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La fine dell'Unione Europea?

Recentemente il molto rispettato metropolita Atanasio di Limassol ha detto in un'intervista che la fine dell'Unione Europea non è una questione di se, ma di quando. Dal punto di vista di un osservatore, sembra proprio che le sollecitazioni all'interno dell'UE siano troppo grandi perché questa struttura puramente artificiale e innaturale sopravviva molto più a lungo. Come tutti gli altri 'Reich' feudali di breve durata, il primo di Carlo Magno, il secondo di Bismarck, il terzo di Hitler, così anche il Quarto Reich dell'UE è destinato a crollare. Figlia dei primi anni '90, è stata tra noi per quasi una generazione – ma non può continuare ancora a lungo.

Prima di tutto, c'è il conflitto tra Nord e Sud dell'Europa occidentale, in realtà in gran parte il conflitto tra l'Europa tedesca / protestante e quella latina / cattolica. L'Europa protestante, o più precisamente calvinista, vive per meschini guadagni e risparmi filistei; i capitali bancari d'Europa sono nei paesi protestanti, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Germania e Svizzera. D'altra parte, l'Europa cattolica è meno interessata al mammonismo protestante. Vuole vivere e godersi la vita. Questa divisione fondamentale spiega perché le istituzioni presumibilmente unitive dell'UE sono situate sulla linea di demarcazione fra cattolici e protestanti a Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo.

In aggiunta a questa divisione, l'élite dell'UE ha poi avuto il coraggio di introdurre l'euro. Una taglia unica che va bene per tutti, hanno detto. Naturalmente, non è così. L'Europa, Grecia compresa, non è la Germania e nessuno vuole un'Europa tedesca, che è proprio ciò che è è in realtà l'Unione Europea. Alcuni paesi hanno persino rifiutato l'euro, tanto odiato dal popolo tedesco. In particolare, l'elite del Regno Unito lo ha respinto. Ora la paternalistica éòite dell'Establishment nel Regno Unito sta offrendo per la prima volta ai suoi sudditi la libertà di lasciare veramente l'Unione Europea. È possibile che per una piccola maggioranza, il popolo si riprenda di fatto la propria libertà, per la disperazione di Washington che ha sempre gestito l'UE come suo protettorato ed è stupita che l'élite del Regno Unito possa offrire libertà e democrazia alla sua plebe.

Infine, c'è la tracotante follia dell'élite europea occidentale nel pensare che l'Europa occidentale, già debole e divisa, possa assorbire anche l'Europa orientale, emersa dalla tirannia comunista, dopo circa 45 anni. Il comunismo era certamente una tirannia, ma aveva anche dei vantaggi. Per esempio sotto la protezione del comunismo, tutti avevano un lavoro (in qualche modo), una casa (per quanto modesta), tutti avevano l'istruzione e la sanità gratuita, e la criminalità era praticamente inesistente. Fatto ancor più significativo, il comunismo ha protetto l'Europa dell'Est anche dalla decadenza morale occidentale degli anni '60, che ha portato l'Europa occidentale all'immigrazione musulmana di massa, da una parte, e a Eurosodoma, dall'altro.

Oggi non solo l'Ungheria, ma anche la Slovacchia, la Repubblica Ceca e ora il nuovo governo nazionalista in Polonia si oppongono all'UE a guida occidentale. I tre Stati Baltici dell'UE sono stati economicamente e politicamente paralizzati, molti dei giovani costretti a emigrare. Romania e Bulgaria, gestite da élite post-comunisti irrimediabilmente corrotti, sono zone proibite. L'espansione dell'UE in Montenegro e Moldova, e tanto meno in Ucraina, dove si prevede presto il crollo della giunta neo-fascista installata dagli USA a Kiev, è ormai improbabile. I popoli dell'Europa orientale (e di fatto anche quelli dell'Europa occidentale, ma nessuno li consulta) non vogliono immigrazioni musulmane di massa, né vogliono parate gay e l'obbligo di riconoscere la Chiesa di Satana, come l'UE ha subito imposto all'Ucraina.

L'Unione Europea nella sua forma attuale riuscirà a sopravvivere? Ne dubitiamo. Come ha detto uno dei vescovi più importanti della Chiesa di Cipro, il suo crollo non è una questione di se, ma di quando. Questo perché solo la Croce può unire i quattro angoli della Terra, Nord, Sud, Est e Ovest. E l'Unione Europea non è la Croce, in realtà è l'anti-Croce, la stella di Satana. Così, quando alcuni suggeriscono che l'UE ha bisogno di un battsimo, diciamo loro che questa non è la soluzione, perché avrebbe rifiutato anche le preghiere di preparazione di esorcismo, all'inizio del rito battesimale. L'ombra del diavolo non può rinunciare al suo padrone e sputarci sopra.

 
Come la parola "perdonami" mi ha riportato alla Chiesa

Eravamo vicino all'uscita di un cinema, pronti a distribuire le nostre Bibbie in brossura. La Passione di Cristo di Mel Gibson era appena terminata e gli spettatori uscivano dalla sala. Erano sopraffatti e alcuni avevano persino le lacrime agli occhi. Senza dire una parola, prendevano i nostri libri e andavano via. All'improvviso, un tipo che masticava gomma, con due ragazze in jeans attillati ai lati e una grande croce d'oro sul petto si avvicinò a noi.

"Non siete dei nostri. Non siete ortodossi, vero? "Disse aggressivamente. "Perché state attirando la gente nella vostra setta con i vostri libri?"

"E tu sei ortodosso, vero?" Chiesi imperterrita.

"Certo," rispose il ragazzo con orgoglio.

"Quando è stata l'ultima volta che sei andato in chiesa? Sei andato alla comunione di recente? Digiuni? Dici le tue preghiere quotidiane?"

Sconcertato dalle mie domande, il ragazzo si sentì a disagio. Arrossì, si guardò intorno e scosse la testa. Anche le ragazze erano confuse. Sapevo cosa ci si aspettava da un vero ortodosso, perché io stessa ero stata una parrocchiana.

"E tu ti definisci ortodosso," dissi in tono di rimprovero. "Sai, vorrei davvero che invece di me ci fosse qui un sacerdote che invita le persone a credere in Dio!" Aggiunsi. "Ma qui non ci sono sacerdoti, quindi qualcuno deve parlare alla gente di Gesù Cristo che è morto per noi!"

Imbarazzati, i tre giovani si ritirarono, ma inaspettatamente il ragazzo tornò.

"Posso avere il libro?" Chiese timidamente.

"Certo," dissi in fretta. "Ecco qui. Uno per te e due per le tue amiche. È la stessa Bibbia, ma è più facile da capire. C'è l'indirizzo della nostra chiesa nell'ultima pagina, vieni a incontrarci se lo desideri, saremo felici di vederti. O almeno, inizia ad andare in chiesa, ma per favore ricorda che Dio ti ama".

Sulla via di casa dopo questa evangelizzazione, ho visto alcune delle nostre Bibbie gettate in una pozzanghera. Sconvolto, ho raccolto le "parole di vita" inzuppate d'acqua sporca, pregando interiormente Dio di perdonare le persone che hanno gettato il libro sacro perché non capivano cosa stavano facendo. Se solo avessero potuto aprire i loro cuori a Gesù come avevo fatto io qualche tempo prima!

A quel tempo, credevo che la mia vita fosse quasi perfetta. Amavo Dio e mi sembrava di avere una connessione personale con lui. Pregato e le mie preghiere erano esaudite. Sentivo di essere stata salvata (se mi fosse successo qualcosa e fossi morta, ero sicura che sarei andata direttamente in paradiso). Ero carina, istruita, colta, con una mentalità giusta e mite. Non bevevo, non fumavo, non bestemmiavo, facevo buone azioni e pagavo le decime alla casa di Dio.

Ogni domenica glorificavo Dio all'incontro protestante cantando e ballando. Avevo buoni amici, un lavoro eccellente e una figlia adorabile. Ero sicuro che Dio aveva un grande piano per me, un piano che includeva risultati, vittorie, premi e regali e non aveva spazio per la malattia, la povertà o la sofferenza. Perché Gesù ha già superato tutti i problemi sulla Croce. Tutto quello che dovevo fare era accettare la sua volontà e credere nel mio luminoso futuro.

Se qualcuno tentava di criticare la mia visione ottimistica del mondo, discutevo con grande eloquenza. I miei discorsi appassionati rinforzati da esempi personali, il mio carisma e le citazioni dalla Bibbia sopraffacevano i miei avversari. Al minimo smettevano di discutere con me e al massimo diventavano solidali con le mie convinzioni. A volte si univano anche alla nostra comunità.

"Salva, o Signore"

icona della Madre di Dio di Smolensk appartenuta alla mia bisnonna

Nella mia famiglia di insegnanti di villaggio atei, filo-comunisti, che adoravano libri e film, solo la mia bisnonna era religiosa. La bisnonna Ulja era nata in epoca tsarista. Non sapeva leggere né scrivere. Tendenzialmente tendeva a sbrigare faccende intorno alla casa o al nostro orto, non parlava molto. Spesso preparava gustosi pasticcini e biscotti. Per qualche motivo, mi sono sempre sentita a mio agio accanto a lei. Notavo che a volte stava immobile nell'angolo della cucina, guardando l'armadietto vicino al soffitto e sussurrando qualcosa. Decisa a scoprirne il motivo, sono salita sul tavolo, ho aperto l'armadietto e ho scoperto un'icona sotto un vetro che si era oscurato con il tempo.

"Che cosa stai facendo, nonna, non c'è nessun Dio", dicevo da bambina di terza elementare a un'anziana analfabeta.

Le parlai delle assurdità che mi avevano insegnato nelle lezioni di scienze naturali a scuola sulle persone primitive che temevano il tuono e inventavano forze celesti per spiegarlo, e sugli astronauti che non avevano visto Dio nello spazio. In risposta, la nonna si limitò a guardarmi con i suoi occhi azzurri e scosse la testa in tono di rimprovero, dicendo "Salva, o Signore".

Nel frattempo, Dio mi è stato gradualmente rivelato attraverso i libri. Sono stata un'avida lettrice da quando avevo cinque anni. Quando ho compiuto dieci anni, Il leone, la strega e l'armadio, uno dei libri delle Cronache di Narnia del famoso autore cristiano C.S. Lewis, è stato pubblicato nell'URSS. È stato un miracolo che le autorità abbiano permesso la pubblicazione di questo libro. Quando ho letto il nome Aslan (il Grande Leone nella terra magica è un'allusione a Dio), il mio cuore si è come fermato e ho avuto una premonizione incredibile di qualcosa di meraviglioso e di buono.

La mia bisnonna è morta all'età di più di ottant'anni. Io avevo 13 anni all'epoca. Anche se tutta la nostra famiglia si era addolorata per la sua morte, è morta in un modo buono. Quasi fino al suo ultimo giorno, nonna Ulja è stata arzilla, razionale e socievole. Poco prima della sua morte, ha raccolto tutti i suoi parenti attorno al suo letto e ha detto le sue parole di commiato. Dopo ciò l'ho vista diverse volte; non sono sicuro se fosse nei miei sogni o nella realtà. Era tranquilla e mi guardava in silenzio con i suoi occhi gentili, scuotendo leggermente la testa.

Quando avevo quindici anni ho letto Il Maestro e Margherita [di Mikhail Bulgakov], a partire dalla storia di Yeshua. Tutto ciò che riguardava Gesù Cristo mi faceva provare una sorta di stupore, come un arrivo inaspettato della primavera.

Quando ero all'università, mi sono imbattuta nel Sermone sul Monte nella rivista Rabotnitsa (era il tempo della perestrojka e i temi legati alla fede non erano più un tabù). Ho tagliato con attenzione il testo e l'ho incollato su un blocco note. Ho persino riscritto le parole per qualche motivo. Non avendo assolutamente idea di chi fossero quei "beati" e di cosa significassero le beatitudini, continuavo a ripetere queste profonde parole, cercando inutilmente di coglierne il significato. Ho persino tormentato il mio insegnante di storia della religione e dell'ateismo con domande su di loro, ma nessuno sembrava conoscere la risposta. Ho trovato il Vangelo e sono rimasta molto delusa quando non ho potuto capirvi niente.

Quando avevo diciotto anni sono stata battezzata dietro suggerimento di un amico. Il sacramento non mi ha impressionato perché non ne capivo il significato. A quel tempo, molte persone venivano battezzate e il prete stanco aveva fretta e non spiegava né diceva nulla. Tuttavia, dopo il battesimo, ho iniziato a pensare sempre più alla fede e a Dio.

Dopo essermi laureata, ho sposato il giovane con cui ero uscita fin dal liceo. Ho pregato con fervore per la prima volta quando nostra figlia è nata con seri problemi di salute. Aveva una vertebra cervicale fratturata e la diagnosi dei medici era pessimista. Ho capito che solo colui che può fare miracoli, cioè Dio, poteva salvare la mia bambina. L'ho pregato più che potevo, di notte e di giorno, sia a voce alta che interiormente. La gente dell'ospedale dove siamo stati portati subito dopo la maternità mi guardava come se fossi pazza, ma non mi importava, tutto quello che mi importava era che la mia bambina guarisse. E il miracolo è accaduto: quando siamo stati dimessi dall'ospedale, praticamente tutti i suoi problemi di salute erano spariti.

Nei miei anni di studio ero povera, e pensavo ingenuamente che avevo la persona che amavo e che tutto ciò di cui avevo bisogno per la felicità erano i soldi. Ho pensato che se avessi risolto i miei problemi finanziari sarei stata felice. Ma dopo essere diventata ricca, sono rimasta terrorizzata nel rendermi conto che ero ancora triste e vuota dentro. Appartamenti di lusso, pellicce, diamanti e vacanze a Parigi non potevano aiutarmi.

La nostra famiglia è diventata ricca quando gli affari di mio marito sono decollati. Tuttavia, sopraffatto dall'afflusso di denaro, è caduto nell'abisso del vizio. La sua infedeltà e il suo comportamento aggressivo mi hanno fatto cercare consolazione nella religione. Il dolore che sentivo dentro si placava solo quando ero dentro una chiesa. Il sollievo durava per alcuni giorni e poi mi ritrovavo di nuovo a correre al servizio. Non avevo ancora idea di cosa stesse succedendo durante i servizi, anche se mi piaceva la Liturgia. I servizi mi hanno sempre calmato e a volte mi riempivano gli occhi di lacrime senza una ragione apparente. Tuttavia, non sapevo ancora cosa stava succedendo nella chiesa e il perché... Conoscevo la storia di Cristo Salvatore e capivo che Dio è grande e che è amore. Sapevo che non dovevo peccare, ma non ho mai avuto la possibilità di chiedere come vivere e cosa fare. I preti erano sempre impegnati, ce n'erano pochi in quel tempo. Altri parrocchiani, cupi e assorbiti nei loro problemi, non erano molto socievoli. Libri, spettacoli e film ortodossi non erano abbondanti come ora. Erano gli anni '90 e la Chiesa si stava appena riprendendo da decenni di persecuzioni.

Ho comprato solo un libro di preghiere e ho cominciato a dire le preghiere del mattino e della sera, non riuscendo a capirle completamente ma trovando gioia e potere speciali, proprio come nel Sermone sul Monte. Ho notato che le mie preghiere avevano un effetto calmante su mio marito quando era arrabbiato o ubriaco. All'improvviso si interessò anche alla fede, e ogni tanto andava in chiesa con me.

Per sfortuna, mio ​​marito ha incontrato un'altra ragazza e ha deciso di lasciare me e mia figlia. Ha chiesto il divorzio. È stato il momento più buio della mia vita. Nonostante tutti i suoi fallimenti, ho amato mio marito e l'ho sempre perdonato. Prima di incontrare quell'altra ragazza, era solito dire che ero l'unica che amava. Rompere con lui mi ha causato un dolore quasi fisico, e la mia sofferenza è stata atroce. Non potevo mangiare o dormire, ho perso molto peso e sono andata a vedere vari psicoterapeuti. Ciò che mi ha infastidito di più è stato il fatto che non capivo ancora cosa dovrebbe fare una persona religiosa in questa situazione.

"Sai, ho parlato con un prete e lui ha promesso di celebrare la cerimonia di matrimonio in chiesa per me e il mio amore in breve tempo", mi ha detto una volta mio marito, raggiante. "Tu ed io non eravamo sposati in chiesa, siamo andati solo all'anagrafe, quindi il nostro matrimonio non era reale, capito?"

Dopo aver sentito queste parole, ho sentito di essere stata tradita due volte – da mio marito e dalla Chiesa che stavo appena iniziando ad amare. Oltraggiata, sono giunta ad una conclusione amara: se i sacerdoti erano così ipocriti, questa non poteva essere una vera chiesa.

Gesù l'amico

Ho visitato una piccola comunità di cristiani carismatici fondata da un missionario straniero qualche tempo fa. Mi è piaciuta subito. C'erano persone decenti e istruite che facevano discorsi intelligenti su Dio e sostenevano l'amore fraterno e l'accettazione. Ho subito fatto nuove amicizie, ed erano sempre pronti ad ascoltarmi e comprendermi. La mia vita è diventata di nuovo significativa. Dopo aver letto la preghiera del pentimento (chiamando il nostro Signore Gesù Cristo nel mio cuore e ringraziandolo per essere morto per me), sono diventata membro della comunità. Assorbendo nuove conoscenze, ho ascoltato tutto ciò che mi era detto, senza dubitarne. Tutti gli argomenti erano sempre rinforzati da citazioni della Scrittura (formalmente, è l'unica autorità riconosciuta dai protestanti).

Elena Esaulova

Stordita dal tradimento di mio marito e dal complicato divorzio, non pensavo a ciò in cui mi ero cacciata. Le persone erano intelligenti e gentili, nessuno insegnava nulla di negativo, tutti si trattavano bene. Ci sostenevamo, ci aiutavamo e pregavamo gli uni per gli altri, rallegrandoci quando ricevevamo ciò che chiedevamo. Parlavamo di Dio e tutto sembrava essere "divino", quindi ho pensato che fosse vero. Ogni domenica cantavamo semplici canzoni che glorificavano Cristo e ascoltavamo sermoni su vari argomenti. Ci incontravamo anche nei giorni feriali, leggendo e studiando la Bibbia e pregando affinché le persone diventassero cristiane. Pregavamo Dio per le autorità, per i genitori, per ottenere guarigioni e miracoli.

A quel tempo, questa comunità era un'ancora di salvezza per me. Dio nell'interpretazione protestante sembrava essere più vicino e più comprensibile. Se qualcosa non era chiaro, le persone competenti, più spiritualmente avanzate con autorità, cioè con speciali "doni celesti" (che erano naturalmente menzionati nella Scrittura) spiegavano sempre come agire, perché si presenta un problema e come risolverlo.

I credenti della vera fede erano sempre perseguitati, quindi se il protestantesimo era perseguitato, significava che era il vero cristianesimo pratico a cui anelavo. Questa è stata la mia conclusione. I miei nuovi amici non erano "strambi" o eremiti ridicolizzati nei mass media. Lavoravano, studiavano e andavano nei cinema o nei caffè. Non donavano i loro appartamenti ai guru e si comportavano da persone normali.

I protestanti seguono la "teoria dei rami" e pensano che tutti quelli che credono nella Trinità e seguono la Bibbia sono i loro fratelli. Secondo i protestanti, i più arretrati dei loro fratelli sono, naturalmente, gli ortodossi. Sebbene formalmente pastori e leader continuino a dire "noi trattiamo la Chiesa ortodossa russa con rispetto", il sentimento di disprezzo nei confronti degli "ignoranti adoratori di pezzi di legno" e della loro "fede a base di candele e uova" è diffuso tra i protestanti. Durante il mio primo incontro con loro, mi è stato detto che "secondo la Scrittura" un'icona era un idolo. Ho ascoltato le loro argomentazioni, sopprimendo la mia protesta interiore e sentendo che la citazione non si riferiva alle icone, ma non potevo dimostrare che sbagliavano perché non sapevo molto di questo argomento.

Con il tempo, ascoltando i sermoni e leggendo i libri di insegnanti stranieri, ho costantemente represso il mio disaccordo su alcune tesi degli insegnamenti della chiesa carismatica. Tutto ciò che insegnavano era presumibilmente secondo la Bibbia, ma era poco chiaro, contraddittorio o insufficientemente convincente.

Per esempio, secondo l'insegnamento sull'autorità spirituale, le decisioni dei leader non potevano essere contestate e il leader non poteva essere criticato. Se eri insoddisfatto del leader, dovevi pregare in silenzio. Quelli che osavano mettere in discussione apertamente l'autorità del pastore erano dichiarate pettegoli e meschini. Erano castigati e alla fine costretti ad ammettere che erano in errore, feriti spiritualmente o posseduti, o che avevano bisogno di cambiare in meglio il loro comportamento.

Allo stesso tempo, il nostro pastore non aveva avuto un leader spirituale per molto tempo e non rendeva conto a nessuno.

Era anche disapprovato dubitare che fosse stato Dio a rivelare questo o quello al pastore.

In modo sconcertante, gli insegnamenti a tutti i livelli delle comunità carismatiche sono in costante cambiamento. Le cose che per un certo tempo avevamo ritenuto vere erano confutate dopo un po'. Leggevamo libri sulle battaglie spirituali e pregavamo in un certo modo come spiegato in questi libri, ma in seguito il loro autore era improvvisamente dichiarato eretico.

Una volta chiesi al nostro pastore di pregare per me in modo da poter comprare un appartamento. Sulla base delle idee del libro che era attualmente in favore, mi ha suggerito di fare un'azione profetica, cioè inviare inviti a una festa di inaugurazione della casa nell'appartamento che Dio mi avrebbe dato. Il pastore disse che inizialmente l'appartamento doveva essere acquistato nel mondo spirituale e poi si sarebbe manifestato anche nel mondo reale. Ho seguito diligentemente le sue istruzioni. Ovviamente, non ho ricevuto nessun appartamento, ma nessuno ha mostrato alcuna preoccupazione al riguardo. Dopo un po', anche questo libro è stato proclamato un falso insegnamento.

Le attività della nostra comunità erano allo stesso modo caotiche. Parlavamo di Dio alla gente di una certa parte della città (cosa che presumibilmente avrebbe fatto accettare Cristo a ogni abitante di quel quartiere), quindi aprivamo un ramo della nostra chiesa in un villaggio, e dopo pianificavamo di aprire un clinica di riabilitazione per tossicodipendenti... I motivi per cui questi piani "inviati da Dio" a volte fallivano non sono mai stati discussi.

Guardando tutti questi sforzi a caso, mi sono resa conto che non li trovavo più accettabili, anche se avevo ancora buoni amici e una relazione di lunga data con la comunità. Ho iniziato ad avere ripensamenti sul significato della nostra fede. Mancava di semplicità, sensibilità, misericordia e umiltà. Conoscevo molti che erano poveri e soffrivano di malattie per tutta la vita. Erano persone meravigliose, ma secondo i carismatici, queste persone avevano qualche peccato segreto o mancavano di fede, perché i carismatici credono che Dio non voglia che le persone sperimentino sofferenze materiali, spirituali o fisiche.

Ciò non significava che io fossi la cristiana ideale nella nostra comunità, mentre i miei capi spirituali erano dei mostri. Per usare un eufemismo, nessuno di noi era perfetto, ma naturalmente non tutti lo ammettevano. La mancanza della comunione e dei sacramenti e la fiducia solo in alcuni insegnamenti e pratiche mistiche discutibili portano a delle escalation di passioni, vizi, orgoglio ed egoismo. La trasformazione interna è difficilmente possibile in queste condizioni.

La mia epifania è stata graduale ma inevitabile. Durante il mio settimo anno nella comunità, mi sentivo costantemente in colpa e ho notato che molte delle mie azioni erano il risultato del mio desiderio di compiacere le persone piuttosto che una mia scelta. E non importa come ci provassi, non c'era modo in cui potessi accontentare tutti.

L'umile Masha

Durante questi anni, solo una ragazza ortodossa è stata disposta a mantenere una relazione con me, anche se io ero protestante. Non appena i miei colleghi ortodossi hanno appreso che facevo parte di una setta (per i protestanti la parola "setta" è dispregiativa e offensiva), la gente mi ha evitato come la peste. Tutti tranne una ragazza di Tbilisi che ho incontrato online. Il suo nome era Masha Saradzhishvili.

Maria Saradzhishvili

A quel tempo, lavoravo come cronista in un giornale laico, scrivendo testi per siti protestanti. Masha pubblicava i suoi racconti su uno di quei siti e questo aveva portato a una discussione accesa. Noi non capivamo i racconti di Masha perché erano oltre la nostra logica. Pensavamo di sapere con certezza come agiva Dio e cosa aveva in mente. In ogni modo, abbiamo criticato Masha abbastanza duramente. In risposta, mi ha scritto con assoluta sincerità: "perdonami". Mi sono sentita sbalordita e sconfitta. Sapevo per certo che non sarei stata in grado di porgere l'altra guancia, anche se spesso citavo questo versetto della Scrittura. Ero così interessata a questa ragazza ortodossa che le ho scritto, e ci siamo tenuti in contatto tramite messaggi di testo ed e-mail. Mi faceva domande, mi parlava della sua fede, condivideva i suoi problemi quotidiani e mi mandava le storie che scriveva. Mi piacevano. Una volta Masha mi ha detto che aveva chiesto ai suoi amici di pregare per le anime perdute, inclusa me. Mi sentivo offesa dal fatto che si riferiva a me come un'anima perduta, ma ho inghiottito l'offesa perché non volevo perdere un'amica.

Dopo un po', mentre stavo preparando il numero successivo della rivista in cui lavoravo come redattrice esecutiva, mi sono imbattuto nell'agiografia di sant'Efrosinia di Suzdal . Quando ho letto del suo ascetismo, il mio cuore ha sussultato e i miei occhi si sono gonfiati di lacrime. Ho iniziato a pensare. Perché dovevo credere che la nostra comunità protestante, fondata da chissà chi, era una vera chiesa? Mi vergognavo di non sapere praticamente nulla dei cristiani russi morti per la loro fede.

Dopo un po', improvvisamente sono entrato in conflitto con la moglie del nostro pastore che consideravo come amica e come mentore. Per quanto ci provassi, la situazione non migliorava, e tutto sembrava misteriosamente cadere a pezzi. Non comunicavo più con i miei amici, e sembrava che la mia famiglia mi avesse mandato in un orfanotrofio.

Superando le mie emozioni e le mie lacrime solitarie, ho pensato: "In cosa credo? Credo nel nostro pastore, popolo o Dio? Sarei rimasta cristiana se fossi finita su un'isola deserta o in prigione? Ho chiesto sinceramente a Dio di rivelarsi a me. Dopo un po', non ho più potuto partecipare alle riunioni della comunità.

Ritorno a casa

matrimonio in chiesa

Durante questo periodo, ho incontrato online un uomo. Era un cristiano e viveva in un'altra città. Aveva avuto una vita difficile. Dopo aver corrisposto per un po', ci siamo incontrati e poco dopo abbiamo deciso di sposarci. Dopo il matrimonio, abbiamo deciso di vivere nella città in cui vivevo io, poiché era più facile trovarvi un posto dove stare e un lavoro. Siamo andati in tutte le comunità della città, anche a quelle cattoliche. Mio marito, che era molto esigente e ben informato nella teologia protestante, non era soddisfatto di nessuna delle comunità che visitavamo.

L'Ortodossia era l'ultima cosa a cui pensavamo, ma poi abbiamo iniziato a guardare i programmi del canale Sojuz. Sorpresi e interessati, abbiamo ascoltato i sermoni dei preti e le loro risposte alle domande dei parrocchiani e abbiamo guardato programmi su monasteri e vite di varie comunità. Siamo rimasti stupiti dalla bellezza e dalla saggezza dell'Ortodossia. Nelle nostre comunità avevano descritto l'Ortodossia in un modo totalmente diverso, travisandola. Non è accaduto subito, ma col tempo abbiamo capito il significato della venerazione delle icone e delle reliquie, il significato dei sacramenti e il significato della venerazione della Madre di Dio e dei santi.

Il cristianesimo che sembrava essere un noioso schizzo monodimensionale si trasformò improvvisamente in un video tridimensionale e multicolore. A un certo punto è diventato evidente che non potevamo più fingere di non aver visto la verità. Se volevamo essere onesti, dovevamo andare in chiesa.

Abbiamo visitato il sacerdote di una chiesa ortodossa e spiegato la nostra situazione. Quando siamo entrati in chiesa, siamo rimasti timidamente all'entrata, asciugandoci le lacrime. Il sacerdote ci ha fatto venerare la croce e ci ha detto che ricongiungersi con la Chiesa ortodossa è possibile attraverso la confessione. Mio marito e io abbiamo iniziato a frequentare i servizi. Dopo essermi confessata, sono diventata di nuovo un membro della Chiesa ortodossa e ho iniziato regolarmente a ricevere la comunione.

Nostro figlio è nato in epoca pasquale e lo abbiamo battezzato in onore di san Sergio di Radonezh. Presto anche mio marito è divenuto un cristiano ortodosso praticante.

Con il tempo, mia suocera, anch'essa ex protestante, si è convertita all'Ortodossia. Con l'aiuto di Dio, stiamo cambiando e imparando a perdonare, a essere tolleranti, a fidarci di Dio e a seguirlo.

La cosa principale che è cambiata è stato il modo in cui guardavo me stessa e le altre persone. Da protestante pensavo di essere più avanzata di altri, anche se non lo ammettevo; ma ora capisco che sono peccatrice e che gli altri potrebbero essere persone molto migliori di me. Non c'è pessimismo o depressione in questa visione. Attraverso i sacramenti e il digiuno, con l'aiuto della Chiesa celeste che prega per noi, possiamo gradualmente cambiare e andare avanti.

 
"I colpi di artiglieria erano diretti contro la chiesa": intervista a un sacerdote ferito

padre Viktor Pedchenko

Dal 2014, la città di Donetsk è stata costantemente colpita dall'artiglieria dell'esercito ucraino, per essersi dichiarata capitale della Repubblica Popolare di Donetsk. Negli ultimi mesi o più, il fuoco dell'artiglieria è aumentato e non c'è posto nella città e nei villaggi circostanti che sia sicuro. L'esercito ucraino è troppo vicino ai suoi confini e, con l'aiuto dei missili a lungo raggio fornitigli dai paesi occidentali, ha bombardato senza sosta obiettivi civili.

Il 23 giugno padre Viktor Pedchenko, rettore della chiesa dell'Annunciazione a Donetsk, è stato ferito da un proiettile sparato intenzionalmente contro la chiesa dove stava lavorando. La scorsa settimana, Pravoslavie.ru ha pubblicato una video-intervista a padre Viktor che è ancora in convalescenza in ospedale. Vi forniamo qui di seguito una traduzione dell'intervista.

Il 23 giugno, alle 2 del pomeriggio, stavamo lavorando accanto alla chiesa dei santi Martiri Imperiali nella città di Donetsk. Ci stavamo preparando per la festa di Tutti i Santi della Rus'. Quel giorno è l'anniversario della mia ordinazione sacerdotale. Stavamo sgombrando le erbacce, falciando l'erba, annaffiando, generalmente lavoravamo il più possibile. Non c'erano altri, stavamo facendo tutto da soli. E poi all'improvviso, a circa cinque metri da me, c'è stato uno scoppio [un missile] dal nulla. C'erano degli ufficiali, sono venuti da me e hanno detto: "Batjushka, è impossibile. Per lei poteva esserci un solo tipo di ferita: mortale, perché non succede in nessun altro modo". C'era un uomo vicino, a una ventina di metri di distanza, è rimasto ucciso; l'abbiamo seppellito una settimana fa. Elena, la mia assistente, è stata colpita alla spalla; non era lontana da me. [Testo nel video: il bombardamento proveniva da un pezzo d'artiglieria NATO da 155 millimetri]. Ero vicino al monumento allo tsar Nicola Aleksandrovich, l'imperatore, a lui è dedicata la nostra chiesa; e so per certo, credo, comprendo e penso che potrebbe essere solo attraverso le intercessioni e le preghiere dello tsar Nicola che il Signore ha avuto misericordia di me. I miei organi vitali non sono stati colpiti, solo le mie braccia e le mie gambe sono state ferite...

Batjushka, so che lei è finito sul tavolo operatorio e le hanno rimosso le schegge...

Sì, delle schegge, e oggi le hanno cercate di nuovo — non sono ancora riusciti a trovarne un pezzo. Ebbene, durante questa guerra molte persone vanno in giro con delle schegge, perché è una guerra terribile e ci sono molte ferite da schegge. Mi hanno operato, rimosso le schegge e ora stanno facendo le procedure, lavando le ferite con acqua ossigenata... beh, tutto quello che dovrebbero fare. I dottori mi prestano la loro attenzione, gloria a Dio, e io sto semplicemente sdraiato qui, nell'istituto dell'ospedale centrale della città di Donetsk.

Ci dica: ha visto che miravano alla chiesa?

Sì. Stanno costantemente sparando contro la nostra chiesa, non so perché. L'abbiamo già riparata diverse volte. Abbiamo sostituito le finestre e le porte.

È nel villaggio di Gornjak?

Sì, nel villaggio di Gornjak, ma è entro i confini della città di Donetsk, non fuori Donetsk. È entro i limiti di Donetsk, quindici minuti dal centro della città.

Bene, oggi siamo andati a Donetsk e tutto è andato bene, ma siamo stati informati che ci sono stati di nuovo dei bombardamenti nella regione di Budennov e una bambina di dieci anni è stata uccisa. È così ogni giorno?

Sono dei senza Dio. Questo è satanismo. Demoni. Come potrebbero farlo? Sacerdoti, bambini, anziani, donne... Ebbene, che dire? Non provo odio, solo compassione. Possa Dio avere misericordia di loro e convertirli all'Ortodossia, trasformarli con il pentimento. Che mangino la terra, che si pentano, piangano, restaurino le città, portino fiori alle tombe, si prendano cura delle madri a cui hanno ucciso i bambini. Mi sembra che questa sia l'unica via d'uscita. Come sacerdote, vedo che solo attraverso questo devono andare: alla comprensione e al ripristino delle relazioni. [Si riferisce alle relazioni tra le persone che vivono nella Repubblica Popolare di Donetsk e nell'Ucraina, ndc] Tutto il resto è complicato.

La videocamera mette a fuoco il braccio ferito del sacerdote, con enormi ematomi.

Batjushka, ho capito che quella è una ferita da schegge sul suo braccio.

Sì, è entrato qui, è entrato qui (mostra il braccio). È lo stesso con la mia gamba e l'anca. Sì. Ma in questo vedo la Provvidenza di Dio, perché avrebbe potuto esserci una Panikhida [servizio funebre, ndc] da servire a casa. Oggi i miei figli che sono sacerdoti sono venuti al mattino e hanno servito un moleben, mi hanno dato l'unzione e la santa comunione. Oggi sono in una meravigliosa disposizione di spirito (sorride)!

Grazie. Quindi, ritiene che fosse lo tsar-batjushka... Era vicino al suo monumento; avete lì un monumento a lui dedicato. Ci racconti di questo monumento, come avete fatto ad averlo lì in primo luogo, a Donetsk?

La nostra è la migliore chiesa del mondo (sorride)! La gente rideva quando dicevo che "batjushka ama la sua chiesa e si vanta". Non mi sto vantando, ma la amo. Ed è così che dovrebbe essere. I miei amici hanno portato questo monumento fino alla chiesa: Mikhail Mikhailovich, Vasilij, Renat. Lo hanno portato, ma attraverso ostacoli. Non è stato così semplice. È stato difficile portarlo; non volevano far entrare lo tsar-batjushka. Giravano varie fake news, internet ne era pieno: perché abbiamo bisogno dello tsar? Non ha lavorato nelle miniere. Ma Cristo ha lavorato nelle miniere?

Ma siamo passati davanti a un grandioso monumento a Lenin che si trova nella piazza centrale di Donetsk.

Per ora sta lì, sì. Bene, Dio sia con loro. Lasciatelo stare lì, non ci disturba. Per non offendere il sentimento degli altri, e perché non ci siano conflitti civili tra i nostri. Ma lo tsar... Sa, abbiamo il miglior monumento. È stato realizzato dallo scultore di Mosca Apollonov. Ho visto molti monumenti allo tsar, a Livadia e così via. Ma lo tsar-batiushka... gli ho costruito un baldacchino e ne costruirò uno migliore. Con le bandiere imperiali, l'aquila bicipite. Dio salvi lo tsar [l'inno dell'Impero Russo, ndc] Andrà tutto come dovrebbe. Lo è già: teniamo servizi lì. E non lontano da esso, letteralmente accanto, è accaduto questo evento.

Il monumento ha ricevuto dei danni?

Ho chiesto alla mia gente di guardare—non sembra esserci niente. La chiesa è danneggiata, ma lo tsar-batjushka è apparentemente intatto, gloria a Dio. Apparentemente, questo evento era un segno: su una chiesa martire è stato versato il sangue di un prete. Le sorelle lo hanno raccolto – c'era molto sangue lì – e lo hanno seppellito nel giardino, nel giardino dello tsar – lì abbiamo un bellissimo giardino dello tsar. Il sangue di un prete dovrebbe essere portato in un luogo che non possa essere contaminato. Ho perso una fontana di sangue lì; l'ho legato con un laccio emostatico e i fedeli mi hanno aiutato. Bene, non importa, ora è tutto passato e le emozioni si sono calmate. Beh, certo che è brutto. Con ciò non hanno fatto altro che sottolineare tutta la verità della tragedia di questa guerra fratricida.

 
Viaggio a Mosca (terza parte)

(prima parte)

(seconda parte)

la chiesa di san Nicola a Kuznetsy

Una Liturgia parrocchiale feriale

Martedì 26 febbraio

Il progetto della mattina era che io servissi in una parrocchia vicina, dove avrebbe servito anche padre Pavel Ermilov, e poi andare con lui al secondo e ultimo giorno della conferenza.

Padre Sergej alla domenica mi aveva portato accanto alla chiesa della santa Trinità, perché sapessi come arrivarci, e io l'ho cercata su su Yandex (la versione russa di Google Maps), sperando di trovare la scorciatoia che avevo preso con padre Sergej e io avevamo scattato. La temperatura era appena sopra lo zero e pioveva, anche se non molto forte. I marciapiedi erano ancora gelidi, tuttavia, e sono quasi scivolato, perdendo la mappa Yandex, e quando ho provato a ricaricarla, il mio accesso internet molto traballante non è riuscito a ripartire. Così ho finito per fare un percorso leggermente più lungo, ma che sapevo mi avrebbe portato lì.

la chiesa della santa Trinità

Quando sono entrato, ho visto che avevano un altare sul lato destro della chiesa, e sembravano essere già impegnati in una funzione, ma sapevo che era molto prima del tempo in cui mi era stato detto di essere lì (la funzione doveva iniziare alle 8). Il resto della chiesa appariva buio, e così ho pensato che forse stavano facendo un Moleben o qualcosa di simile prima della Liturgia. Ho scrutato verso l'altare, e ho potuto capire che era una Liturgia, e quindi ero ovviamente nel posto sbagliato... e così ho fatto marcia indietro. Il sacerdote che stava servendo mi è venuto incontro, per vedere cosa stavo cercando, e quando gli ho detto che avrei dovuto servire con padre Pavel Ermilov, mi ha detto che quella funzione sarebbe stata nella parrocchia di san Nicola, a circa un isolato di distanza in fondo alla strada.

Ho mandato un messaggio a padre Pavel tramite Whats App per fargli sapere del mio errore, e che stavo arrivando. Si è offerto di mandare qualcuno a prendermi, ma le indicazioni sembravano abbastanza dirette, così sono arrivato a san Nicola.

l'iconostasi della chiesa di san Nicola

Quando sono entrato nell'altare sono rimasto un po' sorpreso nel vedere quanti sacerdoti avrebbero servito. C'erano circa otto sacerdoti in servizio, più uno o due diaconi, e questa funzione non era una parte della conferenza, solo una Liturgia del martedì mattina in questa chiesa parrocchiale.

Padre Pavel mi ha indicato i paramenti messi da parte per me, e poi ancora una volta ha cercato di trovare una kamilavka che fosse abbastanza grande per la mia testa - ma ancora una volta, non ce n'era una abbastanza grande. Non devono esserci molti esemplari di kamilavka da quaranta litri in Russia... Padre Vladimir Vorob'ev, decano dell'Università e rettore della parrocchia, presiedeva la Liturgia.

l'icona "Allevia le mie pene", un'icona miracolosa nella chiesa di san Nicola

Alcune cose che mi hanno colpito molto. Uno era che il coro ha cantato l'intera Liturgia con canto bizantino (in lingua slavonica). Padre Pavel mi ha assicurato che non era la norma, ma che il professore di musica che dirigeva il coro amava cambiare le cose. Con il canto bizantino è facile sbagliare, ma questo coro ha cantato incredibilmente bene, ed è stato molto bello. Sono rimasto colpito anche da quanto fosse pieno il coro e da quante persone ci fossero alla funzione. Inoltre non ho potuto fare a meno di notare le interazioni amorevoli tra il clero. Sembravano non solo servire insieme, ma per avere un forte legame l'uno con l'altro. È stata una gioia esserne parte.

l'altare della chiesa di san Nicola

Ad un certo punto, padre Pavel mi ha fatto fare un giro per la Chiesa e ha aperto un armadietto con file e file di calici, dischi, croci e altri oggetti ecclesiastici, e ha detto che questa parrocchia era una delle poche parrocchie a Mosca che non sono mai state chiuse dai sovietici, né è mai caduta nelle mani della "Chiesa vivente". Di conseguenza, mentre le altre parrocchie venivano chiuse, questi oggetti venivano portati qui per custodirli in sicurezza.

san Serafino (Sobolev)

Alla fine della Liturgia abbiamo fatto un breve moleben a San Serafino (Sobolev) di Boguchar (Bulgaria), di cui cadeva la festa. Era stato un vescovo della Chiesa russa all'estero prima della seconda guerra mondiale, ma dopo la guerra, poiché non tentò di fuggire prima dell'avanzata sovietica, entrò a far parte del Patriarcato di Mosca. È stato glorificato dalla Chiesa di Bulgaria nel 2016 .

Come ho scoperto, san Serafino ha avuto un legame molto importante con questa comunità.

Dopo la Liturgia siamo andati nella sala parrocchiale per la colazione. Sulla parete ho notato una foto di un prete che assomigliava un po' a padre Vladimir Vorob'ev, ma sembrava più vecchio, e così ho chieto chi fosse. Risultò essere il fondatore della comunità che alla fine ha dato origine all'Università di san Tikhon – padre Vsevolod Shpiller.

padre Vsevolod Shpiller

Padre Vsevolod era stato un ufficiale dell'esercito bianco durante la guerra civile russa. Era tra quelli che furono evacuati a Costantinopoli quando quella guerra fu persa, e poi si stabilì in Bulgaria, dove divenne un figlio spirituale di san Serafino. Fu ordinato sacerdote nel 1934 e nel 1950 ricevette una benedizione da san Serafino per tornare in Russia, dove divenne il rettore della chiesa di san Nicola. Era evidentemente un uomo molto carismatico e profondamente spirituale. Ha riunito una fiorente comunità che comprendeva molti intellettuali. Si è addormentato nel Signore nel 1984, molto prima che il suo lavoro fiorisse nella misura che abbiamo visto nel nostro tempo, ma questa comunità non sarebbe quella che è oggi, senza il difficile lavoro da lui fatto durante il periodo sovietico.

Forse la frequenza era più alta di una normale Liturgia dei giorni feriali perché era la festa di San Serafino, ma per me era molto impressionante che in un normale martedì ci fossero due Liturgie tenute a un isolato di distanza l'una dall'altra, e calibrate in modo che quelli che volevano partecipare alla Liturgia prima di andare al lavoro o a scuola sarebbero stati in grado di farlo.

Dopo il pasto, abbiamo preso un taxi per tornare all'Università di san Tikhon per il secondo giorno della conferenza.

il monastero Sretenskij

Sfortunatamente, non ho avuto con me padre Sergej che mi fornisse una traduzione dal vivo dei discorsi presentati. Spero che alla fine arrivino in traduzione inglese, perché da quello che potevo capire, sono sembrati tutti molto interessanti. Poiché la mia capacità di seguire la conferenza era limitata, padre Sergej mi aveva suggerito di visitare il monastero Sretenskij verso le 14, e così è venuto a prendermi e abbiamo camminato in quella direzione.

Sulla nostra strada, ci siamo fermati al monastero Vysokopetrovskij, che sarebbe stato degno di una visita tutta per sé. Penso che potresti stare praticamente ovunque a Mosca, lanciare una pietra in qualsiasi direzione e ritrovarti vicino a una chiesa o a un monastero importante.

Avevamo in programma di incontrare Jesse Dominick, e avevamo sperato anche in un incontro con madre Cornelia (Rees) – ma sfortunatamente, non abbiamo potuto vedere entrambi. Entrambi rendono possibile il sito inglese OrthoChristian.com (che è uno dei migliori siti web ortodossi in inglese) e nel corso degli anni ho corrisposto molto con entrambi. Almeno ci siamo incontrati con Jesse.

Abbiamo fatto un buon pasto in un bar gestito dal monastero, e poi ci siamo diretti al loro edificio amministrativo per incontrare la persona responsabile delle loro ampie pubblicazioni, per discutere la possibilità di avere alcuni testi liturgici inglesi stampati in Russia.

Avevo visitato questo monastero nel 2007, e l'ho trovato molto impressionante allora, ma da allora si è espanso enormemente, sia in termini di complessità che dei ministeri che fornisce.

Una cosa che era nuova è la cattedrale, che Jesse ci ha fatto visitare.

È stato bello poter venerare ancora una volta le reliquie dello ieromartire Ilarion (Troitskij).

È stato anche bello vedere ulteriori prove (come ho visto anche in molte altre chiese) su quanto sia popolare in Russia la venerazione di san Giovanni di Shanghai.

E anche le prove della venerazione popolare della neomartire granduchessa Elisabetta sono evidenti in quasi tutte le chiese.

La nuova cattedrale ha anche una cappella con un battistero per adulti. Questo spesso non era necessario prima della rivoluzione bolscevica, perché si battezzava la maggior parte dei russi da bambini, ma mentre la Russia sta ritornando all'Ortodossia, è diventato molto necessario.

Padre Sergej ha dovuto tornare al suo lavoro secolare, ma Jesse ha promesso di riportarmi all'Università di san Tikhon, e così sono stato in grado di fare un giro più lungo.

Mentre era lì, mi ha intervistato per OrthoChristian.com, e il testo dell'intervista è pubblicato qui:

"Le acque sono state infangate" – Un'intervista con padre John Whiteford sulla crisi ucraina e il giudizio di Dio

Sono tornato alla conferenza in tempo per la fine della tavola rotonda, e poi ho avuto un po' di tempo per parlare con alcuni membri del clero mentre aspettavamo di tornare a casa. Durante questo periodo ho saputo che padre Pavel Ermilov aveva sette figli e ne aveva un altro in arrivo, ma che la sua famiglia non era una delle famiglie più numerose della loro comunità. Ha parlato di come il governo russo offre sussidi alle famiglie numerose per ottenere alloggi adeguati. Che contrasto con l'atteggiamento anti-bambini che si vede così spesso in America.

Un'altra parte della visione di padre Vsevolod Shpiller

Ancora una volta ho avuto un passaggio da padre Dimitrij, questa volta insieme a padre Darko. Padre Dimitrij ci ha chiesto se ci facesse piacere vedere la scuola associata all'Università, ed entrambi abbiamo detto che ne saremmo stati felici.

sigillo della scuola ortodossa di san Pietro, che prende il nome dallo ieromartire Pietro di  Krutitsa

La visione, che risale a padre Vsevolod Shpiller, è quella di fornire un'educazione ortodossa che vada dai primissimi anni fino al livello universitario, e ora hanno tutte queste classi attivate, anche se continuano a lavorare per espandere e perfezionare tale visione.

L'edificio scolastico ha, credo, quattro piani e comprende una bella cappella. Padre Dimitrij ci ha mostrato alcune delle aule e sembrava in tutto una scuola meravigliosa.

Finalmente, sono tornato al mio appartamento, con vista sul convento delle sante Marta e Maria, per un'ultima notte. Il programma del giorno seguente era una visita alla Lavra della Trinità e di san Sergio al mattino.

(fine della terza parte)

 
Gli scismatici gettano per la strada un prete vedovo con 6 figli

foto: spzh.news

Un sacerdote vedovo e i suoi sei figli sono stati recentemente costretti a lasciare la loro casa da attivisti scismatici della “Chiesa ortodossa dell'Ucraina” per essersi rifiutati di unirsi a loro nello scisma.

Dopo aver sequestrato la chiesa della Natività della Madre di Dio nel villaggio di Bystritsa, nella regione di Leopoli, gli scismatici sono poi passati a sequestrare la casa dell'arciprete Jaroslav Javorskij, che è determinato a rimanere fedele alla Chiesa di Cristo, come riferisce l'Unione dei giornalisti ortodossi, con riferimento all'avvocato e capo della Confraternita pan-ucraina di Maria Maddalena, Viktoria Kokhanovskaja.

Inizialmente l'anziano del villaggio Nikolaj Mandzjak ha cercato di costringere padre Jaroslav a non uscire di casa, vietandogli persino di incontrare le persone che gli portavano del cibo. Poi, nonostante la famiglia viva lì da 28 anni e abbia comprato la casa molto tempo fa, Mandzjak ha ordinato loro di lasciare la casa, altrimenti avrebbe chiamato la polizia.

foto: spzh.news

Così, padre Jaroslav, i suoi figli e le loro cose sono stati gettati in strada, senza un posto dove andare. La figlia più piccola ha solo 8 mesi e la più grande è disabile.

Al prete è vietato andare in chiesa, quindi non può nemmeno pregare sulla tomba della sua matushka.

All'inizio di questo mese un gruppo di scismatici ha picchiato un prete e una donna indifesi mentre si impossessava della loro chiesa nella provincia di Khmelnitskij.

 
Il “metropolita” Simeon: è Onufrij lo scismatico

il "metropolita" Simeon (Shostatskij)

Il "metropolita" Simeon, di ritorno dal "Concilio d'unificazione", in una predica dopo la liturgia domenicale, ha fatto una serie di affermazioni ambigue.

Il 16 dicembre, nella cattedrale di Vinnitsa, nella predica dopo la liturgia domenicale, il "metropolita" Simeon (Shostatskij) ha dichiarato che sua Beatitudine Onufrij non è più il metropolita di Kiev, ed è ora in uno stato di scisma. Questo è stato notificato dalle fonti dell'Unione dei giornalisti ortodossi.

Inoltre, il "metropolita" Simeon ha proclamato la creazione in Ucraina di una nuova chiesa (Православна церква України, o Chiesa ortoddossa dell'Ucraina) e il fatto che lui era passato sotto la sua giurisdizione. Il suo capo, Epifanij Dumenko, secondo Simeon, è il legittimo metropolita di Kiev e dovrebbe ora essere commemorato ai servizi. Il "metropolita" Simeon ha fatto un messaggio sulle funzioni in lingua ucraina. Secondo lui, "per cominciare", la prima liturgia sarà servita nella cattedrale in ucraino. Inoltre, il "metropolita" Simeon ha detto che presto seguirà la decisione del Gabinetto dei Ministri sulla ri-registrazione delle parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina, e come risultato di ciò le comunità "correranno da noi".

Tutte le parole pronunciate dal pulpito della cattedrale sono state accolte con applausi. Alla fine del suo discorso il "metropolita" Simeon ha gridato: "Gloria all'Ucraina!", accolto da un torrenziale: "Gloria agli eroi!"

Tra i parrocchiani della cattedrale, il 16 dicembre circa 10 persone hanno partecipato alla liturgia. Il resto della gente era composto da una folla di impiegati statali, fatti arrivare d'urgenza per ordine dell'ufficio del sindaco. Questi hanno accolto con entusiasmo ogni parola del "metropolita" Simeon.

Nella cattedrale, le innovazioni del "metropolita" non sono state accettate. La maggior parte dei sacerdoti e del coro, quasi tutti i suddiaconi, i custodi, i cuochi, l'intero coro dei bambini, hanno lasciato la chiesa. Il clero e i credenti di Vinnitsa si sono appellati alla metropolia di Kiev con la richiesta di inviare loro un nuovo vescovo ordinario.

Ricordiamo che il "metropolita" Simeon è uno dei due vescovi della Chiesa ortodossa ucraina (insieme al "metropolita" Aleksandr Drabinko), che erano presenti al "concilio d'unificazione". La loro partecipazione è stata commentata dall'arcivescovo Kliment, capo del Dipartimento sinodale della Chiesa ortodossa ucraina per l'informazione e la formazione. Secondo lui, questi vescovi non hanno più alcuna relazione con la Chiesa ortodossa ucraina: "Abbiamo solo affermato che sono entrati in scisma e informeremo le Chiese locali che non appaiono più nel dittico dei vescovi canonici dell'Ucraina", ha sottolineato vladyka Kliment.

 
Recensioni di un libro che andrebbe tradotto in italiano

Un libro pubblicato ormai da tre anni in lingua romena presenta, assieme a diversi dati interessanti sull’Ortodossia in occidente e la psicologia della conversione, le testimonianze di 12 inglesi convertiti all’Ortodossia a Oxford e dintorni. Ortodoxie la Oxford, di Mihai Copăceanu, è un piccolo gioiello di cui - trovandoci per mancanza di tempo nell'impossibilità di tradurre l’intero testo - presentiamo almeno tre recensioni librarie, tratte dal blog dell’autore, nell'originale romeno e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti.

 
Il leader spirituale iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei, ha visitato una famiglia cristiana a Natale

Mentre l'oscurità sta inghiottendo i territori controllati dall'ISIS, portando la morte, il sangue e il terrore ai cristiani, la seconda guida suprema della Repubblica dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, sta dando gioia e speranza visitando una famiglia cristiana nelle vacanze del Natale, riporta Tayyar. org con riferimento al servizio di informazione del canale televisivo libanese OTV.

È stato riportato che Ali Khamenei, uno dei leader della Rivoluzione islamica iraniana, alla vigilia del Natale, ha visitato i genitori di Robert Lazar, un cristiano che era stato ucciso durante la rivoluzione islamica negli anni '70, all'età di diciotto anni.

"È difficile esprimere la mia gioia! La guida suprema verrà in visita da noi? Non riesco a crederci!", ha detto il padre di Robert Lazar. Per molti anni la famiglia non ha saputo che cosa era successo al figlio – che risultava disperso – ma ha sopportato il proprio dolore con forza d'animo sperando di rivederlo di nuovo un giorno. Ali Khamenei ha sottolineato che la storia della loro famiglia rende tutta la la nazione orgogliosa di loro.

L'autorità spirituale dello sciismo iraniano ha notato la fermezza e la forza delle comunità cristiane che hanno superato abilmente un profondo dissenso con i musulmani del paese, emerso nel XX secolo.

"Dovremmo andare mano nella mano per costruire un nuovo Iran. In questo caso non vi è alcuna differenza tra un cristiano e un musulmano – siamo tutti iraniani ", ha detto la madre di Robert Lazar. "Quando la nostra patria è da difendere, non importa chi sei: dateci le armi e noi difendemo il nostro Paese".

"Nonostante tutte le guerre e le persecuzioni i cristiani iraniani sono rimasti incrollabili, e la nazione iraniana unita ha dimostrato a tutti la sua maturità e la sua tolleranza religiosa", ha detto il teologo.

Verso la fine della sua visita Ali Khamenei ha ringraziato i Lazar per il loro cordiale benvenuto, augurando alla coppia lunga vita e pazienza nel prossimo anno.

 
"Una moglie ha bisogno di sentire la forza di un uomo". Uno stile di vita in famiglia: i Kim

Undici bambini stanno crescendo nella famiglia Kim. All'inizio della loro vita matrimoniale, padre Aleksej e Irina Kim si sono trasferiti dalla città alla campagna, si sono presi cura della casa e hanno cresciuto i loro figli senza aiutanti. Sono stati coinvolti in una serie di prove diverse, ma il Signore ha sempre offerto loro miracolosamente una mano.

la famiglia Kim

L' arciprete Aleksej, quarantacinquenne, è il rettore della Chiesa dell'icona della Madre di Dio di Kazan' nel villaggio di Verkhnee Sancheleevo del decanato di Stavropol' della diocesi di Samara. Irina, quarantadue anni, si è diplomata alla Scuola di iconografia dell'Accademia teologica di Mosca.

Sono sposati da vent'anni.

I loro figli:

  • Maria, diciannove anni, studentessa del quarto anno dell'Università medica statale di Samara (Dipartimento di medicina);

  • Serafim, diciassette anni, studente dell'undicesimo anno della scuola ortodossa annessa alla Chiesa dell'icona di Kazan' nel villaggio di Verkhnee Sancheleevo;

  • Aleksandr, quindici anni, studente di terza media;

  • Mikhail, quattordici anni, studente di terza media;

  • Anastasia, quattordici anni, studentessa di terza media;

  • Anna, dodici anni, studentessa di prima media;

  • Ivan, dieci anni, alunno di quarta elementare;

  • Anastasij, sette anni, alunno di prima elementare;

  • Aleksej, cinque anni;

  • Daria, tre anni;

  • Cristina, due anni.

l'arciprete Aleksej e Irina Kim

Padre Aleksej racconta:

Mentre i miei studi al Seminario teologico di Mosca stavano per finire e si avvicinava la mia ordinazione, pensai di cercare una compagna. Il mio confessore mi disse di leggere per quaranta volte l'inno acatisto la santa Protezione, e presto incontrai la mia futura moglie mentre visitavo qualcuno. Sono rimasto sbalordito dai suoi occhi incredibili e profondi. Continuo a dire a mia moglie: "Molto è cambiato in te, ma non i tuoi occhi". Ci siamo incontrati per la prima volta durante la Settimana Luminosa e ci siamo sposati in chiesa nella festa della Natività della Madre di Dio. Ma la prima cosa che feci fu portare Irina nella mia città natale di Togliatti [un importante centro industriale della regione di Samara, dal nome del leader del Partito comunista italiano, Palmiro Togliatti, ndt] e presentarla a mia madre. Lei ha saggiamente approvato la mia scelta, mi ha benedetto per sposare Irina e mi ha dato alcuni consigli che ho preso in considerazione.

Anche se avremmo potuto rimanere nella diocesi di Mosca nel luogo di residenza di Irina, ho detto immediatamente a mia moglie che dovevo tornare nella mia città natale, che aveva un disperato bisogno di sacerdoti. Così ho servito come diacono a Togliatti per due anni. Dopo la nascita del nostro secondo figlio ci siamo trasferiti in campagna. Un prete che conoscevo stava lasciando la parrocchia nel villaggio di Verkhnee Sancheleevo, a diciannove miglia da Togliatti, e mi suggerì di prendere il suo posto. Sono stato felice di essere d'accordo e da allora ho servito come rettore di una parrocchia rurale per diciassette anni. È consuetudine assegnare alle parrocchie urbane chierici laureati in accademie teologiche, così mi è stata offerta una parrocchia anche in città. Ma ho sempre cercato la solitudine, la pace e la tranquillità e un ritmo di vita più lento. Alcune persone non condividono la mia scelta, ma io non l'ho mai rimpianta in questi diciassette anni.

Non c'è mai stato un solo giorno in cui mi sono seduto a pensare a come avrei sfamato la mia famiglia. Non sono mai stato preoccupato per i soldi, li abbiamo sempre avuti. A volte il Signore mi ha insegnato l'umiltà diminuendo il nostro budget per aiutarmi a rinsavire. Ogni volta che facevo di più che coprire solo le spese di base e viziavo me stesso e la mia famiglia con piccoli lussi, il nostro budget si riduceva. Negli anni del mio ministero sacerdotale ho capito che se un sacerdote si prende cura del suo gregge con tutte le sue forze (fisiche e mentali), non dovrà preoccuparsi del suo pane quotidiano, che avrà sempre sulla sua tavola. Quindi non abbiamo mai avuto bisogno di niente.

Dopo esserci trasferiti a Verkhnee Sancheleevo, abbiamo vissuto per diversi anni in una casa nel territorio della chiesa. Col passare del tempo la parrocchia è cresciuta e c'era sempre più gente nella zona adiacente alla chiesa; così abbiamo deciso di acquistare una casa privata per garantire la vita tranquilla della moglie e dei figli. Oltre a quella casa avevamo un grande terreno con una superficie complessiva di 0,3 ettari, dove coltivavamo patate e altri ortaggi, allevavamo conigli e capre. Ma è stato difficile per me aiutare mia moglie, perché ero impegnato con le faccende parrocchiali, specialmente quando ci stavamo preparando per la celebrazione del centenario della chiesa. Ad un certo punto Irina è rimasta praticamente sola con i bambini e la fattoria, e ho capito che questo fardello era troppo pesante per lei da portare. Vedendo che mia moglie era quasi del tutto emaciata, dopo la nascita del nostro nono figlio ho deciso di ridurre il nostro lavoro nell'azienda agricola, e dopo la nascita dell'undicesimo figlio abbiamo smesso anche di coltivare i nostri ortaggi. Vedendo la nostra nuova situazione, i nostri parrocchiani hanno iniziato a fornirci tutto il cibo di cui avevamo bisogno.

Annessa alla nostra chiesa c'è una scuola di istruzione generale, frequentata tutti i nostri figli. L'abbiamo aperta durante il mio terzo anno da rettore. Irina e io avevamo deliberato su come iniziare le nostre attività parrocchiali e abbiamo deciso di iniziare con i bambini. Ricordavo la vita del santo ierarca Leonzio di Rostov: vedendo quanto fosse difficile integrare gli adulti nella vita della Chiesa, aveva iniziato con i bambini. Mi sono entusiasmato per questa idea e ho deciso di aprire una scuola parrocchiale. Abbiamo posto le fondamenta della sua costruzione e con l'aiuto di Dio l'abbiamo costruita in due anni. Inizialmente era un asilo ortodosso, che nel tempo si è trasformato in club per bambini; infine con il sostegno dei nostri attivi parrocchiani abbiamo aperto una scuola di educazione generale. Ora fornisce scolarizzazione a una cinquantina di bambini. Il curriculum, "Scuola classica russa" è usato nella scuola media (è qui che questo programma sperimentale è stato lanciato per la prima volta quindici anni fa). La mia figlia maggiore Maria e la figlia del nostro preside si sono diplomate insieme in questa scuola. Erano state formalmente registrate tra gli studenti della scuola comunale del villaggio ed erano gli studenti più avanzati tra i diplomati. Maria si è diplomare senza frequentare le lezioni e all'età di quindici anni si è iscritta alla facoltà di medicina. È membro della comunità di ricerca degli studenti; ha i suoi progetti di ricerca ed è una vincitrice di premi.

Ognuno dei nostri bambini ha una mente creativa e capacità musicali. A casa manteniamo la seguente tradizione: la nostra famiglia si riunisce ogni mattina e ogni sera per leggere la regola di preghiera di san Serafino di Sarov [che consiste nella lettura del Padre Nostro per tre volte, dell'inno alla Madre di Dio per tre volte, e, infine, del Credo per una volta, ndt]. A volte lo leggiamo, a volte cantiamo, ma lo facciamo sempre insieme e quotidianamente. La nostra Daria di tre anni ha già memorizzato la preghiera "Madre di Dio e Vergine, Gioisci". Attorno all'età di dieci anni i nostri figli imparano il Credo a memoria: anche se non chiediamo che lo memorizzino, ciò accade naturalmente.

Mia moglie e io abbiamo concordato che i nostri ragazzi sarebbero stati sotto la sua cura fino all'età di sette anni, e in seguito sotto la mia tutela. Per prima cosa cerco di instillare in loro un modo di pensare cristiano e, in secondo luogo, di inculcare loro qualità virili. Assegno loro dei compiti da svolgere. Di recente ho chiesto al nostro figlio maggiore Serafim come intende il seguente versetto del Vangelo: Poiché io vi dico che, a meno che la vostra giustizia non superi la giustizia degli scribi e dei farisei, non entrerete in nessun caso nel Regno dei Cieli (Mt 5:20). Doveva riflettere su questa domanda e preparare la risposta entro la sera. Ho una ragione per affidare loro questi compiti. Se noto che mio figlio ha una propensione per l'una o l'altra passione peccaminosa, significa che ha bisogno di un'istruzione spirituale. Quindi scelgo compiti per loro in base ai testi del Vangelo in base alle loro inclinazioni. La cosa più importante in famiglia è che i figli mantengano fede e castità. Tutto il resto può essere corretto. Ma è terribile quando i bambini perdono la loro fede e innocenza.

Ci sono stati momenti in cui ho capito che la nostra famiglia era in crisi. La prima cosa che mi ha impedito di prendere decisioni sbagliate sono state le nostre promesse matrimoniali. Mi dicevo: "Passerò il resto della mia vita con mia moglie. Ho fatto i miei voti". Durante la cerimonia nuziale pronunciamo i voti di fedeltà e dobbiamo mantenerli finché vivremo, qualunque tentazione possa attaccarci e qualunque cosa accada di noi. La consapevolezza del proprio dovere e la fiducia in Dio è la garanzia di una famiglia forte. Per questa risoluzione il Signore ti illuminerà improvvisamente con un pensiero ispiratore e capirai come risolvere l'uno o l'altro conflitto familiare. E avrai successo.

Se un conflitto non può essere risolto dai coniugi, una terza parte neutrale dovrebbe giudicarli. È positivo quando entrambi i coniugi hanno lo stesso padre spirituale. Oppure potrebbe essere un amico di famiglia che giudicherà con calma e in modo sensato senza riferire i dettagli del conflitto a qualcuno al di fuori della famiglia. E i litigi rumorosi tra i coniugi sono inammissibili. Non ho mai denigrato mia moglie e non l'ho mai picchiata. La cosa peggiore che un uomo possa mai fare è alzare la mano contro una donna. È qualcosa che ho sempre insegnato ai miei figli. È intollerabile per gli uomini picchiare le loro mogli. Picchiare tua moglie è come picchiare tua madre. A volte una donna trabocca di emozione, ma la cosa più estrema che puoi fare in questa situazione è tenerla stretta per i polsi e dire: "Calmati!" Prendila per mano e non colpirla per mostrare la tua forza. Una moglie ha bisogno di sentire la forza di un uomo, è qualcosa che la aiuta davvero a calmarsi. Non è un caso che "essere sposati" dal punto di vista di una donna in russo significhi letteralmente "essere (o "camminare") dietro al marito": il marito è in prima linea, mentre l'altra metà è al sicuro dietro di lui come dietro un muro di pietra, come dice il proverbio.

Il capofamiglia deve conoscere non solo i suoi diritti ma anche i suoi doveri. La moglie non deve sopportare da sola il peso delle preoccupazioni e delle difficoltà della vita familiare. Se la famiglia è una nave, il marito ne è il capitano e il timoniere. Se è al volante quando c'è calma ma quando scoppia un temporale si fa da parte e dice alla moglie: "Stai tu al volante", allora la donna sarà naturalmente delusa da lui. Ogni marito dovrebbe tenere a mente le seguenti parole dell'apostolo Paolo: Mariti, amate le vostre mogli (Ef 5:25): i mariti devono amare le loro mogli come amano se stessi e il proprio corpo. Conosciamo le caratteristiche dell'amore: la carità sopporta a lungo ed è gentile; la carità non invidia; la carità non si vanta, non si gonfia, Non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non si irrita facilmente, non pensa il male; Non gioisce nell'iniquità, ma gioisce nella verità (1 Cor 13:4-6). E ogni marito dovrebbe proiettare queste qualità su sua moglie. Quanto alle mogli, non dovrebbero mai suggerire (nemmeno dolcemente) che i loro mariti hanno fallito come capifamiglia, fino a quando i loro mariti non disattendono i loro obblighi e cercano di fare ciò che possono. Osservazioni provocatorie come "Sei un debole", "un codardo", "un povero padre" sminuiscono la loro dignità di uomini e sono come mosse illecite nello sport. Che cosa significano le parole, "La moglie sia rispettosa verso il marito" (Ef 5:33)? Significano che dovrebbe rispettare suo marito. Se lei lo rispetta, lui ricambierà il suo amore cento volte tanto.

Irina Kim racconta:

Tutti si chiedono: "Come può una mamma con tanti figli riuscire sia a prendersi cura dei suoi figli sia a fare le pulizie?" Abbiamo ben undici figli e non abbiamo avuto aiutanti fino alla nascita dell'ottavo figlio. I nostri parenti avevano le loro vite da vivere, mentre noi non abbiamo assunto un assistente retribuito perché la famiglia del prete è davanti agli occhi di tutti e non volevamo che un estraneo spettegolasse sulla nostra famiglia.

Abbiamo vissuto in campagna per la maggior parte del nostro matrimonio. La chiesa in cui padre Aleksej serviva come rettore si trova a circa 30 chilometri da Togliatti, mentre la nostra casa si trova a circa 20 chilometri più avanti, nel villaggio di Sosnovka. Per dodici anni abbiamo allevato capre, sfornato pane a lievitazione naturale e coltivato ortaggi; poiché i nostri bambini sono suscettibili alle allergie, abbiamo cercato di coltivare ortaggi senza prodotti chimici. Quando ci trasferimmo a casa nostra avevamo sei figli e la nostra figlia maggiore aveva sette anni. A volte i bambini mi aiutavano; chiedevo ai ragazzi di togliere i coleotteri dalle patate, di innaffiare le piante e di dare da bere ai capretti. Non potevo dar loro una zappa perché erano piccoli e potevano facilmente estirpare non solo le erbacce ma anche le piante di cui avevamo bisogno. A differenza degli adulti, i bambini non possono aiutare adeguatamente. E all'inizio è stato incredibilmente difficile per me far fronte a tutto con un bambino in braccio. Ma ho pensato: "Come vivono i disabili? Non hanno né gambe né braccia, ma dipingono quadri tenendo uno spazzolino tra i denti. Non ho motivo di lamentarmi". Ho semplicemente comprato un marsupio e sono sopravvissuta. Ho fatto ampi vialetti attorno all'orto e così spostavo la carrozzina da un letto di piante all'altro.

Ora mi rendo conto che è stato molto positivo per me aver nascosto la nostra famiglia agli occhi degli estranei per un po'. Le madri spesso si stancano perché vogliono apparire perfette agli occhi degli altri. Una mia amica è caduta in depressione dopo la nascita del quarto figlio: "Non ho tempo per niente!" Le ho risposto: "Non puoi fare tutto in una volta. Se i piatti sporchi rimangono ammucchiati sulla tua tavola fino a sera, ma hai passato abbastanza tempo con tuo marito e i tuoi figli, allora la giornata non è stata vana. Puoi lavare i piatti domani. Non è necessario passare metà della notte a pulire la casa in modo che una persona che potrebbe far visita domani mattina possa dire che tieni la casa in ordine. Spesso ci logoriamo a causa delle opinioni degli altri".

Le madri dovrebbero impegnarsi in attività creative accessibili per loro e che daranno loro gioia, in modo da non esaurirsi. Non hanno bisogno di scrivere poesie o dipingere quadri; possono cuocere torte, provare il decoupage, seminare, lavorare a maglia o fare qualcos'altro, qualcosa che darà piacere a loro e agli altri. Non dovrebbero lasciare che gli oggetti prodotti con le loro mani rimangano sugli scaffali e raccolgano polvere: devono trovare un mercato o darli a qualcuno; questo le ispirerà a fare di più. È necessario trovare ogni giorno almeno qualche minuto per i propri hobby. A volte mio marito mi dice: "È l'una di notte, ma sei ancora sveglia. Vai a letto, mentre i bambini dormono". E io rispondo: "Lasciami scrivere una storia, altrimenti le faccende quotidiane mi divoreranno". Le madri spesso si lamentano: "Sento una stanchezza cronica; Mi arrabbio facilmente con i bambini; e sono molto indietro su un sacco di cose". Ogni volta che dico a mio marito: "Sono sfinita", lui trova un'opportunità per farmi recuperare le forze dormendo un'ora in più o staccandomi dai problemi quotidiani per un po'. Ma non dobbiamo mai condurre una madre, cioè me stessa, alla totale stanchezza. Padre Aleksej è sensibile, compassionevole e premuroso. È il mio "papà", "mamma" e "migliore amico" allo stesso tempo.

In tanti ci chiedono: "Come fai a dare attenzioni a tutti i tuoi undici figli?" Rispondiamo che è molto semplice: do attenzione al bambino che ha particolarmente bisogno di attenzioni in questo momento. Come gli adulti, i bambini possono trovarsi in situazioni difficili quando hanno bisogno di sostegno. Allora la loro mamma sarà loro vicino, li aiuterà, li conforterà e avrà compassione di loro.

Ci sono solo due cose che chiediamo assolutamente ai nostri figli: non essere insolenti e non mentire. Possiamo perdonare un voto scadente, una stanza disordinata, la disobbedienza, ma non l'insolenza o le bugie. Riteniamo che queste ultime due cose richiedano un'indagine approfondita e l'immediata reazione dei genitori. Ma se un bambino si è pentito sinceramente e ha chiesto perdono ai genitori, allora la questione è risolta. Non seguirà alcuna punizione.

Nella nostra famiglia abbiamo compiti separati riguardo ai nostri figli: il marito alleva i ragazzi e io allevo le ragazze. Ogni volta che dico di non essere d'accordo con qualcosa che riguarda l'educazione dei ragazzi, padre Aleksej mi risponde: "Fidati di me". E ha ragione. Perché ci sono così tanti divorzi nella società odierna? Ci sono due ragioni principali: quando i coniugi sono diffidenti l'uno dell'altro e quando la moglie si comporta in modo insolente. Tutti noi dovremmo tenere a mente che i nostri coniugi non sono una nostra proprietà personale. A volte si sente dire: "Non vedi che sono impegnato con i bambini? Riscalda tu stesso il cibo!" Questo è un approccio assolutamente sbagliato: i bambini devono capire il prima possibile che non sono il fulcro dell'universo. La moglie dovrebbe mettere il marito al primo posto dopo Dio, e solo allora seguono gli amati figli. Il marito e la moglie dovrebbero necessariamente trovare il tempo l'uno per l'altra. Ora abbiamo preso le nostre due figlie più piccole, lasciato tutti gli altri bambini con mia madre e su invito dei nostri amici siamo andati in Crimea per curare l'asma di papà. Sto cercando di continuare il mio lavoro qui, scrivendo capitoli per il mio nuovo libro e facendo illustrazioni per quello che dovrebbe essere pubblicato a breve. Questi sono libri sulla vita quotidiana di una famiglia numerosa.

La nonna è apparsa nella nostra vita dopo la nascita del nostro ottavo figlio. Era il momento giusto: stavamo finendo la costruzione di un annesso alla nostra casa e avevamo un disperato bisogno di soldi. Sono iconografa di professione e potrei guadagnare soldi, ma ero impegnata a badare ai bambini. Così la nonna mi ha sollevato da alcuni miei obblighi: mentre scrivevo si occupava dei bambini. Alla fine è rimasta con noi: le abbiamo dato una stanza separata nell'ampliamento della nostra casa. Ora la nostra famiglia vive temporaneamente in città. Affittiamo un appartamento: i nostri figli sono cresciuti e hanno bisogno di una scuola di musica, di una scuola d'arte e di gruppi sportivi, e questa è una cosa che il paese non può dare. Un minibus trasporta loro e altri bambini da e verso la scuola e nel pomeriggio frequentano lezioni aggiuntive. Due di loro frequentano lezioni di chitarra, due frequentano lezioni di canto, uno impara a suonare il pianoforte, uno frequenta una scuola d'arte e uno gioca a tennis. Abbiamo dato loro l'opportunità di trasformare i loro sogni in realtà. Altre madri spesso si lamentano di non poter motivare i propri figli a studiare, mentre i nostri hanno sempre avuto un tale desiderio, e ora alcuni di loro si sentono addirittura euforici perché amano così tanto fare ciò che hanno scelto.

Quando il nostro quarto figlio Mikhail aveva sei settimane, è stato portato in ospedale. Sono rimasta con lui in ospedale e lì ho visto una nambina abbandonata. Sono tornata a casa con due bambini. Quella decisione è stata influenzata dalle mie emozioni, sono stato sopraffatta dalla compassione per la bambina. Era sdraiata su un lenzuolo di gomma con una pozzanghera sotto di lei e nessuno l'avrebbe cambiata. È entrata un'infermiera, le ha infilato in bocca una bottiglietta e se ne è andata. La bambina ha perso la tettarella, il latte si è versato e non c'era nessuno vicino a lei. Le altre mamme erano state scoraggiate dall'avvicinarsi ai bambini abbandonati; dicevano loro: "Ora li prenderai in braccio e poi te ne andrai. I bambini si abitueranno e piangeranno quando non c'è nessuno che li tenga in braccio". Mi sono reso conto che la piccola non si sarebbe sentita meglio in un orfanotrofio. E ho convinto mio marito ad accoglierla nella nostra famiglia. Ho pensato che nulla è impossibile a Dio, quindi se la bambina avesse avuto un patrimonio genetico povero lo avrebbe sicuramente migliorato. E il Signore infatti ha guarito miracolosamente Anastasia dall'epatite С che aveva ereditato da sua madre, dall'emangioma che poteva estendersi al cervello e da malattie cardiache. Non aveva nemmeno bisogno di un intervento chirurgico. Il medico che ha osservato Anastasia ha detto: "È fortunata a vivere in una famiglia". Se un bambino cresce in condizioni favorevoli e riceve un buon nutrimento, questo facilita il recupero. In un orfanotrofio un bambino con tali diagnosi può svanire nel nulla in sei mesi. Ma non consiglierei comunque di adottare bambini quando si hanno problemi emotivi perché i bambini adottati richiedono un approccio specifico. Devi valutare la tua forza in modo sobrio, tenendo conto che l'eredità genetica sarà sicuramente rivelata, soprattutto nell'adolescenza.

La mia ultima gravidanza è stata molto difficile. Tutti i dottori dicevano che avrei avuto un travaglio prima del termine. "Se non partorisce alla data prevista, non vi è alcuna garanzia che sopravvivrete entrambi". È un miracolo di Dio che ho dato alla luce una bambina viva e sana. Ho subito un serio intervento chirurgico e ho perso cinque litri di sangue, ma tutto è andato bene. Sebbene Cristina sia nata prematuramente, non ha avuto alcun effetto su di lei: è una bimba allegra e brillante. Quanto a mio marito, lo stress gli ha causato attacchi d'asma; è alle prese con questa malattia da otto mesi e le sue condizioni sono già leggermente migliorate. La cosa più importante è avere un pensiero positivo, trovare "buoni pensieri", come insegnava l'anziano Paisios l'Aghiorita.

 
I risultati del “concilio”: Poroshenko a capo, Filaret in sella, il fallimento del metropolita Simeon

a capo della nuova struttura è stato eletto Epifanij Dumenko

Il "concilio d'unificazione" ha avuto luogo a Kiev. Una nuova chiesa è stata creata. Quali conseguenze?

Risultato 1. Il trionfo del presidente

Il presidente ha ottenuto ciò che voleva. In ogni caso, purché tutto vada secondo il suo piano. Per Petro Alekseevich, il programma minimo coincide con il programma massimo. Come risultato di tutti gli intrighi, i negoziati segreti e le azioni delle forze dell'ordine, ha bisogno di pochissimo. La prima è l'organizzazione religiosa (di fatto - politica) della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, che sarà chiamata "autocefala". E il secondo è il documento chiamato Tomos, dato da sua Santità questa organizzazione. Tutto il resto, incluso il contenuto del Tomos e del regolamento, i numeri effettivi di questa chiesa, il grado reale della dipendenza dal Fanar del suo staff, incluso il "primate", la canonicità agli occhi delle Chiese locali e così via – questi sono piccoli dettagli a cui nessuno presterà attenzione.

E il 15 dicembre, la cosa più importante per il presidente è stata che i partecipanti al "concilio" non abbiano litigato tra loro e non abbiano interrotto l'evento con scandali. Questo è il bonus più grasso, che supera tutti gli svantaggi, per il presidente e l'amministrazione. Il presidente ha presentato una foto quasi ideale: a Santa Sofia, i "vescovi" creano una "chiesa", che il nostro popolo aspettava da 1000 anni, e questo stesso popolo aspetta i risultati sulla piazza, l'attenzione di tutti i media è fissata su questo evento, ovunque – trasmissioni online. E chi si deve ringraziare per tutto questo? Ma naturalmente lui, il presidente Petro!

Il fatto che tutto questo sia la violazione più cruda e più pronunciata del principio costituzionale della separazione tra chiesa e stato – è un'altra cosa! Che un simile comportamento sia di terribile cattivo gusto per l'Europa "illuminata" – è un'altra cosa! I vincitori non sono soggetti a giudizio. Aspettate un minuto, non ne parliamo, finché non prendiamo il Tomos.

Nota

Ancora una volta è stato chiaramente dimostrato che la Chiesa ortodossa dell'Ucraina non è una chiesa, ma un'organizzazione politica di rito ortodosso. Di tutti i "vescovi" che sono arrivati al "concilio", solo Petro Alekseevich è stato accolto con una campana. Né "Filaret" né "Makarij", né gli altri hanno ricevuto un tale onore. Tutti i canali TV hanno mostrato un'immagine: sotto il suono delle campane di santa Sofia di Kiev, il padre fondatore della Chiesa ortodossa dell'Ucraina sta marciando verso il "concilio". Eccolo – un trionfo! Eccolo – un momento di gloria! Sì, va bene, diranno i cittadini, hanno suonato le campane, e allora? Forse era solo una coincidenza. No, non era una coincidenza. Né era una coincidenza il fatto che il presidente sedeva al "concilio" non nel "posto degli ospiti d'onore", ma nella tribuna stessa. Non era una coincidenza il fatto che era il Presidente che parlava ai partecipanti dell'evento e dava loro le istruzioni su come e cosa decidere. Non era una coincidenza il fatto che nella folla sulla piazza di Santa Sofia le persone venivano disposte intenzionalmente secondo l'ordine di distribuzione ricevuto "dall'alto". Funzionari, impiegati statali, in generale, quelli che in qualche modo non potevano rifiutare. Risorse amministrative, in due parola. Bene, di cos'altro ha bisogno la gente, per poter finalmente capire che la Chiesa ortodossa dell'Ucraina è un progetto puramente politico, che non ha nulla in comune con il cristianesimo?

Risultato 2. Il trionfo di Filaret

Anche il signor Denisenko può segnare un punto a suo favore. Nonostante il fatto che, dal punto di vista del Fanar, il patriarcato di Kiev semplicemente non esiste, è il patriarcato di Kiev che ha costretto il "concilio d'unificazione" sotto il comando del metropolita Emanuel di Gallia a riconoscere i risultati del suo concilio "episcopale" del 13 dicembre. Ricordiamo che il risultato principale di quest'ultimo è stata la nomina di un singolo candidato del patriarcato di Kiev, il "metropolita Epifanij", completamente controllato dal signor Denisenko. Con l'aiuto di questo "gerarca" di 39 anni, Denisenko spera non solo di gestire effettivamente la Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma anche di preservare il suo "patriarcato", sebbene con il prefisso "onorario".

E come non ricordare gli eventi di 25 anni fa, quando, dopo il Concilio di Kharkov, in cui il signor Denisenko fu rimosso dalla carica di Primate della Chiesa ortodossa ucraina e bandito dal sacerdozio, creò il suo patriarcato di Kiev. Poi, comprendendo anche che la sua candidatura per il posto di "patriarca" era quella di una persona non grata, mise Vladimir Romanjuk, che non capiva ciò che stava succedendo nella chiesa, e rimase "solo" il suo "deputato". Tuttavia, era chiaro a tutti chi era che controllava effettivamente il patriarcato. Vladimir Romanjuk morì nel 1995 in circostanze molto misteriose e prima della sua morte fece appello all'Ufficio per la lotta contro la criminalità organizzata con una dichiarazione in cui chiedeva protezione dal suo "deputato".

Nota

Sergej Petrovich Dumenko, in arte "metropolita Epifanij", è stato eletto "capo" della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. A 39 anni, diventare "metropolita di Kiev" è un invidiabile traguardo di carriera. Ancora peggio di quello di sua Eminenza Aleksandr (Drabinko). Ma almeno quest'ultimo era diventato, a tempo debito, un legittimo vescovo canonico, mentre il primo, essendo un nessuno, è rimasto un nessuno. E questo non è un insulto al "metropolita di Kiev" appena apparso, ma solo una dichiarazione di fatto. La sua "consacrazione episcopale" è stata compiuta nel 2009 da "Filaret" anatemizzato e da altri sette "vescovi", di cui nessuno ha ricevuto l'episcopato nella chiesa canonica. In generale, come nella nota commedia "Ivan Vasil'evich cambia professione": "Indossa abiti da re – sarai il re". Solo una cosa non si sa – chi concelebrerà con un tale re... pardon, "primate", la sua Divina Liturgia di sua santità il patriarca ecumenico Bartolomeo I? Ma questo è il prossimo risultato del "concilio d'unificazione".

Risultato 3. La catastrofe del patriarca Bartolomeo

Il "concilio" ha messo il patriarca Bartolomeo in una situazione molto interessante. L'opinione che, secondo il Fanar, il capo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina doveva essere qualcuno con un'ordinazione episcopale reale, piuttosto che fasulla, è stata espressa da tanti teologi e pubblicisti. Altrimenti, tutte le azioni del patriarca Bartolomeo acquisiscono un marcato carattere scismatico. Avrebbe potuto essere perdonato per la "riunificazione" degli scismatici con la Chiesa di Costantinopoli, ma difficilmente gli si perdonerà la concelebrazione con un laico in paramenti episcopali, come di fatto è il signor Dumenko.

Forse il patriarca Bartolomeo persuaderà Sergej Petrovich a farsi riconsacrare al Fanar, ma questo sembra essere qualcosa di incredibile. Certo, il patriarca Bartolomeo contava sul fatto che avrebbero eletto uno dei fanarioti stessi, o il protegé del presidente, il metropolita Simeone, al "concilio d'unificazione", ma così non è accaduto. Il "patriarca" Filaret ha sconfitto il patriarca Bartolomeo. Almeno, secondo i risultati del primo giorno del "concilio d'unificazione". E ora sua Santità ha un terribile problema – ha bisogno di spiegare in qualche modo alle Chiese ortodosse locali perché accetta come "primate" della Chiesa ortodossa dell'Ucraina un "vescovo" che in realtà non è un vescovo.

E ci sono poche opzioni per sua Santità. La prima già citata sopra è quella di cercare di persuadere Dumenko a farsi riconsacrare urgentemente. Tuttavia, ciò equivale ad ammettere un fatto ovvio: gli scismatici sono scismatici e nessuno dei loro "atti sacri" è valido. È improbabile che Dumenko accetti questo, e se è d'accordo, il suo capo (nel senso di "patriarca onorario") non lo permetterà. La seconda opzione è negare a Sergej Petrovich una concelebrazione della Liturgia e, di conseguenza, non dargli il Tomos. Sarebbe uno scandalo, una "zrada" e la rottura di tutti gli accordi (sia espliciti che segreti) con Petro Alekseevich. Come reagirà il Garante della Costituzione ucraina? Via la chiesa di sant'Andrea – fuori gli esarchi! Incredibile? Sì, forse. La terza opzione è ammettere la propria completa sconfitta, accettare il signor Dumenko "nella dignità presente", dargli i Tomos desiderati e cercare di fare buon viso a cattivo gioco. Questa è l'opzione più probabile, ma irta di accuse a sua Santità di scisma, di flagrante illegalità e, di conseguenza, una completa perdita di autorità tra le Chiese locali e nel suo stesso episcopato. Una probabilità molto alta di dimissioni vergognose. In generale, la situazione è senza speranza, ma il patriarca Bartolomeo si è spinto da solo in questo angolo, anche se sta cercando una via d'uscita. Anche se la via più facile per uscire da questa impasse è pentirsi davanti a tutto il mondo per la propria iniquità e ritirarsi in uno dei monasteri dell'Athos. Un atto molto degno, molti patriarchi di Costantinopoli hanno fatto proprio questo.

Risultato 4. La catastrofe del metropolita Simeon

Il "concilio d'unificazione" unisce solo scismatici. La Chiesa ortodossa ucraina non ha abboccato all'esca. I due vescovi al "concilio" non contano nulla. Nonostante la tremenda pressione dei corpi statali (e, soprattutto, delle forze dell'ordine), i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sono rimasti fedeli alla Chiesa di Cristo. La percentuale di rinnegati è il 2,2%. Anche tra gli apostoli di Cristo, questa percentuale era quasi quattro volte più alta. Non hanno aiutato né le intimazioni di ordini (al metropolita Anatolij di Sarny), né la detenzione a Kiev accompagnati da funzionari dei servizi segreti (metropolita Agapit), né i numerosi casi di convocazioni al Servizio di sicurezza dell'Ucraina, né altri metodi di pressione.

I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina non sono venuti alle riunioni del "concilio" il primo giorno e, con l'elezione a "primate" del signor Dumenko, non verranno nei giorni seguenti. Si può solo simpatizzare con i rinnegati, gli ex metropoliti della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko) e Simeon (Shostatskoj). Servire sotto i comandi di Sergej Petrovich Dumenko, e soprattutto del "patriarca onorario" – è un destino non invidiabile. Ma cosa fare, lo hanno scelto essi stessi. Tuttavia, il pentimento e il ritorno alla casa paterna sono disponibili a tutti e sempre.

Nota

Con sua Eminenza Aleksandr (Drabinko) tutto era chiaro fin dall'inizio. Nessuno è rimasto sorpreso dal suo rinnegamento, e molti si sono sentiti sollevati dal fatto che avesse lasciato la Chiesa ortodossa ucraina. Ma il metropolita Simeon è il principale perdente nel "gioco dei primati" di oggi. Dopotutto, non è solo venuto al "concilio d'unificanzionee", c'è venuto a costo di bugie pubbliche davanti a tutti, e in particolare davanti al clero della sua diocesi. Al costo di perdere tutto il rispetto per se stesso, e da parte degli ex confratelli, dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, da parte dei membri della chiesa, e da parte dei propri attuali colleghi e superiori.

A nessuno piacciono i traditori. Ma chi ha impedito al metropolita Simeon di essere coerente nelle sue opinioni? Dopotutto, è stato l'unico vescovo a non essere d'accordo con il parere del Concilio dei vescovi della chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018 e non ha firmato le sue decisioni. Cosa gli ha impedito di continuare a difendere coerentemente la sua posizione? In questo caso, sarebbe sembrato un sostenitore ideologico dell'autocefalia. Un eroe, si può dire. Ma no, vladyka Simeon ha cominciato a divincolarsi, a dichiarare la sua intenzione di andare al "concilio d'unificazione" e allo stesso tempo a dire che le decisioni del concilio episcopale della Chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018 erano obbligatorie per tutti e anche per lui. E presto e in generale ha dichiarato inequivocabilmente al clero della sua diocesi che non sarebbe andato al "concilio d'unificazione". E poi c'è andato.

Si è esposto al mondo intero come bugiardo, ha perso la sua diocesi di Vinnitsa, che ha espresso un sostegno inequivocabile a sua Beatitudine il metropolita Onufrij, ed è divenuto un "Giuda" agli occhi dell'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina. E per cosa, tutto questo? Pensiamoci, per cosa potrebbe aver accettato di fare tutto questo sua Eminenza il metropolita Simeon? Proprio così! Solo per il titolo di "primate" della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. E infatti, nel corso del "concilio", è stato riferito che il presidente ed i fanarioti stavano premendo sui partecipanti al "concilio" con tutte le loro forze, perché votassero per vladyka Simeon. Non voglio ricordare i trenta pezzi d'argento nella forma di un seggio al "concilio d'unificanzione", ma l'analogia si suggerisce da sola.

Risultato 5. La Chiesa rimane la Chiesa!

Si può già affermare con certezza che la Chiesa ortodossa ucraina si è radunata attorno al suo Primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, ed è pronta a qualsiasi processo, nonostante i disperati tentativi di trasformarla in un'organizzazione politica al servizio degli interessi dello stato. Dopo la consegna del Tomos (e questo non è ancora un dato di fatto), la repressione contro la Chiesa ortodossa ucraina aumenterà di molto. Gli imperatori romani – persecutori della Chiesa – dichiaravano ai cristiani: "Non avete il diritto di esistere!". Il presidente ha dichiarato alla Chiesa ortodossa ucraina: "Non avete niente da fare in Ucraina!"

Ma l'apostolo Paolo disse: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore." (Romani 8, 35-39).

A qualcuno è dato solo di leggere queste parole, ma sembra che ai nostri figli fedeli della Chiesa ortodossa ucraina sara dato di viverle. E gloria a Dio!

 
Arcivescovo Feofan di Corea: continuiamo il lavoro che è stato avviato diversi secoli fa

Il 26 febbraio 2019, nella sessione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, è stata presa la decisione di stabilire una diocesi di Corea come parte dell'Esarcato patriarcale del sud-est asiatico. Il vescovo Feofan di Kyzyl e Tuva ne è stato nominato vescovo. In un'intervista al portale Pravoslavie.ru, l'arcivescovo Feofan ha parlato della storia e della situazione attuale dell'Ortodossia in Corea, nonché della vita delle parrocchie nella diocesi di recente fondazione.

Eminenza, nella sessione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, svoltasi il 26 febbraio 2019, è stato deciso di istituire una diocesi di Corea dell'Esarcato patriarcale del sud-est asiatico. Il 4 aprile lei ne è stato nominato vescovo. Cosa ha spinto queste decisioni? Quanto sono tempestive?

Il Santo Sinodo ha giustamente deciso che la Chiesa ortodossa russa oggi è chiamata a riprendere la sua opera pastorale e missionaria nel sud-est asiatico, un'opera iniziata diversi secoli fa.

L'emergere dell'Ortodossia in Corea è strettamente legata allo sviluppo delle relazioni russo-coreane nei secoli XIX-XX. Nella seconda parte del XIX secolo, i coreani iniziarono a creare insediamenti di massa nell'Estremo Oriente della Russia imperiale. L'attività missionaria della Chiesa ortodossa russa tra i coreani iniziò nel 1856 quando Sant'Innokentij (Venjaminov), arcivescovo della Kamchatka, delle isole Curili e delle isole Aleutine, iniziò a inviare predicatori ortodossi al sud del fiume Ussuri, in una regione con afflusso di coloni coreani. Interi insediamenti di coreani abbracciarono la fede ortodossa. Più tardi molti di loro ritornarono in Corea, formando così il primo gregge della Missione ecclesiale russa in Corea fondata nel 1897 e avviata nella penisola coreana nel febbraio 1900: solo i tragici eventi nella storia della Russia e della Corea impedirono il normale sviluppo della missione. Intendo la rivoluzione russa del 1917, che portò alla formazione dello stato sovietico con la sua politica ostile nei confronti della Chiesa, e al divisione della Corea dopo la seconda guerra mondiale nelle Coree del nord e del sud con una successiva guerra civile condotta dal 1950 al 1953.

Nel 1949, le autorità sudcoreane bandirono il capo della missione, l'archimandrita Polikarp (Prijmak). A causa di determinate ragioni politiche, il lavoro della Missione fu sospeso e le sue proprietà furono confiscate. Oggi, quando non ci sono fattori che impediscono il lavoro missionario e pastorale in Corea, possiamo parlare di continuazione del lavoro iniziato molto tempo fa.

Le circostanze del tempo moderno, in cui per residenza permanente e per viaggi temporanei sta arrivando nei paesi asiatici un numero considerevole di fedeli della Chiesa ortodossa russa – non solo russi ma anche cittadini di altri stati sotto la responsabilità canonica della Chiesa ortodossa russa –, obbliga le autorità della nostra Chiesa a prendersi cura pastorale di queste persone, che non vogliono rompere i loro legami spirituali con la loro Chiesa. Pertanto, nella sola Repubblica di Corea, il numero di russi registrati è di circa 20 mila persone e nel 2018 circa 300 mila turisti russi hanno visitato la Corea del Sud. Evidentemente, una parte considerevole di queste persone desidera partecipare attivamente alla vita della chiesa e partecipare ai servizi divini celebrati secondo le tradizioni e il calendario ecclesiastico adottato in Russia.

Per quanto riguarda l'istituzione di un Esarcato patriarcale nel sud-est asiatico, neppure questa è un'innovazione nella storia della nostra Chiesa, ma è piuttosto la rinascita di strutture una volta esistenti. Nel dicembre 1945, le parrocchie in Cina e Corea furono unite in una metropolia dell'Asia orientale, che, con un decreto emanato dal patriarca Alessio I nel 1946, fu trasformata in un esarcato dell'Asia orientale con sede a Harbin. L'esarcato fu abolito da una decisione della Chiesa ortodossa russa nel 1954 a causa delle circostanze di quel tempo. Oggi è stato ripristinato tenendo conto delle condizioni modificate.

Direi che avremmo fatto meglio a far rivivere prima le strutture ecclesiastiche russe in Corea. Tuttavia, quando nel 1990 si stabilirono relazioni diplomatiche tra la Russia e la Corea del Sud, la Chiesa russa viveva nella sua terra natale un periodo difficile di rinascita dopo decenni di prigionia ateista. I parrocchiani russi che visitavano la Repubblica di Corea erano soliti trovare sostegno spirituale nelle parrocchie esistenti del Patriarcato di Costantinopoli. Oggi, la Chiesa in Russia sta attivamente sviluppando il suo servizio missionario cercando di accompagnare i suoi fedeli in tutte le circostanze della vita. Il flusso di persone di lingua russa in Corea è cresciuto di decine e forse centinaia di volte ed è chiaramente maturata per il Patriarcato di Mosca la necessità di aprire parrocchie in Corea. Inoltre, poiché la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli è stata interrotta, i nostri fedeli si sono trovati in una situazione in cui non hanno dove andare, e quindi l'apertura delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa in Corea e in altri paesi del sud-est asiatico è questione di bisogno vitale.

Eminenza, subito dopo che il Sinodo della nostra Chiesa ha preso queste decisioni, il metropolita Amvrosios del Patriarcato di Costantinopoli, che serve a Seoul, ha rilasciato un'intervista in cui ha criticato le azioni del Patriarcato di Mosca in Corea. Come commenterebbe?

Vorrei esprimere il mio rispetto e amore per il metropolita Amvrosios e tutto il clero che lavora sotto la sua giurisdizione in Corea. Per me personalmente, il mio servizio di dieci anni in Corea è stato un'esperienza significativa e desidero mantenere vivi i rapporti con loro. Tuttavia, con il dolore nel cuore, leggo ora ingiusti rimproveri diretti alla Chiesa russa, pubblicati su Internet e firmati da sua Eminenza Amvrosios. Penso che questi non aiutino a pacificare la mente e il cuore dei lettori.

Vorrei anche ricordare a sua Eminenza Amvrosios in spirito fraterno che, nonostante i problemi esistenti ora nelle relazioni tra le nostre due Chiese, non c'è bisogno che qualcuno si dilunghi in tono aggressivo a insultare i vescovi delle altre Chiese locali. Questo non stimola affatto il dialogo costruttivo.

Credo che invece di scegliere chi ha più diritti per impegnarsi in una missione in Corea, faremmo meglio a lavorare serenamente e con calma, preservando l'amore e la comunione reciproci. Sarà una testimonianza più reale dell'unità della Chiesa di fronte al mondo non ortodosso e secolare. Il campo di lavoro è grande e c'è spazio per tutti.

È possibile parlare di un "piano premeditato" a cui il metropolita Amvrosios si riferisce nella sua intervista?

Sarebbe più corretto parlare del lavoro per ordinare la vita ecclesiale dei connazionali all'estero e di preoccupazione per coloro che vivono lontani dalla loro patria. Infatti, per molti dei nostri compatrioti, le parrocchie ortodosse non sono solo luoghi in cui l'assemblea dei fedeli si riunisce per il culto, ma anche luoghi di comunione, aiuto reciproco, sostegno delle tradizioni e celebrazioni nazionali. In molti paesi, proprio una chiesa diventa un luogo in cui le persone possono contribuire a preservare la propria identità culturale.

Certo, il fatto che la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli sia impossibile ha stimolato in qualche modo la formazione di nuove parrocchie, ma anche senza di essa le parrocchie del Patriarcato di Mosca sarebbero infine emerse nella Repubblica di Corea perché è maturato il bisogno di aprirle.

L'assenza di comunione canonica tra la Chiesa russa e la Chiesa di Costantinopoli è una situazione dolorosa per ogni credente ortodosso. Continuiamo a sperare che sarà risolta nel tempo e che i fedeli potranno partecipare ai sacramenti in qualsiasi chiesa ortodossa, indipendentemente dalla sua giurisdizione. A ogni Divina Liturgia preghiamo per il ripristino dell'unità ecclesiale.

Eminenza, ci dica per favore come vede il lavoro in Corea nella fase attuale. Qualche proprietà della Missione ecclesiastica russa è sopravvissuta in Corea? Cosa c'è già e cosa si deve fare?

Al momento, purtroppo non abbiamo terreni per la costruzione. Il vecchio lotto della Missione ecclesiastica russa, che si trovava nel centro di Seoul nel distretto di Chondon, acquistato con i fondi comuni stanziati dal governo dell'Impero Russo e donati da fedeli in Russia, ora non ci appartiene più. Con la decisione presa da sua Santità il patriarca Tikhon il 4 novembre 1921, la missione in Corea fu sottoposta all'arcivescovo Sergij (Tikhomirov) di Tokyo. Per questo motivo, la terra e gli edifici sono stati registrati come proprietà della Chiesa ortodossa giapponese. In seguito, la comunità ortodossa locale, che a quel tempo si era unita al Patriarcato di Costantinopoli, ottenne dal tribunale il diritto di possedere tutte le proprietà della Missione ecclesiastica russa in Corea e dopo averle vendute acquistò un nuovo lotto a Seoul nel distretto di Mapo, dove successivamente è stata costruita una chiesa dedicata a san Nicola ...

Attualmente viene affittata una piccola struttura per la nuova parrocchia della Risurrezione nel distretto di Yongsan, in cui si celebrano i servizi divini. Il giorno di Pasqua si era già un po' allo stretto, perché oltre 100 persone sono venute alla funzione. La parrocchia di Seoul è composta da cittadini di Russia, Ucraina, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan e Stati Uniti. Nonostante i servizi siano celebrati in slavonico ecclesiastico, vi partecipano anche cittadini coreani. Alcuni coreani ortodossi, avendo espresso disaccordo con le azioni del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina o per qualche altra ragione, vengono nella nostra parrocchia a Seoul. Ci sono molti parrocchiani di lingua russa residenti nella città di Busan. Sono state organizzate per loro delle funzioni più volte, anche a Pasqua. Oltre a Seoul e Busan ci sono altre città con gente di lingua russa che vive in gruppi compatti, e ovunque dobbiamo organizzare una vita ecclesiastica a tutti gli effetti.

E chi serve nella nuova parrocchia della Risurrezione?

Sin dall'inizio dell'organizzazione della parrocchia a Seoul, sono stati inviati sacerdoti per brevi missioni dalle parrocchie dell'Esarcato patriarcale del sud-est asiatico. Ora dovremo selezionare il clero permanente. A servire a Seoul c'è anche l'arciprete Paul Kang, un cittadino della Repubblica di Corea, chierico della Chiesa russa fuori dalla Russia. Un altro sacerdote della Corea del Sud, lo ieromonaco Paul Chkhwe dalla Corea del Sud, sta terminando la sua formazione all'Accademia teologica di San Pietroburgo. Spero che dopo tornerà a casa e ci aiuterà.

È noto che nella Repubblica democratica popolare di Corea esiste una chiesa della Trinità, attiva a Pyongyang. Ce ne può parlare?

La decisione di costruire la prima chiesa ortodossa in Corea del Nord è stata presa dal leader della Corea del Nord Kim Jong-il nel 2002, dopo ce aveva visitato la chiesa di sant'Innokentij di Irkutsk a Khabarovsk. Poco dopo una chiesa fu costruita a Pyongyang e nel luglio 2006, la comunità della chiesa della vivifica Trinità fu ammessa nella Chiesa ortodossa russa. La chiesa fu consacrata nell'agosto 2006 dal metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad (ora sua Santità il patriarca di Mosca e di tutta la Rus'). Il clero della chiesa è stato formato nelle scuole teologiche in Russia e ordinato da vescovi russi. Attualmente la chiesa è frequentata principalmente da membri dello staff delle missioni diplomatiche a Pyongyang.

Eminenza, cos'altro vorrebbe dire ai nostri lettori?

Vorrei rivolgermi attraverso il vostro canale a tutti i fedeli della Chiesa ortodossa russa che vivono in Corea con un invito a unirsi attorno alla loro Chiesa e al suo primate, ed esprimere il mio sostegno a sua Beatitudine Onufrij, metropolita di Kiev, e a tutta la Chiesa ortodossa ucraina canonica, che oggi sta attraversando tempi difficili. In un momento in cui le parrocchie in Corea si stanno formando, il vostro aiuto attivo è necessario per la costruzione di nuove comunità. Invoco la benedizione di Dio su tutti voi!

Grazie per l'intervista.

Grazie a voi.

 
Momenti divertenti con il metropolita Kallistos Ware

Il metropolita Kallistos di Diokleia non è solo uno dei più noti e dotti vescovi ortodossi nel mondo, ma anche uno dei più affabili. Pur mantenendo un dignitoso distacco da professore di Oxford, è capace di “condire” le sue interessanti lezioni con vari momenti di un umorismo arguto, pulito e intellettualmente stimolante. Alcuni di questi momenti di ilarità (riflesso di un uomo che ha saputo trovare la sua pace nella pienezza della fede cristiana) sono stati raccolti in un video di YouTube, che presentiamo assieme alla nostra traduzione in italiano nella sezione “Umorismo cristiano” dei documenti.

 
Il ponte 'impossibile' sullo stretto di Kerch è la metafora delle fantasie ucraine sulla Russia

Previsione artistica del ponte di Kerch verso la Crimea, una volta completato

Quando la Crimea si è riunita alla Russia nel marzo 2014, il coro di indignazione proveniente dall'Ucraina e dall'Occidente ha sostenuto che questa riunificazione non aveva importanza, dal momento che la Crimea – in quanto penisola separata dalla Russia vera e propria – sarebbe stata costretta dalla geografia e dall'economia a ritornare strisciando a Kiev.

Sì, è solo una questione di tempo, hanno detto. E io so quello che hanno detto, perché a quel tempo vivevo in Ucraina. Ho sempre saputo ciò che i media ucraini stavano dicendo, anche senza guardarli, quando diverse persone all'improvviso iniziavano a ripetermi a pappagallo qualche slogan assurdo scelto a caso.

Una volta lo slogan era, "La Russia non può costruire un computer come lo costruiscono gli Stati Uniti. Questo è il motivo per cui l'Occidente è migliore". Quando li informavo che nessun computer è costruito negli Stati Uniti, che sono tutti prodotti in Cina – che tra l'altro, è un partner strategico della Russia, non degli Stati Uniti – si limitavano a fissarmi senza capire. I fatti o la logica non sono proprio il loro forte. Ma qui ci si addentra nella psicologia.

La Crimea non sarà in grado di sopravvivere senza l'Ucraina, hanno detto. Dopo tutto, ricevono tutto il loro cibo da noi. Ebbene, certamente non tutto, ma la maggior parte. Lo ricevevano. Fino a quando il regime di Kiev ha deciso di bloccare l'ingresso di tutti i prodotti alimentari in Crimea.

E la Crimea dipende dall'Ucraina per la sua fornitura di energia elettrica, dicevano. Questo lega irrevocabilmente la penisola all'Ucraina. La legava. Fino a quando dei teppisti che affermavano di rappresentare la popolazione dei tatari di Crimea hanno fatto saltare le linee elettriche che conducono in Crimea, con Petro Poroshenko che afferma che "coordina" le loro azioni.

Beh, qui devo sostenere il regime ucraino – non c'è modo migliore per loro di dimostrare il loro riconoscimento che la Crimea non è parte dell'Ucraina, e non lo sarà mai.

Suppongo che sia la stessa logica che crede che bombardare Donetsk e uccidere 8.000 persone possa in qualche modo intenerire il popolo del Donbass nei contronti dell'Ucraina banderista. I radicali ucraini hanno sigillato per sempre la separazione del Donbass da Kiev.

Se effettivamente avessero conosciuto la storia, avrebbero saputo che gli abitanti della Crimea e i minatori del Donbass non la prendono bene quando sono manovrati. Ora la Crimea ha rinunciato all'elettricità ucraina per sempre. Ma conoscere la storia impedisce di diventare un nazionalista ucraino seguace di Bandera.

Hanno anche detto che la Russia non sarà mai in grado di fare un ponte sullo stretto di Kerch, condannando per sempre la Crimea alla separazione fisica dalla Russia.

Sarà impossibile, hanno detto – perché tutti sanno la Russia è un povero paese arretrato, in grado solo di fare AK-47 e armi nucleari (come se la costruzione di una bomba atomica non richiedesse un alto livello di sviluppo tecnologico).

E la Russia non può costruire un computer come possono gli USA. Può inviare un uomo nello spazio – ma non può costruire un computer e non può costruire un ponte.

Quest'affermazione in realtà svolge un ruolo molto importante nella propaganda di guerra del regime ucraino (la costante paura di un'invasione utilizzata per mantenere il regime golpista al potere), l'idea è che se Putin non può costruire un vero e proprio ponte verso la Crimea, avrà bisogno di un ponte continentale. Il che significa conquistare gran parte dell'Ucraina.

Ecco un esempio del tipo di assurdità delirante che i media ucraini offrivano alla popolazione nel settembre 2014 circa la possibilità di un ponte:

La Russia non sarà in grado di costruire un ponte sullo stretto di Kerch per collegare la Crimea occupata con la Federazione Russa, secondo uno studioso ucraino. Ma la sua probabile incapacità di farlo significa che Mosca potrebbe avere una ragione in più per condurre la sua aggressione altrove, per garantire un percorso via terra alla penisola.

In un'intervista su BTB, Sergej Hromenko, ricercatore presso l'Istituto della memoria nazionale ucraina, dice che Mosca non sarà in grado di costruire un ponte sullo stretto di Kerch (o di fare in modo che i cinesi lo costruiscano per lei, come alcuni hanno ipotizzato).

La "spiacevole" verità è che solo i tedeschi sono stati in grado di costruire un tale ponte nel corso della loro invasione dell'Unione Sovietica, ma il ponte tedesco di 4,5 chilometri è stato distrutto dalle colate di ghiaccio subito dopo la guerra. E da allora, "nessuno, nemmeno l'Unione Sovietica, con tutta la sua potenza, è stato in grado di costruire un tale ponte." [In effetti, i tedeschi non hanno terminato il ponte, ma hanno lasciato dietro i materiali che l'Armata Rossa ha utilizzato per completarlo; poi il clima lo ha distrutto – ndc].

"E se l'Unione Sovietica non è stata in grado di farlo", dice Hromenko, egli "dubita fortemente che riuscirà a farlo la Federazione Russa", nonostante Mosca affermi che sarà in grado di farlo, e prima del 2018.

Ciò che afferma il fantoccio propagandista che si definisce "studioso ucraino" è irrilevante – il fatto è che non c'è mai stato alcun serio tentativo di costruire un ponte sullo stretto di Kerch – tranne uno che ha utilizzato materiali lasciati da un esercito in ritirata ed è stato tirato su nelle condizioni di stress del tempo di guerra . Durante il periodo dell'Unione Sovietica non ce n'è stato bisogno – Russia e Ucraina erano parte dello stesso paese e la Crimea poteva essere raggiunta in modo efficace via terra.

Cosa ancora più imbarazzante per il signor Hromenko è che ignora completamente il fatto (o più probabilmente, è totalmente ignorante del fatto) che l'Ucraina ha fatto un accordo con la Russia proprio per la costruzione di questo ponte nel gennaio del 2014 – prima del golpe di Majdan e prima che Kiev perdesse la Crimea.

Nel mese di gennaio 2014, l'Ucraina pensava che costruire il ponte fosse del tutto possibile – ma a marzo, tutti in Ucraina erano totalmente sicuri che fosse impossibile.

Ultimamente non abbiamo sentito parlare molto di questo ponte da parte degli ucraini. Questo probabilmente è perché il signor Hromenko, l’"istituto" di vittime professionali per cui lavora e tutti i media ucraini e il governo e tutti gli oppositori sono umiliati dal fatto che la Russia ha iniziato la costruzione.

Ecco l'ultimo video di aggiornamento, a partire da novembre 2015:

Ed ecco un progetto di ciò a cui assomiglierà il ponte completato. Saranno effettivamente 2 ponti – uno per il trasporto ferroviario, e uno per le auto:

Almeno gli USA possono costruire un computer. Di sicuro non hanno costruito alcun buon ponte ultimamente. In realtà, i ponti americani sono fatiscenti:

La Russia ha costruito numerosi nuovi ponti negli ultimi anni, come il ponte di Khabarovsk costruito nel 1999 (presente sul retro della banconota da 5.000 rubli) e il super-moderno ponte dell'Isola Russkij verso Vladivostok, completato nel 2012:

il ponte dell'Isola Russkij: il più lungo ponte strallato del mondo

Ma forse io non capisco proprio nulla. Dopo tutto, ho subito il lavaggio del cervello della propaganda russa.

 
Il Patriarcato ecumenico vanta una giurisdizione universale?

In una lettera (tradotta qui di seguito) datata 14 dicembre 2018 all'allora metropolita Oleksandr (Drabinko), accettandolo nel Patriarcato ecumenico e assolvendolo dalle eventuali sanzioni canoniche imposte da qualsiasi altra giurisdizione, il patriarca Bartolomeo fa l'allarmante affermazione che il patriarca di Costantinopoli "ha la responsabilità indiscutibile di giudicare ovunque le questioni ecclesiastiche e di dare loro una conclusione definitiva". Questa affermazione va ben oltre la procedura canonica di appello e si avvicina a una pretesa quasi-papale a una giurisdizione universale. Inoltre, dato che il patriarca Bartolomeo ha conseguito un dottorato in diritto canonico dal Pontificio Istituto Orientale, deve essere consapevole del fatto che il diritto di Costantinopoli di avere l'ultima parola negli affari di altre chiese è tutt'altro che "indiscutibile", perché il canonista del XII secolo Ioannis Zonaras, citato da san Nicodemo della Santa Montagna sul suo Pedalion (Timone), respinge qualsiasi diritto di questo genere.

Il testo della lettera del patriarca Bartolomeo è il seguente:

Vostra Eminenza Aleksandr, metropolita di Perejaslav-Khmelnitskij e Vishnevoe, amato fratello nello Spirito Santo e concelebrante della nostra mediocrità, che vostra Eminenza sia benedetta con la pace da Dio.

Dopo che lei, Eminenza, si è rivolto alla nostra mediocrità e ha presentato il suo caso a noi, per grazia di Dio, arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma, non solo come a colui che per la provvidenza della Chiesa ha indiscutibilmente la responsabilità di giudicare ovunque le questioni ecclesiastiche e di dare loro una conclusione definitiva, ma anche come al suo canonico padre e maestro, dal momento che la sua diocesi è stata restaurata dalla sua antica amministrazione irregolare da parte di un'altra giurisdizione ecclesiastica, e che dopo la ritrattazione e la cancellazione della Carta del nostro illustre predecessore Dionisio IV, è territorio della grande Chiesa di Cristo a Costantinopoli, siamo giunti alla decisione di unirla, attraverso questa nostra Carta patriarcale, alla giurisdizione della nostra Santissima Sede Ecumenica Apostolica e Patriarcale, con il vostro venerabile clero e i laici devoti, rimuovendo ogni responsabilità, peso o altro comportamento oneroso a lei imposto da qualsiasi corpo ecclesiastico, o punizione, accettando pienamente tutto ciò che riguarda le responsabilità pastorali del suo episcopato [da lei compiute].

E così, la adorniamo attraverso la preghiera paterna e la nostra benedizione patriarcale, conferendole il ​​nostro bacio fraterno e invochiamo con tutto il cuore su di lei la grazia e la misericordia di Dio venerato nella Trinità, a cui sia gloria e potenza nei secoli.

 
Venticinquesimo anniversario della processione di sant'Irinarco, 2022

Nel XVII secolo, un eccezionale figlio della Rus' ortodossa, il monaco Irinarco il Recluso, si distinse nell'ascesi nel monastero dei santi Boris e Gleb vicino a Rostov la Grande. Il santo ha svolto un ruolo enorme nel superare il tempo dei torbidi, benedicendo con la sua croce il principe Dmitrij Pozharskij per combattere i polacchi.

Dopo la morte del santo, la popolazione locale iniziò l'usanza di compiere una processione della Croce dalla sua cella monastica fino alla sorgente vicino al villaggio di Kondakovo, dove il santo nacque e dove da bambino vide l'apparizione della santissima Madre di Dio. La processione attraversa molti paesi e dura un'intera settimana. Tuttavia, poco dopo la rivoluzione bolscevica, il monastero fu chiuso, i fratelli si dispersero, molti oggetti di valore – comprese le catene del monaco Irinarco – furono portati via e la processione stessa fu bandita.

Nel 1994, il monastero fu trasferito alla Chiesa ortodossa russa e il suo nuovo abate Ioann (Titov) iniziò a far rivivere le pie usanze locali, inclusa la tradizionale processione di sant'Irinarco. Dopo decenni di abbandono, la processione ha ripreso a svolgersi proprio venticinque anni fa, nel 1997. Negli ultimi venticinque anni il percorso della processione è cambiato, la sua durata è aumentata a cinque giorni e il numero dei partecipanti in alcuni anni ha raggiunto i tremilacinquecento. Ma la gioia spirituale che accompagna i pellegrini che pregano con fervore è rimasta immutata.

Vi presentiamo le scene della processione di quest'anno.

Giorno 1. Il villaggio di Borisoglebsk – Il'inskoe (20 luglio)

Giorno 2. Il'inskoe – Ivanovskoe (21 luglio)

Giorno 3. Ivanovskoe – Zubarevo (22 luglio)

Giorno 4. Zubarevo – Kondakovo (23 luglio)

Giorno 5. Kondakovo (24 luglio)

 
Viaggio a Mosca (quarta parte)

(prima parte)

(seconda parte)

(terza parte)

Mercoledì 27 febbraio

La Lavra

Di buon mattino, ci siamo diretti a piedi verso la Lavra della Trinità, uno dei luoghi più santi della Chiesa russa. Ho dovuto portare i miei bagagli con me, e così abbiamo dovuto passare dalla chiesa di san Nicola, dove padre Pavel Ermilov ci ha permesso di conservare i bagagli per il giorno, e poi siamo andati a prendere la metropolitana fino alla stazione ferroviaria. A differenza di quando avevo preso la metropolitana domenica, il vagone era pieno zeppo, e la gente correva di qua e di là in tutte le direzioni. Era una massa di umanità, che in vari modi andava al lavoro o a scuola, e mi faceva sentire un po' claustrofobico.

Non ricordo di avere mai preso un vero e proprio treno, ma è quello che abbiamo preso per raggiungere la città di Sergiev Posad, che è attorno alla famosa Lavra. Il treno era molto moderno e confortevole, completo di connessione Wi-Fi gratuita. La nostra colazione è arrivata su alcuni carrelli di cibo. Quando siamo arrivati alla stazione ferroviaria di Sergiev Posad, padre Sergej ha chiamato rapidamente un taxi con Yandex, e siamo stati lasciati appena fuori dall'ingresso della Lavra.

Prima di entrare nella Lavra, abbiamo dovuto fare una visita ai bagni. A Mosca, tutti i bagni che ho incontrato erano molto simili a quelli che ti aspetteresti negli Stati Uniti, ma questi servizi igienici erano del tipo con il buco nel pavimento, a cui per fortuna ero abituato conoscendo le usanze asiatiche.

Avevo visitato la Lavra nel 2007, ma vi ero rimasto solo circa 2 ore, quindi avevo fatto una visita un po' affrettat e c'erano molte cose che non ero riuscito a vedere. Entrando alla Lavra, la prima tappa doveva essere quella di venerare le reliquie di san Sergio di Radonezh, che insieme al fratello, giunse sul luogo quando non vi era altro che una vasta foresta e fondò il monastero che divenne la più importante comunità monastica in Russia.

Ho potuto fare solo una foto nella chiesa in cui sono conservate le reliquie di San Sergio, prima che mi dicessero che era contro le regole.

icona della Trinità vicino alle reliquie di San Sergio

Una delle grandi differenze tra la visita alla Lavra nel 2007 e quella nel 2019 è stato l'enorme numero di turisti cinesi sul posto. C'erano diversi gruppi di turisti che avevano persino qualcosa come bandiere da reggimento per aiutare le persone a rintracciare il proprio gruppo. La ragione di questo aumento del turismo cinese è che il valore del rublo è basso in questo momento a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, e così i cinesi si rendono conto che possono ottenere molto di più con i loro soldi nelle vacanze in Russia.

Il cartello, che ha un piccolo testo in russo e un testo cinese molto grande, ripetuto 3 volte vicino all'ingresso di una chiesa, dice "Mantenete la calma".

uno dei tanti gruppi turistici cinesi

Che grande opportunità missionaria! Spero che la Chiesa russa stia lavorando per sfruttarla al meglio. So che il libro "Santi di tutti i giorni" è stato appena pubblicato in cinese, quindi spero che sia così.

Tra i molti santi di cui abbiamo potuto venerare le reliquie c'è san Massimo il Greco.

Ci sono più chiese nella Lavra di quante abbiamo potuto visitare, ma la chiesa principale è quella della Dormizione.

Mentre ero alla Lavra, avevo una lista di cose che dovevo prendere per la mia parrocchia, e così abbiamo fatto un po' di shopping. Non c'è posto migliore della Russia per comprare oggetti liturgici di qualità a un prezzo incredibile.

Abbiamo pranzato molto bene in uno dei caffè sul posto, e poi siamo andati a vedere l'Accademia teologica di Mosca. Padre Sergej sta lavorando a un dottorato assegnato da Oxford, ma nel tempo libero lavora presso il Seminario teologico di Kursk, e il suo consulente di tesi è stato padre Pavel Lizgunov, che recentemente è stato nominato vice-rettore dell'Accademia teologica di Mosca. Fortunatamente, gli è stato concesso di continuare a essere il suo consulente di tesi, nonostante il trasferimento. Quindi ci siamo incontrati con padre Pavel, che poi ha chiesto a un seminarista di farci fare un giro dell'Accademia, incluso il suo ricco museo.

con i padri Sergej Baranov e Pavel Lizgunov. Il ritratto è di san Filarete di Mosca

la chiesa del seminario

uno dei corridoi del seminario

Dopo il giro, siamo tornati e abbiamo preso il tè con padre Pavel, con una conversazione molto piacevole.

Siamo poi tornati alla stazione ferroviaria. Abbiamo deciso di fare una passeggiata questa volta. Il tempo era bello, anche se c'era ancora molta neve, ghiaccio e fanghiglia con cui combattere. Mentre arrancavamo su una collina abbastanza ripida, sono rimasto un po' imbarazzato nel vedere una giovane donna camminare davanti a noi, come se per lei non fosse un grosso problema.

Quando siamo arrivati ​​alla stazione, padre Sergei mi ha indicato una libreria per adulti vicino alla stazione, che dimostra che la Russia non è una terra di incanto spirituale. La Chiesa sta certamente diventando più forte, ma sfortunatamente rimangono molti che sono indifferenti alla Chiesa.

Il treno del ritorno non era nuovo o bello come quello preso la mattina, ma era abbastanza confortevole. Quando siamo arrivati ​​a Mosca, abbiamo ritirato il mio bagaglio, siamo passati a prendere le due figlie di padre Sergej e siamo andati in taxi a casa di padre Sergej. Abbiamo lasciammo là le figlie e poi ci siamo diretti più a sud verso La casa di campagna di padre Sergej.

Durante il tragitto ci siamo fermati a visitare una parrocchia di recente costruzione, la parrocchia della Trinità vivificante, a Troitsk, che si trova nei sobborghi recentemente sviluppati a Mosca. Questa chiesa rimane aperta fino a mezzanotte e ha molte attività per quelli che vivono nelle aree vicine. Hanno una chiesa superiore e inferiore e un grande battistero per adulti, il che suggerisce che stanno incontrando un certo successo nei loro sforzi.

Poi ci siamo fermati in un supermercato a prendere qualcosa da mangiare per cena, così come il cibo per il nostro viaggio a Optina il giorno dopo. Questo supermercato aveva tutto ciò che poteva avere un supermercato americano, oltre ad alcune cose che non avevano, come le attrezzature per una distilleria domestica.

La casa di campagna di padre Sergej era in direzione di Optina, cosa che ci avrebbe salvati dal traffico del mattino. È stata progettata dallo stesso padre Sergej, ed è un po' come la caverna di Batman in termini di automazione. Poiché non è presente la maggior parte del tempo, l'ha progettata in modo da poterla controllare e apportare modifiche al riscaldamento da qualsiasi parte del mondo: una cosa davvero incredibile. Quindi, dopo cena, e una piacevole serata di conversazione, ci siamo sistemati per la notte, con il piano di alzarci molto presto il giorno dopo, per poter partecipare alle funzioni del mattino al monastero di Optina.

(fine della quarta parte)

 
Una chiesa al crocevia di tragedia e speranza

Pochi ricordano che una delle vittime eccellenti dell'11 settembre 2001 è stata la chiesa ortodossa greca di san Nicola. Se si eccettuano alcuni locali adibiti a cappella all’interno del World Trade Center, la Chiesa di san Nicola (più vecchia di mezzo secolo rispetto alle Torri gemelle) è stato l’unico edificio di culto a essere distrutto nell’attacco terroristico. Adesso sono finalmente stati avviati (dopo quasi un decennio di problemi legali e promesse non mantenute) i lavori di ricostruzione, mentre un servizio di Tatiana Veselkina su Pravoslavie.ru cerca di ricostruire i momenti più toccanti legati a questa chiesa divenuta ormai altamente simbolica. Presentiamo l’articolo sulla chiesa di san Nicola nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti, assieme a un resoconto giornalistico recuperato da un sito italiano non più accessibile in rete, in cui il parroco della chiesa distrutta parla del progetto di ricostruzione.

 
Che cosa è andato storto in Occidente?

Introduzione

Da 45 anni è chiaro che la fine del mondo, preceduta dalla venuta dell'Anticristo, avverrà tramite il 'know-how' occidentale. Per molti di coloro che sono nati e vissuti prima di me, ciò era ben chiaro molto tempo prima. Quando me ne sono reso conto mi è venuto il desiderio di aiutare a raccogliere insieme nella Chiesa coloro con cui la Provvidenza mi ha portato a contatto, prima della fine.

Nel contesto occidentale in cui sono nato, questo ha significato, in particolare, essere in grado di spiegare come il mondo occidentale è giunto a originare una sua civiltà di Armageddon e Apocalisse. Dopo tutto, nel primo secolo i primi cristiani nel mondo occidentale, a Roma, erano in gran parte di lingua greca e di origine ebraica, non diversi da quelli di Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e di altre parti del mondo cristiano ortodosso. Eppure fu il cosiddetto cristianesimo occidentale che ha dato origine all'apostasia di oggi.

Ora, anche se il mondo ideologico occidentale copre solo una piccola parte della superficie terrestre, l'Europa Occidentale, l'America del Nord, l'Australia, la Nuova Zelanda e le colonie e i protettorati degli Stati Uniti in America Latina, Giappone, Israele, Corea del Sud e Arabia Saudita, questi paesi sono i più ricchi e potenti. Inoltre, sono influenti in tutto il mondo attraverso il loro imperialismo culturale ('soft power'), in un processo graduale, una volta chiamato occidentalizzazione, poi americanizzazione, e ora conosciuto con il nome in codice di globalizzazione.

Il primo millennio

È chiaro che l'apostasia non è iniziata con i cristiani ortodossi di lingua greca a Roma, né con i cristiani ortodossi di lingua latina in cui essi si sono evoluti a partire dalla fine del secondo secolo, sia a Roma sia nelle altre province occidentali dell'Impero Romano di quel tempo. I primi segnali che non tutto andava bene sono venuti dopo la caduta in mano ai barbari di quelle province occidentali dell'Impero Romano ormai cristianizzato. Questo è stato nel V secolo.

A quel tempo quelli che erano più vicini alla cultura pagana del vecchio Impero Romano precristiano che alla cultura cristiana del nuovo Impero Romano cristiana cominciarono a desiderare con nostalgia quel passato di potere assoluto della vecchia Roma. Per esempio, alcuni alti prelati cristiani provenienti da famiglie di classe superiore iniziarono a radersi la barba, proprio come i vecchi leader romani pagani. Leggevano letteratura latina pagana e, straordinariamente, passarono la loro nostalgia della Roma pagana agli invasori barbari franchi.

A loro volta, anche questi provinciali iniziarono a desiderare lo stesso potere assoluto dei romani pagani, ignorando l'esistenza del nuovo imperatore romano e del nuovo impero cristiano, fondato da san Costantino nel IV secolo nella Nuova Roma cristiana, in sostituzione della vecchia Roma pagana. Come risultato, iniziarono a emergere reali difficoltà alla fine dell'VIII secolo, dopo che la dinastia merovingia germanica fu usurpata dalla dinastia carolingia in quella che oggi è la Germania occidentale. Ambiziosi, violenti, aggressivi e guidati dal loro spietato re eretico iconoclasta, Carlo l'Alto (Carlo Magno), questi barbari franchi cominciarono a unire le parti dell'Europa occidentale con ferro e fuoco in quello che pretenziosamente chiamarono il 'Primo Reich' o 'Primo Impero '.

I cortigiani di Carlo, in gran parte istruiti da intellettuali ebrei che in Spagna avevano deformato l'insegnamento cristiano sulla santa Trinità, rivelata nel Nuovo Testamento, e sui santi, ridussero il Dio cristiano a una sorta di unità come nel monoteismo ebraico, cosa che portò a quello che nel XX secolo fu chiamato 'giudeo-cristianesimo'. Anche se il piccolo 'impero' di Carlo presto crollò, la sua ispirazione non venne meno e la sua ideologia continuò in modo più o meno sotterraneo fino all'XI secolo, quando finalmente emerse ed fu adottata nella stessa Roma. Così fu creata una nuova religione chiamata 'cattolicesimo romano', un sostituto del cristianesimo.

Il secondo millennio

Facendo di se stessi sostituti ('vicari') di Cristo (prima di questo momento erano sempre stati conosciuti come 'i vicari di San Pietro') e accettando la nuova fantasia del filioque di Carlo che implicava che tutto il potere e l'autorità veniva da loro stessi come sostituti di Cristo, i dirigenti delle province occidentali, facendosi chiamare papi di Roma, operarono una presa di potere sulla Chiesa. Questo fu un triste fallimento e molti, anche nelle province occidentali, per non parlare della capitale cristiana romana e delle zone centrali della Chiesa a Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e altrove, respinsero questo grezzo primitivismo pseudo-teologico.

I papi furono quindi costretti a usare la forza per imporre il loro controllo, inventando il sistema 'feudale' di predominio. Così, le loro truppe d'assalto invasero la penisola iberica, il sud Italia, l'Inghilterra (sotto 'il Conquistatore' nel 1066, di cui quest'anno ricorrono i 950 anni) e la Terra Santa nella cosiddetta 'prima crociata'. I semi-barbari soldati 'franchi' inviati dai papi, provocando caos e commettendo genocidi sul loro cammino, riempiendo Gerusalemme di sangue, erano l'unico modo in cui i papi potevano ottenere una qualsiasi misura di controllo.

Fu da questo punto in poi che i paesi occidentali iniziarono il loro tentativo millenaria continuo di conquistare il mondo, lasciando centinaia di milioni di nativi morti sulla loro scia. Mentre la nuova religione dell'XI secolo degenerava ulteriormente in ismi sempre meno cristiani, come lo scolasticismo, il protestantesimo e la sua miriade di sette, e quindi il laicismo moderno, il mondo occidentale si è ampliato. Alla fine ha cercato di ottenere il controllo completo su tutto il mondo, creando perfino 'guerre mondiali' capaci di distruggere il mondo più volte con dispositivi termonucleari e batteriologici ispirati da Satana.

In particolare ha cercato di distruggere ogni civiltà rivale, nelle Americhe (attraverso conquistadores e cowboy), in Africa (attraverso la schiavitù e la riduzione in schiavitù, come in Congo), in Asia (soprattutto in India, in Cina attraverso il commercio di oppio, e in Giappone), e in Australasia (attraverso il massacro degli abitanti aborigeni), così come nell'Europa cristiana. L'aggressione occidentale nella sola parte d'Europa ancora libera, libera anche dall'occupazione e dall'oppressione musulmana, è di particolare interesse. Quella parte d'Europa infatti erano le terre russe.

L'assalto alla terza Roma

Gli attacchi sanguinari alle terre russe risalgono alle 'crociate' del XIII secolo per opera dei cavalieri teutonici (una pugnalata alla schiena, mentre le terre russe stavano combattendo il giogo mongolo-tartaro), per continuare con gli svedesi, polacchi e lituani nel XVII secolo, con l'assassinio dell'imperatore Paolo, organizzato dai britannici, con l'invasione europea unita sotto Napoleone nel 1812, con l'invasione anglo-franco-musulmana del 1854, con l'invasione austro-tedesca del 1914, con il colpo di stato organizzato dai britannici e la spedizione tedesca del micidiale batterio bolscevico Lenin (Blank) nel 1917 al fine di eliminare tutti i cristiani russi, all'invasione europea unita sotto Hitler nel 1941.

Il mondo occidentale ha mantenuto il silenzio (fino al 1945) sul genocidio commesso da Lenin e Stalin, che sosteneva entrambi. Ha sponsorizzato il maligno contadino ucraino Kruscev, il traditore Gorbaciov e il pagliaccio ubriacone Eltsin in una straordinaria e continua aggressione, che è continuata fino alla strage di Kiev nel 2014, quando cecchini addestrati dalla NATO hanno sparato contro le forze della legge e dell'ordine dall'ambasciata degli Stati Uniti. In tutto questo l'Occidente ha imposto sempre il suo sistema elitario di oligarchia avida ed egoista contro la sovranità cristiana (che sprezzantemente chiama 'autocrazia'). Oligarchia significa regime dittatoriale dei pochi ricchi dell'élite sulle masse, ingannate dal mito della 'democrazia'.

Di fatto, si calcola che in realtà tutto il mondo occidentale e occidentalizzato è governato da poche centinaia di individui, che si scambiano continuamente di posto l'uno con l'altro e installano le loro docili marionette attraverso rivoluzioni "colorate" in posizioni provinciali da Saigon a Santiago, da Kabul a Kiev. Questo era il sistema che hanno cercato di diffondere in Europa orientale. Nei paesi protestanti e cattolici modernisti (= protestantizzati) questo è stato facile, anche se vi è opposizione da parte dei cattolici tradizionali, che in cuor loro non hanno mai accettato il protestantizzante Concilio Vaticano II.

Nei paesi ortodossi che fin dagli anni '60, per ironia della sorte, erano protetti dal comunismo, è stato molto più difficile. Così hanno mandato migliaia di 'missionari' protestanti (soprattutto americani, molti legati alla CIA) per ammorbidire la resistenza cristiana. Hanno avuto un fallimento più o meno totale, anzi i missionari non mercenari, sinceri sono stati convertiti dai loro errori e favole protestanti al vero cristianesimo della Chiesa ortodossa. Per quanto riguarda i banditi-oligarchi, prevalentemente non-russi, questi hanno dovuto fuggire dalla rabbia della gente, di cui avevano spogliato i beni, e si sono nascosti a Londra, New York, Tel Aviv e in Costa Azzurra. Qui sono stati protetti dai governi occidentali, i loro compagni oligarchi.

Analisi

Che cosa è andato storto in Occidente? Per passare da un'élite che ama Cristo a una che odia Cristo, ha dovuto ingannare se stesso con le sue menzogne ​​attraverso un millenario processo di auto-adulazione, di auto-giustificazione e d'intolleranza, camuffato da parole come 'progressista', 'liberale',' democratico' e 'moderno'. Sostituendo le proprie parole artificiali alle parole date da Dio del Vangelo di Cristo, ha inventato una nuova religione che si basa essenzialmente sul concetto che il mondo occidentale è l'unico mondo e che tutti gli altri devono rientrare sotto la sua egemonia distruttiva, nella migliore delle ipotesi per essere conservati come folklore per i turisti occidentali, nel peggiore dei casi per essere annientati.

Gli ultimi 1000 anni sono una storia di distruzione per tutte le civiltà non occidentali, quella cristiana occidentale anteriore all'XI secolo, quella 'bizantina', inca, azteca, maya, nativa americana, africana, giapponese, cinese, indù, buddhista, musulmana e il saccheggio dei loro manufatti che oggi riempiono i musei del mondo occidentale. Oggi l'unica civiltà che rimane a contestare le pretese anti-cristiane dell'Occidente è quella della Chiesa, la civiltà ortodossa.

Anche se crudelmente devastata dal materialismo occidentale, la civiltà ortodossa di oggi può essere vista nella rinascente, multinazionale Chiesa ortodossa russa, 'il più grande nemico dell'Occidente' secondo l'ideologo americano Brzezinski. I fedeli di questa Chiesa in questo momento stanno lottando per la libertà in due guerre. In primo luogo, in Ucraina, lottano contro gli uniati galiziani senza Dio finanziati dall'Occidente e contro i loro brutali alleati mercenari, inviati dalla giunta dei fantocci genocidi di Kiev. In secondo luogo, in Siria, combattono contro i brutali guerriglieri atei dell' islamismo inventato negli Stati Uniti, e finanziato dai protettorati occidentali dell'Arabia Saudita e del Qatar.

Fino al 2016 il tentativo di distruggere la Chiesa di Dio, centrata a Mosca, ha provocato il caos in Europa orientale, in tutto il Medio Oriente fino all'Himalaya, in tutto il Nord Africa a ovest fino al Marocco e a sud fino al Kenya, creando rischi di guerra con l'Iran e la Cina, e in tutta l'Europa occidentale, con l'invasione di milioni di miserabili immigrati musulmani, in particolare verso la Germania, la Scandinavia, la Francia e l'Italia. Dopo aver distrutto il Medio Oriente, l'élite anti-cristiana è intenta a distruggere l'Europa.

Conclusione

In questo vitale inizio del 2016 preghiamo per vedere una svolta nelle vicende umane, sia in Ucraina sia in Siria, contro le forze di Satana. La risurrezione della Chiesa, dopo il suo Golgota del XX secolo, è cominciata. È nostra speranza sincera e ardente preghiera che, per mezzo della Chiesa ortodossa russa, le Chiese locali parzialmente compromesse e controllate dall'Occidente ritornino indietro alla Fede. Il pentimento è sempre possibile, ancor più come risultato di un vero Concilio ecclesiale.

Un vero Concilio ecclesiale non può che ribadire ogni articolo del Credo, affermando le Persone di Cristo e dello Spirito Santo, e tutte le verità eterne dei Sette Concili universali, rifiutando la pseudo-ortodossia e lanciando anatemi tutti i falsi insegnamenti concepiti da gente senza fede. Raccogliendosi intorno alla Chiesa ortodossa russa e a un restaurato, multinazionale, sacrale, sovrano Impero cristiano, centrato in una Mosca purificata come il resto dell'Impero dalle impurità bolsceviche e quelle di altra fonte, può essere che Dio nella sua misericordia ci dia altro tempo prima della fine per purificarci.

Un nuovo imperatore cristiano può aiutare a raccogliere insieme tutti gli uomini e donne di buona volontà ovunque nella Chiesa di Dio, attraverso la purificazione e un vasto programma di costruzione di chiese in tutto il mondo. Questo significa prepararci prima della fine, quando Cristo ritornerà nella gloria e i suoi nemici saranno gettati nella Geenna, ma i penitenti troveranno la salvezza. Prima dell'arrivo dell'Anticristo dobbiamo prepararci, per non essere compromessi e indeboliti dalle vie mondane degli astuti, e per inchinarci solo davanti al Figlio di Dio.

 
Ecclesiologia dello scisma: riflessioni storiche

Le pretese giurisdizionali della sede di Costantinopoli hanno una lunga storia. Essendo motivate politicamente, hanno allo stesso tempo una forte base ideologica. I ricercatori hanno finora esaminato l'ideologia imperiale di Bisanzio solo nel contesto dei processi socio-politici; tuttavia, recenti pubblicazioni e dichiarazioni della gerarchia di Costantinopoli presentano questa ideologia come una strana deviazione nella forma di un nuovo insegnamento nella gerarchia ecclesiastica ortodossa.

Il pericolo dell'emergere di una nuova dottrina corrotta riguardo alla Chiesa è ovvio – sta già contribuendo alla separazione tra le Chiese, e la posizione principale della nuova struttura [ecclesiastica] della Chiesa ecumenica riceve un fondamento teologico.

Quest'ultima conduce direttamente all'emergere di corruzioni dottrinali dell'ecclesiologia ortodossa. Che cosa ha accelerato l'ascesa di questo problema?

Una sorgente di "acqua amara" [1]

Il carattere sacrale [2] dell'autorità imperiale era una componente indispensabile delle credenze dei greci al tempo dell'Impero bizantino. L'imperatore Graziano nel 375 rinunciò al titolo di Pontifex maximus [3] (sommo sacerdote), ma la tradizione di collegare il potere imperiale e il sacro non scomparve. Gli imperatori partecipavano a tutte le sfere della vita ecclesiastica: eleggevano e congedavano i patriarchi, scrivevano testi religiosi, trasferivano vescovi, erano incensati ai servizi divini e sotto l'imperatore Isacco II Angelo (1185-1195, 1203-1204) furono congedati e nominati in successione cinque patriarchi di fila. In Teodoro Balsamon troviamo la seguente osservazione:

Gli imperatori ortodossi, senza restrizioni, e ogni volta che lo vogliono possono entrare nel santo altare, bruciare l'incenso, fare il segno della croce con il trichirio [candelabro a tre braccia] proprio come i vescovi. Offrono il catechismo al popolo, che è un privilegio normalmente permesso solo ai vescovi locali... e poiché l'imperatore in carica è l'unto del Signore, attraverso la sua unzione per governare l'Impero, e Cristo nostro Dio è un sommo sacerdote, quindi anche l'imperatore è adornato di alti doni sacerdotali. [4]

Senza impegnarsi in una lotta con il culto dell'Imperatore, il pensiero greco si è adattato, traendo una connessione tra il campo del sacro nella Chiesa e nello stato. Con la convenienza storica e politica delle decisioni riguardanti l'elevazione della sede della capitale, e la modifica dello status del vescovo della capitale, arrivò la "imitazione" fatta dall'imperatore del vescovo di Costantinopoli, nella quale il vescovo accettava l'autorità "sacra" di governare il Chiesa.

Il potere dell'imperatore, il suo carattere universale e sacro, fu trasferito al trono di Costantinopoli. Nella testimonianza di Anastasio il Bibliotecario (l'apocrisiario del papa di Roma) nel IX secolo, troviamo la conferma che il titolo "ecumenico" del patriarca di Costantinopoli era già inteso dai greci come un segno della sua autorità tutta bizantina :

Quando ero a Costantinopoli, e spesso criticavo i greci per la parola "ecumenico", e li rimproveravamo per vanità e orgoglio, obiettavano che non chiamavano il patriarca "ecumenico" (Oikumenikos, che può essere tradotto come "universale") perché è il vescovo di tutto il mondo, ma perché ha l'autorità sulla parte del mondo in cui vivono i cristiani. Quello che i greci chiamano l'universo – oikumene – non significa solo "il mondo" come in latino (orbis terrarium), [ma la parola greca oikumene] da cui deriva il titolo ecumenico [oikumenikos] significa anche "ogni dimora o luogo abitabile. [5]

V. Kartashev chiarisce le parole di Anastasio, traducendo "Oikumenikos" con il significato "dell'Impero d'Oriente", pan-ellenico [6], pan-bizantino. [7] Questo significato del titolo dei patriarchi di Costantinopoli assunse presto un senso immediato. Durante il VII e l'VIII secolo, l'Impero bizantino subì una serie di sconvolgimenti, a seguito delle quali furono strappate parti significative dei suoi territori, prima da parte di arabi e persiani, poi dei turchi.

Di conseguenza, le cattedre di tre patriarchi (di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) si trovarono fuori dai confini di uno stato cristiano. Naturalmente, Costantinopoli cominciò a essere percepita non solo come la capitale dello stato, ma anche come la capitale della Chiesa, in cui di fatto dimoravano i principali vescovi (i patriarchi). Con il tempo, questo fatto storico iniziò a riflettersi nelle opere dei pensatori dell'epoca, e anche nei testi normativi.

Nell'Epanagogia, una raccolta di leggi del IX secolo, troviamo idee molto radicali riguardanti il ​​patriarca di Costantinopoli. Il titolo III inizia con la definizione:

Il patriarca è un'immagine vivente e animata (icona) di Cristo, testimone della verità nelle parole e nelle opere. [8]

Nel quinto e nel sesto capitolo del terzo titolo, al patriarca vengono attribuiti poteri speciali nel campo dell'interpretazione e applicazione delle norme dei canoni ortodossi, che recitano rispettivamente:

Solo il patriarca deve interpretare le regole degli antichi patriarchi e le definizioni dichiarate dai santi Padri e le posizioni dei Santi Sinodi.

Il Patriarca deve trattare, impiegare e perfezionare le azioni organizzate dagli antichi Padri nei Concili e nelle diocesi, specialmente a livello sinodale. [9]

Le espressioni dell'Epanagogia testimoniano chiaramente il trasferimento del carattere sacro del potere dell'imperatore [10] al potere del primo trono orientale. Inoltre, anche il possesso della verità "diventa" un attributo del primate di Costantinopoli, che consente di tracciare paralleli con tendenze simili nella Chiesa romana.

Questa nuova posizione di Costantinopoli come "capitale della Chiesa" fu articolata dal patriarca di Antiochia Teodoro Balsamon e dall'arcivescovo bulgaro Dmitrij Khomatin. Le ricche espressioni retoriche di Balsamon, che offrivano agli imperatori straordinarie opportunità nella Chiesa, sono tradizionalmente percepite da molti ricercatori come adulazioni orientali, ma questa "adulazione" non è priva di significato reale. A. Lebedev cita le famose parole di Dmitrij Khomatin:

L'Imperatore, che è, e perciò è chiamato, il governatore supremo generale delle Chiese, si trova al di sopra delle dichiarazioni dei Concili e costituisce la corretta applicazione di queste dichiarazioni. Egli è lo standard stesso per quanto riguarda la gerarchia ecclesiastica, il legislatore della vita e della condotta dei sacerdoti... in una parola, con la sola eccezione della conduzione dei servizi divini, all'imperatore sono concessi tutti gli altri privilegi episcopali... come erano attribuiti agli antichi imperatori romani, con il tiolo di Pontifex Maximus, gli attuali imperatori dovrebbero essere considerati allo stesso modo, a causa della loro unzione imperiale. [11]

Con il tempo, questi titoli onorari furono assegnati all'autorità patriarcale di Costantinopoli.

Nel 1397, il Patriarca di Costantinopoli Antonio IV inviò al principe di Mosca, Vasilij II Dmitrievich, una lettera che chiedeva il ripristino della commemorazione dell'imperatore bizantino durante i servizi divini.

In questa lettera era usata la stessa retorica riguardo all'atteggiamento nei confronti della posizione del patriarca.

Il patriarca di Costantinopoli Antonio IV, nel suo discorso a Vasilij Dmitrievich, scrive letteralmente quanto segue:

Noi siamo custodi delle leggi e dei canoni divini, e siamo obbligati a comportarci in tal modo in relazione a tutti i cristiani, specialmente riguardo alle grandi persone – i principi delle nazioni e i signori locali – come la vostra nobiltà... in quanto io sono un maestro universale per tutti i cristiani Ho un dovere indispensabile: quando sento parlare della tua nobiltà, di qualcosa che sta facendo del male alla tua anima, ho il dovere di scriverti a riguardo, come tuo padre e maestro, istruendoti e incoraggiandoti alla correzione. E tu, come cristiano e figlio della Chiesa, sei obbligato a correggerti... Non sai che il patriarca prende il posto di Cristo, sul cui trono di maestro egli siede? Non è un uomo che disprezzi, ma Cristo stesso! E al contrario, chi onora il Patriarca onora lo stesso Cristo! [12]

Se queste parole dovessero essere capite alla lettera, potremmo chiamare il patriarca Antonio "Vicario di Cristo". Allo stesso tempo, prendendo autorità dal Pontifex maximus, il patriarca vede qui una legittimazione sacra da parte di Cristo stesso. Come bocca dell'autorità universale dell'impero, sta diventando "l'insegnante universale di tutti i cristiani". Nella tradizione russa della scienza storica, era consuetudine considerare queste parole semplicemente come parte dell'etichetta orientale, ma il successivo sviluppo degli eventi nel XX secolo ci consente di vedere il significato immediato al di là di queste espressioni.

La vita dopo la morte... dell'impero

Con la caduta di Costantinopoli, molto è cambiato. L'imperatore è scomparso, e nel mondo greco, l'unico che può sopportare il peso della "sacra autorità" rimane il vescovo di Costantinopoli. In una stretta osservanza della lettera dei canoni, questo non avrebbe dovuto accadere: in quanto Costantinopoli aveva cessato di essere la città dell'imperatore e del senato, e aveva cessato di esistere come centro ecclesiastico, il suo patriarca era ora semplicemente il vescovo di Istanbul.

Tuttavia, sotto il dominio turco, il patriarca di Costantinopoli riceve il titolo di "millet-bashi dei rum" e diventa il capo di tutti i cristiani che vivono sul territorio dell'Impero Ottomano. Millet-Bashi è un titolo che include funzioni secolari, e letteralmente significa "capo della nazione [cliente]".

D'ora in poi, la sublime Porta [13] [gli ottomani] decise su tutte le questioni relative all'Ortodossia orientale attraverso il patriarca di Costantinopoli, e rendendo tutti gli aspetti della vita pubblica della popolazione di lingua greca [14] dipendenti da lui, tutte idee del carattere sacro dei poteri che erano stati precedentemente elaborati dall'imperatore, furono naturalmente trasferiti a lui. Ciò ha aperto al patriarca la strada verso nuove pretese di potere universale, che non si sono formate immediatamente.

Nel 1832, dopo la lunga lotta per l'indipendenza nel corso dell'ultima guerra russo-turca, con il sostegno di Inghilterra e Francia, si formò anche il regno greco. Questo fu un evento molto significativo, dal momento che la Chiesa greca ora aveva una "città del re e del senato", il suo stato appariva, e secondo i canoni (IV Concilio ecumenico, Canoni 17 e 28, e Concilio trullano, Canone 38) il centro ecclesiastico doveva essere trasferito ad Atene. Ciò non accadde e, nel 1833, la Grecia dichiarò la sua indipendenza ecclesiastica. L'autocefalia auto-dichiarata fu confermata dalla sede di Costantinopoli, situata nel centro del mondo islamico, a Istanbul, nel 1850.

Questo momento può essere considerato l'ultimo fattore nella creazione della Costantinopoli contemporanea e nella formazione di nuove aspirazioni nella sua ecclesiologia. Secondo la logica dei canoni della Chiesa, la Chiesa di Cristo è un fenomeno universale in sé e per sé ed è aperta a tutti i credenti in Cristo, ma questa universalità non deve necessariamente essere connessa ai confini dello stato. I cambiamenti in questi confini portano a un cambiamento nella struttura dell'organizzazione; possiamo vedere come questo è accaduto nella lunga storia della Chiesa di Costantinopoli. La Chiesa rimane sempre al centro della vita politica della società dei cristiani ortodossi, indipendentemente dal luogo in cui si trova o in cui si muove questo centro.

I greci, che per molti anni avevano avuto il loro centro a Istanbul, in una città specifica, poi lo assolutizzarono come la mitica Costantinopoli. Il trasferimento della capitale da Roma a Costantinopoli era considerato da loro abbastanza legittimo; tuttavia il trasferimento del patriarcato da Istanbul ad Atene non è stato possibile. L'opportunità di normalizzare la vita ecclesiastica trasferendo il centro della vita della Chiesa da Istanbul ad Atene non fu soddisfatta, e questo a sua volta portò a cambiamenti nelle attività della Chiesa di Costantinopoli.

Da questo momento in poi, il Canone 28 del Concilio di Calcedonia fu percepito da Costantinopoli non come una regola conciliare, ma come un fatto storico, che le conferiva, come centro dell'Ortodossia, poteri straordinari. Da quel momento, Costantinopoli ha combattuto per il controllo della diaspora – in generale, tutte le parrocchie situate al di fuori dei suoi confini ufficiali – poiché le sue comunità [all'interno della Turchia] non sono sufficienti. D'ora in poi, lo scopo di Costantinopoli è politico, d'ora in poi non è la Chiesa madre storica, ma la Chiesa che invade. Il ruolo della Chiesa di Costantinopoli, che ora non ha l'opportunità di avere una vita ecclesiale normale sul proprio territorio canonico, è interpretato in modo diverso.

Nell'epoca della guerra e della rivoluzione

Con la fine del XIX secolo, iniziò una nuova fase nella realizzazione degli interessi politico-ecclesiastici di Costantinopoli. Era collegata, prima di tutto, ai cambiamenti del regime politico all'interno di un certo numero di stati, tra cui Russia e Turchia. Dopo la sconfitta della Turchia nella prima guerra mondiale, i combattenti per l'indipendenza della Grecia rialzarono la testa. Un moto nazionalista ebbe inizio tra i greci. Apparve un certo numero di pubblicazioni [15] sul tema della formazione di un singolo centro del mondo ortodosso, che sarebbe stato diretto dai greci, mentre dall'altra parte, le "Chiese nazionali di nuova formazione" (compresa [nella loro opinione] quella russa), era richiesta partecipazione attiva e abbondanti finanziamenti. Padre Aleksandr Mazyrin scrive su questo argomento:

Non c'è alcuna giustificazione nell'ecclesiologia ortodossa e nei canoni per questi piani di trasformare il Fanar in una sorta di Vaticano orientale. Non si potevano incontrare le simpatie della Chiesa russa, e solo un netto indebolimento [della Chiesa russa] diede ai greci la possibilità di mettere in pratica i loro progetti. [16]

Dal punto di vista canonico questi piani erano davvero privi di fondamento, ma la [nuova] ecclesiologia nel centro di Istanbul dell'Ortodossia greca era già apparsa, e dalla sua logica, tali prospettive sembravano molto solide. I greci non parlano più dell'imperatore o del "sacro Impero", ma hanno tramandato la fede nella "Nuova Roma" (come nel titolo del patriarca di Costantinopoli) attraverso i secoli, e nel carattere sacrale dell'autorità del primo ierarca di Costantinopoli. Le idee riguardanti l'autorità sacra e universale di una cattedra centrale sono atavismi pagani, [17] fortemente alimentati da aspirazioni nazionalistiche. Questi atavismi permettevano di considerare le attività politiche della cattedra, se non direttamente sacre come prima, almeno ecclesiastiche in sostanza. Per il compimento del "suo destino", Costantinopoli si riteneva in grado di scavalcare tutti i canoni e le tradizioni dei rapporti tra le Chiese ortodosse.

Nel novembre del 1921, al trono di Costantinopoli fu eletto un nazionalista, l'arcivescovo di Atene Meletios (Metaxakis). Questi ruppe i rapporti con i governi greco e turco, e dopo la sconfitta dei greci nel 1922, si trovò in una situazione difficile: i turchi chiarirono che non volevano vederlo a Istanbul. Sorse un progetto per il trasferimento in esilio del trono di Costantinopoli, ma i greci non erano d'accordo su questo. Fecero appello alla comunità internazionale, in particolare, al governo inglese e alla Chiesa anglicana. Alla Conferenza di pace di Losanna del 1922-23, Eleftherios Venizelos (un politico greco direttamente collegato al patriarca Meletios) disse:

Il patriarca è prima di tutto "arcivescovo di Costantinopoli, Nuova Roma", che, grazie al suo status nel IV e nel V secolo, è stato elevato alla dignità del Patriarcato ecumenico dalla decisione di tutte le Chiese cristiane, inclusa la Chiesa romana. Nessuno al mondo può sciogliere questi due attributi. Il Patriarcato non può essere trasferito in un altro luogo, solo un nuovo Concilio [ecumenico] può adattare una risoluzione sulla sua permanenza, o sul suo trasferimento. [18]

È questo tipo di logica che è stato riprodotto durante la sinassi del 1-3 settembre 2018 da parte del patriarca Bartolomeo:

Il Patriarcato ecumenico ha la responsabilità di porre le cose in ordine ecclesiastico e canonico perché esso solo ha il privilegio canonico... di assolvere questo compito supremo ed eccezionale... Se il Patriarcato ecumenico nega la sua responsabilità e si ritrae dalla scena inter-ortodossa, allora le Chiese locali procederanno "come pecore senza pastore".

A volte affrontiamo prove e tentazioni proprio perché alcune persone credono erroneamente di poter amare la Chiesa ortodossa, ma non il Patriarcato ecumenico, dimenticando che esso incarna l'autentico ethos ecclesiastico dell'ortodossia. [19]

Parlando in difesa della Chiesa di Costantinopoli, molti studiosi e vescovi ortodossi (per esempio, il metropolita Antonij (Khrapovitsky) e Anton Kartashev) sostenevano che qualsiasi attacco al trono di Costantinopoli e al suo primate avrebbe portato al collasso del mondo ortodosso in generale. Così il metropolita Anthony (Khrapovitsky), a nome del Santo Sinodo temporaneo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR), scrive: "L'abolizione o l'abbassamento di questa cattedra apostolica sarebbe un grave colpo e un danno per l'intera Chiesa ortodossa". [20] Naturalmente questo era uno stratagemma politico, perché dopo tutto non vi fu mai una cattedra apostolica di Costantinopoli. [21] Tuttavia, la retorica russa in difesa dei propri fratelli greci non fu accettata come gioco politico ma come un conferma ideologica del loro desiderio e direzione d'azione.

Nel marzo del 1922, il Patriarca di Costantinopoli Meletios emise un Tomos riguardante il suo diritto alla:

supervisione diretta e gestione di tutte le parrocchie ortodosse situate al di fuori dei confini delle Chiese ortodosse locali, senza eccezioni, in Europa, in America e in altri luoghi "22

A partire da questo momento, inizia l'esagerato espansionismo del vescovo di Istanbul sull'intera diaspora della Chiesa ortodossa.

Ciò ha portato al ripensamento del concetto di Costantinopoli e della Chiesa stessa. E ora stiamo assistendo a tendenze molto pericolose nel mondo teologico della Chiesa greca.

Primus "in veste d'agnello"

Il 25 dicembre 2013, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha adottato un nuovo documento, "La posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale". [23]

In risposta alla posizione della Chiesa russa, un professore dell'Università di Salonicco, il metropolita di Bursa Elpidophoros (Lambriniadis), ha pubblicato un articolo: "Primus sine paribus", che significa letteralmente "Il primo senza uguali" . [24] [25] Questo articolo tenta di sostenere teologicamente le pretese giurisdizionali di Istanbul. È importante notare che questo articolo è stato a lungo sul sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli. Fino a questo momento, il Fanar non ha mai espresso una parola di critica contro le disposizioni dell'articolo, che parla direttamente del sostegno di idee simili da parte della gerarchia di Costantinopoli.

Qual è l'argomento del metropolita Elpidophoros?

Prima di tutto, il metropolita di Bursa rimprovera alla Chiesa russa il rifiuto di identificare "il primato del Signore" con "il primato dei vescovi". Scrive:

Così il testo del Patriarcato di Mosca è costretto ad adottare una distinzione senza precedenti tra, da un lato, il primato "primario" del Signore e, dall'altro, i primati "secondari" dei vescovi ("varie forme di primato... sono secondarie"), sebbene più avanti nello stesso documento si suggerirà che il vescovo è l'immagine di Cristo (cfr 2:1), il che sembra implicare che i due primati siano univoci o almeno analoghi e non semplicemente equivoci. [26]

L'identificazione del primato del Signore con il primato dell'autorità terrena, anche se ecclesiastica, finora si ritrova solo negli insegnamenti della Chiesa cattolica romana. Sono note le famigerate parole di papa Innocenzo III, quando parla del suo titolo di "vicario di Cristo", che mira all'effettiva unità del potere [papale] con Cristo nella gestione della Chiesa:

Pietro è l'unico che è stato chiamato a godere la plenitudine. Io ho ricevuto da lui la mitra per il mio sacerdozio e la corona per il mio stato regale, mi ha stabilito vicario di colui sulla cui tunica è scritto: 'Re dei re e Signore dei signori, sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedec'. [27]

Considerando che tali idee sul primato dei vescovi di Roma sono state già affrontate, il difensore della Fede ortodossa e santo ierarca Marco d'Efeso, nella sua Lettera Enciclica, fa un paragone diretto, durante il quale riconosce almeno la negazione dell'uguaglianza dei patriarchi tra loro:

E per noi, il papa è uno dei patriarchi, e solo questo, se è ortodosso; mentre loro, con grande gravità, lo proclamano 'vicario di Cristo, padre e maestro di tutti i cristiani'. [28]

Riflettendo sulle parole del santo ierarca Marco, ci si pone involontariamente la domanda: se il patriarca di Costantinopoli è "primo senza uguali", allora forse non è pienamente ortodosso? In questo caso, le parole del patriarca Antonio IV: "[Il patriarca] è l'insegnante universale per tutti i cristiani" acquisiscono un significato immediato: il patriarca prende il posto di Cristo, per la cui benedizione siede sul trono?! [29]

L'immagine di Cristo e il portatore dell'autorità di Cristo sono due approcci completamente diversi per comprendere la gestione ecclesiastica, tra i quali il metropolita di Bursa sta cercando di colmare la differenza e il divario.

Questa posizione spiega pienamente il nichilismo canonico di Costantinopoli. Poiché i canoni non offrono opportunità di primato, vengono respinti. Non ci possono essere regole canoniche per la "sacra autorità", e quindi il metropolita di Bursa non può nemmeno riconoscere il canone – la fonte del diritto di primato – il Canone 28 del IV Concilio ecumenico, e questo significa anche il Concilio ecumenico stesso, che ha stabilito questa regola, e anche la Chiesa ecumenica. Mentre in un primo momento affermano le basi dei loro diritti nella decisione di quel Concilio di Calcedonia, alla fine, i partigiani del primate di Costantinopoli arrivano a negare il significato delle decisioni canoniche in generale.

Il metropolita Elpidophoros scrive senza pensarci due volte:

Se il primus è un destinatario del (suo) primato, allora il primato esiste senza e indipendentemente da lui, il che è impossibile.

Se parleremo della fonte di un primato, la fonte di tale primato è la stessa persona dell'arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno "tra pari", ma come arcivescovo di Costantinopoli, e quindi come patriarca ecumenico è primo senza eguali (primus sine paribus). [30]

Qui, il primo ierarca (primus) non è un destinatario, ma la fonte stessa del primato per la Chiesa, in cui introduce in questo modo l'armonia e l'ordine, assumendoli, presumibilmente, dal mistero della santissima Trinità – "la vera fonte di ogni primato. "Il metropolita di Bursa porta avanti senza il minimo ritegno queste folli correlazioni teologiche:

Per capire meglio queste innovazioni, cerchiamo un momento per capire cosa significherebbe se le mettessimo in relazione e le applicassimo alla vita della santissima Trinità, la vera fonte di ogni primato. [31]

In relazione alla Trinità, il primus (primo ierarca) esiste quindi come un vicario [32] !!! Che strane speculazioni – stare al di sopra della Chiesa, il suo volto, di santificare la Chiesa stessa!

A questo proposito, un fattore estremamente importante è ripetuto più volte, anche dal metropolita Elpidophoros, l'affermazione che la posizione della Chiesa russa è un'innovazione, mentre la dottrina del primato era nella Chiesa fin dall'inizio. A questo proposito, il patriarca Bartolomeo cita le parole del metropolita Kyrillos di Gortyna e Arcadia:

L'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico. [33]

L'affermazione del metropolita Elpidophoros è falsa, poiché la storia della Chiesa e la testimonianza dei Padri della Chiesa nei primi tre secoli escludono completamente [la teoria o l'esistenza del] primato ecclesiastico dell'autorità [in generale], per non parlare dell'idea specifica dell'autorità di Costantinopoli.

Qui è importante notare un'altra cosa. L'affermazione di un primato primordiale o eterno di una città è troppo chiaramente correlata con le antiche idee di Roma come "città eterna". A dire il vero, in questo senso, il titolo "universale / ecumenico" suona come una Roma "imperiale", o "centrale", e significa che sarebbe il centro dell'oikumene, un universo che possiede un significato sacro, ma non uno ecclesiastico.

In sintesi

1. Le definizioni dei canoni del Concilio di Calcedonia (IV Concilio ecumenico) definiscono i privilegi di Costantinopoli come "la città dell'imperatore e del senato" e questo ha due livelli di comprensione: a) storico-politico [34] e b) storiosofico. [35] Il primo è il processo di trasferimento della capitale (dell'Impero romano) a Costantinopoli e l'elevazione della sua cattedra per mezzo di questi eventi storici, in possesso del risultato finale di un cambiamento nell'equilibrio dei poteri politico-ecclesiastici all'interno dello stato. Il secondo è un evento sacrale, che definisce la sede di Costantinopoli come il centro del mondo ortodosso per via della sua diretta connessione con il centro del "sacro Impero" – la mitica Roma. L'approccio storico-politico è un metodo scientifico, e si estende principalmente agli scritti degli storici della Chiesa, mentre i sostenitori dei privilegi del primo ierarca di Costantinopoli si situano su posizioni storiosofiche.

2. L'imperatore nell'Impero Romano era il capo non solo dell'autorità secolare, ma anche spirituale, e questo corrispondeva all'idea del carattere sacro dell'autorità imperiale. La percezione degli imperatori bizantini come Pontifex maximus portò alla transizione verso di loro di un certo numero di funzioni sacrali della Chiesa, in primo luogo legate alla gestione ecclesiastica. A sua volta, l'amministrazione ecclesiastica nel paradigma ideologico dell'impero comincia a essere percepita dai sostenitori del primate di Costantinopoli come un fenomeno sacro, primordiale e universale.

3. La perdita (a causa della conquista nemica) dei territori dell'Impero che ricadevano sotto la giurisdizione dei principali patriarchi dell'Oriente greco portò alla posizione di Costantinopoli come il vero centro (pratico, attivo) del mondo ortodosso. La caduta di Costantinopoli stessa portò alla vera scomparsa dell'Impero, con il risultato che il patriarca, come "millet-bashi dei rum" divenne il capo dell'Ortodossia greca e, allo stesso tempo, del popolo greco. Ciò porta all'accettazione del patriarca di Costantinopoli nel mondo greco come figura portatrice di autorità sacra, che è confermata da tutti i suoi titoli, come "maestro universale di tutti i cristiani", che accetta il trono "da Cristo stesso". La successiva formazione dello stato greco nel 1832, quindi, non ha portato al trasferimento della "capitale dell'Ortodossia" ad Atene. Istanbul (a loro avviso) si erge ancora come la mitica Costantinopoli, la "seconda Roma".

4. L'assenza di una vera e propria organizzazione della Chiesa nell'Impero Ottomano stesso portò all'emergere delle affermazioni del Patriarcato di Costantinopoli sull'intera diaspora, rivendicate nel corrispondente Tomos del 1922. La Chiesa di Costantinopoli, per sostenere la sua stessa esistenza, in questo documento si opponeva a tutte le Chiese ortodosse che possedevano parrocchie al di fuori dei loro rispettivi stati. Gli interessi di Costantinopoli erano principalmente diretti al territorio canonico della Chiesa russa – in parte a causa dell'instabilità politica nei paesi di origine, che contribuiva alla dissoluzione delle sue parti, e anche in particolare perché Costantinopoli percepiva la Chiesa russa come una rivale, in connessione con il fatto storico dell'emergere dell'idea storiosofica di "Mosca come terza Roma".

5. Lo sviluppo dell'idea di un impero ecclesiastico tra i sostenitori del primate di Costantinopoli ha portato a un ripensamento del ruolo del patriarca di Costantinopoli nella struttura del mondo ortodosso. Ciò, soprattutto, si rifletteva nella percezione delle istituzioni della Chiesa attraverso il prisma dell'idea storiosofica della "Nuova Roma". Essenziale nelle definizioni canoniche era il riconoscimento non di una forma giuridica che collegava le norme ecclesiastiche con un comando imperioso della Chiesa universale, ma un fatto storico, che ha acquisito le caratteristiche del mito della "Roma eterna". Di conseguenza, ciò ha portato all'emarginazione di una coscienza giuridica ecclesiastica (propriamente detta). I sostenitori del primate di Costantinopoli percepiscono i canoni solo in conformità con le loro idee di primato. Il significato reale e storico dei canoni ecclesiastici è ignorato, così come le norme della Chiesa, che non sono direttamente collegate con tali idee.

6. L'idea di un "primus" di Costantinopoli ha portato all'emergere tra i suoi sostenitori di una nuova dottrina sullo speciale primato del patriarca di Costantinopoli. Questo primato non dipende dalla Chiesa universale (ecumenica), ma, al contrario, dal primus (primo ierarca) di Costantinopoli. Come insegnano i sostenitori di questa teoria, egli stesso è la fonte del primato per la Chiesa, e lo accetta a sua volta da Dio. Il carattere sacro, universale e primordiale di tale primato si manifesta nell'attuale base ideologica del mito della "Roma eterna".

L'idea di un centro universale del cristianesimo ecumenico si presenta come la base ideologica della nuova dottrina della Chiesa, anche se si afferma che è esistita per secoli. Questa idea (del primato) è divenuta la causa dello scisma nell'XI secolo e serve anche come confronto con le altre Chiese ortodosse locali oggi. Sconfitta dalla storia, negata dai canoni e smentita dagli insegnamenti dei Padri della Chiesa, la Chiesa di Costantinopoli vive in epoche terrene e passate e trova sostenitori pronti, secondo il santo ierarca Gregorio il Teologo, a contestarsi l'un l'altro per i sacri troni... Proclamare la pace ma vantarsi nel sangue!" [36] Dopo altri mille anni, questa idea ha guadagnato nuovi sostenitori, e di nuovo mette la Chiesa sull'orlo dello scisma.

Le azioni ostili del Patriarca di Costantinopoli portano il marchio della fede e delle perversioni dottrinali. Le spiegazioni per le invasioni del territorio canonico sono sostenute dagli alleati del Fanar, non per opportunità politica o economica, ma in un'affermazione dell'idea del primato e della sua giustificazione teologica. Il patriarca Bartolomeo ha chiarito lo scopo di tali pretese in una delle sue recenti dichiarazioni:

Il primato del Patriarcato ecumenico e della nostra nazione (greca) nell'Ortodossia. [37]

Pertanto, le affermazioni moderne di Costantinopoli non sono solo manipolazioni nel campo della politica ecclesiastica, o una lotta sulle sfere di influenza con Mosca.

Questo è un tentativo di revisionismo dell'ecclesiologia ortodossa.

Note

[1] Questo è probabilmente un riferimento a Giacomo 3:11: "Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara?" – ndt

[2] Sacrale – del sacro o relative al sacro, ciò che è santo, o la relazione tra qualcosa e la sua santità, per esempio la relazione dell'autorità imperiale con una fonte divina, il diritto divino dei re, etc.– ndt

[3] Questo titolo nella Roma pagana, in breve, si riferiva all'imperatore come al sommo sacerdote. Il titolo cadde in disuso tra gli imperatori, e fu in seguito assunto dai papi. – ndt

[4] Лебедев А.П., Исторические очерки состояния Византийско-Восточной Церкви от конца XI до середины XV века. Спб., 1998. – С. 89. – nota originale dell'autore (a meno che siano indicate con – ndt, tutte le note in quest'articolo sono dall'originale russo).

[5] Цит. по Карташев А.В. Вселенские Соборы. Клин, 2004. – С. 479.

[6] Letteralmente "pan-greco", in un modo simile con cui il titolo del patriarca di Mosca è "di Tutta la Rus'." – ndt

[7] Карташев А.В., Вселенские Соборы. Клин, 2004. – С. 479.

[8] Лескин Д.Ю., Византийский идеал «симфонии» двух властей и его влияние на формирование церковно-государственных отношений в России // Государство, религия, церковь в России и за рубежом. 2007. Т. 25, № 1–2. – С. 170.

[9] Лескин Д.Ю., Византийский идеал «симфонии» двух властей и его влияние на формирование церковно-государственных отношений в России // Государство, религия, церковь в России и за рубежом. 2007. Т. 25, № 1–2. – С. 171.

[10] Qui la parola russa (al caso genitivo) "василевса" non è una tipica parola russa, ma una traslitterazione diretta dal greco, dove significa letteralmente "re", e si riferisce ovviamente all'imperatore bizantino. Qui è stata tradotta come imperatore, per chiarezza. – ndt

[11] Лебедев А.П., Исторические очерки состояния Византийско-Восточной Церкви от конца XI до середины XV века. Спб., 1998. – С. 89–90.

[12] Антоний IV, Патр. Константинопольский. Его же грамота к Василию Дмитриевичу с известием о мерах, принятых против непокорных митрополиту новгородцев и с укоризной за неуважение к Патриарху и Царю // Русская историческая библиотека. Спб., 1880. Т. VI. Приложение № 40. – С. 266–276.

[13] La sublime Porta, o Porta turca, come si dice in russo, è un metonimo per i sovrani della Turchia, specificamente l'Impero Ottomano e il sultano, così come 'il Cremlino' si riferisce ai sovrani russi, or Whitehall e Buckingham Palace a quelli inglesi. – ndt

[14] Так и право церковной апелляции в отношении других Патриархатов, утвержденное новеллой Имп. Юстиниана в 530 г., сохранило значение после 1453 г., имея своим основанием решение султана.

[15] Λουκαρας Ε., Ή Κωνσταντινοπολις κεντρον Όρθοδοξιας // Έκκλησιαστική aλήθεια. 1920. aριθμ. 43.

[16] Мазырин А.В., Патриарх Тихон и Константинопольская Патриархия: к вопросу о причинах фактического разрыва отношений // Вестник ПСТГУ II: История. История Русской Православной Церкви. 2015. Вып. 6(67). – С. 11.

[17] Gli atavismi sono essenzialmente riversioni a tratti o caratteristiche primitive, che normalmente si perderebbero con il tempo. – ndt

[18] Lausanne Conference on Near Eastern Affairs (1922-1923). Records of Proceedings and Draft Terms of Peace. L., 1923. P. 324.

[19] https://www.uocofusa.org/news_180901_1.html. La nota originale aveva un collegamento a una fonte in russo; tuttavia, la traduzione inglese è presa dal sito web della Chiesa ortodossa ucraina degli USA, che era una fonte più diretta, a causa della loro partecipazione diretta alla sinassi. – ndt

[20] Господину Президенту Лозаннской Конференции // Церковные ведомости. 1923. № 1–2. – С. 1–2.

[21] Costantinopoli come città imperiale non esisteva ai tempi apostolici; Bisanzio era una città relativamente minore, che crebbe in potere solo dopo che san Costantino ne fece la capitale dell'Impero Romano. Nei secoli precedenti, il vescovo di Bisanzio (prima che questa divenisse Costantinopoli) era perfino sottoposto a un altro metropolita, quello di Eraclea. Fonte: http://orthochristian.com/115911.html. – ndt

[22] Ермилов П., диак. Константинопольская Православная Церковь // Православная энциклопедия. Т. 37. – С. 260.

[23] Una traduzione inglese ufficiale si può trovare qui. – ndt

[24] Mentre all'inizio questa potrebbe essere interpretata come una critica al "primato" di Costantinopoli, o forse un gioco di parole basato sul titolo "primo fra pari", dopo aver letto l'articolo, ci si rende conto che in realtà stanno dichiarano con orgoglio che (dal loro punto di vista) il patriarca ecumenico non ha eguali. Questo è abbastanza scioccante.

[25] Una traduzione inglese di questo articolo, "First without equals" può essere trovata qui, mentre la versione russa citata dalle note della versione originale di quest'articolo si può trovare qui. L'articolo con tutta probabilità è stato scritto originariamente in greco, e si trova qui, e c'è anche una versione ucraina qui. – ndt

[26] Fonte.

[27] La citazione è stata presa da questa fonte, e qui c'è la citazione russa 

a cui fa riferimento l'articolo originale. – ndt

[28] Questa citazione inglese è tratta da un sito web curato dall'acclamato padre Peter Heers e qui si può leggere la lettera completa di san Marco. L'articolo russo cita questa fonte in nota: Амвросий (Погодин), архим., Святой Марк Эфесский и Флорентийская уния. М., 1994. С. 337. – ndt

[29] Антоний IV, Патр. Константинопольский. Его же грамота к Василию Дмитриевичу с известием о мерах, принятых против непокорных митрополиту новгородцев и с укоризной за неуважение к Патриарху и Царю // Русская историческая библиотека. СПб., 1880. Т. VI. Приложение № 40. С. 266–276.

[30] Fontendt

[31] Ibid.

[32] Vicario, dal latino vicarius, dal significato di "[uno che sta] al posto di", è qui usato nella forma slava namestnik. Nell'Ortodossia, i vicari sono generalmente assistenti dei vescovi, spesso essi stessi vescovi, ma che rappresentano il loro superiore. Per esempio, il metropolita Pavel è il vicario della Lavra delle Grotte di Kiev, il che significa che rappresenta e che sta al posto del metropolita Onufrij, che è di fatto il superiore (sacro archimandrita) della Lavra. Essere vicario di un altro vescovo è una cosa, e la parola può essere usata anche dall'imperatore, che può porre suoi vicari a parlare per lui. L'idea di essere il vicario della santa Trinity, tuttavia, e di stare direttamente al posto di Dio, è un'idea totalmente differente e non ortodossa, che come l'articolo ha dimostrato, può essere paragonata solo a quella del papa di Roma, che si considera "vicario di Cristo". – ndt

[33] https://www.uocofusa.org/news_180901_1.htmlndt

[34] Ovvero la situazione politica di quel periodo, che riflette le circostanze del tempo. – ndt

[35] Riguardante o correlate alla storiosofia https://en.oxforddictionaries.com/definition/historiosophy

, o filosofia della storia – ndt

[36] Григорий Богослов, св. К епископам. Минск, 2000. – С. 486.

[37] http://orthochristian.com/116750.html

 
Parlarsi con il cuore

Oggi ricorre il 40° anniversario del riposo dello ieromonaco Seraphim (Rose) di beata memoria.

Molto è stato scritto su questo lottatore ascetico e insegnante di mentalità patristica nell'America del XX secolo. La biografia scritta dall'abate Damascene (Christensen), Father Seraphim Rose: His Life and Works, [1] è una ricca fonte di informazioni su di lui, basata su esaurienti ricerche. Dopo aver letto le sue circa 1.100 pagine, ci si sente quasi come se lo si conoscesse personalmente.

Padre Seraphim è autore di numerosi libri e innumerevoli articoli su vari di argomenti, che sono stati ampiamente letti, discussi e sezionati. La sua vita e i suoi insegnamenti hanno toccato la vita di migliaia, se non milioni, di persone, e non solo nella sua nativa America, ma in tutto il mondo ortodosso.

Mentre padre Seraphim è più conosciuto per i suoi insegnamenti e per la vita che ha trascorso nel suo rigoroso monastero in California, c'è un aspetto della sua vita che attira relativamente poca attenzione, ma che ho sempre trovato una delle parti più toccanti della sua vita: la sua bella amicizia con Alison Harris.

Padre Seraphim, a quel tempo Eugene, incontrò Alison per la prima volta nel novembre 1952 mentre studiava al Pomona College nel sud della California, e lei divenne rapidamente la sua più cara amica. Mentre i due avevano un gruppo di amici in comune, Alison era l'unica a cui Eugene poteva veramente aprire la sua anima. Lei era l'unica che lo capiva, e la loro amicizia è continuata fino al giorno in cui padre Seraphim morì, e oltre, molto tempo dopo il loro ultimo incontro su questa terra.

Padre Ambrose (Young), conosciuto come padre Alexey prima di diventare monaco, uno dei discepoli più stretti di padre Seraphim, dice da qualche parte che, sebbene fosse vicino a padre Seraphim, non erano amici: il loro era strettamente il rapporto di un padre spirituale con il suo figlio spirituale. In effetti, la maggior parte di ciò che sappiamo di padre Seraphim proviene dai suoi figli spirituali o dal compagno di sforzi monastici padre Herman (sebbene padre Seraphim per un certo periodo abbia tenuto anche un diario spirituale e una cronaca del monastero).

Alison nel 1953

Quindi, possiamo dire che Alison è l'unica persona che ci mostra padre Seraphim come amico, anche se ovviamente, per qualcuno come Eugene/ padre Seraphim, ogni vera amicizia è anche una relazione spirituale.

Purtroppo, tra coloro che conoscevano poco la sua vita e i suoi insegnamenti, padre Seraphim a volte ha la reputazione di fondamentalista freddo e inflessibile. Tuttavia, chi ha letto la sua vita e le sue opere, comprese le sue lettere al figlio spirituale padre Alexey Young, sa che padre Seraphim era un uomo di sensibilità pastorale, dal cuore profondamente amorevole, e la sua amicizia con Alison è una commovente testimonianza di questa verità.

Inoltre, come amica più cara di padre Seraphim dai giorni prima che abbracciasse la santa Ortodossia, è Alison che ci aiuta a vedere la straordinaria trasformazione che ha subito nel suo cammino verso la Chiesa.

Eugene e Alison erano in qualche modo simili: entrambi tranquilli e profondamente soli, dediti a riflettere su questioni serie. D'altra parte, Alison era una devota anglicana, mentre Eugene, avendo già da tempo perso la fede protestante degli anni delle scuole medie, era un ateo autoproclamato, sebbene Alison potesse vedere che Eugene era, in effetti, in ricerca spirituale.

"Ci capivamo", dice Alison. "Entrambi eravamo persone che trovavano molto difficile essere capite dagli altri. Entrambi eravamo solitari e ci trovavamo a disagio con gli altri. Non sentivamo molto il bisogno di spiegarci l'un l'altro, sembravamo sempre capirci senza alcuna spiegazione. Non dovevamo indossare una maschera o giustificarci a vicenda".

E mentre si confidavano l'uno con l'altra, la loro amicizia andava oltre le parole. La loro non era un'amicizia superficiale che prosperava in continue chiacchiere su questioni frivole. Potevano sentirsi a proprio agio anche in ore di silenzio, semplicemente stando insieme.

Avevano una tradizione di ascoltare Ich Habe Genug di Bach, senza dire una parola tra di loro. Eugene era profondamente commosso dalla cantata, ma era qualcosa che condivideva solo con Alison. Non la ascoltava in presenza di altri. E quando il loro amico Kaizo Kubo, che Eugene rispettava molto, si suicidò, Alison si limitò semplicemente a camminare con Eugene per ore, offrendo conforto e supporto silenziosi.

In effetti, Eugene fu in grado di rivelare ad Alison che lui stesso aveva tendenze suicide, poiché si sentiva rifiutato dalle persone in generale, inclusa la sua famiglia. Tuttavia, poteva vedere che "dentro era molto, molto appassionato... non in senso mondano, ma in senso spirituale".

E Alison è stata senza dubbio una persona importante nello sviluppo spirituale di Eugene. Questi vedeva in lei una cristiana devota che poteva rispettare, e il tempo che trascorrevano insieme ascoltando Ich Habe Genug, un brano dedicato alla festa dell'Incontro del Signore, ebbe un profondo impatto su di lui. Alison avrebbe poi riflettuto sul fatto che fu Bach a donare Cristo a Eugene.

E vediamo nella loro amicizia l'immagine di una vera amicizia, fondata sull'amore per la verità e sul desiderio del meglio per l'altro. A differenza di molte amicizie che andrebbero semplicemente in frantumi se un amico criticasse o offendesse l'altro, o se si esprimessero l'un l'altro, Alison poteva parlare francamente con Eugene delle sue idee filosofiche e spirituali.

Vide il profondo dolore che viveva nella sua anima perché non aveva ancora trovato la verità, e vide anche che cose come la sua infatuazione universitaria per il buddhismo zen erano solo distrazioni, e non tappe completamente serie lungo il suo vero percorso. Capì che aveva "messo lo studio come sostituto della comprensione diretta della verità".

Alison gli disse direttamente: "Lo zen [è] un sacco di sciocchezze... il cristianesimo (più specificamente il cristianesimo cattolico) [è] l'unica verità che vale la pena avere".

"Lo zen aveva aiutato Eugene in modo negativo", disse in seguito Alison. "Ci entrò con l'idea di trovare la conoscenza di se stesso, e quello che scoprì fu che era un peccatore. In altre parole, lo risvegliò al fatto che aveva bisogno di qualcosa, ma senza fornirgli risposte reali".

In effetti, fu Alison a presentare a Eugene I fratelli Karamazov di Dostoevskij come parte dei suoi sforzi per convertirlo a Cristo e fornirgli le vere risposte che stava così disperatamente cercando.

Alison è stata testimone di come si era svolta la sua ricerca della verità e la sua sofferenza per la mancanza della verità. Una delle scene più suggestive della vita pre-ortodossa di padre Seraphim è la notte in cui iniziò a gridare a Dio con rabbia da ubriaco, sfidandolo ad ucciderlo. Alison capì che Eugene avrebbe preferito essere colpito a morte, perché così almeno avrebbe saputo la verità, piuttosto che rimanere in uno stato di inconsapevolezza. In seguito comprese che Eugene era sempre stato una persona del genere tutto o niente, e questo era certamente continuato nei suoi giorni da lottatore monastico.

A volte Eugene beveva molto e piangeva per la disperazione, ma solo Alison vedeva il pianto. Gli altri suoi amici pensavano semplicemente che bevesse per "svago".

E fu Alison a vedere come le parole dell'Ich Habe Genug di Bach, tratte direttamente dalla Scrittura, lo inondarono e iniziarono a incidere in lui un cambiamento interiore. E come abbiamo detto, questo era un legame che condivideva solo con lei.

Eugene alla sua laurea a Pomona nel 1956

I due rimasero in contatto dopo aver lasciato Pomona, anche se le lettere che Eugene le aveva inviato nei suoi primi giorni a San Francisco (dove era andato a studiare religioni orientali dopo Pomona) erano così oscure e deprimenti che lei le bruciò.

Tuttavia, fu anche a San Francisco che la ricerca della verità di Eugene avrebbe portato al suo primo incontro con l'Ortodossia, e dove i semi piantati da Alison e Bach anni prima avrebbero davvero cominciato a fiorire. Quando Alison andò a trovare Eugene a casa dei suoi genitori a Carmel durante le vacanze di Natale del 1959, fu felicissima di trascorrere del tempo con il nuovo Eugene.

Alison aveva pregato per Eugene ogni giorno e, da quando era diventato cristiano, anche Eugene aveva pregato per lei ogni giorno. La loro amicizia era rimasta forte e la sua visita fu piena delle tranquille passeggiate e della musica classica che avevano segnato il loro tempo insieme a Pomona.

Il legame tra loro era così forte che la madre di Eugene inizialmente sospettava persino l'inizio di una storia d'amore. Anche se questo non sarebbe avvenuto, Eugene in seguito parlò ad Alison del progetto di sposarsi e di avere dei figli. Alison in seguito disse: "Sebbene avesse parlato a lungo del matrimonio e di tutto ciò che avrebbe comportato, sapeva nel profondo che non si sarebbe sposato. Ma si prendeva cura di me e voleva che lo sapessi".

E proprio come avrebbe fatto anni dopo, Alison diede a Eugene sincere indicazioni per la sua vita spirituale. Al momento della visita di Alison nel 1959, Eugene era interessato all'Ortodossia da un po' di tempo, ma nel suo tipico modo, era lento a prendere una decisione e non era ancora stato accolto nella Chiesa. "Non puoi semplicemente andare in chiesa e non fare mai nulla al riguardo", gli disse. "Hai bisogno di essere battezzato o cresimato come membro perché hai bisogno dei sacramenti".

E proprio come Alison mostrava sempre preoccupazione per lo stato d'animo di Eugene, ora era il suo turno di ricambiare il favore. Ora che aveva trovato l'Ortodossia, era ansioso di condividerne la bellezza e la verità con lei, e durante la sua visita a Carmel, parteciparono assieme a una liturgia ortodossa.

Eugene non aveva alcun interesse per le questioni mondane. Si preoccupava solo della Verità e di condividere quella Verità con la sua più cara amica. La loro amicizia era sempre stata profondamente spirituale, e solo ora Eugene si rendeva conto che il vero fondamento è Gesù Cristo.

Fu sei mesi dopo, nell'estate del 1960, quando Eugene visitò Alison a Long Beach, che avrebbero parlato di matrimonio. E infatti sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti in questa vita terrena. Alison capì che Eugene si stava imbarcando in una vita completamente nuova. Allo stesso tempo rimasero in contatto, e la sua zelante preoccupazione per l'anima e la salvezza dell'amica era al centro delle lettere che avrebbe continuato a inviarle.

Un anno dopo essere stato accolto nella Chiesa ortodossa nel 1962, Eugene scrisse ad Alison:

Quando mi hai sentito l'ultima volta ero molto vicino alla Chiesa ortodossa russa, anche se ancora alquanto incerto; e sebbene avessi rinunciato al peggiore dei miei peccati, vivevo ancora in gran parte come vive il mondo. Ma poi, indegno come sono, Dio mi ha mostrato la sua via. Conobbi un gruppo di ferventi russi ortodossi e nel giro di pochi mesi (era, significativamente, la domenica del "figliol prodigo" appena prima dell'inizio della Quaresima) sono stato accolto nella Chiesa ortodossa russa in esilio, di cui sono figlio fedele da un anno e mezzo. Sono rinato nel nostro Signore; ora sono al suo servizio e ho conosciuto in lui una gioia che non credevo possibile mentre vivevo ancora secondo il mondo.

In un'altra lettera ad Alison, Eugene scrisse del suo incrollabile amore per lei, dell'amicizia spirituale e del suo ardente desiderio che potessero stare insieme nel Regno dei Cieli:

Nel rileggere la tua lettera, vedo che dici: "La tua vita ora è completa e hai molti amici molto più cari di me. Io non sono una di voi". Ma non è vero. In effetti, ho pochissimi amici intimi; ma non è quello che intendo. L'amicizia spirituale (e ogni altro genere di amicizia, pur avendo le sue consolazioni, finisce con la morte) non richiede le condizioni (attività o lavoro comuni, una comune cerchia di conoscenze, incontri frequenti, ecc.) senza le quali le amicizie mondane semplicemente svaniscono. L'amicizia spirituale è radicata in una comune fede cristiana, è alimentata dalla preghiera gli uni per gli altri e dal parlarsi con il cuore, ed è sempre ispirata da una comune speranza nel Regno dei Cieli in cui non ci sarà più separazione. Dio, per le sue ragioni, ci ha separati sulla terra, ma prego e spero e credo che saremo insieme quando questa breve vita sarà finita. Non sei stata assente per un solo giorno dalle mie preghiere, e anche quando non ho sentito nulla da te per due anni e ho pensato che forse non avrei mai più avuto tue notizie, eri ancora più vicina a me della maggior parte delle persone che vedo frequentemente. Oh, se fossimo veri cristiani, non saremmo estranei a nessuno, e ameremmo anche quelli che ci odiano; ma così com'è, tutto ciò che possiamo fare è amare qualcuno. E tu sei sicuramente una dei miei "pochi".

E questa vicinanza non venne mai meno. Infatti, alla fine dell'estate del 1982, ventidue anni dopo che Eugene e Alison si erano visti per l'ultima volta, ricevette da lui un misterioso messaggio. Aveva continuato a pregare per lui ogni giorno e poteva sentire che lui stava pregando per lei. Mentre padre Seraphim giaceva morente in un ospedale, apparve in sogno ad Alison: "Lo vide legato a un letto e vide nei suoi occhi una terribile agonia fisica, una scena dolorosa da vedere anche per lei, che era infermiera. Vide che non era in grado di parlare".

Scrisse subito al monastero per chiedere se padre Seraphim stava bene. Intanto padre Herman le aveva scritto per informarla del decesso di padre Seraphim.

Alison nel 1952

Anni prima, padre Seraphim aveva incaricato padre Herman di contattare Alison se gli fosse successo qualcosa. Sebbene non si vedessero da più di due decenni, lei continuava a occupare un posto speciale nel suo cuore amorevole. Il santo è colui che apre il suo cuore a tutti, e mentre padre Seraphim aveva lasciato il suo vecchio stile di vita alle spalle, il suo cuore era rimasto aperto alle persone della sua vita precedente, e soprattutto ad Alison.

Nel marzo 1984, un anno e mezzo dopo il decesso di padre Seraphim, Alison si trasferì temporaneamente a Redding, in California, per essere vicino alla sua tomba nel monastero di sant'Herman a Platina. Lì ricevette un'altra misteriosa comunicazione da padre Seraphim. Padre Damascene scrive:

Lì padre Seraphim le apparve una notte, con l'aspetto di quando lo vide l'ultima volta in carne e ossa nel 1960. Seduto al tavolo nella zona cucina di una stanza di motel, sembrava essere effettivamente presente con il corpo davanti a lei, non come un fantasma; e non era affatto spaventata. "Eugene", gli disse, "credevo fossi morto". Padre Seraphim la guardò con gioia. "Non lo sai che saremo sempre insieme?" chiese. Queste parole rassicuranti rimasero con Alison per il resto della sua vita. Con queste padre Seraphim diede una conferma postuma a ciò che le aveva scritto nel 1963: "Prego e spero e credo che saremo insieme quando questa breve vita sarà finita".

Alison si è addormentata nel Signore il 12/25 febbraio 2002. Come scrive padre Damascene: "Per l'imperscrutabile Provvidenza di Dio, questo era il giorno della commemorazione di sant'Eugenio di Alessandria, l'onomastico di padre Seraphim nel mondo e il quarantesimo anniversario della sua ricezione nella Chiesa".

Il suo ultimo desiderio fu quello di essere sepolta sul terreno del monastero di sant'Herman, per rimanere vicina al suo migliore amico. Alison considerò la sua amicizia con Eugene / padre Seraphim più profonda di qualsiasi altra relazione che abbia mai avuto, anche dopo il suo matrimonio.

L'amicizia di padre Seraphim con Alison ci mostra il suo cuore amorevole e serve come un meraviglioso esempio di ciò che può essere l'amicizia: una relazione spirituale che ci guida verso la salvezza.

Alison è stata al fianco di Eugene / padre Seraphim attraverso tempi buoni e cattivi, ed è stata senza dubbio tra le influenze più importanti della sua vita, guidandolo lungo la strada del bene. Forse si potrebbe dire che senza Alison non ci sarebbe il beato Seraphim.

Nota

[1] Tutte le citazioni in questo articolo sono tratte dall'opera di padre Damascene.

 
"Proteggerò i miei parrocchiani qualunque cosa accada"

padre Nektarij Haji-Petropoulos

L'abate Nektarij Haji-Petropoulos è una figura storica nella Chiesa ortodossa russa moderna, affermano i parrocchiani dello skit della santa Trinità a Città del Messico. In un breve periodo di tempo, padre Nektarij e altri due monaci, nelle cui vene non scorre una goccia di sangue russo, hanno aperto nel cuore della capitale messicana un monastero russo, attorno al quale si è formata una considerevole comunità russa.

L'abate Nektarij è noto non solo all'interno della comunità russa, ma in tutto il Messico. Come famoso accademico, fa spesso apparizioni alla radio e alla televisione e tiene corsi in un'università locale. Nei circoli ecclesiastici, nel frattempo, si è guadagnato amore con il suo atteggiamento mansueto nei confronti dei suoi parrocchiani, dei quali si occupa con zelo. L'abate si è preso cura di molte persone nei momenti di crisi, spiritualmente, finanziariamente o legalmente. Dozzine di donne sono in debito con lui per averle salvate dalle violenze domestiche. Nonostante la sua salute (padre Nektarij soffre di diverticolite, calcoli renali e altri disturbi), lavora incessantemente per il bene del monastero e della comunità, considerando la sua cura per loro come un suo sacro dovere.

Nei tre anni dalla fondazione del monastero, la comunità con a capo padre Nektarij ha avuto molte difficoltà: problemi finanziari persistenti, l'influenza suina nel Messico, e la salute dello stesso abate.

Nell'intervista qui di seguito, padre Nektarij parla di come lui, un greco, è diventato un "batjushka" russo, cosa vuol dire essere un monaco ortodosso in una delle più grandi città del mondo e cosa significano per lui i suoi parrocchiani.

Ha sempre voluto essere un monaco?

L'avevo sempre saputo. Non è stata una decisione improvvisa. Volevo vivere in un monastero, essere parte della chiesa. Ma ero figlio unico, quindi mia madre disse: "Non puoi essere un monaco, voglio che tu abbia molti figli". Tutta la mia famiglia mi disse che potevo essere un prete sposato, ma io non lo volevo. Dovendo essere nella Chiesa, volevo dedicare tutta la mia vita al Signore.

La sua famiglia era molto religiosa?

I miei genitori non erano molto religiosi. Vivevo a Istanbul da bambino e visitavamo la Grecia tre volte all'anno. Abbiamo visitato molti monasteri e mi è sempre piaciuta la loro vita comune: lavorare, pregare, mangiare insieme. Volevo questa vita nel mio futuro.

Com'è diventato un monaco?

Il mio padre spirituale, il vescovo Paul di Nazianzo, era il vescovo della Chiesa ortodossa greca del Messico. Conosceva mio padre prima che io nascessi. Mia madre morì di leucemia quando avevo 14 anni, e chiese al vescovo Paul di prendersi cura di me, mio ​​padre fu d'accordo, e io mi trasferii in Messico a vivere con lui.

Il vescovo Paul era un noto accademico in Messico. Avevamo una vita accademica e religiosa equilibrata. Mi ha convinto a continuare a studiare. Io volevo andare al seminario greco della Santa Croce a Boston, ma mi ha detto di andare prima all'università. [Ha detto], "Non voglio che tu sia un semplice prete; voglio che tu abbia un dottorato in teologia".

Quando mi ha chiesto se volevo essere un monaco, ho detto di sì. Sono stato tonsurato in Messico a 18 anni.

Il mio padre spirituale fu assassinato mentre usciva dalla Chiesa nel 1984. Un cattolico fanatico che odiava la Chiesa ortodossa sparò e lo uccise. Fu arrestato e in seguito si suicidò.

Lei aveva solo 19 anni al momento della morte del vescovo Paul. Che cosa ha fatto quando il suo tutore è morto?

Ho vissuto in Giappone con mia nonna e sono andato all'università dove ho studiato archeologia. Cercando di seguire la volontà del mio padre spirituale, ho continuato a studiare. Ho una laurea in archeologia, un master in scienze umanistiche e un dottorato in teologia e storia. [Dopo il baccalaureato,] sono tornato in Messico. Sentivo che avevo bisogno di continuare il lavoro del mio padre spirituale nella Chiesa greca.

Come è diventato abate dello skit della santa Trinità?

padre Nektarij e i confratelli

Non è stata una mia scelta (ride). Nel 2004, l'arcivescovo Kyrill [di San Francisco] mi ha accettato nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Sono stato addestrato nel monastero russo di Jordanville. Sono un chierico russo, ordinato diacono e sacerdote in un monastero russo.

Quando ero adolescente, pensavo che fosse davvero bello servire il Signore alla Liturgia, ma col tempo ho capito che essere un prete è molto serio, e non ne ero degno. Sapevo che se fosse successo, non sarebbe stata la mia volontà, ma la volontà di Dio. Ho sempre sperato di essere un monaco semplice, ma Dio aveva un piano diverso per me: volevo trasferirmi nel monastero greco in Arizona, ma sono tornato in Messico. Non era il mio piano originale. Ma poiché conoscevo la situazione in Messico, per me era più facile [piuttosto che per un estraneo] aprire un monastero qui.

Come le sembra, da non russo, essere in una comunità russa molto unita?

La mia famiglia non viene dalla Grecia, ma dal Mar Nero – da Sukhumi, in Abkhazia. Mi sento molto vicino ai russi, che mi accettano molto bene. Le loro tradizioni non sono diverse da quelle della mia famiglia. Non parlo russo, ma lo capisco un po'. Lo sto imparando e anche gli altri padri lo stanno imparando.

Com'è essere un monaco ortodosso a Città del Messico?

Attiriamo l'attenzione ovunque, perché indossiamo le nostre tonache e abbiamo capelli lunghi e barbe. Indossiamo le nostre tonache quotidianamente. Questo dimostra che il nostro modo di vivere è diverso, anche se non siamo isolati come a Jordanville, dove non devi uscire dal monastero per lavorare, il che è una benedizione. Per me, essere un monaco significa mantenere la mente in paradiso, anche se sono sulla terra.

Come vi trattano le persone per la strada?

Alcuni sono aggressivi perché indossiamo una croce: ci mettono in relazione con la Chiesa cattolica e con gli scandali della pedofilia. Ma per la maggior parte gli abitanti del quartiere sanno che siamo ortodossi russi e ci rispettano. Sanno che indossiamo sempre le nostre tonache, quindi non c'è modo per noi di avere una vita segreta o di fare cose improprie indossando abiti civili.

[I miei due confratelli e io] dobbiamo guadagnarci da vivere lavorando fuori dal monastero. Io insegno e i padri lavorano in una panetteria. Uno di loro insegna anche fotografia in un'università.

Dona tutto il suo stipendio al monastero?

Ovviamente. Non me ne lamento. Il mio compito principale nella vita è servire il Signore. Quindi qualsiasi cosa facciamo è per il bene del Signore. I nostri parrocchiani sono grandi lavoratori, ma hanno problemi finanziari. Io non spingo nessuno ad aiutare il monastero; dico loro solo quali sono i nostri bisogni e loro rispondono. Se hanno soldi li metteranno nella scatola delle offerte della chiesa. Non sono abituati ad andare in chiesa e a contribuire. Molti dei nostri parrocchiani non sono mai andati in chiesa in Russia, ma ora vengono ogni domenica.

Perché pensa che inizino ad andare in chiesa in Messico?

Quando vivi in ​​un paese straniero e devi parlare una lingua diversa, devi cercare le tue radici, la tua cultura, il tuo popolo e conservarlo per sapere che appartieni a qualcosa. Il 98% dei nostri parrocchiani è composto da donne russe - arrivate da poco ​​dalla Russia. La maggior parte di loro è sposata con messicani e ha figli che non sono battezzati o che sono battezzati cattolici. È un processo difficile aiutare le famiglie a diventare ortodosse. Di solito, invece di occuparmi solo della parte ortodossa, mi prendo cura anche del coniuge. In questo modo terrò insieme la famiglia, e i bambini saranno cresciuti nella Chiesa ortodossa. So che se non accettiamo i convertiti, perderemo l'intera famiglia.

Quanto sono sensibili i coniugi messicani quando cerca di integrarli nella comunità? È difficile?

È molto difficile all'inizio. Di solito i mariti messicani non sono credenti. Fin dall'inizio, cerco di mostrare loro che non ho intenzione di convertirli. Quando sentono che non sono una minaccia, portano la famiglia e diventano miei amici. Di solito si tratta di professionisti colti, e poiché io sono un accademico, per me è facile parlare di arte, storia, scienza, ecc. Tutti gli altri parlano russo, loro mi parlano in spagnolo e io non menziono loro la Chiesa. Da sei a otto mesi dopo, chiedono: "Padre, è possibile che io diventi ortodosso? Voglio far parte di questa comunità". È molto eccitante, perché stanno diventando una grande famiglia.

Non tutte le famiglie russo-messicane hanno un lieto fine. Molti di loro si incontrano su internet e finiscono per avere una vita miserabile. Alcune delle donne sono picchiate dai loro mariti. Vengono da me senza sapere cosa fare. Il modo in cui i mariti le controllano è sequestrando i loro passaporti. Abbiamo alcuni avvocati, anche tra i parrocchiani, che sono disposti a sostenere la nostra gente. A volte paghiamo le spese legali, perché loro non hanno soldi.

Ha avuto problemi con i mariti di cui ha aiutato le mogli?

Sono stato minacciato molte volte. Questo succede ovunque. Conosco altri sacerdoti che sono stati minacciati perché stavano proteggendo le donne vittime di abusi. Non sono spaventato. So che qualcuno deve difenderle, e dare loro la fede. Non avevano nessuno qui in Messico. Erano orfane – ma ora non più. Hanno la Chiesa e noi le proteggeremo quanto più possiamo. Proteggerò i miei parrocchiani, qualunque cosa accada.

Cosa le dà coraggio?

La mia fede in Dio. È [tutto] un grande miracolo per me... A volte sono stato così malato che pensavo di non poter celebrare la Liturgia, ma poi ho posto la mia fiducia nelle mani di Dio e gli ho detto: "Non ho forza fisica, non penso che sarò in grado di farlo, per favore afferrami e trattenimi, così potrò finire la Liturgia". Di solito, quando finisco la funzione, ho dimenticato il mio dolore e la mia sofferenza. Sono sicuro che se mi prenderò cura della mia comunità, Dio si prenderà cura di me. Posso vederlo tutti i giorni. Stiamo facendo la cosa giusta.

Non è preoccupato per la situazione finanziaria dello skit?

Se fossi davvero preoccupato, non sarebbe comunque d'aiuto (ride). Se mi preoccupo, significa che ho poca fiducia. Abbiamo avuto grossi problemi in passato. I fedeli non potevano credere che un non russo potesse aprire un monastero russo. Non si fidavano di noi. Ma siamo riusciti a sopravvivere, ad aprire una cappella. Ora va tutto molto bene. Quindi preoccuparsi delle finanze sarebbe non fidarsi di Dio. Io ho fiducia in Lui, confido che egli provvederà. Raggiungiamo persino altre città in Messico.

Quali sono i vostri maggiori bisogni?

Abbiamo una jeep che usiamo per il lavoro alla panetteria – i padri la prendono la mattina. Io vado all'università in taxi, ma è abbastanza lontano e costoso. Attraversare la città dura circa tre ore con il traffico, ed è pericoloso per me salire sull'autobus o prendere la metropolitana, perché ho un problema alle ginocchia.

Abbiamo sicuramente bisogno di una seconda macchina, ma costa circa 5.000 dollari. L'affitto del monastero è di circa 2.000 dollari. Abbiamo bisogno di un altro bagno, ne abbiamo uno solo adesso e non è sufficiente per il numero di pellegrini che riceviamo.

Una cosa che ha reso la vita più difficile è la mia salute. Trattamenti, esami e visite all'ospedale ci sono costati un sacco di soldi: circa 700 dollari al mese. Non ho avuto entrate per due mesi perché non ho insegnato e dovevo ancora andare dal medico, perché ho avuto problemi con i calcoli renali. Non sto andando molto bene in questi giorni.

Ma Dio è stato molto, molto misericordioso con me, [anche se] non sono stato in grado di fare quanto avrei dovuto. La nostra lotta quotidiana non è nulla in confronto alla gioia di essere sacerdote in una famiglia, di poter aprire il nostro monastero a persone che sono rimaste orfane per così tanti anni.

Padre, ha detto che non ha fatto tutto il necessario. Cosa intendeva esattamente?

A volte ero così stanco del dolore, della lotta con le finanze. Ho passato molto tempo a lottare invece di lavorare e spingermi a fare qualcosa di più per le famiglie. Non ce la facevo. Me ne rammarico, perché so che ogni persona che viene in chiesa ha bisogno e che io dovrei dimenticare le mie stesse lotte e sofferenze. Questo è il mio dovere.

Non pensi che soffriamo ogni giorno. Al contrario, è una gioia vedere i nostri bambini, che stanno crescendo con un padre messicano irreligioso, integrati nella comunità. Parlano in russo, sono ortodossi. Le nostre donne russe hanno la consolazione di venire in chiesa e di far parte di una comunità. Queste sono vere benedizioni.

 
Meditazioni sulla Divina Liturgia

Negli ultimi giorni, il blog "Cristiano ortodosso italiano" ha pubblicato una numerosa serie di testi. Lo ringraziamo per aver incluso anche alcuni testi del nostro sito: ne siamo contenti, perché la ridondanza delle informazioni in rete è di beneficio a tutti. Tra i vari articoli e saggi, che invitiamo i nostri lettori a esaminare, ne segnaliamo uno che per noi è di grande rilevanza: le Meditazioni sulla Divina Liturgia di Nikolaj Gogol', disponibili anche sul sito Tradizione Cristiana. Si tratta di una sintesi di alta letteratura e spirito devoto, che dimostra come la fede può rendere un grande artista ancor più grande. Spesso questo testo, con le sue toccanti considerazioni sull'aspetto misterioso del rito eucaristico, è messo a paragone con la descrizione piatta e insulsa di una Liturgia fatta da Lev Tolstoj in Risurrezione, che dimostra invece quanto un atteggiamento da miscredente può abbassare il valore di un'opera letteraria.

 
Perché la Russia non potrà mai essere sconfitta

la ritirata di Napoleone da Mosca

soldati tedeschi catturati condotti nei campi di prigionia a Stalingrado, 1943.

Gli imperialisti della supremazia bianca americana hanno sognato di sconfiggere e smembrare la Russia almeno fin dagli anni '20 e dall'inizio degli anni '30, quando la maggior parte dell'élite americana – composta da artisti del calibro di John D. Rockefeller, J. P. Morgan, Andrew Mellon, Henry Ford, William Randolph Hearst, Joseph Kennedy (padre di John e Robert), e Prescott Bush (padre di George H. W. Bush e nonno di George W. Bush) – aveva deciso di finanziare massicciamente Hitler e il partito nazista, al fine di sradicare la "bastarda" Unione Sovietica e nel frattempo anche gli ebrei d'Europa – anche se il loro tentativo di colpo di stato contro Franklin Delano Roosevelt fallì miseramente (e Roosevelt perdonò comunque i suoi compagni patrizi "per il bene del paese". Che altro?)

Appena il riarmo in massa della Germania prese il via, furono le fabbriche tedesche di Ford, General Motors, General Electric e Alcoa che costruirono la maggior parte dei carri armati e degli aerei da guerra della temuta Wehrmacht di Hitler, mentre Dupont e Standard Oil (oggi Exxon) fornirono il carburante sintetico. Da parte sua, la Coca-Cola fornì tonnellate della bibita alla caffeina preferita in Germania, per mantenere svegli i piloti della Luftwaffe per i loro bombardamenti a lungo raggio.

Il sistema di schedatura dell'IBM, a sua volta, ha reso possibile l'Olocausto su scala industriale: secondo una stima, questo ha portato alla morte non solo di 6 milioni di ebrei, ma anche da 5,5 a 7 milioni di ucraini, 3,3 milioni di prigionieri di guerra russi, 2 milioni di civili russi, 3 milioni di polacchi, e 1,5 milioni di jugoslavi. Ciò che marcava queste popolazioni non ebraiche per lo sterminio era il fatto che erano tutti presunti slavi "di sangue puro" o "di sangue misto" – che Hitler elencava insieme con gli ebrei come Untermenschen (cioè subumani) nel Mein Kampf (testo che i neonazisti dell'Ucraina "ariana" citano spesso con l'approvazione in relazione agli slavi ucraini e russi fino a oggi).

Gli imperialisti ariani americani davano per scontato, naturalmente, che la Wehrmacht tedesca avrebbe travolto quei "subumani" ortodossi russi. Ma dopo mesi di combattimenti da casa a casa, e perfino da camera a camera, furono i nazisti ad arrendersi a Stalingrado, il 2 febbraio 1943. A quel punto, il capo dell'Office of Strategic Services, un ricco ex avvocato di Wall Street, Allen Dulles , si rese conto che Hitler avrebbe presto perso la guerra; e che spettava ora agli Stati Uniti, come unica superpotenza capitalistica rimasta, di indossare il mantello invisibile del fascismo come unica ideologia abbastanza solida per difendere il capitalismo divino contro il comunismo senza Dio con il suo sogno demoniaco di uguaglianza economica. Quale povero contadino o lavoratore non avrebbe votato per la parità di ricchezza se ne avesse avuto la possibilità? Ecco perché le democrazie sono disastrose per l'1%, pensava Dulles. Il fascismo era l'unica via: fare in modo che le masse si sentissero eccezionali – non uguali. E se esigevano ancora la loro quota equa, erano da fucilare! I nazisti avevano già fatto quella parte alla perfezione.

"Allora perché non utilizzare questi compagni ariani?", pensò Dulles. E se ne uscì con un piano di tradimento a beneficio dell'1%, che nascose a Roosevelt morente. Il piano consisteva nell'avere i migliori nazisti, generali, funzionari dei servizi segreti, scienziati, e trasformarli in americani, piuttosto che in sovietici. Poi, dopo la "ripulitura" dei loro dossier dalle atrocità che potevano aver fatto per il Terzo Reich (o per proprio divertimento), potevano essere spediti nella direzione "giusta". I migliori e più brillanti sono stati inviati in America per lavorare nei servizi segreti o alla difesa o, nel caso di Werner Von Braun, sono stati messi a capo del nostro programma missilistico. Il peggio del peggio era invece contrabbandato in Sud America per iniziarvi movimenti fascisti. O se erano figure davvero, davvero maligne di alto profilo – come Josef Mengele o Adolf Eichmann, mettiamo – si poteva semplicemente dire loro: "Trovatevi una spiaggia dove sdraiarvi e godervi i vostri ricordi". Il resto è stato collocato in posizioni di potere e di influenza nel governo tedesco del dopoguerra o altrove.

Facciamo un salto a oggi, e gli imperialisti americani hanno molto di cui essere orgogliosi. Il comunismo è morto, così come lo è il nazionalismo arabo, tranne che in Siria sotto Bashar al-Assad. Purtroppo per me, come cristiano, lo è anche la teologia della liberazione in Sud America. Vi immaginate l'arcivescovo Romero colpito al cuore mentre celebrava la messa all'altare? Il sangue della sua vita misto al sangue di Cristo? C'’ mai qualcosa che le nostre élite fasciste non ordinerebbero di fare ai loro squadroni della morte? E magari ridendoci su?

Guardate Hillary Clinton mentre scoppia a ridere istericamente alle ultime notizie della mutilazione e omicidio di Muammar Gheddafi per mano dei nostri terroristi "moderati".

"Siamo venuti. Abbiamo visto. È morto." Gracchia con gioia satanica – usando il "noi" imperiale. Che mostro di depravazione! Hanno appena assassinato quell'uomo – dopo averlo sodomizzato con una baionetta, e lei ne è totalmente inebriata! Arriva anche a rivendicare tutti i meriti a se stessa (questa è atrocità satanica!), collegando la mutilazione/omicidio del presidente libico al suo viaggio che lei aveva fatto a Bengasi. Cosa vorrebbe farci pensare? Che ha dato lei ai "nostri" terroristi precise istruzioni di violentarlo prima con una baionetta? Lei storpia anche la famosa frase di Cesare per sottolineare il suo commento da squilibrata.

Crede di essere un altro Cesare. È arrivata a tale punto di squilibrio demoniaco. Vuole dimostrare al mondo di avere le "palle" più grosse di tutti – anche se non ne ha. I suoi tailleur-pantalone non ingannano nessuno.

Putin non si comporterebbe mai così. Nemmeno in un milione d'anni! È un uomo di gran lunga troppo morale un uomo – troppo compassionevole – troppo ortodosso per vantarsi di aver in qualche modo incitato un linciaggio per mutilare e uccidere un uomo indifeso. Come Gesù ci dice in Matteo 25:40, questa è la stessa cosa di incitare un linciaggio per mutilare e uccidere Cristo stesso.

Di fatto, gli amici di Putin riferiscono che Putin ha provato un estremo senso di colpa per la mutilazione / omicidio di Gheddafi, dopo essersi lasciato ingannare da quegli americani dalla lingua biforcuta ad approvare una risoluzione delle Nazioni Unite che, a quanto credeva, autorizzasse la NATO solo a trattenere Gheddafi dal commettere genocidio contro la popolazione di Bengasi, ma che in realtà era intenzionalmente formulata in modo vago, in modo da dare alla NATO carta bianca per fare quello che le piaceva – perfino uccidere Gheddafi in questo modo pervertito.

Incolpare se stessi per essere stati ingannati non significa esagerare con un senso di responsabilità? Molti psicologi potrebbero dire così. Ma da psicologo cristiano, con oltre 40 anni di formazione e di esperienza (se tale numero biblico vi dice qualcosa), vorrei dire che la profondità del suo senso di colpevolezza mostra la profondità della sua compassione. E la profondità della sua compassione mostra la profondità della fede ortodossa di Putin.

Non che Putin sia eccezionale in questo senso. Anzi, al contrario. È un tipico uomo ortodosso nella profondità della sua fede. Questa è la base della sua enorme popolarità e potenza. Lui è proprio come loro. Lui è l'uomo comune. E questo è il motivo per cui i fedeli ortodossi hanno tanta fiducia in lui. È un uomo semplice che parla in modo semplice. E mentre questo può averlo portato a pensare troppo facilmente che ci si può fidare che gli americani mantengano la loro parola, Putin è uno che impara in fretta; e non si lascerà ingannare di nuovo da loro. Non ha avvertito Gesù stesso in Matteo 7:15 di diffidare degli uomini che: "vengono a voi in veste di pecore," ma dentro sono "lupi rapaci"?

Putin ha pensato ci si potesse fidare pure di Erdoğan. Ma dopo che l'aereo russo è stato abbattuto, ha visto il "lupo rapace" anche in Erdoğan. E quando si tratta di elargire il giusto castigo, Putin ha tanta pazienza cristiana quanto chiunque altro.

Questo è il motivo per cui l'Occidente satanico non potrà mai sconfiggere la Santa Russia. Anche se l'Occidente ha da tempo perso gli ormeggi cristiani, come Hillary Clinton dimostra così bene, la pazienza non è una debolezza. Né lo sono la modestia, l'umiltà e la compassione. Queste sono qualità personali di Putin. (Se lo guardate su RT, è possibile vederle). Ma non sono le sue uniche virtù. Anche se io non sono russo, direi dai miei rapporti con molti russi come psicologo nel corso degli anni che queste qualità particolari caratterizzano gli ortodossi russi devoti come Putin. Ecco perché la maggior parte dei russi si fida di Putin – sia che siano ortodossi o meno. Conoscono il tipo. E gli uomini in possesso di virtù ortodosse diventano guerrieri cristiani invincibili: basta chiedere a Hitler. I nostri generali invece hanno tratto la lezione sbagliata dalla seconda guerra mondiale, e hanno deciso che gli alleati avrebbero battuto i nazisti da sola (il serpente ha sussurrato più o meno così alle loro orecchie) ancor più velocemente se solo le nostre truppe avessero abbracciato le "virtù" sataniche di orgoglio, crudeltà e demonizzazione del nemico . E noi abbiamo demonizzato le nostre truppe fin da allora – con i risultati che si possono vedere.

Ma la Russia ha anche una sorta di arma amorevole che l'ha a lungo protetta. Quest'arma è vedere tutta la Russia come Madre (in russo: Россия-Матушка). Pensateci per un secondo. La Germania non ha una madrepatria, solo una 'padrepatria' (Vaterland). E gli Stati Uniti non hanno nemmeno quella. Se qui si va a vedere un film patriottico, per esempio, su un cecchino americano che fa saltare le teste di indifesi "inturbantati", un gruppo di ex marines tatuati può alzarsi e gridare: "USA, USA, USA!!!" Ma noi non abbiamo una madrepatria. La Francia ha cercato di piantarne il seme con la Statua della Libertà nel porto di New York. Ma una madre dovrebbe aprire le braccia a tutti i suoi figli – anche quelli di pelle bruna. E il governo americano non ha voluto uomini di pelle bruna "stanchi e poveri" sulle nostre coste, per cui l'idea di una madrepatria non si è mai veramente radicata. In realtà, abbiamo la tendenza a sterminare o a schiavizzare i non bianchi. Hitler ha perfino detto di aver preso la sua politica razziale da noi!

La Russia, d'altra parte, è sempre stata una terra multireligiosa, multiculturale, multietnica di abbondanti risorse, che si estende su 12 fusi orari. Così è sempre stato naturale pensare a "lei" come a una madre. Cos'è infatti una madre? Una che nutre e protegge i suoi figli. E quando crescono fino all'età adulta, i suoi figli e figlie, a sua volta, la proteggono e si prendono cura di lei. Così il concetto di Madre Russia suscita sentimenti di amore, lealtà e protezione che vanno molto, molto oltre le nozioni post-rinascimentali di stato-nazione e il tipo di patriottismo che un dato stato-nazione – in particolare sotto l'egida dell'austerità – potrebbe suscitare. Coloro che vedono la Russia come loro madre le daranno per difenderla la vita stessa che essa un tempo ha dato a loro.

 
Sua Santità il patriarca Kirill invia lettere ai primati delle Chiese ortodosse locali in merito allo pseudo-concilio di "unificazione" tenutosi a Kiev

Una profonda ferita è stata inflitta all'Ortodossia canonica in Ucraina e in tutto il mondo, ha scritto sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' nelle lettere indirizzate ai primati delle Chiese ortodosse locali.

I messaggi sono stati inviati a sua Beatitudine il papa e patriarca Teodoro II di Alessandria, sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia, sua Beatitudine il patriarca Teofilo III di Gerusalemme, sua Santità e Beatitudine il catholicos-patriarca Ilia II di Tutta la Georgia, sua Santità il patriarca Irinej di Serbia, sua Beatitudine il patriarca Daniel di Romania, sua Santità il patriarca Neofit di Bulgaria, sua Beatitudine l'arcivescovo Chrysostomos II di Cipro, sua Beatitudine l'arcivescovo Ieronymos II di Atene e di Tutta la Grecia, sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios di Tirana e di Tutta l'Albania, sua Beatitudine il metropolita Sava di Varsavia e di Tutta la Polonia, sua Beatitudine il metropolita Rastislav delle Terre ceche e della Slovacchia, e sua Beatitudine il metropolita Tikhon di Tutta l'America e del Canada.

Come ha informato il patriarca Kirill, il 15 dicembre, un incontro di "vescovi", "clero" e laici di due gruppi scismatici ucraini si è svolto a Kiev con il coinvolgimento diretto e sotto il patrocinio diretto delle autorità governative dell'Ucraina. I partecipanti a quella assemblea illegale nella storica cattedrale di Sofia a Kiev si sono autoproclati "concilio d'unificazione". Tale cosiddetta unificazione è stata, di fatto, una fusione tra due organizzazioni scismatiche che ne hanno formato una. A prendere parte al "concilio" c'erano falsi vescovi del "patriarcato di Kiev" scismatico e di un'altra struttura non canonica, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

"Nel frattempo, la Chiesa ortodossa ucraina canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, riconosciuto in tutto il mondo ortodosso, ha rifiutato, in conformità con la decisione del suo Santo Sinodo del 7 dicembre, di partecipare a questo evento, considerandolo un "raduno illegale". Nonostante il fatto che gli arcipastori della Chiesa ortodossa ucraina fossero sottoposti a un'enorme pressione, dei suoi 90 vescovi, solo 2 (un vescovo diocesano e un vicario) hanno preso parte allo pseudo-concilio. Per essere caduti in scisma e aver violato palesemente il giuramento episcopale, entrambi sono stati sollevati dai loro incarichi e sospesi dal servizio con la decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del 17 dicembre", dicono le lettere.

Sua Santità ha ricordato ai primati che il processo di "concessione dell'autocefalia all'Ucraina" era stato istigato dal leader secolare del paese che perseguiva i propri obiettivi politici. "Il raduno che si è svolto a Kiev ha confermato il fatto dell'interferenza aperta del governo nella vita della Chiesa", ha osservato il patriarca Kirill. Il presidente Petro Poroshenko non era solo presente al "concilio", ma si è seduto a suo capo, supervisionando personalmente l'incontro. Ha partecipato al "concilio" anche un greco-cattolico, Andrij Parubij, presidente della Verkhovna Rada dell'Ucraina, che ha annunciato il voto da prendere nei prossimi giorni sul disegno di legge per abolire il diritto della Chiesa ortodossa ucraina ad essere chiamato in conformità con il suo nome statutario. "Questo cambio di nome ha lo scopo di ri-registrare tutte le parrocchie e i monasteri e rendere nulli i documenti che indicano i diritti della Chiesa canonica agli edifici ecclesiastici e alle altre proprietà ecclesiastiche", ha detto sua Santità nei messaggi.

"Ci addolora profondamente il fatto che tra coloro che hanno preso parte alla riunione ostile verso la Chiesa, c'erano rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli, che hanno ignorato così i sacri canoni e hanno violato le regole ecclesiastiche", ha scritto nelle sue lettere il primate della Chiesa ortodossa russa. "Il metropolita Emmanuel di Francia ha presieduto il concilio degli scismatici, avendo alla sua destra il signor Poroshenko che aveva ricevuto la comunione dai greco-cattolici, e alla sua sinistra lo scomunicato Filaret Denisenko e Makarij Maletich privo di successione apostolica".

Come sottolineato da sua Santità il patriarca Kirill, il triste risultato di tale riunione illegale è stata l'elezione del "primate" della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" - Sergej Dumenko, un "vescovo" scismatico dell'autoproclamato "patriarcato di Kiev", che aveva ricevuto tutte le sue pseudo-ordinazioni e persino la "tonsura monastica" con il nome di Epifanij dal deposto e anatemizzato Filaret Denisenko. Il "primate" eletto si è affrettato ad annunciare pubblicamente che Filaret avrebbe conservato per tutta la vita il titolo di "patriarca emerito" e avrebbe "per tutta la sua vita aiutato a sviluppare la nostra Chiesa ortodossa ucraina locale".

"Le autorità ucraine e la Chiesa di Costantinopoli presentano questo atto di oltraggio alla giustizia come unificazione dell'Ortodossia ucraina", ha detto sua Santità nelle lettere, "tuttavia, non c'è stata alcuna unificazione. Gli scismatici erano e sono ancora fuori dalla Chiesa. Pur essendosi fusi gli uni con gli altri, sono ancora una minoranza nella mappa ortodossa dell'Ucraina". Sua Santità ha sottolineato che secondo le statistiche governative prodotte dal Ministero della Cultura, la Chiesa ucraina canonica ha 12.348 parrocchie, che è il doppio del numero totale di parrocchie che compongono la nuova struttura pseudo-ecclesiale. La Chiesa ucraina canonica ha 10.424 chierici, 211 monasteri e 4.721 monaci.

"La Chiesa ortodossa ucraina è la più grande organizzazione religiosa in Ucraina. Al Concilio dei vescovi, che si è svolto il 13 novembre, quest'anno, l'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina che ha uno status di ampio autogoverno all'interno del Patriarcato di Mosca ha espresso all'unanimità il proprio sostegno al mantenimento di questo status, per preservare la secolare unità con la Chiesa russa. Eppure, le autorità ucraine stanno facendo tutto il possibile per recidere questi legami storici", dicono le lettere.

Sua Santità nota che, essendosi fusi gli uni con gli altri, gli scismatici non hanno compiuto il passo più importante: non si sono pentiti del peccato dello scisma ritornando alla Chiesa da cui erano partiti e all'unità da cui erano caduti. Ciò che sta accadendo è invece la legalizzazione dello scisma sotto le spoglie di una "autocefalia" del Patriarcato di Costantinopoli.

Il patriarca Kirill ha ricordato ai primati: "Sono proprio queste azioni che sua Santità il patriarca Bartolomeo, in presenza dei primati delle Chiese autocefale ortodosse alla sinassi a Chambésy nel gennaio 2016, ha promesso di non compiere prima o dopo il concilio di Creta". Il tradimento di questa promessa ha portato a una tragedia nel mondo ortodosso, ha sottolineato il capo della Chiesa ortodossa russa. "L'azione illegale compiuta il 15 dicembre, significa che novanta vescovi, oltre diecimila preti, diaconi e monaci e decine di milioni di fedeli della Chiesa canonica in tutta l'Ucraina non esistono più per la Chiesa di Costantinopoli semplicemente perché hanno rifiutato essere coinvolti nel progetto di concedere una "autocefalia" che è stata imposta su di loro e vogliono costruire la loro vita ecclesiastica nel rispetto delle regole ecclesiastiche e non con le ambizioni politiche delle autorità", dicono i messaggi.

Come ha sottolineato sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus', il giorno dopo il "concilio", il 16 dicembre, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha ufficialmente riconosciuto l'elezione del "primate" della struttura scismatica, il cui nome era già stato ricordato durante la Liturgia nella chiesa patriarcale di san Giorgio, e ha annunciato che avrebbe concesso il cosiddetto Tomos di autocefalia il 6 gennaio, l'anno prossimo. Lo stesso giorno, nella cattedrale di san Vladimir a Kiev, Filaret Denisenko ha detto che come patriarca emerito avrebbe governato per tutta la vita la "chiesa" scismatica unificata insieme con i "primati" eletti che rappresenterebbero questa organizzazione nelle relazioni esterne.

"Siamo testimoni oculari dell'ingerenza illecita nella vita interna della Chiesa ortodossa ucraina, della grossolana invasione anti-canonica sul suo territorio, dell'approfondimento della divisione ecclesiastica tra gli ortodossi e dell'aggravamento dello scisma nell'Ortodossia ucraina," ha detto sua Santità nelle sue lettere.

Ha menzionato che nel recente passato il mondo ortodosso aveva affrontato una simile minaccia all'unità ortodossa causata dallo scisma che ha tormentato la Chiesa ortodossa bulgara negli anni '90. Allora, come ora, le autorità governative del paese hanno sostenuto attivamente le attività scismatiche. "Allora il passo più importante per ristabilire l'unità nella Chiesa locale è stato il Concilio pan-ortodosso a Sofia", ha sottolineato sua Santità, "tra coloro che si esprimevano seriamente a favore della convocazione, c'era il Patriarcato di Mosca. Sebbene il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli suggerisse di risolvere questo problema attraverso la legalizzazione dello scisma e le dimissioni volontarie del legittimo primate della Chiesa bulgara, sua Santità il patriarca Maxim, la pienezza dell'ortodossia ha difeso i diritti della Chiesa canonica e del suo primo ierarca, ponendo una legittima base canonica per superare lo scisma ".

"E ora ci infastidisce come la voce di milioni di persone della Chiesa canonica in Ucraina possa diventare inascoltata", ha scritto sua Santità il patriarca Kirill. "Sono fermamente convinto che ciò che si sta svolgendo in Ucraina in questi giorni non sia un conflitto di interessi tra il Patriarcato di Mosca e il Patriarcato di Costantinopoli, come alcuni cercano di presentarlo, ma qualcosa di molto più pericoloso: una profonda deviazione del primate e della gerarchia della santissima Chiesa di Costantinopoli dalla tradizione canonica ortodossa e dall'ecclesiologia patristica. Sta arrivando il momento in cui diventa impossibile mantenere il silenzio, perché ciò che sta accadendo nella nostra semplice prospettiva sta ponendo una sfida all'intero mondo ortodosso. Non c'è dubbio che lo scenario ucraino possa essere promulgato in futuro per qualsiasi altra Chiesa locale".

Sua santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' ha invitato i primati delle Chiese ortodosse locali a non riconoscere i risultati del raduno illegale degli scismatici svoltosi a Kiev, nonché a sollevare le loro voci autorevoli e a fare tutto quanto in loro potere per fermare le azioni, devastanti per l'Ortodossia". Chiedo a voi e alla pienezza della vostra santissima Chiesa di non riconoscere la struttura pseudo-ecclesiale appena istituita e di non entrare in comunione con essa", ha detto sua Santità nei suoi messaggi.

"Chiedo le vostre sante preghiere per la Chiesa ortodossa ucraina perseguitata, per i nostri fratelli e sorelle sofferenti sottoposti a maltrattamenti e umiliazioni per la loro fedeltà alla santa Ortodossia", con queste parole sua Santità il patriarca Kirill si è rivolto ai primati delle Chiese locali alla conclusione delle sue lettere.

 
Appena dietro l'angolo, dove è conservata l'icona Vladimirskaja

sua Santità il patriarca Kirill davanti all'icona miracolosa della Madre di Dio di Vladimir, nella chiesa di san Nicola a Tolmachi. Foto: Pravoslavie.ru

"Non puoi immaginarlo", mi disse un prete che conosco, con gli occhi che brillavano, "non puoi proprio immaginarlo! Si scopre che è in una chiesa! Io stesso non lo sapevo nemmeno. Pensavo fosse in un museo, invece è in una chiesa! E non c'è nessuno! Nessuno! Puoi stare là tutto il giorno se vuoi! Puoi venerarla, fare prosternazioni, stare in piedi, sedere, non so... Puoi sdraiarti! Ho pregato là, mi sono persino appisolato sulla panca. Capisci?! Proprio lei!"

Ebbene, "là" è la chiesa di san Nicola a Tolmachi al museo d'arte Tretjakov, e "lei" è, come probabilmente avete capito, l'icona della Madre di Dio di Vladimir. Cioè, proprio quell'icona a cui tutta Mosca andò incontro nel 1395, colta dal terrore per l'avanzata di Tamerlano, e senza chiudere le porte delle proprie chiese per giorni.

"E tutta la città le venne incontro, dai piccoli ai grandi; e non c'era una sola persona che non piangesse. Ovunque si udivano inni di preghiera: 'O tu che intercedi per noi, non consegnarci nelle mani dei tartari!..' E la Madre di Dio ha ascoltato le grida del popolo russo", ha scritto l'arcivescovo Nikon (Rozhdestvenskij). In modo inspiegabile per la storiografia atea, il grande Tamerlano, spaventato dall'apparizione della Madre di Dio, si allontanò dalla città in cui stava per entrare e andò a devastare l'orda di Kipchak, che era ostile a Mosca. E l'icona è rimasta a Mosca.

E oggi, non una copia, ma proprio l'icona che era stata portata fuori dalla cattedrale della Dormizione al Cremlino dopo la rivoluzione e imprigionata in un museo, si trova dal 1999 nella chiesa di san Nicola a Tolmachi, che è stata restituita al Patriarcato nel 1993 con lo status di chiesa del museo Tretjakov.

In una limpida giornata di febbraio, mi sono diretta con il fiato che fumava per il gelo, attraverso le strade di Mosca.

* * *

la chiesa di san Nicola a Tolmachi. Foto: Mikhail Chuprinin / Sobori.ru

Come una corazzata che alza la sua passerella a un molo di Mosca, mentre la schiuma delle onde batte a prua, la bianca chiesa di san Nicola a Tolmachi ha un lato su via Tolmachi, e l'altro sul territorio del museo Tretjakov, e non ti permette di entrare da entrambi i lati.

Le porte erano chiuse e una freccia con la scritta "Entrata da questa parte" indicava un ingresso, anch'esso chiuso, che non sembrava essere collegato con la chiesa (a quanto pare è collegato a un passaggio sotterraneo). Dietro il vetro dell'ingresso, abbagliante nel sole invernale, si vedeva una signora con le spalline, che in risposta al mio cenno agitava la mano alzando le spalle, come per dire sì, stai andando nella direzione giusta, attraverso l'ingresso della galleria.

Alle porte c'è un piccolo, tortuoso flusso di persone che cercano di entrare: stranieri dal viso rubicondo con caldi cappucci a punta che sembrano da bambini e soprabiti sottili, e scolari di Mosca dal viso rubicondo in cerca di bellezza sotto la sorveglianza delle loro guide di classe.

Dentro c'è un ronzio riverente. Un'anziana signora di Mosca nel guardaroba (quando mi preparo per partire, sospira come se fosse sgomenta per la partenza di un suo caro ospite) prende senza fretta il mio giubbotto di pelliccia.

Mi guardo intorno; la segnaletica invita a sinistra: "Ingresso alla chiesa del museo". Su per le scale, a sinistra, la mia bussola interiore è svanita, ma quella esterna funziona. Sulla traversa, passa la poliziotta che non vedevo da tempo.

Un giro, una scala, l'ennesimo guardaroba e un cartello su una porta bianca: "Fratelli e sorelle, non si benedice l'ingresso in chiesa con i soprabiti" (meno male che ho già consegnato il cappotto!), una tavola con annunci (l'orario delle funzioni più una richiesta casalinga a qualcuno di restituire un libro della biblioteca, come se non fosse il centro di Mosca in una chiesa annessa al museo Tretjakov ma un angolo di una pittoresca e tranquilla parrocchia di provincia). Alla scrivania delle candele (non c'è la benedizione per accendere le candele, ma solo per metterle sul candelabro – saranno accese durante le funzioni), penso un momento e poi acquisto un Acatisto con una copertina color ocra leggermente ruvida, e una candela. Salgo le scale e...

C'è silenzio nella chiesa vuota e la luce del sole cade a fasci sul pavimento. È proprio vero, non c'è quasi nessuno, solo un impiegato del museo mantiene l'ordine seduto su una sedia, e presso l'icona di Kazan' (la chiesa è piena di icone antiche) la guida turistica sussurra qualcosa a due signore attente. In sottofondo si sente a malapena il basso rombo del dispositivo di regolazione della temperatura del museo.

Scivolo verso le porte regali. Lì, a sinistra, in una teca di legno intagliato, c'è... lei.

l'icona miracolosa della santissima Madre di Dio di Vladimir

Dorata come l'oro dell'autunno, come la più pittoresca foresta di settembre, la Madre di Dio di Vladimir guarda dalla sua custodia con un dolore che nessuna copia può riprodurre, le copie ora sembrano ritratti leggermente sbiaditi; ma lei, beh, è se stessa.

Prendo l'Acatisto dalla mia borsa e mi appoggio al kliros di destra, per non intralciare nessuno.

Appena fuori dalla finestra, gli uccelli stridono in modo assordante. Questi sono i passeri di Mosca che accolgono con indubbia chiarezza, nel freddo più feroce, la primavera che sta per arrivare.

 
Incontro con Sergij, ortodosso indonesiano: "La mia anima si prosciuga senza la Chiesa"

Il nostro eroe è un giovane straordinario. È nato e cresciuto in Indonesia. Cresciuto nel protestantesimo, attraverso una spinosa ricerca spirituale ha trovato e abbracciato l'Ortodossia ed è stato anche benedetto per servire come lettore nella chiesa domestica nella città indonesiana di Surabaya [un importante porto sulla costa settentrionale di Giava, ndt], dove si riunisce una piccola comunità ortodossa. Più tardi, su consiglio di un prete, ha deciso di studiare medicina in Russia, e ora serve come accolito presso l'antica chiesa della Protezione della Theotokos nella città di Rostov sul Don, nel sud della Russia.

Questa storia parla della sua ricerca spirituale, di una difficile missione ortodossa in un lontano paese tropicale, degli incontri miracolosi e delle avventure in Russia di un indonesiano diciottenne, la cui sincera fede stupisce anche gli ortodossi esperti.

Geraldio Lau Gefaldo, battezzato nell'Ortodossia con i nome di Sergij

Il mio nome è Geraldio Lau Gefaldo. Sono stato battezzato con il nome di Sergij. Ho diciotto anni. Sono indonesiano e sono nato in Indonesia, ma ho anche antenati cinesi: i miei bisnonni erano emigranti.

L'Indonesia è un paese tropicale con un'enorme diversità culturale. La mia città natale è Surabaya, sull'isola di Giava, la seconda città dell'Indonesia. Il mio paese ha un potenziale enorme ed è ricco di risorse naturali. I residenti in Indonesia sono famosi per la loro tolleranza e ospitalità - si può dire che questi sono i nostri valori culturali più alti.

Quando si parla di vita religiosa, ci sono molte fedi rappresentate nel nostro paese, ma la stragrande maggioranza della nostra popolazione è musulmana. C'erano numerosi regni in Indonesia, dove le principali religioni erano il buddismo e l'induismo. Alcune centinaia di anni fa i predicatori musulmani sono stati molto attivi nel paese, conducendo guerre contro l'induismo e il buddismo, ed è per questo che oggi oltre l'ottantacinque per cento dei nostri cittadini è composto da musulmani. Il sette per cento della popolazione è costituito da protestanti di vari rami, vale a dire calvinisti, battisti, anabattisti e altri. Inoltre, il tre per cento è costituito da cattolici. Quando l'Indonesia era una colonia olandese, i rappresentanti della Chiesa cattolica romana hanno compiuto un'opera missionaria, quindi la storia del cristianesimo nel paese può essere fatta risalire a questo periodo. Prima di allora, erano attivi dei rappresentanti della Chiesa assira (nestoriana) che edificarono una chiesa in Indonesia, che oggi non esiste più, e persino la sua posizione è sconosciuta.

Surabaya

L'induismo è praticato dall'uno per cento della popolazione indonesiana, e il buddismo è praticato dal due per cento. Certo, gli ortodossi sono una piccola minoranza in questo paese. Probabilmente non ci sono più di 1.000 ortodossi che vivono in Indonesia.

Il percorso verso la fede ortodossa

Per me questa via è stata molto spinosa. Prima nella mia vita sono stato un protestante e poi un ateo. I miei genitori non sono religiosi, anche se nominalmente si definiscono protestanti. Una volta ho raggiunto un punto nella mia vita, in cui mi sentivo vuoto e avevo bisogno di pregare. La mia anima era affamata di sapienza e di qualche conoscenza speciale.

Mi sono dilettato d'occultismo e spiritualismo, ho letto libri buddisti e indù. Poi sono diventato ateo e ho sentito un conflitto interiore. Un insegnante della mia scuola mi ha indicato una chiesa protestante. Non sapevo nulla della fede e del cristianesimo, ma non mi sentivo tranquillo con i protestanti – per me i loro servizi erano come dei concerti, mentre io cercavo una vita spirituale diversa.

Il mio processo di conversione all'Ortodossia non è stato facile perché l'Ortodossia è molto diversa dal protestantesimo. Avevo bisogno di esaminare attentamente molte cose, e in effetti lo sto ancora facendo. All'inizio i miei genitori pensavano che fossi diventato un pagano (l'Ortodossia e il protestantesimo sono così dissimili!), ma sono riuscito a spiegare loro tutto e alla fine hanno accettato la mia scelta. Avere fede in Dio è la cosa più importante.

Ho iniziato a ricercare le origini del cristianesimo, a leggere articoli online e alla fine ho scoperto la fede ortodossa. Successivamente ho trovato una chiesa ortodossa in Indonesia (della giurisdizione della ROCOR), dove ho incontrato il prete e gli ho detto che volevo diventare ortodosso. Sono stato battezzato nell'ottobre 2016, e nel febbraio 2018 il vescovo George di Canberra mi ha ordinato lettore. Sono stato battezzato con il nome di Sergij, in onore di san Sergio di Radonezh.

il vescovo George di Canberra, i lettori Sergij e Georgij (a sinistra) e l'ipodiacono Vissarion (a destra)

Nella mia città natale di Surabaya, sono diventato parrocchiano della Chiesa di san Giona della Manciuria, vescovo di Hankou. Questo santo ha predicato nel nord della Cina ed è molto venerato nella ROCOR.

il santo ierarca Giona di Hankou

La nostra comunità si riunisce in una piccola chiesa. In tutto abbiamo venticinque parrocchiani.

la parrocchia di Surabaya

Il nostro parroco locale è padre Kirill, e il rettore è l'archimandrita Daniel (Byantoro), capo della missione ortodossa della ROCOR in Indonesia. In precedenza la chiesa di San Giona di Hankou a Surabaya apparteneva al Patriarcato di Costantinopoli, ma nel 2002 si è trasferita alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. I servizi sono celebrati in slavonico ecclesiastico e in indonesiano e si tengono ogni sabato e domenica.

l'archimandrita Daniel (Byantoro)

Secondo me, la tradizione liturgica russa è più completa di quella greca. L'ho sperimentato nella nostra chiesa. Eppure le nostre funzioni non sono complete rispetto a quelle nelle chiese della Russia, perché non tutti i testi liturgici sono stati tradotti in indonesiano. Si può dire che la missione ortodossa nel mio paese natale ha di fronte un compito erculeo.

con padre Kirill, il parroco di Surabaya

Il mio primo incontro con i fedeli ortodossi russi ha avuto luogo nel 2016 a Houston, in Texas, dove ho preso parte a una competizione giovanile e ho visitato una chiesa ortodossa locale della ROCOR. Ho frequentato una funzione in quella chiesa e ho sentito qualcosa di molto speciale. Mi è stato dato il mio primo libro di preghiere, che uso ancora.

Il percorso verso la Russia

Padre Kirill, il prete della mia chiesa, mi ha consigliato di diventare medico. Ho esaminato gli elenchi delle università russe con opportunità di borse di studio internazionali per studenti come me, dove avrei potuto studiare chimica e biologia. Mi sono interessato al campo medico, ho ottenuto una borsa di studio e ora posso studiare in un'università russa. Dall'ottobre 2018 ho frequentato il corso di base dell'università medica statale di Rostov. Poi andrò a conseguire una laurea in medicina a Novosibirsk. Sono particolarmente interessato alla neurochirurgia. A tempo debito voglio anche ottenere una laurea di seminario.

Questa decisione è stata difficile perché tutto è nuovo per me in Russia. Vivo per conto mio, senza i miei genitori. I miei compagni di dormitorio all'università provengono da diversi paesi. Francamente, mi sto ancora adattando alla vita nel dormitorio. Per ora il nostro programma è piuttosto semplice perché è il corso base; imparare il russo sembra più difficile ora perché stiamo padroneggiando non solo il linguaggio colloquiale ma anche il linguaggio accademico e scientifico.

Geraldio Lau Gefaldo, in battesimo Sergij

Ho iniziato a studiare il russo a casa e ho anche insegnato un po' di russo di base nella mia città. Ma sfortunatamente, non c'era quasi nessuno con cui praticarlo nel mio paese d'origine.

Nella primavera del 2018 sono andato in pellegrinaggio in Russia. Lavr, il mio amico e padrino che è attualmente uno studente dell'Accademia teologica di Mosca, si è unito a me per il viaggio; c'erano anche credenti di altre città indonesiane. Per prima cosa siamo andati nella città di Kolomna vicino a Mosca, dove abita padre Aleksandr, amico di padre Kirill e suo ex compagno di studi all'Accademia teologica di Mosca. Quindi abbiamo visitato San Pietroburgo e abbiamo proseguito per Valaam. La nostra visita a Valaam ha coinciso con quella del patriarca Kirill, che ha servito la Divina Liturgia alla festa dei santi Sergio e Herman del monastero di Valaam. Era arrivato anche il presidente russo, e c'erano così tanti poliziotti presenti in quei giorni che siamo rimasti sbalorditi ...

I nostri sacerdoti indonesiani quel giorno hanno ricevuto una benedizione patriarcale. Vedere sua Santità è stato qualcosa di speciale per me. Penso che sia stata la volontà di Dio.

padre Kirill, il sacerdote della chiesa di Surabaya, riceve la benedizione del patriarca Kirill di Mosca

Il giovane accolito della vecchia chiesa della Protezione della Theotokos

Quando sono arrivato a Rostov sul Don nell'ottobre 2018, non sapevo nulla della vecchia chiesa della Protezione della Theotokos. All'inizio ho trovato alcune informazioni sul Convento dell'icona della Madre di Dio di Iviron a Rostov su Internet e, dato che ho avuto un po' di tempo prima dell'inizio degli studi universitari, ho fatto visita al convento. Quando sono arrivato, ho chiesto informazioni sulle parrocchie più vicine al mio dormitorio e mi hanno parlato della vecchia chiesa della Protezione.

Ci sono andato, e in un'occasione ho confessato i miei peccati al suo rettore, l'arciprete Daniil Azizov. Dopo la confessione mi ha chiesto: "vieni dall'Indonesia?" Gli ho mostrato le foto della chiesa nella mia città natale. In una delle foto indossavo una tonaca e padre Daniel ha prestato attenzione a questo dettaglio. Mi ha chiesto se posso leggere il russo o lo slavonico ecclesiastico e poi mi ha suggerito di diventare un accolito. Il giorno dopo sono arrivato con la mia tonaca e sono diventato uno degli accoliti della chiesa. Leggo ancora lo slavonico ecclesiastico molto lentamente e devo migliorare le mie capacità, quindi non posso partecipare come lettore alle funzioni in questa fase.

con padre Daniil Azizov alla vecchia chiesa della Protezione della Theotokos a Rostov sul Don

Non avevo servito molto prima di diventare un accolito a Rostov. Qui provo gioia e sollievo. Il Signore mi ha mostrato la via, e sono molto felice qui. Tutto è diverso da quello che avevo in Indonesia. Qui puoi comprare candele, vedere icone, non immagini stampate di santi ma opere di iconografi. E c'è questa massiccia costruzione di chiese, e ci sono così tanti credenti... Questo è tutto molto interessante per me perché semplicemente non si riesce a trovare nulla di tutto ciò nel mio paese d'origine. Nella piccola casa della mia città natale c'è sempre lo stesso profumo di incenso, ma scopro che ci sono così tanti profumi nelle chiese!

Ringrazio Dio per avermi mostrato tutte queste cose. Qui ho iniziato a sentire la profonda gioia delle funzioni della Chiesa. È qui che ho ascoltato testi ecclesiastici che prima non conoscevo perché non avevamo traduzioni. A poco a poco sto traducendo testi liturgici nella mia lingua madre – lo faccio con l'aiuto del mio amico Lavr.

il metropolita Merkurij di Rostov e Novocherkassk benedice l'accolito Sergij

Dopo essere diventato uno studente ho capito quanto sia importante mantenere l'equilibrio. Attualmente, la mia vita è una ricerca di equilibrio tra la chiesa e la mia università. Vengo spesso alla vecchia chiesa della protezione della Theotokos dopo le mie lezioni e dopo aver svolto i miei compiti.

La cultura russa attraverso gli occhi di uno straniero

Ho notato che la cultura russa non è né completamente orientale né assolutamente occidentale, è una miscela di culture. Penso che questo sia molto buono, perché ha adottato i migliori elementi della tradizione sia occidentale che orientale. Questo si riferisce anche alle qualità umane. Forse questo si può trovare solo in Russia.

In Indonesia ho incontrato insegnanti provenienti dai paesi occidentali. Sono grandi individualisti, organizzano molto bene il processo educativo e hanno un sistema per tutti. Per quanto riguarda i miei insegnanti e amici indonesiani, sono orientati ai valori della famiglia, ai valori del vicinato e della comunità.

Quest'anno ho viaggiato in treno fino a Kolomna e Sergiev Posad da solo. Sono rimasto stupito dal modo in cui i russi celebrano il nuovo anno. Tutti mi hanno offerto delicatezze sul treno. Questa è l'ospitalità russa, davvero unica.

Ho cucinato bliny (crespelle) russi nella settimana speciale a loro dedicata (la settimana dei latticini, poco prima dell'inizio della Grande Quaresima) e li ho offerti ai miei insegnanti universitari: ne sono stati molto contenti. Ho usato una ricetta che avevo trovato su YouTube. Durante il mio pellegrinaggio ho assaggiato molti piatti russi. Il mio piatto preferito in assoluto è il borshch russo, perché è molto nutriente: ha carne e verdure. E la kasha [pappa di cereali fatta con grano saraceno, riso o cereali simili cotti, ndt] è seconda solo al borshch. Ho assaggiato ogni tipo di cereale, grano saraceno, riso, orzo perlato, ecc. Mi piace il fatto che tu possa aggiungere praticamente qualsiasi cosa alla kasha, e tutto andrà bene! È particolarmente buona per gli studenti.

con il padrino Lavr alla Lavra della Trinità e di san Sergio

Ci sono molti stranieri che vivono nel mio dormitorio; sono per lo più studenti provenienti dai paesi arabi e dall'Africa. Ci sono aderenti di diverse religioni tra loro, ma in maggioranza sono musulmani. Ho anche amici russi. Per esempio, ho un amico a Mosca che insegna chimica in una scuola ortodossa. Ci siamo incontrati per la prima volta nella mia città natale, dove una volta era venuto per partecipare a una conferenza. E quando sono venuto a studiare in Russia, ho trascorso diversi giorni con la sua famiglia. Durante il mio pellegrinaggio ho incontrato molti buoni russi e sono ancora in contatto con alcuni di loro.

Qualche mese fa è accaduto un evento miracoloso nella mia vita. Quest'inverno ho venerato le reliquie di san Sergio di Radonezh, il mio ​​santo patrono, alla Lavra della Trinità e di san Sergio. Ho provato un forte sentimento di gratitudine, gioia e pace interiore. Continuerò il mio servizio...

durante il viaggio verso la Lavra della Trinità e di san Sergio

Alla vecchia chiesa della Protezione della Theotokos tutti gli accoliti sono più anziani di me, e ho imparato molto da loro. Per me, servire qui è il compito che Dio mi ha affidato. Questo è accaduto secondo la sua volontà. È come respirare, e senza la Chiesa la mia anima si prosciuga.

Essere benedetti per compiere un ministero è qualcosa di speciale. La Chiesa è il corpo di Cristo e Cristo è il capo della Chiesa. Ogni membro e ogni elemento di questo corpo è importante.

 
Maria di Cleopa e le strane parentele di Gesù

Santa Maria di Cleopa (nell’icona, prima in alto a sinistra nel gruppo delle sette donne mirofore) è citata nel vangelo di Giovanni come la sorella della madre di Gesù. Preso in senso letterale, questo dato è in forte contraddizione con il resto della tradizione apostolica. Il miracolo della nascita della Vergine Maria da genitori anziani e sterili rende pressoché impossibile che Gioacchino e Anna possano avere avuto un’altra figlia (e per di più anche questa di nome Maria) nei loro ultimi anni. Ricordiamo che la festa dell’Ingresso al tempio della Madre di Dio (all’età di tre anni) è anche vista come un riflesso del fatto che i santi Gioacchino e Anna non riuscivano più a crescere la loro figlia, e/o vedevano approssimarsi la loro morte. In tal caso, la nascita di una sorella sarebbe stata ancor più miracolosa della nascita della stessa Madre di Dio. Esclusa di fronte a queste difficoltà l’ipotesi della “zia di Dio”, vediamo come Padre John Whiteford risponde al quesito nel suo blog, con una spiegazione che presentiamo nella sezione “domande e risposte” dei documenti.

 
Il capo del distretto di Bakhchisaraj della Crimea parla dell'assistenza dal Tatarstan, del patriottismo e delle problematiche della Repubblica

Il capo del distretto di Bakhchisaraj della Crimea, il presidente del consiglio distrettuale Refat Dedarov, che si rifiuta di definirsi un funzionario, in una franca intervista con Real'noe Vremja ha espresso il parere di un gruppo di tatari di Crimea neutrale nei confronti delle autorità russe. Ha ammesso che "naturalmente, ci vorrà un po' per conquistare la fiducia delle persone falsamente accusate", ma ha osservato che in questo momento i tatari hanno più diritti e opportunità che mai.

La questione nazionale in Crimea è discussa da tutta la comunità mondiale. Al Congresso di Ankara è stata utilizzata anche la parola "genocidio" in relazione ai tatari della Crimea. Quanto è speculazione e quanto è vero? Ora, che cosa sta accadendo realmente in Crimea?

Refat Dedarov: In Crimea, la vita sta migliorando. Come ci ha detto il capo della repubblica: "dovrebbe migliorare, non peggiorare". Dunque, stiamo lavorando sodo, dieci o dodici ore al giorno, verso questo obiettivo. Chiaramente, l'eredità che abbiamo ricevuto è molto diversa dal quadro giuridico della Federazione Russa, quindi ci vorrà un po' di tempo. Per aiutarvi a comprendere, la nostra ultimo scuola era stata costruita nel 1972, e il nostro ultimo asilo – nel 1976. Per avviarci su questa strada, si deve prima fare un lavoro di ufficio, che l'Ucraina non ha mai fatto. Oggi, con l'aiuto della Repubblica del Tatarstan, stiamo preparando una scuola con 640 posti con lo studio approfondito della lingua tatara di Crimea, oltre a due nuovi asili.

Per quanto riguarda la persecuzione, è chiaro che noi abbiamo avversari, un'opposizione, persone che sostengono di essere tatari di Crimea, ma io li chiamo parenti prossimi. Oggi, hanno un punto di vista, ma arriverà il momento in cui anche loro capiranno tutto. Ero alla chiusura dei Campionati del mondo di nuoto del 2015 a Kazan' e ho sentito come l'Europa dichiarava: "Grazie, Kazan'. Grazie, signor Putin. Grazie, Russia". Il Tatarstan, naturalmente, è una società democratica, un repubblica tollerante; ma, penso che in Crimea simili commenti ironici sarebbero fischiati. Allo stesso tempo, nell'arena TatNeft, hanno alzato la bandiera dell'Ucraina. Io ho chiesto se l'Ucraina avesse mandato atleti. Sì, mi è stato detto, li avevano mandati. Ho cercato attraverso l'intera Internet. E ho visto che avevano mandato i loro atleti nella Repubblica del Tatarstan, in una "terra di invasori" che aveva "occupato la nostra Crimea". A loro piace dire queste cose. Poi ho chiamato gli organizzatori e ho chiesto loro che cosa stesse succedendo. Hanno detto: "Refat, la politica non ha niente a che fare con lo sport". Ho detto: "Se mi aveste offeso, mi sarei offeso completamente. Non sarei arrabbiato solo a metà".

C'è stata una spaccatura tra la gente?

Sì, c'è stata. Naturalmente, ci vorrà un po' per conquistare la fiducia delle persone che sono state falsamente accusate. Chiaramente, quando è successo, il nostro leader ha perseguito una politica tale che oggi la sua autorità viene utilizzata da un altro stato, non dal popolo in nome del quale si sta facendo tutto. L'Ucraina ne ha approfittato, così come altri. Ma credo che un leader debba essere con il suo popolo.

I tatari di Crimea che vivono attualmente nella penisola sono andati ad Ankara?

Sì, ci siamo andati; forse una decina di persone. Ma nelle loro dichiarazioni, non ho sentito alcun attacco alla Russia o al presidente. C'è stata un'enfasi sui diritti del popolo, di studiare la loro lingua madre, sul ripristino dei vecchi nomi [cioè quelli tatari di Crimea, ndc] dei loro villaggi. Tali questioni sono state sollevate. Anche se quando sento che Kiev suggerisce di dotare i tatari di Crimea di autonomia nazionale, penso: e perché non cambiare il nome di un aeroporto degli Stati Uniti in Sultan Ahmet Khan? Per ventitré anni non hanno fatto nulla, ma ora hanno cominciato a riconoscere attivamente e amare i tatari di Crimea.

L'Ucraina non ha attuato nessuna politica per quanto riguarda la questione nazionale?

Guardate le dichiarazioni di Jatsenjuk. Guardate anche le dichiarazioni di Petro Simonenko. Guardate qualsiasi delle dichiarazioni dei precedenti presidenti ucraini. Dove mai hanno detto qualcosa sui privilegi del popolo tataro di Crimea? Jatsenjuk ha protestato ad alta voce contro i tatari di Crimea che "si impadronivano di terreno". Ma la gente non si doveva impadronire di nulla perché viveva bene. Inoltre, non si prendeva terra che apparteneva a qualcuno; era terra vuota. E in secondo luogo, quando i tatari di Crimea sono tornati in Crimea, nessuno di noi ha chiesto "datemi indietro la casa di mio nonno" – abbiamo chiesto solo un risarcimento da parte dello stato. E abbiamo fatto tutto da soli; abbiamo costruito le nostre stesse case. Se queste case – che sono state costruite senza prestiti, senza credito, sono grandi, questo significa che la gente ha lavorato duro. Noi siamo nella nostra patria. Oggi è possibile discutere su tutto dal di fuori, ma che tipo di patriota sei se lasci la casa e scappi via? Sa, ho studiato la storia del Tatarstan molto bene. So che il primo presidente teneva ogni sabato incontri in cui fino a cinquantamila persone si riunivano e discutevano molte cose. Non ha mai sbattuto la porta, è rimasto con il suo popolo. E oggi in Tatarstan se ne stanno raccogliendo i frutti, come possiamo osservare. Nel frattempo, in Crimea, i tubi rotti dal 1968 non venivano cambiati perché ka Crimea non era una priorità. Abbiamo aspettato, abbiamo eletto i nuovi presidenti. È venuto Jushchenko, un buon presidente, andiamo a votare per lui. Beh, ha vinto, è venuto qui, e che cosa? Non ha legalizzato una qualsiasi delle terre acquisite dai tatari. Non ha fatto nulla per il popolo tataro di Crimea. Quando, nel 1988, siamo tornati in Crimea, siamo venuti nella nostra patria, non in Russia, in Unione Sovietica o in Ucraina, siamo tornati a casa. E tutto a un tratto la nostra patria è diventata l'Ucraina.

Quanti tatari di Crimea hanno lasciato il territorio della Crimea per motivi politici?

Le cifre sono molto fluttuanti. Io guidavo il consiglio del villaggio di Poshtovskij quando tutto è accaduto. È uno dei più grandi insediamenti rurali situati nel territorio del distretto di Bakhchisaraj, in cui ci sono solo tredici grandi insediamenti. E da lì so per certo di un solo uomo che ha lasciato la zona con la sua famiglia. Oggi non posso dire che mille o diecimila persone se ne siano andate. Ma se anche un migliaio se ne fosse andato dal distretto di Bakhchisaraj, si sarebbe notato. Beh, non ho alcuna cifra, come ho detto. Dal momento che il conflitto che sta avvenendo ora non è un problema tra i tatari di Crimea e il popolo ucraino, siamo sempre accolti in Ucraina con pane e sale. Questa è una lotta tra politici. È la cosa più facile da fare – spintonare, dividere e quindi governare. Ma io non credo nell'esodo di massa dei tatari di Crimea da qui; sarebbe stato facile da individuare.

Perché con così pochi abitanti nella zona, il movimento sarebbe stato ovvio?

Io vivo qui e non sono assolutamente uno scaldapanche, né un funzionario.

Parlando di funzionari, perché Ilmi Umerov, l'ex capo del distretto, se ne è andato?

Ero presente al suo ultimo discorso alla nazione. Ho visto molti suoi video durante il tempo di Janukovich, quando ha detto che avrebbe servito il popolo. Aksjonov, nel mese di aprile 2014, era qui. Umerov ha riconosciuto che la Crimea è una parte integrante della Russia, e che Putin è il nostro Presidente. Poi è partito per Kazan, per qualche trattamento medico. E poi nel mese di agosto, si è dimesso, citando il fatto che non aveva voluto prestare giuramento. Ma che problema c'era con il giuramento? Se non avessi voluto lavorare nel quadro giuridico della Federazione Russa, sarei arrivato dopo il referendum, mi sarei dimesso e me ne sarei andato. Perché servire per altri sei mesi? Per fare domanda di disabilità, uscire di scena e andare in pensione? I conti non mi tornano.

Ho visto come era tutto qui, prima e dopo il referendum. Per la prima volta in presenza di Ilmi Rustemovich [Umerov, ndc] qui, nel Palazzo dei Khan, è stato celebrato il giorno della Russia; è venuto anche Naryshkin. Ma oggi, dice che la Russia è un occupante. Allora non avresti dovuto fare nulla di tutto questo, se dici che è un occupante. O lo hai capito solo sei mesi dopo, che è un occupante?

Qual è attualmente il principale problema nazionale – le questioni economiche o quelle politiche?

La parte economica della "sfera sociale" è ora il problema numero uno. Maidan o antimaidan, la gente capirà, il popolo non può essere ingannato. Puoi parlare molto. E dopo? Guidi su una strada, non c'è strada. Vuoi mettere un bambino alla scuola materna: non c'è scuola, non c'è elettricità, non c'è gas. Beh, ancora una volta si tratta di politica; la cosa ha qualche senso? Io sto facendo costantemente appello al popolo dei tatari di Crimea a unirsi e a iniziare a lavorare. Oggi infatti abbiamo più diritti che mai rispetto al passato, più opportunità che mai rispetto al passato. Nei termini del formato eltorale che è stato proposto dalla Federazione Russa, i tatari di Crimea vincerebbero facilmente le elezioni nei territori densamente popolati. Ci piacerebbe votare per chi ha dimostrato progressi nel proprio lavoro. Perché nessuno verrà da un villaggio vicino a fare tutto il lavoro per voi, finché non avrà completato tutto nel suo villaggio. Questo è normale, nessun elettore può essere offeso da questo.

Così il problema è che i tatari di Crimea non vogliono andare al potere?

Oggi, molte cose stanno cambiando. Oggi anche coloro che erano urlare dalle tribune non si sarebbe opposto. Perché il ritorno della Crimea ha ispirato anche la madrepatria russa a iniziare a lavorare. Ora il ponte è in costruzione qui, e Bakhchisaraj già non resta indietro rispetto al Tatarstan. E noi abbiamo un potenziale che non si può trovare in tutto il Tatarstan. Prendete le montagne, le foreste. Quando mi mostrano le loro montagne, sono alte circa 200 o 150 metri. Io le lodo, naturalmente, ma se il nostro Ai-Petri è alto 1.234 metri, che cosa devo dire? Il potenziale è enorme. C'è solo bisogno di lavoro.

PS. Per quanto riguarda la questione delle "occupazioni di terreno", si tratta di una questione vecchia e sensibile, visto che ha già causato un sacco di conflitti, anche ai tempi dell'Ucraina.

In realtà, è chiaramente visibile la promessa che tutti hanno bisogno di lavorare e non vi è l'aspettativa che qualcosa sarà fatto per loro, dato che l'Ucraina non ha fatto nulla. Cose come collegare i singoli villaggi alla rete del gas, costruire nuove scuole e infrastrutture sociali, sviluppare la rete dei trasporti – sono molto più motivati da tali lavori banali ​​a lavorare insieme per lo sviluppo della Crimea che da titoli di media roboanti.

PPS. Va inoltre notato che in Crimea i tatari hanno aperto il canale TV di lingua tatara "Milliyet". Una volta che le autorità hanno indagato sul canale ATR, che nel 2014 si è opposto all'annessione della Crimea alla Russia, questo passaggio è venuto più o meno da solo.

licenza di trasmissione

PPPS. Anche il caso dell'uccisione di due tatari in Crimea è stato risolto. I media della giunta avevano già iniziato a gridare alla repressione e al genocidio, ma la realtà è molto più prosaica: i due tatari [Memet Salimov e Osman Ibragimov, ndc] sono stati brutalmente uccisi da un cittadino ucraino nella loro casa a causa di una disputa domestica.

 
Gli impiegati di stato a Vinnitsa sono forzati a partecipare alle funzioni della nuova chiesa

la cattedrale della santa Trasfigurazione a Vinnitsa è sotto il controllo del metropolita Simeon, bandito dal ministero

Si è risaputo che la direzione delle organizzazioni amministrative sta costringendo i dipendenti a recarsi alla cattedrale per il culto. Quelli che hanno rifiutato sono minacciati di licenziamento.

Dalla sera di sabato 15 dicembre 2018, la direzione ha obbligato i dipendenti statali di Vinnitsa a partecipare a quasi tutte le funzioni della cattedrale della santa Trasfigurazione, che è occupata dal metropolita Simeon (Shostatskij), bandito dal servizio da parte del Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina.

Le nostre fonti hanno riferito a un corrispondente dell'Unione dei giornalisti ortodossi che i cittadini dell'Ucraina hanno dovuto garantire la massima presenza domenica. Le persone sono costrette ad andare alle funzioni firmando la presenza; in alcune imprese, i dipendenti sono stati divisi forzatamente in gruppi per frequentare la cattedrale sequestrata dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In caso di disobbedienza o di divulgazione di informazioni, i dipendenti del comitato esecutivo della città, le istituzioni mediche e scolastiche e altri istituti statali sono minacciati di licenziamento.

Il 17 dicembre 2018, il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha deciso di bandire il metropolita Simeon (Shostatskij) dal ministero.

Lo stesso giorno, alle funzioni serali, vladyka Simeon ha detto che i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina non sarebbero stati in grado di riprendersi la cattedrale della Trasfigurazione a Vinnitsa, come è avvenuto nel 1991. Il vescovo, bandito dal ministero, ha affermato che i locali della cattedrale sono rimasti con la comunità, che si era unita alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
Riproduzioni miracolose di icone: come sono viste dalla Chiesa le riproduzioni fotografiche delle immagini sacre?

Parte 1: Gli argomenti "ecclesiologici" contro la venerazione delle riproduzioni di icone

Questo articolo è la continuazione di una discussione dell'autore in risposta alle opinioni riguardanti la sacralità delle icone in relazione alla loro origine o stile, pubblicata su Pravoslavie.ru, dal titolo "Le fotoriproduzioni di icone possono essere considerate sacre nella Chiesa?"

L'iconografo V.S. Kutkovoj insiste sul fatto che solo un'icona dipinta da un iconografo è veramente santa, mentre tutte le sue riproduzioni fotografiche sono solo degne di onore (τῖμή), ma non della venerazione (τιμητική προσκὺνησις) determinata dal settimo Concilio ecumenico. E questo significa che tali riproduzioni, secondo le sue stesse parole, "non sono esistenzialmente onorate", come suggerivano una volta gli iconoclasti in relazione a qualsiasi immagine (vale a dire, un onore senza venerazione). [1]

V.S. Kutkovoj scrive che mentre insiste sul fatto che un'icona è un oggetto sacro, non chiede "la sacralizzazione del materiale della tavola e dei colori. <...> Ma la Chiesa non considera un fatto comune l'azione dello Spirito Santo attraverso un'icona. Perciò, per essa (la Chiesa) un'icona è sempre santa..." [2]. Così facendo, osserva:

"Perché si portano oggi oggetti sacri dal Monte Athos nelle chiese russe? In questo caso, non basterebbe portare solo le loro fotografie? Perché allegare loro le reliquie dei santi raffigurati sulle icone? Vale la pena preservare con cura gli oggetti sacri, comprese le icone? Le risposte sono ovvie..." [3]

V.S. Kutkovoj si riferisce all'autorità di L.A. Uspenskij, che si è espresso "contro la produzione tipografica e fotografica di icone sacre". [4] L.A. Uspenskij ha scritto:

"Il confine tra il lecito e l'inammissibile nella materia si trova dove la materia perde la sua autenticità e il suo carattere, iniziando a impersonare qualcosa di diverso da ciò che è, creando cioè un'illusione". [5]

Secondo V.S. Kutkovoj, ciò significa che una riproduzione fotografica di un'icona "include l'inganno", poiché "un'illusione è una bugia", e questo è inaccettabile per un'icona sacra.

L'autore aggiunge anche un'importante citazione dall'articolo di Uspenskij:

"Una fotografia a colori è un sostituto della pittura e dei colori genuini... È un inganno". [6] "E solo in casi estremi, quando è assolutamente impossibile avere una vera icona, gli Uspenskij hanno ritenuto accettabile utilizzare le riproduzioni nella pratica della preghiera: questo è meglio che pregare senza alcuna icona del tutto": così V.S. Kutkovoj riassume la posizione dei suddetti teologi. [7]

In realtà L.A. Uspenskij è andato ancora oltre e ha dichiarato un solo linguaggio artistico accettabile nella pittura di icone, che comunica grazia alle icone. N.K. Gavrjushin [8], criticando questa posizione nel suo saggio, cita un'osservazione dell'iconografo e iconologo K. Shakhbazjan:

"Dopo aver identificato il linguaggio dell'icona con il modo di raffigurare l'umanità divinizzata, Uspenskij ha dovuto cercare una spiegazione al fatto che lo stesso linguaggio iconico raffigura anche individui non divinizzati... In effetti, la differenza a volte può essere fatta solo dalla presenza o dall'assenza di un'aureola". [9]

N.K. Gavrjushin aggiunge: [10]

"L'immediato successore di L.A. Uspenskij nella sua sfera, il professore e arciprete Nikolaj Ozolin, riproduce senza alcun dubbio il punto di vista che difende il linguaggio 'unico' della 'Tradizione dell'iconografia di icone ispirata da Dio', che permette di 'arrivare sapere visivamente e sperimentalmente che il Prototipo - il volto divino del Verbo Incarnato - e la Sua icona creata dall'uomo hanno un nome unico impresso e una somiglianza fisica, un'identità ipostatica con tutte le conseguenze piene di grazia che ne derivano.'" [11]

A ciò N.K. Gavrjushin obietta che le parole citate dall'arciprete Nikolaj Ozolin "non corrispondono all'esperienza storica della vita della Chiesa, in cui le icone dipinte in modo iconografico diverso, o anche stampate su carta comune, sono venerate e riconosciute come portatrici di grazia... La canonizzazione dell'unico stile che assicura la "grazia" di un'icona minaccia di degenerare la venerazione delle icone in iconolatria, la sacralizzazione delle 'tavole' e del gesso, che gli iconoclasti temevano non senza ragione, e che san Massimo il Greco aveva previsto". [12]

V.S. Kutkovoj nel suo articolo (probabilmente riferendosi all'osservazione citata di N.K. Gavrjushin) cita "l'argomento ecclesiologico":

"Tali critici sono semplicemente obbligati a citare come esempio ogni 'esperienza reale' della venerazione di icone su carta, elencando per lo meno le feste celebrate dalla pienezza della Chiesa in onore di icone tipografiche. Non conosciamo ancora queste feste". [13]

Ecco perché, conclude, "Con la replica un'icona diventa una normale illustrazione da album di dipinti medievali". I prototipi nelle riproduzioni richiedono solo onore (τῖμή), "ma non τiμητiκή πρoσκὺνησiς [venerazione, nda]..., cosa che filosoficamente rimane molto problematica per le cartoline". [14]

Ciò significa che, secondo V.S. Kutkovoj, qualsiasi foto-riproduzione di un'icona sacra ha uno status profano, non sacro, nella Chiesa. La confutazione teologica di questa tesi è stata data nel nostro precedente articolo, [15] quindi qui considereremo solo le argomentazioni "ecclesiologiche".

L'esperienza della Chiesa

Nei commenti dei lettori all'articolo di V.S. Kutkovoj, pubblicato nel 2014 in russo sul sito Ruskline.ru, [16] c'era una seria critica teologica alle sue opinioni da parte dei lettori. E alle parole citate sull'assenza di feste in onore delle "icone di carta", un lettore ha risposto saggiamente:

"Se è per questo, non abbiamo feste in onore di icone di legno e porcellana, oro e argento. L'autore ha guardato nella direzione sbagliata e, quindi, ha visto la sostanza e i materiali, mentre avrebbe dovuto vedere la Persona raffigurata. O si dovrebbe riconoscere solo la venerazione delle icone dipinte?" [17]

Lo stesso lettore ha anche fornito esempi concreti di vita della Chiesa sui miracoli avvenuti da "riproduzioni fotografiche" di icone:

"Coloro che si intromettono nei limiti dell'azione della grazia... si intromettono nei limiti dell'azione dello Spirito Santo, con tutte le conseguenze che ne conseguono. Nel 2003 ho fotografato tre icone mirovlite nella città di Klin vicino a Mosca. Le fotoriproduzioni stampate hanno cominciato a effondere miro e a sanguinare negli stessi punti dei prototipi: erano icone fotografate. Nel 2004, in occasione dell'arrivo di un'icona sanguinante del Salvatore dalla diocesi di Orenburg, in una tipografia sono state stampate litografie (che in precedenza erano state apposte sull'originale) su carta offset. Una di queste riproduzioni sanguinava, duplicando l'originale. Nel 2003 è stata acquistata nel negozio di una chiesa una croce di legno con un'immagine incollata (metodo di stampa serigrafica) della Crocifissione di Gesù Cristo. Nel 2004, dalla croce ha iniziato a scorrere miro, e nella festa della Processione della Croce vivifica, ha cominciato a scorrere sangue dai luoghi dove il Signore stesso era stato ferito: da sotto la corona di spine, dal costato e da dove erano stati inchiodati mani e piedi. Delle tre riproduzioni di icone di Klin ne è stata scelta una e assieme alle fotoriproduzioni delle icone di Orenburg e della Crocifissione, e con la benedizione del vescovo Iustinian di Tiraspol [ora arcivescovo Iustinian di Elista e Calmucchia, ndt], sono state inviate per ricerca al principale Centro forense del Ministero degli interni della Russia. I risultati mostrano che si tratta di vero sangue umano con il suo fattore rhesus, il suo gruppo sanguigno, il suo genotipo sanguigno e una completa catena di DNA". [18]

Tuttavia, qualcuno potrebbe obiettare che questa è la testimonianza di un lettore anonimo, che richiede verifica e conferma. Inoltre, non dice nulla sulla venerazione delle fotoriproduzioni di icone.

Ma ecco la testimonianza di un vescovo della Chiesa russa, il metropolita Ilarion (Alfeev) [ora metropolita di Budapest e Ungheria, ndt], dal suo rapporto a una conferenza internazionale nel 2005 (cioè quasi nello stesso periodo):

"Negli ultimi anni in Russia si è diffuso un fenomeno, al quale molti attribuiscono un significato mistico speciale: il flusso di miro dalle icone. Al giorno d'oggi, scorre ovunque miro dalle icone, nei monasteri, nelle chiese e nelle case private... Sia le icone antiche che quelle moderne effondono miro; anche riproduzioni di icone e cartoline, che raffigurano icone, effondono miro". Inoltre, "il flusso di miro è un fatto inconfutabile, ripetutamente registrato, che non può essere messo in discussione". [19]

Così, nella sua relazione letta davanti a un uditorio di stranieri, Vladyka Ilarion, con la sua autorità arcipastorale e scientifica, ha confermato l'esperienza moderna della Chiesa ortodossa russa: copie di icone sacre [comprese cartoline (!)] stampate su carta effondono miro nella stessa maniera di quelle dipinte. Il metropolita interpreta il fenomeno dell'effusione di miro come "una manifestazione della misericordia di Dio, inviata per la consolazione e il rafforzamento spirituale dei fedeli. Le icone che effondono miro sono testimonianza della reale presenza nella Chiesa di coloro che vi sono raffigurati: testimonia la vicinanza a noi del Signore, della sua purissima Madre e dei santi". [20]

Ne consegue da quanto detto che sia sulle icone dipinte che sulle loro riproduzioni, l'immagine è realmente (per essere più precisi, misteriosamente) connessa al prototipo per una somiglianza esterna e per l'unità dell'ipostasi indipendentemente dal metodo di realizzazione delle icone (dipinto a mano o riprodotto fotograficamente) e dal supporto materiale (tavola, carta, cartone, ecc.). Colui che è "veramente presente nella Chiesa" mostra in modo visibile, attraverso il flusso di miro dalla sua immagine, la misericordia di Dio a coloro che credono in lui.

Vladyka osserva che "possono essere miracolose, mirovlite e acheropite non solo le icone canoniche, ma anche quelle dipinte in uno stile 'realistico' o 'accademico', insieme a immagini su argomenti religiosi che sono lontane dai canoni dell'iconografia". Allo stesso tempo, vladyka Ilarion concorda con la posizione di L. Uspenskij [21] in quanto i citati "fenomeni di per sé non trasformano la pittura in iconografia. Per quanto riguarda la pittura delle icone, la Chiesa ha sempre proposto come criterio principale il criterio della canonicità, e non del miracolo". [22]

Per quanto riguarda il linguaggio artistico ("lo stile dell'icona"), questo è vero, ma per quanto riguarda l'onore e la venerazione delle icone, è tutto diverso. Molte delle nostre chiese (soprattutto quelle più recenti) sono decorate nello stile accademico del XVIII-XIX secolo (tra cui la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, la cattedrale di san Vladimir a Kiev, ecc.). Anche le icone in queste e in altre chiese sono spesso dipinte nello stesso stile, ma viene loro tributata la debita venerazione: sono incensate, davanti a loro si accendono candele, sono baciate, davanti a loro sono letti servizi di preghiera e gli . Inoltre, alcuni dei più grandi santi della Russia hanno pregato davanti a tali icone.

San Serafino di Sarov ha pregato davanti all'icona "della Tenerezza" (da cui l'altro nome - l'icona "della Tenerezza di San Serafino a Diveevo"), che è conservata nella chiesa domestica della residenza patriarcale a Mosca. Questa famosa icona è stata dipinta nello stile accademico e non negli stili iconografici russo o greco. Riteniamo necessario raccontare ai lettori di una sua moderna riproduzione fotografica miracolosa.

L' icona "della Tenerezza" della Madre di Dio di Lokot

icona della Madre di Dio "della Tenerezza" di Lokot. A sinistra: una stampa tipografica su carta; a destra: l'immagine miracolosa sul retro. È stata realizzata una cornice su entrambi i lati dell'icona

All'inizio dell'epidemia di coronavirus nel marzo 2020, le principali risorse informative ortodosse hanno riferito che un'insolita icona della Madre di Dio sarebbe stata portata a Mosca. Il sito ufficiale della diocesi della città di Mosca ha scritto:

"Il 14 marzo 2020, alle ore 15, la miracolosa icona mirovlita della Madre di Dio 'della Tenerezza' di Lokot sarà portata alla Chiesa dello ieromartire Ermogene, patriarca di Mosca e di tutta la Rus', a Goljanovo... Durante la sua permanenza presso la chiesa di Goljanovo, l'accesso sarà garantito tutti i giorni dalle 8 alle 20. I servizi di preghiera con un Acatisto presso l'icona miracolosa saranno serviti tutti i giorni alle 10, alle 14 e alle 18:30. L'icona resterà in chiesa fino al 21 aprile.

L'icona "della Tenerezza" della Madre di Dio di Lokot è l'unica icona al mondo a effondere miro su entrambi i lati. L'icona è apparsa in una famiglia devota nel villaggio di Lokot nella regione di Brjansk. Questa è un'ex tenuta del Granduca Mikhail Romanov, fratello del santo tsar Nicola II. Il 2 novembre 1999, l'icona ha iniziato a effondere miro, come ha riferito il rettore della chiesa di sant'Ermogene, il sacerdote Alexej Dovgopoly.

Secondo il sacerdote, la misericordia della Madre di Dio attraverso questa icona si manifesta in molti miracoli.

'Sul rovescio dell'icona apparve un'immagine miracolosa della Madre di Dio, sulla quale è visibile anche un'immagine del Salvatore simile alla Sindone di Torino. Dall'icona sgorga abbondante miro con varie fragranze, e ha anche sanguinato e pianto più volte', ha notato padre Aleksej. 'Dopo aver pregato davanti a questa icona, molti ricevono la guarigione e un aiuto pieno di grazia e trovano persone che erano state segnalate come disperse. Siamo felici di invitare i moscoviti e gli ospiti della capitale alla preghiera comune e alla venerazione di questa meravigliosa icona'." [23]

Sul sito Sedmitza.ru un annuncio simile è stato accompagnato da un chiarimento: "Con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill", [24] che è una cosa naturale (il patriarca è il vescovo ordinario di Mosca) e per noi importante, poiché indica l'approvazione della suddetta presenza di questa icona da parte del primate della Chiesa russa.

J.I. Shishkov, che da anni accompagna l'icona nei suoi viaggi, ha dichiarato in un'intervista a un giornalista di Samara:

"Non è stato facile arrivare a Mosca con la reliquia. Ho dovuto ricevere la benedizione di diversi arcipastori, tra cui il vescovo Foma (Mosolov) di Pavlovskij Posad [ora vescovo di Odintsovo e Krasnogorsk, capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, ndt], che è ben noto ai residenti di Samara. Tutti hanno dato la loro benedizione, ma l'ultima parola è stata lasciata a sua Santità il patriarca Kirill. Questi ci ha personalmente benedetti per portare l'icona Lokot a Mosca. E siamo arrivati a Mosca proprio il giorno in cui è stato annunciato lo scoppio dell'epidemia". [25]

Sorprendentemente, gli autori dell'annuncio sul sito web della diocesi della città di Mosca per qualche motivo hanno omesso un dettaglio importante: l'icona miracolosa descritta non è altro che una riproduzione su carta dell'icona "della Tenerezza di San Serafino a Diveevo". Cioè, questo è lo stesso tipo di "riproduzione fotografica", denigrato da V.S. Kutkovoj e da altre persone che la pensano allo stesso modo; nemmeno un'antica icona in stile russo o bizantino, ma dipinta in stile accademico. Inoltre, un'immagine della Madre di Dio con il volto del Salvatore (capovolta nel suo grembo), che, ovviamente, non si trova né sul lato anteriore né sull'originale, è stata riflessa sul retro di questa riproduzione. Ora entrambi i lati dell'icona della carta sono incorniciati (come si vede dalla foto).

l'immagine della Madre di Dio, non realizzata a mano, sul retro dell'icona di Lokot, stampata su carta. Nella parte inferiore si vede un volto umano capovolto rispetto alla Madre di Dio, simile a quello del Salvatore sulla Sindone di Torino

il volto del Salvatore non manufatto, dall'icona "della Tenerezza" di Lokot

Il volto di Cristo della Sindone di Torino è apparso in modo probabilmente miracoloso su una riproduzione per convincere meglio gli scettici che trascurano le icone stampate. Secondo i canoni del settimo Concilio ecumenico, le immagini di Cristo "provengono dall'immagine non manufatta creata da Gesù stesso e da lui inviata ad Abgar, sovrano di Edessa (Mansi XII, 693)". [26] E la maggior parte degli esperti ritiene che il telo con questa immagine sia la Sindone di Torino.

una ricostruzione tridimensionale del volto sulla Sindone di Torino

il volto del Salvatore sulla Sindone di Torino, positivo e negativo

Note alla Parte 1

[1] V.S. Kutkovoj, Fondamenti filosofici delle icone cristiane orientali. Problemi di morfemica e semantica dell'immagine. Velikij Novgorod, 2012, pp. 95–96.

[2] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta // Principi spirituali dell'arte e dell'educazione russa: materiali della XIII conferenza accademica internazionale, "I principi spirituali dell'arte e dell'educazione russa" (Letture di san Niceta, Velikij Novgorod, 12–15 maggio 2013), Veliky Novgorod: Università di stato di Novgorod. P. 292; V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta // Ibid. Varie: raccolta di articoli, Veliky Novgorod, 2015, pp. 141–147; V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta [risorsa elettronica] // Ruskline.ru, 2 ottobre 2014. URL: https://ruskline.ru/analitika/2014/10/03/o_phenomene_bumazhnoj_ikony/ (data di accesso: 27/05/2022). Qui e sotto le citazioni sono tratte dalla pubblicazione elettronica.

[3] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta. Nota 2.

[4] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta.

[5] L. A. Uspenskij, La teologia dell'icona della Chiesa ortodossa. Parigi, 1989. P. 443. Nota 78 (nota n. 3, inclusa nell'articolo citato, nda).

[6] L. Uspenskaja, L. Uspenskij, Sui materiali nell'arte della Chiesa // Rivista del Patriarcato di Mosca. Mosca, 1988, n. 11, p. 21 (nota a piè di pagina n. 4, inclusa nell'articolo citato, nda).

[7] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta.

[8] Nikolaj Konstantinovich Gavrjushin(1946–2019) è stato un filosofo e storico sovietico e russo del pensiero religioso, filosofico e accademico in Russia, nonché professore dell'Accademia teologica di Mosca (2012).

[9] K. Shakhbazjan, Camminiamo per fede, non per vista. L'aspetto epistemologico dell'insegnamento patristico dell'icona // Icona e immagine. Iconicità e filologia. Raccolta di articoli, a c. di VV Lepakhin; prefazione di VV Lepakhin. Mosca: Palomnik, 2007, 367 pagine. pp. 120–121.

[10] N. K Gavrjushin, Pietre miliari dell'iconologia russa // Teologia russa. Saggi e ritratti, Nizhny Novgorod, 2011. 672 pagine. Pp. 42–73, 68–69.

[11] Arciprete N. Ozolin, Sulla descrivibilità della divina Ipostasi del Salvatore // Icona e Immagine, Iconicità e Filologia. Mosca, 2007. 367 pagine. pp. 8–25. P. 25 (nota inclusa nel saggio citato di N. K. Gavrjushin, nda).

[12] N.K. Gavrjushin, Pietre miliari dell'iconologia russa, p. 69.

[13] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta. Nota 7.

[14] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta.

[15] V.I. Nemychenkov, Può una riproduzione essere un oggetto sacro della Chiesa? // Pravoslavie.ru, 3 giugno 2022 URL: https://pravoslavie.ru/146532.html

[16] V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta.

[17] Ibid, commento di un lettore di nome Savva / 12.08.2015.

[18] Ibid, commento di un lettore di nome Savva / 04.10.2014.

[19] Ilarion (Alfeev), A immagine e somiglianza / Vescovo Hilarion di Vienna e Austria. Relazione al convegno accademico internazionale "Sant'Andrej Rublev e l'iconografia russa" al monastero di Bose (Italia), 15 settembre 2005. Fonte: Azbyka.ru [risorsa elettronica]. URL: https://azbyka.ru/po-obrazu-i-podobiyu (accesso 03.06.2022).

[20] Ibid.

[21] L. Uspenskij, La teologia dell'icona della Chiesa ortodossa. Parigi, 1989, pag. 410.

[22] Ilarion (Alfeev). A immagine e somiglianza.

[23] L'icona miracolosa della Tenerezza della Madre di Dio di Lokot portata a Mosca // Sito ufficiale della diocesi della città di Mosca. 03.11.2020. URL: http://moseparh.ru/v-moskvu-budet-prinesena-chudotvornaya-lokotskaya-ikona-bozhiej-materi-umilenie.html (data di accesso: 06.03.2022).

[24] L'icona miracolosa della Tenerezza della Madre di Dio di Lokot in visita a Mosca per la prima volta // Sedmitza.ru. 16 marzo 2020. URL: https://sedmitza.ru/text/9644987.html (data di accesso: 06.03.2022).

[25] L'icona mirovlita della Madre di Dio di Lokot arriva di nuovo a Samara. Intervista a Ju.I. Shishkov / Intervistato da A. Zhogolev // Blagovest. Portale del giornale ortodosso. 29 giugno 2020.

[26] V.V. Bychkov, Il fenomeno dell'icona: la storia. Teologia. Estetica. Arte / Accademia Russa delle Scienze, Istituto di Filosofia. Mosca: Ladomir, 2009, 635 pagine. p. 73.

* * *

Parte 2: La storia dell'icona di Lokot

Sono stati scritti dozzine di articoli e un libro sulla straordinaria icona di Lokot e sono stati mostrati video in TV. [1] Questa icona è così sorprendente che riteniamo necessario descriverne brevemente la storia.

J.I. Shishkov, assistente del vescovo Venamim (1965–2020) di Zheleznogorsk e L'gov della metropolia di Kursk, afferma di aver raccolto materiali per la biografia dell'anziano Meletij (nome secolare: Matvej Ivanovich Demin, 1880–1982), che era un figlio spirituale di san Giovanni di Kronstadt e trascorse gli ultimi anni della sua vita nel villaggio di Lokot nella regione di Brjansk. "Evgenia Fjodorovna e sua figlia Natasha [una forma diminutiva del nome Natalia, ndt] si recavano dall'anziano per aiutarlo nelle faccende domestiche". L'anziano predisse loro: "Presto ci sarà un secondo sole a Lokot". E ha aggiunto che migliaia di persone sarebbero accorse a Lokot da tutta la Russia e persino dall'estero. E disse a Natalia: "Tu dovrai portare la croce. Quando arriverà quel momento, lo saprai". [2]

Ecco la storia dell'apparizione di questa icona, testualmente:

"Una volta nel 1994, Natalia Nikolaevna nel grande magazzino per bambini Detskij Mir notò un calendario da parete raffigurante l'icona 'della Tenerezza' della Madre di Dio: l'icona preferita di san Serafino di Sarov. Il calendario era dell'anno precedente e lasciò il negozio frustrata. Ma il suo cuore sprofondò: l'immagine sembrava così solitaria nel negozio tra la folla di persone indifferenti, e nessuno l'avrebbe comprata. Tornò e acquistò i due calendari rimanenti. A casa ritagliò le immagini e le appese al muro.

Una volta, durante la sua malattia nel 1999, Natalia Nikolaevna stava leggendo un libro, sulla cui copertina era raffigurata l'icona 'della Tenerezza'. Improvvisamente, con sua grande sorpresa, sentì una fragranza... Proveniva dall'icona ritagliata dal vecchio calendario. Lei e suo marito decisero di inserire l'immagine miracolosa in una cornice e, girandola, videro che il volto della Madre di Dio era apparso dall'altra parte. Chiamarono un prete, cantarono un acatisto e l'icona iniziò a effondere miro...

Il miro continua a fluire fino a oggi. Il miro sul lato anteriore dell'icona di carta, che la ricopre da così tanti anni, contrariamente alle leggi della fisica, non impregna la carta. Sul retro, uno strato di olio copre solo l'immagine che è diventata visibile. Altri eventi miracolosi hanno luogo anche attraverso le preghiere dell'anziano Meletij e la misericordia della santissima Madre di Dio, crede Natalia Nikolaevna". [3]

Nel 2019, in un'intervista al canale televisivo Sojuz, J. I. Shishkov ha parlato dell'atteggiamento di alcuni anziani spirituali dei nostri giorni nei confronti dell'icona di Lokot:

"Padre Nikolaj (Gurjanov; †2002): 'Questa icona sarà la meraviglia di tutte le meraviglie in Russia.' L'archimandrita Kirill (Pavlov; †2017) ci ha benedetto di organizzare processioni della croce pan-russe e internazionali con questa icona, che sono state organizzate con il sostegno del quotidiano ortodosso Rus' Derzhavnaja. Padre Iona (Ignatenko; †2014) di Odessa, quando stavamo organizzando la processione dedicata al sessantesimo anniversario della vittoria nella seconda guerra mondiale, ha detto: 'Ho aspettato questa processione per sessant'anni...' Quando abbiamo raggiunto lo schema-archimandrita Vlasij (Peregontsev; †2021) [padre confessore del monastero di san Pafnuzio di Borovsk vicino a Kaluga, nda], ha detto di questa icona: 'Questa icona è un simbolo del canale santo della Madre di Dio a Diveevo. Più paesi avrai tempo da visitare con questa icona, più persone avrà tempo per salvare.' ... E, naturalmente, ci basiamo sull'opinione dell'autorevole anziano, lo schema-archimandrita Ilij (Nozdrin), il padre-confessore di sua Santità il patriarca, con la cui benedizione è stato scritto un libro su questa icona". [4]

Aggiungiamo che "nel 2003-2005, con la benedizione di sua Santità il patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Rusi, i redattori del quotidiano Rus' Derzhavnaja hanno organizzato processioni della croce con l'icona della Madre di Dio di Lokot. Sul giornale furono pubblicati numerosi articoli su quelle processioni e sull'icona stessa. [5]

J.I. Shishkov ha affermato che l'icona ha guadagnato fama nazionale in Russia nel 2003 durante le celebrazioni in onore del 100° anniversario della canonizzazione di san Serafino di Sarov. Prima è stata portata in processione dalla diocesi di Kursk a Diveevo, quindi, con la benedizione del patriarca Alessio II, è stata posta a capo della processione con le reliquie da Sarov a Diveevo". [6]

"Non sappiamo che tipo di rivelazione abbia avuto (il patriarca Alessio)", afferma J.I. Shishkov. "Per questo corteo storico avrebbe potuto prendere da Mosca l'icona originale (davanti alla quale pregava san Serafino di Sarov), oppure avrebbe potuto prendere la copia da Diveevo, anch'essa considerata miracolosa. Ma Sua Santità ha scelto una litografia finora sconosciuta, che è stata portata a Diveevo con la processione della croce di Kursk..." [7]

Chi lo desidera può trovare materiale su Internet (in russo) su numerosi miracoli e guarigioni operati da Dio per intercessione della Madre di Dio e preghiere dei fedeli davanti alla sua santa icona di carta di Lokot. Non possiamo non ricordare qui le famose parole: "Dove Dio vuole, l'ordine della natura è annullato; perché egli fa tutto ciò che vuole". [8] Il Signore viola non solo le leggi della natura, da lui stesso stabilite, ma anche gli schemi filosofici che cercano di limitare le azioni della sua grazia mediante le regole umane che definiscono le icone "corrette" o "sbagliate".

Conclusione

La storia dell'icona di Lokot e altri fatti citati confutano molti argomenti, anche se non tutti, di V.S. Kutkovoj e L.A. Uspenskij.

1. Secondo il metropolita Ilarion (Alfeev), anche le cartoline con riproduzioni di icone effondono miro, sebbene la loro venerazione, secondo V.S. Kutkovoj, sia "filosoficamente problematica". Sembra che il problema possa essere risolto in pratica da ogni credente indipendentemente con un senso di personale pietà e riverenza, senza immersione in riflessioni filosofiche.

2. L'icona della Madre di Dio di Lokot, essendo una riproduzione su carta, è un oggetto sacro della Chiesa, come indicano i seguenti fatti:

  • L'icona (in effetti, una fotografia a colori su carta dell'icona "della Tenerezza di san Serafino a Diveyevo") è definita taumaturgica sulle risorse informative ufficiali della Chiesa russa.

  • Con la benedizione della gerarchia ecclesiastica l'icona viene portata in giro per diverse diocesi per la venerazione dei fedeli.

  • Le visite dell'icona sono state coordinate dalla Commissione del patriarca di Mosca e di tutta la Rus' sul trasporto delle reliquie. [9]

  • Con la benedizione della gerarchia ecclesiastica, l'icona partecipa alle processioni della croce.

  • Numerosi credenti pregano davanti all'icona, compresi i pellegrini che vengono appositamente.

  • Attraverso la preghiera davanti all'icona il Signore compie miracoli, che è ciò che chiede V.S. Kutkovoj come confutazione della sua opinione ("l'azione dello Spirito Santo attraverso le icone").

3. Con la benedizione del primate della Chiesa ortodossa russa, sua Santità il patriarca Kirill, così come di altri vescovi, un'icona della Madre di Dio ("della Tenerezza") stampata su carta è stata più volte portata in diverse diocesi e continua a essere venerata nelle chiese ortodosse, compresi i servizi di preghiera con il canto dell'Acatisto.

4. Sul retro dell'icona di Lokot, oltre all'immagine della Madre di Dio, è apparso il volto del Salvatore della Sindone di Torino, l'immagine originale di tutte le icone del Salvatore, secondo i Padri del settimo Concilio ecumenico e secondo i moderni sindonologi e storici dell'arte. Ciò può convincere chi dubitava della santità delle icone stampate su carta e delle fotoriproduzioni.

5. La Chiesa russa conosce diverse feste per l'icona "della Tenerezza" della Madre di Dio, tra cui quella di "san Serafino a Diveevo" (28 luglio secondo il vecchio calendario). Non c'è ancora la festa dell'icona "della Tenerezza" di Lokot nel calendario della Chiesa. Forse questo è l'unico motivo per cui il nostro avversario V.S. Kutkovoj può rimanere con la sua opinione. Tuttavia, ciò non impedisce ai credenti di venerare questa "icona di carta" come santa e miracolosa invece di onorarla "per ragioni morali" come una riproduzione nel calendario (come insiste V.S. Kutkovoj [10]).

Il fenomeno dell'icona "della Tenerezza" della Madre di Dio di Lokot e di altre icone miracolose stampate su carta confuta l'opinione di esperti che sostengono che solo gli originali dipinti dai pittori di icone, e non le loro fotoriproduzioni, hanno lo status di icone sacre da venerare. Infatti, il vento soffia dove vuole (Gv 3:8). E la grazia santificante di Dio viene comunicata dal prototipo a una persona che prega davanti a una santa icona per mezzo della Divina Provvidenza, non secondo i calcoli di questo o quel pittore di icone, teologo o filosofo.

Questo autore può sentire obiezioni (e in effetti ha sentito obiezioni): "Perché allora opporsi alla collocazione di riproduzioni di icone nei calendari, sulle copertine di riviste e libri e sui giornali? Forse qualcuno potrebbe semplicemente ritagliare una riproduzione, farsi un'icona e pregare? E anche se non sgorga miro, lo aiuterà comunque nella sua posizione sincera davanti a Dio".

La risposta a obiezioni come questa è semplice.

Innanzitutto, non mancano le icone già pronte e convenienti (almeno nelle grandi città). Non c'è un bisogno così urgente come in epoca sovietica, quando i credenti ritagliavano riproduzioni da riviste e libri per avere almeno una "icona di carta" a casa o anche in chiesa. [11] Inoltre, l'attuale pratica di riprodurre ovunque icone sacre (di cui abbiamo già scritto più volte) non è affatto specificamente intesa per creare da esse icone per uso domestico. Al contrario, è impossibile usarne molte devotamente. Si tratta, per esempio, di riproduzioni di icone su materiale da imballaggio, sacchetti di plastica e oggetti per la casa (apribottiglie, portachiavi, ecc.).

In secondo luogo , ricordiamo le circostanze della scoperta della futura icona miracolosa: il "cuore di una donna sprofondò" perché molto probabilmente due vecchi calendari con l'icona della Vergine Santissima sarebbero rimasti per qualche tempo in giro per il negozio e poi sarebbero stati buttati via. Lei non solo ha salvato queste immagini dall'oblio ("indifferenza") e dalla profanazione, ma ha anche reso la dovuta venerazione alla "immagine di carta" come icona sacra. Dopotutto, un'immagine è veramente santa per la santità dell'ipostasi raffigurata – la Madre di Dio – indipendentemente dal metodo tecnologico e materiale della sua creazione. Tutti gli eventi successivi con questa immagine sono le vie imperscrutabili della Divina Provvidenza.

In terzo luogo , quanti casi conoscete in cui tutte (!) le riproduzioni fotografiche di icone sacre su qualsiasi oggetto (!) sono state trattate come nel caso descritto? Proprio tutte, perché tutte le fotoriproduzioni (e non solo quelle di nostra scelta) meritano venerazione secondo la dottrina sulla venerazione delle icone e dei fondamenti teologici di cui si è parlato nel nostro primo articolo. Purtroppo, nella nostra vita di tutti i giorni, la maggior parte delle fotoriproduzioni di icone sacre su oggetti non destinati alla preghiera sono, se non profanate, lasciate in uno sprezzante oblio.

Riassumiamo.

Tutti i segni delle "icone di carta" (riproduzioni fotografiche) indicano che dovremmo trattare con grande riverenza qualsiasi immagine sacra, comprese le illustrazioni che sono diventate familiari e spesso da noi trascurate nella stampa di prodotti e nella loro riproduzione su altri oggetti.

E non è un caso che nei racconti sulle "icone di carta" miracolose si dice che delle persone pregassero davanti a loro, cioè dessero loro la stessa venerazione dovuta alle icone sacre. È in risposta a queste venerazioni e preghiere che il Signore rivela la sua grazia (l'adempimento delle richieste, lo scorrere del miro, ecc.).

Ma questi stessi segni della misericordia di Dio ci invitano a una ragionevole moderazione e discrezione nel riprodurre le immagini sacre e a seguire l'insegnamento sulla venerazione delle icone nella scelta del materiale di cui sono fatte le immagini sacre e degli oggetti su cui sono collocate a volontà dei "tecnologi" (editori, produttori di imballaggi e di altri "beni per gli ortodossi").

Abbiamo più volte scritto in precedenza che il problema della regolazione della circolazione delle immagini sacre in uno spazio pubblico non liturgico richiede l'attenzione della gerarchia ecclesiastica e l'adozione di un documento ecclesiale universale. [12] Mentre i credenti aspettano pazientemente l'introduzione di tale documento normativo, invitiamo ancora una volta i lettori e tutti gli ortodossi a osservare le regole della pietà.

Abbiamo aggiornato queste regole per le condizioni moderne nella pubblicazione delle relative raccomandazioni, preparate insieme al sacerdote Aleksej Knutov. [13] Incoraggiamo i lettori a familiarizzarsi con loro e ad applicarle nella loro vita quotidiana.

Note alla Parte 2

[1] Per esempio, si veda Slovo (San Pietroburgo). L'icona mirovlita della Madre di Dio "della Tenerezza" (villaggio di Lokot, regione di Brjansk) // Canale televisivo Sojuz. 5 giugno 2019. URL: https://tv-soyuz.ru/peredachi/slovo-sankt-peterburg164

[2] La Pasqua nel villaggio di Lokot. Il resoconto di Jurij Ivanovich Shishkov sui materiali per la canonizzazione dello ieromonaco Meletij (Demin) // Giornale ortodosso Vera della Russia settentrionale. URL: http://www.rusvera.mrezha.ru/514/5.htm (data di accesso: 06/03/2022).

[3] Ibid.

[4] Slovo (San Pietroburgo). L'icona mirovlita della Madre di Dio "della Tenerezza" (villaggio di Lokot, regione di Brjansk) // Canale televisivo Sojuz. 5 giugno 2019. URL: https://tv-soyuz.ru/peredachi/slovo-sankt-peterburg164 (data di accesso: 06.03.2022).

[5] Il grande mistero di Diveevo // Rus' Derzhavnaja. Aprile 2019. URL: http://rusderjavnaya.ru/news/velikaja_diveevskaja_tajna/2019-05-07-3530 (accesso 03.06.2022).

[6] L'icona "della Tenerezza" della Madre di Dio di Lokot. Storia dell'icona // Sito web della Cattedrale di Vladimir Icona della Madre di Dio a San Pietroburgo. 16 marzo 2019. URL: http://vladimirsobor.spb.ru/obraz-bozhiej-materi-umilenie-lokotskaya-istoriya-ikony/ (data di accesso: 06.03.2022).

[7] Il grande mistero di Diveevo // Rus' Derzhavnaja. Aprile 2019 (data di accesso: 06.03.2022).

[8] Grande Canone di Sant'Andrea di Creta. Ode 4, Teotochio.

[9] Cfr. Regolamento della Commissione: sito ufficiale del Patriarcato di Mosca. URL: http://www.patriarchia.ru/db/text/5731741.html

[10] "Per una riproduzione sulla copertina di un libro è del tutto appropriato. Dal punto di vista della moralità, naturalmente, tali immagini dovrebbero essere trattate con il dovuto rispetto..." "...A causa della collocazione di prototipi sulle riproduzioni esse richiedono τῖμή: onore; ma non τiμητiκή πρoσκὺνησiς [venerazione, nda], come proclamato dal settimo Concilio ecumenico (V.S. Kutkovoj, Sul fenomeno delle icone di carta).

[11] In epoca sovietica, "le immagini delle icone conservate presso la Galleria Tretjakov e il Museo Russo venivano stampate su cartoline e riviste semplicemente sotto forma di riproduzioni che venivano collocate anche nelle chiese", afferma l'arciprete Aleksandr Saltykov (arciprete Aleksandr Saltykov: "Nei primi anni '90 le icone salvarono il Paese dal predominio dei settari" // Pravoslavie.ru, 3 giugno 2022, URL: https://pravoslavie.ru/146502.html)

[12] Per esempio, si veda: V. I Nemychenkov, Ma Foma è impegnato tutto il tempo con il pollo: ancora sulla blasfemia contro le icone ortodosse // Pravoslavie.ru. 16 settembre 2021 URL: https://pravoslavie.ru/141796.html

[13] Sacerdote A. Knutov, V.I. Nemychenkov, Problemi della moderna venerazione delle icone // Pravoslavie.ru, 5 agosto 2020. URL: https://pravoslavie.ru/133133.html

 
I politici cercano di sedersi sul trono della Chiesa perché non vedono Cristo che vi è seduto sopra

In questo discorso con sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina sulla Chiesa di Cristo e le pseudo-chiese, il primate parla di cosa significa per lui essere personalmente nella Chiesa e come prende decisioni che potrebbero influenzare il destino di molte persone.

Vostra Beatitudine, la festa della Santissima Trinità, la Pentecoste, è chiamata il compleanno della Chiesa di Cristo, ma non tutti sanno il perché...

A un cristiano che vive la vita della Chiesa, cioè che osserva i digiuni, le preghiere, le confessioni, si comunica ai santi misteri di Cristo, fa buone azioni e combatte contro le sue debolezze e le sue mancanze, non è necessario spiegare cos'è la Chiesa e cos'è la Pentecoste. Comprende tutto questo non solo con la sua mente, ma con il suo cuore e la sua anima. Ma per noi che non abbiamo raggiunto una tale misura spirituale, la santa Chiesa ci ricorda amorevolmente non solo la nascita della Chiesa, ma l'intero percorso di preparazione per questo evento sacro.

La santa Chiesa ci offre questo memoriale letterale in tutto il ciclo annuale delle feste e dei servizi divini, specialmente a partire dalla Grande Quaresima. Durante la grande Quaresima, la santa Chiesa ci conduce letteralmente dietro a Cristo, seguendo il suo ministero pubblico, la sua sofferenza, la sua morte volontaria sulla croce e la sua sepoltura volontaria. Alla Pasqua, la santa Chiesa ci unisce con il Salvatore risorto, ricolmando tutti della gioia del ritorno del paradiso da noi perduto. Dalla santa Pasqua fino all'Ascensione, la santa Chiesa ci ricorda i quaranta giorni del Cristo risorto con i suoi apostoli e la sua miracolosa ascensione al cielo. Dieci giorni dopo, dopo l'ascensione del Salvatore al cielo, quando gli apostoli si radunarono nella sala superiore del monte Sion, lo Spirito Santo scese su di loro e si posò su ciascuno di essi sotto forma di lingue di fuoco. Lo Spirito Santo riempì gli apostoli di una meravigliosa saggezza e potenza, grazie alla quale essi, che in precedenza erano semplici pescatori, illuminarono e convertirono il mondo intero dal male al bene.

Così, questo giorno benedetto, quando lo Spirito Santo scese sugli apostoli, è il compleanno della Chiesa di Cristo. È il corpo mistico, cioè sacramentale, di Cristo, un corpo il cui capo è Cristo stesso. La Chiesa è data a noi che crediamo in Cristo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo; è una nave spirituale che ci conduce attraverso il mare agitato della vita terrena verso quel luogo benedetto dove il Salvatore ci ha preparato una dimora di gioia, pace e beatitudine eterna.

La creazione della Chiesa è l'adempimento della promessa che il Salvatore ha fatto ai suoi discepoli: Ed ecco, io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28:20). Il Salvatore, come Figlio di Dio e Parola di Dio, come Creatore del mondo, è sempre con la sua creazione; guida e sostiene provvidenzialmente tutto. Lui è la nostra vita, ma il Salvatore dimora nella Chiesa in un modo speciale; è qui come Dio-uomo. Nella Chiesa, Cristo Salvatore ci unisce a se stesso attraverso la comunione con i sacramenti della Chiesa, specialmente attraverso la divina eucaristia, in cui riceviamo il suo corpo divino e beviamo il suo sangue divino, e questo ci rende capaci di accogliere all'interno noi stessi la divina grazia che ci porta alla vita eterna e alla beatitudine.

Vostra Beatitudine, noi vediamo come il nemico dell'umanità combatte contro la Chiesa di Cristo ai nostri giorni. Nascono nuove pseudo-chiese, non senza l'interferenza dei "poteri di questo mondo", e le nostre antiche chiese sono trasferite ai rappresentanti della "gerarchia" di queste "chiese", gli scismatici sequestrano luoghi di culto nei villaggi e nelle città... Tutto questo è successo con il completo silenzio delle autorità, e più spesso con la loro assistenza... Come possono i cittadini normali capire in quali chiese andare e in quali no? Dopo tutto, molti ora vanno alle chiese scismatiche basandosi esclusivamente su opinioni e sentimenti politici...

È vero, oggi sono apparse nuove pseudo-chiese, sorte grazie all'interferenza di alcuni politici nella vita della Chiesa. I politici che osano invadere la vita della Chiesa comprendono la Chiesa come organizzazione politica. A causa del loro basso livello spirituale personale, non vedono Cristo nella Chiesa. Non capiscono che il capo della Chiesa è Cristo. Vedono il trono nella Chiesa, ma non vedono Cristo seduto su di esso. L'orgoglio personale li costringe a sedere sul trono della Chiesa, ed è qui che inizia la tragedia: un politico sale sul trono, ma il trono lo lascia. I politici cacciano le proprietà della Chiesa, alle quali, a proposito, non hanno alcuna relazione; prendono chiese, malignano i fedeli, li offendono e li opprimono, cercando in tal modo di salire sul trono della Chiesa, ma qui sono presi dal fallimento. Ma Dio li giudicherà e preghiamo affinché il Signore li illumini con la luce della sua verità.

Per quanto riguarda la questione di scegliere in quale chiesa andare: andate nella chiesa dove stanno cercando il regno di Dio e la sua Verità – Cristo vive in una tale chiesa, e non in altre chiese. Cercate Cristo, vivete con Cristo e siate felici e benedetti.

Come sa, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" appena creata (con un tomos del Patriarca Bartolomeo) rivendica la canonicità e l'unità con le Chiese locali del mondo.

Non una sola Chiesa locale ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e molte delle Chiese locali hanno fatto dichiarazioni ufficiali di non riconoscimento. La storia della Chiesa testimonia che non un singolo scisma ha portato alcun beneficio, che gli scismi possono portare solo danno. Il Signore ha creato la Chiesa, che è una nave spirituale che guida l'uomo attraverso il mare tempestoso della vita terrena verso la vita eterna. Sapendo che la Chiesa è l'arca della salvezza, il diavolo ha combattuto contro la Chiesa di Cristo sin dai primi giorni della sua creazione. Ma il Signore ha avvertito i fedeli, dicendo che le porte dell'ade non avrebbero vinto sulla sua Chiesa (Mt 16:18).

Vostra Beatitudine, mi permetta di farle una domanda puramente giornalistica: cos'è la Chiesa per lei?

Ricordo un libro di sua Beatitudine il metropolita Vladimir di beata memoria. Il suo titolo è La Chiesa Ortodossa... La mia vita è in essa. Io posso dire lo stesso. La Chiesa è la mia vita. Credo che ogni vero cristiano pensi lo stesso.

Nelle sue omelie ricorda spesso ai fedeli la necessità di pregare, di adempiere a una regola di preghiera anche piccola, ma regolare. Tuttavia, a volte ci sono circostanze difficili nella vita, e la preghiera e persino la fede nell'aiuto di Dio si perdono. Come possiamo preservare uno spirito pacifico e di preghiera?

Ogni prova nella vita è una sorta di test della nostra fede. Dobbiamo sempre ricordare che senza la volontà di Dio o il permesso di Dio, nulla accade sulla terra o nella vita di ogni singola persona. Più ci affidiamo alla sua volontà, più è facile sottoporsi alle prove. Ma se perdiamo il coraggio, perdiamo il cuore, perdiamo i nostri punti di riferimento spirituali – per dirla semplicemente – e finiamo per perderci in noi stessi, come in una foresta, non dobbiamo temere. Come un soldato al fronte, dobbiamo mostrare coraggio, e costringerci a rialzarci e camminare, o addirittura a strisciare verso Cristo attraverso il pentimento: allora il Signore verrà a incontrarci, come fece il padre con il figliol prodigo, e rimuoverà da noi sconforto, mancanza di fede e vigliaccheria. Dobbiamo chiamare il Signore come il profeta David lo chiamò a sé in un momento difficile della sua vita: Ho gridato al Signore con la mia voce e mi ha ascoltato dal suo santo monte. Mi sono coricato e ho dormito (spiritualmente); mi sono risvegliato, poiché sarà il Signore a soccorrermi (Salmo 3:4-5). Queste parole si ascoltano ogni giorno nelle chiese di Dio, e dobbiamo ricordarle e ripeterle nei momenti difficili, come ripetuto dal profeta David. È importante forzare sempre noi stessi a tornare coraggiosamente alle posizioni precedenti della nostra vita spirituale.

Vostra Beatitudine, a quali preghiere dovremmo dare la preferenza?

Tutte le preghiere offerte dalla Chiesa sono salvifiche. I santi Padri hanno sempre preferito le preghiere brevi, che sono buone e convenienti da dire in qualsiasi momento. Particolarmente comune è la preghiera di Gesù: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me, peccatore". Ma questa preghiera dovrebbe essere detta oralmente. Se qualcuno vuole impegnarsi nella preghiera mentale, ciò dovrebbe essere fatto sotto la direzione di un padre spirituale esperto.

Spesso deve prendere decisioni importanti che potrebbero influenzare la fede di molte persone. Come le prende, sapendo che sono decisioni fatali, che toccano milioni di persone?

Ogni vescovo, facendo dichiarazioni o decisioni, non dovrebbe farle per proprio conto, ma a nome della Chiesa, guidato dalla mente conciliare. Naturalmente, come ogni cristiano, prego anche che il Signore mi illumini e mi guidi secondo la sua volontà rispondendo alle domande importanti che mi sono poste.

Cosa vorrebbe augurare ai nostri lettori in questi giorni di Pentecoste?

Spero che ciascuno di noi dimostri che siamo veri cristiani. Dopotutto, essere un cristiano, un membro della Chiesa di Cristo, è un grande onore e una grande gioia per ogni anima. Auguro a me stesso e a tutti i nostri lettori di essere degni di questo alto titolo: cristiani.

 
Bufera sugli studi ortodossi a Cambridge

Le istituzioni di studio legate alle Chiese (soprattutto quelle con presenze minoritarie) sono estremamente difficili da fondare, avviare e dirigere, e l’esperienza ortodossa in Occidente non è un’eccezione. Dopo l’annuncio del rischio di collasso dell’Istituto san Sergio di Parigi (si vedano le notizie del blog di questo sito in data 5 luglio 2013), abbiamo assistito in quest’anno a una crisi in un’altra istituzione accademica, l’Istituto di Studi Cristiani Ortodossi (IOCS), fondato nel 1999 all’ombra della prestigiosa Università di Cambridge (di cui non fa parte ufficiale come college, ma vi è collegato in quanto parte della Federazione Teologica di Cambridge). La crisi a Cambridge non fa rischiare la sopravvivenza stessa dell’istituto come a Parigi, ma mette comunque in luce problemi legati a scontri di personalità, carenze tecniche e procedure giuridicamente discutibili. Prima di parlare di studi accademici ortodossi in lingua italiana, c’è ancora molta strada da fare. In attesa di percorrerla, documentiamoci sui potenziali ostacoli nell’articolo sulla crisi dell’IOCS che presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Il papa e il patriarca all'Avana: uno spartiacque in più di un senso

Anthony T. Salvia è stato consigliere speciale del Sottosegretario di Stato per gli affari politici sotto Ronald Reagan, direttore dell'ufficio di Radio Free Europe / Radio Liberty a Mosca ed è ora socio del Global Strategic Communications Group, una società dedicata alle relazioni governative e alla difesa pubblica.

I capi della Chiesa cattolica romana e della Chiesa ortodossa russa – papa Francesco e il patriarca Kirill, rispettivamente – discuteranno dell'aiuto ai cristiani perseguitati quando si incontreranno all'Avana – una questione su cui i due uomini di Chiesa sono probabilmente d'accordo. Le questioni cosmiche della riunificazione e inter-comunione ecclesiale, e il complesso di questioni teologiche, ecclesiologiche e storici che ne derivano, non saranno prese in considerazione. Questa non è una sorpresa. Difficilmente si potrebbe prevedere che annullino secoli di straniamento reciproco, talvolta amaro, in un breve incontro in una sala dell'aeroporto dell'Avana.

Papa Francesco sta continuando nella vena del suo predecessore Benedetto XVI, che ha relegato le questioni cosmiche inter-ecclesiali al dimenticatoio: ha capito che la loro estrema complessità non permette una facile soluzione, così ha saggiamente lasciato che siano risolte dallo Spirito Santo. Invece, ha cercato una maggiore cooperazione tra le due antiche chiese apostoliche sulla gamma delle minacce a ciascuna di esse – il materialismo secolare, il relativismo, il declino demografico dell'Europa, il fondamentalismo islamico, la persecuzione anti-cristiana in Medio Oriente e altrove, tra le altre cose.

Per Benedetto è essenziale, per la rinascita delle radici cristiane dell'Europa, l'amicizia e la solidarietà tra le chiese cattolica e ortodossa sulla base di preoccupazioni condivise.

La creazione di un tale rapporto può, se Dio vuole, avere l'effetto collaterale di dare impulso a una stabile, longeva intesa paneuropea, mettendo definitivamente fine alla guerra civile europea scoppiata nel 1917 e proseguita con la guerra fredda, compreso il suo teso, infelice proseguimento, in cui continuiamo a vivere.

Francesco ha alluso a crescenti tensioni Est-Ovest, quando ha osservato, in un discorso nel 2015 a Sarajevo, che "si sta combattendo una sorta di terza guerra mondiale frammentaria" ... "un clima di guerra" pende sopra il pianeta. L'incontro storico dell'Avana deve essere visto, in parte, come un tentativo (per quanto inizialmente modesto) per evitare il disastro imminente.

Detto questo, l'annuncio congiunto dell'incontro ha senza dubbio causato abbondante infelicità nei ranghi di entrambe le chiese. Si può ben immaginare che il patriarca Kirill, a causa dei sospetti e risentimenti di lunga data (purtroppo, non del tutto infondati) che alcuni del suo gregge nutrono verso Roma, sia sotto una forte pressione per annullare l'incontro. Per lo stesso motivo, si può ben immaginare che molti cattolici dell'Europa centrale e orientale che si oppongono alla Russia interpreteranno il fatto stesso che l'incontro si svolga come imprimatur un dato da Roma alla Russia e alla politica russa.

Tali cattolici hanno espresso nel recente passato una delusione (per non dire un dispiacere) per il fallimento della Santa Sede nell'accusare la Russia di aver invaso l'Ucraina, il suo sostegno all'accordo di Minsk II, il suo rifiuto fino a ora di estendere il riconoscimento diplomatico al Kosovo, e la sua esitazione a designare il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina come patriarca.

Per queste ragioni, si deve anche presumere che potenti elementi istituzionali della politica estera e dei media degli Stati Uniti sono meno preoccupati per quello che il papa e il patriarca discuteranno all'Avana, rispetto al fatto stesso che l'incontro abbia luogo.

Mi riferisco a quelli che cercano l'isolamento della Russia, il suo accerchiamento e la sua sconfitta finale. Con la loro mentalità geostrategica, vedranno l'incontro all'Avana come un'offerta a Mosca – vale a dire, al Cremlino – una splendida opportunità per contrastare l'accerchiamento. Coloro che, come il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, che ha recentemente etichettato (in modo fatuo) la Russia come minaccia numero 1 agli Stati Uniti, non possono essere felici di questo sviluppo.

Sarà interessante valutare la reazione dei candidati repubblicani alla presidenza, alcuni dei quali hanno chiesto (irresponsabilmente) una no-fly zone americana sulla Siria, sanzioni senza fine contro la Russia, e ostilità contro la Russia in tutto il mondo. Il fatto che l'incontro si svolga a Cuba, come i due politici repubblicani di origine cubana [Ted Cruz e Marco Rubio, ndt] hanno tirato fuori nelle primarie, non fa altro che aumentare il suo notevole interesse.

Non bisogna tuttavia esagerare con la politica e le potenziali polemiche in tutto questo. C'è anche una seria dimensione spirituale generale.

Se credete che Cristo desideri l'unità della Chiesa da lui fondata, accoglierete certamente con gioia l'incontro del papa e del patriarca. Non sarà, di per sé, una cosa che realizza l'unità, e non è inteso a questo scopo, ma rimane una gioiosa occasione a motivo di ciò che sono il patriarca e il papa, per la promessa implicita nel loro incontro, e per l'idea stessa che malgrado tutte le sfide e le difficoltà che hanno travolto la chiesa cristiana in questi ultimi decenni, gli occhi del mondo rimangono fissi su ciò che dicono e fanno questi due successori dei santi apostoli.

 
I media ignorano l'incontro tra papa e patriarca, o lo travisano completamente

Il New York Times e il Washington Post, cristofobi, russofobi e neocon lo ignorano del tutto – dopo tutto il mondo non ha fatto altro che attendere incontri come questo per 1000 anni o giù di lì. Niente da segnalare qui, fate largo, prego...

Tutti gli altri hanno nascosto il problema principale – la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente.

Cari media mainstream – questo è il motivo per cui la gente non vi può sopportare ...

lui continua a parlare di persecuzione contro i cristiani in Medio Oriente e nell'Ucraina, e i media mainstream lo ignorano

Avete sentito parlare dello storico incontro di oggi tra la superstar dei media, papa Francesco, e il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa di Mosca e di tutta la Rus'? Ne vedete una copertura in prima pagina nel vostro giornale questa mattina?

L'incontro si svolge a L'Avana per lo scopo espresso di esprimere sostegno per i cristiani perseguitati che rischiano il genocidio in parti del Medio Oriente, in primo luogo – per il momento – in Siria e in Iraq. C'è ben poco su cui Roma e Mosca concordano in questo momento, quando si tratta di questioni ecumeniche, ma Francesco e Kirill sono entrambi molto preoccupati per la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose in questa regione devastata.

Ne avete sentito parlare nei media importanti?

Ora, chiamatemi ingenuo, ma ho pensato che questo incontro avrebbe ricevuto una copertura di massimo rilievo. Questo è, dopo tutto, il primo incontro – primo nel senso che non è mai accaduto prima nella storia – tra il papa di Roma e il patriarca della più ampia chiesa al mondo del cristianesimo ortodosso.

Anche la Siria faceva notizia, l'ultima volta che ho controllato. C'è la possibilità che gli americani – e si tratta di una nazione che include alcuni cristiani che leggono i giornali – possano essere interessati a una dichiarazione di papa Francesco e del patriarca Kirill sul massacro dei cristiani in Siria e altrove.

Ritengo di essere un ingenuo. Sembra che l'incontro a Cuba oggi non sia affatto molto importante. Voglio dire, guardate la facciata del sito web del New York Times.

Oh, c'è il papa lì, in prima pagina. C'è un anticipo sulla sua visita in Messico.

Zero menzione del vertice storico con Kirill.

Zero menzione della persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose in Siria e altrove. Solo questo, in un pezzo standard sulla visita papale:

...L'itinerario del papa pone anche un grave rischio per il governo, mettendo in evidenza in ogni momento alcune delle sfide e delle mancanze più evidenti dello stato – povertà, disuguaglianza, corruzione e violenza dilagante. Il papa potrebbe anche combinare tutti questi temi in una sola volta se decide di incontrare le famiglie dei 43 studenti scomparsi, la cui misteriosa scomparsa è diventata sinonimo dell'incompetenza del governo e della complicità con la criminalità.

Ma aspettate. C'è una storia sulla Siria ben visibile sul sito del Times. Forse l'incontro Roma-Mosca è coperto in quel pezzo?

MONACO DI BAVIERA – Il Segretario di Stato John Kerry e il suo omologo russo, Sergey V. Lavrov, hanno annunciato di aver concordato la consegna nei prossimi giorni di aiuti disperatamente necessari alle città siriane assediate, che sarà seguito da una "cessazione delle ostilità" entro una settimana, in preparazione a un cessate il fuoco più formale.

Ancora una volta, qui non vi è alcuna notizia sull'incontro all'Avana – ci si concentra sul massacro in Siria e Iraq. Zero notizie sulla persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose nella regione.

Ma aspettate, sembra – un urrà per i programmi di ricerca – che ci sia una breve della Reuters da qualche parte sul Times circa l'incontro all'Avana. Che cosa dice sul tema dell'incontro?

L'AVANA – Papa Francesco e il capo della Chiesa ortodossa russa si incontrano venerdì a L'Avana, quasi 1000 anni dopo che l'Ortodossia orientale e Roma si sono separate, per il primo incontro nella storia tra un papa cattolico romano e un patriarca ortodosso russo. I due leader religiosi, ospiti di un governo comunista, affronteranno la millenaria spaccatura tra i rami occidentale e orientale della cristianità.

Ci si aspetta che si uniscano in un appello per porre fine alla persecuzione e all'uccisione dei cristiani in Medio Oriente.

L'incontro avrà anche connotazioni politiche, venendo in un momento di disaccordi russi con l'Occidente sulla Siria e sull'Ucraina.

Al The Washington Post, l'approccio è fondamentalmente lo stesso.

La nota chiave: non importa ciò che dice la Chiesa cattolica e non importa ciò che dice la Chiesa ortodossa russa, questo incontro NON riguarda davvero la persecuzione religiosa. Riguarda – unicamente – la politica. Così, qui è la breve dell'Associated Press riportata nel Post.

MOSCA - Quando il patriarca Kirill incontrerà papa Francesco questa settimana, l'evento storico permetterà al capo della Chiesa ortodossa russa di affermare un ruolo di primo piano della Russia nel mondo cristiano orientale. Può anche permettere a Kirill, un abile attore politico con stretti legami con il presidente Vladimir Putin, di aprire per il Cremlino una nuova via di comunicazione nel tentativo di sfuggire all'isolamento occidentale.

Qual è la conclusione che si può trarre da questo?

In parole povere: Secondo i media dell'elite, la religione non gioca un ruolo significativo negli eventi che si svolgono in Siria. Non vi è alcuna necessità di prendere sul serio le preoccupazioni dei cristiani e membri di altri gruppi religiosi minoritari (comprese le forme più moderate dell'islam) che vengono schiacciati dai mostri e dai loro eserciti che combattono per la supremazia in questo angolo di mondo.

No, questa storia è tutta su uno scontro tra Putin e il presidente Barack Obama. Questo è ciò che conta davvero. Non vi è alcuna necessità di coprire le angolazioni religiose e politiche di questo incontro.

Le preoccupazioni del papa e del patriarca? Non sono affatto così importanti.

Volete vedere queste cose in azione, ancora una volta? Ecco l'inizio della storia anticipata dalla Reuters sull'incontro di Cuba, che viene fatta circolare da Religion News Service.

Il titolo? "Putin può beneficiare dell'incontro tra il papa Francesco e il patriarca Kirill."

CITTA 'DEL VATICANO / MOSCA (Reuters) – Un incontro tra il papa Francesco e il patriarca ortodosso della Russia Kirill venerdì (12 febbraio) non poteva avvenire senza il via libera del presidente Vladimir Putin, dicono i diplomatici e gli analisti, e lui può essere uno dei beneficiari .

In una tappa miliare del processo di guarigione della millenaria spaccatura tra i rami occidentale e orientale della cristianità, i due leader religiosi si incontreranno all'Avana sul percorso del papa verso il Messico.

Sepolto in basso nel pezzo c'è questo:

Alexander Volkov, portavoce della Chiesa russa, ha detto che mentre una dichiarazione congiunta si soffermerà sui cristiani perseguitati del Medio Oriente, potranno essere citate le tensioni tra la Russia e l'Occidente nei colloqui.

Quindi, ancora una volta, la vera causa e le preoccupazioni che hanno riunito le due parti non sono così importanti.

Oh, va bene. Non importa. Chi se ne frega.

 
Jarosh: la caccia ai "preti di Mosca" è gradita a Dio e all'Ucraina

il fondatore del Settore destro e leader dell'Esercito volontario ucraino Dmitro Jarosh

Dmitro Jarosh, capo dell'Esercito volontario dell'Ucraina e dell'Iniziativa di stato, ha fatto un appello alla "caccia all'uomo ai preti di Mosca".

Deputato della Verkhovna Rada, il greco-cattolico Dmitro Jarosh si è congratulato con i suoi "fratelli e sorelle ortodossi" per l'istituzione della Chiesa ortodossa in Ucraina e ha esortato a scacciare i "rappresentanti della stazione dell'FSB" dall'Ucraina. Ha scritto sulla sua pagina di Facebook, rivolgendosi non solo alle persone che la pensano allo stesso modo, ma anche personalmente al procuratore generale dell'Ucraina Jurij Lutsenko, ad Andrij Parubij, a Irina Gerashchenko e ad altre autorità.

"Cercando di essere un cristiano cattolico e un greco cattolico di confessione, comprendo che ognuno ha la propria strada verso Dio", ha scritto Jarosh. "Noi ucraini siamo misericordiosi e, di conseguenza, schiacciamo i nemici di Dio e dell'Ucraina - con amore".

Il fondatore del Settore destro è convinto che la Chiesa ortodossa ucraina non sia la Chiesa, mentre i suoi vescovi non sono servi di Dio.

"La cosiddetta Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non è una chiesa: è una stazione dell'FSB, è il "missile Iskander" nelle mani del satanista Putin, come prima era un'arma nelle mani di Stalin, Beria, Zhukov e altri atei. <...> La gerarchia della cosiddetta Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che non ha trovato coraggio nazionale, forza e argomenti per unirsi alla Chiesa ucraina, non è quindi una chiesa di servitori di Dio, ma una rete di agenti dell'FSB e di Putin, il che significa - nemici dell'Ucraina ", Jarosh ha notato e ha assicurato che "la caccia ai sacerdoti di Mosca" che fedelmente servono Putin e Kirill è una cosa gradita a Dio e alla nostra patria".

"Fuori i sacerdoti di Mosca dall'Ucraina!" ha chiesto il deputato, che vede il futuro dell'Ucraina nella "unione della Chiesa ortodossa dell'Ucraina e della Chiesa greco-cattolica ucraina". Secondo lui, il riconoscimento di una tale unione da parte di Costantinopoli e del Vaticano sarà "il prossimo passo fondamentale nello sviluppo della nazione e dello stato".

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, le forze dell'ordine hanno condotto perquisizioni di massa di chierici della chiesa ortodossa ucraina nell'ambito di procedimenti penali ai sensi dell'articolo 161 del codice penale ("azioni deliberate volte a incitare all'odio e all'odio nazionale, razziale o religioso, all'umiliazione dell'onore e della dignità nazionale o a insultare i sentimenti dei cittadini a causa delle loro convinzioni religiose"). Come ha osservato l'arciprete Aleksandr Bakhov, presidente del Dipartimento legale della Chiesa ortodossa ucraina, "le forze dell'ordine ignorano gli ovvi fatti di incitamento all'odio religioso contro la Chiesa ortodossa ucraina e ne cercano i segni là dove non ce n'è nessuno."

 
Dama reale e pia monaca: la principessa Ileana/madre Alexandra

l'inconfondibile aspetto regale della principessa Ileana. Foto scattata a Vatra [1] nel 1960

Oggi è l'anniversario del riposo nel Signore dell'amata principessa di Romania e badessa d'America, madre Alexandra (Habsburg). In suo onore riproduciamo qui un articolo pubblicato il giorno dopo il suo riposo dal Romanian American Heritage Center Information Bulletin, vol. IX, n. 1 (Jackson, Michigan, gennaio-febbraio 1992).

Il 21 gennaio 1991, circondata dalla sua famiglia mondana e spirituale, madre Alexandra è morta in silenzio all'età di 82 anni a seguito di un infarto.

Sebbene avesse vissuto in molti paesi e fosse stata sposata per molti anni con un non romeno, era rimasta romena nel cuore e nello spirito. Il suo amore per la sua eredità romena emerse con forza negli anni successivi, e trovò pace e serenità dopo una vita movimentata e frenetica, abbracciando i voti monastici e dedicandosi totalmente alla fede ortodossa, che l'aveva sempre nutrita e rafforzata. Era sempre stata profondamente religiosa.

Era nata il 5 gennaio 1909 come figlia più giovane del re Ferdinando e della regina Maria di Romania, [2] una principessa la cui nascita in un palazzo reale fu proclamata con una salva di 21 cannoni che rimbombava sulla capitale. La sua bellezza, il suo fascino e il suo desiderio di incontrare la gente da giovane principessa la resero la beniamina del popolo romeno. Quella storia d'amore tra lei e il popolo romeno non svanì mai e durò fino alla fine della sua vita.

A 22 anni sposò l'arciduca Anton d'Austria. La coppia si stabilì nel castello di Sonnberg vicino a Vienna e nei successivi 10 anni furono benedetti dalla nascita di sei figli. Ogni volta che uno dei suoi figli nasceva, faceva mettere sotto il letto una ciotola di ceramica piena di terra romena, in modo da poter affermare che i suoi figli erano nati sul suolo romeno. Mentre crebbe i suoi figli nella fede cattolica romana di suo marito e del paese, lei stessa non abbandonò mai la sua fede ortodossa. Con il passare degli anni, la sua fede sarebbe diventata più forte, fino a diventare centrale nella sua vita.

Quando gli eserciti russi avanzarono su Vienna durante la seconda guerra mondiale, portò i suoi figli nella relativa sicurezza della Romania. Il castello di Bran, che aveva ereditato da sua madre, la regina Maria, sarebbe diventato la dimora temporanea della famiglia per i successivi quattro anni.

Lì continuò a fare quello che aveva fatto a Sonnberg, fondando un ospedale e prendendosi cura dei malati e dei feriti. Con le truppe russe nel paese e i comunisti che prendevano il controllo del paese, la sua vita era in costante pericolo. Come figlia più amata della famiglia reale di Romania, era un simbolo di speranza e forza per il popolo romeno.

Quando i comunisti esiliarono con la forza re Michele nel dicembre del 1947, anche la principessa Ileana e la sua famiglia furono esiliate. La Svizzera rifiutò di concedere loro asilo politico e la famiglia finì, con molte speranze in un nuovo futuro, in Argentina.

Sfortunatamente, le condizioni nell'Argentina di Peron, irta di frodi e corruzione, erano peggiori di quanto non fossero in Europa.

Stefan Habsburg porta il piatto del pranzo di sua madre al pranzo di riconsacrazione del Centro il 4 luglio 1988

Nel 1950, la principessa Ileana fu colpita dall'artrite e ricevette il permesso di venire negli Stati Uniti per cure mediche. A quel punto, il suo matrimonio con l'arciduca Anton d'Austria era in crisi, e arrivò negli Stati Uniti con i suoi figli, 300 dollari, e avvolta in una camicia da notte, l'ormai famosa tiara con uno zaffiro grande come un orologio maschile da taschino, che lo tsar Nicola di Russia aveva fatto realizzare per la sua imperatrice quando fu incoronato e che la regina Maria aveva ereditato e donato alla principessa Ileana per le l'arciduca. La storia dell'impegno e della successiva vendita di quella tiara, per poter acquistare una casa nell'incantevole campagna del New England vicino a Boston e dar da mangiare ai suoi figli, è stata raccontata in tutto il mondo. Una volta era chiamata sua Altezza imperiale e reale, illustrissima arciduchessa e dama; ora il lattaio bussava alla sua porta gridando: "signora Habsburg!"

Aveva bisogno di lavorare per mantenere se stessa e la sua famiglia. Il lavoro che trovò era inaspettato. Nell'autunno del 1950 il Boston Institute of Management le chiese di tenere una conferenza. Lei scelse come argomento "comunismo e cristianesimo", e per questo fu pagata 25 dollari! Fu l'inizio di una carriera completamente nuova e alla fine le fu sottoposta la prova cruciale che attende tutti i docenti pubblici in America: fu invitata a parlare a un incontro al municipio di New York. Ne uscì a pieni voti e iniziò a fare tournée come conferenziera in tutto il paese, facendo fino a 60.000 miglia di viaggi all'anno, tenendo conferenze.

In qualità di conferenziera pubblica per undici anni, parlò in tutto il paese delle sofferenze del popolo romeno sotto il comunismo. Profondamente religiosa, era anche una delle conferenziere preferite ai raduni religiosi.

Negli anni '50, l'amore della principessa Ileana per la sua Chiesa e il suo retaggio trovò sfogo in una collaborazione con l'episcopato e con Solia. [3] Iniziò a scrivere articoli religiosi per Solia e a insegnare ai corsi di educazione religiosa a Vatra. Questa collaborazione con l'episcopato e Solia durerà molti anni, con arricchimento spirituale di entrambi. La principessa Ileana prestò anche il suo sostegno alla lotta dell'episcopato per l'indipendenza dal Patriarcato di Bucarest, dominato dai rossi, e si schierò al fianco del vescovo quando gli attacchi contro di lui intensificarono negli anni '60.

La trasformazione della principessa in monaca fu graduale e non avvenne dall'oggi al domani a seguito di una rivelazione. Fu un viaggio graduale e per certi aspetti doloroso, poiché il processo per districarsi da una vita di famiglia e da una vita sociale molto attiva richiese diversi anni.

La principessa Ileana era di natura profondamente religiosa. Basta leggere gli opuscoli che aveva pubblicato prima di diventare monaca per rendersi conto che era consumata dalla sua fede ortodossa: "Padre nostro", "Il simbolo della fede", ovvero meditazioni sul Credo niceno, "Lo spirito della Chiesa ortodossa orientale" e "La mia fede interiore". In seguito, da monaca, affrontò con successo il tema molto difficile de "i santi angeli".

Nel 1957, la principessa Ileana subì un'operazione molto difficile, che la tenne costretta a letto per settimane. Fu in questo periodo che si fece sentire con forza la necessità di cambiare la sua vita in una vita dedita alla preghiera e alla Chiesa. Lottò con questo bisogno in silenzio per un anno intero. Infine, nell'autunno del '58 condivise con il marito il desiderio di solitudine e di preghiera, ma non si mosse attivamente in quella direzione.

le convinzioni religiose della principessa Ileana si sono avverate in questo disegno a penna e inchiostro di un angelo, le cui ali svettano verso il cielo come fece la sua fede

Pochi mesi dopo, nel gennaio del 1959, perse la figlia minore Minola con il marito in un tragico incidente aereo in Brasile. Durante l'estate dello stesso anno, il figlio maggiore Stefan fu colpito da un grave caso di encefalite virale che avrebbe richiesto anni di convalescenza. Queste tragedie personali nella sua vita non fecero che rafforzare il suo desiderio di pace e tranquillità che avrebbe offerto una vita dedicata al monachesimo e alla preghiera, ma non avrebbe fatto quel passo per altri due anni. Infine, nel settembre del 1961 visitò Bussy-en-Othe, un monastero per monache in Francia, per un'esperienza diretta di come sarebbe stata la vita da monaca. Le piacque quello che vi trovò, e nel marzo del 1963 prese la decisione definitiva e irrevocabile di entrare nella vita monastica.

All'inizio del suo postulato a Bussy-en-Othe monastero in Francia, la nuova postulante Ileana scrisse a un'amica che si interrogava sulla sua capacità di ritirarsi da un mondo in cui era una portavoce così attiva a favore dei suoi connazionali sofferenti sotto il comunismo: "Per quanto riguarda il mio paese e i miei connazionali, tutto ciò che sconfina nella mia vita di preghiera è stato gradualmente eliminato, ma rimango al servizio della loro e della mia Chiesa. La nostra fede e la nostra nazione sono così strettamente legate da essere una cosa sola. Sono nata per una posizione di responsabilità e guida, ed è sia nella tradizione ortodossa che in quella regale che uno dei miei ranghi, nei giorni di stress, entri nella vita monastica e preghi con e per loro". Per diversi anni prima e anche all'inizio della sua vita monastica, La principessa Ileana inviava la Parola di Dio e le meditazioni quotidiane che venivano trasmesse tramite Radio Free Europe ai suoi connazionali in Romania. Per molti ascoltatori fu l'unica Parola di Dio che ricevettero in quei tempi.

I suoi figli erano pienamente favorevoli al suo desiderio di dedicarsi a una vita di preghiera e meditazione. Potevano vedere la sua devozione alla Chiesa e la gioia visibile che stava vivendo nella sua nuova vita. Tuttavia, una cosa la sua nuova vita non la poteva cambiare. Il nuovo abito che avrebbe indossato d'ora in poi e i vari titoli religiosi che avrebbe guadagnato (postulante, novizia, sorella, madre, ecc.) non cambiarono il fatto della sua discendenza regale. Ufficialmente, il suo passaporto continuerà ad essere rilasciato alla "principessa Ileana di Romania", professione: "monaca".

Il pensiero di fondare un monastero compare negli scritti della principessa Ileana già nel 1961, e sboccerà nel 1964 dopo che ebbe preso i voti da monaca ortodossa. La principessa si avvicinò alla maggior parte dei vescovi delle varie giurisdizioni ortodosse con l'idea di fondare un convento ortodosso americano negli Stati Uniti. Oltre a un supporto verbale per l'idea, l'attuazione di tale idea fu infine lasciata all'episcopato ortodosso romeno e alle sue parrocchie, in particolare a quelle nell'area in cui alla fine si sarebbe situato il convento. Il consiglio e l'attivo sostegno organizzativo del vescovo Valerian sarebbero stati preziosi per suor Ileana nella sua ricerca per fondare il convento.

sorella Ileana nel 1967, nel monastero di Bussy-en-Othe in Francia, alla sua professione monastica

La ricerca di un luogo adatto al monastero proseguì da costa a costa per diversi anni. Dai numerosi siti che il comitato di ricerca aveva verificato, nel 1966 emersero due potenziali proprietà per un monastero: una proprietà di 40 acri situata a Smith Valley, in Nevada (una località desertica molto gradita a suor Ileana, considerando la tradizione storica dell'inizio del monachesimo, in cui le comunità monastiche erano situate nel deserto) e l'attuale località di 96 acri in Pennsylvania. La posizione della Pennsylvania aveva molti punti a favore per quanto riguarda la sua vicinanza alle comunità ortodosse e l'accessibilità a quelle comunità, mentre la posizione "desertica" si raccomandava per il suo isolamento e per la lontananza dai litigi giurisdizionali di quel tempo, da cui questo monastero pionieristico voleva stare lontano. Inoltre, il deserto era più favorevole alla vita contemplativa di un monastero, e suor Ileana era attratta da qualcosa che non aveva mai avuto in vita sua: la solitudine. Alla fine prevalsero le considerazioni pratiche e per la collocazione fu scelta la Pennsylvania.

Fin dall'inizio, madre Alexandra fu il cuore, l'anima e il motore trainante che portò il progetto del monastero dal suo inizio al suo completamento. La maggior parte del denaro per l'acquisto della proprietà a Ellwood City e per la costruzione del monastero proveniva dalle tasche di madre Alexandra (allora sorella Ileana), che credeva nel sostenere il suo sogno con le proprie risorse, per quanto limitate fossero.

E fu davvero un sogno diventato realtà. In un'intervista con un giornalista di The Pittsburgh Press, affermò: "Quando vivevo in Austria e i miei figli erano piccoli, sognavo di costruire un monastero in un luogo glorioso tra le montagne per poi ritirarmici, ma la guerra ha reso tale sogno impossibile", ha detto. Il suo sogno ora si stava avverando, ma sulle colline della Pennsylvania invece che sulle montagne dell'Austria.

Lentamente, grazie agli incessanti sforzi di Madre Alessandra, il monastero della Trasfigurazione prese forma e iniziò a funzionare come istituzione religiosa. Un anno dopo la sua fondazione, nel settembre del 1968, la cappella del monastero fu consacrata da sua Beatitudine il metropolita Iriney, e sei mesi dopo, madre Alexandra fu nominata madre superiora del monastero e investita come tale da sua Grazia il vescovo Valerian su 25 marzo 1969.

poiché riteneva che l'abito indossato dalle monache di Bussy-en-Othe fosse un po' troppo severo per l'America, la badessa Alexandra progettò questo abito più moderno per le monache del Monastero della Trasfigurazione

Costruire la comunità di monache che è oggi il monastero della Trasfigurazione non è stato un compito facile da realizzare. Le postulanti andavano e venivano e a volte si sentiva tutta sola, ma non si arrendeva. Oggi, il Monastero della Trasfigurazione è un'istituzione efficiente, prima nel suo genere, un monastero pan-americano di lingua inglese negli Stati Uniti, parte della Chiesa ortodossa in America e sotto l'obbedienza canonica al vescovo Nathaniel, un'istituzione religiosa in cui tutti i gruppi etnici possono sentirsi a casa.

La principessa Ileana dedicò gli ultimi 30 anni della sua vita alla sua Chiesa, una dedicazione in cui ritrovò la pace mentale che stava cercando. Ma furono anche anni fisicamente stressanti, conquistati solo dal suo spirito indomabile per superare il dolore fisico e le avversità. Tuttavia, nel luglio del 1981, a causa della cattiva salute e della mancanza di forze, chiese umilmente all'arcivescovo Valerian di liberarla dalle responsabilità che incombono sull'ufficio di badessa.

In un'intervista pubblicata su The Ellwood City Ledger, Grace Rischell ha descritto madre Alexandra come "una donna con idee decisive. In un'epoca di moralità situazionale e relativa, ha qualcosa che la gente non menziona più molto: il carattere. I suoi concetti su ciò che è giusto o sbagliato sono chiari e risoluti". Ho trovato che questa fosse una descrizione molto accurata di madre Alexandra.

Quando divenne suor Ileana il titolo di "principessa" divenne un ricordo del passato, ma solo per la professione che aveva abbracciato. Il vero sangue blu e regale di una pronipote della regina Vittoria non poteva essere cambiato dal nuovo abito che indossava, né la nostra gente la pensava diversamente. Per loro continuava e continua a essere una Domniţa, una dama reale a lettere maiuscole.

Possa la sua memoria essere eterna!

Note

[1] "Il focolare", centro di incontri dell'episcopato ortodosso romeno d'America. (ndt)

[2] Originariamente pubblicato nel Romanian American Heritage Center Information Bulletin, gennaio-febbraio 1992, vol. IX, n. 1.

[3] "L'araldo", pubblicazione ufficiale dell'episcopato ortodosso romeno d'America, pubblicato in romeno e in inglese dal 1936. (ndt)

 
Un profugo da Buddha

foto: Mospat.ru

In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia... (Is 11:10).

Nella provincia di Sichuan, nel sud-ovest della Cina, c'è la città di Chengdu. La gente della zona, che conta sedici milioni di abitanti, adora il cibo piccante. Il loro piatto preferito è lo hogo (fonduta cinese). Per i cinesi è una vera delizia culinaria, anche se sembra piuttosto strana: una dozzina di peperoncini piccantissimi che galleggiano nell'acqua bollente, mescolata con aglio, erbe, spezie, cervella di maiale e frutti di mare. Ci sono molti buddisti, taoisti, confuciani, molti protestanti, cattolici romani e apparentemente nessun ortodosso a Chengdu. Ho imparato tutto questo da un cinese che viene da questa città. Recentemente ha abbracciato l'Ortodossia e ora si sforza di vivere in Cristo...

Prima del battesimo

Il suo cammino verso l'Ortodossia è passato attraverso il suo amore per la Russia. Molti anni fa, quando Maksim (è stato battezzato con questo nome) era a scuola in una lezione, il loro insegnante parlò loro del "grande vicino", cioè della Russia. Maksim ricordava che la Russia copre un'area enorme e che ha un forte esercito. Da allora in poi l'eroe della nostra storia ha iniziato a studiare la storia del nostro paese in modo indipendente, e quando è arrivato alla storia della Grande Guerra Patriottica (1941-1945), si è reso conto che il suo amore per la Russia era per sempre.

Maksim mi ha detto che sognava di diventare un pilota dei caccia super-manovrabili multiruolo SU-35. Per questo motivo è arrivato ad amare il cielo, ha imparato a fare il pilota, ma si è sempre dispiaciuto che questo aereo non sia stato adottato dalla Cina.

Sebbene avesse deciso di legare il suo destino alla Russia molto tempo prima, ha iniziato a imparare il russo solo pochi anni fa. Lo ha fatto da solo e ha avuto un successo straordinario. Entro un anno dall'inizio del suo studio della lingua, poteva già scrivere messaggi in russo e un anno dopo poteva esprimere i suoi pensieri e capire le persone che parlavano.

E Maksim ha fatto un sogno straordinario in quel periodo della sua vita ...

"Questo sogno è rimasto impresso nella mia memoria: ho sentito dal profondo dell'anima e del cuore che si trattava di una chiamata. Mi sono visto all'interno di una chiesa russa e ho sentito una voce che mi diceva: "fatti battezzare in Russia!" Sapevo per certo che era il Signore, anche se ho solo ascoltato la sua voce e non l'ho visto", ha raccontato. Dopo di ciò, lo stesso sogno si è ripetuto più volte.

Preparazione per il battesimo

L'ho incontrato per la prima volta in un club dove comunicano russi che studiano la lingua cinese e cinesi che studiano la lingua russa. Ha appreso che appartengo alla Chiesa ortodossa e presto mi ha rivelato che desiderava essere battezzato nell'Ortodossia. La sua confessione mi ha reso molto felice, e sono stata ancora più felice quando Maksim mi ha chiesto di aiutarlo nella preparazione per il battesimo.

Si è offerto di coprire tutte le spese, tra cui biglietto aereo, alloggio e cibo. Per grazia di Dio abbiamo scoperto che c'è il metochio cinese del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia nella Chiesa di san Nicola di Mira a Golutvino vicino a Mosca. Siamo andati da padre Aleksej Jusupov, che conosce bene il cinese e che ha potuto parlare con Maksim in persona dell'Ortodossia, della sua fede e del modo in cui essa presenta Dio. Padre Aleksej ha parlato a lungo con il catecumeno, ponendogli domande sulla santa Trinità, l'incarnazione di Cristo per l'espiazione di tutti i peccati dei fedeli, i sacramenti della Chiesa ortodossa, l'essenza della santa comunione, la confessione, il battesimo e così via. Dopo il colloquio, padre Aleksej ha detto che Maksim era ben preparato, che sapeva molto su Dio e sulla Chiesa e lo ha ammesso al battesimo.

Prima del battesimo di Maksim abbiamo assistito al servizio serale. Quel giorno si celebrava in parte in cinese (le litanie erano cantate in cinese, e il Vangelo era letto sia in slavo ecclesiastico che in cinese). Temevo che Maksim potesse trovare stancante sopportare il servizio perché non vi era abituato, che non avrebbe capito nulla e che avrebbe dubitato della correttezza del percorso da lui scelto. Durante il servizio gli ho chiesto tranquillamente: "Come ti senti?". Ha risposto: "Sento pace nel mio cuore". Quindi ho smesso di preoccuparmi e ho capito che sarebbe andato tutto bene.

Dopo il servizio serale, padre Aleksej ci ha gentilmente invitato a cena. Sebbene tutti i parrocchiani parlassero russo, Maksim si sentiva a proprio agio e prendeva tutto il cibo che gli veniva offerto. Dopo di ciò, Maksim ha detto che non si sentiva affatto timido, che si sentiva bene, sentiva pace nel cuore e si godeva il pasto.

Battesimo e prima comunione

Ero esultante; osservando dall'esterno l'uomo appena convertito, ero elettrizzata dal fatto che la salvezza di un'anima si stava compiendo davanti ai miei occhi. Il servizio è stato celebrato secondo il Tipico e Maksim ha ricevuto la sua traduzione in cinese per poter seguire il servizio e ascoltare attentamente le preghiere del sacerdote. L'enorme fonte battesimale era riempito con acqua che si è rivelata molto fredda! Il fatto è che il giorno prima l'acqua calda era stata spenta a causa di un problema. Padre Aleksej ha avvertito Maksim che l'acqua era fredda, e io hovisto che era confuso. Ma in un attimo, la tripla immersione è stata compiuta dalla mano attenta del pastore. Gli angeli si sono rallegrati! È nato un nuovo uomo che ha stretto un'alleanza con Dio!

Dopo il battesimo, padre Aleksej ha scattato una foto con Maksim e gli ha presentato diverse icone nello stile di pittura cinese, insieme a una copia del Vangelo e un libro di preghiere in cinese. Si è congratulato di tutto cuore per il fatto che era stato battezzato e unito alla vera Chiesa, esortandolo a compiere tutti i suoi voti di battesimo.

Sulla strada verso l'hotel ho chiesto a Maksim come si sentiva da cristiano appena convertito, ma non era in grado di esprimere i sentimenti che lo travolgevano. Mi ha anche detto di aver avuto paura dell'acqua fredda fin dall'infanzia, e aveva paura di immergersi nell'acqua nel fonte. Ma non appena ha messo il piede destro dentro, l'acqua gli era sembrata molto calda!

Abbiamo dedicato la settimana successiva a visite in città, e quindi per Maksim è giunto il momento di iniziare a prepararsi per la sua prima comunione. Lo ha fatto correttamente: ha letto le preghiere del mattino e della sera, i canoni, il Vangelo, ha assistito alla Veglia, ha letto l'intera regola di preghiera prima della comunione di buon mattino e siamo andati alla Liturgia.

Prima del servizio il buon padre Aleksej ha ascoltato la confessione di Maksim. Quest'ultimo ha parlato a lungo e la postura del suo corpo (le spalle piegate, la testa abbassata e le mani timidamente serrate a pugno) mi suggeriva che il suo pentimento era molto sincero. Il servizio è iniziato subito dopo l'assoluzione e noi siamo andati ai nostri posti.

Quando il prete leggeva le liste di intercessione con i nomi dei vivi e dei defunti ad alta voce, due donne cinesi sono entrate in chiesa: una più anziana e una più giovane. Erano arrivate ​​lì intenzionalmente ma erano confuse, e non avevano idea di dove stare e cosa fare. Hanno deciso di stare vicino a noi. Entrambe le signore hanno osservato da vicino i parrocchiani e hanno cercato di ripetere i loro movimenti, cioè di fare inchini e il segno della croce. Tuttavia, non erano in grado di segnarsi correttamente, non sapendo quale dovesse essere la posizione delle dita. Vedendo questo, Maksim si è inchinato verso le nuove arrivate, e ​in silenzio e senza una sola parola ha mostrato loro come piegare le dita e fare il segno della croce. Dopo aver ricevuto l'aiuto desiderato, le signore si stavano già segnando e stavano facendo inchini con confidenza un minuto dopo. Sono rimasta francamente interdetta dal comportamento di Maksim. Come era possibile che lui, un convertito appena battezzato, fosse stato abbastanza saggio da mostrare gentilmente a queste giovani donne cinesi come segnarsi, senza una sola parola, rimprovero, malcontento o giudizio?

Quel giorno c'erano solo dieci comunicanti in chiesa. Ho notato tra loro un uomo cinese adulto di circa cinquant'anni. Accanto a lui c'era una donna russa, forse era sua moglie. Era chiaro che era un fedele da molti anni, che conosceva bene i servizi e non riceveva la comunione per la prima volta. Guardandolo, non sentivo che eravamo diversi, che eravamo di nazionalità diverse. Al contrario, sembrava che quel perfetto estraneo fosse uno dei miei parenti o amici. In verità, siamo tutti uno in Cristo...

La vita dopo il battesimo

Maksim ha preso la comunione per l'ineffabile gioia di entrambi noi! Non posso smettere di ringraziare Dio per avermi permesso di assistere a tutti questi eventi salvifici! Come dopo il suo battesimo, Maksim non è riuscito a esprimere i sentimenti che aveva provato ricevendo la Comunione. Disse che la sua anima provava una nuova sensazione, ma era impossibile per lui esprimerla a parole.

Sfortunatamente, il nostro soggiorno a Mosca si stava avvicinando alla fine. Era giunto il momento per me di tornare nella mia città natale e per Maksim di tornare in Cina. Prima di separarci abbiamo parlato a lungo della vita in Cristo, di quanto è importante comprendere la propria fede sempre più in profondità e di come lottare contro i peccati. Mi sono preoccupata molto per lui. Come sarebbe vissuto in Cina, dove puoi contare il numero di chiese ortodosse sulle dita di una mano? La parrocchia ortodossa più vicina si trova nella provincia vicina, ed è molto lontana da Chengdu. Sapendo che Maksim è impegnato al lavoro sette giorni su sette e quasi ventiquattro ore al giorno, ho capito che non avrebbe potuto confessarsi e ricevere la comunione spesso, per usare un eufemismo. Allora mi sono separata da lui con questi pensieri, augurandogli la protezione del suo angelo custode,

Sono tornata a casa e sono stata sopraffatta dalle faccende quotidiane, quindi le comunicazioni con il mio amico e fratello in Cristo sono diventate irregolari. Ma pensavo a lui abbastanza spesso, lo ricordavo nelle mie preghiere e includevo il suo nome nelle liste di intercessione in chiesa. Eppure lo stesso pensiero continuava a tormentarmi: come sta lì, tra buddisti e taoisti? In che modo lo trattano la sua famiglia e i suoi amici, sapendo che ora è un cristiano ortodosso? E un giorno per grazia di Dio l'ho sentito. Maksim mi ha telefonato a tarda notte proprio dalla Cina e ha detto: "Anja [una forma diminutiva del nome Anna in russo, ndt], Mi dispiace, mi rendo conto che è molto tardi in Russia, ma ho bisogno di farti un domanda molto importante. Ora sono di fronte all'ingresso di un tempio buddista. Oggi è una grande festa e tutti parteciperanno al rito [non ho capito che rito fosse, nda]. Sono in piedi ed esitante: non so se posso entrare nel tempio ora che sono cristiano. È un peccato? Ho deciso di chiedertelo adesso, mentre i miei amici non sono ancora arrivati".

Ero sbalordita. Sapendo che le chiamate dalla Cina alla Russia sono molto costose, gli ho spiegato brevemente che ora non deve entrare nei templi buddisti e partecipare alle loro cerimonie. Maksim era molto felice di non aver commesso un peccato, e ha detto che il Signore aveva suggerito di chiamarmi. Ha deciso fermamente di non entrare e di aspettare i suoi compagni fuori.

Un altro evento è successo qualche tempo dopo. Una volta ho mandato a Maksim un messaggio in cui gli chiedevo come stava e qual era il suo stato d'animo. Nel suo messaggio vocale, ha risposto: "Anja, ora sono di fretta perché devo andare urgentemente a casa dei miei genitori. Hanno dato la mia ex camera da letto a mia nonna, e la mia vecchia veste battesimale è lì nell'armadio. Se la trova, sicuramente la butterà via! Devo sbrigarmi se voglio conservare questa veste. La nasconderò nel mio nuovo appartamento".

Quanto sono grandi e mirabili le tue azioni, o Signore! Salva e custodisci il tuo servo Maksim, non abbandonarlo, non permettere che la sua fede diminuisca, rafforzalo e abbi misericordia di lui!

Cari lettori, vi chiedo umilmente di ricordare Maksim nelle vostre preghiere, affinché il nostro fratello in Cristo possa mantenere senza vacillare la sua fede e ottenere il regno dei cieli.

 
Due prospettive sull’ateismo

Oggi presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti due approcci differenti segnalati da John Sanidopoulos nel blog Mystagogy. Il primo è un racconto del metropolita Nicola di Mesogaia e Lavreotiki (il famoso vescovo scienziato della Chiesa greca, sul quale si veda la voce del blog del 1 dicembre 2012 su questo sito), riguardo all’incontro tra uno studente ateo e un asceta del monte Athos, e uno straordinario caso di superamento dell’ateismo per via meramente esperienziale. Il secondo approccio è un invito a cercare Dio attraverso i metodi un detective della omicidi, partendo dalla testimonianza di Jim Wallace, detective che per 35 anni di carriera poliziesca si era rifiutato di osservare il Vangelo con la stessa obiettività di ricerca di prove che applicava alla sua professione.

 
L'impero spirituale contro l'impero neocon

Prima ti ignorano, poi ridono di te, poi ti combattono, poi vinci.

Gandhi

Introduzione: Verso una visione cristiana ortodossa del mondo

Negli ultimi 43 anni ho cercato di esprimere una visione ortodossa del mondo per i lettori anglofoni. Senza dubbio, ho a volte, o forse spesso, sbagliato nelle mie valutazioni. Tuttavia, non è questo il punto: come essere umano non ho alcuna speranza di essere sempre nel giusto e non ho alcun desiderio di convincere la gente a essere d'accordo con me - tanto più che posso spesso sbagliarmi. Al contrario, ho sempre ascoltato con attenzione e rispetto le opinioni motivate di coloro che non sono d'accordo, ma si firmano con i loro nomi (non ho mai risposto o nemmeno letto per intero i punti di vista illogici e spesso risibili degli anonimi troll istituzionali che dopo il lavaggio del cervello si vergognano di presentare i loro nomi reali; a loro si addice il tasto di cancellazione).

Il fatto è che i disaccordi sono essenziali per la riformulazione dei punti di vista. Ecco come possiamo avvicinarci alla verità, che è l'unica cosa importante. Ciò può venire solo dalla preghiera su ciò che accade, non dai media secolari in se stessi, supponendo che essi occasionalmente dicano effettivamente la verità. Soprattutto, quello che ho sperato di fare in tutti i cinque decenni in cui ho scritto è di provocare le persone a pensare e pregare da se stesse. Se ho contribuito in qualche modo alla formazione di anime viventi e non di zombi, allora il bilancio è positivo. A questo punto della storia, così diverso dalla situazione degli anni '70 in cui ho iniziato consapevolmente questo compito, come posso riassumere in poche parole una visione ortodossa del mondo? Ecco alcune riflessioni sullo stato attuale del mondo.

1. La Federazione Russa di oggi

La Russia ha attraversato diverse fasi nel suo sviluppo. È passata dalla Moscovia ortodossa del XVII secolo, isolazionista e nazionalista, perché costretta in un ghetto virtuale dall'aggressione occidentale e quindi orientale, al periodo ortodosso imperiale che si è concluso nel colpo di stato filo-occidentale del 1917. Organizzata dall'ambasciata britannica a San Pietroburgo, quel colpo di stato ha consegnato il potere a teppisti assassini, rapinatori e banditi di un periodo altrettanto imperiale, ma ateo, che si è concluso ufficialmente nel 1991. Tuttavia, in realtà, il suo banditismo è proseguito in un flusso ancora più pieno fino al 2000 con gli oligarchi 'ex comunisti' totalmente corrotto, sostenuti dall'Occidente, che hanno saccheggiato i beni pubblici dell'Unione Sovietica, non più trattenuti dai leader stalinisti. (Questo è l'unico motivo per cui odiano Stalin). Con il miracolo del 2000, questa fase si è conclusa e siamo passati al periodo molto più promettente del rilancio della sovranità che si è sviluppato nel corso degli ultimi sedici anni.

Come risultato di 300 anni di passato imperiale, la Russia di oggi soffre di fatica da impero, sia quello ortodossa sia quello ateo. E ha imparato dai suoi errori precedenti e anche dalla tragica arroganza dell'impero neocon di oggi, diretto da Washington, che cerca il controllo globale totalitario. L'ultima cosa che i più acuti e patriottici e pensatori e dirigenti della Russia vogliono è la rinascita di un impero fisico. L'unico impero che vogliono è un impero spirituale, la possibilità di diffondere la luce dei valori ortodossi, al di là delle artifici di destra e sinistra, in tutto il loro paese e in tutto il mondo, proteggendo l'Ortodossia (come oggi in Terra Santa) e fondando nuove Chiese locali indipendenti. Tuttavia, perché ciò avvenga, la Federazione Russa ha bisogno prima ancora di ripristinare integralmente la propria sovranità, cioè, di liberarsi dalla dipendenza dal mondo occidentale post-1917. Questo è possibile solo attraverso il riferimento al suo passato pre-imperiale nell'impero spirituale della Rus', prima dell'imperialista Pietro I e degli occidentalisti.

La Russia sa di essere solo una parte di questa Rus' ortodossa o spirituale, che una volta era anche chiamato santa. Infatti, la Rus' di oggi si compone ancora di cinque parti: la Grande Rus' (Federazione Russa); la Piccola Rus' (la maggior parte del nord-ovest e la regione centrale della odierna 'Ucraina'); la Rus' Bianca (Bielorussia); la Rus' Carpatica (la cui parte principale è ancora sotto occupazione e viene chiamata 'Transcarpazia' dai suoi occupanti di Kiev; infine, la 'Rus' fuori dalla Russia', ovvero il resto del mondo ortodosso russo, in luoghi lontani tra loro come il Giappone e la Lettonia, la Cina e l'Iran, la Thailandia e la Lituania, l'America Latina e la Tunisia, il Kazakistan e le Filippine, l'Estonia e l'Asia centrale, il Nord America e l'Indonesia, l'Europa occidentale e l'Australia. in effetti, vi è anche una parte speciale della Chiesa russa, chiamata 'Chiesa al di fuori della Russia', che si prende cura degli ortodossi russi in queste ultime quattro regioni controllate dall'Occidente.

La quinta colonna della Russia

L'esistenza sovrana della Russia è sempre stata messa in discussione dai suoi traditori, umiliati dal loro complesso di inferiorità imposto dall'Occidente; i principi della Rus' occidentale comprati da corruzione e lusinghe papali nei secoli XII e XIII; i giudaizzanti razionalisti a Novgorod; Kurbskij e i boiari avidi e i loro consulenti polacchi che volevano il potere per se stessi e la cui prima vittima fu il patriarca Nikon; Chaadaev e gli aristocratici (molti dei quali di etnia tedesca e massoni con titoli baronali) che divennero decabristi nel 1825 e i loro discendenti del 1905 che volevano la vittoria del Giappone e nel 1917 mostrarono 'tradimento, viltà e inganno' (come lo tsar martire descrisse i loro tratti) e compirono la 'rivoluzione' russa; gli oligarchi-banditi (soprattutto quelli non russi) degli anni '90; e oggi la quinta colonna degli egoisti 'liberali' e 'pro-occidentali', orchestrata dall'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca. Questi sono gli euro-atlanticisti, giocattoli delle potenze occidentali del tutto senza principi. E sono ancora potenti nella Russia di oggi, controllando in gran parte le banche, i media e l'istruzione.

Tutti questi traditori hanno sempre e disperatamente voluto essere accettati dall'Occidente, ma non lo sono mai stati, tranne che per quello che sono – traditori. L'Occidente ha sempre e solo utilizzato l'avidità e la vanità dei traditori come quella degli 'utili idioti' come Litvinenko, Berezovskij o Nemtsov. Senza credere in nulla se non in se stessi, essi sono degni della massima di Martin Luther King: 'Se non credete in qualcosa per cui vale la pena morire, allora non siete in grado di vivere'. Insieme a questi traditori ci sono altri traditori involontari, i ristretti nazionalisti e i 'bolscevichi nazionali', che a causa della loro sciovinismo divisivo tendono anch'essi ad agire come "utili idioti" per l'Occidente. Anche se alcuni di essi possono essere pagati da CIA, MI6 e Mossad, per la maggior parte sono semplicemente così innamorati della vanità delle loro ideologie divisive e settarie che non hanno alcun bisogno di essere pagati. Sono persone che non riescono a vedere la foresta a causa degli alberi. Ironia della sorte, 'ultra-ortodossi delle catacombe' come Nazarov e persino pensatori come Dushenov e Dugin volte cadono in questo errore di tradimento involontario, che li lascerebbe scioccati se se ne rendessero conto.

Dopo che la sovranità, cioè l'indipendenza spirituale, della Russia era stata venduta al materialismo occidentale nel 1917, tale sovranità ha iniziato a essere recuperata solo a partire dal miracolo del 2000 – ovvero a partire dalla canonizzazione dei nuovi martiri e confessori, cioè, dalla canonizzazione di tutti coloro che hanno resistito al materialismo occidentale nella morte e nella vita. Essi infatti sono stati e sono testimoni e di valori eterni e spirituali, valori indipendenti da questo mondo. La restaurazione della Russia come potenza sovrana promette sovranità a tutta l'Eurasia, a est e a ovest, e chiama i sovranitari in Cina e in Europa occidentale allo stesso modo: Unitevi a noi e ritrovate la vostra sovranità, l'indipendenza e la libertà dal nemico comune – l'impero neocon (vedi sotto). La salvezza dei veri patrioti europei, come anche quella dei veri patrioti americani, che hanno il nostro totale rispetto, è nelle mani del presente tentativo russo di ripristinare la propria sovranità e i valori di civiltà basati sulla religione e la tradizione, cioè, basati sull'indipendenza spirituale.

Gli alleati della Russia: il vero islam, la Cina e il mondo non occidentale

Dai tempi di Pietro I la classe elitaria russa, qualunque sia il suo nome, aristocrazia, intellighentsija oppure oligarchia, ha guardato verso l'Occidente. In altre parole, ha guardato nella direzione opposta alla sua terra e al suo popolo. Date le molteplici invasioni barbariche e aggressioni occidentali delle terre russe, dai cavalieri teutonici agli svedesi, dai polacchi alle orde di Napoleone, dalla guerra anglo-francese-islamista di Crimea al Kaiser e alla NATO, passando per i 27 milioni di morti lasciato dai fascisti tedeschi e dai loro alleati, la follia di quella classe elitaria è evidente a tutti – tranne che a se stessa. È chiaro che il singolo e immutabile stendardo di battaglia dell'Occidente, il cattolicesimo-protestantesimo-secolarismo, non è affatto vicino alla Chiesa e alla sua tradizione ortodossa. In effetti, sembra che per molti aspetti l'autentico islam vi sia molto più vicino.

Questo può sembrare sorprendente, ma non dovrebbe esserlo. I fatti della storia parlano da soli. La Russia ha sempre vissuto con una consistente minoranza musulmana, centrata nel suo oriente. Quella minoranza non ha lanciato 'crociate' intrise di sangue contro la Russia, non ha bruciato e saccheggiato monasteri e chiese e martirizzato chi si trovava al loro interno come hanno fatto i crociati; in realtà ha combattuto insieme a sant'Alessandro Nevskij contro i barbari cavalieri feudali. Sorprendentemente, oggi alcuni tra i migliori alleati dell'Ortodossia sono musulmani sciiti iraniani, sufi e sunniti tradizionali (tutti completamente diversi dagli islamisti di Siria, Kosovo e Bosnia). La prova di questo è non solo nel supporto comune alla famiglia tradizionale o il modo in cui le donne di chiesa e le monache russe e le donne musulmane tradizionali si vestono e si comportano, ma anche, in pratica, nel Caucaso e in Siria, dove ortodossi e musulmani tradizionali sono alleati insieme contro i terroristi pseudo-musulmani dello Stato Islamico, finanziati, addestrati e armati dall'Occidente.

Tuttavia, la Russia ha anche amici in tutto quello che un tempo era chiamato il 'terzo mondo', sia che si tratti dell'Unione economica eurasiatica, dell'America Latina, dell'Africa, dell'Iran, delle terre buddhiste (anch'esse più vicine all'Ortodossia sotto alcuni aspetti rispetto all'Occidente non ortodosso) e, soprattutto, in Cina – in altre parole, in oltre mezzo mondo. È particolarmente significativa la nuova alleanza tra la Russia e la Cina, forzata sulla Russia dalla recente estrema aggressione occidentale ai suoi confini minacciati dalla NATO in Europa orientale e nell'Ucraina al collasso dal regime nazista insediato dagli Stati Uniti a Kiev. Ciò significa che le risorse naturali e il know-how tecnologico russo si scambiano in valute locali (non in petrodollari) con i manufatti cinesi. La Russia, la Cina, l'India e la maggior parte del mondo sono uniti insieme contro l'imperialismo e il colonialismo neocon.

2. L'impero neocon

Una fotografia che mostra il presidente Obama e gli altri leader del G-7 occidentale ammucchiati nella ex villa di Hitler nei pressi di Monaco lo scorso giugno simboleggia il loro totale isolamento dal mondo ortodosso russo e dai suoi alleati. Essi rappresentano ciò che oggi può essere chiamato 'l'impero neocon', l'impero secolari sta contemporaneo finanziario, politico e militare del mondo occidentale, ora centrato a Washington, ma prima a Londra. La foto mostra come i dittatori neocon hanno dovuto chiudersi lontano da una grande città occidentale, come al solito, per paura di proteste popolari. I neocon politicamente corretti sono in realtà terroristi intellettuali (si definiscono 'liberali!'), sono moderni trotskisti che diffondono il terrore e l'anarchia internazionale attraverso le loro attività naziste, sioniste e islamiste. Il loro impero plutocratico, basato sulla dittatura del capitale bancario, sul secolarismo e sulla violenza militare, e spinto dai loro padroni demoniaci, è del tutto ostile al modello di civiltà russa che si basa sulla collaborazione volontaria, sulla religione e sulla tradizione. L'impero neocon è quindi contrario a tutte le civiltà tradizionali in tutto il mondo.

Questi auto-nominati 'leader progressisti dell'umanità' uccidono milioni di bambini ogni anno nel loro olocausto dell'aborto. Prendono illegalmente il potere in altri paesi, al fine di spogliarli delle loro risorse naturali e umane. E questo lo fanno virtualmente da impuniti, sotto la copertura dei media corporativi della loro macchina di propaganda. Qui si sforzano i tirapiedi dei media pagati dal regime, come quelli che a livello locale scrivono i loro risibili articoli di tabloid per il Times e il Daily Telegraph o che 'corrispondono' per la BBC, la cui voce coglie solo l'attenzione di chi ha subito il lavaggio del cervello. A partire dai primi anni '80, quando hanno iniziato a venire al potere negli Stati Uniti, i neocon hanno geètuito un Gulag, in cui è ora rinchiuso quasi l'uno per cento degli adulti statunitensi, e quasi un altro due per cento è in libertà vigilata o in prova – quasi 7 milioni di persone in tutto. Esattamente nello stesso tempo, circa dal 1982, i neocon hanno cominciato a indebitare gli Stati Uniti (e altri paesi governati da neocon) attraverso ridicoli progetti militaristi e a riempire le proprie tasche, portando ora a un debito di 19 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Questo debito non sarà mai ripagato. Al di fuori dei paesi del Nord America, che sono stati derubati attraverso il massacro di decine di milioni di loro abitanti nativi che vi avevano vissuto per migliaia di anni prima che fossero così crudelmente 'scoperti', il prossimo bastione coloniale dell'impero neocon è l'Unione Europea in Europa occidentale.

L'occupazione dell'Europa occidentale ha avuto inizio nel 1916, quando una Gran Bretagna fallita è stata salvata dai banchieri transnazionali nella nuova capitale delle élite, New York. Poi, figure anti-inglesi in Gran Bretagna come Milner e Balfour presero il potere dietro le quinte a Londra. Questo virtuale colpo di Stato ha portato la Gran Bretagna a diventare la base europea dell'elite allora basata a New York e in seguito ha portato alla invasione del continente europeo da parte degli Stati Uniti nel 1944. Questo a sua volta ha portato all'acquisizione della Germania nel 1945, costringendo ogni leader tedesco a fare un giuramento di fedeltà agli Stati Uniti (simile alla situazione nel Giappone occupato dagli Stati Uniti e devastato dalle esplosioni nucleari) e all'acquisizione della Francia dal colpo di stato della CIA, che ha spodestato il leader francese anti-NATO de Gaulle nel 1968. Questo è stato un atto di cambiamento di regime, come gli Stati Uniti hanno regolarmente praticato anche nella loro Italia infestata dalla mafia dopo il 1945; De Gaulle doveva andarsene, perché aveva rifiutato di celebrare l'invasione statunitense della Francia nel D-Day, vedendo tale invasione come occupazione da parte degli Stati Uniti, e aveva anche sfidato la NATO.

La resistenza patriottica

L'Unione Europea è oggi un progetto che sta morendo per la propria arroganza. Tale arroganza ha portato a creare e imporre l'euro e all'espansione imperialistica verso l'Europa orientale, cercando di assorbire paesi con una cultura spirituale vivente che non potrà mai essere assorbita dalla mortale camicia di forza secolarista dell'UE. Era già stato abbastanza difficile per il suo nucleo originale cattolico decaduto, che agisce sotto gli ordini degli Stati Uniti, prendere in consegna le ribelli, post-protestanti Gran Bretagna e Scandinavia; con Norvegia, Islanda e Svizzera non ci hanno mai provato. Ma anche in Europa occidentale la resistenza nazionale o i movimenti sovranitari, sia di destra sia di sinistra, stanno ora lottando per la libertà, e con il supporto russo. E grandi minoranze a Grecia e a Cipro devastate dall'UE, in Bulgaria e in Romania, in Ungheria e in Polonia, in Slovacchia e nella Repubblica Ceca, tutti paesi che, in un modo o nell'altro hanno sfidato il Terzo Reich di Hitler, ora sfidano anche il Quarto Reich dell'UE. D'altra parte, la Croazia e gli Stati Baltici, con i loro attuali governi fantocci degli americani, sono stati paesi che in genere non hanno sfidato il Terzo Reich di Hitler, né oggi il Quarto Reich dell'UE.

Mentre l'elite in folle corsa al potere dell'UE cerca di prendere in consegna i paesi cristiani di Montenegro, Macedonia, Serbia e Moldova, sta trovando un'ancor più grande resistenza spirituale. Tuttavia, l'ultimo ponte è il tentativo dell'Unione Europea di prendere il potere in Ucraina, un paese immaginario inventato da papi e gesuiti. Anche gli abitanti del suo Far West galiziano avevano accolto con favore il Terzo Reich di Hitler, che vi aveva reclutato due divisioni delle SS, e così ora danno il benvenuto anche al Quarto Reich dell'UE. Spinta dai suoi padroni pro-galiziani negli Stati Uniti, l'Unione Europea ha creato una catastrofe in Ucraina, risvegliando i demoni nazionalisti galiziani degli anni '40. Con il sangue sulle sue mani, l'Unione Europea ha promesso ciò che non potrà mai offrire, suscitando false speranze in un popolo duramente provato da oltre vent'anni da oligarchi corrotti sostenuti dall'Occidente. Ora la giunta che l'impero neocon ha istituito a Kiev è responsabile del genocidio del suo popolo su larga scala. È chiaro che una volta che questa avventura europea sarà finita – e questo può avvenire molto presto – la popolazione dell'Ucraina dovrà garantire la denazificazione di Kiev e della Galizia uniate che hanno ricevuto potere da parte dei neocon immorali.

Tuttavia, la resistenza alla colonizzazione e allo sfruttamento dei neocon è venuta anche da altrove. In America Latina, l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia e, soprattutto, nella Siria lacerata dalla guerra, ci sono molti che vogliono anche la decolonizzazione. Il caso della Siria è attualmente il più significativo. La guerra vi è iniziata a causa di attacchi di islamisti pseudo-musulmani, addestrati dalla CIA nella Turchia controllata dalla NATO (e che nonostante la sua guerra civile i fanatici sono ora spingendo a invadere la Siria) e finanziata dagli alleati fanatici dei neocon – Arabia Saudita, Qatar e molto probabilmente Israele. Il popolo siriano ha resistito con forza, in modo totalmente inaspettato dall'elite neocon. Ora essi vengono aiutati dalle forze aeree russe, che si battono per mantenere la presenza cristiana in Medio Oriente, nonostante l'opposizione dei neocon e le loro bugie sula loro pericolosità e nonostante le minacce di violenza e invasione turca. Tuttavia, a seguito dell'ingerenza dei Neocon, milioni e milioni di siriani impoveriti hanno dovuto cercare rifugio nei paesi vicini, ora fino in Europa occidentale, i cui popoli devono anch'essi pagare il prezzo delle politiche neocon.

Gli alleati dei neocon: nazismo, sionismo, islamismo e LGBT

Veniamo ora agli alleati dell'Impero neocon. Prima di tutto, ci sono i nazisti, i quali, per quanto ironico possa sembrare, sono proprio come i sionisti. (Usiamo quest'ultima parola nel senso di razzisti in cerca di supremazia e di dominio globale, che è ciò che i neocon vogliono. Questo non ha nulla a che fare con gli ebrei, perché la maggior parte neocon ovviamente non è composta da ebrei, così come molti ebrei sono anti-sionisti). Così come i nazisti, questi hanno sempre dichiarato di essere razzialmente superiori a tutti gli altri: è per questo che per loro gli altri possono essere sradicati dalle armi di distruzione di massa neocon. (Le uniche armi di distruzione di massa in Iraq sono state quelle portate e utilizzate dalle forze d'invasione neocon). L'impero occidentale ha sempre sostenuto i nazisti sadici, dando loro rifugio dopo la seconda guerra mondiale, sia che i sadici fossero tedeschi (come il criminale di guerra Werner von Braun), croati (come Stepinac, che hanno beatificato!!!) o galiziani ('ucraini'). Sono proprio i discendenti di questi ultimi che oggi sono attivi nel promuovere e sostenere il regime nazista a Kiev.

In secondo luogo, ci sono i pseudo-musulmani, noti come 'islamisti'. Inventati della CIA in Afghanistan negli anni '80, gli islamisti includevano il terrorista saudita Bin Laden addestrato dagli USA. Sono stati lui e i sauditi ad attaccare gli Stati Uniti il 9 settembre 2001 e tuttavia l'elite degli Stati Uniti si è rifiutata di invadere l'Arabia Saudita e di cambiare il suo regime barbarico. Forse perché i neocon avevano già il controllo del petrolio e del gas saudita? I musulmani tradizionali e religiosi non sono dipendenti salla violenza e non si suicidano. Questi fanatici del male, che sono esistiti in molti punti nella storia musulmana, come per esempio i giannizzeri ottomani, non sono musulmani, sono islamisti. In altre parole, non hanno più interesse per la religione di quanta ne abbiano i terroristi 'protestanti' e 'cattolici' dell'Irlanda del Nord – teppisti pseudo-religiosi, motivati ​​solo da banditismo, egoismo, sadismo e politica di potere. E questi terroristi, dall'Afghanistan al Kosovo, dall'Iraq alla Tunisia, dalla Nigeria al Sudan, dalla Bosnia alla Siria, dal Kenya al Mali, sono usati come truppe d'assalto dell'impero neocon.

Tuttavia, i neocon non solo sono alleati con questi sadici, ma anche con un altro gruppo disfunzionale; coloro che si designano come LGBT. Nella storia, la deviazione sessuale, come lusso plutocratico, è sempre stata associata alla degenerazione, da Sodoma alla Grecia antica, dall'Egitto a Roma, dal Vaticano rinascimentale a Parigi, dalla Russia pre-rivoluzionaria (Jusupov e i suoi sodali) alla San Francisco contemporanea. Tali deformazioni disfunzionali sono sempre il segno della fine dell'impero, sono sempre quello che succede poco prima del collasso di un impero. Dobbiamo solo guardare la prevalenza di un altra deformazione sessuale criminale – la pedofilia – nel presente Establishment britannico. Oggi è l'ideologia LGBT che viene utilizzata in modo aggressivo da parte dell'impero neocon come imperialismo culturale e colonialismo omosessuale per corrompere e degenerare le società sane in tutto il mondo.

Conclusione: il futuro collasso dell'impero neocon

Sempre più persone in tutto il mondo e di tutte le opinioni politiche, non da ultimo nei paesi occidentali stessi, ora stanno consapevolmente chiedendo un cambio di regime negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. Vogliono dire addio alla dittatura, alla plutocrazia oligarchico neocon e al suo mito della democrazia. Il mondo occidentale oggi ricorda in modo molto strano, ma molto da vicino, l'Unione Sovietica negli anni '70, poco prima della sua dissoluzione. All'interno dell'Unione Sovietica di allora abbiamo visto che, sebbene l'ideologia dominante fosse il comunismo, nessuno ci credeva, così, come dice Solzhenitsyn, tutti vivevano una menzogna attraverso la paura. Il crollo dell'URSS non è venuto a causa dei burattini della storia come Reagan e il papa polacco della CIA, ma proprio perché nessuno credeva più nella sua menzogna.

Il bieco tornaconto egoistico, la smania degenerata di denaro e potere, non è una politica per la sopravvivenza a lungo termine, ma questa è la politica dei neocon. L'Unione Sovietica è stata sciolta e sostituita dall'Unione Europea. Ed è per questo che anche quest'ultima sarà sciolta e per la stessa ragione – nessuno ci crede. Così, il crollo dell'impero neocon è in arrivo, così come è arrivato il crollo dell'URSS, perché nessuno ci crede più. Infatti nessun impero dura – tutti gli imperi sono sempre uccisi dalla propria mano, la mano della loro hybris. L'attuale suicidio dell'UE lo evidenzia in modo chiaro; l'impero non ha molto da vivere e il suo collasso è inevitabile. Dovremmo ora guardare in prospettiva, preparandoci alle conseguenze della fine dell'impero neocon e alla sua sostituzione.

 
Nello stile dell'epoca dei Borgia

Il 15 dicembre 2018, a Kiev, davanti a una folla di migliaia di persone tra le quali c'era un gran numero di impiegati statali appositamente trasportati da varie regioni del paese, nonché membri della Chiesa greco-cattolica ucraina (uniate), il presidente ucraino Petro Poroshenko ha introdotto il capo della nuova struttura religiosa, che aveva ricevuto il nome, "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È interessante notare che accanto al capo del paese e al "Metropolita" Epifanij, sul palco c'era solo il capo del parlamento Andrij Parubij. Non erano presenti né il metropolita Emmanuel né gli esarchi di Costantinopoli, che avevano preparato e condotto il concilio. Sembrava molto strano, perché il profondo coinvolgimento degli emissari del patriarca Bartolomeo nei precedenti eventi avrebbe presupposto la loro partecipazione diretta alla presentazione alle masse del neo-eletto capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Operazione "Forza"

La foto finale che registra la prima emozione dei presenti al consiglio dopo l'annuncio dei risultati elettorali mostra che il volto del metropolita Emmanuel non ha espresso alcuna gioia particolare. Le pubblicazioni sui media ucraini seguite nei giorni successivi, che descrivono la peripezia che è accaduta in quell'evento, hanno spiegato la ragione di una reazione così moderata da parte dei rappresentanti del Fanar.

Ciò includeva informazioni che i greci avevano scommesso sulla vittoria del metropolita Simeon di Vinnitsa e Bar, cosa che avrebbe permesso loro di piazzare un vescovo canonico alla testa della nuova struttura. Ciò avrebbe potuto aumentare le possibilità che un certo numero di vescovi titubanti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca potessero passare alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e avrebbe potuto alleggerire l'onere di Costantinopoli di fornire il riconoscimento alla nuova organizzazione a livello dell'Ortodossia mondiale.

gli autobus che hanno trasportato la folla

Come confermato da alcune pubblicazioni, per far riuscire questo piano ci sono state consultazioni chiuse con l'influente "metropolita" Mikhail della Volinia, del "patriarcato di Kiev", nel corso delle quali si è discussa la necessità di sostenere la sua candidatura all'elezione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", al fine di dividere l'unanimità dell'episcopato del "patriarcato di Kiev" e rimuovere dall'ordine del giorno la possibilità di una vittoria finale per il protetto di Filaret, il "metropolita" Epifanij.

Oltre a ciò, i fanarioti supponevano che avrebbero potuto confermare con una decisione del concilio senza particolari problemi la loro versione del regolamento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in cui venivano prescritti punti che avrebbero reso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" seriamente dipendente da Costantinopoli, e la proposta autocefalia non più di una decorazione.

Tuttavia le cose non sono andate come supponevano gli ospiti dalla Turchia.

Lo scenario ha cominciato a cadere a pezzi già alla vigilia del concilio.

Innanzitutto, anche applicando pressioni amministrative, le autorità ucraine non sono state in grado di fornire una presenza nella cattedrale di santa Sofia a Kiev di un gruppo di vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sufficienti, sebbene con un certo sforzo, a chiamare il concilio "d'unificazione".

Ciò non solo ha abbassato significativamente le possibilità di Simeon di essere eletto, ma ha anche distrutto le fondamenta di un processo non meno importante. I greci avevano urgente bisogno di almeno dieci vescovi della Chiesa ortodossa Ucraina che votassero per l'auto-dissoluzione della loro Chiesa. In questo modo il Fanar contava di ricevere un'ulteriore carta vincente su cui basare i suoi futuri attacchi contro la Chiesa ortodossa ucraina con lo scopo di liquidarla come Chiesa separata e attiva.

In secondo luogo, segnali allarmanti provenivano dal campo del cosiddetto "patriarcato di Kiev". Gli esarchi sono stati informati della posizione intransigente di Filaret, che era pronto a interrompere il concilio se questo non fosse andato secondo i suoi piani.

Come gli eventi futuri avrebbero mostrato, non si trattava di chiacchiere inutili.

Il concilio avrebbe dovuto iniziare alle 10 del mattino, ma in realtà è iniziato solo dopo le 13.

dopo la riunione

La ragione del ritardo, come riportano i media, sono state le pretese di Filaret che Poroshenko e gli emissari di Costantinopoli provvedessero al rifiuto della candidatura del "metropolita" Mikhail del "patriarcato di Kiev" alle elezioni a capo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina ". Se non lo avessero fatto, l'indispensabile leader del "patriarcato di Kiev" ha minacciato di non firmare il documento dell'auto-liquidazione della sua organizzazione religiosa, il che significherebbe automaticamente un deragliamento di tutto ciò che era stato programmato per l'azione a Santa Sofia.

Dopo lunghe consultazioni, con la partecipazione diretta del capo dello stato, sono riusciti a regolare la situazione. Mikhail è stato costretto ad accettare le richieste di Filaret, e quest'ultimo ha dato la sua "luce verde" all'auto-liquidazione del "patriarcato di Kiev".

Per inciso, questo è stato solo il primo stadio del conflitto all'interno dei "livelli superiori" della struttura di Filaret. Era chiaro che molti dei partecipanti al concilio erano pronti a votare per Mikhail, e che questi avrebbe facilmente superato Epifanij.

Filaret ha nuovamente ripreso con le minacce e ha chiesto al suo collega della Volinia di firmare un rifiuto scritto della sua candidatura alla posizione numero uno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A questo punto a Mikhail sono saltati i nervi, e ha cominciato apertamente a contraddire Filaret, proclamando che un tale approccio non è giusto né democratico. La sua posizione ha trovato un sostegno attivo da parte dei delegati seduti in sala.

L'atmosfera si è sempre più riscaldata. Nessuno voleva cedere. Finalmente Mikhail e i suoi sostenitori hanno lasciarono la sala della Piccola Sofia per protesta. Filaret, a sua volta, ha minacciato che se le ambizioni del suo sottoposto della Volinia non si fossero raffreddate, lui stesso avrebbe ordinato ai "vescovi" che lo sostenevano di lasciare la cattedrale.

Il ricatto ha funzionato. Poroshenko e Parubij hanno avuto un colloquio emotivo con Mikhail, dopodiché quest'ultimo finalmente ha ceduto e ha cesssto la sua lotta per la posizione di comando nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A questo punto, la voce dell'episcopato della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", il "patriarcato di Kiev", e i partecipanti greci del concilio non hanno più potuto ostacolare la vittoria del protegé di Filaret. Epifanij come previsto ha superato Simeon ed è divento il trionfatore eletto alla fine della votazione.

Come risultato di questo sviluppo, Filaret ha segnato due importanti vittorie. Il primo era il "partito greco", che aveva sete di rimuovere il capo del "patriarcato di Kiev" dal fronte e di mettere la struttura appena organizzata sotto il suo completo controllo. Il secondo erano i piani di Petro Poroshenko di mettere qualcuno più vicino a lui

sulla cattedra della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" - qualcuno che ascoltasse i desideri del garante della Costituzione non meno delle direttive provenienti dall'Istanbul ecclesiastica, e ancor più avidamente.

Tuttavia queste non sono state le vittorie finali di Filaret. Dopo l'elezione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è scoppiato un dibattito estremamente duro sul regolamento della nuova organizzazione. Le passioni hanno raggiunto livelli mai visti di intensità e furia.

In parte, ai rappresentanti di Fanar sono stati lanciati rimproveri su come non sia buono dare alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" il basso status di una metropolia. Tuttavia, i greci hanno "mostrato i denti" in modo molto dolce. Gli emissari di Costantinopoli hanno affermato che non c'è mai stato un patriarcato in Ucraina, e se in questo c'era qualcosa che li preoccupava, allora Costantinopoli era pronta a smarcarsi e a lasciare il concilio prima che questo finisse.

Non meno teso è stato lo scontro sulla sezione sul formato del lavoro del Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". I rappresentanti del Fanar hanno insistito sul fatto che il Sinodo non ha membri permanenti e che è formato sulla base di rotazione. I loro avversari hanno affermato la tesi opposta, sottolineando che senza la presenza di membri permanenti nel Sinodo, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" avrà difficoltà a condurre la sua politica e ad avere un'influenza sul lavoro di uno dei più importanti meccanismi di dominio sulla struttura.

In ultima analisi, si è trovata un'opzione "ibrida". Per un certo periodo di transizione ci saranno tre membri permanenti nel Sinodo. Questo significa Filaret, il capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" Makarij, e il perdente della battaglia finale per la posizione numero uno nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il metropolita Simeon.

Per inciso, per i greci, questa era solo la "ciliegia". La "torta" è stata la decisione di lasciare a Filaret il titolo di "patriarca onorario", che lo ha fissato automaticamente nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con la posizione di "potere dietro al trono" e ha creato buone possibilità di "lotta" contro il Fanar per il controllo sulla nuova organizzazione religiosa .

Petro Poroshenko, il metropolita Epifanij della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il metropolita Emmanuel di Gallia

Tenendo conto di tutto ciò, non c'è probabilmente da sorprendersi per il volto di pietra del metropolita Emmanuel e perché nessuno del "partito greco" era presente alla presentazione di Epifanij davanti alla folla riunita nella piazza di santa Sofia.

I postumi della sbornia del Fanar

Erano passati solo pochi giorni dal concilio quando lo spazio informativo ha cominciato a scandalizzare tutti con annunci scandalosi e assolutamente inaspettati e pubblicazioni fatte dai partecipanti al suddetto evento.

lettera del patriarca Bartolomeo

Innanzitutto, sulla pagina Facebook del metropolita Aleksandr (Drabinko) è stata pubblicata una lettera del patriarca Bartolomeo, in cui quest'ultimo annuncia che riceve l'ex vescovo vicario della Chiesa ortodossa ucraina sotto il suo omoforio. Era datata 14 dicembre 2018, il giorno prima del concilio a Kiev. Un certo numero di esperti ritiene che l'ex capo della diocesi di Vinnitsa della Chiesa ortodossa ucraina, Simeon, abbia ricevuto una lettera simile.

Se è così, allora assolutamente nessun vescovo della Chiesa ortodossa ucraina ha partecipato al concilio, perché nel momento in cui esso è stato condotto, sia il metropolita Aleksandr sia il metropolita Simeon erano già rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. E questo significa che ora, nemmeno nelle ipotesi più assurde, quello che è accaduto nella capitale ucraina il 15 dicembre può essere definito un consiglio "d'unificazione" di "tre Chiese". In realtà ciò che è accaduto non è stato altro che la fusione di due gruppi riconosciuti dal mondo ortodosso come scismatici – il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" – in un'unica struttura, sotto il diretto controllo di Costantinopoli.

il "metropolita" Mikhail di Volinia

In secondo luogo, Mikhail non è ancora in grado di sopportare l'insulto che gli è stato inflitto da Filaret. Ha rilasciato diverse interviste emotive in cui ha affermato di essere stato vittima del ricatto del "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non ha intenzione di ritirarsi da ulteriori battaglie per il primato sulla nuova struttura religiosa .

Inoltre lo stato d'afflizione del "metropolita" della Volinia lo ha portato a dire una serie di cose permeate di uno spirito dell'epoca dei Borgia e molto vicine a minacce dirette contro Epifanij.

"Potrebbero esserci nuove elezioni anche domani. Potrebbero esserci diverse ragioni per questo: la morte del primate o il suo abbandono da quella posizione. Solo perché è giovane non c'è alcuna garanzia che resterà al suo posto per molto tempo", ha sottolineato pesantemente Mikhail.

In terzo luogo, lo stesso Epifanij ha lasciato il segno. All'inizio, come ha riferito il servizio ucraino di Radio Liberty, è favorevole al fatto che la Chiesa ortodossa dell'Ucraina passi finalmente al "nuovo calendario". [1] Poi, in onda sulla televisione ICTV, Epifanij non ha respinto gli scenari di un'unione tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i greco-cattolici. Nelle sue parole, si devono prima unire gli ortodossi ucraini, e poi si vedrà. Tuttavia, come ha notato il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", nella sua struttura c'è uno stato d'animo per una cooperazione sempre più profonda con la Chiesa greco-cattolica ucraina. E questa cooperazione inizierà nella sfera dell'educazione.

In questo contesto ricordiamo immediatamente le parole del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav (Shevchuk) pronunciate il 17 aprile 2018 durante un incontro con l'ambasciatrice degli Stati Uniti in Ucraina Mary Jovanovich. A quel tempo, il capo dei greco-cattolici ucraini ha osservato che l'unificazione degli ortodossi ucraini nel quadro di una nuova struttura religiosa sarà solo il primo passo, dopo il quale ne verrà un secondo, l'intensificazione del suo dialogo ecumenico con la Chiesa greco-cattolica ucraina, che dovrebbe portare all'unificazione delle "chiese del battesimo di san Vladimir" all'interno di una chiesa unita locale di Kiev.

In quarto luogo, il leader di Pravy Sektor [2] Dmitro Jarosh non è rimasto al di fuori di questi processi. Definendosi un greco-cattolico, il leader dell '"Esercito volontario ucraino" ha fatto un appello sulla sua pagina Facebook a una "caccia ai popi [parola derisoria per i sacerdoti] di Mosca".

Ecco una citazione diretta da quel testo:

"La cosiddetta Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non è una chiesa: è una stazione dell'FSB, è il "missile Iskander" nelle mani del satanista Putin, come prima era un'arma nelle mani di Stalin, Beria, Zhukov e altri atei. La gerarchia della cosiddetta Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, che non ha trovato coraggio nazionale, forza e argomenti per unirsi alla Chiesa ucraina, non è quindi una chiesa di servitori di Dio, ma una rete di agenti dell'FSB e di Putin, il che significa - nemici dell'Ucraina. Una caccia ai sacerdoti di Mosca che fedelmente servono Putin e Kirill è una cosa gradita a Dio e alla nostra patria". [3]

È interessante che questo leader veda il futuro dell'Ucraina nella "unificazione della Chiesa ortodossa dell'Ucraina con la Chiesa greco-cattolica ucraina e il riconoscimento di questa unificazione sia da parte di Costantinopoli che dal Vaticano". Come lo vede il deputato, questo deve essere il prossimo passo epocale nello sviluppo della nazione e dello stato.

Il momento più ricco nella serie di scandali ci viene dallo stesso Filaret.

Il 16 dicembre 2018, nel suo discorso nella cattedrale di san Vladimir, ha annunciato che governerà la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" insieme a Epifanij. In sostanza, ha posto il suo protetto nel ruolo di "ministro degli affari esteri" sotto la sua "presidenza". Nelle parole di Filaret, Epifanij rappresenterà la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nell'arena internazionale. Allo stesso modo, ciò durerà solo fino a quando la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sarà riconosciuta come patriarcato. Non appena ciò accadrà, il potere del "patriarca" si estenderà anche alla sfera delle relazioni esterne della nuova struttura religiosa.

​Le parole di Filaret hanno prodotto l'effetto dell'esplosione di una bomba. A quanto pare, avevano pensato di aver scelto Epifanij come capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma in realtà hanno scelto Filaret.

Per inciso, il 17 dicembre questi ha servito nella cattedrale di san Vladimir indossando il suo kukol patriarcale [cappello/cappuccio bianco arrotondato con una croce in alto] come se nulla fosse accaduto.

Questo era il "segnale di avvertimento" a tutte le ambizioni del Fanar. Ha mostrato al patriarca Bartolomeo il suo posto e la sua vera stima per le affermazioni di Costantinopoli sul suo "retaggio ucraino".

Conclusioni e previsioni

1) Gli eventi che hanno avuto luogo hanno dimostrato che il piano di Costantinopoli per rappresentare la sua ingerenza negli affari della Chiesa ucraina come elemento unificante dell'Ortodossia ucraina è crollato con un tonfo assordante. Di fatto, con l'applicazione del Fanar è nata una mera legalizzazione di una struttura scismatica. Come risultato di questo semplicistico cambio d'immagine, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev" sono ora denominati "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, il capo della nuova struttura deve essere considerato non Epifanij ma Filaret, che si riserva il diritto di governare la nuova struttura, dando al suo favorito niente più che le relazioni ecclesiastiche esterne.

2) Mikhail, il principale concorrente di Epifanij alle elezioni, non si è riconciliato con la sua umiliazione ed è pronto a continuare la battaglia. Ciò significa che sia Filaret che il capo nominale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" possono ora imbattersi in un sabotaggio dietro le quinte e nell'opposizione alla loro autorità da parte del "metropolita" della Volinia e dei suoi sostenitori. Dopo la morte di Filaret, Epifanij sarà in gravi difficoltà, se a quel tempo non sarà stato in grado di rafforzare significativamente la sua posizione personale e la sua autorità nei ranghi dell' "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

3) È molto probabile che nella sua lotta con Filaret ed Epifanij, Mikhail possa contare sui quadri della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Tutti conoscono la complicata relazione tra Makarij e Filaret, nonché il desiderio di quest'ultimo di sciogliere definitivamente la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nella struttura sotto il suo controllo. Se il capo insostituibile del "patriarcato di Kiev" recentemente sprofondato nel dimenticatoio imposterà le sue azioni in un formato di "rottura" dell'opposizione "sotto i suoi piedi", Mikhail otterrà sicuramente nuovi alleati.

4) I primi commentari ufficiali dimostrano una certa, seppur cauta, prontezza da parte di Epifanij per compiere una marcata trasformazione all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Qui stiamo parlando della possibilità di introdurre il "nuovo calendario", nonché di un serio approfondimento della cooperazione con i greco-cattolici, il cui risultato strategico potrebbe essere la combinazione tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina in una singola struttura.

5) Molto presto possiamo aspettarci che il parlamento ucraino passi i propri progetti "anti-chiesa", in cui cercheranno di cambiare il nome ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina [4] e di rendere più facile il trasferimento delle chiese della Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ci sono molti interessi dietro questi piani. Il primo è il trasferimento al Fanar dei possedimenti ecclesiastici sotto le loro numerose istituzioni di stavropegia (è molto più facile rubare per questo scopo le chiese della Chiesa ortodossa ucraina, che quelle di Filaret & co.). Il secondo consiste nell'offrire ulteriore pressione all'episcopato e al clero della Chiesa ortodossa ucraina con l'intenzione di accelerare e ampliare la scala delle persone e delle chiese che si spostano dalla Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (sequestrare le chiese richiede in definitiva una certa quantità di tempo e risorse, e qui contano sul passaggio delle leggi per spaventare gli instabili e far decidere loro più rapidamente di cambiare confessione). Il terzo è il cambio di distribuzione del potere all'interno dell'ambiente ecclesiastico a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in modo che diventi la più grande confessione in Ucraina (ciò consentirebbe in parte al Fanar di rivendicare un ampio sostegno per le sue azioni tra gli ucraini ortodossi, e infliggerebbe un duro colpo alle strutture vicine alla Chiesa ortodossa russa). Il quarto è la soluzione di obiettivi puramente elettorali nello stile di una "definitiva sconfitta del 'mondo russo' in Ucraina".

Come queste leggi saranno messe in pratica è dimostrato dalla situazione creatasi con il sequestro della cattedrale di Vinnitsa. Nel buio della notte, gli stretti sostenitori del metropolita Simeon hanno condotto un cosiddetto "incontro parrocchiale", nel quale hanno deciso che si sarebbero trasferiti nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Poi i custodi della chiesa sono stati sostituiti, e la chiesa si è trovata velocemente nelle mani di un vescovo che era stato deposto dalla Chiesa ortodossa ucraina.

Non sarebbe difficile organizzare simili "riunioni parrocchiali" in tutta l'Ucraina. Tutto ciò che serve sono il desiderio, le risorse e le opportunità appropriate. E queste cose aumenteranno del centuplo con il passare della legislatura appropriata.

6) Alla vigilia dell'ottenimento del Tomos, scoppierà la battaglia finale per il regolamento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (secondo le informazioni di alcuni media, il regolamento non è stato ancora ratificato). Avendo ceduto su una serie di questioni importanti, Filaret proverà ad aggirare la situazione con l'istituzione della custodia di Fanar sulla diaspora ucraina. A loro volta i greci difenderanno fino all'ultimo la loro posizione che il omos è più importante del regolamento e che non si possono apportare modifiche al regolamento senza l'approvazione del patriarca Bartolomeo. Questo sarà fatto con lo scopo di livellare qualsiasi minaccia di Filaret di riscrivere il regolamento dopo aver ricevuto il Tomos a suo vantaggio totale e a svantaggio totale del Fanar.

Forse l'apparizione di Filaret con un kukol patriarcale nella cattedrale di San Vladimir era un segnale che il "patriarca onorario" può avere in mano alcuni assi da giocare. Non è un dato di fatto che la liquidazione del "patriarcato di Kiev" presso il concilio sia stata registrata nella maniera legale necessaria. Ciò significa che il regolamento del "patriarcato di Kiev", registrato presso le agenzie governative competenti, è ancora in vigore. E Filaret può sempre tornarvi e rianimare il "patriarcato di Kiev" se il Fanar improvvisamente cercasse di rendere alcune sezioni del regolamento "indigeste" al maestro di Epifanij.

7) L'esito finale della lotta per il regolamento mostra se possiamo aspettarci o no che il Fanar usi la propria arma più potente dopo la morte di Filaret per "forzare" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla sottomissione. Il nome di quest'arma è la possibilità di rescindere il Tomos in qualsiasi momento faccia comodo al Fanar. Dopo aver fatto passi simili nei confronti della Chiesa ortodossa russa e delle parrocchie russe dell'Esarcato dell'Europa occidentale, non ci sono ovviamente limiti a tali azioni. Assolutamente nessuno.

E molto probabilmente si potrebbe scoprire che dopo un certo periodo di tempo, la "festa della disobbedienza" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la partenza in un altro mondo della più pericolosa "chiesa" concorrente di Costantinopoli in Ucraina, la situazione potrebbe di nuovo tornare al punto originario, la restaurazione della metropolia di Kiev del Patriarcato di Costantinopoli.

Tuttavia, fino a quel momento il Fanar deve preservarsi come un potere in grado di dettare qualcosa e costringere altre strutture religiose ad obbedire ai suoi ordini. Una legalizzazione sfrontata e sfacciata di uno scisma, che sferra un colpo all'unità dell'intero mondo ortodosso, è un passo estremamente rischioso. E questo non è affatto perché Costantinopoli dovrà rispondere per la sua iniquità davanti alle altre Chiese ortodosse. Esiste un giudizio che è molto più terribile e imparziale.

Il Signore esamina l'uomo retto e l'empio; ma chi ama l'ingiustizia odia la sua stessa anima. Farà piovere insidie ​​sui peccatori; fuoco e zolfo e vento di tempesta saranno la parte della loro coppa. Poiché il Signore è giusto e ha amato la giustizia; il suo volto ha guardato alla rettitudine (Salmo 10:5-7).

L'autore, Taras Meln'ik, è un giornalista ucraino nativo di Kiev.

Note

[1] Questo sarebbe molto impopolare tra i cristiani ortodossi in Ucraina.

[2] Un gruppo politico neofascista con un potere significativo nel governo ucraino.

[3] Vi assicuriamo che intende una vera caccia all'uomo, con violenze e omicidi. Pravy Sektor ha dimostrato di essere perfettamente in grado di fare cose del genere.

[4] Questo è già successo. Si veda: http://orthochristian.com/118072.html

 
L'emigrazione russa e la rinascita del monachesimo serbo

Parte 1 – Seguendo le vie dell'amore e della sofferenza dalla Russia alla Serbia

Questo articolo dell'archimandrita Damjan (Cvetković) esamina l'influenza dell'emigrazione russa, in particolare del monachesimo russo (sia maschile che femminile), sul monachesimo serbo. Grazie a sacerdoti, teologi, monaci e comuni credenti russi giunti in Serbia dopo la rivoluzione, la Chiesa serba ha assistito a una rinascita spirituale, le cui basi erano già state tracciate dal movimento religioso guidato dal santo ierarca Nikolaj (Velimirović). Tra il gran numero di coloro che hanno contribuito alla rinascita della tradizione monastica che era stata letteralmente abbandonata in Serbia sotto il dominio ottomano c'erano lo schema-archimandrita Amvrosij (Kurganov) e la badessa Ekaterina (Efimovskaja), che furono attivi nei monasteri di Miljkov, Kuvezdin e Hopovo.

La situazione in Serbia dopo la prima guerra mondiale

La prima guerra mondiale ebbe conseguenze disastrose per la Serbia. Durante la guerra (1914-1918), la Serbia perse quasi un terzo della sua popolazione totale, compreso circa il sessanta per cento della sua popolazione maschile. Era un periodo in cui qualsiasi tipo di crescita era fuori questione: le persone dovevano semplicemente sopravvivere. La crisi colpì più duramente i monaci.

Le informazioni sulla situazione al monastero di Studenica testimoniano eloquentemente questo periodo di lotta solo per sopravvivere. Nei primi anni dopo la liberazione, il monastero di Studenica, la "madre dei monasteri serbi", non aveva né mobili né legna da ardere. La causa della loro difficile situazione non era solo la guerra appena conclusa, che aveva portato a un calo del numero dei monaci, ma anche la mancanza da parte della Chiesa ortodossa serba di meccanismi per la sostenibilità economica delle comunità monastiche di fronte alle dure riforme agrarie che minacciavano un gran numero di antichi monasteri. Circostanze storiche, che causavano instabilità psicologica in una situazione che richiedeva scelte di vita critiche, contribuirono al fatto che il numero di monaci e monache diminuì e i monasteri in Serbia rimasero semivuoti. Secondo i dati del 1914, c'erano cinquantaquattro monasteri nel Regno di Serbia che ospitavano novantatré monaci; il monachesimo femminile era quasi del tutto scomparso.

Tuttavia, grazie all'attività teologica e missionaria del santo ierarca Nikolaj (Velimirović), il terreno dell'anima del popolo serbo fu preparato a ricevere il seme del monachesimo russo, che alla fine portò grandi frutti.

L'arrivo degli emigranti russi in Serbia

La nostra coscienza ci fa piangere quando i russi piangono e gioire quando i russi si rallegrano. Siamo molto in debito con la Russia. Un uomo può essere indebitato con un altro uomo e un popolo può essere indebitato con un altro popolo. Ma il debito verso la Russia del popolo serbo nel 1914 è così grande che né secoli né generazioni possono ripagarlo. È un debito d'amore, che va incontro alla morte con gli occhi bendati mentre salva il suo prossimo. Non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici: queste sono le parole di Cristo. Lo tsar russo e il popolo russo, impreparati a entrare in guerra in difesa della Serbia, non potevano non sapere che stavano andando incontro alla morte. Ma l'amore dei russi per i loro fratelli non si è ritirato di fronte al pericolo e non ha avuto paura della morte. Benedetto sei tu che piangi oggi con la Russia, perché con essa sarai consolato! Benedetto sei tu che piangi oggi con la Russia, perché presto ti rallegrerai con essa.

Con queste parole della sua predicazione, il santo Nikolaj (Velimirović) ha espresso al meglio i sentimenti del popolo serbo verso la Russia e il sacrificio del santo tsar Nicola II.

Questo sentimento di gratitudine non era semplicemente nel cuore, ma attivamente presente, e si manifestava soprattutto quando venne il momento di offrire rifugio agli esuli russi. Pertanto, dopo la prima guerra mondiale, gli emigranti ortodossi russi (credenti e sacerdoti) formarono uno dei centri della vita ecclesiastica russa sul territorio canonico della Chiesa ortodossa serba. L'emigrazione russa (clero, teologi e credenti) portò ai serbi ortodossi la propria particolare pietà, santificata e confermata nel corso dei secoli. "L'anima russa", unica nel suo genere, si è intrecciata nella vita della Chiesa serba unita e rinnovata nel XX secolo, e i legami amichevoli tra la Chiesa serba e quella russa, iniziati nel XIII secolo, sono diventati ancora più forti.

Il contributo dell'emigrazione russa alla vita e alla cultura serba

Come risultato della rivoluzione d'ottobre, della vittoria dei bolscevichi e della conseguente guerra civile, flussi di emigranti russi e rifugiati monarchici si riversarono dalla Russia principalmente nei paesi slavi affini. I primi profughi apparvero in Serbia alla fine del 1919. Si stima che un totale di 50.000 profughi abbiano trovato la loro nuova casa nel Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Nel 1920 fu costituita una commissione statale speciale per affrontare i problemi dei rifugiati, assicurando loro la protezione sociale, lo status di emigranti, l'alloggio, ecc.

Nel febbraio 1921 arrivò in Serbia il metropolita Antonij (Khrapovitskij). Immediatamente dopo il suo arrivo, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa serba decise di prendere sotto la sua protezione l'amministrazione ecclesiastica suprema della Chiesa ortodossa russa e nel novembre 1921 fu costituita la Chiesa ortodossa russa all'estero. La Chiesa ortodossa russa all'estero ha goduto del sostegno morale, finanziario e diplomatico della Chiesa ortodossa serba nel periodo tra le due guerre.

Poiché l'emigrazione russa era costituita dalla parte più istruita della società russa, la Serbia ricevette un notevole sostegno scientifico e culturale. A quel tempo, il cinquanta per cento della popolazione serba di età pari o superiore a dodici anni era analfabeta, mentre il numero di analfabeti tra i rifugiati russi era solo del tre per cento. Gli emigranti russi costituivano un quarto dei professori dell'Università di Belgrado e in alcuni dipartimenti, come l'agricoltura e la medicina, rappresentavano il cinquanta per cento del corpo docente. Come parte del dipartimento di medicina, furono i fondatori della Clinica di medicina interna. Dodici scienziati russi divennero accademici dell'Accademia delle scienze serba. Tra questi, vorrei citare il professore di filologia Georgij Ostrogorskij, uno dei più grandi studiosi del mondo bizantino del XX secolo e vincitore di numerosi premi accademici russi e stranieri.

Con l'aiuto di artisti russi (tra i quali ricordiamo la ballerina Nina Kirsanova e lo scenografo Vladimir Zedrinskij), il Teatro Nazionale di Belgrado fu in grado di restaurare le sue produzioni di balletto e opera.

Architetti russi eressero un gran numero di edifici pubblici conservati fino a oggi. Tra questi ci sono l'edificio principale dell'ufficio postale in via Takovska a Belgrado, l'edificio del governo serbo, il ministero degli Affari esteri e il vecchio stato maggiore, un progetto del Palazzo bianco, l'edificio del Patriarcato serbo ortodosso, la chiesa di sant'Aleksandr Nevskij, la Casa russa e la chiesa della santissima Trinità costruite principalmente con donazioni di funzionari serbi. Nikola Pašić, politico e diplomatico serbo e jugoslavo, donò 40.000 dinari (una somma considerevole per l'epoca) per la costruzione della chiesa. Nel 1929, le spoglie del generale Wrangel, che chiese di essere sepolto "su un appezzamento di suolo russo", furono trasferite nella chiesa della santissima Trinità a Tašmajdan.

Nell'ambito della vita e della missione della Chiesa, cioè dell'opera del clero e dei monaci ortodossi nelle terre serbe, il "fattore dell'emigrazione russa" giocò un ruolo significativo. Molti emigranti russi, compreso il clero ortodosso, erano spesso più istruiti dei loro fratelli locali.

L'aiuto serbo ai propri fratelli ortodossi

La prima ondata di monaci profughi russi diretti in Serbia e nella Chiesa ortodossa serba è nota per una lettera (aprile 1923) dei rappresentanti athoniti di Costantinopoli, che appresero dai loro confratelli di Odessa e Pietrogrado che 185 monaci del monastero di san Panteleimon e delle skiti di sant'Elia e di sant'Andrea erano stati espulsi dal paese dai membri della "Chiesa vivente" (o "chekhisti spirituali") e avevano chiesto al patriarca serbo Dimitrije di accoglierli.

La gerarchia della Chiesa ortodossa serba sperava che i monaci russi, in quanto archetipo incarnato dell'ascetismo ortodosso orientale, avrebbero rianimato il monachesimo serbo migliorando la qualità della vita spirituale.

Tuttavia, ciò suscitò invidia tra i monaci serbi nei confronti dei loro confratelli russi. Alcuni sacerdoti serbi iniziarono a osteggiare la partecipazione ai servizi dei sacerdoti russi rifugiati, che conoscevano la Liturgia e lo slavonico ecclesiastico, suggerendo che i russi avrebbero dovuto invece essere inviati esclusivamente a servire nelle aree urbane, con il pretesto che non conoscevano i dettagli della vita rurale locale.

Ma c'erano tra i sacerdoti serbi altri che, al contrario, difendevano i loro fratelli rifugiati dalla Russia, notando la qualità del loro lavoro pastorale, la delicatezza e il successo nella guida del gregge razionale. Gli annali di una chiesa di villaggio della diocesi di Timok hanno conservato il seguente record del suo sacerdote:

Un confratello russo è venuto nella parrocchia dove stavo prestando servizio. Ha riparato una chiesa in rovina. La frequenza alla chiesa e la partecipazione alla Liturgia e alla comunione da parte di uomini e donne si è fatta più frequente... il sacerdote è molto amato dai parrocchiani.

La cosa più importante attribuibile ai monaci profughi fu l'aumento significativo del numero di persone nella Chiesa ortodossa serba che scelsero uno stile di vita ascetico. I due migliori rappresentanti di coloro che hanno ispirato centinaia di serbi al monachesimo, e la cui influenza sul monachesimo può essere avvertita fino a oggi, furono lo schema-archimandrita Amvrosij (Kurganov) e la badessa Ekaterina (Efimovskaja).

Parte 2 – Un'alleanza monastica russo-serba

al centro, con gli occhiali, lo schema-archimandrita Amvrosij (Kurganov) e al suo fianco il metropolita Antonij (Khrapovitskij)

Da Optina a Miljkov

Lo schema-archimandrita Amvrosij, nel mondo Vladimir Zinovievich Kurganov, nacque il 1/14 gennaio 1894, nel villaggio di Govorovo, distretto di Saransk, provincia di Penza, nella famiglia di padre Zinovij Kurganov, che proveniva da una lunga stirpe di sacerdoti. Suo nonno era un prete di nome Simeon Kurganov; il nome di sua madre era Ljubov. Sua madre morì presto e i bambini furono allevati da una tata. È noto che Vladimir aveva un fratello che si era suicidato. Vladimir studiò alla Scuola teologica di Krasnoslobodsk e poi, fino al 1912, al Seminario teologico di Penza, anche se non terminò il corso, intraprendendo invece gli studi presso il Dipartimento di storia e filologia dell'Università di Varsavia.

Mentre studiava all'università, incontrò il suo primo padre confessore, l'arciprete Konstantin Koronin, che, sebbene avesse condotto la vita spirituale di Vladimir per un breve periodo, gli insegnò la preghiera del cuore. Qualche tempo dopo, padre Konstantin affidò il suo figlio spirituale al vescovo Veniamin, che in quel momento si trovava a Tver'. La comunicazione con il suo nuovo confessore non durò a lungo: quando scoppiò la prima guerra mondiale, Vladimir andò a lavorare in un distaccamento medico dove, secondo i testimoni, lavorò disinteressatamente, curando malati e feriti. Nel 1914-1917, quando l'Università di Varsavia fu evacuata a Rostov sul Don, gli studenti, incluso Vladimir, furono richiamati per ordine imperiale per terminare i loro studi. Durante questo periodo, Vladimir non solo studiò scienze, ma apprese anche la prassi ortodossa sotto la guida spirituale del parroco locale padre Ioann, un uomo profondamente devoto e compassionevole.

Vladimir si laureò all'università alla vigilia della Rivoluzione di febbraio. A Rostov, come monarchico e patriota, partecipò attivamente alle manifestazioni per una fine vittoriosa della guerra. Più o meno nello stesso periodo, tornò anche a casa per imparare dai semplici monaci come amare il prossimo e come vivere da cristiano nelle difficili circostanze dell'inizio del XX secolo. Vladimir visse per un breve periodo nel monastero di san Gregorio di Bizjukovo nella diocesi di Kherson, nel sud del paese. Ma non trovando quello che stava cercando lì, andò a Mosca per ottenere un'istruzione militare.

Dopo essersi diplomato alla scuola militare Alexandrovsko'e di Mosca, divenne sergente maggiore. Nell'ottobre 1917 partecipò alla difesa del Cremlino, dove incontrò l'archimandrita Veniamin, che lo presentò al suo padre spirituale, Feofan di Poltava. Dopo la sconfitta delle forze dell'Armata bianca, Vladimir Kurganov riuscì a lasciare Mosca per l'eremo di Optina. Dato che indossava un'uniforme militare e non aveva documenti, gli fu a mala pena permesso di rimanere nel monastero per una notte. La mattina dopo fu accettato come novizio e presto inviato alla skit di Optina, dove ricevette un'obbedienza con l'esigente monaco giardiniere padre Iov. Si diceva che chiunque avesse lavorato con lui sarebbe diventato un monaco. Lo sviluppo spirituale del novizio Vladimir fu guidato dall'anziano Nektarij e dal capo dello skit, padre Feodosij. Dopo la rivoluzione, rimase novizio all'eremo di Optina e l'igumeno Feodosij di Optina divenne il suo padre spirituale.

Combatté a fianco dell'Armata bianca nella guerra civile e fu gravemente ferito. Successivamente emigrò a Costantinopoli, dopodiché si recò in Serbia al monastero di Miljkov, lasciando un segno indelebile nella vita ecclesiastica e sociale di questo monastero.

Il monastero di Miljkov ricevette il nome attuale nella seconda metà del diciottesimo secolo. In precedenza era conosciuto come Bukovica. Non sappiamo con certezza chi l'abbia fondato. Alcuni credono che sia stato il despota Stefan Lazarević (tuttavia, questa non è altro che un'ipotesi). Il primo documento scritto che menziona il monastero di Bukovica è la "Chrisobula" (o statuto) del principe Lazar del 1347, in cui si afferma che il principe concedeva dipendenze al monastero di Ravašnica. Tra gli altri, menziona "il guado di Bukovica a Gložan sul fiume Morava". È noto che intorno al 1420 il monastero di Bukovica aveva una scuola di scribi. Dal momento che non ci sono informazioni sul monastero nel XVI e XVII secolo (durante il dominio ottomano), è lecito ritenere che sia stato distrutto e raso al suolo.

Nel 1787 il monastero fu restaurato a spese di Milko Tomić, un mercante del villaggio di Gložan, e da lui ribattezzato Miljkov. Milko visse nel monastero nei suoi ultimi anni e vi fu sepolto. Apparentemente, il monastero fu distrutto e bruciato durante un'altra occupazione turca. Il restauro del monastero iniziò intorno al 1820.

il monastero di Miljkov

Nel XX secolo, il monastero di Miljkov divenne un luogo di simbiosi monastica serbo-russa. Nel 1914-1915, la confraternita del monastero era composta solo da due persone: uno ieromonaco e uno ierodiacono. La rinascita della comunità monastica del Monastero di Miljkov è associata al nome dell'archimandrita Amvrosij Kurganov (†1933), che vi operò dal 1926.

L'anziano Amvrosij radunò una grande confraternita composta sia da profughi russi che da serbi. Secondo il suo biografo, era molto felice della crescita dell'amore reciproco nella fraternità monastica. Ciò è particolarmente evidente nella descrizione della vita nel monastero e nel tipico del monastero. Nel monastero si celebrava quotidianamente la Divina Liturgia e si osservava rigorosamente il ciclo liturgico quotidiano. I fratelli cantavano su due klirosi, alternando canti bizantini e serbi. A volte l'anziano Amvrosij stesso dirigeva un coro o fungeva da canonarca. Celebrava spesso i servizi divini e teneva omelie (di solito sulla non condanna e sull'amore). Si occupava molto dell'attiva vita liturgica dei fratelli. Spesso li esortava a prendere parte ai santi doni. In quei casi in cui qualcuno spiegava il suo rifiuto di comunicare spesso con la sua indegnità, insegnava loro ad avvicinarsi al calice dicendo: "Oh, Signore, quanto sono indegno". Oltre ai servizi, gli iconografi tra i monaci provenienti dal monastero di Valaam insegnarono l'iconografia ai monaci serbi, mentre l'anziano Amvrosij traduceva le opere dei santi Padri. Nel refettorio si leggevano sempre le vite dei santi e la Filocalia. L'anziano mantenne relazioni fraterne con il metropolita Antonij (Khrapovitskij), il vescovo Feofan di Poltava e lo ieromonaco Ioann (Maximovich), il futuro san Giovanni di Shanghai e San Francisco.

Fermamente radicato nella tradizione esicasta della Montagna Santa (che fu tramandata da san Paissio Velichkovskij e dai suoi discepoli alla fine del XVIII secolo e restaurata all'eremo di Optina), l'anziano Amvrosij era uno zelante uomo di preghiera. Uno di coloro che conoscevano personalmente l'anziano Amvrosij scrisse:

Non scriveva libri, non faceva discorsi, predicava raramente, ma ha conquistato i nostri cuori con il suo amore più di tutti i discorsi e libri che abbiamo mai ascoltato o letto.

il monastero di Miljkov

Anche san Taddeo di Vitovnica lo ha testimoniato, sottolineando che l'anziano Amvrosij aveva il dono dell'incessante preghiera del cuore. Come novizio al monastero di Miljkov, aveva avuto la possibilità di incontrare di persona l'anziano Amvrosij e ha lasciato il seguente ricordo di lui:

Ho visto che l'archimandrita anziano Amvrosij aveva capito correttamente che il Signore vuole che diventiamo amore. L'amore regnava in lui.

L'influenza benefica che l'anziano Amvrosij, il tramite della tradizione Optina, ha avuto sull'anziano Taddeo è evidente sia dalle sue testimonianze dirette che dai consigli spirituali dell'anziano che ha registrato.

Il monaco e futuro teologo Kiprian (Kern), che visse nel monastero di Miljkov dalla Pasqua del 1926 alla Settimana Santa del 1927, scrisse nelle sue memorie sulla vita nel monastero: "In termini di pura ascesi, tutto era buono e salvifico". La testimonianza di Kiprian (Kern) è particolarmente preziosa in quanto diffidente nei confronti della vita monastica: agonizzante per gli "orrori della vita monastica", "il lavoro fisico non sofisticato", "l'ambiente pieno di analfabeti", la cui sfera di interesse riguardava "il loro pane quotidiano, le notizie del monastero, e chi doveva servire l'indomani".

Da Lesna a Hopovo e Kuveždin

la badessa Ekaterina (Efimovskaja)

La tradizione del monachesimo femminile in Serbia fu interrotta durante il dominio ottomano e fino alla fine della prima guerra mondiale non vi fu alcuna prospettiva di restaurarla. Ricominciò a rinascere grazie al Movimento degli adoratori di Dio guidato da san Nikolaj (Velimirović) e dalle sorelle del famoso convento di Lesna. Circa ottanta monache guidate dalla badessa Ekaterina (nata Evgenia Borisovna, contessa Efimovskaja; 1850-1925) si unirono alla Chiesa ortodossa serba. Finite nei principali monasteri di Fruška Gora, Hopovo, Kuveždin e Petkovica, le sorelle di Lesna contribuirono al ritorno delle donne serbe al monachesimo.

Le statistiche rilasciate da Radoslav Grujčić indicano che l'impulso per la rinascita del monachesimo femminile in Serbia fu l'arrivo delle monache russe da Lesna: dopo il 1921, la Chiesa ortodossa serba aveva 3.179 sacerdoti, 346 monaci e 83 monache. Secondo il censimento dello "Schematismo" del 1925,

prima dell'unificazione del popolo e della Chiesa, nel nostro Paese i conventi erano scomparsi quasi del tutto e nel nostro Paese c'erano solo settantacinque monache ortodosse.

Secondo la ricerca storica, da settantacinque a ottanta monache arrivarono attraverso la Bessarabia nel nuovo stato slavo meridionale insieme alla badessa di Lesna (nella provincia di Kholm). Le suore giunte a Kuveždin furono inviate al vicino monastero di Hopovo, che aveva una migliore capacità logistica per accogliere e ospitare le monache appena arrivate, poiché aveva una casa per i bambini abbandonati nei suoi locali.

Dalla relazione del Santo Sinodo al Ministro della religione apprendiamo che il numero delle monache di Lesna era inaspettatamente grande per la Serbia:

Come già sapete, da sessanta a settanta monache russe del convento di Lesna si sono recentemente trasferite nel nostro Paese.

I contemporanei hanno notato l'importanza dell'esempio russo per la rinascita del monachesimo femminile in Serbia. Il monastero di Kuveždin, situato non lontano dal monastero di Hopovo, si è trasformato in una vera e propria alleanza monastica di donne russe e serbe.

Otteniamo alcune informazioni sull'economia e sul numero delle monache dalla prima monografia sul monastero (ventiquattro monache e 575 acri di terra e foresta). Il metropolita russo Evlogij (Georgievskij) ha scritto:

L'arrivo del convento di Lesna fu di grande importanza per la Serbia. Il fatto è che il monachesimo femminile era morto da molto tempo in Serbia. Negli ultimi secoli non c'è stato un solo convento in Serbia e i serbi hanno cominciato a considerare questo come perfettamente normale.

Pertanto, il monachesimo femminile serbo ha radici russe:

Cristo, che ha portato qui le monache russe, ha voluto che accendessero la candela delle loro sorelle serbe e che accendessero il fuoco dell'amore per Cristo.

Il monastero, fondato dall'unione delle monache russe e serbe, divenne un vero e proprio centro spirituale, e la filantropia e la carità delle monache divennero il "biglietto da visita" del monastero quando era ancora un orfanotrofio.

Il Concilio episcopale presentò una petizione al patriarca Dimitrije per consentire la creazione di "un convento nel monastero di Kuveždin che si prendesse cura dell'orfanotrofio".

Nel 1929, le monache del monastero di Kuveždin iniziarono a fornire assistenza ai residenti di una casa per anziani e infermi a Sremska Mitrovica. Cinque sorelle lavoravano a questa obbedienza. Nello stesso anno si presero cura dell'orfanotrofio, dell'asilo e della mensa per i poveri della comunità ecclesiale di Sarajevo. Così, Kuveždin divenne un nuovo fenomeno nella Chiesa ortodossa serba nel senso spirituale, morale e sociale e in tutti gli altri sensi della parola.

L'esempio delle monache del monastero di Kuveždin attirò l'attenzione di personaggi pubblici e intellettuali, che parlarono della necessità di prestare maggiore attenzione a Kuveždin e al monastero russo di Hopovo, che divennero esempi di buone pratiche sociali e un modello per altre comunità monastiche.

Tra i fautori della rinascita della vita spirituale e del monachesimo femminile in Serbia, vorrei citare la prima donna serba a ricevere un'istruzione universitaria, la bibliotecaria Marija (Ilić-Agapova), che parlò a una stazione radiofonica di Belgrado sugli obiettivi del ministero monastico femminile e sulla situazione moderna del monachesimo femminile in Serbia. Il suo discorso contribuì a rendere popolare il monachesimo femminile e iniziarono a formarsi comunità femminili in altri monasteri serbi sull'esempio dei monasteri di Kuveždin e Hopovo. Per esempio, nelle vicinanze di Niš, per decisione del Santo Sinodo, il monastero di san Giovanni divenne un convento. Su iniziativa dell'Unione popolare delle donne, fu costituita una cooperativa per ragazze cieche i cui membri impararono l'arte della sartoria nella casa per ciechi a Zemun.

C'era un altro monastero nel sud della Serbia, il monastero di san Kirik vicino a Caribrod, anch'esso abitato da monache russe di Lesna. A metà del 1932, il monastero di Divljana contava quaranta monache e novizie impegnate in varie obbedienze, inclusa l'iconografia. Con l'aumento del numero delle sorelle, il monastero ampliò le sue strutture economiche e abitative.

La rinascita del monachesimo femminile nella Chiesa ortodossa serba diede impulso allo sviluppo della cultura cristiana e della pietà nelle donne locali. Anche se prima esistevano tutti i tipi di società filantropiche e religiose femminili, il fulcro delle loro attività si spostò ora sulla vita cristiana. Pie donne pubblicarono varie idee sulla stampa religiosa.

Nel marzo 1920 fu fondata la Società del movimento cristiano delle donne. Mirava a rafforzare la fede e la morale delle persone. I membri della società trovavano i mezzi per raggiungere i loro obiettivi nelle imprese personali e nell'organizzazione di attività educative: conferenze, pubblicazioni e sforzi per stabilire "un contatto più stretto con il mondo delle donne e dei bambini". Il Movimento cristiano delle donne, che svolgeva le sue attività sociali sulla base dell'etica cristiana, operava sotto il patrocinio della regina Maria e la supervisione del Santo Sinodo e del patriarca serbo.

In linea con la tendenza dello sviluppo della pietà femminile in generale, e del monachesimo in particolare, nella metropolia di Zagabria fu fondato un nuovo convento di santa Paraskeva-Petka. Il metropolita Dositej (Vasić) ebbe l'idea di fondare un tale monastero già nel 1933 quando arrivò a Zagabria. Appena tre anni dopo, il 16/29 marzo 1936, partecipò alla consacrazione del monastero. Le monache svolgevano molte opere sociali e obbedienze aiutando madri singole, bambini poveri e in generale chiunque avesse bisogno, con il sostegno attivo del metropolita Dositej. Il lavoro caritativo era una priorità tra le attività del monastero. All'inizio del 1938 c'erano dodici monache nel monastero con madre Taisia come badessa. Le sorelle si occupavano anche di ricamo, e molte di loro studiavano le basi della medicina per diventare infermiere e fare le opere sociali che erano l'attività principale delle suore della Chiesa cattolica romana.

l'archimandrita Damjan (Cvetković)

Dati inediti dello "Schema della Chiesa ortodossa serba" del 1940 forniscono alcune informazioni sul monastero e le sue monache. In particolare, è noto che la badessa Taisia (Prokopjuk) era tra i profughi russi. Tre monache della confraternita del monastero di santa Paraskeva-Petka a Zagabria lavoravano nell'orfanotrofio del re Alessandro I l'Unificatore a Zagabria. Il nome del metropolita Dositej (Vasić) di Zagabria è registrato nella storia della Chiesa come fondatore del convento di santa Paraskeva: "Lavorò per preparare le monache ortodosse a lavorare negli ospedali".

Pertanto, dopo la prima guerra mondiale, nonostante le colossali perdite umane ed economiche, la Chiesa ortodossa serba poté assistere alla rivitalizzazione della sua vita spirituale, mentre i profughi russi, come si scoprì, erano stati inviati dalla divina Provvidenza per svolgere un'importante missione: aiutare la loro Chiesa sorella e il popolo fraterno che li aveva accolti negli anni di persecuzioni e tribolazioni.

Come diceva san Gregorio di Nissa, ci sono migliaia di strade di morte, ma ci sono molte più strade d'amore. Quei serbi e quei russi che si sono aiutati a vicenda hanno percorso queste strade dell'amore.

 
Viaggio a Mosca (quinta parte)

(prima parte)

(seconda parte)

(terza parte)

(quarta parte)

Giovedì 28 febbraio

Optina

Come ho detto nel post precedente, il piano per questo giorno era di alzarci abbastanza presto per andare al monastero di Optina, e assistere alla loro funzione mattutina. Sfortunatamente, la sera prima ho fatto l'errore di collegare il mio telefono per la ricarica proprio accanto al mio letto, e così quando la mia sveglia è suonata nelle prime ore del mattino, l'ho spenta senza alzarmi dal letto, e così mi sono riaddomentato. Quando alla fine mi sono svegliato e ho notato che il sole era alto, mi sono alzato rapidamente dal letto e poi ho visto padre Sergej che si rilassava su un divano nel suo salotto con un sorriso da gatto sornione. Gli ho detto che avrebbe potuto svegliarmi, ma mi ha detto che pensava che avrei avuto bisogno di un po' di sonno extra.

Così mi sono preparato rapidamente, e siamo usciti dalla "caverna di Batman" iniziando a percorrere l'autostrada fino a Optina. Ho notato, mentre andavamo, le insegne che indicavano la strada per Kaluga, la città in cui nacque il nostro patrono della parrocchia, san Giona della Manciuria... il che contribuisce a spiegare la sua successiva connessione con il monastero di Optina.

A differenza della Lavra di san Sergio e della Trinità, il monastero di Optina fu chiuso durante il periodo sovietico. Fu chiuso dopo la rivoluzione, ma gli fu permesso di riaprire nel 1987, e oggi è un monastero fiorente. Non ha una città vicina, come Sergiev Posad, e quindi sembra molto più remoto. Febbraio non è la stagione turistica principale, e anche il numero dei pellegrini era molto inferiore, sebbene ce ne fosse un buon numero. Nel 1993 tre monaci sono stati martirizzati da un satanista, e così è stata costruita una cappella nel luogo in cui sono stati uccisi nella notte di Pasqua, mentre uscivano per suonare le campane, come potete leggere in russo (o con un traduttore on line) qui.

 

 

Ha nevicato a tratti per tutto il giorno mentre eravamo lì.

Per la nostra parrocchia ho preso dei paramenti da Optina: la qualità era eccezionale, e i prezzi molto ragionevoli. Una delle prime tappe che abbiamo fatto è stata farmi misurare da una sarta. Volevo un paio di tonache e una buona rjassa per accompagnarle. Prima di lasciare il monastero, ho raccolto ciò che avevo richiesto, e ora sono le miei preferite - molto ben fatte, e molto belle, e questo significa molto in Texas.

Ho portato con me un'icona di san Giona, che abbiamo donato al monastero. Alcuni resoconti dicono che era un monaco di Optina. Ho visto alcuni articoli recenti che dicono che non lo era, ma che il suo padre spirituale era l'anziano Gabriele di Optina. In ogni caso, aveva una connessione, e quando si stava preparando per la morte, lesse le preghiere di sant'Andrea di Creta per la dipartita dell'anima, mentre indossava un epitrachilio e delle soprammaniche che erano appartenuti a sant'Ambrogio di Optina.

Nella Chiesa della Madre di Dio di Kazan', officiano regolarmente molebny agli anziani di Optina, le cui reliquie si trovano in vari luoghi intorno alla chiesa. Le reliquie a destra dell'immagine qui sopra sono quelle di san Nettario di Optina. Le reliquie sono attualmente ospitate in questa chiesa a causa dei continui lavori di restauro nella chiesa principale dedicata all'Ingresso al tempio della Theotokos, dove queste reliquie si trovano normalmente.

La prima icona che mi è stata data dopo che sono stato fatto catecumeno era un'icona degli anziani di Optina, e da allora sono stato attratto da questi santi. Sicuramente senti la loro presenza ovunque in questo monastero.

Abbiamo fatto una passeggiata verso la zona dove vivono molti monaci, dietro alo skit di san Giovanni il Precursore, che è a distanza di una breve camminata dal monastero, e dove si può entrare solo su invito (e noi non avevamo questo invito).

A proposito, si può fare un tour in 3-D del monastero cliccando sul link 3D-экскурсия nel menu a sinistra di questa pagina.

Shamordino

Dopo aver pranzato e acquistato alcune altre cose nel loro negozio, ci siamo diretti al convento di Shamordino, fondato da sant'Ambrogio di Optina. Come Optina, il convento è stato chiuso durante il periodo sovietico. Il destino delle suore dopo la sua chiusura è una storia particolarmente commovente. Fu loro detto dal loro padre spirituale che non avrebbero dovuto cooperare con i sovietici o fare alcun lavoro per loro. I sovietici quindi uccisero il loro padre spirituale. Le suore allora dissero "Ora nessuno può liberarci da questa obbedienza". Nonostante le torture, non hanno mai smesso di mantenere questa obbedienza. Infatti, furono costrette a stare fuori a temperature sotto lo zero per un periodo di 3 giorni, e ogni giorno, furono costrette a sopportare il freddo con indumenti meno caldi rispetto al giorno precedente. Dopo tre giorni, in cui rimasero in piedi senza mostrare alcun segno di danno dal freddo, i sovietici decisero di lasciarle stare. Persino gli atei riconoscono un miracolo quando ne vedono uno. Potete leggere un resoconto di questa storia qui.

La chiesa principale è enorme, ma dai muri per lo più bianchi si capisce che ha ancora una lunga strada da percorrere in termini di restauro.

Dentro la Chiesa, ho notato ancora una volta quanto fosse popolare la devozione ai martiri imperiali e alla neomartire Elisabetta.

Mentre il sole cominciava a tramontare, siamo tornati alla periferia di Mosca, perché padre Sergej aveva bisogno di prendere le figlie alla stazione della metropolitana più vicina alla loro casa. Abbiamo cenato in un vicino centro commerciale, dove siamo andati in un ristorante di hamburger un po' sofisticato. Ho preso un cheeseburger con bacon e salsa Jack Daniel... ed era in effetti un hamburger piuttosto buono.

La mattina seguente ho preso il volo per Houston. Il volo da Mosca a Francoforte era di nuovo su Lufthansa, ed è stato ancora una volta un'esperienza eccellente. All'aeroporto di Francoforte, ho dovuto passare di nuovo attraverso i controlli sicurezza, e avevo un grande vangelo in slavonico nella mia valigetta, che apparentemente sembrava sospetto all'agente che guardava la scansione. Vorrei poter dipingere un'immagine con le parole per trasmettere in modo adeguato l'espressione sul suo volto, quando ho preso "la scatola" che mi ha descritto, l'ho aperta e gli ho mostrato che non c'erano esplosivi nel Vangelo, al di là del messaggio stampato nel testo.

Il volo da Francoforte a Houston è stato passato da Lufthansa a United Airlines, e anche se non è stato orribile, è stato un enorme passo indietro. La cosa più irritante è che avevo con me diversi libri che avevo intenzione di leggere su questo volo, ma ero nella fila centrale, e quando hanno spento le luci dopo 2 ore di volo, non ho avuto la possibilità di accendere una luce, o di aprire una finestra per leggere con la luce del sole – e poiché stavamo volando da est a ovest, l'intero volo era alla luce del giorno, e avrebbe fornito una luce molto buona, se fossi stato situato meglio. Non mi è mai venuto in mente quando ho prenotato il volo che c'erano ancora degli aerei in cui poteva accadere questo genere di cose. E così invece di leggere un paio di libri in volo, sono rimasto poco produttivo.

Alla fine, sono tornato a casa, molto stanco, ma molto edificato dal viaggio, da tutte le persone che ho potuto conoscere e da tutti i luoghi sacri e le reliquie che ho potuto vedere e venerare. C'è ancora tanto a Mosca che devo ancora vedere, per non parlare del resto della Russia – e quindi spero di avere l'opportunità di tornare ancora.

(Fine)

 
50.000 siriani chiedono la cittadinanza russa

Criticando aspramente le nazioni che sostengono i ribelli siriani, 50.000 residenti degli storici villaggi cristiani in Siria sui monti del Qalamoun hanno fatto domanda di doppia cittadinanza russa, secondo l'agenzia di stampa russa Interfax, di cui presentiamo la notizia in russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica” dei documenti.

Secondo l'arciprete Nikolaj Balashov, vicepresidente della Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, l'appello "indica vividamente l'alta autorità della Russia in Medio Oriente, soprattutto tra le minoranze cristiane. L'appello è stato guidato dalla volontà di sottolineare che i cristiani d'Oriente hanno riconosciuto per secoli che nessun altro paese si sarebbe preso cura dei loro interessi meglio della Russia. Non è un segreto che per me è un grande onore, come cittadino russo e come fratello nella fede degli abitanti del Qalamoun".

 
L'impero anti-cristiano e il movimento di resistenza

Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

(Mt 10,16)

Introduzione: il caso della Gran Bretagna

Dopo l'invasione normanna del 1066 e il conseguente genocidio (150.000 morti) e la degenerazione nazionale nel cattolicesimo romano, ha avuto luogo l'ulteriore degenerazione nel protestantesimo sotto i tiranni Enrico VIII ed Elisabetta I (150.000 morti). Poi, quasi 400 anni fa, ha avuto luogo in queste isole il genocidio di Cromwell. Finanziato dagli ebrei, ha lasciato quasi 900.000 morti prevalentemente cattolici romani. Da allora e fino a circa cinquant'anni fa, le terre del Regno Unito sono ulteriormente degenerate nel giudeo-protestantesimo (la cosiddetta cultura 'giudaico-cristiana', ma in realtà giudaico-protestante).

Oggi, come risultato di secoli di degenerazione giudaico-protestante nel suo intrinseco e sempre più profondo culto di Mammona in un impero commerciale mondiale, il Regno Unito è diventato un paese anti-cristiano. Di questo non può nemmeno essere accusata l'UE, per la quale David Cameron ha fatto recentemente alcuni ritocchi da vetrina – un  po' come riorganizzare le sedie a sdraio sul Titanic. Il fatto è che, a prescindere dagli atei dell'Unione Europea, il Regno Unito ha abbastanza ateismo in casa propria, e non è certo che abbandonare l'UE (presumendo che l'elettorato sia tanto lungimirante da farlo) ci possa salvare.

L'impero mondiale

L'élite dell'Establishment britannico prende liberamente parte al millenario progetto mondiale anti-cristiano, un tempo segreto, ora apertamente chiamato il 'Nuovo Ordine Mondiale'. Questo progetto anti-cristiano coinvolge non solo il Regno Unito e tutti gli ex paesi giudeo-protestanti, nell'anglosfera, in Scandinavia e altrove. Fin dall'ultimo capitolo dell'apostasia del cattolicesimo romano al Concilio Vaticano II, il progetto ha coinvolto anche gli ex paesi cattolici romani. In altre parole, è irrilevante se la cultura precedente sia stata giudaico-protestante o giudaico-cattolica, l'intera élite occidentale è arrivata a formare un impero anti-cristiano.

La sua élite, oggi con sede negli Stati Uniti e chiamata neocon, ha cercato per generazioni di controllare l'Europa, e attraverso di essa il mondo intero. Lo ha fatto distruggendo gli stati-nazione europei, deformandoli in unioni internazionali artificiali come il Regno Unito, la Francia, la Germania, l'Italia, cosa che inevitabilmente ha portato a guerre a livello europeo divenute guerre mondiali, e quindi creando l'Unione Europea. Così ha costruito il suo impero anti-cristiano sulle rovine delle nazioni. L'ideologia messianica di questo impero anti-cristiano è chiamata oggi globalismo, diffuso in tutto il mondo, soprattutto nelle ultime due generazioni.

Dopo lo scioglimento del suo principale avversario, l'impero sovietico, una generazione fa, l'impero anti-cristiano ha immediatamente distrutto il superstite residuo di stile sovietico nella piccola Serbia e ha cominciato a distruggere il suo altro avversario – il mondo islamico. Là l'impero anti-cristiano nel corso dell'ultima generazione ha causato il caos e la rovina, come possiamo vedere oggi dall'Himalaya alla Nigeria, passando per la Siria, in modo da dividere e dominare gran parte del mondo islamico. In questo modo, dopo aver creato artificialmente il caos e la guerra, spera di creare una richiesta popolare di un governo mondiale per portare ordine e pace.

La resistenza della Rus'

Dopo aver ucciso milioni di persone, trasformato milioni di altre persone in rifugiati e creato il caos e la distruzione in una moltitudine di paesi islamici, anche se ancora non li ha conquistati, l'impero anti-cristiano deve ora affrontare una resistenza inaspettata. Questa resistenza viene da ciò che sta rinascendo organicamente al posto del vecchio impero sovietico – il sacro impero cristiano della Rus'. L'impero laicista anti-cristiano teme questo impero cristiano più di tutti. Uno dei suoi principali ideologi, Zbigniew Brzezinski, ha anche definito il suo 'più grande nemico' la Chiesa ortodossa russa, che è al cuore di questo impero cristiano in fase di rinascita.

L'impero anti-cristiano teme fortemente anche l'attuale modesta rinascita dell'impero cristiano. Tanto che i suoi canali di propaganda (i 'media') in realtà cercano di far notare che la Chiesa non sta davvero rinascendo, oppure che è solo uno strumento dei leader politici della Russia, che, a quanto dicono, la manovrano come desiderano . Naturalmente, in realtà, avviene l'esatto contrario: non sono questi leader politici a modellare la Chiesa, è la Chiesa a modellare loro, attraverso la sua cultura millenaria. Come i romani pagani di un tempo, l'impero anti-cristiano è felice per qualsiasi falsa religione, solo non il cristianesimo.

Questo perché solo il cristianesimo può modellare leader politici che possono sfidare l'impero anti-cristiano. Solo il cristianesimo è basato sull'incarnazione, cioè, non su una mera pratica privata, ma su un insegnamento che trasfigura anche la vita sociale, politica ed economica. L'impero anti-cristiano ha paura della rinascita di questo impero cristiano, sia all'interno che all'esterno degli antichi confini della Rus', perché i secolaristi non temono altro che il sacro. Ha anche paura che l'impero cristiano possa trovare alleati, nel mondo musulmano tradizionale, per esempio in Iran, o in Cina e in India, e anche tra i cattolici romani che sono ancora liberi della degenerazione giudaico-cattolica degli ultimi tempi.

Alleati della Rus' e tentazioni

L'impero cristiano trova alleati in America Latina, in Africa e nelle Filippine. In Europa orientale trova alleati tra i cattolici tradizionali nel gruppo Vyshegrad di Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia. In Europa occidentale trova alleati tra i sostenitori della sovranità, i movimenti di resistenza nazionali sia a sinistra che a destra. Promuovendo o la giustizia sociale della sinistra o i valori tradizionali della destra, questi movimenti nazionali sono attivi in ​​Francia, Germania, Regno Unito, Danimarca, Italia, Spagna, Austria, Grecia e altrove. Tutti si oppongono alla dittatura dell'impero anti-cristiano.

Dopo aver distrutto l'impero sovietico e poi indebolito il mondo islamico, nei primi anni 2000 l'impero anti-cristiano si è visto sul punto del trionfo, un trionfo che gli è stato improvvisamente strappato, provocando la sua furia. Dal giorno del fallito attacco alla Russia dalla Georgia nel 2008, l'impero cristiano in rinascita ha iniziato a resistere, vanificando gli anti-cristiani. Finché vi sarà un impero cristiano, anche allo stato embrionale, gli anti-cristiani non potranno intronizzare il loro imperatore a Gerusalemme. L'impero cristiano è l'ultima barriera contro il loro trionfo.

Questo è il motivo per cui sono intenti a calunniarlo e a distruggerlo, perché la sua tradizione sacrale è per loro mortale. Da qui l'attacco alla Ucraina, il rovesciamento del governo legittimo a favore di una giunta genocida e la creazione del caos. La calunnia e anche la distruzione possono venire anche in altri due modi. Il primo è l'infiltrazione nell'Impero cristiano rinato attraverso il modernismo, che è ciò che certi individui hanno cercato di fare negli ultimi anni e soprattutto ora con i progetti di documenti divisivi alla riunione di vescovi ortodossi selezionati a Creta nel prossimo giugno. Il secondo modo è una protesta contro tali documenti inaccettabili in un modo divisivo e anche scismatico, esattamente come il metropolita Onufrij di Kiev e altri avevano predetto.

Conclusione: non cadere nella trappola dell'impero anti-cristiano

Tali proteste hanno già avuto inizio in Moldova con alcuni sacerdoti dalla testa calda che non commemorano più i loro vescovi. Altri individui li stanno seguendo. Secondo noi questo è un errore, per quanto comprensibile. Il metodo di protesta di gran lunga migliore, come abbiamo suggerito, è che i monasteri e le parrocchie presentino semplicemente una petizione ai loro vescovi diocesani affermando che non accettano le bozze dei documenti e che, se tali documenti saranno accettati a Creta, li strapperanno, rifiutando di riceverli. In ogni caso, dobbiamo anche sapere che diversi vescovi di Grecia e Cipro, così come tutta la Chiesa georgiana, hanno già rifiutato di accettare tali progetti di documenti.

È nostra convinzione che cadere nella tentazione di non commemorare i propri vescovi è un errore semplicistico di proporzioni scismatiche. È l'errore di coloro che non riescono a vedere la foresta a causa degli alberi, che perdono il quadro generale, perché sono eccessivamente attenti ai dettagli. L'impero anti-cristiano vuole che l'impero cristiano in rinascita sia diviso dalle reazione alle espressioni moderniste che ha infiltrato nelle bozze dei documenti: chi si rifiuta di commemorare i propri vescovi è quindi effettivamente caduto nella trappola tesa da parte dell'impero anti-cristiano. La nostra opposizione deve assumere una forma organica che rispetti l'istituzione episcopale. La nostra riscossa canonica contro le infiltrazioni moderniste è appena iniziata.

 
Esperto: Il "concilio d'unificazione" ha disunito l'Ortodossia

il direttore del Centro informativo e politico "Perspektiva", Pavel Rudjakov

Il "concilio" del 15 dicembre 2018 non può essere considerato né unificante né costituente, assicura Pavel Rudjakov.

Il concilio d'unificazione, che si è svolto il 15 dicembre 2018, ha frantumato sia l'Ortodossia che le strutture ecclesiastiche dell'Ucraina, ha detto Pavel Rudjakov, direttore del Centro informativo e politico "Perspektiva", in onda sul canale TV "Першого Козацького".

"Ovviamente, il Concilio non ha unificato - ha spezzato sia l'Ortodossia che i gruppi religiosi in Ucraina", ha affermato l'esperto.

Ha sottolineato che non vi è alcun motivo per considerare il "concilio" come costituente.

"Al fine di costituire qualcosa abbiamo bisogno di fondatori. Da quando il Sinodo del Patriarcato ecumenico ha deciso di invalidare la propria decisione del 1686 e di ripristinare la stavropegia a Kiev, il patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina hanno cessato di esistere come entità giuridiche. Pertanto, non potevano agire come fondatori", ha spiegato Rudjakov.

Secondo l'esperto, la composizione del tavolo direttivo del "concilio" suggerisce che i fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fossero rappresentanti del Fanar assieme al presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko.

"Forse questa era l'idea dell'accordo, che Poroshenko e Bartolomeo avevano firmato prima, il cui contenuto ci è sconosciuto", ha suggerito il direttore del centro informativo e politico.

Rudjakov ha anche attirato l'attenzione sulle stranezze che si sono verificate durante l'incontro del "concilio d'unificazione". L'esperto è stato colpito dal fatto che Poroshenko era seduto tra gli esarchi di Costantinopoli e il metropolita Emmanuel (Adamakis) di Francia, a distanza dalle organizzazioni religiose ucraine che partecipavano all'evento.

"Anche il conteggio dei voti sembra curioso. Al primo scrutinio sono stati assegnati 37 voti a Epifanij, 29 a Simeon, più alcuni a Vladimir della Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Mettiamo che siano 70 elettori. Poi ci sono state informazioni che Epifanij ha vinto con un margine di 20 voti senza specificare le cifre. Ecco: 42 vescovi del patriarcato di Kiev, più 14 della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e 2 della Chiesa ortodossa ucraina. Fanno 58. Da dove sono arrivati gli ​​altri 10 voti, chi li ha dati?" L'esperto ha condiviso la sua perplessità.

Ha aggiunto che anche all'interno del patriarcato di Kiev la divisione non ha fatto che approfondirsi, per non parlare della frizione tra patriarcato di Kiev e Chiesa ortodossa autocefala ucraina.

Ricordiamo che il "metropolita" del patriarcato di Kiev Mikhail Zinkevich ha detto che "l'onorevole mentore spirituale in carica" della nuova struttura ecclesiastica, Filaret Denisenko, gli ha fatto ritirare per mezzo del ricatto la sua candidatura all'elezione di capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
"Il metropolita Kallistos ci ha sempre insegnato a chiederci se siamo guidati dall'amore o meno"

Nata a Mosca, la monaca Serafima (Konstantinovskaja) è una figlia spirituale dell'arciprete Dmitrij Smirnov, che la battezzò. In giovane età si è trasferita con la sua famiglia nel Regno Unito, dove ha incontrato un eccezionale teologo del nostro tempo, il metropolita Kallistos (Ware) di Diokleia. La monaca Serafima divenne strettamente connessa con vladyka sia nella vita spirituale che accademica. In questa intervista, Madre Serafima ha parlato del tipo di persona che era vladyka, di come aveva scelto l'amore come misura di tutto e di quanto amava la Russia.

Ci racconti di come ha incontrato per la prima volta il metropolita Kallistos.

Ho frequentato vladyka Kallistos per più di trent'anni. Ricordo i suoi sermoni a scuola. La nostra interazione inizialmente era "da lontano", e negli ultimi vent'anni è stata "vicina", perché per tutto questo tempo sono stata a Oxford. I miei rapporti con vladyka si sono evoluti sia a livello universitario (era il mio insegnante e consulente scientifico), sia a livello spirituale (era il mio padre confessore). Negli ultimi mesi della sua vita, durante la sua ultima malattia, diverse persone a lui vicine, me compresa, si sono prese cura di lui fino alla sua morte.

Ricordo il nostro primo incontro, che avvenne circa trentacinque anni fa. Vladyka teneva una conferenza a Londra (non ricordo in quale occasione e su quale argomento). Ma quello che mi è rimasto in mente è stata la sua figura, la sua personalità, il suo modo di parlare vivace e che parlava con un sorriso. Era stato recentemente consacrato vescovo, alla fine degli anni '80. Si era distinto moltissimo, impressionando tutti per la sua vivacità e luminosità di parole e pensieri. Vladyka aveva una grande padronanza della parola. Il metropolita Kallistos è stato un insegnante meraviglioso perché era pieno di amore per i suoi studenti.

Vladyka aveva un dono raro: spiegare cose complesse della storia della Chiesa e del pensiero teologico in modo semplice e chiaro. È sempre stato un segno distintivo delle sue lezioni. Ricordo che spesso nell'introduzione a una conferenza vladyka annunciava spesso: "Tre punti dovrebbero essere individuati nel tema di oggi!" Le sue conferenze e discorsi erano spesso costruiti esattamente intorno a "tre punti", non quattro o cinque. Amava questa trinità.

Gli studenti cercavano di averlo come supervisore, perché fin dall'inizio del lavoro sulla tesi di qualcuno vladyka suggeriva un piano in cui tutto fosse chiaro e ben strutturato. È stato facile ed eccitante lavorare con vladyka, ed è stato il più straordinario consulente scientifico. Non solo ha adempiuto coscienziosamente ai suoi doveri di supervisore, ma ha anche ispirato, sostenuto e incoraggiato i suoi studenti instancabilmente.

Cosa ricorda personalmente del metropolita Kallistos?

Vladyka era sempre disponibile e aperto alla comunicazione. Era facile prendere un appuntamento con lui perché il suo cuore era aperto a tutti. Ma allo stesso tempo, vladyka amava l'ordine e dovevi sempre rivolgerti a lui prima per concordare il giorno e l'ora del tuo incontro. Ciò poteva aver luogo alla confessione o nel suo ufficio per discutere un documento di ricerca. Era sempre eccezionalmente puntuale e preciso - ogni volta che accettava di parlare per un'ora, era per un'ora - non un minuto in meno o in più. Vladyka Kallistos aveva il dono di vedere e abbracciare un'intera questione per poi scomporla nei suoi punti costitutivi. Vladyka parlava di se stesso in modo molto modesto: "Non sono un anziano, sono un insegnante".

Era pieno di amore ed era ben disposto verso tutte le persone. È impossibile elencare quante persone il metropolita ha aiutato in situazioni difficili. Vladyka Kallistos mi ha aiutato innumerevoli volte. E non ne parlava sempre. Potevi parlargli di qualche situazione, anche di un banale problema con la tua borsa di studio, e poteva scrivere una lettera al destinatario giusto. E all'improvviso la tua borsa di studio appariva come dal nulla. Lo faceva in segreto. Vladyka ha aiutato numerose persone, e questo parla del suo grande cuore, che era pieno di amore per tutti. Quando consigliava gli altri, Vladyka diceva spesso: "Dovreste sempre chiedervi se siete guidati dall'amore o meno". E questo principio, che formava la base delle sue istruzioni agli altri, guidava le sue stesse azioni.

Vladyka Kallistos era una persona molto compassionevole.

Molti casi del suo aiuto alle persone sono sconosciuti, perché Vladyka non lo faceva per spettacolo. Il metropolita Kallistos aveva il dono di aiutare le persone che hanno avuto terribili disgrazie accademiche. Un esempio: qualcuno lavora alla sua tesi di dottorato, la completa, si prepara a difenderla e... fallisce. Il lavoro della sua vita è stato sventato perché ha ricevuto un "voto nero" e il percorso a cui aspirava gli è stato precluso.

Il seguente incidente è accaduto a un nostro amico ortodosso. Per diversi anni aveva lavorato alla sua tesi di dottorato – un confronto tra la filosofia di Martin Heidegger e il pensiero teologico di san Gregorio di Nissa – presso una delle università dell'Inghilterra meridionale. Il giorno in cui avrebbe dovuto difendere la sua tesi, scoprì che il suo esaminatore non accettava san Gregorio di Nissa e odiava il cristianesimo! Era impossibile fargli cambiare idea, poiché considerava il tema di san Gregorio come un insulto personale alle sue opinioni pagane e marxiste. La difesa della tesi fu respinta senza diritto di appello. Era stato il lavoro di molti anni della sua vita. E vladyka Kallistos salvò la situazione. Scrisse al preside del dipartimento di quella università, spiegando che era stata commessa una terribile ingiustizia; erano state violate tutte le norme di libertà del pensiero accademico, secondo le quali, in discipline umanistiche come la teologia e la filosofia, una persona ha diritto al suo punto di vista; che il lavoro era stato letto male dagli esaminatori; e che il dottorando era stato insultato personalmente, il che era inaccettabile in un contesto accademico. L'intercessione di vladyka, unita alla sua preghiera, ebbe successo. Al candidato fu data un'altra possibilità. Lo stesso metropolita Kallistos agì come nuovo esaminatore e approvò la tesi, scrivendo una brillante recensione. Prevalse la giustizia e senza la minima modifica al testo della tesi il candidato ottenne un dottorato di ricerca. In questo modo, vladyka ha difeso non solo il candidato, ma anche san Gregorio e l'Ortodossia.

cerimonia di conferimento di un dottorato honoris causa al metropolita Kallistos (Ware) di Diokleia. Fonte: social media dell'Enciclopedia missionaria ortodossa

Vladyka Kallistos è un eccezionale teologo della nostra epoca. In che modo, secondo lei, ha cambiato il mondo ortodosso contemporaneo?

Vladyka è stato un notevole teologo del nostro tempo, ma è stato anche un eccezionale accademico. Ha saputo parlare di teologia ortodossa in un linguaggio bello e allo stesso tempo accessibile. Parlando dell'enorme contributo che ha dato allo sviluppo della teologia del XX secolo, dovremmo sottolineare in particolare il suo lavoro sulla raccolta di testi ascetici greci nota come Filocalia: La Filocalia dei Padri neptici. La parola greca philokalia significa "amore per il buono e il bello". Questa raccolta di testi ascetici greci, scritti tra il IV e il XIV secolo, contiene l'insegnamento patristico sull'illuminazione ascetica dell'anima attraverso la preghiera del cuore, l'acquisizione del distacco e la preghiera incessante attraverso il nome del Signore Gesù Cristo.

La tradizione del pensiero filocalico attraversa lo sviluppo del pensiero e della pratica ascetica cristiana. Dopo aver ricevuto una nuova età dell'oro nel XIV e XV secolo, fu soprattutto associata al nome di san Gregorio Palamas. Con il suo insegnamento sulla preghiera incessante e la luce increata, che un cristiano che percorre la via dei comandamenti evangelici, del pentimento e della preghiera si sforza di acquisire già in questa vita, san Gregorio ha catalizzato un profondo risveglio della vita ortodossa non solo nell'Impero bizantino, ma anche nei paesi che erano nella sfera dell'influenza bizantina, come la Russia. Secondo l'insegnamento di san Gregorio, riflesso nei testi della Filocalia, la preghiera incessante (secondo le parole dell'apostolo) e l'illuminazione di tutta la persona sono disponibili non solo per i monaci nascosti al mondo, ma per i cristiani di qualsiasi professione o posizione geografica. Il contributo di vladyka Kallistos è di aver trasmesso questo insegnamento, così necessario nell'attuale epoca di secolarizzazione e disperazione globale, al mondo occidentale moderno di lingua inglese.

Come ha fatto?

Nell'arco di diversi decenni, vladyka Kallistos e i suoi assistenti fecero un'eccellente traduzione dal greco all'inglese dei testi della Filocalia. La raccolta si compone di cinque volumi. I primi quattro volumi sono stati pubblicati da tempo (da Faber and Faber). L'ultimo, il quinto volume, è stato posticipato e da alcuni anni il mondo intero attendeva il completamento di questo meraviglioso progetto. Uno dei risultati più importanti di vladyka Kallistos è che, durante i mesi della sua malattia, ha finito di controllare la traduzione dell'ultimo volume, e i suoi assistenti sono riusciti a finire di controllare tutti i riferimenti biblici e patristici. Così, oggi è possibile riassumere l'opera più importante della vita del metropolita Kallistos e dire che l'intero progetto è stato completato da lui.

Cosa abbiamo perso con il riposo di vladyka?

Abbiamo perso un amico, un padre confessore e un mentore. C'è una forte sensazione di vuoto dopo la sua morte. Durante gli ultimi mesi e settimane di vita di vladyka, le vite di coloro che si sono presi cura di lui sono state piene di preoccupazione per lui. Non importa se eri vicino a vladyka nei suoi ultimi giorni o lo conoscevi e lo amavi a distanza, possiamo dire inequivocabilmente che ora tutti quelli che lo conoscevano umanamente provano dolore. Abbiamo perso la sua presenza viva con noi e la sua parola viva. Non possiamo più avere una conversazione con lui, o andare da lui per la confessione. Non possiamo più andare in pellegrinaggio con vladyka (era un avido viaggiatore, conosceva e visitava luoghi santi in tutto il mondo). E mai più celebrerà la Liturgia qui sulla terra.

Tuttavia, nonostante sia scomparso, dopo la sua morte permane il senso di gioia e di pace che viene quando qualcuno entra in un riposo benedetto. Vladyka Kallistos ha avuto un riposo benedetto, pieno di preghiera e grazia. E molte persone sanno che non ci ha lasciato: è con noi.

La sua parola crescerà e nutrirà le persone in tutto il mondo. Probabilmente è solo quando qualcuno passa nell'eternità che cominciamo a renderci conto e ad apprezzare veramente il valore del suo contributo e l'influenza della sua parola nella cristianità.

Sebbene vladyka appartenesse alla Chiesa greca, amava anche la Chiesa russa.

Conosceva molto bene i luoghi santi della Russia, amava e apprezzava la Russia e i suoi luoghi santi. Conosceva la cultura e l'arte russa e avrebbe potuto essere una guida nella Galleria Tretjakov. Ricordava la posizione esatta dell'una o dell'altra icona o dipinto nella galleria!

Vladyka ha nutrito intere generazioni di teologi e chierici ortodossi, molti dei quali erano suoi studenti. Uno dei suoi studenti più amati era il metropolita Ilarion (Alfeev). Sembra provvidenziale che vladyka Ilarion sia stato con lui negli ultimi giorni della sua vita terrena. È stato vladyka Ilarion a celebrare l'ultima Divina Liturgia nella vita terrena del metropolita Kallistos. Ha anche officiato il primo servizio funebre per vladyka pochi minuti dopo il suo riposo.

Dona riposo, o Signore, all'anima del tuo servitore defunto, il nostro padre e maestro, metropolita Kallistos!

la monaca Serafima (Konstantinovskaja)

 
I ventagli liturgici

Parliamo nella sezione “Preghiera” dei documenti un oggetto cultuale non molto comune nelle chiese ortodosse (nemmeno la nostra parrocchia ne possiede un paio): i ventagli liturgici, che si usano nelle processioni, alla lettura del Vangelo e in alcuni momenti dell’anafora eucaristica. Il suddiacono Michael Astley esamina i ventagli liturgici nel suo blog personale, offrendo molti riferimenti storici, artistici e archeologici per comprendere l’uso di questi oggetti che risalgono alle più antiche radici storiche delle culture mediterranee.

 
Nessuno ha voluto scegliere

To whom it may concern. A chi può interessare. E a quelli che non sono interessati, non consiglio di leggere. Sono solo stanchi dei nostri lunghi litigi giurisdizionali. Non mi aspetto comprensione, mi aspetto reclami. Questo testo dovrebbe apparire quest'anno nel numero 210 del Bollettino del Movimento cristiano russo.

Nessuno ha voluto scegliere

Tuttavia, hanno scelto. Siamo esistiti pacificamente, in amicizia e fratellanza con tutti, abbiamo vissuto una vita ricca, impegnandoci nei servizi, ma in modo libero e indipendente. Ma il Signore scaccia dai nidi accoglienti. E ti mette davanti a decisioni che non vuoi prendere.

Il patriarca ecumenico istituisce la Chiesa ortodossa dell'Ucraina, cosa che in linea di principio, al di là di ogni valutazione, era prevista. Il patriarca di Mosca, in risposta all'invasione di un territorio canonico che è stato considerato russo per più di tre secoli, rompe la comunione eucaristica con tutti i figli del Patriarcato ecumenico. E così, anche con il nostro Esarcato, che dal 1931 appartiene a Costantinopoli, ma sentendosi sempre prima di tutto parte della Chiesa russa. È stato un duro colpo, anche se in diversi paesi e in diverse parrocchie è stato vissuto in modo diverso.

Ma il nostro Esarcato avrebbe anche potuto sopportarlo. Alla fine, una crisi simile è avvenuta più di 20 anni fa in Estonia ed è stata più o meno risolta. Con l'Ucraina – tutti lo hanno capito – durerà più a lungo, sarà più dolorosa, ma un giorno si risolverà anche questa. Tuttavia, Costantinopoli l'ha resa fondamentalmente insolubile.

Il 27 novembre 2018, il patriarca Bartolomeo ha convocato a Istanbul il nostro primate, l'arcivescovo Giovanni di Hariopolis/Hariupol, e ha dichiarato senza mezzi termini: "Non ho buone notizie per voi. L'esarcato russo è dissolto. Lei diventerà il ​​vicario del metropolita greco in Francia, Emmanuel. Le vostre parrocchie passeranno sotto la giurisdizione delle metropolie greche in ogni paese europeo. Non abbiamo più un posto speciale per loro". E in ogni paese in cui è apparso un invito educato, un ordine di comparizione, i greci non sono stati lenti a ricordarcelo: d'ora in poi apparteniamo a loro.

Ma qui si è scoperto un dettaglio significativo che non hanno notato o non hanno preso in considerazione. Il patriarca ecumenico aveva il diritto di sciogliere l'esarcato da lui stabilito, ma non poteva sciogliere l'arcidiocesi, che non era stata creata da lui e poteva vivere senza di lui. L'arcidiocesi è una raccolta di parrocchie che vivono una tradizione comune, in seguito alle decisioni del Concilio di Mosca del 1917-18 (elezione dell'arcivescovo da parte di un'assemblea generale di sacerdoti e laici, il ruolo speciale dei consigli diocesani e parrocchiali, ecc.). Ora queste parrocchie dovevano decidere: o "disperdersi tra i greci" o rimanere un corpo ecclesiastico unito. Durante l'assemblea generale del 23 febbraio 2019, con 193 voti favorevoli, è stata scelta l'unità.

Ma resta da chiedersi: come? In quale capacità? Su questo punto non c'era né c'è ancora né alcuna unità d'intenti. Le opzioni erano e sono tuttora le seguenti: entrare nella Chiesa russa all'estero, o nel Patriarcato di Mosca, ma con il mantenimento dell'autonomia, oppure unirsi alla metropolia romena dell'Europa occidentale, che nella persona del metropolita Iosif è pronta, per così dire, ad accettare l'arcidiocesi. O finalmente restare da soli, senza alcun patriarcato al di sopra di noi.

E la Chiesa russa all'Estero è pronta ad accettarci, ma alle proprie condizioni. Nessuna diversità di calendario, procedure di votazione e altri modernismi diversi. Tuttavia, per l'arcidiocesi, tale possibilità di scelta è un segno della sua libertà e identità, non può rifiutarla. Con la metropolia romena, la situazione è ancora poco chiara e e rimane poco chiara; solo il patriarca Daniel e il suo Sinodo a Bucarest possono benedire il nostro ingresso. Ma restano in silenzio. Infine, ci si può unire a Mosca o restare in una specie di spazio canonicamente indefinito che le altre Chiese ortodosse difficilmente accetteranno. Nessuno vuole particolarmente andare tra i greci. Ma qualcuno lo farà.

Resta Mosca. E ispira timore. Ma offre all'arcidiocesi una decente autonomia, accettando tutte le nostre "strane" tradizioni, introdotte dal Concilio di Mosca, mentre praticamente non richiede nulla in cambio. Questa scelta ha molti sostenitori, ma causa anche la maggiore resistenza. Su questo c'è discussione. Alla riunione del clero svoltasi a Parigi l'11 maggio 2019, ho scritto una lettera in cui si afferma che per noi, Chiesa russa in Europa, è impossibile rimanere in contrasto con il Patriarcato di Mosca.

La lettera era indirizzata al clero dell'arcidiocesi e scritta in francese (materna benedizione, la lingua francese!), e molto presto qualcuno con alcune inesattezze minori l'ha tradotta e pubblicata sul sito web Credo-Press. Nessun sito, naturalmente, è obbligato a fornire agli autori le traduzioni dei loro testi o ad avvisarli delle loro pubblicazioni, ma i buoni costumi del giornalismo non lo impediscono. Per quanto riguarda la lettera stessa, all'incontro dell'11 maggio all'Istituto St. Serge circa dieci persone si sono avvicinate a me e mi hanno ringraziato. Inoltre, lo hanno fatto in qualche modo riservato, silenziosamente, rigorosamente in privato, così che si insinuato anche il pensiero: "Non ho forse, per caso, fatto qualcosa di coraggioso?"

All'incontro dell'11 maggio, sicuramente, avec la clarté française (con chiarezza francese), è risuonato solo il punto di vista dell'arcivescovo Jean, che è per Mosca. A febbraio, ha detto quanto fosse difficile per lui quella decisione; per più di 40 anni ha commemorato il patriarca ecumenico. Il resto, compresa la maggioranza francese, non è stato così concreto nella sua scelta. La mancanza di concretezza significava "piuttosto no" (tuttavia, per due oratori, piuttosto sì). Il decanato inglese è stato il più categorico più forte di tutte: no, e in nessun caso. In una conversazione privata, mi hanno detto: sai, quando il tuo vescovo da Mosca è venuto da noi e ha iniziato a gestire gli affari, ci siamo subito sentiti come impiegati del Ministero degli esteri di Mosca. Durante il mio intervento mi sono rivolto a loro in inglese (la traduzione spesso non lasciava il tempo per discorsi): capisco perfettamente voi inglesi, ma voi dovete capire noi italiani. Almeno, considerate che esiste una tale realtà.

La realtà, come la vedo io, si riduce a quanto segue. Siamo tutti abituati all'indipendenza, nessuno vuole perderla. Qui non c'è disaccordo. Ma in termini umani, sociali, le nostre situazioni ecclesiali sono completamente diverse. In tutti i paesi, specialmente nelle capitali, esistono già comunità consolidate, i cui parrocchiani hanno da molto tempo scelto il proprio percorso ecclesiale. Sono immigrati della terza o quarta generazione, oppure europei di natura che non hanno nulla a che fare con la Russia. Naturalmente, in ognuna di queste parrocchie, una nuova ondata ha portato una dozzina o due di parrocchiani russi, ma questi non ne determinano l'aspetto già consolidato. Chi non ama la giurisdizione di Costantinopoli, va nella parrocchia di Mosca, che di solito è nelle vicinanze. La vecchia parrocchia non viene distrutta da tali transizioni.

In Italia, la situazione è completamente diversa. Non c'è una prima emigrazione, così come non ci sono i loro discendenti. Con l'eccezione dei bambini, e ce ne sono già parecchi, e degli italiani che si sono convertiti all'Ortodossia (alcuni dei quali già in ranghi clericali), non conosco nessun ortodosso che sia nato in questo paese. Nella stragrande maggioranza sono arrivati ​​qui come rifugiati economici, si sono rannicchiati qua e là, hanno dormito nei fienili, hanno lavorato per cibo e posti letto, poi hanno trovato un lavoro migliore, hanno preparato i documenti con difficoltà, sono rimasti, se non per sempre, per molto tempo, alcuni si sono sposati, e all'improvviso (perché non l'avevano cercata) hanno trovato una parrocchia ortodossa. Quasi tutti, come i loro genitori, come i loro nonni, erano parrocchiani del Patriarcato di Mosca.

Nessuno di loro aveva mai sentito parlare dell'Arcidiocesi delle chiese ortodosse russe (o di tradizione russa) nell'Europa occidentale. Bene, una chiesa vale un'altra, la funzione è come da noi, la Chiesa di Mosca li riconosce, tutto sembra essere normale.

E tutto è stato normale ed è andato bene fino al momento in cui, come per un colpo d'ascia sui tronchi ben allineati della nostra casa, siamo stati divisi a metà. Prima un uomo sotto i quarant'anni, poi una buona metà della parrocchia, sono improvvisamente scomparsi, senza dire una parola, in due casi. Rimangono solo i più fedeli, o quelli che non si preoccupano delle tempeste ecclesiali.

Quando si tratta di esibire dati, invariabilmente stupisco gli italiani con una domanda: sapete che l'Italia è il paese più ortodosso dell'Europa occidentale? Qui ci sono non meno un milione di romeni, le loro parrocchie sono ovunque. Un altro milione sono ucraini e moldavi. Bene, poi arrivano i russi, i serbi, i georgiani, i greci (che hanno molte parrocchie, ma con solo pochi greci), albanesi, bulgari, tutti insieme raggiungono un numero non piccolo. Otto chiese canoniche ortodosse esistono sul territorio italiano, tra cui una metropolia polacca con la sua chiesa in Sardegna. Senza contare i piccoli gruppi non canonici, creati di regola da italiani, che si tengono lontani da Roma.

Quelli che all'assemblea non erano d'accordo con la scelta "a Mosca", di regola, non hanno proposto nulla da parte loro. Hanno detto: c'è un'altra soluzione. Ma questa soluzione in qualche modo ha eluso la verbalizzazione, è stata solo implicita. Era chiaro che Costantinopoli avrebbe in qualche modo ammorbidito la sua decisione sulla dissoluzione dell'Esarcato, ma non l'avrebbe ritirata. Una decisione diversa significava: resteremo come siamo, fuori da Mosca, fuori da Costantinopoli, fuori dalla Chiesa all'Estero, da soli. L'esempio era la metropolia americana, che è rimasta appoggiata a diritti canonici molto vaghi, finché nel 1970 Mosca non le concesse la piena autocefalia. Ma fino ad oggi, l'OCA non è riconosciuta da Costantinopoli, il che non le impedisce di essere in completa comunione canonica con tutte le Chiese ortodosse. Quindi, scegliamo la libertà, e poi vedremo. Questo è già accaduto nel 1965, quando il patriarca ecumenico Atenagora privò l'arcivescovado del suo omoforio, consigliandogli di tornare a Mosca. L'arcivescovado non seguì il consiglio e rimase indipendente fino al 1971, quando lo stesso Atenagora lo riprese. Ritornare a questo stato significa rimanere in assenza di gravità canonica per un tempo arbitrariamente lungo. Finché qualcuno non ci darà l'autocefalia. Se mai si ricorderà che esistiamo.

In pratica, l'arcidiocesi deve scegliere tra due opzioni: andare a Mosca o non andare a Mosca. "Non andare a Mosca" significa andare dai greci o verso il nulla. I fautori del "non a Mosca" cercano di attenuare la rigidità di questa scelta ogni volta che è possibile. Ma è quello che è, ed è impossibile evitarlo.

Di questo parlava la mia lettera ai chierici dell'arcivescovado. Nell'originale, ha più di 8 mila caratteri. Ma i miei amici lettori russi, dopo aver letto la traduzione, vi hanno visto solo un segno che indicava Mosca. Hanno spontaneamente creduto che una parrocchia sia un capo pastorale con una frusta, e gli altri pecore stupide che potevano essere guidate avanti e indietro. Ma proprio loro, in virtù della nostra "democrazia" stabilita dal Concilio di Mosca, hanno il diritto di voto. Nella mia lettera, sottolineo: è necessario specificare chiaramente tutte le condizioni della nostra autonomia. E propongo che l'Assemblea Generale, prima di andare "sotto Mosca", come a loro piace dire, trovi altri due candidati per l'elezione a vescovi vicari per inserirsi nella struttura di Mosca con un corpo di tre vescovi già formato. Ma i russi"per Mosca", almeno quelli che mi hanno scritto e chiamato, mi hanno severamente condannato. Persino un vecchio amico mi ha chiamato Gapon.

E per prima cosa, ovviamente, volevano aprirmi gli occhi. Ma i miei occhi sono irrimediabilmente aperti da molto tempo. Svegliandomi nel mezzo della notte, posso immediatamente riprodurre tutte le parole sul sergianismo, il servilismo, il collaborazionismo, l'obbligo di prestazioni, "la struttura creata da Stalin nel 1943", ecc. Ma in tutto questo discorso familiare, due cose mi hanno sempre confuso. In primo luogo, tutto questo è detto (specialmente sul sergianismo), di regola, dagli eredi di quelli che, avendo deciso di evitare il martirio, hanno lasciato le loro parrocchie e diocesi ai lupi, contrariamente alle parole di Cristo ("un mercenario non è un pastore..." Gv 10, 12). Non parlo dei non commemoratori e dei catacombali; il loro diritto al giudizio è stato acquistato a un prezzo elevato. In secondo luogo, non riesco a trovare nella storia della Chiesa ortodossa russa in alcun modo – e l'intero suo cammino pre-sergianista è costantemente e nettamente opposto al sergianismo – un periodo abbastanza lungo in cui le cose siano state radicalmente diverse. Se nel 1857 nell'Impero russo era normale, stabilito da Dio, e quindi benedetto possedere e scambiare esseri umani (non giudico nessuno, il mondo era così), allora perché dopo 70 anni, quando il mondo divenne diverso, sarebbe stato blasfemo dire al un sistema teomaco e disumano "le vostre gioie sono le nostre gioie"?

Un episodio del passato:

"Il sacerdote era considerato dalle autorità come un funzionario, che serve prima di tutto lo stato, e poi Dio, e, insieme ad altri funzionari, è obbligato ad accettare notizie e scrivere denunce. La pratica della Cancelleria segreta di Pietro include un termine speciale senza precedenti: "interrogatorio confessionale". Era applicato a un prigioniero sul punto di morte per la tortura con un prete che lo confessava, e un segretario con carta e penna seduto accanto a lui. Tale "interrogatorio confessionale" era considerato assolutamente attendibile dagli investigatori, perché sul letto di morte una persona non può mentire" (E. V Anisimov, la missione della Chiesa ortodossa russa ai tempi di Pietro il Grande, Церковь и время. № 4 (37) 2006).

Il corpo divino-umano della Chiesa consiste di grano e zizzania, non è possibile distinguerli prima del raccolto. E quindi non posso considerare il periodo sovietico della nostra storia della Chiesa come particolarmente, imperdonabilmente peccaminoso, separandolo dal resto. La storia è una, o la accettiamo così com'è, oppure andiamo alla ricerca della Chiesa ideale. Che per me specificamente si trova dall'altra parte del mio ideale.

Inoltre, tutti questi chiari (sì, sì, spesso abbastanza giusti!) discorsi sul sergianismo sono pronunciati con un tale senso di autostima, con una tale fiducia di stare dal lato giusto della storia, con un tale senso di vicinanza ravvicinata di me stesso e della verità, che smetto già di percepire di cosa stanno parlando, e sento solo la natura umana dietro di loro.

Nella mia lettera, non nascondo il fatto che voglio salvare una comunità che non può rimanere all'infinito nell'incertezza. Nella nostra città abbiamo vicino una grande parrocchia moldava di Mosca è dove, non conoscendo la Moldova, i miei ex parrocchiani si sono trasferiti, e un'enorme (veramente enorme) parrocchia ucraina greco-cattolica – a 80 metri dalla mia chiesa. Tra l'altro, molti ortodossi che vengono dall'Ucraina occidentale, e l'emigrazione viene principalmente da lì, finiscono tra i greco-cattolici, e là trovano la "Ridna mova" [lingua ucraina, ndc] e tutta una serie di proposte nazionali. (Anche se pure da noi si legge l'apostolo anche in ucraino, e i rushniki [teli ricamati ucraini, ndc] sono ovunque). Gli amici che mi hanno rimproverato per il "moscovismo", naturalmente, erano e rimangono parrocchiani delle chiese di Mosca, e non mi verrebbe in mente di rimproverarli di incoerenza con i loro principi. Una sana sensazione di realismo cristiano, priva di fanatismo, non li spinge a cercare utopie di chiese "pure" che ci inventiamo da soli.

Quando ho iniziato il mio ministero a Brescia, nel modo in cui ho scritto, non avevo niente. Né una parrocchia, né un luogo di culto. E poi tutto questo (non senza la benedizione di Dio?) si è formato rapidamente, si è radunato, ha guadagnato terreno; ora c’è un'iconostasi nella chiesa. Sono entrato nel sentiero sacerdotale in un luogo spoglio e con un lavoro secolare (diciamo due)? Avendolo iniziato, inoltre, con un conflitto che mi aveva gravemente ferito con il consiglio parrocchiale della mia prima parrocchia immediatamente dopo la mia ordinazione, dopo di che mi sono ritrovato nel vuoto. E in tutti questi anni, viaggiando nell'ospitalità da una chiesa cattolica a un'altra, non mi sono trasferito a un'altra giurisdizione. E ora non me ne vado, rimango nell'arcivescovado, che è la mia chiesa russa. Ma è tempo di scegliere.

La mia scelta è semplice: una comunità dove praticamente tutti i parrocchiani oggi si sentono come figli del Patriarcato di Mosca non può e non dovrebbe essere in uno stato di "guerra eucaristica" con esso. Ma non dovrebbe nemmeno sacrificare la libertà acquisita e la tradizione consolidata.

 
Al secondo anniversario del Majdan, la verità comincia a venire a galla

Durante il mese di febbraio di quest'anno, che segna il secondo anniversario del Majdan, la verità sta cominciando a trapelare. E sfida l'immagine del colpo di stato come "rivoluzione della dignità", condotta da manifestanti pacifici indignati dalla corruzione del governo, uniti in una lotta coraggiosa per un migliore futuro europeo a fronte di una brutale risposta della polizia, culminata nell'uccisione di 100 manifestanti commemorati come la Centuria celeste.

È stata una immagine proiettata a tutto il mondo, che lo ha ipnotizzato per mesi. Qualunque prova fosse offerta dagli avversari del Majdan, che indicava le aggressioni e la violenza dei manifestanti contro chiunque si opponeva a loro, inclusi poliziotti bruciati e torturati, è stata ignorata. Le forze dell'ordine sono state condannate come colpevoli di avere provocato un massacro prima che ci fosse stata qualsiasi indagine. L'indagine in sé, avviata sotto la pressione dell'Occidente, è durata due anni e non è riuscita a trovare alcuna prova che favorisca le autorità di polizia.

Ma in quella che potrebbe sembrare una ironia della sorte, i sostenitori originali e i partecipanti attivi del Majdan hanno lasciato uscire il gatto dal sacco, nonostante i migliori sforzi di Kiev di nascondere la verità di ciò che è accaduto sul Majdan. Alla vigilia del secondo anniversario della strage nella capitale dell'Ucraina, il portale Bird In Flight ha pubblicato il 19 febbraio 2016 un colloquio con Ivan Bubenchik, che ha ammesso senza rimorsi di essere uno dei cecchini che hanno ucciso gli agenti di polizia durante il Majdan, aiutando l'escalation del confronto fino a un livello mortale.

valori europei

L'intenzione dei radicali del Majdan di rovesciare le autorità legittime a ogni costo è testimoniata anche da Aleksandr Skubchenko, un uomo d'affari di Kiev il cui ufficio era situato al terzo piano della Casa dei Sindacati in cui i "rivoluzionari" avevano posto la loro sede. Ogni giorno ha visto attraverso le sue finestre i radicali sul Majdan addestrati a sfondare, utilizzando mazze e catene, le barriere dei poliziotti. Ha sentito tutti quegli slogan russofobi che risuonavano dal palco e che sono stati il ​​nucleo del Majdan. Si è reso conto del perché i radicali indossavano passamontagna all'esterno dell'edificio: molti di loro erano ragazzi dalla pelle scura che nemmeno parlavano ucraino o russo. Ha assistito ad un colpo di stato commesso con l'appoggio della minoranza e la violenza incostituzionale nel centro della capitale del suo paese.

Il fallimento del primo cessate il fuoco

Le cose non hanno fatto altro che peggiorare da quel punto, con il paese immerso in seguito in una guerra civile. Ulteriori verità sono emerse sullo sfondo delle accuse continue di Kiev verso le violazioni dell'accordo di Minsk da parte delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk in un'intervista rilasciata dal generale Jurij Dumanskij al progetto "Calderone delle menzogne" del sito di notizie internet Strana.

Il generale Iurij Dumanskij era un rappresentante dell'Ucraina che aveva firmato il primo accordo di Minsk il 5 settembre 2014. Il documento obbligava entrambe le parti in conflitto a cessare il fuoco nel Donbass e a fare alcune concessioni territoriali reciproche.

Secondo Dumanskij, le Repubbliche di Donetsk e Lugansk erano soddisfatte della loro parte dell'accordo di Minsk, la situazione sulla linea di contatto si era stabilizzata, e l'intensità dei bombardamenti era significativamente diminuita.

soldati ucraini – carne da macello

Tuttavia, a metà del mese di novembre, sono accadute cose strane. In primo luogo, la missione dell'OSCE ha ritirato la sua rappresentante, che era un membro del gruppo di contatto e aveva firmato il piano di misure per la risoluzione del conflitto. Poi un rappresentante dell'amministrazione presidenziale è arrivato per un'ispezione tra i rappresentanti ucraini del gruppo di contatto.

Dumanskij dice che il rappresentante di Poroshenko è stato molto sorpreso di scoprire che il piano di misure per la risoluzione del conflitto era stato firmato. Dopo la dichiarazione di Dumanskij che i "separatisti" erano disposti a negoziare, se n'e andato. Pochi giorni dopo l'ispezione, Dumanskij ha ricevuto l'ordine di ritirare la sua firma dal piano e di tornare a Kiev.

"Nel mese di gennaio è iniziato di nuovo un grande conflitto nel Donbass. Nel mese di febbraio c'è stata la sacca di Debaltsevo", dice il generale.

La sacca di Debaltsevo

La battaglia a Debaltsevo è uno degli eventi più tragici della guerra civile in Ucraina. Secondo la milizia, da otto a diecimila soldati ucraini sono stati circondati. Questa è l'unica informazione disponibile perché Kiev ha messo sotto segreto tutti i dati relativi ai numeri di soldati e di attrezzature militari intrappolati nella sacca.

Fino alla fine, Kiev non ha voluto ammettere che le sue truppe erano circondate e sull'orlo di una sconfitta schiacciante. L'11 febbraio 2015, quando le Repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno riferito che avevano bloccato l'ultima strada che collegava le truppe circondate alle retrovie, il ministro della Difesa dell'Ucraina, Stepan Poltorak, ha informato i giornalisti ucraini che non c'era nessuna sacca di Debaltsevo, che le unità nella città ricevevano armi e munizioni e che il comandante aveva una connessione stabile e un'interazione con loro.

il ministro della Difesa dell'Ucraina Stepan Poltorak

Il 15 febbraio il capo della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko, ha fatto un appello ufficiale alle truppe circondate proponendo loro "corridoi verdi" di uscita dalla sacca, a condizione che lasciassero indietro le loro armi e attrezzature. Secondo i soldati ucraini catturati, la proposta non li ha raggiunti. Non sapevano neanche di essere circondati. Molti ufficiali sono stati i primi a fuggire, e il comandante ha continuato a promettere loro rinforzi che non sono mai arrivati. In preda al panico hanno cercato di uscire dalla sacca utilizzando strade secondarie e tutti i veicoli disponibili. La milizia ha considerato questa una violazione delle sue condizioni, e ha aperto il fuoco.

Poi, il 18 febbraio, il presidente Poroshenko ha improvvisamente annunciato il completamento del 'previsto ritiro ordinato delle truppe ucraine da Debaltsevo'. Secondo lui, circa 2.500 soldati, o l'80% del personale, avevano lasciato la città con le loro armi e quasi 200 unità di attrezzature, con perdite limitate a sei uomini uccisi e più di 100 feriti. Successivamente il Ministero della Difesa ucraino ha annunciato ufficialmente il numero delle vittime durante tutta la battaglia Debaltsevo: 136 morti e 331 feriti.

Nell'agosto 2015, in un'intervista al settimanale Novoe Vremja (il nuovo tempo), il capo di stato maggiore, Viktor Muzhenko, ha detto, 'Io personalmente ritengo che sia stato una delle più riuscite operazioni militari ucraine.

Quando il 19 febbraio l'esercito della Repubblica di Donetsk ha reso pubblico che nella battaglia di Debaltsevo la parte ucraina aveva perso più di 3.000 uomini, Kiev ha chiamato questo propaganda.

"... Una delle operazioni ucraine di maggior successo" – Viktor Muzhenko, capo di stato maggiore dell'esercito ucraino

Quando i sopravvissuti ucraini hanno scritto nei social forum che 'solo in un ospedale ad Artjomovsk vi erano più di 170 feriti e i morti erano stati lasciati in strada perché gli obitori non ne potevano accogliere di più', e i volontari citavano messaggi ricevuti dalla sacca che affermavano, 'siamo a corto di cibo, siamo a corto di acqua, la gente è in lotta per un posto in un seminterrato', questo è stato definito dal presidente Poroshenko 'invenzioni effettuate al di fuori dell'Ucraina'.

niente da vedere...

Eppure, un anno dopo, il 19 febbraio 2016, Jurij Birjukov, un ex consigliere del leader ucraino, ha scritto sulla sua pagina Facebook che quando la battaglia è iniziata, aveva ricevuto un ordine diretto del Presidente 'di portare confusione e mentire, mentire e mentire'.

'È passato un anno, quindi posso parlare a questo proposito. Sono stato chiamato a Bankovaja (dove ha sede l'amministrazione presidenziale) circa alle 4 del pomeriggio. Il presidente ha espresso una richiesta un po' insolita...

Dovevamo confondere il nemico per due giorni. Di notte dovevamo avviare su Facebook un'onda di messaggi "tutto va bene, resistiamo" e andare avanti per almeno due giorni. A ogni costo per la reputazione. Dovevamo solo e semplicemente mentire, mentire e mentire'.

Birjukov ha aggiunto che il Ministero della Difesa ha coordinato tutte le fasi delle ondate di informazione e ha raccolto fotografie adeguate. L'ufficiale doveva anche convincere i suoi amici bloggers a sostenere l'azione.

L'ex consigliere del presidente ucraino non dice una sola parola sulla responsabilità della morte di migliaia di ucraini. Si lamenta solo che l'azione non è riuscita perché la verità su quello che stava succedendo nella sacca è trapelata su Facebook.

 
L'ortodossia ucraina e il revisionismo dell'olocausto

La foto sopra è tratta da una notizia sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti, datata 15 ottobre 2017. Mostra il loro arcivescovo Daniel (Zelinskij) presso la sede della giurisdizione a South Bound Brook, nel New Jersey, di fronte a un monumento all'esercito insurrezionale ucraino (UPA). L'UPA era un'organizzazione paramilitare nazionalista ucraina, intrisa di un'ideologia antisemita e xenofoba, che aiutò volentieri i nazisti nello sterminio degli ebrei ucraini e intraprese una campagna di genocidio contro i polacchi in Volinia e nella Galizia orientale. Il fatto che vescovi ortodossi celebrino tale organizzazione dovrebbe essere deplorato ovunque dai cristiani ortodossi.

Com'è possibile questa celebrazione dell'odio genocida? Potrebbe essere che l'arcivescovo Daniel e coloro che lo circondano non si considerino affatto sostgenitori dell'odio genocida, o che addirittura a condividano la vera ideologia dell'UPA. Grazie a un'intensa campagna di distorsione storica durata decenni, da parte dei nazionalisti ucraini, la UPA sanguinaria è stata riciclata in una coraggiosa banda di combattenti per la libertà, ugualmente contraria alla tirannia nazista e sovietica. Antisemita? Ma no! Questa è propaganda sovietica/russa. C'è persino un tentativo di fabbricare militanti ebrei dell'UPA e dimostrare così che l'organizzazione non nutriva forti sentimenti antisemiti. In breve, è attraverso il revisionismo dell'olocausto che i nazionalisti ucraini sono in grado di camuffare il loro antisemitismo storico - e forse in alcuni casi credono persino alla loro stessa propaganda.

Nella stessa Ucraina l'UPA e il suo leader Stepan Bandera sono stati iscritti nei libri di testo e nei monumenti pubblici come eroi e, di fatto, come le principali fiaccole del nazionalismo ucraino della metà del XX secolo. Non sarebbe esagerato affermare che il nazionalismo ucraino oggi è inseparabile dall'adulazione dell'UPA. Per questo motivo, il governo ucraino ha approvato una legge che criminalizza le critiche dell'UPA e dell'oganizzazione a esso associata, l'OUN (Organizzazione dei nazionalisti ucraini). Il revisionismo dell'Olocausto è promosso ferocemente e ufficialmente dall'Istituto ucraino della memoria nazionale, promosso dal governo ucraino.

Grazie alla geopolitica prevalente, gli Stati Uniti sono disposti a trascurare la crescente forza degli elementi neonazisti nella politica ucraina e persino a fornire armi al famigerato battaglione neo-nazista Azov. A livello ecclesiastico, l'attuale intervento del Patriarcato ecumenico in Ucraina dà legittimità e forza al Patriarcato di Kiev e alla Chiesa ortodossa autocefala ucraina, corpi scismatici i cui leader sono sostenitori impenitenti dell'eredità dell'OUN-UPA. L'arcivescovo Daniel (Zelinskij) è in buona compagnia con loro e il banderismo e il revisionismo dell'olocausto sono diffusi nella Chiesa ortodossa ucraina degli USA (che appartiene al Patriarcato ecumenico). In una newsletter che descrive un evento con l'arcivescovo Daniel presente, si trova Stepan Bandera incluso in una lista di celebri eroi ucraini.

Nonostante le abbondanti prove dell'antisemitismo e del fascismo in Ucraina, i nazionalisti ucraini e i loro simpatizzanti occidentali continuano a respingerne l'esistenza come se fosse un'elaborata bufala russa. Per quanto diverse e credibili siano le loro fonti, attaccheranno ogni critico come consumatore di propaganda russa. Come ha detto Jean-Paul Sartre, "Non crediate mai che gli antisemiti siano completamente inconsapevoli dell'assurdità delle loro risposte. Sanno che le loro osservazioni sono frivole, aperte alla sfida. Ma si divertono, perché è il loro avversario che è obbligato a usare le parole in modo responsabile, poiché crede nelle parole. Gli antisemiti hanno il diritto di giocare. A loro piace perfino giocare con i discorsi perché, dando ragioni ridicole, screditano la serietà dei loro interlocutori. Si dilettano a comportarsi in malafede, dal momento che cercano di non persuadere con argomentazioni sane ma di intimidire e sconcertare. Se li si pressa troppo, improvvisamente si zittiscono, indicando con una frase che il tempo per la discussione è finito".

 
Metropolita Luka: anche coloro che ora seminano morte arriveranno al giudizio di Dio

il metropolita Luka (Kovalenko). Foto: servizio stampa della diocesi di Zaporozh'e

Il metropolita Luka, capo della diocesi di Zaporozh'e, ha osservato che, nonostante gli orrori della guerra, le persone non hanno fretta di andare in chiesa.

Il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha esortato i credenti, che soffrono perdite e dolori nei giorni della guerra, a non lasciare posto a paura, codardia, mancanza di fede, odio e malizia nei loro cuori. Vladyka ha scritto di questo nel suo canale Telegram.

"Coloro che seminano morte saranno giudicati da Dio. Anch'essi alla fine arriveranno al suo giudizio. Dobbiamo imparare a fidarci di Dio in ogni cosa", ha osservato vladyka.

Inoltre, secondo il metropolita, non c'è bisogno di dire a Dio cosa "dovrebbe" fare, chi "punire" e chi "perdonare".

"Noi non siamo suoi consiglieri. Dio stesso capirà tutto. Faremmo meglio a obbedire a Dio e a vivere secondo i suoi comandamenti. Quando Dio ha parlato alle persone nel linguaggio dell'amore e ha concesso loro i suoi generosi doni, i cuori umani sono rimasti sordi. Ora sta gridando nelle loro orecchie con dolore e shock nella speranza che le anime umane si risveglino dal letargo peccaminoso e vivano almeno il resto della loro vita in preghiera e penitenza", afferma il metropolita di Zaporozh'e e Melitopol'.

Tuttavia, vladyka Luka richiama l'attenzione sul fatto che, sfortunatamente, la maggior parte delle persone, nonostante tutti gli orrori della guerra, non si precipita nelle chiese, non cambia la propria vita e non pensa nemmeno al pentimento, ma al contrario diventa vittima di propaganda di malizia e di odio.

"In ogni momento anche i popoli pagani, che erano lontani dal credere nel vero Dio, hanno percepito affanni e dolori come un richiamo al pentimento. Dio ci ama più di nostro padre e nostra madre. Egli desidera che tutti noi entriamo nella luce inestinguibile della sua vita eterna. Ora, in questo momento difficile, Dio ci è vicino come mai prima d'ora. Solo i cuori delle persone, purtroppo, sono ancora lontani da lui", ha aggiunto sua Eminenza.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha osservato che se gli ucraini vogliono che il Signore preservi il paese, allora devono vivere secondo i suoi santi comandamenti.

 
Come trasferire un monastero da una giurisdizione all'altra senza creare alcun conflitto

Il sito della diocesi del Midwest della Chiesa Ortodossa in America pubblica una notizia che dovrebbe far riflettere tutti gli ortodossi in Italia.

Il monastero di san Giovanni il Teologo a Hiram, nell'Ohio, è rimasto senza monaci. I suoi due abitanti, l'archimandrita Alexander (Cutler) e il monaco Daniel, hanno accettato l'offerta di trasferirsi in Ucraina presso un convento di 150 monache, dove padre Alexander potrà passare gli anni della vecchiaia come cappellano e padre Daniel come suo attendente. Poiché la diocesi del Midwest dell'O.C.A. non ha altri monaci da inviare in Ohio, ci si è rivolti alla più vicina comunità monastica, l'eremo della Santa Croce in West Virginia, che ha oltre 25 monaci ed è tanto in crescita da non riuscire a sistemare i nuovi arrivati. L'eremo della Santa Croce non è solo in un'altra diocesi, ma in una differente giurisdizione ortodossa, la Chiesa russa all'estero (ROCOR). Tuttavia, le rispettive autorità ecclesiali, una volta messe al corrente della necessità, non hanno avuto alcuna obiezione al trasferimento canonico del monastero, inclusi tutti i suoi beni (automobili, conti bancari, oggetti nel negozio della chiesa...), alla sola condizione che i nuovi arrivati abitino nel monastero e ricavino il necessario per mantenerlo.

Tutti i dettagli del trasferimento sono contenuti nel rapporto allegato al sito diocesano. Sottolineiamo una frase di questo rapporto, che speriamo che non sia dimenticata da chiunque ha a che fare con la vita monastica ortodossa in Italia: "Un monastero ortodosso deve essere sotto un vescovo ortodosso canonico, ma, in verità, si può dire che i monasteri ortodossi sono "sovra-giurisdizionali", poiché sono composti da una serie di persone di diversa provenienza e servono una varietà di fedeli da ogni parte del mondo ortodosso".

 
Interviste di Tudor Petcu a due ortodossi spagnoli

Testimonianza di padre Víctor García (Siviglia)

Primi anni

La mia ricerca spirituale ha avuto inizio quando ero piccolo. Come la grande maggioranza degli spagnoli, sono stato battezzato nella chiesa cattolica romana nella città in cui sono nato, una piccola città dell'entroterra chiamata Jaén (Spagna). Durante la mia infanzia, sono stato educato in una famiglia in cui l'amore prevaleva all'interno della famiglia e dove, in misura maggiore o minore, Dio era presente sia in mio padre che in mia madre. L'educazione che ho ricevuto da bambino si è svolta in una scuola religiosa cattolica romana, all'interno della corrente salesiana nella città di Siviglia, città in cui ho praticamente vissuto tutta la mia vita.

Forse influenzato dalla scuola, o dalla mia stessa famiglia, durante la mia prima educazione e per alcuni anni, ogni domenica partecipavo più o meno regolarmente alla chiesa come chierichetto in quella che era chiamata in quel periodo "Messa dei bambini". In questo momento, a quanto ricordo, posso considerare che durante una Messa Dio mi ha parlato e l'ho ascoltato per la prima volta. Ricordo che non avevo più di 11 anni quando al termine di una delle messe ho detto a mia madre: "Mamma, voglio diventare prete da grande". Logicamente mia madre a quel tempo lo prese quasi per scherzo, ma già nel mio cuore era stato piantato il seme, quello che non sapevo allora è che Dio mi avrebbe chiamato, molti anni dopo, ma nella santa Chiesa ortodossa.

Durante la maggior parte degli anni dell'adolescenza, tuttavia, la mia percezione spirituale e la mia concezione religiosa sono state purtroppo ridotte al minimo. Vivendo in una città in cui la "religiosità popolare" diventa molto evidente durante la Settimana Santa, sono sempre stato legato al nostro Signore, anche se solo in quel contesto. Tuttavia, il mio amore per quella "religiosità" stava diminuendo mentre il mio cuore si espandeva cercando la trascendenza di tutto ciò che è visibile all'invisibile. Questo mi ha fatto ripensare il cristianesimo cattolico romano (che a quel tempo era l'unico che conoscevo) e metterlo in discussione anche se in vari periodi dell'anno ero ancora legato spiritualmente a Cristo, ma non alla chiesa che mi aveva insegnato fin dall'infanzia e che dal mio punto di vista, limitava l'uomo.

Ricerca spirituale

Forse il punto di svolta è stato quando ho iniziato a compiere una ricerca "alternativa" spirituale che sembrava davvero che fosse il mio percorso e ho iniziato uno studio sistematico di varie confessioni religiose, sia cristiane che non cristiane. A quel tempo, Dio mi stava preparando un percorso di scoperta che avrebbe portato all'Ortodossia e grazie a Dio al mio indegno sacerdozio.

Per due, forse tre anni, ho testando e conosciuto diverse correnti, tra cui il cristianesimo evangelico (protestante) che, sebbene trovassi molto sorprendente e attuale per i giovani, non mi offriva così come il cattolicesimo romano la trascendenza che cercavo. Dal mio punto di vista, erano sistemi più dedicati ad attrarre le masse che a seguire i veri insegnamenti del nostro Signore. Eppure Dio non mi aveva "introdotto" all'Ortodossia.

Nello stesso periodo, l'anno successivo, ho incontrato le diverse correnti buddiste che per un certo periodo mi hanno allontanato dal cristianesimo alla ricerca della meditazione e di conoscenze molto interessanti, ma che quando è arrivato il momento mi hanno lasciato un vuoto nel cuore; da allora mi sono posto la seguente domanda a cui nessuna corrente buddista mi ha risposto: "E adesso, cosa?"

Tuttavia, è stato proprio uno degli strumenti di questa tradizione filosofica che mi ha fatto conoscere il mondo ortodosso. La meditazione, che, devo riconoscere, mi sembra un ottimo strumento di conoscenza di sé, mi ha fatto tornare a cercare questo tipo di "processi" all'interno delle diverse correnti cristiane e quindi tornare alle mie origini, in modo da poter implementare questo strumento nel mio cristianesimo tradizionale. In questo modo e attraverso un processo di ricerca in cui Dio aveva senza dubbio (e ha) molto da dirmi, sono arrivato alla preghiera per antonomasia dell'Ortodossia, la preghiera del cuore "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me, peccatore". Questo era il punto, grazie a Dio, di non ritorno. È così che ho appreso dell'Ortodossia ed è così che ho finalmente conosciuto la via che Dio aveva preparato per me.

L'Ortodossia

Da qui, ha avuto inizio un processo di trasformazione che mi ha fatto leggere pubblicazioni relative all'Ortodossia e alla sua teologia, assorbire il mio amore per la Chiesa, i suoi riti e uffici, ma soprattutto per realizzare me stesso con una spiritualità e un'esperienza religiosa che non avevo visto e che avevo creduto cancellata dalla tradizione cattolica romana nel perseguimento della legislazione, dei cambiamenti e di una storia quanto meno grigiastra del cristianesimo nel mondo occidentale.

Nella mia ricerca, ho iniziato a chiedermi se non ci fosse una chiesa ortodossa nel mio territorio e, con mia grande sorpresa, ce n'era una. A quel tempo non sapevo dei patriarcati, diocesi canoniche e non canoniche, riconosciute o non riconosciute dal mondo ortodosso. Tale era il mio desiderio di conoscere e vivere la fede ortodossa che ho trascurato tutto ciò. Nella mia città, ho scoperto che esisteva una chiesa ortodossa, e anche con la liturgia in spagnolo, quante cose Dio ci mette davanti senza che noi lo sappiamo! Durante questo periodo ho parlato con quella che era la mia ragazza (per grazia di Dio, oggi la mia amata moglie) della mia "riscoperta cristiana" e della mia intenzione di conoscere più profondamente questa chiesa. Dio, a quel tempo, mi aveva riservato un altro dono: colei che ora è mia moglie mi ha sostenuto fin dall'inizio e mi ha aperto le braccia per decidere ciò che mi dettavano il mio cuore e la mia anima. È così che sono arrivato alla Chiesa ortodossa e ho incontrato quello che sarebbe stato il mio padre spirituale, padre Pablo, che poco dopo avermi incontrato, mi ha detto una delle frasi che mi hanno trasformato e che senza dubbio ha reso l'Ortodossia la mia strada finale: "Gli uomini possono deluderti, ciò che non ti deluderà mai sarà l'Ortodossia". Da qui, il mio processo di trasformazione e di studio è diventato continuo grazie ai padri Pablo e Miguel, che, attraverso la loro scuola catechetica e teologica, mi hanno preparato per uno dei giorni più meravigliosi della mia vita, il giorno in cui ho ricevuto il sacramento della cresima in presenza di colei che oggi è mia moglie, dei miei amici e della mia famiglia.

Dio mi ha fatto un altro dono sotto forma di incommensurabile amore per la mia famiglia, che, una volta che ho risposto alle domande e ai dubbi successivi su un cambio di confessione religiosa, mi ha sostenuto con un amore incondizionato e pian piano ha approfondito l'Ortodossia, comprendendola e amandola anche dalla propria percezione cattolica romana.

Ciò che segue da qui è uno studio teologico e liturgico in corso, nonché un processo della chiesetta di san Serafino di Sarov a Siviglia e delle comunità che da essa dipendevano alla ricerca della canonicità, che sebbene implicita nell'ordinazione sacerdotale dei padri Pablo e Miguel, non la situava esplicitamente nella Chiesa locale. Ciò è avvenuto con l'incorporazione della nostra chiesa nella ROCOR (Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia) nel 2012 con la quale la chiesa è entrata pienamente nella canonicità e successivamente per motivi pastorali, nel 2016, con l'incorporazione nel Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

I miei studi teologici liturgici e l'approfondimento della fede ortodossa grazie alla scuola di padre Miguel di Cadice negli ultimi dieci anni, insieme al mio matrimonio con mia moglie nella nostra meravigliosa chiesa, mi hanno portato sempre avanti con amore e umiltà in un percorso che ha avuto inizio con il sacramento della cresima e che grazie al Nostro Signore e all'amore pastorale che sua Eminenza il metropolita Policarpo di Spagna e Portogallo del Patriarcato ecumenico ha per la mia comunità, ha portato alla mia ordinazione sacerdotale per la comunità di Siviglia e quindi, a mettermi in grado di portare l'Ortodossia e l'amore di Cristo sia agli ortodossi che agli spagnoli che sono chiamati dal Signore a sapere qual è senza dubbio la retta via e la giusta fede di salvezza.

Cosa significa per lei essere un prete ortodosso spagnolo?

Nella mia totale indegnità, essere sacerdote in Spagna è una sfida, un orgoglio, una benedizione di Dio e una lotta spirituale e umana nel contesto in cui si trova la società spagnola.

È una sfida perché essere un prete ortodosso in un paese eminentemente cattolico romano e allo stesso tempo un paese in cui la religione e l'amore per Dio stanno decadendo nella secolarizzazione a passi da gigante, significa che nella società di tutti i giorni si deve dimostrare che un altro modo è possibile, che questo percorso esiste fin dai primi secoli del cristianesimo e che ha raggiunto i nostri giorni senza essere distorto. È una sfida perché mantenere un gruppo di fedeli di cui il 95% proviene da fuori del paese, e quindi è una comunità molto fluttuante, ti spinge a mantenere una visione ottimistica che prima o poi l'Ortodossia "tornerà" agli spagnoli

È un orgoglio perché mai nella mia vita, avevo immaginato che Dio nella sua infinita misericordia, mi avrebbe riservato questo onore così poco meritato, un orgoglio perché porto la mia fede ovunque io vada ed è un orgoglio difendere la retta fede con umiltà. Per me è una benedizione che gli spagnoli si avvicinino per la prima volta alla Chiesa ortodossa, un orgoglio essere ortodossi in un paese di tradizione cattolica romana e poter proporre alternative nella teologia dei santi Padri, e un orgoglio poter vivere la Divina Liturgia, pietra fondamentale della nostra fede e pilastro della mia vita nella vita di tutti i giorni. È un orgoglio incontrare persone ortodosse di altri paesi che vivono la loro fede in un modo così spirituale, così trascendente e con tanto amore per Cristo e la sua Chiesa.

Infine, è anche una lotta dentro e fuori. Dentro perché il diavolo, più siamo vicini alla verità, più ci attacca incessantemente usando tutti gli strumenti di suo possesso, ma è anche una costante vittoria sul maligno perché Dio è con noi facendolo cadere quando noi, nella nostra debolezza, non possiamo. È una lotta perché devi affrontare i radicalismi sia esterni, che di altre confessioni religiose, sia interni, dell'Ortodossia stessa, dove i nazionalismi radicali, l'ignoranza della storia ortodossa e la propria paura di alcuni settori ortodossi ti fanno stare attento agli attacchi "velati". La cecità e la divisione che viviamo nella diaspora è un abisso che come ortodossi uniti in Cristo e nel corso della storia dobbiamo lavorare per eliminare. È necessario lavorare dalle chiese locali indipendentemente dal patriarcato, dalla conoscenza e dall'amore del vicino per vedere l'Ortodossia in tutta la sua pienezza.

Come sacerdote, la mia missione e quella della mia comunità è l'integrità e l'unicità ortodossa all'interno di un mondo in mutamento e vacillante, portando fede agli spagnoli e instaurando l'Ortodossia tra tutti i fedeli a prescindere da dove provengono. L'Ortodossia è cattolicità, al di là dei litigi nazionali, della politica e delle questioni mondane. Come sacerdote, la mia missione è insegnare a trascendere il mondo quotidiano per trovare Dio in ogni angolo del nostro cuore.

Pensa che un'evoluzione dell'Ortodossia spagnola potrebbe essere possibile in futuro?

L'evoluzione dell'ortodossia in Spagna deve avvenire essenzialmente attraverso due percorsi. Un primo percorso deve nascere e potenziarsi a partire dai diversi patriarcati e Chiese presenti in Spagna. Dobbiamo aprirci ai cittadini, agli spagnoli, alla strada, attraverso il Vangelo stesso, avvicinando la Parola di Dio e l'Ortodossia a coloro che vogliono ascoltare. Dobbiamo farci vedere come un'unità totale, abbandonando le usanze nazionalistiche o circondando l'ingresso della Chiesa solo a pochi "affini" nazionali.

Dobbiamo aprire l'Ortodossia non solo agli stessi ortodossi, ma a tutti e vedere i vantaggi, l'amore e la teologia della salvezza della chiesa. Per questo credo sia essenziale che la stessa Conferenza Episcopale Ortodossa lavori su questioni che risolvono quel "disordine" che agli occhi degli spagnoli c'è nell'Ortodossia, dando priorità alla fede e non al territorio episcopale. È logico che ci siano chiese di diversi patriarcati nazionali, ciò che non è logico è che vi aderiscano solo ed esclusivamente i fedeli di quelle nazionalità, poiché cadiamo nell'eresia. Non possiamo giocare a questo gioco in Spagna, fino a quando queste generazioni straniere torneranno nei loro paesi, e la Chiesa ortodossa sarà condannata a scomparire.

L'altra strada è la strada dei fedeli stessi. Devono essere evangelizzatori ortodossi in un mondo cieco, in una terra dove tutto ciò che non è cattolico romano è raro o sospetto. I nostri fedeli devono essere voci che gridano e insegnano l'Ortodossia in Spagna attraverso le loro vite, le loro famiglie e il loro amore. Per questo dobbiamo cercare una totale integrazione, non creando ghetti etnici o ghetti culturali che chiudano quelle porte, tutti gli ortodossi devono integrarsi nella società con gli stessi spagnoli per seminare l'Ortodossia e non escludere, nella stragrande maggioranza dei casi attraverso il subconscio la popolazione locale. Sono apostoli in un mondo che devono capire.

Cosa può dire dei più importanti santi spagnoli celebrati nella Chiesa ortodossa?

La Spagna è un paese di martiri e santi, che si vedono fin dalle origini del cristianesimo e quindi sono raccolti in misura maggiore o minore all'interno dei santorali e dei martirologi ortodossi. Molti di loro sono poco conosciuti o addirittura ignorati, anche se alcuni di loro erano di grande importanza per i Padri della Chiesa e per la comunità cristiana preconciliare e anche più tardi.

È degno di nota che il mondo ortodosso riconosca con maggior zelo i santi che la penisola iberica ha donato all'Ortodossia: tra loro vi sono grandi padri come sant'Osio di Cordova, sant'Isidoro e san Leandro di Siviglia, san Leonardo, san Marcello, san Lorenzo e grandi sante come Giusta e Rufina di Siviglia, la santa martire Aurea di Cordova, san Braulio di Saragozza o santa Eulalia di Barcellona, per citarne alcuni.

Il mondo ortodosso deve indagare e lavorare sull'importanza della Fede e sull'importanza per il mondo ortodosso di questi santi, che hanno difeso e sostenuto la Fede nei primi concili e successivamente hanno affrontato le invasioni musulmane della penisola.

La ragione della loro ignoranza sta nella loro appartenenza al mondo dell'Europa occidentale che, in una certa misura, è stato abbandonato dal mondo ortodosso che ha visto con sospetto lo scisma in questi territori, tuttavia è giusto che gli occhi si rivolgano a questi santi e martiri per riportarli al loro posto all'interno dell'Ortodossia. Per questo, i convertiti spagnoli ortodossi devono difendere con precisione la loro conoscenza e lo studio dei loro scritti e delle loro vite approfittando delle loro feste in modo da far vedere ai nostri fratelli nell'Ortodossia che risiedono in Spagna, che non si trovano in un paese indifferente o sconosciuto alla loro fede, ma al contrario, far loro comprendere, conoscere e migliorare il ritorno alla vera fede che una volta era ampiamente presente nei nostri confini.

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Intervista di Tudor Petcu a Francisco José Pino Rodriguez

Francisco José Pino Rodríguez è nato nel sud della Spagna nel 1976, ma sin dalla sua adolescenza ha vissuto a Madrid. Sposato e padre di due figli, ha un dottorato in filologia inglese e un master in traduzione. Lavora come traduttore.

Battezzato da bambino nella Chiesa latina (cattolica), è entrato nella Chiesa ortodossa nel 2012.

Francisco José collabora con la sacra metropolia di Spagna e Portogallo (Patriarcato ecumenico di Costantinopoli), di cui gestisce il blog di notizie e la pagina Facebook. Attualmente è uno studente a distanza presso l'Istituto di studi cristiani ortodossi (IOCS) a Cambridge.

La prego di comunicarci quando è stata fondata la Casa de Espiritualidad San Isidoro de Sevilla e qual è il suo scopo.

La Casa de Espiritualidad è una piccola casa situata a El Castillo de las Guardas, a circa 60 km. a nord di Siviglia (Andalusia), nel mezzo di uno splendido paesaggio naturale, che è stata acquistata nel 2012 dall'archimandrita Pablo, il nostro parroco a Siviglia. Lo scopo originale era quello di trasformarla in un piccolo eremo in cui uno o due eremiti potessero vivere una vita di preghiera e di servizio all'intera comunità. Tuttavia, poiché non abbiamo ancora un candidato idoneo, le nostre parrocchie della Spagna meridionale la utilizzano come centro per ritiri, incontri informali, ecc. La casa è accogliente e molto umile, con due stanze, un patio, una piccola biblioteca e una cappella (consacrata dal nostro metropolita lo scorso giugno).

Qual è, o potrebbe essere, il contributo principale della Casa de Espiritualidad San Isidoro de Sevilla alla rinascita dell'Ortodossia in Spagna? Sarei molto felice se potesse dire alcune parole sugli ulteriori progetti della Casa de Espiritualidad.

Nel febbraio 2016 sono stato nominato responsabile della Casa e da allora sto cercando di trasformarla in un punto focale per lo studio e la diffusione della fede cristiana ortodossa e dell'eredità spirituale ispanica. Come ho detto prima, la maggior parte delle parrocchie ortodosse in Spagna usa raramente la nostra lingua, quindi uno degli obiettivi della Casa è quello di contribuire a invertire questa tendenza celebrando i servizi (in particolare le Ore canoniche) in spagnolo e fornendo ai nostri membri chierici e laici adeguato materiale liturgico per farlo. Avremo anche conferenze sulla vita dei santi ispanici, ecc. Il progetto più immediato che abbiamo è la celebrazione, il prossimo autunno, di un seminario di canto bizantino di base dedicato agli otto Tropari della Risurrezione in spagnolo.

Perché Isidoro di Siviglia dovrebbe essere considerato un santo della Chiesa ortodossa e quale sarebbe la sua importanza per il più ampio mondo ortodosso?

Di fatto Isidoro, arcivescovo di Siviglia dal 599 al 636, è già commemorato come santo nei calendari ortodossi (la sua festa si celebra il 4 aprile). Può essere considerato uno dei più grandi luminari dell'antica chiesa ispanica. Combatté contro l'eresia ariana, che era professata dalla classe visigota al potere in Spagna, difese la fede ortodossa contro gli ebrei e raccolse tutta la conoscenza scientifica del suo tempo in un libro chiamato "Etimologia". Sicuramente, i cristiani ortodossi di origine ispanica hanno un potente intercessore in cielo!

 
Metropolita Daniil di Vidin: L'assemblea in Ucraina non è canonica

il metropolita Daniil di Vidin

"Le risponderò con le parole di uno dei vescovi della Chiesa canonica, con le quali ha risposto all'invito del patriarca Bartolomeo a partecipare a questa assemblea: sono fermamente convinto e confesso di rimanere fedele all'unica Chiesa ortodossa, e la mia presenza a questo concilio contraddice il primo Salmo di Davide, che recita: "Beato l'uomo che non è andato nel consiglio degli empi, e sulla via dei peccatori non ha sostato, e sulla cattedra degli appestati non si è seduto. Ma nella legge del Signore è la sua volontà, e nella sua legge mediterà giorno e notte". Quale potrebbe essere l'esito di un concilio convocato in violazione dell'ordine canonico e che coinvolge persone al di fuori della Chiesa? A mio parere, questo Consiglio non sanerà la divisione tra i fedeli in Ucraina, ma la approfondirà. In questa situazione del tutto triste c'è una cosa confortante: il desiderio degli ortodossi in questo paese di preservare l'unità della Santa Chiesa ortodossa, e questo trova una risposta e un sostegno in tutto il mondo ortodosso".

Questo è ciò che dice il metropolita Daniil di Vidin in un'intervista a glasove.com in occasione dell'assemblea del 15 dicembre in Ucraina convocata dal patriarca di Costantinopoli. La data per la sua direzione è stata annunciata dal presidente Petro Poroshenko, che ha informato che all'assemblea sarebbe stata costituita una chiesa ortodossa locale autocefala in Ucraina. Poroshenko ha detto che il concilio avrebbe approvato i suoi statuti e avrebbe scelto un primate per ottenere dal Patriarca ecumenico il tomos (testimonianza) dell'autocefalia.

Perché la posizione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara sulla crisi dello scisma in Ucraina si fa attendere?

Il Santo Sinodo è un corpo collettivo e conciliare di governo e le decisioni sono prese a maggioranza, in conformità con gli Statuti della Chiesa ortodossa bulgara. Considerando questa domanda, il Santo Sinodo ha nominato una commissione per esaminare nel modo più approfondito tutti i documenti relativi alla crisi della Chiesa in Ucraina e per farsi un'opinione solo a tal punto. Durante le discussioni durante le sessioni sinodali, c'erano dei metropoliti, incluso il sottoscritto, che desideravano esprimere una posizione, ma come ho già detto, il Santo Sinodo è un corpo collettivo. Allo stesso tempo, ognuno ha una responsabilità personale per la propria posizione, sia davanti a Dio che davanti al popolo di Dio. Perché pensiamo di dover esprimere una posizione? Perché la Chiesa è una e conciliare, come noi confessiamo nel Simbolo della Fede. In questo senso, la disputa in Ucraina non è solo una disputa tra due Chiese ortodosse locali. Ha effetto sull'intera Chiesa ortodossa.

Qual è la sua opinione personale su questa questione e perché pensa che essa influenzi l'intera Chiesa ortodossa?

Riguarda l'intera Chiesa ortodossa perché da essa sono influenzate le relazioni inter-ortodosse. Viola il millenario diritto canonico della Chiesa, uno dei cui principi fondamentali è il principio dei confini di giurisdizione della Chiesa. Questi limiti sono chiaramente definiti e generalmente riconosciuti. Ogni Chiesa autocefala ha il diritto all'autogoverno all'interno dei suoi confini e non ha il diritto di estendere la propria giurisdizione in altre Chiese locali. Qui elencheremo solo il Canone 2 del secondo Concilio ecumenico e il Canone 8 del terzo Concilio ecumenico, che proibisce alle singole Chiese ortodosse locali di estendere la loro giurisdizione oltre i confini della loro area.

Secondo lei, il patriarca Bartolomeo ha oltrepassato i limiti della sua giurisdizione?

Noi riteniamo senz'altro di sì. Dal momento in cui sua Santità il patriarca Bartolomeo è salito alla guida del patriarcato di Costantinopoli (ovvero, dal 1991 fino ad oggi), ha sempre riconosciuto che la Chiesa ortodossa ucraina è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca in modo indiscutibile, con un certo numero di lettere e documenti approvati con la sua firma. Ora improvvisamente afferma che la metropolia di Kiev non è mai stata data sotto la piena giurisdizione del Patriarcato di Mosca.

Si sottolinea che nel famoso documento del 1686, con il quale la chiesa di Costantinopoli autorizza il patriarca di Mosca a ordinare il metropolita della metropolia di Kiev, era necessario che fosse commemorato il nome del patriarca di Costantinopoli. E questo è anche considerato come un segno di riconoscimento della giurisdizione del patriarca di Costantinopoli sulla metropolia di Kiev. Un'altra questione è la legittimità di queste affermazioni, ma sono dichiarate solo oggi – trecento anni dopo che l'atto in questione è stato emesso.

Allo stesso tempo, i canoni della Chiesa definiscono i periodi di prescrizione delle controversie sul diritto alla giurisdizione su determinati territori. Per esempio, il canone 133 del concilio di Cartagine stabilisce una prescrizione triennale. Se un vescovo ritiene che un altro vescovo sia sconfinato in una parte del suo territorio, ha tre anni per presentare un reclamo. Il canone 17 del quarto Concilio ecumenico e il Canone 25 del quinto-sesto Concilio ecumenico prevedono un periodo limite di 30 anni in cui le controversie sulla giurisdizione su determinate parrocchie possono essere risolte. E nel nostro caso sono passati alcuni secoli.

In termini di diritto canonico, queste controversie sono inammissibili. Ecco un esempio: nel 1917 il patriarca di Costantinopoli, Germano V, scrive quanto segue al vescovo della Chiesa georgiana dopo la sua auto-proclamazione di autocefalia: "Non riconosco e non posso riconoscere una Chiesa georgiana autonoma, poiché per più di cento anni, i georgiani ortodossi sono stati sotto il dominio della Chiesa russa. La vostra separazione e formazione di una Chiesa autocefala è possibile solo con il consenso della vostra Chiesa con quella russa (...) Noi non possiamo interferire nelle vostre questioni ecclesiali interne, ma vi consigliamo paternamente di ascoltare la voce del vostro pastore, e in questo modo di portare questo problema nell'alveo dei canoni salvifici della Chiesa".

L'affermazione del patriarca di Costantinopoli che i suoi diritti sono stati violati (poiché il metropolita di Kiev non commemora il suo nome durante i servizi divini) è insostenibile, ma viene usata come occasione formale per la cancellazione del documento del 1686. Ma questa situazione non è stata contestata per 300 anni.

Per tre secoli il popolo ortodosso in Ucraina ha vissuto in completa unità e ha fatto parte integrante della Chiesa ortodossa russa. Da allora, i metropoliti di Kiev sono stati membri del Santo Sinodo della Chiesa russa, hanno eletto patriarchi e hanno avuto il diritto di essere eletti patriarchi.

Durante tutti questi 300 anni, i credenti ucraini hanno riconosciuto il patriarca di Mosca come loro primate spirituale. Può qualcuno dopo circa 300 anni venire da fuori e dire: sono io tuo padre? Chi lo seguirà e chi gli crederà? Come ci si può proclamare padre spirituale di un popolo, quando la gente conosce, ricorda e onora i padri che li hanno generati e allevati nella fede? I canoni sacri sono categorici in questo senso.

Ma per le persone esterne, non è chiaro il motivo per cui l'Ucraina, dopo essere divenuta un paese indipendente, non ha una propria Chiesa indipendente?!

Vediamo innanzitutto cosa dicono gli ortodossi e i loro vescovi canonici in Ucraina, perché questo è essenziale. Il concilio dei vescovi, convocato dalla Chiesa ortodossa ucraina in riferimento a questi eventi il ​​13 novembre di quest'anno, e al quale hanno partecipato 83 vescovi, ha espresso una posizione esplicita contro l'invasione del patriarcato di Costantinopoli nei suoi confini canonici, affermando che "la Chiesa ortodossa ucraina è autogestita, dotata di tutti i diritti di indipendenza e autonomia che sono oggi necessari per il proficuo servizio a Dio e al popolo dell'Ucraina ".

La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha oltre 12.000 parrocchie, più dei due gruppi scismatici (il cosiddetto patriarcato di Kiev e la cosiddetta Chiesa ortodossa autocefala ucraina) combinati tra loro.

Pertanto, nelle sue lettere al patriarca bulgaro e ai primati delle altre Chiese locali, il metropolita Onufrij esprime correttamente la sua perplessità sul motivo per cui nessuno prende in considerazione l'appello di migliaia di membri della Chiesa ortodossa ucraina al patriarca Bartolomeo, che chiedono di non concedere l'autocefalia a questi gruppi scismatici.

Perché la voce di un gruppo di persone viene presa in considerazione in modo selettivo, prima ancora della voce della Chiesa canonica e del suo gregge? Di fatto, tutti i santi canonizzati del XX secolo in Ucraina esortano i loro figli spirituali a preservare come sacra l'unità della Chiesa ortodossa ucraina con quella russa.

Diamo un'occhiata a un altro aspetto del problema. Chi sono quelli che insistono sull'autocefalia? Le autorità statali prima di tutto. Come giustamente osserva il metropolita Onufrij, le autorità ascoltano solo le voci di quei gruppi che bruciano le chiese, professano il nazionalismo, invocano l'odio e gridano "morte a Mosca". Perché le loro voci e le loro richieste di autocefalia sono le uniche a essere ascoltate?

È ovvio che queste stesse autorità statali si stanno preparando a prendere in mano la situazione. Perché non si tiene conto dell'opinione dell'unica Chiesa canonica ortodossa ucraina riconosciuta? Cosa rende più fidata l'opinione dei gruppi i cui leader sono stati privati ​​della loro dignità spirituale e scomunicati dalla Chiesa?

Si potrebbe fare un'analogia con lo scisma nella Chiesa ortodossa bulgara 20 anni fa?

Sì, in larga misura. Così come lo scisma nella Chiesa ortodossa bulgara era stato ispirato e sostenuto dall'autorità statale, lo stesso sta accadendo ora in Ucraina. Nel nostro paese, lo scisma è stato superato, grazie al concilio pan-ortodosso del 1998, convocato per iniziativa della Chiesa ortodossa bulgara a Sofia.

A quel tempo, il patriarca ecumenico ha agito in modo molto diverso rispetto a oggi. Possiamo parlare di un doppio standard?

In realtà, nel concilio del 1998, il patriarca ecumenico pose la questione delle dimissioni del patriarca Maxim, ma allora i nostri predecessori (vescovi con esperienza e valore spirituale) gli si opposero e dissero: "L'abbiamo convocata qui per sanare lo scisma, non per approfondirlo". Quindi il parallelo tra lo scisma nel nostro paese e quello in Ucraina è del tutto rilevante.

Al momento, la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca si trova nella stessa posizione in cui si trovava allora la Chiesa ortodossa bulgara. Anche nel nostro paese gli scismatici hanno cercato di derubare l'identità della Chiesa, di dissacrare i santuari, di usurpare proprietà di cui non avevano diritto. E cosa ancor più grave, hanno distrutto la loro statura morale e hanno ucciso la fede della gente. Sappiamo bene come sono finiti e quali erano le loro azioni nella fede. Lo stesso sta accadendo in Ucraina.

Nel 1992, l'ex metropolita di Kiev, Filaret, fu privato della sua dignità per la sua caduta nello scisma e per comprovate trasgressioni morali in aspetti personali, e in seguito fu scomunicato dalla Chiesa. Quindi la sua rimozione fu stabilita legittimamente, per buone ragioni a causa di una serie di violazioni canoniche. E nella sua decisione dell'11 ottobre, in completa contraddizione con i sacri Canoni, il Patriarcato di Costantinopoli ha restaurato la statura di quell'uomo.

Infine, quale dovrebbe essere secondo lei la posizione della Chiesa ortodossa bulgara?

Tre metropoliti del Santo Sinodo hanno rilasciato una dichiarazione sulla situazione in Ucraina, in cui, procedendo dall'esperienza del concilio pan-ortodosso del 1998, che ha superato lo scisma nel nostro paese, abbiamo proposto in questo caso di procedere nello stesso modo e che la questione sia presentata a una discussione pan-ortodossa.

A un concilio pan-ortodosso da convocare?

Questo può accadere in diversi modi. In primo luogo, riprendendo il dialogo tra il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa russa, in vista della decisione della Chiesa ortodossa russa di porre fine alla comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli. La ripresa del dialogo tra le due Chiese, con la partecipazione di rappresentanti del resto delle Chiese locali, è un modo in cui la ferita in Ucraina può essere sanata. Alla fine, qualsiasi decisione riguardante le Chiese ortodosse locali non può essere accettata e resa permanente senza il loro consenso e supporto.

Un "concilio d'unificazione", convocato dal patriarca di Costantinopoli, si terrà il 15 dicembre a Kiev. Quale pensa che ne sarà il risultato?

Le risponderò con le parole di uno dei vescovi della Chiesa canonica, con le quali ha risposto all'invito del patriarca Bartolomeo a partecipare a questa assemblea: sono fermamente convinto e confesso di rimanere fedele all'unica Chiesa ortodossa, e la mia presenza a questo concilio contraddice il primo Salmo di Davide, che recita: "Beato l'uomo che non è andato nel consiglio degli empi, e sulla via dei peccatori non ha sostato, e sulla cattedra degli appestati non si è seduto. Ma nella legge del Signore è la sua volontà, e nella sua legge mediterà giorno e notte".

Quale potrebbe essere l'esito di un concilio convocato in violazione dell'ordine canonico e che coinvolge persone al di fuori della Chiesa? A mio parere, questo Consiglio non sanerà la divisione tra i fedeli in Ucraina, ma la approfondirà. In questa situazione del tutto triste c'è una cosa confortante: il desiderio degli ortodossi in questo paese di preservare l'unità della Santa Chiesa ortodossa, e questo trova una risposta e un sostegno in tutto il mondo ortodosso.

C'è una pressione politica sul Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara per prendere l'una o l'altra decisione – dal lato russo o americano? Oppure, dal lato del Patriarcato ecumenico, che esprime alcuni interessi?

Posso dire categoricamente che durante le discussioni nel Santo Sinodo, i metropoliti esprimono le proprie opinioni. Quindi i dibattiti e le decisioni sono prese sulla base delle concezioni e della coscienza di ciascuno dei vescovi.

Questa non è una risposta diretta. C'è qualche pressione politica, secondo lei? Dalla parte dei russi o degli americani (attraverso il governo bulgaro), che in realtà sono gli istigatori delle azioni del patriarca ecumenico?

Posso solo testimoniare per me stesso. Posso affermare categoricamente che nessuno mi ha messo sotto pressione. In vista del progresso della situazione, in questo momento, è necessario che tutti i cristiani ortodossi aumentino le proprie preghiere per la salvaguardia dell'unità della Santa Chiesa ortodossa in Ucraina e in tutto il mondo.

 
L'idea di Vladimir Putin come 'padrino' del Kurdistan non è così pazza come potete pensare...

Se il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan lo scorso novembre ha pensato che abbattendo un bombardiere Su-24 russo vicino al confine turco-siriano avrebbe potuto contenere le ambizioni mediorientali di Vladimir Putin, ora se ne sta certamente rammaricando. Un Vladimir Putin adirato ha promesso che la Turchia sarebbe arrivata a pentirsene. Ha avvertito che la Russia non avrebbe regolato i conti con la Turchia con mere sanzioni economiche, aggiungendo: "Sappiamo quello che dobbiamo fare."

Ciò che Putin voleva dire sta diventando chiaro. All'inizio di questo mese, in quello che può essere descritto solo come un segnale minaccioso ad Ankara, il Partito di unione democratica dei curdi di Siria (o PYD) ha aperto formalmente un ufficio di rappresentanza a Mosca, il primo del genere in un paese straniero. Nel frattempo, all'interno della Siria, il braccio armato del PYD ha utilizzato armi russe e supporto aereo russo per espandere in modo aggressivo il territorio che controlla lungo il confine siriano-turco. Ankara è allarmata, ed è giusto che lo sia. Nonostante abbia la propria sigla, il PYD è una filiale del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Partiya Karkerên Kurdistanê), o PKK, che sta attualmente intensificando la rivolta che conduce nel sud-est della Turchia. Lì, attivisti del PKK hanno dichiarato l'autogoverno curdo e combattenti del PKK si annidano nelle città, scavando trincee e ingaggiando le forze di sicurezza turche con ogni mezzo, dai cecchini alle granate a razzo ai dispositivi esplosivi improvvisati.

Erdoğan ha dichiarato la sua determinazione a schiacciare il PKK, ma nessuno dovrebbe trattenere il respiro: la Repubblica turca ha cercato di sconfiggere il PKK per oltre tre decenni. Eppure, il PKK non è forse mai stato così solido e ben posizionato, dal punto di vista militare e diplomatico, quanto lo è ora. Sfruttando il crollo del controllo centrale dello stato in Iraq e in Siria, il PKK ha stabilito il suo quartier generale nelle sicure montagne Qandil del nord dell'Iraq un decennio e mezzo fa. Più di recente, ha stabilito, tramite il PYD, un governatorato di fatto autonoma a Rojava nel nord della Siria. Ora è di nuovo in atto una crescente rivolta all'interno del sud-est della Turchia.

Forse la cosa più significativa è che il contributo del PKK alla lotta contro l'ISIS gli ha portato una legittimità internazionale senza precedenti. Mentre nel 1997 Washington dichiarava formalmente il PKK come organizzazione terroristica, e il Parlamento europeo faceva seguito con la stessa designazione, oggi, forze speciali degli Stati Uniti stanno allenando e armando combattenti controllati dal PKK all'interno della Siria. Washington giustifica tale collaborazione con la finzione che il PYD è separato dal PKK, ma sono in corso sforzi sia negli Stati Uniti sia in Europa per rimuovere l'etichetta terroristica. Se questi sforzi riescono, produrranno un importante vantaggio per il PKK.

Ma il PKK può non avere bisogno dell'assistenza o della buona volontà dell'Occidente al fine di realizzare la sua ambizione di un Kurdistan indipendente. Il ruolo del PKK nella guerra con l'ISIS ha anche riacceso le sue relazioni con la più antica grande potenza protettrice dei curdi, la Russia. Gli obiettivi del PKK e della Russia possiedono un'inquietante sinergia. I due ora condividono nemici comuni nell'ISIS e nella Turchia. Lavorando con i curdi, Mosca può proseguire la guerra contro l'ISIS, punire la Turchia, sconfiggere gli Stati Uniti in Siria e provocare una spaccatura nelle relazioni turco-americane, indebolendo così la NATO.

La Russia: il più antico grande patrono dei curdi

La prima cosa che gli osservatori devono capire è che l'alleanza di oggi tra la Russia e il PKK non è certo nuova o inusuale. Il nesso russo-curdo è stata una caratteristica ricorrente della geopolitica del Medio Oriente per più di duecento anni, dal momento in cui Caterina la Grande ha commissionato la pubblicazione di una grammatica curda nel 1787. L'interesse di Caterina per i curdi non era puramente accademico. Le tribù curde, come riconoscevano i funzionari imperiali russi, erano attori importanti lungo le frontiere meridionali della Russia. Dal 1804 in avanti, curdi giocarono un ruolo importante nelle guerre della Russia con la Persia dei Qajar e Turchia ottomana. Mentre il secolo passava, l'esercito russo fece uso crescente di unità curde per combattere i persiani e turchi.

I motivi dei curdi per combattere a fianco delle forze imperiali russe variavano, ma più spesso avevano a che fare con il risentimento l'interferenza dei Qajar e degli ottomani negli affari tribali, o con un puro opportunismo. Ma all'alba del XX secolo, un certo numero di curdi cominciò a vedere la Russia come la loro migliore speranza, non solo per liberarsi dalle interferenze esterne, ma anche per trasformare i curdi da una società prevalentemente nomade, tribale e analfabeta in una società moderna che potesse competere nell'era delle informazioni che stava sorgendo nel XX secolo. Il più famoso di questi fu Abdurrezzak Bedirhan, un rampollo dell'ultimo emiro curdo indipendente di Cizre (Cizre, non a caso, è stato il sito di alcuni dei più intensi combattimenti all'interno della Turchia di oggi). Privato del suo patrimonio e messo al servizio estero ottomano, il compito di Abdurrezzak presso l'ambasciata di San Pietroburgo dopo il 1890 lo trasformò in un vero e proprio russofilo. Nel 1910, passò dalla parte dei russa e con il supporto di armi, denaro e intelligence russa – diede inizo all'organizzazione dei capi tribali curdi e incitò una serie di ribellioni contro il dominio ottomano in tutta l'Anatolia orientale.

Gli sforzi di Abdurrezzak non si limitarono alle insurrezioni. San Pietroburgo era il centro del mondo della curdologia, e lavorando con esperti russi nel mondo accademico e con il ministero degli esteri, aprì nel 1914 una scuola russa per i curdi, e pianificò ulteriori scuole, nella convinzione che una élite curda addestrata dai russi e istruita in università russe avrebbe sollevato i curdi dalla loro povertà e ignoranza. Solo lo scoppio della prima guerra mondiale distrusse il suo sogno.

Era tutt'altro che solo. Negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, più capi curdi iniziarono a collaborare con i russi per montare un'insurrezione cronica contro il dominio ottomano in Anatolia orientale. La profondità del coinvolgimento russo con il movimento curdo fu rivelata nella famosa rivolta di Bitlis del 1914, quando tribù curde si impadronirono di quella città nel mese di aprile. La rivolta era scoppiata prematuramente, con Abdurrezzak che stava ancora negoziando nella lontana San Pietroburg,o e, quindi, non ebbe successo. Al collasso della rivolta la maggior parte dei ribelli si precipitò attraverso il confine della Russia, mentre quattro capi, incapaci di fuggire, presero rifugio nel consolato russo, dove rimasero fino all'inizio della prima guerra mondiale.

Il Kurdistan rosso, la Repubblica di Mahabad e il PKK: l'URSS e i curdi

La fine dell'Impero Russo nel 1917 non significò la fine delle ambizioni curde della Russia. Nel 1923, le autorità sovietiche stabilirono il "Kurdistan rosso", una provincia curda nominalmente autonoma incastrato tra l'Armenia sovietica e l'Azerbaijan sovietico. Fu la prima entità curda etnicamente definita. Completo di un giornale in kurmanji (la lingua curda) e di scuole curde, il suo scopo era di servire come un faro della rivoluzione socialista per i curdi in tutto il Medio Oriente. Valutando che i dispositivi per esportare la rivoluzione potevano invece servire per importare la controrivoluzione, tuttavia, Stalin sciolse il Kurdistan rosso nel 1930.

Ma Stalin non rinnegò i curdi come strumento di geopolitica. Dividendo l'Iran con Churchill nel 1941, Stalin supervisionò la creazione di un'amministrazione regionale curda centrata nella città di Mahabad, nel nord dell'Iran. L'amministrazione di Mahabad si dichiarò repubblica curda sovrana nel dicembre del 1945, e così quando Stalin dovette ritirare formalmente le truppe sovietiche dall'Iran anno dopo, lasciò convenientemente sul posto uno stato cliente completo di consiglieri militari e politici sovietici, ma avvolto in un'autodeterminazione nazionale curda.

La Repubblica di Mahabad durò appena un anno. Cadde nel dicembre 1946, dopo che Truman avvertì Stalin di non intervenire quando lo scià inviò l'esercito iraniano a schiacciarla. Ma questa non fu la fine degli interessi sovietici nei curdi. Il curdo iracheno Mullah Mustafa Barzani, capo dell'esercito di Mahabad (e padre dell'attuale presidente del Governo regionale del Kurdistan iracheno, Masoud Barzani), si rifugiò nell'URSS nel 1947 insieme a duemila dei suoi seguaci armati. Barzani rimase in Unione Sovietica per oltre un decennio prima di tornare in Iraq.

Il presidente del KGB Aleksandr Shelepin sostenne l'uso di Barzani e di altri curdi per "attivare il movimento della popolazione curda dell'Iraq, dell'Iran e della Turchia per la creazione di un Kurdistan indipendente". La preferenza politica di Shelepin non fu una moda passeggera. Famose spie sovietiche come Pavel Sudoplatov ed Evgenij Primakov in particolare hanno raccontato il loro coinvolgimento nella "questione curda" nelle loro memorie.

In quanto custode del fianco meridionale della NATO dal 1952 in poi, la Turchia è diventata un bersaglio prioritario per Mosca e alimentare il separatismo curdo è stato un mezzo per indebolire la Turchia. Tra le altre cose, i sovietici fornivano trasmissioni radio sovversive ai curdi dall'interno dell'Armenia, lavoravano con i servizi segreti bulgari per armare i ribelli curdi all'interno della Turchia, e reclutavano curdi dalla Turchia e altrove per studiare in Unione Sovietica e diventare agenti di influenza.

La minaccia più formidabile che sia emersa per l'integrità territoriale della Repubblica turca è il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Un giovane curdo di Turchia di nome Abdullah Öcalan lo fondò nel 1978, durante il periodo di massimo splendore dei movimenti di liberazione nazionale a sostegno sovietico. Anche se il PKK non era una creazione sovietica, come indicava il suo nome era certamente nel campo ideologico sovietico. Sposava una variante del marxismo-leninismo, con il PKK e il suo fondatore, Öcalan, che servivano come l'avanguardia della rivoluzione socialista curda. Il PKK divenne un beneficiario del sostegno sovietico, e nel 1984 avviò la sua lotta violenta contro la Repubblica turca nel perseguimento del suo obiettivo di stabilire uno stato curdo.

La Siria di Hafez al-Assad, uno stato cliente dei sovietici, era il sostenitore più importante del PKK, fornendo al gruppo una base sicura all'interno della Siria e supporto logistico e militare per le operazioni del PKK all'interno della Turchia. Il PKK si addestrava a fianco della Rote Armee Fraktion, dell'Armata Rossa giapponese e di altre organizzazioni terroristiche sostenute dai sovietici all'interno del Libano e altrove.

La Russia post-sovietica e i curdi

Significativamente, il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 non recise i legami tra Mosca e il PKK. Al contrario, il PKK mantenne un ufficio di rappresentanza a Mosca per tutti gli anni '90. Nella città di Yaroslavl a nord-est di Mosca, operava un campo "culturale-educativo" che ospitava scontrosi ma disciplinati giovani e si completaca con uno studio televisivo per la preparazione dei programmi per l'emittente televisiva satellitare curda Roj TV. Quando Abdullah Öcalan fu costretto a fuggire in Siria, fece tappa a Mosca, dove ebbe l'appoggio di importanti parlamentari. Il supporto russo non aveva limiti: gli Stati Uniti e la Turchia erano alle calcagna di Öcalan, e il suo profilo era troppo alto per nasconderlo, così Mosca lo mandò per la sua strada.

I motivi per la continua collaborazione della Russia post-sovietica con i curdi erano duplici. Lo stato russo aveva avuto a che fare con i curdi per oltre due secoli e ne aveva mantenuto la memoria e le infrastrutture. Il mantenimento di tale capacità era un modo relativamente economico per conservare un po' di influenza russa in Medio Oriente. Più in particolare, la "carta curda" forniva un efficace deterrente contro il sostegno turco ai ceceni o ad altri militanti nel Caucaso. Mentre le questioni curda e cecena sono simmetriche nella forma, non lo sono in termini di impatto: la Turchia è più piccola della Russia e i curdi della Turchia sono circa da dodici a diciotto volte più numerosi dei ceceni in Russia. Il separatismo curdo rappresenta una sfida molto più grave per la Repubblica Turca di quanto il separatismo ceceno potrebbe mai esserlo per la Federazione Russa. Il contrasto tra la Cecenia di oggi e lo stato di guerra civile virtuale nel sud-est della Turchia lo illustra bene.

Il gioco curdo della Russia: un avvertimento per gli Stati Uniti

Oggi la Russia sta sostenendo ancora una volta con forza un movimento nazionale curdo. Data la lunga esperienza della Russia nel coltivare i rapporti con i curdi, non dovrebbe essere una grande sorpresa che Putin, come i suoi predecessori nel campo dell'intelligence, Shelepin, Sudoplatov e Primakov, si ritrovi a collaborare con i curdi per perseguire gli obiettivi di politica estera della Russia.

Allo stesso modo, Salih Muslim, il capo del PYD, sta seguendo le orme di Abdurrezzak Bedirhan e Mustafa Barzani (per non parlare di Abdullah Öcalan) nel chiedere la Russia come partner nella ricerca dell'autodeterminazione curda. I curdi ricordano questa lunga storia di cooperazione. La Russia in questo momento ha un buon affare da offrire ai curdi. Non è solo una fonte di armi e di intelligence, ma inoltre, a differenza degli Stati Uniti, sta dimostrando di essere un attore militare decisivo all'interno della Siria. La Russia, come paese con esperienza diplomatica e membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è in grado di offrire supporto ai curdi su più livelli. E soprattutto, a differenza degli Stati Uniti, la Russia, nel trattare con i curdi, non è vincolata dalla necessità di mantenere buoni rapporti con la Turchia.

Questo non vuol dire che una spinta russa per uno stato curdo sia imminente. L'interesse ha guidato entrambe le parti nel rapporto russo-curdo. La priorità di Mosca in Siria è quella di salvare il regime di Bashar al-Assad, e anche se Assad è ormai disposto a riconoscere ampia autonomia per i curdi della Siria, non ha ancora segnalato una disponibilità ad accettare la secessione del Rojava dalla Siria e la ridefinizione dei confini della Siria. Un altro freno a ogni fretta di riconoscere uno stato curdo pienamente sovrano sarebbe l'opposizione iraniana. L'Iran è un partner essenziale per la Russia in Siria. È solo grazie al ben più grande sostegno militare dell'Iran al regime di Assad che lo sforzo della Russia per mantenere Assad può avere successo. L'Iran deve far fronte alla propria insurrezione curda violenta, quella guidata da un altro ramo controllato dal PKK, il PJAK, e non ha alcun desiderio di vedere un Kurdistan indipendente. Infatti, prima dello scoppio della guerra civile siriana le relazioni turco-iraniane erano amichevoli, in gran parte grazie a un animus comune verso il PKK e il PJAK.

Eppure, la comprovata capacità del PKK nel corso di più di tre decenni non solo di sfidare gli sforzi di sopprimerlo da parte della Turchia e di altri, ma anche di emergere come un attore regionale, garantisce che la questione dell'autodeterminazione curda rimarrà alta nell'ordine del giorno regionale. Se l'ascesa del PKK sia o no una buona cosa per i curdi non è una cosa così chiara come potrebbe sembrare. Il PKK è un'organizzazione estremamente disciplinata e gerarchica, e non è né liberale né democratico. Non ha nemmeno lontanamente un sostegno unanime neanche tra i curdi della Turchia, e pone una minaccia mortale per il Governo regionale del Kurdistan iracheno, con il quale ha visioni inconciliabili sul futuro dei curdi.

Il successo nel raggiungere l'autodeterminazione viene raramente senza l'assistenza di una potenza esterna. La Russia è stata un campione delle cause curde più di qualsiasi altro attore esterno, e oggi è ben posizionata per facilitare un ulteriormente movimento verso un Kurdistan indipendente. Se il pensiero di Putin come padrino del Kurdistan tiene svegli il presidente turco Erdoğan e il primo ministro Ahmet Davutoğlu di notte, è bene che sia così. Come estimatori del sultano Abdulhamid II, quei due dovrebbero sapere che le armi e diplomazia russa hanno garantito l'indipendenza bulgara, romena e serba nel 1878. Forse il Kurdistan attende il proprio tsar liberatore.

Infine, il gioco curdo della Russia dovrebbe scuotere Washington. Il travisamento intenzionale degli interessi russi fatto dai politici americani e la sottovalutazione persistente delle capacità russe ha permesso alla Russia di sviare con successo i politici degli Stati Uniti in Georgia, in Ucraina e ora in Siria. Non è un segreto che Putin cerca la rottura delle alleanze americane e aspira a indebolire la NATO. La collaborazione americana con il PYD ha introdotto gravi tensioni nelle relazioni con la Turchia. Il perché non è un mistero. L'organizzazione madre del PYD sta cercando di cambiare attraverso la violenza l'ordine politico in Turchia, e il successo del PYD in Siria sarà incommensurabilmente d'aiuto al PKK. La guerra con il PKK ha causato una stima di quarantamila vite nel corso degli ultimi tre decenni, e ne pretenderà di più. C'è stata una notevole angoscia in Turchia che le armi fornite dagli Stati Uniti siano impiegate non contro l'ISIS, ma contro obiettivi all'interno della Turchia, civili o militari. La visita di Brett McGurk nel mese di febbraio nel territorio siriano controllato dal PYD ha indotto Erdoğan a chiedere con rabbia e apertamente se gli Stati Uniti sono dalla parte di Turchia o da quella del PYD. Molti americani, naturalmente, hanno fatto precisamente la stessa domanda sulla politica passata della Turchia verso l'ISIS.

Questi sono segni di un rapporto dolorosamente fragile. Tra le altre lezioni, quello che gli americani hanno bisogno di capire dal gioco curdo della Russia è che non sono l'unico protagonista in città, e che la loro influenza sui curdi è limitata. I curdi hanno opzioni, e nella Russia, il PYD e il PKK vedono un patrono con una vasta esperienza, e che non ha a cuore gli interessi degli Stati Uniti.

 
All'età di vent'anni, ha chiesto a Dio di portarla via e Dio ha esaudito la sua richiesta

"La mia malattia è un dono del Cielo. È meglio soffrire qui la misericordia di Dio che andare all'inferno..."

* * *

Sulla croce di una tomba vediamo una foto. Raffigura una ragazza molto giovane con un bel viso, segnato da una grave malattia.

Quante foto di volti giovani ho visto sulle lapidi. Tutte queste foto sono state scattate quando le anime di queste persone erano gioiose e felici in un corpo sano, forte e vigoroso. In quel momento non pensavano alla morte, presumendo di avere davanti a sé lunghi e felici anni di vita. Ma il destino aveva altri piani.

La foto dell'eroina della storia di oggi è diversa. Indossa il grande schema monastico e nel momento in cui è stata scattata la foto, la ragazza non stava solo per morire: non vedeva l'ora di morire. Vent'anni di vita, tanto o poco? Dipende da cosa lo si giudica. In fondo, la maturità di una persona non dipende da quanti battiti ha fatto il cuore prima di fermarsi, ma dalla qualità a cui è giunta l'anima durante il periodo della vita vissuta.

Sfortunatamente, la vecchiaia non è sempre uguale alla saggezza. A volte la giovinezza può essere molto più matura del più venerabile volto con rughe e capelli grigi. Ho osservato a lungo che la maturità dell'anima è in un modo o nell'altro associata alla sofferenza. I bambini degli anni della guerra sono molto diversi dai loro coetanei che hanno vissuto negli anni pacifici. Esternamente si assomigliano, ma dai loro occhi puoi dire che c'è una differenza di decine d'anni tra loro.

Olga Sarsjanova è entrata all'Università di Magnitogorsk e, come molti dei suoi coetanei a quell'età, non pensava a Dio. Nuove impressioni le arrivavano da studi, conoscenti, hobby. La vita scorreva e dava speranze per un futuro luminoso. Questa speranza è svanita dopo che a Olga è stata diagnosticata una forma di cancro inoperabile. Chissà cosa stava succedendo nell'anima della ragazza quando le è stato detto di prepararsi alla morte?

Ma cos'è la morte? Apparentemente, la conosciamo tutti dal modo in cui muoiono i nostri parenti più stretti e cari. La frase "Oh, è morto di recente", detta di qualcuno che conosciamo, non suscita in noi forti emozioni. Chi è morto è morto, tutte le persone muoiono. Ma questo finché la parola "tutto" non include noi stessi. Non appena l'ufficio della morte ci invia una convocazione avvertendoci che la morte sta arrivando per noi personalmente e arriverà a breve senza specificare una data, il mondo intorno a noi si capovolge. Allora le eterne domande sul senso della vita, prima astratte e lontane, diventano concrete e a portata di mano.

Anche coloro che da tempo hanno risposte pronte a tutte queste domande molto raramente percepiscono l'avviso della loro morte imminente senza brividi e paura. E cosa puoi dire di una ragazza che ha appena compiuto diciannove anni?

Comunque, Olga è andata con sua madre in uno dei monasteri. La vita in lei si stava sciogliendo proprio davanti ai suoi occhi, ed era ovvio per tutti che a Olga era rimasto pochissimo tempo. Ma chiunque vuole vivere, soprattutto quando si trova all'inizio del sentiero della vita. La sua infanzia era passata e la sua giovinezza era appena iniziata. Una cosa è quando una persona sta morendo dopo aver attraversato molti anni, e un'altra quando una persona che sta morendo ha appena iniziato il viaggio della sua vita.

I medici hanno dato a Olga non più di un mese di vita. Un tumore al cervello le aveva già schiacciato l'occhio sinistro e le era uscito sulla fronte. Ma a Dio tutto è possibile! La ragazza ha iniziato a pregare perché facesse un miracolo. L'avrebbe guarita dalla malattia e riportato la gioia della vita. Quale prezzo si poteva pagare per questo miracolo? Qualsiasi prezzo, ovviamente. Cosa si poteva dare per la vita? Probabilmente un prezzo pari a questa vita. E Olga ha promesso a Dio che sarebbe diventata una monaca e che avrebbe trascorso il resto della sua vita in preghiera in un monastero.

Dopodiché, hanno cominciato ad accadere cose a cui nessuno dei dottori poteva credere. Il tumore ha iniziato a ridursi. Anche il suo occhio, che era stato chiuso da un danno da metastasi, ha iniziato a guarire. La ragazza si sentiva meglio ogni giorno. Col passare del tempo, è divenuta certa che la malattia l'avesse abbandonata completamente. Insieme alla malattia, la paura per il futuro era scomparsa. Gli amici dell'università hanno iniziato a venire al monastero per visitare Olga. Hanno parlato molto, parlato degli studi, di nuove impressioni da una vita così lontana fuori dalle mura del monastero.

In primavera tutto prende vita. Gli uccelli iniziano a cantare forte, i prati sono ricoperti di erbe di campo, gli alberi sono ricoperti di fiori profumati. Insieme ai trilli degli uccelli e al ronzio delle api primaverili nella testa di Olga, i suoi pensieri iniziano a ronzare. Lì, dietro il recinto del monastero, si accende una vita gioiosa. Le ragazze corrono agli appuntamenti, ridono con gli amici nei caffè, provano nuovi vestiti sgargianti, si rallegrano e si divertono... E cosa c'è qui? Abiti neri, cibo semplice, servizio, obbedienza, ancora servizio, preghiera in cella, un breve riposo, e tutto da capo... Passa un anno, poi due, tre, dieci... Quanto ancora? Tutta una vita come in prigione? No, non lo voglio. Voglio un posto dove risuona la musica, girano le macchine, la gente va a fare shopping. Perché ho bisogno di questo monastero? Forse ho bisogno di avere figli, di crescere nipoti.

La malattia è tornata all'improvviso, e con ancora più forza. Un miracolo, si scopre, a volte può avere una data di scadenza. Quindi ha esaurito le sue risorse. Olga non ha più chiesto a Dio la guarigione. Ha continuato a vivere tranquillamente e umilmente nel monastero. Di solito le persone che sopportano un dolore terribile sono raramente composte. Spesso si turbano e urlano, non avendo la forza di portare la propria croce. Olga portava la sua croce come dovrebbe fare una monaca, con calma e pazienza. È stata tonsurata con il nome di Evdokija. A quel tempo poteva ancora camminare autonomamente, quindi la tonsura è stata celebrata in chiesa. Quando la sua salute ha iniziato a peggiorare drasticamente, matushka Evdokija ha preso il grande abito con il nome di Anna. A quel tempo aveva vent'anni.

I terribili mal di testa non erano alleviati nemmeno da flebo con potenti antidolorifici. Ma insieme al dolore è arrivato qualcosa di nuovo per matushka Anna che non può essere descritto a parole.

"Come sono felice che Dio mi abbia mandato questa malattia", ha detto una volta a sua madre, "Avrei potuto vivere tutta la mia vita senza conoscere Dio, la comunione o la vita eterna".

Poco prima della sua morte, quando molte persone sono entrate nella cella della donna morente, hanno sentito uno speciale silenzio spirituale vicino al suo letto. Come se lì, vicino a lei, ci fosse il confine tra cielo e terra, oltre il quale iniziava il mistero della vita eterna.

Il 21 aprile 2006, durante i riti del Venerdì Santo della Settimana Santa, il momento in cui il Salvatore ha versato il suo sangue per ciascuno di noi, l'anima di matushka Anna ha lasciato il suo corpo martoriato. Aveva vissuto circa un anno da quando aveva varcato la soglia del monastero. È stata sepolta all'inizio della settimana di Pasqua al grido gioioso di "Cristo è risorto!

A vent'anni, Matushka è riuscita in tutto: nel trovare la fede, nel bere il calice della sofferenza e nel salvare la sua anima. Alcuni dei monaci del Monte Santo hanno detto di aver visto l'anima della schema-monaca Anna che saliva al cielo, saltando le stazioni di pedaggio, e trovando il riposo nell'eterna beatitudine del Regno dei Cieli. Dalla sua fotografia sulla croce della lapide, matushka guarda il mondo di fuori come attraverso un debole sorriso. Un paio di settimane prima di morire ha detto alla madre: "Se qualcuno mi dicesse: 'trasmetti la tua malattia a un'altra persona', non lo farei mai. La mia malattia è un dono del Cielo. È meglio soffrire qui la misericordia di Dio che andare all'inferno. Ora posso dire con fermezza che sono felice: Dio e la sua Madre mi amano tanto. E la morte... la guardo con umiltà. E se piace a Dio, presto mi condurrà da questa vita terrena all'altra...

O Dio, riposa l'anima della tua serva schema-monaca Anna, e abbi misericordia di noi peccatori attraverso le sue sante preghiere!

 
Film: Luka (2013)

Cliccate sulla foto per vedere il nuovo film sulla vita del famoso sacerdote e chirurgo, il vescovo Luka (Vojno-Jasenetskij) della Crimea.

Trama: è il 1917. Il giovane medico Valentin Vojno-Jasenetskij con la moglie e quattro figli si trasferisce a Tashkent, afflitta dalla guerra civile. Diventa capo medico all'ospedale della città. Non solo salva ogni giorno centinaia di pazienti, operandoli sotto i proiettili delle continue battaglie di strada, ma lotta per la sua vita e per la vita della sua amata moglie, che muore di tubercolosi. Nel bel mezzo della persecuzione comunista, rimane solo con quattro figli, alla periferia dell'ex impero, e decide di diventare sacerdote. E da allora, non rinuncerà mai né al bisturi né alla croce, usandoli per tutto il corso di ardui esili e di una vita difficile, curando corpi e anime.

Film: "Лука" (Luka)
Anno: 2013
Durata: 110 minuti
Regista: Oleg Sytnik
Cast: Vitalij Bezrukov (Luka), Аndrej Saminin (Luka da giovane), Ekaterina Guseva (Anna Lanskaja), Viktoria Malektorovych (Sofia Veletskaja), Aleksej Shevchenkov (Mihajlovskij), Aleksandr Yatsko (Mamontov), Vladimir Gostjukhin (nonno di Luca), Ivan Matskevich (ispettore), Aleksandr Chislov (Andrej)
Produzione: "Patriot-Fil'm" (Ucraina, Belarus), con il sostegno dell'agenzia cinematografica statale dell'Ucraina e del ministero della cultura della Repubblica di Belarus

 
La storia dell'Ortodossia in Germania. Intervista di Tudor Petcu a padre Stefan Gross

Si può dire che l'Ortodossia in Germania è una novità? In altre parole, cosa significa essere ortodosso in Germania?

Un interesse speciale per l'Ortodossia come uno dei quattro pilastri del cristianesimo ebbe luogo soprattutto durante gli sviluppi del protestantesimo nel XIX e all'inizio del XX secolo.

Attualmente, l'immigrazione di persone provenienti dai paesi ortodossi è la ragione della forte crescita dell'Ortodossia.

Può dirmi quale comunità ortodossa ha effettivamente aiutato lo sviluppo dell'Ortodossia in Germania?

Molti paesi di origine ortodossa hanno contribuito ciascuno in modo caratteristico.

L'Ortodossia russa era fortemente rappresentata nelle case principesche d'Europa e come un importante gruppo di studenti e ospiti termali nelle terme tedesche dopo le guerre di liberazione europee contro Napoleone. Le funzioni celebrate in Germania hanno anche portato a traduzioni ed "esplorazioni" più accurate dell'Ortodossia da parte di scienziati tedeschi.

Nel periodo successivo alla Rivoluzione di ottobre, la Chiesa russa fuori dalla Russia ha creato un'organizzazione ecclesiale finanziariamente autosufficiente.

Dopo la seconda guerra mondiale, sono aumentate anche le parrocchie del Patriarcato di Mosca.

Negli ultimi decenni, una forte immigrazione dalla Russia ha rafforzato le comunità di origine russa in una delle più grandi organizzazioni ecclesiali della Germania. Si tratta in gran parte di famiglie di tedeschi provenienti dalla Russia che in Germania hanno trovato la loro casa religiosa nell'Ortodossia russa.

L'Ortodossia greca, che contava isolati gruppi familiari durante l'occupazione ottomana della Grecia, ha sviluppato una delle più grandi organizzazioni ecclesiali in Germania, soprattutto attraverso l'invito di lavoratori ospiti alla fine del XX secolo. I due istituti ortodossi nelle università tedesche sono guidati da teologi greci, e i greci costituiscono la maggior parte degli insegnanti di religione nelle scuole.

Lo stesso vale per i serbi. A livello regionale, a volte sono più numerosi dei greci e forniscono anch'essi molti insegnanti di religione.

Anche i cristiani ortodossi dei patriarcati di Antiochia, Romania e Bulgaria hanno radici nei secoli passati (per esempio, le conferenze del prof. Stefan Zankow presso l'Humboldt-Universität) ma in termini numerici sono diventati forti solo negli ultimi decenni. La loro posizione più radicata nei contatti ecumenici ha fatto loro sviluppare un'influenza speciale in questo settore.

Cosa può dire del dialogo tra le comunità ortodosse in Germania? So che ci sono diverse Chiese ortodosse in Germania e per questo le faccio questa domanda. È corretto parlare di una specifica unità ortodossa in Germania?

Nel 1992, l'Accademia evangelica di Tutzing (Baviera) ha invitato vescovi, sacerdoti e alcuni laici di tutte le Chiese ortodosse a un seminario di 2 giorni per offrire agli ortodossi (compresi quelli antico-orientali) l'opportunità di organizzarsi. Ci sono stati i primi contatti costruttivi tra vescovi e sacerdoti della Chiesa russa fuori della Russia e del Patriarcato di Mosca. Nel 1993, è stata fondata la "Commissione delle Chiese ortodosse" per preparare iniziative consensuali di tutti i vescovi ortodossi. Quando si è giunti alla presidenza permanente dei rappresentanti di Costantinopoli, la Chiesa russa fuori della Russia e le Chiese antico-orientali hanno dovuto rassegnare le dimissioni.

Quando la Chiesa ortodossa russa (che manteneva i suoi vescovi separati) si è riunificata, la "Commissione" nel 2010 è stata trasformata nella "Conferenza episcopale ortodossa in Germania (OBKD)".

Da allora, è stata elaborata una versione comune dei testi della Divina Liturgia, sono stati pubblicati testi per la celebrazione di alcuni misteri e ogni anno una lettera quaresimale comune di tutte le diocesi ortodosse in Germania viene letta in tutte le chiese ortodosse in Germania.

Le riunioni periodiche dei vescovi sono rimaste bloccate in "problemi di rango" e, per esempio, NON conducono a votare su decisioni disciplinari giuridiche tipiche.

La vita pastorale continua a svolgersi all'interno delle varie diocesi e i semplici credenti ortodossi non notano molto una "Chiesa comune", che sarebbe anche un'anticipazione attualmente ancora inammissibile di una possibile decisione canonica del futuro.

Ogni vescovo è saldamente integrato nell'organizzazione della sua Chiesa natale.

Le sarei molto grato se volesse parlare un po' dell'Ortodossia russa in Germania.

Come descritto in precedenza, la Chiesa russa ha creato due organizzazioni amministrativamente indipendenti, ma ora sta sviluppando sempre più attività congiunte. Certo, si riconoscono l'una con l'altra e con tutte le altre Chiese ortodosse canoniche. I non russi hanno gran parte della liturgia in tedesco. Anche le prediche sono tradotte simultaneamente.

Qual è la relazione generale tra l'Ortodossia e la maggioranza cristiana in Germania?

Vi sono commissioni congiunte, riunioni regolari e alcuni testi comuni (per esempio, i matrimoni tra credenti di entrambe le parti).

Gli accordi di parità di trattamento reciproco con altri cristiani, dagli asili agli ospedali, consolidano una rete comune di attività pastorali pratiche.

In alcune aree (come la Germania orientale) i credenti ortodossi sono il secondo gruppo cristiano più forte, oltre a essere il gruppo cristiano più forte nelle grandi città a maggioranza musulmana.

Ho saputo che c'è anche un'Ortodossia tedesca. È vero? Ho anche letto che la Germania ha una forte eredità ortodossa. Se esiste un'Ortodossia tedesca, la prego di spiegarmi quali sono le sue caratteristiche specifiche.

Alla fine del secolo scorso, l'Ortodossia in Germania era più vicina a una Chiesa ortodossa comune in Germania di quanto lo sia oggi.

Soprattutto nelle comunità russe, i nati in Germania erano in maggioranza. Molti sacerdoti e vescovi erano e sono tedeschi.

I libri di culto e i libri teologici ortodossi sono stati tradotti da tempo. Le Chiese russa, serba, romena e bulgara hanno ciascuna almeno un monastero, e la vita monastica è possibile anche in tedesco. Il Patriarcato di Costantinopoli sta attualmente lavorando alla costruzione del primo monastero ortodosso prevalentemente di lingua tedesca nella zona pannonica dell'Austria.

Un gran numero di libri, molti dei quali scritti da scrittori ortodossi, introduce alla profondità della tradizione ortodossa del cristianesimo.

 
Metropolita Luka: la polizia protegge le marce LGBT ma rimane passiva nei sequestri delle chiese

il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol'. Foto: vv.com.ua

La democrazia moderna comprende la libertà di coscienza e i diritti umani basandosi su doppi standard, ha affermato il metropolita Luka.

Ora la tradizione uniate-bolscevica di perseguitare la Chiesa continua ad essere attuata dai funzionari, e la polizia di guardia alle marce LGBT è inattiva durante i sequestri di chiese o si mette persino ad attaccare i credenti, fa notare su Telegram il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol'.

"Migliaia di poliziotti sorvegliano le Marce dell'uguaglianza, mentre di fronte ai credenti picchiati e ai luoghi di culto sequestrati della Chiesa ortodossa ucraina, i servizi di polizia o sono completamente inattivi o aiutano gli invasori", ha osservato il metropolita.

Secondo sua Eminenza, questo comportamento delle forze dell'ordine è una riprova di doppi standard.

“Si scopre che la democrazia moderna comprende la libertà di coscienza e i diritti umani basandosi su doppi standard. Se qualcuno osa dire solo una parola riprovevole in relazione a rappresentanti di orientamenti sessuali non tradizionali, allora tutta la rabbia dei democratici amanti della libertà ricadrà immediatamente su di lui. Ma se dei credenti vengono picchiati e perseguitati per la loro fede, nessuno vi presterà la minima attenzione", ha scritto il metropolita Luka.

Ha augurato che il presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij e i politici "ricordino quell'enorme responsabilità davanti a Dio e davanti al suo popolo per il potere che è stato loro concesso".

"Speriamo tutti che un giorno saremo in grado di vedere rispettati e protetti nel nostro paese i diritti e le libertà religiose di qualsiasi persona. E che il diritto di ognuno di avere le proprie convinzioni non sia solo scritto nella Costituzione, ma sia anche rispettato nella pratica", ha concluso il metropolita Luka.

In precedenza, aveva invitato i nuovi politici a essere degni della fiducia del popolo ucraino. Vladyka Luka ha anche ricordato che "votando per un candidato o per un altro, affidandogli il tuo voto, diventi suo collaboratore". “In effetti, il benessere della nostra Patria dipende, prima di tutto, da ciascuno di noi - dalla nostra responsabilità civile, coscienza personale e decenza. La qualità morale dell'élite dominante è direttamente proporzionale alla qualità morale di ciascun membro della nostra società. La società inizia a decomporsi e decadere quando perde il "sale" di una vita giusta. Perché Dio dia alla nostra terra sovrani saggi e pii, è necessario che ognuno di noi cresca in saggezza e pietà", ha scritto il vescovo.

 
Poroshenko 2.0: il presidente del Montenegro intende chiedere l’autocefalia per la chiesa locale

foto: spzh.news

Il presidente Milo Đukanović del Montenegro intende dare una spinta al riconoscimento dell'autocefalia della "Chiesa ortodossa montenegrina" scismatica, come ha fatto il presidente ucraino Petro Poroshenko nel suo paese.

Il presidente ha parlato di ripristinare l'autocefalia che il Montenegro ha avuto in un'intervista al programma TV Verità viva, come riporta RTCG.

Il ruolo della Chiesa ortodossa serba nei confronti del Montenegro, secondo lui, è estremamente distruttivo, nonostante la politica statale della Serbia.

"La Chiesa ortodossa serba mina in modo molto aggressivo l'indipendenza del Montenegro. Credo che sia necessario continuare i lavori per ripristinare la Chiesa ortodossa autocefala montenegrina, e lo stato si occuperà di questo e ne assumerà la responsabilità", ha spiegato Đukanović.

Le autorità montenegrine sono in netto disaccordo con la Chiesa serba, alla quale appartiene la stragrande maggioranza degli ortodossi montenegrini, e in particolare con sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro e del Litorale.

"Certo, [la Chiesa ortodossa montenegrina] dovrebbe essere assistita dallo stato. Ho detto molte volte che per me personalmente l'autocefalia storica della Chiesa ortodossa montenegrina è un fatto innegabile. Capisco che le circostanze che hanno preceduto la sua abolizione erano le stesse che abbiamo annullato con la decisione del 21 maggio 2006", ha detto il presidente, come riporta RIA-Novosti, riferendosi al referendum sul ritiro dall'unione con la Serbia.

Tuttavia, la questione confessionale non dovrebbe essere affidata interamente allo stato, quindi la "Chiesa montenegrina" dovrebbe "fare molto di più per la propria organizzazione e aumentare la sua autorità tra la popolazione locale e la comunità internazionale".

"Credo che nell'interesse del futuro del Montenegro e della sua stabilità, alla quale la Chiesa può contribuire in modo significativo, è necessario continuare a lavorare su un rinnovamento sistematico, fondamentale e democraticamente giustificato della Chiesa ortodossa autocefala montenegrina, e penso che lo Stato ne sia responsabile, debba impegnarsi in questo, e, in ogni caso, contribuirà al successo dell'attuazione di questa questione", ha sottolineato il presidente montenegrino.

Le azioni di Costantinopoli in Ucraina hanno incoraggiato anche altri gruppi scismatici in tutto il mondo ortodosso. A settembre, il capo della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" scismatica ha affermato che la concessione di un tomos di autocefalia agli scismatici ucraini dovrebbe avere un impatto anche sulla Bielorussia, e il loro obiettivo è quello di essere riconosciuti come autocefali.

Anche la "Chiesa ortodossa macedone" scismatica, un'altra scissione dalla Chiesa serba, sta spingendo per l'autocefalia. Lo scorso novembre ha fatto appello alla Chiesa bulgara, ma dopo l'appello di Poroshenko a Costantinopoli in aprile, la chiesa e lo stato macedoni hanno fatto appello anche a Costantinopoli.

Il patriarca Bartolomeo inizialmente annunciò che avrebbe gestito la situazione macedone, ma in seguito fece marcia indietro, dicendo che la Macedonia è sfera canonica della Chiesa serba. Tuttavia, come Constantinople ha chiarito nei suoi rapporti in Ucraina e nella sua riabilitazione degli scismatici ucraini anatematizzati, si riserva il diritto di intervenire sempre e ovunque.

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La "Chiesa ortodossa montenegrina" è stata creata nel 1993 da Antonije Abramović, un religioso defunto della Chiesa ortodossa serba, che si era dichiarato metropolita del Montenegro. Tale chiesa afferma di essere il legittimo successore della Chiesa montenegrina autocefala che operò fino all'annessione del Regno del Montenegro nel Regno di Jugoslavia nel 1918.

A partire dal 2009, il 29,36% degli ortodossi montenegrini dichiara di appartenere alla chiesa scismatica, mentre il 70,64% appartiene alla Chiesa canonica serba.

La "Chiesa montenegrina" è attualmente guidata da Miraš Dedeić, che era stato sospeso dal Patriarcato ecumenico per adulterio, appropriazione indebita e creazione di una comunità serba separata all'interno della sua parrocchia greca a Roma. Fu poi tonsurato come monaco e elevato al grado di archimandrita dalla "Chiesa ortodossa macedone" scismatica e consacrato come vescovo dalla "Chiesa ortodossa alternativa bulgara" scismatica, dopo di che ha assunto la guida della "Chiesa ortodossa montenegrina".

Nel 1997 è stato scomunicato dal Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli, anche se se quest'ultimo si rserva di rovesciare qualsiasi decisione. Inoltre, la "Chiesa montenegrina" era in comunione con il "patriarcato di Kiev" scismatico, che è stato riabilitato e trasformato in una giurisdizione di Costantinopoli prima di fondersi nella Chiesa nazionalista ucraina di nuova creazione, quindi potrebbe essere motivo per Costantinopoli di ritenere canonica la "Chiesa montenegrina".

 
Non ci può essere pace in Ucraina perché Kiev non può tenere a freno i suoi neonazisti

siamo noi che comandiamo qui

Questo è uno di una serie di estratti da un articolo più lungo, che è originariamente apparso su Salone sotto lo pseudonimo di Patrick L. Smith.

L'autore è un corrispondente all'estero di lunga data, soprattutto per l'International Herald Tribune e il New Yorker. È anche saggista, critico e redattore.

Il suo libro più recente è "Time No Longer: Americans After the American Century" (Yale, 2013)

Nessuno dei visitatori (Joe Biden) in Ucraina negli ultimi tempi sembra preoccuparsi minimamente che il governo Poroshenko non abbia fatto nulla per adempiere ai propri obblighi relativi agli accordi di pace Minsk II.

A partire da lunedi 22 febbraio, però, abbiamo due eccezioni. Frank-Walter Steinmeier e Jean-Marc Ayrault, i ministri degli esteri di Germania e Francia, hanno appena finito i colloqui a Kiev e sono in viaggio verso la Russia per negoziare la prosecuzione delle disposizioni di Minsk II dopo mesi di stagnazione.

All'inizio, come ha detto una delle mie fonti europee, erano "complètement exacerbés".

Ed erano exacerbés, comprensibilmente, perché è chiaro che ultimamente il governo Poroshenko è incapace di muoversi riguardo a Minsk II. Il governo, in effetti, è ostaggio delle milizie di destra che per lungo tempo si è detto che esistono solo nella fantasia dei propagandisti russi.

Azov e le altre milizie, il partito Svoboda e Pravij Sektor, un diramazione di Svoboda, hanno chiarito la loro posizione quando la Germania, la Francia e Christine Lagarde hanno costretto Poroshenko a firmare Minsk II l'anno scorso: fate una mossa per accogliere l'accordo e noi vi abbatteremo. A questo punto il presidente a malapena competente come cioccolataio è schiacciato in un angolo così stretto non è chiaro se sarà in grado di respirare molto più a lungo.

Da un lato gli europei exacerbés vogliono che Minsk II sia implementato; doveva esserlo entro la fine dello scorso anno. Vogliono che le tensioni sul loro confine con la Russia si calmino, sono impazienti verso il regime di sanzioni di Washington, ed è chiaro come il sole, ora, che il Pentagono di Ash Carter e la NATO del generale Breedlove correranno tutte le miglia che possono fintanto che l'Ucraina darà loro una scusa per farlo. Questo paio ama l'Ucraina a pezzi – e potrà letteralmente renderla così, a seconda di come vanno le cose.

Come Stephen Cohen, il noto russista, scrive in un commento pubblicato su The Nation questa settimana, con il recente annuncio del segretario alla Difesa Carter che il Pentagono quadruplicherà la spesa per le forze USA e NATO in Europa, "il potere militare occidentale non è mai stato posizionato così vicino alla Russia".

Questo tipo di roulette russa, come la definisce Cohen, non è un gioco che gli europei vorrebbero giocare. Anche se "gli europei non hanno una politica estera propria", come Vladimir Putin ha acutamente osservato in una registrazione video pubblicata la scorsa settimana, hanno almeno riconosciuto che la Russia è più logicamente un partner, per quanto attenuato possa essere il partenariato, che non un avversario.

Questo è ciò che succede da una parte. Dall'altra, Poroshenko sta combattendo per la sua vita politica a Kiev. La settimana scorsa ha chiesto all'universalmente impopolare Jatsenjuk – portatore della bandiera neoliberista, il cui indice di gradimento è al di sotto del 5 per cento, di dimettersi. Ma questo è troppo poco e troppo tardi.

Durante il fine settimana e in questa settimana, le sezioni dell'ultra-destra, che si fanno chiamare forze di destra rivoluzionaria, si sono riunite sul Majdan per celebrare il secondo anniversario della rivoluzione. Dopo aver bombardato tre banche russe mentre la polizia è stata a guardare senza intervenire, hanno efficacemente invitato a un'altra rivolta per mezzo di un elenco pesante di richieste. Vogliono la testa di Poroshenko, pure. Vogliono dimissioni in massa dei generali, dei burocrati e dei politici. Chiedono che il governo ripudi Minsk II in blocco e imponga la legge marziale nelle regioni orientali e in Crimea.

Berlino, Parigi e Mosca possono continuare a fare causa comune e imporre più o meno Minsk II a Kiev. È del tutto possibile. In questo caso sarà anche evidente il fallimento americano, anche se più sottile. Washington sosterrà di avere vinto, se rimane fedele alla forma. Oppure la guerra nelle regioni orientali avrà un'escalation e crescerà in modo molto pericoloso ben oltre l'Ucraina. Questo è fin troppo possibile al momento. È probabilmente considerato il modo preferito per procedere a Washington e a Kiev, ma si rivelerà solo un fallimento di un altro tipo, più brutale.

 
Spunti di rigenerazione spirituale

Oggi tocchiamo il tema della rigenerazione spirituale sotto diversi aspetti: nella sezione “Geopolitica ortodossa”, presentiamo il saggio di padre Andrew Phillips, Rigenerazione o degenerazione, che ci parla del lavoro di ribaltamento della catastrofe nichilista nella Russia contemporanea, e i pericoli in cui incorre la presente Unione Europea: un contrasto che si vede nettamente nelle contraddizioni dell’Ucraina. Proprio in Ucraina, un piccolo segno di speranza di rigenerazione viene da un segno di rispetto per i defunti, ma al tempo stesso una ripresa di identità spirituale: l’innalzamento di una croce subacquea nella baia di Karantinnaja a Sebastopoli, di cui presentiamo un resoconto con galleria fotografica nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia contemporanea”.

Infine, niente può portare maggiore profondità di rigenerazione spirituale della venerazione dei nuovi martiri del nichilismo contemporaneo: osserviamo il seguente video che illustra l’icona - dipinta nei mesi scorsi dal nostro iconografo Ovidiu Boc - dei nuovi martiri e confessori russi del XX secolo.

 
Vjaz'ma: da un calderone di guerra a un centro spirituale

Foto storiche di Sergej Prokudin-Gorskij; foto contemporanee di William Brumfield

All'inizio del XX secolo, il chimico e fotografo russo Sergej Prokudin-Gorskij ha inventato un processo complesso per la fotografia a colori vivida e dettagliata. La sua visione della fotografia come forma di educazione e illuminazione è stata dimostrata con particolare chiarezza attraverso le sue fotografie di monumenti architettonici nei siti storici del cuore della Russia.

Uno di questi insediamenti è la città di Vjaz'ma, che Prokudin-Gorskij visitò nell'estate del 1912 come parte di un progetto per documentare i siti legati al centenario dell'invasione napoleonica della Russia. Sebbene i negativi in vetro originali non siano sopravvissuti nella raccolta di queste fotografie della Library of Congress, le stampe a contatto monocromatiche da lui realizzate dal segmento magenta del suo processo di tre separazioni forniscono molti dettagli storici. Le mie visite a Vjaz'ma sono avvenute tra il 1992 e il 2014.

chiesa della Natività della Vergine, da sud. In primo piano il fiume Vjaz'ma. 22 agosto 2012

Umili origini

Vjaz'ma. Cattedrale della Trinità, da sud-ovest. 22 agosto 2012

Vjaz'ma, oggi, è un tranquillo centro regionale con una popolazione di circa 56.000 abitanti appena fuori dall'autostrada di Minsk, la strada principale da Mosca verso ovest. Amministrativamente parte della provincia di Smolensk, Vjaz'ma è situata quasi a metà strada tra questi due antichi centri del destino della Russia: 210 km a ovest di Mosca e 165 km a est di Smolensk.

Questa posizione è la chiave della drammatica storia della città, che, durante la seconda guerra mondiale, ha visto l'abisso della sconfitta e un lungo cammino di guarigione. Il tempo non ha offuscato il ricordo di quella lotta, che è commemorata in tutta la regione di Vjaz'ma.

fortezza di Vjaz'ma. Torre del Salvatore, da sud-ovest, e "volto d'ombra". 22 agosto 2012

La prima menzione attestata di Vjaz'ma risale al 1239, periodo che coincide con l'invasione mongola e la diffusa distruzione di una Rus' medievale già frammentata. La città rimase parte del principato di Smolensk fino al 1403, quando fu conquistata dal Granducato di Lituania.

il centro di Vjaz'ma. In primo piano: il monastero di sant'Arcadio e la sua chiesa dell'icona del Salvatore Misericordioso. Le due chiese nel mezzo furono distrutte nel periodo sovietico. Sullo sfondo a destra: chiesa della Trasfigurazione, tuttora esistente, anche se priva del campanile originario. Estate 1912

Entro la fine del XV secolo, il controllo di Vjaz'ma passò a Mosca, che conquistò la città nel corso di una serie in corso di guerre di confine con la Lituania. Nel XVI secolo servì come importante punto di difesa occidentale quando il confine occidentale della Moscovia si spostò e la fortezza di Smolensk, molto più grande ed esposta, a volte cadde nelle mani della Polonia. Durante il "Tempo dei guai" all'inizio del XVII secolo, la città fu, ancora una volta, coinvolta in una serie sconcertante di mutevoli alleanze prima di servire la nuova dinastia dei Romanov.

Città fortezza

chiesa dell'icona del Salvatore Misericordioso, monastero di sant'Arcadio, da nord-ovest. 22 agosto 2012

Fin dall'inizio, il centro della città era una fortezza di terra eretta su un'alta riva che domina il fiume Vjaz'ma. Dopo le devastanti guerre del XVI e dell'inizio del XVII secolo, Mosca decise di ricostruire il cremlino, ma senza costose mura in muratura. Solo sei torri erano di mattoni, e una di loro rimane: la Torre del Salvatore.

chiesa dell'Epifania (Presentazione), da sud. 22 agosto 2012

La fortezza di Vjaz'ma conteneva una cattedrale, dedicata alla fine alla Trinità. Nel 1654-1655, lo tsar Aleksej Mikhajlovich ricostruì la cattedrale della Trinità in uno stile arcaico; essa fu ulteriormente modificata e ampliata a metà del XVIII secolo. Il campanile era il punto di riferimento più alto della città fino all'erezione di una grande torre delle comunicazioni nel tardo periodo sovietico.

chiesa dell'Epifania (Presentazione). Nuova iconostasi. 22 agosto 2012

Per la maggior parte, le chiese nella visione generale di Prokudin-Gorskij del centro di Vjaz'ma furono distrutte durante il XX secolo. Un'eccezione è la chiesa dedicata all'icona del Salvatore Misericordioso, costruita nel 1786 presso il monastero di sant'Arcadio. Unica struttura rimasta di quel monastero, la chiesa oggi funge da biblioteca comunale.

chiesa della Trasfigurazione, con campanile improvvisato (a destra), da sud-ovest. 22 agosto 2012

Nelle vicinanze si trovano anche monumenti alla guerra del 1812. Vjaz'ma cadde in mano ai francesi il 29 agosto. Gran parte di essa fu bruciata alla fine di ottobre, quando le forze russe d'inseguimento comandate dai generali Miloradovich e Platov si impegnarono in una furiosa battaglia con un corpo di francesi in ritirata, comandato dal maresciallo Davout.

monumento alla Guerra della Patria (invasione napoleonica del 1812), in Via Lenin, e monumento ai granatieri Pernovskij, in Piazza dei Soviet. 22 agosto 2012

Sopravvivenze architettoniche

condominio e negozi, Via Komsomol 2. Parte centrale della ricostruzione postbellica della città. 22 agosto 2012

Oggi il centro della città si chiama Piazza dei Soviet, proprio in fondo alla collina della cattedrale. La piazza è dominata da una monumentale colonna di granito, eretta nel 2011 in onore della designazione di Vjaz'ma due anni prima come "Città della gloria militare". Gravemente danneggiata durante la guerra, questa parte della città è un misto di architettura sovietica del dopoguerra con edifici del XIX secolo ricostruiti dalle rovine.

chiesa della Natività della Vergine. Veduta sud-est con campanile. Estate 1912

Una pittoresca struttura sopravvissuta è la chiesa della Natività della Vergine (1727-1728), che Prokudin-Gorskij ha fotografato da nord-est con una scuola parrocchiale e un grande mucchio di legna da ardere in primo piano. Ora è situata in un parco il cui laghetto offre un riflesso della facciata sud.

chiesa della Natività della Vergine, da sud. In primo piano il fiume Vjaz'ma. 22 agosto 2012

L'insieme architettonico più imponente di Vjaz'ma è il monastero di san Giovanni Battista (ora convento) all'estremità occidentale della città.

chiesa-cancello dell'Ascensione, monastero di san Giovanni Battista (Convento dal 1995), da sud-est. 22 agosto 2012

Fondato nel 1536, il monastero ha subito le numerose prove di questa terra frequentemente invasa. In primo luogo, fu bruciato dalle forze polacche all'inizio del XVII secolo, poi ricostruito negli anni '30 grazie a una donazione dello tsar Mikhail Fjodorovich (il primo tsar dei Romanov). Fu nuovamente bruciato durante l'invasione napoleonica del 1812 e riparato ancora una volta nel 1832-36. I comunisti poi lo chiusero ancora e fu ulteriormente danneggiato durante la seconda guerra mondiale.

monastero di san Giovanni Battista, cancello santo sotto la chiesa dell'Ascensione. Facciata sud. 22 agosto 2012

Protezione divina

Fortunatamente le chiese erano ben costruite e rimasero strutturalmente sane. La porta principale del monastero a sud fornisce una base per la chiesa dell'Ascensione dai colori vivaci, costruita a metà del XVII secolo con un grande refettorio e un campanile all'estremità occidentale.

chiesa dell'icona della Vergine Odighitria, monastero di san Giovanni Battista con refettorio (a sinistra), da sud-ovest. 14 ottobre 1992

Entrando nel territorio del convento, al visitatore viene offerta la vista di uno degli edifici monastici più caratteristici di tutta la Russia, la chiesa dell'icona della Vergine Odighitria, con annessa cappella dedicata a Giovanni Battista.

chiesa dell'icona Odighitria, torri e croci, da sud-ovest, e dettaglio decorativo sulla torre. 22 agosto 2012

Questa struttura relativamente piccola di pianta irregolare sembra progettata principalmente come piedistallo per tre svettanti torri riccamente decorate. Ogni torre è coronata da una cupoletta dorata.

chiesa dell'icona Odighitria, da sud-est. 22 agosto 2012

Le file di timpani ornamentali e le pareti imbiancate a calce sono ulteriormente ornate con piastrelle di ceramica verde restaurate. Forse questo design esuberante rappresenta un faro, come suggerisce la sua dedizione (Odighitria, "colei che mostra la via"). O forse commemora la resistenza agli invasori, così come altre chiese a torre costruite in Moscovia dopo il "Tempo dei torbidi".

chiesa dell'icona Odigitria. Nuova iconostasi. 22 agosto 2012

Alcune chiese della città sono ora in restauro dopo decenni di guerra, abbandono e persecuzione religiosa durante il periodo sovietico. Altre rimangono in pittoresche rovine, come la Chiesa cimiteriale di Santa Caterina (1770-76). Il danno a Vjaz'ma è stato particolarmente grave e il processo di guarigione è spesso graduale.

cimitero della chiesa di santa Caterina. Vista ovest. 22 agosto 2012

Un ricordo dell'antica gloria

L'indagine precedente si è concentrata sui monumenti architettonici, ma Vjaz'ma ha anche uno straordinario monumento scultoreo dedicato al generale Mikhail Efremov, comandante della sfortunata 33a armata, circondato durante la seconda battaglia di Vjaz'ma nella primavera del 1942.

monumento al generale Mikhail Efremov (1897-1942). 22 agosto 2012

Creata dallo scultore Evgenij Vuchetich (autore principale del successivo complesso commemorativo di Stalingrado) ed eretta in una Vjaz'ma ancora in rovina nel 1946, la statua è uno dei migliori esempi di scultura militare eroica in Russia. Efremov è in piedi in gesto di sfida con il braccio teso, rivolto verso ovest. È simbolicamente affiancato e protetto da quattro soldati dell'Armata Rossa tesi con le armi pronte. Uno dei soldati, ferito a morte, guarda il generale. Dopo la liberazione finale di Vjaz'ma nel marzo 1943, il corpo di Efremov fu seppellito nel cimitero adiacente alla chiesa di santa Caterina.

La regione di Vjaz'ma contiene altri siti di interesse facilmente accessibili, inclusa la tenuta Griboedov splendidamente restaurata a Khmelita. All'inizio del XIX secolo, la tenuta era strettamente associata all'amato scrittore Aleksandr Griboedov (1795-1829), autore di "Che disgrazia l'ingegno!", una delle opere teatrali più famose della Russia. Merita un'ulteriore esplorazione.

All'inizio del XX secolo, il fotografo russo Sergey Prokudin-Gorskij sviluppò un complesso processo per la fotografia a colori. Tra il 1903 e il 1916 viaggiò attraverso l'Impero Russo e scattò oltre 2.000 fotografie con tale processo, che prevedeva tre esposizioni su una lastra di vetro. Nell'agosto 1918 lasciò la Russia e alla fine si trasferì in Francia con gran parte della sua collezione di negativi su vetro, oltre a 13 album di stampe a contatto. Dopo la sua morte a Parigi nel 1944, i suoi eredi vendettero la collezione alla Library of Congress. All'inizio del XXI secolo la biblioteca ha digitalizzato la Collezione Prokudin-Gorskij e l'ha resa disponibile gratuitamente al pubblico mondiale. Alcuni siti Web russi ora hanno versioni della raccolta. Nel 1986 lo storico dell'architettura e fotografo William Brumfield ha organizzato la prima mostra di fotografie di Prokudin-Gorskij presso la Library of Congress. Durante un periodo di lavoro in Russia iniziato nel 1970, Brumfield ha fotografato la maggior parte dei siti visitati da Prokudin-Gorskij. Questa serie di articoli giustappone le vedute dei monumenti architettonici di Prokudin-Gorskij con le fotografie scattate da Brumfield decenni dopo.

 
Chiese e monasteri dell'Ossezia visti dall'alto

Ossezia del Nord... Passi di montagna che incantano con la loro bellezza apparentemente irreale; sono fiumi e cascate. E sono principalmente le montagne che stupiscono per la loro imponenza, da poter semplicemente stare a guardare per sempre, indipendentemente dall'ora del giorno e dal tempo. Perché è... il Caucaso!

E, naturalmente, l'Ossezia ha le chiese più antiche della Russia.

Cappella dell'icona della Madre di Dio di Iviron. Passo Kuratinskij

A cinque chilometri dal monastero maschile nell'alta montagna del passo Kuratinskij dell'Ossezia settentrionale si trova una cappella che per 600 anni ha ospitato la principale icona sacra dell'Ossezia e di tutte le montagne del Caucaso settentrionale: l'icona della Madre di Dio di Iviron detta "di Mozdok", che fu donata alla santa regina Tamara la Grande (XIII secolo). Dopo la morte del suo primo marito, il principe russo Georgij Andreevich, figlio del famoso Andrej Bogoljubskij, la regina Tamara sposò il principe osseto David-Soslan.

La Chiesa Tkhaba-Erdy. Inguscezia

Tkhaba-Erdy è un'antica chiesa cristiana in Inguscezia. Fa parte della riserva naturale e storica nazionale di Dzhejrakhsko-Assinskij. Gli studiosi non sono unanimi sulle date di costruzione della chiesa. La maggior parte di essi distingue diversi periodi della sua costruzione, il primo dei quali risale spesso all'VIII secolo. Ecco perché la chiesa Tkhaba-Erdy è spesso chiamata la chiesa più antica sul territorio della Russia.

Il monastero Alanskij della Dormizione. Khidikus

Il monastero maschile Alanskij della Dormizione si trova vicino al villaggio di Fiagdon alto nel passo Kuratinskij (regione di Alagir nell'Ossezia settentrionale). Questo è il monastero ortodosso di montagna più alto nel territorio della Russia. È stato fondato nell'anno 2000.

Uastyrdzhi

Uastyrdzhi è il protettore di uomini, viaggiatori e guerrieri. Nell'epos di Narts, Uastyrdzhi è descritto come un abitante del cielo ed è raffigurato come un anziano su un cavallo bianco, vestito con un mantello bianco. Quando scende sulla Terra, controlla se le persone si stanno aiutando a vicenda nei loro bisogni e dolori.

Il monumento a Uastyrdzhi si trova nel passo Alagir. È uno dei più grandi monumenti di cavalli e cavalieri del mondo. Pesa ventotto tonnellate.

La chiesa dell'arcangelo Michele. Mizur alto

Questa chiesa fu costruita nel 1890. È la chiesa di montagna più alta del territorio della Russia. È stata restaurata ed è officiata.

Il convento Alanskij della Teofania. Alagir

Il convento Alanskij della Teofania è stato fondato nel 2004. Nel 2001, su benedizione del metropolita Gideon, è stata fondata ad Alagir la sorellanza ortodossa della santa Dormizione, come inizio del futuro convento. Fin dall'inizio, le sorelle hanno vissuto la vita da eremite. Nel 2004 il governo della Repubblica dell'Ossezia ha concesso dieci ettari di terreno per la costruzione di un convento e ha dato loro il territorio di un ex campo di pionieri. Il 12 luglio, con la benedizione del vescovo Feofan, le sorelle si sono trasferite nella loro nuova casa. Il convento sta attualmente costruendo una chiesa e riparando gli alloggi.

La cattedrale dell'Ascensione. Alagir

Per volere dell'imperatore russo, nel febbraio 1850, fu stabilito che fosse costruito in Ossezia l'impianto di argento e zinco di Alagir, sulla base dei giacimenti di metalli non ferrosi di Sadon. L'insediamento che crebbe vicino allo stabilimento si chiamava Alagir. Nel novembre 1851 furono poste le fondamenta della cattedrale dell'Ascensione. Il principe G.G. Gagarin, un famoso architetto e artista russo, fu l'architetto della chiesa e creatore dei primi dipinti murali. La cattedrale è stata costruita in stile bizantino con materiali locali di calcare rosa-grigio.

Chiesa di san Giorgio il Vittorioso. Dzivgis

Nella frazione di Dzivgis si trova una delle chiese più antiche dell'Ossezia del Nord: la chiesa di san Giorgio il Vittorioso. Fu costruita tra il XIV e il XVI secolo. Su un arco speciale sono appese due reliquie principali della chiesa: le campane donate dai re georgiani Giorgio e Archil negli anni dal 1613 al 1683. L'iscrizione sulla prima campana recita: "Noi, sovrano di Kartli, re dei re, patrono Giorgio, ho donato questa campana a te, san Giorgio di Dzivgis, per le nostre vittorie. Khronikon 301". Sulla seconda campana c'è l'iscrizione: "Io, re Archil, ho portato questa campana al reliquiario della Croce di Dzivgis: Possa Dio concedere che, alla sua voce, gli osseti vengano a glorificare la Trinità".

Chiesa della Dormizione della Madre di Dio. Lisri

La costruzione di questa chiesa risale alla fine dell'Ottocento, all'inizio del Novecento. Si dice generalmente che la chiesa della Dormizione a Lisri sia tra le ultime ad essere costruite nel Passo Mamison. Tuttavia, la prima testimonianza documentata conosciuta dell'inizio della Chiesa ortodossa a Lisri risale al 1852. Questo è nei documenti della missione spirituale osseta.

Il complesso delle torri di Ezri. Inguscezia

Le torri dell'Inguscezia sono un fenomeno unico nella cultura mondiale. Secondo uno dei più eminenti studiosi del Caucaso, Evgenij Ignatievich Krupinov, "Le torri militari dell'Inguscezia sono nel vero senso della parola l'apice della maestria architettonica e strutturale dell'antica popolazione della regione. Sono sorprendenti per la loro semplicità di forma, aspetto monumentale ed eleganza austera. Le torri dell'Inguscezia sono state, per il loro tempo, un vero miracolo del genio umano".

Beslan. Scuola n. 1., luogo dell'attacco terroristico ai bambini

Il ritiro del ghiacciaio "Kolka"

 
6 domande scomode ai fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

i fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cantano l'inno nazionale dopo il "concilio d'unificazione"

Il progetto di Petro Poroshenko è quasi completato. Viene creata una nuova chiesa; il presidente ha adempiuto i suoi impegni elettorali. Ma cosa abbiamo alla fine?

Il 15 dicembre, il "concilio d'unificazione" è giunto alla fine tra le mura dell'antica Santa Sofia, dove è stata solennemente proclamata la creazione di una nuova chiesa, progettata per unire tutta l'Ortodossia ucraina e diventare una delle chiese locali autocefale.

Dopo il "concilio" Petro Poroshenko ha detto nella piazza di Santa Sofia, "Gloria all'Ucraina! ...Questo è il giorno della conquista finale della nostra indipendenza ucraina dalla Russia! E l'Ucraina non berrà più, nelle parole di Taras Shevchenko, "veleno di Mosca dal calice di Mosca" ...Che tipo di chiesa è questa? Questa è una chiesa senza Putin".

Il presidente, i dipendenti pubblici e i media hanno riferito trionfalmente e pateticamente dell'inizio di una nuova era nella storia dell'Ucraina e dell'Ortodossia mondiale. Tuttavia, è successo tutto nel modo in cui l'hanno riferito?

Domanda 1

 La "Chiesa ortodossa in Ucraina" riunisce in realtà TUTTA l'Ortodossia ucraina?

Petro Poroshenko, Andrej Parubij, il capo eletto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij e tutti gli altri hanno solennemente proclamato che il Patriarcato di Kiev, la Chiesa ortodossa autocefala ucraina e la Chiesa ortodossa ucraina si sono riunite in un'unica struttura.

Petro Poroshenko: "Come risultato delle decisioni dei vescovi di tre giurisdizioni ortodosse, oggi è nata una nuova, ucraina ed indipendente Chiesa ortodossa ucraina".

Il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij: "Siamo riusciti a riunire i tre rami dell'Ortodossia ucraina in un'unica chiesa ortodossa locale".

Ma è davvero così? 42 cosiddetti "vescovi" del patriarcato di Kiev e 12 della Chiesa ortodossa autocefala ucraina hanno preso parte ai lavori del "concilio d'unificazione". In effetti, il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina non ha dato ai suoi vescovi e ai suoi chierici la benedizione di partecipare all'incontro.

Il metropolita Antonij, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, ha dichiarato quanto segue: "Il Santo Sinodo ha sottolineato ancora una volta l'impossibilità per il clero, i vescovi e i fedeli figli della Chiesa ortodossa ucraina di partecipare al cosiddetto "concilio d'unificazione".

Tuttavia, 2 vescovi sono arrivati al "concilio" – Simeon Shostatskij e Aleksandr Drabinko.

Ancora una volta, 2 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina su novantasette!

La Chiesa Ortodossa Ucraina è due volte più grande del Patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina messi insieme. È possibile definire la nuova struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come la chiesa di tutta l'Ortodossia ucraina, se praticamente l'intera Chiesa ortodossa ucraina non ha partecipato a questo concilio? Domanda retorica, perché il due per cento dei vescovi che ha scelto di partecipare al concilio non è nulla. Cioè, il "concilio d'unificazione" è stato davvero d'unificazione, ma solo l'unificazione del patriarcato di Kiev con la Chiesa ortodossa autocefala ucraina, niente di più.

Domanda 2

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" può essere definita una Chiesa?

Il Patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina – strutture che non sono riconosciute da nessuna delle Chiese locali del mondo, inclusa Costantinopoli, hanno partecipato al "concilio" a pieno titolo. Ecco una lettera del 1995, in cui si afferma che, secondo il Fanar, il patriarcato di Kiev non è una delle Chiese canoniche.

Dal 1992, Costantinopoli ha completamente sostenuto e approvato tutte le punizioni e i divieti imposti a Filaret dalla Chiesa russa, come dimostrato dal documento firmato dal patriarca Bartolomeo.

una lettera del patriarca Bartolomeo al patriarca Alessio II della Chiesa ortodossa russa sul riconoscimento delle punizioni disciplinari imposte all'ex metropolita di Kiev Filaret nel 1992

Di conseguenza, tutte le consacrazioni episcopali eseguite da Filaret durante questo periodo non potevano essere riconosciute neppure da Costantinopoli. Dal 1992, il patriarca Bartolomeo ha proibito al suo clero perfino di avvicinarsi a Filaret, figuriamoci contattarlo.

Tuttavia, l'11 ottobre 2018, il Sinodo di Costantinopoli, contrariamente ai canoni, senza alcun pentimento o convocazione di tribunale ecclesiastico, ha reintegrato Filaret nel suo rango gerarchico. Ma si possono legalizzare retroattivamente le ordinazioni eseguite da una persona che non era nemmeno un membro della Chiesa, per non parlare di un vescovo? Questo non è possibile. Cioè, quasi tutte le persone presenti al concilio, agli occhi dell'Ortodossia mondiale, non sono vescovi, e neppure Epifanij Dumenko, il capo eletto della nuova chiesa, è un vescovo.

Domanda 3

L'opera del Fanar: unire l'Ortodossia o creare uno scisma più profondo?

I rappresentanti del Fanar hanno detto molte volte che non sono venuti per approfondire la divisione ma per guarirla. L'arcivescovo Daniel Zelinskij, l'esarca del Fanar, ha dichiarato durante l'incontro con il presidente: "Non siamo venuti qui per dividere l'Ortodossia ucraina, ma, al contrario, per fare ancora più passi per portare a tutti l'unità desiderata per la Chiesa ortodossa ucraina".

Il patriarca Bartolomeo nel suo messaggio al "concilio d'unificazione" ha affermato quanto segue: "Il nostro obiettivo e il nostro criterio della Chiesa di Costantinopoli è l'attuazione di ciò che può unire i figli. Inoltre, la Chiesa Madre ha preoccupazioni su come evitare e superare una divisione per creare un dialogo e unità".

Tuttavia, molto prima del concilio, è diventato chiaro che tali parole sono una menzogna schietta, poiché la leadership, il clero e i credenti della Chiesa ortodossa ucraina hanno più volte dichiarato che non si sarebbero uniti agli scismatici. Il patriarca Bartolomeo e altri gerarchi del Fanar lo sapevano? Lo sapevano, ma hanno comunque perseguito la loro causa. E sono arrivati al punto dell'assurdità. Contrariamente all'esistenza della Chiesa ortodossa ucraina, che essi stessi fino a ieri avevano definito l'unica Chiesa canonica in Ucraina, il Fanar ha legalizzato gli scismatici e li ha rattoppati insieme in ciò che ora definisce una chiesa autocefala. Se tali parole sono gratuite e non dimostrate da azioni, allora questo discorso è una bugia. Parlando d'unificazione, la gerarchia del Fanar hanno di fatto gettato le fondamenta dello scisma dell'Ortodossia in Ucraina.

Domanda 4

Chi è ora il vero metropolita di Kiev? Sua Beatitudine Onufrij oppure Epifanij?

Nella sua ultima lettera a sua Beatitudine Onufrij, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato che dopo il Concilio non lo avrebbe più considerato il metropolita di Kiev: "Considerandola come 'sua Eminenza il metropolita di Kiev' come una forma di economia e di condiscendenza, la informiamo che dopo le elezioni per il primate della Chiesa ucraina da parte di un corpo che consisterà di clero e laici, non sarà più in grado ecclesiologicamente e canonicamente di portare il titolo di Metropolita di Kiev, che, in ogni caso, ora porta in violazione delle condizioni descritte nei documenti ufficiali del 1686".

Tuttavia, durante l'intronizzazione di sua Beatitudine Onufrij, il 17 agosto 2014, il patriarca Bartolomeo ha detto qualcosa di completamente diverso. Allora non aveva espresso il minimo dubbio che sua Beatitudine Onufrij fosse il legittimo metropolita di Kiev e il primate della Chiesa ucraina:

"Bartolomeo arcivescovo di Costantinopoli Nuova Roma e patriarca ecumenico a sua Eminenza Onufrij, beatissimo metropolita di Kiev.

Con gioia fraterna, abbiamo saputo della sua elezione al trono storico e glorioso di metropolita di Kiev. Alla vigilia della luminosa festa della Trasfigurazione, preghiamo il Signore Gesù Cristo che conferisca alla vostra Beatitudine il potere spirituale di guidare il gregge dei credenti alla contemplazione della sua grazia divina. Dal Patriarcato ecumenico le inviamo le nostre congratulazioni fraterne e preghiamo che il Signore sostenga dal cielo, si prenda cura della vostra vigna e prenda cura di ciò che ha piantato la sua destra".

Il patriarca Bartolomeo ha anche affermato che sua Beatitudine è il legittimo primate della Chiesa canonica all'Assemblea dei primati delle Chiese ortodosse locali a Chambesy nel 2016.

Cosa è cambiato nell'arco di tempo passato? Forse il metropolita Onufrij ha commesso qualche crimine ecclesiastico? No, non l'ha fatto. Ha compiuto onorevolmente l'obbedienza di primate e nessuno può mettere in dubbio questo fatto. Sua Beatitudine gode della massima autorità nel mondo ortodosso. Possiamo ricordare solo alcune delle affermazioni dei vescovi delle Chiese locali.

Teodoro II, patriarca di Alessandria: "Sua Beatitudine il metropolita Onufrij è un benedetto uomo di Dio, un vero monaco".

Timotheos, metropolita di Vostra, Patriarcato di Gerusalemme: "Sua Beatitudine Onufrij si distingue per la sua spiritualità. È un uomo di preghiera fervente; è molto amato e rispettato sul Monte Athos, a Gerusalemme. E penso che tutto sarà unito attorno a lui. Sua Beatitudine Onufriy è apprezzato e rispettato da tutti i primati delle Chiese locali. "

Archimandrita Ephraim, abate del monastero di Vatopedi sul santo Monte Athos: "Faccio appello a tutto il popolo ucraino e chiedo loro di sostenere la Chiesa ortodossa canonica, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij. E l'intera santa montagna accetta e riconosce solo la Chiesa ucraina canonica, guidata dal metropolita Onufrij. "

Georgij, Arcivescovo di Wroclaw e Szczecin, Chiesa ortodossa delle terre ceche e Slovacchia: "Vladyka Onufrij, se posso parlare di lui in questo modo (perché il mio cuore è più vicino dei titoli di sua Beatitudine il metropolita), lo sento molto vicino come persona. È un vero vescovo ortodosso. E la conoscenza con lui è stata per me un'impressione incredibile, sono grato al Signore per lui. Sua Beatitudine è esattamente come dovrebbe essere il capo della Chiesa ortodossa ucraina in questo momento difficile per la Chiesa ".

Quindi, possiamo tranquillamente dire che non è la sua beatitudine il metropolita Onufrij che è cambiato, ma è Costantinopoli che è cambiata. Perché? Una domanda per il patriarca Bartolomeo.

Domanda 5

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": quanto è Chiesa – e quanto è politica?

Molti sono rimasti sorpresi dal fatto che il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko fosse seduto al tavolo del concilio alla destra del metropolita Emmanuel di Costantinopoli. Mentre un tale comportamento del capo dello stato era del tutto naturale per gli imperatori romani, sembra strano per l'Ucraina. Perché il Presidente non tenga conto della Costituzione, che afferma chiaramente che la Chiesa è separata dallo stato, e perché partecipi direttamente alla creazione di una nuova struttura ecclesiale, è molto difficile dirlo.

Durante il lavoro del "concilio d'unificazione" è stato detto che questo sarebbe stato sostenuto dalle preghiere dei credenti in Piazza Sofia. Cioè, i credenti della stessa Chiesa, che si stava unendo, dovevano pregare lì.

Petro Poroshenko, pochi giorni dopo il "concilio", ha dichiarato quanto segue: "Immaginate, quasi 11 ore, quasi 40.000 persone sono state al freddo a pregare che la Chiesa venisse alla luce!"

Paradossalmente, quelli che si erano riuniti in Piazza Sofia il 15 dicembre non avevano una sola icona, un solo striscione, niente! Solo bandiere di stato. Eppure è stato allestito un palco con schermi.

La gente ha ascoltato un concerto, si è divertita e ha aspettato la fine del "concilio". Tutto quello che succedeva vicino alle mura di Santa Sofia non aveva nulla a che fare con la preghiera, ma ricordava dolorosamente l'Euromajdan. Tutto era uguale allo scenario di allora: il palcoscenico, lo schermo e la gente con le bandiere. In realtà, Andrej Parubij lo ha ammesso in modo grossolano.

Andrej Parubij, portavoce della Verkhovna Rada: "Cinque anni fa, siamo rimasti come oggi sul Majdan, anche allora al freddo, uniti spalla a spalla. E oggi siamo insieme come al Majdan. E quando siamo insieme – non possiamo essere sconfitti! "

Anche dopo che il "concilio d'unificazione" si è concluso, non si è sentita una sola preghiera. Il capo eletto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij, ha ringraziato Filaret, ha ringraziato Poroshenko, ha ringraziato Parubij, ha ringraziato i deputati della Verkhovna Rada, ma non ha mai ricordato Dio. Ha solo cantato l'inno nazionale.

Il giorno del concilio, tutti gli ingressi a Kiev e il centro della città sono stati allagati da autobus con targhe non locali. Ai treni che provenivano dai centri regionali, erano accoppiate altre vetture. I social network sono stati informati che i dipendenti del settore pubblico si sono lamentati di essere stati portati a Kiev con la forza.

Il corrispondente di Hromadske è rimasto sconcertato quando ha riferito che l'accesso a Piazza Sofia era possibile esclusivamente secondo le liste che indicavano l'affiliazione di un dato gruppo con una particolare entità del settore pubblico.

Inoltre, a quelli che volevano arrivare in piazza e non erano negli elenchi l'accesso era semplicemente proibito.

È così che è stata creata una bella immagine di sostenitori entusiasti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", presentati come lo stesso popolo ucraino desideroso di veder nascere la nuova Chiesa.

Domanda 6

Dov'è il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese locali?

Il 13 agosto 2014, sua Beatitudine Onufrij è stato eletto metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Il giorno dopo, letteralmente, ha iniziato a ricevere le congratulazioni dalle Chiese locali. Il 17 agosto, rappresentanti di quasi tutte le Chiese autocefale sono arrivati ​​per assistere all'intronizzazione di sua Beatitudine alla Lavra delle Grotte di Kiev, e tra loro c'era il metropolita Emmanuel di Francia – colui che ha presieduto il "concilio d'unificazione". Possiamo vedere che sua Beatitudine Onufrij dopo essere stato eletto capo canonico della Chiesa ucraina è stato quasi immediatamente riconosciuto dalla pienezza dell'Ortodossia mondiale.

Una settimana dopo il concilio, nessuna delle Chiese locali, eccetto Costantinopoli, ha inviato le proprie congratulazioni. E questo è molto preoccupante per il presidente. Quando non c'è riconoscimento, ma uno vuole ottenerlo, una piccola informazione è meglio di niente. La situazione sta diventando comica – Petro Poroshenko afferma che un portale di notizie cattoliche ha riportato la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e lo definisce come l'inizio del riconoscimento di questa struttura.

Petro Poroshenko: "Oggi sul sito del Vaticano è apparso un messaggio che una chiesa è stata creata in Ucraina e il suo primate, sua Beatitudine Epifanij, è stato eletto. E credetemi – la notizia non farà che diffondersi".

Risultati

Il progetto di Petro Poroshenko è quasi completato. È stata creata una nuova chiesa; il presidente ha adempiuto i suoi impegni elettorali. Ma cosa abbiamo alla fine?

Il frutto degli sforzi titanici delle autorità è una struttura costruita sulla falsità.

Falsità del presidente e dei suoi sostenitori che hanno annunciato l'unificazione di tutta l'Ortodossia. L'unica Chiesa canonica, la Chiesa ortodossa ucraina, è rimasta fedele al suo primate e non ha affatto partecipato all'unificazione degli scismatici.

Falsità del Fanar. Le pretese di Costantinopoli di aver unificato apparentemente tutta l'Ortodossia non si sono mai avverate.

E che dire della Chiesa ortodossa ucraina? La nostra Chiesa rimane la Chiesa. Quella che ha quasi 2000 anni. Quella che è sopravvissuta non solo ai politici temporanei. Sopravvisse è sopravvissuta all'ascesa e alla caduta degli imperi, alla nascita e al crollo delle potenze, agli scontri ideologici e ai cataclismi globali.

E la Chiesa in Ucraina è guidata da un vero primate, un padre, dato a noi in questi tempi difficili da Dio misericordioso. Ora la vita non è facile per i credenti della Chiesa, ma non ci è stato promesso che sarebbe stata facile, al contrario, ci è stato promesso che sarebbe stata difficile. Ma questo non ci spaventa. La verità è che il potere e la politica non sono con noi. Ma Dio è con noi. E se Dio è con noi, allora chi è contro di noi?

 
Gli europei stanno a guardare il fallimento totale in Ucraina

Dato che la situazione politica in Ucraina continua a deteriorare – con il governo paralizzato a seguito della lotta di potere tra Poroshenko e Jatsenjuk – gli europei sono sempre più disperati, e sempre più frustrati con gli ucraini la cui intransigenza prolunga la crisi.

Tuttavia gli europei non hanno alcuna strategia di uscita e sono di fronte a un fallimento totale.

Il motivo è la crescente rabbia in tutta Europa verso la politica delle sanzioni, e un senso crescente che si stia chiudendo rapidamente la finestra diplomatica per trovare un modo di salvare la faccia, revocando le sanzioni prima che l'influenza europea si esaurisca completamente.

Il problema degli europei è che si sono impegnati a mantenere le sanzioni fino a quando saranno portate a termine le condizioni di Minsk II.

Quando hanno preso questo impegno, però, gli europei non sono riusciti a prendere la precauzione di base di collegare la revoca delle sanzioni non solo all'adesione russa a Minsk II, ma anche all'adesione ucraina.

Dal momento che le disposizioni di Minsk II in realtà richiedono che la parte ucraina intraprenda la maggior parte delle azioni, questo fallimento non solo ha negato l'influenza europea sugli ucraini. Ha dato agli ucraini un incentivo perverso a sottrarsi ai propri impegni di realizzare Minsk II, dal momento che in questo modo possono obbligare gli europei a continuare le sanzioni.

Nel frattempo l'opposizione alla politica delle sanzioni è in crescita, sia in Europa settentrionale sia in Europa meridionale.

In Europa settentrionale l'opposizione alle sanzioni è concentrata in piccoli ma molto potenti circoscrizioni. In Europa meridionale invece è pressoché universale.

L'Europa meridionale non è mai stata molto interessata all'Ucraina o al suo conflitto e non ne sostiene o ne capisce il gioco geopolitico.

La cultura politica dell'Europa meridionale rende anche gli europei del sud in gran parte immuni al moralismo auto-interessato tipico degli Stati Uniti e degli europei del nord, e che è stato utilizzato per mobilitare il sostegno al movimento del Majdan in Ucraina.

I neocon non sono neanche lontanamente così influenti nell'Europa meridionale come lo sono nell'Europa settentrionale, e gli europei del sud non si sentono tanto ossessivamente ostili alla Russia quanto lo sono molti europei del nord.

Gli europei del sud considerano di essere stati forzati in una politica di sanzioni con le quali fondamentalmente non sono d'accordo, e che considerano controproducenti e irrazionali.

Il più potente leader del sud europeo, l'italiano Renzi, non nasconde quasi il suo disaccordo con questa politica, e la maggior parte degli altri leader europei del sud è d'accordo in privato con lui.

L'Europa meridionale, tuttavia, non ha di per sé la forza di cambiare una politica concordata dai più potenti Stati europei – Germania e Francia.

Tale politica è però ora sempre più in discussione in Germania e in Francia: in Germania, da parte di una larga parte della comunità imprenditoriale tedesca, e in Francia da parte degli agricoltori francesi.

Questi ultimi sono una potente lobby politica, che nessun governo francese può ignorare, in particolare con le elezioni in corso.

Con le elezioni presidenziali nel 2017 in Francia, il governo francese è stato costretto a rassicurare i contadini che "sta facendo tutto il possibile" per ottenere che le contro-sanzioni russe che vietano le esportazioni alimentari europee verso la Russia siano revocate.

Ma come il governo francese sa, tuttavia, questo non può accadere a meno che prima non siano revocate le sanzioni dell'UE.

Questo dà al governo francese un forte incentivo a far revocare le sanzioni, che a sua volta significa un forte incentivo a raggiungere una soluzione del conflitto ucraino.

Cosa ancora più importante della costante crescita dell'opposizione alla politica delle sanzioni, è la sensazione che si stia chiudendo rapidamente la finestra del l'influenza diplomatica europea.

È difficile sapere fino a che punto i leader europei siano informati sullo stato dell'economia russa. Tuttavia, anche i più compiacenti tra loro dovrebbero ormai sapere che non sta per crollare sotto il peso delle sanzioni, e che la politica russa nei confronti dell'Ucraina non cambierà a causa loro.

Le aspettative che le sanzioni avrebbero fatto in modo che gli oligarchi della Russia costringessero Putin alle dimissioni a meno che questi non cambiasse rotta – che è ciò che il servizio segreto tedesco, il BND, a quanto pare ha detto a Merkel che sarebbe avvenuto prima che l'UE imponesse le sanzioni – si sono rivelate completamente sbagliate.

Quanto alla rivoluzione popolare in Russia contro Putin che qualcuno si aspettava, con la popolarità di Putin superiore all'80%, anche i leader europei più deliranti non possono più credere che accadrà.

È anche possibile che i meglio informati dei leader europei – tra cui, eventualmente, il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier – conoscano la terribile verità – che non solo l'economia russa è sopravvissuta alle sanzioni, ma che la sua recessione terminerà a breve.

Questo indica il paradosso delle sanzioni. Mentre per i russi il loro costo è stato una spesa di partecipazione e ora è in diminuzione ogni mese che passa – e il loro effetto complessivo si sta dimostrando effettivamente utile – per gli europei il danno è in crescita – sia economicamente che politicamente.

Per gli europei la ripresa economica – o peggio ancora un boom – della Russia, mentre le sanzioni sono ancora in atto, sarebbe un disastro umiliante.

Dimostrerebbe che la Russia è fondamentalmente immune alle sanzioni, e denuncerebbe il fallimento totale di tutta la politica di sanzioni.

Esporrebbe anche i leader europei come Angela Merkel e Francois Hollande alle critiche per aver imposto una politica di sanzioni che ha finito per danneggiare l'Europa e i loro paesi più della Russia.

Le imprese tedesche e gli agricoltori francesi che hanno perso afferi a causa delle sanzioni sarebbero – a buona ragione – furioso.

Strapperebbe via anche ogni illusione sugli europei e sul loro potere.

In diplomazia mantenere una parvenza di potere è almeno altrettanto importante quanto il potere stesso. Uno stato o un gruppo di stati che perdono la parvenza del loro potere rischiano di non essere più presi sul serio.

Ciò significa in questo caso che gli europei devono essere in una posizione in cui possono almeno far finta che le sanzioni siano ancora importanti per la Russia quando verreanno revocate, e che i russi stiano dando qualcosa in cambio.

Ovviamente gli europei non possono affermare credibilmente una cosa del genere se, quando toglieranno le sanzioni, la Russia si troverà nel bel mezzo di un boom.

È proprio perché gli europei hanno anche bisogno di dimostrare che i russi stanno dando qualcosa in cambio per la fine delle sanzioni, che hanno collegato la revoca delle sanzioni a Minsk II.

Il successo dell'attuazione di Minsk II permetterebbe agli europei di far finta che ciò sia avvenuto attraverso i loro sforzi. Potrebbero quindi revocare le sanzioni e pretendere di avere vinto.

Poiché Minsk II è stato redatto dai russi, questa sarebbe sembrata una strategia a basso rischio. Dopo tutto, ci si aspetterebbe che i russi vogliano implementare un accordo di cui hanno redatto termini.

Quello che gli Europei hanno trascurato – o non hanno mai considerato – era che potevano essere i propri protetti ucraini – non i russi – a non riuscire a implementare Minsk II. Questa però è proprio la posizione in cui si trovano ora gli europei.

Questo non avviene perché il governo ucraino è tenuto in ostaggio dalle milizie di destra, ma perché Minsk II contraddice tutta la filosofia e lo scopo della "rivoluzione" del Majdan il cui obiettivo principale è quello di creare un Ucraina unitaria, monolingue e monoculturale, distanziata dalla il più possibile Russia.

Ho discusso tutto questo in un articolo pubblicato da Russia Insider nel gennaio 2015, alla vigilia della battaglia di Debaltsevo. Ecco ciò che avevo detto in quell'occasione:

"La verità di base sulla crisi in Ucraina e della sua guerra – quella verità che molti, soprattutto in Occidente, rifiutano di riconoscere – è che la fazione che ha preso il potere in Ucraina attraverso il colpo di stato del febbraio 2014 è strutturalmente incapace di negoziazione o compromesso con quelli che ritiene i suoi avversari.

(...) In breve, L'intero scopo del colpo di stato del febbraio 2104 è stato di dare alla fazione che detiene il potere ora in Ucraina potrebbe il dominio illimitato della società ucraina, che è il suo unico modo per attuare la sua visione di un'Ucraina unitaria, monolingue e monoculturale per sempre distanziata dalla Russia.

Data la diversità della società ucraina, non può scendere a compromessi con i suoi avversari, perché farlo comprometterebbe l'intero progetto che è la ragione della sua esistenza e la giustificazione della sua presa di potere.

Ecco perché ha agito nel mese di febbraio per eliminare dalla vita politica ucraina la fazione che era prima al potere in Ucraina e perché continua ora a impegnarsi per eliminare i suoi avversari nel Donbass".

Tutto questo resta vero oggi come lo era allora.

Continuerà a essere vero a prescindere da quale leader del Majdan detiene il potere in Ucraina. Non importa se quel leader è Poroshenko, Timoshenko, Jatsenjuk, Kolomoiskij, Tjagnibok, Parubij, Ljashko, Klichko, Jarosh o qualcun altro. Nessun politico ucraino fedele al Majdan è capace di quella sorta di compromesso che Minsk II richiede, ed è un errore fondamentale pensare che, perché i politici ucraini del Majdan sono impegnati in costanti lotte tra fazioni, alcuni di loro sono più "moderati" su questi temi rispetto ad altri.

Fino a oggi gli europei hanno chiuso gli occhi su questa realtà. E ora la stessa realtà li colpisce in piena faccia.

È per questo che – di fronte all'intransigenza totale degli ucraini ma volendo porre fine al conflitto prima che svanisca la loro influenza finanziaria e la loro credibilità – si dice che il ministro degli esteri tedesco Steinmeier e il ministro degli Esteri francese Ayrault si rechino a Kiev "complètement exacerbés".

Gli europei sono caduti nella stessa trappola in cui si è trovato Janukovich durante le proteste del Majdan.

Come gli europei, Janukovich ha cercato di venire a patti con i leader del Majdan come se fossero persone ragionevoli.

Ciò che Janukovich ha scoperto ogni volta che pensava di aver siglato un accordo era che i leader del Majdan semplicemente lo rinnegavano, intascando le sue concessioni, continuando le loro proteste, e tornando con ancor più richieste.

I leader ucraini del Majdan si sono comportati esattamente nello stesso modo durante il conflitto ucraino.

Nell'aprile 2014 hanno accettato di fare modifiche costituzionali concedendo maggiore autonomia alle regioni dell'Ucraina.

Hanno rinnegato tale accordo e nel corso dei mesi successivi hanno cercato di schiacciare l'opposizione nelle regioni orientali dell'Ucraina con la forza.

Dopo la loro sconfitta nell'agosto 2014 hanno deciso di concedere uno statuto speciale al Donbass, con trattative da seguire per raggiungere una soluzione politica (Minsk I).

Non sono riusciti a onorare questi impegni e nel gennaio 2015 hanno di nuovo attaccato il Donbass.

Nel febbraio 2015 – dopo essere stati sconfitti ancora una volta – ancora una volta hanno deciso di concedere lo statuto speciale al Donbass. Hanno inoltre accettato di negoziare direttamente con i leader del Donbass, per concordare con loro i termini delle elezioni nel Donbass, e per concordare con loro cambiamenti alla costituzione dell'Ucraina, che dovevano essere seguiti da nuove elezioni tenute prima della fine di dicembre 2015 (Minsk II).

Ancora una volta non sono riusciti a onorare questi impegni. Nell'agosto 2015 hanno cercato di attaccare di nuovo il Donbass, solo per essere dissuasi dal farlo dagli europei.

Nel mese di ottobre 2015 al vertice di Parigi, hanno rinnovato la loro promessa di attuare le disposizioni di Minsk II, questa volta in accordo con un nuovo calendario predisposto dai francesi, che avrebbe portato alla concessione dello statuto speciale per il Donbass e a tenere elezioni nel mese di marzo.

Ancora una volta non sono riusciti a mantenere uno qualsiasi di questi impegni. Ora è marzo e non uno degli impegni presi nel mese di ottobre è stato onorato. Invece i rapporti dal Donbass parlano di nuovi scontri.

Non è quindi sorprendente che Steinmeier e Ayraut siano "complètement exacerbés".

Di fronte all'intransigenza ucraina, gli europei hanno cercato di ottenere qualcosa che possono far passare come un "progresso", chiedendo ai russi di annacquare i termini di Minsk II, per permettere almeno di tenere elezioni nel Donbass alle condizioni ucraine nella prima la metà di quest'anno.

Il recente commento di Juncker che l'Ucraina non aderirà alla NATO o all'UE per 20-25 anni (che in pratica significa mai) dovrebbe essere visto in questo contesto.

È stato inteso come un contentino ai russi, rendendo pubblico ciò che era già stato concordato privatamente nel febbraio 2015 a Mosca e a Minsk, al fine di ottenere che i russi ammorbidiscano la loro posizione su Minsk II.

I russi però non intendono fare niente a proposito. Come chiarificano le loro dichiarazioni pubbliche in materia di Minsk II, sono implacabili. Hanno respinto tutti i tentativi di annacquare Minsk II. Insistono che l'Ucraina rispetti le sue condizioni alla lettera.

È impossibile evitare la sensazione che, attraverso il loro cieco sostegno al movimento del Majdan, gli europei si siano infilati in una trappola.

Una escalation di supporto per l'Ucraina sta diventando politicamente impossibile soprattutto in considerazione dell'intransigenza dell'Ucraina e della sua crescente crisi politica.

Il ritiro – che comporterebbe prendere finalmente una forte posizione pubblica contro il Kiev chiedendole di implementare Minsk II in pieno con una minaccia di sanzioni se non riesce a farlo – è comunque politicamente molto difficile, ed è probabilmente impossibile finché Merkel rimane cancelliere della Germania, considerato quanto capitale politico ha investito nell'Ucraina.

L'alternativa, tuttavia, è l'umiliazione totale quando si perderà qualunque pretesa di influenza che sia ancora rimasta, e questa è la prospettiva che ora gli europei hanno di fronte.

Ora probabilmente è solo una questione di mesi prima che la ripresa economica in Russia sbugiardi la politica di sanzioni degli europei – e con essa tutta la loro politica ucraina – come un bluff che è stato smascherato.

Il fatto che stiano incominciando a comprenderlo nelle capitali occidentali trova conferma nel più improbabile dei luoghi – nei commenti del presidente degli Stati Uniti Obama – l'autore ultimo della politica delle sanzioni – nelle recenti interviste rilasciate alla rivista Atlantic. Ecco cosa ha detto:

"L'Ucraina è un interesse centrale dei russi, ma non degli americani, quindi la Russia sarà sempre in grado di mantenervi un dominio di tensione.

"Il fatto è che l'Ucraina, che non è un paese della NATO, sta per diventare vulnerabile al dominio militare da parte della Russia, a prescindere da quello che facciamo", ha detto.

Ho chiesto a Obama se la sua posizione in Ucraina era realista o fatalista.

"È realista", ha detto. "Ma questo è un esempio di dove dobbiamo essere molto chiari su quali sono i nostri interessi fondamentali e ciò per cui siamo disposti ad andare in guerra"."

In altre parole, l'Ucraina conta per i russi, ma non per l'Occidente, ed sono i russi che vi detengono le carte vincenti ( "dominio di tensione").

Questo è ciò che Russia Insider ha continuato a dire tutto il tempo.

Ci sono voluti due anni, una guerra civile, migliaia di morti, un collasso economico, una crisi di governo, un ormai default inevitabile e il fallimento della politica delle sanzioni, perché i leader occidentali iniziassero ad accorgersene.

Ora è di gran lunga troppo tardi per evitare l'umiliazione che è fin troppo evidentemente in arrivo.

 
Conflitto e divisione

I recenti inquietanti eventi nella vita della Chiesa hanno lasciato un senso di oscurità in molti, tra cui alcuni membri del clero e alcuni monaci, che si chiedono cosa succederà dopo. In periodi come questo è bene ricordare che durante i duemila anni della nostra fede cristiana ortodossa non è cambiato nulla. Ci sono sempre stati attacchi all'integrità della Chiesa. A volte questi attacchi sono stati rivolti direttamente verso la Chiesa, come l'attacco ateo da parte dei sovietici e l'invasione islamica nelle terre ortodosse. Altre volte la Chiesa ha subito attacchi all'interno delle sue mura, con divisioni che hanno minacciato l'integrità e l'unità della Chiesa stessa.

Gli scismi che hanno portato a divisioni tra le Chiese locali sono sempre stati duri per i credenti, soprattutto quando le divisioni erano basate su lotte di potere. Il conflitto interno che ha avuto luogo durante vari periodi della storia, tra il clero e i propri vescovi, o tra vari vescovi, non è mai stato facile. San Giovanni Crisostomo, san Giovanni di San Francisco, san Nettario della Pentapoli e persino il mio defunto padre spirituale, l'archimandrita Dimitri di Santa Rosa, sono solo quattro esempi di persone che hanno subito ingiustizie per mano di altri. Nella vita della Chiesa ci sono stati momenti in cui i sinodi episcopali hanno dovuto prendere decisioni difficili, ma necessarie, sapendo che alcuni avrebbero trovato difetti nel risultato, ma si sono sentiti moralmente e spiritualmente spinti ad agire rapidamente nonostante le critiche.

Ci sono state controversie tra i monasteri sul concetto di proprietà terriera, con alcuni insegnamenti secondo cui le comunità monastiche non dovrebbero possedere terra, mentre altre confraternite insistevano sul fatto che l'indipendenza fornita ai monasteri dalla proprietà terriera fosse un'importante rete di sicurezza per la longevità della loro comunità, e la purezza delle loro tradizioni monastiche.

La cosa importante che tutti noi dobbiamo ricordare durante i periodi di conflitto nella Chiesa è che non c'è nulla di nuovo. Sin dall'inizio si sono verificati conflitti e divisioni, divergenze tra membri, clero e vescovi. San Paolo ha persino diretto i suoi pensieri su coloro che dicono: "Io sono di Cristo" o "Io sono di Paolo". Come le famiglie di sangue, facciamo tutti parte della condizione umana che è il risultato della caduta e dobbiamo ricordare che gli attacchi contro l'unità della Chiesa ci sono sempre stati e ci saranno sempre, fino alla fine dei tempi.

Naturalmente la radice di questi attacchi e divisioni non è altro che il Maligno stesso. Satana odia la Chiesa e ha attaccato ogni parte della Chiesa sin dall'inizio. Possiamo davvero aspettarci che Lucifero passi tutto il suo tempo ad attaccare solo gli ubriachi e i tagliagole? Se quelli li ha già catturati, perché non dovrebbe volgere la maggior parte della sua ira e malvagità contro la Chiesa fondata da Cristo stesso?

Nei momenti difficili, in cui vediamo fratello contro fratello, è importante non reagire, non darsi ai pettegolezzi e lasciare che la pace regni nei nostri cuori. Il Signore è ancora al comando, proprio come un padre o una madre è ancora al comando quando i loro bambini stanno litigando per un giocattolo rotto. La promessa che abbiamo dal Signore stesso è che le porte dell'inferno non prevarranno contro la sua chiesa. Le divisioni andranno e verranno, il conflitto tra fratelli ci sarà sempre e lo Spirito Santo continuerà ancora a guidare la Chiesa. Dobbiamo imparare a fidarci del Signore, a lasciare la guida della Chiesa nelle mani dei nostri vescovi e a lavorare sui nostri cuori. Se avremo un cuore pacifico, tutto andrà bene. La pace deve iniziare da me.

Con affetto in Cristo,

abate Tryphon

 
Storia di un ortodosso pachistano

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti la testimonianza di un giovane ortodosso della missione di Sargodha in Pakistan, della quale ci siamo occupati più volte sul sito. Sanawar Mark è un ingegnere informatico di 27 anni, cresciuto nella minoranza cristiana sofferente del Pakistan, che ha trovato nella Chiesa ortodossa la realizzazione perfetta del cammino della croce e risurrezione cristiana. Le sue parole ricordano a tutti noi che viviamo in paesi meno “difficili” quanto sia importante il tesoro di una retta fede e di una retta glorificazione del Signore.

 
Monastero della Moldova celebra il 30° anniversario dalla rinascita

foto: mitropolia.md

Vescovi e chierici della Moldova e dell'Ucraina si sono riuniti ieri per celebrare festosamente il 30° anniversario della rinascita di un monastero nella Moldova centro-occidentale.

Sua Eminenza il metropolita Vladimir di Chișinău e di tutta la Moldova (Patriarcato di Mosca) ha guidato ieri la Divina Liturgia al monastero di santa Parascheva-Hîncu con diversi altri vescovi moldavi e con sua Eminenza il metropolita Agafangel di Odessa e Ismail della Chiesa ortodossa ucraina, riferisce la Chiesa moldava.

Ai vescovi si sono uniti anche chierici della Moldova e dell'Ucraina.

foto: mitropolia.md

Il monastero fu fondato come convento nel 1678. Dopo essere stato rovinato dall'invasione tartara, rinacque come monastero maschile nel 1784. Nell'aprile del 1944 iniziò la persecuzione dei monaci. La maggior parte fu arrestata e alcuni furono evacuati. Il monastero fu chiuso nel settembre 1949. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, è rinato come monastero maschile il 10 settembre 1992.

"Durante la Liturgia sono state offerte preghiere di lode e ringraziamento a Dio per i doni e le benedizioni elargiti misericordiosamente al santo monastero di Hîncu nei 30 anni dalla sua riapertura", riferisce la Chiesa. Sono state offerte preghiere anche per la pace in Ucraina.

Al Piccolo Ingresso, il metropolita Vladimir ha decorato sua Eminenza l'arcivescovo Petru di Ungheni, che stava anche festeggiando il suo 55° compleanno, con l'ordine di san Gabriele Bănulescu-Bodoni per le sue fatiche nella ricostruzione del monastero. Alla badessa Parascheva è stato concesso il diritto di indossare una seconda croce pettorale in segno di gratitudine per il suo diligente lavoro per il bene della Chiesa moldava.

Le reliquie di santa Parascheva sono state portate in processione intorno alla chiesa dopo la Liturgia, con un Te Deum di ringraziamento a Dio e a santa Parascheva.

foto: mitropolia.md

Il metropolita Agafangel della Chiesa ucraina ha poi pronunciato un discorso di congratulazioni e, a nome di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, ha decorato l'arcivescovo Petru con l'ordine di san Nicola, e la badessa Parascheva con la medaglia di sant'Olga.

Il servizio stampa della diocesi di Odessa rileva inoltre che il monastero di santa Parascheva ha dato rifugio a centinaia di abitanti di Odessa dall'inizio della guerra a febbraio.

 
Noi siamo con Cristo, che è in mezzo a noi. Lo è e lo sarà!

Come i fedeli in Ucraina stanno reagendo alla formazione di una struttura scismatica

sul territorio della Lavra delle Grotte di Kiev. 15 dicembre 2018

Il 15 dicembre 2018 passerà alla storia come il giorno in cui un nuovo scisma è stato creato in Ucraina, con la partecipazione diretta di politici di alto rango con il presidente Petro Poroshenko in testa, a sostegno degli scismatici ucraini con la partecipazione del Patriarcato di Costantinopoli. Non solo in Ucraina, ma anche in molti paesi del mondo, i cristiani ortodossi sono preoccupati per i loro fratelli e sorelle ucraini della Chiesa canonica, che hanno sperimentato una reale pressione politica da parte dei poteri statali. Le norme legali vengono messe a tacere, le proprietà dei monasteri e delle chiese sono perquisite per la prima volta in trent'anni, il clero e i vescovi sono chiamati a interrogatori e "discussioni" dall'SBU (il nuovo nome per l'ex KGB in Ucraina). Una campagna scioccante è stata lanciata dai media a sostegno della "santa iniziativa" del presidente, cercando tutti i modi possibili e impossibili per aumentare i suoi indici di gradimento che sono scesi al minimo solo tre mesi prima delle elezioni. Tutto ciò ha preoccupa la gente.

Molti vescovi di Chiese locali in tutto il mondo, tra cui ben noti vescovi teologi del Patriarcato di Costantinopoli, hanno annunciato il loro disaccordo con le azioni del Fanar. Come ci ha informati Sergej Victorovich Shumilo, direttore dell'International Institute of Athonite Heritage in Ucraina, mentre quest'articolo era in preparazione, i fratelli della Montagna Santa non sono d'accordo con l'iniziativa del patriarca di Costantinopoli in Ucraina e pregano per sua Beatitudine il metropolita Onufrij e il suo gregge, anche se la Sacra Comunità (organo di governo del Monte Athos) non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito.

Il 15 dicembre, da ogni canale televisivo ucraino si è riversata un'intensa copertura diretta da Piazza Santa Sofia, dove persone quasi completamente irreligiose provenienti "da ogni parte", incatenate da funzionari governativi attorno ai cancelli chiusi della cattedrale di Santa Sofia in attesa dell'elezione di un nuovo scismatico, si riscaldavano con canti, balli, vino caldo speziato e canti in stile Majdan. I media, com'è noto, non erano ammessi nel territorio di Santa Sofia, e potevano solo immaginare cosa stava succedendo lì. E l'autore di queste righe, stanco di vedere questi avvenimenti teatrali, ha diretto i suoi passi verso la Lavra delle Grotte di Kiev. È stato lì che il mio smartphone mi ha informato del neo-eletto leader dello scisma...

Alla Lavra delle Grotte di Kiev in quel giorno

funzioni serali nella chiesa della Trapeza alla Lavra delle Grotte di Kiev, 15 dicembre 2018

Dopo aver attraversato le porte sante sotto l'antica (XII secolo) chiesa-cancello della Santissima Trinità, mi sono ritrovato sul territorio innevato della Lavra, dove regnava una sorta di quiete ultraterrena... Ho camminato lungo i vicoli innevati dell'antica monastero fondato dalle grotte di Kiev e ne ho goduto la quiete piena di grazia.

E nella chiesa della Trapeza il popolo di Dio, guidato dal primate, pregava. Si serviva la Veglia di tutta la notte. E c'era gioia nell'anima! Le bocche involontariamente dicevano: "Le porte dell'inferno non prevarranno mai sulla nostra Chiesa!" (Cfr. Matteo 16:18). Il nostro primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, i vescovi, il clero e il popolo pregavano con ispirazione. Il coro glorificava solennemente Cristo il Risorto.

sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha presieduto le funzioni serali nella chiesa della Trapeza, dedicata ai santi Antonio e Teodosio delle Grotte di Kiev

Domenica, il giorno dopo ...

Il giorno seguente, la 29ª domenica dopo Pentecoste, la lettura del Vangelo della Chiesa richiama il discorso di Cristo con il giovane ricco, che aveva chiesto al divino Maestro le condizioni per la salvezza. Come sappiamo, il Signore rispose al giovane che è difficile per un uomo ricco entrare nel regno dei Cieli; e alla domanda: "Come si può essere salvati?" Egli rispose: "Ciò che è impossibile per l'uomo è possibile per Dio (Lc 18, 27). Parlando di questa storia del Vangelo nella sua predica, sua Beatitudine Onufrij ha diretto l'attenzione dei fedeli al dono della salvezza. "Molti pensano che rispettando i comandamenti e vivendo secondo le regole garantiamo la nostra salvezza", ha osservato il metropolita. "Ci si presenta uno schema di condizioni: io adempo e tu dai. Ma non è così. Esiste solo un mezzo per ricevere questo dono – la salvezza. Solo il Signore può davvero darla; non possiamo "guadagnarla", viene dalla misericordia di Dio. E dovremmo chiedere al Signore questa misericordia in umiltà ".

la Lavra delle Grotte di Kiev oggi, ingresso alle Grotte vicine

Ammetto che mi sarebbe piaciuto che sua Beatitudine continuasse questo pensiero e dicesse che nella pseudo-chiesa scismatica è impossibile chiedere questo dono, perché non c'è umiltà cristiana in essa; poiché ogni scisma è costruito sull'orgoglio e sul separatismo, in una rottura dalla Chiesa di Cristo, e ciò significa una rottura dalla Verità. Tuttavia sua Beatitudine non ha voluto parlare dello scisma in questa bella domenica. Va notato che in generale non è caratteristico di questo arcipastore ucraino toccare temi politici e relazioni tra Stato e Chiesa durante le funzioni, o parlare delle attività di altre confessioni, comprese le strutture scismatiche. Questa è la prerogativa degli scismatici e la loro eterna retorica con attacchi contro la Chiesa canonica. Sua Beatitudine parla sempre della salvezza dell'anima; le sue omelie sono semplici, altamente spirituali e istruttive. Quando i fedeli le sentono, sono rafforzati nella loro fede e nel loro amore per il Signore.

E nessuno vi toglierà la vostra gioia (Giovanni 16:22)

Eppure, dopo la fine del culto, ho potuto parlare con alcuni parrocchiani e abitanti della Lavra delle Grotte di Kiev riguardo ai problemi nella vita religiosa del paese, e alla creazione di una nuova struttura scismatica.

Archimandrita Makarij (Serdjuk).

Archimandrita Makarij (Serdjuk), monaco della Lavra delle Grotte di Kiev:

-Io consiglierei a tutti coloro che sono andati in Piazza Santa Sofia ieri e a chiunque, insieme al nostro presidente, applauda la creazione di una nuova formazione religiosa, di leggere attentamente i documenti storici relativi al periodo di 300 anni fa. Sarà loro perfettamente chiaro che Istanbul non ha alcuna pretesa reale sul nostro territorio canonico e non potrà mai averne. Questa non è solo una grossolana violazione dei canoni della Chiesa, ma anche delle leggi secolari dello stato. Dopotutto, questo non è altro che una razzia politica sotto le spoglie della religione. Lo sappiamo perfettamente, e la storia degli ultimi ventisei anni di scisma della Chiesa testimonia il fatto che il gruppo filaretista sotto il nome di "patriarcato di Kiev" non ha fatto nulla di buono, solo rapine, sequestri di chiese e ogni genere di provocazioni. Ora vediamo la continuazione di questa vergognosa cronaca degli scismatici: hanno approfittato dell'attuale regime politico, che, perseguendo i propri interessi, è riuscito a incuriosire il Patriarcato di Costantinopoli presentandogli un'immagine distorta della vita religiosa in Ucraina, dove presumibilmente milioni di persone semplicemente non potrebbero vivere senza la propria Chiesa nazionale. Qui si sono riuniti tutti gli interessi più bassi di tre potenze: la campagna pre-elettorale del nostro attuale presidente, gli scismatici filaretisti e autocefalisti e il Fanar. Quest'ultimo, come sappiamo, sta cercando ogni modo possibile di far emergere i suoi poteri "ecumenici (universali)", di cui è stato privato per molti secoli. Quindi, il "concilio" di ieri non è altro che una nuova avventura. Abbiamo una Chiesa ucraina ortodossa legittima, che l'intero mondo ortodosso riconosce; ha il suo legittimo primate, sua Beatitudine Onufrij; c'è tutta una schiera di santi graditi a Dio che hanno raggiunto la santità in questa Chiesa e che ora stanno davanti al trono di Dio e pregano per tutti noi, per l'Ucraina e il suo popolo che ama Dio. Quindi non abbiamo nulla da temere. Dio è con noi.

Sergej Kompanets

Sergej Kompanets, 32 anni, Kiev:

-Cosa penso della folla di ieri a Santa Sofia di Kiev? Risponderò nelle parole del re Davide il salmista: "Beato nell'uomo che non è andato nel consiglio degli empi". Stanno cercando di presentare al popolo di questo paese una finta chiesa invece della Chiesa di Cristo. Per cosa ne avremmo bisogno, quando la Chiesa ortodossa ucraina canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij agisce e unisce milioni di persone?! Sa, le dirò onestamente: quando ho visto su internet le riprese delle elezioni del cosiddetto "primate" di quel nuovo scisma, e ho sentito come elogiava il presidente e lo speaker del parlamento, ma non Dio, ho pensato: è così che eleggeranno l'anticristo. Dopotutto, il Signore ci avverte nel Vangelo: state attenti che nessun uomo vi inganni. Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: io sono il Cristo; e inganneranno molti (Matteo: 24:4-5). Oggi stiamo vedendo qualcosa di simile. Dobbiamo pregare, come il metropolita Onufrij e la Santa Chiesa ci chiamano a fare, così da non cadere nella tentazione.

Julija, studentessa all'Università Taras Shevchenko

Julija, studentessa all'Università Taras Shevchenko, 21 anni:

- Come parrocchiana della Lavra delle Grotte di Kiev, sono un membro della Chiesa ortodossa ucraina canonica e non posso definire l'incontro nella cattedrale di Santa Sofia, ora con la partecipazione del presidente del nostro paese, in altri termini che un nuovo scisma. Come futura avvocata posso dire che, secondo la sezione 35 della costituzione ucraina, la Chiesa è separata dallo stato, e lo stato dalla Chiesa, e la partecipazione dei politici, specialmente dei rappresentanti delle strutture statali, è inammissibile. È altrettanto inammissibile che il patriarcato di un altro paese si intrometta nella vita della Chiesa ortodossa ucraina, che opera e prega riconosciuta dai rappresentanti di tutte le Chiese locali del mondo. Noterò anche che l'annullamento da parte del Patriarca Bartolomeo della gramota alla Chiesa ortodossa russa sull'adesione ad essa della Metropolia di Kiev datata 300 anni fa contraddice le norme e i diritti più legali elementari, se non altro per il fatto che la Metropolia di Kiev in quel periodo consisteva in non più di alcune delle attuali province appartenenti all'Ucraina. Questo non vuol dire che non sia una violazione delle norme dogmatiche dell'organizzazione ecclesiastica.

L'ingerenza del governo nella vita della Chiesa non porterà a nulla di buono. Una "nuova chiesa" non può essere creata con metodi politici; la nostra Chiesa ha il suo inizio ai tempi del Battesimo della Rus', e questo è stato persino riconosciuto durante l'era dell'Unione Sovietica. Possa Dio concedere che questo nuovo scisma si esaurisca, proprio come hanno fatto molti scismi nella storia dell'Ortodossia.

Ljudmila, parrocchiana della Lavra delle Grotte di Kiev

Ljudmila, psicologa, 50 anni:

-Siamo molto preoccupati per quello che sta succedendo! Come possiamo relazionarci ad esso? È come se fosse opera di demoni. Noi abbiamo una Chiesa canonica. Ma il nostro presidente ha preso su di sé la funzione di Costantino il Grande, seduto nella cerchia dei "gerarchi". E la gente ha già nominato questo concilio il "concilio di Petro Poroshenko". Un politico, un uomo non può intromettersi nella vita della Chiesa di Cristo, perché la Chiesa è il corpo di Cristo, e invadere l'ordine della Chiesa significa invadere Cristo stesso. Possiamo solo pregare Cristo e chiedere la nostra salvezza: il Signore organizzerà tutto il resto. Dopotutto, gli scismatici stanno già rivendicando i nostri luoghi santi per la loro nuova struttura. Gli iniziatori che hanno creato questa pseudo-chiesa non hanno potuto prevederlo? La nostra Lavra delle Grotte di Kiev è un dominio della santissima Madre di Dio, e la stessa Regina dei cieli sa come organizzare tutte le cose. Dopo tutto, quante persecuzioni ci sono state contro la Chiesa, contro la santa Lavra. Anche questo accade con il permesso di Dio, per risvegliarci da una vita di chiesa addormentata e ingiusta. Significa che non stiamo pregando bene, non chiediamo ciò che è giusto...

Oggi la Lavra è piena fino a straripare. Più ci perseguitano e più sentiamo la grazia nella Chiesa. E oggi più persone hanno iniziato ad andare in chiesa. Penso che siano i loro affari a spaventarci, mentre il nostro affare resta quello di salvarci. Cosa c'è da temere ?! Mio nonno era un parrocchiano della Lavra, il mio bisnonno ha restaurato le chiese della Lavra e mia nonna è diventata monaca. Siamo nativi di Kiev. E i nostri parenti e parrocchiani, che si sono già addormentati nel Signore, pregano per noi e per la nostra Chiesa. Con noi ci sono i santi graditi a Dio delle Grotte di Kiev; il Signore è con noi. Cosa dovremmo temere ?! "Comprendete, o nazioni e siate vinte, perché Dio è con noi!"...

Bogdan, pellegrino della diocesi di Chernigov

Bogdan, pellegrino dalla diocesi di Chernigov, 26 anni:

-Sa, questa cosiddetta "chiesa" non ha forza canonica, è senza grazia. Qualcuno può semplicemente "creare una chiesa"? Il Signore l'ha creata quando ha detto all'apostolo Pietro: io edificherò la mia Chiesa (Matteo 16:18). Gli uomini possono creare solo una falsa chiesa o una setta. Ho guardato questo affare su internet, come quel neo-proclamato leader dello scisma, Epifanij, ha ringraziato i politici per aver "creato la chiesa", ma non ha detto nulla su Dio. La storia del cristianesimo conosce molti incidenti in cui i politici hanno usato la Chiesa per i propri interessi e sono sorti degli scismi. Chi ha riconosciuto il patriarca Bartolomeo? Gli scismatici del 1992 e gli scismatici degli anni '20 della cosiddetta "chiesa di Vasilij Lipkivskij", anch'essa nata su un'onda politica e nazionalista. La Chiesa ha già condannato da tempo l'eresia dell'etnofiletismo, quando la fede è determinata in base alla nazionalità. La stessa cosa sta succedendo oggi. La nostra Chiesa ortodossa ucraina ha tutti i diritti di autonomia e indipendenza di governo, e il suo spettro di diritti è molto più ampio di quello che è stato dichiarato negli statuti di questa cosiddetta chiesa... I milioni di fedeli della Chiesa ortodossa ucraina non hanno mai sostenuto questo scisma. Forse ci saranno alcuni disertori tra i seguaci dei due ex vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. Ma c'è un po' di giustizia in questo: la Chiesa sarà purificata dalla zavorra degli opportunisti. Noi siamo con Cristo, che è in mezzo a noi. Lo è e lo sarà!

E nessuno vi potrà togliere la vostra gioia (Giovanni 16:22)

* * *

Dopo la funzione domenicale i fedeli, come al solito, hanno atteso di ricevere una benedizione da sua Beatitudine il metropolita Onufrij fuori dalle porte della chiesa. Questi è uscito in mezzo al suo gregge, come sempre, con un volto pacifico e un sorriso luminoso. A quelli che non potevano raggiungerlo ha allungato il suo bastone episcopale. E il popolo si è rallegrato che il loro amato primate fosse con loro, e che Cristo fosse in mezzo a loro - lo è e lo sarà sempre!

 
Perché l'Ucraina ora ha bisogno della Russia più che mai

A gennaio, il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko si è congratulato con il paese per essere riuscito a sopravvivere al suo primo inverno senza l'acquisto di gas russo. Ha invece comprato del gas europeo che, come Poroshenko ha sottolineato con orgoglio, era del 30% più costoso.

Questo riassume il problema centrale che l'economia ucraina si trova di fronte. Non è la corruzione, un problema serio per cui si può fare poco nel breve periodo, ma la scelta ideologica di recidere tutti i legami con la Russia, il paese che è stato storicamente il suo principale partner commerciale e il suo maggior investitore.

In poco più di un anno, gli standard di vita in Ucraina sono dimezzati, la moneta ha perso il 350% del suo valore, e l'inflazione è salita alle stelle al 43%. Tuttavia, anche se l'economia è crollata, il governo ha insistito su una politica economica che può essere definita solo suicida.

Strappati i contratti con la Russia nel 2014, le industrie della difesa e dell'aviazione dell'Ucraina hanno perso l'80% del loro reddito. Una volta orgoglio di Kiev, la compagnia di costruzioni aeree Antonov è andata in bancarotta, e il produttore di motori per razzo Juzhmash ora sta lavorando solo un giorno alla settimana.

Recidendo i legami bancari con Mosca, Kiev si è negata investimenti e un'ancora di salvezza economica fondamentale – le rimesse inviate a casa dagli zarobitchane, i lavoratori migranti ucraini. Fino a sette milioni di ucraini lavorano in Russia, e hanno inviato a casa 9 miliardi di dollari nel 2014 – tre volte il totale dell'investimento estero diretto che l'Ucraina ha ottenuto l'anno scorso.

Lo sconsiderato debito pubblico ha esacerbato il problema. Il governo è stato in grado di cancellare il 20% del suo debito Eurobond lo scorso ottobre, permettendo così di negoziare la nuova tranche del prestito del FMI che era prevista nel mese di dicembre, ma che ancora non è stata ricevuta.

Ma le condizioni draconiane imposte per questa minuzia sono spesso trascurate. L'Ucraina dovrà ripagare questo debito fino al 2041, con le future generazioni che daranno ai creditori occidentali fino alla metà della crescita del PIL del Paese, se questa dovesse mai raggiungere il 4% all'anno.

il presidente ucraino Petro Poroshenko seguito dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko e dal presidente russo Vladimir Putin dopo i colloqui a Minsk

C'è un filo comune che lega il comportamento economico irrazionale del governo – il comprensibile desiderio di fare dispetto a Vladimir Putin. Ahimè, è il cittadino medio ucraino che ne paga il prezzo . Non ci può essere alcun dubbio che Poroshenko approvi questo approccio. Nel suo primo discorso del 2016 ha annunciato nuove priorità per l'economia ucraina. Il governo intende porre fine ai sussidi per la produzione e l'industria, e invece promuovere gli investimenti nelle tecnologie dell'informazione e nell'agricoltura.

Non è affatto chiaro, tuttavia, dove venderà questi prodotti, dal momento che con la firma di un accordo di libero scambio con l'UE, l'Ucraina ha perso il suo accesso preferenziale al suo più grande mercato, la Russia.

Nel frattempo, la certificazione Ue consente solo a 72 società ucraine di esportare beni verso l'UE. Di queste, 39 sono licenze per il miele. Anche se può sembrare una gran quantità di miele, l'Ucraina ha già esportato la sua quota annuale di miele nelle prime sei settimane del 2016.

Né è chiaro come Poroshenko abbia in programma di rendere l'agricoltura ucraina competitiva a livello mondiale quando, come sottolinea il suo ministro dell'agricoltura, quattro aziende agricole su cinque sono in bancarotta. Non è chiaro chi pagherà i macchinari agricoli, dei quali l'80% è importato.

Tali politiche hanno portato a una costante erosione della popolarità del governo, con il 70% degli ucraini che dice che il paese è sulla strada sbagliata e l'85% dichiara di non fidarsi del primo ministro. La popolarità di Poroshenko è ora inferiore a quella del suo predecessore, Viktor Janukovich, alla vigilia della ribellione del Majdan che lo aveva spodestato.

Ma anche se meno del 2% descrive il paese come "stabile", una nuova rivolta non sembra imminente. Finora, il regime è stato in grado di fornire spiegazioni che distolgono l'attenzione dal proprio ruolo nella scomparsa economica dell'Ucraina.

uomo che regge una bandiera russa in occasione dei festeggiamenti per il primo anniversario della annessione della Crimea a Sebastopoli

La prima di queste spiegazioni è l'annessione della Crimea alla Russia e la ribellione nell'est, che sono comunemente citate come ragioni per la caduta del PIL. Mentre è vero che queste hanno causato notevoli danni economici, tutto è stato aggravato dalle politiche del governo che, pur insistendo che i russofoni delle regioni orientali fanno parte dell'Ucraina, li ha tagliati fuori dai legami economici e ha punito la popolazione per essersi schierata dalla parte della Russia.

Un altro argomento preferito del governo attuale è che l'Ucraina non ha semplicemente altra scelta che rispondere all'aggressione russa imponendo le proprie sanzioni. La bellezza di questo argomento è che, mentre non ha alcun senso economico, ha un gran senso politico per chi è ora al potere.

La distruzione della base industriale dell'Ucraina, che è fortemente concentrata a est, sposta l'equilibrio del potere economico e politico nelle regioni occidentali, emarginando permanentemente le voci politiche di opposizione. I vantaggi sono evidenti. Promuovere un senso di crisi perpetua permette all'attuale governo di sostenere che esso deve rimanere al potere, perché si vedano i frutti delle sue politiche. L'unica incertezza è se una tale strategia può dare i suoi frutti prima che l'economia del paese collassi. Questa non è una politica che l'Occidente può approvare. Indipendentemente dalle simpatie politiche, nessun governo occidentale dovrebbe tollerare l'impoverimento deliberato della popolazione per un guadagno politico. I rischi che l'Ucraina diventi uno stato fallito, e l'aggiunta di altri milioni di rifugiati alla crescente crisi dell'Europa, sono semplicemente troppo alti.

Il modo migliore per evitare un tale esito è quello di riconoscere che la sopravvivenza economica dell'Ucraina non dipende dai salvataggi occidentali, ma dal rinnovo degli investimenti russi nel paese. I politici occidentali dovrebbero insistere sul fatto che la razionalità economica abbia la precedenza sul nazionalismo economico, e fare di questa una condizione per l'assistenza.

Finché ciò non accadrà, è difficile immaginare che qualcuno investa nel futuro dell'Ucraina, incluso il suo stesso popolo.

 
I documenti del divorzio del primo sacerdote ortodosso nero in America

Anche se Morgan non fosse stato accusato di abusi e infedeltà, non esiste un legittimo motivo per una canonizzazione. Non ha nessuna delle caratteristiche che vediamo nei santi: nessun miracolo, nessun martirio, nessuna prova che abbia sofferto per la sua fede...

Padre Raphael Morgan fu il primo sacerdote ortodosso nero nella storia americana. Fu ordinato a Costantinopoli nel 1907 e visse a Philadelphia fino alla sua morte nel 1922.

È una figura storica incredibilmente affascinante che ha catturato l'immaginazione di molte persone che hanno saputo di lui. Inoltre, non è un santo.

Ho scoperto per la prima volta padre Raphael Morgan nel 2006 o giù di lì. Non sono stato il primo ricercatore ortodosso a trovarlo – gli storici greco-americani padre Alexander Doumouras e Paul Manolis hanno scritto articoli su di lui prima ancora che io nascessi – ma io sono stato fondamentalmente la persona che lo ha fatto conoscere al mondo, prima in  un discorso alla conferenza della Fratellanza di San Mosè il Nero del 2009, che è stato trasmesso su Ancient Faith Radio, e poi qui su Orthodox History, e poi in un articolo del 2009 nel trimestrale St. Vladimir's Theological Quarterly. Insieme al mio collega ricercatore padre Oliver Herbel, ho passato anni a fare ricerche sulla vita di Morgan.

Un giorno, mi sono imbattuto in un articolo di giornale che faceva riferimento al divorzio di Morgan. Secondo l'articolo, la moglie di Morgan, Charlotte, aveva chiesto il divorzio per "crudeltà e incapacità di sostenere i figli della coppia". Sapevo che era difficile che esistessero ancora documenti relativi al divorzio, ma padre Oliver Herbel e io abbiamo deciso di provare a rintracciarli. Ed ecco che i registri esistono ancora per davvero, e padre Oliver è stato in grado di ottenere una grande quantità di documenti dal tribunale, attraverso un avvocato in Pennsylvania.

Leggere i documenti è stato doloroso: Charlotte accusava padre Raphael di abusi fisici e verbali, nonché di infedeltà. Un testimone – la padrona di casa della coppia – offrì una testimonianza a conferma delle accuse di abuso. Lo stesso padre Raphael (probabilmente tramite il suo avvocato) presentò una risposta scritta negando qualsiasi comportamento scorretto, ma non comparve all'udienza. Il tribunale concesse a Charlotte il divorzio.

Ho fatto riferimento al divorzio nel mio lavoro su Morgan, ma non ho mai pubblicato i dettagli o i documenti stessi, perché mi sembrava che non fosse necessario – cosa si sarebbe guadagnato dalla pubblicazione di panni sporchi vecchi di un secolo? Ma le cose sono cambiate.

Di recente, il clero del St. Tikhon's Seminary ha condotto ricerche davvero eccezionali, scoprendo sia il certificato di morte di Morgan (che io non ero mai stato in grado di individuare) sia, ancora più impressionante, la sua tomba non contrassegnata all'Eden Cemetery di Philadelphia. Sono in corso sforzi per realizzare una vera lapide per Morgan, e io sostengo questo con tutto il cuore. Sempre più persone stanno diventando consapevoli della storia di Morgan. Sfortunatamente – a mio avviso – questo ha portato a una crescente speculazione secondo cui Morgan non è semplicemente una figura storica interessante, ma potrebbe essere un santo.

Per questo motivo, ritengo di non avere altra scelta se non quella di pubblicare i documenti sul divorzio di Morgan e divulgare pubblicamente le accuse fatte da Charlotte Morgan e dalla padrona di casa contro padre Raphael. I documenti includono anche la dichiarazione scritta di padre Raphael in difesa di se stesso.

A questo punto di vista, 110 anni dopo il fatto, non abbiamo modo di dire con certezza se le accuse siano vere o false – ma con accuse come queste a suo carico, sarebbe irresponsabile da parte nostra sostenere la canonizzazione di Morgan, o anche fare di lui una figura esemplare, un patrono di fatto dell'Ortodossia americana nera.

Anche se Morgan non fosse stato accusato di abusi e infedeltà, non esiste un legittimo motivo per una canonizzazione. Non ha nessuna delle caratteristiche che vediamo nei santi: nessun miracolo, nessun martirio, nessuna prova che abbia sofferto per la sua fede. Non era un grande missionario – non abbiamo prove che abbia convertito nessuno, tranne sua moglie e i suoi figli. Non ci sono prove che fosse un santo asceta, un anziano chiaroveggente o un saggio teologo.

Anche senza le accuse, la sua è solo una storia davvero interessante – non solo un convertito all'Ortodossia in America quando quel genere di cose era insolito, ma il primo sacerdote ortodosso nero nella storia americana. Questa è una storia che vale la pena raccontare, ma, come persona che ha studiato la vita di Morgan almeno quanto chiunque altro, non vedo prove di santità. Tralasciando le accuse in questi documenti di divorzio, posso dire con fiducia: dovremmo pregare per la sua anima, ma non dovremmo pregarlo.

Cliccate qui per accedere a tutti i documenti del divorzio.  (E solo per motivi di chiarezza, il nome legale di padre Raphael era Robert Josias Morgan.)

Di seguito, ho estratto la testimonianza chiave dall'audizione. Consideratevi avvertiti: è una testimonianza inquietante. Se avete subito maltrattamenti, potreste voler smettere di leggere ora.

***

Dalla testimonianza di Charlotte Morgan:

Domanda: Continui e racconti al presidente [della corte] tutti i fatti dalla data del suo matrimonio fino alla data attuale, su cui basa la sua affermazione.

Risposta: Mi ha maltrattata e mi ha insultata.

D: Quanto tempo era trascorso dopo il suo matrimonio?

R: Solo due settimane dopo il mio matrimonio. Mi ha anche schiaffeggiata e mi ha chiamata puttana. [...]

D: Dov'è che l'ha schiaffeggiata?

R: Nella casa di Monrovia, dove abitavamo, aspettando il piroscafo, poiché il piroscafo ci mette molto ad arrivare. C'era una donna che era una mia amica, e lui mi proibì di avere a che fare con lei. Mi ha schiaffeggiato solo per aver detto "buongiorno" a quella signora. Poi se ne è andato in piroscafo fino a Grand Basas. [...]

D: Cosa è successo a Grand Basas?

R: A Grand Basas aveva un'amante in casa, una donna che faceva le pulizie.

D: Lei era presente? Ha vissuto in quella casa nello stesso tempo?

R: Vivevo in quella casa allora, e ho scoperto in seguito che questa donna era la sua amante. Mi ha maltrattata perché avevo rifiutato che la donna facesse qualsiasi cosa per me, e mi ha picchiata. L'occasione in cui mi ha picchiata è stata circa quattro settimane dopo il nostro matrimonio. Consisteva nell'andare nel cortile, staccare un ramo di un albero, portarlo in casa e usarlo su di me. Mi ha privato del cibo, a causa del mio rifiuto di permettere a questa donna di lavorare per noi. Per due o tre giorni – a volte una settimana – non avevo nulla da lui in termini di cibo. Tutto il cibo che ottenevo, lo ricevevo dai vicini. Ha anche preso il ragazzo nativo che avevamo, di nome Thomas, e gli ha impedito di fare qualsiasi cosa per me, e quando dicevo qualcosa in contrario, mi colpiva sulla bocca con il suo pugno chiuso. Mi lasciò e andò in Inghilterra, e io andai a Edina, Grand Basas, in Liberia. E tre mesi dopo, al suo ritorno, si riunì a me a Freetown, in Sierra Leone, da mia sorella. Lì era crudele con me e mi schiaffeggiava e mi picchiava. Non pagava il bucato, io chiedevo soldi per pagare il bucato, e lui voleva che fosse fatto per niente. Fu per questo motivo che mi ha schiaffeggiato. Tornammo nell'Upper Buchanan, nella Grand Basas, e qui mi picchiava quando obiettavo alle sue numerose relazioni amorose. Fu arrestato a causa del suo brutale trattamento nei miei confronti e fu tenuto in prigione per sei mesi per mantenere la pace. Questo avvenne a Grand Basas, in Liberia. Quindi se ne andò e venne negli Stati Uniti. Era nel 1890 quando partì per gli Stati Uniti. Si rifiutò di portarmi con sé. Si rifiutò di portarmi con sé.

Verso il 15 gennaio 1892, approdai a New York City e lo raggiunsi nell'aprile del 1892. Mi unii a lui a Flushing, Long Island. Tramite le lettere che mi aveva scritto e attraverso intercessioni di amici, ci riconciliammo.

Andammo a Elmira, New York, poco dopo. A Elmira, New York, si rifiutò di darmi cibo sufficiente per una o due settimane alla volta, costringendomi a procurarmi cibo dai vicini. Cercò di soffocarmi anche perché mi ero opposta alla sua scrittura di lettere a numerose donne. Mi picchiava nel cuore della notte, senza alcun motivo. Ci separammo a Elmira per via del suo trattamento brutale. Fu brutale con me a Elmira quando ero in una condizione delicata.

Ci riunimmo di nuovo a Brooklyn, New York, e in tre mesi partì per cercare lavoro nel sud.

Nel 1893 andammo a Bloomhill, dove non provvedeva a me, e viveva con un'altra donna. Continuò a picchiarmi e a maltrattarmi perché obiettavo a queste donne. Mi picchiò così tanto a Bloom Hill che fui costretta a lasciarlo e a vivere con una vicina. Un mese dopo ci riconciliammo e vivemmo insieme a Wedgefield, nella Carolina del Sud. Qui mi picchiò così brutalmente senza alcun motivo, tranne il suo folle desiderio di impedirmi di parlare con qualcuno dei vicini, che, a causa dei suoi costanti pestaggi e del rumore e dei disturbi da questi causati, ricevette un messaggio dai vicini bianchi che diceva che, se non avesse smesso di picchiarmi o se non avesse lasciato la città, lo avrebbero coperto di pece e piume. Lasciò me e il mio primo figlio, di circa un anno, a Wedgefield senza alcun supporto.

A Georgetown, nel Delaware, ci riconciliammo nuovamente per gli sforzi del defunto vescovo Coleman del Delaware, e vivemmo lì per circa due settimane.

Successivamente vivemmo insieme a Bayard, nel Delaware, dove continuò la sua pratica di proibirmi di parlare con le persone o di avere a che fare con qualcuno che non fosse se stesso. Imprecava costantemente con me, dicendomi ogni sorta di nomi osceni, sporchi e obbrobriosi, mi picchiava, mi gettava a terra, mi prendeva a calci, calpestandomi, bruciando i miei vestiti, strappandomi i vestiti dalla schiena, privandomi del cibo, e rendendo la mia vita un fardello.

Successivamente andammo a vivere nel 1827 ad Addison Street, a Philadelphia, e fu in quel periodo che alloggiammo nella stessa casa con la signora Bellinger, dove continuò lo stesso tipo di trattamento. Ero di nuovo in una condizione delicata – nel 1896 – e lui era, se possibile, ancora più scortese e brutale di quanto non fosse stato in precedenza. Continuò a picchiarmi senza motivo, insistendo ancora sul fatto che non dovevo avere niente a che fare con nessuno tranne se stesso. Mi accusò di ogni sorta di condotta impropria, di cui non ero colpevole – di ubriachezza e di ore di ritardo – cose che non ho mai fatto; e ogni volta che era di umore diabolico, il che accadeva molto frequentemente, mi colpiva, mi picchiava e mi prendeva a calci, maledicendomi e insultandomi continuamente. Alcune di queste cose le ha fatte in presenza della signora Bellinger.

Lasciammo questo posto nel 1897, verso febbraio, e andammo a Wilmington, nel Delaware, dove mi picchiò di nuovo senza motivo, insultandomi e maledicendomi.

Successivamente vivemmo insieme a Naudain Street, a Philadelphia, con la signora Woods. Nel 1898 mi separai da lui, a causa del suo trattamento brutale; e ci riconciliammo di nuovo a seguito delle sue proteste che avrebbe condotto una vita migliore e delle molte lettere di pentimento che mi scrisse. Vivemmo lì per circa sette mesi, poi andammo all'angolo tra la 18a e South Street, vivendo con la signora Hill. Lasciammo quindi la signora Hill e andammo in un'altra casa, il cui indirizzo non ricordo – da qualche parte a sud di Carpenter Street, e durante questo periodo continuò il suo trattamento scortese, ma fui in grado di vivere con lui, anche se occasionalmente imprecava e mi picchiava.

Dopo aver lasciato quest'ultima casa, andammo a Charles-Town, in West Virginia, nel 1902, dove mi picchiò con il pugno sul viso e sulla testa e mi fece mordere la lingua, facendomi gonfiare così tanto le mascelle che non potevo mangiare; mi lanciava piatti e in genere mi maltrattava in ogni modo possibile. Il suo trattamento nei miei confronti fu così brutale e così apertamente cattivo, che i vicini lo riferirono al suo Vescovo, e fu dimesso da Diacono della Chiesa Episcopaliana.

Partimmo quindi per le Indie occidentali, e andammo ad Almantown, Kingston, Giamaica. Dopo il nostro arrivo, il querelato [padre Raphael] mi lasciò quando ero malata a letto, senza cibo in casa, e andò a trovare sua madre a Chapleton, Clarendon, in Giamaica. Gli scrivevo spesso per chiedere assistenza, ma mi rispondeva e mi diceva che, se volevo aiuto, dovevo aiutare me stessa e lavorare. Non mi diede cibo, denaro o sostegno di alcun tipo. Viveva apertamente con un'altra donna a Chapleton, Clarendon, e mi causava grande mortificazione e vergogna. Alla fine, le mie condizioni divennero così disperate, che scrissi alla mia amica, la signora Sadler a Philadelphia, che mi inviò un po' di soldi per tornare a casa. Vendetti i miei effetti personali e, con i soldi che avevo realizzato dalla vendita e con il poco che mi aveva inviato, tornai negli Stati Uniti – era il luglio del 1903.

Non ci riconciliammo di nuovo fino al 1904, quando vivemmo di nuovo insieme dalle parti del numero 1600 di Webster Street, Philadelphia. Vivemmo lì per circa un anno, e io pagavo l'affitto e sostenevo lui e me stessa e i miei figli durante quel periodo. Era ancora molto brutale e scortese con me, mi picchiava e mi insultava come ho già descritto.

Poi mi abbandonò nel 1904 e io mi trasferii a Holmesburg, dove lui si riunì di nuovo a me e continuò lo stesso trattamento brutale.

Mi raggiunse di nuovo ad Asbury Park nel 1905. Pagai il suo affitto e i suoi vestiti in quel luogo, e continuò ancora a maledirmi e picchiarmi, rubando tutti i miei soldi e dicendo che avrebbe "suscitato l'inferno".

Successivamente vivemmo insieme dalla signora Harewood a Bainbridge Street, a Philadelphia, nel 1906, e lui continuò lo stesso trattamento brutale.

Nel dicembre del 1906, ci trasferimmo in Mervine Street e vivemmo lì fino all'ultima settimana di aprile. Nell'aprile del 1907 lo lasciai per via del suo trattamento brutale e andai dalla signora West e, dopo poco tempo, mi misi al servizio della signora Elmer a Wayne, in Pennsylvania. Più tardi, nel 1908, dopo che era uscito a Wayne e mi aveva supplicato di tornare da lui, e aveva promesso ogni sorta di cose se solo l'avessi fatto, pensai di dargli un'altra possibilità e mi riunii a lui al 235 di South Sixth Street, Philadelphia, dove vissi con lui fino al 10 luglio 1908, quando il suo trattamento brutale continuato, che consisteva, come ho detto prima, di percosse, maledizioni e altri maltrattamenti quasi costanti, mi portò finalmente a lasciarlo, e da quel momento non sono mai tornata da lui né abbiamo vissuto come marito e moglie. La notte prima della mia partenza, mi fece uscire per la strada alle undici di sera, vestita solo dei miei indumenti da notte, e mi costrinse a stare fuori di casa fino all'una, senza alcun motivo tranne il suo brutto carattere. La sua condotta brutale nei miei confronti è praticamente continuata senza interruzione da due settimane dopo la data del nostro matrimonio fino al momento in cui l'ho lasciato nel 1908.

***

Dalla testimonianza di Julia Bellinger, padrona di casa dei Morgan nel 1896 e in un paio di altri anni:

D: In che modo la signora Morgan trattava il signor Morgan?

R: Lo trattava da moglie e da signora.

D: Lui, come la trattava?

R: In modo molto rozzo.

D: Cosa ha visto?

R: L'ho visto picchiarla con pugni sul viso e sulla testa, schiaffeggiarla e tirarla per i capelli dalla stanza da bagno alla loro camera da letto.

D: Quando è stato?

R: Durante il periodo in cui vivevano lì.

D: Cos'altro ha visto?

R: La spinse giù per le scale in casa mia, la picchiò, e io lo rimproverai e gli dissi che non potevo permettere un simile trattamento a una donna in casa mia. Non dava mai nulla da mangiare, e quando le davo da mangiare, si arrabbiava e ricominciava a picchiarla perché le davo da mangiare. L'ho sentito imprecare e insultarla costantemente nella loro stanza, e faceva così tanto rumore che dovevo andare di sopra e bussare sulla porta e dirgli di smettere.

D: Ha fatto qualcos'altro in casa?

R: Un giorno entrò terribilmente arrabbiato, andò da lei, la schiaffeggiò e le strappò i vestiti, e le distrusse un nuovo paio di scarpe. Questo è continuato tutto il tempo fino alla loro partenza. Hanno vissuto in casa con me per circa tre anni.

***

Dalla risposta di padre Raphael alle accuse scritte da Charlotte (che non sono scritte qui, ma sono incluse nel PDF che ho reso disponibile). Né padre Raphael né il sacerdote greco a cui fa riferimento sono apparsi in tribunale, quindi tutto ciò che abbiamo è la risposta scritta di padre Raphael.

5. Il querelato [padre Raphael] afferma inoltre di aver sempre trattato la querelante [Charlotte] con gentilezza, considerazione e affetto, di essere sempre stato pronto e disposto a fornirle una casa e un sostegno, e che ha sempre avuto una casa in cui lei e i loro figli avrebbero potuto vivere e avere il necessario.

Afferma che la querelante è di natura gelosa e sospettosa, vendicativa e viziosa, e di carattere violento, e da poco dopo la data del loro matrimonio, ha ingiustamente accusato il querelato di cattiva condotta, lo ha abbandonato molte volte, ha rovinato il suo lavoro nei vari campi di missione in cui lavorava e ha continuamente infastidito, ostacolato e interferito con il suo lavoro di ministro e ha reso la sua vita intollerabile e miserabile. Questa condizione è continuata fino al luglio del 1908, quando il querelato e la querelante risiedevano insieme, con i loro due figli, a 245 South Sixth Street, Philadelphia, dove si trovava la chiesa greca e dove risiedeva anche il prete della chiesa greca. Mentre la querelante e il querelato vivevano lì nel luglio del 1908, la sua condotta era così sconveniente che il querelato le parlò in merito, ma senza risultati. Il sacerdote bianco della suddetta chiesa greca la rimproverò per tale condotta, dopo di che ella divenne violenta sia con lui che con il querelato, usando un linguaggio osceno e creando disturbo. Il giorno seguente, durante l'assenza per alcune ore del querelato, ha lasciato la loro casa, portando con sé il figlio, di circa otto anni, e da allora è rimasta lontana dal querelato.

***

Come potete vedere, ci sono due lati in questa storia: padre Raphael negò qualsiasi illecito e affermò che in realtà era Charlotte a comportarsi in modo improprio, anche se non apparve in tribunale per rispondere direttamente alle accuse di Charlotte e della padrona di casa Julia Bellinger. Come ho detto sopra, 110 anni dopo non c'è modo di giungere a una conclusione definitiva su quale storia sia degna di fede. Possiamo anche sperare che padre Raphael, per quanto necessario, abbia trascorso i rimanenti 13 anni della sua vita nel pentimento. Sicuramente dovremmo pregare per la sua anima, ma, come ho già detto, non dovremmo considerarlo per la canonizzazione o tenerlo come modello.

 
Una citazione dallo spirito molto ortodosso

Durante una conferenza stampa, fecero una domanda al pio arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey (1904-1988; in carica come arcivescovo di Canterbury dal 1961 al 1974), chiedendogli quanto tempo pregava ogni giorno.

"All'incirca un minuto", rispose.

L'uditorio dell'arcivescovo rimase senza parole! Ma egli continuò...

"Però, mi ci vogliono circa due ore per arrivarci".

Suona piuttosto ortodosso.

 
L'unico monastero in Russia mai chiuso dai comunisti: un'intervista ispiratrice con l'abate del monastero delle Grotte di Pskov

Nel 1973 (o nel 1974), Sergej Vladimirovich Mikhalkov mi ha chiamato e ha chiesto un incontro. Quello stesso giorno ci siamo incontrati nel mio ufficio e, con mia grande sorpresa, ha cominciato a parlare non dei problemi dell'Unione degli scrittori, come al solito, ma di religione e di Chiesa. Non mi aveva mai parlato di questi problemi prima. Sergej Mikhalkov mi ha detto che era stato incaricato di visitare il monastero delle Grotte di Pskov, di conoscere la vita e la vita di questo santo monastero, di incontrare e parlare con i dirigenti monastici, con i monaci e con gli anziani. Inoltre, sempre con mia sorpresa, ha aggiunto che, secondo le sue informazioni, il direttivo del Comitato Centrale intendeva includere anche me in questo viaggio. E senza dubbio, lo stesso giorno sono stato convocato e incaricato di andare al monastero delle Grotte di Pskov per vedere con i miei occhi come procedeva la vita di coloro che si erano dedicati al servizio di Dio. Allo stesso tempo, mi è stato detto che Sergej Mikhalkov sarebbe andato lì con lo stesso scopo da parte dell'Unione degli scrittori.

Sergej Vladimirovich Mikhalkov

Ho cominciato a pensare al motivo per cui improvvisamente c'era un tale interesse per il monastero delle Grotte di Pskov e ho ricordato alcuni eventi recenti legati alla politica del Comitato Centrale guidato da Nikita Khrushchev nei confronti della religione e della Chiesa. È noto che Khrushchev avrebbe firmato un decreto per liquidare il monastero delle Grotte di Pskov e diverse altre organizzazioni religiose. Nel Paese era iniziata una nuova ondata di lotta contro la religione e la Chiesa, chiese e antichi monasteri erano chiusi e distrutti. Per esempio, quando sono andato dai miei parenti a Kharkov, invece di una bella chiesa ortodossa che si trovava dall'altra parte della strada rispetto a casa nostra, ho visto un posto vuoto e sono rimasto scioccato. A tutte le mie domande c'era una risposta: la chiesa era stata fatta saltare in aria per ordine di Khrushchev per non interferire con il traffico. Ho sentito parlare di molti altri atti barbarici di questo genere da parte delle autorità...

monastero della santa Dormizione delle Grotte di Pskov

il monastero delle Grotte di Pskov. La chiesa della Dormizione della Madre di Dio e il campanile

l'abate del monastero delle Grotte di Pskov, l'archimandrita Alipij (Voronov, 1914-1975)

…Quando l'archimandrita Alipij ricevette un documento firmato da Khrushchev sulla liquidazione del monastero, lo bruciò pubblicamente. E questo era abbastanza comprensibile e giustificato da parte dell'abate, che aveva servito fedelmente la Patria per tutta la vita e aveva mostrato un vero eroismo sui fronti della Grande Guerra Patriottica. Nessun ortodosso avrebbe accettato la distruzione del monastero, questo grande santuario. A quanto pare, i combattenti contro la religione e la chiesa non avevano rinunciato alla loro lotta e avevano deciso di iniziare una nuova campagna, soprattutto perché in quegli anni il monastero delle Grotte di Pskov si distingueva per il suo attivismo sia nel preservare le tradizioni secolari dell'Ortodossia che nello sviluppo e nella diffusione della fede ortodossa tra le masse della popolazione. Questo, naturalmente, non si addiceva a questi combattenti contro la religione e la Chiesa, che sognavano di distruggere tutti i centri attivi della Chiesa ortodossa russa, e soprattutto centri come il monastero delle Grotte di Pskov e la Lavra della Tinità e di san Sergio.

Ivan Voronov, anni '40

Il giorno dopo, la mattina presto, Sergej Mikhalkov e io siamo andati al monastero delle Grotte di Pskov. Quando siamo arrivati, siamo stati accolti da diverse persone, guidate dall'abate del monastero, l'archimandrita Alipij (Voronov). Questi attirava l'attenzione prima di tutto per il suo aspetto: era un uomo ben formato, ben fatto, con una barba folta, attento, intelligente, con occhi gentili e allo stesso tempo con uno sguardo penetrante e acuto che penetrava nell'anima stessa dell'uomo. Ho incontrato uno sguardo così caratteristico, straordinariamente intenso e attento in molti artisti e scultori eccezionali (S.T. Konenkov, N.V. Tomskij, E.A. Kibrik, M.S. Sarjan, T.T. Salakhov) uno sguardo che esprime il grande contenuto spirituale della loro personalità, il loro mondo interiore. Quanto a padre Alipij, era, mi sembrava, un artista nello spirito, nella vocazione e, come ho appreso in seguito, nell'educazione e nella sua attività religiosa ed ecclesiastica di restauratore e iconografo.

l'archimandrita Alipij (Voronov)

L'archimandrita Alipij ci ha invitato nel refettorio, dove abbiamo visto la tavola apparecchiata per l'occasione con tutti i tipi di cibi e bevande. Non ho resistito a chiedergli quale fosse l'occasione per un ricevimento così generoso. Ha risposto con un sorriso: non abbiamo spesso tali ospiti e siamo molto lieti di incontrarvi e presentarvi il nostro monastero e la nostra vita ecclesiale. Ha sorriso in modo così sincero e gentile che inavvertitamente ha suscitato da noi l'atteggiamento più condiscendente e solidale.

monumento all'archimandrita Alipij (Voronov)

Durante il nostro pasto, ha iniziato a parlare della storia del monastero, degli eventi più importanti che hanno avuto luogo nel corso della sua storia secolare. Poi, con grande calore e sincera simpatia e anche con amore, ha cominciato a raccontarci dei suoi predecessori, gli abati del monastero. Parlava, prendendo il suo tempo, con la sua voce morbida e vellutata, mettendo in ogni parola un significato speciale e profondo. Sergej Vladimirovich Mikhalkov e io lo abbiamo ascoltato con un'attenzione eccezionale, come scolari o studenti, perché gran parte di ciò che ha detto è stata una rivelazione per noi. In effetti, ho ricordato le storie di mio nonno sulla Lavra della Tinità e di san Sergio, sul monastero delle Grotte di Pskov e su altri luoghi santi dell'Ortodossia, ma quelli erano lontani ricordi d'infanzia. E qui ha preso vita per noi la vera storia del monastero delle Grotte di Pskov dalle labbra di uno dei suoi grandi abati. E anche se Mikhalkov era più anziano di me, entrambi, come incantati, abbiamo colto ogni sua parola e lo abbiamo guardato come un uomo che con il suo cuore e la sua anima dava vita a eventi incredibili dalla storia del grande santuario ortodosso. In breve, il pasto non è stato tanto un pasto quanto una nuova scoperta di un mondo poco conosciuto dello spirito umano e della grazia divina. Mi sembrava di non aver mai sentito o sperimentato nulla di simile. Penso che la stessa cosa sia successa a Sergej Mikhalkov, perché durante questo periodo non ha detto una sola parola, anche se era considerato uno dei grandi oratori. A proposito, prima e dopo il pasto, l'archimandrita Alipij, come dovrebbe essere, ha detto le preghiere appropriate, mentre noi, come scolari inesperti o confusi, o ci facevano il segno della croce, o ci inchinavamo, o stavamo fermi, non sapendo come comportarci. Poiché eravamo entrambi membri del Partito, essenzialmente non potevamo essere credenti, ma allo stesso tempo la nostra infanzia religiosa evidentemente parlava per noi, e involontariamente ci siamo fatti il segno della croce.

Dopo il pasto, l'archimandrita Alipij ci ha invitato a parlare con lui. Sapevo che Alipij non era solo un artista di talento e famoso, ma che aveva partecipato alla Grande Guerra Patriottica, aveva ottenuto alti riconoscimenti militari e si era dimostrato un vero eroe-guerriero. Pertanto, come artista, come guerriero e come sacerdote, era universalmente rispettato e riconosciuto dal popolo.

Ha iniziato il suo discorso affermando che il regime sovietico aveva causato enormi danni alla Chiesa ortodossa russa, alla fede ortodossa e alla religione in generale. Allo stesso tempo, non ha disprezzato Sergej Mikhalkov come presidente dell'Unione degli scrittori della RSFSR e deputato del Soviet supremo, né me come dipendente del Comitato centrale del PCUS e direttore della casa editrice "Arte". Ha detto che ci sarebbero voluti molti anni per correggere questo danno e che uno dei compiti principali del monastero era il pieno sviluppo dell'Ortodossia, la fede ortodossa, perché solo una fede vera e autentica può essere la fonte, la base e la garanzia dello sviluppo del nostro popolo, della società e dello stato. Ha offerto vividi esempi di quando il monastero delle Grotte di Pskov, quasi sull'orlo della morte, ha respinto tutti gli attacchi e le invasioni dei nemici della Russia e dell'Ortodossia. L'importanza di una fede veramente ortodossa per il nostro popolo non può essere sopravvalutata e tutti noi – sia il popolo che lo stato, per non parlare della stessa Chiesa ortodossa – dobbiamo fare tutto il possibile per rafforzare e sviluppare questa fede. Abbiamo riascoltato con il fiato sospeso le sue rivelazioni, e non ho potuto fare a meno di pensare, durante questa narrazione, all'eccezionale talento di Alipij come uomo non solo di parole, ma di Parola di Dio.

La conversazione è stata piuttosto lunga, Alipij ha toccato una varietà di questioni, e tutto questo per me, e penso per Mikhalkov, è stata davvero una rivelazione, la scoperta di un nuovo mondo che non conoscevamo o che conoscevamo male. Ha parlato in particolare della letteratura e dell'arte religiosa russa, che, a suo avviso, erano per molti versi superiori alla letteratura e all'arte occidentali, e ha fornito esempi convincenti: iconografia e pittura russa antica, ritratti di Madonne rinascimentali. Ha dimostrato come la differenza essenziale tra loro risiedeva non solo nella diversa prospettiva – le icone russe antiche avevano una prospettiva bidimensionale, mentre i dipinti rinascimentali avevano una prospettiva tridimensionale – ma anche nel fatto che le icone russe, più modeste nell'aspetto esteriore, esprimevano l'essenza spirituale interiore dell'uomo molto più profondamente e universalmente dei dipinti rinascimentali, ricco di colori vividi e immagini vivide. Volevo continuare ad ascoltarlo senza fine, ma il nostro tempo era limitato.

Dopo il colloquio, l'archimandrita Alipij ha iniziato a farci conoscere il monastero, i suoi antichi capolavori e soprattutto le grotte dove riposavano i famosi anziani e monaci. Inutile dire quale impressione sbalorditiva ci hanno fatto queste grotte. I corpi di coloro che vi riposano non erano soggetti ad alcun deterioramento né alla putrefazione a causa del particolare clima delle grotte. Durante i racconti di Alipij abbiamo guardato con attenzione: non avevamo visto niente del genere. Alipij ci ha portato in giro per il monastero e con calma, senza alcuna fatica e senza alcun finto ottimismo ha condotto il suo discorso sulla vita dei monaci e degli anziani nella santa dimora.

Si stava già facendo buio, ma Alipij continuava a guidarci e a farci conoscere aspetti sempre nuovi e interessanti della vita e dell'attività del suo monastero. E noi, a nostra volta, non abbiamo provato alcuna fatica, né fisica né spirituale, per un simile tour con una "guida" leggendaria. Mi sembrava di non aver mai e in nessun luogo provato una soddisfazione così profonda e un piacere schietto da ciò che ci ha mostrato l'archimandrita Alipij e da ciò di cui ci ha parlato. Sarebbe stato un libro intero se avessi raccontato tutto ciò che ci ha detto in dettaglio, e mi dispiace molto che in quel momento non ci sia stata l'opportunità di scrivere tutto ciò che abbiamo sentito dalle labbra dell'archimandrita Alipij. Sarebbe stato un libro unico, non solo sul monastero delle Grotte di Pskov, ma su tutta la nostra Chiesa e sulla fede ortodossa.

Dopo un'introduzione così dettagliata e istruttiva al monastero, Alipij ci ha presentato i suoi famosi monaci e anziani e poi ci ha invitato a cena. E quando ha iniziato a dire una preghiera, secondo l'usanza, Mikhalkov e io abbiamo iniziato involontariamente a fare il segno della croce, come se fossimo diventati veri credenti.

Konstantin Mikhajlovich Dolgov

Come regalo d'addio, ci ha regalato dei begli albi rilegati in pelle con immagini di vari luoghi del monastero e dei suoi abitanti. Ho ancora il mio album, anche se molte delle foto sono scomparse, a quanto pare l'album è piaciuto a coloro a cui l'ho mostrato.

Quando siamo tornati dal nostro viaggio di lavoro, ho riferito le mie impressioni alla direzione del Dipartimento della Cultura del Comitato Centrale del PCUS. In particolare ho detto che il monastero delle Grotte di Pskov è uno dei grandi santuari della Chiesa ortodossa russa, che conserva con cura le tradizioni eroiche di difesa della nostra Patria da tutti i tipi di nemici della terra russa. È un santo monastero che moltiplica e diffonde nel nostro popolo i più alti valori spirituali. Non solo non c'è nulla di negativo nelle attività di questo monastero, ma al contrario, rappresenta gli esempi più positivi di rinascita e sviluppo spirituale non solo dell'Ortodossia stessa e della fede ortodossa, ma dell'intera cultura russa e multinazionale della Russia. A questo proposito, le attività del monastero meritano la valutazione più alta e positiva.

Cosa abbia riferito Sergej Mikhalkov al direttivo, non lo so, tranne le parole con cui descriveva le attività del monastero delle Grotte di Pskov come il fenomeno più positivo della nostra vita.

Qualche tempo dopo ho appreso della morte dell'archimandrita Alipij e me ne sono sinceramente dispiaciuto, la sua attività non è stata solo un grande contributo allo sviluppo dell'insegnamento ortodosso e alla Chiesa ortodossa russa, ma anche un contributo inestimabile allo sviluppo spirituale del nostro popolo e della nostra Patria.

 
Metropolita Onufrij: il Signore ci dà da bere il calice del dolore, e noi lo beviamo con umiltà

pravlife.org

Nonostante tutte le prove che sono giunte alla Chiesa ortodossa, questa rimarrà indissolubile per sempre, ha scritto sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina in una recente lettera a sua Eminenza il metropolita Hilarion, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR).

Il primate della Chiesa ucraina ha scritto al primate della ROCOR per offrire la sua sincera gratitudine per le preghiere e il sostegno di quest'ultimo durante il recente periodo di prove e persecuzioni.

"La santa Chiesa ortodossa ucraina canonica e il popolo ucraino amato da Dio stanno vivendo uno dei periodi più difficili della sua storia," scrive il metropolita Onufrij.

Il venerato primate ucraino continua:

Con nostro grande dolore, a seguito delle continue ostilità militari nell'Ucraina orientale, la costante minaccia della Verkhovna Rada di adottare una serie di leggi anti-ecclesiali, e in particolare a causa dell'interferenza anti-canonica del Patriarcato di Costantinopoli nella vita interna della nostra santa Chiesa ortodossa ucraina, si è formato un caos spirituale nella vita religiosa in Ucraina, in cui vengono violati non solo i diritti della libertà religiosa, ma anche i diritti costituzionali di ogni credente.

Secondo il metropolita Onufrij, l'amore fraterno e l'empatia spirituale da parte della ROCOR riscaldano i cuori degli ortodossi ucraini e li rafforzano nella speranza della misericordia di Dio.

"Siamo grati a Dio per tutto ciò che il Signore ci consente. Il Signore ci dà da bere il calice del dolore e noi lo beviamo con umiltà e gratitudine verso Dio. Crediamo che, nonostante tutte le prove che ci sono state concesse, la Chiesa di Cristo rimarrà indistruttibile per sempre e le porte dell'inferno non prevarranno su di essa", scrive il primate ucraino.

In conclusione, chiede al metropolita Hilarion di "non abbandonare le sue fervide preghiere per la Chiesa ortodossa ucraina canonica e per i suoi figli fedeli, per la pace nello stato ucraino, così come per il moltiplicarsi dell'amore nei cuori degli ucraini".

 
La Gagauzia: come è riuscito un piccolo popolo a mantenere la fede sotto ai turchi??

La Gagauzia, una piccola nazione all'interno della Moldova, era precedentemente soprannominata "l'unità di guardia dell'impero bizantino"; questa nazione ha conservato la sua fede sotto il giogo ottomano, anche se la sua popolazione è di etnia turca. E oggi ha votato in modo schiacciante contro l'integrazione con l'Unione Europea nel referendum. Il nostro colloquio con l'arciprete Dimitrij Kioroglo, dell'unità autonoma territoriale della Gagauzia (Moldova), è dedicato alle origini di tale fermezza e alle radici spirituali del popolo dei gagauzi, alla loro storia e tradizioni, e alla loro scelta.

Un popolo fiducioso

Caro padre Dimitrij, qual è il ruolo della Chiesa in Moldova e in Gagauzia?

Il ruolo funzionale della nostra metropolia di Moldova come istituzione di mantenimento della pace è sempre stato molto positivo. La metropolia unisce tutti i popoli della nostra Repubblica di Moldova. Abbiamo un paese multietnico, ma la fede ortodossa è predominante.

Quali nazionalità e gruppi etnici sono rappresentati in Moldova?

Ce ne sono undici. I gruppi maggiori sono moldavi, ucraini, gagauzi, bulgari e russi (ci sono anche più russi che gagauzi o bulgari). Ci sono anche minoranze etniche, come zingari, polacchi...

I gagauzi sono tra i pochissimi popoli che, avendo una volta abbracciato il cristianesimo ortodosso, sono stati in grado di preservare la fede per molti secoli. Perché pensa che sia così? Quali sono stati gli effetti di tale fedeltà all'Ortodossia su questa nazione?

Perché i gagauzi hanno adottato questa fede cristiana viva nel modo più completo, come, per esempio, il principe Vladimir di Kiev. Dopo il battesimo costui è cambiato radicalmente: il battesimo lo ha cambiato! E tale adozione della fede ne ha garantito la conservazione per mille anni.

E neanche stare sotto il giogo dei turchi ottomani ha schiacciato in alcun modo questa fede?

Proprio così. I cristiani di lingua turca – il popolo dei gagauzi – sono stati sotto una pressione particolarmente forte da parte dei turchi ottomani, perché parlavano un dialetto balcanico del turco – una lingua per loro così familiare.

Com'è che la fedeltà di questa nazione a Cristo e l'Ortodossia ne hanno influenzato la mentalità? Che tipo di persone sono?

I gagauzi hanno difeso strenuamente la loro fede; non conosciamo alcun caso di un gagauzo che si sia convertito all'islam. Questo è finemente dimostrato nell'esempio della catastrofe del 1922, quando per la maggior i gagauzi, greci e bulgari sono stati forzatamente reinsediati dalla Turchia in Bulgaria e Grecia, mentre i turchi si sono trasferiti dalla Bosnia e dalla Grecia per decisione delle Conferenze di Losanna e di Genova. E i turchi hanno reinsediato primi tra tutti i gagauzi, perché essi stessi avevano dimostrato di essere seri cristiani ortodossi.

Ora vorrei parlare del ruolo della Chiesa nella mantenimento della pace. Ho sentito dire che la Moldova è una sorta di "spazio vuoto" sulla mappa spirituale ed educativa dell'Europa. È d'accordo con questo? Ci sono problemi così seri con l'insegnamento delle materie religiose nelle scuole?

Ebbene, forse non abbiamo ore fisse di insegnamento della religione nelle scuole, come in Grecia e in Romania; ma le basi della fede ortodossa sono insegnate in molte scuole pubbliche da parte di sacerdoti o di insegnanti da loro preparati. Ci sono non meno di 700 di queste scuole.

arciprete Dimitrij Kioroglo

Padre Dimitrij, secondo i sondaggi, l'integrazione della Moldova con l'Unione Europea non è stata accolta positivamente dai gagauzi (Nel referendum tenutosi il 2 febbraio 2014, nell'unità autonoma territoriale della Gagauzia il 98,4% dei votanti ha scelto legami più stretti con l'Unione doganale eurasiatica e la Russia, mentre il 97,2% era contrario una più stretta integrazione con l'UE). Perché?

Perché i gagauzi hanno sempre vissuto sulla propria terra, lavorato, coltivato il suolo, comunicato nei loro spazi sociali e interetnici: per esempio, i vicini venivano a incontrarsi nelle feste della Chiesa e praticavano altre forme simili di comunicazione. Quindi sono più in contatto con i loro vicini orientali, come ucraini e russi. Il Principato russo si estendeva fino al Danubio fin dai primi tempi. Il principe Svjatopolk (Svjatoslav) aveva condotto una campagna contro Dorostol, che ora è Silistra in Bulgaria. Ciò significa che sono stati sempre collegati...

Oggi, quando i gagauzi vengono reclutati e persistentemente invitati a Europa ("Venite da noi!"), La popolazione ha deciso di attenersi alle tradizioni in cui ha vissuto per molte centinaia di anni. Credo che questa convinzione debba essere rispettata. Si può dire che il referendum che si è tenuto qui in Gagauzia è come una diagnosi. Come sappiamo, quando andiamo dal medico che ci fa una diagnosi, abbiamo fiducia nel nostro medico. Ed è lo stesso con questo referendum: ci si dovrebbe fidare della nazione che ha espresso il suo parere, e non di gruppi politici che persistentemente invitano la gente da qualche parte sotto le spoglie della democrazia.

Hanno detto una parola molto importante: "fiducia". I gagauzi hanno fiducia nella loro Chiesa?

Non conosco alcun caso in cui non si siano fidati della fede che è nel loro cuore, che è stata confessata dai loro antenati. E passano questa fede ai loro figli. Questa fiducia nella Chiesa durerà per sempre, indipendentemente da qualsiasi circostanza.

Sembra che abbiate un potenziale di pace unico. Una volta un personaggio pubblico ha detto che la Gagauzia è "l'unità di guardia storica dell'Impero Bizantino" per la sua devozione all'Ortodossia. Come può questo vostro potenziale ortodosso essere utile ad altre nazioni e a tutto il mondo? Che cosa possiamo imparare dai gagauzi?

I gagauzi sono unici perché hanno conservato la fede, anche se sono di lingua turca. E sono pacifici! E direi che sono fiduciosi. Trovano facilmente un linguaggio comune con gli altri, sono ospitali, e questo ha aiutato questa piccola nazione a sopravvivere nel corso di molti secoli. Sono entrati nella storia, e sono ancora qui.

Dov'è la Gagauzia?

Parliamo ora dei termini. Non tutti sanno dove si trova la Gagauzia.

L'unità autonoma della Gagauzia è nella parte meridionale della Moldova. I gagauzi vivono anche nel sud dell'Ucraina e nell'area adiacente delle steppe del Budjak. La parola "Budjak" significa "un angolo" in tataro.

Così, la Gagauzia è situata nella parte inferiore della ex Bessarabia in quella che oggi è la Repubblica di Moldova.

Questo significa che i gagauzi vivevano lì nel 1812, quando la Bessarabia è stata trasferita alla Russia?

Sì, sono sempre vissuti lì. Ma un tempo sono venute a viverci anche delle tribù mongole e tatare, per esempio, l'Orda di Nogai. E quando se ne sono andate, i gagauzi locali sono stati raggiunti da gagauzi dalla Turchia, dalla regione settentrionale del Mar Nero, dalla Bulgaria.

Da dov'è venuto il nome "Gagauzia"?

Il termine è "Gagauz Yeri", cioè terra dei gagauzi.

Ha detto che il recente referendum è stato una specie di atto di fede nelle persone. Ma i suoi risultati non significano che i gagauzi odiano l'Europa, giusto? Qual è il loro atteggiamento verso l'Europa?

I gagauzi non sono nemici dell'Europa. Vogliono integrarsi e aderire all'Unione doganale eurasiatica. Per 200 anni hanno vissuto nell'impero russo, poi in URSS – e questo è stato un processo naturale, una sorta di "diagnosi" della nazione – un forte indicatore delle loro aspirazioni spirituali.

Quali sono stati i risultati in termini di percentuali?

Il novanta per cento. Questa non è un'indicazione? Si dovrebbe aver fiducia nel proprio popolo; in tal modo il referendum è un punto di partenza, un messaggio ai leader della Gagauzia.

La lingua liturgica comune

Padre Dimitrij, lo slavonico è stato la lingua statale nei principati moldavi. Quali sono stati i suoi effetti sulla mentalità e sulla cultura dei gagauzi?

La tradizione della lingua slavonica sul nostro territorio è antica di molte centinaia di anni. E non si deve pensare che la situazione fosse diversa in Romania o in Moldova. Come è noto, nel Medioevo i nostri re e principi moldavi scrivevano in cirillico e sapevano lo slavonico. Le liturgie erano basate sui servizi slavonici. E, naturalmente, c'era anche una componente moldava locale. Tale era il potere d'influenza della lingua liturgica basata su testi cirillici e slavonici!

Ha detto che i gagauzi sono una nazione molto amante della pace. Quali altre qualità sono caratteristiche di questo popolo?

I gagauzi non si mettono sopra le altre nazioni, non dicono, "noi siamo i migliori". Non tutte le nazioni sono uguali, e questo si riflette anche nel loro folklore, in proverbi divertenti. Per esempio, c'è un proverbio nella città russa di Rjazan': "I funghi di Rjazan' hanno gli occhi. Ti guardano mentre li stai mangiando". Buffo? E non vi è alcuna indicazione che noi siamo in qualche modo migliori rispetto ai nostri vicini.

Ma, purtroppo, questa qualità dei gagauzi – la fiducia, finanche la credulità – oggi viene distrutta. Questi attributi devono essere ripresi e fatti rivivere. La reciproca fiducia dev'essere presente nella società moderna multipolare, nei rapporti interetnici e interreligiosi. La tendenza 'tutti contro tutti' non dovrebbe prevalere, anche se ora si vede. Le qualità intrinseche tradizionali dei popoli devono essere conservate – qualità amate, create attraverso l'intuizione, l'unità della fede, attraverso la comunicazione, incontri a fiere e feste religiose. Così si è raggiunta la fiducia reciproca tra i popoli che ora vivono sul territorio della Gagauzia in Moldova.

Ma perché si distrugge? Perché la fiducia reciproca si sta indebolendo?

Perché oggi appaiono vari politici e altre personalità che stanno creando situazioni specifiche, e fanno commenti specifici che stanno distruggendo la fede. La fede viene distrutta sotto l'influenza di diversi gruppi che perseguono i propri obiettivi. E sotto la maschera della democrazia, nuove idee aliene si stanno infiltrando nella società della Gagauzia.

Qual è la popolazione totale della Gagauzia?

Oggi 150-160.000 persone risiedono nell'unità autonoma della Gagauzia. In passato abbiamo avuto fino a 200 mila persone.

È come tre grandi città.

Tre centri di distretto.

Padre Dimitrij, per tradizione vogliamo chiederle di rivolgersi ai nostri spettatori e ai lettori del sito web con parole di edificazione.

Che cosa può condividere con voi una piccola nazione ortodossa come la Gagauzia? Può esortarvi alla costanza, alla fedeltà. I nostri credenti possono dare il buon esempio ai nostri fratelli cristiani ortodossi di altre nazioni. Essi hanno conservato la fede ortodossa nel corso dei secoli, l'hanno passata ai loro figli, e la passeranno alle generazioni future, non importa quali circostanze possono capitare loro. In futuro saranno sempre più vicini a quelli che assisteranno nel preservare questa fede. Se dovranno scegliere tra la fede e la comodità, sceglieranno al di sopra di tutto ciò che la loro anima ha acquisito: la nostra santa fede ortodossa, che Dio ci ha concesso e ci ha comandato di mantenere.

 
Un'intervista su un sito della Chiesa serba

La seguente intervista è stata pubblicata la scorsa settimana su www.pouke.org, un sito web della Chiesa serba.

Da inglese e prete ortodosso allo stesso tempo, come la percepiscono le persone dalle sue parti?

Con completa indifferenza. Pochissime persone qui sono interessate a qualsiasi religione. Un prete è generalmente visto come un uomo forse piuttosto eccentrico, ma innocuo. Nessuno è interessato, le persone vivono come vogliono. Per loro fa lo stesso qualunque cosa io sia.

Per favore, ci dica, c'è un interesse per l'Ortodossia, almeno nella città di Colchester, dove si trova la sua chiesa? Chi sono le persone della sua parrocchia? Da dove vengono e cosa le porta all'Ortodossia?

Io sono nato e sono andato a scuola a Colchester, a circa 100 km a nord-est di Londra. Tuttavia, l'interesse della maggior parte degli inglesi che vivono a Colchester, come altrove, è molto limitato. Per la maggior parte gli inglesi sono atei e non hanno alcun interesse per alcuna fede.

La nostra parrocchia è formata principalmente da immigrati russi provenienti da Lettonia e Lituania, moldavi, romeni, ucraini e russi, nonché bulgari, ciprioti e greci, insieme ai loro figli nati in Inghilterra. Molti sono venuti qui negli ultimi 20 anni. È vero, abbiamo un piccolo numero di inglesi ortodossi e di alcune altre nazionalità, ma questi sono solitamente collegati in qualche modo alla Russia oppure sono sposati con donne russe. Vivono a Colchester o nei dintorni, nel raggio di 80 km.

C'è un coro ecclesiastico nella sua parrocchia? Quali sono i dettagli della sua parrocchia a Colchester?

Sì, certo c'è un coro, un buon coro, tra le 10 e le 20 persone che cantano ogni domenica. Tutti sono volontari, non abbiamo e non ci piacciono i cori pagati. In una domenica media ci sono solo 150-200 persone in chiesa, anche se abbiamo 600 parrocchiani regolari e, di fatto, circa 3000 ortodossi locali vengono ai nostri servizi durante l'anno, ma molti sono solo ortodossi nominali e vengono solo una volta all'anno, per battesimi o matrimoni.

La nostra parrocchia ha il più grande edificio ecclesiastico della chiesa ortodossa russa nelle Isole britanniche, all'incirca delle dimensioni della cattedrale serba di san Sava a Londra. L'edificio è bianco ed è stato costruito in legno 164 anni fa. Ci sono 24 nazionalità, la maggior parte delle persone ha meno di 40 anni, con un gran numero di bambini. In media abbiamo circa 100 battesimi, 10 matrimoni e 1 funerale all'anno. Il nostro secondo sacerdote, padre Ion, è romeno, ma sposato con una russa della Lettonia. I nostri servizi sono in tre lingue, slavonico, inglese e romeno. Ogni domenica abbiamo molte confessioni, e 100-150 fedeli ricevono la comunione da due calici.

Ci ha parlato di sant'Edmund, può per favore parlarci di questo santo e del suo significato nella sua vita?

Il nome Edmund suonerà strano e non ortodosso alla maggior parte dei serbi. Ma solo perché alcuni cattolici romani possono avere il suo nome, ciò non significa che fosse un cattolico romano. In primo luogo, è un vero santo (i cattolici romani non hanno veri santi) e, in secondo luogo, visse prima che il cattolicesimo romano fosse inventato. Molti cattolici romani si chiamano Nicola; significa forse che san Nicola era un cattolico romano? Ovviamente no!

Sant'Edmund era il re dell'Inghilterra orientale, dove io e i miei antenati siamo nati e viviamo, e fu martirizzato dagli invasori pagani vichinghi nell'869. La sua memoria è ancora viva qui e un'intera città prende il nome da lui. Ne ho sentito parlare e ho percepito la sua presenza qui fin dall'infanzia, dal momento che è il principale santo locale e l'originale santo patrono dell'Inghilterra. Penso di essere cresciuto sotto la sua protezione in un modo misterioso. Sant'Edmund è il primo santo il cui spirito ho percepito durante l'infanzia.

Lo spirito dei santi è identico, ovunque e in qualunque periodo siano vissuti. Molti santi occidentali sono sempre stati venerati dai serbi nel calendario della Chiesa serba. Per esempio, santa Tatiana, santa Sofia e sant'Alessio di Roma, sant'Ireneo di Lione, sant'Ilario di Poitiers, san Vincenzo di Lerins o san Giovanni Cassiano e molti papi della Roma ortodossa, come san Leone Magno, san Gregorio il Dialogo o san Martino I. Tuttavia, i santi nei paesi occidentali più lontani dalla Serbia e che vissero poco dopo non sono conosciuti in Serbia. Eppure questi santi vissuti in questo periodo potevano viaggiare a Gerusalemme e Costantinopoli e ricevervi la comunione e sentirsi a casa; la Chiesa era Una, qualunque fosse la differenza di lingua e persino dei rituali, la Fede era la stessa.

Lei è mai stato in Serbia? Se sì, quali sono le sue impressioni sul nostro paese?

Sfortunatamente, non ho mai visitato la Serbia e non ci sono serbi che vanno in chiesa in questa parte dell'Inghilterra.

Da un lato, ho l'impressione che gli ortodossi in Serbia siano molto fedeli alla tradizione. D'altra parte, ho l'impressione che pochi serbi siano veramente ortodossi, per la maggior parte sono atei e molto nazionalisti. Suppongo che questo sia il risultato di cinquant'anni di lavaggio del cervello da parte del comunismo, principalmente sotto il croato Tito, e quindi di una generazione di lavaggio del cervello "soft power" del consumismo occidentale, che ha prodotto la generazione di Facebook. Si vestono come americani, ascoltano musica americana, guardano programmi e film TV americani e quindi pensano come gli americani. Ho letto che il 30% dei media serbi è ora di proprietà americana. Come possono resistere le persone?

Ho anche impressioni da serbi ortodossi che conosco. Per esempio, ho studiato con il vescovo serbo Luka a Parigi all'Istituto St Serge alla fine degli anni '70, e mi è piaciuto molto. L'unico altro vescovo serbo che conosco è il metropolita Amfilohije. Lo ammiro molto. Ho venerato molto san Nicola di Zhicha (chiamato in russo san Nicola il serbo) e ho letto molti dei suoi libri, che sono stati tradotti in russo e in inglese. Venero anche san Giustino di Chelije, un vero filosofo ortodosso, così come il patriarca Pavle. Quest'ultimo non è stato ancora canonizzato, ma questa è solo una questione di tempo.

Dato che so che ha rapporti con la Chiesa ortodossa serba e che ha visitato la chiesa di san Sava a Londra, ci dica per favore, come si sente in compagnia della nostra gente in Inghilterra?

Perfettamente a casa. Abbiamo esattamente la stessa Fede e gli stessi valori. Apparteniamo alla stessa civiltà ortodossa e ne siamo orgogliosi, in senso buono. Nell'Europa di oggi, ci sono solo due civiltà: la post-civiltà anticristiana laica occidentale e la civiltà cristiana ortodossa. Sono opposte. Dovremmo chiederci ogni giorno: a quale Civiltà e Impero apparteniamo e quale confessiamo: all'Impero globalista anticristiano o all'Impero cristiano, all'Impero secolarista o all'Impero ortodosso?

Noi abbiamo la nostra civiltà, il nostro impero, che si estende dalla Bosnia fino alle coste del Pacifico, con avamposti e oasi dipendenti dell'Ortodossia in tutto il mondo, come a Colchester. Vi apparteniamo, è la nostra identità, indipendentemente dalla nostra nazionalità e lingua, perché abbiamo la stessa Fede e la stessa Chiesa. Noi ortodossi non abbiamo gli stessi valori del resto del mondo e la nostra Civiltà e Impero è l'unica alternativa all'anti-civiltà occidentale.

Un serbo che non è ortodosso non è un serbo, ma o una specie di titoista oppure un americano della post-civiltà del MacDonald. Allo stesso modo un russo che non è ortodosso non è russo, ma sovietico. E un inglese che non è ortodosso o non è vicino all'Ortodossia in qualche modo nella fede, non è inglese, ma britannico. È, consciamente o inconsciamente, un imperialista che ha poco tempo per la verità o l'amore, ma solo per l'interesse personale e la superiorità immaginaria sugli altri che può sfruttare.

Per favore, ci dica le sue opinioni sugli ultimi eventi riguardanti le azioni della Chiesa greca che riconosce la Chiesa ortodossa ucraina?

È tutto molto semplice. Come forse sapete, l'attuale ambasciatore americano ad Atene, Geoffrey Pyatt, era l'ambasciatore americano a Kiev. Quindi è chiaro che questo è solo un altro gioco americano, avviato da Obama, con l'uso di adulazione, minacce o corruzione, come è la loro tecnica. Tuttavia, qualunque sia la grande pressione esercitata dall'élite americana sui deboli vescovi greci per far loro riconoscere questi scismatici fascisti nell'Ucraina occidentale semi-uniate, mi vergogno si simili vescovi. Sia perché sono codardi o perché sono stati corrotti con dollari, questi vescovi hanno torto. Come possono questi vescovi essere così razzisti e deboli e calpestare i canoni di base della Chiesa, che ogni seminarista del primo anno conosce? Questo è vergognoso. Se non c'è pentimento, un terribile evento visiterà la Grecia per l'apostasia di alcuni dei suoi vescovi. Dio non si lascia deridere. Possano i vescovi ortodossi della Grecia, come il mio coetaneo il metropolita Seraphim del Pireo, trionfare.

Come sono i suoi rapporti con la Chiesa ortodossa russa?

Rapporti con essa? !! Ma io appartengo alla Chiesa ortodossa russa!

Esiste una sola Chiesa ortodossa russa, indipendentemente dalle differenze amministrative delle sue varie parti. Ci sono diverse parti autonome della Chiesa russa, le Chiese del Giappone e della Cina, la Chiesa autonoma fuori dalla Russia con sede a New York a cui appartengo, le Chiese ucraina, moldava e lettone, l'Esarcato bielorusso ecc. Ma siamo tutti uno, apparteniamo tutti alla stessa Chiesa e commemoriamo lo stesso patriarca.

Quali sono le sue opinioni su Costantinopoli?

Fino al XX secolo, il Patriarcato di Costantinopoli era il giocattolo dei turchi e degli ambasciatori britannici o francesi a Istanbul. Tutti sapevano che la nomina a patriarca poteva essere acquistata con soldi. I vescovi di Istanbul furono infine acquistati dagli anglicani negli anni '20 per 100.000 sterline e quindi il loro candidato massone (divenne massone in una loggia britannica a Cipro nel 1909), il patriarca Meletios Metaxakis introdusse con la forza il calendario papista. Dopo la caduta dell'Impero britannico dopo il 1945, il suo ruolo è stato assunto dall'Impero americano, che ha continuato il suo sporco lavoro.

Quindi l'ultimo patriarca legittimo, Maximos V, fu rimosso dagli americani con la forza nel 1948 per ordine del criminale di guerra Truman, che aveva appena massacrato quasi 500.000 civili giapponesi a Hiroshima e Nagasaki. Il patriarca Maximos era troppo ortodosso per i gusti americani e fu rapito e portato in esilio con l'aereo personale di Truman in Svizzera.

Conoscevo un diacono greco testimone oculare di questi eventi. In seguito divenne vescovo greco a Birmingham, in Inghilterra. Nel 1948 gli americani si comportarono come criminali, come cowboy, furono molto violenti. Il patriarca Maximos fu sostituito dall'arcivescovo greco-americano Athenagoras – e sappiamo come è andata a finire. Da allora per la maggior parte i vescovi di Costantinopoli sono stati meri burattini americani, senza alcuna rilevanza spirituale. Uno di loro ha recentemente tenuto una conferenza LGBT con un "teologo ortodosso travestito"!

La storia inglese è specifica in molti modi. Possiamo dire che l'Inghilterra è stata ortodossa fino al 1066 (12 anni in più dopo il 1054)?

Lo scisma occidentale fu un processo graduale, si diffuse nel tempo e in qualche modo non è completo nemmeno oggi. Portò all'invenzione del cattolicesimo romano nel 1054, ma iniziò molto prima del 1054, alla fine del secolo VIII sotto l'eretico e iconoclasta franco Carlo Magno. Era un barbaro che voleva far rivivere l'Impero romano pagano, con se stesso, naturalmente, come suo imperatore. Questo è quello che ha fatto, fondando nell'800 "il Primo Reich". (Bismarck ha inventato il Secondo Reich e Hitler il Terzo Reich; alcuni sostengono che il Quarto Reich sia l'Unione Europea). Chiamarono questo paganesimo rinato il "Sacro Romano Impero", ma in realtà era tutt'altro che sacro, e anti-romano.

Questa mentalità aliena di scisma si diffuse dal cuore franco-tedesco (dove in seguito ebbe inizio l'Unione Europea) in tutta l'Europa occidentale e orientale, e infine alle isole e quindi anche all'Inghilterra. È chiaro che da circa l'anno 1000, e anche prima, l'Inghilterra stava cadendo in queste influenze eterodosse. Il 1066 segnò la fine dell'influenza ortodossa in Inghilterra, ma la decadenza era già lì, specialmente sotto il re mezzo normanno, Edoardo (1042-1066). (Come Carlo Magno, questo traditore è chiamato santo dai cattolici romani!). Il 1054 (o in Inghilterra il 1066) è la fine del processo iniziale di scisma, la conclusione della sua caduta dalla comunione con la Chiesa, non il suo inizio. Pertanto, dobbiamo esaminare attentamente ciò che è accaduto in precedenza, prima di poter dire se l'Inghilterra fosse ortodossa o meno.

Pensa che ci siano cose in comune tra Serbia e Inghilterra?

Stranamente, sì.

La Serbia è come la prima linea del fronte della Chiesa ortodossa russa, il primo bastione dell'Ortodossia, a poche centinaia di chilometri da Roma. Questo è il motivo per cui l'Occidente odia la Serbia ortodossa e vuole distruggerla – perché la Serbia ama Cristo, mentre l'Occidente ama l'Anticristo, per il quale lavora, per far avanzare il suo regno. D'altra parte, l'Inghilterra oggi è come la prima linea del fronte degli Stati Uniti, il primo bastione dell'Anti-Ortodossia. Nessuno può dimenticare come gli aviatori britannici, alla Pasqua del 1999, lanciarono sulla Serbia bombe contrassegnate con le parole "Buona Pasqua". Fu qualcosa di satanico. Quindi tutti gli ortodossi in Inghilterra sopravvivono come soldati nelle trincee; e in realtà questa è la stessa situazione di oggi per i serbi. Anche voi siete soldati nelle trincee sotto il bombardamento spirituale dei barbari anticristiani di ogni giorno. Questo è ciò che abbiamo in comune, siamo entrambi ai margini, avamposti nella lotta per la Chiesa di Dio.

C'è qualcosa che vorrebbe dire agli ortodossi serbi dal suo punto di vista?

Sì, solo una cosa: restate saldi nell'Ortodossia! Più resistete all'assalto dell'Occidente, degli Stati Uniti e dei suoi vassalli, l'Unione Europea, la NATO e il Fondo Monetario Internazionale, maggiore è l'esempio di coraggio spirituale che date agli ortodossi in tutto il mondo e, allo stesso tempo, più vi avvicinate a Cristo e così alla salvezza. L'Occidente ci ha lanciato contro comunismo e nazismo e li abbiamo sconfitti entrambi. Tutti gli estremismi infatti vengono dai demoni, come dicono i santi Padri. Noi ortodossi dovremo sconfiggere il secolarismo liberale, che odia Cristo tanto quanto il comunismo e il nazismo. Cerchiamo di fare in modo come ortodossi di mostrare coraggio, di non temere alcun uomo, di temere solo Dio. Allora nessuno potrà sconfiggerci.

 
Padre Gabriel (Bunge): "Dobbiamo tornare alle nostre radici"

Durante la sua recente visita a Mosca (dove ha tenuto la conversazione sulle tre età della vita spirituale), padre Gabriel (Bunge) ha avuto modo di incontrare madre Cornelia (Rees), la monaca ortodossa americana che cura molte traduzioni inglesi sul portale Pravoslavie.ru. Madre Cornelia non ha perduto l’occasione di trascrivere una sua conversazione con padre Gabriel, che presentiamo nella nostra traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti. Le parole di padre Gabriel sono di grande importanza per chiunque si trova sul cammino si riscoperta dell’Ortodossia, particolarmente nel mondo europeo occidentale.

 
Un altro monastero moldavo celebra il 30° anniversario dalla rinascita

foto: mitropolia.md

Il monastero della santa Dormizione nel villaggio di Țigănești, nel distretto di Strășeni della Moldova centrale, domenica 30 ottobre ha celebrato festosamente il 30° anniversario della rinascita della vita monastica.

La Divina Liturgia è stata presieduta da sua Eminenza il metropolita Vladimir di Chișinău e tutta la Moldova (Patriarcato di Mosca), che solo tre giorni prima aveva anche celebrato i tre decenni del rinato monastero di santa Parascheva-Hîncu a Nisporeni.

foto: mitropolia.md

La funzione è stata celebrata ieri nella chiesa invernale del monastero, dedicata a san Nicola Taumaturgo. Assieme al metropolita Vladimir hanno concelebrato altri due vescovi moldavi e un certo numero di sacerdoti locali e in visita, come riferisce la Chiesa ortodossa moldava.

La chiesa si è rivelata piccola per il gran numero di pellegrini "venuti a offrire preghiere di lode e ringraziamento a Dio Misericordioso per tutte le benedizioni riversate sul santo monastero e sulla comunità monastica che qui celebra", scrive il servizio stampa della Chiesa.

Al Piccolo ingresso, l'archimandrita Irinarh, che ha servito come abate del monastero per più di 15 anni, è stato decorato con l'Ordine di san Gabriele Bănulescu-Bodoni. Il metropolita Vladimir ha anche ordinato il monaco Ignatie (Blinov) come ierodiacono durante il servizio.

foto: mitropolia.md

Dopo la Liturgia, sua Eminenza ha servito un Te Deum di ringraziamento a Dio e ha espresso la speranza che il monastero della Dormizione rimanga un centro spirituale per educare i fedeli allo spirito dei valori cristiani tradizionali.

Anche diversi benefattori del monastero sono stati decorati con medaglie e ordini ecclesiastici per il loro duro lavoro a beneficio del monastero.

* * *

Il monastero di Țigănești fu fondato intorno al 1725 dal nobile Lupu Dencu, che costruì una chiesa di legno per nascondere i cristiani locali dalle invasioni dei tartari. La seconda chiesa, dedicata a san Nicola, fu costruita nel 1840 e l'originaria chiesa in legno fu sostituita da una chiesa in pietra nel 1846.

Le dimensioni e l'influenza del monastero crebbero nel corso degli anni. Durante la seconda guerra mondiale vi furono sepolti centinaia di soldati romeni, tedeschi e russi caduti in combattimento.

Dopo la guerra, le autorità tentarono più volte di chiudere il monastero. Nel 1945 i soldati furono mandati a chiuderla, ma vedendo la vita comune dei monaci e il loro lavoro, decisero di lasciarli in pace.

Ma nel 1959 le autorità locali iniziarono a perseguitare ed espellere i monaci. Tutte le icone e i libri furono bruciati e il cimitero del monastero fu raso al suolo. L'unica icona che si è conservata è l'icona miracolosa di san Panteleimone con una particella delle sue sacre reliquie, donata da san Serafino (Chichagov) nel 1909.

Dopo la chiusura del monastero, all'interno delle sue mura è stato aperto un ospedale psichiatrico, che ha operato fino al luglio 1992.

Il monastero è stato ristabilito l'8 settembre 1992. Gli operatori dell'ospedale, rimasti senza lavoro, hanno rubato tutto ciò che potevano dal monastero, che era già in stato di abbandono.

I lavori di riparazione della chiesa della santa Dormizione sono terminati nel 1998. Il monastero ospita attualmente tre chiese, con la terza costruita nel 2009, in onore della Fonte vivifica.

 
Esperto: i capi delle Chiese dovranno scegliere a chi augurare buon Natale

il 6 gennaio arriverà il momento della verità

L'analista religioso Mark Gorskij ritiene che il Fanar abbia posto una specie di trappola davanti ai capi delle Chiese ortodosse locali, e il momento della verità arriverà il 6 gennaio.

La presentazione del Tomos d'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", annunciata il 6 gennaio, costringerà i capi delle Chiese ortodosse locali a scegliere: a chi e con quale titolo augurare buon Natale – al primate della Chiesa ortodossa ucraina canonica, il metropolita Onufrij, o al "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina" Epifanij, considera l'analista religioso e dottorando in teologia Mark Gorskij.

Nel suo testo, pubblicato sul sito web del metropolita Ionafan (Eletskikh) di Tulchin e Bratslavskij, l'esperto nota che tutti i capi delle Chiese autocefali locali, incluso il patriarca di Costantinopoli, inviano tradizionalmente i loro saluti e auguri ufficiali al primate canonico della Chiesa ortodossa ucraina, a partire dalla data della sua elezione.

"Ma a Kiev, con gli sforzi dell'attuale governo ucraino ufficiale e del patriarca ecumenico Bartolomeo, a metà dicembre del 2018, è apparsa una "Chiesa ortodossa ucraina autocefala", guidata dall'ombra dello scismatico Filaret Denisenko – il "metropolita" Epifanij, con un'ordinazione gerarchica canonicamente dubbia da parte dello stesso "patriarca" somunicato Filaret, ma, tuttavia, ha ricevuto dal patriarca Bartolomeo (anche qui in modo dubbio) il titolo di "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina", – scrive l'analista.

Secondo lui, "il Fanar ha abilmente creato una sorta di trappola a rete davanti ai capi delle Chiese".

"Se uno di loro si congratula per il natale con il "mladostarets" [1] Epifanij, e anche con il titolo di Kiev e di Tutta l'Ucraina, appoggerà la tesi che la sua elezione è legittima, l'esperto è convinto. – E se qualcuno si congratula per il Natale con il metropolita canonico Onufrij, menzionando il suo titolo legittimo – "sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina", ciò andrà contro l'autorità del patriarca Bartolomeo, che così potrà ritirare il Tomos d'autocefalia di Costantinopoli al capo "scomodo" di una Chiesa autocefala locale".

Mark Gorskij crede che la data scelta per la presentazione del Tomos – il 6 gennaio, quando i capi delle Chiese devono congratularsi l'un l'altro nel messaggio di Natale con un messaggio ufficiale – sarà un momento di verità, che costringerà i primati rimasti in silenzio a scoprire pubblicamente il loro atteggiamento verso la chiesa appena istituita" e "porre un vero inizio alla disunione (non allo scisma) della singola famiglia delle Chiese autocefale locali nella Chiesa ortodossa universale".

Come ha riferito l'Unione dei giornalisti ortodossi, il patriarca Bartolomeo ha invitato il neoeletto capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij, a concelebrare la Liturgia al Fanar per consegnargli il Tomos. Epifanij dovrebbe partire per Istanbul per ricevere il Tomos il 6 gennaio.

Nota

[1] "Giovane anziano": un titolo ironico riferito a chi si presenta come anziano spirituale senza esserlo. (ndt)

 
Sulla libertà religiosa nell'Ucraina "europea"

Di recente, tra le dimissioni scandalose di diversi membri del governo ucraino e la mancanza di progressi nella lotta contro la corruzione, i rapporti tra Kiev e l'Unione Europea sono precipitati in modo significativo. Ma oltre alle questioni socio-economiche non bisogna dimenticare la tutela dei diritti umani e dei valori democratici. Per esempio, anche l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) è preoccupato per le violazioni della libertà religiosa in Ucraina. In particolare, i rappresentanti del "patriarcato" scismatico di Kiev, sostenuti dai nazionalisti e dalle autorità locali, sequestrano illegalmente luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina (Patriarcato di Mosca, COU-PM), con sempre maggiore frequenza.

Facendo riferimento ai messaggi unilaterali o anche falsi di media ucraini come il canale televisivo "1+1", gli avversari della Chiesa ortodossa canonica sostengono sempre che i fedeli si convertono volontariamente alla "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" (COU- PK). Il sito "Servizio di Informazione Religiosa dell'Ucraina" ha anche una mappa di tali "conversioni": 28 parrocchie contrassegnate come oggetti di un cambiamento di giurisdizione, 32 come oggetti di divisione. In alcuni casi ci sono rapporti (proprio come un rapporto della situazione dal campo di battaglia) che dicono che "in questo giorno i credenti della COU-PK hanno preso la chiesa". Questo termine così riluttante è stato utilizzato per coprire il sequestro illegale di edifici religiosi nei villaggi di Uhriniv (regione della Volinia), Badovka e Pticha (regione di Rovno) e Katerinovka (regione di Ternopol).

I sostenitori del "patriarcato" di Kiev affermano spesso che il motivo principale per il cambio di giurisdizione è la "natura anti-patriottica" della COU-PM. Infatti, in contrasto con gli scismatici, in una chiesa del patriarcato di Mosca nessuno dice "Ha aiutato l'esercito insurrezionale ucraino" mentre ti dà una santa icona di sant'Anfilochio di Pochaev. Là non usano i nomi degli uomini di fede per scopi politici, travisandoli come se fossero quasi dei nazionalisti. La Chiesa canonica ortodossa in Ucraina continua la predicazione apostolica di Cristo e prende le distanze dalla dubbia politica degli attuali leader neofascisti del paese. Ecco perché i servizi alternativi proposti come compromessi nella disputa sulle proprietà della chiesa risultano inaccettabili per la COU-PM.

Inoltre, molti esempi di perfidia degli scismatici pro-filaretisti sono evidenti ai fedeli. Per esempio, non appena ai membri della "COU-PK" è stato permesso di servire nella chiesa del villaggio di Katerinovka (regione di Ternopol) a turni con la comunità della COU-PM per evitare ostilità, questi hanno semplicemente occupato l'edificio della chiesa. Poi, il 21 settembre 2015, i fedeli della Chiesa ortodossa canonica venuti alla preghiera per la festa sono stati brutalmente picchiati dai combattenti del "settore destro" e del battaglione volontario "Ternopil-2", cosiddetto disperso in azione! Allo stesso tempo, le forze dell'ordine non sono intervenute per fermare il massacro e per ristabilire l'ordine.

Nel frattempo, il "patriarcato" di Kiev si riferisce alla partecipazione di nazionalisti non residenti nei sequestri delle chiese come "assistenza per evitare provocazioni". Che cosa significa questo in realtà, lo potete vedere con i vostri occhi in questi video:

Turka, regione di Leopoli, 5 ottobre 2014

Stinka, regione di Ternopol, 22 marzo 2015

Zaluhov, regione della Volinia, 14 novembre 2015

Pticha, regione di Rovno, 18 dicembre 2015

Vale la pena notare che gli scismatici fanno spesso appello alle petizioni di alcuni dei credenti per il passaggio di giurisdizione della comunità alla "COU-PK". Ma la "credibilità" di tali documenti è ben illustrata dall'esempio del villaggio di Novostav (regione di Ternopol). Nella primavera del 2014, sono state raccolte 575 firme per entrambe le denominazioni nel villaggio, anche se il numero totale degli abitanti adulti era solo di 382!

Inoltre, con riferimento alla loro "maggioranza", quelli che vogliono la conversione alla "COU-PK" cercano con le buone o con le cattive di cambiare la giurisdizione di tutta la comunità al fine di mantenere il diritto di utilizzare la propria chiesa. È ovvio che una tale imposizione della loro volontà a coloro che rimangono fedeli alla loro Chiesa contraddice la normativa nazionale, secondo la quale tutti hanno il diritto di scegliere liberamente la propria appartenenza religiosa! Probabilmente, questo è il motivo per cui alcuni membri del parlamento del paese stanno cercando di cambiare la legge sulla libertà religiosa e di legalizzare le transizioni a base di maggioranza di una comunità di fede da una giurisdizione all'altra, nonostante la Costituzione dell'Ucraina e in violazione delle leggi internazionali sui diritti umani.

Ora, a causa della politicizzazione della questione e della campagna russofoba guidata dal governo, il "patriarcato" di Kiev gode di un notevole potere di lobby tra i funzionari locali. Per esempio, il 4 settembre 2015 il consiglio del villaggio di Bashuki (regione di Ternopol) ha preso la decisione di portare la parrocchia dalla COU-PM alla giurisdizione della "COU-PK" in modo che la denuncia dei credenti riguardo al sequestro della chiesa dell'arcangelo Michele fatto dagli scismatici e dai ribelli del "settore destro" non fosse ascoltata in tribunale. Tuttavia, il 24 novembre 2015 la Corte d'Appello di Ternopol ha stabilito che la decisione del consiglio del villaggio era illegale. I tribunali si sono schierati con la Chiesa canonica nelle dispute sulle chiese nei villaggi di Gribovitsa (regione della Volinia), Kolosova (regione di Ternopol), Pticha (regione di Rovno) e altri.

Tuttavia, i compilatori della mappa delle "transizioni volontarie" alla giurisdizione di Filarete tacciono su queste decisioni giudiziarie. Così come tacciono sui numerosi fatti di vandalismo, incendio doloso di chiese, minacce e attacchi contro i preti della COU-PM (per esempio, nella città di Kazatin della regione di Vinnitsa) ...

Lasciamo che gli europei decidano se la situazione della libertà di parola e di religione in Ucraina soddisfa gli standard europei, ma almeno i valori cristiani e le norme convenzionali della vita sociale sono di sicuro violati!

 
Gli svedesi, l'Ortodossia e una parrocchia russa a Stoccolma

Quando ho provato per la prima volta a trovare la chiesa di san Sergio di Radonezh a Stoccolma, mi ci è voluto molto tempo per individuarla: per qualche ragione pensavo che la parrocchia dovesse trovarsi da qualche parte nella cripta della chiesa luterana di santa Maria Maddalena. È questa chiesa luterana, situata in via Bellmansgatan, che offre spazio alla parrocchia russa per il culto. Si è scoperto che l'unica comunità del Patriarcato di Mosca nella capitale della Svezia occupa una piccola stanza in un edificio ad alcune decine di metri da questo enorme edificio protestante. È facile perdersi per chi non la conosce, tanto più perché questa piccola chiesa è dominata da un edificio residenziale che torreggia su di essa.

Le funzioni nella chiesa di san Sergio sono calorose e piene d'atmosfera di preghiera. Ma può essere difficile alla domenica e alle feste più importanti: la stanza è molto piccola, ci sono molti fedeli e può essere affollata e soffocante all'interno. A volte le funzioni durano più a lungo del solito perché il rettore, l'arciprete Vitalij Babushin, deve ascoltare le confessioni di tutta la congregazione e spesso deve servire da solo, sebbene a volte sia assistito da un prete non pagato, padre Aleksandr Piskunov.

un edificio annesso alla chiesa protestante, parte del quale è data in affitto alla chiesa di san Sergio. C'è un programma di raccolta di fondi per costruire o per ottenere un edificio ecclesiastico per la parrocchia. Foto di Arkadij Rjabichenko

"La vita ecclesiale controbilancia e armonizza tutto e pone tutto al posto giusto"

Padre Vitalij vive a Stoccolma da nove anni. È stato inviato in Svezia dopo aver prestato servizio in una delle parrocchie del distretto di Noginsk vicino a Mosca per molti anni. È diventato il terzo rettore della chiesa di san Sergio dopo i sacerdoti Aleksandr Piskunov e Vladimir Aleksandrov.

Sono nato nella città di Elektrostal vicino a Mosca. In gioventù sognavo di diventare un medico, quindi sono entrato all'università di medicina dopo la scuola. E i miei studi universitari hanno coinciso con la mia integrazione nella vita della Chiesa. Il mio desiderio di diventare prete ha prevalso sul desiderio di diventare un medico (anche se ogni prete sa che questi due tipi di attività sono speciali e santi per natura e anche in qualche modo intrecciati). Dopo essermi laureato in medicina, nei primi anni '90 mi sono iscritto all'università teologica diocesana di Mosca [trasformata nel Seminario teologico di Kolomna nel 1996, ndt], e poi all'Istituto ortodosso di san Tikhon [ora Università umanistica ortodossa di san, ndt]. Da lì in seguito mi sono trasferito in quella che ora è l'Università ortodossa russa di san Giovanni il Teologo (Dipartimento di studi patristici e biblici). Vi ho studiato lingue antiche e patristica, e un anno dopo la laurea nel 2001 sono stato ordinato sacerdote. Da quel momento ho prestato permanentemente servizio presso la chiesa di san Sergio nel villaggio di Novosergievo nel distretto di Noginsk, fino al mio arrivo in Svezia nel dicembre 2010.

Padre Vitalij, dopo aver prestato servizio vicino a Mosca per oltre otto anni, è finito in un paese straniero, che è certamente molto diverso dalle regioni russe. Per quanto ho capito, il suo trasferimento a Stoccolma è stata la sua prima esperienza di ministero sacerdotale all'estero. Cosa ha trovato più impressionante, significativo e memorabile nella vita parrocchiale, nei rapporti con i parrocchiani e nella vita in un paese straniero in generale?

Nella mia parrocchia rurale vicino a Mosca le persone erano semplici, per lo più contadini. Prevalevano i parrocchiani anziani, anche se c'erano anche molti giovani. Erano persone semplici che erano interessate a contribuire alla causa comune; sentivano la loro responsabilità personale per il destino della parrocchia, lo stato della proprietà parrocchiale e le condizioni di vita del sacerdote. Direi che nella parrocchia svedese non vi era alcuna preoccupazione generale per una causa comune. Sebbene le persone siano diverse ovunque, forse sono stato abbastanza fortunato da avere una parrocchia così buona a Novosergievo.

Devo anche notare che non sono rimasto colpito dalla Svezia e l'ho trovata un paese molto "straniero". L'ho sentito mentre camminavo per la città, guardando le sue chiese, edifici e negozi. Ma una volta venuto qui, nella chiesa di san Sergio, la mia anima ha sentito che era nel posto giusto. Perché quando siamo in chiesa, siamo a casa. In effetti, se tu e la tua famiglia siete finiti all'estero e domani non tornate a casa, significa che state iniziando una nuova vita. Non è né un viaggio d'affari, né una vacanza, né un pellegrinaggio; è la tua vita qui. Le persone vivono ovunque, compresi i russi, le persone di chiesa. Appena entri in questa chiesa, senti la grazia divina e la presenza reale di san Sergio. La vita ecclesiale controbilancia e armonizza tutto e pone tutto al posto giusto.

Il modello genitoriale svedese: i bambini hanno sempre ragione

Lei è venuto a Stoccolma con la sua famiglia e i suoi figli. Ha avuto difficoltà a crescere i suoi figli qui? Dopotutto, vi siete trovati in uno dei paesi più liberali d'Europa.

Sì, siamo venuti qui con tre figli e ora ne abbiamo già quattro. Il figlio più grande si sta preparando per l'università, e il più giovane entrerà presto in prima elementare. Non abbiamo avuto alcun problema critico, in parte perché i nostri figli hanno frequentato la scuola collegata all'ambasciata russa, rimanendo al di fuori del sistema educativo tradizionale svedese. E la nostra cerchia di conoscenze è principalmente composta da persone di lingua russa e ortodosso, e per la maggior parte gli svedesi con cui teniamo in contatto sono anch'essi ortodossi.

Ritengo inoltre che la principale componente educativa sia la famiglia. Se noi come famiglia diventiamo abbastanza immuni alle influenze dannose di questo mondo, allora qualunque cosa i nostri figli possano affrontare nella loro vita, hanno sempre chiare linee guida morali e spirituali. Ecco perché si sentono bene ovunque: sono in grado di resistere a tutte le influenze negative e di stabilire le giuste priorità.

Ma pochi genitori possono mandare i loro figli nelle scuole annesse a un'ambasciata. Proviamo a vedere questa situazione dal punto di vista di coloro che non hanno questa opportunità. I suoi parrocchiani si sono mai lamentati del fatto che le scuole svedesi hanno un forte effetto negativo sui bambini, e che probabilmente i genitori e persino (in una certa misura) la Chiesa non possono fare nulla per opporsi a questo?

Sì, sfortunatamente questo non è una rarità; piuttosto, è un evento regolare. Ecco perché abbiamo cercato di evitare le scuole svedesi, almeno fino a quando i nostri figli non sarebbero stati in grado di valutare le cose da soli. Questo pericolo esiste anche adesso. Se dovessero chiudere la scuola russa e dirci di trasferirci in una scuola svedese, allora incontreremmo sicuramente alcune influenze di questo mondo. È qualcosa che i nostri parrocchiani – i cui bambini sono coinvolti nel sistema educativo svedese dall'asilo in poi – devono davvero affrontare. I risultati possono essere deplorevoli: i bambini iniziano a dominare i genitori, sentendo il loro potere, mentre i genitori hanno paura di contraddirli.

Naturalmente, i nostri genitori ortodossi che sono stati allevati nell'ambiente ortodosso russo hanno ancora un'influenza sui loro figli e riescono in qualche modo a guidarli sulla strada giusta. Per quanto riguarda i residenti locali, gli svedesi, prestano poca o nessuna attenzione all'educazione dei bambini. Per qualche tempo danno da mangiare ai loro piccoli, forniscono loro vestiti e danno loro denaro, ma poi danno il controllo completo sui loro figli alle scuole o ad alcuni specialisti esterni che usano solo determinati metodi e letteratura. E se il loro manuale dice che "i bambini hanno sempre ragione", allora è così e i bambini iniziano a dettare le regole agli adulti. Per esempio, i genitori possono essere accusati del fatto che il loro bambino non ha un secondo iPhone o qualcosa del genere (se i bambini lo vogliono e lo stipendio dei loro genitori permette loro di acquistarlo). Noi non siamo abituati a queste cose.

Pertanto, se i genitori non hanno acquistato nulla per il loro bambino, questi si lamenterà e le autorità di assistenza all'infanzia interferiranno?

È del tutto possibile. C'è un servizio in ogni scuola materna e istituzione scolastica e il loro personale monitora i "problemi spiacevoli" di ogni bambino. Prima "guidano" i bambini e poi i loro genitori. Di norma, i genitori sono d'accordo con tutto perché non hanno alternative. Questi servizi potrebbero anche annunciare: "Siamo spiacenti, ma, dal nostro punto di vista, vostro figlio non vuole vivere con voi, e potete essere genitori solo condizionatamente". In queste circostanze alcuni svedesi ortodossi lasciano il paese.

Accadono davvero cose del genere?

Sì, perché non possono vivere qui come ortodossi. Temono per i loro figli e nipoti a causa di questo sistema di controllo. Puoi cercare di evitare queste cose e potresti non essere mai influenzato. Ma alcuni sono colpiti molto seriamente, quindi le persone stanno fuggendo, non essendo in grado di opporsi a questo sistema.

Gli svedesi e l'Ortodossia

Sfortunatamente, l'Ortodossia in Svezia non è così diffusa e sviluppata come in paesi come la Francia e l'Italia. Qui non ci sono molti migranti dai paesi ortodossi (i romeni, per esempio, preferiscono andare in paesi con lingue più vicine al romeno e un clima più caldo). Non ci sono e non sono stati noti missionari e teologi che siano disposti a parlare dell'Ortodossia in svedese. Solo una parrocchia ortodossa a Stoccolma (la parrocchia del Patriarcato serbo in onore di sant'Anna di Novgorod) svolge regolarmente funzioni in svedese. La parrocchia di san Sergio usa pochissimo svedese nelle funzioni.

Abbiamo cercato di introdurre lo svedese nelle nostre funzioni, ma i parrocchiani hanno incontrato questa iniziativa in modo piuttosto indifferentemente. Dopo tutto, siamo una parrocchia dipersone di lingua russa. Molti vengono da noi per trascorrere un po' di tempo in un centro di cultura religiosa russa. Le persone desiderano parlare con Dio nella lingua dei santi russi, vale a dire in slavonico ecclesiastico.

Abbiamo diversi svedesi ortodossi, ma raramente vengono alla funzione insieme. Di solito ne arrivano uno o due. Dirò di più: quando abbiamo fatto piccoli inserimenti dello svedese nelle funzioni, uno svedese ortodosso (un uomo anziano e molto rispettato) ci ha chiesto di non farlo. Ha spiegato la sua posizione con il fatto che gli svedesi ortodossi tra i parrocchiani locali conoscono molto bene la tradizione russa, la lingua russa e lo slavonico ecclesiastico. E, secondo loro, in svedese è impossibile esprimere il significato e il contenuto dei servizi tanto profondamente quanto nello slavonico ecclesiastico e con lo stesso sentimento.

Perché gli svedesi si stanno convertendo all'Ortodossia?

Come dicono molti svedesi, non hanno scelta, perché l'Ortodossia è l'unica verità. È vero, ognuno ha il proprio percorso. Ma se uno svedese diventa davvero interessato alla sua fede e tradizione, non avendo trovato Cristo nella sua tradizione luterana, allora inizia a scavare nel profondo della storia. Prima cercano nella tradizione cattolica che è più comprensibile alla coscienza svedese, ma poi guardano all'Oriente ortodosso. Per esempio, studiano il greco per leggere il Vangelo nel testo originale. Successivamente si convertono all'Ortodossia. Gli svedesi sono una nazione multiculturale. Di norma, se uno svedese inizia ad imparare il greco seriamente, è probabile che si affezioni fortemente alla Chiesa greca. Gli svedesi viaggiano persino sul monte. Athos per essere battezzati. Viaggiano anche nei Balcani perché si sentono attratti dalla Serbia. La situazione con la Russia è più complicata a causa di alcuni stereotipi politici che impediscono agli svedesi di fare un passo verso il nostro paese. Certo, ci sono quelli che sono veramente attratti dalla Russia e dai suoi luoghi santi. Vengono in Russia, vedendo e scoprendo tutto ciò di cui hanno bisogno. In alcuni casi la Russia diventa la loro seconda casa. Per alcuni, la loro seconda patria, per altri, persino la prima e unica patria.

Gli svedesi che desiderano ascoltare le funzioni ortodosse a Stoccolma nella loro madrelingua, dove possono andare, oltre alla parrocchia serba?

La parrocchia della santa Trasfigurazione celebra abbastanza spesso in svedese. Precedentemente, apparteneva alla giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli (l'Arcidiocesi delle parrocchie ortodosse di tradizione russa nell'Europa occidentale), ma dopo gli eventi ecclesiastici in Ucraina è passata alla giurisdizione bulgara. Se prendiamo le parrocchie del Patriarcato di Mosca in Svezia, prestiamo regolarmente servizio in svedese nella parrocchia di Arboga e utilizziamo parzialmente lo svedese nelle nostre comunità settentrionali, in particolare a Umeå e Luleå. Un altro sacerdote ortodosso russo, padre Ioann Burlak, serve nel nord.

l'arciprete Vitalij Babushin alla celebrazione del ventesimo anniversario della parrocchia a Stoccolma

Per quanto ne so, oltre a Stoccolma lei presta servizio in alcune altre parrocchie...

Come ho già detto, l'unica parrocchia di lingua svedese in cui presto servizio è ad Arboga; e fuori dalla capitale presto servizio in sette parrocchie in tutto. Ci vado una volta al mese o anche più raramente a celebrare la Liturgia. Più spesso vado nelle città dove ci sono più persone e, soprattutto, più preoccupazione per lo sviluppo della vita parrocchiale.

Attualmente, stiamo cercando di unire tutte le parrocchie nel formato di una scuola domenicale via Skype, invitando insegnanti dalla Russia. Abbiamo lezioni due volte a settimana, e partecipanti da Paesi Bassi e Russia si uniscono a noi una volta ogni tanto.

Ecco come pensano: "È meglio avere uno studio cinematografico in chiesa piuttosto che darlo alla parrocchia russa"

La piccola stanza in cui la comunità di San Sergio si raduna per il culto è a sua disposizione da quasi vent'anni. La comunità ha "tracimato" fuori da questa minuscola stanza molto tempo fa, ma tutti i tentativi di trovare qualcosa di meglio non hanno avuto finora successo. Quest'anno la situazione è ulteriormente peggiorata: i luterani hanno comunicato al rettore che dovranno lasciare la stanza entro giugno 2020 perché ci sono piani per istituirvi un ufficio.

Anche se la Chiesa luterana di Svezia ci ha fornito questo spazio gratuitamente, abbiamo pensato di trovare qualcosa di meglio per anni. Certo, vent'anni fa la comunità era considerevolmente più piccola; tuttavia, sia la congregazione che il clero di Stoccolma erano dell'opinione che la comunità dovesse avere un edificio separato, degno della sua tradizione, cultura e santi, tra cui san Sergio di Radonezh.

Abbiamo provato a lavorare su questo problema. Tuttavia, quando sono arrivato a Stoccolma nel 2010, era ancora in fase iniziale. In quel momento la parrocchia non era nemmeno ufficialmente registrata.

Ci sono stati degli ostacoli?

Sono emersi vari impedimenti e sono state rivelate alcune cose negative. Vi erano difficoltà all'interno della parrocchia e problemi con le relazioni esterne, per esempio con il Consiglio delle Chiese. Queste difficoltà hanno impedito la registrazione della parrocchia come organizzazione religiosa, sebbene la legislazione svedese non ce lo impedisse. Alla fine abbiamo scoperto come funziona tutto e la nostra parrocchia è stata registrata.

Ma perché non è riuscito a risolvere il problema dei locali per un periodo di tempo così lungo?

Le procedure sono molto complicate in Svezia, molti problemi si accumulano. E non siamo riusciti a trovare alcun benefattore che fosse d'accordo con i termini e le condizioni. Come funziona? Supponiamo che un benefattore venga da noi e dica: "Mostratemi l'area in cui state pianificando di costruire una chiesa". Rispondiamo, "Per mostrare questa area dobbiamo fare una richiesta al comune in cui stiamo pianificando i nostri lavori di costruzione". Il comune ci informerà su come utilizzerà quest'area. E possiamo aspettare una risposta sui piani sull'uso dell'area (per non parlare del possibile permesso di pianificazione) per anni! Sebbene le scadenze siano state recentemente abbreviate, la procedura non è cambiata. Inoltre, prima di prendere decisioni, i comuni possono chiedere ai donatori di mostrare loro i loro beni, e non tutti accettano di farlo.

Va bene, ci sono sfumature nelle questioni di costruzione. Ma potete acquistare i locali finiti, per esempio una chiesa luterana inutilizzata...

Non è facile. Quando andiamo dalle persone responsabili (che si tratti dell'amministrazione o di un agente immobiliare) e chiediamo loro di aiutarci a trovare locali adeguati, il fatto che siamo russi, una comunità russa, li allarma. È vero, è una vecchia comunità con una buona reputazione e una sua storia. Ma la maggior parte di loro non se ne preoccupa: sono inclini a vedere queste cose alla luce delle notizie più recenti.

Quindi i comuni non sono molto interessati ad aiutarci nella ricerca di locali per una chiesa ortodossa russa. Naturalmente, scriviamo loro dei rapporti, raccontiamo loro delle nostre attività e di come prevediamo di utilizzare i locali. Ma sembrano non fidarsi davvero di noi. C'era una storia: un nostro benefattore che era disposto a pagare per l'acquisto di locali stava aspettando pazientemente una decisione e addirittura intratteneva trattative con il venditore attraverso i suoi assistenti. Alla fine abbiamo quasi comprato l'edificio di una chiesa luterana, ma all'ultimo momento hanno scelto di venderlo a uno svedese che vi ha creato uno studio cinematografico, anche se secondo la loro legislazione l'edificio della chiesa è un monumento architettonico e si raccomanda di usarlo per scopi religiosi. Ma, a quanto pare, la Chiesa ortodossa russa non si adatta all'idea che questi cristiani hanno della Chiesa cristiana, quindi hanno preferito avere uno studio cinematografico nella loro chiesa. Certo, tutto ciò ci rende molto tristi.

È una singola istanza?

Non proprio. Alcuni anni fa abbiamo trovato un altro edificio per l'acquisto e un donatore. Ma gli svedesi non hanno accettato denaro dalla Russia. Non erano soddisfatti della documentazione in cui si affermava che il denaro del nostro benefattore proveniva da Mosca. Hanno rapidamente interrotto i contatti con noi e alla fine hanno venduto l'edificio a qualcun altro.

Sembra che l'alternativa più realistica da prendere in considerazione sia l'affitto di un edificio?

Ha ragione, ma è molto costoso a Stoccolma. Se si affitta una stanza come la nostra, si pagherà un minimo di 3.000 euro al mese. Ma noi non siamo soddisfatti da molto tempo di una stanza di queste dimensioni. L'area totale dovrebbe essere molto più grande. È praticamente impossibile trovare qualcosa nel centro della città. Significa che dovremo spostarci da qualche parte in periferia. Decideremo sulla base di ciò che ci suggerirà il nostro assistente di un'agenzia di consulenza. Speriamo di trovare una buona opzione nel nostro budget. E il nostro budget è molto modesto.

nella chiesa del venerabile Sergio di Radonezh a Stoccolma

Sarete finanziati da Mosca, dal patriarcato?

Non abbiamo mai ricevuto nulla da Mosca perché la nostra parrocchia è stata finora autosufficiente. Non so cosa ci riserva il futuro. Spero che continueremo a essere una comunità autosufficiente. Alla domanda sul perché il Patriarcato di Mosca non ci sostiene, di solito rispondo che in realtà facciamo parte del Patriarcato di Mosca. Ci identifichiamo con Mosca, con la Chiesa russa. Parliamo della Lavra della Trinità e di san Sergio, di San Sergio di Radonezh. Cosa ci impedisce di comprenderlo con la ragione e di cercare le finanze per un contratto di locazione? Tanto più perché la nostra parrocchia è cresciuta da venti o trenta a 1.000 persone in vent'anni. Credo che con un numero così elevato di persone (sebbene sia solo un bacino d'utenza) possiamo risolvere molti problemi senza un aiuto esterno.

Padre Vitalij, pensa che le sia stato chiesto di liberare il suo spazio attuale anche per motivi ideologici?

Non lo so per certo. Dicono che i luterani siano attualmente in difficoltà finanziarie. I protestanti stanno perdendo costantemente i loro parrocchiani, quindi devono riconsiderare i modi di usare la loro proprietà e talvolta persino venderla. Le comunità benestanti stanno vendendo le loro proprietà a quelle più povere; in alcuni casi collaborano. Le loro chiese sono vuote e suppongo che potrebbero essere usate in qualche modo. Per esempio, i Testimoni di Geova hanno buone sale, ma per qualche motivo non lasciano nulla in affitto. Certo, ci sentiremmo a disagio a celebrare la Liturgia in sale usate dai Testimoni di Geova contemporaneamente a loro. D'altra parte, lo spazio è spazio; ma, sfortunatamente, non tutti si lasciano contattare facilmente. Sebbene al momento non abbiamo opzioni realistiche di un contratto di locazione, e stiamo continuando i nostri colloqui con potenziali locatori.

La Chiesa russa e gli altri

È trascorso più di un anno da quando il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha interrotto la comunione eucaristica con il Patriarcato ecumenico. Naturalmente, al di fuori della Russia, dove le chiese di varie giurisdizioni sono vicine tra loro, questa decisione non è passata inosservata. In termini pratici ha avuto implicazioni molto più serie nell'Unione Europea che, per esempio, nelle parrocchie delle regioni di Brest o Vitebsk (Bielorussia).

Dal momento di quella decisione i nostri rapporti con la parrocchia della santa Trasfigurazione (che fino a poco tempo fa era stata sotto Costantinopoli, mantenendo la tradizione russa) si sono raffreddati. In precedenza, le nostre relazioni erano state più calde. Alcune persone che si identificano come parrocchiani russi e figli fedeli della Chiesa russa hanno obbedito alla decisione del Sinodo, hanno smesso di frequentare le parrocchie sotto Costantinopoli e vengono da noi. Sebbene non abbiamo mai avuto stretti contatti con le chiese greche, concelebravamo alle funzioni festive congiunte. Ora abbiamo dovuto interrompere quella concelebrazione. Chiaramente, non prendiamo parte agli eventi organizzati qui dal Patriarcato di Costantinopoli, sebbene abbiano una metropolia attiva a Stoccolma. A settembre, il patriarca Bartolomeo ha visitato la Svezia; ha radunato tutti i vescovi e il clero, tranne i russi, ovviamente. Ma si è saputo che, a parte la presenza di un rispettato cardinale cattolico, né il vescovo romeno né quello serbo che vivono in Svezia hanno ritenuto possibile concelebrare con il primate della Chiesa di Costantinopoli.

Stoccolma

E, a mio avviso, anche per gli osservatori esterni questa tragica divisione danneggia il prestigio degli ortodossi...

Certo, siamo preoccupati e queste circostanze ostacolano i nostri sforzi. Va aggiunto che anche le nostre relazioni ufficiali con la Chiesa luterana di Svezia sono state interrotte. Ogni volta che ci rivolgiamo a loro per supporto e aiuto con i locali, ci ricordano la risoluzione dei nostri "superiori", le decisioni prese a Mosca. Dicono: "State abbaiando all'albero sbagliato. Appellatevi ai vostri correligionari perché la Chiesa ortodossa russa è la Chiesa più ricca del mondo". Queste sono le parole di un vescovo della Chiesa di Svezia. Cerco di spiegare loro che Mosca ha fissato i propri obiettivi, che non sono meno importanti e anche di necessitano finanziamenti. Ma rispondono che se la Chiesa ortodossa russa ha reciso i legami con la Chiesa di Svezia ai massimi livelli, che cosa vogliamo da loro a Stoccolma? Certo, queste parole sono comprensibili. È positivo che abbiano fornito gratuitamente spazio per la nostra parrocchia per così tanti anni. Dobbiamo dare credito agli europei per la loro civiltà e cultura. Dopotutto, dall'inizio del nuovo scisma della Chiesa, abbiamo perso alcuni amici, anche se non ne abbiamo mai avuti molti.

Anche gli ucraini locali vi hanno lasciati?

No, non l'hanno fatto. La maggior parte di loro viene da noi, ma altri più "europeisti" frequentano la parrocchia della Santa Trasfigurazione. Ma i nostri parrocchiani ucraini hanno una vasta gamma di opinioni su come sviluppare l'Ucraina e costruire le relazioni con la Russia. Nella Chiesa tutta questa discordia politica è neutralizzata. Soprattutto, siamo fratelli e sorelle in Cristo e come cristiani parliamo la stessa lingua.

Abbiamo avuto l'idea eccellente di celebrare insieme le festività nazionali associate alle nostre culture, tanto più che il calendario ci offre molte occasioni di festa. Ad esempio, alla sinassi di Tutti i santi della Bielorussia i nostri parrocchiani bielorussi si riuniscono, offrendo un pasto bielorusso e canzoni a tutti. Ucraini e Russi potrebbero fare lo stesso. Le persone sono interessate a questo genere di cose, ma poiché abbiamo una piccola stanza è difficile per noi organizzare qualsiasi cosa. Se il problema del nostro spazio si risolverà entro pochi mesi, penso che saremo in grado di tornare a questa idea.

La nostra parrocchia è ora in uno stato piuttosto disastroso, a causa della mancanza di donatori e fondi per coprire i costi dell'affitto di nuovi locali, e comunque non abbiamo trovato nulla. Ogni giovedì serviamo l'inno acatisto a san Sergio, nella speranza che il taumaturgo di Radonezh ci aiuti in questa difficile situazione, quando la nostra parrocchia potrebbe trovarsi per strada.

 
Arciprete Andrew Phillips: La lotta per la santa Ortodossia

Sul blog del sito Orthodox England, padre Andrew Phillips ha postato un’analisi piuttosto acuta (le sue analisi lo sono comunque quasi sempre) dei pericoli che oggi minacciano lo sviluppo di una civiltà ortodossa. Padre Andrew evidenzia due problemi esterni (secolarismo e nazionalismo) e un problema interno (nominalismo), in una breve valutazione che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Salvati dalla rovina inevitabile

Minin in piazza a Nizhnij Novgorod invita le persone a contribuire. Opera di K.E. Makovskij

In uno dei miei articoli, "A proposito di san Sebastiano", ho riflettuto su come la nostra comprensione del significato delle imprese ascetiche dei santi sia ostacolata dalla mancanza di una pertinente conoscenza storica. C'è un altro collegamento qui: se il santo è stato molto venerato dai suoi contemporanei, ma in seguito questa venerazione si è indebolita, questo significa che noi non cogliamo il significato essenziale delle sue gesta nel suo contesto storico. Perché era così venerato? Cosa significavano le sue fatiche ascetiche per i nostri antenati? E se ai nostri giorni, secoli dopo, la nostra società cambiasse in modo irriconoscibile, le fatiche di questo santo potessero ancora essere paradossalmente vicine al modo in cui viviamo? Potrebbe essere che abbiamo molte più ragioni per chiedere la sua intercessione in preghiera di quante ne colga uno sguardo superficiale?

Le persone hanno sempre cercato di interpretare il loro intimo legame con i santi nella loro vita quotidiana, anche se questo spesso si trasforma in una ricerca di connessioni tra, per esempio, il martirio per decapitazione e l'aiuto ad alleviare il mal di testa... Ebbene, anche se questo legame non è il più importante, è comunque una connessione!

Prendiamo, ad esempio, i santi giusti principi Boris e Gleb. Non tutte le chiese celebrano un officio con polieleo nel giorno della loro commemorazione, mentre la maggioranza dei credenti, anche se inizia a parlare delle proprie imprese, non avrà altro da dire se non dati generali: non volevano causare conflitti, si sono umiliati e sono stati uccisi...

Umiltà e riluttanza a provocare conflitti... Noi capiamo cosa significa tutto ciò, in una certa misura... O sembra che sappiamo di cosa si tratta. Ma dov'è l'origine della venerazione degli antichi pagani per questi principi? Pagani che non conoscevano altro che il linguaggio della coercizione, che rapivano le donne e non si facevano scrupoli a vendere i loro compagni di tribù come schiavi ad altre tribù?

È vero che sarebbe difficile trovare qualcosa di eroico nella morte dei principi: il fratello maggiore aveva cercato di difendersi, mentre il più giovane, ancora adolescente, si limitava a pregare umilmente i suoi assassini: "Lasciatemi essere il vostro schiavo, non uccidetemi!"

Ma la loro venerazione nella Rus' fu semplicemente senza precedenti, per quanto fu diffusa e profondamente riverente... Il popolo onorò la loro memoria e li glorificò ancor prima di glorificare il gran principe Vladimir !

Allora, qual è la ragione di questa risposta nei cuori di popoli tribali rozzi e grezzi, che non avevano accettato consapevolmente il cristianesimo né erano ancora spiritualmente colti?

Un nazionalista moderno, che accusa Boris e Gleb di infantilismo e presume che il cristianesimo predichi la debolezza, è semplicemente inconsapevole del potere che avevano quei principi e della realtà della vita di quei tempi. Non tiene conto del fatto che non solo un principe, ma anche il servitore di un principe era addestrato al servizio militare fin dall'età di cinque anni. Un osservatore moderno non può comprendere appieno cosa implicasse questo alto livello di addestramento. Un principe era anche preparato per agire come capo militare e sovrano. Visto che anche all'inizio del XIX secolo ragazzi di quattordici o sedici anni erano in grado di prestare servizio come ufficiali (cioè sia come militari che come comandanti), allora che dire dell'austerità dei tempi antichi?

Infantilismo? Ma andiamo! Quando è diventato possibile che la frase "un gioco degno di uomini veri" fosse usata come pubblicità di un gioco di guerra per computer? Parliamo di giochi con i soldatini! La nostra generazione si permette di parlare dell'infantilismo di qualcun altro?!

I contemporanei dei santi Boris e Gleb sapevano cosa poteva fare un principe e cosa no. Perfino nella sua adolescenza, poteva convocare un numero minore o maggiore di guerrieri sotto il suo stendardo e iniziare la sua lotta per il potere. Se avesse perso, avrebbe potuto portare i suoi guerrieri in altre terre, passare sotto l'autorità di qualche sovrano o stabilirsi in qualche paese lontano, conquistando una tribù locale e invadendo altre tribù in cerca di guadagno.

Secondo un proverbio dei tempi successivi, "I piaceri dei potenti sono le lacrime dei poveri", tutto ciò si sarebbe realizzato attraverso il dolore e la desolazione della gente semplice. Un principe poteva versare sangue innocente, bruciare le case, calpestare i raccolti e trasferire carovane di prigionieri disperati verso i mercati degli schiavi dell'Est.

Quindi, una cosa che un principe semplicemente non poteva fare era morire per il bene della gente comune. Poteva dare la vita per i suoi interessi principeschi, la sua dignità e gloria militare – poteva facilmente dare tre vite per questo... Ma per la vita pacifica dei servi e degli abitanti dei villaggi – mai!

Ma Boris e Gleb l'hanno fatto... Questo è ciò che sbalordì i loro contemporanei. Questi sentivano con commozione che questi uomini avevano dato la loro vita giovane e regale per ciascuno di loro, la gente comune, le cui vite erano di poco valore agli occhi del mondo di quei giorni. Fu la più potente predica di Cristo come re che è stato volontariamente innalzato sulla Croce per salvare il mondo, e anche il più facilmente comprensibile sacrificio che potesse mai addolcire il cuore di persone per metà pagane.

* * *

Il calendario della Chiesa include feste osservate a livello nazionale, ma i fedeli hanno parzialmente perso la storia che sta dietro a tali feste, oppure non sanno nulla del tempo in cui erano celebrate più solennemente. Prendiamo, per esempio, la celebrazione dell'Icona della Madre di Dio di Kazan'. Quando leggiamo la storia, veniamo a conoscenza dei molti miracoli avvenuti al momento del suo ritrovamento. Ma non riusciamo a capire perché le chiese sono particolarmente piene di fedeli durante la festa dell'icona della Madre di Dio di Kazan'. Dopotutto, anche altre icone della Santissima Madre di Dio sono state glorificate da innumerevoli resoconti di miracoli.

Bene, tutti noi abbiamo sicuramente sentito che la celebrazione autunnale dell'icona di Kazan' è stata istituita in ricordo della Russia che aveva superato il Tempo dei Torbidi. Una semplice analisi semantica aiuterebbe chiunque a capire che non c'era nulla di confortante in quel periodo, ed è davvero positivo che l'abbiamo superato. Per quanto riguarda l'icona, questa era tenuta nel campo della vittoriosa Seconda Milizia, ispirando i suoi membri a continuare a combattere.

Ma in qualche modo tutti i dettagli più fini sono scomparsi...

Quei dettagli più fini hanno effettivamente indotto quelle persone dal cuore duro a cercare l'intercessione della Santissima Madre di Dio e a sciogliersi in lacrime di gratitudine per la manifestazione vivente delle sue intercessioni.

Perciò, ecco qui i dettagli più fini: il Tempo dei Torbidi è durato molto più a lungo di quello che ci ha insegnato il nostro corso di storia al liceo. Un catastrofico cambiamento climatico, presumibilmente causato dall'eruzione di un super vulcano in Sud America, aveva condotto al fallimento dei raccolti per un periodo di tre anni, dal 1601 al 1603. La carestia causò malattie e rivolte, esacerbate dal fatto che i nobili boiardi cercavano deliberatamente di nuocere all'odiato tsar di umili origini. In risposta, lo tsar divenne crudele e aumentò le repressioni...

Prima che il paese avesse il tempo di riprendersi dalla devastazione di quegli anni, entrò nella fase principale del Tempo dei Torbidi di cui tutti sanno di più: nel 1604, il primo usurpatore iniziò la sua marcia sulla Russia. Poi seguirono il secondo, il terzo e il quarto... Poi venne il tempo dei "ladri". Se negli anni precedenti il numero delle bande di rapinatori era cresciuto in modo esponenziale, questa volta, a causa della totale paralisi della classe dirigente, i "ladri" divennero i padroni della terra.

Approfittando del degrado dei servizi di guardia di frontiera, orde di tatari di Nogai e di Crimea devastarono il paese, raggiungendo facilmente le sue regioni centrali.

Allo stesso tempo, il paese fu spietatamente saccheggiato da grandi e piccoli gruppi di polacchi, lituani, svedesi, tedeschi e cosacchi, che viaggiavano avanti e indietro attraverso il paese, spinti da situazioni politiche in costante mutamento e dall'avidità.

L'impunità produsse in queste folle un inebriante senso di potere sulla vita delle altre persone: è terrificante persino leggere ciò che le persone erano in grado di farsi l'una all'altra.

Ricordando gli orrori della Grande Guerra Patriottica [seconda guerra mondiale], di solito diciamo: "È durata quasi quattro anni..." Ma il Tempo dei Torbidi era durato non uno, non cinque, nemmeno dieci anni... Mosca fu liberata dai polacchi solo alla fine del 1612. Ma quella era solo Mosca! La guerra con gli svedesi nel nord-ovest del paese durò fino al 1617, mentre le incursioni e i saccheggi di grandi bande miste di nobili polacchi e di cosacchi continuarono fino al 1618.

Tuttavia, anche conoscere l'arco della durata del Tempo dei Torbidi non ci dà una visione completa dell'entità delle prove che le persone hanno dovuto affrontare durante quel periodo, né ci piega fino a che punto il paese era devastato in quel momento. Quelli che non erano stati uccisi o presi in prigionia, che non erano fuggiti e che erano riusciti a sopravvivere alla fame e alle malattie, erano in uno stato così disperato che dovevano vivere in rifugi, senza possedere né bestiame, né provviste, né strumenti... come descritto dalle cronache, vivevano "come animali". Molti villaggi giacevano in rovina fumanti, i campi erano invasi dalla vegetazione, le chiese erano saccheggiate e profanate...

Non c'era più nessuno per seppellire i morti. In alcune zone del paese (nonostante l'alto tasso di natalità dell'epoca), il livello della popolazione fu ripristinato solo mezzo secolo dopo l'inizio del Tempo dei Torbidi!

La terra russa non aveva visto una tale devastazione dall'invasione di Batu Khan. "Completa devastazione", era ciò che sentiva il popolo prima della Seconda Milizia: questa era guidata da un appello divino e benedetto della Santissima Madre di Dio, che portava speranza di liberazione.

Il Tropario dell'icona della Madre di Dio di Kazan' inizia con "Заступнице усердная" ("O fervente intercessione"), ed è stato in questa intercessione contro nemici spietati che la misericordia della Madre di Dio ha potuto risplendere sul popolo nel modo più riconoscibile. La nostra venerazione a livello nazionale è scaturita da ciò che era noto a tutto il popolo: siamo stati salvati da un'inevitabile rovina.

 
Nella Chiesa ortodossa russa si è deciso di creare diocesi all'estero senza riguardo per il Fanar

il capo del dipartimento degli esteri del Patriarcato di Mosca, il metropolita Ilarion di Volokolamsk

La Chiesa ortodossa russa non concorda sul fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia il diritto privilegiato di seguire i credenti della diaspora.

La Chiesa ortodossa russa è pronta ad aprire nuove parrocchie in tutto il mondo "senza riguardo a Costantinopoli", ha affermato il capo del Dipartimento sinodale per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Ilarion di Volokolamsk, in onda sul canale Russia 24.

Nelle parole del metropolita, ora sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa nel mondo ci sono circa un migliaio di parrocchie e un certo numero di diocesi.

"Non siamo mai stati d'accordo e non possiamo essere d'accordo sul fatto che Costantinopoli abbia il diritto esclusivo alla cura pastorale della diaspora", ha detto il metropolita Ilarion. Secondo le sue parole, la Chiesa ortodossa russa si è ritirata dalle assemblee episcopali e da altri corpi creati dal Fanar.

"Ora creeremo le nostre parrocchie, diocesi e strutture in paesi stranieri senza alcun riguardo per Costantinopoli. Agiremo come se quest'ultima non esistesse affatto ", sottolinea Vladyka Hilarion.

In precedenza, la Chiesa ortodossa russa ha deciso la formazione di esarcati patriarcali nell'Europa occidentale e nel sud-est asiatico.  Come ha riferito l'Unione dei giornalisti ortodossi, il 15 ottobre, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha riconosciuto l'impossibilità di continuare nella comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli.

 
Soros sta co-optando le chiese in Georgia a spingere per il nuovo ordine mondiale

Dopo aver finanziato di tutto, dalla campagna di Obama e da Occupy Wall Street agli attivisti dei confini aperti e ai movimenti rivoluzionari di tutto il mondo, il miliardario globalista George Soros ha un nuovo obiettivo: le chiese e i pastori nella nazione della Georgia che sono preoccupati per la cessione del loro futuro all'Unione Europea. Sì, la stessa UE che Soros, un ateo per auto-definizione, ha detto di recente che è sul "sull'orlo del collasso".

L'ordine del giorno globalista di Soros è semplice e abbastanza trasparente. In sostanza, Soros e vari governi europei sono stanchi dei pastori della Chiesa ortodossa georgiana che stanno avvertendo i loro greggi sui pericoli di cedere la loro sovranità e il diritto di auto-governo al sempre più radicale super-stato europeo. E così, stanno usando il denaro Soros e i fondi dei contribuenti per "addestrare" i pastori a come amare l'UE e promuoverla tra le loro fiduciose congregazioni.

L'organizzazione di Soros al centro degli intrighi è conosciuta come il "Centro per lo Sviluppo e la Democrazia", ​​o CDD. Ironia della sorte, le rivelazioni circa gli sforzi di Soros per co-optare la Chiesa in Georgia provengono da uno degli stessi organi di propaganda di Soros, Eurasianet.org, che ha reclamizzato gli schemi. Un fenomeno simile si è verificato di recente negli Stati Uniti, quando attivisti e tumulti anti-polizia finanziati da Soros sono stati promossi nei punti di propaganda finanziati da Soros e alla fine sono filtrati nella cronaca nazionale, che raramente, per non dire mai, cita il ruolo di Soros in tutto questo.

Il pezzo di propaganda di Soros sulla Georgia osserva che, secondo i sondaggi, la Chiesa ortodossa georgiana è l'istituzione più affidabile tra i georgiani. Più di quattro su cinque appartengono alla Chiesa. Anche se la posizione ufficiale della chiesa finanziata dal fisco è che la Georgia deve ingraziarsi gli eurocrati di Bruxelles, l'articolo propaganda di Soros sostiene che "molti sostenitori di integrazione dell'Unione europea" vedono l'istituzione ecclesiale come un ostacolo a consentire all'UE di inghiottire l'ex nazione sovietica di quasi 4 milioni di abitanti. L'UE sta inoltre perdendo il favore fra i georgiani, come mostrano i sondaggi.

Quella che oggi è conosciuta come Georgia è stata cristiana fin dal IV secolo, secondo i documenti storici, nonostante la tirannia sovietica. "Parte dei fedeli pensa che l'Europa, l'Occidente in generale, sia una minaccia per la cultura e le tradizioni originali della Georgia," come dice, citando il leader ecclesiale Grigol Berbichashvili, il pezzo di Soros, che è stato ristampato in vari altri organi di propaganda. "Un duro lavoro è necessario per dominare questo ambiente". Duro lavoro, infatti, insieme con l'inganno, e un sacco di soldi da parte dei contribuenti e di Soros.

Ma georgiani stanno diventando sempre meno entusiasti dell'UE. "Alcuni critici accusano la Chiesa per aver incoraggiato tali punti di vista", ha osservato il pezzo di propaganda di Soros, senza identificare i presunti critici. "Ma i rappresentanti del Centro per lo Sviluppo e la Democrazia (CDD) [finanziato da Soros], un'organizzazione non governativa con sede a Tbilisi, ritengono che la Chiesa possa diventare un partner importante nel favorire la comprensione e un maggiore sostegno per l'integrazione europea".

Il gruppo AstroTurf finanziato da Soros, usando soldi saccheggiati dai contribuenti britannici e olandesi nei suoi sforzi per influenzare la politica georgiana, ha sviluppato quello che l'organo di propaganda di Soros chiama un "progetto di formazione". Questo progetto dovrebbe presumibilmente elevare "la consapevolezza del processo di integrazione europea in Georgia tra i sacerdoti a livello parrocchiale, insieme con gli educatori affiliati alla chiesa", ha riferito Eurasianet.org di Soros.

E quel denaro compra un bel po' di influenza, a quanto pare. Dal 2014, circa 1.700 sacerdoti e insegnanti legati alla chiesa hanno frequentato le sessioni di indottrinamento Soros che presentano menzogne sull'UE. "Una maggiore consapevolezza circa i benefici [sic] dei legami più stretti con l'UE, si pensa, sarà in grado di consentire ai sacerdoti partecipanti di guidare migliori dibattiti tra i membri delle rispettive congregazioni", ha riferito l'organo di propaganda di Soros, aggiungendo che il clero è particolarmente influente nelle zone rurali. "Prediche, confessioni, pellegrinaggi di gruppo, ed eventi sociali come matrimoni e funerali offrono tutti ai sacerdoti opportunità di condividere le loro conoscenze".

Il rapporto evidenzia anche il tipo di propaganda erogato alle sessioni di "formazione" per i sacerdoti. "Se si tratta di rispettare la nostra cultura e unicità, dato che anche noi rispettiamo la loro, che cosa c'è da aver paura?", Ha detto il prete Giorgi Gogesashvili sull'UE, dopo quelle che ha definito "fruttuose" le sessioni di addestramento con il gruppo Soros.

Uno dei relatori delle sessioni, Mikheil Mirziashvili, dell'ente globalista Crisis Management Initiative legato a Soros, fa eco a quell'inganno. "Dopo aver spiegato che questioni [delicate] come il matrimonio tra persone dello stesso sesso, per esempio, sono [per la loro decisione] sotto la responsabilità sovrana di un paese, le cose si chiarificano e [i partecipanti] chiedono perfino 'Se questa [spiegazione] era così facile, perché nessuno ce lo ha spiegato prima?'," ha affermato Mirziashvili.

Nel mondo reale, naturalmente, l'UE è diventata tristemente nota per avere sparso a doccia i fondi dei contribuenti sulla lobby radicale dell'aborto, su programmi per sessualizzare i bambini con una "educazione sessuale" pornografica, e su gruppi pro-omosessuali, anche quelli legati alla promozione della pedofilia. L'UE e i suoi "tribunali" fittizi hanno usurpato poteri sempre più ampi su praticamente tutto, compresa la famiglia. In effetti, l'UE ha perfino ordinato ai governi nazionali di criminalizzare la libertà di parola e ha reclutato i giornalisti nella guerra sui valori del matrimonio e della famiglia tradizionale – sotto minaccia di prigione in alcuni luoghi.

Oltre a Soros, gran parte della propaganda per i sacerdoti georgiani è finanziata da governi europei che si oppongono rabbiosamente al matrimonio tradizionale fino al punto di imprigionare delle persone per avere espresso la visione biblica che gli atti omosessuali sono un peccato. "La Chiesa ortodossa georgiana è una pedina molto importante nel gioco della... società georgiana e non abbiamo mai avuto progetti destinati ai rappresentanti di questa comunità", ha detto la vice capo olandese della missione in Georgia, Floor Nuiten-Elzinga, in una e-mail all'organo di propaganda di Soros riguardo al suo finanziamento della formazione.

Per ironia della sorte, i recenti sondaggi mostrano che per la maggior parte gli elettori olandesi – il cui sonoro "no" alla Costituzione europea è stato ignorato – vogliono un referendum sull'adesione all'UE. Lo stesso numero di elettori voterebbe per lasciarla o per cercare di rimanere nel super-Stato tormentato da scandali, sostengono i sondaggi, anche se i numeri reali sono probabilmente più pesantemente inclinati verso la secessione. In Gran Bretagna sta infuriando un conflitto mentre l'istituzione cerca disperatamente di fermare gli elettori dalla secessione. Perché quei contribuenti anti-UE dovrebbero essere costretti a finanziare ingannevoli programmi di propaganda pro-UE mirati alle chiese, non risulta immediatamente chiaro.

Come per la situazione in Ucraina, dove Soros è stato un giocatore chiave, i globalisti stanno cercando di ingannare il popolo della Georgia in una falsa scelta – l'idea che questi devono rinunciare alla propria nazione per il regime autoritario dell'UE, o allo schema presumibilmente simile di Vladimir Putin, di un'autocratica "integrazione" distruttiva della sovranità conosciuta come Unione eurasiatica. In breve, se esce testa, perde la Georgia; se esce croce, vincono i globalisti. Ma è una falsa scelta. Il popolo della Georgia potrebbe semplicemente mantenere la propria sovranità ed evitare alleanze compromettenti con entrambi i super-Stati.

Il piano per ciò che Soros e altri chiamano un "Nuovo Ordine Mondiale", tuttavia, richiede che tutte le nazioni si sottomettano a un governo regionale, che dovrebbe esso stesso essere asservito alle Nazioni Unite controllate dai globalisti. Il funzionario globalista Henry "Nuovo Ordine Mondiale" Kissinger lo ha spiegato chiaramente nel suo libro di recente pubblicazione, World Order. "La ricerca contemporanea di un ordine mondiale [governo mondiale] richiederà una strategia coerente per stabilire un concetto di ordine [governo regionale] all'interno delle varie regioni e per mettere in relazione reciproca questi ordini regionali [i governi]", ha scritto. Soros è d'accordo, a quanto pare.

Naturalmente, gli schemi di Soros per cooptare chiese e movimenti cristiani non si limitano alla Georgia. Negli Stati Uniti, lo statalista radicale ha riversato milioni di dollari su movimenti "cristiani" che promuovono l'apertura delle frontiere, l'aborto, l'omosessualità, il globalismo, lo statalismo e altri estremismi anti-cristiani. Ha fatto riferimento alla selvaggia dittatura del partito comunista in Cina, che perseguita senza pietà i cristiani, come leader del "Nuovo Ordine Mondiale".

Lo stesso Soros, nel frattempo, nonostante il suo "generoso" finanziamento a schemi e chiese "cristiane" di estrema sinistra, non è un cristiano, ma un ateo. E mentre il protegé della dinastia bancaria Rothschild è di origine ungherese-ebraica, ha anche ammesso pubblicamente di avere aiutato il regime nazionalsocialista (nazista) a confiscare le proprietà degli ebrei. In un'intervista su 60 Minutes, il miliardario radicale ha detto che non sentiva alcun senso di colpa per aver tradito gli ebrei, perché se non lo avesse fatto lui, "qualcun altro avrebbe comunque portato via [le proprietà degli ebrei]".

Per ironia della sorte, Soros ha recentemente ammesso che l'UE è "sull'orlo del collasso" a causa del flusso di milioni di rifugiati e migranti dal Medio Oriente – parte di una crisi che lui e i suoi compari globalisti hanno giocato un ruolo chiave nell'orchestrare. Così, nonostante i suoi sforzi fasulli di farsi chiamare "filantropo", cercare di cooptare le chiese e di ingannare il popolo della Georgia, facendo cedere la loro nazione e il loro futuro a un super-stato fuori controllo "sull'orlo del collasso" può difficilmente essere considerato un gesto umanitario.

In Efesini 5:11, la Bibbia esorta i cristiani: "non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente". Il popolo della Georgia, la Chiesa ortodossa e i cristiani di tutto il mondo dovrebbero fare attenzione a queste parole.

 
Conflitti tra ortodossi in Qatar: notizie e realtà

Il patriarcato di Gerusalemme, nel marzo del 2013, ha eletto e consacrato all'episcopato, con il titolo di "Arcivescovo del Qatar" l'archimandrita Makarios (Mavrogiannakis, nella foto), già parroco della chiesa dei santi Isacco e Giorgio a Doha, la capitale del Qatar. La notizia ha provocato una forte reazione da parte del patriarcato ortodosso di Antiochia (che considera i paesi del Golfo Persico come suo territorio canonico). Il patriarcato di Antiochia, già funestato dalla guerra in Siria, è giunto in questi giorni a minacciare la rottura della comunione con il patriarcato di Gerusalemme. Perché una simile "guerra tra poveri"? Scopriamolo nel nostro articolo di approfondimento nella sezione "Geopolitica" dei documenti.

 
Cosa può aspettarsi la Chiesa? A cosa dovrebbero prepararsi i credenti?

Vostra Eminenza, molti credenti sono interessati alla domanda: "Cosa accadrà se la Chiesa ortodossa scismatica dell'Ucraina continuerà a ottenere riconoscimenti da altre Chiese, cosa seguirà all'aggravamento dello scisma?"

La Chiesa ha subito simili sconvolgimenti molte volte nella sua storia. Hanno cercato di distruggerla, dividerla, sospingerla nelle catacombe, ma hanno fallito. Le difficoltà temporanee hanno rafforzato i veri credenti, la Chiesa è sopravvissuta in qualsiasi condizione.

Gli eventi attuali non possono essere paragonati alle persecuzioni dell'era sovietica o al martirio dei primi cristiani, quando una questione di fede in Cristo e nella Chiesa era una questione di vita o di morte.

Oggi stanno cercando di intimidirci, ed è un peccato che tali metodi primitivi di pressione abbiano avuto il loro effetto su alcuni rappresentanti delle Chiese locali.

Il tradimento dei primati delle Chiese di Grecia e Alessandria è stato una sorpresa?

Non direi che è stata una sorpresa inaspettata per noi. Sapevamo che le Chiese locali (specialmente quelle greche) erano influenzate e che ne ricercavano i punti deboli, cioè che erano messe sotto pressione. Sfortunatamente, alcuni di loro non hanno resistito... Cosa c'è da dire?

Konstantin Simonov, scrittore, giornalista, veterano di guerra, ha scritto un romanzo, "I vivi e i morti", che descrive il comportamento della gente nei primi giorni della Grande Guerra Patriottica: dalla confusione e dalla paura alla fede incondizionata nella vittoria.

La guerra ha rivelato i veri volti delle persone: quelli che prima della guerra sostenevano che avrebbero resistito fino alla fine e che sarebbe stata una vittoria facile, sono stati i primi a correre via per paura delle forze superiori del nemico: dopo aver gridato al primo segno di pericolo, hanno abbandonato anche quelli che continuavano a combattere silenziosamente, con i denti serrati, comprendendo che non potevano arrendersi al nemico e che, nonostante forze disuguali, hanno resistito all'assalto del nemico a costo della vita. E hanno vinto.

"Senza fede, senza onore, senza coscienza", diceva Simonov dei codardi e dei traditori, di coloro che hanno diffuso il panico e creato umore degradante tra i soldati. Queste parole sono rilevanti oggi in relazione a coloro che si sono arresi e hanno perso la fiducia nella vittoria finale.

I vivi e i morti siamo io e voi. Si può parlare molto della propria fede, ma in realtà diventare un morto vivente, un codardo, oppure si può fare il proprio lavoro in silenzio, senza grandi parole ad alta voce, rimanendo coraggiosamente fedeli a Cristo.

Il tradimento non è mai piacevole, ma non è motivo di disperazione. Le maschere sono state strappate via, tutti hanno mostrato i loro veri colori. E la Chiesa ne trae sicuramente beneficio.

La principale caratteristica positiva del tempo presente è la scelta consapevole di ogni credente, una fede cosciente. Questo significa molto.

Sono sicuro che prima di questo scisma molte persone vivevano inconsapevolmente: andavano in chiesa per abitudine, leggevano il Simbolo della Fede alle funzioni per abitudine, leggevano le preghiere al mattino e la sera a casa per abitudine e vivevano per abitudine.

Lo scisma è divenuto lo spartiacque della nostra vita prima e dopo lo scisma.

I credenti si sono interessati sinceramente alla loro fede, alla storia della loro Chiesa. Questo significa molto!

Come veri credenti, porteremo la nostra fede in Cristo, nella sua Chiesa e nei comandamenti

Spero che molti di quelli che hanno commesso un errore prima o poi tornino in sé, ma in ogni caso sta alla loro coscienza. Il nostro dovere è di servire Cristo e la Chiesa senza esitazione.

 
Lettera di un ortodosso italiano dal Regno Unito

Caro padre Ambrogio,

mi chiamo P., e vivo da alcuni anni nel Regno Unito con moglie e figli. Mia moglie è russa, e grazie alle sue preghiere e a quelle del prete della nostra chiesa della ROCOR, lo Spirito Santo mi ha spinto a ritornare non solo alla Chiesa (ero cresciuto cattolico, ma abbandonai la fede verso i 16 anni), ma alla VERA chiesa di Cristo: mi sono convertito all'Ortodossia nel 2014, poco dopo il nostro matrimonio in chiesa.

Da allora ho letto diversi libri (Seraphim Rose è stato un aiuto formidabile nell'aiutarmi ad avvicinarmi ai concetti base dell'Ortodossia) e ho potuto anche, per grazia di Dio, visitare due volte diversi monasteri del monte Athos con altri fedeli della nostra chiesa.

Per molto tempo ho recitato le preghiere in inglese, visto che è la seconda lingua usata assieme allo slavonico nella nostra chiesa. Usavo spesso il libro inglese per seguire la liturgia e nel frattempo ho provato a studiare il russo, ma ahimè, con molta fatica (a tutt'oggi lo parlo poco). Sono però riuscito a imparare un certo numero di preghiere (per esempio quelle del mattino o della sera) in slavonico a memoria e questo è di grande aiuto per la nostra famiglia, perché ci aiuta a pregare tutti insieme e a sentire l'unione nella preghiera.

Ultimamente, però, nelle mie preghiere personali mi sono chiesto perché insisto a pregare in slavonico... mentre lo faccio, nella mia mente cerco di pensare al significato di quello che dico in inglese (visto che conosco la versione inglese molto bene); dato che però l'inglese lo so ma non è la mia lingua madre, il tutto diventa un esercizio assai arduo nella mia mente, e mi lascia in una situazione dove uso diverse preghiere senza essere veramente concentrato direttamente sulle singole parole (ma sapendo solo in generale cosa la preghiera dica, più o meno).

E allora ho iniziato a pregare in italiano. Ero già capitato in passato sul sito della vostra parrocchia di Torino e avevo trovato le preghiere in italiano, così l'ho fatto anche ultimamente.

Tempo fa, un nostro prete della ROCOR, padre Andrew Phillips, mi aveva consigliato di entrare in contatto con un prete italiano che lui conosceva... ricordandomi di questo, mi sono detto 'Vuoi vedere che parlava di padre Ambrogio?'. Ho ricontrollato la email di padre Andrew e parlava proprio di lei! Ma per un motivo o l'altro non mi era più capitato di provare a scriverle. Si vede che prima o poi Dio voleva proprio che lo facessi!

Non le nascondo la piacevole sensazione di sorpresa!

In ogni caso ho stampato diverse preghiere da lei tradotte, inclusa la Divina Liturgia, e le ho messe insieme come libro personale di preghiere. Non so neanche da dove iniziare a spiegare il mio senso di sollievo! E mi chiedo perché non l'avessi fatto prima. Le preghiere cosi recitate mi fanno sentire molto più intimamente a contatto con Dio, con la Madre di Dio e con i santi ed angeli. Ho anche discusso delle preghiere con mia moglie, parlando dei particolari delle parole... naturalmente da buona russa mi deve sempre ricordare che nello slavonico ci sono parole che altre lingue non hanno e che lo slavonico è molto più 'ricco' grammaticalmente. E anche se è così, visto che conosco le preghiere in inglese e un po' in slavonico, devo dire che lei, padre, ha fatto un lavoro incredibile e che ha proprio trovato le parole più giuste per trasmettere il senso più vero e corretto delle preghiere originali.

Una ragione per cui le scrivo è quindi per ringraziarla di cuore per questo forte aiuto per la mia anima! Non so se quando traduceva le preghiere (un lavoro che immagino sia stato lungo e molto faticoso) lei si sarebbe immaginato dove e a chi avessero potuto servire le sue traduzioni – addirittura ad un italiano nel Regno Unito! Infatti mi sono deciso (ancora prima di capire chi fosse lei), di aggiungere una preghiera 'per l'autore delle traduzioni' nel mio nuovo libricino da recitare quotidianamente – come ringraziamento per questo compito spirituale che lei ha intrapreso per il bene degli altri.

Ho notato con un certo interesse che alcune preghiere che conoscevo bene dalla Chiesa cattolica sono in effetti un po' diverse nella sua traduzione – ma hanno molto più senso nel modo da lei compilate. Infatti sono proprio la copia esatta della versione ortodossa inglese che conosco. Sono cose alle quali non avevo mai pensato!

Oggi sono stato alla Divina Liturgia e ho seguito il rito con molta più gioia, interesse e concentrazione, in quanto avevo il mio libro in italiano in mano. Mi sembrava di essere 'dentro' la liturgia, invece di dover perdermi come al solito nella mia mente dalla traduzione dello slavonico a quella inglese e infine a provare a darmene un significato in italiano.

Tutta questa situazione di cui le sto parlando è di grande aiuto per me, peccatore, in quanto mi rendo conto che avevo passato tanto tempo a studiare le preghiere in slavonico non tanto per il giusto desiderio di unirci in preghiera in famiglia e con i fedeli della chiesa, ma per assecondare il mio orgoglio di dar prova delle mie capacità linguistiche. E per fortuna Dio mi ricorda i miei peccati e mi incoraggia a essere più semplice e se possibile umile. Per tanto tempo avevo evitato di interessarmi alle preghiere italiane perché credevo che mi ricordassero troppo il mio passato cattolico, che si intrometteva nella mia mente con i suoi insegnamenti sbagliati. È quindi con gioia che ora scopro che in realtà le preghiere in italiano (se tradotte bene come lo ha fatto lei) possono essere allineate molto bene al pensiero delle preghiere ortodosse. In effetti, dopo che mia moglie ha fatto qualche battuta sulla mia intenzione di recitare le mie preghiere private in italiano, visto che lo slavonico le sembra cosi superiore (lei però parla molto bene l'italiano, visto che ha vissuto molti anni in Italia fin da piccola), le ho ricordato che sebbene l'italiano sia una forma di lingua più moderna, ha radici nel latino, una lingua che veniva usata nella liturgia dai cristiani molto prima ancora che lo slavonico venisse ad esistere. Questo mi ha anche fatto riscoprire un interesse per i santi latini precedenti allo scisma.

Devo anche dire che il vostro sito continua ad avere tante risorse importanti: ho guardato diversi video, e le sue parole e i testi che trovo permettono tanti spunti di riflessione per la nostra famiglia, grazie ancora. Mi è piaciuto vedere le icone della vostra chiesa con la scritta che descrive il nome dei santi in italiano, cosa che non sono abituato a vedere. Mi auguro che Dio ci permetta di poter rimanere in contatto.

A dir la verità penso molto spesso che io ho ben poco da raccontare di me che sia utile ad altri ma se le può servire parlare della mia storia, spero che questo possa essere di qualche utilità in futuro.

Se non altro spero che la mia storia possa ispirare altre persone a non fare i miei stessi errori. In effetti una delle gran colpe che fanno parte della mia storia è quella di aver partecipato a culti non cristiani tra i 18 e 21 anni. Quell'esperienza mi ha totalmente traumatizzato e mi ha lasciato (a buona ragione) molto depresso e ansioso fino ai 30 anni. Dopodiché mi feci aiutare dalla psicoterapia (che qui è più comunemente chiamata counselling) e, ironia della vita, decisi poi io stesso di fare il training e diventare counsellor. Ora sono un counsellor scolastico e aiuto tanti ragazzi dagli 11 ai 20 anni con le loro difficoltà emotive. Naturalmente so che ciò che li aiuterebbe veramente è la fede in Cristo, ma io posso solo limitarmi all'aiuto psicologico – anche se ogni tanto mi capita qualche 'client' (paziente) che magari proviene da una famiglia protestante o cattolica e si finisce a volte per parlare della fede in Gesù. Al momento seguo anche una ragazza romena che proviene da una famiglia ortodossa e l'aiuta molto sapere che anch'io sono ortodosso.

Cerco di stare attento con gli approcci psicologici che uso. Ho letto molto sulle incoerenze che spesso ci sono tra di essi e il pensiero cristiano. In effetti rifletto di tanto in tanto su come possa introdurre pensieri più cristiani nel mio modo di vedere i problemi dei pazienti e prego diverse volte per coloro che aiuto.

La prego gentilmente di ricordarsi di me e della mia famiglia nelle sue preghiere.

P.

 
"Il nostro compito è missionario, educativo"

Il presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Ilarion, parla dei motivi per la creazione degli Esarcati patriarcali nell'Europa occidentale e nel Sud-Est asiatico...

Le comunità dell'Esarcato delle parrocchie della tradizione russa nell'Europa occidentale, che è stato abolito da Costantinopoli, devono decidersi sul loro destino, ha detto il metropolita Ilarion, presidente del delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, in un numero speciale del programma "La Chiesa e il mondo" il 28 dicembre.

"Sono stati invitati ad auto-liquidarsi come arcidiocesi in modo che queste parrocchie si fondano semplicemente con le diocesi locali del Patriarcato di Costantinopoli", ha osservato il presidente del Dipartimento. "Che lo vogliano fare è una grande domanda, ma devono rispondere a questa domanda da soli".

La Chiesa russa è pronta ad aiutare se le parrocchie dell'esarcato esprimono il desiderio di tornare al Patriarcato di Mosca, ha sottolineato il metropolita Ilarion. Come è noto, la creazione dell'Esarcato, che comprendeva le comunità di emigrati russi nei paesi dell'Europa occidentale, subordinate al metropolita Evlogij (Georgievskij), risale al 1931. Ciò è stato causato dalle difficoltà di amministrare le parrocchie straniere da parte della Chiesa ortodossa russa, che era sottoposta a severe persecuzioni in quel momento, e la cosa era stata pensata solo come un fenomeno temporaneo.

"Rimarranno nel Patriarcato di Costantinopoli come parrocchie ordinarie, seguiti da sacerdoti greci, con il culto in greco, o cercheranno in qualche modo di preservare la struttura in cui hanno le loro tradizioni, in cui, come si dice, le regole introdotte Il Consiglio locale della Chiesa ortodossa russa del 1917-1918 è già una questione di loro scelta. Certamente, se si rivolgono a noi, li aiuteremo ", ha detto il presidente del dipartimento del Patriarcato di Mosca per le relazioni esterne della chiesa.

"Molte parrocchie dell'esarcato abolito vogliono tornare al Patriarcato di Mosca, poiché inizialmente questa struttura faceva parte della Chiesa ortodossa russa e solo negli anni '30, temporaneamente, divenne parte del Patriarcato di Costantinopoli", ha aggiunto il metropolita Ilarion di Volokolamsk.

Come riportato, il 28 dicembre in una riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa è stata presa la decisione di creare esarcati patriarcali nell'Europa occidentale e nel Sud-est asiatico. "Una volta la Chiesa russa aveva un esarcato patriarcale nell'Europa occidentale, ma questo è stato abolito e negli ultimi 30 anni abbiamo cercato di costruire una cooperazione con Costantinopoli, anche per la cura pastorale della diaspora", ha spiegato il presidente del Dipartimento.

L'arcipastore ha anche ricordato che il Patriarcato di Costantinopoli sostiene di essere il solo ad avere il diritto alla cura pastorale nella cosiddetta diaspora, cioè in paesi che non sono entro i limiti canonici di certe Chiese locali. "Europa occidentale, Asia sud-orientale, America del Nord, America del Sud, Australia - tutto questo, dal punto di vista di Costantinopoli, è una diaspora in cui, secondo loro, solo loro dovrebbero essere rappresentati, e noi dovremmo tutti uscire da lì, e trasferire loro le nostre parrocchie e le nostre diocesi", ha osservato il metropolita Ilarion. "Certo, noi non siamo mai stati d'accordo con questo, perché abbiamo un gregge di molti milioni di fedeli nella diaspora."

Su nostra richiesta, il metropolita Hilarion ci ha spiegato come vengono create le parrocchie nella diaspora: "Questa è precisamente l'iniziativa del nostro gregge, che porta localmente alla creazione delle nostre parrocchie, e qualcuno a Mosca non pensa che dovremmo creare una parrocchia, per esempio, a Singapore o in Thailandia. Al contrario: le persone in altri paesi si radunano in comunità, poi si rivolgono al Patriarca con la richiesta di inviare un sacerdote - ecco come appaiono le nostre parrocchie". La Chiesa ortodossa russa ha oggi circa un migliaio di comunità parrocchiali e molte diocesi nella diaspora, ha dichiarato il metropolita Ilarion.

Il nuovo esarcato patriarcale nel sud-est asiatico includerà Singapore, le Filippine, la Thailandia, il Vietnam, l'Indonesia, la Cambogia, la Repubblica Democratica Popolare di Corea e la Repubblica di Corea. "Abbiamo creato queste strutture in modo che la cura pastorale per i nostri credenti sia al livello giusto", ha detto il metropolita Ilarion.

"Non siamo mai stati d'accordo, e ancora di più nelle condizioni attuali, non possiamo essere d'accordo sul fatto che Costantinopoli possa avere un diritto esclusivo alla cura pastorale della diaspora", ha detto il metropolita Ilarion. "Ma abbiamo partecipato alle assemblee episcopali, gli organismi che hanno creato per coordinarsi nei paesi della diaspora". Ora ne siamo fuori e creeremo le nostre parrocchie e diocesi, altre strutture in paesi stranieri senza alcun riguardo per Costantinopoli... Il nostro compito è missionario ed educativo. Creiamo queste strutture per la cura pastorale dei nostri credenti, e qui non ci possono essere fattori deterrenti".

 
Sulle nostre prospettive

la cattedrale di sant'Andrea a Zaporozh'e. Foto: oldgallery.zabor.zp.ua

Oggi chi vuole lancia la propria pietra in faccia alla Madre Chiesa, versando sporcizia sul suo popolo e sul suo clero, escogitando nuovi falsi, legislature e simili. Molti hanno cominciato a discutere del suo futuro, annunciando prospettive non rosee (e quando mai sono state rosee?). Forse hanno alcuni argomenti logici, per farlo.

Ma per quanto riguarda il futuro, ce ne sarà sempre uno! Secondo la Sacra Scrittura, per alcuni sarà il Regno di Dio, per altri saranno i tormenti eterni. Durante l'esistenza terrena della Chiesa: gli imperatori antichi la misero fuori legge, gli atei organizzarono un "terrore rosso", Khrushchev promise di "mostrare l'ultimo prete in televisione"; tutti conosciamo questi esempi: dove sono oggi questi "potenti del mondo" e qual è la loro "gloria"? Ma la Chiesa continua a vivere.

Il saggio Salomone ci insegna che la storia si ripete sempre, e non c'è niente di nuovo sotto il sole. La storia della Chiesa ci insegna cosa avranno da soffrire le persone che rimangono fedeli a Dio. Se ci avviciniamo alla Chiesa ortodossa ucraina da quel punto di vista, allora possiamo facilmente vedere che ha delle prospettive, ed ecco perché:

  • Parla del cammino salvifico verso Cristo e con Lui, senza alcuna politica;

  • È soggetta a continui attacchi da parte dei media per non voler chiudere gli occhi davanti al peccato;

  • Nonostante la potente pressione dall'esterno, rimane fedele a se stessa, cioè ai comandamenti evangelici e alle leggi della Chiesa;

  • Ignorando le calunnie e le continue bugie, rimane devota non solo a Dio, ma anche al suo popolo;

  • È oggetto di odio per le persone che hanno sete di guerra ad ogni costo.

Una testimonianza indiretta della fedeltà a Dio della Chiesa ortodossa ucraina sono le iniziative legislative dei nemici della Chiesa, così come le incessanti false accuse che provengono da ogni parte. Alcuni, basandosi su falsi e volantini che non hanno significato per lo Stato, inventano nuovi progetti di legge, altri accusano il nostro clero di essere "agenti dell'FSB", ancora un terzo li accusa di essere "agenti della SBU". E tutto questo solo perché secondo i comandamenti di Cristo preghiamo per la pace e chiediamo la fine dello spargimento di sangue. Da questi esempi è perfettamente chiaro chi serve Cesare e chi serve Dio, ed è per questo che satana ci frusta così.

La Chiesa ortodossa ucraina era, è e sarà sempre presente nella nostra Patria, perché è l'anima del nostro popolo, prega per tutti, soffre con tutti e li rafforza con tutte le sue forze. Finché ci saranno persone che rimangono fedeli a Dio e confessano la fede ortodossa, avranno bisogno della Chiesa Madre come dell'aria stessa, perché non andranno in nessun'altra organizzazione, non importa quanto sia decorata da "chiesa". E che le persone come queste non siano poche può essere testimoniato da quanto le nostre chiese sono piene durante le funzioni. Le comunità ortodosse rimarranno sempre con i loro sacerdoti fedeli alle verità evangeliche e ai canoni della Chiesa, in qualsiasi condizione, anche le più sfavorevoli. E lo possiamo vedere dall'esempio delle nostre parrocchie che sono state sequestrate con la forza dai nemici di Dio. Non ho alcuna speranza che coloro che condannano la Chiesa ascoltino queste parole, ma il diritto di confessare la fede ortodossa e pregare nelle nostre chiese ci è stato dato non solo da Dio, ma anche dalla costituzione del nostro Paese. A non avere prospettive sono quelle persone che stanno cercando con tutte le loro forze di fare la guerra alla Chiesa, perché "non sanno quello che fanno".

Per quanto riguarda il futuro della Chiesa ortodossa ucraina, proprio come prima, ci interessa poco il modo in cui ci trattano gli empi e i nemici del nostro popolo. La cosa più importante per noi è che rimaniamo con Dio, e lui non ci abbandonerà mai! Tutto il resto ci sarà dato in aggiunta. Infatti, questo è il fondamento delle nostre prospettive; dopo tutto, il Signore ci ha detto: "Non temere, piccolo gregge, io sono con te fino alla fine del mondo!"

 
“Ri-cristianizzare” la Russia

Fin dal collasso dell'Unione Sovietica nel 1991, la Chiesa ortodossa ha aspirato a niente di meno che a "una seconda cristianizzazione" della nazione russa, un termine che appare nelle sue Concezioni missionarie del 2007. La Chiesa ha cercato di far rivivere l'identità ortodossa storica della Russia diventando, con l'assistenza dello stato, una presenza globale nella società. I critici notano spesso il prezzo che la Chiesa paga per una stretta collaborazione con il governo di Putin, ma dopo un decennio di monitoraggio di questi sviluppi sul campo, io vedo un altro lato, meno noto, della storia. La "ri-cristianizzazione", quali che siano le sue carenze politiche, sta contribuendo notevolmente al bene della Russia.

"Ri-cristianizzazione" è di per sé un termine controverso. Alcuni studiosi sostengono che la Russia non è mai stata veramente cristianizzata. Padre Alexander Schmemann era solito parlare di un'Ortodossia russa popolare che era un preoccupante sincretismo di cristianesimo e di religioni tradizionali della natura. Altri hanno sostenuto che la Russia non è mai stata "scristianizzata" durante l'era sovietica. L'Ortodossia si era integrata così profondamente nella cultura russa che le persone continuavano a pregare davanti alle icone, a far battezzare i loro figli e a fare pellegrinaggi ai luoghi santi, perfino sotto il radar delle autorità bolsceviche. Credo che il discorso sulla "ri-cristianizzazione" di oggi abbia realmente a che fare con gli sforzi della Chiesa per garantire la sua vita istituzionale e i suoi insegnamenti e pratiche ufficiali. Per molti dirigenti della Chiesa, non è più sufficiente che le persone si definiscano ortodosse perché sono russe. La Chiesa vuole che siano sottoposte a un processo di "ingresso nella Chiesa" (votserkovlennye). Dovrebbero partecipare attivamente alla vita della Chiesa e conoscere e mettere in pratica la sua fede.

La narrazione della Chiesa in genere è questa: i russi sono passati attraverso un secolo di traumi. Dopo la rivoluzione d'ottobre, i bolscevichi hanno cominciato sradicare la pervasiva cultura religiosa della Russia e in particolare la Chiesa ortodossa. Nel 1941, solo 200-300 chiese erano rimaste aperte, ogni monastero e seminario era stato chiuso, e l'85-90% dei dirigenti della Chiesa era stato arrestato e/o ucciso. Questi attacchi alla Chiesa hanno rappresentato un attacco più ampio sulla società russa, ulteriormente indebolita dai milioni di vittime della seconda guerra mondiale. Con il fallimento del sistema sovietico negli anni '80, i russi hanno sofferto di depressione di massa. Si sono chiesti, chi siamo noi come nazione, ed è rimasto qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi?

La Chiesa ha offerto una risposta convincente: Ciò che rende la Russia grande è il suo fondamento storico nel cristianesimo ortodosso; se i russi recupereranno i valori morali ed estetici della Chiesa, scopriranno che sono eredi non di un esperimento sociale-politico fallito chiamato comunismo, ma piuttosto di una visione religiosa unica e gloriosa di ultima pace, giustizia e bellezza. La Chiesa ha inoltre cercato di attirare i russi verso questo nuovo ideale nazionale attraverso la promozione di importanti iniziative: l'educazione religiosa nelle scuole domenicali, le università e le case editrici ortodosse, l'istruzione nei "fondamenti della cultura ortodossa" nelle scuole pubbliche; i ministeri sociali all'avanguardia nella riabilitazione dalla droga, nel ricovero di malati terminali, e nel sostegno alle famiglie con bambini autistici; la commemorazione storica di coloro che hanno sofferto e / o sono morti per la loro fede ("nuovi martiri") nel XX secolo, in particolare sotto Lenin e Stalin; e la vita della parrocchia, in modo che la gente faccia qualcosa di più che entrare e uscire dalle funzioni in chiesa, ma, invece, si sostenga a vicenda nel crescere nella fede cristiana.

Gli sforzi della Chiesa in ogni caso stanno beneficiando molti nella società russa. I bambini e i giovani stanno imparando di più sul retaggio cristiano della loro nazione, le persone con bisogni emotivi e fisici stanno ricevendo l'attenzione che lo Stato non è in grado di fornire, i crimini di Stalin sono apertamente riconosciuti, e le parrocchie diventano comunità eucaristiche di cura reciproca. Tuttavia, i risultati di due decenni di intensa attività di "ingresso nella chiesa" sono anche deludenti. Mentre la Chiesa ha ora 18.000 parrocchie e diverse centinaia di monasteri maschili e femminili in Russia, solo il 5% dei russi frequenta regolarmente la Divina Liturgia, e la familiarità con le dottrine della Chiesa e l'osservanza delle pratiche della Chiesa non mostra alcun segno di salita verso l'alto. Solo il 15% delle persone che si definiscono credenti ortodossi in città come Mosca è in grado di identificare l'insegnamento della Chiesa della Trinità, mentre la percentuale in campagna si trova vicina allo zero. Meno del 10% dei russi ortodossi segue la Grande Quaresima. Come in Occidente, la maggior parte dei russi vuole essere credenti senza appartenere.

Anche se "l'ingesso in chiesa" non ha ottenuto i risultati sperati, una più ampia "ri-cristianizzazione" è comunque in atto, anche se più elusivamente di quanto le statistiche dei sociologi possono accertare. La rinascita dell'Ortodossia ha significato non solo accomodamento politico e nuove iniziative sociali della Chiesa, ma anche rilancio pubblico dei simboli cristiani di generosità, pentimento, e solidarietà sociale. Quando i russi fanno un pellegrinaggio in uno dei grandi monasteri della Chiesa magnificamente restaurati, e si immergono nella Divina Liturgia, ancora una volta incontrano quella straordinaria realtà che i cristiani chiamano il regno di Dio. Io per primo attendo con fascinazione assoluta di vedere cosa potrebbe ancora significare questo per il futuro della Chiesa e della politica nella nuova Russia.

John P. Burgess è il titolare della cattedra Snowden di Teologia sistematica presso il Seminario Teologico di Pittsburgh.

 
Il vescovo Roman di Jakutsk e della Lena

La Jakutija (un nome alternativamente traslitterato Jacuzia, Yakutia o in vari altri modi) è una repubblica autonoma della Federazione Russa, e all'interno della Russia (e del mondo) costituisce la più vasta unità amministrativa (di oltre 3 milioni di chilometri quadrati). In questa immensa diocesi, il vescovo Roman (al secolo Akeksej Aleksandrovich Lukin, nato l'11 ottobre del 1968) ha la responsabilità di un programma missionario che, nonostante vent’anni di sforzi continui, è riuscito a ricostruire appena un quinto della chiesa ortodossa presente in Jakutija prima della rivoluzione. Julia Makovejchuk ha intervistato il vescovo Roman per conto della rivista Foma, su cui è apparsa l’intervista nel numero di ottobre 2013, che celebra i 20 anni dalla ricostituzione della diocesi di Jakutsk. Presentiamo il testo originale russo e la nostra traduzione italiana dell’intervista al vescovo Roman nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Intervista di Tudor Petcu a Ulrich Peter Trappe

Le sarei molto grato se potesse parlare un po' delle sue esperienze spirituali. Quali esperienze spirituali sono state importanti per lei prima di conoscere l'Ortodossia?

Prima di conoscere l'Ortodossia, mi sono occupato per anni del cosiddetto esoterismo, esternamente con l'ufologia e la magia naturale, internamente con esperienze indotte da droghe, ma anche con esperienze mistiche interpretate filosoficamente in dimensioni immaginarie.

Quando ha scoperto l'Ortodossia, e perché questa scoperta è così importante per lo sviluppo della sua vita? Le chiederei di parlarmi un po' anche della sua conversione all'Ortodossia.

La scoperta dell'Ortodossia negli anni '90 è stata una logica conseguenza dell'impegno nella filosofia della religione (Bloch) e della delusione causata dalle forme di culto protestanti. C'è stato anche nel 1993 l'incontro con mia moglie Ludmila, di San Pietroburgo. Con lei ho iniziato a visitare la Chiesa ortodossa russa sin dall'inizio. Questa è stata la svolta decisiva nella mia vita, a cui sono rimasto fedele fino a oggi.

Cosa potrebbe dire dell'unicità della spiritualità ortodossa o, meglio dire, della sua bellezza?

La spiritualità ortodossa è unica perché non risponde alla domanda filosofica della verità con una qualsiasi cosa, ma con un singolare chi. La persona di Gesù Cristo non è solo riconoscibile, ma può essere sperimentata nel tentativo di seguire Dio. La bellezza di Cristo non è solo vissuta sensualmente, non solo iconicamente, ma soprattutto spiritualmente.

Chi è il santo ortodosso più importante per lei, e perché?

Soggettivamente il santo più importante per me è san Pietro l'Aleute, il mio santo patrono. Il santo più importante per me è san Sergio di Radonezh, la cui Vita (opera dell'arcivescovo Nikon Rozhdéstvenskij) io e mia moglie abbiamo tradotto in tedesco. Il titolo è: "Vita e lotte del nostro venerabile padre amato da Dio Sergij, abate di Radonezh e taumaturgo di tutta la Russia".

 Crede che l'icona ortodossa sia portatrice dell'insegnamento cristiano e, in caso affermativo, perché?

Sì, le icone ortodosse sono espressioni sacre di tutta la storia della Chiesa. In esse sono rappresentate e conservate in modo trasfigurato la vita e l'opera di Gesù Cristo, della Theotokos, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, dei padri della Chiesa e di tutti i santi. Le icone sono la lingua dell'anima ortodossa e del sentimento ortodosso. Senza di loro la vita liturgica ecclesiastica sarebbe più povera in una dimensione essenziale.

Cosa può dire della differenza tra lei come eterodosso e lei come ortodosso?

La mia precedente vita di protestante battezzato era segnata da un declino del secolarismo, fino all'ateismo, perché la Chiesa evangelica non aveva più la forza di legarmi oltre il conforto del cristianesimo domenicale. Inoltre, la prima conferma è stata seguita da forme di culto moderniste, che mi hanno irritato, al di là dei dubbi di natura teologica: l'Ortodossia prende possesso di tutta la mia vita quotidiana, non solo della domenica.

 
Perché sto con la mia Chiesa

la Lavra delle Grotte di Kiev

"Dimmi, come tratti le persone della vecchia generazione?"

"Beh, con rispetto."

"Non ci sono tra loro due persone che tratti particolarmente bene, per esempio, a cui fai regolarmente visita, ti interessi alla loro salute, li aiuti economicamente e chiedi il loro consiglio?"

"Sì, quelli sarebbero i miei genitori."

"Come reagiresti al suggerimento di rinnegare tua madre?"

"Negativamente."

"Perché?"

"È ripugnante dimenticare chi ti ha dato la vita, chi ti ha allevato, chi ti ha cresciuto fino all'età adulta."

"Cosa provi per chi fa suggerimenti del genere?"

"Li disprezzo."

Oggi potrei fare all'incirca la stessa conversazione con qualcuno che mi suggerisca di lasciare la Chiesa ortodossa ucraina canonica per la nuova struttura intitolata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

processione pan-ucraina della Croce, 2016. Foto: Sergej Ryzhkov / Pravoslavie.ru

Per quanto riguarda la nazionalità, voglio dire che dal 1991 la Chiesa ortodossa canonica in Ucraina è stata precisamente ucraina e nient'altro. Non ha sacerdoti "inviati" dall'estero; sono nati in questa terra e servono nella lingua slava ecclesiastica della Chiesa del principe Vladimir pari agli apostoli, di cui la Chiesa ortodossa ucraina è l'erede. Il clero comunica con i fedeli nella lingua dei parrocchiani, e quelli che pensano che sia solo in russo non comprendono nemmeno lontanamente l'intera diversità etnica dell'Ucraina. I preti predicano in romeno, bulgaro, polacco, ungherese, nelle lingue romanze e persino in greco.

Secondo tutti i documenti ufficiali, la Chiesa ortodossa canonica non è la "Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca", ma è la "Chiesa ortodossa ucraina". Il suffisso "del Patriarcato di Mosca" è stato inventato dai giornalisti come primo passo per screditarla. Dal 1992, la Chiesa ortodossa ucraina è completamente indipendente nelle sue attività legate all'organizzazione, al personale e all'economia ed è collegata alla Chiesa ortodossa russa canonicamente, vale a dire attraverso la ricezione del crisma, la comunicazione interna della Chiesa e la venerazione dei santi comuni.

Dirò di più: non è la Chiesa ortodossa russa che influenza la Chiesa ortodossa ucraina, ma il contrario, in quanto i rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina partecipano alle sessioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa e possono influenzare le sue decisioni, ma nessun rappresentante della Chiesa ortodossa russa partecipa ai lavori del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, e quindi non può regolare le sue attività.

La verità è che oggi la Chiesa ortodossa ucraina è l'unica Chiesa ortodossa che conserva non solo in via ipotetica ma anche praticamente la statualità dell'Ucraina con i suoi confini del 2013, poiché le diocesi del Donbass e della Crimea fanno parte della Chiesa ortodossa ucraina. La verità è che tra tutte le confessioni cristiane, la Chiesa ortodossa ucraina è la più indipendente, poiché le chiese cattoliche e greco-cattoliche ucraine si sottomettono al papa di Roma, i centri amministrativi per i protestanti sono sparsi in tutto il mondo, e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" appena creata sarà soggetta a Istanbul.

processione pan-ucraina della Croce, 2016. Foto: Sergej Ryzhkov / Pravoslavie.ru

Semplicemente non c'è una chiesa più ucraina della Chiesa ortodossa ucraina, quindi non c'è una "Chiesa russa" né "sacerdoti russi" [1] e chiunque lo affermi è un criminale, che mette gli ucraini gli uni contro gli altri per ottenere un guadagno personale. E quelli che sono coinvolti in questo sono o pazzi o russofobi.

Ora, su ciò che insegna la nostra Chiesa:

"Cittadino Gorbushkin, ti abbiamo invitato come testimone nel caso di un certo Shchukin. Cosa puoi testimoniarci come testimone in questa faccenda?"

"Posso testimoniare tutto come testimone in questo caso."

"Molto bene. E da quanto tempo conosci Shchukin?"

"Non conosco affatto Shchukin."

"Allora, in tal caso, cosa puoi testimoniare in questa faccenda?"

"Qualunque cosa. Quello che volete."

Questo è stato scritto da Mikhail Zoshchenko 78 anni fa. Oggi questo dialogo suonerebbe così:

"Cosa puoi testimoniare contro la Chiesa ortodossa ucraina?"

"Posso testimoniare tutto contro la Chiesa ortodossa ucraina."

"Molto bene. E da quanto tempo frequenti la Chiesa ortodossa ucraina? "

"Io non frequento la Chiesa ortodossa ucraina."

"Allora, in tal caso, cosa puoi testimoniare contro la Chiesa ortodossa ucraina?"

"Qualunque cosa. Quello che volete."

Le persone che oggi accusano la mia Chiesa di attività antistatali, di sostenere il terrorismo, di incitare all'odio etnico, di pregare per uno stato "aggressore", per il suo leader e le sue forze armate, di bere "veleno di Mosca dal calice di Mosca", non la frequentano. Alcuni di loro sono di altre religioni, alcuni sono atei, alcuni sono teomachisti espliciti, ma nessuno di loro ha idea di chi e di cosa preghiamo, anche se ciò non impedisce loro di testimoniare tutto contro di noi. Quello che volete...

Adesso c'è una guerra in Ucraina, la gente muore, ma la nostra Chiesa chiede pace, poiché vede ogni persona che muore in Donbass come un ucraino – sono i nostri ucraini, sono le nostre famiglie che non si formano e i nostri bambini che non nascono da loro. E la stragrande maggioranza della gente vuole la pace, non la guerra, no?

Il Paese si sta rotolando nella corruzione e nel furto. Tutti sanno che puoi comprare qualsiasi cosa per denaro, compresa la giustizia. Ma la nostra Chiesa colloca i valori spirituali incommensurabilmente al di sopra dei valori materiali. È davvero una brutta cosa?

Il paese si sta rapidamente estinguendo, si fanno aborti come catene di montaggio, la convivenza è diventata la norma, l'HIV / AIDS si sta diffondendo in tutto il paese come increspature fatte sull'acqua dal lancio di una pietra, ma la Chiesa insegna astinenza e fedeltà coniugale e condanna l'aborto e la convivenza. O forse, a chi importa di questi fattori demografici che comunque potrebbero presto cancellare l'Ucraina dalla mappa del mondo?

Cosa c'è di sbagliato nella Chiesa che mi tiene lontano dalla fornicazione, dalla corruzione, dal turpiloquio, dalla diffamazione e dalla propaganda degli aborti? Se qualcuno diventa migliore, la società diventa davvero peggiore per questo? Dirò questo: chiunque voglia veramente sapere cosa ci passa per la testa, che venga in una delle nostre chiese e si assicuri che la Chiesa ortodossa ucraina non si preoccupa di benefici materiali e politici, ma della salvezza delle anime umane e della pulizia della società dai vizi che distruggono le fondamenta dello stato.

processione pan-ucraina della Croce, 2016. Foto: Sergej Ryzhkov / Pravoslavie.ru

Non può essere altrimenti, perché è proprio la nostra Chiesa che è la Madre per l'Ucraina, così come la Rus' kievana è nata come stato solo dopo il suo battesimo nell'Ortodossia. È stata la nostra Chiesa ortodossa che durante tutta la sua storia ha cresciuto i suoi figli, li ha aiutati a difendersi dai nemici, riconciliati e uniti in tempi difficili e ha rianimato lo stato stesso. È stata con noi nei dolori e nelle gioie. È stata con noi quando noi, considerandoci adulti, abbiamo smesso di ascoltarla. È stata con noi quando l'abbiamo svilita e oppressa. È rimasto con noi anche quando, dopo la Rivoluzione d'Ottobre, abbiamo iniziato a ucciderla, pubblicamente e alle sue spalle, consciamente e metodicamente, assaporando i dettagli e godendoci il sangue. Ci ha perdonato tutto, come una madre perdona tutto al suo figlio dissoluto, perché l'amore e il perdono sono le sue fondamenta.

Oggi, la Chiesa ortodossa viene nuovamente condotta al Golgota e noi, i suoi figli, siamo chiamati a unirci a coloro che, in una frenesia nazionalista, chiedono alle autorità che combattono Dio: "Crocifiggila, crocifiggila!"

Nei Demoni di Dostoevskij, il gerarca dominante dice: "Satana assume il volto di un angelo di luce". L'idea di creare una Chiesa ortodossa locale unita in Ucraina è diventata questo angelo di luce a cui la gente si sta rivolgendo. Da un lato, possiamo capirli – stiamo parlando della nostra Chiesa, non dipendente da nessuno, ma dall'altra parte, sono stati ingannati di nuovo. La nuova Chiesa non è unita, poiché la canonica la Chiesa ortodossa ucraina non ha aderito all'unione con gli scismatici. Non è locale, in quanto ha accettato canonicamente e organizzativamente la dipendenza dal Fanar. Con il sequestro della cattedrale della Chiesa ortodossa ucraina a Vinnitsa già nel giorno del cosiddetto "concilio d'unificazione" a favore del voltagabbana Simeon, essa, in sostanza, ha cessato di essere ortodossa, violando il decimo comandamento: non desiderare la casa del tuo prossimo. Ecco perché, nonostante l'invio di inviti, non una sola Chiesa ortodossa locale ha inviato alcun rappresentante all'evento il 15 dicembre.

Ricordiamo le parole profetiche di Dostoevskij: "I negozianti e i mercanti realizzeranno la rivoluzione per mano dei romantici". Ricordiamo come i negozianti e i mercanti hanno ingannato i romantici sul Majdan, promettendo un brillante futuro europeo e immergendoli in povertà e turbolenze. Oggi si realizza lo stesso Majdan, solo con un'inclinazione religiosa. È lo stesso obiettivo: indipendenza e prosperità. È lo stesso nemico: esterno e interno. È lo stesso pubblico: patrioti e romantici. E sono gli stessi leader: negozianti e mercanti. Pertanto, vorrei rispondere al suggerimento di entrare a far parte della struttura appena creata con la domanda: "Come definiresti, in una parola, un uomo che tradisce la sua stessa madre?"

Nota

[1] La parola qui usata è "попов" ("popi") — un termine spregiativo per i preti usato dai nazionalisti russofobi ucraini.

 
Le sanzioni non ci faranno diventare scismatici, né amare di meno l'Ucraina

foto: news.church.ua

Le sanzioni non gli faranno amare di meno la sua patria ucraina, né lo costringeranno a entrare nella scismatica "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, afferma il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina canonica, che di recente si è trovato tra una serie di vescovi e chierici colpiti da sanzioni.

I potenti di questo mondo hanno sempre cercato di distruggere la fede ortodossa, ha detto ieri in un video-discorso sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, ma sono impotenti contro la Chiesa. E come membri della Chiesa, abbiamo sempre invitato a testimoniare Cristo e la sua Chiesa, anche quando ciò è pericoloso.

Ma chi cerca di combattere Dio finisce sempre per sconfiggere se stesso, ha detto il metropolita.

Domenica il metropolita Antonij è stato sanzionato dallo stato per ordine del presidente Zelenskij. Finora sono stati presi di mira più di una dozzina di vescovi e chierici delle Chiese ucraina e russa.

Sì, il clero e i fedeli possono essere calunniati e possono essere fabbricate false prove contro di loro, ma alla fine tutto ciò è impotente davanti a Dio, dice il metropolita Antonij nel suo discorso. Ciò che sta accadendo alla Chiesa ortodossa ucraina ora è una ripetizione di quanto era accaduto sotto Nerone nel I secolo, sotto Diocleziano nel IV secolo e sotto i comunisti nel XX secolo, ha osservato il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

Tali azioni mirano in primo luogo a compromettere la Chiesa e i suoi ministri, in modo che l'opinione pubblica sia completamente contraria alla Chiesa canonica e nessuno pensi nemmeno a difenderla. E poi sarà possibile sequestrare in sicurezza chiese e monasteri, privare della registrazione parrocchie e amministrazioni diocesane.

Ma tali progetti mostrano solo che i politici sono all'oscuro dell'essenza della vita della Chiesa, spiega il metropolita Antonij. I fedeli conoscono i loro pastori nella vita reale: è possibile ingannare solo coloro che in realtà non vanno in chiesa.

Sacerdoti e vescovi possono essere imprigionati o addirittura uccisi, ma al loro posto ne appariranno decine di nuovi, il metropolita Antonij dice, facendo appello alle parole dell'apostolo Paolo: vivere è Cristo e morire è un guadagno (Fil 1:21).

"Si possono sequestrare e chiudere i luoghi di culto della Chiesa canonica o trasferirli a un'altra struttura, ma i cristiani che hanno gustato la dolcezza della verità e dell'amore di Cristo non ci andranno. Pregheranno in scantinati, appartamenti o garage. Così è stato nella storia, e può succedere oggi", ha proseguito il metropolita.

In questo tempo di grande prova, di guerra e di aggressione, i fedeli devono "concentrare le loro forze spirituali e fisiche per sopravvivere e vincere, ma la cosa più importante è che tutti noi, indipendentemente dalla religione o dalle preferenze politiche, dobbiamo essere uniti". ha esortato sua Eminenza.

Quindi è motivo di confusione e di dolore per i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina che le decisioni statali odierne – comprese le sanzioni e le varie leggi anti-ecclesiali presentate alla Rada – sembrino mirate a fare a pezzi la società, ha sottolineato il metropolita Antonij.

Per il metropolita Antonij, come uomo inserito nell'elenco delle sanzioni, vi sono due dimensioni, la prima spirituale o sacramentale, in quanto si tratta di "valutare la [sua] attività di sacerdote della Chiesa di Cristo, per il quale è importante conservare la struttura canonica della Chiesa".

La verità non può mai essere uguale alla falsità e il nero non diventerà mai bianco. Allo stesso modo, lo scisma non può mai essere la norma per la vita della Chiesa, ha detto il metropolita Antonij. "La norma è il fondamento canonico che preserva l'unità dell'Ortodossia universale".

Possiamo rimanere in silenzio quando siamo calunniati personalmente, "ma quando si tratta di Dio, della verità e della Chiesa di Cristo, non ci possono essere compromessi", sottolinea sua Eminenza.

La seconda dimensione, secondo il metropolita Antonij, è puramente terrena, nel senso che “uno stato democratico non impone sanzioni ai suoi cittadini. Pertanto, tutti abbiamo il diritto di cercare non solo la verità di Dio, ma anche la verità umana, pur comprendendo quanto siano effimere le nostre speranze".

In conclusione, il metropolita Antonij assicura che, nonostante le sanzioni, "non ameremo di meno la nostra patria. Questa è la terra dei nostri antenati e faremo di tutto per farla fiorire, affinché il popolo ucraino possa vivere in pace e amare Dio e il prossimo".

"Ora la cosa principale è non aver paura, ma chiedere con coraggio a Dio il suo onnipotente aiuto e la grazia dello Spirito di Dio, davanti al quale nessuno spirito di malizia può resistere".

 
Intervista al presidente Assad, 30 marzo 2016

Dmitrij Kiselëv: Signor presidente, non vi è dubbio che la liberazione di Palmira è un evento globale che non è stato ancora completamente compreso. È significativo il fatto che la liberazione è accaduta dopo che una parte considerevole delle forze militari russe è stata ritirata dal vostro paese. Come è successo, e... quali città seguiranno?

Bashar Al-Assad: Sì, questo evento non è stato ancora digerito. In realtà, alcuni nel mondo hanno capito, ma ci non vogliono credere. Ora, due giorni dopo che Palmira è stata liberata, un certo numero di paesi presumibilmente interessati alla lotta al terrorismo, o parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, non ha ancora annunciato la sua posizione. Voglio essere chiaro. Non abbiamo sentito nulla dai regimi della Francia e della Gran Bretagna. Ci sono ragioni per questo.

Prima di tutto, l'occupazione di Palmira da parte dei terroristi meno di un anno fa è stata la prova del fallimento della coalizione, e che non prende sul serio la lotta contro il terrorismo, in particolare contro lo Stato Islamico. La liberazione di Palmira è stata condotta anche con il sostegno della Russia. Questo è un altro punto che mostra la loro mancanza di serietà.

Come abbiamo realizzato tutto questo? È molto semplice. Prima di tutto, avevamo la volontà di liberare completamente la Siria dai terroristi. E questo non è in discussione.

Non ci sono altri modi per proteggere la Siria se non combattendo il terrorismo. Naturalmente, in parallelo al processo politico, ma combattere il terrorismo è essenziale.

E noi abbiamo la volontà di farlo. Il popolo siriano ha la volontà di farlo. L'esercito siriano è determinato a liberare ogni regione.

E abbiamo il sostegno dei nostri amici in questo. Il sostegno russo è stato essenziale ed efficace nel

produrre quel risultato.

Quindi, anche il sostegno dei nostri amici iraniani, di Hezbollah e altri gruppi in Siria che combattono insieme all'esercito siriano.

Naturalmente, dopo la liberazione di Palmira, dobbiamo passare alle zone circostanti che portano alle regioni orientali del paese, come la città di Deir Ezzour.

E allo stesso tempo, dobbiamo iniziare ad avanzare verso la città di Raqqa, che ora è la principale roccaforte dello Stato islamico.

Signor presidente, la Siria è ricca di storia. Come percepisce il suo ruolo nella storia del suo paese, e come sarà valutato in futuro dagli storici secondo lei?

Questo dipende dagli storici e da quanto saranno obiettivi. Sappiamo che la storia è spesso scritta in modo errato e falsato.

Ma presumibilmente se la valutazione sarà obiettiva e scritta in modo veritiero, glii storici e il popolo siriano saranno più qualificati per fare tale valutazione.

Non posso dare una valutazione di me stesso. Tuttavia, posso sperare che sarò in prima fila tra quelli che hanno conservato il paese di fronte a un'aggressione terroristica accompagnata da barbarie in forma e sostanza, sconosciuta negli ultimi decenni e forse anche negli ultimi secoli.

E in secondo luogo, la persona che ha conservato la regione, dato che la Siria è uno stato importante in questa regione.

Se questo stato fosse crollato e fosse seguita l'anarchia, l'intera regione ne avrebbe risentito. Questo è certo. Ecco come vorrei entrare nei libri di storia.

Una buona parte di ciò che sta accadendo in Siria ora, naturalmente, è parte di un'esperienza globale.  Qual è il suo consiglio al presidente di uno stato che affronti una situazione analoga a quella che la Siria sta vivendo ora?

In primo luogo, mi auguro che nessuno Stato e nessuna nazione passino attraverso ciò che la Siria ha vissuto. Quello che abbiamo vissuto è disumano.

Ma oggi viviamo in un mondo in cui sono assenti sia il diritto internazionale sia la morale in politica. Tutto può succedere ovunque sul globo.

Ma quello che vorrei dire sulla base della nostra esperienza in Siria, è che qualsiasi manifestazione di fanatismo, sia questo di natura religiosa, politica o ideologica, è distruttiva per la società.

Il fanatismo dovrebbe essere evitato nel processo di costruzione di una società.

Questo è un dovere dello Stato, e anche un dovere di tutti gli elementi esistenti di questa società e un dovere di ogni cittadino.

Un altro punto, se questa crisi, o un'altra crisi, dovesse accadere in qualsiasi paese, la prima cosa che ogni uomo politico deve sapere è che il popolo è il difensore del paese.

E quando si sceglie un piano per risolvere la crisi, dovrebbe essere basato sui costumi e le tradizioni dei popoli, la loro storia, i loro desideri attuali.

La soluzione non può venire dall'estero. Amici dall'estero possono venire ad aiutarti, come è successo oggi, dalla Russia e l'Iran.

Ma se non c'è la volontà interna, e buone relazioni tra il popolo e lo stato, è impossibile trovare una soluzione.

La lezione più importante che abbiamo imparato – ma credo che la sapessimo da lungo tempo – è che l'Occidente non è onesto.

i paesi occidentali non sono sinceri. Le loro politiche sono molto lontane dai principi, dal diritto internazionale e da quello delle Nazioni Unite. L'Occidente non può essere invocato per risolvere un qualsiasi problema.

Migliori sono i tuoi amici, più rapidamente e a minor costo sarà raggiunta la soluzione. Ecco perché ogni uomo di Stato deve essere in grado di scegliere i paesi amici, che saranno al suo fianco in tempo di crisi.

A un certo punto, la guerra in Siria si fermerà, ma il paese ne verrà fuori diverso da quello di una volta. Come sarà la Siria sia dopo la guerra? Come vuole vederla?

Credo che i cambiamenti di cui parla siano iniziati durante questi ultimi anni. All'inizio, la guerra ha scioccato molti siriani e li ha portati in direzioni pericolose a causa dei media che hanno inventato storie, e a causa della loro incapacità di leggere la realtà, che allora era nebulosa.

Oggi, il quadro è chiaro, e credo che il cambiamento che si è verificato nasca da un'idea che ho appena menzionato in precedenza. Quella più importante, che il fanatismo è impossibile in un paese tanto differenziato quanto la Siria. Abbiamo una grande diversità etnica, religiosa e settaria. Perché la Siria esista, se vogliamo davvero che esista, dobbiamo vivere l'uno con l'altro con accettazione e con un amore genuino, non artificiale.

Stiamo iniziando a vederlo ora, nella società siriana. Penso che se saremo in grado di superare questa crisi tornando alla pace, la società siriana sarà migliore dal punto di vista sociale, e la Siria sarà in grado di svolgere il suo ruolo storico nella regione in un modo migliore.

E questo ruolo, che è aperto alla società, avrà influenza su altri popoli, perché siamo una sola regione, una sola popolazione, dai costumi simili.

Noi, come i paesi arabi e musulmani, ci influenziamo a vicenda. La Siria dovrebbe avere un ruolo molto importante da svolgere a questo riguardo.

Sul piano interno, questo avrà naturalmente un impatto politico. Ci sono partiti politici che parteciperanno, e prevarrà l'interesse nazionale e non la fascinazione per l'Occidente.

Questi sono i punti principali del discorso che vedo in Siria dopo la crisi.

Come politico e come essere umano lei può apprendere e anche vedere come la gente muore nel vostro paese su base giornaliera. Molti sono costretti a fuggire dal paese, a lasciare le loro case. Naturalmente non si può avere a che fare con questo senza un impatto emotivo. Come reagisce dal punto di vista umano? E come fa a gestire sulle sue spalle una così importante e difficile responsabilità? Cosa la sta aiutando?

Questo è molto vero. Noi viviamo questa situazione ogni giorno e ogni ora. Quando si riceve notizia della morte di un civile o di un infortunio o della morte di un soldato in battaglia. Indipendentemente dalla causa della morte di quella persona bisogna prima pensare a quello che sta succedendo o a che cosa sta vivendo la sua famiglia dal punto di vista emotivo o in termini di mezzi di sussistenza. O da qualsiasi altro punto di vista. Perché hanno vissuto con questa persona per un lungo periodo di tempo.

Questo problema ci riguarda come siriani su base giornaliera, ed è molto doloroso, a essere onesti. Ma quando ci si trova in una posizione di responsabilità, è necessario trasformare questo lato emotivo e questo dolore in azione. La domanda più importante per l'uomo di stato in questo caso è: Cosa farai? Come proteggerai coloro che non sono stati danneggiati? Come proteggerai coloro che sono ancora vivi e che potrebbero diventare vittime nel prossimo futuro?

È per questo che noi vediamo due pilastri principali che possono portare risultati concreti nel proteggere il paese. In primo luogo, la lotta al terrorismo. E questo è evidente. In secondo luogo, l'azione politica al fine di fermare ciò che sta accadendo in Siria. Questo include negoziati politici da un lato, e le trattative con i militanti che vogliono tornare a uno stato e una vita normale. Siamo riusciti a fare questo in larga misura negli ultimi due anni.

Rimane la domanda principale. Dove si cerca la forza, di fronte a circostanze difficili, per resistere a questa pressione?

Io dico, prima di tutto, se sei un uomo di Stato, che la tua vera forza, soprattutto la forza morale e fisica, viene dal popolo.

Ma noi, siriani, come funzionari o cittadini, deriviamo la nostra forza dalle famiglie delle vittime e dei feriti in Siria, perché hanno pagato il prezzo più alto. Ma allo stesso tempo essi continuano a dire che lo fanno per la loro patria.

Indubbiamente la forza spirituale di queste famiglie consente di lavorare e agire per risolvere il problema.

 
Eterna Memoria all'arcivescovo Gabriele di Comana

Una notizia dal sito dell'Arcivescovado delle Chiese Ortodosse Russe in Europa Occidentale comunica il decesso dell'arcivescovo emerito Gabriele di Comana (al secolo Guido de Vylder; Lokeren, Belgio, 13 giugno 1946 - Maastricht, Paesi Bassi, 26 ottobre 2013) dopo la lunga malattia a causa della quale aveva dato le dimissioni da arcivescovo nel gennaio di questo stesso anno. Leggeremo nei giorni a venire ulteriori testimonianze della vita e dell'impegno pastorale di mons. Gabriele; per ora, ci preme ricordare che sotto la sua guida sono state aperte nuove parrocchie in Italia, e alcuni italiani sono stati ordinati sacerdoti: un motivo più che sufficiente perché gli ortodossi in Italia lo ricordino con gratitudine.

 
Conclusioni

Introduzione

Quando ci rendiamo conto che potremmo non avere molto più tempo per vivere, è tempo di offrire ai posteri le conclusioni a cui siamo giunti a partire dalla nostra esperienza di vita nella Chiesa, da cui proviene tutto il resto.

Per noi la Chiesa significa la Chiesa ortodossa: non ne esiste un'altra. Fuori dalla Chiesa ci sono solo frammenti separati con i loro resti storici, che costituiscono vestigia maggiori o minori della Chiesa. Allo stesso modo, cristianesimo significa cristianesimo ortodosso o, in breve, Ortodossia – è la stessa cosa. Fuori dal cristianesimo ci possono essere solo vestigia del cristianesimo.

Russia

Dalla caduta della Seconda Roma (Nuova Roma o Costantinopoli) nel 1453, la Russia è stata la Terza Roma. Alcuni russi poco credenti hanno interpretato questo titolo in modo rozzo e nazionalistico. Queste persone dovrebbero mantenere per se stesse il loro primitivismo, con le loro idee selvagge secondo cui il centralizzatore Ivan IV o persino l'odioso ateo e carnefice di milioni di persone, Stalin, potrebbero essere dei santi. È da notare che tale nazionalismo è sempre centralizzante, come abbiamo visto nel caso del disastroso centralismo dell'Unione Sovietica, così tanto detestata da tutte le sue vittime. Non c'è posto per tale nazionalismo nella Chiesa, che confessa l'unità nella diversità della teologia e della cultura trinitaria.

Dall'apostasia della Terza e ultima Roma nel 1917, il mondo ha vissuto in un tempo preso a prestito, perché non ci sarà una Quarta Roma. Questo tempo extra ci è stato prestato in modo che possano apparire molti nuovi santi, principalmente martiri, cioè questo tempo extra è stato ed è ancora un tempo di ravvedimento. Solo quando non ci sarà più pentimento non ci saranno più santi, e solo allora il mondo finirà. Inoltre, attraverso la Misericordia di Dio, che ha permesso il sacrificio di questi santi, è ancora possibile che la Terza Roma sia restaurata.

Poiché la Terza Roma non è stata ancora restaurata, ciò deve essere dovuto al fatto che il popolo si è solo pentito a metà. Pertanto, i repellenti resti del mostro ateo Lenin si trovano ancora a Mosca e il suo nome e le sue statue inquinano ancora l'intera Federazione Russa. Le aree intorno a San Pietroburgo ed Ekaterinburg sono ancora chiamate Leningrado e Sverdlovsk, dal nome di quegli assassini di massa, così come molti altri luoghi e strade prendono il nome da altri assassini di massa. E tutto ciò incontra l'accettazione da parte delle masse di non pentite.

L'anziano Nikolaj (Gurjanov) ha detto: la Russia non risorgerà fino a quando il popolo non capirà chi era il nostro tsar Nicola. In effetti, molti di quelli che sono morti per i martiri imperiali non sono ancora stati canonizzati e sono ancora disprezzati e denunciati, anche dai cosiddetti "teologi". Da semplici razionalisti, intellettualmente pieni ma spiritualmente vuoti, non hanno il senso mistico della storia che è vitale per comprendere la realtà spirituale. E molto altro nella restaurazione del cristianesimo in Russia è, come tali "teologi", ancora molto superficiale e nominale. C'è molto oro in alcuni luoghi mescolato a molta corruzione, superstizione e carriera, e c'è ancora molto da fare altrove.

Il Patriarcato di Costantinopoli

Nel 1917 lo tsar fu tradito dall'élite russa nel 1917, evento che il mondo chiama a suo modo "la rivoluzione russa", sebbene in realtà non fosse niente del genere ma piuttosto una discesa dell'inferno sulla terra. Dopo ciò, era quasi inevitabile che la leadership del minuscolo Patriarcato di Costantinopoli – e altri alleati al suo spirito mondano – si avvantaggiasse per quanto vedeva della situazione, cadendo così in tentazione.

Pertanto, la tentazione del suo nazionalismo greco, che aveva già portato alla caduta iniziale della Seconda Roma nel 1453, fece sì che dopo la caduta della Russia ortodossa la Seconda Roma compisse un tentativo non canonico di dominare l'intera Chiesa. Ciò significherebbe ancora una volta compromettersi nel sincretismo, ponendo il proprio orgoglio razziale al di sopra di Cristo, come gli ebrei del passato.

Questo è ciò che quel patriarcato aveva già fatto nel cosiddetto Concilio di Firenze quasi 500 anni prima del 1917, proprio come aveva già fatto il papato di Roma nell'XI secolo. Quindi la Nuova Roma ha tragicamente architettato la sua caduta finale, proprio come la Vecchia Roma prima di essa. Sebbene il nazionalismo di cui è infettata Costantinopoli sia solo mondanità anticristiana, quel patriarcato è caduto in questa malattia spirituale.

Questa malattia è scoppiata di nuovo quasi 100 anni fa sotto il patriarca Meletios, insediato dagli inglesi (al costo di 100.000 sterline di quel tempo) e, dal 1948 in poi, sotto il patriarca Athenagoras assegnato dagli Stati Uniti, e i suoi successori, come quello presente (a un costo si dice, di 25 milioni di dollari odierni). Ora vediamo un Patriarcato di Costantinopoli (e la sua branca in Ucraina) che difende l'omosessualità – nessuna sorpresa dato che molti dei suoi rappresentanti la praticano più o meno apertamente e sono amici di circoli simili – e peggiori – in Vaticano. Ma noi speriamo ancora nel pentimento.

Il mondo occidentale e l'Europa

Creando se stesso 1.000 anni fa sulle rovine del paganesimo imperialista romano e della barbarie germanica, il mondo occidentale è stato sin dall'inizio costruito intrinsecamente sull'orgoglio razziale. Questo mondo sosteneva, attraverso quella che chiamava la sua "teologia", in realtà una sua ideologia auto-giustificatoria, che Dio attraverso lo Spirito Santo gli aveva dato l'autorità assoluta su tutto il mondo. Il suo capo, variamente chiamato papa, imperatore, re e, oggi, presidente, aveva sostituito Dio. Dio, a quanto pare, aveva sempre bisbigliato nelle loro orecchie dicendo loro cosa fare, assicurandosi che i leader occidentali fossero sempre giusti, infallibili.

Per provare questa illusione spirituale, "l'Occidente" divenne il nemico spietato di "tutto il resto", e quindi il distruttore di tutte le altre civiltà del mondo attraverso una violenza organizzata con sorprendente tecnologia militare, nata dalla sua aggressiva e arrogante fiducia in se stesso. Ha sempre tentato di minare le élite delle altre civiltà attraverso la sua ideologia e di sabotare così le fondamenta religiose delle altre civiltà (tutte le civiltà sono fondate su un credo religioso) secolarizzandole e rovesciandole. Possiamo vedere chiaramente questo nella storia della Russia e, ancora oggi, nel classico caso dell'occidentalizzazione del Patriarcato di Costantinopoli, un tempo glorioso e famoso, ma ora senza gloria e senza vergogna.

L'ideologia occidentale ha sostituito Dio con l'uomo, poiché è anti-trinitaria e quindi anti-divina, anti-patriottica e anti-familiare. Ha sostituito Dio Padre con l'idolo del denaro (Mammona), motivo per cui il perno della sua ideologia è chiamato "capitalismo". Ha sostituito l'Incarnazione del Figlio nella vita sociale con l'ideologia del potere e ha creato così unioni artificiali di paesi in cui il Potere poteva essere concentrato tra i pochi oligarchi dell'élite o della "istituzione". E ha sostituito la santificazione della vita personale per opera dello Spirito Santo con il peccato, mascherato da parole come umanesimo, individualismo, libertà e democrazia. Da questo nasce la sua idolatria dell'Anti-Trinità del denaro, del potere e del peccato, che riassume la sua ideologia. E sono proprio questi valori idolatrici, che hanno avuto inizio in Europa, che porteranno alla fine del mondo.

L'Europa è un costrutto puramente artificiale – non esiste. In realtà, l'Europa, nel senso di "Occidente", è solo la punta più a nord-ovest del singolo continente dell'Eurasia, che significa "Occidente-Oriente". La sua parte asiatica è il fondamento di tutte le religioni del mondo: ebraismo, induismo, buddismo, cristianesimo e islam. L'Unione Europea di oggi è quindi un mito isolazionista, una presa di potere della sua élite, che non sopravvivrà. Avendo ora abbandonato sia il suo cattolicesimo romano sia le sue forme protestanti di secolarismo, la sua rimanente forma atea di secolarismo la sta portando al suicidio. L'Europa ora può sopravvivere solo se diventa parte di una Confederazione nord-eurasiatica, cioè se si pente della sua millenaria apostasia e torna a far parte della civiltà cristiana ortodossa.

L'Inghilterra e il mio destino

"Il cielo prenda la mia anima e l'Inghilterra tenga le mie ossa".

Re Giovanni 4, 3. 10

L'Inghilterra è la mia casa. La mia casa non è la Gran Bretagna, che è un'invenzione artificiale delle élite e delle istituzioni politiche straniere, siano esse pagane romane, barbare normanne o atee da Hannover. In quanto costrutto politico di un'élite straniera, la Gran Bretagna come unità politica è destinata a scomparire.

I tre paesi delle Isole britanniche, Inghilterra, Scozia e Galles, destinate presto a ottenere l'indipendenza dall'élite dell'Establishment britannico, insieme a un quarto paese, l'Irlanda ancora da riunire, potrebbero ancora un giorno, dopo l'indipendenza, formare un Confederazione libera e volontaria. Questa sarà forse chiamata "Iona" o "Le Isole del Nord Atlantico", quando i suoi popoli impareranno a vivere insieme in pace, rispettandosi l'un l'altro.

Io ho avuto un destino, ho dovuto seguire la legge del mio essere. Ho avuto molta strada da fare. Il pronipote di un contadino del Suffolk doveva diventare un prete ortodosso russo, contro tutte le probabilità di tutte le élite.

In comune con San Giovanni di Shanghai, sono stato di mentalità internazionale e sono stato messo sotto processo da parte dei nazionalisti e dei secolaristi che si nascondono all'interno della Chiesa, che hanno continuamente frustrato le mie speranze. Avrei potuto fare molto di più, ma non mi è stato permesso. Un po' come l'anziano Nikolaj (Gurjanov) parroco di un'isola, a mio povero modo ho vissuto in isolamento, come su un'isola.

Tre miracoli

Tuttavia, poiché solo la Verità ci libera, ho sempre combattuto contro le ingiustizie, anche se avevo poche speranze di successo nella mia vita o in futuro. Tuttavia, poiché Dio è grande e anche molti altri hanno combattuto contro le stesse ingiustizie, ho visto realizzarsi tre miracoli straordinari nella mia vita.

- Dopo un'attesa di quasi novant'anni, ho finalmente visto un vescovo nominato per la nostra diocesi delle Isole britanniche e dell'Irlanda, mentre la Chiesa fuori dalla Russia diventa la Chiesa del mondo di lingua inglese. Questo è ciò per cui ho lottato incessantemente.

- Dopo un'attesa di quasi sessant'anni, ho visto i santi inglesi e irlandesi e tutti i santi occidentali accettati nella Chiesa. È stata una tremenda battaglia nell'era pre-internet contro vescovi che erano così ostili, anche recentemente, nel 2016. Ora, con molti di questi santi inclusi nel calendario ortodosso russo, la diga è scoppiata. Ora altri, negli Stati Uniti, in Svizzera e in Russia, persone più giovani di me e con più tempo e mezzi hanno iniziato a scrivere le loro vite e continuano ciò che noi abbiamo iniziato.

- Dopo un'attesa di quasi trent'anni, ho visto il miracolo dell'unità, la riunione di tutte e tre le parti della Chiesa russa, riunione per la quale, insieme a migliaia di altri, ho combattuto. Di conseguenza, ho anche finalmente visto un esarcato ortodosso russo formato nell'Europa occidentale (con un altro nel sud-est asiatico).

Conclusione

Tutto viene a chi attende e persiste, poiché la pazienza è la madre delle virtù. Ringrazio Dio per questi e per molti altri miracoli personali. Ciò per cui ho pregato per questi cinquant'anni e ciò per cui altri prima di me hanno pregato, alla fine è arrivato, in modi inattesi e talvolta molto al di là di quanto mi aspettassi. La Provvidenza di Dio è sempre molto più grande e molto migliore di come ci aspettiamo. È vero, la storica ingiustizia del rovesciamento dell'Inghilterra e la sua sostituzione con un'istituzione aliena, commessa nel 1066, e la storica ingiustizia del rovesciamento dello tsar Nicola da parte del tradimento dell'élite russa nel 1917, non sono ancora state riparate con restaurazioni, anche se anche qui ho ancora speranza.

Oggi, contro le deviazioni di Costantinopoli nazionalista e modernista, offriamo il russo bianco e l'inglese antico, l'imperiale e il bello, lo spirituale e il libero, il nobile e l'elegante, il virile e il femminile. Qualunque cosa abbiano fatto a me, non ha importanza, perché ho sempre saputo che le ultime parole della storia saranno quelle di Cristo. E se rimaniamo fedeli a tali parole, allora andrà tutto bene.

 
Lettera del primate della Chiesa ortodossa russa a sua Santità il patriarca Bartolomeo a proposito delle azioni anti-canoniche compiute dal Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina

In risposta alla lettera di sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, in cui quest'ultimo ha informato della "reintegrazione" degli scismatici ucraini e della "cancellazione" del documento di oltre 300 anni fa sul trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca, della convocazione a Kiev di un "concilio locale" per riprendere in comunione comunità non canoniche, così come l'intenzione di fornire nei prossimi giorni l'autocefalia stabilita in questo incontro, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha inviato una lettera in cui ha espresso profondo dolore, sconcerto e indignazione in relazione alle azioni anticanoniche del Patriarcato di Costantinopoli.

A sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli

Vostra Santità,

Con profonda sofferenza, sgomento e indignazione, ho letto la sua lettera, nella quale mi informa degli ultimi atti della Chiesa di Costantinopoli: la sua entrata in comunione con le comunità non canoniche dell'Ucraina; la "revoca" della gramota del Patriarca di Costantinopoli Dionysios IV, che trasferì la metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca; la convocazione a Kiev di un "concilio locale" delle comunità non canoniche ricevute in comunione da lei; l'elezione da parte loro del "primate della nuova chiesa autocefala dell'Ucraina"; l'intenzione, nei prossimi giorni, di concedere lo status di Chiesa locale autocefala alla comunità da lei istituita.

La riunificazione degli scismatici con la Chiesa sarebbe stata una grande gioia sia per gli ortodossi dell'Ucraina, sia per tutto il mondo ortodosso, se fosse avvenuta in conformità con i requisiti del diritto canonico, in uno spirito di pace e dell'amore di Cristo. Ma l'attuale processo politicizzato di unificazione forzata è lontano dalle norme e dallo spirito dei sacri canoni. È accompagnato da un mostruoso miscuglio di menzogne e, già ora, di violenze contro l'autentica Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Ora, questa è la Chiesa di milioni di fedeli ucraini, che lei ha riconosciuto come canonica in tutti gli anni del suo ministero, fino a tempi recenti, mentre ora fa finta che non esista, e che non esista altro che singole diocesi che tornano sotto il suo omoforio.

I suoi consiglieri l'hanno convinta che i vescovi della Chiesa ortodossa dell'Ucraina erano presumibilmente pronti a sostenere il progetto politico delle autorità di Kiev, e che una parte significativa, decine di vescovi canonici, erano presumibilmente in attesa della sua benedizione per lasciare la loro Chiesa.

Io l'ho avvertita più volte che la stavano traendo in errore.

Ora può convincersene. Nel cosiddetto "concilio locale" che lei ha convocato, sotto la presidenza di tre persone – il suo rappresentante [il metropolita Emmanuel di Francia, ndt], il "patriarca" impostore (ora chiamato "patriarca onorario") Filaret Denisenko e il capo laico del governo ucraino Petro Poroshenko – hanno partecipato solo due dei 90 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. Ciò che lei chiama "concilio locale" è diventato un'assemblea di scismatici sotto la copertura della santa Chiesa di Costantinopoli. E che cosa sarebbe, se non la legalizzazione dello scisma ucraino, che lei aveva promesso pubblicamente di non consentire?

Nelle sue decisioni, fa riferimento alla volontà del popolo ortodosso dell'Ucraina che a suo dire avrebbe richiesto l'interferenza della Chiesa di Costantinopoli. Eppure è proprio la volontà della stragrande maggioranza del clero e dei fedeli che hanno un vero spirito ecclesiale in Ucraina, che ha indotto l'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina a non rispondere ai suoi inviti e a rifiutare di partecipare al cosiddetto "concilio d'unificazione" dello scisma ucraino. Dei due vescovi della Chiesa ortodossa ucraina che ha ricevuto nella sua giurisdizione in spregio dei cannoni, solo uno era vescovo diocesano, il metropolita Simeon.

Ma il clero e i fedeli della sua diocesi non hanno accettato il suo atto. Dopo che il metropolita Simeon è stato giustamente sospeso a divinis dal Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, tutti i monasteri della diocesi di Vinnitsa e la stragrande maggioranza delle sue parrocchie con il loro clero sono rimasti soggetti al nuovo arcivescovo Varsonofij di Vinnitsa e Bar. Attualmente, le autorità locali stanno facendo pressioni sul clero della diocesi, minacciando i sacerdoti di repressioni, ma il clero, i monaci, le monache e i fedeli non vogliono essere in comunione con un vescovi che ha tradito loro stessi e la loro chiesa. Anche il metropolita Aleksandr, da lei citato, è stato sospeso a divinis dal Sinodo di Kiev, ed sotto la sua autorità c'era una sola chiesa nella cui comunità è sorto un conflitto, mentre il clero della chiesa in maggioranza ha rifiutato di concelebrare con il metropolita sospeso.

La decisione di principio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina di rifiutare di partecipare allo pseudo-concilio da lei riunito non si spiega con una mitica "pressione da Mosca" – che sarebbe impossibile nelle attuali condizioni politiche – ma dall'unità degli arcipastori con il loro clero e i loro fedeli. Né la flagrante interferenza delle autorità ucraine nella vita interna della Chiesa, né la pressione del governo che si è manifestata ed è aumentata più volte negli ultimi mesi, può contrastare una tale unità. Non la si può abolire con un singolo tratto di una matita.

Nella sua lettera, intraprende il tentativo di rivedere il significato di una serie di documenti firmati nel 1686 dal suo predecessore il patriarca Dionysios IV e dal Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli.

Non c'è mai stata disputa, nel corso di centinaia di anni, tra le nostre Chiese sul contenuto di questi documenti storici. E ora dichiara "la revoca" della gramota patriarcale e sinodale, poiché "le condizioni esterne sono cambiate". Le avevo proposto una discussione su tale questione con l'aiuto di autorevoli storici, teologi e specialisti di diritto canonico. Lei ha rifiutato, sostenendo la mancanza di tempo. Posso solo esprimere rammarico che le sue decisioni distruttive per l'unità ecclesiale comune, dipendano tanto da fatti "esterni", vale a dire le condizioni politiche, che lei non ha paura di dichiarare apertamente . La sua lettera contiene la solita ripetizione di affermazioni molto controverse su "la responsabilità esclusiva di concedere l'autocefalia" presumibilmente riservata alla Chiesa di Costantinopoli e il diritto a ricevere appelli da altre Chiese locali, in conformità al "contenuto spirituale" dei Canoni 9 e 17 del Concilio di Calcedonia.

Una serie di obiezioni da parte autorevoli commentatori del diritto canonico contrasta con la sua comprensione dei diritti di appello al trono di Costantinopoli. Così scrive il notevole canonista bizantino Ioannis Zonaras: "Il [patriarca] di Costantinopoli è riconosciuto giudice, in generale, non su tutti i metropoliti, ma solo su quelli a lui soggetti. I metropoliti di Siria, Palestina, Fenicia, Egitto, non sono giudicabili, contro la loro volontà, dal suo giudizio. Infatti, i siriani sono soggetti al giudizio del patriarca di Antiochia, palestinesi al giudizio del patriarca di Gerusalemme, e gli egiziani al giudizio del patriarca di Alessandria, dal quale sono ordinati e da cui dipendono". Le Chiese ortodosse locali oggi non le riconoscono più un tale privilegio. Ma appropriandosi illegalmente di tale diritto, non si è nemmeno preso la briga di osservare le norme canoniche che definiscono le azioni della parte che riceve l'appello.

È un fatto noto che Mikhail Denisenko, il cosiddetto "patriarca di Kiev", ha continuato il suo ministero dopo le sanzioni ecclesiastiche che l'hanno colpito e dopo la sua scomunica dalla Chiesa, con la quale si è privato del diritto d'appello e, in conformità con le norme di base del diritto canonico, ha condannato se stesso. Lei ha espresso il suo accordo sulla deposizione di Denisenko, nonostante lei avesse già ricevuto il suo appello.

In una lettera al patriarca Alessio II di Mosca e di Tutta la Rus' il 31 agosto 1992, lei ha dichiarato: "La nostra Santa e Grande Chiesa di Cristo, riconoscendo, su questo tema, la pienezza della competenza esclusiva della vostra santa Chiesa russa, accetta la decisione sinodale su quanto sopra, non volendo creare alcuna difficoltà alla vostra Chiesa sorella".

Il Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli non ha preso in considerazione i molteplici problemi della successione canonica e della moralità dei "gerarchi" ricevuti in comunione. E questo nonostante il fatto che in precedenza, la Chiesa di Costantinopoli avesse riconosciuto l'importanza di affrontare queste tematiche per rimediare allo scisma ucraino e aveva ricevuto a tale proposito le informazioni necessarie nel corso delle discussioni tra le delegazioni delle nostre Chiese. Tale precipitazione e tale mancanza di riflessione nell'esame dell'appello degli scismatici ucraini sono testimoniate dal fatto che, per decisione del suo Sinodo, è stato "restaurato" nel rango episcopale Makarij Maletich, ex primate della "Chiesa autocefala ucraina" scismatica.

Nella gramota patriarcale ufficiale, lo chiama "ex metropolita di Leopoli", e in tale veste era presente al cosiddetto "concilio d'unificazione". Ora, Makarij Maletich si era unito allo scisma come sacerdote della Chiesa canonica, e non ha mai ricevuto una consacrazione episcopale canonica. La sua "consacrazione", così come le "consacrazioni" di una parte importante del suo "episcopato" della sedicente "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" accolta nella comunione con la Chiesa di Costantinopoli, risalgono attraverso i suoi predecessori a un vescovo ridotto allo stato laicale che ha compiuto queste "ordinazioni" assieme all'impostore Victor Chekalin, ex diacono della Chiesa ortodossa russa, che non ha mai nemmeno ricevuto l'ordinazione sacerdotale. La ricezione nella comunione della Chiesa di tali persone, senza esaminare le circostanze menzionate, mina la successione canonica e porta a conseguenze gravi e distruttive per l'Ortodossia nel mondo intero.

Nel corso dei secoli, la Chiesa russa è stata profondamente grata alla santa Chiesa di Costantinopoli per il suo contributo all'edificazione dell'Ortodossia nel mondo, per il suo ruolo nell'illuminazione cristiana della Rus' pagana, per il suo aiuto allo sviluppo delle tradizioni del monachesimo e dell'istruzione spirituale. Ma ora, i nostri fedeli, sia in Ucraina che in altri paesi, sono amaramente delusi dal fatto che la Chiesa Madre storica non ascolta le loro voci. Centinaia di migliaia di firme di fedeli ucraini a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina, che chiedono di non minare la sua unità, hanno raggiunto la sua residenza. Le autorità ucraine hanno cercato di impedire la consegna di queste lettere e lei le ha ignorate. E ora non vuole sentire la voce della Chiesa ortodossa ucraina in oreda a nuove e serie prove. Già ora, arcipastori e chierici in Ucraina sono chiamati a interrogatori sotto falsi pretesti, sono esercitati ricatti su di loro, le loro famiglie sono minacciate, sono effettuate perquisizioni nelle loro chiese e nelle loro case, si fanno pressioni sulle loro famiglie e sui loro bambini.

Da alcuni giorni, è entrata in vigore una legge, il cui scopo è di privare la Chiesa ortodossa ucraina del suo nome, per prendere con la forza le sue chiese sotto le spoglie di un "trasferimento volontario di comunità".

È così che lei vede l'unione degli ortodossi dell'Ucraina? Ho parlato con lei faccia a faccia, e anche in presenza di alcuni testimoni. Ora, quando tutti questi piani sono in gran parte realizzati, mi rivolgo a lei, forse per l'ultima volta, di fronte a tutta la Chiesa ortodossa. Agendo così, guidato dal comandamento di nostro Signore Gesù Cristo: "Se il tuo fratello ha peccato, va' e riprendilo tra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello. Ma se non ti ascolta, prendi una o due persone con te in modo che l'intera faccenda sia risolta di fronte a due o tre testimoni. Se rifiuta di ascoltarvi, dillo alla Chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, che sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18,15-17). I dittici dei santi patriarchi di Costantinopoli contano decine di grandi nomi di teologi, asceti e insegnanti di pietà. I santi Gregorio il Teologo, Giovanni Crisostomo, Proclo, Flaviano il Confessore, Giovanni IV di Costantinopoli, Tarasio, Metodio, Fozio e molti altri, hanno glorificato con il loro ministero la santissima Chiesa di Costantinopoli. Ma ci sono stati anche quelli che l'hanno disonorata. Non inserisca il suo nome fino ad ora rispettato tra gli ingloriosi vescovi si Costantinopoli come Nestorio, gli iconoclasti Anastasio, Giovanni VII e Teodoto, gli uniati Giuseppe II, Metrofane II il Matricida e Gregorio III Mammas. Abbandoni ora la comunione con gli scismatici, rinunci alla partecipazione all'avventura politica della loro legalizzazione. E allora, l'autentica Chiesa ortodossa ucraina con a capo sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina la benedirà, mentre la storia la terrà nella sua memoria tra i gerarchi del Trono di Costantinopoli che, nelle circostanze politiche più difficili, hanno saputo come non compromettere la dignità della Chiesa e preservare la sua unità.

Se lei agisce in conformità con le intenzioni esposte nella sua lettera, perderà per sempre l'opportunità di servire l'unità delle sante chiese di Dio, cesserà di essere il primo nel mondo ortodosso, che conta centinaia di milioni di fedeli, mentre le sofferenze che ha causato agli ortodossi ucraini la seguiranno al tremendo giudizio del Signore imparziale e testimonieranno al suo cospetto contro di lei.

Prego con tutto il cuore che questo non accada. Non è ancora troppo tardi per fermarsi.

+ Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Rus'

 
"Se c'è scritto cavallo, vuol dire che è un cavallo": sulle persecuzioni contro la Chiesa ortodossa ucraina

La persecuzione contro la Chiesa ortodossa ucraina sta raggiungendo il culmine. Il 28 dicembre, programmato come se il governo volesse "voltare pagina" prima del nuovo anno, la Corte costituzionale dell'Ucraina ha stabilito che il disegno di legge che prevede la ri-denominazione forzata delle organizzazioni religiose associate alle organizzazioni in Russia è costituzionale. Questo ovviamente è rivolto esclusivamente alla Chiesa ortodossa ucraina, che il parlamento ucraino, con il sostegno del presidente Zelenskij, è disposto a vietare completamente.

Sebbene le giurisdizioni nazionalistiche in competizione abbiano sostenuto questo progetto per trent'anni, solo ora i tribunali hanno cambiato la nozione di ciò che è costituzionale. E sebbene la Chiesa ortodossa ucraina si sia autogovernata per tanto tempo, e anche di recente abbia modificato il suo statuto per dissociarsi completamente dal Patriarcato di Mosca, è ancora vista dallo stato come "associata alla Russia". La ragione di queste macchinazioni è stata resa abbastanza ovvia quando il 27 dicembre l'abate della Lavra delle Grotte di Kiev, il cuore dell'ortodossia ucraina e russa, è stato informato che il suo contratto di locazione era scaduto e che a partire dal 1 gennaio 2023, la confraternita non sarebbe stata autorizzata a tenere servizi nelle principali chiese della Lavra. E possiamo solo aspettare che cada il colpo successivo, quando ai fratelli sarà detto (che Dio non voglia) che devono lasciare la loro casa.

Queste azioni legislative hanno lo scopo di rendere il sequestro delle chiese appartenenti alla Chiesa ortodossa ucraina, un comportamento che già da decenni è rimasto impunito, una cosa del tutto legale e "costituzionale". In altre parole, è stata legalizzata la vera e propria rapina del lavoro e della proprietà di altre persone.

il metropolita Luka di Zaporozh'e

Il metropolita Luke (Kovalenko) di Zaphorozhe ha commentato questo in un recente post su Telegram:

Questa non è una favola, ma qualcosa che mi è realmente accaduto. Una volta un mio figlioccio mi ha chiesto di comprargli un cavallo giocattolo. Sono andato al negozio e ho chiesto alla commessa se hanno un cavallo. 'Lo abbiamo', ho sentito la risposta affermativa. Un minuto dopo mi ha portato un simpatico asinello di peluche – una coda con una folta pelliccia all'estremità, muso e orecchie da asino – tutto tipicamente da asino. 'Ma questo è un asino', protestai. La donna mi ha mostrato la targhetta del giocattolo, dove c'era appunto scritto 'cavallo'. 'Beh, mi scusi', ho continuato, 'ma non vede lei stessa che questo è un asino?' Lei ha risposto con tono minaccioso: 'Ma signore!!! (Per inciso, indossavo una tonaca). Non sa leggere? Qui c'è scritto chiaramente: CAVALLO'.

Ho ricordato questa storia che ha avuto luogo molto tempo fa in relazione alla decisione della Corte costituzionale sulla ri-denominazione forzata della nostra Chiesa. Il fatto stesso di questa ri-denominazione è assurdo in sé e per sé. A quanto pare, che i fedeli lo vogliano o no, saranno chiamati come gli altri vogliono chiamarli, e non come considerano se stessi. Inoltre, i fedeli hanno già fatto la loro scelta quando hanno varcato la soglia della chiesa. (Proprio come l'asino giocattolo, che non aveva alcuna possibilità di diventare quello che era veramente.)

Siamo stati registrati molto tempo fa come Chiesa ortodossa ucraina. Ma fin dall'inizio qualcuno ha deciso di appiccicarci un'etichetta con il nome "Patriarcato di Mosca". E ora questa "commessa" o venditore, solo questa volta nella persona di un giudice, decide di ribattezzarci con qualunque nome gli venga in mente (appendendoci di fatto un'etichetta per un processo di linciaggio pubblico). Ma il segreto sta solo nella necessità di slegare le mani di certe persone perché compiano razzie e si impossessino delle proprietà della Chiesa, dal momento che non hanno il cervello per creare qualcosa da soli. E per quanto io provi a dimostrarlo, sentirò di nuovo la risposta: "Ma signore! È scritto nella sentenza del tribunale IN QUESTO MODO, quindi è così: consegni la sua proprietà".

E il silenzio nell'Occidente "democratico" è sbalorditivo. Come se la gente pensasse che dovrebbe essere così. Dalla caduta del comunismo, quando le chiese sono state restituite alle comunità religiose per l'uso dopo anni di distruzione e persecuzione, chi ha supervisionato il restauro nella moderna Ucraina di chiese e monasteri originariamente costruiti dalla storica Chiesa ortodossa canonica? Sono stati i chierici e i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina che hanno hanno restaurato questi edifici con grandi fatiche.

il metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl'

Come ha annunciato l'abate della Lavra delle Grotte di Kiev, il metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl', dopo che l'amministratore del museo delle Grotte di Kiev gli aveva detto che dopo il capodanno la Chiesa non avrebbe più avuto accesso alla cattedrale della santa Dormizione e alla chiesa della trapeza:

Per trent'anni, come abate del monastero, sono stato costantemente qui, e insieme a me 220 fratelli che pregano costantemente per il nostro stato, per il nostro esercito. E non solo preghiamo: lavoriamo costantemente, cercando di aiutare tutti i bisognosi, tutti coloro che ci chiedono intercessione in preghiera e aiuto nella loro vita terrena. Nessuno ci ha informato per iscritto con almeno un mese di anticipo. Abbiamo contratti di locazione a lungo termine e la Chiesa ortodossa ucraina è responsabile della manutenzione fisica degli edifici.

Conosco ogni pietra qui, ogni pezzo di terra, perché qui abbiamo costruito tutto con le nostre mani, con le donazioni dei fedeli... Anche se lo Stato ha finanziato alcuni lavori di restauro, si è ripreso quei fondi sotto forma di tasse...

Non possiamo permettere che gli edifici costruiti dai nostri santi antenati vengano distrutti.

Quindi è chiaro che la Chiesa ortodossa ucraina sta per affrontare lo stesso tipo di persecuzione che subì sotto il regime comunista. E proprio come a nessuno sembrava importare nell'Occidente "democratico" quando le persecuzioni furono scatenate dai comunisti all'inizio del XX secolo, a nessuno sembra importare neanche adesso.

Inoltre, il Patriarcato di Costantinopoli sta trattando queste persecuzioni allo stesso modo di allora, sebbene uno dei suoi stessi ecclesiastici abbia invitato il suo patriarcato a fare qualcosa contro queste persecuzioni. Padre Tarasij Petrunak del Patriarcato di Costantinopoli, che presta servizio in Spagna, si è rivolto al vescovo Mikhail di Comana, che guida "l'esarcato" di Costantinopoli a Kiev, all'inizio di dicembre dopo i recenti oltraggi contro la Chiesa ortodossa ucraina, quando monasteri e chiese hanno subito perquisizioni in tutta l'Ucraina: [1]

il sacerdote Tarasij Petrunak. Foto: spzh.news

Eminenza! Mi rivolgo a lei come capo della stavropegia di Costantinopoli in Ucraina, nella speranza che i concetti di equità e coscienza cristiana non le siano estranei.

I recenti avvenimenti legati alla vita ecclesiale nella Chiesa ortodossa ucraina mi costringono a indirizzarle una lettera aperta.

Domenica scorsa alla Liturgia abbiamo letto il Vangelo in cui Cristo racconta la parabola del buon samaritano. Sappiamo che le parole della Sacra Scrittura dovrebbero essere il fondamento delle nostre azioni, senza le quali la nostra fede è morta (Gc 2:17). Oggi stiamo assistendo a episodi di tirannia contro la Chiesa ortodossa ucraina. Coloro che sono chiamati a vigilare sulla sicurezza e sui diritti costituzionali dei cittadini, nelle ultime settimane hanno sottoposto a persecuzione laici e chierici di quella Chiesa.

Dobbiamo dare il dovuto rispetto all'umiltà cristiana del primo ierarca e del gregge della Chiesa ortodossa ucraina, che in questi tempi difficili continuano a portare la loro croce con silenziose preghiere di gratitudine sulle labbra, riponendo la loro unica speranza nel Signore. Va notato che i testimoni di questa illegalità, che parlano continuamente di "un solo popolo", in realtà agiscono in modo diametralmente opposto, mostrando solo intolleranza e inimicizia religiosa. Possiamo notare come i presunti "fratelli" – i greco-cattolici e il loro arcivescovo maggiore – passino in silenzio davanti alla Chiesa ortodossa ucraina come se non vedessero nulla, non volessero alzare la voce contro l'ingiustizia; allo stesso modo, il "clero" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", [2] il cui "metropolita" distoglie la faccia dall'illegalità, e poi predica falsamente l'amore per il prossimo.

Non le sembra che noi, chierici della Chiesa che è la prima in onore, non dovremmo agire in modo così ipocrita? Dovremmo alzare la nostra voce in difesa dei nostri fratelli di fede e di sangue! Dopotutto, anche lei ed io siamo ucraini. Non dobbiamo permettere che questa tirannia sia commessa dalla SBU [3], in modo simile a tutti gli effetti alla Cheka-NKVD o alla Gestapo nazista: perquisizioni umilianti che sconvolgono la vita ecclesiale delle comunità monastiche, accuse infondate di tradimento e basse provocazioni contro i vescovi . È stata consentita anche l'offerta di scambiare chierici ortodossi [ucraini] con prigionieri di guerra dell'esercito ucraino... Nel difendere la verità, non dobbiamo temere i politici ma solo Dio: "Conoscendo dunque il terrore del Signore, persuadiamo gli uomini; ma noi siamo resi manifesti a Dio; e confido che si manifestino anche nelle vostre coscienze". (2 Cor 5:11)

Con questa lettera piego il ginocchio davanti alla sua destra con una sola richiesta: alzare la sua voce autorevole in questo deserto privo di spirito (cfr Mt 3:3) e intercedere presso il presidente dell'Ucraina affinché cessi questa tirannia contro i nostri fratelli nella Chiesa ortodossa ucraina!!!

" Ma se aveste saputo cosa significa questo, avrò misericordia e non sacrificio, non avreste condannato l'innocente". (Mt 12:7)

È passato un mese e nessuno a Costantinopoli o nel suo "Esarcato" ha detto una parola contro questa tirannia. Nessuno si è rivolto al presidente, anche se firma un documento che consente al parlamento di bandire l'antica Chiesa ortodossa, la Chiesa maggioritaria in Ucraina. E nessuno esprime indignazione per una sentenza incostituzionale di una cosiddetta Corte costituzionale.

E per favore non inviateci alcuna citazione che mostri statistiche a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non canonica: è il massimo della spavalderia rubare chiese e poi affermare che la maggior parte delle chiese in Ucraina appartengono alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non all'UOC. E poi cacciare i fratelli dai luoghi più sacri di tutto il Paese e dire che l'UOC non ha monasteri.

A proposito, non è stata ancora data una risposta definitiva alla domanda: cosa intende fare il governo con la Lavra delle Grotte di Kiev, una volta che non sarà più nelle mani legittime della Chiesa ortodossa ucraina? Dopotutto, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha assolutamente il numero di monaci necessari per mantenere il monastero. Nemmeno i fedeli li sosterranno. Resta da vedere l'esito, ma si può solo dedurre che se le chiese diventeranno un museo, la gente dovrà pagare per entrarvi. C'è un precedente per questo dai tempi sovietici. Forse il costo di un biglietto sarà di trenta pezzi d'argento...

Note

[1] Si veda https://spzh.news/ru/news/69904-svjashchennik-fanara-obratilsja-k-ekzarkhu-v-kieve-v-svjazi-s-situatsiej-vokruh-upts [in russo].

[2] La "Chiesa" messa insieme in Ucraina dal patriarca di Costantinopoli, a partire da vescovi e sacerdoti non canonici.

[3] I servizi segreti ucraini.

 
La controversia su Stalin – un "paniere" di considerazioni preliminari

Nell'introdurre la serie di video di Jimmie Moglia su Stalin ho promesso di condividere con voi la mia opinione su questa personalità quanto mai controversa. Permettetemi di dire subito che quello che scriverò qui di seguito non è sicuramente una sorta di analisi fondamentale della vita e della personalità di Stalin, ma piuttosto alcuni pensieri più o meno sconnessi su un tema che sento ancora di non capire.

La figura di Stalin è sempre stata controversa. Alcuni hanno pensato a lui come al "leader di tutti i tempi e di tutte le nazioni" ("вождь всех времен и народов"), mentre altri lo hanno visto come l'epitome del male, un maniaco genocida che ha ucciso più persone di qualsiasi altro individuo nella storia. In realtà, questo tipo di polarizzazione è probabilmente una forte indicazione del fatto che la questione è molto complessa e che è improbabile che una risposta semplice in bianco e nero possa valutare correttamente la persona di Stalin e la sua eredità. Il fatto che in realtà c'è stato un "culto della personalità" durante la vita di Stalin, e che questo è stato seguito da una denuncia emotiva da parte di Krusciov, ha solo peggiorato le cose. Stalin è sicuramente una figura polarizzante e io stesso sono stato sottoposto a tale polarizzazione fin dalla mia prima infanzia.

Io scrivo un blog anonimo e dico sempre che ciò che conta non è chi sono, o sono state, le persone, ma quello che hanno da dire, le loro idee. Ma in questo caso, i miei punti di vista sono stati così fortemente polarizzati che per lo meno devo ammetterlo con onestà e spiegare prima di procedere oltre.

Sono nato in una famiglia di rifugiati russi che hanno lasciato la Russia alla fine della guerra civile. Nel linguaggio sovietico eravamo quelli che erano chiamati 'недобитые белобандиты ", un termine che potrei approssimativamente tradotto come "banditi bianchi fuggiti" o "banditi bianchi non giustiziati". Qualunque sia la traduzione preferita, si tratta difficilmente di un vezzeggiativo, per non dire altro. E la sensazione era molto reciproca. Non solo la mia famiglia era piena di "guardie bianche", il mio nonno si era unito agli Schutzkorps russi in Serbia. Dopo la guerra, la mia famiglia emigrò in Argentina dove, a mio parere probabilmente si raggruppò la parte più violentemente anticomunista dell'emigrazione russa in genere. Dopo che sono nato in Svizzera, dove i miei genitori si erano trasferiti (la Swissair stava assumendo piloti nei primi anni '60), sono stato cresciuto come un rabbioso anti-comunista e sono stato coinvolto in così tante attività anti-sovietiche che un giorno un funzionario del KGB in Spagna è arrivato a farmi una minaccia di morte (non aveva l'autorità per farla ed è stato, di fatto, severamente punito dalla sua stessa gente per questo - ma questo l'ho saputo solo più tardi). Per farla breve, per la maggior parte della mia vita i miei sentimenti verso Stalin sono stati molto simili a ciò che molti ebrei oggi provano per Hitler: assoluto e totale odio, disgusto e rifiuto.

I lettori di questo blog sanno che, per usare un eufemismo, ho dovuto riconsiderare la maggior parte di quello che ho creduto per anni e, in una certa misura, questo riguarda anche le mie opinioni correnti (per quanto incerte e informi) su Stalin. Sono fondamentalmente diviso tra due "correnti di pensiero" che si escludono a vicenda:

Solzhenitsyn nel Gulag

La prima è quella che è meglio rappresentata da Alexander Solzhenitsyn, che io considero il più importante autore e filosofo russo del XX secolo, e che ha avuto un enorme impatto non solo sulla mia visione del mondo, ma anche su tutta la mia vita. Mentre oggi agli autori pro-Stalin come Starikov piace diffamarlo e screditarlo, io so semplicemente troppo di questo uomo e del suo immenso corpus di scritti (che ho letto completamente almeno due volte) per accettare tali caratterizzazioni. Per me Solzhenitsyn rimane l'incarnazione vivente dello spirito russo e un vero e proprio "gigante", la cui potente voce è stata l'ultima espressione della Russia pre-sovietica, che formalmente è scomparsa nel 1917, ma che ha continuato a sopravvivere clandestinamente in Unione Sovietica fino al 1991. Detto questo, Solzhenitsyn non era infallibile, e mentre io accetto ancora la maggior parte di quello che ha detto, alcune delle sue conclusioni sono, a mio parere, sicuramente sbagliate (come il suo punto di vista sul socialismo e sulla sinistra in generale). Ecco ciò che ha effettivamente scritto in questo famoso Arcipelago Gulag circa il terrore sovietico:

Secondo le stime del professore in esilio di statistiche I. A. Kurganov, 1917-1959, ed escludendo le perdite di guerra, solo la distruzione terrorista, la soppressione, la fame, l'elevata mortalità nei campi, e compreso il successivo basso tasso di natalità, ci sono costati 66,7 milioni di persone" ("Arcipelago Gulag", parte 3, capitolo 1).

E in un'intervista nel 1976, Solzhenitsyn ha detto: "Il professor Kurganov ha calcolato indirettamente che solo dal 1917 al 1959, per la guerra interna del regime sovietico contro il proprio popolo, cioè per la distruzione provocata dalla sua carestia, dalla collettivizzazione, dalla deportazione dei contadini in prigioni, campi e semplici esecuzioni – solo da queste cause abbiamo perso, insieme con la nostra guerra civile, 66 milioni di persone".

Queste cifre INCLUDONO la sanguinosa guerra civile, il cosiddetto "comunismo di guerra", le numerose insurrezioni anti-bolsceviche (come per esempio quella di Tambov), le morti derivanti dalla cosiddetta "collettivizzazione" e "dekulakizzazione", la "pura" repressione politica sotto il famigerato articolo 58 del codice penale della RSFSR e perfino il conseguente basso tasso di natalità. Quindi stiamo parlando di una stima "alla grande". Ma ci sono alcuni problemi con queste cifre, ne cito solo una veramente lampante:

Vi è un consenso generale tra gli storici pro e anti-sovietici che alcune delle repressioni politiche più feroci e orribili in Unione Sovietica hanno avuto luogo tra il 1934 e il 1937, quando la polizia segreta (politica) era guidata da due figure veramente demoniache, Genrikh Jagoda e Nikolaj Ezhov. Eppure, le cosiddette "grandi purghe" (1936-1938) coprono anche il momento in cui il famoso Lavrentij Berija divenne il capo della polizia segreta (politica). Ma chiedetevi, se queste furono "purghe", chi era stato esattamente "purgato"? I contadini? Il clero? I piccoli borghesi o forse la nobiltà? Niente affatto, furono i membri del partito e, prima di tutto, della polizia segreta (politica), vale a dire esattamente le persone che erano state colpevoli delle atrocità commesse tra il 1934 e il 1937. In realtà – molti di loro furono giustiziati proprio per tradimento, abuso di potere, esecuzioni illegali, ecc. E così come si possono ammassare le cifre di coloro che sono stati giustiziati dallo stato sovietico durante gli anni 1934-1937 insieme con le cifre di coloro che, a loro volta, furono giustiziati proprio per aver commesso queste atrocità?! Questo sarebbe tanto illogico quanto contare le impiccagioni del processo di Norimberga come "atrocità naziste"!

Inoltre, abbiamo bisogno di citare qui almeno un fattore cruciale: i trotskisti. Ho già scritto su questo tema in passato (vedi qui) e non mi ripeterò di nuovo ora, ma limitiamoci a riassumere tutto dicendo che c'erano almeno due fazioni principali in lotta l'una contro l'altra all'interno del regime bolscevico: una erano i trotskisti, che erano per lo più ebrei, avevano un odio rabbioso e perfino razzista per il popolo russo e il cristianesimo ortodosso, avevano il pieno sostegno dell'Occidente, soprattutto degli ambienti finanziari occidentali (banchieri ebrei) e praticamente avevano diretto la Russia sovietica dal 1917 al 1938, quando Stalin e Berija avevano diretto una campagna di terrore volta a liberare finalmente il partito dai molti trotskisti che vi rimanevano ancora (anche se Trotskij aveva perso il potere nel 1927 e aveva lasciato l'URSS nel 1929). Al fine di purgare il partito, Stalin vi aveva portato i suoi georgiani di fiducia (come lo stesso Berija) e insieme hanno scatenato una brutale campagna per reprimere coloro che erano stati essi stessi a capo del terrore solo pochi mesi prima.

Tra l'altro, questa non era la prima sanguinosa epurazione condotta da Stalin. Prima di schiacciare la "vecchia" polizia segreta (politica) Stalin la usò prima per condurre una purga estremamente violenta e sanguinosa delle forze armate sovietiche, compreso il suo più famoso personaggio, il maresciallo Mikhail Tukhachevskij e la sua famiglia. Non voglio entrare nei dettagli di queste epurazioni, ma devo dire che sono pienamente d'accordo con "Viktor Suvorov" (alias Vladimir Rezun) che nel suo straordinario libro Очищение ("La purga") argomenta che Stalin aveva assolutamente ragione a eliminare questi generali e ufficiali dall'esercito sovietico prima della seconda guerra mondiale (per coloro che leggono il russo, è possibile trovare questo libro on-line qui: http://tululu.org/b54600/).

Così ciò che ha fatto Stalin è questo: ha scatenato la "vecchia guardia" bolscevica (cioè i trotskisti) contro i militari, e una volta che i militari sono stati eliminati, ha poi scatenato la sua "nuova guardia" (gli "stalinisti") contro i trotzkisti e purgato il partito dalla maggior parte di essi. Un metodo molto, molto spietato davvero, ma, in tutta onestà, anche molto intelligente. Pensatelo in questo modo: Stalin aveva ereditato un partito pieno di elementi rabbiosi, traditori e semplicemente folli e un partito che era ancora pieno di trotskisti (cosa che ha senso, perché più di chiunque altro Lev Trotskij dovrebbe essere "accreditato" per la creazione dell'esercito sovietico, la vittoria nella guerra civile e la frantumazione di tutta l'opposizione interna in una grande campagna di terrore russofobo). Stalin ha trasformato questo partito in un partito gestito da un uomo, se stesso, un partito purgato dagli agenti esterni trotskisti e che aveva la flessibilità ideologica per fare effettivamente appello al popolo russo per combattere e, infine, per sconfiggere gli invasori nazisti durante la seconda guerra mondiale . Penso che non ci sia bisogno di "approvare" Stalin per vedere che mentre i suoi metodi erano, senza dubbio, senza scrupoli, i suoi risultati sono stati piuttosto impressionanti: non solo ha vinto la seconda guerra mondiale, ma nonostante il costo terribile in vite umane e distruzioni, ha trasformato un'Unione Sovietica insanguinata e gravemente martoriata in una potenza mondiale con una potente economia, una comunità scientifica di livello assolutamente mondiale e uno standard di vita notevolmente elevato durante gli anni della ripresa.

Il grande problema qui è quello dei costi, soprattutto in vite umane. Francamente, quali che siano le cifre reali, non vi è alcun dubbio nella mia mente che i costi siano stati enormi. Gli stalinisti ora possono dire quello che vogliono e cercare di razionalizzare questi orrori in molti modi, ma non c'è alcun dubbio nella mia mente che a Stalin non importasse sacrificare milioni di persone nel progresso verso ciò che vedeva come il bene più grande. Il modo in cui egli e il maresciallo Zhukov hanno inviato milioni di persone a morire in disperati e, spesso, inutili tentativi di schiacciare la Wehrmacht tedesca è qualcosa che può essere razionalizzato, ma non negato. Eppure, gli stalinisti hanno un potente contro-argomento: una persona gentile e mite come lo tsar martire Nicola II avrebbe potuto prevalere contro Adolf Hitler? A questo non ho una risposta, ma ammetto che l'argomento è convincente.

Un altro potente argomento che gli stalinisti portano oggi sono le cifre sovietiche interne sul numero di persone effettivamente giustiziate da Stalin. Qui la cosa si fa interessante.

La Wikipedia russa ha un lungo articolo intitolato "Le repressioni di Stalin" (https://ru.wikipedia.org/wiki/Сталинские_репрессии) che non è stato tradotto nella Wikipedia inglese, che offre solo un articolo superficiale e, francamente, di parte sulle persone giustiziate durante le grandi purghe). Ecco ciò che dice la Wikipedia russa (traduzione automatica di Google, leggermente corretta da me):

Nel febbraio 1954 è stato preparato un documento di riferimento con un certificato firmato dal procuratore generale dell'URSS R. Rudenko, dal ministro degli Interni S. Kruglovym e dal ministro della Giustizia K. Gorsheninym, per NS Krusciov. Vi si afferma che il numero dei condannati per crimini controrivoluzionari per il periodo dal 1921 al 1 febbraio 1954, condannati secondo il rapporto dal Consiglio della OGPU, dalla "trojka" della NKVD, dai tribunali speciali, dal Collegium militare, dai tribunali penali e militari ammonta a 3.777.380 persone, tra cui 642.980 condannati a morte, 2.369.220 condannati a prigionia nei campi e nelle prigioni con una pena di 25 anni e inferiore, e 765.180 condannati all'esilio e all'espulsione. Secondo il "Testo di riferimento # 1 del dipartimento speciale del ministero degli Interni dell'URSS sul numero di detenuti e prigionieri nel periodo 1921-1953" dell'11 dicembre 1953, firmato dal capo del dipartimento dell'archivio del ministero degli Interni Pavlov, sulla base di dati, a quanto pare, compilati per informare Krusciov, per il periodo 1921-1938 riguardo a Cheka-GPU-NKVD, e dal 1939 a metà 1953 riguardo a crimini controrivoluzionari 4.060.306 persone sono state denunciate alla giustizia e alle autorità extragiudiziali, 799.455 persone sono state condannate a morte, 2.631.397 persone all'incarcerazione in campi e prigioni, 413.512 persone all'esilio e all'espulsione, 215.942 persone ad "altre misure". Secondo questo documento, il periodo coperto va dal 1921 al 1938. in cui su 4.835.937 persone (3.341.989 per accuse politiche, 1.493.948 per altri crimini) 2.944.879 sono state condannate, tra le quali 745.220 alla pena capitale. Nel 1939-1953 sono state condannate per accuse politiche 1.115.247 persone, di cui 54.235 giustiziate (23.278 di loro nel 1942). Secondo diversi ricercatori, solo per il periodo dal 1930 al 1953 per accuse politiche sono stati arrestati da 3,6 a 3,8 milioni di persone, e tra queste da 748.000 a 786.000 persone sono state giustiziate [149] [155] [156]. Il picco principale delle esecuzioni è venuto negli anni del "grande terrore", dove sono state giustiziate 682-684 mila persone. In totale nel 1918-1953 gg., Secondo l'analisi statistica dei dipartimenti regionali del KGB dell'URSS, condotta nel 1988, sotto gli organi della Cheka-GPU-NKVD-NKGB-MGB sono state arrestate 4.308.487 persone, di cui 835.194 sono state giustiziate.

Ora vorrei subito dire che ciò che conta qui non sono le cifre esatte, ma l'ordine di grandezza: un numero inferiore a 5 milioni di persone giustiziate, vale a dire meno di 1/10 della cifra di 66 milioni del prof. Kurganov citata da Solzhenitsyn. Naturalmente, questo è un caso tipico di paragone tra cose molto diverse tra loro poiché, da un lato, Kurganov parla di morti (e perfino di persone non nate) dal 1917 al 1959, mentre le cifre sopra citare indicano solo le persone ufficialmente e legalmente giustiziate e incarcerate tra il 1921 e il 1938/51/54. E, ancora una volta, né l'una né l'altra cifra fanno alcuna differenza tra coloro che erano innocenti dei crimini a loro imputati e coloro che meritavano di essere giustiziati per le atrocità che essi stessi avevano commesso.

A questo punto nella storia non credo che abbia senso che anche noi ci soffermiamo troppo su queste cifre. Personalmente, sono giunto alla conclusione che non voglio ricadere nella stessa trappola di tanti ebrei con la loro insistenza ridicola che "6 milioni di ebrei" sono stati uccisi dai nazisti o che le camere a gas sono state utilizzate per ucciderli tutti. Vi è un rischio reale per i russi come me, allevati in famiglie che odiavano Stalin con tutto il cuore e l'anima, di sacralizzare la cifra dei "66 milioni", che è una trappola che voglio evitare. Tuttavia, c'è qui un altro pericolo, quello di minimizzare il numero di persone uccise da Stalin (o da Hitler, è per questo). Sarebbe sbagliato o, almeno, prematuro, concludere che, poiché non ci sono prove molto forti che la cifra dei 66 (o di quella dei 6 milioni) sia corretta, allora Stalin (o Hitler) non ha ucciso un numero immenso di persone. Dal momento che ho personalmente conosciuto persone che hanno subito le atrocità dei campi di Stalin (e di quelli di Hitler), non vi è alcun dubbio nella mia mente che un enorme numero di persone abbia sofferto terribilmente sotto il dominio di questi due dittatori.

Quindi non ci restano che domande sgradevoli come "quale cifra è troppo alta?", "il risultato valeva i costi?", "si dovrebbe accusare l'uomo o il sistema da lui ereditato?" E, cosa più importante, "che dire di tutti gli altri?". E qui non mi riferisco a Hitler, ma ai criminali di guerra genocidi come Winston Churchill o Harry Truman o, più precisamente, agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, il cui record di atrocità genocide fa sembrare i bolscevichi quasi ragionevoli. Proprio come Ivan IV "il Terribile" dovrebbe essere confrontato con persone "gentili" come Enrico VIII d'Inghilterra (che non fu chiamato "il Terribile" per qualche motivo) o Caterina de' Medici (che istigò il massacro di San Bartolomeo). La terribile verità è che al processo di Norimberga gli imputati avevano molto meno sangue sulle mani rispetto agli accusatori (in tutta onestà, avevano anche avuto molto meno tempo per commettere le loro atrocità genocide). Niente di tutto questo vuole essere un modo per giustificare o discolpare Stalin, ovviamente, ma solo per ricordare a tutti noi il contesto abominevole in cui hanno avuto luogo la vita e il dominio di Stalin.

Una cosa mi è assolutamente chiara. Non c'è mai stata una cosa come lo "stalinismo" – almeno non nel senso di un certo periodo speciale di atrocità, malvagio in modo univoco o massiccio. Al massimo, le idee di Stalin potrebbero essere indicate come "stalinismo", soprattutto se confrontate con le idee di Trotsky, e direi, avendo letto tutti e due, che Stalin risulta molto meno brillante ma molto più pragmatico e ragionevole. Quale che sia il caso, al giorno d'oggi lo "stalinismo" è utilizzato, almeno in Occidente, come metafora del "male assoluto", e questo è semplicemente e chiaramente contrario ai fatti e sbagliato.

In Russia, sta avvenendo qualcosa di molto diverso. In alcuni ambienti, Stalin sta diventando piuttosto popolare. In realtà, direi che Stalin è sempre rimasto popolare in Unione Sovietica, anche dopo le cosiddette "rivelazioni" al XX Congresso del Partito e il "discorso segreto" (non così tanto segreto) di Krusciov.

[Inciso: non ho il tempo e lo spazio per addentrarmi ora in questa storia sordida, ma vorrei solo riassumerla dicendo che Stalin è stato assassinato dal suo entourage e che, al fine di prendere il controllo di una scioccata Unione Sovietica, Krusciov ha intrapreso una massiccia campagna diffamatoria anti-Stalin, nascondendo il fatto di essere stato lui stesso uno dei peggiori carnefici dell'era di Stalin; Krusciov è stato una figura incredibilmente immorale e spregevole e uno dei leader sovietici più incompetenti di sempre. Non meno di Gorbaciov, dovrebbe essere incolpato per l'inevitabile crollo di un sistema che ha fatto così tanto per indebolire].

Con tutta la propaganda anti-stalinista negli anni di Krusciov e tutta la propaganda anti-stalinista negli anni '90, la maggior parte dei russi rimane profondamente consapevole dei successi innegabili dell'epoca sovietica in generale e della prosperità che Stalin alla fine ha portato all'Unione Sovietica nonostante l'enorme danno inflitto all'URSS nella seconda guerra mondiale. Ma anche qui c'è una trappola.

La mente umana ha la tendenza a respingere tutto ciò che dice un bugiardo e truffatore riconosciuto, così come noi non prestiamo molta attenzione a ciò che potrebbe sostenere una persona per la quale altrimenti proviamo antipatia. Il problema di questo è che, mentre Krusciov e Eltsin hanno tradito entrambi il proprio partito ed erano persone disonorevoli, non tutti i loro argomenti erano falsi. Allo stesso modo, coloro che vedono le falsità della propaganda corrente dei "6 milioni" e delle "camere a gas" rischiano di concludere, pertanto, che tutto ciò che riguarda le atrocità genocide di Hitler è solo un mito, e che non ci sono stati milioni di persone innocenti uccise dal regime nazista. A volte, mi ritrovo bloccato con un'intensa antipatia per entrambe le parti di un dibattito (per esempio su questioni come l'aborto), e considerando che Stalin è il tema discusso più a gran voce da capitalisti occidentali, trotskisti, neocon, russi della quinta colonna, rabbiosi nazionalisti russi e molte altre categorie che disprezzo intensamente, a volte, è difficile cercare di separare l'argomentazione dalla persona che la sostiene.

"icona" del "santo" Stalin

Alcuni gruppi in Russia sono a titolo definitivo "psicopatici". I peggiori sono i nazionalisti russi rabbiosi che si ritengono cristiani ortodossi e che credono che in realtà Stalin fosse, non scherzo, un santo cristiano!!! Vi risparmio la storia completa delle favole che queste persone hanno creato, ma la loro argomentazione di fondo è che a un certo punto nella vita di Stalin si ricordò la sua prima educazione da studente in un seminario ortodosso e che cominciò a "resuscitare la Russia" e a questo punto, come avrete indovinato, "gli ebrei" lo hanno ucciso. Si riferiscono a lui come "святой мученик Иосиф жидами убиенный" o "santo martire Iosif ucciso dagli ebrei".

Ma tanto, c'è anche una frangia psicopatica che considera anche Ivan il Terribile come un santo. E Rasputin, perché no? Francamente, tutta la loro "teologia" è pateticamente semplice: i russi sono i migliori, tutti i leader russi sono grandi, e qualsiasi figura nella storia della Russia percepita come negativa è, naturalmente, oggetto di una campagna diffamatoria, preferibilmente da parte degli "ebrei" e quasi ipso facto un "santo". Questo tipo di nazionalismo rabbioso è solo una forma rudimentale di culto di se stessi e di idolatria che è assolutamente in antitesi con il vero cristianesimo.

Io non presterei troppa attenzione a questi gruppi piuttosto marginali, per quanto folcloristici, di gente francamente squilibrata. Sono davvero una piccola minoranza, ancor più piccola dell'opposizione filo-occidentale "non di sistema".

Ciò che è di gran lunga più diffuso è quello che definisco movimento di "riconciliazione". Queste sono persone che la pensano più o meno in questo modo:

Abbiamo bisogno di sanare le divisioni derivanti dal periodo sovietico, perché sia ​​i bianchi sia i rossi erano patrioti. Dobbiamo fermare questa tendenza di rigettare grandi parti della nostra storia e mettere da parte ciò che era cattivo e mantenere e preservare ciò che era buono. Le forze anti-russe hanno, per secoli, usato bugie, inganno e propaganda per diffamare la nostra storia, e noi abbiamo bisogno di riconquistarla. Se guardate attentamente, vi renderete sempre conto che l'attivista anti-sovietico (антисоветчик) è sempre un russofobo.

Permettetemi di cominciare affermando chiaramente che l'ultima frase è palesemente falsa e che contraddice completamente la prima. Non solo ho personalmente conosciuto centinaia di russi violentemente anti-sovietici, e la cui stragrande maggioranza era al 100% patriottica. E se avete letto quello che hanno scritto i generali bianchi, i partecipanti della guerra civile russa e gli emigrati russi, vedrete che tutti amavano il loro paese, la loro gente, la loro storia e cultura. Allo stesso modo, Alexander Solzhenitsyn, l'epitome dell'antisovietismo, è sempre stato un patriota russo, a tal punto, infatti, da essere considerato come un "nazionalista grande-russo" e "anti-semita" dai liberali russi.

Inoltre, la nozione di "riconciliazione" tra i bianchi, che rappresentavano la Russia ortodossa tradizionale, monarchica, e i rossi, che erano atei rabbiosi, per lo più etnicamente ebrei, e che odiavano tutto ciò che è russo è una cosa assolutamente priva di senso. La realtà è che i "principi" rosso e bianco della storia russa si escludono a vicenda e la loro relazione ontologica è simile a quella tra i tessuti sani e un tumore maligno: hanno in comune un sacco del loro codice genetico, ma l'uno finirà sempre per uccidere l'altro.

Eppure...

Eppure vi è una certa saggezza in queste parole, ciò nonostante, o forse non in queste parole, ma almeno nelle intenzioni che trasmettono. Mentre per alcuni questa "riconciliazione" è in realtà un modo pio per coprire le atrocità commesse dal loro partito, dal loro paese o anche dalla loro famiglia, per altri si tratta di una legittima espressione di un rifiuto di demonizzare completamente personalità complesse che hanno vissuto in tempi complessi e la cui eredità deve ancora essere esaminata da generazioni di storici, piuttosto che rimanere nelle mani di propagandisti professionali. E per questo, un principio semplice ma fondamentale esige di essere proclamato e accettato:

La ricerca della verità storica non è mai una mancanza di rispetto per gli orrori subiti dalle vittime

Questo, credo sinceramente, è quello che dovrebbe guidare i futuri storici che dovranno sempre a ri-visitare e ri-valutare gli eventi del passato. La triste realtà è che è estremamente difficile indagare il passato, anche il passato recente (basti pensare a eventi come l'11 settembre, la "strage di Timișoara" o il "genocidio di Srebrenica"!). Per rendere le cose ancora peggiori, è anche una triste realtà che la storia è in gran parte scritta dai vincitori e, come Michael Parenti spiega così brillantemente, dai ricchi e dai potenti. È proprio per queste ragioni che la storiografia deve rimanere sempre revisionista, poiché un libro di storia non revisionista semplicemente non è interessante da leggere.

Credo che dopo la seconda guerra mondiale i vincitori si siano tutti impegnati in una spudorata campagna di demonizzazione dei loro nemici. Questo non vuol dire che questi nemici non fossero da parte loro dei veri e propri demoni – forse lo erano davvero – ma solo che mentre per i giornali e il cosiddetto sistema "educativo" i casi di Stalin e Hitler sono considerati un "caso chiuso ", per gli storici seri la giuria è ancora ben lontana dall'emettere un verdetto. C'è semplicemente troppo in gioco e il clima politico non è semplicemente favorevole a qualsiasi tipo di indagine, anche se in generale giusta e onesta.

Personalmente, io sono rimasto con un senso di non saperne abbastanza. Quindi tutto quello che posso condividere con voi è il mio istinto, la mia migliore stima approssimativa, se si desidera, di ciò che Stalin e l'era sovietica hanno rappresentato per la Russia. Così queste sono le mie conclusioni altamente soggettive e personali che condivido con voi come base per la discussione e non come verità totale e finale su questo tema.

1) La Russia storica è stata uccisa e completamente distrutta dal regime bolscevico/sovietico. Non c'è continuità di alcun tipo tra il governo dello tsar Nicola II e il duo Lenin-Trotskij. Pertanto, non vi è continuità tra ciò che è accaduto prima e dopo questi due leader bolscevichi. La "Russia" post-sovietica dopo il 1991 non aveva nulla in comune con la vera Russia di prima del 1917. Per quanto riguarda la Russia di Putin, la Russia dopo il 2000, si tratta di una nuova Russia che non è né quella pre-1917, né la pseudo-Russia "democratica" di Eltsin, ma una nuova Russia di cui devo ancora comprendere la vera natura e che mi stupisce assolutamente. Nei miei sogni più selvaggi nel corso degli orribili anni '90, in particolare del 1993, non avrei mai, mai immaginato di vedere ciò che vedo oggi in Russia e questo mi dà molta speranza. Questa nuova Russia ha radici molto più forti nel periodo sovietico che nella lontana Russia pre-1917, ma ciò che ha veramente e finalmente abbandonato è la russofobia rabbiosa dei primi anni bolscevichi e degli altrettanto rabbiosamente russofobi anni '90. E questo è davvero interessante perché oggi si trovano monarchici come Aleksandr Rutskoj e stalinisti come Nikolaj Starikov che si trovano generalmente molto d'accordo sul presente, anche se non sono d'accordo sul passato. Parlando per me, come "monarchico popolare" (una sorta di monarchismo di sinistra unicamente russo abbracciato da Fëdor Dostoevskij, Lev Tikhomirov o, in particolare, da Ivan Solonevich) anche io mi trovo d'accordo con molto di ciò che scrive Starikov. Fatta eccezione per il suo libro su Stalin che trovo assolutamente non convincente, per usare un eufemismo. Quindi questo è qualcosa di nuovo, credo. Non credo che i "rossi" o bolscevichi originali fossero in alcun modo patrioti russi, credo che questo sia un mito totale, però, credo che quelli che oggi credono in questo mito siano a loro volta patrioti sinceri e reali. Così, mentre non credo che sia possibile trovare qualsiasi terreno comune o "riconciliazione" tra i principi bianco e rosso, credo seriamente che ci sia una reale opportunità per una posizione congiunta dei patrioti russi di oggi contro il vero nemico della Russia: l'Impero Anglo-Sionista.

Date un'occhiata a questa sorprendente immagine: l'ex prigioniero del Gulag stringe la mano all'ex ufficiale del KGB. È vero che Putin era stato solo un ufficiale dei servizi segreti stranieri del Primo Direttorato (PGU) del KGB, che non aveva nulla a che fare con purghe, dissidenti o gulag, ma tuttavia indossava la stessa uniforme di quegli ufficiali del KGB che mantenevano un vigile (e per lo più incompetente) controllo sul popolo russo (Quinto Direttorato). E così questa stretta di mano è immensamente simbolica: non solo Solzhenitsyn ha ricevuto Putin in casa propria, ma tutto il suo viso era raggiante di gioia reale (come anche quello di Putin). Questi uomini erano entrambi abbastanza educati e intelligenti non solo per rendersi conto dell'immenso potere di questo momento simbolico, ma capivano anche cosa volesse dire per la Russia: che i veri russi (nel senso di civiltà, naturalmente, etnicamente la categoria "russo" non ha senso) avevano finalmente ripreso il controllo del proprio paese. Solzhenitsyn è vissuto abbastanza a lungo per vedere il suo paese (almeno la maggior parte) liberato dall'occupazione dei leader russofobi che rappresentano gli interessi stranieri e vide anche un collega ufficiale (Solzhenitsyn era un tenente decorato dell'Armata Rossa prima del suo arresto nel 1945) era ora al comando del paese.

Un momento altamente simbolico: Putin e Solzhenitsyn raggianti si stringono la mano.

Credo che Putin realizzi l'equilibrio esatto e corretto. Non ha mai rifiutato in toto il periodo sovietico, né lo ha mai idealizzato. Ha fatto riferimento in numerose occasioni ai massacri orribili e insensati di una moltitudine di innocenti cittadini russi  da parte di un regime sovietico impazzito per russofobia e odio di classe. E tuttavia ha anche mostrato il suo sincero rispetto e ammirazione per le persone che hanno vissuto durante l'era sovietica e le loro immense conquiste.

2) Vi è un maldestro tentativo di mascherare completamente Stalin e l'intero periodo sovietico. Ciò non è sorprendente di per sé. La stragrande maggioranza dei moderni dirigenti russe ha legami familiari diretti con i dirigenti sovietiche e l'infame nomenklatura sovietica. È naturale per queste persone voler giustificare le azioni dei loro familiari. Mentre ci sono milioni di russi le cui famiglie hanno sofferto terribilmente durante l'era sovietica, una percentuale molto più piccola di queste famiglie è entrata nelle élite sovietiche e, quindi, nella nuova élite post-sovietica che governa la Russia di oggi. Ci sono alcune eccezioni, naturalmente, per lo più famiglie di membri riabilitati del partito che, in seguito a questa riabilitazione, hanno mantenuto la loro fedeltà o, almeno il rispetto, per il PCUS. Infine, i milioni di persone che sono state assassinate raramente hanno lasciato molti figli alle spalle e, quando ne lasciavano, quei figli erano essi stessi oggetto di repressione come "nemici di classe" e "famiglie antisovietiche", perciò la loro voce è stata quasi completamente annegata nella corrente del forte coro dei "riabilita tori sovietici". Ancora una volta, questo tipo di oscillazione a ritroso del pendolo della storiografia è normale, ma sarà inevitabilmente seguita da un'altra oscillazione che produrrà risultati molto più critici. Se Dio vuole, e con il tempo, sarà finalmente fatta una valutazione corretta. Ma forse non lo sarà mai – è troppo presto per dirlo.

3) Mi sento di dire con fiducia che Stalin non era sicuramente peggiore dei suoi predecessori e che in molti modi, la natura e le politiche del regime sovietico sono cambiate in meglio sotto il suo governo. Eppure, io resto convinto che sia stato un leader senza scrupoli, che ha guidato il paese con un attento mix di terrore e di ispirazione e che non ha esitato a sacrificare milioni di persone quando era necessario raggiungere un obiettivo da lui impostato. Sono anche abbastanza sicuro che sia stato durante il regime di Stalin che i primi patrioti russi sono di nuovo entrati nella struttura del potere e che questa lenta e graduale ri-penetrazione sia continuata sotto Krusciov, Brezhnev e il resto dei leader sovietici fino al 1991. E se gli anni '90 sono stati un orrore assoluto, è a quei patrioti cresciuti sotto il periodo sovietico (oltre che a Dio, ovviamente!) che la Russia moderna deve la sua sorprendente rinascita. Certo, come tutti sappiamo, le cose buone possono crescere in luoghi brutti, ma devo credere che almeno qualcosa nella società sovietica fosse buono, per aver prodotto leader straordinari come quelli del Cremlino di oggi.

La Russia contemporanea non ha nulla in comune con la Russia tra il 1917 e il 1953. Quindi, parlare di un possibile ritorno dello "stalinismo" non è solo sbagliato, è assurdo. Questo significa anche che le politiche di Stalin, sia che le si veda come buone o cattive, non sono semplicemente trasferibili sulla Russia di oggi. E ciò, a sua volta, significa che la discussione sul passato storico, la natura e l'eredità del dominio di Stalin, non avrà un grande impatto sul processo decisionale dei leader russi. E questo è molto positivo, perché rende l'intera discussione piuttosto astratta e, di conseguenza, sicura. Starikov e Zhirinovskij (un radicale anti-comunista che disprezza Stalin) potranno discutere fino all'esaurimento su Stalin o la monarchia (che l'auto-descritto stalinista Starikov rispetta e sostiene), ma di fronte al conflitto in Ucraina o in Siria questi dibattiti avranno ben poco impatto sulle decisioni del Cremlino.

Così, mentre io rimango estremamente critico di Stalin e di tutto il periodo sovietico, credo che l'attuale de-demonizzazione di Stalin sia una cosa molto buona e mi auguro vivamente che darà agli storici la libertà intellettuale e ideologica di cui hanno bisogno per fare il loro lavoro. Per il momento, preferisco piuttosto farmi da parte e aspettare di leggere altri dei loro libri.

Ora è il vostro turno – vi prego di dirmi cosa ne pensate di Stalin e del suo ruolo nella storia!

Saker

PS: questo post è stato lungo e complesso da scrivere. E sto disperatamente lottando contro il tempo: in questo momento ho 36 e-mail a cui rispondere e altre 3 (importanti) da scrivere. Quindi, per favore perdonatemi se vi presento questo testo nella sua versione attuale di una grezza "prima bozza". Non volevo più aspettare prima di presentare un testo che avevo promesso di inviare la settimana scorsa. Ho pensato che quanto più vicino è ai video di Jimmie, tanto meglio è per la nostra discussione. Cercherò di trovare il tempo per correggerlo e rileggerlo nel prossimo paio di giorni (forse mercoledì, perché domani sarò via per tutto il giorno). Ora devo correre, ho ancora un sacco di lavoro da fare oggi!

 
Halloween in una prospettiva cristiana ortodossa

Il 30 ottobre 2012 abbiamo presentato uno scritto di John Sanidopoulos su come separare i fatti della festa di Halloween dalle relative finzioni; ora siamo lieti di presentare un articolo di approfondimento scritto quest’anno da John, che è molto competente sulla storia dello sviluppo storico della festa di Halloween, in particolare nell’America degli ultimi due secoli. Le sue ricerche ci aiutano a non dare per scontato molte interpretazioni che vanno per la maggiore negli ambienti cristiani, inclusi quelli ortodossi.

 
Uno sguardo indietro al 2019

Mentre salutiamo il vecchio anno, meditiamo su alcuni degli eventi che hanno avuto luogo nel mondo ortodosso. È un momento per la tristezza e il rimorso per il male, e per la gratitudine verso Dio per il bene. Ma proprio come ha fatto da quando il Signore l'ha costruita, l'Arca della Salvezza continua il suo viaggio benedetto e glorioso attraverso il mare in tempesta della vita, pronta a prendere a bordo nel suo invincibile spazio tutti coloro che cercano veramente la salvezza in Cristo nostro Dio.

sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina

Ucraina

Guardando indietro al 2019, possiamo sicuramente dire che è stato un anno tumultuoso per la Chiesa ortodossa. È cominciato con il patriarca Bartolomeo che ha firmato un tomos che concedeva l'autocefalia a una raccolta di chierici che non avevano mai ricevuto un'ordinazione canonica o erano stati deposti o perfino anatematizzati anche dalla propria Chiesa locale. Il "patriarca" anatematizzato Filaret Denisenko, che è stato determinante nel portare avanti l'intero processo dell'autocefalia, è uscito in scisma da quella stessa "autocefalia" subito dopo la sua formazione, dicendo che se avesse saputo cosa stava pianificando il Fanar, non vi si sarebbe mai unito. Come previsto, la chiesa nazionalista ucraina ha ricevuto la benedizione a lungo richiesta per intensificare il sequestro delle proprietà ecclesiastiche alla Chiesa ortodossa ucraina canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

Il sollievo, tuttavia, è arrivato a maggio quando Petro Poroshenko, il presidente che aveva spinto in modo aggressivo il progetto d'autocefalia e che stava lavorando per privare legalmente la Chiesa ortodossa ucraina del suo nome legale al fine di etichettarla come una chiesa russa e non ucraina (anche se circa i due terzi della popolazione credente sono membri della Chiesa ortodossa ucraina e non della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Quei legislatori affermano forse che due terzi dei credenti sono russi e non ucraini?), è stato completamente sconfitto alle elezioni presidenziali. Il suo successore è Vladimir Zelenskij, che ha assunto una posizione di non interferenza nelle questioni ecclesiastiche. E per fortuna, la Corte Suprema dell'Ucraina ha recentemente sospeso il disegno di legge di cambio del nome.

La maggior parte del mondo ortodosso non riconosce ancora la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma alla fine del 2019 abbiamo anche assistito a due primati di Chiese locali, l' arcivescovo Hieronymos della Grecia e il patriarca Theodoros di Alessandria, che, senza effettivamente chiedere un voto ai loro sinodi episcopali, hanno accettato l'atto anti-canonico del patriarca Bartolomeo, semplicemente per rispetto per lui, per solidarietà etnica o per paura delle pressioni di forze geopolitiche. L'accettazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte del patriarca Theodoros è stata particolarmente scioccante, poiché in precedenza aveva espresso il suo forte sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.

migliaia di persone frequentano la Liturgia nella cattedrale della Resurrezione a Podgorica, in Montenegro, per mostrare il loro sostegno alla Chiesa ortodossa serba

Montenegro

Proprio alle soglie del 2020, il governo montenegrino ha approvato un disegno di legge che legalizzerebbe la confisca di proprietà che sono state per secoli luoghi di culto della Chiesa ortodossa serba. Il governo sta promuovendo il proprio scisma tascabile, alla maniera della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". La violenza è scoppiata mentre gli ortodossi del Montenegro hanno protestato contro la mossa e un vescovo della Chiesa ortodossa serba è stato picchiato e ha dovuto essere ricoverato in ospedale.

Dobbiamo ricordare che ci furono momenti nella storia della nostra Chiesa in cui anche i patriarchi orientali accettarono eresie, ma grazie alla testimonianza di grandi padri dell'Ortodossia, quelle Chiese locali alla fine respinsero i loro errori. Decidiamo di pregare nel prossimo anno per quei vescovi e per le loro Chiese, affinché l'errore sia respinto e la pace e l'unità possano essere ripristinate.

il metropolita Jean (Renneteau) di Dubna e il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' alla Liturgia ufficiale della riunione nella cattedrale di Cristo Salvatore, Mosca, 3 novembre 2019

Le Chiese si riuniscono

Come esempio del ripristino dell'unità, a novembre l'arcidiocesi delle chiese russe dell'Europa occidentale si è riunita con la sua Chiesa madre, il Patriarcato di Mosca.

L'arcidiocesi delle chiese ortodosse russe nell'Europa occidentale ha avuto una storia travagliata dalla sua creazione da parte di san Tikhon di Mosca nel 1921. In varie epoche nel corso del secolo scorso è appartenuta al Patriarcato di Mosca, alla Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia e al Patriarcato di Costantinopoli, e talvolta è stata una struttura indipendente.

Più di recente, l'arcidiocesi è stata un esarcato sotto il patriarcato di Costantinopoli, fino a quando il Santo Sinodo ha improvvisamente revocato questo status senza preavviso all'inizio dell'anno, dando istruzioni alle parrocchie di trasferirsi sotto i metropoliti locali di tradizione greca. Tuttavia, l'arcidiocesi ha votato in modo schiacciante per rimanere insieme come organo ecclesiastico e così ha iniziato discussioni e negoziati su come andare avanti. Il suo primo ierarca, l'arcivescovo Jean (Renneteau), ha fatto appello al Patriarcato di Mosca affinché l'arcidiocesi venisse accettata come parte di esso.

La maggioranza del clero e delle parrocchie dell'arcidiocesi ha votato per seguire l'arcivescovo Jean alla fine di settembre, e la loro decisione è stata ufficialmente accettata dal Santo Sinodo russo il 7 ottobre. Domenica 3 novembre, l'arcivescovo Jean e una delegazione hanno concelebrato con il patriarca Kirill a Mosca, in un atto di riunione ufficiale. L'arcivescovo Jean è stato elevato al rango di metropolita e nominato metropolita di Dubna.

oltre 60 chiese e monasteri sono stati distrutti dall'ISIS

Siria

Il 2019 ha visto anche probabilmente la fine di una sanguinosa e orribile guerra di otto anni in Siria, come risultato della quale oltre mezzo milione di persone ha perso la vita e metà della popolazione del paese è stata sfollata. La crisi umanitaria è sconcertante e la temporanea ascesa del fanatico ISIS islamista ha portato devastazione alle comunità cristiane siriane. Il Natale 2019 è il primo anno dall'inizio della guerra in cui i cristiani ortodossi hanno potuto celebrare la Natività del Signore senza paura. Alcune chiese e monasteri sono già in fase di restauro, con l'aiuto di organizzazioni caritative ortodosse, in particolare russe.

Dipartita di anziani

archimandrita Aimilianos (Vafides) † 2019

Il 9 maggio 2019 il venerato anziano atonita, l'archimandrita Aimilianos (Vafides), abate emerito del monastero di Simonopetra, si è addormentato nel Signore. L'anziano Aimilianos era un monaco delle Meteore prima di trasferirsi con la sua fratellanza a Simonopetra sul monte Athos nel 1973. Fu eletto e intronizzato abate del monastero nello stesso anno, prestando servizio in tale veste fino al 2000, diventando uno degli anziani più amati e venerati sul Santo Monte e in tutta l'Ortodossia nel ventesimo secolo. Era anche noto per la fondazione di una delle comunità monastiche più floride della Grecia, il convento dell'Annunciazione di Ormylia. È morto all'età di 85 anni.

archimandrita Ephraim (Moraitis) † 2019

L'8 dicembre 2019 ha visto anche la dipartita del grande anziano Ephraim (Moraitis) dell'Arizona all'età di 91 anni.

Nato Ioannis Moraitis il 24 giugno 1927 a Volos, in Grecia, padre Ephraim lasciò il mondo per diventare monaco sul monte Athos all'età di 19 anni. Lì divenne discepolo del santo Iosif l'Esicasta, abate del monastero di Philotheou. Nel 1995, lui e un piccolo gruppo di monaci dall'Athos stabilirono un monastero a Sonora nel deserto dell'Arizona, e da questo fiorente monastero sono sorti altri 19 monasteri per uomini e donne negli Stati Uniti e in Canada, tutti sotto la cura dell'anziano Ephraim. L'impatto spirituale di questa fioritura monastica in Nord America è a dir poco un miracolo. Sebbene mancherà molto ai suoi molti figli spirituali, non c'è dubbio nella loro mente che l'anziano Ephraim sia ora il loro intercessore in cielo.

Canonizzazioni

Tra i santi ufficialmente canonizzati quest'anno dalle loro rispettive Chiese, di particolare rilievo per i nostri lettori sono il santo Iosif l'Esicasta del Monte Athos e l'anziano Sophrony del Monte Athos, che ha fondato il monastero di san Giovanni il Precursore nell'Essex, in Inghilterra.

Archimandrita Sophrony (Sakharov) dell'Essex

Archimandrita Ephraim (Moraitis) †2019

Crescita e limitazioni

Il nostro sito Web ha continuato la sua crescita, con maggiori sforzi per portare articoli di qualità nel mondo ortodosso di lingua inglese e per coloro che sono interessati al cristianesimo ortodosso. Non siamo un sito politico, siamo un sito religioso e ci occupiamo di argomenti cristiani. Non facciamo segreto del fatto che supportiamo l'Ortodossia canonica, tradizionale e autentica e pubblichiamo articoli di conseguenza a tale posizione. Il fatto che questo sia ciò che la gente vuole è riflesso in parte dal nostro seguito di 95.000 persone che ci seguono su Facebook. Nell'ottobre 2019, Facebook ha annunciato limitazioni nei confronti di siti web che sono presumibilmente pro-Cremlino e in qualche modo pericolosi per gli americani, perché non stanno seguendo la linea di partito che si riduce allo slogan: la Russia è il male. Il Dipartimento di stato degli Stati Unitivede la Chiesa ortodossa russa come "soft power" del governo russo, un braccio di propaganda del Cremlino, che sta presumibilmente cercando di influenzare le elezioni statunitensi e altri eventi politici mondiali. Naturalmente noi consideriamo queste cose una sciocchezza, ma apparentemente Facebook no, e così nell'ottobre 2019 ha posto delle limitazioni ai nostri feed di notizie.

Questo ci ha portato alla convinzione che, sebbene in generale abbiamo fatto un buon lavoro su Facebook e ne riconosciamo l'importanza su Internet, potremmo continuare a vivere anche senza il suo supporto. Quindi, siamo grati che nel 2019 ci sia stato ricordato che Facebook non è Dio; Dio è estremamente al di sopra di Facebook. E il cristianesimo è il più grande social network sia sulla terra che in cielo. Pertanto, nel timore di Dio nel 2020, faremo del nostro meglio per tenere informati i nostri lettori su ciò che sta accadendo nel mondo cristiano ortodosso e per fornire liberamente omelie e analisi di qualità, istruzioni spirituali dificanti e un incoraggiamento cristiano al mondo di lingua inglese .

E tutti noi che lavoriamo qui sul sito web OrthoChristian.com auguriamo ai nostri cari lettori un felice, prospero, pacifico e benedetto 2020.

Per la pace nel mondo e tra i servi di Dio!

 
Una lezione dalla storia

In una conferenza sulla storia del Patriarcato ecumenico nel XX secolo, il metropolita Chrysostomos di Efeso, di tre volte beata memoria, decano dei metropoliti del Patriarcato ecumenico, si è soffermato in dettaglio sulla pressione esercitata dal Santo Sinodo di Costantinopoli da parte delle autorità civili per costringere i vescovi a eleggere il metropolita d'America, Atenagora, come patriarca ecumenico. Ha descritto come i politici che sostenevano il patriarca si erano rivoltati durante il suo mandato e come nel 1970 le autorità turche avevano emanato un memorandum in nove punti che organizzava l'elezione del prossimo patriarca. Questo memorandum prevedeva l'istituzione di un comitato di tre persone per supervisionare la nomina e il processo elettorale e includeva un dettagliato schema per organizzare il modo in cui era preparata la lista dei candidati. Il memorandum concedeva al governo il diritto di condurre i procedimenti per indagare sui candidati e rimuovere quelli che riteneva inappropriati e gli dava la competenza di nominare il patriarca se il sinodo non si fosse attenuto al termine stabilito per eleggere il patriarca. Questo meccanismo supponeva anche che un rappresentante del governo avrebbe preso parte al processo elettorale formale per ratificare la validità delle elezioni e per confermare che esse soddisfacessero le condizioni legali.

Il metropolita afferma che il Santo Sinodo di Costantinopoli aveva fortemente contestato l'ultimo paragrafo, sottolineando che l'elezione è un processo puramente ecclesiastico che si svolge nella Chiesa secondo regole derivate dalla tradizione ecclesiastica che includono l'invocazione dello Spirito Santo. La risposta delle autorità, tuttavia, fu soffocante, poiché esprimeva i propri dubbi su quest'argomentazione, spiegando che "le elezioni nella Chiesa di Grecia e nella Chiesa di Creta che dipende da Costantinopoli avvengono alla presenza di un amministratore delegato dallo stato, che gode delle stesse competenze di cui godrà il delegato eletto dal governo turco". Il metropolita Chrysostomos ha dichiarato di aver attirato l'attenzione su questo incidente per avvertire che "ciò che facciamo nella sfera ortodossa di solito dà un cattivo esempio agli altri" che può ritornare a perseguitarci. Penso che sua Santità l'attuale Patriarca ecumenico conosca molto bene questo incidente, poiché era discepolo e compagno del metropolita Melitone di Calcedonia, che era stato escluso dalla lista dei candidati in quel momento dopo essere stato il candidato più forte e quello più preparato a succedere al patriarca Atenagora.

Forse rivisitare oggi le parole del metropolita Chrysostomos servirà da avvertimento sui pericoli insiti in ciò che il Fanar sta facendo in Ucraina, dove le decisioni che i fanarioti stanno prendendo in collaborazione con le autorità politiche potrebbero costituire precedenti le cui ripercussioni non saranno risparmiate in futuro né al Patriarcato ecumenico, né alle altre Chiese locali.

Costantinopoli riconsidererà le sue decisioni ed eviterà di essere immersa in piani politici e politiche di potere? Metterà i freni all'oppressione a cui è sottoposta la Chiesa legittima in Ucraina per non aprire ad altri la porta per usare questo comportamento come scusa per perseguitare la Chiesa in futuro? Impareremo dalle tragedie della nostra storia e dai nostri errori?

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

 
I 7 monasteri maschili più grandi e maestosi in Russia (saggio fotografico)

Un elenco informativo dei più grandi monasteri maschili in Russia è stato scritto da una novizia e fornisce non solo un riassunto delle storie dei monasteri, ma anche alcune immagini straordinarie. Tradotto qui di seguito per voi, vi consigliamo vivamente se vi trovate in zona di visitare alcuni di questi meravigliosi luoghi. Poiché abbiamo fatto una traduzione automatica, ci scusiamo in anticipo per eventuali errori.

il monastero Kirillo-Belozerskij, Vologda, Russia

I monasteri sono sempre stati roccaforti dell'Ortodossia, bastioni di spiritualità. Persone provenienti da tutto il paese vi accorrevano per chiedere consiglio ad anziani esperti, con richieste di preghiere e di aiuto materiale.

I luoghu santi ortodossi hanno attraversato molte prove durante i lunghi anni della loro esistenza. Oggi i monasteri della Russia sono rianimati o eretti in nuovi luoghi. Ora in Russia ci sono 537 monasteri ed eremi e due lavre.

Il monastero Kirillo-Belozerskij

Il monastero Kirillo-Belozerskij è un monastero maschile nella diocesi di Vologda della Chiesa ortodossa russa. È il più grande monastero non solo in Russia, ma anche in tutta Europa. È anche chiamata la "fortezza del grande sovrano" perché nel Medioevo era davvero la più grande fortezza ai confini nord-occidentali dello stato russo e il centro della vita spirituale del nord russo. Le robuste mura del monastero, costruite nei secoli XVI-XVII, circondano un'area di 12 ettari, su cui si trovano 11 chiese grandi e piccole.

Il monastero fu fondato nel 1387 da san Cirillo, seguace di san Sergio di Radonezh, per ordine della Madre di Dio, che gli scrisse in una visione. Il monastero si trova sulla riva del lago Siverskij nella città di Kirillov, nata da un insediamento annesso al monastero. Fino all'epoca di Pietro il Grande il monastero aveva un vasto commercio, soprattutto di sale e pesce. Oltre a questo il monastero era uno dei più importanti centri librari della Russia. All'inizio del XVIII secolo il monastero era importante per le proprietà terriere, su cui vivevano 21mila contadini sparsi in 16 distretti.

Nel 1924 il monastero divenne museo e riserva storica, architettonica e artistica. Oggi il monastero coesiste con un museo, e le funzioni si celebrano nelle chiese di san Sergio (solo in estate) e di san Cirillo (tutto l'anno).

Dal 2000 il monastero è sotto la protezione dell'UNESCO. Il motivo per includerlo nell'elenco dei siti del patrimonio mondiale sono stati gli affreschi perfettamente conservati dell'iconografo Dionisij di Mosca, discepolo di Andrej Rublev.

Il monastero della Risurrezione a Nuova Gerusalemme

Il monastero della Risurrezione a Nuova Gerusalemme è tra i monasteri più grandiosi e maestosi della santa Rus'. Fu costruito da sua Santità il patriarca Nikon secondo il suo piano di creare una Palestina russa vicino a Mosca per dare al popolo russo l'opportunità di contemplare i luoghi della salvezza e della risurrezione di Cristo senza dover compiere il costoso e pericoloso viaggio verso il Medio Oriente. Il santuario principale del monastero era la chiesa della Risurrezione, costruita sul modello della chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, con copie di tutti i luoghi memorabili associati all'impresa espiatoria di Cristo il Salvatore.

Nuova Gerusalemme fu costruita dal 1656 al 1685, periodo durante il quale fu creata la "bellezza celeste". Vi sono rappresentati il Giordano, la chiesa del Santo Sepolcro, il Monte Sion, il Monte degli Ulivi, il Monte Tabor, Betania, Betlemme, Nazaret, Samaria, Sidone, Cafarnao e la Galilea. Il monastero di Nuova Gerusalemme era decorato in modo particolarmente ricco ed era una testimonianza visibile della gloria e del potere della Chiesa ortodossa russa e della gloria e del potere della santa Rus', che a quel tempo era diventata uno stato unificato. Il numero dei monaci a un certo punto raggiunse i 500.

Nell'Ottocento e all'inizio del Novecento il monastero fu uno dei più frequentati centri di pellegrinaggio. Nel 1913 fu visitato da circa 35mila persone.

Nel 1919 il monastero fu chiuso e ceduto al Museo statale di arte e storia.

Nel 1994 il monastero stavropigiale (subordinato direttamente al patriarca) della Risurrezione a Nuova Gerusalemme ha ripreso la sua attività.

L'intero complesso monastico di Nuova Gerusalemme, che comprende più di 30 siti, è stato restaurato completamente e in tutto il suo splendore entro il 2015. Nel 2017, più di 150mila persone hanno visitato il monastero.

La Lavra della santa Trinità e di san Sergio

La Lavra della santa Trinità e di san Sergio è il più grande monastero maschile della Chiesa ortodossa russa con secoli di storia. Si trova nel centro di Sergiev Posad, nella regione di Mosca. Ha uno status stavropigiale.

L'insediamento di san Sergio di Radonezh sulla collina di Makovets (70 chilometri a nord-est di Mosca) nel 1337 è considerato la data di fondazione dell'eremo della santa Trinità. Dopo diversi anni di vita ascetica solitaria di san Sergio come monaco, nuovi abitanti arrivarono a Makovets e l'eremo fu trasformato in un monastero. Nel Medioevo il monastero ha avuto un ruolo importante nella vita politica della Russia ed è stato un sostegno per le autorità e il popolo. Ha preso parte alla lotta contro il giogo tataro-mongolo, ha resistito agli eserciti polacco-lituani durante il tempo dei torbidi e ha sostenuto Pietro il Grande nella sua lotta per il potere. Alla Lavra si sono tenuti alcuni dei concili locali della Chiesa ortodossa russa.

Numerose strutture architettoniche della Lavra della santa Trinità e di san Sergio furono costruite dai migliori architetti del paese nei secoli XV-XIX. L'insieme del monastero comprende più di 50 edifici con scopi diversi, di cui più di dieci sono chiese. Le reliquie del fondatore del monastero, san Sergio di Radonezh, si trovano nella cattedrale della santa Trinità alla Lavra.

Dal giorno della sua fondazione fino ai giorni nostri, la Lavra è stata un importante centro di illuminazione spirituale (qui si trova l'Accademia teologica di Mosca) e di cultura russa.

La fraternità della Lavra conta circa 200 monaci.

Il monastero della Trasfigurazione del Salvatore a Valaam

Il monastero della Trasfigurazione del Salvatore a Valaam è un monastero stavropigiale della Chiesa ortodossa russa, situato sulle isole dell'arcipelago di Valaam nella parte settentrionale del Lago Ladoga nella Repubblica di Carelia. È chiamato l'Athos del nord. Secondo la leggenda, l'apostolo Andrea, predicando il Vangelo, eresse una croce di pietra sui monti di Valaam. 900 anni dopo, due monaci, Sergio ed Herman, fondarono una confraternita monastica su una delle isole. All'inizio del XVI secolo, circa 600 monaci vivevano sulle isole, ma i frequenti attacchi degli svedesi portarono alla desolazione delle fertili isole. Il monastero di Valaam iniziò a essere restaurato nel 1715 dopo le vittorie di Pietro il Grande sugli svedesi. La massima prosperità del monastero arrivò nel XIX secolo, nei 42 anni in cui fu abate padre Damaskin.

Gli asceti di Valaam desideravano trasformare il loro monastero in una nuova Gerusalemme, tanto che all'inizio del XX secolo sull'isola apparvero nomi che si riferivano ai tempi del Nuovo Testamento: Kedron, Getsemani, Monte degli Ulivi, eremo della Risurrezione.

All'inizio della prima guerra mondiale sulle isole vivevano circa 1000 monaci.

La rinascita del monastero è iniziata alla fine del 1989. Nel giorno della memoria di sant'Andrea, il 13 dicembre, sono venuti qui sei monaci – nel 2018 erano già circa 200.

Più di 100.000 persone vengono ogni anno al monastero di Valaam, tra cui circa 90.000 turisti.

Il monastero della Dormizione delle Grotte di Pskov

Il monastero della Dormizione delle Grotte di Pskov ha una storia secolare. Il nome del monastero è legato alle grotte al suo interno, chiamate le grotte "create da Dio". Secondo la leggenda, le grotte divennero note ai residenti locali nel 1392. Vi risiedevano alcuni monaci della Lavra delle Grotte di Kiev, che erano fuggiti nella terra di Pskov dalle incursioni tartare della Crimea. Nel 1473 fu qui consacrata la chiesa rupestre della Dormizione della Madre di Dio, scavata dal venerabile Giona nella collina di arenaria. Quell'anno è considerato l'anno di fondazione del monastero.

L'ascesa della vita monastica e la fioritura del monastero risalgono al XVI secolo, quando l'abate era il monaco martire Kornilij, assassinato da Ivan il Terribile nell'anno 1570. Sotto l'abate Kornilij furono eretti muri di pietra intorno al monastero, e il il monastero divenne una fortezza che resistette agli assedi di polacchi e svedesi.

Il complesso delle Grotte create da Dio è costituito da grotte lunghe quasi 15 metri e da sette gallerie sotterranee – strade sotterranee con una chiesa rupestre della Risurrezione e un cimitero del monastero, dove sono sepolte diecimila persone. Nelle grotte c'è una temperatura costante di 5°C.

Il monastero non è mai stato chiuso durante la sua storia.

Il monastero Solovetskij

Il monastero Solovetskij è un monastero stavropigiale, situato nel villaggio di Solovetskij nel distretto di Primorskij della regione di Arkhangelsk, sull'isola di Solovetskij nel Mar Bianco. Ci sono circa 60 km tra l'isola e la costa della Carelia. La distanza da Arkhangelsk è di circa 300 km. La temperatura media annuale sulle isole è di 1,1° C.

Il monastero fu fondato nel 1420-1430 e presto divenne uno dei più famosi, facendo molto per educare i pagani nell'estrema periferia della Russia. Profondamente venerati sono i nomi dei fondatori del monastero: i venerabili Zosima, Savvatij e Herman, i taumaturghi Eleazar e Iov di Anzer. Il monastero fu ricostruito in pietra da san Filippo, metropolita di Mosca e di tutta la Rus', che aveva vissuto quasi 30 anni nel monastero di Solovetskij, 18 dei quali come abate. San Filippo si espresse coraggiosamente contro i misfatti dell'oprichnina dello tsar Ivan il Terribile ed ebbe una morte da martire.

Il monastero Solovetskij ha unito le sue imprese monastiche con il suo dovere civico: dalla fine del XVI secolo divenne un difensore delle frontiere settentrionali della Russia. Nel 1854, durante la guerra di Crimea, quando le navi britanniche bombardarono il monastero per nove ore, i fratelli e tutti gli abitanti, guidati dall'abate, l'archimandrita Aleksandr (Pavlovich), difesero il monastero con grande coraggio ed eroismo.

All'inizio del XX secolo il monastero aveva dieci eremi e skiti, 17 chiese (con 31 altari), circa 30 cappelle. Era "il regno degli uomini di Solovetskij, un paradiso terrestre, dove tutti lavorano per la gloria di Dio".

Il 5 ottobre 1990 il Santo Sinodo ha benedetto la rinascita del monastero stavropigiale della Trasfigurazione del Salvatore.

L'eremo di Optina

L'eremo di Optina è la più fulgida candela accesa dal popolo russo davanti a Dio e la lampada più luminosa della Russia ortodossa nei secoli XIX e XX.

Secondo la leggenda, il monastero fu fondato alla fine del XIV secolo da un ladro pentito di nome Opta, divenuto poi il monaco Makarij. La prima testimonianza scritta dell'Eremo di Makarij a Optina risale al regno di Boris Godunov. Durante il tempo dei torbidi fu devastato dai lituani. All'inizio del XVIII secolo, Pietro I vi riscosse un tributo insopportabile e nel monastero rimasero solo 12 persone.

La vera rinascita del monastero iniziò alla fine del XVIII secolo con la nomina a rettore del monastero dello ieromonaco Avramij. Con lui iniziò la storia dei grandi anziani del monastero. I famosi anziani amanti di Dio di Optina divennero il principale faro di santità del monastero. L'eremo di Optina, nell'Ottocento e all'inizio del Novecento, fu una scuola del monachesimo russo e uno dei centri spirituali della Russia.

L'eremo di Optina fu chiuso nel gennaio 1918 e riaperto nell'autunno del 1988. Il monastero sta attualmente vivendo il suo periodo di massimo splendore, con circa 200 monaci che vivono in ascesi.

 
Un capitano dei reparti speciali francesi rivela come fu ucciso Litvinenko, per incastrare il governo russo (Video)

L'ufficiale in pensione delle forze speciali (GIGN) francesi Paul Barril dice che non solo sa come Alexander Litvinenko è stato assassinato, ma come il suo manovratore, il magnate esiliato Boris Berezovskij, è stato ucciso per non farlo parlare

(Intervista apparsa in esclusiva su Russia Insider)

Due settimane fa, lo scrittore e giornalista William Dunkerly ha pubblicato uno scoop su OpEd News riguardante nuove informazioni sulla morte nel 2006 dell'ex agente dell'FSB Alexander Litvinenko a Londra. Successivamente ne abbiamo parlato su Russia Insider.

Le accuse sono state fatte da Paul Barril, un capitano in pensione della Gendarmerie Nationale francese (simile alle truppe interne della Russia o alla guardia nazionale di alcuni paesi) che ha avuto una lunga carriera nelle forze speciali (GIGN) e nel controspionaggio, ed è ben conosciuto in Francia.

Dopo che è andato in pensione, Barril ha lavorato con una serie di agenzie di sicurezza private. Attualmente è partner del Gruppo Nadjadi, per gentile concessione del quale è stata ottenuta questa intervista esclusiva.

Barril è anche una figura controversa, essendo stato collegato ad alcuni scandali. Alcuni hanno sollevato domande sul suo servizio come consulente per il governo ruandese, al momento del genocidio del 1994 in quel paese. Tuttavia, sostiene con forza di non avere avuto alcun ruolo in quei crimini.

Nel corso della sua lunga carriera nelle forze speciali, Barril sostiene di aver "arrestato 115 persone, di essere stato coinvolto nella resa di 61 psicopatici, di aver neutralizzato 17 persone armate senza l'utilizzo di armi, e di aver liberato oltre 450 ostaggi".

In quest'intervista esclusiva, Barril dice di avere le prove che un italiano, Mario Scaramella, assieme agli associati ceceni di Boris Berezovsky, in collaborazione con la CIA e MI6, ha cospirato per uccidere il disertore dell'FSB Alexander Litvinenko come parte di un'operazione per incastrare Vladimir Putin, l'FSB e la Federazione Russa.

Dice che Andrej Lugovoj – accusato dalla Gran Bretagna della morte di Litvinenko e ora membro della Duma russa – era corteggiato da Litvinenko per ottenere informazioni e che in realtà è stato Litvinenko che ha invitato Lugovoj alla riunione nella quale sarebbe stato avvelenato.

Barril denincia la segretezza che circonda i risultati dell'indagine britannica, e la loro incapacità di indagare sul contatto di Scaramella con Litvinenko prima della morte di quest'ultimo.

Barril ritiene inoltre che Boris Berezovsky sia stato successivamente ucciso a causa della sua profonda conoscenza di questa e di altre operazioni segrete anti-russe, a fronte del suo comportamento sempre più erratico e della sua imprudenza con i media.

L'operazione della CIA per diffamare e screditare la Russia in generale e Vladimir Putin, in particolare, in cui Berezovsky e Litvinenko erano entrambi coinvolti, ha il nome in codice Operazione Beluga, secondo l'ex ufficiale.

I due uomini sono stati anche collegati al banchiere internazionale e presunto agente operativo della CIA Bill Browder.

Se sarà nominato un investigatore imparziale, Barril dice che fornirà tutte le prove che lui e i suoi partner hanno ottenuto sul caso, e suggerisce per questo ruolo l'ex procuratore delle Nazioni Unite Carla Del Ponte.

Queste accuse hanno il potenziale per far scoppiare questo mistero di omicidio spionistico che continua a perseguitare le prime pagine dei giornali 10 anni dopo l'evento.

Trascrizione del video

Capitano Barril, è un onore essere qui con lei oggi. Può dire il suo nome, cognome, data e luogo del nostro incontro?

Capitano Paul Barril, ora in pensione dalla gendarmeria; è il marzo 2016 e siamo sulla Costa Azzurra.

Capitano Barril, può brevemente raccontarci la sua storia di servizio al governo francese, una breve descrizione della sua vita?

In breve, ero un ufficiale della gendarmerie francese; Sono stato uno dei primi comandanti del gruppo nazionale anti-terrorismo per dieci anni e poi il consigliere per la sicurezza del palazzo dell'Eliseo prima sotto la presidenza di Giscard d'Estaing, poi sotto il presidente Mitterrand e quindi sono stato consulente di molti capi di stati esteri in Africa, America Latina e nei paesi arabi. Ora lavoro con il gruppo Nadjadi nelle indagini internazionali della corruzione.

Capitano Barril, ha detto che vuole fare una dichiarazione sui fatti ignoti della morte di Alexander Litvinenko. Perché ha deciso di parlare ora?

Credo che ora sia necessario rivelare la verità. Dopo la morte di Litvinenko sono state raccontate tante bugie dai giornalisti, ma soprattutto dai servizi segreti. In particolare voglio chiarire questo punto. Per l'America e la Gran Bretagna la guerra fredda non è finita. La lotta continua, e nel caso di Litvinenko stiamo parlando di un'operazione per destabilizzare la leadership russa, in particolare il Presidente Putin, per danneggiare seriamente la reputazione e la credibilità delle forze di sicurezza interna. Questa operazione di manipolazione è coordinata dalla CIA e dall'MI6 e da tutti i nemici della Russia. Anche la Francia è coinvolta in questo, a sostegno degli americani. Si vede che la Mistral non è stata consegnata, che un'indagine finanziaria è stata avviata contro il circolo interno di Putin. Tutto questo è stato fatto al fine di destabilizzare la Russia e gettare un'ombra sulle politiche di Putin, sulle forniture all'Ucraina, ma soprattutto alla Siria.

Quest'operazione segreta degli americani e degli inglesi ha un nome in codice?

Il nome in codice di questa operazione che è stato assegnato dalla CIA è Beluga: questo è il nome in codice che è stato dato dagli americani a questa operazione segreta. Questa operazione è come un dipinto, un acquarello dove ogni colpo, ogni tocco del pennello ha un proprio colore, ma in generale l'immagine ha lo stesso obiettivo: screditare e destabilizzare il presidente Putin. È necessario chiarire che io sono residente a Londra; Ho vissuto lì la maggior parte del tempo; conosco Londra. A Londra vivono circa trecentomila russi tra cui una comunità cecena. Tutti gli avversari di Putin sono a Londra, per esempio Bill Browder.

Dunque, in base alle sue conoscenze, chi ha ucciso Alexander Litvinenko e perché?

Occorre innanzitutto vedere l'intero contesto. È stato ucciso, e sappiamo che è morto per avvelenamento da polonio. Da dove viene il polonio? Il polonio 210 è un elemento raro prodotta in Russia in un certo luogo. È assolutamente sicuro se conservato in un contenitore chiuso. Se è portato in una bottiglia è assolutamente innocuo (un foglio di carta come questo è sufficiente per bloccare i suoi effetti), ma se il contenitore è danneggiato, diventa mortale, perché distrugge le cellule.

Quindi Litvinenko ha preso il polonio, ma dove?

Ha ricevuto due diverse dosi di polonio; su una di loro non si è realmente indagato. Sto parlando della scia di Scaramella, che ha incontrato Litvinenko al mattino e ha cenato con lui a Piccadilly. Le prime tracce di polonio erano nel ristorante dove avevano cenato insieme. Scaramella poi è andato in Italia, dove è stato arrestato all'arrivo. Ho una registrazione audio di Scaramella, che ha venduto al governo italiano le informazioni che il signor Prodi era un agente del KGB. Scaramella è stato arrestato a Napoli con un'arma, che presumibilmente doveva essere usata per uccidere alcune personalità italiane. Ma tutto questo è una costruzione, perché tutto questo è stato controllato dal regista che stava tirando le fila, nelle cui mani erano concentrate tutte le informazioni contro la Russia e il presidente Putin: Berezovskij. Ma in ultima analisi, per chi lavorava Litvinenko? Litvinenko era un caso speciale. Era un ex agente del FSB; stranamente, all'età di 36 era diventato tenente colonnello; nel 1998, fu uno dei quattro ufficiali del KGB che organizzarono una conferenza stampa in cui si diceva che i servizi segreti volevano assassinare Berezovskij. E 'stata una messinscena pagata da Berezovsky, che nutriva un odio crescente per il presidente Putin. Berezovsky ha cominciato a raccogliere tutti i membri dell'opposizione presente a Londra. Questi visitavano regolarmente Berezovsky, che li ha pagava per le informazioni. Il signor Browder era strettamente connesso con Berezovsky e Litvinenko, era al suo servizio e faceva tutto ciò che gli chiedeva Berezovsky.

Allora Berezovskij lavorava con il signor Browder, un agente americano?

Berezovzky ha collaborato con Browder per infangare l'immagine di Putin. Hanno effettuato una operazione di manipolazione e di destabilizzazione. Per esempio, Browder ha diffuso voci che il presidente ha duecento miliardi di dollari che mantiene al di fuori della Russia. E questo è falso. Tutte le attività erano coordinate da questi due.

Ritorno alla mia prima domanda: chi, effettivamente, ha ucciso Alexander Litvinenko?

Prima di tutto, Litvinenko era strettamente collegato con la mafia cecena. Alla base di tutti i conflitti tra l'opposizione di Londra ci sono conflitti finanziari. Litvinenko ha ricevuto ingenti somme da Berezovsky, e doveva passarele ai gruppi ceceni che effettuavano operazioni mirate; non avrebbe dovuto sapere tutto. Il polonio è stato consegnato dalla Russia attraverso una connessione ceceno-italiana, attraverso Scaramella, che aveva venduto il magazzino di armi russe a Napoli. Quali attività poteva avere a Napoli? Erano mere manipolazioni e operazioni finanziarie, ma l'obiettivo generale principale era quello di scuotere la posizione del presidente Putin e di indebolire l'FSB.

Quindi, possiamo concludere che Litvinenko è stato ucciso dai ceceni e da Scaramella?

È stato eliminato; è diventato una pietra al collo; ha cominciato a disturbarli. Ricordiamo che durante la sua permanenza in ospedale, ha trascorso cinquantasette minuti a testimoniare a Scotland Yard. Ma Litvinenko era un agente del MI6; era tenuto sotto costante sorveglianza da Scotland Yard. Gli avevano dato libertà di azione, e i suoi affari erano diretti contro il presidente Putin e della Federazione Russa.

Quindi, Litvinenko è stato giustiziato dai ceceni e Scaramella?

Sì, dai ceceni e da Scaramella. Certamente, questo omicidio ha avuto luogo nel Regno Unito e le indagini dovrebbero essere rese pubbliche. Sì, anche l'autopsia di Berezovsky è causa di confusione: come avrebbe potuto impiccarsi e poi mettersi giù? Come poteva essere sola in casa a questo punto?

E Alexander Litvinenko ha invitato Lugovoj ad andare da lui?

Sì, gli chiese di andare da lui perché voleva ottenere informazioni da lui; era il portatore di informazioni, e Litvinenko avrebbe dovuto pagarne il costo a Lugovoj, un risarcimento monetario. Litvinenko disse a Lugovoj di andare da lui.

E Scaramella?

È tutto uguale; ha fatto scivolare il polonio nel sushi prima del tè con Lugovoj; era coinvolto nella consegna del polonio. Il polonio era stato scelto proprio perché si trattava di un marchio di produzione russa, per coinvolgere in questo caso il presidente russo e il FSB.

Così è stato Scaramella che ha messo il polonio nel sushi?

Ha ricevuto e distribuito il polonio, così come ha venduto l'informazione che Prodi era un agente del KGB.

Così ha ucciso Litvinenko?

Ha partecipato alla cospirazione insieme ad altri.

Ma chi ha fatto scivolare il polonio?

Il polonio è stato fatto circolare di mano in mano, perché la gente non sa che è pericoloso. Scaramella ha detto che poteva tranquillamente camminare con il polonio in tasca. E il giudice che ha condotto l'inchiesta ha stabilito che non vi erano tracce di polonio sull'aereo su cui i russi hanno volato e non c'erano tracce nell'aeroporto (Heathrow) dove i russi sono arrivati.

Torniamo al signor Berezovsky. Crede che Berezovsky si sia suicidato? In caso contrario, è stato eliminato?

Conoscevo bene il signor Berezovsky. Ho avuto lunghe conversazioni con lui. Ero a Gainsborough quando erano lì i suoi amici ceceni. Berezovsky non era un uomo capace di commettere suicidio. La sua fortuna non era pari a zero. Aveva ancora circa da 250 a 500 milioni di dollari. Berezovsky era diventato pericoloso, parlava troppo, prendeva medicine che rendevano incontrollabile. Se ho capito bene, era diventato incontrollabile; chiacchierava a destra e a sinistra; l'immagine che abbiamo visto della sua morte, cioè che si è impiccato nel bagno con una sciarpa, non corrisponde alla realtà.

Cioè, è stato ucciso?

Sì, è stato assassinato. In modo professionale. Voglio ricordare che c'è un enorme dossier di una serie di morti sospette, come il banchiere Safra di Monaco, il partner di Bill Browder. Dobbiamo anche ricordare che viveva in una casa sicura.

Pensa che anche Browder sia stato coinvolto nella morte di Berezovsky?

Sapeva benissimo che cosa stava facendo Berezovsky. E ha confermato che Berezovsky era diventato un peso per l'opposizione, perché stava parlando troppo. Non appena Berezovsky riceveva informazioni le consegnava immediatamente alla stampa.

La Gran Bretagna ha recentemente pubblicato senza prove questa teoria secondo la quale la causa della morte di Litvinenko coinvolgeva anche il presidente Putin. Che cosa può dire su questo?

Cazzate. Posso rispondere in modo molto preciso, perché sono un socio nel gruppo Nadjadi. Non vi è alcuna prova di questo. Al contrario vedo un'indagine viziata. Non considerano la pista italiana di Scaramella e perché gli italiani lo hanno preso in custodia e ciò che gli sta accadendo ora.

Sulla base di fatti ben documentati, che cosa ne pensa delle conseguenze in Russia delle indagini sulla morte di Litvinenko?

La Russia non ha nulla a che fare con questo caso. Il fascicolo è stato fabbricato fin dall'inizio. Il polonio è stato appositamente scelto perché è collegato alla Russia, perché è prodotto in un luogo particolare in Russia. Lo scopo di tutta l'operazione era di screditare il presidente Putin, l'FSB e la sicurezza interna, tutto questo perché le azioni della Russia ostruivano gli Stati Uniti in Ucraina e in particolare in Siria. Pertanto era necessario scuotere il potere di Putin. Si tratta di una operazione di destabilizzazione e diversione.

Quindi lei chiede un'indagine internazionale per scoprire la verità sulla morte di Litvinenko. Come si immagina quest'indagine in corso?

Credo che l'indagine dovrebbe essere condotta sotto la direzione di Carla del Ponte. Ha esperienza nelle indagini su casi complicati, e sappiamo che non è collegata con la CIA. Se sarà nominata, io la introdurrò a tutti gli elementi essenziali dell'inchiesta, che i servizi segreti britannici non hanno.

Lei lavora con il gruppo Nadjadi come consulente speciale. È pronto a cooperare con la Russia nella ricerca della verità sulla morte di Litvinenko?

La mia conclusione è che le accuse contro Putin sono infondate e che non ci sono prove. Ma ci sono tra 67 e 69 ore di testimonianze registrate da Litvinenko, che ha dato sul suo letto di morte, e che sono state ascoltate da Scotland Yard.

Quindi, in conclusione si può dire che questa operazione Beluga abbia ucciso Litvinenko.

Sì. L'obiettivo era screditare il presidente Putin e il governo russo, e soprattutto i servizi di sicurezza interna e l'FSB. L'operazione è quasi riuscita, almeno nei media, che si sono gettati sulle rivelazioni rilasciate dal giudice, ma non hanno fornito alcuna prova.

Capitano Barril, la ringrazio molto per quest'importante intervista.

 
Il metropolita Hierotheos Vlachos sulle stazioni di pedaggio

Uno dei punti meno chiari dell’escatologia ortodossa (volutamente reso meno chiaro dalle polemiche di certi “esperti” che non sanno nemmeno leggere le innografie della Chiesa) sono le cosiddette “stazioni di pedaggio” o “dogane” che attendono l’anima impenitente dopo la morte. Poiché queste si ritrovano in una quantità di punti del patrimonio liturgico della Chiesa, possiamo pacificamente ammettere che fanno parte anche del suo bagaglio dottrinale: tutto sta a renderle comprensibili anche a una mente moderna priva di un senso dell’ascesi e di una percezione della coscienza purificata. Ci prova il Metropolita Hierotheos di Nafpaktos, in un capitolo del suo libro La vita dopo la morte, che presentiamo in traduzione italiana in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti

 
Vescovi russi e romeni consacrano la prima pietra di una nuova chiesa in Ungheria

foto: basilica.ro

Una nuova chiesa in onore dell'icona della Fonte vivifica della Madre di Dio apparirà presto in Ungheria.

La prima pietra della futura chiesa è stata posata e consacrata venerdì 27 dicembre dal metropolita Mark di Rjazan e Mikhajlovsk, incaricato della gestione della diocesi ungherese della Chiesa russa, e da sua Grazia il vescovo Siluan di Gyula della Chiesa romena, come riferisce che servizio stampa della diocesi ungherese.

foto: flickr.com

Alla celebrazione hanno partecipato residenti locali e il sindaco della città di Hévíz, parrocchiani di Budapest e di altre città e rappresentanti dei media.

foto: flickr.com

Rivolgendosi ai fedeli dopo la consacrazione, il metropolita Mark nota che Hévíz è un luogo di grande valore storico e spirituale, poiché è lì che il santo imperatore Teodosio il Grande, che combatté attivamente contro l'eresia dell'arianesimo e fece del cristianesimo la religione di stato dell'Impero Romano, fu guarito da una malattia .

Alla funzione è seguito un pasto di agape. Gli eventi di Hévíz "hanno espresso il desiderio naturale di una comunione fraterna delle giurisdizioni ortodosse in Ungheria", ha sottolineato il vescovo Siluan, secondo l'agenzia di stampa Basilica.

Il giorno dopo, il metropolita Mark ha visitato la città di Debrecen nell'Ungheria orientale per consacrare la Chiesa della Trinità vivifica e per celebrare la Divina Liturgia.

 
La Chiesa polacca respinge la richiesta del patriarca Bartolomeo di riconoscere la nuova chiesa ucraina

foma.ru

Il "concilio d'unificazione" del 15 dicembre non ha risolto il problema dello scisma in Ucraina, ma lo ha complicato ulteriormente, ha scritto sua Beatitudine il metropolita Sava di Varsavia e di Tutta la Polonia al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli in risposta al messaggio inviato da Costantinopoli ai primati di tutte le Chiese locali il 24 dicembre, come riferiscono al Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina.

Il primate polacco ha anche scritto che il patriarca Bartolomeo ha agito in spregio della tradizione canonica e che gli scismatici ucraini mancano della grazia dell'ordinazione. Il metropolita Sava e la Chiesa polacca sono stati tra i più forti sostenitori della Chiesa ucraina canonica e del suo primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, e sono stati i primi a rifiutare pubblicamente i risultati del "concilio d'unificazione".

Nella sua lettera, il patriarca Bartolomeo ha informato le Chiese dei risultati del cosiddetto "concilio d'unificazione" e ha espresso la speranza nel riconoscimento della struttura appena creata e del suo primate, il "metropolita" Epifanij Dumenko.

In risposta, il metropolita Sava ha ricordato la posizione della Chiesa polacca espressa in maggio sulla necessità di pentirsi degli scismatici ucraini e di una discussione a livello ecclesiale sulla concessione dell'autocefalia, nonché la risoluzione del Concilio episcopale della Chiesa polacca del 16 novembre in cui al clero è vietata la comunione liturgica o di preghiera con i rappresentanti del "patriarcato di Kiev" scismatico o della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica - i due gruppi che si sono uniti nella nuova "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica il 15 dicembre.

Il metropolita Sava osserva inoltre che il cosiddetto "concilio d'unificazione", che si è tenuto il 15 dicembre 2018 a Kiev, non ha eliminato il problema ma, al contrario, lo ha rafforzato, introducendo una miriade di fenomeni dolorosi non solo ecclesiastici, ma anche socio-politici, nella vita della società".

"Ritornando al cosiddetto 'concilio d'unificazione', si dovrebbe notare che vi hanno preso parte rappresentanti dei gruppi di chiese scismatiche che sono stati privati ​​dei loro ordini sacerdotali ed episcopali", scrive sua Beatitudine.

...Filaret Denisenko è stato privato dei suoi ordini e ridotto alla posizione di un laico. Quindi ha "ordinato" i suoi nuovi seguaci. Queste sono persone senza grazia sacramentale. Noi lo abbiamo riconosciuto: vostra Santità e tutti i primati delle Chiese ortodosse locali. Va notato che, secondo le nostre antiche tradizioni della Chiesa, un divieto è revocato solo da chi l'ha imposto. In ogni caso, non abbiamo visto rimorso, pentimento o umiltà, che normalmente precedono la revoca dei divieti, in Filaret o nei suoi seguaci! Non c'è stato niente del genere. E qui sta il problema. Pertanto, non possono essere riconosciuti come veri pastori che possono celebrare i sacramenti. Il cosiddetto "metropolita Epifanij", di fatto un laico, ne è una vittima.

Alla fine della lettera, il primate polacco si è rivolto al patriarca Bartolomeo con un'esortazione: "Santità! La sua decisione sulla Chiesa in Ucraina richiede una discussione pan-ortodossa. Pertanto, mi rivolgo ancora a lei con una richiesta di riconsiderare la decisione di riunire i primati delle Chiese ortodosse locali... Vogliamo vedere da parte sua sue azioni che uniscano l'Ortodossia e non che la dividano".

Alla fine di settembre, il metropolita Sava aveva personalmente chiesto al patriarca Bartolomeo di convocare un concilio pan-ortodosso per risolvere la crisi ucraina, così come hanno fatto molti sinodi, primati e vescovi, ma il patriarca ha ignorato il suo appello, come tutti quelli che gli sono stati rivolti. Il metropolita Sava ha anche scritto una lettera di supporto al metropolita Onufrij a metà dicembre.

ll metropolita Sava ha inviato una copia della sua risposta al patriarca Bartolomeo ai primati di tutte le Chiese ortodosse locali e al metropolita Onufrij.

Il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina osserva che nel chiamare il metropolita Onufrij "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina", il metropolita Sava continua a riconoscerlo come primate canonico in Ucraina, sebbene il patriarca Bartolomeo abbia dichiarato che il metropolita Onufrij mantiene quel titolo e posizione in modo non canonico e non è più il primate della Chiesa ucraina in seguito al "concilio d'unificazione".

Si noti che mentre il "metropolita" Epifanij Dumenko non commemora sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' durante la Divina Liturgia, ha la presunzione di commemorare il metropolita Sava e tutti gli altri primati, nonostante nessuna delle Chiese locali abbia accettato la comunione con la nuova chiesa ucraina.

 
Le Chiese i cui capi non si sono piegati alle autorità saranno perseguitate

il metropolita Longhin (Jar). Foto: screenshot del canale YouTube del monastero di Banceni

Il metropolita Longhin di Banceni ha affermato che la persecuzione attende tutti coloro che rimangono fedeli a Dio, indipendentemente dal paese.

Nel suo sermone del giorno di Natale, il metropolita Longhin di Banceni ha richiamato l'attenzione dei fedeli sul fatto che è giunto un momento difficile per gli ortodossi in Ucraina, in cui tutti devono dare una risposta: come serviranno Dio e se rimarranno nell'ovile della Chiesa canonica.

"Non possiamo ascoltare quelle persone che hanno creato una loro chiesa, in cui non c'è grazia di Dio, né amore, ma solo spargimento di sangue. Prendono per sé le nostre chiese, che hanno la grazia di Dio perché nessuno può fare a meno della grazia, e le loro chiese, come tutti sanno, sono vuote. Abbiamo chiesto alle nostre autorità di non portarci via le nostre chiese ma non siamo stati ascoltati", ha detto il metropolita.

Vladyka ha sottolineato che la Chiesa è stata creata per la preghiera, il digiuno, l'umiltà e l'amore e ha esortato tutti a unirsi in Dio e nell'amore.

"Noi tutti amiamo il nostro Paese, e siamo tutti figli di nostra madre – non pensiamo che lei amerà di meno nessuno, ma la nostra Chiesa è stata colpita oggi da una terribile persecuzione", ha osservato il metropolita Longhin.

Ha anche aggiunto che la persecuzione attende tutte le Chiese locali e staranno bene solo quelle i cui vescovi si vendono alle autorità.

"Vedete come Bartolomeo ha bevuto il sangue dei cristiani, volendo diventare il papa dei cristiani di tutto il mondo. Ma il nostro papa, il nostro Padre, è il Signore Dio, e il capo della nostra Chiesa è Gesù Cristo. E noi tutti – patriarchi, vescovi, sacerdoti, monaci e tutto il popolo di Dio – serviamo tutti il nostro Re, che è nato per sacrificarsi per il perdono dei peccati di tutte le persone, mentre il mondo vuole scegliere un altro Re – il sovrano di tutta la terra", ha detto il vescovo della Chiesa ortodossa ucraina.

Sua Eminenza ha esortato i parrocchiani a non lasciare mai la Chiesa di Dio, perché solo in essa c'è la salvezza.

 
Russia: sinergia tra Chiesa e stato sul Medio Oriente

Segnaliamo l'articolo di Gianni Valente su "Vatican Insider" de La Stampa del 24 ottobre, in cui si analizza il ruolo di "protettorato" che la Russia sta esercitando nei confronti dei cristiani del Medio Oriente, peraltro ben felici di questo sostegno. Anche se ci permettiamo un sorriso amaro quando sentiamo Gianni Valente parlare del Patriarcato di Mosca che "dà fondo alle sue sovrabbondanti risorse materiali" (secondo il patriarca Kirill, per far tornare la Chiesa russa al livello in cui era nel 1917, occorreranno ancora... 100 anni di sforzi), dobbiamo riconoscere che l'articolo è ben fatto, e merita un'attenta lettura.

 
La battaglia per l'anima dell'Europa

A volte mi chiedono perché la Chiesa non si è finora dimostrata molto attraente per i nativi europei occidentali. Sì, è vero che in particolare dagli anni '60 un piccolo numero di nativi europei occidentali ha aderito alla Chiesa ortodossa. Tuttavia, il numero totale in tutta l'Europa occidentale ammonta a poche migliaia, certamente non più di 10.000. E molti di questi hanno rapidamente abbandonato a Chiesa e numerosi tra i rimanenti non hanno potuto alla fine accettare l'autentico cristianesimo ortodosso e hanno invece sviluppato una sorta di adattamento dell'uniatismo (nei paesi di cultura cattolica) o del protestantesimo con le icone (nei paesi di cultura protestante). Con il loro background culturale cattolico romano e protestante, questi nuovi arrivati ​​non integrati hanno inevitabilmente formato i propri gruppi ripiegati su se stessi, separati dal flusso principale dell'Ortodossia.

La risposta alla domanda perché la Chiesa non si è dimostrata attraente è proprio perché tanti europei occidentali nativi sono stati generalmente incapaci di liberarsi dal condizionamento culturale e dai pregiudizi etnocentrici della loro provenienza non ortodossa. È interessante vedere che almeno alcuni americani hanno relativamente meno problemi in questo settore; a volte sono più flessibili e meno attaccati a un'identità culturale non ortodossa. Tuttavia, questa difficoltà ad accettare il cristianesimo puro avviene perché il più grande fallimento della cultura occidentale è quello di pensare a se stessi come superiori a tutto il resto; come, in queste circostanze, può la gente di formazione culturale occidentale acquisire l'umiltà di ammettere che la loro cultura è sbagliata e che deve essere purificata dal pentimento?

Così, ho visto caso dopo caso, nel corso degli ultimi quarant'anni o giù di lì, di accademici occidentali, in particolare, che soffrono di torreggiante orgoglio culturale, che si rifiutano di accettare una 'cultura straniera', che disprezzano come qualcosa di 'orientale'. Preferiscono rimanere nel loro mondo semi-cristiano, semi-pagano dei loro 'Gesù' dal volto pallido. Ma Cristo era un orientale, non era un europeo. La tragedia di un tale Occidente è che attraverso il suo orgoglio etnico e razzismo istituzionale, si pone al di sopra di Dio e della sua Chiesa, al di sopra della verità. Tale è la situazione della vecchia Europa. Ma vecchia Europa sta morendo o è addirittura già morta. Solo pochi anziani vanno in chiesa, i giovani se ne sono andati; il cattolicesimo, screditato dalle persecuzioni papiste e ora dalla pedofilia, ha fatto il suo tempo di mille anni, e il protestantesimo, screditato dalla passata intolleranza e dal puritanesimo stretto, ha fatto il suo tempo di cinquecento anni. Il mondo è andato avanti. Una nuova Europa è emersa tempo fa, entro una generazione dalla sua seconda guerra mondiale.

Questa nuova Europa è nel complesso un continente di infedeltà a Cristo. Sì, ha ancora i suoi musei e palazzi medievali, ma questi non sono per la vita, sono per i turisti. La nuova Europa è stata modellata ed è ancora plasmata da due forze, due tipi di fede. La prima forza è il secolarismo di massa degli Stati Uniti, la cultura della coca-cola, che ha cominciato a comparire in Europa non appena quest'ultima ha avuto il suo primo attacco di suicidio, la prima guerra mondiale, per esempio, con il jazz degli anni '20; ha fatto seguito una seconda ondata durante la seconda guerra mondiale con la gomma da masticare e cose simili; una terza ondata di 'pop' e jeans è venuta negli anni '60; una quarta ondata di 'globalismo' (= americanizzazione) è venuta dal 1989; e in questi ultimi anni una quinta ondata di caos di immigrazione di massa è apparsa in Europa occidentale e sta ora sommergendo diversi paesi e le loro identità tradizionali.

La cultura moderna è la cultura senz'anima del cemento, del vetro e della plastica. La sua orribile e disumana architettura post-bellica la proclama in tutto, così come fanno la sua musica, l'arte, i mobili, tutta la sua cultura. Mi ricordo che ero seduto in un caffè a Cambridge con un 'antidiluviano' emigrato russo bianco nel 1975. Nel mezzo della conversazione, improvvisamente ha detto: 'Questo posto non è male, è solo spiritualmente vuoto'. La sua definizione era precisa. Tuttavia, come dicevamo in quel momento, la natura ha orrore del vuoto; là dove non c'è la preghiera, si forma il vuoto spirituale, che è sempre riempito dai demoni. E questo è esattamente ciò che è accaduto nel corso degli ultimi quarant'anni. All'inizio hanno cominciato ad abolire il matrimonio e a legalizzare la pornografia. Molto rapidamente hanno inventato un'enorme e molto redditizia industria degli aborti, hanno legalizzato l'omicidio dei bambini, e dopo sono apparse perversioni e pedofilia. E ora i paesi che resistono a queste tendenze sinistre e maligne, soprattutto in Europa orientale, Africa e Asia, sono costretti, come nell'Ucraina, ad accettarle attraverso sanzioni economiche (una tecnica di guerra).

Tuttavia, vi è una seconda forza all'opera nel formare la nuova Europa, ed è l'islamismo. Avidi industriali locali hanno cominciato a invitare masse di poveri musulmani a stabilirsi in Europa negli anni '50. Il loro duro lavoro a basso costo poteva essere sfruttato per fare enormi profitti. Tuttavia, ciò che una volta era un flusso di turchi in Germania, algerini in Francia, pakistani in Gran Bretagna e marocchini in Belgio è diventato un diluvio. Attraverso l'immigrazione di massa la minoranza musulmana dell'uno per cento è diventata il cinque per cento, il dieci per cento, il venti per cento e in alcune città europee il cinquanta per cento e più, formandovi un paesaggio urbano di minareti e anche di terrorismo. Non c'è più grande esempio di questa duplice invasione che le recenti atrocità all'aeroporto di Bruxelles: una mostruosità di cemento, vetro e plastica, indistinguibile da qualsiasi altro aeroporto moderno, è stata fatta a pezzi da attentatori suicidi islamici. La nuova Europa.

Il problema non è, naturalmente, il relativamente innocente 'islam culturale' dei musulmani anziani, ma la forma di islam militante, o islamismo, praticato oggi da un buon numero di giovani, esasperato dalle recenti aggressioni e crimini di guerra occidentali nel mondo musulmano. Un po' come il giudaismo e troppo spesso come il cattolicesimo medievale e il protestantesimo post-medievale, l'islam non ha mai saputo che Dio è amore e che è nostro compito amare e perdonare i nostri nemici. Si tratta di una religione militante e aggressiva dell'Antico Testamento, soprattutto nella sua forma islamista sunnita fondamentalista, diffusa e finanziata dal grande alleato dell'Occidente, l'Arabia Saudita wahabita. L'Europa occidentale si trova così inserita tra l'aggressivo secolarismo degli Stati Uniti, quanto più anti-cristiano possibile, e l'islamismo, il dio fondamentalista veterotestamentario di odio e di vendetta: inserita tra il MacWorld e la Jihad.

Solo tornando alle sue radici autoctone, alla sua anima, la nuova Europa può trovare la sua strada tra questi due estremi e così sopravvivere. Tuttavia, mentre la vecchia Europa è morta o morente, dove può recuperare le sue radici? La risposta è: nella Chiesa, nella tradizione ascetica, canonica e liturgica senza compromessi del cristianesimo ortodosso, quella che ha modellato il lontano passato dell'Europa occidentale e oggi può essere espressa nell'Ortodossia delle lingue native dell'Europa occidentale. Come il lontano passato del primo millennio, anche il futuro è ortodosso. Vero, qualcuno potrebbe dire che l'Ortodossia non ha funzionato finora, e che solo poche migliaia di nativi europei si sono avvicinati alla Chiesa. Tuttavia, quegli europei, per la maggior parte anche se non tutti, provenivano dalla vecchia Europa e portavano con loro un bagaglio che li rende incapaci di convertirsi in pieno e che porta anche molti a lasciare la Chiesa. Oggi abbiamo quasi sempre a che fare con persone della nuova Europa.

I nuovi europei sono come fogli bianchi. Non c'è bisogno di perdere tempo a spiegare loro le differenze a volte sottili tra la Chiesa e l'eterodossia. Non hanno idea di cosa sia l'eterodossia. Tutto è molto più facile e, per quanto posso dire, anche se i nuovi europei sono meno numerosi, sono più seri. Privi di bagaglio culturale, ovvero, privi di orgoglio e pregiudizio, si adattano molto più rapidamente alla Chiesa e la sua fede cristiana ortodossa rispetto a quanto i vecchi europei abbiano mai fatto. È vero, alcuni prevedono che verrà il tempo in cui la persecuzione diretta avrà inizio in Europa occidentale e per ragioni di 'salute e sicurezza' (= odio verso la Chiesa) non sarà permesso battezzare (a differenza di ebrei e musulmani, che saranno ancora autorizzati a circoncidere – questo non presenta alcun problema, a quanto pare). Bene, allora vedremo navi andare verso la Russia e la libertà per battezzarvi gli europei perseguitati.

Alcuni possono pensare che stiamo parlando di un futuro lontano. Purtroppo, non credo. L'attuale straordinaria accelerazione verso l'Anticristo suggerisce che potremmo ben vedere una situazione del genere anche nella nostra vita. Dobbiamo pensare alle trasformazioni sociali e morali che sono accadute in Europa occidentale negli ultimi venticinque anni, per non parlare degli ultimi cinquanta. Perfino i più antichi film dei nostri antenati li fanno apparire come se fossero venuti da un altro pianeta. Probabilmente non riconoscerebbero nemmeno la società odierna come propria. Quale sarà il futuro? Non possiamo essere certi. Naturalmente, il pentimento di massa, per quanto improbabile, è ancora possibile. Noi non disperiamo, ma viviamo nella speranza, perché i miracoli accadono. La vecchia Europa è andata, ma la nuova Europa può ancora scegliere tra il MacWorld, la Jihad e la Chiesa di Dio.

 
Patriarca Kirill: "Nessuno dovrebbe rimanere in disparte da ciò che sta accadendo in Montenegro e nell'Ortodossia nel mondo"

Sua Santità il patriarca Kirill ritiene cruciale sostenere in tutti i modi possibili i cristiani ortodossi del Montenegro, che oggi attraversano momenti difficili. È anche importante difendere in generale la purezza dell'Ortodossia canonica in tutto il mondo, ha affermato il patriarca.

Secondo patriarchia.ru, il primate della Chiesa ortodossa russa ha commentato la situazione attuale in Montenegro il 28 dicembre e ha osservato che "grandi prove hanno colpito oggi anche la Chiesa serba".

"Una legge è stata adottata in Montenegro, un piccolo paese, che ha sempre conservato un atteggiamento speciale nei confronti della Russia. Secondo questa legge, tutte le proprietà ecclesiastiche dovrebbero andare dalla diocesi montenegrina canonica della Chiesa ortodossa serba agli scismatici. L'ordinario del luogo, sua Beatitudine Amfilohije (metropolita del Montenegro e del Litorale), sta combattendo per l'Ortodossia, non ha chinato il capo agli scismatici. Tuttavia, nemmeno noi dovremmo tacere, e non solo a livello del Patriarcato di Mosca o del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne", ha affermato il patriarca.

Il primate della Chiesa ortodossa russa ritiene che sia essenziale "condannare il sequestro di chiese e qualsiasi tentativo da parte delle autorità statali del Montenegro di impadronirsi di tutte le proprietà della Chiesa canonica".

"Oggi nessuno dovrebbe rimanere in disparte da ciò che sta accadendo nell'Ortodossia nel mondo. Dovremmo scrivere lettere di sostegno a sua Beatitudine Amfilohije, esprimendo il nostro amore, dovremmo parlare del fatto che la Chiesa russa rimane insieme ai cristiani ortodossi del Montenegro. È di fondamentale importanza che coloro che soffrono oggi in Montenegro sentano il sostegno della nostra Chiesa", ha sottolineato il patriarca Kirill.

Ha continuato a dire che dovremmo anche scrivere lettere di riprovazione al Patriarcato di Costantinopoli e "avvertire i vescovi greci dell'inammissibilità della distruzione dell'unità dell'Ortodossia".

"Noi non perseguiamo obiettivi politici e non subiamo alcuna pressione politica; procediamo esclusivamente dai principi della verità canonica. E quale verità può avere Costantinopoli, che interferisce gravemente nella giurisdizione di un'altra Chiesa locale, che rimuove intenzionalmente l'anatema da qualcuno che non aveva nulla a che fare con Costantinopoli e che concede una "autocefalia" agli scismatici senza successione gerarchica?", ha aggiunto il patriarca Kirill.

Parlando in generale della situazione nel mondo ortodosso, il patriarca ha sottolineato la necessità di consolidare tutte le Chiese locali.

"Dovremmo capire dov'è la verità e dove si trova la menzogna, e pregare per quelli dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la grave interferenza delle autorità secolari. Dovremmo stare con coloro le cui chiese vengono chiuse o consegnate agli scismatici, con coloro che soffrono per la verità di Dio", ha sottolineato il patriarca Kirill.

"Credo che il Signore non ci lascerà, così come non lascerà le altre Chiese ortodosse, se la nostra Chiesa russa rimarrà fedele alla santa Ortodossia. Una responsabilità speciale per l'unità dell'Ortodossia spetta alla nostra Chiesa come più grande Chiesa locale del mondo. Vorrei che i nostri vescovi, il clero, i monaci e tutti i nostri fedeli si rendessero conto di questa responsabilità", ha concluso.

È stato riferito in precedenza che il 26 dicembre il parlamento montenegrino ha adottato la legge anti-ecclesiale "Sulla libertà di religione e credo e sullo status giuridico delle comunità religiose", una legge che viola i diritti della Chiesa ortodossa serba.

Secondo la nuova legge, "Tutti gli edifici religiosi che erano di proprietà dello Stato del Montenegro prima della perdita della sua indipendenza e della fusione nel Regno dei serbi, croati e sloveni nel 1918, e che successivamente non sono diventati proprietà di una comunità religiosa nel giusto modo legale, saranno riconosciuti come proprietà dello stato", ha affermato in precedenza il Segretariato generale del governo montenegrino. Si riferisce a oltre 650 luoghi santi, tra cui il famoso monastero di Ostrog.

 
Sciovinisti, politici, uniati e Costantinopoli diffondono lo scisma in Ucraina, afferma la Chiesa serba (+ VIDEO)

spc.rs

Il testo del messaggio annuale per la Natività di sua Santità il patriarca Irinej di Serbia e di tutti i vescovi della Chiesa ortodossa serba è stato pubblicato oggi sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa serba, insieme a un video del patriarca Irinej che legge il messaggio.

Nell'epistola, i vescovi serbi toccano il triste fenomeno dello scisma che colpisce il mondo ortodosso oggi, e specialmente in Ucraina. Cominciano ricordando alla dipartita "Chiesa ortodossa macedone" che l'autocefalia è un privilegio ecclesiastico che non appartiene alla sfera politica:

Con cura pastorale e responsabilità, invitiamo i nostri fratelli e sorelle della Macedonia che sono nello scisma, nello spirito dell'amore di Cristo, a rendersi conto che l'autocefalia è un'istituzione puramente ecclesiale e che dovrebbe contribuire al progresso e al consolidamento dell'unità tra le Chiese ortodosse. In questo senso, la Chiesa ortodossa serba ha lavorato per tutti gli ultimi otto secoli. Se, secondo la logica di questo mondo, l'autocefalia dovesse essere intesa in un modo diverso, come un elemento di sovranità statale, di distinzione nazionale o di separazione, allora non contribuirebbe all'unità e all'edificazione della Chiesa, ma incoraggerebbe autosufficienza ed egoismo, diventando paradossalmente anche una bestemmia contro lo Spirito Santo.

I vescovi della Chiesa serba estendono quindi lo stesso invito alla "chiesa ortodossa montenegrina", che "dimentica che la salvezza non è condizionata dalla dichiarazione di chi è serbo e chi è montenegrino", e quindi rivolge la sua attenzione al situazione di crisi in Ucraina:

La tentazione è la stessa nella nostra vicina e fraterna Ucraina, dove rabbiosi sciovinisti russofobi, guidati da politici corrotti e con l'aiuto degli uniati, e sfortunatamente con la partecipazione non canonica del Patriarcato di Costantinopoli, hanno approfondito e diffuso gli scismi esistenti e hanno seriamente messo in pericolo l'unità dell'Ortodossia nella sua interezza. Cristo non è venuto solo per salvare il popolo ebraico, anche se quel popolo è stato scelto da Dio. È venuto come Salvatore di tutti i popoli, indipendentemente dal loro nome (Romani 10:12) o da come si chiamavano in certi periodi. Possiamo sentire la gioia della salvezza data, per la quale dovremmo essere tutti grati, solo attraverso il perdono reciproco. Preghiamo il Dio appena nato, il donatore di ogni pace, affinché la pace entri nei nostri cuori, così potremmo perdonarci l'un l'altro, perché il Signore ha perdonato i nostri peccati.

Il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa serba, che si è riunito lo scorso 6-7 novembre a Belgrado, ha ufficialmente respinto le decisioni del patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre, inclusa la riabilitazione degli scismatici ucraini senza pentimento, e ha invitato Costantinopoli ad affrontare il problema di concedere un'autocefalia in un concilio pan-ortodosso.

Anche una dichiarazione congiunta di sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia e del patriarca Irinej, firmata a fine ottobre, ha richiesto un Concilio pan-ortodosso per affrontare la questione dell'Ucraina su base conciliare, piuttosto che unilaterale.

Alla fine di maggio, il patriarca Irinej ha denunciato gli scismatici ucraini e chiunque li aiuti come nemici di tutti i popoli slavi ortodossi e dell'intero mondo ortodosso, cosa per cui è stato etichettato come un "nemico dell'Ucraina" da un sito web sostenuto dal governo ucraino.

 
Il metropolita Neophytos non partecipa all'intronizzazione del primate

il metropolita Neophytos di Morphou. Foto: Romfea

Il metropolita Neophytos ha affermato di non essere venuto all'intronizzazione del nuovo arcivescovo di Cipro, perché stava pregando per la Chiesa ortodossa ucraina perseguitata dalle autorità.

L'8 gennaio 2022, il metropolita Neophytos di Morphou ha annunciato che non avrebbe potuto assistere all'intronizzazione del nuovo arcivescovo di Cipro, perché in quel momento avrebbe pregato per la Chiesa ortodossa ucraina, oppressa dalle autorità, e per il suo primate, sua Beatitudine Onufrij. La dichiarazione è stata pubblicata sul sito web della metropolia di Morphou.

"Informiamo il pio pleroma della Chiesa cipriota che sua Eminenza il metropolita Neophytos di Morphou vorrebbe partecipare alla cerimonia di intronizzazione di sua Beatitudine l'arcivescovo Georgios di Cipro domenica 8 gennaio, ma sceglie di rimanere nella sua cella austera e di offrire preghiere sia per sua Beatitudine l'arcivescovo di Cipro, sia per sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, che sta attraversando dure prove", si legge nel messaggio.

Il metropolita di Morphou ha affermato che il metropolita Pavel, abate della Lavra delle Grotte di Kiev, e il suo entourage "sono stati minacciati e molestati dalle truppe del presidente khazaro dell'Ucraina Zelenskij", aggiungendo che dalla sera del 31 dicembre "alla Chiesa ortodossa ucraina canonica è vietato celebrare liturgie nelle chiese dell'Alta Lavra, e a causa di questo le attività della Lavra delle Grotte di Kiev sono in pericolo".

 
Robin Hood: un martire ortodosso?

Una delle storie più romanzate del medioevo può contenere nel suo nucleo un insospettabile messaggio di lotta per l’Ortodossia in Occidente. Le leggende di Robin Hood sono situate verso la fine del XII secolo, sotto la tarda dinastia dei Plantageneti, ma il vero Robin Hood storico è un fuorilegge (o un eroe, a seconda dei punti di vista) della resistenza dei sassoni all’invasione normanna dell’Inghilterra per mano di Guglielmo il Conquistatore (o il Bastardo, a seconda dei punti di vista). E questa figura storica è nota da un singolo resoconto tragico, non sostenuto da altre fonti, ma molto verosimile: quello della sua fine per mano di una suora normanna che invece di curarlo lo lasciò morire. Padre Ioannis Romanidis, nelle sue ricerche storiche, affronta in un paio di punti la figura storica di Robin Hood: ne presentiamo la traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Intervista ad Andrew Korybko

Un americano che studia a Mosca? Questo è un profilo affascinante, che suona quasi irreale. Può dirci qualcosa della sua storia e di come è arrivato a studiare in un paese che la maggior parte dei serbi rispetta e ammira molto, mentre la maggior parte dei suoi coetanei serbi sogna di studiare in America?

Buon giorno, e grazie per questa opportunità privilegiata di rivolgermi ai vostri lettori, Sono molto onorato che siano interessati a saperne di più su di me. Permettetemi di cominciare raccontandovi della mia famiglia, che spero aiuterà a spiegare molto. Il mio patronimico è russo e il mio bisnonno lasciò quella che oggi è l'Ucraina per la Polonia dopo la fine della seconda guerra mondiale. Oltre a lui, la maggior parte della mia famiglia paterna è composta da polacchi etnici che hanno vissuto in Polonia da tempo immemorabile, e mio padre era un immigrato dalla Polonia (dove è nato e cresciuto) finché è  ritornato di nuovo in patria alcuni anni fa. La mia famiglia materna è ciò che è particolarmente rilevante per i nostri lettori. Mia madre è nata negli Stati Uniti da immigrati che venivano dalla Jugoslavia, in particolare dalla Slovenia, dopo la seconda guerra mondiale. Mi hanno allevato i miei nonni materni finito perché i miei genitori erano divorziati, e ho imparato molto da loro. Una cosa che hanno instillato in me è il rispetto per tutte le altre persone e identità, perché così era la Jugoslavia – forza nelle differenze, unità nella diversità!

I miei nonni, non avendo rancore nei confronti di nessuno, mi hanno incoraggiato a abbracciare le mie comuni radici jugoslave e a conoscere meglio la cultura e la storia al di fuori della Slovenia, e io ne sono stato entusiasta. Prima che io nascessi, mia madre aveva vinto un'enciclopedia in una gara di ortografia, mentre era ancora a scuola, e dal momento che l'enciclopedia era rimasta nella casa dei nonni, dove sono cresciuto, sono arrivato a leggerla per conoscere meglio la Jugoslavia e la nostra storia comune. Ho anche scoperto di essere affascinato dalle mappe e ho chiesto ai miei nonni di comprarmi un mappamondo quando ero solo un ragazzino, e lo hanno fatto. Crescendo, uno dei miei primi ricordi reali era di essere seduto in salotto e intorno al tavolo della cucina e guardare gli Stati Uniti a bombardare i serbi in Bosnia. La mia famiglia naturalmente ne parlava sempre, perché questo coinvolgeva la loro antica patria, e mi sono interessato a conoscere tutto ciò che stava accadendo per avere un legame più stretto con i miei nonni. Nel 1999, ho un vivo ricordo di aver guardato la guerra della NATO contro la Jugoslavia e di leggerla nelle notizie del mattino tutti i giorni prima della scuola. A dire il vero, ero abituato a leggere il giornale ogni mattina accanto a mio nonno e parlare delle cose che stavano accadendo, e lui mi ha sempre detto di continuare a leggere e imparare al fine di comprendere le cose nel miglior modo possibile.

Mio padre ha avuto un'enorme influenza su di me sin da quando ero giovane, perché mi ha insegnato ad avere la più alta stima dei russi. Questo potrebbe sembrare strano, visto che etnicamente mio padre è più direttamente un polacco (nonostante i legami russi del mio bisnonno), ma anche suo padre, mio ​​nonno, aveva una visione molto positiva dei russi e li rispettava per aver salvato la Polonia dai mali dell'occupazione nazista nella seconda guerra mondiale. Questo ha reso il mio papà molto diverso dal polacco stereotipato e ha avuto un effetto enorme nel dirigere le mie idee geopolitiche successive. È stato negli anni di scuola – abbracciando le mie radici jugoslave, guardando le due guerre degli Stati Uniti contro i serbi in Bosnia e Jugoslavia, sentendo un sacco di accese critiche sulla politica estera americana, conoscendo meglio l'Unione Sovietica e la Russia, e cominciando la mia abitudine di consumo quotidiano di informazione – che ho iniziato a formulare il mio punto di vista su tutto. Decisi un giorno di lasciare gli Stati Uniti per vivere e lavorare in Russia, non importa quanto ci volesse. A questo fine, mi sono iscritto presso l'Ohio State University per i miei studi universitari, specializzandomi in relazioni internazionali e diplomazia, studi internazionali (concentrati sull'Europa orientale) e lingua russa. Pur non essendo in grado di trovare un lavoro rispettabile dopo la laurea ed essendo costretto a lavorare nell'industria del fast food, non ho mai perso la speranza del mio eventuale sogno. Tutta la mia vita è cambiata quando mio padre è andato in pensione nel 2012, ha venduto la sua casa e ed è tornato in Polonia. Ho deciso di andare con lui in quello stesso anno, sperando di far avanzare il mio obiettivo di trasferirmi in Russia.

Ho passato quell'anno in Polonia a saperne di più sulle mie radici polacche e a prepararmi per entrare alla scuola di specializzazione. Ho fatto domanda e finalmente sono entrato all'Istituto Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali (MGIMO), nel programma di magistrale di governance e affari globali in lingua inglese e mi sono trasferito a Mosca nel mese di agosto 2013. All'inizio dei miei studi, sapevo che dovevo ottimizzare il mio tempo qui e trovare un lavoro che mi permettesse di rimanere nel paese dopo la laurea. Per fortuna, dopo aver contattato diverse agenzie di stampa e aver condiviso i miei scritti analitici con loro, la Voce della Russia (ora conosciuta come Sputnik, dopo essersi fusa con RIA Novosti) mi ha chiesto di fare un internato come "generatore di contenuti creativi", cosa che ho fatto felicemente, senza un attimo di esitazione. Ho avuto la fortuna che mi hanno offerto un posto di lavoro dopo la laurea e mi hanno aiutato a ottenere il mio visto di lavoro, il che spiega il motivo per cui sono stato in grado di vivere e lavorare qui a Mosca fino al tempo presente.

Sono attratto dalla Russia non solo a causa della mia connessione familiare con il paese, ma in realtà soprattutto perché è l'unico stato che ha la capacità di resistere saldamente agli Stati Uniti e sostenere le idee in cui io credo, in particolare la multipolarità. Da slavo, ho percepito in Russia gli spiriti di resistenza, indipendenza e saggezza, e sapevo che un giorno si sarebbe rialzata dopo essere stata messa in ginocchio per respingere il caos unipolare degli Stati Uniti. Comprendendo queste cose e ritenendole un'eventualità imminente nel corso della mia vita, ho dedicato tutto il mio tempo e passione per perseguire la mia missione personale di trasferirmi in Russia e vivere il mio sogno multipolare. Dopo aver studiato negli Stati Uniti a tutti i livelli di istruzione, ma conoscendo attraverso la mia ricerca indipendente ciò che è vero e ciò che non è vero, posso dire con fermezza che gli istituti scolastici americani non si limitano a indurre in errore gli studenti, ma addirittura mentono loro spudoratamente.

Non dimenticherò mai un esempio che ricordo regolarmente, nel mio corso di "diplomazia pubblica e culturale". L'assegnazione finale della classe era ricercare un esempio attuale di diplomazia pubblica e culturale e di scrivere su di esso. Ho scelto lo scandalo scoppiato a quel momento a Mosca, quando le autorità russe hanno accusato il British Council di essere un fronte di intelligence e successivamente lo hanno chiuso. Ho fatto estese citazioni da materiali russi, britannici e indipendenti e la mia analisi è giunta alla conclusione che l'ONG era di fatto coinvolta in attività di spionaggio e che il governo russo ha agito correttamente a chiuderlo. Basti dire che ho ricevuto voti molto scarsi, soprattutto perché citato rapporti internazionali dei media russi, che sono stati descritti dal professore come "propaganda" e "inaffidabili". Ebbene, la verità ha voluto che nel 2012 il Regno Unito abbia ammesso che aveva in realtà finanziato le ONG russe e aveva anche utilizzato materiali falsi per aiutare le sue attività di spionaggio. Il professore si era sbagliato – quella che avevo citato non era "propaganda russa", era in realtà la verità, e non ho mai, mai dimenticato quell'esempio, che è uno dei tanti, in realtà.

Per tornare ad affrontare la questione principale, ho scelto di studiare in Russia, perché avevo fiducia che lì il sistema educativo fosse giusto (a differenza di quello che ho vissuto negli Stati Uniti) e perché potevo usare il tempo libero durante i miei studi per cercare un lavoro duraturo, che grazie a Dio sono stato in grado di trovare. Non mi è mai capitato durante gli studi a Mosca ciò che è accaduto durante il mio tempo negli Stati Uniti, e questo non ha fatto che confermarmi che l'indottrinamento istituzionale è endemico in Occidente, non in Russia. Se non altro, ho notato che molti russi avevano un po' troppo, a mio avviso, ottimismo ingenuo verso l'Occidente, anche dopo che il sostegno degli Stati Uniti al terrorismo urbano durante i giorni di "Euro Majdan" ha inaugurato la nuova guerra fredda. Ogni volta che parlavo loro di tutti i problemi che ho visto con i miei occhi mentre vivevo a Cleveland, Ohio, come droga, bande, criminalità, immigrazione clandestina, condizioni di lavoro terribili, povertà, famiglie spezzate, e così via, mi dicevano che era la prima volta che ne avevano mai sentito parlare da un vero americano, pur riconoscendo che avevano una conoscenza passeggera di questi problemi, senza saperne nulla in dettaglio.

Spiegavo loro che, a differenza della maggior parte degli americani che si recano all'estero, sono orgoglioso di dire che provengo dalla classe media, in realtà se teniamo conto della mia mamma con cui ho vissuto con durante la mia adolescenza, potremmo realmente dire classe medio-bassa o semplicemente una famiglia di "colletti blu", e che, come la maggioranza statistica degli americani, ho sperimentato di prima mano tutto ciò che il paese ha da offrire, sia nel bene sia nel male. Per la maggior parte gli americani che si recano all'estero sono di solito di classe medio-alta o superiore e non hanno alcuna esperienza con una qualsiasi di queste cose. Inoltre, molti di loro sono in Russia, per esempio, per ricevere una formazione diplomatica o perché stanno lavorando per una società americana e anche per realizzare nel frattempo un bel profitto. Non c'è niente di sbagliato in questo, ma il punto è che essi rappresentano una classe molto, molto ristretta di americani e, pertanto, danno una visione non rappresentativa del paese e del suo stato di cose, che, consapevolmente o inconsapevolmente, serve a promuovere il mito guidato dai media mainstream, e voluto dal governo degli USA, del "sogno americano".

Non tutti gli americani condividono le mie opinioni geopolitiche – che sono state incubate in condizioni molto speciali che non molte persone hanno vissuto negli Stati Uniti – ma per la maggior parte hanno vissuto la stessa normale vita di base che ho vissuto io, e possono attestare tutti i problemi socio-politici che affliggono il paese, problemi di cui i turisti americani non parlano mai, e che diplomatici, i diplomatici in formazione e i professionisti americani non si preoccupano di condividere ogni volta che interagiscono con i "locali". È meglio per loro e per i loro interessi mantenere la 'mistica' e la 'reputazione' che gli Stati Uniti hanno nella mente di molti in tutto il mondo. È un mito autoalimentato che può essere spezzato solo parlando a un normale operaio americano che è politicamente abbastanza consapevole di rinnegare l'ideologia statale ufficiale della "eccezionalità americana". Fortunatamente, a causa della mia educazione e dei miei interessi personali, non sono mai caduto in quella farsa, anche se l'ho mantenuta per finta in alcuni momenti della mia vita dopo aver realizzato che avrei incontrato una reazione molto, molto negativa ogni volta che avrei voluto correggere le loro false diatribe storiche o condividere informazioni verificabili di media alternativi sulla Russia e altro. Avrei voluto essere in grado di provare un tipo di "libertà di parola", dove non sarei stato personalmente attaccato per le mie idee, deriso come "pazzo" o "teorico della cospirazione" per tutto il tempo in cui avrei evocato fatti 'scomodi', e in realtà essere rispettato per la mia ricerca. Negli Stati Uniti potete dire quello che volete, ma se non diete in accordo con l'ideologia mainstream della "eccezionalità americana", potrete sperimentare regolarmente una tale reazione negativa e in realtà intimidatoria che serve a far rimanere in gran parte quieti e a esprimere le proprie opinioni solo su internet o con amici molto stretti e fidati.

Posso dire con piena onestà che non ho mai sperimentato questo tipo di perversione della libertà di parola in Russia, anche quando la gente non è d'accordo con alcune delle mie idee. So che tutte le persone sono diverse e che ci sono mele marce in tutto il mondo, ma è più di una semplice coincidenza che per tutta la mia vita – anche durante i miei anni universitari – sono passato attraverso tante esperienze negative e scomode esercitando la mia "libertà di parola". Non ho sperimentato niente del genere o a un tale grado da quando sono in Russia. Mi sento vendicato nel sapere che il sogno che ho avuto per tutta la vita – per me, non necessariamente per l'americano medio, ma per me come una singola persona – di vivere nella Federazione Russa sia preferibile a vivere negli Stati Uniti, e è per questo motivo che un giorno aspiro a ottenere la cittadinanza russa e spero di passare il resto della mia vita all'interno di questo bellissimo paese e di questa meravigliosa società.

Le sue analisi geopolitiche sono sempre più tradotte in serbo e molti hanno già familiarità con le sue opinioni. Per coloro che non lo sono, può riassumere brevemente la sua visione del mondo multipolare in divenire? Quali sono le prospettive e benefici, ma anche quali sono gli ostacoli?

Sono così grato a tutte le persone che hanno tradotto i miei articoli in serbo e ai lettori che si prendono tempo per esaminarli e apprezzarli. Grazie a tutti voi! Il tema generale del mio lavoro è che il sistema globale è in transizione verso il multipolarismo, o in parole semplici, verso la condivisione del potere mondiale da un'unica fonte (vale a dire gli Stati Uniti, l'unipolarismo) verso molteplici attori che esercitano gli elementi di questa – un tempo consolidata – egemonia da guerra fredda e li bilanciano in tutto il mondo. Parte della ragione per la quale il momento unipolare degli Stati Uniti è stato così breve e fugace ha a che fare sia con i propri errori sia con la resilienza di alcune grandi potenze come la Russia, la Cina e l'Iran nel non capitolare pienamente dopo la fine della guerra fredda. In realtà, io sostengo che questo è dovuto in gran parte allo spirito del popolo russo nel superare le difficoltà legate all'economia, alla governance e al terrorismo degli anni '90 e in particolare a Vladimir Putin per aver posto fine al processo dissolutivo del paese controllato dagli USA, gestendo da una parte l'intervento federale in Cecenia e contrastando geopoliticamente gli Stati Uniti dall'altra parte, ricostruendo la forza e il prestigio russi subito dopo la sua elezione. Detto questo, date la sue limitazioni post-guerra fredda e il cambiamento della situazione geopolitica che si è rapidamente sviluppata da allora, la Russia da sola non può affrontare l'aggressione degli Stati Uniti in tutto il mondo, e anche nei casi in cui lo fa, ci sono chiari limiti tangibili nelle sue proiezioni di potenza diretta e indiretta. Una cosa è certa, ed è che la parità nucleare che la Russia ha mantenuto con gli Stati Uniti dopo la fine della guerra fredda è probabilmente il fattore principale per il quale Washington non ha finito per controllare il mondo intero negli anni subito dopo il crollo sovietico.

Dopo aver spiegato questo, è stato necessario per la Russia lavorare in collaborazione con stati che la pensano allo stesso modo nel coordinare la loro attività di resistenza, espressa sui fronti geopolitico, economico o istituzionale, tra gli altri. L'ex ministro degli Esteri russo Evgenij Primakov, l'uomo che ha ordinato al suo aereo di invertire la rotta a metà strada sopra l'Atlantico dopo che gli Stati Uniti avevano iniziato la loro guerra della NATO contro la Jugoslavia nel 1999, ha guidato il cambiamento della Russia verso il multipolarismo stabilendo partnership strategiche con la Cina e l'India. La prima di queste partnership si è manifestata nei Cinque di Shanghai, che in seguito si sono evoluti nella SCO, mentre la seconda è più generale e basata sulla buona volontà e fiducia instaurate nel corso di decenni. Ciò ha formato l'epicentro eurasiatico di quelli che sarebbero poi divenuti i BRICS, che anche se coniati da Goldman Sachs come un raggruppamento puramente economico, ha finito per assumere associazioni multipolari che cambiano il mondo a causa del nucleo eurasiatico (RIC) che Primakov ha contribuito a creare. C'è molta preoccupazione per l'India in questo momento, e la descrivo in alcuni dei miei ultimi articoli, in modo che la principale consistenza multipolare è sicuramente il partenariato strategico russo-cinese, rafforzato a livelli storicamente senza precedenti in mezzo alla nuova guerra fredda d'aggressione degli Stati Uniti contro entrambi questi stati, rispettivamente in Ucraina e nel Mar cinese meridionale,.

La Russia non ha le capacità economiche globali per trasformare totalmente il mondo, anche se può sicuramente rappresentare una sfida geopolitica società negli Stati Uniti in Eurasia, ma questo è il motivo per cui la Cina è così importante nella nascente organizzazione multipolare. La strategia di Pechino, "One Belt One Road", popolarmente concettualizzata come la nuova via della seta, può essere riassunta come una rete mondiale di corridoi infrastrutturali attraverso il quale sorgeranno inevitabilmente cooperazione e multipolarismo benefici per tutti, a condizione, naturalmente, che siano completati. E qui sta la sfida, perché gli Stati Uniti sono impegnati nel lancio di guerre ibride contro gli stati di transito chiave che faciliteranno questa visione globale. Per spiegare brevemente, io concepisco le guerre ibride non nel senso informativo-economico, ma in un modo rigoroso di cambiamento di regime, creando eventi dirompenti per sabotare i corridoi della nuova via della seta e utilizzando di un continuum graduale tra le rivoluzioni colorate e le guerre non convenzionali. "La legge della guerra ibrida", come ho chiamato la mia nuova serie sul sito del giornale on-line Oriental Review, afferma chiaramente che "il grande obiettivo dietro ogni guerra ibrida è di distruggere i progetti connettivi multipolari transnazionali attraverso conflitti di identità provocati esternamente (etnici, religiosi, regionali, politici, ecc) all'interno di uno stato di transito scelto come obiettivo", e questa è la ragione dietro a quasi ogni conflitto attivo, in via di sviluppo e latente in tutto il mondo di oggi. Per semplificare, la Russia e la Cina vogliono costruire un futuro mondo multipolare attraverso progetti di infrastrutture in tutto il mondo, mentre gli Stati Uniti, al sicuro nella loro 'isola mondiale' e protetti dagli oceani Atlantico e Pacifico, cercano di seminare i semi del caos in Eurasia, Africa, e America Latina al fine di dividere e dominare regioni di transito chiave e prolungare indefinitamente la loro spinta unipolare.

Pensa che la sua visione di un mondo multipolare sia realizzabile per mezzo di una transizione pacifica? Se passasse per qualsiasi altro metodo, non sarebbe semplicemente troppo spaventosa da contemplare?

No, la transizione verso un mondo multipolare o il mantenimento di quello unipolare si scontreranno inevitabilmente con la violenza, come stiamo vedendo riprodotta su larga scala nella guerra contro la Siria e in misura minore nella guerra contro il Donbass. In aggiunta, ci sono molti conflitti incipienti che gli Stati Uniti stanno preparando in questo momento per attivarle come 'trappole' geopolitiche da 'terra bruciata' quando il tempo sarà maturo e si sentirà che la Russia e/o la Cina avranno fatto un progresso multipolare troppo significativo in uno stato e/o regione di transito chiave, per esempio, i Balcani. Appartenente a questo, vediamo che la crisi degli immigrati, di cui ho scritto a lungo finora, la guerra ibrida in Macedonia, e l'instabilità politica in Serbia e nella Republika Srpska sono dirette a destabilizzare i Balcani centrali e a impedire la costruzione di quella che ho preso a chiamare la 'via della seta balcanica' della Cina, altrimenti nota come il piano di ferrovia ad alta velocità per il collegamento di Budapest con il porto greco del Pireo via Belgrado e Skopje. La Republika Srpska in quest'impresa è un obiettivo vulnerabile che gli Stati Uniti vogliono usare per attaccare indirettamente la Serbia, ed eventualmente trascinare in una guerra convenzionale rinnovata in Bosnia, mentre la Macedonia è il letterale collo di bottiglia geopolitico attraverso il quale deve passare qualsiasi progetto di infrastruttura connettiva multipolare transnazionale nord-sud, compreso il gasdotto Balkan/Turkish Stream della Russia, attualmente sospeso.

Quello che ho appena descritto al nostro pubblico è applicabile in tutto il mondo, e ne sto attualmente scrivendo per il mio dottorato di ricerca e nella mia serie "La legge della guerra ibrida" sulla Oriental Review. Ovunque ci sia una nuova via della seta, ci sarà una trama da guerra ibrida o una serie di trame che gli Stati Uniti stanno tracciando in questo momento. Gli Stati Uniti, geopoliticamente isolati dal caos da loro creato nell'emisfero orientale e anche in America Latina in una certa misura, possono distruggere – e lo faranno – una regione al fine di farne un 'bottino' per le altre, invece di cedere in pace la loro influenza unipolare a vantaggio di Russia, Cina e altri. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti non stanno solo giocando alla "difesa", in realtà sono impegnati in quella che in precedenza era chiamata la dottrina del neo-reaganismo, nel senso che non cercano solo di "contenere" i loro "nemici" soggettivamente definiti, ma in estendere in "controffensiva" la loro influenza e, infine, smembrare i loro rivali in una collezione di staterelli indipendenti o Identità federalizzate facili da controllare. Poiché si tratta di una minaccia, ovviamente, esistenziale, per la Russia, la Cina e altri, questi paesi multipolari stanno reagendo al meglio delle loro capacità e nel modo più saggio e ragionevole al fine di sopravvivere, il che significa che lo scontro tra il mondo unipolare e il mondo multipolari non può che portare a un conflitto diffuso. Dopo tutto, per la Russia e la Cina, questa è praticamente una lotta geopolitica fino alla morte. Non vogliono distruggere gli Stati Uniti e dividerli, ma sanno ciò che gli Stati Uniti stanno cercando di fare loro covando trame di guerra ibride all'interno dei loro confini e minando costantemente le loro sfere di sicurezza esterne attraverso l'uso di stati vicini e partner geostrategici.

Un'altra cosa da notare è che il concetto di "guerre per procura" ha assunto un significato del tutto nuovo nel contesto della nuova guerra fredda. Gli Stati Uniti sono impegnati in una politica che ho descritto come "guida da dietro", in cui utilizzano leader regionali come la Turchia, l'Arabia Saudita, il Giappone e altri per fare direttamente per loro il lavoro sporco, mentre l'apparato dello lo stato profondo americano (militare-spionistico-diplomatico) offre vari gradi di assistenza dietro le quinte e a volte palese durante queste campagne (sia assistenza militare, come in Siria, sia strategica, come nel Mar cinese meridionale). Questo metodo nuovo e migliorato di affidarsi a partner regionali in grado di lanciare e sostenere guerre per procura significa che i mezzi americani per destabilizzare il mondo sono molto più convenienti in risorse e costi di quanto non fossero prima, per esempio, durante l'occupazione dell'Iraq. Riuscendo a far fare ad altri a fare il lavoro di base degli Stati Uniti attraverso l'idea di un " interesse personale condiviso", Washington è ora più pericolosa di quanto lo sia mai stata prima, sia perché il lancio e la gestione di tali guerre per procura sono più economici e più efficienti che mai e perché gli Stati Uniti possono sempre scaricare le conseguenze e le ricadute dirette sul loro 'partner' regionale "guidato da dietro" se le cose si fanno difficili. Anche in questo caso, è necessario ricordare a tutti che queste guerre ibride "a guida da dietro" (il graduale continuum di cambiamento di regime tra rivoluzioni colorate e guerre non convenzionali) sono dirette in ​​particolare contro gli interessi russi e cinesi, e che gli Stati Uniti stanno staccando via pezzo per pezzo queste zone di protezione geopolitica ad ancora multipolare nel loro tentativo finale di smembrare i loro principali rivali e controllare il cuore dell'Eurasia. Per fortuna, la Russia è ora in grado di affrontare l'aggressione caotica degli Stati Uniti nella maggior parte dell'Eurasia, mentre la Cina è abbastanza radicata in Africa per fare lo stesso lì, oltre a sostenere il suo alleato russo nelle loro zone di sovrapposizione condivisa di interessi in Eurasia.

La Serbia, definita non semplicemente come il paese con quel nome, ma come lo spazio etnico e culturale abitato dal popolo che si considera serbo, è stata tradizionalmente una linea di faglia che ha separato civiltà e blocchi geopolitici più spesso di quanto li abbia integrati. Come vede il posto e il ruolo della Serbia nella configurazione delle forze geopolitiche di oggi?

La Serbia ha adempiuto il ruolo tradizionale che ha descritto proprio a causa della sua importanza geostrategica negli affari europei, cosa che, quando il continente era la zona più importante del mondo, in realtà le dava un significato globale. La posizione della Serbia, non solo il paese, ma lo spazio etnico-culturale abitato dalla popolazione di identificazione serba che ha giustamente descritto, consente a una potenza straniera di proiettare influenza verso l'Europa occidentale, l'Europa orientale, l'Anatolia e il Mediterraneo, rendendola così forse la posizione più importante di tutta l'Europa. Per questo motivo, le potenze straniere hanno voluto o controllarla per i propri scopi o dividerla internamente e mantenere questo spazio debole e sotto controllo, impedendo il suo emergere come un polo autonomo di influenza che potrebbe integrarsi con i suoi vicini e svolgere la funzione transregionale che ho appena descritto.

Il punto più vicino a questo a cui la Serbia sia mai giunta era la Jugoslavia, che ha sempre occupato una posizione molto centrale e aveva molto potenziale geopolitico, ma che era impossibilitata ad agire nel modo più completo come avrebbe voluto, a causa dei vincoli strutturali della guerra fredda. Tuttavia, per l'importanza che la Jugoslavia aveva nel paradigma geopolitico in tutto il mondo, gli Stati Uniti cercarono di minarla economicamente e finanziariamente dopo la morte di Tito e poi di smembrarla completamente nei giorni finali della guerra fredda, sperando che questo creasse un buco nero di caos che avrebbe destabilizzato in modo simile gli alleati dell'URSS del blocco di Varsavia e, contemporaneamente, dato a suo tempo agli Stati Uniti un punto d'appoggio di divide et impera facilmente manipolabile in questo cruciale bivio transregionale. Se la Jugoslavia non fosse stata fatta a pezzi dagli Stati Uniti e dagli intrighi della Germania, allora sarebbe diventata un centro multipolare negli anni post-guerra fredda e un faro di sviluppo e di leadership per tutti i paesi ex comunisti dell'Europa orientale.

Nella costruzione geopolitica attuale, il ruolo della Serbia come paese indipendente al di fuori del quadro dello stato storico della Jugoslavia è ancora molto importante e per una ragione simile. Mentre lo spazio serbo non è più unito sotto un unico governo ed è meno capace di esercitare l'influenza geopolitica che ho descritto, ciò non toglie nulla dalla sua funzione centripeta di insostituibile nucleo balcanico. Non sto dicendo che una neo-Jugoslavia potrà mai risorgere, ma quello a cui voglio arrivare è che una Serbia forte, sicura di sé e sovrana, strettamente collegata alle forze multipolari di Russia e Cina, ha la possibilità intrinseca di attrarre insieme i suoi vicini e di influenzarli positivamente. Ciò è reso possibile sia dalla memoria di civiltà condivisa degli slavi del sud durante il periodo di massimo splendore della Jugoslavia e, soprattutto a causa di fattori geopolitici oggettivi che facilitano questo processo. È per questo motivo che i cinesi stanno costruendo la via della seta balcaniva, in primo luogo, e perché la Russia aveva in programma di costruire in parallelo il Balkan/Turkish Stream, perché sia ​​Pechino sia Mosca acutamente capiscono che, così come "tutte le strade portavano a Roma" in passato,"tutte le strade europee multipolari passano attraverso Belgrado", e non c'è modo di evitare questo fatto geopolitico nel XXI secolo.

Nel breve termine, la costruzione della via della seta balcanica e altri investimenti complementari russi e cinesi in Serbia trasformeranno il paese in un bastione multipolare per la proiezione di soft power positivo attraverso la regione e attrarranno le economie confinanti (e, per estensione, alla fine i loro governi) all'infrastruttura critica che vi scorrerà proprio attraverso. L'evidente appello al proprio interesse che ogni governo nazionale e i suoi investitori affiliati dovrebbero teoricamente avere nei confronti del progetto di infrastruttura connettiva transnazionale multipolare della via della seta balcanica dovrebbe essere sufficiente per mantenere la stabilità regionale in sé e per sé, ma la parola chiave qui è teoricamente, perché è probabile che questo accada solo senza interferenze e provocazioni esterne. Tuttavia, siamo tutti consapevoli del fatto che gli Stati Uniti hanno spinto la Croazia ad entrare in una pericolosa corsa ai missili con la Serbia, e questo, naturalmente, serve ad aumentare le tensioni regionali, così come la diffidenza cresciuta tra le due parti a seguito della crisi degli immigrati. Inoltre, il sostegno di Washington all'aggressione istituzionale di Sarajevo contro Banja Luka e la presenza in Bosnia di terroristi islamici affiliati agli Stati Uniti sono segni abbastanza negativi per l'equilibrio regionale, che conducono ad una pletora di scenari bui in cui i Balcani si immergono una volta di più nel caos distruttivo e la tensione statale militante tra la Croazia e la Serbia diventa ancora una volta una vera e propria minaccia che viene seriamente considerata da entrambe le parti.

Per ricordarlo a tutti, questo è dovuto ai piani di guerra ibrida degli Stati Uniti in risposta ai progetti infrastrutturali multipolari di Russia e Cina, impostati per gettare le basi per l'ordine mondiale multipolare emergente. A dire il vero, c'è un certo livello di sostegno "interno" in queste iniziative, come l'odio che alcuni politici croati hanno ancora per la Serbia e tutte le cose legate ai serbi, ma gli Stati Uniti senza dubbio giocano il ruolo fondamentale nel facilitare o pianificare a titolo definitivo questi scenari distruttivi e nel guidarli applicando la strategia della "conduzione da dietro". Questo è il motivo per cui ho detto in precedenza che è molto difficile per me vedere una transizione fluida verso il multipolarismo, o allo stesso modo, una ritenzione facile dell'unipolarismo, perché gli attori che sono coinvolti – sia sulla scala di grandi potenze come la Russia, la Cina e gli Stati Uniti e sulla scala di potenze medie regionali, come la Croazia e la Serbia – sono o manipolati (come lo è la Croazia) o vedono in questo prossimo scontro una battaglia esistenziale per la loro sopravvivenza (sia direttamente come la vede la Serbia fa o indirettamente, come la vedono la Russia e la Cina vederlo rispetto ai Balcani).

Tuttavia, le cose non sono del tutto negative, e non c'è ineluttabilità che scoppi ancora una grande guerra, ma è solo che la situazione globale è molto precaria in questo momento e gli Stati Uniti stanno innescando 'bombe a orologeria' geopolitiche in regioni critiche, accendendo la miccia della guerra ibrida. Se il conflitto può essere evitato e la stabilità regionale può tornare in tutte le aree dei Balcani – tra cui ovviamente la Bosnia e la Repubblica di Macedonia – allora la Serbia, assistita dai suoi principali alleati russi e cinesi, sarà in grado ancora una volta di ritrovare il suo ruolo storico e il suo destino di leadership nella regione e svolgere un ruolo nella riconnessione infrastrutturale nei Balcani, e, per estensione, del resto d'Europa nell'ordine mondiale multipolare che si sta dispiegando.

La Republika Srpska ha dovuto affrontare gravi difficoltà su molti fronti. La sua economia, come quella della Bosnia-Erzegovina nel suo complesso, è a brandelli, il suo governo sembra avere difficoltà a definire un percorso politico chiaro, e anche se proietta un'immagine di solidarietà con la Russia, flirta anche con l'altro lato. Due anni fa, è stata il bersaglio di un tentativo fallito di "rivoluzione colorata", che ora viene riproposta con metodi più sofisticati. Può la Republika Srpska sopravvivere sotto queste pressioni, e come?

Sì, credo che la Republika Srpska sopravviverà come i serbi hanno sempre fatto, a prescindere dalle circostanze storicamente difficili, ma è solo che l'attuale minaccia è diversa in tutti i suoi aspetti principali da quella che i serbi hanno affrontato finora. Prima di tutto, le difficoltà della Republika Srpska sono state sperimentate in primo luogo a causa della guerra ibrida 'convenzionale' degli Stati Uniti contro la Serbia, in cui gli strumenti informativo-economici sono stati utilizzati contro la Republika Srpska come mezzo indiretto per danneggiare la Repubblica di Serbia (di seguito denominata semplicemente come Serbia). In questo momento nel tempo, la guerra ibrida 'convenzionale' si sta trasformando in forma di guerra ibrida che ho descritto nel mio libro, un graduale continuum di cambiamento di regime da una rivoluzione colorata a una guerra non convenzionale, che rappresenta una escalation molto pericolosa della politica sovversiva degli Stati Uniti che rischia di gettare tutti i Balcani nel caos, come progettato. Nel rispondere a questa minaccia, mi piacerebbe prima piace dire che credo che Milorad Dodik ha fatto un lavoro abbastanza buono, anche se ovviamente c'è sicuramente spazio per migliorare e sento che è guidato per una strada buia dai suoi 'partner' della UE.

Se poi sente oppure no di poter tranquillamente dire loro "no" è un altro argomento, ma sono sicuro che la minaccia della precedente e dell'attuale rivoluzione colorata gli ha dato un forte avvertimento che avrebbe fatto meglio a riconsiderare quali politiche multipolari seguire, invece di allinearsi più strettamente al blocco unipolare. Allo stesso tempo, però, tali intrighi di cambiamento di regime contro di lui potrebbero anche servire a fortificare la sua volontà di resistere e addirittura rifiutare l'UE se lo vuole veramente, e c'è una possibilità che per ora stia solo prendendo tempo con loro e potrebbe rifiutarli quando sente che è il momento giusto. A prescindere dalla speculazione analitica, tuttavia, è chiaro che è minacciato dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea di essere rovesciato da una rivoluzione colorata, e queste minacce non sono solo una punizione a causa delle sue simpatie multipolari e del suo impegno con la Russia, ma anche come un segno di guerra ibrida per destabilizzare indirettamente la Serbia e, quindi, interrompere i piani infrastrutturali connettivi transnazionali di Russia e Cina per i Balcani. Questo imperativo geopolitico non deve mai essere dimenticato quando si considera l'attuale geopolitica dei Balcani, e la Republika Srpska si inserisce perfettamente in questo puzzle come l'ultima 'esca' per attirare la Serbia in una trappola ed, eventualmente, portarla a uno scontro con la Croazia all'interno della Bosnia.

Quando parlo di questo, non sto solo tirando fuori qualche idea selvaggia. Sto basandomi sul fatto che sia la Serbia sia la Croazia hanno interessi geopolitici e di sicurezza in Bosnia, che difenderanno in una forma o in un'altra, quando la "federazione" fallimentare si affosserà inevitabilmente. Proprio come Bush padre ha scelto di non invadere l'Iraq durante il 1991 in modo da mantenere a tempo indeterminato una guerra futura da intraprendere quando il tempo fosse 'giusto', così gli Stati Uniti hanno optato per la creazione di una Federazione Bosniaca intrinsecamente instabile e insostenibile per attivare una 'bomba a orologeria' geopolitica in un futuro tempo 'opportuno'. La storia documentata del terrorismo islamico in Bosnia e le attuali innumerevoli cellule di Daesh, Al Qaeda, e altri tipi di gruppi terroristici all'interno del paese sono i fattori più imprevedibili e, se (o quando...) saranno attivate, potrebbero creare una pletora di possibili scenari che potrebbero portare alla rottura dello stato bosniaco e/o alla possibilità di un intervento croato e/o serbo (di natura attualmente indeterminata) per risolvere la situazione. Considerando la situazione interna del dopoguerra in Bosnia e la continua e incessante guerra dell'Occidente contro i serbi (ora combattuta in gran parte attraverso il revisionismo storico, la 'giustizia del vincitore' contro Karadzic, e altri modi non convenzionali, per citarne solo alcuni), la 'narrativa' globale dei media mainstream è già pronta per l'attivazione di un attacco terroristico islamico contro i serbi nella Republika Srpska.

Questa non è che una delle minacce di guerra ibrida che il paese si trova davanti, ed è un problema enorme che è molto difficile da affrontare a causa della sua natura amorfa e imprevedibile. La Republika Srpska avrà bisogno di intensificare la cooperazione per la sicurezza con la Russia e la Serbia al fine di affrontare adeguatamente questo problema al meglio delle sue capacità, ma anche allora è impossibile proteggersi al 100% da tali attacchi. Ciò che si può fare, però, è preparare lo Stato in modo adeguato a rispondere agli scenari più probabili e addestrare i suoi specialisti con competenze professionali di alto livello per farlo. Lo stesso vale per le rivoluzioni colorate, anche se questa minaccia è relativamente più facile da individuare, prevedere e controbattere. Le ONG sono il nido del diavolo delle rivoluzioni colorate, e quelle ostili sono già conosciute e identificate. La Republika Srpska dovrebbe utilizzare anche la consulenza strategica russa nell'adattare la propria legge sulle ONG per costringere i gruppi finanziati da stranieri a identificarsi come agenti stranieri. Una legislazione adeguata dovrebbe essere promulgata per vietare le organizzazioni indesiderabili.

Questo può essere difficile da attuare in pratica a causa della inevitabile opposizione di Sarajevo a queste iniziative e dei problemi costituzionali che può tentare di creare al fine di fermarle, ma deve essere fatto de jure o de facto tramite il lavoro di organizzazioni patriottiche e genuinamente non governative (identificando e facendo e nomi e cognomi dei gruppi sovversivi e dei loro dipendenti, naturalmente senza chiuderli fisicamente). Parallelamente a questo, la Republika Srpska ha bisogno di imparare dalla Russia il modo migliore in cui le sue forze di polizia possono rispondere alle provocazioni di strada delle rivoluzioni colorate al momento della loro attivazione, trattando accuratamente con loro con appena sufficiente forza per fermarle, ma non con abbastanza forza per creare involontariamente 'simpatia' per le organizzazioni golpiste, cosa che porta alla diffusione del loro messaggio tra la base civile. Tutto sommato, sopravvivere a queste minacce si riduce a una cooperazione tra gli organi statali competenti e le loro controparti internazionali meglio addestrate in Russia, al lancio di organizzazioni patriottiche che possono de facto assistere in queste misure, alla liberazione dei mezzi di comunicazione dal controllo e dall'influenza unipolare e il loro riorientamento verso scopi patriottici, e alla sollecitazione del supporto di esperti competenti e dei loro istituti nello studiare le ultime tecnologie della rivoluzione colorata e nel prevedere le loro mutevoli forme, preparando anche in modo proattivo soluzioni appropriate (preferibilmente in collaborazione con le loro molto più esperte controparti russe).

Secondo lei, sarebbe possibile e auspicabile l'integrazione dello spazio serbo geograficamente scollegato nell'Unione Eurasiatica?

In un certo senso, sì e no. Se la Serbia rimane geograficamente scollegata dall'Unione Eurasiatica, allora sarà solo una versione più grande della Transnistria o dell'Armenia, strettamente legata a Mosca ma fisicamente dipendente dalla 'buona volontà' temporanea degli stati di transito di influenza unipolare al fine di agevolare le relazioni economiche con il suo partner. Tuttavia, come si vede da entrambi i casi di altri partner geograficamente scollegati della Russia, questo non rende impossibile le relazioni, significa solo che ci sono sfide a lungo termine nel garantire la loro sostenibilità, che è ovviamente un compito molto arduo in entrambi i casi. Considerando che, ovviamente, i benefici superano i svantaggi, e che è nell'interesse della Serbia diversificare il più possibile le sue relazioni, abbracciando i suoi partner multipolari, soprattutto la vicina Russia.

Idealmente, però, mentre la Serbia è geopoliticamente scollegata dall'Unione eurasiatica, con l'aiuto della Cina, non sarà scollegata in modo infrastrutturale in futuro. Il completamento della via della seta balcanica creerebbe un corridoio verso sud attraverso la Repubblica di Macedonia e la Grecia che permetterebbe alla Serbia di condurre scambi marittimi con la Crimea e le altre parti della Russia. Vista in questo modo, con la Cina che crea la possibilità geo-economica di collegare la Serbia e la Russia, qualsiasi potenziale integrazione tra i due sotto l'egida dell'Unione Eurasiatica è possibile e auspicabile, ma è tutto subordinato alla costruzione della via della seta balcanica. Per tornare a uno dei temi principali che ho presentato in questa intervista, ciò spiega il motivo per cui gli Stati Uniti stanno prendendo di mira i Balcani ancora una volta proprio in questo momento e sono pronti a scatenare una serie di guerre ibride al fine di fermare lo sviluppo di questo scenario.

Ancora una volta, lo voglio ripetere – la Cina sta creando la via della seta balcanica che, se completata, renderebbe l'integrazione fra la Serbia e la Russia fattibile e desiderabile, ed è proprio questo il motivo per cui i Balcani sono così destabilizzati in questo momento e probabilmente rimarranno così per i prossimi anni, anche se ho fiducia nelle nazioni balcaniche, esse possono sormontare queste difficoltà ed emergere più forti, più unite e più multipolari che mai.

Quali impressioni ha della Serbia? Che messaggio ha per il popolo serbo?

Ho solo le migliori impressioni perché è tutto quello che ho ricevuto! Il popolo serbo è così caldo, accogliente, e rilassato, e ho trovato l'atmosfera sociale di Belgrado molto piacevole e alla mano. Venendo da Mosca con il nostro trambusto cittadino, è un gradito cambiamento di ritmo andare a Belgrado e vivere una vita un po' diverso per alcuni giorni. Ho anche notato quanto era pulita la città, in netto contrasto con molte città americane. È stato davvero bello vedere che i serbi si preoccupano della loro capitale proprio come fanno i russi. In effetti, parlando di russi, mi sembra che ci siano molte più somiglianze tra questi due popoli strettamente legati di quanto avessi inizialmente pensato.

Dopo aver interagito con molti serbi durante la mia visita, ho visto con i miei occhi quanto siano simili ai loro fratelli russi e ciò ha rafforzato la mia convinzione che i due paesi devono continuare ad avvicinarsi ancora di più. Dopo tutto, i russi e serbi sono slavi e hanno molte più somiglianze tra di loro che non i russi e i cechi, per esempio. Questa non è una coincidenza, ma è un prodotto del patrimonio socio-culturale e religioso che lega i due popoli insieme in modo fraterno. È stata sicuramente una realizzazione benvenuta vedere – no, in realtà sentire – queste cose, e ora posso comprendere appieno come tanti serbi siano stati felici di accogliere il presidente russo Vladimir Putin durante la sua visita a Belgrado lo scorso anno.

Quanto al mio messaggio al popolo serbo, vorrei ringraziarli per un momento così incredibile e indimenticabile. La mia breve visita a Belgrado mi ha riempito il cuore di gioia, ed è stata la tregua perfetta che avevo davvero bisogno di sperimentare. Mi sono sentito veramente come se appartenessi alla Serbia e tutti accettavano e apprezzavano le radici jugoslave (slovene) dei miei nonni. È una sensazione indescrivibile arrivare in un posto e sentire come se tutti stessero aspettando il tuo arrivo. Non dimenticherò mai questa esperienza. Mentre ho ancora un po' di attenzione dei lettori per un momento finale, mi piacerebbe finire la mia intervista con una nota positiva e ottimista. Per quanto il governo serbo abbia fatto marcia indietro sulla sovranità nazionale attraverso l'insidioso accordo con la NATO, ora sono convinto al 110% che questo non rappresenta in alcun modo la sincera volontà del popolo serbo, e sono convinto che se i serbi facessero uno sforzo sostenuto per cambiarlo pacificamente, tale accordo potrà di fatto essere revocato.

Tutto ciò che serve è prolungata convinzione patriottica e le tattiche organizzative adeguate, e mentre la Serbia ha già la prima, ha bisogno individui chiave per aiutare a gestire queste ultime. Io stesso, da slavo, posso testimoniare personalmente la nostra natura gentile, calda e fiduciosa che a volte porta involontariamente all'ingenuità e all'apatia, e la mia valutazione generale è che i media controllati dall'Occidente in Serbia hanno sfruttato queste tendenze psicologiche al fine di neutralizzare la resistenza serba all'accordo con la NATO. Detto questo, noi slavi siamo coraggiosi, orgogliosi e intelligenti, e se applichiamo la nostra mente a qualcosa e ci dedichiamo a una causa, riusciremo sempre in qualunque cosa abbiamo deciso di fare. So nel mio cuore che se i serbi si concentreranno su questa parte della nostra identità slava comune, allora non c'è dubbio nella mia mente che potranno fare la storia ed essere il primo paese al mondo a tirarsi mai fuori da un accordo con la NATO.

Il tempo è arrivato, e credo che il popolo serbo possa riuscire a operare un'impresa senza precedenti di patriottismo nella liberazione del loro paese dall'occupazione della NATO, ma la questione fondamentale è: i serbi credono in se stessi?

 
Le dogane ucraine sequestrano il messaggio di Natale del patriarca Kirill

sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus'

Gli ufficiali doganali non hanno permesso che il messaggio di Natale di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' sia portato in Ucraina, come riferisce Vladimir Legojda.

"Fonti in Ucraina hanno affermato che le autorità doganali locali hanno sequestrato le copie del messaggio di Natale del patriarca Kirill, inviate in precedenza dalla Russia, per essere lette come da tradizione durante il servizio festivo del 7 gennaio", ha detto su Telegram Vladimir Legojda, capo del Dipartimento sinodale per le relazioni della Chiesa con la società e i media.

Secondo la tradizione consolidata, il messaggio deve essere letto ai servizi divini festivi il 7 gennaio per la festa della Natività del nostro Signore Gesù Cristo, ma i dipendenti del servizio di frontiera dello Stato hanno confiscato le copie del messaggio, citando la non conformità con certe formalità.

Come nota Legojda, si può ancora leggere il messaggio nelle chiese: "I tempi non sono gli stessi: si può leggere con uno smartphone. Che lo zelante personale delle dogane ucraine si prepari a una nuova stella sulle proprie spalline, poiché questa per loro è più importante della stella di Betlemme".

Il 24 dicembre 2018, Vladimir Legojda ha detto che la Chiesa ortodossa russa era pronta per il dialogo con il Fanar, ma senza rinunciare alla verità.

 
Il metropolita Ilarion rilascia un'intervista sugli obiettivi della sua visita a Gerusalemme

Il metropolita Ilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, farà questa settimana una visita in Israele, dove la tragedia dell'Olocausto sarà commemorata il 23 gennaio al più alto livello internazionale. Ovviamente, la diplomazia ecclesiastica ha molti compiti importanti da svolgere in Medio Oriente. Il metropolita parla in un'intervista a RIA Novosti degli obiettivi della visita a Gerusalemme, delle prospettive di un incontro tra i primati delle Chiese ortodosse nel mondo nella capitale della vicina Giordania e della posizione assunta dai rappresentanti dell'episcopato greco nella situazione di crisi nel mondo ortodosso.

Eminenza, con quali obiettivi e piani andrà in Israele?

L'obiettivo principale della mia visita è la partecipazione a eventi commemorativi per le vittime dell'Olocausto. A questi eventi parteciperanno delegazioni di molti stati. La delegazione russa è guidata dal presidente Vladimir Putin.

Ho anche intenzione di fare una visita a sua Beatitudine Theophilos, patriarca di Gerusalemme.

Questo è collegato all'iniziativa del patriarca Theophilos di tenere ad Amman un incontro dei primati delle Chiese ortodosse del mondo? Come lo valuta: può far uscire le relazioni inter-ecclesastiche dalla crisi provocata dal riconoscimento degli scismatici ucraini da parte del patriarca di Costantinopoli?

Durante la sua visita a Mosca lo scorso novembre, sua Beatitudine il patriarca Theophilos III di Gerusalemme ha presentato una proposta per tenere a fine febbraio un incontro fraterno dei primati delle Chiese ortodosse locali per discutere come "preservare la nostra unità nella comunione eucaristica". Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha dato una valutazione positiva di questa iniziativa volta a superare le divisioni e ripristinare l'unità nella Chiesa ortodossa.

Siamo pronti a sostenere qualsiasi proposta e formato di discussione comune sul modo di uscire dalla crisi perché ogni incontro di alto livello offre la possibilità di compiere almeno alcuni passi in questa direzione.

Ma quanto è realistica la prospettiva di un tale incontro alla luce dell'attuale crisi nei rapporti tra alcune Chiese?

Per quanto ne sappiamo, la proposta del patriarca di Gerusalemme è stata valutata positivamente da diverse Chiese locali.

Speriamo che questo incontro abbia luogo anche se non tutti i primati vi prendono parte.

Di  recente, il primate della Chiesa di Grecia, l'arcivescovo Hieronymos di Atene, ha fatto una menzione liturgica del leader scismatico ucraino, Epifanij Dumenko, durante la sua visita alla diocesi del metropolita Seraphim del Pireo, un noto oppositore della legalizzazione degli scismatici di Costantinopoli. Il metropolita Seraphim ha concelebrato con lui. Ha cambiato atteggiamento?

Nel mondo ortodosso, il metropolita Seraphim è noto per la sua erudizione, le sue opinioni profonde e le sue posizioni coerenti. In relazione alle recenti azioni di Costantinopoli in Ucraina, il metropolita Seraphim ha fatto diverse dichiarazioni pubbliche che esprimono rifiuto. La sua firma si trova sotto la lettera congiunta di quattro vescovi della Chiesa di Grecia inviata il 29 novembre 2019 e indirizzata ai primati delle Chiese ortodosse locali.

Quanto è importante questa lettera e in quali dichiarazioni?

Questa lettera contiene un invito a convocare un Concilio pan-ortodosso sulla questione dello scisma ucraino, che risponda alla domanda "A chi e come è stata data l'autocefalia in Ucraina considerando il pieno disprezzo per la Chiesa ortodossa ucraina canonica e per di più con 'il ripristino degli scismatici nella loro attuale dignità'."

 
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