo i terroristi. Alcuni senatori degli Stati Uniti, tra cui John McCain, si sono incontrati personalmente con i leader dei gruppi radicali. La CIA e il Pentagono hanno fornito loro armi e addestrato i loro militanti per creare una "opposizione" al governo siriano eletto. Turchia e Giordania hanno fornito il loro territorio per dislocare campi di addestramento, permettendo ad armi e terroristi di fluire verso la Siria attraverso i loro territori. Ma i funzionari degli Stati Uniti non saranno perseguiti, stiamo parlando di una delle due maggiori potenze nucleari nel mondo. L'Inghilterra sarà protetta dai procedimenti giudiziari da parte di Washington, dal momento che è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre la Turchia e l'Arabia Saudita hanno un ruolo "speciale" nella politica di Washington. Ma nulla impedisce ai funzionari americani di schiacciare un emirato nano sotto il bus. La dinastia regnante sarà semplicemente sostituita da un sistema di governo repubblicano nel processo di "democratizzazione" del Medio Oriente.

Non esiste alcuno scenario in cui Mosca dovrebbe credere che il Qatar possa cambiare le sue posizioni. L'emirato mantiene il suo sostegno all'ISIL e ad altri gruppi terroristici in Siria e in Iraq, e danneggia gli interessi della Russia inondando i mercati europei con le sue forniture di gas naturale liquido a buon mercato. Soprattutto, l'indagine sull'abbattimento dell'airbus russo in Egitto dovrebbe stabilire chi c'era dietro davvero.

Speriamo che Mosca non sarà ingannata dalla lettera di Yusuf al-Qaradawi. Doha era e rimane una nemica della Federazione Russa, e lo rimarrà finché non sarà punita per tutti i crimini che ha commesso contro la Russia, tra cui la sponsorizzazione della rivolta terroristica in Cecenia 20 anni fa.

Se i paesi occidentali intendono evitare che il Qatar sia perseguito, qualora sia stabilita la sua partecipazione all'abbattimento dell'airbus della Russia, Mosca può procedere con una punizione da solo, a norma dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che concede il diritto all'autodifesa in caso che sia commesso "un atto di guerra". E il presidente russo Vladimir Putin ha già classificato l'abbattimento dell'A321 come un atto di guerra, così i responsabili non potranno eludere l'accusa.

 
Paolo, l'equivalente cristiano di Muhammad

Sono pochi i paragoni tra Muhammad e san Paolo, sicuramente una figura di grande inciampo per ogni pretesa dell’islam di essere il compimento del messaggio di Gesù Cristo. Partendo dal concetto di “apostolo universale”, il teologo ortodosso greco Teodoro Riginiotis offre un’interessante comparazione tra le due figure, mostrando quanto i rispettivi apostolati siano mossi da istruzioni divine antitetiche tra loro. Il paragone tra Paolo e Muhammad, che presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti, è corredato in nota da una digressione storica che sottolinea il senso della guerra nel messaggio cristiano e in quello islamico.

 
Intervista di Tudor Petcu a James L. Kelley

Prima di tutto, vorrei che parlasse un po' di lei e della sua conversione all'Ortodossia, in modo che i nostri lettori scoprano la sua personalità.

Sono cresciuto come protestante nella denominazione della Chiesa di Cristo, che afferma di seguire solo la Bibbia. La piccola chiesa che frequentavo con la mia famiglia era composta principalmente da persone anziane che prendevano sul serio la loro fede, che erano umili e non portate a condannare gli altri cristiani. Credo che sia stata la Provvidenza a introdurmi a questa versione del cristianesimo invece che ai gruppi più duri e meno pii che in seguito ho conosciuto da adolescente che visitava altre chiese.

Quando sono andato al college, mi sono sentito molto deluso dal protestantesimo, che mi sembrava una massa di confusione e contraddizione. Tuttavia, anche in questo periodo relativamente agnostico, sapevo da qualche parte nel profondo che Cristo era la risposta, perché, come diceva Dostoevskij, nulla è più vero e più bello di Cristo, di Dio che diventa uomo per salvare l'uomo. Tuttavia, ho rinviato la questione della Chiesa fino al 2001, quando sono stato introdotto agli scritti dei Padri della Chiesa. Che sorpresa! Questo era il vero insegnamento di Cristo. Il corpo di Cristo è portato avanti come una vera entità nei sacramenti e nella vita di coloro che sono degni di riceverli.

Sono stato ricevuto nella Chiesa ortodossa antiochena qui a Norman, in Oklahoma, ma presto sono diventato un membro della Chiesa ortodossa russa all'estero. Da allora, ho frequentato la parrocchia di san Benedetto a Oklahoma City, in Oklahoma. Il mio padre spirituale è l'arciprete Anthony Nelson.

Qual è il cambiamento più importante nella sua vita da quando è diventato ortodosso?

La preghiera. All'inizio, ho chiesto a un mio amico serbo, "Quando dovremmo pregare?" Lui ha risposto: "noi siamo ortodossi, preghiamo sempre". La comprensione dell'uomo, l'antropologia dell'Ortodossia, è l'unica che abbia senso per me. Perché Dio dovrebbe creare un libro che, quando lo leggi, ti dia verità infallibili, indipendentemente dal fatto che il tuo "sudicio inconscio", come lo definisce padre John Romanides, sia stato guarito o no? L'Ortodossia si focalizza sulla purificazione dell'uomo interiore, il nous, attraverso l'ascesi e attraverso i santi sacramenti. Solo nel contesto della conformità interiore a Dio possono essere comprese le Sacre Scritture o le sacre funzioni.

È scoraggiante vedere teologi come padre Nikolaos Loudovikos che vedono nella teologia di padre John Romanides una de-enfatizzazione deiacramenti. Cosa significa enfatizzare i sacramenti? Siamo salvati attraverso un tornello o un distributore di caramelle, un meccanismo che conta se siamo o no andati in chiesa? No, un sacramento conferisce a chi cerca il livello di unione con le energie divine per le quali lui o lei ha lavorato. E, naturalmente, la partecipazione al sacramento è di per sé un'opera purificatrice, quindi non c'è, e non può esserci, alcuna contraddizione tra l'enfasi di padre John sulla liturgia che deve avvenire nell'uomo interiore e la vita nei sacramenti della Chiesa. Chiunque percepisca un'opposizione, sta proiettando il proprio errore sugli scritti di un uomo santo.

Quindi, perché tutta la confusione e l'equivoco sui sacramenti e sulla loro relazione con la vita interiore? Penso che gli esseri umani possano farsi ingannare da un desiderio travolgente di un'ancora universale che sembra tangibile e reale come se fosse una pagnotta di pane in una stanza di cui abbiamo una chiave. Essendo accessibili ai nostri occhi, mani e bocche, e essendo separabili dal suo recinto, comprendiamo questo pane, questo oggetto là fuori, dalla nostra prospettiva onnisciente, il nostro punctum Archimedis, come un oggetto di esperienza di cui abbiamo una conoscenza certa.

Penso che sia da qui che è iniziata la filosofia greca: qual è il fondamento immutabile e inamovibile del mondo? Deve essere un tipo di Essere che serve come sfondo assolutamente immutabile a tutti i cambiamenti. "Tutto ciò che è, è, tutto ciò che non è, non è", come disse Parmenide. Quindi, come l'autoproclamato "amante della sapienza", il filosofo, possiamo ora dare legittimità a qualsiasi aspetto del mondo che sembra più solido e immutabile, e scartare ciò che sembra essere l'aspetto più effimero. Il filosofo guarda con occhi come questi alle istituzioni e conferisce su di loro il suo imprimatur (con riserve, ovviamente), e si ritira come una persona dotata in possesso della conoscenza dell'Essere.

L'Ortodossia non inizia con un aristocratico che assume che il suo apparato noetico, la sua mente, non aiutata da Dio, possa determinare ciò che è immutabile e ciò che è mutevole. L'Ortodossia inizia con la disperazione: Dio è increato, io sono creato e mutevole. Io sono perso senza essere salvato, perché la creazione è dolore, limitazione, morte. La creazione è una piaga aperta che non si può chiudere da sola; non può afferrare la materia al di fuori della propria vita dolorante e urlante. Se stiamo attenti a noi stessi, troviamo il nostro uomo interiore che ci dice che la questione della creazione (chi mi libererà dal corpo di questa morte?) deve venire sia dall'esterno della creazione sia dall'interno della creazione. Quindi deve esserci una rivelazione. È così che Cristo è venuto all'uomo prima dell'Incarnazione: gli uomini hanno disperato per la loro stessa corruzione e l'Angelo del gran consiglio li ha visitati nel loro nous, compiendo lì la Divina Liturgia, riversando lì lo Spirito Santo. Questo è il motivo per cui san Giovanni il Precursore riconobbe Gesù come il Cristo: il suo nous stava già co-interpretando la Liturgia con Dio Padre attraverso il Figlio nello Spirito (sebbene in previsione della piena promessa di Cristo, più tardi adempiuta nella Chiesa, che si estende avanti e indietro per salvare tutta la natura umana, anche se ogni uomo deve assumersi volontariamente questa salvezza, come sottolineano san Massimo e altri).

Quindi, l'Ortodossia inizia con l'essere umano che si rende conto che il suo uomo interiore ha bisogno di essere purificato. L'Ortodossia inizia, persiste e termina con il nous purificato, dove Dio e la Liturgia sono sperimentati direttamente dall'uomo. La filosofia parte con un uomo di influenza terrena (o, perlomeno, un uomo che pensa di essere in grado di discernere i principi dell'ordine nel cosmo e di piegare la società verso questo ordine) che è ispirato da uno spirito cattivo a proiettare su istituzioni umane il suo senso di euforia per la sua volontà di potenza e per chiamare questa intera confusione "physis" o "natura".

Teologi e politologi di solito si aggrappano all'una o all'altra nozione di legge naturale perché inconsciamente credono più nella loro capacità di controllare e manipolare il loro ambiente che nel loro destino di essere un co-promotore delle energie divine. Qual è la tabella di marcia per essere quest'ultimo? La vita dei santi e la vita nella Chiesa. Ma siamo tutti tentati di fare più affidamento su norme, regole e precetti che sulle lacrime e sulla disperazione del salmista. Sto forse suggerendo l'anarchia spirituale, come se la vita spirituale non fosse guidata da comandamenti stabiliti in sacri scritti, riti e logoi di guide spirituali? Dio non voglia! Ma, come dice padre John, le parole sono una guida verso uno stato in cui le parole sono sostituite dalla cosa significata dalle parole. Invece di quello che offrono padre John e gli scrittori patristici, la gente sembra volere una Costituzione e una Carta dei diritti della Chiesa, un piano di massimi e minimi che consenta l'adesione nominale al Corpo di Cristo. La gente pensa di volere ciò che offre il grande inquisitore di Dostoevskij e lo giustifica in termini di debolezza delle masse, degli ottenebrati che non raggiungeranno l'illuminazione e la glorificazione se non li salveremo noi. Per tutto il tempo, la volontà di potenza è resa operativa per radunare le persone in edifici per il loro bene, per dare loro un minimo esistenziale di Ortodossia. Ci si appella spesso alla quantità: bene, vediamo la gente diventare santa intorno a noi? No, non succede, almeno per quanto possiamo vedere con la nostra visione non assistita. Ma ci vuole un santo per riconoscere un santo, quindi la domanda torna al livello qualitativo: stiamo diventando come Cristo? E qui non intendo il moralismo, voglio dire, stiamo purificando il nous in modo che la Liturgia sia co-interpretata da noi? Come diceva san Paolo, "voglio che tutti voi siate perfetti", cioè andare oltre le parole, sperimentare Dio direttamente. Altrimenti, la nostra fede è una semplice istituzione sociale, un club pieno di gente che si aggrappa ai certificati di battesimo.

Posso sentire che padre Nikolaos e altri chiamano questo "guruismo" e "rigorismo". "Abbiamo bisogno dell'istituzione oggettiva della Chiesa per controbilanciare le nostre convinzioni interiori", diranno. La verità è che gli esseri umani vogliono eludere la decisione a tutti i costi, vogliono sostituire la responsabilità di gridare nel vuoto di una fredda notte con l'interno caldo e accogliente di un sistema di norme, di un dominio neutrale che promette risultati attraverso un meccanismo. Noi nascondiamo da soli i brutti ingranaggi di questo meccanismo, come il filosofo che elude la ridondanza di "A = A" che oscura la mente dietro un torrente di parole altisonanti. Questo è legalismo, questo è qualcosa che possiamo controllare e quindi qualcosa da cui possiamo essere controllati. Come diceva Eraclito, "la natura ama nascondersi", e noi amiamo inchinarci a leggi ampie e abbastanza diffuse da comprendere tutto lo spazio e il tempo. L'Altro è totalizzato all'interno del nostro sistema filosofico come qualcosa che sempre è già vincolato alla legge che siamo venuti a conoscere, e così la nostra scelta di legarci ci unifica come esseri eletti, come quella nobile tribù, gli amanti dell'ordine cosmico, i filosofi. E in questo modo, contro Lévinas, abbiamo reso tutti gli altri ostaggi all'interno della nostra griglia di ferro.

La Chiesa è il corpo di Cristo. Sono i sacramenti, sono le vite dei santi e, in quanto tale, è la vita di ogni cristiano ortodosso, che è solo ortodosso in quanto santo, santo e quindi sacramentale. Devo forse de-enfatizzare i santi sacramenti dicendo, insieme a padre John, che i sacramenti esistono così che diventiamo consapevolmente ma ineffabilmente uniti alle energie della Santissima Trinità? Dio non voglia.

Pensa che la Chiesa ortodossa possa essere considerata una sorta di ospedale per le anime ferite?

Nelle cliniche pagane degli antichi greci troviamo i medici di Asclepio, che trattavano l'uomo intero (così come lo capivano), interiore ed esteriore. I trattamenti nel sistema di Asclepip possono includere dormire accanto a una sorgente naturale pura o avere il medico che prende medicine per te, in modo che possa ricevere in sogno una rivelazione che rivelerà una cura olistica, che comprende il corpo, la mente cosciente, e le profondità inconsce della mente. L'Ortodossia è olistica in quest'ultimo senso, trattando l'uomo intero, guidando l'uomo intero verso un altro modo di esistere, senza limitarsi a dargli una pozione, come fanno oggi i dottori nella medicina occidentale. Sebbene la cura sia facilitata nella vita della Chiesa, essa richiede una cooperazione interiore, un'assimilazione interiore del divino, che è l'unica medicina che può veramente guarire l'uomo nelle sue profondità.

Per favore, descriva in ​​poche parole come le appare la vita ortodossa nel suo paese.

È una sorta di oasi. Il monachesimo, dove esiste, è come un'orchidea che ha bisogno di molta cura esterna per sostenersi. Fabbricare cestini per tutto il giorno non è sufficiente per pagare l'elettricità in un monastero di oggi. Inoltre, la spesa per comprare un pezzo di terra, pagare le tasse su di esso ogni anno, costruire una struttura per ospitare i monaci: tutto questo è al di fuori dei mezzi di molte giurisdizioni di qui, e non c'è proprio molta enfasi posta sul monachesimo qui. Questo potrebbe cambiare, ma come e quando non lo so. Non posso fare alcuna generalizzazione sulla qualità della vita parrocchiale. So solo che nella mia parrocchia c'è un alto livello di impegno nel vivere la vita ortodossa nonostante le innumerevoli distrazioni che si intromettono dall'esterno.

Pensa che l'Ortodossia occidentale potrebbe prosperare in futuro, e se sì, come?

La democrazia occidentale si vanta della sua tolleranza verso tutte le forme di vita, ma in pratica si oppone a qualsiasi visione della vita che mette in discussione il suo stesso relativismo. Mettere in discussione la caducità di tutti i valori significa essere intolleranti, secondo la mentalità di oggi. Ma, come mi piace ripetere, l'unica misura reale di tolleranza è questa: quanto sei tollerante verso l'intolleranza? Nessun gruppo politico supera questo test, quindi il conflitto tra gruppi è inevitabile, se non altro come un confine che distingue diversi modi esistenziali di vita. Come può fiorire l'Ortodossia nella democrazia occidentale? Non confondendo l'obiettivo della trascendenza, dell'illuminazione del nous, con gli obiettivi politici creati dall'uomo. Il politico è provvisorio, sebbene connesso relativamente con la provvidenza. Noi non siamo protestanti, quindi non vediamo il mondo come un teatro oscuro i cui giochi di potere non hanno alcuna connessione con le realtà spirituali (alcuni protestanti, però, sarebbero d'accordo con noi su questo). Tuttavia, non siamo nemmeno dei filetisti, non pensiamo che Dio sorrida di più su un'etnia che su un'altra, semplicemente a causa del proprio diritto di nascita. L'Ortodossia è la guarigione dell'anima, ma rivela indirettamente ciò che è politico, facendo luce su ciò che non lo è.

Dato che lei è un convertito all'Ortodossia, come può l'Ortodossia, secondo lei, diventare un modo di vivere? Non meno importante, quale sarebbe la sua testimonianza agli individui eterodossi che intendono esplorare più l'orizzonte ortodosso?

L'Ortodossia si basa sull'obbedienza, ma l'obbedienza è precisamente ciò che la modernità odia. L'Ortodossia non diventa uno stile di vita limitandosi a eleggere membri greci al Congresso o a ad andare in seminario. È sempre più facile pensare a ampi cambiamenti sociali e programmi radicali piuttosto che prestare attenzione ai compiti semplici dati dal tuo padre spirituale. Prendiamo le sue parole come se venissero da Cristo stesso? Seguiamo coscienziosamente queste parole di momento in momento? Questa è purificazione interiore, e questa è l'unica misura reale per la "vita ortodossa". Per inciso, la purificazione del nous può essere vista solo da Dio e da coloro che si stanno purificando. È tutta una sciocca perdita di tempo dal punto di vista del mondo.

Secondo lei quali pensatori o rappresentanti ortodossi hanno contribuito maggiormente all'evoluzione dell'Ortodossia nelle società occidentali?

Padre Georges Florovsky e il suo allievo, padre John Romanides, sono esempi di mente ortodossa al lavoro in Occidente, ma ce ne sono innumerevoli altri. I figli spirituali di padre Sophrony dell'Essex sono in stretto contatto con il monastero antiochiano di Wichita, nel Kansas, quindi c'è un'alta qualità di vita spirituale all'interno delle mura del loro monastero, che ho visitato personalmente. Grazie per questa opportunità di parlare dell'Ortodossia nel suo paese amato da Dio. Nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, amen.

 
Metropolita Ilarion: il tentativo di unire la Chiesa canonica ai gruppi scismatici è fallito

Il 24 novembre 2018, in un'edizione speciale del programma "La Chiesa e il mondo" (Tserkov' i mir), il metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, ha risposto alle domande della direttrice del canale televisivo, Ekaterina Grachëva.

Ekaterina Grachëva: Buon giorno! Questo è il programma "La Chiesa e il mondo", in cui parliamo con il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa del Patriarcato di Mosca, il metropolita Ilarion di Volokolamsk. Buon giorno, vladyka!

Metropolita Ilarion: Buon giorno, Ekaterina! Buon giorno, cari fratelli e sorelle

Il "Concilio di riunificazione" si sarebbe tenuto il 22 novembre in Ucraina. Inaspettatamente è stato posticipato a dicembre. Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha detto che non era pronto a concedere il Tomos di creazione di una Chiesa autocefala in Ucraina poiché "le autorità ucraine non hanno potuto garantire che i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non sarebbero stati perseguitati". Che cosa significa questa inversione e perché, alla fine, il "concilio" è stato rinviato?

Il tentativo di unire la Chiesa canonica ai gruppi scismatici è fallito, e Costantinopoli deve ora inventare qualcosa di nuovo per ottenere, nonostante tutto, il suo piano di autocefalia ucraina, anche se ancora non sappiamo davvero a quale chiesa ucraina sarà concessa l'autocefalia.

D'altra parte, una delle condizioni imposte da Costantinopoli al presidente Poroshenko era che Filaret (Denisenko) non avrebbe partecipato al processo. C'è un accordo tra Poroshenko e Bartolomeo, ma Filaret (Denisenko) non vuole arrendersi. Ha iniziato scrivendo una lettera al patriarca di Costantinopoli per informarlo che stava ritirando la sua candidatura e che non avrebbe rivendicato il posto di primate di questa chiesa in fondazione, ma che voleva allo stesso tempo mantenere il titolo di patriarca emerito di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina e presiedere il sinodo della nuova struttura. Questo non faceva parte dei piani di Costantinopoli, e il Patriarcato di Costantinopoli ha fatto sapere che Filaret non avrebbe avuto ciò che voleva. Denisenko ha fatto nuove dichiarazioni, che non ci sarebbero state promozioni o ritiri della candidatura, e che è necessario riunire un concilio che elegga chiunque desideri. Se mi scelgono, ha detto Filaret, prenderò la mia decisione.

Il Patriarcato di Mosca non ha in programma di inviare qualcuno a questo "concilio di riunificazione"? In tal caso, come possiamo parlare di un concilio di riunione e, più in generale, sarà un concilio valido?

Dal nostro punto di vista, sarà totalmente invalido: è un brigantaggio, non un concilio di riunificazione. Il Patriarcato di Mosca non vi manderà nessuno. Dei 90 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, 87 hanno votato contro il "concilio di riunificazione" e per mantenere lo stato attuale della Chiesa ortodossa ucraina, che è una chiesa autonoma nel seno del Patriarcato di Mosca.

È attualmente verosimile che due vescovi canonici partecipino a quest'assemblea di briganti. C'è anche il rischio che la data del "concilio" sia stata posticipata per continuare a fare pressioni sui vescovi della Chiesa canonica, dei quali una stragrande maggioranza ha affermato di non voler partecipare. Il presidente Poroshenko ha bisogno di tempo per forzare la resistenza di alcuni di loro. Varie cifre sono state avanzate: si diceva che 25 vescovi (della Chiesa ortodossa ucraina) avrebbero preso parte, poi 10... Per il momento, ci sono solo due potenziali candidati. Questo non è abbastanza per Poroshenko e Bartolomeo, che vogliono dare almeno una parvenza di legittimità al "concilio". Ecco perché penso che proveranno a forzare la mano ai vescovi della Chiesa canonica. Questo è ciò che sta accadendo ora: sono convocati alla SBU (il servizio di sicurezza ucraino, ndt), Si insiste sul fatto che si uniscano alla nuova "chiesa autocefala", in modo da incitare il maggior numero possibile di vescovi canonici a prendere parte al brigantaggio.

I primati delle chiese non canoniche ucraine, Filaret e Makarij, hanno scritto per la prima volta al patriarca di Costantinopoli per dichiarare che erano pronti a rinunciare alla loro candidatura. Poi hanno detto che non era vero. La campagna elettorale è in pieno svolgimento. Voglio chiederle, in qualità di Presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, come principale diplomatico della nostra Chiesa: Petro Poroshenko non spenderà troppa forza e mezzi per questa campagna elettorale del capo della chiesa ucraina non canonica, perdendo punti politici e la sua stessa posizione, privandosi del tempo per occuparsi della sua campagna elettorale?

Lei ha posto la domanda in modo giusto, perché, naturalmente, Poroshenko ha fatto della questione ecclesiastica quasi il tema principale della propria campagna elettorale. È sicuro che se riuscirà a "riunire le chiese ucraine", come dice lui, questa sarà l'impresa per la quale il popolo lo rieleggerà come presidente. Ma è già evidente che non riuscirà a unire la Chiesa canonica con i gruppi scismatici. Un laico che interferisce negli affari ecclesiastici non può che commettere errori. Poroshenko ne ha già fatti e ne farà ancora di più. Pertanto, penso che questo evento sarà la fine della sua carriera politica. Al suo posto arriveranno nuove persone che, spero, impareranno alcune lezioni dal fallimento del cosiddetto concilio di riunificazione della cosiddetta chiesa autocefala, anche se qualche pezzo di carta sarà rilasciato dal Patriarca di Costantinopoli a qualche gruppo di scismatici.

Vladyka, lei è appena tornato da un lungo viaggio. È andato in Siria, a Cipro e in Egitto, dove ha incontrato i leader delle Chiese ortodosse locali. Diverse Chiese ortodosse hanno già sostenuto apertamente il Patriarcato di Mosca e condannato Costantinopoli. Sto parlando delle chiese ortodossa serba e polacca. Qual è la posizione dei primati che ha incontrato in Medio Oriente?

Tutti i primati capiscono cosa sta succedendo. Non tutti possono o vogliono dichiarare apertamente la loro posizione, perché ognuno di loro ha delle responsabilità verso la sua Chiesa, ognuno ha contatti e collegamenti con il patriarca di Costantinopoli. Il Patriarcato di Antiochia si è già pronunciato più volte sull'incapacità di Costantinopoli di dichiarare unilateralmente un'autocefalia, sul fatto che l'autocefalia deve essere proclamata con il consenso di tutte le Chiese ortodosse locali, ma non lo ha detto ora. Il patriarca di Alessandria non ha rilasciato alcuna dichiarazione in tal senso, ma è naturalmente anch'egli preoccupato per la situazione. Durante la nostra conversazione, gli ho detto francamente: oggi lei occupa il primo posto perché abbiamo tagliato fuori [il primate di] Costantinopoli. Va anche notato che pure la Chiesa di Cipro ha una comprensione della complessità di questo problema, ma sua Beatitudine l'arcivescovo Crisostomo di Cipro non ha espresso pubblicamente il proprio sostegno alla Chiesa ortodossa russa.

È interessante notare che nessuna chiesa locale ha dichiarato il proprio sostegno agli atti di Costantinopoli. Secondo me, questo è un fatto molto importante. Alcune Chiese stanno aspettando i prossimi eventi. So che diversi primati delle Chiese ortodosse locali hanno incontrato il patriarca Bartolomeo o gli hanno parlato per telefono, chiedendogli di evitare misure spericolate e pregandolo di astenersi. Sfortunatamente, il patriarca di Costantinopoli non ascolta nessuno: ignora completamente l'opinione delle Chiese locali, non vuole sentire le voci dei suoi confratelli. È così appassionato nel realizzare questo comando politico che, a mio parere, ha perso ogni percezione realistica della realtà. Questo diventa un problema serio non solo per i rapporti tra Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca, ma per tutto il mondo ortodosso. I primati delle chiese locali lo capiscono molto bene.

La tensione sta aumentando, anche la posta in gioco è in aumento. Poroshenko ha promesso 20 chiese a Bartolomeo. A quanto ammonterebbe oggi la mazzetta?

Abbiamo parlato di 25 milioni di dollari, che sarebbero stati pagati al patriarca Bartolomeo. Non possiamo né confermare né smentire queste informazioni, ma ne abbiamo parlato nella stampa.

Il Patriarcato di Costantinopoli, nella preparazione di questa famosa presunta autocefalia, si propone di elencare nel Tomos i propri diritti e il ripristino di tutte le stavropegie che erano un tempo di proprietà di Costantinopoli in Ucraina. Sono state abbastanza numerose, secondo i tempi. Sono monasteri, chiese, diversi edifici. L'elenco riguarda più di 20 edifici. Questa lista è stata composta per il patriarca di Costantinopoli da uno storico che ha riesumato da diversi documenti informazioni su vari acquisti e stavropegie in tempi diversi. Ciò che Costantinopoli vuole proporre all'Ucraina, in realtà, non è certamente una vera chiesa autocefala. Sarà una struttura per metà autocefala, largamente dipendente da Costantinopoli.

Nel Tomos che il patriarca Bartolomeo si è dichiarato pronto a concedere, sarà specificato, in particolare, che il capo della nuova chiesa riceverà il miro da Costantinopoli. Il diritto di preparare e distribuire il miro è un fattore molto importante dell'indipendenza ecclesiastica, perché il sacramento della cresima è conferito con il miro benedetto dal primate della Chiesa locale. Se il miro è ricevuto da un'altra chiesa, significa che non abbiamo a che fare con una chiesa locale ma con una chiesa semi-locale.

Inoltre, il Tomos fisserà sicuramente la teoria che i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli hanno diffuso in tutto il mondo: per loro, il patriarca di Costantinopoli ha il diritto di esaminare gli appelli (contro le decisioni della gerarchia delle altre Chiese). In altre parole, la cosiddetta Chiesa autocefala ucraina sarà, fin dall'inizio, posta in una situazione di stretta dipendenza da Costantinopoli. D'altra parte, sul territorio dell'Ucraina, ci saranno da 20 a 25 metochi, presentati direttamente al patriarca di Costantinopoli, oltre alla cosiddetta chiesa autocefala.

Petro Poroshenko voleva essere in Europa. Ora è l'Europa che sta arrivando a casa sua, prendendosi gran parte delle sue proprietà.

Sì, assolutamente. Va detto che anche gli scismatici ucraini ora capiscono che ciò che Costantinopoli vuole offrire loro non corrisponde affatto a ciò che volevano, a ciò che sognavano. Ma anche in questo contesto, nonostante tutti gli sforzi, specialmente quelli dello stato, nonostante tutti i mezzi attuati, nonostante tutta la propaganda che scaturisce dai media ucraini, non si riuscirà riunire il cosiddetto concilio di riunificazione.

Vladyka, torniamo al suo viaggio in Siria. A Damasco, ha partecipato alla celebrazione del 60° anniversario del metochio della Chiesa ortodossa russa nella capitale siriana. Qual è la situazione in questo podvor'e, vi si celebra regolarmente?

Sì, le funzioni hanno luogo regolarmente al metochio. L'officio a cui ho partecipato è stato presieduto dal patriarca Giovanni d'Antiochia. Dodici vescovi vi hanno preso parte, così come molti chierici e un gran numero di fedeli, la chiesa era affollata. Va detto, tuttavia, che questa è stata la prima volta dalla fine della guerra in Siria, perché, secondo il nostro rappresentante, padre Arsenij (Sokolov), la domenica ci sono solo due, tre o cinque persone che vengono a pregare La maggior parte dei russofoni in Siria è andata via e non è ancora tornata.

Il metochio è un sito storico, che comprende un edificio di quattro piani con una grande chiesa al suo interno, nel centro di Damasco. Per 60 anni la Chiesa russa è stata rappresentata nella sede di Antiochia, e questa rappresentanza esiste da 60 anni. Per diversi anni, durante la guerra, non ci sono state funzioni regolari, e il rappresentante della Chiesa ortodossa russa presso il patriarca di Antiochia risiedeva in Libano. Durante la guerra, il padre Arsenij (Sokolov), che presiede oggi la rappresentanza oggi, si è rivolto a me e attraverso di me al patriarca Kirill, offrendosi di trasferire di nuovo la rappresentanza da Beirut a Damasco, perché il patriarca di Antiochia era a Damasco. È stato durante la guerra, mentre esplodevano bombe, Damasco era sotto il fuoco dell'artiglieria, ma il nostro rappresentante è tornato e ha iniziato a ripristinare il metochio. Lui non aveva, e ancora non ha, aiuti, è solo lì. Tuttavia, la rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Damasco è attiva, nella chiesa sono celebrati i servizi divini, li frequentano i fedeli di lingua russa. Inoltre, il metochio ha protetto diverse famiglie di russi e ucraini, che hanno perso i loro cari e le loro case durante la guerra. Queste famiglie vivono lì e aiutano il metochio il più possibile.

Vladyka, stiamo assistendo alla catastrofe umanitaria in Siria, di cui non possiamo ancora valutare la portata. Che cosa ha visto con i suoi occhi e quale aiuto concreto può portare la nostra chiesa?

La situazione in Siria è molto delicata, ma quello che ho visto a Damasco mi ha piuttosto soddisfatto: la città vive tutta la sua vita, nulla ricorda la recente guerra. Come è generalmente il caso in Oriente, ci sono molte persone nelle strade, il commercio è molto attivo.

Ma in altre città della Siria c'è molta distruzione: le case sono trasformate in rovine, le chiese e le moschee sono state distrutte. Resta da fare un enorme lavoro di restauro. La Chiesa ortodossa russa contribuirà a ristabilire alcune chiese, e stiamo già partecipando a questo processo: lo storico monastero di Maaloula, saccheggiato dai terroristi, è stato restaurato con l'aiuto della nostra Chiesa, con l'aiuto dei rappresentanti del mondo degli affari russi, e le monache sono state in grado di tornare.

Inoltre, con la benedizione del Patriarca Kirill, è stato istituito un programma per aiutare i bambini resi disabili dalle operazioni militari. Abbiamo già portato tre bambini a Mosca: una ragazza dal Libano, una ragazza e un ragazzo dalla Siria. Hanno arti amputati e hanno beneficiato qui non solo dal posizionamento delle protesi, ma anche dalla riabilitazione psicologica, perché si capisce che questi eventi e sofferenze hanno lasciato il segno. Un ragazzo ha perso la vista oltre alla mano, è praticamente cieco. Gli si deve insegnare come usare un bastone, come leggere il Braille e così via. È un lavoro enorme, di cui sono responsabili i nostri medici.

Durante il mio incontro con il patriarca di Antiochia, così come con i leader di altre fedi, abbiamo parlato di aiuti umanitari al popolo siriano. Va detto che in Siria sia i cristiani che i musulmani sono molto grati alla Russia per aver scacciato i terroristi dal loro paese. Guardano alla Russia con speranza, capendo che senza l'aiuto russo, sarà impossibile ripristinare la Siria dopo la guerra.

Nella seconda parte dello spettacolo, il metropolita Ilarion ha risposto alle domande poste dagli spettatori sul sito del programma "La Chiesa e il mondo".

Domanda: la Trinità esisteva già nell'Antico Testamento? C'è menzione dello Spirito Santo, ma non c'è menzione del Figlio. Questo significa che Dio è cambiato al tempo della Natività?

Metropolita Ilarion: Nell'Antico Testamento si dice: "Dalla Parola del Signore i cieli sono stati resi saldi, e dallo Spirito della sua bocca, tutto il loro potere" (Salmo 32,6). Nella tradizione cristiana, la Parola, il Verbo di Dio, si riferisce al Figlio di Dio, che è stato coinvolto nella creazione del mondo, come confermato dai versetti introduttivi del Vangelo di San Giovanni: "Tutte le cose sono state fatte per mezzo lui; e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto" (Gv 1,3), in altre parole, il Figlio di Dio ha partecipato alla creazione del mondo.

La teologia cristiana dice che Dio è sempre esistito come Santa Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Non ci sono mai stati momenti o tempi in cui il Padre non aveva il Figlio o lo Spirito Santo. Il Figlio nasce dal Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre, ma la generazione e la processione non devono essere intese nel senso di un atto nel tempo, e non dobbiamo credere che Dio è cambiato perché il Figlio è nato da lui e lo Spirito ha proceduto da lui. In effetti, è una generazione eterna e una processione eterna. Dio, per sua natura, è immutabile. Questo è uno dei suoi attributi essenziali.

 
L'etnofiletismo e il patriarca di Costantinopoli

foto: regnum.ru

In questo testo, l'autrice, Anna Stickles, fa riferimento all'archimandrita Grigorios D. Papathomas, che è uno dei principali canonisti che sostengono il Patriarcato ecumenico nella crisi ucraina e di cui trova particolarmente utile la definizione di etnofiletismo nella valutazione della situazione ucraina. Padre Grigorios è docente di diritto canonico presso l'Istituto ortodosso Saint Serge a Parigi e docente di diritto canonico presso la Facoltà di Teologia dell'Università di Atene.

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L'archimandrita Grigorios D. Papathomas descrive l'etnofiletismo in questo modo:

"L'etnofiletismo costituisce... una confusione tra la Chiesa e la razza o nazione, un'assimilazione – e perfino, a volte, un'identificazione – della Chiesa con la nazione... Il filetismo "tribalizza" la Chiesa e la subordina agli obiettivi storici endo-creati della razza e della nazione o, peggio ancora, sfrutta la Chiesa per discriminare quelli di altre razze e nazioni unicamente a beneficio della razza e della nazione". [1]

Ora, se osserviamo queste parole alla luce delle parti coinvolte in Ucraina, dobbiamo chiederci: quale parte – la Chiesa ucraina canonica, oppure Poroshenko insieme alle chiese scismatiche – mostra questa eresia? La Chiesa canonica riconosce che ci sono varie opinioni politiche nel paese – coloro che hanno una visione degli ucraini come una sola razza con i russi, coloro che hanno una visione storica in cui ci sono sempre state due nazioni / popoli separati, e molte variazioni lungo lo spettro. La Chiesa canonica non tenta di sopprimere la diversità di questi punti di vista, ma semplicemente sostiene l'integrità territoriale della nazione e incoraggia le persone a trovare l'unità in Cristo anche in mezzo a differenti opinioni politiche.

D'altra parte, Poroshenko e gli scismatici hanno costantemente mostrato discriminazioni contro quelli di altre razze; cioè, quelli di lingua e d'etnia russa, e lo fanno sotto gli auspici del bene della nazione. Un'atmosfera politica "noi contro loro" piena di sospetto e sfiducia costruisce davvero una nazione forte o lo sforzo per vivere insieme nella fiducia e nella cooperazione costruisce una società forte? Poroshenko ha calunniato i suoi stessi concittadini, con accuse che chiunque parli russo o simpatizzi con la cultura tradizionale russa (piuttosto che con la cultura dell'Europa occidentale che Poroshenko vorrebbe introdurre in Ucraina) debba essere necessariamente antipatriottico e volere che la nazione dell'Ucraina venga assorbita nella Russia. Non è disposto a riconoscere la distinzione tra razza e nazione, o permettere che ci possano essere quelli che parlano russo o che sono culturalmente più russi che sostengono anche l'integrità dello stato ucraino e in realtà sono patriottici.

Ciò non significa negare che vi siano diversi individui che potrebbero non essere patriottici, ma questo dovrebbe essere determinato in base a qualche tipo di prova d'azione, non universalmente e pregiudizialmente applicata secondo affinità culturali. Per guidare le sue opinioni, Poroshenko e i suoi alleati predicano un programma politico di paura e sospetto. E questa è la persona con cui si è alleato il patriarca Bartolomeo.

L'archimandrita Grigorios continua:

"L'eresia ecclesiologica è apparsa per la prima volta nel cuore della Chiesa ortodossa nel 1870, con l'arbitraria istituzione dell'Esarcato bulgaro a Costantinopoli, secondo cui la Chiesa è organizzata non su base territoriale, ma piuttosto su base razziale, nazionale, o – per essere più precisi – culturalistica, in modo che, in un modo di co-territorialità, due o più entità ecclesiali e giurisdizioni ecclesiastiche possano coesistere nello stesso territorio".

Se Costantinopoli decide di sottomettersi ai desideri di Poroshenko e fondare una chiesa ortodossa in terra ucraina contro i desideri della Chiesa canonica, non è esattamente questo ciò che apparirà? Sul medesimo territorio ci saranno due entità ecclesiali divise secondo criteri culturali / politici. In America non abbiamo questo tipo di tensioni etniche in politica, ma un'analogia sarebbe l'istituzione di una chiesa ortodossa per i democratici e di una per i repubblicani. Mentre alcune persone con una mentalità molto politicizzata possono scherzare sul fatto che ciò non sarebbe un male, penso che tutti riconosciamo quanto seriamente ciò possa deformare la natura stessa di quel che la Chiesa rappresenta in termini di riunire tutti in uno in Cristo. Ciò nega la missione eucaristica centrale della Chiesa.

Diamo una breve occhiata alla storia del concilio che ha condannato l'etnofiletismo e agli eventi che l'hanno preceduto. [2] Quando i bulgari e il patriarca ecumenico non riuscirono a risolvere il loro problema, intervenne il sultano, e intervenne unilateralmente. Creò una giurisdizione per i bulgari che si sovrapponevano territorialmente a quella del patriarca, e il patriarca si lamentò che il principio ecclesiale di un vescovo per un territorio veniva violato. Si lamentò anche del fatto che il governo turco non doveva interferire nei problemi della Chiesa. Oggi chi sta giocando a fare il sultano?

Quando fu convocato un concilio di laici per eleggere un vescovo bulgaro, il patriarca ecumenico lo depose immediatamente. Ora, tuttavia, questo stesso patriarcato sta restaurando alla comunione vescovi scismatici e deposti senza un pentimento da parte loro.

Per risolvere quella questione bulgara, il patriarca ecumenico convocò nello stesso anno (1872) un concilio generale, che decise che l'etnofiletismo era un'eresia; da allora tutte le chiese hanno accettato la decisione del concilio, anche quelle che non vi parteciparono. Nella situazione attuale la Chiesa russa ha chiesto un concilio pan-ortodosso per risolvere il problema, ma Costantinopoli, che attualmente ha i diritti di convocare un concilio, non risponderà.

Una domanda è: Costantinopoli continuerà semplicemente a rifiutare tutti quelli le cui idee o piani differiscono dai loro come se fossero diffusori di notizie false? O farà uno sforzo per coprire tutto, credere tutto, sperare tutto, sopportare tutto [3] in riferimento ai propri fratelli ortodossi ucraini e russi che vengono calunniati? Persevererà in una mentalità che guarda con sospetto coloro che non sono d'accordo o si trasferirà nel luogo in cui tutte le cose sono pure per i puri?

L'ultima domanda è: sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli avrà il coraggio di opporsi all'etnofiletismo e di vivere secondo la verità ecclesiale, o si piegherà alle pressioni? Ora affronta un'ulteriore pressione, in quanto lasciar cadere tutta questa faccenda significherebbe perdere una gran quantità di credibilità pubblica di fronte al mondo secolare, anche se questa mossa gli darebbe una gran quantità di credibilità agli occhi di coloro che hanno fede, che capiscono quale atto di coraggio e santità sia confessare i nostri errori. La metanoia genuina si vede solo nelle persone sante e non nel mondo secolare. Questo tipo di coraggio si ottiene solo con la grazia.

Note

[1] Ethno-phyletism and the [so-called] Ecclesial “Diaspora” (A One-Way Relationship of the Cause and the Effect) (corsivi dell'autrice). Le citazioni che seguono vengono tutte da questo testo, disponibile sul sito di Academia.edu

[2] Il riassunto che segue è per lo più tratto da “The 1872 Council of Constantinople and Phyletism”

https://ocl.org/the-1872-council-of-constantinople-and-phyletism/

[3] I Cor 13:7

 
La Turchia si è nascosta sotto l'ombrello della NATO

L'abbattimento del bombardiere russo nei cieli sopra la Siria e la conseguente accusa che le nostre forze aeree hanno violato lo spazio aereo turco ha portato il mondo sul baratro di una grande guerra mai vista fin dai tempi della crisi dei missili cubani.

Non c'è nulla di sorprendente, anche se per gli ultimi due anni, Mosca e Ankara hanno costantemente dimostrato cordialità reciproca. Ma era la cordialità degli avversari oggettivamente condannati a un'inimicizia mortale, che, tuttavia, considerano i litigi come cose estremamente poco redditizie.

Storicamente, la Turchia possiede "le chiavi di casa nostra", come lo Stretto del Bosforo e i Dardanelli sono stati chiamati nel XIX secolo dai primi geopolitici russi. Solo con grande difficoltà nei secoli XVII-XIX la Russia è riuscita a scacciare la Turchia dalla costa settentrionale del Mar Nero, dalla Novorossia e dalla Crimea.

Con una coincidenza sorprendente la provocazione si è verificata nel giorno del compleanno di Aleksandr Suvorov. Tuttavia, tutti i tentativi dell'Impero Russo per ottenere il controllo sugli stretti e sull'antica capitale bizantina di Costantinopoli ha incontrato la resistenza unitaria delle potenze europee guidate dalla Gran Bretagna, che hanno sostenuto la Turchia. L'ultimo tentativo di controllare gli stretti da parte della Russia è stato effettuato da Stalin, e la risposta è stato il ritiro della Turchia sotto l'ombrello della NATO.

Controllando gli stretti, la Turchia controlla la maggior parte dei rifornimenti del nostro gruppo militare in Siria. La convenzione di Montreux permette in tempo di pace il libero attraversamento degli stretti a tutti i paesi che si affacciano sul Mar Nero, ma in tempo di guerra la Turchia ha il diritto legale di bloccare gli stretti ai nemici e aprirli agli alleati.

Gli alleati della Turchia sono i paesi della NATO, e il nemico, a giudicare dal velivolo abbattuto, potrebbe essere la Russia. Cioè, la provocazione del Su-24 mette in pericolo i rifornimenti delle nostre truppe in Siria. L'unica altra rotta disponibile è quella molto più scomoda attraverso l'Iran e potenzialmente problematica attraverso l'Iraq, dove gli Stati Uniti hanno una grande influenza.

il compito tattico dei turchi – impostare una "no-fly zone" nel nord della Siria (nella foto: inquadratura da un video)

Il secondo fattore nella tensione tra la Russia e la Turchia è la Crimea. L'Impero Ottomano conquistò la Crimea nel secolo XV, e turchi neo-ottomani (e il presidente Erdoğan tra loro) continuano a credere di avere tutti i diritti alla Crimea. E considerano i tatari di Crimea, in particolare i "Mejli", guidati da Dzhemilev [capo dei radicali tartari di Crimea, ndc] come loro vassalli [e li finanziano generosamente, ndc]. Difficilmente può essere una coincidenza che il blackout della Crimea compiuto da questi "vassalli" associati con le forze di sicurezza turche si sia verificato contemporaneamente alla provocazione dell'abbattimento del nostro aereo.

Un altro fattore che peggiora sistematicamente le nostre relazioni è la questione del genocidio armeno, di cui quest'anno c'è stato il centenario. La Russia e l'Armenia sono alleati strategici con lo stesso punto di vista sul delitto dell'allora regime dei Giovani Turchi (la maggioranza degli armeni è stata torturata, tra l'altro, nel deserto siriano di Deir ez-Zaur). La partecipazione di Vladimir Putin alle manifestazioni di commemorazione del genocidio ha causato in Erdoğan un vero e proprio attacco di rabbia incontrollata.

In altre parole, la storia e la geografia condannano fatalmente la Russia e la Turchia a una faida. Ma entrambe le parti sono in grado di infliggere abbastanza problemi l'una sull'altra, così per l'intero anno scorso hanno facendo sforzi disperati per il riavvicinamento – la geopolitica doveva essere regolata dall'economia: la costruzione di "South Stream", l'intensificazione del turismo russo che dà alla Turchia buoni ricavi, la creazione di occasioni di confronto consultivo e di risoluzione dei principali problemi della regione per mezzo di un consenso russo-turco.

Ma tale comprensione reciproca ha portato un netto deterioramento delle relazioni della Turchia di Erdoğan con gli Stati Uniti e l'Unione Europea. Il neo-islamista e neo-ottomano Erdoğan svolge una politica molto aggressiva, non attraente per Washington o Berlino o Bruxelles, cercando di fatto di ristabilire l'Impero Ottomano.

Pertanto, il movimento verso la Russia era per lui un modo logico per controbilanciare l'influenza americana. Ha funzionato in favore della Russia durante la fase della riunificazione con la Crimea, ma questa strategia era destinata a fallire a lungo termine, perché fondamentalmente Russia e Turchia sono destinati a scontrarsi, cosa che può essere attenuata solo da concessioni reciproche.

Il tempo delle concessioni si è concluso quando la Russia ha lanciato un'operazione a sostegno di Assad in Siria contro l'ISIS. Erdoğan era il nemico più fanatico di Assad, e sperava che una Siria sunnita islamizzata sarebbe diventata un vassallo della Turchia, e forse sarebbe anche tornata entro i suoi confini. La Turchia è stata una delle levatrici della nascita dell'ISIS, estremamente interessata al petrolio locale e alla lotta dell'ISIS contro i curdi iracheni e siriani.

L'incubo della nascita del Kurdistan sovrasta la Turchia come una spada di Damocle da molti decenni. L'emergere dopo il crollo di Saddam Hussein di un Kurdistan iracheno de facto indipendente ha reso la situazione particolarmente pericolosa per la Turchia, e l'improvvisa comparsa dell'ISIS che combatte aggressivamente i curdi (naturalmente, l'esercito dell'ISIS è guidato da ex generali di Saddam), ha reso i turchi più che contenti. Truppe e forze aeree turche colpiscono direttamente le milizie curde in Siria.

L'operazione russa in Siria ha sconvolto tutte le carte in tavola a Erdoğan.

Innanzitutto, garantisce il futuro politico di Assad, o almeno di un successore in accordo con Assad. La Siria restaurata diventerà alawita-cristiana-sciita-sunnita e di certo anti-turca. L'estrazione di petrolio gli è stata tolta da sotto il naso, e Erdoğan ha iniziato a somigliare a una tigre furiosa...

In secondo luogo, la Russia, e ora la Francia, ha fatto della completa eradicazione dell'ISIS il proprio obiettivo finale, il che significa il rafforzamento automatico dei curdi e la riduzione dell'influenza turca nella regione.

Inoltre, la Russia sta facendo questi passi in tandem con l'Iran, che è, di fatto, un alleato chiave della Russia in Medio Oriente, un'alleanza del tipo in cui entrambe le parti si rafforzano a vicenda, entrambe lavorano per la causa comune, ed entrambe beneficiano dall'unione.

E l'Iran è il principale rivale della Turchia nella lotta per il predominio regionale. Ed è anche una costante storica. Bisanzio (il cui luogo è oggi geograficamente occupato dalla Turchia) contro i sassanidi iraniani, poi gli ottomani contro i safavidi e i qajar, e oggi il sunnita Erdoğan contro gli ayatollah sciiti. Cioè, il rafforzamento dell'Iran da parte della Russia equivarrebbe al crollo dell'intera politica imperiale della Turchia.

Naturalmente, il governo turco è furioso e vuole scacciare in qualche modo la Russia fuori dalla Siria. La Turchia ha più volte fatto dichiarazioni e gesti minacciosi riguardanti presunte violazioni delle frontiere turche da parte della nostra aviazione che opera contro i terroristi siriani.

Nessun altro paese, inclusi anche gli Stati Uniti, ha fatto così tanti attacchi contro la politica estera russa. Alcuni esperti non escludono nemmeno il coinvolgimento dei servizi di sicurezza turchi e del Qatar nella tragedia con l'aereo russo nel Sinai, anche se ufficialmente questa ipotesi non è mai stata espressa.

Non vi è dubbio che gli attacchi terroristici mirati contro l'approvvigionamento energetico della Crimea da parte di Dzhemilev e Co. sono stati coordinati con i loro patroni ad Ankara. In questa opposizione al rafforzamento della Russia in Siria le posizioni della Turchia e degli Stati Uniti hanno iniziato a ritornare alla deriva l'una verso l'altra, poiché Erdoğan vuole chiaramente fare pressione sulla Russia con l'aiuto della NATO.

Ed ecco che arriva la mossa successiva – l'abbattimento dell'aereo russo che prendeva di mira i terroristi, con il pretesto della sua entrata nello spazio aereo turco. Secondo la versione turca, il Su-24 russo è stato abbattuto dopo avvertimenti da parte degli F-16 turchi. Secondo il nostro Ministero della Difesa, l'aereo non ha mai lasciato spazio aereo siriano.

Non vi è alcun motivo di credere che la parte russa sia solo sulla difensiva e che quella turca dica la verità. L'obiettivo tattico dei turchi con questo incidente aereo è indicare una vera e propria "no-fly zone", nel nord della Siria, cosa che potrebbe salvare i militanti dalla distruzione finale, che ormai a Latakia, (dove il nostro aereo è stato abbattuto) era abbastanza vicina.

Questa idea di una no-fly zone è stata appoggiata dai falchi americani, che considerano la Russia il nemico numero uno. L'ultima goccia, a quanto pare, è stata la distruzione dimostrativa da parte delle nostre forze aeree di convogli di petrolio provenienti dal territorio dell'ISIS e diretti in Turchia.

La maggior parte di questo incidente aereo ricorda una provocazione classica. La parte turca ha mostrato un diagramma in cui il bombardiere russo sta sorvolando un cuneo microscopico di territorio turco esteso in profondità nella Siria. Il cuneo geografico turco in Siria è la cosiddetta area di Alessandretta, che la Turchia ha annesso dalla Francia, che controllava la Siria dopo la prima guerra mondiale.

Nel 1938, il parlamento di questa regione dichiarò l'area 'Repubblica indipendente di Hatay' – fu l'ultima operazione di politica estera di Kemal Ataturk prima della sua morte. Nel 1939, la Turchia annesse Hatay.

Così si è formato il cuneo turco nel territorio siriano, ricoperto da una moltitudine di piccole sporgenze. Che un aereo russo possa volare sopra una di loro, in linea di principio, non è impossibile, poiché il confine è molto complesso e sfuggente. Ma significa solo che questa volta si aspettava di essere abbattuto.

La dimostrazione trionfale del corpo del nostro pilota alla televisione turca e in generale la sorprendentemente alta preparazione dei media turchi nel trasmettere l'incidente in tempo reale, parla del fatto che è una diretta provocazione contro la Russia.

La Turchia spera di costringere la Russia ad abbandonare l'operazione vicino al confine turco, cosa che porterebbe in gran parte a sabotare la nostra intera operazione. Che la Russia si dichiari colpevole di violazione o meno, subirà un'importante umiliazione pubblica come nazione i cui aerei militari possono essere abbattuti impunemente.

L'escalation del conflitto potrebbe essere anche nell'interesse della Turchia, in quanto ciò permetterà di tagliare le comunicazioni marittime del nostro gruppo in Siria, e forse anche cercare di bloccarle con forze di terra, che la Turchia ha molto più numerose nella regione (anche se io non sopravvaluterei la capacità di combattimento dell'esercito turco).

La Turchia può svolgere le azioni aggressive sotto l'ombrello della NATO, perché l'alleanza dovrà probabilmente intervenire se i turchi impiegano l'articolo 5 del "Trattato Nord Atlantico". I paesi occidentali sono gravemente infastiditi da Erdoğan, ma questo non consente loro di rifiutare di eseguire gli obblighi del trattato NATO.

Le opzioni militari della Russia per influenzare la Turchia sono limitate dalla debolezza della nostra flotta del Mar Nero, e soprattutto – dalla minaccia di escalation di un conflitto globale, e, inoltre, dalla configurazione estremamente svantaggiosa del possibile teatro del conflitto, poiché le nostre forze aeree operano nelle retrovie turche e le loro comunicazioni terrestri e opzioni di ponte aereo dipendono dall'Iraq politicamente instabile, proprio di recente occupato dagli Stati Uniti.

Vale a dire, davanti alle nostre forze in Siria si profila la reale minaccia di un taglio delle comunicazioni, che è stato visto fin dall'inizio come una cosa seria, a differenza dei mitici "attacchi dei militanti".

In un certo senso, la nostra politica di oggi sta pagando il prezzo di aver rifiutato di essere coerenti nel risolvere le questioni geopolitiche. Siamo entrati nel gioco in Siria, l'eclatante risultato è stata la questione della Crimea-Novorossija, oggi abbiamo un aggravamento a Donetsk, un blocco dell'energia e dei trasporti della Crimea, un fronte contro l'ISIS e un fronte incombente contro la Turchia, che è un membro della NATO.

Così, oggi ci troviamo di fronte alla minaccia di una guerra su più fronti, in cui la Turchia ha assunto il ruolo di primo istigatore e aggressore che deve "mettere sotto assedio" la Russia. La Turchia ha già avuto storicamente questo ruolo. Qui possiamo ricordare la guerra del 1787-1891, che è stata direttamente provocata dalle potenze occidentali in risposta al rafforzamento della Russia e della sua occupazione della Crimea.

L'imperatrice Caterina aveva appena cavalcato in Crimea con delegazioni straniere, e Potemkin aveva appena mostrato i suoi villaggi, quando la Turchia dichiarò contro la Russia la guerra che rese famosi Suvorov e Ushakov. Inoltre, per la Russia fu una guerra su due fronti – contemporaneamente la Svezia dichiarò guerra alla Russia, e il suo attacco fu respinto dalla flotta del Baltico con quasi nessun coinvolgimento delle forze di terra.

Così la Russia finalmente se la cavò, e con il Trattato di Iaşi la Turchia riconobbe la Crimea russa, e il confine con la Russia fu spinto al di là del Dniester. Ma non dimenticate che la Russia era allora sostenuta dall'Austria, mentre oggi non ci sono molti nell'Unione Europea che desiderano mettersi contro la Turchia.

Quindi la situazione è davvero estrema. In un certo senso, siamo in trappola. Se la Russia cerca di sminare l'incidente, questo significherebbe pubbliche scuse da parte nostra, e tutti i media occidentali hanno già preparato i titoli di giornali che parlano dell'arrogante Russia messa al suo posto da parte della Turchia, ricordando chi è chi.

Se la Russia vuole fare bella figura in questo conflitto dovrebbe costringere la Turchia a scusarsi pubblicamente, e per questo ha bisogno di una serie di sanzioni e minacce efficaci – dal sostegno al Kurdistan fino alla rottura delle relazioni economiche e turistiche, e soprattutto – prepararsi a un feroce supporto a oltranza dei sistemi di difesa sul confine della Siria. Ma in tal caso la Russia può dimenticarsi i rifornimenti al nostro gruppo attraverso il Bosforo. In conclusione, abbiamo aperto un altro fronte importante, oltre a quello già esistente.

La soluzione più promettente, a mio parere, potrebbe essere quella di trattare la situazione come un problema sistemico. Cioè, la questione turca dovrebbe essere risolta non in Siria, ma in Ucraina e Novorossija, perché la Turchia è solo un pezzo del puzzle in un confronto globale e la sua aggressività perderà immediatamente il suo significato per Washington, se vinciamo nella parte più vicina a noi.

E senza il sostegno di Washington le capacità della Turchia si ridurranno alle dimensioni del proprio stato, la cui potenza non è semplicemente paragonabile con quella della Russia. Dobbiamo giocare non contro il giocatore, ma contro i tecnici del gioco.

 
6 ottobre 2013 : La vittoria di san Costantino e Niš, la città dell'imperatore

http://www.events.orthodoxengland.org.uk/6-october-2013-the-victory-of-st-constantine-and-nish-the-emperors-city/

Niš, in cirillico Ниш, è una delle più antiche città d'Europa e da tempi antichi è stata considerata una via d'accesso strategico tra Oriente e Occidente. Prende il nome dal fiume Nišava, nel 75 a.C. fu presa ai celti dai romani, che la chiamarono Naissus. Il suo grande motivo di di fama è la nascita di Costantino il Grande (272-337) a Niš, che era anche la città natale di suo padre, Costanzo Cloro, che potrebbe essere stato sepolto a York, dove Costantino fu proclamato imperatore nel 306.

Assediata dagli Unni nel 441, Niš fu ristrutturata dall'imperatore romano Giustiniano I, ma poi fu distrutta dagli avari. Passò sotto il controllo della Serbia nel 1241, fu ceduta al dominio ottomano nel 1448 e fu finalmente liberata solo nel 1878. Dopo l'occupazione tedesca, nel 1941 vi furono fucilati oltre 10.000 serbi. Il 7 maggio 1999 la città fu vittima dei bombardamenti a grappolo della NATO e una cappella memoriale è stata costruita in memoria degli assassinati.

Oggi Niš è la terza più grande città della Serbia, con una popolazione ufficiale urbana nel 2011 di 187.544 persone. (La vera popolazione è sconosciuta, dato che ci sono anche decine di migliaia di rifugiati serbi provenienti dal Kosovo occupato dagli albanesi e dalla NATO). L'aeroporto locale è chiamato aeroporto Costantino il Grande .

Domenica scorsa, 6 ottobre 2013 i leader di otto Chiese ortodosse locali e i rappresentanti di altre sei vi hanno concelebrato in occasione del 1700° anniversario dell'Editto di Milano. Questo editto è stato emesso dall'imperatore Costantino e dal suo co-imperatore Licinio e ha liberato il cristianesimo dalle persecuzioni.

Come l'ultimo imperatore romano cristiano, san Nicola Romanov, il primo imperatore romano cristiano, san Costantino, è una delle figure più calunniate della storia cristiana. Le origini di queste calunnie sono nelle opere di un sofista pagano chiamato Eunapio (345-414) che ha voluto screditare il cristianesimo e quindi particolarmente san Costantino. Era un contemporaneo del diabolico Giuliano l'Apostata e di uno storico tardo-pagano chiamato Zosima (450-510), un ellenista di Antiochia.

Molti dei più recenti storici occidentali hanno ripetuto le stesse calunnie. Primi fra essi spiccano Gibbon e diversi più recenti autori anti-cristiani, per esempio, A.H.M. Jones nel suo 'Costantino e la conversione dell'Europa' del 1948. Tutti questi autori, pagani e neo-pagani, sono vigorosamente opposti alla dottrina dell'incarnazione che vuole che lo Stato sia cristianizzato dalla Chiesa.

La liturgia il 6 ottobre è stata condotta in otto lingue diverse. Migliaia di fedeli erano riuniti in piazza di fronte alla cattedrale dei santi Costantino ed Elena a Niš. Rispondendo alle domande, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha spiegato che l'editto è alla base della cultura europea. Ha avvertito i paesi dell'Europa occidentale che se continuano nel loro attuale corso anti-cristiano, mineranno quella stessa cultura.

Questa cultura, ha detto, è la cultura dell'Europa cristiana, della civiltà cristiana ed è a rischio di essere sostituita da permissivismo, edonismo e consumismo sfrenato. Sua Santità ha aggiunto che tale materialismo impedisce lo sviluppo della personalità, e ha detto: 'Oggi viviamo in un'epoca di ateismo militante, risultato delle idee filosofiche del liberalismo, ma queste idee vengono pervertite e si sta cercando di costringere la gente a rinunciare alla Croce di Cristo, la fede che essa rappresenta e i valori morali fondamentali su cui si fonda la civiltà europea'.

 
Il cristiano ortodosso dovrebbe essere la persona più allegra nella compagnia

Quest'autunno ho avuto la possibilità di visitare il sud degli Stati Uniti per la seconda volta nella mia vita. L'anno scorso ero stato nella grande area di Atlanta e questa volta sono stato nella parrocchia di san Nettario di Pentapoli a Lenoir City, nel Tennessee. La vita moderna è molto impegnativa: per sopravvivere, gli americani devono lavorare almeno quaranta ore alla settimana. Con una tale intensità, è chiaro che il tempo è un prodotto raro. Pertanto, è stato sorprendente per me vedere come i cristiani di san Nektarios trascorrono con zelo un intero sabato e domenica, impegnandosi in modo entusiasta in discussioni sulla storia imperiale bizantina, sul diritto canonico e sull'Assemblea inter-conciliare della Chiesa ortodossa russa. Mi piacerebbe vedere un simile impegno nei corsi di educazione per adulti in tutta la diocesi dell'Est americano della ROCOR. Da parte mia, spero di poter continuare il mio studio su Dixieland. Nel frattempo, vi offro ora un'intervista con il rettore della comunità, padre Job Watts. Il testo dell'intervista qui di seguito è in alcuni punti diverso dalla registrazione che potete seguire sulla pagina originale.

Padre Job, grazie per avermi dato questa opportunità di conoscere la sua parrocchia, e come risultato di ciò che apprendo, vorrei anche condividerlo con altre persone. Come vede fondamentalmente l'obiettivo del suo ministero – chi è lei, cosa fa con la sua vita in pratica?

Il ruolo del sacerdote è di riconciliare gli uomini con Dio. Questo è stato il ruolo di Cristo, e questo è ciò che viene esteso al sacerdozio. Riguardo alla riconciliazione degli uomini con Dio nella nostra particolare zona, la parte meridionale degli Stati Uniti, molte persone direbbero che già conoscono Dio – non hanno bisogno del sacerdote per riconciliarli con Dio, perché qui nel sud c'è una cultura molto cristiana. Le persone sono abituate a Cristo e sono abituate al vangelo di Cristo. E così, per estensione, potremmo dire anche che il mio ruolo qui è di riconciliare non solo gli uomini di nuovo con Dio, ma di nuovo con la chiesa di Dio, di nuovo con la chiesa di Cristo.

Conoscono Cristo, ma ciò che non conoscono è la chiesa di Cristo, e parte del mio compito è di esprimere loro il bisogno di conoscere la chiesa di Cristo, e questo fa parte della sfida. Cercare di riconciliarli con la chiesa di Cristo: penso che, per mancanza di una parola migliore, il ruolo del sacerdote nel sud sia quello di rendere i cristiani membri della Chiesa. È una sottile distinzione poiché le persone spesso conoscono Cristo, ma non conoscono la sua chiesa. Mi perdoni per essermi ripetuto, ma è davvero una cosa molto sottile, e al tempo stesso complessa.

E devo convincerli che hanno bisogno di conoscere anche la chiesa. Ora, perché questo è rilevante per le loro vite particolari? E così facendo, la domanda è: come riuscirci? Ebbene, prima di tutto dobbiamo portare l'Ortodossia nella cultura meridionale, nel mondo meridionale, e così facendo abbiamo costruito la nostra parrocchia di san Nettario di Egina. Abbiamo preso un'antica chiesa presbiteriana, una chiesa protestante, e l'abbiamo trasformata in una tradizionale chiesa ortodossa. Dipingendola, adornandola con cupole, e cambiando l'interno della chiesa in modo che quando la gente passa e la vede, non vede ciò che è abituato a vedere tra le chiese protestanti del sud, qui presenti a ogni angolo.

Stanno vedendo qualcosa che ha la croce di Cristo, ha il nome di cristiana, ma è qualcosa che non hanno mai visto prima. Sono abituati ai battisti, ai luterani, ai presbiteriani, ai metodisti e anche ai cattolici romani, ma noi siamo un'entità sconosciuta. Questo aspetto di entità sconosciuta fa parte del nostro vantaggio. Non possono davvero incasellarci in una particolare categoria perché non sanno chi siamo. Abbiamo un vantaggio in questo, e dobbiamo sfruttare questo vantaggio molto rapidamente a nostro vantaggio – il fatto che non siamo protestanti, ma non siamo cattolici. Siamo qualcosa di diverso da questi due corpi, e questo è intrigante per loro. Hanno accettato tutte quelle categorie, e ora noi siamo qualcosa di nuovo anche se in realtà siamo qualcosa di molto antico – siamo l'originale – e anche questo è intrigante. È una dichiarazione molto audace dire che siamo il vecchio, l'originale, il primo. Sappiamo bene come giustificare e difendere questa posizione.

Uno dei primi aspetti di questo è che dobbiamo assicurarci di non adottare l'approccio degli amish, o l'approccio degli ebrei hassidici, arroccandoci nella nostra piccola parrocchia ortodossa russa. Se dobbiamo riconciliare gli uomini con la chiesa di Cristo, dobbiamo andare da quegli uomini e mostrare loro la chiesa di Cristo. Come individuo, come prete, quando vado nel mondo, nei luoghi comuni locali, al ristorante, alla stazione di servizio, al negozio di alimentari, indosso la mia tonaca e cerco sempre di mostrare un sorriso. È così che vedono la tonaca, vedono la croce, vedono la barba e i capelli lunghi, ma vedono qualcuno con un sorriso sulla faccia. Saluto le persone, e dico "Salve", e dico, "Buongiorno", e lo faccio per far sapere loro che li vedo come altri esseri umani e non come pagani o infedeli – perché sappiano che sono i miei concittadini.

Io sto cercando di rendere la nostra parrocchia una parte della cittadinanza di questa città locale, in questa città locale, e così siamo stati coinvolti nel tentativo di stabilire una dispensa alimentare che apriamo ogni terzo sabato del mese. E in quella dispensa alimentare non cerchiamo di venire incontro ai bisogni di tutti gli indigenti, ma cerchiamo di aiutare i lavoratori locali poveri. Come ho detto prima, i lavoratori poveri sono classificati come persone che hanno un lavoro, un reddito, ma questo non è sufficiente per farli arrivare alla fine del mese, e quindi mancano di alcune delle necessità di base della vita, che noi cerchiamo di completare. Apriamo la dispensa alimentare e la reclamizziamo in un negozio locale di fornitura di servizi, nei negozi di alimentari, negli uffici di assistenza sociale. Quindi, ci sono persone comuni in quei luoghi che vedono il nostro nome. Vengono alla nostra chiesa e non hanno mai visto una chiesa con una cupola, non hanno mai visto un prete prima, ma quando si avvicinano, si rendono conto che sono trattati con gentilezza. Non facciamo alcuno sforzo per convertirli, non parliamo loro dell'Ortodossia, cerchiamo solo di procurargli alcune cose di cui hanno bisogno e ci vedono in un modo molto tranquillo. Di conseguenza, abbiamo fatto alcuni amici nella comunità che, anche se non diventano ortodossi, diventano amici, e questo è parte del primo passo. Inoltre, siamo stati coinvolti nel movimento locale per il diritto alla vita, siamo stati coinvolti nella sponsorizzazione di alcune delle squadre di softball locali delle scuole medie e superiori, e alcuni studenti delle scuole superiori possono lavorare a progetti speciali come la raccolta di giocattoli per bambini bisognosi durante il periodo natalizio – siamo stati coinvolti in quest cose. Quindi, alcune delle maglie locali hanno stampato sul retro "chiesa ortodossa di san Nettario", magari vicino a "ferramenta di Joe". Cerchiamo sempre più di inserirci nella vita quotidiana e nell'esperienza delle persone.

Quindi, quel che succede è che quando esco nella comunità dove è la chiesa, e passo in un locale a prendere una bibita, la gente mi vede e dice: "È lei il prete in chiesa con le cupole blu?" Stanno iniziando a riconoscermi ora; stanno iniziando a vedermi in questi posti. La polizia e i proprietari dei ristoranti locali, anche se non vogliono parlarmi, ci accettano come un elemento fisso della comunità. È un processo lento inserirsi in una comunità, ma vedono che non siamo contrari a loro. Non siamo distaccati. Noi non ci vediamo i prescelti, e gli altri come gli sfortunati che sono al di fuori.

Di conseguenza, le persone nella mia parrocchia stanno imitando questo atteggiamento, nei luoghi di lavoro locali, nelle loro imprese, nei luoghi in cui fanno acquisti. Parlano della chiesa, parlano dell'Ortodossia e parlano delle cose belle che abbiamo. Per esempio, una delle cose che facciamo ogni anno è invitare un gruppo di San Pietroburgo chiamato Lyra, un meraviglioso gruppo di cantanti, che cantano una serie di inni che sono i tradizionali inni della chiesa e li cantano nella parrocchia. Poi vanno nella sala parrocchiale, nel refettorio e cantano canzoni popolari ucraine e russe – conoscono entrambi tipi di canto. Noi apriamo questi eventi alla comunità e la gente viene ogni anno, e ci sono sempre delle ripetizioni, ma ci sono sempre nuove persone che vengono. E ancora, riescono a vedere l'interno della chiesa, vedono le persone, e vedono che siamo semplicemente gente desiderosa di condividere quello che ha.

Non li vediamo come infedeli, non li vediamo come esterni alla nostra chiesa – ma come ho detto, quando abbiamo iniziato la dispensa alimentare stavo spiegando prima, lo abbiamo fatto per aiutare i poveri e i bisognosi per obbedienza al Vangelo che ci richiede di fare queste cose. Ecco i parametri del giudizio finale: "Hai nutrito gli affamati? Hai vestito gli ignudi? Hai visitato gli ammalati e gli infermi e i prigionieri?" Sono questi i parametri del giudizio. Come prete sto predicando il giudizio ai fedeli, e devo anche aiutarli a soddisfare quei parametri e mostrare loro come farlo. Bene, l'apertura della dispensa è un modo in cui la nostra parrocchia può farlo. Quindi, in parte era un modo di aiutare i fedeli a osservare i comandamenti e ad adempiere la legge di Cristo, la legge dell'amore. Ma allo stesso tempo, è un modo per esporci alla nostra comunità.

Giusto. Padre, nella nostra conversazione precedente, se ricordo bene, ha accennato a una specie – secondo la mia interpretazione – di rifornimento spirituale di carburante dei fedeli al sabato. Così, vengono in chiesa e lei li aiuta a continuare da una settimana all'altra. Così, una volta convertiti, passano attraverso questa piccola fase trionfalista, e quando la "fase romantica" è finita vivono la vita giorno dopo giorno. Quasi come se avessero fatto il miglior affare: ora, come funziona questo loro miglior affare su base giornaliera?

Eh, sì. Sa, è esattamente questo il punto. Quando ti converti per la prima volta è molto trionfalistico, è molto edificante, è molto nuovo e c'è una certa freschezza. Ma quando ti impegni nella vita di tutti i giorni e lotti per combattere le tue tentazioni e le tue passioni, lo fai in un mondo che non è ortodosso di cultura. Quindi, quando torniamo al lavoro il lunedì mattina, per tutta la settimana il nostro mondo avrà una sua filosofia, i suoi ideali, avrà tutte le sue pressioni, le sue tentazioni, ed è in competizione con quello della chiesa.

Quindi, ogni domenica, per me come prete che tratta con la gente, è l'unica volta in cui li avrò tutti insieme. In quel tempo, devo cogliere quel momento per costruirli nella loro fede, come dice san Paolo, per rafforzarli, per edificarli. Per ricordare loro che Dio li ama, e che le lotte e le difficoltà non sono eterne, che non li travolgeranno completamente. E se dovessero cadere, se dovessero crollare interiormente, non sono soli. Hanno il loro sacerdote, hanno la loro chiesa e ogni sforzo, ogni domenica, fa sì che quelle persone escano da quella chiesa, e tornino alla loro vita, e si sentano edificati e rinnovati. Si riempiono di speranza, si riempiono di gioia, e questo è lo sforzo costante. La domenica pomeriggio, spesso faccio un discorso spirituale – potrei prendere qualcosa dai Padri o dai santi, o parlare della festa che stiamo celebrando, o del vangelo di quel giorno. Ma cerco sempre di trovare il meglio, ciò che è più edificante, più forte, perché siamo logorati.

Siamo logorati dai nostri peccati e dalla fatica della vita di tutti i giorni. E cerco di mostrare loro che anche nelle nostre cadute, c'è qualcosa di salvifico; possiamo essere salvati nella nostra caduta. E non solo – nel mondo, possiamo smettere magari di guardare il lavoro ingrato della vita quotidiana come qualcosa che non fa realmente parte della nostra Ortodossia. No, è lì che la nostra Ortodossia sarà davvero testata, provata, dimostrata e resa reale. E possiamo vedere il mondo non necessariamente come un nemico, ma come qualcosa che Cristo ha creato. Quindi, quando entriamo nel mondo, non vi entriamo con animosità e con un tipo di mentalità combattiva. Stiamo guardando qualcosa "di buono, che ha fatto Dio" e tutti sono potenziali fratelli e sorelle in Cristo. Cristo li amha amati ed è morto anche per loro. Se puoi cambiare la tua prospettiva in questo campo, questo veramente crea una gioia interiore nel tuo cuore.

Lei e io stavamo parlando l'altra sera. Ho detto che il cristiano ortodosso dovrebbe essere la persona più allegra nella compagnia. Dovrebbe avere tutte le storie migliori. Dovrebbe avere il cuore più gioioso e più grande. Dovrebbe essere il più generoso. Dovrebbe essere quello che quando entra nella stanza, accende la stanza e tutti sono attratti da lui – questo dovremmo essere noi. Sia sul posto di lavoro, o al negozio di alimentari, o se sta semplicemente visitando la casa dei propri suoceri che magari sono protestanti. Quando arrivi, dovresti illuminare il luogo. Questo è quello che dovremmo essere. Perché dovremmo, perché abbiamo tutta la gioia – abbiamo la Pasqua. Abbiamo la Pasqua, lo sa, ce l'abbiamo. Questo è quello di cui hanno bisogno, ed è quello che vogliono. Quindi, quando ci vedranno, allora ci faranno la domanda: "Qual è il motivo della gioia che avete in voi?" E allora possiamo parlare loro della Chiesa ortodossa.

Grazie mille, padre Job.

 
Il patriarca Bartolomeo tratta il metropolita Onufrij come metropolita non canonico

Una lettera del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina è stata pubblicata ieri da parte di un vescovo della Chiesa ucraina canonica; nella lettera il patriarca ha informato il metropolita che il suo titolo e la sua posizione sono, di fatto, non canonici.

Questa asserzione rappresenta una negazione della posizione sostenuta dal patriarca Bartolomeo stesso fino ad aprile di quest'anno, quando è iniziata l'ultima fase della crisi ucraina.

Il vescovo che ha pubblicato la lettera sulla sua pagina Facebook personale è stato sua Eminenza il metropolita Aleksandr (Drabinko) di Perejaslav-Khmelnitskij e Vishnevoe, un aperto sostenitore dei piani di Costantinopoli e il più probabile tra i vescovi canonici, se ce ne saranno, a partecipare all'imminente "concilio di unificazione".

Ha pubblicato sia l'originale greco che la traduzione ucraina della lettera.

foto: Romfea

La stessa lettera è stata pubblicata anche oggi dall'agenzia di stampa greca Romfea.

È datata 12 ottobre, il che significa che è stata scritta proprio il giorno dopo che Costantinopoli ha preso la sua storica decisione di riabilitare gli scismatici ucraini e di rescindere il documento del 1686 con il quale la metropolia di Kiev era stata trasferita alla Chiesa ortodossa russa, facendo così assumere a Costantinopoli il pieno controllo dell'Ucraina.

Nella lettera, il patriarca Bartolomeo informa il metropolita Onufrij che dopo il concilio, attualmente in programma per il 15 dicembre, non sarà più in grado di portare il suo attuale titolo di "Metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina".

Il patriarca apre immediatamente la sua lettera con la rivendicazione storica di Costantinopoli sull'assetto giurisdizionale di Kiev: "Lei sa dalla storia e da indiscutibili documenti d'archivio che la santa metropolia di Kiev è sempre appartenuta alla giurisdizione della Chiesa Madre di Costantinopoli..."

Costantinopoli ha fatto dietrofront sulla sua posizione nei confronti dell'Ucraina negli ultimi mesi, dato che in precedenza aveva sempre riconosciuto il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca come unico primate canonico in Ucraina.

Questo riconoscimento è stato fatto in pubblico recentemente alla sessione dei primati delle Chiese ortodosse locali a Chambésy, in Svizzera, il 21-27 gennaio 2016, una riunione preparatoria per il Concilio che si è tenuto a Creta in quell'estate, dove "sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina" è stato ufficialmente riconosciuto come membro canonico della delegazione della Chiesa ortodossa russa.

Nel suo discorso programmatico in quella riunione, il patriarca Bartolomeo ha salutato i partecipanti: "Vostre Beatitudini e amati fratelli nel Signore, primati delle santissime Chiese ortodosse locali e venerabili rappresentanti dei fratelli primati impossibilitati a partecipare a questa sinassi, insieme ai Vostri onorevoli seguiti..."

Questa precedente posizione di Costantinopoli è ricordata anche dalle altre Chiese locali. In una lettera a sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' in ottobre, sua Beatitudine il metropolita Rostislav delle Terre ceche e della Slovacchia ha ricordato proprio questo incontro:

Il mondo ortodosso riconosce come unico primate canonico della Chiesa ortodossa ucraina sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Questo fatto è stato più volte menzionato e confermato dal primate della Grande Chiesa di Cristo, sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo, a nome di tutti i presenti alla Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse locali che si è tenuta a Chambésy (Svizzera) dal 21 al 27 gennaio 2016. Pertanto, qualsiasi tentativo di legalizzare gli scismatici ucraini da parte delle autorità statali dovrebbe essere fortemente condannato da tutti i primati delle Chiese ortodosse locali.

La maggior parte della lettera del Patriarca è un rimaneggiamento degli argomenti storici e canonici di Costantinopoli, che sono già stati esposti e discussi altrove. Colpetto. Bartolomeo scrive anche che Costantinopoli si è introdotta nella sfera ecclesiastica ucraina poiché la Chiesa russa non era riuscita a superare gli scismi che persistevano da 30 anni.

Va notato che gli scismi sono iniziati e sono persistiti proprio come movimenti anti-russi e quindi i gruppi interessati hanno rifiutato di accettare l'unione con la Chiesa russa.

Continuando, il patriarca Bartolomeo informa il metropolita Onufrij che la sua posizione e il titolo non sono canonici:

Considerandola come "sua Eminenza il metropolita di Kiev" come una forma di economia [indulgenza / condiscendenza] e di misericordia, la informiamo che dopo le elezioni per il primate della Chiesa ucraina da parte di un corpo che consisterà di clero e laici, non sarà più in grado ecclesiologicamente e canonicamente di portare il titolo di Metropolita di Kiev, che, in ogni caso, ora porta in violazione delle condizioni descritte nei documenti ufficiali del 1686.

Esorta pure il metropolita Onufrij a partecipare "prontamente e in uno spirito di armonia e unità", assieme agli altri vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, nel concilio di fondazione della nuova chiesa ucraina che Costantinopoli sta progettando di creare, e nell'elezione del suo primate.

Il primate di Costantinopoli scrive anche che "permette" al metropolita Onufrij di essere un candidato alla posizione di primate.

Implora ulteriormente il metropolita Onufrij e la gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina a comunicare con Filaret Denisenko, l'ex metropolita di Kiev, e con Makarij Maletich, rispettivamente capi del "Patriarcato di Kiev" scismatico e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica – che sono stati reintegrati entrambi da Costantinopoli – ma le cui condanne canoniche rimangono in vigore per la Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Anche le gerarchie delle Chiese serba e polacca hanno ufficialmente rifiutato la riabilitazione degli scismatici ucraini.

Il patriarca Bartolomeo conclude esprimendo la sua fiducia che il metropolita Onufrij deciderà di sanare lo scisma attraverso la creazione di una nuova chiesa in Ucraina.

Tuttavia, la gerarchia della Chiesa ucraina aveva già espresso la sua ferma posizione contro l'unione con gli scismatici ucraini, prima che questa lettera fosse scritta, e di nuovo dopo il 13 novembre, dopo di che la pressione dello stato contro la Chiesa ucraina canonica è notevolmente aumentata.

 
Carol Saba: Parlate ora... o tacete per sempre!

"Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno su di essa" (Matteo 16:18)

La Chiesa ortodossa, che è il Corpo di Cristo, non sarà mai sconfitta dalle porte degli inferi. Dovremmo, tuttavia, ammettere che lo stato dell'Ortodossia mondiale, che dovrebbe riflettere le condizioni e il modo della vita divina, è gravemente danneggiato. Sembra essersi affermata una sorta di caos generalizzato sotto la copertura delle tesi "canoniche" di alcuni e delle antitesi "canoniche" di altri. Invocano lo spirito di unità, mentre le loro azioni qua e là tradiscono e smantellano la testimonianza della Chiesa, screditandola. La Chiesa ortodossa ha sicuramente vissuto esperienze migliori e peggiori dopo la gloriosa risurrezione del Signore, che tendiamo a svuotare, col rischio di perdere tutto il significato e il potere della Croce vivificante del Salvatore.

La Chiesa ortodossa, che ha vissuto nella storia momenti peggiori di oggi, sembra essere gravemente danneggiata, dall'interno verso l'esterno. Nel momento in cui le accelerazioni della globalizzazione, della rivoluzione digitale e della comunicazione le sarebbero apparse come un vasto campo di missione e una manna caduta dal cielo, un'occasione divina per testimoniare la sua unità, l'Ortodossia sembra darsi allo spirito di questo mondo e di ogni forma di competizione interna, offrendosi a ogni forma di strumentalizzazione politica da parte delle potenze di questo mondo e di ogni possibile forma di conflitto, che rischia di provocare scismi e lacrime al suo interno.

Uno scontro deleterio, tipico di un'altra epoca, sembra essersi stabilito tra i poli di "comunione" dell'Ortodossia, trasformandoli in poli di "competizione" e persino di scontri. Un linguaggio bellicoso sembra aver sostituito quello del Vangelo. La logica della guerra di trincea sembra avere il sopravvento sulla dinamica della conciliarità e sulla reciproca responsabilità di tutte le Chiese autocefale, un soggetto caro al cuore del patriarca Daniel di Romania, di cui ha recentemente ricordato il patriarca Bartolomeo durante la consacrazione della "cattedrale nazionale".

Costruiamo enormi chiese di pietra, ma dimentichiamo Cristo, che soffre per le nostre liti interne, come se l'Ortodossia fosse un "gioco di troni". Un cristo di questo mondo sembra offuscare il nostro Signore e Dio, risorto dai morti per la vita del mondo. Una palla di fuoco sembra ruzzolare a velocità lunatica, bruciando tutto sul suo cammino. Invece di far risorgere, schiaccia. Invece di illuminare il mondo con la luce immutabile di Cristo, preoccupa il piccolo gregge...

Dovremmo rimanere in silenzio e lasciar agire i leader di tutte le parti di questa discesa agli inferi? O dovremmo proclamare ai primati forti e chiare le loro responsabilità, a prescindere da quale potrebbe essere altrimenti la validità dei loro pretesti per giustificare le loro deleterie imprese quando desiderano il bene ma fanno il male?

Sono certo che se mettesse in moto il discernimento, se l'audacia degli incaricati del gregge del Signore fosse oggi esposta per testimoniare ciò che è essenziale, l'unica cosa necessaria, correggersi e considerarsi reciprocamente – veramente e non solo nelle belle parole dei bei discorsi pronunciati nelle belle cattedrali – come membri di un solo Corpo, allora vedremo il bel Volto dei volti di Cristo Salvatore e la Croce del Signore che ha già trionfato e che trionferà ancora una volta!

 
Come romanzare la catastrofe

"Non cercavamo mai di svegliare i nostri bambini al fine settimana: quanto più dormivano, tanto meno mangiavano".

Natalia

Recentemente, il segmento di Internet di lingua russa è stato allagato di fotografie personali degli anni '90. L'ho notato sul mio feed di Facebook. Alcune sembravano comprensibilmente buffe - immaginatevi le acconciature! -, altre erano nostalgiche. Ma quello che sembrava un flashmob spontaneo si è rivelato un evento pianificato. In realtà, questo esperimento di social network è stato organizzato dalla Fondazione Eltsin in compagnia di una pubblicazione di opposizione. Prende di mira la fascia demografica al di sotto dei 40 anni, ma soprattutto quelli nati alla fine degli anni '80 e nei primi anni '90, che erano troppo giovani per ricordare alcuni degli orrori di quel decennio. Pertanto, lo scopo di questa condivisione pseudo-spontanea di fotografie era di ridisegnare la memoria di una nazione sui primi anni successivi al crollo sovietico. Questa memoria è stata assolutamente negativa: il saccheggio delle risorse naturali del paese da parte pochi eletti, la violenza di massa nelle strade, la fame quotidiana, il collasso istituzionale e l'umiliazione nazionale, solo per citarne alcuni aspetti.

Ed ora, un nuovo Centro Eltsin che include un museo e un archivio viene lanciato a Ekaterinburg, in Russia, il 25 novembre, dalla stessa organizzazione non governativa. Il suo scopo dichiarato è la conservazione e l'analisi degli avvenimenti sociali e politici negli apparentemente benigni anni '90. Questa prossima apertura è stata accompagnata da una sostanziosa e professionale campagna di social-media, e da conseguenti proteste.

Alcuni dei manifestanti hanno sottolineato che questa posizione in Siberia e la recente sfilza di visite da parte di diplomatici stranieri non sono una coincidenza, e hanno lo scopo di generare tensioni sociali e "separatismo siberiano". Quest'ultimo in realtà non esiste ad alcun livello significativa, anche se certo le fonti dei media occidentali lo sopravvalutano al fine di servire gli interessi geopolitici dei rispettivi paesi che certamente desiderano che questo sia vero. In ogni caso, questi manifestanti sono diffidenti nei confronti delle cosiddette rivoluzioni colorate andate storte, e molti russi, in generale, vedono il Centro come qualcosa che ha lo scopo di riscrivere la storia. Mentre ciò che accadrà con il Centro Eltsin resta da vedere, l'esercizio di soft power con la condivisione delle foto si è rivelato un fallimento.

Dopo tutto, insieme alle fotografie, migliaia di persone, tra cui quelle dello stesso target demografico, hanno disseminato commenti personali molto meno favorevoli. Vale la paena di tradurne alcuni, che appaiono qui sotto. Ho preso queste dichiarazioni dei lettori dalla pagina Facebook di un noto giornalista russo, Dmitrij Steshin, che scrive per la Komsomolskaja Pravda.

Ci sono molte interpretazioni della dissoluzione dell'URSS – dalla malevolenza occidentale al desiderio utopico di un popolo per i valori ideologicamente liberali di democrazia e libertà, personale ed economica. La verità sta nel mezzo: la combinazione delle pressioni occidentali, il fallimento nel trasformare un organismo burocratico gigante e ossificato in stato di disperato bisogno, e le stesse élite del paese che hanno tradito gli interessi nazionali sono alcuni dei fattori più importanti da considerare.

il numero di Time del 15 luglio 1996 mette in evidenza l'ingerenza occidentale in un'elezione fraudolenta

Dopo il 1991, niente è stato lo stesso. Alcuni hanno visto questo coraggioso nuovo mondo come un'opportunità, ma la maggior parte era perduta. Le garanzie sociali, per le quali molti hanno contribuito e lavorato tutta la vita, sono scomparse. Molte istituzioni sono semplicemente crollate: scienziati e ingegneri istruiti e ben addestrati erano fuori per le strade, se non letteralmente, in ogni caso a guadagnare troppo poco per procurarsi i beni di prima necessità.

Non avete che da chiedere ai miei genitori.

i cartelli di protesta dicono: "Un fisico affamato è una VERGOGNA per la Russia" e "Date agli scienziati gli stipendi a loro DOVUTI"

Fabbriche e intere città industriali hanno smesso di funzionare. I militari erano demoralizzati: ritiro unilaterale dall'estero senza garanzie scritte da parte della NATO. (Guardate dove siamo finiti oggi). La Russia si è trasformata in un grande mercato all'aperto di quelle che alcuni eufemisticamente descrivevano come "piccole imprese".

lo stadio Luzhniki presso Mosca trasformato in un gigante mercato all'aperto nel 1997 e la maggior parte delle altre fotografie che seguono vengono da una mostra chiamata Boris Eltsin e il suo tempo (Boris Eltsin i ego vremija) alla Casa della Fotografia di Mosca

In realtà, i russi più intraprendenti viaggiavano all'estero per acquistare abbigliamento e altri generi di prodotti e rivenderli a un margine di profitto sul mercato interno. Il termine "Import/Export" si è trasformato ovunque in una barzelletta sugli europei dell'Est.

gli ostaggi lasciano un ospedale di Budenovsk catturato da un gruppo di terroristi nel 1995, e costato 129 morti e 415 feriti

Grazie alle nuove aperture dei confini, la Russia è stata introdotta in un mondo completamente nuovo.

Di droghe.

l'ospedale di Budenovsk al momento dell'attacco terroristico, 1995

E di terrorismo.

Boris e il suo amico, Bill

Il cosiddetto leader del paese faceva figure da idiota apparentemente secondo uno schema prefissato, sia per mezzo di apparizioni pubbliche da ubriaco o andando in giro con quel segno iconico del capitalismo globale, il logo di McDonald, seguendo le orme del leader precedente, che aveva optato per gli spot pubblicitari di Pizza Hut.

ancora una volta Boris e il suo amico, Bill

La democrazia riguardava la scelta tra Coca-Cola o Pepsi, dopo tutto.

Eltsin all'apertura di un McDonald's, nei primi anni '90

Di tanto in tanto, reprimeva violentemente le proteste nella capitale e nel Caucaso settentrionale, cosa che i suoi sostenitori occidentali tacitamente approvavano. Forse, questi ultimi erano semplicemente troppo distratti ad acquistare le risorse del paese a prezzi di svendita, come consigliato dal sempre presente FMI. Terapia d'urto. Iperinflazione. Alcuni hanno fatto fortuna nel giro di pochi mesi, per mezzo di saccheggi e, spesso, di attività criminali.

gli oligarchi Berezovskij e Abramovich, 2000

Le guerre per il territorio lasciavano persone freddate in mezzo alla strada in pieno giorno. Gli esuli si prendevano gioco di tutto.

Quasi tutti hanno sofferto.

Questo è stato il periodo che ha dato vita a un'espressione duratura, "Se sei così intelligente, allora perché sei così povero?" Una critica rivolta a coloro che si sentivano persi in questo nuovo mondo surreale di capitalismo selvaggio.

Non tutto andava male, naturalmente. La letteratura e gli studi storici ora erano liberi da vincoli ideologici rigidi, anche se inizialmente il pendolo oscillava troppo nella direzione opposta. Forse, comprensibilmente. E le chiese erano di ritorno. A centinaia.

una delle piccole croci poste sulla chiesa ricostruita di Cristo Salvatore a Mosca, 1995

Più importante è stata la decisione di Eltsin di lasciare Putin al potere. Quest'ultimo ha sistematicamente "disfatto" i danni degli anni '90. In modo imperfetto. In modo incompleto. Ma la sua leadership ha fornito al paese il tipo ragionevole di stabilità a livello nazionale e di sovranità a livello internazionale di cui la sua popolazione aveva dimenticato la possibile esistenza. Così, la prossima volta che ghignate sugli impressionanti tassi di popolarità di Putin, ricordate gli anni '90.

Persistono idee sbagliate su questo decennio. Una particolarmente fastidiosa è che il collasso dell'URSS è avvenuto quasi senza spargimento di sangue. Questo, naturalmente, è grossolanamente inesatto, e la sua influenza si fa sentire ancora oggi: il conflitto ucraino è il primo esempio. Transnistria, Nagorno-Karabakh, Abkhazia, Ossezia del Sud, Tagikistan, Cecenia... Prima della guerra nel Donbass, le stime dei morti in conflitti militari nell'ex URSS varia da 100.000 a 600.000.

manifestazione a sostegno del presidente georgiano Gamsakhurdia, Tbilisi, 1992

Il resto delle statistiche degli anni '90 mostrano un popolo demoralizzato. Il tasso globale di mortalità è aumentato dal 10 per mille nel 1989 al 16 per mille nel 1994, cosa considerata senza precedenti in tempo di pace. Tra le cause di morte per motivi esterni, il suicidio era in cima alla lista, fino a un quarto di tutti i casi per gli uomini. I suoi tassi, in particolare, sono aumentati drasticamente: 41,8 per 100.000 abitanti nel 1994.

E così è stato per il consumo di alcol.

Mosca, 1995. L'annuncio alla fermata dell'autobus recita: "Il mondo sta cambiando."

Gli aborti sono cresciuti alle stelle. I crimini violenti sono raddoppiati dai primi anni '90, e tra il 1992 e il 1997, 169.000 persone sono state assassinate. L'emigrazione è aumentata drammaticamente. La gente fuggiva dalla guerra e dalla disoccupazione. La sola Russia ha accettato 11 milioni di richiedenti di asilo tra il 1989 e il 2002. La maggior parte di loro veniva dall'ex URSS. Alcuni commentatori hanno suggerito che il numero dei morti in questo decennio a causa di turbolenze politiche e sociali, così come della guerra, rivaleggia quello delle perdite negli anni '30 di Stalin.

Ma lascio i calcoli statistici ai professionisti. In un certo senso, i ricordi di coloro che hanno vissuto in tutto questo parlano abbastanza forte.

La maggior parte dei commenti che ho tradotto dalla pagina di Dmitrii Steshin potrebbe essere organizzata in tre categorie: gli alimentari, gli stipendi e lo spirito.

Irina ricorda:

Primo giorno di paga senza genitori: una confezione di kasha, olio vegetale, una confezione di zucchero, tè, e shampoo. Dieta! :)

Natalia afferma:

Ricordo in particolare un giorno degli anni '90: la mattina, molto presto, abbiamo fatto una passeggiata al parco con i nostri cani. Non cercavamo mai di svegliare i nostri bambini al fine settimana: quanto più dormivano, tanto meno mangiavano. Comunque, abbiamo trovato diversi funghi nel parco e siamo tornati a casa felici, dato che avevamo dell'orzo perlato in casa e potevamo fare la zuppa!

Foma scrive:

Nella mia città, sono stati uccisi [e mangiati] tutti i piccioni. La gente cercava del cibo tuffandosi nei cassonetti. Terapia d'urto.

Svetlana descrive le sue esperienze qui :

Ho dato alla luce mio figlio nel dicembre del 1993. Quell'inverno era piuttosto freddo, e il nostro condominio aveva a malapena il riscaldamento. Quando siamo tornati a casa dall'ospedale, c'erano gradi all'interno, così abbiamo vissuto in una piccola stanza senza spegnere la nostra stufetta per giorni.

E qui:

Ricordo anche che era anche difficile comprare sapone: i negozi erano vuoti. Mio padre, che era sempre molto organizzato, è venuto a casa un giorno estremamente soddisfatto di se stesso, trascinando un vaso da tre litri con una brodaglia marrone puzzolente. Risultava essere sapone liquido. Abbiamo usato l'orribile sostanza per fare il bagno per un lungo periodo di tempo.

Evgenia risponde:

È difficile leggere queste cose, mi fanno piangere! Mette terrore ricordare che fino a oggi ho paura di essere lasciata da sola con un frigo vuoto, come se fossi cresciuta nella Leningrado assediata (durante la seconda guerra mondiale, ndc). Fino ad oggi, sento una vergogna acuta perché avevo pensieri di rubare generi alimentari. E, sì, abbiamo dovuto mangiare cibo coperto di muffa.

Valentina ricorda questo:

Una mia amica è svenuta per la fame mentre preparava la kasha per i suoi due bambini.

E questo:

Inoltre non ci pagavano in denaro, ma in lampadine, per esempio. Poi dovevamo vendere le lampadine per comprare qualcosa da mangiare. O barattarle.

Elena ricorda:

Ero felice allora perché ero innamorata. Avevo anche un sacco di farina e un sacco di patate.

Roman scrive emotivamente:

Mi ricordo che mia mamma mi ha comprato una barretta di cioccolato Mars per il mio compleanno. Poi non ci sono stati più dolci per un lungo periodo di tempo, perché avevamo finito i soldi. Quanti sono morti allora in quelle condizione? Non possiamo dire nulla di buono di nessuno di quel particolare governo. Se fossero ancora vivi, avremmo dovuto metterli al muro.

Vladimir ricorda:

Mangiavamo pasta. A colazione, a pranzo e a cena.

Marina dice:

Non voglio ricordare quegli anni. Ricordo solo che ho inventato questo motto: "Sopravvivremo nonostante tutto!" Ho capito che iniziavamo a vivere meglio quando abbiamo avuto ​​la possibilità di acquistare frutta per i nostri figli su base regolare. Non sto parlando di lime o di avocado, ma semplicemente mele, pere e arance.

Jana ricorda:

Ero studente universitaria all'inizio degli anni '90. Mi ricordo che un inverno ho continuato a sognare mele. :) Evidentemente, mi mancavano terribilmente le vitamine, perché le mele erano un enorme lusso per me.

Olga descrive i suoi ricordi:

Ho preso il mio bambino di cinque anni (non avevo nessuno che facesse da babysitter) e sono andata nella città vicina (questa era una cosa imbarazzante da fare nella mia città) e ho venduto abbigliamento usato per bambini, dismesso mia figlia superò. Se ero fortunata, potevo usare i soldi che guadagnavo per comprare cibo. Poi c'era il baratto...

Un utente con uno pseudonimo commenta:

Per me, la cosa peggiore degli anni '90 non è stata la fame (non era così male, tra l'altro), ma piuttosto, il costante, noioso, e continuo senso di umiliazione. Oggi, la chiamerei umiliazione nazionale, ma allora... accendevi la televisione e vedevi Eltsin ubriaco, la prima guerra cecena, e i nazionalisti nelle ex repubbliche sovietiche... Nelle strade, c'era un misto di povertà selvaggia e, allo stesso tempo, una simile trasandatezza selvaggia. Discoteche, tende con alcol. Forse non era così male, in realtà, ma questo è esattamente come me lo ricordo. Non riesco nemmeno a guardare le mie foto degli anni '90: Non posso credere che questo è il modo in cui ci vestivamo e lo stile dei nostri capelli!!!

Un altro commentatore aggiunge:

La fabbrica di abbigliamento aveva fatto un accordo con il vicino pastificio per comprare una quantità di maccheroni, che poi ci ha venduto a cinque volte il prezzo di mercato. O prendevi i maccheroni o aspettavi che comparisse il denaro. Maccheroni per un anno e mezzo.

Julija ricorda:

Buoni pasto, kasha, e maccheroni con cipolle e carote. Quello che veramente desideravo erano latticini e carne. E denaro a milioni [a causa dell'iperinflazione]. Una volta, mia mamma ha preso un pappagallo nel parco. Ha vissuto con noi per un anno – urlando – poi lo abbiamo portato a un mercato all'aperto locale e lo abbiamo venduto per un milione. Andavamo a scuola a piedi. Era difficile tornare a piedi perché avevamo le vertigini [a causa della fame]. Pagavano gli stipendi in giacche.

Asija scrive:

A ogni pausa, stavo seduta al mio banco a scuola perché ero esausta dalla fame. Non ero in grado di camminare o di ridere. Più tardi, ho letto che si sentivano così quelli che vivevano nella Leningrado assediata. Ho pure smesso di avere il mio periodo per sei mesi. Alcune volte ho anche rubato pane e tvorog (un formaggio, ndc) dal negozio di alimentari.

Ho anche alcuni miei ricordi. Nella mia scuola abbiamo ricevuto grandi lattine molto allungate di aiuti umanitari con dentro della misteriosa carne. Spam, credo. Era scaduta da molto tempo, ma l'abbiamo mangiata.

Convogli di carri armati apparentemente senza fine passavano sotto le mie finestre, anche se non andavano a una parata.

putsch dell'agosto 1991 a Mosca

Gomma da masticare rosa.

Il lago dei cigni in televisione al posto della programmazione regolare. Per ore.

I primi nastri doppiati di heavy metal tedesco.

Mi manca la mia scuola, che era situata vicino alla Casa Bianca di Mosca, e che Eltsin ha bombardato durante la crisi costituzionale. "Cecchini sui tetti", hanno detto. A centinaia sono rimasti morti e feriti.

crisi costituzionale dell'ottobre 1993, Mosca

E qui sta il problema, si vede. Uno sforzo concertato per ri-confezionare un periodo storico ormai lontano non è difficile, come sembrano aver provato queste iniziative della Fondazione Eltsin. Vedete il modo in cui le università occidentali modellano la storia russa per soddisfare la propria lettura ideologica, per esempio, e il modo in cui poi la diffondono di nuovo attraverso le ONG in Russia. Questo è molto più difficile da fare con i ricordi recenti, vivi, condivisi dalla maggioranza della popolazione. In effetti, è particolarmente difficile da fare quando tale popolazione non sperimenta più il disorientamento storico e l'umiliazione nazionale dell'era Eltsin, ma è, invece, certa del proprio passato e ha speranza per il proprio futuro.

 
Frank Schaeffer e le sue critiche alla Russia contemporanea

Uno dei rischi dei convertiti per ragioni polemiche - lo sanno bene i parroci - è di non superare la fase polemica che li ha portati nella Chiesa, e finire per applicare la stessa polemica alla Chiesa stessa. È quello che sembra succedere con le recenti prese di posizione di Frank Scheaffer (figlio del noto pastore e apologeta evangelico Francis Schaeffer, e convertito all’Ortodossia nel 1990). Accusando la Russia di Putin per la sua legge per la limitazione della propaganda gay ai minori, Schaeffer finisce per perdere di vista l’insegnamento stesso della Chiesa, e per disprezzare lo sforzo congiunto della Chiesa e dello stato russo in ben altre difese di diritti, come nel caso dei cristiani sofferenti in Medio Oriente. Madre Cornelia (Rees) e padre John Whiteford replicano sul portale Pravoslavie.ru con un articolo congiunto molto informativo sulle questioni trattate in modo esagerato (o volutamente trascurate) da Frank Schaeffer. Presentiamo l’articolo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Quali diritti ha davvero la Chiesa ortodossa ucraina?

Il 26 novembre abbiamo pubblicato l'articolo "Non riuscite a vedere che vi stanno ingannando?" La Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca ha PIÙ libertà di certe altre Chiese autocefale., di padre Nikolaj Danilevich, vice capo del dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa ucraina, in cui dimostra che la Chiesa ortodossa ucraina canonica e autonoma è più libera di certe Chiese locali autocefale.

Inoltre, in connessione con le numerose speculazioni sull'indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa, la diocesi di Gorlovka e Slavjansk della Chiesa ortodossa ucraina ha pubblicato i documenti che stabiliscono il suo status e le sue libertà, che presentiamo qui:

***

Risoluzione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa, 25-27 ottobre 1990, sulla Chiesa ortodossa ucraina

Il 25-27 ottobre 1990, nella sessione straordinaria del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa, fu presa una decisione in merito all'appello della Chiesa ortodossa ucraina sulla concessione dell'indipendenza e dell'autonomia amministrativa.

Avendo studiato attentamente e discusso a fondo la richiesta del Sinodo e dell'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina, il Concilio episcopale risolse:

1. La Chiesa ortodossa ucraina gode di indipendenza e autonomia nella sua amministrazione.

2. A questo proposito, il nome "Esarcato ucraino" è soppresso.

3. Il primate della Chiesa ortodossa ucraina è scelto dall'episcopato ucraino ed è benedetto da sua Santità il patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. [1]

4. Il primate della Chiesa ortodossa ucraina porta il titolo di "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina".

5. Il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina adotta il titolo "sua Beatitudine" all'interno dei confini della Chiesa ortodossa ucraina. [2]

6. Il Metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina ha il diritto di indossare due Panaghie e di portare la croce durante i servizi divini. [3]

7. Il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina elegge e nomina i suoi vescovi ordinari e vicari e stabilisce e abolisce le diocesi nel territorio dell'Ucraina.

8. Il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina, in quanto primate della Chiesa ortodossa ucraina, è membro permanente del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

9. La presente risoluzione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa è soggetta all'approvazione del Concilio locale della Chiesa ortodossa russa con l'introduzione delle corrispondenti modifiche agli statuti sull'amministrazione della Chiesa ortodossa russa.

Nel 2000, il Concilio episcopale giubilare della Chiesa ortodossa russa ha adottato nuovi statuti per la Chiesa ortodossa russa che riflettono lo status speciale della Chiesa ortodossa ucraina. Il punto 17 dell'ottavo capitolo dello statuto recita:

La Chiesa ortodossa ucraina si autogoverna con diritti di un'ampia autonomia. Nella sua vita e attività, è governata dal Tomos del patriarca di Mosca e di Tutta la Rus' del 1990 e dagli statuti della Chiesa ortodossa ucraina, che sono approvati dal suo primate e approvati dal patriarca di Mosca e di tutta la Rus'.

Il Concilio locale della Chiesa ortodossa russa del 2009 ha ratificato tutte le decisioni dei Concili episcopali del 1990 e del 2008, comprese quelle citate sopra.

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Gramota di Alessio II, per grazia di Dio patriarca di Mosca e di Tutta la Rus', al metropolita Filaret di Kiev e di Tutta l'Ucraina

Domenica 28 ottobre 1990, durante la Divina Liturgia presso la cattedrale di santa Sofia a Kiev, il patriarca Alessio II di Mosca e di Tutta la Rus' presentò al metropolita Filaret di Kiev e di Tutta l'Ucrain una gramota, che dice:

Noi, l'umile Alessio II, per grazia di Dio patriarca di Mosca e di tutta la Rus', insieme a tutti i sacratissimi vescovi della Chiesa ortodossa russa – Patriarcato di Mosca, riuniti nel Concilio dei vescovi il 25-27 ottobre 1990 al monastero Danilovskij nella città di Mosca salvata da Dio, guidati dal desiderio di avere pace benedetta, amore per Cristo ordinato da Dio e l'unità fraterna nell'opera comune nel campo di Dio con l'intera pienezza della Chiesa ortodossa ucraina, tenendo conto del desiderio e della petizione da parte dei sacratissimi arcipastori riuniti il ​​9 luglio di quest'anno, 1990, nella città di Kiev salvata da Dio per la discussione e la risoluzione della loro vita ecclesiastica su principi di indipendenza e di autonomia, benediciamo attraverso la nostra presente gramota per il potere del santo e vivifico Spirito che la Chiesa ortodossa ucraina sia da ora indipendente e autonoma nella sua amministrazione, e per lei, eletto come suo primate all'unanimità il 9 luglio 1990 dall'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina, e speriamo che la Chiesa ortodossa ucraina sia governata secondo i santi e divini canoni e le usanze ereditate dai santi padri della Chiesa cattolica ortodossa e le risoluzioni di questo Concilio episcopale. Con solo un cuore e una sola bocca, preghiamo il Pastore Supremo, il Signore, d'inviare dal cielo il suo aiuto e la sua benedizione alla santa Chiesa ortodossa ucraina.

Possa la Chiesa ortodossa ucraina, unita attraverso la nostra Chiesa ortodossa russa con la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, non cambiare nulla riguardo ai dogmi di fede e ai sacri canoni senza la decisione conciliare dell'intera pienezza cattolica ortodossa.

Possa la Trinità creatrice, onnipotente e vivifica, Padre, Figlio e santo Spirito, rafforzare sempre la santa Chiesa ortodossa ucraina e incoronarla di gloria e d'onore e benedire la sua esistenza per la salvezza della pienezza dei suoi fedeli.

Firmato nella città di Mosca il 27 ottobre 1990

ALESSIO, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'

***

Al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 29 novembre-2 dicembre 2017, al fine di evitare speculazioni volte a minare l'autorità della Chiesa ortodossa ucraina agli occhi di milioni di ucraini, sono stati introdotti emendamenti negli statuti della Chiesa ortodossa russa. Le disposizioni relative alla Chiesa ortodossa ucraina sono state assegnate a un capitolo separato e gli statuti della Chiesa ortodossa russa sono stati conformati alla decisione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 25-27 ottobre 1990, e con lo stato di fatto attuale. Il nuovo capitolo dice:

Capitolo decimo degli statuti della Chiesa ortodossa russa, riguardante la Chiesa ortodossa ucraina:

1. La Chiesa ortodossa ucraina si autogoverna con diritti di ampia autonomia.

2. La Chiesa ortodossa ucraina ha ottenuto l'indipendenza e l'autonomia nella sua amministrazione in conformità con la risoluzione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 25-27 ottobre 1990, "Sulla Chiesa ortodossa ucraina".

3. Nella sua vita e attività, la Chiesa ortodossa ucraina è guidata dalla risoluzione del 1990 del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa "Sulla Chiesa ortodossa ucraina", dalla gramota del 1990 del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' e dagli statuti della Chiesa ortodossa ucraina, che sono approvati dal suo primate e dal patriarca di Mosca e di tutta la Rus'.

4. I corpi dell'autorità ecclesiastica e dell'amministrazione della Chiesa ortodossa ucraina sono il suo Concilio e il suo Sinodo, guidati dal suo primate con il titolo "sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina". Il centro amministrativo della Chiesa ortodossa ucraina si trova nella città di Kiev.

5. Il primate della Chiesa ortodossa ucraina è scelto dall'episcopato ucraino ed è benedetto da sua Santità il patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. [4]

6. Il nome del primate viene commemorato in tutte le chiese della Chiesa ortodossa ucraina dopo il nome del patriarca di Mosca e di tutta la Rus'.

7. I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sono eletti dal suo Sinodo.

8. La decisione di istituire o abolire le diocesi appartenenti alla Chiesa ortodossa ucraina e di determinare i loro confini territoriali è presa dal suo Sinodo con successiva approvazione del Concilio dei vescovi.

9. I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sono membri del Concilio locale e del Concilio dei vescovi e partecipano ai suoi lavori in conformità con le sezioni II e III degli statuti attuali e alle sessioni del Santo Sinodo.

10. Le decisioni del Concilio locale e del Concilio dei vescovi sono obbligatorie per la Chiesa ortodossa ucraina.

11. Le decisioni del Santo Sinodo sono efficaci nella Chiesa ortodossa ucraina, tenendo conto delle peculiarità determinate dalla natura indipendente della sua amministrazione.

12. La Chiesa ortodossa ucraina ha la sua suprema autorità giudiziaria ecclesiastica. A questo proposito, la corte del Concilio episcopale è la corte ecclesiastica del più alto grado per la Chiesa ortodossa ucraina.

All'interno della Chiesa ortodossa ucraina, sanzioni canoniche come la sospensione dal servizio per tutta la vita, la deposizione dagli ordini sacri e la scomunica dalla Chiesa sono imposte dal vescovo diocesano con successiva approvazione da parte del metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina e del Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina.

13. La Chiesa ortodossa ucraina riceve il santo crisma dal patriarca di Mosca e di tutta la Rus'.

Note

[1] Come padre Nikolaj nota nell'articolo menzionato sopra, il patriarca benedice automaticamente chiunque sia scelto dai vescovi ucraini.

[2] "Sua Beatitudine" è un termine riservato ai primati di Chiese, inclusi i patriarchi, i metropoliti e gli arcivescovi. I metropoliti e gli arcivescovi che non sono primati sono conosciuti con il titolo di "sua Eminenza".

[3] Questo è un diritto di solito offerto al primate di una Chiesa.

[4] V. nota 1.

 
Acchiappafantasmi

Con il passare degli anni, divento sempre più grato al vescovo che mi ha ordinato, il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra (+1993). In effetti, posso dire che in termini mistici siamo diventati più vicini di quanto non fossimo in vita, anche se ci eravamo conosciuti all'inizio degli anni '80. Vedete, con il tempo si diventa sempre più consapevole dei propri debiti di gratitudine. Quello che segue è successo quest'estate.

Succede di tanto in tanto a ogni sacerdote. Cioè, un episodio di acchiappafantasmi. L'ultima volta era stato in un appartamento a Ipswich, dove il precedente occupante si era suicidato. Erano accadute alcune cose strane e una macchia di sangue non voleva andarsene. Anche se vi dipingevano sopra, continuava a riapparire. C'era bisogno di un prete per risolvere il problema.

Questa volta è successo in una casa di cura per anziani in una città della contea di Norfolk. Sono stato chiamato dalla direttrice che ha spiegato la situazione. Una residente anziana era morta. Nel giro di due giorni le porte avevano iniziato a sbattere, chiuse da mani invisibili, proprio quando le persone stavano per attraversarle. Le finestre si aprivano e si chiudevano allo stesso modo, in qualsiasi momento del giorno o della notte. Degli oggetti passavano misteriosamente da una stanza all'altra. Un bollitore elettrico veniva acceso da mani invisibili e bolliva fino all'esaurimento.

Una mattina gli abitanti erano scesi nella sala da pranzo e avevano trovato tutti i tavoli e le sedie rovesciati. Peggio di tutto, la stanza in cui aveva vissuto per diversi anni la donna che era morta era incredibilmente fredda, anche se era un'estate calda. Gli accompagnatori erano troppo spaventati per entrarvi e nessuno poteva sopportare il freddo per più di qualche secondo. Non si poteva neppure pensare di affittarla a un nuovo residente. La direttrice, un'ucraina, si è trovata di fronte a un ultimatum; o risolveva il problema oppure il personale avrebbe lasciato la casa con i suoi 24 residenti, costringendola a chiudere.

Le attività si sono concentrate soprattutto su una giovane donna. Le ho chiesto di indossare una croce, cosa che è stata felice di fare, anche se non era ortodossa e non credeva davvero in nulla. Ho preso una lista dei nomi degli assistenti e dei residenti e ho pregato per loro, prestando particolare attenzione alla residente che era morta, di cui mi sono informato sulla vita e di cui mi avevano mostrato la foto. Era protestante e quindi non aveva nessuno che pregasse per lei. Quindi ho benedetto tutta la casa con l'acqua santa dopo un breve servizio, pronto a tornare se necessario, pregando per il riposo dell'anima dell'anziana donna.

Il giorno dopo mi hanno telefonato a casa. Tutto era tornato alla normalità.

Sono cose che capitano. Coloro che pensano che un giorno potrebbero essere ordinati al sacerdozio dovrebbero saperlo. Ma se non fossi stato ordinato, nulla sarebbe potuto accadere attraverso di me. Questo è il motivo per cui prego per il vescovo che mi ha ordinato e perché gli sono grato più che a tutti gli altri che mi hanno ignorato.

 
Alcuni greci riprendono in considerazione le profezie dell'anziano Paisios sul conflitto tra Russia e Turchia

La tensione che si è creata dopo l'abbattimento di un caccia russo da parte di aerei da guerra turchi ha portato diversi greci a riconsiderare le profezie dell'anziano Paisios sulla guerra tra la Russia e la Turchia.

Il monaco asceta Paisios, che è stato canonizzato tra i santi dal Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa nello scorso mese di gennaio, era noto per le sue profezie e previsioni. Una di loro diceva che Istanbul, un tempo Costantinopoli, diventerà di nuovo greca.

In particolare, Paisios ha scritto: "Avranno inizio eventi che culmineranno nella nostra ripresa di Costantinopoli. Costantinopoli sarà data a noi. Ci sarà una guerra tra Russia e Turchia. In principio i turchi crederanno di vincere, ma questo porterà alla loro distruzione. I russi, alla fine, vinceranno e conquisteranno Costantinopoli. Dopo di che sarà nostra. Saranno costretti a darla a noi".

Il testo recita inoltre: "(I turchi) saranno distrutti. Saranno sradicati perché sono una nazione che è stata costruita senza la benedizione di Dio. Un terzo dei turchi tornerà da dove sono venuti, le profondità della Turchia. Un terzo si salverà perché saranno diventati cristiani, e l'altro terzo sarà ucciso in questa guerra". Questo si basa sulla profezia di San Cosma d'Etolia.

San Paisios si è addormentato nel Signore il 12 luglio 1994. Una delle cose che ha scritto è questa: "Non volevo altro che Dio mi tenesse in vita ancora per qualche anno, così avrei potuto vedere il mio paese espandersi. E si espanderà..."

"La Turchia sarà sezionata. Questo sarà a nostro vantaggio come nazione. In questo modo saranno liberati i nostri villaggi, le nostre patrie rese schiave. Costantinopoli sarà liberata, sarà di nuovo greca. La basilica di Santa Sofia si aprirà di nuovo", si legge nel testo.

"La Turchia sarà sezionata in 3 o 4 parti. Il conto alla rovescia è iniziato. Prenderemo le terre che ci appartengono, gli armeni prenderanno le loro e i curdi le loro. Il nucleo è la questione curda", continua il testo.

Paisios ha scritto ancora: "Fino a quando ci sarà fede e speranza in Dio, molta gente si rallegrerà. Tutto ciò accadrà in questi anni. È giunto il momento".

San Paisios dell'Athos nacque con il nome di Arsenios Eznepidis nel mese di luglio 1924, a Farasa in Cappadocia. Suo padre si chiamava Prodromos e sua madre Evlampia. Aveva otto fratelli. Il 7 agosto 1924, una settimana prima che i greci di Farasa tornassero in patria, fu battezzato dal parroco, padre Arsenios, che la Chiesa ortodossa ha riconosciuto come santo. Arsenios insistette a dargli il suo nome "per lasciare un monaco al suo posto", come disse.

Cinque settimane dopo il battesimo del bambino, il 14 settembre 1924, la famiglia Eznepidis, insieme ad altri profughi, giunse al Pireo e poi andò a Corfù, dove rimase per diciotto mesi. La famiglia si trasferì a Igoumenitsa e poi a Konitsa, dove Arsenios finì la scuola elementare e ottenne il suo diploma con "condotta eccellente". Fin da quando era bambino, mise per iscritto i miracoli di sant'Arsenios. Aveva una inclinazione verso il monachesimo e voleva diventare un monaco.

Arsenios andò al Monte Athos per diventare un monaco nel 1949, subito dopo il suo congedo dall'esercito. Soggiornò per una notte presso il Monastero di san Giovanni il Teologo a Karyes e poi dimorò nell'eremo di san Panteleimone, nella cella della Vergine Maria, dove incontrò il padre Kyrillos, abate del monastero, e lo seguì fedelmente. Dopo aver trascorso il tempo in vari ritiri del Monte Athos e del Sinai, si trasferì al monastero di Koutloumousiou finché si ammalò gravemente e morì nell'estate del 1994.

Fu sepolto nel monastero di san Giovanni il Teologo a Souroti, a Salonicco. Da allora, ogni anno, l'11 e il 12 luglio, l'anniversario della sua morte, si tiene una veglia presso la sua tomba, con migliaia di fedeli presenti.

L'anziano Paisios ha scritto quattro libri, pubblicati dal monastero di san Giovanni il Teologo: Sant'Arsenio di Cappadocia (1991), L'anziano Hadji-Georgis l'Athonita, 1809-1886 (1986), Padri dell'Athos e questioni dell'Athos (1993) e Lettere (1994 ).

L'anziano Paisios divenne noto per una serie di controverse dichiarazioni politiche e profezie. Queste includono la previsione che una guerra con la Turchia porterà ad un restauro di una Magna Grecia che include l'Albania, la Macedonia e Bisanzio (Istanbul), e la conversione di massa dei turchi dall'islam al cristianesimo ortodosso. Molti greci paragonano Paisios a Nostradamus.

 
FOTO - Apostoli del XXI secolo

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti il resoconto della recente esposizione sulle missioni ortodosse nel mondo intitolata “Apostoli del XXI secolo”, con la straordinaria galleria fotografica dell’esposizione presa dal portale Pravoslavie.ru. Sforzi come questi ci aiutano ad apprezzare il messaggio di portata universale del cristianesimo ortodosso.

 
La nuova chiesa ucraina sarà autocefala solo di nome: i media greci pubblicano la prima pagina degli statuti scritti da Costantinopoli

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'agenzia di stampa greca Romfea ha pubblicato la prima pagina degli statuti della nuova chiesa ucraina adottata dal Santo Sinodo di Costantinopoli nella sua ultima sessione, dal 27 al 29 novembre.

Come era stato ampiamente previsto, gli statuti rivelano che Costantinopoli non intende dare piena libertà alla chiesa che sta attualmente creando in Ucraina. Come scrive Romfea,  sembra essere stato usato come modello lo statuto ecclesiastico della Chiesa di Creta, che è una chiesa semi-autonoma all'interno del Patriarcato di Costantinopoli.

Inoltre, sta crescendo lo scontento all'interno del "patriarcato di Kiev" scismatico sull'idea di "autocefalia" di Costantinopoli. Il patriarcato di Kiev è molto più grande e sta per portare molti più vescovi e sacerdoti nella nuova chiesa rispetto alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica.

Anche l'idea che gli statuti di una Chiesa autocefala debbano essere scritti da un altro corpo ecclesiastico è già un'indicazione di uno status inferiore. "Questo indica una certa dipendenza, o mancanza di indipendenza in questo processo dal lato ucraino, perché tutte le Chiese che in precedenza avevano ricevuto l'autocefalia avevano scritto da sole i propri statuti", spiega l'arciprete Nikolaj Danilevich, Vice Capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina.

"Ma qui li scrivono per l'Ucraina e dicono loro come dovrebbero essere", ha aggiunto.

foto: romfea.gr

La decisione di Costantinopoli di scrivere gli statuti per la nuova chiesa ucraina è forse dovuta all'incapacità del patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina di riunirsi e di sviluppare da sole il documento, come i vescovi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina hanno riconosciuto pubblicamente diverse volte.

Come nota Romfea, il capo della nuova chiesa avrà la dignità di metropolita, non di patriarca, e alla nuova chiesa non sarà permesso di canonizzare i propri santi, ma dovrà sottoporli a Costantinopoli e riceverà il suo crisma da Costantinopoli, nonostante la denominazione ufficiale di "autocefala".

Gli statuti prevedono anche esplicitamente il controllo di Costantinopoli su un certo numero di stavropegie (chiese di rappresentanza e monasteri) in tutta l'Ucraina, tra cui la chiesa di Sant'Andrea a Kiev, precedentemente della Chiesa ortodossa autocefala ucraina, che è già stata trasferita a Costantinopoli.

Inoltre, il sito ucraino Vesti ha appreso dalle sue fonti ecclesiastiche di 9 punti specifici negli statuti, molti dei quali sono menzionati da Romfea. Questi sono:

1. La Chiesa ucraina è "inestricabilmente legata" con il Patriarcato di Costantinopoli e, attraverso di essa, con le Chiese rimanenti.

Questo è lo stesso modo in cui la Chiesa ortodossa ucraina canonica è attualmente collegata al più ampio mondo ortodosso attraverso Mosca. Una Chiesa autocefala, indipendente, è legata al mondo ortodosso solo attraverso il proprio patriarca.

2. Particolare enfasi viene posta sul fatto che Costantinopoli ha dato l'autocefalia.

Come ha affermato in precedenza l'arcivescovo Job (Getcha), ciò che Costantinopoli dà, Costantinopoli può togliere.

3. Il capo della chiesa sarà un metropolita, non un patriarca.

4. Il Concilio episcopale della chiesa deve contattare Costantinopoli su tutte le questioni globali e Costantinopoli informerà il Concilio su cosa fare. Inoltre, c'è una clausola secondo cui Costantinopoli non deve spiegare le sue decisioni.

Lo stesso è stabilito dal Tomos di autocefalia del 1998 da Costantinopoli alla Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia. Nel frattempo, il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa ucraina canonica sotto sua Beatitudine il metropolita Onufrij è del tutto libera di prendere le proprie decisioni.

5. Costantinopoli ha il controllo dell'approvazione degli statuti delle singole carte parrocchie e dei monasteri.

La Chiesa ucraina canonica ha il diritto di stabilire e di abolire le proprie diocesi, parrocchie e monasteri e di ordinare vescovi senza alcuna interferenza da parte del Patriarcato di Mosca.

6. La chiesa riceverà il suo crisma da Costantinopoli.

Tradizionalmente, un segno esterno dell'autocefalia è un diritto della Chiesa di produrre il proprio crisma, sebbene Costantinopoli non permetta alle Chiese nella sua sfera di farlo. Persino gli antichi Patriarcati di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme ricevono il loro crisma da Costantinopoli.

7. Alla chiesa non sarà permesso di canonizzare i propri santi, ma dovrà sottoporli a Costantinopoli per l'approvazione.

La Chiesa finlandese, un corpo autonomo all'interno del Patriarcato di Costantinopoli, non ha il diritto di canonizzare i propri santi, per esempio. Nemmeno la Chiesa greca ha il diritto di canonizzare i propri santi, nonostante sia autocefala. Nel frattempo, la Chiesa ucraina canonica sotto il patriarcato di Mosca ha il pieno diritto di canonizzare i propri santi. Per esempio, la Chiesa ucraina ha canonizzato due santi alla Lavra delle Grotte di Kiev nell'agosto 2016.

8. In caso di problemi nell'elezione del metropolita di Kiev, il patriarca di Costantinopoli interverrà per "risolvere la situazione".

La Chiesa ucraina canonica ha pieno diritto di eleggere il proprio primate e i propri vescovi.

9. Il Patriarcato di Costantinopoli è la più alta struttura di appello per la nuova chiesa. Un vescovo sanzionato ecclesiasticamente avrà il diritto di appellarsi a Costantinopoli.

Ancora una volta, lo stesso vale per la Chiesa delle terre ceche e della Slovacchia, mentre il Concilio episcopale della Chiesa ucraina canonica è la sua più alta struttura d'appello.

Questi 9 punti possono essere ulteriormente contrastati con i documenti che governano la vita della Chiesa ortodossa ucraina canonica, disponibili qui.

Anche i vescovi e il clero del patriarcato di Kiev perderanno libertà entrando a far parte della nuova chiesa di Costantinopoli. Un vescovo di alto rango del oatriarcato di Kiev ha parlato con Vesti e ha espresso il crescente malcontento nella sua confessione.

"Si scopre che c'è una grave discrepanza tra la nostra comprensione di "autocefalia" e la comprensione del Fanar: i greci danno autonomia solo su una serie di questioni, lasciando a Costantinopoli il controllo su tutti i processi importanti", ha spiegato il vescovo.

Ancora una volta, la situazione nella Chiesa delle Terre ceche e in Slovacchia ne è un perfetto esempio: nel 1951 il Patriarcato di Mosca le aveva concesso piena e completa autocefalia sotto ogni aspetto. Costantinopoli non riconobbe questo atto e nel 1998 emise un nuovo tomos di autocefalia che ha significativamente ridotto le libertà di cui la Chiesa ceca aveva goduto per oltre 40 anni.

Altre informazioni a riguardo possono essere lette nell'articolo "Il ruolo del Patriarcato ecumenico nel periodo di crisi della Chiesa ortodossa nelle Terre ceche e in Slovacchia".

 
Sulle sacerdotesse e le vescovesse

Nelle denominazioni protestanti, neo-protestanti e anglicane, con tutte le loro ramificazioni e sottoregioni, che, dalla fine del secondo millennio, si sono moltiplicate come erbacce in un campo incolto, c'è stato molto scalpore con l'ordinazione delle donne. Il Nuovo Ordine Mondiale (Novus Ordo Seculorum) opera preminentemente nel campo spirituale.

Sembra che la correttezza politica abbia vinto e, nello spirito dell'uguaglianza delle opportunità, della non discriminazione professionale, la "buona notizia" si diffonda. Non abbiamo solo sacerdotesse cristiane... abbiamo anche vescovesse [1] cristiane! Gli argomenti che motivano questa tendenza risalgono all'Antico Egitto, all'antica Grecia, all'antica Roma, mentre si invocano le pratiche delle religioni non cristiane: l'induismo, il buddismo, ecc.

C'è molta pressione sul cattolicesimo romano, ma papa Francesco è rimasto fermo sulla propria posizione: con tutto il dovuto rispetto e considerazione per le attività delle donne cattoliche romane, finché lui sarà papa, le donne non saranno ordinate al sacerdozio. Qual è l'argomento? Gesù e i suoi apostoli erano uomini! È vero, ma che cosa dovremmo fare riguardo alla Madre di Dio o a Maria Maddalena o alla santa imperatrice Elena, coloro che sono chiamate "pari agli apostoli"?

A questo punto, ci deve essere un argomento molto più forte, molto più logico e più serio...

Per trovarlo, dobbiamo tornare alla creazione del mondo. Allora, Dio formò Adamo dalla polvere, (in ebraico adamah – terra, polvere): "Allora Dio formò l'uomo dalla polvere dalla terra, e respirò nel suo volto il respiro della vita; e l'uomo divenne un'anima che respira "(Genesi, 2, 7). Quanto a Eva, fu formata da una costola di Adamo: Allora il Signore Dio fece cadere un sonno su Adamo; e dopo che si fu addormentato, Dio prese una delle sue costole e compose la carne al suo posto. E dalla costola presa da Adamo il Signore Dio formò la donna e la portò ad Adamo. Allora Adamo disse: "Questa è ora ossa delle mie ossa e carne della mia carne; si chiamerà donna, perché è stata tolta all'uomo" (Genesi: 2, 21-23)". Così Adamo diede a sua moglie il nome di Eva (Vita), perché fu la madre di tutti i viventi" (Genesi, 3, 20) (in ebraico Eva è Hava – la vita). Eva e i suoi seguaci danno la vita (ma non prendono la vita) dando alla luce dei bambini.

Andiamo avanti fino ad Abramo e Sara.

Allora Dio disse di nuovo ad Abramo: "Per quanto riguarda Sarai, tua moglie, non la chiamerai Sarai, ma Sara sarà il suo nome. E la benedirò e ti darò anche un figlio da lei; e lo benedirò, e diventerà nazioni; e re dei popoli procederanno da lui. "Allora Abramo si gettò sulla sua faccia e rise, e disse nella sua mente: "Farai nascere un bambino da un uomo che ha cento anni, e Sara, che ha novant'anni, porterà un bambino?" " Allora Dio disse: No, Sara tua moglie ti partorirà un figlio, e lo chiamerai Isacco; e io stabilirò la mia alleanza con lui e un'alleanza eterna con la sua posterità dopo di lui" (Genesi, 17, 15-17, 19). E dove Dio vuole, Egli cambia l'ordine della natura e annulla la sterilità della vecchiaia e Sara dà alla luce / porta alla vita Isacco, dal seme di Abramo. "Poiché Sara concepì e partorì Abraamo un figlio in età avanzata, al tempo stabilito, di cui Dio gli aveva parlato" (Genesi, 21, 2). Che grande gioia per entrambi i genitori! Ma, quando Isacco era un ragazzo, Dio mise Abramo alla prova: "Prendi ora il tuo amato figlio, Isacco, che tu ami, e và nella terra di Moria e offrilo lì come un olocausto su una delle montagne che ti dirò" (Genesi, 22, 2). Non ci viene detto dalle Sacre Scritture cosa accadeva nell'anima di Abramo. Abramo arrivò sul monte Moria e quando stava per sacrificare Isacco, Dio lo fermò: "Non appoggiare la mano sul ragazzo, non fargli nulla, perché ora so che temi Dio, poiché per amor mio non hai risparmiato il tuo amato figlio" (Genesi, 22, 12). Tutto questo episodio è una prefigurazione del sacrificio del nostro Salvatore sulla croce. "Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi..." (Romani 8, 32).

Passiamo ora alla versione femminista. Dio non chiede ad Abramo, ma a Sara di prendere tutto ciò che è necessario e di salire al luogo indicato per sacrificare Isacco, che ha portato nel suo grembo, a cui ha dato la vita, il corpo e il sangue dal suo stesso corpo e sangue. Come avrebbe reagito Sara? Che cosa avrebbe detto Dio di una madre che, senza riflettere troppo, alza un coltello per sacrificare il proprio figlio?

Alcuni con una fervida immaginazione vedono Maria Maddalena tra gli apostoli alla cena mistica. Ma perché Gesù Cristo non ha invitato sua madre? Non era davvero giusto che lei ricevesse una sorta di priorità da suo Figlio?

L'unica cosa che dobbiamo sottolineare qui è che la cena non era una cena normale, era una cena sacrificale, la prima rappresentazione del sacrificio sulla Croce:

"E prese il pane, rese grazie e lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di Me. Allo stesso modo, prese anche il calice dopo la cena, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi "(Lc 22, 19-20).

Il Salvatore chiede agli apostoli (che in quel momento non capivano di cosa stava parlando) di farlo in memoria di lui, sostituendo i soldati romani che lo inchiodarono alla Croce e trafissero il suo fianco con una lancia. Chi insegnerà loro come fare questo? "...il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e porterà al vostro ricordo tutte le cose che vi ho detto" (Gv 14, 26).

E da allora, da Pentecoste, dalla discesa dello Spirito Santo sugli apostoli sotto forma di lingue di fuoco, attraverso la successione ininterrotta degli apostoli e della fede, nella Chiesa ortodossa, nel quadro della Divina Liturgia, i sacerdoti sacrificano davvero Cristo, che offre se stesso ai fedeli sotto forma di pane e vino. Alla proscomidia (tavola di preparazione), con un coltello (chiamato lancia), la cui parte tagliente ha la forma di una lancia, il sacerdote estrae dal pane dell'offertorio l'agnello e le particole e le pone sulla patena (diskos). Perché? Poiché "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se qualcuno mangia di questo pane, vivrà per sempre; e il pane che darò è la mia carne, che offro per la vita del mondo... Allora Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico, se non mangiate la carne del Figlio dell'Uomo e non bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda... Colui che mangia questo pane vivrà in eterno" (Gv 6, 51, 53-55, 58). Nessun uomo sano di mente metterà mai in bocca corpi umani e sangue. E a ragione, gli ebrei litigavano tra loro dicendo: "Come può quest'uomo darci la sua carne da mangiare?" (Gv 6,52).

Dopo aver invocato lo Spirito Santo, cioè dopo la consacrazione dei doni, (l'agnello e il vino), nel calice c'è, in modo reale, lo stesso corpo e sangue del nostro Salvatore. Come il pane e il vino si trasformino nel corpo e nel sangue di Cristo – questo è un mistero, qualcosa che non può essere compreso né dagli angeli né dagli uomini. Ritornando alle origini, non troveremo né chicchi di grano, né grappoli d'uva, ma il Cristo in croce. A quelli che hanno dubitato (anche monaci!), Dio, benevolo e misericordioso, ha mostrato che nel cucchiaio portato alla bocca c'è davvero carne e sangue. Chi stava per prendere parte alla santa comunione si è ammalato sul posto.

Di conseguenza, mentre il sacrificio (esecuzione) di Gesù Cristo nel quadro della Liturgia ortodossa è reale, la donna non può essere un carnefice, non può prendere la vita in virtù del fatto che dà la vita. Dove non esiste più (e non esiste neppure ora, anche se si pretende) un'ininterrotta successione apostolica e di fede, l'eucaristia è un simulacro, una beffa, il pane rimane pane e il vino rimane vino. In altre parole, Cristo è assente dal calice. Anche se è solo un fatto simbolico, la visione delle donne che agiscono come sacerdotesse e vescovesse per sacrificare è un orrore.

Nicuşor Gliga / Bucarest, Romania, 14 febbraio 2014

Nota

[1] Anche se il termine vescovo non ha una forma femminile in inglese, ho deciso di impiegarla qui; avrei potuto parlare anche di vescovi donne, per aiutare a capire che nella Chiesa ortodossa non ci sono forme femminili per i termini sacerdote e vescovo.

 
La vita in Crimea 20 mesi dopo la riunificazione con la Russia

Auslander ha fornito a thesaker.is un molto ben accolto rapporto sulla situazione negli USA. Successivamente gli è stato chiesto se poteva fornire uno sguardo reciproco sulla vita a Sebastopoli. Ha gentilmente accettato e ho ricevuto il suo lavoro questa mattina. L'articolo è stato scritto sotto le difficoltà della mancanza di corrente e di una connessione intermittente a internet. Auslander ha appena pubblicato un libro che è disponibile su Amazon. Come nota a margine, Auslander non può ordinare una copia del suo libro dal suo sito internet in Crimea: sanzioni USA in azione... il webmaster

Città federale di Sebastopoli e Repubblica di Crimea

È passato molto tempo da quando ho scritto del passato attuale, vicino e non così vicino della nostra piccola valle a nord di Sebastopoli e della penisola in generale. Gli ultimi due anni potrebbero essere descritti come tumultuosi, a volte, e altre volte, la stragrande maggioranza, sereni e tranquilli.

Non voglio dilungarmi sui fatti di Kiev se non per dire che gli eventi sono stati osservati ogni giorno da gran parte della popolazione e, mentre si completava il colpo di stato, le osservazioni erano accompagnate da una crescente trepidazione. Credetemi, non c'era e non c'è alcun amore residuo in questa città o in questa penisola per il presidente Janukovich e per le sue orde di seguaci e tirapiedi, ladri arroganti e rapaci come se ne sono visti pochi. I governi precedenti a Kiev erano ben poco migliori: la differenza tra loro è meglio descritta come la differenza tra essere travolti da una Volga ed essere travolti da un Kamaz.

Gli eventi successivi al colpo di stato a Kiev hanno direttamente portato alla separazione di Sebastopoli e della Crimea dall'Ucraina. Nei 20 mesi successivi la penisola e questa città hanno avuto la loro parte di problemi da parte di Kiev, non ultimo dei quali è la cessazione della fornitura di acqua per la penisola a metà della scorsa estate. L'acqua per la maggior parte della Crimea era fornita tramite un canale poco profondo costruito in epoca sovietica per il controllo delle piene primaverili del fiume Dnepr, quando la neve e il ghiaccio si fondevano. Il canale è stato poi allungato fino alla Crimea per fornire acqua per l'agricoltura e per altri usi alle molte città e villaggi in Crimea centrale e settentrionale, con un'ulteriore estensione del canale che arriva a Kerch, sulla costa orientale.

Come risultato dell'approvvigionamento idrico abbondanti risaie sono state costruite nel nord della Crimea durante il periodo sovietico, oltre ad ampie imprese agricole. La maggior parte di queste fattorie grandi e piccole erano ancora in funzione quando la crisi è iniziata e i cittadini continuavano con la loro agricoltura. Kiev garantiva la fornitura di acqua alla Crimea in cambio di ingenti pagamenti.

A fine estate 2014 settore destro (non lo scrivo con le maiuscole: sono esseri al di sotto del disprezzo) ha barricato il canale molti chilometri a nord del confine della Crimea. Questa barricata di sacchetti di sabbia ha bloccato l'acqua per la Crimea per alcuni giorni fino a quando un temporale estivo ha scaricato una gran quantità di pioggia nella zona della barricata e il flusso ha rimosso il blocco. In pochi giorni la barricata è stata ricostruita e rinforzata con calcestruzzo. L'acqua del canale è stata completamente bloccata. Dal momento che la barriera era ben a nord del confine con la Crimea numerose aziende agricole nella regione di Kherson confinanti con la Crimea sono rimaste anch'esse prive d'acqua. Fattorie e piccole aziende agricole in Crimea e nella regione di Kherson hanno avuto i loro raccolti distrutti e villaggi e città hanno perso il loro principale rifornimento di acqua.

In Crimea il nuovo governo ha affrontato il problema in modo aggressivo. L'esercito e la milizia hanno portato acqua in camion a tutti coloro che ne avevano bisogno. In pochi giorni sono stati trivellati pozzi nella maggior parte degli insediamenti colpiti e sono state fatte ampie ricerche per individuare le riserve idriche sotterranee. Queste ricerche hanno avuto successo e dal tardo autunno tutti i cittadini della Crimea hanno avuto acqua in abbondanza. Tuttavia, secondo il parere di parti sostanziali del popolo il governo li ha traditi, in quanto la predilezione per la giunta di Kiev di non onorare gli accordi o i contratti era cosa risaputa. Il fallimento era ancor più grave perché il governo a Simferopol e in altre città e paesi era stato spesso avvisato dai cittadini della possibilità concreta del taglio del canale da parte della giunta, e quegli avvisi sono caduti nel vuoto. Sebastopoli è un caso unico: un serbatoio costruito in epoca sovietica ai piedi delle montagne del nord lungo la costa meridionale era abbastanza grande per rifornire Sebastopoli assieme a poche altre fonti. L'unico problema era la dimensione dei tubi dell'acqua che alimentano la città, che erano appena sufficienti venti anni fa, figuriamoci oggi con la crescita della popolazione. L'esercito russo, come esercizio di addestramento sul campo, ha costruito un canale idrico supplementare di grandi dimensioni dal serbatoio verso la città e verso Inkerman ai piedi del porto. Da Inkerman il trasporto dell'acqua si estende al lato nord del porto e, tra le altre aree, alla nostra piccola valle.

La qualità dell'acqua è un altro problema. L'intera infrastruttura idrica, come in effetti tutte le infrastrutture e gli impianti fisici della città, è antiquata. Quando la città fu ricostruita dopo la guerra ci fu una sostanziale pianificazione delle infrastrutture, fatta alla maniera sovietica. I tubi del gas sono generalmente al di sopra del suolo, tranne per i tubi principali. Le linee telefoniche sono interrate, e spesso corrono nel mezzo delle strade. Anche le linee d'acqua sono interrate, almeno un metro sotto il livello del suolo. Da queste parti non abbiamo il proverbiale inverno russo, ma può fare freddo. Già a 20 chilometri a nord o a est da noi gli inverni sono sostanzialmente più rigidi.

Per inciso, fino a oggi posso portarvi in villaggi piccoli, e non così piccoli, che non hanno un sistema idrico comune al di là di pozzi privati ​​e di un pozzo comune nel piccolo centro del villaggio: questi insediamenti sono solo ad alcuni minuti di auto dalla nostra casa.

La vita in generale

La Crimea e Sebastopoli sono stati trattati come un cortile sul retro, una povera provincia meridionale di poca importanza al di là di un luogo piacevole per le vacanze estive e una zona da saccheggiare fino al livello del suolo e non solo. Non un copeco è stato speso per le infrastrutture, dopo la caduta dell'URSS, al di là di ciò che era necessario per mantenere funzionale in limiti ragionevoli i sistemi di acqua, gas, elettriità, fogne e trasporti.

Le strade erano, e sono, un mosaico di piccole riparazioni effettuate solo se necessario e la regola era, ed è, che le riparazioni venivano effettuate solo se qualcuno di una certa importanza è a disagio a causa di una particolare strada. D'altra parte è molto divertente vedere ettari di palazzi sontuosi costruiti su terre precedentemente adibite a vigneto (cosa illegale sia in Ucraina sia in Russia) con una quantità di mezzi di trasporto di lusso che stanno fuori e dentro gli appezzamenti, mentre le strade sono solchi nella fanghiglia che diventano pantani alle prime gocce di pioggia. Il vecchio adagio che dice 'il denaro non compra la classe' a quanto pare è vero in questa umile città così come in tutto il mondo.

Il sistema di alimentazione elettrica della città era, sotto l'Ucraina, un incubo. Nulla è stato rinnovato per oltre 20 anni e di fatto poco è stato 'modernizzato' da quando il sistema è stato ricostruito alla fine degli anni '40; la filosofia era 'se funziona ancora, perché spenderci dei soldi?'. Andare a visitare una stazione secondaria, come ho fatto io, era come fare un giro di un museo dell'elettricità, dove si possono osservare relè elettromeccanici e interruttori a 480 volt, cavi (generalmente di alluminio) avvolti nel tessuto, mura fatiscenti di cemento, pavimenti e soffitti che gocciolano acqua sotto le piogge forti, in sostanza un disastro in attesa di scatenarsi. Ci si può aspettare che il servizio elettrico si interrompa a intervalli casuali, di norma due o tre volte la settimana, per motivi sconosciuti, ma spesso abbastanza frequenti e abbastanza a lungo che uno dei primi acquisti che ho fatto quando abbiamo iniziato a costruire la casa è stato un generatore diesel.

Con il cambio di padrone di casa, la rete elettrica della città è stata il primo, e finora l'unico, sistema di infrastrutture ristrutturato in un certo modo. Sebastopoli ha una centrale elettrica di una certa dimensione al porto nei pressi di Inkerman. È alimentata a carbone, anche se ci sono piani per passare al gas naturale. Non so quando questo cambiamento di combustibile accadrà ed è possibile che non accadrà mai, per un motivo.

Molte delle piccole sottostazioni sono state rinnovate e modernizzate, tra cui quella piccola che alimenta la nostra valle a un isolato di distanza, in un angolo oscuro del parco. Questa ha fermato la maggior parte delle interruzioni nella nostra valle. C'è stato anche un tentativo di fare almeno un po' d'ordine nel groviglio di cavi di alimentazione proveniente da e per le stazioni, cosa che darebbe a un ingegnere elettrico un infarto alla loro vista. Entro l'estate del 2014, le interruzioni casuali di corrente erano generalmente una cosa del passato. Se deve esserci un taglio di fornitura elettrica, ci sono annunci sulla radio e alla TV sul dove, il quando e il lasso di tempo previsto del taglio.

Ai primi di aprile è stato avviato il lavoro di ammodernamento e ampliamento di una delle principali fonti di energia per la parte orientale e settentrionale della città, inclusa Inkerman. In sostanza l'impianto è stato completamente ricostruito a tempo di record e sono stati installati sei enormi generatori turboelettrici. Finora non ho visto i generatori in funzione, neanche ieri, 23 novembre 2015, durante l'emergenza elettrica in questa città e regione.

A fine maggio di quest'anno hanno avuto inizio i lavori per un nuovo impianto di produzione di energia a sud di Inkerman. Questo impianto sarà abbastanza grande per alimentare non solo la città con la crescita prevista per i prossimi venti anni, ma anche l'intera regione Sebastopoli. La mia previzione è che ci vorrà un altro anno prima che l'impianto sia completato.

Meglio non bere l'acqua dei rubinetti. La stragrande maggioranza dei sistemi e quasi tutti i principali sistemi di alimentazione sono vecchi di 60 e più anni, in tubi di acciaio di varie dimensioni. Devo ancora capire come riescano i tubi dell'acqua con un utilizzo costante a produrre quantità tanto prodigiose di ruggine, ma è un dato di fatto. Aggiungeteci il fatto che l'acqua è abbastanza dura da piantarci i chiodi, e potrete capire i problemi.

Ho un filtro primario industriale per la nostra alimentazione dell'acqua. Il filtro, di fabbricazione tedesca, dovrebbe servire per 5000 metri cubi d'acqua prima che sia necessaria la sostituzione. Sostituisco il filtro ogni tre mesi in inverno e ogni due mesi in estate. Usiamo una media annuale di 20 metri cubi d'acqua al mese e questo include il sistema di irrigazione per la stagione in cui cresce l'erba.

Abbiamo un sistema di filtro a membrana a cinque fasi per la cucina, il sistema ha un serbatoio che tiene 5 litri di acqua filtrata sotto pressione. Tutta l'acqua da bere e per la cottura proviene da questo sistema e anche i nostri cani bevono solo quest'acqua.

Il sistema di approvvigionamento idrico sotto il precedente proprietario era inaffidabile, per essere gentili. Come per il sistema elettrico, ho visitato la stazione di rifornimento idrico locale, e la battuta corrente è che Lenin ha aiutato a costruire la struttura. Il loro budget per le riparazioni e la manutenzione è una miseria, per essere schietti non c'è budget. Tutte le riparazioni nel sistema necessarie ovunque a nord del porto dovevano essere approvate dall'ufficio centrale dopo la presentazione di risme di documenti e il processo poteva essere lungo, perciò le riparazioni erano spesso temporanee e fatte alla buona. I punti problematici rimanevano problematici per anni, un simile problema non lontano dalla nostra casa è andato avanti per gli ultimi tre anni del regime precedente: due valvole manuali usurate non sono state sostituite e il buco servizio scavato attorno a loro è stato lasciato aperto per un facile accesso. Questo buco di un metro e mezzo di profondità era in mezzo al marciapiede fatiscente, e intorno a questo buco aperto largo 3 metri era fatta di pezzi di legno di scarto e rami di albero. Non sto scherzando.

Dal cambiamento dell'amministrazione le cose vanno meglio. Sono finite le interruzioni settimanali del servizio idrico lunghe ore o addirittura giorni. Le aree problematiche sono state controllate e ora non ci sono più buche aperte sparse e gli eventuali lavori di riparazione sono correttamente barricati. La sottostazione locale è ancora antiquata e la qualità di base delle acque non è cambiata, testimone il mio filtro primario ancora da cambiare ogni due mesi.

Le riparazioni al sistema che richiedono scai in mezzo alla strada sono ancora fatte alla vecchia maniera, in genere a mano. Quando hanno completato le riparazioni, se tutto va bene, la buca è riempito con terra fino a sopra il tubo dell'acqua e poi riempita con pietrisco. La norma è che il buco sia riempito con i detriti dallo scavo e poi non si fa più nulla. L'amministrazione non sembra vedere alcun problema con questa pratica.

Il sistema di approvvigionamento del gas naturale è l'unico che sembra aver funzionato bene ai vecchi tempi. L'impianto è, come al solito, antico ma in più di dieci anni non mi ricordo che abbia mai avuto un guasto. I tubi del gas per condomini e singole case sono generalmente al di sopra del suolo. Il montaggio e l'installazione dei tubi di servizio è fatto a mano, il che significa angoli e curve nei tubi, dal tubo di alimentazione principale di 15 cm ai piccoli tubi che vanno al domicilio attuale sono tutti fatti a mano, riscaldati e piegati secondo necessità, e qualsiasi deviazione dal tubo dritto fabbricata è a mano sul posto. L'unica eccezione a questa pratica sono le varie valvole installate nelle tubazioni principali. Qui valvole, collari e guarnizioni sono realizzati e saldati ai tubi standard di servizio.

Sotto la vecchia amministrazione ottenere nuovi servizi per una casa privata era interessante. Sotto gli ucraini, nulla in questa città si faceva senza una tangente. Punto e basta. Per legge la tassa per un nuovo allacciamento elettrico, per esempio, era di 10 grivne, poco più di un dollaro di allora. Si poeva ottenere l'allacciamento per quella piccola tassa, ma al momento in cui lo avreste ottenuto, i vostri nipoti sarebbero stati sul punto di finire la loro tesi di dottorato universitario.

Per avere un nuovo allacciamento in modo tempestivo c'era prima un 'progetto' da scrivere, naturalmente da parte dell'amministrazione del servizio relativo. Poi venivano i vari sondaggi con le relative tasse. Quando il lavoro era finalmente avviato dopo che avevate pagato per il 'progetto' e le 'indagini', tasse aggiuntive erano richieste dalla squadra di lavoro e dal suo supervisore. In generale si doveva pagare tra i 500 e i 1000 dollari per ogni installazione di servizio. Non molto, dite? La retribuzione media in Ucraina per un lavoratore era, ed è tuttora, da cinquanta a cento dollari la settimana, un maestro artigiano ne guadagna cento, i lavoratori non specializzati spesso ne prendono meno di cinquanta. Naturalmente tutto era risolto con un paio di biglietti da cento, preferibilmente in dollari, messo nella mano tesa di qualcuno.

Questa corruzione endemica andava da cima a fondo in ogni ente governativo, nessuno escluso. La polizia, i servizi, le licenze commerciali e le ispezioni, le varie registrazioni per i veicoli, i macchinari, le registrazioni personali, in qualsiasi momento avessi un'interazione con una qualsivoglia agenzia governativa, ci si aspettava una tangente, ed era meglio pagarla a meno di non volere un sacco di problemi.

Ho mai pagato una tangente? Sì, una volta, per ottenere l'allacciamento elettrico al nostro di guscio di una casa appena acquistato, così i nostri lavoratori potevano iniziare. 50 dollari hanno ottenuto il servizio il giorno successivo. Da quel giorno, e credetemi, mi stridevano i denti quando abbiamo consegnato i cinquanta al beneficiario della tangente, non ho mai pagato una tangente. Gli ucraini hanno una paura innata degli stranieri e ho imparato molto rapidamente a usare quella paura, rifiutando di pagare qualsiasi 'tariffa' supplementare. Questo rifiuto era generalmente liquidato come 'sindrome dello straniero pazzo', ma ha funzionato, e nessun permesso o servizio necessario alla nostra casa è stato ritardato in alcun modo.

Oggi la corruzione è una cosa del passato, alla superficie. Non ho dubbi che la corruzione ci sia ancora lì, ne ho vista abbastanza spesso, ma non è più così evidente e aperta e le nostre esperienze con la burocrazia dopo il cambio di bandiera sono state buone. Ccercate di capire che con il cambiamento dopo il referendum ogni pezzo di carta che avevamo doveva essere modificato per adattardi alla nuova amministrazione. I documenti e i titoli della casa, i conti dei servizi, le assicurazioni, i passaporti interni e per me i titoli e le registrazioni del permesso di soggiorno, le registrazioni di auto e camion, le patenti di guida, i conti bancari, tutto quel che riuscite a immaginare, ogni briciola richiedeva attenzione, fino ai pedigree dei cani.

Anche se fare queste cose era una noia e in alcuni casi una lungaggine, tutto sommato i cambiamenti sono stati relativamente indolori e svolti in modo efficiente. Per inciso i lavoratori effettivi nella maggior parte delle amministrazioni erano le stesse persone che avevamo avuto di fronte negli anni passati. Come prova, durante il processo di modifica di un documento che nemmeno mi ricordo, mia moglie ha tranquillamente chiesto all'impiegata se si poteva fare qualcosa per accelerare il processo, la vecchia parola in codice per 'quanto vuoi'. La ragazza ha fatto una faccia spaventata e ha subito rifiutato ogni pensiero di una cosa del genere, dicendo che questo  avrebbe portato al suo licenziamento immediato ed eventualmente a conseguenze penali. Mia moglie le ha dato delicatamente una pacca sulla mano e le ha detto di non preoccuparsi, la domanda era solo un test. Quando abbiamo lasciato l'ufficio ho chiesto a mia moglie se avesse notato la soffitto alto, e lei ha detto di no; le ho detto che c'erano telecamere di sorveglianza nel soffitto. Come la maggior parte della gente, vede solo ciò che si trova tra la sommità del capo e la cintola.

Vita quotidiana

La vita qui non è un letto di rose. L'euforia iniziale c'è ancora in una certa misura, ma la vita va avanti, non cambia né la gente né i politici, e inoltre siamo stati inondati di profittatori che si sono precipitti nella nuova terra promessa, tutti intenti a ottenere la loro fetta di torta prima che i provinciali si sveglino.

Ci sono stati cambiamenti drastici nelle imprese e nella pratica commerciale. Le aziende hanno avuto un periodo di grazia di un anno per portarsi agli standard russi. Ci sono due entità della penisola, la Repubblica di Crimea, con capitale Simferopoli, e la città federale di Sebastopoli, la terza città federale della Russia (le altre due sono Mosca e San Pietroburgo). Sebastopoli è parte della Russia e come tale le leggi e i regolamenti della Russia sono in vigore per la città e la regione di Sebastopoli. La Repubblica di Crimea fa parte della Federazione Russa e tecnicamente ha un certo margine di manovra in materia di diritto e regolamenti, ma di fatto la Crimea segue legge russa ed è in effetti una parte della Russia. Il periodo di grazia si è concluso ufficialmente il 1 maggio 2015. Nel mese precedente a tale data molte imprese sono state visitate dai vari ispettori, in sostanza come un controllo di cortesia, per aiutarle ad andare nella direzione necessaria per rispettare la legge russa. La maggior parte ha reagito favorevolmente a questa cortesia, alcune no.

L'effetto dopo il referendum dello scorso anno è stato che alcuni negozi e aziende hanno chiuso, alcuni immediatamente e altri quando si è capito che il cambiamento di bandiera era permanente e che c'era un nuovo sceriffo in città, che governava in modo diverso.

Una settimana dopo la scadenza del periodo di prova hanno avuto inizio i controlli veri. Molti prodotti alimentari venduti in negozi, chioschi e supermercati non rispettavano le norme sanitarie russe. Questo non significa che il cibo non era sicuro, semplicemente non rispettava le leggi vigenti e/o non aveva l'approvazione del Dipartimento russo della salute sulla confezione.

Tre supermercati di grandi dimensioni sono stati scelti per le prime ispezioni. Le ispezioni sono state spietate, perche tutti e tre i negozi avevano avuto l'ispezione di cortesia un mese prima e non avevano fatto nulla. In passato qualche soldo messo in una mano tesa era sufficiente a risolvere tutti i problemi e a evitare un controllo. Non ora, e in effetti un responsabile di negozio è stato arrestato per aver tentato di corrompere un pubblico ufficiale durante le ispezioni.

Interi scaffali dei negozi sono stati sequestrati e le merci fuori regola sono state rimosse immediatamente, sotto la supervisione di lavoratori del Dipartimento della salute. Le merci sono state collocate su pallet nei magazzini dei negozi dopo che i locali di stoccaggio sono stati ispezionati e le merci fuori regola messe in quarantena.

Non so cosa sia successo al cibo e alla merce ritirata nei negozi, ma entro un'ora negozi e chioschi in tutta la città stavano rimuovendo cibo e mercanzie non approvate dai loro scaffali. Magicamente entro una settimana tutti i negozi e chioschi avevano scaffali gonfi di cibo e merci nuove e approvate. I prezzi sono rimasti gli stessi, sotto gli ordini del governo. Le ispezioni sono continuate e continuano ancora oggi, anche se non al ritmo della prima settimana.

I prezzi dei cibi di base, pane, latte, grano saraceno e cose del genere, sono controllati dal governo. Anche il prezzo della benzina e del gasolio è fissato dal governo. I prezzi per i prodotti alimentari e i beni di base e non tanto di base sono sostanzialmente inferiori a quelli dell'UE e degli Stati Uniti.

Abbiamo di fatto veri macellai in questa città, e uno a cui siamo abituati da 10 anni. In genere andiamo da lui ogni due settimane, ma lui ci chiama se ottiene un po' di manzo di insolita qualità. Compriamo anche scarti e ossa per i nostri cani, e integriamo la loro dieta abituale dando loro un giorno un cibo per cani di buona qualità e il giorno successivo polenta di grano saraceno con scarti di carne. Gli scarti costano 80 rubli (circa 35 centesimi di dollaro) al chilo. Il filet mignon costa 360 rubli al chilo, la carne di manzo ber arrosti e le costolette 260 rubli al chilo. Gli abbiamo insegnato come fare un vero hamburger, non la miscela di 30% di manzo e 70% di maiale che qui viene normalmente venduta come 'hamburger'. Anche questo costa 260 rubli al chilo. Ha del buon pollo e carne di maiale, con prezzi nella norma rispetto alle carni bovine.

Tutta la sua carne è tagliata mentre si attende, e il suo piccolo negozio è immacolato. Se ne è occupato all'inizio dello scorso anno con una certa trepidazione, perché sua moglie è tatara. Alla fine tutto ha funzionato bene per lui e per lei, e lei ha aperto un piccolo caffè molto vicino al suo negozio. Sono finiti i tempi degli 'ispettori sanitari' che arrivano una volta al mese e prendono 5 chili di carne d qualità per 'test e analisi della salute'.

La Crimea è un cestino del pane, sembra che la metà della penisola sia ricoperta da fattoriee piccole aziende agricole che vanno da grandi operazioni commerciali fino a una babushka con il suo piccolo giardino. In primavera, estate e autunno i villaggi periferici hanno le nonne che piazzano i loro tavolini al lato della strada e vendono frutta e verdura a prezzi eccellenti. Dal momento che nessuna di loro usa prodotti chimici (non se li possono permettere), i prodotti sono freschi e genuini.

Le serre abbondano intorno a Bakhti Saraj e a Simferopoli, quasi tutte appartenenti a tatari. Lavorano tutto l'anno, quindi abbiamo frutta e fresca verdura tutto l'anno. I prezzi sono molto ragionevoli e anche qui non usano prodotti chimici. I tatari allevano anche un buon manzo. La migliore salsiccia di carne bovina si trova al mercato tataro a Bakhti Saraj. Ci andiamo ogni poche settimane e la mia affascinante sposa fa il pieno non solo di salsiccia, ma di filo e materiale per il suo ricamo.

La vita in generale in questa città è serena e tranquilla. Siamo afflitti dalla peste estiva, altrimenti nota come turisti, che noi disprezziamo appassionatamente; li ignoriamo e non ci avviciniamo alle spiagge in stagione turistica. Che venga loro un malanno.

Abbiamo 4 teatri in centro città e nei dintorni. Spettacoli e concerti vanno da quelli ultramoderni, che sono rari, agli eventi più tradizionali, spesso con una piega patriottica. In primavera, estate e autunno abbiamo concerti all'aperto organizzati dal coro della marina e da altri sotto la cupola nel parco centrale vicino a Piazza Nakhimov. Il Bolshoj viene ogni estate e gli spettacoli dello scorso anno hanno visto come al solito il tutto esaurito con così tanti che chiedono a gran voce i biglietti che il Bolshoj ha inviato gli apprendisti a Piazza Nakhimov, dove hanno fatto una performance improvvisata tra le acclamazioni della non piccola folla.

Vi sono anche in concerti estivi in Piazza Nakhimov, in generale, per il pubblico più giovane, e quindi rock, e dopo anniversari storici e sfilate ci sono festeggiamenti in piazza. La piazza, a proposito, è dove è iniziato nel febbraio dello scorso anno il nostro viaggio di ritorno verso la Russia, ovvero dove si sono svolte le prime riunioni improvvisate che hanno tanto infastidito la nuova giunta a Kiev.

Il grande evento pubblico è il Giorno della Vittoria, il 9 maggio. La parata di quest'anno è stata enorme e si stima che 200.000 cittadini e visitatori abbiano partecipato all'evento, e credo a questa stima. Mentre il corteo si stava formando nella parte superiore di Via Lenin un solido flusso di cittadini ci è passato accanto scendendo la collina per quasi tre ore. Questo è UN SACCO di gente.

Il parco centrale è enorme, si estende da Piazza Nakhimov e dalla Porta di Caterina lungo tutto il percorso del porto fino alla Baia dell'Artiglieria. È aperto tutto l'anno, ma specialmente in primavera, estate e autunno. Le famiglie portano i loro bambini, le giovani coppie e gli anziani vengono a sedersi e a godersi l'atmosfera, i venditori di arte e gli artisti si sistemano nei pressi del Teatro dell'Opera alla Baia dell'Artiglieria per vendere i loro prodotti.

Spesso portiamo Sophia, la più calma e gentile del nostro allevamento di cani, per una passeggiata nel parco, e lei ama i bambini e bambini la amano. Lei odiava le mostre canine e aveva una sana avversione a salire in macchina. Ora sa che va al parco e si divertirà con i bambini. Poi andiamo in uno dei nostri ristoranti preferiti, in realtà una caffetteria della flotta, per un pranzo tardivo. Si deve sapere dov'è questo piccolo ristorante per trovarlo, ed è un ritorno ai vecchi tempi. È molto piacevole vedere i veterani molto anziani, e le vedove, che entrano per il pranzo e presentare le loro tessere annonarie per farle timbrare. Naturalmente oggi quelle tessere annonarie sono da lungo tempo una cosa del passato, ma in questo caffè sono onorate. Sophia è conosciuta là e noi portiamo il suo piatto, un forchetta, una piccola ciotola d'acqua e una tovaglietta per il suo pranzo. Lei ordina ogni folta la stessa cosa, una ciotola di acqua e un piccolo pezzo di carne, senza spezie e ben cotto.

Ci sono molti ristoranti e caffè in tutto il centro e di fatto in tutta la città. Alcuni sono buoni, altri no, alcuni sono grandi, alcuni sono piccoli. Tutti sono perfettamente puliti ora e in generale sono ispezionati una volta al mese. I prezzi variano da 'ciò che potete cucinare per questa miseria di soldi' a quelli enormi.

Sebastopoli è una città antica, fondata dai greci 2500 anni fa. Da quei tempi e ancora oggi la città e la penisola sono state teatro di guerra e disordini di volta in volta. Ci sono diversi musei e moltissimi monumenti in tutta la città. Il Posto di Guardia # 1 è in centro direttamente di fronte a Piazza Nakhimov. È qui che arde la fiamma eterna al monumento alla lotta di Sebastopoli contro i tedeschi durante la Grande Guerra Patriottica. Il luogo è sorvegliato da studenti adolescenti in divisa ed è considerato un onore essere scelti per questo compito.

È tradizione che una sposa deponga fiori al monumento, come è tradizione deporre fiori al monumento di Caterina la Grande, che si trova poco più in alto sulla strada a partire dalla Fiamma Eterna.

Attraverso il porto a partire dal centro città, su una collina, c'è la chiesa di san Nicola. Questa chiesa è stata costruita nel 1860 come un monumento ai caduti della guerra di Crimea del 1854-1855. È abbastanza inusuale in quanto è a forma di piramide, non nello stile tradizionale russo con cupole ornate. I morti dei combattimenti intorno alla città furono sepolti qui, gli ufficiali in tombe spesso ornate, i soldati e i sottufficiali in fosse comuni contrassegnate semplicemente con il numero del loro reggimento. La chiesa al suo interno è stata completamente restaurata al suo antico splendore ed è sotto l'ala protettiva della marina russa. Sul lato nord del terreno della chiesa c'è un grande muro monumentale in onore dei soldati sovietici caduti nella difesa e riconquista di Sebastopoli e un monumento ai caduti del sottomarino Kursk, molti dei quali venivano da Sebastopoli o avevano fatto gli studi qui nella scuola della marina.

Potrei continuare a scrivere pagine e pagine su questa città e la zona circostante, ma penso che con questa missiva possiate avere un'idea generale di com'è la vita in questa città. Abbiamo i nostri problemi, su questo non c'è alcun dubbio, e so che non vivrò tanto a lungo per vedere il pieno potenziale di questa città realizzato. Abbiamo un lavoro enorme da fare qui, dopo 30 anni di abbandono ci vorranno 30 anni di sforzi e somme indicibili di denaro da spendere, ma ce la faremo.

La vita qui non è facile, ma dov'è facile la vita oggi? In questa piccola città la vita non è male, non è affatto male, ma la vita è ciò che te ne fai. Mia moglie e io abbiamo cercato di creare una piccola oasi di pace e tranquillità nella nostra piccola valle sul lato nord. Penso che ci siamo riusciti.

Auslander

Sebastopoli, Crimea, Federazione Russa

 
Patologie odierne della paternità spirituale

Il sito Calabria ortodossa ripresenta un'interessante parte di un saggio di padre Symeon Koutsas sulla paternità spirituale. Il testo si intitola "La Patologia della Paternità Spirituale nei nostri Giorni" ed è un valido complemento alla corrispondenza sulla ricerca degli Startsy che abbiamo pubblicato alcuni giorni fa.

Questo testo ci parla del fenomeno dei "mladostartsy" (gli "anziani giovani", ovvero quelli che ricercano precocemente un dono di paternità spirituale), del rischio di dimenticare il ruolo di Dio nel rapporto bilaterale tra padre e figlio spirituale, della delicata questione dell'obbedienza, del sentimentalismo e del vanto per un padre spirituale, dei rischi legati al cambiamento di padre spirituale. Ce n'è abbastanza per esercitare una grande misura di attenzione sul proprio cammino spirituale.

 
Messaggio filiale del clero dell'Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia a sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'

Vostra Santità!

Riuniti a Roma l'8 dicembre di quest'anno per l'annuale incontro diocesano, i figli di vostra Santità e della Chiesa-madre ortodossa russa, compiendo il loro servizio pastorale in Italia, si affrettano a esprimere la loro sincera devozione e sostegno in preghiera a quell'alto servizio alla Chiesa e alla Verità, che Lei offre altruisticamente nel tempo delle difficili prove che si sono abbattute sull'Ortodossia mondiale.

Tra il clero dell'Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia ci sono rappresentanti di diversi paesi, lingue e culture: russi, ucraini, bielorussi, moldavi, italiani, inglesi. Tutti noi, tuttavia, negli ultimi decenni siamo stati uniti da un'unica missione e da un unico obiettivo: una testimonianza della bellezza, della profondità e della ricchezza della confessione ortodossa nel cuore stesso del mondo cattolico. Questa testimonianza è diventata tanto più potente, quanto più intensamente l'abbiamo attuata in stretta collaborazione con i nostri fratelli dei patriarcati di Costantinopoli, Romania, Serbia, Bulgaria e Georgia. Come prova evidente dell'unità ortodossa, insieme allo svolgimento di un culto comune e di eventi culturali, negli anni scorsi è stata convocata più volte una conferenza dei vescovi ortodossi per l'Italia. Pertanto, la situazione che si è sviluppata attorno all'unità dell'Ortodossia mondiale risuona con particolare amarezza nei cuori di tutti i figli fedeli della Chiesa ortodossa russa che vivono nella penisola appenninica.

Infatti, le recenti decisioni e le azioni del Patriarcato di Costantinopoli non solo rendono impossibili le nostre ulteriori opere congiunte in terra italiana, ma sfidano anche i fondamenti stessi dell'ecclesiologia ortodossa, sostituendo al tradizionale principio di sobornost' (conciliarità) un'idea di primato aliena all'Oriente e un particolare ruolo mondiale di uno dei primati delle Chiese locali. È ancora più triste e tragico che tale disprezzo della tradizione ortodossa e negazione dei sacri canoni si dispieghino davanti allo sguardo attento di altre confessioni cristiane e di altre religioni, cosa che non può non avere implicazioni sulla reputazione dell'Ortodossia nella sua totalità.

A questo proposito, l'incontro del clero delle parrocchie italiane del Patriarcato di Mosca in tutta la sua pienezza multinazionale ha deciso all'unanimità di sostenere pienamente la decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 15 ottobre (verbale no. 71) sul riconoscimento dell'impossibilità di un ulteriore proseguimento nella comunione con il Patriarcato di Costantinopoli a causa delle azioni anticanoniche da parte di quest'ultimo. Il vescovo, il clero e i laici della terra italiana esprimono il loro intenso sostegno in preghiera a Lei personalmente, Santità, per la saggezza e la fermezza di fronte ai venti transitori dei cambiamenti geopolitici, che mostrano al mondo la vera dignità della persona del primate della più grande Chiesa ortodossa, in ogni parola e azione in cui si percepisce la responsabilità per il futuro dell'Ortodossia mondiale.

Vorremmo anche inviare sentite parole di sostegno e di supporto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev di tutta l'Ucraina, agli arcipastori, pastori e laici della Chiesa ortodossa ucraina – l'unica struttura canonica che porta la predicazione del vangelo di pace e verità nella terra ucraina a lungo sofferente. In tutte le parrocchie della Chiesa ortodossa russa in Italia si offre invariabilmente la preghiera che il Signore misericordioso conceda la tanto attesa riconciliazione e concordia al popolo ucraino, e rafforzi e ricolmi con la fiducia dei primi cristiani il cuore di coloro che hanno avuto da portare una croce pesante ma portatrice di grazia per la Verità di fronte all'illegalità. In modo particolare, vorremmo sottolineare l'assoluta inammissibilità delle pressioni e delle intimidazioni a cui i rappresentanti di un certo numero di diocesi della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sottoposti negli ultimi giorni dalle forze di sicurezza ucraine. Tale ingiustizia, che grida di fronte alla corte celeste e a quella terrena, non solo fa rivivere le pagine criminali e sanguinose della storia del secolo scorso, ma è anche in contrasto con le disposizioni della legge europea che garantiscono a tutti la libertà di coscienza e di confessione.

Insieme a tutti i credenti ortodossi della Santa Rus', condividiamo un profondo dolore per il disordine all'interno della famiglia delle Chiese ortodosse e per gli eventi inquietanti in Ucraina. Allo stesso tempo, riponiamo la nostra fiducia nella misericordia del Padre celeste, perché rafforzi vostra Santità nel servizio intransigente della Verità e ponga in tutti noi uno zelo sincero nel servizio alla Chiesa ortodossa russa.

 
La Turchia sta muovendo guerra alla Russia in Crimea, in Caucaso e in Asia centrale? Sputnik News intervista Saker

Quello che sta avvenendo oggi è una battaglia per il dominio globale, condotta dai principali attori geopolitici occidentali, e ciò che è in gioco è il futuro del nostro pianeta, racconta a Sputnik un anonimo analista statunitense che va sotto il nome di 'The Saker'; come per Daesh, è semplicemente un'arma, aggiunge.

Putin gioca ad aspettare mentre la NATO preme il bottone dell'auto-distruzione

Nel corso della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici (COP21), il presidente russo Putin ha rivelato che Mosca ha prove che confermano che il bombardiere russo Su-24 è stato abbattuto dalla Turchia al fine di proteggere le forniture di petrolio da Daesh (ISIL/ISIS), aggiungendo che il petrolio dei giacimenti occupati da Daesh è stato trasferito in Turchia su scala industriale.

Ma è possibile che la Turchia stia vendendo petrolio rubato senza la conoscenza di Washington? I funzionari turchi responsabili del contrabbando di petrolio agiscono da soli, oppure sono supportati da alcuni autorevoli operatori del mercato del petrolio?

"Le agenzie di intelligence statunitensi soffrono di molte debolezze, ma essere incapaci di seguire i movimenti di denaro non è una di loro", ha detto Saker, un anonimo analista militare americano di alto livello, in un'intervista esclusiva a Sputnik.

"Inoltre, sia gli Stati Uniti sia Israele hanno una vasta rete di agenti in Turchia. Considero quindi estremamente improbabile che qualcuno in Turchia sia in grado di far circolare ingenti somme di denaro senza che gli Stati Uniti ne siano pienamente consapevoli. Inoltre, si consideri che Daesh è un obiettivo prioritario per i servizi segreti e che anche le loro immense capacità di raccolta di dati sono concentrate sul lato Daesh dell'equazione", ha sottolineato.

"Infine", ha aggiunto Saker, "la vendita illegale di petrolio è un elemento secondario in una battaglia molto più importante tra gli Stati Uniti e l'alleanza Russia-Iran-Siria e, in tal modo, gli Stati Uniti non avrebbero mai permesso che interferisca con i loro più grandi obiettivi".

L'analista ha sottolineato che la corruzione è stata a lungo una parte integrante del sistema "imperiale" americano.

"Essendo la corruzione una caratteristica fondamentale dell'impero statunitense, è normale che lo Stato profondo degli Stati Uniti acconsenta che i propri fantocci locali si impegnino in redditizi profitti di guerra, ma solo fino a quando ciò non interferisce con la strategia globale degli Stati Uniti", ha sottolineato.

Gli esperti richiamano l'attenzione sul fatto che l'abbattimento del Su-24 avrebbe potuto essere la "vendetta"del presidente turco Erdoğan, in considerazione del fatto che la sua famiglia sarebbe stata coinvolta nel contrabbando di petrolio degli affari di Daesh. Nella sua recente intervista a Radio Sputnik, l'analista del Medio Oriente Stanislav Tarasov ha osservato che "la famiglia di Erdoğan è direttamente coinvolta nell'incidente", e ha suggerito che "potremmo presto sapere che lo stesso Presidente Erdoğan è direttamente legato all'ISIL".

Ma l'abbattimento del bombardiere Su-24 da parte dei caccia F-16 turchi è stata un'operazione da "lupo solitario" o un'azione pianificata coordinata dalla NATO e Washington? In caso affermativo, quale obiettivo ha in mente la NATO / Washington?

"L'abbattimento del Su-24 è stata sicuramente un'operazione di agguato di grandi dimensioni e pianificata con cura che ha coinvolto un gran numero di F-16 turchi tenuti continuamente in posizioni di allertamento aereo. L'idea che gli americani non ne siano stati per tutto il tempo a conoscenza è ridicola", ha spiegato Saker.

Putin: la Russia ha le prove che il Su-24 è stato abbattuto per proteggere le consegne di petrolio di Daesh

"Non fatevi ingannare, questo è stato un atto di guerra da parte degli USA e della NATO, ma eseguito in modo tale da fornire ai veri colpevoli un certo grado di negazione plausibile. La speranza era che la Russia eccedesse nel reagire innescando un confronto diretto, di cui potevano dare la colpa alla Russia. Bisogna tenere a mente che la forza russa in Siria è molto piccola e che è vulnerabile. Anche con 60+ aerei da combattimento e con gli S-400, la forza russa è molto più piccola della forza aerea turca, che ha oltre 200 F-16. Gli Stati Uniti stanno ora utilizzando questa vulnerabilità per provocare la Russia", ha detto l'analista a Sputnik.

Saker ha osservato che gli stessi turchi avevano violato lo spazio aereo siriano e, in particolare, quello greco centinaia di volte "e non solo una volta per 17 secondi". Sulla scia dell'incidente, Ankara ha suggerito che la presunta intrusione del Su-24 russo nello spazio aereo turco era durata solo 17 secondi.

"Il fatto stesso che in realtà sia stata usata questa scusa dei "17 secondi" è di per sé una chiara provocazione, progettata per umiliare i russi e innescare una reazione eccessiva. Grazie a Dio Putin e il Cremlino non hanno abboccato all'esca", ha sottolineato Saker.

È interessante notare che l'incidente nello spazio aereo siriano era stato preceduto da un atto di sabotaggio in Ucraina: il 20 novembre, sabotatori non identificati hanno fatto saltare in Ucraina le linee elettriche di rifornimento alla Crimea; attivisti tatari di Crimea hanno bloccato l'accesso alle linee cadute. Dati gli stretti legami tra Ankara e i tatari della Crimea (si dice che il primo ministro turco Ahmet Davutoglu sia un discendente di tartari di Crimea), si pone la domanda se le due azioni siano state collegate in qualche modo.

"Non ho informazioni che mostrino alcun legame, ma ciò che è chiaro è che la Turchia sta conducendo una propria mini-guerra di influenze contro la Russia, non solo in Crimea, ma anche nel Caucaso e in Asia centrale", ha detto Saker a Sputnik, commentando il problema.

Sorprendentemente, nel 2001, l'allora modesto accademico Dr. Ahmet Davutoglu ha pubblicato un libro dal titolo "Profondità strategica". Nel suo libro, Davutoglu suggeriva che la Turchia possiede una "profondità strategica" unica per la sua posizione storica e geografica. L'aspirante primo ministro turco affermava che la Turchia dovrebbe esercitare la sua influenza contemporaneamente in Medio Oriente, nella regione dei Balcani, nel Caucaso e nell'Asia centrale, nonché nelle zone del Caspio, del Mediterraneo e del Mar Nero. Secondo Davutoglu, la Turchia dovrebbe ristabilire il suo ruolo di attore globale, non solo di potenza regionale. In un certo senso, Davotoglu vedeva il crollo dell'Unione Sovietica come una possibilità storica perché la Turchia espandesse la propria influenza nella regione del Caucaso e dell'Asia centrale.

E qui entra in scena Daesh...

Dato il fatto che l'ISIL è stato creato e alimentato da un certo numero di Stati e donatori privati, quali giocatori geopolitici stanno resistendo ai tentativi della Russia di sradicare il terrorismo nella regione e preservare la sovranità della Siria? La Russia si sta confrontando con un gruppo di terroristi alimentati dagli sceicchi sauditi e dal Qatar o con alcune organizzazioni multinazionali ben organizzate?

"Per quanto riguarda Daesh, si tratta semplicemente di un 'arma' usata dall' Impero [USA] per distruggere i suoi oppositori. Non esiste una cosa come il 'terrorismo' di per sé, è sempre un'arma usata da uno (o più) attori statali", ha spiegato Saker.

"Gli sceicchi che menzionate sono solo pedine nelle mani dello 'Stato profondo' che gestisce 'l'Impero' anglo-sionista degli USA, ed essi stessi hanno solo un'influenza locale. Così, i sauditi o il Qatar sono i principali attori in Siria, ma già a livello medio-orientale sono molto meno potenti rispetto, per esempio, ai turchi o agli israeliani. E mentre essi possono agire come 'donatori privati' ​​e sponsor di questa o quella fazione di Daesh / al-Qaeda, lo possono fare solo che fino a quando gli americani lo tollerano. Si potrebbe dire che gli sceicchi locali sono burattini influenti o addirittura potenti, ma rimangono ancora fondamentalmente burattini", ha detto l'analista militare a Sputnik.

Tuttavia, egli sostiene, questa è solo la punta di un iceberg; la situazione in generale è molto più grave.

"Quello che sta avvenendo oggi è una guerra mondiale tra, da un lato, il cosiddetto 'Occidente' (l'Impero degli USA) e quella che io chiamo la 'Resistenza', ovvero la Russia, la Cina, i paesi dei BRICS, i paesi della SCO, l'America Latina, ecc. È in gioco il futuro del nostro pianeta: o sarà governato da un unico egemone mondiale o sarà organizzato come un mondo multipolare. Gli eventi in Medio Oriente sono solo un 'fronte' in questa guerra diffusa in tutto il mondo, e la guerra in Siria è solo una 'battaglia' sul 'fronte' del Medio Oriente", ha concluso Saker.

 
Una nuova cattedrale per il Montenegro

Pochi giorni fa, proprio dopo le celebrazioni del 1700° anniversario dell’editto di Costantino a Nish, il patriarca Kirill e molti altri primi ierarchi e vescovi ortodossi hanno continuato a essere ospiti della Chiesa ortodossa serba per consacrare la cattedrale della Risurrezione a Podgorica (pronuncia: Pódgoritsa), la capitale del Montenegro. Presentiamo dal blog Orthodox Arts Journal la traduzione di un articolo di riflessioni sull’architettura della cattedrale, con una serie di belle fotografie, nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Il tesoro dell'Ortodossia. Intervista di Tudor Petcu a Massimo Anichini

Le chiederei inanzitutto di dirmi come era lei dal punto di vista spirituale prima della sua conversione all'Ortodossia. Cosa lo ha deluso nel mondo cristiano in cui è stato cresciuto?

Prima della conversione all'Ortodossia ero una sorta di "ramingo" e vagavo nel mondo profano, in cui mi sentivo estraneo, alla ricerca di un "luogo spirituale" in cui riposare. Ho cominciato ad allontanarmi dalla fede cattolica dopo la cresima, non perché non mi piacesse il cristianesimo ma per una certa banalizzazione di come viene vissuta l'esperienza religiosa. Senza nulla togliere ai molti religiosi cattolici che vivono sinceramente e profondamente la fede cristiana, normalmente si sta in Chiesa come si sta a scuola. Mi sono interessato alle discipline orientali; ho seguito lo Yoga e poi più tardi le arti marziali cinesi, basate sulla medicina e filosofia cinese. Queste sono discipline psico-fisiche sicuramente utili per il mantenimento della salute; ma mi mancava un sostegno spirituale, in quanto, pur essendomi avvicinato alle religioni orientali queste non mi hanno mai convinto, e non sono mai andato oltre ad un semplice interesse culturale della storia delle religioni (ho letto Mircea Eliade, Renè Guénon ed altri). Pur essendomi convertito all'Ortodossia circa 14 anni fa, il mio incontro con l'Ortodossia è avvenuto ben prima. Il mio insegnante di Yoga, un tipo eclettico, saputo che mi recavo in Grecia  per vacanza, mi consiglio di andare al monte Athos definendolo come il Tibet dell'occidente. E così feci, ricordo che il primo monastero visitato era quello russo (san Panteleimon) dove sentii dei canti liturgici bellissimi. Allora non ero ancora pronto alla conversione, ma eventualmente questa esperienza ha poi dato i suoi frutti. Ho iniziato a frequentare le funzioni ortodosse alla chiesa russa di Firenze; anche se non capivo niente ho continuato ad andarci tutte le domeniche finché un italiano ortodosso mi ha consigliato di rivolgermi a padre Gheorghj, così alla fine mi sono convertito ufficialmente all'ortodossia.

Come descriverebbe il suo incontro con l'Ortodossia? Apprezzerei moltissimo se potesse dirmi quale fu la grande novità che ha scoperto nella Chiesa ortodossa. Si potrebbe parlare anche di una sua rinascita spirituale nel mondo ortodosso?

È difficile rispondere a questa domanda; ma sicuramente l'incontro con l'Ortodossia ha cambiato in meglio la mia vita. Mi ha dato maggiore forza e solidità morale che mi permette di cercare la strada verso la purificazione spirituale, anche se la strada è lunga ed irta di ostacoli. Mi sono sposato con Oxana, una ragazza russa conosciuta in chiesa durante il pellegrinaggio ad Amalfi. Per vicissitudini personali, difficili da spiegare, ci siamo allontanati dall'Ortodossia ed io sono stato quasi sul punto di ritornare al cattolicesimo; ma alla fine, superate certe problematiche, siamo ritornati alla Chiesa russa, dove ci sentiamo a casa.

Qual è per lei il più importante significato della liturgia ortodossa? Come intende la solennità della liturgia ortodossa, dalla quale sono colpiti tanti occidentali che si sono convertiti all'Ortodossia?

La solennità della liturgia ortodossa, per me, è da intendere come un'esteriorizzazione della preghiera interiore, tramite una concentrazione negli atti devozionali, preghiere e canti. In questo senso ritrovo un approccio orientale, inteso nel senso espresso dai padri della Filocalia. Quando si entra in Chiesa si viene colpiti dai colori delle icone, dal profumo dell'incenso e dalle salmodie e dai canti sacri. Tutti questi stimoli sensoriali sono indirizzati a proiettarci in una dimensione spirituale per rendere efficaci le nostre preghiere. Naturalmente, se si esegue o si segue la liturgia senza una concentrazione o impegno spirituale, da portare avanti ogni giorno nella vita  quotidiana con la preghiera e con un comportamento retto, a nulla vale la pompa magna della liturgia e questo vale sia per i fedeli che per i preti.

Un discorso a parte va fatto sulla lingua liturgica, che risulta essere un problema abbastanza importante per noi italiani, dato che le liturgie ortodosse sono celebrate in slavo ecclesiastico, romeno o greco a seconda della chiesa e raramente in italiano. C'è una parte del clero che pensa ad un futuro maggiore utilizzo della lingua italiana nella liturgia anche perché avremo un numero sempre maggiore di credenti di seconda e terza generazione che studiando e lavorando in Italia, avranno probabilmente una padronanza più scarsa della lingua d'origine. È vero che la chiesa assolve anche a un importante ruolo di conservazione della propria identità etnica, che dovrà essere conservata; ma al contempo si deve valorizzare il ruolo della Chiesa ortodossa, depositaria di una verità cristiana sovranazionale. Purtroppo le vicende della cronaca relative alla concessione dell'autocefalia concessa dal patriarca di Costantinopoli all'Ucraina non vanno in questa direzione e rischiano di aprire scenari terrificanti.

Vista la sua conversione all'Ortodossia, potrebbe dire che anche lei è ora un testimone della fede ortodossa, della retta fede in Italia?

Non mi sento un testimone della fede, sono solo un umile peccatore che cerca di trovare la via della salvezza dell'anima. Bisogna ricordarci che si commette peccato non solo con atti evidentemente peccaminosi, ma soprattutto con pensieri e gesti apparentemente innocui ma carichi di risentimenti, invidie o altre negatività. Come posso perciò considerarmi un testimone della fede? Inoltre, rifuggo dall'idea di di convincere gli altri a convertirsi, perché solo il Signore può illuminare il percorso di un uomo. Tutt al più, se noi riusciamo a costruire un modesto percorso di fede coerente e silenzioso, forse potremo influenzare positivamente gli altri nei buoni propositi.

Se qualcuno le chiedesse di spiegare perché le redenzione si trova nella Chiesa ortodossa, quali sarebbero i suoi argomenti? Nella sua prospettiva perché la verità si trova nella Chiesa ortodossa più di quanto si possa immaginare?

Io da umile peccatore seguo l'Ortodossia, ma rifiuto di proclamare la verità assoluta, perché mi porrei in una posizione di superiorità ed orgoglio di chi si sente di essere depositario dell' unica Verità. Chi sono io per arrogarmi il diritto di fare tali proclami? Ricordo gli insegnamenti di padre Silvano del Monte Athos, che ci invitava a pregare per tutti i fratelli. Naturalmente, è chiaro che ho scelto l'Ortodossia, perché credo che sia un percorso religioso che ci aiuta a seguire la via della purificazione spirituale e della salvezza dell'anima; ma non voglio pormi giudizi di merito.

Qual è il significato dell'Ortodossia russa in riferimento alla sua scelta di diventare ortodosso ma anche nel suo orizzonte spirituale? Comme caratterizzerebbe la Russia ortodossa, in altre parole quale sarebbe la sua prospettiva da italiano ortodosso su di essa?

Quest'ultima domanda è complessa e richiede una risposta articolata, in quanto entrano in gioco fattori di interesse culturale, politico e personale non strettamente legati alla tematica religiosa. Sono stato sempre interessato a conoscere altre culture ed in particolare quelle culture dell'Europa dell'Es-. Oltre alla lettura di libri ho avuto modo di andare in Grecia, Bulgaria, Romania, Russia. Dal punto di vista religioso ortodosso non ho preferenze etniche e trovo tutti luoghi che presentano interessanti testimonianze di vita cristiana. Forse quest'anno andremo in un pellegrinaggio in Georgia, organizzato dalla nostra parrocchia. In Romania sono stato solo nella zona del Maramureș e non ho potuto visitare i famosi monasteri della Bucovina e di altre zone. Dal punto di vista religioso conosco meglio l'Ortodossia russa avendo la moglie russa e frequentando la parrocchia russa, ma non ho discriminanti culturali verso altre Chiese ortodosse, anzi considero queste differenziazioni etniche una ricchezza dell'Ortodossia. Purtroppo, come detto poco prima, la questione politica della concessione unilaterale da parte del patriarca di Costantinopoli dell'autocefalia alla chiesa ucraina ha fortemente inquinato e destabilizzato l'unità della Chiesa. Tale concessione è un fatto di gravità inaudita perchè soffia il fuoco su una situazione già infiammata da nazionalisti e fascisti che sono già pronti a cacciare con le minacce e con le bombe il clero ucraino ancora rimasto fedele al patriarcato russo. Questi atteggiamenti mi ricordano l'odio di una fedele ucraina della chiesa uniate di Lvov verso tutto ciò che è russo. Queste sono posizioni politiche che non hanno che fare con la dottrina della Chiesa ortodossa. Bisogna ricordare l'importanza del patriarcato di Mosca non solo dal punto di vista numerico, ma anche soprattutto per il rilevante ruolo storico assunto da Mosca, di baluardo di salvaguardia dell'ortodossia in un periodo in cui Grecia, Bulgaria e Romania erano sotto il dominio diretto e indiretto dell'Impero ottomano. inoltre l'Impero russo, custode dell'Ortodossia, fece costruire in occidente sul finire dell '800 ed inizi '900 delle chiese ortodosse che furono un importante punto di incontro religioso non solo per la comunità russa ma anche per quella greca e per altre comunità ortodosse. Ricordo che la storia dell'Ortodossia russa è costellata di importanti monasteri e centri di culto, fondati attorno alla figura di importanti santi come san Serafino e san Sergio. Non dimentichiamo un fatto molto importante nella storia dell'Ortodossia russa. La Russia, convertitasi attorno all'anno 1000 con la conversione ufficiale dello stato di Kiev non ha conosciuto martiri all'epoca; mentre dopo la rivoluzione bolscevica, molti sono stati i preti e vescovi imprigionati e uccisi dal regime comunista (tra questi amo ricordare Pavel Florenskij, un genio e uomo di fede che pochi conoscono). Il sangue dei martiri russi del xx secolo non è sufficiente per ricordare le sofferenze della Chiesa russa, tra quelli che hanno davanti a sé solo obbiettivi politici e non spirituali.

Naturalmente io non sono un teologo né uno storico, quindi la mia è l'opinione di uno qualunque; ma a mio modesto parere l'Ortodossia russa risulta essere ancora una volta un baluardo dell'Ortodossia contro gli assalti del secolarismo che ha ormai corroso larghi strati della società. In questo il patriarcato di Costantinopoli si pone nei fatti sempre più vicino alle posizioni della Chiesa cattolica. La chiesa russa di Firenze, fondata dallo zar, dopo gli anni '20 era passata al patriarcato di Costantinopoli, ma inseguito ai fatti anzidetti, il consiglio parrocchiale ha approvato il passaggio alla Chiesa russa all'estero, che è legata al patriarcato di Mosca. Perciò per me l'Ortodossia slava, insieme a quella di altre Chiese rimaste in sintonia con essa, rimane il punto di riferimento religioso. Il mio interesse per la lingua e cultura russa è un'altra cosa, una passione personale in più. Mi sembra utile segnalarvi che vicino a Firenze c'è la casa madre dell'ordine monastico cattolico "figli di Dio" fondato nel XX secolo da don Divo Barsotti. La curiosità consiste nel fatto che la casa madre è dedicata a san Sergio di Radonezh. Si dice che don Divo era amante della cultura russa e che un giorno, quando andò in giro per scegliere la casa da acquistare coi soldi di benefattori e si trovò davanti la stessa casa di un suo sogno, in cui un monaco russo che lui riconobbe in san Sergio gli apriva il cancelletto per invitarlo ad entrare. Più tardi hanno scoperto che la casa era di proprietà di una nobildonna russa. Quindi la vera spiritualità non ha confini e tende adunire gli uomini in spirito.

 
La lettera del patriarca Bartolomeo non ha fatto altro che far crescere la statura del metropolita Onufrij nel mondo ortodosso

Il patriarca Bartolomeo con la sua lettera non ha umiliato il metropolita Onufrij, ma se stesso.

foto: Facebook

Una lettera del patriarca Bartolomeo a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, datata 12 ottobre, è stata pubblicata giovedì sia in greco che in ucraino da un vescovo della Chiesa ucraina e dal portale greco Romfea.

Mentre la lettera rappresenta da parte di Costantinopoli una minacciosa affermazione dei diritti canonici e storici da questa percepiti e cerca di sminuire la posizione e il titolo del metropolita Onufrij, che è universalmente riconosciuto come il primate canonico dell'Ucraina e un vero uomo di preghiera, non ha fatto che aumentare la statura di sua Beatitudine e il rispetto per lui in tutto il mondo ortodosso.

"So che dopo che quel testo greco è stato pubblicato, i vescovi delle varie Chiese locali lo hanno letto e molti di loro hanno detto: "Ora noi rispettiamo ancora di più il metropolita Onufrij", come ha dichiarato a Interfax-Religion venerdì scorso l'arciprete Nikolaj Balashov, vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca (Decr).

Ha anche detto che il metropolita Onufrij gode davvero di una grande autorità spirituale sia all'interno che al di fuori dei confini dell'Ucraina.

"È giustamente riverito come un uomo spirituale di vita retta. Quindi la simpatia degli ortodossi non è dalla parte di colui che ha inviato una lettera così rude e offensiva: costui in tal modo non ha umiliato il metropolita Onufrij, ma sé stesso", ha riflettuto padre Nikolaj.

Nei suoi commenti, padre Nikolaj ha anche confermato le informazioni dell'Unione dei giornalisti ortodossi, che, basandosi sulle proprie fonti, ha riferito che, invece di rispondere sul merito, il metropolita Onufrij ha semplicemente messo la lettera in una busta e l'ha spedita al patriarca Bartolomeo.

"Invece di rispondere, il metropolita Onufrij ha restituito la lettera al mittente. Io non vorrei nemmeno discutere un simile documento", ha affermato il rappresentante del Dipartimento.

***

Nel febbraio dello scorso anno, sua Eminenza il metropolita Nikolaj di Plovdiv della Chiesa ortodossa bulgara ha dichiarato: "Nel ricordare vladyka Onufrij, la prima immagine che sorge nel mio cuore è quella di un uomo di preghiera. Grazie a Dio, il popolo ortodosso ucraino ha un tale primate, un santo uomo di spirito pacifico e un serio uomo di preghiera. Il metropolita Onufrij ha una preghiera molto forte. Sono sicuro di questo".

Nell'aprile di quest'anno, sua Beatitudine il patriarca Teofilo III di Gerusalemme ha detto: "Dio ha scelto sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, che è la persona più adatta per la difficile situazione in cui si trovano ora gli ucraini, e avrà la forza per superare lo scisma che si è verificato in Ucraina".

Nel settembre di quest'anno, sua eminenza l'arcivescovo Joachim di Beroun della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia ha dichiarato: "Onufrij, il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina, è il migliore dei vescovi viventi. È adornato d'umiltà, amore, perdono e saggezza. Sempre in preghiera, è totalmente dedito a Dio e al servizio della gente. Porta conforto, speranza e gioia ovunque. Durante molte prove, è sempre stato come una roccia. Conoscerlo è per me il più grande dono spirituale".

 
Nell'Ucraina

Quanto al leone che avete visto destarsi, uscire fuori dalla foresta e ruggire e parlare con l'aquila e rimproverarla per la sua iniquità e tutte le sue parole che avete sentito, questo è l'Unto, che l'Altissimo ha mantenuto fino alla fine dei giorni contro di loro e le loro empietà... Egli li denuncerà per la loro empietà e la loro malvagità e metterà davanti a loro le loro gesta sprezzanti... Egli libererà nella misericordia il resto del mio popolo, quelli che sono stati conservati all'interno miei confini, e li renderà lieti fino all'arrivo della fine, il giorno del giudizio...

(3 Esdra 12, 31-32 e 34 - l'ultimo libro dell'Antico Testamento ortodosso russo; nella Bibbia protestante appare come 2 Esdra 12, 31-32 e 34)

Una visita di una settimana in Ucraina ha confermato in me l'impressione che il cittadino ucraino medio è malinconico, stufo della sua sorte, in particolare delle promesse non mantenute da una generazione di politici. Nulla è stato fatto in Ucraina dopo la caduta dell'Unione Sovietica: le strade sono ai livelli del Terzo Mondo e quando piove si inondano a causa di scarso drenaggio; gli edifici, scadenti anche quando erano nuovi sotto il vecchio regime sovietico, sono a pezzi, le infrastrutture in decomposizione. Tutto ciò che era di valore è stato venduto molto tempo fa dai banditi-oligarchi.

Non c'è libertà di parola – parla in pubblico contro il governo e andrai in prigione, e i media sono dominati dalla più cruda propaganda di governo. È diffuso un nazionalismo di stile africano. La giunta di Kiev, che rappresenta meno di un quarto del paese, pubblicizza una carta di credito con i colori nazionali e con su stampata la scritta 'Gloria all'Ucraina', ma dov'è la gloria? In mezzo alla corruzione endemica dei 100 oligarchi ucraini che possiedono il paese in rovina e in bancarotta, la mentalità è irrimediabilmente provinciale, primitiva.

Dov'è la gloria? Uno stipendio di 200 dollari al mese è un sogno. Comprensibilmente, la popolazione locale sogna l'Unione Europea. Ovunque ci sono parole d'ordine: eurovalori, eurostile, euroriparazioni, eurostandard. Sognano un paese in cui gli oligarchi corrotti languono in carcere, dove lo Stato è onesto, dove esistono strade e marciapiedi, dove le infrastrutture funzionano, dove c'è un futuro. In realtà, l'Unione Europea non vuole nemmeno l'Ucraina. In ogni caso, l'Unione Europea è un mito, ma tanto l'erba è sempre più verde dall'altra parte.

In realtà, l'Unione Europea è l'organizzazione più corrotta del mondo: vi spariscono 100 miliardi di euro ogni anno e i suoi conti non sono mai stati oggetto di revisione contabile. Gli ucraini sognano il mito dell'Unione Europea, proprio come un tempo avevano sognato 'il futuro luminoso' promesso loro dal comunismo, non da ultimo da parte del leader comunista ucraino, Khruschov, un contadino di provincia ignorante e un brutale persecutore della Chiesa. Nella storia ogni sorta di banditi ha fraudolentemente promesso un'utopia e regalato una distopia: la giunta nominata dalla CIA a Kiev è solo un altro di questi banditi.

A Odessa gli uomini si vendono alle compagnie straniere, sperando di poter lavorare come marinai sulle navi portacontainer e sulle petroliere di società estere, non ultime quelle cinesi. Le giovani donne vendono i loro corpi agli uomini occidentali, sia per la strada oppure tramite agenzie matrimoniali. Tutti vogliono andare all'estero: chi vuole avere figli e allevarli in un paese del genere? Anche secondo gli eventuali criteri oggettivi, la sola bellezza rimasta oggi in Ucraina si trova è nella Chiesa, la quale, essendo bella, è perseguitata dalle sette nazionalistiche e dagli scismi che la giunta sostiene, e che promuovono la bruttezza.

Oggi, con il tasso di natalità è crollato ucraino, dove è la gloria di questa terra gloryless? Ci viene in mente il parallelo fatto dal sempre memorabile P. John Romanidis: la 'sindrome del Wyoming'. Egli diceva: 'Provate a immaginare che tutti gli Stati Uniti siano scomparsi tranne il Wyoming; questo è ciò è che la Grecia moderna dopo la caduta di Costantinopoli – un frammento provinciale di un impero che un tempo era grande. E questo è ciò che è la moderna Ucraina: un frammento rimasto di un impero una volta grande. Che cos'era quell'impero e com'è stata organizzata la sua distruzione?

L'Impero era la Santa Rus' multinazionale cristiana, e la sua distruzione è stata pianificata dai nemici di Cristo, nel corso di un secolo, in tre diverse fasi:

1. Nel 1914 ha avuto inizio la prima fase di distruzione dell'Impero cristiano della Santa Rus', l'Impero Russo, sostituendolo nel 1917 con un'ideologia atea militante sviluppata in Europa occidentale. Sono passate tre generazioni.

2. Nel 1991 ha avuto inizio la seconda fase, lo smantellamento del successore dell'Impero, l'Unione Sovietica, che conteneva il patrimonio culturale dell'Impero russo, riducendola a corruzione oligarchica, dipendenza e povertà. È passata una generazione.

3. Nel 2014 ha avuto inizio la terza fase, segnata dall'inizio dell'occupazione di uno dei paesi che apparteneva all'ex Impero cristiano della Santa Rus', l'Ucraina.

I prossimi mesi possono contrassegnare sia la fine di quell'impero o la sua restaurazione, quando sulla scena mondiale il leone rimprovererà l'aquila. A pagina 16 del libro L'anziano schema-archimandrita Giona di Odessa (1925-2012), che racconta la vita del guaritore veggente e profeta, troviamo le parole scritte dall'anziano di Odessa:

'Chiediamo a tutti i russi di pregare che ci sia concesso uno tsar ortodosso. Se ci sarà uno tsar in Russia, allora egli sarà l'Unto di Dio. La grazia di Dio sarà su di lui e ci sarà un grande aiuto per la Russia'.

Sia fatta la tua volontà, o Signore!

 
Homeless

Ero affamato, e tu hai fondato un club benefico per discutere la mia fame.

Ero in prigione, e tu sei sgattaiolato quietamente via nella tua cappella a pregare per la mia liberazione.

Ero nudo, e nella tua mente hai dibattuto la moralità del mio aspetto.

Ero ammalato, e tu ti sei inginocchiato e hai ringraziato Dio per la tua salute.

Ero senza casa, e tu mi hai predicato il rifugio spirituale dell'amore di Dio.

Ero solo, e mi hai lasciato solo per andare a pregare per me.

Sembri così santo, così vicino a Dio.

Ma io sono ancora tanto affamato, e solo, e ho freddo.

Autore sconosciuto

 
La mia vita, l'ultima battaglia e il Nuovo Mondo Ortodosso

"Dite alla gente: anche se sono morto, sono vivo."

San Giovanni di Shanghai

Prefazione: La guerra

Quarantacinque anni fa mi è stato detto da uno che avrebbe potuto saperla più lunga che, poiché avevo aspettato per anni di unirmi alla Chiesa ortodossa, ora mi trovavo di fronte a una scelta: potevo unirmi alla Chiesa greca di Costantinopoli o alla Chiesa di Russia; era la stessa cosa. Ma solo per lui era la stessa cosa, poiché nonostante, o piuttosto a causa del suo grande intelletto, era spiritualmente confuso. Viveva in un compromesso alieno, lavandosi le mani di fronte a una scelta critica. Mi sono unito alla Chiesa russa perché, dall'età di dodici anni, avevo percepito attraverso rivelazioni alla mia anima che il mio destino era decisamente nella Chiesa ortodossa russa. Per quanto paralizzata potesse essere stata dopo il 1917, ero destinato a condividere quell'agonia, anzi, sebbene sembrasse una follia sia per gli ebrei sia per i greci, solo condividendo quell'agonia potevo sperare di trovare la mia salvezza. Ho percepito anche allora che ciò che mi aveva detto era in qualche modo falso. Nel migliore dei casi poteva essere solo un'illusione. Non è stata la stessa cosa – e i recenti eventi molto tristi lo hanno mostrato a tutti in modo assolutamente chiaro. Lasciatemi spiegare:

La Chiesa non si trova in un popolo che crede di essere un popolo eletto. Molti ebrei credevano di essere il popolo eletto, ma lapidarono i profeti e crocifissero il Figlio di Dio. Fino a oggi molti dei loro discendenti rifiutano Cristo, alcuni si considerano superiori al resto dell'umanità. Poi l'élite dell'Europa occidentale arrivò a credere nel proprio "eccezionalismo" (cioè nella pretesa che anche loro fossero al di sopra di Dio), tutto per giustificare la loro aggressione barbarica organizzata. Quindi, mille anni dopo Cristo, anche loro si staccarono dalla Chiesa, respingendo lo Spirito Santo e prendendo il controllo della Chiesa in Occidente per giustificare la presa di potere dei loro conquistatori. Così, come i pirati, iniziarono a perseguitare noi cristiani ordinari e conquistarono il resto del mondo con il fuoco e la spada. Poi i loro discendenti laicisti, a loro volta le elite portoghesi, spagnole, francesi, inglesi, tedesche e infine americane, fecero esattamente la stessa cosa, esigendo l'egemonia mondiale ("globalismo"), rifiutando anch'esse Cristo perché si consideravano superiori al resto dell'umanità. (Da qui il loro antisemitismo: l'altro "popolo eletto", gli ebrei, era per loro un rivale, quindi doveva essere eliminato). Ora nella Chiesa è il turno di alcuni greci, che ci dicono che solo loro sono cristiani, che Dio parla solo greco e, come mi ha detto un archimandrita cipriota molto noto, anche i loro antenati pagani avevano preparato la strada per Cristo! Molti russi sono stati vittime della stessa illusione, credendo allo stesso modo in se stessi invece di credere in Dio, ricevendo la comunione solo una volta all'anno. Così hanno perso tutto e hanno rovesciato l'imperatore cristiano nominato da Dio nel 1917. Solo attraverso il sangue dei nuovi martiri e le lacrime e il sudore dei nuovi confessori il pentimento ha cominciato finalmente a farsi strada tra loro.

Tutti questi "popoli eletti" non riuscirono a capire che la salvezza viene solo dalla Gerusalemme Celeste della Chiesa di Cristo attraverso la misericordia di Dio e lo Spirito Santo - non da parte di qualche "Roma ebraica eletta" sulla terra, di alcuni mitici "popoli eletti". Per questo motivo, una volta scelta la Chiesa russa, avrei passato il resto della mia vita in guerra, in battaglie instancabili, in continue lotte, in trincea, sul fronte occidentale, combattendo per il vero cristianesimo, per la Chiesa ortodossa russa reale, insieme, ovviamente, con molti altri. Abbiamo tutti combattuto contro le miopi illusioni nazionalistiche e le impurità di coloro che avevano perso il quadro generale, che non potevano vedere il bosco a causa degli alberi. Ci hanno detto che solo i russi potevano essere ortodossi, che solo i loro piccoli frammenti esclusivi della grande Ortodossia imperiale, che non avevano subito il sangue, le lacrime e il sudore degli altri, potevano avere ragione, che la Chiesa di Dio aveva bisogno di essere "salvata" o "riformata" '(naturalmente, da parte loro!). Alcuni di loro hanno persino perseguitato e portato in tribunale come criminale comune il più grande santo tra tutti loro, san Giovanni di Shanghai. Non c'è da stupirsi che il Signore mi abbia mandato in una chiesa militare. Non ho mai cercato nulla di tutto questo; è stato tutto imposto su di me. La mia anima sarebbe morta se non avessi preso parte a questa guerra spirituale. La mia vita è stata una guerra incessante in quattro battaglie, tutte combattute sotto il velo protettivo, che il mio santo patrono ha visto e che è l'unica ragione per cui sono ancora vivo.

Tre battaglie

La mia prima battaglia fu di prendere parte alla lotta per aiutare a liberare quella piccola parte della diaspora della Chiesa russa in Inghilterra, che dipendeva da Mosca, dall'impurità spirituale. Dopo nove anni, nel 1983, mi sono reso conto che avrei fallito in questo. Era un compito al di là delle mie forze, con le mie capacità molto deboli e il mio modesto background rurale provinciale; i nemici erano investiti della forza di un culto della personalità, con tutta l'autorità degli uomini e delle loro città, non avevano tempo per il nipote di un contadino. Stavo sbattendo la testa contro muri di mattoni. Così me ne sono andato in esilio, vedendo i miei limiti. Compresi che ci sarebbero voluti cambiamenti politici di vasta portata all'interno della Russia e di fatto anche la dipartita di alcuni al di fuori della Russia prima che questa battaglia potesse essere vinta (non sapevo allora che ciò avrebbe preso ventiquattro anni). La vittoria era inevitabile, ma solo Dio che ha creato il tempo, con il tempo è riuscito a portare la vittoria. La mia battaglia era stata prematura. Da solo non potevo fare nulla. È stato bello per me saperlo.

La mia seconda battaglia fu di prendere parte alla lotta per liberare quella piccola parte della diaspora della Chiesa russa, che dipendeva da Costantinopoli (Rue Daru), dall'impurità spirituale. Ho combattuto a Parigi e ho pensato che fosse possibile vincere questa battaglia. Lo era – quasi. Tuttavia, dopo sei anni nel 1988 arrivò un punto di svolta quando vidi che anch'io avrei fallito in questa battaglia. Gli intrighi dei massoni nei posti alti significavano che io non potevo aiutare a vincere questa battaglia – tutti i miei amici erano in posti bassi. Sapevo allora che questo gruppo di Parigi alla fine (non sapevo allora che ciò avrebbe preso trent'anni) sarebbe scomparso nell'irrilevanza spirituale. Quelli che avevano tradito lo tsar e martirizzato lui e la sua famiglia avevano tradito anche la Chiesa. Così me ne sono andato, comprendendo anche qui che ci sarebbero voluti cambiamenti politici di vasta portata all'interno della Russia e di fatto anche la dipartita di alcuni al di fuori della Russia prima che la battaglia di riportare a casa nella Chiesa russa anche una parte di questo gruppo potesse essere vinta. La vittoria era inevitabile, ma solo Dio che ha creato il tempo, poteva con il tempo portare la vittoria. La mia battaglia era stata prematura. Da solo non potevo fare nulla. È stato bello per me saperlo.

La mia terza battaglia, dal primo giorno del 1989 in poi, fu di prendere parte alla lotta per liberare quella parte della diaspora della Chiesa russa, che dipendeva da New York (ROCOR), dall'impurità spirituale. Qui c'era una maggiore possibilità di successo, poiché la contaminante malattia protestante della "super-correttezza" (come la definì un altro discepolo di san Giovanni di Shanghai), con la sua ignoranza, fariseismo, estremismo, settarismo, vecchio calendarismo, deviazioni psicologiche (non teologiche) provenienti dalle manie di conversione e dal denaro della guerra fredda, aveva molti oppositori negli stessi Stati Uniti e ancora di più nell'Europa occidentale, dove io stavo combattendo sul fronte. E soprattutto, il mio arcivescovo diocesano mi ha sostenuto e io ho sostenuto lui. Il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra, figlio spirituale e successore europeo di san Giovanni di Shanghai, fu in effetti il ​​primo vero vescovo ortodosso che avevo incontrato. Avevamo una comprensione identica della Chiesa. Da solo non potevo fare nulla, ma ora ero lontano dall'essere solo; ero semplicemente uno dei tanti, un piccolo ingranaggio in una grande macchina. Non sapevo che questa lotta avrebbe richiesto diciotto anni, perché solo nel 2007 la Chiesa ha vinto la lotta. Ho preso parte alla nostra prima vittoria, insieme a milioni di altri, nella Chiesa dei Nuovi Martiri e Confessori, alla quale ero sempre appartenuto in spirito. Solo la geografia ci aveva divisi.

Dopo le tre battaglie

Una volta che questa battaglia, nella quale avevo giocato solo un piccolo ruolo, stando negli ultimi anni nella mia città di provincia, è stata vinta da molti, specialmente dai vescovi che erano stati ispirati dalla grazia di Dio, sapevo che gli altri due castelli di carta in cui avevo perso tempo in precedenza sarebbero crollati a loro volta. Non sapevo che ci sarebbero voluti altri dodici anni. Tra il 2007 e oggi, nel 2019, ho visto vincere entrambe queste prime battaglie perse. La storia le ha vinte. Ciò che sapevo in passato, cioè che sarebbero state vinte solo quando Dio lo avesse voluto, si è avverato. Ciò per cui abbiamo combattuto a lungo e duramente è stato ottenuto. Così, finalmente abbiamo per la nostra Diocesi delle Isole britanniche e Irlanda un vescovo, richiesto per oltre quattro decenni. È ortodosso, capisce la lingua e le persone locali, non è filetista, venera i santi locali e non li rinnega, è missionario come noi, ci incoraggia e non ci distrugge, non è sotto il controllo dei laici, e in buona salute e risiederà qui tra poche settimane a partire da adesso.

In secondo luogo, l'Esarcato ortodosso russo dell'Europa occidentale, atteso per oltre tre decenni, è stato finalmente stabilito a Parigi solo poche settimane fa. Ciò significa che la nostra casa sarà costruita sulla roccia, non sulla sabbia, e che la fantasia "euro-ortodossa" della Fraternità di Parigi è ormai morta. La futura Chiesa locale dell'Europa occidentale sarà autenticamente ortodossa. Quello che abbiamo cercato e per cui abbiamo combattuto dal 1988 a oggi ora è realtà. Ora esiste un vero e proprio esarcato ortodosso per l'Europa occidentale, con molte diocesi regionali e vescovi giovani, centinaia di parrocchie e diversi monasteri, che venerano i santi locali e non li negano, le fondamenta della nuova Chiesa locale. Condotto dal metropolita Giovanni a Parigi, che porta il nome del nostro padre missionario in Cristo, san Giovanni di Shanghai e dell'Europa occidentale e che continua la tradizione dell'arcivescovo Antonio di Ginevra, avrà certamente bisogno di molto più tempo per svilupparsi. È formato dalle parrocchie ortodosse russe generalmente più recenti dell'Europa occidentale, da molte diocesi e da molti vescovi. Tuttavia, al suo fianco e a complemento, stanno anche le due diocesi (dell'Europa occidentale e della Germania) della ROCOR, con i loro cinque vescovi, due dei quali giovani e attivi. Si tratta delle parrocchie ortodosse russe generalmente più antiche e integrate dell'Europa occidentale, alcune delle quali erano fino a poco tempo fa sotto Costantinopoli, ma ora sono finalmente tornate a casa. Le due parti hanno bisogno l'una dell'altra e speriamo che i loro vescovi si incontrino regolarmente per aiutarsi a vicenda nel proprio sinodo congiunto.

Tuttavia, in questo anno del Signore, 2019, c'è l'ultima battaglia mistica (ultima per me) nella serie di battaglie mistiche in questa guerra dei Cent'Anni, che per un secolo ha deformato così tanto le strutture della Chiesa nella diaspora. Anche questa battaglia è contro l'impurità spirituale, contro gli ecumenismi massonici e gli intrighi modernisti. Tuttavia, quest'ultima battaglia è la battaglia all'interno delle terre russe, all'interno della Rus' storica; non è quindi una battaglia locale per la Rus' inglese, francese e americana a Londra, Parigi e New York, per una parte della piccola diaspora russa, è una battaglia generale che riguarda tutta la Chiesa. Sta avvenendo oggi in Ucraina, ma riguarda tutti. Perché la Chiesa è il centro mistico del mondo ed è l'Ucraina che ora è il centro mistico della Chiesa. Ed è per questo che siamo venuti qui ora, inviati a combattere dal fronte occidentale al fronte orientale. Tutti staranno in piedi o cadranno a seconda del loro atteggiamento verso ciò che sta accadendo oggi in Ucraina, verso questa battaglia tra Cristo e Satana. Voi, da che parte state?

La quarta battaglia

Il centro amministrativo interno della falsa Ortodossia, contro cui ho combattuto in tutte e quattro le nostre battaglie, si è formato a Istanbul un secolo fa. È venuto in essere solo a causa del rovesciamento a lungo pianificato della protezione restrittiva dell'Impero Russo. Tuttavia, la malattia occidentale che aveva rovesciato l'imperatore cristiano e quindi l'impero cristiano e poi ha portato in vita tale centro aveva già infettato prima la Russia e altri luoghi. Quella malattia aveva contaminato tutte le nazionalità, incluse molte nelle terre russe e da lì nella diaspora. La malattia venne chiamata rinnovazionismo e i rinnovazionisti furono fortemente sostenuti da Istanbul. Oggi è diventato chiarissimo che l'intero presunto mondo ortodosso deve ora schierarsi con la vera Ortodossia o contro la vera Ortodossia. Il tempo della resa dei conti è arrivato; il tempo del compromesso è finito. Nessuno può più sopportare l'indifferenza e la presunzione di Pilato. Anche se questa battaglia è esattamente della stessa natura della serie di tre battaglie che abbiamo combattuto nella diaspora prima di questa, ora non è la diaspora, ma l'Ucraina che è la spada che divide. Il campo di battaglia si è spostato in Ucraina, ma la battaglia è la stessa; è la battaglia per la purezza spirituale, per la canonicità, per la vera Ortodossia.

A poco a poco, negli ultimi due mesi, una Chiesa locale dopo l'altra ha deciso di schierarsi con la purezza spirituale, la canonicità e la vera Ortodossia e così sostenere il metropolita Onufrij e la Chiesa di Dio dell'Ucraina. Il resto della Chiesa russa con la ROCOR è stato il primo a sostenerlo con tutto il cuore. Hanno fatto seguito le Chiese locali di Serbia, Bulgaria, Antiochia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, Cipro, e voci non ufficiali, ma spiritualmente libere (=non politiche) nelle Chiese di Grecia, Gerusalemme, Alessandria e Georgia. Finora, tredici su diciotto monasteri athoniti si sono uniti a noi. E pochi giorni fa, l'episcopato dell'OCA (la Chiesa ortodossa in America) fondamentalmente carpato-russa, che aveva esitato a lungo per diverse settimane e dove alcuni avevano per anni minacciato di abbandonare la Chiesa per Istanbul, ha deciso di fare la stessa cosa. Questa è la loro vittoria spirituale e un nostro grandissimo conforto dopo decenni di sonno spirituale, di vagabondaggio lontano dalla Chiesa tra delusioni filetiste americane. Significa che la piccola OCA sta maturando, sta decidendo finalmente di accettare il suo destino, sta abbandonando il suo eccentrico isolamento spirituale e sta ritrovando così la sua identità positiva, ritornando alle sue radici sotto san Tikhon. Ispirata dal respiro di una nuova vita, può finalmente iniziare a svolgere un ruolo significativo e appagante come una delle componenti delle future, riunite, molto più grandi, chiese ortodosse russe multinazionali dei tre continenti del Nuovo Mondo, delle Americhe e dell'Oceania.

Questo lascia gli episcopati di solo due Chiese locali, la grande Chiesa romena e la piccola Chiesa albanese, non politicamente liberi e indecisi, paralizzati come Ponzio Pilato "per timore dei giudei". Sono silenziosi, non sostengono né rifiutano, in attesa di istruzioni dall'alto per sostenere o meno il meschino nazionalismo dello scisma filetista di Costantinopoli. La falsa chiesa in Ucraina, fondata dai separatisti sostenuti dagli Stati Uniti a Kiev, è ufficialmente sotto un certo Sergej Dumenko, in realtà un burattino laico approvato dal Vaticano e dagli Stati Uniti, quindi sia pro-uniate sia pro-LGBT, e non metropolita; la sua falsa chiesa è senza grazia, senza sacramenti, senza lo Spirito Santo. La sua intronizzazione a Kiev sei giorni fa è stata ignorata da tutte le Chiese locali. La sua cosiddetta "Chiesa" è solo una farsa di vuoti rituali manipolati dal regime, solo un'altra piccola organizzazione ultranazionalista – un anacronismo assurdo in questo mondo globale. Ha il supporto di gruppi di banditi nazisti appoggiati dalla polizia che intimidiscono e picchiano i cristiani, perché i nazisti non hanno alcun concetto del significato della parola "cristiano". E questi uomini di violenza anticristiani sono direttamente sostenuti da un regime politico alieno e corrotto a Kiev, sostenuto da regimi alieni e corrotti altrove, e, a loro eterna vergogna, dai "vescovi" greci a Istanbul.

Postfazione: la vittoria

I "teologi" decadenti e auto-nominati della scuola parigina del passato scivolano via l'uno dopo l'altro. Con loro le loro ideologie secolarizzanti del passato, l'ecumenismo (anti-ortodossia, contro il Padre), il modernismo (anti-sovranità, contro il Figlio) e il liberalismo (anti-popolo, contro lo Spirito Santo), scivolano via nell'irrilevanza spirituale. I loro libri fantasiosi di filosofia intellettuale sono pronti per la polvere di scaffali di biblioteca dimenticati. Quelli che ci hanno frustrati, scartati, ostacolati e perseguitati per così tanti decenni stanno lasciando il palco e stiamo iniziando a vedere chiaramente il futuro ora. Il Nuovo Mondo Ortodosso (New Orthodox World – N.O.W.) sta prendendo forma. Il Nuovo Mondo Ortodosso non è guidato da anacronismi, reliquie del passato in città imperiali inesistenti da secoli, ma da vibranti e missionarie Chiese locali, Chiese autonome ed Esarcati in tutto il mondo. Non sono musei nazionalisti ristretti e corrotti per rituali di stato, sbandieratori e nostalgie culturali o giochi di intellettuali liberali disincarnati ma molto aggressivi, politicizzati e politicamente corretti, ma organismi viventi, purificati per prepararci a incontrare il re prima che ritorni in tutta la sua gloria. E nel Nuovo Mondo Ortodosso, ORA, c'è la Gerusalemme Celeste della Chiesa di Cristo, che lo attende e resiste al nemico dell'umanità, che precede Cristo per creare disunità, disordine e angoscia tra noi.

La minaccia di morte che ho ricevuto tre anni fa, che mi è stata fatta perché la penna è davvero più potente della spada, non mi ha fermato o scoraggiato per un solo secondo. In sogno che ho avuto dopo aver ricevuto quella minaccia di morte, aprivo una porta e vedevo un agente sulla soglia. Questi mi sparava immediatamente con la sua pistola, ma il proiettile rimbalzava sulla mia croce sacerdotale, uccidendo lui invece di me. Caduto a terra, il suo cadavere era trascinato via verso un'auto in attesa da parte di un suo collega, che con timore e stupore pronunciava maledizioni impotenti. Partivo e mi nascondevo in un luogo segreto e remoto dove non potevo essere trovato. Salvato dalle preghiere di una persona che molto tempo fa si era rifugiata in un posto simile, ero portato in una terra lontana. Io non ho mai prestato attenzione ai sogni, specialmente a quelli così drammatici, ma me ne sono ricordato. Tuttavia, ne ho capito davvero il significato e il simbolismo il mio primo giorno qui a Kiev. Significa che, come tutti noi, morirò quando Dio lo deciderà, non quando lo decidono gli uomini, perché, sebbene l'uomo proponga, Dio dispone. Il proiettile che rimbalza significa che se gli uomini vogliono uccidere la verità, uccidono solo loro stessi (esattamente come hanno fatto negli ultimi centocinque anni, con le loro guerre atee, una dopo l'altra). E quelli che cercano di uccidere la Chiesa in Ucraina stanno commettendo un suicidio spirituale; in effetti, il loro proiettile mortale è già rimbalzato su di loro.

La vittoria è stata nostra nella diaspora, perché noi eravamo disposti a morire per la Chiesa di Dio e i nostri nemici no – perché sono intrinsecamente legati a questo mondo e temono la morte che è di questo mondo. La vittoria è nostra in Ucraina, perché siamo disposti a morire per la Chiesa di Dio e i nostri nemici no – perché sono intrinsecamente legati a questo mondo e quindi temono la morte che è di questo mondo. Ecco perché vinceremo quest'ultima battaglia ora – perché non temiamo la morte, perché crediamo e sappiamo che Cristo è il Dio che dà la vita, che è risorto dai morti e ha liberato i prigionieri nell'inferno. Tuttavia, loro hanno solo sentito parlare di Cristo risorto come una teoria e un mito simbolico per le loro teste. Loro non credono nei loro cuori. Perciò le loro teste, come le loro vite, sono piene di filosofie e opere di morte. Ma noi crediamo e noi sappiamo e noi tremiamo intimoriti davanti al Dio vivente, che è il grande Dio, che opera meraviglie e che è con noi, così che nessuno sarà contro di noi. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti. Quanto a noi, non moriremo, ma vivremo e narreremo le opere del Signore. Il Signore è la nostra illuminazione e il nostro Salvatore, e allora chi dovremmo temere?

Arciprete Andrew Phillips

Kiev, 1-8 febbraio 2019

 
L'abate Luka del monastero della Santissima Trinità a Jordanville consacrato vescovo di Syracuse (+ VIDEO)

foto: jordanville.org

L'archimandrita Luka (Murianka), abate del monastero della Santissima Trinità a Jordanville, New York, della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia (ROCOR) è stato consacrato ieri come nuovo vescovo di Syracuse.

Il Sinodo dei vescovi della ROCOR ha eletto p. Luka, il 6 dicembre, e la sua elezione è stata confermata dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa il 28 dicembre.

Video 1 - Nomina dell'archimandrita Luka all'episcopato

I servizi sono iniziati con la nomina del vescovo eletto Luka il lunedì sera al monastero della Santissima Trinità e la Veglia di tutta la notte per la festa dei Tre Santi Ierarchi. Padre Luka è stato poi consacrato il giorno successivo durante la Divina Liturgia. Il vescovo Luka è il primo vescovo di Syracuse nella ROCOR da quando sua Eminenza il metropolita Lavr, già vescovo di Syracuse, era diventato il primo ierarca della ROCOR nel 2001.

Video 2 - Veglia dopo la nomina dell'archimandrita Luka

I servizi siono stati guidati da sua Eminenza il metropolita Hilarion dell'America Orientale e di New York, primo ierarca della ROCOR, con la concelebrazione di sua Eminenza l'arcivescovo Gabriel di Montreal e Canada, sua Grazia il vescovo Nicholas di Manhattan, e sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina, come riporta il sito della diocesi dell'America orientale.

Video 3 - Liturgia e consacrazione episcopale

Nel suo discorso, il neo-consacrato vescovo Luka ha raccontato il suo percorso spirituale che lo ha condotto attraverso il seminario e la vita nel monastero all'episcopato.

"Spero che, grazie alla misericordia della Santissima Trinità e alle preghiere e alle intercessioni della Santissima Madre di Dio, dei Tre Santi Ierarchi e di tutti i santi, mi sia data la forza di portare avanti questa nuova obbedienza in un modo degno, e che sia per la mia salvezza e la salvezza di coloro per i quali devo rispondere al temendo Giudizio, pronunciando le parole dell'Apostolo: ho combattuto la buona battaglia, ho finito la mia corsa, ho mantenuto la fede: da quel momento in poi mi sarà deposta una corona di giustizia, che il Signore, il giusto giudice, mi darà in quel giorno: e non solo a me, ma a tutti quelli che amano la sua venuta (2 Tim 4:7-8)", ha detto il vescovo Luka.

Il suo intero discorso si può trovare sul sito della diocesi dell'America Orientale.

 
"Il patriarca di Costantinopoli non ha alcun diritto canonico di indire alcuna assemblea in Ucraina"

Risoluzioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, 7 dicembre 2018

Il 7 dicembre 2018, una sessione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina si è svolta nella residenza del suo primate sul territorio della Lavra della santa Dormizione delle Grotte di Kiev. I vescovi hanno discusso il prossimo cosiddetto "concilio di unificazione" e la crescente ingerenza dello stato ucraino nella vita e nella persecuzione contro la Chiesa. Le parti del rapporto sinodale che riguardano l'Ucraina sono presentate qui:

foto: news.church.ua

VERBALE No. 41

All'incontro del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, sotto la presidenza di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina:

È STATA GIUDICATA l'interferenza delle autorità statali nella vita ecclesiale in Ucraina, nonché e l'organizzazione del cosiddetto concilio di unificazione.

Riferimento:

Il 5 dicembre 2018, il presidente dell'Ucraina P. A. Poroshenko ha annunciato la convocazione del cosiddetto concilio di unificazione il 15 dicembre 2018 a Kiev. I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina ricevono inviti firmati dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Questi fogli vengono consegnati ai vescovi della Chiesa ortodossa ucraina dai rappresentanti dello stato ucraino.

SI È DELIBERATO:

1. Di rilevare che nonostante i numerosi appelli della Chiesa ortodossa ucraina, le autorità statali in Ucraina continuano a interferire gravemente nella vita della Chiesa.

2. Di affermare che sulla base delle risoluzioni del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018, la Chiesa ortodossa ucraina, come altre Chiese locali ortodosse, [1] non riconosce le decisioni del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018, in particolare sull'estensione della giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio dell'Ucraina e la revoca degli anatemi e delle censure ecclesiastiche e il ripristino del grado gerarchico e sacerdotale ai leader degli scismi ecclesiastici in Ucraina.

3. Di sottolineare che il Patriarca di Costantinopoli non ha alcun diritto canonico di convocare alcuna assemblea in Ucraina e di convocarvi i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina.

4. Di considerare come un'assemblea illegale il previsto "concilio di unificazione", in cui saranno presenti rappresentanti dei gruppi scismatici.

5. A tale riguardo e sulla base delle risoluzioni del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018, l'episcopato, il clero, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina non hanno la benedizione di partecipare al codiddetto concilio di unificazione.

6. Di esprimere preoccupazione per i numerosi casi di pressioni esercitate sui vescovi della Chiesa ortodossa ucraina per costringerli a prendere parte al cosiddetto concilio di unificazione, che è una spinta diretta alla violazione del giuramento gerarchico che i vescovi si sono impegnati a osservare anche sotto minaccia di morte.

7. Di notare che la Chiesa ortodossa ucraina non autorizza nessuno dei vescovi, sacerdoti, monaci o laici a rappresentare la Chiesa ortodossa ucraina nel cosiddetto concilio di unificazione.

8. Di sottolineare che, in conformità con gli statuti sul governo della Chiesa ortodossa ucraina, un concilio della Chiesa ortodossa ucraina è convocato dal primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

9. Di sottolineare che oggi non è stata presa alcuna decisione di convocare un concilio della Chiesa ortodossa ucraina.

10. La Chiesa ortodossa ucraina considererà le decisioni del cosiddetto concilio di unificazione invalide e prive di qualsiasi forza legale o canonica.

VERBALE No. 42

All'incontro del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina sotto la presidenza di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina:

È STATA GIUDICATA la pressione e la persecuzione legale dell'episcopato, del clero e dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina.

Riferimenti:

Dopo il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, svoltosi il 13 novembre 2018, l'episcopato, il clero e i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sottoposti a pressioni e persecuzioni legali prive di fondamento.

In particolare, i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina vengono convocati a "conversazioni" con il Servizio di sicurezza ucraino e si stanno creando per loro ostacoli nell'attraversare i confini dello stato ucraino. [2]

Il 23 novembre 2018, il Ministero della Giustizia ucraino ha annullato la decisione sulla registrazione statale del diritto di utilizzo del complesso di edifici della Lavra della santa Dormizione di Pochaev.

Il 28 novembre 2018, il Gabinetto dei Ministri ucraino ha annullato il suo ordine del 17 luglio 2003, "Sull'esclusione degli edifici della Lavra della santa Dormizione di Pochaev dalla composizione della riserva storico-architettonica statale di Kremenets-Pochaev".

Il 28 novembre 2018, per la prima volta in trent'anni, una commissione del Ministero della Cultura ucraino ha ispezionato gli oggetti di valore culturale situati nella Lavra della santa Dormizione delle Grotte di Kiev.

Il 30 novembre 2018, le forze dell'ordine hanno condotto una ricerca sul territorio della fattoria sussidiaria della Lavra delle Grotte di Kiev nel villaggio di Voronkov nella regione di Borispol' della provincia di Kiev.

Il 1 dicembre 2018, venti sacerdoti delle diocesi di Rovno e Sarny della Chiesa ortodossa ucraina hanno ricevuto un invito a un interrogatorio da parte del servizio di sicurezza ucraino.

Il 3 dicembre 2018, sono state condotte ricerche in cattedrali, uffici diocesani, chiese e persino nelle case private dei sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina a Zhitomir, Ovruch e Korosten.

Il 5 dicembre 2018, dodici sacerdoti delle diocesi di Rovno e Sarny della Chiesa ortodossa ucraina sono stati interrogati nel corso di procedimenti penali ai sensi dell'articolo 111 del codice penale ucraino (tradimento) e dell'articolo 161 del codice penale ucraino (incitamento all'odio religioso) .

Il 5 dicembre 2018, la riserva di Kremenets-Pochaev ha condotto un controllo sulla presenza di oggetti ecclesiastici di valore nella Lavra della santa Dormizione a Pochaev.

SI È DELIBERATO:

1. Di affermare che le autorità governative stanno commettendo una persecuzione legale senza fondamento e stanno esercitando pressioni sull'episcopato, sul clero e sui fedeli della Chiesa ortodossa ucraina per costringerli a partecipare al cosiddetto concilio di unificazione; di considerare tali azioni come una violazione del diritto costituzionale dei cittadini dell'Ucraina alla libertà di religione.

2. Di chiedere a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina di informare le Chiese ortodosse locali, il Commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada dell'Ucraina, le organizzazioni internazionali per i diritti umani e le istituzioni diplomatiche riguardo alla pressione e alla persecuzione legale del clero e dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina.

Note

[1] Finora, le Chiese serba e polacca hanno ufficialmente respinto le decisioni di Costantinopoli.

[2] Dopo la sessione, le autorità di Kiev hanno vietato a sua Eminenza il metropolita Ilarion di Donetsk e Mariupol' di passare da Donetsk al territorio ucraino controllati da Kiev.

 
Monumento al granduca Konstantin Konstantinovich Romanov smantellato a Odessa

Il 27 novembre un monumento al granduca Konstantin Konstantinovich – un cugino dell'ultimo imperatore russo Nicola II – è stato smantellato presso l'Accademia Militare di Odessa. Nonostante le proteste di insegnanti e studenti dell'istituto, la decisione di rimuovere il monumento è stata presa dal ministro della Difesa ucraino Stepan Poltorak.

La rimozione di questo monumento è parte del processo di de-comunizzazione che ha attraversato tutta l'Ucraina negli ultimi mesi. Nell'aprile 2015 sono entrate in vigore nuove leggi che mettono fuori legge i simboli comunisti e sovietici. Da quel momento le autorità ucraine hanno dichiarato guerra anche all'eredità dell'Impero Russo.

Il monumento all'altamente rispettato granduca è stato eretto nel 1999 su iniziativa dell'allora capo dell'Istituto delle forze militari di terra a Odessa, Anatolij Trots. Il monumento non era protetto dallo Stato, e secondo i media locali, "non aveva alcun valore culturale". Il busto di bronzo è stato sistemato in un magazzino, per essere sostituito con un monumento in onore dei soldati ucraini morti nella regione del Donbass.

Il granduca Konstantin Konstantinovich (1858-1915) aveva servito nel reggimento Izmailovskij della Guardia Imperiale, come ispettore generale delle scuole militari e come presidente dell'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo, ed è noto anche come poeta, traduttore e drammaturgo.

Il Corpo dei cadetti a Odessa fu fondato il 16 aprile 1899 per fornire istruzione secondaria e militare ai ragazzi che intendevano diventare ufficiali. Il granduca Konstantin Konstantinovich (1858-1915), ispettore degli istituti di istruzione militare, partecipò alla benedizione della cappella della scuola dedicata ai santi Cirillo e Metodio il 6 ottobre 1902. Alla morte del granduca Konstantin Konstantinovich nel 1915, la scuola fu ribattezzata in suo onore e rimase in funzione fino al 1917.

Durante la rivoluzione del 1917, il Corpo dei cadetti di Odessa rimase fedele all'imperatore Nicola II. Nel maggio 1917 i cadetti si rifiutarono di partecipare a una parata militare a cui partecipava il ministro Guchkov. Il 31 agosto 1917, la scuola fu evacuata a Rostov sul Don e poi a Novocherkassk e poi fu sciolta. Alcuni studenti ritornarono alle loro famiglie, mentre altri si unirono all'armata bianca per la lotta contro i bolscevichi. Dei 1196 diplomati dell'istituto, 446 presero parte alla lotta contro il bolscevismo.

 
Due analisi geopolitiche della Serbia di oggi

Presentiamo due interviste ad analisti politici occidentali sulla situazione odierna della Serbia, tratti dalla rivista serba Geopolitika, nell’omonima sezione dei nostri documenti. La prima intervista, curata pochi giorni fa dal suddiacono Claude Lopez-Ginisty sul blog Orthodoxologie, è ad Alexandre Latsa, giornalista, scrittore e attivista sociale francese, convertito all’Ortodossia, che vive a Mosca. La seconda intervista, che risale ad alcuni mesi or sono, è a John Robles, il cronista e commentatore portoricano de La Voce della Russia, cittadino russo per asilo politico. Entrambe le interviste presentano un prezioso contrappunto sulla campagna di disinformazione e di demonizzazione della Serbia (prove tecniche di uno sforzo simile applicato su ben più larga scala alla Russia), e sulle politiche di “civilizzazione” occidentale, che Alexandre Latsa ha potuto vedere nel Congo dov’è cresciuto, e che John Robles ha sperimentato sulla pelle della propria famiglia discendente dagli indiani caraibici.

 
Intervista di Tudor Petcu a Rico Vitz sulla Romania

Caro dottor Rico Vitz, per quanto ho capito, questa è la prima volta che visita la Romania. E sarei tentato di menzionare che una tale visita è veramente benedetta considerando che è venuto a Iaşi, l'ex capitale del Regno di Romania e un simbolo della spiritualità romena. Ecco perché le chiedo di dirmi come è stato il suo primo contatto con la Romania e quanto significativa è stata l'esperienza spirituale di essere a Iaşi.

Salve, Tudor. È bello parlare ancora con lei.

Ha ragione. Ero stato in un certo numero di paesi europei, ma non ero mai stato in Romania. Quindi, non vedevo l'ora di partecipare alla conferenza inaugurale dell'Associazione teologica ortodossa internazionale (IOTA), ma anche di vedere il paese. La mia esperienza di Iaşi è stata meravigliosa. È una città incantevole con una ricca storia, sia politica che religiosa. E dal momento che la conferenza si è svolta poco dopo la festa della Natività, la città era particolarmente affascinante nei suoi addobbi di Natale.

Onestamente, l'esperienza spirituale di essere a Iaşi e visitare alcuni dei monasteri locali è stato l'aspetto più significativo del mio tempo in Romania. Da un lato, ciò è dovuto alla conferenza stessa poiché è stata una straordinaria benedizione avere l'opportunità di pregare e dialogare non solo con gli studiosi ortodossi di tutto il mondo, ma anche con gli "osservatori ecumenici" non ortodossi presenti. D'altra parte, ciò era dovuto alla ricca presenza del cristianesimo ortodosso nella città e nelle aree circostanti. Sembrava che ci fosse un tesoro ortodosso dietro ogni angolo: per esempio una cattedrale, una chiesa, un monumento, un museo, una libreria, un santuario lungo la strada, e così via. Quando sono tornato a casa, ho spiegato la mia esperienza alla mia famiglia e ai miei amici in questo modo: la presenza dell'Ortodossia in Romania è come la presenza dei negozi di caffè Starbucks negli Stati Uniti. In Romania, l'Ortodossia è ovunque!

È risaputo che lei è un filosofo americano convertito all'Ortodossia, quindi vorrei che mi spiegasse qual è il tesoro principale dell'Ortodossia romena che lei ha trovato. In altre parole, come descriverebbe la sua esperienza come americano convertito all'Ortodossia sul terreno di un paese tradizionalmente ortodosso?

Quello che ho trovato più notevole è stato il modo in cui tutto in Romania sembrava essere, per così dire, "pienamente saturo" di cristianesimo ortodosso. Come ho detto, dietro ogni angolo ho incontrato una ricchezza e una profondità di fede sia nelle cose, sia nelle chiese, sia nelle persone, non solo tra i monaci e il clero, ma anche tra i laici. E l'ho incontrata non solo nei più profondamente devoti e pii, ma anche in quelli le cui famiglie stanno ancora lottando per recuperare la ricchezza della fede personale che i comunisti hanno tentato così fortemente di rubare.

Sappiamo molto bene cosa può imparare un romeno dall'America (e ci sono davvero molte cose, soprattutto se dobbiamo parlare di libertà e democrazia), ma cosa può imparare un americano dalla Romania, specialmente da un punto di vista spirituale?

In tutta onestà, sono particolarmente affascinato dal popolo romeno per la sua capacità di mantenere una parvenza di fede nonostante l'immensa persecuzione che ha affrontato nel secolo scorso. Sono anche commosso dalla gentilezza di quasi tutte le persone romene che ho incontrato sia negli Stati Uniti che in Romania. È davvero un paio di tratti piuttosto notevoli da trovare nelle persone: vale a dire, essere tanto fermamente resilienti e così gentili. Su questi punti, i cristiani negli Stati Uniti hanno molto da imparare dai nostri fratelli e sorelle romeni, specialmente in questi tempi di acrimonia.

Se dovesse parlare con i suoi amici americani delle reliquie di santa Parascheva, cosa direbbe loro?

Ho cercato di trasmettere sia il senso estetico di ciò che voleva dire essere in quello spazio santo, sia la significatività dell'esperienza. Trasmettere qualche parvenza di senso estetico ai miei amici e alla mia famiglia in California è stato ragionevolmente facile. Molti di loro hanno avuto l'opportunità di venerare le reliquie incorrotte di san Giovanni Maksimovich nella cattedrale della Santa Vergine a San Francisco. Hanno un'idea di come sia entrare in una navata maestosa e avvicinarsi a un santuario. Per qelli che non hanno tale esperienza, ho fatto del mio meglio per descrivere la bellezza e la santità della cattedrale metropolitana di Iaşi.

Per capire la significatività dell'esperienza, bisogna comprendere sia la vita di santa Parascheva che il significato della comunione dei santi. Leggere e ripetere la vita di santa Parascheva è stato utile ad aiutare gli altri (e ad aiutare me stesso!) Ad apprezzare questa straordinaria donna di Dio. Per quanto riguarda la comprensione della comunione dei santi, la mia famiglia e gli amici cristiani tradizionali "capiscono", ma sospetto che alcuni dei miei amici protestanti non lo facciano. A Dio piacendo, col tempo, coloro che non lo faranno verranno a capire e ad apprezzare più pienamente il significato e il potere della "grande nube di testimoni" le cui vite terrene sono una testimonianza per noi e la cui intercessione celeste è per noi una benedizione.

Pensa che questa conferenza internazionale organizzata dalla IOTA a Iaşi sia stata un'opportunità per la filosofia degli ortodossi americani di diventare più nota in un paese tradizionalmente ortodosso come la Romania?

Sì, credo che la conferenza inaugurale dell'International Orthodox Theological Association (IOTA) abbia presentato un'opportunità per il lavoro dei filosofi di lingua inglese, specialmente quelli statunitensi e britannici, per farci diventare più noti nell'Europa centrale e orientale e in altri paesi dove il cristianesimo ortodosso è la religione maggioritaria. Credo anche che abbia offerto un'opportunità per noi, filosofi di lingua inglese, di conoscere meglio il lavoro filosofico e teologico che viene svolto dai nostri colleghi accademici e dai fratelli spirituali di quei paesi.

La mia speranza è che la conferenza porterà a una maggiore interazione e collaborazione tra tutti noi, e che questo lavoro darà contributi significativi nei nostri sforzi per elaborare la nostra salvezza, amando Dio e amando i nostri vicini. Questa è la mia speranza. Si realizzerà? Vedremo, come Dio vorrà.

 
Caratteristiche della soteriologia (la scienza della salvezza) di Istanbul: la risposta del metropolita Luka a un invito a prendere parte a un concilio di ladri

Nella lettera qui sotto, sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' risponde agli inviti inviati dal Patriarcato di Costantinopoli per prendere parte al suo cosiddetto "concilio di unificazione" che mira a creare una nuova chiesa in Ucraina. Il metropolita Luka non ha esitato a dire la sua opinione durante la crisi ecclesiastica recente e in corso, e questa lettera non fa eccezione. Mentre sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ha scelto di restituire il suo invito senza risposta a Costantinopoli, dandoci un esempio di mitezza e umiltà, il metropolita Luca ci offre un esempio di zelo ardente e giusto, due esempi che sono entrambi buoni e necessari nella Chiesa.

***

Caro leale suddito della Repubblica di Turchia, signor Bartolomeo!

(meglio conosciuto come "Patriarca ecumenico")

Dai media abbiamo appreso che attraverso i funzionari governativi sta inviando inviti al "concilio degli empi" (Ps 1:1). A questo proposito, mi consenta di esprimere a lei e ai suoi messaggeri la mia sentita gratitudine per i tentativi che sta facendo, attraverso l'apparato statale dell'Ucraina e la manipolazione delle norme del diritto canonico, per distruggere la Chiesa ortodossa ucraina (successore della Chiesa nata nel fonte battesimale nel Dnepr) precedentemente riconosciuta da lei come l'unica Chiesa ortodossa canonica in Ucraina! Grazie per cosa, chiederà? Perché con le sue azioni aiuta il nostro gregge ortodosso a entrare nel Regno di Dio, sottoponendolo alle discriminazioni e alle persecuzioni che subisce al momento. Sfortunatamente, probabilmente non conosce il saggio proverbio del nostro popolo: "l'amore non può essere forzato". Le sue azioni sono le azioni di una persona accecata dal fulgore immaginario di un potere imperiale. Con la sua partecipazione a progetti politici volti a dividere l'unità della Chiesa, ha già messo in serio dubbio il suo status onorato di primo ierarca nell'Ortodossia.

Lei dichiara di rappresentare oggi nella sua persona la "Chiesa madre" del popolo ucraino. Tuttavia, per qualche motivo, agisce come ispiratore ideologico di una campagna su larga scala volta a incitare all'odio verso la Chiesa ortodossa ucraina, il sequestro dei suoi luoghi santi, la persecuzione del suo gregge, oltre che a minare la posizione della Chiesa ortodossa in Ucraina di fronte al crescente slancio a favore della "crociata" uniate sulle terre ortodosse ancestrali! Quale madre aiuta a torturare un suo figlio?

Quelli che attendono l'imminente arrivo di un Tomos non hanno paura di urlare alle loro riunioni slogan come: "Morte ai nemici!", E sotto le mura della nostra amministrazione diocesana – "I preti di Mosca alla forca, come i comunisti!". Questo è il modo in cui i suoi nuovi allievi trattano noi e in generale la Chiesa ortodossa ucraina, che era in comunione eucaristica con la sede a lei affidata. Dietro questi slogan stanno cose terribili: il predominio dell'opportunità politica in ogni importante questione della vita della Chiesa, il regno di totale persecuzione contro una Chiesa che non corrisponde alla linea ideologica generale dell'élite al governo, la dissacrazione di lughi e oggetti santi, e la perversione dei canoni da parte di antichi avversari dell'Ortodossia, che si stanno ora travestendo attivamente nelle vesti del progetto autocefalo da lei sospinto.

È pronto a credere lei stesso nel "dio nazionale ucraino", o è solo un tentativo di portare la nostra gente sotto il suo omoforio? Oppure, cosa assolutamente mostruosa, i processi da lei provocati hanno come fondamento i soliti interessi mercantili?

Nei suoi tentativi di subordinare tutte le Chiese ortodosse al trono di Costantinopoli (come ha fatto la Chiesa cattolica) si dimentica che non c'era un sacerdote ma un cesare al potere, al tempo dell'impero bizantino – un impero che non esiste più da molti secoli. E una delle ragioni della sua scomparsa – forse quella principale – è che in un certo momento alcuni dei suoi predecessori, i patriarchi bizantini, hanno permesso alla fede di diventare una moneta di scambio nei giochi della grande politica. È un peccato che lei non ne tenga conto o che se ne sia deliberatamente dimenticato. Dopo tutto, più di 500 anni fa, fu precisamente un tradimento della fede ortodossa da parte di Costantinopoli e la sua dipartita nell'unione con Roma, e non le circostanze geopolitiche del tempo, che divenne la forza trainante dietro l'acquisizione di indipendenza dell'Ortodossia da Bisanzio nelle terre della Rus'.

Grazie a lei, signor Bartolomeo, che sta aiutando la nostra salvezza. L'unica cosa che il clero (che il suo Trono, per qualche ragione assurda, ha pensato fosse proprio) e il gregge le chiedono è: cosa le ha impedito di ascoltarci in primavera? Cosa le ha oscurato così tanto la mente, che si considera il patriarca di tutto il mondo? Forse, il suo prossimo passo sarà la dichiarazione che anche questo mondo è stato creato dalla non-esistenza da parte sua?

Con gratitudine e con la speranza nella comprensione di Dio verso ognuno di noi,

Luka

Metropolita di Zaporozh'e e Melitopol'

 
Il Qatar svelato

Quando il Qatar ha ricevuto la sua indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1971, la sua popolazione era appena di 100.000 abitanti. Cinquant'anni più tardi, la sua popolazione è aumentata a dismisura a quasi 2,2 milioni, ma solo 275.000 sono veri e propri qatarioti. Per il resto non sono immigrati, né hanno intenzione di essere integrati nella popolazione come cittadini a pieno titolo: sono semplicemente espatriati assunti a contratto, impiegati in compiti diversi, e quando hanno finito il loro lavoro, tornano alle loro case.

Nei secoli precedenti alla propria indipendenza, i vari emiri del Qatar che si sono succeduti hanno combattuto battaglie feroci con i governanti del Bahrein e i wahhabiti di Najd (diventati in seguito l'Arabia Saudita). La famiglia Al-Thani ha ottenuto il trono alla metà del XIX secolo, e continua a mantenerlo oggi.

La penisola, segnata da conflitti regionali e tribali, era un pittoresco centro di pesca delle perle fino a quando il petrolio vi è stato scoperto negli anni '30.

Quando gli inglesi hanno dichiarato il Qatar come un protettorato, è stato raggiunto un accordo di reciprocità tra i governanti del Qatar e gli inglesi, in cui la Gran Bretagna voleva garantirsi rotte commerciali sicure, mentre il Qatar aveva bisogno di protezione dai propri vicini e rivali.

La ritrovata ricchezza petrolifera potrebbe aver ridotto di coloro per le tribù in guerra la necessità di continuare a combattere per risorse limitate, ma non ha cancellato le loro rivalità e l'odio le une verso le altre. Di fatto, il Qatar ha rifiutato di aderire agli Emirati Arabi Uniti e ha scelto invece l'indipendenza.

L'apparentemente unito Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) è in realtà un consorzio di antichi nemici che sono stati portati insieme dalla paura comune di aspiranti invasori interessati alle loro ricchezze. Certo, al di là e al di sopra della loro paura gli uni degli altri, hanno anche paura dell'Iran e questa paura risale ai tempi dello Scià e ancora più in là, ed è molto più profonda di un puro e semplice odio settario tra sunniti e sciiti.

La sicurezza è sempre stata un'ossessione del Qatar, e non ci vuole molto sforzo di ricerca per sapere dei molti conflitti militari che il Qatar ha avuto con i propri vicini. È una lunga storia di inganno, tradimento, diffidenza, invasioni e saccheggi. E ciò che è interessante è notare che storicamente parlando, i governanti del Qatar non hanno avuto scrupoli a cercare protezione da parte di amici lontani contro i loro vicini locali.

Ma perché un paese che non è mai stato un vero e proprio Stato fino a poco tempo fa, una cosiddetta nazione che ha una popolazione che non è più grande di quella di un singolo quartiere di Damasco, Aleppo o Baghdad, perché una piccola entità tanto insignificante vuole essere un leader regionale? E perché vuole essere così inflessibile nell'utilizzo di islamisti jihadisti per distruggere stati molto più antichi e più grandi come Iraq, Libia e Siria?

Quanto più si guarda a quello che il Qatar sta facendo, tanto più la questione del perché lo fa diventa meno significativa. Il discorso cambia dal perché il Qatar fa quello che sta facendo a che cosa è realmente il Qatar.

Il Qatar non è una nazione. Non ha le fondamenta di una nazione. Il Qatar non è neppure uno stato, avendo la popolazione di un comune, e non è sicuramente un leader regionale.

Il Qatar dovrebbe essere visto per quello che è. Il Qatar è semplicemente una compagnia molto grande e ricca. Non è diverso dalla Shell Oil o dalla BP, con la sola differenza che ha un mandato delle Nazioni Unite, che gli conferisce un seggio di membro delle Nazioni Unite e la legittimità che viene con esso, cosa che le aziende private non hanno.

Questo sulla scena politica. Sulla scena militare, il Qatar è una "compagnia" molto più sinistra. Sotto questo aspetto, non è un partner occidentale, una colonia, uno stato vassallo, uno stato agente o un alleato in un'alleanza militare strategica.

Il Qatar è semplicemente un avamposto, un distretto, ma non dell'America, come si può pensare a prima vista.

L'ascesa alla ribalta della compagnia di sicurezza Blackwater, un paio di decenni fa, ha sollevato qualche perplessità sulla natura della futura dipendenza di stati ricchi dalla sicurezza mercenaria. Il Qatar certamente dipende dagli Stati Uniti per la sua difesa, come storicamente era dipeso dalla Gran Bretagna. Strategicamente, ha scambiato favori con il "Grande Fratello" americano, quando ha offerto il suo suolo come base per lanciare attacchi contro Saddam.

Geopoliticamente, il Qatar ha giocato un ruolo importante servire gli interessi dello stesso "Grande Fratello" in Siria. Ha speso miliardi in munizioni per rifornire il fronte Al-Nusra e altre organizzazioni terroristiche all'interno della Siria. Parlando della Siria, non bisogna dimenticare il ruolo enorme che il Qatar ha giocato in Libia contro Gheddafi.

In Libia come in Siria, il ruolo del Qatar non si è limitato a finanziare rivolte, ma il Qatar ha anche contribuito in modo significativo alla campagna di propaganda, utilizzando la sua elaborata rete di Al-Jazeera per far salire la rabbia popolare contro Gheddafi e Assad.

Al-Jazeera si è spinta fino a produrre eventi in stile hollywoodiano, creando scenari simili ai luoghi iconici nelle principali città siriane e facendo riprese con attori vestiti con uniformi dell'esercito siriano che fingono di massacrare civili.

Così ancora una volta, come e perché una piccola "nazione" vuole essere così inflessibile nel distruggere la Siria?

Ed ecco un'altra grande domanda. L'America ha già un importante alleato nella penisola arabica, e questo alleato è l'Arabia Saudita, e allora perché l'America avrebbe bisogno di un altro alleato importante nella stessa regione? La convenienza potrebbe essere una risposta ad alcune situazioni. Per esempio, quando gli Stati Uniti hanno avuto bisogno di una base di terra per attaccare l'Iraq, non potevano usare il suolo saudita (considerato terra santa musulmana) senza creare estremo malcontento tra i musulmani della strada, e in questo il Qatar era un terreno religiosamente neutrale a portata di mano. Ma perché gli Stati Uniti avrebbero bisogno del Qatar nella lotta contro la Siria? E perché l'America continuerà ad intimidire i suoi amici sauditi placando i loro rivali del Qatar?

Una più attenta analisi mostra chiaramente che le politiche saudite e qatariote in Siria hanno avuto molte congruenze, ma anche alcune forti differenze. In Egitto, il Qatar ha sostenuto i Fratelli musulmani e Morsi, e i sauditi no. Anche se entrambi hanno sponsorizzato tutte le organizzazioni terroristiche, l'Arabia Saudita ha sostenuto in primo luogo la "Free Syria Army" (FSA), l'Esercito dell'Islam e altre organizzazioni minori, mentre il Qatar è stato il principale sostenitore del fronte Al-Nusra e di ciò che più tardi è divenuto l'ISIS .

La polarizzazione del Qatar con la Turchia nella formazione di un fronte basato sui Fratelli musulmani contro l'Arabia Saudita e il suo fronte wahhabita-salafita è diventata più evidente quando il Qatar si è ritirato e ha rifiutato di partecipare alle riunioni del GCC. Inutile dire che il principale rivale dell'Arabia Saudita alla leadership è la Turchia sunnita, non l'Iran sciita.

Ciò che è meno evidente dietro il sostegno turco al Qatar è il partner silenzioso: Israele. Ora, dopo l'abbattimento del Su-24, Erdogan vuole costruire una base militare in Qatar. Non è strano, in effetti? Perché la Turchia ha bisogno di una base in Qatar? E come potrebbe permettere l'America una base non americana in Qatar?

Forse diventa più facile rispondere alla domanda se la poniamo in modo diverso; se chiediamo, chi è che ha davvero bisogno di una base militare in Qatar? Anche in questo caso, l'unica parte estranea al Qatar che vorrebbe avere una base in Qatar non è altri che Israele.

È facile permettere all'immaginazione di volare e andare fuori strada, ma dal momento dell'accordo nucleare americano-iraniano, qualsiasi attacco israeliano contro l'Iran ha bisogno di un trampolino di lancio abbastanza vicino a Teheran, e non può essercene uno più vicino del Qatar. La base turca proposta in Qatar sarà una base israeliana travestita? Questa non è una speculazione inverosimile.

Il rapporto tra Qatar e Israele è strano, unico, e forse il primo del suo genere. Il Qatar non sta ingaggiando Israele per denaro, di per sé. Israele protegge la "compagnia" del Qatar e usa il suo status di membro di stato delle Nazioni Unite per legittimare azioni che possono essere sanzionate solo dagli stati; un nuovo tipo di guerra che neppure Blackwater è capace di fare.

Il Qatar non è né una nazione né uno stato. Si tratta di una importante compagnia, come Haliburton. Ha delle sembianze di uno stato date dall'ONU, ma si tratta di una società che cerca la sopravvivenza e in tal modo, ha offerto la sua sicurezza su contratto a Israele. Strategicamente e geopoliticamente, il Qatar è una estensione di Israele nel Golfo, un avamposto e distretto israeliano. Le sue aspirazioni al la leadership regionale sono solo una facciata creata per nascondere la sua reale sostanza, per indurre gli osservatori in errore su ciò che è realmente.

Un clan con 200.000 membri che hanno bisogno di 2 milioni di espatriati stranieri per prendersi cura di loro, dieci espatriati per ogni cittadino, al fine di assicurarsi il funzionamento degli acquedotti e degli ospedali, che ci sia cibo sugli scaffali dei supermercati, e che ci siano insegnanti per insegnare ai loro figli, non è in alcun modo un leader regionale, una nazione che si rispetti, per non parlare di una nazione. Una tribù è forse una buona descrizione del Qatar, ma la parola "compagnia" è la definizione più azzeccata.

Il clan Al-Thani, i proprietari della "compagnia" chiamata Qatar, hanno fatto un ciclo completo. Sono rientrati sulla pista dei loro predecessori traditori che erano pronti a fare patti col diavolo, pur di garantire la loro sicurezza. Questo è esattamente ciò che l'attuale famiglia reale del Qatar sta facendo con Israele, e la migliore protezione che il Qatar può ottenere da Israele è trovare un accordo segreto con Israele, in cui il Qatar si traformi in un avamposto militare israeliano.

Ogni altra azione in Qatar che non sia direttamente correlata alla sua sicurezza, è semplicemente una copertura e un diversivo.

 
Intervista a padre John Whiteford

Padre John Whiteford, sacerdote della ROCOR e parroco della chiesa di san Giona della Manciuria in Texas, è da molti anni un amico della nostra parrocchia. Ben prima del passaggio del millennio, abbiamo tradotto alcuni dei suoi articoli apologetici sulle sacre Scritture e sulla venerazione delle icone, che sono stati tra i primi materiali che abbiamo messo a disposizione sul nostro sito. Oggi, con la crescita della sua parrocchia e l’apertura di un blog personale, padre John ha un po’ più di tempo per rispondere a domande su varie questioni legate alla fede, e siamo lieti di ospitare ancora i suoi commenti tra le nostre pagine. Finora però non avevamo ancora un quadro di padre John e della sua vita da presentare ai nostri lettori: l’occasione ci è stata data dal blog del giovane cristiano copto John Antony, che ha appena fatto un’intervista a padre John che abbiamo tradotto nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” del sito.

 
Testimoniare Cristo in un paese "progressista"

Sabato 2 febbraio 2019, una delegazione della Chiesa ortodossa in America, guidata da sua Beatitudine il metropolita Tikhon, ha visitato il monastero Sretenskij a Mosca e ha celebrato la Veglia di tutta la notte. In seguito, i fratelli del monastero hanno parlato con sua Beatitudine e questa intervista è stata registrata sul nuovo sito web del monastero Sretenskij.

Una volta è stato chiesto al nostro metropolita Tikhon (Shevkunov) quali erano le prospettive di creare una Chiesa francese ortodossa indipendente, possibilmente autocefala. Ha detto che probabilmente questo non sarebbe stato possibile. Quando gli è stato chiesto perché no, ha risposto: "Perché non avete monachesimo". [1] Per avere una Chiesa, devi avere monachesimo. Vorremmo chiederle, qual è la situazione del monachesimo nella OCA? Quanti monasteri ci sono, chi va a viverci e in generale, si stanno riempiendo?

Beh, direi che la vita monastica è molto varia negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. Abbiamo ovviamente la nostra diocesi in Messico. Ma nella Chiesa Ortodossa in America abbiamo ventinove monasteri proprio ora. Alcuni sono molto piccoli, ma alcuni sono più grandi, e penso che ciò esprima almeno la diversità di monachesimo che abbiamo negli Stati Uniti, in Canada e in Messico dopo solo poche centinaia di anni. Certo, la Chiesa ortodossa in America è stata fondata da monaci come il santo Herman, quindi c'è quel seme di vita monastica già nell'anima dell'America, anche se non lo si conosce. Quindi penso che sia la vita monastica che riflette la realtà delle circostanze locali. Come qui, ci sono alcuni monasteri che si concentrano sulla preghiera esicasta, ma anche altri che hanno varie missioni nel mondo – per esempio il mio monastero di san Tikhon di Zadonsk è collegato al seminario, e questo fa parte dell'obbedienza dei monaci: lavorare e servire nel monastero. Quindi direi che c'è una buona combinazione tra la vita esicasta e la vita di servizio in molti dei nostri monasteri in Nord America.

monastero di san Tikhon di Zadonsk

Una domanda sull'istruzione teologica. Com'è la situazione dell'istruzione teologica nell'OCA? Dove si pone l'enfasi nella preparazione di un sacerdote? E in generale, quante persone si stanno preparando per il seminario, e quante vi stanno attualmente studiando, se ci sono tali statistiche? Ma soprattutto, cosa viene sottolineato nel prepararli a diventare pastori?

Questa è una buona domanda. Ci si potrebbe scrivere un libro. Bene, cominciamo con l'ultima parte della domanda. Una parte difficile dell'istruzione teologica è la preparazione per l'istruzione teologica. Nel contesto nordamericano non c'è molta preparazione, perché la cultura è tale da mettere in discussione l'istruzione teologica o la vita religiosa in generale; e così tante volte giovani uomini e donne vengono a studiare nei seminari con meno preparazione di quanto avrebbero potuto fare in passato. Questa è una delle sfide, specialmente in Nord America, perché non abbiamo una tradizione secolare di preparazione all'istruzione teologica e gran parte della preparazione deve svolgersi all'interno dei seminari stessi. In questo modo si esercitano maggiori pressioni sui seminari per compiere tale preparazione prima ancora di arrivare all'effettiva istruzione teologica. Questa è la prima parte ...

Abbiamo tre seminari per l'OCA: St. Vladimir's, St. Tikhon's e St. Herman's in Alaska; ci sono anche altri seminari ortodossi. Ma si offrono certamente le discipline tradizionali: patristica, storia, Antico Testamento, Nuovo Testamento, teologia liturgica, liturgia, diritto canonico. Padre Alexander è il nostro professore di diritto canonico, quindi ha ovviamente il corso più importante! Ma poiché offriamo questi corsi, c'è anche la necessità di soddisfare tutti quegli altri bisogni che non sono stati veramente soddisfatti. E c'è necessità di affrontare le difficoltà contemporanee che i sacerdoti hanno in particolare con le questioni amministrative, legali, finanziarie e pastorali, che stanno diventando molto più difficili ai nostri giorni. Quindi, questo aggiunge un altro livello di sfida. Ma la nostra istruzione teologica cerca di indirizzare quelli incorporando classi, o parti di classi, che soddisfino tali esigenze. Potrei continuare su questo argomento, ma forse avete altre domande da fare?

La prego, continui.

Aggiungerò solo alcuni dati. Più recentemente negli ultimi dieci anni i nostri seminari hanno preso provvedimenti pratici per affrontare alcuni di questi problemi, in particolare con la formazione dei nostri seminaristi per il lavoro pastorale e in particolare l'istruzione clinico-pastorale, in cui ricevono effettivamente competenze concrete e pratiche che possono usare nella loro opera pastorale. E c'è molta attenzione in tutti i nostri seminari dedicati a questo aspetto. Cerchiamo anche di fare in modo che la loro istruzione non sia semplicemente basata su ciò che si apprende in un'aula, ma sia estesa nelle parrocchie, negli ospedali o nelle prigioni, per ottenere l'addestramento in quei ministeri. Il ministero penitenziario ha un posto molto centrale, così come il ministero ospedaliero e il lavoro con i giovani: tutti questi devono essere incorporati nella nostra istruzione teologica. Ciò rende il compito difficile, perché ogni professore vuole conservare abbastanza tempo e ore di credito per la propria disciplina, ma ci sono molti altri bisogni per la vita pastorale nel mondo moderno.

Ho ragione nel dire che l'orientamento pratico dell'istruzione è una parte organica e naturale dell'intero processo educativo?

Sì.

seminario di San Vladimir

Vostra Beatitudine, ha appena parlato della complessità della società americana. È vero, noi consideriamo la società americana molto progressista, molto moderna e probabilmente molto laica. In che modo la Chiesa americana riesce a far sentire la sua voce, e il popolo ortodosso in America ascolta quella voce? È possibile predicare il Vangelo nella vostra società?

Direi che è possibile, naturalmente, perché il Vangelo può essere predicato in tutte le generazioni. Ma certamente è difficile nel contesto nordamericano. Tuttavia, soprattutto perché nel Nord America forse più di qualsiasi altro posto nel mondo, la polarizzazione della società è molto evidente, è molto più difficile presentare il sentiero dei Padri della Chiesa e dei Concili, cioè la via della moderazione. Ma penso che, proprio perché abbiamo questa strada, abbiamo da dare un contributo unico come Chiesa a quel mondo polarizzato.

In realtà io ho scritto un breve libro per presentare per la Chiesa in Nord America un percorso che segua questo approccio, un approccio ben avviato da alcuni dei costruttori e fondatori della Chiesa in Nord America: padre Alexander Schmemann, padre John Meyendorff, ma prima ancora il Metropolitan Leonty (Turkevich), Vladimir Losskij, e così via, che hanno sempre presentato l'Ortodossia in un senso sia tradizionale che progressista allo stesso tempo. Il mondo vede solo l'uno o l'altro, ma nella Chiesa dobbiamo avere entrambi: una progressività che non è innovazione, e un tradizionalismo che non è la fossilizzazione delle cose nel passato, ma una tradizione vivente. Ma questo è un percorso molto difficile da percorrere, specialmente in un mondo che preferisce l'uno o l'altro; è più facile essere progressisti che... ebbene, ecco il mio libro. Potete leggere qualcosa a riguardo.

Ma mi sembra che sia così che la Chiesa, almeno nel Nord America e forse nel resto del mondo, può presentare le verità eterne del Vangelo in un modo genuino e autentico e non nel modo in cui spesso accade nelle denominazioni cristiane progressiste dove c'è un senso che lascia dietro tutto ciò che non è necessario, in senso protestante. Tuttavia, allo stesso tempo c'è anche l'approccio protestante di essere rigidamente conservatori, ma senza la pienezza della fede. E così penso che la Chiesa ortodossa abbia sia la capacità di preservare la tradizione, sia di condividerla in un modo che ispirerà le persone a venire a Cristo.

cattedrale di San Nicola a Washington DC

Vostra Beatitudine, abbiamo ancora una domanda. L'esperienza della Chiesa americana è molto interessante di per sé, perché come dico ancora una volta, per noi la società americana è chiaramente più progressista, e comprendiamo che possiamo aspettarci approssimativamente la stessa cosa in un futuro non troppo lontano. In connessione con questa è la domanda: quali sono i principali problemi che il suo gregge le riporta, cosa è più essenziale per loro e quali malattie spirituali hanno?

Direi, in linea di massima, che il problema più grande ruota intorno alla persona umana: "Che cos'è una persona umana?" La questione delle idee progressiste oggi è solitamente inquadrata nel contesto di questioni come la sessualità, il gender e cose simili, che sono problemi che emergono nelle nostre parrocchie. Ma penso che vengano fuori perché prima di quelle domande c'è confusione su cosa sia una persona umana reale. Quindi, vedo soprattutto tra i giovani quelle domande, non solo sulla sessualità, ma più in generale: "Che senso ha la mia esistenza?" E, "Qual è lo scopo di avere una religione?" Questa è una grande domanda generale con cui lottano molte persone. Rifiutano non solo Cristo, ma la religione organizzata o qualsiasi tipo di esistenza al di fuori di se stessi. Quindi i problemi spirituali derivano da quell'isolamento che le persone portano su se stessi rifiutando Cristo o la religione organizzata o addirittura respingendo un senso di comunità, cosa che vedete riflessa nel divorzio e nelle persone che non si sposano per principio. Ma penso che tutte queste domande si riducano alla confusione su cosa significhi essere una persona umana a immagine e somiglianza di Cristo, e alla disperazione di essere in frantumi senza sapere come uscirne. Quindi alcuni si rivolgono a soluzioni false: droghe, pornografia e tutte le altre cose che promettono un qualche tipo di risposta alle domande della vita, ma in realtà allontanano maggiormente la persona dalla vita vera.

Grazie, vostra Beatitudine, per aver parlato con noi oggi.

Nota

[1] L'intervistatore non dichiara qui esattamente con quale rappresentante di quale giurisdizione ortodossa stesse parlando il metropolita Tikhon, ma sappiamo che in realtà ci sono monasteri in Francia. Ad esempio, Bussy-on-Othe, Lesna, il monastero del defunto padre Placide e un convento serbo con monache brasiliane, per citarne alcuni. In realtà, ci sono parecchi monasteri ortodossi in Francia, tutti appartenenti a diverse giurisdizioni.

 
Il teatro dell'assurdo in una lettera del patriarca Bartolomeo al metropolita Onufrij

Il patriarca Bartolomeo ha informato sua Beatitudine Onufrij che dopo il "concilio di unificazione", non sarà più il metropolita

È apparsa in rete una lettera del Fanar a sua Beatitudine Onufrij. Il fatto che il Fanar non consideri più legittimo il capo della Chiesa ortodossa ucraina ha causato un'ondata di indignazione.

Tra le azioni illegali del Patriarcato di Costantinopoli una cosa è sempre sorprendente – sembra che questa illegalità venga deliberatamente reiterata. Il Fanar sembra intenzionalmente non velare né mascherare l'assurdità delle proprie decisioni e azioni sotto una forma diplomatica più o meno decente. Parla senza mezzi termini, ignorando la giustizia e i canoni ecclesiastici e sfidando il buon senso. Perché i rappresentanti del Fanar agiscono così? Forse, non potendo rifiutare di adempiere a un ordine politico da fuori, intenzionalmente agiscono in modo così brutale perché in seguito sia più facile per loro annullare le loro decisioni a causa della loro evidente assurdità? O forse, tutto è molto più semplice: "una persona sfacciata possiede metà del mondo (o anche il mondo intero)"?

Questa è l'impressione che fa la lettera del patriarca Bartolomeo a sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Contiene accuse così assurde che si può pensare che il patriarca Bartolomeo citi delle ovvie assurdità di proposito e, per di più, si impegni in una vera auto-rivelazione. Ma andiamo per ordine.

Assurdità 1

Proprio all'inizio della sua lettera, giustificando le sue azioni in Ucraina e, in particolare, per quanto riguarda la convocazione del "concilio di unificazione", sua Santità menziona stranamente una delle pagine più vergognose nella storia della Chiesa di Costantinopoli. Inoltre, è proprio attraverso questo fatto vergognoso che afferma che la Chiesa ortodossa russa non ha diritti sull'eparchia della Chiesa ortodossa ucraina. Non afferma né più né meno: che la Chiesa ortodossa russa sia stata in scisma fin dal 1448. Ecco una citazione dalla lettera del patriarca Bartolomeo: "...la sacra metropolia di Kiev è sempre appartenuta alla giurisdizione della Chiesa madre di Costantinopoli, da essa fondata come metropolia separata, che occupava la 60ª posizione nell'elenco delle eparchie del trono ecumenico. In seguito, il Sinodo locale nello stato della Grande Russia – con un pretesto infondato – si è diviso unilateralmente dalla sua autorità canonica, cioè la Santa Grande Chiesa di Cristo (1448), ma nella città di Kiev altri metropoliti, autentici e canonici, furono ordinati continuamente e incessantemente dal Patriarcato ecumenico, poiché il clero e il laicato di Kiev non accettarono la loro soggezione al centro della Moscovia".

Ma dopo tutto, è sufficiente aprire un testo di storia, o almeno dare un'occhiata a Wikipedia per scoprire che in quel momento la stessa Chiesa di Costantinopoli aveva consegnato la cristianità nelle mani del papa. Si tratta dell'unione di Ferrara-Firenze. Il patriarca Bartolomeo afferma che il "Sinodo nello stato della Grande Russia", cioè la Chiesa ortodossa russa, "si è tagliato fuori dalla sua gerarchia canonica". Ma dopotutto, il mondo intero sa che in questo momento questa "gerarchia canonica" aveva tradito la fede ortodossa al Concilio di Ferrara-Firenze e, di conseguenza, aveva cessato di essere sia "canonica" sia "gerarchia". Affermare che dopo questo tradimento la "gerarchia" aveva una sorta di "canonicità" è lo stesso che dire che Giuda Iscariota, che tradì il Salvatore, continuò ad essere un apostolo canonico dopo il tradimento.

In breve, gli eventi del tradimento di Ferrara-Firenze sono i seguenti. A metà del XIV secolo, L'Impero bizantino un tempo glorioso era ridotto solo a Costantinopoli e ai suoi sobborghi, e anche quelli erano minacciati dai turchi. In queste condizioni, l'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo, insieme con il patriarca di Costantinopoli Giuseppe II, costrinse l'episcopato della Chiesa di Costantinopoli a riconoscere l'autorità del papa e tutti i dogmi cattolici, sperando in assistenza militare e finanziaria dal Vaticano (che, tuttavia, non fu ricevuta). L'atto dell'unione fu firmato il 5 luglio 1439. È vero, il patriarca Giuseppe II non visse per vederlo, ma riuscì ad approvarlo per iscritto all'incontro della delegazione di Costantinopoli. Dei vescovi di Costantinopoli presenti al Concilio di Ferrara-Firenze, solo san Marco di Efeso non firmò l'unione.

Ma il metropolita Isidoro di Mosca e di tutta la Rus' non solo firmò l'unione, ma ne fu uno dei sostenitori più attivi. Isidoro fu nominato arcivescovo di Mosca poco prima del Concilio di Ferrara-Firenze (nel 1437) per assicurare che le risorse della più ricca metropolia del Patriarcato di Costantinopoli fossero nelle mani dei sostenitori dell'Unione. Tornato a Costantinopoli dopo la firma dell'unione, la gerarchia di Costantinopoli che tradì l'ortodossia non osò nemmeno dichiararla al popolo. Tuttavia, il popolo scoprì comunque il tradimento e rispose ai "giudici" con un vero ostruzionismo: non si andava ai loro servizi e non si faceva menzione liturgica del patriarca. Dopo che il patriarca Giuseppe II approvò l'unione, ci sono stati altri due patriarchi uniati nell'arcivescovado di Costantinopoli: Metrofane II e Gregorio III Mammas. Il metropolita Isidoro, arrivato a Mosca dopo il suo tradimento, non temette di annunciare l'unione e di leggere l'atto rilevante durante il servizio divino nella Cattedrale dell'Assunzione al Cremlino nel 1441, cosa per la quale fu arrestato, ma fuggì dalla detenzione a Roma, dove continuò la sua attività con il grado di cardinale.

Il Concilio dei vescovi russi ordinò il metropolita Giona alla sede di Mosca nel 1448 senza la benedizione di Costantinopoli, poiché dei patriarchi traditori occupavano la sede di Costantinopoli (inoltre, Giona aveva ricevuto una benedizione per la sede di Kiev dal patriarca di Costantinopoli prima che quest'ultimo avesse accettato l'unione). Nel 1453 Costantinopoli fu conquistata dai turchi, e solo in seguito un vescovo ortodosso, Gennadio II Scolario, divenne patriarca. Decenni dopo, l'unione fu ufficialmente condannata da Costantinopoli, e i patriarchi di Costantinopoli cercarono di riprendere il controllo della Chiesa russa, ma senza risultato. Nel 1589 la Chiesa russa divenne autocefala, cosa che fu riconosciuta da tutte le Chiese locali e, in primo luogo, da Costantinopoli.

Come si può incolpare la Chiesa russa di essere rimasta fedele all'Ortodossia, mentre la Chiesa di Costantinopoli ha tradito la fede, questo solo il patriarca Bartolomeo può saperlo.

Assurdità 2

Il patriarca Bartolomeo scrive che non sono stati lui e il suo Sinodo ad abolire il documento del 1686 sul trasferimento della metropolia di Kiev a Mosca, ma che sono stati i metropoliti di Kiev e i patriarchi di Mosca a cancellarlo unilateralmente. Ecco una citazione dalla lettera del patriarca Bartolomeo: "... L'11 ottobre di quest'anno, il nostro santo e sacro Sinodo ha revocato canonicamente la forza vincolante delle lettere patriarcali del beato patriarca Dionisio IV dell'anno 1686, che erano state abolite unilateralmente dalla vostra parte e dal Patriarcato russo molto tempo fa". Il patriarca Bartolomeo definisce "un'abolizione unilaterale" il fatto che i metropoliti di Kiev non abbiano menzionavano i patriarchi di Costantinopoli ai servizi divini, in conformità con il documento del 1686. Tuttavia, in primo luogo, questo stesso requisito era ingiusto, perché come parte della Chiesa russa, i metropoliti di Kiev dovevano commemorare il patriarca della Russia e non il primate di un'altra Chiesa locale. E in secondo luogo, per trecento anni, Costantinopoli ha considerato questa "assenza di commemorazione" assolutamente normale e non ha dato voce ad alcuna protesta né a Mosca né a Kiev.

Assurdità 3

Il patriarca Bartolomeo scrive al metropolita Onufrij: "Vi comunichiamo anche che la storica metropolia di Kiev e le eparchie ecclesiastiche all'interno del territorio dell'Ucraina sono già rientrate nello status canonico esistente prima dell'emissione delle suddette lettere, dipendendo cioè completamente dal nostro santo apostolico e patriarcale Trono ecumenico".

Ecco qui di seguito una mappa che combina la Chiesa ortodossa ucraina di oggi e la storica metropolia di Kiev.

proiezione della metropolia di Kiev a partire dal 1686 su una mappa moderna dell'Ucraina e dei paesi limitrofi

Il colore verde indica il territorio della metropolia di Kiev. Come possiamo vedere, oltre all'Ucraina, si trova anche sul territorio di Russia, Polonia, Bielorussia, Lituania e Lettonia. E se siamo d'accordo con l'abolizione illegale da parte del Fanar del documento del 1686, allora tutte queste strutture ecclesiastiche dovrebbero essere trasferite alla giurisdizione di Costantinopoli. Ma per qualche ragione il Fanar non richiede questo. Invece, asserisce che "le eparchie ecclesiastiche nel territorio dell'Ucraina sono già rientrate nello stato canonico che esisteva prima dell'emissione delle suddette lettere, dipendendo cioè completamente dal nostro santo apostolico e patriarcale Trono ecumenico".

Ma possiamo vedere che due terzi del territorio ecclesiastico dell'Ucraina non sono mai appartenuti al Patriarcato di Costantinopoli. E restituire queste eparchie "nello stato che esisteva prima dell'emissione delle suddette lettere", significa letteralmente che tutti i cristiani dovrebbero essere sfrattati dalla Crimea e dalla regione del Mar Nero insediandovi i tatari insediati, mentre l'est dell'Ucraina dovrebbe essere trasformato in una steppa deserta. Nel 1686 questi territori esistevano in tale stato. Questa è la stessa cosa che richiedere che la popolazione degli Stati Uniti torni in Europa e in Africa, e che gli indiani popolino nuovamente l'America. Tuttavia, il patriarca Bartolomeo, per qualsiasi ragione, interpreta la situazione "prima dell'emissione delle suddette Lettere" in modo molto diverso – come la subordinazione delle eparchie dell'Ucraina meridionale e orientale a Fanar. Che cosa ha a che fare Costantinopoli, per esempio, con l'eparchia di Odessa, sorta dopo quasi cento anni dal trasferimento della metropolia di Kiev alla Chiesa russa?

Assurdità 4

Il patriarca Bartolomeo dichiara che il metropolita Onufrij sarà il metropolita di Kiev solo fino al "concilio di unificazione" e non oltre: "... attraverso questa Lettera patriarcale e rivolgendomi a lei come "sua Eminenza il metropolita di Kiev", in una forma di economia e condiscendenza, le comunico che dopo l'elezione del primate della Chiesa ucraina da parte del corpo clericale-laicale, ecclesiologicamente e canonicamente non sarà più in grado di portare il titolo di metropolita di Kiev, che, comunque, possiede oggi in violazione delle condizioni prescritte nei documenti ufficiali del 1686".

Vorrei ricordare al patriarca Bartolomeo le sue parole, pronunciate nel 2016 alla Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse locali a Chambésy. Allora il capo di Costantinopoli salutò sua Beatitudine Onufrij come "l'unico primo ierarca canonico della Chiesa ortodossa ucraina, che è riconosciuto in questa veste da tutte le Chiese ortodosse". Com'è possibile che appena ieri sua Beatitudine Onufrij fosse percepito dal Fanar come il primo ierarca canonico della Chiesa, mentre oggi non lo è più?!

Il metropolita Onufrij è stato ordinato metropolita di Kiev nel 2014, in piena conformità con tutti i documenti canonici ecclesiastici in vigore in quel momento. Questo è riconosciuto da tutte le Chiese locali, inclusa Costantinopoli. La sua ordinazione è legale, e per privarlo della sua sede è necessario un qualche tipo di fondamento. Questa base può essere una caduta nell'eresia, in una condotta canonica o morale erronea seguita da una decisione pertinente del tribunale ecclesiastico. Non c'è nessuno di questi fondamenti. Quindi su quali basi può essere privato della sua sede?

Inoltre, la personalità stessa di sua Beatitudine il metropolita Onufrij è così impeccabile che qualsiasi attacco contro di lui scredita, prima di tutto, l'attaccante stesso. Il metropolita Onufrij ha una così alta autorità in tutto il mondo ortodosso che un tentativo di licenziarlo in modo così sfrontato espone il patriarca Bartolomeo di fronte a tutta la comunità ortodossa come una persona che commette una sfacciata illegalità. Con la sua ostilità nei confronti del metropolita Onufrij, Il Fanar sembra spingere le Chiese locali a condannare le sue azioni.

Assurdità 5

Sua Santità chiede che il metropolita Onufrij concelebri con i signori Denisenko e Maletich. Citazione: "Esortiamo anche voi e la vostra gerarchia a essere in comunione con l'ex metropolita di Kiev Filaret e l'ex arcivescovo di Leopoli Makarij e quelli con loro, dal momento che sono stati correttamente reintegrati da noi all'episcopato ..." La cosiddetta "reintegrazione" dei signori Denisenko e Maletich è riconosciuta solo dal Fanar. Il resto delle Chiese ortodosse non li ha riconosciuti, mentre le Chiese russa, serba e polacca con le decisioni dei loro vescovi o sinodi hanno rifiutato questa "restaurazione" e hanno dichiarato che non ritengonno possibile entrare in comunione con gli scismatici . E questo non è affatto a causa della simpatia per la Chiesa ortodossa russa, ma a causa della sfacciata illegalità dovuta alla "reintegrazione", sia nella forma che nel contenuto.

Per quanto riguarda il capo della Chiesa ortodossa autocefala ucraina, Makariy Maletich, la situazione è fondamentalmente ridicola e comica. Dopotutto, quest'uomo ha lasciato la Chiesa (ed è stato sospeso) quando era nel grado di sacerdote, non di vescovo. Divenne il "metropolita di Leopoli" già nella struttura degli scismatici, nel 1995. Se il Fanar lo ha "reintegrato" come vescovo, il Sinodo di Costantinopoli riconosce anche le "ordinazioni episcopali" degli scismatici? È impossibile interpretare questa situazione in modo diverso.

Il patriarca Bartolomeo scrive di aver "reintegrato" i signori Denisenko e Maletich "attraverso i nostri giudizi positivi in ​​relazione alle istanze di appello che ci avevano ripetutamente presentato". Ma non c'è stato alcun giudizio sull'appello. L'esame del ricorso implica una sorta di procedimento legale in cui gli argomenti di entrambe le parti sono ascoltati, o almeno accreditati. Ma il Fanar non si è neppure preoccupato di cercare formalmente le argomentazioni delle accuse contro il signor Denisenko dalla Chiesa russa o da quella ucraina. La petizione d'appello non è stata considerata. Pertanto, non avrebbe potuto essere soddisfatta. Senza contare che le accuse di Denisenko sui suoi metodi autoritari, sulla violazione dei voti monastici (e sulla sua effettiva vita familiare), sulla violazione del giuramento episcopale e su tutto il resto hanno una base probatoria così solida che se fossero considerate anche imparzialmente, non avrebbero mai avuto la possibilità di essere giustificate. È vero, c'è sempre la possibilità di pentirsi, ma il signor Denisenko non ne ha ancora approfittato. E ora il patriarca Bartolomeo non solo ha annunciato che egli stesso entra in comunione con una persona che è stata scomunicata dalla Chiesa, ma spinge anche sua Beatitudine il metropolita Onufrij ad agire allo stesso modo.

Assurdità 6

Questa lettera non lo dice letteralmente, ma il suo significato si riduce a una chiara minaccia al metropolita Onufrij personalmente e all'intera Chiesa ortodossa ucraina: dopo il "concilio di unificazione" la Chiesa ortodossa ucraina sarà riconosciuta come scismatica, mentre i signori Denisenko e Maletich, con i loro "compagni di fede", come una chiesa canonica. Questo perché la Chiesa ortodossa ucraina non parteciperà al "concilio" a differenza del patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Si scopre che in tutti questi anni, Costantinopoli ha riconosciuto il patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina come entità scismatiche, ma all'improvviso ha cambiato idea e ora sostiene l'opposto. E che cosa hanno fatto i dissidenti per un simile cambiamento? Forse si sono pentiti? Almeno, di fronte a Costantinopoli? Niente! La Chiesa ortodossa ucraina è sempre stata riconosciuta come Chiesa canonica, e ora improvvisamente può essere chiamata scismatica. Di nuovo, che cosa ha fatto la Chiesa ortodossa ucraina? Forse il suo episcopato ha iniziato a predicare una specie di eresia? Forse ha venduto la fede ortodossa al papa? Forse ha abolito qualche comandamento di Dio? No? Quindi, qual è la colpa della Chiesa ortodossa ucraina?

Dicono che più una bugia è orribile, più ci credono. Lo stesso si può dire dell'illegalità: più è audace, più è probabile che funzioni. Questo fa risuonare un campanello? "E il serpente disse alla moglie: 'No, non morirai, ma Dio sa che nel giorno in cui ne mangerai i tuoi occhi si apriranno e sarai come gli dei che conoscono il bene e il male' "(Gen. 3 , 4-5). Il serpente propose anche di risolvere il problema della deificazione facilmente e semplicemente, senza sudore e fatica, senza obbedire ai comandamenti del Signore. Basta allungare la mano e prenderla. Da questa stessa "colonna" viene la prescrizione di sua Santità per la guarigione dello scisma ucraino: senza pentimento, senza umiltà, senza ritornare alla Chiesa, solo venire al "concilio di unificazione" con i dissenzienti, entrare in comunione con loro, e eleggere un primate comune... Ma tutto finì in modo diverso: "...nel giorno in cui ne mangerai, morirai" (Gen 2:17).

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha sigillato la lettera del patriarca Bartolomeo in una busta e l'ha rimandata al mittente. Non ci sono commenti. La risposta del nostro primate è molto eloquente: non vuole essere un pagliaccio nel teatro dell'assurdo organizzato da sua Santità il patriarca di Costantinopoli. Seguiamo il suo esempio per rimanere fedeli figli della Chiesa di Cristo.

 
Da Φῶς Ἱλαρόν: Le tre età della vita spirituale

Sul blog Fos Ilaron è stata tradotta e pubblicata la conversazione di padre Gabriel (Bunge) sulle tre età della vita spirituale, apparsa domenica sul portale Pravmir.com. Siamo oltremodo felici di essere stati "battuti sul tempo": avendo messo in programma di presentare anche questo documento, lo abbiamo scoperto già ottimamente tradotto. Complimenti a Φῶς Ἱλαρόν e auguri di una continua emulazione nel bene!

 
La fine dell'Ucraina

Introduzione

La storia dimostra che gli stati artificiali non sopravvivono. Prima o poi scompaiono perché non hanno consenso popolare, ma sono basati sull'imposizione centralizzata e sull'oppressione. Così, la Spagna si sta oggi disintegrando, con una maggioranza dei catalani che desiderano recuperare il proprio paese. I baschi potrebbero essere i prossimi. Il Regno Unito, già spezzato nel 1921 dalla secessione della maggioranza degli irlandesi che volevano indietro la loro libertà dal mito britannico, sta per essere ulteriormente smantellata dalla maggioranza degli scozzesi. Un giorno anche il Galles e l'Inghilterra si riprenderanno la loro sovranità dall'oppressione normanno-britannica – questo comunque potrebbe accadere solo alla seconda venuta.

Per quanto riguarda la Germania, il piano dello tsar dopo la vittoria russa prevista nel 1917 era di smantellare l'unificazione satanica di Bismarck che aveva portato direttamente a enormi guerre europee a un inaudito spargimento di sangue. E le divisioni artificiali e portatrici di violenza assicurata nel Medio Oriente, imposte dalla Gran Bretagna e dalla Francia all'Impero Ottomano quasi un secolo fa, sono oggi quotidianamente annullate mentre guerre civili o conflitti imperversano in Siria, Iraq, Libano e Turchia. Ora un altro simile stato artificiale, anch'esso esistente da meno di 100 anni e senza consenso popolare, sta crollando. Si tratta dell'Ucraina.

Il prossimo crollo dell'Ucraina

La parola 'Ucraina' significa semplicemente di confine, 'le marche'. Nella storia è stato usato per descrivere molte aree slave marginali, dalle terre di confine della Serbia ai confini della Polonia e del Kazakistan. Creare uno 'stato' a partire da aree di confine marginali non è mai realistico. Uno Stato vitale ha sempre bisogno un centro dotato di consenso, e di consenso popolare. Questo è qualcosa che la neonata 'Ucraina', che ha raggiunto l'indipendenza solo una generazione fa, non ha mai avuto.

Formata negli anni '20 da Novorossija (sud-ovest della Russia), Malorossija (Piccola Russia, dove la lingua è il 'surzhik', un dialetto russo), nel 1939 dalla Polonia orientale (Galizia – l'unica autentica Ucraina o terra di confine), e nel 1944 da una parte dell'Ungheria (oggi chiamata impropriamente 'Transcarpazia', ma prima chiamata 'Rutenia' e parte della Cecoslovacchia pre-1939) e parte della Romania, un conglomerato così tanto artificiale non può sopravvivere. E questo nonostante i miliardi di dollari che i successivi governi degli Stati Uniti hanno pompato nel suo supporto vitale forzato negli ultimi dieci anni o giù di lì.

Anche se l'elite degli Stati Uniti ha dato un sacco di soldi al centro artificiale dell'Ucraina (Kiev), dove hanno stabilito un governo fantoccio galiziano per la loro nuova repubblica delle banane, di fatto le regioni dell'Ucraina decidono tutte le questioni. Non hanno bisogno di Poroshenko. Gli americani hanno bisogno del loro mitico stato ucraino solo a scopo di propaganda. Gli Stati Uniti che controllano il governo ucraino e tutte le sue politiche, vogliono mantenere un unico giocatore da poter mostrare al mondo dicendo: ecco l 'Ucraina.

Non vogliono Odessa, Zaporozh'e, Uzhgorod, Leopoli, Zhitomyr, Kharkov, ma l'intera Ucraina. Tuttavia, in realtà l'Ucraina è composta esattamente da un mosaico di territori locali controllati da oligarchi corrotti, più o meno allo stesso modo dei principati rivali che combattevano tra loro nel XII secolo, costringendo un nuovo centro a sollevarsi e a prendere il controllo dall'anarchia – Mosca. La storia si ripete. In realtà, gli americani devono trattare con Filatov a Dnepropetrovsk, con i fratelli Balogh in Transcarpazia, con Kolomojskij a est, con Saakashvili a Odessa e con altri, e possono dimenticare Kiev e i suoi oligarchi occidentali.

L'Ucraina, intrinsecamente instabile, non è sostenibile, infatti non è più uno stato, e continua ad esistere solo nella misura in cui viene riconosciuta da poteri esterni. Fuori da Kiev, non ha alcuna realtà. Anche se per Washington, Bruxelles e Berlino non è redditizio mantenere la statalità ucraina, ammettere la sua dissoluzione significherebbe perdere la faccia del tutto. Ma dal momento che gli Stati Uniti, l'Unione Europea e le loro marionette del FMI ora non hanno trovato 3 miliardi di dollari per pagare i debiti attuali dell'Ucraina alla Russia, certamente non troveranno le decine e centinaia di miliardi di dollari necessari per finanziare l'esistenza dell'Ucraina in fallimento per altri 5-10 anni.

Tutti capiscono che il regime di Poroshenko non è sostenibile – non è più vivo, le recenti elezioni locali in Ucraina hanno dimostrato che il regime centrale e i suoi seguaci della polizia segreta non possono competere con le élite regionali. In tutte le regioni le elezioni sono state vinte dalle élite locali e regionali. Pertanto, quando Biden è venuto in Ucraina, dicendo che non vi era più alcun bisogno di tenere elezioni, non voleva che venisse alla superficie la realtà, cioè che l'Ucraina è un conglomerato artificiale di province.

I politici degli Stati Uniti, che hanno più formazione ed esperienza rispetto ai loro omologhi ucraini, sono ben consapevoli del fatto che qualsiasi successiva elezione porterà alla disintegrazione dell'Ucraina. Questo processo può essere rallentato, ma non può essere ignorato, e anche se è possibile mantenere lo stato con iniezioni endovenose di contanti statunitensi, non è più possibile arrestare il processo di decadimento e invertirlo.

Anche se il 'mondo occidentale' può ancora far finta per qualche tempo che l'Ucraina esista come paese, anche solo nominalmente, il collasso è inevitabile. Tuttavia, il fatto è che un vero e proprio Stato non è solo un inno appena inventato, uno stemma e una bandiera. Si tratta di un consenso interno e che esiste solo quando il governo rappresenta i suoi popoli. Come gli americani giustamente proclamano: 'Non ci sono tasse senza rappresentanza'. E questo non esiste in Ucraina.

Questa è una situazione in cui il governo centrale, che ha rifiutato la confederazione e così ha dato iniziò a una guerra civile massacrando il suo stesso popolo, ha perso il controllo e quindi non è più in grado di attrarre finanziamenti esteri. L'economia è in rovina e finanziare un bilancio attraverso le tasse imposte a una popolazione incredibilmente povera e dissidente è impossibile. Il centro non ha alcuna importanza perché le regioni dipendono solo dalle élite regionali e dalle loro reali capacità e poteri. La domanda è: Cosa accadrà dopo?

Conclusione

Nonostante le affermazioni isteriche e auto-giustificatorie della cricca di Poroshenko, la Russia non ha invaso militarmente l'Ucraina in alcun modo negli ultimi due anni. Alcuni si sono chiesti perché la Russia non è intervenuta nel caos dell'Ucraina, mentre lo ha fatto nel caos della Siria. La risposta è semplicemente perché la Russia sovietica, con le sue invasioni e interventi in altri paesi, l'Ungheria, la Cecoslovacchia, l'Afghanistan, è morta da tempo. La Russia di oggi interviene solo quando le viene chiesto di farlo – come è avvenuto in Siria. La Russia non è stata invitata a intervenire in Ucraina, e non lo ha fatto.

La rigida brutalità dei vecchi governi sovietici è ormai finita da lungo tempo. La Russia di oggi è molto più intelligente. Come dice il proverbio russo sulle situazioni caotiche: 'Non la toccare e non manderà cattivo odore'. In altre parole, ora si attende che cada il melo per raccogliere le mele. E questo è ciò che sta accadendo in Ucraina. Crollerà da sola e poi la Russia raccoglierà i pezzi che vorranno liberamente aderirvi o far parte della sua sfera d'influenza eurasiatica come entità indipendenti, come la Bielorussia al nord o il Kazakistan e l'Armenia al sud. Nel caso dell'Ucraina, questo significa non solo la Crimea già libera, ma l'est, il sud e il nord – la maggior parte del paese chiamato 'Ucraina'. E questo potrà arrivare molto presto, perché l'attuale processo di collasso continuerà nel 2016, mentre la 'Ucraina' ritorna alle sue radici reali e pre-sovietiche.

 
Metropolita Kallistos (Ware): "Non sono affatto contento della posizione presa dal patriarca Bartolomeo" (+ VIDEO)

(cliccate sulla foto per il video da YouTube)

Un'intervista con sua Eminenza il metropolita Kallistos (Ware) è stata pubblicata ieri sul sito "Slovo Bogoslova" ("La parola del teologo"), un progetto dell'Istituto di Teologia e Filosofia con sede a San Pietroburgo, in Russia, in cui, tra gli altri argomenti, il famoso ierarca condivide i suoi pensieri sull'attuale crisi ucraina.

L'intervista è doppiata in russo, anche se le risposte del metropolita Kallistos in inglese possono essere facilmente ascoltate. (NB. si possono attivare anche i sottotitoli in italiano)

Avendo discusso dell'Eucaristia come principale principio di unità nella Chiesa ortodossa, rispetto alle chiese cattoliche e protestanti, viene affrontato il tema dell'Ucraina. Alla richiesta di cosa pensa della situazione in Ucraina, il metropolita Kallistos osserva innanzitutto che è una cosa "estremamente seria", che ne è profondamente angustiato e che non vede quale sarà la soluzione.

Continua esprimendo disaccordo con il Patriarcato di Costantinopoli, di cui è membro:

Sebbene io sia un metropolita del Patriarcato ecumenico, non sono affatto contento della posizione presa dal patriarca Bartolomeo. Con tutto il dovuto rispetto per il mio patriarca, sono costretto a dire che sono d'accordo con l'opinione espressa dal Patriarcato di Mosca, che l'Ucraina appartiene alla Chiesa russa. Dopo tutto, la metropolia di Kiev con un accordo del 1686 fu trasferita dall'omoforio del Patriarcato ecumenico a quello del Patriarcato di Mosca. Quindi, per 330 anni l'Ucraina ha fatto parte della Chiesa russa.

E, come molti altri vescovi, primati e Sinodi, il metropolita Kallistos si oppone quindi al carattere unilaterale di tali azioni - in particolare l'abolizione dei documenti del 1686, e aggiunge: "è un dato di fatto che l'Ucraina è appartenuta alla Chiesa russa".

Rileva inoltre che è un errore dare l'autocefalia a Filaret Denisenko e Makarij Maletich, rispettivamente i leader del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che il metropolita Kallistos chiama "vescovi scismatici".

E ancora, in armonia con così tante altre voci provenienti da tutto il mondo ortodosso, il metropolita Kallistos suggerisce che la giusta linea d'azione sia quella di indire un incontro pan-ortodosso dei primati - non solo di Costantinopoli e di Mosca, precisa - e forse anche un'estensione del Concilio di Creta del 2016.

Tuttavia, il metropolita Kallistos non può essere d'accordo con la risposta della Chiesa russa alle azioni di Costantinopoli:

Allo stesso tempo, sono turbato dalle azioni del patriarca Kirill di Mosca e della Chiesa russa. Sono turbato dal fatto che abbiano interrotto la comunione con Costantinopoli. Credo che questa discussione sulla posizione in Ucraina debba essere considerata nello spirito dell'amore fraterno senza alcuna rottura della comunione. Quindi, in questo modo non posso essere completamente d'accordo con entrambe le parti. E prego che in qualche modo ci possa essere una riconciliazione.

In questo, il metropolita Kallistos è in armonia con sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios della Chiesa albanese, che ha anch'egli espresso i suoi profondi timori nei confronti delle azioni di Costantinopoli, ma anche il suo dispiacere per la risposta della Chiesa russa.

Nota anche che non ha informazioni privilegiate sul perché il patriarca Bartolomeo abbia scelto ora di intervenire in Ucraina, anche se nota che la decisione della Chiesa russa di non partecipare al Concilio di Creta deve essere stata una grande delusione per il patriarca Bartolomeo.

Sua Eminenza discute anche i suoi legami con la Chiesa russa e le sue opinioni sui rapporti tra Chiesa e Stato in passato e oggi, e parla anche della sua vita personale.

 
Padre John Whiteford partecipa a una conferenza teologica internazionale sulla crisi ucraina a Mosca

foto: Facebook

La conferenza internazionale accademico-pratica "Cause e sfide dell'attuale crisi nelle relazioni inter-ortodosse", dedicata alla discussione della crisi derivante dalle azioni non canoniche del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina, è stata aperta all'Università ortodossa di san Tikhon per le discipline umanistiche lunedì a Mosca, come riferisce il servizio stampa della Chiesa ortodossa russa.

La conferenza ha riunito relatori provenienti da Russia, Bulgaria e Bosnia ed Erzegovina. Due monaci del monte Athos non sono stati in grado di partecipare all'ultimo minuto, ma hanno inviato la loro presentazione perché fosse letta.

E l'intervento "Uno sguardo alla divisione ecclesiale dagli Stati Uniti" è stato del noto arciprete John Whiteford della chiesa ortodossa di san Giona (Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia) a Spring, in Texas, che è stato invitato perché i suoi articoli sono noti e letti anche in Russia.

La conferenza è iniziata con la Divina Liturgia nella chiesa di san Vladimir nella casa diocesana di Mosca, dove si è tenuto il grande Conciglio locale del 1917-1918 a cui parteciparono oltre 40 vescovi e sacerdoti entrati nei ranghi dei nuovi martiri e confessori della Rus'.

La conferenza è stata quindi aperta da sua Eminenza l'arcivescovo Amvrosij di Verej, rettore dell'Accademia teologica di Mosca, che ha osservato che la crisi derivante dalle azioni del Patriarcato di Costantinopoli riguarda qualcosa di più della semplice questione dell'autocefalia in Ucraina, ma anche il diritto canonico, i rapporti delle Chiese locali e il ruolo del Patriarcato ecumenico.

La discussione di questi temi da diversi punti di vista nelle varie Chiese locali contribuisce al graduale emergere di un consenso, ha detto l'arcivescovo Amvrosij, ma "i ben noti eventi spingono tutti a risolvere il problema il prima possibile".

La prima sessione della conferenza è stata dedicata a un'analisi teologica della crisi della Chiesa e ha incluso presentazioni incentrate sull'ecclesiologia, sul contesto degli eventi della Chiesa in Ucraina e sul primato di Costantinopoli.

La seconda sessione è stata dedicata alle opinioni sulla crisi della Chiesa dall'estero, e qui padre John ha offerto la sua presentazione.

La terza sessione è stata dedicata al lato storico della crisi in Ucraina e ha incluso le presentazioni sulla difesa dell'unità della Chiesa russa, sugli scismi in Ucraina nel secolo scorso e sulla lotta di Costantinopoli e dei rinnovazionisti contro la Chiesa russa.

"Ho parlato del motivo per cui la gente in America si preoccupa di cosa sta succedendo, di come questo ci riguarda. Per esempio, ho sottolineato che in qualche modo questo ci colpisce più di quanto non lo faccia in Russia. Ovviamente chi vive in Ucraina è più colpito, ma in Russia non ci sono nei dintorni parrocchie del Patriarcato ecumenico e persone e famiglie con cui hanno avuto contatti, che vivono a cavallo delle parrocchie degli uni e degli altri e sono collegate a entrambi, e che improvvisamente non si trovano più in comunione con loro", ha detto padre John parlando della sua presentazione in un'intervista a OrthoChristian.

"Questo è un nostro problema, che danneggia anche la nostra testimonianza", ha aggiunto.

"Da quando sono diventato ortodosso, una delle grandi cose di cui mi sono occupato è cercare di portare persone nuove nella Chiesa. Non è possibile portare persone nuove nella Chiesa con la stessa facilità ora quando è più difficile spiegare cos'è l'Ortodossia ", viste le relazioni tese tra i due rami più visibili della Chiesa ortodossa.

"Le acque sono state infangate, e a casa di qualcosa che non ha basi nei canoni o nelle tradizioni. È solo una presa di potere", si è lamentato padre John.

Padre John ha anche notato di aver ricevuto alcuni commenti positivi dopo il suo discorso e che gli sembra che sia stato ben accolto.

 
Due testi del metropolita Hierotheos di Nafpaktos

Il blog Mystagogy ha appena diffuso due documenti interessanti del metropolita Hierotheos (Vlachos) di Nafpaktos e Agiou Vlasiou. Il primo è un’intervista rilasciata agli studenti liceali di Kallithea, che presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti: le domande spaziano su un vasto orizzonte di argomenti, tra cui temi di fede, di vita sociale, si attualità, di esperienza personale e spirituale; il secondo documento è una serie di comunicati stampa a diverse testate giornalistiche della Grecia, riguardo alla questione del movimento Alba Dorata, che dovrebbe servire a formare una consapevolezza cristiana del pericolo eversivo di simili estremismi, e che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Il diciannovesimo giorno di Natale...

Con tutta l'azione in Siria, l'Ucraina non è più un argomento di discussione in Occidente. In Russia, dove l'Ucraina è ancora un grosso problema che si profila all'orizzonte, e dove si stanno stabilendo circa un milione mezzo di rifugiati ucraini, senza alcuna intenzione di tornare a ciò che resta dell'Ucraina, è ancora un argomento attivamente discusso. Ma per gli Stati Uniti, e per l'Unione Europea, è ora un altro grande imbarazzo di politica estera, e per loro meno se ne parla meglio è.

Nel frattempo, l'Ucraina è al collasso completo – tutte le gloriose cinque fasi del collasso – e ci sono le basi per un incubo ucraino prima del Natale, o poco dopo.

Fase 1. Finanziariamente, il governo ucraino è in default sovrano da un paio di giorni. Il FMI è stato costretto a rompere le proprie regole al fine di mantenerlo in vita, anche se è chiaramente in stato di morte clinica. In tal modo, il FMI non ha pagato il dovuto alla Russia, che risulta essere uno dei suoi maggiori azionisti; qual è il problema?

Fase 2. Industria e commercio si stanno avvicinando un punto morto e il paese si sta rapidamente de-industrializzando. In precedenza, la maggior parte del commercio era con la Russia; questo è ormai finito. L'Ucraina non produce nulla che l'UE possa desiderare, tranne forse le prostitute. Recentemente, l'Ucraina ha iniziato a svendere la sua spazzatura. Questo è illegale, ma visto quello che vi sta accadendo, il termine "illegale" è diventato roba da commedia.

Fase 3. Politicamente, il governo ucraino è una farsa totale. Una buona parte del governo è stata consegnata a stranieri arrivati da un giorno all'altro, come l'ex presidente georgiano Saakashvili, un criminale ricercato nel suo paese, che lo ha recentemente privato della sua cittadinanza. Il parlamento è pieno zeppo di criminali che hanno acquistato il loro seggio per ottenere l'immunità, e che passano il loro tempo tra una rissa e l'altra. Il primo ministro Jatsenjuk è stato recentemente trascinato di peso fuori dal podio con una presa alla patta dei calzoni; quant'è dignitoso? Sembrava impassibile. Dove sono i suoi testicoli? Forse Victoria Nuland al Dipartimento di Stato americano li sta tenendo in un barattolo. Questo tipo di azione può essere divertente da guardare su Youtube, ma la realtà è ben triste: coloro che "governano" l'Ucraina (se il termine è ancora applicabile) sono interessati solo a una cosa, a rubare tutto ciò che è rimasto.

Fase 4. La società ucraina (se il termine è ancora applicabile) è stata suddivisa in una serie di fazioni in guerra. Questo era, in una certa misura, inevitabile. Che cosa succede se si prendono pezzi di Polonia, Ungheria, Romania e Russia, e li si appiccica insieme, volenti o nolenti? Ebbene, i risultati possono variare; ma se anche si spendono 5 miliardi di dollari (come hanno fatto gli americani) per aizzare gli ucraini contro la Russia (e, dal momento che sono per lo più russi, contro se stessi), allora si ottiene un completo disastro.

Fase 5. Il collasso culturale è abbastanza avanzato. L'Ucraina una volta aveva lo stesso sistema educativo di livello mondiale della Russia, ma dopo l'indipendenza sono passati a insegnare in ucraino (un linguaggio inventato), utilizzando libri di testo inesistenti. Ai bambini è stata insegnata una storia falsa creata nelle allucinazioni dei nazionalisti ucraini rabbiosi. Hanno detto che la Russia è arretrata e che li tiene arretrati, e che meritano di essere felici nell'Unione Europea. (Proprio come i greci? Già...) Ma ora la popolazione è stata ridotta a livelli di povertà che non si vedono comunemente al di fuori dell'Africa, e i giovani sono in fuga, o si danno al gangsterismo e alla prostituzione, solo per sopravvivere. Questo non si addice a una narrazione culturale felice. Che cosa significa essere "un ucraino" ora? Imprecazioni cancellate... Scusate la domanda.

Ora, ecco che cosa significa veramente tutto questo. Con così tanti disastri, l'Ucraina non è stata in grado di garantire l'approvvigionamento di gas naturale o di carbone sufficiente per una fornitura in caso di ondata di freddo di questo inverno. Poche settimane di gelo esauriranno la fornitura, e quindi i tubi si bloccheranno, rendendo la maggior parte delle aree urbane invivibili da allora in poi (perché, ricordate, non c'è più denaro, né alcun tipo di industria, per riparare il danno ). Questo sembra già abbastanza grave, ma non siamo ancora arrivati al traguardo.

Vedete, l'Ucraina produce più della metà della sua elettricità grazie a centrali nucleari. Sono in funzione 19 reattori nucleari, e 2 in più sono presumibilmente in costruzione. E questo in un paese la cui economia è in caduta libera ed è destinata a avvicinarsi a quella del Mali o del Burundi! Il combustibile nucleare per questi reattori era fornito dalla Russia. Uno sforzo di sostituire il fornitore russo con la Westinghouse non è riuscito a causa di problemi di qualità che hanno portato a un incidente. Che cosa farà un'Ucraina in bancarotta, che ha appena rifiutato di pagare alla Russia miliardi di debito sovrano, quando arriverà il momento di fare rifornimento a quei 19 reattori? Bella domanda!

Ma una domanda ancora migliore è: ce la farà anche solo ad arrivare a quel punto? Vedete, si è risaputo che questi impianti nucleari stanno sacrificando la manutenzione preventiva, a causa di mancanza di fondi. Ora, probabilmente ne siete già a conoscenza, ma permettetemi di ripeterlo solo nel caso che sia necessario: un reattore nucleare non è una di quelle cose che funziona finché non si rompe, e quindi appena si rompe si chiamare un meccanico. Non è uno scenario del tipo: "se non è rotto, non riesco a risolvere il problema". È piuttosto uno scenario del tipo: "se avete saltato una messa a punto, allora io non mi avvicino". E il modo per evitare una rottura è di sostituire tutti i pezzi che sono elencati nel programma di sostituzione entro e non oltre le date indicate in quel programma. O così, oppure "Ka-boom!", e a tutti cadono i capelli.

Quant'è vicina l'Ucraina a un grave incidente nucleare? Beh, a quanto pare, molto vicino: solo di recente ne è stato evitato uno, quando alcuni ucro-nazisti hanno fatto saltare le linee di trasmissione elettrica che riforniscono la Crimea, innescando un blackout che è durato molti giorni. I russi hanno installato una linea di trasmissione dalla madrepatria russa, così ora la Crimea è di nuovo accesa. Ma mentre stavano accadendo queste cose, l'Ucraina del Sud, con i suoi 4 blocchi energetici, ha perso la sua connessione alla rete, e sono state solo le velocissime ed esperte azioni intraprese dal personale locale che hanno scongiurato un incidente nucleare.

Spero che lo sappiate già, ma, nel caso, permettermi di ripeterlo di nuovo. Una delle cose peggiori che possono capitare a un reattore nucleare è la perdita di fornitura di energia elettrica. Sì, le centrali nucleari producono elettricità – per una parte del tempo – ma devono essere alimentate con energia elettrica per tutto il tempo per evitare un tracollo. Questo è quello che è successo a Fukushima Daiichi, che ha impolverato il terreno con radionuclidi fino a Tokyo, e sta ancora perdendo liquidi radioattivi nel Pacifico.

E così lo scenario da incubo per l'Ucraina è semplice. La temperatura scende sotto lo zero e vi rimane per un paio di settimane. Le forniture di carbone e gas naturale si interrompono; le centrali termoelettriche si chiudono; la rete elettrica si spegne; le pompe di circolazione dei 19 reattori nucleari (che, tra l'altro, probabilmente non sono state revisionate di recente, come avrebbero dovuto) interrompono il pompaggio... fusione nucleare!

E così, se volete fare una preghiera per l'Ucraina in queste feste, non preoccupatevi, perché il paese è ormai andato. Ma fate una preghiera per il riscaldamento globale. Se questo inverno rimane molto, molto caldo, allora lo scenario delle "19 Fukushima" può appena essere evitato. Questo non è impossibile: abbiamo visto un inverno mostruosamente caldo dopo l'altro, e ogni mese che passa stabilisce nuovi record. Il futuro è caldo, nel senso di alte temperature. Preghiamo che non si riveli anche caldo, nel senso di radioattivo.

 
"Il patriarca di Costantinopoli ha fatto il più grande errore nella storia del Trono ecumenico"

In un episodio del programma televisivo "L'arcipastore" (Ekaterinburg), il vescovo Irinej di Bačka, portavoce del Sinodo della Chiesa ortodossa serba, ha parlato di vari argomenti.

Ecco cosa ha da dire sulla questione ucraina:

"Ci rammarichiamo profondamente che il patriarca ecumenico, a titolo personale, e il Patriarcato ecumenico nel suo insieme, abbia commesso (secondo me e secondo l'opinione della maggioranza dei nostri teologi e vescovi) il più grande errore nell'intera storia del Trono ecumenico del Patriarcato di Costantinopoli.

Lo dico qui per la prima volta, non l'ho mai detto prima ai media: dieci anni fa, forse di più, ho esortato in privato il patriarca ecumenico a non interferire nella questione ucraina, perché ciò avrebbe provocato un'immensa tragedia, non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo ortodosso.

Non sono un profeta, ma ne sapevo abbastanza della situazione e della storia, che era facilmente prevedibile. Sfortunatamente, ha fatto proprio così.

È difficile dire per quali ragioni. Alcuni ritengono che potrebbe essere a causa di qualche rancore, un sentimento amaro contro il patriarca di Mosca e contro la Chiesa russa, a causa della loro assenza al Concilio di Creta, ma molti pensano anche che sia il risultato della pressione da parte dell'Occidente, specialmente degli americani, e che è solo una parte nel corso generale della politica occidentale nei confronti dell'Ucraina, e un tentativo di approfondire ulteriormente il divario, di spezzare il mondo russo, e di assicurare che l'Ucraina e la Russia non siano solo separate, ma stati nemici.

Temo che questo possa essere vero, almeno in parte. È interessante che questa opinione sia condivisa anche da alcuni dei miei amici greci, che non hanno motivo di essere al servizio della Chiesa di Mosca.

Il Patriarcato ecumenico ha quindi preso una decisione assolutamente non canonica – o almeno una decisione che non si basa sui canoni: entrare nel territorio di una Chiesa già esistente, la Chiesa ortodossa autonoma ucraina, attraverso negoziati con il potere politico ucraino.

Come sapete, i leader politici ucraini non sono molto ortodossi: ci sono ortodossi in parlamento, ma anche uniati e scismatici.

La linea d'azione è piuttosto strana: la delegazione del Patriarcato ecumenico non discute con la legittima Chiesa locale, che è la maggioranza in Ucraina. Per la Chiesa legittima, la nazionalità dei propri membri (siano essi ucraini, russi, ecc.) non è importante. Non esiste alcuna connessione nazionale o politica, ma solo il sentimento del popolo ecclesiale di essere un'unica chiesa, come è stato nel corso di secoli. Non si impedisce a nessuno di essere ucraino o altro – è difficile dire quante nazioni sono presenti nella Chiesa russa, cento, centocinquanta.

[I delegati di Costantinopoli] non hanno visitato il metropolita Onufrij nemmeno una volta. Tutte le loro discussioni hanno avuto luogo con politici e scismatici. E non stiamo parlando di scismatici occasionali, ma di persone come Filaret Denisenko, che una volta era candidato per diventare il nuovo patriarca di Mosca. Ma non è diventato un patriarca, per ragioni note – la sua vita personale e morale, e altri fattori.

All'inizio era contrario al separatismo ucraino (a livello ecclesiale e ad altri livelli), molto più di molti in Ucraina. Ma poi, quando non fu eletto patriarca, si ricordò di essere ucraino. E naturalmente, ruppe il suo giuramento al patriarca di non creare uno scisma, e ne creò uno comunque. Fu quindi ridotto allo stato laicale, scomunicato e anatematizzato.

 E ora, la gente del Fanar viene e dice che tutto questo è spazzatura: "Avevamo riconosciuto la decisione di Mosca, ​​ma ora non la riconosciamo più".

Avevo letto una lettera del patriarca ecumenico che scriveva al patriarca di Mosca di riconoscere e sostenere la sua decisione, e che non poteva essere altrimenti. E ora dice ora che il suo atto non è valido. Questo impossibile nella nostra Chiesa. Questo è il motivo per cui la nostra Chiesa ha preso la decisione di sostenere la Chiesa ortodossa russa, specialmente per quanto riguarda la questione ucraina.

Sfortunatamente, a Costantinopoli e in alcuni ambienti, pensano che ciò sia strano. Dicono che i serbi che erano sempre stati devoti a loro e che avevano rapporti fraterni con loro ora li hanno traditi e sono andati con i russi.

 Ciò riflette un sentimento molto malsano di vita ecclesiale. La Chiesa è una, è il corpo divino e umano di Cristo, è il tempio dello Spirito Santo e la casa del Padre celeste. Non è un'organizzazione ideologica, politica o sociale. L'autocefalia non è un concetto ontologico, ma amministrativo. È un modo di organizzazione per le Chiese nel mondo. Le Chiese autocefale non sono Chiese separate: è un modo di organizzazione dell'unica Chiesa.

In questo senso, non possiamo accettare questo approccio, in cui ci vediamo come ortodossi greci, fanarioti, e che dall'altera parte ci sono moscoviti, slavi, ecc. No: la Chiesa è una. Non ci sono né elleni, né greci, né russi, né serbi; siamo tutti uno, se siamo ortodossi. Se non lo comprendiamo, non siamo abbastanza ortodossi.

Quando siamo accusati di essere diventati russi, o servitori dei russi, ritengo che questo non sia salutare, né ecclesiale. Non siamo l'uno contro l'altro, né l'uno per l'altro. Prendiamo in considerazione l'ordine canonico. Una vita ecclesiale sana, questo è ciò a cui siamo interessati.

Se ciò che Costantinopoli sta facendo ora fosse stato fatto da Mosca o da Kiev, avremmo reagito anche contro di loro. Non possiamo essere contro gli altri per motivi egoistici o obiettivi. Le cose che possono accadere, a noi o ad altre Chiese, sono cose che esistono.

Ma qui, noi consideriamo che Costantinopoli abbia agito in modo ingiusto e, sfortunatamente, irresponsabile. Hanno ferito non solo la Chiesa russa o quella ucraina, ma anche loro stessi e l'intera Ortodossia. E ora siamo umiliati e ridicolizzati, dai cattolici e dai seguaci di altre religioni, e persino da persone senza religione.

Sfortunatamente, questo è stato causato da azioni unilaterali di Costantinopoli.

 
Perché l'Ortodossia è la vera fede? Intervista di Tudor Petcu ad Alberto Migliori

Le chiederei inanzitutto di dirmi come era lei dal punto di vista spirituale prima della sua conversione all'Ortodossia. Cosa lo ha deluso nel mondo cristiano in cui è stato cresciuto?

Più volte la grande misericordia di Dio si era manifestata in diverse forme per far sì che la mia cristianità non fosse arida forma e, talora, neanche tale, ma risorgesse nella direzione di una viva fede. Il mondo cristiano-cattolico in cui sono cresciuto mi ha sempre più dato l'idea di un'interpretazione stanca, formale e distaccata del cristianesimo; certo, ciò non era vero in tutte le sue forme e manifestazioni, ma la vera fede pareva riconoscersi più nelle periferie e negli episodi che nella sua interezza e sostanza. Così, per esempio, io vedo ancora oggi una grande differenza di partecipazione nella celebrazione eucaristica, quasi abitudinaria e distaccata da una parte e sentita e vissuta dall'altra, intendo dire nel mondo cattolico rispetto a quello ortodosso. Pur senza voler generalizzare, ma il sentimento e la primavera dell'anima mi sono sembrati assai spesso molto distanti.

Come descriverebbe lei il suo incontro con l'Ortodossia? Qual è stata la grande novità che ha scoperto nella Chiesa Ortodossa? Si potrebbe parlare anche di una sua rinascita spirituale nel mondo ortodosso?

È senz'altro corretto parlare di rinascita spirituale nel mondo ortodosso ed è ciò di cui abbiamo parlato, agli inizi, con il mio padre spirituale. Tramite la conoscenza della fede ortodossa, la grande misericordia di Dio mi ha nuovamente aperto gli occhi e mostrato la vera scala dei valori umani e spirituali. La grande novità è stata la riscoperta dei valori originari, il cui vero significato, liberato dai dubbi che anche in passato permanevano, ai quali tuttavia, per rispetto degli uomini di Chiesa, non osava né opporsi né pareva utile la discussione teologica o anche semplicemente logica che fosse, è apparso improvvisamente nella sua interezza, chiarezza e semplicità. Il tutto nel senso del ricominciare, come si legge nell'antologia degli scritti di Isacco di Ninive, "Un'umile speranza" alle pagine 95 e 96; e così "Finché il Signore, vedendo la sua sollecitudine, avrà pietà  della sua rovina, rivolgerà a lui le sue misericordie e gli darà incitamenti potenti per sopportare e affrontare i dardi infuocati del male".

Qual è per lei il più importante significato della liturgia ortodossa? Come intende la solennità della liturgia ortodossa dalla quale sono colpiti tanti occidentali che si sono convertiti all'Ortodossia?

Il più importante significato della liturgia ortodossa è ciò che ha detto Cristo nell'ultima cena e cioè: " Fate questo in memoria di me!" La partecipazione alla liturgia è una partecipazione collettiva, sentita e commossa, al sacramento dell'eucarestia, cui tutti sono chiamati a celebrare comunemente ed è una partecipazione gioiosa che consente alla comunità religiosa di sentirsi un tutt'uno nello spirito.

Vista la sua conversione all'Ortodossia, potrebbe dire di essere ora anche un testimone della fede ortodossa, della retta fede in Italia?

Sì, è possibile senz'altro dirlo; nel contempo, una tale affermazione deve anche essere accompagnata da umiltà e estrema modestia e cioè l'esempio della goccia quale parte del mare.

Se qualcuno le chiedesse di spiegare perché la redenzione si trova nella Chiesa ortodossa, quali sarebbero i suoi argomenti? Nella sua prospettiva perché la verità si trova nella Chiesa ortodossa più di quanto si possa immaginare?

Tenuto presente che, comunque, "l'unità dei cristiani nell'universo (...) si realizza prima di tutto nell'identità di fede che, a sua volta, si manifesta nella loro comunione sacramentale" [*], pare evidente che la Chiesa ortodossa sia riuscita nel tempo a mantenere la retta via dell'insegnamento di Cristo, sempre rifacendosi alle originarie scritture e mantenendo, così, intatto e integro il messaggio di Cristo. Le passioni del mondo possono aver intaccato i singoli individui, ma mai hanno falsato il messaggio divino originario né hanno aggiunto elementi non facenti parte di esso; ciò almeno per quanto riguarda la dottrina e la professione della fede. Per parlare delle deviazioni dal messaggio di Cristo, con riferimento a una professione di fede piuttosto che un'altra, pur all'interno del cristianesimo, occorrerebbero molte pagine e il tema è stato affrontato più volte e da più che illustri autori.

[*] "Orthodoxie et Catholicité", Jean Meyendorff, pag. 13, tradotta dal francese.

 
Un progetto di chiesa ortodossa romena a Moncalieri

Oggi, facendo una ricerca in rete, abbiamo incontrato per puro caso la notizia del 2 luglio 2013 dal sito TorinoFree.it, relativa al progetto di una chiesa ortodossa romena a Moncalieri, appena a sud dell'area urbana di Torino.

Come si può giudicare dal rendering grafico, il progetto è tutt'altro che trascurabile:

Come abbiamo potuto farci scappare per oltre tre mesi la notizia, oltrettutto in un comune confinante con il nostro? Ebbene, questo può aiutarci a sollevare una delle questioni più inconfessabili legate alla credibilità dell'Ortodossia in Italia: gli ortodossi non si parlano gli uni con gli altri. Sarebbe importante studiarne il perché, e valutare i rimedi a questo problema... posto che si voglia davvero rimediare.

 
La verità sul fondamentalismo islamico

(nella foto: teppisti dello Stato Islamico uccidono un gruppo di bambini)

L'autore ha scritto almeno cinque diverse versioni di questo saggio, il tutto nel tentativo di trasmettere lo stesso messaggio a diversi livelli di apertura destinati a pubblici diverso. Parti di esso sono state usate da alcuni qui e là, e anche pubblicate, a volte con buone intenzioni e talvolta con intenzioni subdole.

Sulla scia dell'orribile crimine contro Parigi e la sua gente, l'onere sulle spalle di chi può diffondere luce diventa un obbligo morale ancor più grande. La verità deve essere raccontata e le informazioni devono essere condivise perché le persone siano in grado di trarre conclusioni razionali. In questo contesto, non c'è forse migliore forum per discutere la questione del fondamentalismo islamico di quello del blog di Saker. Questa specifica versione è quindi mirata ai lettori di Saker, e sarà molto aperta. Sconvolgerà alcune persone, ma la verità deve essere raccontata così com'è.

Per capire lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL, alias ISIS e IS), si deve tornare ai primi fondamenti che stanno alla sua base.

Molto è stato detto di recente circa l'IS; tuttavia, le parole usate sono state per la maggior parte molto remote da tutta la verità. Le bugie e gli occultamenti hanno confuso il problema. I religiosi musulmani temono di affrontare la verità. Gli attivisti arabi anti-IS stanno o deviando la verità oppure chiudendo un occhio di fronte ad essa. La coalizione guidata dall'Occidente e messa a resistere contro l'IS non ha idea di "chi", o meglio di "che cosa", sia il vero colpevole, e non ha nemmeno alcuna seria intenzione di sconfiggerlo.

Anche la più recente iniziativa russa in Siria, con tutta la sua efficacia militare, non sta affrontando il problema al suo interno, poiché in realtà è incapace di affrontare il nucleo dogmatico da un mero punto di vista militare.

Eppure, la critica e l'opposizione all'IS sono diffusi nella loro origine; ciò comprende l'opposizione di musulmani che stanno giustamente dicendo che tali azioni danno dell'islam un'immagine profondamente dannosa. Qual è il vero islam? Ci si potrebbe chiedere, ma questa domanda non avrà mai una risposta; almeno non una risposta onesta, e neppure da una posizione di conoscenza, perché l'islam in cui credono i musulmani non è il vero islam, piuttosto è l'islam perverso che è meglio rappresentato dall'IS.

Il problema, tuttavia, non è solo quello di raccontare la verità essere coperto, ma di scoprirne le conseguenze. Il mondo è squarciato alle cuciture da bigotti provenienti da poli tanto diversi, e tutti i tentativi di smascherare uno qualsiasi di loro inavvertitamente ma sicuramente fornirà ai partiti opposti combustibile e scuse per azioni di ritorsione che, invariabilmente e senza fallo, danneggeranno persone innocenti.

L'obbligo morale di parlare apertamente di queste cose diventa quindi una grande sfida, perché esporre tutto questo con la piena consapevolezza che tali informazioni potrebbero essere usate per colpire gli altri è un fardello pesante da portare e tuttavia, nemmeno scegliere di stare semplicemente in silenzio per paura di tale ritorsioni è un comportamento responsabile.

Chi scrive ha effettuato una curva a "J" nella sua ricerca per comprendere l'islam. Non è né un musulmano praticante, né un anti-musulmana o un musulmano che odia se stesso. Non segue neppure alcun'altra religione. Questo saggio è un tentativo di sfatare alcuni miti e affrontare ciò che è davvero l'islam reale. Se offre una descrizione informata del sistema di credenze musulmane comunemente accettate, non attacca né l'islam né i musulmani. Sta affermando fatti di cui, a suo parere, il mondo non musulmano è totalmente inconsapevole.

L'Islam è stato contaminato sia da coloro che gli stanno dando una cattiva immagine con le loro azioni, sia da quelli che stanno cercando di difenderlo.

Chi scrive è nato in una famiglia musulmana laica a metà degli anni 1950. La sua famiglia non praticava alcuna religione, cosa molto rara in quella parte del mondo. È stato allevato tra i musulmani, tra cui leader religiosi e un parente stretto che apparteneva ai fratelli musulmani. Questo alla fine è culminato nella trasformazione della sua città natale in un punto nodale del fondamentalismo islamico.

Sa esattamente in cosa credono i fondamentalisti, che cosa sono disposti a rivelare, e ciò che nasconderanno. Per molti anni, ha rabbrividito mentre li ascoltava a non credere a quello che dicevano, e, di conseguenza, ha rinunciato alla loro religione a titolo definitivo.

Con orrore, ha osservato come alla fine degli anni '60, la loro campagna acquisti ha cominciato a prendere slancio. Nessuno in quel momento avrebbe mai immaginato che si sarebbe poi finiti con uno stato che occupa la metà di Iraq e Siria e con agenti operativi in tutto l'Occidente.

Più tardi nella vita ha letto il Corano e si è reso conto che si tratta di un grande libro. Si è reso conto che l'Islam è davvero una religione di compassione e d'amore, ma il significato delle parole del Corano e dei suoi insegnamenti è stato grossolanamente distorto.

I suoi studi e il suo cerchio interno gli hanno permesso di capire che l'islam così com'è praticato non ha assolutamente niente a che fare con il Corano e i suoi insegnamenti. Gli è diventato chiaro che i problemi dell'islam, il suo aspetto violento, sono tutti frutto di interpretazioni errate che sono vecchie di secoli, e a meno che queste non siano adeguatamente identificate e affrontate dai musulmani, il problema non può essere risolto e non sarà risolto.

Alcuni musulmani rigoristi della sharia vedono in questo saggio parole di eresia, di tradimento, e faranno tutti i tipi di accuse che le loro menti ristrette sapranno evocare, e questo è perché nei loro dogmi, gli esseri umani servono al solo scopo di seguire comandi e rituali e di compierli in modo specifico al fine di placare il loro signore. Se la ragione e la sharia vengono a differire, quale delle due deve prevalere? Loro hanno la loro religione e chi scrive ha la sua. Non è il loro giudizio che egli cerca.

Il Corano promuove il concetto di "fatah". Non vi è alcun equivalente inglese di questo termine, anche se la parola nel suo senso letterale significa "apertura". Tuttavia, "apertura" non spiega pienamente il concetto filosofico. Il termine inglese più vicino che incarna il concetto di "fatah" sarebbe "disclosure", cioè una perspicace rivelazione spirituale che conduce all'illuminazione. Ma quel termine originale "fatah" non è nemmeno discusso in un contesto musulmano nel mondo non musulmano e il suo significato è quasi totalmente perso nell'islam stesso. Molti di questi termini chiave nell'islam hanno perso il loro significato originale e questo è un problema estremamente grave.

Un altro esempio di tale abuso e distorsione di parole chiave che sono alla base dei concetti e deio fondamenti dell'islam include la parola "jihad". Questa parola significa letteralmente "lotta" e si riferisce alla lotta dell'anima nella sua ricerca dell'illuminazione. Non esiste un equivalente in inglese e la cosa più vicina a cui si può arrivare è prendere in prestito dal sanscrito la parola "yoga".

La parola jihad è stata distorta per significare l'uccisione dei non musulmani e la parola fatah per significare la conquista di nazioni non musulmane costringendole a convertirsi all'islam.

Possiamo andare oltre e trovare un altro concetto chiave nell'islam distorto in modo irriconoscibile; si tratta della parola "shahada". Nel suo senso letterale significa "testimone", e nel contesto coranico, indica anche la visione (di Dio). La distorsione di questo termine lo ha portato a significare essere uccisi in battaglia contro i non musulmani con la garanzia di entrare in cielo "senza alcun giudizio".

È essenziale notare qui che il santo Corano non dice direttamente che l'islam dominerà il mondo. Invece fa allusioni in tal senso, ma questi suggerimenti non sono diversi dal dire che "i giusti erediteranno la terra". Il Corano dice chiaramente che solo pochi saranno giusti negli ultimi giorni. Ciò contraddice chiaramente qualsiasi "previsione" dei fondamentalisti musulmani su tutto il mondo che si converte all'islam.

Infine, il Corano non dichiara che l'obiettivo finale dell'islam è quello di formare uno stato globale (o qualsiasi stato, se per questo) gestito da legge della sharia.

Come avviene in tutte le grandi religioni del mondo, gli insegnamenti e il messaggio dicono qualcosa e la pratica diventa tutta un'altra cosa. Quindi, in totale contraddizione con le alte, profonde e pacifiche parole e con gli insegnamenti del Corano, i tre concetti di fatah, jihad e shahada che descrivevano le basi di un cammino spirituale di fede, sono stati distorti in una maniera che ha trasformato l'islam in una religione di violenza, conquista e caos, per finire con la creazione di uno stato dominato dalla sharia come espressione ideale del "vero" islam. Anche il "cammino" (sabeel in arabo) è stato distorto a significare "per il bene di". Così il "cammino verso Dio", è venuto a significare "il combattimento per amore di Dio".

Yasser Arafat, pur essendo strettamente laico, ha chiamato il suo movimento "Fatah", pur avendo cristiani che combattevano al suo fianco! Se ci sono delle domande circa la scelta del nome, l'inno nazionale della Palestina è disponibile per chiunque parla arabo, per essere esaminato, compreso e tradotto per gli altri.

Il cuore del problema è il fatto che molte parole coraniche hanno un significato letterale in arabo e un altro totalmente diverso e distorto a loro attribuito dai religiosi musulmani. Invariabilmente, a colpo sicuro, il significato distorto è uno che si adatta alle interpretazioni dei religiosi così come hanno imparato dai loro predecessori. Quindi, la distorsione continua. Questo non è il lavoro dell'IS, dei fratelli musulmani o della CIA.

Il cuore del problema è il fatto che i musulmani praticanti credono nelle definizioni distorte dei termini fatah, jihad e shahada. La maggior parte non cercherà la legge della sharia, non prenderà le armi né tanto meno si impegnerà in combattimento. Queste credenze distorte sono state tramandate a loro fin dai primi tempi dell'islam. La verità è che non esiste una cosa come l'islam moderato, quando, dopo l'esame di queste definizioni distorte di fatah, jihad e shahada, è evidente che la distorsione dell'interpretazione va nella direzione della violenza e della conquista.

La questione diventa ancora più grave al momento del confronto delle dottrine. Se vi è un dibattito tra uno studioso musulmano pacifista e un rappresentante dell'IS, troverete differenze su questioni come il modo in cui interpretano alcune regole, come punire coloro che trasgrediscono queste e simili regole, ma troverete anche che le loro credenze fondamentali riguardanti fatah, jihad e shahada sono identiche. Questo è il motivo per cui i religiosi musulmani non possono prendere posizione per rimproverare pubblicamente l'ideologia dell'IS, e non lo fanno.

Alcuni dotti studiosi musulmani cercano di ammorbidire la definizione di jihad quando sostengono che non è solo lotta militare e che ha aspetti più alti, ma tutti chiudono comodamente un occhio sul modo comune di intendere fatah e shahada perché non hanno assolutamente nulla dietro a cui nascondersi, e poiché i non musulmani non sanno molto di questi concetti, questi religiosi musulmani non sono mai messi in discussione, ed è giunto il momento di farlo.

Naturalmente, i musulmani sono per la maggior parte persone che amano la pace e che non si impegnerebbero mai in alcuna conquista militare per scelta, in particolare quelli che hanno quarant'anni o più. Ma con gli sforzi concertati di radicalizzazione degli ultimi decenni e il loro picco negli ultimi tempi, possono non essere in grado di trattenere i loro giovani. In effetti, alcuni giovani musulmani di oggi, compresi quelli che vivono nei paesi occidentali, stanno riuscendo a radicalizzare i loro genitori e a costringere le loro sorelle e madri a indossare l'hijab, tra le altre cose.

Come evidente, l'IS sta attuando nelle sue pratiche le distorsioni nella lettura del Corano e senza alcun falso pretesto, diplomazia o correttezza politica. È incoraggiato, rafforzato e aperto nella sua fede nella coercizione forzata come mezzo per diffondere l'islam in tutto il mondo. Non si vergogna di uccidere chi non segue il suo dogma. Questa è la sua interpretazione del Libro.

Il problema non proviene dall'IS più di quanto provenga da Al Qaeda, i talebani, il wahhabismo, i fratelli musulmani o i salafiti o qualsiasi altro gruppo. Il problema non proviene neppure dai cosiddetti gruppi creati dagli USA, e gli Stati Uniti non possono essere ritenuti responsabili di un tale sistema di credenze. Il problema non sta neppure in una manciata di radicali che rovinano l'immagine dell'islam. Il problema sta nel fatto che questi concetti fondamentali di fatah, jihad e shahada non sono stati affrontati e adeguatamente spiegati ai musulmani da parte dei religiosi musulmani.

Storicamente, le prime conquiste sono state molto probabilmente successi strategici di quando l'islam era nella sua infanzia e sconosciuto al mondo. Tuttavia, proprio ora, nessuno è disposto a rivedere quelle definizioni e la loro validità o rilevanza nel mondo di oggi.

Ciò che è specificamente pericoloso nell'IS è il fatto che riporta efficacemente storie di successo quando per tanto tempo i musulmani hanno sentito parlare solo di sconfitta e di soppressione. Il Wahabismo si è basato sul recupero della gloria antica. La loro errata interpretazione del Corano li obbliga a credere che ci sia davvero un momento in cui la conquista militare globale sarà compiuta e che quando i musulmani sentono la "chiamata", sono costretti a ribellarsi e a combattere. L'IS segnala ai musulmani emotivamente vulnerabili che è pronto a guidare una tale conquista. Ecco perché tutti i giovani musulmani, centinaia di milioni di persone, sono sue potenziali reclute.

Nient'altro che una riforma interna è in grado di riformare l'islam. Per compiere questo passo monumentale da adottare, i musulmani dovranno leggere correttamente il sacro Corano, ascoltare con attenzione i suoi significati sottili e le sue meravigliose metafore, anche se questo richiede una sfida ad alcune attuali interpretazioni considerate fondamentali e significative per la fede islamica.

Non c'è dubbio che, senza finanziatori disposti e potenti, organizzazioni come l'IS non possono presentare un pericolo diffuso, ma non è mai difficile trovare "investitori" interessati; ne esiste un intero potenziale esercito, pronto a combattere e morire, e i suoi soldati possono essere facilmente manipolati se il finanziere interessato sa come giocare le sue carte. Chiaramente, in molti casi, questi soldati vanno avanti a forza di soldi ma il denaro è solo il catalizzatore, perché il magnete e la forza di reclutamento proviene dal profondo di questo islam arcaico e distorto, accettato e insegnato da tutti i religiosi musulmani in tutte le moschee di tutto il mondo.

Vediamo l'Iraq, la Libia e la Siria, una volta paesi stabili gestiti da cosiddetti autocrati che capivano pienamente le fondamenta della violenza nell'islam e le loro implicazioni, se non erano gestite. Di conseguenza, essi sapevano bene come affrontare il problema, nei loro metodi e nelle loro leggi e pratiche peculiari che l'Occidente si è sforzato di descrivere come antidemocratici.

Cosa evidente a tutti, la rimozione guidata dall'Occidente di Saddam e Gheddafi ha trasformato l'Iraq e la Libia in nuclei islamisti, con la Libia a breve distanza dalle coste dell'Europa. Il sostegno a guida occidentale all'opposizione siriana ha facilitato la creazione di organizzazioni islamiste in Siria e il trasporto sul luogo di decine di migliaia di combattenti e di materiale militare. In uno scherzo del destino, l'Occidente deve ora lottare contro gli stessi combattenti che ha contribuito a creare e ad armare. Il recente attacco barbaro a Parigi è una prova inconfutabile di un tale esito.

È una totale follia dell'Occidente pensare di poter accendere e spegnere jihadisti a comando, per usarli quando conviene e poi tagliare la loro ancora di salvezza credendo che se ne andranno. Quanto è facile dimenticare che la luna di miele con Al-Qaeda in Afghanistan non è durata troppo a lungo. Sembra che l'esperienza non sia stata abbastanza potente per insegnare all'Occidente una lezione importante. Mentre parliamo vediamo che la storia si ripete.

Mentre l'Occidente non può riformare l'islam, capitalizzare il suo aspetto violento per un guadagno militare a breve termine è estremamente pericoloso.

Punto per punto, questo è, in realtà, ciò che hanno fatto i governi occidentali e le loro agenzie dell'ordine:

1. Promuovere gli islamisti e sostenerli all'estero.

2. Rivoltarsi contro gli stessi islamisti in seguito, mettendo in tal modo i loro cittadini sulle liste dei terroristi.

3. Sotto il pretesto della libertà religiosa, permettere di promuovere insegnamenti islamici fondamentalisti nelle moschee e nelle scuole islamiche in modo incontrollato.

4. Nominare leader musulmani apparentemente e presumibilmente moderati come consulenti per le forze dell'ordine.

5. Riversare denaro in programmi che a loro avviso possono de-radicalizzare i giovani musulmani. Questa è follia e indica chiaramente che i funzionari che hanno messo in atto tali piani non hanno assolutamente alcuna idea di come mettere in atto strategie di successo.

6. Alimentare l'odio anti-occidentale sostenendo continuamente Israele e il suo trattamento criminale dei palestinesi.

Islamisti di diversa grandezza e pericolo si sono infiltrati nelle agenzie governative occidentali soprattutto in Europa. Questi sono quanto meno dei cavalli di troia che capitalizzano fondi pubblici e perseguono fama e potere, dando consigli distorti ai governi per proteggere la loro gente.

Ma provate a dirlo in Occidente e sarete accusati di essere islamofobi, contrari alla libertà di espressione, bigotti e paranoici. Invece di dare ascolto alla verità, continueranno a finanziare gruppi islamisti, incoraggiando il loro uso delle moschee come basi di organizzazione politica e religiosa, facendo delle loro feste giorni di vacanze scolastiche, tutto nella speranza di integrarli nella comunità più ampia. Non si integreranno mai perché il loro obiettivo è quello di convertire il mondo ad adottare l'islam. Dopo tutto, sono loro a insegnare ai loro giovani di fidarsi solo di coloro che seguono la loro religione.

Cercate di convincere gli attivisti arabi contrari all'ISIL che il problema di fondo è all'interno di alcune interpretazioni coraniche false, e vi disprezzeranno e vi diranno che tutto questo è un trucco dell'America. Così facendo, non solo rifiutano di vedere la realtà, ma distolgono pure l'attenzione dal principale colpevole, consentendogli di continuare a marcire sotto copertura.

Nel denunciare gli islamisti tuttavia, si è sicuri di guadagnare sostegno, ma questo verrà dalle persone sbagliate; i veri nemici dei musulmani come neo-nazisti, skinhead, suprematisti bianchi ed evangelici che salteranno sul carro proclamando di avere una migliore alternativa all'islam.

Questo periodo della storia è simile al tempo dei crociati cristiani, con i ruoli alternati del cristianesimo e dell'islam. In tutta onestà verso l'islam, la Chiesa che ha prodotto i crociati non si è riformata. È stata la mente occidentale che si è riformata e nel suo rifiuto di quella Chiesa è riuscita a liberarsi dal suo giogo.

Prima che qualsiasi gruppo di persone si critichi l'un l'altro, devono entrambi guardare onestamente e sinceramente alle loro azioni, alla loro storia e sistema di credenze e agire secondo il principio che "chi è senza peccato dovrebbe scagliare la prima pietra". Anche se l'islam non si riforma, proprio come non ha fatto nemmeno il cristianesimo, con il tempo i musulmani possono iniziare a respingere le ideologie marce con le quali sono stati cresciuti. Come dato di fatto, la sindrome dell'IS può accelerare questo processo.

Inavvertitamente, pertanto, siamo di nuovo tornati all'inizio di questo saggio, perché la comprensione della natura della bestia risolve solo metà del problema. L'azione militare contro l'IS in Siria e in Iraq è necessaria, ma passare alla fase successiva nel tentativo di annullare la sua ideologia è un'altra storia. Tale mossa pone la questione chiave su chi sarebbe moralmente e filosoficamente qualificato a opporsi all'IS, e con quali mezzi? Siamo in grado di andare un po' oltre e chiedere chi può garantire che la denuncia della forza motrice dell'IS non finisca per dare ad alcuni bigotti anti-musulmani una ragione sufficiente per condurre massacri contro i musulmani, tutti i musulmani, compresi quelli che non prenderebbero mai le armi, anche musulmani non praticanti, ovunque si possano trovare, con le spalle al muro o in inferiorità numerica? Chi può assicurare che tali atrocità non comprendano persone che "sembrano musulmani" o sono identificati come musulmani? Tali ripercussioni sono accadute nel recente passato.

La domanda da un milione di dollari che è necessario porsi è: saranno uccise sempre più persone se all'ISIL sarà concesso di operare sotto la più ampia protezione musulmana e con il permesso di continuare a reclutare più giovani, se questo problema potenzialmente molto pericoloso non viene esposto all'aperto? Nessuno lo sa, ma io devo agire con coscienza e integrità.

 
Beato l'uomo che non va nel... "Concilio d'unificazione" (+ VIDEO)

la Chiesa non va nel consiglio degli empi

Il 15 dicembre nella cattedrale di santa Sofia dovrebbe tenersi lo stesso consiglio, di cui ci avverte il salmista Davide.

"Beato l'uomo, che non va nel consiglio degli empi", Ieri, nessuno di noi ha pensato che questa frase dei Salmi sarebbe diventata improvvisamente così rilevante. Il 15 dicembre nella cattedrale di santa Sofia dovrebbe tenersi lo stesso consiglio, di cui ci avverte il salmista Davide. Ma perché definiamo consiglio degli empi il "Concilio d'unificazione", chiamato a creare una Chiesa ortodossa locale ucraina unita? E qui c'è qualche incitazione all'odio religioso?

L'11 ottobre 2018, il Sinodo di Costantinopoli ha prese la decisione di "legalizzare" i leader degli scismi ucraini, Filaret e Makarij. Sembrerebbe una gioia, un onore che il patriarcato del Fanar abbia preso una decisione sulla "legittimità" di questi cittadini e sulla loro introduzione nella Chiesa.

Tuttavia, non c'è gioia tra gli ortodossi. Ma perché? Dopotutto, eccola qui: l'unione, a portata di mano.

La Chiesa ha una chiara regola in base alla quale gli scismatici possono essere riportati indietro. E questa regola è una – un cambiamento spirituale interiore o letteralmente – un "cambiamento di mente", che è anche chiamato pentimento. E qui la questione non consiste solo nella lettera della legge ecclesiastica, nella canonicità o non-canonicità. I Padri della Chiesa ci dicono che uno scisma conduce a una malattia spirituale che deve essere guarita. Il Fanar ha guarito gli scismatici ucraini? No. Forse c'è stata una specie di tribunale ecclesiastico che ha ascoltato le accuse contro Filaret e Makarij e poi ha assolto queste persone? No, non c'è stato niente. Hanno semplicemente chiamato gli scismatici non scismatici, i malati – sani.

Se un medico, senza alcun trattamento, rilascia un paziente infetto dalla quarantena e invita tutti a stare insieme a lui, sicuramente ci sembrerà strano. Un certificato di salute non rende automaticamente una persona sana. Lo stesso avviene nella Chiesa.

I Padri ci dicono che "alla fine, qualsiasi scisma si trasforma in eresia", cioè in malattia spirituale. Pertanto, l'unione con gli scismatici non è un divieto fine a se stesso. È un desiderio di non ammalarci noi stessi. Ma gli scismatici sono davvero malati? Forse questa è tutta propaganda pro-Mosca?

Cristo ci dice: "Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono e pregate per quelli che vi insultano" (Luca 6:27,28). Questa è la via del cristiano che ci conduce al regno dei cieli.

"Gloria alla nazione e morte ai nemici" – questo slogan suona in ogni processione del patriarcato di Kiev. Queste grida sono perfettamente udibili sia da Filaret che dagli altri leader del patriarcato di Kiev. Ma non abbiamo mai visto da loro un singolo commento pastorale nella direzione degli urlatori. Cioè, è abbondantemente chiaro che i leader del patriarcato di Kiev sono d'accordo con queste grida.

Le grida di "morte ai nemici" e l'appello a impiccare i preti di Mosca sono ora ascoltati dai sostenitori del Tomos, che vanno davanti alle amministrazioni diocesane della Chiesa ortodossa ucraina a chiedere l'unificazione. Come è stato, per esempio, a Zaporozh'e.

In altre parole, i sostenitori della "Chiesa locale" del patriarcato di Kiev chiedono ai sacerdoti di unirsi a loro in una singola chiesa per impiccarli in seguito.

Nella Chiesa unita, è inevitabile unire anche le processioni della Croce. Cioè, secondo la logica degli unificatori, la preghiera "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori" si ascolterà in una colonna, e assieme si sentiranno le grida: "Gloria alla nazione – morte ai nemici". Inoltre, conoscendo la retorica dei sostenitori del patriarcato di Kiev, possiamo tranquillamente dire che i "nemici" saranno proprio le persone al loro fianco.

Uno va in chiesa per pregare Dio e per chiedere l'intercessione dei santi della Chiesa. I santi sono persone che hanno raggiunto il culmine della vita spirituale, verso la quale dobbiamo sforzarci e che dobbiamo imitare. Se la Chiesa ortodossa ucraina si unisce agli scismatici, allora deve pregare i loro santi. Per esempio, i soldati dell'UPA che hanno preso parte ai massacri della Volinia – un crimine in cui sono state uccise decine di migliaia di polacchi, donne, anziani e bambini.

Cristo ci ha detto: "Adora il Signore Dio tuo e servi solo lui" (Matteo 4:10). Sappiamo che la Chiesa è il Corpo di Cristo, ed è stata fondata dallo stesso Salvatore. Quando la Chiesa diventa una piattaforma per il culto della nazione e dello stato, inevitabilmente c'è una sostituzione – il luogo di Dio è preso da simboli assolutamente terreni, di fatto - idoli moderni. Cristo e i santi ci guidano verso il cielo, i simboli della nazione e gli eroi nazionali ci tirano verso terra.

Quando una persona ha una malattia infettiva, la isolano in quarantena, non stanno con lei. Questo non significa che non sia amata o che sia odiata. Ma stare con lei non è d'aiuto.

Quando una persona è malata, non può nemmeno prendere provvedimenti che sono ovviamente vantaggiosi per lei. Il patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina, che sono vitalmente interessati all'unione, non potevano farla da sole. Né nel 2015 né ora. Si frappongono l'orgoglio, il sospetto e la rabbia. E questo atteggiamento regna sia a livello dirigenziale che a livello delle parrocchie ordinarie.

Il 6 dicembre, nel villaggio di Vinjatintsy vicino a Ternopol' si è svolta una grande rissa, in cui hanno partecipato il vescovo Tikhon della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e il sacerdote e i parrocchiani del patriarcato di Kiev. E questo accade letteralmente alla vigilia della loro unione in un'unica struttura.

Anche quando il Fanar è intervenuto nell'unificazione delle due strutture scismatiche, anche qui non mancano ambizione, orgoglio e intrighi. Filaret non vuole seguire le istruzioni di Costantinopoli e insiste nel promuovere le proprie condizioni.

La Chiesa ortodossa ucraina, se si fosse prefissa il compito di dominare sugli scismatici, l'avrebbe facilmente raggiunto. Ha il doppio dei vescovi rispetto al Patriarcato di Kiev e agli autocefalisti combinati.

Ma la Chiesa pensa con altre categorie. Non gioca a giochi politici. Il suo compito è portare i credenti nel regno di Dio. Pertanto, la Chiesa non si unisce a coloro che ne sono decaduti. Non perché non ami e perché disprezzi i suoi fratelli perduti, ma perché c'è un'unica via verso il cielo, e il Signore, attraverso la bocca del salmista David, ci dice che questo sentiero non può passare attraverso il consiglio degli empi.

 
Guida di un servitore alla Divina Liturgia

Sul sito di una delle chiese della ROCOR in Inghilterra, la parrocchia della santa neomartire Elisabetta nella zona di Liverpool, è apparsa quella che finora ci sembra la più dettagliata e pratica guida per i servitori d’altare alla Divina Liturgia disponibile in rete. La traduciamo nella sezione “Preghiera” dei documenti, sperando che possa essere d’aiuto per ogni luogo di culto ortodosso in Italia.

 
L'Impero Ottomano colpisce ancora

Questo commento è stato selezionato dal moderatore KL dal post "Diario di politica estera - la Turchia cerca di diventare il nuovo Impero Ottomano". Il moderatore ritiene che fornisca un'ulteriore breve panoramica sulle reali ambizioni della Turchia. Rivela altri pezzi del puzzle, per quanto riguarda le vere intenzioni della Turchia di proiettare la sua potenza ben oltre i suoi confini - ancora una volta.

Commento di Calchas

Altri due pezzi del puzzle, non menzionati nel video, per quanto riguarda le ambizioni europee della Turchia:

In primo luogo, la Turchia si è impegnata nella costruzione di una nuova base navale in Albania, avendo effettivamente una voce nei mari Adriatico e Ionio e nel Canale d'Otranto, cioè minacciando Italia, Grecia, Montenegro e Croazia e proiettando la sua potenza ben oltre i suoi confini.

In secondo luogo, la folle insistenza dell'Unione Europea e in particolare della Germania a castrare le forze armate greche, riducendo il loro bilancio negli ultimi due anni, tramite l'austerità imposta dalla Troika, di almeno il 50%, conduce a una situazione molto pericolosa (le forze armate greche sono a corto di munizioni e pezzi di ricambio) e a un grande vuoto di potere nei Balcani che nessun 'esercito europeo' (come Schäuble ha chiesto ieri) può sostituire. La Turchia fa progetti e si muove lentamente per controllare e annettere le parti del Mar Egeo a est del 25° meridiano e gli eventuali giacimenti petroliferi sul fondo del mare, dal nord (l'isola di Thassos) al sud (Leviathan Plot, a sud di Cipro). I tre recentissimi NOTAM illegali turchi che rivendicano le isole principali, le acque nazionali e lo spazio aereo della Grecia come zone per le manovre della marina turca durante tutto l'anno nel 2016, insieme con la proclamazione all'inizio di quest'anno che "ci sono numerose isole del Mar Egeo sotto occupazione greca" è un segno di un pericolo molto chiaro e imminente per la Grecia.

Inoltre, un'altra ambizione della Turchia è di controllare e annettere la Tracia usando le minoranze turche e musulmane locali (cioè i pomacchi) come pretesto per un'invasione (si veda l'esempio dell'operazione Martello Pneumatico – ovvero lo scandalo Balyoz Harekâti, che ha coinvolto un'invasione attraverso il fiume Evros nel 2003, fino alla recente acquisizione da parte dell'esercito turco di numerosi carri armati specializzati nella posa di grandi ponti e le relative manovre della prima armata turca nell'attraversamento dello stesso fiume, il confine naturale tra i due paesi, nell'estate del 2015).

Questi sviluppi indicano che la Turchia sta progettando di espandersi a fondo nei Balcani, riconquistando le terre che un tempo appartenevano all'Impero Ottomano, come parte di un nuovo Impero Turco. L'unica cosa che blocca e ritarda la sua 'stretta finestra di opportunità', come si diceva nel video, è il coinvolgimento russo in Siria e la rivolta dei curdi all'interno del paese.

L'Unione Europea e la Germania, d'altra parte, fanno tutto il possibile per dimostrare la loro debolezza totale appellandosi a Erdoğan riguardo ai migranti / rifugiati che inondano l'Europa e cercando di comprarlo, e, allo stesso tempo, creando il caos totale nei Balcani meridionali distruggendo sistematicamente e liquidando un ex fattore di stabilità nella zona, cioè la Grecia – le sue infrastrutture, la sua economia, il suo esercito, la sua guardia costiera e la sua popolazione. Tutto questo per salvare le proprie banche e per spaventare Podemos in Spagna, e naturalmente per aiutare alcuni dei loro a diventare follemente ricchi per mezzo di questa mega-rapina. Prendete nota: se Turchia non riesce a stabilire uno stato turcomanno-jihadista all'interno della Siria, ma in qualche modo riesce a sopprimere il PKK dentro alla Turchia, la Grecia è il prossimo campo di battaglia nel prossimo paio di anni!

 
Vescovo coreano etnico nominato per la diocesi coreana della Chiesa russa

foto: pravtuva.ru

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa si è riunito ieri sotto la presidenza di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' al monastero Danilov di Mosca. Tra i lavori del Sinodo c'è stata la nomina di vescovi per diverse diocesi vacanti, secondo il rapporto pubblicato sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa.

I vescovi hanno deciso di nominare sua Eminenza l'arcivescovo Feofan di Kyzyl e Tuva come rettore della diocesi coreana di recente costituzione dell'Esarcato patriarcale del Sud-Est asiatico. È il primo vescovo di origine coreana della Chiesa ortodossa in tutto il mondo.

L'Esarcato è stato istituito il 28 dicembre, con quattro diocesi create al suo interno il 27 febbraio: le diocesi di Singapore, Corea, Thailandia e Filippine-Vietnam.

L'arcivescovo Feofan sta ancora supervisionando la diocesi di Kyzyl come suo amministratore temporaneo.

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Alexej Ilarionovich Kim è nato il 19 gennaio 1976 sull'isola di Sakhalin nel Mare di Okhotsk. È stato battezzato nel maggio 1995 e ha iniziato a cantare nei cori della chiesa.

Il 14 agosto 1997 è stato tonsurato al monachesimo con il nome di Feofan, in onore di san Teofane il Confessore, vescovo di Nicea. È stato stato ordinato ierodiacono tre giorni più tardi e ieromonaco dopo altri due giorni, prestando servizio nella cattedrale della Risurrezione a Juzhno-Sakhalinsk. Nel 1998, è entrato nel Seminario di Smolensk ed è stato assegnato come sacerdote alla diocesi di Abakan e Kyzyl nella Siberia centrale.

Si è diplomato al seminario nel 2000 ed è stato assegnato a servire una comunità di lingua russa nella Repubblica di Corea. È stato nominato cittadino onorario di Seul nel maggio 2006. È stato elevato al grado di igumeno nel giugno 2006.

Nel 2010 e nel 2011 ha continuato i suoi studi presso l'Accademia teologica di Mosca.

Il 6 ottobre 2011 è stato eletto dal Santo Sinodo russo per governare la diocesi di Kyzyl e Tuva, di recente fondazione, ed è stato consacrato il 30 ottobre. È stato consacrato da sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus', da altri sette vescovi della Chiesa russa e da sua Eminenza il metropolita Amvrosios di Corea del Patriarcato di Costantinopoli.

È stato elevato al grado di arcivescovo il 4 dicembre 2017.

 
Il vescovo speciale di Cesare

Mentre le critiche alla stretta relazione tra la Chiesa e lo stato russo sono (con buona giustificazione!) comuni, si presta meno attenzione al fatto che il Patriarcato di Costantinopoli esiste e rivendica il primato unicamente per il suo rapporto con autorità civili ormai estinte. Ma è solo questa storia che può spiegare gran parte del comportamento moderno di Costantinopoli. C'è, per dirla senza mezzi termini, un buco a forma di imperatore (o, più esattamente, a forma di sultano) nel cuore di Costantinopoli che costringe i patriarchi ecumenici a corteggiare il sostegno dei più inaspettati poteri mondani, da Harry Truman ai tempi di Atenagora a Petro Poroshenko oggi. Scrivendo nel 1911, lo studioso cattolico romano Adrian Fortescue abbozzò il pathos del ruolo di Costantinopoli come "il vescovo speciale di Cesare" con eguale erudizione e acerbità:

L'ascesa della sede di Costantinopoli, la "Grande Chiesa di Cristo", è lo sviluppo più curioso nella storia della cristianità orientale. Per molti secoli i patriarchi di Nuova Roma sono stati i primi vescovi in ​​Oriente. Sebbene non siano mai riusciti a rivendicare la giurisdizione universale su tutta la Chiesa ortodossa che hanno in vari momenti avanzato, e sebbene, specialmente nel secolo scorso, i limiti del loro patriarcato un tempo enorme sono stati spietatamente ridotti, tuttavia dal V secolo e ancora oggi il patriarca di Nuova Roma occupa un posto nel grande corpo cristiano la cui importanza è seconda solo a quella del papa della vecchia Roma. Per essere un cristiano ortodosso bisogna accettare la fede ortodossa. Questo è il primo criterio. E poi come secondo e visibile legame di unione tutti i greci, e probabilmente la maggior parte degli arabi e degli slavi, aggiungerebbe che bisogna essere in comunione con il patriarca ecumenico. I bulgari sono completamente ortodossi nella fede, ma sono scomunicati dalla sede di Costantinopoli; una forma piuttosto meno acuta dello stesso stato era fino a poco tempo fa la disgrazia della Chiesa di Antiochia. E un gran numero di cristiani ortodossi negherebbe una parte del proprio nome a bulgari e antiocheni solo per questo motivo. Poiché, quindi, questi patriarchi sono ora e sono stati per tanto tempo il centro dell'unità dei cento milioni di cristiani che formano la grande Chiesa ortodossa, si potrebbe essere tentati di pensare che la loro posizione sia un elemento essenziale della sua costituzione, e di immaginare che, fin dai tempi dei primi concili generali, la Nuova Roma sia stata la principale Chiesa d'Oriente come la Vecchia Roma dell'Occidente. Si potrebbe essere tentati di concepire gli ortodossi come soggetti del patriarca ecumenico, così come i cattolici romani sono i soggetti del papa. Questo sarebbe un errore. L'avanzata della sede di Costantinopoli è l'ultimo sviluppo nella storia della gerarchia. Il patriarca bizantino è il più giovane dei cinque. La sua visione si è evoluta dalla più piccola delle diocesi locali alla fine del IV e nel V secolo. E ora la sua giurisdizione, che un tempo è cresciuta fino a trasformarsi in qualcosa di simile a quella del suo vecchio rivale, il papa, si è costantemente ritirata fino a ritrovarsi non molto lontano dal punto in cui i suoi predecessori iniziarono la loro carriera di graduale progresso. E la stragrande maggioranza degli ortodossi, sebbene insistano ancora sulla comunione con lui, nega in modo indignato che egli abbia diritti su di loro. Anche se gli danno ancora un posto d'onore come primo vescovo della loro Chiesa, gli altri patriarchi ortodossi e ancor più i sinodi delle Chiese nazionali mostrano una gelosia sempre crescente della sua assunzione e una sfida insistente sulla loro eguaglianza con lui. Uno schema della storia di quella che potrebbe essere chiamata l'ascesa e la caduta della sede di Costantinopoli formerà la naturale introduzione alla lista dei suoi vescovi.

Abbiamo sentito parlare per la prima volta di un vescovo di Bisanzio al tempo del primo Concilio ecumenico (Nicea, 325). A quel tempo Metrofane (315-325) governava quella che era solo una piccola sede locale sotto la metropolia della Tracia ad Eraclea. Molto tempo dopo, i suoi successori reclamarono sant'Andrea Apostolo come fondatore della loro sede. Questa leggenda non inizia fino al IX secolo, dopo che Costantinopoli era diventata un potente patriarcato. C'era sempre la sensazione che le sedi principali dovevano essere quelle fondate dagli apostoli; gli altri patriarcati – Roma, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme – erano sedi apostoliche (anche Alessandria reclamava san Pietro come fondatore), e ora che Costantinopoli doveva essere uguale agli altri, anzi la seconda visione di tutti, un fondatore apostolico aveva essere trovato anche per lei. La leggenda di sant'Andrea a Costantinopoli si trova per la prima volta in un falso del IX secolo attribuito a Doroteo, vescovo di Tiro e martire di Diocleziano. Si dice che il successore di sant'Andrea sia lo Stachys menzionato in Rom. 16,9; e poi seguiamo Onesimo e ventidue altri vescovi mitici, finché arriviamo a una persona reale, Metrofane I. La ragione per cui è stato scelto sant'Andrea è la tradizione che è andato al Nord e ha predicato in Scizia, nell'Epiro e nella Tracia. Nessuno ora prende sul serio questa prima linea di vescovi bizantini. I loro nomi sono interessanti come un ulteriore tentativo di collegare ciò che in seguito divenne una grande sede con un apostolo. Prima del IX secolo una delle accuse più comuni portate contro il crescente patriarcato era che non si trattava di una sede apostolica (per esempio, Leone I. Ep. 104, ad Marcianum), e i suoi difensori non pensarono mai di negare l'accusa; piuttosto riportarono la questione in modo del tutto sincero al suo vero problema, rispondendo che era comunque una questione imperiale. Quindi il primo storico predecessore del patriarca ecumenico fu Metrofane I, che non era affatto un patriarca ecumenico. Non era nemmeno un metropolita. La sua città ai tempi del primo sinodo di Nicea era un luogo senza importanza, ed era il più piccolo dei vescovi locali che obbedivano alla metropoli di Eraclea. Il concilio aveva riconosciuto come un "uso antico" i diritti di sole tre sedi: Roma, Alessandria e Antiochia (Can. 6). Il titolo di "patriarca" (preso, ovviamente, dall'Antico Testamento come "levita" per diacono) divenne gradualmente solo tecnico. È il caso di quasi tutti i titoli ecclesiastici. Ancora nel VI secolo troviamo un vescovo particolarmente venerato chiamato patriarca (Gregor Naz. Orat 42, 43, Acta SS. Febr. III, 742, dove Celidonio di Besançon è chiamato "il venerabile patriarca"). Ma esisteva la cosa in sé, se non il nome speciale. Al tempo di Nicea I, c'erano solo tre vescovi che si ergevano sopra altri metropoliti e governavano vaste province, i vescovi prima di Roma, poi di Alessandria e il terzo di Antiochia. Dovrebbe essere notato che i conservatori, e specialmente la Chiesa occidentale, per secoli si sono risentiti per l'aggiunta di due nuovi patriarcati – Gerusalemme e Costantinopoli – a questi tre, e si sono aggrappati ancora all'ideale delle tre Chiese principali. Costantinopoli alla fine ha spostato Alessandria e Antiochia al terzo e al quarto posto: entrambi hanno rifiutato di accettare tale posizione per un lungo periodo. Alessandria costantemente nel quinto e sesto secolo afferma il suo diritto come il 'secondo trono', e Antiochia chiede di essere riconosciuta come terzo. La Chiesa romana in particolare ha mantenuto la teoria più antica; non ha riconosciuto formalmente Costantinopoli come patriarcato fino al IX secolo, quando ha accettato il Canone 21 di Costantinopoli IV (869) che stabilisce l'ordine di cinque patriarcati, con Costantinopoli come secondo e Gerusalemme come l'ultimo. Dioscoro di Alessandria (444-451) si risentì amaramente della riduzione del posto data alla sua sede. San Leone I di Roma (440-461) scrive: "Le grandi Chiese mantengano la loro dignità secondo i Canoni, cioè Alessandria e Antiochia" (Ep. Ad Rufin, Sal., Le Quien, Or. 18), e fa costantemente appello al canone 6 di Nicea contro le successive innovazioni (Ep. 104, ad Marc.). Dice: "La dignità della sede di Alessandria non deve perire" e "la Chiesa di Antiochia dovrebbe rimanere nell'ordine disposto dai Padri, così che essendo stata messa al terzo posto non dovrebbe mai essere ridotta" (Ep 106, ad Anatolium). San Gregorio I (590-604) amava ancora l'antico ideale dei tre patriarcati, e già nell'XI secolo, san Leone IX (1045-1054) scrive a Pietro III. di Antiochia che "Antiochia deve conservare il terzo posto" (Will, Acta et scripta de controversiis eccl. graecae et latinae, Leipzig, 1861, p 168). Tuttavia, nonostante tutte le opposizioni, i vescovi di Costantinopoli riuscirono, prima ad essere riconosciuti come patriarchi e infine a prendere il secondo posto, dopo Roma ma prima di Alessandria. Fu puramente un incidente della politica secolare a renderlo possibile. Il primo Concilio ecumenico non aveva nemmeno menzionato l'insignificante piccola diocesi di Bisanzio. Ma quando si riunì il secondo Concilio (Costantinopoli I, 381) era accaduto un grande cambiamento. Costantino nel 330 dedicò la sua nuova capitale "in mezzo alla nudità di quasi tutte le altre città" (san Girolamo, Cron, 332 d.C.). Trasferì lì la sede del suo governo, spogliò la vecchia Roma e saccheggiò l'Impero per adornarla, e costruì quella che divenne la città più bella del mondo. Così il vescovo di Bisanzio si trovò in un certo senso il vescovo speciale di Cesare. Ottenne subito un posto onorifico a corte, ebbe l'attenzione dell'imperatore, era sempre a portata di mano per negoziare affari tra gli altri vescovi e il governo. Politicamente e civilmente Nuova Roma doveva essere in ogni modo uguale alla Vecchia Roma, e dal IV secolo ci fu una forte tendenza a imitare gli accordi civili negli affari ecclesiastici. Il prelato, la cui sede era diventata sufficientemente importante, può rimanere un piccolo ordinario locale sotto un metropolita? E sempre gli imperatori favorivano l'ambizione dei loro vescovi di corte; quanto maggiore è l'importanza della loro capitale nella Chiesa, così come nello Stato, tanto più la lealtà dei loro sudditi sarà rivolta al governo centrale. Quindi scopriamo che la crescita della sede bizantina è sempre un oggetto tanto desiderabile per l'imperatore quanto il suo vescovo. Tale crescita arrivava rapidamente ora. Ma possiamo notare che a ogni passo non c'è alcun occultamento sul motivo. Nessuno in quei giorni pensava di rivendicare alcun altro motivo per l'alto posto dato al vescovo eccetto il fatto che la corte imperiale risiedeva nella sua città. Non c'era pretesa di fondamento apostolico, nessuna questione di sant'Andrea, nessuna rivendicazione di un passato glorioso, nessuna testimonianza di martiri, medici o santi che avessero adornato la sede di questa nuova città; non aveva preso parte alla diffusione della fede, non aveva avuto importanza per nessuno finché Costantino non ebbe notato che splendido sito offrivano il Bosforo e il Corno d'oro. Questo piccolo vescovo era un parvenu tra i parvenu; lo sapeva e tutti lo sapevano. Il suo unico argomento – e per quattro secoli non si stancò mai di ripeterlo – fu che era il vescovo dell'imperatore, la sua sede era Nuova Roma. La Nuova Roma era civilmente uguale alla Vecchia Roma, quindi perché non doveva essere tanto grande, o quasi altrettanto grande, rspetto a quel lontano patriarca ora rimasto solo dove le erbacce soffocavano le porte rovinate dal Tevere? Ora che lo splendore di Cesare e della sua corte sono scomparsi in quel mondo oscuro dove si trovano i fantasmi di Faraone e Ciro, ci rendiamo conto di quanto debole fosse il fondamento di questa affermazione sin dall'inizio. Il turco ha risposto in modo molto efficace alle argomentazioni del nuovo patriarca. E oggi ha un atteggiamento di conservatorismo e nelle sue interminabili discussioni con le Chiese ortodosse indipendenti parla di diritti antichi. Non ha diritti antichi. Gli antichi diritti sono quelli dei suoi superiori a Roma, ad Alessandria e ad Antiochia. Il suo posto elevato è fondato su un incidente della politica, e se la sua argomentazione fosse stata condotta in modo coerente, egli avrebbe dovuto dimettersi nel 1453 e i principali vescovi della cristianità sarebbero ora quelli di Parigi, Londra e New York. Dobbiamo tornare al 381 e seguire i passi dei suoi progressi. Il primo Concilio di Costantinopoli fu una piccola assemblea di soli 150 vescovi orientali. Non erano presenti latini, la Chiesa romana non era rappresentata. Il suo terzo canone ordina che: "Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato dell'onore (τὰ πρεσβεῖα τῆς τιμῆς) dopo il vescovo di Roma, perché quella città è la Nuova Roma". Questo non significa ancora un patriarcato. Non si tratta di una giurisdizione extra-diocesana. Deve avere un posto d'onore dopo il papa perché la sua città è diventata politicamente la Nuova Roma. Le Chiese di Roma e Alessandria hanno decisamente rifiutato di accettare questo canone. I papi, accettando il Credo di Costantinopoli, rifiutarono sempre i suoi canoni e respinsero in modo speciale questo terzo canone. Duecento anni dopo Gregorio I dice: "La Chiesa romana non riconosce né riceve i canoni di quel sinodo, accetta il detto sinodo in ciò che definì contro Macedonio" (le aggiunte al Credo di Nicea, Ep. VII 34); e quando Graziano mise il canone nel diritto canonico romano nel XII secolo, i correttori papali aggiunsero una nota al fatto che la Chiesa romana non la riconosceva. Il canone e la nota sono ancora presenti nel Corpus juris (dist. XXII c. 3), un ricordo dell'opposizione con cui la vecchia Roma incontrò il primo inizio dell'avanzata della Nuova Roma. Il terzo Concilio ecumenico non ha influito su questo progresso, sebbene durante tutto il IV secolo ci siano infiniti casi di vescovi di Costantinopoli, sostenuti dall'imperatore, che usurpano diritti in altre province – usurpazioni che trovano sempre opposizione indignata da parte dei vescovi legittimi. Tali usurpazioni e opposizioni indignate riempiono la storia della Chiesa orientale fino ai nostri tempi. Fu il quarto Concilio ecumenico (a Calcedonia nel 451) che assicurò finalmente la posizione dei vescovi imperiali. Il suo Canone 28 canone è il punto vitale in tutta questa storia. Il canone – molto lungo e confuso nella sua forma – definisce che "la santa Chiesa di Costantinopoli la Nuova Roma" avrà un primato dopo l'antica Roma. Naturalmente viene data la ragione invariabile: "La città onorata per il suo potere e il suo senato godrà di un primato simile a quello della più antica Roma imperiale e sarà potente nelle questioni ecclesiastiche proprio come lei e sarà dopo di lei". Il canone conferisce autorità sull'Asia (la provincia romana, naturalmente - l'Asia Minore) e sulla Tracia a Costantinopoli e così costituisce un nuovo patriarcato. Vedove più antiche e infinitamente più venerabili, Eraclea, l'antica metropolia, Cesarea in Cappadocia, che aveva convertito tutta l'Armenia, Efeso dove risiedeva l'apostolo che nostro Signore amava, devono tutte dimettersi, perché Costantinopoli è onorata per il suo dominio e per il suo senato. I legati romani (Lucenzio, Pascasio e Bonifacio) erano assenti alla quindicesima sessione in cui fu redatto questo canone. Quando arrivarono più tardi e ascoltarono ciò che era stato fatto in loro assenza, si adirarono molto e si svolse un'accesa discussione in cui fecero appello al canone 6 di Nicea. Il concilio inviò una lettera eccezionalmente rispettosa a papa Leone I (440-461) chiedendogli di confermare i loro atti (Ep. Conc. Chal. Ad Leonem, tra le lettere di san Leone, n. 98). Questi confermò gli altri, ma respinse categoricamente il ventottesimo. "Chi cerca onori indebiti", dice, "perde i suoi veri onori. Sia sufficiente per il detto vescovo (Anatolio di Costantinopoli) che con l'aiuto della vostra pietà (di Marciano) e con il consenso del mio favore egli abbia il vescovato di una città così grande. Che non si disprezzi una sede regale perché non si può mai renderla apostolica" (a quel tempo nessuno aveva ancora mai sognato la leggenda di Sant'Andrea); "Né dovrebbe mai sperare di diventare più grande offendendo gli altri." Fa anche appello al canone 6 di Nicea contro l'accordo proposto (Ep. 104). Quindi anche il Canone 28 di Calcedonia non fu mai ammesso a Roma. I vescovi dell'Illiria e vari altri vescovi si erano già rifiutati di firmarlo. Nonostante questa opposizione, il nuovo patriarca continuò a prosperare. Il Concilio di Calcedonia aveva fatto diventare anche la sede di Gerusalemme un patriarcato, assegnandole il quinto posto. Ma tutti i rivali orientali diminuiscono di importanza in questo momento. Alessandria, Antiochia e Gerusalemme furono invase dai monofisiti; quasi tutta la Siria e l'Egitto caddero in quell'eresia, così che i patriarchi ortodossi non avevano praticamente alcun gregge. Poi venne l'Islam e spazzò via qualunque potere avessero ancora. Nel frattempo Cesare era sempre amico del suo vescovo. Leone III l'Isaurico (717-741), strappò la sua stessa patria, l'Isauria, da Antiochia e la diede a Costantinopoli; dal VII al IX secolo gli imperatori influirono continuamente per separare l'Illirico dal patriarcato romano e aggiungerlo a quello del proprio vescovo. Da quando Giustiniano conquistò l'Italia (554), rivendicarono per il loro patriarca anche la Grande Grecia (Italia meridionale, Calabria, Puglia, Sicilia), finché la conquista normanna (1060-1091) mise fine a qualsiasi speranza di consolidare tale affermazione. È il patriarca di Costantinopoli che ha il diritto di incoronare l'imperatore; e il patriarca Giovanni IV il Digiunatore (Νηστευτής, 582-595), assume il titolo vagamente splendido di "Patriarca ecumenico". Il nuovo regno dei bulgari costituisce una fonte di disputa arrabbiata tra Roma e Costantinopoli, e fino a poco dopo il grande scisma il patriarca ecumenico li porta tutti dalla sua parte, pensando poco a quanti guai i figli di questi stessi bulgari daranno un giorno ai suoi successori. Fozio (857-867, 878-886) e Michele Cerulario (Michele I, 1043-1058) videro il grande scisma tra Oriente e Occidente. Nel frattempo la conversione dei russi (988) aggiungeva un territorio enorme a quello che era già il più grande dei patriarcati orientali.

La conquista turca di Costantinopoli (1453), stranamente, aggiunse ancora più potere ai suoi patriarchi. Fedeli al loro atteggiamento immutabile, i maomettani accettarono ogni comunione religiosa come un corpo civile. I râya erano raggruppati secondo le loro Chiese. Il più grande di questi corpi era, ed è, la Chiesa ortodossa, con il nome di "nazione romana" (Rum Millet), strana sopravvivenza dell'impero morto. E il capo civile riconosciuto della nazione romana è il patriarca ecumenico. Così ora ha giurisdizione civile su tutti i râya ortodossi nell'Impero turco, sugli altri patriarchi e sui loro sudditi e sui ciprioti autocefali, nonché sui fedeli del proprio patriarcato. Nessun cristiano ortodosso può avvicinarsi alla Porta se non attraverso la sua corte al Fanar. E il Fanar cerca continuamente di usare questa giurisdizione civile per scopi ecclesiastici.

Siamo ora giunti all'apice del potere del nostro patriarca, che regna su un vasto territorio, secondo solo a quello del patriarcato romano. Tutta la Turchia in Europa, tutta l'Asia Minore e la Russia fino alla frontiera polacca e al Mar Bianco, obbediscono al grande signore che governa dal vecchio faro sul Corno d'Oro. Ed è politicamente e civilmente il signore dell'Egitto ortodosso, della Siria, della Palestina e di Cipro. Quindi, per un breve periodo, dal 1453 al 1589, non fu una brutta imitazione del vero papa. Ma la sua gloria non è durata e da quel momento fino a oggi il suo potere è diminuito quasi alla stessa velocità con cui è salito nel IV e nel V secolo. Il primo colpo fu l'indipendenza della Russia. Nel 1589 lo tsar Fjodor Ivanovich fece della sua Chiesa un patriarcato autocefalo (sotto Mosca), e nel 1721 Pietro il Grande cambiò il suo governo in quello di un "Santo Sinodo dirigente". Sia l'indipendenza che il Sinodo sono stati imitati dalla maggior parte Chiese ortodosse da allora. Geremia II di Costantinopoli (1572-1579, 1580-1584, 1586-1595) ricevette denaro come prezzo per riconoscere il Santo Sinodo russo come sua "sorella in Cristo". Era tutto ciò che poteva fare. Il suo protettore, il sultano, non aveva potere in Russia, e se avesse fatto difficoltà non avrebbe impedito quanto accadde e avrebbe perso la bustarella. Da allora il Patriarcato ecumenico non ha alcun tipo di giurisdizione in Russia; anche il santo crisma è preparato a San Pietroburgo. In due piccoli casi il Fanar ha guadagnato un punto da quando ha perso la Russia. Attraverso l'empia alleanza con il governo turco che era diventato la sua politica fissa, riuscì a schiacciare la Chiesa serba indipendente di Ipek nel 1765 e la Chiesa bulgara di Achrida (Ohrid in Macedonia) nel 1767. La piccola chiesa romena di Tirnovo era stata costretta sottomettersi a Costantinopoli non appena i turchi conquistarono quella città (1393). In questi tre casi, quindi, il Fanar espanse nuovamente i confini della sua giurisdizione. Altrimenti si ritrasse costantemente. In ogni caso in cui uno Stato balcanico si è liberato dell'autorità della Porta, la sua Chiesa si è immediatamente liberata dell'autorità del Fanar. Queste due potenze erano state troppo strettamente alleate perché il nuovo governo indipendente permettesse ai suoi sudditi di obbedire a entrambe. Il processo è sempre lo stesso. Una delle prime leggi della nuova costituzione è dichiarare che la Chiesa nazionale è interamente ortodossa, che accetta tutti i canoni, i decreti e le dichiarazioni dei sette santi Concili, che rimane in comunione con il trono ecumenico e tutte le altre Chiese ortodosse di Cristo; ma che è una Chiesa interamente autocefala, che non riconosce altro capo tranne Cristo. Un Santo Sinodo viene quindi impostato sul modello russo, in base al quale la teoria "nessun capo tranne Cristo" funziona sempre come un erastianesimo assoluto. Il patriarca d'altra parte è sempre pieno di indignazione; protesta sempre con veemenza, generalmente inizia scomunicando l'intera nuova Chiesa e (tranne che nel caso bulgaro) la Russia fa sempre ritirare il suo decreto e riconoscere un'altra sorella in Cristo.

Nel 1833 il primo parlamento greco a Nauplion dichiarò la Chiesa greca indipendente; Antimo IV di Costantinopoli dapprima rifiutò affatto di riconoscerla e poi nel 1850 pubblicò il suo famoso Tomos, permettendo una certa misura di autogoverno. La Chiesa greca rifiutò di prendere in considerazione il Tomos e alla fine Anthimos dovette rinunciare del tutto. Nel 1866 la cessione delle Isole Ionie, e nel 1881 l'aggiunta di Tessaglia e parte dell'Epiro al regno di Grecia, allargò il territorio della Chiesa greca e ridusse ulteriormente il Patriarcato. Nel 1870 i bulgari fondarono una Chiesa nazionale indipendente. Questo è di gran lunga il peggior problema di tutti. Stabilirono un esarca a Costantinopoli e rivendicarono la giurisdizione su tutti i bulgari, ovunque vivessero. La Chiesa bulgara è riconosciuta dalla Russia, scomunicata e denunciata con veemenza dal patriarca. L'inevitabile momento in cui il Fanar dovrà cedere e accogliere anche questa sorella non è ancora arrivato. I serbi fondarono la propria chiesa nel 1879, i valacchi nel 1885 – entrambe le istituzioni portarono a controversie che continuano ancora a turbare la Chiesa ortodossa. L'occupazione austriaca di terre abitate da cristiani ortodossi portò all'istituzione di chiese indipendenti a Carlovitz nel 1765, a Hermannstadt (Nagy-Szeben) nel 1864, a Czernovitz nel 1873 e a una praticamente indipendente in Erzegovina e Bosnia dal 1880. Il Il potere in diminuzione del patriarca ecumenico è ulteriormente dimostrato dalla resistenza, sempre più intransigente, mostrata quando tenta di interferire negli affari degli altri patriarcati e delle Chiese autocefale. Nel 1866 Sofronio III. di Costantinopoli voleva giudicare un caso al monastero del Monte Sinai. Immediatamente il patriarca di Gerusalemme convocò un sinodo e si rifiutò indignato di riconoscere la sua "interferenza canonica e la sua autorità straniera e sconosciuta". La Chiesa di Grecia fin dalla sua istituzione ha avuto molte opportunità di resistere all'autorità straniera del patriarca. Non ha mancato di usare ognuna di esse. La sede di Antiochia reca ancora la scomunica proclamata contro il suo defunto Patriarca Melezio († 8 febbraio 1906) piuttosto che permettere al Fanar di interferire nei suoi affari. Il patriarca Fozio di Alessandria ha mandato via il legato che il Fanar desiderava mantenere nella sua corte. La Chiesa di Cipro, ormai da quasi nove anni in preda a una lite che turba e scandalizza l'intero mondo ortodosso, ha fatto appello a ogni tipo di persona – incluso l'ufficio coloniale britannico – per venire ad aiutarla a uscire dai suoi problemi. Da una sola persona non vuole alcuna interferenza. Ogni volta che il Fanar offre volontariamente un piccolo consiglio, gli viene detto chiaramente che non ha autorità a Cipro; il Concilio di Efeso nel 431 stabilì tutto ciò e, in breve, sua Santità a Costantinopoli si farà gli affari suoi?

 

[Tratto da: Claude Delaval Cobham (con introduzioni di Adrian Fortescue e H.T.F. Duckworth), The Patriarchs of Constantinople (Cambridge, 1911), 21-35]

 
Una visita dalla Siberia

Abbiamo avuto il piacere di accogliere in visita a Torino padre Sergej Kistin, rettore della parrocchia dei santi Tre Ierarchi a Tjumen', in Siberia. Padre Sergej è arrivato in Italia a incontrare il suo amico e conterraneo, il nostro confratello padre Sergej Averin di Bologna, e ha voluto includere anche Torino nel suo itinerario. Auguri di cuore a padre Sergej e ai suoi cari, che ricorderemo in preghiera, nonché al suo vescovo, vladyka Pavel (Fokin) di Khanty-Manskij, che abbiamo incontrato più volte quando era rettore della parrocchia di san Nicola a Roma, e che è stato anche lui ospite gradito della nostra parrocchia.

 
La Chiesa russa sostituisce Roma come centro della cristianità?

I cristiani in tutto il mondo si rivolgono alla Russia in cerca di protezione

In nessun momento della storia la persecuzione dei cristiani è stata così intensa e diffusa come lo è ora.

I cristiani in Medio Oriente hanno un disperato bisogno di un campione, che nel mondo di oggi non può che essere una grande potenza, ed è la Russia che si è assunta questa responsabilità.

Con la sua ideologia laica, l'Occidente non può più proteggere gli interessi cristiani nel mondo, come ha fatto per secoli. Anche se gli USA hanno una più alta percentuale di frequentatori di chiese rispetto ad altri paesi occidentali, sottovalutano l'importanza della religione nei paesi che hanno preso di mira per un cambio di regime. Chiudendo un occhio su decapitazioni, stupri di bambini e altre atrocità, hanno creato un inferno in terra per i cristiani in tutto il Medio Oriente. E con la primavera araba, le cose sono andate di male in peggio, mentre il successo dell'ISIS in Iraq ha ispirato gruppi simili. I Fratelli Musulmani in Egitto, Boko Haram in Nigeria e Al-Shabaab in Somalia stanno tutti commettendo atrocità contro i cristiani.

Ossessionati dalla loro Costituzione, gli Stati Uniti presumono di poter imporre la separazione tra Stato e Chiesa in un mondo in cui le tradizioni culturali e religiose sono profonde. Il loro fallimento nel rendersi conto che queste tradizioni contribuiscono a un rifiuto della democrazia di tipo occidentale, e allo stesso modo, nel notare la dimensione spirituale della politica estera di Vladimir Putin, tra cui la sua posizione verso i cristiani perseguitati, dà alla Russia un vantaggio decisivo.

Vladimir Putin sa che la separazione della modernità della politica dalla religione ispira molti in tutto il mondo a tornare alle loro radici religiose. Nel febbraio 2012, ha fatto un voto solenne alla Chiesa ortodossa russa di proteggere i cristiani perseguitati in tutto il mondo, un impegno che ha anche catturato l'attenzione dei potenti evangelici americani.

I cristiani siriani sono entusiasti e grati per la risposta decisa della Russia al massacro che hanno sopportato per più di quattro anni. Ma per capire il vero significato di questa iniziativa, dovete sapere che, a parte la Russia, la Georgia e l'Armenia, in quindici paesi europei e del Vicino Oriente ci sono comunità ortodosse per le quali Putin ha sempre più l'aspetto di un Costantino del XX secolo.

L'imperatore romano del IV secolo si convertì al cristianesimo, pose fine alle persecuzioni che i cristiani avevano sofferto sotto i suoi predecessori e concesse alla Chiesa privilegi che le permisero di diventare una potenza mondiale. Nonostante la presenza elettrizzante di papa Francesco, in futuro potremmo vedere la Chiesa d'Oriente sostituire Roma come centro della cristianità.

Questo avverrà senza l'aiuto dei media. Incapaci di immaginare lo sviluppo spirituale che ha avuto luogo in Russia a partire dalla fine del comunismo, questi ritraggono le affermazioni di fede di Putin come opportunismo geopolitico. Eppure, nella sua autobiografia "Prima Persona", pubblicata nel 2000, il presidente russo ha dichiarato che la prima linea di ogni legge russa dovrebbe riferirsi ai valori morali. Lui vuole che la Russia sia tanto consapevole del suo patrimonio spirituale quanto lo è della sua posizione politica e geografica.

Il Presidente Putin è convinto che la spiritualità abbia un profondo effetto sul modo in cui si sviluppa una cultura, fornendo una bussola morale indispensabile che va più in profondità di un'opportunità politica passeggera e di una "libertà" laica.

Mentre un numero crescente di cristiani di ogni sfumatura si rivolge alla Russia, la sua influenza globale può solo crescere.

 
Viaggio a Mosca (prima parte)

Sono stato inaspettatamente in grado di recarmi in Russia per la prima volta dal 2007 (per leggere di quel viaggio, cliccate qui). Alla fine di gennaio ho ricevuto una e-mail da padre Pavel Ermilov dell'Università san Tikhon di Mosca, che chiedeva se sarei stato disposto a parlare a una conferenza che avrebbero tenuto a fine febbraio sulla crisi in Ucraina, ovvero il risultato dell'intrusione del Patriarca di Costantinopoli nel territorio della Chiesa ortodossa russa. Ha detto che non si aspettava una presentazione accademica, ma semplicemente le riflessioni di un sacerdote in America sulla questione - e ha detto che l'Università avrebbe coperto le mie spese di viaggio. La mia reazione iniziale è stata di pensare che qualcuno mi stesse prendendo in giro, e così ho inoltrato l'e-mail al diacono Sergej Baranov (che era stato ordinato in primavera alla parrocchia di san Giona nel Texas, ma che attualmente vive e lavora a Mosca), per chiedergli se potesse confermare che questa era una richiesta legittima. Nel giro di poche ore, ha risposto che in effetti lo era, e che aveva parlato con padre Pavel a riguardo.

Il più grande ostacolo è stato ottenere in tempo il visto, ma per fortuna c'è un consolato russo a Houston. Ci sono volute alcune settimane per ottenere l'invito dalla parte russa, e quindi sono riuscito a ottenere il mio visto, con circa una settimana di anticipo.

L'ultima volta che sono andato in Russia era primavera, e quindi il tempo era bello e caldo. Questa volta, sapevo che sarebbe stato un po' più freddo. E così ho dovuto comprare un paio di stivali da cowboy resistenti all'acqua con suole antiscivolo - che hanno funzionato bene nella neve e nella fanghiglia. Sono quasi scivolato in alcune occasioni, ma non sono caduto. Su raccomandazione di padre Sergej, ho volato con Lufthansa, che credo sia la migliore compagnia aerea su cui abbia mai volato.

Ho lasciato Houston un po' dopo le 16 di venerdì 22 febbraio. Ho preparato diversi libri, principalmente per il mio volo di ritorno. Durante il volo d'andata, mi sono concentrato sulla preparazione del mio discorso. Avevp avuto un mese per pensarci, ma non molte possibilità di organizzare i miei pensieri e metterli su carta prima di allora. A partire dalla Teofania (19 gennaio del calendario civile) fino all'inizio della Quaresima sono eccezionalmente occupato, perché quasi ogni sera o benedico le case dei parrocchiani (questo si fa ogni anno, in questo periodo, secondo la consuetudine) o tengo un servizio serale. Andrò in pensione dal mio lavoro secolare alla fine di aprile, quindi spero che il prossimo anno le cose saranno diverse, ma è così che è stato in passato, e quest'anno non ha costituito un'eccezione. Io non uso un computer portatile o un iPad, e così ho composto le mie note alla vecchia maniera, con carta e penna.

Camera con vista

Volare da ovest a est è un po' come volare nel futuro, e così dopo una coincidenza a Francoforte, erano circa le 6 di sera di sabato, quando sono atterrato a Mosca. Sono stato accolto da un giovane e gentile diacono, mandato dall'università, e portato in un appartamento che usano per gli ospiti, a sud del fiume Moscova nel centro. Sapevo che era vicino al convento ddelle sante Marta e Maria, fondato dalla neo-martire granduchessa Elisabetta, ma non mi sono reso conto di quanto fosse vicino fino a quando mi sono svegliato domenica mattina, ho guardato fuori dalla mia finestra e ho riconosciuto i tratti distintivi della chiesa del convento, proprio fuori.

Santa Elisabetta era una nipote della regina Vittoria e una principessa tedesca (sua madre sposò un principe tedesco), e fu allevata come luterana. Quando si sposò nella famiglia imperiale russa non fu obbligata a convertirsi, ma lo fece dopo molti anni di studio, di sua spontanea volontà. Quando suo marito (il granduca Sergej) fu assassinato nel 1905, fondò questo convento e dedicò il resto della sua vita al servizio dei poveri, ma fu martirizzata dai bolscevichi nel 1918, un giorno dopo il martirio di sua sorella la tsaritsa insieme allo tsar e ai loro figli. Era presa di mira perché apparteneva alla famiglia Romanov e il suo lavoro tra i poveri a Mosca era contrario alla narrativa che i comunisti stavano cercando di raccontare sulla Russia pre-rivoluzionaria.

il convento di Santa Maria Maddalena, sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme, che è stato costruito in gran parte attraverso gli sforzi della Granduchessa Elisabetta e suo marito.

Dopo che l'esercito bianco ebbe recuperato il corpo di santa Elisabetta, questo fu portato nella chiesa dei Martiri a Pechino (quando si ritirarono in Cina alla fine della guerra civile russa), e poi la famiglia reale britannica pagò perché fosse portato in questa chiesa, insieme alle reliquie di santa Barbara, la sua fedele assistente, che si rifiutava di separarsi da lei, fino a farsi martirizzare insieme a lei

Io ho chiamato la mia primogenita con il nome di santa Elisabetta, e alla parrocchia di san Giona celebriamo ogni liturgia sulle sue reliquie. Nel 2014, ho potuto anche venerare le sue reliquie nella sua ultima dimora presso il convento di santa Maria Maddalena a Gerusalemme, perciò è stata una benedizione speciale iniziare la mia visita a Mosca così vicino a questo convento, fondato da una santa a me tanto cara.

Santa Tatiana

l'icona e le reliquie di santa Tatiana nella chiesa di santa Tatiana a Mosca

Padre Sergej è arrivato a piedi verso le 8:30 del mattino, e abbiamo camminato fino alla stazione della metropolitana più vicina (la loro metropolitana) e abbiamo preso un treno che ci ha portato a pochi passi dalla chiesa di santa Tatiana . La metropolitana ora pubblica tutti gli annunci in inglese e russo, quindi è possibile muoverti in città anche se non parli russo. Santa Tatiana è la parrocchia in cui padre Sergei serve in prestito mentre è in Russia e studia all'Università di Mosca. Sull'esterno della chiesa sono incise le parole della Liturgia dei Presantificati: "Свет Христов просвещает всех", che significa "La luce di Cristo illumina tutti".

È un'idea che potrei rubare per il progetto della nostra nuova chiesa in primavera.

Santa Tatiana è ora considerata la santa patrona dell'istruzione in Russia, e questo è dovuto al fatto che fu nel giorno di santa Tatiana che l'imperatrice Elisabetta concesse il permesso di fondare l'Università di Mosca nel 1755, e così questa Chiesa fu costruita sulla proprietà dell'università e dedicata a santa Tatiana. La sua festa è ora celebrata in tutta la Russia  come "Giornata degli studenti russi" e segna la fine del periodo invernale della scuola.

padre Vladimir Vigiljanskij

Sono stato accolto calorosamente dal rettore della parrocchia, l'arciprete Vladimir Vigiljanskij. Ma mentre pensavo che avrei avuto poco da fare come prete in visita, mi ha immediatamente chiesto se potevo servire la proscomedia, così da poter aiutare l'altro prete che ascoltava le confessioni. L'altro sacerdote ha continuato ad ascoltare confessioni durante tutta la liturgia. In realtà, non penso di averlo incontrato, e quindi potrebbe essere stato ancora alle confessioni dopo che il servizio era finito.

i parrocchiani durante la liturgia

Stavo pianificando di fare tutte le esclamazioni che mi erano state date da fare in inglese, ma padre Vladimir voleva che anche padre Sergej facesse alcune delle litanie in inglese, evidentemente pensando che i fedeli potessero apprezzare parte del servizio in inglese. Ironia della sorte, abbiamo celebrato in inglese in quel servizio più di quanto non facciano alcune parrocchie russe negli Stati Uniti. Padre Sergej non aveva pensato di portare la sua copia del libretto di servizio in inglese, e così ha dovuto prendere in prestito il mio libro per una litania, il che significava che ho dovuto fare l'esclamazione in slavonico, perché dovevo usare il libro di padre Vladimir in assenza del mio.

mentre stavo per consegnare il mio libro di servizio a padre Sergej

Un'altra cosa interessante di questa parrocchia è che la santa mensa è la più grande di Mosca. Neppure la cattedrale di Cristo Salvatore ne ha una più grande.

Durante gli annunci, padre Vladimir mi ha presentato e ha detto ai fedeli che questa era la prima volta che il diacono Sergej era stato in grado di servire con entrambi i suoi parroci nella stessa Liturgia.

l'iconostasi

La loro attuale iconostasi è una riproduzione di quella che avevano prima che fosse distrutta dai sovietici. È interessante notare che dal 1998 al 2014 hanno utilizzato un'iconostasi proveniente da una parrocchia dedicata a san Serafino a Manhattan, donata dal defunto padre Aleksandr Kiselev:

Questa iconostasi è ancora usata nella loro chiesa inferiore.

l'interno della Chiesa, dopo il servizio

Dopo la Liturgia, c'è stata una trapeza, e sono stato in grado di parlare un po' di più con padre Vladimir e altri membri della comunità. Dopo ciò, padre Sergej mi ha fatto fare un giro guidato della chiesa, e tra le altre cose, mi ha mostrato un calendario che elencava tutti i servizi e le attività nella parrocchia, che sono molto numerose ogni giorno della settimana. Per esempio, in questo giorno si teneva una mostra, completa di conferenze, sulla vita e sul ministero di san Nicola del Giappone – che è stato uno dei missionari di maggior successo nella storia della Chiesa. Non siamo stati in grado di rimanere per le conferenze, e il mio russo limitato lo avrebbe reso difficile, ma la mostra in sé era molto impressionante.

san Nicola del Giappone

A passeggio per Mosca

Quindi partiamo a piedi attraverso il centro di Mosca. Quando guidi per una città come Mosca, vedi solo le cose mentre le sorpassi, ma attraversare una città ti permette di vederle davvero.

Ho potuto vedere un bel po' del Cremlino nel 2007, ma questa è stata la prima volta che sono riuscito a vedere l'interno della cattedrale dell'icona di Kazan'.

Questa è un'altra chiesa distrutta da Stalin negli anni '30, ma ricostruita negli anni '90 esattamente come prima.

Naturalmente, nessun viaggio a Mosca sarebbe completo senza una visita alla cattedrale di San Basilio.

Il fiume Moscova per lo più ancora ghiacciato:

Siamo tornati al mio appartamento, dove ho potuto lasciare i miei paramenti. Poi abbiamo visitato l'interno del convento delle sante Marta e Maria alla porta accanto.

Hanno cartelli in diverse lingue che spiegano la storia del convento, così come il suo scopo attuale, che è di nuovo quello di aiutare i poveri.

Hanno una statua di santa Elisabetta nel cortile.

Dai muri bianchi si capisce che questa è una chiesa che è stata distrutta all'interno dai comunisti e che è ancora in fase di restauro. Nelle foto si possono vedere alcune delle sorelle che puliscono la chiesa.

Nella chiesa hanno un reliquiario con una reliquia del braccio destro di santa Elisabetta, che è stato donato al convento dalla missione ecclesiastica russa a Gerusalemme.

Siamo poi andati a vedere alcuni degli altri siti nell'area, tra cui una chiesa dedicata a san Clemente di Roma, che era stata per lungo tempo in restauro, ma quando abbiamo visto l'interno, è stato facile vedere perché ci è voluto così tanto tempo.

Mentre andavamo in giro, un giovane uomo di nome Darko, che ora studia a Mosca, si è avvicinato a me e si è presentato. Ho scoperto che è uno dei miei amici su Facebook che ha visto i miei primi post sulla visita a Mosca. Il mondo è piccolo.

A un certo punto siamo passati da questo posto:

Il cartello dice "Louisiana Steakhouse". Chi ha familiarità con le paludi della Louisiana troverà le piante di cactus abbastanza buffe. Ma dal momento che posso avere bistecche del Texas e cucina della Louisiana in qualsiasi momento, abbiamo deciso di cenare in un bistrot russo. Il cibo era davvero buono.

Per tutto il pomeriggio, padre Sergej mi ha raccontato di tutti i posti che potevo vedere da solo quella sera. Lui doveva tornare a casa. Alla mattina io cammino per fare esercizio, ma in quel giorno avevo già camminato molto più di quanto fossi abituato, e la stanchezza, il jet-lag, la mia età o tutte e tre le cose assieme mi avevano affaticato. Quando finalmente sono tornato al mio appartamento, non ero in condizione di andare da nessun'altra parte. Così ho passato un po' di tempo a ripassare il discorso che avrei fatto il giorno dopo, e poi sono andato a dormire.

(fine della prima parte)

 
Sull'amore: appunti di guerra del metropolita Luka

Queste note sono tradotte dal canale Telegram del metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol'.

Cristo è in mezzo a noi, cari lettori!

Che parole terribili e di rimprovero abbiamo sentito oggi [14 luglio 2022] durante i servizi divini. Pensiamo solo a loro: "E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova" (1 Cor 13:3). Si scopre che puoi dare via tutto ciò che hai, persino consegnarti alla morte più tortuosa, e tuttavia non ricevere alcun beneficio per la tua anima da queste azioni.

Dio è amore. E questo significa che la vita eterna può essere posseduta solo da coloro che possiedono ciò che Dio è nella sua essenza. Possiamo compiere le più elevate imprese ascetiche per orgoglio, possiamo dare via tutti i nostri beni per desiderio di lode e andare alla morte più orribile per amore della gloria. Ma senza l'amore semplice e sacrificale, tutto questo sarà come un "bronzo che risuona".

Proprio per questo, tutto ciò che il diavolo sta facendo oggi in questo mondo è una guerra all'amore, perché vuole il male assoluto, e Dio è amore assoluto. Sotto le spoglie dei "valori democratici", della "lotta per i diritti umani" e della cosiddetta "libertà e uguaglianza", satana coltiva prima di tutto l'egoismo, la depravazione e il culto dell'enorme orgoglio e della teomachia. Anche le buone azioni che le persone fanno perché tutti possano vederle sono manifestazioni di amor proprio. Dopotutto, quando l'anticristo verrà sulla terra, compirà "buone azioni" in modo che le persone lo glorifichino, lo lodino, lo onorino e lo accettino come il "salvatore" del mondo.

L'apostolo Paolo ci insegna a essere fonti costanti di amore, sempre, ovunque e in ogni circostanza. Questo è l'unico modo in cui possiamo provare che apparteniamo a Dio e alla sua santa Chiesa. Da questo sapranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13:35). Nessuna parola, sermone o anche solo buone azioni porterà alcun beneficio a noi o a nessuno se sono privi di puro amore per Dio e per ogni essere umano. Chi ama per amore di Cristo non divide il mondo in "noi" e "loro", in "amici" e "nemici"; in coloro che sono degni di amore e in coloro che abbiamo bisogno di mandare all'inferno più presto possibile. L'amore ha misericordia di tutti, è compassionevole con tutti e desidera ogni salvezza.

 
L'arcivescovo Longhin al patriarca Bartolomeo: lei causa così tanto dolore ai nostri cuori

l'arcivescovo Longhin con i bambini del suo orfanotrofio

L'arcivescovo Longhin di Banceni ha risposto all'invito di Costantinopoli a partecipare al "concilio d'unificazione".

In una lettera al Fanar, una copia della quale è stata messa a disposizione dell'Unione dei gionalisti ortodossi, l'arcivescovo Longhin di Banceni denuncia in termini duri le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina. "Data la sua decisione, esalta se stesso, definendo la sua Chiesa la Madre di tutte le Chiese e la sovrana dell'intero mondo ortodosso. Ma dov'è Cristo, che è il capo della vera Chiesa ortodossa?", Chiede sua Eminenza Longhin.

Nella sua lettera, l'arcivescovo Longhin ricorda che in uno degli incontri dei capi delle Chiese ortodosse locali a Chambésy, il patriarca Bartolomeo ha fatto una promessa solenne di non intervenire nella situazione in Ucraina, tuttavia, le sue azioni attuali appaiono come una rottura diretta di questa promessa.

L'arcivescovo Longhin chiama il prossimo "concilio d'unificazione" il 15 dicembre il "consiglio degli empi" e si rifiuta di parteciparvi. "Rimando indietro il suo invito al concilio scismatico, rifiutandomi di parteciparvi", scrive l'arcivescovo.

Il suo appello al patriarca Bartolomeo con il titolo "signore", l'arcivescovo di Banceni lo spiega come segue: "L'ho chiamata signor Bartolomeo, dal momento che sua Santità il patriarca Bartolomeo non avrebbe mai permesso che l'unità pan-ortodossa venisse distrutta. Quanto dolore ha inflitto ai cuori dei credenti ortodossi, tentando e confondendo i figli fedeli della Chiesa di Cristo".

L'arcivescovo Longhin esprime la sua ferma intenzione di rimanere fedele fino alla fine alla Chiesa ortodossa ucraina, che chiama l'unica Chiesa canonica in Ucraina. "Noi siamo stati, siamo e restiamo l'unica Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina con il nostro primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina", scrive sua Eminenza.

"Possa il Signore ammonirci tutti! Amen", vladyka Longhin conclude il suo messaggio.

Il patriarca Bartolomeo ha inviato alla gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina inviti al "concilio di unificazione".

Molti vescovi sono stati invitati dalle autorità locali.

L'Unione dei gionalisti ortodossi ha riferito che sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha restituito l'invito al "concilio" senza una risposta. Così ha fatto la maggior parte dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha deciso di considerare il "concilio d'unificazione" come un'assemblea illegale.

 
Perché il patriarca di Alessandria porta il titolo di "giudice dell'universo"?

Può sembrare insopportabilmente presuntuoso che uno dei patriarchi ortodossi (l'unico, per inciso, ad avere il titolo di "papa"!) abbia tra i propri titoli quello altisonante di "giudice dell'universo", o - per essere più letterali - "giudice dell'ecumene". In realtà il titolo è dovuto a un fatto storico ben definito. Presentiamo la spiegazione di questo titolo, tratta dal blog Mystagogy, nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Intervista a Vladimir Putin del giornale tedesco Bild

Signor presidente, abbiamo appena raggiunto il 25° anniversario della fine della guerra fredda. Lo scorso anno, abbiamo assistito a un gran numero di guerre e crisi in tutto il mondo, cosa che non accadeva da molti anni. Che cosa abbiamo fatto di sbagliato?

Presidente Vladimir Putin: Avete iniziato proprio con la domanda giusta. Abbiamo sbagliato tutto fin dall'inizio. Non abbiamo superato la divisione dell'Europa: 25 anni fa è caduto il muro di Berlino, ma la divisione dell'Europa non è stata superata, i muri invisibili si sono semplicemente spostati verso Est. Questo ha creato le basi per rimproveri reciproci, incomprensioni, e crisi nel futuro. Molta gente, anche nella Repubblica Federale [di Germania], mi critica per il mio noto discorso alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza. Ma che cosa ho detto di così insolito?

Dopo che il muro di Berlino è caduto, ci sono stati colloqui in cui si è detto che la NATO non si sarebbe espansa verso Est. Per quanto mi ricordo, lo ha detto l'allora segretario generale della NATO Manfred Wörner, cittadino della Repubblica Federale. Tra l'altro, alcuni politici tedeschi di quel tempo hanno dato avvertimenti e hanno proposto le loro soluzioni, per esempio Egon Bahr.

Sapete, prima di quest'incontro con i giornalisti tedeschi, naturalmente, ho pensato che saremmo comunque giunti al problema che avete toccato ora, così ho portato le registrazioni d'archivio dei colloqui di quel periodo (1990) tra i leader sovietici e alcuni politici tedeschi, tra cui il signor Bahr. Queste registrazioni non sono mai state pubblicate.

Si tratta di interviste?

No, sono discussioni di lavoro tra i politici tedeschi Genscher, Kohl, Bahr e la leadership sovietica (Gorbaciov e Falin, che, credo, era a capo della Divisione Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista). Non sono mai stati resi pubblici. Voi e i vostri lettori sarete i primi a sapere di questi colloqui del 1990. Guardate cosa ha detto il signor Bahr: "Se mentre riuniamo la Germania non prendiamo misure decisive per superare la divisione dell'Europa in blocchi ostili, gli sviluppi possono prendere una piega tanto sfavorevole che l'URSS sarà destinata all'isolamento internazionale". Questo è stato detto il 26 giugno 1990.

Il signor Bahr ha fatto proposte concrete. Ha parlato della necessità di creare una nuova alleanza nel centro dell'Europa. L'Europa non doveva andare alla NATO. Tutta l'Europa centrale, con la Germania Est o senza di essa, avrebbe dovuto costituire un'alleanza separata con la partecipazione congiunta dell'Unione Sovietica e degli Stati Uniti. E poi dice: "La NATO come organizzazione, almeno nelle sue strutture militari, non deve estendersi a includere l'Europa centrale". A quel tempo, era già il patriarca della politica europea, aveva la propria visione del futuro dell'Europa, e stava dicendo ai suoi colleghi sovietici: "Se non siete d'accordo con questa visione, ma, al contrario, siete d'accordo con l'espansione della NATO, e l'Unione Sovietica è d'accordo, io non potrò mai più tornare a Mosca". Vedete, era molto intelligente. Vide un profondo significato in un formato che era convinto che fosse necessario cambiare radicalmente, allontanandosi dai tempi della Guerra Fredda. Ma noi non abbiamo fatto nulla.

È mai tornato a Mosca?

Non lo so. Questo discorso ha avuto luogo il 27 febbraio 1990. Si tratta di una registrazione del colloquio tra il signor Falin, rappresentante dell'Unione Sovietica, e i signori Bahr e Voigt, rappresentanti dei politici tedeschi.

Quindi, cosa è realmente accaduto? Ciò di cui il signor Bahr ci aveva messi in guardia – questo è quanto è successo. Ha avvertito che la struttura militare – dell'Alleanza atlantica – non doveva espandersi verso Est. Doveva essere creato qualcosa di comune, che unisse tutta l'Europa. Nulla di tutto ciò è avvenuto; è accaduto proprio il contrario, ciò da cui ci aveva messi in guardia: la NATO ha cominciato a muoversi verso est e si è espansa.

Abbiamo sentito mille volte il mantra dei politici americani ed europei, che dicono: "Ogni paese ha il diritto di scegliere i propri accordi di sicurezza:" Sì, lo sappiamo. Questo è vero. Ma è anche vero che altri paesi hanno il diritto di prendere decisioni per espandere o no la propria organizzazione, agendo come ritengono opportuno in termini di sicurezza globale. E i membri principali della NATO avrebbero potuto dire: "Siamo felici che desideriate unirvi a noi, ma non abbiamo intenzione di ampliare la nostra organizzazione: vediamo il futuro dell'Europa in un modo diverso."

Negli ultimi 20-25 anni, soprattutto dopo il crollo dell'Unione Sovietica, quando il secondo centro di gravità del mondo era scomparso, c'era il desiderio di godere appieno la propria presenza solitaria al vertice della fama mondiale, del potere e della prosperità. Non c'era assolutamente alcun desiderio di ricorrere al diritto internazionale o alla Carta delle Nazioni Unite. Ovunque diventasse un ostacolo, l'ONU era immediatamente dichiarata obsoleta.

A parte l'espansione della NATO verso est, il sistema anti-missili balistici è diventato un problema in termini di sicurezza. Tutto questo è stato sviluppato in Europa con il pretesto di affrontare la minaccia nucleare iraniana.

Nel 2009, l'attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che se la minaccia nucleare iraniana non fosse più esistita, non ci sarebbe più stato alcun incentivo per stabilire il sistema anti-missili balistici; questo incentivo sarebbe scomparso. Tuttavia, è stato firmato l'accordo con l'Iran. Ed ora viene presa in considerazione l'abolizione delle sanzioni, tutto è sotto il controllo dell'AIEA; le prime forniture di uranio sono già trasportate in territorio russo per l'elaborazione, ma il sistema anti-missili balistici è in fase di ulteriore sviluppo. Sono stati firmati accordi bilaterali con la Turchia, la Romania, la Polonia e la Spagna. Forze navali che dovrebbero operare come parte della difesa missilistica sono dispiegate in Spagna. Un'area di posizionamento è già stata creata in Romania, un'altra sarà creata in Polonia entro il 2018; un radar è installato in Turchia.

Abbiamo obiettato con forza agli sviluppi in atto, per esempio, in Iraq, in Libia o in altri paesi. Abbiamo detto: "Non lo fate, non andateci, e non commettete errori". Nessuno ci ha ascoltati! Al contrario, hanno pensato che avessimo preso una posizione anti-occidentale, un atteggiamento ostile nei confronti dell'Occidente. E ora, quando avete centinaia di migliaia o perfino un milione di profughi, pensate che la nostra posizione fosse anti-occidentale o filo-occidentale?

Da quanto ho capito, lei ha riassunto gli errori commessi dall'Occidente nei confronti del vostro paese. Crede che la Russia ne abbia fatti da parte sua nel corso di questi 25 anni?

Sì, ne ha fatti. Non siamo riusciti a far valere i nostri interessi nazionali, mentre avremmo dovuto farlo fin dall'inizio. Così il mondo intero avrebbe potuto essere più equilibrato.

Ciò che ha appena detto significa che a partire dal 1990-1991, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, e in tutti gli anni seguenti, la Russia non è riuscita a far valere in modo chiaro i propri interessi nazionali?

Assolutamente.

Sappiamo che lei ha un atteggiamento particolare nei confronti della Germania. Dieci anni fa, in un'intervista rilasciata a noi in occasione del 60° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, ha detto: "La Russia e la Germania non sono mai state così vicine l'una all'altra come sono ora."

Cosa crede che sia rimasto di quella vicinanza ai nostri giorni?

I nostri rapporti si basano, soprattutto, sulla reciproca attrazione dei nostri popoli.

Quindi non è cambiato nulla in questo senso?

Penso di no. Nonostante tutti i tentativi (che voi e i vostri colleghi avete fatto) di sconvolgere i nostri rapporti con i mass media e la retorica anti-russa, credo che non siate riusciti a farlo nella misura in cui volevate. Certo, non intendo voi personalmente. Mi riferisco ai media in generale, compresi quelli tedesche. In Germania, i media sono sotto una forte influenza straniera, innanzitutto dall'altro lato dell'Atlantico.

Lei ha detto che io ho riassunto tutto ciò che vediamo come errori commessi dall'Occidente. Non è affatto tutto: ho nominato solo alcuni dei punti più importanti. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, processi ugualmente avversi sono emersi all'interno della Russia stessa. Questi hanno compreso un calo della produzione industriale, il collasso del sistema sociale, il separatismo e il più evidente assalto del terrorismo internazionale.

Certo, noi siamo i responsabili, non c'è nessuno tranne noi da biasimare. Allo stesso tempo, per noi è stato un fatto evidente che il terrorismo internazionale è stato utilizzato anche come strumento di lotta contro la Russia, mentre tutti hanno chiuso un occhio oppure hanno fornito sostegno ai terroristi (mi riferisco al sostegno politico, informativo, finanziario o in alcuni casi anche armato a quelli che lottano contro lo stato russo). Certo, in quel momento ci siamo resi conto che le discussioni e gli interessi geopolitici sono cose completamente diverse.

Per quanto riguarda le relazioni russo-tedesche, queste hanno raggiunto un ottimo livello nel 2005, e si sono sviluppate ulteriormente con successo. Il fatturato del commercio tra i nostri due paesi è cresciuto a oltre 80 miliardi di dollari.

In Germania, è stato creato un numero enorme di posti di lavoro grazie alla cooperazione russo-tedesca. Abbiamo cercato insieme di prevenire sviluppi negativi in ​​Medio Oriente, in particolare in Iraq.

Abbiamo fatto grandi passi nel promuovere la nostra cooperazione energetica. Molti imprenditori tedeschi hanno aperto imprese in Russia: ne sono state fondate migliaia. Gli scambi tra i nostri cittadini sono stati ampliati, e i contatti umanitari  sviluppate. Anche il forum pubblico di dialogo di San Pietroburgo è stato stabilito in quel periodo.

Come ho detto, il nostro fatturato del commercio raggiungeva gli 83-85 miliardi di dollari, e nei primi mesi del 2015 si è dimezzato. Credo che a partire dalla fine dell'anno, si presenterà a circa 40 miliardi di dollari, al 50 per cento di quello che era. Tuttavia, manteniamo i rapporti, e il cancelliere federale e io ci incontriamo regolarmente in varie occasioni. Penso di averla incontrata sette volte, e ho avuto una ventina di conversazioni telefoniche con lei nel 2015. Teniamo ancora incontri reciproci annuali di lingua e letteratura russa in Germania e di lingua e letteratura tedesca in Russia. Quest'anno dovrà essere l'anno degli scambi dei giovani. Così i rapporti si stanno ancora sviluppando, grazie a Dio, e spero che si svilupperanno ulteriormente. Supereremo le difficoltà che stiamo affrontando oggi.

Se l'ho capita bene, la NATO avrebbe dovuto dire in quel momento agli stati dell'Europa dell'Est che non li avrebbe mai ammessi? Crede la NATO avrebbe potuto sopravvivere a questo?

Certo.

Ma questo era stabilito nella Carta della NATO.

La Carta è stata scritta da persone, non è vero? Pensa che la Carta dica che la NATO è obbligata ad ammettere tutti coloro che desiderano unirsi a lei? No. Ci dovrebbero essere determinati criteri e condizioni. Se ci fosse stata la volontà politica, se lo avessero voluto, avrebbero potuto fare ogni cosa. Semplicemente non hanno voluto. Hanno preferito dominare.

Così si sono seduti sul trono. E poi? E poi è venuta la crisi che stiamo discutendo. Se avessero seguito il consiglio che il vecchio saggio tedesco, il signor Egon Bahr, aveva dato loro, avrebbero creato qualcosa di nuovo che poteva unire l'Europa e prevenire le crisi. La situazione sarebbe stata diversa, ci sarebbero stati problemi diversi. Forse non sarebbero stati tanto acuti, vedete.

C'è una teoria che afferma che ci sono due signor Putin: il primo era il giovane Putin prima del 2007 che mostrava solidarietà con gli Stati Uniti e che era amico di Schroeder, e poi, dopo il 2007, è venuto un altro Putin. Nel 2000 ha detto, "Non dovremmo avere scontri in Europa, dobbiamo fare di tutto per superarli". E ora ci siamo trovati a tale confronto.

Posso farle una domanda diretta? Quando riavremo indietro il primo signor Putin?

Io non ho mai cambiato. In primo luogo, mi sento ancora giovane oggi. Ero e continuo a essere amico di Schroeder. Niente è cambiato.

Neanche il mio atteggiamento verso questioni come la lotta al terrorismo è cambiato. È vero, l'11 settembre sono stato il primo a chiamare il presidente Bush e a esprimere la mia solidarietà. Infatti, eravamo pronti a fare di tutto per combattere il terrorismo insieme. Non molto tempo fa, dopo gli attacchi terroristici a Parigi, ho chiamato e poi ho incontrato il presidente della Francia.

Se qualcuno avesse ascoltato Gerhard Schroeder, o Jacques Chirac, o me, forse non ci sarebbe stato nessuno dei recenti attacchi terroristici a Parigi, in quanto non vi sarebbe stata alcuna recrudescenza del terrorismo in Iraq, in Libia, o in altri paesi del Medio Oriente .

Siamo di fronte a minacce comuni, e vogliamo ancora che tutti i paesi, sia in Europa sia in tutto il mondo, uniscano i loro sforzi per combattere queste minacce, e stiamo ancora lottando per questo. Non mi riferisco solo al terrorismo, ma anche alla criminalità, al traffico di persone, alla tutela dell'ambiente, e a molte altre sfide comuni. Ma questo non vuol dire che siamo noi quelli che dovrebbero essere d'accordo con tutto quello che gli altri decidono su queste o altre questioni. Inoltre, se qualcuno non è contento della nostra posizione, potrebbe trovare una soluzione migliore rispetto a considerarci ogni volta come un nemico. Non sarebbe meglio ascoltarci, riflettere criticamente su quello che diciamo, accettare qualcosa e cercare una soluzione comune? Questo era ciò a cui ho fatto riferimento alla celebrazione del 70° anniversario delle Nazioni Unite a New York.

Vorrei esprimere il parere che oggi la lotta contro il terrorismo islamico è un problema così grave che potrebbe mettere di nuovo insieme la Russia e l'Occidente in questa lotta, ma si pone il problema della Crimea. Vale davvero la pena mettere in gioco la cooperazione con l'Occidente per la Crimea?

Cosa intende quando dice 'Crimea'?

I confini ridisegnati.

E quello che intendo io sono persone – due milioni e mezzo di persone. Queste sono le persone che avevano paura del colpo di stato; cerchiamo di essere sinceri, erano preoccupate per il colpo di stato in Ucraina. E dopo il colpo di stato a Kiev – e non è stato altro che un colpo di stato, non importa quanto abbiano cercato di inzuccherarlo le forze nazionaliste estremiste, che stavano andando al potere in quel momento e che sono in gran parte rimaste lì – hanno subito iniziato a minacciare apertamente le persone. A minacciare le persone russe e di lingua russa che vivono in Ucraina e in Crimea in particolare, perché la Crimea era più densamente popolata da russi e russofoni rispetto alle altre parti dell'Ucraina.

Qual è stata la nostra reazione? Non abbiamo fatto guerre, né occupazioni; non vi è stata alcuna sparatoria, nessuno è stato ucciso durante gli eventi in Crimea. Non una sola persona! Abbiamo usato le forze armate solo per impedire a più di 20.000 membri del servizio ucraino di stanza sul luogo dall'interferire con la libera espressione della volontà da parte dei residenti di Crimea. La popolazione è venuta al referendum e ha espresso il proprio voto. Ha scelto di essere parte della Russia.

Ecco una domanda: che cos'è la democrazia? La democrazia è la volontà del popolo. La gente ha votato per la vita che voleva. E non è del territorio e delle frontiere che mi preoccupo, ma del destino delle persone.

Ma i confini sono una componente dell'ordine politico europeo. Prima lei ha detto che questo è in realtà molto importante, anche nel contesto dell'espansione della NATO.

È importante rispettare sempre il diritto internazionale. In Crimea, non vi è stata alcuna violazione del diritto internazionale. Sotto la Carta delle Nazioni Unite, ogni nazione ha il diritto di auto-determinazione. Per quanto riguarda il Kosovo, la Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU ha stabilito che, quando si parla di sovranità, il parere del governo centrale può essere ignorato. Se siete un periodico serio e onesto con i vostri lettori, trovate la trascrizione della dichiarazione fatta dal rappresentante tedesco presso la Corte Internazionale di Giustizia negli archivi e citatela. Prendete la lettera, che credo sia stata scritta dal Dipartimento di Stato americano, o la dichiarazione fatta dal rappresentante britannico. Trovate questi documenti e leggeteli. Il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza, e tutto il mondo l'ha accettata. Sapete come di fatto è successo?

Dopo la guerra?

No, è stato fatto da una decisione del Parlamento. E perfino senza alcun referendum.

Che cosa è successo in Crimea? In primo luogo, il Parlamento della Crimea è stato eletto nel 2010, cioè quando la Crimea era ancora parte dell'Ucraina. Questo fatto di cui sto parlando è estremamente importante. Il Parlamento, che era stato eletto mentre la Crimea era parte dell'Ucraina, si è riunito e ha votato per l'indipendenza e ha chiesto un referendum. Poi i cittadini hanno votato al referendum per la riunificazione con la Russia. Inoltre, come lei ha sottolineato giustamente, gli eventi in Kosovo hanno avuto luogo dopo diversi anni di guerra e l'intervento di fatto dei paesi della NATO, dopo il bombardamento della Jugoslavia e gli attacchi missilistici che hanno preso di mira Belgrado.

Ora voglio chiedervi questo: se i kosovari in Kosovo hanno il diritto all'autodeterminazione, perché gli abitanti della Crimea non hanno lo stesso diritto? Se vogliamo che le relazioni tra la Russia e i nostri amici e vicini di casa in Europa e in tutto il mondo si sviluppino in modo positivo e costruttivo, almeno una condizione deve essere osservata: abbiamo bisogno di rispettarci l'un l'altro, di rispettare i reciproci interessi e di seguire le stesse regole invece di continuare a cambiarle per soddisfare gli interessi di qualcuno.

Mi avete chiesto se sono un amico o no. Le relazioni tra stati sono un po' diverse da quelle tra gli individui. Io non sono amico, una sposa o uno sposo; sono il presidente della Federazione Russa. Si tratta di 146 milioni di persone! Queste persone hanno i propri interessi, e io devo proteggere tali interessi. Siamo pronti a farlo in modo non conflittuale, a cercare un compromesso, ma, naturalmente, basato sul diritto internazionale, che deve essere inteso in modo uniforme da tutti.

Se, come dice lei, non vi è stata alcuna violazione del diritto internazionale in Crimea, come può spiegare al suo popolo che a causa di questo passo l'Occidente, anche per iniziativa di Angela Merkel, ha imposto contro la Russia sanzioni per le quali ora la soffre popolazione russa?

Sapete, il popolo russo sente nei cuori e capisce nelle menti molto bene ciò che sta accadendo. Napoleone disse una volta che la giustizia è l'incarnazione di Dio sulla terra. In questo senso, la riunificazione della Crimea con la Russia è stata una decisione giusta.

Quanto alla reazione dei nostri partner occidentali, credo che sia stata sbagliata e non sia stata finalizzata a sostenere l'Ucraina, ma piuttosto a sopprimere la crescita delle capacità della Russia. Credo che questo non doveva essere fatto e questo è l'errore principale; al contrario, abbiamo bisogno di usare le rispettive capacità di crescita reciproca, per risolvere insieme i problemi comuni.

Avete menzionato le sanzioni. A mio parere, queste sono state una decisione sciocca e dannosa. Ho detto che il nostro fatturato con la Germania era pari a 83-85 miliardi di dollari, e migliaia di posti di lavoro sono stati creati in Germania come risultato di questa collaborazione. E quali sono le restrizioni di fronte alle quali ci troviamo? Ciò che stiamo attraversando non è la cosa peggiore, ma è dannoso per la nostra economia in ogni caso, dal momento che colpisce il nostro accesso ai mercati finanziari internazionali.

Il peggior danno inflitto dalla situazione di oggi, prima di tutto sulla nostra economia, è il danno causato dalla caduta dei prezzi dei nostri beni di esportazione tradizionali. Tuttavia, sia il primo sia il secondo danno hanno i loro aspetti positivi. Quando i prezzi del petrolio sono alti, è molto difficile per noi resistere dallo spendere i proventi del petrolio per coprire le spese correnti. Credo che il nostro deficit non legato a petrolio e gas fosse salito ad un livello molto pericoloso. Così ora siamo costretti a abbassarlo. E questo è sano...

E il deficit di bilancio?

Lo dividiamo. C'è il deficit totale e poi ci sono i ricavi non dipendenti da petrolio e gas. Ci sono i ricavi dipendenti da petrolio e gas, e noi dividiamo anche tutto il resto.

Il deficit totale è abbastanza piccolo. Ma quando si sottrae il deficit non dipendente da petrolio e gas, si vede che il deficit dipendente da petrolio e gas è troppo ampio. Al fine di ridurlo, paesi come la Norvegia, per esempio, mettono una quota significativa dei ricavi non dipendenti da petrolio e gas nella riserva. È molto difficile, ripeto, resistere dallo spendere i proventi del petrolio e del gas per coprire le spese correnti. È la riduzione di tali spese che migliora l'economia. Questo è il primo punto.

Secondo punto. È possibile acquistare qualsiasi cosa con i petrodollari. Gli elevati ricavi del petrolio scoraggiano lo sviluppo, in particolare nei settori dell'alta tecnologia. Stiamo assistendo a una diminuzione del PIL del 3,8 per cento e della produzione industriale del 3,3 per cento, e a un aumento dell'inflazione, che ha raggiunto il 12,7 per cento. Questo è molto, ma abbiamo ancora un surplus nel commercio estero, e le esportazioni totali di beni ad alto valore aggiunto sono cresciute

in modo significativo per la prima volta dopo anni. Questa è una tendenza esplicitamente positiva dell'economia.

Le riserve sono ancora a un livello elevato, e la Banca centrale ha circa 340 miliardi di dollari in riserve in oro e valuta estera. Se non mi sbaglio, ammontano a oltre 300 miliardi. Ci sono anche due fondi di riserva del governo della Federazione Russa, uno dei quali ha 70 miliardi di dollari, e l'altro 80 miliardi. Siamo convinti di essere diretti verso la stabilizzazione e la crescita economica. Abbiamo adottato tutta una serie di programmi, tra cui quelli volti alla sostituzione delle importazioni, il che significa investire in alte tecnologie.

Lei ha spesso discusso la questione delle sanzioni, nonché la questione della Crimea, con il cancelliere federale Angela Merkel. Vi capite? Si fida di lei?

Sono certo che sia una persona molto sincera. C'è un quadro entro il quale deve lavorare, ma non ho dubbi che sia sincera nei suoi sforzi di trovare soluzioni, anche per la situazione nel sud-est dell'Ucraina.

Lei ha parlato di sanzioni. Tutti dicono che gli accordi Minsk devono essere attuati e quindi la questione delle sanzioni potrà essere riesaminata. Questo sta cominciando ad assomigliare al teatro dell'assurdo, perché tutto l'essenziale che deve essere fatto per quanto riguarda l'attuazione degli accordi di Minsk è di competenza delle attuali autorità di Kiev. Non si può pretendere che Mosca faccia qualcosa che deve essere fatto da Kiev. Per esempio, la questione chiave, principale, nel processo di risoluzione, è politica nella sua natura e nel suo nucleo sta la riforma costituzionale. Questo è il punto 11 degli accordi di Minsk, che prevede espressamente che la riforma costituzionale deve essere effettuata, e non è Mosca, che deve prendere queste decisioni.

Guardate, tutto è previsto: l'Ucraina deve realizzare una riforma costituzionale che entri in vigore entro la fine del 2015 (paragrafo 11). Ora il 2015 è finito.

La riforma costituzionale deve essere effettuata dopo la fine di tutte le ostilità militari. Non è questo che dice il paragrafo?

No, non è così. Guardate, vi do la versione inglese. Cosa dice? Paragrafo 9 – ripristino del pieno controllo del confine di Stato da parte del governo dell'Ucraina sulla base della legge ucraina sulla riforma costituzionale entro la fine del 2015, a condizione che sia stato soddisfatto il paragrafo 11, che prevede la riforma costituzionale.

Di conseguenza, la riforma costituzionale e i processi politici vanno attuati per primi, seguiti dal rafforzamento della fiducia sulla base di tali riforme e dal completamento di tutti i processi, tra cui la chiusura delle frontiere. Credo che i nostri partner europei, sia il cancelliere tedesco sia il presidente francese, dovrebbero esaminare più a fondo queste materie.

Pensa che non sia così?

Credo che abbiano molti problemi per conto loro. Ma se stiamo affrontando questo tema dobbiamo esaminarlo. Per esempio, qui si dice che le modifiche alla Costituzione dovrebbero essere permanenti. Il governo ucraino ha introdotto la legge sullo status speciale di questi territori, una legge che era stata adottata in precedenza, nelle disposizioni transitorie. Ma questa legge, che hanno incorporato nella Costituzione, è stata adottata per la durata di soli tre anni. Due anni sono già

passati. Quando ci siamo incontrati a Parigi, sia il Cancelliere tedesco sia il Presidente francese hanno convenuto che questa legge dovrebbe essere cambiata e inclusa nella Costituzione su base permanente. Sia il presidente francese sia il cancelliere tedesco lo hanno confermato. Inoltre, la versione attuale della Costituzione non è nemmeno stata approvata e la legge non è diventata permanente. Come si possono fare pressioni su Mosca per fare ciò che in realtà deve essere fatto in linea con le decisioni dei nostri colleghi a Kiev?

Qual è il suo atteggiamento nei confronti del cancelliere federale ora? Lei ha detto qualche tempo fa che ammirava molte delle sue qualità personali. Come stanno le cose ora?

Quando avrei detto questo?

Che la rispetta.

Mi sento allo stesso modo ora. Ho già detto che lei è molto sincera e altamente professionale. In ogni caso, penso che il livello di fiducia tra noi sia molto alto.

Mi permetta di rivolgerle una domanda personale. Quando il cancelliere federale l'ha visitata a Sochi, nel gennaio 2007, sapeva che aveva paura dei cani?

No, certo che no. Non sapevo nulla. Le ho mostrato il mio cane, perché ho pensato che le sarebbe piaciuto. Gliel'ho detto più tardi e mi sono scusato.

Signor presidente, prenderà tutte le misure per ristabilire il formato del G7 come G8? E un'altra domanda: cosa ha pensato quando il presidente degli Stati Uniti ha detto che la Russia è una potenza regionale?

Non ho pensato nulla in particolare. Ogni individuo, tanto più il presidente degli Stati Uniti, ha diritto alla propria opinione su qualsiasi cosa, sui partner e su altri paesi. Questa è la sua opinione, come conosco anche la sua opinione che la nazione americana, gli Stati Uniti, siano unici è unico. Non posso essere d'accordo su entrambe le opinioni.

Vorrei chiarire alcune cose sulla Russia. In primo luogo, noi non pretendiamo il ruolo di una superpotenza. Questo ruolo è molto costoso e non ha senso. La nostra economia è la quinta o la sesta nel mondo in termini di volume. Potrebbe essere spostata per il momento verso il basso in un tenendo conto delle difficoltà economiche che ho menzionato, ma siamo sicuri di avere prospettive di sviluppo e potenzialità molto buone. Occupiamo, grosso modo, il sesto posto nel mondo in termini di potere d'acquisto.

Se diciamo che la Russia è una potenza regionale, dovremmo prima determinare a quale regione ci stiamo riferendo. Guardate la mappa e chiedere: "Che cos'è, è parte dell'Europa? O è parte delle regioni orientali, al confine con il Giappone e gli Stati Uniti, se intendiamo l'Alaska e la Cina? O è parte dell'Asia? O forsi delle regione meridionali?" O guardate il nord. In sostanza, al nord confiniamo con il Canada attraverso l'Oceano Artico. O il sud? Dov'è? Di quale regione stiamo parlando? Penso che le speculazioni su altri paesi e i tentativi di parlare senza rispetto di altri paesi sono tentativi di dimostrare la propria eccezionalità per contrasto. A mio parere, questa è una posizione sbagliata.

E per quanto riguarda il G8?

Abbiamo in programma di ospitare il vertice del G8 nel 2014. Penso che la Russia non sia mai diventata un membro a pieno titolo del G8, poiché ci sono sempre stati negoziati separati tra i ministri degli Esteri dei altri sette paesi. Non direi che questo meccanismo sia inutile. Gli incontri, i dibattiti, le ricerche di soluzioni insieme sono sempre cose benefiche.

Credo che la presenza della Russia fosse utile, perché forniva una visione alternativa su alcuni temi in discussione. Esaminiamo più o meno gli stessi problemi all'interno del G20, dell'APEC in Oriente e dei BRICS. Eravamo pronti ad ospitare il vertice del G8 nel 2014. Non siamo stati noi a non andare da qualche parte; sono gli altri paesi che non sono venuti in Russia. Se le nostre controparti decidono di venire per una visita, saranno i benvenuti, ma non abbiamo ancora prenotato i biglietti.

Cosa pensa della possibilità di ristabilire la cooperazione, se non all'interno del G8, magari con la NATO? C'era il Consiglio Russia-NATO, dopo tutto, e avete condotto esercitazioni militari congiunte. C'è la possibilità di ristabilire tale cooperazione o dovremmo rinunciare del tutto alla prospettiva?

Vladimir Putin: All'inizio, l'idea di creare il Consiglio è stata attivamente sostenuta, se non avviata, da Berlusconi, l'ex primo ministro dell'Italia, e credo che sia in Italia che abbiamo firmato il documento che stabilisce il Consiglio Russia-NATO. Non è stata la Russia a tagliare la cooperazione attraverso il G8 o il Consiglio Russia-NATO. Noi siamo disposti a interagire con tutti, una volta che vi è un oggetto di discussione comune. Pensiamo che ce ne sia uno, ma un rapporto può essere felice solo quando il sentimento è reciproco. Se non siamo benvenuti come partner, per noi va bene.

Purtroppo, al momento i rapporti Russia-NATO sono in fase di confronto, piuttosto che di cooperazione. Le forze militari turche hanno abbattuto un aereo russo, e navi da guerra russe e turche sono segnalate sempre più spesso pericolosamente vicine le une alle altre. Pensa che questi sviluppi potrebbero a un certo punto causare un'escalation da una guerra fredda a ostilità effettive?

la Turchia è un membro della NATO. Tuttavia, i problemi che sono emersi non hanno nulla a che fare con l'adesione della Turchia alla NATO; nessuno ha attaccato la Turchia. Invece di cercare di fornirci una spiegazione per il crimine di guerra che hanno commesso, cioè per aver abbattuto il nostro jet da combattimento che prendeva di mira i terroristi, il governo turco si è precipitato al quartier generale della NATO in cerca di protezione, cosa che sembra abbastanza strana e, a mio avviso, umiliante per la Turchia.

Ripeto, la NATO deve proteggere i suoi membri da attacchi, ma nessuno ha attaccato la Turchia. Se la Turchia ha interessi acquisiti in altre parti del mondo, nei paesi limitrofi, questo vuol dire che la NATO deve proteggere e garantire questi interessi? Vuol dire che la Germania, in quanto membro della NATO, deve aiutare la Turchia a espandersi in territori vicini?

Mi auguro che tali incidenti non causeranno ostilità su larga scala. Naturalmente, tutti ci rendiamo conto che la Russia, se minacciata, dovrebbe difendere i suoi interessi di sicurezza con tutti i mezzi a sua disposizione.

Ora passiamo alla Siria, se non le dispiace.

Diciamo che là stiamo affrontando sfide comuni. Questa è la lotta comune contro il ISIS in Iraq e in Siria. Tuttavia, alcuni in Occidente dicono che le forze militari russe in Siria stanno combattendo i ribelli anti-Assad, piuttosto che l'ISIS. Quale sarebbe la vostra risposta alle accuse che la Russia sta colpendo i bersagli sbagliati?

Stanno mentendo. Guardate, i video che supportano questa versione sono apparsi ancor prima che i nostri piloti avessero anche iniziato a effettuare attacchi contro i terroristi. Questo può essere confermato. Tuttavia, chi ci critica preferisce ignorarlo.

Piloti americani hanno colpito i Medici Senza Frontiere ospedale a Kunduz, in Afghanistan, per errore, ne sono certo. Ci sono state vittime e morti tra i civili e medici. I media occidentali hanno tentato di mettere a tacere questa notizia, di far cadere l'argomento e hanno una memoria molto corta quando si tratta di queste cose. L'hanno citato un paio di volte e hanno congelato l'evento. E quelle poche menzioni erano solo dei cittadini stranieri provenienti dai Medici Senza Frontiere presenti sul luogo.

Chi ricorda ora le feste di matrimonio spazzate via? Oltre 100 persone sono state uccise in un singolo colpo.

Eppure queste prove fasulle sui nostri piloti che avrebbero colpito obiettivi civili continuano a circolare. Se marchiamo i "gasdotti viventi" che consistono di migliaia di veicoli carichi di benzina e petrolio come obiettivi civili, allora si potrebbe credere che i nostri piloti stiano bombardando questi obiettivi, ma tutti li stanno bombardando, compresi gli americani, i francesi e chiunque altro.

Tuttavia, è chiaro che il presidente siriano Bashar al-Assad sta portando avanti attacchi contro la sua stessa popolazione. Possiamo dire che al-Assad è vostro alleato?

Sapete, questo è un problema piuttosto sottile. Penso che il presidente al-Assad abbia fatto molti errori nel corso del conflitto siriano. Tuttavia, non ci rendiamo conto tutti benissimo che questo conflitto non sarebbe mai aumentato a tal punto se non fosse stato sostenuto dall'estero attraverso la fornitura di denaro, armi e combattenti? Tragicamente, sono i civili che soffrono di tali conflitti.

Ma chi è responsabile di questo? Il governo, che cerca di proteggere la sua sovranità e combatte queste azioni anti-costituzionali, o quelli che hanno architettato la rivolta contro il governo?

Passiamo alla vostra domanda se al-Assad è un alleato o meno e sui nostri obiettivi in ​​Siria. Posso dirvi esattamente ciò che non vogliamo che accada: non vogliamo che lo scenario libico o iracheno si ripeta in Siria. Devo dare il giusto merito al presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi, e gliel'ho detto io stesso, perché se non si fosse assunto la responsabilità, dimostrando forza e portando il paese sotto controllo, allora avremmo potuto assistere allo scenario libico in Egitto. A mio avviso, nessuno sforzo deve essere risparmiato per il rafforzamento dei governi legittimi nei paesi della regione. Ciò vale anche per la Siria. Le istituzioni statali emergenti in Iraq e in Libia devono essere rianimate e rafforzate. Le situazioni in Somalia e in altri paesi devono essere stabilizzate. L'autorità dello stato in Afghanistan dev'essere rinforzata. Tuttavia, ciò non significa che tutto dovrebbe essere lasciato così com'è. In effetti, questa nuova stabilità dovrebbe sostenere riforme politiche.

Per quanto riguarda la Siria, penso che si debba lavorare per una riforma costituzionale. Si tratta di un processo complicato. Poi, dovrebbero essere tenute elezioni presidenziali e legislative anticipate, in base alla nuova Costituzione. È il popolo siriano stesso che deve decidere chi e come dovrebbe condurre il proprio paese. Questo è l'unico modo per raggiungere la stabilità e la sicurezza, per creare le condizioni per la crescita economica e la prosperità, in modo che la gente possa vivere nelle proprie case, nella loro patria, piuttosto che fuggire in Europa.

Ma crede che al-Assad sia un leader legittimo se permette la distruzione della popolazione del suo paese?

Il suo obiettivo non è quello di distruggere la popolazione del suo paese. Egli sta combattendo coloro che sono insorti contro di lui con forza letale. E se i civili soffrono, credo che la responsabilità principale di questo ricade su quelli che combattono contro di lui con forza letale così come su coloro che assistono i gruppi armati.

Come ho già detto, però, questo non vuol dire che tutto vada bene là fuori e che tutti abbiano ragione. Questo è esattamente il motivo per cui credo che le riforme politiche siano tanto necessarie nel paese. Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere quello di sviluppare e adottare una nuova Costituzione.

Se, contrariamente alle aspettative, al-Assad perderà le elezioni, gli concederà la possibilità di asilo nel suo paese?

Penso che sia piuttosto prematuro discutere di questo. Abbiamo concesso asilo al signor Snowden, cosa che era di gran lunga più difficile che fare lo stesso per il signor al-Assad.

In primo luogo, al popolo siriano dovrebbe essere data la possibilità di dire la propria. Vi assicuro, se questo processo è condotto democraticamente, allora al-Assad non avrà probabilmente bisogno di lasciare il paese. E non è importante se rimarrà presidente o no.

Avete parlato dei nostri obiettivi e mezzi, e ora parlate di al-Assad come nostro alleato. Lo sapete che noi sosteniamo le operazioni militari dell'opposizione armata che combatte l'ISIS? Un'ppposizione armata contro al-Assad che sta combattendo l'ISIS. Noi coordiniamo con loro operazioni congiunte e sosteniamo le loro offensive con attacchi aerei su varie sezioni in prima linea. Si tratta di centinaia, migliaia di persone armati in lotta contro l'ISIS. Sosteniamo sia l'esercito di al-Assad sia l'opposizione armata. Alcuni di loro lo hanno dichiarato pubblicamente, altri preferiscono rimanere in silenzio, ma l'operazione è in corso.

Per concludere, vorrei toccare un argomento che non è mai venuto alla luce prima, ovvero la frattura tra l'Arabia Saudita e l'Iran, come se la Siria non fosse abbastanza. Vuol dire che questa frattura può condurci a un conflitto molto grave?

Questa ostacola gli sforzi per risolvere la crisi siriana e la lotta contro il terrorismo, così come il processo di arrestare l'afflusso dei rifugiati in Europa, questo è certo.

Se questo porterà ad uno scontro regionale di dimensioni maggiori, non lo so. Preferirei non parlare o anche solo pensare in questi termini. Abbiamo ottimi rapporti con l'Iran e la nostra partnership con l'Arabia Saudita è stabile.

Naturalmente, ci dispiace che siano accadute queste cose in questi paesi. Ma nel vostro paese non avete la pena di morte. Nonostante un periodo molto difficile tra gli anni '90 e i primi anni del 2000, quando stavamo combattendo il terrorismo in Russia, abbiamo abolito la pena di morte. E in Russia al momento non esiste la pena di morte. Ci sono alcuni paesi che utilizzano la pena di morte – l'Arabia Saudita, gli Stati Uniti e alcuni altri.

Ci rammarichiamo di quanto è successo, tanto più che il religioso non aveva lottato con forza letale contro l'Arabia Saudita. Eppure è vero che un assalto a un'ambasciata è un evento del tutto inaccettabile nel mondo moderno. Per quanto ne so, le autorità iraniane hanno arrestato diversi autori dell'assalto. Se è necessaria la nostra partecipazione in qualsiasi forma, siamo pronti a fare tutto il possibile per risolvere il conflitto nel più breve tempo possibile.

Un'ultima domanda, signor presidente.

Durante i preparativi per le Olimpiadi invernali di Sochi, ci sono state pesanti critiche in Occidente sullo sviluppo democratico e la situazione dei diritti umani in Russia. Si aspetta che sorgano di nuovo critiche simili durante i preparativi per la Coppa del Mondo FIFA del 2018?

Penso che la lingua russa sia più estesa di quella tedesca (notando la lunga traduzione della domanda dal tedesco in russo).

Direi che la lingua tedesca è più precisa. La lingua russa è più varia, più elegante. Tuttavia, menti geniali come, per esempio, Goethe rendono il suono della lingua tedesca molto elegante e bello. Si può sentire la sua bellezza solo in tedesco, e per essere in grado di sentirlo uno ha bisogno di capirlo.

Per quanto riguarda la democrazia, le classi dirigenti di solito parlano di libertà per gettare fumo negli occhi dei popoli da loro governati. Non c'è nulla di nuovo riguardo alla democrazia in Russia. Come abbiamo già individuato, la democrazia è il governo del popolo e l'influenza del popolo sulle autorità. Abbiamo imparato molto bene la lezione del governo di un solo partito – quello del Partito Comunista (PCUS). Pertanto, abbiamo fatto la nostra scelta molto tempo fa e continueremo a sviluppare istituzioni democratiche nel nostro paese. Allo stato attuale, 77 partiti politici possono partecipare alle elezioni parlamentari in Russia. Siamo tornati alle elezioni governatoriali dirette.

Stiamo facendo avanzare gli strumenti di democrazia diretta, che significa diverse organizzazioni pubbliche, e continueremo a farlo. Non ci può essere nessun cliché sempre identico in democrazia – sia che si tratti di americani, europei (tedeschi), russi o indiani. Sapete che per due volte nella storia americana il presidente è stato eletto dalla maggioranza dei delegati in rappresentanza della minoranza degli elettori? Vuol dire assenza di democrazia? Ovviamente no. Ma non è l'unico problema né il più importante. Uno dei leader europei una volta mi ha detto: "Negli Stati Uniti non è possibile concorrere per la presidenza senza un paio di miliardi di dollari in tasca".

Ora, per quanto riguarda il sistema parlamentare della democrazia, mi è stato chiesto più volte: "Da quanto tempo è presidente?" Ma in una democrazia parlamentare, la persona numero uno è il primo ministro, che può essere a capo del governo un numero illimitato di volte.

Siamo tornati alle elezioni dirette dei capi regionali. In alcuni paesi, tuttavia, i capi delle regioni sono nominati dal governo centrale. Non sono sicuro, posso sbagliarmi, probabilmente è meglio tralasciare questa cosa o controllarla due volte, ma, per quanto ne so, questo è il caso in India.

Abbiamo ancora una serie di problemi da risolvere prima che la gente si senta sicura di avere una reale influenza sulle autorità e che le autorità rispondano alle richieste della gente. Stiamo al lavoro per migliorare i nostri strumenti.

Per quanto riguarda i tentativi di utilizzare lo sport in fratture e competizioni politiche, credo che questo sia un errore enorme. Questo è ciò che fanno le persone stupide. Se sorgono problemi, in particolare a livello interstatale, lo sport, l'arte, la musica, il balletto e l'opera sono i mezzi stessi che dovrebbero avvicinare i popoli tra loro piuttosto che dividerli. È di vitale importanza favorire questo ruolo dell'arte e dello sport, piuttosto che sminuirlo e sopprimerlo.

Grazie, signor presidente, per una conversazione meravigliosa e molto dettagliata.

 
Viaggio a Mosca (seconda parte)

(prima parte)

il Concilio pan-russo del 1917-1918, tenuto in quella che oggi è conosciuta come la Sala Conciliare (Соборная Палата), in quella che  era precedentemente la Casa episcopale, a Mosca, e che oggi si trova sul sito dell'Università di san Tikhon

Terra consacrata

Lunedì 25 febbraio

La conferenza doveva iniziare con una liturgia archieratica: alle 9 del mattino padre Sergej avrebbe dovuto venire a condurmi all'Università di san Tikhon in metropolitana, ma ha avuto un po' di ritardo per il traffico, e così abbiamo finito per prendere un taxi.

Padre Sergej non è stato in grado di rimanere per la sessione del mattino, ma si è assicurato che io entrassi nella chiesa che era in cima alle scale e faceva parte di una grande sala. Non ero a conoscenza della storia di questo luogo fino al giorno successivo, e forse è andato bene così, perché era abbastanza intimidatorio parlare a questa conferenza in primo luogo - ma come ho appreso in seguito, si trattava di una chiesa dedicata a san Vladimir e costruita dallo ieromartire Vladimir (Bogojavlenskij), il primo vescovo martirizzato dai bolscevichi quando era metropolita di Kiev. Fu costruita perché prima di essa non esisteva una chiesa dedicata a san Vladimir il Grande a Mosca e volevano una chiesa adatta a celebrare il 900° anniversario del Battesimo della Rus' nel 1888. Nel 1917 fu scelta come sede del fondamentale concilio pan-russo che elesse il patriarca Tikhon e svolse un ruolo chiave nel tracciare il corso della Chiesa russa fino ai giorni nostri.

i padri del Concilio pan-russo del 1917-1918

I sovietici distrussero l'interno di questa chiesa, che fu usata semplicemente come sala da concerto. Tuttavia, è stata ripristinata, quasi esattamente com'era in origine. Tuttavia, come potete vedere dalla foto in alto del Concilio del 1917, c'era un arco che separava la sala principale dalla chiesa, che era decorata con icone. Quando la chiesa fu restaurata, fu deciso che le icone su questo arco sarebbero state composte dai santi che parteciparono al Concilio del 1917, e che erano o martiri o confessori.

Quando sono entrato per la prima volta all'altare, padre Pavel Ermilov si è presentato e mi ha indicato i paramenti messi da parte per me. Era una cosa buona che avessero un set da usare, perché avevo pensato che la Liturgia sarebbe stata in paramenti dorati, ma come è risultato, erano azzurri, per la festa dell'icona della Madre di Dio di Iviron.

l'arcivescovo Amvrosij (Ermakov)

Non avevo portato la mia kamilavka, perché viaggiare con un grande copricapo è molto scomodo. Padre Pavel ha fatto diversi tentativi per trovarne una adatta, ma io ho una grande testa, come spesso capita con i texani. Immagino che possa essere così anche con i serbi, perché per rendere le cose simmetriche, mi ha fatto stare di fronte a padre Darko Djogo, un altro relatore invitato, dalla facoltà di teologia dell'Università di Sarajevo orientale, che proprio come me non aveva una kamilavka che andasse bene. Ma ho scoperto che parla anche un inglese meravigliosamente buono, e così ho preso l'impegno di restare vicino a lui per il resto della conferenza.

padre Darko Djogo

Così ci siamo messi in fila per salutare l'arcivescovo Amvrosij (Ermakov), che è il rettore dell'Accademia teologica di Mosca. Il coro è stato particolarmente sorprendente.

La Liturgia stessa era molto bella, anche se ci sono alcune piccole differenze tra la pratica nella ROCOR a cui sono abituato e la pratica di Mosca, ma ce l'ho fatta senza incidenti. Ho potuto incontrare l'arcivescovo Amvrosij e anche padre Vladimir Vorobjov, che è il rettore dell'Università. Sfortunatamente per me, le nostre conversazioni erano limitate dal loro povero inglese e dal mio ancor più povero russo.

padre Vladimir Vorobjov

Dopo la Liturgia, il clero è stato invitato in una sala da pranzo dove abbiamo pranzato molto bene, e ho potuto parlare con il clero... per lo più padre Darko e padre Pavel, sebbene alcuni degli altri membri del clero parlassero un po' di inglese. C'era un prete ucraino che parlava inglese, e ha sottolineato che aveva lo stesso tipo di cappotto che indossavo io, e non mi è chiaro su come gli sia capitato di averne uno. Entrambi indossavamo i cappotti della marina degli Stati Uniti - che io indosso per tre motivi: 1) mio padre era nella marina durante la seconda guerra mondiale e mi ha detto che si trattava di un cappotto molto caldo e pratico; 2) puoi ottenerli da un magazzino di eccedenze dell'Esercito e della Marina molto a buon mercato; e 3) funzionano bene con il mio solito guardaroba. In seguito ho saputo che il sacerdote era un altro oratore invitato e che era stato espulso con la forza dalla sua Chiesa in Ucraina, anche se non ricordo dove fosse, né i dettagli di cosa è successo nel suo caso.

Dopo il pasto, ha avuto inizio la conferenza vera e propria. La prima sessione si è concentrata sulle questioni teologiche alla base della crisi, e gli oratori provenivano dall'Accademia teologica di Mosca, dal Seminario teologico Sretenskij, dall'Università statale di Mosca, e c'era anche padre Pavel Ermilov, professore all'Università di san Tikhon.

padre Pavel Ermilov

Mi sono seduto accanto a padre Darko, che mi ha tradotto i punti salienti di ciò che si diceva.

Dopo un'altra pausa, abbiamo iniziato la sessione in cuii sia io che padre Darko dovevamo parlare, e che era intitolata: "Uno sguardo alla crisi della chiesa dall'estero". Padre Sergej Baranov è arrivato per questa sessione e mi ha fornito una traduzione abbastanza completa di tutti gli altri discorsi, il che mi ha dato una buona idea dei punti che non avevo ancora approfondito fino ad allora. Avevo chiesto a padre Sergej di tradurre il mio discorso al pubblico, perché lo conosco da circa un decennio e sapevo che avrebbe capito quello che stavo dicendo (parla correntemente il texano). Ha più lauree di quante paia di calze possieda la maggior parte della gente, in campi che vanno dalle scienze esatte alla teologia, e sta attualmente lavorando a un dottorato di ricerca in teologia.

Ha portato con sé un registratore, che sembra simile a quello che uso io, ma un po' più nuovo e più avanzato. Mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto occuparmi del registratore, ma gli ho suggerito di pensarci lui, dal momento che sapevo che con il mio che era facile pensare di stare registrando quando non era in funzione, e poiché aveva più familiarità con il suo registratore. Avevamo anche un limite di tempo per i nostri discorsi, e volevo assicurarmi di non andare oltre.

Non me ne sono reso conto fino a che padre Sergej me l'ha detto più tardi, ma ha pensato di aver registrato i primi 10 minuti, solo per rendersi conto che non lo aveva fatto, e poi ha iniziato a registrare. Pensavo che ci fossimo fermati al nostro limite di tempo mentre controllavo i minuti sul registratore, ma a causa di questo inconveniente siamo andati un po' oltre. Tuttavia, il discorso sembrava essere stato ben accolto. Potete leggere il testo di quel discorso qui:

Una prospettiva americana sulla crisi in Ucraina

Dopo la sessione, abbiamo concluso la conferenza con un pasto serale, piuttosto festoso. Padre Sergej aveva bisogno di tornare a casa, ma io sono rimasto fino alla fine e sono stato riportato al mio appartamento da padre Dimitrij, il cui cognome mi sfugge, ma che è un diacono e un genero di padre Vladimir Vorobjov. È un uomo molto allegro, che parla abbastanza bene l'inglese, e così abbiamo fatto una bella conversazione sulla via di casa.

Il piano era che il giorno seguente io servissi in una delle parrocchie vicino al mio appartamento che è collegato all'Università di san Tikhon. Era abbastanza vicino per me per arrivare a piedi. E poi avrei avuto un passaggio per il secondo e ultimo giorno della conferenza.

Questa è stata una giornata fantastica, e se il mio viaggio fosse finito a questo punto, sarebbe già stato uno dei momenti salienti della mia vita, ma c'era ancora molto altro da fare.

(fine della seconda parte)

 
Quali forme insolite possono avere le chiese ortodosse?

Qual è la nostra idea di una chiesa ortodossa? Oggi potremmo visualizzarla come un edificio di pietre e cemento, dipinto di bianco o di qualche altro colore liturgico, con un tetto arrotondato e una croce sulla sommità. In alternativa, potremmo immaginarla come una chiesetta rurale costruita in legno con cupola e croce. Ma c'è molta più varietà nell'architettura ecclesiastica. Nel corso della storia, i fedeli si sono radunati per la preghiera comune in catacombe, in case private e in molti altri ambienti. Di conseguenza, le chiese cristiane in Russia hanno assunto molteplici forme, comprese alcune piuttosto straordinarie. Eccone alcuni esempi.

Chiese scavate nella roccia

Di tutti i campioni dell'architettura ecclesiastica popolare russa, le chiese scavate nella roccia sono forse le più conosciute. Chiese e monasteri scavati nella roccia costituivano una soluzione architettonica diffusa, che forniva segretezza e isolamento, particolarmente apprezzati dai fedeli in fuga dalle persecuzioni religiose. Esistono numerosi esempi in Montenegro, Bulgaria, Turchia, Georgia e Crimea. Nella Russia sud-occidentale, diversi monasteri furono scolpiti nella roccia calcarea nel XVIII e XIX secolo. Sono tutti sopravvissuti fino ai nostri giorni. È interessante notare che questi monasteri rupestri non furono costruiti da monaci ma da devoti cristiani che cercavano la vita solitaria e la preghiera. Nelle grotte calcaree della regione russa di Voronezh sono ancora attivi tre monasteri: il Kostomarovskij Spasskij, il monastero della santa Dormizione di Divnogorsk e il monastero della santa Resurrezione a Belgorod.

monastero della santa Dormizione di Divnogorsk

ingresso alla chiesa principale del monastero della Resurrezione a Belgorod

Questi esempi sfidano la nostra idea convenzionale dell'architettura, ecclesiastica o secolare. Alcune strutture sono costituite da un solo muro esterno e l'arredamento interno dipende quasi sempre dalla forma degli interni. A volte, tuttavia, i migliori architetti hanno reso il design degli interni quasi indistinguibile da quello una chiesa convenzionale.

grotte di Divnogorsk e Belogorsk, vista interna

Chiese costruite su misura

Le chiese commissionate individualmente presentano alcuni esempi interessanti e persino straordinari di architettura ecclesiastica. Il primo tra questi esempi è la chiesa della Trinità detta "Kulich e paskha" a San Pietroburgo. La fonte del suo soprannome non è stata l'arguzia dei cittadini, ma i desideri del cliente, il procuratore generale Vjazemskij, un confidente dell'imperatrice Caterina la Grande. Nel 1785 questi commissionò una chiesa e un campanile a forma di famosi dolcetti pasquali. La torre con le colonne – che sembra un kulich, ovvero un pane pasquale di forma tonda – è ancora una chiesa attiva. Il suo annesso, simile al dolce pasquale piramidale, è a due ordini. Il livello superiore è un campanile e il livello inferiore ospita il fonte battesimale. Sulla parete esterna del campanile sopra le campane ci sono due quadranti di orologi, ognuno dei quali mostra un'ora diversa. Tetti a forma di mela e croci coronano entrambe le parti del tempio.

la chiesa della santa Trinità "Kulich e paskha": il progetto originale

la chiesa della santa Trinità "Kulich e paskha" oggi

Gli effetti ottici e il colore blu delle pareti fanno sembrare l'interno della chiesa più grande del suo esterno.

l'interno della Chiesa della santa Trinità

Chiesa dell'Icona della Madre di Dio del Segno a Dubrovitsy. Questa chiesa, situata nel villaggio di Dubrovitsy fuori Podolsk, in Russia, assomiglia più a un'antica cattedrale cattolica europea che a una chiesa ortodossa. Risale alla fine del XVII secolo quando la tenuta di Dubrovitsy apparteneva al principe Boris Golitsyn, insegnante di Pietro il Grande. Golitsyn costruì la chiesa al posto di una piccola cappella di legno dedicata al profeta Elia. Secondo una leggenda, il principe stava cercando di fare pace con Pietro il Grande dopo un'accesa discussione. Lo tsar partecipò alla consacrazione nel 1704, accompagnato dal figlio, lo tsarevich Alessio.

Era un raro esempio di chiesa in stile rococa, decorato con stucchi e ricchi ornamenti sul portico, e squisite volute a forma di vite che incorniciavano le finestre. All'interno c'erano un altare rupestre riccamente inciso e sculture dei santi Basilio il Grande, Gregorio il Teologo e dei dodici apostoli, tra gli altri. Tuttavia, la sua caratteristica più distintiva era forse il tetto dorato a forma di corona. In Russia era l'unica chiesa del suo genere.

La chiesa non è sopravvissuta fino ai nostri giorni nella sua forma originale. Le autorità sovietiche la chiusero, facendo saltare in aria il campanile e all'interno la chiesa dei santi Adriano e Natalia.

la chiesa dell'Icona della Madre di Dio del Segno

frammenti dell'iconostasi, cupola e galleria del coro all'interno della chiesa dell'Icona della Madre di Dio del Segno

Chiese convertite all'uso ortodosso

Alcune chiese originariamente appartenevano ad altre confessioni cristiane, ma alla fine divennero chiese ortodosse. Ospitano ancora servizi di culto, anche se il loro aspetto esteriore può confondere alcuni credenti. La chiesa della Dormizione della Madre di Dio a Sarja, in Bielorussia, fu commissionata da Ignatij Lopatinskij, un nobile del XIX secolo e costruita come tempio cattolico neogotico in memoria della moglie defunta. Tuttavia, Lopatinskij non aveva ottenuto tutti i permessi richiesti e finì in tribunale a San Pietroburgo.

Alla fine, Lopatinskij dovettte scegliere tra demolire la chiesa a proprie spese o consegnarla alla Chiesa ortodossa, e scelse quest'ultima opzione.

In epoca sovietica, la chiesa fu trasformata in un magazzino e negli anni '80 divenne quasi una pista da ballo. Ma il Signore ha protetto la chiesa da un'ulteriore profanazione e, alla fine, le autorità l'hanno restituita ai fedeli. Ora è una Chiesa attiva frequentata da credenti ortodossi.

la chiesa della Dormizione della Madre di Dio

La chiesa di santa Barbara a Raets, Bielorussia. Ecco un altro esempio di chiesa in stile gotico costruita nel XIX secolo come cattedrale cattolica e trasformata in chiesa ortodossa. Con le sue spesse mura di malta, le finestre a forma di freccia e il tetto merlato, ricorda un castello medievale. La torre sembra più un castello medievale. Prima di commissionare la chiesa, Franciscus Raetskij inviò il suo architetto Jan Zajko sull'isola di Sant'Elena per ispezionare le sue chiese e trarre ispirazione dal loro progetto. Tuttavia, dopo la sconfitta della rivolta anti-russa di Konstanty Kalinowski negli anni '60 del XIX secolo, la cattedrale perse alcuni dei suoi dettagli architettonici e divenne una chiesa ortodossa. Durante la seconda guerra mondiale fu colpita da un proiettile e le autorità sovietiche tentarono di distruggerla dopo la guerra. Eppure le sue robuste mura sono sopravvissute a tutti gli attacchi e continuano ad adornare il paesaggio locale fino ad oggi.

la chiesa di santa Barbara a Raets, Bielorussia

Chiese mobili o su ruote

Alcune chiese mobili esistono in Russia dal 1724 e sono ancora attive oggi. L'intensa costruzione ferroviaria nella Russia del XIX secolo ha dato origine a chiese convertite da vagoni ferroviari. Ne esistono esempi ancora oggi. Le chiese ferroviarie itineranti aiutano a raggiungere i credenti nelle aree più remote, prive di chiese permanenti. Per esempio, la chiesa mobile di san Nicola il Taumaturgo viaggia da molti anni nella regione russa di Novosibirsk. Può ospitare fino a 70 credenti alla volta. Anche altre regioni russe utilizzano chiese mobili che viaggiano su binari. Alcune di queste chiese mobili sono state tolte dai binari, poste su basi permanenti e trasformate in chiese parrocchiali regolari.

Forse l'esempio più famoso di un vagone ferroviario trasformato in chiesa è la chiesa dell'icona della Madre di Dio "Derzhavnaja" a Nizhny Novgorod. Nel 2005 la ferrovia locale ha donato alla Chiesa un vagone ferroviario inutilizzato e le autorità diocesane hanno deciso di utilizzarlo come chiesa improvvisata in attesa del completamento di una chiesa permanente di mattoni e malta nelle vicinanze. Una cupola è stata costruita sopra il suo tetto e una scala è stata aggiunta alla sua porta. Si è deciso di utilizzare il carro come edificio ausiliario al completamento della chiesa permanente.

chiesa ferroviaria in onore dell'icona della Madre di Dio "Derzhavnaja"

Una chiesa ortodossa è la casa di Dio. Qui troviamo la salvezza elevandoci al di sopra del mondo e raggiungendo il Cielo. I dettagli dell'arredamento esterno ed interno ci ricordano questo obiettivo. Tuttavia, a volte, abbiamo bisogno di usare la creatività per stabilire luoghi di culto in ambienti meno convenzionali come un vagone ferroviario o una grotta. Crediamo nell'onnipresenza di nostro Signore e sappiamo che egli ascolterà le nostre sincere preghiere ovunque ci riuniremo, indipendentemente dallo stile architettonico della nostra chiesa, che si tratti di un'antica cattedrale cattolica o di una chiesa con un tetto a forma di corona.

 
Metropolita Onufrij: la legge di Dio non è stata né sarà abolita

sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina

Secondo il primate della Chiesa ortodossa ucraina, molti di coloro che sono applauditi oggi saranno condannati da Dio e dalla storia.

Arriverà il momento e la storia metterà tutto al suo posto, ha detto il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, il 14 dicembre alla cerimonia di premiazione dei bambini di talento "Il futuro della nazione", rispondendo alla domanda del giornalista del canale Перший Козацький sul perché stiamo zitti, perdoniamo e non ripaghiamo i trasgressori con la stessa moneta, e cosa fare se la legge non funziona.

"Sfortunatamente, le nostre leggi quasi non funzionano ..." ha detto il primate della Chiesa ortodossa ucraina. "Ma noi speriamo nella legge di Dio." Nessuno l'ha abolita ne la abolirà. La legge di Dio esiste. E nonostante il fatto che oggi si commetta una certa illegalità, verrà il tempo in cui la storia metterà tutto al suo posto. E le persone valuteranno questi eventi da un punto di vista completamente diverso. Secondo me, molti di coloro che sono applauditi oggi saranno condannati sia da Dio che dalla storia".

Sua Beatitudine Onufrij ci ha ricordato che abbiamo un modello di comportamento su come rispondere al male: lo stesso Salvatore.

"Ha sofferto persecuzioni ma non si è lamentato, non ha fatto dichiarazioni, e ci ha ordinato di fare lo stesso... Nelle prove ci rafforziamo spiritualmente. Ed è proprio nella sofferenza che una persona può crescere spiritualmente. Negli sforzi, nel migliorare te stesso, nel superare le tue passioni ", ha osservato il primate.

Secondo lui, non si dovrebbe guardare a colui che ci ha insultati, ma a Dio: se Dio non avesse permesso che ciò accadesse, ciò non sarebbe accaduto.

"Guardiamo la situazione e chiediamo: bene, Signore, vuoi che passiamo attraverso questa prova? E poi proviamo a correggere ciò che Dio ci ricorda..." ha sottolineato.

Ricordiamo che nell'ambito della VI cerimonia di premiazione "Il futuro della nazione", che si è tenuta nella sala dell'Opera Nazionale dell'Ucraina, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha consegnato i premi della chiesa al campione mondiale di pugilato Aleksandr Usik e ad altri personaggi culturali e sportivi.

 
Perché Giovanni il Battista ha le ali nelle icone ortodosse?

In una nota barzelletta ‘ecumenica’, due pastori evangelici entrano in una chiesa ortodossa e si mettono a osservare le icone. A un certo punto, di fronte a un’icona, uno dei due dice: “Ecco! Questo è il Battista!”. L’altro risponde: “Strano... non è mica vestito come uno di loro!”.

L’immagine di Giovanni Battista stupisce molti - e non solo i nostri fratelli evangelici - perché il profeta e precursore del Signore è spesso raffigurato con ali d’angelo. Scopriamo il perché di questa insolita raffigurazione in un articolo della sezione “Santi” dei documenti.

 
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