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Dov'è la più grande campana funzionante della Russia?

Una campana gigante da 72 tonnellate suona durante le grandi festività religiose nel principale monastero della Russia.

Sergej Pjatakov/Sputnik

La campana più grande e famosa, lo "Tsar delle campane", si trova, naturalmente, al Cremlino di Mosca. Sta su un piedistallo e in realtà non ha mai suonato. Fu fusa nel 1730 per ordine dell'imperatrice Anna Ioannovna e pesa 202 tonnellate. Tuttavia venne danneggiata prima di essere innalzata sul campanile.

L'imperatrice Elisabetta, figlia di Pietro il Grande, non restaurò lo "Tsar delle campane", ma decise di fondere una propria campana. Il gigante da 65 tonnellate risuonò con successo nella Lavra della Trinità e di san Sergio dal 1750 al 1930, e si sentiva a decine di chilometri di distanza. Ma in epoca sovietica fu gettata dal campanile e fatta a pezzi.

i bolscevichi lanciano la campana dal campanile (archivio M.Prishvin/stsl.ru)

Vent'anni fa la Lavra decise di restaurare la campana. La nuova campana fu fusa a San Pietroburgo e consegnata con un treno speciale al monastero vicino a Mosca.

Il 30 maggio 2004 suonò per la prima volta la nuova campana da 72 tonnellate. Ora è la più grande campana funzionante in Russia. Il suo batacchio da solo pesa 2 tonnellate e richiede sei persone per farlo oscillare! Potete sentire il suono denso della campana durante le grandi festività religiose.

la campana è alta 4,5 metri (Legion Media)

 
Che cosa accadrebbe se l'Ucraina attaccasse la Russia?

Questa domanda è apparsa di recente su Quora, il più ampio sito di domande e risposte del mondo.

Questa è una domanda piuttosto stupida.

Ho lasciato l'esercito ucraino nel dicembre 2012, con un rango di ufficiale. Naturalmente molte cose sono cambiate da allora, ma sono ancora molto ben informato dai miei amici; molti dei miei amici sono attualmente in prima linea.

Suppongo che la domanda riguardi l'aspetto militare: cosa accadrebbe?

Probabilmente questo.

Entro poche ore, la Russia condurrebbe una serie di attacchi ai sistemi di difesa aerea. Probabilmente, utilizzerebbero il sistema "Calibre" che hanno usato in Siria. Hanno anche molti sistemi come il C-10 "Granat":

L'esercito ucraino è pieno di informatori dell'intelligence russa e la Russia è molto ben informata sulle nostre difese aeree e missilistiche, quindi è molto improbabile che l'Ucraina possa nascondere tutti i sistemi terra-aria per prevenire gli attacchi aerei.

Lo stesso avverrebbe con i campi di atterraggio, le linee di comunicazione e di rifornimento. Una volta che la Russia avrà spazzato via i sistemi anti-aerei, inizierà un attacco aereo massiccio sulle unità armate e motorizzate ucraine.

Dopo un giorno, la situazione sarebbe simile a questa:

A quel punto, l'esercito ucraino finirebbe nel panico e inizierebbe una ritirata caotica.

Molto probabilmente, la Russia lancerebbe quindi un contrattacco da 4 direzioni:

Nord - attraverso l'autostrada tra Chernigov e Kiev

Est - da Donetsk e Lugansk

Sud - dalla Crimea

Sud-Ovest - dalla Repubblica di Transnistria.

Suppongo che l'unica solida resistenza che l'esercito ucraino potrebbe fare sarebbe in un'area urbana, ma ciò porterebbe a migliaia di vittime civili e la Russia non lo accetterebbe; dubito che la popolazione russa appoggerebbe una tale idea. Nonostante il conflitto russo-ucraino negli ultimi anni, quasi tutte le famiglie della Russia hanno parenti in Ucraina.

Quindi, per farla breve: l'esercito ucraino sarebbe completamente distrutto dagli attacchi aerei e le comunicazioni sarebbero interrotte.

Se fossi ancora nell'esercito ucraino, mi rifiuterei di attaccare la Russia; sarebbe meglio affrontare la prigione che morire oppure ordinare al tuo plotone / compagnia di eseguire una missione dal fallimento garantito. Ion lo farei.

Aggiornamento:

P.S.: Molti colleghi ucraini mi chiamano traditore. Non sono sorpreso di sentirlo, perché attualmente tutti coloro che hanno un'opinione diversa da quella del governo attuale finiscono per essere chiamati traditori e andare in prigione. E' quello per cui lottiamo, giusto? Per gli standard europei e la libertà di parola?

A differenza di voi ragazzi, io ero sul "Majdan" e ho partecipato al colpo di stato contro il precedente governo e ho fatto molte altre cose nel corso del 2014 e del 2015. L'unica differenza è che io sono riuscito a tornare indietro, a dimettermi dalle mie funzioni nell'organizzazione in cui ero (non voglio menzionare il suo nome) e giungere alla conclusione che la guerra non è una soluzione e solo la capacità di perdonare, chiedere perdono e negoziare può portare alla pace e alla prosperità.

Proprio come voi, io credevo che i carri armati e i soldati potessero riportare "ordine costituzionale". La gente dell'Ucraina orientale si è dimostrata diversa a prezzo di sangue e di dolore. Non abbiamo chiesto la loro opinione quando abbiamo rimosso il presidente eletto dal suo posto e non abbiamo chiesto la loro opinione quando abbiamo cercato di rimuovere il russo come lingua regionale. Allora, perché li incolpiamo?

Se pensate che stiamo combattendo con la Russia - vi sbagliate. Gli ucraini stanno combattendo contro gli ucraini. Una parte è sostenuta dalla Russia, un'altra parte dai paesi della NATO. E voi mi chiamate traditore perché mi rendo conto che è una guerra civile e non un'invasione straniera?

Spiacenti, ma se volete uccidere persone come voi, del vostro stesso paese - fate pure, visitate il centro di reclutamento (VOENKOMAT) più vicino e unitevi ai militari o aderite ai battaglioni di volontari, in modo da poter fare soldi rapidi ai punti di controllo chiedendo tangenti ai conducenti che passano da lì.

Buona fortuna.

 
E ora diamo un'occhiata al famigerato monastero di James Bond!

È un dato di fatto: i monasteri hanno bisogno di denaro. Un'altra cosa è quando il denaro diventa l'obiettivo principale dell'esistenza del monastero. Quale futuro attende i monasteri conosciuti in precedenza come "luminari dell'Ortodossia"?

"E ora diamo un'occhiata al famigerato monastero di James Bond!" annuncia una guida turistica, allontanandosi abilmente e consentendo ai membri del suo gruppo turistico di fare un altro paio di centinaia o più di megabyte di foto sui loro smartphone.

È un sollievo sentire la reazione dei turisti, indipendentemente dal fatto che siano tedeschi (sarebbe una forzatura chiamarli pellegrini, in qualsiasi modo!):

"Ma siamo venuti alle Meteore per vedere i vostri monasteri, non le location di Hollywood", rispondono alcuni di loro in modo calmo ma brusco. "Siamo interessati all'Ortodossia, non all'agente 007".

"Beh, certo", la giovane guida turistica cambia rapidamente tono. "Entriamo subito. Abbiamo pochi minuti: vedete, altri gruppi di turisti stanno aspettando di entrare! Un promemoria: se avete intenzione di entrare nel monastero, le donne devono indossare sciarpe e gonne che potete noleggiare al chiosco del monastero per cinque euro. Ripeto: abbiamo solo pochi minuti".

Il monastero sembra un museo durante gli orari di ingresso gratuito. Decine, se non centinaia di visitatori divisi in gruppi si sforzano in tutto questo trambusto di ascoltare le loro guide turistiche e apprendere almeno alcune informazioni sulla storia dei monasteri delle Meteore, sull'Ortodossia greca, sul ripristino dell'indipendenza ellenica e sulla resistenza al dominio ottomano... Assolutamente no! Un nastro trasportatore di gruppi di turisti non permette nemmeno la minima possibilità di osservare da vicino gli affreschi, figuriamoci soddisfare il desiderio di trascorrere un momento da soli, o allontanarsi e pregare in pace. "Non è nemmeno un museo, sembra più un supermercato", sussurrano indignati alcuni dei visitatori tedeschi.

"Beh, dobbiamo muoverci più velocemente perché dobbiamo fare spazio a un altro gruppo. Una volta usciti, saremo al ponte di osservazione (non è bello?) dove vi è permesso scattare foto. Vi incontrerò al negozio di articoli da regalo del monastero (dovreste assolutamente dargli un'occhiata, perché hanno molte cose interessanti a prezzi davvero decenti), e poi passeremo a un altro monastero che è altrettanto bello ed eccitante".

I turisti dei gruppi di visite guidate trascorrono la maggior parte del loro tempo all'interno di quei negozi di souvenir del monastero comprando ogni tipo di soprammobile, forse nel semplice tentativo di conservare un ricordo mentale dei luoghi che hanno visitato.

Facciamo un profondo respiro dopo aver visitato alcuni monasteri delle Meteore a rotta di collo. Anche la nostra guida turistica tirato un grande sospiro di sollievo:

"Oh, possiamo finalmente prenderci una pausa dopo questa corsa sfrenata. Cosa ne pensate del nostro bel paese?"

non posso trattenermi:

"Certo, è bellissimo e tutto il resto, ma c'è troppa fretta. Guarda, anche alcuni spiriti affini tra i tedeschi si sono lamentati: hanno detto che volevano trascorrere qualche momento in silenzio, e alcuni anche in preghiera (succede anche tra i tedeschi!), ma invece di un tranquillo monastero, hanno visitato un supermercato nel giorno dei saldi o qualcosa del genere. Non dico un pellegrinaggio, ma anche il turismo è stato abbandonato per fare soldi".

È allora che la nostra guida sospira con una faccia seria:

"Ma avete ragione. E scusatemi per James Bond, è molto più facile per noi usare questo tono particolare quando parliamo dei monasteri delle Meteore in questi giorni. I monasteri sopravvivono praticamente a spese dei turisti, ecco perché sosteniamo il nostro programma turistico con Hollywood e tutto il resto. Più siamo allegri, meglio è, per così dire. Dobbiamo aggiungere più cose divertenti ai nostri programmi. In questo modo i monasteri avranno più soldi".

"Capisco, ma che dire della preghiera , o della solitudine..."

"Pii desideri! (Un altro sospiro, questa volta ancora più addolorato). Vedete, è così che funziona qui: i monasteri sono chiusi ai turisti durante le funzioni, e questo significa che nessuno, tranne i monaci, può esservi presente. E poi c'è il "tempo degli affari" tra la Liturgia e la Veglia: i turisti hanno semplicemente bisogno di spendere soldi, tutto qui. Penso che noi che apparteniamo al mondo al di fuori delle mura del monastero, non dobbiamo pregare ma portare soldi. Vi vedo accigliati. Anch'io sono ortodossa, e anche a me questo nuovo ordine di cose fa schifo, ma devo lavorare e guadagnare soldi, non ho scelta! Se può consolarvi, vi svelo un segreto: c'è un minuscolo eremo ai piedi delle Meteore, è lì che vi consiglio di andare a pregare. Lo mantengono alla vecchia maniera. Questo è l'unico posto dove i nostri compagni greci dei villaggi e delle città vicine vanno a pregare: tutti quei "monasteri d'affari" con i loro souvenir e le esche per i turisti sono un'enorme cambiamento per noi. Sapete, una volta mi sono sorpreso a pensare di essere in un ghetto durante uno dei miei tour..."

"Come mai?"

"Molto semplice: una volta i turisti hanno visto una monaca che tornava da una chiesa alla sua cella. Erano fuori di sé dalla gioia, tanto che alcuni addirittura fischiavano: Guarda! Una monaca viva! Tutta in nero! Oh! Che bello!"

"Noi abbiamo avuto qualcosa del genere ai tempi sovietici. Visitavamo i monasteri proprio come loro per guardare a bocca aperta i monaci e farci una risata".

"Bentornati nel passato, allora".

"Purché non sia un ritorno al futuro. Assomiglia a un ghetto però".

"La cosa peggiore è che abbiamo costruito questo ghetto noi stessi. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno sono i soldi. Quanto alla preghiera: non tanto. Piango per la Grecia".

"E se non tutto fosse ancora perduto?"

"Mi piacerebbe sperarlo."

Ci separiamo dalla nostra guida turistica, che ci regala un'icona. I tedeschi ci giocherellano un po' tra le mani e poi dicono: "Cosa ce ne facciamo? Noi non sappiamo nulla di icone. Portatela in Russia, magari potete donarla a un monastero o a una chiesa". A quel punto muoio dalla voglia di tornare in Russia. E una volta lì, andrei a visitare una minuscola comunità monastica: magari il monastero Spaso-Kamennyj, o quello di san Giovanni a Sura, o il monastero di Sija, o ancora il monastero di san Trifone a Pechenga; [1] cioè praticamente qualsiasi luogo dove anche i turisti possono diventare pellegrini. Dove la parola "denaro" è ancora presa a valore nominale e la parola "preghiera" è ancora l'essenza.

Nota

[1] Questi sono tutti monasteri del nord russo — isolati e in un clima aspro, con pochi monaci che vi abitano.

 
Arriva a Torino l'icona "Semistrelnaja"
Lunedì 16 dicembre abbiamo fatto visita alla parrocchia di san Nicola a Lecco, dove il parroco padre Vitalij Korsakov e lo ieromonaco Svjatoslav (Zasenko), rettore della parrocchia della santa Protezione a Lugano, ci hanno affidato l'icona miracolosa della Madre di Dio delle Sette Spade ("Semistrelnaja"), che in queste settimane sta girando per le chiese ortodosse in Italia. Tornati a Torino in serata assieme a Sergej Fomin, il custode dell'icona, abbiamo officiato una serie di funzioni assieme ai fedeli che avevano atteso l'arrivo dell'icona a Torino.
 
 
 
 
 
 
La ROCOR apre una missione in Texas per servire famiglie che hanno lasciato una parrocchia greca sotto Costantinopoli

foto: chicagodiocese.org

Una nuova parrocchia missionaria della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia è stata aperta a Lubbock, in Texas, per servire diverse famiglie che hanno lasciato la parrocchia greca locale, sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, a causa dell'interferenza anti-canonica di quest'ultimo negli affari della Chiesa ortodossa ucraina.

Parlando a una conferenza internazionale sulla crisi ucraina a Mosca la scorsa settimana, l'arciprete John Whiteford della parrocchia della ROCOR di san Giona della Manciuria, a Spring, in Texas, ha notato che ci sono varie reazioni da parte degli ortodossi in America a ciò che sta accadendo in Ucraina. Ci sono quei greci che sosterranno il loro patriarcato qualsiasi cosa accada, altri sono in crisi e confusione su ciò che sta accadendo, e altri che rifiutano apertamente l'interferenza del Patriarcato in Ucraina, ha detto padre John al pubblico della conferenza, come riferisce RIA-Novosti.

Come ha spiegato padre John, alcuni rappresentanti delle parrocchie greche lo hanno contattato e gli hanno chiesto cosa sta realmente accadendo in Ucraina. Alcuni membri della Chiesa greco-ortodossa di sant'Andrea a Lubbock, in Texas, hanno deciso di lasciare la parrocchia e di unirsi alla giurisdizione della ROCOR, che ha aperto a Lubbock la missione di Santa Caterina, sotto la diocesi di Chicago e degli Stati uniti centrali, per servire diverse famiglie.

La missione viene servita da chierici in visita fino a quando la diocesi non potrà nominare un prete per servire regolarmente i parrocchiani.

Due sacerdoti precedentemente della diocesi carpato-russa, un'altra delle tre giurisdizioni di Costantinopoli in America, padre Mark Tyson e padre Nektarios Trevino, sono entrati anch'essi nella ROCOR. Due parrocchie dell'arcidiocesi delle Chiese russe di Costantinopoli in Italia sono entrate a far parte della ROCOR, e l'intera arcidiocesi sta attualmente considerando di entrare a far parte del Patriarcato di Mosca, dopo che Costantinopoli ha revocato improvvisamente e senza preavviso il suo status di Esarcato a fine novembre.

 
Come un padre cristiano ortodosso ha ispirato i suoi figli ad amare lo studio – La famiglia Bogoljubov

Dove possono i nostri figli ricevere un'istruzione buona e di qualità? Come crescere i figli come credenti? Cosa costituisce il famigerato e sfuggente "sviluppo personale completo"? Non siamo i primi nella storia umana a incontrare questi problemi. E prima di noi ci sono stati sulla terra genitori che hanno risolto con successo gli stessi problemi.

Nelle biografie e soprattutto nelle autobiografie di persone interessanti ed eccezionali, possiamo vedere come quella "personalità completamente sviluppata" cresca gradualmente da un bambino piccolo. Possiamo vedere come una persona si forma da piccoli frammenti, da circostanze casuali e da sforzi pedagogici mirati.

i Bogoljubov

Ho già parlato dell'educazione del futuro accademico I.I. Artobolevskij, figlio di un nuovo martire, [1] e ora voglio ricordare la storia di un'altra straordinaria famiglia: la famiglia Bogoljubov. Questa storia mi ha insegnato e mi ha ispirato molto.

I risultati della "politica educativa" in questa famiglia sono impressionanti:

  • primo figlio: Nikolaj Nikolaevich Bogoljubov (1909–1992), matematico e fisico teorico sovietico, accademico dell'Accademia delle scienze dell'URSS e dell'Accademia delle scienze della Russia, fondatore di scuole scientifiche di meccanica non lineare e fisica teorica;

  • secondo figlio: Aleksej Nikolaevich Bogoljubov (1911–2004), matematico, meccanico, storico della scienza, membro corrispondente dell'Accademia delle scienze della Repubblica socialista sovietica ucraina;

  • terzo figlio: Mikhail Nikolaevich Bogoljubov (1918–2010), linguista iranologo, accademico dell'Accademia delle scienze della Russia.

E ancora più importante è che i Bogoljubov sono cresciuti come credenti cristiani ortodossi. E questo avvenne durante gli anni più difficili della persecuzione della Chiesa, e questo avvenne "nel bel mezzo" della vita pubblica! Quindi, il figlio maggiore, l'accademico NN Bogoljubov, essendo a capo del dipartimento di fisica teorica presso la Facoltà di fisica dell'Università statale di Mosca, riceveva regolarmente la comunione. [2] E alla fine degli anni '80, lui, capo dell'Istituto congiunto per la ricerca nucleare a Dubna, contribuì a restituire alla Chiesa la cappella dell'istituto.

Possiamo apprendere "in prima persona" come questi ragazzi sono stati cresciuti – dai ricordi di Aleksej Nikolaevich Bogoljubov su suo fratello maggiore. [3]

Naturalmente, questi sono i ricordi di un solo figlio di questa famiglia. Inoltre, non saremo in grado di vedere tutto: dopotutto, non tutto può essere monitorato e registrato, anche quando si imposta una simile attività. Non possiamo applicare tutto all'educazione e all'istruzione dei nostri figli. Ma ovviamente nulla ci impedisce di trarre alcune conclusioni per noi stessi. In ogni caso, questa storia è una vera esperienza di persone viventi.

* * *

il sacerdote Nikolaj Mikhailovich Bogoljubov

Nella Kiev pre-rivoluzionaria viveva il sacerdote Nikolaj Mikhailovich Bogoljubov (1872-1934) [4], rettore della chiesa dell'Università imperiale di san Vladimir a Kiev; insegnante di teologia, geografia, lingua russa, didattica; filosofo. In futuro sarebbe stato un confessore che trascorse diversi anni nelle carceri sovietiche. Era membro del Concilio locale della Chiesa ortodossa russa e studente dell'arcivescovo, allora metropolita, Antonij (Khrapovitskij), che regalò a padre Nikolj la sua croce di dottorato: le insegne di un dottore in teologia.

Quando il padre di famiglia iniziò a insegnare all'università, gli fu assegnato un appartamento di tre stanze. Dopo la rivoluzione, la famiglia Bogoljubov viveva in una casa di campagna. Una volta espulso, il prete vagò con la sua famiglia in angoli strani, senza un luogo di residenza fisso. I futuri accademici sono cresciuti in tali condizioni di vita.

La fede degli scienziati

Che gli scienziati siano spesso credenti e praticanti in chiesa, ovviamente, non sorprende. [5] Ma il fatto che padre Nikolaj Bogoljubov sia riuscito a trasmettere la sua fede ai suoi figli, a trasmetterla in modo tale che rimanesse per il resto della sua vita, sembra un'impresa eroica e un miracolo.

Dalle memorie di Aleksej Nikolaevich Bogoljubov apprendiamo che i bambini Bogoljubov, già durante l'infanzia, erano appassionati di studio della storia sacra. Andavano in chiesa con i genitori. Erano completamente immersi nella cultura ortodossa: per esempio, a Natale, i futuri accademici "glorificavano Cristo". [6]

Come ha fatto esattamente padre Nikolaj a insegnare la fede ai suoi figli? Diciamo subito l'ovvio: lui stesso non era solo un prete, non solo un teologo, ma anche una persona profondamente religiosa. Cioè, il principale educatore e insegnante dei futuri accademici era lui stesso veramente un cristiano.

E padre Nikolaj non solo prestava servizio lui stesso in chiesa, ma vi portava con sé i suoi figli. Per esempio, prendeva i suoi figli per mano e camminava con loro, attraverso i campi, fino alla chiesa. E parlava con loro lungo la strada.

I bambini servivano il padre-sacerdote durante i servizi. E il sacerdote presentava i suoi figli anche a quei vescovi con i quali egli stesso comunicava e presso i quali prestava servizio. [7] È difficile dire esattamente come si svolgessero questi incontri; Aleksej Nikolaevich non ha trattato questi argomenti in dettaglio. Ma nelle sue memorie, ha detto che il ricordo di questi incontri, il ricordo di tali servizi è stato preservato per sempre dai figli di padre Nikolaj.

L'esempio del padre

Padre Nikolaj era un uomo impegnato, tra il servizio come sacerdote, l'insegnamento e il lavoro scientifico. Ma cercava di trascorrere più tempo con i suoi figli, lavorando molto a casa. Il suo lavoro non era facile e richiedeva apparentemente solitudine, ad esempio per esempio quando lavorava a una tesi di dottorato. Ma padre Nikolaj si era allestito un posto di lavoro nel suo appartamento, nell'angolo della sala da pranzo comune.

Lavorava, e i bambini vedevano che il loro papà lavorava. I bambini vedevano che il lavoro scientifico esiste, che è interessante e che è importante.

Ecco come scrive a riguardo Aleksej, il figlio di padre Nikolaj:

"Gli interessi dei figli si sono sviluppati sotto l'influenza diretta delle conoscenze del padre. Vedono il padre che legge un libro in inglese. "Papà, capisci tutto?" – "Sì!" Ciò significa che devono capire tutto e l'interesse per le lingue cresce da solo. Quindi nasce l'interesse per la scrittura. Papà si siede e scrive un libro (stava lavorando alla sua tesi di dottorato...). Entrambi i figli, il maggiore all'epoca aveva circa sette anni, decisero anche loro di scrivere libri: cucirono loro stessi un piccolo quaderno e si appollaiarono in angoli diversi dell'ufficio del padre". [8]

Ho già raccontato [9] come questi ragazzi di sei e sette anni scrissero i loro primi lavori "scientifici": copiarono testi dall'enciclopedia Brockhaus ed Efron. Inoltre, il maggiore insegnava al più giovane:

"Leshenka, cosa stai facendo?

- Sto scrivendo di storia antica!

- Come scrivi? Non puoi scrivere così, perché lo stai solo riscrivendo, il che significa che non sarà tuo! Quello che devi fare è questo: prendi tre libri, aprili e riscrivili così: prendi una parola da uno, una parola da un altro, una parola da un terzo. Allora sarà tuo!"

E questo primo lavoro "scientifico" dei futuri scienziati inizia con una cosa semplice: "Papà si siede e scrive un libro".

Il padre stesso era appassionato, lottava per l'istruzione, l'autoeducazione e il lavoro. E coinvolgeva i suoi figli in questa autoeducazione, almeno semplicemente lavorando con loro, accanto a loro, comunicando con loro mentre lavorano, incoraggiandoli. Proprio come coinvolgeva i bambini nel suo ministero ecclesiale, li coinvolgeva anche nel suo lavoro scientifico.

E i bambini videro anche come durante gli anni difficili della rivoluzione, quando il potere a Kiev cambiava costantemente, e le strade erano bombardate, il loro padre "continuava a lavorare alla ricerca... sulla filosofia della religione".

L'opportunità di osservare il lavoro, soprattutto quello scientifico, dei genitori – amati genitori, "adulti significativi" – ha un impatto davvero serio sulla formazione della personalità di una persona. Una persona "impegnata nell'educazione". [10]

È l'aspirazione dei genitori all'educazione – educazione nel senso più ampio del termine – che suscita questa stessa aspirazione nei figli. In una situazione del genere, probabilmente la mela non cadrà lontano dall'albero.

Educazione elementare

Padre Nikolaj Bogoljubov progettò di mandare i suoi figli al 1° Ginnasio Classico Aleksandr. Ma allo stesso tempo, i genitori stessi facevano la "preparazione per la scuola" e l'istruzione primaria con i propri figli, a casa.

Aleksej Nikolaevich scrive a riguardo in questo modo:

"I genitori hanno insegnavano loro: il padre insegnava ai suoi figli il tedesco, il francese e, un po' più tardi, l'inglese. Sviluppava in loro l'amore per le lingue, preparandoli ad entrare in un altro mondo, inizialmente sconosciuto. Insegnava tutte le materie, compresa la calligrafia. Più tardi, lui stesso preparò i suoi figli per entrare in palestra... La mamma... insegnava ai suoi figli a leggere la musica e a suonare il pianoforte..." [11]

È così che i genitori hanno aperto intenzionalmente, consapevolmente e in modo organizzato il mondo della scienza, il mondo della conoscenza ai loro figli. Pertanto, l'istruzione stessa è diventata una cosa interessante e significativa nella vita dei bambini, perché sono stati istruiti a casa propria dai loro cari e amati genitori.

Ma padre Nikolaj non contrapponeva affatto l'istruzione domestica all'istruzione scolastica. Quando suo figlio maggiore Nikolaj compì 8 anni, padre Nikolaj lo mandò alla classe preparatoria del ginnasio. Un anno dopo, Nikolaj, di nove anni – che era chiamato Kotej – si trasferì alla prima classe del ginnasio (all'incirca la nostra quinta elementare) e Aleksej, di otto anni, entrò nella scuola preparatoria.

Istruzione secondaria di base

Quando Nikolaj finì la seconda classe del ginnasio (e Aleksej, rispettivamente, la prima), l'arciprete Nikolaj Bogoljubov e la sua famiglia furono costretti a lasciare Kiev – dai bombardamenti delle strade, "dalla fame, dal freddo... dai tiranni di cui era così ricco il potere popolare". Adesso il professore universitario continuava a prestare servizio in una parrocchia di un villaggio lontano. In questo villaggio esisteva una scuola settennale dove insegnavano appassionati autodidatti. "Dato il loro livello di conoscenza, i fratelli Bogoljubov furono ammessi al sesto e al settimo anno della scuola. Era l'autunno del 1920", ricorda Aleksej Nikolaevich. Aleksej, ammesso alla sesta classe della scuola rurale, aveva 10 anni, e Nikolaj, ammesso alla settima classe, 11.

Così scrive Aleksej Nikolaevich di questa scuola, ricordando suo fratello Nikolaj:

"Il fatto che sia diventato uno scienziato è stato, ovviamente, un merito considerevole di questa scuola rurale. A proposito, il certificato di completamento della scuola di sette anni è stato l'unico documento di istruzione da lui ricevuto nel corso della sua vita".

La disorganizzazione della scuola rurale durante la guerra civile si rivelò, stranamente, un grande vantaggio nell'educazione dei bambini. Sembra che il compito principale degli insegnanti fosse semplicemente quello di preservare l'educazione dei bambini in questo momento difficile per tutta la nostra terra, e lo facevano come meglio potevano, ma chiaramente in buona fede. L'istruzione qui era così disorganizzata che il figlio maggiore di padre Nikolaj, dopo aver terminato la settima classe... tornò alla settima classe della stessa scuola. Per saperne un po' di più. E questo avvenne "su consiglio di mio padre".

Durante questo periodo di carestia, padre Nikolaj unì il suo servizio di parroco al duro lavoro agricolo per sfamare in qualche modo la sua famiglia. Ma questo stesso lavoro divenne di nuovo un'occasione di comunicazione con i bambini, un'altra forma della loro istruzione ed educazione. Questa volta la formazione al lavoro: per esempio, il padre "insegnava ai suoi figli a trebbiare il pane con i flagelli. Questa operazione eraa eseguita dal padre e dai suoi tre figli, che si muovevano in cerchio..." ricorda Aleksej Nikolaevich.

I bambini si occupavano del bestiame e dell'orto. E tutto questo insieme ai genitori.

Sebbene i bambini studiassero a scuola, padre Nikolaj insegnava loro a casa. Si trattava di un'istruzione domiciliare organizzata e sistematica:

"Nonostante le difficoltà e la mancanza di libri di testo, continuò a insegnare le lingue ai suoi figli. Li introdusse al latino e al greco e continuò a insegnare loro il francese", ricorda Aleksej Nikolaevich.

Molti anni dopo, il figlio maggiore Kotja, già un famoso scienziato, lavorò a beneficio della scienza e del paese nella chiusa Arzamas-16. Un mio collega una volta vide il figlio del prete mentre ascoltava la radio in una lingua sconosciuta. Si scoprì che trasmetteva in ebraico. Durante gli anni della guerra civile, della carestia, della malattia e del travaglio, padre Nikolaj aiutò davvero i bambini a padroneggiare le lingue antiche. È così che crebbero non solo come scienziati specializzati, ma anche come eruditi, poliglotti, quelle stesse "persone istruite in modo completo". Persone di grande cultura.

Nota: proprio come il padre degli Artobolevskij, anche il padre dei Bogoljubov lavorava con i bambini a casa "parallelamente" alla scuola. Sia Artobolevskij che Bogoljubov non aiutavano i bambini a fare i compiti: loro stessi erano "insegnanti" e "leader" nell'educazione dei loro figli.

Diventare un matematico

N.N. Bogoljubov, fisico teorico, matematico, membro dell'Accademia delle scienze della Russia

Qual era l'approccio generale all'educazione dei bambini in questa famiglia, qual era il rapporto tra scuola e educazione familiare, è ben illustrato dallo studio della matematica da parte del futuro genio matematico, il figlio maggiore dei Bogoljubov.

Nella classe preparatoria del ginnasio, le abilità uniche del futuro grande matematico e fisico teorico N. N. Bogoljubov non solo non si erano manifestate in alcun modo, ma anche "ci furono alcuni problemi con l'aritmetica, e un giorno l'insegnante gli disse: 'Tu, Kolja, non farai matematica!' Questa osservazione è una consolazione per ogni genitore alle prese con figli con risultati insufficienti".

Poi, alla scuola rurale di sette anni, l'undicenne N. N. Bogoljubov, scalzo e affamato, seguì l'esempio e il consiglio di un insegnante autodidatta, un avvocato: risolse semplicemente tutti i problemi "dal famoso libro dei problemi di Malinin-Burenin". Poi "Kotja chiese all'insegnante di algebra un libro di problemi sull'algebra di Shaposhnikov e Walter e risolse tutti i problemi. Questa fu la seconda fase", dice Aleksej Nikolaevich.

Pertanto, la passione per la matematica di Nikolaj Bogoljubov era basata sul lavoro indipendente del bambino; la scuola in questo caso serviva da supporto a questo lavoro autonomo, al lavoro e alla passione di questo particolare bambino. Una cosa molto, molto importante. Questo punto può essere visto nella maggior parte delle biografie di grandi scienziati e persone eccezionali: non scuole speciali, non programmi a più piani, non un numero di ore nel programma e certamente non sofisticati gadget elettronici consentono a un bambino di interessarsi in una materia, ma piuttosto il lasciarsi trasportare, capirla, scoprire la bellezza del lavoro, la bellezza della scienza, l'amore per la conoscenza, la sete di istruzione...

E nella fase successiva dello studio della matematica da parte del futuro grande matematico, il padre-sacerdote giocò ancora un ruolo importante. Aleksej Bogoljubov scrive:

"Apparentemente, è stato il padre di Nikolaj il primo a notare il suo straordinario talento... Mio padre decise di studiare con lui l'analisi matematica, a cui lui stesso una volta si era interessato. Iniziò l'anno 1922 e Nikolaj aveva già 12 anni. Mio padre aveva ricevuto da qualcuno due libri di testo di Grenville sul calcolo differenziale e integrale. Nonostante lui stesso non avesse mai studiato seriamente la matematica, ora, non avendo alcuna specializzazione, decise di studiare analisi da solo... Iniziò a studiare Grenville e allo stesso tempo cercò di spiegare a Nikolaj le basi dell'analisi matematica. Ben presto si scoprì che lo studente superava rapidamente l'insegnante".

Padre Nikolaj non era un matematico. Ma iniziò comunque a insegnare a suo figlio, semplicemente perché il prete era veramente attento a suo figlio. E si impegnò davvero per aiutare il bambino, come si suol dire, a "liberare il suo potenziale". Il padre-insegnante qui non insegnò nemmeno, ma insieme al bambino padroneggiò una materia nuova e molto difficile.

Ma insegnare a un bambino una materia che non conosci non è solo difficile. Richiede anche umiltà. In questa situazione, padre Nikolaj permise allo studente – suo figlio – di vedere la propria incapacità. Ma allo stesso tempo, padre Nikolaj mostrò a suo figlio il suo desiderio di istruzione.

Ci lamentiamo che non abbiamo tempo, che i libri di testo sono pessimi, che non ci sono soldi per il tutoraggio. E padre Nikolaj prestava servizio nella chiesa del villaggio, macinando lui stesso la farina per nutrire sua moglie e i suoi figli. Fame, bisogno: i bambini erano scalzi e svestiti – non c'era letteralmente niente da indossare a scuola, c'era solo una scarpa per due figli, ed era da donna... E il padre di famiglia trovava il tempo per studiare con il bambino matematica e calcolo integrale...

Poi si presentò l'opportunità di tornare a Kiev. Quindi i Bogoljubov si ritrovarono nella loro città natale. Come sacerdote, padre Nikolaj non poteva più insegnare all'università (anche se gli fu offerto come condizione di dimettersi dal sacerdozio). Ma rimase il rapporto con i docenti universitari. E approfittando di ciò, padre Nikolaj Bogoljubov portò il suo Kotja all'università. Qui si era raccolta la crema della scienza russa. Coloro che non furono fucilati, coloro che non poterono o non vollero emigrare, preferirono la più tranquilla Kiev alla sanguinaria Pietrogrado. Pertanto, padre Nikolaj riuscì a presentare suo figlio all'accademico D. A. Grave, un importante rappresentante della scuola di matematica di San Pietroburgo, che si trovava a Kiev in quel momento.

Il prete pensava che il suo ragazzo adolescente fosse abbastanza preparato per entrare al college. Dopotutto, all'età di 13 anni, Kotja "aveva lavorato su una serie di libri di testo in russo, inglese e francese, e studiato il trattato di fisica in cinque volumi di O. D. Khvolson". A proposito, gli studi di lingue del padre ebbero qui un valore.

Ma il ragazzo non andò all'università. Si scoprì che Kotja aveva già una conoscenza non minore di quella di un laureato del dipartimento di matematica dell'università. E il procuratore distrettuale Grave disse al sacerdote Nikolaj Bogoljubov che "non aveva senso che Nikolaj frequentasse le lezioni in qualche istituto di istruzione superiore; aveva bisogno di lavorare con lui individualmente. All'età di 15 anni, il ragazzo difese la sua tesi post-laurea, quella che oggi è chiamata candidatura. Nell'aprile 1930, l'assemblea generale del Dipartimento di Fisica e Matematica della VUAN assegnò a Nikolaj Nikolaevich Bogoljubov il titolo accademico di Dottore in Scienze Matematiche.

Spazio educativo

Naturalmente, Nikolaj Nikolaevich Bogoljubov era un genio. Ma questo genio doveva rivelarsi, manifestarsi, crescere. Inoltre, in questa famiglia sono cresciuti altri due eminenti scienziati. Quindi non stiamo parlando del fenomeno Nikolaj Bogoljubov, ma del fenomeno della famiglia Bogoljubov. E poiché abbiamo l'opportunità di vedere il "percorso educativo" solo del figlio maggiore, vediamo di cosa si tratta.

La base qui è lo spazio educativo della famiglia in cui il bambino cresce. Dove la cultura, la cultura del libro, la cultura scientifica sono lo sfondo della vita, una parte organica della vita domestica.

La base qui è anche l'esempio dei genitori. L'esempio è, diciamo, attivo. E al centro c'è un attaccamento formato ai genitori. E ancora una cosa banale: qui i bambini trascorrono molto tempo con i genitori.

Cioè la quantità di tempo che i bambini trascorrono in questo spazio educativo, con questi genitori, in questa atmosfera. Quindi questo spazio, questo esempio potrebbe davvero influenzare i bambini.

E oltre a questa atmosfera sfuggente, ma così importante, c'è anche una cosa molto specifica: il lavoro cosciente dei genitori. Quando un genitore si percepisce come un insegnante. Dopotutto, è qui che inizia la percezione da parte del bambino dei suoi genitori come insegnanti. Vediamo come un padre di famiglia impegnato si siede alla scrivania con un bambino piccolo e lavora con lui con attenzione e sistematicamente. E poi vediamo come un padre ancora più impegnato e allo stesso tempo letteralmente povero sta facendo la stessa cosa. Lavora con i bambini e quindi dà il tono all'intera educazione del bambino, indipendentemente da dove e come studia. Definisce l'atteggiamento verso lo studio e il lavoro.

Indubbiamente, è stato questo atteggiamento a rivelarsi più importante delle materie insegnate da padre Nikolaj ai bambini. Sebbene le materie si siano rivelate importanti e la conoscenza è importante. Ma ciò che è più importante è l'atteggiamento. Questo è esattamente ciò che manca a quei bambini che si diplomano in palestre costose, studiano con tutor 24 ore su 24 - e alla fine la montagna dà alla luce un topolino: un giovane brutto indifferente, indifferente, incolto e distaccato...

Dove studiò il futuro accademico Bogoljubov? Al ginnasio per due o tre anni. Ancora un paio d'anni in una scuola rurale. Poi ci furono anche dei corsi. Lezioni da insegnanti privati, a volte da ottimi insegnanti. Ora qui, ora lì, ora con i libri di testo, ora senza. Qui non esisteva un'istruzione domestica esclusiva e non esisteva alcun culto dell'istruzione domestica. Ma la casa di questa famiglia era il luogo in cui venivano educati i bambini.

L'istruzione era iniziata a casa. L'istruzione domiciliare ha sempre accompagnato l'istruzione nelle istituzioni educative. Non solo il padre era l'insegnante dei suoi figli. Ma tra gli insegnanti di ogni livello educativo, anche il padre era un insegnante.

Ma in questa educazione dei bambini Bogoljubov, il ruolo più importante del padre non era nemmeno quello di insegnare ai suoi figli, né quello di sedersi alla scrivania con loro. Il fatto è che aveva diretto questa educazione. Aveva messo insieme tutti i pezzi più disparati dell'educazione dei suoi figli. Aveva costruito tutti gli elementi della formazione, dell'educazione e dell'istruzione. Con amore e attenzione, aveva guidato ciascuno dei suoi figli lungo quella stessa "traiettoria educativa individuale" fino a quella stessa "realizzazione delle capacità creative". Il padre aveva supervisionato con attenzione e sensibilità l'autoeducazione dei suoi figli, aveva creato le condizioni per la continua autoeducazione del bambino e aveva sostenuto il desiderio di istruzione dei bambini. Nelle condizioni più difficili...

Ecco la storia. Una storia di una famiglia. Una storia degli atteggiamenti culturali nei confronti dei bambini. Di atteggiamenti verso l'istruzione. Un rapporto che ha dato i suoi frutti. Una relazione di cui non solo possiamo meravigliarci, ma anche da cui imparare.

Note

[1] Cfr. Anna Saprykina, Genitori ed educazione dei figli: l'esperienza di un nuovo martire che ha cresciuto un accademico sovietico, http://www.pravoslavie.ru/106091.html

[2] Cfr. Accademico Bogoljubov: "I fisici irreligiosi si contano sulle dita di una mano!" http://www.pravmir.ru/akademik-Bogoljubov-nereligioznyx-fizikov-mozhno-pereschitat-po-palcam/

[3] A.N. Bogoljubov, N. N. Bogoljubov. Vita. Creazioni. Dubna, 1996.

[4] Potete leggere di padre Nikolaj Bogoljubov qui: http://www.pravenc.ru/text/149493.html

[5] Naturalmente molto è stato scritto su questo argomento. Tra quest'ultimo, possiamo probabilmente evidenziare il libro del membro corrispondente dell'Accademia russa delle scienze, il diacono Sergej Krivovichev, La scienza dei credenti o la fede degli scienziati: il XX secolo (2015).

[6] Tutte le seguenti informazioni sull'infanzia di N. N. Bogoljubov e i suoi fratelli sono dati secondo il libro: A. N. Bogoljubov, N. N. Bogoljubov. Vita. Creazioni. Dubna, 1996. Anche tutte le seguenti citazioni tra virgolette provengono da questo libro (capitoli 1, 2 e 3).

[7] Come esempio, si veda A. N. Bogoljubov, N. N. Bogoljubov. Vita. Creazioni. P. 4, 18, ecc.

[8] Ibid. Pag. 14.

[9] Anna Saprykina. Biblioteca domestica come idea e metodo pedagogico http://www.pravoslavie.ru/96655.html#_ednref3

[10] Possiamo vedere quanto sia importante questo esempio di genitori nelle memorie di altri scienziati e pensatori. Ad esempio: A. D. Sakharov, Memorie (http://ihst.ru/projects/sohist/memory/sakhmem/content.htm ) ; Igor Ivan Sikorskij. La storia della Winged-S: sviluppi tardivi e fotografie recenti dell'elicottero, un'autobiografia. New York: Dodd, Mead, 1967. pp. 18-19, ecc.

[11] A. N. Bogoljubov, N. N. Bogoljubov. Vita. Creazioni. P. 13. Tutte le seguenti citazioni tra virgolette provengono da questo libro (capitoli 1, 2 e 3).

 
La Russia è il paese più alcolizzato del mondo?

Esiste un certo numero di stereotipi sulla Russia, come il clima freddo, le maniere rudi dei russi e l'alcolismo dilagante. La Russia è ampiamente descritta come il paese più dipendente dall'alcol nel mondo.

I critici del paese dicono che bere alcolici è quasi un tratto inerente del popolo russo. Tuttavia, questo è assolutamente un mito.

Una terra senza vodka

Potrebbe essere difficile da credere, ma il consumo di bevande alcoliche era assolutamente insolito in Russia nei tempi antichi.

Prima dell'adozione del cristianesimo in Russia (X secolo), non esisteva apparentemente l'ubriachezza. Non c'erano vigneti e quindi non c'era vino. Le persone bevevano solo bevande a basso contenuto di alcol come idromele (sidro), birra e braga.

La vodka, contrariamente alle credenze popolari, non è un'invenzione russa. Fu portata in Russia dai mercanti genovesi alla fine del XIV secolo.

Di fatto, la bevanda che era stata portata in Russia non assomigliava in nulla alla vodka oggi disponibile nel paese.

I genovesi introdussero i russi all'acquavite – un distillato puro d'uva dalla Francia meridionale. Ai russi l'acquavite non piaceva, e in origine era usata per scopi medicinali.

Un prodotto d'importazione

Nel XV secolo, i monasteri russi iniziarono la produzione di vodka. La bevanda era inizialmente importata, insieme al vino.

Ci sono informazioni contraddittorie sull'inclinazione del popolo russo verso gli alcolici nelle note degli stranieri del XV e XVI secolo.

L'inviato austriaco Sigismund von Herberstein scrisse nelle "Note sulla Moscovia" (1549), che i russi "indulgono al bere eccessivo ogni qualvolta ne nasce l'occasione".

Tuttavia, lo scienziato Sebastian Munster nella sua Cosmografia (1544) sosteneva che i russi "bevono raramente vino e solo allora, quando si compiacciono di una generosa occasione festiva".

E tuttavia i più pesanti consumatori di alcool dell'Europa medievale non erano i russi, ma i tedeschi. C'erano molti detti sul loro desiderio di consumare alcool, tipo "ubriaco come un tedesco".

Lo stato russo ha effettivamente svolto un ruolo nella diffusione della dipendenza da alcool nel paese. Un monopolio sulla vendita di alcool ha riempito il tesoro di stato con enormi ricavi.

La situazione è diventata catastrofica nel XIX secolo, quando la produzione industriale di vodka ha avuto inizio nel paese. Nel 1911, la vodka componeva l'89,3 per cento dell'alcool totale prodotto nel paese.

Movimento anti-alcolico

D'altra parte, nel XIX secolo, nell'Impero Russo nacque un movimento antialcolico potente e unico. Molte comunità pubbliche furono istituite per prevenire la crescita dell'alcolismo nel paese. Nel 1859 molti bar e taverne furono devastati e distrutti dagli attivisti anti-alcolici.

La lotta contro l'alcolismo continuò ai tempi sovietici. Con misure dure le autorità sovietiche chiusero negozi di liquori, bloccarono il funzionamento delle distillerie, avviarono una campagna anti-alcolica tra la popolazione e limitarono la vendita di alcolici.

L'URSS non era il leader mondiale nel consumo di alcolici. Alla sommità del consumo di alcool nel paese nel 1984, una persona media consumava 8,4 litri di alcool all'anno. A quel tempo un abitante medio del Lussemburgo ne consumava 18 litri, mentre il consumo in Francia era di 13,5 litri e in Portogallo di 12,5 litri.

A causa del crollo dell'Unione Sovietica, della disoccupazione, del crimine e delle difficili condizioni di vita, il consumo di alcool in Russia ha raggiunto enormi proporzioni negli anni '90. Questa fu anche l'epoca della proliferazione di alcool di scarsa qualità e contraffatto.

Negli anni 2000, la Russia ha iniziato ad occuparsi attivamente di questo problema a livello statale.

Intervento statale russo negli anni 2000

Nel 2009 il governo russo ha adottato una politica statale antialcolica che durerà fino al 2020. Questa mira a "ridurre il livello del consumo di alcol pro capite del 55 per cento".

Perseguendo gli obiettivi di questa politica, la Russia ha vietato il consumo di alcol nei luoghi pubblici, ha limitato la pubblicità di prodotti alcolici in televisione e ha vietato totalmente la pubblicità di alcool nei media stampati.

Il paese ha anche limitato la vendita di bevande alcoliche di sera e di notte e ha aumentato le multe per la vendita di alcool ai minori. Come deterrente, il governo ha anche aumentato il tasso di accise sull'alcool.

Nel maggio del 2017 c'è stata un'iniziativa per proibire l'apparizione dell'alcool nei programmi televisivi, nei documentari e nei film, ma gli esperti affermano che ciò è impossibile.

Gli interventi statali hanno svolto un ruolo più significativo nella riduzione del consumo di alcol in Russia rispetto a quanto mostrano le statistiche ufficiali.

Chi è il più grande consumatore di alcol pro capite al mondo?

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il più grtande consumatore di alcool nel mondo nel 2016 non è stata la Russia, ma la piccola Lituania.

Gauden Galea, direttore della Divisione delle malattie non comunicabili e continue all'OMS / Europa, ha dichiarato al portale Delfi che nel 2016 una lituano medio consumava 16 litri di alcol.

La Bielorussia è al secondo posto (15 litri pro capite all'anno) con la Lettonia al terzo posto (13 litri). La Russia e la Polonia condividono a pari merito il quarto posto con 12 litri.

Il 2016 non è stato un'eccezione per la Russia a questo proposito. Per molti anni la Russia non è stato il paese dall'alcolismo più pesante. Nel 2013, la Russia era al quinto posto, nel 2014 al quarto, nel 2015 al sesto.

Galea ha notato che la Russia e la Bielorussia hanno visto una significativa diminuzione del consumo di alcol. Secondo il servizio statistico federale della Russia, il consumo di alcol in Russia è sceso da 18 litri per persona nel 2009 a 12 litri nel 2016.

Questo marcato progresso nella lotta contro l'alcolismo è associato a molti fattori, tra cui il miglioramento dei livelli di vita, una crescente consapevolezza della salute e una deliberata politica dello Stato.

Tuttavia, l'alcolismo continua a essere un problema nel paese. Anche se la Russia non occupa il primo posto quando si tratta di consumo di bevande alcoliche pro capite, è ancora tra i primi paesi.

 
Patriarca Kirill: la Chiesa non deve segregare sulla base della vaccinazione

foto: rbk.ru

Indipendentemente da ciò che accade nella società, la Chiesa non deve mai diventare un luogo segregato in base allo stato di vaccinazione, ha detto ieri il patriarca della Rus' al clero di Mosca.

Si è svolto ieri, sotto la presidenza di sua Santità il patriarca Kirill, l'annuale incontro diocesano del clero della città di Mosca.

Molti sono preoccupati per il tema della vaccinazione e ci sono forti disaccordi al riguardo sia nella società che nella Chiesa, ha osservato il patriarca. Parlando per se stesso, ha detto: "Questa è una questione puramente medica, una questione di scelta e responsabilità personale", e ha ricordato al clero che lui è stato vaccinato.

Il patriarca Kirill è stato vaccinato a marzo. Sebbene la Chiesa non abbia mai rivelato ufficialmente quale dei vaccini russi abbia ricevuto, vari organi di stampa hanno riferito, citando fonti vicine al patriarca, che avrebbe ricevuto l'EpiVacCorona o il CoviVac.

Tuttavia, "anche se il mondo intero diventa un'arena di segregazione sulla base dell'immunità, la Chiesa deve rimanere libera da tale segregazione e accettare tutte le persone che cercano Cristo", ha sottolineato sua Santità.

Altri vescovi di tutto il mondo hanno fatto dichiarazioni simili. Nel marzo di quest'anno, sua Eminenza l'arcivescovo Mark di Filadelfia (Chiesa ortodossa in America) ha emesso una direttiva alle sue parrocchie insistendo sul fatto che "lo stato di vaccinazione non può diventare un prerequisito per la partecipazione alla vita della Chiesa".

Diversi vescovi che prestano servizio in Australia, tra cui sua Grazia il vescovo George di Canberra (Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia), sua Grazia il vescovo Siluan d'Australia e Nuova Zelanda (Chiesa serba) e l'arcivescovo Makarios (Patriarcato di Costantinopoli), hanno rilasciato dichiarazioni simili.

All'inizio di questo mese, il primate russo ha invitato i fedeli ad andare in chiesa, sottolineando che "l'ultima cosa di cui aver paura è ammalarsi in chiesa", perché "la grazia di Dio è qui" e le chiese seguono le misure sanitarie.

 
L'esarca dell'Africa sulla situazione in corso

l'opera dell'esarca dell'Africa può dare frutti in pochi anni. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'esarca patriarcale dell'Africa ha rilasciato al canale televisivo Spas un'intervista, che può essere considerata come programmatica non solo per l'Africa. Analizziamo i suoi punti chiave.

Il 24 gennaio 2022, in onda sul canale televisivo Spas, l'esarca dell'Africa, il metropolita Leonid di Klin, ha espresso alcune tesi che riguardano non solo i piani della Chiesa ortodossa russa nel continente africano, ma anche i processi globali che stanno avendo luogo nell'Ortodossia, così come nella geopolitica.

Brevi cenni sul metropolita Leonid (Gorbachev) di Klin

È nato nel 1968, ha trascorso l'infanzia e la giovinezza a Krasnodar. All'età di 21 anni è divenuto monaco. Ha ricevuto la sua formazione teologica presso il Seminario teologico di Leningrado e presso la Facoltà teologica dell'Università di Atene; parla greco, inglese e arabo. Il curriculum di servizio del metropolita include:

  • la cura pastorale della colonia penitenziaria di massima sicurezza numero 17, di un dispensario per la tubercolosi infantile e di una casa di accoglienza cittadina per veterani a Krasnodar;

  • un viaggio nell'ambito delle forze di pace in Bosnia ed Erzegovina;

  • viaggi all'Athos, in Finlandia e in India come dipendente del Segretariato per le relazioni inter-ortodosse del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne;

  • dal 2004 al 2013 – rappresentante del patriarca di Mosca e di tutta la Rus' presso il patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa, viaggi in Etiopia, Kenya, Tanzania, Sud Africa, Botswana, Grecia;

  • dal 2013 al 2016 – vescovo dell'Argentina e del Sud America;

  • dal 2016 al 2021 – arcivescovo di Vladikavkaz e Alania, Capo del Decanato patriarcale delle parrocchie della Chiesa ortodossa russa in Armenia;

  • co-presidente del Gruppo di lavoro sul dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa malankarese;

  • co-presidente della Commissione per il dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa etiope;

  • dal 29 dicembre 2021 – Esarca Patriarcale dell'Africa.

Come potete vedere, il metropolita Leonid è un vescovo che ha viaggiato molto in tutto il mondo e ha esperienza nel comunicare con i rappresentanti delle Chiese sia ortodosse che non ortodosse. Inoltre, ha fornito assistenza pastorale a forze di pace, prigionieri e bambini malati. Questo dice molto. Conosce la situazione non dai resoconti dei media, ma per esperienza personale. Tutto questo dà grande peso alle parole di vladyka. Allora, cosa ha detto nell'intervista?

La Chiesa ortodossa russa non sopporterà la violazione dei canoni nella Chiesa

A quanto pare, la Chiesa ortodossa russa ha ora un punto di vista, secondo il quale il tempo per la pazienza e i compromessi con il Patriarcato di Costantinopoli è scaduto. Il Fanar aveva iniziato a rivendicare la supremazia nell'Ortodossia circa 100 anni fa. Anche il santo ierarca e confessore Tikhon, patriarca di Mosca, aveva protestato contro questo. Ma la resistenza a queste affermazioni per tutti questi anni si è limitata principalmente a lettere e dichiarazioni. In effetti, il Fanar stava portando avanti la sua posizione, mentre altre Chiese locali, inclusa la Chiesa ortodossa russa, stavano facendo concessioni e cercando compromessi.

Un classico esempio di tale tattica è la situazione ecclesiastica in Estonia, dove il Fanar, contrariamente ai canoni e al buon senso, ha stabilito una giurisdizione parallela, con la quale la Chiesa ortodossa russa ha dovuto essere d'accordo. Tuttavia, dopo l'intervento del Fanar in Ucraina, è divenuto chiaro che le pretese di supremazia avevano già preso la forma della cosiddetta eresia del papismo costantinopolitano, ed era giunto il momento di opporsi a questa nuova ecclesiologia con fermezza e determinazione.

Inoltre, il ruolo del Dipartimento di Stato americano nelle azioni anti-canoniche del Fanar è così grande ed evidente che il riconoscimento del primato del Fanar equivarrà a riconoscere l'effettiva leadership sull'Ortodossia da parte del Dipartimento di Stato. Questo trasforma la Chiesa di Cristo in una specie di dipartimento dell'amministrazione americana. Allo stesso tempo, scuse come il fatto che il Fanar sia così dipendente dal Dipartimento di Stato che semplicemente non può osare andare contro l'opinione dei funzionari americani sono del tutto inaccettabili.

Ecco cosa dice al riguardo il metropolita Leonid: "Come ha detto sua Santità il patriarca nel suo sermone: 'La Chiesa ortodossa russa non è forse stata esposta a vari tipi di pressione per 70 anni? Guardate quali pesi e umiliazioni ha dovuto sopportare la Chiesa ortodossa russa. Ma potremmo scegliere di dividere l'Ortodossia universale per il bene di questo o quell'evento politico? Abbiamo sofferto, sopportato, e questa storia è costellata dai numerosi martiri russi che hanno versato il loro sangue per il trionfo dell'Ortodossia. Questo è quello che abbiamo! Ecco cosa possiamo mostrare al mondo! Ma voi, cosa avete mostrato? Che il Dipartimento di Stato o altre forze politiche vi abbiano fatto pressioni e che voi abbiate deciso che per compiacere queste decisioni potete cambiare i canoni della Chiesa? No, signori, a nessuno è permesso farlo! <…> Non si possono infrangere i canoni della Chiesa. Questo è qualcosa a cui il Signore risponderà sicuramente'."

La Chiesa ortodossa russa non rivendica un primato

Il campo pro-fanariota lancia spesso accuse contro la Chiesa ortodossa russa, affermando che il Patriarcato di Mosca cerchi di privare il Patriarcato di Costantinopoli del suo primato per prendere lo stesso posto.

In primo luogo, ciò non è confermato né dagli atti né dalle affermazioni della gerarchia della Chiesa ortodossa russa. In secondo luogo, la Chiesa ortodossa russa generalmente rifiuta la stessa formulazione che chiunque nell'Ortodossia possa rivendicare un primato. In questo senso la Chiesa russa si affida al Vangelo: "Lo ripeto ancora una volta: non abbiamo mai rivendicato il primato, non vogliamo essere i primi, vogliamo che tutti siano i primi. Come dice la Sacra Scrittura, se vuoi essere il primo, sii l'ultimo e il servo di tutti. Eccoci qui: persone che servono e serviranno come meglio possono".

Il vescovo afferma che la Chiesa ortodossa russa può e deve assumersi la responsabilità della protezione dei valori tradizionali in tutto il mondo. A questo proposito, può servire non solo l'Ortodossia in tutto il mondo, ma anche la società umana nel suo insieme: "Siamo pienamente autorizzati a offrire al mondo un'ordine del giorno diverso (non uno liberale, ndc), che la Chiesa ortodossa russa sosterrà. Basta non vergognarsi di questa universalità, in cui ora stiamo entrando".

Intrusione o rispetto dei canoni?

Quanto alla questione delle azioni della Chiesa ortodossa russa nel territorio canonico di un'altra Chiesa locale, qui il punto di vista del Patriarcato di Mosca è estremamente chiaro e comprensibile: poiché la Chiesa d'Alessandria si è schierata dalla parte degli scismatici, si è separata dalla Chiesa di Cristo con tutte le conseguenze che ne derivano. A queste condizioni, qualcuno deve accettare sotto il proprio omoforio quei chierici e credenti che non vogliono andare in scisma dietro ai vescovi alessandrini.

Il metropolita Leonid: "Non abbiamo invaso da nessuna parte, non abbiamo preso nulla da nessuno, non abbiamo agito con espansionismo. Tuttavia, non permettiamo di distruggere quelle persone che si sono dichiarate contrarie allo scisma. Il patriarca Bartolomeo, a nostro avviso, ha agito in modo anti-canonico e illegale. Pertanto, non ci può essere giustificazione per le sue azioni. <...> Abbiamo detto che non avremmo abbandonato coloro che hanno protestato contro questo riconoscimento (della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc)".

Vladyka ha sottolineato che il motivo per l'istituzione dell'Esarcato era il desiderio di preservare l'ordine canonico nella Chiesa, piuttosto che il desiderio della Chiesa ortodossa russa di impossessarsi di qualcosa che apparteneva alla Chiesa d'Alessandria: "Non cerchiamo di distruggere la Chiesa ortodossa d'Alessandria, e non ci espandiamo mai da nessuna parte. Ma ripeto ancora una volta che non daremo mai a nessuno l'opportunità di prendere in giro i canoni ortodossi".

La situazione dell'Ortodossia in Africa e le priorità dell'Esarcato

Descrivendo la situazione in Africa, il metropolita Leonid, prima di tutto, richiama l'attenzione sull'enorme potenziale della predicazione cristiana: "Il continente sta fiorendo. Abbraccia un miliardo e trecento milioni di persone. Ci sono poche persone con una vita ecclesiale e la missione ortodossa locale ha ogni possibilità di successo". Allo stesso tempo, l'esarca è ben lungi dal calunniare la Chiesa d'Alessandria: "Non si può dire che la Chiesa ortodossa d'Alessandria non abbia fatto nulla (in Africa, ndc). Ci sono vescovi abbastanza brillanti che si sono impegnati con successo in un'opera missionaria nei loro luoghi nel continente africano".

La missione della Chiesa ortodossa russa in Africa avrebbe potuto svolgersi non solo in coordinamento con il Patriarcato di Alessandria, ma anche come assistenza ai vescovi e ai chierici alessandrini; tuttavia, il riconoscimento degli scismatici ucraini da parte del Patriarcato di Alessandria ha cancellato questa possibilità.

Quali compiti si pone l'Esarcato patriarcale in Africa?

"Il compito principale di ogni Chiesa è la cura pastorale di quelle anime che le sono affidate dal Signore, e alle quali provvederemo pastoralmente", afferma il vescovo. "Innanzitutto, i pastori e i fedeli che non hanno condiviso la decisione esclusiva del patriarca Bartolomeo e, di conseguenza, del patriarca Theodoros di Alessandria e di tutta l'Africa, di riconoscere il gruppo scismatico anticanonico sul territorio dell'Ucraina, la cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Oggi abbiamo più di 150 chierici che vogliono trasferirsi e molti di loro si sono già trasferiti alla Chiesa ortodossa russa sotto l'omoforio di sua Santità il patriarca Kirill".

In risposta a una domanda di chiarimento di un giornalista, il metropolita Leonid ha confermato che il numero di quelli che sono disposti a trasferirsi nell'Esarcato patriarcale russo è in crescita, e mentre al momento della creazione dell'Esarcato il 29 dicembre 2021 c'erano 102 persone, oggi, dopo poche settimane, il loro numero è aumentato di una volta e mezza.

Inoltre, questi chierici non vivono in un territorio compatto, ma in più di 12 paesi del continente. Non appena si è saputo dell'istituzione dell'Esarcato, e soprattutto che esso è stato creato in risposta alle richieste dei chierici africani, contrari alla permanenza nella Chiesa locale che si associava agli scismatici, sono immediatamente cadute sulla Chiesa ortodossa russa accuse di attirare al proprio fianco chierici in soprannumero o deposti dal sacerdozio per varie scorrettezze.

Queste voci sono particolarmente forti perché gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e prima del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" hanno agito proprio in quel modo (una mente colpevole si tradisce da sola, come recita un proverbio). Il vescovo Leonid ha affermato nell'intervista che queste accuse contro la Chiesa ortodossa russa sono assolutamente infondate. Per assicurarsi che i chierici che si uniscono alla Chiesa ortodossa russa siano moralmente e canonicamente impeccabili, ciascuno di questi candidati viene sottoposto a un controllo piuttosto rigoroso. "Non abbiamo preso persone a caso. Tutti quelli che hanno voluto sottoporsi all'omoforio di sua Santità il patriarca Kirill sono soggetti a controllo", ha affermato il metropolita Leonid.

Personale e infrastrutture

Il metropolita Leonid vede il lavoro del personale come una delle priorità e l'enfasi principale sarà posta sul clero locale, sia quelli che hanno un grado sacerdotale, sia i futuri servitori della Chiesa. "I vescovi saranno nominati a livello locale. Saranno ordinati dei sacerdoti. Faremo affidamento principalmente sul personale africano. E, naturalmente, sui nostri missionari, che, credo, andranno con piacere nel continente africano. Faremo in modo che altre persone possano venire in Russia a ottenere la loro istruzione. Sua Santità il Patriarca ha benedetto questa iniziativa. Ci sono alcune quote di studenti, che useremo", ha detto vladyka.

La seconda direzione dopo la pastorale dei credenti, di cui si occuperà l'Esarcato, è l'assistenza umanitaria. "Cercheremo di fornire a tutti un accesso di base ai servizi medici. Saranno aperti punti di assistenza sanitaria in luoghi remoti. L'attività umanitaria in Africa è un enorme fronte di lavoro, che richiede sia costi materiali significativi che risorse di manodopera qualificata. Apparentemente, questo lavoro sarà coordinato con le agenzie governative russe e possibilmente con la comunità imprenditoriale, che aiuterà finanziariamente.

Senza un supporto così serio da parte della Chiesa ortodossa russa, sarà difficile attuare tutti i piani da soli. Inoltre, questi piani sono molto ambiziosi: "Questa è un'opera continentale a più livelli. Siamo ormai entrati a pieno titolo nel continente, dove è necessario un completo ripristino dell'intera gamma della vita. <…> Aiuteremo al meglio il continente africano".

Resta da augurare l'aiuto di Dio alla missione della Chiesa ortodossa russa in Africa e sperare che i frutti di questa attività non siano da meno.

Ortodossia e declino del cristianesimo nella civiltà occidentale

Oggi la civiltà occidentale ha già smesso di associarsi al cristianesimo. L'essenza di questa civiltà può essere definita come "liberalismo militante", in cui qualsiasi valore e concetto tradizionale può essere violato, qualsiasi perversione e vizio è accolto e l'unica cosa che viene condannata e perseguitata sono le opinioni tradizionali su gender, famiglia, religione, moralità e così via.

Tuttavia, anche in Occidente, molte persone, e persino la maggioranza, non condividono il rabbioso liberalismo che domina l'opinione pubblica e la legislazione. Queste persone hanno bisogno non solo di protezione, ma anche di una sorta di guida morale, di un'autorità morale, che la Chiesa ortodossa russa può mostrare al mondo.

La presentatrice Anna Shafran ha posto la domanda come segue: "Cosa ne pensa, vladyka, dell'Europa, e anche dell'America, dove i valori tradizionali sono oggi effettivamente rifiutati a livello ufficiale, dove l'istituzione della famiglia è distrutta, dove, inoltre, anche le chiese sono distrutte e demolite in quanto inutili: questo percorso che hanno intrapreso è irreversibile?"

In risposta a ciò, il metropolita Leonid ha paragonato ciò che sta accadendo in Europa e in Occidente in generale con la persecuzione della Chiesa in epoca sovietica: "Vi suona familiare tutto questo? Stanno distruggendo chiese, sostituendo l'ordine del giorno (quello tradizionale con uno liberale, ndc), presto diranno che l'ultimo sacerdote sarà mostrato su Internet. E tutto questo avverrà in modo tranquillo. Mentre noi dopo il 1917 abbiamo affrontato la violenza e la Chiesa è stata relegata alla clandestinità, attraversando terribili decenni di martirio, le persone del XXI secolo, anche se non tutte, voteranno a piene mani per questa distruzione.

Tuttavia crediamo ancora che la maggioranza non voglia tali cambiamenti, e se i governi dei paesi europei non traggono le dovute conclusioni, ho persino paura di immaginare cosa potrebbe avvenire più avanti. A lungo termine, può trasformarsi in completo caos e distruzione".

Il vescovo ritiene che la Chiesa ortodossa russa e la società russa dovrebbero difendere i valori tradizionali e assumere il ruolo di leader nel sostenere le basi conservatrici della società: "Non solo possiamo, ma dobbiamo! Perché tutto finora indica il fatto che non ci sarà nessuno a svolgere questo ruolo. Quindi ora non ci resta che farlo".

Un momento inquietante dell'intervista

Speculando che sullo sfondo della civiltà occidentale che scivola nell'abisso del liberalismo, la Russia dovrebbe diventare una zona di normalità tradizionale, mostrare al mondo un punto di riferimento spirituale e morale, la presentatrice Anna Shafran ha affermato quanto segue: "Onestamente, dati gli sviluppi in corso, la cosa si suggerisce da sola: Mosca è la terza Roma, e non ce ne sarà una quarta".

Questo è stato detto con un tocco di umorismo, ma, tuttavia, Vladyka non ha confutato questa affermazione e ha risposto: "Vero, un'espressione ben nota. Non lo contesterò. Penso anche che abbiamo una certa missione in questo mondo, e lo ripeto ancora una volta: tutto dipenderà da come gestiremo la nostra agenda interna ed esterna nei prossimi anni".

La teoria "Mosca terza Roma" sorse, secondo alcune fonti, alla fine del XV secolo, secondo altre, all'inizio del XVI secolo, come riflessione sul fatto che il secolare impero bizantino, il regno ortodosso, fu ridotto in schiavitù dai turchi. Molte persone, che si sono rifiutate anche solo di pensare che non ci sia più un tale regno ortodosso sulla terra, responsabile del destino dell'Ortodossia, sono giunte alla logica conclusione: dichiarare che quel regno è lo stato moscovita.

Ci si può avvicinare a questa teoria in diversi modi, ma bisogna riconoscere che non è supportata dalla Sacra Scrittura. Il Vangelo non dice nulla del regno cristiano sulla terra, e ancor più dell'obbligatorietà della sua esistenza. La teoria della prima, seconda o terza Roma è più politica che religiosa.

In generale, né questa intervista al metropolita Leonid né le sue altre parole e dichiarazioni danno motivo di credere che la teoria "Mosca terza Roma" occupi un posto significativo nella sua visione del mondo. Vladyka ha dimostrato in tutti i suoi lunghi anni di ministero di essere un sacerdote di Dio, non uno statista. Pertanto, non si dovrebbe attribuire particolare importanza al fatto che ha espresso una certa simpatia per questa teoria.

Tuttavia, va ricordato che l'ideologia simile, "Costantinopoli seconda Roma", ha innescato conseguenze quando le idee dell'ellenismo hanno iniziato a prevalere sui santi canoni della Chiesa nel moderno Patriarcato di Costantinopoli, mentre l'odierna affermazione della superiorità del patriarca di Costantinopoli è vista da molti vescovi greci come un requisito essenziale per preservare questo ellenismo.

Conclusione

Il metropolita Leonid si presenta come un leader ecclesiastico molto energico e determinato. Allo stesso tempo, è molto rispettoso e ragionevole. Come già accennato, ci vorranno alcuni anni per vedere alcuni frutti del lavoro dell'Esarcato d'Africa da lui guidato, ma oggi è già chiaro che una missione ortodossa su larga scala sta inaugurando in Africa. Possa il Signore aiutare sia il metropolita Leonid che tutti coloro che lavoreranno insieme a lui!

 
Liturgia di fronte all'icona "Semistrelnaja"
L'icona miracolosa della Madre di Dio dalle Sette Spade ci ha fatto compagnia alla Divina Liturgia e all'Inno Acatisto celebrati la mattina di martedì 17 dicembre. Hanno concelebrato con noi padre Dimitri Doleanschi, parroco della chiesa di san Nettario a Parma, e padre Alexei Cărpineanu, parroco della chiesa dei santi Pietro e Paolo a Como. L'icona è partita quindi per Parma, tappa successiva del suo pellegrinaggio in Italia.
 
 
 
 
 
Un ringraziamento particolare a Sergej Fomin, custode dell'icona:
 
 
Il vicolo cieco

Il 21 febbraio 2019 sua Santità il patriarca ecumenico ha risposto alla lettera di sua Beatitudine il patriarca Giovanni X, inviata il 31 dicembre 2018, in cui lo invitava a convocare una Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse autocefale per esaminare la questione ucraina e trovare una soluzione pan-ortodossa. Sua Santità afferma che "dopo che quattro Chiese ortodosse, senza ragione da un punto di vista ecclesiologico e teologico, hanno rifiutato di essere presenti durante il lavoro del Grande e Santo Concilio, cosa per la quale non ci sono scuse - e la vostra antica Chiesa era una di loro - il Patriarcato ecumenico ha buone ragioni per astenersi da un tale incontro a livello pan-ortodosso, che sarebbe inutile in quanto porterebbe solo ad un accordo sul fatto che i partecipanti siano in disaccordo l'uno con l'altro".

Se ignoriamo la posizione polemica in questa lettera riguardo all'astensione delle quattro Chiese nel partecipare a quello che doveva essere il crande Concilio ortodosso - e Costantinopoli sembra essere impreparata a condurre una valutazione obiettiva delle ragioni di tale mancata partecipazione e della propria responsabilità nel non risolvere le questioni in sospeso prima della sua convocazione - è importante notare quanto segue nella posizione di Costantinopoli:

* L'insistenza nel respingere le richieste di tenere una Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse, nonostante gli appelli dalla maggioranza di esse, prima e dopo la crisi ucraina, perché sua Santità il patriarca ecumenico tenesse questa Sinassi.

* L'insinuazione che le riunioni ortodosse generali sono incontri inutili che portano solo al disaccordo e alla frammentazione.

* La tirannia nel suo approccio alle questioni ecclesiastiche, l'immersione nella Realpolitik e il totale disprezzo per l'opera dello Spirito Santo nella Chiesa, che supera sempre le difficoltà e gli ostacoli della storia.

* L'incoerenza della posizione del Fanar, che si astiene seriamente dal convocare una riunione dei primati delle Chiese con il pretesto di temere una mancanza di accordo, mentre i suoi portavoce giustificano la convocazione del "Concilio di Creta" con coloro che hanno partecipato e respingono la regola dell'unanimità nel lavoro ortodosso congiunto e invocano la regola della maggioranza.

* La negazione del fatto ormai stabilito che la Chiesa di Antiochia ha partecipato alle Sinassi dei primati delle Chiese che si sono svolte al Fanar e a Chambésy nel 2014 e nel 2016, nonostante la decisione di rompere la comunione con Gerusalemme. Si vuole ignorare che il Patriarcato ecumenico ha proceduto a convocare il Grande Concilio nonostante l'obiezione della Chiesa di Antiochia e il suo declino a firmare le decisioni di queste due Sinassi, basandosi in quel momento sul principio della regola della maggioranza. Ciò significa che il Patriarcato ecumenico rifiuta la chiamata a tenere una Sinassi dei primati delle chiese perché la maggioranza delle chiese si oppone a ciò che esso stesso ha fatto? O vuol dire che sua Santità il patriarca ecumenico è arrivato a credere che un papismo orientale sia l'unico modo per gestire la Chiesa ortodossa? Sua Santità il patriarca ecumenico pensa che le decisioni emesse da lui e dal suo sinodo siano decisioni corrette semplicemente perché emesse da loro? Il suo rifiuto di ascoltare ciò che "lo Spirito sta dicendo alle chiese" e gli appelli dei suoi fratelli e dei loro sinodi significa che è arrivato a credere nella propria infallibilità e nell'infallibilità della sua visione? Forse la più grande domanda rimane ciò che si deve fare di fronte a questa limitazione dell'orizzonte? Chi prenderà l'iniziativa per correggere il corso? Chi raddrizzerà ciò che è stato deviato? Chi porterà l'Ortodossia fuori da questa crisi? Non è ancora giunto il momento perché tutti i vescovi ortodossi del mondo si convochino l'un l'altro per dispensare rettamente la parola di verità per noi, dopo che il primus nell'Ortodossia ha abdicato al suo ruolo e ci ha posti di fronte a un vicolo cieco?

 
Immagini pasquali dalle Solovki

Nel commiato pasquale del 2024 offriamo ai nostri lettori queste fotografie pasquali del monastero della santa Trasfigurazione a Solovki, scattate dall'artista e iconografa Nadezhda Terekhova.

Processione Pasquale

Pace e silenzio pasquale

Martedì Luminoso

Domenica delle Mirofore

 
Patriottismo e tradimento: come resistere al mistero dell’iniquità

Di fronte alla minaccia traditrice della Babilonia globalista, non è solo la Russia che deve tornare alle sue radici patriottiche, ma anche tutti gli altri paesi occidentali. Nel caso della Russia, le sue radici sono chiaramente nella Russia dello tsar, nell'Ortodossia, che alla fine, dopo molte minacce, è stata tradita solo 100 anni fa. Nel caso dei paesi dell'Europa occidentale, queste radici patriottiche sono molto meno chiare, perché questi paesi, in varie fasi, hanno attraversato tante diverse permutazioni, laiciste, protestanti o cattoliche romane.

Così, in Inghilterra, ci sono coloro che vogliono tornare al recente passato nazionalista imperialista e protestante. Tuttavia, questo passato è stato un'invenzione dei traditori schiavisti della classe mercantile, che hanno portato sul trono monarchi stranieri con un'usurpazione attraverso l'invasione olandese nel 1689, la corruzione dell'elite scozzese per farla aderire all'Unione nel 1707 e dopo, con il loro avido motto 'Rule Britannia' . Ma queste non sono reali e patriottiche radici inglesi, né le radici inglesi sono nel più distante e screditato cattolicesimo romano, né nell'antico paganesimo germanico.

Le radici inglesi si trovano nel periodo inglese della storia inglese, cioè prima che fossero contaminate dagli occupanti normanni con il loro "istituzionalismo" imperialista, che voleva far rivivere la Roma pagana. Il più grande rappresentante politico della storia inglese è quindi sant'Alfredo Grande (+ 899), i rappresentanti della Chiesa vanno da san Cuthbert di Lindisfarne a sant'Edoardo il Martire. In altre parole, le radici patriottiche inglesi si trovano nei 450 anni degli antichi santi inglesi, così come anche le radici delle altre culture dell'Europa occidentale sono nei loro antichi santi europei.

Movimenti patriottici in tutta Europa, dagli Urali all'Islanda, dalla Finlandia a Cipro, così come negli USA, sono in marcia contro il tradimento del globalismo secolare. Tuttavia, non vinceranno le loro battaglie di resistenza nazionale se non sono sostenute dalle radici cristiane, cioè se sono semplicemente nazionaliste e non patriottiche. Per comprendere le loro radici, devono considerare la battaglia russa per le radici, perché questa battaglia è la più avanzata, in quanto la Babilonia laicista-globalista non è iniziata in Russia, ma in Europa occidentale.

Di fatto, già molti nell'ovest secolarista-globalista sono così accecati dalla loro arroganza etnocentrica che sono stati ingannati nel prendere volentieri parte al processo della loro auto-distruzione. Negano ai patrioti anche la libertà di parola, sempre sotto la maschera della correttezza politica, chiamando i veri patrioti fascisti. Eppure ipocritamente sostengono dei veri fascisti, sotto forma dei loro piccoli fantocci nazionalisti, come quelli dell'Ucraina e degli Stati baltici, e pure nel terzo mondo.

Il sostegno laicista ai paesi artificiali recentemente inventati è dovuto al fatto che il loro meschino nazionalismo può minare l'identità nazionale e la cultura dei paesi reali, preparandoli al globalismo secolarista. I laicisti e i globalisti traditori sono perciò i precursori dell'anticristo. Quindi abbiamo lo Spirito Santo, che unisce l'umanità in Dio, senza annullare la diversità umana, contro lo spirito di Satana, che crea la nuova torre di Babele, distruggendo tutte le identità nazionali, le personalità e le culture locali.

Tale spirito riduce tutto al più basso denominatore comune, abbassando l'umanità fino al livello delle bestie. Lo Spirito Santo rende le persone angeliche, ma lo spirito di Satana le rende bestiali, demoniache. Lo spirito di Satana gioisce nella 'libertà' dai comandamenti di Dio. Questo è ciò che oggi è camuffato sotto il nome di 'liberalismo', il cui scopo è quello di bestializzare l'umanità, rendendola schiava dei demoni. Il 'liberalismo', pertanto, significa schiavitù, perché le leggi di Satana sono sempre perverse, contraddittorie di ogni buon senso umano.

Come possiamo resistere allo spirito laicista-globalista? Coltivando ciò che è locale, ma solo nello Spirito anti-laicista della Chiesa, nello Spirito Santo. Ecco perché i santi locali ci sono particolarmente cari. Ed è per questo che dobbiamo amare tutti i santi locali ovunque, perché tutti sono investiti dallo stesso Spirito di Dio. Questa è la diversità nell'unità e l'unità nella diversità. Ed è per questo che la vecchia Europa è anche l'Europa ortodossa dello Tsar, entrambe ci chiamano e ci invitano dall'altra parte dell'oscurità della nuova età pagana dei laicisti secolari.

 
La Chiesa ortodossa e il supersessionismo (o teologia della sostituzione)

La teologia che proclama che il cristianesimo ha “sostituito” il popolo di Israele ha certamente profondi effetti sulla convivenza tra cristiani ed ebrei (particolarmente in Terra Santa), e vale la pena approfondire quanto di questa teologia sia proprio del cristianesimo ortodosso, e quanto nasca da moderne interpretazioni evangeliche. Hal Smith, un ortodosso americano competente e attento in questa materia, analizza il rapporto della Chiesa ortodossa con la “teologia della sostituzione”, in un saggio che traduciamo nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
La fanteria dell'ellenismo

In una dichiarazione attribuita a un rappresentante degli abati dei monasteri del Monte Athos che ha preso parte a una riunione del consiglio direttivo della Montagna Santa pochi giorni fa, e che è stata pubblicata sul sito di notizie della Chiesa greca Romfea, si dice che "l'ellenismo e il Patriarcato ecumenico hanno il primato nell'Ortodossia", che, come monaci athoniti, "rimarranno dalla parte del Patriarcato ecumenico e [...] non tollereranno la sua umiliazione", che "ciò che è importante è mantenere l'unità dei santi monasteri e inviare in ogni direzione un chiaro messaggio che a nessuno sarà permesso 'strumentalizzare' il Monte Athos. Perché il Monte Athos riguarda tutti", che essi "vogliono preservare la pace e l'unità della Chiesa. Tuttavia, come Athoniti, non accettiamo l'ellenismo e il Patriarcato ecumenico siano umiliati da nessuno, "che la Sacra Comunità abbia saggezza ed esperienza in modo che il Monte Athos non si trasformi in uno strumento e una leva di pressione per altri scopi che non siano l'interesse generale" e che "in tutte le lotte nazionali i monaci hanno preferito proteggere il Monte Athos, piuttosto che metterlo in prima linea. I fratelli sono stati martirizzati per proteggere il giardino della Vergine Maria! Quindi, oggi dovremmo fare il contrario?" Dato che nessuno ha rilasciato un disconoscimento di queste parole che molte persone condividono e fanno circolare sui social media a causa della loro sorpresa per il loro contenuto - incluso il capo della neo-creata chiesa ucraina ed eminenti metropoliti del Patriarcato ecumenico - dobbiamo esaminare con calma il contenuto di queste parole che possono essere riassunte come segue:

* La Montagna Santa sta con il patriarca ecumenico, sia che questi abbia ragione o torto, sia che questi sia fedele alla mente dell'Ortodossia o stia deviando da essa, sia che sia oppressore oppure oppresso, e in tal modo dichiara la sua fede nell'infallibilità del patriarca di Costantinopoli.

* La Montagna Santa crede che la nazionalità ellenica sia superiore alle altre nazionalità che esistono nel mondo ortodosso e che la posizione del Patriarcato ecumenico sia una posizione privilegiata solo per i membri di questa nazionalità.

* La Montagna Santa crede che qualsiasi differenza di opinioni con il Patriarcato ecumenico o qualsiasi rifiuto delle sue decisioni unilaterali sia una sorta di umiliazione per il patriarca ecumenico e per la nazionalità che questi rappresenta.

* La Montagna Santa non considera la crisi che l'Ortodossia sta attraversando come una crisi ecclesiastica, ma piuttosto come un conflitto nazionalista e afferma che combatterà su questa base per proteggere la Montagna.

* La Montagna Santa crede che ci siano quelli che vogliono intrappolarla e strumentalizzarla per raggiungere una finalità esterna non specificata, e non lo permetterà.

* La Montagna Santa crede che ci sia una battaglia combattuta contro il patriarca ecumenico e l'ellenismo, ma non specifica chi vi è coinvolto, la natura della battaglia, le sue ragioni o gli scopi dietro di essa.

* La Montagna Santa dà la priorità al momento presente all'unità dei suoi monasteri. Desidera preservare la pace e l'unità della Chiesa ortodossa e che la Montagna Santa rimanga il punto di riferimento per tutti gli ortodossi, senza spiegare come possa armonizzare la realizzazione dell'unità con le sue posizioni nazionaliste e razziste.

Considerato quanto sopra, è diventato chiaro che la Montagna Santa - fino a quando sarà pubblicata una condanna di quanto è stato detto qui - considera il mondo ortodosso come due mondi: ellenico e non-ellenico; e che qualsiasi critica, obiezione o messa in discussione delle decisioni prese dal mondo ellenico equivale a una battaglia o a un'umiliazione. Crede nella superiorità del mondo ellenico rispetto all'altro mondo e considera giusto essere ovunque ci sia l'ellenismo, che ha sul Monte Athos la sua coraggiosa fanteria.

Queste parole razziste, che ricadono sotto l'etnofletismo che la Chiesa ha condannato, sono un triste riflesso delle montagne che si sgretolano e quindi devono essere lette e comprese bene ad Antiochia, così che i suoi figli possano sapere che non hanno una destinazione fissa, a parte il Monte della Trasfigurazione, alla cui luce di Cristo possono discernere le luci sparse sulle montagne e nelle valli.

 
Che cosa pensavano che sarebbe successo?

È facile sedersi e fare gli atleti da poltrona su cose accadute in passato, dicendo cose del genere: "Cosa si aspettavano? Che se agiti un nido di vespe, queste non ti pungeranno?"

Quello che è difficile è fare gli atleti da poltrona su ciò che non è ancora accaduto. Come ha detto Yogi Berra, "È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro".

Detto questo, tuttavia, non era difficile prevedere cosa sarebbe successo alla Chiesa ortodossa a seguito dell'eclatante eccesso del patriarca Bartolomeo in Ucraina.

Abbiamo urlato a squarciagola tutte le possibili conseguenze negli ultimi quattro anni. Era facile come sapere cosa succede quando spegni una sigaretta su una mano. Ti brucerà come l'inferno. Non ci vuole una scienza per capirlo.

Né è necessario avere una laurea in teologia per prevedere che il Sinodo della Grecia avrebbe respinto la consacrazione di un vecchio calendarista greco per mano di Filaret.

È semplice come il naso sulla tua faccia. Quando ti fai coinvolgere con gli scismatici finisci in una situazione difficile, e se questa situazione coinvolge Kiev, può finire per diventare un nodo gordiano. (Chiedete all'arcivescovo Lazar Puhalo.)

Anche se tutto ciò che hai è una comprensione di base dell'ecclesiologia ortodossa, con un'infarinatura della storia cristiana, sai che una cosa del genere non funzionerà.

E così, ora vediamo come la grande avventura neopapista di Bartolomeo stia tornando a mordere coloro che hanno assecondato il riconoscimento illegale e non canonico dei ciarlatani che compongono la nuova setta ucraina "ortodossa". Non sono necessarie lauree avanzate in teologia. Semplicemente il vecchio buon senso e una comprensione di base di causa ed effetto.

È tutto così ironico da essere un paradosso, quasi come il gatto di Schrödinger.

Inizio subito a dirlo: il patriarca Bartolomeo ha infranto così tanti canoni andando in Ucraina, inventando così tante falsità sul suo status territoriale, che ha perso ogni credibilità andando avanti. Questo è l'assioma numero 1.

L'assioma numero 2 è questo: non si può regolarizzare un laico nell'episcopato con un tratto di penna.

Il numero 3: nessun patriarca ha il diritto di entrare nel territorio di un altro patriarca e annullare una decisione conciliare presa dal sinodo patriarcale di quest'ultimo.

Per non dimenticare, il metropolita Filaret (nato Mikhail Denisenko, già metropolita di Kiev) è stato laicizzato da una Chiesa locale (Mosca) per ragioni troppo numerose per essere menzionate. Bartolomeo, capo di un'altra Chiesa locale, non aveva il diritto, né il potere, di revocare questo atto. Al massimo, aveva l'autorità di autorizzare nuovamente un altro concilio ad occuparsi del caso di Denisenko. E questo è tutto.

Sfortunatamente, il patriarca Bartolomeo ora crede di avere poteri plenari, non dissimili da quelli che i cattolici credono che abbia il papa. Sotto un tale regime, qualsiasi patriarca ecumenico potrebbe "normalizzare" lo status di Mikhail Denisenko nell'episcopato per decreto e di "conferirgli" per giunta il titolo onorifico da operetta di "patriarca emerito di Kiev".

In tipico stile fanariota, il patriarca Bartolomeo ne sa sempre più del Padre eterno. Gli scismatici in Ucraina volevano una Chiesa autocefala guidata dal proprio patriarca, che sarebbe stata un serio contrappeso a Mosca. Sfortunatamente per loro, uno scenario del genere sarebbe stato un passo troppo lungo, anche per Bartolomeo. Peggio, avrebbe offeso il resto dell'Ortodossia, specialmente i primati delle altre Chiese autocefale. Quindi, la mia ipotesi è che Bartolomeo, pensando che Filaret sarebbe "invecchiato" in pochi anni, gli abbia concesso un titolo onorifico a vuoto mentre metteva il suo burattino, Sergej Dumenko, come il "vero" metropolita di Kiev.

Questo non è andato giù al nuovo "Patriarca-emerito", che è rimasto sconvolto perché gli avevano detto che sarebbe stato il patriarca. Né ha placato i nazionalisti/scismatici che sentivano che ciò non bastava. Indipendentemente da ciò, in futuro alcuni di loro guarderanno al precedente stabilito da Bartolomeo – cioè che Denisenko era un "patriarca emerito" – e chiederanno che al successore di Dumenko sia concesso "allo stesso modo" lo status patriarcale. A quel punto, ci saranno problemi. E sfortunatamente per il successore di Bartolomeo, saranno problemi suoi.

Ora, so che questo è ridicolo a molti livelli. (Capite cosa intendo per cadere in una commedia dell'assurdo?) Ma immaginiamo con la fantasia che un patriarca di una Chiesa locale possa davvero scavalcare le decisioni del patriarca di un'altra Chiesa locale (di nuovo, ricordiamoci che non può farlo), facendogli uno "sgambetto alla Bartolomeo".

Se Bartolomeo riesce a farla franca con il "ribaltamento della laicizzazione" di Mikhail Denisenko, restituendogli la dignità episcopale, quest'ultimo non può scavalcare i risultati di un'altra Chiesa locale e fare lo stesso con un vescovo deposto da un'altra giurisdizione? O fare qualunque altra cosa che ha abbia che fare con un'altra giurisdizione? Soprattutto se è un "patriarca emerito"?

Ebbene, se questo è possibile – e ovviamente non lo è – allora questo vescovo precedentemente deposto può concelebrare con qualsiasi altro vescovo, a volontà. È una cosa giusta? Può persino portare detto vescovo nella sua "diocesi". Con un tratto della sua penna può fare vescovo qualsiasi ciarlatano. Visto com'è facile? Perché vedete, se si possono ignorare la canonicità, i carismi dello Spirito Santo e il buon ordine della Chiesa, non c'è controversia che tenga.

Ma le controversie ci sono. Perché come cristiani ortodossi, non possiamo ignorare la canonicità, la spiritualità e il buon ordine della Chiesa. O dovrei dire che non possiamo fare nessuna di queste cose ed essere ancora la Chiesa; quella guidata da Gesù Cristo, nella quale dimora lo Spirito Santo.

Eppure questo è esattamente ciò che ha fatto il "patriarca emerito" Filaret. E ha proprio il diritto di farlo. Non secondo me, ma secondo Bartolomeo. Perché è quest'ultimo che l'ha fatto per primo. Lo ha semplicemente fatto diventare parte delle regole.

Ora, questo è un atto scandaloso, non ci sono dubbi. È anche un atto di valore completamente nullo. Se Mikhail Denisenko è un vescovo, allora io sono il re d'Inghilterra. Può sfilare in completo abito patriarcale quanto vuole, ma il suo attuale ufficio manca di grazia. Le sue benedizioni sono efficaci quanto quelle di qualsiasi teleevangelista.

Bartolomeo lo sa. Allora perché lo ha fatto? Stava semplicemente cercando di vendicarsi della Russia? O era perché è stato messo alle strette da forze al di fuori del suo controllo? O era un misto di entrambe le cose?

In verità, sarò caritatevole e dirò che probabilmente non voleva davvero farlo e che è stato messo all'angolo dai suoi controllori globalisti. Potrebbe aver visto quali disastri lo attendevano se avesse intrapreso questa strada. Questo spiegherebbe, per esempio, perché ha dovuto riscrivere la storia e affermare che l'arcidiocesi di Kiev era stata consegnata, o "affidata", a Mosca tre secoli fa solo su base "provvisoria".

Questa ovviamente è una sciocchezza. Anche i documenti del Patriarcato ecumenico affermano che l'Ucraina era stata completamente ceduta a Mosca. Sei anni fa, durante il cosiddetto Grande e Santo Concilio, fu chiesto proprio questo a padre Alexander Karloutsos, allora cancelliere dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America. Egli ha affermato senza mezzi termini che "l'Ucraina era parte integrante della Chiesa di Russia" e inoltre che tale questione "non sarebbe stata sollevata" durante le sessioni del Concilio stesso. (Per la cronaca, abbiamo pubblicato un video di Karloutsos che diceva queste cose nel 2016, ma è stato rimosso).

Di nuovo, un'affermazione di base di ecclesiologia ortodossa, ma le persone coinvolte erano state probabilmente assicurate dai globalisti che una volta che il cattivo uomo nero dal parrucchino arancione avesse finito il suo mandato, le cose sarebbero tornate alla "normalità" e tutto sarebbe stato dimenticato.

Oppure, come la maggior parte dei globalisti, è possibile che Bartolomeo sia così fuori contatto con la realtà da pensare che tutti quelli che non sono d'accordo con lui siano razzisti. Possiamo considerarla l'illusione di Trudeau; in altre parole, insulta i tuoi nemici con tutte le parole d'ordine giuste e forse sarai in grado di superare la crisi.

Tutto è possibile. Soprattutto in quest'epoca.

E ammettiamolo: come tutti i patriarchi di Costantinopoli dal 1453 in poi, aveva in mano carte estremamente deboli da giocare. Le sue carte in mano erano le più deboli che fossero state distribuite da molto tempo, forse le più deboli in assoluto. Ma a differenza del suo immediato predecessore, era ben istruito e parlava diverse lingue, in particolare l'inglese. Era un politico astuto e ha fatto una figura impressionante sulla scena mondiale. Forse, solo forse, legandosi al carro del globalismo, potrebbe rinvigorire la sede di Costantinopoli e portare a termine questa storia del "papa d'Oriente". Almeno in Ucraina.

Quindi, attaccandosi a qualsiasi filo d'erba per evitare di cadere dal dirupo, si è posizionato il più vicino possibile all'élite globalista. Patriarca verde di qui, riscaldamento globale di là, queste le sapete. Forse pensava anche di poter incantare i globalisti facendo credere loro di poter sfruttare tutta l'Ortodossia a favore della loro causa. Non sarebbe poi un'impresa così ardua, data l'ignoranza generale sull'Ortodossia della maggior parte del mondo laicista.

Conoscendo la sua manifesta debolezza, sapeva che avrebbe sempre potuto mimetizzarsi se le cose andavano storte e sperare che gli ortodossi si dimenticassero dei suoi ultimi oltraggi. Come se fosse la prima volta.

Oppure avrebbe sempre potuto invocare la povertà, che il suo patriarcato è "martirizzato", e la sua schiena è contro il muro. Qualcosa del genere: "Cosa vi aspettate? Datemi un po' di respiro, ho i turchi che mi fiatano sul collo!"

La Chiesa di Grecia, tuttavia, non è così fortunata. Perché quella Chiesa è una vera Chiesa locale, con veri vescovi che hanno vere responsabilità pastorali, e come tutti gli ordinari diocesani, hanno poco margine di errore quando affrontano problemi reali.

Uno di questi problemi è la molteplicità delle giurisdizioni vecchio-calendariste sparse sul paesaggio ellenico. A sentir dire da certi vescovi, queste chiese di vecchio calendario sono uno scandalo e, dal loro punto di vista, hanno ragione. Come tutte le sette scismatiche (o "resistenti") esse "confondono" i fedeli e la loro concezione legale si fa beffe dell'integrità territoriale.

Quindi ora che la Chiesa di Grecia si è accordata (in modo completamente vergognoso e repellente) con Bartolomeo e ha riconosciuto la nuova chiesa scismatica in Ucraina, dovrà convivere con le sue decisioni.

Bartolomeo no, però. Non proprio, dal momento che il suo patriarcato è fondamentalmente una finzione legale, e lo è da almeno un secolo. Il Patriarcato ecumenico potrebbe tornare di nascosto nel suo relativo oblio e sperare che ci siano abbastanza ricchi greco-americani per salvarlo.

La Chiesa di Grecia, tuttavia, non ha via d'uscita. Devono convivere con le conseguenze delle loro azioni sconsiderate. E una di queste conseguenze è l'incombente creazione di un esarcato russo per i cristiani greci scontenti. Non sottovalutate (seriamente, non fatelo!) la pietà dei comuni laici o sacerdoti greci; abbiamo già visto come alcuni sacerdoti della Chiesa di Grecia si sono uniti alla ROCOR. Data l'impopolarità del riconoscimento da parte del sinodo greco di una falsa setta in Ucraina, potremmo aspettarci ancor di più in tal senso.

La stessa cosa potrebbe accadere a Cipro, dove l'attuale arcivescovo ha dimostrato di essere anch'egli massicciamente impopolare. Questo scenario si sta già verificando con gli steroidi in Africa.

Quindi c'è una via d'uscita?

Sì, ce ne sono parecchie, in realtà. Per prima cosa, nel caso delle tre Chiese che hanno "riconosciuto" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", i protocolli per tale "riconoscimento" sono stati intrapresi in un modo egregiamente non canonico. Se le cose diventano troppo difficili da gestire, possono sempre "rivisitare" l'intera questione, il tutto mentre esprimono "preoccupazione" per come è stata gestita in primo luogo.

In caso contrario, tre o più vescovi all'interno di queste Chiese locali potrebbero rifiutarsi di assecondare i loro primati. In tal modo, potrebbero formare un "sinodo resistente", proprio come fecero le giurisdizioni dei vecchi calendaristi all'interno dei loro confini molti decenni fa.

Un'altra opzione sarebbe che alcuni singoli vescovi si unissero a un esarcato russo creato su base provvisoria, proprio come ha fatto la ROCOR per diversi decenni, fino a quando la situazione nei loro sinodi non si sia "normalizzata". Tutte queste contingenze rientrerebbero nello "scenario dello scisma in sobbollimento".

Sono sicuro che ci sono anche altre opzioni fattibili. In altre parole, hanno delle vie d'uscita dal pantano. La domanda è se le prenderanno. (La mia ipotesi è che non lo faranno.)

In ogni caso, la situazione attuale è insostenibile. Bartolomeo sperava che alla fine tutte le Chiese locali si sarebbero allineate a lui. Quando è stato chiaro che ciò non sarebbe successo, ha cercato di far rivivere l'antica "pentarchia", sperando che questo "concilio" gli desse la foglia di fico necessaria per arrancare. Sfortunatamente per lui, la sede di Antiochia lo ha informato che non lo avrebbero seguito. Ora deve sperare di poter giocare la carta della razza, per fare appello alle Chiese di lingua greca.

Perché questo è il punto: anche se le Chiese di lingua greca continuano ufficialmente a procedere, continueranno pure ad atrofizzarsi. Lo spirito languido che anima il trono di Costantinopoli è reale e non mostra segni di rinvigorimento. Peggio ancora, queste tre Chiese imploderanno in modo spettacolare quando Bartolomeo invocherà un'unia con Roma. A differenza delle "riforme" del patriarca Meletios IV Metaxakis esattamente cento anni fa, questa azione, se Bartolomeo sarà così miope da inraprenderla, si tradurrà in un vero scisma.

Il mio consiglio ai sinodi di queste tre Chiese? Non siete tenuti ad andare d'accordo con i globalisti. Avete delle vie d'uscita. Scegliete saggiamente.

 
L'Ucraina oggi: i primi vescovi confessori

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Nelle attuali persecuzioni contro la Chiesa ortodossa ucraina sono già comparsi i primi vescovi confessori. Il verdetto della corte contro il vescovo Ionafan è già entrato in vigore.

Oggi sono in corso procedimenti giudiziari contro diversi vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. I metropoliti Pavel di Chernobyl, Feodosij di Cherkassy, Longhin di Banceni, Ionafan di Tulchyn e Arsenij di Svjatogorsk – rischiano tutti pene detentive ai sensi di articoli piuttosto pesanti del codice penale.

Il caso del metropolita Arsenij

Il 19 giugno 2024 si è svolta a Dnepropetrovsk la prima udienza del tribunale sul caso dell'abate della Lavra di Svjatogorsk, il metropolita Arsenij. Si è trattato di un'udienza sostanziale del caso, in più la sessione ha affrontato la proroga della sua detenzione preventiva poiché i suoi 60 giorni di custodia cautelare sarebbero scaduti il 22 giugno 2024. Il trasferimento relativamente rapido del caso in tribunale è in qualche modo sorprendente.

Per esempio, ai giornalisti ortodossi con un livello di prove simile è stata prorogata la custodia cautelare di altri tre mesi, il che significa che gli investigatori della SBU possono "indagare" sul caso per sei mesi o più senza troppi sforzi. Il presupposto logico di tale tempestività nel caso del metropolita Arsenij è che abbiano fretta di condannarlo e imprigionarlo il prima possibile.

Se è vero ciò che afferma l'avvocato della Chiesa ortodossa ucraina, Robert Amsterdam, secondo cui dopo il vertice in Svizzera le autorità ucraine intensificheranno notevolmente la persecuzione contro la Chiesa, allora l'incarcerazione dimostrativa del metropolita Arsenij manderebbe un messaggio a tutti gli altri vescovi: "unitevi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", o sarà troppo tardi". Tuttavia, non andiamo avanti. Il caso del metropolita Arsenij ha appena cominciato ad essere rivisto; devono ancora arrivare molte altre sessioni, un verdetto, un appello, ecc.

Il caso del metropolita Ionafan

La sentenza contro il metropolita Ionafan (Eletskykh) di Tulchyn e Bratslav è già entrata in vigore. Il 18 giugno 2024, la Corte d'appello di Vinnitsa ha confermato il verdetto del tribunale cittadino di Vinnitsa del 7 agosto 2023, che condannava il metropolita Ionafan a cinque anni di carcere con confisca dei beni. È stato riconosciuto colpevole dei seguenti crimini:

• incitamento all'odio religioso (art. 161);

• giustificazione dell'aggressione armata della Federazione Russa (articolo 436-2);

• richiesta di rovesciamento dell'ordine costituzionale (articolo 109);

• violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina (articolo 110).

La sentenza della Corte d'appello entra in vigore dal momento in cui viene pronunciata, il che significa che il metropolita Ionafan può già essere mandato in prigione. Anche se questa decisione può essere impugnata entro tre mesi davanti alla Corte Penale di Cassazione presso la Corte Suprema dell'Ucraina, date le recenti tendenze, è improbabile che si possa prevedere un risultato equo.

Naturalmente, chiamare qualcuno confessore durante la sua vita non è corretto secondo la tradizione ortodossa. Quando ad alcuni anziani del Monte Athos fu detto della santità di Silvano dell'Athos mentre era ancora in vita, osservarono: "Vediamo come morirà". Tenendo presente questo approccio, è tuttavia essenziale prestare attenzione al caso del metropolita Ionafan, poiché potrebbe servire da esempio per molti altri fedeli membri della Chiesa.

Cosa succede al metropolita Ionafan

Il metropolita Ionafan è uno dei vescovi di spicco che ha già svolto un ruolo significativo nella storia della Chiesa ortodossa ucraina. Nato nel 1949, si è laureato al Seminario Teologico di Leningrado nel 1973 e all'Accademia Teologica di Leningrado nel 1976. Un anno dopo, nel 1977, è stato tonsurato monaco e nel 1978 è stato ordinato ieromonaco niente meno che dall'attuale patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev), allora vescovo di Vyborg e rettore dell'Accademia teologica di Leningrado. Sotto la sua guida, lo ieromonaco Ionafan iniziò la sua carriera accademica, insegnando canto sacro al seminario e dirigendo il coro delle Scuole teologiche di Leningrado. Anche allora, Ionafan era seriamente coinvolto nella musica sacra, per la quale aveva un talento speciale. Nel 1986, uno studio di registrazione pubblicò un disco del coro delle Scuole teologiche di Leningrado, che includeva le sue composizioni. Tuttavia, presto il KGB revocò la registrazione di Ionafan a Leningrado a causa della sua inclinazione alla dissidenza: leggeva Solzhenitsyn, frequentava mostre semi-underground di artisti ideologicamente "sbagliati", ecc. Per un anno intero non riuscì a trovare un posto dove prestare servizio e alla fine giunse nella cattedrale di san Vladimir di Kiev.

Tuttavia, i tempi stavano cambiando rapidamente e nel 1988, sullo sfondo della celebrazione del 1000° anniversario del Battesimo della Rus', lo Stato cominciò a restituire alla Chiesa alcune chiese e monasteri, tra cui la Lavra delle Grotte di Kiev, di cui l'archimandrita Ionafan divenne il primo abate. Un anno dopo, nel 1989, fu consacrato vescovo di Perejaslav e divenne cancelliere dell'allora esarcato di Kiev e successivamente della Chiesa ortodossa ucraina indipendente. In sostanza era la seconda persona dopo Filaret Denisenko nella gerarchia ecclesiastica, il suo braccio destro e la sua persona di fiducia. Quando nel 1990, dopo la morte del patriarca Pimen, Filaret si recò a Mosca credendo fermamente che sarebbe diventato il prossimo patriarca di Mosca, si preparò a cedere la gestione dell'esarcato di Kiev al vescovo Ionafan. Tuttavia, Filaret non diventò patriarca di Mosca, e quindi decise di diventare "patriarca di Kiev". Fu qui che Ionafan mostrò la sua fermezza preferendo la fedeltà ai canoni ecclesiali al favore del suo superiore e mecenate. Ionafan dichiarò chiaramente il suo disaccordo con le aspirazioni scismatiche di Filaret, per le quali non solo fu bandito dal sacerdozio nel 1991 ma anche destituito lo stesso anno.

Tuttavia, dopo che il metropolita Vladimir (Sabodan) fu eletto metropolita di Kiev, le censure contro il vescovo Ionafan furono ritenute non valide. Ionafan successivamente guidò diverse eparchie della Chiesa ortodossa ucraina. Dal 2010 è membro del Consiglio patriarcale per la cultura (un'istituzione sinodale della Chiesa ortodossa russa). Inoltre, il metropolita Ionafan è autore di numerosi inni ecclesiastici e opere teologiche, tra cui sono degne di nota "Una guida esplicativa alle preghiere della Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo e san Basilio il Grande", con un tentativo di presentare le preghiere e le litanie della liturgia in russo e ucraino, insieme al commento storico e teologico.

Persecuzione penale

Considerato il suo passato, il metropolita Ionafan è diventato un bersaglio conveniente per le forze dell'ordine ucraine, che hanno iniziato a cercare il "tradimento" all'interno di una Chiesa dove non esiste.

L'11 ottobre 2022, il Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) ha condotto una perquisizione presso la residenza del metropolita Ionafan e ha avviato un procedimento penale. Secondo il metropolita e i suoi avvocati, le "prove" presumibilmente trovate sono state depositate e file compromettenti sul suo computer sono apparsi solo dopo che erano finite nelle mani degli investigatori della SBU. I pubblici ministeri non sono riusciti a presentare prove convincenti della colpevolezza del metropolita Ionafan, che è stato comunque condannato a cinque anni di prigione.

La "gravità" delle prove può essere giudicata dalla dichiarazione del pubblico ministero durante il processo secondo cui il metropolita Ionafan, "spinto dall'ideologia, cercò volantini filo-russi su Internet e li scaricò sul disco di sistema del suo computer per distribuirli ai suoi sacerdoti nei pubblici uffici". In altre parole, l'accusa ha considerato un reato compiuto il fatto che una persona scarichi contenuti da Internet (cosa che, tra l'altro, non è più necessaria con il progresso della tecnologia dell'informazione). Tuttavia, anche se si credesse a ciò, i pubblici ministeri non hanno fornito prove serie che il metropolita Ionafan intendesse diffondere questo contenuto.

Dopo il verdetto emesso dal tribunale cittadino di Vinnitsa, il metropolita è stato colpito da un ictus. Lo ha riferito il servizio stampa dell'eparchia di Tulchyn il 19 marzo 2024. Secondo il suo avvocato, mentre era in cura, vladyka Ionafan aveva scritto una richiesta per essere incluso nel fondo di scambio dei prigionieri di guerra per il trasferimento in Russia. Tuttavia, poco dopo, è stato riferito che il metropolita ha cambiato la sua decisione, affermando di non ammettere alcuna colpa e di "volere continuare a lavorare a beneficio dell'Ucraina". L'avvocato ha menzionato anche un altro motivo: il metropolita Ionafan non ha lo status di prigioniero di guerra e quindi non può essere scambiato. Ciò sembra strano, dato che individui senza lo status di prigionieri di guerra, come Viktor Medvedchuk o lo scrittore Jan Taksjur, sono stati precedentemente scambiati con la Russia.

Perché un confessore?

Considerando la biografia del metropolita Ionafan, si può presumere che sarà ricevuto con onore in Russia. Per lui lo scambio con la Russia è quasi l'unico modo per sopravvivere. Tutti capiscono che cinque anni di carcere per un uomo di 75 anni, recentemente colpito da un ictus, equivalgono a una condanna a morte. L'assistenza sanitaria carceraria non è nota per la sua qualità, quindi qualsiasi problema di salute significa sofferenza garantita. Sembra che il metropolita Ionafan fosse a conoscenza di tutto ciò quando ha deciso di rifiutare lo scambio con la Russia. Tuttavia, ha fatto questa scelta. Perché?

Consideriamo cosa accadrebbe nel caso di un simile scambio. Sì, il metropolita risolverebbe i suoi problemi personali, godrebbe della libertà, avrebbe conforto e riceverebbe cure mediche di qualità. Ma d'altra parte, riconoscerebbe così la fondatezza delle accuse contro di lui: di aver incitato all'odio religioso, giustificato l'aggressione russa e violato la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina. Ammetterebbe che la Chiesa ortodossa russa, non la Chiesa ortodossa ucraina, è la sua vera casa. Inoltre, in Russia potrebbe essere fortemente incoraggiato a parlare in modo critico contro le decisioni del Consiglio della Chiesa ortodossa ucraina tenutosi a Feofanija il 27 maggio 2022, come è successo con Jan Taksjur.

Lo scambio del metropolita Ionafan con la Russia costituirebbe un precedente che renderebbe molto più semplice trattare con altri vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, avviare procedimenti penali inventati, presentare “prove” fragili e pronunciare verdetti di colpevolezza nei tribunali. La logica è semplice: se un vescovo della Chiesa ortodossa ucraina alla fine ammettesse la sua colpa, probabilmente gli altri non sarebbero migliori.

Pertanto, la decisione del metropolita Ionafan di sacrificare se stesso ma di non offrire ai persecutori della Chiesa un modo semplice per trattare con gli altri vescovi può essere vista come un atto di confessione di fede. La speranza che la Corte di Cassazione ribalti la sentenza è molto scarsa, il che significa che non resta altro da fare se non pregare affinché il Signore rafforzi il metropolita Ionafan, il metropolita Arsenij e tutti gli altri confessori che soffrono in carcere per la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Che egli non li lasci senza il suo aiuto e il suo conforto e li aiuti a portare fino alla fine la loro Croce.

 
Come la democrazia può essere un male

Alcuni, vedendo questo titolo, ne saranno sorpresi. Lo devono guardare con maggiore attenzione. Non dice che la democrazia è un male, solo che può essere un male. E può essere un male quando viene tolta dal suo contesto etnocentrico. Con questo intendo dire che la democrazia è un prodotto culturalmente limitato, un prodotto della storia protestante e delle società protestanti, innanzitutto dell'Inghilterra, poi della Gran Bretagna, dei Paesi Bassi, della Germania settentrionale e orientale, della Scandinavia e, soprattutto, ovviamente, degli USA e del resto dell'anglosfera, dal Canada all'Australia e alla Nuova Zelanda. Non suggerirei che la democrazia sia un male in quel contesto, anche se la questione è ancora dibattuta, data la monolitica corruzione bipartisan inerente alle élites istituzionali di tutte le società protestanti.

Quello che suggerisco, tuttavia, è che la democrazia diventa un male fuori dal contesto della cultura protestante. La democrazia (o demonocrazia, come è chiamata nella Russia di oggi) funziona solo nelle società protestanti e protestantizzate. Dobbiamo solo considerare il fatto che entro il 1939 ogni singolo paese cattolico romano d'Europa era diventato fascista, ammirando Adolf Hitler, cattolico romano eletto democraticamente - un dittatore come il cattolico romano Napoleone prima di lui. Ecco perché, dopo il 1945, gli Stati Uniti hanno deciso di protestantizzare il Cattolicesimo romano, cosa compiuta con successo una generazione più tardi nel Concilio Vaticano II, che ha desacralizzato e secolarizzato la macchina vaticana, anche se ha lasciato una profonda corruzione in tutti i paesi ex romano-cattolici Come l'Italia e la Francia.

Possiamo prendere come esempio il tentativo occidentale di esportare la democrazia nel 1917 nell'Impero Russo teocratico. Deridendo l'autocrazia russa, che non ha mai capito come sistema positivo e equilibrato a causa delle sue incoerenze culturali e dei suoi pregiudizi condizionati, l'Occidente ha deciso in modo arrogante e paternalista un cambiamento di regime per la Russia. Per fare questo, ha sfruttato la quinta colonna dei ricchi traditori interni che desideravano avidamente il potere per se stessi (proprio come fa oggi Navalnij). La democrazia imposta dall'Occidente ha causato rapidamente decine di milioni di morti attraverso l'ideologia occidentale del marxismo. Quando l'Unione Sovietica è crollata in bancarotta, dopo la "vittoria" della democrazia, milioni di persone sono morte prematuramente di disperazione per suicidio, alcolismo e mancanza di cure mediche. Ancora, la colpa di queste morti è stata della "democrazia".

Tuttavia, la CIA ha inviato migliaia di missionari protestanti nell'ex Unione Sovietica per "preparare" i nuovi paesi alla democrazia. Anche se i locali erano felici di prendere le loro patetiche tangenti in dollari per un'evangelizzazione da stadio, i missionari hanno miseramente fallito, perché il protestantesimo è un fenomeno culturale occidentale; i pochi missionari autenticamente cristiani tra questi agenti occidentali hanno finito per aderire alla Chiesa ortodossa, e gli altri, tutti dominati da emozione cieca o da imperialismo culturale, sono per la maggior parte scomparsi. Lo stesso fallimento è avvenuto in Cina e in Iran, dove sono stati inviati allo stesso modo missionari protestanti e settari culturalmente analfabeti, irrispettosi, utili idioti dell'influenza occidentale. In alcuni casi sono stati arrestati, da agenti della CIA quali erano.

Possiamo prendere come un altro esempio il tentativo fatto dall'anglosfera del 2003 di imporre la democrazia sul'Iraq (e anche di togliergli le sue risorse naturali) uccidendo il precedente dittatore imposto dalla CIA, Saddam Hussein. Il risultato sono stati centinaia di migliaia di morti nella guerra civile che ne è seguita, milioni di rifugiati, molti di loro cristiani, e lo sviluppo di un terrificante terrorismo sotto l'ISIS. È la stessa tragedia dell'America Latina, del Vietnam, dell'ex Jugoslavia (che è ancora una polveriera in attesa di esplodere), prima di allora e da allora in tutto il mondo musulmano, inclusi l'Afghanistan, la Libia, la Siria e l'Ucraina. Il risultato dell'imposizione della democrazia sulle culture non protestanti è sempre lo stesso: burattini statunitensi, clientelismo verso il più forte, dittature corrotte che dividono e massacrano i propri popoli.

In ultima analisi, i 'democratici' occidentali incredibilmente ignoranti, etnocentrici e culturalmente incapaci, che non capiscono niente di culture, razze e storie diverse dalla propria, devono assumersi la responsabilità. Il sangue è sulle mani di tutti questi neocon, dei Clinton, di Albright, di Powell, di Bush, di Blair, di Rumsfeld, di Cheney, di Wolfowitz, di Rice, di Obama, di Kerry, di Kagan e di tutti i loro vassalli dell'Unione Europea a Bruxelles e Berlino, sotto il controllo della NATO. Questi neocon si pensavano "moralmente superiori", ma in realtà mostravano la loro inferiorità morale con la loro stupida interferenza, facendo così di se stessi dei burattini nelle mani del diavolo, per il quale la morte e la violenza sono così dolci. Oltre a tutto il resto, ora hanno il sangue di decine di migliaia di ucraini sulle loro mani. Molto sangue.

 
VIDEO: "L'uomo di Dio" (vita di san Giovanni di Shanghai)

Ecco un video in russo sottotitolato in inglese con testimonianze di persone che hanno conosciuto san Giovanni (Maksimovich) di Shanghai e San Francisco:

 

 
"Le acque sono state infangate"

Nell'ultima settimana di febbraio , padre John Whiteford, rettore della chiesa ortodossa russa di san Giona della Manciuria a Spring, in Texas, e collaboratore regolare di OrthoChristian.com, ha visitato Mosca per presentare una prospettiva americana sulla crisi ucraina in una conferenza internazionale dedicata alla crisi.

Durante il suo soggiorno a Mosca, ha trovato il tempo per visitare il monastero Sretenskij, dove abbiamo potuto sederci con lui e condurre un'intervista improvvisata.

padre John al monastero di Optina

Lei è qui a Mosca per una conferenza internazionale sulla crisi ucraina, per parlare della prospettiva americana su cosa sta succedendo lì. Come è stato invitato personalmente?

Mi è stato detto che alcune persone qui in Russia hanno letto gli articoli che io ho scritto in inglese, che mi hanno messo sul loro schermo radar. Hanno cercato di invitare persone da una varietà di prospettive e da tutto il mondo per parlare delle questioni relative allo scisma in Ucraina.

Quindi ci sono persone al di fuori della Chiesa russa?

C'è un prete dalla Serbia. Hanno invitato due athoniti, ma è successo qualcosa e non sono stati in grado di venire. Tuttavia hanno inviato una presentazione scritta che sarà pubblicata. Ce n'erano almeno uno o due dalla stessa Ucraina, se non sbaglio. C'era un greco-russo che è un esperto di cultura greca, quindi si sta coprendo il tema da molte angolazioni diverse: alcune persone si stanno concentrando sulla storia che sta dietro, altre si stanno concentrando sulle sue implicazioni e così via.

Parlando della storia, ho pensato che fosse interessante il fatto che quando il patriarca Kirill si è recato a Costantinopoli a fine agosto per incontrare il patriarca Bartolomeo, ha proposto di tenere una conferenza o un incontro per discutere la storia del passaggio della metropolia di Kiev nella Chiesa russa – il documento e le lettere patriarcali del 1686 – e il patriarca Bartolomeo disse: "No, non lo faremo". Questo non depone bene per la sua posizione. Dice che ci sarebbe voluto troppo tempo.

Inoltre, se si crede che i canoni conferiscano al Patriarcato ecumenico il diritto di appello (e l'idea che sia un diritto di appello universale è piuttosto fasulla), secondo l'analogia con i canoni del Concilio di Sardica che parlano del diritto di appello al papa nel suo stesso patriarcato, si tratta di invitare persone dalla zona in cui si svolge l'appello e di ascoltare ciò che hanno da dire. Quindi anche il papa non rivendica il diritto di ascoltare un appello senza preoccuparsi di ascoltarlo veramente.

Questo è un buon punto. Il patriarca Bartolomeo ha sempre solo letto delle lettere di appello, nessun vero processo di appello ha mai avuto luogo.

Potrebbe darci una sinossi della sua presentazione?

Ho parlato del motivo per cui le persone in America si preoccupano di cosa sta succedendo e di come questo ci riguarda. Ho sottolineato che in qualche modo in realtà colpisce noi più della maggior parte delle persone in Russia. Ovviamente le persone in Ucraina sono le più colpite, ma con l'eccezione dell'Ucraina, i russi non hanno parrocchie del Patriarcato ecumenico intorno a loro e persone con cui hanno rapporti e famiglie che vivono a cavallo tra una parrocchia e un'altra e sono collegate a chiese che improvvisamente non si trovano più in comunione tra loro. Questo da noi è un problema.

Questo ha effetti anche sulla nostra testimonianza. Da quando sono diventato ortodosso, una delle grandi cose di cui mi sono occupato è cercare di portare le persone nella Chiesa. Ora è più difficile portare le persone nella Chiesa perché è più difficile spiegare cos'è l'Ortodossia. Quando le persone mi chiedono che cos'è la Chiesa ortodossa, ho alcune risposte veloci da dare. Se qualcuno chiede se è come la Chiesa cattolica romana, io dico che è come era la Chiesa cattolica romana 1.000 anni fa. Questa è una risposta pensata per farli riflettere. Non ascolteranno un discorso intero, ma questa risposta potrebbe far sì che si chiedano cosa intendevo dire.

Ma molte volte dico: "Sapete cos'è la Chiesa ortodossa greca? Probabilmente avete sentito parlare della Chiesa ortodossa russa. È così, sono la stessa Chiesa". Lo si può ancora dire, perché la Chiesa di Grecia non fa parte di questo conflitto, ma in termini di ciò che la maggior parte della gente percepisce come la Chiesa greco-ortodossa negli Stati Uniti, ora è molto più complicato. Le acque sono state infangate, e sono state infangate a proposito di qualcosa che non ha fondamento nei canoni o nelle tradizioni. È solo una presa di potere.

E questo non è davvero nuovo. Ho parlato un po' del rapporto di San Giovanni di Shanghai al Secondo Concilio di tutta la diaspora nel 1938, in cui parlava del declino del Patriarcato ecumenico. Quando lo leggi alla luce di ciò che sta accadendo in questo momento, è tanto più vero.

Ho anche parlato molto del fatto che quando il Patriarcato ecumenico ha tenuto nel 1923 il suo concilio, che ha adottato il nuovo calendario, ha anche promosso molte altre questioni, come permettere un secondo matrimonio ai preti, abbreviare i servizi, abbreviare il digiuno e fissare la Pasqua alla domenica più vicina a una data specifica sul calendario, per non renderla così mobile come lo è ora. La Chiesa vivente [1] aveva tenuto il suo concilio un mese prima in Russia, e l'ordine del giorno era quasi identico. Più tardi è venuto fuori che la Chiesa vivente ha affermato che aveva già legami con il patriarca Meletios Metaxakis. L'unica cosa di quel concilio ad essere accettata da qualcuna delle Chiese è stata il nuovo calendario. Ma due anni dopo, Meletios Metaxakis fu costretto alle dimissioni perché i fedeli erano così irritati dalle cose che erano state adottate in quel concilio. Si fece eleggere patriarca di Alessandria e vi introdusse il nuovo calendario, così nel 1925, quando la Chiesa vivente tenne il suo secondo concilio, Costantinopoli e Alessandria erano entrambe presenti.

Vede che queste persone avevano un ordine del giorno. Se si legge come Meletios Metaxakis è diventato patriarca di Costantinopoli, si può vedere che ci sono state interferenze esterne da parte di governi stranieri. In particolare, gli inglesi stavano davvero spingendo perché pensavano che la Chiesa ortodossa si sarebbe unita alla chiesa anglicana.

Meletios Metaxakis iniziò la sua carriera nel Patriarcato di Gerusalemme, da dove fu espulso per "azioni contro il Santo Sepolcro". Non sono stato in grado di determinare esattamente cosa significasse, ma è stato espulso. Quindi si unì alla Chiesa di Grecia, che a quel tempo sovrintendeva alla Chiesa nordamericana. Fu allora che iniziò a fare un sacco di cose strane con gli episcopaliani, per le quali fu deposto dalla Chiesa di Grecia, e poi fu eletto patriarca di Costantinopoli; così la Chiesa di Grecia fu costretta a rescindere la deposizione.

Anche la sua elezione fu strana, poiché un altro candidato venne eletto per circa sedici voti su diciassette, ma a quel candidato furono fatte pressioni per ritirare la sua candidatura, e così all'improvviso venne eletto Metaxakis. Era patriarca solo da poco tempo prima di tenere quel concilio pan-ortodosso a cui Alessandria, Gerusalemme e Antiochia rifiutarono di partecipare. Fu costretto a ritirarsi e divenne patriarca di Alessandria, dove finì i suoi giorni. Sia lui che il suo successore a Costantinopoli sostennero entrambi la Chiesa vivente e condannarono il patriarca Tikhon.

foto: pravoslavie.ru

Ci sono molti parallelismi con quello che sta succedendo oggi.

L'unica cosa che lo rende ancora peggiore è che quando guardi ora l'ordine del giorno del patriarca ecumenico ora, a giudicare dalle persone a cuii permette di parlare per lui, come il suo arcidiacono John Chryssavgis e anche il sito Web Public Orthodoxy, che è supervisionato dall'arcidiocesi greca e finanziato in gran parte dagli Arconti del Patriarcato ecumenico, queste persone fanno sembrare la Chiesa vivente come un gruppo conservatore, a paragone dei pro-omosessuali. Questo è tutto ciò che c'è da dire. Stanno vomitando spazzatura che promuove la devianza su base regolare e non c'è stato un accenno di rimprovero da parte di nessuno che abbia il potere di fare qualcosa nell'arcidiocesi greca.

Esiste anche una connessione tra l'università di Fordham e il seminario di san Vladimir, che vorrei vedere interrotta.

Vero. Una cosa interessante riguardo a questo: lei sa dello ieromonaco che si sposò con un uomo e che fu espulso dal St. Vladimir's. Fordham usò il suo rapporto con il St. Vladimir's per costringere quest'ultimo a riammettere quello studente, che fu espulso da loro a causa delle sue mancanze morali, facendolo tornare al loro campus e in classe come studente di Fordham.

Quindi è tornato al St. Vladimir's ma come studente di Fordham?

Come studente di Fordham.

C'è molto di cui si potrebbe parlare qui, ma tornando alla sua presentazione, ha fatto delle previsioni sul punto a cui sta conducendo questa situazione.

Ho chiuso con previsioni su dove pensavo che le cose stessero andando e ho detto che non mi sembra che il Patriarcato ecumenico abbia intenzione di tirarsi indietro, quindi sembra che stia andando verso qualcosa di simile a uno scisma permanente. Sebbene io abbia fatto notare che se le altre Chiese locali prendessero una posizione decisa, ciò avrebbe fatto sperare che potesse esserci qualche ripensamento da parte del Patriarcato ecumenico. Ma se va fino in fondo e abbiamo uno scisma permanente, ciò costringerà ogni Chiesa locale a prendere una decisione, e penso che vedremo degli scismi all'interno delle Chiese locali, perché all'interno delle Chiese locali ci sono elementi liberali che apparentemente entreranno in scisma per questo problema. Ma ciò avverrà davvero perché sono pro-omosessuali e il Patriarcato ecumenico è quello che immaginano che pormuoverà il loro ordine del giorno, o almeno lo tollererà.

Spero di sbagliarmi, ma penso che in America vedremo uno scisma nell'arcidiocesi greca e nell'OCA. Sospetto che gli antiocheni, i serbi e la ROCOR rimarranno uniti. Penso che i romeni non vi presteranno molta attenzione, a giudicare dalla mia esperienza con quelli negli Stati Uniti. Penso che la maggioranza dell'arcidiocesi greca rimarrà probabilmente con il Patriarcato ecumenico, ma una parte significativa lo lascerà, perché sono più tradizionali e non arriveranno a quel punto. È difficile dire quanto possa essere grande lo scisma nell'OCA, ma ci sono sicuramente alcuni elementi di omosessualità nell'OCA che, penso che se si tratterà di esso, decideranno di preferire il Patriarcato ecumenico piuttosto che l'OCA.

Nel mio intervento ho accennato al fatto che non è una coincidenza che tutti gli elementi pro-omosessuali nella Chiesa ortodossa si siano schierati dietro il Patriarcato ecumenico su questo tema. Non è neanche una coincidenza che lo pseudo-metropolita Epifanij abbia ricevuto quella falsa telefonata [2] in cui ha affermato che in tema di omosessualità non assumerà una posizione conservatrice come quella della Chiesa russa. Sono sicuro che l'ucraino medio non se ne faccia nulla di tali posizioni, ma a quanto pare sono così nazionalisti che sono disposti a ignorarle.

Anche l'organizzazione del Kyiv Pride ha mandato via twitter le proprie congratulazioni per la creazione di questa nuova chiesa. Perché dovrebbe interessarsene un'organizzazione di un gay pride?

Sono sicuri che otterranno un accordo migliore dal Patriarcato ecumenico. È la Chiesa vivente 2.0. Ho scritto un articolo su questo argomento qualche tempo fa, anche se non l'ho collegato all'Ucraina perché non era sullo schermo radar in quel momento. Tuttavia i paralleli sono innegabili.

L'ho visto nelle notizie in cui mi imbatto. I media lo chiamano sempre più apertamente la Chiesa vivente. Il suo discorso è stato ben accolto?

Credo di si. Dopo ho ricevuto alcuni commenti positivi, anche se suppongo che le persone siano state abbastanza educate da non dirmelo se a loro non è piaciuto. Ma penso che sia stato ben accolto.

Dovendo pubblicare notizie sull'argomento ucraino, lo trovo molto stancante.

A proposito, io apprezzo tutto ciò che pubblica, perché è stata una grande risorsa.

Nessun altro in inglese sembra disposto a toccare questo tema. Romfea ha un nuovo sito in inglese, ma è chiaramente propaganda del Patriarcato ecumenico. Ammettono apertamente che il loro nuovo sito è finanziato dal Dipartimento di Stato americano per rafforzare i legami con il Patriarcato ecumenico. Non stanno nemmeno cercando di nasconderlo.

L'Istituto ortodosso a Fordham si è vantato di recente di ottenere una borsa di studio per studiare la sessualità umana e l'Ortodossia. Quanto vuol scommettere che gli studi che producono diranno che la posizione della Chiesa non è effettivamente corretta al cento per cento e che dobbiamo solo lasciar perdere questo tema e dire alla gente di fare ciò che vuole?

Padre, non ci sono abbastanza sfumature! Non è abbastanza sofisticato...

Abbiamo bisogno di tenere un dialogo (ride). Sa che il primo dialogo nella Bibbia è stato quello che Eva ha avuto con il serpente, e che non è andato molto bene.

Ma per parlare di un buon dialogo – ha detto che il suo obiettivo principale è far entrare le persone nella Chiesa. Un amico e io stavamo parlando di un argomento correlato proprio oggi – qualcosa di cui probabilmente ha già scritto da qualche parte. Dio punisce? Qual è la visione ortodossa dei peccatori nelle mani di un Dio arrabbiato, il linguaggio legale nella Chiesa e così via. Stavo dicendo al mio amico che penso che a volte rifiutiamo troppo il linguaggio giuridico per venire incontro alle persone che sono stanche del legalismo in Occidente, ma poi una volta che sono nella Chiesa, si rendono conto che quel linguaggio è nella Bibbia, è nei Padri.

Questa domenica abbiamo celebrato la domenica del Giudizio Universale. Non è l'ultima visita del dottore. Non è l'ultimo controllo all'ospedale spirituale. È il giudizio ultimo, e se finisci dalla parte sbagliata, vai all'inferno. È un giudizio con una sentenza e un verdetto. Ci sono tutti i tipi di immagini legali nelle Scritture. Quando parliamo di realtà che vanno al di là della nostra esperienza umana quotidiana, possiamo parlarne solo in immagini. Ci sono molte immagini usate nella Scrittura, ma nessuna di queste prese da sola ti dice tutta la storia. Ti raccontano un aspetto della storia e devi metterli tutti insieme. Si parla di un aspetto della domenica del Figlio prodigo: che Dio è misericordioso, ed è vero. È come un padre amorevole che vuole ricevere suo figlio, ma poi hai questa domenica dove diciamo che se non fai ciò che è giusto davanti a Dio, allora verrà il giorno in cui sarà troppo tardi e finirai all'inferno.

Questa è un'altra parte della verità, e non puoi dire: "Mi piace questa verità, ma quest'altra ho intenzione di buttarla via perché preferisco non pensarci". La verità se ne frega dei tuoi sentimenti, come piace dire a Ben Shapiro. Se non fai il bene e noi hai una giusta relazione con Dio, e se è vero che andrai all'inferno, desiderare che non sia così non cambierà il fatto. Penso che sia un errore esagerare a dire, "Noi non siamo legalisti come l'Occidente". Gli insegnamenti tradizionali delle chiese occidentali sono quasi sempre basati almeno su una grande porzione di verità – semplicemente la distorcono. Va bene dire che stanno distorcendo qui o là, o stanno enfatizzando e sottovalutando questa verità qui o la e non sono equilibrati. Ma non è nemmeno equilibrato dire che, poiché stanno enfatizzando troppo questa verità, allora noi la butteremo fuori dalla finestra e parleremo solo di quell'altra verità. In tal modo distruggiamo il quadro completo di ciò che Dio sta cercando di insegnarci.

foto: pravmir.ru

Mi sembra che "River of Fire" di Kalomiros vada troppo lontano nella direzione opposta. Sono sicuro che lei abbia familiarità con "River of Fire Revisited" di Vladimir Moss.

Penso che Vladimir Moss porti le sue posizioni troppo all'estremo, ma penso che la sua critica abbia avuto molti punti positivi. Ma ha una visione troppo legalistica. Parla di suo padre che è morto da anglicano, e gli ho chiesto online anni fa se crede decisamente che suo padre sia all'inferno. Ha detto "Non ne sono felice, ma sì". Penso che sia più equilibrato lasciare questo nelle mani di Dio. Noi non sappiamo cosa sia successo nella relazione di qualcuno con Dio prima che morisse. Non possiamo dire chi è all'inferno e chi no, ma possiamo dire ciò che è vero e ciò che non lo è a causa di ciò che Dio ci ha rivelato.

Questa è stata anche una delle nostre numerose discussioni in corso al seminario. Sono sicuro che la gente ne parlerà a lungo.

È vero che le persone quando si convertono a volte possono reagire in modo eccessivo alle cose con cui sono cresciute. È particolarmente vero se uno dei motivi per cui sono diventati ortodossi è perché hanno avuto un'esperienza negativa con quello in cui sono cresciuti. Quando io sono arrivato all'Ortodossia, sapevo che c'erano cose che mancavano, ma non lasciai la chiesa in cui ero cresciuto perché ero arrabbiato con le persone con cui andavo in chiesa, ne avevo avuto abbastanza  ed ero pronto a mettermi in viaggio. Prima di scoprire l'Ortodossia, ho capito che l'ambiente in cui sono cresciuto era tanto giusto quanto quello che potevo scoprire leggendo le Scritture. Tuttavia, avevo la sensazione che mancasse qualcosa e pensavo che la risposta fosse tornare alle radici precedenti della tradizione di cui facevo parte: il movimento Holiness. Così ho passato in rassegna gli scritti dei padri del movimento della santità del XIX secolo, come John Wesley, ma ancora non torvavo la risposta. Ma credevo che l'avrei trovata lì – avevo solo bisogno di scavare più a fondo. Ma poi ho scoperto l'Ortodossia, e non posso dire di aver trovato tutto nell'Ortodossia, ma almeno so dov'è. E nella Chiesa ortodossa l'equilibrio e la pienezza di verità sono irresistibili, una volta che ne sono venuto a conoscenza.

Posso capire le persone che hanno esperienze negative, perché ci sono molte chiese con questioni negative aperte, e puoi esserne stufo. Devi solo stare attento a non esagerare e ignorare le cose che sono autenticamente vere, solo perché ti ricordano qualcosa che ti ha dato fastidio nella tua ex chiesa.

Vorrei chiederle una cosa come pastore. Supponiamo per esempio di avere qualcuno di origine calvinista: è accettabile, o è disonesto lasciare che si focalizzi più su una sola parte delle cose fino a quando non supererà il proprio passato, o ha bisogno di sapere subito che c'è ancora quell'aspetto punitivo legale?

Dipende dalla sua reazione. Se qualcuno viene da quel mondo e dice "Non credo in tutte queste cose", allora gli direi perché dovrebbe credere in tutte queste cose. Ma d'altra parte, se avessi qualcuno che è  ancora appesantito da tutte quelle cose e ha avuto difficoltà a credere che Dio lo ami davvero e che avesse la possibilità di essere salvato, allora gli parlerei di questa possibilità, e della misericordia di Dio, e cercando di bilanciare le distorsioni nella sua comprensione. Quindi tutto dipende dalla provenienza.

Sono curioso di sapere come risponderebbe a questo: mi sono imbattuto in un video di padre Alexander Karloutsos, che è uno dei principali personaggi dell'arcidiocesi greca ed è stato influente nell'organizzare il Concilio di Creta. Nel video, registrato durante il Concilio di Creta, gli viene chiesta la sua opinione sull'appello del parlamento ucraino per l'autocefalia del 2016. Dice che l'indipendenza della Chiesa non dovrebbe avere nulla a che fare con la politica, che era una cosa troppo audace perché la chiedesse la Rada e, "Naturalmente, come sapete, il patriarca Bartolomeo riconosce solo il patriarca Kirill come patriarca di Tutta la Rus', che comprende l'Ucraina". Era il 2016, quindi l'ho chiamato per chiedergli cosa ne pensa ora, ma non sono riuecito a porgli la domanda. Mi ha chiesto da dove vengo e ho detto che sono della Pennsylvania, che mi sono convertito nella OCA, e che ora vivo a Mosca. Quando ho detto OCA e Mosca, non mi ha permesso di arrivare alla mia domanda. Ha detto che prima avevo bisogno di dargli una risposta su come Mosca potesse dare l'autocefalia all'OCA e tuttavia avere le proprie parrocchie e la ROCOR sul posto. Ha detto che se potevo dargli una buona risposta, potevo richiamarlo e parlare dell'Ucraina. Lei potrebbe rispondere a questo?

Penso che lei debba leggere il tomos d'autocefalia dato all'OCA. Io non l'ho studiato, ma so che afferma specificamente che quel tomos non invalida le altre Chiese che sono in Nord America e che si trattava più della speranza che alla fine le altre giurisdizioni si unissero all'OCA di loro spontanea volontà; inoltre non costringeva le parrocchie del Patriarcato di Mosca a unirsi se non lo volevano.

Se guarda a quello che stava succedendo in America in quel momento, l'OCA era un gruppo dalla canonicità discutibile al momento. La Chiesa Russa all'Estero era stata sempre considerata legittima, anche se alla fine degli anni '60 ci fu una certa repulsione quando si schierò contro il movimento ecumenico, e alcuni critici iniziarono a mettere in discussione anche lo status della ROCOR. Ma l'OCA era generalmente considerata un po' discutibile dal punto di vista canonico. Ecco perché padre Alexander Schmemann aveva scritto quel saggio sulle questioni canoniche dell'Ortodossia in America. Se lo legge nel contesto dell'OCA che si trovava in un limbo, quell'articolo ha molto senso.

Il Patriarcato di Mosca voleva riconciliarsi con loro, ma non volevano costringerli a essere totalmente soggiogati a loro, e l'OCA non era disposta a farlo comunque, così hanno escogitato un modo per dare loro uno status indipendente. Ma è chiaro dal tomos stesso che non è un'autocefalia nel pieno senso del termine. Ma rispetto al tomos che Costantinopoli ha appena dato all'Ucraina, almeno garantisce l'indipendenza, che è ciò che significa il termine autocefalia. Nel caso dell'Ucraina, non è autocefalia: è autonomia, se mai lo è. È un'autonomia minore rispetto a quella della Chiesa legittima in Ucraina. Ma penso che il Patriarcato di Mosca stesse solo cercando di trovare un modo per riconciliare queste persone e tornare in comunione con loro. Non intendeva dichiarare che questa è la Chiesa d'America e che chiunque altro sia sullo stesso suolo non è legittimo.

Questo è un parallelo interessante con l'Ucraina, perché Costantinopoli dice che stava solo cercando di riportare la gente alla Chiesa e sperando che portasse all'unità.

Qui sta la grande differenza: Il Patriarcato di Mosca non ha specificamente invalidato alcun'altra presenza in Nord America, ma il Patriarcato ecumenico l'ha fatto in Ucraina. Hanno annunciato che chiunque non si unisca alla nuova chiesa è ora non canonico.

La lettera che ha inviato al metropolita Onufrij informandolo che apparentemente non era più il metropolita canonico della Chiesa ortodossa ucraina era terrificante.

Il Patriarcato ecumenico stava mandando un diktat a persone che non volevano essere parte di quest'accordo. Anche senza di questo sarebbe stata una violazione canonica, perché sono andati in Ucraina, che avevano sempre riconosciuto come parte dei confini di una Chiesa locale, e perché erano entrati in comunione con gli scismatici. Ma hanno fatto un passo in più invalidando la Chiesa canonica nello stesso momento in cui sono entrati in comunione con gli scismatici.

Hanno fatto un voltafaccia completo.

Nessuno si è lamentato quando il Patriarcato ecumenico ha accettato sotto le proprie ali gli scismatici del Nord America, anche se erano persone ordinate dalla mano di un morto. [3] Ci sono molte ragioni per le quali i fedeli avrebbero potuto obiettare a ricezione, ma hanno capito che non siamo qui per tenere la gente fuori dalla Chiesa. Se il Patriarcato ecumenico è in grado di portare queste persone nella Chiesa e di tenerle in comunione con tutti gli altri, suppongo che sia una buona cosa. Qui stiamo parlando di una parte del mondo in cui non esiste un confine concordato. Ma per l'Ucraina, tutti erano d'accordo su dove si trovava il confine, e il Patriarcato ecumenico si è limitato a decidersi di ignorarlo. Quindi non c'è paragone.

sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Foto: znaj.ua

È stato interessante come la Chiesa cipriota sia uscita con la sua dichiarazione e, quello stesso giorno, uno dei vescovi che avevano firmato la dichiarazione abbia inviato a Romfea la sua lettera che era molto più severa. Ha detto che il più grande errore è stato il modo in cui Costantinopoli ha trattato il metropolita Onufrij con tale disprezzo. Questo avrebbe dovuto essere ovvio. Il metropolita Onuphry ha un tale rispetto in tutto il mondo ortodosso che certamente sapevano che ci sarebbe stato un rifiuto.

Penso che il Patriarcato ecumenico credesse in parte alla propaganda degli scismatici e pensasse che ci fosse un gran numero di vescovi che si limitavano a temporeggiare un po' per unirsi a una Chiesa ucraina unita e libera dalla Russia, se il Patriarcato ecumenico fosse intervenuto offrendone l'occasione. E quando hanno avuto solo due vescovi su novanta... stiamo parlando di un numero minuscolo. Sono rimasti delusi. Non se lo aspettavano. Il problema è che hanno già investito così tanto in questo, e non sono pronti a fare marcia indietro. Anche se ci sono stati un paio di passi lungo la strada che avrebbero potuto intraprendere se il Patriarcato ecumenico avesse cercato un modo per tirarsi indietro e salvare la faccia, ma quando sono arrivati ​​al loro concilio scismatico era troppo tardi, anche se quelli del "patriarcato di Kiev" stavano recitando. E Costantinopoli non è stata felice del modo in cui le cose si sono risolte di fatto, poiché volevano uno dei vescovi legittimi eletto come metropolita, ma quelli del "patriarcato di Kiev" hanno deciso che non sarebbe andata così.

Il che non dovrebbe aver sorpreso nessuno...

Penso che non passerà troppo tempo prima che il Patriarcato ecumenico si renda conto che si sono messi con persone che faranno tutto ciò che vogliono. Pensano che faranno ciò che il Patriarcato ecumenico dirà loro di fare, ma non andrà così. A un certo punto potrebbero dichiarare Epifanij patriarca di Kiev e dire: "Siamo totalmente indipendenti, quindi potete fare a pezzi quel tomos perché stiamo dichiarando la nostra indipendenza".

Il Patriarcato ecumenico ha un modo molto strano di guardare le cose. Un suo sacerdote che conosceva personalmente almeno uno dei canonici vescovi ucraini (e in seguito ho sentito che si era focalizzato su di lui per anni), mi ha detto che la Chiesa ucraina è soggiogata alla Chiesa russa e la prova è che il metropolita di Kiev ha un seggio permanente nel Santo Sinodo russo. Sarebbe un esempio di sottomissione? Dargli una posizione di potere !?

L'ironia è che se si guarda alla disposizione che la Chiesa canonica ha avuto con la Russia rispetto a ciò che la falsa chiesa ha con il Patriarcato ecumenico, la Chiesa ucraina legittima ha molto più da dire negli affari della Chiesa russa rispetto a ciò che la Chiesa russa ha da dire negli affari della Chiesa ucraina. La Chiesa ucraina non deve assolutamente rispondere alla Russia. L'unica volta che la Russia ha la possibilità di dire qualcosa è quando eleggono un nuovo metropolita di Kiev, e non c'è motivo di credere che, a meno che non eleggano come candidato un pazzo, il Santo Sinodo non lo approvi. E se la Chiesa russa avesse iniziato a demolire candidati legittimi, ciò avrebbe solo alimentato il movimento autocefalo. Non vogliono che l'Ucraina se ne vada, quindi li tratteranno con molta considerazione e margine di manovra.

La finta chiesa ha qualche rappresentante nel Santo Sinodo di Costantinopoli? No. Ci sono un certo numero di cose per cui devono ottenere l'approvazione, incluso qualsiasi cambiamento nei loro statuti. La Chiesa russa non ha alcuna clausola del genere con la vera Chiesa ucraina. Non c'è paragone. Dire che la Chiesa russa stia maltrattando o soggiogando l'Ucraina, o, come ho sentito, che quest'ultima sia una vacca da mungere per la Chiesa russa – è ridicolo. Non ci sono soldi che fluiscono da Kiev nella Chiesa russa. Nessuno.

È come la "grande bugia". Se la ripeti abbastanza, la gente ci crederà.

Vero. La Chiesa ortodossa ucraina non deve pagare una tassa, a differenza di quando si eleggeva il patriarca ecumenico e si dovevano pagare i turchi, e non mi sorprenderebbe se fosse ancora così. Non ci sono costi. Non c'è scambio di denaro. La Chiesa ucraina ha quasi la piena autocefalia, mentre la finta chiesa ha molto meno di quella.

Per quanto ho capito, la Chiesa ucraina ha più libertà della Chiesa greca. La Chiesa greca non può consacrare il suo crisma, cosa che non può fare neanche la Chiesa ucraina canonica, ma la Chiesa greca non può nemmeno canonizzare i propri santi. Perché Costantinopoli ha bisogno di mantenere un tale controllo? La Chiesa ortodossa ucraina può canonizzare i propri santi. L' unica differenza tra la loro autonomia e l'autocefalia è che commemorano il patriarca Kirill e non fanno il proprio crisma.

Il fatto è che le Chiese russa e ucraina sono così strettamente collegate storicamente, che questo tentativo di creare un cuneo tra di loro non è spinto dai fedeli della Chiesa ortodossa in Ucraina. È spinto in gran parte da un programma in Occidente. Zbigniew Brzezinski, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter, scrisse anni fa che ciò di cui abbiamo bisogno nella Chiesa ortodossa è uno scisma per indebolire l'influenza russa sul resto del mondo ortodosso. Quindi, la gente sta guardando questo da un punto di vista interamente geopolitico di ciò che avvantaggia l'Occidente, e non di ciò che è per il bene della Chiesa. Bisogna chiedersi cosa sia cambiato, perché il patriarca ecumenico aveva promesso che non avrebbe fatto quello che ha fatto fino a quando non l'ha fatto. Quindi qualcosa è cambiato, e non si tratta dei canoni.

Penso che ci siano molti fattori. È molto arrabbiato con Creta – pensa che la Chiesa russa abbia fatto pressioni sugli altri perché non partecipassero. C'è il fattore di influenza occidentale. È difficile capire fino a che punto ciascun fattore ha influito.

Quando vedi il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che elogia ciò che è stato fatto , devi iniziare a farti domande. E ho sentito persone che sostengono ciò che il Patriarcato ecumenico ha fatto in Ucraina riconoscendo apertamente che ci sono state pressioni da parte dei governi occidentali, ma non dicono esattamente quale forma abbiano preso tali pressioni. Penso che non sia davvero in discussione il fatto che ci siano state almeno delle richieste, se non delle minacce, fatte al Patriarcato ecumenico.

Makarij Maletich, il capo della "Chiesa autocefala", ha detto proprio intorno al tempo del concilio che l'intera faccenda ha avuto luogo attraverso l' intervento di ambasciatori stranieri. Non lo nascondono.

Grazie mille per il suo tempo, padre John.

Grazie, e che Dio ci benedica.

Note

[1] Ovvero, la chiesa rinnovazionista sostenuta dal governo sovietico con l'intenzione di minare la Chiesa ortodossa russa.

[2] Epifanij Dumenko, il primate della chiesa scismatica ucraina, è stato chiamato al telefono da un burlone che gli ha chiesto del suo punto di vista sull'omosessualità e su altri argomenti dell'ordine del giorno liberale. Prima che Dumenko iniziasse a sospettare che la chiamata fosse uno scherzo, ha fatto alcune affermazioni eloquenti che hanno stabilito la sua posizione liberale.

[3] Questo è un riferimento alla storia della cosiddetta Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Non essendoci vescovi canonici disposti a consacrare qualcuno in questo gruppo che era sorto sull'onda del nazionalismo ucraino all'inizio del XX secolo, il gruppo dichiarò vescovo uno dei propri membri imponendogli sul capo la reliquia della mano di un vescovo canonico defunto.

 
La voce della Chiesa è il grido di molti milioni di persone dell'Ucraina

il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary durante una funzione della Grande Quaresima. Foto: news.church.ua

Il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary ha esortato i credenti a rimanere fedeli a Cristo anche nelle prove più difficili.

Nel suo discorso video, il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, ha affermato che la Chiesa non si sottrae alle terribili prove che hanno colpito l'Ucraina.

"La nostra Chiesa non tace. La sua voce è il grido di molti milioni di persone sofferenti dell'Ucraina. Tutti i vescovi, migliaia di nostri sacerdoti e monaci, milioni di nostri parrocchiani sono uniti oggi nella preghiera, nella carità e nelle azioni eroiche per salvare la nostra Patria ", ha detto il metropolita Antonij.

Il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina ha osservato che in questi giorni la Chiesa ortodossa ucraina, insieme alle amministrazioni statali e cittadine, si adopera per realizzare un corridoio umanitario verso la città di Mariupol' per fornire beni di prima necessità e cure mediche di emergenza e per garantire l'esodo della popolazione civile.

Il metropolita Antonij ha espresso le sue speciali parole di sostegno al metropolita Arsenij e ai fratelli della Lavra di Svjatogorsk, che negli ultimi anni ha ospitato centinaia, se non migliaia, di rifugiati.

"La notte della festa dell'Ortodossia, la Lavra ha subito un attacco aereo. Caro vladyka, stiamo tutti pregando per lei e per le persone che sta proteggendo", ha detto il Cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

Vladyka ha esortato i fedeli a preservare la nostra unità in Cristo e nell'amore fraterno.

"La guerra passerà, ma solo la fede ortodossa, la nostra fedeltà ad essa e al sistema ecclesiastico canonico possono sanare le ferite dell'anima del nostro popolo. Così è stato e così sarà", ha affermato il metropolita Antonij.

Il metropolita ha anche fatto appello alle autorità affinché mantengano la pace religiosa durante la guerra in modo che non ci siano pressioni sulle comunità ecclesiali, e si adoperino contro coloro che seminano discordia e caos, rilevando che una "caccia alle streghe" interna potrebbe portare a gravi conseguenze e ad altro dolore per il popolo ucraino.

"Nel santo Battesimo abbiamo scelto la via di Cristo, la via del grande amore e della verità di Dio. Su questa via, il Signore condivide con noi tutti i nostri affanni e dolori. Il nostro Dio è ora con le donne e i bambini protetti. Il nostro Dio è anche con coloro che sono sul campo di battaglia, facendo il loro dovere militare in sacrificio, difendendo la loro Patria. Cristo è anche con coloro che cuociono il pane quasi 24 ore su 24, consegnano cibo e medicine, portano i profughi sotto i bombardamenti, danno riparo, nutrono i affamato, conforta il pianto", dice il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

"Oggi, quando le forze del male vogliono privarci della nostra dignità umana, privarci dell'immagine di Dio, incatenare i nostri cuori con le catene della paura, abbiamo una sola speranza. Se rimaniamo fedeli a Dio, egli ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la vittoria. Cristo è il nostro più affidabile aiutante e difensore, la salvezza è solo in lui", con queste parole il metropolita Antonij ha concluso il suo sermone.

In precedenza, il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina ha affermato che la cosa più amara ora è che la guerra paralizza senza pietà non solo il corpo ma anche l'anima.

 
I 10 luoghi più interessanti della regione russa di Vladimir (FOTO)

Una delle città più antiche della Russia, un tempo centro di un ricco principato, si trova a 200 km a est di Mosca. In essa e in tutta la regione circostante potrete immergervi nella ricca e antica storia della Russia.

1. La Porta d'Oro a Vladimir

la Porta d'Oro a Vladimir

Danil Sergeev/Getty Images

Oggi Vladimir è una città di provincia piuttosto piccola, sebbene sia la capitale dell'intera regione. Ma nei secoli XII-XIV era il centro della potente Russia nordorientale. La città fu attaccata più volte dai nemici e soffrì soprattutto per l'invasione tataro-mongola. Una volta c'era un potente muro di cinta, ma ora rimangono solo alcuni tumuli e la Porta d'Oro. Si ritiene che in precedenza le porte di quercia fossero ricoperte di dorature, da qui il nome. All'interno, la porta è ora un museo con un'esposizione militare e storica e un diorama molto interessante dell'attacco dei tataro-mongoli alla città.

2. La cattedrale della Dormizione a Vladimir

la cattedrale della Dormizione a Vladimir

Mike1979 Russia (CC BY-SA)

I ricchi e forti principi russi vivevano a Vladimir e da lì governavano la loro terra. Ognuno di loro aspirava a lasciare dietro di sé un tempio lussuoso. Uno di questi monumenti della Rus' pre-mongola era la cattedrale della Dormizione costruita dal principe Andrej Bogoljubskij nel XII secolo. In seguito, dopo un grande incendio, fu restaurata e completata dal fratello minore e nuovo principe Vsevolod III. La cattedrale in pietra è nella Lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO e colpisce per le sue dimensioni, l'architettura complessa e la ricca decorazione interna. Le pareti della cattedrale erano ricoperte di affreschi colorati del leggendario Andrej Rublev.

3. Suzdal

una chiesa di legno nel Cremlino di Suzdal

Julija Leonteva/Getty Images

La città più accogliente e fiabesca della Russia, dove tutti i turisti stranieri vanno per conoscere la "vera Russia", come nelle fiabe. Case in legno, caffè che servono liquori e piatti basati su antiche ricette (per esempio, zuppa di cavoli cotti al forno e frittelle di grano saraceno con caviale di luccio). Una delle principali attrazioni di Suzdal, oltre al suo antico Cremlino, è il museo all'aperto dell'architettura in legno, dove si possono vedere chiese e case in legno di fattura unica risalenti ai secoli XVIII-XIX.

4. Chiesa della santa Protezione sul Nerl

la chiesa della santa Potezione sul Nerl

Getty Images

È spesso definita la chiesa più bella della Russia. Ma se sono tante le chiese a contendersi questo titolo, il paesaggio attorno a questa chiesa è davvero fantastico. La chiesa in pietra bianca fu costruita nel XII secolo in una pianura su un prato alluvionale. Una collina è stata creata appositamente per proteggerla dall'acqua. Nelle giornate primaverili la chiesa bianca come la neve si vede meravigliosamente in mezzo all'acqua. I dipinti interni originali non sono sopravvissuti, ma si possono vedere ornamenti scolpiti e bassorilievi con forme di animali e del re Davide.

5. Aleksandrov

la chiesa della Dormizione nel Cremlino di Aleksandrov

Borisb17/Getty Images

Un tempo in questa piccola cittadina si decidevano le sorti del paese. Fu qui che lo tsar Ivan il Terribile visse per 17 anni dopo aver lasciato Mosca. Da qui governò la Russia (e qui organizzò l'oprichnina). La fortezza "Aleksandrovskaja Sloboda" ha sostituito il Cremlino di Mosca per lo tsar e ora si può vedere una ricostruzione della corte reale che era sul posto. Tra gli altri oggetti esposti c'è anche una replica del trono d'avorio di Ivan.

6. Gus-Khrustalnij

il museo del cristallo a Gus Khrustalnij

Legion Media

Gus-Khrustalnij è solitamente definita la "capitale del vetro" della Russia. Nel 1756, il mercante Akim Maltsov costruì una fabbrica di vetro sul fiume Gus. La fabbrica di cristalli Gus-Khrustalnij (che in russo significa "i cristalli del Gus") è attiva ancora oggi, e vi si può arrivare con un'escursione. C'è anche un museo della produzione di cristalli e molti vecchi edifici in mattoni rossi e case di legno a un piano in città.

7. Murom

vista dall'alto del fiume Oka, del ponte e della chiesa di san Nicola nell'antica città russa di Murom

Dance60/Getty Images

Una delle città più antiche della Russia, ha la stessa età dello stato russo. La città sulla pittoresca riva del fiume Oka ospita anche uno dei monasteri più antichi della Russia, il monastero della Trasfigurazione, edificato tra la fine del X secolo e l'inizio dell'XI secolo. Murom è anche conosciuta come la città natale del bogatyr Il'ja Muromets. Altri famosi inquilini furono il principe Pietro e sua moglie Fevronia: questa semi-leggendaria coppia di santi ha un monumento in città. Sono considerati i patroni dell'amore, della famiglia e della fedeltà in Russia.

8. Petushki

la fattoria di John Kopisky a Petushki

bogdarnya.ru

Petushki merita una visita anche solo perché è il punto di partenza finale del protagonista del romanzo di culto "Mosca-Petushki" ("Mosca alla fine della linea"). Petushki è una piccola città, ora famosa per un suo insolito residente, un contadino britannico di nome John Kopisky. Da più di 30 anni ha la cittadinanza russa, si è sposato con una russa e si è convertito all'Ortodossia. Lì, nel bel mezzo del nulla, ha creato un intero complesso agrituristico chiamato "Bogdarnja", dove produce formaggio e delizia i suoi ospiti nel suo ristorante dal sapore russo.

9. Il monastero dell'isola Svjato-Vvedenskij

il monastero dell'isola Svjato-Vvedenskij

Legion Media

I monaci iniziarono a stabilirsi su una piccola isola proprio al centro del Lago Vvedenskij nel XVII secolo e, presto, fondarono un monastero: il monastero Vvedenskj (dedicato all'Ingresso al Tempio). Durante l'epoca sovietica, il monastero fu utilizzato per diverse esigenzem, tra cui un magazzino e un cinema. Oggi l'edificio funziona di nuovo, ma ora come convento.

10. Gorokhovets

la casa con le sirene a Gorokhovets

Maria Savina/Eksmo, 2024

Gorokhovets si trova proprio al confine con la regione di Nizhnij Novgorod. Un tempo, questa città sorgeva sul corso d'acqua da Mosca a Nizhnij Novgorod, che era famosa per la sua grande fiera. Pertanto, le navi con merci si fermavano sempre a Gorokhovets e i mercanti vi costruivano case e investivano nella costruzione di chiese. Molte di queste sono veri e propri capolavori di architettura. Uno degli edifici più famosi della città è il 'terem' del mercante Fedor Prishletsov, 'la casa con le sirene'.

 
Dati sugli stipendi clericali pubblicati in Grecia

Il ministero delle finanze greco ha pubblicato i dati sugli stipendi dei funzionari pubblici, che in Grecia comprendono il clero ortodosso, come spiega Pravmir.

Secondo una nuova legge sugli stipendi dei funzionari pubblici di rango superiore, lo stipendio mensile di base di un arcivescovo è pari a 2.600 euro, 2.210 per un metropolita e 1.820 per un vescovo. Gli arcivescovi sono superiori ai metropoliti nel sistema gerarchico greco. Ulteriori 75 euro sono dati a coloro che hanno un dottorato di ricerca e 45 a chi ha un magistero.

I sacerdoti ordinari con istruzione superiore ricevono 678 euro, 1.032 dopo 10 anni di servizio e 1.410 dopo 30 anni. Per quei chierici che hanno fatto solo il seminario, lo stipendio base è di 644 euro, e 1.099 dopo 30 anni.

A causa delle limitazioni negli ultimi anni, il governo ha pesantemente limitato la possibilità di ordinare nuovi chierici, cosa che ha portato alla nascita del cosiddetto "clero non retribuito". Tali sacerdoti non ricevono pensione, non hanno assicurazione medica e non hanno alcuna autorità per firmare documenti ufficiali, in quanto non servono come funzionari governativi.

Secondo la legislazione attuale, un nuovo impiegato pubblico può essere accettato per l'occupazione solo dopo che dieci dei suoi colleghi sono andati in pensione. Secondo i dati del Santo Sinodo della Chiesa di Grecia, il numero di parrocchie prive di cura pastorale a partire dal novembre del 2015 ha raggiunto il 22%, con la mancanza di 2.300 sul totale dei 10.500 necessari.

Il metropolita Efstathios di Momemvasia e Sparta descrive la situazione come critica:

Ogni diocesi manca di almeno 20 sacerdoti; Nella nostra metropolia mancano 70 sacerdoti. Ciò significa che la Liturgia non è celebrata in alcune chiese alla domenica. I residenti di piccoli villaggi sono abbandonati da funzionari, insegnanti, servizi statali. Solo la Chiesa rimane con loro. Ma se non ci sono sacerdoti, perderanno del tutto la protezione e il sostegno.

Quando c'è una nuova ordinazione di un prete per ogni 6-7 sacerdoti che vanno in pensione, ti rendi conto di dove stiamo andando. In 15 anni rimarranno nella diocesi solo 20-30 su 120 sacerdoti e ciascuno di essi dovrà essere responsabile di 4-5 parrocchie, situate a molte miglia di distanza l'una dall'altra.

Grazie agli sforzi dell'arcivescovo Hieronymos II, primate della Chiesa ortodossa greca, lo Stato assegnerà quasi 180 nuovi posti ai sacerdoti nelle zone rurali. Lo Stato greco è stato responsabile del libro paga del clero fin dal 1833, mentre la Chiesa ortodossa greca ha dato una gran parte della sua proprietà immobiliare a diversi comuni greci.

 
Gli scismatici ucraini dicono che non accetteranno comunità cattoliche che vogliono trasferirsi sotto di loro

la chiesa della presentazione del Signore a Leopoli. Foto: zaxid.net

Domenica 3 marzo 2019, una comunità parrocchiale di uniati a Leopoli ha deciso di unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica. Il giorno dopo, gli scismatici hanno detto "No grazie".

La comunità uniate della chiesa della Presentazione del Signore è stata liquidata all'inizio di febbraio in risposta a un conflitto tra una comunità greco-cattolica e una romano-cattolica che servivano nella parrocchia da 17 anni. Il loro sacerdote è stato richiamato, così la comunità ha preso le chiavi della chiesa e ha iniziato a tenere servizi dei lettori e ha impedito l'accesso alla comunità romano-cattolica, costringendola a trasferirsi altrove, come riferisce zaxid.net.

Poi, domenica 3 marzo, la comunità ha votato per unirsi alla chiesa scismatica di recente creazione. Tuttavia, il giorno successivo, il portavoce del "patriarcato di Kiev" Evstratij Zorja ha affermato che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non vuole accettarli e, in effetti, ha una politica di non accettare le comunità cattoliche.

Sebbene la comunità avesse incontrato un vescovo della chiesa scismatica che li ha presentati a un sacerdote che ha poi celebrato un servizio nella loro chiesa, Zorja ha detto che avevano frainteso la presenza del vescovo e che il Sinodo della chiesa scismatica non aveva preso alcuna decisione rilevante sull'accettazione della comunità Uniate.

"La nostra chiesa è in collaborazione con la Chiesa greco-cattolica ucraina e con la Chiesa cattolica romana. So che il metropolita Epifanij ha assicurato personalmente che la nostra chiesa non interferirà in questa situazione. Cioè, nonostante il desiderio espresso dei membri della comunità, cosa che è stata una sorpresa per noi, date tutte le circostanze, questa comunità non può essere accettata nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha spiegato Zorja.

Svjatoslav Shevchuk, capo della chiesa uniate, in precedenza ha spiegato che gli uniati e gli scismatici sperano di creare un'unica chiesa che sarà riconosciuta sia da Roma che da Costantinopoli.

 
FOTOGALLERIA: La tonsura del monaco Ioan
Alla sera di mercoledì 18 dicembre, dopo la Veglia di san Nicola, con benedizione del nostro arcivescovo Mark, c'è stata la tonsura del nostro starosta Nicolae Plopan: il nuovo monaco ha ricevuto il piccolo abito monastico con il nome di Ioan, da san Giovanni Battista. Vi presentiamo una fotogalleria dalle immagini prese da Ovidiu Boc. Nonostante l'ora tarda, il freddo pungente e alcuni dei nostri fedeli già in viaggio per celebrare la Liturgia di san Nicola a Bari, il numero e il calore umano di quelli che hanno voluto assistere alla tonsura sono la miglior testimonianza dell'affetto fraterno che i nostri parrocchiani portano al nuovo monaco. A padre Giovanni il nostro auguro di cuore di molti anni di sereno progresso spirituale e di servizio alla Chiesa. Спаси, Христе Боже! Mântuieşte, Hristoase Dumnezeule! Salva, o Cristo Dio!
 
Sopporteremo le rovine, se solo le anime saranno illese

il metropolita Arsenij, abate della Lavra di Svjatogorsk. Foto: svlavra.church.ua

Il metropolita Arsenij, abate della Lavra di Svjatogorsk, ha esortato i fratelli e i parrocchiani del monastero a confidare nell'aiuto di Dio.

Dopo la Liturgia nella festa dell'Ortodossia, celebrata nella Lavra di Svjatogorsk la mattina dopo il bombardamento, il metropolita Arsenij, abate del monastero, si è rivolto ai fratelli e ai parrocchiani con un sermone. Nel suo discorso arcipastorale, il metropolita ha osservato che a causa delle circostanze, i fratelli e i parrocchiani hanno potuto sperimentare il vero trionfo dell'Ortodossia.

"Come dice il proverbio: 'quando ci sono guai alla porta, ci rivolgiamo a Dio'. Oggi diciamo: 'Il Signore dà, il Signore toglie, benedetto sia il nome del Signore'. È facile rendere grazie quando siamo pieni di contentezza e salute, quando non ci sono dolori. Ma nel dolore, dire: "Gloria a te, o Signore", significa essere come Giobbe il Sofferente e molti altri santi", ha detto vladyka Arsenij.

"Oggi è una prova della nostra fede e della nostra fiducia in Dio. Forse per queste prove il Signore ha tolto uno o forse più di un peccato a ciascuno di noi. Forse perché siamo venuti in chiesa dopo queste prove, il Signore ci ha perdonato tutti i nostri peccati! Non conosciamo la profondità della misericordia di Dio", ha detto l'abate della Lavra di Svjatogorsk.

Il metropolita Arsenij ha ricordato ai fratelli del monastero che quando arrivarono al monastero 27 anni fa, era ancora più in rovina di quanto lo sia oggi. Tuttavia, attraverso le preghiere e le fatiche dei fratelli, l'aiuto di Dio e le donazioni dei credenti, la Lavra è diventata bellissima.

"Sopporteremo le rovine. La cosa principale è che le nostre anime e i nostri cuori non dovrebbero essere in rovina", ha osservato vladyka.

"Non è terribile essere uccisi. Non è terribile essere feriti, anche se fa male. È terribile quando le persone soffrono e tu con tutto il cuore vuoi aiutarle e capisci che le capacità umane sono limitate. Ma Dio non è limitato e dovremmo parlargli il più spesso possibile", ha esortato i fratelli e i parrocchiani, sottolineando che questo non è il momento di reciproche recriminazioni e opinioni negative, ma il tempo per una fervente preghiera.

"Dio conceda che il Signore oggi guardi il dolore di ciascuno di voi, asciughi le lacrime di tutti i qui presenti, ascolti i sospiri, veda le lacrime che molti versano oggi perché non capiamo cosa sta succedendo, quale follia il mondo ha raggiunto. Ma la Madre di Dio ascolta le nostre preghiere. Ci ascolta in modo tale che su molte icone la sua immagine sanguina persino, mostrando che è accanto a noi a sudare sangue", ha concluso l'abate della Lavra di Svjatogorsk.

In precedenza, la Lavra di Svjatogorsk ha pubblicato un video sulle conseguenze dei bombardamenti.

 
Il metropolita Feodosij fa appello al presidente per il rilascio di Jan Taksjur

il metropolita Feodosij di Cherkassy e Kanev. Foto: cherkasy.church.ua

Il metropolita Feodosij di Cherkassy e Kanev ha chiesto a Zelenskij il rilascio di Jan Taksjur dal centro di detenzione preventiva.

Il metropolita Feodosij di Cherkassy e Kanev ha registrato un video-appello in cui ha esortato a rilasciare lo scrittore, poeta, pubblicista e giornalista ortodosso Jan Taksjur.

"Fin dai tempi della Rus' di Kiev, il clero ha avuto il diritto di intercedere presso ai potenti riguardo ai detenuti e ai cittadini caduti in disgrazia. Inoltre, questo non era solo un diritto dei metropoliti e dei vescovi, ma anche un loro dovere, soprattutto se la persona caduta in disgrazia era anziana o se la sua salute era in pericolo. Pertanto, avvalendomi del mio antico diritto, io, metropolita Feodosij di Cherkassy e Kanev, mi rivolgo al presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij, alle strutture di potere e a tutti gli interessati. Chiedo che lo scrittore, poeta e giornalista ucraino Jan Taksjur sia rilasciato dal carcere di custodia cautelare di Lukjanovka", ha affermato il metropolita Feodosij.

"Conosco quest'uomo da molti anni, è un vero patriota della sua Patria. E finire in prigione a settant'anni con un cancro è terribile. Chi lo conosce non potrà mai credere che sia, in primo luogo, un criminale e, in secondo luogo, che debba essere così gravemente isolato dalla società, dalla sua famiglia, da medici e avvocati. La sua personalità di giornalista potrebbe testimoniare l'atteggiamento verso la libertà di parola nel nostro Paese davanti al mondo intero. E se lui, Dio non voglia, morisse in prigione, la sua morte sarà una macchia indelebile per tutti coloro che sono coinvolti", ha detto il metropolita.

"Sono addolorato e le chiedo di lasciare che Jan Taksjur torni a casa o in ospedale. Se necessario, siamo pronti a pagare per lui una cauzione. Preserviamo la vita di un uomo onesto, intelligente e modesto. Non è rimasta quasi nessuna di queste persone ora", ha concluso il metropolita nel suo appello a Vladimir Zelenskij.

Come riportato, Jan Taksjur, giornalista ortodosso e conduttore del canale "primo cosacco", si trova in un centro di detenzione preventiva a Kiev dal 10 marzo senza assistenza medica e legale. Le sue condizioni di salute sono notevolmente peggiorate di recente. In precedenza, il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha parlato in difesa di Taksjur e la figlia del giornalista Marija Trandafilova ha fatto appello al presidente affinché liberasse suo padre.

 
Perché i media dovrebbero impiegare corrispondenti religiosi davvero competenti

La copertina riportata qui sopra è l'ultima copertina del Time Magazine. Ha lo scopo di illustrare una presunta acquisizione russa dell'America, attraverso la Casa Bianca. È una copertina molto creativa. Ma, come è stato più volte sottolineato, presenta un grosso errore. L'edificio che ingloba la Casa Bianca non è il Cremlino. In realtà non è nemmeno un edificio con funzioni governative. È un museo, ma è anche la cattedrale della Protezione della santissima Theotokos. Ed è in realtà un complesso di nove cappelle, tutte collegate insieme. A volte è stata vista come nove chiese diverse. Anche se è un museo fin da quando nel 1929 i bolscevichi l'hanno occupata, i tempi sono cambiati. Vi si tengono servizi religiosi occasionali dai tempo della caduta dell'Unione Sovietica nel 1990 e ogni ottobre la cattedrale ospita un servizio in onore della Giornata dell'Intercessione. Oggi è un patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Per produrre la composizione nell'immagine, il Time Magazine ha rimosso tutte le croci dalle cupole a cipolla. Tutte quelle guglie che vedete sono guglie cristiane che hanno sulla loro sommità delle croci, fino ad oggi. Non sono e non sono mai state dei minareti. Ma gli scrittori del pezzo sapevano che le cappelle sono conosciute come uno dei luoghi più visitati (dai turisti) in Russia. E così, hanno usato un gruppo di cappelle e chiese per simboleggiare lo stesso potere che la Chiesa ortodossa russa ha vinto in 70 anni di sofferenza molto dolorosa. La Chiesa ortodossa russa ha ora riconquistato gran parte della sua spiritualità e forza, oltre ad avere sempre più un suo posto ben meritato nell'Ortodossia mondiale.

La parte triste è che se ciò che è effettivamente dipinto su quella copertina del Time dovesse proprio accadere, questa sarebbe la cosa migliore che potrebbe succedere all'America. Posso pensare a ben pochi esiti più positivi che a una larga diffusione dell'Ortodossia in tutti gli Stati Uniti. Sarei incredibilmente felice se il laicismo degli Stati Uniti trovasse Cristo e si convertisse all'Ortodossia, perché l'Ortodossia in Russia ha una forte storia di resistenza al comunismo e al laicismo.

 
Onori postumi dalla Chiesa e dallo Stato al sacerdote martirizzato in Dagestan

il sacerdote martirizzato Nikolaj. Foto: pravmir.ru

Il sacerdote martirizzato negli attacchi terroristici nella Repubblica russa del Dagestan ha ricevuto onori postumi sia dalla Chiesa che dallo Stato.

Due chiese, una sinagoga e un posto di polizia stradale sono stati attaccati domenica, provocando numerose vittime, tra cui l'arciprete Nikolaj Kotelnikov, 66 anni, e un custode della chiesa di nome Mikhail Vavilin.

Padre Nikolaj, avendo servito come sacerdote per oltre 40 anni, era conosciuto e amato da molti. Dopo la sua morte da martire, la gente del posto gli ha istituito un memoriale spontaneo, collocando fiori e candele.

E ieri, 26 giugno, durante la sessione del Consiglio Supremo della Chiesa presso la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il patriarca Kirill ha annunciato la sua decisione di conferire l'Ordine ecclesiastico di primo grado del santo grande principe di retta fede Aleksander Nevsky, al sacerdote martire Nikolai, come riporta Patriarchia.ru.

Inoltre, in un decreto datato 25 giugno, il presidente Vladimir Putin ha conferito l'Ordine del Coraggio a padre Nikolaj e la Medaglia del Coraggio a Mikhail Vavilin, morto difendendo la chiesa e i fedeli di Makhachkala dai terroristi.

 
Una semplice "lettura" del Tomos d'autocefalia

Due mesi fa, ho appreso con amarezza che il calligrafo del tomos d'autocefalia della chiesa ucraina era un monaco athonita. [1] Secondo il richiamo della mia coscienza, essendo io stesso un athonita, ho voluto scrivere qualcosa a riguardo. Così, ho letto il testo del tomos dopo che è stato pubblicato sul sito del Patriarcato ecumenico e ho scritto le seguenti osservazioni. Ma alla fine, non le ho pubblicate, in attesa che altri (più competenti e ben informati) parlassero su questo tema oralmente e per iscritto. Molto è stato scritto e detto recentemente sul tomos, e non avrei offerto il mio contributo se non si fosse saputo di recente che quattro o cinque monasteri athoniti hanno risposto positivamente all'invito di Epifanij [il primate scismatico, ndt] inviato alla Sacra Comunità per inviare una delegazione alla sua intronizzazione, [2] e che due o tre athoniti (incluso l'abate dello ieromonaco che ha scritto il tomos) erano membri della delegazione del Patriarcato di Costantinopoli all'incoronazione.

Pertanto, presento le mie osservazioni e apprensioni derivanti da uno studio del tomos.

Dopo il primo paragrafo introduttivo del tomos, le seguenti parole, relative al tema principale dell'autocefalia ucraina, iniziano con un errore (e un errore grave, se per questo): il testo dice che i dirigenti della Chiesa dell'Ucraina avrebbero presumibilmente chiesto con fervore l'indipendenza ecclesiale per il loro paese per trent'anni (testualmente: "L'Ucraina è stata fortificata e ingrandita dalla provvidenza celeste, mentre acquisiva anche una completa indipendenza politica, e nella misura in cui i suoi dirigenti civili e ecclesiastici hanno cercato avidamente la sua autonomia amministiva ecclesiastica per più di trent'anni..."), cosa che in realtà non è vera, in quanto quelli che sono stati deposti e scomunicati dalla Chiesa o non sono ordinati non possono essere chiamati i dirigenti ecclesiastici del loro paese, specialmente quando sono seguiti solo da una piccola parte dei fedeli.

Continuando con il testo "determiniamo e dichiariamo", è scritto "che l'intera Chiesa ortodossa contenuta entro i confini dello... stato dell'Ucraina, con le sue sacre metropolie, arcidiocesi ed episcopali vede, i suoi monasteri e parrocchie, così come tutte le istituzioni ecclesiastiche al suo interno... in futuro esisterà come canonicamente autocefala... avendo e riconoscendo come suo primo ierarca in tutte le questioni ecclesiastiche il suo primate canonico che la presiede", e l'ultimo paragrafo del testo spiega che tale primate è Epifanij!

Senza nemmeno pensare se il patriarca abbia o no il diritto di definire e risolvere unilateralmente la complessa questione ucraina, qualcuno si potrebbe chiedere: le metropolie e le diocesi dei novanta vescovi, contenenti circa 12.500 parrocchie, 250 monasteri e 5.000 monaci, e le altre numerose istituzioni della Chiesa ucraina autonoma, sotto il patriarcato di Mosca, hanno davvero cessato di esistere? Oppure si sono unite agli scismatici di Epifanij? Sappiamo che non è così. Che cosa si applica quindi a loro in conformità con le disposizioni introdotte dal tomos? Saranno soggetti a Epifanij o diventeranno anti-canonici e illegittimi dal punto di vista ecclesiastico? In effetti, una tale conclusione nasce dalla lettura del testo! E, quindi, per coloro che riconoscono il tomos come valido, la Chiesa che era fino ai tempi recenti "la sola Chiesa canonica dell'Ucraina" (secondo la dichiarazione dello stesso Patriarcato di Costantinopoli), è ora illegittima!

Qualcuno si è chiesto quale crimine canonico abbiano commesso queste persone, perché il patriarca di Costantinopoli li tratti in questo modo? Forse sono colpevoli di non voler diventare autocefali entrando in comunione con scismatici impenitenti?

Il testo del tomos prosegue dicendo che "riconosciamo e dichiariamo questa Chiesa autocefala appena creata... come nostra figlia spirituale, e raccomandiamo che tutte le Chiese ortodosse di tutto il mondo la riconoscano" come una sorella. Ma cosa significano queste relazioni tra Chiese autocefale non è spiegato. Significa forse che oltre agli altri obblighi che la nuova chiesa assume su se stessa davanti al patriarcato (e di cui gli statuti parlano più chiaramente), sarà anche moralmente obbligata ad obbedire? E che altre Chiese autocefale sono come figlie davanti a Costantinopoli (e sorelle tra loro)?

Tuttavia, in un secondo momento si afferma in modo diverso: "Oltre a quanto sopra, dichiariamo che la Chiesa autocefala in Ucraina conosce come suo capo il santissimo Trono ecumenico apostolico e patriarcale, proprio come fanno anche il resto dei patriarchi e dei primati". Nessuno mette realmente in dubbio che una Chiesa autocefala abbia come capo una Chiesa diversa? Dopotutto (come sappiamo), il capo della Chiesa Ortodossa è il nostro Signore Gesù Cristo e non una qualsiasi sede patriarcale (cfr Ef 5:23, Col 1:18).

Inoltre, il testo dice che le parrocchie già esistenti al di fuori dello stato sono d'ora in poi soggette "all'ordine del Trono ecumenico, che ha autorità canonica nella diaspora". Ma a quale diaspora si riferisca non è ancora spiegato: alla diaspora ucraina o alla diaspora ortodossa in generale? Se si applica a tutta la diaspora ortodossa (molto probabilmente), allora perché tanti altri patriarcati (di Antiochia, di Mosca, serbo, romeno, ecc.) hanno vescovi e parrocchie all'estero, in paesi che non appartengono a un'altra Chiesa autocefala? Forse l'ordine e la giurisdizione a cui fa riferimento il tomos per quanto riguarda la diaspora non sono generalmente riconosciuti?

Ma la corona di tutti i problemi sopra elencati è la seguente disposizione. Il testo parla di come i vescovi e gli altri membri del clero della nuova chiesa avranno il diritto "di rivolgere petizioni d'appello al patriarca ecumenico, che ha la responsabilità canonica di emettere irrevocabilmente un giudizio su questioni relative ai vescovi e ad altri membri del clero nelle Chiese locali, secondo i sacri Canoni 9 e 17 del quarto Concilio ecumenico di Calcedonia". Tuttavia, chiunque abbia la possibilità di aprire e leggere il Pedalion [Il timone, ndt] di san Nicodemo l'Agiorita troverà che le due regole sopra menzionate dal tomos si applicano solo al clero del Patriarcato ecumenico, non al clero di altri patriarcati. Al momento, le Chiese locali autocefale non riconoscono questo privilegio del Patriarcato di Costantinopoli. [3] Così, il riconoscimento dei tomos come legittimo implica il riconoscimento di un grande “privilegio” per il Patriarcato di Costantinopoli, che, invece, dovrebbe essere solo degno del presunto infallibile papa di Roma, e non di un vescovo o trono ortodosso.

Quindi, sulla base di quanto sopra, penso che la "calligrafia" del tomos di autocefalia sembri un atto costitutivo della divisione degli ortodossi. Naturalmente, spero che il Signore trasformi questa divisione in unità nella verità.

Note

[1] Un monaco del monastero Xenophontos.

[2] Alla fine, non è stata inviata una delegazione athonita a causa della posizione negativa della maggioranza dei monasteri.

[3] Cfr "Non è ancora troppo tardi per fermarsi":  Lettera del primate della Chiesa ortodossa russa a sua Santità il patriarca Bartolomeo a proposito delle azioni anti-canoniche compiute dal Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina 

 
Lettera aperta allo ieromonaco Marco

Il nostro confratello ieromonaco Marco, sul suo blog L'Arpa di Davide, ha dedicato un post all'intronizzazione dell'arcivescovo Job di Telmessos (nella foto). Nei commenti più recenti, ha fatto riferimento al nostro sito (senza citarlo per nome) con questa interessante dichiarazione:

effettivamente le Cassandre che vaticinavano l'ormai imminente fine dell'"Ex-arcato" sono rimaste con tre palmi di naso.

Visto che il termine "Ex-arcato" è creazione di questo sito (vedi la voce del blog del 13 marzo 2013), mi sento chiamato in causa. Posso rassicurare padre Marco che il mio naso non si è modificato di un millimetro, ed è sempre pronto ad avvertire i cattivi odori delle porcate ecclesiali, e a metterne in guardia i lettori (caveat emptor). Quanto al nome Cassandra, sono più che felice di essere gratificato di tale appellativo: non solo ricorda in una sorta di anagramma il mio nome secolare, ma è anche il nome di una persona che, sebbene non creduta, ha azzeccato ogni sua previsione. Troppo onore, davvero.

Non c'è da rimanere stupiti che un arcivescovo, dopo essere stato eletto e consacrato, sia stato pure intronizzato. Se poi è arcivescovo a pieno titolo, invece che mero vescovo vicario privato di qualsiasi spazio di manovra autonoma (come prevedevano le direttive patriarcali a cui il nostro post del 13 marzo 2013 fa riferimento, paventando la fine di un'autonomia locale), forse questo può essere dovuto anche al coro di indignazione che si è sollevato da molte parti, interne ed esterne all’Esarcato russo di Costantinopoli. E anche se padre Marco pare contento di far passare le nostre critiche come maldicenze, noi a Torino siamo davvero contenti, “pur nella nostra pochezza”, di aver aggiunto la nostra voce a tale coro di indignazione, anche a beneficio dei nostri fratelli dell’Esarcato.

All'arcivescovo Job, noi non solo abbiamo augurato molti anni alla sua elezione (vedi il post del 3 novembre 2013): anche per molti anni in passato è stato oggetto della nostra amicizia e stima. Se chi vuole aprire questa galleria fotografica si prende la briga di guardare la nona fotografia (dove a fianco di uno ieromonaco Ambrogio con molti più capelli e la barba un po' più scura c'è lo stesso Vladyka Meletij di Hotin che era presente alla recente intronizzazione a Parigi), sappia che la foto è stata scattata da nient'altri che l'arcidiacono Job (Getcha), da Parigi. Era l'anno 2002, padre Marco: in quell'anno, le voci che attualmente si levano a favore dell'Esarcato in Italia erano in altre faccende affaccendate. Il nuovo arcivescovo di Telmessos era in chiesa da me.

Non c'è bisogno di essere adulatori per promuovere una causa. Si può essere anche severamente critici, purché onesti e non malevoli. Per saper vedere le cose con chiarezza anche in una visione critica, presento nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" del sito il testo di padre Andrew Phillips, "Ultima chance per Rue Daru", dedicato al nuovo arcivescovo nella speranza più sincera di un suo episcopato quanto mai proficuo. Credo che anche a padre Andrew non dispiacerà, per una volta, di essere chiamato Cassandra.

 
Il metropolita di Donetsk incontra i sacerdoti delle chiese danneggiate

foto: donetsk.church.ua

Mercoledì 23 marzo, sua Eminenza il metropolita Ilarion di Donetsk e Mariupol' ha tenuto un incontro con i suoi decani diocesani e i rettori delle chiese danneggiate dai combattimenti.

Il 20 marzo, la Chiesa ortodossa ucraina ha riferito che 44 edifici religiosi, per lo più chiese ortodosse, erano stati distrutti o danneggiati in sette province dell'Ucraina, inclusa Donetsk.

I sacerdoti di Donetsk hanno riferito sullo stato delle cose nelle loro parrocchie e città, rilevando che in alcuni casi non è possibile continuare le attività pastorali e liturgiche a causa del pericolo di vita, e per una serie di altri motivi, come riferisce la diocesi.

Allo stesso tempo, i parrocchiani delle chiese colpite sono molto ansiosi di tornare alla normale vita parrocchiale. Il metropolita Ilarion ha benedetto quei sacerdoti che non possono servire pienamente le loro comunità a causa dei combattimenti a celebrare in luoghi temporanei.

Sono stati discussi anche i casi di alcuni sacerdoti con cui in precedenza erano stati interrotti i contatti. È stato accertato che la maggior parte è viva e sta bene, sebbene non ci siano ancora informazioni su una certa parte del clero diocesano.

Il metropolita Ilarion ha sottolineato l'urgenza di fornire assistenza umanitaria alle vittime al più presto possibile. È stata presentata una relazione sul lavoro già svolto e sono stati elaborati piani per fornire ulteriormente gli aiuti necessari.

Sua Eminenza ha anche sottolineato la necessità di impegnarsi a preservare l'ordine canonico e l'osservanza degli statuti della Chiesa ortodossa ucraina e dell'ordine stabilito nelle parrocchie tra il clero e i parrocchiani. Il suo appello giunge quando un certo numero di altre diocesi, in gran parte concentrate nell'Ucraina occidentale, hanno cessato di commemorare il patriarca Kirill ai servizi divini.

 
Diveevo, 9 maggio 2045: il terzo Concilio imperiale

Il terzo Concilio imperiale a Diveevo

Dopo la Divina Liturgia e un servizio pasquale di intercessione davanti alle reliquie di san Serafino di Sarov, la cui venerazione è ormai diffusa in tutto il mondo proprio come aveva profetizzato il santo, il Concilio imperiale della Chiesa ortodossa russa del 2045 si è aperto oggi al monastero di Diveevo. Erano presenti lo tsar Nicola III, il patriarca Tikhon II di Mosca, i 205 metropoliti in rappresentanza dei 1.040 altri arcivescovi e vescovi della Chiesa ortodossa russa, oltre a rappresentanti delle altre sedici Chiese locali più piccole.

Il discorso di apertura dello tsar Nicola

Dopo aver salutato tutti, lo tsar Nicola, che governa l'Impero Russo restaurato da 15 anni, ha ricordato come il 22 giugno 1941 i popoli russi furono attaccati per tradimento da fascisti di molte nazionalità occidentali, nel giorno della festa di Tutti i Santi glorificati nella Rus'. Questo era stato l'inizio del pentimento dei popoli russi per la loro apostasia di una generazione prima nel tragico XX secolo.

Lo tsar ha notato come gli eventi terribili dell'attacco del 1941 avevano portato i popoli russi a raggiungere due degli obiettivi dell'Impero Russo dopo che era stato attaccato nella prima guerra tedesca del 1914, cioè la liberazione di Berlino e di Vienna. Sua Maestà ha ricordato come l'invasione genocida anti-slava del 1941 si è conclusa con la vittoria in questo giorno, il 9 maggio, esattamente 100 anni fa, nel 1945. A queste parole, tutti si sono alzati in piedi a cantare "memoria eterna" a tutti gli ortodossi russi di tutte le nazionalità che sono caduti nella Seconda Guerra Patriottica del 1941-45.

Dal 2030, come ha notato lo tsar Nicola, il tasso annuo di costruzione di chiese in tutto l'Impero è aumentato da 1.000 chiese all'anno (un tasso che manteneva dal 1992) a 6.000 chiese all'anno. Questo numero non comprende le chiese che costruite per altre Chiese locali, in particolare in Africa e in Europa occidentale, e le chiese che sono state ricostruite e restaurate in Turchia. Ci sono ora quasi 125.000 chiese in tutto l'Impero, e servono la sua popolazione di 210 milioni di abitanti.

Lo tsar Nicola ha poi riferito che la Confederazione Eurasiatica, della quale l'Impero Russo è stato il fondatore, ha ora esattamente cinquanta membri. Si estende dal Portogallo al Pacifico, a nord fino all'Artico e a sud fino al Vietnam, incluse la Cina e l'India, e comprende più di un terzo della popolazione mondiale. Tutti i cinquanta membri della Confederazione hanno accettato la volontaria evangelizzazione dei loro paesi da parte della Chiesa ortodossa russa, purché questo porti alla creazione di nuove Chiese locali o regionali.

Sfortunatamente, non è ancora certo ciò che gli otto paesi della dittatura dell'Unione Europea di Bruxelles (la Germania, tranne la Sassonia, dal momento che quest'ultima ha respinto ciò che ha definito il dominio "carolingio" di Bruxelles, la Francia, l'Italia, il Benelux, la Croazia e la Galizia con capitale a L'viv) intendono fare dopo i più recenti attacchi terroristici musulmani nelle loro capitali. Ha aggiunto che questi otto paesi non sono pronti ad aderire alla Confederazione Eurasiatica, poiché devono prima maturare spiritualmente.

Saluti dalle altre Chiese locali

Il patriarca Basilio IV di Istanbul e tutta la Turchia, un ex monaco athonita, ha inviato i suoi migliori auguri fraterni in turco e ha richiesto aiuti alla sua Chiesa, che sta lottando per soddisfare le esigenze dei milioni di turchi che hanno aderito ad essa negli ultimi anni. Ha affermato che, sebbene nel suo territorio esistano ancora alcune chiese in cui si utilizza il greco, il 98% delle sue parrocchie è ormai turco. Ha ringraziato la Chiesa russa per il suo aiuto nella traduzione di libri liturgici online in turco e nella ricostruzione di molte chiese nella sua giurisdizione.

Il patriarca Serafino II di Antiochia, che parla correntemente russo, ha parlato via skype e ha ringraziato la Chiesa ortodossa russa per il suo aiuto nella costruzione di chiese e monasteri in Siria, a Mosul e a Beirut. Ha espresso la sua devozione a san Serafino, di cui porta il nome, e ha ricordato il pellegrinaggio Diveevo che gli ha cambiato la vita ventidue anni fa.

Papa Nettario I di Alessandria e di tutta l'Africa, un kikiyu dal Kenya che parla anche lui russo, ha inviato i suoi saluti e ha ringraziato la Chiesa russa per la costruzione di oltre 900 chiese in tutta l'Africa negli ultimi dieci anni e per l'istruzione gratuita di tanti memebri del suo clero. Ha osservato come la Fede abbia prosperato sin dal 2031, quando il suo patriarcato (come quelli di Istanbul e di Antiochia e altre Chiese locali che avevano fatto lo stesso errore) era tornato a usare il calendario ortodosso, terminando gli scismi vecchio-calendaristi. Ha stimato che ora vi sono quasi 100 milioni di ortodossi africani, con decine di migliaia di persone battezzate ogni settimana in tutta l'Africa nera, facendo della sua Chiesa la seconda più grande Chiesa locale.

Il patriarca Teodoro II di Gerusalemme e il suo sinodo pan-arabo ha ringraziato il lo tsar Nicola per il suo aiuto nel ripristino e nella ricostruzione di chiese per i fedeli arabi in tutta la palestina e nell'Israele ebraico, nella preparazione di libri liturgici online in arabo e per l'aiuto nella creazione di scuole e di due università per gli ortodossi arabi.

Altri messaggi fraterni sono stati inviati dalle Chiese locali della Romania, della Serbia, della Grecia, della Bulgaria, della Georgia, della Polonia, della Cipro, della Cecoslovacchia e dell'Albania, con ringraziamenti allo tsar Nicola e al patriarca Tikhon per la loro protezione e aiuto.

Poi il metropolita Metrofane (Liu) di Pechino si è rivolto a tutti i metropoliti riuniti e ha annunciato che la Chiesa ortodossa cinese, la quindicesima Chiesa locale, sta ora festeggiando il decimo anniversario della sua autocefalia da parte della Chiesa russa, e che nuove missioni si aprono ogni mese. Ha menzionato in particolare che la missione in Tibet incontra un grande successo e che il settimo convento ortodosso tibetano è stato aperto a Lhasa il mese scorso. I metropoliti riuniti si sono alzati in piedi a cantare molti anni al metropolita Metrofane e ai popoli della sua Chiesa.

Il metropolita Istvan (Stefano) (Bojko) della Chiesa ortodossa ungherese ha inviato i suoi saluti fraterni via skype da Uzhgorod, dove attualmente sta visitando i membri della sua famiglia dopo aver consacrato la nuova cattedrale a Budapest. Il suo gregge conta 1,3 milioni di fedeli.

Il metropolita Giovanni (Maartens) di Parigi, parlando a nome della Chiesa ortodossa dell'Europa occidentale, che ha ricevuto l'autocefalia da Mosca otto anni fa, divenendo così la diciassettesima Chiesa ortodossa locale dopo quelle della Cina e dell'Ungheria, ha riferito che ora la sua Chiesa ha 992 parrocchie, nonostante le difficoltà politiche ed economiche in quelle parti dell'Europa occidentale che non si sono ancora liberate dalla dittatura dell'Unione Europea di Bruxelles unendosi alla Confederazione Eurasiatica.

Il metropolita Giovanni, che parla correntemente nove lingue, ha parlato con eloquenza del dovere della Chiesa ortodossa russa di soddisfare le esigenze spirituali di coloro che hanno assistito al crollo spirituale e morale del cattolicesimo e del protestantesimo in Europa occidentale e in tutto il mondo. Ha notato lo shock in Francia dopo la recente dichiarazione che l'ateismo è ora la nuova religione ufficiale dello stato. Teme che la persecuzione diretta sia ormai imminente e che porebbe essere perfino costretto a rifugiarsi a Dresda, capitale della Sassonia libera, parte della Confederazione Eurasiatica.

La Chiesa ortodossa russa

Il patriarca Tikhon II di Mosca e di tutta la Rus' ha poi parlato del suo territorio ecclesiastico, in Europa e in Asia, e di come tutti sono stati tenuti insieme dall'unica Fede, per la quale ha ringraziato Dio. Ha affermato che il compito principale del Concilio sarebbe quello di deliberare sulla concessione dell'autocefalia per creare tre nuove Chiese locali o regionali in Giappone, Corea (riunitasi dal 2024) e Sud-Est asiatico (Vietnam, Laos, Cambogia e Thailandia). Hanno fatto seguito le relazioni di vari metropoliti della Chiesa ortodossa russa.

In primo luogo, sua Beatitudine il metropolita Giobbe (Romanchuk) di Kiev e della Malorossija ha commentato come la Malorossija abbia prosperato dal 2020, quando la vecchia giunta imposta dagli americani a Kiev è crollata e l'Ucraina (come era ancora chiamata) si è divisa nelle sue parti costituenti, con la Galizia greco-cattolica sponsorizzata dall'Unione Europea che si è allontanata el tutto dal mondo ortodosso, ma si è rifiutata di aderire alla Polonia. Ha detto che sono stati fatti enormi progressi contro la corruzione e che la Malorossija è oggi uno dei paesi più affidabili del mondo. Tuttavia, ha osservato che il tasso di nascita sta cominciando ad aumentare solo ora, dopo il crollo sociale, economico e politico dell'antica 'Ucraina' di stile sovietico.

Sua Beatitudine il metropolita Nicola di Washington della Chiesa Ortodossa Russa fuori della Russia, che di fatto è la Chiesa ortodossa russa al di fuori dell'Eurasia Continentale (il territorio del patriarca Tikhon) e dell'Africa (il territorio del patriarcato di Alessandria), ha parlato successivamente della vita ecclesiale nei continenti in cui opera la sua Chiesa.

Ha descritto come la sua parte della Chiesa russa è ora composta da sei metropolie, di cui la più grande, quella degli Stati confederati (ex USA) e del Canada, ora ha 702 parrocchie. La metropolia dell'Alaska, rappresentata dal metropolita Innocenzo dell'Alaska, ha riferito di avere 211 parrocchie.

L'ex Metropolia dell'America Latina è stata divisa in due metropolie, la prima per il Messico e l'America Centrale, con 624 parrocchie, e la seconda per l'America del Sud, con 511 parrocchie. Ha osservato che il lavoro missionario sta progredendo bene in Sud America, ma c'è ancora una carenza di sacerdoti di lingua portoghese in Brasile.

La metropolia dell'Oceania ha 373 parrocchie, molte delle quali in Indonesia e nelle Filippine. Per quanto riguarda la Metropolia di Iona (Isole del Nord Atlantico – Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles), ora conta 167 parrocchie, tutte con i loro edifici propri, e otto monasteri.

Ha parlato in seguito il metropolita Gregorio di Tashkent e dell'Asia centrale, segnalando una notevole crescita nel suo gregge, soprattutto da parte di donne musulmane che chiedono il battesimo.

Il Concilio continuerà domani con brevi relazioni da parte dei rimanenti 202 metropoliti.

 
La montagna che porta l'impronta del Signore

foto: Wikipedia

La terra in cui il Signore Gesù Cristo visse e svolse il suo ministero, nota come Terra Santa o Palestina, ospita numerosi luoghi sacri per i cristiani. Uno di questi è il Monte degli Ulivi, da cui il Salvatore ascese al Regno del Padre Celeste.

Il Monte degli Ulivi è tra le colline più alte che circondano Gerusalemme. Situato a est della città, è separato da essa dalla valle del Cedron. La montagna si eleva fino a 1200 metri sopra il livello del mare e funge da barriera naturale, proteggendo Gerusalemme dall'arido deserto della Giudea.

il Monte degli Ulivi raffigurato in un'icona dell'Ascensione

La montagna presenta tre cime: la cima meridionale è nota come Monte dell'Offesa, quella settentrionale come Piccola Galilea e la cima centrale (e più alta) è il Monte dell'Ascensione. Fu da questa cima centrale che Gesù Cristo ascese al cielo. Salendo leggermente sopra il sito dell'Ascensione si scopre un panorama mozzafiato. A ovest si trova l'intera Gerusalemme, con le sue innumerevoli colline e innumerevoli edifici. A sud-ovest, si possono vedere la valle di Refaim, il monastero di Sant'Elia, le colline di Betlemme, il Monte Sion e altri monumenti storici. A est si trovano le pianure di Gerico, il fiume Giordano e i monti Moabiti.

la cappella dell'Ascensione

Il punto focale del Monte dell'Ascensione è dove Cristo ascese al cielo. Oggi, questo è un ampio cortile con un edificio ottagonale noto come cappella dell'Ascensione. A destra del suo ingresso, si può vedere una roccia con un'impronta che si ritiene provenga dal piede sinistro del Signore. Il cortile e la cappella sono sotto la giurisdizione musulmana; tuttavia, è consentito il culto cristiano su altari portatili durante la Festa dell'Ascensione.

A est della cappella dell'Ascensione si trova un appezzamento di terra acquisito dalla Missione ecclesiastica russa nel XIX secolo. Questo sito ospita una casa a due piani, la chiesa dell'Ascensione, e un alto campanile (60 metri), notoriamente noto come la Candela russa. Si erge come la struttura più alta di Gerusalemme.

l'impronta del Salvatore

Nel 1906, qui fu fondato un monastero femminile dell'Ascensione. Inoltre, dietro la chiesa dell'Ascensione, fu costruita una cappella dedicata a San Giovanni Battista, nel luogo in cui il suo sacro capo fu ritrovato per la prima e la seconda volta.

Anche la cima settentrionale del Monte degli Ulivi, la Piccola Galilea, è intrisa di storia sacra. Ad esempio, un tempo ospitava una locanda dove alloggiavano i viaggiatori dalla Galilea a Gerusalemme. Gli apostoli si riunivano spesso qui, poiché molti provenivano dalla Galilea.

Vicino alla cima dell'Ascensione si trova un luogo in cui, secondo la tradizione della Chiesa, un angelo annunciò alla Vergine Maria che sarebbe stata assunta in cielo dopo tre giorni.

veduta del Monte degli Ulivi

Sul Monte degli Ulivi è anche dove Gesù insegnò ai suoi discepoli la preghiera del Signore: "Padre nostro". Oggi, questo sito ospita un grande monastero cattolico femminile. In particolare, sulle sue pareti interne in marmo, la preghiera del Signore è incisa in 42 lingue.

Adiacente a questo monastero c'è un sito chiamato "Credo" dai cattolici. Secondo la tradizione della Chiesa, è qui che gli apostoli si sono riuniti dopo l'Ascensione di Cristo per comporre il Credo degli Apostoli.

Duecento metri a sud del "Padre Nostro" e del "Credo" si trovano le Tombe dei profeti. Questa vasta grotta, scavata nella roccia, ospita 36 tombe. Si ritiene che siano i luoghi di riposo dei profeti dell'Antico Testamento che furono uccisi dai loro compagni di fede. Questi messaggeri divini spesso affrontarono la violenza perché condannarono il popolo eletto per essersi allontanato da Dio e per essersi dedicato all'idolatria.

 
Perché il patriarca Bartolomeo è contrario a un Concilio ecumenico

le azioni del Patriarca Bartolomeo sono considerate eresia del papismo di Costantinopoli

Perché la Chiesa ha convocato i Concili ecumenici, cos'è stato il Concilio di Creta e perché il Fanar teme una soluzione pan-ortodossa della "questione ucraina"?

Recentemente, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli in una lettera al patriarca Giovanni X di Antiochia ha rifiutato di risolvere il problema ucraino a livello pan-ortodosso. Perché i Concili ecumenici furono convocati nel primo millennio? Cos'è stato il recente Concilio a Creta? E perché il patriarca Bartolomeo ha tanta paura di convocare un vero Concilio ecumenico?

Prima di tutto, alcune parole su ciò che i Concili sono in sostanza e qual è il principio di conciliarità, che la Chiesa di Cristo ha seguito nel corso della sua storia.

Il mondo che ci circonda impone concetti politici, legali, sociali, psicologici e trasferisce questi concetti alla sfera religiosa. Questo fatto causa una visione distorta, talvolta drammaticamente distorta, della realtà religiosa.

Per esempio, non esitiamo a trasferire il concetto politico di democrazia nella sfera religiosa e identificarlo con la conciliarità. Questo è fondamentalmente sbagliato! La democrazia è il potere della maggioranza. Se la maggioranza ha qualche opinione, questo non significa che questa opinione sia corretta. Strumenti democratici – elezioni, referendum, ecc. – permettono di rivelare la volontà della maggioranza. I concili della Chiesa riguardano qualcos'altro.

I concili hanno lo scopo di rivelare, esprimere e mettere in parole la volontà di Dio su una questione specifica. Il concilio è un modo per manifestare la volontà di Dio, non la volontà umana. Ecco perché quelli che non sono d'accordo con i risultati delle elezioni o dei referendum sono chiamati dissidenti, ma quelli che non sono d'accordo con le azioni dei concigli sono chiamati eretici e scomunicati.

Molto spesso il corso e i risultati dei Concili ecumenici si sono rivelati completamente diversi da ciò che i loro iniziatori avevano concepito. Il primo Concilio di Nicea fu convocato nel 325 dall'imperatore Costantino, perché i sostenitori e gli oppositori del presbitero Ario si riconciliassero tra loro e elaborassero una formula teologica che andasse bene per tutti. Questo era richiesto dagli interessi vitali dell'impero. Ma si è rivelato tutto il contrario. Fu adottata una formula che non riunì, ma divise chiaramente gli ortodossi e gli ariani e ciò fu seguito da decenni di disordini religiosi nell'impero.

I cristiani non dovrebbero cercare di imporre la loro volontà a nessuno. Nella preghiera "Padre nostro" chiediamo: "Sia fatta la tua volontà..." Lo stesso nostro Signore Gesù Cristo ha detto di se stesso: "Io non posso creare nulla da me stesso. Come ascolto, così giudico, e il mio giudizio è giusto; poiché io non cerco la mia volontà, ma la volontà del Padre che mi ha mandato" (Giovanni 5,30).

È nei concili che la Santa Chiesa vede un modo per manifestare la volontà di Dio. Tutti gli apostoli di Cristo furono illuminati dallo Spirito Santo, tuttavia nessuno di loro osò risolvere da solo una questione riguardante l'intera Chiesa, invece fu riunito il Concilio Apostolico, che aveva il diritto di proclamare: "È parso bene allo Spirito Santo e a noi..." (Atti 15,28).

Allo stesso tempo, il fatto stesso di tenere un concilio, anche se con la partecipazione di rappresentanti di tutte le Chiese locali, non è ancora sufficiente per confermare che ha espresso la volontà di Dio. È anche importante come la Chiesa di Cristo nella sua pienezza accetterà le decisioni di tale concilio. Nella storia della Chiesa ci sono casi in cui un concilio, tenuto con la partecipazione di tutte le Chiese locali e dichiarato ecumenico, fu in seguito riconosciuto eretico e da briganti. Quindi, i concili non riguardano la democrazia, ma l'identificazione della volontà di Dio.

Perché furono convocati i Concili ecumenici

Si ritiene che ci siano stati sette Concili ecumenici e tutti si sono svolti nel primo millennio.

Come piccola digressione, diciamo che la Chiesa ortodossa non attribuisce alcun valore mistico al numero dei Concili ecumenici. Non crede che ci possano essere solo sette Concili, e un ottavo, se tenuto, dovrebbe essere necessariamente "anti-Cristo".

In ogni momento, alla gente sono piaciute le belle coincidenze numeriche. Per esempio, dopo il terzo Concilio di Efeso del 431, furono espresse opinioni secondo le quali ci possono essere solo tre concili, secondo il numero delle persone della santissima Trinità. Dopo il quarto Concilio a Calcedonia, nel 451, si pensava che ce ne fossero solo quattro secondo il numero degli evangelisti.

Non è chiaro perché il Concilio Apostolico, che è stato tenuto intorno all'anno 49 (secondo altri dati, intorno all'anno 51) a Gerusalemme, non è incluso tra i concili ecumenici. Dopotutto, è stato un vero Concilio ecumenico, sia in termini di composizione dei partecipanti che di importanza della questione in discussione.

Anche altri due Concili non sono considerati ecumenici, sebbene lo fossero essenzialmente. Si tratta del Concilio di Costantinopoli nell'879-880, a cui hanno partecipato 383 vescovi di tutte le Chiese locali, inclusi i legati pontifici, e che ha condannato l'eresia del filioque. Un altro Concilio del 1341-1351, noto come una serie di sei riunioni patriarcali a Costantinopoli, approvò l'insegnamento di san Gregorio Palamas sulla natura increata della luce del Monte Fabor. Molti teologi e storici della Chiesa considerano questi due Concili tra quelli ecumenici, portandoli quindi da sette a nove. E se contiamo quello apostolico, allora ci sono stati dieci concili ecumenici in tutto.

Sono stati convocati concili ecumenici per stabilire la fede ortodossa nei casi in cui vi era una reale minaccia della sua distorsione da parte di eresie, ovvero falsi insegnamenti. Sono stati la reazione della Chiesa alle eresie, quando queste divenivano ovvie e minacciavano la cosa più importante: la salvezza dell'uomo da parte del nostro Signore Gesù Cristo. Ricordiamoli ora brevemente.

I Concilio ecumenico di Nicea, 325 d.C. Condannò l'eresia di Ario, presbitero d'Alessandria, il quale sosteneva che il Figlio di Dio, la seconda persona della santissima Trinità, non è il vero Dio ma la più alta creazione di Dio Padre. Approvò il dogma ortodosso che il Figlio di Dio Gesù Cristo è il vero Dio, nato da Dio Padre prima di tutti i secoli e coessenziale a lui. Il Concilio ha articolato le prime sette proposizioni del Credo.

II Concilio ecumenico di Costantinopoli, 381 d.C. Condannò l'eresia di Macedonio, che rigettava la divinità dello Spirito Santo, la terza persona della santissima Trinità. Macedonio insegnava che lo Spirito Santo non è Dio, ma un certo potere di Dio, creato e asservito a Dio Padre e Dio Figlio. In risposta a questa falsa dottrina, il Concilio approvò il dogma dell'uguaglianza e convivenza di Dio lo Spirito Santo con Dio Padre e Dio Figlio. Ha integrato il Credo niceno con altre cinque proposizioni ed è per questo che questo simbolo di fede si è chiamato niceno-costantinopolitano.

III Concilio ecumenico di Efeso, 431 d.C. Condannò il falso insegnamento del patriarca Nestorio di Costantinopoli, il quale insegnava che la santa vergine Maria non ha dato alla luce Dio, ma l'uomo Gesù Cristo, con il quale Dio il Figlio si unì in seguito e visse in lui come nella propria dimora. Ha risolto di riconoscere che dal tempo dell'incarnazione due nature si sono unite in Gesù Cristo: quella divina e quella umana. Entrambe queste nature erano perfette, senza alcuna deroga. Ha vietato rimuovere o integrare qualsiasi cosa nel Credo niceno-costantinopolitano.

IV Concilio ecumenico di Calcedonia, 451 d.C. Condannò l'eresia dei monofisiti, che rigettavano la natura umana in Gesù Cristo e dicevano che la divinità in Cristo aveva completamente consumato la sua natura umana. Ha articolato l'insegnamento ortodosso secondo cui nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, in tutto simile a noi, tranne che per il peccato. La natura divina e umana si è fusa in lui come "distinta e inalterabile, inseparabile e indivisibile".

V Concilio ecumenico di Costantinopoli, 553 d.C. Condannò gli scritti di tre vescovi morti nel V secolo: Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Iba di Edessa. Questi riguardavano dispute sugli insegnamenti di Nestorio, che era stato condannato dal terzo Concilio ecumenico. L'eresia di Nestorio e quella del monofisismo furono condannate al Concilio.

VI Concilio ecumenico di Costantinopoli, 680 d.C. Condannò l'eresia dei monoteliti che, nonostante riconoscessero in Cristo due nature, divina e umana, asserivano che il Salvatore aveva una sola volontà: quella divina. Ha deciso di riconoscere due nature in Gesù Cristo, divina e umana, così come due volontà. Allo stesso tempo, la volontà umana in Cristo è sottomessa alla volontà divina in ogni cosa.

VII Concilio ecumenico di Nicea, 787 d.C. Condannò l'eresia dell'iconoclastia, che sorse sessant'anni prima del concilio. Il pericolo di questa eresia era che respingendo le immagini di Cristo, si respingeva anche la realtà dell'Incarnazione. Il Concilio ha deciso di onorare le icone sacre e l'immagine della Croce del Signore.

Tutti i Concili ecumenici furono convocati dagli imperatori bizantini, che assicurarono la condotta, sostennero le spese e spesso formularono l'ordine del giorno. Non ci sono decisioni su chi, come, in quale ordine ha l'autorità di convocare il Concilio ecumenico. Le attuali affermazioni del Fanar, che solo esso e nessun altro ha l'autorità di convocarli, sono infondate.

Cos'è stato il Concilio di Creta

Il Concilio di Creta si è svolto nel giugno 2016. I suoi preparativi erano stati condotti per quasi cento anni. Vi hanno partecipato 10 su 15 (o 14) Chiese locali generalmente riconosciute. Questo fatto non consente di riconoscere il Concilio di Creta come pan-ortodosso, anche senza prestare attenzione al fatto che le chiese russa, georgiana, antiochena e bulgara, che non erano presenti al Concilio, riuniscono più della metà di tutti i cristiani ortodossi nel mondo.

Dopo quasi tre anni, si può affermare che l'organizzatore principale del Concilio di Creta, il Patriarcato di Costantinopoli, l'ha concepito per:

1. approvare la supremazia del Patriarcato di Costantinopoli nel mondo ortodosso;

2. aprire la strada ai contatti ecumenici (soprattutto con il Vaticano).

Questi sono gli obiettivi principali del Concilio di Creta. Non è stato convocato per condannare alcuna eresia come i Concili ecumenici. Non era stato originariamente convocato per rispondere a una qualsiasi questione scottante della vita di chiesa contemporanea. Le questioni sottoposte a discussione erano completamente in contrasto con lo status di un concilio.

In realtà, per confermare che il matrimonio è indistruttibile e il digiuno è obbligatorio, bisogna convocare un Concilio pan-ortodosso a 1.200 anni di distanza dal precedente? Ma se si leggono attentamente i documenti del Concilio di Creta, diventa perfettamente chiaro come, con l'aiuto di tali problemi minori, il Fanar sia quasi riuscito a raggiungere i due obiettivi sopra indicati.

Cominciamo dal secondo: creare presupposti teologici e canonici per avviare il processo di unificazione con la Chiesa cattolica a un livello qualitativamente nuovo. Questo è qualcosa che molte persone hanno notato durante la preparazione del Concilio di Creta e questo è il motivo per cui quattro Chiese non si sono presentate.

Molti autorevoli vescovi e teologi, compresi quelli delle Chiese locali che erano presenti al Concilio di Creta, hanno apertamente e pubblicamente espresso il loro disaccordo con le bozze dei suoi documenti. Le principali lamentele sono state fatte contro il testo del documento "Relazioni della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano" . La sua essenza è la seguente:

• Il nome delle confessioni non ortodosse come "Chiese". Nel paragrafo 1, la Chiesa ortodossa è chiamata "Una, Santa, Cattolica e Apostolica", mentre il paragrafo 6 parla della "esistenza nella storia di altre Chiese e denominazioni cristiane che non sono in comunione con essa".

• Riferimenti ripetuti a "ripristinare l'unità dei cristiani". Questa tesi è inizialmente insostenibile, poiché quest'unità è conservata nella Chiesa ortodossa. Il paragrafo 6 afferma che "l'unità che la Chiesa possiede per sua natura ontologica non può essere spezzata". Tuttavia, si afferma poco oltre che "l'obiettivo oggettivo" di un dialogo intercristiano è "preparare il cammino verso l'unità". L'unità con la Chiesa di tutti coloro che ne sono decaduti è possibile solo attraverso il pentimento, ma per qualche motivo questo non è discusso nei documenti del Concilio di Creta.

• Sostiene che la struttura conciliare è "il criterio più alto della Chiesa in materia di fede" . Il paragrafo 22 afferma che "la conservazione della vera fede ortodossa è possibile solo grazie alla struttura cattolica, che fin dai tempi antichi ha rappresentato il competente e il più alto criterio della Chiesa in materia di fede ". Tuttavia, ciò è contrario alla tradizione della Chiesa: il Concilio e le sue decisioni diventano legittimi solo perché sono riconosciuti dalla pienezza della Chiesa - chierici, monaci e laici.

Un punto indicativo è che invece di chiamare eresie le eresie, in accordo con le tradizioni dei Concili ecumenici, il Concilio di Crete le definisce con tolleranza "differenze teologiche tradizionali". Anche una non praticante può percepire la differenza: l'eresia è ciò che rende impossibile per una persona rimanere nella Chiesa, mentre le  "differenze teologiche tradizionali" sono opinioni completamente accettabili che devono essere rispettate.

Tuttavia, l'orientamento esplicito e nascosto del Concilio di Creta verso l'ecumenismo è solo uno dei suoi aspetti. Il secondo, forse, ancora più importante e pericoloso per il dogma ortodosso, è l'affermazione del primato del Fanar su tutto il mondo ortodosso. Non è stato praticamente notato durante la preparazione per il Concilio, ma si è manifestato in tutta la sua gloria attraverso le azioni del Fanar in Ucraina.

Costantinopoli ha agito come sovrano unico dei destini e giudice supremo. Tutti sono rimasti semplicemente stupiti dall'impudenza con cui il Fanar ha calpestato i sacri canoni della Chiesa e il buon senso. Tuttavia, si scopre che i motivi (diretti o indiretti) di tali azioni sono enunciati nei documenti del Concilio di Creta che non sono diventati pan-ortodossi.

In molti punti dei documenti del Concilio di Creta, l'autorità è assegnata non solo al patriarca di Costantinopoli, ma anche ai vescovi fanarioti. Per esempio:

• Punto 2-b del documento "Diaspora ortodossa". Si afferma che gli incontri episcopali nei paesi non ortodossi del mondo (diaspora) "saranno costituiti da tutti i vescovi di ogni regione e saranno presieduti dal primo dei vescovi subordinati alla Chiesa di Costantinopoli". Ciò significa che invece di eleggere il presidente di un tale incontro tra i partecipanti all'incontro stesso, il primato è concesso al vescovo del Fanar.

• Paragrafo 6 del documento "Diaspora ortodossa": "Per questioni che sono d'interesse comune e richiedono una considerazione ortodossa generale, il presidente (dell'assemblea episcopale nella diaspora, ndr) si rivolge al patriarca ecumenico per ulteriori azioni". Questo afferma il potere del patriarca di Costantinopoli su tutta la diaspora ortodossa.

• Punto 2-d del documento "L'autonomia e il metodo della sua proclamazione": "Le Chiese autonome non sono stabilite sul territorio della diaspora ortodossa, tranne nei casi di consenso pan-ortodosso concesso dal patriarca ecumenico". Ciò significa che se c'è un consenso ortodosso ma non è stato approvato dal patriarca di Costantinopoli, allora non può essere stabilita una Chiesa autonoma.

• Paragrafo 2 del documento "L'autonomia e il metodo della sua proclamazione": "In caso di disaccordo <...> le parti partecipanti si rivolgono congiuntamente o separatamente al patriarca ecumenico affinché trovi la soluzione canonica del problema". Questo è un sistema giudiziario pronunciato dal Fanar, mediante il quale una sola parte può fare appello, non due.

• Paragrafo 10 del documento "Rapporti della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano": "Durante la successiva discussione panortodossa, il patriarca ecumenico rivela il consenso unanime delle Chiese ortodosse". Di conseguenza, nessun altro può rivelare questo consenso.

Inoltre, nel messaggio del Concilio è stato proposto di stabilire il "Santo e Grande Concilio" come organo di governo permanente. Inoltre, il diritto di convocare tale Concilio per qualche ragione viene dato solo al patriarca di Costantinopoli. Questo non è mai accaduto nella storia della Chiesa di Cristo e non ci sono per questo motivi teologici. Questa disposizione mette il patriarca di Costantinopoli praticamente sotto la giurisdizione di nessuno, dal momento che non convocherà mai un concilio che lo condannerà per eventuali azioni anti-canoniche.

In modo sufficientemente dettagliato, la falsa dottrina sul primato del Fanar sul mondo ortodosso è esposta nell'articolo "L'eresia del papismo di Costantinopoli" di padre Georgij Maksimov.

Perché il Patriarca Bartolomeo teme tanto di convocare un vero Concilio ecumenico

La risposta a questa domanda è ovvia: perché in questo Concilio non sarà risolta solo la "questione ucraina", ma anche l'eresia stessa del papismo di Costantinopoli, che è stata così vividamente manifestata in Ucraina, sarà inevitabilmente esposta. Dopo tutto, i Concili ecumenici furono convocati quando una certa eresia non solo si manifestò e fu formulata, ma cominciò anche a portare i suoi frutti nefasti.

Quest'eresia ebbe origine negli anni '20, quando il Fanar dichiarò la propria giurisdizione esclusiva sull'intera diaspora ortodossa. L'ultima formulazione di questa eresia è stata data dal patriarca Bartolomeo nel settembre 2018: "Per l'ortodossia, il Patriarcato ecumenico funge da lievito, che "fa fermentare tutta la pasta "(Gal 5, 9) della Chiesa e della storia. <...> Il principio della Chiesa ortodossa è il Patriarcato ecumenico, "in esso è la vita, e questa vita è la luce delle Chiese". <...> L'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico. <...> Il patriarca ecumenico come capo del corpo ortodosso. <...> Se il Patriarcato ecumenico <...> lascia il palcoscenico inter-ortodosso, le Chiese locali diventeranno "come pecore senza il loro pastore" (Mt 9,36)."

Queste parole possono essere integrate con espressioni eloquenti di vescovi e teologi del Fanar. Per esempio, "Cosa sarebbe la Chiesa ortodossa senza il Patriarcato ecumenico? Una specie di protestantesimo <...> È inconcepibile che qualche Chiesa locale <...> interrompa la loro comunione [con il Patriarcato ecumenico, ndr], perché è questo a rendere la sua esistenza canonica" (metropolita Amphilochio di Adrianopoli). "Il Patriarca di Costantinopoli, piaccia o meno a qualcuno, è il primate dell'Ortodossia, un segno visibile della sua unità e il garante del normale funzionamento dell'istituzione, che noi chiamiamo la "Chiesa ortodossa" (Protopresbitero Gheorghios Tsetsis).

Bene, anche i frutti sinistri di questa eresia in Ucraina sono evidenti: sequestri e incendi di chiese, percosse di preti e parrocchiani, intimidazioni, violenze, rapine... Non una guarigione ma un radicamento della spaccatura per molti anni, se non per sempre.

Eresia in evidenza: come risponderà la Chiesa di Cristo?

Diversi Concili ecumenici con la loro autorità hanno stabilito le regole dei concili locali. È possibile che questa volta la base per condannare l'eresia del papismo di Costantinopoli sia il decreto del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 2008:

"Il Concilio esprime profonda preoccupazione per le tendenze <...> manifestate nelle dichiarazioni di alcuni rappresentanti della santa Chiesa di Costantinopoli.

Procedendo dalla comprensione del Canone 28 del IV Concilio Ecumenico, la quale comprensione non è condivisa da tutta la Chiesa ortodossa, questi vescovi e teologi sviluppano un nuovo concetto ecclesiologico, che diventa una sfida per l'unità ortodossa comune. Secondo questo concetto: a) solo una Chiesa locale che è in comunione con il trono di Costantinopoli è considerata appartenente all'Ortodossia universale; b) il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto esclusivo di giurisdizione ecclesiastica in tutti i paesi della diaspora ortodossa; c) in questi paesi, il Patriarcato di Costantinopoli da solo rappresenta le opinioni e gli interessi di tutte le Chiese locali di fronte al governo; d) ogni vescovo o chierico che serve fuori dal territorio canonico della sua Chiesa locale è sotto la giurisdizione della Chiesa di Costantinopoli, anche se lui stesso non è a conoscenza di questo <...>; e) Il Patriarcato di Costantinopoli determina i confini geografici delle Chiese e, se la sua opinione non coincide con l'opinione di una particolare Chiesa su questo tema, può stabilire la propria giurisdizione sul territorio di questa Chiesa. <...>

Tale visione del Patriarcato di Costantinopoli sui propri diritti e poteri entra in un'irresistibile contraddizione con la secolare tradizione canonica su cui si basa l'esistenza della Chiesa ortodossa russa e di altre Chiese locali".

Nel 2013, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha adottato il documento "Sul primato nella Chiesa universale", che contiene l'insegnamento ortodosso sul rapporto tra le Chiese locali tra loro:

"Nella Santa Chiesa di Cristo, il primato a tutti gli effetti appartiene al suo capo, il Signore e Salvatore Gesù Cristo. <...> Varie forme di primato nella Chiesa sono secondarie all'eterno primato di Cristo come capo della Chiesa. <...> A livello della Chiesa ecumenica come comunità di Chiese locali autocefale, unite in un'unica famiglia da una comune professione di fede e in comunione sacramentale tra loro, il primato è determinato secondo la tradizione dei sacri dittici ed è il primato d'onore. <...> L'ordine dei dittici è storicamente cambiato. <...> Le regole canoniche su cui poggiano i sacri dittici non conferiscono al primate alcuna autorità in tutta la Chiesa. <...> Distorsioni ecclesiologiche attribuiscono funzioni amministrative al primate ecumenico a livello universale <...>

Come si può vedere, nel confronto odierno tra Costantinopoli e la Chiesa ortodossa russa non si tratta di territori canonici e di chi avrà una maggiore influenza sulla Chiesa ortodossa ucraina. Il punto è impedire all'Ortodossia di trasformarsi in Fanarodossia, secondo l'appropriata espressione dell'arcivescovo Feodosij di Bojarka.

I problemi generati dall'eresia hanno tormentato la Chiesa di Cristo, a volte anche per secoli. Ma prima o poi sono stati denunciati ed espulsi dalla Chiesa. Sarà così anche con la Fanarodossia, che prima o poi la Chiesa respingerà come estranea al Credo: "Credo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Tuttavia, quale parte sceglierà ogni vescovo, prete, monaco o laico dipende solo dalla loro scelta personale.

 
Il campo di concentramento per galiziani “sbagliati”

Una delle pagine più nere della storia dell’Ucraina, convenientemente nascosta oggi da quanti manifestano a favore dell’europeizzazione del paese, è il genocidio dei galiziani filo-russi nella prima guerra mondiale, una macchia indelebile sulla memoria dell’impero austro-ungarico. Fu pure un genocidio di cristiani ortodossi, e si può capire se oggi i moti di europeizzazione dell’Ucraina sono attivamente sostenuti dagli uniati, tra cui i nostalgici dei nazisti dell’OUN e dell’UPA di Stepan Bandera (organizzazioni che furono, quanto a crimini contro l’umanità, appena una tacca più rispettabili degli ustascia croati) e da organizzazioni scismatiche sedicenti ortodosse fondate sul bracconaggio ecclesiale. A beneficio di quanti non si identificano con le entità sopra citate, il pubblicista ucraino Oles’ Buzina ripercorre nel suo blog la storia dello sterminio sistematico dei cristiani ortodossi di L’vov e di quelle zone dell’Ucraina che oggi sembrano essere in prima linea nelle proteste anti-russe. Riportiamo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti l’articolo di Oles’ Buzina sul campo di concentramento di Talerhof, un nome da non dimenticare.

 
Dio ha l'ultima parola in ogni prova

il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary. Foto: news.church.ua

Il metropolita di Borispol' e Brovary ha ricordato ai fedeli che senza dolore è impossibile salvarsi.

Il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary ha esortato i fedeli a prendere esempio dagli asceti della pietà, che confidavano in Dio in ogni cosa.

"I cristiani oggi si trovano di fronte a molte domande: come non perdere la fede e la fedeltà, come preservare la speranza e l'amore in mezzo a tutto questo orrore? Cosa possiamo opporre alle numerose prove che ci sono capitate?" dice vladyka Antonij.

Il metropolita rileva che molte persone, cercando di trovare risposte a tutte queste domande, si affidano all'esperienza personale e agli esempi della storia umana.

"I credenti vedono tutti gli sconvolgimenti mondani prima di tutto attraverso il prisma del Vangelo, delle Sacre Scritture e della vita di pietà, che hanno saputo rinunciare alla frenesia della vita mondana e giungere all'unità con Dio. Cosa ha differenziato i santi da noi? Il desiderio di andare a Dio per la propria strada, la determinazione a vivere secondo le leggi del Regno dei cieli già in questa vita e la piena fiducia in Dio in ogni momento della loro breve vita terrena", ha evidenziato il metropolita.

"Prima di prendere qualsiasi decisione importante nella loro vita, pregavano per sentire la buona novella di Dio nei loro cuori, e poi agivano secondo la volontà di Dio, che era stata loro rivelata. Controllavano il loro corso in mezzo al mare della vita con il faro dell'insegnamento di Cristo, con le menti rivolte in alto e in basso ma senza soffrire di schizofrenia spirituale, non erano divisi tra cielo e terra, tra l'adempimento dei comandamenti di Dio e la vita secondo le leggi del mondo peccatore", ha affermato il metropolita Antonij.

A questo, secondo il metropolita, siamo chiamati anche noi, ma i nostri peccati e le nostre dipendenze ci portano nella direzione opposta alla salvezza.

"La salvezza non può aver luogo in mezzo alla comodità. Cristo ha sopportato il bisogno e il disagio fin dall'infanzia. È nato in una povera grotta, è stato profugo in Egitto, ha digiunato per 40 giorni nel deserto e non ha avuto posto dove posare il capo per tutta la sua vita terrena. Senza peccato, ha accettato la sofferenza, le percosse e la morte sulla croce per noi per compiere la volontà del suo Padre celeste. Ogni cristiano è chiamato a seguire il Salvatore sulla strada spinosa dell'ascesi. Essere asceti significa non arrendersi, non spezzarsi, custodire la luce in se stessi, soffrire senza lamentarsi e attraverso la sofferenza, passo dopo passo, avvicinarsi al proprio Creatore", ha esortato i fedeli il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

"Il dolore per le conseguenze della Caduta è presente in ogni persona, in noi stessi, nelle nostre famiglie, nel nostro Paese e nel mondo intero. Ovunque si guardi, ci sono guerre, morte, fame, freddo e ingiustizia. Dopo aver visto le notizie del giorno, il vostro cuore sente subito dolore. E quel dolore potrebbe spezzare chiunque se non sapessimo che l'ultima parola spetta a Dio. Tutte le nostre sofferenze hanno un significato profondo se le guardiamo dalla prospettiva dell'eternità: anche il male peggiore è fermato dal Signore misericordioso e infine trasformato in bene. Tutto nella nostra vita è predisposto da Dio per la nostra salvezza, e il principale vettore della nostra vita è rivolto verso l'alto, alla casa del nostro Padre", ha detto il metropolita Antonij.

Vladyka ha anche ricordato ai fedeli la legge spirituale, secondo la quale una persona che non soffre non è confortata da Dio.

"Attraverso i dolori, le sofferenze e le lacrime, in cui nasce l'umiltà, il Signore ci dona la sua grande consolazione. Dio consola gli offesi, i sofferenti, i malati e gli indigenti. Egli è sempre con coloro che sono in difficoltà. Dio è sempre con anche noi, se non dimentichiamo lui e la nostra grande vocazione: diventare cittadini del cielo", ha concluso il metropolita.

Come riportato, il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary ha osservato che le persone che rimangono fedeli a Cristo vinceranno sicuramente.

 
Americani rinunciano alla loro cittadinanza per seguire il proprio destino in Russia

Degli americani in numero da record stanno facendo ciò che una volta era considerato impensabile – rinunciano alla loro cittadinanza statunitense. In termini numerici, almeno 1.788 americani hanno ufficialmente rinunciato alla loro cittadinanza statunitense nel 2011 – più dei totali combinati tra il 2007, il 2008 e il 2009 – e il 2012 promette di essere un altro anno di record, con 461 americani che hanno già preso questa decisione nel primo trimestre dell'anno, secondo le cifre del Dipartimento del Tesoro USA. Sebbene questi numeri possano sembrare una piccola percentuale della popolazione statunitense, il fatto che ci sia un numero record di 6,3 milioni di cittadini statunitensi che lavorano all'estero, e che tra loro un numero record sta rinunciando alla propria cittadinanza, è degno di ulteriore considerazione.

Inoltre, questi numeri non tengono conto di quegli emigranti che arrivano negli Stati Uniti con un visto, ma decidono di non voler ottenere una residenza permanente o una cittadinanza e invece tornano a casa.

Una ragione spesso citata per rinunciare a un passaporto statunitense è la legge statunitense conosciuta come Facta (Fair and Accurate Credit Transactions Act, o legge sulle transazioni monetarie corrette e accurate), approvata nel 2010 e che sarà attuata nel 2013, che è un'espansione draconiana del già straordinario peso delle leggi fiscali americane per gli espatriati. Vale la pena notare che gli Stati Uniti sono l'unica nazione su 34 dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) che tassa i propri cittadini indipendentemente dalla nazione di residenza, sostenendo in sostanza che gli americani che vivono all'estero pagano le imposte sul reddito sia alla loro nazione di residenza sia all'IRS, anche se sono soggetti a esenzioni parziali basati sul livello del reddito. Inoltre, l'elevato costo di conformità al Facta ha portato molte banche e fondi di investimento in Asia a rifiutare tutti i clienti americani, creando barriere insormontabili in banche e in investimenti a numerosi espatriati americani che vivono e lavorano in Asia.

Infine, se questa non fosse una ragione sufficiente per cambiare la propria cittadinanza, esiste anche la differenza comparativa dei tassi di reddito, per esempio un tasso forfettario del 13% in Russia secondo il codice fiscale russo, un tasso forfettario del 12% in Bielorussia secondo il codice fiscale bielorusso e un tasso forfettario del 15% in Ucraina secondo il codice fiscale ucraino, rispetto ad un tasso combinato federale e statale del 46% ora, e fino al 50% a partire dal 2013, in stati degli USA come California e New York, secondo la Securities Industry e Financial Markets Association.

La legge sulla mobilità e responsabilità previdenziale degli Stati Uniti (HIPAA) del 1996 impone che il nome di ogni americano che rinuncia alla propria cittadinanza sia pubblicato nel registro federale, sulla base della premessa secondo cui gli individui che lo fanno sono evasori fiscali anti-patriottici che meritano la pubblica vergogna. Tuttavia, le motivazioni per cui gli americani scambiano la loro cittadinanza per quella di un altro paese, in particolare quella della Russia, della Bielorussia o dell'Ucraina, sono spesso molto più complicate e intrecciate. Tra i motivi citati dagli americani per trasferirsi in Russia, Bielorussia o Ucraina e per rinunciare in molti casi alla cittadinanza statunitense, oltre alla tassazione, ci sono l'occupazione, l'istruzione, la religione, la cultura, la politica estera, i matrimoni con cittadini stranieri, e altro ancora.

Prendete per esempio il caso di una parrocchia ortodossa a sud di San Francisco, in California, che ha già perso nove famiglie – tutte ritornate in Russia, Bielorussia o Ucraina. Tra i motivi citati dai parrocchiani per tornare a casa figurano "la legalizzazione americana dell'immoralità attraverso il movimento gay e gli aborti dei minori senza il consenso dei loro genitori, oltre al livello atroce dell'istruzione americana". Come un parrocchiano ha detto al rettore della parrocchia: "Solo gli ingenui credono che, legalizzando i matrimoni gay, l'America si calmerà; invece, continuerà, gradualmente imponendo i gay sul sistema educativo, sui datori di lavoro, su organizzazioni private come le chiese, sull'esercito, distruggendolo, su Hollywood e sulle altre forme di intrattenimento; non si fermerà perché non può fermarsi – tale è la natura di questa bestia disgustosa. Ce ne andiamo, perché abbiamo figli piccoli e non vogliamo che siano corrotti".

Questo parrocchiano non sta esagerando. Negli ultimi anni, mentre la Russia ha reintrodotto la cultura cristiana ortodossa nel suo curriculum scolastico, comprese le lezioni di storia di Aleksandr Solzhenitsyn, la California ha introdotto una storia revisionista nel suo curriculum scolastico, includendo i presunti contributi degli americani con tendenze omosessuali, creando il "giorno di Harvey Milk" per commemorare l'attivista omosessuale di mezza età che aveva una passione per il sesso con i ragazzi adolescenti. Il rettore della parrocchia ortodossa in California sottolinea che i suoi parrocchiani che rinunciano alla cittadinanza statunitense sono "cittadini di qualità, i tipi che vorresti nel tuo paese, i tipi che vorresti come tuoi vicini: non sono persone che cercano una vita facile, o per l'accumulo di beni materiali. Non conosco un solo criminale tra queste persone. Nella nostra parrocchia erano i migliori parrocchiani – sempre disposti a lavorare, a donare, a partecipare. E non sono neppure anziani, che soffrono di nostalgia romantica".

George, un cittadino americano di New York che si è trasferito in Russia oltre un anno fa, afferma: "Ho lasciato l'America con l'intenzione di non tornare mai, non perché non sono americano, ma perché credo che l'America non esista più. È stata sostituita da un'oligarchia senza Dio che si sforza di sfruttare i suoi cittadini per soddisfare i capricci inesauribili di pochi membri dell'èlite. Se questo non fosse sufficiente, mi sono trovato ogni anno sempre più disgustato da come l'America accusa altre nazioni dei peccati di cui essa stessa è più colpevole. L'America insiste a dire che diffonde la democrazia, critica nazioni con decine di partiti definendole non democratiche, mentre il sistema bipartitico americano impedisce completamente la democrazia. L'America impiega tattiche totalitarie contro i manifestanti, avendo ora autorizzato l'utilizzo di armi a raggi infrarossi per impedire le proteste, un diritto garantito dalla Costituzione americana. Molti americani se ne sono già andati e presto arriverà un giorno in cui rimarranno in pochi a chiamare America la terra su cui l'America è stata fondata".

Oltre ai commenti di George riguardo alla politica estera statunitense, il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha condannato in passato la guerra di aggressione della NATO contro i cristiani ortodossi serbi, affermando che "diversi paesi, sicuri di avere il diritto di determinare il destino mondiale, si sono uniti per imporre la loro volontà a una nazione" e ha avvertito che il destino dei cristiani in Medio Oriente e in Africa è stato peggiorato dagli interventi stranieri negli affari delle nazioni sovrane in queste regioni. Inoltre, il presidente Vladimir Putin ha ribadito l'intento russo di adempiere al suo ruolo storico di proteggere le comunità cristiane del mondo dalla violenza e nel recente Giorno della Vittoria ha sottolineato che "la rigorosa adesione alle norme internazionali, il rispetto della sovranità nazionale e l'auto-determinazione di ogni nazione – è una delle garanzie assolute che la tragedia dell'ultima guerra non avverrà mai più".

Per quanto riguarda la politica estera americana, in particolare verso la Russia, gli espatriati americani a Mosca stanno sempre più insistentemente chiedendo la fine del finanziamento statunitense di 200 milioni di dollari attraverso il National Endowment for Democracy (NED) del Dipartimento di Stato ai leader dell'opposizione in Russia, cercando di fomentare disordini civili o persino rivoluzioni, e la fine dei piani della NATO di circondare la Russia con missili balistici offensivi per complementare le basi statunitensi e NATO già intorno alla Russia – entrambe violazioni dirette della promessa del presidente degli USA Ronald Reagan al premier dell'URSS, Mikhail Gorbachev, che la NATO non si sarebbe espansa verso est. Il governo degli Stati Uniti sarebbe saggio a seguire l'avvertimento del Patriarca Kirill: "La Chiesa ortodossa russa è contro le rivolte violente, in Siria, in Libano, in qualsiasi altro paese. In ogni paese, qualsiasi controversia tra il governo e l'opposizione deve essere risolta solo da negoziati, ritiene la Chiesa russa – altrimenti, c'è il rischio di ripetere lo scenario sconvolgente della rivoluzione bolscevica russa del 1917".

Non tutti gli espatriati americani che vivono in Russia sono pronti a rinunciare al loro passaporto statunitense. Elina, nativa della Russia e naturalizzata cittadina americana, è tornata in Russia qualche anno fa con il suo marito americano, Ken, e i loro figli. Elina afferma che "nonostante le draconiane leggi fiscali statunitensi, né Ken, né io, né i nostri figli intendiamo rinunciare alla nostra cittadinanza statunitense. Tutti rimaniamo dedicati al percorso di riunire i nostri popoli e di unire russi e americani contro il fascismo corporativo che si sta espandendo nel mondo. Inoltre abbiamo intenzione di visitare gli Stati Uniti, poiché Ken ha là la sua famiglia che amiamo e vogliamo aiutare. Io non ho rinunciato alla mia cittadinanza russa quando ho ottenuto la mia cittadinanza statunitense e il mio paese non ha ritirato la mia cittadinanza, nonostante la seconda cittadinanza, Noi amiamo tutti gli americani che non sono colpevoli dell'aggressione internazionale, attuata dal triangolo di ferro del complesso militare, delle banche e del governo americano".

George e Ken sono in realtà due di molte migliaia di esperti stranieri d'élite che sono venuti dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea a lavorare in Russia, compresi i 10.000 nella sola Mosca a partire dal 2001, secondo il capo del Dipartimento dei servizi dell'immigrazione a Mosca, Fjodor Karpovets. Tale numero probabilmente aumenterà, sulla base della liberazione delle leggi russa dell'immigrazione, dell'adesione della Russia all'OMC e dell'aumento degli investimenti diretti del governo e degli stranieri nelle iniziative di innovazione e modernizzazione della Russia.

Alcuni espatriati americani in Russia sono stati riluttanti a parlare, presumibilmente a causa della paura di rappresaglie da parte dalle autorità statunitensi. Vale la pena notare che sia il governo statunitense che quello russo permettono la doppia cittadinanza, anche se il Dipartimento di Stato americano ha cercato molte volte di porre fine a questa pratica negli ultimi 50 anni, finendo ogni volta sconfitto dalla Corte suprema. I soli casi in cui il Dipartimento di Stato americano è riuscito a privare della cittadinanza statunitense un doppio cittadino sono stati i casi in cui un cittadino statunitense che vive all'estero ha dichiarato pubblicamente l'intenzione di rinunciare alla propria cittadinanza statunitense, solo per tentare in seguito di rientrare negli USA.

Andare all'estero e rinunciare alla propria cittadinanza statunitense è un passo drammatico che non è da tutti. Tuttavia, quelli che hanno fatto un tale passo verso la Russia, la Bielorussia o l'Ucraina lo considerano una delle decisioni migliori che hanno mai preso.

 
Sapevate che in Russia ci sono tre chiese "sul sangue versato"?

Tre chiese con lo stesso nome furono costruite sui luoghi in cui morirono membri della famiglia reale.

Ludushka (CC BY-SA 3.0); Legion Media; Vjacheslav Bukharov (CC BY-SA 4.0)

La più famosa è, naturalmente, la chiesa della Resurrezione di Cristo sul Sangue a San Pietroburgo. Fu costruita sul sito di un tentativo di assassinio di Alessandro II. Il 1 marzo 1881, alcuni terroristi lanciarono una bomba, prima sulla sua carrozza e poi direttamente sotto i piedi dello tsar. Alessandro II, ferito a morte, fu trasportato al Palazzo d'Inverno, dove morì poco dopo. Nel 1883, le autorità iniziarono a costruire una chiesa in stile russo, progettata da Alfred Parland e dall'archimandrita Ignatij, sul sito del tentativo di assassinio. È decorata con molti mosaici, ai quali lavorarono ben tre dozzine di artisti, tra cui Viktor Vasnetsov e Mikhail Nesterov.

Legion Media

La chiesa di san Demetrio sul Sangue a Uglich fu costruita sul luogo della morte dello tsarevich Dmitrij, figlio di Ivan il Terribile. Secondo una versione, il principe di otto anni stava giocando con alcuni ragazzi: dovevano lanciare un coltello il più lontano possibile oltre una linea tracciata sul terreno. All'improvviso, il principe ebbe un attacco epilettico, durante il quale si colpì accidentalmente con un chiodo di ferro alla gola. Secondo un'altra versione, fu assassinato. Nel XVII secolo, una chiesa, decorata con dipinti che raccontavano la sua morte, fu costruita sul luogo della morte del principe.

Vjacheslav Bukharov

La terza chiesa sul sangue versato si trova a Ekaterinburg. La chiesa-monumento sul sangue dedicata tutti i santi della Rus' è stata costruita sul sito della casa Ipatiev. Fu lì che Nicola II e la sua famiglia furono fucilati. La costruzione della chiesa a cinque cupole è stata completata solo nel 2003. Al piano inferiore c'è una cripta: ci sono oggetti rimasti dalla casa Ipatiev e una mostra sugli ultimi giorni dei Romanov.

Vjacheslav Bukharov (CC BY-SA 4.0)

 
Portavoce della Chiesa ortodossa ucraina: dei 47 vescovi georgiani, solo 7 vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il vice capo del Dipartimento esteri della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Nikolaj Danilevich

Tutti i teologi georgiani che si sono congratulati per l'intronizzazione di Epifanij sono rappresentanti dell'opposizione che studiano in Occidente, ha detto il vice capo del Dipartimento esteri.

La Chiesa ortodossa georgiana non ha ancora preso la sua decisione sul riconoscimento della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Durante una visita in Georgia, la delegazione ucraina non ha notato l'intenzione di riconoscere la nuova struttura ecclesiastica dell'Ucraina, ha detto sul canale TV "Pervyj Kozak" il vice capo del Dipartimento esteri, l'arciprete Nikolaj Danilevich.

"Non cercherò di prevedere le loro decisioni, ma comunicando con i vescovi e il patriarca della Chiesa georgiana, non sentivamo che fossero pronti a fare un passo a scapito dell'unità pan-ortodossa o a danneggiare la nostra Chiesa ortodossa ucraina canonica", ha detto ai giornalisti l'arciprete Nikolaj.

Secondo lui, su 47 vescovi della Chiesa ortodossa georgiana, non ce ne sono più di sette disposti a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tuttavia, semplicemente non sono del tutto consapevoli dell'attuale situazione nell'Ortodossia ucraina. E quei laici georgiani che hanno scritto una lettera aperta a sostegno di Epifanij si sono rivelati feroci critici anche della loro nativa Chiesa ortodossa georgiana.

"Dopo la cosiddetta intronizzazione di Epifanij, 30 teologi georgiani lo hanno salutato con una lettera. E c'era una lista di quei teologi. Ho mostrato questa lista al Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana. Si è scoperto che tutte queste persone sono forti critici della Chiesa georgiana. Questa è un'opposizione di laici e di persone che studiano principalmente in Occidente e criticano la loro Chiesa", ha sottolineato il vice capo del Dipartimento esteri della Chiesa ortodossa ucraina.

iIl 30 gennaio 2019, una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli ha incontrato il catholicos-patriarca Elia II di tutta la Georgia e alcuni membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana, ma questo incontro non ha cambiato la posizione della Chiesa georgiana in merito al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 20 febbraio 2019, il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary e il portavoce della Chiesa, l'arciprete Nikolaj Danilevich, si sono incontrati con sua Beatitudine il catholicos-patriarca Elia II della Georgia e con alcuni vescovi della Chiesa ortodossa georgiana. Durante l'incontro, la delegazione ucraina ha discusso con il patriarca e i vescovi della Chiesa ortodossa georgiana di ciò che sta accadendo nella vita ecclesiastica in Ucraina e della situazione nell'Ortodossia mondiale. "Tutti provano empatia. Tutti stanno pregando Dio e sperano che le difficoltà che sono sorte nella vita della Chiesa saranno risolte prima o poi con l'aiuto di Dio ", ha detto l'arciprete Nikolaj a proposito di questo incontro.

 
Auguri alla rassofora Elena
il sito della nostra parrocchia madre di Milano pubblica la notizia della tonsura al rassoforato di sorella Elena, che ha servito la chiesa a Milano per un lungo periodo di noviziato. Se noi a Torino abbiamo avuto di recente la nostra tonsura monastica, la chiesa di Milano non è stata da meno, e anzi ci indica la via verso lo sviluppo del monachesimo femminile, ancora carente nell'Ortodossia in Italia. Alla rassofora Elena i nostri auguri di cuore. Спаси, Христе Боже!
 
Dobbiamo attraversare la guerra come cristiani, portando la nostra croce

il metropolita Arsenij. Foto: svlavra.church.ua

Durante la guerra, le persone si comportano in modo diverso: alcuni pregano e aiutano i loro vicini, altri si arrabbiano e condannano, ha detto l'abate della Lavra di Svjatogorsk.

Il 27 marzo 2022, il metropolita Arsenij di Svjatogorsk, l'abate della Lavra della santa Dormizione a Svjatogorsk, nel suo sermone sulla Settimana della santa Croce, ha affermato quanto sia importante rivolgersi a Dio con tutto il cuore per superare la guerra.

"Dobbiamo vivere il presente da cristiani, prendere la croce e seguire Cristo. Dobbiamo afferrare la sua veste e non lasciarla andare perché senza Dio l'uomo va verso una condizione terribile. Senza Dio, diventiamo crudeli e chiudiamo a noi stessi la porta della vita eterna", ha detto il metropolita Arsenij.

Il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina ha esortato i credenti ad astenersi dalla quantità di notizie e a concentrarsi sulla preghiera.

"Di norma, tutte le notizie sono negative e le persone non sanno più dove è la verità e dove è la bugia, non sanno chi ascoltare, ovunque c'è odio, rabbia, tragedia. L'abbondanza di notizie rende una persona ansiosa, e questo porta a un disturbo mentale. In questa situazione, è necessario concentrarsi sulla preghiera, sullo stato interiore, che darà all'anima la forza di sopravvivere a tutto. Il Signore ci aiuta a portare la croce che ci ha donato se ci rivolgiamo a lui. Aspettiamo l'aiuto di Dio, ma dobbiamo chiederlo, dobbiamo parlare con Dio. Il Signore, mostrandoci la Crocifissione, dice che è pronto a donarsi perché l'uomo possa essere salvato, ma noi dobbiamo correre da lui", ha detto il metropolita Arsenij.

"Oggi più che mai le chiese devono essere affollate, e invece dormiamo tutti. Come possiamo risvegliare i nostri cuori, spezzare questo torpore pietroso, invernale? Il torpore è distrutto dalla preghiera sincera e dall'astinenza, dalla partecipazione ai sacramenti della Chiesa. Poi c'è una rinascita primaverile, l'anima inizia a rinascere", ha aggiunto il metropolita Arsenij.

L'abate della Lavra di Svjatogorsk ha osservato che durante la guerra le persone si comportano in modo diverso, alcuni pregano e aiutano i loro vicini, altri si arrabbiano e giudicano.

"Nella situazione odierna ognuno si comporta in modo diverso. Alcuni dicono parole d'amore e cercano di aiutare il prossimo mentre altri con rabbia e irritabilità odiano e amareggiano. In questo momento è importante rimanere umani, come erano i nostri antenati, che sono passati anche loro attraverso le guerre e la fame, ma a noi sono rimaste le nostre buone madri, nonne, padri e nonni, lavoratori dalla vita morale, che ci hanno insegnato molto. Anche loro hanno vissuto un momento difficile, a volte più difficile del nostro", ha detto il metropolita Arsenij.

Come riportato, l'abate della Lavra di Svjatogorsk ha detto che sopporteremo le rovine, se solo le anime saranno illese.

 
Debolezza e riluttanza di fronte alla persecuzione

Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'attuale persecuzione della Chiesa in Ucraina non è qualcosa di nuovo o insolito. Tutto questo è già accaduto prima. La comprensione del passato ci aiuterà a sopportare il presente.

L'apostolo Paolo scrisse a Timoteo: "...tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati" (2 Tim 3:12). Questo è vero per tutti i tempi. Anche quando il cristianesimo non era solo la religione dominante, ma l'unica religione dominante in tutto il mondo civilizzato di quell'epoca, i giusti venivano perseguitati. Queste persecuzioni assumevano forme diverse e provenivano da persone diverse, a volte persino da persone investite di autorità spirituale e grande potere. Atanasio il Grande, Giovanni Crisostomo, Fozio il Grande, Filippo di Mosca, Arsenio di Rostov e molti altri furono esiliati dai loro colleghi vescovi.

Tuttavia, se consideriamo la persecuzione in senso più stretto, come la persecuzione dei cristiani da parte di pagani o atei, tutti questi eventi, verificatisi in diversi periodi storici e in varie condizioni socio-politiche, hanno caratteristiche comuni. Se esaminiamo, analizziamo e cerchiamo di proiettare queste caratteristiche sui tempi odierni, comprenderemo il significato di ciò che sta accadendo ora e ci rafforzeremo per sopportare le difficoltà e le tribolazioni odierne. In questo articolo, ci concentreremo su un aspetto comune a quasi tutte le persecuzioni note, che la nostra tradizione ecclesiale non sottolinea particolarmente. Tuttavia, è un punto molto importante.

Tutte le persecuzioni sono generalmente precedute da periodi di relativa pace e prosperità per le comunità cristiane. Prendiamo, per esempio, la persecuzione nota nella storiografia come la più significativa e brutale: la persecuzione di Diocleziano, chiamata anche "Grande Persecuzione". Si ritiene che sia durata 10 anni, dal 303 al 313, coprendo l'intero Impero Romano dell'epoca. Tuttavia, questo non è del tutto accurato. In primo luogo, nella parte occidentale dell'impero, la persecuzione terminò effettivamente nel 306, mentre nella parte orientale cessò nel 311, sebbene incidenti isolati continuarono oltre queste date. In secondo luogo, l'intensità, l'universalità e la severità della persecuzione variarono nelle diverse località. Tuttavia, gli editti imperiali contro i cristiani erano in vigore in tutto l'Impero Romano, rappresentando una costante minaccia di persecuzione.

Prima di questa persecuzione, i cristiani vissero in pace e prosperità per 40 anni. La precedente persecuzione sotto gli imperatori Decio Traiano e Valeriano, che non fu né estesa né prolungata come la Grande Persecuzione, terminò nel 250. Da allora, le comunità cristiane erano cresciute in modo significativo, si erano diffuse in molte città, avevano acquisito proprietà e costruito edifici ecclesiastici. Sorprendentemente, a Nicomedia, fu costruita una grande chiesa cristiana proprio di fronte al palazzo imperiale. La distruzione, o secondo alcune fonti, l'incendio di questa chiesa insieme alla sua congregazione, fu il primo atto della Grande Persecuzione. Il calendario dei nostri santi commemora il 28 dicembre (vecchio stile) la memoria dei 20.000 martiri bruciati a Nicomedia. La tradizione vuole che si fossero radunati nella chiesa per la celebrazione del Natale. L'imperatore ordinò che fossero tutti bruciati, ma coloro che accettarono di sacrificare agli idoli pagani poterono lasciare la chiesa. Naturalmente, il numero 20.000 è una significativa esagerazione, ma indica comunque che la chiesa era molto grande per gli standard dell'epoca. Non avrebbe potuto essere costruita in segreto e senza ingenti risorse finanziarie. Durante quegli anni, chiese cristiane furono erette legalmente e apertamente in quasi tutte le principali città dell'Impero. Dopo la fine della persecuzione, molte di queste chiese furono restituite alle comunità cristiane tramite procedure legali e fu pagato un risarcimento per quelle che erano state distrutte.

Oltre alla costruzione di chiese durante questo periodo, molte persone provenienti dagli alti ranghi della società si unirono alla Chiesa. Per esempio, uno dei santi più famosi, Giorgio il Vittorioso, proveniva da una famiglia molto ricca ed era un comandante militare vicino a Diocleziano. Una parte significativa dell'esercito e dell'apparato burocratico era composta da cristiani. Anche la situazione materiale e finanziaria delle comunità era piuttosto buona.

Tutto ciò, naturalmente, aveva contribuito in modo significativo alla diffusione del cristianesimo in diversi strati della società e in vari territori, ma aveva anche portato a uno stato di compiacimento spirituale. Le parole di Cristo: "... Chi vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mc 8:34), non erano state certamente dimenticate, ma erano passate in secondo piano nella coscienza delle persone, mentre era venuto alla ribalta uno stato di soddisfazione per la vita terrena, il comfort e la possibilità di combinare la fede nell'Unico Vero Dio con il benessere terreno. Tutto questo è molto buono e in certi momenti, forse, può essere combinato, ma poi arrivano i momenti in cui una persona si trova di fronte a una scelta: o l'una o l'altra cosa.

E quando giunge il momento delle prove, molti cristiani non sono preparati a scegliere Cristo e a rinunciare al benessere terreno. Questo non viene comunemente sottolineato, ma il fatto rimane: durante le persecuzioni, un numero enorme di cristiani si è compromesso e ha soddisfatto le richieste dei propri persecutori. La mancanza di fonti storiche non ci consente di trarre una conclusione definitiva sul fatto che ci fossero più confessori o più apostati. Ma che di questi ultimi ce ne fossero moltissimi è fuor di dubbio.

Inoltre, raramente uno di questi apostati ruppe con il cristianesimo una volta per tutte. La maggior parte credeva che non fosse ammissibile, ma del tutto perdonabile, soddisfare le richieste delle autorità continuando a credere in Cristo nei propri cuori. Le richieste variavano, e così anche i gradi di compromessi accettabili. Gli stessi vescovi spesso chiedevano di soddisfare le richieste delle autorità pagane. Per esempio, il prof. Bolotov, nella sua "Storia della Chiesa antica", scrive di Euctemone, il vescovo di Smirne, che esortò i cristiani all'apostasia formale per salvare le loro vite. A Cartagine e Alessandria, l'apostasia assunse un carattere di massa.

Le fonti storiche affidabili raramente menzionano casi in cui i cristiani furono costretti direttamente a rinunciare verbalmente alla loro fede. Una persona poteva credere in Cristo, ma allo stesso tempo era tenuta a compiere determinate azioni che dimostrassero lealtà all'autorità dello Stato e al suo culto religioso associato. Queste richieste variavano: dall'offrire sacrifici agli idoli alla consegna di libri sacri o utensili della chiesa. La portata del compromesso accettabile differiva da luogo a luogo. Per esempio, se il vescovo Filippo di Eraclea consentiva la consegna di utensili e Scritture, il vescovo Felice di Thibiuca riteneva invece che fosse meglio morire che farlo.

Dopo la Grande Persecuzione, coloro che si erano allontanati dalla fede, noti come "traditori", tornarono in massa alla Chiesa. Le regole canoniche di san Pietro di Alessandria e del Concilio di Arles del 314 affrontarono il tema di come accettarli di nuovo. Questi documenti descrivono vari gradi e forme di apostasia, con alcune forme abbastanza giustificate o trattate con indulgenza. Per esempio, Pietro di Alessandria giustificò pienamente coloro che corrompevano i funzionari per essere rilasciati. Nel suo Canone 12, scrive: "Coloro che hanno dato denaro in modo da non essere disturbati in alcun modo, non si faccia loro carico. Perché hanno sofferto la perdita del denaro per non perdere le loro anime, cosa che altri hanno fatto per avidità..." È interessante notare che sostiene la sua visione con un esempio tratto dagli Atti degli Apostoli: "...e leggiamo negli Atti degli Apostoli che coloro che furono trascinati davanti ai funzionari della città a Tessalonica a causa di Paolo e Sila furono rilasciati in cambio di una somma sufficiente".

Un'altra tattica era quella dei ricchi cristiani che costringevano i loro schiavi a offrire sacrifici agli idoli per loro conto. "Alcuni misero al loro posto degli schiavi cristiani, e gli schiavi, essendo sotto il potere dei loro padroni e temendoli, furono spinti all'idolatria e caddero", scrive san Pietro. C'erano anche casi in cui i cristiani fingevano solo di offrire sacrifici senza effettivamente farlo. Per esempio, poteva sembrare che qualcuno gettasse un pezzo di incenso sull'altare davanti a una statua, ma questi lo teneva segretamente in mano.

In tutti questi casi, vediamo la psicologia dell'opportunismo, che si adatta alle mutevoli condizioni esterne. L'obiettivo principale era sopravvivere e, se possibile, mantenere il proprio benessere. Se ciò poteva essere fatto senza rinunciare alla fede o attraverso forme minori di apostasia, era considerato accettabile. Altrimenti... beh, Dio perdonerà. Questa visione è contrastata da un'altra: l'obiettivo principale è rimanere fedeli a Cristo, indipendentemente dal costo. Molti confessori sostenevano questa visione. Lo storico sant'Eusebio di Cesarea, che sperimentò personalmente la Grande Persecuzione, scrive: "Si potrebbe parlare di migliaia di cristiani che hanno mostrato un coraggio notevole nel confessare la fede in Dio Onnipotente... Ecco migliaia di persone – uomini, donne, bambini, che, disprezzando questa vita temporanea, hanno sopportato vari tipi di morte per gli insegnamenti del nostro Salvatore". Si noti anche che spesso le torture inflitte ai cristiani, intese a incutere paura negli altri, avevano l'effetto opposto: le persone stesse cercavano il martirio per unirsi a Cristo.

"A quel tempo, abbiamo assistito a un fervore sorprendente e a una forza e a un coraggio veramente divini tra coloro che credevano in Cristo Dio. Mentre la sentenza veniva letta ad alcuni martiri, altri accorrevano da tutte le parti al palco del giudice, dichiarandosi cristiani, indifferenti alle torture, per quanto terribili e varie potessero essere. Proclamando senza paura Dio Creatore, accettarono con gioia, con sorrisi e allegria la condanna a morte e cantarono inni di ringraziamento al Creatore fino al loro ultimo respiro", scrive Eusebio.

Questi due approcci, queste due mentalità, sono caratteristici di tutte le persecuzioni storiche, e quella attuale non fa eccezione. Abbiamo anche ora quelli che rimangono fermi nella loro fede, rimangono leali alla Chiesa e si rifiutano di scendere a compromessi. Non è che non abbiano assolutamente paura delle conseguenze di tale lealtà. La paura è un sentimento perfettamente normale per una persona psicologicamente sana. Ma queste persone considerano l'allontanamento dalla Chiesa una prospettiva molto più terrificante e quindi temono di diventare apostati a causa di qualsiasi compromesso.

L'attuale persecuzione della Chiesa offre solo un compromesso: unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E quelli della seconda categoria, quelli che hanno fatto un tale compromesso, si sono convinti internamente che non si tratti né di tradimento né di apostasia. È semplicemente una transizione da una giurisdizione all'altra, specialmente una sanzionata da una persona che porta il titolo di "sua Santità" (riferito al patriarca di Costantinopoli). Esteriormente, tutto rimane uguale: la stessa chiesa, gli stessi paramenti, gli stessi (o quasi gli stessi) servizi, la stessa prospera esistenza in cui nessuno ti disturba o ti porta via nulla. "Tutto come al solito". Ma in qualche modo, questo stesso "tutto come al solito" diventa una priorità nella mente delle persone, spingendo la lealtà verso la Verità in secondo piano. La cosa principale è che tutto rimanga com'era, con la fedeltà mantenuta se possibile. E qui mi vengono in mente le parole dell'Apocalisse, probabilmente pronunciate a proposito di un tale stato d'animo: "...non sei né freddo né caldo. Oh, se fossi l'uno o l'altro! Invece, poiché sei tiepido, non sei né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca" (Ap 3:15-16).

Ciò che è anche degno di nota è che uno spirito fermo, la determinazione ad andare fino in fondo, a rimanere fedeli alle proprie convinzioni, non importa cosa succeda, spesso si rivela una difesa più affidabile contro le persecuzioni stesse rispetto all'astuta evasività e ai disperati tentativi di sottrarsi ai guai. Molto spesso, le prove e le disgrazie aggirano coloro che non le temono e, al contrario, colpiscono coloro che, nel tentativo di evitarle, sono pronti a fare patti con la propria coscienza.

 
Aleppo e Mosul: un racconto di due città liberate

La città irachena di Mosul. La città siriana di Aleppo. Entrambe 'liberate' negli ultimi mesi da gruppi radicali del terrorismo jihadista. Ma mentre una delle due operazioni anti-terroriste è stata lodata in Occidente, l'altra è stata ferocemente denunciata.

I modi molto diversi in cui le rispettive 'liberazioni' sono state raffigurate ci dicono molto sul modo in cui opera la propaganda bellica nel cosiddetto mondo libero.

Negli ultimi giorni ci sono state trasmesse dai media occidentali testimonianze trionfanti sulla "liberazione" di Mosul dall'ISIS. Il presidente americano Donald Trump ha pubblicato una dichiarazione della Casa Bianca che si congratula con le autorità irachene, e in cui le parole "liberazione" o "liberata" sono apparse tre volte.

Sembra che tutti vogliano ottenere il merito per l'operazione militare di successo. Il quotidiano Independent ha riferito come un ufficiale del Pentagono ha dichiarato che l'ISIS è stata sconfitta a causa delle "strategie di addestramento" di Barack Obama. La liberazione di Mosul ci è stata venduta come una grande vittoria. A prima vista, lo è senza dubbio. Chi, dopo tutto, vorrebbe vedere i brutali macellai terroristi dello Stato islamico mantenere il loro territorio? Ma ciò che è evidente è come si è glissato sul costo della "liberazione", anche se questo è stato davvero alto.

I ricercatori di Airwars, per esempio, stimano che tra 900 e 1.200 civili siano stati uccisi dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti e da colpi d'artiglieria durante l'operazione di otto mesi e che "molte altre centinaia o addirittura migliaia di persone potrebbero essere morte nelle azioni della coalizione".

Airwars cita il portavoce della Croce Rossa Internazionale Iolanda Jaquemet, che ha parlato del massiccio numero di vittime civili: "Vengono con ferite di shrapnel, sanguinando anche dai loro occhi, colpiti alla testa, dopo essere stati sepolti sotto le macerie, traumatizzati dagli attacchi aerei, dall'artiglieria , dai cecchini, dalle bombe, dopo avere perso tutta la famiglia – e troppo spesso, morendo anch'essi all'arrivo.

Inoltre, c'è stata la distruzione delle infrastrutture di Mosul. Circa l'80 per cento della parte ovest di Mosul è stata distrutta. L'ONU dice che oltre 5.000 edifici a Mosul sono stati danneggiati e 490 distrutti nella storica Città Vecchia. Mosul può essere stata "salvata", ma il costo della ricostruzione della città sarà enorme. Torna alla mente quella vecchia frase della guerra del Vietnam, "è stato necessario distruggere la città per salvarla".

Eppure, il presidente Trump non ha menzionato nulla di questo nella sua dichiarazione della Casa Bianca. Anche i rapporti mediatici hanno teso a minimizzare gli effetti negativi.

Quanto è stato diverso per Aleppo nel 2016! A quel tempo, l'azione anti-terrorista dell'esercito siriano e della Russia, per liberare l'est della città dal controllo del fronte di al-Qaeda/al-Nusra, è stata condannata. Il sindaco di Aleppo ha detto a Sky News che stava avvenendo un "olocausto" e ha incolpato la comunità internazionale per non aver fatto nulla. Sky News ha fatto una copertura speciale durata per tutto il giorno il 14 ottobre, dal titolo "Aleppo, la morte di una città".

Nella Camera dei Comuni, il segretario agli Esteri Boris Johnson ha rotto il protocollo diplomatico per chiedere proteste all'esterno dell'ambasciata russa. Le luci della Torre Eiffel sono state perfino spente in un "gesto di sostegno per la popolazione sotto i bombardamenti ad Aleppo".

Una copertura mediatica prominente è stata data a rapporti non verificati di attivisti anti-governativi, come i cosiddetti "caschi bianchi", che sostenevano che le forze siriane e russe avevano bersagliato civili. I tweet di una ragazza di sette anni anti-Assad e anti-Putin intrappolate nella battaglia, Bana Alabed, sono stati pubblicizzati da celebrità occidentali, come l'autrice di Harry Potter J.K. Rowling, twittata dalla madre di Bana.

"Ciò che sta succedendo ad Aleppo è una Guernica moderna", ha dichiarato Peter Tatchell, che ha interrotto un discorso del leader laburista Jeremy Corbyn pretendendo una risposta. In un dibattito parlamentare d'emergenza a Londra, parlamentari dal volto terreo, che solo un anno prima avevano votato a favore del bombardamento della Siria, si sono messi in fila per denunciare le autorità siriane e la Russia per... ehm... aver bombardato la Siria. Il conservatore Tom Tugendhat ha chiesto che fosse imposta una non-fly zone su Aleppo. "Gli elicotteri che stanno scaricando bombe a botte possono facilmente essere abbattuti da razzi con sede in Turchia o in Libano, o, in effetti, con i nostri razzi tipo 45 nel Mediterraneo", ha detto.

Il collega conservatore Andrew Mitchell ha paragonato le azioni della Russia a quelle dei nazisti: "I russi non stanno attaccando formazioni militari, stanno attaccando ospedali e una popolazione terrorizzata".

Il deputato laburista pro-guerra John Woodcock si è dichiarato d'accordò con Mitchell. "Il suo paragone con le azioni del regime nazista e della Lega delle Nazioni è molto potente", ha detto. Woodcock si è lamentato che "nessuno si sta opponendo alle bombe del regime russo" e ha concluso con una chiamata alle armi: "Saremo una generazione di Neville Chamberlain degli ultimi tempi, o ci faremo coraggio e agiremo al modo del grande Winston Churchill?"

In un tale clima di isteria guerrafondaia, coloro che hanno parlato di "liberazione" di Aleppo, come ha fatto il giornale Morning Star, in sfida alla psico-polizia dei neocon, sono stati trattati in vero stile maccartista da parte dei "liberali interventisti" e dei portinai dell'Establishment.

"Quella di Aleppo est, riconquistata dal brutale regime di Bashar al-Assad, non è una "liberazione". La sinistra non deve far finta che lo sia", ha proclamato la New Statesman's Media Mole.

"Se vi associate a questa feccia traditrice dopo questa prima pagina, non avete posto nella nostra politica", ha twittato un furioso John Woodcock.

Infatti, contrariamente al "bisogna fare qualcosa" della propaganda dell'élite, la riconquista di Aleppo est dalle mani dei fanatici terroristi decapitatori di bambini è stata davvero una liberazione. L''olocausto' di cui ci hanno avvisato per 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, non è accaduto. Al contrario, ci sono state scene di gioia sfrenata quando tutta la città è stata riportata sotto il controllo governativo. Per la prima volta in cinque anni i cristiani hanno potuto partecipare alla Messa di Natale nella cattedrale di sant'Elia della città vecchia. I neoconi occidentali avrebbero naturalmente preferito far rimanere al loro posto i jihadisti.

Da dicembre, i cittadini di Aleppo stanno lentamente riportando le loro vite alla normalità. A migliaia sono tornati nelle loro case. Infatti, l'UNHCR riferisce che quasi 500.000 siriani sono tornati nelle loro case nel 2017, tornando nelle aree controllate dal governo o riprese dalle mani dei "ribelli" anti-governativi.

Inutile dire che ciò non sarà descritto nei media che vogliono il cambio di regime, perché non si adatta alla narrazione dominante dei siriani che fuggono dal loro governo.

Quanto tempo, mi chiedo, ci vorrà perché la vita ritorni a qualcosa di simile a Mosul, o a Raqqa? La battaglia per Aleppo è stata descritta in modo molto diverso perché il "nemico ufficiale" stava facendo il liberatore.

I nemici ufficiali – siano essi i siriani o i russi, le forze libiche libere nel 2011, o l'esercito jugoslavo nel 1999 – non possono mai essere ripresi mentre combattono il terrorismo o liberano città o aree del loro paese dal controllo terrorista. Ogni volta che agiscono, la loro azione è SEMPRE descritta come un 'genocidio' o un 'olocausto'. Bersagliano deliberatamente i civili e bombardano gli ospedali per divertirsi.

Tuttavia, ogni volta che i partiti 'approvati' dagli occidentali uccidono civili – sia che facciano parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti, o siano le forze israeliane che bombardano Gaza o forse saudite che fanno a pezzi lo Yemen – allora tutto è giustificato. Tali vittime sono "danni collaterali" e/o "errori". Oppure, ovviamente, si accusano i "cattivi" per aver usato "scudi umani". È interessante anche che non esistano equivalenti dei caschi bianchi a Mosul per parlare dei civili uccisi dalle bombe della coalizione.

Quelli che erano tanto oltraggiati dai civili morti durante l'operazione militare per recuperare Aleppo non sembrano preoccupati per i civili morti in Iraq. Non c'è stato alcun dibattito di emergenza nella Camera dei Comuni per discutere di morte e distruzione a Mosul. La Torre Eiffel non ha oscurato le sue luci "in un gesto di appoggio per le popolazioni sotto i bombardamenti". Boris Johnson non ha chiesto alcuna protesta. E, per quanto ne so, l'autrice di Harry Potter non ha twittato sui bambini che hanno sofferto nella "liberazione" di Mosul, come faceva così regolarmente durante l'assedio di Aleppo.

Le ultime notizie sono che Bana Alabed pubblicherà un libro di memorie dei suoi giorni ad Aleppo, che sarà pubblicato negli Stati Uniti da Simon e Schuster, una parte della CBS Corporation, in questo autunno. Il gigante dell'editoria ha acquisito i diritti del libro dalla Blair Partnership, l'agente di J.K. Rowling. Senza dubbio seguirà presto un'offerta lucrativa di un film di Hollywood.

Penso che possiamo tranquillamente dire che le probabilità che una grossa casa editrice occidentale faccia un contratto con un "abitante di sette anni di Mosul, contrario alla liberazione", e che il libro che ne verrà fuori diventi un film di Hollywood, siano circa una su 10.000.

 
Il nostro futuro: una Chiesa ortodossa imperiale o una chiesa non ortodossa imperialista?

Avendo rifiutato l'insegnamento cristiano ortodosso sulla santissima Trinità, formulato dai Concili universali della Chiesa, nel secondo millennio dopo Cristo l'Europa occidentale fu per secoli lacerata dalla questione se la sua "Chiesa" dovesse essere centripeta (centralizzata), come il cattolicesimo romano, o centrifuga (in fuga dal centro), come il protestantesimo. In effetti, per secoli sono state combattute intere guerre sanguinarie su questo argomento. Sebbene oggi sia il cattolicesimo sia il protestantesimo si siano in gran parte estinti nella maggior parte dell'Europa occidentale e siano stati sostituiti dal secolarismo, la questione non è terminata, perché persistono modelli e riflessi culturali.

Così, tre anni fa, l'arrogante e sciocca Unione Europea centralizzata, un'imitazione secolare del cattolicesimo romano e risalente al trattato di "Roma", ha prodotto per reazione il voto per la Brexit centrifuga nella cultura protestante del Regno Unito. È chiaro che questo è solo il primo passo nell'inevitabile disintegrazione dell'Unione Europea, che è già stata sottoposta a enormi pressioni da tutte le parti per molti anni. Tutto ciò sarebbe rimasto solo un problema politico, ma nella Chiesa ortodossa è diventato di recente una questione spirituale. Perché la centralizzazione dell'Unione Europea fondata negli Stati Uniti viene imitata e perseguita dai laicisti finanziati dagli Stati Uniti del "Patriarcato di Costantinopoli" a Istanbul.

Qui i greci "euro-ortodossi", modernisti, ecumenisti e pro-LGBT hanno creato uno scisma dalla Chiesa ortodossa. Composta da quattordici Chiese locali indipendenti (autocefale, nel gergo greco) universalmente riconosciute, la Chiesa ortodossa è quindi minacciata dalla perdita di parte del suo gregge. Infatti questo piccolo patriarcato greco in "Costantinopoli", con una strabiliante arroganza, ha dichiarato apertamente la sua intenzione di ritirare tutte le autocefalie delle Chiese locali e di creare una "super-Chiesa", con se stessa, naturalmente, al controllo. Così, i greci di mentalità secolare a Istanbul imitano Bruxelles.

Avendo già fatto cose simili in piccoli gruppi della diaspora (Europa occidentale, Americhe e Oceania) e in Estonia negli ultimi decenni, i greci di Istanbul hanno fatto negli ultimi mesi esattamente la stessa cosa anche in Ucraina. Invadendo l'antico territorio ortodosso russo contro tutti i canoni e le tradizioni del cristianesimo, con lo stato ucraino e il sostegno finanziario e politico degli Stati Uniti, hanno creato un'organizzazione semi-fascista e ultranazionalista, che chiamano "la Chiesa in Ucraina" , ma che è sotto il loro pieno controllo. Questa è, naturalmente, pura tirannia imperialista greca del tipo praticato da secoli dai greci di Istanbul a Gerusalemme, ad Alessandria, ad Antiochia e in Bulgaria e altrove, ma ora estesa in tutto il mondo.

In questo modello imperialista, nelle sue stesse parole, questo patriarcato imperialista greco si considera una singola "Chiesa". 'Riprenderà' le autocefalie (piene indipendenze) date per fondare molte delle altre Chiese locali nei secoli precedenti. E poi restituirà loro un autogoverno molto, molto limitato. In questo modo combinerà la centralizzazione con il nazionalismo locale estremista. In tal caso, naturalmente, si potrebbe chiedere, perché Gerusalemme, la prima Chiesa, non riprende l'autocefalia data a Costantinopoli e riprende tutto il potere per se stessa? Teologicamente e storicamente parlando, tutto ciò deriva da una mentalità puramente secolarista cattolico-romana e protestante.

Ciò non sorprende quando vediamo dove sono stati formati i burocrati e gli ideologi del Patriarcato greco: all'Università Gregoriana di Roma (come lo stesso patriarca Bartolomeo, insieme a molti suoi vescovi-accoliti) e nelle facoltà delle università protestanti in Germania. Il modello ortodosso di governo della Chiesa è naturalmente la santissima Trinità: unità nella diversità, il modello apostolico evidente dal primo secolo nelle Epistole, rivolto alle varie Chiese locali. Questo è il significato della parola "cattolicità" (ognuno fa le cose a modo suo, ma nello stesso spirito), il che significa qualcosa di molto diverso dal "cattolicesimo" (tutti fanno esattamente la stessa cosa sotto un controllo centralista tirannico e burocratico).

Oggi, nella Chiesa ortodossa, ci troviamo di fronte a una scelta tra:

Costantinopoli: una "chiesa" imperialista e mono-nazionalista

O apparterremo come cittadini di seconda classe (perché non siamo greci) alla minuscola Chiesa di un impero morto da lungo tempo, che governa tutti coloro che ne fanno parte in modo tirannico e nazionalista, indipendentemente dal fatto che siano cristiani, indipendentemente dal fatto che siano ordinati canonicamente e indipendentemente dal fatto che siano coinvolti nel furto violento e razzista di chiese nelle persecuzioni di cristiani. In questo caso non saremo né ortodossi, né cristiani, anzi anche meno cristiani degli uniati e dei protestanti.

Nuova Gerusalemme: una chiesa imperiale e multinazionale

Oppure apparterremo come cittadini di prima classe (qualunque sia la nostra nazionalità e lingua madre) alla grandissima Chiesa di un impero vivente, o a una delle Chiese locali autocefali che sono in comunione con essa, che governa tutti coloro che ne fanno parte giustamente e in modo multinazionale, perché sono cristiani, ordinati canonicamente e non si impadroniscono con violenza e razzismo delle chiese di altri cristiani né li perseguitano. In questo caso sarete cristiani ortodossi perché seguite la Santa Trinità, vivendo nella cattolicità dell'unità nella diversità.

La scelta è nostra.

 
Cromwell e Stalin
dal blog del sito Orthodox England, 20 dicembre 2013
Ho sempre detestato la statua di Cromwell eretta nel 1899 al di fuori delle Camere del Parlamento a Londra. Ho sempre detto che se fosse legale distruggerla, lo farei con grande piacere.
Ricordiamo che il regicida Cromwell fu il mostro responsabile della morte di circa 190.000 inglesi su una popolazione totale di circa cinque milioni, di circa 60.000 scozzesi su una popolazione di circa un milione e di circa 616.000 irlandesi su una popolazione di circa un milione e mezzo. Queste stime indicano che l'Inghilterra ha subito una perdita del 3,7% della popolazione, la Scozia una perdita del 6%, mentre l'Irlanda ha subito una perdita del 41% della sua popolazione.
Pertanto, la dichiarazione odierna del presidente Putin che Cromwell e Stalin sono indistinguibili come "dittatori sanguinari" ha un senso. (Ho sempre ritenuto che Lenin sia stato un parallelo dell'assassino di massa e distruttore di monasteri Enrico VIII, anche lui per qualche strano motivo ampiamente 'celebrato' dall'industria ereditaria in Inghilterra). Di fatto, statisticamente Cromwell è stato molto peggio di Stalin.
Così, i leader e rappresentanti dei media occidentali sembrano assolutamente ipocriti quando, con le loro statue, 'reliquie' e souvenir turistici di Enrico VIII e Cromwell, Napoleone e Disraeli, Leopoldo del Belgio e Churchill, si lamentano che in Russia ci sono ancora statue di Lenin e Stalin. Tuttavia, la celebrazione ipocrita del male in Occidente non scusa la celebrazione del male nell'ancora impura, post-sovietica Federazione russa di oggi.
Arciprete Andrew Phillips
 
L'obiettivo dei nemici della Chiesa è il crollo dell'Ortodossia

il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol'. Foto: news.church.ua

Il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha affermato che le questioni riguardanti l'autocefalia e lo status della Chiesa ucraina dovrebbero essere decise solo in un Concilio.

Il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha affermato in un'intervista alla BBC che l'unità della Chiesa è determinata dal suo Statuto e che tutte le questioni riguardanti lo stato della Chiesa ortodossa ucraina possono essere risolte solo a un Concilio dei Vescovi, non in privato.

"Certo, non unilateralmente. Non siamo principi feudali seduti sui nostri troni", ha ricordato il vescovo. <...> Se non sapete come agire, agite secondo la legge. Abbiamo canoni ecclesiastici; abbiamo uno Statuto: solo il Concilio dei Vescovi ha il diritto di giudicare un vescovo. E ora tutti sono esperti, tutti sono chierici. Cosa state facendo, brava gente? È la Grande Quaresima. Invece di pentirvi dei vostri peccati, volete raccogliere più 'Mi piace' e post sui social network scrivendo ogni sorta di cattiverie, ingiurie e così via. E pensate di salvare l'Ortodossia, di salvare la Chiesa".

Vladyka ha osservato che le continue richieste dei vescovi per un'immediata convocazione di un Concilio non fanno che alimentare il fuoco.

"È così che mi immaginano partire da Zaporozh'e per arrivare al Concilio? Il formato video non è la risposta alla domanda. Non saremo in grado di comunicare. È come lavarsi le mani con i guanti. <...> Possiamo esprimerci pubblicamente, possiamo scrivere lettere, ma la decisione finale della questione è comunque e unicamente di competenza del Concilio", ha affermato il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina.

Secondo il metropolita Luka, l'autocefalia per la Chiesa ortodossa ucraina, di cui ora parlano molti credenti in Ucraina, non è la soluzione a tutti i problemi.

"Dobbiamo trovare la via aurea. Anche questa autocefalia – risolverà la questione o no? Il signor Archondonis (il nome laico del patriarca ecumenico Bartolomeo, ndc), che è decaduto dalla Chiesa ortodossa, e si fa chiamare patriarca Bartolomeo, ma che ha servito con gli scismatici – come ci darà l'autocefalia? Dirà: "Vi ho già dato un Tomos, usate quello. Vi chiedo di non giudicare la Chiesa secondo standard secolari. Non è che andiamo all'ufficio delle imposte, ci forniscono un certificato di uomo d'affari e lo diventiamo. La grazia dello Spirito Santo opera nella Chiesa, e tutto ciò che è contrario a questa grazia e viola la trasmissione della grazia non è benedetto. Tutto ciò che è decaduto dalla Chiesa deve tornare alla Chiesa. Chi riconoscerà questa autocefalia? Cosa ci darà?" ha osservato vladyka.

"In un caso del genere saremo come una manica strappata. Nessuno ci riconoscerà. La Chiesa ortodossa è unita in Cristo. Ciò che si è allontanato dalla Chiesa non è la Chiesa. Ora l'obiettivo dei nemici dell'Ortodossia è spezzare e ridurre l'Ortodossia in piccoli frammenti. Questo è terribile. Pertanto, solo un Concilio può risolvere questo problema in modo più globale e dare una valutazione canonica di ciò che sta accadendo", ha affermato il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina.

Come riportato, il metropolita Luka ha esortato la SBU a verificare le azioni dei parlamentari che intendevano mettere fuori legge la Chiesa ortodossa ucraina.

 
Dichiarazione ufficiale della Federazione della Malorossija

Il 18.7.2017 il capo della Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko, ha espresso una dichiarazione sulla creazione di un nuovo Stato federale, la Malorossija, che diventerà il successore legale della 'Ucraina'. La nuova formazione statale sarà costituita da 19 regioni dell'ex Ucraina con la capitale della città di Donetsk. Kiev rimane un centro storico e culturale senza lo status di capitale.

Ecco la traduzione completa della dichiarazione:

Dichiarazione politica

Il progetto dello stato della "Ucraina", formulato centocinquant'anni fa e attuato in diverse versioni nel corso del ventesimo secolo, ha raggiunto la sua logica conclusione e ha portato alla disintegrazione del paese, alla guerra civile e alla morte di decine di migliaia di persone, compresi bambini, donne e anziani. E questo processo è irreversibile. Un tentativo di far tornare indietro la storia avrà come risultato la "balcanizzazione" del conflitto, l'espansione del caos, l'escalation della guerra civile e un numero ancora maggiore di vittime.

Per fermare la guerra civile e per evitare nuove vittime, noi, rappresentanti della maggioranza delle regioni della ex "Ucraina" riuniti a Donetsk il 18 luglio 2017, abbiamo discusso la situazione attuale e siamo giunti alle seguenti conclusioni:

- lo stato della "Ucraina" si è rivelato come uno stato fallito e ha dimostrato di essere incapace di concedere ai suoi abitanti un presente e un futuro pacifico e prospero;

- le autorità attuali – il "presidente" Poroshenko e la Verkhovna Rada – elette a Kiev dopo il colpo di stato sullo sfondo del terrore politico e dell'assenza di elezioni in Crimea e Donbass sono illegittime;

- lo stato della "Ucraina" è sull'orlo della catastrofe economica e dello spopolamento;

- si sta preparando a Kiev un colpo di stato ultranazionalista, come conseguenza del quale aperti neo-nazisti saranno al potere, al posto dei "banderisti dal volto europeo";

- come risultato del colpo di stato neonsazita, comincerà una guerra civile di tutti contro tutti, che causerà la successiva disintegrazione del paese;

- il progetto nazionalista ucraino (quello galiziano) si è screditato spargendo il sangue di civili nel paese;

- l'ideologia del cosiddetto "ucrainismo" si è dimostrata misantropica, intrisa di xenofobia (russofobia, antisemitismo, polonofobia) e di neonazismo (l'ideologia dell'esclusività e della superiorità nazionale);

- a causa degli sviluppi storici e grazie alla Maidan, la parola "Ucraina" sarà per sempre associata ai nomi dei complici dei nazisti Bandera e Shukhevich, alle tragedie di Babi Yar, al massacro della Volinia e a Khatyn e, oggi, agli omicidi di massa sul Maidan e alla casa dei sindacati di Odessa e al genocidio del popolo del Donbass.

Sulla base di quanto sopra, riteniamo che lo stato della "Ucraina", nella forma che è stata stabilita dopo il crollo dell'URSS, sia insostenibile.

Noi, rappresentanti delle regioni dell'ex "Ucraina", proponiamo di ri-fondare lo Stato e proclamare lo stato della Malorossija sullo sfondo storico dell'ex "Ucraina". In questo caso, è di fondamentale importanza rinominare il paese, in quanto la "Ucraina" come stato è colpevole di crimini di guerra, di terrorismo di massa e di genocidio del proprio popolo.

A sua volta, il nuovo nome del paese basato sulle tradizioni storiche ci permetterà di riunificare quei pezzi dell'ex "Ucraina" che sembravano essere separati per sempre, anche per la partecipazione alla guerra civile su diversi lati del fronte.

Dobbiamo voltare la pagina della storia del nostro popolo che è sommersa dal sangue dei nostri fratelli e sorelle.

La Malorossija è uno stato indipendente e sovrano con un nuovo nome, una nuova bandiera, una nuova costituzione, una nuova struttura statale, nuovi principi di sviluppo sociale ed economico e nuove prospettive storiche. Ma questa non è una rivoluzione! Questo è un ritorno alla storia. Questa è una novità che ripristina, non distrugge.

In considerazione della situazione economica del paese, del caos e del potenziale di disintegrazione, in merito alla possibilità di lanciare una "guerra contro tutti", riteniamo necessario dichiarare uno stato di emergenza per unl periodo di transizione - fino a 3 anni. Durante questo periodo, il processo di adozione della nuova Costituzione e dell'istituzione dello stato di diritto dovrebbero essere completati.

In uno stato di emergenza, è necessario introdurre un divieto di attività di partiti politici e di fondi stranieri e si devono aumentare le sanzioni per i reati penali, in particolare quelli contro la persona. La lotta contro la corruzione sarà resa dura, così come le pene relative. Il mercato clandestino delle armi va eliminato, anche registrando le armi in conformità alla nuova legge.

Nello stesso periodo, deve essere condotta un'inchiesta con il coinvolgimento di specialisti stranieri – dalla Russia, dalla Bielorussia, dall'Unione Europea – sui reati commessi dal regime del Maidan a Kiev: gli omicidi sul Maidan, l'omicidio dei cittadini nella casa dei sindacati di Odessa il ​​2 maggio 2014, i crimini di guerra nel Donbass nella cosiddetta operazione anti-terrorismo.

Nello stesso periodo, il tribunale popolare deve essere pronto a processare i criminali di stato che hanno portato il paese alla disintegrazione e alla guerra civile: V.F. Yanukovich (con una richiesta alla Russia per la sua estradizione), P. A. Poroshenko e la sua cricca: Turchinov, Jatsenjuk, Kolomoiskij, Parubij, Nalivajchenko e altri.

Siamo sicuri che, dopo esserci ripresi dall'ideologia neo-nazista criminale dell'ucrainismo, saremo in grado di costruire una nuova società sulla base dell'amicizia e della mutua assistenza, ma non sull'odio e sull'invidia. Il genio creativo del nostro popolo riuscirà a portare la Malorossija all'avanguardia della civiltà globale e a svolgere un ruolo nella storia. Il ruolo del bene e della verità.

 
La Russia finisce di pagare l'ultimo debito dell'Unione Sovietica

La Russia ha rimborsato 105 miliardi di dollari di debito estero dell'URSS senza alcun aiuto da parte delle altre ex repubbliche sovietiche

la Bosnia-Erzegovina era l'ultimo creditore dell'Unione Sovietica

Mosca ha fatto il pagamento finale del debito estero residuo ereditato dall'Unione Sovietica. La Russia si è assunta il debito dopo che le altre ex repubbliche sovietiche hanno rifiutato di pagare.

"Il debito verso la Bosnia-Erzegovina per 125,2 milioni di dollari è stato estinto in accordo con l'accordo tra il governo della Federazione Russa e il Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina", ha detto martedì il ministero delle Finanze russo.

Il rimanente debito era il denaro che l'Unione Sovietica doveva alla Jugoslavia. Il debito estero dell'URSS era stato accumulato in vari modi. Nel mercato dei crediti si erano accumulati obblighi verso i paesi occidentali dopo il 1983. I soldi dovuti all'ex Jugoslavia erano dovuti al commercio tra i paesi.

Perché la Russia paga da sola il debito sovietico

Inizialmente, si supponeva che il debito estero dell'URSS sarebbe stato pagato da tutte le sue repubbliche. Un documento su questo punto doveva essere firmato nel dicembre 1991. La maggior parte del debito spettava alla Russia (61,34 per cento). L'Ucraina doveva rimborsare il 16,37 per cento e la Bielorussia doveva rimborsare il 4,13 per cento.

Tuttavia, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, l'Azerbaigian, la Moldova, il Turkmenistan e l'Uzbekistan non avevano firmato l'accordo. Di conseguenza, nel 1994 la Russia si è assunta tutto il debito in cambio di proprietà nei territori dell'ex Unione Sovietica.

Quando i rapporti con la Russia si sono deteriorati nel 2014, Kiev ha minacciato di nazionalizzare le proprietà russe nell'Ucraina. All'epoca il ministero russo degli affari esteri ha ricordato all'Ucraina che ha un debito di 20 miliardi di dollari dell'epoca sovietica, e se Kiev solleva questa pretesa, Mosca può richiederne il rimborso.

Nel 1994, il debito dell'ex URSS era di quasi 105 miliardi di dollari. La maggior parte di questo importo (oltre 47 miliardi di dollari) era dovuta al club dei creditori di Parigi. Si tratta di una banca di 19 creditori, situati soprattutto in Occidente, inclusi gli Stati Uniti e il Regno Unito.

La Russia ha iniziato attivamente a rimborsare i debiti sotto la presidenza di Vladimir Putin, periodo che ha coinciso anche con un aumento dei prezzi del petrolio, dando al paese un credito estero in più.

La Russia ha condonato i debiti dovuti all'URSS

Allo stesso tempo, la Russia ha condonato una buona parte dei debiti che le dovevano i paesi in via di sviluppo. Nel 2014, la Russia ha condonato a Cuba più di 30 miliardi di dollari di debiti, che rappresentavano il 90% delle passività totali. Il debito residuo, pari a 3,5 miliardi di dollari, verrà pagato entro dieci anni in 20 rate uguali.

La Russia ha anche condonato il debito dell'Iraq di 21,5 miliardi di dollari, della Mongolia (11,1 miliardi di dollari), dell'Afghanistan (11 miliardi di dollari) e della Corea del Nord (10 miliardi di dollari), nonché 20 miliardi di dollari di debiti dovuti da diversi paesi africani.

In totale, la Russia ha condonato nell'ultimo decennio più di 100 miliardi di dollari di debiti a lei dovuti da paesi in via di sviluppo.

 
Sulla presente confusione occidentale del gender

Il mondo primitivo e pagano ("classico") ne faceva di tutti i tipi: la Grecia e Roma pagane erano piene di pervertiti sessuali, incestuosi, sodomiti, bisessuali, pansessuali, pedofili, copulatori con animali ecc. Inoltre, glorificavano queste attività nella loro letteratura. Per i pagani tale bestialità era considerata normale, come ogni sorta di altre pratiche barbariche (per esempio la schiavitù, o lasciar morire i neonati indesiderati sul ciglio della strada). Con la sua catastrofica perdita di fede, il mondo occidentale sta ora ritornando precisamente a questi "standard" (cioè schiavitù, aborti di massa e incenerimenti dei nascituri e perversioni sessuali) "classici" (cioè neo-pagani) imponendoli persino sul mondo libero (cioè non occidentale) tramite corruzione economica ("sanzioni").

Ora, è una cosa pericolosa mescolare i sessi. La stessa parola "sesso" deriva dal verbo latino secare, che significa "tagliare", e mostra che i due sessi sono separati l'uno dall'altro, come nel Libro della Genesi, dove è chiaramente affermato che "Maschio e femmina li creò". È chiaro che Dio non ha creato nessuno da qualche parte intermedia: qualsiasi tipo di confusione di gender è completamente un risultato della Caduta, sia volontaria, attraverso il peccato personale, sia involontaria, attraverso il peccato che è nel mondo, il peccato ancestrale.

Al contrario, i cristiani ortodossi hanno sempre enfatizzato e addirittura esagerato le differenze e persino gli stereotipi tra i sessi. Uomini e donne devono vestirsi in modo diverso, svolgere ruoli e compiti diversi, i ragazzi e le ragazze devono essere allevati in modo diverso e tutte le differenze di sesso, per quanto piccole, sono apprezzate. Gli uomini sono uomini e le donne sono donne. Ogni confusione è motivo di timore. Questo è per bloccare l'inevitabile infelicità che deriva dal confondere i sessi (come vediamo molto chiaramente nel mondo di oggi).

Le femministe hanno a lungo cercato di alterare le Sacre Scritture per mostrare che Dio il Padre è una "lei", o forse un bisessuale, e che Dio il Figlio è una figlia o forse, come Michael Jackson, un androgino. Stranamente, le femministe non hanno mai provato a cambiare il sesso del diavolo. Il diavolo rimane un lui. Ora, il femminismo, che ha dato vita al transgenderismo, è nato per reazione in società ex protestanti, note per la loro repressione delle donne, come nel periodo vittoriano. E l'unico fatto chiaro delle società protestanti è che tutte hanno rifiutato la venerazione della Madre di Dio.

È qui che risiede la chiave del "transgenderismo". Se respingi il ruolo femminile nella salvezza (e la prima persona nel Regno di Dio non è un semplice uomo, ma la tuttasanta, purissima, beatissima Madre sempre vergine), chiaramente respingi anche il sesso femminile. E se lo fai, allora scoprirai che tutto ciò che puoi offrire alle donne è di diventare uomini. Questo è ciò che il mondo occidentale di oggi chiama "uguaglianza". Non è uguaglianza, è la terrificante denigrazione del sesso femminile, costretto a diventare un uomo, la misoginia ultima, l'odio ultimo per le donne. E da qui è solo un passo verso il transgenderismo e tutte le tragedie e le bestemmie contemporanee che ne derivano.

 
Come evitare il sacerdozio

Padre Sergei Begian, su Pravoslavie.ru, invita ad alcune considerazioni su “come evitare il sacerdozio”: non si tratta di un corso accelerato per chi desidera scansare le responsabilità nella Chiesa, ma piuttosto un’analisi seria di quanto richiede l’impegno sacerdotale, visto nell’ottica delle vite dei santi che hanno cercato di evitare un’ordinazione, o l’hanno accettata con estrema riluttanza, oppure hanno deposto dopo un tempo determinato il servizio sacerdotale per dedicarsi alla salvezza delle loro anime. La lettura è interessante e aiuta a focalizzare il senso di una vita di servizio. Presentiamo l’originale russo e la traduzione italiana del testo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
I persecutori della Chiesa combattono in rete, non in prima linea

l'arciprete Dimitrij Sidor. Foto: screenshot del canale YouTube della Cattedrale di Uzhgorod

L'arciprete Dimitrij Sidor ha detto che i nemici del cristianesimo sono guidati dal fuoco dell'odio.

L'arciprete Dimitrij Sidor, chierico della diocesi di Mukachevo della Chiesa ortodossa ucraina, ha affermato in uno dei suoi sermoni che nessuno degli argomenti dei persecutori del cristianesimo è logico, perché sono tutti basati su bugie e aggressioni.

L'arciprete ha anche notato che il comportamento delle persone non legate alla Chiesa provoca sconcerto.

"Una persona può essere credente o non credente. Una persona può andare in una chiesa, può andare in un'altra o può non andare in nessuna. Noi ortodossi non avanziamo pretese su nessuno; se non vuoi sostenerci, non devi farlo", ha sottolineato padre Dimitrij.

Tuttavia, secondo il sacerdote, rappresentanti di altre confessioni – gli uniati, attivisti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – hanno deciso di avere il diritto di perseguitare i credenti della Chiesa canonica.

"Per queste persone, ascoltare la verità è insopportabile. <…> Ma 'fare ciò che è retto e giusto è più gradito al Signore del sacrificio'," ha ricordato il sacerdote.

"Perché i persecutori nutrono un tale odio? Cosa c'è dentro un ateo? Fuoco d'odio. <...> E appena se ne presenta l'occasione si impossessano delle chiese, picchiano i cristiani. Tuttavia, la Scrittura dice: 'La violenza degli empi li trascinerà via, perché si rifiutano di fare ciò che è giusto'," ha detto il sacerdote.

L'arciprete della Chiesa ortodossa ucraina ha richiamato l'attenzione sul fatto che le persone non legate alla Chiesa, lontane da Dio, invece di vivere per il proprio interesse, "scrivono sporchi inganni, minacce, umiliazioni e insulti su Internet (contro preti e credenti, ndc). <…> Non sono in prima linea, non sono tra coloro che aiutano i rifugiati, ma sono attivi combattenti nelle chat", afferma padre Dimitrij.

Il sacerdote ha osservato ciò che tutti i primi martiri hanno notato: in questo mondo, tutti trattano il cristianesimo ortodosso canonico con ostilità. Inoltre, il persecutore della Chiesa è stato lo stesso in tutte le epoche: il suo nome è Satana. Nel corso di molte migliaia di anni, ha acquisito esperienza su come attaccare la Chiesa in modo più sofisticato.

L'arciprete Dimitrij Sidor ha esortato i fedeli, secondo gli insegnamenti della Chiesa, a non reagire agli attacchi e alle aggressioni dei nemici, ma a pregare per loro. Inoltre, ha avvertito i persecutori della Chiesa che, compiendo tali iniquità, causano problemi e disgrazie ai loro figli e nipoti.

"Se tuo nonno ha spezzato le croci sulle cupole delle chiese, non stupirti delle tue disgrazie. <…> Cosa desideri per i tuoi figli? Chiunque i cui antenati siano stati persecutori della Chiesa sarà salvato solo mediante il pentimento", ha detto il sacerdote.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha riferito che secondo il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol', l'obiettivo dei nemici della Chiesa è il crollo dell'Ortodossia.

 
La Corea del Nord o gli USA?

Un paese il cui capo instabile dice una cosa e ne fa un'altra.

Un paese gestito da un uomo che ha il pieno sostegno degli elettori nazionalisti.

Un paese con una polizia militarista.

Un paese con mezzi dittatorialmente controllati da un numero molto piccolo di persone.

Un paese la cui amministrazione è nota per la sua corruzione.

Un paese che ha un gran numero di truppe armate ai denti.

Un paese con armi nucleari.

Un paese paranoico degli attacchi dei suoi nemici.

Un paese che è una minaccia per gli altri.

Un paese in cui una minoranza significativa di persone è bloccata nelle prigioni, alcuni senza processo.

Un paese con decine di milioni di persone povere.

Un paese il cui confine meridionale è strettamente controllato da guardie armate.

Corea del Nord o Stati Uniti? Alcune differenze chiariscono di quale dei due paesi stiamo parlando:

Un paese che è l'unico al mondo ad aver mai usato bombe nucleari per uccidere centinaia di migliaia di civili innocenti.

Un paese noto per l'invasione di altri paesi e per i sanguinosi cambiamenti di regime in tutto il mondo, per sfruttare le risorse naturali e utilizzare le riserve auree di quei paesi.

Un paese che ha oltre 130 basi militari straniere e 450.000 soldati all'estero.

Un paese che ha minacciato di "annientare" la Corea del Nord.

Un paese con 20 trilioni di dollari di debito, che non saranno mai pagati.

Un paese che ha assassinato 51 milioni dei suoi 'bei figli' attraverso l'aborto fin dagli anni '70.

Un paese dove tra il 1968 e il 2011 1.400.000 persone sono morte per crimini da armi da fuoco.

Un paese minato dalle bande della droga e dal consumo della droga.

Un paese noto per il suo razzismo e la sua disuguaglianza sociale.

Un paese in cui la perversione sessuale non è solo legale ma incoraggiata.

Un paese che ora è minacciato da un altro potente uragano.

L'unica domanda è: Chi difenderà la sanità mentale?

 
Gli scismatici non hanno preti che possano servire nelle chiese prese con la forza

foto: spzh.news

La chiesa scismatica ucraina ha un disperato bisogno di "sacerdoti", a causa del numero di parrocchie che i suoi aderenti hanno preso con la forza alla Chiesa canonica e della sua mancanza di uomini spiritualmente e teologicamente istruiti.

Così, il "vescovo" Paisij di Zhitomir-Ovruch ha annunciato che tutti gli studenti interessati e i diplomati in istituzioni spirituali sono invitati a diventare sacerdoti, come riferisce l' Unione dei giornalisti ortodossi .

La chiamata è aperta a tutti quelli che hanno un qualsiasi livello di educazione spirituale, e per quelli che non sono completamente preparati saranno forniti corsi.

"Con la mia benedizione, l'amministrazione diocesana avrà corsi per quelli che desiderano ricevere gli ordini sacri", scrive il vescovo scismatico. "Secondo i canoni, i maschi che hanno raggiunto l'età della maturità, che sono al loro primo matrimonio e non hanno ostacoli canonici possono entrare negli ordini sacri".

Il "vescovo" Paisij nota anche che una volta che i nuovi sacerdoti termineranno i corsi forniti dalla diocesi, sarà obbligatorio completare gli studi presso un'istituzione teologica superiore.

Un altro dei vescovi della chiesa scismatica-nazionalista, il "metropolita" Danilo di Chernovtsy e della Bucovina, ha fatto lo stesso appello, implorando anche quelli che sono privi di alcuna istruzione spirituale a "sostenere il peso del sacerdozio", spiegando che saranno istruiti in seguito.

Il "metropolita" Danilo, che ripete la palese menzogna che tutte e tre le branche dell'Ortodossia ucraina si sono unite a dicembre, chiede comprensione per la "temporanea penuria di clero", poiché i fedeli della sua diocesi sarebbero stati intimiditi da Mosca per molti anni.

 
Sant'Andrea il Folle per Cristo e l'eunuco omosessuale

Dal blog Mystagogy riportiamo nella sezione “Santi” dei documenti un brano della vita di sant’Andrea il Folle per Cristo di Costantinopoli (legato alla festa della Santa Protezione della Madre di Dio). Il passo, che riporta il duro rimprovero del santo a un giovane eunuco che aveva accettato una relazione omosessuale con il proprio padrone, mostra quanto divario ci sia tra la vera santità e la moderna mentalità della tolleranza.

 
Ci sarà pentimento?

Dopo tutti gli errori fatti dai nostri vescovi, non ci vorrebbe il pentimento? Quelli che hanno detto la verità sono stati calunniati al punto da essere accusati di omicidio. Perché è così difficile per i vescovi, ora che la verità è nota, dire: "Mi dispiace", quando noi siamo pronti a perdonarli?

Ecco il commento che ci ha inviato uno dei nostri lettori...

* * *

In molti luoghi in tutto il mondo, in molti luoghi negli Stati Uniti e in Canada, gli obblighi di mascherine e vaccini stanno rapidamente svanendo. Stiamo ora entrando nel nostro terzo anno di restrizioni a causa dello spavento del Covid-19 con molti che sono stati molto malati, sono morti, si sono leggermente ammalati o non si sono affatto ammalati di questo virus. Molti hanno perso il lavoro, sia di tipo generazionale sia nuovo; molti hanno perso familiari e amici a causa di suicidi, dipendenza da droghe o alcol, disperazione, paura; molti si sono rivolti ai nostri governanti terreni in cerca di riforme politiche o sociali. Molti si sono rivolti a Dio e molti se ne sono allontanati. Questi sono solo alcuni dei risultati degli ultimi due anni.

L'Incontro del Signore nel Tempio segna il quarantesimo giorno dalla nascita del nostro Dio come Uomo. La sua Incarnazione è stato il più grande evento nella storia del mondo, e il Dio-uomo Gesù Cristo ha cambiato questa storia per sempre. Questa festa, come la conosciamo, fu celebrata fin dagli inizi, ma la sua celebrazione come grande festa iniziò nel 544 sotto l'imperatore san Giustiniano. Ai suoi tempi ci fu un'epidemia a Costantinopoli in cui morivano cinquemila o più persone ogni giorno. Allo stesso tempo, ci fu un terribile terremoto ad Antiochia. Vedendo l'impotenza dell'uomo contro eventi così drammatici, l'imperatore e il patriarca chiesero insieme che ci fosse un momento di preghiera e digiuno in tutto l'impero. Nel giorno dell'Incontro del Signore, in tutto l'impero si fecero processioni della Croce e delle icone in città, paesi e villaggi, implorando la misericordia del Signore. Dio ascoltò le voci dei suoi fedeli, e immediatamente l'epidemia e i terremoti cessarono.

Sono trascorsi 1478 anni da quando ciò è avvenuto. Questo grande miracolo, così come una moltitudine di altri simili miracoli nel corso della storia, ci hanno mostrato che "non c'è niente di nuovo sotto il sole". Come avremmo dovuto affrontare tutto questo come Chiesa? Esistono molte opinioni, ma nessuno dei modi in cui ci siamo avvicinati a questa pandemia è stato il modo che la Chiesa ha scelto nel corso dei suoi due millenni di storia. Invece di invitare tutti all'ospedale, le sue porte sono state chiuse. Per tutti, tranne una piccola minoranza, tutti i misteri della Chiesa sono stati negati: i servizi divini, i battesimi, le cresime, la santa comunione, le confessioni, i matrimoni, le ordinazioni, l'unzione, i funerali, le processioni con la croce, le icone e le reliquie. "Le acque ti hanno visto e hanno avuto paura". La Chiesa si è fatta acqua, si è allontanata dal suo timore del Signore (che è l'inizio della sapienza) e si è nascosta da una malattia. "Il Giordano si è volto indietro". Siamo tornati indietro, non per pentimento, ma siamo tornati alla nostra natura decaduta di paura e di autoconservazione. Abbiamo riposto la nostra fiducia nei principi (la scienza) e nei figli degli uomini (la medicina) piuttosto che nel Dio vivente.

Quando molte delle chiese sono state riaperte ai fedeli, sono state istituite altre restrizioni: numero limitato di fedeli in grado di partecipare (nessun visitatore), mascherine, distanziamenti, disinfezione del cucchiaio della comunione, ecc. In alcuni luoghi queste restrizioni esistono ancora. Come esempio estremo, molte chiese in Canada avevano richiesto a chiunque entrasse di avere prima un passaporto vaccinale. Nessun vaccino, nessuna santa comunione. Ciò è avvenuto con l'espressa benedizione di vescovi e metropoliti. Non importa quale sia la nostra posizione sull'etica o sulla moralità degli attuali vaccini: questa richiesta di un passaporto medico che certifica che hai ricevuto più iniezioni per entrare nella Chiesa di Dio è imperdonabile. Eppure questo è solo uno tra le centinaia di esempi che mostrano che noi come Chiesa abbiamo dimenticato Dio.

Ora, dopo questi ultimi due anni, mentre le numerose restrizioni vengono revocate, le cose stanno iniziando a tornare alla normalità che avevamo sperimentato prima del 2020. Molti si rallegrano di questo cambiamento mentre molti temono ancora le sue conseguenze. Indipendentemente dal fatto che i mandati vengano revocati rapidamente o rimangano in una certa misura, ciò che non abbiamo visto è un qualunque cambiamento di opinione da parte di un qualunque vescovo della Chiesa. Molti chierici che hanno parlato apertamente sono stati censurati o disciplinati. Se non ne siete a conoscenza, sappiate che è successo in tutte le diocesi del mondo, compreso il Nord America.

La parabola del figliol prodigo dipinge un quadro del nostro abbandono della casa del nostro Padre, di una vita di prodigalità, di un ritorno in sé e del ritrovamento della via di casa attraverso il cambiamento del cuore e il pentimento. Quello che si trova alla fine è un Padre, che quando vede suo figlio, gli corre incontro a braccia aperte e celebra il ritorno di uno che era morto ma ora è vivo. Per trasporre questo nella situazione odierna, sostituiamo il figlio con i vescovi e i sacerdoti che hanno lavorato per tutta la vita del loro ministero in un lavoro di amore, misericordia, compassione e pace. Di fronte alla tentazione di una pandemia, hanno lasciato la casa del Padre. I chierici hanno quindi speso la loro eredità (i doni di Dio, i suoi misteri e la sua grazia) in direttive, e nascondendosi hanno dimenticato di essere chiamati a cose più elevate. Hanno continuato a impegnarsi nelle cose di questo mondo e hanno seguito cose che non hanno più una relazione con Dio o il suo popolo (i maiali) e si sono rotolati nelle loro impurità, e si sono nutriti degli stessi cibi impuri dei maiali (scienziati, editti governativi, medicinali di morte). In questa parabola del figliol prodigo, il fine non è più il suo "ritornare in sé". Questo è un passo importantissimo. Primo, bisogna smettere di peccare. Questo è l'inizio del pentimento. Non è il pentimento stesso. Siamo chiamati a fermarci, ad allontanarci dai nostri peccati, a chiedere perdono e a fare voto a Dio di non tornare mai più alla nostra precedente illusione.

Mentre scriviamo queste righe, i mandati vengono annullati e le cose stanno tornando alla normalità. Allo stesso tempo, il mondo stesso sta affrontando nuove sfide. Guerre e voci di guerre riempiono il ciclo insonne delle notizie. Altre catastrofi emergenti catturano la nostra attenzione e noi siamo rapiti in quelli che saranno gli eventi del giorno successivo. La pandemia e i suoi eventi globali che avrebbero cambiato la vita sono rapidamente sostituiti con il prossimo nuovo oggetto di paura e distrazione. Con l'ultimo oggetto della nostra attenzione, il mondo si sta allontanando dagli effetti disastrosi che i cambiamenti obbligatori di vita hanno prodotto sulla nostra società in generale e sulla nostra Chiesa in particolare.

Fermare i mandati non era in potere dei vescovi o di qualsiasi chierico. Il mondo sta "ritornando in sé", ma il ritorno e il pentimento sono ancora lontani. Come nel caso dei peccati senza pentimento, essi rimangono semplicemente peccati senza pentimento. Forse sono dimenticati nella mente di coloro che sono andati avanti ma il peccato rimane.

Tornando alla parabola del figliol prodigo, la Chiesa, il corpo di Cristo, si pone come la persona del Padre nella parabola. Speriamo, preghiamo e non desideriamo niente di più grande che che i dirigenti della nostra Chiesa si inginocchino e cerchino il vero pentimento e il perdono. Questa non è una richiesta che il Padre ha chiesto a suo figlio, ma una speranza e una preghiera. Quando vide la fragilità di suo figlio, la sua disponibilità a lavorare come uno dei suoi salariati, il Padre si rallegrò, gli corse incontro a braccia aperte, gli offrì un anello al dito, un bel soprabito e un banchetto. Preghiamo per questo miracolo nella nostra Chiesa. Noi, come Dio stesso, non desideriamo la morte di un peccatore, ma che si allontani dalla sua malvagità e che viva! Siamo tutti pronti a perdonare, non desideriamo altro che il profondo e profondo pentimento dei nostri chierici e dei nostri vescovi che hanno dimenticato la loro vera vocazione di pastori e protettori del loro gregge. Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino!

 
I neopagani sono attivi nei partiti d'opposizione in Russia

Questo è un articolo accademico molto approfondito e frutto di attente ricerche, che spiega il fenomeno del neopaganesimo in Russia.

Sebbene contino solo poche decine di migliaia di aderenti, sono attivi nei movimenti politici - soprattutto nei gruppi nazionalisti e di destra, ma anche, ironicamente, nel Partito Comunista e nel ParNas, il partito liberale dell'ex primo ministro Mikhail Kasjanov.

Alcuni sostengono anche gli elementi neo-nazisti in Ucraina, dove il neopaganesimo è prominente.

neopagani che marciano in una manifestazione politica a Mosca. La scritta dice: "Per la madrepatria e per la religione slava nativa!", seguita da un popolare simbolo pagano

Il neopaganesimo russo o rodnoverie (culto degli "dèi nativi") è una religione relativamente nuova per la Russia, emersa alla fine degli anni '80, anche se si colloca come rinascita delle credenze della Rus' pre-cristiana". Da quel periodo il neopaganesimo ha visto un numero crescente di aderenti, pur rimanendo ancora un fenomeno marginale.

il "Libro di Veles", un falso del XX secolo, la "Bibbia" neopagana. I filologi hanno definitivamente dimostrato che contiene parole moderne o medievali

Che cos'è il neo-paganesimo russo numericamente? Secondo i sociologi dell'Accademia Nazionale Russa per l'Economia e il Servizio Pubblico, i cui dati l'autore di questo articolo ha avuto l'opportunità di apprendere nel 2015, solo lo 0,01% degli intervistati nelle città con più di un milione di abitanti si è classificato come aderente del neopaganesimo, includendo in questo numero quelli che tradizionalmente confessano il paganesimo, come certi popoli della regione del Volga, degli Urali, della Siberia e del Caucaso settentrionale. Di conseguenza, il numero dei rodnovery (come i neopagani russi si definiscono) ammonta, in una Russia di 140 milioni di persone, al massimo a qualche decina di migliaia di persone.

neopagani a un raduno politico a San Pietroburgo

Ciò è confermato dai dati relativi alla presenza alle feste rituali tenute dalle principali associazioni neopagane.

Secondo l'associazione del Circolo di Veles, nel 2015, alla sua festività di Kupala al tempio (un complesso rituale neopagano con idoli) nei pressi di Malojaroslavets (città nella regione di Kaluga vicino a Mosca facilmente raggiungibile per i suoi abitanti per venire ai riti) c'erano circa 1400 persone, mentre nel distretto di Ruza, nella regione di Mosca, ce n'erano solo 800. Queste festività si sono svolte simultaneamente in altre regioni in Russia, soprattutto nel centro e nel sud, e hanno attirato i rodnovery più attivi.

Allo stesso tempo, i rodnovery prevalgono in un certo numero di gruppi sociali locali dei russi.

neopagani russi che festeggiano un rituale del solstizio d'estate

"Si può dire che attualmente per la maggior parte i nazionalisti russi con opinioni religiose si definiscono come rodnovery e provano a frequentare riti celebrati dai volkhvy ('sapienti')" dice Vladimir Laktjushin, presidente del consiglio del Partito Rodina per la politica giovanile, che prima era membro di diverse importanti associazioni nazionaliste.

neopagani in marcia a Mosca

Negli anni '90, era l'Unione Nazionale Russa (RNE) di Alexander Barkashov a dominare nell'ambiente nazionalista. Nei suoi documenti ufficiali la RNE affermava la sua affiliazione con il cristianesimo nelle sue forme tradizionali per la Russia. Lo stesso Barkashov arrivò persino a diventare un monaco, nella "Chiesa delle catacombe" non canonica, mentre alcuni altri leader dell'unione fondarono organizzazioni ortodosse (come il Rinnovamento Russo) orientate verso la Chiesa ortodossa russa canonica).

Vadim Kazakov (a sinistra), capo di un movimento politico neopagano e proponente di punta del neopaganesimo in Russia

Dopo la disintegrazione della RNE nel 2000, la guida dell'ambiente nazionalista passò alle sottoculture di destra degli skinhead e dei tifosi del calcio che verso la metà del primo decennio del nuovo secolo avevano accettato la rodnoverie come uno dei loro fattori ideologici. A quel tempo, l'argomento degli "dèi nativi" fu affrontato da molte band musicali popolari in questo ambiente, e Volkhv Dobroslav della regione di Kirovsk, uno dei fondatori dei rodnovery negli anni '90, tenne conferenze a Mosca. Allo stesso tempo, divenne popolare partecipare alle festività tenute dai volkhvy, cosa che portò subito a un aumento del numero dei partecipanti da decine a centinaia.

il culto neopagano, nonostante il suo aspetto arcaico, è in gran parte inventato nei tempi moderni, in quanto non esistono documenti concreti del culto slavo pre-cristiano. Ogni setta costruisce le proprie tradizioni basandosi vagamente sulla storia

I nazionalisti sono stati attratti dalla componente militare propagandata da molti gruppi neopagani che li hanno volentieri attirati a proteggere i loro eventi. C'era anche un altro processo parallelo: la politicizzazione dei gruppi neopagani i cui membri avevano prima simpatizzato per i nazionalisti.

Così, la comunità neopagana di Krasnodar (centro regionale nel sud russo) ha istituito nel 2006 un ramo del Movimento nazionalista contro l'immigrazione illegale (DPNI), proibito in seguito per estremismo. Il leader del DPNI di Krasnodar, Miroslav Valkovich, è ancora l'organizzatore delle "marce russe" (processioni nazionaliste tenute il 4 novembre) nella città e quest'anno è diventato il capo dello staff pre-elettorale regionale del politico d'opposizione Alexej Navalny.

dimostranti di estrema destra a Mosca. Notate il simbolo pagano sulla bandiera nera in cima

Nel 2009 è stato istituito un ramo della popolare associazione nazionalista "Immagine russa" a Kaluga (centro regionale vicino a Mosca) con la sua base in una delle comunità neopagane locali. Il celebrante dei riti in questa comunità, Volkhv Temnozor (Konstantin Sapozhnikov) è divenuto anche capo del ramo di Kaluga di "Immagine russa", usando esplicitamente lettere runiche neopagane designate come rune e simboli slavi e organizzando cicli di conferenze per i capi delle principali associazioni dei rodnovery, Vadim Kazakov dell'Unione delle comunità slave della fede nativa slava (SSO SRV) e Volkhv Veleslav (Il'ja Cherkasov) del Circolo di Veles.

neopagani in marcia a Mosca

Come altro esempio, il leader del ramo del Partito Democratico Nazionale fondato nel 2012 a Novosibirsk (centro regionale in Siberia) Andrey Afanas'ev agisce anche in qualità di sacrificatore nella comunità neopagana locale "La terra di Dazhdbog". Nel 2014, quando è partito per il Donbass per lottare come volontario, ha partecipato alla creazione di una "Società di rodnovery" nella Brigata Prizrak (Fantasma) della Repubblica Popolare di Lugansk.

Da un certo tempo i rodnovery hanno cominciato a prendere parte attiva in massa nelle azioni dei nazionalisti, usando i loro simboli.

il popolare simbolo pagano del kolovrat, ritenuto un simbolo solare, ha una forte somiglianza con la svastica

Nel 2006, nella vicina regione di Stavropol, i neopagani con le loro bandiere hanno dominato in maniera visibile nelle marce russe. Nello stesso anno il leader dell'associazione neopagana "Skhoron ezh Slaven", Bogumil Goljak (Vladimir Goljakov), partecipava alla marcia nazionalista a San Pietroburgo vestito da sacrificatore assieme ai suoi sostenitori. Anche Bogumil frequenta regolarmente i raduni nazionalisti, dando nutrimento spirituale al ramo di San Pietroburgo dell'Unione slava nazionalista oggi vietata.

la festività del solstizio d'estate

Nel 2013, durante la Marcia russa a Mosca, è stata costituita una colonna separata di rodnovery (140-150 persone) che portavano i propri simboli. Era guidata dal nuovo leader dell'Unione delle comunità slave della fede nativa slava, Volkhv Belojar (Vladimir Ionov) e da uno dei leader del Circolo di Veles, Dmitrij Melash, che spesso si presenta anche come un volkhv. Stando in piedi davanti a un idolo, Ionov ha anche registrato un video di appello ai rodnovery perché si uniscano alla marcia dei nazionalisti. Una colonna simile è apparsa alla Marcia russa nel 2016, guidata da Ivan Beletskij del Circolo di Veles (in uno dei suoi messaggi video, costui ha detto che "ha un'esperienza sacerdotale"), mentre gli organizzatori hanno fatto del loro meglio per coinvolgere i rappresentanti di diverse comunità neopagane.

dimostranti di estrema destra con simboli pagani

Per quanto riguarda la rappresentanza dei seguaci della rodnoverie in politica, vale la pena menzionare anzitutto il nome del segretario del comitato distrettuale del Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF) nel quartiere Kirovskij di Saratov (principale centro regionale nella regione del Volga), Vladimir Maslov. Questo politico compie rituali per i suoi seguaci vestito da volkhv in abiti pseudo-slavi e promuove attivamente presso le autorità locali la legalizzazione di una comunità neopagana e l'installazione dei suoi oggetti di culto.

culto neopagano. Notate il cranio bovino a sinistra. I bovini sono associati al dio slavo Veles

Paradossalmente, è sotto l'ala del Partito Comunista russo che molti aperti neo-pagani hanno trovato riparo. Inoltre, nel 2012 è stato creato un movimento sociale chiamato "Modo russo" sotto il KPRF, con un certo numero di rami regionali che mantengono stretti legami con i neopagani che diffondono i loro punti di vista attraverso opere sociali.

Si sono visti neopagani nella colonna di Modo russo alle marce comuniste il 1 e 7 novembre a Mosca, e grazie all'assistenza dei leader del KPRF hanno anche tenuto concerti sulle portaerei della Marina russa a Sebastopoli. Nel rapporto del KPRF sulla creazione di Modo russo, l'adozione del cristianesimo da parte della Rus' è paragonata a gravi invasioni nemiche come quella di Napoleone o Gengis Khan (questa visione è popolare tra i neopagani).

neopagani in marcia a Mosca

Nella citata dichiarazione del KPRF, l'adozione del cristianesimo da parte della Rus' nel 988 è stata paragonata anche al "liberalismo coloniale imposto sulla Russia", cioè al sistema di potere in vigore, che l'opposizione comunista intende sconfiggere con l'aiuto dei nazionalisti.

Allo stesso modo, nel 2012 una colonna del Partito della Destra Russa (non registrato) ha partecipato alle marce liberali dell'opposizione su Piazza Bolotnaja trasportando bandiere con simboli neopagani. Il partito è stato creato da un eminente propagandista del neopaganesimo, Vladimir Istarkhov (autore del tanto  discusso libro Удар русских богов, "Un colpo degli dèi russi") con la partecipazione di rappresentanti di diverse comunità neopagane.

neopagani che bruciano un simbolo del kolovrat nel loro culto

Nel 2016, il Partito Liberale della Libertà Popolare (ParNas) di Mikhail Kasjanov ha mantenuto una cooperazione attiva con i neo-pagani durante le elezioni della Duma di Stato. Soprattutto Melash, Beletskij e alcuni dei loro collaboratori nel Circolo di Veles si sono impegnati nella distribuzione dei materiali di propaganda di ParNas in diversi distretti di Mosca e sono riusciti a coinvolgere un notevole numero di nazionalisti, sia dalla capitale che dalle regioni limitrofe. Questi hanno visto il coinvolgimento come un'opportunità per procedere verso una politica di grandi dimensioni e per affermarsi.

L'idea che prima dell'adozione del cristianesimo la Rus' fosse un'unione di comunità liberamente governate (uno stato con cui ci si propone di sostituire il presente sistema di potere verticale in Russia) aiuta i neopagani a guadagnarsi la simpatia di alcuni liberali russi.

san Vladimir (con in mano la croce), che convertì la Russia al cristianesimo, sta rovesciando l'idolo pagano di Perun mentre una donna prepara il figlio per il battesimo

Nel 2014, Melash ha espresso apertamente simpatia per il battaglione (in seguito reggimento) ucraino "Azov", chiamando i suoi combattenti a dure azioni contro i volontari ortodossi nel Donbass. A gennaio, questo rappresentante del Circolo di Veles è stato multato da un tribunale russo per una manifestazione pubblica degli emblemi di Azov vietati in Russia. Nel 2014, molti russi che a Mosca avevano partecipato ad azioni neonaziste insieme a Melash hanno aderito a questa unità.

A questo proposito va anche notato che Azov ha un legame genetico con il neopaganesimo. Tra i fondatori del battaglione c'era Jaroslav Babish, leader della nuova comunità pagana "L'esercito di Perun". A quel tempo, i soldi per l'armamento del reggimento sono stati raccolti da un rappresentante della comunità neopagana con base a Zaporozh'e, i cui riti allora e adesso sono frequentati dai rappresentanti di Azov.

Nel gennaio del 2015, alle fila di Azov si è unito l'ex "volkhv supremo della terra del Caucaso settentrionale" dell'Unione delle comunità slave della fede nativa slava, Jaromir (Sergej Bukreev) che continua anche a partecipare a rituali neopagani in Ucraina, pur mantenendo i legami con i suoi compagni russi.

culto dei neopagani ucraini – notate le bandiere

Nel 2016, un grande idolo di Perun in legno è stato installato alla base del reggimento vicino a Mariupol, ed è visitato dai volkhvy su base regolare. Il leader dell'ala sociale di Azov a Kiev, Sergej Filimonov, che si definisce "figlio di Perun", visita il tempio locale insieme ai suoi associati.

Nel 2014, molti neopagani sono entrati nelle fila del battaglione di volontari Ajdar. Non ci sono solo membri del gruppo "Martello bianco" di Kiev, che ufficialmente dimostrano il loro appoggio sia al nazismo sia al neopaganesimo, ma per esempio la nazionalista russa della regione di Stavropol Julija Tolopa.

neopagani in marcia. La scritta dice "gli slavi sono invincibili quando sono uniti"

Tutti questi sviluppi hanno disturbato i corpi di ordine pubblico, cosa che si è manifestata nel divieto del 2016 a tenere importanti festività neopagane nella regione di Mosca e, un anno prima, in perquisizioni e nel successivo divieto delle attività della comunità dei Figli di Perun che operava nella regione di Stavropol.

 
Il "libro nero" delle gesta di Costantinopoli

М.В. Шкаровский. Константинопольская и Русская церкви в период великих потрясений (1910-е – 1950-е гг.). – М.: Издательский дом «Познание», 2019. – 304 с.

M.V. Shkarovskij. Le Chiese di Costantinopoli e della Rus' nel periodo dei grandi sconvolgimenti (anni '10-'50). - Mosca, Casa editrice "Conoscenza", 2019. - 304 p.

Alla vigilia del 2019, lo storico "Anno del Tomos" dell'Ucraina, il Consiglio editoriale della Chiesa ortodossa russa ha raccomandato la pubblicazione del libro "La Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa russa nel periodo dei grandi sconvolgimenti. Anni '10-'50." La presentazione si è svolta il 27 febbraio presso il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. L'autore del libro è lo storico della chiesa Mikhail Shkarovskij, noto ai lettori, in particolare, per le sue ricerche sulle attività della Chiesa ortodossa russa nei territori dell'URSS occupati dai nazisti.

Nell'introduzione al libro, Shkarovskij sottolinea: il ministero degli Esteri della Germania nazista "dal 1936 al 1944 ha costantemente tentato in vari modi di includere il Patriarcato di Costantinopoli nella sfera di influenza del Terzo Reich". In questo i nazisti fallirono. Ma l'autore porta i lettori all'idea che il regime di Hitler, abbia rivolto per una buona ragione una grande attenzione al Fanar – la residenza dei patriarchi (ecumenici) di Costantinopoli.

"Nel periodo compreso tra la fine della prima guerra mondiale e l'inizio della seconda guerra mondiale, il Patriarcato di Costantinopoli si radicò nella politica di subordinare illegalmente a sé diocesi e chiese ortodosse autonome, che dopo il 1917 erano al di fuori della loro Chiesa madre, in primo luogo quella russa", ha detto Shkarovskij alla presentazione del libro. "Nella Russia sovietica, Costantinopoli sostenne i cosiddetti rinnovazionisti ecclesiastici". Il libro afferma che il Fanar disapprovò il "secondo concilio dei rinnovazionisti", che si tenne a Mosca nella primavera del 1922, e dove il patriarca Tikhon (Belavin) di tutta la Rus' fu "deposto" allo stato laicale.

Ma il congresso pan-ortodosso, convocato dal Fanar nel maggio-giugno 1923 a Istanbul, non condannò ufficialmente il movimento dei rinnovazionisti in Russia. Ciò significava un supporto reale sebbene nascosto del Fanar ai rinnovazionsti e la solidarietà di Costantinopoli con la linea dell'OGPU, che usava la Chiesa vivente per distruggere la chiesa dei tikhoniti dall'interno. Al congresso pan-ortodosso, il patriarca di Costantinopoli Meletios IV sollevò personalmente la discussione, in particolare, della questione dell'ammissibilità del secondo matrimonio dei preti e dell'episcopato sposato. Argomenti simili erano all'ordine del giorno principale degli incontri dei rinnovazionisti, a partire letteralmente dalla rivoluzione del febbraio del 1917. Nel marzo 1924 Gregorios VII, il successore di Meletios IV, che era stato espulso dai turchi in Egitto, inviò una lettera al presidente del Sinodo dei rinnovazionisti, il metropolita Evdokim (Meshcherskij), sul passaggio del Fanar al calendario gregoriano. Come sottolinea Shkarovskij, i rinnovazionisti, che da lungo tempo avevano servito "in stile gregoriano", "percepirono questo gesto di attenzione come un atto di riconoscimento".

Desiderando compiacere il Fanar, i rinnovazionisti giocarono all'orgoglio ellenico, riconoscendo non solo il primato dell'onore per il patriarca di Costantinopoli (come facevano i vescovi ortodossi tradizionali), ma anche il primato del suo potere. Furono sostenitori dei rinnovazionisti i rettori del podvor'e del Fanar a Mosca, l'archimandrita Jakovos Dimopoulos e il suo sostituto dopo la sua morte nel 1924, lo ieromonaco Vasilios Dimopoulos, suo nipote. Vasilios Dimopoulos nel 1925 voleva mandare a un Concilio ecumenico a Gerusalemme, convocato dal Fanar, delegati dei rinnovazionisti guidati da Evdokim (Meshcherskij) – come rappresentanti della Chiesa russa. È interessante notare che i rinnovazionisti e la leadership sovietica nel 1924 erano pronti ad assistere alla ricollocazione del Patriarcato di Costantinopoli da Istanbul a un luogo di residenza permanente a Mosca, Pietrogrado o Kiev. Gregorio VII rifiutò di trasferire la sua cattedra in URSS: il patriarca Tikhon era ancora vivo. pochi giorni dopo, Gregorio VII avrebbe chiesto le dimissioni di Tikhon dal patriarcato, che i rinnovazionisti e l'OGPU avevano cercato invano di ottenere dal patriarca.

I fatti dichiarati sono una piccola parte dei molti anni di "lavoro da formiche" del Fanar contro la Chiesa ortodossa russa durante il periodo dalla guerra civile alla guerra fredda analizzato da Shkarovskij. Naturalmente, l'autore si interessa di fatti noti come l'istituzione in questo periodo da parte del Fanar di diocesi negli Stati Uniti, negli Stati baltici, in Finlandia, in Cecoslovacchia, in Polonia e in altri paesi. La "fanarizzazione" dell'Ortodossia in Polonia e Finlandia si è svolta nello stesso scenario dell'Ucraina moderna. Nei giovani stati "liberati dal giogo russo", le autorità volevano avere le loro chiese ortodosse nazionali, e il Fanar ha assistito nella creazione di queste chiese.

Anche se il libro di Shkarovskij parla di affari dei tempi passati, la sua pubblicazione può essere definita come la risposta operativa della Chiesa ortodossa russa ai processi autocefalisti nell'odierna Ucraina. "Prima dei tragici eventi ucraini, eravamo ben consapevoli dei precedenti fatti della politica non canonica del Patriarcato di Costantinopoli riguardo alla Chiesa ortodossa russa", ha detto il capo del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, il metropolita Ilarion (Alfeev), alla presentazione del libro. "Ma prima preferivamo non parlarne, sperando di coprire queste violazioni con il sincero pentimento di Costantinopoli e il nostro comune amore fraterno".

 
Tempo di interviste
Oggi segnaliamo non una, ma due interviste appena apparse in rete, e che ci riguardano da vicino.
 
1) Roberta di Casimirro, regista del programma radiofonico L'Argonauta di Radio1 e amica del monastero di Decani, ha realizzato un'intervista radiofonica sulla Chiesa ortodossa nei giorni del "Diario dal Kossovo" riportati dal 23 al 30 novembre 2013 su questo blog: potete trovare qui la registrazione (l'audio della nostra 'intervista inizia al minuto 4:30).
 
2) Lo staff del sito ortodossia.info ha fatto un'intervista on-line sulle origini, lo sviluppo e il punto di vista particolare del nostro sito. Se siete interessati a capire perché e come sta crescendo questo sito parrocchiale, potete trovare qui il testo dell'intervista.
 
Le Chiese locali iniziano il rito della preparazione del santo crisma

foto: spc.rs

Diverse Chiese locali hanno iniziato ieri il lungo processo della preparazione del santo crisma.

Tradizionalmente, il rito per preparare l'olio santo aromatico usato per battezzare i nuovi membri della Chiesa ortodossa e per consacrare chiese e altari inizia il Lunedì Santo e continua per tutta la Settimana Santa, con l'olio costantemente mescolato dal clero mentre si legge continuamente il Vangelo di Giovanni fino al Giovedì Santo, quando si leggono le preghiere per la consacrazione.

A Mosca, sua Santità il patriarca Kirill, con la concelebrazione di molti altri vescovi, ha iniziato il processo al monastero Donskoj con la piccola Benedizione delle acque, come riferisce Patriarchia.ru.

La fornace utilizzata per fare l'olio e tutti gli ingredienti sono stati poi benedetti con acqua santa. Il crisma sarà finalmente consacrato giovedì nella cattedrale di Cristo Salvatore.

Lo stesso è avvenuto per la Chiesa ortodossa serba presso la cappella patriarcale di san Simeone il Mirovlita a Belgrado, in una funzione guidata da sua Santità il patriarca Porfirije e da altri vescovi.

Il patriarca Porfirije ha versato insieme acqua benedetta, vino bianco e olio d'oliva nei calderoni usati per preparare il Crisma, quindi ha acceso il fuoco nella fornace. Come ha fatto il patriarca Kirill, il patriarca serbo ha quindi iniziato la lettura del santo Vangelo, che proseguirà fino al Giovedì Santo.

Anche il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e altri vescovi del suo Patriarcato hanno celebrato la benedizione dell'acqua a Istanbul, iniziando il rito per fare il crisma allo stesso modo di Mosca e Belgrado.

Nel Patriarcato di Costantinopoli il crisma si fa ogni 10 anni.

Pur detenendo lo status di autocefalia, la maggior parte delle Chiese locali, infatti, non crea il proprio crisma, ma lo riceve da Costantinopoli, o per tradizione o come dettato dai loro tomoi emessi da Costantinopoli.

Queste Chiese sono: Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Terre Ceche e Slovacchia e la scismatica "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tradizionalmente, i rappresentanti di queste Chiese concelebrano tutti alla consacrazione del crisma. Poiché questa è la prima volta che viene fatto il crisma a Costantinopoli dalla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nel 2018, e poiché la maggior parte delle Chiese locali non riconosce il gruppo scismatico, è noto che Costantinopoli stava progettando di utilizzare il rito per costringere i vescovi a concelebrare con i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tuttavia, il quotidiano pro-Costantinopoli World Ecclesiastical News ora riporta che altre Chiese locali non parteciperanno "a causa dei problemi causati dal coronavirus".

 
Metropolita ucraino aiuta oltre 100 civili di Mariupol' a lasciare lo stabilimento Azovstal assediato

il metropolita Mitrofan di Gorlovka ha aiutato i civili a lasciare Azovstal. Foto: gorlovka-eparhia.com.ua

Più di 100 civili sono stati evacuati nel fine settimana dall'acciaieria Azovstal a Mariupol', teatro dei combattimenti più intensi della guerra fratricida in Ucraina.

Il 30 aprile sono uscite 21 persone che stavano all'interno o nelle vicinanze dell'impianto, tra cui sei bambini di età inferiore ai 14 anni, e il giorno successivo altre 80 sono state evacuate. Così, 101 civili hanno lasciato l'impianto in due giorni.

Un vescovo ucraino, sua Eminenza il metropolita Mitrofan di Gorlovka e Slavjansk, ha preso parte all'organizzazione dell'evacuazione dei cittadini, molti dei quali esitavano a partire finché non lo hanno visto. E così, il metropolita è stato tra i primi a salutare coloro che uscivano.

Secondo quanto riferito, circa 1.000 persone, per lo più membri del famigerato battaglione Azov, rimangono all'interno dello stabilimento, l'ultima resistenza delle truppe ucraine. Sono in corso trattative per l'evacuazione dei civili rimasti, che secondo le stime della popolazione locale sono circa 300. Secondo alcuni di coloro che sono stati evacuati, molti civili sono "intrappolati per paura" dei soldati del battaglione Azov in condomini sul territorio dell'Azovstal o nelle vicinanze, come riporta RIA Novosti.

Prima della Pasqua, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina aveva chiesto un cessate il fuoco alla Pasqua per consentire una processione di preghiera a Mariupol' per evacuare coloro che "rimangono nella Mariupol' sofferente".

 
La Chiesa serba per ora mantiene la comunione con Costantinopoli per economia – vescovo Irinej di Bačka

foto: spzh.news

Una dichiarazione ufficiale della posizione della Chiesa serba sulle azioni del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina e sulla chiesa scismatica ucraina ivi creata è stata inviata al patriarca Bartolomeo e pubblicata sul sito del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca a fine febbraio e successivamente sul sito della Chiesa ortodossa serba .

E, come riportato dal sito serbo Politika, i vescovi serbi hanno successivamente inviato la loro dichiarazione a tutte le Chiese locali, informandoli che considerano le azioni di Costantinopoli non canoniche e che l'unica Chiesa che riconoscono in Ucraina è quella guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

I vescovi fanno notare che sono stati tra i primi, a novembre, a reagire a livello ufficiale ai piani di Costantinopoli in Ucraina, ma sfortunatamente la loro voce è rimasta solo una "voce nel deserto", incontrando solo silenzio da parte di Costantinopoli. Anche altri appelli sono stati passati sotto silenzio.

La dichiarazione include inoltre 5 punti:

  • La Chiesa serba non riconosce l'incursione non canonica di Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa russa, che come dimostrano i documenti storici e la testimonianza comune della Chiesa nel corso della storia, include l'antica metropolia di Kiev e il territorio attuale dell'Ucraina.
  • La Chiesa serba non riconosce la cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che non esiste da un punto di vista canonico. Gli scismatici rimangono scismatici, finché non mostreranno sincero pentimento.
  • La Chiesa serba non riconosce l'ingiustificato "concilio d'unificazione" di Kiev, che in realtà è stato un catalizzatore per ulteriori disunità in Ucraina. Le decisioni del concilio non sono affatto vincolanti.
  • La Chiesa serba non riconosce i vescovi o i chierici scismatici come validi, dato che il "patriarcato di Kiev" dipende dal deposto, scomunicato e anatematizzato Filaret Denisenko e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" dipende da vescovi autoconsacrati senza successione apostolica.
  • "E infine, la Chiesa serba è naturalmente costretta a raccomandare che i suoi vescovi e i suoi pii chierici si astengano dalla comunione liturgica e canonica non solo con il suddetto Epifanij (Dumenko) e altri come lui, ma anche con i vescovi e i chierici che sono in comunione con loro, secondo il principio dei sacri canoni, che coloro che hanno comunione con gli scomunicati si collocano anch'essi fuori dalla comunione".

L'ultimo punto ha sollevato molte domande tra i fedeli circa l'esatta posizione della Chiesa serba nei confronti di Costantinopoli, poiché solo il patriarca Bartolomeo e gli altri vescovi e chierici di Costantinopoli hanno servito con gli scismatici ucraini. Alcune fonti mediatiche sono addirittura giunte a riferire che la Chiesa serba avrebbe rotto la comunione con Costantinopoli.

Dopo aver ricevuto una serie di domande sul punto finale, sua Eccellenza il vescovo Irinej di Bačka, capo del Dipartimento delle informazioni e delle pubblicazioni della Chiesa serba, ha pubblicato una dichiarazione esplicativa sul sito della Chiesa serba.

Il vescovo Irinej rileva innanzitutto che la dichiarazione non dice nulla su una rottura della comunione con Costantinopoli. La comunione si rompe facilmente, dice, ma non è così facile da riparare. "Di fronte a tali sfide e tentazioni, non dovremmo agire in fretta, ma con ragionamento, nella speranza che la grazia dello Spirito Santo guarirà presto la nostra debolezza", scrive il vescovo serbo.

Tuttavia, è impossibile sopravvalutare il principio canonico generalmente vincolante articolato nel quinto punto dalla Chiesa – che non può esserci comunione con coloro che sono privati ​​della grazia, e che coloro che comunicano con gli scismatici rendono se stessi scismatici. "La differenza essenziale tra Chiesa e scisma non deve essere cancellata", scrive il vescovo Irinej.

La Chiesa serba indica questa norma canonica, ma senza applicarla per ora, per economia. "Il nostro Santo Sinodo... chiede la sua applicazione, ma senza fretta... facendo tutto il possibile affinché il Signore restituisca il dono di grazia dell'unità alla Chiesa." Pertanto, si raccomanda, ma non è richiesto, che i vescovi e i chierici serbi si astengano dal servire con chi ha comunione con gli scismatici. Una decisione così pesante come la rottura della comunione può essere fatta solo dal Concilio dei Vescovi, non dal Santo Sinodo, nella Chiesa ortodossa serba.

Quelli che seguono la raccomandazione stanno applicando l'acribia canonica, mentre quelli che non la seguono applicano un'accettabile economia, dice il vescovo Irienej, offrendo la sua opinione personale.

Come già riportato in precedenza, ci saranno celebrazioni separate della Domenica dell'Ortodossia a Chicago, con il clero serbo e quello russo che servono insieme, senza concelebrazione greco-costantinopolitana. Da allora OrthoChristian è stato informato da un sacerdote della Chiesa serba nel Nord America che hanno avuto istruzioni di non concelebrare con il clero di Costantinopoli in America e in Canada.

Se le Chiese locali rimangono nell'attuale posizione comune di non accettare Filaret Denisenko, Epifanij Dumenko e il resto dei vescovi e dei chierici scismatici, ciò significherà un accordo generale con la posizione di principio della Chiesa serba. Tuttavia, se altre Chiese iniziano ad accettare e riconoscere gli scismatici, ciò porterà fine al periodo dell'economia e introdurrà un caos canonico duraturo.

Solo lo Spirito Santo può guarire uno scisma persistente, afferma il vescovo serbo.

 
Chi e perché distribuisce il Vangelo per le strade?

Sul numero di dicembre della rivista Foma leggiamo un’interessante discussione con due attivisti ortodossi, Nikolaj Breev e Vladimir Luchaninov, che collaborano alla casa editrice “Nikeja” (Nicea). Una delle campagne promosse dalla casa editrice comporta la distribuzione di copie del Vangelo attorno alle chiese, nei giorni delle feste ortodosse. Vale la pena leggere i risultati e le impressioni di questo particolare sforzo di evangelizzazione, che presentiamo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
I credenti a Sumy, in Ucraina, terranno la loro processione nonostante il divieto delle autorità

 

Nonostante il divieto del comitato esecutivo del consiglio comunale, i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina terranno una processione della croce alla festa della santa Protezione il 14 ottobre nella città di Sumy, nel nord-est dell'Ucraina, come riferisce il Dipartimento delle informazioni della Chiesa ortodossa ucraina.

"Questa processione della croce con la Liturgia sul luogo della Chiesa distrutta della santa Protezione si tiene a Sumy ogni anno. Migliaia vengono a pregare per la pace in Ucraina", ha dichiarato l'arcivescovo Evlogij di Sumy e Okhtyrka.

L'arcivescovo ha inoltre osservato che non ricade nell'ambito delle competenze del comitato di consentire o vietare atti di preghiera: "Il comitato esecutivo non ha il diritto di vietare di tenere la processione, ancor più perché non abbiamo chiesto il suo permesso. In conformità alla legge, abbiamo informato il sindaco della città che ci saranno funzioni il 14 ottobre",

Come negli anni precedenti, ha osservato l'arcivescovo, i cittadini ortodossi di Sumy e i visitatori provenienti da altre città insieme al clero stanno progettando di andare in processione dalla cattedrale della santa Trasfigurazione fino al luogo in cui si trovava la chiesa della santa Protezione, distrutta negli anni '30.

"I credenti sono determinati a tenere la processione e la Liturgia, quindi le faremo", ha sottolineato l'arcivescovo. "In questo caso, il comitato esecutivo sta continuando l'opera dei bolscevichi che hanno distrutto, rovinato, crocifisso e dissacrato i luoghi santi del nostro popolo cristiano", ha aggiunto l'arcivescovo Evlogij, secondo l'Unione dei giornalisti ortodossi.

Oksana, una fedele ortodossa ucraina, ricorda la sua partecipazione alla processione di due anni fa: "La funzione si svolge sul sito della chiesa rovinata, la gente prega per la pace, per la prosperità nel nostro stato. Questa preghiera conciliare ha un grande potere, e il Signore protegge la nostra città da ogni male ".

Il 19 settembre 2017 il comitato esecutivo del consiglio comunale di Sumy non ha appoggiato il progetto di risoluzione "Sulla concessione del permesso alla diocesi di Sumy della Chiesa ortodossa ucraina di tenere una processione con una liturgia". Tra i 10 membri del comitato esecutivo, 5 hanno votato a favore, 3 contrari e 2 astenuti. Sono necessari 9 voti per adottare una risoluzione.

 
Il metropolita Luka di Zaporozh'e, in Ucraina, parla della guerra, delle sue cause spirituali e dell'ordine ecclesiastico nella chiesa ucraina

il metropolita Luka (Kovalenko). Foto: m.for-ua.com

Il 31 marzo 2022, il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' ha rilasciato una videointervista ai giornalisti del servizio russo della BBC.

Il metropolita Luka è nato l'11 luglio 1971 nella città di Kharitsizsk, nella regione di Donetsk in Ucraina. Si è laureato nel 2000 presso l'Università medica statale di Donetsk, sebbene fosse già sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina, diplomandosi all'Accademia teologica di Kiev nel 2002. È stato tonsurato monaco nel 2003 e gli è stato dato il nome di Luka, in onore di san Luka (Vojno-Jasenetskij) della Crimea. Padre Luka è stato consacrato vescovo nel novembre 2005 e, dopo aver servito in diverse diocesi, oltre che come abate del monastero di Glinsk, è stato nominato nel 2010 metropolita della diocesi di Zaporozh'e.

A Zaporozh'e, storicamente famosa come sede di cosacchi, il metropolita Luka è divenuto anche la guida spirituale dei cosacchi ucraini e di organizzazioni giovanili. Nel frattempo, è anche riuscito a diventare un dottorando in scienze mediche presso l'Istituto nazionale di medicina di Kharkov.

Il metropolita Luka è sempre stato un sobrio oppositore del disprezzo per la legge e l'ordine canonici che si è sviluppato negli affari religiosi ucraini negli ultimi anni.

La guerra in Ucraina è una punizione di Dio?

Come ha reagito all'invasione russa dell'Ucraina?

All'epoca ero lontano dall'Ucraina, ma è stato uno shock sentire che la Russia ha attaccato il nostro paese. Non avrei mai potuto crederci...

Perché è successo?

Io sono un cristiano. È a causa del peccato. Del desiderio di potere, di governare... Ma la cosa peggiore è che siamo semplicemente diventati pigri, ed è così che Dio agisce con tutta l'umanità. Ogni volta che l'uomo abbandona Dio, cosa permette Dio? Lo sappiamo molto bene. E questo è, vedete, qualcosa che Dio ha permesso. Vogliamo misurarlo con le nostre considerazioni umane - considerazioni sociologiche, considerazioni politiche... Ma vorrei che le persone valutassero in base a considerazioni spirituali di chi è la colpa. Ricordiamo solo cosa dice il Vangelo: Il sole splende solo sui giusti? La pioggia cade solo su chi lavora la terra? No, il sole splende e la pioggia cade sia sui peccatori che sui giusti... Ognuno di noi aggiunge il proprio obolo al calice del male. Apparentemente, è stata aggiunta l'ultima goccia.

Non ho mai detto che non dovremmo difendere il nostro Paese. Non c'è podvig più grande di quando un uomo dà la vita per i suoi amici. E la Chiesa benedice la difesa del proprio Paese. La Chiesa prega per i suoi soldati. Non troverete dai nostri vescovi alcuna affermazione che non dovremmo difendere il nostro paese...

Le leggi LGTB

Il parlamento ucraino ha recentemente modificato le sue leggi per conformarsi al programma LGTB+ spinto dai paesi occidentali di tutto il mondo, spesso come condizione per aiuti finanziari. Il primo passo è stato l'emanazione di leggi contro la discriminazione, consentendo alle parate gay di svolgersi apertamente nel paese. La prima parata gay si è svolta illegalmente a Kiev nel 2013 e si tiene legalmente ogni anno dal 2016. Nel 2011, la legge è stata modificata per consentire alle persone che avevano subito un intervento chirurgico per il cambio di genere di cambiare i nomi sui loro passaporti per riflettere il loro "nuovo" genere, e nel 2016 sono state apportate modifiche per consentire modifiche ai passaporti senza aver subito un intervento chirurgico.

Va aggiunto che la maggior parte degli ucraini è molto conservatrice sotto questo aspetto, e che questi cambiamenti non sono stati accolti favorevolmente dalla maggioranza della popolazione.

In un'altra intervista ha affermato che la guerra in Ucraina può essere attribuita alla comunità LGTB.

Questo è solo uno dei motivi. Forse è stata l'ultima goccia che ha fatto riversare su di noi l'ira di Dio. Ma guardi, è solo follia. Noi diciamo "Santa Rus'," diciamo "Kiev dalle cupole dorate". Ma mi perdoni, cos'è questo? È una follia totale. Qualcuno ci ha chiesto se lo vogliamo o no?

Ma le bombe non cadono solo su Kiev. E la Lavra di Svjatogorsk?

Ha prestato attenzione a quello che ho detto? Il sole splende sia sui giusti che sui peccatori.

Capisce, questo è il mio punto di vista, perché non molto tempo fa c'è stata una dichiarazione fatta dai nostri deputati per modificare una risoluzione in parlamento, e nessuno tra il popolo ucraino ha autorizzato a firmare un documento del genere... Quando un uomo brama potere, vede il popolo non come la fonte del suo potere, ma come qualcosa su cui esercita il potere. Questo è ciò che è così terribile. Dicono che sarà così. Ma anche questo tipo di trattamento della gente comune è una violazione dei comandamenti di Dio... La società ha intrapreso un percorso anti-naturale, non il proprio percorso. Questa introduzione, questa concessione di questo peccato è ciò che è stato scritto e firmato in quella legge.

La gente ha detto che lei ha affermato che i gay sono la ragione della guerra. È una semplificazione eccessiva?

Sì. È solo uno dei motivi.

La preghiera per la pace

Quando è iniziata la guerra, il patriarca Kirill ha chiesto alle parrocchie e ai monasteri della Chiesa ortodossa russa di recitare una preghiera per la pace durante la liturgia. La preghiera chiede al Signore la pace e l'unità tra coloro che provengono dallo stesso fonte battesimale, e di proteggere la Santa Rus' dagli stratagemmi e dagli attacchi di coloro che le sono estranei. Come ha affermato il 27 febbraio il patriarca Kirill: "Possa il Signore preservare la terra russa. Quando dico "russo", uso l'antica espressione del Racconto degli anni passati [la cronaca principale della storia russa scritta attorno all'anno 1113 dal monaco Nestore del monastero delle grotte di Kiev. Le antiche cronache della storia russa dopo il Battesimo usano generalmente la parola Rus', che non tutti i lettori capiscono] – 'Da dove è venuta la terra russa', la terra che ora include Russia, Ucraina, Bielorussia e altre tribù e popoli. Che il Signore protegga la terra russa dai nemici esterni, dai disordini interni; affinché l'unità della nostra Chiesa si rafforzi e che per la misericordia di Dio tutte le tentazioni, gli attacchi diabolici e le provocazioni possano ritirarsi e che il nostro devoto popolo in Ucraina possa godere di pace e tranquillità". [1]

Al contrario, Epifanij Dumenko, capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fondata da Costantinopoli, ha diffuso preghiere specifiche per l'esercito ucraino e la vittoria per l'Ucraina, senza alcun accenno all'unità di questi popoli che provenivano dallo stesso fonte battesimale.

Che dire della preghiera istituita dal patriarca Kirill all'inizio della guerra, contro gli estranei che vogliono prendere le armi contro la santa Rus'...

Io ho letto un'altra preghiera. Ma prima di tutto, la santa Rus' è Kiev. Non lo dico perché sono nazionalista o perché sto tirando la coperta dalla mia parte, ma perché la santa Rus' era prima di tutto la Rus' kievana.

Il metropolita Onufrij la chiama guerra, mentre il patriarca Kirill la chiama operazione speciale.

Io so solo quello che ho visto con i miei occhi. Non posso rispondere per le parole di altre persone e non ritengo opportuno esprimere un giudizio su ciò che hanno detto. Non conosciamo il contesto. Non sappiamo cosa stessero pensando. Sappiamo solo che il nostro popolo, gli ucraini, sta morendo. E i soldati russi stanno morendo. E le nostre città vengono distrutte. Pertanto, sostengo decisamente la posizione del mio primo ierarca, il metropolita Onufrij.

Sulla mancata commemorazione del patriarca Kirill in alcune chiese ucraine

Poiché il patriarca Kirill non ha chiesto specificamente a Putin di ritirare le truppe russe dall'Ucraina e, secondo l'interpretazione di alcune persone, ha espresso sostegno alla guerra, dicendo che altri paesi stanno seminando divisioni tra due nazioni fraterne, alcuni sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina hanno smesso di commemorarlo durante la liturgia.

Quindici diocesi si sono rifiutate di commemorare il patriarca Kirill. Lei la chiama ribellione [in russo smuta, che significa generalmente problemi, tumulti, ribellione, confusione].

Decisamente. Io non commemoro il cittadino russo Vladimir Gundjaev. Commemoro il patriarca di Mosca. E chi non lo ricorda si legga gli statuti della Chiesa. C'è un'unità delle Chiese. E negli statuti è scritto che la Chiesa ortodossa ucraina è unita alla pienezza dell'Ortodossia attraverso la Chiesa ortodossa russa. Negli statuti si afferma chiaramente chi dovremmo commemorare e come. Dicono che la gente lo chiede. Ma come dice il vecchio proverbio, non dovremmo portare i rifiuti della nostra famiglia fuori di casa affinché tutti possano vederli. Oggi infatti leggiamo [nell'Antico Testamento] alla Liturgia di come Cam abbia fatto vergognare suo padre. Ha portato la spazzatura di famiglia fuori di casa perché tutti potessero vederla. Anche se vedeva la nudità di suo padre, avrebbe dovuto semplicemente tacere al riguardo, ma invece ha riso di suo padre e lo ha svergognato davanti a tutti. Quello è stato il suo peccato. Ritengo che questo sia il peccato di Cam. Se c'è una risoluzione approvata in un Concilio [o Sinodo], accetterò la decisione.

Deve essere decisa a un Concilio?

Assolutamente. Non per decisione individuale. Noi non siamo principi feudali, ognuno seduto sulla propria cattedra. In un'altra diocesi mi hanno detto che stanno per espellere il loro vescovo perché non sta commemorando il patriarca. Ho detto, almeno non portate divisione nella nostra Chiesa. Non lo so, non posso giudicarlo, forse è minacciato. Non conosco il suo destino. Se non sai cosa fare, fai quello che dicono gli statuti, la legge. Abbiamo i nostri canoni della Chiesa, abbiamo gli statuti. Solo un concilio di vescovi ha il diritto di giudicare un vescovo. Ma qui sono tutti così intelligenti, sono tutti guide spirituali. Gente, guardate cosa state facendo. È la Grande Quaresima e invece di pentirvi state seminando divisione e state cercando di ottenere più "Mi piace". Sputano ogni sorta di spazzatura e abominio, e pensano, "guarda come sto salvando la Chiesa, come sto salvando l'Ortodossia".

Il metropolita Onufrij e il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina si sono rivolti al patriarca Kirill con la richiesta di chiedere a Putin di fermare la guerra, ma il patriarca non ha dato risposta.

Mi dica, quando è stata l'ultima volta che il nostro governo ci ha ascoltato? No, non ci ascoltano. In qualunque richiesta gli facciamo, cercano solo il proprio profitto; come infangare la nostra reputazione, come umiliarci, come incitare gli altri ad ucciderci. E quando ci chiedono perché siamo stati in silenzio sul Donbass per otto anni, rispondo che non siamo mai stati in silenzio, abbiamo fatto tutto il possibile per aiutare. Ma chi ci ha ascoltati? Non sto cercando di difendere nessuno. Ma qualcuno ci ha ascoltati? [2]

Conosce il parere di altri vescovi?

Sa, non discuto quasi mai di cose con le persone al telefono, e penso che lei capisca il perché [ride]... Siamo noi e altri quattro in linea...

In alcune diocesi il clero sta raccogliendo firme per convocare immediatamente un concilio per proclamare l'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina.

Con tale annuncio nutriamo coloro che vogliono gettare benzina sul fuoco. Mi dica: come dovrei andare a un Concilio da Zaporozh'e? [Zaporozh'e si trova nell'Ucraina orientale e sono in corso combattimenti nelle terre tra essa e Kiev].

Il formato video non è una soluzione. Non possiamo discutere da persona a persona. È come, sa, lavarsi le mani senza togliersi i guanti.

Ripeto, questo deve essere risolto in un Concilio dei vescovi. Finché questa situazione non sarà risolta, magari scrivendo lettere, apparizioni pubbliche, non possiamo prendere questa decisione.

Questa è ribellione o scisma?

La ribellione (smuta) è una cosa, lo scisma è un'altra. Finora, abbiamo ribellione... Dobbiamo trovare una via d'uscita. Dopotutto, l'autocefalia risolverebbe davvero tutto? Quello stesso uomo, il "patriarca di Costantinopoli", Bartolomeo, che ha accolto gli scismatici che si erano allontanati dalla Chiesa e ha dato loro il cosiddetto tomos, come darà a noi un tomos? Dirà: "Vi ho già dato un tomos, usate quello!" Non si può considerare la Chiesa secondo criteri mondani. Non è un servizio fiscale dove vai a ottenere un documento che attesti il diritto di fare affari. La Chiesa opera per grazia dello Spirito Santo. E tutto ciò che contraddice o ostacola questa grazia è definito "privo di grazia". E tutti coloro che si sono allontanati dalla Chiesa devono tornare alla Chiesa. Chi di loro riconoscerà questa autocefalia [dell'attuale Chiesa canonica autonoma?] Che cosa ci darà? Sarà come una manica strappata, che nessuno riconosce. Ma la Chiesa ci riconosce come uno in Cristo. Ciò che si è allontanato dalla Chiesa non è più la Chiesa. Ora l'obiettivo dei nemici dell'Ortodossia è la rottura dell'Ortodossia. E questo obiettivo di spezzare la Chiesa in minuscoli frammenti è spaventoso.

Pertanto, la questione deve essere discussa in modo più globale e deve essere effettuata una valutazione canonica, nel contesto di ciò che sta accadendo. Questo può essere fatto solo in un Concilio.

L'unità delle Chiese russa e ucraina. Un esempio della seconda guerra mondiale

La Chiesa russa e la Chiesa ucraina hanno avuto non solo unità spirituale, ma unanimità di pensiero. L'unità spirituale rimane; ma dopo quello che sta succedendo, quale unanimità di pensiero può esserci?

Ritornerò anzitutto su quanto ho già detto, che la nostra posizione deve essere discussa in un Concilio. Un secondo esempio è la seconda guerra mondiale. Durante quella guerra, la Chiesa romena, una Chiesa ortodossa, benedisse i suoi soldati affinché andassero a distruggere ucraini, russi e moldavi, perché considerava questa una lotta contro il comunismo. Tuttavia, allo stesso tempo, non è stata interrotta la comunione eucaristica tra la Chiesa russa e quella romena. Stalin non ha nemmeno preteso che i cattolici dell'Unione Sovietica rinunciassero al papa romano... Non so cosa accadrà dopo. Dio ci darà la saggezza; Dio non ci abbandonerà. Ecco perché continuo a insistere su un Concilio.

Che dire delle leggi che sono state proposte nel parlamento ucraino [per rendere illegale la Chiesa ortodossa ucraina in Ucraina e per confiscarne le proprietà e darle ad altre organizzazioni religiose]?

C'è qualcuno nel parlamento ucraino che è cristiano ortodosso? [Scuote la testa].

A Kiev si dice che tutte le informazioni sui social network, ecc. sui pogrom contro gli ortodossi non sono altro che un'operazione di disinformazione psicologica voluta dal Cremlino.

Le farò una domanda. Ha letto cosa hanno fatto con un prete a Smela? Alcuni teppisti hanno fatto irruzione nella chiesa e hanno picchiato un prete. È quello che hanno fatto con un prete ortodosso! Mentre il presidente ha detto chiaramente di essere grato ai sacerdoti, i sacerdoti della Chiesa ortodossa.

Ma i nostri colleghi di Smela hanno riferito che la comunità parrocchiale voleva lasciare la Chiesa ortodossa russa...

Volevano andarsene... e così hanno afferrato il prete per il bavero e lo hanno trascinato per terra? Sì, così è stato: sono entrati in chiesa con i fucili automatici e lo hanno trascinato fuori...

Ma questa storia è un grande strumento di propaganda.

Io non leggo le notizie russe, ma vedo cosa sta succedendo a Zaporozh'e. I nostri leader hanno le mani occupate, lavorano giorno e notte per la difesa, aiutano le persone. Ma cosa ci fanno quelle persone [che stanno proponendo una legge anti-Chiesa in parlamento], Dio solo sa ovunque si trovino? Non hanno niente di meglio da fare che scrivere leggi del genere. Dovrebbero venire qui a lavorare un po'...

Avremmo dovuto presentarci al tavolo e risolvere questi problemi, forse economicamente o in altro modo. Ma non con la guerra. Questa ci dividerà per generazioni.

La lingua russa

A Zaporozh'e, nell'Ucraina orientale, la maggioranza è di lingua russa. Ciò è storicamente dovuto al fatto che le regioni orientali dell'attuale Ucraina furono un tempo conquistate dall'Impero Ottomano e da varie tribù nomadi sotto l'imperatrice Caterina la Grande. L'area fu quindi colonizzata da persone provenienti sia dalla Russia che dall'attuale Ucraina centrale, con la lingua russa predominante, poiché fin dall'inizio faceva parte dell'Impero russo e non fece mai parte della Confederazione polacco-lituana, che governava le regioni dell'ovest.

E l'uso della lingua russa in Ucraina?

In che senso? Le persone comunicano tra loro come hanno sempre fatto. Non è questa la questione che deve essere discussa. Io servo in slavonico ecclesiastico. Se la gente viene a chiedermi, vladyka, non la capiamo in russo, potrebbe per favore parlare ucraino, lo farò. Pertanto, non considero tale questione un ostacolo.

Quindi, quando Putin viene in Ucraina e dice che è venuto qui per proteggere i russofoni e per proteggere la Chiesa russa, cosa ha da dire a riguardo?

La Chiesa non glielo ha chiesto. Noi confidiamo in Dio per la protezione. Ma quanto a me che parlo con il mio gregge in russo... È la lingua russa, non la lingua della Russia. Ritengo per esempio che sia meglio leggere Dostoevskij in russo e non in un'altra lingua. Dirà che sono un sostenitore del "mondo russo" – no, non sono affatto un sostenitore del mondo russo. Sostengo il mondo ortodosso. E il mondo ortodosso non si estende solo alla Russia o a Odessa. È la pienezza del mondo ortodosso, che ho visto ovunque.

Sostiene ciò che ha detto il patriarca Kirill sul mondo russo che si estende ovunque si parli russo?

Io non so cosa sia il mondo russo. È una teoria. Non è un dogma... C'è la cultura russa. C'è la cultura ucraina. Ma per favore, non trasciniamo la cultura nella religione. Sono una persona ortodossa. E in generale, sono un cittadino del cielo, ora che me lo dice.

Proveniamo dallo stesso fonte battesimale, e il patriarca Kirill dice che siamo un solo popolo. Lei è d'accordo con questo punto di vista?

Sono d'accordo con la posizione del mio primo ierarca [il metropolita Onufrij]. Diamo un'occhiata dal punto di vista medico, l'embriologia. Per esempio, vi sono diversi tipi di muscoli e tutti i muscoli contemporaneamente provengono dalla stessa cellula. Un tempo eravamo la stessa nazione. Storicamente non posso discuterne. Ma ora Russia e Ucraina sono due nazioni diverse. La cosa più terribile è che popoli provenienti dallo stesso fonte battesimale ora si combattono... Certo, tutto è nelle mani di Dio, ma non credo che questa ferita si rimarginerà presto...

Note

[1] Patriarchia.ru

[2] Sua Beatitudine il metropolita Onufrij della Chiesa ortodossa ucraina ha presentato al governo ucraino numerose richieste ufficiali di fermare la guerra nel Donbass dopo lo scoppio della guerra nel 2014. Se il governo ucraino avesse ascoltato i rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina, nel 2022 non ci sarebbe stata alcuna "operazione speciale".

 
Il patriarca Bartolomeo ha ripudiato il Canone apostolico 34?

In un'intervista rilasciata alla rivista serba Politika, pubblicata oggi in greco da Romfea, il patriarca Bartolomeo fa una discussione approfondita sulla sua comprensione del ruolo del Patriarcato ecumenico nell'Ortodossia mondiale e su come ciò si connetta alle sue azioni in Ucraina. A un certo punto, esprime la sua comprensione del canone apostolico 34, che recita:

I vescovi di ogni nazione devono riconoscere chi è il primo tra loro e considerarlo come il loro capo, e non fare di conseguenza nulla senza il suo consenso; ma ognuno può fare quelle cose che riguardano solo la propria parrocchia, e i luoghi di campagna che le appartengono. Ma non lasciate che [il primo] faccia qualcosa senza il consenso di tutti; poiché così ci sarà l'unanimità e Dio sarà glorificato attraverso il Signore nello Spirito Santo.

Secondo il patriarca Bartolomeo,

Naturalmente, prendiamo anche in considerazione il Canone 34 dei santi Apostoli, ma questo canone si riferisce ai vescovi di ogni nazione, che dovrebbero riconoscere il loro protos come capo e non fare nulla senza la sua opinione e, corrispondentemente, il primo di ogni nazione non dovrebbe fare nulla senza l'opinione dei suoi vescovi.

Questo canone cerca di assicurare l'unità e la concordia all'interno della Chiesa locale. Non è un canone che riguarda i rapporti tra le Chiese locali, ma piuttosto il governo interno di una Chiesa locale. Pertanto, non si riferisce al rapporto del Patriarcato ecumenico con le altre Chiese.

Ciò sembra essere parte di un cambiamento generale nell'autocomprensione del Patriarcato ecumenico negli ultimi anni e si pone in netto contrasto con la comprensione del Canone 34 espressa, per esempio, dall'arcivescovo Job Getcha nel 2009:

Per quanto riguarda i privilegi del patriarca ecumenico a livello pan-ortodosso, essi sono interpretati dal punto di vista del patriarca ecumenico anche nello spirito del Canone apostolico 34. Cioè, i patriarchi e i capi delle Chiese autocefale ortodosse dovrebbero sapere chi è il primo tra loro, riconoscerlo come il loro capo, e non dovrebbero fare nulla di speciale senza il suo consenso, né il capo dovrebbe fare nulla senza il loro consenso. Il patriarca ecumenico ha il diritto di accettare lettere di appello e di curare l'unità ecclesiale convocando riunioni ortodosse a cui partecipano i capi di ogni patriarcato e Chiesa autocefala (o i loro rappresentanti) ma non può decidere nulla da se stesso, senza di loro, unilateralmente. Vediamo che questa pratica è stata utilizzata nell'ultima riunione dei primati al Fanar nell'ottobre dello scorso anno. E qui non si può vedere alcun "papismo orientale".

Allo stesso modo, il metropolita Ioannis (Zizioulas) di Pergamo afferma,

Le Chiese orientali non hanno mai riconosciuto il loro primus (Costantinopoli) come un ministero di giurisdizione universale, ma solo un ministero in accordo con il significato del Canone apostolico 34, menzionato sopra. Il Patriarcato di Costantinopoli non poteva interferire nei loro affari, ma sarebbe stato responsabile dell'ordine canonico tra loro e sarebbe intervenuto solo quando gli fosse stato chiesto di farlo in caso di emergenza o di guai o di qualche tipo di anomalia. Sarebbe anche responsabile della convocazione di concili che trattano questioni che riguardano l'insieme delle Chiese ortodosse, sempre con il consenso degli altri patriarchi. Gli stessi principi continuano ad essere applicati sin dalla creazione di altri patriarcati e Chiese autocefale, che costituiscono l'attuale struttura della Chiesa ortodossa.

Con l'eccezione delle occasionali difficoltà nelle loro relazioni reciproche, principalmente dovute alle tendenze nazionaliste, le Chiese ortodosse hanno accettato l'idea del primato esercitato all'interno della Chiesa ortodossa dal Patriarcato di Costantinopoli nello spirito del Canone apostolico 34, come abbiamo analizzato sopra.

Tradotto da: "La Primauté dans l'église. Une Approche orthodoxe "in L'Église et ses institutions, a cura dell'archimandrita Grigorios Papathomas e di Hyacinthe Destivelle, O.P. (Paris: Cerf, 2011): 224.

Il patriarca Bartolomeo, respingendo l'applicazione del canone 34 al suo primato, si è avventurato esattamente in un simile "papismo orientale" rivendicando una giurisdizione universale?

 
L'importanza fondamentale e mondiale dello Tsar Martire Nicola II

L’arciprete Andrew Phillips cerca di spiegare ai lettori del suo blog come si è sviluppata in lui la venerazione per lo tsar Nicola II come un santo: compito non facile anche per uno con un profondo amore per la Chiesa russa, perché nel suo caso ha comportato una lotta di diversi decenni contro una serie di miti abilmente fabbricati, che stanno crollando solo sotto la ricerca storica più seria nello spazio post-sovietico. Gli stessi miti stanno ancora pesando sulla coscienza della maggior parte di noi (ricordiamoci, hanno avuto un’ottantina d’anni per radicarsi indisturbati nel mondo occidentale) e contributi come il recente saggio sull’importanza dello tsar martire (che presentiamo nella sezione “Santi” dei documenti) costituiscono un antidoto a lungo atteso a questa visione distorta.

 
Monumento unico a san Vladimir sostituisce una statua di Lenin in una città ucraina

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'inaugurazione solenne di un monumento unico in legno al battezzatore della Rus', san Vladimir il Grande, è stata celebrata lunedì a Malin, in Ucraina, nella provincia di Zhitomir, a 70 miglia a nord-ovest di Kiev. Il monumento è stato installato su un sito dove stava un tempo un memoriale al leader sovietico Vladimir Lenin, come riferisce il servizio di notizie ucraino Il primo cosacco.

La perpetuazione dell'immagine del grande principe Vladimir a Malin ha sia fondamento storico che spirituale. Secondo una versione, la madre di san Vladimir, Malusha era la figlia del principe drevliano Mala, dal cui nome si presume che derivi il nome della città di Malin. Così, nella città chiamata dal nome del nonno del principe pari agli apostoli, è apparso un monumento al battezzatore della Rus'.

La creazione del monumento in legno è stata ispirata e supervisionata da padre pavel Linnik della parrocchia dell'icona della Madre di Dio di Kazan', con la benedizione del metropolita Vissarion di Ovrich e Korosten. La Scuola tecnica forestale di Malin, sul cui territorio sono stati stabiliti una chiesa e il memoriale di san Vladimir, ha contribuito in modo speciale alla creazione del monumento.

Oltre alla figura del grande principe, la scultura include testi del Vangelo e immagini di angeli. Mentre il materiale scelto può non essere il più durevole, è il più caldo e vivo, secondo lo scultore Oleg Demchenko. Il posizionamento della scultura, sul luogo in cui una statua di Lenin era rimasta fino al 2014, può essere considerato un contrappasso storico, crede l'artista.

Il monumento è stato inaugurato dal metropolita Vissarion e da Igor' Ivanyu, direttore della scuola forestale. Dopo un solenne moleben e la consacrazione del monumento, il vescovo ha offerto benemerenze da parte di sua Beatitudine il metropolita Onufrij a cittadini locali che sono stati particolarmente coinvolti nella diffusione e nel rafforzamento della fede ortodossa.

"È molto tempestivo, perché in senso spirituale mi sembra che le persone siano diventate un po' degenerate. La religione è diventata un fenomeno tanto ordinario, che la giovane generazione non legge il Vangelo o testi del genere... Tale opera avrà una forza ideologica, perché ci sono dei testi. A qualcuno capiterà di passare, guardare, leggere e già iniziare la contemplazione..." ha detto Demchenko, esprimendo le sue speranze per il nuovo monumento.

 
Nuove traduzioni
Sono finalmente disponibili sul sito le versioni in lingua romena delle nostre guide di preparazione al Battesimo e di preparazione al Matrimonio.
Ringraziamo il nostro confratello archimandrita Vladimir (Porubin), che ha curato entrambe le traduzioni.
 
La risoluzione del sacro Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa "Sull'unità della Chiesa"

Il 27 giugno 2008, il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, in una riunione plenaria, ha adottato la risoluzione "Sull'unità della Chiesa". Abbiamo fornito una traduzione completa di questa risoluzione a causa della sua importanza di vasta portata e rilevanza per la dolorosa situazione di oggi in Ucraina.

In questo giorno del Trionfo dell'Ortodossia, è nostra fervida speranza e preghiera che la corrente minaccia all'unità ortodossa venga rapidamente superata, e le macchinazioni dei nemici della Chiesa vengano del tutto sventate.

L'unità è una delle caratteristiche essenziali della Chiesa. Secondo gli insegnamenti del santo apostolo Paolo, la Chiesa è il corpo di Cristo, di cui ogni cristiano è un membro: ora voi siete il corpo di Cristo e ciascuno in particolare le membra (1 Corinzi 12:27). I membri dell'unico e solo Corpo di Cristo sono legati insieme da un'unica fede, e dal battesimo, uniti insieme con amore a immagine dell'amore reciproco delle tre persone della divina e vivifica Trinità.

La confessione della fede ortodossa nella Santa Trinità richiede a ogni cristiano uno sforzo ascetico-atletico volto a preservare il prezioso dono dell'Unità, che si estende oltre tutti i confini esistenti, le divisioni politiche e tutte le comuni differenze umane.

Questo "sacramento dell'unità" e questa "unione di concordia indivisibile", di cui parlava lo ieromartire Cipriano di Cartagine, devono essere accuratamente preservati. Con la perdita dell'unità della Chiesa, anche la vera fede viene persa. "È possibile per chiunque non si attiene all'unità della Chiesa, pensare di mantenere la fede?" Chiede il santo ierarca. "Può qualcuno che si oppone e agisce in contrasto con la Chiesa spera di essere in qualche modo anche all'interno della Chiesa?" (Sull'unità della Chiesa).

L'unità della Chiesa, in un mondo che è pieno di divisioni, è sottoposta a molte minacce provenienti dal nemico della salvezza delle anime umane e dalla sua invidia. La mera realtà di queste minacce è testimoniata anche dalla storia della Chiesa ortodossa russa, specialmente durante il periodo di gravi disastri nella vita del popolo, da lei vissuto nel XX secolo, quando la rivolta fratricida ha causato la morte di milioni di nostri concittadini e la crudeltà dei persecutori senza dio ha portato alla morte di una grande schiera di nuovi martiri e all'assassinio dell'imperatore sofferente della passione Nicola II Aleksandrovich e dell'intera famiglia imperiale.

Quest'anno [2008], in cui si celebra il novantesimo anniversario di questo triste evento, il nostro dolore si mescola alla gioia dell'aver superato spiritualmente lo scontro da noi vissuto. La restaurazione dell'unità ecclesiastica, [1] che era stata sconvolta dalla rivoluzione e dalla guerra civile, è stata il segno della fine del periodo di divisione. Il Concilio dei Vescovi ringrazia il Signore per la misericordia che è stata mostrata al nostro popolo, attraverso le preghiere dei santi Nuovi Martiri e di tutti i santi della terra della Rus'.

Nella festa dell'Ascensione del nostro Signore, il 4/17 maggio 2007, quando sua Santità il Patriarca di Mosca e di Tutta la Rus' Alessio II, e sua Eminenza il metropolitan Lavr dell'America Orientale e di New York hanno firmato l'Atto di Comunione Canonica e poi per la prima volta dopo molti anni di separazione la Divina Liturgia è stata celebrata insieme, le preghiere di diverse generazioni di credenti ortodossi, che hanno sperato e aspettato questo giorno luminoso, si sono avverate!

È stato raggiunto il trionfo dell'Ortodossia, la vittoria della giustizia e della verità di Dio sui peccati, le debolezze umane, i pregiudizi e le accuse reciproche accumulati nel corso di molti decenni.

Il Concilio ringrazia tutti quelli che hanno lavorato nella grande opera di riunificazione e tutti quelli che, attraverso le loro preghiere, li hanno sostenuti nel loro cammino verso il raggiungimento di questo obiettivo. Con particolare gratitudine, i membri del Concilio riconoscono le opere del primo ierarca della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia, il metropolita Lavr, che si è addormentato nel Signore, e la cui saggezza pastorale e spirito di preghiera pacifica hanno avvicinato la riunione. Possa la sua memoria essere eterna!

La comunione canonica restaurata sta producendo molti buoni frutti nella vita della Chiesa ortodossa russa unificata. Si sta sviluppando una cooperazione regolare nella vita delle diocesi e delle parrocchie situate all'estero, si svolgono funzioni e pellegrinaggi comuni, si tengono conferenze. Il Concilio invoca la benedizione di Dio sulle ulteriori opere di tutti i lavoratori della Chiesa russa all'estero, e riconosce i benefici di approfondire l'esperienza dell'interazione, in particolare, tenendo incontri regionali di arcipastori e pastori, che svolgono il loro servizio nella diaspora. Durante questi incontri e preghiere comuni, è lasciato al giusto giudizio pastorale trovare i modi per superare gli effetti ancora persistenti della separazione.

Il prossimo Concilio dei Vescovi che si avrà luogo tra cinque anni, dopo l'entrata in vigore di questo Atto di Comunione Canonica, esaminerà queste modalità con l'aiuto di Dio.

Facendo appello a quelli che, per ragioni diverse, non hanno accettato l'unità appena restaurata, il Concilio li invita alla comunione dell'amore di Cristo, che non cerca il proprio, non è provocato facilmente provocabile, non pensa al male; non si rallegra nell'ingiustizia, ma si rallegra nella verità; tutto soffre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. (1 Cor. 13:5-7)

Il Concilio fa lo stesso appello ai figli della Chiesa russa che vivono entro i suoi limiti storici, ma separati da lei dall'influenza di varie opinioni politiche e nazionalistiche, come risultato dell'invasione di elementi di questo mondo nella vita della Chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, con Gesù Cristo stesso come principale pietra angolare. (Ef 2:20)

Nell'anno del 1020° anniversario del Battesimo della Rus', il Concilio dà lode al nostro Dio, che con la grazia della conoscenza della verità ha illuminato il cuore del santo principe Vladimir pari agli apostoli, che divenne il capo spirituale del popolo russo sulla via della salvezza.

Il fonte battesimale del Dniepr è stato la fonte comune dell'ascetismo [2] e della vita spirituale, così come dello stato e della cultura cristiana dei nostri popoli. [3] Qui è nata la santa Rus', che è per tutti noi la patria, il nostro comune insediamento della civiltà.

La sua integrità è stata sottoposta a pesanti prove. Nel corso dei secoli, molte forze hanno cercato di distruggere o di ridisegnare radicalmente questa struttura, ma per la misericordia di Dio, questi tentativi non hanno raggiunto il loro obiettivo. E ora dichiariamo risolutamente che l'unità della santa Rus' è la più grande eredità della nostra Chiesa e dei nostri popoli, un tesoro che conserveremo con tutte le nostre forze per superare ogni tentazione, seduzione e tentativo di divisione.

Solo a questa condizione la Chiesa ortodossa russa può continuare a dare il suo contributo unico e significativo alla comune civiltà europea e mondiale, testimoniando in modo convincente i valori della tradizione spirituale ortodossa.

In memoria di questo grande evento nella nostra storia comune – il Battesimo della Rus' – il Concilio dei Vescovi ha deciso di condurre i servizi divini secondo l'ordine di una grande festa nel giorno del santo principe Vladimir pari agli Apostoli (il 15/28 di luglio), dando il dovuto onore al Battista della Russia.

Il Concilio si rivolge alla leadership degli stati di Russia, Ucraina e Bielorussia con la proposta di includere la festa del santo principe Vladimir tra l'elenco delle date commemorative statali che sono celebrate come giorni festivi, nell stesso modo in cui il giorno della letteratura e la cultura slava è celebrato nei nostri stati alla data della festa dei santi Cirillo e Metodio pari agli Apostoli.

Con ringraziamento a Dio, il Concilio attesta che la Chiesa ortodossa ucraina, dotata di autogoverno e di diritti di ampia autonomia, conduce con successo il suo servizio salvifico, trovandosi nelle difficili condizioni degli attacchi da parte delle strutture scismatiche e delle potenze politiche che le sostengono. Essa resta la vera Chiesa del suo popolo, preservando allo stesso tempo l'unità spirituale di tutta la Chiesa russa, non considerando la sua genesi e la sua origine senza connessione con l'antica e sacra Kiev, il trono originale dei primati della Chiesa russa.

I membri del Concilio esprimono il loro sostegno per la posizione coraggiosa di sua Beatitudine il metropolita Vladimir di Kiev e di Tutta l'Ucraina, [4] degli arcipastori, pastori, monaci e laici della Chiesa ortodossa ucraina che custodiscono le basi canoniche della vita della Chiesa.

Il Consiglio ha riconosciuto la necessità di rinvigorire il dono dell'unità della Chiesa generale, rafforzando la cooperazione tra le diocesi e facendo crescere i pellegrinaggi e la comunicazione reciproca tra le diverse parti della Rus' storica. In tutto questo, è importante prendere pienamente in considerazione l'unicità dell'identità nazionale e culturale a loro inerente, tenendo presente che il rispetto per questi attributi unici ha sempre costituito la forza della nostra santa Chiesa, e ha servito la sua crescita e unità.

L'esperienza sopravvissuta durante il periodo della persecuzione, e il successivo risveglio della Chiesa, ci ha educati, portando all'attenzione le realtà e gli interessi politici dei diversi stati in cui la Chiesa ortodossa russa compie il suo ministero, e allo stesso tempo, prendendo una posizione indipendente sulle questioni rilevanti della vita pubblica, condizionata dalle norme e dai valori della tradizione della Chiesa, piuttosto che da obiettivi politici a breve termine.

Per il rafforzamento dell'unità ecclesiastica nella diversità, si è trovato utile mettere a disposizione i più importanti documenti della Chiesa ortodossa russa, comprese le epistole patriarcali, nelle principali lingue delle nazioni da essa nutrite spiritualmente.

Il Concilio dei Vescovi ha sostenuto la proposta di sua Santità il patriarca, di stabilire a Mosca un metochio della più antica comunità monastica della Rus' – la Lavra delle Grotte di Kiev, e allo stesso modo a Kiev un metochio patriarcale, per rafforzare i legami reciproci tra le due capitali dell'Otodossia russa, che nella storia della nostra Chiesa è sempre stata, è ora, e per sempre rimarrà la chiave di volta della fedeltà al testamento della tradizione ininterrotta dei Padri, e ella resistenza alle prove.

Il Concilio ha lodato gli sforzi intrapresi dalla Chiesa ortodossa ucraina per superare lo scisma attraverso il dialogo con quelli che sono usciti dalla comunione con lei. Alla base di questo dialogo sta la fedeltà alla tradizione canonica della Chiesa e il desiderio di far ritornare alla comunione ecclesiastica coloro che si sono staccati dall'unità salvifica. L'interferenza delle forze politiche in questo processo è inaccettabile.

I membri del Concilio dei Vescovi sostengono all'unanimità la dichiarazione di sua Beatitudine il metropolita Vladimir, secondo cui la revisione dello status canonico della Chiesa ortodossa ucraina sarebbe infruttuosa per la vita ecclesiastica contemporanea dell'Ucraina. Tale revisione non diventerebbe uno strumento per consolidare la Chiesa, in queste condizioni in cui la società ucraina è polarizzata tra est e ovest. Un tale sviluppo di eventi creerebbe una minaccia per l'integrità dello stato ucraino, il cui benessere è caro a tutti i figli della santa Rus'.

Il Consiglio esprime inoltre solidarietà ai fedeli ortodossi in Moldova ed Estonia, dove il mondo ecclesiastico è stato invaso da azioni di forze interne ed esterne, attraverso la creazione di giurisdizioni parallele di altre Chiese locali. Chiamiamo i nostri fratelli e sorelle a una ferma posizione nella fede e alla conservazione del diritto canonico, per superare pazientemente le divisioni che sono sorte.

A tutti coloro che immaginano che contribuendo alla divisione, prestino servizio a Dio (Giovanni 16:2), il Concilio fa un appello al riconoscimento delle reali conseguenze di questi atti, che hanno portato allo scisma di comunità ecclesiali, al dolore e alla sofferenza dei credenti e alla diminuzione dell'influenza della Chiesa ortodossa nella vita del popolo, diventando in questo modo un ostacolo sul sentiero della grande causa della salvezza.

Invitiamo i patriarcati costantinopolitano e romeno alla cooperazione fraterna con la nostra Chiesa sulla via per superare le anomalie canoniche esistenti in Estonia e Moldova, che indeboliscono la testimonianza ortodossa in questi paesi.

Le minacce all'unità ecclesiastica nei tempi attuali esistono non solo all'interno dei confini della Chiesa locale russa, ma anche nella vita dell'Ortodossia ecumenica [universale]. Esse vengono prima di tutto da malaccorti tentativi di rivedere le molte fondamenta secolari delle relazioni ecclesiastiche, custodite nei sacri canoni della Chiesa.

Dando valore all'unità con tutte le Chiese ortodosse locali, e in particolare con la Chiesa madre del Patriarcato di Costantinopoli, con cui l'eredità della santa Rus' è inseparabilmente legata da legami secolari, il Concilio esprime profonda preoccupazione, in relazione alla tendenza di revisione della tradizione canonica, manifestata nelle dichiarazioni e nelle azioni di alcuni rappresentanti della santa Chiesa di Costantinopoli.

Proponendo fuori una comprensione del ventottesimo canone del quarto Concilio ecumenico che non è condivisa da tutta la Chiesa ortodossa, questi vescovi e teologi stanno sviluppando un nuovo concetto ecclesiologico che costituisce una sfida per l'unità ortodossa generale.

Secondo questo concetto: (A) una Chiesa locale è considerata appartenente all'Ortodossia universale solo quando rimane in comunione con il trono di Costantinopoli; B) il Patriarcato di Costantinopoli possiede il diritto esclusivo di giurisdizione ecclesiastica in tutti i paesi della diaspora ortodossa; C) in quei paesi, esclusivamente il Patriarcato di Costantinopoli rappresenta le opinioni e gli interessi di tutte le Chiese locali di fronte alle autorità governative; D) ogni vescovo o chierico che svolge il servizio oltre i confini del territorio canonico della sua Chiesa locale cade sotto la giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli, anche se ne è inconsapevole, e ne consegue che, se lo desidera, può essere ricevuto in questa giurisdizione senza una lettera dimissoriale canonica (come avvenuto nel caso dell'ex vescovo Basil di Sergievo); E) Il Patriarcato di Costantinopoli detta i confini geografici delle Chiese e se la sua opinione non coincide con l'opinione di un'altra Chiesa su un dato problema, può stabilire la propria giurisdizione sul territorio di questa Chiesa (come è successo in Estonia) ; F) Il Patriarcato di Costantinopoli determina unilateralmente quale Chiesa locale può e non può partecipare agli eventi inter-ortodossi.

Questa immaginazione del Patriarcato di Costantinopoli, con i suoi diritti e pieni poteri, cade in un'incolmabile contraddizione con la tradizione canonica plurisecolare, sulla quale poggia la genesi della Chiesa ortodossa russa e di altre Chiese locali, così come il loro reale compito pastorale di nutrire spiritualmente la diaspora.

Considerando che tutte le questioni summenzionate possono ricevere una risoluzione finale solo in un Concilio ecumenico della Chiesa Ortodossa, questo Concilio chiede alla santissima Chiesa di Costantinopoli, in attesa di una considerazione ortodossa generale delle innovazioni summenzionate, di esercitare cautela e di astenersi da passi che potrebbero lacerare l'unità ortodossa. Ciò riguarda soprattutto i tentativi di revisione dei confini canonici delle Chiese ortodosse locali.

Dalla propria posizione, la Chiesa ortodossa russa esprime la disponibilità a servire con tutto il cuore la causa dell'unità ortodossa, contribuendo all'armonizzazione degli interessi delle Chiese ortodosse nella diaspora, attraverso discussioni bilaterali e multilaterali, sviluppando esperienze positive di interazione pastorale maturate in alcune regioni, per esempio nel Nord America.

Servire l'Unità dell'Ortodossia universale richiede dalla nostra santa Chiesa uno sforzo costante per preservare la sua unità interna.

Oggi, come in tutti i tempi, una delle principali sfide per la santa Ortodossia è la differenza di pensieri e opinioni nella Chiesa e in varie questioni della vita ecclesiastica. Può trasformarsi in un'arma contro la Chiesa di Cristo, dividendola in pezzi, o può anche portare a una più profonda consapevolezza ed esperienza dell'unità ecclesiastica. Il santo apostolo Paolo testimonia: Ci devono essere anche delle divisioni  tra voi, affinché coloro che sono approvati possano manifestarsi in mezzo a voi. (1 Cor 11:19)

L'imposizione, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, delle loro opinioni private su tutti gli altri membri della Chiesa porta alla divisione. In quel momento, coloro che non sono d'accordo sono colpevoli di tradimento contro l'Ortodossia e si stanno allontanando dalla Verità salvifica.

Tutti gli eretici e gli scismatici intrapresero questa via, credendo con arroganza che lo Spirito Santo parlasse solo attraverso le loro bocche, e non attraverso la pienezza cattolica [conciliare, universale] della Chiesa.

Superare le opinioni dissenzienti [e l'eresia] è impossibile quando tra i membri della Chiesa crescono il sospetto e la sfiducia. Insulti e false accuse portano inevitabilmente a tali sospetti e seminano l'alienazione tra i credenti e spengono lo spirito dell'amore, senza il quale, come è noto dalle parole del santo apostolo Paolo, tutti gli altri doni non hanno significato (cfr 1 Cor 13:1). L'unità ecclesiastica è anche seriamente minata dalla diffusione di false dicerie, informazioni non verificate e ancor più da calunnie.

Al contrario, l'unità della Chiesa è mantenuta dalla conservazione della pietà e della vita virtuosa, la cui corona è l'amore. Come scrisse il santo ierarca Fozio, patriarca di Costantinopoli: "Nell'amore, quelli che sono divisi si riuniscono, quelli che combattono sono riconciliati; i parenti diventano ancora più vicini e non c'è posto per rivolte e invidia".

L'unità è anche costruita grazie al mantenimento di un buon ordine nella Chiesa. Come insegna il santo apostolo Paolo, che tutte le cose siano fatte in modo decente e con ordine. (1 Cor 14:40). Pertanto, la principale guida guida nella Chiesa di Dio consiste nei sacri canoni e nelle norme di disciplina intraprese per giuramento dal clero. La loro violazione provoca disordine ecclesiastico e scisma.

È fondamentale sfruttare appieno le opportunità offerte dalla struttura conciliare della vita ecclesiastica – i Concili episcopali e il Santo Sinodo – per superare la dissidenza e discutere questioni che riguardano la coscienza dei credenti. Conferenze e tavole rotonde sulle questioni interne della chiesa, e discussioni nei media ortodossi, possono svolgere un importante ruolo di supporto nell'aiutare il lavoro di questi organi ecclesiastici. Ne consegue anche che si dovrebbe prestare attenzione alla formazione della cultura intellettuale e al clima morale delle discussioni ecclesiali su vari problemi.

Crediamo che la nostra santa Chiesa, dopo aver attraversato il martirio e la confessione, racchiuda in sé la forza necessaria per continuare a preservare l'unità ordinata da Dio, superando tutte le difficoltà, le seduzioni e le tentazioni che incontra sul suo cammino.

+ALESSIO II, PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTA LA RUS'

Membri del presidium del Concilio dei Vescovi:

Vladimir, metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina

Daniel, metropolita di Tokyo e di Tutto il Giappone

Vladimir, metropolita di San Pietroburgo e Ladoga

Filaret, metropolita di Minsk e Slutsk, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia

Juvenalij, metropolita di Krutitsy e Kolomna

Kirill, metropolita di Smolensk e Kaliningrad, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne

Kliment, metropolita di Kaluga e Borovsk, cancelliere del Patriarcato di Mosca

Vladimir, metropolita di Chişinău e di Tutta la Moldova

Hilarion, metropolitan dell'America Orientale e di New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia,

Vladimir, metropolita di Tashkent e dell'Asia centrale

Aleksandr, metropolita of Riga e di Tutta la Lettonia

Kornilij, metropolita di Tallinn e di Tutta l'Estonia

Innokentij, arcivescovo di Chersoneso

Ioann, arcivescovo di Belgorod e Stary Oskol

Kirill, arcivescovo di Jaroslavl e Rostov

Note

[1] Cioè del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa russa all'estero.

[2] Il nome usato qui (al genitivo singolare) подвижничества (podvizhnichestva) si riferisce alla tradizione e alla pratica di essere un подвижник (podvizhnik), che può essere tradotto come "atleta ascetico" o "atleta delle virtù", per esempio, nel Tropario di san Sergio di Radonezh. Questo può essere considerato una traduzione delle parole e dei concetti greci ἄσκησις (askesis) e ἀσκητικός rispettivamente, ascesi e ascetico. La parola greca asceta significa letteralmente colui che è in rigoroso esercizio o allenamento, nello stesso tipo di un atleta. Mentre gli antichi greci attribuivano certamente importanza religiosa ai giochi olimpici, i cristiani avevano capito che l'ascetismo monastico era una forma di atletismo spirituale, poiché richiedeva un grande addestramento nel corso della vita. Di conseguenza, il termine "atleta ascetico" ci ricorda che il monachesimo è una vita di allenamento mentale e spirituale e la lotta non è meno difficile della preparazione fisica di un atleta olimpico. La parola slava podvizhnik, tuttavia, deriva dalla parola podvig, che significa una grande impresa, e così insieme, vediamo che questa singola parola ha un grande significato. Il Battesimo della Rus' di Kiev ha iniziato questa tradizione di atletismo spirituale cristiano in tutta la Rus'.

[3] Questo si riferisce ai tre popoli della Rus', russi, ucraini e bielorussi, che hanno tutti avuto inizio con il battesimo della Rus'. San Lorenzo di Chernigov insisteva sul fatto che, insieme, questa i popoli costituiscono la santa Rus', e sono indivisibili.

[4] Il metropolita Vladimir di Kiev e Tutta l'Ucraina, dopo il suo riposo, ha avuto come successore l'attuale metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

 
Il metropolita Ilarion commenta il suo congedo dalla carica di capo dipartimento

il metropolita Ilarion (Alfeev). Foto: screenshot del canale YouTube della chiesa della Gioia di tutti gli afflitti

Il metropolita ha collegato le sue dimissioni dalla carica di capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne alle esigenze dell'attuale situazione socio-politica.

Il 12 giugno 2022, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Budapest e Ungheria, precedentemente liberato dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa dalle sue funzioni di capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha commentato il suo licenziamento durante la Divina Liturgia nella chiesa della Gioia di tutti gli afflitti a Mosca.

Il metropolita ha legato le sue dimissioni dalla carica di capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne alle esigenze dell'attuale situazione socio-politica.

Secondo lui, questa decisione della leadership ecclesiale non ha nulla a che fare con carenze nelle attività del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca o di altre istituzioni ecclesiastiche da lui guidate.

"Molte persone in questi giorni mi chiedono – perché, per cosa? Non entrerò nei dettagli ora, infatti, io stesso non conosco molti dettagli. Mi è stato detto che questa decisione non era collegata ad alcuna lacuna nelle attività del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, né con carenze nella Scuola di specializzazione ecclesiastica o in questa chiesa, o nel metochio patriarcale di Chernigov, o in altre istituzioni ecclesiastiche che io dirigevo. L'unica cosa detta è che l'attuale situazione socio-politica lo richiede. Potete considerare che ho avuto sulla strada una svolta molto brusca, che non ho proseguito e che sono finito in disparte. Ma questo è meglio di cadere in un fosso, in cui la mia macchina rotolerebbe ed esploderebbe", ha detto il metropolita Ilarion.

Il metropolita ha aggiunto che la vita va avanti e non c'è bisogno di drammatizzare questi eventi, poiché "nella vita di ogni sacerdote possono esserci alti e bassi, sia promozioni che retrocessioni nella cosiddetta carriera".

"Tutto questo è temporaneo e non è per questo che serviamo la Chiesa. Io non ho mai cercato incarichi elevati, né l'appartenenza al Sinodo, né alcun privilegio, e non mi addolorerò mai per il fatto di averli persi", ha detto il metropolita Ilarion e ha ringraziato sinceramente tutti coloro con cui aveva comunicato durante tutti gli anni di servizio comune nella chiesa.

Il metropolita Ilarion ha augurato al clero e ai parrocchiani di rimanere fedeli alla Chiesa e di essere devoti alla gerarchia, di mantenere la pace nei loro cuori e di amarsi reciprocamente.

Il vescovo ha anche espresso l'auspicio che lui e i membri della sua comunità "non si lascino per sempre", ma "si separino per un po'."

 
Il giogo normanno

Stavo leggendo – o piuttosto ri-leggendo – How We Invented Freedom and Why It Matters di Daniel Hannan, Il parlamentare conservatore euroscettico per l'Inghilterra sudorientale. È un libro che ho acquistato da un anno o giù di lì, e che mi ha piuttosto infastidito perché, a mio avviso, non spiegava né che cos'è la libertà né perché importa. La libertà, a mio avviso, non è qualcosa che qualcuno abbia mai "inventato": è una condizione di cui la gente gode oppure no.

Ma una volta che il termine "libertà" è stato sostituito da "governo rappresentativo", le mie obiezioni si sono dileguate in gran parte. E il libro da allora si è dimostrato affascinante.

È davvero una storia in microcosmo dell'Inghilterra (e anche dell'America). Si tratta dell'anglosfera, e della graduale emergenza del governo rappresentativo dal basso verso l'alto, contro il controllo reale dall'alto verso il basso.

Fino alla conquista normanna nel 1066, l'Inghilterra aveva già dei re, ma anche un primitivo governo rappresentativo sotto forma del witan. Ma quando arrivarono i normanni, questo è stato spazzato via ed è stato sostituito da un feroce controllo dall'alto verso il basso. La Gran Bretagna è diventata due culture: una cultura anglo-sassone indigena di lingua inglese controllata da una classe dirigente di lingua francese.

La storia successiva, come la descrive Hannan, è stata una graduale riaffermazione della cultura anglosassone sulla cultura normanna, tra cui l'emergere della lingua inglese. Questo è stato qualcosa che è iniziato quando il re francese ha annesso la Normandia, lasciando i conquistatori normanni bloccati in Inghilterra, e obbligandoli in seguito a diventare inglesi. La firma della Magna Carta nel 1215 fu uno dei primi esempi di diritti inglesi affermati contro il potere regale normanno. Mentre la guerra civile che scoppiò nel 1642 è stato un altro momento in cui il potere dal basso della cultura parlamentare protestante anglosassone ha dominato il controllo reale dall'alto. I livellatori protestanti del tempo, come li descrive Hannan, furono i primi libertari.

Penso che questa divisione culturale tra gli anglo-sassoni e i normanni in Inghilterra sia ancora oggi evidente. In Inghilterra ci sono molte famiglie discendenti dai normanni, con nomi come Beaufort, Beauchamp, Montmorency, ecc. Si potrebbe dire che la classe dirigente inglese si sia sempre considerata un po' francese (a volte anche francofona) e ammiratrice della cultura europea, e queste sono le persone che sono ora eurofile. Per loro, l'adesione all'Unione Europea sembra del tutto naturale: è come andare a casa. Ma per la maggioranza anglo-sassone, la Francia è il luogo d'origine degli odiosi sovrani normanni. E scuotersi di dosso il giogo normanno è tanto imperativo quanto lo era quasi 1000 anni fa. Ed è gente come Nigel Farage e l'UKIP che ora rappresenta gli anglo-sassoni. Un'antica divisione sociale profondamente sepolta sta riemergendo nell'era moderna. Hannan continua dicendo che la Magna Carta e il Bill of Rights inglese del 1689 furono portati in America dai coloni inglesi dell'Inghilterra sudorientale (il posto dove Hannan è deputato europeo e dove Farage sta cercando di diventare deputato) e ora sono la base della Costituzione e del Bill of Rights degli Stati Uniti. (Non sapevo che la guerra civile inglese fu combattuta anche in America, con la Virginia che sosteneva la causa dei realisti, e il New England quella dei parlamentari).

Ma forse la cosa più interessante era che, mentre in Inghilterra si esercitava il controllo parlamentare sul potere reale, l'esatto contrario stava succedendo in Europa.

Dall'altra parte del continente, i governanti del XVII secolo fecero fuori quelle poche restrizioni erano state poste sul loro potere e misero al loro posto la nuova dottrina del diritto divino dei re. Pietro il Grande in Russia, Federico Guglielmo in Prussia, Carlo XI in Svezia e soprattutto Luigi XIV in Francia costruirono l'elaborato meccanismo del governo autocratico, completo di indipendenza fiscale e supremazia giuridica.

Nel 1614, mentre i deputati inglesi attaccavano gli eccessi delle spese regali nel modo più forzato e volgare, gli Stati Generali francesi, che non erano mai stati più che un debole corpo consultivo, venivano sciolti, per non riunirsi più fino al 1789. Nel 1653, quando l'Inghilterra era al culmine del suo interludio repubblicano, la dieta di Brandeburgo si incontrò per l'ultima volta e rese formalmente al sovrano ciò che rimaneva del suo potere di riscossione delle tasse. Nel 1665, quando Carlo II scoprì che era finanziariamente dipendente dal parlamento come suo padre e suo nonno, la Danimarca adottò la "Legge del Re", autorizzando il sovrano a chiudere tutti i centri alternativi di potere e dichiarando che "da questo giorno in poi egli sarà venerato e considerato da tutti i suoi sudditi la persona più perfetta e suprema sulla Terra, al di sopra di tutte le leggi umane e senza giudice superiore alla sua persona, né in questioni spirituali né temporali, eccetto Dio solo".

Inghilterra e Scozia, come esempi quasi unici, passarono il XVII secolo a viaggiare in direzione opposta. (p. 154)

E la storia non si sta ripetendo, visto che l'Unione Europea emerge come un altro stato autocratico controllato dall'alto, con deboli vincoli democratici – mentre in Gran Bretagna i motivi della crescente opinione sono favorevoli a una riaffermazione del controllo parlamentare dal basso? L'Europa sembra tornare alla sua tipologia, e così l'Inghilterra.

Visti in questo contesto storico, gli anglosassoni inglesi continuano a svolgere quello che hanno fatto per gli ultimi 1000 anni: liberarsi del giogo normanno. E se restano fedeli alla loro tipologia, lasceranno l'Unione Europea, perché questa è un altro giogo normanno di cui non hanno bisogno.

Gli inglesi non amano il controllo dall'alto verso il basso.

 
L'AMERICA RUSSA: Santuario nascosto del mondo ortodosso

VERSIONE INGLESE DEL FILM

VERSIONE RUSSA DEL FILM

Nel mese di ottobre 2013, con la benedizione di sua Eminenza il metropolita Hilarion, primo ierarca della Chiesa Russa all'Estero, l'arciprete Artemij Vladimirov, padre spirituale del monastero Alekseevskij in Krasnoe Selo, Mosca, ha compiuto il suo quarto pellegrinaggio alle parrocchie e ai monasteri della Chiesa Russa negli Stati Uniti. Padre Artemij è ben noto in tutta la Russia per le sue omelie, conferenze, e per molti libri e poesie spirituali.

L'Ufficio Stampa della diocesi dell'America orientale ha accompagnato padre Artemij nel suo pellegrinaggio, e ha prodotto un film sulle sue impressioni della vita della Chiesa russa all'Estero in America. In questo film unico nel suo genere, il cui pubblico principale è la gente che vive in Russia, padre Artemy descrive la vita delle parrocchie e dei monasteri in America. Il film porta lo spettatore in un viaggio dalle montagne del nord dello stato di New York, dove si trova il più antico monastero della ROCOR dedicato alla Santissima Trinità, alle colline della Virginia occidentale, dove convertiti nati in America stanno affollando il monastero di Santa Croce per vivere una vita di preghiera e servizio a Dio e alla Chiesa.

Nel film, padre Artemij condivide anche le sue impressioni sulla cattedrale di san Giovanni Battista a Washington, DC, sulla gerarchia e sul clero della diaspora russa, e sulle icone miracolose che benedicono e proteggono il gregge della ROCOR.

PRODUTTORE: Ufficio stampa della diocesi dell'America orientale

 
La pseudomorfosi dell'ecclesiologia ottomana

La recente lettera del patriarca Bartolomeo all'arcivescovo Anastasio d'Albania è un documento straordinariamente rivelatore, non solo per la sua candida espressione dell'ecclesiologia del Patriarcato di Costantinopoli, ma anche per l'intuizione che dà al discorso interno del patriarcato e alle pietre miliari storiche della sua auto-comprensione. Colpisce il fatto che gli esempi e le citazioni che la lettera cita per illustrare "le responsabilità universalmente riconosciute e temute del trono di Costantino che trascendono i confini" risalgono tutti al periodo ottomano, fino al punto in cui si potrebbe essere tentati di suggerire che "il trono di Mehmet" potrebbe essere un nomignolo più adatto.

Il periodo della storia della Chiesa in cui le chiese del Medio Oriente e dei Balcani erano fortemente indebolite, nonostante le difficoltà e le persecuzioni, fu un momento di opportunità per il Patriarcato ecumenico, quando la sua vicinanza al sultano gli consentiva di ottenere un'autorità senza precedenti sulla maggior parte delle altre chiese ortodosse. E va sottolineato che, in pratica, l'era ottomana iniziò per il Patriarcato ecumenico ben prima del 1453. Già nel 1393, quando gli eserciti ottomani attraversarono i Balcani scavalcando Costantinopoli, il Patriarcato bulgaro di Tarnovo fu soppresso e il suo territorio ceduto al Patriarcato ecumenico dal sultano Bayezid I.

Le circostanze uniche del periodo ottomano – severe restrizioni imposte sull'esercizio della normale vita ecclesiastica, insieme al controllo diretto e indiretto senza precedenti di Costantinopoli sulle chiese che si trovavano in condizioni ancora più terribili – portarono a quella che si potrebbe definire (prendendo in prestito la descrizione di padre Georges Florovsky della "cattività occidentale" della teologia russa) una "pseudomorfosi" ecclesiologica. Come Florovsky spiega il concetto, "La forma plasma la sostanza, e se una forma inadatta non distorce la sostanza, impedisce la sua crescita naturale". [1] Nel caso dell'ecclesiologia, la forma innaturale delle relazioni tra chiesa e stato e delle relazioni tra le chiese distorce la sostanza del primato e della conciliarità ortodossi, dove il ruolo del patriarca ecumenico e della sua curia di vescovi residenti nella capitale è stato enormemente esagerato e la verità fondamentale dell'uguaglianza di tutti i vescovi e la loro conciliarità sotto un unico capo, Gesù Cristo, è stata dimenticata. Ciò può essere visto nella retorica pesantemente ottomana del Patriarcato ecumenico di oggi, dove la pseudomorfosi ecclesiologica vive sotto le circostanze restrittive della Turchia moderna, come espresso dal desiderio del Patriarcato di essere visto come la "Grande Chiesa", che esercita la sua "vigilanza e protezione" sulle altre chiese.

La storia del Patriarcato ecumenico sotto gli Ottomani fu caratterizzata da una sconcertante instabilità istituzionale, che smentisce l'affermazione del Patriarca Bartolomeo secondo cui "al Fanar predichiamo la genuina eredità dell'ecclesiologia perché attingiamo dalle sorgenti dei nostri padri e non dall'interesse personale o altre motivazioni banali e convenienze politiche". In realtà, furono proprio le "motivazioni egoistiche e banali" del clero fanariota che portarono a una girandola di patriarchi dove, nei 442 anni tra il 1453 e il 1895, il patriarcato cambiò mano per 157 volte tra 105 uomini. [2]

Ciò è dovuto ad una cultura istituzionale in cui "l'intrigo, la simonia e la corruzione dominavano l'amministrazione superiore della Chiesa", [3] cultura causata dal fatto che ogni ufficio nella chiesa era permanentemente messo in vendita dalle autorità turche, che trovavano acquirenti desiderosi nel clero greco ambizioso e senza scrupoli.

Scrivendo nel 1670, il viaggiatore inglese Sir George Wheler descrive come la corruzione iniziata in alto abbia toccato ogni livello della vita della chiesa:

L'autorità che ottengono così dalla simonia, la sostengono con la tirannia: non appena promossi, infatti, obbligano tutti i loro vescovi a contribuire la somma che essi hanno versato per la loro elezione, e quelli che non la versano, li depongono e mandano altri al loro posto. A loro volta, i vescovi chiedono fondi al loro clero inferiore, chi è costretto a fare la stessa cosa nei confronti della povera gente, o a sottrarre cibo alle bocche delle proprie mogli e dei propri figli. Ma molte volte chiedono più di quanto possano dare; e portano la Chiesa in così grande debito con i turchi, da minacciare quotidianamente la sua rovina in tal modo; e senza la grande misericordia di Dio, questa non può sopravvivere a lungo. [4]

È risibile che il Patriarcato ecumenico, un'istituzione i cui uffici sono stati per lungo tempo oggetto di scambio e i cui vescovi erano famigerati per il trattamento della propria posizione come un'opportunità commerciale, possa sostenere che esso solo tra le Chiese ortodosse abbia conservato un'autentica coscienza ecclesiologica.

Certo, la Chiesa di Costantinopoli non fu la sola a soffrire sotto gli ottomani, e nelle province la situazione era spesso peggiore. Dove mancava la popolazione di ricchi mercanti cristiani che esistevano a Costantinopoli, le chiese furono ridotte alla miseria e colpite dalla loro stessa destabilizzante faziosità. L'affermazione del patriarca Bartolomeo secondo cui gli interventi di Costantinopoli in altre Chiese locali sono atti di "sacrificio di sé" può solo suscitare una smorfia di amara ironia da parte di coloro che hanno familiarità con la storia dell'Ortodossia in Medio Oriente e nei Balcani.

Nei Balcani, il Patriarcato di Costantinopoli annesse efficacemente il territorio del Patriarcato di Tarnovo nel 1393 e, alcuni secoli dopo, anche qui con decreto del Sultano, il Patriarcato serbo di Peć nel 1766 e l'Arcivescovado autocefalo di Ochrid nel 1767. In tutta la regione, il Patriarcato di Costantinopoli, sostenuto dalle potenti famiglie dei mercanti fanarioti (che in quella che oggi è la Romania riuscirono a stabilire le proprie dinastie di governanti clienti), sostituì il clero superiore locale con greci etnici che raramente avevano molto interesse spirituale per i loro greggi. Questo ha avuto un ruolo non piccolo nel promuovere i movimenti etnici e nazionalisti che hanno dato forma ai Balcani moderni. Come lo descrive Sir Steven Runciman,

Il prezzo pagato dalla Chiesa ortodossa per la sua sottomissione ai suoi benefattori fanarioti fu pesante. In primo luogo, ciò significò che la Chiesa fu gestita sempre più nell'interesse del popolo greco e non dell'intera Ortodossia. [...] La politica [di imporre vescovi e chierici greci alle chiese dei Balcani] sconfisse i suoi fini. Causò così tanto risentimento che, quando giunse il momento, né i serbi né i bulgari avrebbero cooperato in alcuna mossa verso l'indipendenza diretta dalla Grecia; e anche i romeni erano reticenti. Nessuno di loro aveva alcun desiderio di sostituire il dominio politico greco a quello turco, avendo sperimentato il dominio religioso greco. [5]

Un processo simile accadde in Medio Oriente. Ad Antiochia, il Patriarcato di Costantinopoli usava costantemente la sua posizione presso la corte ottomana per sfruttare le crisi fino a quando, durante la crisi melkita del 1724, riuscì finalmente ad avere il controllo completo sulla selezione dei patriarchi e iniziò un processo di sostituzione dei vescovi locali con quelli greci . Come spiega Robert Haddad, "Durante i due secoli prima dell'assunzione del controllo diretto da parte di Costantinopoli, quasi non esisteva un singolo trono patriarcale libero da una mal consigliata influenza greca". [6]

Dall'inizio del dominio ottomano in Siria il patriarca ecumenico fu istituito come unico canale di comunicazione tra il patriarcato di Antiochia e il governo centrale ottomano e, soggetto solo alla discrezione di quest'ultimo, l'arbitro finale dei suoi affari civili ed ecclesiastici. Se l'enorme potere esercitato dalla sede ecumenica come dipartimento dell'amministrazione centrale ottomana fosse stato intelligentemente e decentemente impiegato nel XVI e nel XVII secolo, l'effetto sui melchiti [cioè, sugli ortodossi] della Siria avrebbe potuto essere salutare. Ma, per ragioni che non possiamo analizzare qui in dettaglio, la Grande Chiesa in questo periodo non era caratterizzata da un grado particolarmente elevato di integrità o di stabilità. E finché i prelati greci designati da Costantinopoli presero, nel corso del XVIII secolo, il controllo diretto sulla sede siriana, la Chiesa greca svolse qualcosa di simile al ruolo di mediatore ben pagato ma disonesto tra fazioni contendenti ad Antiochia. [7]

Proprio come nei Balcani, lo sciovinismo, la corruzione e la cattiva gestione del clero greco si sono rivelati un catalizzatore per lo sviluppo del nazionalismo arabo, iniziato non tra i musulmani della Siria, ma tra gli ortodossi. Quando il Santo Sinodo di Antiochia, dopo oltre 150 anni elesse un arabo locale, Meletios al-Doumani, come patriarca nel 1898, il Patriarcato ecumenico non rispose nel modo amorevole e altruistico a cui il patriarca Bartolomeo avanza pretese, ma in un modo piuttosto petulante, rifiutando di aggiungere il suo nome ai dittici e sospendendo i normali rapporti con Antiochia fino a dopo la sua morte.

È evidente nella lettera del patriarca Bartolomeo all'arcivescovo Anastasios che l'attuale crisi ecclesiologica nell'Ortodossia è anche un conflitto tra memorie collettive incompatibili. Laddove il Patriarcato di Costantinopoli considera il suo passato ottomano come la storia di una madre altruista e che si prende cura sacrificale dei suoi figli, sia le Chiese soggette a questa cura sia i più moderni storici occidentali vedono l'attività di Costantinopoli in questo periodo come quella di un intruso coloniale corrotto e sfruttatore.

Grazie alle pressioni delle potenze occidentali, il Patriarcato ecumenico riuscì a sopravvivere quando il suo contemporaneo musulmano sunnita, il Califfato ottomano, fu abolito nel 1924. Così come esiste oggi, quest'ultima istituzione ottomana sopravvissuta perpetua una pseudomorfosi dell'ecclesiologia che ha impedito all'Ortodossia di crescere in un'autentica espressione della vita della Chiesa nel presente, libera sia dal nazionalismo che dalla nostalgia per l'impero.

Note

[1] Georges Florovsky, Ways of Russian Theology (Belmond, MA: Nordland, 1979), 1:72

[2] Constantin Panchenko, Arab Orthodox Christians under the Ottomans: 1516-1831 (Jordanville, NY: Holy Trinity Seminary Press),75

[3] Kallistos Ware, Eustratios Argenti: A Study of the Greek Church under Turkish Rule (Eugene, OR: Wipf & Stock), 3

[4] Cit. in ibid., 4

[5] Steven Runciman, The Great Church in Captivity (Cambridge: Cambridge University Press, 1968), 379-380

[6] Robert Haddad, Syrian Christians in Muslim Society (Princeton, NJ: Princeton University Press, 1970), 26-27n30

[7] Ibid., p. 26

 
Recensione: "Tra cielo e Russia", di Sarah Riccardi-Swartz

Prima di leggere questa recensione, consiglierei a chiunque non l'abbia già fatto, di leggere il mio saggio "Sarah Riccardi-Swartz e la russofobia". Quel saggio è stato scritto prima che il libro qui recensito fosse disponibile al pubblico, e quindi non si basava sul fatto che avessi letto quel libro, ma si basava sulla lettura di una serie di saggi sullo stesso argomento scritti da Sarah, sull'ascolto di un certo numero di discorsi e interviste che ha fatto, e anche sulla base della mia esperienza con lei, così come con le persone nelle comunità su cui si è concentrata, insieme ai miei 32 anni come membro della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR). Questo libro ripete un bel po' di ciò che Sarah aveva già reso pubblico, ma fornisce alcune nuove informazioni e nuove accuse che non ricordo aver espresso in pubblico in precedenza, quindi mi concentrerò principalmente su ciò che è nuovo in questo libro.

Un fatto nuovo che ho imparato da questo libro è che Sarah non si è mai considerata un membro della ROCOR. Questo è interessante perché quando ha iniziato a comparire come relatrice in vari forum e gruppi, è stata regolarmente identificata come un membro della ROCOR e non credo che non se ne sarebbe accorta, ma per qualsiasi motivo non ha tentato di correggere queste informazioni prima della pubblicazione di questo libro.

Nel suo libro Sarah Riccardi-Swartz usa pseudonimi per luoghi e persone, apparentemente perché è così che fanno gli antropologi, ma le persone e i luoghi da lei descritti sono facilmente determinati da chiunque abbia la minima familiarità con il monastero della Santa Croce e la chiesa ortodossa di Cristo Salvatore a Wayne, in West Virginia. In questa recensione, sostituirò questi pseudonimi con i nomi reali, perché in queste circostanze, usare pseudonimi è solo una dimostrazione di stupidità. Annoterò questi pseudonimi utilizzando le parentesi, ove applicabile.

"Quei pazzi convertiti"

Uno degli aspetti degni di nota di questo libro è la frequenza con cui Sarah Riccardi-Swartz sceglie di usare l'etichetta di "convertito" – il che è strano, dato che lei stessa è apparentemente una convertita all'Ortodossia. Per esempio, mentre prepara l'ambientazione per il resto del suo libro, attribuisce l'esistenza della parrocchia e del monastero a Wayne, in West Virginia, ai convertiti:

"Sia [il monastero della Santa Croce] che la [chiesa ortodossa di Cristo Salvatore] si trovavano a [Wayne, in West Virginia] all'inizio degli anni 2000 quando due convertiti - un professore universitario locale, che ha donato la terra per il monastero, e un politico locale, che ha fatto costruire l'edificio parrocchiale - hanno cominciato a fare missione nella regione" (p. 4).

Questo è un esempio di mezze verità, nell'interesse della costreuzione della narrativa desiderata. Il professore universitario a cui si riferisce è Maurice Sill, un uomo che ho conosciuto abbastanza bene. Era davvero un convertito. Ma Maurice era un uomo che era stato sposato da tempo con Nadya Danilchik Sill, che era una russa americana che non era una convertita, e di fatto era la figlia di un ben noto prete della vecchia scuola della ROCOR, padre Michael Danilchik (che era stato il primo prete assegnato alla Cattedrale della ROCOR di Seattle) – e quindi sarebbe difficile trovare una persona con radici più profonde nella ROCOR di quelle di Nadya Sill. E dato che la proprietà che Maurice e Nadya Sill possedevano era una proprietà in comune, e anche dato che Maurice non avrebbe fatto nulla di simile senza il consenso della moglie in ogni caso, tutta la verità sarebbe che questa proprietà è stata donata da un membro "di nascita" della ROCOR e dal suo marito convertito, che a quel tempo si era convertito da molti decenni – ma tutto questo non si adattava alla narrativa che Sarah voleva costruire, e quindi questo fatto è stato semplicemente escluso dalla menzione.

Un altro esempio della selettività di Sarah con i fatti da lei citati è che menziona sempre che le persone che sta criticando sono bianche, tranne quando parla di altri convertiti che non sono bianchi, nel qual caso omette semplicemente qualsiasi menzione della loro razza. Per esempio, menziona spesso una persona su Twitter che è conosciuta come Patriarch Primus e che è un convertito all'Ortodossia, ma non menziona quasi mai che è nero, anche se menziona che vive nel sud (lasciando che i lettori presuppongano che si tratti di un "pazzo bianco di campagna del sud"), e questo è chiaramente fatto perché tutta la verità non si adatta alla sua narrativa.

"Quei pazzi della ROCOR"

Sarah si è anche impegnata a cercare di ritrarre la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia come una sorta di entità marginale. E così, quando espone il panorama del cristianesimo ortodosso in America, dice:

"Storicamente, altre forme di Ortodossia negli Stati Uniti, in particolare l'Arcidiocesi greca, la Chiesa antiochena e la Chiesa ortodossa d'America, si sono concentrate sull'assimilazione, sui movimenti di assistenza sociale e giustizia e, in molti modi, sul mainstreaming dell'Ortodossia. La ROCOR, invece, forse a causa del suo status non canonico fino al 2007, ha creato un gruppo sociale insulare che avrebbe preservato non solo la propria comprensione della teologia ortodossa, ma anche particolari espressioni culturali di fede al fine di riprendere la missione in Russia dopo la fine dell'Unione Sovietica. Nonostante questa sorta di contenimento, la ROCOR ha attratto dei convertiti e negli ultimi trent'anni e più il numero di convertiti ha iniziato a crescere, anche prima della riunificazione religiosa tra ROCOR e Chiesa ortodossa russa nel 2007, quando la ROCOR era ancora considerata non canonica nel mondo ortodosso" (p. 24).

La storia della Chiesa russa dopo la rivoluzione bolscevica è complicata, ma per farla breve, la persecuzione della Chiesa ortodossa russa da parte dei sovietici ha provocato divisioni all'interno della Chiesa russa sia all'interno della Russia che all'esterno della Russia. Tra il momento della morte di san Tikhon, eletto patriarca di Mosca nel 1918, e il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, c'era ovviamente il Patriarcato di Mosca, ma in vari momenti c'era anche la Chiesa vivente dei rinnovazionisti, così come vari gruppi delle catacombe, sebbene dopo la seconda guerra mondiale sia la Chiesa vivente che i gruppi delle catacombe cessarono di esistere in qualsiasi forma significativa. Al di fuori della Russia, ci sono stati due momenti in cui la maggior parte dei vescovi russi era riunita all'interno della ROCOR, e poi ci sono stati momenti in cui l'Esarcato di Parigi, la Metropolia americana, la ROCOR, il Patriarcato di Mosca e la Chiesa vivente hanno preso strade separate. Per coloro che vogliono leggere questa storia in dettaglio, consiglierei di leggere il libro "A Long Walk to Church: A Contemporary History of Russian Orthodoxy", di Nathaniel Davis, l'articolo di Orthodoxwiki "ROCOR e OCA", e anche "The Orthodox Church" del metropolita Kallistos, già Timothy Ware (va notato, tuttavia, che la seconda edizione di quest'opera approfondisce molto più dettagliatamente questo argomento rispetto alla successiva terza edizione). Ma per essere concisi, con l'eccezione della Chiesa vivente, che era eretica e scismatica, il resto della Chiesa ortodossa generalmente ha considerato queste divisioni come sfortunate e temporanee, e come questioni che la Chiesa russa avrebbe dovuto risolvere da sola, quando fosse libera di farlo – il che alla fine è proprio quello che è successo.

Prima degli anni '70, la ROCOR concelebrava regolarmente con le varie Chiese ortodosse locali. Per esempio, l'arcivescovo Vitaly (Maximenko) è stato uno dei consacratori del metropolita Anthony (Bashir) dell'arcidiocesi di Antiochia – e ciò ovviamente non sarebbe accaduto se gli antiocheni avessero considerato la ROCOR non canonica.

Sotto il metropolita Filaret, ci fu l'inizio di un auto-isolamento da parte della ROCOR nel suo insieme, che fu una reazione alla revoca degli anatemi contro il papismo da parte del patriarca Athenagoras di Costantinopoli, ma questo fu qualcosa che ebbe alcune variazioni a seconda dei vari vescovi della ROCOR, e soprattutto delle Chiese locali in questione. E la cosa fondamentale è che questo isolamento era auto-imposto. Non era affatto qualcosa che veniva imposto alla ROCOR da qualche altra Chiesa locale. La ROCOR ha sempre mantenuto stretti rapporti con il Patriarcato serbo (a causa dei decenni precedenti la seconda guerra mondiale, quando aveva sede in Serbia con il permesso del Patriarcato serbo), e anche con il Patriarcato di Gerusalemme (perché la ROCOR ha sempre mantenuto una presenza in Terra Santa che continua fino ai giorni nostri, e questo è sempre stato fatto con la benedizione del patriarca di Gerusalemme). Il punto più basso delle relazioni della ROCOR con le altre Chiese locali è stato probabilmente tra la metà e la fine degli anni '90 sotto il metropolita Vitaly, ma anche allora nessuna Chiesa locale ha condannato la ROCOR come "non canonica". E io stesso ho concelebrato spesso con il clero serbo locale per tutto il tempo in cui sono stato parroco (a partire dal 1995). Il mio padre spirituale, che ha battezzato me e mia moglie, è stato ordinato dal metropolita Philip (Saliba) dell'arcidiocesi di Antiochia, e negli anni '80 gli è stato concesso un congedo canonico per la ROCOR, cosa che ancora una volta non sarebbe accaduta se gli antiocheni avessero considerato la ROCOR non canonica.

Inoltre, non è esatto suggerire che l'arcidiocesi greca e l'OCA stessero promuovendo l'assimilazione in America, mentre la ROCOR no. La più antica rivista ortodossa in continua pubblicazione in inglese è "Orthodox Life", pubblicata dal monastero della santissima Trinità dal 1950. La ROCOR ha sponsorizzato la traduzione della prima serie completa di libri di servizio in lingua inglese. L'arcidiocesi greca, d'altra parte, mentre è di gran lunga la più grande giurisdizione ortodossa negli Stati Uniti, e ha certamente risorse di gran lunga maggiori, non ha ancora pubblicato nemmeno la metà dei libri di servizio in traduzione inglese e molte delle loro parrocchie continuano a usare principalmente il greco e, in generale, se si parla con gli americani che hanno esaminato per esperienza personale l'Ortodossia, le parrocchie greche rimangono alcune delle parrocchie meno accoglienti per gli estranei tra qualsiasi giurisdizione. L'OCA ha certamente avuto molte parrocchie che hanno usato l'inglese fin da prima della rivoluzione bolscevica, ma non ha nemmeno pubblicato in proprio una vasta serie di libri di servizio, e molte delle loro parrocchie hanno continuato a usare principalmente lo slavonico fino agli anni '80. Si possono ancora trovare parrocchie della ROCOR che servono principalmente in slavonico, certo, e alcune potrebbero essere meno accoglienti verso gli estranei rispetto ad altre, ma nel complesso, la ROCOR è stata molto accogliente nei confronti dei convertiti non russi, e questo risale agli anni '50 . Parlando della mia esperienza alla ROCOR – essendo stato in parrocchie composte principalmente da russi, in parrocchie composte principalmente da convertiti e in parrocchie con un buon mix – non sono mai stato fatto sentire sgradito perché non ero russo.

Gli antiocheni furono probabilmente i primi sostenitori dell'uso estensivo dell'inglese negli Stati Uniti, e ciò risale all'influenza di san Raphael (Hawaweeny), che ebbe la lungimiranza di vedere che ciò era necessario se il suo gregge voleva mantenere le generazioni future all'interno della Chiesa, e quindi sono stati in anticipo rispetto agli altri su questo punto.

"Poiché la ROCOR non è stata in comunione con la maggior parte del mondo ortodosso per quasi otto decenni, è apparentemente diventata una camera d'eco o forse un'incubatrice del pensiero ortodosso russo pre-rivoluzionario. La sua enfasi sulla tradizione, l'adesione al Vecchio Calendario (giuliano), la sottomissione ai padri spirituali e confessori, e ruoli di gender altamente strutturati si sono tutti concentrati nel corso degli anni. Queste distinzioni ideologiche distillate spesso pongono la ROCOR in opposizione alla propria cugina spirituale, la Chiesa ortodossa in America, che ha abbracciato tra l'altro il Nuovo Calendario (giuliano riveduto), i banchi e le rubriche di servizio più brevi" (p. 28).

L'affermazione di Sarah, che la ROCOR non è stata in comunione con la maggior parte del mondo ortodosso per "quasi otto decenni", è un'affermazione che neppure i critici più aspri della ROCOR sosterrebbero – almeno non quelli che hanno la minima familiarità con la storia reale del periodo di tempo in questione.

Viviamo in tempi estremamente ideologici, e senza dubbio questo è il motivo per cui Sarah non può immaginare di abbracciare la tradizione e la pietà ortodossa senza che questa diventi un'ideologia. Il pensiero ideologico è un modo di pensare relativamente moderno, che è praticamente l'opposto del pensiero tradizionale.

Parlando per me, quando ho scoperto la fede ortodossa, questo è avvenuto nella ROCOR. Non c'era nulla di politico al riguardo, e avendo portato un certo numero di persone nella Chiesa da allora, ho visto solo di rado dove il pensiero politico ha giocato un ruolo significativo nella motivazione che spinge qualcuno a interessarsi alla Chiesa, tanto meno è stato un un grande fattore nel passo effettivo della loro conversione.

Sarah sembra anche ignara del fatto che l'OCA ha seguito il Vecchio Calendario fino agli anni '80, e gran parte di essa rimane di Vecchio Calendario fino a oggi (le diocesi dell'Alaska e del Canada, insieme a parrocchie sparse nei 48 stati inferiori degli USA).

Sarah non riesce nemmeno a spiegare perché vivere in America richieda di indossare abiti da clero cattolico romano, essere di Nuovo Calendario, accorciare i servizi o usare i banchi. Già nel 1972, nel libro " Perché le chiese conservatrici stanno crescendo: uno studio in sociologia della religione" di Dean Kelley, è stato osservato che le chiese liberali tendono a ridursi e le chiese conservatrici tendono a crescere. Quindi non c'è alcuna base scientifica per una tale affermazione – c'è solo la nuda affermazione delle opinioni di Sarah senza alcuna base.

Per prima cosa, il clergyman del clero cattolico romano è di epoca abbastanza recente. Tradizionalmente, i sacerdoti cattolici romani indossavano tonache che non erano poi così diverse dal tipo di tonaca indossato dal clero ortodosso.

Nel classico film di Bing Crosby, Going My Way (1944), Barry Fitzgerald interpretava il vecchio prete irlandese padre Fitzgibbon, e lo si vede indossare una tonaca cattolica romana vecchio stile e una berretta clericale che non sembra meno strana di una skufia ortodossa. Bing Crosby interpretava un giovane prete hipster, che indossava un moderno abito clergyman romano. Negli anni '40 si poteva capire perché la gente avrebbe potuto pensare che questo fosse un miglioramento, ma guardando il declino della pietà cattolica romana da allora, non sono così sicuro che abbia funzionato molto bene per loro, e quindi perché dovremmo emulare il loro fallimento?

"...molte delle persone ortodosse più anziane in [Wayne, WV] si sono convertite alla ROCOR prima della riunificazione [della Chiesa russa nel 2007]. Coloro che lo hanno fatto, hanno scelto di selezionare un corpo ortodosso senza autorità canonica. Sembra che se questi convertiti non cercassero una linea ininterrotta di successione apostolica, ma piuttosto un mondo religioso costruito allo scopo di preservare e difendere ciò che consideravano l'Ortodossia e l'ortoprassi tradizionali" (p. 29).

Questa affermazione è una grossolana distorsione della storia effettiva della ROCOR. Riflette anche una visione piuttosto superficiale della tradizione e dell'ecclesiologia ortodosse. Sarah avrebbe voluto che i suoi lettori credessero che san Giovanni (Maximovitch) fosse un falso vescovo, "senza autorità canonica". Ma nessuna Chiesa locale ci credeva durante la sua vita, e da allora nessuna ci ha creduto. È uno dei santi più venerati in tutto il mondo ortodosso di oggi.

Pluralizzazione di istanze singolari

Parlando dell'ascesa di una "nuova ondata di conservatorismo" dagli anni '90. Sarah ha parlato di "sparatorie nelle storiche chiese nere in tutto il sud americano..." (p. 45). Sono a conoscenza di una sola sparatoria del 1990 in una storica chiesa nera, ed è la sparatoria di Charleston nel 2015 – che è stata ovviamente già di per sé orrenda, ma è un'esagerazione grossolana suggerire che ciò sia accaduto molte volte nel sud degli Stati Uniti, quando in realtà stiamo parlando delle azioni di un giovane pazzo solitario.

Questa propensione a prendere un caso isolato ed estrapolarlo in qualcosa di onnipresente forse spiega come potrebbe prendere un singolo laico che avrebbe affermato di sperare di prendere le armi sotto la Russia quando questa invaderà gli Stati Uniti (p. 124), ed estrapolando questo punto di vista presentandolo come comune tra i convertiti della ROCOR. Io sono nella ROCOR da 32 anni e non ho mai sentito nessuno dire una cosa del genere.

Gender e sessualità

Sarah è particolarmente infastidita dal fatto che le persone nella ROCOR tendono ad avere "comprensioni ultra-conservatrici del gender, della sessualità e dei ruoli che le donne e gli uomini dovrebbero avere nella Chiesa, nella sfera domestica e nella società in generale" (p.127). La domanda che un cristiano ortodosso dovrebbe porsi, tuttavia, è se queste opinioni siano coerenti o meno con gli insegnamenti della Chiesa. Sarah, d'altra parte, sostiene l'omosessualità, il transgenderismo e l'intera zuppa alfabetica in continua espansione della devianza sessuale che la sinistra sta promuovendo. Queste cose sono completamente contrarie agli insegnamenti della Chiesa, e quindi dovrebbe o sottomettersi umilmente agli insegnamenti della Chiesa, o trovare una religione che si adatti meglio alle sue convinzioni predeterminate. La Chiesa Ortodossa non è un Burger King religioso, dove puoi "far quel che ti pare". La Chiesa ortodossa è quello che è, e puoi solo prenderla o lasciarla. Si veda Gli "ortodossi" pro-LGBTQP, per ulteriori informazioni.

"All'interno della ROCOR, è compito dei padri spirituali controllare come e in che modo uomini e soprattutto donne partecipano alla chiesa, così come dovrebbe essere compito di un monarca guidare un paese" (p. 130).

Non credo che qui Sarah sappia di che cosa sta parlando. Nella mia parrocchia ho una direttrice di coro greco-americana che ha conseguito un magistero in teologia presso il St. Vladimir Seminary. In passato le ho fatto tenere lezioni in parrocchia e lo farei più spesso se non avesse già le mani occupate con il coro. Non mi occupo di micro-gestione del coro, perché so che lei sa cosa sta facendo. E infatti, se ho una domanda su come una cosa debba essere gestita liturgicamente, chiedo spesso la sua opinione, perché è stata nella Chiesa tutta la sua vita, conosce le pratiche greche, antiochene e russe abbastanza bene, e quindi ha una buona sensazione di ciò che è normale o strano. Ho una vicepresidente della Sorellanza che è ingegnere e, come dico spesso alla mia parrocchia, è la più versatile tra i fedeli della parrocchia. Se qualcosa deve essere aggiustato, costruito, o se ho bisogno di un parere su cosa dovremmo fare riguardo a qualcosa di meccanico, la chiamo. E poiché di solito sono impegnato a servire o ad ascoltare confessioni, ho poco tempo per prestare attenzione a ciò che accade nella navata della chiesa durante le funzioni. Lo lascio ai dirigenti laici della parrocchia, uomini e donne. Certamente non mi metto a monitorare le donne nella mia parrocchia durante le funzioni, o al di fuori di essa. Sento le confessioni, quindi do consigli quando è giustificato e indicazioni quando è richiesto, ma ho detto ai parrocchiani quali sono i limiti quando si tratta di guida pastorale da parte di un sacerdote, e che dovrebbero fuggire da qualsiasi padre spirituale che tenti di imporre l'obbedienza in stile monastico a un laico.

Monarchismo e politica americana

Sarah sembra pensare che la ROCOR sia piena di monarchici rivoluzionari che vogliono rovesciare il governo degli Stati Uniti e insediare uno tsar (p. 126s). Si troverà sicuramente nella ROCOR una percentuale superiore alla media di persone che ammirano l'idea della monarchia cristiana, ma non credo di aver mai sentito qualcuno suggerire seriamente che questa potrebbe essere imposta negli Stati Uniti. Ci sono molte profezie su un nuovo tsar che tornerà al potere in Russia, e quindi si trova interesse per questo. Ma non credo che nessuno preveda che anche in Russia ciò accadrà a causa di una rivoluzione violenta.

Ci sono sicuramente persone nella ROCOR che sono "di destra", ma il significato del termine, anche tra coloro che potrebbero essere giustamente etichettati come tali, varia un po'. Ci sono quelli che sono nazionalisti americani, nel senso hamiltoniano, e poi ci sono quelli che hanno più una visione jeffersoniana del piccolo governo, e poi c'è praticamente tutto il resto. Ma ci sono persone che sono nella ROCOR che sono politicamente di sinistra, ma teologicamente abbracciano comunque le tradizioni e gli insegnamenti della Chiesa. Ne ho alcuni nella mia parrocchia e sono sicuro che se avessi una parrocchia in una regione a conduzione fortemente legata al partito democratico, ne avrei molte di più. Io non dico alle persone come votare, e non mi arrabbio se non condividono le mie opinioni su questioni politiche, perché credo nell'essere tollerante con le altre persone, e posso immaginare che altre persane giungono a conclusioni diverse dalle mie senza che debbano essere persone malvagie. Se qualcuno nega gli insegnamenti della Chiesa, tuttavia, questa è ovviamente un'altra questione.

La bufala della collusione russa arriva in chiesa

Sarah fa ripetutamente affermazioni sulla "interferenza russa" nelle elezioni del 2016 (per esempio, p. 76), come se fosse un dato di fatto. Non credo sia una coincidenza che abbia iniziato a cercare uomini neri russi nel West Virginia nel 2017. Non c'è dubbio che Sarah sia politicamente di sinistra. Promuove l'agenda LGBTQP. Usa la maiuscola "Presidente" quando parla di Barak Obama (es. p.168), ma non in riferimento a Donald Trump. Chiama "insurrezionisti" persone che erano semplicemente presenti alla manifestazione di Washington DC il 6 gennaio 2021, anche se non erano da nessuna parte vicino al Campidoglio. Chiaramente, Sarah era una di quelle persone di sinistra politica traumatizzate dall'elezione di Donald Trump e ha trascorso quattro anni sostenendo che le elezioni del 2016 erano state un imbroglio, ma chi ora sostiene in qualsiasi modo che le elezioni del 2020 abbiano potuto essere meno che kosher è un teorico della cospirazione di Q-Anon. Non sembra importare che le affermazioni sulla Russia e sulle elezioni del 2016 siano state da allora smentite e abbiano avuto origine con la campagna di Hillary Clinton. Non solo è chiaro che la politica ha guidato l'interesse di Sarah in questa ricerca, ma se non fosse per questo elemento politico, è anche chiaro che pochi presterebbero attenzione al suo lavoro.

Il West Virginia è uno degli stati più conservatori degli Stati Uniti. Non dovrebbe sorprendere che si trovi un'alta concentrazione di conservatori politici in una parrocchia della ROCOR nelle zone rurali del West Virginia. Se Sarah fosse andata per strada e avesse trascorso molto tempo in una chiesa battista locale, probabilmente avrebbe scoperto che quelle persone hanno molte pistole, che hanno votato per Trump e che nemmeno loro sostengono il transgenderismo. D'altra parte, se Sarah andasse in una parrocchia della ROCOR in un'area fortemente legata ai democratici, mentre probabilmente ci sarebbero anche alcune persone politicamente conservatrici, troverebbe anche molti elettori democratici.

Conclusione

Nel giugno del 2020, la mia parrocchia ha ricevuto una grave minaccia terroristica da parte di qualcuno che si riferiva alla nostra parrocchia come "la chiesa ortodossa russa di san Giona", nonostante noi non usiamo mai il termine "russa" nel nome della nostra parrocchia, anche se non facciamo mistero di far parte della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. [1] Quando è successo, ho chiamato l'FBI, così come l'ufficio di polizia locale. Le autorità locali sono state molto reattive, ma l'FBI non mi ha mai richiamato. Ho menzionato ciò che è successo a un ministro protestante che conosco e che ha buone connessioni. Questi ha contattato il nostro vice-governatore, che a sua volta ha chiamato l'FBI. Solo allora sono stato richiamato, ma alla fine non hanno fatto quasi nulla per rintracciare la persona che aveva fatto queste minacce, anche se aveva un profilo online che non avrebbe dovuto essere difficile da rintracciare e sicuramente viveva nell'area. Quest'anno, all'Annunciazione secondo il Vecchio Calendario, ho finalmente ricevuto (quasi due anni dopo) la visita di un agente dell'FBI, che ha iniziato menzionando cosa era successo nel 2020 e che ha detto che voleva solo assicurarsi che tutto fosse a posto, date le tensioni intorno alla guerra in Ucraina. Mi ha chiesto se fossi d'accordo a parlargli, e l'ho fatto. La sua linea di interrogatori non aveva quasi nulla a che fare con la sicurezza e la protezione della mia parrocchia. Riguardava i contatti che avrei potuto avere con il consolato russo a Houston, se il governo russo avesse avuto qualche influenza sulla mia chiesa e cose del genere. La storia recente ha dimostrato che non devi essere effettivamente colpevole di nulla perché l'FBI ti metta in prigione. Quindi, ovviamente, questa attenzione non è gradita, anche se sarebbe stato bello se si fossero interessati di più alla mia parrocchia nel giugno del 2020.

Quando persone come Sarah Riccardi-Swartz promuovono teorie del complotto che cercano di convincere le persone che la ROCOR è in qualche modo collegata a Putin che ha manipolato le elezioni del 2016, ed è piena di componenti di un gruppo di quinta colonna, che stanno aspettando con ansia l'invasione russa degli Stati Uniti, per poter passare dalla loro parte, questo ha conseguenze nel mondo reale. Se la russofobia continua a crescere in questo paese a causa dell'ulteriore deterioramento delle nostre relazioni con la Russia, non è inverosimile che il tipo di teorie del complotto di Blue-Anon inventate da persone come Sarah si tradurranno in persone innocenti gravemente maltrattate o uccise. Questo è pericoloso, non cristiano ed è irresponsabile.

Inoltre, questo libro non è particolarmente ben scritto. Sarah non conosce la sua storia. È politicamente motivata e ha tratto la sua interpretazione da persone isolate e da due comunità particolari, e ha fatto il salto logico di poter caratterizzare allo stesso modo l'intera ROCOR, nonostante tutte le differenze geografiche e culturali che si possono trovare all'interno della ROCOR. Noi abbiamo parrocchie in Australia e in Nuova Zelanda. Queste parrocchie hanno storie molto diverse rispetto alla tipica parrocchia ROCOR negli Stati Uniti e in Canada. Abbiamo parrocchie in America Latina, Asia, Gran Bretagna ed Europa occidentale che sono ancora più distinte. Sarah Riccardi-Swartz non ha fatto alcuno sforzo per studiare la ROCOR in modo più ampio di quello che ha potuto trovare a Wayne, nel West Virginia. Chiunque abbia un senso della logica o anche solo un senso di equità non farebbe estrapolazioni al di là di ciò che ha effettivamente studiato. Ma da quello che so delle comunità di Wayne, nel West Virginia, ho poche ragioni per credere che sia stata giusta anche con loro. In una recente presentazione, ha sottolineato di sfuggita che queste comunità non tollerano l'incitamento all'odio, ma ha fatto un'intera carriera suggerendo che sono in qualche modo collegate al razzismo e alla supremazia bianca... ma come possa pensare che queste due cose possano coesistere nello stesso universo, questo va al di là della mia comprensione.

Nota

[1] Non abbiamo questo termine sul nostro cartello, sul sito web o altrove, perché non vogliamo che nessuno che non sia russo pensi che questa non sia una chiesa per loro. La nostra parrocchia, di fatto, è una parrocchia abbastanza diversificata rispetto agli ambienti che si potrebbero trovare in una parrocchia ortodossa media degli Stati Uniti.

 
Perché i russi odiano l'idea della separazione tra Chiesa e Stato

Tagliando l'unione tra Chiesa e Stato, non si diminuisce la corruzione. La si aumenta

Il presidente russo Putin e il presidente bielorusso Lukashenko nella sala del trono del patriarca di Mosca. Insieme con l'Ucraina, la Russia e la Bielorussia formano la Santa Rus'. Notate la bandiera ucraina blu e oro esposta con orgoglio tra Putin e il patriarca Kirill, insieme a tutte le altre bandiere delle terre ortodosse russe.

Una delle critiche più comuni della religione organizzata è che questa ha dei coinvolgimenti negli affari della politica e della guerra.

La gente dice: "Perché i leader religiosi sono coinvolti in discussioni politiche? La politica è politica, la religione è religione, le due cose non si dovrebbero mai incontrare".

Le persone non religiose indicano lo Stato Pontificio e l'inquisizione spagnola come esempi di religione troppo politicizzata. Allo stesso modo, molte persone religiose hanno ragionevoli preoccupazioni che la religione possa essere corrotta dalla politica e usata per scopi nefasti.

Intanto, nel corso della storia, c'è sempre stata una stretta relazione tra la Chiesa ortodossa e diversi stati; questo è vero dai tempi dell'Impero Romano (bizantino) all'Impero Russo e anche nei paesi moderni come la Grecia, la Romania e, naturalmente, la Russia.

"La Chiesa Ortodossa dovrebbe mantenere stretti rapporti con lo Stato?"

Nei paesi ortodossi la risposta è ovvia – ovviamente, lo dovrebbe!

Ma la Chiesa dovrebbe interferire nelle questioni dello Stato, cosa che può degenerare in pericolosi affari di politica e di guerra?

Sì, perché la Chiesa ortodossa non si vede tanto come una "chiesa invisibile, un corpo di eletti", ma come un ospedale spirituale.

Il nostro Padre fra i santi, Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli, dice: "Entrate nella Chiesa e lavate i vostri peccati. Poiché qui c'è un ospedale e non un tribunale. Non vergognatevi più di entrare nella Chiesa, vergognatevi quando peccate, ma non quando vi pentite".

La Chiesa ortodossa si è sempre vista innanzitutto come luogo per guarire le persone da una malattia mortale, la malattia del peccato.

Nella teologia ortodossa, il termine 'malato mortale' è piuttosto letterale; gli ortodossi credono che la morte sia il risultato diretto del peccato.

Questa è la comprensione ortodossa del peccato originale: piuttosto che qualcosa che ci fa nascere tutti "colpevoli", crediamo che il peccato originale abbia infettato la razza umana con una malattia terminale – la morte e una tendenza alla morte.

Dove al mondo sono più necessari che altrove gli ospedali e le cliniche? In luoghi dove le persone sono più malate, in luoghi di guerra e di sofferenza.

Se la Chiesa celebra la sua dignità come una torre d'avorio che sorge da una città circondata da sette colline e sette mura, è anche vero che è una Chiesa missionaria.

Il suo popolo, specialmente il suo clero, va dov'è chiamato e dov'è più necessario.

Se la politica e la guerra sono i luoghi in cui si esprimono le azioni umane più tenebrose, allora sono esattamente i luoghi dove deve essere la Chiesa, come un faro nelle notti senza luna per guidare le anime verso un porto sicuro.

la chiesa-faro di san Nicola il Taumaturgo a Malorichensk, in Crimea meridionale

Si potrebbe arrivare a dire che è l'opinione dell'Ortodossia, in particolare dell'Ortodossia russa, che la Chiesa deve essere coinvolta nella guerra e nella politica per impedire la guerra e pacificare il lato più tenebroso degli intrighi politici.

Anche se gli americani e la loro civiltà relativamente giovane assicurano al mondo che la Chiesa e lo Stato debbono essere separati, i russi credono davvero che la rimozione o la separazione della Chiesa dallo Stato distrugga altri ideali molto cari agli americani: le funzioni di controllo e di equilibrio.

Per i russi, la Chiesa è un controllo morale sullo Stato. Se non fosse per la Chiesa ortodossa russa, la Russia avrebbe potuto essere stata distrutta molte volte da nemici stranieri e da quinte colonne interne.

Si potrebbe dire che lo Stato russo – uno degli stati più antichi e il luogo di nascita del patriottismo – provenga dalla Chiesa ortodossa perché fu con il Battesimo della Rus che il santo Vladimir di Kiev unì la Russia.

il Battesimo della Rus' del santo Vladimir di Kiev (il re che regge una croce sulla barca) è stato il momento più importante e seminale della storia russa. Tutto ciò che è conosciuto archetipicamente come russo, ucraino e bielorusso, e ciò che riconosciamo oggi come Russia, è nato in questo momento

Queste due entità non possono essere veramente separate nei paesi ortodossi perché in molti casi è stata la Chiesa che ha formato per la prima volta la coscienza nazionale della nazione stessa o l'ha preservata durante i momenti di occupazione. Come ha detto il Presidente Putin, non è possibile immaginare la Russia senza la Chiesa ortodossa.

Inoltre, i russi ricordano ciò che è successo quando i rivoluzionari russi hanno implementato il comunismo, un'ideologia straniera (inventata da pensatori tedeschi e inglesi) che è stata la prima a cercare di rompere l'antica relazione tra Chiesa e Stato.

Il comunismo, totalmente straniero al contesto russo, è stato fisicamente importato in Russia, quando l'Impero tedesco, durante la seconda guerra mondiale, ha fatto tornare segretamente Lenin in Russia per diffondere la peste della rivoluzione, una cosa più efficace e mortale di qualsiasi arma biologica.

I rivoluzionari che odiano la Russia hanno cercato di separare la Chiesa dallo Stato perché sapevano che questa separazione avrebbe distrutto entrambi. E perché sapevano che non avrebbero mai potuto corrompere lo Stato senza prima attaccare la sua fondazione morale.

"La Russia eterna" di Il'ja Glazunov descrive la perpetua Rus' ortodossa nel periodo tra le tempeste della sua epoca e la nostra

I russi ricordano bene come si viveva sotto un sistema che odiava la Chiesa.

Quando Lenin e il suo seguito bolscevico cercarono di rimuovere la Chiesa da tutti gli aspetti della vita russa, questi sabotatori e traditori promisero che senza la Chiesa che corrompeva lo stato, la politica avrebbe potuto concentrarsi veramente sull'aiuto all'umanità, e la Russia avrebbe prosperato.

Il risultato, tuttavia, è stato in realtà la distruzione senza fine di vite russe.

"Il mercato della nostra democrazia" di Glazunov rappresenta non solo l'inevitabile risultato del comunismo, ma il pernicioso risultato della tendenza "occidentale" che abbiamo vissuto nel nostro paese negli anni '90. La Russia, la sua gente e la sua cultura sono stati effettivamente ridotti a prostitute come l'Israele biblico nella prigionia pagana babilonese o egiziana

È quando la Chiesa e lo Stato russo operano in sinfonia, che il riflusso dell'Ortodossia in Russia diventa possibile.

Lo Stato e la Chiesa russi sono come due teste su un'aquila con lo stesso corpo, operano in modo diverso, ma sono entrambi cruciali per la sopravvivenza del tutto.

Questa relazione è molto pratica.

Il patriarca Kirill ha parlato perfettamente quando si è rivolto ai marinai della flotta settentrionale a Severomorsk nel 2016. Sua Santità ha detto che la Chiesa attribuisce "una grande importanza alla cooperazione con le forze armate".

I critici si fermano immediatamente a questo punto e lo usano come un esempio della Chiesa troppo politicizzata o che appoggia la violenza, ma se avessero continuato a leggere, avrebbero visto che il Patriarca crede che questa relazione aiuti a garantire la pace!

Il Patriarca ha affermato che la condizione delle anime dei soldati è "una parte essenziale del mantenimento della pace".

I cinici si sono mai fermati a considerare che forse se la Chiesa fosse più coinvolta nello Stato e se i sacerdoti fossero tra i soldati nelle loro ore più buie, potrebbero portare una luce nelle notti della guerra?

I soldati russi ci hanno certamente pensato, e quando gli è stato chiesto se volevano più sacerdoti tra i loro ranghi, il risultato è stato un travolgente Da!

La Chiesa mantiene il benessere spirituale dei soldati russi, non solo perché è bene per loro e per la Russia, ma poiché la Russia è una potenza nucleare, la presenza della Chiesa e la sua missione per la pace tra le forze armate russe è una garanzia della pace nel mondo .

Molti dimenticano che anche la guerra in Siria è stata influenzata da questa relazione.

I patriarchi Kirill di Mosca e Ignazio IV di Antiochia (+2012), il leader dei cristiani siriani. Antiochia, l'antica capitale della Siria, è il luogo i cui, secondo la Bibbia, i discepoli di Gesù Cristo furono chiamati per la prima volta cristiani. (Atti 11:26). Il presidente siriano Assad, (sui cartelli), è un protettore dei cristiani in Siria, che li ritiene parte inseparabile della storia del paese.

Il patriarca Kirill ha sollecitato il presidente Putin a proteggere i cristiani in Siria, e Putin ha risposto alla chiamata.

Proprio come il santo Vladimir Svjatoslavich di Kiev aveva inviato la sua guardia "vichinga" all'Impero Romano per combattere i jihadisti, Vladimir Vladimirovich [Putin] sta combattendo il terrorismo per salvare i cristiani in Siria.

Se non siete d'accordo, andate a una chiesa degli ortodossi antiocheni e chiedete agli immigrati siriani di raccontarvi le loro storie, e chiedete loro quale paese li aiuta veramente.

Quello che sentirete potrà sorprendervi.

Così, la prossima volta che pensate di infrangere un'unione millenaria, chiedetevi questo: quando è stata l'ultima volta che avete visto un capo occidentale inchinarsi e baciare le reliquie di san Nicola?

 
L’albero di Natale e le sue origini bizantine

Domenica scorsa i bambini della nostra parrocchia hanno preparato un simpatico albero di Natale (nella foto). Questa è un’usanza comune a molte chiese ortodosse dell'Europa orientale, ma in Italia è talvolta osteggiata nelle chiese come “tradizione pagana nordica”. Per sottolineare quanto sia assurda questa opposizione agli alberi di Natale, abbiamo tradotto un articolo di John Sanidopoulos, che ripercorre le tracce dell’uso dell’albero di Natale, e di usanze correlate, nell’Impero romano d’Oriente. Presentiamo l’articolo sulle origini bizantine dell’albero di Natale nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
A Kiev hanno letto il testo degli anatemi contro Bartolomeo

Il 17 marzo, per la festa del Trionfo dell'Ortodossia, a Kiev si è tenuta una processione di parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. La processione si è conclusa con una preghiera da parte di un unico laico, in cui è stato letto il testo dell'anatema al "falso patriarca Bartolomeo di Istanbul".

Più di duemila abitanti di Kiev hanno preso parte alla processione in onore della festa del Trionfo dell'Ortodossia, che chiude la prima settimana della Grande Quaresima. La processione dalla Lavra delle Grotte di Kiev al monumento al principe Vladimir è stata guidata dal capo dell'Unione delle confraternite ortodosse, Valentin Lukijanik.

È stato celebrato un Moleben con rito laicale per il Trionfo dell'Ortodossia con la tradizionale proclamazione degli anatemi all'atamano Mazepa, a Mikhail Ragoz (fondatore dell'Unia di Brest) e a Mikhail Denisenko (il "patriarca onorario Filaret della santissima Chiesa dell'Ucraina").

Quest'anno sono stati letti anche gli anatemi contro Bartolomeo come "autore di uno scisma nella Chiesa ortodossa universale, violatore dei canoni della Chiesa e delle tradizioni dei Padri, imitatore della brama papale di potere e nemico della Chiesa della Rus', traditore della metropolia di Kiev per mano degli scismatici e leader degli eretici, iniziatore della guerra intestina nel nostro paese, iniquo autore di soppressioni delle leggi, caduto egoisticamente sotto il suo stesso anatema; contaminatore della cattedra dei santi ierarchi del trono di Nuova Roma".

Come spiega il vice capo dell'Unione delle confraternite ortodosse, Vladislav Pustovoj, "secondo le regole apostoliche e il principio stesso della conciliarità della Chiesa ortodossa, per l'approvazione dell'ordinazione di un vescovo, così come per condannare le attività di un particolare vescovo, è richiesta l'approvazione / disapprovazione del popolo ecclesiale, espressa nelle acclamazioni "axios" ("degno") o "anaxios" ("indegno"): "Senza questo, l'ordinazione non è valida. In tal modo, gli anatemi di Bartolomeo, elencati in una preghiera di tipo laicale, significano un impulso dato alla gerarchia per farle proclamare un anatema a livello episcopale. Questo è il primo passo necessario e, soprattutto, decisivo per questo scopo".

Dovremmo notare che il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha anche preso atto il 15 ottobre di quanto segue: "L'accettazione nella comunione di un'altra Chiesa locale di scismatici e di una persona colpita da anatema con tutti i "vescovi"e i "chierici" da questi ordinati, è un assalto alle eredità canoniche altrui, un tentativo di farli rinunciare alle proprie decisioni e impegni storici – tutto questo porta il Patriarcato di Costantinopoli al di fuori dei confini canonici e... ci rende impossibile continuare nella comunione eucaristica con i suoi vescovi, clero e laici".

Pertanto, uno degli organi direttivi della Chiesa ortodossa russa ha già riconosciuto che il Patriarcato di Costantinopoli è al di fuori della Chiesa. Ma questa decisione dovrebbe essere consolidata dal Concilio dei vescovi, a cui è indirizzato il messaggio degli ortodossi di Kiev che hanno pregato il 17 marzo nell'occasione del Trionfo dell'Ortodossia.

 
L'arcivescovo Elpidophoros ha appena legittimato il matrimonio gay attraverso il battesimo?

Pochi giorni o settimane prima di non essere più l'arcivescovo d'America, sua Eminenza Elpidophoros ha fatto un viaggio senza preavviso in Grecia procedendo a legittimare il matrimonio gay attraverso il battesimo dei figli (nati da madre surrogata!) di una famosa coppia gay! Sono davvero incredulo nello scrivere queste righe poiché questa iniziativa dell'arcivescovo è qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere nell'Ortodossia, dove tutte queste decisioni così serie vengono prese democraticamente, in modo sinodale. Eppure, ancora una volta, l'arcivescovo Elpidophoros sceglie di ficcarci in gola qualunque novità piaccia ai suoi padroni globalisti...

Ma vediamo le cose una alla volta... Potete leggere la storia completa nei post aggiunti nel testo originale di quest'articolo, ma in poche parole eccola qui: sabato (9 luglio) notte l'arcivescovo Elpidophoros ha battezzato i figli del famoso stilista Peter Dundas (di origini norvegesi) e dell'attore Evangelo Bousis, figlio del miliardario Jim Bousis e di Eleni Bousis di Chicago. La coppia gay è sposata e vive a Los Angeles e alcuni anni fa ha iniziato questo intenso sforzo per "creare una famiglia" attraverso una forma di adozione che negli ultimi anni è stata utilizzata da coppie etero o gay, tramite una madre surrogata. E con quel metodo hanno avuto due figli, Alexios (nato l'anno scorso) ed Eleni (neonata). Le leggi della California hanno facilitato l'intero processo, come essi hanno dichiarato nei loro post e interviste (alla fine del testo originale di quest'articolo).

Per prima cosa, lasciatemi affrontare una cosa che ho sentito più volte da più persone a Chicago: la famiglia Bousis ha un cuore d'oro e ha aiutato numerose persone nelle proprie cause filantropiche. E i due uomini sposati hanno fatto le loro scelte secondo le leggi dello stato in cui vivono, la California. Questo post non riguarda il – provato – grande cuore della famiglia Bousis o i loro miliardi. E non si tratta delle scelte legali dei due gay. Riguarda i principi dell'Ortodossia e, per estensione, del cristianesimo. E si tratta essenzialmente delle sfortunate scelte di leadership di un arcivescovo innovatore, ecumenista e globalista, Elpidophoros. E la sua incessante ricerca di trasformare – con la sua statura teologica tutt'altro che mediocre – la Chiesa cristiana più tradizionalista...

Da quando è stato intronizzato (e anche prima di esserlo), Elpidophoros ha fatto una scelta consapevole di allontanarsi dalla maggior parte delle tradizioni, anche da alcune tradizioni molto sacre della nostra Chiesa. Ma esaminiamo le questioni teologiche una per una.

  1. Né la Chiesa cattolica né quella ortodossa riconoscono il matrimonio gay – e ci sono dichiarazioni del papa di Roma e dell'Assemblea dei vescovi ortodossi in America.

  2. Affinché i bambini possano essere battezzati in una Chiesa ortodossa, i genitori devono essere entrambi ortodossi e, se sposati, devono essere sposati in chiesa (si prega di vedere questo link per un esempio tipico dei prerequisiti per il battesimo in una delle nostre Chiese).

  3. Su questo serio problema, la Chiesa cattolica e l'Ortodossia di solito riconoscono che "la colpa o il peccato non sono ereditari" e quindi di solito procedono a battezzare tutti i bambini indipendentemente dallo status dei loro genitori.

  4. Un prerequisito serio sembra (per il caso particolare di una madre surrogata) che sia richiesta la presenza della madre naturale (surrogata) per un valido battesimo; per molti altri aspetti è considerato un caso equivalente all'adozione. E così nelle nostre foto, noterete che accanto alla coppia gay, ai bambini, a Elpidophoros, ai padrini, c'era la madre surrogata ad Atene.

  5. Come leggerete (qui il link) in tali esperienze nella Chiesa cattolica, i pastori hanno avuto problemi con la decisione. Un requisito fondamentale dal punto di vista della Chiesa è che i genitori allevino il bambino secondo gli insegnamenti della Chiesa. Questa è una questione molto spinosa per l'Ortodossia e il cattolicesimo: se il matrimonio gay non è consentito, i genitori sono disposti a insegnarlo al bambino battezzato? Inoltre, nel nostro caso, vedrete che i due genitori gay, Peter Dundas ed Ev Bousis, sono apertamente contrari agli insegnamenti della Chiesa e considerano le loro scelte una questione di progresso. Peter Dundas nell'intervista a Vogue: ".Quello che non capisco della sentenza della Corte Suprema [che un'agenzia cattolica di servizi sociali di Filadelfia possa rifiutarsi di lavorare con coppie dello stesso sesso che chiedono di accogliere bambini in affido], qual è lo scopo? Pensano davvero che tra 10 anni il loro approccio funzionerà? Non ci credo neppure per un minuto. È uno sforzo di evitare l'inevitabile e il progresso nella nostra società".

  6. L'esigenza di crescere il bambino (i bambini) secondo la fede battesimale diventa importante, perché se il bambino battezzato non sarà cresciuto secondo la fede, allora qual è il significato del battesimo? Inoltre, nel link che abbiamo fornito, molti pastori cattolici erano preoccupati che, se tale requisito non fosse stato presente, il battesimo sarebbe diventato un veicolo per il riconoscimento (indiretto) del matrimonio gay.

  7. Il caso di un figlio illegittimo qui è molto chiarificatore: la Chiesa non sostiene l'aborto e la madre in tal caso è considerata capace di allevare il bambino secondo la fede. Ma nel caso della coppia gay, questo semplicemente non è possibile...

  8. Nel nostro caso i padrini, la top model Bianca Brandolini ed Eugenia Niarchos, erano ortodossi? Abbiamo molti dubbi nel primo caso... Come può aver luogo un battesimo ortodosso senza padrini ortodossi?

Come potete vedere, queste sono questioni molto complicate e spinose, che non riguardano la volontà individuale di NESSUN leader ecclesiastico, specialmente nell'Ortodossia sinodale organizzata democraticamente. Le cose si complicano ulteriormente quando Eleni Bousis, madre di Evangelo Bousis, è membro del Consiglio arcidiocesano dell'Arcidiocesi greca d'America...

Elpidophoros non si è limitato a rischiare, ma ha scavato un fosso da cui non si si rialzerà mai... Ha alienato la stragrande maggioranza dei fedeli... Sì, certo, come arcivescovo aveva il diritto di celebrare il battesimo – e questo è il motivo per cui aveva bisogno di essere presente – MA SOLO NELLA SUA GIURISDIZIONE. Se al suo posto ci fosse stato un sacerdote, il battesimo non sarebbe stato celebrato in una chiesa… Elpidophoros aveva certamente bisogno del permesso del metropolita locale – nel nostro caso Nikolaos di Mesogaia (che non è tipo da permettere simili eresie….)

L'altra domanda è: quanto è stato pagato lui Elpidophoros per compiere una tale cerimonia contraria alle regole e alle tradizioni della Chiesa? Stiamo ricevendo alcune informazioni che questo non è stato il primo caso di un arcivescovo che ha fatto simili cerimonie eretiche... E ancora, ha agito al di fuori delle regole e dei principi della Chiesa. Nell'Ortodossia, tali decisioni vengono prese democraticamente nei sinodi...

Questo evento farà sicuramente tremare l'Arcidiocesi greca d'America fino alle sue fondamenta. Abbiamo recentemente riferito che l'arcivescovo Elpidophoros sta per andarsene, per essere eventualmente sostituito da qualcun altro (si sta discutendo il nome di Nikitas di Thyateira). Le sue recenti azioni, come la consacrazione di una chiesa incompiuta di san Nicola a Ground Zero, dimostrano che in realtà è sulla soglia d'uscita. E ora questa cerimonia è la ciliegina sulla torta della sua partenza...

Perché non vediamo alcun modo sulla Terra che possa tornare a New York e continuare a fingere di essere l'arcivescovo di questa Chiesa che brama il tradizionalismo e la spiritualità...

PS. Anche i gay sono indignati del comportamento dell'arcivescovo Elpidophoros, perché rispettano le leggi della Chiesa. Molti di loro potrebbero preferire che le leggi cambino, ma vogliono che ciò sia fatto nel modo giusto. Molti altri vogliono mantenere private le loro preferenze.

DISCLAIMER: Le opinioni e le affermazioni espresse in questo articolo costituiscono opinioni costituzionalmente protette di questo autore.

 
Un messaggio sulla tragedia del 1917 dalla frontiera inglese della santa Rus'

La scorsa settimana sono stato contattato da una donna che aveva preparato una mostra mobile per celebrare la rivoluzione russa e voleva venire alla nostra chiesa affinché i nostri parrocchiani potessero visitarla. Quando ho cercato di spiegarle il suo grossolano errore e ho rifiutato la sua visita, all'inizio mi chiedevo se provenisse da un pianeta diverso dal mio, e poi ho capito che, qualunque fosse la sua nazionalità, lei era semplicemente un'altra vittima della cultura non cristiana del mondo occidentale. Non faceva parte della nostra civiltà cristiana ortodossa e perciò era completamente all'oscuro dei nostri valori e criteri.

Il fatto è che gli avvenimenti che hanno avuto luogo in Russia nel 1917 non erano in spirito russi, ma occidentali (qualunque fosse la nazionalità di coloro che vi erano coinvolti), che non fu una Rivoluzione, ma una sanguinosa presa di potere e che non c'è niente da celebrare in questo spargimento di sangue, perché ciò che ne seguì fu un disastro senza pari. Alcuni citano l'industrializzazione sotto il comunismo, i risultati tecnici, l'educazione gratuita e la medicina, ma tutti questi aspetti erano già presenti nella molto avanzata e prospera civiltà imperiale pre-rivoluzionaria; il comunismo ha portato la Russia all'indietro.

I comunisti hanno detto che volevano creare il paradiso sulla terra, ma senza Dio il paradiso è l'inferno; l'inferno della distruzione della Chiesa, del martirio e della tortura del suo clero e dei fedeli, del terrorismo rosso, della guerra civile, dei massacri, delle carestie artificiali, del cannibalismo, della collettivizzazione, dei campi di concentramento, degli arresti per la virtù, della mancata difesa dal terrore nazista, del genocidio, della distruzione di massa della vita e della morale familiare, dell'alcolismo di massa, dell'aborto di massa e della corruzione di massa. Di fatto, gli ultimi quattro aspetti sono ancora molto presenti nell'odierna Russia post-sovietica, o ancora sovietica.

Il vasto Impero Russo una volta costituiva due terzi dell'Europa, un terzo dell'Asia e una parte del Nord America. Fu innaturalmente tagliato dalla costa orientale dell'Atlantico dallo scisma occidentale, dall'America del Nord da parte di un aggressivo imperialismo britannico che costrinse alla vendita dell'Alaska e impedì la difesa della Manciuria e della penisola coreana a quel tempo ancora unita da parte del Giappone Imperiale, una creazione degli Stati Uniti e dell'Impero Britannico. Il suo "destino manifesto" di unire l'Eurasia dall'Atlantico al Pacifico non è stato mai raggiunto pienamente, però, ironicamente, vi si giunse molto vicini nel 1945.

Anche se sappiamo che la restaurazione dell'Impero cristiano ortodosso sarà possibile solo attraverso il pentimento di massa, anche qui, nella contea del Suffolk, nella regione dell'est dell'Inghilterra, nel Regno d'Inghilterra, nel futuro Impero cristiano ortodosso, noi preghiamo per la sua restaurazione.

 
Metropolita Luka: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è opera di Cristo, le azioni degli attivisti lo provano

il metropolita Luka (Kovalenko) of Zaporozh'e e Melitopol'

Cristo non ha mentito a nessuno e non ha forzato nessuno, ha ricordato il vescovo della Chiesa canonica.

L'attività degli aderenti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e dei media che simpatizzano con loro mostra che la creazione di questa nuova struttura ecclesiastica non è opera di Cristo, ha osservato il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' durante una trasmissione in diretta sul canale TV "UA: Zaporozh'e".

Secondo lui, la deliberata sostituzione dei concetti di "comunità religiosa" e "comunità territoriale", i tentativi di intimidire i credenti e il clero della Chiesa ortodossa ucraina, e le bugie dei media sul numero di "trasferimenti volontari" all'OCU - tutto questo contraddice gli insegnamenti di Cristo.

"Queste argomentazioni, che confondono completamente le persone e ciò che stanno facendo i mass media (che mentono costantemente a sostegno di una singol struttura) dimostrano una cosa: questa non è opera di Cristo. Cristo non ha mentito a nessuno, non ha forzato nessuno. Questa è una cosa diabolica. E cosa le accadrà? Si disperderà come polvere ", ha commentato il vescovo della Chiesa canonica su ciò che sta accadendo nella vita della chiesa in Ucraina.

Il metropolita nota che l'illegalità non durerà per sempre.

"Vorrei ricordare le parole di Giovanni Crisostomo, 'l'inferno regna, ma non per sempre', e coloro che stanno andando nel regno dell'inferno, per favore, dovrebbero sbrigarsi," ha concluso il metropolita Luka.

Il metropolita Luka ha notato che per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il capo della "chiesa" non è nemmeno Cristo, ma il patriarca di Costantinopoli, come dice il testo del Tomos. "Se lo si legge attentamente, chi è il capo della Chiesa? Per un ortodosso, il capo della Chiesa è il nostro Signore Gesù Cristo. Nel Tomos, chi è il capo? Il catriarca di Costantinopoli. Capo per chi? Per la santa Chiesa ortodossa dell'Ucraina di recente costituzione. Perché? Che cos'è questo? Un nuovo papa?", Ha osservato il metropolita Luka. Secondo il vescovo, il Tomos ha nel suo testo segni diretti di eresia del papismo. Ha evidenzato 4 segni di questo genere.

 
Visita di Vladyka Mark e riunione del clero
Sabato 28 dicembre il nostro arcivescovo Mark è stato per la prima volta in visita alla nostra parrocchia. Nel corso della Divina Liturgia ha ordinato lettori tre dei nostri parrocchiani (Alessandro Goria, Veaceslav Tomag e Dimitri Skipor), e ha ordinato sacerdote il diacono Mariano Selvini di Genova. Dopo il pranzo generosamente fornito dai fedeli, si è tenuto l'incontro dell'arcivescovo con il suo clero italiano, con cui da tempo desiderava discutere di questioni pastorali e della testimonianza dell'Ortodossia in Italia. Padre Giovanni Capparelli ci ha messo a disposizione una galleria fotografica dell'evento sul blog Arberia Ortodossa. Siamo sicuri che non ce ne vorrà se duplichiamo le sue foto anche in una delle gallerie fotografiche del nostro sito.
 
Spiriti malsani o lo Spirito Santo?

"La Russia e la sua Chiesa ortodossa pensano di essere le più sante e tradizionaliste, ma guarda come si accumula la corruzione nella loro nazione! Non solo ci sono dei tassi tra i più alti al mondo per alcolismo e aborto, ma sono anche tra i primi cinquanta paesi per tasso di omicidi, non importa quanti vescovi o sacerdoti abbiano".

Opinione vista sui social media

Sospetto che l'autore di queste parole sia un neofita che ha appena avuto la sua prima disilllusione. Se ha fede sopravvivrà, come accadrà dopo tutte le disillusioni a venire. Se non vuoi essere disilluso, è molto importante sbarazzarti delle tue illusioni il prima possibile. Se sei ancora lì dopo cinquant'anni, allora va tutto bene. Dopotutto, l'Ortodossia non riguarda il "diventare ortodossi", ma il rimanere ortodossi.

Prima di tutto, la sua "santa Russia" è una traduzione errata di santa Rus', dove Rus' significa tutti coloro che confessano la fede ortodossa russa, ovunque vivano. Non si deve confonderlo con lo Stato russo, né prima della rivoluzione, né dopo la rivoluzione, né con lo Stato post-sovietico. Questo giovane menziona la santa Rus' (anche se io preferisco il termine "Rus' ortodossa"): il termine si riferisce all'ideale di santità, che è comunque un vero obiettivo di poche persone, direi, di circa una su cento.

Pertanto, ci sono 200 milioni di ortodossi nominali nel mondo, e di questi circa il 75% è composto da ortodossi russi. Tuttavia, solo circa 1 su 100 appartiene effettivamente alla santa Rus', cioè crede e lotta per la realtà della santità dell'Ortodossia russa. Allo stesso modo, su circa 20 milioni di ortodossi romeni (ortodossi russi e romeni insieme rappresentano l'85% del totale nominale), solo l'1% circa appartiene alla santa Romania e le stesse proporzioni valgono per la santa Grecia, la santa Serbia, la santa Bulgaria, la santa Georgia e tutte le Chiese locali ancora più piccole, ecc. (Tuttavia, nei miei lunghi viaggi nel mondo ortodosso, farei un'eccezione, la Moldova, dove a mio avviso forse ben 4 su 100 cercano la "santa Moldova").

Possiamo quindi dire che solo circa due milioni di ortodossi confessano attivamente e quindi cercano l'ideale cristiano ortodosso di santità, cioè hanno una vera fede. Nei paesi della diaspora, dove anche gli ortodossi nominali raramente costituiscono più dell'1% della popolazione, metterei quindi il numero di coloro che appartengono alla santa Rus', alla santa Romania, alla santa Bulgaria ecc., o del resto alla santa Inghilterra, santa Francia, santa Italia ecc, a circa 1 su 10.000 tra la popolazione.

Qui affermiamo che l'unica fede che ha la santità come suo ideale è il cristianesimo ortodosso. Questo è a causa della nostra confessione dello Spirito Santo, che è unica per esso, che può cambiarlo da una semplice religione sponsorizzata dallo Stato o istituzionale a vera fede. Così, la religione del cattolicesimo ha sostituito allo Spirito Santo una specie di pia obbedienza morale al suo sapa. La religione protestante ha sostituito lo Spirito Santo con la pruderie sfacciata di una camicia di forza moralista puritana, in cui il peccato sessuale è virtualmente l'unico tipo di peccato. Anche le altre religioni hanno i loro ideali. L'Islam ha come ideale che esiste un solo grande Dio, l'induismo panteistico che ci sono migliaia di dei, il buddismo ha la meditazione come ideale per raggiungere il 'nirvana' ecc.

Tuttavia, in tutta onestà verso i non ortodossi, anche la maggioranza dei cristiani ortodossi, come si può particolarmente vedere tra alcuni alti membri del clero, ha sostituito la mera "religione", l'istituzionalismo sponsorizzato dallo Stato, allo Spirito Santo e alla fede. A volte c'è poca differenza tra loro. Un sostituto "ortodosso" preferito è il nazionalismo. Il giovane citato sopra ha visto chiaramente questo sostituto tra alcuni e ora sembra sulla buona strada per negare l'esistenza della santa Rus'! Forse è ossessionato dal nazionalismo di qualcun altro, il nazionalismo americano, per esempio. Un altro sostituto "ortodosso" preferito dello Spirito Santo è il fariseismo, con le sue osservanze rituali e il culto della cieca obbedienza ai guru settari anti-spirituali e anticristiani, di solito di rango clericale.

La combinazione di queste due deviazioni, nazionalismo e fariseismo, è il peggiore di tutti i mondi. Ho visitato l'Ucraina molte volte negli ultimi anni, dopo essere stato nominato rappresentante missionario della ROCOR per l'Europa dal defunto metropolita Hilarion (Kapral). (Questo era ai tempi della vecchia Chiesa prima di Trump). In Ucraina ho visto esattamente quello spirito uniate che vi esiste da tempo. Fondamentalmente: finché il rito è lo stesso, non importa niente. 'Gloria all'Ucraina' – quanto a Dio, non ha importanza. Oggi preghiamo per Kirill, domani per Francesco, il giorno dopo per Filaret, il giorno dopo per Epifanij e poi... per l'Anticristo. Ma il rito è lo stesso. Non importa nient'altro. Ecco perché ci sono così tante "Chiese" in Ucraina. Per quanto riguarda lo Spirito Santo, alcuni di loro chiaramente non hanno ancora sentito parlare di lui, ed è per questo che stanno uccidendo la propria gente.

Tuttavia, in tutta onestà verso l'1% dei "santi ucraini", che affronta l'inimicizia del 99%, la loro situazione non è meglio di quella in Russia. Dopotutto, sono stati dei vescovi russi a perseguitare san Giovanni di Kronstadt, che alla fine riuscì a cambiare l'atteggiamento molto decadente nei confronti della comunione prima della rivoluzione. Quei vescovi lo nominarono rettore della chiesa da lui stesso fondata dopo "solo" 40 anni di sacerdozio! Un altro san Giovanni, san Giovanni di Shanghai e dell'Europa occidentale (come lo abbiamo sempre chiamato qui), fu privato della sua sede e processato a San Francisco, non da ariani, iconoclasti, papisti, turchi, comunisti, nazisti o ecumenisti, ma dai suoi stessi vescovi della ROCOR: ho conosciuto alcuni di loro, ed erano ancora impenitenti all'inizio degli anni '90. Le loro persecuzioni e molestie portarono san Giovanni alla sua morte prematura.

Ma entrambi stavano solo seguendo le orme di un terzo san Giovanni, san Giovanni Battista. E sappiamo cosa gli è successo. Ma non dobbiamo disperare. Solo nelle ultime sei settimane le icone di San Giovanni di Kronstadt (nella chiesa di San Giovanni a Colchester) e di San Giovanni Battista (nella cattedrale patriarcale russa di Kensington) hanno sprigionato miro. Tutti gli ortodossi (se solo tutti l'avessero visto) che hanno visto l'ottimo film "L'uomo di Dio", o che hanno letto l'eccellente Vita di san Nettario di Sotos Chrondopoulos, sapranno di cosa sto parlando.

Molto semplicemente: chi ha chiesto la crocifissione di Cristo? I capi dei sacerdoti, gli intellettuali ("scribi") e gli auto-nominati giusti ("farisei"). Tale è la sorte di tutti noi, essere processati dallo stesso Caifa per essere stati dei veri ortodossi. E questo lo ricordiamo soprattutto oggi, quando ricordiamo come i Martiri Imperiali furono traditi proprio da granduchi, illustri aristocratici, generali, uomini d'affari...

Ricordo una conversazione nel 1980 con il compianto padre Alexander Schmemann sull'episcopato all'interno dell'allora Russia sovietica. Aveva semplicemente risposto a una mia domanda su di loro: "Metà di loro sono santi e l'altra metà sono ladri". Ricordo più tardi un giovane che veniva dall'Europa dell'Est. Fu subito nominato sacerdote, anche se solo perché parlava russo e sapeva adulare. Si mise a molestare apertamente le donne della parrocchia e rubò ingenti somme di denaro dalla sua chiesa, facendo fuggire tutti con la sua condotta scandalosa. Per questo gli fu conferito un premio dopo l'altro dal suo vescovo. Avrebbe dovuto essere deposto più volte (è così pure, francamente, il suo vescovo). Ma, invece, anche il suo vescovo ricevette riconoscimenti, nonostante avesse distrutto la sua diocesi ordinando e incoraggiando una tale figura e deponendo altri.

Il problema oggi è che, poiché molti sacerdoti anziani non hanno autorità – perché non c'è presenza dello Spirito Santo tra loro – conoscono solo un autoritarismo duro e punitivo. La ricerca tra i carrieristi non è per lo Spirito Santo, ma per denaro (corruzione), gloria (potere) e perversione. Tutto questo denaro, vanagloria e depravazione – sono gli stessi ideali della maggior parte della vita politica occidentale contemporanea, in cui entrano sempre più spesso solo coloro che hanno fallito nel mondo reale e cercano denaro e potere oppure sono pervertiti. Nessuno di loro ha ancora sentito la frase: 'Tuo è il regno, tua è la potenza e la gloria'.

Qui non possiamo non citare il vero problema, l'omosessualizzazione dell'episcopato ortodosso negli ultimi cinquant'anni. Sebbene siano sempre esistite tristi eccezioni, per esempio nella Russia del XVI secolo (quando erano chiamati "sodomiti") o nella Russia del XIX secolo, il loro numero è ora cresciuto ovunque. Dei 1.000 vescovi ortodossi nel mondo (devo averne incontrati circa 100 negli ultimi cinquant'anni), il 20% – 30% di loro potrebbero essere omosessuali. Così, i greci parlano di "mafia color lavanda", i russi di "mafia azzurra" e gli americani semplicemente di "mafia gay". (Grazie a Dio finora ci sono stati solo due esempi di vescovi pedofili, uno in Francia e uno in Nord America). Conosciamo seminaristi di tipo molto conservatore che si sono mostrati apertamente omosessuali e tuttavia anni dopo sono stati ordinati e ora sono consacrati. Il problema tra questi è anche la loro spaventosa gelosia e quindi la persecuzione nei confronti del clero sposato che ha figli, che loro non possono avere. L'ultimo scandalo della Chiesa greca d'America non fa che confermarlo. Tale è il pericolo di essere "primi senza eguali".

Sì, la fine del mondo sta arrivando. Verrà il momento in cui nessuno di noi potrà più andare in chiesa e non ci saranno più sacramenti. Poi verrà la fine, a causa dei narcisisti, che 'si amano' e sono spiriti 'malsani'. Era tutto predetto:

"Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro!"

(2 Tim 3:1-5)

"Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra fermezza e per la vostra fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni che sopportate".

(2 Ts 1:4)

 
"Servilismo verso i servizi segreti e carrierismo": somiglianze tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i rinnovazionisti

uno dei principali ideologi del rinnovazionismo, Aleksandr Vvedenskij, e il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko

Ecco come la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ripete tutti i passi dei suoi predecessori, la Chiesa vivente dell'URSS.

Quasi ogni giorno veniamo a sapere di sequestri di chiese ortodosse da parte dei sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o che una comunità della Chiesa ortodossa ucraina si è trasferita nella nuova organizzazione religiosa creata dal presidente, dal parlamento, dagli scismatici e dal patriarca Bartolomeo.

Queste notizie sono come i rapporti di guerra dal fronte. Ogni giorno diventiamo testimoni di insulti e umiliazioni contro il clero e e credenti della Chiesa ortodossa ucraina, vediamo e ascoltiamo che la gerarchia della Chiesa è calunniata e diffamata. Tutto ciò non solo oltraggia i credenti ortodossi e li fa preoccupare del destino della Chiesa madre ma, cosa molto peggiore, li mette in depressione.

In effetti, tutto ciò che sta accadendo ricorda i tempi peggiori che la nostra Chiesa ha dovuto attraversare, specialmente quelli di un secolo fa. Ci sono troppi paralleli per non accorgersene. Sono già stati più volte descritti in varie pubblicazioni ecclesiastiche (in particolare, nei grandi articoli del principale specialista nella storia della Chiesa russa del Novecento, il sacerdote Aleksandr Mazyrin, che citerò più avanti). Tuttavia, nel contesto delle realtà ucraine moderne, sarà utile ancora una volta attirare l'attenzione su alcuni momenti interessanti e simbolici. Infatti, come è noto, chi non ha imparato le lezioni della storia è condannato a ripeterle.

La nascita della "Chiesa vivente"

Nel 1917, a seguito della rivoluzione e del colpo di stato armato, il potere nell'Impero Russo fu preso da persone che distrussero sia l'Impero stesso che tutte le tradizioni e la cultura attraverso cui esso esisteva. Tutto questo è accaduto sotto il motto "costruiremo il nostro nuovo mondo".

Sotto lo stesso slogan, il nuovo potere, che in seguito cominciò a chiamarsi Partito comunista dei bolscevichi, intraprese la distruzione del suo principale nemico - che per loro era la Chiesa. I primissimi decreti emanati da Lenin erano legati a questioni ecclesiastiche e religiose.

Inoltre, fin dall'inizio, i bolscevichi perseguitarono i preti accusandoli di mancanza di patriottismo, di mancanza di lealtà al nuovo governo e di sentimenti anti-rivoluzionari. Già nei primi anni del "nuovo mondo" furono fucilati molti servitori dell'altare. Il primo di questi fu il metropolita Vladimir (Bogojavlenskij), che una folla di marinai ubriachi uccise d fonte alle mura della Lavra delle Grotte di Kiev.

Allo stesso tempo, i comunisti capivano perfettamente che era possibile ottenere alcuni risultati tangibili nella lotta contro la Chiesa in un solo modo - minandola dall'interno, distruggendo, per così dire, il suo cuore - la fede in Cristo. Decisero di farlo attraverso un gruppo che esisteva già all'interno della Chiesa e che credeva che la Chiesa dovesse essere rinnovata poiché le sue tradizioni, i suoi costumi e i suoi riti erano da tempo obsoleti. Fu questo gruppo che dichiarò il suo pieno sostegno al regime politico esistente e alle riforme e alle trasformazioni condotte da quel governo. Il compito principale dei "rinnovazionisti" (come furono chiamati in seguito) fu la "modernizzazione" dell'Ortodossia russa e il suo adattamento alle esigenze del tempo.

Rinnovamento della Chiesa oppure ortodossia politica?

Tuttavia, come ha giustamente osservato padre Aleksandr Mazyrin, "La principale caratteristica essenziale dello scisma rinnovazionista non è il modernismo, sebbene abbia assorbito un certo numero di ideologi modernisti: in realtà lo scisma rinnovazionista consisteva principalmente di persone che non cercavano alcun rinnovamento né riforme ecclesiastiche, con la possibile eccezione dell'episcopato sposato e del secondo matrimonio del clero. I rinnovazionisti erano in gran parte contrari anche alla traduzione dei servizi nelle lingue moderne e li praticavano alla vecchia maniera, e cercavano di non differire esteriormente dagli ortodossi. La loro principale differenza dai "tikhonovtsy" (i seguaci del Patriarca Tikhon, ndt), come gli ortodossi cominciarono a essere chiamati in quel momento, erano il loro servilismo verso le autorità sovietiche, il loro desiderio di adattarsi ad esse e di servirle".

Praticamente lo stesso punto di vista è sostenuto dal sacerdote Il'ja Solovjov: "Il contenuto principale dello scisma rinnovazionista non era affatto nelle riforme liturgiche, ma nel compromesso con le autorità sovietiche, alla ricerca di una nuova "sinfonia" con lo stato, un adattamento ad esso. I rinnovazionisti seguivano la strada della governamentalizzazione della Chiesa".

D'altra parte, come nota padre Il'ja, i bolscevichi, che in realtà hanno creato la "Chiesa" rinnovazionista, perseguivano i loro obiettivi: "L'obiettivo più importante dei principali organizzatori dello scisma, i bolscevichi, non erano le trasformazioni nella Chiesa, ma le divisioni in essa e la "condanna della controrivoluzione". "

La Chiesa ortodossa in URSS

È interessante notare che fino al 1922 la maggior parte dei rinnovazionisti non cercò uno scontro aperto e una rottura con la Chiesa. Esistevano all'interno dell'organizzazione della Chiesa di quel tempo e predicavano le loro idee tra i cristiani ortodossi. Naturalmente, molti credenti erano indignati per le loro attività e molto spesso si chiedevano perché la gerarchia non reagisse alla predicazione chiaramente anti-ecclesiale dei futuri rinnovazionisti.

Ma nel 1922, quando i bolscevichi decisero di tentare la distruzione fisica della Chiesa, per la realizzazione di questo obiettivo, fu deciso di sfruttare al massimo i rinnovazionisti. Per questo, era necessario portarli alla rottura con la più alta autorità ecclesiastica (che si chiama scisma nella Chiesa ortodossa) e, con il loro aiuto, creare una struttura religiosa completamente nuova che sarebbe totalmente e completamente controllata dalle autorità statali - sia al centro che nelle regioni.

Da parte dei bolscevichi, questa idea fu sostenuta da Lev Trotskij, e da parte della Chiesa rinnovazionista, fu attivamente sostenuta da tre sacerdoti di Pietrogrado che erano da tempo sotto lo sguardo vigile dei servizi segreti sovietici.

Non entreremo nei dettagli della creazione di una nuova "Chiesa", diciamo solo che dal 1922 al 1926 il movimento rinnovazionista fu l'unica organizzazione ortodossa ufficialmente riconosciuta dal governo della RSFSR (la seconda organizzazione nel 1926 fu lo scisma dei gregoriani - il Consiglio supremo provvisorio della chiesa). È interessante notare che questo gruppo religioso si definiva Chiesa ortodossa russa (sebbene non avesse alcun rapporto con la vera Chiesa ortodossa russa guidata dal patriarca Tikhon), ma il nome legale di questa organizzazione era... la Chiesa ortodossa nell'URSS. La somiglianza con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è più che ovvia.

Il Fanar e lo scisma

Ma non è tutto. Il fatto è che per qualche tempo la "Chiesa" rinnovazionista fu riconosciuta da alcune Chiese ortodosse locali. Sin dall'inizio, era importante per i rinnovazionisti ricevere il sostegno dell'intero mondo ortodosso perché solo così potevano giustificare la propria esistenza e la lotta reale contro la Chiesa canonica. Questo è il motivo per cui cercarono con tutti i mezzi disponibili di stabilire le relazioni più strette possibili con le Chiese ortodosse autocefale che esistevano in quel momento. E il primo di questa serie, purtroppo, fu il Patriarcato di Costantinopoli.

Già nei primi giorni dello scisma rinnovazionista, il rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli a Mosca, l'archimandrita Vasilios (Dimopoulos), concelebrò con gli scismatici alla liturgia e partecipò attivamente a tutti gli eventi del rinnovazionismo. La stessa posizione fu presa dal rappresentante del patriarca d'Alessandria, l'archimandrita Paulos (Katapodis). Alla fine, il Patriarcato di Gerusalemme si unì a loro. Solo il patriarca di Antiochia, che non era nell'orbita dell'influenza del Fanar in quel momento, fu lasciato fuori dalla comunione con gli scismatici.

Il "bon courage" di Vasilios Dimopoulos

La personalità e l'attività dell'archimandrita Vasilios sono così interessanti (nel contesto del nostro discorso sul confronto di ciò che sta accadendo ora con ciò che stava accadendo in quel momento) che dobbiamo semplicemente soffermarci su di lui in modo più dettagliato.

Padre Vasilios era un monaco e allievo del monastero di Vatopedi sul monte Athos. Dal 1924 fu rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli nell'URSS. A quel tempo, i fanarioti avevano subito gravi molestie dal governo turco ed erano pronti a chiedere aiuto anche alla direzione dell'Unione Sovietica. Questi, a loro volta, chiedevano lealtà alla nuova "Chiesa".

Dopo un po 'di tempo, gli archimandriti Vasilios e Paulos divennero membri onorari del "Sinodo" rinnovazionista e più tardi si trovarono in comunione eucaristica solo con i rinnovazionisti. Inoltre, ci sono testimonianze che dicono che l'archimandrita Vasilios "ri-consacrò" per la "Chiesa" sovietica quei templi che erano stati consacrati dal patriarca Tikhon.

Il 1 giugno, i media sovietici riferirono che "il patriarca ecumenico ha rimosso l'ex patriarca Tikhon dal governo della Chiesa russa". Insieme a questa "rimozione", il Fanar riconobbe il "Sinodo" rinnovazionista della Chiesa ortodossa nell'URSS. La cosa più interessante è che il patriarca Gregorios VII spiegò la sua decisione con il desiderio di "ristabilire la pace e l'unità e porre fine a questa condizione anormale". Chiese al patriarca Tikhon di lasciare la sua cattedra patriarcale: "Per riunire i dissidenti e per il vostro gregge, dovete cedere e allontanarvi immediatamente dal governo della Chiesa".

A questo proposito, è difficile non ricordare che anche oggi il patriarca di Costantinopoli spiega le sue azioni anti-canoniche con il desiderio di raggiungere la pace in Ucraina e "guarire la ferita dello scisma ecclesiale" che sta lacerando la società ucraina. Si può anche ricordare che il metropolita Onufrij ha ricevuto una lettera dal Fanar, che afferma chiaramente che dopo il conferimento del Tomos, cesserà di portare il titolo di metropolita di Kiev e passerà sotto la diretta giurisdizione del Patriarcato ecumenico.

Naturalmente, il Patriarca Tikhon respinse questi ultimatum o "desiderata" del Fanar come inappropriati, il che, a sua volta, portò alla cessazione effettiva della comunione eucaristica tra lui e il patriarca Gregorios VII di Costantinopoli. In seguito, l'archimandrita Vasilios comunicò e concelebrò solo con i restauratori. Si può supporre che solo la natura chiusa del giovane stato sovietico abbia impedito al Patriarcato di Costantinopoli di comunicare con gli scismatici a un livello più alto.

Essendo la loro "chiesa" interamente e completamente fedele al potere sovietico, i rinnovazionisti, e in particolare l'archimandrita Vasilios, accusarono i rappresentanti della cosiddetta "vecchia" Chiesa canonica di essere eccessivamente politicizzati. Riferendosi alle parrocchie greche che esistevano nell'URSS, Vasilios (Dimopoulos) scrisse: "Per evitare tristi malintesi in futuro, avverto tutti i rettori e le comunità delle chiese greche di ricordare che sia i templi che le proprietà che compongono la ricchezza nazionale dell'URSS sono stati dati dal governo dell'URSS per uso temporaneo, e violando la connessione con il Santo Sinodo e schierandosi con i vecchi ecclesiastici vividamente politicizzati, getterete sui voi ombre indesiderate di connessioni politicheggianti, contro le quali si pone lo stesso patriarca ecumenico”.

Nel maggio del 1928, l'archimandrita Vasilios (Dimopoulos) partecipò al "III Concilio locale della Chiesa ortodossa autocefala ucraina", dove fu persino eletto membro onorario del suo presidio.

Negli anni '30, quando le autorità non appoggiavano più apertamente i rinnovazionisti e si orientavano verso la completa distruzione di ogni religiosità in generale, il cronista e storico della chiesa del XX secolo, Mikhail Gubonin, osservò che "nessuno andava a pregare nella chiesa di san Sergio in Krapivki (nel viale Krapivenskij, che collega Petrovka con il passaggio del viale Petrovskij) all'ex metochio del Patriarcato ecumenico a Mosca, perché la gente pensava che padre Vasilios fosse un 'rosso', cioè un dissidente rinnovazionista, e il suo modo di fare crudo e maleducato nel trattare con le persone alla fine allontanò tutti da lui. Sembra che fosse un buon bevitore, in ogni caso sembrava sempre un po' alticcio o, per usare un eufemismo, dotato di 'bon courage'. <...> Tale era l'onorevole inviato in Russia, il "kyr-kyr" del patriarca ecumenico, noto a tutta la Chiesa di Mosca degli anni '20 come il "Sakellarios Vasilij".

L'archimandrita Vasilios morì nel 1934 e fu sepolto nel cimitero di Vagankovo. Non è noto chi abbia officiato il suo servizio funebre.

Chi sono i rinnovazionisti?

È chiaro che una tale posizione del Fanar non fece altro che aggravare la già complicata situazione ecclesiale nel paese. Cominciarono i "trasferimenti" di massa, prima tra le comunità metropolitane e poi quelle periferiche, alla Chiesa rinnovazionista. I sequestri di chiese, il massacro di sacerdoti che non volevano entrare in comunione con i dissidenti e che non tradivano la loro Chiesa, divennero un luogo comune. Gli intellettuali locali, il più delle volte non religiosi, i giovani bolscevichi, che svolgevano con successo le funzioni dei radicali moderni, ebbero la parte più attiva nelle illegalità.

Il numero dei luoghi di culto che passarono nelle mani dei rinnovazionisti fu enorme. Negli anni '20, dei 96 templi esistenti a Pietrogrado, solo 32 (il resto era chiuso del tutto) appartenevano agli scismatici. Secondo stime approssimative dello storico del rinnovazionismo (egli stesso appartenente a questo movimento per un lungo periodo), Anatolij Krasnov-Levitin, nel 1935 c'erano 400 vescovi rinnovazionisti contro 280 vescovi ortodossi.

Lo stesso autore dà una caratteristica piuttosto interessante dei rinnovazionisti, che in larga misura risponde alla domanda sul perché molti sacerdoti abbiano tradito la loro Chiesa e perché la tradiscono oggi: "Non c'erano riforme a quel tempo nella Chiesa rinnovazionista, e la maggior parte dei sacerdoti vi apparteneva semplicemente perché l'affiliazione con il rinnovazionismo era una specie di atto di Habeas corpus - una garanzia contro l'arresto.

In generale, i chierici del rinnovazionismo possono essere divisi in quattro gruppi: il primo - il gruppo più numeroso - quegli stessi grigi sacerdoti-officianti che sono stati menzionati sopra (venuti tra i rinnovazionisti per caso). Il secondo è costituito dagli scagnozzi che si unirono ai rinnovazionisti alla ricerca di una carriera rapida, affrettandosi a godersi la "libertà morale" permessa dai rinnovazionisti. Il vescovo Antonin li definì "cloaca della Chiesa ortodossa". Quasi tutti erano agenti della GPU. Il terzo è composto dai modernisti ideologici, che puntavano sinceramente al rinnovamento della Chiesa. Questi vivevano per metà affamati, relegati in parrocchie povere, pressati dalle autorità e dai loro leader spirituali e non riconosciuti dal popolo. Finirono quasi tutti nei campi di prigionia. Il quarto tipo sono gli ideologi del rinnovazionismo: brillanti, talentuosi, sulla cresta di un'onda rivoluzionaria (dei Bonaparte ecclesiastici, per così dire). Tra questi, molti (ahimè!), anche se non tutti, erano anche associati alla GPU".

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come successore della "Chiesa vivente"

I "modernisti ideologici", cioè quelli che cercavano davvero il rinnovamento della Chiesa, erano una minoranza, come lo erano, comunque, quelli che lavoravano a stretto contatto con la GPU. Per la maggior parte, quelli che erano semplicemente spaventati dalla repressione, o erano veramente "canaglie" - persone che erano state bandite dalla Chiesa canonica, o che volevano fare una rapida carriera ecclesiastica, diventarono rinnovazionisti.

Una situazione simile si può osservare ora. Molti di coloro che sono stati privati ​​dell'opportunità di servire il culto per specifici errori canonici, sono andati prima al "patriarcato di Kiev" e poi sono divenuti membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Allo stesso modo, alcuni ex chierici della chiesa ortodossa ucraina sono caduti nello scisma a causa del desiderio di migliorare in qualche modo il loro stato clericale.

A questo proposito, possiamo ricordare l'archimandrita Gavriil Krizina, che, dopo essere passato agli autocefalisti, è divenuto quasi immediatamente un vescovo, o l'ex metropolita Simeon (Shostatskij), che sperava che, dopo essersi unito agli scismatici, sarebbe stato messo a capo della nuova "Chiesa". Se ne possono ricordare molti altri.

Molti paralleli tra la situazione ecclesiastica presente e gli eventi di un secolo fa possono essere visti nel modo in cui i credenti ordinari vedevano i rinnovazionisti. Facciamo riferimento alle memorie di Krasnov-Levitin. Ecco come descrive il solito "servizio" eseguito nella chiesa dei rinnovazionisti: "6 del pomeriggio, al sabato o alla vigilia della festa, proprio come in tutte le chiese, suona la campana, ma sul portico non ci sono quasi mendicanti: non ha senso per loro andare qui, ci sono pochi fedeli. Entriamo nel tempio, ci sentiamo depressi, un'enorme stanza fredda e vuota, due dozzine di parrocchiani solitari si accalcano attprno all'altare, sono accese solo poche candele votive. E contro questo sfondo opaco, paramenti luminosi, una mitra sulla testa di un prete, un protodiacono con la kamilavka sembrano strani. Le autorità dei rinnovazionisti sono molto generose con i loro premi".

Ora si può vedere lo stesso vuoto e quasi nessun fedele nella maggior parte dei templi scismatici moderni. Anche i "servizi" apparentemente iconici vengono eseguiti praticamente senza prsenza di credenti.

Per esempio, durante la "intronizzazione" di Epifanij, la piazza di fronte alla cattedrale di Sophia era completamente vuota, in contrasto con i casi in cui erano stati portati dei dipendenti statali a tali eventi.

Ci sono casi in cui i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno assunto la direzione di una chiesa ortodossa, ma non hanno svolto un "servizio" al suo interno a causa dell'assenza di persone che desiderano pregare.

Ci sono diverse spiegazioni per questo fenomeno: è difficile ingannare il cuore umano facendo scivolare su di esso vari surrogati privi di grazia. Una persona veramente religiosa non andrà a impadronirsi di un tempio. Beh, soprattutto, gli attivisti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono persone che non hanno nulla a che fare né con la Chiesa né con la fede in Cristo: avendo rubato una chiesa, non ci vanno perché non hanno mai pregato prima e non pregheranno neppure dopo.

Pertanto, la conclusione fatta da Krasnov-Levitin sembra del tutto giustificata: "Il rinnovazionismo si è rivelato una bufala: invece di un vero rinnovamento della Chiesa, è stato servilismo all'NKVD e carrierismo".

In effetti, tutto ciò che non è di Dio è inganno e menzogna. E di solito finisce tristemente e male per coloro che hanno creduto nel padre delle bugie - Satana. I loro sforzi svaniscono e tutte le imprese si sbriciolano e si trasformano in polvere.

La Chiesa di Cristo esisterà fino alla seconda venuta del Salvatore. Sì, forse in quel momento non sarà come ora. Il numero dei cristiani sarà ridotto, molti templi si chiuderanno, la fede in Dio quasi scomparirà dalla terra. Ma ci sarà ancora la Chiesa. Perché il suo capo disse: "edificherò la mia chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno su di essa".

Quindi, quando vediamo intorno quella flagrante illegalità che sta avvenendo ora, non dovremmo sentirci disperati e scoraggiati. Preghiamo piuttosto Dio di poter rimanere nella sua Chiesa, e che tutti coloro che l'hanno lasciata possano pentirsi e arrivare a trovare la verità di Dio. Dopo tutto, il Signore misericordioso vuole anche la loro salvezza.

 
Ancora a proposito di “scrivere” icone

Poco più di un mese fa, abbiamo presentato un saggio di iconologia con il parere (negativo) del professor John Yannias di Pittsburgh a proposito del termine “scrivere” applicato alle icone. Approfondiamo la questione con un saggio di Mary Lowell dal blog Orthodox Arts Journal, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Ortoprassi” dei documenti. Vediamo come certe influenze sulla lingua inglese (e per estensione su altre lingue occidentali, tra cui l’italiano) si sono sviluppate attraverso la trasposizione di alcuni concetti della lingua russa (derivati a loro volta da modelli greci - e perfino italiani), e osserviamo come si possano trovare contesti in cui si può parlare di “scrittura” di icone, e altri in cui è meglio evitare questa terminologia.

 
Come se l'arcivescovo non avesse abbastanza problemi

Sembra che il reverendo arcidiacono John Chryssavgis stia esaminando i danni e stia facendo ciò che sa fare meglio, cioè farli peggiorare.

Seriamente, qualcuno deve ricordare a questi cervelloni la prima regola dei buchi: se sei dentro a un buco, smetti di scavare.

Potete leggere voi stessi la difesa non molto ragionata di Chryssavgis riguardo al "grosso grasso battesimo gay in Grecia". Quanto a me, ci ho trovato abbastanza buchi logici da poterci passare attraverso con un carro armato.

Peggio ancora, anche Chryssavgis ammette che le cose non sono state fatte completamente per bene. Ecco una di queste ammissioni: "Abbiamo paura di aprire il vaso di Pandora? Il metropolita di Glyfada avrebbe dovuto essere meglio informato su ciò che sarebbe accaduto nella sua diocesi? O c'è un altro motivo per cui si è affrettato a lavarsene le mani e a coprire le sue tracce? Egli stesso ammette che non avrebbe avuto il coraggio di prendere una decisione del genere".

Ora analizziamo questo piccolo problema, vi va?

Prima di tutto, Chyrssavgis riconosce che il metropolita non stesse operando con una piena conoscenza dei fatti. Questo è un piccolo vecchio trucco retorico, che suggerisce che il metropolita in questione sia stato informato e abbia scelto di guardare dall'altra parte. È certamente possibile.

È ugualmente possibile (probabile, anche) che non sia stato informato – per niente – e che il metropolita si sia offeso perché gli hanno fatto fare la figura dello sciocco.

Sembra che Chyrssavgis stia gettando il metropolita sotto l'autobus, il che non è una cosa molto galante da fare. E data la lettera d'accusa che il metropolita ha scritto a Elpidophoros all'indomani di questa débacle, si può facilmente credere alla parola del metropolita in materia, anche se rimane essenzialmente una situazione di dicerie.

Se Chryssavgis o Elpidophoros hanno prove documentali che possano far luce su questo punto, dovrebbero offrirle immediatamente.

Successivamente, Chryssavgis mostra la sua ignoranza di teologia pastorale quando chiede: L'arcivescovo Elpidophoros avrebbe dovuto "chiarire per iscritto che i bambini battezzati non appartengono a quella che il metropolita chiama 'una famiglia tradizionale'? Ci aspettiamo lo stesso per i figli di genitori single? Cosa succede nel caso di genitori atei? E i genitori che si sposano civilmente o che non sono affatto sposati?"

Cominciamo scoprendo cosa diavolo c'è che non va in una "famiglia tradizionale". La Chiesa non dovrebbe incoraggiare tali unioni? (Domanda retorica.)

Quanto a ciò che accade nel caso dei "genitori atei", è una palla che può essere lanciata subito fuori dal campo: perché gli atei dovrebbero volere che i loro figli siano battezzati nella Chiesa ortodossa in primo luogo? Non ha senso. E se per caso una coppia atea si avvicina a un sacerdote per un battesimo, ciò indicherebbe una necessità di evangelizzazione poiché indica qualche richiesta da parte dei genitori, no? Altrimenti, dal punto di vista degli atei, l'intera faccenda è una perdita di tempo.

Ma facciamo un passo avanti: e se una coppia ebrea chiedesse il sacramento per il proprio figlio? O una coppia musulmana? Vogliono il battesimo (forse per far piacere a un nonno) ma non hanno intenzione di crescere il loro bambino come cristiano.

Mi rendo conto che abbiamo a che fare con ipotesi qui, ma di nuovo, lo fa anche Chryssavgis. In altre parole, a questo gioco si può giocare in due. Chryssavgis ha certamente il diritto di porre queste domande, ma ho lo stesso diritto anch'io.

Ma scaviamo un po' più a fondo, vero? E se una famiglia poliamorosa si avvicina a un sacerdote per chiedere un battesimo? Quel bambino non merita un battesimo, anche se sarà cresciuto in una casa dove si svolgono orge? Non merita protezione spirituale?

Tutto questo ha senso?

Per quanto riguarda la madre single, si devono porre anche domande e risposte scomode. Sei una vedova? Tuo marito ti ha abbandonata, non per colpa tua? O il bambino era il risultato di una gravidanza non pianificata? E se sì, cambierai direzione e crescerai tuo figlio secondo l'insegnamento della Chiesa o lo sottoporrai a una sfilata costante di fidanzamenti? Non sto giudicando qui. La risposta a queste domande è importante.

In altre parole, la Chiesa ha bisogno di sapere se i genitori sono in grado e se sono disposti a crescere il bambino in una casa cristocentrica.

E che dire dell'esempio di san Porfirio, che benedisse le prostitute nel bordello ateniese di cui parla Chyrssavgis? Penso che il santo in questione avesse ragione a fare quello che ha fatto.

Ma il diacono qui sta paragonando cose che non c'entrano tra loro.

Nessuna donna sana di mente vuole fare la prostituta. Quelle che si impegnano in questa pratica generalmente lo fanno quando esauriscono le opzioni. Forse stanno vivendo le conseguenze di una vita di abusi. Potrebbe essere una combinazione qualsiasi di cause, ma è importante.

Benedicendo queste donne sfortunate, san Porfirio mostrava loro che Dio non le odia e le incoraggiava a pregare per avere la sua guida.

Quanto alla coppia omosessuale in questione, questi non si fanno affatto scrupoli riguardo al proprio stile di vita. In effetti, data la loro esibizione, era chiaro che erano abbastanza contenti delle loro scelte di vita e che il battesimo era la ciliegina sulla torta.

Ciò risulterà in sostanziali cambiamenti nella loro vita familiare? Ne dubito.

C'è anche il fatto che questi bambini, non per colpa loro, sono stati concepiti tramite maternità surrogata. Mi dispiace, ma pensavo che l'intero movimento delle donne fosse progettato per "potenziare" le donne e non per trasformare i loro corpi in fabbriche per bambini. Come possiamo criticare gli antichi pagani che praticavano la schiavitù, o che avevano concubine o erano poligami, ma sono d'accordo con l'assunzione di donne del terzo mondo dal Guatemala per servire come uteri in affitto?

Qualcuno deve ai Padri Fondatori delle profonde scuse sul tema della schiavitù proprio in questo momento.

Per quanto riguarda la maternità surrogata, l'arcidiacono è consapevole che l'impianto di un feto non è "una tantum"? Di solito, devono essere impiantati diversi ovuli fecondati. Quello che più probabilmente sopravvive viene scelto come "quello" che rimane. Sapete cosa succede al resto? Si chiama aborto selettivo. Se vogliamo il termine tecnico al riguardo, vengono gettati nello scarico.

Lascerò in pace gli altri argomenti tendenziosi, semplicemente perché creerebbero tanto sentimentalismo sdolcinato da costringermi a raddoppiare le mie dosi di metformina.

Mi dispiace, ma grazie alla schiettezza emersa dall'OCA e da Antiochia la scorsa settimana, credo che siamo finalmente arrivati al punto in cui possiamo vedere che la Chiesa di Cristo non è Mr. Roger's Neighborhood, ma una fortezza, presidiata da guerrieri, non da deboli.

Io, per esempio, non tornerò mai più ai modi di fare prima. Come abbiamo resistito per così tanto tempo è un mistero completo e totale. Se volete un Gesù "carino" invece di Gesù Cristo, potete unirvi a una delle denominazioni protestanti, specialmente quelle che sono d'accordo con i capricci culturali del momento.

 
Lettera aperta all'arcidiacono John Chryssavgis, di padre Benigno Pardo

Reverendo arcidiacono John Chryssavgis,

Gloria a Gesù Cristo!

Dopo aver letto la sua lettera in difesa delle azioni dell'arcivescovo Elpidophoros, in opposizione a tutti i critici che hanno condannato le sue azioni, questo indegno servitore è stato estremamente sorpreso di vedere tutti i gravi errori che lei ha affermato. Lei vorrebbe che tutta la Chiesa cambiasse la Fede che abbiamo sempre sostenuto e che è espressa chiaramente nelle Sacre Scritture e nell'insegnamento della Chiesa, riguardo alla quale Gesù Cristo ci ha detto "Andate dunque e insegnate a tutte le nazioni... a osservare tutto tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28:19-20). Sono completamente sbalordito nel leggere le sue argomentazioni secondo cui dovremmo cambiare la nostra Fede e seguire la sua – e soprattutto cambiare i nostri "rituali [che sono un'espressione della nostra Fede] e paramenti sgargianti".

Lei ha detto che tutte le critiche ricevute dall'arcivescovo Elpidophoros sono solo un altro episodio delle "guerre culturali" e accusa la chiesa di vivere in una bolla. Arcidiacono, questo tipo di risposta alle critiche che le azioni dell'arcivescovo hanno giustamente portato su di lui è estremamente semplicistico. La Chiesa non vive in una bolla. Penso che sia più probabile che lei e quelli che la pensano come lei siate le persone che vivono in una bolla. Le critiche all'operato dell'arcivescovo sono giunte da ogni parte della Chiesa, in tutto il mondo. Arcidiacono, la Chiesa è e sarà sempre per le strade delle grandi città e dei piccoli paesi del mondo, a insegnare ciò che Gesù ci ha inviati a insegnare – che la Verità e la vita eterna è Gesù Cristo stesso, secondo Gv 17. La verità è che Dio crea l'uomo e la donna. Ricorda – dovrebbe, come arcidiacono – cosa fece subito dopo aver creato l'uomo a sua immagine, maschio e femmina (Gen 1:27)? Li benedisse e poi disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela" (Gen 1:28). Per dirla con parole più semplici, disse: "Andate e fate bambini", cosa che solo un maschio e una femmina possono fare, quindi è solo nel contesto del matrimonio legittimo tra un uomo e una donna che due esseri umani possono avere rapporti sessuali in un modo benedetto da Dio, ed è solo questo tipo di attività sessuale, che ha la capacità di procreazione nell'amore, che può essere santo e benedetto da Dio. Possiamo dire che Dio sposò Adamo ed Eva con il sacramento del matrimonio? Sì, perché li ha benedetti e li ha resi una sola carne, e così ha reso santa e benedetta la loro relazione sessuale. Quindi quello che ha fatto l'arcivescovo era assolutamente sbagliato e non ci sono scuse possibili. La Sacra Scrittura è chiara, e questa non è una questione ambigua, soggetta a varie interpretazioni. Non c'è "amore" sessuale al di fuori dell'amore di un maschio e di una femmina, nel contesto del matrimonio. Le "unioni omosessuali" sono solo una perversione, come chiariscono le Sacre Scritture (es. Rm 1:20-32; Lev 20:13). Sa che ci sono più testi, ma anche la legge naturale lo rende abbastanza chiaro, come vediamo semplicemente dalla configurazione dei nostri corpi.

Ha citato san Porfirio, che andò a benedire un bordello dicendo che quelle donne sono in "uno stato spirituale migliore rispetto alle altre persone". Reverendo arcidiacono, sono d'accordo con questo, non dubito che quelle donne soffrano molto facendo quello che fanno per fare un po' di soldi per portare da mangiare ai loro figli, e ovviamente ognuna di quelle donne potrebbe aprire a me le porte del paradiso, ma stanno peccando? Secondo la legge sì, stanno peccando, ma se capiscono che questo è sbagliato, solo Dio lo sa. Ma cosa disse Cristo alla donna colta in adulterio? Egli ebbe compassione di lei, ma le disse: "Va' e non peccare più". Qui, arcidiacono, stiamo parlando di un peccato secondo natura, femmine e maschi... non di una perversione di due persone dello stesso sesso, che S. Paolo dice che è "contro natura" (Rm 1:26).

Lei ha detto che i bambini hanno diritto al battesimo. Questo è vero, ma dipende anche dalle circostanze, perché ci sono alcuni requisiti che devono essere soddisfatti, il più elementare dei quali è la promessa dei genitori e dei padrini che il bambino sarà cresciuto nella fede, e solo i cristiani ortodossi in regola con la Chiesa possono fare una tale promessa e questo requisito non è stato soddisfatto in questo caso. È sorprendente che l'arcivescovo abbia ignorato questo requisito fondamentale, ed è per questo che ha assolutamente torto ed è stato condannato per questo. È anche importante che i bambini abbiano una casa adeguata in cui crescere, con un padre e una madre, affinché crescano con un giusto equilibrio nella vita. I padri e le madri sono entrambi essenziali e nessuno dei due è superfluo. Come possiamo allora incoraggiare le coppie omosessuali a produrre figli con madri surrogate e allevarli senza il beneficio delle loro madri? Gli uomini non possono essere madri e le donne non possono essere padri. Un essere umano ha bisogno di avere entrambi i genitori, anche se uno di loro è solo un ricordo tramandatogli dopo la morte. Inoltre, questa sacra cerimonia è stata trasformata in una celebrazione di una relazione perversa, e questo ha oscurato gli effettivi battesimi che hanno unito questi bambini a Cristo e alla sua Chiesa. Questo è stato un abuso sacrilego del battesimo. Si è preso gioco di questo importantissimo sacramento, perché attraverso il battesimo tutti gli altri sacramenti ci sono messi a disposizione come membri della Chiesa.

Ciò che rende ancora peggiore questo evento, è che questi bambini sono stati prodotti come un affare, con uso di madri surrogate, e quindi i bambini sono stati prodotti con mezzi innaturali, in assenza di amore. Non è un'esagerazione chiamare questo sistema "satanico". E così l'arcivescovo Elpidophoros non solo ha partecipato alla celebrazione di uno stile di vita perverso, ma con le sue azioni ha anche appoggiato il traffico di donne povere che sono costrette dalla loro povertà ad affittare il proprio grembo per produrre figli per ricchi gay.

Reverendo arcidiacono, non lo sa che la morale non può cambiare? In ultima analisi, se le nostre azioni non sono in accordo con la Fede e la Tradizione della Chiesa, quell'azione è sbagliata... è semplice. Lei crede che dovremmo cambiare la morale cristiana ogni pochi decenni o giù di lì, perché la società pensa che dovremmo farlo? No, arcidiacono, lei ha torto quanto l'arcivescovo, la morale non cambia.

Reverendo arcidiacono, questo indegno sacerdote ha trascorso cinquant'anni nel ministero cristiano. Non sembra che lei capisca il tremendo danno che l'arcivescovo ha fatto alla gente semplice della strada. La società oggi è così confusa, con tutti i diversi tipi di problemi che le persone devono affrontare e queste persone spesso non sanno cosa fare. Hanno bisogno di sentire una voce chiara dalla Chiesa che li guidi, ma non è quello che hanno sentito dalle azioni dell'arcivescovo Elpidophoros ad Atene. Sono propenso a pensare che l'arcivescovo non abbia molta esperienza con le persone normali e semplici, con il modo in cui vivono, o con i problemi che hanno, e probabilmente lei si trova nelle stesse condizioni. Vada in strada, vada a fare un po' di ministero carcerario. Lì troverà la vita del mondo reale, in cui le persone hanno bisogno che la Chiesa le cerchi e riporti le loro anime a Dio.

Indegnamente suo,

padre Benigno Pardo

sacerdote assistente presso la chiesa ortodossa di san Giona

Spring, Texas

 
La vera storia dello "scisma meleziano" del patriarca Bartolomeo

Nella sua lettera all'arcivescovo Anastasio d'Albania, il patriarca Bartolomeo impiega un paragrafo intero sullo "scisma meleziano" dell'Egitto (da non confondere con lo scisma meleziano di Antiochia, non correlato e avvenuto nello stesso periodo). Secondo il patriarca Bartolomeo, questo scisma meleziano è un importante precedente per l'accoglienza dei vescovi e dei chierici scismatici senza riordinazione. Il problema è che la caratterizzazione che il patriarca fa dello scisma meleziano e del suo esito sono totalmente e completamente inaccurati, al punto di essere apertamente disonesti. Ecco il paragrafo completo scritto dal patriarca:

Mentre non vogliamo riportare tutti i casi delineati nel trattato, è sufficiente che notiamo come i santi e teofori Padri del primo Concilio ecumenico a Nicea hanno risolto lo scisma meleziano con l'articolazione del Canone 8 che tratta i novaziani. Il detto Melezio, vescovo di Licopoli in Egitto, fu accusato di aver commesso una serie di atti illeciti, tra cui il rinnegamento della fede e il sacrificio agli idoli. Fu deposto intorno all'anno 302 d.C. Rifiutando la deposizione, formò un'opposizione e creò il cosiddetto scisma meleziano. Quando fu raggiunta la riconciliazione, secondo il racconto di Atanasio il Grande, arcivescovo di Alessandria, il predecessore del santo, Alessandro di Alessandria, presentò un registro o lista degli ordinati durante il periodo di questo scisma - lista che includeva vescovi, sacerdoti, e diaconi - che furono reintegrati nel loro rango senza ri-ordinazione. Questo scisma turbò la Chiesa fino al settimo secolo, mentre i riconciliati furono ammessi in comunione con la Chiesa senza ri-battesimo o anche attraverso il santo crisma, come Teodoro lo Studita ci informa tutti nella sua grande Lettera a Naucrazio.

Gran parte di questo è falso - il clero scismatico in questione non è stato "restaurato al proprio rango senza ri-ordinazione"; infatti, il primo Concilio ecumenico richiese esplicitamente che quei chierici fossero ri-ordinati. Melezio di Licopoli non fu deposto per apostasia e idolatria, ma per aver ordinato sacerdoti al di fuori della sua giurisdizione canonica. Non fu restaurato unilateralmente dal patriarca Alessandro d'Alessandria, ma da tutto il primo Concilio ecumenico. I riferimenti al Canone 8 di Nicea e alla grande Epistola di Teodoro Studita a Naucrazio sono falsi, non rilevanti per la questione dell'accoglienza del clero scismatico senza ri-ordinazione. In questo articolo, esamineremo ciascuno di questi punti cruciali.

Melezio di Licopoli

Melezio di Licopoli fu deposto per aver compiuto ordinazioni al di fuori della sua giurisdizione canonica, non per "aver rinnegato la fede e sacrificato agli idoli", come afferma il patriarca Bartolomeo. Melezio rifiutò di accettare il pentimento di quei cristiani che erano caduti durante le persecuzioni e fondò la sua chiesa, in opposizione alla legittima Chiesa di Alessandria. Dopo essere stato deposto, continuò ad agire come vescovo e ordinò numerosi altri "vescovi" e "sacerdoti".

Il primo Concilio ecumenico

Il primo Concilio ecumenico trattò lo scisma meleziano in una lettera alla Chiesa di Alessandria, istruendo Alessandria (e il suo patriarca, sant'Alessandro) sul modo preciso di gestire i meleziani. Il Concilio accettò cautamente il pentimento (apparente) di Melezio e lo reintegrò nel suo rango di vescovo, ma senza la libertà di lasciare la propria città o di ordinare qualcuno. E poi, la parte fondamentale per i nostri scopi - "Il Concilio ha anche deciso che coloro che erano stati nominati da lui, dopo essere stati confermati da un'ordinazione più legittima, dovrebbero essere ammessi alla comunione a queste condizioni..."

Lungi dall'essere "reintegrati nel loro rango senza ri-ordinazione", come afferma il patriarca Bartolomeo, i chierici meleziani dovettero essere "confermati da un'ordinazione più legittima [μυστικότερᾳ χειροτονίᾳ, che forse poteva essere resa come "ordinazione più sacramentale"]. "Il caso dei meleziani è direttamente opposto alla posizione del patriarca Bartolomeo, eppure questi lo ha distorto e sostiene che lo favorisce.

Le condizioni con cui fu ricevuto il clero meleziano erano che questo questo fosse trattato essenzialmente come un clero di seconda classe, "inferiore sotto ogni aspetto" al clero canonico che era rimasto fedele alla Chiesa legittima. Se questo approccio fosse applicato alla situazione ucraina, il clero scismatico, dopo un pentimento e una ri-ordinazione, sarebbe tenuto a sottomettersi al clero della legittima Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Onufrij.

Mentre il patriarca Bartolomeo ignora la Lettera del primo Concilio ecumenico alla Chiesa di Alessandria, afferma che il Concilio "risolse lo scisma meleziano con l'articolazione del Canone 8 che tratta i novaziani". Ma questo è semplicemente falso: il Concilio risolse lo scisma meleziano alle sue stesse condizioni, in una lettera separata, senza alcun riferimento al Canone 8, che a sua volta non affronta affatto i meleziani.

Il resoconto di sant'Atanasio il Grande

Il patriarca Bartolomeo continua: "Quando fu raggiunta la riconciliazione, secondo il racconto di Atanasio il Grande, arcivescovo di Alessandria, il predecessore del santo, Alessandro di Alessandria, presentò un registro o lista degli ordinati durante il periodo di questo scisma - lista che includeva vescovi, sacerdoti, e diaconi - che furono reintegrati nel loro rango senza ri-ordinazione".

Questa è una cattiva interpretazione delle parole di sant'Atanasio (i paragrafi pertinenti della sua lettera sono il 71 e il 72). In questi paragrafi, sant'Atanasio descrive come egli stesso era stato falsamente accusato di omicidio. I suoi accusatori erano ariani e meleziani, che stavano cospirando nello sforzo di distruggere il loro reciproco nemico, Atanasio. Uno dei principali accusatori era un meleziano che pretendeva di essere un prete, ma non era stato uno di quelli ri-ordinati come parte della decisione di Nicea descritta sopra, e sant'Atanasio aveva obiezioni a che quest'uomo fosse permesso di testimoniare contro di lui.

Sant'Atanasio spiegò: "Quando Melezio fu riammesso alla comunione (se non fosse mai stato così riammesso!) il beato Alessandro, che conosceva la sua astuzia, pretese da lui una lista dei Vescovi che egli diceva di avere in Egitto, e dei presbiteri e diaconi che si trovavano ad Alessandria stessa e, se ne aveva, nel distretto rurale. Papa Alessandro fece questo, affinché Melezio, avendo ricevuto la libertà dalla Chiesa, non accogliesse molti altri, e quindi continuamente, con una procedura fraudolenta, ci imponesse chiunque gli piaceva. Di conseguenza egli scrisse la seguente lista di quelli che erano in Egitto".

Segue l'elenco completo del clero meleziano, dopo il quale sant'Atanasio dice: "Questa è la lista di quelli che Melezio presentò di persona al vescovo Alessandro, ma non menzionò mai una persona chiamata Ischira, né mai professò affatto di avere alcun chierico presso il lago Mareotide". In altre parole, l'accusatore di Atanasio non era sulla lista, e quindi non era uno di quelli ri-ordinati in base alla decisione del primo Concilio ecumenico.

Il patriarca Bartolomeo, ignorando la lettera del primo Concilio ecumenico, distorce la lettera di sant'Atanasio e tenta di affermare che il clero meleziano era stato ricevuto semplicemente per sottomissione della sola lista, senza alcuna ri-ordinazione. Ma mettendo le parole di sant'Atanasio nel loro contesto, insieme alla lettera di Nicea che richiese la lista del clero, ciò che è realmente accaduto è chiaro:

  • Il primo Concilio ecumenico chiese l'ammissione del clero meleziano attraverso la ri-ordinazione;
  • Il patriarca Alessandro di Alessandria disse a Melezio di fornirgli una lista del suo clero; e
  • Il clero della lista fu ricevuto dal patriarca Alessandro attraverso la ri-ordinazione, in obbedienza al primo Concilio ecumenico - non unilateralmente.

San Teodoro lo Studita

Il patriarca Bartolomeo continua a parlare dello scisma meleziano, "Questo scisma turbò la Chiesa fino al settimo secolo, mentre i riconciliati furono ammessi in comunione con la Chiesa senza ri-battesimo o anche attraverso il santo crisma, come Teodoro lo Studita ci informa tutti nella sua grande Lettera a Naucrazio". Ancora una volta, tuttavia, il patriarca ha distorto le parole di un santo.

In risposta alle domande del suo discepolo Naucrazio su come diversi gruppi possono essere chiamati eretici, san Teodoro identifica tre tipi di eretici, seguendo san Basilio il Grande: quelli che rinnegano la Trinità; quelli che credono e battezzano nella Trinità ma sono eretici in altre materie; e quelli che non si sottomettono ai canoni. Egli continua a dire in riferimento a questo terzo gruppo: "Gli antichi chiamano in ogni modo i meleziani, quelli portati fuori strada dallo scismatico Melezio, come 'scismatici' sebbene non sostengano false credenze. Quando condannano il proprio scisma, come dicono, sono ricevuti dalla Chiesa cattolica". (Si veda anche il testo originale greco alla fine di questo articolo).

Qui, quindi, san Teodoro parla in generale della ricezione dei meleziani nella Chiesa, condizionata dalla loro condanna del proprio stesso scisma. Non fornisce dettagli sul modo in cui vengono accolti nella Chiesa, né dice nulla sul clero meleziano. Come minimo, però, le parole di san Teodoro richiedono che tutti gli scismatici - siano essi sacerdoti o laici - debbano condannare e pentirsi del loro scisma prima di poter essere accolti nella Chiesa.

E ora?

È quasi incomprensibile - eppure è vero - che il patriarca Bartolomeo abbia scelto di invocare lo scisma meleziano in difesa delle sue azioni in Ucraina. Lo scisma meleziano presenta in effetti somiglianze notevoli con la situazione ucraina, ma invece di sostenere le azioni di Costantinopoli, le fonti citate dal patriarca Bartolomeo - e quella che ha scelto di non citare, vale a dire la lettera del primo Concilio ecumenico - servono come atto d'accusa del comportamento del Patriarcato ecumenico.

Ciò che colpisce in modo particolare è l'audacia del patriarca Bartolomeo (o del suo ghostwriter) nel portare tale falsa testimonianza in una lettera a un altro primate, l'arcivescovo Anastasio. Possiamo solo pregare che il patriarca sia mosso dalla denuncia di questa frode a pentirsi delle sue azioni, e che la Chiesa nel suo insieme possa cogliere l'occasione per riflettere sullo scisma meleziano e sui molti altri episodi della storia della Chiesa che ci forniscono una guida nella nostra crisi attuale. Possa Dio avere misericordia di tutti noi.

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Originale greco per la citazione di san Teodoro lo Studita, dall'Epistola 40, in: Theodori Studitae Epistulae, ed. Georgios Fatouros (Berlino: Walter De Gruyter, 1992), 1: 115-120, p. 117.

Εἰ δὲ φαίης · καὶ πῶς λέγονται αἱρετικοὶ καὶ οὗτοι καὶ πάντες οἱ μεταγενέστεροι; τοῦτο λέγομεν καὶ νοοῦμεν, οἱ μὲν πρῶτοι κυρίως αἱρετικοὶ διὰ τὸ εἰς αὐτὸ τὸ καίριον τῆς τριαδικῆς ἡμῶν πίστεως ἠσεβηκέναι, οἱ δὲ δεύτεροι κατὰ κατάχρησιν καὶ ὡς ἐκ τῶν πρώτων παρηγμένοι, ὁμολογοῦντες δ' ὅμως εἰς τριάδα καὶ πιστεύειν καὶ βαπτίζειν, ἐν ἰδιώματι οἰκείῳ τῆς ἑκάστης ὑποστάσεως καὶ οὐχὶ μιᾶς τῶν τριῶν ὑπαρχούσης, κἂν ἐν ἄλλοις ᾑρέτιζον · τοῦ τρίτου παράδειγμα αὐτὸς ὁ ἅγιος πάλιν φησίν, οἷον εἴ τις ἐν πταίσματι ἐξετασθεὶς ἐπεσχέθη τῆς λειτουργίας καὶ μὴ ὑπέκυψε τοῖς κανόσιν, ἀλλ' ἑαυτῷ ἐξεδίκησ τὴν προεδρίαν καὶ τὴν λειτουργίαν. καί γε ὡς οἱ δεύτεροι ὁμώνυμοι τοῖς πρώτοις, οὕτω καὶ οἱ τρίτοι ὁμώνυμοι τοῖς δευτέροις. ἀμέλει τοὺς Μελετιανοὺς σχισματικοὺς οἱ πάλαι καλοῦσι Μελετίῳ τῷ σχισματικῷ συναπαχθέντες, καίτοι μὴ ὄντας κακοδόξους· ἀναθεματίζοντες γὰρ τὸ ἴδιον σχίσμα, ὥς φασι, δεδεγμένοι εἰσὶ τῇ καθολικῇ ἐκκλησίᾳ.

 
Eterna memoria al vescovo Dorimedont
A 7 anni dalla sua nascita al cielo (31 dicembre 2006) ricordiamo il vescovo Dorimedont (Cecan) di Edineţ e Briceni, uno dei vescovi più seri e pastoralmente lungimiranti della nostra chiesa. Anche la nostra parrocchia a Torino è stata sostenuta e aiutata dal suo interessamento, dalla sua ospitalità e da un dono straordinariamente generoso di sante reliquie. La sua memoria resterà sempre viva tra noi. Veşnică lui pomenire!
 
Sui consigli dei monaci e sul nucleo familiare: una risposta al rev. John Chryssavgis

Come molti sanno, l'arcivescovo Elpidophoros ha battezzato due bambini di una coppia omosessuale. C'è preoccupazione che il compimento del battesimo da parte dell'arcivescovo possa essere interpretato come un tentativo di normalizzare le relazioni e le famiglie omosessuali nella Chiesa ortodossa.

Quest'ultimo punto è stato affrontato dalla Sacra Comunità dei monasteri del Monte Athos. Hanno rilasciato una dichiarazione che condanna questo battesimo perché può "lasciare l'impressione che sia possibile per la Chiesa accettare qualsiasi altra forma di famiglia oltre a quella stabilita dal santo Vangelo".

In risposta alla loro dichiarazione, il rev. John Chryssavgis ha scritto un articolo intitolato "I Vangeli si preoccupano davvero di sostenere il nucleo familiare? Perché chi è stato allontanato dal mondo dovrebbe astenersi da dichiarazioni sul matrimonio e sulla famiglia". Il suo articolo contiene diversi errori che hanno il potenziale di confondere i fedeli ortodossi. Qui, voglio concentrarmi sulle due menzogne centrali: che i monaci non dovrebbero commentare la vita nel mondo e che la preoccupazione per il nucleo familiare è estranea al cristianesimo ortodosso.

I monaci dovrebbero commentare la vita mondana?

Allora, dove ha ragione il nostro autore? Lo scopo principale della vita di un monaco è approfondire il suo pentimento e avvicinarsi a Dio nella preghiera. In questo modo di vivere, il monaco è modello e ispirazione per i laici.

Inoltre, i monaci non vivono nel mondo e alcuni di loro non comprendono le complessità della vita nel mondo. Purtroppo, molti parroci possono raccontare storie di laici che vanno dai monaci e ricevono gioghi penitenziali o ascetici insopportabilmente pesanti. Anche san Porfirio si rammaricò della rigorosa applicazione dei canoni ecclesiastici che aveva imposto da nuovo sacerdote.

Certo, alcuni monaci non capiscono davvero cosa significhi essere non monaci. Ma l'argomentazione dell'autore è esagerata. Dopotutto, i monaci non germogliano dalla terra del giardino di un monastero né si schiudono dalle uova nei pollai dei monasteri. Vengono dal mondo. Quasi tutti si uniscono a un monastero nella loro età adulta. Di conseguenza, ricordano, almeno in una certa misura, com'è la vita nel mondo. E soprattutto se sono monaci in America, molti di loro si preoccupano di pagare i conti e del mantenimento della loro famiglia monastica.

Indipendentemente dalla vita precedente che un monaco ha avuto nel mondo, la tesi dell'autore è errata: la vita in un monastero non esclude i monaci dal fornire una guida a coloro che sono nel mondo. Di fatto, questa guida può dare ad alcuni di loro una visione più chiara dei nostri problemi mondani.

Prendiamo la logica del nostro autore e applichiamola ad altre aree. E se sostenessimo che solo i malati di cancro dovrebbero essere in grado di curare il cancro? Dopotutto, solo loro sanno per esperienza cosa voglia dire avere il cancro. I medici che studiano nelle più note università non conoscono il dolore, il sangue, il sudore e le lacrime del cancro. O se sostenessimo che solo i soldati in trincea dovrebbero poter prendere decisioni militari? Dopotutto, cosa ne sanno quei generali che stanno al sicuro e al riparo, della paura, del sangue, delle esplosioni e dell'angoscia della guerra?

Un altro esempio a cui tutti possiamo riferirci è quando siamo coinvolti in una discussione. Spesso, calmarsi e distaccarci emotivamente dalla situazione ci aiuterà a vedere meglio la prospettiva del nostro avversario e dove potremmo sbagliare. In altre parole, un certo livello di distacco fornisce chiarezza nella vita. Per questo motivo da secoli i non monaci si recano in pellegrinaggio nei monasteri per ricevere una guida spirituale (questi pellegrini sono chiamati "secolari" nei Detti dei Padri del deserto ). Un buon monaco si purifica nella preghiera, liberando il cuore dalle passioni. Di conseguenza, un monaco con un cuore puro può spesso percepire verità che per noi non monaci è difficile vedere mentre siamo nelle lotte della vita in questo mondo.

Niente di tutto questo significa che bisogna affidaersi a chiunque sia stato tonsurato al monachesimo, ma tli persone hanno un ruolo pedagogico nella vita della Chiesa. Inoltre, la dichiarazione della comunità athonita di cui abbiamo parlato è più dell'opinione di uno o due monaci che si intromettono nella vita personale dei secolari. È un'affermazione collettiva di un antico e rispettato corpo di monaci che dovrebbe essere giudicato, non dal fatto che proviene da monaci, ma dalla veridicità delle sue affermazioni.

La preoccupazione per il nucleo familiare è estranea al cristianesimo antico?

Un altro punto in cui l'autore aveva almeno in parte ragione è che né i Vangeli né i testi patristici dicono molto sulla vita familiare. Semmai, apparentemente vi troviamo opposizione. Il nostro Signore dice: non chiamare nessuno sulla terra tuo padre; poiché uno è tuo Padre, colui che è nei cieli (Mt 23:9), e se qualcuno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle, e anche la sua stessa vita, non può essere mio discepolo (Lc 14:6). In un altro luogo, dice il nostro Signore,

"Chi è mia madre, o i miei fratelli?' E guardò in cerchio quelli che sedevano intorno a lui, e disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà di Dio è mio fratello, mia sorella e mia madre" (Mc 3:33-35).

Cosa dobbiamo pensare di questi brani dei Vangeli? Il nostro Signore e la Chiesa primitiva volevano dissolvere il nucleo familiare? Noi abbiamo sbagliato a proteggerlo?

Il nostro Signore non ha voluto fare a pezzi la famiglia. Dopotutto, parlando del matrimonio tra un uomo e una donna, Egli dice: I due diventeranno una sola carne... Perciò ciò che Dio ha unito, l'uomo non lo separi (Mc 10:8-9). Quando si tratta di famiglia, esiste una dimensione di realtà più alta, che dobbiamo comprendere adeguatamente.

All'inizio sia della Divina Liturgia che della funzione ortodossa dell'incoronazione [matrimonio], il sacerdote proclama: "Benedetto il Regno ..." Entrambi questi servizi sono escatologici, ci rivelano il regno a venire. Nella Divina Liturgia, riceviamo il corpo e il sangue di Cristo, e ci sposiamo con lui in questo banchetto nuziale. Nella funzione dell'incoronazione, ci viene data un'immagine del regno a venire: la famiglia è una piccola chiesa, una piccola icona del paradiso qui sulla terra.

Le parole apparentemente aspre dei Vangeli ci ricordano la dimensione escatologica del nucleo familiare. Se una famiglia non è un'icona della chiesa, allora ha perso il suo scopo. Ci viene detto di "non chiamare un uomo padre", non perché Dio disprezzi la paternità terrena, ma perché la paternità terrena deve riflettere la paternità di Dio su di noi affinché sia genuina. Noi ortodossi chiamiamo "padre" i nostri sacerdoti perché essi ci fanno da esempi e ci guidano verso il Padre celeste. Chiamiamo i nostri papà biologici "padre" perché, se stanno facendo bene il loro compito, riflettono il Padre celeste amorevole, provvidente e protettivo. Ricevono la loro paternità dalla paternità di Dio.

È lo stesso con il nucleo familiare. La famiglia riflette il rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. Anche quando san Paolo dà consigli matrimoniali, ammette di parlare sia della famiglia nucleare che della famiglia escatologica. Cita lo stesso passo del nostro Signore su un uomo e sua moglie che diventano una sola carne. Poi afferma: Questo è un grande mistero, ma io parlo di Cristo e della Chiesa (Ef 5:32). Così strettamente legati al cielo sono un uomo, sua moglie e i figli che servono Dio nella loro famiglia che san Paolo non può parlarne senza parlare anche di Cristo e della Chiesa.

A differenza di quanto dice Chryssavgis, l'assenza della parola "famiglia" dal lessico patristico greco non è un valido argomento contro la famiglia. Il matrimonio, e quindi la famiglia (che è il frutto del matrimonio), è sempre stato difeso dai Padri della Chiesa contro coloro che volevano imporre a tutti il celibato.

Fino agli ultimi decenni, si dava generalmente per scontato che la vita secolare ideale fosse per un uomo sposare una donna, avere figli e crescere i propri figli nella Chiesa e nel timore di Dio. Per la maggior parte dei secoli, difendere un tale concetto non è stato necessario.

Semmai, storicamente lo zelo per la famiglia doveva essere temperato. Il vecchio proverbio "Il sangue è più denso dell'acqua" esiste perché le famiglie mettevano i propri bisogni e desideri al di sopra di ogni altra cosa. Abbiamo Romeo e Giulietta di Shakespeare come un classico esempio della distruttività di una visione incentrata sulla famiglia, ma che ignora la vocazione della famiglia a essere un'icona di Cristo e della Chiesa.

Il nostro Signore, i suoi discepoli e i Padri della Chiesa non hanno mai voluto dividere il nucleo familiare se non quando questo non riesce a servire il suo scopo. In quei momenti, il nostro Signore ci ricorda che, se necessario, è meglio abbandonare la nostra famiglia e cercare il Regno. Meglio essere perseguitati per Cristo dalla propria famiglia che compiacerla abbandonando la nostra famiglia celeste, la Chiesa.

Riepilogo

La Chiesa ha sempre abbracciato il concetto di una normale vita familiare. Aveva bisogno di poca difesa tranne in quei rari casi in cui scismatici e asceti eccessivamente zelanti attaccavano i rapporti coniugali.

Oggi, il nucleo familiare è ovviamente sotto attacco da parte della società occidentale e degli attivisti politici. Per i monaci athoniti, il battesimo dei bambini in una famiglia non tradizionale è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Hanno sentito il bisogno di parlare contro questo continuo oscuramento della famiglia tradizionale, poiché ora ne sono coinvolti la Chiesa ortodossa e uno dei suoi vescovi. Inoltre, questa non è l'opinione di un singolo monaco, ma una dichiarazione collettiva e formale dei monasteri athoniti.

Come nota finale, voglio aggiungere che la Chiesa ortodossa non sta in alcun modo attaccando gli omosessuali. Noi contiamo tra le nostre fila numerosi monaci e laici che provano attrazione per lo stesso sesso. La Chiesa ortodossa chiama tutti a una vita di pentimento e purezza sessuale, indipendentemente dalla loro lotta o tentazione. Non condanniamo gli omosessuali né li discriminiamo al calice, se vivono nel pentimento. È lo stesso standard per tutti.

Ndt: maggiori informazioni in italiano sulle relazioni omosessuali e sulla posizione della Chiesa possono essere trovate qui, al punto XII.9.

 
Ucraina: allora e adesso

Questa valutazione e comparazione delle persecuzioni contro la Chiesa in Ucraina da parte del governo di Poroshenko oggi e le persecuzioni sotto la Confederazione polacco-lituana dopo l'Unia di Brest nel XVI secolo è stata offerta dall'arciprete Andrei Tkachev, nato e cresciuto a Leopoli, centro dell'Ucraina occidentale e roccaforte dei greco-cattolici (uniati).

I metodi di guerra contro la Chiesa in Ucraina sono stati sviluppati fin dai tempi dell'unia di Brest. Alcune cose sono cambiate, ma non molto.

1. Rozza intrusione da parte delle autorità governative.

Allora furono Sigismondo III e i suoi seguaci, furiosi nemici ideologici dell'Ortodossia. Oggi ancora più spregevolmente è il governo "democratico" in Ucraina, dove la Chiesa e lo stato sono separati per legge e la parzialità religiosa è in linea di principio controindicata a un presidente dalla Costituzione.

Ed è molto difficile, vi dirò, andare contro le pressioni del governo. Questo leviatano ha mille zampe, code e tentacoli. Ha solo una pancia (insaziabile) ed è assolutamente senza coscienza.

2. La consegna del "pane spirituale". [1]

Queste sono cattedre e altre posizioni distribuite "in cambio di sostegno materiale" a persone che mostravano lealtà nei confronti del governo. Questa era la pratica nella Confederazione polacco-lituana. Ai servi della corona furono dati monasteri e apiari, diritti fluviali, campi di fieno e così via, anche se erano calvinisti o atei. Così furono ripagati i fedeli servitori del sovrano e veri nemici della Chiesa. Oggi faranno scambi di cattedre episcopali e adescheranno apostati.

Inoltre questi "candidati" non hanno una dimensione spirituale. E più sono peccaminosi, meglio è. È più vantaggioso conferire autorità spirituale a un peccatore leale che a un uomo retto intrattabile.

I cattolici del diciassettesimo secolo sapevano cosa stavano facendo.

3. Un centro comune di influenza e dominio.

Allora era Roma, "dove conducono tutte le strade" – Roma e i re fedeli al trono apostolico. È lì che in quei tempi imparavano a fare il pieno di apostati (a proposito, è qui che ha studiato Bartolomeo – in Occidente). Attraverso l'istruzione e il lobbismo governativo hanno appreso come formare la nuova élite.

Oggi questo lavoro viene svolto da Washington insieme a Roma: lì accettano giuramenti di fedeltà, forniscono conoscenze e promesse di futuri impieghi, raccolgono fascicoli con informazioni compromettenti, disseminano denaro, forniscono documenti ai disertori e così via. A un certo punto Roma e Washington sono state raggiunte da Instanbul nella persona di un certo numero di patriarchi che portano il ​​titolo di una città scomparsa.

4. Revoca della registrazione governativa.

La pressione delle autorità polacche sui vescovi dopo la firmato l'unia spinse quasi tutti i vescovi a partire per l'unia. Alcuni lo fecero per paura, altri per ottenere privilegi. Nel 1620 rimanevano solo il clero e i monaci – e il popolo. Ma non ci può essere Chiesa senza vescovi. Il patriarca Teofane di Gerusalemme arrivò e rinnovò la legittima gerarchia, ordinando nuovi vescovi. Fu immediatamente accusato di essere un agente... di chi? Istanbul! E solo sotto la protezione dei cosacchi fu in grado di rimanere in vita e lasciare i confini della Confederazione polacco-lituana.

5. C'è ancora una cosa: totale disdegno per i fedeli ordinari.

Il pensiero era semplice: "Che cosa capiscono quei pastori di capre e coltivatori di grano saraceno, di dogmi e riti? Noi, i vescovi sovrani, gli istruttori della Chiesa, facciamo ciò che riteniamo necessario. Quelli – la Chiesa discente – dovranno inevitabilmente sottomettersi nel tempo. E allora sarà tutto fatto".

Questo è quello che pensavano allora, ed è quello che molti pensano ora.

Il disprezzo per la gente semplice è inscritto nell'ABC, per esempio, di qualsiasi burocrazia con il suo talmud di leggi, in cui qualsiasi persona ordinaria prima o poi si romperà una gamba. Questa è anche la norma per gli eresiarchi. "Firmeremo", dicono, "poiché abbiamo il potere e la sappiamo lunga, ma loro, quei sempliciotti, lasciamo che sopportino e che si sottomettano. Questa è la loro parte nelle questioni ecclesiastiche". "Noi siamo preoccupati di un certo bene comune, solo noi lo comprendiamo, e preoccupandoci di questo o quello, decidiamo le cose. Tutti gli altri dovrebbero accettare ciò che è accaduto come inevitabile".

È così che agiscono tutti gli eresiarchi. È così che ha agito Bartolomeo sotto i nostri occhi.

Seduti nelle loro gabbie dorate, gli eresiarchi si assumono il diritto di agire e di decidere le cose a nome di milioni di persone comuni – sebbene una parte di queste persone non li sopporti, mentre l'altra non li ha mai visti.

In Ucraina questo sistema è andato in crisi nel XVII secolo. Se Dio vorrà, andrà nuovo in crisi.

Per contrastare gli oltraggi del governo e i vescovi venali, il popolo tormentato si unì allora nelle confraternite. Vale la pena esaminare la storia delle confraternite a Lutsk, Leopoli e Vilnius per ottenere un quadro di chiara consapevolezza dogmatica e autentica religiosità tra i commercianti ordinari di quelle città in quel momento. Corrispondevano con il vescovo che era il loro capo allora, il patriarca di Costantinopoli (cosa per la quale erano stati etichettati dal governo come "agenti del sultano turco"), organizzvano scuole teologiche, pubblicavano libri, raccoglievano denaro per questo scopo, e in generale si comportavano così coscientemente e attivamente che sarebbe difficile trovare qualcosa di analogo nella storia.

I laici si rivelarono saggi e fedeli, anche senza Internet o alfabetizzazione diffusa. C'è una grande speranza che oggi questa successione continui, prendendo comunque in considerazione i nostri svantaggi – come il generale abbandono della religiosità. Ma ci sono vantaggi: l'opportunità di informarsi ampiamente attraverso le moderne tecnologie. E adesso siamo uguali nell'anima a quelli di allora.

I monasteri svolgono un ruolo speciale

Se i teologi eruditi prendevano posizione con gli uniati, i predicatori gesuiti e così via, allora dalla parte dell'Ortodossia si ergevano i monaci, che non brillavano per istruzione scolastica. Così "la fede dei semplici e retti, i monaci della fede orientale" – ha resistito contro la "fede degli orgogliosi e degli elitisti – il cattolicesimo".

I migliori difensori della fede dei padri, e insieme i migliori esempi di pietà, provenivano dai monasteri – Giobbe di Pochaev, Giovanni di Vyshnja e Atanasio di Brest. I loro nomi e quelli di altri come loro ora assumono un nuovo suono e significato. Da santi venerati localmente e amati a livello regionale stanno diventando significativi e riconoscibili in tutta la pienezza della Chiesa, perché nel loro XVII secolo si sono trovati a combattere conto la stessa menzogna e lo stesso marciume contro cui lottano ancora oggi i cristiani ortodossi quelle stesse terre.

Proclamando i suoi "diritti" su un certo numero di antichi monasteri, il Fanar sa cosa sta facendo. Sta cercando di privare l'Ucraina di quella forza spirituale sulla quale tutti i predoni dei tempi antichi, senza eccezioni, si sono spezzati i denti.

Dovremo vivere questi eventi e vedere molto. Dovremo ancora una volta capire molto, perché la storia non compresa non è esperienza, ma solo una pila di fatti. La storia compresa è una lezione eterna. Dovremo portare in superficie un'intera montagna di materiale storico sulla guerra contro la Chiesa in Ucraina durante i tempi dell'unia di Brest. Credetemi, tutto questo (con alcune aggiunte) si sta ripetendo oggi, e la storia ci sta punendo per le lezioni che non abbiamo imparato.

Nota

[1] "Pane spirituale" è il modo in cui erano chiamati i profitti offerti dal governo polacco ai suoi funzionari contro la Chiesa ortodossa in quella gran parte dell'attuale Ucraina che era allora la Confederazione polacco-lituana.

 
2014: Verso il riallineamento del mondo

Come “messaggio di Capodanno” del nostro sito parrocchiale per il 2014, nulla ci sembra più incisivo e significativo del testo apparso alcuni giorni fa sul blog del sito Orthodox England, e intitolato Verso il riallineamento del mondo. Lo presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Il metropolita Kallistos (Ware) si è addormentato nel Signore

Si è addormentata nel Signore una delle figure più influenti nel mondo ortodosso di lingua inglese.

Sua Eminenza il metropolita Kallistos (Ware) di Diokleia del Patriarcato di Costantinopoli, 87 anni, autore dei famosi libri The Orthodox Church e The Orthodox Way e di innumerevoli articoli, è entrato nell'eterno riposo questa mattina intorno all'una di notte, come riferisce Phos Phanariou.

È anche noto per la produzione di traduzioni in inglese della F‏ilocalia, del Triodio quaresimale e del Mineo festivo.

Il metropolita Kallistos ha servito nell'episcopato della Chiesa per 40 anni. Era malato da parecchio tempo, e ha potuto ricevere i santi misteri poche ore prima del suo decesso.

Possa la sua memoria essere eterna!

* * *

Nato Timothy Ware a Bath, Somerset, in Inghilterra, l'11 settembre 1934, il metropolita Kallistos ha studiato alla Westminster School (alla quale aveva vinto una borsa di studio) e al Magdalen College di Oxford, con una doppia lode in studi classici e teologici. Nel 1958, all'età di 24 anni, abbracciò la fede cristiana ortodossa (essendo cresciuto da anglicano), viaggiando successivamente in tutta la Grecia, trascorrendo molto tempo presso il monastero di san Giovanni il Teologo a Patmos. Frequentò anche altri importanti centri dell'Ortodossia come Gerusalemme e il Monte Athos. Nel 1966 fu ordinato sacerdote e tonsurato monaco, con il nome di Kallistos, in onore di san Callisto Xanthopoulos.

Nello stesso anno divenne docente di studi ortodossi orientali a Oxford, cattedra che mantenne per 35 anni fino al suo pensionamento. Nel 1979 ottenne una borsa di studio post-dottorale al Pembroke College di Oxford e nel 1982 fu consacrato all'episcopato con il titolo di vescovo di Diokleia, vicario dell'arcivescovo di Thyateira e Gran Bretagna del Patriarcato ecumenico. Nonostante questa carica, il vescovo Kallistos rimase a Oxford e svolse le funzioni di parroco della comunità greco-ortodossa di Oxford e di docente all'Università.

Dal suo pensionamento nel 2001, il vescovo Kallistos ha continuato a pubblicare e tenere conferenze sul cristianesimo ortodosso, viaggiando molto. Fino a poco tempo fa è stato presidente del consiglio di amministrazione dell'Institute for Orthodox Christian Studies di Cambridge, presidente del gruppo Friends of Orthodoxy a Iona e membro del comitato consultivo della Orthodox Peace Fellowship.

Il 30 marzo 2007 il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico ha elevato la diocesi di Diokleia a metropolia e il vescovo Kallistos a metropolita titolare di Diokleia.

 
Sulla Chiesa fanariota fallimentare, la sua fede ibrida e la purificazione della Chiesa fedele

Lo scisma dalla Chiesa ortodossa dei fanarioti appoggiato dagli Stati Uniti era già in corso da molti decenni. In effetti, la sua inevitabilità è stata chiara fin dal fallimentare incontro del 2016 della fallimentare Chiesa fanariota a Creta, con il suo programma nello stile di Obama. Gli ortodossi spiritualmente e politicamente liberi hanno rifiutato di presenziare o di accettarlo. L'Ucraina è stata l'ultima goccia nel loro processo scismatico, perché il vaso stava per traboccare da oltre un secolo. La lista delle accuse è molto lunga; tutte le accuse hanno a che fare con il virulento nazionalismo greco fanariota, cioè il suo feticismo razzista. Alcuni punti di riferimento ovvi sono state le pressioni politiche britanniche all'inizio del secolo scorso, sotto le quali il Patriarcato di Costantinopoli ha ceduto e ha intrapreso le sue prime esitanti attività ecumeniche sotto il patriarca Ioakim III (+1912). Nel frattempo, il futuro metropolita eretico Meletios Metaxakis fu installato in una loggia massonica nell'isola vassalla di Cipro, nel 1909. E in Russia, intellettuali e filosofi apostati stavano preparando il loro rinnovazionismo con l'aiuto di un vescovo di fede debole e filo-modernista, il metropolita Antonij (Vadkovskij - 1898-1912) di San Pietroburgo. Era stato lui a proteggere il rinnegato spretato e seduttore di scolarette, l'intrigante Georgij Gapon, in seguito assassinato.

Dopo la sanguinosa tragedia del colpo di stato di San Pietroburgo del 1917, i falsi e traditori aristocratici russi emigrarono a Parigi. Il colpo di stato, orchestrato e sostenuto dall'ambizioso ambasciatore britannico Buchanan, diede ai fanarioti mano libera. Questi aprirono diocesi e parrocchie, dividendo la diaspora ortodossa nel Nord e nel Sud America, in Europa occidentale e in Australia, rivendicando una giurisdizione universale papista. Così, crearono "giurisdizioni", cioè divisioni. Quindi in Russia appoggiarono i rinnovazionisti di stile protestante contro san Tikhon, convalidarono le ordinazioni anglicane in cambio di 100.000 sterline da Canterbury, introdussero il calendario papista, ridussero i servizi, ordinarono vescovi omosessuali come il tedesco Aav in Finlandia, dove si erano immischiati, così come in Polonia e poi in Cecoslovacchia, dove crearono uno scisma. Istituirono la giurisdizione di Parigi, incoraggiando la scuola di filosofia modernista ed ecumenista di Parigi e non condannando l'eresia di Bulgakov, si ingerirono nella diaspora ucraina non canonica dopo il 1945, adottarono filosofie moderniste "neopatristiche" di russi come Florovskij e Schmemann e la pseudo-teologia "eucaristica" protestante di Afanasiev, crearono l'assurdo scisma fanariota in Estonia, e oggi nuotano assieme alla marea LGBT imposta dagli Stati Uniti.

Tuttavia, anche alcuni individui a Mosca furono compromessi. Là sono ancora membri del pan-protestante Consiglio Ecumenico delle Chiese e sono ancora in contatto con il Vaticano con le sue generazioni di scandali pedofili. Il Vaticano è stato controllato dagli Stati Uniti sin dal suo protestantizzante Concilio Vaticano II (1962-65). Ciò è stato particolarmente vero da quando gli Stati Uniti hanno installato un papa polacco anticomunista e ossessionato dalle pubbliche relazioni, che ha nascosto gli scandali pedofili, dopo la morte improvvisa e altamente sospetta del precedente papa anti-americano. Sarebbe tempo di fermare i giochi sovietici del passato e di agire su basi di principio. I fanarioti e i papisti hanno infatti concordato di unirsi nel 2025, il 1700° anniversario del primo Concilio universale di Nicea nel 325, quando, secondo alcuni, anche l'élite dell'Unione Europea ha in programma di proclamare i suoi Stati Uniti d'Europa da lungo tempo pianificati. Oggi la linea d'azione futura per la Chiesa ortodossa russa in particolare, e per l'intero mondo ortodosso libero (= non controllato dagli Stati Uniti) in generale, è chiara. Si tratta di ritornare alle decisioni del Concilio quasi pan-ortodosso di Mosca del luglio 1948. L'autorità di questo Concilio è tale che potrebbe essere definito un ottavo Concilio universale. Allora, all'unanimità, i veri teologi come San Serafino di Sofia della ROCOR, che aveva denunciato l'eresia bulgakoviana del sofianismo, erano d'accordo su tutto.

Allora, l'intera gerarchia russa all'interno della Russia e le gerarchie delle altre Chiese locali (eccetto per i vescovi di Costantinopoli, Grecia e Cipro, ai quali non era stato permesso di partecipare da parte dei loro burattinai americani) erano d'accordo. Avevano condannato all'unanimità il papismo, che aveva sostenuto apertamente il fascismo durante la seconda guerra mondiale, così come l'ecumenismo finanziato dalla CIA, e avevano rifiutato di riconoscere gli ordini anglicani. Così il Consiglio ecumenico delle Chiese, fondato dagli anglo-americani nella loro sete di potere religioso da guerra fredda nel mese successivo (agosto 1948), fu riconosciuto, su ordine protestante, solo dalle tre Chiese locali a cui non era stato permesso di partecipare al Concilio di Mosca. Ora la Chiesa ortodossa russa e tutte le altre Chiese locali, eccetto quella scismatica di Costantinopoli, hanno l'opportunità di ritornare alle decisioni del Concilio del 1948, unendo così tutti i fedeli ortodossi di tutte le nazionalità. L'indecisione tra molte Chiese locali deve terminare. Le frange infedeli in varie Chiese locali, molte delle quali sono già cadute in ogni caso, possono lasciare la Chiesa. Non abbiamo bisogno di chiese ibride protestanti-ortodosse. Allora la Chiesa sarà finalmente purificata dal peso morto dell'impurità spirituale. Cadranno l'ecumenismo, il modernismo e tutti gli altri ismi nello spirito del secolarismo occidentale ateo.

 
VIDEO: Meglio tardi che mai
Vi presentiamo il film russo Прозрение ("Intuizione"), sottotitolato in romeno ("Mai bine prea târziu decât niciodată", ovvero "Meglio tardi che mai"), un altro video che cerca di far aprire gli occhi sul dramma dell'aborto. 

 
In memoriam: metropolita Kallistos (Ware)

Un accademico anglicano che divenne vescovo della Chiesa di Costantinopoli

Kallistos (al secolo Timothy) Ware, in seguito prete, poi vescovo e infine, dal 2007, metropolita, nacque in un'affidabile famiglia dell'Establishment britannico a Bath nel 1934. La sua istruzione scolastica a Westminster gli fornì una solida formazione anglicana. Tuttavia, nel 1952, all'età di 17 anni, visitò la vecchia cattedrale della Dormizione della ROCOR nella chiesa di san Filippo a Londra, successivamente demolita per far posto alla stazione degli autobus di Victoria. Lì, mentre cadeva sotto l'incantesimo degli aristocratici russi impoveriti e in seguito, incontrava brevemente il futuro san Giovanni (Maksimovich), si approfondì il suo interesse per la Chiesa.

La sua famiglia non si era preoccupata del suo hobby fino a quando i suoi interessi non iniziarono a prendere una piega più seria. Ciò divenne evidente quando, dopo gli studi scolastici a Westminster, Timothy andò a Oxford per studiare autori classici e teologia. Come mi raccontò nel 1974, con le truppe britanniche filo-turche ostili ai combattenti per la libertà greco-ciprioti nella colonia di Cipro occupata dagli inglesi negli anni '50, suo padre, un brigadiere della fanteria leggera di Durham, molto legato all'Establishment, e che io poi incontrai, si chiese perché suo figlio volesse 'unirsi al nemico', cioè alla Chiesa ortodossa.

Rivoltosi al vescovo della ROCOR a Londra in merito a una possibile accoglienza nella Chiesa, era stato informato che ciò non era possibile. Il fatto era che, come molti altri emigrati russi molto ansiosi in quel periodo della guerra fredda, il defunto arcivescovo Nikodim della ROCOR era spaventato dalla prospettiva di ricevere nella Chiesa una tale figura, un probabile futuro professore di Oxford e vescovo anglicano. Considerava che avrebbe potuto essere rimandato nella Russia sovietica in quella che pensava sarebbe stata una punizione da parte dell'Establishment britannico.

Questo può sembrare strano ora, nella Gran Bretagna dopo la caduta del muro di Berlino, ma non dobbiamo dimenticare che il governo britannico aveva già rimandato a Stalin, e spesso alla morte, nel 1945 decine di migliaia di russi anticomunisti. In effetti, il primo ministro conservatore Harold Macmillan era stato, certamente, coinvolto indirettamente nel rimpatrio forzato, effettuato da un ex primo ministro conservatore, Antony Eden, per volere di suo suocero, un altro ex primo ministro conservatore, Winston Churchill. Tra i rimpatriati c'erano alcuni vecchi emigrati da Parigi che furono assassinati dagli squadroni della morte di Stalin o inviati nei campi di lavoro siberiani. Perché l'Establishment egocentrico non avrebbe dovuto rimandare indietro un altro russo bianco, forse scambiandolo con una spia britannica arrestata?

In ogni caso, dopo essersi laureato brillantemente, Timothy Ware trascorse un anno in Nord America, dove chiese ancora una volta di entrare a far parte della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR). Qui, l'allora arcivescovo Vitalij del Canada, che era molto conservatore, molto severo e anche molto anti-inglese, lo rifiutò sulla base del fatto che proprio questo studioso anglicano non sarebbe mai diventato "un vero monaco ortodosso". Pertanto, Timothy Ware non si unì alla Chiesa ortodossa tramite la ROCOR e non era disposto a essere accolto nell'allora Patriarcato di Mosca controllato dai comunisti. (In effetti, l'Establishment britannico, come tutte le istituzioni occidentali, proibisce categoricamente a chiunque lavori per i suoi servizi di spionaggio di unirsi alla Chiesa ortodossa russa; solo la Chiesa greco-ortodossa è consentita). Dato il modo sgradevole in cui lo avevano trattato quei russi politicanti, quale lealtà poteva provare nei loro confronti?

Alla fine, nel 1958 Timothy Ware trovò un compromesso tipicamente anglicano, alla maniera dell'Establishment: fu accolto nella Chiesa ortodossa attraverso il Patriarcato di Costantinopoli. Dopotutto, conosceva il greco antico, ma non conosceva il russo. In ogni caso, l'Establishment anglo-cattolico era sempre stato piuttosto russofobo, poiché la cricca governativa britannica aveva erroneamente considerato la Russia come una rivale in quello che gli imperialisti vittoriani russofobi come Palmerston e Disraeli chiamavano fantasiosamente "il grande gioco". Il Patriarcato di Mosca era agli occhi degli inglesi contaminato dal comunismo. Pertanto, il Patriarcato di Costantinopoli, con i suoi legami con la famiglia reale britannica, per esempio il defunto principe Filippo (che era massone), e popolato in Gran Bretagna principalmente da ciprioti del Commonwealth, era il compromesso ideale per gli anglicani di origini istituzionali.

Dopo aver conseguito il dottorato a Oxford, Timothy Ware scrisse il suo libro, The Orthodox Church, apparso nel 1963. Questo testo ora sembra essere un'opera molto datata e ingenua. Era una visione della Chiesa ortodossa vista attraverso gli occhi di un accademico anglicano, scritta come il rapporto di un funzionario britannico in stile scolastico pubblico. Il suo approccio scolastico era quello di un estraneo, che conosceva la teoria dell'Ortodossia, ma non ne conosceva la pratica. Tuttavia, dovremmo ricordare che a quel tempo c'era ben poco in lingua inglese sulla Chiesa ortodossa per gli estranei. Il libro è stato una manna dal cielo per gli anglicani istruiti e per altri potenziali convertiti, e sebbene le edizioni successive aggiornate abbiano attirato critiche dall'interno della Chiesa, è ancora un libro di riferimento molto conveniente.

Nel 1966 il compianto arcivescovo Athenagoras dell'arcidiocesi greca di Thyateira a Londra ordinò Timothy al diaconato e molto rapidamente al sacerdozio. Il suo nome greco Timothy fu trasformato nel nome greco Kallistos (sicuramente da non scrivere alla latina, Callistus, come mi disse con un sorriso ironico l'allora padre Kallistos nel 1975), in modo che questa figura molto anglicana fosse almeno superficialmente ellenizzate. Anche padre Kallistos, ora accademico di Oxford, era diventato un monaco nominale a Patmos, dove in seguito mi disse che l'abate e lui stesso erano gli unici due monaci su venti che non fumavano. Tali erano quei tempi nella Chiesa.

Ora padre Kallistos prestava servizio nella parrocchia greca di Oxford. Tuttavia, in realtà, si era sviluppata una situazione unica, costruita attorno alla personalità di padre Kallistos, che avrebbe preferito essere accolto nell'allora Esarcato russo di Parigi sotto Costantinopoli ('Rue Daru'). Tuttavia, a quel tempo all'Esarcato non era consentita alcuna giurisdizione in Inghilterra. La piccola comunità di Oxford divenne allora la combinazione delle parrocchie "patriarcali" greca e russa in un unico edificio.

In realtà, padre Kallistos prestava spesso servizio nella parrocchia russa, ma sotto il Patriarcato di Costantinopoli. Ciò fu possibile perché la parrocchia russa, ufficialmente nella diocesi di Sourozh, era in realtà una strana combinazione di russi parigini, che in realtà non volevano essere sotto il vero Patriarcato di Mosca né sotto la ROCOR. I parrocchiani della ROCOR andavano a Londra. I veri parrocchiani patriarcali guardavano altrove e si lamentavano, aspettando pazientemente tempi migliori e un nuovo vescovo non parigino.

Nel 1973 si aprì a Oxford la curiosa cappella greco-ortodossa, dall'aspetto piuttosto metodista. In effetti, questa era una doppia parrocchia, la cui canonicità fu messa in dubbio da molti vescovi ortodossi dell'epoca. Il defunto metropolita Antony Bloom stesso mi informò alla fine degli anni '70 che si rammaricava della sua decisione di consentire questo esperimento, e che non l'avrebbe mai più permesso. In effetti, come sappiamo, l'intero esperimento finì in lacrime circa trent'anni dopo.

Oltre a essere sacerdote greco-ortodosso, padre Kallistos serviva anche, con la benedizione del metropolita Filaret, presso il convento della ROCOR a Londra. A quel tempo il Patriarcato di Costantinopoli non aveva ancora interrotto la comunione con la ROCOR e viceversa. Questa situazione continuò fino al 1976, quando il Patriarcato di Costantinopoli interruppe finalmente la comunione con la ROCOR, in seguito alla tempesta sulla "confessione di Thyateira", scritta dal defunto arcivescovo Athenagoras. Questo compendio di sciocchezze diplomatiche e sincretistiche, tanto amato dai chierici greco-americani degli anni '60, è stato ampiamente ignorato dagli altri ortodossi, che si resero conto che era solo un altro esempio di diplomazia fanariota, certamente da non prendere sul serio, e aspettarono che se ne facesse strame.

Sfortunatamente, alcuni convertiti alla ROCOR, quasi tutti ex anglicani, presero questo testo alla lettera e si fecero ribattezzare in modo non canonico. Ciò causò una grande tempesta tra gli estremisti, principalmente convertiti protestanti, che erano sostenuti da elementi di destra finanziati dalla CIA, che tentarono poi di ottenere il controllo del santo ma estremamente ingenuo metropolita Filaret e del Sinodo della ROCOR a New York. Il pericolo di questa mentalità vecchio-calendarista greca all'interno della ROCOR con i suoi atteggiamenti censori e neofiti e i suoi ribattesimi era già stato individuato dal sempre memorabile padre Georgij Sheremet'ev della cattedrale della ROCOR a Londra.

Padre Georgij era stato il confessore di padre Kallistos fino alla sua morte nel 1971 e aveva detto a padre Kallistos di non unirsi a questa nuova ROCOR di americani vecchio-calendaristi convertiti. Se padre Kallistos fosse vissuto sul continente europeo, penso che si sarebbe unito alla ROCOR locale sotto il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra, che era fedele alla vecchia ROCOR e resisteva ferocemente alla folle americanizzazione dei convertiti e al suo spirito settario. Padre Kallistos non aveva tempo da perdere con la nuova ROCOR, con le sue censure, politicizzazioni, competizioni, e la sua completa mancanza di comprensione della cultura inglese.

In quanto ex anglicano di mentalità letteralista, padre Kallistos, immerso nella cultura universitaria di Oxford, prese anch'egli sul serio la Confessione di Thyateira e chiese di essere ricevuto nella peculiare diocesi di Sourozh, guidata da una forte personalità. Il metropolita Antony Bloom, a quel tempo, stava preparando una petizione per essere accolto nella ROCOR dopo l'affare Solzhenitsyn. In quel tempo i rappresentanti del Patriarcato di Mosca, presi in ostaggio, furono costretti a sostenere il governo sovietico ateo contro Solzhenitsyn. Il metropolita Antony, con il suo passaporto britannico in tasca, resistette alla sua stessa gerarchia ma si trovò punito da essa.

Il metropolita Antony fu rifiutato dalla ROCOR per ottime ragioni canoniche (in cui non ci addentreremo qui, questa è un'altra triste storia da raccontare in futuro) e si rifiutò di ricevere padre Kallistos. Così, l'ingenuo padre Kallistos rimase sotto Costantinopoli. Questo fu il punto di svolta. Se fosse entrato a far parte della diocesi di Sourozh della Chiesa russa, forse con il tempo ne sarebbe diventato il vescovo diocesano dopo la morte del metropolita Antony Bloom. In tal caso avrebbe forse potuto riportare quella diocesi alla normalità, invece di lasciarla dividere in un amaro scisma e in una caduta nel nazionalismo. Ancora una volta, questa è un'altra triste storia da raccontare in futuro.

Ora, a metà della sua vita, padre Kallistos si trasformò in un fanariota liberale. Trovò sbocchi per le sue energie nel lavoro accademico e nel suo amore accademico per i Padri della Chiesa e nella creazione della fratellanza greco-ortodossa di San Giovanni Battista. Col tempo questa fratellanza divenne un punto di incontro per tre giurisdizioni di convertiti anglicani, sotto Antiochia, nell'ex gruppo di Sourozh e nell'Arcidiocesi greca. Rendendosi conto che avrebbero potuto perdere il loro illustre convertito, al Fanar si spaventarono per gli eventi a cui abbiamo fatto cenno, e decisero di consacrare padre Kallistos all'episcopato. In questo modo, come vescovo vicario, sarebbe stato effettivamente loro. Padre Kallistos rifiutò due volte la consacrazione, ma nel 1982 alla fine accettò, diventando vescovo titolare di un villaggio in Turchia chiamato Diokleia.

Con il passare degli anni, il vescovo titolare Kallistos, incapacitato a fare un'ordinazione senza la benedizione degli arcivescovi di Thyateira, si rivolse sempre più al sicuro isolamento del lavoro accademico e delle pubbliche relazioni con i non ortodossi. Le attività pastorali erano limitate al campo accademico, principalmente con ex anglicani. Avendo in mente questo tipo di persone, scrisse anche per i convertiti su temi pastorali, storici e accademici, come quelli in The Orthodox Way. Negli anni successivi gli fu chiesto anche di ordinare ex vicari anglicani per il servizio nell'allora Decanato di Antiochia, creato per loro dalla Chiesa antiochena.

È molto deplorevole che le uniche traduzioni liturgiche eseguite dal vescovo Kallistos siano state quelle degli anni '70. Mi riferisco alla sua brillante co-traduzione del Triodio quaresimale e alla suo eccellente revisione delle traduzioni dell'Ottoico domenicale. Se solo avesse tradotto il Pentecostario, i Minei e anche altri libri liturgici, attraverso di lui avremmo avuto una riserva di traduzioni in lingua inglese più o meno definitive dei libri liturgici ortodossi, da lui tradotte, al posto delle particolarissime traduzioni dei convertiti americani, che devono essere tutte completamente revisionate per corrispondere all'inglese britannico. È chiaro che i doni del metropolita Kallistos in questo campo erano straordinari. Da un lato aveva una conoscenza brillante dell'inglese liturgico, d'altra parte aveva una brillante comprensione del greco bizantino e del greco antico, nonché della teologia accademica ortodossa. Le sue traduzioni sono di gran lunga migliori di tutte le altre.

Invece della traduzione liturgica, l'idealista vescovo Kallistos, lavorando con altri, in particolare il laico della ROCOR ed ex parlamentare George Palmer, e l'ex filosofo platonico Philip Sherrard, si concentrò sulla traduzione della Filocalia (con l'eccezione del quinto e ultimo volume). Il mondo ortodosso di lingua inglese ha un grande debito nei confronti del metropolita Kallistos e dei suoi colleghi per queste traduzioni. Alla fine degli anni '90 la St Vladimir's Seminary Press, alla ricerca di scrittori accademici liberali, iniziò a pubblicare la raccolta di scritti del vescovo Kallistos, che ormai si era accumulata. Fu raggiunto un accordo e i suoi scritti per i convertiti apparvero debitamente sotto l'insolito titolo Il regno interiore, che suona quasi buddhista.

Come conferenziere in circoli accademici, il metropolita Kallistos era apprezzato in molti luoghi, non ultimo nell'allora Esarcato di Parigi (che è stato sciolto nel 2019). Parlava un ottimo francese, ed era un caro amico del defunto ecumenista padre Boris Bobrinskoy. Di formazione gesuita, quest'ultimo era noto per aver celebrato la Liturgia con il filioque, "per non offendere i cattolici".

Il metropolita titolare Kallistos, amato da piccoli gruppi di convertiti e intellettuali di classe piuttosto alta, completamente sconosciuto alle masse di ortodossi ordinari che riempiono le nostre parrocchie, è stato il più illustre convertito anglicano della sua generazione. Comprendendo molto bene gli anglicani, negli anni successivi il metropolita Kallistos contribuì a costruire il gruppo anglicano-ortodosso nel decanato di Antiochia. Come vera figura di ponte tra l'anglicanesimo e l'Ortodossia, che non rinunciava alla sua cultura dell'Establishment o alla teoria dei rami, ha aiutato molti anglicani ad adattarsi a una versione da convertiti all'Ortodossia ai margini della Chiesa. E alcuni di questi in seguito sono passati da questo antipasto al piatto principale: la comprensione e la pratica dell'Ortodossia.

Nel 1977, l'allora cappellano del Keble College di Oxford mi disse che secondo lui padre Kallistos era semplicemente 'un anglicano della Chiesa alta che aveva esagerato'. Certo, le attitudini nella celebrazione e le intonazioni di padre Kallistos (ereditate dalla madre) erano profondamente anglo-cattoliche, ma in seguito, da vescovo greco, furono anche un po' ellenizzate, e molti sentirono la mancanza del vecchio padre Kallistos, che non ritrovavano nel suo successivo fanariotismo. Ma l'osservazione del cappellano e di altri simili trascurava il fatto che il metropolita Kallistos aiutava disinteressatamente i compagni anglicani e altri a raggiungere l'Ortodossia e che era un traduttore molto brillante. E va detto che era per lo meno pronto a parlare sia con gli "stranieri" sia con gli inglesi che non erano della sua stessa estrazione sociale.

La morte della sua amata madre (che si era unita alla Chiesa adottata dal figlio) nel 2000 fu molto dolorosa per il vescovo Kallistos. Nel 2011 mi disse che non voleva vivere e che aveva chiesto a Dio di prenderlo con sé. Lo scisma di Amphipolis (ex-Sourozh) del 2006 causò un enorme dolore al metropolita Kallistos, facendo sembrare vano molto di ciò per cui aveva lavorato. Qualcuno potrebbe dire che aveva sempre lavorato tra illusioni e compromessi e che il suo lavoro sarebbe fallito, essendo costruito su false premesse, quella di costruire un'Ortodossia anglicana. Questo sembra ingiusto e poco caritatevole. Tale punto di vista trascura i suoi sforzi per far conoscere l'Ortodossia agli accademici e il fatto che nella sua generazione anche l'adesione alla Chiesa ortodossa, per non parlare del diventare effettivamente ortodossi, era di per sé un'enorme difficoltà per qualcuno del suo background.

Il metropolita Kallistos è stato molto addolorato dal recente e del tutto inutile scisma tra greci e russi in conflitto dopo l'intervento non canonico in Ucraina da parte del suo stesso Patriarcato di Costantinopoli, con la sua invenzione di un'altra "Chiesa" ucraina. Per questo ha apertamente criticato il patriarca Bartolomeo. Tuttavia, il metropolita Kallistos credeva che anche la Chiesa russa avesse reagito in modo eccessivo vietando la concelebrazione con Costantinopoli e poi intervenendo negli affari del Patriarcato d'Alessandria in Africa. Per tutta la vita aveva lavorato per l'unità ortodossa. Che enorme disillusione sono state le lotte politiche tra Grecia e Russia per lui, come del resto per tutti gli ortodossi. Entrambe avevano torto, ossessionate dal loro nazionalismo. La disunione era il destino.

Il metropolita Kallistos era un convertito anglicano, uno di una generazione che si sta estinguendo e che aveva una visione molto anglicana dell'Ortodossia, cosa che ha lasciato gli ingenui piuttosto scioccati. Quella vecchia Ortodossia anglicana ora è quasi scomparsa, peraltro insieme all'anglicanesimo vecchio stile, che non esiste quasi più. Ricordo che il metropolita Kallistos mi disse con rammarico una quindicina di anni fa di essere stato alla cattedrale russa di Londra a Ennismore Gardens, ma "non ho visto nessuno che conoscessi, solo giovani russi". Noi ortodossi ci rallegravamo di vedere la cattedrale piena di giovani ortodossi; per lui la scomparsa dei vecchi emigrati di stile edoardiano, di vecchia scuola (come lo era lui) era motivo di rimpianto.

Tuttavia, in una generazione di decadenza per molti alti membri del clero ortodosso, il metropolita Kallistos si è distinto da funzionari di nomina politica privi di ispirazione, burocrati infedeli, carrieristi spietati, diplomatici codardi, secolaristi falliti, degenerati morali, narcisisti senza cuore, agenti di potere anti-canonici, politici subdoli, ciechi nazionalisti, massoni accecati e ciarlatani fraudolenti che hanno caratterizzato buona parte dell'episcopato ortodosso nella diaspora (li abbiamo conosciuti tutti e ne abbiamo sofferto).

Il metropolita Kallistos è stato molto criticato in alcuni ambienti per il suo apparente liberalismo ed ecumenismo e per apparenti simpatie quasi anglicane per il sacerdozio femminile e forse anche per il matrimonio omosessuale. Questo sembra eccessivo. Tuttavia, è vero che, sebbene fosse amato dai convertiti anglicani, il metropolita Kallistos era meno apprezzato dai non anglicani e da quanti avevano radici nell'Ortodossia. Infatti il suo confratello, il metropolita Polykarpos, come molti altri, lo ha sempre chiamato o anglikanos, 'l'anglicano'. Il metropolita Kallistos è stato anche criticato da alcuni per non aver difeso l'Ortodossia e per aver invece sempre scelto vaghi compromessi alla maniera anglicana. Anche questo è eccessivo. Io difenderei le sue buone intenzioni.

In effetti, il metropolita Kallistos era un uomo molto sincero, gentile e onesto, un accademico anglicano ingenuo con tutte le illusioni di un gentiluomo di un ambiente di eruditi fuori dal mondo. Come tale, sarà ricordato con grande affetto e grande rammarico. Chi vive oggi non vedrà più uno simile a lui. Personalmente lo ricorderò con grande nostalgia. Stava di gran lunga al di sopra di molti. Che i senza peccato scaglino la prima pietra. Preghiamo per il riposo della sua anima, che oggi è passata alla vita eterna.

A sua Eminenza il metropolita Kallistos – Eterna Memoria!

 
Le origini dell'anarchia ecclesiastica moderna in Ucraina

icona del "metropolita" Vasilij Lipkovskij, fondatore della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e da questa canonizzato

"Il lipkovskismo – cioè l'anarchia ecclesiastica, il rivoluzionismo ecclesiastico – ha catturato profondamente le masse ucraine, in particolare l'intelligentsia socialista, e anche il nostro clero. E anche se  nella Chiesa esteriormente non c'è virtualmente nulla di Lipkovskij e non rimane più nessuno dei sui seguaci, questi continua ad aleggiare sulla nostra Chiesa come un corvo nero, corrompendolo dall'interno fino a oggi... E questo Lipkovskij ha fortemente danneggiato la purezza dell'Ortodossia ucraina e ha privato la nostra Chiesa della sua gloria", ha avvertito l'ex arcivescovo di Kholm e Podlasie e successivamente primo ierarca della Chiesa greco-cattolica ucraina in Canada, il metropolita Ilarion (prof. I. Ogienko) nel 1950. [1]

Questo argomento, apparentemente dal lontano passato, è molto rilevante per la moderna Ortodossia ucraina già da oltre novant'anni. Inoltre, è più rilevante di quanto possa sembrare a prima vista... Acquisisce un nuovo significato speciale nel contesto delle ultime decisioni del Patriarcato di Costantinopoli sulla concessione di un tomos d'autocefalia all'Ucraina. [2]

Monumenti e icone a un empio "santo"

Di recente nei media ucraini si è diffusa la notizia che la diocesi del "patriarcato di Kiev" di Cherkassy sta progettando di erigere un monumento al primo metropolita della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" Vasily Lipkovskij in occasione dell'atteso tomos d'autocefalia.

Il curatore del progetto è il metropolita Ioann (Jaremenko) della diocesi di Cherkassy e Chigirin del "patriarcato di Kiev", che, insieme al capo dell'amministrazione della regione di Cherkassy, J. Tkachenko, ha tenuto uno speciale incontro in loco il 4 settembre 2018 e delineato il sito per la costruzione del monumento.

Descrivendo questo evento in una pubblicazione del 7 settembre 2018, il sito ufficiale del "patriarcato di Kiev" chiama Vasilij Lipkovskij "l'ispiratore ideologico della chiesa ucraina indipendente", che "pose le fondamenta e iniziò questo processo di autocefalizzazione dell'Ortodossia ucraina che ora, 100 anni dopo il suo inizio, si sta avvicinando alla sua logica conclusione". Come scrive il sito del "patriarcato di Kiev", l'installazione del monumento a Lipkovskij "sarà un evento significativo non solo di portata regionale ma di significato pan-ucraino, e imprimerà per sempre questa personalità eccezionale e straordinaria nei cuori e nelle anime degli ucraini moderni". E poi, legando questi piani al tomos atteso da Costantinopoli, il sito del "patriarcato di Kiev" osserva:" Dopo tutto,la stragrande maggioranza del popolo ucraino ora si aspetta la concessione dell'autocefalia da Costantinopoli come Chiesa ortodossa ucraina locale, che renderà infine la Chiesa ucraina un membro a pieno titolo della famiglia globale delle Chiese ortodosse locali". [3]

modello del memoriale al "metropolita" Lipkovskij a Cherkassy, ​​settembre 2018

Nelle sue epistole, il primate del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko ha più volte definito Vasilij Lipkovskij un "metropolita" e un "grande ierarca dell'Ucraina", "che ha preso l'omoforio di arcipastore sulle sue spalle" e ha portato la "croce gerarchica", e "l'esempio del metropolita Vasilij Lipkovskij ci ispira" [4]

Il "patriarcato di Kiev" ha tenuto molte conferenze teologiche e giubilei accademici dedicati a Vasilij Lipkovskij e alla sua eredità, ha servito panichide e litie per lui come per un metropolita-martire canonico, e così via. [5]

La Chiesa ortodossa autocefala ucraina si è spinta ancora oltre, canonizzando Lipkovskij e altri gerarchi nominati da lui negli anni '20 come "nuovi martiri della terra ucraina" con risoluzione del terzo concilio locale della Chiesa ortodossa autocefala ucraina il 27-28 maggio 1997, inserendoli ufficialmente nel proprio mineo al 14 novembre. [6] Nella Chiesa ortodossa autocefala ucraina, è stato introdotto un servizio specifico per i "nuovi martiri della terra ucraina". Sono state dipinte icone allo "ieromartire" Vasilij Lipkovskij e ad altri gerarchi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina caduti negli anni '20, che sono venerati come "santi ortodossi" ai quali si servono molebny e acatisti, e così via.

icona del "metropolita" Vasilij Lipkovskij e di altri gerarchi autoconsacrati, canonizzati dalla Chiesa ortodossa autocefala ucraina nel 1997

Secondo il primate del "patriarcato di Kiev", il metropolita Vasilij Lipkovskij è "ispiratore" e "fondatore" dell'autocefalia dell'Ortodossia ucraina.

Cercheremo qui di esaminare brevemente ciò che è stato effettivamente creato nel 1921. Potrebbe Vasilij Lipkovskij essere riconosciuto nell'Ortodossia mondiale come fondatore canonico della vita ecclesiale, metropolita ortodosso e santo?

L'arciprete Vasilij Lipkovskij e la proclamazione della Chiesa ortodossa autocefala ucraina nel 1921

Bisogna riconoscere che la figura di Vasilij Lipkovskij è davvero unica e in una certa misura geniale. Tuttavia, nelle sue opinioni e attività, ricorda più un rappresentante del movimento riformista-protestante che un vescovo ortodosso. Da semplice prete del clero bianco (sposato), cercò di guidare il movimento autocefalista ucraino negli anni '20 e lo condusse sulla via della riforma, tuffandosi completamente in una profonda crisi canonica.

l'arciprete Vasilij Lipkovksij, fondatore della Chiesa ortodossa autocefala ucraina nel 1921

Nel 1921, con un gruppo di sostenitori, l'arciprete Vasilij Lipkovksij, dopo essersi assicurato l'accordo e il sostegno delle autorità sovietiche e aver ricevuto da esse l'uso della cattedrale di santa Sofia e di altre chiese a Kiev, annunciò la creazione della Chiesa ortodossa autocefala ucraina (useremo l'abbreviazione "lipkovkskisti", dal nome del suo fondatore, per distinguerla dagli altri ceppi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina). Tuttavia, il modo in cui fu gestita questa fondazione contraddiceva tutte le norme canoniche e l'ordine dell'Ortodossia universale. Inoltre, respinsero i canoni dei sette Concili ecumenici e adottarono i loro nuovi cosiddetti "canoni di Kiev".

Così, il metropolita Ilarion (prof. I. Ogienko) osservò piuttosto duramente che "nell'atmosfera del socialismo nacque la Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Questa Chiesa ha rotto in modo decisivo con la tradizione secolare della Chiesa di Kiev e l'antica tradizione ucraina della purezza dell'Ortodossia. Una nuova formazione senza precedenti, ha decisamente rotto con l'anima stessa dell'Ortodossia - con i canoni dei sette concili ecumenici e ha creato i suoi "canoni". La nostra antica ideologia ecclesiastica è stata brutalmente calpestata. Millantatori e demagoghi analfabeti la chiamavano "la rinascita della Chiesa ucraina", mentre era una rottura completa con la tradizionale Chiesa secolare del popolo ucraino, in quanto una rinascita è una restaurazione di ciò che era, ma ciò che fu creato nel 1921 non è mai esistito nella Chiesa ucraina durante tutti i secoli della sua storia". [7]

La formazione organizzativa dei lipkovskisti avvenne nel primo concilio pan-ucraino nell'ottobre 1921. Questo fu convocato senza osservare la procedura canonica e senza la partecipazione dei vescovi ortodossi. fu avviato dal cosiddetto "Consiglio pan-ucraino della Chiesa ortodossa", un'organizzazione pubblica che comprendeva un piccolo gruppo di sacerdoti e laici della stessa mentalità. Il suo presidente era il convinto socialista Mikhail Moroz. Tra le figure di spicco, il ruolo principale era occupato da un sacerdote di idee di sinistra, l'arciprete Vasilij Lipkovskij. Per iniziativa del Consiglio pan-ucraino, fu creata e registrata nell'Ucraina sovietica l'Unione delle parrocchie ortodosse ucraine, sulla base della quale si sarebbe tenuto il Concilio.

Inizialmente, questo evento era stato programmato come il "primo congresso dell'Unione ucraina delle parrocchie ortodosse", ma durante la pianificazione fu ribattezzato "Concilio pan-ucraino della Chiesa ortodossa", sebbene molti dei suoi delegati avessero un mandato non per un concilio ma per un congresso. [8] Anche durante le riunioni, una parte dei delegati non era d'accordo con la ridenominazione del "congresso" in un "concilio" poiché non vi era un solo vescovo. Tuttavia, tali dissidenti furono privati ​​del diritto di voto e di partecipazione.

Le ordinazioni presbiterali di Lipkovskij e di altri vescovi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina

All'epoca dell'apertura del "Concilio ucraino", il 14 ottobre 1921, erano registrati 472 delegati, tra i quali c'erano sessantaquattro sacerdoti, diciassette diaconi e il resto laici (principalmente contadini e lavoratori). [9] Si noti il numero piuttosto basso di chierici tra i partecipanti. Secondo le statistiche, nel 1914 c'erano 10.565 preti, 1.825 diaconi e 10.793 cantori di chiesa [10] nella sola Ucraina "Pridniprovksa" (senza le province occidentali e transcarpatiche dell'Ucraina). Cioè, sessantaquattro sacerdoti e diciassette diaconi non potevano rappresentare gli interessi e le opinioni di tutto il clero ortodosso dell'Ucraina. Inoltre, non avevano ricevuto alcuna autorità da parte delle loro diocesi e parteciparono al concilio di propria iniziativa.

Delegati del primo concilio dei lipkovskisti davanti alla cattedrale di santa Sofia a Kiev, ottobre 1921

Le decisioni più importanti del concilio furono la proclamazione della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e le consacrazioni di tipo presbiterale (senza vescovi) dei suoi primi vescovi.

Ecco come uno dei testimoni e partecipanti ha descritto questo evento nelle pagine della pubblicazione ufficiale "Chiesa e vita" dei lipkovskisti nel 1927:

"Il maestoso momento della consacrazione era arrivato. Tutta la comunità di Cristo, l'intero concilio riunito in un'unica fiamma di preghiera al Padre celeste, chiedendogli di concedere, di inviare lo Spirito Santo al primo vescovo ucraino. Il più anziano arciprete leggeva la preghiera della consacrazione e tutti i membri del concilio imponevano le mani l'uno sulle spalle dell'altro, e quelli in piedi sulla solea sulle spalle dei diaconi, i diaconi sulle spalle dei sacerdoti, e i sacerdoti sugli ordinandi. Duranti canti e le preghiere della Chiesa, hanno rivestito i consacrati con paramenti episcopali, ed è giunto un momento di pura e santa gioia". [11]

Come si vede, la cerimonia descritta con l'invocazione "per inviare lo Spirito Santo", che come ordinazione fu nominata "sobornopravny" o "di diritto conciliare", e in cui i laici (uomini e donne) parteciparono attraverso l'imposizione delle mani l'uno sull'altro, ricorda più i rituali delle singole denominazioni carismatiche protestanti e dei khlysty. [12]

Dalle trascrizioni del primo concilio dei lipkovskisti è chiaro che c'era uno scisma tra i delegati a causa delle polemiche che circondavano le auto-consacrazioni dei vescovi e altre riforme.

Già durante il lavoro del concilio, uno dei partecipanti, il delegato della Fratellanza di Poltava padre Dimitrij Khrapko, dichiarò: "Sono emersi due flussi: uno puramente ortodosso e l'altro chiaramente protestante-settario". [13] Al suo richiamo ad aderire strettamente ai canoni, padre Lipkovskij rispose soltanto: "Non siate schiavi di questa teologia". [14] Per diversi giorni, al concilio ebbero luogo vivaci dibattiti e discussioni sulla necessità di rispettare le regole e i canoni apostolici sulla questione di stabilire nuovi vescovi per la Chiesa ucraina. Tuttavia, i sostenitori della tradizionale posizione canonica furono stigmatizzati con etichette quali "traditori" e furono sostanzialmente rimossi dalla partecipazione ai lavori.

I socialisti M. Moroz e V. Chekhovskij, che guidavano il concilio, insistevano sul fatto che la nuova Chiesa ucraina, rispondendo alle sfide dell'era rivoluzionaria, doveva rompere decisamente con i vecchi costumi gerarchici del regime della classe superiore e creare una "gerarchia nuova, veramente nazionale e dalle regole conciliari", che non provenisse da vescovi sovrani, ma dai comuni lavoratori. A sostegno di questa posizione, il capo della Confraternita dei lavoratori della parola, V. Chechovskij, basandosi su interpretazioni protestanti, sviluppò una teoria secondo cui la grazia dello Spirito Santo non è nei vescovi, ma nella Chiesa, cioè, nella comunità dei credenti, e quindi tale comunità può imporre le mani sul candidato e dargli la grazia e i doni dello Spirito Santo. [15] Credeva anche che i membri del consiglio potessero "accendere la grazia dello Spirito Santo con la loro fede". [16] Tuttavia, faceva affidamento sull'ipotesi che nelle antiche chiese alessandrina e romana prima del primo Concilio ecumenico, i nuovi vescovi fossero ordinati dai sacerdoti senza la partecipazione di vescovi e che al primo e al successivo concilio ecumenico, i vescovi avessero distorto questa antica pratica cristiana, usurpando il potere nella Chiesa. Vale la pena notare qui che molti studi dimostrano che tale interpretazione è troppo semplificata ed errata. Nella chiesa di Alessandria (africana) nell'antichità esisteva veramente una tradizione locale di partecipazione dei sacerdoti nella dei consacrazione dei vescovi. Tuttavia, era una cerimonia aggiuntiva che non cancellava né sostituiva l'imposizione delle mani su un vescovo da parte di vescovi, come richiesto dal primo canone apostolico ("un vescovo sia ordinato da due o tre vescovi"). Secondo la logica di Cechovskij, si poteva trarre ispirazione da qualsiasi eresia o pratica sbagliata sorta nella Chiesa antica e dichiararla alla base del dogma e della Tradizione della Chiesa. Ma è proprio per questo che furono convocati i Concili ecumenici – per normalizzare e stabilire regole e canoni comuni per l'intera Chiesa universale e per superare dispute ed eresie (in particolare gnosticismo, arianesimo, nestorianismo, ecc.) che avevano corrotto la Chiesa cristiana antica dall'interno.

l'ideologo ed "evangelista" dei lipkovskisti, il capo della Confraternita dei lavoratori della parola, Vladimir Chekhovskij

Successivamente, sulla base del suo rapporto al concilio, Chekhovskij scrisse un'opera separata intitolata La fondazione della liberazione del Chiesa dal principe di questa era, dove giustificava ulteriormente le idee delle consacrazioni presbiterali e il rifiuto dei canoni ecclesiastici dei sette Concili ecumenici.

In realtà, Chekhovskij stava manipolando i fatti. Padre Ksenofont Sokolovskij [17] e molti altri sacerdoti che avevano avuto un'istruzione teologica si pronunciarono contro le sue argomentazioni al concilio. Tuttavia, le loro proteste contro il presidium del concilio guidato da Moroz e Lipkovskij non furono prese in considerazione, e molti di loro furono addirittura privati del diritto di voto.

Secondo quanto riconobbe lo stesso Lipkovskij, la stragrande maggioranza dei partecipanti al concilio era composta da contadini e operai analfabeti. Naturalmente, questi non avevano le conoscenze teologiche pertinenti e la capacità di verificare l'autenticità di ciò che veniva detto dai capi dell'assemblea. Come partecipante a questi eventi e successivamente presidente del concilio pan-ucraino della Chiesa ortodossa autocefala ucraina (1924-1926) il protodiacono Vasilij Potjenko ha ricordato questo: "Non lo nasconderò: i deputati del concilio erano principalmente persone con poca familiarità con i canoni della Chiesa e varie sottili massime missionarie". Sulla questione della consacrazione dei vescovi senza la partecipazione di alcun vescovo, come ha ricordato Potjenko: "Le autorità in cui essi (i partecipanti al concilio) hanno fiducia, dicono che si può fare. Va bene! Mi è stato tolto un peso dalle spalle... Questo atto sarebbe comunque avvenuto: ecco come sono andate le cose. Non sarebbe successo solo se nessuna delle autorità avesse avuto un'idea del genere". [18]

Le autorità a cui Potienko si riferisce sarebbero lo stesso padre Vasilij Lipkovskij. Costui sostenne appieno le richieste rivoluzionarie del suo stretto collega e consigliere Chekhovskij di "liberare la Chiesa dal giogo episcopale-autocratico del regime borghese", e più tardi nelle sue lettere ufficiali, divenuto "metropolita", si definì orgogliosamente "un rivoluzionario della Chiesa".

Arciprete V. Lipkovskij: "metropolita ortodosso" o "rivoluzionario della Chiesa"?

Dopo la sua consacrazione presbiterale come vescovo e metropolita, il 23 ottobre 1921 Vasilij Lipkovskij scrisse di se stesso nella sua prima epistola che era "un servitore del Signore Gesù Cristo, eletto dal Concilio pan-ucraino della Chiesa ortodossa e dalla grazia dello Spirito Santo, stabilita attraverso l'imposizione delle mani dei sacerdoti ucraini e dell'intero concilio". [19] Oltre al titolo legale di "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", la struttura di recente formazione fu chiamata la "Chiesa vivente ortodossa autocefala ucraina di libera regola nazional-conciliare" [20] nel suo indirizzo ufficiale.

Secondo tutti i criteri degli insegnamenti teologici patristici ortodossi e dei canoni dei sette Concili ecumenici, i punti di vista e gli insegnamenti di padre Vasilij avevano il carattere di un'eresia ecclesiologica. Sotto la forma rituale esteriore dell'Ortodossia, egli predicava in parte la tipica visione protestante sulla Chiesa e la fede mescolata con le idee e gli slogan dei socialisti rivoluzionari del tempo. Padre Lipkovskij si considerava praticamente un "apostolo" e "un Lutero ucraino" chiamato a liberare la Chiesa ucraina dalle "catene del passato" e dal "giogo episcopale-autocratico".

Il rifiuto dell'episcopato canonico tradizionale non era solo un'azione accidentale o forzata, come alcuni cercano di presentarla. Un'analisi dei numerosi documenti di questi eventi dà motivo di credere che sia stato un passo consapevole e deciso. Il messaggio di Lipkovskij e del Concilio pan-ucraino al popolo ucraino nel dicembre del 1921 osserva:

Avete paura di rompere i vecchi canoni. Aprite gli occhi e comprendete che con la distruzione generale di tutto ciò che è vecchio, quelle vecchie case anguste del passato della vita della Chiesa devono disintegrarsi e ne devono essere costruite di nuove, più spaziose... Pertanto, la Chiesa di Cristo eternamente vivente dovrebbe essere una Chiesa eternamente creativa, per organizzare la sua vita in accordo con le condizioni generali del tempo... Gettate via il giogo della subordinazione servile all'autocrazia episcopale nella Chiesa... C'è ora davanti a voi un sentiero infinitamente più degno, il solo degno del ministero di un servo di Dio – essere i primi servitori della Chiesa vivente del suo popolo. State su questo sentiero... Siete molto preoccupati per la formazione da parte della Chiesa ortodossa ucraina del suo stesso episcopato, non tradizionale per il tempo dell'autocrazia episcopale, ma un primo sistema apostolico, conciliare-ecclesiastico. Ma comprendete che in questo evento non vi è alcuna violazione della fede ortodossa, nessuna distruzione dei dogmi della Chiesa ortodossa da parte del Concilio pan-ucraino. Questo ha accettato solo i mezzi di formazione più degni e appropriati, degni sia della Chiesa ucraina sia dello spirito della fede di Cristo, con la forza della propria fede e speranza nei più alti organi per la restaurazione della vita della nostra Chiesa... Avete paura che la Chiesa universale non riconoscerà il nostro evento? La Chiesa universale, costruita sulla fondazione della fede ortodossa, ma, secondo le nuove esigenze della vita, la Chiesa vivente, la Chiesa del futuro, riconoscerà certamente questo evento come la conseguenza di una vita vivente. E la Chiesa universale del passato, la Chiesa delle rovine, dov'è? Non temete quegli anatemi che ammassano su di noi i capi e i sostenitori delle vecchie tombe ecclesiali. [21]

Ed ecco un altro documento molto eloquente che illustra vividamente la visione di padre Lipkovskij e dell'intera chiesa dei lipkovskisti. Nella sua dichiarazione del 15 agosto 1927, inviata al governo centrale dell'URSS, Lipkovskij scrisse quanto segue:

Io sono un rivoluzionario della Chiesa, perché la Chiesa ucraina è emersa e si sta liberando e la lotta con il vecchio sistema porta a una rivoluzione, e ogni reazione di per sé non permetterà un ritorno. E quindi, do il benvenuto alla rivoluzione politica e sociale, alla liberazione generale e a una soddisfazione più giusta dei lavoratori. Io mi sono interessato solo alla Chiesa per tutta la mia vita, sognando la liberazione della Chiesa, cioè del suo stato quando non ci saranno nobiltà, principati, ma solo fratellanza, e quando lo stato non interferirà nella sua vita. E sono felice di aver vissuto per vedere la possibilità di realizzare questo stato della Chiesa durante il periodo del regime sovietico, con le sue leggi sulla separazione tra chiesa e stato. Non mi sono mai riconciliato con lo stato della Chiesa sotto il sistema capitalista e lo tsarismo russo, quando è stato appesantito da infiniti tesori per molti secoli, ha iniziato a servire mammona, e così ha perso le alleanze di Cristo e ha spento lo spirito di Cristo in se stesso, secondo la parola di Cristo: voi non potete servire Dio e mammona (Mt 6,24), e si è consegnata al servizio dello stato per questa mammona; Sono felice che sotto le autorità sovietiche, la Chiesa sia liberata dal peso del capitalismo, ritornando allo stato di Cristo... Tutti i sentimenti di suprema felicità nella mia vita che ho vissuto grazie alle autorità sovietiche mi rendono un sincero sostenitore delle autorità sovietiche, mi fanno desiderare il loro sviluppo e rafforzamento... Secondo la volontà dell'apostolo, io obbedisco alle autorità sovietiche in tutto, come suo cittadino cosciente ho adempiuto e adempirò le sue leggi, e gli do il dovuto rispetto non solo per timore ma anche per coscienza, e le autorità sovietiche non vedranno mai in me un avversario o un ribelle contro di loro. Porto testimonianza di questo per l'intera Chiesa ucraina... confesso e predico che la Chiesa di Cristo è al di sopra dei partiti, non conosce i partiti, e la Chiesa ucraina è in realtà la Chiesa del lavoratore e del contadino, e quindi la felice vita cosciente di lavoratori e contadini è molto più vicina ad essa, e qualsiasi oppressione o sfruttamento di operai e contadini è molto più contraria... Questi sono i miei umori e credenze spirituali franchi, veritieri e sinceri per cui vivo e sulla cui base opero. [22]

Questa dichiarazione di Vasily Lipkovskij del 1927 è il suo peculiare "simbolo di fede", che rivela le sue opinioni ecclesiologiche e gli insegnamenti sulla Chiesa e sulla rivoluzione socialista.

I "canoni di Kiev" dei lipkovskisti

Come si può vedere dai documenti citati, il concilio dei lipkovskisti, che ha consapevolmente intrapreso la strada della riforma rivoluzionaria, aveva di fatto respinto i canoni dei sette Concili ecumenici come "obsoleti". I loro cosiddetti "canoni di Kiev" dei lipkovskisti erano stati adottati al loro posto.

il terzo dei primi ierarchi dei lipkovskisti, il "metropolita" Ivan Pavlovskij, anni '30

In particolare, nel primo paragrafo di questi "canoni" si nota che il "sistema episcopale-autocratico della Chiesa, sviluppato sotto l'influenza delle condizioni dei sistemi storici e statali-monarchici di quei tempi, che erano pieni di vecchi canoni, in futuro non potrà rimanere e dovrebbe essere modificato da una struttura ecclesiale di governo conciliare". Tra l'altro, i nuovi "canoni" proclamano (§ 2 , PP. 12) che la Chiesa ortodossa autocefala ucraina "gestisce la propria vita ecclesiastica sotto la direzione dello Spirito Santo". [23]

Le consacrazioni episcopali autocelebrate da presbiteri secondo le cosiddette "regole conciliari" (§ 4, p.6) furono approvate come "canoniche" dai "canoni" dei lipkovskisti; fu introdotto un episcopato sposato (§ 11, p.2, 16); ogni autorità passò ai concili della Chiesa (concili con potere decisonale, chiamati "di regola conciliare"), ma la maggior parte delle funzioni dell'episcopato fu trasferita ai laici (§§ 1, 3 e 4); fu introdotto il diritto dei preti a divorziare e risposarsi ripetutamente, e questo stesso diritto doveva essere regolato solo dalle norme della legislazione civile sovietica (§ 11, 2, 16-18); il "vecchio statuto monastico greco" fu abolito (§ 9, p.3), e i monasteri furono trasformati in comuni di lavoro religioso e dovevano entrare come confraternite individuali nella composizione delle parrocchie (§ 9, 1-2); fu permesso di apportare modifiche ai servizi divini introducendo "nuove opere, come espressioni ispirate di una creatività religioso-ecclesiastica vivente" (§ 10, p.2), e furono attuate altre riforme amministrative ed ecclesiastico-canoniche. [24]

Il concilio dei lipkovskisti approvò anche un appello a tutte le Chiese ortodosse locali del mondo con una richiesta di seguire il loro esempio, portare avanti riforme simili e convocare insieme l'ottavo Concilio ecumenico a Kiev, per approvare le summenzionate riforme della Chiesa. [25]

Opposizione alle tendenze radicali di riforma e scisma del movimento autocefalo ucraino

A causa del predominio dei sentimenti riformisti radicali nel concilio di Kiev del 1921, parte dei partecipanti tradizionalisti non solo non li sostenne, ma smise di parteciparvi. Le trascrizioni del concilio hanno conservato molti nomi di sacerdoti e delegazioni laiche che non solo discutevano, ma protestavano categoricamente contro le proposte delle auto-consacrazioni presbiterali e di altre tendenze riformiste. La direzione del concilio arrivò persino a privare diversi attivi oppositori tradizionalisti del diritto di parlare e votare. Di conseguenza, solo 258 dei 472 delegati votarono per le auto-consacrazioni. Un po' meno della metà, 214 delegati, o non votarono o abbandonarono la riunione. [26] Inoltre, dei sessantaquattro sacerdoti e diciassette diaconi presenti al concilio, solo trenta preti e dodici diaconi accettarono di prendere parte all'auto-consacrazione di Vasilij Lipkovskij. [27] Cioè, più della metà dei sacerdoti (trentaquattro su sessantaquattro) si rifiutarono di partecipare a questa azione, a loro avviso non canonica, per vari motivi.

l'arcivescovo Parfenij (Levitskij) di Poltava

È emblematico il fatto che sostenitori del movimento autocefalista ucraino come il vescovo Agapit (Vishnevskij), il vescovo Antonij (Granovskij) e l'arcivescovo Parfenij (Levitskij) abbiano categoricamente rifiutato di riconoscere le decisioni del concilio di Kiev dell'ottobre 1921. L'arcivescovo Parfenij (Levitskij), che occupava la sede di Poltava, era un leader spirituale del movimento della Chiesa ucraina nella provincia di Poltava ed era considerato l'ispiratore ideologico della rinascita della Chiesa ucraina. E se nel 1920 aveva accettato di concedere protezione canonica a padre Lipkovskij e ai suoi sostenitori sotto il suo omoforio, e addirittura diede il consenso preliminare per essere il primate della Chiesa autocefala ucraina, poi nel 1921, avendo conosciuto meglio le idee riformiste radicali socialiste e protestanti di questa tendenza, cominciò a rinnegarle in ogni modo. Pertanto non riconobbe la chiesa dei lipkovskisti di nuova costituzione. Le sue ragioni erano puramente ideologiche, canoniche e ecclesiologiche. Da coerente ucrainofilo, rimase allo stesso tempo un coerente e tradizionalista conservatore nelle questioni ecclesiastico-canoniche. Neppure il suo più vicino discepolo e aiutante, padre Buldovskij, riconobbe i lipkovskisti e un anno e mezzo dopo (nel gennaio 1923) ricevette una consacrazione canonica come vescovo di Lubnij e Mirgorod, e nel 1925 partecipò alla creazione di un'alternativa al "lipkovskismo", il cosiddetto "sinodo di Lubnij "o "Chiesa ortodossa autocefala ucraina di Buldovskij". All'inizio, questo sinodo era guidato da uno dei vecchi leader del movimento autocefalista ucraino, il prete Pavel Pogorilko, che era stato uno dei primi candidati all'episcopato nominato dal concilio della Chiesa ortodossa autocefala ucraina. Non riconoscendo le auto-ordinazioni, nel gennaio 1923 ricevette una consacrazione episcopale dall'ex vescovo canonico Antonij (Granovskij). Anche gli ex vescovi canonici Ioannikij (Sokolovskij) di Ekaterinoslav, Sergej (Labuntsov) di Prilutsk e Sergej (Ivanitskij) di Snovsk si unirono a questo ramo. Dal 1926, questa Chiesa autocefala ucraina "conciliare-episcopale" fu infine guidata dal suddetto Feofil (Buldoskij) come metropolita, e successivamente, nel 1942, si fuse con la Chiesa autocefala ucraina del metropolita Polikarp (Sikorskij).

il primo ierarca della Chiesa ortodossa autocefala ucraina "conciliare-episcopale", il metropolita Feofil Buldovskij

L'emergere della Chiesa ortodossa autocefala ucraina "conciliare-episcopale" fu una sorta di risposta alternativa degli autocefalisti ucraini tradizionalisti all'emergere dei riformisti lipkovskisti auto-consacrati. Inoltre, tale Chiesa ortodossa autocefala ucraina fu poi raggiunta da diverse figure del movimento autocefalista ucraino che vi avevano partecipato attivamente dal 1917 al 1918, ma non erano d'accordo con le decisioni non canoniche del concilio di Kiev del 1921. Allo stesso tempo, dal 1925, apparve in Ucraina la cosiddetta Chiesa ortodossa autocefala ucraina "sinodale" o "rinnovazionista", guidata dall'ex arcivescovo Pimen (Pegov) di Podolsky. Il segretario del sinodo di questa chiesa, l'arcivescovo Serafim (Ljade) fu successivamente ricevuto nella Chiesa ortodossa russa all'estero nel suo rango attuale, divenendo metropolita e capo del distretto metropolitano dell'Europa centrale.

il primo ierarca della chiesa dei "rinnovazionisti sinodali", il metropolita Pimen Pegov

Tutte e tre queste correnti ecclesiastiche ucraine (lipkovskisti, episcopali-conciliari e sinodali-rinnovazionisti) erano, in un modo o nell'altro, "ispiratrici ideologiche della Chiesa ucraina indipendente", avendo avuto inizio nel movimento per l'autocefalia. All'inizio, furono tutte attivamente sostenute dal governo sovietico, che era interessato allo scisma nell'Ortodossia in Ucraina e all'indebolimento della posizione della Chiesa patriarcale "tikhonita". Tuttavia, negli anni '30, furono tutte sottoposti a repressioni dal regime comunista e furono distrutte.

L'apparizione di altre correnti della Chiesa ortodossa autocefala ucraina è stata una certa reazione all'emergere non canonico dei lipkovskisti.

Infatti, sotto l'aspetto esteriore cerimoniale della Chiesa ortodossa, nel 1921 fu creata una denominazione cristiana che somigliava in parte a una denominazione protestante piuttosto che all'Ortodossia. Per questo motivo, non fu riconosciuta da nessuna Chiesa nel mondo e fu considerata autoconsacrata ed eretica, provocando nuovi scismi nell'Ortodossia ucraina.

Il lipkovskismo come ostacolo all'unificazione della Chiesa ucraina

Nella rivista canadese "Word of Truth" da lui curata, il già citato metropolita Ilarion (Ogienko), che riflette sugli ostacoli all'unificazione e al riconoscimento delle Chiese ucraine, ha notato che uno dei problemi seri qui è stato proprio il retaggio dei lipkovskiti, nato in Ucraina nel 1921 sotto l'influenza dei sentimenti rivoluzionari bolscevichi. Secondo lui, questa eredità, come un virus, aveva corroso e distrutto la Chiesa ucraina dall'interno per decenni. "La fede senza l'accettazione dei santi canoni dei sette Concili ecumenici è protestantesimo. Poiché la Chiesa universale non ha riconosciuto la Chiesa ortodossa autocefala ucraina di Kiev del 1921, considera anche la nuova Chiesa ortodossa autocefala ucraina con il sospetto che non sia ortodossa, poiché fa risalire le sue origini a Lipkovskij. Questo è uno dei principali ostacoli al riconoscimento e all'unificazione delle nostre Chiese... E anche se  nella Chiesa esteriormente non c'è virtualmente nulla di Lipkovskij e non rimane più nessuno dei sui seguaci, questi continua ad aleggiare sulla nostra Chiesa come un corvo nero, corrompendolo dall'interno fino a oggi", scrisse il metropolita Ilarion. [28]

Più di sessanta anni sono passati da queste parole di Hilarion (Ogienko), ma tali parole sono rimaste pertinenti fino a oggi. Sfortunatamente, anche nel XXI secolo, l'ecclesiologia e il retaggio spiritualmente distorto ed eretico di Lipkovskij non sono stati superati nelle Chiese ucraine (sia la Chiesa ortodossa autocefala ucraina che il "patriarcato di Kiev"). Sebbene non abbiano più continuità di ordinazioni dalla gerarchia auto-consacrata di Lipkovskij, questa eredità di Lipkovskij sul piano ecclesiologico e spirituale-ideologico è ancora considerata la base per l'emergere dell'autocefalia della Chiesa ucraina, degna di lode, imitazione, e venerazione. Questo è evidente da molte pubblicazioni sia della Chiesa ortodossa autocefala ucraina che del "patriarcato di Kiev".

conferenza presso l'Accademia teologica del "patriarcato di Kiev", dedicata alla memoria e al retaggio di Lipkovskij, 19 marzo 2014

Così, il 22 ottobre 2001, presso l'Accademia teologica del "patriarcato di Kiev", con la benedizione del "patriarca Filaret", c'è stata una solenne conferenza accademico-teologica in onore dell'ottantesimo anniversario del "concilio di Kiev" del 1921. Anche i rappresentanti della Chiesa ortodossa autocefala ucraina hanno preso parte a questi eventi, celebrando anch'essi attivamente questo anniversario. Nella risoluzione finale della conferenza teologica all'accademia del "patriarcato di Kiev", è stato dichiarato all'unanimità che:

Il concilio ucraino del 1921 è la pietra miliare più importante della storia della Chiesa ucraina nel XX secolo. È ugualmente importante sia per la Chiesa ortodossa autocefala ucraina che per il patriarcato di Kiev... Il concilio del 1921 riflette i comuni problemi ortodossi dell'unione della fedeltà alle tradizioni e la capacità di rinnovamento, che sono ancora i problemi fondamentali della Chiesa... Il concilio del 1921 fu pieno della santa fiamma della fede. E il suo radicalismo ricorda le parole del Salvatore. [29]

Da questa risoluzione è chiaro che sia la Chiesa ortodossa autocefala ucraina che il "patriarcato di Kiev" continuano a derivare le loro origini storico-ideologiche da Lipkovskij e dalla formazione degli auto-consacrati del 1921. Inoltre, il Sinodo del "patriarcato di Kiev" ha accettato la cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala ucraina di regola conciliare" negli Stati Uniti con i suoi vescovi e chierici nei loro ordini esistenti, che ufficialmente confessano i cosiddetti "canoni di Kiev" del 1921 e considerano il lascito di Lipkovskij come il fondamento della moderna vita della Chiesa ucraina.

Così, con l'adozione dei vescovi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina e del "patriarcato di Kiev" nella comunione ecclesiastica da parte del Patriarcato di Costantinopoli, il problema di Lipkovskij è ora il problema canonico della Chiesa di Costantinopoli.

Può il Patriarcato di Costantinopoli risolvere questo problema, e come? Finora non ha espresso ordini o qualifiche a livello ecclesiale sull'inammissibilità della divulgazione e della venerazione del patrimonio di Lipkovskij, che non corrisponde alle tradizioni, ai canoni e agli insegnamenti della Chiesa ortodossa universale. Non è sorprendente, dato che non conoscono tutti i dettagli della vita interna della Chiesa ucraina.

Nel frattempo, il "patriarcato di Kiev" si prepara a erigere un monumento a Vasilij Lipkovskij in occasione del ricevimento di un tomos d'autocefalia da Costantinopoli. [30] E la Chiesa ortodossa autocefala ucraina sottolinea che le ultime decisioni del Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli sono, tra le altre cose, un riconoscimento della Chiesa ortodossa autocefala ucraina del 1921 e del suo "santo" canonizzato, Vasilij Lipkovskij. [31]

monumento a Lipkovskij presso le mura della cattedrale della Chiesa ortodossa autocefala ucraina a Ternopil

Il problema acquisisce particolare rilevanza perché, dato che il lipkovskismo non è stato ufficialmente condannato a livello conciliare né dalla Chiesa ortodossa autocefala ucraina né dal "patriarcato di Kiev", dopo il concilio d'unificazione, sorgerà la questione del riconoscimento automatico sia dell'eredità di Lipkovskij che della canonizzazione come "santi" di Lipkovskij e di altri gerarchi auto-consacrati, presenti tra i santi della Chiesa ortodossa autocefala ucraina fin dal 1997. [32]

Non è ancora chiaro cosa farà Costantinopoli con queste canonizzazioni. Probabilmente i suoi tentativi di limitare il diritto della Chiesa autocefala appena creata a canonizzare indipendentemente i santi e l'obbligo di coordinare tali azioni con il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli sono condizionati, tra le altre cose, dal timore che la nuova chiesa inizi a canonizzare indiscriminatamente le proprie figure non canoniche come santi, da Vasilij Lipkovskij ai moderni vescovi appena deceduti.

È un vero problema per il Patriarcato di Costantinopoli, ed è per questo che cerca di limitare i diritti a tali azioni.

Tuttavia, anche senza riconoscere queste canonizzazioni, ricevendo i vescovi e il clero della Chiesa ortodossa autocefala ucraina nella sua giurisdizione senza alcuna qualifica canonica, il Patriarcato di Costantinopoli riceve nel suo organismo ecclesiastico sia l'eredità di Lipkovskij che i suoi "santi", perché nella Chiesa, un organismo mistico, attraverso la preghiera e l'eucaristia, tutti i membri sono uniti. E anche nella nuova giurisdizione, quando gli ex vescovi e preti della Chiesa ortodossa autocefala ucraina continuano a venerare in preghiera Lipkovskij come un "santo venerato localmente", e a commemorarlo come un "santo" durante la Liturgia, a servirgli molebny e acatisti, e così via (come si pratica nella Chiesa ortodossa autocefala ucraina fino a oggi), questo riguarderà il Patriarcato di Costantinopoli. Non sarà più un problema inter-ucraino, ma un problema canonico ecclesiastico generale dell'Ortodossia universale, a cui si dovrà, prima o poi, dare una risposta canonica.

Appendice:

Messaggio di benvenuto del "patriarca di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina Filaret" in occasione del 150° anniversario della nascita del metropolita Vasilij Lipkovskij, 14 maggio 2014. [33]

La genuina Chiesa ucraina insegna amore per l'Ucraina, amore per il popolo ucraino, per i simboli ucraini, per le tradizioni ucraine, perché è la Chiesa dei figli e delle figlie dell'Ucraina che hanno dato la vita per il futuro felice e libero delle generazioni future.

Tra le personalità di spicco della storia ucraina c'è un vero patriota e pastore della Chiesa ucraina, un galiziano di nascita, il metropolita Vasilij Lipkovskij. Non temeva i lupi in vesti di pecore, non temeva di sopportare la pesante croce gerarchica tra le prove, il ridicolo, la persecuzione, la calunnia e le persecuzioni, ma prese l'omoforio arcipastorale sulle sue spalle e fino al suo ultimo respiro non abbandonò il suo gregge, non fece ricorso all'emigrazione. E anche se le autorità atee di quel tempo non gli diedero l'opportunità di svolgere il suo ministero, rimase nella sua terra ucraina, tra la sua gente, dove continuò a portare il podvig di preghiera e d'amore.

Accogliendo l'alta comunità accademica che si è riunita per onorare la memoria di questo grande gerarca dell'Ucraina, invoco la benedizione di Dio su tutti voi. Possa il sommo pastore, il Signore Gesù Cristo, attraverso l'esempio del metropolita Vasilij Lipkovskij, ispirarci ad amare la nostra terra, rispettare la memoria dei nostri antenati, valorizzare le tradizioni della nostra gente, e non servire gli stranieri nel loro corpo nel loro stato, o nell'anima nella loro Chiesa ucraina. Che il vostro lavoro porti frutti ricchi per la formazione culturale e accademica della giovane generazione dell'Ucraina benedetta da Dio!

+ Filaret

patriarca di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina

14 maggio 2014

Note

[1] Іларіон Огієнко, митр. Перешкоди до поєднання Українських Церков // Часопис “Слово Істини”, Місячник Митрополичого собору у Вінніпегу, Канада, Ч. 3 (27), січень 1950 р. С. 3-10.

[2] L'articolo originale è stato scritto prima della consegna del tomos il 6 gennaio 2019 (ndt).

[3] Fonte

[4] Fonte

[5] Fonte 1; fonte 2; fonte 3

[6] Fonte

[7] Іларіон Огієнко, митр. Перешкоди до поєднання Українських Церков… С. 3-10.

[8] Перший Всеукраїнський православний церковний собор УАПЦ, 14-30 жовтня 1921. Документи і матеріали. Київ-Львів, 1999. С. 251

[9] Ibid.

[10] Власовський І. Нарис історії Української православної церкви. Т. 4. Ч. 1. Нью-Йорк, Бавнд Брук, 1961. С.108

[11] Часопис «Церква і Життя». Ч. 4. 1927 р. С. 279

[12] I khlysty erano una setta scismatica carismatica in Russia, che deriva il proprio nome dal verbo "klyst", che significa "flagellarsi", poiché usavano vari metodi di auto-mutilazione per implementare la loro interpretazione della spiritualità.

[13] Перший Всеукраїнський православний церковний собор УАПЦ… С.114

[14] Перший Всеукраїнський православний церковний собор УАПЦ… С.130

[15] Власовський І. Нарис історії... С.116-117

[16] Перший Всеукраїнський православний церковний собор УАПЦ… С.195

[17] Перший Всеукраїнський православний церковний собор УАПЦ… С.197-200, 226-245

[18] Потієнко В. С. 104-105

[19] Власовський І. Нарис історії... С.126

[20] Власовський І. Нарис історії... С.125

[21] Власовський І. Нарис історії... С.133-134

[22] Власовський І. Нарис історії... С.178-181

[23] Канони УАПЦ, затверджені на Всеукраїнському православному церковному соборі… С. 377

[24] Канони УАПЦ, затверджені на Всеукраїнському православному церковному соборі… С. 375-400

[25] Власовський І. Нарис історії... С. 135

[26] Перший Всеукраїнський православний церковний собор УАПЦ… С. 258; Власовський І. Нарис історії... С. 118

[27] Преловська І. Видатний церковний діяч Іван Теодорович // Теодорович І. Благодатність ієрархії УАПЦ. К., 2010. С. 32

[28] Іларіон Огієнко, митр. Перешкоди до поєднання Українських Церков… С. 3-10

[29] Інформаційний бюлетень «Київська патріярхія. Офіційна хроніка». № 14 (73), 30 жовтня 2001. С. 7-8

[30] Fonte

[31] Fonte

[32] Fonte

[33] Fonte

 
Completata la serie di guide di preparazione al Matrimonio
Abbiamo caricato sul sito la guida della preparazione al matrimonio in lingua russa, per la quale ringraziamo Alena, che ci ha fatto un lavoro di alta qualità.
Con questo testo abbiamo finalmente tutte le versioni, in italiano, russo e romeno, delle guide che usiamo nella nostra catechesi prima dei battesimi e dei matrimoni. Le guide sono facilmente scaricabili e stampabili in formato PDF. Chi le desidera già rilegate a libretto può farcelo sapere tramite la nostra funzione di contatto del sito; invieremo volentieri le matrici dei libretti alle parrocchie ortodosse che ce ne faranno richiesta (specificate le lingue desiderate), e siamo disposti a proporre condizioni vantaggiose per chi ne desidera copie stampate in grande numero.
 
Tolkien e C.S. Lewis: aspetti delle loro vite personali che potreste non conoscere

Quando ero a Oxford, in Inghilterra, ho avuto il privilegio di intervistare il professor Timothy Ware (ora metropolita Kallistos Ware della Chiesa ortodossa, all'epoca vescovo). È l'autore di The Orthodox Church e The Orthodox Way, due dei libri più popolari al mondo sull'Ortodossia.

Era anche uno studente laureato a Oxford durante i giorni di C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien e aveva alcune informazioni provenienti dall'interazione personale con loro o dalla conoscenza dei loro stretti collaboratori.

L'intervista riguardava l'acquisizione di un background e la ricerca per la sceneggiatura del mio film Il mago e il leone, incentrato sulla stretta amicizia tra Lewis e Tolkien e sul loro litigio verso la fine della loro vita. Si può leggere qui la sceneggiatura, approvata dalla C.S. Lewis Society di Oxford.

Ware è un grande ammiratore sia di Tolkien che di Lewis, sebbene abbia intuizioni e ricordi che potrebbero non essere d'accordo con le agiografie popolari di questi due autori molto popolari.

Ware aveva una conoscenza più approfondita di Lewis, lo salutava regolarmente nel campus del Magdalen College e frquentava il Socratic Club di cui Lewis era presidente. Non interagiva personalmente con Tolkien, ma partecipò a una delle sue conferenze, che per Ware non era stata molto ben organizzata o ben tenuta.

Aveva anche assistito a una conferenza di Joy Gresham, presieduta da Lewis, prima che sorgesse l'idea che ci fosse una connessione personale o romantica tra di loro (in seguito Lewis e Gresham si sposarono). Lewis sembrava insolitamente preoccupato che la conferenza di Gresham fosse ben accolta, ma Ware aveva trovato la conferenza tutt'altro che memorabile e la voce della conferenziera "piuttosto pesante".

Un caro amico e consigliere spirituale di Tolkien disse a Ware che l'autore del Signore degli Anelli temeva più tardi nella vita di poter finire all'inferno per la sua incapacità di guidare spiritualmente sua moglie, che aveva abbandonato la frequentazione della Chiesa cattolica, alla quale Tolkien fu devoto fino alla fine della sua vita.

Altre curiosità interessanti:

  • Lewis e Tolkien erano entrambi visti con un certo sospetto dai colleghi di Oxford perché non pubblicavano molto materiale accademico.

  • All'inizio Tolkien pubblicò un paio di eccellenti articoli accademici che lo aiutarono a ottenere una cattedra a pieno titolo, ma in seguito non pubblicò molto... forse perché si stava concentrando sulla sua mitologia. Ma aveva anche quattro figli ed era piuttosto impegnato.

  • Lewis scrisse libri più popolari e la sua mancanza di pubblicazioni accademiche contribuì alla sua incapacità di ottenere una cattedra a pieno titolo. Questo, a sua volta, impediva a Lewis di avere il tempo di scrivere più materiale accademico, poiché doveva dedicare gran parte del suo tempo all'insegnamento e all'istruzione.

  • Tolkien e Lewis litigarono più tardi nella vita per la religione (cattolicesimo contro anglicanesimo/evangelicalismo), per la questione del mito contro l'allegoria e anche a causa della relazione con Joy Gresham, che i colleghi consideravano strana.

  • Litigarono anche per la gelosia di Tolkien nei confronti del collega degli Inklings, Charles Williams.

Il metropolita Kallistos Ware ha rilasciato un'intervista molto piacevole, gentile e quanto mai disponibile. È abbastanza abile nella sua familiarità con le opere di Tolkien e Lewis e Charles Williams. Inoltre, era molto aggiornato sugli aspetti biografici dei due leggendari autori e ne sapeva quanto me o anche più di me, che avevo trascorso i due anni precedenti studiando specificamente quell'argomento e leggendo tutto il materiale disponibile sulle loro vite personali.

Ecco una registrazione dell'intervista e qui di seguito la trascrizione.

TRASCRIZIONE DELL'INTERVISTA

Intervista a sua Eminenza il metropolita Kallistos (Timothy) Ware, professor emerito in studi ortodossi presso l'Università di Oxford e vescovo di Diokleia. Intervista di Dean W. Arnold del 16 gennaio 2007, Oxford, Inghilterra.

I film hanno reso molto di moda l'idea di una sceneggiatura che parli del legame tra Lewis e Tolkien, e ci saranno molti altri film di Narnia realizzati nei prossimi anni. E credo che anche lo Hobbit uscirà tra un paio d'anni. Quindi, rimarrà un tema caldo.

Sì. Sì. Sì. Io non vado molto spesso al cinema. Non per motivi di principio, ma perché non arrivo mai al momento giusto. Ma sono andato a vedere il film "Il leone, la strega e l'armadio". E ci sono andato con notevoli riserve perché quando un libro ti piace, e io lo conosco abbastanza, spesso trovi che il modo in cui viene trattato in un film o in una rappresentazione teatrale non è affatto il modo in cui hai capito il libro o il personaggi. E così a volte può essere un'esperienza deludente. A volte anche io eviterei di andare a vedere un film su un libro che conoscevo bene, ma in questo caso un mio amico ha detto: "No, dovresti andare". E ho pensato che avessero realizzato con molto successo la storia de "Il leone, la strega e l'armadio". Sono rimasto colpito dal fatto che aderissero molto strettamente alla storia di Lewis.

Ho sentito che hanno fatto un buon lavoro con questo. Ha visto "Il Signore degli Anelli"?

Non l'ho ancora visto, no. No. Voglio vedere la versione originale non tagliata, che vedremo in DVD, ma forse devo solo trovare l'occasione. Non ho ancora l'attrezzatura per vederlo.

È fatto anche abbastanza bene. Ha visto il film "Shadowlands"? [In versione italiana, "Viaggio in Inghilterra", ndt]

Sì. O meglio, l'ho visto come rappresentazione teatrale, e non mi è piaciuto così tanto. Ho pensato che fosse interessante, ma alcune parti semplicemente non mi sembravano fedeli, non riflettevano la situazione di Oxford come la conoscevo.

Mi piacerebbe molto che continuasse a parlare di questi dettagli, perché vorrei essere sicuro che...

Beh, trovo difficile essere specifico su questo punto perché è accaduto molti anni fa. E può darsi che il film sia migliore, ma per me la rappresentazione teatrale non trasmetteva il... tipo di atmosfera che prevaleva ai tempi di Lewis all'Oxford College. E inoltre l'attore che interpretava la parte di Lewis – poiché io ho sentito e visto Lewis abbastanza spesso, pur non conoscendolo davvero personalmente – non funzionava, perché almeno per me non assomigliava a Lewis né parlava come lui. E quindi è stato un problema. Non sarebbe necessariamente un problema per qualcuno che non abbia conosciuto Lewis.

E questo è eccellente, perché è per questo che sono qui oggi, perché voglio sentire la sua interazione personale con Lewis e avere un'idea dell'uomo. Un paio di pensieri da parte mia. Nel film "Shadowlands", Lewis è stato interpretato da Anthony Hopkins. Non ne ho conoscenza diretta perché non ho mai incontrato C.S. Lewis, ma finora ho letto parecchio sulla vita di Lewis e Tolkien. E scommetto che il personaggio che Anthony Hopkins interpreta in "Shadowlands" è probabilmente un po' più simile a Tolkien che a Lewis. Il modo in cui Hollywood lo presenta ha ritratto Lewis come un professore di Oxford piuttosto timido, emotivamente represso, che non entra davvero in sintonia con le sue emozioni e il suo amore finché non incontra Joy Gresham. Ma la ricerca che ho fatto finora, e può correggermi se sbaglio, mostra che Lewis era un uomo piuttosto emotivo, pieno di amore e aveva questa, come la chiama Tolkien, "grande capacità di amicizia" e raccoglieva persone intorno a lui tutto il tempo in un rapporto emotivo, interattivo, e quindi non aveva bisogno di Joy per entrare finalmente in sintonia con tutto questo. Forse Tolkien avrebbe potuto essere un po' più quel tipo di persona, ma questa è la mia percezione.

Sì. Nel complesso, sono d'accordo. Tolkien era, prima di tutto e fortemente, un padre di famiglia. E in secondo luogo, era piuttosto fortemente un uomo del college che si occupava del suo insegnamento e dei suoi colleghi.

Era sottomesso all'autorità?

Sì. Non era un personaggio pubblico nel modo in cui lo era Lewis, anche se ovviamente con l'apparizione de "La compagnia dell'anello", della trilogia de "Il signore degli anelli" nel suo insieme, è entrato nell'occhio del pubblico. Ma Lewis ha raggiunto la fama molto prima di Tolkien. Lewis è diventato molto famoso durante la guerra attraverso i suoi discorsi televisivi. E per quanto riguarda il lavoro accademico di Tolkien, era famoso tra gli altri studiosi, un campo piuttosto specializzato.

Quando ha iniziato a interagire con loro?

Per quanto riguarda Lewis, questi si è sempre preoccupato di comunicare a un pubblico molto più ampio e non attraverso le sue opere di apologetica attraverso "The Screwtape Letters", "The Problem of Pain" e così via. Sì, quindi sul tema di chi fosse il più estroverso, avrei detto che Lewis era molto più estroverso di Tolkien. Tolkien aveva una cerchia di amici molto più ristretta ed era un uomo più tranquillo e riservato. Lewis era molto più socievole ed entusiasta, esuberante. Joy Gresham potrebbe aver portato alla luce il lato di Eros in Lewis, ma questi non sembra aver avuto alcuna relazione profonda con una donna fino a quando non ha conosciuto Joy. Ma per quanto riguarda la sua estroversione in generale, non ebbe bisogno di attendere che lei avesse quell'effetto su di lui. Lasci che le parli dei miei legami con Lewis. Sono venuto a Oxford nel 1952, al Magdalen College dove Lewis era ancora fellow e tutore in lingua e letteratura inglese. E non andò fino al 1954 a Cambridge per occuparvi la sua cattedra. Quindi, viveva al college da non sposato, sebbene avesse la sua casa sulla collina. In effetti lui... normalmente passava la notte al college, forse non al campus qui. Era due scale più in basso da dove mi trovavo io. Ero nell'edificio (_) e lui era solo un po' più avanti. Quindi, lo vedevo spesso in giro. A volte lo incontravo al mattino. Usciva verso le sette e mezza per una passeggiata nel parco sui viali lungo l'acqua e poi alle otto entrava nella cappella per le preghiere mattutine. E così a volte facevo anch'io una passeggiata mattutina, non per incontrarlo, ma solo perché mi piaceva stare all'aria aperta e così ci vedevamo alla mattina. Ma mai più di questo. Non l'ho mai fermato per coinvolgerlo in una conversazione. E lui, sebbene abbastanza amichevole con le persone, non era uno che prendeva l'iniziativa di dire: "Chi sei? E cosa stai facendo?" E a quei tempi, ovviamente, non c'erano relazioni così strette tra gli studenti universitari con i nostri membri più anziani. Quindi, lo ricordo lì. Ma non ho mai avuto una conversazione personale con lui. Non ho mai visto l'interno delle sue camere al college. Andavo alle riunioni del Socratic Club. E come molte altre persone vi andavo principalmente perché Lewis era il presidente. Erano ottimi dibattiti. Era una persona molto brava a pensare rapidamente e in alcune occasioni poteva essere un po' troppo invadente. Ma aveva una buona mente e usava parole e idee con grande influenza. Così, rendeva speciali gli incontri del Socratic Club. Era, credo, davvero il grande ispiratore del Socratic Club e l'idea era quella di tenervi discussioni tra filosofi e uomini di fede per creare un ponte tra filosofia e religione. A quel tempo la filosofia alla moda a Oxford era ed è tuttora il positivismo logico, che in generale non era affatto in sintonia con la religione. E l'attitudine generale era espressa dal mio tutore di filosofia al Magdalen College, Sir Geoffrey Warnock, che mi disse: "Penso che la religione stia cercando di porre domande a cui non è possibile rispondere. E comunque, le domande non mi interessano". [risate] Beh, quando qualcuno prende quella linea, non è facile sapere cosa fare in seguito. E Lewis aveva ricevuto una formazione in filosofia perché aveva studiato i classici, che è quello che ho studiato anch'io, quindi conosceva la filosofia prima di dedicarsi alla letteratura inglese. Ma Lewis voleva colmare questa lacuna e mostrare che le questioni religiose sono interessanti da un punto di vista filosofico. E il pubblico era prevalentemente composto da studenti, e penso che fosse di uno standard piuttosto alto. In realtà non sono mai andato a nessuna delle conferenze di Lewis, cosa che rimpiango, avrei dovuto. Frequentavo conferenze al di fuori della mia stessa facoltà. Mi interessavano le leggende arturiane. Andavo a conferenze su temi arturiani del professore di studi celtici Sir Idris Llewelyn Foster. Anche Lewis era interessato alle leggende arturiane. Ma Lewis era certamente un buon conferenziere e un conferenziere popolare.

Ha mai incontrato Tolkien?

Tolkien? L'ho sentito parlare una volta a una conferenza e ho pensato che non fosse un buon conferenziere. Pensavo che la lezione non fosse ben strutturata. Aveva troppo materiale. Continuava a dire: "Beh, questo tema lo lascerò fuori". Ma le conferenze di Lewis erano molto ben strutturate, si adattavano esattamente al tempo. Avevano un inizio, una fine, erano pronunciate con eloquenza. Come può vedere dai suoi scritti. Sapevo di Tolkien perché i miei amici avevano attirato la mia attenzione su "Lo hobbit". Ma "Lo hobbit" non era un libro così famoso. Era piuttosto popolare tra coloro che stimavano la letteratura per bambini di alta qualità, ma era una cerchia ristretta che leggeva "Lo hobbit". Fu con "Il signore degli anelli" che Tolkien fece irruzione nel mondo esterno.

E non è uscito fino al '55 o '56?

L'uscita del volume è stata nel '54.

Quindi c'è stato un vero senso per molti anni in cui credo che Tolkien desiderasse avere qualcosa da dimostrare, un po' più di serietà. Era conosciuto come "Oh, il signor Tolkien, quello dello hobbit". Mentre i suoi contemporanei come Lewis avevano a che fare con argomenti più grandiosi.

Sì. Ora, Lewis, ovviamente dal punto di vista accademico, aveva commesso il grave errore di essere un autore popolare, perché non ti guadagni necessariamente la stima dei tuoi colleghi accademici scrivendo letteratura popolare. Questi tendevano piuttosto a disprezzare Lewis, i suoi discorsi televisivi che sono diventati "Mere Christianity", "The Screwtape Letters", "The Problem of Pain". La gente non lo prendeva molto sul serio nel mondo accademico. Ma Lewis aveva scritto un libro sostanzioso su un tema importante, "L'allegoria dell'amore". E questo era ampiamente letto e rispettato come opera accademica. L'altro lavoro accademico che Lewis ha svolto è stato il suo contributo alla OHEL, la Oxford History of English Literature. Quel libro non ha avuto un grande impatto. Ci ha lavorato per molti, molti anni. Non credo che sia stato letto così ampiamente.

Mi lasci fare una domanda, se posso, sarebbe – penso che questa domanda sarà quella che aiuterà di più e ne farò una piccola prefazione – la sceneggiatura. In un film, in ogni storia devi avere un conflitto, un protagonista, un antagonista. E la seconda metà della sceneggiatura è facile, è Tolkien contro Lewis. Hanno avuto dei conflitti. Hanno avuto dei problemi. Ma la prima parte del film mi crea problemi, perché credo che il conflitto sarà di Tolkien e Lewis come amici, membri degli Inklings, amici cari e intimi, contro l'ambiente di Oxford – e io non ne so abbastanza su Oxford e sul loro confronto come colleghi, ed è qualcosa che mi piacerebbe avere un'idea da lei. E l'ultima cosa che direi è che Tolkien e Lewis divennero amici, in parte perché erano entrambi cristiani, ma non era davvero quella la cosa principale che li legava, era che entrambi scoprirono di avere un fascino e un'ossessione per i miti e un amore per le fiabe. Mi dica se sbaglio, perché ho davvero bisogno di inquadrare bene il tema. Per quel che posso capire, studiavano queste materie a livello accademico. Tolkien aveva un gruppo di persone che si riunivano per leggere i miti islandesi, cose del genere. Ma in termini di ammissioni del tipo "in realtà mi piacciono le fiabe, come piacciono ai bambini", credo che sia la parte che i due non condividevano così tanto con tutti. Ma quando si sono incontrati di persona hanno semplicemente ammesso di amare le fiabe.

Sì.

Quella era la passione dei loro cuori. È lì che si sono collegati.

Sì.

Ma sto cercando di farmi un'idea di come sarebbero stati contrapposti agli altri loro contemporanei di Oxford.

Sì. Beh, non posso dire di saperne troppo perché avvenne prima del mio arrivo. Dopotutto, io sono arrivato sulla scena negli anni '50. Prima di tutto, ma questa non era la sua domanda, dovrei dichiarare la mia ragione per essere interessato a Lewis e poi a Tolkien, ciò che mi attraeva in loro era il loro potere di fantasia, usando il termine nel senso abbastanza tecnico, non in un senso dispregiativo popolare. I libri che ho letto inizialmente di Lewis e che mi sono piaciuti sono stati la "Trilogia cosmica", questa è stata la prima cosa. Li ho letti quando sono usciti; avevo diciotto anni. Ho letto i libri di Narnia quando sono usciti. Li ho comprati e li ho regalati alle mie sorelle minori. Ora sono piuttosto preziosi come prime edizioni di libri per bambini. Poi mi sono piaciuti anche altri suoi scritti di fantasia come "Il regresso del pellegrino" e "Il grande divorzio". E più avanti, "Till We Have Faces" [In versione italiana, "A viso scoperto", ndt], che penso sia uno dei migliori libri di Lewis, ma è interessante notare che era quello che gli piaceva di più per quanto riguarda la sua scrittura creativa ma è stato quello che ha avuto meno successo. Il meno conosciuto. Ma ecco, quella parte mi attraeva. E quindi, non sapevo davvero nulla di Tolkien, ma non appena "La compagnia dell'anello" è stato pubblicato l'ho comprato e letto, e anche gli altri due volumi. Ne sono stato immensamente eccitato. Non ero così interessato agli scritti apologetici di Lewis, anche se andavo al Socratic Club, come ho detto. Solo molti anni dopo ho letto i suoi libri: "In difesa del cristianesimo", "Il cristianesimo così com'è" e così via. Ed erano migliori di quanto mi aspettassi.

La sua reputazione lo ha preceduto?

Pensavo che non mi sarebbero piaciuti molto. Pensavo che forse avrebbe parlato in modo poco interessante. Ma non credo che sia così... scriveva a un vasto pubblico popolare, un motivo per scrivere con attenzione. La persona che ho letto prima di Lewis o Tolkien era Charles Williams, che mi fu suggerito dal cappellano della mia scuola quando avevo circa sedici anni. E negli scritti di Charles Williams, ciò che mi attraeva erano i suoi sette romanzi...

Ne ho esaminati due.

Mi sono piaciuti molto. Li rileggo regolarmente e non sono precisamente nel regno della fantasia, ma introducono il soprannaturale: l'interazione del tempo e dell'eternità, di quest'era e dell'era a venire. Li ho trovati molto eccitanti. Continuo a pensare che Williams fosse il più dotato di quel gruppo nella sua originalità intellettuale, anche se a livello dei suoi lavori la sua effettiva abilità di scrittore non può essere paragonata agli altri due. Ma è qui che mi sono interessato a questo gruppo. Ora Lewis aveva commesso l'errore di essere troppo popolare ed era quindi ampiamente disprezzato. E sì, alcune sue conferenze e così via erano state pubblicate e sono buone. Parte della visione del mondo del Medioevo, l'immagine scartata, è tipica delle sue conferenze e della sua genialità. Ma, penso che lei capisca, non ha prodotto abbastanza scritti accademici da soddisfare molte persone. "L'allegoria dell'amore" era il libro di un giovane, e stavano aspettando altri libri. E non c'era davvero nulla di sostanziale. Anche la produzione accademica di Tolkien era molto limitata ... Lavorava continuamente per inventare la sua mitologia dietro "Il signore degli anelli". C'è tutto un altro mondo, altre sue cose che sono state pubblicate, di cui ho letto pochissimo. Ho paura che dopo un po' mi verrebbero a noia. Amo "Il Signore degli Anelli", ma anche quello diventa troppo noioso. Quando diventa grandiosamente eroico, grandi battaglie e così via, perdo un po' d'interesse. È la prima parte con il piccolo gruppo e le loro avventure con cui posso identificarmi. Tolkien, come può vedere, ha ottenuto la cattedra molto presto sulla base di uno o due scritti piuttosto dettagliati. Buona capacità accademica, ma non grandi libri. Articoli lunghi, forse, non ne ha scritti molti di grandi dimensioni, piuttosto dei saggi anche se lunghi, non studi importanti. E penso che la gente si sarebbe aspettata che producesse di più. Quindi, penso che nel mondo accademico molti degli accademici più limitati che non scrivevano in altri campi fossero insoddisfatti di Lewis e Tolkien. Li ritenevano troppo popolari e incapaci di produrre un numero sufficiente di scritti accademici diretti.

Pensa che ci fosse qualche merito in questa valutazione?

No, non credo che ce ne fosse. Nel caso di Lewis, dobbiamo riconoscere che insegnava dalle diciotto alle venti ore in termini di tutoraggio. È un lavoro piuttosto pesante. Gli accademici di Oxford trascorrono molto più tempo nelle ore effettive con i loro studenti rispetto alle persone in altre università dove non hai tutori individuali in cui devi solo tenere lezioni in classe. E oltre a quelle venti ore alla settimana circa, insegnava dalle dieci all'una – si prendeva il lunedì libero – per cinque giorni. E poi probabilmente spesso dalle cinque alle sette. E poi oltre a questo avrebbe dovuto sedere nei comitati universitari e nei comitati dei college. Avrebbe tenuto le sue lezioni. Avrebbe dovuto fare da esaminatore. Quindi Lewis aveva un programma piuttosto pesante di lavoro accademico. E se avesse ottenuto una cattedra prima non l'avrebbe fatto, dato che il professore doveva insegnare come tutore agli studenti universitari, probabilmente avrebbe avuto più tempo per la scrittura accademica diretta, ma non gli è mai stata assegnata una cattedra. Fu scavalcato più volte. Ed è molto significativo che non abbia goduto tra i suoi colleghi della reputazione che ha avuto da allora, e penso che abbiano ritenuto che non fosse abbastanza serio come studioso. Penso che questo fosse ingiustificato. Era un buon tutore universitario che non scriveva abbastanza per ottenere davvero una cattedra. Inoltre, offendeva le persone.

Aveva una personalità dura.

Sì, c'è stato un incidente durante l'elezione alla cattedra di poesia – di cui potrebbe aver sentito parlare,è raccontato nella sua biografia – in cui il suo amico Adam Cox era stato eletto professore di poesia e penso che Lewis abbia offeso le altre persone che volevano quella posizione. E questo ha infastidito la comunità accademica. Quindi, ha sofferto per questo. Quando ha ottenuto la sua cattedra a Cambridge, era davvero troppo tardi. Se solo quindici anni prima gli fosse stata assegnata la cattedra, avrebbe potuto scrivere molto di più. Ma per trent'anni ha svolto questo pesante lavoro universitario.

Immagino che sia stato perdonato dopo il fatto perché si erano resi conto che in realtà stava facendo qualcosa di abbastanza significativo?

Beh, mi ricordo che il professore di anglosassone a Pembroke era ancora vivo, ma ora si è ritirato, sto cercando di pensare al suo nome, non importa – ma ovviamente quella era una sedia che aveva inizialmente Tolkien. Penso che sia stato nominato alla cattedra di letteratura inglese a Merton, ma quel professore di anglosassone a Pembroke mi ha detto di Tolkien, "uno scandalo!" Vuol dire che in tutti questi anni Tolkien fu professore prima di anglosassone, poi di letteratura inglese... E in tutti quegli anni si limitò a produrre due sostanziali arrticoli, e poi "La compagnia dell'anello", ma non era considerato un lavoro accademico. Pop. Fiction. Da scartare. Ma la gente non pensava che Tolkien fosse un peso leggero come studioso; era uno studioso superiore, ma sentivano che non produceva abbastanza. Quindi, penso che ci fosse la percezione che fossero troppo coinvolti in altri progetti deterrenti e che non si stessero occupando abbastanza di materiale accademico diretto.

Mi dica, fino a che punto c'è stato un fenomeno "noi contro loro" tra Tolkien, Lewis, Williams e gli Inklings contro il resto di Oxford. Mi dica se sbaglio a suggerire che ci fosse un tale fenomeno. Ma se c'era, mi aiuti a capirlo.

Sì. Non esagererei il grado di alienazione. Lewis e Tolkien avevano certamente la loro cerchia di amici. E nel contesto del mondo accademico in diversi college, non so chi fossero i principali critici di Tolkien e Lewis perché, ancora una volta, vede, non è la mia area, quindi non saprei chi sono le figure chiave. Non so chi fossero le persone che hanno impedito a Lewis di ottenere una cattedra. Ma Tolkien ha una storia diversa. Venne a Oxford solo durante la guerra e non era un accademico puro. Non aveva una laurea universitaria anche se teneva lezioni sotto gli auspici in particolare di Lewis. Ma lei è comunque interessato alla separazione tra Tolkien e Lewis. Posso vedere varie fasi qui. La prima fu quando Lewis ebbe la sua conversione religiosa: Tolkien si aspettava probabilmente che divenisse cattolico romano, e fu deluso e persino scioccato quando Lewis escluse questa opzione. Ed era abbastanza chiaro che sarebbe diventato un anglicano. La Chiesa cattolica romana negli anni '30 era intellettualmente piuttosto distinta in molti convertiti letterati come Evelyn Waugh, e Tolkien disprezzava abbastanza gli anglicani. Era un cattolico romano piuttosto vecchio stile. Quindi penso che sia stato per Tolkien un rifiuto che ha giocato un ruolo importante nella conversione di Lewis. Tolkien era del parere che Lewis non avesse pensato al suo passo. Lewis, da parte sua, era piuttosto critico nei confronti del cattolicesimo romano. Penso poi che una seconda fase del loro allontanamento sia stata l'arrivo di Charles Williams negli Inklings. Lewis e Williams si conoscevano dalla metà degli anni '30 perché come probabilmente saprà fu Charles Williams, che lavorava alla stampa universitaria, a leggere il manoscritto di Lewis, "The Allegory of Love". Era stato molto colpito da lui, sia personalmente, sia professionalmente. Ma non credo che Tolkien fosse affatto sotto l'incantesimo di Charles Williams, e pensava che Lewis fosse troppo incantato dal grande fascino che aveva Charles Williams. E alcuni potrebbero pensare che "That Hideous Strenght" [In versione italiana, "Quell'orribile forza", ndt] mostrasse un'eccessiva influenza di Charles Williams, con un'eccessiva violenza, e che questo non desse buoni risultati. Quella fu la seconda fase. Forse ci sono molti altri aspetti della storia che non conosco. Poi, ovviamente, ciò che veramente sconvolse Tolkien fu il matrimonio di Lewis con Joy Gresham. E molti amici di Lewis a Oxford non poterono sopportarlo. Penso che ciò abbia creato una notevole animosità tra di loro.

Qual era il problema?

Beh, per Tolkien penso semplicemente che vedesse Joy Gresham come un'avventuriera, che si era intromessa nella vita di Lewis e lo aveva più meno sedotto. Non credo che gli piacesse il fatto che era americana. O forse il fatto che era ebrea. Probabilmente la sfacciataggine di lei e il grande divario culturale lo colpirono. In breve Tolkien pensava che lei non fosse degna di Lewis e che questo fosse piuttosto inopportuno – del tutto fuori dal carattere di Lewis sposarsi comunque. E poi per lui sposare una persona così, una donna divorziata. E il sentimento contro il divorzio era forte.

Mi chiedo quanto fosse una questione morale? Ovviamente era divorziata e penso che dovessero andare da tre diversi preti prima di trovarne uno che li avrebbe sposati.

Sì, inizialmente fecero un matrimonio civile. Ma penso che in quella fase, per quanto posso giudicare dalle prove, Lewis non lo intendesse come un vero matrimonio. Erano amici, e lui la sposò in modo che potesse rimanere in Inghilterra, ma poi ovviamente le cose sono cambiate molto in seguito. Sì, credo che la persona che ha celebrato il loro matrimonio religioso nell'ospedale al capezzale di Joy Gresham fosse Peter Bide, che conoscevo, ma non credo che sia ancora vivo. Era cappellano di Lady Margaret Hall quando l'ho conosciuto, ma non so cosa fosse allora. Ovviamente Lewis ha tenuto segreto il matrimonio civile con Joy per un certo tempo. È stato molto strano. Ma non credo che Tolkien l'abbia mai superato. Ricordo di aver sentito parlare Joy Gresham. Era a un incontro domenicale a Pusey House e aveva scritto un libro intitolato "Smoke on the Mountain", ma non era affatto conosciuta qui in Gran Bretagna come scrittrice o pensatrice. Quindi, tuttavia, Pusey House ha organizzato incontri per il tè pomeridiano della domenica con un discorso. E sapevamo che Lewis avrebbe presieduto, quindi io e altri abbiamo partecipato, e non ricordo molto del suo discorso. Aveva una voce piuttosto bassa e grave e non sono rimasto particolarmente colpito dal discorso. L'unica cosa che ricordo è che aveva menzionato che come gli Hassidim danzava quando pregava.

Come chi?

Gli Hassidim.

Intende gli ebrei?

Gli ebrei del XVIII secolo. Era il suo ambiente ebraico, a cui si riferiva. È l'unica cosa che ricordo. Ciò che mi ha colpito, tuttavia, è che Lewis sembrava protettivo nei suoi confronti. Sembrava stranamente nervoso e ansioso che la apprezzassimo. E ovviamente non avevamo la minima idea se fossero sposati allora, non lo so, probabilmente no, o che ci fosse una relazione speciale tra loro. Ma ricordo di aver pensato che fosse strano che Lewis sembrasse offrirle non solo il normale supporto che un presidente darebbe al suo oratore, ma sembrava preoccupato che la apprezziamo. E ricordo di essermi chiesto il perché, anche se la verità non mi è mai passata per la testa, e abbiamo saputo di loro molto più tardi.

Uno dei biografi – non ricordo il suo nome – ha fatto ricerche all'ufficio dell'immigrazione. Sono state condotte ricerche approfondite sul perché Joy non sarebbe stata in grado di rimanere in Inghilterra senza convincere Lewis a sposarla, e non è mai stato trovato nulla che dimostrasse che non poteva rimanere a vivere qui. L'implicazione era che la sua necessità fosse tutto uno stratagemma!

Ma fu lei a suggerire queste cose a Lewis – quindi, come vede questa è stata esattamente la reazione di persone come Tolkien, che ritenevano che lei lo avesse intrappolato o sfruttata e penso che questo sia il motivo per cui molti degli amici di Lewis erano sconvolti... furono tempi difficili.

Dal modo in cui percepisco i personaggi e per quanto sono in grado di capire – vedo Tolkien come il più perspicace dei due. Tolkien era anche in qualche modo timido – ma poteva percepire di più nel personaggio di Charles Williams nel personaggio di Joy Gresham. Era più sensibile e perspicace e non era prono a difendere le persone così facilmente. Era più consapevole di tutte le sfumature. Considerando che Lewis aveva più una personalità che si fa carico di tutti, e che a volte rovina le cose lungo la strada. Penso di avere anch'io una personalità del genere, quindi posso relazionarmi con essa. Ma vedo i due in contrasto in questo modo. E vedo anche che mentre Tolkien lottava con l'amarezza – e questo sarà chiaramente discusso – era uno di quei tipi artistici capricciosi, che si sforzano di essere sensibili ma che finiscono anche per provare amarezza e mancanza di perdono, come egli ebbe nei confronti di Lewis. Tolkien potrebbe aver avuto preoccupazioni legittime su Lewis da una prospettiva morale. E penso che questo sia uno dei motivi per cui Tolkien si è sentito molto tradito da Lewis, credo che sia per gli ideali cristiani che aveva tenuto in così alta stima durante quei vent'anni in cui erano i migliori amici che Tolkien aveva visto e sospettato qualcosa. Ma con Lewis – questo è il modo in cui lo percepisco – il nucleo del suo personaggio era davvero quello di raggiungere i limiti – tipo di andare fino in fondo con tutto il gusto, per usare l'espressione americana: prima lo ha fatto con l'ateismo e poi è passato all'apologetica cristiana e poi è cambiato un po' con la scrittura fantasy, e poi alla fine ha cambiato e lo ha fatto con una donna. Era un uomo di passione e un uomo di cuore, che comprende tutte le cose del genere. Ora, la caratterizzazione di Lewis come l'apologista, il cristiano, l'argomentatore o qualsiasi altra cosa, il tipo di personaggio di Shadowlands – non è proprio il vero carattere di un uomo passionale. Tolkien è un artista capriccioso, un genio molto brillante, combattuto tra il perdono e l'amarezza. E questo è il modo in cui vedo i due personaggi in contrasto.

Ora, penso che ci sia molta verità in questo. Penso che probabilmente come dice lei, Lewis non fosse un buon giudice dei caratteri. Ed era propenso a rimanere sotto un incantesimo. E, sì, una cosa da tenere in considerazione nel passato di Lewis è la sua educazione nell'Irlanda del Nord. E a un uomo più inglese questo risulterebbe un po' invadente e persino rozzo con le persone. Alcuni dei suoi allievi pensavano che fosse un po' prepotente, e se eri brillante e potevi resistere a una sua argomentazione, tutto bene, ma in caso contrario ti appiattiva, come nel caso di Lewis e John Betjeman: semplicemente che Lewis non apprezzava qualcuno come Betjeman e Betjeman lo riteneva semplicemente prepotente... tanto da non offrirgli alcun incoraggiamento. Quindi, questo è un lato del carattere di Lewis. Il suo lato nord-irlandese. Suo padre dopo tutto era un avvocato, faceva argomentazioni in tribunale. Era procuratore per conto della polizia. Quindi, se stai perseguendo tutti questi piccoli criminali in tribunale, devi essere piuttosto aggressivo.

Ah, quindi era cresciuto in questo ambiente...

Penso che Lewis e suo fratello abbiano avuto una relazione difficile con il padre dopo la morte della madre. Lui trovava suo padre aggressivo, ma altre persone trovano che Lewis mostrasse le stesse caratteristiche di aggressività. E io ho potuto vederle. Lewis era un estroverso, Tolkien era molto più introverso. Ma questo rese Tolkien più astuto. Lewis faceva così tanto rumore che non si accorgeva di cosa stessero dicendo le altre persone.

Tolkien era stato in grado di ottenere cattedre e un po' più di diplomazia, a differenza di Lewis.

Lo ha fatto a un'età molto precoce, scrivendo uno o due articoli accademici molto bopni e facendo un buon lavoro di apprendistato su temi puramente linguistici... che è stato trasformato in buoni risultati più avanti nei suoi libri. Ma sì, Lewis non ha fatto, in termini strettamente accademici, una carriera così buona, è stato relegato sul tapis roulant dei tutori.

Da un punto di vista psicologico, presterò molta attenzione al fatto che il padre di Tolkien morì quando aveva quattro anni. E Lewis, sebbene a volte abbia avuto una relazione difficile con suo padre, aveva una figura paterna molto forte e un fratello e altri punti di riferimento familiari. E credo che sia accaduto qualcosa quando Tolkien incontrò Lewis: Lewis apparentemente aveva questa capacità di scoprire il genio in Williams e Tolkien, ma alla fine trovò qualcuno del calibro di Tolkien che aveva la brillantezza e la percezione della fantasia e del mito, all'improvviso Lewis vide il genio in Tolkien, riuscì in qualche modo a farglielo affiorare, e anche a sfidarlo e interpretare davvero il ruolo paterno per uno che ha perso sua madre: quello che succede è che diventano i migliori amici. E Lewis è responsabile del fatto che Tolkien sia diventato il grande uomo che è diventato pubblicando tutto ciò che ha pubblicato.

Beh, lo so, sì. E inizialmente la reazione è stata, anche se questo non è stato pubblicato, che Lewis ha incoraggiato Tolkien. Lewis, è stato generoso, ha mostrato di non essere geloso del successo di Tolkien. Lo ha sinceramente accolto con favore. Mentre Tolkien era geloso in una fase iniziale del successo di Lewis.

E geloso di Charles Williams.

E geloso di Charles Williams.

Tolkien aveva un problema di attaccamento da quando suo padre morì quando aveva quattro anni. Altrimenti è molto difficile capire perché Tolkien avrebbe reagito in modo così strano per la semplice scelta di un amico intimo – una persona normale e ben adattata sarebbe in grado di gestire queste cose. Ma un genio che ha avuto un'infanzia difficile e che ha avuto dei problemi...

Sì, un'altra cosa da tenere a mente su Tolkien è che il suo matrimonio è stato difficile. Non so se ne è consapevole.

Ho sentito alcune cose.

Certo, conosce la storia di come erano fidanzati d'infanzia. Il sacerdote e tutore che si prendeva cura di Tolkien non voleva che si sposasse. Non certo in così giovane età, e lo fece aspettare fino a ventun anni. E poi, appena ha potuto, si è sposato. E lei divenne cattolica per sposare Tolkien. Ora sembra essere stata gelosa degli amici maschi di Tolkien, sentiva che il marito era troppo fuori casa e le mogli a quei tempi non erano incorporate nella vita del college. Una donna non poteva nemmeno essere accolta come ospite alla tavola dei docenti: era un mondo maschile. E non si era fatta così tanti amici. Si sentiva un po' guardata dall'alto in basso. Non era un'intellettuale. Inoltre, al termine della sua vita, aveva più o meno perso la fede. E Tolkien dava la colpa a se stesso per questo. Ma Tolkien era un cattolico molto rigoroso e andava a messa tutti i giorni. Un cattolico vecchio stile. E riteneva di aver dato un così cattivo esempio a sua moglie che lei, pur non abbandonando mai la Chiesa cattolica romana, aveva semplicemente smesso di andare in chiesa.

È la prima volta che sento parlare di questo.

Questo diede a Tolkien tremendi sensi di colpa per la fede che non era riuscito a trasmetterle, la sua fede e visione cattolica.

Quello che ho letto è che lei andava regolarmente a messa con lui all'inizio, poi verso la mezza età aveva smesso di andarci e poi...

Potrebbe essere ritornata a farlo per un po'.

Questo è quello che pensavo di aver letto. Potrebbe essere nella biografia autorizzata di Tolkien.

Potrebbe essere vero. Non conosco i dettagli. Quello che so è che un mio amico, un gesuita cattolico romano, Robert Murray, era un amico della famiglia Tolkien. Mi disse che Tolkien pensava che sarebbe andato all'inferno perché non aveva reso sua moglie una cattolica migliore. Tolkien aveva uno spirito molto depressivo. Robert Murray mi disse: "Oh, sì. Aveva molta paura dell'inferno". E la Chiesa cattolica romana pre-Vaticano II era piuttosto "calda" sull'inferno. Quindi c'era anche quel lato delle cose, che potrebbe aver creato problemi a Tolkien personalmente. Non credo che Lewis fosse particolarmente amico della moglie di Tolkien, né che gli sia stata data la possibilità di conoscerla. Non credo che Tolkien invitasse i suoi amici a incontrarla.

Si è mai imbattuto nel fatto ironico che verso la fine della vita la signora Tolkien e Joy Gresham furono in ospedale insieme e strinsero un'amicizia? Per me suona un po' più come un'opportunità di rivalutare Joy Gresham – ma c'è un po' di ironia. Forse posso usare questo episodio.

È interessante. Penso che la moglie di Tolkien avesse un complesso di inferiorità. Non era una persona importante. Tolkien era una gran brava persona. Amava i suoi figli. E questo era buono.

 
Il tomos ucraino è una trappola per l'Ortodossia in tutto il mondo

Articolo dell'arciprete Vadim Leonov, candidato in teologia, professore associato al Seminario teologico Sretenskij, sul "punto di biforcazione" dell'Ortodossia mondiale, gli errori di Costantinopoli e la situazione reale in Ucraina.

In fisica esiste una nozione di "punto di biforcazione", che denota uno stato critico di un sistema quando questo diventa instabile e, sotto l'impatto di eventi esterni anche minori, può passare a un livello inferiore o, al contrario, più elevato di auto-organizzazione.

In un certo senso, gli sviluppi in Ucraina sono un tale "punto di biforcazione" per l'intero mondo l'Ortodossia in tutto il mondo. Le decisioni prese e le azioni intraprese oggi determinano in molti modi la vita futura della Chiesa ortodossa, forse anche per molti secoli. In questa situazione, sarebbe sbagliato fare un passo indietro alludendo al fatto che Cristo è il capo della Chiesa e lasciare che lui gestisca tutto da solo. Certamente, è solo lui a guidare la Chiesa ortodossa, ma la Chiesa è un organismo divino-umano e il Salvatore governa su di essa collaborando con le persone e prendendo in considerazione sia i nostri desideri e le nostre azioni, sia quelle giuste sia quelle sbagliate. Pertanto, un auto-ritiro pseudo-umile derivante dai problemi ecclesiali nascenti può portare al peggiore di tutti i possibili risultati.

Tutte le Chiese ortodosse del mondo ortodosso sono entrate in un difficile periodo decisionale riguardo all'organizzazione religiosa ucraina creata dal Patriarcato di Costantinopoli sotto il nome di "Santa Chiesa dell'Ucraina". Per prendere una decisione cruciale è necessario non solo conoscere la situazione reale in Ucraina, in cui una maggioranza assoluta del popolo ortodosso è contro l'autocefalia imposta da Costantinopoli (2/3 contro 1/3), ma anche fare un approfondito esame del documento – il tomos di concessione dell'autocefalia alla "Santa Chiesa dell'Ucraina" in quanto è rivolto non solo agli scismatici ucraini ma anche al clero auto-consacrato. [1] Le sue dichiarazioni hanno posto l'intera Ortodossia mondiale in una situazione nuova, finora senza precedenti. I rappresentanti delle Chiese locali sono pienamente consapevoli che riconoscendo la "Santa Chiesa dell'Ucraina" sulla base di questo tomos accettano anche la sua sostanza? Attraversando il confine del "riconoscimento", una Chiesa locale entrerà in una trappola dalla quale non uscirà. Allora, in cosa consiste il pericolo? Su che cosa tutti quelli che riconoscono questo Tomos sono implicitamente d'accordo? [2]

1. Riconoscimento del Patriarca di Costantinopoli come capo di tutta la Chiesa ortodossa e in particolare di tutte le Chiese locali

 Nel Tomos, nostro Signore Gesù Cristo non è mai stato chiamato il Capo della Chiesa, ma piuttosto nominato come il suo fondatore: "sotto la protezione del fondatore della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, il nostro Signore Dio-uomo e Salvatore Gesù Cristo".

Nemmeno "sua Beatitudine il metropolita di Kiev" è chiamato il capo della "Santa Chiesa dell'Ucraina"; è chiamato solo "il primo" e "il primate".

La nozione di capo della Chiesa su scala universale è chiaramente assegnata nel testo del tomos al patriarca di Costantinopoli, mentre i rappresentanti della nuova struttura ucraina dovrebbero vedere chiaramente di non avere un proprio capo indipendente: "La Chiesa autocefala in Ucraina riconosce come suo capo (κεφαλὴν) il santissimo Trono ecumenico apostolico e patriarcale, proprio come il resto dei patriarchi e dei primati". Questa frase da sola rende l'autocefalia della "Santa Chiesa dell'Ucraina" nulla e vuota, poiché l'autocefalia è il titolo indipendente e autosufficiente di una Chiesa locale dal primate eletto e approvato dal proprio Concilio ecclesiale, come riflesso nel termine "autocefalia" (dal greco αὐτός – "se stesso". "+ Κεφαλή – "capo"). Nella Chiesa ortodossa è impensabile che una Chiesa autocefala debba essere avere come capo un rappresentante di un'altra Chiesa locale.

Tuttavia, questa frase demolisce l'autocefalia di tutto il resto delle Chiese locali, poiché si afferma "proprio come il resto dei patriarchi e dei primati". Cioè, questo principio, secondo il tomos, è applicato a tutte le Chiese locali e a tutti i loro primati e, cosa più importante, presumibilmente tutti lo accettano. Quando e dove il Patriarcato di Costantinopoli ha ricevuto dalle Chiese locali il loro consenso a considerare il patriarca di Costantinopoli come il loro capo?

È difficile liberarsi di un sentimento inquietante che i rappresentanti delle altre Chiese non abbiano ancora letto correttamente il testo di questo tomos, perché se si fossero resi conto della sua sostanza la loro reazione sarebbe stata esplicitamente negativa; poiché questa affermazione non solo svaluta la "autocefalia" della "Santa Chiesa dell'Ucraina", ma essenzialmente nega la piena autocefalia di tutte le Chiese locali e dichiara l'eresia del papismo di Costantinopoli, con la quale tutti si dovrebbero dichiarare d'accordo.

2. Riconoscimento del diritto del patriarca di Costantinopoli a essere il supremo giudice perentorio su tutto il clero di tutte le Chiese locali.

Il tomos afferma chiaramente: "... preservando il diritto di tutti i vescovi e degli altri membri del clero di rivolgere petizioni di appello al patriarca ecumenico, che ha la responsabilità canonica di emettere irrevocabilmente un giudizio su questioni relative ai vescovi e agli altri membri del clero nelle Chiese locali". È importante sottolineare che il supremo potere legale del Patriarcato di Costantinopoli è dichiarato non solo sul clero della "Santa Chiesa dell'Ucraina", ma anche su tutto il clero dell'Ortodossia mondiale. Ora chiunque potrebbe appellarsi a Istanbul, e le decisioni prese lì dovrebbero essere accettate "irrevocabilmente" da qualsiasi Chiesa locale.

Nel tomos si fa riferimento ai Canoni 9 e 17 del quarto Concilio ecumenico, in cui non c'è una sola parola sul diritto del patriarca di Costantinopoli a giudicare i rappresentanti di altre Chiese locali. Il più autorevole canonista bizantino, Zonaras, nella sua interpretazione del Canone 17, nega inequivocabilmente questo diritto a Costantinopoli: "Non è affatto normale che i metropoliti si appellino al patriarca di Costantinopoli come giudice, ma solo su quelli che sono subordinati a lui. Non può portare a giudizio i metropoliti della Siria, della Palestina, della Fenicia o dell'Egitto contro la loro volontà; come i metropoliti della Siria sono sottoposti al giudizio del patriarca di Antiochia, i palestinesi – al giudizio del patriarca di Gerusalemme, e gli egiziani devono essere giudicati dal patriarca di Alessandria, poiché questi patriarchi li hanno consacrati e a loro sono subordinati". E san Nicodemo l'Agiorita, commentando questi canoni nel suo famoso "Pedalion", insiste categoricamente che "Il primate di Costantinopoli non ha il diritto di agire nelle diocesi e nelle regioni di altri patriarchi, e questo canone non gli dà il diritto di accettare ricorsi in ogni caso nella Chiesa universale". Aggiungendo una grande quantità di argomenti, san Nicodemo fa questa conclusione: "Al momento... il primate di Costantinopoli è il primo, unico e ultimo giudice sui metropoliti a lui subordinati, ma non su quelli che sono subordinati al resto dei patriarchi. Perché, come abbiamo detto, il giudizio ultimo e universale di tutti i patriarchi è un Concilio ecumenico e nessun altro". Da ciò risulta inequivocabilmente che il Patriarcato di Costantinopoli non ha diritto canonico di cancellare gli ordini dei tribunali emessi da altre Chiese locali.

Allo stesso tempo, il patriarca di Costantinopoli è diventato un soggetto del tutto extragiudiziale. Teoricamente potrebbe essere giudicato da un Concilio ecumenico, ma ha usurpato per se stesso il diritto di convocarlo, rendendosi così arbitro extragiudiziale del destino della Chiesa. È chiaramente scritto negli statuti di tutte le Chiese locali che i primati sono passibili di giudizio ecclesiale [3], e non vi è alcuna disposizione sugli appelli legali al Patriarcato di Costantinopoli come ultima istanza di controversie ecclesiastiche. E le rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli all'autorità giudiziaria suprema sono sorprendentemente simili alla dottrina papista cattolica: "Pietro e i suoi successori hanno il diritto di pronunciare liberamente il giudizio su tutta la Chiesa, e nessuno dovrebbe affatto ribellarsi o turbare il loro stato; poiché la somma sede non può essere giudicata da alcuno (summa sedes a nemine judicatur)". [4] Coloro che riconoscono l'autocefalia della "Santa Chiesa dell'Ucraina" accettano di introdurre innovazioni del genere basate su questo tomos? Ogni Chiesa locale dovrebbe essere necessariamente porsi questa domanda prima di prendere decisioni definitive.

3. Assoggettamento dell'intera diaspora [5] ortodossa nel mondo al patriarca di Costantinopoli e la limitazione del lavoro delle Chiese locali ai confini dei loro stati nazionali iniziali.

Nel tomos, quest'idea è prescritta per la prima volta alla "Santa Chiesa dell'Ucraina", la cui vita ecclesiastica deve essere vissuta rigorosamente "all'interno dei confini geografici dell'Ucraina..., senza essere quindi autorizzata a stabilire vescovi o a fondare altari extraterritoriali in regioni già legalmente dipendenti dal Trono ecumenico, che ha competenza canonica sulla diaspora, ma limitando invece la propria giurisdizione ai territori dello stato dell'Ucraina". Qui, proprio come negli esempi precedenti, la norma prescritta prima alla "Santa Chiesa dell'Ucraina" è presentata come universale e comunemente accettata da tutte le Chiese locali ("già legalmente dipendenti dal Trono ecumenico, che ha la competenza canonica sulla diaspora"). Il fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia il diritto di possedere la diaspora del mondo è affermato senza alcuna negoziazione con le altre Chiese. Le Chiese locali che riconoscono la "Santa Chiesa dell'Ucraina" dovrebbero essere pronte ad abbandonare i propri figli spirituali, parrocchie e monasteri in altri paesi a favore del Patriarcato di Costantinopoli. Sono a conoscenza di questo fatto?

4. Riconoscimento del Patriarcato di Costantinopoli come autorità suprema nel trattare questioni dottrinali, canoniche e altre questioni ecclesiali.

Nonostante l'assenza di una giustificazione convincente dei suoi diritti esclusivi, il tomos richiede che la "Santa Chiesa dell'Ucraina" obbedisca al Patriarcato di Costantinopoli nel risolvere problemi dottrinali e canonici: "Nel caso di grandi questioni di natura ecclesiastica, dottrinale e canonica, sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina deve, a nome del Santo Sinodo della sua Chiesa, rivolgersi al nostro santissimo Trono patriarcale ed ecumenico, chiedendo il suo autorevole parere e il suo sostegno definitivo". Non vi è alcuna chiara affermazione che anche altre Chiese locali facciano altrettanto, perché sarebbe una bugia flagrante, ma non c'è dubbio che il precedente ucraino sarà usato contro altre Chiese locali, specialmente quelle che riconosceranno questo tomos e la "Santa Chiesa dell'Ucraina" appena creata.

Dal momento che il Patriarcato di Costantinopoli ha usurpato il diritto alle decisioni ecclesiastiche finali, sorge la domanda: dov'è la garanzia della validità e della correttezza di queste decisioni? Se non esiste una tale garanzia, allora non può esserci alcun diritto a tali decisioni perentorie. Ma se ci fosse una tale garanzia, allora ci si vorrebbe familiarizzare con essa. Finora, tale garanzia non è stata presentata alla pienezza della Chiesa. Inoltre, la storia ecclesiastica abbonda di fatti di tradimento dottrinale, canonico e morale dell'Ortodossia da parte dei patriarchi di Costantinopoli. Basti ricordare che il trono di Costantinopoli durante tutta la sua esistenza è stato occupato da eretici ufficialmente condannati, il cui numero supera quello di tutte le altre sedi ortodosse prese assieme. Come possono tali diritti essere dati al Patriarcato di Costantinopoli dopo tutto ciò?

Ciò che abbiamo di fronte a noi è una chiara prova dell'usurpazione di un potere ecclesiale che appartiene esclusivamente ai Concili della Chiesa. I rappresentanti di altre Chiese locali sono pronti a rifiutare il principio della sinodalità a favore dell'indefettibilità di Costantinopoli in materia dottrinale e canonica? Accettare questo tomos senza sistemare tali questioni significa di fatto firmare una sentenza di morte sia per la propria autocefalia che per l'ortodossia in tutto il mondo. [6]

5. Riconoscimento del diritto del Patriarca di Costantinopoli di interferire negli affari interni di ogni Chiesa ortodossa.

Il tomos afferma senza fondamento che il Patriarcato di Costantinopoli "è obbligato (ὑποχρεωμένον) per lunga tradizione canonica a prendersi cura delle sante Chiese ortodosse che affrontano difficoltà". Chi esattamente l'ha obbligato a farlo? E sulla base di quali risoluzioni conciliari? Quando mai le Chiese ortodosse hanno accettato questa interferenza obbligatoria? Uno dei pretesti per l'ingerenza del Patriarcato di Costantinopoli negli affari interni delle Chiese autocefale è indicato nel tomos – sarebbe presumibilmente la guarigione degli scismi: "Nella preoccupazione imperativa della Grande Chiesa di Cristo nel mondo ortodosso per la guarigione di scismi di lunga data e divisioni nelle Chiese locali". Quando è sorta questa preoccupazione imperativa del Patriarcato di Costantinopoli di trattare gli scismi in altre Chiese locali? Le altre Chiese locali sono mai state d'accordo con tali affermazioni? I gerarchi di Istanbul non danno risposte a queste domande, né possono darle, poiché non ci sono argomentazioni convincenti per tali affermazioni.

Tuttavia, senza dubbio, tutte le Chiese autocefale che riconosceranno la "Santa Chiesa dell'Ucraina" si dimostreranno così indifese di fronte agli ansiosi gerarchi di Istanbul, che hanno ripetutamente dimostrato la loro capacità di interpretare in modo estensivo le loro stesse dichiarazioni, e sicuramente estenderanno questo precedente di sottoporre alcune Chiese locali a tutte le altre e per sempre. Per esempio, il tomos consegnato dal Patriarcato di Costantinopoli alla Chiesa ortodossa polacca nel 1924 contiene una riserva che vantava che il trasferimento "della metropolia di Kiev e della e della metropolia ortodossa di Lituania e Polonia, dipendente dalla prima, nonché la loro integrazione all'interno della santa Chiesa moscovita era stata compiuta in contrasto con il diritto canonico". È passato del tempo, e i gerarchi di Istanbul, sfruttando l'instabilità politica in Ucraina, hanno iniziato a reclamare la metropolia di Kiev, riferendosi, tra le altre cose, a questa riserva nel tomos polacco. [7] Pertanto, le condizioni stabilite nel tomos ucraino saranno presentate ad altre Chiese locali, non immediatamente, ma non appena si instaureranno instabilità e opportune opportunità di interferenza nella loro vita.

6. False argomentazioni

Il tomos afferma che in Ucraina "i dirigenti civili ed ecclesiastici hanno cercato avidamente la propria auto-amministrazione ecclesiastica per più di trent'anni". Per quanto riguarda i "dirigenti ecclesiastici", si tratta di una vera bugia, perché questi, nei trent'anni citati, non hanno mai fatto appello al Patriarcato di Costantinopoli per "l'auto-amministrazione ecclesiastica" perché per lungo tempo hanno già goduto della piena indipendenza ecclesiastica (dal 1990). Inoltre, il Patriarcato di Costantinopoli ha ignorato oltre 400 mila firme [8] dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina canonica che protestano contro l'autocefalia loro imposta. Il tomos ha completamente ignorato i "leader ecclesiastici" canonici che guidavano una schiacciante maggioranza del gregge ortodosso in Ucraina, ma ha offerto questo onore a chierici scismatici auto-consacrati e scomunicati, principalmente M. Denisenko, che erano stati considerati dal Patriarcato di Costantinopoli fino a poco tempo fa come decaduti dalla Chiesa. Dal lato opposto, ciò che è stato proposto da Istanbul sono state le risoluzioni prese da alcuni politici ucraini che hanno un indice di fiducia incredibilmente basso tra la loro stessa gente. Per questo motivo, le ulteriori parole nel tomos "...in tal modo riecheggiando le precedenti simili richieste rivolte periodicamente dalla sua gente al santissimo Trono apostolico di Costantinopoli" sono una continuazione di una spudorata menzogna.

7. Esorbitante auto-esaltazione del Patriarcato di Costantinopoli

Il tomos è troppo pieno dell'esaltazione del Patriarcato di Costantinopoli su tutte le Chiese autocefale e dell'appropriazione di designazioni assolute. Per esempio, "la grande Chiesa di Cristo" è una designazione appropriata per tutta la Chiesa ortodossa, ma non per un patriarcato. Tuttavia, il Patriarcato di Costantinopoli "umilmente" se ne appropria e si aspetta un atteggiamento appropriato. La "Santa Chiesa dell'Ucraina" per il Patriarcato di Costantinopoli è una "figlia" che il resto della Chiesa locale dovrebbe accettare come "sorella". Ciò implica che il Patriarcato di Costantinopoli si concepisce come "la madre" di tutte le Chiese locali. In altre parole, è così costruito un subordinazionismo, con il Patriarcato di Costantinopoli in cima come la "madre" universale e le sue "figlie" sotto di lei. È interessante notare che nel tomos della Chiesa polacca (1924), il Patriarcato di Costantinopoli si professa come "sorella spirituale". Come possiamo vedere, negli ultimi anni l'autostima dello stato del Patriarcato di Costantinopoli è notevolmente aumentata.

Il Patriarcato di Costantinopoli, "umilmente", si autodefinisce "Il centro dell'Ortodossia", sebbene sia strano che questa nozione debba essere applicata a un trono caduto nell'eresia più spesso di tutti gli altri primati delle Chiese presi insieme.

* * *

Riassumendo questa breve analisi del testo del Tomos ucraino, è possibile affermare che i gerarchi delle Chiese locali che riconosceranno la quasi-autocefalia della "Santa Chiesa dell'Ucraina" sulla base di questo tomos ammetteranno quindi che riconoscono quanto segue :

  • Il patriarca di Costantinopoli come capo della loro Chiesa locale;
  • Il diritto del Patriarca di Costantinopoli di giudicare perentoriamente ogni chierico della loro Chiesa locale;
  • La disponibilità a subordinare la loro diaspora ortodossa al Patriarca di Costantinopoli e a limitare il lavoro della propria Chiesa locale ai confini del proprio stato nazionale;
  • La necessità di negoziare importanti questioni ecclesiali con il Patriarcato di Costantinopoli come autorità suprema nell'area delle verità dottrinali e canoniche;
  • Il diritto del Patriarca di Costantinopoli di interferire negli affari interni della propria Chiesa locale con il pretesto di guarire scismi e per altri motivi;
  • Il riconoscimento del Patriarcato di Costantinopoli come "il centro dell'Ortodossia" e "la grande Chiesa di Cristo" nonostante tutte le azioni ​​illegali e le menzogne contenute nel tomos ucraino.

Inoltre, entrando in comunione liturgica con gli scismatici e il clero auto-consacrato della "Santa Chiesa dell'Ucraina", il clero delle Chiese locali violerà gravemente il canone 10 dei santi apostoli: "Se qualcuno pregherà, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, sia anche lui  scomunicato" e il canone 33 del Concilio di Laodicea " Nessuno si unirà in preghiera con eretici o scismatici".

Per farla breve, tutte le affermazioni del Patriarcato di Costantinopoli indicate nel tomos hanno un unico scopo: impiantare nell'Ortodossia l'eresia del papismo, secondo la quale non è più Cristo, ma il patriarca di Costantinopoli che dovrebbe essere riconosciuto come il capo della Chiesa universale, e la sua volontà deve essere obbedita sempre e in ogni cosa. Pertanto, il tomos della "Santa Chiesa dell'Ucraina" non è solo un gioco per gli interessi dei politici ucraini e la legalizzazione di chierici scismatici e auto-consacrati, ma, soprattutto, è una dichiarazione dell'eresia del papismo di Costantinopoli sigillata dalle firme del Patriarca Bartolomeo e tutti i gerarchi supremi del Patriarcato di Costantinopoli. Le Chiese locali che riconosceranno il tomos non solo dimostreranno la loro disponibilità ad obbedire al nuovo papa, ma si assumeranno anche la responsabilità dell'affermazione e della propagazione dell'eresia del papismo di Costantinopoli nell'Ortodossia. Sono convinto che se questa idea sarà compresa correttamente dai primati delle Chiese locali, allora il desiderio di respingere l'avventura della Chiesa ucraina organizzata dal Patriarcato di Costantinopoli sarà comunemente accettato, e questa sarà una cosa salutare non solo per l'Ortodossia in tutto il mondo ma anche per i vescovi di Costantinopoli che sembrano aver già deciso che "la vigna di Dio" è diventata di loro proprietà (cfr Mt 21, 33-41).

Note

[1]  Clero auto-consacrato – sacerdoti e diaconi che hanno abbandonato la Chiesa e, per continuare l'esistenza della loro organizzazione, hanno commesso un sacrilegio 'consacrando' il vescovo da soli immponendo le mani dei sacerdoti sul candidato eletto. Nel XX secolo, fu creata così la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", in cui, contrariamente a tutti i canoni (Canone Apostolico 1, Concilio di Antiochia 19, primo Concilio ecumenico 6, ecc.) una persona scomunicata dalla chiesa, l'arciprete Vasilij Lipkovskij, fu 'consacrato' da chierici e laici sospesi attraverso l'imposizione delle reliquie (mani) dello ieromartire Makarij, metropolita di Kiev. Questo atto sacrilego è stato ripetuto alla conseguente "consacrazione episcopale" dell'arciprete Nestor Sharaevskij, anch'egli scomunicato. In questo modo, la "gerarchia" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" fu chiamata "auto-consacrata". Nel 1995, il Patriarcato di Costantinopoli ha ammesso nella sua giurisdizione il clero auto-consacrato della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" in Nord America.

[2] Per l'analisi del tomos, è stato utilizzato il testo inserito sul sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli, https://www.patriarchate.org.

[3] Cfr., per esempio, lo Statuto della Chiesa ortodossa russa: http://www.patriarchia.ru/db/text/133121.html.

[4] Epistolae et decreta pontificia, XXXII // PL. 143, 765.

[5] La diaspora ortodossa è composta dai fedeli ortodossi in vari paesi e chiese locali che vivono e conducono una vita ecclesiale a pieno titolo in paesi in cui la maggior parte della popolazione non è ortodossa. Tra questi ci sono i paesi del Nord e del Sud America, Asia, Australia, Europa occidentale, ecc.

[6] Le rivendicazioni al diritto ultimo di prendere decisioni su questioni ecclesiastiche e canoniche comuni sono invariabilmente presenti nei discorsi del patriarca Bartolomeo. Per esempio, durante la Sinassi nel settembre 2018, ha affermato: "Il patriarca ecumenico ha la responsabilità della soluzione dei problemi nell'ordine ecclesiastico e canonico, poiché egli solo esercita il privilegio canonico di adempiere a questo elevato dovere" . – https://www.uocofusa.org/news_180901_1.html.

[7] cerkvarium.org.

[8] news.church.ua.

 
Solo un folle potrebbe...
Solo un folle potrebbe tentare di cambiare il mondo con un messaggio di amore e di pace.
Così possiamo essere d'accordo sul fatto che anche Gesù era un folle. 
Solo dei folli potrebbero accettare di seguire un uomo del genere, e quindi continuare la sua missione anche quando è stato ucciso.
Così possiamo essere d'accordo sul fatto che anche gli apostoli erano dei folli.
Solo dei folli potrebbero prendere sul serio il messaggio predicato da un gruppo di folli, e accettare quel messaggio.
Così possiamo essere d'accordo sul fatto che anche tutti noi siamo proprio dei folli.
Questo non è molto sorprendente.
Dio non ha scelto un filosofo per proclamare il Vangelo, ma un falegname. E come suoi apostoli ha scelto pescatori ed esattori delle tasse. Possiamo pretendere di essere migliori come suoi testimoni?
Certo che no. 
Anche quelli che tra noi sono più istruiti sanno che in relazione al Vangelo la nostra istruzione è priva di valore. 
Ammettiamo lietamente di essere, davvero, folli. E così, impegnamoci lietamente a cercare di cambiare il mondo, come fecero gli apostoli.
Eppure quegli apostoli non erano timidi e codardi?
E noi, forse, non abbiamo paura?
La crocifissione di Cristo non ci dà ampie ragioni di essere spaventati?
Sì. Ma la sua risurrezione ci dà coraggio divino.
San Giovanni Crisostomo
 
A chi di dovere

Premessa

Il controverso blog Orthodoxy in Dialogue ha ricevuto nuova attenzione nella seconda metà di agosto, quando ha pubblicato un'email di una donna di nome Helena, ex ortodossa antiochena, che accusa il metropolita Joseph (Al-Zehlaoui) di aver avuto una relazione sessuale con lei per 16 anni.

Poiché il metropolita Joseph è il vice-presidente dell'assemblea episcopale ortodossa americana, ed è noto per una posizione rigorosa in campo morale (soprattutto nei confronti della politica LGBT sostenuta da Orthodoxy in Dialogue), possiamo essere sicuri che la controversia ha a che fare con molto di più che la vita privata di un vescovo, e sembra più un episodio di una guerra culturale. Varrà la pena ricordare che Orthodoxy in Dialogue ha recentemente tentato di screditare un altro esponente dell'arcidiocesi antiochena con accuse dello stesso genere, subendo un catastrofico fallimento processuale.

Quella che segue è la risposta relativa a questo scandalo scritta da Gail Sheppard, co-curatrice assieme al marito George Michalopulos del blog Monomakhos, uno dei rari spazi di dialogo sull'Ortodossia in Internet dove si possono trovare voci davvero diverse su temi "scottanti" del mondo ortodosso.

* * *

A chi di dovere

Qualunque sia il tuo problema, non voglio sentirne parlare. Mi dispiace dover discutere di te sul mio blog. Ma ora che ti sei catapultata a diventare un personaggio pubblico, non posso evitarlo. Le persone hanno il diritto di parlare di te, e parleranno di te.

Se questo è ciò che volevi, diventare una rock star agli occhi della Chiesa per essere stata una rivelatrice di misfatti, hai fallito miseramente. Hai calcolato male la tua situazione.

Caratterizzare la tua vita sessuale come un "segreto che deve essere rivelato" mostra la tua comprensione limitata delle tue circostanze e la tua totale mancanza di chiarezza su ciò che hai fatto.

Non sarai sostenuta dalla maggioranza, se non da nessuno, nella Chiesa, come una sorta di "rivelatrice della verità" perché hai mentito a tutti quelli che stanno intorno a te per più di 16 anni. Se la storia passata punta al futuro, magari stai mentendo anche adesso.

Francamente, l'intera faccenda ci dà un voltastomaco collettivo.

Perché dirlo al mondo intero? Cosa possiamo fare noi, per rimettere ordine nella tua vita? Non possiamo annullare ciò che è stato. Non possiamo renderlo migliore. È troppo tardi per farti rinsavire. Come potresti pensare che la tua ammissione potrebbe migliorare le cose per te o per la Chiesa?

Non ti stai nemmeno assumendo la responsabilità della tua parte in tutto questo, il che è significativo, perché per un periodo di 16 anni hai tradito tuo marito con un vescovo della Chiesa, se dobbiamo crederti.

Il solo dire le parole "Mi prendo la responsabilità" non inizia neppure a dimostrare tale responsabilità.

Quando hai scelto di rivelare ciò che spero non sia vero, hai denunciato te stessa. Sei una donna che ha tradito suo marito con qualcuno che non era disponibile a sposarla. Se ti ha preso in giro, come affermi, perché non gli hai semplicemente detto che eri lusingata, e poi lo hai rifiutato?

I tuoi 7 anni da suora o il tempo che hai passato nella Chiesa non ti hanno insegnato a tenere la gonna abbassata?

SE ciò che hai detto è vero, avresti dovuto riferirlo all'unica persona che aveva bisogno di saperlo: il patriarca. Dovrebbe essere lui a decidere quanto rivelare alla Chiesa.

Non tu.

Una cosa che hai tralasciato, ed è un pezzo importante di questo puzzle, è che sei nata nel 1962. In altre parole, non eri un'ingenua innocente ragazzina bisognosa di protezione quando ti sei data all'attività sconveniente che hai descritto.

Eri una donna di 38 anni, semi-cattolica, semi-ortodossa, SPOSATA, con 4 figli!

Sai chi aveva bisogno di protezione? La tua (allora) giovane figlia. Menzionare il nome di tua figlia, che ti ama e ti considera come il suo eroe, è così egoistico che non riesco nemmeno a esprimere quanto sia sbagliato. Potrebbe essere adulta a questo punto, ma è ancora tua figlia.

Hai mai pensato a cosa le avrebbe causato questa tua "confessione" pubblica? La gente guarderà il suo tributo on-line a te nel 2008 e penserà: "Povera ragazza. Sua madre va a letto con un vescovo e lei pensa ancora che sua madre sia un eroe!"

Ha parlato al mondo di quanto tu fossi un eroe mentre tu ti intrufolavi nella residenza di un vescovo e saltavi nel letto con lui. Deve essere mortificata.

Probabilmente lei spiegherà le cose in modo diverso, perché questo è quello che fanno i figli per proteggere i loro genitori, ma tu hai fatto di lei una bugiarda quando tutto ciò che voleva fare era dire al mondo quanto ti amava e ti ammirava. Ovviamente non sapeva ciò che stavi facendo in quel momento. Ma ora lo sa, grazie a quella lettera infernale che hai scritto. Hai sottoposto tua figlia innocente a uno scrutinio che probabilmente la seguirà per il resto della sua vita.

È questo ciò che hai nel cuore?

Ma quale madre fa una cosa del genere? È per questo che ti ha perdonato? Ha LETTO la lettera che hai fatto circolare prima che tu la spedissi? Me lo chiedo.

Come ti perdonerà per aver detto al mondo intero quali decisioni sbagliate hai preso?

Il tuo sconsiderato disprezzo per chiunque tranne te stessa e l'influenza della tua ammissione molto pubblica su tutti e 4 i tuoi figli (supponendo, lo voglia Iddio, che siano tutti ancora vivi), è una cosa riprovevole.

Internet tiene traccia di tutto ciò che dovrebbe sapere una donna sulla sessantina, matura e istruita. Tiene traccia dei membri della tua famiglia, per nome. Forse ora sarebbe un buon momento per fare lo sforzo di impedire che il tuo nome appaia negli elenchi telefonici e su mylife. Potresti voler rimuovere anche il nome del tuo datore di lavoro, se, in effetti, lavori ancora per la tua contea. Anche Safeguard the Children probabilmente non ti vorrà come manifesto per la propria causa. E poi c'è prabook.com, la Chiesa cattolica e il programma VIRTUS, qualunque cosa esso sia. Probabilmente ciascuno e suo fratello stanno facendo ricerche, mentre parliamo, e i nomi dei tuoi figli stanno spuntando ovunque.

Come hai detto, quello che hai fatto ha un "...un effetto a catena sulla Chiesa e sulla comunità più ampia”.

Non credo che tu abbia la più pallida idea del danno che hai fatto alla tua stessa vita e alla Chiesa, cercando di distruggere un altro essere umano; perché? Perché eri gelosa di tutte queste altre donne che pensavi che avesse. Per rassicurarti, a me non ha mai dato l'impressione di essere aperto a qualsiasi cosa con nessuno. Non ho mai sentito nessuno dei miei amici parlare in tal modo di lui, amici che sono stati nella giurisdizione antiochena per molti, molti decenni.

No, signora. Tu sei stata la prima e UNICA persona da cui ho sentito qualcosa del genere. Mi sembra che se qualche donna lo guardasse, emetterebbe quella vibrazione del genere "sono aperto alle possibilità": cosa che nessuna ha notato, tranne te, a quanto pare.

E comunque. Perché non gli hai detto di no? Ciò avrebbe risparmiato a tutti noi un sacco di dolore. Dove pensavi potesse portare la relazione?

È già abbastanza brutto che tu ti prenda così poche responsabilità per quello che hai fatto, ma trascinare i tuoi figli in questa storia selezionata è davvero imperdonabile. Inoltre, hai pubblicato nome dopo nome dopo nome di personaggi di spicco dell'arcidiocesi. Stai cercando di convincere la gente di quanto tu sia una cristiana ortodossa ideale perché ti sei confrontata con altri cristiani ortodossi? Non avevano nulla a che fare con il motivo per cui hai scelto di comportarti in quel modo. Menzionandoli hai macchiato loro, senza elevare te stessa.

Nessuno deve far parte di questo tuo percorso. Avresti dovuto rivolgerti al patriarca, non a un presunto criminale pubblico, e confessargli i tuoi peccati che sembri ritenere cosa da nulla.

Nessuno si beve la tua affermazione "Non chiedo niente se non di lasciarmi sola e di non contattarmi più". Hai mai sentito parlare del blocco delle chiamate?

No, tu vuoi qualcosa. Rovinare la sua vocazione? (E poi sei tu a chiamarlo "astuto e predatore"). Lasciare in sospeso quelli di noi che dipendono dalla sua guida? SOLDI? Ho da farti la stessa domanda che avevo fatto la scorsa settimana. Perché ora?

Perché devi trascinare in basso l'intero corpo di Cristo con dettagli che noi non abbiamo bisogno di sapere? Una donna indipendente, istruita (e apparentemente mondana) dovrebbe sapere che alcune cose non dovrebbero essere date in pasto alle discussioni in una compagnia ben educata. Questa è l'idea peggiore che ti sia mai stata proposta, perché è ovvio che ti hanno spinta.

La registrazione audio che hai fornito non è una prova di nulla. Chiunque potrebbe contraffare una cosa del genere. Ma in ogni caso, noi non dovremmo esserne a conoscenza. Tutti questi dettagli non avrebbero dovuto essere deposti ai nostri piedi. Non ho bisogno dei dettagli della tua vita sessuale. Hai detto: "Il peccato sessuale è complesso e fisico, ma i segreti, le bugie e l'umiliazione sono psicologici". E come no? "Il danno spirituale non ricade solo su di te o anche solo su di me, ma sull'intero corpo della Chiesa e dei suoi membri". Hai indovinato.

Sono disgustata da quello che hai fatto. La tua lettera è come un maledetto incidente che non posso dimenticare di avere visto. Non perché penso che non ci debbano essere conseguenze (c'è un'indagine in corso), ma mi sarei accontentata di un annuncio generale di quali saranno quelle conseguenze, senza i tuoi dettagli. E fidati di me su questo, farò tutto ciò che è in mio potere per impedirti di ottenere un centesimo in più dalla Chiesa per il tuo stupido, stupido comportamento. Per essere una donna single con 4 figli, te la sei cavata abbastanza bene a finire a Glendale, una comunità di lusso nel sud della California, con abbastanza soldi per studiare e prendere un master.

Credo di aver detto abbastanza.

Se quello che stai dicendo è vero (un grande SE, nella mia mente) nessuno ti ha spinta a sgattaiolare nella residenza privata di un vescovo e a saltare nel letto con lui per 16 anni. Non meriti assolutamente nulla per questo.

Non ti rispetto di una virgola. Non ti credo di una virgola.

 
Il Fanar ha fatto il suo dovere, il Fanar può andarsene

Filaret non ha più bisogno del patriarca Bartolomeo

Dopo la formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Filaret e i suoi seguaci hanno fatto dichiarazioni direttamente in contraddizione con le disposizioni del Tomos. Il patriarca Bartolomeo può resistere a questo?

"Il moro ha fatto il suo dovere, il moro può andare", è una citazione dal dramma di Friedrich Schiller "La congiura di Fiesco a Genova" (1783), che racconta come un moro aiutò il conte Fiesco a ribellarsi ai repubblicani contro il doge Doria. E questo è anche uno dei messaggi principali di Denisenko, da lui espresso in realtà parlando del patriarca Bartolomeo in una recente intervista con l'agenzia di stampa "Glavkom".

Il 15 marzo "Glavkom" ha pubblicato la prima parte di una lunga intervista con Filaret dall'eloquente titolo: "Patriarca Filaret: l'ordine proposto dai greci non ci soddisfa. La nostra Chiesa ha bisogno di un nuovo statuto".

uno screenshot del sito "Glavkom"

In questa intervista, il signor Denisenko ha espresso insoddisfazione per il modello di governo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è stato formulato da Costantinopoli nel Tomos, e ha anche annunciato un Concilio locale per cambiare questo modello. Cioè, il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha dichiarato apertamente che questa violerà le condizioni per la sua esistenza stipulate nel Tomos della sua presunta autocefalia.

Citiamo un frammento dell'intervista a "Glavkom":

Corrispondente: "In che modo il Patriarcato ecumenico guarda al fatto che l'Ucraina vuole modificare lo Statuto, concordato con Costantinopoli?"

Sig. Denisenko: "Ci hanno detto questo: per ora, accettate questo Statuto che vi offriamo, e quando riceverete il Tomos, sarete una Chiesa autocefala e adotterete lo statuto di cui avete bisogno".

Corrispondente: "Cioè, non ci sono restrizioni e conflitti?"

Sig. Denisenko: "No. Noi agiamo legalmente, non contro il Patriarcato ecumenico. Siamo grati al patriarca ecumenico per quello che ha fatto. Ma se siamo una Chiesa autocefala, allora dobbiamo agire nell'interesse della nostra chiesa, della nostra gente e del nostro stato".

Il Tomos dice una cosa, i discorsi di Filaret tutt'altro

Non sappiamo cosa abbiano detto i fanarioti a Denisenko o ai negoziatori ucraini, ma il Tomos dice esattamente l'opposto di ciò che il signor Denisenko sta esprimendo. Secondo questo documento, le disposizioni dello Statuto della nuova chiesa "devono rispettare pienamente le disposizioni di questo Tomos Patriarcale e Sinodale Tomos". Cioè, nulla nello Statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" potrebbe contraddire il Tomos. Tuttavia, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sta già violando attivamente il Tomos e non solo con il suo Statuto. Su questo punto offriremo maggiori informazioni più tardi.

Nel frattempo, vorrei commentare la frase del signor Denisenko secondo cui "dobbiamo agire nell'interesse della nostra chiesa, del nostro popolo e del nostro stato". La frase, chiaramente pensata per le persone che si sono sbagliate sul "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come è stato definito Denisenko dall'ex esarca, l'arcivescovo Daniil Zelinskij. Uno dei disaccordi più evidenti fino a oggi tra il Fanar e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è la formazione del Sinodo do quest'ultima. Costantinopoli insiste sul fatto che i "vescovi" membri del Sinodo dovrebbero occupare i loro posti secondo l'anzianità delle loro "ordinazioni". Il Tomos dice che il Sinodo "è annualmente composto da vescovi invitati per rotazione e anzianità tra quelli che servono all'interno dei confini geografici dell'Ucraina". "La cosa più importante è cambiare il numero di membri permanenti del Sinodo. Non ce ne servono tre, come adesso (si noti che il Tomos non prevede affatto membri permanenti), ma di più, circa 12. Per gli altri, ci sarà la possibilità di essere membri temporanei del Sinodo a rotazione. I membri permanenti del Sinodo dovrebbero essere vescovi autorevoli provenienti da diverse regioni, dal Centro, dall'Ovest, dall'Est, dal Sud e dal Nord". Perché il "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" desidera avere membri permanenti nel suo Sinodo e, inoltre, un numero così significativo? La risposta è evidente: così come ha messo il suo uomo al posto di capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", così vuole avere un Sinodo della sua gente. Non vi è dubbio che il Sinodo si formerà in tal caso secondo il criterio della lealtà personale dei "vescovi" al "patriarca onorario". Tali "interessi della nostra Chiesa, del nostro popolo e del nostro stato" vengono perseguiti adottando un nuovo Statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Denisenko non è del tutto sincero, affermando che non vi è alcun conflitto tra il Fanar e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". C'è un conflitto e ci sono abbastanza disaccordi anche a livello di documenti ufficiali e dichiarazioni.

Ricordiamo la decisione del Sinodo della Chiesa di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018, con la quale si sarebbe revocato il trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione della Chiesa russa nel 1686. Il paragrafo 4 di questa decisione recita: "si revoca l'effetto giuridico della Lettera sinodale del 1686, pubblicata nelle circostanze del tempo, che autorizzava il patriarca di Mosca per economia a ordinare il metropolita di Kiev, eletto dal clero e dai laici della sua eparchia, che in ogni celebrazione commemorerà il Patriarca ecumenico come primo ierarca, dichiarando e riaffermando la sua dipendenza canonica dalla Chiesa Madre di Costantinopoli".

Come sapete, il Fanar ha "revocato" il trasferimento della metropolia di Kiev sulla base del fatto che il metropolita di Kiev non "commemorava a ogni celebrazione il Patriarca ecumenico come primo ierarca". Oggi, dopo tre mesi dalla presunta esistenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è possibile affermare con certezza che tale chiesa sta violando molto più seriamente le norme stabilite nel Tomos. Oggi, questo Tomos può essere cancellato di vero cuore, in base alle violazioni significative commesse dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È abbastanza probabile che sarà così alla fine.

Al fine di facilitare il lavoro dei fanarioti, elenchiamo alcune delle violazioni più significative.

Violazione 1: denominazione

Ci sono tre nomi usati nel Tomos, il che è un po' strano. Si può presumere che tale curiosità sia sorta come una sorta di compromesso tra i diversi punti di vista dei partecipanti nel processo di creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Secondo il Tomos, nel Dittico delle Chiese ortodosse locali, questa struttura dovrebbe essere indicata come la Santissima Chiesa dell'Ucraina: "Inoltre, riconosciamo e dichiariamo questa Chiesa autocefala, stabilita entro i confini del territorio sovrano dell'Ucraina da mezzi di questo Tomos patriarcale e sinodale, come nostra figlia spirituale, e raccomandiamo che tutte le Chiese ortodosse in tutto il mondo riconoscano e commemorino il nome "Santissima Chiesa dell'Ucraina". Più avanti nel testo, il Tomos chiama tale chiesa in modo diverso: una volta come Chiesa autocefala in Ucraina: "Oltre a quanto sopra, dichiariamo che la Chiesa autocefala in Ucraina riconosce il santissimo Trono ecumenico apostolico e patriarcale...". E per due volte è chiamata Chiesa ortodossa in Ucraina: "Allo stesso tempo, la Chiesa ortodossa in Ucraina, attraverso il suo primate o il locum tenens canonico del trono di Kiev..." e "Di conseguenza, sulla base di tutto quanto sopra e sulla base di queste condizioni, la nostra Santa e Grande Chiesa di Cristo benedice e dichiara la Chiesa ortodossa in Ucraina come autocefala...". Solo il patriarca sa quale di questi nomi è corretto, ma il nome con cui questa struttura è stata registrata nel Registro statale ucraino delle entità giuridiche è diverso da quello che dice il Tomos: "L'organizzazione religiosa – Metropolia di Kyiv della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)". Inoltre, Denisenko ha dichiarato che "Il Tomos è stato donato al patriarcato di Kiev e quindi questa struttura non dovrebbe essere indicata come "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ma come "Chiesa ortodossa ucraina". Nel Tomos, non esiste il nome di Chiesa ortodossa ucraina.

Violazione 2: Concilio locale

Denisenko ha annunciato la convocazione del Concilio locale, che tradizionalmente consiste non solo di vescovi ma anche di rappresentanti del clero e dei laici. Ecco la citazione di un'intervista a "Glavkom": "E quindi dobbiamo tenere una riunione al prossimo Concilio locale e adottare lo statuto della Chiesa ortodossa ucraina". Tuttavia, il Tomos non prevede il concilio locale come organismo di governo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in linea di principio. Non è previsto nemmeno un concilio dei vescovi. Il Tomos indica che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe essere governata dal Patriarcato di Costantinopoli, dal metropolita di Kiev e dal suo Sinodo. Questo è tutto! Tuttavia, Denisenko vuole non solo tenere riunioni di un ente governativo illegittimo, ma anche adottare in questi incontri lo statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che contraddirà il Tomos.

Violazione 3: composizione del Sinodo

Questo è già stato detto sopra: il Tomos determina l'ordine di appartenenza al Sinodo per rotazione e anzianità di "chirotonie". E il "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" vuole avere sotto il suo controllo 12 membri permanenti del Sinodo. Anche il corrispondente di "Glavkom" è rimasto sorpreso da tale arroganza e ha cercato di attirare l'attenzione di Denisenko su questa discrepanza, così come sul fatto che questo regolamento del Tomos è già stato violato: "Secondo le disposizioni dello Statuto e dei regolamenti del Tomos, il capo della Chiesa ucraina può determinare i candidati per il Sinodo, guidati dal principio di anzianità delle chirotonie. Ma nella prima composizione del Sinodo, non ci sono molti vescovi che sono stati ordinati prima di quelli che hanno eletto".

Ciò non ha infastidito il nonno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che ha risposto che i greci si sbagliano e che noi sappiamo meglio come gestire la Chiesa: "Come ho già detto, la tradizione che si è sviluppata nella Chiesa ucraina - questo vale, a proposito, nel Patriarcato di Mosca - è che i membri del Sinodo rappresentano le regioni. Questo è il primo punto. In secondo luogo, i vescovi devono essere autorevoli. Per ordinazione, uno può essere più anziano, ma in realtà incapace di governare. Abbiamo tali vescovi, e non solo uno. Stanno servendo da molto tempo ma non hanno le abilità appropriate. Questi non possono governare tutta la Chiesa. E questo principio dell'anzianità delle chirotonie è sbagliato".

Violazione 4: parrocchie fuori dalla patria

Nel Tomos, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha l'obbligo di trasferire tutte le parrocchie d'oltremare del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala Ucraina" alla giurisdizione di Costantinopoli: "...con la sua sede nella storica città di Kiev, senza essere d'ora in poi autorizzata a stabilire vescovi o a fondare altari extraterritoriali in regioni già legalmente dipendenti dal Trono ecumenico..."

Tuttavia, contrariamente a questa richiesta inequivocabile, alcune parrocchie d'oltremare hanno già annunciato che non si trasferiranno al Patriarcato di Costantinopoli. Così, le parrocchie del "patriarcato di Kiev" nelle città americane di Bridgeport, Clifton, Chicago, oltre alla parrocchia del "patriarcato di Kiev" a Colonia, hanno deciso nelle loro riunioni parrocchiali di rimanere sotto la giurisdizione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (in realtà, del "patriarcato di Kiev"). Allo stesso tempo, Alexander Dvinjatin, il parroco della parrocchia di Bridgeport, ha dichiarato che il Tomos non è il Simbolo della Fede, ma qualcosa come il Tipico (un regolamento liturgico), che può essere abbreviato o modificato a discrezione.

Naturalmente, si può sempre dire che è impossibile costringere i credenti ad andare in un'altra giurisdizione, che non vogliono essere sotto. Tuttavia, non abbiamo sentito dai "vescovi" del "patriarcato di Kiev" o della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" un solo appello ai propri subordinati a seguire le disposizioni del Tomos.

Conclusione

Avendo ricevuto una formale "legalizzazione" sotto forma del Tomos, Filaret e i suoi "vescovi" e allievi spirituali non hanno acquisito né obbedienza cristiana né umiltà. Agiscono come sono stati abituati in tutti questi anni, essendo "amici" degli alleati, finché questo è redditizio, e poi mettendoli da parte quando non sono più necessari. In altre parole, proprio come fanno gli uomini d'affari e i politici senza scrupoli. Nel lessico di questa categoria di persone, esiste un verbo ben noto e un po' maleducato per descrivere tali operazioni. In Ucraina tutti si sono abituati a simili metodi di Filaret e dei suoi seguaci, ma per il patriarca Bartolomeo questa attitudine è nuova.

In che modo la sua onnipotente osserverà tutti questi trucchi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che ha solo tre mesi? È più probabile che li ignori. Più precisamente, sua Santità li guarda in modo negativo ma non può fare nulla. Il Fanar si è messo nell'angolo. Il "nonno" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si è rivelato più furbo del patriarca di Costantinopoli. Il Fanar ha accettato gli scismatici dal "patriarcato di Kiev" e dagli autofcefalisti, ha concesso loro il Tomos, ha litigato con la Chiesa ortodossa russa fino alla rottura della comunione eucaristica, alienando tutte le Chiese locali con le sue rivendicazioni papali, ecc. E alla fine, ha ottenuto la disobbedienza della sua filgia neonata - la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E infatti, il signor Denisenko ha espresso il vero stato delle cose oggi: il Fanar ha fatto il suo dovere, il Fanar può farsi da parte e guardare Filaret che governa questa struttura "nell'interesse della sua Chiesa, della sua gente e del suo stato".

Cosa dovrebbe fare sua Santità? Revocare il Tomos? Ma questo è uno scandalo e una perdita di reputazione. Ciò significa ammettere pubblicamente che ha torto e concordare con l'opinione degli avversari. È improbabile che il patriarca Bartolomeo lo faccia perché le azioni del Fanar sono pura politica. E in politica non ci sono né "madri" né "figlie" (nel senso delle chiese); in politica non ci sono nemmeno amici e nemici (permanenti). Ci sono solo interessi e opportunità. E come esperto nel campo della politica ecclesiastica, il patriarca Bartolomeo poteva immaginare che ora, rispetto a Filaret, sembra un alunno di una scuola sportiva per bambini contro un pugile professionista.

Ma sarebbe bene ricordare a sua Santità che non è un politico, ma un primate di una Chiesa locale, e che agisce non secondo le leggi di questo mondo, ma secondo il Vangelo. Ognuno fa degli errori, ma non tutti sono in grado di umiliarsi e di riconoscerli. L'apostolo Pietro ci ha detto: "Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili" (1 Pietro 5:5). E, a quanto pare, con le sue azioni, Filaret aiuta il patriarca Bartolomeo a realizzare la veridicità di queste parole.

 
Celebrazioni del NATALE ORTODOSSO 2013/2014
Sabato 4 Gennaio
 
ore 17 - Veglia
 
Domenica 5 Gennaio
 
Domenica prima della Natività
 
ore 10  - Divina Liturgia
 
Lunedì 6 Gennaio
 
Vigilia di Natale
 
ore 10  - Divina Liturgia
 
ore 17 - Veglia del Natale
 
(non celebreremo funzioni durante la notte)
 
Martedì 7 Gennaio 
 
NATALE DEL SIGNORE
 
ore 10 - Divina Liturgia
 
Sabato 11 Gennaio
 
ore 17 - Veglia
 
Domenica 12 Gennaio
 
Domenica dopo la Natività
 
ore 10  - Divina Liturgia
 
(dopo la Liturgia) Un momento di spettacolo:
Recita natalizia con i bambini della parrocchia
 
Buon Natale! Cu Nașterea Domnului! С Рождеством Христовым!
 
Il più famoso sacerdote di lingua inglese della Russia

Anche se raramente Russian Faith presenta interviste, questa è particolarmente affascinante, perché fornisce informazioni sul motivo per cui gli occidentali in Russia sono così spesso attratti dal cristianesimo ortodosso russo e su come un particolare sacerdote russo è in grado di raggiungere persone di diversa estrazione con il suo messaggio di cristianesimo tradizionale.

L'intervista presenta padre Artemij Vladimirov, un prete molto importante in Russia, che è particolarmente popolare tra la popolazione di lingua inglese di Mosca per la sua intelligenza, arguzia e perfetta padronanza della lingua inglese. Sotto la sua guida, molti stranieri si sono convertiti all'Ortodossia.

Padre Artemij ha una forte presenza su Internet, si reca regolarmente negli Stati Uniti per tenere conferenze e ha pubblicato nel 2010 un libro intitolato Bright Faith (che consigliamo vivamente ai lettori di lingua inglese), che mira a introdurre la spiritualità cristiana ortodossa agli occidentali. Sottolinea le differenze tra la Russia e l'Occidente e ciò che il cristianesimo tradizionale, fiorente in circostanze molto più amare in Russia, ha da offrire al mondo occidentale moderno e materialmente fiorente.

Qui abbiamo scelto estratti che sono particolarmente interessanti per i lettori per quanto riguarda l'interazione tra gli occidentali e il cristianesimo russo. (L'intervista integrale è stata realizzata per il periodico Road to Emmaus)

* * *

(...padre Artemij versa del vino dal bicchiere del suo vicino al suo.) Siete troppo lenti. Noi in Russia sembriamo non rispettare les droits de l'homme [i diritti umani], e facciamo cose del genere senza esitazione.

È una violenza sui diritti. Trasgrediamo la loro indipendenza senza pietà. (Risate intorno al tavolo mentre versa da un bicchiere all'altro.) È un mistero della nostra Russia.

Padre Artemij, cosa pensa che conduca gli stranieri all'Ortodossia quando visitano la Russia o vi lavorano?

Forse è perché la nostra vita terrena qui è così terribile che non hai altra via d'uscita che l'Ortodossia. È l'ultimo sussulto di un uomo che affonda.

Se non avessimo l'Ortodossia in Russia, penso che la Russia sarebbe un incubo. È un incubo senza l'Ortodossia. Feodor Mikhailovich Dostoevskij disse: "La Russia senza fede, senza verità in Cristo, è copulazione e crudeltà".

Questo perché i demoni non dormono e se il popolo russo rifiuta una vita pia viene subito posseduto dalle passioni.

Questi beni non sono nascosti dietro l'esterno patinato della cultura occidentale, qui tutto è molto aperto.

Sembra che quando gli stranieri, che non hanno ancora trovato ciò che stanno cercando in America o in Europa, vengono in Russia, la religione non sia così spaventosa da esplorare perché fa parte della nuova cultura.

Certamente, crediamo che i nostri ospiti stranieri sentano qui la santità sconosciuta della vita spirituale.

L'Ortodossia ha una qualità di permeazione, e qui puoi sentire che le persone hanno un disperato bisogno di Dio.

Quando ho chiesto al nostro famoso padre spirituale, padre Ioann Krestjankin del monastero delle Grotte di Pskov, "Dovrei visitare l'Europa o no?" non ha detto "sì" o "no", ha risposto: "è solo la Russia che ha nostalgia di Dio".

Certo, ogni anima desidera Dio indipendentemente dalla sua origine, ma sicuramente in Russia abbiamo persone che cercano di pregare con tutto il cuore. Fanno del loro meglio per invocare Dio.

Non è qualcosa di insolito qui. Non è filosofico, non è una tradizione culturale, è semplicemente il tuo dolore. Certamente i santi Padri insegnano che se la tua preghiera è senza dolore, senza fatica, senza qualche grido invisibile, non dai alla luce un vero figlio spirituale, ma un nato morto.

Sant'Isacco il Siro dice che la preghiera è sempre qualcosa di doloroso, perché il peccato impedisce la tua preghiera e ti impedisce di raggiungere un'alta qualità di preghiera.

Cosa pensa che porti gli stranieri alla chiesa qui a Krasnoselskaja? Ovviamente la sua capacità di parlare inglese e la sua disponibilità a contattarli è importante...

La mia capacità di parlare inglese diminuisce ogni anno… Noi in Russia siamo sempre attenti agli stranieri ma questo non è un pregio, può anche essere qualcosa di sospetto.

Possiamo essere indifferenti ai nostri compatrioti, disattenti e persino insensibili, ma quando vediamo uno straniero… ahhh! …cosa pensa di noi, cosa dirà di noi, quali saranno le sue prime e ultime impressioni… Non so perché, ma quando vediamo uno straniero diventiamo dei cherubini con gli occhi sbarrati. È un nostro fallimento.

Tuttavia, quando pensi che quest'anima sia molto lontana dalla sua patria, molto lontana dai suoi genitori, molto lontana dai suoi compatrioti, e, allo stesso tempo, ti rendi conto che il primo desiderio di quest'anima è Dio, rivelato nell'Ortodossia, allora, ovviamente, vuoi aiutare... in particolare quando ricordi che il fondamento spirituale dell'Europa è il cristianesimo ortodosso.

Provi una grande compassione per le persone che conoscono solo qualcosa di distorto. Vorresti aiutarle a toccare il vero terreno della salvezza.

Gli stranieri che ho incontrato in Russia sono ottimi ascoltatori, perché sono per lo più persone che apprezzano la cultura, che sono educate, raffinate (nel senso buono della parola) e sono molto attente alle manifestazioni della vita spirituale.

Forse è la Provvidenza di Dio che conduce queste persone in Russia non per caso. Sono anime conosciute da Dio, che le vuole istruire e illuminare.

Perché pensa che la sua chiesa molto tradizionale sia così attraente per gli stranieri non ortodossi?

La vera tradizione è una forza, e non puoi fare a meno di sentire questa forza spirituale. Nell'Ortodossia, la tradizione non è un museo pieno di oggetti interessanti in mostra, ma un torrente in cui devi immergerti.

Più cose materiali abbiamo, più illusoria è la nostra vita visibile, ma il nostro cuore può trovare pace solo in Cristo.

I cuori occidentali sono tormentati da questo modo di vivere confortevole e per provare qualcosa di profondo molti occidentali cercano impressioni vivide.

Per esempio, una ragazza russa che conosco è stata invitata a visitare amici ortodossi russi che ora fanno parte della cultura francese. Durante un'escursione in campagna nel sud della Francia, la famiglia ha iniziato a tuffarsi in un fiume da una grande altezza.

C'erano rocce sotto, e se non saltavi abbastanza lontano rischiavi di picchiare contro le rocce. Il padre, la madre, i figli… tutti si sono gettati nel fiume. Per loro era un vero assaggio di vita.

Per la ragazza russa è stata un'esperienza terribile e si è rifiutata di saltare perché era un rischio così grande.

Questa ricerca di impressioni vivide è un surrogato della vita spirituale.

L'altro aspetto degli occidentali è che cercano l'eternità, la grazia celeste, e molte persone che cercano, che sono state avvelenate dall'assenza di grazia, sono aperte a riceverla qui.

Anche i fedeli russi nella sua parrocchia sembrano particolarmente aperti agli stranieri, sebbene essi stessi siano tradizionalisti e disinteressati a perseguire valori e obiettivi occidentali. Perché pensa che sia così?

I russi sono spesso accoglienti, è il nostro modo di fare. Inoltre, dobbiamo sempre discernere, fare una distinzione tra una persona e il suo stile di vita, la sua visione del mondo, la sua filosofia pratica.

Soprattutto i sacerdoti devono farlo se vogliono sentire la tua anima, e la tua anima è qualcosa di grande valore.

Siamo tutti figli del nostro Padre celeste, quindi dobbiamo discernere l'anima eterna nel nostro prossimo.

Come raggiunge un'anima nuova che viene a lei dall'estero, in particolare se non è ortodossa?

La cosa migliore è applicare la prova metalogica che Dio esiste.

Ciò significa che non abbiamo bisogno di esercitare le nostre pretese intellettuali, ma, per esempio, se ti si avvicina un buddhista interessato alla cultura russa, e vorrebbe sapere qualcosa di nuovo sul senso della vita, il modo metalogico di dimostrare che Dio esiste è prendere un dolce e donargli questo dolce, pregando: "Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito".

Allora, non è più un semplice dolce, è un dono del Dio personale, del Dio vivente, e lui sente la realtà.

Per quasi tutte le persone moderne, la vita della loro anima si manifesta nel lavoro intellettuale, ma le anime stesse dormono. Il tesoro dei nostri cuori è nascosto, latente.

C'è solo una chiave che puoi usare per aprire quel tesoro – l'amore in Cristo. L'amore in Cristo non è un termine intelligente, non è un sillogismo. Puoi parlare con una persona, senza nemmeno discutere di questioni importanti, ma se provi a offrirle il tuo cuore, sentirà e riconoscerà qualcosa di ancora sconosciuto.

Questo perché tutte le anime umane sono connesse. Siamo legati, siamo come canali di collegamento e il livello dell'acqua, come dice Pascal, è lo stesso di quello dei canali vicini.

Quando ami, anche l'altro vorrà amare. Quando piangi, piangerà anche lui. Quando preghi, sentirà qualcosa di sconosciuto anche se non è credente, a meno che il suo cuore non sia chiuso dall'orgoglio.

Molti degli stranieri che vengono nella sua chiesa sono in visita o stanno lavorando in Russia dall'Europa occidentale o da paesi del Nord America che sono entrambi meno tradizionali e spesso più orientati al consumatore. Cosa trova nella formazione psicologica degli occidentali che rende facile per loro entrare nell'Ortodossia? Quali aspetti nella loro formazione sono ostacoli che rendono loro difficile assumere una visione ortodossa del mondo?

Noi qui in Russia non siamo in alcun modo protetti dalla legislazione sociale, da alcun programma, da alcun diritto, da alcuna legge. La nostra speranza è nelle nostre mani, nei nostri amici e in Nostro Signore.

In Russia, le leggi terrene quasi non funzionano. È la caratteristica peggiore della nostra società. Tutti i diritti vengono costantemente violati.

Perciò nessuno capirà quando comparirai in mezzo alla piazza e comincerai a protestare ad alta voce, a esprimere la tua giusta indignazione.

A causa di questa mancanza siamo pronti a diventare umili.

Quando ti senti come un topo circondato da grassi gatti neri... sarai umile. Volenti o nolenti, inizierai a pregare. Abbiamo un proverbio che fa rima in russo, "Quando il tuono colpisce, il muzhik si fa la croce".

Quando gli occidentali, come Mary Poppins... sapete chi è Mary Poppins, vero? (Risate e assenso.) Mary Poppins è un tipo psicologico molto difficile. Non so quali tuoni e fulmini siano necessari a farla arrabbiare.

Lei è indipendente. È immacolata nella sua bellezza fredda e arrogante. È autosufficiente. È come il personaggio del racconto di Hans Christian Andersen, "La regina delle nevi".

Quindi, avete questa sensazione di autosufficienza, o soddisfazione personale, o una sensazione di protezione.

Forse noi russi non conosciamo la vera vita occidentale, forse questa è la nostra immaginazione, ma quando pensiamo a un tipico occidentale ci sembra che di solito abbia dei capitali in banca, che si trovi a un certo livello di vita, che tutte le sue energie siano dirette a sostenere questo livello e che lui non sia così tanto libero a causa di queste convenzioni.

Penso che la cosa più importante sia che, quando chiamiamo Gesù Cristo nostro Salvatore, dobbiamo sapere, sentire profondamente, che stiamo morendo.

Quando ti senti veramente morire, quale soddisfazione personale, quale sicurezza puoi avere?

La maggior parte dei russi mi dice che quando si trovano in Occidente, nel giro di due settimane sentono una stanchezza mortale, un esaurimento morale e in due mesi, sebbene circondati da beni terreni, sono pronti a fuggire di nuovo nella nostra povera Russia.

Spesso scoprono che l'atmosfera luminosa e superficiale dei sorrisi, della delicatezza, della disponibilità ad aiutare in questioni insignificanti, non significa necessariamente che le persone siano profondamente interessate a te o che abbiano una vera compassione per te.

Qui in Russia ci lamentiamo delle nostre malattie, anche sul lavoro, "Oh, il mio cuore, la mia testa, i miei denti... mi fanno male... non posso più tollerare questa angoscia... Oh, non mi toccare, non parlarmi..." Va tutto bene. Non siamo ancora obbligati a nascondere la nostra sofferenza sotto un sorriso scintillante.

Ma credo che negli occidentali ci sia molta più virtù che mancanza di virtù. Sono obbedienti nel senso diretto della parola. Sono molto obbedienti. Se leggono "Divieto di accesso!"... "Proprietà privata", è impossibile per loro sconfinare. Procedono solo quando il semaforo è verde.

Sono molto disciplinati, vero? Sono preparati a diventare allievi obbedienti. Tutti gli occidentali che ho incontrato in Russia sono abbastanza pronti per la vita spirituale.

 
Il portavoce della Chiesa ortodossa ucraina spiega come fermare il conflitto religioso in Ucraina

il vice capo del Dipartimento degli esteri della Chiesa ortodossa ucraina, arciprete Nikolaj Danilevich

Possiamo assistere a lotte, afflizioni, percosse di credenti - eppure è ancora possibile porre rimedio alla situazione, assicura l'arciprete Nikolaj.

Affinché il conflitto religioso in Ucraina si fermi, è necessario porre fine al sequestro dei luoghi di culto, restituire ciò che è stato preso con la forza e calmare le persone, ha spiegato l' arciprete Nikolai Danilevich, vice capo del Dipartimento degli esteri della Chiesa ortodossa ucraina al canale "Primo cosacco".

"È necessario ricordare ai seguaci della 'Chiesa ortodossa dell'Ucraina' che sono cristiani", ha detto l'arciprete.

Secondo lui, il superamento di un conflitto religioso dipende in gran parte dalla risposta delle autorità statali.

"Se c'è una direttiva da parte dello stato (perché questa organizzazione è sotto il diretto controllo dello stato, parliamoci francamente), non accadrà nulla di male. Si calmeranno", ha aggiunto il prete.

È necessario fermare l'illegalità il più presto possibile, assicura il vice capo del Dipartimento. Ha ricordato che gli ucraini hanno già vissuto qualcosa di simile nei primi anni '90, e le ripercussioni di quegli eventi sono state tangibili per molto tempo.

"Non c'è unità. Solo liti, sofferenze, percosse di credenti. Abbiamo visto tutto questo circa 30 anni fa, all'inizio degli anni '90. Ma siamo riusciti a sopravvivere. E quanto tempo ci è voluto per tornare alla pace e alla tranquillità? 20 anni? 30?", ha ricordato l'arciprete Nikolaj.

Secondo lui, gli eventi che si svolgono ora sono ancora più drammatici: il tomos non è riuscito a portare pace, le persone sono offese.

Il 21 marzo 2019 il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha raccontato a Petro Poroshenko, l'attuale presidente dell'Ucraina, le persecuzioni dei fedeli della Chiesa canonica. Ha esortato il capo dello stato a trarre conclusioni dagli errori e a cercare altri modi di unificazione che non danneggino lo stato e il popolo dell'Ucraina. "Voglio sottolineare che non siamo noi a prendere con la forza le chiese a noi stessi, non sono le nostre comunità a tagliare le serrature sui loro templi, come qualcuno talvolta dice nei nostri media. Questo viene fatto da estranei che sono lontani dalla Chiesa, che non vanno in chiesa e non l'hanno mai fatto", ha detto sua Beatitudine Onufrij al presidente.

 
Patriarca Kirill: predica alla festa del santo ieromartire Ilarione

Sabato 28 dicembre 2013, proprio mentre a Torino l’arcivescovo Mark celebrava la Liturgia archieratica circondato dal suo clero italiano, il patriarca Kirill era ospite al monastero Sretenskij di Mosca. L’occasione della visita patriarcale era la festa del santo ieromartire Ilarione (Troitskij), arcivescovo di Verey, le cui reliquie sono conservate al monastero. Presentiamo la predica patriarcale nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Santi” dei documenti.

 
La Russia è un'isola di libertà nel mare in tempesta di una moralità cancellata

San Pietro di Kiev e Mosca è stato al timone della Chiesa ortodossa russa nel momento storico più doloroso, all'inizio del XIV secolo, quando la nostra terra era calpestata e saccheggiata dai nomadi mongoli. La capitale Kiev era in cenere e il suo metropolita trasferì la sua sede nella piccola e modesta città di Mosca. Da quel momento in poi, il Principato di Mosca iniziò a prendere il potere e alla fine condusse l'intero paese alla libertà e all'indipendenza, da un insieme di tribù rurali sparse a una nazione.

Il 6 settembre, quando la Chiesa osserva la memoria del santo metropolita san Pietro di Kiev e di Mosca, il patriarca Kirill ha celebrato la Divina Liturgia al Cremlino di Mosca, dove san Pietro fu sepolto quasi sette secoli fa. Nel suo sermone il patriarca ha detto:

...Questo atto di San Pietro è stato provvidenziale: la città di Mosca, nonostante sia stata due volte conquistata dai nemici, non si è mai piegata al nemico e non ha mai rinunciato al suo posto di capitale della Russia. Mosca è stata un luogo di coraggio, determinazione, amore per Cristo, amore per la Patria e amore per la Chiesa. Ancora oggi, questa maestosa cattedrale dedicata alla beata Vergine Maria, la principale cattedrale della Santa Rus', costruita secondo il progetto del santo, testimonia le grandi gesta e la straordinaria intuizione del metropolita Pietro, che qui stabilì la sua sede.

Oggi, come ai tempi di san Pietro, siamo minacciati da molti pericoli. Allora erano i nomadi che attaccavano la terra della Russia, la derubavano, uccidevano persone e distruggevano le opportunità economiche del paese; ma anche oggi, come tutti sappiamo, non c'è pace sul pianeta Terra. E un ministero molto speciale, senza dubbio per volontà di Dio, è ora affidato a questa città e al nostro Paese.

In effetti, la Russia è in grado di resistere alle forze aliene, atee e anticristiane. Quelle forze che puntano il loro pungiglione contro i cuori umani, per farci perdere la nostra capacità di distinguere il bene dal male. Il concetto di peccato è ormai fuori dal vocabolario politico: impongono un nuovo modello di comportamento, sostenendo che il bene è ciò che vogliono loro. Ma quando il cosiddetto mondo civile, nel complesso, riprende questa idea, la Russia, proprio come in passato, ha il coraggio di disobbedire. Dobbiamo attenerci alle nozioni di bene e di male, non per interessi politici o per ambizione di qualcuno, ma per quella legge morale che Dio ha posto nelle nostre anime, nella natura umana.

Che Dio conceda che la città madre di Mosca possa rimanere un'isola di libertà in questo mondo turbolento, per guidare il mondo nella resistenza a qualsiasi tentativo di confondere il bene con il male e per assicurarsi che virtù e peccato siano chiamati con i loro giusti nomi. Possa Dio concedere che la fede cristiana ortodossa, il nostro amore per la Patria, la nostra resistenza ai nemici, sia visibili che invisibili, guadagnino sempre forza.

Allora rimarremo vivi come cristiani e la nostra Patria resterà libera e indipendente. E se sarà così, rimarrà allo stesso modo la speranza della salvezza.

 
Metropolita Onufrij: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto un Tomos di schiavitù, non di libertà

il primate ha presieduto l'assemblea generale dei decani delle tre eparchie della regione di Kiev

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina crede che lo scopo nascosto del Tomos sia quello di unirsi con i greco-cattolici, sotto l'omoforio del papa di Roma.

Il Tomos concesso alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un Tomos di schiavitù, non di libertà. Tale opinione è stata espressa dal primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij durante l'assemblea generale dei decani delle tre eparchie della regione di Kiev, che si è svolta il 28 marzo 2019 alla Lavra delle Grotte di Kiev, come segnala il centro informazioni della Chiesa ortodossa ucraina.

"Questo famigerato Tomos è il padre della schiavitù, non della libertà. Tutte le questioni importanti sono coordinate con il patriarca di Costantinopoli, quest'ultimo risponde con piacere, dicendo loro come e cosa fare, è una commedia... Ma la prospettiva di questa commedia è diversa - poi, ci sarà un'unione con i greco-cattolici, sotto l'omoforio del papa, e ancora oltre - alcune prospettive cupe. Perché avremmo bisogno di tutto questo?!" ha sottolineato sua Beatitudine.

Il metropolita Onufrij ha detto che la Chiesa ortodossa ucraina ha più libertà.

"Abbiamo una libertà assoluta... Che cosa ci impedisce di salvarci?" Il Patriarca di Mosca non interferisce; Costantinopoli, ora, ci aiuta a migliorare. La vera libertà è la libertà dal peccato, e non dal fatto che qualcuno abbia un'influenza su di noi. Questa non è la libertà per cui è necessario "spezzare delle lance". Oggi, la nostra Chiesa ha tutte le libertà di cui abbiamo bisogno per svolgere efficacemente il nostro ministero", ha detto sua Beatitudine Onufrij.

Ha sottolineato che non esiste una libertà assoluta né nella vita ecclesiale né nella vita secolare.

"Non esiste una libertà assoluta né per lo stato né per l'uomo. Anche quelli che sono molto ricchi dipendono da qualcosa, devono fare i conti con le persone che li circondano. Se una persona non vive in questo modo, il suo mondo interiore sarà artificiale, astratto. Una tale persona non sarà in grado di vivere in mezzo alla gente. Le persone hanno bisogno di comunicare, di essere considerate. Se a una persona non piace il vicino, comunque, cercherà buoni contatti per non litigare con lui. Se i rapporti con il prossimo non sono buoni, è la cosa peggiore che ci possa essere".

Il primate ha sottolineato che il Signore invia sempre le condizioni necessarie per la convivenza delle persone.

"Dio ci ha messi gli uni accanto agli altri. Dobbiamo umiliarci l'uno di fronte all'altro, "stritolarci" come pietre, quando ce ne sono molte e vengono spostate avanti e indietro e si lucidano a vicenda. Così viviamo insieme, in questa vita comune, ci "lucidiamo" l'un l'altro e diventiamo degni della vita eterna e della salvezza", ha concluso il metropolita Onufrij.

All'incontro hanno partecipato il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary, il metropolita Avgustin di Belaja Tserkov e Boguslav, nonché i vescovi vicari della metropolia di Kiev.

Sua Beatitudine Onufrij ha ringraziato i chierici per il loro fedele servizio alla Chiesa, per la comprensione del suo scopo e la posizione che hanno preso nelle difficili condizioni odierne.

Come ha riferito l'Unione dei giornalisti ortodossi, nell'epistola pastorale al gregge della Chiesa ortodossa ucraina in occasione dell'inizio della Grande Quaresima, sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha augurato a tutti di trascorrere utilmente questi giorni di salvezza e di risaldarsi nell'amore di Dio e del prossimo.

 
Una mappa del mondo ortodosso

Presentiamo nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti un aiuto a orientarsi in materia: la mappa dell'Ortodossia nel mondo suddivisa per paese, basata sulla pagina "Orthodoxy by country" di Wikipedia.

Il criterio della pagina inglese di Wikipedia (che comprende anche l'Ortodossia non cacedoniana) è diverso da quello della pagina russa, ed entrambe le pagine sono relativamente poco aggiornate. La pagina inglese, in particolare, non comprende i recenti sviluppi della Chiesa ortodossa in paesi di missione (si veda per esempio l'articolo sull'Ortodossia in Guatemala in questo sito). Come colpo d'occhio generale, comunque, la mappa è utile a introdurre tutti gli studi sui popoli ortodossi.

 
Un esame delle radici marce della nostalgia rossa tra i russi

Gli occidentali hanno delle ragioni semi-legittime per amare Lenin. I protagonisti cocciuti della Realpolitik e i vecchi noiosi russofobi potrebbero apprezzare il suo ruolo nel paralizzare la Russia rispetto a quello che avrebbe potuto essere nel XX secolo (cioè una sfidante a pieno spettro dell'ordine americano, invece di un Alto Volta con i missili).

I crescenti ceppi popolari della giustizia sociale sinistroide americana sarebbero logicamente convinti che il programma di decostruzione nazionale di Lenin, la sua lotta contro il grande sciovinismo russo (supremazia bianca) e contro il parassitismo borghese (privilegio bianco) fossero in realtà cose buone in se stesse.

Questo non dovrebbe essere un problema in Russia. La prima categoria esiste ancora – viene in mente qualcuno come Garry Kasparov – ma è elettoralmente trascurabile.

La seconda categoria non è più pertinente della prima, almeno per ora. Vengono in mente figure trotskiste marginali, come Sergej Biets del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari e vari collettivi anarchici come le Pussy Riot.

C'è una tendenza incipiente alla giustizia sociale che emerge tra gli studenti delle università d'elite di Mosca e di San Pietroburgo, ma sulla base dell'esperienza americana, ci vorranno un paio di decenni prima che questa faccia un salto nella popolazione generale.

Il Partito Comunista della Federazione Russa è più forte tra l'immigrazione rispetto al modello governativo di Russia Unita, e la sinistra russa non è stata meno ferma nel suo sostegno al Donbass rispetto ai nazionalisti maggioritari.

Eppure, i russi rimangono considerevolmente più positivi nei confronti di Lenin rispetto alla maggior parte degli occidentali. Un sondaggio di Levada del mese di aprile 2017 ha mostrato il 56% positivo verso Lenin, contro il 22% negativo. Lenin provoca emozioni positive nel 44% dei russi ed emozioni negative solo nel 9%. Solo il 14% dei russi è a favore della rimozione delle statue di Lenin, contro il 79% che si oppone – anche se al 99% quelle statue, prodotte in massa, non hanno alcun valore artistico o storico in sé. La maggior parte delle critiche contro il mio articolo (negativo) su Lenin è venuta da russi.

Egor Kholmogorov spiega in modo brillante l'apparente paradosso nel suo ultimo saggio (attualmente in fase di traduzione per questo sito). Egli sottolinea che gli apologeti moderni del bolscevismo non citano quasi mai i loro veri valori, slogan e programmi (per esempio, il comunismo mondiale, lo scatenamento della classe operaia, il trionfo dell'ateismo), ma si rivolgono invece a schemi "patriottici, nazionalisti, cospirazionisti, populisti, e anche ortodossi", tutti o quasi tutti antitetici al sistema dei valori comunisti.

Kholmogorov sottolinea che questo ha una lunga storia, che si estende ai bolscevichi nazionali degli anni '20, come Ustrjalov e Kluev – che, per inciso, furono entrambi fucilati alla fine degli anni '30. (Vorrei sottolineare che questo, naturalmente, non è l'unico esempio. Decine di migliaia di sacerdoti ortodossi sono stati uccisi sotto entrambi Lenin e Stalin, Ma va tutto bene, perché Stalin ha permesso loro di aiutare il finanziamento di massa dei carri armati nel 1941. Eppure questa "riconciliazione" tra stalinismo e cristianesimo è stata la principale attenzione accademica dell'attuale ministro dell'educazione della Russia).

No, c'è un motivo più fondamentale per cui i patrioti russi / vatniki sono portati a impegnarsi nell'apologismo rosso.

Come sottolinea Kholmogorov, negli anni '90, fu una cricca di ladri e dei loro apologisti professionali – molti dei quali erano essi stessi discendenti letterali degli alti papaveri della nomenklatura e dei carnefici dell'NKVD – che prese il comando sostenendo di aver "liberato" i russi da Lenin, dai comunisti e dal retaggio rivoluzionario. Ma poiché quelle stesse persone avevano anche "liberato" i russi dai loro diritti economici e territoriali attraverso privatizzazioni criminali e gli Accordi di Belavezha, tutti cinicamente fatti sotto la bandiera dell' "anticomunismo", una contro-reazione di nostalgia rossa era inevitabile.

Questa contro-reazione si limitava a essere molto più visibile nel caso di Stalin, sul quale la cosa migliore che si può dire è che ha arrestato l'isteria intorno al grande sciovinismo russo, pur sgretolando duramente quei nazionalismi non russi che si erano fatti troppo prendere la mano dall'indulgenza a loro offerta negli anni '20 (anche se ironicamente si allontanavano dall'economia progressiva: la disuguaglianza salariale nell'USSR raggiunse il picco alla fine del periodo di Stalin e le tasse per gli ultimi due anni di scuola furono reintrodotte nel 1940).

Di conseguenza, Stalin era molto più digeribile come figura della "resistenza" – il nome di uno dei maggiori editori "patriotici" di autori come Maksim Kalashnikov e Andrej Parshev è letteralmente "La resistenza russa" (Russkoe soprotivlenie) – che non l'internazionalista e russofobo Lenin. Di conseguenza, mentre la quota dei russi che afferma che Lenin è stato una delle "persone più grandi di tutti i tempi e luoghi" è scesa dal 72% nel 1989 a un 32% ancora peggiorabile nel 2017, l'indice di gradimento di Stalin è aumentato dal 12% nel 1989 al 35% – cioè, prima ancora che Putin salisse al potere – e da allora è rimasto attorno a quel livello. Ciò è stato reso possibile anche dalle elite liberali che dirigono il loro veleno più concentrato contro Stalin, fino a comprendere anche nuovi crimini, come se il vero bilancio di Stalin non fosse abbastanza sordido.

Politicamente, la fazione liberale-oligarchica (La Famiglia / Putin) ha sostanzialmente cooptato i nostalgici rossi ("patrioti" / Primakov e il PCRF) nel 1999-2000 e i due sono vissuti in un'inquieta, ma sorprendentemente stabile unione sin da quel tempo .

Dal punto di vista sociale, questo ha portato alla coalescenza di due tribù in Russia, che – prendendo in prestito i termini da Scott Alexander – chiamerò la tribù blu e la tribù rossa.

(Ricordiamo che il comunismo è praticamente l'equivalente del conservatorismo in Russia, quindi l'analogia è ancor più rilevante di quanto potrebbe apparire a prima vista).

La tribù blu sono i residenti di Mosca con Q.I. di 105, gli hipster, i riformatori neoliberisti, la fazione di Echo Moskvy che ha governato la Russia negli anni '90.

La tribù rossa sono i residenti di Mukhosransk con Q.I. di 95, i vatniki che lavorano a Uralvagonzavod, i budzhetniki, la gente che ha votato per i comunisti negli anni '90 e ora vota per Putin.

Ora ecco quel che succede. I liberali russi – la tribù blu – sono riusciti a definire i termini del dibattito, e il culto di Lenin, del comunismo, dell'URSS e soprattutto di Stalin sono ora a tutti gli intenti e gli scopi un identificatore tribale per il campo "patriottico", la tribù rossa, allo stesso modo in cui – per esempio – sostenere uno spettro di posizioni ritardate (l'istrionismo sessuale, la religiosità evidente, l'adorazione della bandiera, la negazione del riscaldamento globale, l'eccezionalità di Israele e il taglio di ancor più tasse per l'1%) è diventato un identificatore tribale per la tribù rossa (o almeno la sua sub- fazione dei boomer) negli Stati Uniti.

La tribù blu ha essenzialmente avvelenato il pozzo della reazione patriottica. Questo è uno stato di cose molto brutto e molto triste – e non è ovvio come uscirne.

Anche se il culto dell'homo sovieticus (o sovok) potrebbe essere utile per rendere attivi i membri iper-sensibili della tribù blu – l'equivalente russo di liberal tears – è nocivo per l'immagine della Russia all'estero (tranne forse in Venezuela e in Corea del Nord), respinge i russi intelligenti e li introduce nei ranghi della tribù blu, purché quest'ultima sia ​​l'unica alternativa offerta. Come sottolinea Kholmogorov, la "canonizzazione del bolscevismo, del leninismo e dello stalinismo" non è un amico, ma un nemico, del futuro della Russia.

La cosa buona è che le fondamenta di questa narrazione sono scricchiolanti e possono essere sostenute solo per mezzo di noiose fallacie logiche. Eccone alcune tipiche:

Se non fosse per Lenin / Stalin, il tempo sarebbe rimasto letteralmente congelato e la Russia sarebbe rimasta un pozzo nero da terzo mondo per il resto del secolo (variante: Stalin ci ha portato dall'aratro alla bomba atomica). Un argomento che solo qualcuno privo di qualsiasi conoscenza di storia economica o addirittura di logica elementare può prendere sul serio. Oppure un russofobo rabbioso che crede che l'unico modo in cui i russi possano realizzare qualcosa è essere stuzzicati da un maestro di sadomasochismo georgiano con baffoni.

Il club dell'Occidente lascia diventare ricchi solo ai propri membri. Il Giappone, la Corea del Sud, la Repubblica di Cina, la Repubblica popolare cinese (ovvero, una volta che iniziato a prendere la parte "popolare" meno sul serio), Singapore, devono essere tutti i figli della nostra immaginazione collettiva.

La Russia non avrebbe vinto la seconda guerra mondiale contro la Germania nazista. Naturalmente, non avrebbe vinto (o perso) una guerra che non sarebbe più esistita.

Lo tsar / la borghesia / l'aristocrazia stava opprimendo i contadini / i servi (anche se i servi erano feccia reazionaria che se lo meritava comunque). Quindi ... lo tsar era buono, allora? O cattivo? Io non lo so nemmeno.

Lenin ha offerto alla gente terra, pane, pace. Suppongo che lo abbia fatto, secondo le norme del Ministero della Verità di Orwell:

La guerra civile è pace

La prodrazvjorstka (razionamento alimentare) è pane

La collettivizzazione è terra

Okay, eccone un'altra"Quello che sta dicendo effettivamente è "per 70 anni molte generazioni di persone sovietiche hanno seguito l'eredità di un traditore, un parassita, un fallimento". Tutte quelle generazioni erano apparentemente stupide. E probabilmente lo sono ancora. Solo A. Karlin è intelligente. Ma sì, come no."

Sì, questa risposta si avvicina alla verità.

Ecco perché lasciar andare è duro e provoca rabbia…

...come prima tappa sulla strada dell'accettazione.

A lungo termine, la de-sovietizzazione della Russia è inevitabile, sulla base che in un libero mercato di idee, i buoni argomenti tendono a vincere su quelli cattivi.

Questo sta già succedendo; come negli Stati Uniti, dove il partito repubblicano è conosciuto come il partito stupido, anche in Russia il sovok "di base" non può competere cognitivamente con le risorse dei cervelli a disposizione della tribù blu. Una volta che queste ultime risorse vinceranno, e non ci sono buoni motivi per pensare che non lo faranno, non ci sarà più Stalin, ma sarà sostituito solo da Soros, e questo non è un miglioramento.

I sondaggi d'opinione indicano che sono i più giovani, i più istruiti e i più ricchi a essere molto più scettici su Lenin. Per esempio, secondo un sondaggio FOM dell'aprile 2014, il 52% dei russi pensava che Lenin fosse una buona persona, contro solo il 10% che lo riteneva cattivo. Tuttavia, la percentuale che lo ritiene buono scende dal 68% tra i sessantenni al 39% nel gruppo tra i 18 e i 30 anni; dal 59% tra quelli con istruzione non universitaria al 41% tra gli studenti universitari (36% tra i giovani universitari); il 67% tra il poveri contro il 43% tra i ricchi; e dal 64% tra gli abitanti rurali al 39% tra i moscoviti.

Ma non è persa ogni speranza. Si può postulare l'esistenza di una terza tribù in Russia – chiamiamola la tribù nera – che respinge i truismi di entrambe le altre tribù, i sovoki rossi e gli immunodeficienti blu, offre una visione alternativa del futuro della Russia.

E tocca a noi, la tribù nera, continuare con pazienza, sistematicamente, umoristicamente a smantellare i miti e le narrazioni dei sovoki e di liberalism.txt, proprio prima che l'immunodeficienza ci inghiotta tutti.

 
"L'Occidente sta abbandonando Dio", dice il patriarca Kirill al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Russia

Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha incontrato ieri l'ambasciatore americano recentemente nominato in Russia, John Huntsman, nella residenza patriarcale, per discutere di questioni di relazioni tra i due paesi e del destino dei cristiani sofferenti in tutto il mondo, stando a quanto riferisce patriarchia.ru.

Accogliendo l'ospite, il patriarca Kirill ha osservato che la Chiesa russa ha una relazione speciale con gli Stati Uniti, poiché grandi missionari come i santi Herman e Innokentij dell'Alaska hanno operato per anni per portare la fede ortodossa nel continente americano. "Oltre al suo servizio missionario, [sant'Innocenzo] ha svolto un lavoro culturale molto importante, creando un alfabeto della lingua aleute. La Chiesa russa si è diffusa in California dall'Alaska, e poi verso la sponda orientale", ha detto sua Santità all'ambasciatore.

Il patriarca ha anche parlato del servizio missionario di san Tikhon di Mosca in America, rilevando che quest'anno segna il centenario della restaurazione del patriarcato russo e l'elezione di san Tikhon a tale carica. "Le opere che lui e i suoi predecessori hanno portato avanti nel continente americano vivono ancora, e oggi esiste la Chiesa Ortodossa in America, a cui la nostra Chiesa ha concesso l'autocefalia nel 1970".

Il patriarca ha continuato a notare che i rapporti tra i credenti sono rapporti del cuore umano, quelli tra i diplomatici – della mente, e quelli tra gli uomini d'affari – dello stomaco. "Non penso che dovremmo escludere il cuore dalle relazioni internazionali", ha sottolineato sua Santità.

Secondo il parere del patriarca, espresso all'ambasciatore Huntsman, le difficoltà odierne vanno oltre le mere relazioni tra gli stati, ma coinvolgono le differenze tra i valori e la diversa comprensione dei valori. Il patriarca ha spiegato al diplomatico che ai tempi sovietici, i cristiani perseguitati della Russia avevano più in comune in termini di valori con i sinceri cristiani in America che con gli atei tra i loro compaesani russi. "Nonostante la propaganda ateistica nel nostro paese, la religiosità è stata sempre molto alta, ed è stata, penso, una base meravigliosa per lo sviluppo delle relazioni tra la nuova Russia e gli Stati Uniti", ha affermato il primate.

Tuttavia, quello che è successo nell'Unione Sovietica sta ora accadendo in America, come ha osservato sua Santità. "L'Occidente sta abbandonando Dio, ma la Russia non sta abbandonando Dio, come la maggioranza dei popoli nel mondo. Ciò significa che la distanza tra i nostri valori aumenta", ha detto il patriarca Kirill. Allo stesso tempo, ha espresso la convinzione che molti americani rimangono religiosi, e quindi i processi anti-religiosi in corso rappresentano una grande sfida interna per gli Stati Uniti.

"Ci piacerebbe molto se potessimo osservare e trovare le risposte giuste alle sfide della civiltà moderna insieme al popolo americano religioso", sua Santità ha assicurato l'ambasciatore.

I due hanno anche discusso le situazioni dei cristiani in Siria, Iraq e Medio Oriente, la situazione dei rifugiati e come restaurare chiese e monasteri distrutti. Hanno anche parlato della situazione in Ucraina e del ruolo della Chiesa ortodossa ucraina nel mantenimento della pace.

 
Archimandrita Damjan (Cvetković): "Grazie per la vostra franchezza, ragazzi, ma stiamo procedendo su sentieri diversi"

Stepan Ignashev ha parlato con l'archimandrita Damjan, segretario della diocesi di Žiča della Chiesa ortodossa serba, sul superamento dello scisma, sulle sfide del moderno "mondo civile" e sulla necessità di diffidare di noi stessi come un modo per resistere a queste sfide e mantenere la speranza nell'aiuto da parte di Cristo.

Per quanto riguarda il superamento dello scisma della Chiesa ortodossa macedone: come ci si sente a liberarsi da questa divisione, padre Damjan?

Penso che sia troppo presto per descrivere i miei sentimenti. Troppo presto. Pensieri e sentimenti non si sono ancora placati; dobbiamo solo cominciare a vivere una buona vita cristiana in nuove circostanze, date le condizioni che si sono create. Solo con il passare del tempo vedremo cosa è buono e cosa deve essere superato con sforzi congiunti. Non sono mai stato in Macedonia, non ho parlato con il clero locale e non ho ancora servito lì. Qualcosa di specifico si potrà dire solo quando avremo sperimentato insieme il superamento dello scisma. Dopotutto, la divisione non scomparirà da sola: la ferita richiede un trattamento e una terapia approfondita basata sull'amore, la pazienza e la tolleranza reciproci. Pertanto, non voglio scoppiare con entusiasmo in un canto da usignolo su come tutto sia bello, sereno e gioioso: sarebbe troppo irresponsabile e infantile.

L'unica cosa che posso dire e fare con piena responsabilità è invitare tutti noi a pregare con fervore per l'autentica unità della Chiesa ortodossa serba, a confidare nella nostra Chiesa e, con umiltà e senza cadere nell'euforia, ad aspettare che Cristo guarisca le nostre ferite comuni. Non dovremmo fidarci incautamente dei nostri sentimenti; sono corrotti dai nostri peccati e ci impediscono di vedere la verità, oscurandola. No, non dovremmo fidarci dei nostri cuori e delle nostre menti corrotte; questo è proprio il caso in cui la fretta nei giudizi è dannosa. Quindi consiglierei calma, preghiera e fiducia in Dio.

Quali sono le sfide che la Chiesa serba deve affrontare oggi, secondo le sue osservazioni?

La perdita dell'identità cristiana del popolo e la "europeizzazione" della mente e dell'anima, contro la quale i nostri santi dei tempi moderni ci hanno messo in guardia. Da europei, come i russi, non dobbiamo, e non vogliamo, prendere su di noi il giogo dei cosiddetti "valori" che hanno cominciato a essere considerati il segno identificativo della "nuova Europa". Credetemi, questa "novità" ci è ben nota e ha un cattivo odore: sappiamo perfettamente ciò che ha causato a suo tempo all'impero romano e a quello bizantino. Pertanto, le posizioni attuali dei nostri Stati, sia Serbia che Russia, che non sono d'accordo nel riconoscere questi "valori" come primari nelle loro politiche volte a preservare i loro popoli sono, ovviamente, sostenute dalla nostra Chiesa. Senza sovranità spirituale una nazione cessa di esistere: questa è una legge. In un senso, sono felice della pressione che l'Europa un tempo cristiana sta ora esercitando su noi serbi, a nostro vantaggio. Sotto tale pressione ognuno si trova inevitabilmente di fronte a una scelta – di decidere chi è veramente – un cristiano, o solo un "uomo comune". Allo stesso tempo, ci si può chiedere perché questa pressione sia esercitata su di noi con una persistenza così selvaggia e completamente folle, con appelli isterici e persino ordini di "fare finalmente la scelta giusta". Mi rendo perfettamente conto che lo stesso sentimento, gli stessi appelli sono stati uditi da Lot e dalla sua famiglia nella città il cui nome non voglio ripetere. Se andiamo oltre e tracciamo un'analogia, quella che allora era un'unione di città economicamente fiorenti attorno all'odierno Mar Morto deve aver portato anche a speculazioni sull'immigrazione, dove l'ingresso nel suo territorio era considerato un privilegio speciale per tutti i barbari che credevano in Dio. Penso che i russi lo capiscano bene ora.

Ciò che ci salva ora è la franchezza dei nostri nemici. Vedete, se fossero stati più furbi, se non fossero impazziti nelle loro perversioni, se avessero nascosto i loro veri obiettivi dietro qualcosa di plausibile, avrebbero probabilmente guadagnato molti sostenitori in Serbia. E ora che i loro obiettivi sono chiaramente visibili, proprio davanti ai nostri occhi, quale normale serbo o russo sarebbe d'accordo con loro? Quindi, vi dico grazie per la vostra franchezza, ragazzi, ma stiamo procedendo su sentieri diversi. Grazie a Dio, ora il male non può nascondersi: a quanto pare, la fretta e la vanità si sono guadagnate il loro tributo.

È chiaro quale atteggiamento verso il male dovremmo avere. Ma che dire dei canali del male , cioè quelli che sono sotto il suo potere?

Anche questo è chiaro; dovremmo trattarli come trattiamo i malati, con compassione. Ma credo che dobbiamo valutare la nostra forza. Non entreremmo in un reparto di malattie infettive senza una tuta protettiva speciale, altrimenti potremmo essere infettati. Ancora una volta, non dobbiamo smettere di pregare per coloro che sono stati ridotti in schiavitù dal male e per coloro che ne soffrono. Ricordiamo che sia gli individui che intere nazioni hanno sempre la possibilità di tornare a Cristo.

E non dobbiamo vantarci di essere tutti "meravigliosi cristiani spirituali". Sperimentiamo costantemente la nostra debolezza spirituale, ciò che vediamo allo specchio è spesso terrificante. Pertanto, vedendo il male aperto che sta cercando di renderci schiavi, dobbiamo lavorare sodo per purificare i nostri cuori, per avvicinarli a Cristo, non a parole, ma nella realtà. Dichiarazioni vuote, senza conferma da parte dei fatti, porteranno a una stupida vanità, e il naufragio e la rovina di una simile casa costruita sulla sabbia saranno terribili. Sappiamo e abbiamo visto tutto questo. Dimostriamo di essere una nazione cristiana nei fatti, e non solo alle manifestazioni; dimostriamolo con la nostra vita, siamo fedeli a Cristo ogni giorno, e questa sarà l'arma più potente contro il male.

Vladyka Atanasije (Jevtić) diceva che l'unico criterio per entrare nel Regno dei Cieli non saranno le mie buone azioni (e quali buone azioni ho?), ma l'immagine di Dio che ho conservato in me stesso. Da questa immagine riconoscerò Dio, e Dio riconoscerà me.

Mi perdoni, padre Damjan: se mi guardo allo specchio senza flirtare con Dio e senza ingannarmi, allora non ci vedrò affatto l'immagine di Dio. Dopotutto, non si cava sangue da una rapa.

Questo è il punto. Il paradosso cristiano sta nel fatto che, pur vedendo la propria imperfezione, se un cristiano vuole sinceramente stare con Cristo, cercherà di allineare il suo aspetto ai suoi comandamenti. In nessun caso dobbiamo perderci d'animo: abbiamo bisogno del desiderio di vivere con Dio, e Cristo non ci abbandonerà affatto. Ci aiuterà sempre, stiamo tranquilli.

 
Una prospettiva americana sulla crisi in Ucraina

Questo è il testo di un discorso che ho tenuto all'Università san Tikhon di Mosca, in una conferenza dal titolo "Le cause e le sfide dell'attuale crisi delle relazioni inter-ortodosse", il 25 febbraio 2019.

con padre Sergej Baranov, che ha tradotto

Introduzione

Io ho scoperto il cristianesimo ortodosso poco più di 30 anni fa. Stavo studiando da pastore protestante e servivo come pastore associato in una chiesa che organizzava un gruppo pro-life a Oklahoma City, e invitavo altre chiese nella zona. Al primo incontro, ero seduto con mia moglie ed è arrivato un prete ortodosso russo. Non avevo mai visto niente del genere. Indossava una tonaca nera, una croce pettorale dorata e aveva una lunga barba grigia. Ho detto a mia moglie: "Potresti immaginarmi vestito così?"

Col passare del tempo, ho avuto modo di conoscere il prete, e ho iniziato a fargli domande teologiche, ed ero incuriosito dalle sue risposte che per me avevano molto senso. Poi un sabato ho visitato la sua parrocchia per un servizio del Vespro. Non era in una bella chiesa come avete qui in Russia. Era in un piccolo negozio, in un centro commerciale fatiscente. Ma la bellezza del servizio e degli inni ha avuto un profondo impatto su di me. Non ero ancora pronto per la conversione, perché avevo molte obiezioni teologiche su cui dovevo lavorare, ma circa un anno dopo, l'ho fatto. E da quando sono diventato ortodosso, ho dedicato molto tempo e sforzi per portare gli altri nella Chiesa. Avevo scoperto un grande tesoro e volevo condividerlo con quante più persone possibile.

Questo ci porta all'argomento in questione. Ci si potrebbe chiedere perché i cristiani ortodossi in America si preoccupino di ciò che sta succedendo in Ucraina, ma anche se è molto lontano da noi, una ragione per cui questo è importante per me è perché danneggia la testimonianza della Chiesa ortodossa, e lo rende è molto più difficile spiegare alla gente cosa sia la Chiesa ortodossa, quando le acque sono intorbidate dalle azioni non canoniche del Patriarca di Costantinopoli. Molti oratori hanno già discusso abilmente la storia, e le questioni canoniche in questione qui, e quindi non cercherò di ridiscutere quei problemi, ma parlerò semplicemente di come questo problema viene visto dagli ortodossi negli Stati Uniti, come sta influenzando noi, e quali sono le implicazioni a lungo termine.

I. L'ambiente in America

Per comprendere la situazione in cui ci troviamo negli Stati Uniti, permettetemi di spiegare brevemente alcune cose sulla Chiesa ortodossa in America. La Chiesa russa mandò missionari nel Nord America 225 anni fa. Ma per la maggior parte, l'Ortodossia è stata portata negli Stati Uniti dall'immigrazione da varie parti del mondo ortodosso, e quindi abbiamo diverse giurisdizioni che riflettono i vari gruppi etnici che hanno fondato parrocchie negli Stati Uniti. Di questi gruppi, i più grandi sono i greci, anche se hanno subito un calo negli ultimi anni. I cristiani ortodossi rappresentano circa l'uno per cento della popolazione totale. I greci negli Stati Uniti erano originariamente sotto la Chiesa di Grecia, ma furono trasferiti alla giurisdizione di Costantinopoli nel 1922 dal patriarca Meletios Metaxakis, di cui parleremo più avanti.

Tuttavia, la Chiesa russa iniziò il processo di traduzione dei servizi in inglese alla fine del XIX secolo, con la speranza di aprirsi alla popolazione non ortodossa degli Stati Uniti, e questo sforzo alla fine cominciò a dare i suoi frutti - in particolare all'inizio degli anni '80, e oggi ci sono molti convertiti alla fede ortodossa negli Stati Uniti.

II. Reazioni alla crisi ucraina in America

Le reazioni tra gli ortodossi negli Stati Uniti alle azioni del patriarca ecumenico in Ucraina sono state varie. Nell'arcidiocesi greca, ci sono naturalmente uomini che sostengono il patriarca, indipendentemente dai meriti delle sue azioni; ci sono quelli che sono confusi da ciò che è successo, e ci sono quelli che sono indifferenti. Ma ci sono anche quelli che sono contrari a ciò che ha fatto il Patriarcato ecumenico. Per esempio, ora abbiamo una nuova parrocchia della ROCOR a Lubbock, in Texas, perché diverse famiglie della parrocchia greca non se la sono sentita di rimanere in buona coscienza sotto il Patriarcato ecumenico, e così ora hanno formato una nuova parrocchia. Ci sono molti altri che stanno aspettando di vedere cosa accadrà, ma ho parlato personalmente con un bel po' di questi, e se il Patriarcato ecumenico non cambia rotta, intendono andarsene anche loro.

La maggior parte delle altre giurisdizioni negli Stati Uniti ha reagito in modo molto negativo nei confronti delle azioni del Patriarcato ecumenico. D'altra parte, abbiamo nazionalisti ucraini molto antirussi e molto favorevoli a ciò che il Patriarcato ecumenico sta facendo.

La Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia è molto favorevole alla posizione presa dal Patriarcato di Mosca, e non ho visto molte opinioni dissenzienti sulla questione. E questo non è certo perché la ROCOR abbia qualcosa contro l'Ucraina o gli ucraini. Il nostro metropolita è un ucraino. Il mio arcivescovo discende dai cosacchi del Don. Il nostro monastero più importante, il monastero della Santissima Trinità a Jordanville, nello stato di New York, fu fondato dai monaci della Lavra di Pochaev. Abbiamo anche un gran numero di ucraini nelle nostre parrocchie. Nella mia parrocchia ho parecchie famiglie ucraine, provenienti da varie parti dell'Ucraina.

III. Come la crisi ci sta influenzando

In molti modi questa crisi ha un impatto maggiore su chi vive negli Stati Uniti, rispetto a chi vive in Russia. Certo, chi vive in Ucraina è di gran lunga più colpito. Ma in Russia, non avete parrocchie greche intorno a voi, e quindi il fatto che abbiamo rotto la comunione con il Patriarcato ecumenico non interrompe la fratellanza con le parrocchie della vostra zona, invece per noi è un grosso problema.

Io ho personalmente lavorato per molti anni per rafforzare le relazioni inter-ortodosse nella mia zona. Abbiamo un'associazione del clero, che è molto influente e che include tutte le chiese ortodosse nell'area di Houston, e io sono stato il presidente di quell'associazione per molti anni fino a quest'anno. Ora il capo attuale è un prete dell'Arcidiocesi greca, quindi io non posso nemmeno partecipare agli incontri. Nella mia parrocchia ho molte persone che hanno parenti che frequentano le parrocchie greche, e ho alcuni parrocchiani che si sono trasferiti in zone dove l'unica parrocchia nella loro zona è una parrocchia greca. In Texas ci sono due monasteri greci molto pii, e molti dei miei parrocchiani hanno visitato spesso quei monasteri, e amano andare lì a pregare. E questo è molto doloroso per noi, perché nell'arcidiocesi greca ci sono molte persone buone e pie, sono nostri amici e parte di molte nostre famiglie, e proprio ora queste relazioni sono turbate.

Come ho già detto, questo influenza la nostra capacità di rivolgerci ai non ortodossi nel nostro paese. Una delle domande più comuni che mi vengono rivolte dai non ortodossi è: "Cos'è la Chiesa ortodossa?" E una delle mie risposte veloci a questa domanda era: "Probabilmente avrete sentito parlare della Chiesa ortodossa greca e della Chiesa ortodossa russa... ebbene, è ​​la stessa chiesa". Questa è una risposta resa più complicata da questo pasticcio.

IV. Qual è la causa di questa crisi

Vorrei parlare delle osservazioni fatte nel 1938 da san Giovanni (Maksimovich) di Shanghai, in un rapporto al secondo congresso di tutta la diaspora, che si era tenuto in Jugoslavia. È interessante notare che ciò che aveva osservato allora è ancora più evidente oggi. Per riassumere i punti da lui trattati, aveva osservato che il Patriarcato ecumenico era stato notevolmente sminuito a causa delle guerre di liberazione dei Balcani, e poi dagli effetti della pulizia etnica turca dei greci dall'Asia minore dopo la prima guerra mondiale, e che da quel momento, Il Patriarcato ecumenico ha cercato di recuperare le terre e le entrate perdute. Il Patriarcato ecumenico ha anche cercato di trovare un modo per rendersi rilevante nel resto del mondo. Il Patriarcato ecumenico cominciò anche a sfruttare il caos provocato dalla rivoluzione bolscevica e ad appropriarsi di parte del territorio appartenuto alla Chiesa russa – e lo fece per la prima volta con il pretesto che la metropolia di Kiev era davvero stata sotto la propria giurisdizione. Fu anche in questo periodo che il Patriarcato ecumenico assunse il controllo delle parrocchie greche del Nord e del Sud America, che erano sotto l'autorità della Chiesa di Grecia, e a stabilire diocesi nell'Europa occidentale e in Australia. San Giovanni aveva anche sottolineato che durante gli anni '20, il Patriarcato ecumenico aveva riconosciuto la "Chiesa vivente" rinnovazionista come Chiesa legittima in Russia, ed era entrato in comunione con essa.

San Giovanni chiuse la sua relazione con queste parole:

Anche l'autorità morale dei patriarchi di Costantinopoli è caduta molto in basso in considerazione della loro estrema instabilità in materia ecclesiastica. Così, il Patriarca Meletios IV ha organizzato un "Congresso pan-ortodosso", con rappresentanti di varie chiese, che ha decretato l'introduzione del nuovo calendario. Questo decreto, riconosciuto solo da una parte della Chiesa, ha introdotto uno spaventoso scisma tra i cristiani ortodossi. Il patriarca Gregorio VII ha riconosciuto il decreto del consiglio della Chiesa vivente in merito alla deposizione del patriarca Tikhon, che non molto tempo prima il Sinodo di Costantinopoli aveva dichiarato "confessore", e poi è entrato in comunione con i "rinnovazionisti" in Russia, cosa che continua fino a ora.

In breve, il Patriarcato ecumenico, che in teoria abbraccia quasi l'intero universo e di fatto estende la sua autorità solo su diverse diocesi, e in altri luoghi ha solo un superficiale controllo dall'alto e per questo riceve alcune sovvenzioni, è perseguitato dal governo del suo paese e non è sostenuto da alcuna autorità governativa all'estero: avendo perduto il suo significato di pilastro della verità e essendosi trasformato in una fonte di divisione, e allo stesso tempo essendo posseduto da un amore esorbitante per il potere, rappresenta uno spettacolo pietoso che richiama i periodi peggiori nella storia della sede di Costantinopoli.

V. Meletios Metaxakis

È interessante notare che la "Chiesa vivente" tenne il suo primo "concilio" nell'aprile del 1923 e che il patriarca ecumenico Meletios Metaxakis, nel maggio del 1923, tenne un cosiddetto "congresso pan-ortodosso". Sebbene questo "congresso pan-ortodosso" avesse rilasciato una dichiarazione a sostegno del patriarca Tikhon, il suo programma era notevolmente simile a quello della "Chiesa vivente". Questo congresso fu chiamato "pan-ortodosso" nonostante il fatto che Alessandria, Antiochia e Gerusalemme si fossero rifiutate di prendervi parte. Oltre all'introduzione del nuovo calendario, sostenne il permesso ai sacerdoti risposati, la riduzione dei digiuni e la riduzione dei servizi.

Il patriarca Meletios Metaxakis ebbe una carriera molto interessante. Aveva iniziato come sacerdote del Patriarcato di Gerusalemme, ma era stato espulso per "attività contro il Santo Sepolcro". Poi andò alla Chiesa di Grecia, e fu addirittura nominato arcivescovo di Atene, ma fu deposto da essa a causa della sua attiva partecipazione a un servizio episcopaliano negli Stati Uniti (era in pieni paramenti, venerò la loro tavola sacra, tenne un sermone, e benedisse il popolo). Tuttavia, la Chiesa di Grecia fu spinta a revocare la deposizione perché era stato eletto patriarca di Costantinopoli. E anche questa elezione fu altamente discutibile. Un altro candidato era stato effettivamente eletto con 16 voti su 17, ma fu costretto a ritirare la sua candidatura e Meletios Metaxakis fu eletto. Non molto tempo dopo la sua elezione, tenne questo "congresso pan-ortodosso". I fedeli furono così irritati dalle decisioni di quel concilio che fu costretto a dimettersi. Fu eletto patriarca di Alessandria, attraverso l'influenza degli inglesi, che occuparono l'Egitto. In effetti, in ogni fase della sua carriera, i governi stranieri usarono la loro influenza per promuoverlo, perché sapevano che avrebbe favorito il loro programma. Al secondo concilio della "Chiesa vivente", tenutosi nel 1925, sia Costantinopoli che Alessandria mandarono rappresentanti e diedero il loro sostegno alla "Chiesa vivente" contro la Chiesa canonica della Russia. E poco dopo che Meletios divenne patriarca di Alessandria, anche quella Chiesa passò al nuovo calendario.

E vediamo dalle recenti proposte del Patriarcato ecumenico che anche oggi là hanno ancora lo stesso ordine del giorno della Chiesa vivente. Tuttavia, oggi, la Chiesa vivente sembra tradizionale al confronto.

Negli Stati Uniti e in generale nel mondo ortodosso di lingua inglese, sentiamo molte voci all'interno del Patriarcato di Costantinopoli che sostengono apertamente l'omosessualità. Gli arconti hanno contribuito a finanziare un istituto ortodosso alla Fordham University. I responsabili di questo istituto hanno utilizzato questa piattaforma per lanciare un sito web chiamato "Public Orthodoxy" che promuove regolarmente l'omosessualità e altre forme di devianza. E non è abbastanza negativo che pubblichino questo materiale in inglese, ma ora traducono i loro articoli in russo, greco e serbo. E lo fanno senza il minimo cenno di alcun rimprovero da parte dell'arcidiocesi greca d'America. Infatti, ogni volta che tengono un grande evento, l'arcivescovo Demetrios di New York è di solito presente, aggiungendo a quell'evento la sua autorità.

Per esempio, uno dei capi di questo istituto, Aristotele Papanikolaou, in un articolo di un altro giornale pro-omosessuale, The Wheel, ha scritto che aspettarsi che le persone che soffrono dell'attrazione per persone dello stesso sesso restino celibi è "non realistico" e malsano, e tali desideri dovrebbero essere meglio espressi nel contesto di "relazioni o matrimoni con impegni a lungo termine" (The Wheel 13/14, primavera / estate 2018, pag. 97).

L'arcidiacono del patriarca Bartolomeo, padre John Chryssavgis, ha fatto una serie di dichiarazioni omosessuali. Per esempio, ha scritto una recensione di un libro che era semplicemente propaganda omosessuale scritta da un prete episcopale omosessuale, e ha esaltato con enfasi quale grande contributo questo libro fosse all'importante "dialogo" sull'omosessualità. L'unica leggera critica che ha fatto di questo libro è stata quella di dire che è rimasto "non convinto" da alcuni degli argomenti del libro secondo cui le Scritture sostengono l'omosessualità. Questo viene da un uomo che non ha difficoltà a esprimere il suo disaccordo, in termini eloquenti e sorprendenti... quando lo desidera.

Molti di voi sono a conoscenza della telefonata che è stata fatta al "metropolita" Epifanij da un burlone russo, che finge di essere un diplomatico occidentale, e si congratula con lui per la "autocefalia" della Chiesa in Ucraina, ma esprime la speranza che Epifanij prenda una posizione diversa sull'omosessualità rispetto a quella conservatrice della Chiesa russa. Epifanij gli ha assicurato che non avrebbe preso una posizione così conservatrice contro l'omosessualità.

E ciò che ho notato, almeno nel mondo ortodosso di lingua inglese, è che coloro che promuovono l'accettazione dell'omosessualità nella Chiesa ortodossa si sono tutti allineati dietro le azioni del Patriarcato ecumenico in Ucraina.

Un altro punto all'ordine del giorno che ritengo sia chiaramente alla base delle azioni del Patriarcato ecumenico in Ucraina è l'obiettivo dell'unione con Roma. Vediamo già gli scismatici in Ucraina che concelebrano con gli uniati con crescente frequenza. Una cosa che è certa è che le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina non hanno senso, se intende rimanere nella Chiesa ortodossa.

Inoltre, vi sono forti indicazioni del fatto che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti abbia avuto un ruolo nel promuovere queste azioni, ma in quale misura, o in quale forma questa pressione sia stata applicata, non lo sappiamo ancora.

VI. Dove sembra che siamo diretti

Non mi sembra affatto probabile che il patriarca Bartolomeo cambierà rotta. Lo scenario migliore, che potrebbe ancora ridurre al minimo il danno alla Chiesa ortodossa richiederebbe una posizione molto rapida e forte presa dalle altre Chiese ortodosse locali, portando non solo a una richiesta di un Consiglio pan-ortodosso, ma a tenerne veramente uno, che condanni formalmente le azioni del Patriarcato ecumenico. Ciò avrebbe le migliori possibilità di costringere il Patriarcato ecumenico  a ritirarsi dalle posizioni che ha assunto in Ucraina – ma sembra improbabile che lo faccia, anche allora.

Se questo scisma diventasse permanente, credo che vedremo ulteriori divisioni in altre Chiese locali che apparentemente riguarderebbero lo scisma in Ucraina, ma per la verità saranno guidate da divisioni sulle questioni morali che stanno all'ordine del giorno del Patriarcato ecumenico. Penso che la Chiesa russa all'estero, Antiochia e il Patriarcato serbo rimarranno fermi sulle loro posizioni. Tuttavia, penso che l'arcidiocesi greca in America e la Chiesa ortodossa in America vedranno probabilmente una spaccatura.

La maggior parte dell'arcidiocesi greca rimarrà probabilmente con il patriarca ecumenico, a causa dei costi finanziari che verrebbero dall'opporsi a lui. Tuttavia, nell'arcidiocesi greca ci sono persone molto tradizionali e conservatrici che porranno la fedeltà alla Tradizione al di sopra di qualsiasi considerazione finanziaria che potrebbero dover affrontare.

Penso che la maggior parte della Chiesa ortodossa in America probabilmente starà con il resto della Chiesa, ma hanno una fazione liberale che probabilmente si schiererà con il Patriarcato ecumenico.

Spero di sbagliarmi e che questa intera questione sia risolta nel modo giusto al più presto, e che alla fine possiamo rimanere tutti uniti nella Fede.

Prendo atto in chiusura che credo sia stato provvidenziale che il patriarca di Costantinopoli di nuovo calendario abbia scelto la festa del vecchio calendario di san Massimo il Confessore per l'intronizzazione del "metropolita di Kiev" scismatico – chi almeno per il momento osserva il vecchio calendario. San Massimo era rimasto fermo contro un'eresia motivata da scopi puramente politici, che mirava a unire l'Impero in una sola fede e una sola Chiesa, ma aveva poca preoccupazione per la verità della Fede ortodossa, e così tentò di compromettere tale Fede. San Massimo andò all'ovest, partecipò a concili che condannarono ciò che il patriarca di Costantinopoli stava facendo, e poi quando fu catturato dall'imperatore e riportato a Costantinopoli, fu minacciato in ogni modo immaginabile per provare a costringerlo ad accettare di entrare in comunione con il patriarca eretico di Costantinopoli. Gli mentirono persino, cercando di convincerlo che tutta la Chiesa aveva ora accettato gli insegnamenti compromessi del Patriarcato ecumenico, ed era entrata nuovamente in comunione con Costantinopoli. San Massimo rispose:

"Anche se l'intero universo mantiene la comunione con il patriarca, io non sarò in comunione con lui. Perché so dagli scritti del santo apostolo Paolo: lo Spirito Santo dichiara che anche gli angeli sarebbero anatema se dovessero iniziare a predicare un altro Vangelo, introducendo qualche nuovo insegnamento".

E:

"... Questo è il motivo per cui io, vostro servo, non entrerò in comunione con la Chiesa di Costantinopoli. Che siano rimosse queste offese, introdotte nella Chiesa dagli uomini sopra menzionati; che siano deposti coloro che le hanno introdotte; la via della salvezza sarà ripulita da tutte le barriere, e camminerete sulla dolce strada del Vangelo, purificata da ogni eresia! Quando vedrò la Chiesa di Costantinopoli come era prima, allora entrerò in comunione con lei senza esortazione da parte degli uomini, ma mentre ci sono tentazioni eretiche in lei, e mentre i suoi vescovi sono eretici, nessuna parola o azione mi convincerà mai ad entrare in comunione con lei".

Per fortuna, vediamo in Ucraina molte persone che amano san Massimo, sono disposte a subire la perdita di proprietà e vengono persino picchiate per la loro Fede. San Massimo fu sconfitto e gli fu tagliata la lingua e la mano destra per zittirlo. Ma quando fu convocato il sesto Concilio ecumenico, san Massimo fu affermato, e tutti coloro che si opponevano a lui furono condannati dalla Chiesa. Perciò prego affinché la Chiesa in Ucraina rimanga ferma nella Fede, perché questo è il tesoro che voglio preservare e che voglio trasmettere agli altri negli Stati Uniti.

Voglio anche ringraziare voi, i fedeli in Russia, per essere rimasti fermi nella Fede nel vostro paese e ringraziare i vostri antenati per aver portato quella Fede negli Stati Uniti in modo che anche le persone come me possano venirne a conoscenza.

 
Il fato dell'Europa cristiana è appeso all'equilibrio della Grecia

Con un’analisi lucida e spietata, padre Andrew Phillips osserva la situazione della Grecia nel suo ultimo post del 2013, vedendo la crisi greca corrente non come mero problema economico, ma come chiave di volta di un conflitto di civiltà, un punto strategico che avrebbe la forza di trascinare l’intera regione balcanica in un cambiamento di influenze. Presentiamo la nostra traduzione italiana del post di padre Andrew nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Gerusalemme nel mio cuore

Gerusalemme è prima di tutto un simbolo, e un simbolo potente; il riconoscimento americano della sovranità ebraica sulla città santa è un segno della vittoria finale ebraica sul cristianesimo, ed è occasione di profondo rammarico. Riccardo Cuor di Lione e Tancredi non capirebbero questa resa della città per cui hanno combattuto, ma i tempi sono cambiati. I cristiani di una volta non si riferivano agli ebrei come ai loro "fratelli maggiori". Quello che è iniziato con gli americani che dicevano "Saluti stagionali" invece di "Buon Natale" si è concluso con questo vergognoso atto di negazione di Cristo.

I palestinesi non saranno in grado di salvare la città. La Terza Intifada non sta ancora arrivando, nonostante la fastidiosa dichiarazione Trump sbattuta in faccia, e nonostante l'appello di Hamas a una rivolta, e non è probabile che arriverà presto, a meno che gli israeliani non la provochino. Migliaia di uomini e donne hanno protestato durante la settimana passata; alcuni si sono fatti sparare addosso da soldati israeliani, tra gli altri un doppio amputato nella sua sedia a rotelle. Tuttavia, la Palestina non è esplosa di rabbia. Per un lettore abituale dei miei articoli, la risposta palestinese muta alla provocazione americana non è una sorpresa. Recentemente ho scritto che la situazione non è mai stata così buona, la Palestina ha ora un periodo di modesta prosperità, un boom edilizio, un boom turistico, un boom dei ristoranti, e non è probabile che i palestinesi vadano a morire per una dichiarazione, anche per una dichiarazione, per quanto fastidiosa.

I palestinesi di Gerusalemme Est sono in una posizione migliore di quella degli altri palestinesi: non hanno cittadinanza, ma possono muoversi più o meno liberamente sull'intera Palestina, incluso il "vecchio Israele". Sono pragmatici e patriottici. Si considerano i guardiani della loro eredità, inclusi i grandi santuari di al Aqsa e del Santo Sepolcro. Se e quando gli ebrei toccheranno i santuari, risponderanno in forze, come è accaduto lo scorso agosto quando Israele ha cercato di limitare l'accesso alla moschea.

Ma la decisione del presidente Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato ebraico non li ha fatti esplodere. Nessuna persona sana di mente ha mai avuto dubbi sui sentimenti americani. Gli americani sono per Israele, è un'ossessione nazionale. Così ora hanno dichiarato Gerusalemme capitale ebraica. E prima, quando mandavano i loro ambasciatori, tutti ebrei, tutti devoti sionisti, tutti "Israel Firsters" – era diverso?

Trump non è diverso dai suoi predecessori. Tutti i presidenti americani hanno dichiarato Gerusalemme eterna capitale unita e indivisibile dello stato ebraico. Obama lo ha fatto, e così ha fatto Bush. È vero, loro l'hanno detto mentre erano in campagna elettorale, e hanno evitato di ripetere il mantra mentre erano alla Casa Bianca, ma non l'hanno neppure mai ripudiato.

Novanta su cento senatori statunitensi hanno approvato la dichiarazione di Trump. Dieci si sono astenuti, probabilmente perché non erano in grado di supportare Trump per nessuna ragione. Eppure, è stato un passo presidenziale dei più approvati. L'establishment politico americano è completamente filo-israeliano, che sia liberale o fondamentalista, repubblicano o democratico, da Sanders a Bannon; lo sapevamo, e ora Trump ha permesso alla gente di udirlo forte e chiaro. Ha fatto quello che la gente vuole. È per questo che lo avete eletto: così farà quello che volete, non quello che vi dice qualcun altro che afferma di saperla più lunga.

Perché voi americani lo volete? L'America sta lavorando alla sua Gestalt come scintillante città sul monte, come nuovo Israele del destino manifesto. Questo grande paese non vuole essere solo un altro grande paese, vuole guidare l'umanità e riformare il mondo secondo la sua forma e a sua immagine. L'America è messianica da molto tempo e questa abitudine è difficile da abbandonare.

Sotto il guscio di uno yankee astuto, c'è un fanatico dispensazionalista con la Bibbia di Scofield sotto il braccio, in attesa della guerra di Gog e Magog contro Israele. Potete guardare questo sito, che è solo uno dei tanti siti che prevedono la guerra tra Israele da una parte, Iran e Russia dall'altra parte, con gli Stati Uniti che si schierano con Israele ma restano lontani fino a essere coinvolti nella rapture della Seconda Venuta. Questo è folle, ma tali tipi di Gestalt sono profondi e spiegano il comportamento folle (la ricerca della guerra con l'Iran, il bombardamento di Babilonia e l'appoggio a Israele) meglio di un calcolo di profitti e perdite.

L'amore (o meglio l'ossessione) per Israele fa parte di questa Gestalt. Sebbene i battisti del Sud e i liberali dell'Est appaiano diversi, hanno la stessa impronta originale dei padri fondatori, dei puritani e dei pellegrini. Questa Gestalt irrompe inaspettatamente. L'attuale lotta contro le molestie è solo un'altra rottura dello zelo puritano, anche se i fondamentalisti citano la Bibbia, e i liberali si appellano alla donna i cui diritti non dovrebbero essere violati.

Questa è l'unica spiegazione plausibile di queste lamentele nel New York Times: "Samantha Holvey, ex concorrente nel concorso Miss USA, ha detto che il signor Trump ha adocchiato lei e altre donne nella sala coiffeur e trucco dello spettacolo".

Per una persona sana di mente, è evidente che una partecipante al concorso Miss USA arrivi lì per essere adocchiata e desiderata da moltitudini di uomini. Per un fanatico puritano, "chiunque guardi una donna per desiderarla, ecc.", solo guardarla con desiderio (= adocchiarla) è un peccato. Uno zelota di Boston della metà del XVII secolo approverebbe la persecuzione molto moderna di uomini bramosi e adocchianti.

La differenza tra democratici i americani de-cristianizzati e illuminati favorevoli a Clinton in Vermont e un repubblicano cristiano fondamentalista favorevole a Trump in Mississippi è minore, nella razionalizzazione dei loro sentimenti e azioni. Entrambi trovano sbagliati gli adocchiamenti o i corteggiamenti, anche se spiegano la cosa in modo diverso. Questo è il motivo per cui così tanti politici americani si suicidano quando sono accusati di un non-reato non perseguibile, come capitò alcuni anni fa per il desiderio di una ragazza di 17 anni.

È lo stesso nelle relazioni estere. I discendenti liberali dei puritani vogliono andare e uccidere persone all'estero per salvare le donne di colore dall'essere stuprate da uomini di colore in Afghanistan, i fondamentalisti vogliono distruggere Babilonia; in entrambi i casi sono motivati ​​dallo zelo messianico e dal desiderio di trasformare il mondo.

Sarebbe meglio per gli americani dimenticare per un po' il Medio Oriente, Babilonia, Israele, Gog e Magog. Forse Trump riuscirà anche yn questo, accettando pienamente la volontà popolare. Dopotutto, ha delle vere ragioni per fare ciò che ha fatto. È il distruttore della falsità nella sua lotta contro il Congresso. Il Congresso ha costretto il presidente degli Stati Uniti a certificare il buon comportamento dell'Iran ogni sei mesi; Trump si è rifiutato di farlo, e il mondo non è crollato. Il Congresso ha costrinse il Presidente degli Stati Uniti a posticipare lo spostamento dell'ambasciata da Tel Aviv ogni sei mesi; Trump si è rifiutato di farlo, e il mondo non è crollato. È stata distrutta un'altra falsità dell'establishment politico.

Con la sua azione, probabilmente ha guadagnato un po' di tempo e ha rinviato il suo impeachment. Gli ebrei non sono famosi per la loro gratitudine, poiché accettano ogni buona azione come qualcosa che comunque meritavano, ma comunque c'è una possibilità che non lo abbandonino subito.

Paradossalmente, la dichiarazione di Trump ha avuto molti buoni effetti. Il presidente degli Stati Uniti può dire, come Mefistofele, "Io faccio parte di quel potere che eternamente vuole il male e che eternamente fa il bene". Il presidente ha rifiutato di sostenere la vecchia e maliziosa pretesa che gli Stati Uniti fossero un intermediario neutrale. Ha rivelato i veri sentimenti dell'establishment statunitense verso il Medio Oriente, i suoi musulmani e i suoi cristiani, la sensazione di totale disdegno. Ha minato il bestiale Mohammed bin Salman d'Arabia. Ha riportato la Palestina all'ordine del giorno mondiale dopo una lunga sospensione. Ha dato all'Europa la possibilità di riconquistare la sua indipendenza. Ha fatto un altro passo nel disfare l'insostenibile impero americano, e anche questo deve essere accolto favorevolmente.

Trump ha resuscitato il morente accordo di riconciliazione tra Fatah e Hamas. L'accordo era nei guai: Fatah chiedeva sempre di più, e Hamas iniziava a perdere la pazienza. Il più grande ostacolo era l'aiuto degli Stati Uniti: gli americani non volevano sovvenzionare Hamas. Poiché l'aiuto non arriva comunque, questo ha smesso di essere un ostacolo. La dichiarazione di Trump ha incoraggiato le parti a spostare le trattative sulla corsia preferenziale.

Trump ha permesso agli europei di dire quello che sentono veramente su di lui, e con buone ragioni. La sua dichiarazione ha mobilitato il presidente Erdogan della Turchia, che ha chiesto un vertice degli stati musulmani. Istanbul era stata la sede del Califfato per seicento anni, dal 1362 al 1924, e ora Erdogan ha una valida pretesa per questo grande titolo. Denunciando gli israeliani e i loro tirapiedi americani, il presidente della Turchia ha acquisito molta autorità e influenza.

C'è bisogno di un arabo per tradire gli arabi, e questo lavoro è stato preso dal monello di Riyadh. Mohammed bin Salman, quando non tortura i suoi parenti in un momento di crisi, è stato coinvolto nel negare la Palestina e Gerusalemme. È lui che ha proposto e concordato con Jared Kushner di cedere Gerusalemme nel cosiddetto "accordo del secolo". Mohammed bin Salman ha cercato di costringere il presidente palestinese Mahmoud Abbas ad accettare l'accordo o le dimissioni. Abbas si è rifiutato categoricamente.

Il miglior giornalista del Medio Oriente, David Hearst (il suo libro The Gun and the Olive Branch è un'eccellente introduzione alla storia moderna della Palestina) ha notato che nell'Arabia Saudita pesantemente censurata, dove un tweet sbagliato può mandarti in prigione per anni, si incoraggia la negazione della Palestina e di Gerusalemme.

Il romanziere e scrittore saudita Turki al-Hamad ha twittato: "La Palestina non dovrebbe più essere considerata la prima causa araba. Io combatto per la causa dello sviluppo, della libertà e dell'emancipazione dal passato del mio paese. Per quanto riguarda la Palestina, la casa (la Palestina) ha un Signore (Dio) che la proteggerà se sarà abbandonata dai suoi abitanti (i palestinesi). "Hamzah Muhammad al-Salim, scrittore e analista economico, ha twittato:" Una volta conclusa la pace con Israelem questo diventerà la prima destinazione turistica dell'Arabia Saudita". L'ex direttore del canale televisivo al-Arabiyah, Abd al-Rahman al-Rashid, ha scritto: "È ora di riconsiderare il concetto di trattare con la Palestina e con Israele." Muhammad al-Sheikh ha detto: "La questione della Palestina non è la nostra..."

Questi sentimenti sono stati promossi da Mohammed bin Salman, che sulla loro base di ha proposto a Trump il suo "accordo". Ora, penso, l'accordo è morto, e probabilmente Mohammed bin Salman seguirà Anwar as-Sadat, il presidente egiziano che ha stretto un accordo con Israele e che è stato assassinato. I principi sauditi hanno già iniziato una litania di discorsi per Gerusalemme e per la Palestina.

La dichiarazione di Trump è stata un grande dono per l'Iran. Dopo che i sauditi, i più grandi nemici dell'Iran, hanno rivelato la loro duplicità, gli arabi avranno una visione nuova e positiva dell'Iran. Sciita o sunnita, l'Iran ha dimostrato la sua costante devozione alla causa di Gerusalemme e della Palestina, e sarà ricompensato.

Il presidente Putin ha buone ragioni per ringraziare Trump per la sua dichiarazione. La Russia è un attore importante in Medio Oriente e, dopo il tradimento americano della Palestina, è probabile che diventi un mediatore ricercato negli affari inter-arabi. Possiamo aspettarci che i futuri negoziati tra Israele e Palestinesi saranno gestiti dai russi, con l'assistenza delle Nazioni Unite.

È possibile, anche se non è sicuro, che Trump abbia fornito il colpo di grazia al paradigma dei due stati, all'idea stessa di partizione. Saeb Erekat, il principale negoziatore palestinese, ha affermato che ora è il momento di passare alla soluzione a un unico stato, che è molto preferibile.

L'unico stato non sarà "ebreo", e per me va bene. Non esiste uno stato francese per puri francesi etnico, ma la Francia è lo stato per tutti i suoi abitanti; non c'è più uno stato islamico, ma la Siria per tutti i siriani, siano essi musulmani, cristiani o aderenti ad altre fedi. Non c'è motivo di avere neanche uno stato ebraico. Lasciamo che sia Israele / Palestina per tutti i suoi abitanti.

Se ciò curerà il fascino americano per Sion e le fantasie della rapture, questo sarebbe il miglior contributo del presidente Trump all'umanità.

Est o ovest?

Se gli sforzi per spartire la Palestina continuano, tuttavia, quale potrebbe essere il futuro di Gerusalemme?

Gli ebrei dicono che tutta Gerusalemme è loro.

Gli americani sono d'accordo con gli ebrei, come fanno sempre.

Gli europei non sono d'accordo con gli americani e gli ebrei e si riservano il loro giudizio.

L'Autorità Nazionale Palestinese afferma che Gerusalemme Est dovrebbe essere palestinese, mentre Gerusalemme Ovest potrebbe essere ebraica.

Nell'aprile di quest'anno, il Ministero degli Esteri russo ha dichiarato che Gerusalemme Ovest sarà la capitale di Israele, mentre Gerusalemme Est dovrebbe essere la capitale della Palestina.

Questa settimana, il vertice dell'Organizzazione della cooperazione islamica (OIC) si è riunito a Istanbul, l'ultima sede del Califfato, e ha dichiarato Gerusalemme Est capitale della Palestina. La dichiarazione è stata approvata da 54 nazioni che comprendevano oltre un miliardo di musulmani.

Sembra giusto: Gerusalemme Ovest agli ebrei, Gerusalemme Est agli arabi. O no?

Io ho vissuto per alcuni anni a Gerusalemme, in un palazzo arabo ben proporzionato e solido a due piani costruito in pietra bianca di Gerusalemme, sprofondato in un giardino verde. I muratori degli anni '20 sapevano come trattare la pietra: non avevamo bisogno di aria condizionata nemmeno nelle più calde giornate estive; le case mantengono il calore negli inverni freddi di montagna. I soffitti erano alti, le finestre si aprivano nei giardini con alberi fronzuti di nespolo e di limone, i pavimenti erano piastrellati con ceramiche policrome armene e ceppi di marmo.

Questa zona di Gerusalemme è stata creata e popolata da cristiani palestinesi di origine araba, armena, greca, tedesca. È la prima area della città dichiarata dall'amministrazione statunitense come capitale eterna dello stato ebraico di 70 anni. L'area che ho descritto sopra non è Gerusalemme Est; è Gerusalemme Ovest, la parte migliore dell'Ovest. La residenza del presidente israeliano è proprio dietro l'angolo.

Nessuno discute contro la sua appartenenza ad Israele. Gerusalemme Ovest è fuori discussione, solo Gerusalemme Est è in discussione. Questo è il più grande successo degli ebrei israeliani e dei loro sostenitori americani, e come è spesso vero, i risultati più importanti non vengono riportati o sottovalutati perché appaiono così ovviamente banali.

Ma potremmo andare oltre ciò che si può leggere nel New York Times e apprendere la verità offuscata. Per diritto, Gerusalemme dovrebbe essere internazionalizzata.

L'intera Gerusalemme era stata dichiarata un corpus separatum, un organismo separato sotto la giurisdizione internazionale, dalla stessa risoluzione ONU (181 (II) 1 / del 29 novembre 1947) che richiedeva la creazione di uno stato ebraico e uno arabo in Palestina. Gli ebrei non se ne curarono e presero possesso di Gerusalemme Ovest nel 1948, espellendo la sua popolazione cristiana e musulmana. Le Nazioni Unite rifiutarono di riconoscere il dominio ebraico su Gerusalemme Ovest (303 (IV) del 9 dicembre 1949). La città dovrebbe essere posta sotto un regime internazionale permanente, governato dall'ONU.

Nel 1967, gli ebrei presero il controllo di Gerusalemme Est. Questa volta non hanno espulso la popolazione cristiana e musulmana, ma a questa non è stata data la cittadinanza israeliana. Da allora, la gente di Gerusalemme Est vive come ospite nella propria città. Hanno diritti di residenza, ma se viaggiano all'estero per studiare o lavorare, perdono la residenza e non possono tornare.

Gerusalemme Est e Ovest hanno una cosa in comune: entrambe le parti di Gerusalemme sono illegalmente occupate dallo stato ebraico. Differiscono nel fatto che la popolazione originaria della parte Ovest è stata espulsa, mentre la popolazione della parte Est è stata privata dei propri diritti. Questa differenza non trasforma Gerusalemme Ovest in un legittimo possedimento israeliano. L'espulsione di massa e la pulizia etnica non dovrebbero essere premiate con un riconoscimento internazionale. Trump effettivamente ha fatto un buon passo unendo le due parti di Gerusalemme illegalmente occupate in un'unica frase.

Gli ebrei (con il sostegno americano) ci hanno fatto dimenticare che anche Gerusalemme Ovest è occupata illegalmente. (Noam Chomsky scrisse a lungo su questo punto, descrivendo Israele e gli Stati Uniti come il vero "Fronte del rifiuto", che respinge le originarie risoluzioni dell'ONU relative alla conquista e all'espulsione del 1948 e tenta di limitare la discussione alla conquista del 1967. Persino gli amici della Palestina discutono i territori del 1967, mentre tralasciano quelli del 1948 come una cosa obsoleta).

Ma i palestinesi sanno e ricordano come sono stati cacciati dalle loro case e come gli ebrei si sono trasferiti. Qualunque sia il futuro politico di Gerusalemme, questo esproprio dovrebbe essere ribaltato. I gentili hanno restituito agli ebrei le proprietà che avevano perso durante il tumulto in Europa; ora è il momento giusto per restituire le proprietà dei gentili rubate agli arabi, ai tedeschi e ai greci di Gerusalemme Ovest.

 
Nove ottimi motivi per trasferire la vostra famiglia in Russia (e tre motivi per rimanere a casa)

Poco più di cinque anni fa, io e la mia famiglia abbiamo lasciato l'America e ci siamo trasferiti in Russia. Il giorno di Capodanno, abbiamo portato i nostri visti turistici nuovi di zecca all'aeroporto, siamo saliti su un aereo e abbiamo volato attraverso l'Atlantico, pronti per iniziare la nostra nuova vita in Russia.

Spostiamoci velocemente al 2022, e ora tutti e dieci siamo cittadini russi. Viviamo nella bellissima campagna russa a circa tre o quattro ore a nord di Mosca e abbiamo più di 40 ettari di fertile terreno agricolo russo. Io servo come sacerdote in una delle chiese locali. Sono anche un giornalista e di recente ho avuto l'opportunità di intervistare diverse famiglie di profughi che si sono trasferite in Russia.

All'inizio, io e la mia famiglia eravamo gli unici americani a Rostov Velikij. Oggi, un certo numero di famiglie sane con valori tradizionali sta lasciando l'Occidente, stabilendosi in varie città dell'Anello d'Oro della Russia. Ecco più di una dozzina di nuove famiglie locali, come esempio:

2 famiglie di lingua inglese si sono recentemente trasferite a Rostov: una dall'America, l'altra dal Brasile. E il preside della locale scuola cristiana ortodossa parla inglese.

3 famiglie di lingua inglese si sono trasferite a Pereslavl'-Zalesskij, due dall'America e una dalla Francia. E il vescovo russo locale parla inglese!

1 americano si è trasferito a Jaroslavl'.

2 famiglie di lingua inglese si sono trasferite a Suzdal, una dall'America e l'altra dalla Scozia.

8 famiglie di lingua inglese (e il numero è in crescita) stanno costruendo una comunità nella periferia rurale di Borisoglebskij, a mezz'ora di auto a ovest di Rostov Velikij. Una famiglia viene dalla Danimarca, una dall'Italia, cinque famiglie dall'America e una è una famiglia di origine russa che parla un buon inglese. Anche un'altra famiglia dall'Inghilterra sta arrivando qui. Il governo di Jaroslavl' ci sta aiutando a costruire un "villaggio americano" appena a sud della città. Molte delle famiglie stanno lavorando insieme, acquistando molti ettari di terra, costruendo/ristrutturando case, allestendo piccole fattorie familiari e stabilendosi nella nuova comunità a lungo termine.

Mi hanno chiesto spesso: "Perché ti sei trasferito in Russia?" "Cosa ti piace del vivere in Russia?" Ecco nove buoni motivi da considerare:

  1. Qui la mafia arcobaleno GloboHomo-LGBT non è autorizzata a ficcarti le sue opinioni in gola. I "matrimoni" omosessuali non sono consentiti in Russia, né esistono unioni civili. La propaganda LGBT ai minori è illegale. E ora stanno lavorando per proporre una nuova legge, che renderà illegale la propaganda LGBT a livello nazionale, indipendentemente dall'età.

  2. Non sarete chiamati "razzisti" ogni cinque secondi. Nessuna rivolta. Nessuna marcia "Black Lives Matter". Molti bianchi vivono qui e non siamo a conoscenza di alcun motivo particolare per cui dovremmo vergognarcene.

  3. Il complesso industriale militare americano non ha potere qui. Non c'è bisogno di preoccuparsi che gli Stati Uniti arrivino alle porte per rovesciare un altro governo nazionale.

  4. Qui ci sono tantissime chiese ortodosse e vivaci comunità cristiane ortodosse. Per esempio, a Rostov Velikij ci sono cinque monasteri, numerose chiese e zero moschee.

  5. Qui c'è terra economica, fertile e bella in abbondanza. Cinquemila dollari possono farvi acquistare oltre due ettari di terra. Ci sono alberi e paesaggi incantevoli, luoghi perfetti per costruire case per famiglie e vivere in campagna. Parte della terra è libera e pronta per l'agricoltura. In un prossimo futuro, ho intenzione di condividere più articoli su questo argomento, mostrando nella zona foto, prezzi e posizioni di alcuni grandi terreni disponibili per la vendita.

  6. Le tasse in Russia sono molto basse. Se siete lavoratori dipendente, pagherete una tassa fissa del 13% sul vostro reddito (o in alcuni casi del 15%). Se siete proprietari di una casa, potrete pagare 50 dollari all'anno (o meno) in tasse di proprietà.

  7. Se avete dei risparmi, dureranno molto più a lungo qui che in Occidente. I beni di consumo per la maggior parte delle sono molto più economici. In una futura serie di articoli, daremo un'occhiata a vari oggetti per la casa di uso quotidiano, confrontando i prezzi in America con i prezzi in Russia.

  8. La Russia è tecnologicamente avanzata. Dall'esercito all'università, dallo sviluppo di software alla criptovaluta, la Russia dispone di una tecnologia di prim'ordine e competitiva. I luddisti sono i benvenuti in Russia, ma non è certo un requisito.

  9. La cultura russa è molto ricca. Se siete di inclinazione intellettuale, amerete scoprire la letteratura nazionale, il cinema, l'arte, la danza, la filosofia e l'architettura. È uno dei paesi più ricchi del mondo in questo senso. Il capitale umano della Russia è molto alto. Molte persone altamente istruite, intelligenti e sofisticate considerano la Russia la loro casa.

Ma ci sono anche dei lati negativi! Non andate in Russia aspettandovi rose e fiori, a meno che non vogliate finire come il protagonista di Un frammento d'impero:

Allora qual è il trucco? Quali sono i grandi aspetti negativi del vivere in Russia, che potrebbero farvi decidere di fare le valigie e tornare a casa?

Non ingannatevi: trasferirsi in Russia è una sfida, non adatta ai deboli di cuore. Se non riuscite a gestire le seguenti tre cose, potreste voler mettere via il passaporto, accontentarvi di una bella vodka russa e di una replica Netflix di Ivan Vasil'evich: Ritorno al futuro. Quando pensate di trasferirvi in Russia, dovete tenere gli occhi ben aperti:

  1. Le pratiche di immigrazione sono frustranti e complicate. Non è consigliabile che qualcuno emigri in Russia senza l'assistenza di qualcuno che lo ha già fatto con successo.

  2. Sebbene il russo sia una bella lingua, può essere difficile da imparare. È possibile, ma non è facile.

  3. Vi mancheranno i vostri amici e la vostra famiglia. Trasferirsi in Russia non è come stare nel proprio paese, spostandosi da una zona all'altra. Non potrete fare un viaggio su strada per andare a visitare vostra cugina o vostra madre, perché non ci sono strade dalla Russia all'America. E di questi tempi i voli non sono economici.

Quanto a me e alla mia famiglia, sono contento che ci siamo trasferiti. La Russia è un buon posto dove stare, e non c'è nessun altro posto al mondo in cui preferirei vivere. Abbiamo superato con successo le pratiche burocratiche dell'immigrazione, abbiamo fatto buoni progressi nell'apprendimento della lingua e il telefono e i social media ci aiutano a rimanere in contatto con i nostri parenti.

La buona notizia è che ora che abbiamo fatto queste cose con successo, siamo in grado di aiutare anche gli altri a sapere come farlo. Quando le cose sono spiegate in modo semplice, un passo alla volta, le scartoffie non sono così difficili. E dopo aver provato molte opzioni diverse, ci siamo imbattuti in un metodo per imparare il russo che fa miracoli. Se venite nella zona di Rostov Velikij, sia che vi stiate dedicando ai documenti per l'immigrazione, sia che stiate imparando la bellissima lingua russa, avrete un'intera comunità di madrelingua inglese nelle vicinanze, felice di aiutarvi nel processo. Non farete le cose da soli.

Ho in programma di scrivere una serie estesa di articoli, approfondendo tutti questi argomenti, sia buoni che cattivi, incoraggianti o intimidatori. Se volete trasferirvi in Russia, o semplicemente volete saperne di più su com'è vivere in Russia, allora questo angolo di Internet fa proprio per voi. Le persone incuriosite dalla Russia troveranno argomenti interessanti e quelli che stanno effettivamente pianificando di trasferirsi in Russia potrebbero trovare le informazioni indispensabili.

Per quelle anime serie fermamente impegnate a trasferirsi, è disponibile una consulenza personalizzata. Fatemi sapere la vostra situazione particolare, e potrò fornirvi le migliori informazioni che ho, per aiutarvi a sapere quali ostacoli dovrete superare se volete immigrare legalmente in Russia.

In Russia, per la Libertà!

 
La sindrome di Giuda: perché i preti entrano nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

parlando di transizioni di sacerdoti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è impossibile non ricordare la storia di Giuda

La negligenza dei doveri pastorali, la mancanza di amore e l'avarizia, sia un tempo sia oggi, servono come ragioni per il tradimento di Cristo.

Dopo la creazione della nuova organizzazione religiosa chiamata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la vita religiosa relativamente tranquilla dell'Ucraina ha praticamente cessato di esistere. Ogni giorno, i media ecclesiali riferiscono di un altro sequestro di un luogo di culto della Chiesa ortodossa ucraina, e quelli secolari riferiscono felicemente di un'altra "transizione" alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Naturalmente, i numeri sono molto diversi. Se i rappresentanti ufficiali della Chiesa ortodossa ucraina parlano di circa tre dozzine di transizioni veramente volontarie, i media non appartenenti alla Chiesa affermano che il numero avrebbe superato la cifra di cinquecento.

Certamente, non si può chiamare "transizione volontaria" una situazione in cui vengono spezzate le serrature di una chiesa, e i credenti che vengono a difendere i loro santuari sono semplicemente picchiati. Pertanto, nella maggior parte dei casi, ci troviamo di fronte al fatto che la comunità rurale, piuttosto che quella religiosa, decide che il tempio della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbe cambiare la sua giurisdizione. Le persone che si riuniscono nella comunità locale votano, diffamano la Chiesa di Cristo e poi vengono e invadono con forza il tempio – non hanno niente a che fare con la fede o con Cristo. Noi lamentiamo il modo in cui si comportano, preghiamo affinché il Signore li perdoni perché "non sanno quello che stanno facendo". Ma allo stesso tempo, comprendiamo che non ci si può aspettare nessun altro comportamento da queste persone – sono normali pagani per i quali la luce della fede di Cristo non è ancora sorta, e chiamandosi "cristiani", disonorano solo il nome di Dio.

È molto più doloroso osservare quei casi in cui un prete o addirittura un vescovo (oggi ce ne sono due) della Chiesa canonica diventa l'iniziatore della "transizione" alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Infatti, in questo caso stiamo parlando di tradimento, e ci poniamo una domanda molto difficile – come può un uomo che stava vicino al trono di Dio e ha offerto il sacrificio incruento dandone i doni ai credenti, che è stato un partecipante diretto ai sacramenti e testimone di molti dei miracoli di Dio – come può quest'uomo tradire improvvisamente Dio e la sua Chiesa in cambio di benedizioni temporanee e terrene? Come può qualcuno che ha ricevuto la comunione al corpo e al sangue di Cristo decidere a un certo punto che i principi nazionali o di altro genere sono più importanti di tutto ciò a cui era associato il suo destino? In generale, come potrebbe un prete o un vescovo, cioè una persona che capisce cos'è uno scisma, che vi si è opposto per molti anni e ne ha spiegato la perniciosità ai credenti, semplicemente decidere di allontanarsi dalla Chiesa?

Inoltre, molto spesso i veri parrocchiani, coloro per i quali la chiesa non è solo un luogo dove andare a far benedire i pani pasquali, ma soprattutto un luogo di santificazione dell'anima, rimangono fedeli alla Chiesa e non vanno nello scisma. In questo caso, si scopre che il prete tradisce i suoi figli spirituali, tradisce coloro con i quali ha letteralmente costruito la chiesa, tradisce coloro che lo hanno sostenuto nei momenti difficili della vita, coloro che nel senso letterale della parola hanno condiviso con lui l'ultimo pezzo di pane. Dopotutto, se i sacerdoti tradiscono, come ci si può fidare di loro?

Queste domande sono molto difficili e rispondervi significa rispondere a chi e perché sta tradendo il suo Salvatore. E a questo proposito, non possiamo fare a meno di pensare alla storia di Giuda...

Traditore e tradimento

Cristo sapeva che Giuda poteva tradire. Tuttavia, lo ha scelto come uno dei suoi discepoli più vicini. Sapeva che Giuda soffriva della passione dell'avidità. Ma gli ha comunque consegnato il tesoro (la raccolta delle donazioni). Inoltre, il Signore sapeva che uno spirito malvagio poteva entrare nel cuore di Giuda. Ma gli ha dato lo stesso, come agli altri apostoli, autorità sugli spiriti impuri. Perché ha fatto tutto questo?

Per prima cosa, dobbiamo immediatamente scartare l'idea che Giuda sia stato scelto come lo strumento cieco della Provvidenza di Dio. Il Signore avrebbe potuto soffrire sulla Croce senza la sua partecipazione. Pertanto, il tradimento è una scelta completamente libera di Giuda Iscariota. Lui è solo un potenziale traditore, solo un potenziale ladro. In altre parole, è peccatore quanto... ognuno di noi.

Ecco come San Giovanni Crisostomo spiega questa situazione: "Poiché... Giuda era padrone dei suoi pensieri ed era in suo potere disobbedirli e non inclinarsi all'avidità, ovviamente ha accecato la sua mente e ha rifiutato la sua salvezza... Guardate quanto Cristo ha fatto per volgerlo a lui e salvarlo: gli ha insegnato ogni parola e azione di saggezza, lo ha posto al di sopra dei demoni, lo ha reso capace di compiere molti miracoli, lo ha terrorizzato con la minaccia dell'inferno, lo ha persuaso la promessa del regno, ha rivelato costantemente i suoi pensieri segreti. Ma, rivelandoli, non ha rivelato tutto a tutti, gli ha lavato i piedi insieme agli altri discepoli, lo ha fatto parte della sua cena e del suo pasto, non gli ha rifiutato nulla – né di piccolo né di grande; ma lui è rimasto volontariamente incorreggibile".

In secondo luogo, quest'uomo ha ricevuto i doni della grazia dello Spirito Santo per combattere le sue passioni e sconfiggerle. Ma non li ha usati. Sant'Efrem il Siro dice che il Signore ha scelto Giuda per "mostrare il suo perfetto amore e la sua grazia, quindi per insegnare alla sua Chiesa che sebbene ci siano falsi insegnanti in essa, il titolo di insegnamento è vero, perché al posto di Giuda il traditore resta, alla fine, chi insegna che anche se ci sono amministratori inadatti, tuttavia la regola della sua economia è vera".

In terzo luogo, Cristo è venuto in questo mondo per salvare i peccatori, anche Giuda. Il fatto che Giuda non abbia voluto intraprendere la via della salvezza sottolinea solo l'amore di Dio per lui.

La prima ragione del tradimento è la caduta dal corpo di Cristo.

Giuda non è diventato subito un traditore. Inoltre, si può dire che il suo atto ha una ragione precisa. Beato Teofilatto, discutendo di questo apostolo, esprime un'idea interessante. Egli crede che fino a quando Giuda "era considerato uno dei discepoli e membri del santo volto , finora Satana non aveva tale accesso a lui" . E solo quando nell'ultima cena Giuda partecipò a se stesso in segno di condanna, "Satana lo possedeva come se fosse stato lasciato dal Signore e scomunicato dalla faccia Divina". Solo in quel momento, quando Judas prese acriticamente la comunione, "Satana ... penetrò nel profondo del suo cuore e possedette la sua anima" .

Si scopre che finché una persona – che sia un prete o un laico – rimane nella Chiesa, è in qualche misura protetta. E non appena una tale persona si ritira internamente dalla Chiesa, che segue immediatamente il suo declino morale. Sant'Agostino sottolinea che "coloro che non possono sopportare nulla nella Chiesa sono tentati e rimossi o dal nome di Cristo o dalla Chiesa. Ma se continui ad amare, non sarai tentato e non lascerai Cristo o la Chiesa. Infatti chi lascia la Chiesa, come può essere in Cristo, ed essere tra i suoi membri? Come si può essere in Cristo senza essere nel corpo di Cristo? ...E perché non c'è tentazione in chi ama un fratello? Perché chi ama un fratello tollera tutto per l'unità, poiché la fratellanza consiste nell'unità dell'amore".

Il fatto che il peccato contro la Chiesa è un peccato contro l'amore è detto da un altro santo, in un tempo molto vicino a noi – il santo martire Ilarion (Troitskij). Nel suo famoso libro, "Il cristianesimo non esiste senza la Chiesa", leggiamo:

"La Chiesa è il compimento dell'amore di Cristo, e ogni separazione dalla Chiesa è precisamente una violazione dell'amore. Sia gli eretici che gli scismatici peccano contro l'amore. Questa è l'idea principale del trattato di Cipriano Sull'unità della Chiesa; lo stesso pensiero è costantemente ripetuto nelle lettere del santo Padre. Cristo ci ha dato la pace, ci ha comandato di essere benevoli e unanimi, ci ha comandato di preservare l'unione di affetto e amore in modo inviolabile e saldo, chi non ha amore e non ha Dio non apparterrà a Cristo. Chi viola l'amore di Cristo con un dissenso infedele non appartiene a Cristo: chi non ha amore non ha Dio. Non possono stare con Dio quelli che non sono felici di essere unanimi nella Chiesa di Dio".

Eretici e scismatici non hanno amore, cioè la virtù cristiana fondamentale, e quindi sono cristiani solo per nome. "Un eretico o uno scismatico non conserva né l'unità della Chiesa, né l'amore fraterno, agisce contro l'amore di Cristo". "Marciano, essendosi unito ai novaziani, divenne un avversario della misericordia e dell'amore". Si sa di eretici che si ritirarono dall'amore e dall'unità della Chiesa cattolica. "Che tipo di unità è, che tipo di amore custodisce, o che tipo di amore intende chi, arrendendosi agli impulsi della contesa, fa a pezzi la Chiesa, distrugge la fede, sconvolge il mondo, sradica l'amore, profana il mistero?"

Da queste parole, possiamo concludere che, nonostante tutti i difetti che sono presenti oggi nella vita dei singoli cristiani e della Chiesa nel suo complesso, non abbiamo altra arca di salvezza tranne il Corpo di Cristo. Ciò non significa che ci piaccia tutto ciò che vi accade, che dovremmo chiudere un occhio sul peccato del nostro prossimo, ecc., ma significa che anche rivelando tale peccato, dobbiamo mantenere l'amore e l'unità.

Seconda conclusione: il peccato contro l'amore conduce alla partecipazione indegna ai sacramenti della Chiesa, che alla fine diventa la causa della morte spirituale.

La seconda ragione del tradimento è il giudizio

La seconda ragione del tradimento, che troviamo ancora nello stesso Giovanni Crisostomo, è la condanna: "Accanto a Cristo, Giuda inizia già a comportarsi in modo contrario a lui, contro di lui: qui già ruba dalle elemosine, si indigna per Cristo (Matteo 26,8), condanna il suo insegnamento ("Perché non vendere questo unguento per trecento denari e distribuirlo ai poveri?" – Giovanni 12,5: "Perché un simile spreco?" – Matteo 26, 8), attira l'indignazione degli altri discepoli per la sua furba istigazione ("Avendo visto questo, i discepoli indignati" – Matteo 26, 8), e poi va dalle persone che vogliono uccidere il suo maestro, al fine di consegnarlo nelle loro mani, e si aspetta anche di ricevere per questo una retribuzione.

Inoltre, la condanna di Giuda non aveva nulla a che fare con una critica costruttiva, perché non era dettata dallo zelo per la fede, per esempio, ma dal desiderio di appropriarsi di ciò che era stato dato a Cristo. Sant'Innocenzo di Irkutsk ha detto che l'unzione dei piedi di Gesù durante la cena a Betania è stata solo l'ultima goccia che ha spinto a Giuda a tradimento: "Fortemente toccato dalla perdita di un guadagno, dai soldi della vendita dell'unguento e, forse, amareggiato per il rimprovero, fatto in quell'occasione da Gesù, l'avido in un impeto di passione decise di incolpare della sua presunta perdita il maestro stesso, che con tutto il suo altruismo e la sua povertà era divenuto per lui un grande fardello".

Cioè, l'osservazione di Giuda, sebbene sembrasse giusta (perché anche gli altri apostoli, secondo la parola dell'evangelista, lo sostenevano), era in effetti ipocrita e ingannevole. Sant'Innocenzo scrive:

"La meravigliosa azione di Maria gli è sembrata una stravaganza inappropriata, più dignitosa per un fariseo che ama il lusso, ma non per il suo maestro, che ama la semplicità e non tollera l'eccesso, è lontano da ogni tipo di lusso e ribolle sempre contro la crudeltà dei ricchi verso i poveri. La decenza richiedeva, almeno, di non rivelare tali pensieri: Giuda, al contrario, non esitò ad esprimerli a quelli dei discepoli che erano seduti accanto a lui, e poi tese la sua insolenza al punto che cominciò a condannare a gran voce Maria. "Perché un simile spreco?", argomentò, "Non sarebbe stato meglio vendere quell'unguento per trecento (tanto, almeno, gli avrebbero dato) denari e dare quei denari ai poveri?" Una simile plausibile giustificazione per il rimprovero sembra aver avuto un effetto sugli altri discepoli, e alcuni hanno anche concepito l'idea che l'osservazione audace di Giuda non era senza ragione, e in questo caso non contraddiceva le regole del maestro e sarebbe stato meglio se si fossero comportati con il mondo come aveva detto Giuda (Matteo 22, 8).

Se i discepoli, condannando ciò che Maria aveva fatto, violarono in qualche modo il dovere di rispetto per lei, e ancor più per il proprio maestro, questo non fu per cattiva intenzione, e specialmente non per astuzia, ma per semplicità, per l'abitudine di esprimere liberamente tutti i propri pensieri davanti al maestro, per incapacità di valutare la dignità e, per così dire, la cordialità dell'atto di Maria, per cura meritoria, ma fuori luogo, per i poveri, e infine per l'esempio appassionato di Giuda, che con la sua audacia e arroganza di carattere non poteva naascondere le sue opinioni agli altri. Ma in Giuda stesso ora agiva qualcosa di molto diverso; il suo presunto rimpianto per i poveri proveniva dalla fonte più sporca... Senza dubbio, nel presente caso l'ipocrita, parlando in modo così impudente, non pensava di fare qualcosa di indecente; sperava, forse, di ottenere approvazione per la sua franchezza, la sua immaginazione diretta di carattere e l'amore per i poveri, attento al loro bene anche quando gli altri consideravano meglio tacere.

Il terzo motivo è la passione dell'avidità

Da qui la terza ragione del tradimento: l'ossessione del peccato. In altre parole, la passione dell'amore per il denaro, che ha completamente reso schiava l'anima di Giuda. Lo stesso grande ierarca della Chiesa, Giovanni Crisostomo, afferma che il peccato dell'amante del denaro è "un buco (Giovanni 12, 6) attraverso il quale questo antico serpente ha strisciato nell'anima dello sfortunato apostolo e ha avvinto invisibilmente la sua mente e il suo cuore. Questa passione per l'argento, che, da tempo nata nell'anima, ardeva continuamente per tutto il tempo che era con Gesù, si nutriva del denaro comune e ora esplodeva nel fuoco infernale, dove sedevva e regnava satana".

Il beato Teofilatto dice questo nel modo seguente: "Ma se Giuda era compassionevole e ladro, allora perché il Signore lo ha incaricato dei soldi? Per il fatto stesso che era un ladro, per portargli via ogni scusa. Perché non potesse dire di aver tradito (Gesù) per amore del denaro. La cassa lo consolava, ma, anche portando la cassa, non era fedele. Perché portava via, cioè, rubava ciò che vi era stato messo, ed era un bestemmiatore, appropriandosi di elemosine per una causa santa. Lasciate che i bestemmiatori sentano qual è il loro destino. Il colmo del male è che in seguito Giuda tradì Gesù il Signore. Vedi a cosa serve il furto? Al tradimento. Quindi l'apostolo Paolo definì giustamente l'avarizia la radice di ogni male (1 Timoteo 6,10), perché essa ha tradito il Signore e lo fa sempre" .

Il tradimento di Giuda e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Dagli esempi sopra, possiamo vedere che il tradimento di Giuda e il tradimento di quei sacerdoti che oggi vanno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno molto in comune.

In effetti, quelli che hanno difficoltà a pregare, che trattano i loro doveri sacerdotali con negligenza, sono i primi che vanno allo scisma. Cioè, nella maggior parte dei casi, gli elementi che sono estranei alla Chiesa, persone che per una ragione o per l'altra non potevano diventare parte del Corpo di Cristo, lasciano la Chiesa. Proprio come Giuda. Inoltre, questo fatto è riconosciuto anche da coloro che sono al di fuori della Chiesa stessa. Il noto storico e autocefalista (un "vescovo" scismatico), Ivan Ogienko, scrive che nei secoli XVII e XVIII "il peggior sacerdozio passò alla Chiesa uniate... La Chiesa si decomponeva e perdeva forza, e poiché l'Ucraina era collegata alla Chiesa ortodossa, anche l'Ucraina stessa perdeva forza. Questo colpiva tutti duramente".

Questa affermazione di Ogienko è direttamente applicabile a coloro che stanno andando nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" oggi. Dopotutto, sono la parte peggiore del nostro sacerdozio. A loro non piace la liturgia, non capiscono cosa sia la Chiesa, la preghiera è loro estranea. E credetemi, queste non sono affermazioni infondate – è un fatto confermato da numerosi esempi sia della vita moderna che della storia. Per esempio, uno dei "rinnovazionisti" del primo Novecento, il vescovo Antonin Granovskij, chiamò quelli che si trasferivano dalla Chiesa ortodossa russa alla Chiesa vivente "fondo di cisterna della Chiesa ortodossa", e lo studioso Anatolij Krasnov-Levitin parlò di loro come "canaglie" che si univano al rinnovazionismo alla ricerca di una rapida carriera, affrettandosi a sfruttare la "libertà di maniere" permessa dai "rinnovazionisti".

Inoltre, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" funge da sorta di "pozzo nero" non solo per la Chiesa ortodossa, ma anche per gli stessi uniati. Ecco, per esempio, quello che dice il noto vescovo uniate Boris Gudziak: "A questa conferenza mi è stato chiesto anche se non avessimo paura dei casi di singoli sacerdoti che volessero trasferirsi in una Chiesa ortodossa locale unificata. Penso che non ci sarà un movimento di massa, ma probabilmente ci saranno casi isolati. E qui, sfortunatamente, è necessario avvertire i nostri fratelli ortodossi che i sacerdoti che hanno problemi disciplinari e sono sotto alcune sanzioni saranno i primi a fare il passo. E una tale partenza sarebbe una purificazione per la nostra Chiesa".

Ed ecco che si manifesta la seconda (e con essa la terza) ragione del tradimento – "problemi disciplinari" e passioni (in particolare, la passione dell'avidità).

Anche prima della comparsa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", molti sacerdoti dell'Chiesa ortodossa ucraina, che erano stati deposti dal ministero, sono entrati nel "patriarcato di Kiev". È vero, tuttavia, che il più delle volte sono rimasti in silenzio sulle vere ragioni della loro transizione e si sono dichiarati patrioti o hanno accusato la Chiesa di "sentimenti filo-russi". Soffrendo di vari peccati – dalla fornicazione all'ubriachezza – preferiscono rimanere in questi peccati e tradire la Chiesa piuttosto che pentirsi e cambiare la propria vita. Allo stesso tempo, non bisogna dimenticare che finché sono nel Corpo di Cristo, tutti i sacramenti che celebrano sono validi – proprio come Giuda, mentre era tra gli apostoli di Cristo, resuscitava i morti e scacciava gli spiriti impuri.

Quindi, si può ancora notare che i moderni traditori di Cristo, prima di allontanarsi alla fine da lui, condannavano costantemente tutto ciò che accadeva nella Chiesa. Sia l'ex metropolita Aleksandr (Drabinko) che l'ex arciprete Georgij Kovalenko hanno letteralmente riversato tonnellate di fango sulla Chiesa che li ha allevati e cresciuti. Tutto questo è stato fatto con una buona dose di ipocrisia, perché né l'uno né l'altro si sono rifiutati di ricevere i premi che sono stati dati loro dalla gerarchia, né hanno rifiutato quegli onori che i semplici laici conferivano loro come pastori.

Inoltre, anche i nemici della Chiesa riconoscono che un'altra ragione essenziale che spinge il prete al tradimento e lo avvicina a Giuda è proprio questa avidità: "Se il sacerdote è d'accordo con la maggioranza, cioè con la comunità rurale, che raramente va in chiesa, rischia di essere lasciato senza parrocchiani, che lo considereranno un "traditore" e un "Giuda". Se si schiera dalla parte della minoranza, cioè parrocchiani permanenti, può cadere in disgrazia presso la comunità rurale e rimanere senza una quantità significativa di offerte e di sostegno materiale d da parte del villaggio" (giornalista Denis Targonskij).

Riassumendo ciò che abbiamo detto sopra, possiamo dire che in 2.000 anni non è cambiato nulla. Cristo è sempre lo stesso, così come Giuda e i suoi seguaci. La negligenza dei doveri pastorali, la mancanza di amore, i problemi morali, la condanna della Chiesa e l'avidità, sia allora che oggi, servono come ragioni per tradire Cristo. Ma allora come oggi, questa situazione alla fine andrà solo a vantaggio della Chiesa. Giuda tradì Cristo, ma questo atto servì alla maggior gloria del Salvatore. Allo stesso modo, coloro che oggi tradiscono la Chiesa, di fatto, la purificano, la rendono dimora della divinità e veste luminosa di Cristo.

Questo non significa che ci rallegriamo del loro destino. Al contrario, piangiamo i caduti, preghiamo per il loro ritorno e pentimento. Ma allo stesso tempo, ricordiamo che ogni persona dovrebbe prendere una decisione indipendente con chi stare – con Cristo o con Beliar. Perché non solo la vita terrena, ma anche la vita del secolo futuro dipende da questa decisione.

 
PASTORALA LA NAȘTEREA DOMNULUI a Preafericitului Patriarh al Moscovei şi al întregii Rusii Chiril

http://www.patriarchia.ru/md/db/text/3458927.html

23 decembrie 2013 a. 12:00

Pastorala la Nașterea Domnului a Preafericitului Patriarh al Moscovei şi al întregii Rusii Chiril către arhipăstorii, păstorii, monahii, monahiile și toți copiii credincioși ai Bisericii Ortodoxe Ruse.

Iubiți întru Domnul Preasfințiți arhipăstori, cinstiți preoți și diaconi, iubitorii de Dumnezeu monahi și monahii, dragi frați și surori!

Astăzi bisericile noastre sunt pline de oameni, care au venit să proslăvească pe Pruncul Cel Nou-născut – Hristos Mântuitorul și Preacinstita Maica Sa – Fecioara Maria.

Nașterea lui Hristos este evenimentul central din istoria omenirii. Omul întotdeauna s-a aflat în căutarea lui Dumnezeu: însă în toată plinătatea Sa Dumnezeu S-a descoperit pe Sine omenirii doar în întruparea Fiului Său Unul Născut. Cu venirea Fiului lui Dumnezeu și a Fiului omului lumea a cunoscut că Dumnezeu este Dragoste, dar nu numai Puterea Supremă, Dumnezeu este Milă, și nu doar Plătitorul Cel drept, Dumnezeu este izvorul vieții și al bucuriei, și nu doar Judecătorul Cel Groaznic; Dumnezeu este Sfânta Treime, a Cărei lege internă este de asemenea dragostea – dar nu solitarul Stăpân al lumii.

Astăzi noi sărbătorim un eveniment care a schimbat radical tot mersul istoriei umane. Dumnezeu intră în profunzimile vieții omului, devine unul dintre noi, ia asupra Sa toată greutatea păcatelor noastre, a neputințelor și a slăbiciunilor omenești și le aduce pe Golgota, pentru a-i elibera pe oameni de sarcina insuportabilă. Dumnezeu de acum nu se mai află undeva în cerurile invincibile, dar aici, cu noi, printre noi. De fiecare dată, în timpul oficierii Dumnezeieștii liturghii, se pronunță cuvintele „Hristos în mijlocul nostru!” – și  răspunsul „Este, și va fi!”, este o vie mărturie a prezenței lui Dumnezeu Însuși Cel Întrupat, a lui Hristos Mântuitorul printre credincioșii Săi. Împărtășindu-ne în mod regulat cu Sfântul Lui Sânge și Trup, depunând eforturi pentru îndeplinirea poruncilor Sale, noi intrăm într-o comunicare reală cu El, cu Mântuitorul nostru, și obținem iertarea păcatelor.

Ucenicii Lui care cred în Hristos și Îi sunt credincioși, sunt chemați să fie martorii Împărăției lui Dumnezeu, arătată în Hristos încă de pe vremea vieții Lui pe pământ. Ni s-a încredințat o mare onoare – a proceda în această lume anume astfel, cum a procedat Învățătorul și Dumnezeul nostru, cu puterea lui Hristos să fim neclintiți în lupta cu păcatul și răul, să nu slăbim în lucrarea sârguincioasă a faptelor bune, să nu deznădăjduim în efortul cotidian de schimbare a firii noastre păcătoase într-un om nou, cu har.

Hristos Mântuitorul a stabilit un criteriu de neclintit, absolut, al adevăratei atitudini față de Dumnezeu – aproapele nostru. Luând asupra noastră neputințele altora, împărtășindu-le durerea și scârbirea, compătimind-i pe cei nefericiți și în lipsuri, așa împlinim legea lui Hristos (Gal. 6:2) și ne asemuim Mântuitorului Care a luat asupra-Și durerile noastre și cu suferințele noastre S-a împovărat (Is. 53:4).

Este imposibil să uităm de alții în această zi plină de bucurie și purtătoare de lumină a Nașterii lui Hristos, când toată firea cu mirare vine să se închine la ieslele Pruncului Dumnezeiesc. Acel mare har, pe care azi îl căpătăm în bisericile noastre, trebuie să se reverse asupra celor, care se află în afara hotarelor Bisericii și își duc viața conform stihiilor lumii acesteia, și nu după Hristos (Col. 2:8).  Dar dacă noi cu toții nu le vom merge în întâmpinare – această Bună Vestire poată să nu ajungă la ei; dacă nu ne vom deschide inimile, ca să ne împărtășim bucuria care ne cuprinde – ea ar putea să nu se atingă niciodată de cei care nu o au, dar care sunt gata să o primească.

Prin întruparea Fiului lui Dumnezeu firea omenească este ridicată la o înălțime nemaiîntâlnită. Fiecare dintre noi este nu doar creat după „chipul și asemănarea lui Dumnezeu”, dar prin Hristos mai este și înfiat de Dumnezeu: suntem „împreună cetățeni cu sfinții și casnici ai lui Dumnezeu” (Ef. 2:19). Despre această apropiere și cutezanță a noastră către Dumnezeu vorbește și rugăciunea Domnului, în care ne adresăm Creatorului ca unui Tată Ceresc.

Orice viață omenească este de neprețuit: doar pentru ea s-a plătit cu Întruparea, Viața, Moartea și Învierea Fiului lui Dumnezeu Unul Născut. Toate acestea ne îndeamnă și mai mult să avem o atitudine atentă și de pietate față de orice persoană, indiferent de faptul cât de mult diferă de noi. Conform opiniei sfântului ierarh al Moscovei Filaret (Drozdov), „dragostea este participarea vie și activă în crearea bunăstării altei persoane”. La această dragoste exprimată prin fapte aș vrea să vă chem pe toți în aceste zile pline de bucurie ale Nașterii lui Hristos: conform spuselor apostolului Pavel, în iubire frățească unii pe alții să ne iubim; în cinste unii altora să ne dăm întâietate, facerea de bine și întrajutorarea să nu le dăm uitării, căci astfel de jertfe sunt bine plăcute lui Dumnezeu! (Rom. 12:10-11, Evr. 13:16).

Vă felicit cordial cu ocazia marii sărbători a Nașterii lui Hristos. Dumnezeul dragostei și al păcii (2 Cor. 13:11) să dăruiască poporului nostru și fiecăruia dintre noi pace și bunăstare în Noul An.

+CHIRIL, PATRIARHUL MOSCOVEI ŞI AL ÎNTREGII RUSII

Nașterea lui Hristos

aa. 2013/2014

Moscova

 
La lotta per la restaurazione del mondo cristiano

'La civiltà occidentale? Sarebbe un'ottima idea'.

Attribuito a Gandhi

La credenza occidentale nell'universalità della cultura occidentale soffre di tre problemi:

è falsa, è immorale ed è pericolosa.

Samuel P Huntingdon, The Clash of Civilizations, Capitolo 12

Introduzione: il mondo cristiano

Il mondo cristiano (chiamato anche ortodosso) copre quasi un settimo della superficie terrestre del mondo, conta 220 milioni di persone, il 3% della popolazione mondiale, ed è responsabile del 6% della produzione economica mondiale. Il cuore del mondo cristiano è il cuore dell'ex impero russo, per il momento chiamato Federazione Russa. Al di fuori di questo nucleo giacciono varie province, per il momento escluse dal nucleo da parte delle Potenze occidentali e delle loro manipolazioni delle vanitose vanità nazionaliste di traditori. Queste province sono: Ucraina, Romania, Serbia, Grecia, Bielorussia, Moldova, Bulgaria, Georgia, Macedonia, Montenegro, Bosnia e Cipro. Tuttavia, milioni di cristiani vivono anche in paesi come gli Stati Uniti, il Kazakistan, la Germania, la Siria, la Polonia, l'Italia, la Francia, la Lettonia, l'Australia, il Regno Unito, la Slovacchia, l'Albania, il Kenya e Israele e sono sparpagliati in numero minore in quasi tutti i paesi e continenti nel mondo.

Il mondo non cristiano

La nostra civiltà cristiana, spesso chiamata ortodossa, cioè cristiana ortodossa, confessa nel nostro segno della croce la santa Trinità e Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo è diverso dall'ex mondo giudeo-cristiano e ora ateo, chiamato anche Euroamerica. Questo mondo apostata non ha infatti confessato la vera Trinità per mille anni, abbandonando Cristo per l'auto-idolatria umanistica e diffondendo la mitologia della sua immaginaria superiorità in tutto il mondo. Di conseguenza da allora ha aggredito, invaso e stuprato avidamente il resto del mondo attraverso la violenza organizzata. Questa violenza barbarica, dal massacro dei sassoni compiuto da Carlo Magno nel 782 a quello dei cavalieri teutonici, dalla Blitzkrieg di Hitler allo "shock and awe" di Rumsfeld, non ha conosciuto limiti, così come la sua avidità, da quella dei sanguinari crociati ai sadici conquistadores, da Clive dell'India a De Beers.

La grande deviazione

Alcuni possono criticarci e dire che anche molti nel mondo cristiano non confessano la santa Trinità e Cristo: indicano la corruzione endemica, l'alto tasso di aborti e divorzi o la diffusa dipendenza da varie droghe. Certo, hanno proprio ragione a questo riguardo: nella grande deviazione del XX secolo, quella catastrofica aberrazione dell'élite occidentale e occidentalizzata che costò centinaia di milioni di vite di molti popoli, il mondo cristiano fu rovesciato dall'apostasia e dal nominalismo. Tuttavia, per grazia di Dio, nel corso dell'ultima generazione ha iniziato il suo pentimento e quindi il suo lento ritorno al Padre. Sebbene ci sia molta strada da fare per ritornare alla casa del Padre, la sua direzione generale è diametralmente opposta a quella della grande deviazione, che ha abbandonato i suoi valori per il piatto di lenticchie promesso dall'Occidente apostata, che oggi sta insistendo sempre più con le sue aberrazioni ateiste.

Un destino e una lotta

Come ortodosso nato e residente in Occidente, è stato il mio destino e la lotta della mia vita di combattere per i valori della civiltà dell'Occidente antico, della Santa Trinità e di Cristo, vero Dio e vero uomo. Questi valori sono essenziali per il nostro mondo cristiano cosciente. Abbiamo dovuto contrastare l'arroganza culturale dell'Occidente e oggi il suo globalismo trotzkista, che ha reso l'Occidente odiato da tutti. Questo è il risultato del declino morale terminale dell'Occidente, avvenuto attraverso il suo rifiuto del vero cristianesimo, che era saldo sulle proprie radici mille anni fa, come abbiamo descritto in dettaglio negli ultimi 45 anni. Abbiamo sempre combattuto contro i nostri nemici esterni, il secolarismo intrinseco ed ereditato dalle radici papali-protestanti dell'Occidente non cristiano, così come le illusioni dell'Oriente non cristiano. Tuttavia, le nostre più grandi lotte sono sempre state contro i nostri nemici interni. Di chi parlo?

Per la Fede

In primo luogo, abbiamo dovuto lottare per la purezza della Fede cristiana contro i conformisti venali, sia sovietici che occidentali. I sovietici dicevano che Dio non esiste e che quindi tutto era lecito, gli occidentali dicevano che c'era un Dio, ma che questi sosteneva la loro violenza aggressiva, la loro avidità rapace e ipocrisia, dicendo loro, per esempio, di invadere l'Iraq ricco di petrolio. C'erano nemici interni che li seguivano a causa di tradimento, vigliaccheria e inganno. Il tradimento era quello di coloro che dicevano che erano cristiani ma, approfittando della paralisi a Mosca, si comportavano in realtà immoralmente, come se tutto fosse lecito, e così ci perseguitavano. La codardia era quella di coloro che non temevano Dio, ma temevano le proprie autorità sotto il controllo dall'Occidente, e così ci perseguitavano. L'inganno era quello di quelli che dicevano che erano cristiani, ma mancavano così tanto d'amore che sostenevano i nemici di Cristo e dei loro vizi, e così ci perseguitavano.

Per l'Impero cristiano

In secondo luogo, abbiamo dovuto combattere contro coloro che volevano negare che Cristo è vero Dio e vero uomo. Negando che Cristo è vero Dio, i primi volevano secolarizzare e umanizzare il suo corpo, la Chiesa, facendola diventare una piccola mascotte nazionalista, nient'altro che una bandiera nazionale. Non riuscendo a capire che la Chiesa di Dio è internazionale e universale, hanno cercato di provincializzarla, facendola diventare parrocchiale, invece di accettarla come imperiale. Queste persone vanitose e deboli sono state raggirate e adulate dagli ambasciatori statunitensi nei Balcani, che, dividendo e governando, hanno nominato i loro patriarchi e creato così degli scismi. Negando che Cristo è vero uomo, i secondi contro cui abbiamo dovuto combattere erano quelli che volevano disincarnare il suo corpo, la Chiesa, facendola diventare una filosofia sognatrice, impraticabile, una presunzione intellettuale irrilevante, non il fuoco nel ventre della Chiesa del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.

Per l'imperatore

Abbiamo combattuto per la purezza della fede cristiana, resistendo al tradimento, alla vigliaccheria e all'inganno dei nemici esterni e interni. Abbiamo combattuto per l'Incarnazione del vero Dio e del vero uomo, i valori cristiani che derivano dal fatto che, sebbene non siamo di questo mondo, siamo nel mondo, giustificando così la futura restaurazione dell'Impero cristiano. In terzo luogo, abbiamo anche dovuto lottare per l'imperatore. In questa materia abbiamo dovuto lottare contro coloro che vogliono negare che lo Spirito Santo venga sulla terra per ispirare il rappresentante di Cristo sulla terra, posto in essere per volontà del popolo fedele di Dio. Questo è il motivo per cui abbiamo difeso l'ultimo imperatore dalle calunnie diffuse contro di lui. Ed è così che spieghiamo perché aspettiamo il prossimo imperatore. È vitale, poiché egli è il futuro imperatore che da solo può resistere ai preparativi occidentali per l'Anticristo e quindi può ritardare la sua venuta.

Conclusione: per il futuro

L'Euroamerica ha ignorato il consiglio di buon senso del proprio geopolitico Samuel Huntingdon. Circa 25 anni fa ha pregato l'Occidente di abbandonare la sua arroganza sprezzante e riconoscere che la sua "civiltà" di "violenza organizzata" non è affatto universale. Il suo materialismo ateo non è "la fine della storia", come lo sciocco e deluso Fukuyama proclamò dopo la fine della guerra fredda. Da allora l'Occidente si è distrutto sotto le fantasie dei neocon che vogliono conquistare il mondo. In Iraq nel 1991 e nel 2003 ha finalmente perso il mondo musulmano, in Georgia nel 2008 e in Ucraina e in Siria nel 2014 si è inimicato la Russia, nel 2016 della Turchia, e così ha alleato musulmani, ortodossi e cinesi contro se stesso. Ora sta cadendo a pezzi, con la Brexit, Trump e le linee di frattura della Unione Europea e degli USA, mentre l'Occidente cade nell'abisso della sua depravazione morale, causata dal suo millenario rifiuto di Cristo.

 
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