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Intimoriti dalle icone ma innamorati dei nomi russi: la vita di una parrocchia del Sud Africa che si è trasferita alla Chiesa ortodossa russa

All'inizio di novembre 2023 abbiamo parlato con padre Nicholas Esterhuisen, rettore della chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo, che ha parlato delle particolari sfide legate alla missione della Chiesa ortodossa russa in Africa.

parrocchiani della chiesa di san Giovanni Climaco all'interno della chiesa di santa Maria Egiziaca (Sud Africa). Foto: exarchate-africa.ru

"Il nostro obiettivo è essere in una Chiesa canonica"

Potrebbe dirci cosa è avvenuto prima del trasferimento della sua parrocchia? Com'è stato prestare servizio sotto la giurisdizione del Patriarcato di Alessandria e cosa l'ha spinta a trasferirsi al Patriarcato di Mosca?

Io sono originario del Sud Africa. Mio padre è olandese e mia madre è britannica. Mia moglie è russa. Mi sono convertito all'Ortodossia dal protestantesimo. Ho studiato all'Università ortodossa di Lettere e Filosofia di san Tikhon in Russia, ma lì non ho completato l'intero corso, e ho studiato anche presso la Chiesa ortodossa russa all'Estero. In precedenza, ho studiato pittura all'Accademia delle arti di San Pietroburgo. Ho prestato servizio con i greci in una chiesa del Patriarcato di Alessandria, poiché era l'unica chiesa ortodossa a Città del Capo. Ho iniziato come accolito e poi sono diventato diacono e poi sacerdote.

Naturalmente, anche quella è una Chiesa ortodossa, ma non ha lo stesso spirito missionario, quindi mi sentivo un po' triste che non fosse aperta a tutti. I sacerdoti e i vescovi della Chiesa spesso servivano interessi nazionalistici e mostravano poca cura pastorale per i parrocchiani non greci. Alcuni ci visitavano ed esprimevano il desiderio di diventare ortodossi, ma i greci non sapevano cosa farne. Abbiamo sentito molte lamentele del genere, soprattutto in Tanzania, Kenya e Zambia. Sotto Alessandria stavamo perdendo la possibilità di avviare una missione come stanno facendo i russi in questi giorni.

Quando la Chiesa di Alessandria ha espresso il suo sostegno agli scismatici in Ucraina, abbiamo deciso che questo era sbagliato e che volevamo essere una Chiesa ortodossa canonica. Le persone che si convertono all'Ortodossia dal cattolicesimo e dal protestantesimo si aspettano esattamente questo. Non vogliono finire in una Chiesa scismatica. Pertanto per noi è stato facile fare questa scelta e ci siamo trasferiti alla Chiesa ortodossa russa come congregazione.

padre Nicholas Esterhuisen

Chi costituisce la spina dorsale della sua parrocchia e quali lingue usate per il culto?

Accade spesso che le chiese russe all'estero siano progettate principalmente per soddisfare le esigenze della diaspora russa. Ma qui è un po' diverso: siamo una chiesa missionaria con molti nuovi convertiti. La gente del posto costituisce il 60% della nostra parrocchia, i russi sono solo il 40%. Molti russi vengono in visita e vivono a Città del Capo; qui ce ne sono ottomila, ma solo una trentina di russi frequenta regolarmente la chiesa. Proprio come in Russia, immagino.

Conduciamo servizi in inglese e slavonico ecclesiastico, ma proviamo anche ad aggiungere altre lingue, come xhosa e afrikaans. In questo modo, durante la funzione tutti ascolteranno la loro lingua madre e capiranno che anche l'Ortodossia è la loro fede e che non è necessario diventare russi per essere ortodossi.

Allo stesso tempo, quasi tutti qui amano i nomi dei santi russi e li scelgono quando vengono battezzati nell'Ortodossia. Sebbene ci siano delle eccezioni; per esempio, uno dei nostri parrocchiani europei ha accettato il nome di san Mosè l'Etiope, solo perché è un santo. Il colore della sua pelle non aveva importanza.

La catechizzazione intensiva è una caratteristica specifica della nostra parrocchia, perché le persone provengono dal protestantesimo e dal cattolicesimo e vogliono saperne di più sull'Ortodossia.

Missione in Sud Africa

decorazione per la festa della Dormizione della Madre di Dio nella chiesa di san Giovanni Climaco a Cape Town. Foto: exarchate-africa.ru

Ci racconti della sua opera missionaria. Quali sono le specificità di una missione in Africa?

La nostra prima priorità è costruire una chiesa, una comunità. Non andiamo in giro per Città del Capo brandendo manifesti che dicono: "L'Ortodossia è la fede migliore!" Ciò che sta alla radice della nostra missione è la nostra stessa vita cristiana. Dovremmo avere amore gli uni per gli altri, dovremmo provare riverenza nei servizi e dobbiamo predicare la fede cristiana apostolica attraverso la nostra tradizione liturgica e i sacramenti della Chiesa.

Le persone sentono che manca qualcosa nella loro confessione cristiana, quindi studiano la storia della Chiesa e poi si rendono conto che l'Ortodossia è la vera fede. Vengono a trovarci e dobbiamo avere un posto per loro. Naturalmente all'inizio c'è qualche malinteso. Molte persone, per esempio, sono intimorite quando vedono le icone: non c'è niente di simile nel protestantesimo. Devo spiegare che questa è la vera antica tradizione cristiana.

foto: exarchate-africa.ru

L'esarcato esiste solo da due anni in Africa, ma molte chiese e sacerdoti si sono già trasferiti nella Chiesa ortodossa russa. Il lavoro missionario procede a un ritmo molto più vivace e veloce di quello che hanno avuto i greci in cento anni. Siamo stati invitati a fare una visita a Limpopo (una regione del Sud Africa) il mese prossimo da una comunità che vuole convertirsi all'Ortodossia. Là faremo catechesi. Là hanno un pastore che vuole essere ortodosso ed è pronto a riunire le persone e a pregare insieme.

Ogni giovedì sera abbiamo un corso di catechesi online per persone provenienti da tutto il Sud Africa. Vi partecipano ortodossi e i protestanti, in generale chiunque sia interessato.

Oltre al culto e alla catechesi, organizzate qualche evento?

Una volta al mese, dopo il servizio, abbiamo un'ora di scuola domenicale e l'ora del tè; poi facciamo un'escursione in montagna. Là facciamo lezioni e leggiamo preghiere, in modo che la vita della chiesa sia presente ovunque, non solo in chiesa. Serviamo un Acatisto il mercoledì. A Natale abbiamo fatto una fiera e un concerto. Alla Teofania tutti i fedeli ortodossi si riuniscono in riva all'oceano. In questo seguiamo la tradizione greca, serba e bulgara: la croce viene lanciata lontano tra le onde e i parrocchiani devono nuotare lontano per prenderla.

Nel novembre del prossimo anno organizzeremo un campo ortodosso per bambini per cinque giorni. Abbiamo una ventina di bambini e adolescenti. Potrebbero essercene circa altri trenta, provenienti da Johannesburg. Il campo si terrà in una fattoria a circa un'ora e mezza di macchina da qui. Stiamo costruendo lì una piccola cappella in onore della Trasfigurazione del Signore. Abbiamo diverse persone che prenderanno i voti monastici, incluso Mosè, di cui ho parlato prima. Si recheranno in un monastero in Russia e, a Dio piacendo, torneranno qui. E questa particolare chiesa è destinata ad essere in futuro un monastero.

Senza cupole

A proposito della chiesa. È molto difficile trovarla, se non si conosce la sua ubicazione esatta. Sembra un normale caffè. Ci sono persone che compaiono a caso? Diciamo, dei turisti, come i russi?

schizzo di una chiesa

Tenga presente che il caffè si chiama "La scala". Certo, abbiamo alcuni che visitano per caso il bar, mi vedono nella mia tonaca, scoprono che c'è una chiesa sopra le loro teste e rimangono davvero sorpresi. Forse quando erigeremo le cupole dorate attireremo più persone. Ma si sa, non vogliamo che la chiesa sia vista semplicemente come un punto di riferimento culturale. Cerchiamo persone che vogliano trasformare la propria vita. Attualmente, c'è solo una chiesa ortodossa russa qui in Sud Africa che sembra già una chiesa russa con cupole: è la chiesa di San Sergio di Radonezh a Johannesburg. Abbiamo anche in programma di aggiungere le cupole; abbiamo già anche una bozza approssimativa.

il caffè "La scala".

Nel frattempo vogliamo aggiungere un mosaico, un'icona e una piccola croce sopra l'ingresso laterale in modo che le persone non si perdano. Perché in questo momento nessuno capisce dove sia la chiesa. Vogliamo aggiungere motivi africani agli affreschi e al mosaico sopra l'ingresso che alluderebbero effettivamente al fatto che siamo in Africa. Non vogliamo perdere questo posto. Anche se è piccolo, è proprio nel centro della città. Chiuderemo il caffè, lo trasformeremo in un refettorio, come nei monasteri. Ma accadrà più tardi.

Ormai questo bar è il nostro sostegno e grazie ad esso almeno posso non chiedere ai miei parrocchiani di finanziarmi con uno stipendio. Da un lato è positivo che io sia un prete lavoratore e, come tutti gli altri, ho gli stessi problemi dei miei parrocchiani e li capisco. D'altra parte, i miei parrocchiani soffrono, perché da quando lavoro al bar, mi resta meno tempo per i viaggi missionari, per prepararmi alla catechesi e per comunicare con loro.

Com'è la vita nella chiesa?

culto presso la chiesa di san Giovanni Climaco a Cape Town. Foto: Esarcato Patriarcale d'Africa

Come si sostiene la parrocchia? Cosa lr manca? È così facile acquistare articoli liturgici in Russia, ma qui?

I sostenitori dalla Russia e dall'Ucraina portano le cose necessarie: incenso, candelieri e così via. Apprezziamo ciò che abbiamo, perché è così difficile ottenerlo. Vladyka Leonid, il nostro ex esarca, ci ha regalato un set eucaristico: disco, calice, cucchiaio da comunione e croce d'altare. Questo ci ha aiutato a dare il via alla nostra missione.

In generale, l'Esarcato sostiene i sacerdoti di tutta l'Africa con piccoli stipendi. Usiamo questi soldi per i bisogni della chiesa. Inoltre, ogni parrocchiano si impegna a donare almeno una piccola somma alla sua parrocchia, e noi usiamo questo denaro per continuare la costruzione della cappella nella fattoria e per ordinare le icone.

Abbiamo Xenia, la nostra talentuosa iconografa che dipinge icone a scopo di beneficenza, perché è molto costoso portarle dalla Russia. Lei è russa di Zvenigorod e vive qui da dieci anni. Ha dipinto molte delle icone nella nostra chiesa. Ma per la maggior parte, le nostre icone sono donazioni fatte da persone che risiedono qui. Abbiamo costruito noi stessi la nostra iconostasi.

Ho realizzato io stesso anche gli analoi. Forse sono un po' irregolari, ma va bene così. Ci sono state donate delle candele; gli ucraini ce ne portano molte dall'Ucraina, ma le faremo noi stessi una volta che avremo il nostro monastero. Che cosa manca? Libri di servizio in inglese, paramenti per chierichetti e sticari. Un candeliere quadrato per il ricordo dei defunti. E le cupole dorate, ovviamente (ride). Ma quelle possono aspettare, immagino.

Nota

Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha istituito il 29 dicembre 2021 l'Esarcato patriarcale d'Africa, per offrire protezione canonica al clero ortodosso che non ha sostenuto la legittimazione dello scisma ecclesiastico in Ucraina. A quel tempo si sono trasferiti alla Chiesa ortodossa russa centodue chierici del Patriarcato di Alessandria provenienti da otto paesi africani. Secondo gli ultimi dati, l'Esarcato comprende già più di duecento comunità in venticinque paesi. Sono formati in due diocesi, quella nordafricana e quella sudafricana. Il numero dei credenti ortodossi nel continente è stimato a due milioni e questo numero continua a crescere.

 
Dai soldi di chi è stata alimentata la lotta religiosa in Ucraina – e chi ha cercato di rubarli?

25 milioni di dollari dei contribuenti americani sono stati stanziati per suscitare disordini religiosi e violenze in Ucraina? Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha cercato (senza successo) di dirottarne la maggior parte nelle sue tasche?

Il mese scorso la comunione cristiana ortodossa nel mondo è stata messa in crisi dalla decisione del patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli di riconoscere come legittimi gli pseudo-vescovi scismatici anatematizzati dalla Chiesa ortodossa ucraina canonica, che è una parte autonoma della Chiesa ortodossa russa. Così facendo, non solo il patriarca Bartolomeo ha infangato la testimonianza globale bimillenaria dell'antica fede apostolica dell'Ortodossia, ma ha preparato il terreno per conflitti religiosi in Ucraina e per una violenza fratricida - che è già iniziata.

A partire da luglio, quando pochi vi prestavano attenzione, chi scrive ha avvertito dell'imminente disputa e di come questa potesse facilitare l'ordine morale anticristiano di alcune voci marginali "ortodosse" come "Orthodoxy in Dialogue", lo "Orthodox Christian Studies Center" dell'Università di Fordham", e The Wheel. "Questi insegnanti autoproclamati presumono di sfidare gli insegnamenti morali della fede" (secondo le parole di padre John Parker) e "si aggirano nei dintorni, lupi in vesti d'agnello, formando false idee sulla realtà della nostra vita in Cristo". Non sorprende che tali gruppi abbiano dato il benvenuto all'auto-accrescimento di Costantinopoli e al suo sostegno neopapista agli scismatici ucraini.

Nessuno – e certamente non chi scrive – accuserebbe il patriarca Bartolomeo, la maggior parte dei politici ucraini, o persino gli scismatici ucraini di simpatizzare con la difesa di tali valori antiortodossi. Eppure questi sostenitori sanno che non possono portare avanti i loro obiettivi se la struttura conciliare e tradizionale dell'Ortodossia rimane intatta. Perciò accolgono con favore gli sforzi di Costantinopoli per centralizzare il potere mentre gettano discordia nella Chiesa, specialmente nella Chiesa russa, che è diffamata in alcuni circoli occidentali proprio perché è un faro globale della testimonianza morale cristiana tradizionale.

Questo aspetto indica un'altra ragione per cui i governi occidentali sostengono l'autocefalia ucraina come un'offensiva spirituale contro la Russia e l'Ortodossia. La leadership post-Majdan vanta la "scelta europea" che il popolo dell'Ucraina avrebbe presumibilmente fatto nel 2014, ma sostiene quietamente il bagaglio morale che accompagna l'Occidente, simboleggiato dalle marce "gay" organizzate nonostante le obiezioni cristiane in città ortodosse come Atene, Belgrado, Bucarest, Kiev, Odessa, Podgorica, Sofia e Tbilisi. Anche sotto l'amministrazione Trump, gli Stati Uniti si trovano a un passo dai nostri amici dell'Unione Europea nei fare pressioni sui paesi liberati dal comunismo perché adottino tali "valori democratici europei" nichilisti.

Cosa forse ancora più importante per i suoi iniziatori, la pressione sull'Ucraina mira a spezzare quello che vedono come il "soft power" della Federazione Russa, di cui la Chiesa ortodossa è il cuore e l'anima spirituale. Come spiegato da Valeria Z. Nollan, docente emerita di studi russi al Rhodes College:

"Il vero obiettivo della ricerca dell'autocefalia [vale a dire, lo stato di completo autogoverno indipendente dal Patriarcato di Mosca] della Chiesa ortodossa ucraina è un colpo di stato de facto: un colpo di stato politico ha già avuto luogo nel 2014, avvelenando le relazioni tra l'Ucraina occidentale e La Russia, e quindi un altro tipo di colpo di stato – di tipo religioso – cerca analogamente di minare la relazione canonica tra la Chiesa ortodossa ucraina e Mosca ".

Nel promuovere questi due obiettivi gemelli (moralmente, il degrado del cristianesimo ortodosso; politicamente, l'indebolimento dello stato russo come potente protettore tradizionale dell'Ortodossia) è sempre più chiaro che il governo degli Stati Uniti – e in particolare del Dipartimento di Stato – è diventato un fomentatore pratico di conflitti. Dopo un breve periodo in cui dichiara che "ogni decisione su un'autocefalia è una questione interna [ortodossa]", il Dipartimento in pochi giorni ha invertito la sua posizione e ha emesso una dichiarazione formale (a nome del portavoce del Dipartimento Heather Nauert, ma chiaramente redatta dall'Ufficio europeo) che per poco non è una richiesta diretta dell'autocefalia, ma offre l'impressione inconfondibile di tale sostegno. Questo è esattamente il modo in cui è stato riportato nei media, per esempio, "Gli Stati Uniti appoggiano la Chiesa ucraina nella sua richiesta d'autocefalia". Infine, il segretario di Stato Mike Pompeo ha fatto pressioni in prima persona con il proprio sostegno, così come ha fatto il Reichskommissar degli Stati Uniti per l'Ucraina, Kurt Volker.

La minaccia…

C'è stato presto motivo di credere che il coinvolgimento del Dipartimento di Stato non fosse limitato alle esortazioni. Come riportato da chi scrive in ottobre, secondo un rapporto non confermato proveniente dai membri della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia (una giurisdizione autonoma del Patriarcato di Mosca con base a New York), nel luglio di quest'anno funzionari del Dipartimento di Stato (incluso possibilmente il segretario Pompeo in persona) hanno avvertito l'arcidiocesi greco-ortodossa d'America (anch'essa con sede a New York, ma parte del Patriarcato Ecumenico) che il governo degli Stati Uniti era a conoscenza dell'appropriazione indebita di una grande quantità di denaro, circa 10 milioni di dollari, dai 37 milioni di dollari stimati raccolti dai credenti per la costruzione della chiesa greco-ortodossa di san Nicola e del Santuario nazionale di New York. L'avvertimento del Dipartimento di Stato ha anche riferito che i procuratori federali hanno prove documentali che confermano lo storno di questi fondi all'estero per ordine del patriarca ecumenico Bartolomeo. È stato suggerito che il segretario Pompeo avrebbe "chiuso gli occhi" su questo furto in cambio dell'attivazione del Patriarcato di Costantinopoli a favore dell'autocefalia ucraina, cosa che ha aiutato a mettere il patriarca Bartolomeo sul suo corso attuale.

[Ulteriori dettagli sullo scandalo della chiesa di san Nicola sono disponibili qui, ma in breve: solo un luogo di culto religioso è stato distrutto nell'attacco dell'11 settembre 2001 a New York e solo un edificio che non faceva parte del complesso del World Trade Center è stato completamente distrutto. Era la chiesa ortodossa greca di san Nicola, una piccola parrocchia urbana istituita alla fine della prima guerra mondiale e dedicata a san Nicola il Taumaturgo, molto popolare tra i greci come patrono dei marinai. Dopo l'attacco dell'11 settembre e dopo una lunga battaglia legale con l'Autorità portuale, che si opponeva alla ricostruzione della chiesa, nel 2011 l'arcidiocesi greca lanciò una vasta campagna per raccogliere fondi per un brillante progetto innovativo del famoso architetto spagnolo Santiago Calatrava basato su forme tradizionali bizantine. Donatori ricchi e di modesti mezzi hanno contribuito egualmente con entusiasmo milioni per questo sforzo. Nel dicembre 2017, improvvisamente, tutta la costruzione è stata fermata per mancanza di fondi e rimane bloccata fino a oggi. La ripresa richiederebbe la disponibilità di circa 2 milioni di dollari. Nonostante l'arcidiocesi abbia chiamato un'importante società di revisione contabile per condurre una verifica, non c'è stata una risposta chiara su quello che è successo ai soldi. Sia il procuratore degli Stati Uniti sia le autorità statali di New York stanno indagando.]

È qui che torniamo all'Ucraina. Se il Dipartimento di Stato voleva trovare il bottone giusto per spingere il Patriarca Bartolomeo a passare alla questione dell'autocefalia, lo ha offerto l'arcidiocesi greca negli Stati Uniti. Teniamo presente che nel suo paese natale, la Turchia, il patriarca Bartolomeo non ha praticamente alcun gregge locale – solo poche centinaia di greci, per lo più anziani, sono rimasti accalcati nel distretto del Fanar a Istanbul. (A volte il patriarcato viene chiamato semplicemente "il Fanar", così come "il Vaticano" è una scorciatoia per definire il papato cattolico romano). Qualunque finanziamento abbia il patriarcato da altre fonti (il governo greco, la Chiesa cattolica romana, il Consiglio ecumenico delle Chiese), la linea di sopravvivenza finanziaria del Fanar è la comunità etnica greca (che include chi scrive) in quella che ancora è chiamata la "diaspora" in luoghi come l'America, l'Australia e la Nuova Zelanda. E di questi, la più grande vacca da mungere è quella dei greco-americani.

Ecco perché, quando il patriarca Bartolomeo ha fatto un appello nel 2016 per quello che è stato annunciato come un "ottavo Concilio ecumenico" ortodosso (il primo dal 787!), i fondi sono arrivati in gran parte dall'America, fino a un massimo di 8 milioni di dollari secondo la stessa fonte confidenziale che verrà indicata di seguito. Inteso da alcuni come un "Vaticano II" ortodosso di modernizzazione, l'evento è stato destinato al fallimento a causa di un boicottaggio organizzato da Mosca su ciò che quest'ultima vedeva come l'adozione di prerogative papali o persino imperiali del patriarca Bartolomeo – che ora stanno arrivando tristemente in Ucraina.

... e il saldo

In aggiunta a quanto sopra, ora sembra che la mano diretta del Dipartimento di Stato in questa sordida faccenda non possa consistere unicamente nel "bastone" della minaccia legale: c'è ragione di credere che ci fosse anche una "carota". Di recente è giunto all'attenzione di chi scrive, tramite una fonte confidenziale e non richiesta nell'arcidiocesi greca di New York, che un pagamento di 25 milioni di dollari in denaro del governo degli Stati Uniti è stato versato a Costantinopoli per incoraggiare il patriarca Bartolomeo a proseguire in Ucraina.

La fonte di questo rapporto confidenziale non era a conoscenza dei precedenti resoconti dei media che la stessa cifra – 25 milioni di dollari – era stata pagata dal presidente ucraino Petro Poroshenko al Fanar come incentivo per il patriarca Bartolomeo a procedere nella creazione di una Chiesa ucraina indipendente. Inoltre, Poroshenko ha cercato evidentemente di ridurre il pagamento:

Petro Poroshenko – il presidente dell'Ucraina – è stato obbligato a restituire al patriarca di Costantinopoli 15 milioni di dollari USA, di cui si era appropriato per sé.

Come riportato da Izvestia, questo è avvenuto dopo che è riemersa nei mass media la storia della bustarella di Bartolomeo e di una grossa somma "evanescente" designata per la creazione di una Chiesa ortodossa locale unificata in Ucraina.

Come riportato, alla vigilia della visita di Poroshenko ad Istanbul, alcune persone benestanti dell'Ucraina si sono "intromesse" per accelerare il processo di creazione di una Chiesa ortodossa locale unificata. Sono stati raccolti circa 25 milioni di dollari. Questi erano destinati alla cerimonia di premiazione del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli per l'emissione di un tomos di autocefalia. [Un tomos è un piccolo libro che contiene un annuncio formale.] Tuttavia, secondo persone vicine ai sostenitori, durante la visita del 9 aprile Poroshenko ha consegnato solo 10 milioni di dollari.

Di conseguenza, dopo aver appreso di questo affare, Bartolomeo ha annullato la partecipazione della delegazione del Fanar (la residenza del patriarca di Costantinopoli) alla celebrazione del 1030° anniversario del Battesimo della Rus' a Kiev il 27 luglio.

Una decisione simile da parte di Bartolomeo non è stata altro che un forte ultimatum a Poroshenko di restituire il denaro rubato. Ovviamente, per non perdere la sua faccia alla luce delle vistose rivelazioni della creazione del tomos di autocefalia per la Chiesa ortodossa ucraina, Petr Alekseevich [Poroshenko] ha dovuto restituire quei 15 milioni di dollari per i bisogni di Costantinopoli –, ha spiegato ai giornalisti una fonte attendibile.

Per informazione preliminare, solo dopo aver ricevuto la somma rimanente, Bartolomeo ha finalmente dato il suo consenso a inviare una delegazione del Fanar a Kiev...

Ora, è possibile che le due cifre identiche di 25 milioni di dollari si riferiscano a due diverse somme di denaro (un bel totale di 50 milioni!), ma questo sembra improbabile. È più probabile che i rapporti facciano riferimento alla stessa somma vista dal lato dei mittenti (il Dipartimento di Stato, l'arcidiocesi greca) e dal lato dei destinatari (Poroshenko, Costantinopoli).

A dare credibilità alle informazioni confidenziali da New York e a sottolineare la probabilità che si riferiscano allo stesso pagamento che Poroshenko avrebbe cercato di tenersi per sé, ci sono le seguenti osservazioni:

• Quando Poroshenko ha generosamente offerto al patriarca Bartolomeo 10 milioni di dollari, quest'ultimo era consapevole del fatto che l'intero importo era di 25 milioni di dollari e ha preteso i 15 milioni di dollari trattenuti da Poroshenko. Come faceva a saperlo il patriarca, a meno che non fosse stato informato tramite New York dell'intero importo?

• Se i 25 milioni di dollari dichiarati in precedenza sono stati effettivamente raccolti da "pochi ricchi ucraini" che si sono "intromessi", data la natura spietata delle dispute tra gli oligarchi ucraini, Poroshenko (che è egli stesso un oligarca) avrebbe rischiato di tentare di ridurre il pagamento? Perché non è stato identificato nemmeno uno di questi donatori ucraini?

• Senza entrare in tutti i dettagli, il Fanar e l'arcidiocesi greca hanno una lunga relazione con le amministrazioni statunitensi di entrambi i partiti, che risale almeno all'amministrazione Truman, e include alcuni episodi decisamente poco gradevoli. In una storia del genere, una mera mazzetta per un attacco geopolitico contro Mosca non sarebbe certo la prima o la peggiore.

Come afferma uno dei contatti greco-americani di chi scrive: "È facile comprendere che il patriarcato si pieghi alla pressione del ricatto del Dipartimento di Stato... un ricatto non eccessivamente salato, ma comprensibile. Tuttavia, è un'altra cosa se Kiev "acquistasse" veramente il suo status autocefalo da un patriarcato troppo volenteroso... il che relegherebbe il patriarca allo status di "venditore" e lascerebbe i fedeli a chiedersi cos'altro si potrebbe offrire al miglior offerente la prossima volta che sia conveniente tenere una "svendita" patriarcale al Fanar?!"

Per aggiungere la beffa al danno, si può pensare che Costantinopoli potrebbe almeno ripagare alcuni dei 7-8 milioni di dollari sprecati alla débacle di Creta nel 2016 per riavviare il progetto di san Nicola a New York. Evidentemente il Fanar ha cose migliori per cui spendere, come l'ambientalismo dimostrativo del "patriarca verde" e, insieme a papa Francesco, l'accoglienza ai migranti musulmani in Europa attraverso la Grecia. Certo, forse non c'è motivo di preoccuparsi, dato che la "vendita" dell'Ucraina è coerente con le ambizioni papali di Costantinopoli, con una pretesa non canonica allo status "universale", con l'uso improprio del linguaggio dell'Incarnazione e con l'adozione di un tono incredibilmente arrogante, che farebbe arrossire anche il fautore più ultramontanista della supremazia di Roma.

Infine, sembra che, almeno per il momento, Costantinopoli non abbia intenzione di creare una chiesa indipendente ucraina, ma piuttosto una chiesa autonoma sotto la sua autorità. Non è chiaro se Poroshenko o il Dipartimento di Stato, in tal caso, crederanno di aver ottenuto quel che hanno pagato. Forse sì. Dopo tutto, il problema qui non è tanto ciò che è appropriato per l'Ucraina, quanto ciò che colpisce la Russia e ferisce la testimonianza cristiana mondiale della Chiesa ortodossa. A tal fine, non importa se il nuovo corpo illegale sarà di Costantinopoli o di Kiev, purché non si tratti di una "chiesa dei moskali" [termine spregiativo ucraino per i moscoviti, ndt] legata alla Russia.

 
Metropolita Cornelio di Tallinn: “Imparate l'Ortodossia!”

In una intervista rilasciata prima di Natale a Petr Davidov del portale Pravoslavie.ru, il metropolita Cornelio (Jakobs) di Tallinn e di tutta l’Estonia ricorda la visita del Patriarca Kirill nel mese di giugno, assieme agli eventi correlati alla visita: la costruzione e consacrazione di nuove chiese, la ripresa di vita ecclesiale, oltre alle conseguenze della triste intrusione del Patriarcato di Costantinopoli in un paese che, a conti fatti, ne avrebbe fatto ben volentieri a meno. Presentiamo l’intervista al metropolita Cornelio nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
FOTO: visita episcopale del 28 dicembre 2013

Il nostro amico Alberto Ceoloni ci ha fornito una nuova galleria fotografica della visita dell'Arcivescovo Mark lo scorso 28 dicembre. Ringraziamo Alberto per il suo prezioso reportage fotografico professionale, e preghiamo quanti vorranno fare uso delle foto di attribuire loro il copyright corretto: © Alberto Ceoloni / ZumaPress.

 
Un chierico dalla Grecia nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": gli scismatici chiederanno l'aiuto dei variaghi greci?

sembra che il Patriarcato di Costantinopoli invierà più di una manciata di suoi protégés in Ucraina

Che cosa significa "l'ordinazione" di un chierico della Chiesa ortodossa di Grecia come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e cosa aspettarsi dal Fanar nel prossimo futuro.

Il 26 maggio l'archimandrita Epiphanios (Dimitriou), un chierico della metropolia di Demetrias e Almuros della Chiesa ortodossa di Grecia, è stato consacrato "vescovo di Olvia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Perché un greco è stato ordinato per una "sede" in Ucraina, e cosa può significare questo per l'intero progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Per cominciare, facciamo una piccola escursione nella storia.

Dopo il battesimo della Rus' nel 988, la Chiesa russa fu organizzata come una metropolia speciale del Patriarcato di Costantinopoli; a quel punto era una metropolia molto insignificante e ben poco importante.

Secondo la storiografia tradizionale, il primo metropolita di Kiev fu san Michele (†992), un greco etnico che arrivò nella Rus' da Korsun assieme al santo principe Vladimir. Sotto di lui, la metropolia di Kiev fece i primi passi della sua esistenza storica.

La corretta organizzazione amministrativa con divisione in eparchie avvenne sotto il successore di san Michele, san Leonzio (+1008).

Più tardi, con rare eccezioni, per diversi secoli i metropoliti di Kiev furono eletti e ordinati dal patriarca di Costantinopoli tra candidati greci. Queste elezioni erano coordinate non con i granduchi di Kiev, ma con l'imperatore bizantino.

Come ha scritto lo storico della chiesa Peter Znamenskij, "in Russia, quindi, erano estranei per discendenza, per lingua e per simpatie nazionali e non destavano particolare fiducia né tra i principi né tra il popolo. Allo stesso tempo, è necessario tenere a mente la cattiva reputazione che i greci si sono guadagnata sin dai tempi antichi nella Rus' e che è stata espressa in una nota del cronista: "L'essenza della Grecia è essere untuosi fino a oggi". Inoltre, nemmeno i migliori tra i greci erano mandati nella metropolia russa. Dei 25 metropoliti greci nei primi quattro secoli e mezzo dell'esistenza della Chiesa russa, non più di cinque o sei si mostrarono istruiti e devoti".

 Nonostante la loro origine greca, la dipendenza dei metropoliti di Kiev dal Patriarcato di Costantinopoli era insignificante. Nella vita interna della Chiesa russa, tutte le decisioni erano prese dal metropolita di Kiev, che, se necessario, convocava il Concilio dei vescovi russi.

Per quanto riguarda la composizione etnica dei vescvovi della Chiesa russa, immediatamente dopo il battesimo della Rus' erano tutti greci o bulgari. Ma poi la maggior parte di loro fu scelta tra i russi. Alcuni preti greci, venuti con il loro nuovo metropolita di Kiev da Bisanzio come suo seguito, furono spesso scelti come vescovi.

Questa situazione forniva i suoi vantaggi e aveva notevoli inconvenienti. Gli inconvenienti sono già stati descritti sopra; per quanto riguarda i vantaggi, i greci appena arrivato erano, di norma, lontani dalla lotta politica interna per il potere dei principi russi. Per questo motivo, cercavano di essere al di sopra delle parte nei conflitti principeschi e, se possibile, di riconciliare i principi in guerra. Quindi, l'esperienza storica della permanenza dei vescovi greci nella Rus' kievana e la loro gestione della Chiesa russa è piuttosto ampia.

Ora, aggiungiamo alcune parole sulla politica del personale della Chiesa di Costantinopoli nel secolo scorso. Questo si riferisce alle strutture ecclesiastiche soggette a Costantinopoli. In breve, consisteva in quanto segue: ogni volta che i greci potevano ordinare un vescovo greco in una diocesi greca, lo facevano.

Era così in quasi tutte le Chiese locali: albanese, bulgara, serba, romena e persino in quelle più antiche – Gerusalemme e Alessandria, quando i rispettivi paesi erano sotto l'autorità degli imperi bizantino e poi ottomano. Allo stesso tempo, la vita ecclesiastica fu sottoposta a sostanziale ellenizzazione, fino alla sostituzione della lingua locale di culto con il greco. Ciò diede origine a numerosi conflitti tra l'episcopato e il clero, i laici e le autorità locali.

Una volta che i territori di questi stati ottenevano (o riconquistavano) la loro indipendenza, le strutture ecclesiastiche dichiaravano immediatamente il desiderio di essere indipendenti e gestite dai propri vescovi, piuttosto che da quelli greci.

Oggi, i fanarioti amano esemplificare il loro dono dell'autocefalia alle chiese bulgara, serba, romena e altre, ma tacciono su quali siano state le pretese d'autocefalia da parte di quelle Chiese – fino alla rottura delle relazioni canoniche – generate dalla politica, perseguita dal Fanar, di ellenizzazione e di dominio dei vescovi greci nelle chiese slave (e non solo slave).

L'ottenimento dell'autocefalia da parte delle Chiese nei paesi dell'Europa orientale è stata quasi sempre accompagnato dalla cacciata dei vescovi greci e dalla loro sostituzione con vescovi locali. Nel precedente odierno di un "riempimento" di una "sede" ucraina da parte di un vescovo greco, osserviamo la situazione opposta: nella struttura della "chiesa", dove prima non c'erano greci etnici, ora cominciano ad apparire. Questo indica il processo inverso. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non espande la sua "autocefalia", ma, al contrario, la perde (a meno che, ovviamente, ciò che ha la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" possa essere chiamato autocefalia).

Ora, parliamo del motivo per cui il Fanar aveva bisogno di ordinare un chierico greco per la "sede" di Olvia. I greci sono astuti e prevedevano che sarebbe stata fatta una tale domanda. La risposta formale sarà: fornire una guida spirituale ai greci etnici che vivono a Mariupol' e nei suoi dintorni. Secondo l'ultimo censimento, sono 21,923 persone, o il 4,3% della popolazione locale. Pertanto, è abbastanza logico inviare loro un vescovo greco.

Ma il punto, ovviamente, non è nel gregge greco. Prima di tutto, questi greci, molti secoli fa, si sono "slavizzati", la loro identità greca non è così forte da aver bisogno di un vescovo greco. In secondo luogo, la maggioranza assoluta dei greci che vivono a Mariupol' e nella zona circostante appartiene alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Il compito principale del "vescovo" Epiphanios (Dimitriou) è quello di promuovere il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese ortodosse locali.

Come sapete, una delle ragioni principali del rifiuto di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è la non canonicità e, quindi, l'invalidità delle sue "ordinazioni". Apparentemente, al Fanar hanno deciso di diluire l'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con vescovi apparentemente canonici. Dopo tutto, i rappresentanti del Fanar, in particolare il metropolita Emmanuel di Francia e il metropolita Amphilochios di Adrianopoli, hanno preso parte alla "consacrazione" dell'archimandrita Epiphanios (Dimitriou).

Una "ordinazione" scismatica può essere riconosciuta valida se un vescovo canonico vi prende parte? I teologi del Fanar credono che lo possa essere. Ma l'illegalità può diventare lecita se vi partecipa un vescovo legittimo? La domanda è retorica.

Può un singolo "vescovo" greco nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" rappresentare come canonica questa organizzazione religiosa agli occhi delle Chiese locali? Ovviamente, no. Ciò implica che la nomina dell'archimandrita Epiphanios come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia solo un elemento di prova. I curatori del progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" studieranno la reazione a un simile incarico dalla parte del suo "episcopato", della società ucraina e del nuovo governo ucraino. Se questa reazione non sarà troppo negativa, la nomina dei greci alle "sedi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" continuerà.

Quando la quantità di tali variaghi, cioè "vescovi" greci, raggiungerà un certo livello, il Fanar avrà un'ulteriore carta vincente nei negoziati sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese locali. Costantinopoli sarà in grado di esigere il riconoscimento sulla base del fatto che nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"esiste già un numero sufficiente di vescovi "canonici".

La questione della nomina dei greci può essere collegata al problema delle stavropegie, vale a dire 20-30 monasteri e chiese antiche, che le autorità uscenti si sono impegnati a trasferire al Fanar come tangente per il Tomos.

La pratica della chiesa degli ultimi anni testimonia che i grandi monasteri sono retti da abati dal rango del vescovo, piuttosto che di archimandrita o di igumeno. Di conseguenza, i fanarioti potrebbero richiedere ai loro vescovi di dirigere le stavropegie. Con semplici calcoli, possiamo arrivare a una cifra di 20-30 "vescovi" greci nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – secondo il numero delle presunta stavropegie. Questo sarà il caso se i fanarioti riusciranno ad assicurarsi le stavropegie.

Il fatto che il governo che ha promesso le stavropegie al Fanar sia un governo uscente, gioca contro questa opzione. Petro Poroshenko non è più il presidente in carica. Andrij Parubij, presidente della Verkhovna Rada, che, di fatto, ha promesso un numero approssimativo di stavropegie, si prepara a lasciare il suo incarico tra due mesi, quando si terranno le prime elezioni parlamentari.

Inoltre, i rappresentanti del governo uscente potrebbero essere dietro le sbarre. Sono già stati avviati procedimenti penali contro Poroshenko, che insieme a Parubij sta cercando di mettersi al sicuro minacciando di organizzare un nuovo Majdan.

Naturalmente, in tali condizioni, il Fanar non può aspettarsi che questi politici ucraini mantengano le loro promesse. Tuttavia, ci sono alcune circostanze che consentono ai fanarioti di sperare nel ricevere le promesse stavropegie in Ucraina.

In primo luogo, le stavropegie sono menzionate nel Tomos, non solo occasionalmente ma in grande dettaglio. Inoltre, alla riunione del Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", svoltasi il 24 maggio 2019, questa organizzazione ha dichiarato il proprio impegno nei confronti delle disposizioni del documento.

Alla luce delle recenti critiche del Tomos da parte del "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret Denisenko e delle parole che non ha intenzione di adempiere ad alcune delle sue disposizioni, il "Sinodo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha scritto in una clausola separata: "Di testimoniare che la Chiesa ortodossa ucraina locale (Chiesa Ortodossa in Ucraina) è guidata dalla Sacra Scrittura e Tradizione, i canoni della Chiesa ortodossa e il suo Statuto, adottato dal Consiglio dell'Unificazione il 15 dicembre 2018 e, rispettivamente, registrato dallo stato, dal Tomos patriarcale e sinodale d'autocefalia del 6 gennaio 2019, nonché dalle decisioni dei propri organi statutari".

In secondo luogo, c'è un'intensa lotta tra il "patriarca onorario" e il "metropolita" Epifanij Dumenko. Il "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" difende l'idea della sua indipendenza dal Fanar, anche a costo di non vedere questa organizzazione religiosa riconosciuta dalle Chiese locali o persino della possibile revoca del Tomos.

I sostenitori di Epifanij sono molto più fedeli al Fanar e sono pronti a seguire tutte le sue istruzioni. In cambio, i seguaci di Filaret Denisenko li hanno chiamati "giovani turchi", alludendo alla ubbidiente sottomissione di questi "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla volontà di sudditi turchi, cioè dei fanarioti.

Finora, il novantenne "patriarca onorario" è riuscito a riunire pochissimi sostenitori sotto la sua bandiera. Ma non intende arrendersi, e ha dichiarato apertamente: "Vedrete! Vedrete cosa farò! Difenderò il Patriarcato di Kiev fino alla fine! ”

Ciò che Filaret, che ha collaborato con il KGB dell'URSS per molti decenni, ha pensato per sua stessa ammissione – lo vedremo nel prossimo futuro. Ma molto probabilmente, la sua è una causa persa. I "giovani turchi" sono forti proprio perché sono "giovani". Nessuno vuole piazzare le sue scommesse su un novantenne.

Pertanto, molto probabilmente, il massimo che Filaret può fare è iniziare un ulteriore scisma. Certamente, sarà un brutto colpo per l'immagine della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma ci sarà una contropartita. I "giovani turchi" saranno in grado di prendere completamente nelle proprie mani il potere nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e di guidarla senza riguardo per l'opinione del "patriarca onorario". Di conseguenza, sarà molto più facile per i fanarioti costringere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a tirar fuori le stavropegie in favore del Patriarcato di Costantinopoli.

C'è un altro requisito che i "giovani turchi" possono accettare e che il Fanar può esigere da loro. È la "riordinazione" dell'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questa idea è completamente respinta da Filaret Denisenko, che attribuisce un valore particolarmente elevato al riconoscimento della legittimità di tutti i suoi "riti religiosi".

Ma i "giovani turchi" potrebbero essere molto meno scrupolosi in questa materia. Si può presumere che ai colloqui dei rappresentanti del Dipartimento di Stato americano e del Fanar, che questi conducono apertamente con le Chiese ortodosse locali sulla "questione ucraina", anche questa opzione sia discussa segretamente: che i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli tranquillamente, senza pubblicità, ri-ordinino i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e rendano la cosa "un segreto aperto". Quelli che hanno bisogno di saperlo lo sapranno, mentre per gli altri le "ordinazioni" dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" saranno inizialmente riconosciute come canoniche. In questo caso, almeno alcune Chiese locali saranno in grado di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per attuare questo scenario, i "vescovi" greci, integrati nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", possono essere utili.

Il tempo dirà come si svilupperanno gli eventi e quale delle nostre ipotesi sarà corretta. Ma una cosa si può dire adesso: la nomina del "vescovo" greco della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è altro che un'altra mossa tattica nei giochi politici intorno al progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dettata dalla necessità di salvare questo progetto, che rischia di trasformarsi in fallimento per tutti i suoi partecipanti.

 
"Il Perù è un paese di contrasti religiosi, economici e sociali"

Proseguendo la nostra serie di interviste "geografiche" sui paesi dell'America Latina abbiamo deciso di fare un salto in Perù. Lo ieromonaco Innokentij (Karpov), rettore della parrocchia di santa Matrona di Mosca a Lima, capitale del Perù, chierico della diocesi dell'Argentina e del Sud America del Patriarcato di Mosca, parla di come la gente della giungla differisce dalla gente delle montagne, di come una parrocchia russa è diventata antiochena e quale è per un credente la principale sfida dei tempi.

la parrocchia della beata Matrona di Mosca a Lima, Perù

Padre Innokentij, come è arrivato alla fede?

Sono arrivato alla fede per una scelta consapevole. Sono cresciuto nella famiglia di un prete, ma mio padre non ha mai insistito su chi dovessi essere. Naturalmente, l'atmosfera familiare ha avuto un effetto benefico sulla formazione della mia personalità, ma è stata comunque una mia decisione personale quella di servire Dio, la Chiesa e i fedeli.

Ma l'esempio di suo padre ha influenzato la sua decisione?

Vede, sono convinto che ognuno di noi dovrebbe essere dove il Signore ci ordina di vivere, quindi non accetto paragoni del genere: "Dove è meglio e dove è peggio; chi è migliore e chi è peggio".

Com'è finito in Perù?

Sono venuto in Perù con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'.

Quali sono state le sue prime impressioni del paese? Ha vissuto uno shock culturale?

Sì, certo, all'inizio per me era tutto nuovo, soprattutto la mentalità locale, che è esattamente l'opposto della nostra.

la benedizione delle acque alla festa della Teofania. Fonte: southamerica.cerkov.ru

Le piace qui in Perù? Ha mai avuto il desiderio di tornare nella sua terra natale?

Se mi piace il Perù, risponderò sinceramente: sì, mi piace. Non ho avuto alcun desiderio di lasciare il Perù e tornare in Russia, poiché vivere e servire qui è la mia obbedienza. Ma, ovviamente, la mia Patria è sempre nel mio cuore.

Ci racconti della vita in Perù: la sua gente, l'atmosfera, i vantaggi e gli svantaggi. Ci dia un quadro più dettagliato di come appare attraverso gli occhi di un russo.

La vita nel paese è molto varia, poiché esiste un mix di culture diverse, per esempio spagnola e indigena. Anche la differenza tra le popolazioni locali è chiaramente visibile. La gente della giungla e la gente delle montagne sono molto diverse.

Va aggiunto che il Perù è un paese multietnico, a differenza dell'Argentina o del Cile. Storicamente, Lima è una città molto antica: la civiltà esisteva qui molto prima dell'arrivo degli spagnoli. Il Perù è un paese di contrasti religiosi, economici e sociali.

Quando è apparsa l'Ortodossia in Perù?

L'Ortodossia è apparsa nel paese diversi decenni fa. Negli anni '50 fu fondata la prima comunità ortodossa russa e fu costruita una chiesa ortodossa. Ma col passare del tempo, la composizione etnica della parrocchia è cambiata. Attualmente la chiesa è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Antiochia.

Ora passiamo alla sua parrocchia. Ci racconti la sua storia. Come è nata l'idea di costruire una chiesa qui e chi l'ha avviata?

La nostra parrocchia non ha ancora una chiesa propria a causa dei prezzi elevati dei terreni e delle costruzioni. Attualmente la nostra comunità prende in affitto un edificio dalla Chiesa cattolica romana. La parrocchia è stata fondata nel 2010 grazie all'impegno di parrocchiani che vivono in Perù da molti anni. Nel 2011 la comunità è stata trasferita alla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca.

La comunità è grande oggi? Si tratta di russi oppure ci sono anche rappresentanti di altri gruppi etnici?

La nostra comunità è composta sia da parrocchiani di lingua russa che di lingua spagnola. In termini di numeri, è difficile dirlo nel dettaglio: alcuni lasciano il Perù, mentre altri arrivano. Abbiamo una ventina di membri permanenti della comunità. Ma, ripeto, il numero di persone che frequentano i nostri servizi varia continuamente a seconda delle loro circostanze di vita.

Può darci l'esempio più eclatante della conversione di una persona del posto all'Ortodossia?

C'è stato un esempio memorabile. Oltre ai parrocchiani di lingua russa, nel nostro coro ci sono anche peruviani che non conoscono il canto russo. Il nostro direttore del coro insegna loro a cantare e imparano le parole delle funzioni in una trascrizione latina. Tutti i cantanti peruviani sono studenti del Conservatorio. Alcuni si stanno preparando a convertirsi all'Ortodossia. Uno dei nostri cantanti, un peruviano cattolico, è stato inviato in Russia, a San Pietroburgo, come parte della sua formazione. Lì abbracciò l'Ortodossia. Entrò in una chiesa dove il prete parlava inglese e conversò a lungo con lui. Secondo lui, si è convertito all'Ortodossia in modo del tutto inaspettato, ma è stata una sua decisione consapevole.

Ci sono caratteristiche distintive nella vostra vita parrocchiale? In che lingua pregate?

Celebriamo le funzioni principalmente in slavonico ecclesiastico e occasionalmente in spagnolo.

I parrocchiani sono coinvolti nella vita della comunità?

Certo, abbiamo alcuni parrocchiani attivi, che aiutano molto la parrocchia quando ne hanno l'opportunità. Il consiglio parrocchiale e l'assemblea parrocchiale operano in conformità con gli statuti del Patriarcato di Mosca.

Machu Picchu. mayel.ru

Avete progetti educativi, di beneficenza o sociali?

Come rettore della parrocchia, sono membro del Consiglio di coordinamento delle organizzazioni dei compatrioti russi in Perù, e la nostra parrocchia, insieme al Consiglio, organizza mostre per bambini, concerti di beneficenza e altri eventi. Lavoriamo anche a stretto contatto con la Casa Russa (un centro culturale). Sosteniamo anche una casa per bambini malati di cancro.

Riuscite (se necessario) a interagire con cristiani non ortodossi e rappresentanti di altre fedi?

Interagiamo con la Chiesa cattolica romana. Non dobbiamo dimenticare che siamo sul loro territorio. Oltre il novantacinque per cento della popolazione del Perù è cattolica. Non abbiamo però contatti con rappresentanti di altre fedi.

Quali serie domande spirituali da parte dei parrocchiani ha incontrato come pastore nel suo ministero?

A volte i parrocchiani mi fanno domande molto complicate, a cui è difficile rispondere subito. In questo caso mi faccio guidare dalle Sacre Scritture e dalla Sacra Tradizione. E, naturalmente, mi rivolgo al mio padre spirituale, che vive e presta servizio in Russia e con cui siamo sempre in contatto. Inoltre, ogni sacerdote dovrebbe capire che esiste un vescovo ordinari, senza la cui benedizione nella diocesi non si fa nulla in materia spirituale, teologica e amministrativa.

Quale considera la sfida dei nostri tempi per i cristiani ortodossi? E nello specifico in Perù?

La sfida dei nostri tempi per un cristiano ortodosso moderno... Secondo la mia opinione personale, la cosa più importante nel nostro tempo è vivere come ci insegna la Chiesa. Ciò vale sia per la vita liturgica che per quella spirituale. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a non poche innovazioni nella Chiesa, ma è necessario preservare e valorizzare ciò che la Chiesa ha portato attraverso i secoli e lavato con il sangue dei martiri.

In conclusione, porrò la nostra domanda tradizionale: quali parole delle Sacre Scritture la ispirano e la sostengono particolarmente nei momenti difficili della sua vita?

Trovo consolazione nelle parole del libro del profeta Isaia dell'Antico Testamento: Poiché io sono il Signore tuo Dio, ti tengo per la destra e ti dico: "Non temere, io ti vengo in aiuto". (Is 41:13)

 
Il Tomos e la legge marziale

Petro Poroshenko ha firmato un decreto che impone la legge marziale in Ucraina

Il presidente ha firmato un decreto di legge marziale. Come può questo influire sulla situazione della Chiesa ortodossa ucraina? Scopriamolo.

In risposta al sequestro di tre imbarcazioni militari ucraine da parte delle guardie di frontiera russe, il Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina ha deciso di imporre la legge marziale nel paese. Entro 48 ore deve essere approvata dalla Verkhovna Rada. Se questa legge sia il piano "B" di Poroshenko per rimanere al potere o una risposta adeguata alle azioni della Russia – lasciamolo dire agli esperti politici. Ma come può influire sulla situazione della Chiesa ortodossa ucraina? Scopriamolo.

Per cominciare, rispondiamo alla domanda, tenendo presente che la domanda correttamente formulata è già metà della risposta: la legge marziale rende più probabile o meno probabile il conferimento del Tomos da parte del patriarca Bartolomeo? Ovviamente, meno probabile. Un paese che si trova in uno stato di legge marziale non può sperare in prestiti con investimenti, per non parlare di un Tomos. Questo, tra l'altro, per più di quattro anni è stato un argomento costante di Petro Poroshenko contro le proposte di introdurre la legge marziale. "Il FMI non dà soldi ai paesi in guerra ... <...> La legge marziale vieta la fornitura di armi, di prodotti a duplice scopo... <...> Invitando le autorità a prendere una decisione sulla legge marziale I parlamentari dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze di tale decisione per il paese. Oggi, anche una sola parola noncurante può portare a grandi implicazioni..." (dal discorso di P. Poroshenko ai leader delle fazioni e dei gruppi parlamentari il 22 luglio 2014).

Il patriarca Bartolomeo difficilmente darà un Tomos a Petro Poroshenko per una serie di motivi.

Prima di tutto, il Fanar ha fatto tutte le promesse sulla concessione del Tomos in base alle assicurazioni delle autorità ucraine che sarebbero riusciti a guidare un numero significativo di vescovi dalla Chiesa ortodossa ucraina alla Chiesa unica. Tuttavia, il Concilio dei Vescovi del 13 novembre 2018 ha mostrato non solo l'unità dell'episcopato nella questione della "chiesa locale unica" e non solo il rifiuto di partecipare al "concilio di unificazione", ma anche il rifiuto categorico da parte della Chiesa canonica degli schemi avventati del Fanar in Ucraina. La comunione eucaristica con Costantinopoli è stata recisa. In queste condizioni, la concessione di un Tomos agli "scismatici uniti" (cosa anch'essa discutibile) espone il patriarca Bartolomeo agli occhi di tutto il mondo ortodosso come un esplicito sostenitore dello scisma. Inoltre, l'arcivescovo Job (Getcha) ha dichiarato non tanto tempo fa che il riconoscimento dei signori Denisenko e Maletich insieme ai loro sostenitori come persone "riunite con la chiesa" non significa il riconoscimento delle strutture del Patriarcato di Kiev e della Chiesa ortodossa autocefala ucraina.

In secondo luogo, il conferimento del Tomos al paese in uno stato di legge marziale mostrerà chiaramente che il patriarca Bartolomeo non è un gerarca saggio e lungimirante come cercano di dipingerlo, ma al contrario, è prevenuto e non è libero nel prendere le sue decisioni.

In terzo luogo, in condizioni in cui praticamente nessuno dell'episcopato e del clero della Chiesa ortodossa ucraina sostiene quest'idea della Chiesa locale in Ucraina, l'atteggiamento delle Chiese locali verso questo progetto sarà assolutamente negativo. Nella loro reazione all'eventuale concessione del Tomos, faranno affidamento sul fatto che si tratta di un progetto politico assolutamente ed esplicitamente politico e, per di più, pre-elettorale di Petro Poroshenko. La partecipazione di sua Santità nella campagna pre-elettorale in Ucraina dalla parte del presidente (con un magro sostegno dell'elettorato) scredita molto di più il patriarca Bartolomeo.

In quarto luogo, e soprattutto, lo stesso patriarca Bartolomeo non vuole davvero conferire un Tomos. Vuole far crescere il proprio territorio canonico a spese dell'Ucraina, e non lasciare che un'altra Chiesa locale appaia in Ucraina. E per mettere in pausa il processo di concessione del Tomos, la legge marziale in Ucraina è la migliore scusa. Sia Petro Poroshenko che i lobbisti per il Tomos in America possono indicare questa circostanza e dire che sarebbero felici di ottenerlo, se non fosse per la legge marziale.

Allo stesso tempo, nessuna legge marziale può impedire al patriarca Bartolomeo di continuare a formare le proprie strutture ecclesiastiche in Ucraina come stavropegie, esarcati, metropolie o quant'altro. Tutto questo, naturalmente, sarà implementato sotto lo slogan: "La Chiesa Madre raduna tutti i suoi figli ucraini sotto il suo omoforio".

Ma dal momento che la legge marziale rende la concessione del Tomos quasi irreale (o almeno molto rischiosa per il patriarca Bartolomeo), la domanda successiva è: perché Petro Poroshenko la introduce sapendo che ciò vanificherà il progetto che ha promosso negli ultimi sei mesi?

La risposta è ovvia: il Presidente ha già capito che non ci sarà nessun Tomos nella forma in cui lo ha promesso al Paese. E dobbiamo fare qualcos'altro per mobilitare l'elettorato prima delle elezioni stesse. Noi non diremo che la legge marziale è introdotta unicamente per cancellare le elezioni. Ma qualsiasi persona sana di mente non può fare a meno di porsi una domanda elementare: perché la legge marziale è stata introdotta in questo momento a causa della cattura di tre navi da guerra (per giunta difettose), ma non è stata introdotta dopo le tragedie di Ilovajsk e Debaltsevo?

Si scopre che tutti gli affari ecclesiastici saranno lasciaati alla deriva, mentre l'amministrazione sarà impegnata in un altro progetto principale. E questo è molto vantaggioso per molti partecipanti al progetto della chiesa locale unica. Il patriarca Bartolomeo, con il pretesto della legge marziale, ritarda il Tomos. Ma allo stesso tempo ha le mani libere per quanto riguarda l'acquisto delle proprietà ecclesiastiche e del gregge ucraino. Inoltre, le decisioni di trasferire tali proprietà a lui sono già state prese dal presidente e dalla Verkhovna Rada. Denisenko potrebbe rientrare nel gioco del "rimango il patriarca" senza riguardo per il Fanar. Che importa se ha scritto una lettera in cui si rifiutava di nominare la sua candidatura per il posto di dirigente della chiesa locale unica – beh, le circostanze sono cambiate, ora è una situazione militare. I radicali, che non chiedono nulla di meglio che impossessarsi di un tempio ortodosso, saranno in grado di compiere le loro azioni sull'onda dello pseudo-patriottismo in uno stato di legge marziale.

In questo caso, la Chiesa è completamente indifesa. In primo luogo, i nemici della Chiesa ricevono una scusa ideologica molto potente nella lotta contro di essa. "Legge marziale", "aggressione", "quelli della Chiesa ortodossa ucraina sono agenti del Cremlino", il che significa che la lotta contro di loro è un dovere di ogni "patriota". Qualsiasi ostilità, qualsiasi violenza contro i credenti e il clero della Chiesa ortodossa ucraina agli occhi della società sarà giustificata dalla legge marziale. Anche se le forze dell'ordine tenteranno di fermare le atrocità, questo sarà presentato come una violenza contro gli "eroi". In secondo luogo, la legislazione sulla legge marziale (la legge dell'Ucraina "Sul regime giuridico della legge marziale") offre le più ampie possibilità di una repressione "legale" contro la Chiesa.

Per esempio, l'art. 8, par. 1 della Legge suggerisce quanto segue: "Il comando militare <...> può introdurre ed esercitare, nell'ambito della legge marziale, restrizioni temporanee dei diritti costituzionali e delle libertà di una persona e di un cittadino ..."

In primo luogo: "stabilire una protezione avanzata <...> degli oggetti che assicurano l'attività vitale della popolazione e introdurre una modalità speciale del loro lavoro". Questi oggetti includono centrali elettriche, sistemi di approvvigionamento di calore e acqua, ecc. Ma perché, conoscendo l'atteggiamento delle nostre autorità, tali oggetti non possono essere, per esempio, le Lavre?

Secondo: "... introdurre servizi di lavoro per le persone abili <...> al servizio alla comunità". Non è una ragione per coinvolgere in questi lavori il clero non collaborativo e i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina?

Terzo: "... alienare forzatamente le proprietà private o comunitarie". I commenti sono superflui...

Quarto: "... ispezionare oggetti, veicoli, bagagli e merci, uffici e abitazioni dei cittadini ..."

Quinto: "vietare lo svolgimento di assemblee pacifiche, raduni, campagne e dimostrazioni". Ciò significa che la Chiesa non sarà in grado di organizzare processioni religiose o veglie di preghiera o altre azioni di protesta. Non sarà possibile protestare contro le leggi anti-chiesa, contro il sequestro dei templi e così via.

Sesto: "porre <...> la questione di proibire le attività dei partiti politici, delle associazioni pubbliche, che mirano a liquidare l'indipendenza dell'Ucraina, incitando <...> all'odio religioso ..." Cioè, qualsiasi organizzazione per i diritti umani che oggi parla in difesa della Chiesa ortodossa ucraina può essere proibita. Se qualcuno è contrario alla chiesa locale unica, che è dichiarata come base dell'indipendenza dello stato dell'Ucraina, allora questa può essere considerata come "attività finalizzata alla liquidazione dell'indipendenza dell'Ucraina". E se qualcuno dice che la chiesa locale unica è un'organizzazione religiosa non canonica, allora queste tesi possono essere completamente classificate come "incitamento all'odio religioso".

Settimo: "imporre divieti o restrizioni sulla scelta del luogo di soggiorno o di residenza delle persone nel territorio in cui è in vigore la legge marziale". Se improvvisamente un sacerdote ortodosso difende troppo zelantemente la sua appartenenza alla Chiesa, si può limitare il suo diritto di scegliere il suo luogo di soggiorno.

Ottavo, "regolare il lavoro delle tipografie, delle case editrici <...> dei media, <...> proibire <...> la trasmissione di informazioni attraverso reti di computer". Qualsiasi editore ecclesiastico può essere bloccato. La stampa di giornali, riviste e opuscoli ecclesiastici potrebbe essere proibita. Tutti i gruppi ecclesiastici di Viber, Facebook e così via possono essere bloccati. Qualsiasi media ecclesiastico può essere chiuso con decisione dell'amministrazione militare. I credenti saranno semplicemente privati ​​dell'opportunità di conoscere il punto di vista della Chiesa; non saranno in grado di sapere cosa sta succedendo nella Chiesa. E "in caso di violazione dei requisiti o inadempienza delle misure del regime giuridico della legge marziale, ritirare (espropriare, ndc) dalle organizzazioni <...> tutte le forme di proprietà, dai singoli cittadini <...> i computer, nonché, se necessario, altri mezzi tecnici di comunicazione (smartphone, ndc). "

Nono: "prevedere per le persone fisiche e giuridiche un dovere militare di fornire ai militari un alloggio in appartamento". Perché in questo caso non alloggiare nei monasteri ortodossi, per esempio, membri del "settore destro"?

Decimo: "rimuovere dall'incarico i capi delle imprese, delle istituzioni e delle organizzazioni per l'adempimento improprio delle funzioni definite da questa legge e nominare capi provvisori..." Nel caso in cui l'abate del monastero non esegua la coscrizione militare da appartamento, può essere rimosso. Niente di personale! Tutto è secondo la legge.

In generale, la legge marziale apre enormi opportunità di pressione sulla Chiesa, scioglie le mani di tutti coloro che vorrebbero lanciare su di lei una pietra o una bottiglia incendiaria. Ma la Chiesa può opporsi a tutto ciò con fede, coraggio e unità. Ora è il momento in cui limitarsi ad andare in una chiesa ortodossa "e basta" non funzionerà. Ora ogni persona che va verso Cristo, che attraversa la soglia della sua Chiesa, deve realizzare che così facendo si mette a rischio di essere "inaffidabile" agli occhi dello stato e della società, di incorrere nel fraintendimento dei propri cari, nella rabbia dei radicali e in possibili rappresaglie. Cosa può fare una persona che in tali condizioni rimanga fedele alla Chiesa? Solo la determinazione di seguire Cristo, dopo aver preso la sua croce.

Quindi Gesù disse ai suoi discepoli: "Chiunque voglia seguirmi deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce e seguirmi. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me la troverà. Che cosa varrà guadagnare il mondo intero, ma perdere la propria anima? O cosa può dare uno in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell'Uomo verrà nella gloria del Padre suo con i suoi angeli, e poi ricompenserà ciascuno secondo le loro azioni". (Mt 16, 24-27).

 
Madre Maria Tuchkova (1781-1852)

Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti la storia di una grande donna ortodossa dell’Ottocento: l’igumena Maria (Tuchkova), fondatrice e prima igumena del convento del Salvatore di Borodino, una donna che stupì i suoi contemporanei, e che continua a stupirci ancora oggi. Gli specialisti di studi liturgici la ricordano come l’unica donna che fu ordinata diaconessa nella Russia del XIX secolo, ma il popolo russo la vede piuttosto come una figura eroica in cui l’amore coniugale, spezzato dalla guerra, ha saputo riversarsi in un profondo e autentico amore di Dio e del prossimo.

 
La Chiesa ortodossa georgiana riconoscerà il primato del patriarca Bartolomeo nel mondo ortodosso?

foto: pravoslavie.ru

Il Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana sta per essere convocato nei prossimi giorni. Un gruppo di vescovi presumibilmente guidato dal metropolita Daniel di Chiatura e Sachkhere vuole discutere il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è stata fondata a Kiev nel dicembre 2018 e ha ricevuto lo status d'autocefalia dal patriarca ecumenico.

Costantinopoli è particolarmente interessata al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Se riconosciuta, il "metropolita" Epifanij e la sua organizzazione possono accrescere il potere del Patriarcato Ecumenico nel mondo ortodosso, indebolire l'influenza del Patriarcato di Mosca e consentire al patriarca di Costantinopoli di prendere decisioni su questioni estremamente importanti per l'Ortodossia di sua sola autorità.

Le Chiese locali sono nel dubbio: nonostante le pressioni, nessuna di loro ha ancora riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Come potrebbe essere concessa l'autocefalia alla Chiesa ucraina se manca ancora l'unità, e alcune parrocchie si impadroniscono dei luoghi di culto di altre parrocchie? Perché l'autocefalia è stata concessa esclusivamente dal patriarca Bartolomeo, senza alcuna discussione con le altre Chiese locali, in totale disprezzo della Chiesa ortodossa ucraina canonica esistente? Perché c'è stata tanta fretta di produrre il Tomos, e perché questo è successo poco prima della campagna elettorale dell'ex presidente ucraino Poroshenko? L'autocefalia ucraina potrebbe causare uno scisma nel mondo ortodosso? Queste e altre domande sono state indirizzate alle delegazioni di Costantinopoli dalle Chiese locali prima e dopo la costituzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Alcune Chiese locali si sono opposte alla politica del patriarca Bartolomeo, incluso il Patriarcato di Antiochia, che un tempo ha concesso l'autocefalia alla Chiesa ortodossa georgiana; e il Patriarcato di Serbia, che sostiene che la gerarchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha una successione canonica. L'arcivescovo Chrysostomos di Cipro e l'arcivescovo Anastasios d'Albania hanno chiesto al patriarca Bartolomeo di convocare una Sinassi dei primati, ma lui ha rifiutato fermamente.

Il futuro della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è incerto; le relazioni tra i gruppi che l'hanno formata sono instabili. Anche ora c'è un conflitto tra Filaret Denisenko, il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il suo capo ufficiale Epifanij. Questo conflitto mina l'unità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e può portare alla sua rottura nel prossimo futuro.

Se la Chiesa ortodossa georgiana riconosce la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", non sarà in grado di affrontare autonomamente i propri problemi. Gli abkhazi hanno già chiesto di poter entrare nel Patriarcato ecumenico e di ricevere lo status di autonomia. Il metropolita Emmanuel di Francia ha accennato una volta al catholicos-patriarca di Georgia il fatto che la richiesta dell'Abkhazia poteva ricevere una risposta positiva se la Chiesa Georgiana non avesse sostenuto Costantinopoli. Ma ora Costantinopoli pretende di avere il diritto di concedere un'autocefalia ovunque in tutto il mondo. Se riconosciamo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", faremo entrare Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa georgiana.

Durante il precedente incontro dei vescovi di Costantinopoli con Ilia II a Tbilisi, uno dei rappresentanti del Patriarcato ecumenico, il metropolita Amphilochios di Adrianopoli, avrebbe iniziato il suo discorso con le parole: "C'è un'opinione secondo cui la Chiesa ortodossa è guidata da Gesù Cristo. Ma in realtà la Chiesa è guidata dal patriarca ecumenico". Il catholicos-patriarca sembra essere in disaccordo con quest'affermazione. I vescovi ortodossi famosi per la loro esperienza spirituale e per la purezza della loro vita edificante non sono d'accordo con questo, per esempio, l'arcivescovo Anastasios d'Albania, che ha restaurato la sua Chiesa dopo le repressioni comuniste e che è già considerato un santo da molti greci.

La Chiesa ortodossa non ha mai seguito i cattolici romani, ma chi ha lungimiranza spirituale comprende che la Chiesa ortodossa sta affrontando una nuova minaccia su larga scala, e la questione ucraina ne è solo una parte.

Tamara Lomidze è una giornalista appartenente alla Chiesa ortodossa georgiana.

 
"Ho capito che Dio si prendeva cura di me"

Continuiamo a pubblicare i materiali del programma televisivo Spas, Il mio cammino verso Dio, dove il sacerdote Georgij Maksimov intervista persone che si sono convertite all'Ortodossia. L'ospite del programma di oggi è Sergej Vladimirovich Bednenko, docente senior dell'Università di Linguistica, ex ateo e ufficiale dei servizi segreti militari.

Sergej Bednenko

Buon giorno! State guardando Il mio cammino verso Dio. Oggi l'ospite del nostro programma è Sergej Vladimirovich Bednenko, docente presso l'Università di Linguistica. Lei è nato e cresciuto in un'epoca in cui la maggior parte delle persone nel nostro Paese non sapeva nulla di religione. Era in una situazione simile, vero?

Sì, padre Georgij, sono cresciuto in un ambiente ateo e non ho mai nemmeno pensato alla religione. Prima dell'instaurazione del regime sovietico, la maggior parte delle chiese nell'Ucraina occidentale, dove sono cresciuto, erano cattoliche e uniate. Queste chiese erano le uniche cose legate alla religione che io ho visto quando ero bambino. A casa non parlavamo di religione. Anche quando ci trasferimmo in una casa alla periferia della città, vicino a una chiesa ortodossa, e i bambini venivano da noi cantando canti natalizi, i miei genitori non li lasciavano entrare. I bambini disegnarono una croce nera sulla nostra porta e smisero di venire. Tuttavia, ho alcuni ricordi d'infanzia legati alla religione. Ricordo che se mai entravamo in una chiesa con mio padre, lui faceva sempre una donazione. Una volta gli ho chiesto: "Perché lo fai? Tu non credi a tutto questo". Lui rispose: "Sai, se non li sosteniamo, questa bellezza che hanno qui potrebbe cessare di esistere. Tutto questo scomparirebbe e vorrei che durasse". È così che si è radicato in me questo approccio puramente estetico alla comprensione della religione. Questo è probabilmente il motivo per cui non ho mai avuto sentimenti negativi nei confronti della religione. Tuttavia non ne avevo assolutamente alcun interesse.

Quando ha avuto i primi segnali che l'hanno spinta a prestare attenzione alla religione?

È successo durante il mio secondo viaggio d'affari a lungo termine all'estero. Ero già un militare e mi preparavo a diventare un ufficiale professionista dei servizi segreti. Sono stato mandato in viaggio d'affari in un paese capitalista dell'America Latina per abituarmi a vivere all'estero e conoscere il capitalismo. Per diventare un ufficiale dei servizi segreti, hai bisogno di libertà interiore e, ovviamente, di conoscenza. Mi stavo preparando molto seriamente a questa vita, quando improvvisamente ho sentito che, per usare il gergo professionale, qualcuno mi stava "pedinando". Una volta tornato a casa... immagini me, un comunista convinto, il costruttore di una nuova vita, che torno a casa e trovo alcune suore sedute nella nostra cucina e che parlano di alcune cose strane a mia moglie. Le ho chiesto: "Perché sono venute?" Mi ha detto: "Hanno promesso di portarmi la Bibbia in russo". Le ho detto: "Quale Bibbia? Cosa stai facendo? Come sono finite a casa nostra?" Mi ha risposto: "Non lo so, hanno semplicemente suonato il campanello della porta e le ho fatte entrare". Ho pensato che questo non fosse successo per caso.

Devo dire che quando ti prepari per questo tipo di lavoro devi avere una mentalità un po' diversa. Devi prestare attenzione ai dettagli e alle sfumature ed essere in grado di prendere decisioni rapide in ogni situazione. Avevamo anche un detto: "Se hai incontrato una persona una volta, è una coincidenza, se l'hai incontrata due volte, è una coincidenza pericolosa, se l'hai incontrata tre volte, significa che sei pedinato". Quindi, quando queste suore sono tornate da noi, ho pensato: "Questa è una coincidenza pericolosa". Il terzo incontro è avvenuto quando ho preso l'autobus per andare a fare la spesa e ho visto due suore sedute davanti a me. Naturalmente erano cattoliche, perché mi trovavo ancora in quel paese dell'America Latina. Guardandole ho pensato: "Quella a destra è di mezza età, forse appartiene a un convento. Forse non è riuscita nella vita e aveva bisogno di sbarcare il lunario e per questo è finita in convento. O forse sta pregando per i suoi peccati. Sono affari suoi. L'altra suora però era giovane e pensavo che non appartenesse al convento. Dovrebbe avere una famiglia, partorire, fare le cose che fanno le donne, piuttosto che nascondersi in un convento". All'improvviso mi sono chiesto: "Non è possibile che loro lì nel convento possano fare qualcosa che noi laici non possiamo fare?"

Poi una ragazzina dalla faccia sporca è salita sull'autobus e ha cominciato a cantare canzoni dolorose, chiedendo l'elemosina. A un certo punto ha smesso di cantare ed è scoppiata in lacrime. Tutti i passeggeri, che erano per lo più persone di mezza età (io avevo una figlia della stessa età di quella bambina) si sono bloccate e non sapevano cosa fare. Mentre le suore che non avevano figli hanno subito messo da parte i libri di preghiere e hanno salutato la ragazza. L'hanno messa in ginocchio. Ho pensato: "Ora le daranno qualcosa. Una caramella o dei soldi". Ma non avevano niente, si sono limitate ad accarezzarla sulla testa e a dirle qualcosa. Due minuti dopo la ragazza sorrideva. Anche i passeggeri si sono ripresi dalla confusione e hanno dato dei soldi alla ragazza. Quando la ragazza è scesa dall'autobus, ho pensato: "In effetti, ci sono cose che sanno fare". Attraverso questi incontri, sentivo che qualcuno mi stava pedinando. Ho capito che qualcuno si era interessato a me e non avevo mai sentito questo interesse prima.

Questa è stata la prima volta che ho capito che la fede in Dio è potente. Più tardi tutta la mia vita lo ha dimostrato, ma in quel momento mi ha fatto solo pensare. Nel frattempo ho continuato il mio lavoro. Mi piaceva la psicologia sociale di Dale Carnegie. Il principio fondamentale di questa psicologia è: "Se vuoi che qualcuno sia tuo amico, devi prestare attenzione a questa persona". In altre parole, sposta l'attenzione da te stesso a quella persona. Ho iniziato ad attuare questo principio e da quando ho ottenuto alcuni risultati, questo mi ha ispirato. Più tardi ho capito che si trattava ancora di egoismo, ma con uno scopo specifico, perché non lo facevi per aiutare qualcuno, ma per guadagnare qualcosa per te stesso. In quel momento non lo capivo perché tutto ciò che volevo era guadagnare qualcosa. Man mano che ho ottenuto alcuni benefici, gradualmente sono entrato davvero in questa psicologia sociale e ho iniziato a divertirmi.

Ho iniziato semplicemente a fare piccole cose per aiutare le persone ogni volta che potevo. A volte andando negli ospedali, a volte aiutando le persone a traslocare... Più lo facevo, più sentivo che stavo cambiando. A un certo punto, mi sono reso conto che quei "segnali", come li ha chiamati, non si verificavano per caso. Stavo per compiere 30 anni e dovevo prendere una decisione seria riguardo al mio futuro. Quindi ho fatto qualcosa che ha predeterminato la mia futura relazione con Dio. Ho difeso una persona che era all'estero e questo mi è costato la carriera. È stato molto difficile da realizzare ed ero fradicio di sudore, capendo che l'intero edificio che avevo costruito per così tanto tempo stava per crollare. Sono andato contro la direzione. La persona con cui mi sono confrontato era un amico di un ministro del governo. Naturalmente mi hanno mandato a casa e mi hanno inserito nella lista nera, ma dentro ero felice perché sapevo che non mi sarebbe successo niente di male. Infatti, quando sono tornato a casa, non mi hanno accettato all'accademia dei servizi segreti, ma non ne avevo più bisogno. Sono andato avanti con la mia vita.

Durante quel viaggio ha capito che Dio esiste. Cosa è successo dopo?

Quando sono tornato a casa, il mio amico è venuto a trovarmi. Era un militare fino al midollo e rimasi sorpreso quando all'improvviso mi ha dato una Bibbia. Di solito, quando veniva a trovarmi, portava uno di due tipi di regali. Se aveva soldi portava una bottiglia di cognac, se non aveva soldi portava una bottiglia di vodka. Non mi ha mai portato nient'altro. Quindi quando mi ha dato la Bibbia, mi sono sentito molto strano. Gli ho chiesto: "Dove l'hai presa, questa? Come ci hai pensato?" Ha detto: "Sai, alcuni missionari me l'hanno appena consegnata all'aeroporto. Non volevo buttarla via, ma non ne ho davvero bisogno. Perché dovrei tenerla? Tanto non ho libri a casa. Tu, invece, hai molti libri. Mettila da qualche parte sullo scaffale.

Pensavo che anche questo non fosse un caso e sentivo che il libro mi era stato dato perché lo leggessi. Allora non sapevo pregare. L'ho aperta a una pagina a caso e ho letto il comandamento Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo (Es 20:16). Mi sono ricordato che una volta ho calunniato un uomo e lui quasi si è impiccato a causa mia. Ho avuto una forte risposta emotiva a queste parole. Sono caduto in ginocchio e ho pianto tutta la notte, pentendomi del mio peccato. Da quel momento in poi ho promesso a me stesso che non avrei mai fatto nulla che contraddicesse i principi morali elementari. Ho promesso a Dio che sarei cambiato. Quello è stato il punto di rottura.

Venerdì Santo. La morte di Cristo. Affresco nel monastero di Visoki Dečani in Serbia. XIV secolo

Il secondo evento si è verificato quando ho letto di Cristo nel Vangelo. Mi ha davvero stupito. Mi sono reso conto che non avevo mai visto nulla del genere in vita mia, anche se avevo vissuto all'estero per diversi anni e avevo viaggiato molto nel nostro Paese. Ho pensato: "Come deve amare le persone, questa folla che gli sputava addosso...". Immagini una persona che sgranocchia pigramente semi di girasole, guardandoti e pensando: "Scenderà dalla croce o no?" Come deve aver simpatizzato con queste persone e averle amate, per pregare per loro dicendo: "Padre, perdona loro; poiché non sanno quello che fanno" (Lc 23:34), anche se soffriva e stava per morire. Mi ha sconvolto. Pensavo che fosse qualcosa fuori dal mondo, perché non ho mai visto niente del genere su questa Terra. Per contrasto, racconterò una storia: quando sono tornato in Unione Sovietica, ho chiesto a Dio di mostrarmi persone influenti. Letteralmente due mesi dopo ero già impiegato nel governo di Mosca, lavoravo con l'alta dirigenza e come interprete per il ministro della Difesa, ma neanche lì ho visto niente del genere. Ho visto che erano persone normali, sensibili alle loro passioni, e non avevano alcun potere paragonabile...

Solo più tardi ho capito che avrei dovuto cercare il potere altrove. Quando ho incontrato alcuni veri cristiani, veri confessori della fede che erano stati imprigionati durante gli anni di oppressione contro la Chiesa, ho capito che la forza infatti è stata resa perfetta nella debolezza (2 Cor 12:9). Immaginate una ragazza che lascia gli studi e segue un prete condannato a 20 anni di campi di lavoro in Siberia. Lei va con lui e resta lì per tutto il periodo di reclusione, aiutandolo con il cibo e altre cose. Lui sarebbe morto lì, se non fosse stato per lei. Dopo il suo rilascio o la sua morte, ne segue un altro ed è così che vive la sua vita. Questi sono i veri cristiani. Ho avuto la fortuna di incontrarli e di conoscere da loro il cristianesimo. Per molto tempo non sono stato battezzato e solo da loro ho ricevuto il mio battesimo.

È venuto in chiesa e ha ricevuto il battesimo subito dopo aver letto la Bibbia, o stava ancora cercando qualcosa?

Naturalmente, questo non è avvenuto subito, padre Georgij. Seguendo la logica laica comune, ho deciso: "Mi accosterò al cristianesimo più tardi, tanto è vicino e non andrà da nessuna parte". Proprio come il teatro Bolshoj di Mosca. I moscoviti raramente ci vanno pensando che avranno sempre tempo per andarci un'altra volta. Questo era quello che stavo pensando. Nella mia ricerca, ho provato di tutto, inclusi cattolicesimo, islam e induismo, e ho trascorso anche due anni nella setta di Vissarion. [1] Come vede, non è stato un viaggio veloce. Ho capito quale fosse la principale differenza tra l'Ortodossia e le altre religioni. Come disse l'apostolo Paolo: "Le mie parole e la mia predicazione non erano parole seducenti di sapienza umana, ma dimostrazioni di Spirito e di potenza... Ora noi abbiamo ricevuto non lo spirito del mondo, ma lo spirito che è da Dio. Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio: poiché sono follia per lui... Ma noi abbiamo la mente di Cristo" (1 Cor 2:4,12,14,16). Ho capito perché le persone spesso vagano e non trovano subito la strada verso Dio. Ciò accade perché si comportano come persone "naturali" piuttosto che spirituali. Un fondamento spirituale si forma in un lungo periodo di tempo e le persone non lo capiscono subito. Le nostre menti sono influenzate dai nostri peccati come da una sorta di forza oscura. Penso che sia stato Serafino di Sarov a dire: "Le persone pensano di vivere solo secondo la propria volontà. Non è così. Esistono diverse volontà che guidano una persona contemporaneamente. Una è una volontà divina, che guida questa persona alla vita eterna, l'altra è una volontà satanica, che porta alla morte eterna della persona, e la terza volontà è la nostra volontà, che a causa dei nostri peccati è solitamente più vicina alla volontà satanica. che alla volontà divina. Ecco perché il nostro scopo è sfidare la volontà satanica e compiere ogni sforzo per orientarci verso la volontà divina".

Questo insegnamento esiste nella Chiesa ortodossa fin dai tempi antichi. Sant'Antonio il Grande lo espresse già nel IV secolo. Quando mi sono imbattuto in queste parole, ho capito perché questo spirito di Cristo è stato sostenuto proprio nell'Ortodossia. È perché facciamo affidamento su una realtà diversa, quella che devi prima sviluppare in te stesso. Come diceva San Serafino: "Acquista lo spirito della pace e migliaia intorno a te saranno salvati". Senza di esso non puoi salvare nemmeno te stesso, tanto meno gli altri. Tutti quei guru, insegnanti, sette e altre religioni non hanno questo spirito perché non hanno Cristo.

Qualcuno potrebbe obiettare che anch'essi parlano di spiritualità. Soprattutto in India, c'è così tanta spiritualità e così tanta alta retorica sull'amore o sulla comprensione del mondo, e così via. Com'è arrivato alla conclusione che tutto questo non supera il livello di un "uomo naturale"?

Una volta mi chiedevo se fosse possibile un'altra salvezza se non attraverso i propri pensieri e la propria ideologia. Le parole che descrivono il Salvatore le ho trovate nella Bibbia, nel libro del profeta Isaia, vissuto circa 750 anni prima di Cristo: Egli crescerà davanti a lui come una tenera pianta e come una radice da una terra arida; non ha forma né bellezza... Sicuramente ha sopportato i nostri dolori e si è addossato i nostri dolori: eppure lo abbiamo ritenuto colpito, percosso da Dio e afflitto. Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità: su di lui ricadde il castigo della nostra pace; e con le sue piaghe siamo guariti. Tutti noi, come pecore, siamo andati fuori strada; abbiamo seguito ciascuno la propria strada; e il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. (Is 53:2,4-6). Solo il cristianesimo ha questo. Ma per comprenderlo dobbiamo attingere al Vangelo e alle opere dei santi Padri. Se attingiamo solo a noi stessi e alla nostra mente, molto spesso finiamo in una setta o in un'altra religione.

Le parole del profeta Isaia che ha citato si trovano nei rotoli della grotta di Qumran datati 200 anni a.C. Quindi questa profezia si è rivelata vera anche dal punto di vista testuale. In effetti, una simile descrizione del Salvatore non può essere trovata in nessun'altra religione. Nessuno della grande varietà di guru induisti si presenta in questo modo. Si presentano in modo abbastanza diverso. Ma ha menzionato la setta di Vissarion. Perché vi si è iscritto? Il suo leader, un nostro contemporaneo, un ex poliziotto, si fa chiamare Cristo. Questo non l'ha disturbato?

La cosa mi ha più che infastidito e all'inizio ho pensato che fosse pazzo. Quando qualcuno si fa chiamare Cristo, o è un megalomane o un truffatore. Questo è quello che pensavo. Quindi ho deciso che sarebbe stato curioso osservarlo da spettatore. Allora sono venuto lì non come suo adoratore, ma come una persona che voleva vedere tutto da vicino e capire cosa stava succedendo. Sono rimasto bloccato lì per due anni. Ho visto tutto fin dall'inizio, compreso il primo arrivo di Vissarion a Mosca e tutte le sue tournée successive. Anche noi abbiamo fatto dei tour. La setta di Vissarion aveva una strategia alimentare sviluppata con perizia. La dieta era molto moderata e priva di proteine. Le persone qui hanno semplicemente perso la propria volontà, per non parlare della volontà divina di cui parlava San Serafino. Accettavano pienamente tutto ciò che veniva detto loro nella setta. Ricordo che avevo già capito tutto e volevo smettere, ma non potevo farlo. Ho semplicemente sentito che dovevo andare lì. Ho pianto, ma sono comunque andato lì. Lo ricordo molto bene. Sono rimasto indeciso per molto tempo, aiutandoli in qualche modo e obiettando su altre cose.

Alla fine, Dio ha predisposto una situazione che mi ha aiutato a prendere una decisione. Una vecchia signora membro della setta di Vissarion ha venduto il suo appartamento e ha donato il denaro alla setta. Poco dopo, l'assistente di Vissarion mi ha chiamato e mi ha detto: "Ascolta, abbiamo una buona idea. Stiamo andando nel Mediterraneo e abbiamo bisogno di un interprete. Tu conosci le lingue e hai un passaporto straniero. Vieni con noi. Copriremo tutte le tue spese." Ho detto: "Dove hai preso i soldi? Questo viaggio è molto costoso. Lui rispose: "Sai, una sorella ha venduto il suo appartamento e ci ha dato i soldi". Volevano spendere quei soldi per un bel viaggio in Europa. Ho rifiutato, ovviamente. Ho detto che non ne sarebbe venuto niente di buono. Sarebbero stati fortunati a tornare vivi, perché Dio non perdona queste cose. Comunque, dopo quest episodio ho lasciato la setta.

Cosa portava la gente a quella setta? Qual era l'attrazione di Vissarion?

La gente era attratta dalla setta perché l'idea in sé era buona e comprensibile per le persone di educazione sovietica. L'idea di unità, cooperazione, famiglia comune... Fondamentalmente, le sette promuovono il socialismo con un fondamento religioso. Questa cordialità era ciò che attirava le persone. D'altra parte, la setta utilizzava alcune tattiche di lavaggio del cervello che arrivavano facilmente alle persone che cercavano soluzioni. In terzo luogo, e soprattutto, le persone fanno congetture e inventano cose che in realtà non esistono. Inoltre, c'erano, per così dire, pratiche lascive nella setta di Vissarion. Per esempio, credevano che se ti piaceva la moglie di qualcuno, dovevi dirglielo e se a lei non dispiaceva avere una relazione con te, entrambi dovevate dirlo a suo marito. Vedendo la tua onestà, questi doveva permetterti di trascorrere del tempo insieme a sua moglie. Questo è molto serio. Le persone che hanno parenti in questa setta dovrebbero pensarci seriamente perché non è una sorta di follia temporanea, è anche la morte della loro anima e del loro corpo.

Alcune persone credono di poter unirsi a una setta e poi abbandonarla e continuare a vivere come prima. Forse alcune persone riescono a farlo, ma la mia esperienza e le mie osservazioni dimostrano che quanto più tempo una persona trascorre in una setta, tanto più difficile è per quella persona riabilitarsi dopo averla lasciata. Non è facile. Per alcune persone la riabilitazione continua per tutto il resto della vita. Come ha deciso infine di scegliere la Chiesa ortodossa?

l'igumeno Anatolij (Berestov)

Sa, ero esausto da tutte queste ricerche e da tutti quei falsi insegnamenti. Sono stato picchiato e ho perso 25 kg e mia moglie mi ha letteralmente portato a trovare una persona interessante, padre Anatolij (Berestov), che era stato recentemente tonsurato monaco. Lo conoscevamo come vicecapo neuropatologo pediatrico di Mosca. Era un importante scienziato, un professore. Mi ha chiesto: "Sei pronto per la tua morte? Ci sei abbastanza vicino". Ho detto: "No, non lo sono. Ho i genitori anziani e, essendo il loro unico figlio, devo prendermi cura di loro e non posso morire prima di loro". Ha detto: "Ok. Questa argomentazione è valida". "In secondo luogo", ho detto. "Ho bambini piccoli, quindi devo prima allevarli". Ha detto: "Anche questo è un punto valido. Qualche altra cosa?" "Terzo", ho detto. "Non sono ancora vecchio. Non lo so, penso che dovrei avere più tempo per vivere". "Nessuno lo sa", ha risposto. "Puoi morire in qualsiasi momento. Ecco perché ti darò un consiglio. Se vuoi essere salvato, non allontanarti più di 50 metri dal recinto della chiesa, allora sarai salvato. Altrimenti morirai. Se lo capisci davvero, forse migliorerai. Se non riesci a capirlo, niente ti salverà". E sa, non sono mai andato più lontano di 50 metri dal recinto della chiesa. Anche se ci sono stati fallimenti e alcune situazioni molto difficili. Come disse san Tikhon di Zadonsk: "Le persone sbagliano nel pensare che nell'Ortodossia si vive sempre di ascesa in ascesa. Più spesso le persone vivono di fallimento in fallimento. Il fatto che le persone falliscano non è la cosa più importante; tuttavia è importante che trovino la forza di alzarsi piuttosto che restare seduti per strada a piangere. Puoi piangere, ma solo andando avanti su quella strada". Per me questo è il motivo principale che mi guida. Cioè cerco sempre di andare avanti su quella strada.

Penso che su quella strada lei abbia trovato non solo cose di cui pentirsi?

La felicità del viaggio verso Cristo è sicuramente la gioia più grande. Sa, ho visto molte cose esteticamente belle. Ho visto alte montagne, mari e oceani, buon cibo e tutte le altre cose che le persone trovano attraenti nella loro giovinezza. Ma la felicità di far parte della Chiesa non può essere paragonata a nulla. Questa è la vita in Cristo, quando parli sempre con Dio, sapendo che ogni volta che fai qualcosa, qualcuno è sempre lì per te. La società umana non ce l'ha. Succede molto raramente. Forse solo in ambiente cristiano. Perché tale vita non è possibile senza Cristo. Questo è quello che ho capito. Ho visto così tanti miracoli nella mia vita...

Ce ne può parlare?

Ho visto persone guarite dal cancro... O Ivan, il tossicodipendente che abbiamo salvato in uno dei monasteri del nord. Adesso ha una famiglia e un figlio. È diventato una persona assolutamente normale. È stato picchiato e lasciato morire, così sua sorella è corsa da noi, chiedendoci di organizzare un servizio di preghiera per lui in modo che non morisse quella notte. O Masha, il cui padre stava morendo di cuore. Aveva pregato tutta la notte e l'operazione è stata eseguita il giorno successivo. Poi il dottore è venuto da noi. Stavamo bevendo il tè con lui e gli ho chiesto: "Com'è andata l'operazione?" Disse: "Non riesco a capirlo. Sono un chirurgo di media bravura. Faccio solo operazioni tipiche. Non mi lasciano fare spesso operazioni al cuore quindi non sono bravo a farle. Tuttavia, questa volta mi sono sentito come se un'intera troupe stesse lavorando con me. Qualcuno mi stava aiutando e mi diceva cosa fare. Quando iniziavo a fare qualcosa di sbagliato, le mie mani non si muove3vano, come se qualcuno le stesse controllando. Alla fine il paziente si è salvato, anche se dicevano che le sue possibilità di sopravvivenza erano circa del 5%. Ci sono stati molti casi del genere. È assurdo quando alcuni dicono che i miracoli sono inventati dalla Chiesa per attirare i non credenti. Io ho visto tutto questo da un punto di vista imparziale. Ho guardato attraverso gli occhi di una persona che non vuole credere ma non può fare a meno di vedere che i miracoli sono reali.

Ricordo che 17 o 18 anni fa lei e io eravamo a una funzione in chiesa e lei ha portato una sua parente che ha inaspettatamente assistito a un miracolo. Era un servizio tipico in una tipica chiesa di Mosca, ma Dio l'ha scelta tra i pochi parrocchiani per mostrare il miracolo. Quando il sacerdote è uscito con la croce, lui ha visto una luce uscire da quella croce. Ricordo il suo stupore quando lo raccontava a tutti, me compreso. Continuava a dire: "Sono una persona sana di mente, sono la preside di una scuola.. ."

Era una fisica e una matematica...

Per lei è stato uno shock. Non si sarebbe mai aspettata di vedere niente del genere.

Beh, era già qualcosa... Zia Rimma, la zia di mia moglie, è venuta in quella chiesa con uno scopo specifico. Doveva trasferirsi dalla Crimea a Mosca, ma non riusciva a fare alcun progresso. Le ho detto: "Non succederà nulla a meno che tu non partecipi a una funzione religiosa. Tutto si risolve al servizio. Per questo dovremmo andare alla liturgia e poi parlare con il sacerdote per avere la sua benedizione e chiedere consiglio". Quindi è andata al servizio. Non prestava nemmeno molta attenzione, ma era la prima volta che assisteva a una funzione ed è restata lì dall'inizio alla fine. Quando si è avvicinata al prete e lui le ha dato la croce da baciare (ero in piedi proprio dietro di lei), una certa forza l'ha spinta via dalla croce e ho praticamente dovuto afferrarla. Le ho chiesto: "Cosa è successo?" Ha detto: "Sai, ho visto la croce e un lampo di luce in qualche modo mi ha colpito negli occhi e tutto si è riempito di luce. L'ho visto davvero. Questo non è un misticismo o una mia fantasia. Sono una persona ragionevole, una fisica e una matematica, una preside scolastica, quindi sono a chilometri di distanza da tutte queste cose. Non voglio inventare nulla, ma questo è stato qualcosa che ho visto con i miei occhi e mi ha davvero toccata. Lo ha detto a tutti. Poi siamo andati alla chiesa del Rinnovamento, la chiesa della Resurrezione sul Viale Brusov e abbiamo pregato davanti all'icona miracolosa di san Spiridione di Trimitunte. Poco dopo, il suo problema con l'appartamento si è risolto. Anche questo è un miracolo, secondo me.

Grazie a Dio per averci dato tale prova di cura per noi. Grazie mille per la sua storia.

* * *

Nota

[1] Vissarion (Sergej Anatol'evich Torop) è il fondatore e leader di una setta apocalittica con sede in Siberia, che afferma di essere Cristo.

 
Rivoluzione in Francia

Si sta intensificando da tre settimane la rivolta del popolo francese contro il giovane presidente dei banchieri Rothschild, il favorito anti-populista della ricca élite europea. Insultato dall'arrogante disprezzo di Macron per il popolo e dal suo accecante narcisismo, la sua decisione di ritardare gli aumenti delle tasse sul carburante per soli sei mesi non ha fatto che versare benzina sulle fiamme. Poco segnalati dai media controllati dallo stato, sia in Francia sia in altri paesi, i disordini non riguardano solo poche strade saccheggiate in un quartiere ricco di Parigi, è la rivolta nella Francia reale, dans la France profonde, fuori dalla capitale, che conta.

Qui supermercati e centri di distribuzione di carburanti sono stati bloccati. Molti non hanno altro che pane e pasta da mangiare. Il settore del commercio al dettaglio si sta dirigendo verso la bancarotta. La polizia si rifiuta di spezzare i blocchi perché anche loro simpatizzano con le proteste dei "giubbotti gialli". Le strade sono bloccate e le scuole superiori sono in sciopero. Così ora il grande democratico Macron sta considerando di far arrivare il suo esercito per annientare la gente. La situazione della Francia è simile a quella degli altri paesi dell'UE in quanto i ricchi si arricchiscono e i poveri si impoveriscono. Tuttavia, oltre a ciò, la Francia ha un rigido sistema di classi e la mobilità sociale è praticamente inesistente.

Mentre nel Regno Unito al popolo è stato permesso (anche se solo per un errore elitista) di votare per la Brexit e in Spagna, Italia, Germania, Ungheria, Polonia e altrove i partiti anti-UE stanno prendendo il controllo, in Francia non sono ammessi. Da qui la frustrazione delle masse diseredate. In Francia, che è gestita da cinque anni di dittature virtuali dei suoi presidenti che controllano i media, l'unico modo per far sentire la tua voce è attraverso le proteste di piazza. La rappresentanza parlamentare è totalmente inefficace e quindi le elezioni vengono boicottate, poiché l'elite politica e i giornalisti pagati dallo Stato non hanno tempo per il popolo.

Nel frattempo, l'Esarcato di Rue Daru a Parigi ha dichiarato che non riconosce la sua dissoluzione da parte del Patriarcato di Costantinopoli. Qui vediamo che la sua élite al controllo sembra pensare e agire come i laicisti francesi, con poca comprensione di come opera la Chiesa. Nella dichiarazione di ieri, l'élite di Rue Daru si è vantata di aver adottato la mentalità occidentale e i "valori democratici". Sfortunatamente, se il tuo patriarca ti scioglie, sei sciolto. Non puoi scioperare o scendere in piazza. Quando il tuo capo ti licenzia, sei licenziato, e sebbene tu possa dire che non sei d'accordo con il tuo licenziamento, non hai scelta. Le tue parole non sono ascoltate.

Ci dispiace per quelli di Rue Daru che sono stati delusi dal loro patriarca. Quando noialtri abbiamo passato lo stesso trauma decenni fa, ci siamo semplicemente uniti alla Chiesa ortodossa russa, anche se siamo stati derisi e calunniati per questo dall'élite di Rue Daru. Oggi nessuno vi deriderà o vi calunnierà per aver scelto l'unica linea di azione logica e canonica disponibile.

 
Novità in libreria: Il canto liturgico russo
Johann von Gardner, Il canto liturgico russo. Volume I: Culto e innografia ortodossi, a cura del diacono Massimo Ragazzi, La Casa di Matriona, 2013
Il diacono Massimo Ragazzi dell'Associazione Russia Cristiana ha curato l'edizione italiana dell'introduzione al sistema musicale della Chiesa russa, scritta da Johann von Gardner, una curiosa figura di musicologo ortodosso che negli anni '40 lasciò il monachesimo e l'episcopato nella Chiesa russa all'Estero per sposarsi. Fino alla morte nel 1984 continuò comunque a essere un'autorità negli studi di musica liturgica, e il suo libro è un valido primo passo per orientarsi nel mondo del canto ortodosso.
Per un costo sorprendentemente basso di 5 euro, questo volume riesce a offrire, oltre a un colpo d'occhio su un millennio di storia musicale russa, alcuni elementi di base troppo raramente sottolineati:
1) Ogni sistema musicale è legato a una lingua, e pertanto ogni popolo ortodosso tende inevitabilmente a sviluppare un sistema musicale basato sulla propria lingua, e talvolta anche su diverse varianti dovute ad accentazioni e tonalità del discorso.
2) Ogni popolo ortodosso sviluppa musiche differenti anche partendo dalle stesse basi storiche, tanto che le diversità tra i canti di popoli diversi non possono essere considerate in alcun modo come degenerazioni (cosa che purtroppo si tende ad attribuire al canto russo per i suoi sviluppi recenti). Un esempio portato dal libro (p. 54-55) è la divisione degli otto toni, che nel canto russo non sono più coppie di quattro toni "autentici" e dei loro corrispettivi "plagali" (come nei sistemi bizantino-greco e gregoriano), ma otto vere e proprie modalità indipendenti, dove delle antiche coppie di toni paralleli rimangono solo le vestigia di alcuni schemi melodici.
Ecco solo un paio di ragioni per leggere questo libro, e per riflettere sul futuro della musica ortodossa in un paese come l'Italia, dove ogni importazione di sistemi di canto provenienti dall'esperienza di lingue diverse dovrà necessariamente fondersi con nuovi elementi locali di metrica, sillabazione, modi di accentuazione di parole e frasi, e dare vita a qualcosa che sarà giocoforza differente dai sistemi oggi in uso.
 
Gli athoniti chiedono ai pellegrini dall'Ucraina di confermare la loro affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina

Monte Athos - foto: Grekomania.ru

Abati dei monasteri dell'Athos hanno chiesto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di rilasciare ai pellegrini della Chiesa ortodossa ucraina certificati che confermino la loro affiliazione alla Chiesa canonica.

L'Unione dei giornalisti ortodossi pubblica una circolare della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, secondo la quale tutti i pellegrini provenienti dall'Ucraina che si recano sul santo Monte Athos dovranno portare con sé, oltre ai consueti documenti su tali viaggi (passaporto e diamonitirion), anche un certificato che attesta la loro affiliazione alla Chiesa canonica.

Come affermato nel documento inviato a ciascun vescovo diocesano della Chiesa ortodossa ucraina, questa iniziativa proviene dai monaci della Montagna Santa:

 "L'ufficio della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina porta alla vostra attenzione la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, secondo cui, in risposta alla richiesta di abati del santo Monte Athos, i chierici, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina che andranno in pellegrinaggio al santo Monte Athos sono tenuti ad avere un certificato di affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina.

Il certificato che indica il periodo di soggiorno deve essere fatto sulla carta intestata dell'amministrazione diocesana, con firma e timbro del vescovo diocesano".

Come riportato in precedenza, gli abitanti di diversi eremi dell'Athos si sono appellati alla sacra Comunità del Monte Santo con una richiesta di vietare agli scismatici ucraini l'ingresso sul territorio del Santo Monte Athos.

 
Abati athoniti e Sacra Comunità: la legge sul matrimonio gay minaccia tutta l'umanità e la creazione

foto: orthodoxia.info

Un'altra dichiarazione è arrivata dal Monte Santo in merito alla controversia sui progetti del governo greco di legalizzare il matrimonio gay e l'adozione da parte di coppie gay.

A dicembre, la Sacra Comunità del Monte Athos, composta da un rappresentante di ciascuno dei 20 monasteri, ha rilasciato una dichiarazione che condannava i piani dello Stato.

Oggi si è tenuta una sessione d'urgenza della Doppia Assemblea, che riunisce i 20 abati e la Sacra Comunità, per affrontare lo stesso tema, come riferisce Romfea.

Pur esprimendo il loro amore per tutti, gli athoniti condannano anche i piani dello Stato considerandoli distruttivi per tutta l'umanità. "Non solo il Vangelo e la società greca ne sono colpiti. Tutta la creazione viene decostruita", scrive la Doppia Assemblea.

Ecco qui di seguito la dichiarazione completa:

In occasione della presentazione del disegno di legge "Uguaglianza nel matrimonio civile. Modifica del Codice Civile e altre disposizioni" al voto del Parlamento greco, i 40 abati e rappresentanti dei santi monasteri del Monte Athos si sono riuniti a Karyes oggi, 8 febbraio 2024, a causa della grande e particolare gravità della questione, e hanno deciso di rivolgere questo annuncio a ogni persona ben intenzionata e di essere solidali con l'ansia e la lotta della Chiesa per proteggere il nucleo della vita umana.

La normativa, come propone il disegno di legge, pur volendo garantire il principio di uguaglianza attraverso l'istituto del "matrimonio" tra persone dello stesso sesso e addirittura la tutela dalle discriminazioni, viola i principi fondamentali dell'esistenza umana e uccide la possibilità della vita e dei beni naturali sviluppo del bambino.

Non solo la famiglia umana è dissolta, ma l'intera esistenza umana.

Come funziona la vita? Ciascuno di noi proviene da una madre e da un padre, secondo la risposta di Cristo: Non avete letto che colui che li creò da principio li creò maschio e femmina? (Mt 19:4).

L'istituto del "matrimonio" tra persone dello stesso sesso è un capovolgimento del matrimonio cristiano e dell'istituto familiare; è rifiutato da tutta la tradizione ecclesiastica ed è trattato con il pentimento, che è un cambiamento di vita.

Inoltre, l'embrione è portato per nove mesi in grembo e nasce. Il neonato umano è il neonato più vulnerabile di tutta la creazione. Non può fare nulla.

Se la madre non si prende cura di lui, non lo allatta, lui muore... Dio dà la responsabilità ai genitori di cooperare alla formazione del bambino e diventare così co-creatori con Dio.

Se il neonato volge lo sguardo verso la mamma e vuole essere allattato, e al suo posto c'è qualcun altro, l'informazione viene confusa, distorta, disonorata.

Il dovere di rispetto verso una nuova creatura richiede sacrificio affinché essa possa svilupparsi normalmente, godere della sua vita. Non c'è altra via per l'unione e lo sviluppo umano.

Dopo nove mesi nasce in un grembo più ampio, che è l'ambiente familiare, e all'interno della famiglia inizia un'altra creazione dell'essere umano, il bambino.

Questi conosce sua madre come la donna che lo allatta, lo nutre e si prende cura di lui.

Conosce suo padre come l'uomo che lo ama e si prende cura di lui a modo suo. Trae forza spirituale e fisica dal rispetto reciproco del padre e della madre per passare alla seconda fase che segue l'infanzia, entra nell'adolescenza, si muove liberamente nella società e accetta la guida della sua cultura e del suo luogo.

Dio crea l'uomo per vivere, non per morire; né nel grembo della madre, né nel grembo dell'infanzia, né nel grembo della storia.

Partecipa al miracolo della vita, per vivere e ascendere alla vita eterna.

E questo, con la grazia dello Spirito, è ciò che fa la Chiesa, attraverso la quale "tutto è rinnovato e divinizzato".

E questo costituisce il grembo finale, che plasma l'uomo e lo prepara a nascere nel regno della nuova politica, nei "tabernacoli" dell'amato e nella libertà desiderata dell'età futura.

Questo è lo scopo e la ragione per cui Dio ha creato il mondo e l'uomo.

Coloro che sono stati liberati e sono nati oltre il grembo della storia, cioè nella grazia della vita eterna, esistono, pregano e ci sostengono tutti nella vita, e costituiscono la stella polare verso cui è diretta l'umanità.

Il tentativo di hybris, nel senso originario del termine, costituisce una negazione dell'esistenza umana, una distruzione delle fondamenta dell'edificio dell'umanità.

Non solo il Vangelo e la società greca ne sono colpiti. Tutta la creazione viene decostruita.

Che tu sia credente o non credente, nascerai nello stesso modo. Quando modifichi questo modo, decidi della morte lenta ma certa dell'umanità.

Quando un uomo e una donna si sposano nella Chiesa, ricevono la benedizione della Chiesa e l'augurio di tanti figli e di partecipazione alla creazione.

Il vero carattere del matrimonio si rivela vividamente con la presenza di Cristo alle nozze di Cana perché "questo è un mistero grande: ma io parlo di Cristo e della Chiesa", secondo l'apostolo Paolo.

Questo "matrimonio" oggi promosso porta a un vicolo cieco.

Le creature sono formate ferite, disabili. Rispettate la natura umana.

Ciò che è nato dal grembo di sua madre, indipendentemente dalla razza, dalla lingua e dalla fede, ha bisogno di essere allattato da sua madre.

Questi pensieri non sono frutto di immaginazione ma si basano sulla Scrittura e sugli Apostoli, sulla Tradizione e sulle decisioni dei Padri, che hanno stabilito i termini della fede ortodossa e i sacri canoni che definiscono i confini entro i quali devono muoversi tutti i suoi membri.

In particolare, l'apostolo Paolo è chiaro quando afferma con enfasi: "O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Cor 6:9-10).

Allo stesso tempo, la Chiesa continua la sua missione di cura pastorale e di guarigione, affinché tutti i fedeli possano vivere in una comunità con Cristo e con i fratelli, contraddistinta dall'amore disinteressato e dalla fraternità.

Dio ci ama tutti, giusti e ingiusti, santi e peccatori. La Chiesa fa lo stesso, senza escludere nessuno, come appare evidente in tutta la storia della vita ecclesiale e delle debolezze umane.

L'amore regna. È una vergogna per coloro che fanno quest proposte di legge e considerano naturale questo sviluppo.

Noi incoraggiamo e lodiamo coloro che preferiscono la voce della coscienza a qualsiasi disciplina di partito e si associano nella loro lotta.

Esiste però la salute della vita del corpo umano che rifiuta tutti questi elementi che tentano di alterare la vera esistenza dell'uomo.

C'è uno che dirige tutto: colui che ha creato il mondo e l'uomo perché vivano ed esistano nell'eternità. Egli esiste e ci protegge, pur apparendo debole e inesistente.

Tutti coloro che vogliono cambiare la vita si schianteranno contro di lui.

Forse non si rendono conto che tutta questa fretta e insistenza nell'approvare il disegno di legge rivela debolezza e danno per le persone che presumono di proteggere.

È solo per rispetto verso queste persone che esprimiamo e sottolineiamo con enfasi i principi della vita.

È un grande crimine. Violano la natura umana perché, in sostanza, arrestano lo sviluppo naturale e distruggono inconsapevolmente l'uomo.

Ma c'è chi ha creato tutto per amore e saggezza e supera le nostre debolezze e conduce tutto a buon fine.

Tutti i rappresentanti e gli abati dei 20 santi e venerabili monasteri del Monte Athos nella Doppia Assemblea d'emergenza.

Sia il Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa che il Consiglio allargato dei vescovi hanno rilasciato dichiarazioni di condanna. Le autorità statali hanno espresso l'intenzione di portare avanti i loro piani, nonostante la voce della Chiesa.

All'inizio di questo mese, anche 140 associazioni greco-ortodosse si sono unite nella loro opposizione al disegno di legge in questione.

 
Il 95% del pubblico televisivo ucraino afferma che il tomos è uno strumento politico

foto: Facebook

Più di 2000 spettatori ucraini di Maxi TV hanno espresso di recente il loro voto sul modo in cui vedono il tomos d'autocefalia concesso dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli al "metropolita" Epifanij Dumenko e al presidente ucraino Petro Poroshenko.

Delle tre opzioni: "evento storico", "evento quotidiano" e "tecnologia politica", la terza opzione ha ricevuto una valanga di voti: il 95%.

I risultati sono stati pubblicati su Facebook in una schermata dell'arciprete Gennadij Shikl, un chierico della diocesi di Kherson della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Solo il 4% degli oltre 2.100 elettori considera la concessione del tomos un "evento storico" e l'1% lo considera un "evento quotidiano".

Risultati simili non fanno presagire nulla di buono per il presidente ucraino Petro Poroshenko, che ha fatto del Tomos un punto importante nel suo tentativo di rielezione, e per la nuova chiesa nazionalista: questi dati provengono da un'indagine condotta dal centro Sofia per la ricerca sociale, e mostrano che quasi un terzo degli ucraini ritiene che la creazione della nuova struttura provocherà conflitti e più della metà ritiene che il governo stia violando il principio costituzionale della separazione tra Stato e Chiesa, secondo ukranews.com.

Il sondaggio è stato condotto tra 2.003 adulti di tutte le regioni dell'Ucraina tra il 16 e il 25 dicembre.

Il 30,9% degli intervistati ritiene che la creazione della nuova "chiesa autocefala" provocherà un conflitto, mentre il 27,4% crede che promuova l'unità. Il resto crede che non ci sarà alcun effetto o non risponde.

Il 52,5% degli intervistati ritiene che lo stato ucraino stia violando il principio costituzionale della separazione tra Chiesa e Stato nelle sue azioni riguardanti il ​​processo d'autocefalia, mentre il 25,8% ritiene che il governo abbia confermato il principio.

Il 39,3% degli intervistati ha espresso un atteggiamento positivo verso lo svolgimento del "concilio d'unificazione" del 15 dicembre, mentre il restante 60% ha espresso un atteggiamento negativo o disinteressato o ha trovato difficoltà a rispondere.

 
Lettera al Patriarcato Ecumenico sull'elezione dell'arcivescovo Job di Telmessos
Il 4 dicembre 2013, è stata spedita da Parigi al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e ai membri del Santo Sinodo al Fanar una lettera di chiarimento sulle circostanze controverse dell'elezione dell'arcivescovo Job. Il documento, messo on-line il 12 dicembre, è firmato da 90 rappresentanti di diverse chiese dell'Esarcato ed è disponibile in francese, inglese, tedesco, greco e russo.
Su questa pagina di forum, oltre al testo della lettera al patriarca, si trova il testo (in francese e in inglese) della lettera che gli stessi delegati hanno inviato all'arcivescovo Job.
Non siamo riusciti per ora a trovare risposte in forma aperta o ufficiale alle lettere; saremo grati ai nostri lettori che ci notificheranno la fonte di eventuali risposte.
 
Costantinopoli minaccia la conciliarità e l'unità della Chiesa, scrive il metropolita bulgaro Daniil ai metropoliti greci

foto: podvorie-sofia.bg

Sua Eminenza il metropolita Daniil di Vidin è stato forse il più esplicito tra i vescovi della Chiesa ortodossa bulgara sulla situazione della crisi ucraina in corso. Insieme ad altri due metropoliti, ha invitato il Sinodo a chiedere un concilio pan-ortodosso, ed è stato il primo vescovo ortodosso a denunciare pubblicamente il "concilio d'unificazione" il 15 dicembre con il quale il patriarcato di Costantinopoli e il presidente ucraino Petro Poroshenko hanno creato un nuovo gruppo scismatico.

Profondamente preoccupato per l'interferenza di Costantinopoli in Ucraina, il metropolita Daniil si è anche impegnato a rivolgersi ai vescovi della Chiesa greca, esortandoli a non capitolare a Costantinopoli nel riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come riferisce l'Unione dei giornalisti ortodossi, facendo riferimento al sito affiliato a Costantinopoli fanarion.blogspot.com.

Nella sua lettera, datata 17 maggio, il metropolita Daniil scrive che il patriarca Bartolomeo è un uomo che tenta con l'uso della violenza di usurpare il potere nel mondo ortodosso e invita i vescovi greci ad "alzare la voce" contro ciò che sta accadendo.

"In questo caso, il Patriarca di Costantinopoli non è un padre, ma una persona che cerca di usurpare il potere con la violenza", scrive il metropolita Daniil. "E queste ambizioni si estendono non solo sulla santa metropolia di Kiev, ma anche sull'intera Chiesa ortodossa, perché il patriarca Bartolomeo pretende di avere il diritto di interferire negli affari interni di ogni Chiesa locale".

"Se siamo veri figli della nostra madre Chiesa, la Chiesa ortodossa, allora dobbiamo alzare la nostra voce contro ciò che sta accadendo, perché altrimenti sosterremo qualcuno che usa il potere per usurpare i diritti che appartengono esclusivamente all'intera Chiesa", aggiunge il vescovo bulgaro.

Il metropolita Daniil scrive anche che le attuali pretese di Costantinopoli al primato su tutto il mondo ortodosso non hanno presupposti canonici né storici:

Oggi le particolarità storiche sono completamente diverse, perché Istanbul non è più la capitale di uno stato cristiano, e le Chiese locali non costituiscono il territorio di un singolo stato, come accadeva durante il lungo periodo bizantino e poi sotto l'Impero ottomano... Diverse moderne Chiese locali sono molto meglio organizzate rispetto al moderno Patriarcato di Costantinopoli e non hanno bisogno di un fattore 'stabilizzante' per la struttura e il governo interno ecclesiale.

Sua Eminenza avverte anche che le azioni sfrontate di Costantinopoli porteranno a uno scisma, simile al Grande Scisma del 1054.

"È ovvio che queste azioni del Patriarcato di Costantinopoli distruggono, minacciano e danneggiano la conciliarità e l'unità della Chiesa ortodossa. Secondo noi, la Chiesa ortodossa è a un bivio: mostrare la sua sapienza conciliare e proteggere la sua unità, santità, cattolicità e apostolicità, oppure scegliere la via del papismo orientale, ripetendo la triste storia del 1054", scrive il metropolita Daniil.

 
Migliaia di persone manifestano contro la legge sui matrimoni gay nella piazza centrale di Atene

foto: Romfea

Migliaia di cristiani ortodossi hanno manifestato ieri contro i piani del governo greco di legalizzare il matrimonio gay e l'adozione da parte di coppie gay.

La manifestazione, organizzata dal Centro per gli studi patristici di Marousi, in Grecia, si è tenuta in piazza Syntagma, nel centro di Atene.

Secondo l'annuncio diffuso durante la manifestazione, il popolo esprime così la propria opposizione alla "sodomizzazione della società greca" e sottolinea il desiderio di "impedire l'adozione di bambini orfani, che costituirebbero un'illusione dei frutti di un'unione innaturale e sterile", come riferisce Romfea.

Inoltre, i manifestanti sottolineano che non vogliono diventare "complici di questo crimine contro bambini innocenti".

Tra i relatori del raduno figurava l'archimandrita Athanasios (Anastasiou), ex abate del monastero della Grande Meteora, che ha chiesto resistenza contro il disegno di legge, invocando la legge divina e la protezione della fede ortodossa, della famiglia e della società greca.

Padre Athanasios ha dichiarato appassionatamente:

Siamo di fronte alla tempesta dello scolorimento religioso e nazionale. Il sistema politico e l'establishment anticristiano che ci governa tenta sfacciatamente e spudoratamente di sradicare le nostre radici, la nostra storia, la nostra fede ortodossa, la nostra tradizione ellenico-ortodossa. Tenta di offuscare qualsiasi bellezza, coraggio e valore che esista nella nostra terra benedetta; imbrattare ciò che continua a irradiare luce; uccidere ciò che continua a vivificare e a resuscitare spiritualmente; ciò che può offrire sostegno, speranza e progresso. Siamo di fronte alla tempesta dell'ateismo, dell'antiteismo, dell'antropoteismo, della divinizzazione della scienza, del giuridismo corrotto, della sudditanza, della xenomania, della mentalità rayah, [1] della mentalità graeculus, [2] dell'edonismo sfrenato, del lusso, di ogni tipo di culto della carne e soprattutto dell'oscenità innaturale, del peccato abominevole dell'omosessualità. Lo scopo, ovviamente, è visibile e preordinato: la totale sottomissione della nostra patria e del nostro popolo ai disegni della globalizzazione, del Nuovo Ordine Mondiale e della Nuova Era.

Contrariamente al deplorevole corso del governo, padre Athanasios ha proclamato la vera speranza della Grecia:

Abbiamo la Chiesa santa e ortodossa, l'arca della nostra salvezza, la nostra madre buona, saggia e amorevole, che ci rigenera con il santo battesimo e il santo crisma e ci innesta nel suo corpo celeste, ci allatta, ci educa, ci pacifica, ci consola ci santifica, ci conduce al cielo e, infine, ci garantisce la partecipazione al regno increato, glorificato ed eterno del nostro Dio uno e trino! La nostra patria, quindi, è tre volte benedetta e destinata da Dio ad essere il sale della terra!

È stato letto anche un discorso del metropolita Demetrios di Goumenissa. "Vi lodo con tutta l'anima per il vostro zelo vigile (un elemento identitario fondamentale della nostra razza, della nostra cultura e della nostra valorosa storia)", ha detto ai partecipanti alla manifestazione.

Il suo discorso si concludeva con:

Il nostro popolo – con tutti gli anticorpi della sua virilità ecclesiastica – non stigmatizza le persone vittime di vili passioni e cadute psicosomatiche. Prega per loro con compassione, si addolora per le loro dannose scelte e perdite, è solidale con loro in modo molto più onorevole (rispetto ai legislatori) e molto più umano (rispetto ai legittimatori). Ma alla fine, questo popolo non tollera di lasciarsi spingere e trascinare, né acconsente a scelte internazionali di assurdità sociale che (indirettamente o direttamente, non importa) finiscono per colpire in ultima analisi la sana famiglia tradizionale di padre e madre, la famiglia naturale e l'infanzia fisiologica, così come la resistenza morale sociale virile, il genotipo e il fenotipo della nostra continuità storica. Possa il Dio dei nostri santi ed eroi liberarci da questo flagello che è diventato un dolore insopportabile per la maggior parte del nostro popolo.

Sia il Santo Sinodo della Chiesa greco-ortodossa sia il Concilio esteso dei vescovi hanno rilasciato dichiarazioni di condanna. Le autorità statali hanno espresso l'intenzione di portare avanti i loro piani, nonostante la voce della Chiesa.

Sia la Sacra Comunità del Monte Athos, sia la doppia assemblea della Sacra Comunità con i 20 abati, hanno rilasciato dichiarazioni di condanna.

All'inizio di questo mese, anche 140 associazioni greco-ortodosse si sono unite nella loro opposizione al disegno di legge in questione.

Note

[1] Termine di sudditanza con cui i turchi designavano i greci a loro sottoposti (ndt).

[2] Termine dispregiativo usato dai latini (ndt).

 
La storia politica segreta del Patriarcato ecumenico

C'è stato un tempo in cui il Patriarcato di Costantinopoli era al massimo della sua gloria... poi passata in una pallida memoria, e il crimine scismatico che ha difeso in Ucraina è diventato uno dei maggiori problemi per l'Ortodossia nel XXI secolo.

Da quando il Patriarcato ecumenico ha invaso in modo anti-canonico il territorio della Chiesa ortodossa ucraina - una parte autonoma e costitutiva della Chiesa russa, molti si sono chiesti: è questa la nascita di qualche forma particolare di "papismo orientale", oppure il Patriarcato ecumenico non è veramente sovrano nelle sue azioni, ma sotto l'influenza di potenze politiche straniere, compresi gli Stati Uniti?

Questo articolo non è stato scritto per esaminare le questioni spirituali o canoniche degli errori di Costantinopoli, poiché questo è già stato fatto da esperti in tutto il mondo ortodosso.

Questo articolo è presentato per dimostrare la prigionia politica del Patriarcato ecumenico sotto a potenze straniere nel corso della storia, in particolare nei confronti degli Stati Uniti. Esamineremo come Costantinopoli possa essere stata ricattata nel causare questa crisi per coprire uno scandalo di appropriazione indebita di svariati milioni di dollari nella sua Arcidiocesi d'America, la principale fonte del proprio finanziamento e salvagente economico.

In particolare esamineremo un articolo molto scioccante da una fonte filo-ecumenica del Patriarcato, che dichiara, tra le altre cose:

"Il presidente Truman ha spesso sottolineato le convinzioni pro-americane del patriarca Atenagora e l'importanza e l'influenza del Patriarcato ecumenico, insieme con la comunità greco-ortodossa negli Stati Uniti, come vitale per gli obiettivi della politica estera americana". [1]

Come siamo arrivati ​​a questo punto?

Per comprendere le origini di questa crisi della Chiesa ucraina e della tendenza liberale e apparentemente anti-russa a Costantinopoli, dobbiamo guardare alla storia. Per coloro che non conoscono la storia dell'ortodossia in Ucraina, consiglio vivamente questa serie meravigliosa:

http://orthochristian.com/116251.html

http://orthochristian.com/116252.html

http://orthochristian.com/116253.html

Per semplificare, la Rus' kievana era l'antenata della Russia moderna, dell'Ucraina e della Bielorussia. Era stata divisa dalle conquiste mongola e polacco-lituana in due porzioni, orientale (Russia) e occidentale (Ucraina e Bielorussia). In Oriente, la Chiesa della Rus' era più libera, perché i mongoli non cristiani erano meno interessati agli intricati dettagli dell'Ortodossia rispetto ai cattolici polacchi, lituani e in seguito austriaci che avrebbero governato l'Occidente.

Il primo sostegno occidentale di Costantinopoli

A metà del XV secolo si verificarono per il Patriarcato di Costantinopoli, due eventi catastrofici, che riuscirono a distruggere la sua indipendenza politica e quasi a distruggere anche la sua indipendenza religiosa.

Il primo evento fu l'Unione fiorentina, nella quale i vescovi di Costantinopoli, sperando di salvare la città dalla distruzione ottomana, firmarono un'unione con la Chiesa cattolica romana, accettando di riconoscere il primato del papa.

Questo fu un evento cataclismico, poiché fu, in molti modi, l'inizio della tendenza del Patriarcato di Costantinopoli verso il liberalismo e la politica occidentale.

La scelta di Costantinopoli fu l'opposto di quella del grande principe russo Aleksandr Nevskij di Vladimir e Kiev, che in breve preferì essere un soggetto politico dei tatari piuttosto che un soggetto spirituale dei cattolici. Costantinopoli pensa di usare il potere politico-militare dell'Occidente caduto per salvare se stesso e la vera Fede, ma nel far ciò, ha già perso tutto! Ha dimenticato la lezione di Aleksandr Nevskij, che aveva detto: "Dio non si manifesta nel potere, ma nella verità!" Questa è sempre stata la posizione della Chiesa russa, come ha detto il patriarca Kirill di Mosca nella sua predica su Marco di Efeso, oppositore dell'Unione di Firenze:

"Non può esserci unione sotto la minaccia di uno scisma!" [2]

E così, in quel tempo, la Chiesa orientale della Rus' – quella di Mosca, insieme al grande principe Vasilij, rimase inorridita dall'idea dell'unione con la Roma scismatica, così dichiarò l'autocefalia da Costantinopoli. La Chiesa russa si prese l'autocefalia per sfuggire agli errori eretici-scismatici di Costantinopoli!

La caduta di Costantinopoli

Costantinopoli, evitando per un pelo l'unione con Roma (grazie in gran parte a san Marco di Efeso), cadde nel 1453. I giorni di Costantinopoli come città imperiale e chiesa finirono: ora erano alla disperata ricerca di sopravvivenza e, a volte, disposti a svendersi.

La metropolia di Kiev

"I preti cattolici stanno attraversando l'Ucraina su carretti trainati da semplici cristiani ortodossi! Questo è quello che sta succedendo nell'Ucraina, mentre tu ti siedi qui banchettando, senza avere né gli occhi né le orecchie per quello che sta succedendo nel mondo!" ~ Taras Bul'ba, N.V. Gogol' [3]

I cattolici polacco-lituani non permisero ai loro sudditi nella Chiesa della Rus' occidentale – la metropolia di Kiev – di unirsi con la Chiesa della Rus' orientale a Mosca, così Kiev fu costretta a guardare a Costantinopoli.

Costantinopoli impoverita, tuttavia, era in modalità di sopravvivenza, e più preoccupata di acquisire un sostegno materiale, che delle complesse questioni spirituali della metropolia di Kiev.

Per esempio, poco prima dell'Unione di Brest, il patriarca Geremia II di Costantinopoli visitò la Rus' occidentale; a quel tempo, alcuni chierici che in seguito sarebbero diventati scismatici, si comportavano come i Borgia, vivendo come violenti signori della guerra, e temettero di essere deposti quando sentirono che stava arrivando. [4] Quei vescovi-signori della guerra non avevano nulla da temere, tuttavia, poiché risultò che Geremia stava solo attraversando il paese diretto a Mosca, tra le altre cose, per chiedere l'elemosina alla Chiesa russa ricca e libera. Quando tornò a Kiev, sembrava anche lì più preoccupato di raccogliere denaro che di affrontare gli enormi problemi che la chiesa stava vivendo.

Tuttavia, alcuni vescovi della Riva destra dell'Ucraina furono integrati nella nobiltà polacca e temettero di essere deposti per i loro vari crimini, aprendosi all'idea dell'Unione di Brest con Roma. I governanti polacchi, naturalmente, favorirono politicamente coloro che aderirono all'Unione, dividendo i popoli della Rus', loro rivali.

Questa invasione politicamente motivata sembra simile a ciò che Costantinopoli sta facendo oggi in Ucraina. Sono meno preoccupati di legalizzare gli scismatici sostenitori degli uniati, che mostrano allarmanti tendenze naziste, e forse sono più interessati a raccogliere denaro da quei 20 metochi che il presidente ucraino ha promesso loro.

Fu durante il periodo disastroso della gestione costantinopolitana della metropolia di Kiev, che emerse l'Unia, e la leadership apatica e anemica non fece nulla per impedirlo.

Per ironia della sorte, uno dei più grandi sostenitori del movimento uniate nei secoli precedenti era stato Gregorio ("il bulgaro"), che fu installato brevemente come metropolita di Kiev dall'ex patriarca Gregorio di Costantinopoli... che divenne egli stesso un uniate!

Il popolo che alla fine si sarebbe chiamato ucraino insorse sotto l'atamano cosacco Bogdan Khmelnitskij e riunì l'Ucraina con la Russia nel 1654. La metropolia di Kiev seguì presto lo stesso itinerario, lasciando Costantinopoli, e si unì al Patriarcato di Mosca. Dal 1680 fino a oggi, Costantinopoli non ha mai indicato una volta che sentiva che l'Ucraina fosse il suo territorio, e anche durante il periodo molto piccolo [in relazione alla sua intera storia] in cui l'Ucraina era sotto Costantinopoli, il Fanar mostrò essenzialmente zero interesse nei suoi affari spirituali interni, facendosene coinvolgere solo quando la cosa era politicamente o economicamente conveniente.

I popoli della Rus' che erano stati battezzati nel 988 come un solo popolo, furono divisi attorno al 1360 e riuniti dal 1680, rimanendo insieme fino al 1991.

Una volta uniti, quasi tutti questi problemi si sciolsero come rugiada al sole. L'Accademia Teologica di Kiev-Mogila, fondata alla Lavra delle Grotte di Kiev dal santo ierarca Petro Mogila fu accolta da Pietro il Grande e divenne il prototipo di tutti i seminari ortodossi. I vescovi russi (cioè ucraini), favoriti da Pietro il Grande, praticamente occuparono in esclusiva il trono primaziale della Chiesa russa tra il 1700 e il 1757.

In generale, nella Chiesa della Rus' non ci furono conflitti sconvolgenti fino al XX secolo.

Il mistero del XX secolo

"Il mistero del ventesimo secolo". Artista: Il'ja Glazunov. Glazunov.ru

Forse nessun'altro periodo nella storia umana ha mai causato così tanta rovina, e ha cambiato il corso della civiltà rispetto al XX secolo. Fu proprio allora che il Patriarcato ecumenico ebbe il suo più forte sostegno a ovest, sia teologicamente, per quanto riguarda l'ecumenismo e la questione del calendario, sia politicamente.

La prima guerra mondiale spazzò via lo spirito della vecchia Europa – gli antichi imperi basati sull'idea di "cristianità" o di qualche forma di fede – e in Europa si vide l'ascesa di un nazionalismo freddo e secolare.

Coloro che sostengono che il cristianesimo o la religione è la fonte della guerra, devono solo guardare al XX secolo, quando le peggiori atrocità della storia umana sono state commesse da poteri brutali e senza Dio.

La pseudo-religione era usata solo come strumento per gli obiettivi politici, e come abbiamo visto nell'Ucraina moderna, tra alcuni scismatici con i loro murales nazisti, a volte la loro politica diventa la loro religione.

Dopo l'assassinio demoniaco della santa famiglia dei Romanov, è stata lanciata una guerra contro la santa Rus', e la Chiesa russa ha iniziato il suo podvig di confessioni, tra le più grandi della storia. Il metropolita di Kiev e della Galizia è stato portato fuori della Lavra delle Grotte di Kiev e fucilato, il patriarca Tikhon di Mosca è stato imprigionato, innumerevoli milioni hanno sofferto nella guerra civile... e dov'era Costantinopoli?

Costantinopoli sosteneva attivamente i bolscevichi...

Lo scisma rinnovazionista

Un fatto poco conosciuto da molti, è che mentre il santo patriarca Tikhon di Mosca era in prigione e la Chiesa in Russia brutalmente perseguitata, i bolscevichi crearono una chiesa scismatica.

Costantinopoli riconobbe effettivamente questo scisma come legittimo, chiedendo a san Tikhon di dimettersi, calunniandolo, mentre la sua Chiesa canonica era perseguitata, e i credenti erano perfino giustiziati per aver rifiutato di sostenere la "Chiesa rinnovazionista".

Questa situazione assomiglia molto a quella degli scismatici ucraini moderni, completa del supporto del Fanar.

Oggi san Tikhon è commemorato universalmente come santo, molto popolare anche in America, dopo aver consacrato san Raphael di Brooklyn, un siriano che si considerava "di anima russa", il primo vescovo sul suolo americano.

il patriarca Tikhon

San Tikhon è un santo... e i rinnovazionisti... dove sono? Sono passati alle cattive memorie come i precedenti scismatici, e non è rimasto nulla di loro.

Quindi, questo ci lascia una domanda. Perché Costantinopoli dovrebbe fare queste cose, e perché stanno di nuovo sostenendo gli scismatici in Ucraina? La risposta potrebbe essere più basata sulla politica di quanto si pensi.

Il caos tra le due guerre e lo scambio di popolazioni

La prima guerra mondiale non si limitò solo agli imperi austro-ungarico e russo, ma anche all'impero ottomano. Tra la nuova repubblica turca secolare e la Grecia si è avuto un grande scambio di popolazioni e il Patriarcato ecumenico ha perso quasi tutto il suo gregge. [5]

La Turchia non governava più un impero multietnico, in cui il patriarca ecumenico poteva essere usato come figura per unire i sudditi cristiani; La Turchia era ora interessata solo alla costruzione della nazione turca.

Questo porta il Patriarcato ecumenico al suo stato attuale – ha osservato il giornalista Kirill Aleksandrov, "il Fanar ha dovuto cercare urgentemente un fondamento logico per la propria esistenza... Questo è il momento in cui compaiono le prime pretese di dominio su tutto il mondo ortodosso." [6]

Approfittando della caduta dell'Impero russo e della persecuzione della Chiesa russa come discusso sopra, Costantinopoli invadeva il territorio del Patriarcato di Mosca come un corvo nero sul corpo di un cosacco ancora in vita. [7]

Tutto iniziò intorno agli anni '20; mentre la Chiesa russa era indifesa nell'arena del martirio, abbiamo visto l'ascesa di questo "papismo orientale". Durante tutto il caos del XX secolo, quasi tutte le "tendenze liberali" nell'Ortodossia furono promosse da Costantinopoli, per esempio lo scandaloso passaggio al nuovo calendario e l'ecumenismo, specialmente con la Chiesa cattolica.

Non dimentichiamo che fu il patriarca Atenagora di Costantinopoli che per primo incontrò il Papa e "sollevò" gli anatemi contro Roma. E questo è quello che ci porta forse all'aspetto più importante di tutto questo, in questa analisi della politica del Fanar: il loro rapporto con il governo degli Stati Uniti, in particolare, a cominciare dal patriarca Atenagora e dal presidente Truman.

Il Patriarcato ecumenico e il governo degli Stati Uniti

foto: Orthodox History

Il patriarca Atenagora e il presidente Truman

C'è un articolo molto interessante su un blog dell'Arcidiocesi greca d'America, che espone essenzialmente, nelle loro stesse parole, i rapporti tra la diaspora greca, il Patriarcato ecumenico e le alte sfere del potere occidentale nella forma del presidente e del governo degli Stati Uniti.

L'articolo del dott. Alexandros K. Kyrou descrive le relazioni strette e forse la collusione del Patriarcato ecumenico con il governo degli Stati Uniti nell'arena politica. Guardiamo le prime frasi:

Non molto tempo fa, i presidenti americani hanno capito che il sostegno attivo di Washington e la difesa del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli non erano solo coerenti con il principio della libertà religiosa, ma erano anche un'importante risorsa globale per evidenziare e comunicare i valori americani nelle arene gemelle delle relazioni internazionali e della diplomazia delle grandi potenze. La storia che circonda questa visione ufficiale del Patriarcato come partner unico per enfatizzare le idee democratiche all'estero e per avanzare obiettivi umanitari in tutto il mondo, tuttavia, ha largamente eluso la consapevolezza pubblica, e nel mentre è stata costantemente erosa dalla memoria istituzionale dell'élite delle politica estera di questo paese.

Documenti del Dipartimento di Stato recentemente declassificati rivelano una storia affascinante, una narrativa alternativa, dell'interesse americano e del coinvolgimento con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli durante il periodo forse più critico nella storia della politica estera degli Stati Uniti. [8]

All'inizio, può sembrare qualcosa di benigno, dopo tutto, chi non è d'accordo con la libertà religiosa o l'umanitarismo? Ma quando ci si rende conto che Truman fu la prima e unica persona ad usare armi nucleari su altri umani, e che le grandi potenze raramente si preoccupano di qualcosa di più... beh... del potere, si inizia a vedere che queste piacevoli parole sono solo eufemismi.

Chiedete ai cristiani in Medio Oriente, o in Serbia, se è così che la "promozione della democrazia" occidentale li ha aiutati, quando è arrivata sotto forma di "bombardamenti a tappeto per la pace nel mondo". Queste sono tutte scuse per la guerra, pretesti per giustificare giochi politici.

Riguardo al patriarcato che "enfatizza le idee democratiche", ci si chiede dove sia il cristianesimo in tutto questo, quando per la maggior parte della storia, il cristianesimo è andato di pari passo con la monarchia, dove i monarchi erano unti da Dio e da lui installati a governare fin dai tempi biblici.

Nel testo del servizio ecclesiastico del Trionfo dell'Ortodossia, [9] c'è persino un anatema [10] contro "coloro che non credono che i monarchi ortodossi siano messi sul trono (unti) da Dio".

Non si tratta di argomentare a favore o contro la monarchia; ma basti dire che, per la maggior parte della storia, la Chiesa ha benedetto e sostenuto la monarchia.

Da quando "enfatizzare le idee democratiche" è una missione di un patriarcato ortodosso? Perché invece non "preservare la pienezza dell'Ortodossia" o "cercare prima il regno dei cieli"? Sostenere lo scisma non è un buon modo per fare tali cose...

Qual è tutto questo interesse per le ideologie e gli obiettivi politici? Ciò sembra pericolosamente vicino alla teologia della liberazione adottata dalla Chiesa cattolica negli anni '60, il che significava essenzialmente che la Chiesa era più concentrata sulla riparazione della condizione umana sulla terra (caduta), che sul raggiungimento del regno dei cieli.

L'articolo continua spiegando come il presidente Truman avrebbe arruolato il Patriarcato ecumenico perché vedeva "la religione come un potente strumento per minare la fede nel sistema sovietico e per provocarne l'eventuale caduta".

Ancora una volta, una parola chiave qui è strumento; la religione doveva essere usata come strumento. Truman vide il Fanar come un utile alleato, una pedina, nella sua stessa battaglia terrena con l'Unione Sovietica – non una battaglia per la salvezza delle anime, ma per la vittoria dei suoi obiettivi politici.

La "coalizione pan-religiosa" di Truman, che includeva anche il Vaticano, aveva un obiettivo chiave: collocare un cittadino americano sul trono di Costantinopoli, il patriarca Atenagora (Spyrou), lo stesso che avrebbe "sollevato gli anatemi" contro Roma... Tutto questo ecumenismo sta cominciando ad avere una chiara origine e obiettivo ora. Come fu prima con l'Unione fiorentina, questa era un'altra volta in cui Costantinopoli pensava che avrebbe potuto salvarsi attraverso giochi politici con l'Occidente.

Il patriarca Atenagora era in precedenza l'arcivescovo greco del Nord e del Sud America.

Atenagora si adattò confortevolmente alla vita in America, e apparentemente tentò anche di arruolarsi nell'esercito degli Stati Uniti [11] – una scelta un po' una strana per un vescovo ortodosso.

La "sacra vacca" di Truman – Truman propagò l'idea del primato di Costantinopoli?

Truman era così ansioso di mettere un americano sul trono, che non solo mandò Atenagora con la sua "benedizione", ma lo mandò letteralmente a Istanbul sul suo aereo presidenziale, "la sacra vacca". [12] Il dott. Kyrou afferma che questo non fu semplicemente un gesto di rispetto, ma ciò che definisce "un'azione misurata" di un presidente che "vedeva Atenagora e il Patriarcato come partner influenti e cruciali nel promuovere gli interessi internazionali degli Stati Uniti".

L'articolo del dott. Kyrou afferma addirittura che l'elezione di Atenagora a patriarca ecumenico non solo ebbe l'appoggio di Truman, ma secondo nuove prove, il "possibile coinvolgimento dell'amministrazione Truman". [13] Altri articoli sottolineano l'influenza e l'ingerenza degli Stati Uniti negli affari del Patriarcato ecumenico, compresa l'elezione di Atenagora. [14]

L'articolo di Kyrou ammette direttamente che ciò significava che Truman vedeva il Patriarcato ecumenico come una risorsa preziosa in diretto conflitto con la Chiesa russa a beneficio politico dell'Occidente. L'articolo recita:

"[Truman] ... ha deliberatamente enfatizzato lo status ecumenico del Patriarcato di Costantinopoli – come sede patriarcale prima tra eguali, che gode di egida spirituale su tutte le Chiese ortodosse – come mezzo per sventare gli sforzi politicamente guidati da Mosca, di proiettare la Chiesa di Russia come una rivale globale di Costantinopoli..."

Le potenze occidentali erano apparentemente preoccupate che la Russia potesse esercitare influenza sul Medio Oriente, compresa la Turchia, attraverso le popolazioni ortodosse al suo interno. Storicamente, l'Occidente ha visto l'impero ottomano come uno strumento di controllo contro la Russia.

Si prenda come esempio la guerra di Crimea nel XIX secolo, quando la Francia e l'Inghilterra erano preoccupate che la Russia avrebbe sconfitto gli ottomani che avevano torturato i cristiani ortodossi per secoli, e il Medio Oriente si sarebbe rianimato sotto la protezione russa.

Allora, cosa fece l'Occidente? Sostenne l'impero ottomano in una guerra sulla terra russa, uccidendo i russi cristiani a sostegno di un impero musulmano. Ancora una volta, l'Occidente vede la Istanbul islamica come uno strumento controllo contro la Russia cristiana.

Atenagora andò incontro al papa e sollevò gli anatemi contro di lui, e sembra che da questo momento in poi, il Patriarcato ecumenico rimarrà saldamente legato non solo alla diaspora e al governo degli Stati Uniti, ma all'ecumenismo filo-vaticano.

foto: The Pappas Post

L'occupazione occidentale del Patriarcato ecumenico

Nel mondo di oggi, è innegabile che la maggior parte del finanziamento e della popolazione del Patriarcato ecumenico provenga dalle redditizie tenute del Nord America. Per tutti questi motivi, ci sono stati molti articoli che affermano che il patriarca ecumenico è essenzialmente una pedina per quei potenti interessi e "sponsor". Quindi, chi sono gli sponsor del Patriarcato ecumenico?

Ci si può fare un'immagine molto chiara guardando solo uno di loro: Michael Huffington, il fondatore del famoso Huffington Post. In breve, Michael Huffington è un magnate dei media apertamente bisessuale [15], che sostiene il matrimonio gay, così come l'ecumenismo e in particolare l'unione con la Chiesa cattolica, attraverso una sua fondazione con sede in un'università dei gesuiti. [16]

   l'omosessuale Michael Huffington (terzo da sinistra) con i vescovi greci Methodios e il primate arcivescovo Demetrios, e il cardinale cattolico Sean O'Malley all'anniversario dell'intronizzazione di Methodios. Foto: boston.goarch.org

Un'altra potente figura associata è John Podesta, fedele servitore della famiglia Clinton, che può identificarsi come cattolico, [17] ma sua madre era greco-ortodossa. [18] In generale, la relazione del Patriarcato ecumenico con il governo degli Stati Uniti e il movimento ecumenico è sempre stato un problema di cui nessuno vuole discutere.

Un esempio sconcertante è Geoffrey Pyatt, ex ambasciatore statunitense in Ucraina, che si è schierato con Victoria Nuland sul Majdan, sostenendo i violenti ultranazionalisti ucraini, che dopo un viaggio sul Monte Athos ha scritto su Twitter: [19]

"Ho avuto l'onore di incontrare il metropolita Hierotheos di Nafpaktos a Vatopedi. Abbiamo avuto una discussione importante sull'Ortodossia in tutto il mondo e sul sostegno degli Stati Uniti al Patriarcato ecumenico".

Non dimentichiamo che Pyatt è stato l'ambasciatore degli Stati Uniti durante il colpo di stato del Majdan orchestrato dagli Stati Uniti. [20]

Victoria Nuland sul Majdan.  Foto: Sputnik International

Nel caso qualcuno abbia bisogno di un promemoria, il colpo di stato del Majdan è ciò che ha trasformato Kiev e l'Ucraina da un felice normale posto europeo a... beh... questo...

il Majdan (piazza) dell'Indipendenza prima e dopo il colpo di stato appoggiato dall'Occidente.  Foto: Twitter

Questo è essenzialmente il microcosmo di chi finanzia e sostiene il Patriarcato ecumenico (cioè da chi quest'ultimo è completamente dipendente per la sua stessa sopravvivenza), e con questo in mente, non è difficile capire quali programmi sostengano segretamente e perché.

Uno scandalo per appropriazione indebita a New York ha scatenato l'intero conflitto?

È un segreto noto a tutti che c'è stato uno scandalo massiccio, riguardo all'apparente scomparsa di ingenti somme di denaro, circa 10 milioni di dollari [21] dei 37 raccolti per la costruzione di una cattedrale greca a New York.

Michael Huffington ha persino chiesto le dimissioni dell'arcivescovo Demetrios per tutto questo.

La risposta dell'Arcivescovo Demetrios è stata incredibile; ha detto che i donatori "non hanno il diritto di chiedere cosa è successo ai soldi, proprio come lui non chiede loro come hanno fatto i loro soldi". Tutto ciò sembra indicativo di come persone ciniche e politicamente disposte si comportano nella gerarchia dell'Arcidiocesi e nel Patriarcato ecumenico.

In questo eccellente articolo di James George Jatras, ex diplomatico statunitense, lo scorso luglio il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti è venuto a conoscenza della misteriosa scomparsa di questi fondi.

Mentre le autorità stanno attualmente indagando sulla situazione, è asserito, ed è abbastanza plausibile, che qualcuno dai più alti vertici del potere americano ha stipulato con il Patriarcato ecumenico un accordo segreto in questo caso scandaloso: "Noi taceremo la vostra fonte di reddito primaria, ma voi dovete in cambio creare una crisi nella Chiesa russa sostenendo gli scismatici ucraini".

Come con tutto questo, bisogna leggere tra le righe e collegare i punti, ma guardando alla storia della prigionia di Costantinopoli di fronte ai capricci politici delle potenze straniere, e specialmente al suo rapporto con gli Stati Uniti nel XX secolo, questo non è solo possibile: è plausibile.

Padre Seraphim Gan ha osservato che sembra che Costantinopoli non sia libera nelle sue azioni, ma piuttosto sotto l'influenza di poteri non cristiani.

Il metropolita Jonah, un vescovo della ROCOR ed ex primate della Chiesa Ortodossa in America, ha scritto in questo fantastico articolo [leggermente modificato in questo contesto]:

"E così il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e le altre agenzie sostengono un ciarlatano privo di grazia e legittimamente spretato che si veste da patriarca [Filaret] e che sta manipolando lui stesso il patetico [presidente ucraino] Poroshenko, per sua ambizione personale. Hanno ricattato l'anziano Patriarca ecumenico [Bartolomeo], usando come pretesto la scomparsa di fondi dall'Arcidiocesi [greco-]americana, e poi lo hanno corrotto. Per giustificarsi, questi ha affermato un'interpretazione della propria giurisdizione che è respinta dal resto delle Chiese ortodosse".

Conclusione: Costantinopoli è diventata uno strumento per la politica occidentale

Un semplice quadro storico diventa ovvio:

  • Costantinopoli è stata una città di grandi patriarchi, ma anche di grandi eretici come Nestorio stesso.
  • Poco prima della caduta di Costantinopoli, questi sono quasi entrati in unione con Roma.
  • Dopo la caduta del 1453, il Patriarcato è stato completamente in balia dei turchi.
  • Dopo la prima guerra mondiale, Costantinopoli ha perso quasi tutto il suo gregge; in quel momento ha causato il conflitto del calendario e ha sostenuto lo scisma riformista bolscevico. Nel XX secolo è emersa una tendenza liberale.
  • Negli anni '50, Atenagora, un forte alleato del presidente americano Truman, diventa patriarca. Atenagora diventa il primo patriarca a incontrare il papa. Atenagora guida il Patriarcato ecumenico a svolgere un ruolo importante nel promuovere la politica estera degli Stati Uniti nei paesi ortodossi e contro Mosca.
  • Nel 1971, viene chiuso il seminario di Halki; il futuro del Patriarcato è messo in discussione.
  • Fino al 2018, il patriarca di Costantinopoli si è riunito e ha pregato con il papa numerose volte, e ha rotto la tradizione permettendo ai sacerdoti di risposarsi. Il Patriarcato è ancora più debole e più piccolo.
  • Nel luglio 2018, il governo degli Stati Uniti avrebbe esercitato pressioni sul Patriarcato tramite la loro principale fonte di finanziamento in relazione allo scandalo dell'Arcidiocesi greca d'America.
  • Nel settembre del 2018, Costantinopoli invade il territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina e del Patriarcato di Mosca.

Notate la tendenza: più Costantinopoli si avvicina alle potenze politiche straniere, per esempio, l'Impero Ottomano o gli Stati Uniti, più la sua pratica si allontana dall'Ortodossia. Più Costantinopoli si indebolisce nel corso della storia, più si inclina fortemente verso l'influenza occidentale.

Costantinopoli è diventata uno strumento per le potenze occidentali, che molto probabilmente hanno iniziato questo pasticcio in Ucraina per loro volere. Si deve solo guardare al modo illogico in cui è stato pianificato questo movimento d'autocefalia. Il patriarca Bartolomeo non è un uomo privo d'intelligenza; per quanto accecato da delusioni papali, doveva sapere che questo non avrebbe funzionato.

Finora, nessuna singola Chiesa locale ha sostenuto Costantinopoli o gli scismatici, molte chiese e vescovi hanno parlato contro le azioni di Costantinopoli. Uno dei più famosi vescovi di lingua inglese, lo stimato metropolita Kallistos (Ware), vescovo dello stesso Patriarcato ecumenico, ha detto:

"Con tutto il dovuto rispetto per il mio patriarca, sono costretto a dire che sono d'accordo con l'opinione espressa dal Patriarcato di Mosca, che l'Ucraina appartiene alla Chiesa russa".

Costantinopoli pochi mesi prima sostiene la Chiesa canonica, e poi fa un'inversione di tendenza di 180 gradi, inizia a propagare una grandeur papale, invadendo il territorio canonico del più grande patriarcato ortodosso del mondo, e dichiara di poter concedere e revocare l'autocefalia.

Tutto ciò sembra pianificato da persone che non capiscono come funziona la Chiesa ortodossa o ciò che è all'interno delle competenze dei patriarchi ecumenici, ma che desiderano semplicemente creare problemi all'Ortodossia e alla Russia in particolare...

Sembra che mentre è occupata e in balia di poteri politici stranieri, sia impossibile per Costantinopoli prendere decisioni per il bene del resto del mondo ortodosso. Mentre l'Ortodossia non avrà alcuna figura papale suprema – solo Cristo è il capo della Chiesa – se ci sarà un primo tra uguali – forse questi dovrebbe dimorare in una potenza ortodossa abbastanza forte da preservare la propria sovranità.

Note

[1] Fonte

[2] https://www.youtube.com/watch?v=gGN3pz0oKuo

[3] Leggermente adattato dalla novella “Taras Bul'ba” di Nikolaj Gogol', capitolo 4.

[4] http://orthochristian.com/116154.html

[5] http://orthochristian.com/115911.html

[6] Ibid.

[7] Ibid.

[8] Fonte

[9] La prima domenica della Grande Quaresima.

[10] Помышляющим, яко православнии Государи возводятся на престолы не по особливому о них Божию благоволению и при помазании на царство дарования Духа Святаго к прохождению великого сего звания на них не изливаются; и тако дерзающим против их на бунт и измену: анафема.

[11] Fonte

[12] Fonte

[13] Fonte

[14] https://orthodoxsynaxis.org/2018/10/03/preserving-orthodox-unity/

[15] https://youtu.be/xmawWi4i-7k?t=98

[16] http://orthochristian.com/115911.html

[17] Fonte

[18] Fonte

[19] http://orthochristian.com/115911.html

[20] Fonte

[21] Fonte

 
Poroshenko partecipa a una concelebrazione tra Costantinopoli e gli uniati nel New Jersey

foto: Facebook

Il presidente ucraino Petro Poroshenko, in una visita di lavoro negli Stati Uniti, ha partecipato ieri a un servizio commemorativo per gli eroi della centuria celeste nella chiesa commemorativa di sant'Andrea della Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti, una giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, a South Bound Brook, nel New Jersey, come riporta il sito ufficiale del presidente dell'Ucraina.

Poroshenko ha anche trasmesso il servizio in diretta sulla sua pagina Facebook.

Il sito del presidente riporta che la panichida è stata servita dal metropolita Antonij, il primate della Chiesa ortodossa ucraina negli Stati Uniti, e dall'arcivescovo Daniil, sebbene l'arcivescovo Daniil non sia visibile in nessuna delle foto del video. L'articolo non menziona che era presente anche il vescovo Paul P. Chomnycky di Stamford, nel Connecticut, della Chiesa cattolica uniate in America.

Inoltre, come si può vedere nel video sulla pagina di Poroshenko, il vescovo uniate non solo ha partecipato, ma era in paramento e ha concelebrato la panichida con i vescovi ortodossi.

Poroshenko ha parlato dopo la panichida, notando che aveva iniziato la giornata parlando a nome dell'Ucraina in un dibattito dell'ONU sulla situazione nei "territori occupati" in Ucraina.

Il capo dello stato ha anche approfittato dell'occasione di un servizio funebre per condividere le sue opinioni sulla Russia, dicendo che l'Ucraina è unita "nonostante tutti i tentativi di Putin di dividerci, minare la stabilità dall'interno, destabilizzare, diffondere bugie e seminare odio nei cuori degli ucraini... Ecco perché gli ucraini sono forti ora, ecco perché il mondo intero ci sostiene".

Lo stesso Poroshenko è noto per comunicarsi liberamente presso il clero scismatico ortodosso o uniate, e i vescovi ortodossi ucraini sotto Costantinopoli concelebrano spesso con i vescovi uniati. Per fare solo pochi esempi, nel 2018 si è tenuto un requiem congiunto ortodosso-uniate per le vittime dell'Holodomor, i vescovi ortodossi e uniati hanno benedetto insieme la pietra angolare di un nuovo memoriale dell'Holodomor a Washington, nel 2013, e i vescovi ortodossi e uniati hanno concelebrato panichide alla Chiesa di san Demetrio a Etobicoke, Ontario, Canada, nel 2014 e nel 2016.

 
Sull’obbedienza del prosfornik

Nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”, presentiamo, dal portale Pravoslavie.ruil testo russo e la traduzione italiana dell’intervista all’igumeno Kiprian (Parts), che ha il compito di preparare le prosfore, o pani d’altare, al monastero Sretenskij di Mosca. L’intervista è ricca di dettagli sull’arte della preparazione dei pani della comunione, e di come questo lavoro possa essere un’offerta di santificazione.

 
Russia – Ucraina – Bielorussia: un unico spazio spirituale

Intervento del metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, alla conferenza Russia – Ucraina – Bielorussia: uno spazio di civiltà comune? (Friburgo, Svizzera, 1 giugno 2019).

Russia, Ucraina e Bielorussia costituiscono un unico spazio spirituale nella cornice della Chiesa ortodossa russa. Questo spazio si è formato nell'arco di mille anni, durante i quali i confini nazionali sono apparsi, sono scomparsi e sono stati spostati molte volte, ma la comunanza spirituale è rimasta intatta nonostante i numerosi sforzi esterni volti a distruggere quest'unità. Ne è testimone la storia millenaria della Chiesa ortodossa russa.

Già nel X secolo i dittici della Chiesa di Costantinopoli menzionano per primi la metropolia della Rus'. Inizialmente il titolo del suo capo non prevedeva la denominazione di una città, ma era solo τῆς Ῥωσίας , cioè "della Rus'." [1] Quando il principe Vladimir Svjatoslavovich e dopo di lui l'intera Rus' abbracciarono il cristianesimo, l'Ortodossia divenne il principale perno spirituale e morale per tutti i gruppi etnici slavi orientali che presto apparvero in questi territori. Quel momento segnò l'inizio della storia della "santa Rus'," un fenomeno storico che doveva la sua esistenza al potente ruolo unificante della Chiesa russa nei vasti territori della Grande Rus', della Piccola Rus' e della Rus' Bianca, nonché in altri territori che in diversi tempi sono stati nella sfera della sua influenza. "All'inizio di ogni nazione, di ogni nazionalità, un'idea morale ha sempre preceduto l'ascesa della nazionalità, perché era l'idea che l'ha creata," [2] scrisse Fëdor Dostoevskij. Tale idea per i popoli della santa Rus' fu l'Ortodossia.

Nel corso della sua storia, la Chiesa russa ha attraversato molte prove, ma è riuscita a preservare la propria unità. Durante le faide intestine tra i principati, la Chiesa riconciliava le parti in conflitto. Il momento più difficile di quel periodo fu, forse, quando a metà del XII secolo il gran principe Izjaslav Mstislavich organizzò a Kiev la nomina del metropolita Kliment Smoljatich senza ottenere l'approvazione del patriarca di Costantinopoli, cosa che significava, in realtà, la dichiarazione da parte della Rus' della sua indipendenza ecclesiastica e la sua volontà di separazione dalla sua Chiesa madre. I sentimenti separatisti del principe di Kiev influenzarono il principe del nord-est della Rus', Andrej Bogoljubskij, che fece appello al patriarca di Costantinopoli con una richiesta di accordargli un metropolita separato. Però, fu la Chiesa di Costantinopoli a difendere l'unità della metropolia russa nel XII secolo. Il patriarca Luka Chrysoverges aggiunse la parola "Tutta" al vecchio titolo del metropolita di Kiev – τῆς πάσης Ῥωσίας –"di Tutta la Rus' " – per sottolineare l'indivisibilità della Chiesa russa. [3]

Durante il giogo tartaro la Chiesa russa si trovò di fronte al compito di unificare e rafforzare le terre russe. Dopo la caduta nell'unia nel 1439 del patriarca Metrophanes II di Costantinopoli e del metropolita Isidor di Tutta la Rus', che divenne un cardinale cattolico romano, la Chiesa russa unita fu costretta a eleggere il suo primate – san Giona, che aveva già ricevuto una benedizione del primo patriarca non uniate di Costantinopoli, Iosif. E tale "autocefalia" fu infine accettata dalla Chiesa di Costantinopoli risorta dall'unia. Così, nel 1561, san Macario diventò "esarca patriarcale" e per conto del patriarca e in conformità con i poteri da lui conferiti, eseguì la cerimonia di incoronazione di Ivan il Terribile. [4] L'atto finale di riconoscimento della Chiesa russa indipendente è stato l'adozione di documenti che istituiscono un patriarcato in Russia: l'atto costitutivo del 1589, la lettera conciliare della Chiesa di Costantinopoli del 1590 e l'atto conciliare del Gran Concilio di Costantinopoli del 1593. Il quest'ultimo documento stabilisce che tutte le diocesi russe sono subordinate alla sede di Mosca, il che non suggerisce alcun'idea di divisione della Chiesa di tutta la Rus' in parti separate.

Mentre nuove terre venivano incorporate nello stato russo, la Chiesa attraverso la sua missione si apriva a nuovi gruppi etnici, compresi gli abitanti indigeni della Siberia, l'estremo nord, l'estremo oriente, l'Alaska, il Giappone e la Cina, nella sfera della sua influenza spirituale.

L'Ortodossia si trovò in una situazione molto difficile nei territori dell'attuale Lituania e Bielorussia dopo che l'unione di Brest con Roma fu firmata alla fine del XVI secolo. Le autorità statali della Confederazione polacco-lituana presero gli iniziatori dell'Unia sotto la loro ala. Iniziarono le persecuzioni contro i cristiani ortodossi come ribelli alla volontà del monarca polacco e lituano. Per quasi tre secoli la popolazione ortodossa fu sottoposta a prove e oppressioni, l'Ortodossia fu considerata una confessione illegale e perseguitata dalle autorità. Ai cristiani ortodossi non fu permesso di avere posti nei governi cittadini; subivano ostacoli nel commercio e nell'artigianato; i servi della gleba furono costretti ad accettare l'unia. I sacerdoti che si rifiutarono di riconoscerla furono espulsi e sostituiti dagli Uniati. La graduale liquidazione dell'unione di Brest fu resa possibile solo nel tardo XVII secolo dopo la riunificazione delle parti occidentale (kievana, con centro formale a Costantinopoli) e orientale (Mosca) della Chiesa russa, la cui idea di spartizione era emersa nel XV secolo.

Tuttavia, è stato il XX secolo che è stato il periodo più duro e più tragico per la Chiesa russa e per tutti i popoli della santa Rus', e che ha apportato enormi cambiamenti, come guerre mondiali, cadute di imperi, crollo dell'URSS, conflitti inter-etnici e scontri civili. La Chiesa universale non aveva conosciuto persecuzioni incessanti su larga scala come quelle che colpirono la Chiesa dopo la rivoluzione di ottobre del 1917. Oltre cento milioni di fedeli ortodossi – russi, ucraini, bielorussi e rappresentanti di molti altri gruppi etnici – furono sottoposti a oppressioni, tormenti, torture ed esecuzioni. Decine di migliaia divennero martiri e confessori della fede. Le persecuzioni e le oppressioni dei credenti continuarono per settant'anni.

I segni di crisi nella vita dell'Unione Sovietica erano in costante aumento alla fine degli anni '80. Il fatto che il partito comunista stesse perdendo il controllo del paese divenne sempre più ovvio, in primo luogo per l'élite dominante e poi per la gente comune. Il 17 marzo 1991 fu condotto il referendum in tutta l'unione, l'unico nella storia dell'URSS, che chiedeva se preservare lo stato unito o no. La maggioranza dei cittadini dell'Unione Sovietica votò a favore della sua conservazione. Tuttavia, l'8 dicembre 1991, i leader di tre repubbliche dell'URSS – Ucraina, Bielorussia e Federazione Russa - firmarono i cosiddetti "accordi di Belovezha", che istituirono la Comunità degli Stati Indipendenti.

Qual è la posizione della Chiesa nei confronti di questi processi centrifughi? Da un lato, la caduta del regime ateo è stata accolta favorevolmente, poiché ha segnato la fine di anni di persecuzioni e discriminazioni contro i credenti, di sradicamento dalla coscienza della gente di qualsiasi richiamo a Cristo, al Vangelo, alla Chiesa. La libertà religiosa ha permesso alla nostra Chiesa di liberarsi: la rinascita della vita ecclesiastica è iniziata in tutte le sfere; migliaia di chiese e centinaia di monasteri sono stati restaurati o ricostruiti di nuovo. La Chiesa ha iniziato a svolgere attivamente la sua missione di illuminazione spirituale e sviluppare l'educazione teologica e le attività missionarie. I sacerdoti hanno avuto accesso ai pazienti negli ospedali, ai militari e ai prigionieri, a cui hanno potuto fornire aiuto e sostegno spirituale. La nostra Chiesa è entrata in dialogo con la società su questioni come valori e moralità, diritti umani, libertà e dignità. È iniziata una nuova era di relazioni con lo stato. In queste relazioni la Chiesa si concentra su un dialogo costruttivo, basandosi su due principi fondamentali: mutua non interferenza nei reciproci interessi e cooperazione nelle sfere, in cui tale cooperazione può essere utile per le persone.

D'altra parte, la disintegrazione dello stato unito e la creazione di un certo numero di paesi indipendenti con le loro opinioni sullo sviluppo futuro hanno causato numerose divisioni che hanno colpito non solo i territori, ma anche le persone, le loro famiglie. Sono scoppiati conflitti interetnici e interreligiosi nelle giovani repubbliche e nella stessa Russia: Nagorno-Karabakh, scontri armati in Transnistria, conflitti georgiano-abkhazo e osseto-georgiano, guerra civile in Tagikistan, due guerre cecene in Russia, ecc.

Tra le conseguenze del crollo del grande paese ci sono state le interruzioni dei legami culturali e sociali, il declino delle attività economiche, l'impoverimento della popolazione, il degrado delle istituzioni educative, legali e culturali. La qualità dell'assistenza sanitaria è peggiorata in modo catastrofico e il tasso di natalità è diminuito drasticamente. Molte persone che erano nate e cresciute nell'era dell'economia pianificata sono state trascurate e costrette ai margini della vita sociale.

Tale situazione drammatica è stata causata, secondo sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus', tra le altre cose, "dal decadimento della coscienza nazionale, dall'orgoglio nazionale, dall'incapacità di comprendere la storia in tutta la sua complessità e di realizzare un'immensa importanza della comunanza storica delle persone per la loro prosperità materiale e spirituale". [5]

Per misericordia di Dio, la disintegrazione dell'Unione Sovietica non ha portato alla disintegrazione della nostra Chiesa, che ora, proprio come centinaia di anni fa, svolge la sua missione nelle terre della sua presenza storica.

L'unità della Chiesa russa è l'aspetto più importante della comunanza spirituale e culturale delle nazioni slave nei paesi post-sovietici – di russi, ucraini e bielorussi. L'ignoranza di questo fatto storico e, inoltre, i tentativi di distruggere questa unità, così come l'interferenza delle autorità e dei politici negli affari ecclesiastici al fine di ottenere benefici momentanei, sono un crimine contro questa generazione e quelle future.

Questi tentativi hanno suscitato una grande preoccupazione nella nostra Chiesa. Il 22 ottobre 1991, il Santo Sinodo ha concluso che un cambiamento dei confini nazionali risultante dalla disintegrazione dell'Unione Sovietica non dovrebbe comportare un cambiamento nella struttura della Chiesa russa o l'autocefalizzazione di nessuna delle sue parti. "Gli attuali sviluppi", si legge nella dichiarazione, "ci ricordano in una certa misura ciò che seguì il febbraio del 1917. A quel tempo, la disintegrazione dell'Impero Russo e la formazione di stati nel suo territorio che dichiararono la loro indipendenza diedero causa a problemi ecclesiastici... E di tanto in tanto si sentono le voci di laicisti, che sono pronti a vedere nel fatto stesso dell'esistenza del Patriarcato di Mosca una certa "struttura ultima imperiale" e a incoraggiare in tutti i modi possibili la crescita degli umori separatisti con l'idea di provocare uno scisma pernicioso tra le Chiese... secondo la pratica canonica esistente nella Chiesa ortodossa, le diocesi e le loro unioni all'interno dei patriarcati sono autorizzate ad avere indipendenza interna e autogoverno. Un patriarcato non ostacola l'indipendenza delle sue entità ecclesiali costituenti, ma piuttosto serve la loro unità e comunione. I confini di un patriarcato non coincidono necessariamente con i confini nazionali... Un patriarcato non è una nozione politica o nazionale o addirittura geografica. [6]

In Ucraina, i processi politici legati alla formazione di uno stato indipendente sono diventati una grande prova per l'unità della Chiesa ortodossa russa. Le autorità statali di questo paese hanno provocato e sostenuto uno scisma nell'Ortodossia ucraina, che rimane una piaga aperta sul corpo della nostra Chiesa.

Rappresentanti della vecchia élite, ancora sovietica, che si sono trovati da un giorno all'altro a capo di un nuovo stato e hanno cercato di mantenere il loro potere, hanno avuto un forte bisogno di sostegno per fare affidamento su quella situazione. Hanno trovato un tale sostegno nella persona delle forze nazionaliste che hanno dichiarato la costruzione di un'Ucraina sovrana come impossibile senza la creazione di una Chiesa ucraina indipendente completamente strappata dal Patriarcato di Mosca. La richiesta di autocefalia, cioè di piena indipendenza ecclesiastica, che fu formulata per la prima volta nell'ambiente nazionalista e subito dopo raccolta dalle autorità del paese, era incarnata nello slogan "Chiesa indipendente allo stato indipendente". Questo slogan, che fin dall'inizio era esplicitamente politico, ha una base molto debole nel diritto canonico. Nella tradizione ortodossa, i confini di una Chiesa autocefala non coincidono sempre con i confini nazionali. Per esempio, la Chiesa ortodossa di Gerusalemme unisce Israele, Palestina e Giordania, oltre a una parte dell'Egitto – la penisola del Sinai. La giurisdizione del Patriarcato di Alessandria abbraccia 54 paesi sul continente africano.

Va sottolineato che anche prima che fosse dichiarata l'indipendenza dell'Ucraina, la Chiesa ortodossa russa nell'ottobre 1990 ha concesso l'indipendenza di governo alla Chiesa ortodossa ucraina. Lo status, che la Chiesa ucraina ha ricevuto in quel momento e di cui gode fino a oggi, prevede la piena indipendenza in tutti i suoi affari interni, compresa l'elezione e la consacrazione dei vescovi, l'istituzione e l'abolizione delle diocesi, la canonizzazione dei santi e molte altre cose. Allo stesso tempo, secondo questo status, la Chiesa autogovernata in Ucraina preserva l'unità spirituale con il Patriarcato di Mosca. Ma anche questa unità con la Chiesa russa, che non presuppone alcuna amministrazione da parte di Mosca, è stata respinta da gruppi nazionalisti non numerosi ma molto attivi. Dopo aver adottato la loro retorica, le autorità ucraine si sono fissate il compito di ottenere l'autocefalia per la Chiesa ucraina.

L'attuazione di questo piano non è sembrata facile in una situazione in cui la maggioranza dell'episcopato, del clero e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina non supportava l'idea dell'autocefalia. Tuttavia, le autorità del paese hanno presto trovato un alleato nella persona del metropolita Filaret (Denisenko) di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Per il metropolita Filaret, la prospettiva di diventare il capo di una Chiesa autocefala era attraente per almeno due ragioni. Primo, veniva incontro alle sue ambizioni di potere da quando, come locum tenens del trono patriarcale e uno dei candidati più in vista nelle elezioni patriarcali del 1990, non era comunque riuscito a diventare primate della Chiesa russa a causa del minor numero di voti a suo favore. Allo stesso tempo, Filaret era consapevole della sua situazione traballante in quanto molti vescovi e sacerdoti ucraini erano insoddisfatti del suo modo dittatoriale di governare, e c'erano anche molti che avevano sentito parlare della vita privata del metropolita di Kiev, incompatibile con i voti monastici. Lo status di primate di una Chiesa ucraina autocefala fu visto da Filaret come una garanzia di immunità e di governo per tutta la vita e gli diede la speranza di diventare alla fine patriarca, anche se non di Mosca, ma di Kiev.

Tuttavia, nonostante la potente pressione delle autorità statali e del metropolita Filaret, i tentativi di quest'ultimo di vincere l'episcopato ucraino alla fine fallirono. Nel 1992, al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa, la maggioranza dei vescovi ucraini non solo parlò contro l'autocefalia della Chiesa ucraina, ma arrivò anche ad accusare il metropolita di Kiev. Nello stesso Concilio, Filaret giurò sulla croce e sul Vangelo di lasciare la carica di primate e di convocare un Concilio a Kiev per eleggere un nuovo capo della Chiesa ortodossa ucraina. Tuttavia, al suo ritorno in Ucraina, rinnegò le sue stesse parole e dichiarò che non avrebbe mai lasciato la sede di Kiev.

Nella conseguente situazione critica, i vescovi ucraini elessero un nuovo primate della Chiesa ucraina, il metropolita Vladimir di Rostov e Novocherkassk, ucraino di nascita. Poco dopo, il metropolita Filaret si unì a piccoli gruppi scismatici e dopo un po' giunse a capo di uno di loro e arbitrariamente si appropriò del titolo di "patriarca". Per la sua deviazione in uno scisma fu deposto e in seguito, quando insistette nella sua attività scismatica, fu scomunicato. Così lo scisma fu reso formale e dal momento della sua creazione godette di ogni tipo di sostegno da parte delle autorità statali e della protezione da parte delle forze nazionalistiche, incluse quelle estremiste. Allo stesso tempo, una stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi in Ucraina è rimasta fedele alla Chiesa ortodossa ucraina canonica.

La deposizione di Filaret da parte della Chiesa ortodossa russa è stata riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse locali incluso, in forma scritta, il Patriarcato di Costantinopoli. Ancora nel 2016, durante la Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse a Chambésy, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha accolto il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, succeduto al compianto metropolita Vladimir, "come l'unico capo canonico dei fedeli ortodossi in Ucraina, con tutti i vescovi a lui subordinati". Alla stessa Sinassi, il patriarca Bartolomeo promise di non intraprendere alcuna azione unilaterale legata alla legalizzazione dello scisma in Ucraina o alla concessione di un'autocefalia a tale scisma. Purtroppo, meno di due anni dopo, il patriarca Bartolomeo ha fatto esattamente ciò che aveva promesso di non fare.

Nell'ottobre 2018, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha preso un numero intero di decisioni unilaterali riguardanti la vita della chiesa in Ucraina. In particolare, ha "revocato" la Gramota del patriarca Dionysios di Costantinopoli del 1686 sul trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Ha anche preso una decisione "sulla restaurazione nei ranghi" di Filaret Denisenko e del leader di un gruppo scismatico ancor meno rappresentativo, Makarij Maletich. Allo stesso tempo, tutte le consacrazioni e i riti amministrati da queste persone sono stati riconosciuti come validi. Il 15 dicembre, presieduto da un vescovo della Chiesa di Costantinopoli e dal presidente Petro Poroshenko, si è tenuto a Kiev il cosiddetto "concilio d'unificazione", in cui i due gruppi scismatici ucraini capeggiati da Filaret e Makarij sono stati riuniti in uno. Il capo della nuova struttura è stato eletto e riconosciuto immediatamente dal Patriarcato di Costantinopoli come canonico "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina". Tutto ciò è stato fatto con totale disprezzo per la Chiesa ortodossa ucraina, che sin dall'inizio ha dichiarato il suo non riconoscimento di tutte queste azioni. Su 90 vescovi della Chiesa ucraina, solo due hanno deciso di unirsi alla struttura scismatica di recente creazione. Infine, il 6 gennaio 2019, il patriarca Bartolomeo ha concesso al capo di questa struttura il cosiddetto tomos d'autocefalia.

Dal punto di vista dei canoni della Chiesa ortodossa, tutte queste azioni sono illegali e invalide. Il Patriarcato di Costantinopoli è entrato in comunione eucaristica con scismatici che non hanno una successione apostolica. Per quanto la riguarda, la nostra Chiesa, ha riconosciuto l'impossibilità di continuare la comunione ecclesiastica con la Chiesa di Costantinopoli.

È impossibile trovare spiegazioni per le azioni della Chiesa di Costantinopoli nel diritto canonico ortodosso. Queste rappresentano una palese e grossolana violazione dei canoni della Chiesa, dell'ecclesiologia ortodossa e delle basi stesse delle relazioni tra le Chiese. Allo stesso tempo, non si può non notare la presenza di un fattore non ecclesiastico nella decisione presa al Fanar. Nessuno ha cercato e cerca di nascondere il ruolo eccezionale svolto dall'ex presidente dell'Ucraina nel concedere il "Tomos d'autocefalia". Proprio come negli anni '90, l'interferenza dei politici e delle autorità secolari nella vita ecclesiale non solo non è riuscita a unire l'Ortodossia in Ucraina ma, al contrario, non ha fatto altro che infliggerle una nuova ferita. Una traccia politica così visibile nel problema dell'autocefalia ucraina dichiude leggermente la cortina dei veri motivi per le decisioni prese dal patriarca di Costantinopoli. È impossibile credere che questi motivi siano limitati a soddisfare la richiesta di una presunta maggioranza dei fedeli ortodossi in Ucraina di concedere un'autocefalia. È stato perseguito un obiettivo diverso: spezzare l'unità spirituale di Russia e Ucraina, come dichiarato apertamente dai più alti rappresentanti delle autorità ucraine.

La speranza del Patriarca Bartolomeo che tutti i credenti ortodossi in Ucraina, che presumibilmente non vogliono essere in comunione con il Patriarcato di Mosca, si unissero alla prima occasione a questa "Chiesa autocefala" da lui creata, è fallita. Lo scisma nell'Ortodossia ucraina non è stato guarito, ma ancor più approfondito.

Fino a oggi, nessuna delle Chiese ortodosse locali, con l'eccezione di Costantinopoli, ha riconosciuto la struttura scismatica unificata o è entrata in comunione con essa. Inoltre, un certo numero di Chiese ha ufficialmente e pubblicamente dichiarato il proprio disaccordo con le azioni di Costantinopoli. Ci sono buone ragioni per questo:

- In primo luogo, sappiamo tutti che la Chiesa ortodossa ucraina unisce la maggioranza dei fedeli ortodossi in Ucraina. Conta più di 12 mila parrocchie, oltre 200 monasteri e milioni di membri.

- In secondo luogo, la Chiesa ortodossa ucraina è una Chiesa nazionale con il suo centro a Kiev. È collegata con il Patriarcato di Mosca da un'unità spirituale che risale ai tempi della Rus' di Kiev, ma non ha dipendenza né amministrativa, né finanziaria da Mosca.

- In terzo luogo, le comunità legalizzate da Costantinopoli, che hanno costituito la nuova "chiesa", sono assolutamente non canoniche: la loro gerarchia risale a individui che sono stati anatematizzati o che non avevano successione apostolica.

- In quarto luogo, la struttura di nuova istituzione è un'idra a due teste senza precedenti che ha due leader con quasi lo stesso titolo, che litigano e competono tra loro. Uno è chiamato "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina", mentre l'altro porta il titolo di "patriarca di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina". Recentemente è scoppiato tra di loro un conflitto piuttosto atteso, che probabilmente porterà a un nuovo scisma all'interno di uno scisma.

- In quinto luogo , gli scismatici riconosciuti da Costantinopoli dimostrano l'incapacità e la riluttanza a seguire la lettera del loro "Tomos" d'autocefalia, e le loro decisioni sono incoerenti. Per esempio, secondo il "Tomos", le parrocchie al di fuori dell'Ucraina non appartengono alla nuova "chiesa" e quindi dovrebbero essere trasferite al Patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia, il falso patriarca Filaret Denisenko le ritiene ancora subordinate a lui.

- In sesto luogo, il trasferimento di comunità a questa nuova "chiesa" viene effettuato per mezzo di sequestri illeciti di edifici ecclesiastici della Chiesa canonica. Il clero della chiesa canonica è sistematicamente sottoposto alla pressione illegale dello stato.

La legalizzazione degli scismatici ucraini da parte del Patriarca di Costantinopoli e il suo completo disprezzo per la canonica Chiesa ucraina al tempo in cui i suoi vescovi, clero e laici sono apertamente perseguitati, significa che si è schierato dalla parte dei persecutori della Chiesa. Inoltre, le azioni di Costantinopoli non hanno fatto che aggravare ulteriormente le sofferenze dei fedeli ortodossi in Ucraina.

Un certo numero di vescovi e sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina canonica ha dovuto fare visita al servizio di sicurezza dell'Ucraina per cosiddette "conversazioni" e interrogatori. In casi criminali iniziati artificialmente, sono stati sospettati di commettere "alto tradimento" e "incitamento all'odio religioso". Ci sono stati casi in cui chierici con cittadinanza ucraina sono stati ostacolati mentre attraversavano il confine di stato dell'Ucraina. Sono anche stati detenuti sotto vari pretesti e sottoposti a ricerche umilianti eseguite nelle chiese, nelle istituzioni ecclesiastiche e nei loro luoghi di residenza.

Il vescovo Gideon di Makarov è stato privato della cittadinanza ucraina a causa di un viaggio negli Stati Uniti e del suo incontro con un gruppo di membri del Congresso degli Stati Uniti, a cui, come ha suggerito il servizio di sicurezza dell'Ucraina, il vescovo avrebbe potuto presentare la verità sulle violazioni della libertà religiosi che vi si commettevano.

Alcuni vescovi sono stati sequestrati dal servizio di sicurezza dell'Ucraina e trasportati con forza a Kiev, dove sono stati invitati a dare il proprio consenso a partecipare al già citato "concilio d'unificazione", il 15 dicembre 2018. I sacerdoti della Chiesa canonica sono costretti a svolgere i loro doveri pastorali in una pesante atmosfera di sorveglianza, mentre vivono sotto minacce di detenzione e arresti domiciliari, interrogatori e perquisizioni.

Nel tentativo di trovare il materiale accusatorio e provocare una protesta pubblica negativa, il Ministero della Cultura ucraino ha intrapreso controlli indicativi sulla conservazione dei beni culturali presso la Lavra delle Grotte di Kiev (per la prima volta in 30 anni) e la Lavra di Pochaev.

I media statali hanno lanciato una massiccia campagna per screditare la Chiesa ortodossa ucraina canonica, che è stata accusata ingiustamente di sostenere segretamente i "separatisti", organizzando presunte armerie nelle chiese e rifiutandosi di condurre servizi di sepoltura per i soldati ucraini defunti. In varie regioni sono stati distribuiti volantini di contenuto estremista che chiedevano la distruzione della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Durante il tour pre-elettorale nel gennaio-marzo 2019, Petro Poroshenko ha fatto sistematicamente attacchi grossolani e diffamatori alla Chiesa canonica. È stato imitato da altri politici, per esempio il presidente della Rada Suprema Andrej Parubij e il deputato del parlamento Dmitrij Jarosh, che ha dichiarato che i vescovi della Chiesa canonica "non sono servitori di Dio, ma una rete di agenti dell'FSB e di Putin", e che "cacciare quei sacerdoti moscoviti che servono fedelmente Putin e il patriarca Kirill è cosa gradita a Dio e alla nostra patria".

La campagna di disinformazione sostenuta dallo stato contro la Chiesa ortodossa ucraina ha provocato un'ondata di attacchi alle sue chiese e santuari: ci sono stati dozzine di atti di vandalismo, furto e incendio doloso. Al di fuori della zona di conflitto armato, nel territorio controllato da Kiev, almeno 81 chiese sono state danneggiate negli anni 2016-2018. Alla fine del 2018 e all'inizio del 2019, questa lista è stata completata dall'incendio delle chiese a Rzhishchev e Krivoj Rog e da un attacco a una chiesa nella stessa Kiev.

Sono ancora in corso minacce di conquistare i più grandi monasteri della Chiesa ortodossa ucraina. Lo stato ha preso misure per cambiare lo stato degli edifici della Lavra della Dormizione a Pochaev, in modo che possa essere trasferita a un'altra organizzazione religiosa.

Su iniziativa del Ministero della Cultura, la Rada Suprema ha adottato leggi discriminatorie contro la Chiesa canonica.

Il 20 dicembre 2018 è stata approvata una legge per cambiare il nome delle organizzazioni religiose  "che sono parte della struttura di un'organizzazione religiosa, il cui centro amministrativo è al di fuori del'Ucraina – nello stato che, come riconosciuto dalla legge, ha commesso aggressione militare contro l'Ucraina e/o occupa temporaneamente una parte del territorio dell'Ucraina". La legge è diretta contro la Chiesa ortodossa ucraina, vietandole di chiamarsi "ucraina", sebbene sia la più antica e la più grande delle organizzazioni religiose attualmente esistenti nel paese e unisca milioni dei suoi cittadini.

In secondo luogo, la legge ha ridotto significativamente l'area della presenza consentita alla Chiesa ortodossa ucraina nella società. In terzo luogo, ha creato i prerequisiti per l'abolizione delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina o per esercitare una pressione amministrativa su di esse. Le sue comunità hanno ricevuto un termine per il 26 aprile 2019 per la propria ri-registrazione. La possibilità stessa di successo di tale ri-registrazione dipendeva da enti governativi interessati a smantellare la Chiesa ortodossa ucraina. Se le comunità non fossero state ri-registrate per tempo, i loro conti bancari sarebbero stati chiusi con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate.

Le violazioni procedurali commesse durante l'adozione di questa legge hanno indotto il tribunale amministrativo distrettuale di Kiev a sospenderla temporaneamente. Tuttavia, il presidente delka Rada Suprema Andrej Parubij non riconosce la decisione della corte e la definisce "assurda".

La seconda legge discriminatoria ha cambiato la procedura di registrazione per le organizzazioni religiose. Si prescrive che la decisione di "cambiare la subordinazione" di una comunità debba essere presa con voti di due terzi dei membri della comunità, ma la legge non contiene criteri chiari per l'appartenenza a una comunità, il che rende possibile legalizzare il sequestro di chiese secondo il seguente schema:

1) Sotto le spoglie del voto di una comunità religiosa, ha luogo un voto fittizio di una comunità territoriale. Tali votazioni si svolgono spesso in assenza della maggioranza dei residenti locali, con la partecipazione di persone di altre fedi e estranei o tramite la raccolta di firme la cui autenticità non è verificata.

2) I risultati del "voto" sono registrati in modo fittizio come decisione di una comunità religiosa. Allo stesso tempo, le decisioni della vera assemblea parrocchiale di una valida comunità religiosa per stabilire un'appartenenza fissa e per esprimere la loro riluttanza ad unirsi agli scismatici sono ignorate; i cambiamenti che tale comunità apportano al proprio regolamento non verrebbero registrati.

3) Con il decreto di un'amministrazione regionale, viene creata una nuova comunità della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questa riceve la sua registrazione con tutti i dettagli di una persona giuridica. La comunità religiosa della Chiesa canonica è quindi abolita.

Dal 16 dicembre 2018 al marzo 2019, solo 42 "transizioni" di comunità religiose della Chiesa canonica alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono state volontarie (9 di loro erano comunità senza prete). Nello stesso periodo, ci sono stati 55 sequestri violenti di chiese sulla base di "referendum" illegali di comunità territoriali. Almeno 137 chiese rimangono sotto minaccia di cattura: le loro comunità religiose guidate dai loro rettori hanno deciso di rimanere sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa ucraina, ma le comunità territoriali hanno votato per trasferire i loro edifici della chiesa alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, le comunità della Chiesa ortodossa ucraina canonica, nonostante la pressione delle autorità, hanno rifiutato di unirsi agli scismatici e continuano a radunarsi per il culto in case private e in locali di servizio. In un certo numero di casi, le comunità sono obbligate a tenere le funzioni all'aperto.

Ci sono casi in cui centinaia di scismatici attaccano chiese, picchiano uomini e donne anziani e non permettono di filmare ciò che sta accadendo. La polizia presente non li ostacola e il Ministero della Cultura ucraino dichiara che tali incidenti sono "macchinazioni dei servizi segreti russi".

Gli sforzi per impadronirsi delle chiese sono crollati immediatamente dopo la vittoria di Vladimir Zelenskij nelle elezioni presidenziali. Ci sono anche stati casi di azioni per prevenire tali abusi.

Non appena Vladimir Zelensky ha vinto le elezioni presidenziali in Ucraina, l'attività dei sequestri degli edifici di culto si è drasticamente ridotta. A volte sono state prese anche misure per prevenire le trasgressioni.

Per esempio, l'amministrazione statale della regione della Volinia ha bloccato il processo di "ri-registrazione" delle comunità. Dopo l'inizio delle procedure legali a proposito della ri-registrazione illegale di alcune comunità della Chiesa canonica, le comunità di nuova costituzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno iniziato a ottenere un rifiuto di massa alla ri-registrazione.

La diocesi della Chiesa ortodossa ucraina di Chernovtsy ha citato l'apertura di procedimenti penali contro il capo dell'amministrazione regionale e i suoi funzionari per falsificazione delle istruzioni su un "trasferimento" di massa delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina, in contrasto con le norme della nuova legislazione e in barba alle decisioni di queste comunità. La corte ha riconosciuto il fatto dell'infrazione e ha ordinato alla polizia di aprire un procedimento.

Il sequestro di edifici ecclesiastici è ancora in corso, ma in numero inferiore.

Un bel po' di volte Vladimir Zelenskij ha detto chiaramente che denuncia la politica del suo predecessore sulla religione. Ha definito la sua linea di condotta sulle confessioni religiose subito dopo la sua elezione: ha incontrato i leader religiosi e ha sottolineato di non voler interferire nella vita interna delle organizzazioni religiose. Durante questi incontri si è dichiarato un politico impegnato per l'unità, la riconciliazione e il perdono reciproco. Quasi tutti i leader cristiani, musulmani ed ebrei dell'Ucraina hanno risposto alla sua chiamata a prendere parte a un video indirizzato alle persone in Crimea e Donbass. Nel suo spirito questa affermazione contrasta con l'ideologia dell'aggressività e dell'odio inconciliabile così caratteristico del regime uscente di Petro Poroshenko.

Noi stiamo guardando con speranza alle prime mosse della nuova leadership del nostro paese fratello. Speriamo nell'instaurazione della pace in Ucraina, nell'eliminazione dell'odio e dell'inimicizia, nella protezione dei diritti dei credenti di tutte le confessioni e nella non ingerenza negli affari delle comunità religiose nel paese.

L'intrusione di Costantinopoli nella vita ecclesiastica in Ucraina, fatta con il sostegno delle precedenti autorità ucraine, può essere considerata solo come un tentativo di minare l'unità spirituale dei popoli della Rus' storica. Comprendiamo che molto probabilmente l'Ucraina non è l'ultimo tentativo di questo tipo. Dal punto di vista del Patriarcato di Costantinopoli, la cancellazione della gramota di trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca significa che tutti i territori che storicamente facevano parte di questa metropolia erano tornati alla giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli. Va notato che il territorio dell'attuale Bielorussia era anch'esso una volta all'interno della metropolia di Kiev.

Tuttavia, le affermazioni della Chiesa di Costantinopoli difficilmente troveranno sostegno in Bielorussia. La sua gente non ha pretese d'autocefalia. La Chiesa ortodossa bielorussa del patriarcato di Mosca è la più grande confessione del paese. Essendo la vera Chiesa della sua gente e apportando un contributo considerevole allo sviluppo della cultura nazionale, la Chiesa bielorussa, come la Chiesa ortodossa ucraina, cura la sua unità con l'intera Chiesa russa che unisce le nazioni slave fraterne – le eredi del battesimo di Vladimir.

La nostra Chiesa rispetta le frontiere nazionali, eppure non pensa che questi confini debbano comportare l'istituzione di frontiere simili al suo interno. Pertanto, l'unità della Chiesa per noi è un tesoro e un dono di Dio che amiamo e che non possiamo sacrificare.

Vorrei sottolineare che la Chiesa ortodossa russa è l'unica istituzione sociale che non ha perso la propria successione durante tutti gli anni di esistenza dei paesi sotto la sua responsabilità canonica: dai vecchi tempi ai nostri giorni. La ragione è la natura teantropica della Chiesa, l'incontro tra il mondo celeste e il mondo terreno, o quello visibile e invisibile. Ciò aiuta la Chiesa a considerare i problemi e le difficoltà umane dalla posizione di appartenenza all'eternità e offre alla Chiesa l'opportunità di servire l'unità delle persone.

Crediamo che una Chiesa unita sia una Chiesa forte. La sua forza non sta negli attributi secolari del potere, del benessere o della consistenza numerica, ma nella sua capacità di esercitare un'influenza spirituale e morale sulle anime umane, sull'atteggiamento nei confronti di coloro che sono vicini e lontani, e persino sui rapporti tra nazioni e persone a livello globale.

Noi perseguiamo il sostegno ai valori del Vangelo nella vita della società europea perché in molti paesi d'Europa vivono ortodossi sotto la responsabilità pastorale della nostra Chiesa. La loro fede, ideali spirituali, cultura e tradizioni apportano un importante contributo al patrimonio cristiano europeo. Pertanto, sosteniamo la nostra parte di responsabilità per lo spazio di civiltà del continente europeo.

Non possiamo rimanere indifferenti ai tentativi di distruggere le tradizioni della famiglia, di erodere la nozione di matrimonio cristiano e le basi comandate da Dio dei rapporti tra uomo e donna, e si promuovere gli aborti e l'eutanasia che svalutano la vita umana.

In tutti i forum internazionali, compresi quelli europei in primo luogo, testimoniamo la verità del Vangelo. Questa testimonianza, così come gli atti di misericordia e di pace, servono al rafforzamento delle radici cristiane dell'Europa e delle fondamenta della sua civiltà.

Per quanto riguarda la domanda posta nel titolo della nostra conferenza, vorrei sottolineare che la Russia, l'Ucraina e la Bielorussia sono uno spazio spirituale. Non contestiamo né l'auto-identificazione nazionale delle tre nazioni slave, né i confini degli stati indipendenti, ma continueremo la nostra lotta per la preservazione dell'unità della Chiesa ortodossa russa che assicura l'unità spirituale di tutti i credenti ortodossi che vivono nel suo spazio indipendentemente dalla loro appartenenza nazionale ed etnica. Le semplici parole del santo anziano Lavrentij di Chernigov "Russia, Ucraina, Bielorussia – tutte queste sono la Santa Rus'," rimangono d'attualità e risuonano nel cuore di milioni di persone.

Note

[1] Cfr. sacerdote Mikhail Zheltov, Fondamenti storici e canonici dell'unità della Chiesa russa // La Chiesa e i tempi, №3 (84), 2018, p. 29-95.

[2] Fëdor Dostoevskij. Opere complete in 15 volumi, Vol. 14: Diario di uno scrittore, San Pietroburgo, 1995.

[3] Cfr. sacerdote Mikhail Zheltov, Fondamenti storici e canonici dell'unità della Chiesa russa // La Chiesa e i tempi, №3 (84), 2018, p. 29-95.

[4] Ibid.

[5] Il Patriarca Kirill ha definito la dissoluzione dell'URSS come il crollo della Russia storica // https://vz.ru/news/2011/11/11/537962.html

[6] La Chiesa e i tempi, №5, 1998.

 
I 10 luoghi più interessanti della regione di Tver'

La regione di Tver' è ampia quasi il doppio della regione di Mosca. Comprende una moltitudine di attrazioni turistiche, da antiche chiese e siti risalenti ai tempi antichi a luoghi di bellezza naturale. Cosa c'è da vedere assolutamente?

1. Il "palazzo da viaggio" di Caterina la Grande a Tver'

Legion Media

La città fu fondata sul fiume Volga nel 1135. È 12 anni più vecchia di Mosca e gareggiò addirittura per diventare la capitale dell'antica Russia. Oggi è un importante centro regionale con una popolazione di circa 414.000 persone.

I viaggiatori da una capitale all'altra si fermavano spesso a Tver'. L'imperatrice Caterina II fece costruire addirittura un palazzo da viaggio a Tver' per avere un posto dove riposarsi lungo il percorso. Ora ospita la Galleria d'arte regionale di Tver'. Comprende collezioni di opere d'arte di proprietà dei governatori di Tver' provenienti da tenute di campagna nel Governatorato di Tver' che furono nazionalizzate dopo la rivoluzione bolscevica. Contengono opere di Aleksej Venetsjanov, Konstantin Korovin, Arkadij Plastov, Valentin Serov, Mikhail Vrubel' e altri artisti famosi.

2. Memoriale di Rzhev

Vitalij Smolnikov/TASS

La città di Rzhev si trova a 120 km da Tver'. Dall'ottobre 1941 al marzo 1943, qui ebbero luogo alcune delle battaglie più sanguinose della seconda guerra mondiale, inclusa la "battaglia di Rzhev". Le truppe sovietiche persero più di 1,3 milioni di uomini, compresi feriti, dispersi e prigionieri.

Un memoriale ai soldati caduti in battaglia è stato inaugurato a Rzhev nel giugno 2020. Al centro della composizione c'è una statua in bronzo di 25 metri di un soldato sovietico il cui cappotto "si trasforma" in uno stormo di gru, un riferimento a una delle canzoni più popolari e toccanti sulla guerra intitolata: 'Zhuravli' ("Gru"). È stato composto da Jan Frenkel su testi di Rasul Gamzatov.

3. Lago Seliger

Legion Media

Gli amanti delle attività ricreative all'aria aperta dovrebbero visitare le rive del Seliger almeno una volta nella vita! Questo enorme lago (260 kmq) di origine glaciale ospita circa 30 specie di pesci. Per questo i pescatori vi si recano in ogni periodo dell'anno e pescano dalle barche, dalla riva e, in inverno, attraverso le buche nel ghiaccio.

La sinuosa costa del lago ospita una moltitudine di diversi hotel e campeggi (oltre al glamping), quindi chiunque può soggiornarvi secondo le sue preferenze. E puoi tuffarti direttamente nel lago da una banja (stabilimento balneare)!

Uno dei punti di riferimento di Seliger è l'incantevole città di Ostashkov, la più grande sulle sue rive. Le sue principali attrazioni includono un museo di storia locale sovietica, ospitato in un'antica chiesa.

Potete anche fare un giro su un treno retrò lungo la tratta Seliger - Ostashkov - Bologoe.

4. Monastero Nilov (monastero di san Nilo di Stolobnyj)

Vladimir Skljarov/Getty Images

Una delle principali attrazioni della regione di Tver' è il Monastero Nilov, fondato nel XVI secolo. Anche questo attivo monastero è situato sulle pittoresche sponde del Lago Seliger. In epoca sovietica ha ospitato una colonia per giovani delinquenti, un campo di prigionia, un ospedale e un ostello turistico...

Secondo la leggenda, un monaco eremita di nome Nil, famoso per la sua diligente preghiera, si stabilì sull'isola di Stolobnyj sul lago. Si diceva che nessuna calamità o ladro potesse costringerlo a lasciare l'isola. Dopo la sua morte, altri monaci iniziarono a recarsi dove prima si trovava la sua cella e, alla fine, vi fondarono un monastero. Prima della rivoluzione bolscevica, era uno dei monasteri più venerati: migliaia di pellegrini lo visitavano per venerare le reliquie del venerabile Nil.

5. Torzhok

Santiago/Getty Images

Se a Torzhok avete tempo per mangiare,

Da Pozharskij è per voi il posto giusto.

Le loro polpette fritte sono una delizia,

E dopo il pranzo ve ne andrete leggeri!

Così scriveva Aleksandr Pushkin, che viaggiava spesso da San Pietroburgo a Mosca per vedere il suo amico Sergej Sobolevskij. Grazie al più illustre poeta russo, le "polpette di Pozharskij" – polpette di pollo macinato ricoperte di crostini di pane bianco – sono diventate la specialità più famosa della città. E rimangono ancora oggi il suo biglietto da visita.

Victoria Drey

Ma la città è famosa non solo per la gastronomia. Quello che un tempo era un importante centro commerciale, oggi si è evoluto in un'affascinante cittadina di provincia. Le cose da vedere includono il pittoresco scenario lungo le rive del fiume Tvertsa, il monastero dei santi Boris e Gleb, che è praticamente il più antico monastero dell'antica Rus' (si ritiene sia stato fondato nel 1038), e la chiesa dell'Ascensione, esempio unico locale di chiesa in legno del XVII secolo.

6. Il campanile allagato di Kaljazin

Anton Sokolov/Getty Images

Uno dei luoghi più famosi della regione è il campanile allagato di Kaljazin. La torre di 74 metri sporge dall'acqua non lontano dalle rive di un bacino artificiale. I turisti che fotografano il campanile a volte sono ignari del fatto che le rovine di un monastero un tempo fiorente giacciono nascoste sott'acqua.

La maggior parte del monastero della santa Trinità di Makar'ev fu demolito nel 1940, finendo nella zona allagata della centrale idroelettrica di Uglich sul fiume Volga, e nel bacino idrico di Uglich. Ciò che rimane oggi a ricordo del monastero sono il campanile, recentemente restaurato e imbiancato, e anche un insieme di affreschi miracolosamente salvati dal monastero.

7. La sorgente del Volga

Патрик87 (CC BY-SA)

È difficile credere che questa sorgente e questo ruscello nel rialto di Valdaj siano il luogo in cui nasce uno dei fiumi più grandi del mondo (e il più grande d'Europa). Accanto alla sorgente si trovano una cappella e una passerella con una targa: il luogo ideale per un selfie ricordo!

Nell'antica Rus', il fiume Volga è sempre stato tenuto in particolare considerazione: veniva descritto come "Madre Volga" e lungo il suo corso furono costruite una moltitudine di città; forniva cibo a un gran numero di regioni russe e continua a farlo anche oggi. giorno. Per questo motivo già da diversi secoli si compiono pellegrinaggi alla sua sorgente. Nel XVII secolo lì sorgeva un monastero, ma bruciò e non fu mai restaurato. Tuttavia nel 1912 ne fu costruito uno nuovo: il convento Olginskij.

8. Shirkov Pogost

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Questo luogo sulle rive del lago Vselug (oggi parte del fiume Volga) è soprannominato il "Kizhi della regione di Tver'." Come la famosa Kizhi sul Lago Onega, Shirkov Pogost è interessante per la sua chiesa in legno a più livelli: in questo caso, la chiesa di san Giovanni Battista, un capolavoro dell'architettura russa in legno, costruita nel 1697.

Secondo una leggenda, il pogost [recinto di una chiesa, spesso adibito a cimitero, ndt] prese il nome in onore dei fratelli Shirkov, mercanti che fecero costruire la chiesa. Stavano portando due icone di Giovanni Battista da Novgorod a Mosca. In questo luogo deposero le immagini sacre e decisero di riposarsi, ma non poterono più riprenderle – e così decisero di costruire sul posto una chiesa senza usare un solo chiodo!

9. Vyshnij Volochok

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La città prende il nome dalla parola volok ("trascinamento") – in altre parole, diverse imbarcazioni venivano trasportate attraverso una sezione di terra asciutta tra due specchi d'acqua. È vero che Vyshnij Volochok si trovava sullo spartiacque tra i bacini del Baltico (fiume Tsna) e del Caspio (fiume Tvertsa, affluente del Volga). Sotto Pietro I fu costruito tra i due fiumi il primo canale artificiale in Russia.

Vyshnij Volochok è sempre stato un importante punto di sosta sulla rotta da Mosca (e dalla Russia centrale) a San Pietroburgo. Grazie alla sua comoda posizione, lì c'erano molte fabbriche e impianti di produzione, dalle fabbriche di abbigliamento agli impianti di lavorazione del vetro e del legno. Volochok è anche famosa per la produzione dei valenki (stivali di feltro) e ha anche un museo dedicato a queste calzature e all'arte dell'infeltrimento a mano della lana.

Nella città sono sopravvissuti diversi vecchi edifici industriali, così come case che un tempo appartenevano a ricchi mercanti in una grande varietà di stili. Lì fu costruito anche un palazzo imperiale lungo la strada che oggi ospita una scuola.

10. Konakovo

Club fluviale Konakovo

Fino al 1929 il villaggio si chiamava Kuznetsovo, da allora fu ribattezzato in onore di Porfirij Konakov, un partecipante alla rivoluzione russa del 1905. La zona è famosa per le sue porcellane. La fabbrica di ceramiche di Konakovo fu fondata già nel 1809 ed è una delle più antiche della Russia. Non è più in attività, ma gli artigiani locali stanno utilizzando l'eredità del suo laboratorio artistico per rilanciare la produzione odierna. Gli oggetti possono essere acquistati come souvenir nella regione di Tver'.

Ma i turisti di oggi conoscono la località più come una riviera alla moda. Konakovo e la vicina Zavidovo sono luoghi famosi per le attività ricreative e gli sport acquatici. Le persone praticano la vela, il wakesurf e il wakeboard e ci sono una moltitudine di hotel e glamping per i soggiorni di vacanza. E la vicinanza all'autostrada M11 rende la posizione ancora più attraente (soprattutto per i moscoviti, che possono arrivarci in poco più di un'ora!).

 
Commenti sui recenti fallimenti dell’idea ‘pan-ortodossa’

In una settimana focalizzata sul cammino dell’unità dei cristiani, non guasta una riflessione sull’unità intergiurisdizionale ortodossa. Due recenti notizie sembrano avere raffreddato una visione di dialogo tra giurisdizioni: la prima è la lettera del Sinodo dei vescovi della ROCOR all'assemblea episcopale in Nord America (lettera che abbiamo tradotto e pubblicato sul sito il 20 gennaio), e la seconda è l’uscita dei vescovi del Patriarcato di Antiochia dalle assemblee episcopali del mondo. Questi due eventi hanno suscitato molti commenti nel mondo; diamo spazio nella sezione “Confronti” dei documenti alle valutazioni di due sacerdoti della ROCOR, padre John Whiteford e padre Andrew Phillips, che nei loro rispettivi blog negli Stati Uniti e in Inghilterra, ci aiutano a comprendere le ragioni dietro a questi avvenimenti.

 
La BBC ucraina scopre che la chiesa scismatica non ha alcun dato ufficiale sui numeri dei trasferimenti di parrocchie

foto: BBC

La BBC News ucraina ha condotto le proprie indagini sul calcolo del numero di comunità che hanno cambiato giurisdizione dalla Chiesa ucraina canonica alla chiesa scismatica e ha scoperto che, nonostante dichiarazioni costanti su centinaia di parrocchie trasferite, non ci sono, in effetti, dati organizzati sull'argomento.

Le autorità statali e gli scismatici ucraini sostengono che si sono trasferite almeno 350 parrocchie, mentre la Chiesa canonica ha affermato che solo 36 parrocchie si sono trasferite volontariamente, mentre altre 52 sono state sequestrate sia fisicamente che con votazioni falsificate.

I giornalisti della BBC hanno parlato con diversi funzionari responsabili degli affari religiosi e rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica per vedere se c'era una lista ufficiale di parrocchie che hanno cambiato giurisdizione.

"Ma abbiamo scoperto che non c'era niente del genere. Uno dei nostri interlocutori ha ammesso che persino i funzionari di alto grado che esprimono cifre specifiche non possono riferirsi a dati ufficiali", riferisce la BBC.

La stessa risposta è stata ricevuta da un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": non esiste un registro ufficiale delle parrocchie.

"Non ci sono dati ufficiali su un elenco di parrocchie trasferite alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha detto il capo del comitato statale per gli affari religiosi Andrej Jurash, anche se ha affermato che "tutti esprimono tendenze generali e un numero approssimativo".

Allo stesso tempo, tutti sembrano riferirsi a una mappa interattiva delle transizioni gestita dal Servizio di informazione religiosa dell'Ucraina (RISU), sebbene il direttore del sito Taras Antonshevskij abbia ammesso che ci sono stati diversi casi in cui informazioni errate sono state aggiunte alla mappa. Il designer della mappa Dmitrij Gorevoj ha spiegato che la mappa viene aggiornata in base alle informazioni dei media locali e dei social network.

Inoltre, l'arciprete Aleksandr Bakhov, capo del dipartimento legale della Chiesa canonica, ha rivelato in precedenza che le parrocchie trasferite erano state registrate non nella nuova chiesa, ma nel "patriarcato di Kiev" scismatico, che ha aderito alla nuova struttura ma continua a esistere legalmente. Da allora la nuova chiesa è stata ufficialmente registrata, ma con lo stesso nome legale della Chiesa canonica.

 
Da dove viene la dottrina del primato del Fanar nel mondo ortodosso?

Basandosi sul sistema del metropolita Giovanni, il patriarca Bartolomeo è il primo tra pari nel mondo ortodosso. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come teologo greco, Ioannis Zizioulas cerca di giustificare le pretese papali del patriarca Bartolomeo.

Le azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo in Ucraina hanno provocato la più grande crisi della Chiesa ortodossa dallo scisma del 1054.

E il problema non è solo nell'intervento di una Chiesa locale negli affari di un'altra, non solo nella disputa sul territorio canonico. Queste cose sono già accadute prima. E la rottura della comunione eucaristica non è qualcosa di nuovo. Ce ne sono state tra le Chiese di Antiochia e Gerusalemme, tra quelle di Gerusalemme e di Romania, ecc.

Il problema principale è nel tentativo di Costantinopoli di imporre all'intero mondo ortodosso un nuovo insegnamento sulla Chiesa e presentarlo come tradizionale per l'Ortodossia. Vale a dire, forzare l'intero mondo ortodosso, specialmente le "nuove" autocefalie (quelle apparse dopo i Concili ecumenici), a sottomettersi a un centro e a riconoscere i privilegi speciali della "Nuova Roma".

Fino al 2016, tali affermazioni esistevano più a livello di teoria che di pratica, ed erano sostenute in una certa misura solo dalle Chiese greche, mentre per le altre erano estranee e incomprensibili.

Sono state fatte periodicamente discussioni sul primato, come tra la Chiesa ortodossa russa e il metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) nel 2014, che, tuttavia, non hanno causato conflitti su larga scala.

Il segno premonitore della tempesta o stato il Concilio di Creta, nei cui regolamenti il Fanar ha tentato di consolidare il suo diritto a convocare i Concili ecumenici. Due anni dopo è seguita l'invasione di Costantinopoli in Ucraina. Dopo di che, al Fanar hanno dichiarato il loro diritto esclusivo di concedere un'autocefalia e di condurre un processo perentorio contro qualsiasi chierico. Il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è diventato la quintessenza delle rivendicazioni papali del patriarca Bartolomeo e della loro concezione di riferimento. Dopo tali azioni, il conflitto aperto tra il Fanar e le Chiese locali è divenuto inevitabile, e l'intero mondo ortodosso ne è stato coinvolto.

È necessario sottolineare una caratteristica: le pretese di potere di Costantinopoli si basano non solo su argomenti canonici storici, ma anche su un peculiare sistema teologico-dogmatico. E questo sistema è stato formato non ieri, ma diversi decenni fa. Il suo autore principale è il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas. Tra gli ucraini, è familiare soprattutto come membro della delegazione di Costantinopoli, che nel 2018 ha fatto il giro delle chiese locali per metterle di fronte al fatto del conferimento dell'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ecco perché l'analisi del sistema teologico di questo vescovo greco è necessaria per comprendere i processi attuali. Un'analisi dettagliata non è argomento da un singolo articolo. Consideriamo le caratteristiche generali di questo sistema.

Insegnamento sulla Chiesa locale

La base dell'ecclesiologia di Zizioulas è la dottrina della Chiesa locale e dell'Eucaristia.

Per molti, l'identificazione della Chiesa locale con i patriarcati autocefali o le metropolie è consuetudine. Tuttavia, Zizioulas la usa in un significato diverso, vale a dire: la chiesa locale è quella che ora viene chiamata diocesi. Analizzando il Vangelo e i primi testi cristiani, egli giunge alla conclusione che la comunità eucaristica, capeggiata dal vescovo, era inizialmente chiamata la Chiesa locale, circondata da un consiglio di anziani (sacerdoti). L'Eucaristia, la congregazione e il vescovo sono quindi elementi costitutivi della Chiesa.

Tale comunità, dice Zizioulas, combina lo storico (ciò che era e ciò che è) e l'escatologico (ciò che sarà e ciò che dovrebbe essere – il regno di Dio). Le caratteristiche principali della Chiesa locale sono la sua cattolicità e universalità: in un luogo in cui si radunano tutti i membri della Chiesa nella zona, vengono superate tutte le divisioni naturali e sociali: sesso, razza, nazione, lingua, professione, stato, ecc. Ogni Chiesa locale nella comprensione di Zizioulas esprime la pienezza della Chiesa come Corpo di Cristo.

A prima vista, tutto è abbastanza ortodosso: la Chiesa, secondo Zizioulas, non è un'organizzazione, è un modo di vivere concentrato nell'Eucaristia. Leggendo questo ragionamento, si più pensare che questa sia una vera fede ortodossa. Tuttavia, dopo aver osservato i dettagli, si resta sorpresi nel trovare una metamorfosi sorprendente.

In una sezione di "Essere in comunione", Zizioulas parla molto del fatto che un vescovo non esiste senza una comunità, il servizio nella Chiesa è impensabile senza una comunità, il potere e il carisma del vescovo sono di natura "relazionale", ecc. Ma poi, inaspettatamente, egli proclama di affermare che il vescovo è il principio esclusivo dell'unità della comunità.

Nel 2014, questa tesi di Zizioulas sarà ripetuta dal metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) nell'articolo "Primus sine paribus": "a livello ecclesiologico della Chiesa locale, il principio di unità non è un presbiterio o un ministero comune dei cristiani, ma l'identità del vescovo!"

La domanda sorge spontanea: se il vescovo è la fonte esclusiva dell'unità della comunità, allora qual è il vero contenuto della sobornost [1]? In che modo la fonte dell'unità può essere al di fuori o al di sopra della comunità?

Così, già a livello dell'insegnamento di Zizioulas sulla Chiesa locale, si può vedere che la cattolicità, la comunità e la comunione assumono un carattere astratto e contraddittorio.

E questo sembra essere collegato alla schematica dialettica che egli trae dalla dottrina peculiare della Trinità, cercando di estrapolare questo schema a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica.

Discorso sulla dottrina della "monarchia" del Padre: l'ipostasi di Dio padre è il principio (cioè l'inizio, la fonte) dell'unità della Trinità. Allo stesso tempo, Zizioulas oppone personalità ed essenza, sostenendo che l'unità della Trinità è assicurata non attraverso una singola essenza, ma attraverso l'ipostasi di Dio Padre, che è "l'inizio unico" della Trinità.

Dottrina del primato

Il ruolo principale nelle sue argomentazioni sul primato è giocato dal principio di "uno-molti", che estrae per astrazione dalla dottrina della Trinità, di Cristo e dell'Eucaristia. Secondo questo principio, l'unità e la comunicazione dei "molti" è impossibile senza "l'uno", che Zizioulas, senza alcuna spiegazione, identifica con il "primo".

Quindi Zizioulas, per analogia, applica questo principio alla struttura gerarchica nella Chiesa, sostenendo che a ogni livello della vita della chiesa – locale, regionale e universale – deve esserci un vescovo primate.

Già qui si può scoprire l'errore metodologico più grave di Zizioulas. Un paragone astratto tra la Trinità e la struttura della Chiesa senza alcuna spiegazione è assolutamente inaccettabile. Perché in questo caso, il relativo e l'assoluto sono mescolati e si introduce una gerarchia intollerabile nella comprensione della Trinità. Se Dio il Padre è un prototipo del vescovo "superiore" nella Chiesa, allora nella Trinità svolge la funzione di "superiore", cosa che confina con l'assoluta eresia e contraddice gli insegnamenti dei Padri della Chiesa sull'uguaglianza di tutte le persone della Trinità. D'altra parte, la gerarchia ecclesiastica è assolutizzata e "divinizzata".

In generale, il "principio di analogia" è di per sé discutibile come metodo teologico. Per esempio, l'arciprete Sergej Bulgakov, un rappresentante della scuola teologica di Parigi, paragonò le persone della Trinità con le differenze di sesso nell'uomo, associando lo Spirito Santo alla "femminilità". Ovviamente, l'uso di analogie può portare alla pura fantasia al di là della realtà. Sembra che nel caso di Zizioulas abbiamo a che fare con la stessa fantasia.

La dottrina della "monarchia del Padre" è stata usata per confermare il primato di Costantinopoli da parte del metropolita Elpidophoros nel menzionato articolo "Il primo senza uguali", dove difendeva anche uno speciale "ordine teologico" nella Trinità: "La Chiesa ha sempre e sistematicamente compreso la personalità del Padre come primaria nella comunicazione della santa Trinità" . Probabilmente, Elpidophoros ha preso in prestito questa tesi proprio da Zizioulas, traendo un'analogia tra il vescovo e Dio Padre.

Contro un'analogia così volgare e primitiva tra la Trinità e la Chiesa si è espresso un noto teologo greco, il metropolita Hierotheos (Vlachos):

"La Chiesa, secondo gli insegnamenti dell'apostolo Paolo, è il corpo di Cristo, il fondamento della Chiesa è centrato su Cristo, non triadicentrico, perché Cristo è "uno della santa Trinità", e si è incarnato, cioè ha accettato e vissuto la natura umana. Quando la Chiesa è caratterizzata come "immagine" o "a immagine della Santa Trinità", allora dal lato strettamente teologico c'è confusione tra teologia ed economia, e confusione tra l'increato e il creato. Inoltre, nella definizione della Chiesa come immagine della Santa Trinità, appaiono numerosi problemi che riguardano il confronto tra le Chiese e le proprietà ipostatiche delle persone della santa Trinità!"

Anche se confrontiamo le relazioni all'interno della Trinità alle relazioni tra le Chiese locali, dobbiamo assumere che debba esistere una sola Chiesa, che sarebbe la fonte e l'inizio di tutte le altre Chiese locali, proprio come Dio il Padre è la fonte della Trinità, e Cristo è la fonte e il capo della Chiesa. fate attenzione alla retorica di Costantinopoli, che spesso si definisce la "Chiesa madre" e "la madre di tutte le Chiese"! Tali affermazioni non sono affatto casuali e sono dovute alla necessità di conformarsi alla logica del principio astratto "uno-molti". Questa è una dimostrazione pratica di come l'insegnamento di Zizioulas influenza la retorica di Costantinopoli.

Ma il fatto è che Costantinopoli non è stata storicamente una fonte per altre Chiese. Solo la Chiesa di Gerusalemme ha il diritto di rivendicare questo ruolo. Pertanto, Costantinopoli deve cercare ulteriori argomenti a favore del fatto di essere "l'inizio" e "la fonte" di tutte le Chiese ortodosse. Sorgono quindi chimere ideologiche che sostengono che Costantinopoli è la fonte della purezza dell'insegnamento ortodosso, ecc. Pertanto, si presume che le altre Chiese locali non possano mantenere la loro coscienza dogmatica nella purezza se non nella comunione con il "primo trono" di Costantinopoli, che è il portatore di questo ellenismo "infallibile".

* * *

In primo luogo, l'errore principale di Zizioulas è che crede che l'analogia possa essere la base per l'insegnamento sulla Chiesa. Tuttavia, l'analogia è solo analogia. La Chiesa in realtà non è l'immagine della Trinità, e i primi ierarchi della Chiesa non sono l'immagine di Dio Padre. Un tale confronto non può essere permesso tranne che come una metafora. Non è chiaro perché Zizioulas avesse bisogno di conclusioni così astratte quando ci sono definizioni più realistiche della Chiesa. Ma forse lo fa perché queste conclusioni consentono certe manipolazioni.

In secondo luogo, il contenuto dell'analogia stessa non è corretto. Il modo in cui Zizioulas descrive la Trinità non corrisponde all'insegnamento ortodosso e si situa all'orlo dell'eresia.

Sia il primo che il secondo errore permettono a Zizioulas di effettuare una manipolazione, che consiste in una "neutralizzazione" piuttosto virtuosa del concetto di conciliarità. Da un lato, Zizioulas ripete costantemente che "l'uno" non esiste senza "i molti". Sembrerebbe che questa sia la logica della conciliarità. Tuttavia, la seconda parte della tesi trasforma la prima in una formalità. Se la fonte dell'unità dei "molti" si trova in un "uno", che è identificato con il "primo", allora la sobornost, quindi, "si rovescia" e viene percepita dal Fanar dal punto di vista della "prospettiva inversa".

Nella retorica pratica, ciò si riflette nell'identificazione del potere e della responsabilità. Costantinopoli ripete continuamente che i suoi privilegi non sono un potere, ma una "responsabilità transfrontaliera", e la fonte di questa responsabilità non è nelle Chiese locali esistenti, ma nella stessa Costantinopoli! Parafrasando Orwell [2], le tesi fanariote possono essere rappresentate come segue: la libertà è sottomissione, il potere è amore, la comunicazione è l'opinione di ciascuno, ecc.

Cioè, Costantinopoli, per così dire, dice: ci prendiamo cura di voi, vi serviamo, ci struggiamo per il vostro bene e sopportiamo perdite di reputazione. E dal suo punto di vista, questa sarebbe la "collegialità"! Ma allo stesso tempo, i fanarioti credono di essere i soli a sapere qual è il vero bene per le altre Chiese locali. La conciliarità, quindi, si trasforma in un'astrazione, separata dalla volontà reale delle Chiese locali e sostituita dalla volontà soggettiva e dall'idea del bene comune di Costantinopoli.

Tale manipolazione è molto simile alla dottrina cattolica del primato e l'infallibilità del papa. Anche i cattolici giustificano il primato nelle categorie di "ministero", "responsabilità", ecc. Ovviamente, tutti i modelli "papisti" alla fine devono giustificare l'infallibilità del "primo senza eguali".

L'errore di queste teorie è ovvio. La sobornost non è sottomessa al "primo", anche se questi si considera un "servitore del Concilio" e implica una discussione congiunta obbligatoria delle questioni più importanti per la Chiesa. In questo contesto, la comprensione generale dell'essenza della "comunicazione" di Zizioulas è erronea. E questo è un triste esempio di come la teologia, orientata alla filosofia personalistica (con i suoi ideali di libertà, personalità e amore), sia diventata il suo opposto.

Note alla traduzione francese:

[1] Sobornost (Соборность, "comunità spirituale di persone che vivono insieme") è un termine importante nel vocabolario religioso e filosofico in seno alla Chiesa ortodossa russa. Conciliarità... [2] Cfr 1984, pubblicato nel 1949. in questo romanzo, la lingua manipola le nozioni più elementari per mantenere le persone in soggezione. Il nuovo linguaggio teologico inetto dei fanatioti di Istanbul permette la medesima soperchieria.

 
Prove scientifiche che Gesù offrì una benedizione sacerdotale al momento della risurrezione

Se la teoria degli scienziati è corretta, e se l'immagine è davvero Gesù di Nazareth al momento della risurrezione, allora la prima cosa che Gesù ha fatto con la sua mano dopo essere tornato in vita è stata quella di rendere la configurazione della mano molto simile a quella che usano i sacerdoti ortodossi quando benedicono...

Ecco qualcosa di completamente diverso che la coscienza collettiva deve considerare. La mia attenzione si è attivata solo stamattina e sto cercando di capire.

Un amico mi ha trasmesso un documentario di 50 minuti sulle "nuove scoperte" sulla Sindone di Torino. Il documentario è del 2008, a quanto pare; Non sono riuscito a trovare alcun seguito a queste presunte nuove scoperte, quindi non so se siano state smentite o convalidate.

screenshot dal documentario

In breve, il documentario, basato sul lavoro di scienziati siciliani, afferma di aver fatto nuove scoperte sulla Sindone basate sulla "fotogrammetria" – la scienza che effettua misurazioni della distanza delle superfici raffigurate sulle fotografie. Utilizzando questa tecnica e immagini ad alta risoluzione, gli scienziati affermano di aver trovato una serie di oggetti sul corpo dell'uomo nella Sindone, tra cui, in particolare, i tefillin, piccole scatole di cuoio contenenti passaggi delle Scritture che gli ebrei ortodossi osservanti indossano legati al braccio sinistro e alla testa mentre pregano.

Cosa ancora più interessante, gli scienziati sostengono che il loro studio ha dimostrato che l'immagine sulla Sindone non è statica, ma in realtà raffigura una leggera oscillazione. È, dicono, come una fotografia stroboscopica, che mostra un leggero movimento della figura mentre intense esplosioni di energia emanano dal suo corpo. Ecco un esempio di una moderna fotografia stroboscopica scattata professionalmente:

Kristine/Flickr

Il movimento all'interno dell'immagine sindonica, si sostiene, è molto più ristretto, ma pur sempre visibile. Se l'immagine è infatti uno scorcio del momento della risurrezione di Cristo, allora è più simile a una sorta di video dei primi secondi della risurrezione, raffigurante il movimento oscillante di Cristo.

Vedete l'immagine all'inizio di questo post? Raffigura la mano destra dell'Uomo della Sindone. Ma questa tecnica di imaging mostra anche la stessa mano con il pugno semichiuso. Se la teoria degli scienziati è corretta, e se l'immagine è davvero Gesù di Nazareth al momento della risurrezione, allora la prima cosa che Gesù ha fatto con la sua mano dopo essere tornato in vita è stata quella di rendere la configurazione della mano molto simile a quella che usano i sacerdoti ortodossi quando benedicono: una posizione della mano molto antica, derivata in parte dai gesti delle mani greco-romane che tracciano un significato particolare. Ecco un dettaglio della famosa icona del Cristo Pantocratore del VI secolo conservata nel monastero di santa Caterina sul Monte Sinai:

Il documentario non lo sottolinea, forse perché gli scienziati sono cattolici romani e non ne hanno riconosciuto il significato. È anche possibile che la mano dell'uomo della Sindone si sia spostata in quella posizione per pura coincidenza. Ma è emozionante considerare la possibilità che l'uomo della Sindone, se è il Cristo Risorto, abbia compiuto, come suo primo atto immediato dopo il ritorno della vita nel suo corpo, un gesto di santa benedizione.

Ora, il mio scetticismo nei confronti di questo documentario è duplice. Primo, nella mia ricerca (certamente limitata), non sono riuscito a trovare nulla che riproduca questi risultati, o addirittura che li analizzi in modo indipendente. Forse voi lettori potete indicarmi qualcosa. In secondo luogo, guardando il video, nella maggior parte dei casi non riesco a vedere le immagini che gli scienziati sostengono che siano visibili. È certamente possibile che il documentario non riesca a ricreare lo stesso dettaglio visibile con gli strumenti. È anche probabile che un occhio inesperto non possa vedere ciò che vedono occhi allenati. Ma una parte di me si chiede fino a che punto le persone vedono ciò che vogliono vedere.

Per mettere le carte in tavola, io credo che la Sindone di Torino sia stata il lenzuolo funebre di Gesù Cristo. Detto questo, non voglio affrettarmi ad accettare le scoperte di questi scienziati. Quindi, mi rivolgo al vasto pubblico dei lettori di questo blog per avere indicazioni.

 
Robert Powell e il suo ritratto di Gesù

In un articolo del suo blog Mystagogy, John Sanidopoulos racconta l’impatto che il film Gesù di Nazaret di Franco Zeffirelli ha avuto sulla sua coscienza di giovane ortodosso greco-americano, e riporta sul suo blog una serie di considerazioni, inclusa un'intervista a Robert Powell, che ha interpretato Gesù nel film. Presentiamo la traduzione italiana dell’articolo nella sezione “Confronti” dei documenti, come testimonianza di una fonte cinematografica che, pur con alcuni limiti, continua a ispirare i cristiani in tutto il mondo ortodosso.

 
I macedoni in Grecia chiedono a Costantinopoli di poter avere servizi nella loro lingua

foto: Unione dei Giornalisti ortodossi

Sulla scia della decisione appena implementata di rinominare la Macedonia come Repubblica della Macedonia del Nord e con la "Chiesa ortodossa macedone" scismatica che continua a sperare in un'autocefalia da Costantinopoli, i macedoni che vivono in Grecia hanno presentato una petizione al Patriarcato di Costantinopoli perché sia loro consentito di avere servizi nella propria lingua

Il partito politico "Raduga" (Arcobaleno) della Grecia, che rappresenta i macedoni etnici che vivono in Grecia, ha inviato una lettera al patriarca Bartolomeo, chiedendo che inizino a essere celebrati servizi in lingua macedone, come riferisce Romfea.

"Vogliamo che la Divina Liturgia si tenga nella lingua macedone moderna... nelle regioni della Grecia dove vivono cristiani ortodossi macedoni, cittadini della Grecia", si legge nella lettera, dove si osserva che la loro lingua appartiene alla famiglia delle lingue slave meridionali che risalgono alla missione dei santi Cirillo e Metodio nel IX secolo.

Secondo Romfea, questo è il primo quadro completo di rivendicazioni di diritti religiosi delle minoranze. Tuttavia, è improbabile che il patriarca Bartolomeo conceda tale richiesta, dato che la sua sensibilità greca è fortemente offesa dal suggerimento che un popolo slavo possa essere chiamato macedone e parlare la lingua "macedone".

A settembre, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato che non avrebbe mai riconosciuto la "Chiesa ortodossa macedone" scismatica solo per il suo nome.

La lettera sottolinea che i macedoni sono stati a volte costretti con la violenza a cambiare lingua, nomi e identità nazionale attraverso persecuzioni e restrizioni contro di loro iniziate nel 1913.

"In passato, i metropoliti nel nord della Grecia guidavano la distruzione delle chiese ortodosse macedoni con agiografie e iscrizioni in cirillico, con la scusa che erano fatiscenti", scrivono i macedoni. Ancora oggi, i macedoni in Grecia sono vittime di implicita ostilità e intolleranza da parte di molti sacerdoti delle diocesi delle Nuove Terre del Patriarcato ecumenico.

Data la ratifica dell'accordo tra Grecia e Macedonia settentrionale, è tempo di porre fine all'ingiustizia e trovare una soluzione ai problemi religiosi attraverso il dialogo, scrive il partito Arcobaleno.

"Non c'è democrazia senza tolleranza per le minoranze. Questo è ciò che lei, Santità, sottolinea in ogni occasione", dice la lettera.

Il partito chiede anche il diritto di battezzare i propri figli con i nomi tradizionali macedoni, osservando quanto sia offensivo che anche i morti siano commemorati con un nome diverso da quello che hanno portato mentre erano sulla terra, con i quale tutti i loro cari li conoscevano.

La "Chiesa macedone" si è rivolta alla Chiesa ortodossa bulgara nel novembre 2017 per ricevere assistenza nel diventare una Chiesa autocefala riconosciuta a livello canonico. La Chiesa bulgara ha accettato di aiutare, cosa che ha fatto arrabbiare molto le Chiese di Serbia e Grecia, e anche il Patriarcato di Costantinopoli.

I macedoni si sono quindi appellati anche a Costantinopoli per la regolarizzazione del loro status canonico, ricevendo vari tipi di risposte.

 
L'Unione dei giornalisti ortodossi lancia le versioni greca e romena del sito

la versione greca del sito web dell'Unione dei giornalisti ortodossi

Ora, greci e romeni ortodossi saranno in grado di ricevere informazioni veritiere sugli eventi in Ucraina.

Il 10 giugno 2019, l'agenzia di stampa Unione dei giornalisti ortodossi ha lanciato le versioni del sito in greco e in romeno.

Il rilascio delle nuove versioni del sito consentirà di indebolire il blocco delle informazioni sulla Chiesa canonica in Ucraina e di espandere la cerchia dei paesi i cui residenti possono ricevere informazioni oggettive su ciò che sta accadendo nella vita religiosa del nostro paese.

Per familiarizzare con le nuove versioni del sito, basta selezionare la lingua che vi interessa nell'angolo in alto a destra della sua pagina.

Il 6 maggio 2019, in Polonia, l'Unione dei giornalisti ortodossi è stata insignita del premio del principe Konstantin Ostrogsky Foundation  e di una medaglia per il suo contributo allo sviluppo del giornalismo ortodosso e alla copertura obiettiva degli eventi nella vita ecclesiastica in Ucraina. La cerimonia di premiazione, giunta al trentesimo anno, si è svolta nell'ambito dell'apertura del festival internazionale "I giorni della musica ecclesiastica a Hajnówka", che si svolge sotto il patronato del presidente polacco Andrzej Duda.

 
Perché questo imprenditore statunitense è venuto in Russia e si è convertito all'Ortodossia

Cresciuto nell'atmosfera dei "cattivi russi" promossa dai mass media americani, Richard Burgunder ha deciso di prendere una decisione sul paese e sulla sua gente.

Richard Burgunder, 42 anni, del Colorado, ex atleta estremo ed esperto di relazioni internazionali, racconta cosa vuol dire essere uno studente a San Pietroburgo e spiega perché ha deciso di convertirsi all'Ortodossia. Ecco come è cambiata la sua visione della Russia dopo aver vissuto il paese da studente.

Dalle idee sbagliate al pensiero critico

alle Notti Bianche

Mi sono interessato alla cultura russa fin dall'infanzia, quando eravamo spesso bombardati da stereotipi negativi sui russi. Anche durante gli ultimi giorni dell'Unione Sovietica, molti americani credevano che ogni giorno potesse diventare un Armageddon nucleare e da allora hanno tentato di indottrinarci nella loro visione del mondo.

Sono sempre stato un pensatore critico e mi sono chiesto perché non fossero state esposte altre prospettive nel cinema, nella televisione, nella cultura popolare e nei media. Mentre studiavo alla Penn State University, ho stretto amicizia con molte persone provenienti da tutto il mondo, che hanno ampliato il mio interesse per altre culture. Ho poi trascorso 3 anni a New York City, dove ho incontrato più persone provenienti da paesi slavi, inclusa la Russia. I miei coetanei mi hanno parlato della loro terra natale, che spesso evocava pensieri di avventura e mistero. Quindi ho deciso che volevo visitare la Russia.

escursione culturale della scuola estiva internazionale dell'Università ITMO

Nel 2013 mi sono trasferito in Colorado per concentrarmi sulla mia carriera di atleta professionista estremo e di dirigente sportivo. Ho anche fatto domanda per lavorare alle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, ma purtroppo sono arrivato in ritardo. L'opportunità è finalmente arrivata nel 2019. Inizialmente stavo cercando un programma educativo e mi sono iscritto alla scuola estiva internazionale di lingua e cultura russa presso l'Università ITMO di San Pietroburgo.

La capitale culturale della Russia

con un artista di strada in Piazza del Palazzo

Prima di visitare la Russia, conoscevo già molti dei famosi autori della letteratura russa. Ho letto 'L'arcipelago Gulag' e 'La barriera contro il cancro' di Aleksandr Solženicyn, 'Le piccole tragedie' di Aleksandr Pushkin, 'I demoni' di Fëdor Dostoevskij. Ho guardato animazioni e film dell'era sovietica. Ero molto entusiasta del viaggio; ho letto molto e ne ho discusso con i miei amici. Mi aspettavo con tutto il cuore un'esperienza molto intrigante, una cultura completamente diversa. E le aspettative che avevo sono state superate.

museo dell'incrociatore Aurora con gli studenti dell'ITMO

Era luglio e, se ricordo bene, faceva piuttosto freddo e pioveva molto. Durante il mio soggiorno ci sono stati solo tre giorni di sole. Il giorno in cui sono arrivato è stato uno di questi. Erano circa le 15 e un mio amico dell'ITMO mi ha portato a fare un giro per la città. Abbiamo finito dopo mezzanotte e ho assistito alle incredibili Notti Bianche, per la prima volta nella mia vita. Ad essere onesti, non sapevo molto di tutto. Mi chiedevo perché quella sera ci fosse come la luce del giorno e lui mi spiegò che era a causa delle Notti Bianche.

Era anche così impressionante con i ponti levatoi che si aggiungevano allo skyline, così come la musica, il cibo e tanta gente intorno... Davvero festoso!

la laurea

Parlando con la gente del posto, ho sentito che chiamano San Pietroburgo la capitale culturale della Russia e non posso essere in disaccordo con questo. La città era straordinariamente bella e pulita. I residenti sono stati cortesi, molto desiderosi di aiutare e hanno espresso la loro opinione, spesso trasformando i nostri dialoghi in conversazioni molto interessanti.

progetto finale della scuola estiva dell'ITMO

L'architettura barocca e la conservazione degli edifici storici in tutta la città erano uno spettacolo da vedere. Tuttavia, niente era più sorprendente che vedere le numerose cupole a cipolla delle chiese ortodosse luccicare al tramonto in ogni direzione di San Pietroburgo.

Momenti sacri

in cima alla cattedrale di sant'Isacco

Non ci sono molti credenti ortodossi negli Stati Uniti – meno dell'1% – ma il loro numero è cresciuto negli ultimi anni.

Ora io sono uno di loro. Sono cresciuto come cattolico romano e ho praticato per gran parte della mia vita fino all'età adulta. Tuttavia, mi sono allontanato dal cattolicesimo, poiché veniva sempre più sovvertito dal globalismo. Nella prima fase del mio risveglio spirituale, ho esplorato le chiese cattoliche tradizionali nelle montagne del Colorado, ma sono rimasto deluso.

Avendo già un vivo interesse per la cultura russa, ho iniziato a esplorare l'Ortodossia. All'inizio sapevo poco dell'Ortodossia, poiché mi era completamente estranea. C'era un'aria mistica che circondava la Chiesa ortodossa da una prospettiva occidentale. Ho iniziato a saperne di più sull'Ortodossia leggendo numerose pubblicazioni e libri online.

Due dei libri più influenti che mi hanno spinto verso l'Ortodossia sono stati "La Santa Rus': la rinascita dell'ortodossia nella Nuova Russia" di John P. Burgess e "La creazione della Santa Russia: la Chiesa ortodossa e il nazionalismo russo prima della rivoluzione" di John Strickland.

Il libro di John Burgess è stato particolarmente interessante, poiché anche lui è originario della mia città natale e ha viaggiato molto in tutta la Russia con la sua famiglia mentre documentava la rinascita dell'Ortodossia. Il suo libro mi ha ispirato ad immergermi nell'Ortodossia in Russia.

alla fortezza e alla cattedrale dei santi Pietro e Paolo

Mentre ero a San Pietroburgo, ho visitato la cattedrale navale di san Nicola, la cattedrale di sant'Isacco e la cattedrale di Kazan'. L'architettura, l'iconografia e l'oro mi hanno davvero colpito.

È stato come tornare ai tempi antichi e in quel momento mi sentivo davvero come se fossi in un altro mondo. Sono anche salito sul tetto di sant'Isacco e la vista dall'alto era fenomenale. Queste esperienze hanno consolidato la mia convinzione che l'Ortodossia fosse più autentica rispetto al Cattolicesimo.

Era il 2020 quando ho adottato l'Ortodossia. Ho trascorso cinque settimane come catecumeno – una specie di studente – con i monaci del monastero della santa Trinità vicino a Jordanville, New York, che è il monastero e la scuola teologica più sacra in Occidente sotto la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

battesimo nella Chiesa ortodossa russa al monastero della santa Trinità a Jordanville, New York, con uno ieromonaco e assistente decano degli studenti presso la scuola del seminario e un sacerdote e istruttore presso la scuola del seminario al monastero della santa Trinità

Il 27 dicembre 2020 sono stato battezzato. Mi sono sentito riportato indietro nel tempo e ho sperimentato un mondo completamente diverso. La mia visione del mondo è cambiata considerevolmente da quando ho abbracciato l'Ortodossia. Sento di essere diventato più cosciente e presente. La cosa più importante nella vita per una persona ortodossa è vivere una vita centrata su Dio, invece che centrata sull'uomo. I miei genitori e la mia famiglia mi hanno sostenuto nel cambiare fede, ma non comprendono appieno le tradizioni teologiche dell'Ortodossia. Tra tutti i santi ortodossi, mi sento più vicino a sant'Antonio il Grande, poiché alcuni aspetti della sua vita rispecchiano la mia.

Adesso mi piacerebbe vedere di più di Mosca, che ho incontrato solo cambiando aeroporto e, magari, visitare la Russia in inverno, per vedere alberi coperti di neve e cupole a cipolla.

Come ex atleta professionista estremo, mi interessa anche scalare il Monte Elbrus e sto anche cercando di competere nella Skymarathon del 2023.

Richard Burgunder è il fondatore e amministratore delegato di un'azienda di servizi professionali. Potete seguirlo su Burgunder.com.

 
I disordini a Kiev e le risposte delle Chiese

La pagina Facebook della nostra parrocchia ha avuto un picco di visite in seguito alla segnalazione dei monaci della Lavra delle Grotte di Kiev che si sono interposti tra i manifestanti e la polizia. Ricordiamo ai lettori che, mentre il “Patriarcato di Kiev” e la Chiesa greco-cattolica ucraina hanno incitato il popolo a protestare contro il governo (...sarà proprio un caso che le manifestazioni più violente siano iniziate il giorno dell’Epifania?), la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca è l’unica che non ha ufficialmente preso parte, ma ha fatto appelli alla pace e alle discussioni, offrendo persino le proprie sedi per i negoziati. A quanti non hanno gli occhi foderati di salo, non sarà difficile capire a quale Chiesa stia veramente a cuore il bene dell’Ucraina e del suo popolo.

 
Poroshenko ha promesso a Costantinopoli delle proprietà in cambio del tomos d'autocefalia

foto: kp.ru

Il presidente ucraino Petro Poroshenko si è impegnato a trasferire "edifici e locali e altre proprietà" alla stavropegia del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina in cambio del tomos d'autocefalia concesso il 6 gennaio a Istanbul.

L'11 ottobre il Santo Sinodo di Costantinopoli ha annunciato che, oltre a creare una nuova chiesa scismatica in Ucraina, stava anche ristabilendo la propria presenza in Ucraina. Hanno nominato l'archimandrita Mikhail (Anishchenko) come capo delle istituzioni stavropegiali nella loro sessione del 9-11 gennaio.

Dopo essere stato illegalmente tenuto nascosto dall'amministrazione presidenziale per quattro mesi, l'accordo sulla cooperazione e l'interazione tra l'Ucraina e il Patriarcato di Costantinopoli, firmato da Poroshenko e dal patriarca Bartolomeo a Istanbul il 3 novembre, è stato presentato e pubblicato da ukranews.com.

Il documento appena pubblicato rivela che Poroshenko ha promesso di facilitare l'acquisizione delle varie proprietà ritenute necessarie "per il funzionamento della missione" in cambio del tomos. Poroshenko ha ripetutamente dichiarato di non aver interferito e che non interferirà negli affari della Chiesa, sebbene lo faccia ripetutamente.

Inoltre, il documento specifica che "In conformità con lo scopo dell'accordo, l'Ucraina faciliterà... l'acquisizione..." (enfasi aggiunta), sebbene l'amministrazione di Poroshenko abbia affermato in precedenza di non essere obbligato a pubblicare l'accordo perché l'aveva firmato come privato piuttosto che come capo di stato, e il documento mostra che tale affermazione è falsa.

Secondo la legge ucraina, tutti i documenti firmati ufficialmente dal Presidente devono essere resi disponibili al pubblico entro 5 giorni lavorativi, ma l'amministrazione ha trattenuto l'accordo per mesi.

Ukranews.com ha offerto una spiegazione per il lungo ritardo:

Dopo aver esaminato l'accordo firmato sulla cooperazione e l'interazione tra l'Ucraina e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il motivo per il rifiuto dell'amministrazione di fornire il suo testo diventa chiaro. Non è utile, alla vigilia delle elezioni presidenziali, che Poroshenko riconosca il fatto che il prezzo della creazione di una Chiesa ortodossa locale autocefala e dell'ottenimento del tomos di autocefalia per la Chiesa ortodossa dell'Ucraina è stato il trasferimento di proprietà statali al libero uso permanente del Patriarcato ecumenico.

Ricordiamo che il 18 ottobre il parlamento ucraino adottò una legge per trasferire la storica chiesa di sant'Andrea a Kiev al Patriarcato di Costantinopoli, e la proprietà è stata poi trasferita dal Consiglio dei ministri il 28 novembre. I vescovi di Costantinopoli vi hanno servito per primi, senza la necessaria benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, il 13 dicembre, solo due giorni prima del "concilio d'unificazione". Hanno irritato i loro parrocchiani nazionalisti ucraini celebrando parte del servizio in slavonico ecclesiastico.

In precedenza, la chiesa di sant'Andrea apparteneva alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica presieduta da Makarij Maletich, che in seguito ha detto di essere stato ingannato da Poroshenko e si è pentito di aver rinunciato alla chiesa.

 
Il mito del "patriarca calvinista"

Nota del webmaster: il Centro di informazione cristiana ortodossa ha chiesto all'arcivescovo Chrysostomos, direttore accademico del Centro per gli studi ortodossi tradizionalisti, di esaminare i commenti fatti da una pubblicazione protestante denominata Credenda Agenda nei loro articoli "Confessio Fidei" e "The Reformation that Failed" (di Chris Schlect, cfr Vol.6, N.5). Sua Eminenza ha risposto favorevolmente e ha fatto una serie di commenti sulle questioni in discussione, di cui presentiamo di seguito estratti in una forma sintetica e selezionata. Questa è la prima di numerose puntate che rispondono agli articoli in Credenda Agenda.

Proprio come oggi bisogna vedere il mondo ortodosso nel suo più ampio contesto storico, così anche ai tempi del patriarca Kyrillos, l'Ortodossia esisteva in un mondo di realtà politica che deve essere attentamente studiato, per vedere quali implicazioni sorgono al di là della sua specifica testimonianza e per affrontare fedelmente l'Ortodossia a livello generale. A tal fine, lasciatemi dire, come osservazione generale, che con la caduta di Costantinopoli l'Oriente ortodosso è caduto sotto la dominazione latina e il giogo turco. La sua sopravvivenza minacciata, il suo primato spirituale e intellettuale ceduto all'Occidente, l'Ortodossia nel sedicesimo e diciassettesimo secolo assunse un carattere storico che non può essere applicato universalmente all'esperienza e all'ethos della Chiesa, e soprattutto, ancor più, senza un attento e preciso esame.

Troppi studi accademici oggi provengono da fonti secondarie ed enciclopediche, offerte da studiosi inadeguati che ignorano le fonti primarie e che, nel campo degli studi ortodossi, non riescono a comprendere il pensiero dei Padri. Per esempio, l'intrigo politico che circonda il regno del patriarca Kyrillos è molto complesso. Coinvolge questioni teologiche e politiche risalenti all'epoca del suo mentore e (molto probabilmente) parente, il patriarca Meletois (Pegas) di Alessandria, e alla forte opposizione di Loukaris alla Chiesa latina e all'Unia, un'opposizione che lo ha portato in conflitto con alcuni ambienti (sia ad Alessandria che a Costantinopoli) che avevano principalmente ragioni politiche per la loro simpatia con Roma. Ridurre questi complicati fattori ad una presunta opposizione all'interno della Chiesa ortodossa al cosiddetto protestantesimo del patriarca Kyrillos è assurdo. Una tale errata riduzione crea anche un mito sul Patriarca che è in larga misura una produzione degli studi occidentali e di quelli ortodossi succubi dell'Occidente. Ignora anche le ipotesi storiografiche standard degli scrittori ortodossi greci, che hanno una conoscenza molto più ampia dell'Ortodossia nell'età in questione rispetto alle loro controparti occidentali. In questo senso, è piuttosto sorprendente che uno di questi articoli in Credenda Agenda cerchi di trarre qualcosa dal fatto che la "Confessio fidei" del Patriarca sia stata pubblicata a Ginevra. Possiamo immaginare che sia stata pubblicata nella Costantinopoli post-bizantina? Chiunque abbia anche una conoscenza elementare della vita intellettuale dei greci in questo momento comprenderebbe prontamente perché i letterati greci pubblicassero in tutto l'Occidente, e specialmente in Italia e in Francia. È sorprendentemente ingenuo che qualcuno leghi alla pubblicazione della confessione di Loukaris a Ginevra un significato speciale. L'idea che questi particolari scritti fossero "composti" da Loukaris in latino è un'altra affermazione preoccupante. Ha bisogno di un'attenta analisi e in realtà non dice nulla a sostegno della tesi secondo cui Loukaris avrebbe avuto, implicitamente, un vivo apprezzamento e conoscenza della teologia occidentale (riformata). Questo ci conduce, piuttosto, in un'altra direzione, come vedremo.

Mentre conosceva il latino, è chiaro dalle sue numerose lettere e scritti, nonché dai dati biografici di suoi contemporanei, che il patriarca Kyrillos non avrebbe potuto produrre un testo lucido come quello della "confessione" latina originale. In effetti, molti studiosi greci contestano addirittura l'affermazione che il testo greco, che apparve insieme al testo latino quattro anni dopo, fosse opera di Loukaris. Piuttosto, la maggior parte degli studiosi greci sostiene che il testo fosse essenzialmente opera di studiosi calvinisti con cui Cirillo comunicava regolarmente, e che condensasse molte delle sue lettere e scambi in una confessione calvinista che ignorava la mentalità ortodossa del patriarca e la sua comprensione della teologia riformata. Per una brillante analisi testuale a sostegno di queste ipotesi, si veda: prof. Ioannis Karmiris, Orthodoxia kai Protestantismos (Atene, 1937). (Cfr. Chrysostomos Papadopoulos, Kyrillos Loukaris [Atene, 1938]).

Solo ignorando le sue numerose opere e scritti teologici sobri, in totale accordo con i tradizionali concetti teologici ortodossi e le sue confessioni e giustificazioni sinodali, si può sostenere che il patriarca Kyrillos fosse un sostenitore del calvinismo. L'intera idea di un patriarca "protestante" che fu costretto a tradire le sue inclinazioni protestanti è una specie di fantasia occidentale che i riformatori usavano come schiaffo a Roma (che era preoccupata dal "problema" della Chiesa orientale solo pochi secoli dopo essersi, per quanto inutilmente, "unita" con essa, un "problema" che i riformatori luterani, tra l'altro, avevano sfruttato alla Dieta di Worms). Questa idea fantasiosa era altresì sfruttata dai latini nelle loro lotte contro Loukaris, a causa dei suoi molti anni di opposizione all'Unia e ai gesuiti dell'Europa orientale, per caratterizzarlo come un traditore della propria fede. (Ricordate che i latini nutrivano un profondo odio per questo patriarca: grazie alle macchinazioni dei gesuiti e di altri agenti antiortodossi a Costantinopoli, i papisti riuscirono finalmente, attraverso l'ambasciata austriaca, a corrompere i turchi e a farli condannare e uccidere il patriarca Kyrillos nel 1638, e quindi a zittirlo. Il suo corpo fu, invero, gettato senza cerimonie nel Bosforo.)

Diciamo anche che la Chiesa ortodossa, che nella propria visione costituisce la continuazione della stessa Chiesa stabilita da Cristo, ha una teologia e una vita spirituale del tutto estranee a quelle occidentali, siano esse latine o riformate. La soteriologia, i sacramenti (o, più propriamente, i misteri), e l'antropologia e la cosmologia cristiana, per quanto fraintesi e travisati dall'Occidente (pensiamo, qui, alla grossolana stupidità degli studiosi occidentali che immaginano che le nostre tradizioni teologiche siano neoplatoniche, un'accusa che mostra un'ignoranza sia dell'Ortodossia che del neoplatonismo), sono concetti che discutiamo in un contesto e con una nomenclatura estranea a quelli dei papisti e dei protestanti. Quando si rivolge ai cattolici romani, la nostra Chiesa ha tuttavia parlato di sette sacramenti e di varie strutture amministrative nella lingua occidentale (sebbene, in realtà, i nostri misteri siano senza numero e l'ordine ceda sempre di fronte alla profezia nell'Ortodossia); parlando con i protestanti, abbiamo parlato dell'interazione tra fede e buone opere e della divina Provvidenza e della grazia in modi da loro compresi (mentre, di fatto, la prima distinzione ci è sconosciuta e le teorie apofatiche ed esicastiche della teologia ortodossa trattano la seconda questione in un modo che disorienta molto i teologi occidentali). Certamente, oggi i pensatori ortodossi meno dotati cercano anche di formare una "teologia sistematica" in risposta all'Occidente (nonostante il fatto che sia nel regno della pratica spirituale, non della teologia confessionale, che qualsiasi nozione di sistematica si applica correttamente nell'Ortodossia ). Ma tutto ciò non significa che stiamo parlando la lingua degli eterodossi nei nostri cuori, per non parlare del fatto di condividere i loro precetti teologici.

Quando ci rivolgiamo agli occidentali alle loro condizioni, ci stiamo avvicinando a loro nel linguaggio limitato che loro comprendono. Mettendo da parte la questione dell'autenticità della sua confessione, quando Loukaris tese la mano ai protestanti, quindi, qualunque fossero la sua motivazione e la lingua dei suoi scritti, la sua testimonianza e la sua ortodossia non furono in alcun modo compromesse da queste azioni. Né egli divenne ciò che stava affrontando. Lascio ad altri il compito di giudicare la saggezza delle sue azioni. Ma caratterizzarle in un modo diverso significa, ancora una volta, andare contro a tutto ciò che si può dedurre dallo studio della sua vita e dalla lettura dei suoi scritti nel loro complesso. Se gli ortodossi modernisti possono trasformare in "papi" i loro patriarchi e creare un miscuglio di Ortodossia, protestantesimo e papismo cercando di farlo passare come Ortodossia "ufficiale" e "canonica", allora i protestanti settari possono fare del patriarca Cirillo un protestante. Ma queste creazioni non cambiano la verità. Sia nel caso degli ortodossi modernisti (che si sono creati una propria religione a partire dal linguaggio missionario con cui l'Ortodossia è stata predicata in Occidente) sia nel caso del fantomatico patriarca "protestante", abbiamo a che fare con false creazioni di terminologia teologica che sono separate dalla vera esperienza.

Nonostante i riferimenti occidentali agli ampi contatti del patriarca Kyrillos con i riformatori, questi è in effetti ​​più famoso nel mondo ortodosso per la sua posizione anti-papista contro la minaccia degli uniati e per la sua opposizione alle missioni dei gesuiti nell'Europa orientale. I suoi contatti nell'Europa orientale, dove aveva studiato, servito e viaggiato, erano ampi. La sua opposizione al cattolicesimo unificato dopo il trattato di Brest-Litovsk del 1596 fu così forte e diffusa, che la sua cosiddetta "confessione", qualunque sia la sua vera fonte, è una semplice nota in calce alla sua lotta contro il papismo. Fu questo Loukaris anti-latino che appoggiò l'opposizione protestante al papismo, che forse permise che le sue opinioni venissero rideterminate e pubblicate dai suoi contatti calvinisti a Ginevra, e che si guadagnarono l'odio persistente del papato, che ha poi svolto un ruolo essenziale – se si legge la storia intellettuale che circonda questo tema – nel perpetuare l'idea che la "Confessio" fosse il lavoro diretto di Kyrillos e che questi fosse un protestante nel suo modo di pensare. Se si ignorano quasi tutti gli studi accademici e si accetta la "Confessio" a valore nominale, e se si ignorano quasi tutte le sue attività e conquiste nell'Europa orientale e nel resistere all'uniatismo, allora si potrebbe sostenere che Loukaris fu l'autore di una "riforma" ortodossa che giunse quasi a realizzazione. Ma questa fantasia, tanto favorita dai protestanti e così audacemente fornita loro dai polemisti latini, è molto simile al modernismo ortodosso in America. Ha l'attenzione della stampa. Può respingere le argomentazioni contrarie come voci di elementi marginali e settari. Ma proprio come uno studio approfondito di coloro che oggi si presentano come portavoce "ufficiali" dell'Ortodossia dimostrano che queste persone sono qualcosa di diverso da ciò che sostengono di essere, allo stesso modo, uno studio attento dei fatti che circondano la "Confessio fidei" di Kyrillos Loukaris dimostra che il mito di un patriarca "protestante" ha la stessa credibilità di quello della papessa Giovanna.

 
La costruzione e il restauro della chiesa dell'Arcangelo Michele a Zarubinki

Parte 1 – Come potremmo rinunciare a tanta bellezza?

Gli storici usano il termine "colonizzazione monastica della Russia". Nel XIV secolo e in seguito, gli asceti viaggiarono per stabilirsi in luoghi deserti come le foreste per la preghiera solitaria. Presto i discepoli si stabilirono accanto a loro e lì furono fondati dei monasteri. I laici attratti dalla grazia dei nuovi monasteri costruirono le loro abitazioni nelle vicinanze per formare i cosiddetti "posad" (o insediamenti commerciali) e città, rendendo così i luoghi precedentemente disabitati alla periferia della Russia una parte organica del Paese. Quando quelle terre furono storicamente abitate da tribù e popoli pagani, anche loro, in modo pacifico e non violento, si abituarono alla cultura del nostro Paese ortodosso. Pertanto, la Russia non si espanse "con il fuoco e la spada" o alla ricerca del guadagno, ma perché il suo popolo cercava Dio, la purezza e la libertà di spirito. Oggigiorno il nostro Paese ha un nuovo "deserto": luoghi vuoti dove un tempo sorgevano villaggi e frazioni solo mezzo secolo fa. Alcuni di loro hanno ancora le loro chiese. E se queste chiese potessero servire al rilancio della campagna russa?

Siamo seduti su una panchina davanti alla chiesa dell'Arcangelo Michele che corona una piccola collina. Intorno a noi c'è una vasta distesa di campi e foreste, una strada di campagna praticamente incontaminata e... una terra deserta. È difficile credere che circa quarant'anni fa questo posto fosse pieno di vita. Il villaggio di Zarubinki era pieno di attività e la sua chiesa era piena di gente durante le principali feste religiose. Sto parlando con lo ieromonaco Feodosij, rettore della chiesa e confessore di una piccola comunità monastica raccolta attorno a lui.

la chiesa dell'Arcangelo Michele a Zarubinki

"Cento anni fa questo era il centro del villaggio: una scuola, un ufficio postale, giardini e case", dice batjushka. "A Zarubinki vivevano circa millecinquecento persone. La chiesa dell'Arcangelo Michele serviva diversi villaggi. Rimase aperta durante quasi tutti gli anni del potere sovietico; per qualche tempo è stata una delle uniche due chiese funzionanti nell'area tra Smolensk e Vitebsk. Naturalmente anche qui le persone hanno subito persecuzioni. Fr. John, il costruttore della chiesa e il suo primo rettore, fu ucciso a colpi di arma da fuoco. Alla fine degli anni '30 le campane furono smontate e trasferite in luogo sconosciuto, e il campanile che si vedeva fino a venti chilometri di distanza è stato demolito. Ho incontrato persone che se lo ricordavano. Avevano più di novant'anni quando cominciammo a restaurare la chiesa. Altra cosa: era vietato dipingere le pareti interne della chiesa con colori chiari; era imperativo che la calce fosse mescolata con la fuliggine, affinché la chiesa fosse buia e cupa all'interno. Quando sono arrivato, le pareti erano dipinte di smalto nero e ci è voluto molto impegno per scrostarlo. Per quanto riguarda gli anni '80, gli anziani residenti ricordano che la fattoria collettiva non vietava loro di andare in chiesa; a quanto pare, la leadership a quel tempo era piuttosto leale e la chiesa divenne il centro di una vita vivace e gioiosa. Abbiamo ancora molti visitatori che dicono di essere stati battezzati o di aver frequentato le funzioni da bambini qui. Ma l'ultimo rettore, p. Victor è morto e non gli è stato permesso di averne uno nuovo. La parrocchia dell'Arcangelo Michele era annessa alla chiesa di Kazan a Kasplia e quindi si tenevano solo due servizi all'anno, nei giorni della festa patronale.

l'interno della chiesa

Come è potuto accadere che la chiesa sia nuovamente restaurata?

A quanto pare, per la Provvidenza di Dio. Non senza motivo il santo giusto Giovanni di Kronstadt e lo tsar-martire Nicola Aleksandrovich intrapresero la costruzione di questa chiesa. La gente del posto ne aveva bisogno: quando sono arrivato qui per la prima volta, la panchina su cui oggi ci sediamo lei e io era già qui davanti a noi. Era qui quando la chiesa fu chiusa, perché c'erano persone che venivano qui per sedersi, pregare, pensare e semplicemente ammirare questi grandi spazi. E per trovare conforto e aiuto dal Signore.

Come è arrivato a prestare servizio a Zarubinki?

Ho prestato servizio a Safonovo, sempre nella regione di Smolensk. È successo che ho dovuto trasferirmi, ma poiché a quel tempo non c'erano parrocchie vacanti, ho deciso di trasferirmi in Bielorussia, dove sono nato. Ho ricevuto la benedizione dei vescovi e ho anche fatto le valigie. E poi... i miei documenti si sono persi da qualche parte. Ho aspettato due mesi, ma non sono mai arrivato dove pensavo di finire. All'epoca non avevo mai nemmeno sentito parlare di Zarubinki. Ma poi all'improvviso il nostro metropolita mi chiama e mi chiede di restare nella diocesi, e si offre di mostrarmi questa chiesa. Vladyka ha detto: "batiushka, vai a vederla, hanno proprio bisogno di un prete, la chiesa è bella e grande, ma è rimasta chiusa per circa trent'anni..." E ha promesso che se non mi fosse piaciuta, mi avrebbe affidato un'altra parrocchia. Un piccolo gruppo di devoti parrocchiani, direi, un gruppo affiatato di amici nella fede e io siamo saliti in macchina e siamo andati a Zarubinki. Ciò è avvenuto l'8 marzo 2018; tutto era ancora sotto una spessa coltre di neve. Siamo venuti e abbiamo visto questa bellezza. Come potevamo non accettare di riceverla? Non sono nemmeno andato a visitare un'altra chiesa: la prima scelta viene da Dio, la prima benedizione del mio vescovo.

lo ieromonaco Feodosij (Khomenja)

Era spaventato?

Non avevo dubbi, del tipo: "È difficile; come sopravvivremo?...". Solo che dovevamo trovare una risposta a una domanda difficile: come dovremmo vivere? D'altra parte, era un po' spaventoso, perché non sapevamo da dove cominciare.

Durante la nostra prima visita qui non potevamo nemmeno entrare nella chiesa, ci limitavamo a girarci intorno, immersi nella neve fino alle ginocchia. L'11 marzo ho ricevuto l'incarico ufficiale di fungere da rettore. Abbiamo preso stracci, scope, secchi e siamo venuti qui a pulire. La gente dei villaggi circostanti ha saputo che finalmente a Zarubinki era stato assegnato un sacerdote ed è venuta ad aiutare. Erano molto felici. Così, la domenica successiva abbiamo già servito una Liturgia, nonostante la temperatura gelida di venti gradi sotto zero all'interno della chiesa. Indossavamo valenki [stivali di feltro, ndt] e cappotti di pelle di pecora e le mie mani si congelavano sul calice... Ma nessuno si ammalò. Quell'anno servimmo in questo modo per tutto il periodo quaresimale: in una navata fredda e non riscaldata. Portavamo con noi l'acqua bollente nei thermos. Abbiamo celebrato anche il servizio pasquale: abbiamo riscaldato la piccola navata, separata da quella centrale da un muro, con una stufa a legna, perché tutti i bambini che portavamo non congelassero... Poi, il sabato dei defunti prima della festa della Trinità, è successo qualcosa di straordinario; Era semplicemente impossibile non restaurare questa chiesa dopo questo. Molte persone sono venute al cimitero per commemorare i propri cari defunti. Io servivo una Panikhida. Una vecchia signora è entrata nella chiesa e ha cominciato a piangere amaramente. È venuta da me e si è inginocchiata davanti a me. Ha detto: "Ringraziamo davvero Dio che la nostra chiesa finalmente funzioni! Non potevamo nemmeno sognare che avrebbe avuto un'altra possibilità di vivere!" Da quel momento abbiamo iniziato importanti lavori di riparazione, che non si sono fermati fino a oggi.

Deve aver realizzato molto nel corso degli anni?

Grazie a Dio, sì! Abbiamo fatto delle riparazioni nella cappella laterale dell'icona "Odighitria" della Madre di Dio e abbiamo iniziato a tenere lì i servizi. Successivamente, abbiamo sostituito diverse parti del nostro sistema di copertura che necessitavano urgentemente di riparazioni. Il tetto aveva enormi buchi proprio sopra il santuario e la terra secolare continuava a cadere dall'alto sugli altari. Faceva paura perché poteva cadere nel calice durante la Liturgia. Anche gli altari erano in uno stato pietoso. Abbiamo sostituito le travi marce del soffitto, i tetti degli altari e acquistato gli utensili da chiesa di cui avevamo più bisogno. Il nostro vescovo ci ha donato il calice e il disco: è stato allora che ci siamo ricordati che, al momento della fondazione della chiesa, anche il vescovo locale aveva donato un calice e un disco! Paralleli storici! Abbiamo ricevuto anche donazioni di paramenti sacri, dell'epitaffio e di libri. All'inizio è stata molto dura, soprattutto in inverno. Abbiamo servito praticamente senza la presenza dei parrocchiani. In effetti, abbiamo potuto fare tutto il lavoro di riparazione da soli: padre Vladimir, ora sacerdote ma all'epoca nostro parrocchiano, e io. Non abbiamo assunto nessuno, semplicemente perché non avevamo soldi. Durante questo processo, abbiamo imparato come installare le travi e il tetto. Abbiamo eliminato diverse tonnellate di spazzatura dalle soffitte dove gli uccelli avevano costruito i loro nidi. Abbiamo usato dei secchi per raccogliere escrementi, rametti e piume... Grazie a Dio!

presso la chiesa dell'Arcangelo Michele. Con padre Feodosij, il rettore della chiesa, in piedi al centro

Come è avvenuto che in questa chiesa ha cominciato a formarsi una comunità monastica?

Non avrei mai immaginato che a Zarubinki ci sarebbe stato un monastero. Ma col tempo ho capito che bisognava in qualche modo fare in modo che diventasse una comunità impegnata con i fedeli e con una vita parrocchiale attiva. Potevamo restaurare la chiesa e far venire la gente qui da Smolensk o dai villaggi vicini, solo per poi ritrovarla vuota. È molto difficile per un prete e una famiglia risiedere qui: la scuola più vicina è a quindici chilometri di distanza e nel villaggio non c'è un negozio di alimentari... Non tutte le mogli di prete accetterebbero di venire a vivere qui. Per questo ho suggerito al vescovo di fondare qui uno skit e lui ha dato la sua benedizione. Avevo già delle aiutanti che volevano farsi monache: una vendeva candele e un'altra lavava i pavimenti in chiesa. Quindi, fin dall'inizio abbiamo avuto cinque sorelle e altre tre aspettano di entrare nella nostra comunità. La primavera scorsa abbiamo avuto la nostra prima tonsura, di sorella Mikhaila, e poi altre tre sorelle: Marfa, Nina e Fjokla. Le sorelle svolgono le obbedienze in cucina, in chiesa, nella stalla e nella nostra latteria. Le assisto ogni volta che posso. Tutti nella comunità hanno la loro obbedienza, ma la nostra obbedienza principale è il servizio in chiesa. Il nostro tipico dice che tutte le sorelle devono essere presenti alle funzioni. Il lavoro conta, ma la preghiera non è meno importante. Un monaco ha due ali o due remi: preghiera e lavoro. Se uno di loro non funziona, saremo come sbattuti da una parte, incapaci di nuotare in avanti. Ecco perché abbiamo tempo per il lavoro, la preghiera e il riposo.

L'agricoltura vi aiuta a sopravvivere in questa natura selvaggia?

Non solo a sopravvivere, ma anche a guadagnare qualcosa per coprire le riparazioni della chiesa. Io e le sorelle abbiamo otto mucche, galline, maialini, un allevamento di api e un giardino. Abbiamo scavato uno stagno e ci abbiamo messo delle carpe. Produciamo il nostro formaggio, ravioli, torte di ricotta, carne in scatola e vendiamo salsicce: tutto è naturale e alla gente piace davvero. Sono impegnato a prendermi cura della fattoria e dei nostri animali e ho anche padroneggiato il processo di produzione del formaggio.

Quante persone partecipano alle funzioni nella vostra chiesa?

D'inverno spesso preghiamo da soli, solo io e le sorelle. Nelle domeniche estive abbiamo dai venti ai venticinque fedeli. Abbiamo due feste patronali. Nel giorno dell'icona "Odighitria" della santa Madre di Dio, il 10 agosto, raduniamo da due a trecento persone. È una tradizione molto antica rendere onore a questa particolare icona a Zarubinki. La gente arriva da Mosca, San Pietroburgo, Bielorussia e, ovviamente, Smolensk. Nel giorno dell'Arcangelo Michele e a Pasqua siamo circa un centinaio di persone.

il diacono (ora sacerdote) Vladimir Chepurov

Qual è il suo programma quotidiano in chiesa?

D'inverno teniamo tre o quattro servizi liturgici alla settimana, ma d'estate li teniamo tutti i giorni. Ogni giorno abbiamo la regola della preghiera mattutina, l'Ufficio di mezzanotte, le Ore, i Vespri, il Mattutino e la regola della preghiera monastica. Nei giorni feriali, quando non ci sono visitatori, iniziamo i servizi in modo diverso: possiamo iniziare alle sette o alle otto, non appena finiamo di prenderci cura dei nostri animali da fattoria. Cerchiamo di vivere secondo il tipico monastero. Oltre a me, ora abbiamo due sacerdoti e un diacono. Padre Vladimir, oltre al suo ministero, si occupa della nostra costruzione, mentre padre Vitalij e il padre diacono Aleksandr svolgono lavori secolari nei giorni feriali. Padre Vitalij insegna matematica e informatica, e il padre diacono è un medico. Nei fine settimana conducono servizi, con il padre diacono in servizio a Zarubinki e padre Vitalij al nostro piccolo metochio, la cappella del grande martire Giorgio il Vittorioso, a Rudnja. Padre Vladimir, il nostro secondo sacerdote, ha una moglie meravigliosa. Hanno deciso che lo stipendio della moglie sarà sufficiente per vivere, così lui potrà servire il Signore restaurando la chiesa e svolgendo qui il suo ministero. Naturalmente, quando si presenta questa opportunità, cerco di aiutare i padri il più possibile, almeno per coprire il costo della benzina.

Parte 2 – Costruita con la benedizione di padre Giovanni di Kronstadt e l'aiuto dello tsar Nicola II

Ha menzionato che lo tsar martire Nicola e il giusto Giovanni di Kronstadt hanno partecipato alla costruzione della chiesa dell'Arcangelo Michele. Per favore, ci racconti questa storia.

La nostra chiesa è stata costruita agli inizi del XX secolo nel 1905-1913, quindi celebrerà presto il suo centoventesimo anniversario. Prima di allora a Zarubinki non c'era nessuna chiesa e la chiesa più vicina era nel villaggio di In'kovo. Era una vecchia chiesa di legno del XVII secolo, che era diventata fatiscente ed era stata smantellata. A quel tempo Zarubinki era un insediamento più sviluppato, quindi si decise di costruire qui una nuova chiesa. Le icone, gli utensili e l'epitaffio furono spostati dalla vecchia chiesa. L'edificio della chiesa doveva essere grande: quarantadue metri di lunghezza e ventidue di larghezza. La sua cupola centrale è alta trentacinque metri e c'era anche un campanile a cinque ordini, anch'esso alto quarantadue metri.

Per una benedizione per l'inizio della costruzione della chiesa, il rettore, padre Ioann, andò a trovare il santo giusto Giovanni di Kronstadt. Il "batjushka di tutta la Russia" non solo lo ha benedetto, ma gli diede anche i soldi per gettare le fondamenta e la sua donazione divenne il primo contributo alla costruzione. Anche l'imperatore Nicola II Aleksandrovich contribuì molto. Ci sono documenti storici che attestano che ha concesso mille rubli d'oro, non solo per la chiesa, ma anche per la costruzione di una fabbrica di mattoni a Zarubinki, considerando che questa zona è nota per ottimi giacimenti di argilla. Al posto di un'antica cava ora sorge un pittoresco lago. La nostra chiesa è stata costruita utilizzando mattoni locali, così come un'altra chiesa, quella dell'icona di Kazan', nel villaggio di Kasplja. In realtà Kasplja era nota per la sua cava di granito, dalla quale furono estratte enormi pietre di fondazione: anche le fondamenta della nostra chiesa provengono da quel granito locale. Non ne ho visto un altro esempio da nessun'altra parte. Così i nostri antenati affrontavano la costruzione: in modo pratico e completo. Anche i residenti locali furono i più attivi nella raccolta di denaro: durante l'assemblea generale decisero di donare un rublo all'anno per ogni famiglia, una somma considerevole raccolta durante la costruzione della chiesa. Naturalmente, i contadini più abbienti donarono somme maggiori. Complessivamente per la posa della chiesa sono stati utilizzati 600.000 mattoni.

i mattoni per costruire la chiesa sono stati prodotti localmente in una fornace costruita appositamente per essa

Che fine ha fatto la bella decorazione antica della chiesa?

Quando rimase senza prete, tutto fu saccheggiato. La moglie dell'ultimo rettore ha detto che nel 1987 la chiesa è stata derubata sette volte. I ladri entravano, prendevano un'icona e scappavano. Lei stessa, anziana e malata, non poteva fare nulla per impedirlo, mentre il rettore giaceva a letto, paralizzato dopo un ictus. Rimase immobile per due anni e morì nel 1989. Abitavano in una casa vicino alla chiesa. Molti anziani locali li ricordano ancora. Quando sono arrivato nel 2018, la chiesa era in uno stato deplorevole: era completamente vuota. Nessuna icona o utensile da chiesa, nient'altro che spazzatura accumulata in molti anni.

Vedo che i muri della chiesa hanno macchie di cemento, come se qualche ammaccatura fosse stata rattoppata. Perché?

Queste sono tracce di proiettili e bossoli. Questa zona fu teatro di aspri combattimenti durante la seconda guerra mondiale. Poiché la chiesa dell'Arcangelo Michele si trova in cima a una collina o, in termini militari, occupa le alture, era al centro dei combattimenti. Qui abbiamo trovato bossoli e perfino monete tedesche coniate nel 1941.

I segni dei bombardamenti in alcuni punti sono piuttosto grandi e queste "ferite" sono state riparate con cemento. Del resto è possibile che la chiesa si sia salvata perché prima della guerra ha perso il campanile. Se questo fosse rimasto, sarebbe sicuramente diventato un punto di tiro, una posizione comoda per bombardare la zona circostante. E ciò avrebbe comportato la distruzione dell'edificio della chiesa. Questa zona fu intrisa del sangue dei nostri soldati sia nel 1941 che nel 1812. Non lontano da noi c'è un monumento agli eroi della guerra con i francesi. Abbiamo intenzione di mettervi accanto una croce.

Cosa direbbe a coloro che dubitano che valga la pena restaurare le chiese nei villaggi remoti?

Ogni chiesa ha il suo altare e lì si è compiuto il mistero della santa eucaristia, il mistero più grande della Terra. Secondo la tradizione, l'angelo custode della chiesa sta davanti all'altare e si addolora se lì non viene servita la Liturgia. Pertanto, vorrei che i servizi si svolgessero almeno una volta all'anno nelle chiese distrutte e profanate, in modo che i loro angeli custodi possano rallegrarsi con noi. Il restauro dei santuari equivale alla rinascita delle nostre anime, del nostro Paese e delle nostre vite. Lasciate pure che ci siano solo un paio di persone a pregare in chiesa. Il Signore ha detto: Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18:20). Fortunatamente, svolgiamo già servizi regolari e ci sono più di un paio di persone che pregano qui.

La cosa più importante è che il monastero continui a pregare per il mondo intero, notte e giorno. Innalziamo le nostre preghiere per i soldati, per la pace, per i benefattori e per coloro che sono partiti prima di noi... Nessuno con Dio è morto e in lui tutti sono vivi. Attraverso la preghiera, siamo uniti a quelle generazioni di persone che vivevano in quei villaggi che oggi sono vuoti – forse vuoti adesso, ma non più tardi? Quando restauriamo una chiesa, restauriamo noi stessi. La Divina Liturgia mette insieme il mondo. Finché si celebrerà la Liturgia, il mondo resterà in piedi. Ma qui, alla frontiera occidentale della Russia, in questo nostro momento difficile, abbiamo bisogno di preghiere più che mai.

Ha visto qualche miracolo?

Il primo miracolo è avvenuto quando abbiamo dovuto comprare intonaco e stucco per le riparazioni nella cappella laterale dell'icona "Odighitria", ma non c'erano soldi nemmeno per comprare il gas. Io ero seduto su questa panchina e riflettevo su cosa fare. Ho pregato: "Signore, ne ho tanto bisogno, cosa devo fare?" E letteralmente il giorno dopo una donna di Smolensk venne a trovarci e ci chiese: "Padre, come posso aiutarla?" Le ho chiesto di procurarci le scorte per l'intonaco. È andata lei stessa in città e ci ha portato ciò di cui avevamo bisogno. Ero felicissimo. "Signore, mi hai ascoltato!" Poi c'erano le finestre: trentadue, alte tre metri ciascuna. Ho calcolato che se sostituiamo una finestra ogni sei mesi, ci vorranno sedici anni per sostituirle tutte. Ma abbiamo trovato persone che ce l'hanno fatta in due anni. Non è un miracolo? L'ultimo miracolo è stato quando, grazie alla Fondazione dell'Arcangelo Michele, abbiamo acquistato le croci per le cupole. Non sapevamo come chiedere aiuto. La Fondazione si è assunta il compito di aiutarci, ha condiviso informazioni su di noi e persone da tutta la Russia hanno inviato le loro donazioni, così, sei mesi dopo, abbiamo raccolto i fondi di cui avevamo bisogno. E proprio adesso stiamo pian piano costruendo nuove cupole per la chiesa e la Fondazione raccoglie donazioni per restaurare il tetto sopra il quadrilatero, la parte centrale della chiesa. Lì è imperativo sostituire il tetto, perché è gravemente deteriorato. Quindi, ogni volta che abbiamo forti venti, si alza e c'è un pericolo imminente che cada... Di miracoli ne abbiamo visti tanti, e il fatto che viviamo è già un miracolo! Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno aiutato la nostra chiesa, e che la aiuteranno in futuro!

sorella Mikhaila

Abbiamo parlato anche con sorella Mikhaila, la più anziana della comunità, che sorride con un sorriso tranquillo e gentile. Le ho chiesto come è diventata monaca.

Tutto è avvenuto gradualmente. Non avevo mai pensato di diventare monaca, ma quando è morto mio marito sono diventata cristiana praticante e sono andata anche in pellegrinaggio alle Solovki. Ho semplicemente camminato per l'isola e ho provato una sensazione che non avevo mai provato prima. Poi ho iniziato ad aiutare all'angolo delle candele nella chiesa della città di Rudnja dove vivevo. Sentivo il desiderio di entrare in monastero, ma pensavo che alla mia età difficilmente sarei stata accettata. Ho deciso che avrei vissuto nel mondo vicino alla chiesa che Dio mi ha fornito. Ma poi il Signore mi ha mandato al monastero! Ho condotto una vita felice nel mondo: ho lavorato tutta la vita come maestra d'asilo, ed era proprio quello che volevo. Ho un figlio e una nipote e vengono spesso a trovarmi qui. Avevo tutto ciò che una donna potesse desiderare, ma ora il Signore mi ha portato al monastero.

Aveva qualche legame con Zarubinki prima di diventare monaca?

Mia madre veniva da un villaggio a quattro chilometri da Zarubinki. Quando avevo sei anni, ho ricevuto la mia prima comunione in questa chiesa. Venivamo a trascorrere l'estate nel villaggio e la mia bisnonna ci portava in chiesa, quindi frequentavamo le funzioni qui con lei. Ricordo che mentre andavamo in chiesa dovevamo attraversare il fiume. Portavamo con noi le scarpe e gli abiti della domenica, quindi ci lavavamo i piedi nel fiume, ci vestivamo e solo dopo entravamo in chiesa. c'era l'icona della Decollazione di san Giovanni Battista. Per qualche motivo ho scelto di starle accanto tutto il tempo e apparentemente l'icona mi ha avvicinato. Ricordo le preghiere in ginocchio alla festa della santa Trinità. Da bambini ci distraevamo e ci guardavamo intorno e negli occhi, ma la mia bisnonna ci costringeva a piegarci a terra a destra e a sinistra. In questa chiesa si tenevano sagre di paese in occasione delle feste più importanti e attiravano moltissima gente, sia adulti che bambini. A Pasqua giocavamo con le uova dipinte ed era molto divertente. Nessuno ci proibiva di andare in chiesa nella nostra fattoria collettiva e tutti partecipavano apertamente alle funzioni, compresi entrambi i miei nonni. Questo accadeva negli anni '80. La chiesa era ben tenuta, le sue icone erano coperte da cornici decorate ed era piena di gente.

 
L'archimandrita Zacharias della Tanzania sul suo percorso spirituale e sulla vita nella Chiesa ortodossa russa

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L'archimandrita Zacharias (Mulingwa), nato in una famiglia cattolica in Tanzania, ha parlato di come è diventato sacerdote ortodosso, di come è passato sotto l'omoforio del Patriarcato di Mosca, degli studi all'Accademia teologica di San Pietroburgo e di ciò che lo ha colpito di più in Russia e nella Chiesa ortodossa russa.

Padre Zacharias, ci racconti di lei e del suo percorso spirituale verso l'Ortodossia. Come siete finiti lei e altri preti africani nella Chiesa ortodossa russa?

Mi chiamo Zacharias e sono un archimandrita dalla Tanzania. Sono nato in una famiglia cristiana cattolica romana. Sono l'ultimo nato di una famiglia di cinque figli. Mio padre è morto 20 anni fa. Il mio viaggio spirituale dalla Chiesa cattolica romana a quella ortodossa è iniziato nel 1998. Un missionario in Tanzania, della Chiesa greco-ortodossa, venne nel nostro villaggio. Poi iniziò a predicare sulla Chiesa ortodossa. Così abbiamo iniziato a frequentare la Chiesa greco-ortodossa e a fare catechismo. Abbiamo partecipato con tutta la mia famiglia per due anni. Poi siamo stati battezzati nel 2000.

C'era un seminario a Bukoba, nella zona del Lago Vittoria. Allora ho chiesto al mio parroco di mandarmi in seminario, dove sono stato accettato e lui mi ha portato lì a studiare per due anni. Quando ho finito, sono stato selezionato per andare a frequentare il Seminario teologico di Sant'Atanasio ad Alessandria. Ho studiato lì per sei anni. Nel 2010 sono diventato monaco, e ho servito come diacono nel Patriarcato di Alessandria d'Egitto per tre anni. Quindi sono stato ordinato sacerdote. Sono diventato archimandrita nel 2015. Ho prestato servizio per tutti questi sei anni nel monastero di san Sabba. Più tardi, ho deciso di aiutare nell'opera missionaria nel mio paese.

Da allora ho prestato servizio nella chiesa di san Nicola nella città di Mwanza, nella zona del Lago Vittoria. Oltre a questo, ho anche aiutato nel lavoro missionario a Bukoba, dove la Chiesa greco-ortodossa è più popolare.

Più tardi sono stato invitato ad andare a Dar es Salaam. Ho servito lì per due anni nella comunità greca. E poi è avvenuto lo scisma in Ucraina, quando il nostro patriarca Theodoros d'Alessandria ha deciso di riconoscere la Chiesa scismatica dell'Ucraina. Quando noi sacerdoti abbiamo rifiutato la sua decisione, è scoppiato il conflitto tra i sacerdoti tanzaniani e il Patriarcato di Alessandria. È così che mi sono trovato nella Chiesa ortodossa russa, perché la Chiesa ortodossa russa è fermamente impegnata a proteggere la vera Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina, mentre la Chiesa greco-ortodossa di Alessandria era dalla parte della "Chiesa" scismatica dell'Ucraina. La maggior parte dei preti africani è stata contraria a questa decisione. È così che io e altri sacerdoti in Africa ci siamo trovati nella Chiesa ortodossa russa, chiedendo la guida e la protezione spirituale dell'Ortodossia canonica.

Lei studia al Seminario teologico di San Pietroburgo. Cosa l'ha colpito di più della Russia, della Chiesa ortodossa russa?

Il nostro primo esarca patriarcale è stato il metropolita Leonid. È lui che ha aperto la porta agli africani affinché venissero in Russia e studiassero teologia in diversi seminari e diverse facoltà. Quindi sono stato invitato ad andare a San Pietroburgo. Ciò che mi ha colpito di più in Russia è che la Chiesa ortodossa russa ha una tradizione molto ampia della Chiesa ortodossa. La Chiesa ortodossa russa ha custodito il tesoro della Chiesa ortodossa in tutto il mondo. In termini di vita monastica, la Chiesa ortodossa russa è molto forte, perché la spina dorsale della Chiesa ortodossa è la vita monastica. Troviamo che la vita monastica in Russia è molto potente, molto forte, molto in crescita. Non solo monaci, ma anche monache. Le donne sono molto forti. Questo mi offre un'esperienza spirituale molto grande su come vivere nell'obbedienza, nell'amore e nella crescita spirituale.

Inoltre, l'Accademia teologica di San Pietroburgo ha un metodo di insegnamento molto, molto elevato. Ora stiamo cercando di capire la lingua, ma abbiamo scoperto che è molto difficile. La lingua slava ecclesiastica è molto difficile, ma stiamo cercando di adattarci a questa bellissima tradizione della Chiesa ortodossa russa.

Il modo in cui sono costruite le chiese è molto attraente. E il modo in cui è organizzata la Chiesa è molto buono, rispetto alla Chiesa greco-ortodossa, dove l'organizzazione è scarsa.

Qual è il suo santo preferito?

La mia santa preferita in Russia è santa Matrona di Mosca. Quando abbiamo fondato la nostra nuova comunità della Chiesa ortodossa russa nel mio Paese, l'abbiamo dedicata a santa Matrona.

 
Un diacono ortodosso italiano a san Pietroburgo
Il 23 gennaio, il sito della parrocchia di santa Caterina ha dato l'annuncio dell'inizio dei corsi per il nostro diacono Eugenio Miosi, che ora studia a San Pietroburgo presso la facoltà per gli studenti stranieri dell'Accademia teologica ortodossa. I nostri più cari auguri a padre Eugenio, impegnato nello studio della lingua russa e nella pratica liturgica sulle rive della Neva.
 
 
Il "patriarcato di Kiev" chiamato a concilio il 20 giugno per respingere il "concilio d'unificazione" e il tomos

foto: bbci.co.uk

Il 3 giugno, Filaret Denisenko, il "patriarca" del "patriarcato di Kiev" e "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha incontrato i rettori delle parrocchie della sua diocesi di Kiev, discutendo la possibilità di convocare un concilio locale del "patriarcato di Kiev".

Al forum di oggi ibntitolato "Per la Chiesa ortodossa ucraina! Per il forum del Patriarcato di Kiev!", Filaret ha annunciato che un consiglio locale del "patriarcato di Kiev" si terrà effettivamente, il 20 giugno, come riferisce la BBC News dell'Ucraina.

Filaret intende quindi ripristinare completamente il "patriarcato di Kiev", che egli aveva nominalmente accettato di liquidare il 15 dicembre prima dell'inizio del "concilio d'unificazione" che ha creato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a partire dal "patriarcato di Kiev" e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

Il Patriarcato di Costantinopoli aveva precedentemente revocato l'anatema del Patriarcato di Mosca a Filaret per le sue azioni scismatiche e l'aveva ricevuto nella sua giurisdizione l'11 ottobre, sostenendo che la sanzione era stata inflitta ingiustamente, sebbene il patriarca Bartolomeo avesse precedentemente riconosciuto l'anatema.

"Stiamo convocando un concilio locale che non approverà la decisione di questo concilio del 15 dicembre 2018. Ciò significa che esso non è obbligatorio per noi. Dimostreremo così che il patriarcato di Kiev è stato, è e sarà. Stiamo convocando il concilio per il 20 giugno", ha annunciato Filaret durante il forum di oggi, sottolineando che sarà un concilio locale del "patriarcato di Kiev", non della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è guidata dal "metropolita" Epifanij Dumenko.

"Non c'è stato alcun concilio locale del Patriarcato di Kiev il 15 dicembre, ma solo una raccolta di firme sotto la risoluzione del concilio locale. Noi rifiuteremo questa risoluzione del concilio locale ed essa non sarà valida per noi", ha spiegato Filaret.

Il Patriarcato di Costantinopoli ha insistito sul fatto che sia il "patriarcato di Kiev" che la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" votassero per auto-liquidarsi prima del "concilio d'unificazione" del 15 dicembre, al fine di unirsi in una nuova struttura. Acanto alle forti dichiarazioni di Filaret sul ripristino del "patriarcato di Kiev", Makarij Maletich, il primate della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", ha annunciato che anche la sua struttura continua a esistere ufficialmente e legalmente.

Dato che le condizioni pre-conciliari di Costantinopoli non sono state soddisfatte, lo status della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è chiaro. Essa è legalmente registrata presso lo stato, e quindi, come ha riferito in precedenza OrthoChristian, il "concilio d'unificazione" ha portato le due strutture scismatiche a diventare tre, anziché una sola.

Inoltre, Filaret ha ripetuto che, se avesse conosciuto il contenuto del tomos d'autocefalia scritto da Costantinopoli, che lasciava la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dipendente da Costantinopoli in modi importanti, non l'avrebbe accettato. Tuttavia, questa volta si è spinto oltre, dichiarando: "non accettiamo questo tomos... Se ne avessimo saputo il contenuto, non avremmo votato per l'autocefalia il 15 dicembre, perché non abbiamo bisogno di passare da una dipendenza all'altra", come riferisce Gromadske.

"Il Patriarcato di Mosca serve gli interessi di Mosca, la Chiesa ortodossa dell'Ucraina serve quelli dei greci, e chi servirà l'Ucraina?", ha chiesto Filaret.

"Epifanij è un servo del Patriarcato ecumenico. Ha stabilito un vescovo vicario greco per osservare e trasmettere informazioni al patriarca ecumenico, perché questi gli trasmetta attraverso di lui le istruzioni su cosa fare", ha detto Filaret, riferendosi all'archimandrita Epiphanios (Dimitriou), precedentemente della Chiesa ortodossa greca, che è stato "consacrato" come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Con riferimenti alle sue fonti nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la BBC riferisce che al concilio locale potrebbe partecipare il "metropolita" Ioasaf di Belgorod, che ha anch'egli criticato pubblicamente Epifanij Dumenko, e forse un altro "vescovo" delle ex parrocchie del "patriarcato di Kiev" in Russia, nonché una piccola parte del clero della diocesi di Kiev della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", diocesi guidata dallo stesso Filaret.

Tuttavia, Filaret rimane imperterrito. Il concilio locale, dice, permetterà loro di "preservare il Patriarcato di Kiev. Anche se sarà piccolo, crescerà diventando una grande chiesa".

I partecipanti al forum di oggi intendono anche rivolgersi al presidente Vladimir Zelenskij e chiedergli di "sostenere la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev contro ogni intrusione".

 
Tattiche di doppi standard: come gli Stati Uniti interferiscono nella vita della Chiesa ortodossa

l'ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia ed ex ambasciatore in Ucraina, Geoffrey Pyatt

Cosa c'è dietro la preoccupazione dei funzionari statunitensi sui diritti degli ortodossi?

Alla conferenza di Atene sulla disinformazione e sulla manipolazione delle notizie tenutasi il 5 marzo, l'ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina e ora ambasciatore in Grecia, Geoffrey Pyatt, ha fatto una forte dichiarazione sugli sforzi della Russia per indebolire l'autorità del patriarca Bartolomeo: "Abbiamo visto prove di questo tipo di manipolazione delle informazioni in Grecia. Abbiamo visto sforzi russi nella Chiesa, sforzi per indebolire il ruolo del Patriarca ecumenico".

Ha sottolineato in particolare che "lo scopo dell'evento di questa sera è quello di sensibilizzare le istituzioni democratiche della Grecia, la stampa libera della Grecia - che sono tutte abbastanza forti - a essere vigili e in grado di rispondere".

Non è difficile indovinare quale dovrebbe essere questa "risposta" dal punto di vista degli Stati Uniti. E c'è solo un criterio giusto: il governo americano sostiene coloro che servono gli interessi dello stato americano.

Probabilmente, basandosi su questi prerequisiti, Geoffrey Pyatt crede che ogni critica al patriarca Bartolomeo sia un tentativo di "minare il suo ruolo" e il pieno sostegno del Fanar dal Dipartimento di Stato USA sia solo una difesa di "diritti e libertà religiose".

Tuttavia, non è così semplice.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il Tomos

Il governo degli Stati Uniti non ha mai nascosto il fatto che uno dei momenti essenziali della sua politica sul territorio dell'Ucraina è e sarà la "questione ecclesiastica". Pertanto, il Tomos e gli eventi correlati hanno ricevuto pieno supporto dal Dipartimento di Stato. Presentiamo solo alcune delle ultime prove.

Tra i primi a congratularsi con gli ucraini per l'ottenimento del Tomos non sono stati i rappresentanti dei paesi confinanti, Polonia o Lituania, ma i rappresentanti dell'ambasciata americana a Kiev, che ha scritto il 16 dicembre (il secondo giorno dopo il "concilio d'unificazione") sul suo Twitter: "Sosteniamo il diritto di tutti gli ucraini di governare la loro religione secondo le loro convinzioni. La tolleranza e la moderazione sono la chiave per un pacifico periodo di transizione in modo che le persone con differenti credenze religiose possano vivere e prosperare insieme".

Il 17 dicembre, il vice capo del servizio stampa del Dipartimento di Stato, Robert Palladino, ha dichiarato che "la creazione di questa chiesa è stata un evento storico per l'Ucraina. Gli Stati Uniti mantengono un forte sostegno per l'Ucraina e credono che la libertà religiosa non debba essere ostacolata dall'esterno".

Il 10 gennaio, cioè quattro giorni dopo l'invio del Tomos, il Segretario di Stato americano Michael Pompeo ha scritto : "L'annuncio del 6 gennaio dell'autocefalia per una Chiesa ortodossa indipendente dell'Ucraina segna un risultato storico mentre l'Ucraina cerca di tracciare il proprio futuro. In questa importante occasione, gli Stati Uniti ribadiscono il loro incrollabile sostegno a un'Ucraina sovrana e indipendente".

L'8 febbraio, l'ambasciatore statunitense per la libertà religiosa internazionale Samuel Brownback ha affermato che Washington è stata "lieta di vedere" le azioni del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo per la creazione di una nuova struttura ecclesiastica in Ucraina e ritiene che tali azioni dovrebbero trovare attuazione.

A sua volta, il capo del patriarcato di Kiev Filaret Denisenko ha assegnato all'ex vice direttore della CIA Jack Devine l'ordine di sant'Andrea il Primo chiamato, e il "metropolita" Epifanij Dumenko ha ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno.

Questa posizione degli Stati Uniti in relazione alle questioni ecclesiastiche in Ucraina ha permesso a un certo numero di esperti nazionali ed esteri di concludere in modo logico che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti non solo ha sostenuto ma, in un certo senso, ha supervisionato il conferimento del Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per esempio, l'analista politico ucraino Andrei Vidishenko crede che i politici americani abbiano l'opportunità di fare pressione sul Fanar, usando l'arcidiocesi greco-ortodossa d'America come strumento per le loro tecnologie politiche.

Non c'è nulla di strano in questo, perché gli Stati Uniti e il Fanar hanno cooperato molto fruttuosamente da parecchio tempo.

Il Dipartimento di Stato americano e il Fanar

Il 27 ottobre 2018, l' ex vicepresidente degli Stati Uniti, Joseph Biden , che ha sottolineato in particolare l'importanza della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è stato tra gli ospiti del premio per i diritti umani intitolato al patriarca Atenagora e conferito a padre Alexander e alla presbitera Xanthi Karloutsos per i loro preziosi servizi alla Chiesa e alla comunità greco-americana.

A proposito, lo stesso evento, organizzato dal Patriarcato di Costantinopoli presso l'hotel Hilton, ha visto la partecipazione di un rappresentante di sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo, il metropolita Emmanuel di Francia – che ha presieduto il "concilio d'unificazione" scismatico.

Quindi, durante la cerimonia di premiazione, padre Alexander Karloutsos, rivolgendosi a Joseph Biden, ha dichiarato: "I nostri legami politici con l'Ufficio Ovale sono iniziati quando l'arcivescovo Atenagora è stato chiamato nel novembre del 1948, per guidare la sacra sede di sant'Andrea come parte della Dottrina Truman e del Piano Marshall, per mantenere il primo Trono dell'Ortodossia libero dall'essere intrappolato dietro la cortina di ferro e dal cadere nelle mani comuniste dell'Unione Sovietica di Stalin. Per questo motivo il presidente Truman ha deciso di inviare personalmente il suo fidato amico a Costantinopoli sul suo aereo presidenziale, conosciuto allora come la Vacca Sacra".

Padre Alexander è un uomo importante. È consigliere esecutivo del fondo Faith: An Endowment for Orthodoxy and Hellenism, il cui obiettivo è finanziare le istituzioni dell'arcidiocesi greco-ortodossa degli Stati Uniti. Molti analisti ritengono che proprio per questo, la Fondazione sia uno degli strumenti dell'influenza americana in Grecia. Quindi, sa di cosa sta parlando.

In effetti, dell'elezione del patriarca Atenagora e del ruolo degli Stati Uniti in questa operazione è stati scritto pù volte. L'analisi più dettagliata di tutto ciò che ha accompagnato l'evento è contenuta nell'articolo del sacerdote Pavel Ermilov "L'ingresso del Patriarcato di Costantinopoli nella corrente principale della politica estera degli Stati Uniti nei primi anni della guerra fredda".

La candidatura del patriarca Atenagora sorse in seguito al rifiuto del patriarca Maximos di cooperare con i servizi segreti americani, rifiuto estremamente importante per gli Stati Uniti nel processo di confronto con l'Unione Sovietica. Dietro tutte le belle parole sulla promozione dei valori universali e la lotta contro il "contagio comunista" c'erano i soliti interessi politici dello stato americano. E il patriarca Atenagora, in quanto cittadino degli Stati Uniti, era il più adatto a difendere questi interessi.

Per esempio, durante una delle sue prime interviste con la rivista Evening Independent, il neo eletto patriarca di Costantinopoli disse: "Promuoverò sempre l'America e gli interessi americani, vivrò secondo gli ideali americani e li predicherò. Non dimenticherò mai questo grande paese".

Una posizione così aperta del ptriarca di Costantinopoli e il suo sostegno diretto agli interessi americani confondevano persino i membri dell'establishment politico statunitense. Il console generale degli Stati Uniti a Istanbul, Robert Makati, scrisse al Dipartimento di Stato americano:

"Durante la mia prima visita ufficiale al patriarca ecumenico Atenagora il 1 aprile [1953], il patriarca dedicò la maggior parte del suo tempo a esprimere amore e ammirazione nei confronti degli Stati Uniti e di tutto ciò che il nostro paese simboleggia. È arrivato al punto di dire che vede la promozione degli ideali americani come la pietra angolare della sua attività di patriarca. La sua espressione d'ammirazione per gli Stati Uniti a volte era così eccessiva che quasi mi faceva sentire in imbarazzo. Non potevo fare a meno di pensare che se le sue opinioni, in quanto cittadino turco, fossero state espresse apertamente di fronte a dei non americani, lo avrebbero istantaneamente definito come un lobbista americano professionista, la sua influenza in Turchia e tra gli ortodossi sarebbe diminuita, e qualcuno avrebbe considerato le sue dichiarazioni come una semplice trasmissione di propaganda americana. Per quanto ho capito, fu proprio per questo motivo che le sue imprese erano viste con scetticismo in certi ambienti, il che, credo, dovrebbe essere a conoscenza del Dipartimento. A questo proposito, sarei propenso a raccomandare che facciamo tutto il possibile per rendere il patriarca più sofisticato nell'esprimere i suoi ben spiegati sentimenti filoamericani e costruire le nostre future relazioni con lui in modo così delicato da evitare di associarlo troppo strettamente con noi".

Il Dipartimento di Stato americano e il Monte Athos

Il Fanar non si limitava semplicemente ad associarsi agli interessi della politica estera del governo degli Stati Uniti, ma collaborava anche con esso alla risoluzione di questioni puramente religiose. E non solo collaborava, ma riceveva direttive che erano accettate ed eseguite.

Per esempio, nel 1957, il patriarca Alessio della Chiesa ortodossa russa si rivolse al patriarca Atenagora con la richiesta di ammettere dieci giovani monaci al monastero russo di san Panteleimon sul Santo Monte Athos. Il sacerdote Pavel Ermilov racconta cosa è successo dopo:

"Il patriarca Atenagora inoltra immediatamente la lettera del patriarca Alessio al console americano a Istanbul. Il console prende questa lettera e la invia al Dipartimento di Stato. La corrispondenza è conservata, questi documenti esistono. Li si può vedere. Invia questa lettera di persona al Dipartimento di Stato chiedendo: come devo rispondere? Immaginate che il segretario di Stato americano Dulles abbia personalmente telegrafato a Istanbul che una risposta positiva a questa lettera non soddisfacesse gli interessi dell'Occidente nella regione".

Direte che questo è avvenuto tanto tempo fa e non ha niente a che fare né con il nostro tempo né con il nostro paese?

Molti cristiani ortodossi sono rimasti seriamente imbarazzati dal fatto che uno dei più rispettati igumeni del Santo Monte, Ephraim, doveva partecipare alla "intronizzazione" di Epifanij. I credenti hanno chiesto cosa si nasconde dietro un tale tradimento dell'Ortodossia? La risposta è data nell'articolo "Come sono sedotti i privilegiati, o perché gli igumeni dell'Athos vanno da Epifanij".

Come si è scoperto, il 14 aprile 2018, il già citato ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale Samuel D. Brownback ha raggiunto il patriarca Bartolomeo. È stato lui a volare a Kiev l'11 settembre, nel mezzo delle trattative per l'unificazione degli scismatici in un'unica struttura religiosa. E il 17 aprile, il monastero di Vatopedi sul Monte Athos è stato visitato da Geoffrey Pyatt, quello che era indignato per il fatto che la Russia scredita il ruolo del patriarca di Costantinopoli. Ed è stato lui a scrivere sul suo Twitter: "Ho avuto l'onore di incontrare il metropolita Ierotheos di Nafpaktos a Vatopedi. Abbiamo avuto una discussione importante sull'Ortodossia in tutto il mondo e sul sostegno al Patriarcato ecumenico da parte degli Stati Uniti".

Il 12 ottobre 2018, l'archimandrita Ephraim è stato invitato a Washington, alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, dove ha incontrato Eugene Fishel, capo divisione dell'Ufficio di intelligence e ricerca del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, e consigliere speciale dell'Assistente Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Wess Mitchell, George Kent, vice segretario aggiunto per l'Europa, e lo stesso Sam Brownback, che interpreta uno dei ruoli principali nell'operazione di creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E solo dopo questi incontri "amichevoli", l'igumeno Ephraim è andato in Ucraina...

Prendersi cura dell'Ortodossia in stile americano

Come potete vedere, lo stato americano è più che attivamente coinvolto nella vita religiosa dell'Ucraina. E la cosa più sorprendente per noi sono le parole di Geoffrey Pyatt, che accusa la Russia di tentativi di indebolire il ruolo del patriarca di Costantinopoli. Il fatto che lui stesso abbia discusso con il capo della Chiesa ortodossa di Grecia la questione di creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non lo infastidisce affatto. Nemmeno il contatto costante delle autorità civili del Santo Monte con gli abati dei monasteri dell'Athos.

Tuttavia, appena il governatore civile dell'Athos Konstantinos Dimtsas è andato a San Pietroburgo, quest'ufficiale americano ha iniziato a insegnare ai media greci come coprire questa visita e come parlare dell'Ortodossia in generale. E questo nonostante il fatto che né lui né alcun altro rappresentante del governo degli Stati Uniti ha bisogno dell'Ortodossia, la fede di milioni di persone.

Ma allo stesso tempo, tutti per qualche ragione hanno bisogno di una "singola Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per che cosa? A questa domanda ha risposto un cittadino degli Stati Uniti, il "vescovo" della Chiesa greco-cattolica ucraina Boris Gudziak: "Sarà più facile condurre un dialogo teologico, spirituale ed ecumenico con una singola Chiesa". Apparentemente, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha deciso che, in primo luogo, era necessario creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come potente strumento per distruggere il ruolo del Patriarcato di Mosca nella vita dell'Ortodossia mondiale e, in secondo luogo, fondere tutti gli ucraini in un'unica massa religiosa comune: non è solo più chiaro con chi hai a che fare, ma è anche più facile raggiungere "l'unità ecumenica". Con chi? È noto con chi.

Quindi, quando sentiamo come il governo americano improvvisamente comincia a preoccuparsi che qualcuno e da qualche parte danneggi i cristiani ortodossi, non "saltiamo alle conclusioni". Molto probabilmente, i rappresentanti di questo paese non si preoccupano di rendere l'Ortodossia più protetta e di fare in modo che i cristiani ortodossi ricevano gli stessi diritti di tutti gli altri civili. Nella maggior parte dei casi, si prendono cura di proteggere i loro sostenitori, che in altri casi, se ciò è nell'interesse dello stato americano, non avranno scrupoli a tradire. Ma l'Ortodossia, la libertà di religione e i diritti umani non hanno niente a che fare con ciò.

 
Perché la Teofania del 2014 è stata strana

Su segnalazione del nostro confratello padre John Whiteford, abbiamo iniziato a leggere e ad apprezzare un piccolo gioiello di blog, Typikon Days, che aiuta i lettori di lingua inglese a districarsi nel complesso mondo delle regole liturgiche della Chiesa ortodossa. Lasciamo la parola all’autrice del blog: "Sono una laica ortodossa russa che ama il Tipico e le funzioni della Chiesa. Spesso noto fatti interessanti riguardo alle rubriche, e piuttosto di condividerli solo in un sussurro alla Veglia, ho pensato di iniziare a scriverne alcuni in un blog. Il mio obiettivo è di mostrare come le funzioni della Chiesa, quando sono servite in conformità con il Tipico, ci mostrano molte cose importanti, belle ed edificanti della nostra fede e della vita cristiana".

Seguiremo con attenzione Typikon Days, cercando di portare i frutti di queste segnalazioni anche ai lettori ortodossi di lingua italiana. Per ora iniziamo a presentare un articolo sulle particolarità della Teofania del 2014 nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
Da santo ierarca a bugiardo: l'evoluzione dell'immagine di Filaret agli occhi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il capo del "patriarcato di Kiev", Filaret Denisenko

Quali lezioni dovremmo trarre dalle azioni dei leader e dei fanatici del dissenso ortodosso ucraino.

Esiste una legge biologica immutabile: se un ramo viene spezzato da un albero, appassirà. Questa legge riguarda non solo la flora, ma anche il mondo spirituale. Forse, ecco perché Cristo ha definito se stesso la vite, e i suoi discepoli i tralci.

Quindi, se i rami di questa vite di staccano, moriranno. In altre parole, andando oltre i limiti della Chiesa di Cristo, una persona muore spiritualmente. Il processo della morte può avvenire quasi impercettibilmente per chi guarda – sia perché per qualche tempo la persona è ancora sostenuta dall'acqua viva che ha ricevuto nei sacramenti della Chiesa, sia perché il Signore è tollerante e misericordioso, in attesa del ritorno del figliol prodigo.

Ma sia qual che sia, se una persona decaduta dalla Chiesa non si pente, il degrado spirituale prima o poi diventerà ovvio per tutti. Questo vale per tutti, sia chierici che laici. Forse è per questo che molti santi hanno instancabilmente detto che non c'è salvezza al di fuori della Chiesa.

La validità di questa legge è meglio illustrata dalla situazione odierna degli scismatici ucraini. Per lungo tempo gli ucraini ordinari, che non comprendono le questioni relative all'ecclesiologia, hanno creduto che gli ex rappresentanti del "patriarcato di Kiev", e ora la struttura religiosa appena costituita della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", fossero persone spirituali, credenti e fedeli. Hanno templi, barbe e tonache – perché non dovrebbero essere la Chiesa? Le persone ordinarie non hanno voluto ascoltare il fatto che l'apparenza degli scismatici è ingannevole; che né la loro "Chiesa" né loro stessi hanno grazia; che sotto la maschera della pietà ostentata si nascondono ambizioni, orgoglio e brama di potere. La maggior parte degli ucraini non praticanti ha percepito tutte queste parole come "propaganda di Mosca" e intrighi della "mano del Cremlino", specialmente dopo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto il Tomos.

Tuttavia, l'euforia senza precedenti dell'organizzazione separatista, causata dal tanto atteso riconoscimento di almeno una Chiesa (Costantinopoli), si è trasformata rapidamente in delusione. Infatti è stato proprio il Tomos che ha esposto i dissenzienti ai problemi di cui i rappresentanti delle Chiese canoniche avevano costantemente parlato – orgoglio, brama di potere, rabbia, invidia e così via.

La quantità di fango, che ora si riversano l'uno sull'altro, parla di una cosa: il ramo che una volta si è staccato dall'albero si è trasformato in un ramoscello, che molto presto si sgretolerà nella polvere.

Tragedia o commedia?

A questo riguardo, non si può non ricordare le parole di Hegel, che una volta disse che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come una tragedia, e la seconda come una farsa. Non descriveremo in dettaglio tutto ciò che è successo e sta accadendo tra il "patriarca onorario" Filaret Denisenko e il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko – ci sono molte informazioni a riguardo sul sito web dell'Unione dei giornalisti ortodossi e su molte altre risorse, sia religiose che secolari.

Facciamo attenzione a qualcos'altro, cioè quanto drasticamente sia cambiato l'atteggiamento nei confronti di Filaret da parte di tutti coloro che più recentemente hanno decantato la sua "saggezza spirituale", la sua resilienza e il suo attaccamento all'ideologia. I seguaci di ieri della sua "santità" non usano eufemismi, e a volte arrivano a un linguaggio osceno. Qui, per esempio, c'è una registrazione del ben noto personaggio vicino ai circoli ecclesiastici e sostenitore rumoroso dell'autocefalia ucraina, Jurij Chernomorets: "Ho solo una domanda: perché tutte queste bugie?"

screenshot dalla pagina Facebook di Jurij Chernomorets

L'osservazione di Chernomorets ha causato un'intera tempesta di commenti su Facebook, tra cui ne abbiamo individuato uno del famoso blogger ortodosso Aleksandr Voznesenskij: "Che cosa mi è sfuggito esattamente: in quale momento preciso il gentile, onesto e decente Filaret è diventato vile, ingannevole e disgustoso? Dopotutto, era stato presentato quasi come un santo fino a quando all'improvviso c'è stato un declino morale così terribile che ora mi chiedo: come potrebbe una persona così meravigliosa crollare così velocemente da un giorno all'altro? Dopotutto, non aveva mai desiderato il potere, la tirannia, la manipolazione e le bugie, ma viveva secondo la sua coscienza e i suoi comandamenti, e ora – bang! Si è rivelato come uno che stava raccontando una bugia aperta. È amaro e difficile vedere una caduta così improvvisa di una persona tanto altamente morale!"

Naturalmente, queste parole sono pronunciate con un taglio ironico. Ma, come sapete, in ogni battuta c'è una buona dose di verità. Ci sono molte prove che agli occhi dei fan recenti, Filaret, che ieri era un "leader spirituale" del popolo ucraino, è diventato un personaggio marginale di cui non ci si può fidare.

"Bisogna morire a tempo debito"

I "sacerdoti" non sono molto indietro rispetto ai laici nei loro commenti. Per esempio, recentemente un noto sacerdote della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e detentore di una croce data in premio dal patriarca Bartolomeo, Aleksandr Dedjukhin, ha scritto di Filaret nel modo seguente: "Sottolinea ancora una volta che gli ideali del Vangelo sono molto più importanti per lui che le offese umane".

Inoltre sono le sue parole, dette pochi giorni fa: "Mentre (Filaret, ndr) stava costruendo la Chiesa ucraina, la grazia dello Spirito Santo era su di lui. Ma non appena la sua missione si è compiuta e il "nonno" non ha voluto accettare le nuove realtà, lo Spirito si è ritirato e l'umano è uscito in tutta la sua bruttezza ".

screenshot dalla pagina Facebook di Aleksandr Dedjukhin

Si scopre che, mentre Filaret era al timone, metteva gli ideali del Vangelo al di sopra delle lamentele umane, ma una volta che ha perso il suo status – si è trasformato da "patriarca" in un "vecchio imbecille" privo di grazia.

Un altro noto "sacerdote" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Sergej Chudinovich, commentando le ultime dichiarazioni di Filaret, commenta in tono sarcastico: "Bisogna morire a tempo debito". Chudinovich chiama direttamente Filaret "ingannevole". Oltre a ciò, Chudinovich, che in quel momento stava guardando l'intervista di Filaret sul quinto canale ucraino, ha risposto con rapidità al commento di un suo lettore su Facebook che "il maligno non sta dormendo": "non solo non sta dormendo, ma saltella anche sui canali TV".

screenshot dalla pagina Facebook di Sergej Chudinovich

Non solo Filaret, ma anche i vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che lo sostengono, e quindi, non sono onorati dalla nuova dirigenza, sono assaliti dai suddetti chierici che prima strisciavano davanti ai loro superiori.

Lo stesso Chudinovich, il cui intero feed di Facebook, anche un anno fa, era pieno di foto del suo "vescovo" Kliment Kusch con commenti servili, ora chiama le sue azioni "capricci episcopali".

Da eminente patriarca a bugiardo

L'uomo che, proprio come Epifanij, deve assolutamente tutto a Filaret, l'uomo che è apparso con Filaret più spesso di chiunque altro e che lo ha davvero elogiato fino ai cieli, non ha potuto trattenersi dal commentare. Quest'uomo è colui che è stato per molti anni il portavoce del "patriarcato di Kiev": Evstratij Zorja, "arcivescovo" di Chernigov.

Commentando il rifiuto del suo ex mecenate di riconoscere la liquidazione del "patriarcato di Kiev", Zorja scrive: "Non puoi mentire – lo sanno tutti, specialmente i credenti praticanti". Le azioni di Filaret sono "offensive e amare" per l'ex-portavoce. È particolarmente indignato dal disconoscimento del "patriarca onorario" della sua firma sul documento in questione: "Uno mette personalmente la sua firma sotto i documenti per dimostrare che sono legalmente vincolanti. Cioè, lega il suo nome con una testimonianza: "Questa è la verità, e lo confermo". Ma si scopre che queste cose per qualcuno possono non significare nulla".

Curiosamente, il rifiuto di Filaret di lasciare il ruolo di primate nella Chiesa ortodossa ucraina, come aveva promesso nel 1992 davanti alla croce e al Vangelo, non è considerata una menzogna da parte di Zorja, così come non lo è il rinnegamento della lettera "penitenziale" di Filaret alla Chiesa ortodossa russa nel 2018.

Zorja finisce la sua pubblicazione su Filaret con parole patetiche: "Dove c'è la verità, LÀ esiste Dio, e dove c'è Dio, LÀ esiste la vittoria". Tuttavia, nell'interpretazione di Zorja a metà del 2019, né la verità né la vittoria hanno alcuna relazione con Filaret. Ma un anno fa, la verità, la vittoria e Filaret erano inestricabilmente legati quando l'ex portavoce del "patriarcato di Kiev" aveva aggiornato la sua foto di copertina su Facebook in onore del compleanno di Filaret: "La verità è con noi, Dio è con noi e la vittoria è con noi".

Screenshot della pagina Facebook di Evstratij Zorja all'inizio del 2018

Di seguito ci sono alcuni altri panegirici a Filaret tipici di Zorja:

• "Se l'intera storia della Chiesa ucraina fosse scritta brevemente su una pagina, il patriarca Filaret avrebbe ancora un posto eccezionale da menzionare in questa pagina".

• "Ecco il nostro santo ierarca. È tra noi, ma il suo sguardo scruta l'eternità".

• "Il nostro maestro, il nostro anziano, il nostro patriarca".

• "Veramente UCRAINO. Veramente PATRIARCA. "

Si possono citare molte altre osservazioni passate fatte dall'ex portavoce del "patriarcato di Kiev" in relazione a Filaret, ma queste sono sufficienti per capire – Zorja ha lavorato più di altri in questo campo. E l'improvvisa transizione dal Filaret "santo" al Filaret bugiardo così come è interpretato da Zorja è la più spettacolare.

Ma pensiamo - c'è una differenza oggettiva tra il Filaret "santo" e il Filaret bugiardo? Il "patriarca onorario" ha detto e fatto qualcosa di fondamentalmente diverso, che non fosse lo stesso di prima? No! Ha sempre cercato il potere e tutte le sue azioni sono state finalizzate a garantirlo.

Commentando il suo rifiuto della proposta del Fanar di concedere lo status autocefalo al "patriarcato di Kiev" nel 2008, Filaret ha detto: "Non fa differenza - essere nel Patriarcato di Mosca o in quello di Costantinopoli. Significa togleirsi dalle spalle un giogo e prenderne un altro... Dovrei rinunciare al patriarcato. La nostra Chiesa non sarebbe più chiamata patriarcato, ma semplicemente metropolia del Patriarcato di Costantinopoli. Avremmo scelto tre candidati per la sede di Kiev e il patriarca avrebbe eletto il primate ... Sono stati loro (il Fanar - ndr) a porci queste condizioni quando sono arrivati​​".

Ora Filaret sta dicendo le stesse cose. Quindi, perché la percezione di Filaret da parte di Zorja e di altri nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è cambiata così all'improvviso?

È semplice. Il sostegno a Filaret è diventato semplicemente non più redditizio: non è più al comando. Ora stiamo affrontando la situazione più comune in politica, dove i precedenti sostenitori e ammiratori si precipitano giù dal carro del loro presidente dopo che questi ha perso le elezioni.

Se vivi con i lupi, dovresti seguire il branco

Non c'è bisogno di essere sorpresi dall'atmosfera di frottole, tradimento e cinismo che ora permea densamente le comunità separatiste ucraine: tutti questi processi sono assolutamente naturali. Il blogger Aleksandr Voznesenskij ne ha parlato in modo più preciso: "In realtà, la situazione nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è solo una chiara dimostrazione dell'avidità, del desiderio di potere e dell'ingratitudine che prevalgono tra gli scismatici". Tutto questo sta accadendo perché "non c'è grazia divina negli scismi, non c'è pace di Dio nelle anime delle persone, non c'è umiltà, perdono e comprensione reciproca – invece ci sono chiaramente calcolo, sete di potere, di denaro, di posizione nella struttura e nella società, vanità, invidia, e così via. Queste componenti, mescolate con l'atmosfera specifica, hanno portato a ciò che tutti noi stiamo vedendo – un quadro pietoso di profondo declino. In precedenza, hanno giustificato il loro comportamento con il patriottismo: dicono che i tempi sono difficili: stiamo combattendo per l'indipendenza del paese e della Chiesa. Ora è diventato chiaro a tutti che questa è solo una lotta per un posto sotto il sole, dettato dalla regola selvaggia, barbarica e bestiale della vita senza grazia".

Quando il paziente ha la certezza di essere in buona salute, l'impulso terapeutico è completamente scomparso. Non resta che aggiungere che nella situazione del Tomos, della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e dell'attuale divisione tra i leader di questa struttura, la colpa deve essere posta non solo sui rappresentanti dell'ex "patriarcato di Kiev", ma anche su coloro che li hanno ispirati con l'idea che non è con il sudore che si torna alla Chiesa di Cristo – basta solo un foglio di carta firmato, attraverso certe "legalizzazioni".

Il patriarca Bartolomeo, proprio come Filaret ai suoi tempi, non ha voluto e non vuole ascoltare nessuno, cercando di ottenere profitto dagli eventi in Ucraina per rafforzare la posizione della sua Chiesa e la sua posizione personale. Tuttavia, con l'esempio di Filaret Denisenko e dei suoi seguaci, possiamo vedere chiaramente come tutto andrà a finire.

Tra i credenti, è un dato generalmente accettato che i vescovi sono più immuni dal peccato rispetto ai semplici laici. Tuttavia, gli esempi dell'ex metropolita di Kiev, dell'attuale patriarca di Costantinopoli e, inoltre, dei gruppi separatisti di persone che si definiscono "sacerdoti" e vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dimostrano il contrario.

Noi siamo abituati al fatto che solo le vite degli asceti, dei santi e dei monaci possono essere edificanti. Tuttavia, a volte uno sguardo ai casi opposti può portare un non minore beneficio. La cosa principale è non essere sicuri che questo non possa mai accadere a noi stessi.

 
Perché non siete troppo vecchi per diventare preti

Il prete nella foto è padre William John Clark (24 giugno 1934 – 14 novembre 2023)

È stato ordinato diacono nel 2001 e nel 2003, alla tenera età di 68 anni, è stato ordinato al ministero sacerdotale. Ora potreste essere tentati di dire:

"Ma che pazzia! Cosa potrebbe fare per la Chiesa in un'età così avanzata come diacono, per non parlare del sacerdozio?"

Fino alla sua ordinazione a diacono, padre Bill ha ricoperto vari incarichi: sacrestano, cantore, lettore, suddiacono, insegnante e direttore della scuola domenicale, membro del consiglio parrocchiale, delegato al congresso diocesano, revisore dei conti della chiesa, consigliere del campo estivo, consulente biblico per l'associazione giovanile. Ha servito come cantore e direttore di canto della congregazione, organizzatore di processioni per la scuola domenicale, cantore e coadiutore nei servizi svolti in parrocchia (funerali, memoriali, anniversari, visite pastorali del parroco, visite agli ammalati e ai carcerati).

È un eccellente esempio di come rispondere con semplicità alla chiamata a servire Cristo. Senza aspettative, ha offerto e ha continuato a offrire se stesso a Cristo, alla Chiesa e al suo vescovo. Sottomettendosi con obbedienza a quest'ultimo, si è trovato più occupato che mai!

Dalla sua ordinazione sacerdotale nel 2003, padre Bill ha assunto le responsabilità di sacerdote in molti luoghi, servendo con distinzione, amore e onore.

Su richiesta del suo vescovo, ha servito come sacerdote ad interim in luoghi diversi come Ohio, Texas, Indiana, California, Arizona e nelle parrocchie in Canada.

Tutto questo insieme ai doveri liturgici e pastorali presso la chiesa di san Giorgio a Prescott, in Arizona, che includono visite pastorali ai reclusi, visite agli ospedali, sermoni, liturgie nei giorni feriali, confessioni e concelebrazioni domenicali.

Ha agito anche come prete supplente per il clero dell'Arizona che si è regolarmente rivolto a lui. Padre Bill è stato la prova vivente che l'età non è un ostacolo al servizio umile, potente ed efficace al gregge di Cristo nel diaconato o nel sacerdozio.

Padre Bill si è addormentato nel Signore il 14 novembre 2003, dopo 20 anni di servizio sacerdotale.

Padre Bill ha risposto alla chiamata di Cristo.

Qual è la vostra risposta?

 
Ex presidente del parlamento: la Georgia non dovrebbe in alcun modo riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il capo del partito politico "Movimento democratico" ed ex presidente del parlamento Nino Burjanadze

La Georgia non dovrebbe riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e non lo farà, ha detto la leader del partito politico di opposizione "Movimento Democratico" Nino Burjanadze.

L'ex presidente del parlamento ha sottolineato che il catholicos-patriarca Elia II di Tutta la Georgia tratta la "questione ucraina" con grande cautela e prenderà solo decisioni che mirano alla pace, ha detto in un'intervista a RIA Novosti.

"Assolutamente no. E ho fatto questa dichiarazione non appena il Tomos è stato proposto da Costantinopoli e persino prima, secondo la mia opinione. L'ho detto, in nessun modo", ha sottolineato la leader politica.

Ha notato che ciò che sta accadendo tra Costantinopoli e Kiev è "non è affatto una questione religiosa, è una questione assolutamente politica, un desiderio di allontanare Kiev e l'Ucraina dalla Russia e dalla Chiesa ortodossa russa il più possibile".

Inoltre, ha ricordato che a suo tempo la Chiesa ortodossa russa non ha riconosciuto l'indipendenza delle chiese dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud dalla Chiesa georgiana.

"Sono assolutamente sicura che la Chiesa georgiana non dovrebbe e non vorrà farlo. Vi dirò francamente che prima di partire per la Russia, ho incontrato il nostro patriarca, che assume sempre una posizione molto moderata, una posizione di riavvicinamento con la Russia, una posizione di miglioramento delle relazioni. E ho visto che è molto cauto riguardo a questo problema e prenderà solo quelle decisioni che mirano alla pace, al buon vicinato, alla buona cooperazione tra Georgia e Russia, Russia e Ucraina, Georgia e Ucraina", ha detto Nino Burjanadze.

Ricordiamo che nel gennaio 2019, una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli ha incontrato il catholicos-patriarca Elia II di Tutta la Georgia e membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana, ma questo incontro non ha cambiato la posizione della Chiesa georgiana in merito al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Secondo il locum tenens patriarcale, il metropolita Shio (Mujiri) di Senaki e Chkhorotsku, la questione ucraina sarà discussa dal Sinodo della Chiesa ortodossa georgiana in primavera. Fino al prossimo incontro del Sinodo, il Patriarcato di Georgia non prenderà alcuna decisione.

Il 27 dicembre 2018, il Sinodo della Chiesa georgiana ha rinviato la discussione sulla situazione della chiesa in Ucraina al prossimo incontro.

 
Una parrocchia a misura di bambino

Mentre tutti i cristiani possono essere d’accordo sulla necessità di formare adeguatamente i giovani della propria comunità, non tutti si preoccupano della presenza in chiesa dei bambini piccoli (e di conseguenza, dei loro genitori). I cristiani ortodossi in Italia hanno statisticamente una presenza di neonati superiore alla media nelle loro parrocchie, e – non sarà mai ricordato abbastanza – quei neonati sono parrocchiani a pieno titolo e comunicanti! Vediamo dunque come poter attrezzare le nostre parrocchie a misura di bambino, nell’eccellente articolo di James Hargrave riportato su Pravmir, e che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Archimandrita cipriota: ho provato una grazia speciale nel servire con gli ucraini sofferenti

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina canonica hanno una relazione autentica e ispirata con Dio, ritiene l'archimandrita Nektarios (Babopoulous), segretario della diocesi di Tamassos a Cipro.

Dopo aver visitato i fedeli di diverse comunità parrocchiali che hanno perso le loro chiese per il sequestro violento da parte di attivisti scismatici, padre Nektarios è stato toccato da come le loro sofferenze hanno portato alla loro ascesa spirituale, e ne ha parlato in un video registrato alla Lavra della santa Dormizione a Pochaev e pubblicato martedì sulla pagina Facebook della Chiesa ucraina.

"Sono stato colpito come prete, colpito da quella fede, dalla riverenza che ho visto tra i vostri fedeli. È evidente che le difficoltà che il diavolo sta creando all'interno della Chiesa danno ai fedeli l'opportunità di svilupparsi e di ascendere spiritualmente, di sperimentare più fortemente la loro relazione con Dio", ha detto padre Nektarios, notando che ha provato tenerezza e ha sentito una grazia speciale quando ha servito in una capanna di villaggio con una comunità che aveva perso la sua chiesa.

"Il mio contatto personale con i parrocchiani e con gli abitanti di queste parrocchie mi ha convinto che queste persone hanno una fede profonda, che sono fedeli alla Chiesa, che si fidano della Chiesa, che credono nella loro Chiesa... Ho veramente sperimentato tenerezza, ho sperimentato una grazia speciale e ho visto la fede, la forte fede dei credenti. Tutto questo è accaduto durante la Divina Liturgia con particolare riverenza e gratitudine", ha aggiunto l'archimandrita Nektarios.

Tornerà a Cipro arricchito dalla sua esperienza in Ucraina, ha detto padre Nektarios in conclusione, per trasmetterla ai fedeli e riferire loro cosa sta realmente accadendo nella Chiesa ortodossa ucraina.

Il 6 giugno, la festa dell'Ascensione, padre Nektarios ha visitato diverse comunità della diocesi di Rovno che hanno subito la perdita delle loro chiese. Il giorno seguente, ha visitato le comunità perseguitate nella diocesi della Volinia e nella diocesi di Ternopol il giorno successivo.

Padre Nektarios ha assicurato ai fedeli che essi sono i figli dell'unica Chiesa canonica ucraina e che la Chiesa ortodossa li sostiene e sta cercando un modo per risolvere la crisi in corso.

Domenica 9 giugno, l'archimandrita cipriota ha celebrato alla Lavra di Pochaev con rappresentanti delle Chiese serba e polacca, assieme all'abate, sua Eminenza il metropolita Vladimir di Pochaev, e al clero locale ucraino. Padre Nektarios ha assicurato il metropolita Vladimir dell'amore fraterno e dell'unità tra le Chiese ucraina e cipriota e ha espresso la sua convinzione che gli scismatici ritorneranno alla fine alla Chiesa canonica.

 
La russofobia come attività professionale in Bulgaria

Oggi, quando l'intera comunità ortodossa sta monitorando con ansia i media, la gente tende a condividere le notizie attraverso i social network senza comprenderle adeguatamente. In questa situazione, le possibilità di credere a false notizie e di ingannare molte persone sono piuttosto alte. Le conseguenze sono ancora più pericolose quando si cerca di capire cosa stia succedendo in una Chiesa locale, facendo affidamento su fonti discutibili e saltando a conclusioni a volte generiche. Considerando una provocazione legata alla Chiesa e relativamente recente da parte del sito faktor.bg, estremamente russofobo, [1] credo che sia ora di separare il grano dalla zizzania.

La prima cosa che vorrei ricordare ai benintenzionati analisti russi è che la Bulgaria è un membro dell'Unione Europea e della NATO, quindi i suoi mass media sono orientati di conseguenza. Ci sono stati alcuni cambiamenti positivi nei mass media bulgari negli ultimi anni perché la russofobia è estremamente impopolare nel paese, ma questa non è un'indicazione di alcun cambiamento drammatico. Più probabilmente ciò dimostra quanto possa essere flessibile la politica. È una goccia di verità in un oceano di bugie, una piccola concessione a "un altro punto di vista", in quanto non è possibile fare il lavaggio del cervello a un'intera popolazione che per lo più conosce la lingua russa e che ha accesso alle informazioni pubblicate sui siti web russi.

È estremamente importante notare che tutti i mass media russofobi sono invariabilmente anti-Chiesa e le sue azioni sono in opposizione all'Ortodossia nel suo complesso. Nel corso di molti anni, hanno regolarmente tentato di screditare vescovi e preti ortodossi, di seminare discordia nella comunità ortodossa, e di lanciare varie provocazioni per "consumo interno" e per "esportazione", ricorrendo alla diffamazione, a intricate menzogne ​​e a calunnie senza scrupoli. Quando la Chiesa ortodossa bulgara fa qualcosa che contraddice la "scelta civilizzata" del paese, tutti gli atlantisti da osteria dei mass-media la attaccano, sospettandola di russofilia latente o accusandola di fare il gioco di Mosca e di svolgere attività sovversive finanziate dal Cremlino. Tra le altre cose, questi attacchi possono essere causati dalla risoluzione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara contro la ratifica della convenzione di Istanbul, [2] dalla sua opposizione alle parate gay, dalla nomina di un vescovo "sbagliato", dal rifiuto di riconoscere i dissidenti macedoni o di sostenere gli scismatici ucraini, o dalle visite di alcuni vescovi bulgari alle parrocchie della Chiesa ortodossa russa.

Secondo lo psichiatra e teologo Nikolaj Mikhailov, durante gli anni della cosiddetta democrazia, la russofobia in Bulgaria è diventata un'attività professionale dominata da "cloni antropologici degli ex quadri del Komsomol, giovani attivisti del partito e, in una certa misura, intellettuali umanisti di quel periodo... Ora hanno titoli diversi, ma la loro mentalità e i loro obiettivi sono gli stessi. Agiscono come guardiani auto-nominati della nuova ortodossia ideologica". [3] È interessante notare che, in alcuni casi, neanche i titoli sono cambiati, in quanto anziani funzionari del Komsomol, insegnanti del comunismo scientifico addestrati dall'URSS, figli di alti funzionari del Partito comunista bulgaro, ex dipendenti del servizio di sicurezza nazionale e persino informatori e altre "vittime del regime" si sono trasformati in messaggeri di "libertà" e talvolta persino in "insegnanti" della Chiesa. Sotto il precedente sistema ideologico, la Chiesa era perseguitata, ma nessuno la costringeva a seguire il Codice del Costruttore del Comunismo invece dei Dieci Comandamenti. Oggi, sembra che l'obiettivo del neo-liberalismo sia quello di prevalere ovunque, compresa la Chiesa, e si sta sviluppando una piattaforma ideologica appropriata per questo scopo.

Ecco cosa suggerisce Atanas Slavov, dottore in giurisprudenza, nel suo articolo I due mondi politici dell'Ortodossia moderna pubblicato nella rivista bulgara Cristianesimo e cultura:

"Il nuovo modello di teologia ortodossa proclamato al Concilio di Creta è coerente con l'istituzione di una comprensione ampia e profonda della dignità, della libertà personale, dei diritti individuali e della natura pluralistica della società civile da parte della democrazia costituzionale e dello stato governato dalla legge. Senza modificare i suoi fondamenti trascendentali e le sue profonde dottrine teologiche, l'Ortodossia universale sta gradualmente facendo i conti con il modernismo politico (democrazia liberale, diritti umani, supremazia della legge) per facilitare la trasmissione del suo messaggio profondo ai suoi contemporanei". [4]

Naturalmente, la Russia e la Chiesa ortodossa russa sono descritte come i principali ostacoli sulla via del progresso. È per questo che Svetoslav Ribolov, docente di teologia, insegnante del dipartimento teologico dell'università di Sofia, ha predetto i seguenti sviluppi nel suo articolo pubblicato nella stessa rivista:

"Considerando le crescenti tensioni tra persone ortodosse sempre più radicalizzate e persone tradizionalmente ortodosse, è molto probabile che nel prossimo futuro la Chiesa ortodossa si dividerà in due Chiese. Una Chiesa sarà filo-occidentale. Sarà basata a Costantinopoli e continuerà a coesistere pacificamente con la democrazia occidentale e ad attenersi ai valori e alle leggi fondamentali europei. L'altra sarà la Chiesa ortodossa filo-russa con base a Mosca che denuncerà i diritti umani democratici e il sistema legislativo europeo. [5]

La rivista Cristianesimo e cultura e il sito web Cultura inondano i loro lettori bulgari di così tanti studiosi "tradizionalmente ortodossi" (teologi, filosofi, storici o "figure pubbliche" come si definiscono) che coesistono pacificamente con i valori europei fondamentali, che non si può non citare Valerija Novodvorskaja, che nel programma Fede e Società sulla TV bulgara, ha detto: "Il cristianesimo non è per gli sciocchi!" [6]

L'introduzione del programma Fede e società sul canale 1 della TV nazionale bulgara, finanziato dai contribuenti, è un'immagine capovolta del Salvatore e della santa Madre di Dio, che rivela il vero scopo di questo progetto e il suo messaggio. Goran Blagoev, dottore in storia, autore e presentatore a tempo pieno del programma, ricorda costantemente ai suoi spettatori che il suo obiettivo è quello di cercare la verità che li renderà liberi. Ha lavorato sodo per sfatare i "miti" russofili e per "denunciare" i santi russi (che considera incarnazioni della "influenza imperiale" nel centro della capitale bulgara). In particolare, ha denunciato il principe di retta fede, sant'Aleksandr Nevskij, in onore del quale è stata nominata la cattedrale patriarcale di Sofia e san Serafim (Sobolev), un santo ampiamente riverito in Bulgaria le cui reliquie riposano nella chiesa del metochion del patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. [7] L'unico risultato è stato che lo studio di Goran Blagoev è stato abbandonato dai rappresentanti della Chiesa ortodossa bulgara, in quanto la risoluzione del 6 febbraio 2016 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara ha proibito ai suoi vescovi e chierici di partecipare al programma Fede e Società. [8]

Le porte dell'Ortodossia, un sito pseudo-religioso soprannominato dai bulgari ortodossi "le porte dell'inferno", è anch'esso in cerca della verità. "Come progetto di volontariato, godiamo di assoluta indipendenza e dedichiamo i nostri sforzi alla ricerca imparziale della Verità", sostiene il team del progetto. Tuttavia, la pretesa di "indipendenza assoluta" è smentita quando leggiamo la sezione "I nostri partner e amici" nel sito web. La loro imparzialità è chiaramente screditata dalle loro pubblicazioni acrimoniose, prevenute e spesso diffamatorie sulla Chiesa ortodossa russa e sui suoi vescovi, e da traduzioni di articoli da credo.ru e da altri blog diffamatori russi. Lo pseudonimo dispregiativo Slavka Bozhkova, [9] le caricature pubblicate nella sezione Cartoon della settimana del sito, e l'edizione satirica della Chiesa egoista che non è contraria a pubblicare battute oscene indicano chiaramente che questo progetto non è affatto ortodosso.

I media laicisti, siti Web, blog e profili Facebook euro-atlantici, cioè anti-russi, sono così numerosi che è impossibile elencarli o addirittura contarli. Sono generosamente finanziati e progettati per rivolgersi a persone di varie provenienze sociali, intellettuali e spirituali. Isterici, stridenti, intrusivi e poco convincenti, ripetono gli stessi cliché ripetutamente, espandendo bugie e travisando tutto.

Il trionfo della democrazia e della libertà di parola in Bulgaria è meglio dimostrato da Propaganda anti-democratica in Bulgaria, un rapporto pubblicato nella primavera del 2017 dall'Organizzazione non governativa denominata Fondazione per gli studi umanitari e sociali. [10] Lo studio era stato finanziato dalla "America for Bulgaria Foundation", [11] un gruppo di mercenari e imbroglioni locali di contenuti russofobi (il motto della fondazione è "l'ottimismo americano incontra il potenziale bulgaro"). Il rapporto elencava i mass media, i siti web e gli autori che osavano mettere in dubbio i valori liberali e dimostrare tendenze filo-russe. Il numero di tali pubblicazioni era registrato con la scrupolosità di un rapporto contabile e il loro contenuto era meticolosamente analizzato. [12] Il rapporto osserva un aumento drammatico di propaganda anti-democratica in Bulgaria e la crescita di sentimenti russofili. Questa osservazione è corretta, ma va notato che i veri sentimenti della società bulgara sono rappresentati solo da un piccolo numero di giornali, riviste, programmi TV e siti web.

In uno di questi programmi "anti-democratici", Vasil Vasilev, giornalista e attivista sociale, ha affermato che la russofobia in Bulgaria non è diretta al popolo bulgaro, la cui maggioranza non è disposta a cambiare la propria buona disposizione verso la Russia. L'obiettivo è spingere il popolo russo contro la Bulgaria.

Quest'obiettivo sarà raggiunto? Dipende da noi.

Note

[1] Nella sua pubblicazione datata 25 gennaio 2019, il tabloid estremamente russofobico Faktor.bg ha affermato che il Patriarca Neofit di Tutta la Bulgaria aveva sostenuto il concetto di una Chiesa indipendente per ogni paese indipendente all'incontro del Sinodo. Più tardi, il metropolita Kiprian di Stara Zagora, presidente del Comitato sinodale per gli affari legati alla Chiesa ucraina, ha affermato che questo argomento non è stato nemmeno discusso durante la riunione. "Considerando che i siti web ucraini hanno distribuito informazioni che affermano che la Chiesa ortodossa bulgara (patriarcato bulgaro) ha sostenuto l'idea dell'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, come presidente del comitato per gli argomenti relativi alla Chiesa ucraina, vi assicuro che il Santo Sinodo non ha discusso questioni relative all'Ucraina e che nessuna risoluzione è stata adottata dall'organo supremo della Chiesa ortodossa bulgara (Patriarcato bulgaro) riguardo a questa disputa canonica... Chiediamo a tutti gli ortodossi e ai media di usare solo informazioni affidabili pubblicate dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara (Patriarcato bulgaro) per evitare di interpretare erroneamente la situazione intorno alla disputa della Chiesa in Ucraina". Metropolita Kiprian di Stara Zagora, presidente del Comitato per gli argomenti relativi alla Chiesa ucraina. Le false notizie di Faktor.bg sono state citate non solo dai mass media ucraini, ma anche da alcuni mass media russi.

[2] "Si tratta di un tentativo di legalizzare un terzo genere". Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara si pronuncia contro la Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa https://pravoslavie.ru/110330.html

[3] Nikolaj Mikhailov, «Защо Русия граничи с Бога» // http://rusofili.bg/защо-русия-грничи-с-бога/

[4] Славов Атанас. Atanas Slavov, «Два политически свята на съвременното православие» http://www.hkultura.com/news/detailed/1844

[5] Риболов Светослав. Svetoslav Ribolov, «Предизвикателството към европейските ценности от неконтролираното мигриране към ЕС» http://www.hkultura.com/issue/2017/118/

[6] Goran Blagoev, История за плач и надежда (Сиела, 2011), 388.

[7] Алексеева Янина. Janina Alekseeva, «Святитель Серафим – 'дядо' всея Болгарии» https://pravoslavie.ru/101331.html

[8] Решение на Св. Синод от 06.02.2016 г.: духовници на БПЦ-БП да не участват в предаването «Вяра и общество» по Канал 1 на БНТ http://www.bg-patriarshia.bg/news.php?id=199789

[9] "Slavka" è una forma di nome slavo, ma la radice significa "gloria", mentre "Bozhkova" è una forma di cognome slavo ma la radice significa "Dio". Quindi lo pseudonimo è una sorta di parodia della frase "gloria a Dio".

[10] ДОКЛАД: Антидемократичната пропаганда в България

http://hssfoundation.org/доклад-антидемократичната-пропаган/

[11] Американският оптимизъм среща българския потенциал https://www.us4bg.org/?hl=bg

[12] Медии и пропаганда след Студената война

http://hssfoundation.org/wp-content/uploads/2018/05/KX-47-Print-01_05_2018-re.pdf

 
"Ci opponiamo alle provocazioni contro il patriarca di Mosca"

"Negli ultimi tempi abbiamo assistito a provocazioni senza precedenti contro la Chiesa ortodossa russa e il suo capo, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'," ha affermato l'arcivescovo Theodosios di Sebaste del Patriarcato di Gerusalemme.

Quest'ultimo ha sottolineato che la maggior parte degli autori di tali provocazioni sono politici o rappresentanti dei media occidentali e che usano l'attuale conflitto armato come pretesto per attaccare il patriarca Kirill e l'intera Chiesa russa. "Siamo convinti che queste accuse costituiscano una distorsione e una falsificazione della verità e dei fatti. La Chiesa non sostiene mai le guerre, ma invoca sempre la pace. Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha fatto ripetuti inviti alla pace, ma il suo dovere spirituale come patriarca di Mosca è difendere il suo paese e la sua patria, condannare le cospirazioni e i piani occidentali diretti contro la Russia", ha ricordato l'arcivescovo. Dopo aver ricordato che lui stesso aveva più volte dichiarato di essere contrario alle guerre e di auspicare, tra l'altro, una rapida fine del conflitto in questione, "per fermare questa vera tragedia umana, il cui conto è pagato da civili innocenti e indifesi", ha continuato l'arcivescovo Theodosios: "Allo stesso tempo, condanniamo in ogni modo possibile l’uso del conflitto militare e politico come strumento per minare la posizione della Chiesa ortodossa russa, così come le sue capacità spirituali, umanitarie e missione pacifica". Secondo lui, questi tentativi costituiscono un "atto inaccettabile e ingiustificabile". "Sua Santità il patriarca Kirill è il capo spirituale della Chiesa russa, fatto accettato dalla maggioranza delle Chiese ortodosse, che commemorano il nome di sua Santità nei santi dittici. Per questo percepiamo le provocazioni contro la Chiesa ortodossa russa come provocazioni contro l'intera Chiesa ortodossa", ha sottolineato il vescovo. Egli ha ricordato ancora una volta che le persecuzioni contro la Chiesa ortodossa canonica ucraina dipendente da sua Beatitudine il metropolita Onufrij non si fermano. Vescovi e sacerdoti sono perseguitati, le chiese sono sequestrate. "Di recente, il mondo intero ha assistito alla tragica scena in cui, su ordine delle autorità ucraine, la chiesa delle Decime nel centro di Kiev è stata rasa al suolo nella notte del 16 maggio dalle autorità ucraine", ha menzionato altresì sua Eminenza, confessando che queste scene gli ricordano "le pagine oscure dell'era bolscevica – il tempo delle più pesanti persecuzioni contro la Chiesa di Cristo".

Dopo essersi espresso categoricamente contro le evidenti provocazioni contro il patriarca di Mosca e di tutta la Rus', l'arcivescovo della Chiesa di Gerusalemme ha sottolineato: "Crediamo che eventuali divergenze di opinione debbano essere risolte non con provocazioni, ma attraverso la ricerca di vie di dialogo. Ci sembra però che i politici che si lanciano in provocazioni di questo tipo perseguano obiettivi premeditati, che non prevedono alcun dialogo. Queste persone sostengono idee ostili alla Chiesa ortodossa, cercano di radicare i disaccordi al suo interno e minarne la posizione nel mondo di oggi. Gli attacchi ostili contro il patriarca Cirillo "e alcuni vescovi legati a questa Chiesa sorella sono un anello della catena di persecuzioni che colpiscono l'intera Chiesa ortodossa", ha inoltre dichiarato il vescovo. Come ha indicato, la persecuzione è in atto sia in Ucraina che in altri paesi dove la Chiesa russa è presente spiritualmente, per esempio in Estonia. Esprimendo il suo sostegno alla Chiesa estone e ai suoi vescovi, l'arcivescovo Theodosios di Sebaste ha anche definito false e estranee ai suoi compiti le accuse mosse dal ministro degli Interni estone, Lauri Läänemets, che, nella riunione di metà maggio, aveva chiesto che la Chiesa ortodossa estone del Patriarcato di Mosca riconoscesse sua Santità il patriarca Kirill come "eretico". "Che diritto aveva il ministro degli Interni estone di muovere queste false accuse, che esulano dalle sue competenze? È assolutamente inaccettabile che un funzionario estone accusi di eresia il capo della Chiesa russa. Nell'approccio ecclesiastico, la parola 'eresia' indica una deviazione dal dogma ortodosso e dalla fede cristiana. L'eresia è l'alterazione della fede immacolata. Ogni vescovo della Chiesa conosce molto bene i santi canoni formulati dai Concili ecumenici, in particolare per quanto riguarda il dogma della santissima Trinità e la presenza costante del Signore Gesù Cristo nella nostra Chiesa e nella nostra vita spirituale. La diffusione della fede cristiana avvenne attraverso i santi apostoli, che si radunarono il giorno di Pentecoste a Gerusalemme, da dove partirono per predicare dall'Oriente all'Occidente e fino ai confini della terra. Fu da lì, dalla città santa di Gerusalemme, dove furono preservati tutti i luoghi santi associati agli eventi biblici, che si diffuse la buona notizia del Salvatore e Signore Gesù Cristo e raggiunse la terra dei russi, dove ebbe luogo il suo battesimo. Poi questa terra acquisì la vera fede cristiana e la mantiene ancora oggi senza macchia nonostante tutti i suoi periodi difficili e i lunghi secoli di persecuzione". Il vescovo ha definito insensate e irresponsabili le dichiarazioni delle autorità estoni il cui scopo è fomentare litigi e scandali nella Chiesa ortodossa,sottolineando che l'ingerenza delle autorità politiche negli affari interni della Chiesa ortodossa in Estonia è assolutamente inaccettabile.

"Preghiamo per la fine della persecuzione della Chiesa ortodossa in Ucraina, Estonia e altri paesi", si legge nella nota. "Comprendiamo tutti perfettamente che la nostra Chiesa ortodossa attraversa oggi tempi difficili a causa di divisioni e disaccordi interni, la ragione principale di ciò è proprio la politica dell’Occidente, poiché è qui che si è cercato di imporre la creazione di una Chiesa non canonica in Ucraina, e oggi stiamo cercando di imporre la stessa cosa in altri paesi del mondo", ha detto il vescovo. Egli ha invitato i primati delle Chiese ortodosse locali "a proporre iniziative concrete per eliminare e porre fine a queste divisioni, nonché a opporsi congiuntamente all'ingerenza politica occidentale negli affari interni della Chiesa ortodossa, perché il loro obiettivo è solo quello di radicare e approfondire i disaccordi esistenti all’interno della Chiesa".

Ribadendo il suo rifiuto delle guerre in qualsiasi regione del mondo e la sua posizione pacificatrice volta a far prevalere l’amore e la fraternità tra gli uomini, l'arcivescovo Theodosios ha ricordato: "Ma noi ci opponiamo anche all'uso dei conflitti e delle guerre, come oggi in Ucraina, per contrastare la Chiesa russa e il suo Patriarca, nonché per aggravare le divisioni esistenti nella Chiesa".

"Oggi più che mai la nostra Chiesa ha bisogno della misericordia e dell’intervento di Dio. Questo chiediamo a Gerusalemme, davanti al Santo Sepolcro del Signore, nei giorni santi del periodo pasquale, affinché il Signore protegga la nostra Chiesa contro tutti i suoi nemici, visibili e invisibili. Abbiamo bisogno di leader ecclesiastici saggi che facciano ogni sforzo per cercare di sanare la ferita che si è verificata nella Chiesa a seguito dell'intervento occidentale, il cui scopo è quello di imporre una realtà ecclesiastica anticanonica", ha concluso l'arcivescovo.

 
Russia e Ucraina nelle “traduzioni” dei media occidentali

Dmitrij Babich scrive per La voce della Russia, cercando di smontare (una vera fatica d’Ercole) i miti che si formano grazie alla costante propaganda mediatica antirussa. Partendo dalle “traduzioni” delle dichiarazioni di Putin e dei disordini di Kiev, fa notare come le stesse notizie di agenzia appaiano abilmente manipolate. Presentiamo l’ultimo articolo della serie Miti sulla Russia di Dmitrij Babich nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
I vescovi di Costantinopoli concelebrano con un chierico della Chiesa montenegrina scismatica

"l'archimandrita" Boris Bojović riceve una benedizione dal metropolita Emmanuel di Gallia

Il 26 maggio è stato celebrato a Kiev il 19° anniversario del restauro della cattedrale di san Michele dalle cupole dorate, precedentemente appartenente al "patriarcato di Kiev" e ora cattedrale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Era noto in precedenza che il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il "metropolita" Epifanij Dumenko, avrebbe concelebrato con due vescovi del Patriarcato di Costantinopoli: il metropolita Emmanuel di Gallia e il metropolita Amphilochios di Adrianopoli.

Tuttavia, secondo le informazioni ricevute dall'Unione dei giornalisti ortodossi da parte della metropolia del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba, anche un chierico della "Chiesa ortodossa montenegrina", scismatica e non riconosciuta, ha concelebrato con i vescovi di Costantinopoli e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" durante la Liturgia.

"l'archimandrita" Boris Bojović (a destra) che serve con i vescovi Costantinopoli e con gli scismatici ucraini

"L'archimandrita" Boris Bojović è stato identificato nelle foto del rapporto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sull'evento, anche se il rapporto ufficiale non menziona lo scismatico montenegrino.

La "Chiesa montenegrina" aveva ripreso i contatti con il "patriarcato di Kiev" prima della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e Filaret Denisenko, il "patriarca" del "patriarcato di Kiev", ha apertamente espresso il suo sostegno per la richiesta d'autocefalia della "Chiesa montenegrina", che continua ancora oggi.

Il presidente Milo Đukanović del Montenegro ha ripetutamente dichiarato negli ultimi mesi che assicurerà l'autocefalia alla minuscola "Chiesa montenegrina", che è iniziata come uno scisma dalla Chiesa ortodossa serba nei primi anni '90, proprio come ha fatto il presidente Poroshenko per la chiesa scismatica ucraina.

"l'archimandrita" Boris Bojović con il "metropolita" Mihajlo della chiesa montenegrina scismatica. Foto: portalanalitika.me

L' amministrazione di Đukanović ha perseguitato la molto più grande Chiesa canonica serba in Montenegro, espellendo un certo numero di chierici e monaci e tentando di demolire le proprietà della Chiesa.

 
Preoccupazione per la persecuzione dei membri dell'Unione dei giornalisti ortodossi espressa in un rapporto dell'ONU

i relatori speciali delle Nazioni Unite chiedono azioni per frenare le vessazioni nei confronti dei giornalisti

I difensori dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno espresso grave preoccupazione per le vessazioni nei confronti dei giornalisti che pubblicano informazioni sulle violazioni dei diritti dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina.

In una comunicazione del gruppo dei relatori speciali delle Nazioni Unite agli organi statali dell'Ucraina, sono stati notati fatti di intimidazioni e vessazioni del personale dell'agenzia d'informazione "Unione dei giornalisti ortodossi", nonché una richiesta formulata in merito alla risposta delle forze dell'ordine su questo tema.

Nella richiesta, i difensori dei diritti umani delle Nazioni Unite condannano casi di minacce e atti di violenza contro i giornalisti ortodossi e chiedono alle autorità ucraine di consegnare i responsabili alla giustizia.

La richiesta è stata inviata il 30 ottobre 2018, e i relatori delle Nazioni Unite hanno comunicato alle autorità ucraine di aspettarsi una risposta entro 60 giorni: "Apprezzeremmo una risposta a vostro comodo. Dopo 60 giorni, questa comunicazione e ogni risposta ricevuta dal governo di Vostra Eccellenza, saranno rese pubbliche sul sito web di segnalazione delle Comunicazioni speciali delle Nazioni Unite. Saranno successivamente resi disponibili nella consueta relazione da presentare al Consiglio per i diritti umani".

Tuttavia, non c'è stata nessuna risposta.

Gli attivisti per i diritti umani ricordano l'attacco dei radicali di destra all'agenzia dell'Unione dei giornalisti ortodossi a Kiev il 25 gennaio 2018, così come altri episodi riguardanti violazioni dei diritti umani, e notano che nonostante le numerose denunce presentate alla polizia alla luce di questi eventi, non è stata avviata un'indagine.

"Esprimiamo profonda preoccupazione per queste accuse, che, se confermate, equivarrebbero a un modello emergente di violazioni dei diritti riconosciuti alla vita e alla sicurezza della persona, alla libertà di espressione e di riunione pacifica e alla libertà di religione e di credo, stabilite negli articoli 6, 9, 18, 19 e 21 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR). L'ICCPR è stato ratificato dall'Ucraina nel 1973 e costituisce un obbligo legale internazionale", afferma il documento.

I relatori speciali delle Nazioni Unite fanno riferimento alla risoluzione 12/16 del Consiglio dei diritti dell'uomo, che collega intrinsecamente il diritto alla libertà di pensiero, coscienza o religione al diritto alla libertà di opinione e di espressione e incoraggia gli Stati ad adottare tutte le misure necessarie per astenersi da violazioni di questi diritti e a creare le condizioni per prevenire la loro ripetizione. "In considerazione dell'importanza della questione, apprezzeremmo una risposta sui passi iniziali intrapresi dal governo di vostra Eccellenza per salvaguardare i diritti delle persone summenzionate in conformità con gli strumenti internazionali", afferma il messaggio delle Nazioni Unite.

Ricordiamo che nel gennaio 2018, uomini in passamontagna con i simboli dell'organizzazione nazionalista "C14", inclusa nell'elenco delle organizzazioni terroristiche internazionali, hanno fatto irruzione nell'ufficio dell'Unione dei giornalisti ortodossi e hanno bloccato il lavoro del comitato editoriale. Per circa un'ora, hanno insultato i giornalisti e provocato conflitti, mentre la polizia, che era arrivata sul luogo, rimaneva inattiva.

Dopo la conferenza stampa "L'attacco al comitato editoriale dell'Unione dei giornalisti ortodossi", durante la quale Anna Poddubnaja, direttrice dell'agenzia di stampa, ha parlato dell'attacco criminale al comitato di redazione in violazione alla libertà di parola, i suoi dati personali sono stati aggiunti al database del famigerato sito Mirotvorets ("il pacificatore").

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il gruppo di relatori speciali delle Nazioni Unite, che il 30 settembre 2018 ha fatto appello agli organi statali autorizzati dell'Ucraina con una richiesta di informazioni sulla violazione dei diritti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina, non ha ricevuto una risposta in tempo utile. La rappresentanza dell'Unione dei giornalisti ortodossi alle organizzazioni internazionali europee considera tutto ciò un tentativo di dissimulare la situazione reale della discriminazione della Chiesa ortodossa ucraina.

 
Un'intervista nel giorno dello Spirito Santo del 2024

1) Come è arrivato all'Ortodossia, padre Andrew?

Da bambino non sapevo nulla di chiese. Ma vivevo in campagna, nella cattedrale di Dio. Quindi, sebbene non sapessi nulla degli uomini, conoscevo Dio dalla sua Creazione, conoscevo la sua presenza dagli alberi alti e dai prati verdi, dagli uccelli che cantavano e dai cieli ampi sopra di me. Sapevo che Dio viveva appena oltre il cielo, a volte sentivo di poterlo vedere. Non credevo in Dio, conoscevo Dio.

E intorno a me ho trovato anche la prova vivente di altri che lo avevano conosciuto. Questi erano gli antichi santi: san Cedd (a proposito, il suo nome è pronunciato correttamente Ched), Apostolo dell'Essex, sant'Osyth di un villaggio vicino, santa Audrey di Ely, san Botolph e sant'Albright che erano ricordati localmente, e sant'Edmund, il nostro santo di famiglia. Vivevano tutti a poche decine di chilometri da me. L'unico problema era che quando chiedevo informazioni agli adulti, non potevano dirmi assolutamente nulla. Solo che erano vissuti tutti molto, molto tempo fa e dovevano essere stati importanti perché erano ricordati nei toponimi locali. A quei tempi non c'era internet per chiedere altro e comunque ero solo un bambino. Ma sentivo la loro presenza. Erano come i miei amici più cari.

Più tardi, quando avevo 12 anni, vidi un film americano, vagamente basato sul romanzo russo, Il dottor Zhivago. Sebbene fosse pieno di sciocchezze di Hollywood e di propaganda della guerra fredda, scatenò qualcosa dentro di me. Nella scena di apertura erano mostrati un funerale e un prete ortodosso. Come risultato di questo film, mi sono comprato un libro e ho iniziato a imparare il russo da autodidatta. Allo stesso tempo, a causa della scena con il prete – non avevo mai incontrato nessun tipo di prete prima – ho aperto e letto il Nuovo Testamento. Mi ha cambiato la vita, ma ha anche confermato tutta la mia esperienza infantile. Quando le persone mi chiedono quale consiglio come miglior libro ortodosso da leggere, rispondo sempre il Nuovo Testamento.

Nello stesso periodo, ho visitato anche alcune chiese. Ma erano fredde e vuote. Non riuscivo a trovarvi nulla. Poiché avevo letto il Nuovo Testamento, sapevo che da qualche parte doveva esserci una vera chiesa. Dov'era la continuità degli Atti degli Apostoli e delle lettere scritte alle Chiese locali dall'apostolo Paolo? Cosa era successo dopo? Cosa era successo dopo il Nuovo Testamento? Dov'era il Nuovo Testamento? Questo è ciò che volevo sapere. Quando avevo 14 anni, ho letto della Chiesa ortodossa e ho pensato: "Questo è ciò che ho sempre pensato e creduto". Alla fine, quando avevo 16 anni, sono riuscito a trovare e visitare una chiesa di emigrati russi, una che, purtroppo, non esiste più, poiché quelle persone sono tutte morte. Non appena sono entrato in quella chiesa, mi sono sentito a casa. Ho subito capito tutto il mio futuro, tutto era davanti a me, tutto era inevitabile, ho visto il mio destino, la volontà di Dio per me. Avevo finalmente trovato la mia casa, o meglio, la mia casa aveva trovato me. Quando avevo 17 anni, ho vinto un concorso e ho vinto un premio per visitare l'allora Russia sovietica. Era il 1973.

2) Cosa l'ha ispirato a fondare Orthodox England? Qual è la storia dietro la pubblicazione?

Dal 1974 avevo fato letture per cercare di capire la storia occidentale e come era avvenuta la rottura con l'Ortodossia e quali erano state le sue conseguenze, in altre parole, volevo sapere perché gli occidentali avevano perso i loro santi. Ero particolarmente interessato al primo millennio dopo l'arrivo dell'Ortodossia a Roma intorno al 50 d.C. fino alla metà dell'undicesimo secolo nell'Europa occidentale. Nel 1976 avevo chiesto a qualcuno perché non ci fossero libri su questo. Mi disse che se avessi letto abbastanza, avrei dovuto scriverli, colmando il vuoto, perché non c'erano libri del genere. Così, dal 1989 in poi, ho iniziato a scrivere libri su questa Età dei Santi, specialmente in Inghilterra, che conoscevo meglio. Nessun altro stava facendo qualcosa del genere. Sebbene avessi poche qualità, non avevo scelta. Dovevo farlo io. Non c'era nessun altro che potesse farlo.

Nel 1997 siamo tornati in Inghilterra dalla Francia. Avendo vissuto per sedici anni in Russia, Norvegia, Grecia, Francia e Portogallo, avevo una nuova comprensione della realtà. Sapevo che la vera Inghilterra non era britannica, così come la vera Russia non era sovietica. Ho desiderato pubblicare questa conoscenza. Qualcuno mi aveva consigliato che prima di iniziare una rivista trimestrale bisogna sempre avere pronto almeno il primo anno. Avevo già pronto molto materiale per i primi tre anni. Così iniziarono 20 anni e 80 numeri della rivista Orthodox England.

3) Molte persone hanno la sensazione che i convertiti all'Ortodossia debbano rinunciare alla propria cultura nel processo. Dove ritiene che esista un sano equilibrio tra sottomissione al rito orientale, rappresentazione, espressione etnica e idolatria etnica?

Qui è necessario discernimento per distinguere tra il primario e il secondario. Il secondario è l'espressione etnica, sia della propria cultura e lingua, sia di quella degli altri. Quindi, non dovremmo definirci ortodossi di fronte a chi è all'esterno, ma cristiani ortodossi. La parola ortodosso è solo un aggettivo e ha connotazioni etniche. Il cristianesimo ortodosso è molto più di una cultura, è semplice cristianesimo, la sequela di Cristo. Coloro che non sono cristiani ortodossi non sono pienamente cristiani, anche se non lo sanno. Ecco perché si definiscono solo cattolici o protestanti, non conoscono la parola cristiano nel nostro senso.

Lei parla di "sottomissione al rito orientale". Mi perdoni, ma questa è una frase molto strana per me. Non mi sono mai "sottomesso al rito orientale". Mi sono sottomesso a Cristo. Se voler entrare a far parte di una delle Chiese ortodosse locali non significa sottomettersi a Cristo, allora scordatevelo, non siete pronti per la Chiesa. Siete bloccati dai vostri pregiudizi culturali e non avete visto oltre il folklore e gli aspetti esteriori. Coloro che pensano di dover imitare gli altri, incluso il loro folklore, soffrono di idolatria etnica. Eccoci di nuovo a quel vecchio consiglio: se per voi c'è una differenza tra "entrare a far parte della Chiesa ortodossa" e "diventare ortodossi", allora non siete pronti per la Chiesa. Diventare ortodossi deve significare rimanere ortodossi.

C'è chi dice di voler aderire alla Chiesa ortodossa, ma non è disposto a spogliarsi del proprio bagaglio culturale. Se tali persone vengono accolte nella Chiesa, si allontaneranno sempre. Non erano pronti. Ricordo di aver parlato con un prete qualche anno fa. Mi ha detto che aveva accolto nella Chiesa alcuni anglicani. Mi ha detto che per un paio d'anni tutto è andato bene, ma poi hanno voluto cambiare e 'riformare la Chiesa' (!), perché non apprezzavano tutto. Se ne andarono, alcuni di loro sbattendo la porta, capendo finalmente che la Chiesa non sarebbe cambiata per loro. Quelli che dovevano cambiare per la Chiesa erano loro stessi, ma erano troppo orgogliosi per farlo.

In questa questione molto dipende da quale fosse la tua precedente cultura religiosa. Quelli senza un bagaglio culturale, come me, non hanno nulla da cambiare, nulla da perdere. Se arrivi alla Chiesa senza bagaglio culturale e tali pregiudizi, allora è tutto facile. Se hai un bagaglio culturale, non sei pronto. Devi digiunare da quel bagaglio. Devi prima disfare le valigie.

4) Quali parti cruciali della storia ortodossa ritiene siano state trascurate o perdute?

Ci sono due aree in particolare:

La prima area è il primo millennio della storia occidentale. Sappiamo che i primi cristiani a Roma erano di lingua greca. Sappiamo che nel II secolo sant'Ireneo e san Giustino martire scrivevano in greco. Sappiamo anche che a partire dal II secolo i romani locali di lingua latina, come santa Tatiana, della nobile famiglia dei Taziani, entrarono nella famiglia dei santi. Sappiamo che un padre della Chiesa, sant'Ambrogio di Milano, ha trasmesso l'Ortodossia al mondo di lingua latina. Poi venne l'importanza del deserto egiziano, che influenzò san Giovanni Cassiano e san Martino di Tours e da lì venne tutta la fioritura della santità irlandese, che poi si diffuse in Scozia e nel nord dell'Inghilterra. (A proposito, san Patrizio non era irlandese ma veniva dalla Gran Bretagna. Anche il nome Patrick è romano, non celtico). Sappiamo che nel V secolo san Simeone lo Stilita e santa Genoveffa di Parigi erano in corrispondenza.

Sappiamo che nella biblioteca del monastero di Santa Caterina nel Sinai si trovano dozzine di manoscritti irlandesi, scritti in latino. Sappiamo che l'ultimo Papa greco di Roma fu san Zaccaria (+ 752). Sappiamo che Roma conservò la sua Ortodossia fino ai primi anni dell'XI secolo. Allora, cos'è successo? Che cosa è andato storto? Come siamo arrivati all'invenzione del cattolicesimo romano? Quest'ultimo non esisteva nell'anno 1000, quando regnava in Occidente l'imperatore antipapista Ottone III, ma chiaramente esisteva nell'anno 1100.

La seconda area è l'ignoranza della Russia pre-rivoluzionaria. Sono stato estremamente fortunato ad aver incontrato russi che erano adulti prima della rivoluzione. Sapevano com'era stata, nel bene e nel male. Ricordiamo che solo il 10% di loro aveva mai messo piede in chiesa. Per la maggior parte erano atei o indifferenti alla Chiesa. San Giovanni di Shanghai menzionò questo fatto negli anni '30 a Belgrado. Li conoscevo.

Coloro che prima erano adulti non erano figli di emigrati russi, nati in Occidente, o di convertiti non russi, che idealizzavano tutti il passato come parte di un'ideologia nostalgica. Non si sono mai chiesti, se tutto era stato così meraviglioso prima della rivoluzione, perché la rivoluzione fosse avvenuta. Soprattutto, i figli degli emigrati russi non leggono mai la storia russa. Tutto quello che dovevano fare era leggere i resoconti dell'incredibile decadenza della vita della Chiesa russa prima della rivoluzione, per esempio quelli scritti dal metropolita Antonij di Kiev, il fondatore della ROCOR.

Quella conoscenza avrebbe dissolto la loro nostalgia e i convertiti idealisti non avrebbero potuto essere ingannati da coloro che hanno nomi russi o fingono di averli, ma non sanno nulla, che non sanno né leggere né scrivere in russo, che conoscono solo la cucina russa, perché sono di seconda o terza generazione, o non sono per niente russi. Dovrebbero smettere di fare i guru, di assumere falsi accenti russi. Possiamo vedere le loro illusioni. Sono ciarlatani.

5) Ritiene che a volte sia difficile discernere i confini che manteniamo come cristiani ortodossi dopo lo scisma, vale a dire le tombe dei nostri santi, le nostre antiche chiese in fase di ricostruzione sotto l'occupazione cattolica, ecc.?

Sì, assolutamente, è difficile. Si deve essere molto chiari qui, altrimenti ci sarà confusione spirituale. Ciò che resta dell'Occidente pre-scismatico è molto frammentario in termini materiali, per esempio in termini architettonici. In effetti, l'archeologia può dirci di più perché la maggior parte della storia materiale dei santi è sepolta sottoterra, opportunamente nascosta.

Ricordo di aver parlato con un ortodosso andato in pellegrinaggio a Roma. Ogni volta che voleva vedere l'Ortodossia, doveva scendere le scale, andare negli scantinati e nelle catacombe. In cima c'erano solo decorazioni medievali e rinascimentali. Per venerare le reliquie bisognava scrivere una lettera alle autorità cattoliche romane tre settimane prima! Tutto era sepolto, nascosto. Questo simboleggia tutto. L'eredità dei santi occidentali è soprattutto spirituale. Il modo migliore per sentirlo e ricrearlo è attraverso le nostre preghiere a questi santi del glorioso passato. Molti li credono scomparsi, ma noi li conosciamo come immortali.

Qui dobbiamo comprendere che il 1054 segna non l'inizio, ma la fine, della prima parte del processo dello scisma, iniziato tre secoli prima. Il secondo millennio è la seconda parte di questo processo. Questa è la storia del degrado. L'ultima benedizione papale alle coppie omosessuali è semplicemente l'ultima e del tutto inevitabile tappa di quella stessa apostasia del processo dello scisma. Non inganniamoci, lo ccisma d'Occidente è un processo, ed è un processo in corso.

6) Quali sono alcune delle sfide più grandi che ha dovuto affrontare nel suo ministero?

Nel maggio 1980 ho incontrato a Parigi padre Alexander Schmemann. Voleva che andassi negli Stati Uniti per finire lì i miei studi e poi penso, col tempo, per insegnare al St Vladimir. Non ho voluto. I santi mi interessavano di più. Durante la nostra conversazione gli ho chiesto le sue impressioni sulla Chiesa nell'allora Russia sovietica. Mi rispose che l'episcopato poteva essere diviso in due metà. Una metà era composta da santi, l'altra metà era composta dai più grandi furfanti che si potessero trovare ovunque, la feccia dell'umanità. Non c'era niente in mezzo. La sua storia ha semplicemente confermato le mie prime impressioni sull'episcopato ortodosso che avevo incontrato nel mondo occidentale.

Avevo già incontrato due volte il metropolita Pitirim (Nechaev) di Volokolamsk, il mentore del mio amico, l'attuale metropolita Tikhon (Shevkunov) della Crimea. Il metropolita Pitirim era un vero gentiluomo, che aveva mantenuto la nobiltà del vecchio mondo delle migliori figure pre-rivoluzionarie. Eppure nel 1986 fu mandato alla televisione sovietica a dire bugie. Era il periodo di Chernobyl e gli ucraini sapevano che Chernobyl è il nome di una pianta, che in inglese chiamiamo "assenzio". Ma alcuni dei più pii avevano letto le Scritture. Perché mentì, dicendo che le acque che sapevano di "assenzio" non erano tra le profezie del Libro dell'Apocalisse? Avrebbe potuto chiamare tutti al pentimento, ma lui e gli altri erano tutti ostaggi. Diceva bugie perché stava proteggendo gli altri. Se non avesse detto bugie, non avrebbe sofferto, ma decine di parrocchie sarebbero state chiuse, o i parroci e le loro mogli e figli sarebbero rimasti indigenti. Era molto bello emettere giudizi per coloro che vivevano fuori dal sistema, ma penso che noi non avevamo e non abbiamo assolutamente alcun diritto di giudicare. Dio è il nostro Giudice, di tutti noi.

Ma c'è qualcosa di molto peggio di tutto questo. Il metropolita Pitirim era dalla parte dei santi. Ci sono quelli che non lo sono. Ci sono quelli che dicono bugie volontariamente, quando vivono in libertà, quando non hanno armi puntate alla schiena o quando coloro che dipendono da loro non hanno armi puntate alla schiena. Dicono ancora bugie. Perché? Perché raccolgono qualche beneficio materiale dalle loro bugie psicopatiche, denaro o potere per se stessi. Sono quelli dell'altra lista di padre Alexander.

Potrebbe chiedermi perché non ho risposto alla sua domanda sulle sfide. Ebbene, l'ho fatto. Le sfide più grandi che ho dovuto affrontare negli ultimi quarant'anni di servizio all'altare sono stati i vescovi che non predicano Cristo, ma che predicano ideologie odiose ed estremiste, che li portano a calunniare, intimidire e tradire coloro che sono sotto di loro e a provare piacere nel cercare di chiudere le loro chiese. Sono usati dal diavolo per cercare di distruggere la Chiesa sulla terra, bestemmiando lo Spirito Santo e commettendo così un suicidio spirituale personale.

Un altro esempio. Abbiamo un carissimo amico in Moldova. Padre Grigorie è un prete con una lunga barba nera e sembra un'icona, anche se è sposato e ha cinque figli. Ha costruito un'enorme chiesa in pietra e ora sta costruendo un convento. Cinque anni fa anche lui è stato costretto a trasferirsi dal Patriarcato di Mosca al Patriarcato romeno. Perché? Perché il vescovo di Mosca era intenzionato a rubare la chiesa appena costruita, per cui non aveva dato un centesimo, a Padre Grigorie. Solo un altro caso, sempre la stessa cosa.

Un altro caso. Nella nostra parrocchia abbiamo la moglie di un ex prete del Kazakistan. Suo marito era un violento ubriacone, ma dato che pagava un sacco di soldi al suo vescovo per vari onori e premi, mitre e quant'altro, andava tutto bene. Come dice lei, il vescovo locale era solo "un mini-oligarca". Certo che lo era. La corruzione è ovunque. Oggi la qualifica principale per essere un vescovo è quella di agire come un "manager efficace". Questo è il gergo attuale, tutte parole occidentali. Ma i vecchi vescovi russi bianchi, che si sono estinti nel secolo scorso, che Dio li benedica, mi hanno detto che la rivoluzione è avvenuta perché i vescovi di allora erano solo "buoni amministratori" (un altro termine occidentale). Quella era la loro unica qualifica. Niente di nuovo sotto il sole...

Poi, solo pochi anni fa, uno di questi "manager efficaci" viveva nella sua cattedrale di Parigi, con la moglie e il figlio. Non era poi così male. Ma soprattutto era un ubriacone. O a Londra, il prete della ROCOR che era un molestatore sessuale, ma che amava anche il denaro. Non poteva smettere di molestare le parrocchiane. Perché hanno ordinato un uomo così famoso, contro ogni consiglio, compreso il nostro? Beh, potete indovinarlo: perché era "un manager efficace" e, almeno all'inizio, portava molti soldi, finché tutte le donne più giovani non se ne furono andate. Naturalmente tutto finì in lacrime. Succede sempre così.

Ho incontrato solo quattro patriarchi. Due di loro erano santi, due no. Oggi in alcuni patriarcati si fanno cose terribili. I canoni della Chiesa vengono utilizzati per la politica. Ci sono vescovi scismatici, spie o depravati. Cosa dovremmo fare?

Innanzitutto, è già stato visto tutto prima. Per esempio, legga la letteratura medievale russa. I miei professori a Oxford ne erano esperti e scrissero un libro a riguardo nel 1974. Solo gli inesperti e gli ignoranti si scandalizzano quando scoprono che alcuni vescovi russi di quel tempo erano sodomiti.

Per favore, non si scandalizzi. Si ricordi che Giuda era uno dei Dodici. Solo perché ci sono alcune mele marce in un cesto di mele belle, dolci e rosse, non le buttiamo via tutte.

Potrei raccontarle storie ben peggiori di queste. Ma perché? Lasci che le racconti le parole di san Paisios, dette a un mio caro amico svizzero negli anni '80. Il mio amico gli chiese esattamente come reagire a tali scandali. Padre Paisios rispose: "Quando cammini lungo un sentiero verso la skete o la kellia, potresti imbatterti in escrementi lasciati lì da un animale selvatico. Bene, quando tu che vivi nel mondo trovi gli escrementi di altri animali selvatici, fai quello che faccio io: li butti via a calci e ti pulisci le scarpe sull'erba, così la persona che verrà dopo di te non ci camminerà sopra e tu manterrai pulite le tue scarpe".

7) Quali sono alcuni dei momenti migliori o eventi memorabili del suo ministero?

I momenti migliori sono sempre quando i pentiti tornano a casa. Ciò include soprattutto gli ex criminali e le ex prostitute, i figli e le figlie prodighi. Poi saranno i migliori ortodossi. Pensate al ladrone sulla croce, leggete la vita di san Barbaro, oppure alle ex prostitute, santa Maria Egiziaca, santa Taisia, santa Pelagia. Come cappellano carcerario, li vedo con particolare frequenza. La salvezza arriva attraverso la profondità del nostro pentimento e ciò diventa visibile da come è cambiato il nostro modo di vivere. Più profondo è il pentimento, maggiore è la salvezza. Questa è la chiave.

Poi c'è l'opera missionaria. Questa avviene tra gli ortodossi che sono stati abbandonati dai loro stessi patriarcati. Questo lavoro ha avuto luogo in diversi paesi in Europa, ma soprattutto in Portogallo, da nord a sud, e in Inghilterra. In quest'ultimo caso, sono stato attivo in tutta la metà orientale dell'Inghilterra, dal nord-est vicino al confine scozzese, giù attraverso le East Midlands e la mia nativa East Anglia, fino alle coste del Kent e del Sussex. Metà del paese. Sebbene in seguito mi sia stato per breve tempo proibito di fare opera missionaria, incluso battezzare i bambini nelle cucine, confessare le persone nei loro salotti, celebrare commemorazioni all'aria aperta, predicare Cristo a coloro che volevano sapere, gli sforzi per fermarmi sono stati vani, perché poi la gente è venuta da me! I cattivi vescovi odiano l'opera missionaria. Questo perché hanno rinunciato allo Spirito Santo e non amano Cristo.

Poi c'è la Provvidenza. La Provvidenza è l'amore di Dio per noi, poiché egli provvede a ciò di cui abbiamo bisogno, anche se non ce lo aspettiamo e anche se all'inizio ci sembra difficile. La Provvidenza è Dio che condivide i nostri fardelli, rendendo il nostro giogo leggero, il nostro fardello facile. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina nel 2014, hanno cercato di costringere il mondo intero a schierarsi, un ghetto contro un altro ghetto. Non voglio sembrare troppo drammatico, ma nonostante fossimo seguiti da una spia dell'ambasciata a Londra nel 2021 e fossimo stati avvicinati da alcune persone politicamente motivate, siamo rimasti fuori dalla politica, fuori dai ghetti etnici e politici.

Non siamo stati costretti a schierarci, perché Dio ci aveva fornito uno spazio intermedio, nel Patriarcato di Bucarest. Qui siamo stati in grado di governare la nave della Chiesa in modo da poter accogliere sia russi che ucraini in tutte le nostre chiese, così come molte altre nazionalità, romeni, moldavi, greci, inglesi. Questa capacità di stare fuori dalla ghettizzazione etnica e dalla politicizzazione ci è stata inviata da Dio. Questo è stato un miracolo della sua amorevole Provvidenza. Nessuno di noi ha il minimo dubbio su questo.

Infine ci sono i miracoli. Noi ortodossi sperimentiamo molti miracoli intorno a noi, perché confessiamo che lo Spirito Santo procede direttamente dal Padre. Durante la Liturgia del giorno dell'Ascensione del 2022, abbiamo assistito al fenomeno di un meraviglioso profumo emanato dalla grande icona di san Giovanni di Kronstadt. Questo è stato di grande conforto, poiché san Giovanni era un pastore modello, che accettava tutte le nazionalità. Non fu nominato rettore della sua enorme chiesa se non dopo 40 anni di sacerdozio. Questo perché il suo vescovo era geloso di lui e della sua popolarità. Ciò rispecchia l'esperienza di tanti. Se sei sincero, involontariamente riveli il compromesso. Ti odieranno per questo, ti calunnieranno e cercheranno di distruggerti. Mi vengono in mente le parole attribuite a san Basilio il Grande: l'inferno è lastricato di teschi di vescovi.

8) Quali amici ha nelle Chiese locali dell'Europa occidentale?

Devi avere degli amici in molte Chiese locali. Ti proteggeranno dagli squali, così potrai superarli in astuzia. Quindi, conosco il metropolita Seraphim (Joantă), il vescovo della Chiesa rumena per l'Europa centrale e settentrionale, dal 1986 e il nostro metropolita Iosif (Pop) dell'Europa occidentale e meridionale, che abbiamo conosciuto più di 20 anni fa tramite mia cognata, la principessa Laskin-Rostovsky, a Parigi.

Dal 2004 siamo stati in grado di costruire una rete intergiurisdizionale di clero in tutta Europa, soprattutto quando sono stato nominato rappresentante missionario per l'Europa occidentale dal defunto e grandemente rimpianto metropolita Hilarion (Kapral), l'ultimo di queste grandi figure. Questa rete va dalla Bielorussia all'Italia, dalla Repubblica Ceca alla Bulgaria, dalla Grecia alla Germania, dalla Moldova alla Finlandia, dalla Francia alla Norvegia, dalla Romania al Belgio, dal Portogallo alla Slovacchia, dalla Lettonia alla Scozia, dall'Ucraina alla Svizzera, dai Paesi Bassi alla Russia. Questa rete europea sostiene tutti noi nella nostra lotta per costruire la Chiesa locale dell'Europa occidentale, che è stata lo scopo della mia vita, la legge del mio essere, in questi ultimi quarant'anni come chierico. Vi dirò ora: non siamo gli ultimi dei Mohicani, siamo i primi dei Mohicani!

9) Chi è il santo con cui ha il rapporto più stretto in Occidente? E a Oriente?

Un santo in Occidente? Ce ne sono così tanti! Ma deve essere Sant'Edmund, perché è il santo della nostra famiglia locale. Sei generazioni dei miei antenati diretti portano il nome da lui, tutti Edmund, che vissero dal 1590 al 1768. Uno dei miei primi ricordi d'infanzia, è stato quando andai alle rovine del monastero di St Edmund con un prozio nel 1959. Guardò le rovine e si tolse il berretto con grande tristezza e rispetto. L'ho visto nei suoi occhi. Il nostro ultimo Re martire è nel mio sangue, nei miei geni. È così che ho composto il servizio per lui quasi venticinque anni fa.

Un santo in Oriente? Ancora più difficile! Ebbene, amo san Giovanni Crisostomo, ho tutte le sue opere in dieci volumi, e anche sant'Andrea il Folle, il mio santo patrono nella Nuova Roma nel X secolo, che vide il Velo Protettore della Madre di Dio. Sant'Andrea diceva sempre la verità. Alcuni anni fa ho potuto comporgli un inno acatisto.

Più recentemente c'è san Nettario, che ha una vita meravigliosa e ora c'è un ottimo film su di lui. Tutti i calunniati devono pregarlo. Poi c'è il più grande santo ucraino del secolo scorso: san Giovanni di Shanghai e dell'Europa occidentale. (Lo chiamiamo così perché ha trascorso tredici anni in Europa occidentale, ma solo tre a San Francisco, e lì lo hanno ucciso). San Giovanni era un pastore e per questo fu calunniato, processato e sospeso dai suoi confratelli vescovi nel Sinodo della ROCOR. Non è stato il primo e nemmeno l'ultimo.

Ma ci sono anche coloro che non sono ancora stati canonizzati come santi, sacerdoti e anziani che mi hanno ispirato molto.

Nel 1974 ho incontrato a Parigi padre Alexander Nelidov. Mi ha avvertito: 'Saranno pronti a prenderti. Satana è dentro la Chiesa'. Erano parole terribili, ma lui era un profeta. Poi, nel 1976, c'era l'anziano Serafim Tapochkin vicino a Belgorod in Russia. Mi ha dato la sua benedizione e il suo incoraggiamento. Vogliono canonizzarlo adesso. Giustamente. Nel 1979 ho incontrato padre Paisios a Stavronikita. Sapevamo già allora che era un santo. Era una cosa vera. Adesso è san Paissio. Ha apprezzato molto il nostro arcivescovo Antonio di Ginevra, che poi mi ha ordinato sacerdote.

Poi c'era l'anziano romeno Cleopa. Non l'ho mai incontrato di persona, ma ho visto in lui come la spiritualità dei Carpazi fosse la stessa dell'Athos, di Diveevo in Russia e degli antichi irlandesi. È un santo, lo sappiamo, e presto verrà canonizzato. Poi nel 1979 ho incontrato padre Ephraim a Philotheou. Mi ha dedicato un po' di tempo. Posso mostrarle esattamente dove ci siamo incontrati a Philotheou sull'Athos. Ricordo ancora le sue parole, anche se il mio greco non era molto buono. Ha fatto previsioni. È sempre stato con me. Anche lui viveva chiaramente nella realtà, anche se allora, per quanto ne so, non si parlava degli Stati Uniti e dell'Arizona.

Infine, devo menzionare l'anziano Nikolaj Gurjanov (+2002). Aveva capito tutto. Confinato su una piccola isola vicino all'Estonia, vedeva oltre. Era un mistico. Le sue profezie si stanno ancora avverando. Vedrete! E non stupitevi quando vedrete le sue parole realizzarsi e tutte le attuali sciocchezze spazzate via come la pula dal ventilabro. "Ha il ventilabro in mano e pulirà la sua aia, raccoglierà il suo grano nel granaio e brucerà la pula con fuoco inestinguibile" (Mt 3:12). Rimarrete sbalorditi dai miracoli e dalle trasformazioni che accadranno nei prossimi anni. Rimarrete senza fiato e direte: Questa è l'opera del Signore ed è mirabile ai nostri occhi. E ancora: Chi è un Dio così grande come il nostro Dio? Tu sei il Dio che opera miracoli. Canto queste parole nel mio cuore ogni giorno.

 
Vespro ortodosso al Santuario della Consolata
Alla sera di venerdì 24 gennaio il clero, i cori e i parrocchiani di tutte le parrocchie ortodosse di Torino sono stati invitati a servire un Vespro nel Santuario della Consolata, una delle chiese storiche di Torino. Per la prima volta tutte le parrocchie ortodosse di Torino hanno avuto modo di celebrare assieme, in un modo che non scontenta neppure i più rigorosi critici delle celebrazioni ecumeniche. Un grazie particolare all'Arcidiocesi di Torino, che ha permesso questo momento fraterno, al quale speriamo che seguano altre celebrazioni inter-ortodosse. Per ora ecco alcune foto della funzione, tratte dalla pagina Facebook del Santuario della Consolata. Quando avremo un servizio fotografico più dettagliato della funzione, cercheremo di postarlo sul sito.
 
 
 
 
Il papato distopico di Bartolomeo I di Costantinopoli

vigili del fuoco ucraini tentano di salvare una chiesa – foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il nuovo papato ortodosso del patriarca Bartolomeo non ha avuto il migliore degli inizi.

Sembrava un piano così buono.

Il patriarca Bartolomeo, invocando un'autorità unilaterale appena concessa da se stesso, [1] avrebbe annullato il documento vecchio di 300 anni che aveva reso l'Ucraina territorio canonico di Mosca. Affermando che l'accordo era stato "solo temporaneo", avrebbe assunto la sovranità sull'Ucraina e avrebbe riunito tutte le sue chiese in un corpo "autocefalo" (attentamente circoscritto) di cui sarebbe stato il responsabile.

Filaret ci stava. Makarij ci stava. Svjatoslav, della Chiesa greco-cattolica ucraina, ci stava. [2] Il presidente Poroshenko ci stava. Quegli arrivisti di Mosca erano sconvolti, naturalmente, ma una volta concluso l'accordo, cosa avrebbero potuto fare? Avrebbero dovuto obbedire, se non altro per salvare la faccia. [3]

Le altre Chiese locali erano dubbiose, ma si sarebbero ricredute. L'avevano sempre fatto. Dopo tutto, il suo era il primo Trono dell'Ortodossia! E lui, Bartolomeo, era il Primo senza pari, la cui grave e persino onerosa responsabilità era quella di tenere in riga l'Ortodossia. [4]

Onufrij? Avrebbe dovuto unirsi. Altrimenti, avrebbe solo perso le sue chiese. L'esercito di Poroshenko e la polizia nazionale si sarebbero presi cura di questo. Un po' di disagio all'inizio, ma alla fine, pace e sicurezza. Costantinopoli avrebbe unito un paese tragicamente diviso dall'oppressione di Mosca, e la sconfitta di Mosca avrebbe garantito la rielezione di Poroshenko, quindi la morsa sarebbe rimasta serrata. [5]

La chiave per l'accordo era la Chiesa greco-cattolica ucraina. Una volta concluso l'accordo e firmati tutti i documenti, sarebbe stato creato un corpo ecclesiale riconosciuto sia dal Fanar che dal Vaticano. Ciò avrebbe portato Roma e Costantinopoli in una comunione formale, e l'Ortodossia avrebbe dovuto salire a bordo o essere lasciata indietro.

Bartolomeo, vicino al pensionamento, sarebbe passato alla storia come l'uomo che ha stabilito il Patriarcato di Costantinopoli nella sua giusta gloria e riunito la cristianità.

Un piano così buono e sano.

Ma non ha funzionato in quel modo.

Traballante fin dall'inizio

Mosca non ha "obbedito". Il 7 settembre 2018 Bartolomeo ha nominato due "esarchi" in Ucraina con le istruzioni per istituire una stavropegia (il corpo rappresentativo di un primate). Una settimana dopo, il 14 settembre, come promesso, il Patriarcato di Mosca ha sospeso la comunione con Costantinopoli e le sue dipendenze. Il patriarca Bartolomeo non sarebbe stato commemorato. Il clero ortodosso russo non avrebbe concelebrato con il suo clero, i fedeli ortodossi russi non si sarebbero comunicati nelle sue chiese, né la Chiesa russa avrebbe partecipato ad alcuna organizzazione o riunione che avesse un presidente costantinopolitano.

Le altre Chiese locali non hanno voluto avere alcuna parte nell'invasione di Bartolomeo. Le reazioni sono andate dallo shock, all'oltraggio, fino all'incredulità. Tutte hanno declinato la loro partecipazione, o addirittura il loro riconoscimento.

Il metropolita Onufrij ha chiarito, in privato a Bartolomeo e pubblicamente al mondo, che la Chiesa ortodossa ucraina non voleva, e non aveva bisogno, dell'autocefalia. Erano già completamente autonomi, e non erano tenuti a rispondere a Mosca per nulla, eppure godevano della partecipazione – e della relativa influenza – nel sinodo della più grande e influente Chiesa dell'Ortodossia.

Per quanto riguarda la Chiesa greco-cattolica ucraina, questa aveva tutto da guadagnare e niente da perdere. Il Vaticano aveva bramato di impadronirsi dell'Ortodossia per mille anni. Se Bartolomeo fosse riuscito a farcela, il patriarca della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav sarebbe stato un eroe. Altrimenti, era ancora al sicuro come capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. La sua unica parte consisteva nel sedersi e lasciare che gli eventi si svolgessero.

E si sono svolti.

Il "concilio d'unificazione" si è svolto, nonostante l'assenza della Chiesa canonica. Il "patriarca" Filaret ha presentato il suo segretario, Epifanij Dumenko, come candidato al posto di "metropolita" del nuovo gruppo. Ha chiarito che l'elezione di Dumenko era un requisito indispensabile per la partecipazione del "patriarcato di Kiev", e quindi è stato eletto Dumenko. Il problema era, e rimane, che il signor Dumenko è un laico. Non è mai stato ordinato canonicamente, e Bartolomeo non ha fatto nulla per correggere questa situazione. Nessuna ordinazione. Nessuna consacrazione. Non ha nemmeno assistito alla "intronizzazione" per imporre le mani su di lui. Quindi, a parte il resto, il leader della "chiesa autocefala" dell'Ucraina non ha una successione apostolica.

I termini del tomos richiedevano lo scioglimento del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e la loro incorporazione nella nuova "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Le loro persone giuridiche, tuttavia, non nono state effettivamente disciolte. Il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" continuano ad essere legalmente – e separatamente – registrati.

Che fare, se tieni un'intronizzaione e non viene nessuno?

Il 3 febbraio 2019, con grande clamore, Epifanij Dumenko è stato intronizzato come "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutte le Chiese locali, nonostante molti sforzi di braccio di ferro, avevano declinato la loro partecipazione. Tra gli assenti c'era lo stesso Patriarca Bartolomeo, che ha inviato quattro rappresentanti.

Mancavano anche le consuete lettere di congratulazioni e dichiarazioni di "Axios" al nuovo primate. È comunque arrivata una lettera di congratulazioni, dal "Kiev Pride", la lobby LGBT ucraina. In risposta, Dumenko ha dichiarato che "a differenza della Russia", la nuova "chiesa" avrebbe avuto un "atteggiamento più tollerante".

Fuoco e spada

Ha avuto inizio una stagione di conquista. Il presidente Poroshenko, egli stesso uniate, [6] ha scatenato il potere marziale dello stato sulla Chiesa ucraina canonica, dichiarandola "agente della Russia", nonostante la sua composizione e la sua leadership pienamente ucraine.

Compagnie di teppisti in abiti civili sono state dispiegate per ridurre al silenzio i "recalcitranti". Luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono stati vandalizzati. Alcuni sono stati bruciati. Degli altari sono stati fatti a pezzi e i loro tabernacoli dissacrati.

I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, e loro e i loro chierici sono stati brutalmente attaccati da bande di teppisti. Molti sono stati ricoverati in ospedale. Almeno due sono stati uccisi. Sacerdoti e vescovi sono stati chiamati a "interrogatori" dalle forze di sicurezza dello Stato. In tutte queste cose, la Chiesa ortodossa ucraina è rimasta salda.

Poi sono arrivati i sequestri.

Poroshenko faceva schierare i suoi teppisti di villaggio in villaggio, dichiarandosi "parrocchiani locali" della chiesa del villaggio. La loro tattica era di tenere una "elezione", installandosi come i capi della parrocchia presa come bersaglio, e dichiarando che volevano che la "loro" parrocchia si unisse alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il sindaco complice (e senza dubbio spaventato) avrebbe imposto l'ordine, e la polizia opportunamente posizionata avrebbe quindi rimosso con la forza i parrocchiani e chierici legittimi, chiudendo con un lucchetto le porte dell'edificio e registrando la parrocchia come parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". [7]

Il piano di Bartolomeo per "unificazione e stabilità" ha gettato il paese in divisione e caos.

Domenica 21 marzo, il presidente Poroshenko ha ammesso la sconfitta elettorale nei confronti di Vladimir Zelenskij, un attore che ha ricoperto il ruolo di presidente ucraino in una popolare sitcom televisiva. Esprimendo il proprio disgusto per quello che stava succedendo, il popolo ucraino ha consegnò all'attore-comico oltre il 70% dei voti.

La forza di Bartolomeo è improvvisamente scomparsa. Le razzie si sono fermate. Un parlamento diffidente ha bloccato ogni ulteriore legislazione anti-Chiesa ortodossa ucraina. L'Ucraina stordita ha scosso la testa e ha visto la carneficina e le macerie prodotte dall'orgia di "unificazione", ed è caduta in un imbarazzato silenzio.

Uno scisma nello scisma e l'uomo che volle farsi patriarca

Filaret non aveva mai avuto intenzione di rinunciare al suo "patriarcato". Lui e Dumenko erano d'accordo sul fatto che lui, Filaret, sarebbe stato il vero capo della nuova "chiesa", ed Epifanij sarebbe stato l'equivalente di un ministro degli esteri. Filaret si era tolto il suo copricapo "patriarcale" il 5 gennaio 2019, il giorno della firma del Tomos. Questo era tornato sulla sua testa il 6 gennaio.

Filaret ha affermato di aver accettato quei termini per ottenere solo il Tomos. Asserisce inoltre che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il "patriarcato di Kiev" sono in realtà la stessa cosa. Di conseguenza, anche se l'accordo della "unificazione" richiede di cedere tutte le parrocchie al di fuori dell'Ucraina direttamente a Costantinopoli, Filaret ha rifiutato di farlo.

Filaret ha insistito su una vera autocefalia per il nuovo gruppo, e Bartolomeo ha risposto che chiunque non sia d'accordo con i termini del Tomos non può considerarsi "in seno alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il sito ufficiale del "patriarcato di Kiev" rappresenta il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come un'unica entità, con Dumenko come "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina" e Filaret come "patriarca". Tuttavia, Dumenko sembra aver preso gusto a essere "sua Beatitudine il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina ", e aver gettato il suo mentore sotto l'autobus ecclesiale.

Philaret ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che tutto sarebbe andato bene se Dumenko gli avesse semplicemente obbedito. Dumenko, tuttavia, sembra pensare che le cose vadano bene così come sono. Successivamente ci sono state notizie che Filaret sta rompendo con Dumenko e sta facendo rivivere il suo "patriarcato". [8]

Makarij ha accusato Filaret di essere "disobbediente al tomos" non più di due settimane dopo la firma. Da allora ha mantenuto un basso profilo, mantenendo le proprie parrocchie sotto di sé e senza fare dichiarazioni.

Dissoluzione

Molti osservatori vedono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come instabile e implosa, e non c'è da meravigliarsi. L'intero affare è stato una rete di bugie, intrighi e fantasie fin dall'inizio: il territorio canonico non appartiene a Bartolomeo; l'autocefalia non è in realtà un'autocefalia; l'unità non è veramente un'unità; il metropolita non è realmente un chierico, e il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" non si sono realmente sciolti, ma sono ancora legalmente esistenti.

Quanto ai giocatori: Poroshenko, l'uomo che ha voluto giocare a Carlo Magno dando il ruolo di Leone III a Bartolomeo, è stato sepolto sotto una valanga elettorale. Filaret, all'inizio potente intermediario, è stato tradito dal signor Dumenko. Makarij sta tenendo la testa bassa.

Diffidando del messaggio inviato dagli elettori, il parlamento ha cessato ogni azione relativa alle confische di Poroshenko, anche se continuano gli attacchi locali. [9] I tribunali sono in procinto di fare una revisione del caos. Il presidente Zelenskij non ha fatto polemiche e si è impegnato a ripulire i relitti degli ultimi mesi. I teppisti per lo più se ne sono andati, presumibilmente rimettendosi l'uniforme. Alcuni, tuttavia, sembrano non aver ricevuto la notifica, e continuano a verificarsi sporadiche molestie locali.

E Bartolomeo? Sta serenamente seduto sul trono ecumenico nel Fanar, avendo raggiunto il suo obiettivo iniziale. Come Napoleone, che proclamava che la via per vincere una guerra era attraverso "audacia, audacia, audacia", Bartolomeo ha fatto un'invasione di successo e ha stabilito la sua presenza sul territorio canonico di un confratello patriarca. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" potrebbe non essere legittima e le sue alleanze potrebbero cadere a pezzi, ma nondimeno esiste sulla carta. È un pezzo di carta in cui è possibile includere la Chiesa greco-cattolica ucraina. E questo è tutto ciò di cui Bartolomeo ha bisogno.

Per quanto riguarda l'Ortodossia, la questione sembra non tanto se ci sarà uno scisma, ma quale forma esso prenderà. Alcune Chiese locali hanno rifiutato di prendere posizione in merito, altre hanno indicato che ci sono circostanze in cui riconosceranno il gruppo scismatico. Quindi, queste probabilmente finiranno per seguire Bartolomeo nella sua grottesca alleanza con Roma. La grande massa numerica dell'Ortodossia, tuttavia, rimarrà fedele.

L'attenzione si sta spostando sempre più dall'Ucraina a Istanbul. Si parla di convocare un concilio con o senza Bartolomeo. Se ciò dovesse accadere, si potranno definire chiaramente i poteri e i limiti di Costantinopoli. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" può essere definitivamente dichiarata non canonica. L'Ortodossia sarà rimasta unita contro la sua più grande minaccia in mille anni. Bartolomeo non avrà nulla da portare alla tavola romana e l'antica chiesa di Dio avrà di nuovo schivato il proiettile del diavolo.

Padre James Rosselli è rettore della chiesa e casa di preghiera ortodossa di san Giuseppe d'Arimatea (una comunità di rito occidentale della ROCOR) a La Porte, in Indiana. Le opinioni da lui espresse sono personali.

Note

[1] Cfr Novikov, Orthodox Christianity

[2] Cfr RISU8 gennaio 2019.

[3] Cfr "Russian Church has no choice but to obey us – Pat. Bartholomew", Orthodox Christianity, January 2019.

[4] Cfr Stickles, Orthodox Christianity

[5] Cfr Orthodox Christianity

[6] Petro Proshenko è di fatto cresciuto nella Chiesa del Patriarcato di Mosca, ma ha iniziato a comunicarsi anche dagli uniati (l’immagine si può vedere sul nostro sito), cosa che lo ha messo al di fuori della comunione ortodossa.

[7] Ibid., e anche Pravmir

[8] Cfr AsiaNews e anche Shemliuk, Union of Orthodox Journalists

[9] Cfr Kurozvany, Orthodox Christianity e anche Moschanitsa, ibid. e Vaslovovtsi, ibid.

 
La Chiesa ucraina pubblica una mappa interattiva delle chiese sequestrate

I sequestri di chiese sono diventati parte della vita quotidiana in Ucraina da quando il Patriarcato di Costantinopoli ha invaso il territorio della Chiesa ortodossa ucraina, creando una struttura parallela e scismatica alla quale ha concesso l'autocefalia. Poiché la maggioranza degli ucraini desidera rimanere fedele a Cristo nella sua Chiesa, gli scismatici nazionalisti hanno dovuto ricorrere forzatamente e ingannevolmente al sequestro di chiese.

Tuttavia, allo stesso tempo, gli scismatici hanno notevolmente esagerato il numero di chiese che hanno aderito o sono state costrette a trasferirsi nella cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Mentre lo stato ucraino persecutore e gli scismatici parlano di 400-500 parrocchie, una nuova mappa interattiva pubblicata dal Dipartimento legale della Chiesa ucraina canonica mostra che, alla data del 26 marzo, 62 parrocchie sono state attaccate da incursioni di scismatici, e la maggior parte di tali parrocchie si trova nella parte occidentale dello stato.

La mappa è stata presentata per la prima volta ieri alla conferenza stampa "La Chiesa ortodossa ucraina a marzo: reazioni di organizzazioni internazionali, cause legali, conflitti religiosi nelle regioni – fatti e cifre", come riferisce l' Unione dei giornalisti ortodossi .

"La mappa... riflette con precisione le statistiche reali delle chiese sequestrate sul territorio della Chiesa ortodossa ucraina. Come potete vedere, la maggior parte dei sequestri avvengono nell'Ucraina occidentale, i territori delle diocesi della Volinia, di Rovno e Zhitomir. Cliccando su un'icona si apre una breve descrizione degli eventi che hanno portato al sequestro della chiesa", ha spiegato l'arciprete Aleksandr Bakhov, presidente del dipartimento legale.

Padre Aleksandr ha notato che i dati sugli attacchi alle chiese sono stati raccolti come parte del monitoraggio del Dipartimento legale sulle violazioni dei diritti dei credenti della Chiesa canonica.

In una recente riunione del Consiglio ucraino delle Chiese, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ha spiegato che in quel momento erano state sequestrate 55 parrocchie, anche se altre 137 erano state trasferite per voto illegittimo delle comunità territoriali contro la volontà delle comunità parrocchiali.

I fedeli della Chiesa canonica continuano a sopportare la persecuzione da parte del loro governo e dai loro compaesani ucraini con mitezza, senza rispondere al male col male.

 
Una conversione moderna

Padre Seraphim Freeman, nel suo blog Glory to God for All Things, racconta un episodio di una parrocchiana battezzata da adulta che non si sente affatto una convertita, e passa a valutare il cambiamento avvenuto negli ultimi secoli nel concetto di conversione, dove l’elemento della scelta cosciente ha messo in ombra gli altri e più importanti aspetti della vita in Cristo. Presentiamo il post di padre Seraphim nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Scismatici all'Athos: chi e perché fa andare membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla Montagna Santa

gli scismatici ucraini viaggiano liberamente in alcuni monasteri dell'Athos, almeno dal 2016. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Perché gli scismatici ucraini hanno iniziato a farsi strada verso il Monte Athos molto prima che il Tomos fosse ricevuto.

Il 4 giugno 2019, il sito ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina ha riferito che tutti i pellegrini della Chiesa ortodossa ucraina all'Athos hanno bisogno di documenti speciali:

"L'ufficio della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina porta alla vostra attenzione la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, secondo cui, in risposta alla richiesta di abati del santo Monte Athos, i chierici, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina che andranno in pellegrinaggio al santo Monte Athos sono tenuti ad avere un certificato di affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina.

Il certificato che indica il periodo di soggiorno deve essere fatto sulla carta intestata dell'amministrazione diocesana, con firma e timbro del vescovo diocesano".

Il testo dice che l'iniziativa proveniva da igumeni (o abati: non dice esattamente chi) del Monte Athos.

Il 6 giugno, il blogger ortodosso Max Klimenko sulla sua pagina Facebook ha pubblicato informazioni sulla sua conversazione con l'abate del monastero di Simonopetra, l'archimandrita Eliseo:

"Alla mia domanda diretta se il monastero di Simonopetra ha inviato a sua Beatitudine il Metropolita Onufrij una richiesta di fornire ai pellegrini provenienti dall'Ucraina un certificato di affiliazione con la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (altrimenti sarebbe stato loro negato l'ingresso all'Athos), padre Eliseo ha fatto una faccia sorpresa e ha risposto che né lui né alcuno dei superiori dell'Athos a lui noti avevano mai chiesto a Kiev di fare una tale richiesta ... Per quanto riguarda la possibilità di concelebrare e in generale ricevere sacramenti tra chierici e monaci (non tra i laici), secondo l'archimandrita, l'unico documento che possono richiedere sull'Athos è la benedizione da parte dell'ufficio del Patriarcato di Costantinopoli (perché il patriarca Bartolomeo è il vescovo ordinario dell'Athos). Non sono richiesti altri documenti, specialmente per i laici. Padre Elisaios ha anche espresso rammarico per il fatto che alcune persone cercano di usare l'autorità del santo Monte Athos per i propri interessi egoistici. La Santa Montagna, come ha notato l'igumeno athonita, è sempre stata e rimane un santuario ortodosso comune, dove tutti i pellegrini sono ricevuti con la preghiera e l'amore, senza differenze nazionali o di altro genere. Ha anche assicurato che nel monastero di Simonopetra si offre ogni giorno una preghiera per la salute e il benessere di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e il suo gregge benedetto".

In generale, l'igumeno del monastero di Simonopetra diceva solo ciò che sapeva, cioè: non aveva inviato personalmente una tale richiesta e non sapeva se qualcuno l'avesse fatto.

Tuttavia, molti sostenitori dell'autocefalia ucraina hanno reagito alle parole dell'igumeno Eliseo a modo loro e si sono affrettati ad annunciare che la metropolia di Kiev stava spargendo notizie false.

screenshot del sito web religion.in.ua

I media hanno iniziarono a scrivere che la circolare della metropoli parlava di tutti gli igumeni dell'Athos, mentre l'igumeno del monastero di Simonopetra lo negava.

Più tardi, lo stesso Max Klimenko ha commentato la situazione: "Io (secondo le parole dell'archimandrita Eliseo) ho scritto che né lui né gli abati a lui noti avevano inviato alcuna richiesta a Kiev. Ciò non esclude affatto che qualche altro igumeno possa aver inviato tale richiesta – questo è un suo diritto. Tutto il resto è speculazione".

Questo post di Klimenko ha costretto le risorse informative che parteggiano per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a correggere i loro messaggi: "Come abbiamo scoperto, si tratta dell'iniziativa degli igumeni di alcuni monasteri dell'Athos che non vogliono servire con rappresentanti della semi-riconosciuta Chiesa ortodossa dell'Ucraina e quindi, vogliono sapere a che tipo di chiesa appartengono i fedeli dall'Ucraina".

Non sappiamo cosa significhino le parole sulla chiesa "semi-riconosciuta" in quanto oggi, su 15 Chiese ortodosse locali, solo il Patriarcato di Costantinopoli si è contaminato con la preghiera comune (che è chiamata "riconoscimento" nell'Ortodossia) con gli scismatici ucraini.

Un'altra cosa attira l'attenzione: anche le fonti contrarie alla Chiesa devono convenire che potrebbe esserci stata una richiesta di documenti che confermano l'affiliazione alla Chiesa canonica. Non c'è dubbio che tra i monasteri del Monte Santo ce ne siano alcuni che non richiedono questo certificato.

A chi è proibito l'ingresso all'Athos

Molti monasteri difficilmente negano ai pellegrini un pernottamento. Di recente, tuttavia, alcuni monasteri non solo negano il pernottamento ai pellegrini provenienti dall'Ucraina, ma non permettono nemmeno loro di venerare le reliquie.

Questa posizione è dovuta al fatto che dopo che il patriarca Bartolomeo aveva concesso il Tomos agli scismatici ucraini, alcuni di loro hanno iniziato a precipitarsi apertamente sull'Athos. Molto spesso, queste persone vanno al Monte Santo non per pregare ma per fare del loro viaggio una specie di spettacolo, che dovrebbe dimostrare che gli athoniti sostengono in ogni modo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A tal fine, gli scismatici dall'Ucraina si fanno fotografare assieme ai monaci dei monasteri, cantano l'inno del paese sulla cima del Monte Santo, sventolano bandiere, cercano di celebrare con gli athoniti, ecc.

Naturalmente, questo non piace agli oppositori delle azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo. Ci sono molti di questi oppositori sull'Athos, che preferiscono non lasciare che i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" entrino nel loro monastero ed evitare qualsiasi contatto con loro piuttosto che lasciarli entrare, ma poi essere annoverati tra i presunti sostenitori di questa discutibile struttura.

Pertanto, il problema con i pellegrini ucraini esiste davvero. Molte persone riferiscono su Facebook che gli athoniti (non tutti, ovviamente) chiedono agli ucraini a quale giurisdizione appartengono.

Tat'jana Dvorovaja: "I nostri sacerdoti sono appena tornati dall'Athos. Dappertutto chiedono severamente la loro provenienza quando scoprono che vengono dall'Ucraina. Dopo aver saputo che i pellegrini sono sotto sua Beatitudine Onufrij, sono felici di riceverli, inviano sempre i migliori saluti al metropolita, pregano per lui e per noi".

screenshot di Facebook

Basil Elachistos: "I monasteri accettano tutte le persone indipendentemente dalla loro affiliazione confessionale. Ma alcuni, come Kostamonitou, hanno alcune restrizioni: non accettano i chierici della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

screenshot di Facebook

Jurij Strugov: "Per esempio, noi non siamo stati ricevuti allo skit di sant'Andrea quando hanno saputo che eravamo ucraini. L'igumeno ha ordinato di non riceverci. E neanche l'anziano Gavriil ci ha accolti. (L'anziano Gavriil, ndt) non lo ha fatto perché siamo del Patriarcato di Costantinopoli. Come ha detto il novizio, non commemora più il patriarca".

screenshot di Facebook

Tra chi ha davvero richiesto un tale certificato alla metropolia di Kiev si può includere non solo l'igumeno del monastero russo di san Panteleimon, ma anche l'igumeno del monastero serbo di Hilandar, quello bulgaro di Zograf, nonché l'igumeno dello skit di sant'Andrea. Tra gli ardenti oppositori della legalizzazione degli scismatici ucraini ci sono gli abati dei monasteri di Dochiariou e San Paolo.

Il monastero di Simonopetra e la "legge dell'ospitalità"

L'igumeno del monastero di Simonopetra dice che la legge dell'ospitalità è molto importante per gli athoniti. Ma in relazione agli scismatici ucraini, l'archimandrita Eliseo non è guidato solo da questa legge.

Dal 2013, l'oligarca e uomo d'affari ucraino Andrej Matsola è stato elencato come benefattore del monastero di Simonopetra. Ecco una citazione dal messaggio del 2013 sul pellegrinaggio al Monte Athos di Sergej Genov, chierico di una delle chiese: "Con grande gratitudine al mio benefattore, l'uomo d'affari Andrej Matsola (finanziatore del monastero di Simonopetra)."

Andrej Matsola è un importante produttore ucraino di birra e, insieme a suo fratello maggiore, il parlamentare Roman Matsola, è lo sponsor principale del "patriarcato di Kiev". Si dovrebbe ammettere che non è il benefatttore più "corretto" per un monastero dell'Athos.

Naturalmente, le parole di una singola persona non confermano ancora una posizione speciale di Matsola tra gli athoniti. Dopotutto, all'Athos lo status di benefattore non è affatto dato a tutti, e il nome del benefattore, secondo la tradizione bizantina, a volte è incluso nel nome completo di un monastero o di un tempio.

Ma nel 2014 Sergej Genov ha pubblicato un altro messaggio: "Andrej Matsola è un imprenditore di Kiev, un finanziatore del monastero di Simonopetra (so che oltre a Simonopetra, Andrej sostiene finanziariamente altri monasteri del Monte Santo [per non parlare nemmeno di quelli ucraini]), un benefattore". In seguito alla dichiarazione di Genov, Andrej Matsola stesso è raffigurato su uno degli affreschi del tempio:

secondo alcune informazioni, l'immagine di Andrej Matsola è sugli affreschi della chiesa di Simonopetra. Foto: logoslovo.ru

Inoltre, nello stesso anno, Roman Matsola ha portato dall'Athos un'icona di Maria Maddalena nella sua terra natale, secondo il suo sito web: "L'icona, che è stata recentemente nella regione di Khmelnitskij, è stata dipinta da monaci del santo Monte Athos e consegnata al famiglia di Roman Matsola come segno di gratitudine per il sostegno al monastero di Simonopetra".

Il viaggio all'Athos, a seguito del quale l'icona di Maria Maddalena è apparsa nelle chiese del "patriarcato di Kiev" nella regione di Khmelnitskij, è stato fatto da Roman Matsola con i chierici di questa organizzazione religiosa. Questo si spiega molto semplicemente: la famiglia Matsola aveva finanziato con successo il patriarcato di Kiev da molto tempo. Per tali attività, il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko ha insignito Roman Matsola con premi.

Nel 2012, Andrej Matsola è entrato nella "Accademia Teologica ortodossa di Kiev del Patriarcato di Kiev" per corsi esterni. Si tratta della stessa Accademia, il cui rettore Aleksandr Trofimljuk è stato recentemente bandito dal ministero da parte del "patriarca onorario" Filaret.

A proposito, secondo Filaret, la famiglia Matsola è passata definitivamente a finanziare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", quindi "Epifanij dipende da Matsola".

Così, grazie all'aiuto finanziario di Matsola, per quasi tre anni prima che il Tomos venisse ricevuto, i monaci del glorioso monastero Athonita di Simonopetra avevano ricevuto piuttosto favorevolmente gli scismatici ucraini. C'è da meravigliarsi che l'abate del monastero, l'archimandrita Eliseo, neghi la necessità di un certificato d'affiliazione alla Chiesa ortodossa ucraina?

Koutloumousiou e l'Ucraina

In questo contesto, vale la pena menzionare il monastero di Koutloumousiou. Uno dei fratelli del monastero, lo ieromonaco Chrysostomos, ha partecipato alla "intronizzazione" del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko. Ma la sacra Comunità della Montagna Santa ha deciso di non inviare i suoi rappresentanti alla "intronizzazione" di Dumenko. Pertanto, padre Chrysostomos a Kiev era presente non come rappresentante di una fratellanza athonita, ma come un chierico del Patriarcato di Costantinopoli.

Allo stesso tempo, l'abate di Koutloumousiou è stato tra gli abati (assieme a quelli di Iviron, della Lavra e di Nuova Esphigmenou), che il 28 febbraio 2019, all'incontro della sacra Comunità del santo Monte Athos, hanno espresso il loro sostegno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È stato proprio lo ieromonaco Chrysostomos, superiore della cella dedicata a san Giovanni Crisostomo, a scrivere il diamonitirion (permesso scritto speciale per visitare il Monte Athos) per la delegazione degli scismatici ucraini, la prima nella storia dell'Athos.

diamonitirion per gli scismatici ucraini, firmato dallo ieromonaco Chrysostomos. Foto: strana.ua

Ma, come nel caso del soggiorno a Simonopetra, la questione non riguarda solo la legge dell'ospitalità.

Nel 2016, lo ieromonaco Chrysostomos e lo ierodiacono Chrysostomos del monastero athonita di Koutloumousiou sono stati in Ucraina. Qui, presso l'Universitè aperta ortodossa di santa Sofia, hanno tenuto diverse conferenze e incontrato il primo ministro Vladimir Grojsman e il presidente della Verkhovna Rada Andrej Parubij. Perché dei monaci athoniti ordinari meritassero un ricevimento così solenne – questo non lo sappiamo. Ma è stato durante la loro visita che è apparsa la notizia che "vicino al monastero di Koutloumousiou, era già iniziata la costruzione di celle per gli ospiti dall'Ucraina". Queste celle potevano ospitare 60 persone. Sul loro territorio ci sarebbero state due chiese. Naturalmente, in questo caso, lo sponsor era Andrej Matsola, che ha dichiarato: "Abbiamo l'obiettivo di creare un centro ucraino sull'Athos, dove qualsiasi ucraino sia in grado di venire, pernottare, pregare e sentirsi in una certa misura come a casa".

Si può presumere che, nel 2016, costruttori e finanziatori di celle si aspettassero di insediare sul proprio territorio i rappresentanti della nuova "Chiesa ucraina", la cui creazione era già stata pianificata dal Fanar.

Il 25 aprile 2016, sul sito di Roman Matsola è apparsa la notizia dal titolo: "Grazie a Roman Matsola, i pellegrini hanno visitato il santo Monte Athos".

rappresentanti del "patriarcato di Kiev" al Monte Athos. Foto: matsola.org.ua

Tra le recensioni entusiaste del viaggio, attirano l'attenzione quelle firmate dai "sacerdoti". La prima recensione è particolarmente interessante – il "prete" Vasilij Getman (che nella foto si trova al centro, in prima fila) afferma che i viaggiatori hanno tenuto una funzione presso lo skit di san Panteleimon – proprio quello i cui rappresentanti sono stati successivamente presenti all'intronizzazione di Epifanij. Ne consegue che gli scismatici ucraini non erano solo accettati in questo eremo, ma era anche permesso loro di servire. Si noti che questo era nel 2016, prima che fosse concesso il Tomos del patriarca Bartolomeo!

Come sappiamo che quei "preti" appartenevano al "patriarcato di Kiev"? Dal messaggio del quotidiano di Shepetovka "Giorno per giorno" datato 20 aprile 2016:

"Durante la funzione mattutina nello skit del grande martire e guaritore Panteleimone, che tradizionalmente si svolge in lingua greca, i nostri sacerdoti – il decano del distretto di Polonnoe del patriarcato di Kiev, arciprete Andrej Moravskij, padre Vasilij Getman (di Shepetovka), padre Vasilij Pavljuk (di Gartsev), padre Sergij Skorobogaty (di Sudilkov) e padre Alexander Sleptsov (di Kipchintsij) – hanno pronunciato le preghiere del Credo e del Padre Nostro in ucraino, i nostri pellegrini si sono confessati e hanno ricevuto la santa comunione".

A proposito, questo skit si trova vicino al monastero di Koutloumousiou, a cui appartiene. È stato fondato alla fine del XVIII secolo e, naturalmente, non ha nulla a che fare con l'omonimo monastero russo sul Monte Athos.

Risulta che già nel 2016 il suddetto padre Chrysostomos nella sua cella ha dato la comunione ai servitori del "patriarcato di Kiev", arrivati allo skit del monastero di Koutloumousiou come parte di un gruppo di pellegrinaggio guidato dal deputato Roman Matsola del Blocco di Petro Poroshenko.

Tuttavia, nonostante questo fatto, ora la situazione attorno al riconoscimento degli scismatici ucraini da parte dei monaci del monastero di Koutloumousiou, così come degli eremi e delle celle che ne fanno parte, è in qualche modo cambiata.

5 dei 12 firmatari di una lettera molto discussa degli anziani dell'Athos, che chiedevano che la Sacra Comunità vietasse l'ingresso dei rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" al Monte Santo, venivano proprio da Koutloumousiou.

La posizione dell'abate del monastero, che ha deciso di permettere ai rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di venerare le reliquie del monastero (ma ha vietato loro di servire nel territorio di Koutloumousiou), ha causato il rifiuto di una certa parte della comunità monastica.

La pubblicazione Strana.ua riportava che "il 13 aprile un certo ieromonaco dall'Ucraina, Paisij Krill, ha portato a Koutloumousiou tre ricchi parrocchiani della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che hanno ricevuto la comunione. Quando uno dei novizi russofoni ha scoperto chi erano, lo ha annunciato ai fratelli proprio durante il pasto. Quindi uno dei suddetti padri di nome Chrysostomos (ma non quello che aveva assistito alla "intronizzazione" di Epifania) si è avvicinato a lui e "ha spiegato che erano amici del monastero, mentre il loro essere scismatici era un'opinione personale di questo novizio russo".

Al momento, l'abate di Koutloumousiou, pur trattando con grande rispetto Andrej Matsola, ha preso una posizione neutrale nei confronti degli scismatici ucraini. Non possiamo dire con certezza a cosa sia collegata questa decisione. Forse, la posizione dell'igumeno è cambiata a causa della protesta dei fratelli, o forse l'igumeno ha deciso che l'osservanza dei canoni è più importante della costruzione di una dimora.

Da tutto quanto sopra, possiamo concludere che tutto non è così semplice e inequivocabile sull'Athos, come i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cercano di presentare. In effetti, ci sono molti monasteri e singoli monaci sul Santo Monte che richiedono o possono richiedere ai pellegrini ucraini un documento sulla loro affiliazione alla Chiesa canonica. Certo, c'è chi preferisce non approfondire le questioni dei canoni ecclesiastici ma fidarsi delle azioni del patriarca Bartolomeo.

Dopotutto, se perfino sul Monte Athos, che è direttamente subordinato al patriarca Bartolomeo, molti non sono d'accordo con il riconoscimento degli scismatici ucraini, allora quelli che non dipendono in alcun modo dal Fanar saranno in disaccordo ancora di più. Inoltre, il problema del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non farà che peggiorare nel tempo. E né il denaro, né l'inganno, né la persuasione o l'intimidazione possono influenzare il fatto che gli scismatici dovrebbero cercare il pentimento, piuttosto che il riconoscimento. In tutti gli altri casi, gli scismatici rimarranno scismatici, mentre la Chiesa rimarrà con Cristo.

 
Esperto: l'unico obiettivo della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una futura unia

l'esperto politico Vladimir Mulyk

L'attacco alla Chiesa canonica continuerà, indipendentemente da chi diventerà il prossimo presidente dell'Ucraina.

Il processo di pressione sulla Chiesa continuerà, anche se non sarà annunciato, ritiene il conflittologo ed esperto politico Vladimir Mulyk.

"Le parrocchie ortodosse continueranno ad essere sequestrate da gente che le chiama russe", ha detto l'esperto in onda sul canale TV Primo cosacco. "Perché il Tomos è stato creato oggi? La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la "santa Chiesa dell'Ucraina", il Tomos e così via - tutto questo è stato fatto per uno scopo: una futura unia. In effetti, io sono sempre stato favorevole all'unia - come trattato, come alleanza, ma come accordo fondato sulla parità dei diritti".

Secondo lui, i moderni processi ecclesiastici in Ucraina ci preparano per un'unia come quella che "abbiamo già avuto".

"Ricordiamo, quando in una città puramente ortodossa, nella capitale dell'Ortodossia, a Kiev, dopo la venuta del Maidan sono venuti loro (i cattolici – ndr), ha continuato l'esperto. <..> E quando queste persone hanno eretto una statua cattolica del Figlio di Dio al centro del Majdan sotto la Stella dell'Indipendenza, questo è stato un simbolo: abbiamo vinto nel cuore dell'Ortodossia. Poi la statua è stata rimossa tranquillamente, ma in effetti hanno controllato se avrebbe causato una reazione negativa nel popolo di Kiev e nella comunità ortodossa - beh, non ne ha causato nessuna".

Mulyk è convinto che questo processo non si fermerà fino a quando gli ucraini non cominceranno a pensare a ciò che tradiscono, a ciò per cui i loro antenati hanno pregato.

"Le parole pronunciate da mio padre significano molto per me: 'Onora Taras Bul'ba di Gogol - "Io ti ho messo al mondo, e io ti ucciderò', quindi non puoi tradire nessuno, non puoi vendere né la fede né la famiglia, non puoi farlo né fisicamente né mentalmente. Tutti dovrebbero coltivare questa idea nei loro cervelli: non tradire. E per capire cosa tradite, guardate indietro, guardate le vostre famiglie", riassume l'esperto politico.

Ricordiamo che in precedenza, durante la Conferenza scientifica e pratica internazionale "Cause e sfide dell'attuale crisi delle relazioni inter-ortodosse", due monaci dell'Athos hanno presentato una relazione in cui hanno definito la situazione ecclesiastica in Ucraina come il fronte avanzato della lotta contro la nuova unia.

 
Prefeste e postfeste

Continuiamo il nostro lavoro di traduzione in italiano dal blog Typikon Days, questa volta con un articolo in cui si spiegano le prefeste e le postfeste (ovvero i periodi di lunghezza variabile prima e dopo ciascuna delle grandi feste), con particolare attenzione alle feste appena trascorse della Natività e della Teofania. Vediamo come l’innografia delle feste “colora” delle sue note particolari l’intero periodo, talvolta intrecciandosi in modo sapiente con le commemorazioni dei santi dei singoli giorni. L’articolo sulle prefeste e postfeste è nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
Media: il patriarca Bartolomeo è risentito della risposta delle Chiese locali al Tomos per la "Chiesa autocefala dell'Ucraina"

il patriarca Bartolomeo di Contantinopoli. Foto: Radio Svoboda

Tutti gli sforzi del patriarca sulla "questione ucraina" sono vani, dal momento che "milioni di ortodossi non riconoscono gli scismatici dell'Ucraina come Chiesa".

Il giornalista, pubblicista e teologo Gheorghios Papatanassopoulos, rinomato nel mondo di lingua greca, crede che il Patriarca ecumenico non nasconda più la sua rabbia per la reazione panortodossa, causata dalla sua proclamazione degli scismatici ucraini come "Chiesa autocefala dell'Ucraina". L'articolo del giornalista è stato pubblicato dalla pubblicazione greca Βήμα ορθοδοξίαί.

In particolare, la pubblicazione afferma che l'11 giugno 2019, nel monastero dell'apostolo Barnaba a Nicosia, il metropolita Emmanuel di Francia ha letto ad alta voce una lettera del patriarca Bartolomeo alla Chiesa di Cipro, in cui "uno sfogo della sua ira è evidente".

Nella sua lettera, il patriarca non parla della Chiesa di Cipro a cui si rivolge, ma si concentra principalmente sul canto della Chiesa di Costantinopoli e, inoltre, lo fa in un tono molto arrogante e senza precedenti, che, alla fine, secondo il giornalista, "lo conduce a inesattezze storiche ed ecclesiologiche".

Il patriarca ecumenico scrive nella sua lettera che "la grande chiesa di Cristo a Costantinopoli è la madre comune di tutte le chiese. Ci dispiace di essere giunti alla necessità di ripetere queste cose ovvie".

Inoltre, secondo il giornalista, la lettera del patriarca sottolinea che "a Costantinopoli non esiste uno strumento di coordinamento sotto forma di un dignitario. L'unico strumento di coordinamento è un cuore amorevole, ricco della mente dell'Ortodossia".

Alla fine del suo messaggio, il patriarca riferisce che il Fanar esiste in tale stato "perché ha i comandi dei divini Padri e dei santi Concili, che hanno dato al Patriarcato ecumenico il sacro, inviolabile e incondizionato privilegio di servizio".

Queste dichiarazioni del patriarca Bartolomeo hanno costretto Gheorghios Papatanassopoulos a commentarle.

Di fatto, il pubblicista crede che il Patriarcato di Costantinopoli non sia stato obbligato da nessuno "a garantire il benessere di altre Chiese" e che nessuno gli abbia conferito un tale "sacro, inviolabile e incondizionato privilegio di servizio".

Inoltre, secondo l'ecclesiologia ortodossa e lo stato di diritto, tutte le Chiese ortodosse possono essere chiamate grandi Chiese perché tutte "sono passate attraverso il fuoco e il ferro, e tutte hanno i loro martiri".

Allo stesso tempo, tutte le Chiese dovrebbero ricordare: "La Chiesa nadre è la Chiesa di Gerusalemme, seguita da Alessandria e Antiochia", mentre Costantinopoli è "una città bizantina che divenne gloriosa solo quando il grande Costantino ne fece la capitale dello stato di Roma e la trasformò in una nuova Roma".

Inoltre, secondo il teologo, la frase della lettera del patriarca Bartolomeo secondo cui la Chiesa di Costantinopoli "serve solo la verità", senza alcuna influenza esterna, sembra molto strana. Soprattutto se teniamo conto del fatto che il Fanar si trova nel territorio di un paese islamico "con una mentalità simile aquella dei sultani", che, peraltro, è attualmente "localizzato nel centro del vortice geopolitico".

Allo stesso tempo, dice il pubblicista, la Chiesa di Grecia ha un'esperienza amara di "atteggiamento passivo e gentile" nei propri confronti da parte del Patriarca Bartolomeo.

Inoltre, esprimendo rispetto per il patriarca Bartolomeo, il teologo sottolinea che "per la vita della Chiesa, credenze arroganti e comportamento egemonico sono ridondanti. Questo è esattamente il motivo per cui non assomiglia ad un'organizzazione laica come il Vaticano".

Sottolinea che nonostante tutti i vigorosi sforzi del patriarca sulla "questione ucraina", non ci saranno comunque risultati positivi, perché "milioni di ortodossi NON riconoscono gli scismatici dell'Ucraina come una chiesa canonica".

Il giornalista pone la domanda del perché il patriarca Bartolomeo chiama l'unità pan-ortodossa "immaginaria", se in un altro luogo scrive che egli stesso è il responsabile di quest'unità?

Inoltre, il teologo sottolinea che "nel caso dell'Ucraina, il Patriarcato di Mosca è nel proprio diritto. E questo diritto è stato riconosciuto dal Patriarcato ecumenico con lo stesso status che esso ha esercitato in relazione alla Chiesa greca per un secolo e mezzo". Se ogni stato deve avere una propria Chiesa, allora "perché il signor Bartolomeo non riconosce la piena autocefalia alla Chiesa di Grecia? Finché Creta, il Dodecanneso, il Monte Athos, Patmos e altri luoghi sono sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico, il patriarca non ha il diritto di parlare dell'Ucraina".

L'articolo rileva inoltre che "in Ucraina, la lealtà verso la Chiesa canonica è superiore al 70% nonostante l'oppressione a cui è sottoposta".

Il giornalista scrive che un metropolita, leggendo la lettera patriarcale, si è molto turbato e ha detto: "Se il patriarca Bartolomeo si comporta in modo così offensivo e arrogante verso il suo popolo, come si comporterà nel resto del mondo? Capisco ora perché non c'è compassione per lui da nessuna parte. Molti vescovi in Grecia hanno paura del patriarca Bartolomeo, altri si limitano a mostrargli rispetto, alcuni sono superficialmente sottomessi, ma tutti sanno com'è veramente".

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che, secondo il parere del patriarca di Alessandria, il conflitto religioso in Ucraina ha una soluzione.

 
Gli scismatici ucraini continuano a creare problemi all’estero

Monte Athos

È in corso una seconda visita di una delegazione degli scismatici ucraini a Monte Athos, con lo scopo di preparare una visita ufficiale del loro “primate” dopo Pasqua. Dopo i conflitti e gli scandali provocati dalla prima visita a febbraio, l’itinerario e la composizione di questa nuova delegazione sono tenuti segreti, e neppure gli stessi igumeni sono informati preventivamente delle visite ai loro monasteri.

Gerusalemme

Il patriarcato di Gerusalemme ha introdotto controlli più severi su tutti i chierici provenienti dall’Ucraina, per assicurarsi che non ci siano intrusioni di scismatici nelle concelebrazioni, dopo che un gruppo di rappresentanti della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” ha cercato di partecipare alle funzioni al Santo Sepolcro.

Montenegro

La minaccia della demolizione di un battistero sull’Isola di San Michele (Miholjska Prevlaka) ha riportato alle cronache la difficile situazione della metropolia del Montenegro e del Litorale, che il governo nazionalista sta cercando in tutti i modi di ostacolare a favore della Chiesa scismatica locale (un gruppo composto da alcuni dei cittadini più ignoranti in materia religiosa). A chi si chiede cosa c’entri l’Ucraina con gli scismatici montenegrini, è bene ricordare che il “metropolita” dell’anti-chiesa del Montenegro è un prodotto dei filaretisti.

 
I volontari che cercano e danno sepoltura ai soldati russi

Il blog Fos Ilaron ci parla di un fenomeno contemporaneo degno di ammirazione: la ricerca, da parte di volontari, dei resti dei dispersi caduti in guerra durante l'invasione tedesca della Russia negli anni '40. In questi gesti vediamo, oltre a un senso di gratitudine patriottica a chi ha dato la vita per il proprio paese, un senso di pietà ortodossa per i defunti, e anche un atto di compassione per diversi viventi, che riescono dopo tanto tempo a sapere qualcosa dei propri cari dispersi.

 
Filaret inizia a dire la verità: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è canonica, non c'è stata una vera unificazione, ed Epifanij può non essere nemmeno un prete

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Mentre il "patriarca" Filaret Denisenko continua a prepararsi per il concilio locale del "patriarcato di Kiev" che si terrà a Kiev giovedì, lo scismatico interessato solo a se stesso ha intensificato il livello della sua retorica, mettendo in discussione lo status della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il suo primate, il "metropolita" Epifanij Dumenko.

Filaret ha parlato molte volte del suo dispiacere sia per i termini dettati dal Tomos d'autocefalia del Patriarcato di Costantinopoli sia per il suo status di semplice vescovo diocesano, anche se solo recentemente ha dichiarato di respingere completamente il tomos concesso da Costantinopoli il 6 gennaio.

La sua giurisdizione del "patriarcato di Kiev" si è unita con la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica a dicembre per creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", anche se in seguito è stato rivelato che né il "patriarcato di Kiev" né la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" erano stati sciolti come richiesto da Costantinopoli, e Filaret ora dedica tutte le sue energie a far ritornare gli scismatici ucraini nel suo "patriarcato di Kiev".

In una recente intervista al programma radiofonico ucraino "Persona Grata", Filaret ha lanciato un completo attacco verbale contro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i suoi creatori nel Patriarcato di Costantinopoli. E, mentre il primate scismatico di 90 anni parlava, come sempre, per proprio interesse personale, la sua posizione contro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" lo ha portato comunque a parlare di certe verità che sono state espresse da un certo numero di Chiese locali e di vescovi in tutto il mondo ortodosso.

Mentre il "concilio d'unificazione" del 15 dicembre è stato acclamato dagli scismatici e dal governo ucraino e dal Patriarcato di Costantinopoli come unificazione dei tre rami dell'Ortodossia ucraina, Filaret ha dichiarato che non si può parlare di una vera unificazione, dato che solo 2 dei 90 vescovi della Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca si sono uniti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", un punto che OrthoChristian ha sottolineato molte volte.

Inoltre, questi due vescovi non hanno portato quasi nessuna parrocchia con loro, osserva Filaret, e quindi non possono in alcun modo ragionevolmente dire di rappresentare l'intera Chiesa ortodossa ucraina.

"La Chiesa autocefala è venuta con 500 o 600 parrocchie. E questi due vescovi del Patriarcato di Mosca? Uno, Drabinko, è venuto con una sola parrocchia, e l'altro [Simeon Shostatskij, ndt] è venuto con 20 parrocchie, ma c'erano 300 parrocchie nella sua diocesi, quindi che tipo di unificazione è questa?! È una mera formalità", ha dichiarato Filaret.

Come chiarisce l'Unione dei giornalisti ortodossi, in realtà meno di 10 parrocchie hanno dato il loro sostegno a Shostatskij, ex metropolita della diocesi di Vinnitsa della Chiesa canonica.

E non solo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non rappresenta una vera unificazione, non è nemmeno una Chiesa canonica, poiché oltre al Patriarcato di Costantinopoli nessuna delle Chiese ortodosse locali la riconosce, Filaret ora confessa.

"Non definite la Chiesa ortodossa dell'Ucraina come una chiesa canonica, non vantate una menzogna", ha detto Filaret al corrispondente della radio. "Non è riconosciuta come canonica dalle altre Chiese; è riconosciuta solo dal patriarca ecumenico. Ha nominalmente un tomos, ma non è autocefala nei contenuti, e 13 Chiese locali non la riconoscono come una chiesa canonica. Allora, come può essere canonica, quando nessuno serve il metropolita Epifanij eccetto il patriarca ecumenico?"

Diverse Chiese locali, incluse le Chiese serba e polacca e l'OCA, hanno esplicitamente riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come scismatica, mentre da nessuna, come dice Filaret, è riconosciuta come canonica, nonostante le pressioni del Patriarcato di Costantinopoli.

"Non una sola Chiesa la riconosce, non solo la Chiesa russa... Pertanto, vantarsi di avere un tomos d'autocefalia non vale la pena. Siamo stati ingannati ", ha dichiarato Philaret.

Filaret ha specificato che, sebbene Epifanij fosse a Istanbul il 10 giugno per congratularsi con il patriarca Bartolomeo nel giorno del suo onomastico assieme a rappresentanti delle Chiese di Alessandria, Gerusalemme e Grecia, nessuno di questi ha concelebrato con Epifanij.

Ironia della sorte, il "patriarcato di Kiev" che Filaret sta cercando di rianimare non era stato riconosciuto da nessuna delle Chiese locali, nemmeno da Costantinopoli.

Inoltre, Filaret rifiuta lo status di "ex metropolita di Kiev" che Costantinopoli gli diede quando ad ottobre sollevò l'anatema posto su di lui nel 1997 dalla Chiesa ortodossa russa, di cui era un tempo un vescovo canonico, affermando di nuovo, come ha fatto molte volte, che è e sarà sempre un patriarca.

Non ha mai riconosciuto l'anatema posto su di lui e con questa fiducia in se stesso ha ordinato un gran numero di vescovi per il "patriarcato di Kiev", spiega Filaret. Quindi sostiene che se Costantinopoli ha sollevato l'anatema contro di lui, significa che riconosce che vi è stato veramente un anatema su di lui, e questo mina tutte le ordinazioni e consacrazioni che ha celebrato durante i suoi anni sotto sanzione ecclesiastica.

"E va bene, se il Patriarca ecumenico mi ha tolto l'anatema nel 2018, allora fino al 2018 ero sotto anatema o no? Se ero sotto anatema, significa che tutti questi vescovi sono illegittimi, ed Epifanij non solo non è un metropolita, non è nemmeno un prete. Se il Patriarca ecumenico mi ha tolto l'anatema nel 2018, allora l'intero episcopato non è valido!", ha dichiarato Filaret.

Il suo ragionamento è lo stesso di quello delle Chiese di Albania, Romania e Cipro, che hanno respinto tutte le ordinazioni e le consacrazioni del clero della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Nel frattempo, Filaret ha invitato tutti i vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a partecipare giovedì al concilio locale del "patriarcato di Kiev", nonostante le dichiarazioni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che non ha il diritto di farlo, che sta provocando uno scisma, che sta distruggendo le secolari aspirazioni del popolo ucraino all'autocefalia, e che potrebbe essere punito con il pensionamento.

Epifanij Dumenko attribuisce le dichiarazioni e le azioni di Filaret ad "ambizioni di potere", mentre "l'arcivescovo" Evstratij Zorja le attribuisce alla vecchiaia. Ironia della sorte, respingendo le ambizioni egoistiche di Filaret, Epifanij respinge così l'intera storia del "patriarcato di Kiev" in cui è stato ordinato e consacrato. E mentre Zorja accusa l'età di Filaret, era il suo braccio destro, il portavoce del "patriarcato di Kiev", meno di un anno fa, costantemente al suo fianco.

 
I russini (come Terra Incognita) nel terzo millennio

Introduzione di Matfey Shaheen

Gloria a Gesù Cristo! Gloria nei secoli! Questo è il saluto dei russini, o carpato-russi, e se lo usi tra i tuoi amici e familiari ortodossi, aiuti a mantenere in vita l'eredità di un popolo devoto che ha sofferto molto per Cristo nelle terre della Rus' carpatica, ora situata ai confini di Ucraina, Slovacchia, Polonia, Romania e Ungheria. I russini sono una nazione slava orientale, membri della stessa famiglia di russi, ucraini e bielorussi; tuttavia, nel corso della storia, e oggi in Ucraina, sono stati e sono spesso perseguitati dagli uniati Cattolici e da vari governi che cercano di sopprimere la loro identità e di dominarli.

Questo è un articolo del famoso arciprete Dimitrij Sidor, decano della diocesi di Uzhhorod della Chiesa ortodossa ucraina. Padre Sidor è considerato uno tra i più grandi leader spirituali viventi del popolo sofferente dei carpato-russi, un uomo eroico che regolarmente tiene sermoni in lingua russina, disponibili su YouTube e sul sito web della cattedrale, e ha tradotto il Vangelo di Matteo in russino per educare i bambini russini e ucraini alla grammatica di questa lingua antica. I russini hanno vagato molto... ma non tutti quelli che vagano sono perduti. Nonostante nella maggior parte dei paesi abbia accettato di riconoscere i russini come una nazione unica con la propria lingua, l'Ucraina si rifiuta ancora di riconoscere la loro identità, o di dare loro autonomia, considerandoli solo ucraini etnici delle colline. I galiziani collaboratori dei nazisti negarono la loro esistenza e, dopo la loro liberazione dai nazisti, Stalin li costrinse a stare nell'Ucraina sovietica; da allora, le autorità ucraine non li hanno ancora riconosciuti, perché la verità è che i russini sono molto antichi.

I russini sono così antichi, in realtà, che il loro nome è il termine originale per un abitante dell'Ucraina, prima che il termine ucraino fosse imposto sulla popolazione locale da invasori stranieri, e attentamente promosso dagli uniati cattolici, aiutandoli a dividere e conquistare la Rus' storica. A tal fine, padre Sidor è stato perseguitato dal governo ucraino prima del Majdan e accusato di separatismo, anche se è un fedele cristiano che chiede semplicemente che i russini siano riconosciuti come tali, e che nega ogni accusa. Dal momento che da questa situazione possiamo imparare molto sulla più ampia crisi della Chiesa ucraina, vorremmo presentare articoli riguardanti la storia dei russini, poiché sembra che se comprendiamo questo enigmatico e misterioso "popolo dal nulla", come il famoso russino Andy Warhol aveva descritto la sua gente, capiamo molto. Non possiamo pensare a un modo migliore per presentare questo grande popolo, che questo articolo di padre Dimitrij, e speriamo che sarà il primo di numerosi articoli qui su Orthochristian.

l'arciprete mitrato Dimitrij Sidor

Com'è noto, Dio dà a ogni nazione la sua missione in questo mondo. Una delle più antiche nazioni slave dell'Europa centrale – i russini [1] – si è riunita insieme non semplicemente per coincidenza, ed è stata conservata dal Signore per una missione molto importante nel terzo millennio.

E quindi qual è esattamente la missione che la nazione russina deve compiere all'inizio del terzo millennio, e cos'è esattamente la stessa nazione russina, che non è conosciuta da molti, neanche da esperti "portatori di diplomi"?

Perché questa antica nazione slava ortodossa deve soffrire così tanto dolore e oppressione da parte di gruppi nomadi in costante cambiamento, di occupanti e invasori, fino ai successivi "liberatori", e poi ad alcuni "benefattori"? Sulla base del millennio passato, possiamo dire con sicurezza che la nazione russina ha sofferto e ha sopportato una grande prova di lealtà verso il mondo slavo e la santa Ortodossia!

Rappresentanti della culla delle nazioni slave tra Tibisco e Danubio, i russini sono discendenti dei croati bianchi subcarpatici (a differenza dei precarpatici o carpatici orientali, che il venerabile Nestore il Cronista menziona nella storia della campagna del principe Vladimir contro i croati) che a metà del settimo secolo, su invito dell'imperatore Eraclio, si erano in parte trasferiti nelle terre dell'attuale Croazia, e in parte nelle terre greche vicino alla città di Tessalonica, ai confini dell'Impero Romano.

I croati bianchi (W. Croats sulla mappa) vivevano nei pressi della Transcarpazia ucraina attuale. La Rus' Subcarpatica si trova nei Carpazi, nelle regioni di frontiera tra Ucraina, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Romania.

Qui, dopo aver creato insediamenti slavi, sopravvissero fino alla prima metà del XX secolo.

È abbastanza credibile che in questo gruppo di croati bianchi – o proto-russini, i santi Cirillo e Metodio siano nati, siano cresciuti e abbiano acquisito padronanza della lingua slava. È possibile che i loro genitori provenissero dalla stirpe dei croati bianchi.

Quest'ipotesi di una lingua slava proto-russa intorno a Tessalonica è ora confermata dal fatto che i russini di oggi (e oltre) possiedono ancora la loro lingua russina originale vivente, che coincide quasi per il 70% con l'antica lingua slavonica. [2]

Ciò attesta il fatto che il linguaggio proto-russino, che è simile al proto-bulgaro, potrebbe essere ricevuto come base della lingua slava codificata da Cirillo e Metodio i Pari agli Apostoli.

A differenza della Russia e dell'Ucraina moderne, dove si svolgono conversazioni (o, per essere sinceri, si affilano i coltelli) sul tema della sostituzione della lingua slavonica ecclesiastica con le nuove lingue letterarie, noi speriamo che nella Transcarpazia russina questa domanda non sia neppure sollevata nei prossimi cento anni.

Quella stessa porzione di croati bianchi – i proto-russini, che erano rimasti sulle pendici meridionali dei Carpazi – mantenne il proprio antico nome etnico di russini, diventando parte della Grande Moravia (e in parte dell'antico Impero bulgaro) molto prima dell'istituzione della Rus' kievana.

la cresta dei Carpazi vicino al villaggio di Lopushanka; Transcarpathia Viacheslav Yagodzinsky photographers.ua

La strada del sale in quel momento correva dalla Bulgaria fino all'odierna città di Solotvyn in Transcarpazia, e quindi era uno dei percorsi più convenienti per i santi Cirillo e Metodio verso la in Moravia (poiché la Transcarpazia faceva parte di questo stato).

Viceversa, fu anche la via più breve per gli studenti dei santi pari agli apostoli quando dovettero fuggire dalla Moravia alla Bulgaria. Pochi sanno che, in quei tempi, era sufficiente attraversare il fiume Tibisco nella zona dell'attuale Tyachev-Solotvyna in Transcarpazia, per passare direttamente dalla Moravia alla Bulgaria. 

Tribù nomadi di magiari [3], che alla fine del IX secolo, sebbene con difficoltà, attraversarono la dorsale dei Carpazi, e trovarono una popolazione locale dal nome di "russini", lasciarono testimonianze riguardo agli abitanti locali della Subcarpazia. Furono infatti i russini, insieme ai bulgari cento anni dopo il loro battesimo, che andarono a battezzare la Rus' kievana. Tra loro c'era Mosè l'ungherese (un russino dall'Ungheria).

Dopo l'arrivo dei magiari, all'inizio del XIII secolo, i russini furono gradualmente cacciati dalle loro pianure verso le montagne dai nuovi arrivati, e divennero per lungo tempo una nazione sconosciuta, sospinta dallo stato magiaro più lontano dall'Europa, e schiacciata dal lato orientale dall'alta cresta carpatica, e da quasi 150 chilometri di fitta foresta.

I russini vissero sotto i Carpazi e per molto tempo non furono notati dagli storici, ma ciò non accadde per caso. Dio proteggeva e murava l'antico popolo slavo russino dall'assimilazione con le nazioni titolari, che spesso divennero come fratelli maggiori per i russini.

Un fatto storico interessante: i russini transcarpatici, senza lasciare le loro case, divennero cittadini di quasi sei stati, che a loro volta cercarono di farli passare come residenti originali.

una mappa che mostra le regioni in cui vivono i russini evidenziate in blu

Nel 1917, un colpo di stato bolscevico anti-ortodosso ebbe luogo in Russia. Capi apertamente anti-cristiani salirono al potere, senza alcuna fretta di dare terra alla gente, ma cominciarono a distruggere in massa chiese, monasteri, chierici e persino la lingua.

Allo stesso tempo, nel centro dell'Europa, sulle rovine dell'Impero austro-ungarico, apparvero piccoli stati slavi, tra cui uno stato russino con un nome curiosamente strano ma santo: la Rus' subcarpatica. I russini del tempo della "Primavera delle Nazioni" cantavano le canzoni di padre Dukhnovich (che in seguito divennero gli inni dei russini) "Russini sub carpatici, svegliatevi dal vostro profondo sonno", e "Io ero, sono, e sarò un russino, sono nato russino".

Nel XX secolo, i russini solidificarono la loro autoctonia [4] sulle pendici meridionali dei Carpazi (questa fu registrata dal trattato di pace di Saint Germain-en-Laye nel 1919), diventando parte del nuovo stato democratico europeo della Cecoslovacchia con il diritto di autonomia.

anche se non avevano formato il loro stato, i russini che prima erano nell'Impero austro-ungarico ottennero la libertà in Cecoslovacchia

Nel 1921, la Chiesa ortodossa carpatica autonoma sotto il Patriarcato serbo fu fondata a nella Rus' Subcarpatica. Nel 1938, la Rus' Subcarpatica ricevette lo status ufficiale di autonomia come parte della Repubblica Cecoslovacca ora federata.

Nel novembre del 1938 e all'inizio del 1939, su ordine di Berlino, i combattenti galiziani della "Sich Carpatica" [5], in quanto ex cittadini della Polonia, varcarono il confine in uniforme militare austriaca e portarono a termine un colpo di stato in una piccola parte del territorio della Rus' Subcarpatica, rinominandola illegalmente come "Ucraina Carpatica", con il suo centro a Khust. La maggior parte della Rus' Subcarpatica, con la sua capitale storica Uzhgorod, era occupata dalle truppe magiare. L'intero territorio della Rus' Subcarpatica fu liberato solo nel novembre del 1944 dalle truppe sovietiche.

castello di Uzhgorod – Fonte: aboutukraine.info

Dopo la guerra, lo stato indipendente della Rus' Subcarpatica in Cecoslovacchia fu automaticamente ripreso. Stalin tuttavia, sotto il consiglio di Mekhlis e Khrushchev, decise di incorporare la Rus' Subcarpatica nell'Unione Sovietica, come comoda area di manovre militari e di trampolino per l'espansione in Europa.

I russini in quel momento non furono contrari a diventare parte di un grande stato slavo, al fine di mantenere il loro status di repubblica indipendente con il sostegno dei loro fratelli, gli slavi orientali.

Le delegazioni plenipotenziarie dei russini, una ecclesiastica guidata dall'archimandrita Aleksij (Kabaljuk), ora canonizzato come santo russino della Rus' Carpatica, e una secolare, visitarono Mosca nel novembre del 1944, dove lasciarono una lettera di memorandum alla somma direzione dell'Unione Sovietica. La lettera affermava che i russini, comprendendo l'inevitabilità di essere uniti all'Unione Sovietica, chiedevano che la Rus' Subcarpatica fosse unita all'Unione come una repubblica carpato-russa separata. Questo documento è ufficialmente pubblicato oggi in Ucraina.

le reliquie di sant'Alessio sono rimaste incorrotte fino ad oggi

La posizione di Mekhlis e Khrushchev vinse, e la maggior parte della Rus' Subcarpatica, senza la città russina di Sighet che fu occupata dai rumeni nel 1918 e senza parte del territorio vicino a Debretsen, fu annessa con la forza alla Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina, e i suoi abitanti – che per secoli e secoli erano stati russini – furono assimilati agli ucraini.

La Rus' Subcarpatica ha ricevuto dai bolscevichi il semplice nome di Transcarpazia, una normale regione dell'Ucraina. E la Chiesa ortodossa autonoma carpato-russa del patriarcato serbo divenne parte della Chiesa ortodossa russa, non solo come parte autonoma, ma come una diocesi del Patriarcato di Mosca.

Nel 1991, la Transcarpazia, stanca del regime sovietico senza dio, decise di intraprendere un passo difficile e votò per l'indipendenza dell'Ucraina. Allo stesso tempo, il 78% dei votanti optò per un territorio autonomo all'interno dell'Ucraina. I russini adempivano di nuovo onestamente alla loro missione storica – preservare l'unione ortodossa degli slavi. Ed è vero, il crollo dell'Unione Sovietica dimostrò che i tre popoli slavi fraterni, dopo aver formato i loro stati separati, cominciarono a crollare economicamente.

La Chiesa ortodossa ucraina canonica è stata oggetto di attacchi da parte di attori politici ucraini di mentalità filo-bolscevica, che hanno creato per sé piccoli gruppi autocefalisti per tormentare più facilmente la Chiesa di Cristo. I russini in Transcarpazia hanno coraggiosamente difeso la santa Ortodossia, e fino a oggi non hanno accolto gli scismatici nella loro antica terra russina.

Al nono Congresso pan-slavo di Uzhgorod dell'8-9 maggio 2002, cioè all'inizio del terzo millennio, i russini hanno chiesto alle autorità ucraine di ripristinare la verità storica: restituire il legittimo nome etnico di "russini" e il loro diritto ad essere riconosciuti come indigeni sulla loro terra.

cattedrale di Cristo Salvatore a Uzhgorod

Allo stesso tempo, noi russini adempiamo alla nostra missione affidataci da Dio, e precisamente quella di ricordare ancora e ancora alle tre popolazioni slave fraterne (russi, ucraini e bielorussi), che la divisione di una singola Rus' antica, spirituale e storica in parti separate è una cosa anormale. Ed è necessario fare tutto il possibile per preservare la civiltà slava ortodossa altamente spirituale e millenaria per l'umanità, in opposizione alla civiltà occidentale (secolarizzata, e in un futuro prossimo occulta e senza Dio).

Possa il nostro Dio benedire tutte le nazioni slave, alle quali appartiene la nostra nazione ortodossa, timorata di Dio e pacifica.

Ora, Dio ha decretato che i rurrini vivano in Ucraina. Quasi un milione e mezzo di russini vive negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Jugoslavia, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria e ovunque sono liberamente riconosciuti come una nazionalità indipendente, tranne che in Ucraina, dove il governo ucraino ignora infondatamente e illegalmente questo problema. Ma anche qui i russini compiono la loro missione: nessuno di noi russini è un separatista o un nemico dell'Ucraina.

Noi russini siamo totalmente desiderosi di stare in Ucraina, insieme con gli ucraini e gli altri popoli, come nazione formatrice di uno stato, con il diritto di vivere in condizioni di parità in questo stato, di fare buone opere, di proteggere la Chiesa ortodossa e di guardare con sicurezza al domani. Ma allo stesso tempo, ricordiamo che nella parola "ucraino" non c'è, purtroppo, nessuna radice antica del termine "Rus'," il che significa che l'Ucraina da sola non può essere considerata l'unico successore della Rus' kievana. Inoltre, l'odio barbarico di alcuni funzionari ucraini verso la stessa parola russino è incomprensibile.

O forse, i maggiori trionfalisti ucraini si proponevano di sradicare non solo il nome dei russini, ma anche la stessa menzione della Rus' kievana, mentre continuavano a inculcare nel capo dei propri cittadini il concetto della "super-antica nazione ucraina", e provocatoriamente chiamavano le terre della Slovacchia, della Polonia e della Jugoslavia (la regione di Bačka-Ruski Krstur) terre etniche ucraine, in quanto abitate da russini etnici, che Kiev vuole riconoscere solo come antichi ucraini.

Dirò che la missione dei russini della Transcarpazia non è ancora completa, penso che continuerà ulteriormente, per raffreddare le teste calde degli etno-fanatici ucraini del terzo millennio.

In senso spirituale, noi russini vogliamo vivere, lavorare e aspettare la seconda venuta di Cristo con la fede, l'amore e la speranza ortodossi. Allo stesso tempo, sappiamo che il Signore al Giusto giudizio parlerà a noi russini nella nostra lingua madre russina. E guai a noi se noi russini non capiremo il Signore e non riconosceremo la nostra lingua russina!

Per la nostra missione adempiuta con onore, speriamo di ricevere come ricompensa da Dio, la salvezza dell'anima e il regno dei cieli.

gru in volo sul castello di Mukachevo.  Ok.ru

Note

[1] I russini sono anche conosciuti come carpato-russi o ruteni.

[2] Mentre i due termini sono usati spesso in modo intercambiabile, c'è in realtà una differenza tra l'antico slavonico e lo slavonico ecclesiastico. Lo slavonico ecclesiastico è la redazione successiva al XVII secolo usata dalle Chiese moderne, in particolare la Chiesa russa e quelle ad essa collegate, mentre l'antico slavonico è la forma più antica di questa lingua, la versione originale formulata dai santi Cirillo e Metodio nelle scuole della Moravia e di Preslav.

[3] Ungheresi.

[4] Lo stato di essere gli abitanti originali di una certa parte della terra, e non coloni più tardivi.

[5] Una fazione alleata dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.

 
L’icona dell’etimasia

Esaminiamo un'icona piuttosto comune, anche nei resti di affreschi e mosaici bizantini in Italia, da Venezia a Palermo: la cosiddetta etimasìa (dal greco, “preparazione”), la raffigurazione del trono vuoto che, già nelle prefigurazioni pagane, indica una presenza divina in mezzo a noi. Anche se l’icona è un modello comune, non è molto prominente, e spesso passa in secondo piano nelle composizioni iconografiche. Presentiamo perciò alcune spiegazioni sull’etimasia nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Esperto: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" inizia a cadere a pezzi

il politologo Nikolaj Spiridonov. Foto: Перший Козацький

La nuova struttura ecclesiale dovrà affrontare alcuni problemi, poiché Filaret ha annunciato il ripristino del "patriarcato di Kiev", ritiene Spiridonov.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha cominciato a cadere a pezzi, e per molti aspetti il crollo è stato accelerato dalla sconfitta alle elezioni presidenziali dell'ex presidente dell'Ucraina, Petro Poroshenko, ha detto l'analista politico Nikolaj Spiridonov nell'intervista al canale Primo cosacco.

"La Chiesa ortodossa dell'Ucraina dovrà affrontare alcuni problemi, dal momento che Filaret ha annunciato la rinascita del Patriarcato di Kiev. Ciò significa in realtà che questa struttura ha iniziato a cadere a pezzi. Come dicono, la Chiesa ortodossa dell'Ucraina è la chiesa tascabile di Poroshenko in Ucraina, e dal momento che Poroshenko ha perso le elezioni, la sua chiesa, rispettivamente, può affrontare problemi", ha detto l'esperto.

A suo parere, nel confronto che è sorto tra il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko e il capo della nuova struttura ecclesiastica Epifanij Dumenko "la gioventù vincerà". Tuttavia, il fatto stesso che stiano emergendo problemi non è favorevole all'organizzazione religiosa appena creata.

"C'è una possibilità che facciano fronte ai problemi. Ma non è molto buono per una chiesa neonata affrontare problemi", ha concluso Spiridonov.

Ricordiamo che Filaret invita "l'episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a prendere parte al "concilio" del "patriarcato di Kiev", che si terrà il 20 giugno 2019. "Vi invito a prendere parte al concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev, che si terrà nella cattedrale patriarcale di san Vladimir, nella città di Kiev, il 20 giugno 2019, alle 11", recitano gli inviti inviati dal capo del "patriarcato di Kiev" ai "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sulla carta intestata del "patriarcato di Kiev".

Secondo Epifanij, tali azioni di Filaret distruggono "aspirazioni millenarie del popolo ucraino". "Certe ambizioni imperiose da parte del "patriarca onorario" Filaret intendono distruggere tutte le speranze millenarie del popolo ucraino di avere la loro Chiesa ortodossa ucraina indipendente, che molte generazioni dei nostri antenati hanno sognato", ha affermato Epifanij.

 
Perché Filaret ha paura di Zelenskij

Il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret teme che Vladimir Zelenskij offra condizioni uguali per l'esistenza delle confessioni

Perché i leader degli scismatici e degli uniati temono così tanto un cambiamento del presidente dell'Ucraina.

Il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret Denisenko teme che, in seguito ai risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali del 21 aprile 2019, salga al potere Vladimir Zelenskij piuttosto che Petro Poroshenko, il beneficiario del Tomos.

Non è solo Filaret ad averne paura; una dichiarazione consona è stata fatta anche da Svjatoslav Shevchuk, il capo dei cattolici ucraini di rito orientale.

Perché i leader degli uniati e degli scismatici hanno così paura del cambio di potere in Ucraina e perché il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, chiama tranquillamente il suo gregge al pentimento e alle azioni spirituali durante la Quaresima?

Il secondo turno delle elezioni inizierà presto. Le previsioni sociologiche mostrano cifre deludenti per l'attuale presidente: il 71,4% degli intervistati voterà per Zelenskij e solo il 28,6% per Poroshenko (dati del gruppo Rating).

In che modo il beneficiario del Tomos si aspetti di superare una differenza di più del 40% non è noto. Tuttavia, non dimentichiamo la saggezza popolare: scopriremo dopodomani cosa succederà domani. In questa situazione, i leader di alcune denominazioni cristiane stanno facendo tentativi disperati per influenzare le preferenze del loro gregge e costringerlo a votare per il candidato "giusto".

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk ha rilasciato il 12 aprile un'epistola, in cui ha dato al suo gregge indicazioni per quanto riguarda il voto. Naturalmente non stato così stupido da fare nomi specifici, ma un'allusione a uno dei candidati si legge chiaramente nel suo appello.

screenshot dal sito ufficiale della Chiesa greco-cattolica ucraina

In precedenza, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifaniij Dumenko, ha partecipato al cosiddetto Tomos-tour in giro per le città del paese, che si è svolto alla vigilia delle elezioni presidenziali e ha avuto il carattere di una pronunciata campagna elettorale. Cartelloni pubblicitari con Poroshenko e Dumenko erano appesi ovunque.

Cartellone con Petro Poroshenko e Epifanij Dumenko

In tutti gli appelli di Epifanij sulla questione del voto alle elezioni presidenziali, si indovinava un riferimento al presidente in carica. Inoltre, ha espresso la posizione della sua struttura elettorale affermando in modo abbastanza specifico che la "Chiesa ortodossa dellUcraina" vede solo Poroshenko come presidente.

Ma i risultati del primo turno di votazioni per gli agitatori dell'attuale garante della Costituzione sono stati risultati deludenti: 30,24% per Zelenskij e 15,95% per Poroshenko. Questi hanno rattristato anche gli scismatici ucraini. La loro infelicità era così grande che il "sacerdote" della cattedrale di Vladimir a Kiev, Petr Zinich, ha detto: coloro che hanno votato per Zelenskij bruceranno all'inferno.

Screenshot dalla pagina Facebook di Jurij Doroshenko

Secondo la Commissione elettorale centrale, 5,7 milioni di elettori hanno votato per Zelenskij. E il "chierico" della Chiesa ortodossa ucraina li ha mandati tutti all'inferno, cosa per la quale non è stato privato della sua "dignità" o bandito dal "ministero" – almeno, non lo hanno annunciato.

E il 12 aprile Filaret Denisenko, in onda su uno dei canali televisivi ucraini, ha fatto un'affermazione piuttosto triste: "La Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca spera che lui (Zelenskij, ndc) la sosterrà. E noi pensiamo che la sosterrà. Il risultato potrebbe essere che l'unificazione finirà del tutto o sarà molto lenta".

Questa affermazione merita di essere approfondita.

• In primo luogo, il "patriarca onorario" crede che Zelenskij, come presidente, sosterrà la Chiesa ortodossa ucraina e che la Chiesa ortodossa ucraina spera persino di avere un tale sostegno. Dove ha preso queste informazioni? Fino a oggi, la Chiesa ortodossa ucraina non ha mostrato alcuna simpatia per Zelenskij. Né ha espresso tuttavia alcuna antipatia.

• In secondo luogo, ciò che Filaret chiama "unificazione" è in realtà un sequestro forzato dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, utilizzando risorse amministrative e radicali nazionali.

• In terzo luogo, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina dovrebbe, secondo Filaret, portare alla cessazione di questi sequestri violenti ("unificazione", nella sua terminologia), vale a dire che la cessazione della violenza e l'illegalità nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina è considerata il suo sostegno a Zelenskij!

Si potrebbe chiedere: è forse un sostegno? Non è invece una garanzia elementare del diritto dei cittadini alla libertà di coscienza? Il diritto di scegliere liberamente a quale chiesa andare e quale religione professare? Non è ciò che dovrebbe garantire un presidente o un'autorità civile? Questa è una garanzia elementare dei diritti umani – e qui il sostegno della Chiesa ortodossa ucraina è irrilevante.

Ma Filaret ha paura di questo scenario. Ne ha paura pure Epifanij. Anche Svjatoslav Shevchuk e così via. Perché dunque hanno paura che le autorità possano smettere di interferire negli affari ecclesiastici (cosa fondamentalmente proibita dalla Costituzione dell'Ucraina) e mettere tutti in condizioni legislative uguali?

La risposta può essere trovata se ricordiamo che sia la Chiesa greco-cattolica ucraina, sia il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" sono stati creati su iniziativa delle autorità, per sforzi delle autorità e nell'interesse delle autorità.

La Chiesa degli uniati sorse a seguito dell'Unione di Brest nel 1596, che fu avviata dal re polacco Sigismondo III al fine di trasformare la Confederazione polacco-lituana in uno stato mono-religioso.

Negli anni '20, le nuove autorità ucraine istituirono la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" per stabilire l'indipendenza della Repubblica popolare ucraina, e in seguito i bolscevichi la usarono per combattere la Chiesa russa.

Il "patriarcato di Kiev" è emerso su iniziativa del primo presidente dell'Ucraina, Leonid Kravchuk, anche per riaffermare l'indipendenza dello stato ucraino e per salvare il denaro del partito, che era stato trasferito sui conti della Chiesa ortodossa ucraina, allora capeggiata da Filaret Denisenko.

È possibile discutere contro questi precedenti storici che anche la Chiesa ortodossa ucraina ha ricevuto la sua esistenza storica nel 988 per iniziativa e gli sforzi di un'autorità secolare, il santo principe Vladimir pari agli Apostoli. Tuttavia, questo è un esempio di un tipo completamente diverso.

Il battesimo della Rus' era stato preceduto dalla profonda e sincera conversione del principe Vladimir a Cristo e dalla determinazione a seguire i suoi comandamenti, anche se ciò andava contro gli interessi personali o dello stato.

Daremo due piccoli esempi. Prima della sua conversione, il principe Vladimir era un donnaiolo insaziabile. La cronaca racconta il numero delle concubine del principe: "300 a Vyshgorod, altri 300 a Belgorod e 200 a Berestov, nel villaggio". Il suo personaggio era caratterizzato dalle seguenti parole: "Era insaziabile nella fornicazione, seducendo le donne sposate e molestando le ragazze". Ma dopo il suo battesimo e le nozze con la principessa bizantina Anna, il principe respinse tutti gli harem e visse in matrimonio con una sola moglie.

L'altro esempio riguarda la pena di morte. Prima della sua conversione al cristianesimo, Vladimir, come qualsiasi altro sovrano di quel tempo, faceva giustiziare senza esitazione chi disobbediva o chi era colpevole di qualsiasi cosa. Ma dopo l'adozione del cristianesimo, sospese le esecuzioni in generale, cosa che colpì non solo i suoi parenti russi, ma anche i vescovi greci che erano venuti nella Rus'. Ecco come ne parla la cronaca: "E i furti si moltiplicarono enormemente, e i vescovi dissero a Vladimir:" I ladri si sono moltiplicati; perché non li fai giustiziare? ' Lui rispose: "Ho paura del peccato". Gli dissero: "Sei stato posto da Dio per punire gli uomini malvagi ed essere misericordioso con gli uomini buoni. Dovresti far giustiziare i ladri, ma dopo un'indagine".

Il santo principe Vladimir usò il suo potere per radicare la vera fede in Rus. I creatori dell'unia e delle denominazioni scismatiche, al contrario, hanno usato la religione per salvaguardare i loro interessi politici. Pertanto, queste confessioni sono nate unicamente a causa della risorsa amministrativa ed esistono grazie ad essa. Se questa risorsa amministrativa scomparisse, le strutture scismatiche e uniate sarebbero immediatamente "spazzate via".

Così è stato il caso della Chiesa uniate quando l'influenza della Polonia si è indebolita e poi è scomparsa dal territorio dell'Ucraina. È stato il caso della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" quando questa si è rivelata non necessaria alle autorità sovietiche. In tutta onestà va detto che il "patriarcato di Kiev" per tutta la sua breve storia (solo 27 anni) non è mai stato lasciato senza il supporto delle autorità. Anche ai tempi di Viktor Janukovich, c'erano molte forze politiche che fornivano tale sostegno al "patriarcato di Kiev". Pertanto, è impossibile dire esattamente cosa accadrà alla discendenza di Filaret quando (o se) non ci sarà più alcun sostegno politico. Ma si può presumere.

La cosa più giusta che Vladimir Zelenskij può fare se viene eletto presidente è garantire il rispetto dei diritti umani nella sfera religiosa dell'Ucraina; non dare la preferenza a una denominazione e non fare pressioni sulle altre; assicurare un processo equo in tutti i conflitti; soddisfare i requisiti della Costituzione e delle leggi dell'Ucraina; abrogare la legge anticostituzionale e illegale sulla ridenominazione forzata della Chiesa ortodossa ucraina; creare pari opportunità perché tutti i cittadini ucraini possano praticare la loro fede.

Resta da vedere se Zelenskij diventerà presidente, e non è noto se agirà nel modo sopra descritto. Ma sappiamo già che questo è esattamente ciò di cui i leader degli uniati e degli scismatici hanno molta paura. Il supporto amministrativo e del potere è la promessa e la base della loro esistenza.

La Chiesa ortodossa ucraina non ha paura di nulla, poiché il fondamento della sua esistenza è nostro Signore Gesù Cristo. La Chiesa non ha paura né di Poroshenko né di Zelenskij al posto di presidente. La Chiesa accetta l'autorità che Dio vuole donare o permettere. Questo è il motivo per cui la retorica di sua Beatitudine Onufrij e di altri vescovi della Chiesa ortodossa ucraina è molto diversa da quella degli scismatici e degli uniati.

Sua Beatitudine il metropolita Onufriij:

"Ora eleggeremo il presidente del nostro paese, l'Ucraina. Vorrei che il presidente, che Dio darà al nostro paese, ricordasse che il presidente è la persona che dovrebbe essere al servizio di tutti, che dovrebbe sacrificarsi per il popolo e non viceversa. Questo è un ministero difficile, un ministero molto sacrificale, ma se questo ministero viene eseguito in modo gradito a Dio, allora è molto utile e salvifico per la persona".

Metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary:

"Il male è reale - non si tratta solo di politici che mentono, ma il peccato come libera opposizione alla volontà personale dell'uomo verso il divino. Il resto del male, secondo gli insegnamenti del santo, è un male "immaginario" ed è inviato da Dio per impedire la generazione di veri mali. Tutta la sofferenza e l'angoscia umana portano al fatto che il peccato reale sia addirittura necessario per la loro guarigione. Con tali peccati "immaginari", il Signore distrugge il male. <...> Le prove, al contrario, sono cose buone, poiché conducono alla consapevolezza della propria peccaminosità. Facciamo del bene, lottiamo per l'amore e lottiamo per la pace, perché nulla è altrettanto caratteristico di un cristiano come pacificatore; per questo, il Signore ci ha promesso la più grande ricompensa".

Metropolita Agafangel di Odessa e Izmail:

"Il più grande male è la divisione tra amici e nemici. Il popolo ucraino deve essere unito. Molte nazionalità vivono qui e il presidente dovrebbe essere per l'intera nazione, per tutte le confessioni. <...> I politici vanno e vengono, ma rimangono tracce di amarezza quando alcuni si oppongono agli altri. E siamo tutti fratelli, siamo ucraini. <...> Le persone non sono perfette, le persone sono divise, qualcuno vuole essere il primo e Cristo dice: se vuoi essere il primo, sii il servitore di tutti. L'apostolo Paolo disse: Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole. Sfortunatamente, nel nostro tempo questo amore è carente, quindi, c'è molto male in questo mondo che deve essere sconfitto dal bene. E le persone sconfiggono il male perché sanno che passerà".

Nel periodo antecedente al secondo turno delle elezioni presidenziali, l'Unione dei giornalisti ortodossi non invita a votare per questo o quel candidato ma a prestare attenzione alle parole dei leader religiosi e a pensare a quali manifesti sono più coerenti con il Vangelo.

 
Non hanno intenzione di mollare

Intendo il Dipartimento di Stato.

Geoffrey Pyatt, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia, ha appena accolto l'ex senatore Sam Brownback ad Atene per "incontri con le diverse [sic] comunità religiose della Grecia". Inoltre, Brownback si recherà sul Monte Athos, "dove riaffermerà il forte sostegno degli Stati Uniti per sua tutta Santità @EcuPatriarch e per il suo impegno per la libertà religiosa e la tolleranza". (Questo è scritto nel tweet di Pyatt qui sopra).

Ovviamente il retroscena è molto meno roseo. Pyatt nel 2014 è stato ambasciatore in Ucraina e ha aiutato a progettare la rivoluzione del Majdan che ha messo al potere Petro Poroshenko come presidente. È importante ricordarcelo, perché le vecchie abitudini sono dure a morire. (Naturalmente, l'idea che la Grecia abbia "diverse comunità religiose" è ridicola: è una bugia così evidente da rivelare il gioco a chiunque abbia un paio di cellule cerebrali attive).

Sia Pyatt che Brownback si sono incontrati con l'arcivescovo Hieronymos di Atene e di Tutta la Grecia, e hanno "discusso" con lui la situazione ucraina. Questo perché la nascita di questa setta non è andata secondo i piani per quanto riguarda gli interessi americani e occidentali. L'incontro di Brownback (che è l'ambasciatore americano nel mondo per la libertà religiosa) con l'arcivescovo Hieronymos è dovuto all'incapacità del Fanar di imporre la sua volontà sul mondo ortodosso. Il desiderio, naturalmente, è di fare pressione sulla Chiesa di Grecia perché si unisca al Fanar nel riconoscere la setta scismatica conosciuta come "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È risaputo che, nel settembre dello scorso anno, Brownback ha incontrato l'allora presidente Poroshenko e gli ha assicurato il continuo sostegno dell'America alla nascente chiesa scismatica. Nello stesso periodo, tuttavia, Pyatt si stava incontrando in privato con figure significative nella Chiesa greca, tra cui il metropolita Hierotheos (Vlachos) di Nafpaktos e l'abate Ephraim del monastero di Vatopedi sul monte Athos.

Questo spiegherebbe il recente (e maldestro) saggio pro-costantinopolitano di Vlachos che ha scioccato molti nel mondo ortodosso - me stesso incluso. L'analfabetismo storico ed ecclesiastico di questo saggio era così profondo che io per primo ho scelto di considerarlo come un video di un ostaggio. Un po' come quei video di propaganda che erano prodotti dal Vietnam del Nord, in cui i prigionieri di guerra americani erano costretti a dire evidenti bugie sul loro trattamento. Alcuni di questi prigionieri battevano le palpebre per dire la parola "tortura" con gli occhi in codice Morse, per comunicare che ciò che stavano dicendo era falso.

Ad ogni modo, ora è il momento che tutti i veri cristiani ortodossi si oppongano ai globalisti del Dipartimento di Stato e dicano loro di andare a quel paese. Se volessimo un papa, andremmo sotto quello reale.

 
Caffedossia ed eterodossia

Nel suo blog intitolato Orthodoxy and Heterodoxy, padre Andrew Stephen Damick (nella foto, parroco della chiesa ortodossa antiochena di san Paolo a Emmaus, Pennsylvania, e conduttore di trasmissioni su Ancient Faith Radio) presenta una spassosa lista di varianti di caffè, a ciascuna delle quali è assegnata una specifica eresia. L'accostamento non solo è brillante, ma può aiutare qualsiasi lettore a fare un breve ripasso delle eresie che storicamente hanno funestato la fede cristiana... senza perdere necessariamente il buon umore. Presentiamo la lista delle eresie del caffè nella sezione "Umorismo" dei documenti.

 
Cosa succede quando dei noti cristiani ortodossi diventano musulmani?

In Russia, probabilmente la principale autorità vivente su questo argomento che viene in mente è padre Georgij Maksimov, che ha collaborato con il defunto padre Daniil Sysoev. Padre Daniil, un attivo missionario tra i musulmani a Mosca e in altri paesi islamici dell'ex Unione Sovietica, è stato assassinato da un musulmano radicale per aver convertito molti di quella religione al cristianesimo ortodosso.

La menzione stessa di padre Daniil Sysoev ci porta a sottolineare una delle differenze più evidenti tra un convertito dal cristianesimo all'islam e un convertito dall'islam al cristianesimo. Quando un cristiano ortodosso si converte all'islam, gli altri cristiani ortodossi non uccidono né lui né la persona che lo ha convertito. Questa è una differenza teologica ovvia ma molto importante: noi crediamo che ogni essere umano abbia il suo libero arbitrio, che noi non abbiamo il diritto di costringere - per non parlare del comandamento "non uccidere". Dovremmo essere "prudenti come serpenti e semplici come colombe". L'omicidio di un apostata non è qualcosa che piace al nostro Dio. Noi possiamo solo pregare per quella persona, e se si presenta l'occasione, cercare di convincerla che ha commesso un grave errore.

La notorietà del mondo islamico per aver intrapreso la via facile ma violenta per mantenere musulmani i musulmani è anche uno dei maggiori ostacoli alla sua stessa missione.

All'inizio del XXI secolo, si è diffusa in Russia la notizia di due sacerdoti ortodossi che si erano convertiti all'islam. Questo naturalmente era un vero "scoop" non solo per i musulmani radicali ma anche per la stampa liberale. In quel periodo, Padre Georgij Maksimov è stato intervistato da una pubblicazione liberale che stava preparando una pubblicazione sui musulmani russi e sulla loro "delusione verso la Chiesa". Non sorprendentemente, l'intervista con Padre Georgij non è stata inclusa nella pubblicazione – non si adattava alla trama da loro prevista. A padre Georgij è stato chiesto:

"Per quanto ne sappiamo, la Chiesa ortodossa non considera positivamente la conversione dei cristiani ortodossi all'islam. Qual è l'argomento principale a sostegno di questa visione negativa? Si noti che quella persona non smette di credere in Dio e osserva i comandamenti che sono presenti sia nel cristianesimo che nell'islam".

Padre Georgij risponde: "Il cristianesimo non è semplicemente l'accettazione di un Dio astratto e un insieme di prescrizioni morali popolari. I cristiani credono in Gesù Cristo – Dio che è diventato uomo, e che non manda semplicemente direttive "dall'alto" su come vivere correttamente, ma che è diventato uno di noi, ha vissuto tra noi e con la sua vita, la sua morte in croce e la sua risurrezione dai morti ci ha aperto la via della salvezza. Una persona che è diventata musulmana non crede in un tale Dio. Il Corano rifiuta direttamente l'insegnamento che Cristo è Dio e il Figlio di Dio (5.17, 9.30). Se un cristiano accetta l'islam, significa che ha rinunciato a Cristo, che ha detto: "Io sono il Figlio di Dio (Giovanni 10:36). E a una tale persona si applicano le parole di Gesù: Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Matteo 10:33). Chi crede al Figlio ha vita eterna; e chi non crede al Figlio, non vedrà la vita; ma la collera di Dio dimora su di lui (Giovanni 3:36). Ecco perché questa è una tragedia spirituale, di cui la Chiesa si addolora. Per quanto riguarda i comandamenti, sono diversi nelle diverse religioni; si intersecano in certi punti, ma non così spesso".

Dice che la Chiesa in linea di principio non può impedire alla gente di convertirsi e cita l'esempio dei martiri, che nonostante la carcerazione, la tortura e la morte non hanno rinnegato Cristo. "Certo, la Chiesa si addolora per coloro che hanno lasciato Cristo il Salvatore per qualche altra religione, incluso l'islam, perché considera erronea la loro scelta. Ma questo non figura nell'elenco dei problemi rilevanti per la Chiesa, perché è qualcosa che è fondamentalmente marginale. Ho sentito parlare di sacerdoti che su richiesta di parenti hanno avuto colloqui con persone che si sono interessate all'islam. E alcuni autori hanno scritto testi apologetici che hanno lo scopo di far riflettere tali persone su questa scelta. Ma queste sono tutte iniziative private e non un lavoro sistematico in tutta la Chiesa".

A Padre Georgij è stato chiesto se pensava che gli scandali nella Chiesa ortodossa sono uno dei motivi per cui i cristiani hanno perso la fiducia nella loro Chiesa e che li portano a cercare altre fedi. Ha risposto che in effetti, chi suscita tali scandali ha quel risultato in mente. "Tuttavia, non si osserva che i cristiani abbiano perso la loro fiducia nella Chiesa. Il numero di parrocchiani non è diminuito. È cresciuto un umore anti-ecclesiale tra coloro che sono solo nominalmente cristiani, ma non può toccare coloro che sono veramente religiosi. Questo per la semplice ragione che il fondamento della fede è la relazione vivente tra l'uomo e Dio, che si è ottenuta nella Chiesa. Questa esperienza personale della vita con Dio non può essere confutata dall'informazione che un prete o un vescovo hanno commesso un peccato. Questo perché nell'Ortodossia non c'è un insegnamento sull'infallibilità dei sacerdoti, e perché non è la fede nei sacerdoti che sta al fondamento della vita spirituale di una persona. La nostra fede si chiama cristianesimo e non "sacerdotalismo".

"Certo, le persone a volte si raffreddano nella fede e commettono apostasia, ma le ragioni per queste cose sono molto più complesse, e chi le compie raramente ne parla apertamente." Padre Georgij ha continuato a sottolineare che la gente non si limita a leggere di questo o quel problema nella Chiesa e poi a strapparsi la croce dal petto dicendo: "Basta! Diventerò musulmano!" Soprattutto perché troveranno la loro quota di scandali in ogni religione, incluso l'islam. La vera ragione, dice, è molto più profonda di quella.

Padre Georgij è uno studioso delle religioni e ha studiato in particolare il Corano. Gli è stato chiesto che cosa, secondo lui, fa sì che la gente segua quella religione. Ha risposto che la stragrande maggioranza la segue per tradizione culturale. Quei musulmani che conoscono bene la loro religione, secondo lui, sono stimolati da un sentimento di esclusività, che l'islam dà loro.

Nel corso del suo lavoro insieme a padre Daniil Sysoev e dopo il suo riposo, ha visto un numero di conversioni da e verso l'islam. Naturalmente, la maggior parte dei convertiti all'islam in Russia sono giovani donne che hanno sposato uomini musulmani. Tuttavia, ci sono anche molti casi in cui i mariti di queste donne si convertono al cristianesimo. Alcuni russi lodano i musulmani per il loro senso di comunità, ma quelli che si sono effettivamente trasferiti in quella comunità sono spesso delusi dalla realtà. E molti musulmani si sono convertiti al cristianesimo dopo essersi rivolti alle parrocchie per chiedere aiuto nei momenti di bisogno e dopo aver ricevuto quell'aiuto, dato con un amore che non avevano mai sperimentato prima, mentre le loro stesse comunità li avevano allontanati. Conosce anche molti russi che, dopo essersi convertiti all'islam, sono tornati alla Chiesa pentiti. [1]

La maggior parte dei cristiani ortodossi convertiti all'islam che Padre Georgij conosce di fatto conosceva poco o nulla della loro religione precedente, il cristianesimo ortodosso. Erano stati battezzati, ma non catechizzati. Una chiara eccezione a questa tendenza sono i preti ortodossi che si sono convertiti all'islam.

foto: reddit.com

Uno di loro, Vladislav Sokhin, era un prete nella diocesi di Kursk. Ha scritto: "All'improvviso ho capito che non potevo più considerarmi un pastore. Non potevo rimanere un esecutore esterno dei sacramenti della Chiesa". In un articolo intitolato "Anatomia del tradimento", padre Georgij ha commentato questo incidente, che all'epoca aveva fatto grande notizia nelle pubblicazioni musulmane, nella stampa secolare e nei media ortodossi.

"Non importa quanto sia triste, cadute e apostasia ci sono sempre state e ci saranno sempre. La vita spirituale è una battaglia spirituale e, come in ogni battaglia, non ci sono solo vincitori. Questo riguarda qualsiasi cristiano, non importa di quale grado clericale. Probabilmente tutti hanno visto l'icona della "scala", che ritrae visivamente questa battaglia spirituale. I demoni tentano quelli che salgono la scala verso Cristo il Salvatore e cercano di trascinarli nell'abisso dell'inferno, mentre gli angeli danno forza ai cristiani mentre si arrampicano.

"Il pericolo di soccombere alla tentazione e alla caduta si può trovare su qualsiasi gradino della scala. Anche i sacerdoti sono tentati, alcuni con l'avidità, altri con la vanagloria, altri con l'orgoglio, altri con lo scisma, l'eresia, e questi, beh, con l'islam. Alcuni di questi guerrieri spirituali trovano la forza per combattere gli attacchi del diavolo, mentre altri, purtroppo, cadono.

"Il commento principale sulla [conversione di Sokhin] è stato stampato nella dichiarazione del Consiglio diocesano:" Quando non è stato capace con la sua mente arrogante di misurare e comprendere l'intera profondità della fede ortodossa e della vita spirituale, ha deciso di fare una scelta 'migliore' di quella he hanno fatto gli apostoli di Cristo, i santi padri della Chiesa, e le schiere di martiri e asceti di pietà, e ha trovato la verità altrove. Così è successo che un prete ortodosso non ha mai avuto un incontro personale con Cristo. Questa è una vera catastrofe spirituale".

"Potremmo chiudere qui la storia se il signor Sokhin non fosse andato oltre e non avesse pubblicato un'intervista in un sito web propagandistico musulmano, così come l'articolo "La mia strada verso l'islam", in cui fa delle affermazioni contro la Chiesa e la Sacra Scrittura, che presumibilmente lo avevano convinto della falsità del cristianesimo". Al momento della stesura di Padre Georgij, Sokhin partecipava attivamente alle discussioni su internet e bestemmiava contro l'Ortodossia. Padre Georgij si è sentito quindi obbligato a sfruttare questa opportunità per rafforzare i cristiani ortodossi nella verità della loro fede e per istruire qualsiasi musulmano che potesse leggerlo. Affronta le affermazioni di Sokhin una per una. Non riprodurremo questo discorso qui; forse questo sarà un progetto futuro. Ma tradurremo le informazioni di base che fornisce su questo ex sacerdote per capire meglio cosa è successo nella sua vita che potrebbe aver portato alla sua scelta:

Sul sacerdote Vladislav Sokhin

Come possiamo vedere dalla parte autobiografica del suo articolo, Vladislav Sokhin è cresciuto in una famiglia non religiosa, e da giovane si è associato a "gruppi anticonformisti di Kursk: hippy, punk e heavy metal ". Poi un giorno ha oltrepassato le porte della chiesa della Risurrezione e di sant'Elia a Kursk, e... vi è rimasto. "Mi hanno notato e subito mi hanno invitato a servire nell'altare."

Ricordate questo termine, "subito". Diventerà il biglietto da visita dell'intero, breve destino di Vladislav nella Chiesa. Immediatamente, dalla soglia di casa, trovandosi nell'altare, il giovane diciassettenne ha conosciuto la vita religiosa nella chiesa. Un anno dopo il preside gli ha suggerito di entrare nel seminario e Vladislav è subito divenuto un seminarista nel seminario teologico di Kursk. Lì ha studiato per due anni, si è sposato e poi (subito!) è stato ordinato diacono. Successivamente si è trasferito all'educazione a distanza – cioè allo studio indipendente – di trattati e libri. Così ha finito il seminario per corrispondenza, studiando poi sempre per corrispondenza per tre anni all'Accademia teologica di San Pietroburgo.

Dopo solo mezzo anno di diaconato e tre anni e mezzo dal momento in cui ha varcato la soglia della chiesa, Vladislav è stato ordinato sacerdote. Cinque anni dopo avrebbe rinnegato pubblicamente Cristo il Salvatore nella moschea di Mosca. Prima era riuscito a dirigere una parrocchia, a guidare il consiglio giovanile della diocesi di Kursk e a insegnare storia nel seminario locale.

Dobbiamo ammettere che quello che è successo a Vladislav Sokhin non è solo colpa sua.

Ahimè, molte diocesi della nostra Chiesa trascurano il consiglio apostolico: Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno (cioè, di ordinarlo, 1 Tim 5:22)... Quando le persone che non sono ancora spiritualmente forti sono fatte pastori, contro i molti consigli apostolici, dei Concili ecumenici e dei santi padri in materia, non è certo una sorpresa che alcuni di loro inciampino e cadano. È la stessa cosa dell'invio di un giovane inesperto in battaglia. È crudele e inefficace. E se ogni sorta di altre responsabilità sono poste su di lui subito, è come dare a un giovane soldato i gradi d'ufficiale e mandarlo in prima linea a comandare un battaglione...

Questa persona a cui sono appena stati dati i gradi d'ufficiale avrà naturalmente molte idee su come riformare ciò che non ha nemmeno avuto il tempo di capire veramente, prima di essere mandato a comandare. Questo è il percorso che ha fatto Vladislav Sokhin. Ha cominciato con il suo desiderio di riformare i servizi ecclesiastici, di stare all'altare non con le spalle alla congregazione, ma di fronte a loro, pregando in lingua contemporanea e sbarazzandosi di varie "superstizioni" come la venerazione di santa Matrona di Mosca... Ma improvvisamente il suo zelo riformista si è scontrato con la disapprovazione e l'incomprensione: "Ho presentato un progetto per i servizi di chiesa missionaria e ho contribuito a svilupparlo da solo. Ma poi sono stato fermato, chiamato rinnovazionista, e tutto è stato chiuso".

Il giovane riformatore si è offeso. Tutti quelli che lo conoscevano hanno detto che aveva i suoi capricci. Ha persino iniziato a fare pellegrinaggi musulmani e, stando alle sue parole, si è messo  imparare l'arabo per studiare il Corano. (Interessante... aveva messo lo stesso impegno nello studio della Bibbia?). I suoi amici e compagni del clero ridevano di lui. Se non mentiva quando diceva di non ricevere alcuna attenzione, aiuto o sostegno, i suoi amici e colleghi sono stati negligenti nel prevenire il tragico risultato. È difficile ammetterlo, ma se non lo facciamo, non possiamo capire cosa sia successo e perché.

Allora, cos'è successo? Perché un uomo che ammette: "Quando ho incontrato per la prima volta la letteratura islamica, mi è sembrata estremamente noiosa", ora ho deciso di ripetere quelle stesse letture estremamente noiose? Perché un uomo che considerava le funzioni in slavonico ecclesiastico troppo difficili da comprendere per la gente ora prega con impazienza in un arabo imperfettamente studiato?

Nella sua conclusione dell'articolo, che include anche una disputa interreligiosa tra un altro ex prete ortodosso divenuto musulmano e padre Daniil Sysoev, in cui padre Daniil dà una risposta completa riguardo alla natura di Dio, Padre Georgij dice:

"In molti forum ortodossi su internet ci sono discussioni sulla tragedia della caduta spirituale dell'ex prete Vladislav Sokhin, e si esprimono opinioni sulle ragioni di questa mossa. Alcuni pensano che sia stato il risultato di oneste ricerche e perplessità, per così dire, un "errore sincero". Alcuni suppongono che la ragione sia molto più terrena: i sentimenti di risentimento si moltiplicano sal di sopra delle altre passioni.

"Ad essere onesti, non so chi abbia ragione... Abbiamo fornito non solo risposte esaurienti alla sua critica anticristiana, ma abbiamo anche dimostrato che la sua stessa critica potrebbe essere applicata in modo molto più equo all'islam...

"Ora Vladislav ha scoperto... che la sua nuova religione ha gli stessi difetti che ha attribuito al cristianesimo per giustificarsi per averlo lasciato. Se è onesto, ora rinuncerà all'islam. Se comincia a cercare di inventare apologie di questi difetti islamici, anche se non ha mai cercato di approfondire la verità di quelle tesi anticristiane ripetute da molto tempo, allora sapremo che le vere ragioni della sua conversione erano altri "argomenti" senza nome che sono molto più prosaici e banali, che non hanno assolutamente alcun rapporto con le questioni di fede".

i nuovi martiri del giogo turco

Padre Georgij cita gli esempi di chierici ortodossi nell'Impero ottomano che per un motivo o per l'altro rinunciarono a Cristo, ma poi rinsavirono e rinunciarono pubblicamente all'islam – e immediatamente ricevettero una morte da martire, secondo la sharia che qualsiasi convertito all'islam promette di obbedire. Comprendevano che sarebbe stato meglio per loro morire confessando Cristo il Salvatore e raggiungerlo nella sua gloria che vivere senza di lui in questa vita, in una religione in cui non credevano più, e poi senza di lui nell'eternità. Fortunatamente per i convertiti pentiti nelle nazioni non musulmane, la sharia non si applica e possono pentirsi senza la stessa probabilità di punizione.

E Padre Georgij conosce personalmente persone che si sono convertite all'islam, ma poi si sono pentite e sono ritornate all'Ortodossia. Uno di loro ha scritto in una lettera sul suo stato psicologico dopo aver tradito Cristo.

"In quel periodo cercavo di mostrare a tutti e a tutto quanto io fossi saggia e intelligente, perché avevo trovato la verità da solo. Volevo lanciarla in faccia agli altri: "Rimanete nella vostra bugia, cristiani; credete in favole e fiabe, mentre la verità è nell'islam!" Ero motivato dall'orgoglio, ubriaco dalla sensazione di non essere come tutti gli altri, da quando avevo scelto l'islam.

"Sono sorte liti nella mia famiglia. Io mi sentivo sempre più superiore. Qualsiasi musulmano, anche il peggior terrorista, sembrava una persona degna ai miei occhi. Magari un certo gruppo non aveva ragione, ma i musulmani avevano sempre ragione, e questo mi attraeva.

"Il Corano, internet, libri e conoscenti mi hanno aiutato a conoscere l'islam. L'ho assimilato. I turchi sono musulmani dalla nascita. A loro non capita mai di cercare di essere altro. Ma per me era necessario ricevere continuamente materiale su come il cristianesimo è pieno di menzogne ​​e inganni. Senza questo "nutrimento" cominciavo a essere sopraffatto da una malinconia che non riuscivo a capire. Ora però capisco di cosa si tratta ". [2]

Quello stato si può vedere nei post di Sokhin su internet. Col passare del tempo fu chiaro che era in continua ricerca di nuovi punti di polemica contro il cristianesimo, al fine di soffocare la sua coscienza dolorosamente morente e di convincersi che quello che faceva era giusto.

Ma una volta finita la fanfara e "consegnata all'oblio la notizia della sua apostasia, diventerà più difficile lottare con quel sentimento interiore di oscurità sbadigliante", commenta padre Georgij. "Forse attraverso le preghiere dei suoi amici e familiari che sono rimasti fedeli a Cristo, potrebbe trovare in se stesso la forza di pentirsi. O forse no.

"E quindi la decisione sarà presa dopo la sua morte, nel luogo in cui dovrà dare una risposta - non tramite internet, ma direttamente davanti al volto radioso del Cristo crocifisso e risorto, che disse: Chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Mt 10:33).

"Noi, tuttavia, come ha giustamente scritto la diocesi di Kursk, dovremmo seguire le parole della Scrittura, senza lasciarci così facilmente confondere e turbare (2 Ts 2:2), affinché d'ora in poi non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore (Ef 4:14), senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare (Eb 10:25), ma manteniamo ferma la professione della nostra fede (Eb 4:14), avendo Gesù Cristo nostro Signore come nostra costante speranza nella gloria futura (cfr Col 1:27).

"Dovremmo anche ricordare che una battaglia spirituale continua nel cuore di ciascuno dei fedeli, e dovremmo pregare affinché il Signore ci protegga dall'inganno e dalle cadute; e se è possibile, rialzi quelli che sono caduti".

Dal momento dell'intervista e dell'articolo di Padre Georgij, altri due sacerdoti ortodossi si sono convertiti all'islam e sono stati celebrati nei media musulmani: Sergej Timukhin e Mikhail Kiselov. Con Vjacheslav Polosin, il primo famoso prete convertito, e Vladislav Sokhin, convertito sei anni dopo Polosin, fanno in tutto quattro (su circa 23.000 sacerdoti ortodossi russi). Ora si possono trovare informazioni su tutti e quattro questi preti attraverso fonti aperte su internet. Apparentemente, solo il primo, Vjacheslav Polosin, è ancora un musulmano.

L'ex ieromonaco Mikhail Kiselov è tornato al cristianesimo ortodosso con pentimento. Morì un anno dopo per una malattia di cui aveva sofferto ancor prima della sua conversione all'islam. Sergej Timukhin ha fatto il giro delle religioni: luteranesimo, poi ebraismo.

Vladislav Sokhin si è trasferito il più lontano possibile dalla Russia, e non parla più di religione nei suoi post sul blog. È diventato un fotografo e ha affermato che la cosa più importante della sua vita è la sua macchina fotografica. Da varie fonti è noto che ha lasciato l'islam ed è diventato un krishnaita. Forse dopo aver lasciato l'islam ha dovuto fare qualche "fuga", per evitare gravi minacce alla sua incolumità. Padre Georgij commenta sul proprio forum internet su Live Journal, [3] "In generale, penso che una parte molto ampia dei 'nuovi convertiti musulmani' finisca per abbandonare tranquillamente quella religione. Per ovvie ragioni, la loro dipartita non è celebrata così pomposamente come la loro conversione".

Padre Georgij sottolinea ancora una volta la necessità di essere molto cauti nell'ordinare cristiani ortodossi neofiti, o, potremmo aggiungere, nello spingerli in qualche modo in una vita cristiana pubblica. Forse le loro conversioni spurie sono semplicemente il loro modo di sfuggire alle responsabilità ecclesiali e familiari che hanno percepito come una sorta di gabbia. Se fossero stati lasciati soli a elaborare semplicemente le loro vite cristiane come laici, avrebbero potuto trovare la loro auto-espressione in qualcosa di meno tragico, come la fotografia professionale. Ma essendo saliti a un punto d'orgoglio, quello stesso orgoglio e vergogna di cadere ora impedisce loro di ritornare a Cristo. Oppure, d'altra parte, se non sono stati guidati spiritualmente nel modo giusto come cristiani ortodossi, se non hanno mai scoperto la vera profondità del cristianesimo ortodosso, questo è stato per loro solo un'altra tappa tra le circonlocuzioni del loro sentiero spirituale, e non la sorgente delle loro vite. Sono stati il terreno superficiale in cui il seme del Vangelo non ha messo radici e non è cresciuto. Questa variazione sembra essere la più comune nel nostro ambiente occidentale.

Per quanto riguarda le conversioni storiche dei cristiani all'islam, ricordiamo che l'islam si è espanso territorialmente attraverso la conquista di quelle che un tempo erano nazioni cristiane, e in quanto tale è sempre stato una prova della fedeltà dei cristiani a Cristo. E ora, quei cristiani che hanno apostatato per abbracciare l'islam sono anch'essi una prova della nostra vita cristiana: quanto sinceramente preghiamo per loro, e cosa abbiamo fatto per aiutarli a uscire da quella tentazione? Saremo lì per loro quando saranno pronti a pentirsi?

Note

[1] Dall'intervista in russo, che anche se non pubblicata dall’intervistatore è stata postata su Pravoslavie.ru: https://pravoslavie.ru/71036.html

[2] http://pravoslavie-islam.ru/kalugin2.htm

[3] https://yurij-maximov.livejournal.com/369792.html

 
Zelenskij pubblica un "messaggio di pace" per i residenti del Donbass e della Crimea

Il nuovo presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij

In un videomessaggio, il primate della Chiesa ortodossa ucraina e i capi di tutte le organizzazioni religiose dell'Ucraina fanno un appello al popolo per la pace e l'armonia. il "primate" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifaniij Dumenko è assente nel video.

Il 13 maggio 2019, il nuovo presidente dell'Ucraina, Vladimir Zelenskij, ha pubblicato un "messaggio di pace" per i residenti di Donbass e Crimea. Il videomessaggio pubblicato da Zelenskij sulla sua pagina Facebook è stato il risultato delle riunioni del presidente con il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e Tutta l'Ucraina, e con i leader delle organizzazioni religiose dell'Ucraina.

"Mi appello con una parola dell'amore e per amor di Dio chiedo a quelle persone da cui questo dipende di smettere di parlarsi usando fucili e mitragliatrici": così il primate della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca si è rivolto ai partecipanti nel conflitto militare nel Donbass. "Preghiamo per voi e crediamo che Dio vincerà tutti i mali. E crediamo che alla fine ci siederemo da persone civili al tavolo dei negoziati. E possiamo risolvere tutti i conflitti, tutte le questioni che abbiamo gli uni con gli altri, con l'aiuto della saggezza umana".

È interessante notare che nel video pubblicato da Zelenskij tra i leader delle organizzazioni religiose che hanno fatto appello al popolo ucraino, c'è il "patriarca onorario" Filaret della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma non c'è il capo di questa struttura, Epifanij Dumenko.

Nel 2014, lo stesso Filaret ha dichiarato che "la stessa popolazione del Donbass è colpevole delle proprie sofferenze e deve espiare per la propria colpa con la sofferenza e il sangue". Da allora, il "patriarca onorario" non ha cambiato pubblicamente la sua posizione su questo tema.

Ricordiamo che il 30 aprile 2019, nella residenza del metropolita a Feofania, il nuovo presidente si è incontrato con sua Beatitudine il metropolita Onufrij e ha discusso con lui la situazione ecclesiale che si è sviluppata nel nostro paese. Zelenskij ha anche tenuto una serie di incontri con i capi di altre organizzazioni religiose in Ucraina.

 
Il patriarca di Antiochia in visita a Mosca – notizie e silenzi

Oggi termina la visita in Russia di sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia e di tutto l’Oriente. Ecco le notizie della visita in italiano dal sito del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne:

25 gennaio

Arrivo a Mosca;

Accoglienza del patriarca Kirill e Moleben al monastero di san Daniele;

Incontro dei patriarchi e delle delegazioni nella sala del Trono patriarcale al monastero di san Daniele.

26 gennaio

Appello congiunto dei due patriarchi ai partecipanti della Conferenza internazionale sulla Siria «Ginevra-2»;

Solenne Liturgia patriarcale alla cattedrale di Cristo Salvatore.

27 gennaio

Inaugurazione delle annuali “Letture di Natale” con il patriarca di Antiochia come ospite d’onore.

Altre notizie non sono state ancora rese disponibili in italiano, ma i dettagli della visita sono accuratamente seguiti dal sito del Patriarcato e dal sito del Dipartimento per le relazioni esterne.

Ora vorremmo invitare i nostri lettori a rispondere a questa domanda, soprattutto tenendo conto dell’attuale situazione di conflitto e di difficoltà in Medio Oriente:

Vi sembra un argomento da passare sotto silenzio?

Ah, no? Eppure, mentre nella scorsa settimana siamo stati rimpinzati di notizie su tutte le reazioni ecclesiali riguardanti l’Ucraina, incluse le attitudini prevalenti in Occidente, fino ai dettagli dei lanci di colombe in piazza San Pietro e di falchi in piazza Maidan, il silenzio sulla visita del patriarca Giovanni a Mosca pare un po’ più che distratto… pare assordante.

Guardiamo per non fare che un esempio come il 27 gennaio il sito di Radio Vaticana mette un annuncio dell’appello congiunto dei due patriarchi da Mosca riciclando essenzialmente la notizia di AsiaNews del 22 febbraio (3 giorni prima dell’inizio della visita patriarcale… si sono ricopiati perfino la foto!), e insistendo solo sulla richiesta della liberazione degli ostaggi, come se la Siria oggi non avesse alcun problema più grave.

Chissà quali conclusioni possiamo trarre... forse, dato che si è appena conclusa la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, dovremmo arguire che ciò che fanno i patriarcati ortodossi di Mosca e di Antiochia interessa poco perché – almeno loro due – sono già uniti?

 
Nuovo scisma di uno scisma in Ucraina

Quando lo scorso gennaio il Patriarcato di Costantinopoli, sotto la forte pressione del Dipartimento di Stato americano sul suo regime fantoccio, ha fondato un nuovo gruppo religioso scismatico (o "chiesa") a Kiev, si è isolato dal resto del mondo ortodosso. Oggi questo gruppo scismatico si è diviso in due, con grande imbarazzo dei suoi fondatori a Istanbul e a Washington. Uno dei suoi pseudo-vescovi, "il patriarca Filaret di Kiev" si è separato da un altro, il cosiddetto "metropolita Epifanij Dumenko", e ha promesso di consacrare altri pseudo-vescovi in ​​tutta l'Ucraina. Presto ci saranno più pseudo-vescovi che fedeli. Questo piccolo gruppo quasi certamente si spaccherà ulteriormente.

Sembra essere una legge spirituale che lo spirito settario che crea scismi crei sempre più scismi. I conigli generano conigli.

Questo può essere verificato nella storia del cattolicesimo romano, che, essendosi separato dalla Chiesa nell'undicesimo secolo, si divide continuamente in varie sette, a partire da "ordini" e da gruppi medievali perseguitati da crociate e inquisizioni, fino a gruppi protestanti, al gesuitismo, all'uniatismo, al vecchio cattolicesimo, al tradizionalismo e a vari gruppi liberali "carismatici", che sembrano non avere nulla a che fare con il cattolicesimo. Si dice che ora ci siano fino a 40.000 di queste sette, tutte nate dalla divisione originale a Roma nel 1054.

Questo può essere verificato anche negli scismi greci di vecchio calendario. Molti anni fa mi è stato detto che non c'erano meno di tredici "Chiese" greche di vecchio calendario. Non ho idea di quante ce ne siano oggi. Questo può essere verificato anche nelle minuscole sette, ciascuna di alcune centinaia di membri, che si sono staccate dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia nel 2007; gli infettati dallo spirito settario si sono divisi immediatamente in quattro gruppi, e a quanto pare oggi ce ne sono ancora di più! Questo può essere verificato anche nel minuscolo gruppo modernista di Rue Daru a Parigi, che si è già diviso in tre (alcuni sono ritornati alla Chiesa russa, alcuni sono andati sotto i bulgari, il resto per il momento rimane con Costantinopoli, anche se è ampiamente diffusa la voce che il resto si dividerà in due entro il settembre di quest'anno).

Ora vediamo lo stesso nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fondata da Costantinopoli. La crisi si approfondirà fino a quando Costantinopoli non rinuncerà al suo errore. Già sta affrontando serie divisioni nelle "tre A" (America, Australia e "Anglìa" – la parola greca per l'Inghilterra). Qui la Chiesa nazionalista greca guidata dai turchi ha imposto, senza consultare la base, tre vescovi intransigenti, che hanno già una reputazione scandalosa. Sembrerebbe un buon momento per tutti gli interessati per lasciare la nave del Fanar che affonda. Non tutti vogliono suonare nell'orchestra o riorganizzare le sedie a sdraio sul ponte del Titanic.

 
Si è capito perché Epifanij si è rifiutato di partecipare al progetto di Zelenskij

Epifanij Dumenko

The head of the OCU refused to voice the fragment of the “message of peace” offered to him to the Crimea and Donbass, because he did not like the proposed text.

Il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha rifiutato di leggere il brano del "messaggio di pace" alla Crimea e al Donbass che gli era stato offerto, perché non gli è piaciuto il testo proposto.

Epifanij Dumenko ha rifiutato di prendere parte al progetto del video di pacificazione del nuovo presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskijk, "un messaggio di pace", in cui i capi delle organizzazioni religiose dell'Ucraina si appellano gli abitanti del Donbass e della Crimea per la pace e l'armonia. Questo è stato segnalato dall'agenzia d'informazione "BBC Ukraine".

Il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è rimasto imbarazzato da un testo che gli era stato proposto di leggere. In particolare, Epifanij ha rifiutato di esprimere il bisogno di smettere di parlare nella lingua di fucili e mitragliatrici. Era preoccupato che tali sue parole potessero essere percepite come un invito a negoziare con i rappresentanti delle repubbliche non riconosciute.

Di conseguenza, questo brano del testo è stato pronunciato da sua Beatitudine Onufrij.

Inoltre, Epifanij era imbarazzato dal fatto che la sua partecipazione al progetto di Vladimir Zelenskij, insieme a Filaret, potesse dar luogo a una nuova ondata di dispute su chi tra loro due è il è più importante nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
L'ufficio anti-eretico della metropolia del Pireo condanna il documento sul primato del metropolita Elpidoforo di Bursa
Sotto il titolo Ιησούς Χριστός ο μοναδικός Primus sine paribus (Gesù Cristo, l'unico Primo senza pari), il 27 gennaio 2014 l'agenzia ecclesiastica di informazioni Romfea ha riportato il testo dell'ufficio per la lotta contro le eresie della metropolia del Pireo, che sottoscrive la dichiarazione del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca sul primato nella Chiesa ortodossa, sconfessando le tesi ecclesiologiche del documento Primus sine paribus del Metropolita Elpidoforo di Bursa.
Il testo della metropolia del Pireo, sottoscritto da due teologi, l'archimandrita Pavlos Dimitrakopoulos e Lampros Skontzos, caratterizza la dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa russa "come atto di Dio e come Divina provvidenza, che respinge le tendenze egemoniche e i tentativi di interpretare l'istituzione dei privilegi d'onore nella Chiesa ortodossa universale secondo modelli papisti ricoperti da un 'mantello' di ecclesiologia e teologia ortodossa" (ως θεόθεν ενέργεια και ως πρόνοια του Θεού, που έρχεται να αποτρέψει ηγεμονικές τάσεις και προσπάθειες ερμηνείας του θεσμού των πρεσβειών τιμής της ανά την οικουμένη Ορθοδόξου Εκκλησίας πάνω σε παπικά πρότυπα με Ορθόδοξο θεολογικό και εκκλησιολογικό «μανδύα»). 
Contro le accuse di "minare" il documento di Ravenna mosse dal metropolita di Bursa al Santo Sinodo di Mosca, i teologi del Pireo ricordano che il documento di Ravenna non è ancora stato esaminato e valutato dalle gerarchie di altri patriarcati e Chiese autocefale, e dove è stato esaminato in sede di studi teologici, l'opinione prevalente (esemplificata dai due studi del monastero Grigoriou del Monte Athos e di Dimitrios Tselengidis dell'università di Tessalonica) è che il documento di Ravenna dovrebbe essere respinto in quanto pieno di tesi ecclesiologiche problematiche e inaccettabili.
In particolare, da quanto risulta dalle affermazioni del metropolita Elpidoforo, il Patriarca Ecumenico trarrebbe la fonte del suo primato da se stesso, in modo del tutto arbitrario, senza alcun fondamento nei Canoni e nelle testimonianze dei Padri. Anche il discusso privilegio del riconoscimento e della revoca dell'autocefalia non può essere visto come prerogativa personale, ma solo come decisione sinodale.
 
Siamo nel 1055 a Lubbock

foto: greekcitytimes.com

L'assegnazione (si può chiamare "elezione" solo nel senso etimologico più ristretto) del metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) come arcivescovo dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America sarà senza dubbio ricordata come una svolta significativa nella storia della Chiesa del XXI secolo. Qualunque speranza potesse esserci stata che lo scisma tra Costantinopoli e Mosca sull'Ucraina fosse solo un evento temporaneo, senza importanza, è stata sicuramente estinta.

L'arcivescovo Elpidophoros è un teologo distinto e colto. Come cittadino turco, un giorno sarà un candidato evidente e ovvio alla successione a sua Santità Bartolomeo sul Trono ecumenico. Nelle principali controversie sotto il regno di Bartolomeo (il Concilio di Creta e lo scisma ucraino) ha difeso con coerenza e fermezza le posizioni e l'autorità del patriarca. Sebbene non vi sia motivo di dubitare della sincerità con cui ha assunto queste posizioni, è evidente che ha un interesse acquisito nel rafforzare una giurisdizione oggi debole, che è probabile che egli possa un giorno comandare.

Così la sua nomina al secondo posto più potente nel Patriarcato ecumenico ha un duplice significato.

Da un lato, trasmette il messaggio che è improbabile che il Fanar possa fare retromarcia quando il patriarca Bartolomeo lascerà la scena. Dall'altro, solleva una questione teologica, perché l'arcivescovo Elpidophoros non considera il caso ucraino una banale questione di riaffermazione del controllo costantinopolitano su una provincia ribelle illegalmente dominata per alcuni secoli da Mosca.

Al contrario, egli usa il più serio termine d'obbrobrio in tutta l'Ortodossia per descrivere i suoi avversari, uno di quei termini che il Fanar generalmente si fa in quattro per evitare di impiegare. Dice che sono eretici.

Nel 2009, l'archimandrita Elpidophoros ha tenuto un memorabile discorso alla Holy Cross School of Theology, che può ancora essere trovato online, per esempio qui. In questo discorso fa le seguenti interessanti affermazioni, che altrove ha esteso nella sua ben nota tesi che il patriarca ecumenico è "primus sine paribus":

"Lasciatemi aggiungere che il rifiuto di riconoscere il primato all'interno della Chiesa ortodossa, un primato che necessariamente non può non essere incarnato da un primus (cioè da un vescovo che ha la prerogativa di essere il primo tra i suoi compagni vescovi) costituisce nientemeno che un'eresia. Non si può accettare, come spesso si dice, che l'unità tra le Chiese ortodosse sia salvaguardata da una norma comune di fede e culto o dal Concilio ecumenico come istituzione. Entrambi questi fattori sono impersonali mentre nella nostra teologia ortodossa il principio di unità è sempre una persona. Infatti, al livello della Santa Trinità il principio di unità non è l'essenza divina ma la Persona del Padre (o "monarchia" del Padre), al livello ecclesiologico della Chiesa locale, il principio di unità non è il presbiterio o il culto comune dei cristiani ma la persona del vescovo, quindi a livello pan-ortodosso il principio di unità non può essere un'idea né un'istituzione ma dev'essere, se vogliamo essere coerenti con la nostra teologia, una persona... Nella Chiesa ortodossa abbiamo un primus, ed è il patriarca di Costantinopoli".

Notate per prima la frase "costituisce nientemeno che un'eresia".

Notate in secondo luogo il teologumeno che la persona che agisce come principio di unità per la Chiesa universale non è Cristo stesso, ma piuttosto un vescovo.

Si noti infine che il vescovo in questione non è (come una lettura ingenuamente letterale dei santi canoni sembrerebbe indicare) il vescovo di Roma, ma quello di Nuova Roma. (Quest'ultimo punto è molto trascurato nella presente controversia: qualunque sia il ruolo del Primus nell'Ortodossia, vale a dire se egli sia "primus inter pares" o "primus sine paribus", non vi è dubbio che per secoli il primus storico è stato il papa romano. L'unica ragione per respingere il primato romano oggi è che la Chiesa romana ha abbandonato l'insegnamento ortodosso, eppure Costantinopoli, che ha sollevato gli anatemi contro tale Chiesa, più di ogni altro patriarcato ortodosso sembra implicare che non esista alcuna apostasia. In che modo il Fanar può affermare di essere essenziale per la Chiesa, quando il Vaticano dovrebbe avere una rivendicazione più forte? Se il movimento ecumenico dovesse avere successo e ristabilire la piena comunione con Roma, Costantinopoli cederebbe volentieri il suo primato? E in che modo l'esistenza, anche se solo storica, della Roma ortodossa concorda con l'affermazione del Fanar che la Chiesa "non può esistere" senza il patriarca di Costantinopoli?)

Forse le sue parole sono soggette a fraintendimenti, ma l'arcivescovo Elpidophoros sembra credere che il patriarca ecumenico sia una specie di papa, il vicario non di Cristo, a quanto pare, ma di Dio Padre! Sembra anche credere che coloro che non sono d'accordo con questo punto di vista sono eretici.

Questa è un'affermazione molto più seria rispetto a: "Sapete, ora che l'URSS è scomparsa, dovrebbe esserci una Chiesa ortodossa autocefala ucraina libera da Mosca".

In che modo l'Ortodossia mondiale può mantenere la comunione con un patriarcato che promuove un'ecclesiologia aliena e si riferisce a quelli che obiettano come a "eretici" (un termine che esso non applica ai cattolici e ai protestanti)?

C'è un altro aspetto dell'elevazione di Elpidophoros che illumina anche il discorso del 2009. Sebbene il Fanar sia stato storicamente molto contrario all'etnofletismo (in parte per fermare le incursioni della Chiesa bulgara e di altri nel suo territorio canonico), è una questione storica che il Patriarcato si è sempre visto come il baluardo del nazionalismo greco. (Il patriarca Bartolomeo stesso probabilmente non lo negherebbe, né vedrebbe in questo alcun problema, come risulta dalle sue osservazioni del 2018 sulla "predecenza" del "nostro popolo").

Nel suo discorso, pronunciato nell'unico seminario greco d'America, Elpidophoros è in gran parte interessato a questo esatto problema. Dice che "l'ecumenismo è il cuore dell'ellenismo e per definizione è estraneo a qualsiasi forma di nazionalismo o sciovinismo culturale". Aggiunge che "la diaspora" non si riferisce a persone che vivono temporaneamente in terre al di fuori dell'Impero Romano, ma a coloro che ci vivono in modo permanente. Tuttavia, in apparente contraddizione, la sua visione di queste persone è limitata agli immigrati provenienti da paesi tradizionalmente ortodossi e alla loro progenie. La sua preoccupazione principale è il mantenimento della cultura e della tradizione (in questo caso greche) senza assimilazione, e ha questo da dire sui "convertiti":

"Un altro gran numero di candidati al sacerdozio proviene dai convertiti, che possiedono poca o nessuna familiarità con l'esperienza ortodossa e sono solitamente caratterizzati dal loro comportamento e mentalità eccessivamente zelanti. È interessante che i convertiti che sono ordinati sacerdoti rappresentino una percentuale sproporzionata rispetto ai convertiti tra i fedeli. Il risultato di questa rappresentazione disanalogica è che, il più delle volte, i sacerdoti convertiti sono pastori di greggi che sono portatori di qualche tradizione culturale, ma poiché i loro pastori mancano della necessaria familiarità con quella tradizione o addirittura vi si oppongono consapevolmente, riescono a svalutare e gradualmente a sradicare quegli elementi culturali che sono stati l'espressione delle parrocchie da loro servite".

Mentre questa è una preoccupazione legittima, è da notare che Elpidophoros non parla da nessuna parte di un mandato evangelico per portare gli americani nel loro complesso all'Ortodossia, né discute su parrocchie che non siano espressione di una sola (o di nessuna) etnia. Nel contesto di un discorso in un seminario (dove il preside in quel momento si chiamava Fitzgerald) il discorso sembrava avere un chiaro messaggio riassunto nel soprannome sarcastico che gli davano alcune persone: il discorso dei "troppi xenoi".

Io sono uno xenos. Per quanto ne so, l'interazione dei miei antenati post-scismatici con i cristiani ortodossi si è limitata a combatterli sul fronte orientale. Mia moglie ed io ci siamo convertiti all'Ortodossia nel 1988 alla cattedrale dell'OCA a Boston. Siamo stati i fondatori e gli editori dell'ormai scomparsa Biblioteca di san Pacomio, uno dei primi siti web di patristica ortodossa, nel 1994. Abbiamo insegnato storia della Chiesa online, e io sono stato coinvolto per un certo numero di anni nell'evangelizzazione ortodossa della setta dei rastafariani. Nel 1997 ci siamo trasferiti da Boston a Lubbock, in Texas, dove sono stato ordinato lettore nell'Arcidiocesi greca d'America e ho servito come cantore alla Chiesa greco-ortodossa di sant'Andrea fino allo scorso ottobre.

Lubbock è una città universitaria con circa un quarto di milione d'abitanti. Si trova nel centro del Llano Estacado, un vasto altopiano scarsamente popolato a cavallo del confine tra il Texas e il New Mexico. I primi ortodossi a Lubbock furono probabilmente mercanti libanesi arrivati ​​intorno al 1900, ma non è esistita una parrocchia fino a quando alcuni greci non hanno deciso di fondarne una negli anni '70. Ci sono riusciti, dopo una grande lotta e molte difficoltà: Lubbock, anche se è abbastanza grande, è invisibile alla maggior parte degli americani a causa del suo isolamento. Sant'Andrea non ha avuto un prete fino al 1996; prima di allora, i fedeli guidavano per oltre 100 miglia fino ad Amarillo per partecipare alla Liturgia.

Quando io e mia moglie siamo arrivati, non eravamo sicuri di cosa aspettarci. Abbiamo trovato una parrocchia che faceva parte dell'Arcidiocesi greca, ma anche molto multietnica e accogliente. Le rubriche liturgiche e la musica erano bizantine, ma le funzioni erano interamente in inglese, e si faceva ogni sforzo per accogliere persone di diversa provenienza: naturalmente greci e convertiti, e arabi, ucraini, russi, serbi, romeni, bulgari... e probabilmente membri di altre nazionalità che sto dimenticando. I "greci" nella parrocchia erano essi stessi una miscela di immigrati e famiglie recenti che erano negli Stati Uniti da diverse generazioni. Entrambi i sacerdoti che hanno servito nei miei 21 anni nella parrocchia di Sant'Andrea erano diplomati al Seminario di San Vladimir (OCA).

La parrocchia non era un'utopia, ma ha avuto i suoi successi. Due dei giovani della parrocchia (entrambi convertiti, come avrebbe potuto prevedere l'arcivescovo Elpidophoros) sono diventati sacerdoti dell'Arcidiocesi greca, un record notevole per una parrocchia così piccola e giovane per gli standard greci. Sono entrambi notevoli, e potrei persino aggiungere santi, sacerdoti. Uno di loro, che ammiro particolarmente, è apparso sulla pagina web nazionale dell'Arcidiocesi greca a marzo. Nessuno dei due risponde alla caricatura tracciata dall'arcivescovo Elpidophoros del prete convertito come fanatico ignorante della cultura greca (anzi, entrambi hanno mogli greche!)

Mia moglie ed io siamo rimasti molto colpiti dalla generosità dei parrocchiani greci di Sant'Andrea, dal loro impegno per l'educazione religiosa dei loro figli, e soprattutto dalla loro assoluta perseveranza nel mantenere viva una parrocchia in una città fondamentalista protestante poco comprensiva, ignorata dal resto del paese, sempre ai margini del collasso finanziario. Almeno due volte, è sembrato che la parrocchia dovesse chiudere; una volta è stata salvata da una donazione "anonima", in realtà dal vescovo diocesano, un uomo molto buono e santo.

Poi, nel 2018, è accaduto l'attuale scisma. Mia moglie e io eravamo da tempo insoddisfatti della direzione dell'Arcidiocesi greca (io ero stato presidente del consiglio parrocchiale durante il Concilio di Creta) ma ero sempre riuscito a convincermi a rimanere, se non altro perché non c'era nessun altro da cui andare: La parrocchia di Amarillo, a 100 miglia di distanza, era la più vicina e anche quella era greca. Inoltre, non volevamo causare una divisione nella comunità locale già divisa da ostilità; abbiamo rispettato il nostro metropolita; e (come ricordo di aver detto in più di un'occasione) "Se questa fosse veramente un'eresia, e non solo retorica, sicuramente almeno una delle altre Chiese ortodosse avrebbe interrotto la comunione per questo motivo".

La questione dell'Ucraina, tuttavia, ha reso impossibile da ignorare la pretesa più che papale del patriarca Bartolomeo di essere "primus sine paribus". Abbiamo deciso di lasciare la parrocchia e di tenere i servizi da lettori in privato. Tuttavia non abbiamo detto a nessuno cosa stavamo facendo tranne al parroco. Non volevamo essere visti come seminatori di dissenso, e speravamo ancora che l'affare si sarebbe risolto in poche settimane. Poi abbiamo scoperto che altre persone avevano notato la nostra assenza e alla fine abbiamo deciso di annunciare pubblicamente che stavamo avviando una nuova parrocchia, sotto la protezione di santa Caterina d'Alessandria.

All'inizio non avevamo un posto dove incontrarci, quindi ci incontravamo all'aperto, su una panchina del campus universitario, con la volta del cielo sopra le nostre teste, e stormi di piccioni (e un occasionale falco) che volteggiavano sopra di noi. Alcuni jogger ci guardavano con stupore, ma per la maggior parte siamo stati ignorati. Per tre mesi, questa è stata la nostra chiesa.

Avevo immaginato che, una volta annunciata la nostra esistenza, molti dei nostri parrocchiani di Sant'Andrea volessero aderire; dopotutto, le questioni teologiche sembravano abbastanza chiare. Questo non è successo. Invece, la vecchia parrocchia si è divisa in linee ordinatamente etniche. Quasi tutti i parrocchiani che provenivano dall'ex Unione Sovietica si sono uniti al nostro gruppo; quasi nessun altro lo ha fatto. (Potrebbe interessare l'arcivescovo Elpidophoros il fatto che i convertiti sono rimasti finora con l'Arcidiocesi greca).

Questa è la tragedia di ciò che sta accadendo: una parrocchia multietnica che già esisteva a mala pena si è divisa in due. La nostra parrocchia è, ne sono fiducioso, quella ortodossa, e l'altra è in scisma. Ma questa non è colpa dei parrocchiani rimasti a Sant'Andrea. Pochi di loro (se mai ce ne sono) si preoccupano dell'egemonia costantinopolitana, tanto meno dell'autocefalia ucraina. Per loro, la parrocchia di Sant'Andrea è la chiesa ortodossa, la chiesa che i loro genitori hanno costruito dal nulla con il sudore e il sacrificio, la chiesa dove sono stati battezzati o si sono sposati o dove si aspettano che siano serviti i loro funerali. È dove hanno incontrato il Signore ogni domenica nell'Eucaristia. Forse è impossibile per loro lasciare l'Arcidiocesi greca, così come per i contadini francesi nel XII secolo era impossibile ripudiare il papismo; per loro, sarebbe stato "lasciare la Chiesa".

Ma con l'elevazione dell'arcivescovo Elpidophoros, sicuramente questo è il punto verso cui di stanno dirigendo le cose.

Nella parrocchia missionaria di santa Caterina, abbiamo fatto rapidi progressi. Siamo stati accettati quasi immediatamente nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Il ben noto decano del Texas, padre John Whiteford, è stato nominato nostro Rettore temporaneo; sebbene la distanza gli abbia impedito di visitarci di persona, abbiamo avuto due Liturgie servite dallo ieromonaco Aidan (Keller) di Austin.

Non dobbiamo più riunirci a pregare su una panchina del parco; una parrocchia anglicana ci ha permesso l'uso di una loro cappella abbandonata usata come scuola domenicale, completa di divertenti vetrate raffiguranti bambini felici degli anni '30 da tutto il mondo. Un parrocchiano (Alexey Ageev, che merita di essere menzionato per nome) ha costruito un altare tradizionale in legno e ha donato centinaia di riproduzioni di icone. A Dio piacendo, attraverso le preghiere di santa Caterina la Grande Martire (e di sant'Andrea il Primo Chiamato!), saremo forse, nonostante i nostri peccati e le nostre debolezze, in grado di assicurare una testimonianza per Cristo sul Llano Estacado.

Ma che dire dell'altra parrocchia? Che dire della "diaspora" greca? Come staranno sotto l'arcivescovo Elpidophoros?

Oggi siamo nel 1055.

 
Commenti sull’Ucraina

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” due documenti utili a capire la situazione odierna in Ucraina.

Il primo documento è un’analisi di padre Andrew Phillips, che nel suo consueto modo chiaro e privo di mezze misure ci ricorda che le scelte di libertà si pagano, e la scelta di non aderire all’Unione Europea, espressa da un governo democraticamente eletto e rappresentativo della maggioranza del popolo ucraino, ha scatenato la vera causa dei disordini di questi giorni: la vendetta euro-americana.

Il secondo documento è un commento  dell'editorialista di Pravoslavie.ru, Dmitrij Sokolov-Mitrich, che spiega in modo brillante la situazione ucraina partendo dal comportamento caotico del doppio pendolo, trascurato da tutti i più fini analisti politici, ma capito a fondo dai tanto disprezzati monaci del Patriarcato di Mosca, gli “uomini in nero” che riescono a porre freno al caos. Presentiamo l’originale russo dell’articolo di Sokolov-Mitrich e la traduzione italiana, con l’aggiunta di diverse annotazioni e commenti all’articolo.

 
Gli scout di Plast e i "diavoli della foresta": in cosa i deputati vogliono trasformare i nostri bambini

grazie ai parlamentari, i "diavoli della foresta" abiteranno tutta l'Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Una nuova legge apre un altro modo di papalizzare gli ucraini con i soldi del bilancio statale.

Il 30 maggio, la Verkhovna Rada dell'Ucraina ha adottato in seconda lettura la legge "Sul riconoscimento statale e il sostegno a Plast – l'Organizzazione nazionale degli scout dell'Ucraina". Secondo il documento, quest'organizzazione deve essere sostenuta da tutti gli enti statali e da tutte le autorità locali. Ai bilanci statali e locali sarà richiesto di stanziare denaro per finanziare quest'organizzazione.

"I figli della guerra"

Per cominciare, facciamo un piccolo excursus storico. Lo scoutismo in quanto tale è un prodotto della guerra anglo-boera (1899-1902), durante la quale tre stati del Sud Africa si opposero alle forze britanniche. Il generale inglese Robert Baden-Powell (1857-1948) durante questa guerra si servì ampiamente di adolescenti locali per l'intelligence militare (scout significa ufficiale dell'intelligence).

il generale Robert Baden-Powell. Foto: Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

Quanti di questi siano morti per la gloria della corona inglese, la storia non lo dice. Tuttavia, tornando a casa a casa da vincitore e con una popolarità diffusa, Robert Baden-Powell decise di adattare il sistema di addestramento e motivazione militare ai ragazzi britannici.

Nell'estate del 1907 organizzò il primo campo scout sull'isola di Brownsea, nel Canale della Manica. Nonostante ci fossero solo 22 ragazzi nel primo campo, fu un grande successo. Nel 1908, Baden-Powell pubblicò il libro Scouting for Boys, e già nel 1909 c'erano 14.000 scout in Inghilterra.

Baden-Powell formulò i principi e i metodi di base dello scoutismo: addestramento fisico e ideologico, uniformi e insegne, un sistema di rituali, giuramenti e iniziazioni.

A quel tempo, tutti i principali stati europei erano già in piena attività per prepararsi a un conflitto militare su larga scala: la prima guerra mondiale. Erano già stati formati due blocchi contrapposti: l'Intesa (Russia, Gran Bretagna, Francia) e la Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria, Italia). Si stavano riorganizzando gli eserciti e si consegnavano alle truppe le ultime tecnologie del momento - i carri armati e gli aerei.

Date queste circostanze, diventa chiaro l'obiettivo principale dello scoutismo inventato dal generale inglese. Ma di per sé lo scoutismo piaceva ai bambini e agli adolescenti e presto divenne molto di moda in tutto il mondo. Negli anni 1911-1912, il movimento degli scout aveva già inglobato molti paesi, non solo nel continente europeo. E nel 1922 in 31 paesi del mondo c'era già più di un milione di scout.

Oggi, si preferisce non ricordare l'orientamento militare originale dello scoutismo. Oggi lo scoutismo è fondamentalmente un modo entusiasmante e interessante di fare vacanze all'aria aperta, facendo crescere i giovani sulla base di comunicazioni personali informali, escursioni, campeggi e altre forme di gite nella natura. Si cerca di infondere ai moderni esploratori un senso di amore per la madrepatria, l'obbedienza agli anziani, la volontà di aiutare chi è nel bisogno, la lealtà verso i compagni, il senso del dovere e altre buone qualità. L'obiettivo del movimento scout è riconoscere "costruire un mondo più tollerante e responsabile". Nella maggior parte delle organizzazioni scout i bambini non sono preparati alla guerra con le armi in mano.

Per correre un po' più avanti, diciamo che l'organizzazione scout ucraina Plast per qualche ragione appare sul sito web dell'Associazione ucraina dei proprietari di armi.

screenshot del sito zbroya.info

Ora ci sono circa 28 milioni di scout nel mondo. Dal 1920, è attiva l'Organizzazione mondiale del movimento scout, che comprende organizzazioni di 160 paesi. La sede principale è a Ginevra (Svizzera).

emblema dell'Organizzazione mondiale del movimento scout. Foto: scout.org

L'Organizzazione mondiale del movimento scout comprende organizzazioni nazionali di diversi paesi. Queste, a loro volta, riuniscono diverse organizzazioni primarie di scout. Per esempio, l'Organizzazione nazionale degli scout russi comprende 70 organizzazioni.

Nel 2007 è stata creata l'Organizzazione nazionale degli scout dell'Ucraina (ONSU), e nel 2008 è diventata membro dell'Organizzazione mondiale del movimento scout. I fondatori della ONSU sono l'Organizzazione nazionale scout dell'Ucraina "Plast", l'Organizzazione giovanile pubblica pan-ucraina SPOK e l'Organizzazione pan-ucraina "Sich".

emblema dell'Organizzazione nazionale degli scout dell'Ucraina. Foto: ukrscout.org

E qui arriva il primo sconcerto. Perché, se in tutto il mondo il governo sostiene le organizzazioni nazionali degli scout, in Ucraina hanno deciso di sostenere solo Plast? Dopotutto, ci sono anche SPOK, Sich e altre organizzazioni scout in diverse regioni. Per esempio, l'organizzazione degli "esploratori" di Zaporozh'e.

screenshot del sito skaut.zp.ua

La legge approvata dalla Verkhovna Rada definisce Plast l'unica organizzazione nazionale di scout. Ecco cosa dice a proposito il paragrafo 3 dell'articolo 4 della legge dice: "Plast è l'unica Organizzazione scout nazionale in Ucraina, che opera in tutta l'Ucraina, crea le proprie suddivisioni separate e unità didattiche, attraverso le quali opera in conformità con il regolamento di Plast e la legge.

Come compito dello stato è dichiarato né più né meno che il coinvolgimento di tutti i bambini e adolescenti ucraini in Plast. Clausola 1 dell'articolo 2: "Lo scopo del riconoscimento statale di Plast è il sostegno istituzionale a Plast in modo che Plast diventi accessibile a tutti i bambini e i giovani in Ucraina, e il movimento Plast sia accessibile a tutti i bambini e i giovani che risiedono permanentemente al di fuori dell'Ucraina (diaspora ucraina)".

Non in ogni città, ma in ogni cittadina e villaggio dovrebbe essere creato un ramo di Plast. L'articolo 3 dice: "L'accesso alla partecipazione di bambini e giovani a Plast è garantito attraverso <...> lo sviluppo delle infrastrutture di Plast, con l'obiettivo di creare unità di Plast in ciascuna comunità territoriale" . in altre parole, lo stato garantisce che un ramo di Plast sarà creato in ogni insediamento.

Inoltre, il budget di ciascuna cittadina e villaggio dovrebbe prevedere un investimento in denaro per le attività di Plast. Articolo 5 della legge: "Le autorità esecutive e le amministrazioni locali forniranno sostegno finanziario alle attività di Plast nel quadro dei poteri definiti dalla legge. Nell'approvare i bilanci locali, sono previste spese per l'attuazione dei programmi di assistenza allo sviluppo di Plast" .

Ma che succede se la gente del posto non vuole proprio Plast? Se preferisce, per esempio, Una simile organizzazione di scout come SPOK? No, Plast deve essere ovunque. Inoltre, la legge obbliga a coinvolgere Plast in qualsiasi programma del consiglio del villaggio che riguardi bambini e giovani. Articolo 3: "I governi locali coinvolgeranno Plast nel modo prescritto dalla legge per l'esecuzione di programmi di rilevanza locale per bambini e giovani" .

Ciò significa che non una singola matinée per bambini, né un singolo concerto, né altri eventi per bambini o giovani in nessuna città, cittadina o villaggio possono fare a meno di Plast. Inoltre, alle autorità locali, che dovrebbero finanziare Plast con i loro bilanci, è vietato interferire nelle sue attività. Clausola 2 dell'articolo 4: "Non è consentito l'intervento delle autorità statali, degli enti locali e dei loro funzionari nelle attività di Plast, con l'eccezione dei casi previsti dalla Costituzione dell'Ucraina e dalle leggi dell'Ucraina" .

L'organizzazione dei pionieri nell'Unione Sovietica è un picnic della domenica a confronto di Plast. Ci si potrebbe meravigliare ed esclamare: ma questo non può essere vero! Ma ahimè, stiamo citando il disegno di legge adottato dalla Verkhovna Rada.

E ora vediamo cos'è Plast in Ucraina. Questa organizzazione fu fondata nel 1911-1912 a Leopoli, in Galizia, che faceva parte dell'impero austro-ungarico. La creazione dell'organizzazione era chiaramente destinata a preparare bambini e giovani uomini all'imminente guerra europea. Si occupavano principalmente di addestramento al combattimento, compreso l'uso delle armi.

Dall'inizio della prima guerra mondiale, la maggior parte dei membri di Plast partì per combattere dalla parte dell'Austria-Ungheria. In seguito, ebbero un ruolo significativo nell'esercito della Repubblica popolare ucraina (UNR) e nell'Esercito insurrezionale ucraino (UPA). Figure storiche ambigue come Stepan Bandera e Roman Shukhevich provenivano dai ranghi di Plast.

Stepan Bandera in uniforme di Plast, 1923. Foto: wikimedia.org

"Plast" è sempre stato associato al nazionalismo ucraino e alla Chiesa greco-cattolica. In molti modi, le loro storie nel XX secolo si assomigliano. Durante la seconda guerra mondiale, gli scout hanno vissuto periodi di persecuzione da parte delle autorità (sia tedesche che sovietiche) e periodi in cui le autorità tedesche li hanno usati come alleati.

Per esempio, Roman Shukhevich dal 1941 è stato il vice comandante del battaglione 201delle SS, formato dalle unità speciali Nachtigall e Roland dei nazionalisti ucraini (dati di Wikipedia).

Negli anni del dopoguerra, l'organizzazione Plast ebbe il suo sviluppo nell'emigrazione, in particolare in Australia, Argentina, Canada, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti, dove c'era un gran numero di immigrati dall'Ucraina occidentale. Da lì, il movimento Plast si spostò nuovamente in Ucraina tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90.

All'inizio del 2019, l'organizzazione conta 8.500 membri in Ucraina. Plaste afferma di essere la più numerosa organizzazione giovanile in Ucraina. Tuttavia, non è vero. Per esempio, l'organizzazione pubblica giovanile pan-ucraina "Lega giovanile democratica popolare" ha più di 42.000 membri, quasi cinque volte di più. Tuttavia, per sostenere quest'organizzazione non hanno adottato una legge separata, che obbliga a finanziare le sue attività a partire da tutti i bilanci.

Plast e gli uniati

Non meno vicina che alle organizzazioni nazionaliste ucraine, è la connessione di Plast con la Chiesa greco-cattolica ucraina. Il suo capo Andrej Sheptitskij prese parte all'inizio della creazione di Plast. Il suo contributo allo sviluppo dell'organizzazione è stato così significativo che su questo tema è stato pubblicato un intero studio storico: "Il Metropolita Andrej Sheptitskij e Plast".

il libro "Il metropolita Andrej Sheptitskij e Plast". Foto: shop-ugcc.com.ua

Il metropolita Andrej Sheptitskij, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina  dal 1901 al 1944, così come Stepan Bandera, Roman Shukhevich e altre figure nazionaliste ucraine, è una figura storica molto ambigua. Nel 1941 inviò un saluto di congratulazioni ad Adolf Hitler sulla cattura di Kiev da parte del "vittorioso esercito tedesco" . E nel 1944 – lo stesso tipo di saluto a Iosif Stalin sulla cattura di Leopoli da parte delle "vittoriose truppe sovietiche" .

Nel 1943, il clero dei greco-cattolici sotto la guida di Sheptitskij prese parte alla creazione della quattordicesima divisione dei granatieri delle SS "Galizia", ​​che fu gestita da cappellani uniati e in parte da seminaristi uniati. E nel 1944, condannarono il movimento di Bandera e invitarono i membri dell'UNR-UPA a deporre le armi.

Oggi il Vaticano si prepara a proclamare Andrej Sheptitskij come santo cattolico.

Dai tempi di Sheptitskij ai giorni nostri, il movimento Plast è indissolubilmente legato alla Chiesa greco-cattolica ucraina, nonostante la dichiarazione di indifferenza religiosa dei membri del movimento. Anche l'attuale leadership della Chiesa greco-cattolica ucraina continua a fornire guida spirituale a Plast.

Per esempio, ecco una foto della visita del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, al campo di Sokol nel 2017.

Svjatoslav Shevchuk nel campo di Sokol. Foto: plast.org.ua

Nel 2017, la Chiesa greco-cattolica ucraina e Plast hanno formalmente formalizzato le loro relazioni firmando un memorandum di cooperazione . "È estremamente importante che si vedano i sacerdoti in Plast e che i membri di Plast siano membri attivi delle nostre parrocchie", ha detto Svjatoslav Shevchuk.

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha ricordato che Plast ha educato i leader e gli eroi della lotta di liberazione nazionale, accennando senza ambiguità a Bandera e Shukhevich: "Possiamo dire che il sogno di Andrei Sheptitskij è stato realizzato. In effetti, i leader del nostro popolo, gli eroi della lotta di liberazione nazionale, sono cresciuti ed emersi da Plast".

Chi sono i "diavoli della foresta"

I diavoli della foresta costituiscono una delle principali divisioni di Plast, creata nel 1922. Sono molto attivo e svolgono molte attività diverse. Definiscono la loro attività strategica "a favore e per la gloria dell'Ucraina, di Plast e della loro grande tribù" .

l'emblema dei "diavoli della foresta". Foto: plastusa.org

L'unità ha un simbolismo apertamente satanico, e il testo del suo inno menziona in senso positivo l'inferno, Lucifero e i diavoli veri e propri. L'organizzazione sostiene di avere "legami diretti con l'Ufficio infernale di Lucifero" . Senza alcun imbarazzo, i suoi leader si chiamano Lucifero e Satana. E i titoli delle unità in cui è suddivisa l'organizzazione sono: nani, spettri, demoni, diavvoli della foresta (hanno anche come titoli onorari "diavolo della foresta" e "arcidiavolo della foresta").

screenshot del sito lch.org.ua

Grigorij Homishin, vescovo degli uniati si Stanislavsk, scrisse in un messaggio ad Andrej Sheptiytskij che le sue azioni a sostegno dei diavoli della foresta non possono essere considerate altro che bestemmie: "Alcuni passi di vostra Eccellenza non possono essere spiegati, come per esempio la consacrazione nella chiesa arcicattedrale della bandiera dell'organizzazione ucraina di Plast chiamata "diavoli della foresta". Questo non ferisce forse ogni cristiano credente che vede in tali gesti una sorta di disprezzo per Cristo, il nostro sommo Signore e Salvatore? Se tale dimostrazione dei loro sentimenti ucraini contribuirà alle simpatie e alla popolarità di vostra Eccellenza, lo farà a spese della fede e della Chiesa".

Da quel momento, nulla è cambiato nell'atteggiamento della Chiesa greco-cattolica ucraina per i "diavoli". Nonostante tutto questo pronunciato satanismo, il clero degli uniati considera possibile "consacrare" sia i "diavoli della foresta" che i loro vessilli.

"consacrazione" dei vessilli dei "diavoli della foresta". Foto: pagina Facebook dei diavoli della foresta

Inoltre, ci sono sacerdoti e persino vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina che sono membri di questa organizzazione, per esempio Stepan Sulik e Gleb Lonchina.

Gleb Lonchina e Svjatoslav Shevchuk. Foto: news.ugcc.ua

Allo stesso tempo, i "diavoli della foresta" dichiarano che il loro patrono è il santo martire Giorgio, che "con la sua lancia ci protegge tutti dalla routine".

Questo è ciò che Plast porta ai bambini ucraini. Questo è ciò che la Chiesa greco-cattolica ucraina approva e "santifica".

Ovviamente, la cooperazione tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e Plast non è riprovevole in sé, soprattutto se ricordiamo che va avanti da oltre un secolo. Alla fine, sia Plast sia la Chiesa greco-cattolica ucraina sono fenomeni regionali, inerenti esclusivamente alla mentalità dell'Ucraina occidentale e in particolare della Galizia.

Ma ora c'è una forte espansione degli uniati in tutta l'Ucraina. Si costruiscono luoghi di culto della Chiesa greco-cattolica ucraina in città dove non ci sono mai stati greco-cattolici. E il fatto che, secondo la legge, dovrebbero apparire suddivisioni di Plast in ogni località è motivo di seria preoccupazione, dal momento che ciò assomiglia molto a un tentativo di imporre il cattolicesimo ai bambini ucraini. Dopo tutto, a ogni bambino che si unisce a Plast (e questo, secondo la legge, dev'essere ogni bambino ucraino) sarà inculcata l'ideologia di Plast. E questa ideologia è semplice: l'esaltazione del nazionalismo e l'imposizione dell'uniatismo, cioè il tradimento dell'Ortodossia. E tutto ciò sarà fatto a spese dei bilanci statali e locali, cioè a nostre spese.

Si sa che il modo più efficace per conquistare qualsiasi nazione è educare i suoi figli. Ora l'Ucraina è considerata un paese ortodosso, con una quota di sostenitori della Chiesa greco-cattolica ucraina inferiore al 10%. Ma se Plast estenderà i suoi tentacoli sui bambini ucraini, dopo una generazione le statistiche potranno essere completamente diverse.

 
"Bartolomeo ha chiesto 28 milioni di dollari al mese". La nuova divisione in Ucraina è avvenuta a causa della "decima"

L'iniziativa del "patriarca onorario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret con la restaurazione del "patriarcato di Kiev" e la convocazione del suo concilio locale possono avere un interesse puramente mercantile. Filaret controlla ancora i flussi economici dalle diocesi e non ha fretta di condividerli con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il Patriarcato di Costantinopoli. A sua volta, Bartolomeo ha aumentato la pressione sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" al fine di ottenere il controllo sulle stavropigie (cioè, i monasteri e le chiese che saranno gestiti direttamente da Costantinopoli). Di questo tema ha parlato "Вести".

Secondo i media, all'inizio di maggio, l'esarca del Patriarcato ecumenico in Ucraina, Emmanuel di Gallia, ha iniziato a chiedere attivamente che i seguaci dell'ex presidente, Rostislav Pavlenko e Andrej Jurash, organizzassero un incontro tra il metropolita Epifanij della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il presidente Vladimir Zelenskij. "Lo scopo dell'incontro sarebbe di ottenere la conferma che l'accordo sulle stavropigie è pronto alla pubblicazione nei circoli ecclesiastici".

L'accordo segreto tra l'ex presidente e il Patriarcato ecumenico, firmato il 3 novembre a Istanbul, all'articolo 3 parla di '"acquisizione... della Missione "per la stavropigia del Patriarcato ecumenico in Ucraina" di edifici, locali e altri oggetti".

Come hanno scritto i media, la lista includeva il monastero della fratellanza dell'Epifania a Kiev (del "patriarcato di Kiev"), il monastero femminile dell'Ascensione e di san Floro a Kiev (della Chiesa ortodossa ucraina), la chiesa dell'Assunzione a Leopoli (della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"), lo skit di Manjava (del "patriarcato di Kiev"), il monastero femminile stavropigiale della santa Trinità a Korets il monastero della Trasfigurazione del Salvatore a Novgorod-Severskij (della Chiesa ortodossa ucraina) e altre chiese. I locali di culto elencati per la Chiesa ortodossa ucraina sono stati trasferiti all'uso dello stato negli anni '90.

"Questo non è cristiano, perché non si tratta solo di proprietà materiali – questi sono santuari religiosi, luoghi a cui sono collegate le vite dei credenti", ha detto a Vesti l'arcivescovo Kliment di Nezhinsk e Priluksk". Anche negli anni '90, i mafiosi e i banditi più terribili non razziavano le chiese".

L'incontro di Epifanij con il presidente si è effettivamente svolto a metà maggio, ma i suoi risultati non sono stati soddisfacenti per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il trasferimento di proprietà e monasteri è stato negato ed Epifanij stesso ha ammesso in un'intervista che "lo stato non avrebbe interferito negli affari interni della chiesa". Filaret ha dichiarato lo stesso.

Più o meno nello stesso periodo, Pavlenko è stato destituito dal presidente Poroshenko dalla carica di capo dell'Istituto nazionale per gli studi strategici (tuttavia, Poroshenko lo ha piuttosto rimosso da questa posizione come futuro candidato di Solidarietà europea, al 18° posto nella lista). E nello stesso tempo, Epifanij è stato l'unico capo di chiesa ucraino a non aver preso parte al video-messaggio dei capi religiosi agli abitanti del Donbass (egli stesso lo ha spiegato con un "malinteso", tuttavia, secondo alcune fonti, Epifanij ha rifiutato perché non gli piaceva il testo, che invitava a non usare il linguaggio delle armi).

In quel momento, è improvvisamente cambiato il tono con cui Costantinopoli parlava con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Fonti di "Vesti" hanno riportato una e-mail indirizzata a Epifanij, in cui Bartolomeo affermava chiaramente: la chiesa dovrà trasferire una "decima" al Patriarcato ecumenico. Il suo importo era contrassegnato, e in modo abbastanza chiaro: il "conto" di Bartolomeo includeva 7.100 comunità, che dovrebbero trasferire dai 4.000 ai 20.000 dollari a Costantinopoli ogni mese.

"Anche se prendiamo la quantità più bassa, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe trasferire circa 28 milioni di dollari ogni mese – questa è una somma del tutto inaccessibile per la chiesa ucraina", ha detto l'interlocutore di Vesti. – Questo significa che Bartolomeo non ha familiarità con le realtà? Forse. O forse, voleva spingere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a prendere provvedimenti attivi nella questione delle stavropigie ".

La questione finanziaria per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è davvero facile. In un'intervista, Epifanij ha riconosciuto che i sacerdoti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non hanno ricevuto uno stipendio, ma non hanno neppure contribuito alle amministrazioni diocesane. "Ci sono diocesi ricche e diocesi povere dove i preti fanno fatica a sopravvivere. E così ora non stanno pagando contributi di beneficenza, ma stanno raccogliendo un fondo usando questi soldi per aiutare i sacerdoti poveri... il mantenimento delle chiese e di altri edifici", ha detto il "metropolita" Epifanij a Ukrinform.

In effetti, i flussi finanziari sono ancora controllati da Filaret. In una recente intervista, questi ha chiarito che Epifanij "ha trovato avvocati che hanno studiando la questione se i fondi del patriarcato potevano essere trasferiti a lui" – e, nelle sue parole, senza la firma dello stesso Filaret, questo non può essere fatto. "Quindi vuole liquidare il patriarcato di Kiev per impadronirsi dei fondi," ha riassunto Filaret.

Allo stesso tempo, a maggio, ha inflitto un colpo tangibile a Epifanij, privandolo dei finanziamenti: a quel tempo, gli unici sponsor del primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" erano il birraio di Leopoli Andrej Matsola e il costruttore di Kiev Igor' Lysov (che prima della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era un parrocchiano della Chiesa ortodossa ucraina).

Globalmente, la "miccia" che ha scatenato il conflitto all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e le accuse di Filaret sono stati proprio i requisiti del Fanar. "La situazione è sfociata dopo il sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (24 maggio, nda), quando Epifanij non ha posto le richieste all'ordine del giorno, ma le ha menzionate durante il pranzo. Dopo di ciò, Filaret ha iniziato una stretta comunicazione con l'episcopato e alla fine ha ricevuto il sostegno delle diocesi d'oltremare per il restauro del "patriarcato di Kiev", ha detto la fonte. "Di conseguenza, il 4 giugno, 17 diocesi del "patriarcato di Kiev" si sono immediatamente rivolte al Dipartimento del Ministero della Cultura per gli affari religiosi, dichiarando il loro status legale e la possibilità della loro reintegrazione nel "patriarcato di Kiev"." A proposito, il numero di "vescovi" che sostengono Epifanij sta gradualmente diminuendo, sebbene questo non sia ancora stato mostrato pubblicamente.

Il fatto che in una sola volta sei punti della decisione del Sinodo di Filarete fossero dedicati alle questioni immobiliari parla della natura "finanziaria" del conflitto tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il "patriarcato di Kiev". "Filaret è una persona anziana, non sa come mascherare le vere intenzioni. Secondo lui, i soldi "bloccati" erano una minaccia. Bartolomeo sarà stato coinvolto nella storia "ucraina" sotto la pressione degli Stati Uniti, ma presto si è anche reso conto che avrebbe potuto beneficiare delle stavropigie e del "tributo" delle diocesi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E Costantinopoli, che non ha ricevuto un soldo dall'Ucraina, con l'eccezione della chiesa di sant'Andrea, ha deciso di "dare una scossa" alla situazione", ha detto l'analista politico Pavel Rudjakov.

Rudjakov spiega: il metropolita Epifanij della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in questa situazione appare piuttosto come un "agente" di Bartolomeo, la cui posizione legale è rafforzata dall'esistenza di un accordo con Petro Poroshenko (si legga – con lo stato) sulla stavropigia. Ma Filaret vuole preservare l'influenza e la proprietà ecclesiastica. "Quello che sta accadendo, di fatto, è un litigio tra proprietari terrieri, che si nascondono dietro argomenti importanti" – ha concluso l'esperto.

 
Arcivescovo Ireneo di Creta: "Ogni ora vivo il dolore del mondo"

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” una toccante intervista all’arcivescovo Ireneo di Creta, che si priva ogni mese del suo intero stipendio per aiutare i disperati che sempre più numerosi non hanno altri a cui rivolgersi se non la Chiesa. Una lezione a cui tutti facciamo bene a ispirarci, prima di trovarci in ginocchio a raccogliere il frutto delle speranze di “solidarietà europea”.

 
La riforma cattolica della Preghiera del Signore è irriverente verso Cristo stesso

Papa Francesco di Roma ha confermato la nuova pubblicazione del libro del Messale, che determina l'ordine per dirigere la Messa, introducendo cambiamenti nel testo della Preghiera del Signore del Vangelo, nota anche come il "Padre nostro". Così, nella nuova edizione le parole della preghiera "e non ci indurre in tentazione" (o "non indurci in tentazione") saranno cambiate in "non lasciarci cadere nella tentazione" (o "non abbandonarci alla tentazione"). Questa decisione di papa Francesco, così come la possibilità di una visita del capo della Chiesa cattolica romana in Russia, è oggetto della discussione del noto professore dell'Accademia teologica di Mosca Aleksej Il'ich Osipov con la TV Tsargrad.

foto: www.globallookpress.com

Aleksej Il'ich, nel 2017, papa Francesco ha annunciato di non essere soddisfatto del testo evangelico della Preghiera del Signore, in quanto le parole "non indurci in tentazione" portano il fedele a una falsa comprensione - come se Dio stesso potesse tentare l'uomo. Ma ora non è semplicemente l'opinione personale del capo del Vaticano - i cambiamenti sono stati inseriti nei libri delle funzioni. Qual è la ragione di questo cambiamento, ed è accettabile "modificare" le parole di Cristo stesso?

La ragione è ovvia: è vero che queste parole della preghiera del Signore a volte non sono correttamente comprese. Ma notate questo: quando nella letteratura accademica citiamo anche l'autore più elementare, a prescindere da come si è espresso, sia in modo chiaro, sia in modo letterario, citiamo le sue parole senza cambiarle. Solo dopo, in una citazione, se necessario, facciamo commenti su di esse - direttamente o in una notazione interlineare.

E in questo caso sono le parole di Cristo stesso! Come osiamo cambiarle ?! Fai un commento se vuoi, ma dire che la Preghiera del Signore dovrebbe essere letta "così", e tu, Signore Gesù, non ti sei espresso "felicemente", è qualcosa che considero un'espressione di totale irriverenza verso Cristo stesso. E questa è un'altra prova del fatto che il titolo papale, "Vicario di Cristo sulla Terra" non è semplicemente una frase formale, ma un orgoglio molto reale, anche se scarsamente riconosciuto. È ancora un'altra prova di ciò che il Cattolicesimo è veramente.

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In realtà, non c'è mai stato un papa così liberale come Francesco. Prima pensavo che non ci potesse essere un papa peggiore di Giovanni Paolo II, ma ho scoperto che mi sbagliavo. Il precedente papa [prima di Francesco], Benedetto XVI, era un vero cattolico, serio e convinto. Ma no, non era adatto. Bene, e Francesco non è solo un uomo della nostra epoca nel senso dei tempi, ma un uomo della nostra epoca nei pensieri, lo spirito della nostra epoca. È un uomo che non si vergogna di prendere provvedimenti che vanno al di là della riverenza verso la Sacra Scrittura e l'insegnamento di Cristo.

Ricordate come ha osato chiamare Cristo un "diavolo": in un sermone di cinque minuti lo ha detto più volte nello spiegare un detto apostolico – ha usato quella parola. Gesuita! Ecco cos'è il gesuitismo! A proposito, Jurij Fjodorovich Samarin (un filosofo slavofilo russo, nda) ha dato una valutazione eccellente del gesuitismo nel suo libretto "I gesuiti e il loro rapporto con la Russia".

Per inciso, quest'ultimo punto è estremamente rilevante oggi. Si scopre che in materia teologica Papa Francesco è un vero liberale, ma per quanto riguarda la sua autorità e influenza, anche in Ucraina, dove i cattolici uniati stanno scatenando il caos, è totalitario?

È totalitario sia in questo caso che nell'altro: "Io faccio quello che voglio. Non considero la santa Tradizione della Chiesa". E riguardo ai suoi tentativi di stabilire l'autorità su tutto ciò che gli appartiene, e su tutto ciò che vorrebbe che gli appartenesse, papa Francesco sta conducendo completamente la politica antiquata di Roma.

Qui (in materia teologica, nda) vediamo come le cose vengono a galla. Eccolo: il "Vicario di Cristo sulla terra!" Anche Cicerone aveva una spiegazione della religione dalla parola "riverenza". E dove non c'è riverenza, non c'è davvero alcuna religione. Qui, sotto la bandiera di "dobbiamo spiegare alla gente cosa voleva dire Cristo", osano cambiare le sue parole!

In questo contesto, non posso fare a meno di porre questa domanda conclusiva. Recentemente, nel corso della sua visita in Bulgaria, non invitato (dalla Chiesa ortodossa bulgara), Papa Francesco ha espresso il desiderio di "fare un viaggio in Russia". Come vede la possibilità stessa di una simile visita?

Non vedo alcun aspetto positivo che potrebbe venire per la nostra Chiesa e il nostro popolo a seguito di tale visita. Ma ce ne sono un sacco di negativi!

il professor Aleksej Osipov. Foto: www.mpda.ru

Ricordi cos'è successo durante le visite papali ai paesi ortodossi (Ucraina, Georgia e, naturalmente, Bulgaria). Arriva un numero enorme di corrispondenti stranieri, tutti gridano e urlano: "Il papa! Il papa!" E per molte persone che non sono ancora stabili nella loro fede, che non capiscono la differenza tra Cattolicesimo e Ortodossia, tale visita potrebbe essere come un colpo di martello contro la loro fede.

Pertanto ritengo che una visita del papa potrebbe diventare un colpo molto forte contro la nostra intera nazione e contro i fedeli cristiani ortodossi. Dobbiamo ricordare che lo spirito del Cattolicesimo è assolutamente mondano; non c'è quasi nulla di religioso in questo. Anche nel XIX secolo, san Teofane il Recluso ha detto molto precisamente e bene che i cattolici non hanno una chiesa ma una corporazione politica. Quindi, una tale visita non porterebbe assolutamente alcun beneficio alla nostra Chiesa o alla gente, non ci possono essere dubbi a riguardo.

 
Costantinopoli dice che nessuno riconoscerà la chiesa del presidente montenegrino, eppure continua ad aspettarsi il riconoscimento della chiesa ucraina di Poroshenko

Romfea

Ispirato dalla collaborazione dell'ex presidente ucraino Petro Poroshenko con il Patriarcato di Costantinopoli per la creazione di una nuova chiesa "autocefala", il presidente montenegrino Milo Đukanović ha parlato per diversi mesi del suo desiderio di ottenere il riconoscimento della chiesa scismatica che opera nel suo paese.

La "Chiesa ortodossa montenegrina" scismatica rappresenta solo una piccolissima minoranza del paese, mentre la chiesa ortodossa serba predominante è attivamente perseguitata dal governo del Montenegro, che ha cacciato clero e monaci, tentando di distruggere i luoghi sacri e preparandosi a passare al governo le proprietà della Chiesa serba attraverso una legge appena approvata.

In questo contesto, il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha recentemente inviato una lettera al Presidente Đukanović, esortandolo a rinunciare al suo sogno di ottenere un'autocefalia riconosciuta per la chiesa montenegrina, dicendo: "nessuna singola Chiesa ... riconoscerà o sosterrà la fabbricazione anti-canonica di Dedeić", riferendosi all'attuale capo della struttura scismatica.

L'outlet greco Romfea ha riportato la lettera ieri, e la versione inglese della lettera è stata pubblicata dalla pagina Facebook "Storia del Montenegro".

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"Nei giorni scorsi, al Patriarcato ecumenico, siamo stati informati dalla costernazione che avete espresso sostegno alla creazione di una Chiesa ortodossa in Montenegro e che il governo della vostra terra ha ratificato un progetto di legge sulla libertà di religione, che prevede la nazionalizzazione di tutte le Chiese ortodosse costruite prima del 1918, nonché delle proprietà ecclesiastiche", scrive il patriarca Bartolomeo, aggiungendo che le chiese e le proprietà in questione appartengono legittimamente alla Chiesa ortodossa serba.

Il patriarca continua dicendo che l'intero mondo ortodosso riconosce solo la giurisdizione di sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro della Chiesa serba e che il Montenegro non è mai stato autocefalo e che la "Chiesa ortodossa montenegrina" non fa parte, di fatto, della Chiesa ortodossa.

La struttura scismatica è stata creata nel 1993 da un chierico deposto della Chiesa serba e attualmente è guidata dal suddetto Dedeić, che non è un vescovo canonico "ma una persona deposta dal Patriarcato ecumenico", scrive il patriarca Bartolomeo. È stato scomunicato dal Santo Sinodo di Costantinopoli nel 1997.

La situazione del Montenegro ha evidenti paralleli con quella in Ucraina. Il "patriarca" Filaret Denisenko è stato lui stesso deposto, scomunicato e anatematizzato dalla Chiesa ortodossa russa per la sua attività scismatica, e queste sanzioni canoniche sono state esplicitamente riconosciute e accettate dal Patriarcato di Costantinopoli fino allo scorso ottobre, quando il Sinodo le ha sollevate unilateralmente.

Dato che il patriarcato si riserva il diritto di revocare le sanzioni imposte da altre Chiese locali, naturalmente sarebbe libero di revocare le sanzioni contro Dedeić che esso stesso ha imposto, nel caso in cui decidesse di farlo.

Il singolo vescovo canonico in Montenegro è "il nostro fratello" metropolita Amfilohije, scrive il patriarca Bartolomeo.

Il metropolita Amfilohije è fermamente contrario alle azioni di Costantinopoli nella parallela situazione ucraina. "L'amore per il potere del patriarca Bartolomeo ha portato a un grande dolore in Ucraina, a una discordia catastrofica per il futuro non solo dell'Ucraina e di tutti i popoli slavi, ma allo stesso tempo per tutta l'Ortodossia", ha detto sua Eminenza a dicembre.

La Chiesa serba nel suo complesso ha preso la posizione più forte contro l'interferenza di Costantinopoli in Ucraina, a parte la Chiesa russa stessa. Oltre alla "chiesa montenegrina" scismatica, la "Chiesa ortodossa macedone" è un altro scisma della Chiesa serba che sta anche cercando il riconoscimento pan-ortodosso della sua autocefalia.

Il patriarca Bartolomeo ha inizialmente annunciato che avrebbe gestito la situazione macedone, anche se quando è risultato chiaro che la sua interferenza in Ucraina non era ben accetta nel mondo ortodosso, ha deciso di fare marcia indietro e di lasciare la questione alla Chiesa serba, dato che la Macedonia è nella sua giurisdizione canonica.

Allo stesso modo, nella presente lettera il patriarca Bartolomeo riconosce solo la giurisdizione della Chiesa serba in Montenegro (forse nel tentativo di riconquistare il favore della Chiesa serba), sebbene lui e altri rappresentanti di Costantinopoli abbiano parlato molte volte del diritto di intervenire di Costantinopoli in qualsiasi situazione, in qualsiasi momento.

Il Patriarcato di Costantinopoli una volta riconosceva apertamente anche il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina come il primate canonico in Ucraina, anche se ha cambiato idea lo scorso anno e ha annunciato che l'Ucraina era il proprio territorio e in seguito ha incoronato il "metropolita" Epifanij Dumenko, un uomo ordinato e consacrato dall'anatematizzato Denisenko, al posto del metropolita Onufrij.

"Stiamo rivolgendo questa lettera a voi perché non vogliamo che il nostro amato popolo del Montenegro raggiunga il punto di isolamento e separazione ecclesiastica dal corpo di tutta la comunione delle Chiese ortodosse", si legge nella lettera del patriarca.

"Vi esortiamo a non considerare quanto sopra come un'interferenza negli affari interni della vostra nazione, ma come un desiderio da parte della nostra Chiesa Madre a Costantinopoli di assistere i vostri devoti in un crocevia critico della sua storia", conclude il patriarca Bartolomeo.

È interessante notare che il "patriarcato di Kiev" recentemente restaurato da Filaret Denisenko ora dichiara che l'accordo firmato a novembre tra il patriarca Bartolomeo e Poroshenko, in cui il presidente ha promesso di consegnare un certo numero di proprietà ecclesiastiche a Costantinopoli in cambio di un tomos d'autocefalia, era un caso di rapporti impropri stato-chiesa.

Mentre il patriarca Bartolomeo ha scoraggiato i piani di Dedeić per una chiesa autocefala, continua a sostenere e difendere la chiesa di Poroshenko, dichiarando pubblicamente che è solo una questione di tempo fino a quando le altre Chiese locali non riconosceranno la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
Diventare ortodossi nonostante Internet

La grande quantità di materiale sull’Ortodossia disponibile in rete (a cui anche il nostro sito sta offrendo il suo modesto contributo) facilita molti processi di apprendimento e di allargamento di orizzonti, ma non è in grado da sola di portare qualcuno all’Ortodossia. Niente può sostituire il contatto personale con una comunità ecclesiale, con un sacerdote, con la vicinanza di altri fedeli. Talvolta, occupandosi di questioni tecniche oppure controverse, le informazioni in rete possono addirittura distogliere un ricercatore dal suo viaggio verso la Chiesa. Vediamo come evitare le trappole della confusione e dell’irrilevanza di tanto materiale disponibile in Internet, nell’articolo di Richard Barrett, pubblicato nel 2005 sulla rivista ortodossa antiochena The Word, e che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Luce tra le Chiese ortodosse: che cosa significa l'onomastico del primate della Chiesa ortodossa ucraina

sua Beatitudine il metropolita Onufrij

Come i rappresentanti delle Chiese ortodosse locali hanno espresso il loro sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina e a sua Beatitudine il Metropolita Onufrij.

Si sono svolte a Kiev le celebrazioni in onore di sant'Onofrio il Grande, il patrono celeste del primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

Quest'anno sua Beatitudine ha celebrato il suo 75° compleanno e il quinto anniversario del suo ministero come primate. Sono arrivati i rappresentanti di 11 Chiese ortodosse locali ​​per congratularsi con sua Beatitudine Onufrij.

Che cosa significa questa attenzione da parte loro alla Chiesa ortodossa ucraina a a sua Beatitudine Onufrij e in che modo ciò influenzerà lo sviluppo della situazione religiosa in Ucraina?

L'arrivo in Ucraina, la concelebrazione con sua Beatitudine Onufrij alla Lavra delle Grotte di Kiev, così come le parole da loro pronunciate durante un briefing per i giornalisti, ci permettono di trarre alcune conclusioni.

Primo: sostegno incondizionato alla Chiesa canonica in Ucraina e al suo primate

Il fatto stesso dell'arrivo in Ucraina delle delegazioni ufficiali delle Chiese locali su invito della Chiesa ortodossa ucraina è già abbastanza convincente. Sottolineiamo - queste sono delegazioni ufficiali. Tutti i vescovi o sacerdoti delle Chiese locali che sono arrivati a Kiev lo hanno fatto in accordo con le decisioni dei loro sinodi o con la benedizione dei loro primati. Non era una loro iniziativa personale o l'espressione di un punto di vista privato. No. Questa è una posizione di un'intera Chiesa locale, espressa in un modo o in un altro.

La maggior parte dei media ucraini ha steso un velo di silenzio su questo fatto. Tuttavia, possiamo ricordare come gli stessi media hanno fatto scintille quando si trattava dell'arrivo in Ucraina di singoli chierici delle Chiese locali che erano in comunione liturgica con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ci sono stati solo due di questi fatti. Il primo è quando, il 3 febbraio 2019, i capi di due monasteri dell'Athos sono arrivati alla "intronizzazione" del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko. Questo fatto è stato allora elogiato quasi come un riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte dell'Athos. Tuttavia, il decreto del principale organo di governo dell'Athos, la Sacra Comunità al Protaton, affermava inequivocabilmente che la Montagna Santa non riconosce la nuova struttura ecclesiastica.

Il secondo caso è l'ordinazione di Epiphanios (Dimitriou), un chierico della Chiesa di Grecia, come "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molti cosiddetti esperti religiosi lo hanno interpretato come un riconoscimento della Chiesa di Grecia. Di fatto, il Sinodo della Chiesa di Grecia ha deciso di posticipare l'annuncio della sua posizione ufficiale sulla questione ucraina a una data successiva.

In questi due casi, è stata dimostrata una posizione personale di questi particolari sacerdoti, ma non un punto di vista ufficiale delle Chiese locali.

L'arrivo delle delegazioni a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina e di sua Beatitudine Onufrij ha avuto luogo sullo sfondo delle più severe pressioni sulle Chiese locali, esercitate sia dal Patriarcato di Costantinopoli sia dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Questo non è un segreto. Funzionari statunitensi stanno negoziando apertamente con i vescovi delle Chiese locali per costringerli a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si può solo cercare di indovinare con quali argomenti stiano cercando di farlo, ma finora questi tentativi non hanno avuto molto successo.

Per le Chiese locali e i loro vescovi, le considerazioni dogmatiche e canoniche sono più importanti delle considerazioni politiche ed economiche, nonché, presumibilmente, delle minacce.

Il Patriarcato di Costantinopoli non riconosce la Chiesa ortodossa ucraina come Chiesa locale ucraina e sua Beatitudine Onufrij come metropolita di Kiev. Questo è ciò che il Fanar richiede a tutte le Chiese locali: allontanarsi dal metropolita Onufrij e riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" guidata da Epifanij Dumenko.

A questo proposito, è impossibile non menzionare le Chiese locali che non hanno inviato rappresentanti alle celebrazioni a Kiev e non hanno inviato lettere di auguri o telegrammi a sua Beatitudine Onufrij. Almeno, non è stato possibile trovarne riferimenti nei media. Queste sono le Chiese greca, georgiana, albanese e antiochena. E, di fatto, Costantinopoli.

Per quanto riguarda le Chiese albanese e antiochena, la loro mancata partecipazione alle celebrazioni è un fraintendimento o una conseguenza di alcune ragioni obiettive, dal momento che i loro sinodi e primati hanno espresso una posizione specifica sulla situazione in Ucraina.

Entrambe le Chiese antiochena e albanese hanno affermato in modo chiaro e inequivocabile in precedenza il loro sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij e alla Chiesa ortodossa ucraina, nonché l'impossibilità di riconoscere le decisioni non canoniche del Fanar in Ucraina.

Le chiese georgiana e greca, sulle quali il Fanar e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno la più grande influenza, si distinguono. Queste Chiese locali non hanno espresso chiaramente la loro posizione, né hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ufficialmente o ufficiosamente. Ciò dà ragione di affermare che, fino a oggi, queste Chiese locali, contrariamente alle esigenze del Fanar, non riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non entrano in comunione con questa struttura.

Pertanto, nella questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e, di conseguenza, del non riconoscimento di sua Beatitudine Onufrij come metropolita di Kiev, il Fanar appare completamente isolato. Le Chiese locali non solo si sono rifiutate di riconoscere le sue decisioni solitartie riguardanti l'Ucraina, ma per la maggior parte hanno anche indicato le regole canoniche che rendevano tutto ciò impossibile.

Il problema principale è l'invalidità delle cosiddette "ordinazioni" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ricordiamo una dichiarazione eloquente su questo tema da parte del primate della Chiesa albanese, l'arcivescovo Anastasios: "Tuttavia, ci poniamo la domanda: fino a che punto un'ordinazione eseguita dal signor Filaret, mentre era deposto e anatematizzato, diventa vera nello Spirito Santo e riceve il vero sigillo della successione apostolica ex post facto, senza l'ordinazione canonica? <...> Troviamo difficile capire come il nulla e il vuoto si trasformino in portatori di spirito "per oikonomia", in che cosa delle azioni che costituivano una palese blasfemia contro lo Spirito Santo (come, per esempio, l'invocazione dello Spirito Santo da parte dell'allora scomunicato e deposto signor Filaret) possano essere retroattivamente riconosciute "per oikonomia"? "

La quintessenza della posizione delle Chiese ortodosse locali sulla questione ucraina è stata espressa nelle parole del vescovo Antonije di Moraviča (della Chiesa serba): "Non conosciamo altre chiese locali in Ucraina eccetto la Chiesa guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ".

Secondo: stabilire l'autorità suprema di sua Beatitudine Onufrij in tutto il mondo ortodosso

Il Fanar ha tentato di sottoporre a una sfida il primato del metropolita Onufrij. Ma anche i fanarioti conoscevano l'alta autorità personale e morale di sua Beatitudine. Assolutamente tutti, non solo i vescovi, ma anche il clero, i monaci, i laici - tutti coloro che hanno incontrato il metropolita Onufrij almeno una volta, affermano che è un esempio di moralità e pietà. Ecco diverse citazioni dai discorsi dei rappresentanti delle Chiese locali.

Metropolita Gavriil di Lovech (Chiesa bulgara): "Il Signore ha dato in tempi difficili un grande ierarca alla Chiesa ortodossa ucraina. Capita che in una situazione difficile il Signore manda grandi persone affinché possano salvare la Chiesa e seguire la via delle prove e delle persecuzioni".

Vescovo Pavel di Hajnowka (Chiesa polacca): "Persino i martiri non hanno rinnegato Cristo quando sono morti. E il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina difende la fede, rimanendo fedele a Cristo fino alla fine".

Vescovo Antonije of Moraviča (Chiesa serba): "Per ogni ortodosso, sua Beatitudine il metropolita Onufrij è un modello di pietà e di ascesi monastica, e come l'apostolo Paolo parlava di luce, sul volto di sua Beatitudine il metropolita Onufrij è una luce tra tutti le Chiese ortodossi“.

Tali parole si sentono sulle labbra dei primati delle Chiese locali, di vescovi, sacerdoti e monaci di tutto il mondo. E sono pronunciate molto sinceramente. Tali parole potrebbero essere lusinghe da sicofanti se coloro che le pronunciano si aspettassero di ricevere qualsiasi beneficio pecuniario o d'altro genere da sua Beatitudine Onufrij.

Tuttavia, non ci si può aspettare benefici pecuniari dal metropolita Onufrij. Non può aiutare con soldi; non può trasferire edifici ecclesiastici o donare autocefalie a nessuno. Può solo ringraziare e pregare. Tutte le parole dei rappresentanti delle Chiese locali vengono dal cuore. Nessuno lo dubita.

A confronto con il metropolita Onufrij, i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembrano completamente disonorati nella loro lotta per il potere, nelle calunnie reciproche, nelle reciproche accuse e insulti. Ma quale "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"! Nenche il patriarca Bartolomeo ha nel mondo ortodosso un'autorità morale tanto alta quanto quella del metropolita Onufrij!

Terzo: affermare le persecuzioni della Chiesa in Ucraina e sollecitare le autorità ucraine a porvi fine

Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli afferma di aver risolto il conflitto religioso in Ucraina in modo molto ragionevole. Per più di un quarto di secolo, né il Patriarcato di Mosca, né la Chiesa ortodossa ucraina hanno potuto risolvere il problema dello scisma. E quindi è emerso sua Santità e all'apparenza con un colpo di penna ha risolto il problema.

Come pensava il Fanar, tutte le Chiese ortodosse locali avrebbero dovuto rimanere stupite e meravigliarsi della saggezza e della lungimiranza inerente esclusivamente al trono di Costantinopoli.

Ma è risultato il contrario. Anche nella fase decisionale sulla questione ucraina, il patriarca Bartolomeo è stato avvertito che le sue azioni avrebbero provocato persecuzioni contro la Chiesa in Ucraina e che sarebbe stato dalla parte dei persecutori. Ma sua Santità ha assicurato tutti e continua ad assicurare del contrario: non ha portato persecuzioni, ma pace e tranquillità in Ucraina.

E ora i rappresentanti delle Chiese locali devono ammettere un fatto evidente: ci sono persecuzioni della Chiesa in Ucraina. Di conseguenza, la questione del riconoscimento o del non riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" acquisisce una diversa prospettiva per le Chiese locali: devono decidere da che parte stanno, dei perseguitati o dei persecutori. Il patriarca Bartolomeo ha fatto la sua scelta. Anche le altre Chiese locali l'hanno fatta.

Metropolita Isaia di Tamassos (Chiesa di Cipro): "Qui, sulla sacra ed eroica terra ucraina, c'è un'incomprensibile grande tragedia e ingiustizia contro milioni di ucraini ortodossi che sono sotto la cura pastorale di sua Beatitudine il metropolita Onufrij, <...> a migliaia di ucraini ortodossi che vengono espulsi dalle loro chiese e subiscono persecuzioni e violenze da parte dei loro connazionali".

Molti rappresentanti delle Chiese locali hanno parlato della persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina in vari modi. Il metropolita Isaia di Tamassos ha inviato un appello al presidente dell'Ucraina, al governo e al parlamento. Proprio per il fatto che è stata la Chiesa di Cipro, rappresentata dal suo primate Crisostomo II e dagli altri vescovi, che si è assunta la missione di negoziare con le Chiese locali per risolvere il conflitto causato dalle azioni del Fanar, quest'appello, scritto dopo tali negoziati, può essere considerato una posizione consolidata di quasi tutte le Chiese locali.

I rappresentanti delle Chiese locali devono ammettere un fatto evidente: ci sono persecuzioni della Chiesa in Ucraina.

L'appello, che inizia con le congratulazioni per l'elezione alla presidenza, dice che la persecuzione della Chiesa in Ucraina non passa inosservata proprio in quell'Europa verso la quale tendono sia la passata che l'attuale leadership ucraina: "L'Ortodossia mondiale e in particolare le popolazioni ortodosse europee sono molto preoccupate per le violazioni dei diritti umani religiosi che si verificano in Ucraina contro i nostri fratelli. Leviamo la nostra voce e allo stesso tempo esprimiamo proteste insieme alla voce di milioni di ortodossi in tutto il mondo che condividono il nostro dolore – insieme a ucraini, europei, greci, ciprioti, arabi, serbi, polacchi, cechi, slovacchi, bulgari, romeni, americani, russi, georgiani, albanesi e molti altri. Siamo tutti membri dell'unico Corpo di Cristo nostro Signore. E quando un membro del corpo è ferito, tutte le membra del corpo sentono dolore".

Ma in questo appello non sono presenti solo dichiarazioni di cordoglio e d'empatia con i cristiani ucraini. Alle autorità ucraine è richiesto di adottare misure per ripristinare la legge e la giustizia in relazione ai credenti della Chiesa ortodossa ucraina: "Signor presidente! È impossibile che tali violazioni si verifichino in uno stato democratico come l'Ucraina, compromettendo la storia eroica e la dignità del popolo democratico dell'Ucraina. Vi chiediamo caldamente di ascoltare la nostra voce e di correggere quest'ingiustizia. Che tutte le chiese siano restituite ai legittimi proprietari ortodossi e che ognuno possa servire Dio nello spirito di libertà e rispetto dei diritti umani, senza interferire con la fede dell'altro".

E perché le autorità ucraine non considerino quest'appello semplicemente come un documento privo di significato, che non avrà conseguenze se viene letto e immediatamente dimenticato, è aggiunto quanto segue: "Da parte nostra continuiamo la nostra lotta e iniziamo a raccogliere firme da tutta l'Europa per ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo per il ripristino della giustizia".

Come possiamo vedere, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina e al suo primate, sua Beatitudine Onufrij, non è limitato alle parole. È vibrante, e ne vedremo presto i frutti.

Nonostante il silenzio dei media su ciò che è accaduto durante la celebrazione dell'onomastico del metropolita Onufrij, le autorità ucraine e il pubblico dovrebbero capire una cosa: il sostegno dell'Ortodossia mondiale sta dalla parte della Chiesa canonica. Tutti i tentativi di creare una Chiesa autocefala in Ucraina da un gruppo di scismatici attraverso l'inganno, le pressioni, la violenza e l'illegalità sono destinati al fallimento. Ciò significa che non c'è altro modo che il pentimento per tutti coloro che, per una ragione o per l'altra, si sono messi fuori dalla Chiesa. Purché, naturalmente, cerchino Dio.

Ma se cercano il potere, allora questa è una storia diversa che non ha nulla a che fare con la Chiesa.

 
Esplode la violenza mentre l'Occidente rivolge la sua arma di sovversione sessuale contro la Georgia

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Con le nostre scuse a Locksley Hall di Lord Alfred Tennyson, è giugno, quando la fantasia di un giovane uomo (o di una giovane donna, o di un giovane sessualmente indeterminato) si trasforma leggermente in pensieri di "amore" non tradizionale di qualsiasi varietà, espressa dalla sempre crescente zuppa alfabetica LGBTTQQIAAP. Nel centro di Washington è impossibile fare un passo senza inciamparsi in una bandiera arcobaleno o in un entusiasta del "Pride".

Se qualcuno avesse l'impressione che nelle società laiche e postmoderne la religione istituzionale fosse una cosa del passato, lui, lei, esso, loro, ze, sie, hir, co oppure ey si sbagliano. Esiste infatti una religione ufficiale dell'Occidente "democratico", ed è la religione LGBT++ eccetera.

Un sintomo è la serie di versioni arcobaleno dei propri loghi da parte delle aziende, una dimostrazione che il loro plutocratico espianto di denaro è debitamente bilanciato dalla pietà. Ciò include Cartoon Network, un segno che lo sforzo di avviare i ragazzi alla "chiesa" satanica LGBT++ sta diventando sempre più evidente . Davvero, con abomini come "Drag Queen Story Hour", non si preoccupano nemmeno più di nasconderlo.

La fine della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio e sulla nascita dei bambini è l'obiettivo inteso ma nascosto, come confermato nel 2012 dall'attivista LGBT di origini sovietiche Masha Gessen, prima che la Corte Suprema degli Stati Uniti estendesse il matrimonio omosessuale a livello nazionale:

...è chiaro che l'istituzione del matrimonio non dovrebbe esistere... Combattere per il matrimonio gay implica generalmente mentire su quello che faremo del matrimonio quando vi arriveremo, perché mentiamo sul fatto che l'istituzione del matrimonio non cambierà, e questa è una bugia. L'istituzione del matrimonio cambierà, e dovrebbe cambiare, e ancora, non penso che dovrebbe esistere.

Negli ultimi anni i governi di paesi precedentemente cristiani nel Nord America e in Europa hanno reso l'ideologia LGBT un elemento integrante della loro promozione dei "diritti umani" e della "democrazia" nei paesi precedentemente comunisti. Ciò include la pressione esercitata sui governi di paesi europei recentemente emersi dal comunismo per organizzare "parate del Pride" che offendono la sensibilità locale. (Misteriosamente, non ci sono sforzi per forzare tali dimostrazioni a Riyad, Islamabad, ecc.) I recenti obiettivi di tale sovversione sessuale sono stati l' Ucraina (dove questa è stata un elemento chiave dell'attacco del Dipartimento di Stato americano e del Patriarcato ecumenico alla Chiesa ortodosse canonica) e la Moldova (dove l'ambasciata degli Stati Uniti ha preso l'iniziativa in una dichiarazione congiunta che ha salutato la "Giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia [e]... il sostegno a lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI)"). Ecco dove vanno a finire i dollari delle nostre tasse!

Il messaggio alle società tradizionali ancora basate sulla morale cristiana, ma con le élite impegnate in "un corso europeo", che significa adesione alla NATO e (forse un giorno...) all'Unione Europea, è che si tratta di un pacchetto unico. Non puoi scegliere quale parte di "democrazia, diritti umani e liberi mercati" occidentali vuoi e quale no. Non puoi avere il transatlanticismo senza transgenderismo. Quindi stai zitto, stringi i denti e prenditelo...

In questo preciso momento il Ground Zero per la campagna dell'Occidente per indebolire il tradizionale concetto cristiano della famiglia è la Georgia , dove i soliti sospetti – le ambasciate straniere e le organizzazioni non governative da loro controllate, che lavorano a braccetto con i gruppi della Open Society di George Soros – si sono determinati a tenere a Tbilisi la prima Sfilata dell'orgoglio questa settimana. Come riportato da Orthodox Christianity il 17 giugno :

"La Georgia è un paese profondamente tradizionale, con oltre l'80% della popolazione appartenente alla Chiesa ortodossa, e la battaglia tra valori tradizionali ortodossi e valori più liberali e secolarizzati è stimolata e aggravata non solo dalla comunità LGBT della nazione, ma dalle grandi potenze occidentali", ritiene tra gli altri l'arciprete David Isakadze.

"È chiaramente evidente chi controlla i processi in Georgia", ha detto padre David. "Vogliamo essere un paese veramente indipendente, non a parole, ma nei fatti. Le autorità statunitensi, nella persona dell'ambasciatrice [Elizabeth Rood, che in realtà è incaricata d'affari, non ambasciatrice, nda] interferiscono direttamente nei nostri affari interni. Lei vuole controllare i processi locali ed esacerbare la situazione, mettendo le persone le une contro le altre", ha spiegato padre David, notando che lui e altri concordi con lui sono pronti a chiedere agli Stati Uniti di ritirare la propria ambasciatrice incaricata se costei non richiede immediatamente ai partecipanti all'evento LGBT di scioglierlo.

"Il Patriarcato georgiano ha rilasciato una dichiarazione venerdì , invitando le autorità a prevenire l'evento, citando le divisioni che causa nella società tradizionale, che in larga misura si oppone alla natura peccaminosa dello stile di vita LGBT. Allo stesso tempo, la Chiesa ha dichiarato che non deve esserci violenza intorno agli eventi".

Di fronte a una massiccia opposizione pubblica – oltre il 97% degli intervistati in un sondaggio televisivo si è opposto alla marcia! – le autorità georgiane hanno annullato la parata. L'opposizione all'evento del Pride è stata guidata dall'uomo d'affari e padre di otto bambini Levan Vasadze, che prevedibilmente (insieme ai suoi sostenitori americani di area conservatrice cristiana, come Brian Brown dell'Organizzazione Internazionale per la Famiglia) è stato denigrato dai focolai di odio finanziati da Soros come il Southern Poverty Law Center e RightWingWatch, insieme con la segnalazione ai media occidentali solidamente pro-LGBT (con la lodevole eccezione di George Thomas della CBN, di cui è assolutamente da vedere l'intervista con Vasadze), per aver affermato ciò che qualsiasi osservatore imparziale conosce come verità in Georgia, così come in altri paesi post-comunisti:

"Vasadze ritrae il movimento LGBTQ come parte della "brutta eredità del dominio liberale che ha colpito il mondo" dopo il crollo dell'Unione Sovietica. I georgiani speravano di abbracciare le libertà occidentali, ha detto, ma invece il paese viene distrutto dalla povertà e dalle leggi sull'aborto liberale e ha interpretato la spinta per l'uguaglianza LGBTQ come "l'ultimo chiodo nella nostra bara". Ha detto "il nostro fragile stato fantoccio è sotto tremende pressioni da persone come George Soros "e dall'ambasciata degli Stati Uniti".

(Se mai, Vasadze è ottimista riguardo alla salute demografica del suo paese: "Nel 2015, l'Ufficio nazionale di statistica della Georgia ha pubblicato i risultati del primo censimento in più di un decennio che riflettono che la popolazione del paese a partire dal 2014 è scesa a 3,7 milioni da 5,4 milioni nel 1989... "Le Nazioni Unite hanno inserito la Georgia nella lista delle "nazioni morenti" e delle "lingue morenti", ha avvertito Zviad Tomaradze [dell'ufficio nazionale di statistica della Georgia] aggiungendo che secondo gli esperti delle Nazioni Unite, nel 2050 la popolazione georgiana diminuirà del 28 per cento, mentre tra i georgiani etnici lo spopolamento ammonterà al 50 per cento").

Il 19 giugno gli organizzatori del "Tbilisi Pride" e i loro mentori e finanziatori stranieri hanno dichiarato che, nonostante la mancanza del permesso, sarebbero andati avanti con la loro manifestazione in un momento non rivelato entro domenica 23 giugno. Poi, alla sera di venerdì 21 giugno, gli organizzatori hanno dichiarato il rinvio dell'evento ma "il raduno si sarebbe tenuto in una data successiva che doveva ancora essere confermata". Traduzione: "Torneremo quando i nostri avversari saranno stati maltrattati a sufficienza. Non potete fermare la 'democrazia'!"

Ma non pensate che le forze del progresso e dell'illuminismo occidentali stiano seduti ad aspettare. La difesa più efficace è un'offesa. E, come sanno i cospiratori anti-Trump nello stato profondo degli Stati Uniti e del Regno Unito, la miglior offesa è sempre "Russia! Russia! Russia!"

Un pretesto è arrivato giovedì 20 giugno, quando un gruppo internazionale di legislatori ha visitato il parlamento georgiano sotto l'egida dell'Assemblea interparlamentare di Atene sull'Ortodossia (IAO). L'IAO, che unisce i legislatori di oltre una dozzina di paesi, include "parlamentari da tutto il mondo, di fede cristiana ortodossa, con l'obiettivo di unire il nostro aspetto culturale comune, quello della religione, come punto d'incontro nella partecipazione alla strutturazione di una realtà complessa contemporanea". Durante la visita, il presidente dell'Assemblea Generale della IAO, il deputato della Duma di Stato russa Sergej Gavrilov, si è seduto sulla poltrona del presidente della camera parlamentare georgiana. Indubbiamente un gesto impolitico, viste le relazioni tese tra Georgia e Russia (che recentemente avevano migliorato gradualmente i legami dopo la loro breve guerra nel 2008), ma era una "pratica standard", secondo una dichiarazione della IAO.

Ciononostante, le forze di opposizione, ferite dalla crescente opposizione alla loro provocazione del Pride, hanno usato l'incidente di Gavrilov come scusa per lanciare un violento attacco al parlamento su una scala che poteva essere stata solo pianificata in anticipo e in attesa di attivazione. (Va notato che, in linea con il tema anti-russo , gli organizzatori del Tbilisi Pride hanno twittato il loro sostegno all'attacco del parlamento, indubbiamente in attesa della reciprocità per la loro causa). Guidato dal Movimento Nazionale Unito, il partito dell'ex presidente caduto in disgrazia e favorito dell'Occidente Mikheil Saakashvili (che è in esilio auto-imposto, in fuga dalla sua condanna per accuse di corruzione), l'attacco ha imitato le azioni violente dei "manifestanti pacifici" a Kiev cinque anni fa con lo scopo di provocare una forte resistenza della polizia e numerosi feriti, che si sono verificati. Al momento della stesura, il presidente del parlamento georgiano è stato costretto a dimettersi e sono state sollevate interrogazioni in merito alla possibilità che il partito riformista dominante del Sogno Georgiano possa mantenere il potere, il che sicuramente era il punto in questione in partenza.

In breve, nel contesto di due eventi apparentemente non collegati ma strettamente collegati nello spirito – la parata posticipata del Pride e l'attacco al parlamento – potremmo assistere all'inizio di un'operazione di cambio di regime come quella in Ucraina nel 2014 e nella stessa Georgia nel 2003. In effetti, fu proprio quest'ultima a portare Saakashvili al potere, in primo luogo.

Per come stanno le cose, la Georgia è in agitazione in una crisi nazionale con profonde conseguenze politiche, sociali, morali e spirituali per il futuro del paese. Qualsiasi piccolo progresso nel miglioramento delle relazioni con la Russia è stato silurato. Come nota Gavrilov sul sito web della Duma:

"La nostra opinione comune è che ora in Georgia ci sia un evidente tentativo di colpo di stato e di sequestro del potere da parte di forze estremiste radicali, che sono guidate sotto molti aspetti dall'estero e, come pensiamo, sono associate al signor [Mikheil] Saakashvili", ha detto Sergej Gavrilov in una conferenza stampa.

"L'incontro dell'Assemblea interparlamentare sull'Ortodossia è stato il terreno per incitare all'isteria anti-russa, per screditare la Georgia come paese ortodosso, per colpire l'ortodossia georgiana e la Chiesa ortodossa georgiana", ha aggiunto.

Ha anche ammesso che i servizi segreti occidentali potrebbero essere coinvolti in questi eventi.

Come per confermare i sospetti di Gavrilov sul coinvolgimento occidentale, in una dichiarazione del 21 giugno l'ambasciata americana in Georgia ha attribuito la piena responsabilità alla polizia (riguardo al parlamento) e alla "retorica antiamericana dei gruppi anti-LGBT" (riguardo alla marcia del Pride):

"In seguito alla violenta escalation delle manifestazioni della notte scorsa nel centro di Tbilisi, compreso l'uso di gas lacrimogeni e proiettili di gomma da parte della polizia, si prevede che ulteriori attività di protesta si verifichino stasera e possibilmente durante tutto il fine settimana. Gli eventi pubblici del Pride della settimana possono verificarsi anche durante il fine settimana in località non dichiarate a Tbilisi. Basandosi sulla retorica violenta e anti-americana dei gruppi anti-LGBT, l'ambasciata ha stabilito che c'è un maggiore rischio che gli americani possano essere presi di mira. Il personale del governo degli Stati Uniti è stato indirizzato a non partecipare a nessuna manifestazione e a evitare le aree in cui si raduna una grande folla ".

I burocrati e le Sorostitute all'ambasciata degli Stati Uniti a Tbilisi hanno un serio bisogno di supervisione da parte dell'amministrazione Trump. All'inizio di questa settimana il leader pro-famiglia Vasadze si è rivolto direttamente al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per ripulire il nido dei globalisti "Swamp" che gestiscono l'ambasciata USA a Tbilisi. Quali sono le probabilità che gli presti attenzione – o che ne sia informato dai suoi consiglieri? Dopo tutto, questi non vorrebbero che il presidente fosse accusato di "collusione" con Mosca, sostenendo i cristiani pro-famiglia della Georgia presi di mira da funzionari americani che sono costituzionalmente sotto l'autorità del presidente.

 
Cosa c'è in una mente turbata?

Non tutte le storie di conversione all’Ortodossia sono favole a lieto fine. Un uomo distrutto da una delusione sentimentale trova il modo di spezzare la sua solitudine scrivendo a un sito ortodosso, ispirato dalla fede della donna che lo ha abbandonato, e trova da parte di un prete una risposta di buon senso e di calore umano... La storia, riportata dal portale Pravmir, è ora tradotta in italiano nella sezione “Pastorale” dei documenti,

 
La guerra dei concili: Filaret ha davvero ristabilito il "patriarcato di Kiev"?

Filaret Denisenko ha diviso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con dieci decisioni del suo "concilio locale"

Che cosa ha risolto il "concilio locale del patriarcato di Kiev", convocato da Filaret, e che ne sarà della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 20 giugno 2019 si è tenuto presso la cattedrale di san Vladimir di Kiev il cosiddetto "concilio locale del patriarcato di Kiev", convocato da Filaret Denisenko, "l'anatematizzato", "patriarca onorario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In questo evento si è prodotta una risoluzione in dieci paragrafi oltre ad alcune altre decisioni. Quanto è legittimo il "concilio" stesso, quanto sono fattibili le sue decisioni, e in che modo ciò influenzerà la situazione religiosa in Ucraina?

Un forum contro un "concilio"

L'evento, che è stato pomposamente chiamato "concilio locale del patriarcato di Kiev", si è rivelato piuttosto modesto. Gli attori principali erano: Filaret Denisenko, il "santissimo patriarca" della stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il suo sodale e fedele di lunga data, il "metropolita" Ioasaf di Belgorod e Obojan (Russia), oltre al "vescovo" Filaret di Fălești e della Moldova orientale (Moldova) e al "vescovo" Petr di Valuisk (Russia).

Seguono i "sacerdoti": "l'arciprete" Boris Tabachek, Leontij Nikitenko, Roman Zagurskij (USA), Vladimir Chajka (Germania), gli "archimandriti" Makarij (monastero di san Teodosio, Kiev), Andrej (dallo stesso monastero) e Arsenij (monastero di san Nicola, Boguslav).

Sono stati annunciati un totale di 200 delegati e 50 ospiti. Questi numeri sembrano essere molto alti.

Contemporaneamente, a Kiev si è svolto un altro evento, il "Forum della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tanto annunciato a voce alta quanto scarsamente frequentato. Secondo gli organizzatori, circa 30 "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" erano presenti a questo forum nella sala conferenze di uno degli hotel nel quartiere residenziale Teremki di Kiev. Il forum è stato organizzato dall'Università pedagogica nazionale, dalla parrocchia della Trasfigurazione a Kiev e dalla diocesi di Perejaslav-Vishnevoe della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". L'evento è stato organizzato in modo molto chiaro per sovrapporsi al "concilio locale" di Filaret. E sembrava piuttosto un maldestro tentativo dell'ex metropolita Aleksander (Drabinko) della Chiesa ortodossa ucraina di ingraziarsi il nuovo capo della "Chiesa locale", Epifanij Dumenko.

Filaret non è rimasto imbarazzato dalle piccole dimensioni del suo "concilio locale". Ha ripetuto allegramente tutte le sue tesi sul Patriarca Bartolomeo e sull'ex presidente Petro Poroshenko che hanno ingannato lui, Filaret, i "vescovi" del "patriarcato di Kiev", così come tutti i cittadini dell'Ucraina; ha anche parlato della dipendenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal Fanar, del Tomos cattivo per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e della necessità di ripristinare il "patriarcato di Kiev" veramente indipendente con lui, "il santissimo patriarca", al timone.

Quale dei "concili" è quello vero?

Poniamoci la domanda: quanto è legittimo il "concilio locale" stesso? Dopotutto, tutta la "comunità patriottica" assicura ardentemente che l'ultimo concilio locale nella storia del "patriarcato di Kiev" sia stato il concilio che si è svolto il 15 dicembre 2018 a Santa Sofia, il cui il "patriarcato di Kiev" è stato effettivamente sciolto. Il capo del dipartimento per gli affari religiosi del Ministero della cultura Andrej Jurash si è fatto in quattro per rassicurare il pubblico che il "patriarcato di Kiev" era già apparentemente dissolto, e che il suo statuto era stato rimosso dalla registrazione, e non c'era nemmeno una base legale perché Filaret tenesse un concilio locale.

Tuttavia, quello di Jurash è un pio desiderio. Nel registro statale delle persone giuridiche, il "patriarcato di Kiev" era ed è presente; lo statuto del "patriarcato di Kiev" era ed è registrato. Pertanto, passiamo ora a questo curioso documento.

Il paragrafo 1 della sezione 2, "concilio locale", stabilisce la sua competenza: "Nella Chiesa ucraina ortodossa del Patriarcato di Kiev, la massima autorità nelle aree del dogma, della gestione ecclesiale e del tribunale ecclesiastico – legistaivo, esecutivo e giudiziario – appartiene al concilio locale (di seguito definito "concilio")".

Perciò, ne consegue che il "concilio locale" del "patriarcato di Kiev" è l'unico organismo autorizzato a prendere decisioni sulla struttura organizzativa del "patriarcato di Kiev", compresa la sua liquidazione e il suo ingresso in altre strutture religiose.

E ora, attenzione, la domanda è: si è tenuto un vero e proprio "concilio locale" del "patriarcato di Kiev" in stretta conformità con il suo statuto alla vigilia del cosiddetto "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2018? No, non si è tenuto! Quella azione, quando il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", letteralmente messi in ginocchio sotto l'attenta supervisione di Petro Poroshenko, hanno preso decisioni sulla propria auto-dissoluzione, non possono essere definiti "Consiglio locale". L'evento del 15 dicembre 2018 ha violato una serie di condizioni per lo svolgimento dei "concili locali", secondo lo statuto del "patriarcato di Kiev". Qui ce ne sono alcune:

• Il "concilio locale" è convocato dal "santissimo patriarca del patriarcato di Kiev" o dal suo locum tenens insieme al "Sinodo". Il "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2018 è stato convocato dal patriarca Bartolomeo e da Petro Poroshenko.

• La procedura per l'elezione dei delegati al "concilio locale" è approvata dal "santissimo patriarca" e dal "sinodo". La procedura elettorale per il "consiglio d'unificazione" è stata approvata dal patriarca Bartolomeo.

• Non vi sono state nemmeno elezioni a pieno titolo nelle diocesi e in altre strutture del "patriarcato di Kiev".

• L'ordine del giorno, il programma e i regolamenti del "concilio", in cui il "patriarcato di Kiev" ha preso una decisione sulla sua liquidazione, non sono stati approvati.

• Non sono stati istituiti il presidio, la segreteria e la tavola del concilio.

• Il "concilio" del 15 dicembre 2018 non è stato preceduto da "liturgia", "moleben" o "preghiera".

• Di fatto, il "concilio locale" del "patriarcato di Kiev" del 15 dicembre 2018, in cui il "patriarcato di Kiev" si è auto-liquidato, è stato tenuto a porte chiuse, e questa dovrebbe essere una decisione separata della tavola del concilio, che non è stata neppure formata.

Procedendo da quanto sopra, non sarà difficile per Filaret Denisenko e i suoi sostenitori dimostrare nei tribunali ucraini l'irrilevanza del "conciglio locale" del "patriarcato di Kiev" del 15 dicembre 2018, che ha deliberato di liquidare questa struttura. Inoltre, secondo i resoconti dei media, Filaret conserva gli originali dei documenti sull'auto-liqudazione e non li trasferirà a nessuno.

Per quanto riguarda la convocazione del "concilio locale del patriarcato di Kiev", lo statuto dice quanto segue: "Il concilio sarà convocato dal patriarca di Kiev e da tutta Rus'-Ucraina e, in caso di sua morte, dal locum tenens assieme al Santo Sinodo, se necessario, ma almeno una volta ogni cinque anni".

Sebbene Evstratij Zorja stia ora annunciando su tutte le piattaforme mediatiche che Filaret non aveva il diritto di convocare il concilio, sostenendo che era necessaria anche la decisione del Sinodo, il testo dello statuto del "patriarcato di Kiev" indica il contrario. Dice che il "santo patriarca" Filarete Denisenko può convocare un "concilio locale" da solo, mentre il locum tenens può farlo solo assieme al Sinodo. Pertanto, Filaret ha convocato legalmente il "consiglio locale" il 20 giugno 2019.

Tuttavia, vi si sono presentate solo alcune persone. Vediamo cosa dice lo statuto del "patriarcato di Kiev" a proposito del quorum: "Il quorum del concilio locale è il 2/3 dei delegati del concilio legittimamente eletti, inclusi i 2/3 dei vescovi del numero totale dei vescovi membri del concilio."

I quattro "vescovi", incluso lo stesso Filaret, non sono chiaramente "2/3 del numero totale dei vescovi". Ma non è così semplice. Filaret è un vero maestro a portare gli avversari in un vicolo cieco. In questo caso, la ripartizione è la seguente. Se i "vescovi" che non sono venuti sono "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ma non del "patriarcato di Kiev", allora quelli che sono venuti al "concilio locale" di Filaret sono tutti i "vescovi" del "patriarcato di Kiev". Quindi, c'è un quorum e il "concilio locale" è legittimo. E se i "vescovi" che non sono venuti sono "vescovi" del "patriarcato di Kiev" ma non della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora non c'è un quorum, e il "concilio locale" non è legittimo. Ma se viene usato questo argomento, allora questi "vescovi" riconosceranno di essere ancora "vescovi" del "patriarcato di Kiev". Di conseguenza, il "patriarcato" esiste, come Filaret sta cercando di dimostrare.

Ma bravo, Mikhail Denisenko! Quanta destrezza all'età di 90 anni!

La struttura di Epifanij Dumenko si è già affrettata a dichiarare che l'evento di Filaret del 20 giugno 2019 sarebbe tutt'altro che il "concilio locale" del"patriarcato di Kiev". Vi sbagliate, signori, vi sbagliate ... Il "concilio locale" del 20 giugno 2019 non è certamente meno legittimo del "concilio locale" del 15 dicembre 2018! E il vecchio "nonno della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ve lo dimostrerà, anche attraverso i tribunali.

10 colpi alla "chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Passiamo ora al documento adottato dal "concilio" avviato da Filaret.

"Punto 1. Il concilio locale non approva ma annulla la decisione del concilio dei vescovi o cosiddetto concilio locale, perché non era il concilio locale, ma una raccolta di firme dei vescovi, un sacerdote e due laici sulla liquidazione condizionale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev su richiesta del patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli. Senza la liquidazione condizionale del patriarcato di Kiev, il 15 dicembre 2018 non avrebbe potuto esserci il concilio d'unificazione delle Chiese ucraine e il conferimento del Tomos d'autocefalia".

Questo è già stato detto sopra. Il "concilio locale" del 15 dicembre 2018, in cui il "patriarcato di Kiev" si è "sciolto", è passato con tali grossolane violazioni dello statuto del "patriarcato di Kiev" che sarebbe facile far riconoscere le sue decisioni come inutili da un punto di vista legale . È solo una questione di volontà politica. Se esista una tale volontà, ora ancora non si sa. Ad ogni modo, un altro presidente è insediato oggi nel palazzo presidenziale sulla Bankovaja.

"Punto 2. Il concilio locale dichiara e decide che la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev è registrata presso un ente statale e continua la sua esistenza e attività a beneficio del popolo ucraino e dello stato ucraino".

La prima parte della dichiarazione corrisponde alla realtà, cioè al registro statale delle persone giuridiche. Un'attenzione distinta merita il passaggio che il "patriarcato di Kiev" agisce "a beneficio del popolo ucraino e dello stato ucraino". Neanche una menzione di Dio o dell'eternità, solo un "beneficio del popolo e dello stato". Tuttavia, il "patriarcato di Kiev" non è mai stato la Chiesa di Cristo, e per questo una tale insolita comprensione dei compiti della Chiesa è scusabile.

"Punto 3. Il concilio locale ribadisce che sua Santità Filarete, patriarca di Kiev e di Tutta la Rus'-Ucraina, eletto a vita dal concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev il 20-22 ottobre 1995, continua a essere il capo della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev ".

Anche quanto sopra è legalmente vero. L'argomentazione di Filaret secondo cui "poiché c'è un patriarca, questo significa che c'è un patriarcato", è "corazzata di ferro". Ora Epifanij Dumenko e il suo seguito stanno cuocendo nel loro stesso brodo della struttura amministrativa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", cercando di tessere le lodi di tutti i partecipanti al progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": il patriarca Bartolomeo, l'ex presidente Poroshenko e Filaret Denisenko. Una bomba a tempo era stata piantata nel corpo a due teste della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ora è il momento giusto per farla esplodere. Un "patriarca" che è subordinato a un "metropolita"! Non era chiaro fin dall'inizio che non sarebbe stato così? Specialmente nel caso di Filaret sempre alla ricerca di potere. A proposito, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha avvertito che sarebbe stato così.

"Punto 4. La Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev continua a essere proprietaria di tutti i fondi, di tutte le proprietà (mobili e immobili) acquistate a proprie spese o trasferite ad essa da enti statali o amministrazioni locali, incluse chiese, monasteri, istituzioni educative, ecc. secondo i trattati e gli accordi. Tutti i conti bancari sono conti del patriarcato di Kiev come entità legale".

Legalmente, si. Tutto ciò che non è stato ri-registrato a favore della "chiesa ortodossa del'Ucraina" – e si tratta della maggioranza assoluta delle proprietà – continua ad essere di proprietà del "patriarcato di Kiev". Tuttavia, è improbabile che gli enti giuridici e le persone che controllano direttamente queste proprietà acconsentano a dare esecuzione a questa clausola.

A questo proposito, è molto indicativo un tentativo di un "arciprete", Boris Tabachek, fedele scudiero di Denisenko, di impadronirsi della chiesa della santa Protezione a Kiev. "L'arciprete" Aleksandr Trofimljuk, che è anche rettore dell'Accademia teologica della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e che è stato bandito dal sacerdozio da Filaret, era stato rettore di questa chiesa. Il tentativo non è stato coronato dal successo poiché la parrocchia, secondo uno dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha scelto di sostenere Trofimliuk, ed Epifanij Dumenko ha persino emesso un decreto con il quale la chiesa della santa Protezione è stata trasferita direttamente alla sua giurisdizione.

Quindi il punto sopra menzionato sembra più una riserva per il futuro, quando Filaret farà passare i luoghi di culto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto la sua proprietà.

"Punto 5. Tutti i monasteri di Kiev, san Michele dalle Cupole d'oro, san Teodosio, san Michele a Vydubychi, così come san Nicola di Boguslav, e così come tutte le parrocchie di Kiev, appartengono all'amministrazione del patriarcato di Kiev. Il patriarcato di Kiev continua a detenere la proprietà dell'Accademia teologica ortodossa di Kiev, fondata dal metropolita Filaret, vice patriarca di Kiev e Tutta la Rus'-Ucraina, nel 1992".

La situazione è la stessa di quella del punto precedente. Filaret sta cercando di creare un terreno legale e "canonico" per il possibile ritorno di questi beni sotto il suo controllo. Se funzionerà, non si sa. Almeno, non nel prossimo futuro.

"Punto 6. Tutte le diocesi, i monasteri, le istituzioni educative religiose, le confraternite, le missioni, che sono registrate dallo stato come organizzazioni religiose della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev continuano ad appartenere alla Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev. Anche le amministrazioni eparchiali e le comunità religiose che hanno registrato nuovamente i loro statuti nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma desiderano far parte del patriarcato di Kiev, possono appartenere al patriarcato di Kiev. La Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev comprende anche le eparchie e le parrocchie straniere che le sono ancora affiliate".

Questo punto tocca la separazione tra "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "patriarcato di Kiev". Questa è un'altra trappola, organizzata da Filaret. A proposito, il capo del Dipartimento per gli affari religiosi del Ministero della cultura, Andrej Jurash, è stato il primo a rimanerne intrappolato. Alla vigilia del "Concilio locale" del 20 giugno 2019, aveva dichiarato: "In realtà, non sarà una divisione, sarà una separazione di uno o più vescovi della locale Chiesa ortodossa dell'Ucraina per stabilire una nuova organizzazione religiosa, per la quale vogliono utilizzare il vecchio nome della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev. In un certo senso, potrebbe anche essere una situazione migliore".

Pertanto, Jurash ha ammesso la legalità del "concilio locale" e delle decisioni prese al suo interno, il ripristino della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev", ecc. Spera che solo pochi seguiranno Filaret, e che la "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" sarà una sorta di struttura marginale. Accanto ad essa si distinguerà la più ampia "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" libera da Filaret.

Ma non è così semplice. Se il "patriarcato di Kiev" guidato da Filaret e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" guidata da Epifanij operano separatamente l'uno dall'altro, tutte le azioni di Filaret sono legali. L'unica domanda è quante strutture ecclesiastiche sceglieranno di entrare in uno dei progetti. E se entreranno nel "patriarcato di Kiev", allora Filaret ha di nuovo ragione.

Ora riguardo alle strutture e a cosa appartiene a chi.

Nel sesto punto, che stiamo analizzando in questo momento, Filaret afferma che tutti i monasteri, le diocesi, le istituzioni educative, ecc., Che non hanno avuto il tempo di registrarsi nuovamente a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", appartengono al "patriarcato di Kiev". Legalmente non si può discutere con questo. Né il fatto che Filaret, con l'aiuto dei pochi "vescovi" che gli sono fedeli, possa ora cambiare la guida di tali diocesi e monasteri. Filaret non rivendica quelli che sono stati ri-registrati, ma li invita volontariamente ad aderire al "patriarcato di Kiev". È stata una cattiva idea per Jurash dare a Denisenko l'opportunità di restaurare il "patriarcato di Kiev". Ora assisteremo alla dura lotta di Filaret per le diocesi e le altre strutture.

È necessario parlare separatamente della decisione del "concilio locale" del 20 giugno 2019 sulla "consacrazione" di due nuovi "vescovi" del "patriarcato di Kiev". La sostituzione di quei "vescovi" che hanno osato disobbedire a Filaret inizierà con loro. Ci si può aspettare un'intera ondata di "consacrazioni", come è avvenuto nel 1992, quando Filaret creò il "patriarcato di Kiev" dal nulla. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha già dichiarato che tali ordinazioni saranno considerate anti-canoniche e respinte da questa struttura.

L'uso della parola "anti-canonico" in questo contesto appare particolarmente comico, perché se si considera il punto di vista della comprensione dei canoni da parte dei membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora le nuove "ordinazioni" che devono essere eseguite da Filaret sono molto più legittime di quelle eseguiti da Epifanij, Zorja e gli altri. Almeno, semplicemente perché Filaret, dal loro punto di vista, è ora un vescovo legittimo.

"Punto 7. Il Tomos d'autocefalia, concesso alla Chiesa ortodossa ucraina il 6 gennaio 2019 a Costantinopoli (Istanbul), non è conforme allo statuto delle Chiese autocefale, che hanno tutte le Chiese autocefale, e pertanto rende la Chiesa ortodossa ucraina dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli. "

Di nuovo, abbiamo una costatazione di fatto. La dipendenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal Fanar è ovvia agli occhi di tutti, senza eccezioni. Chi lo nega lo fa per considerazioni a breve termine. È semplicemente proficuo per loro negarlo. Anche Filaret lo trovava proficuo. Ma ora non più. Quindi, perché non potrebbe diventare non proficuo per molti altri "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Tutto a suo tempo.

"Punto 8. Il concilio ringrazia il patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli e tutti i vescovi della Chiesa madre per i tentativi di risolvere il problema della Chiesa ucraina, ma non siamo soddisfatti del contenuto del Tomos d'autocefalia della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Molte Chiese ortodosse locali affermano diplomaticamente che, forse, il patriarca Bartolomeo si è impegnato a risolvere il problema della Chiesa ucraina con buone intenzioni, ma affermano che questo tentativo non ha avuto successo. Denisenko lo conferma pienamente.

"Punto 9. L'attuale statuto della Chiesa ucraina ortodossa del Patriarcato di Kiev è lo statuto sull'amministrazione della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev (edizione completa), adottato dal concilio il 13 maggio 2016, e registrato dal Ministero della Cultura dell'Ucraina l'8 luglio 2016".

Arrivederci, signor Jurash, che affermi il contrario! Tutto è registrato e tutto è valido.

"Punto 10. Il Concilio locale invita tutti i patrioti dell'Ucraina, che hanno a cuore il nostro stato ucraino, a sostenere la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev durante le sue prove e i tentativi di distruggerla dall'interno, di cui i nostri nemici esterni gioiscono. Ma la verità è con noi, e quindi Dio è con noi".

Dio è menzionato alla fine dell'ultimo punto – e questo è significativo.

Qualunque posizione si mantenga

L l'Unione dei giornalisti ortodossi ha ripetutamente scritto che Filaret ha un "talento" per arrivare al punto. Sente che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha una base ideologica per la sua esistenza. E quindi, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" farà fiasco in un futuro prossimo o lontano.

La chiave di volta della Chiesa ortodossa ucraina, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij, è che la Chiesa ortodossa ucraina è il corpo di Cristo. Connette le persone con Cristo.

L'idea alla base del "patriarcato di Kiev" è che "ogni stato indipendente deve avere una chiesa indipendente". Il "patriarcato di Kiev" serve "il popolo ucraino e lo stato ucraino".

L'idea su cui si basa la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è che "siamo riconosciuti da altre Chiese locali". E ora questa idea si è sgretolata come un castello di carte.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è riconosciuta solo da una Chiesa locale su 14 generalmente riconosciute, e anche da questa solo per ragioni di profitto e contingenza. Quasi tutte le altre Chiese in una forma o nell'altra hanno dichiarato che è impossibile riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In altre parole, il "patriarcato di Kiev" era ed è una struttura separatista ma con un'idea nazionale, mentre la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" rimane la stessa organizzazione scismatica ma senza alcuna idea nazionale, solo con una dipendenza dal Fanar, prescritta nel Tomos. Questo è ciò che Filaret vuole trasmettere a tutte le "forze patriottiche". Ci riuscirà? Il tempo lo dirà.

In ogni caso, un punto dovrebbe essere chiaro a tutti gli aderenti sia del "patriarcato di Kiev" che della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che stanno cercando Cristo: nessuna di queste due strutture è la Chiesa di Cristo. Per capire questo, non è nemmeno necessario approfondire le regole canoniche: i rapporti tra i "vescovi" di queste strutture, l'inganno reciproco, le menzogne e l'odio lo dimostrano meglio di tutto.

 
Novinskij: gli sforzi di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbero ridare fiducia al Donbass

il capo del "Blocco d'opposizione" Vadim Novinskij. Foto: newformat.info

Per ripristinare la fiducia del Donbass, è necessario sfruttare appieno il potenziale di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina canonica, secondo il deputato Vadim Novinskij.

Il 2 luglio 2019, il capo del "Blocco d'opposizione" Vadim Novinskij nel programma "Segodnia" ("Oggi") sul canale televisivo "Ucraina" ha parlato dell'importanza della politica di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina, come scrive newformat.info.

Secondo lui, la via per la pace è un obiettivo interamente realizzabile per il governo e la società ucraini.

"Dopo l'attuazione degli accordi di Minsk, dovremo rinnovare la fiducia reciproca del Donbass e del resto dell'Ucraina. <...>

Crediamo che per ristabilire la fiducia, sarà anche necessario sfruttare appieno il potenziale di pacificazione della Chiesa ortodossa ucraina canonica, che svolge ancora il suo ministero in tutto il territorio dell'Ucraina - sia nelle zone sotto il controllo del governo che nelle zone non sotto il suo controllo.

La Chiesa dovrebbe partecipare a tutti i negoziati di pace. Ed è la Chiesa che alla fine della guerra guarirà le ferite profonde inflitte da entrambe le parti", ha detto il deputato.

Ricordiamo che sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha ripetutamente sottolineato che la Chiesa ortodossa ucraina è stata e continuerà a essere una mediatrice nel rilascio degli ostaggi ucraini. "L'uomo vuole essere libero, è creato da Dio libero, vuole questa libertà", ha detto il primo ierarca.

In precedenza, con il supporto attivo della mediazione della Chiesa ortodossa ucraina, nel Donbass si è svolto uno scambio di prigionieri su vasta scala: sono stati rilasciati circa un centinaio di prigionieri di guerra ucraini. I militari liberati hanno ringraziato il primate e gli hanno chiesto di continuare i tentativi di liberare quelli che erano ancora prigionieri.

Gli esperti hanno sottolineato che, nonostante il fatto che lo scambio sia stato il risultato degli sforzi congiunti della Chiesa ortodossa ucraina e della Chiesa ortodossa russa, l'ex presidente Petro Poroshenko, i rappresentanti del "patriarcato di Kiev" e della Chiesa cattolica, che non hanno fatto nulla per lo scambio di prigionieri, se ne sono presi il merito.

 
I cristiani palestinesi ricostruiscono un villaggio nella Valle del Giordano
Il 31 gennaio 2014 è stato dato l'annuncio in rete di un gesto simbolico, la ricostruzione del villaggio di Ein Hijleh ("la sorgente di Hijleh", nome di un antico villaggio cananeo che sorge su un terreno appartenente alla Chiesa ortodossa e al monastero di san Gerasimo (Deir Hijleh).
La campagna per far rivivere il villaggio, come risposta alle politiche israeliane di annessione, è stata chiamata "Melh Al-Ard" (il sale della terra), citazione di Mt 5:13 e invito a rimanere costanti a testimoniare la propria fede nella propria terra.
 
Il villaggio di Ein Hijleh in fase di ricostruzione
 
La casa principale nel villaggio, ritenuta la vecchia chiesa
 
Accettiamo davvero la "notte di san Bartolomeo"?

il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha violato un certo numero di canoni apostolici e conciliari

Se ora, seguendo i canoni, i vescovi non depongono il patriarca Bartolomeo, che viola la cattolicità della Chiesa, domani egli stesso li giudicherà e li deporrà.

Come il corpo umano vive secondo le leggi biologiche, così il corpo di Cristo – la sua Chiesa – vive e agisce secondo le leggi stabilite dallo Spirito Santo nelle norme canoniche dei canoni apostolici e conciliari.

Oggi, a causa degli eventi in Ucraina, il singolo organismo ecclesiastico viene ferito dal tentativo di ignorare e riorganizzare queste leggi, il che si traduce in una seria minaccia in rapido sviluppo di uno scisma su larga scala.

Oggettivamente, le ragioni per la formazione di uno scisma sono sia d'azione che d'inazione:

1. in una deliberata violazione di un certo numero di regolamenti canonici della Chiesa ortodossa (vedi sotto);

2. nell'inerzia espressa nella reazione del resto dei vescovi alla rovina dei principi della cattolicità della Chiesa di Cristo e ad altre iniquità, introdotte categoricamente nel mondo ortodosso dal patriarca Bartolomeo.

Si dovrebbe notare che nel contesto della sacra Tradizione della Chiesa e delle azioni del Fanar, l'inazione dei vescovi delle Chiese locali nel portarlo alla giustizia canonica è una deviazione ugualmente grave dalla purezza della religione ortodossa.

Azione d'apostasia

Purtroppo, per molti anni il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli si è affermato sempre più profondamente nella sua apostasia dall'Ortodossia, nell'abbandonare la Chiesa di Cristo, violando in modo provocatorio i canoni degli apostoli e dei Concili ecumenici, in particolare:

• Canone 11: prega in compagnia di scismatici ed eretici;

• Canone 45: consente agli scomunicati di svolgere servizi in chiesa come sacerdoti;

• Canone 46: accetta il battesimo degli scismatici ucraini anatematizzati;

• Canone 47: non distingue i sacerdoti dagli pseudo-sacerdoti;

• Canone 65: prega con ebrei ed eretici;

• Canone 2 del II Concilio ecumenico, che proibisce ai vescovi di "andare al di là" delle diocesi nelle chiese che si trovano fuori dai loro confini;

• Canone 3 del II Concilio ecumenico: tenta di trasformare la prerogativa dell'onore (perduta più di 500 anni fa dopo la caduta di Costantinopoli) nella prerogativa del potere (autorità) su tutte le Chiese locali;

• Canone 5 del III Concilio ecumenico: tenta di ripristinare in comunione con la Chiesa gli scismatici della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e del "patriarcato di Kiev" che non si sono pentiti.

Le parole e le azioni pubbliche del patriarca Bartolomeo testimoniano da molto tempo che egli forma e introduce una credenza completamente diversa dall'Ortodossia, cercando di subordinare ad essa tutte le Chiese ortodosse locali.

In particolare, le azioni portate avanti dal patriarca di Costantinopoli contro la Chiesa in Ucraina sono vividamente illustrate dall'attuazione attiva di questi processi sul territorio canonico di un'altra Chiesa locale, finalizzata ad accettare gli scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel seno della Chiesa ortodossa.

Tali azioni sono state condannate dai Padri dei Concili ortodossi, e quindi anche ora possono e devono essere qualificate come un crimine contro la Chiesa di Cristo da quando è stato stabilito che:

• «Nessun vescovo osi andare da una provincia all'altra a ordinare qualsiasi persona al servizio della liturgia in chiesa, anche se porta con sé altri, a meno che non sia stato invitato a farlo» (Canone 13 del Concilio di Antiochia);

• "I vescovi non vadano oltre la loro provincia per svolgere un'ordinazione o altri servizi ecclesiastici se non vi sono (ufficialmente) convocati" (Canone 2 del II Concilio ecumenico).

Invadendo il territorio canonico di un'altra Chiesa locale, il patriarca Bartolomeo stabilisce come regola un'altra flagrante illegalità – un tentativo di portare, senza alcun pentimento, nel seno della Chiesa di Cristo, scismatici che sono stati anatematizzati mentre, secondo i canoni dei Concili ecumenici, è il pentimento la principale condizione indispensabile e imperativa per la loro restaurazione alla comunione con l'unica Chiesa cattolica e apostolica.

Tali azioni sono anti-ecclesiali per natura e, pertanto, non hanno potere canonico. Questo è affermato nelle seguenti ordinanze ecclesiastiche:

• "Come per tutti quelli [membri del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"] che sono stati condannati dal santo Concilio, o dai propri vescovi, per atti impropri [scisma, ecc.], e ai quali Nestorio [e il patriarca Bartolomeo] e quelli che condividono le sue opinioni e credenze hanno cercato, o cercano, di restituire la comunione o il rango, in modo non canonico e in conformità con l'indifferenza mostrata da Nestorio in tutte le questioni, abbiamo ritenuto corretto e giusto che anche loro rimangano senza beneficio e che restino comunque deposti dal loro incarico "(Canone 5 del III Concilio ecumenico);

• "Quelli che sono stati battezzati o ordinati da tali persone [eretici e anatematizzati] non possono essere né fedeli cristiani né chierici" (Canone apostolico 68).

Va anche ricordato che mentre i vescovi delle altre Chiese locali mostrano una sorta di "tolleranza" verso tali azioni del patriarca di Costantinopoli, quest'ultimo continua a rivendicare per sé lo status e le ambizioni "papali", violando il principio di la cattolicità della Chiesa di Cristo. Parla apertamente delle sue intenzioni anticristiane eretiche: "I nostri fratelli slavi, che lo vogliano o no, dovranno obbedire alle nostre decisioni", rifiutando così fondamentalmente il comandamento di Cristo: "ma chi vuole essere grande tra di voi, sia il vostro servitore; e chi vuole essere il primo tra di voi, sia il servo di tutti" (Mt 20, 26-27). Rifiuta anche il canone apostolico 34: "Non lasciate nemmeno che un tale [patriarca] faccia qualcosa senza il consiglio, il consenso e l'approvazione di tutti".

L'apostolo Paolo caratterizza queste persone in questo modo: "Se alcuni insegnano diversamente e non in accordo con le sane istruzioni di nostro Signore Gesù Cristo e con l'insegnamento divino, sono presuntuosi e non capiscono nulla. Hanno un malsano interesse per le polemiche e le liti sulle parole..." (1 Tim 6, 3-4).

È abbastanza ovvio che vi è un'urgente necessità di una riflessione teologica critica (alla luce delle Sacre Scritture e dei canoni della Chiesa) della situazione ecclesiale generale creata dalle azioni illegali del patriarca Bartolomeo.

Il patriarca di Costantinopoli non può avere poteri e prerogative di vigore ecclesiastico generale

Tuttavia, giustificando le sue azioni in Ucraina, Costantinopoli fa appello ai canoni approvati dai santi Padri dei Concili ecumenici II e IV, le cui norme hanno da tempo perso la loro rilevanza. Vale a dire: secondo il Canone 2 del secondo Concilio ecumenico, "Il vescovo di Costantinopoli, tuttavia, avrà la prerogativa d'onore dopo il vescovo di Roma, perché Costantinopoli è la Nuova Roma".

I santi Padri del secondo Concilio ecumenico hanno determinato la fondazione che ha dato al vescovo di Costantinopoli una "prerogativa d'onore". Questa base era che "Costantinopoli è la nuova Roma".

In precedenza, solo Roma, che fino al momento della divisione dell'Impero Romano era praticamente la capitale del mondo, ricevette un tale onore. Ma persino l'autorità degli arcivescovi di Roma non aveva una forza ecclesiale generale, poiché la legittimità delle loro azioni era limitata a regioni geografiche chiaramente definite che non facevano parte del territorio canonico di altre Chiese locali.

Dopo la divisione dell'Impero Romano, una certa "prerogativa d'onore" fu delegata all'arcivescovo di Costantinopoli per le stesse ragioni amministrative e territoriali, che furono ulteriormente dettagliate nel canone 28 del IV Concilio ecumenico (al quale il Fanar fa ora riferimento, rivendicare "privilegi e priorità della santissima Chiesa di quella stessa Costantinopoli").

Tuttavia, lo stesso canone regola chiaramente non solo i confini geografici entro i quali i "privilegi" dei poteri di Costantinopoli hanno forza canonica, ma anche la base stessa, in riferimento alla quale i santi Padri dei Concili ecumenici hanno concesso alla Chiesa di Costantinopoli "privilegi" in qualche modo potenziati, vale a dire: "i padri hanno naturalmente concesso le priorità del trono della vecchia Roma a motivo della sua capitale imperiale".

Poiché in quel momento Costantinopoli divenne la città imperiale nella parte orientale dell'ex Impero Romano, gli stessi privilegi furono delegati a una città di dimensioni simili a quelle di Roma – poteri aumentati, che si estendevano solo all'interno delle regioni geografiche chiaramente definite dallo stesso canone :

"Ed è stabilito che solo i metropoliti delle diocesi di Ponto, Asia e Tracia siano ordinati dal santissimo trono della suddetta santissima Chiesa di Costantinopoli" (canone 28 del quarto Concilio ecumenico).

Allo stesso tempo, questo canone definisce chiaramente i motivi (prerequisiti canonici) alla presenza dei quali il Patriarcato di Costantinopoli può rivendicare la suddetta "prerogativa d'onore": il santo trono può essere in qualche modo valorizzato negli affari ecclesiastici solo se si trova nella "città che è la sede di un impero e di un senato" e solo in relazione alle diocesi di Ponto, Asia e Tracia.

Poiché il Fanar non ha altri argomenti canonici per rivendicare la "prerogativa d'onore", un attento esame degli stessi canoni afferma che in nessun tempo vi furono canoni che dotarono il patriarca di Costantinopoli di prerogative e poteri esclusivi che avevano una forza ecclesiale generale – cioè, che lo rendevano superiore agli altri primati delle Chiese locali o che gli davano il diritto legale di agire in un territorio canonico straniero.

Inoltre, poiché nel mondo moderno non ci sono né l'Impero Romano né Costantinopoli (nel loro significato precedente per il mondo), questo significa che non ci sono prerequisiti oggettivi né canonici per applicare le disposizioni del Canone 28 del quarto Concilio ecumenico. Queste norme hanno completamente esaurito la loro rilevanza più di 500 anni fa.

Tuttavia, oggi, molte persone che non hanno considerato la situazione attraverso il prisma delle istituzioni canoniche della Chiesa sono pronte a seguire il Patriarcato di Costantinopoli, credendo nella legittimità delle azioni del suo patriarca come "legittimo proprietario" dell'autorità in la scala della chiesa.

Complicità nella distruzione della Chiesa

Certo, eresie e iniquità, asserite da una persona o da un gruppo di individui in stato di delusione, sono pericolose, ma non è meno pericoloso che gli arcipastori, che hanno prestato un giuramento episcopale di osservare la purezza della fede ortodossa, permettano a queste persone di agire con pretese di Verità e di tentare il gregge, per il quale Cristo è morto, e sviarlo dalla salvezza.

Ma il canone 13 del Concilio di Antiochia obbliga gli arcipastori a sopprimere tempestivamente tali azioni:

"Che nessun vescovo osi passare da una provincia all'altra... per intromettersi nello status quo degli affari ecclesiastici che non lo riguardano, tutto ciò che vi farà è nullo, vuoto e invalido; ed egli stesso dovrà subire una sentenza adatta alla sua irregolarità e al suo procedimento irragionevole, essendo stato già deposto dal santo Concilio".

Questo significa:

• qualsiasi atto orgoglioso e ambizioso del patriarca di Costantinopoli, che pretende una propria superiorità in onore, per non parlare dell'autorità sugli altri primati delle Chiese locali, è anti-canonico e invalido;

• per "la sua irregolarità e il suo procedimento irragionevole", tale patriarca dovrebbe essere deposto dal suo officio. L'obbligo di tale deposizione è affidato al santo Concilio dei primati delle altre Chiese locali.

Pertanto, per essere coerenti, in questa situazione, l'inazione dei vescovi e dei primati delle Chiese locali non è una violazione dei canoni della Chiesa ortodossa meno grave rispetto alle violazioni commesse dal Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre, nella sua essenza, tale inazione costituisce assistenza passiva alle azioni eretiche e illegali del patriarca Bartolomeo. Noi pensiamo alle conseguenze?

Dopo tutto, è ovvio che l'orgoglio e l'illegalità di un tale "primate ecumenico ortodosso" tentano sia i credenti che i non credenti – l'intera comunità mondiale. Il rispetto per la Chiesa ortodossa, di fronte a qualcuno che ha perso la capacità di auto-purificazione e autoconservazione, diminuisce catastroficamente ogni giorno.

Se non trascurate l'esperienza ecclesiale dei secoli precedenti, dovreste prestare attenzione ai seguenti precedenti e alle loro conseguenze per la Chiesa di Cristo:

• L'eretico Nestorio, come il patriarca Bartolomeo oggi, era patriarca di Costantinopoli. Se i Padri del tempo del III Concilio Ecumenico si fossero attenuti alla posizione di oikonomia, a cui ora aderiscono molti vescovi, avemmo ereditato tutti il ​​destino dei dannati nestoriani. Ciò non è accaduto solo perché nel V secolo i Padri erano fedeli con zelo a Cristo e seguivano con zelo i suoi comandamenti.

Purtroppo, nei secoli successivi, sempre più spesso hanno accettato come standard una pratica diversa, a cui i vescovi del nostro tempo sono più inclini:

• Il Patriarca Meletios IV di Costantinopoli, (che, come è ormai noto, era massone) introdusse il "nuovo stile" nel 1923. I vescovi di quel periodo tormentato non condannarono le sue azioni anticanoniche e non lo portarono di fronte alla giustizia canonica. Di conseguenza, uno scisma del "nuovo stile" è stato introdotto nella vita della Chiesa ortodossa universale;

• Il seguace di Meletios IV nella lotta contro la purezza dell'Ortodossia, il patriarca Atenagora di Costantinopoli, avendo violato il Canone 34 e altri canoni, tentò di abolire l'anatema del 1054 con la sua autorità unilaterale. I vescovi di nuovo rimasero in silenzio, senza evidenziare e condannare le sue azioni illegali. Di conseguenza, tale silenzio fu l'inizio della fraternizzazione anticanonica con i cattolici. Possiamo osservare oggi il rapido sviluppo di questo processo.

Ancora oggi, negli ambienti ecclesiastici, è opinione diffusa che la situazione attuale debba essere trattata in modo estremamente diplomatico, e quindi non dovrebbero essere prese misure decisive e radicali – in altre parole, si propone di agire secondo il principio di oikonomia piuttosto che quello di acribia.

Tuttavia, è già abbastanza ovvio che oggi l'oikonomia non ha portato i risultati attesi – la situazione nell'Ortodossia mondiale si sta rapidamente complicando. Quindi, la posizione di oikonomia si trasforma in assistenza passiva all'illegalità diretta contro la Chiesa di Cristo. Questa situazione può essere migliorata solo applicando il principio di acribia.

La via dell'apostasia attraverso l'inazione

Il patriarca Bartolomeo non solo predica l'eresia dell'ecumenismo, ma continua a impiantarla con ogni mezzo. Entra apertamente in comunione liturgica con i cattolici, celebrando insieme al papa di Roma. In risposta, silenzio...

Il patriarca Bartolomeo predica e introduce l'eresia del papismo nell'Ortodossia. In risposta, di nuovo silenzio ...

Il Patriarca Bartolomeo predica e introduce l'eresia etnofletista, in particolare, affermando: "I nostri fratelli slavi non possono tollerare il primato del Patriarcato ecumenico e della nostra nazione nell'Ortodossia". E noi stiamo zitti...

Sorge la domanda: per quale tipo di crimine oggi i primati delle Chiese locali oseranno condannare e deporre dall'ufficio l'uomo che è chiamato patriarca, ma le cui azioni lo testimoniano ovviamente come apostata ed eretico?

È piuttosto strano che nella situazione attuale i vescovi delle altre Chiese locali mantengano la posizione ufficiale che non ci sono altri metodi per esprimere il disaccordo con le azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo e dei suoi seguaci, eccetto che sospendere la comunione eucaristica con il patriarca di Costantinopoli. Per il resto, dovrebbe essere tollerante e umile, essere come il Cristo umile e mite, che "oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia " (1 Pietro 2, 23).

Dal momento che nel mondo moderno non ci sono né l'Impero Romano né Costantinopoli (nel loro significato precedente per il mondo), questo significa che non ci sono prerequisiti oggettivi né canonici per applicare le disposizioni del Canone 28 del quarto Concilio ecumenico.

Tuttavia, seguiamo la giusta linea di condotta lasciataci dal Salvatore in questa situazione? Quando ragioniamo sulla sequela di Cristo, è necessario considerare quanto segue:

1) Il Signore ci ha rivelato un'immagine d'umiltà davanti alle calunnie rivolte personalmente a lui come uomo, ma non dimenticate la sua reazione alle iniquità dei capi religiosi: "Guai a voi, dottori della legge e farisei, ipocriti!... Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire all'ira a venire? "(Mt 23, 13; 14; 15; 23; 25; 27; 29; 33) Egli denunciò i falsi insegnanti.

Cristo, condannandoli, ha cessato forse di essere mite e umile?

Lo rimase anche quando "trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato»." (v. Gv 2, 13-16).

2) L'apostolo Paolo credeva di essere "il minimo degli apostoli e non meritava nemmeno di essere chiamato apostolo" (1 Cor 15, 9), ma si adoperava fermamente per la purezza della Chiesa di Cristo. E poiché lo Spirito Santo disse: "Ma dovete rimproverare quegli anziani che stanno peccando davanti a tutti, così che gli altri possano esserne avvertiti" (1 Tim 5, 20), fece sempre così.

E quando Pietro, il primo degli apostoli, fu sviato e si unì ad altri ebrei con ipocrisia, Paolo, vedendo che "non agivano in conformità con la verità del Vangelo, ...lo disse a Pietro davanti a tutti loro" (Gal 2 13-14). Non lo svergognò in privato, ma davanti a tutti, in modo che la verità del Vangelo potesse essere preservata.

E per una posizione così zelante per la purezza della Chiesa e la dottrina di Cristo, è venerato come il primo apostolo – il primo imitatore di Cristo, che ha mantenuto nel suo zelo virtuoso sia la mansuetudine che l'umiltà.

Le seguenti parole: "Vi esorto a imitarmi come io imito Cristo" (1 Corinzi 4, 16) sono indirizzate a noi?

L'esempio della lotta del vero imitatore di Cristo: "alcuni falsi credenti si erano infiltrati nelle nostre file ... Non ci siamo arresi per un momento, in modo che la verità del Vangelo potesse essere preservata per voi "(Gal 2: 4-5) ci è dato perché lo seguiamo?

Quindi, imitiamo Cristo e gli apostoli se, mentre il patriarca Bartolomeo sta distruggendo la Chiesa, la sua cattolicità, attirando molte anime verso la perdizione, noi ci compiacciamo di mitezza e umiltà nella nostra omissione inoperosa ma gradita agli uomini?

E se stiamo zitti, il nostro silenzio non è un segno di accordo con la sua posizione e le sue azioni? Anche se, forse, la base per questo silenzio è comunque gradita all'uomo? Allora non è quella posizione di cui parla l'apostolo Paolo: "Ora sto cercando l'approvazione dell'uomo, o di Dio? O sto cercando di compiacere l'uomo? Se stessi ancora cercando di compiacere l'uomo, non sarei un servitore di Cristo" (Gal 1, 10)?

Il timoroso silenzio di oggi sulla deposizione del patriarca Bartolomeo non è nient'altro che il risultato dell'avvelenamento da tolleranza, che nel linguaggio della Sacra Scrittura è esposto come essere tiepido, cosa di cui san Giovanni il Teologo ci avverte: "Quindi, perché sei tiepido, né caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca" (Ap 3, 16).

Vogliamo preservare la purezza della religione ortodossa?

Affinché i vescovi e il popolo di Dio nella loro inazione non siano tra coloro che si tirano indietro (v. 2 Ts 2, 3), nella Sacra Scrittura sono lasciati comandamenti validi per ogni tempo: "Non odierai il ​​tuo fratello nel tuo cuore, ma ragionerai francamente con il tuo prossimo, per timore di incorrere nel peccato a causa sua" (Lev 19, 17), "Scoprite cosa piace al Signore. Non abbiate nulla a che fare con le opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto denunciatele "(Ef 5, 10-11)," Non dovreste forse giudicare coloro che sono dentro?... espellete il malvagio di mezzo a voi" (1 Cor 5, 12-13).

Questi comandamenti sono affidati a ciascuno di noi. E non si può rimanere cristiani senza adempiere alla Volontà di Cristo rivelataci nel Nuovo Testamento e nei canoni della nostra Chiesa ortodossa.

Inoltre, il nostro ritardo è davvero tragico, poiché se l'iniquità di oggi non viene fermata, la legalizzazione delle azioni eretiche e anti-canoniche introdotte dal Fanar come norme di vita ecclesiale alla fine si infiltrerà nella coscienza di tutti: vescovi, sacerdoti, monaci, e laici.

I canoni dei Concili ecumenici a noi lasciati non solo definiscono chiaramente le regole per le azioni dei vescovi e dei primati delle Chiese locali, ma determinano anche la punizione per aver commesso un numero di ingiustizie come quelle ora introdotte dal patriarca Bartolomeo:

• "Se un chierico prega in compagnia di un sacerdote deposto, anche lui sia deposto" (Canone apostolico 11);

• "Ordiniamo che ogni vescovo, o presbitero, che abbia accettato il battesimo o il sacrificio di qualsiasi eretico sia deposto; perché "quale comunione ha Cristo con Beliar o quale parte ha il credente con un infedele?" (Canone apostolico 46);

• "Se un vescovo o un presbitero battezzano di nuovo chiunque abbia avuto un vero battesimo, di non battezzare nessuno che è stato contaminato dagli empi [il "patriarcato di Kiev", la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"], che sia deposto, sulla base che si sta prendendo gioco della Croce e morte del Signore e non riesce a distinguere i sacerdoti dagli pseudo-sacerdoti" (Canone apostolico 47);

• "Ogni Vescovo... che si unisca semplicemente in preghiera con gli eretici, sia sospeso, ma se ha permesso loro di svolgere qualsiasi servizio come chierici, che sia deposto (ovvero, dal suo ufficio)" (Canone apostolico 45).

Sulla deposizione dall'ufficio

Per quanto riguarda la questione della deposizione, si dovrebbe prestare particolare attenzione al canone 5 del IV Concilio ecumenico: "Per quanto riguarda i vescovi o i sacerdoti che vanno di città in città, è sembrato giusto che i canoni stabiliti dai santi padri dovessero rimanere in vigore ed essere applicati". Nell'interpretazione di questo canone nel "Timone" (Pedalion, o Kormchaja kniga) si dice che il vescovo che "osa andare da una provincia all'altra" per imporre il proprio dominio vescovile "dovrebbe essere deposto dalla sua carica per opera della santa Trinità".

L'ordine procedurale per imporre una sanzione disciplinare prevista dai canoni ecclesiastici, come sopra menzionato, è stato approvato dalle norme del canone 13 del Concilio di Antiochia, secondo il quale il patriarca di Costantinopoli "deve sostenere una condanna adeguata per la sua irregolarità e la sua procedura irragionevole, essendo stato già deposto qui dal santo concilio".

Ma poiché finora l'iniziativa della discussione conciliare delle azioni del patriarca di Costantinopoli a livello dei primati di altre Chiese locali è stata respinta per ovvi motivi dal patriarca Bartolomeo, secondo la procedura stabilita, dovrebbero essere prese le seguenti misure:

1. Convocare il concilio dei primati delle Chiese locali;

2. In caso di assenza del patriarca Bartolomeo concilio, portarlo a giudizio in contumacia, secondo le modalità previste in tal caso dalle regole dei santi canoni: "Quando un vescovo è stato accusato di qualcosa da uomini degni di fede, deve essere convocato dai vescovi; ...ma se quando viene convocato si rifiuta di obbedire, sia convocato una seconda volta inviandogli due vescovi. Se anche allora si rifiuta di obbedire, sia convocato per la terza volta, di nuovo inviandogli due vescovi; ma se anche allora mostra disprezzo e non risponde, che il sinodo decida la questione contro di lui in ogni modo che sembri migliore, in modo che non sembri che costui stia ottenendo un beneficio evitando un processo" (Canone apostolico 74). Inoltre, secondo il canone 28 del Concilio di Cartagine, il vescovo che non compare alla corte "dovrebbe essere processato come se egli stesso avesse pronunciato la sentenza contro se stesso";

3. Se per qualche motivo il processo della convocazione del concilio è difficile, sarebbe molto appropriato l'ordine procedurale proposto dal metropolita Seraphim di Kythera, secondo cui ogni Chiesa locale, avendo portato il patriarca Bartolomeo a processo in contumacia, considererà le sue azioni indipendentemente e annuncerà la sua decisione.

È ovvio che se oggi, seguendo i canoni della Chiesa di Cristo, i vescovi ortodossi non condannano e depongono il patriarca Bartolomeo, che viola il principio dogmatico della cattolicità della Chiesa di Cristo, domani sarà lui a condannare e deporre i vescovi ortodossi che non vogliono accettare e obbedire alle regole della sua politica eretica e papale.

Sotto il nostro silenzio "mite e umile", si è già appropriato del diritto a una tale dittatura. Dovrebbe essere chiaro che, se oggi non è deposto dal trono di Costantinopoli, domani il patriarca Bartolomeo "legalizzerà" gli scismi esistenti nella Chiesa e ritirerà l'autocefalia di quelle Chiese locali ortodosse che non saranno d'accordo con lui in tutto. Dopo tutto, se oggi ritira un documento di trecento anni fa, allora domani ritirerà anche quei Tomoi che i suoi predecessori hanno dato alle Chiese locali.

Vorrei anche menzionare le parole di sua Santità il patriarca Ilia II, che si è rivolto pubblicamente al papa durante la visita di quest'ultimo in Georgia: "L'unità non può che basarsi sulla Verità. Finché non si raggiunge l'unità di opinione nella Verità, qualsiasi unità è fuori questione".

Poi uno dei commentatori ha osservato: "In molti anni, questo è l'unico caso in cui un patriarca ortodosso ha accusato il papa in faccia, indicandogli direttamente che il cattolicesimo si era ritirato e aveva perso la Verità".

Considerando il problema di oggi, questo pensiero può essere formulato come segue: l'unità con il Fanar può esserci solo nel caso della vera osservanza e compimento dei comandamenti di Cristo e dei canoni della Chiesa. Fino ad allora, qualsiasi unità è fuori questione.

Fino ad allora, in accordo con i canoni della Chiesa ortodossa, gli eretici dovrebbero essere portati davanti alla giustizia e deposti dall'ufficio, come oppositori della Verità, che cercano di rovinare il dogma della cattolicità della Chiesa ortodossa.

Ogni membro della Chiesa di Cristo conosce le parole del Salvatore: "Se i vostri fratelli o sorelle peccano, andate ad ammonirli... se rifiutano di ascoltare anche la chiesa, trattateli come fareste con un pagano o un pubblicano" (Matteo 18, 15-17).

Chiamiamoli al pentimento in modo che sia le nostre che le loro anime siano salvate. Concedi, Signore, il pentimento a tutti noi prima della fine!

 
La Sacra Comunità indignata dalle azioni dei "chierici" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sull'Athos

la delegazione della struttura ecclesiastica di recente creazione, sul santo Monte Athos. Foto: Romfea

Il Protaton ha inviato una lettera al Ministro degli esteri della Grecia, Georgios Katrougalos, con una richiesta di prendere provvedimenti affinché non si ripeta una visita di scismatici.

Il corpo esecutivo centrale della Montagna Santa dell'Athos ha fatto appello al ministro degli Esteri greco Georgios Katrougalos con una forte protesta in connessione con la visita della delegazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla Montagna Santa, come riporta l'agenzia di stampa greca "Romfea".

Nella lettera al Ministro degli esteri, la Sacra Comunità ha ricordato le azioni provocatorie del "metropolita" ucraino Mikhail Zinkevich e della sua delegazione, che sono venuti sul Monte Athos con le bandiere nazionali dell'Ucraina e hanno cantato il loro inno nazionale.

"Questa azione di questo metropolita <...> costituisce una violazione dell'articolo 184 della Costituzione del Monte Athos - "qualsiasi azione di proselitismo e propaganda morale, religiosa, ecclesiastica, sociale, nazionalista e di qualsiasi altra natura è strettamente proibita sulla Montagna Santa", ha osservato il Protos nella lettera al Ministro degli esteri.

Inoltre, il Monte Athos sottolinea che "questa azione è incompatibile con il carattere esicastico, spirituale e sacro della nostra terra sacra e la sua tradizione di oltre mille anni, crea un pericoloso precedente perché vi si possano ripetere tali azioni da qualsiasi aspetto dell'origine e trasferimento dei conflitti nazionalisti, è totalmente contrario allo statuto della Montagna Santa".

Infine, la Sacra Comunità chiede al Ministero degli esteri greco di prendere le misure necessarie per prevenire tali atti in futuro, in modo che il carattere del luogo santo rimanga intatto.

Ricordiamo che nell'aprile 2019, il "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Mikhail Zinkevich, insieme a 10 pellegrini, ha visitato il monastero Xenophontos sul Monte Athos, dove "ha servito la liturgia" e ha anche cantato l'inno ucraino con i pellegrini.

Dal 21 al 23 giugno 2019, i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno anche "concelebrato" presso il monastero Xenophontos e "hanno ricevuto il sacramento dell'eucaristia nel monastero Pantokratoros". Più tardi, i media hanno riferito che sulla vetta dell'Athos, i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno gridato "Gloria all'Ucraina!"

 
Morta la più anziana delle "Nonne di Buranovo"
Il 13 gennaio è morta a Buranovo (Brangurt), un piccolo comune dell'Udmurtia (a metà strada tra il Volga e gli Urali), Elizaveta Zarbatova, di 87 anni. Era divenuta famosa nel mondo come autrice di una parte delle canzoni di un complesso musicale folk davvero unico: le Buranovskie Babushki, o "nonne di Buranovo". Il complesso riunisce, oltre alla defunta "Baba Liza" (nonna Elisa), otto nonne dai 40 agli 80 anni, impegnate da decenni a conservare il patrimonio dei canti popolari dell'Udmurtia. La loro fama internazionale risale al 2010, quando hanno incominiciato a partecipare a concorsi canori per raccogliere fondi per la ricostruzione della chiesa della santa Trinità a Buranovo; sempre nel 2010 sono state scelte per la campagna di evangelizzazione della Chiesa ortodossa russa, apparendo accanto a testimonial come Tom Hanks. Nel 2012 hanno ottenuto il secondo posto nel concorso Eurovision, con la canzone Party For Everybody. Cliccate sull'immagine qui sotto per rivedere questo momento davvero iconico:
 
 
Attualmente le Buranovskie Babushki (come si può vedere dal sito a loro dedicato) stanno promuovendo i giochi olimpici di Sochi, mostrando che non si è mai troppo vecchi per stupire il mondo, e soprattutto che non si è mai troppo vecchi per aiutare la Chiesa portando a tutti allegria e buon umore. Alla serva di Dio Elizaveta Filippovna, eterna memoria! Alle nonne di Buranovo, auguri di molti anni!
 
 
 
Ignoranza del Tomos e rimozione di Filaret: decisioni "umoristiche" del "Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il "Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha tolto l'eparchia di Kiev a Filaret. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Approfondimento sulla risoluzione del "santo sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla punizione di Filaret Denisenko e di altri membri del "patriarcato di Kiev".

Il 24 giugno 2019, il "santo sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha deciso di punire il suo "patriarca onorario", il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko, e tutti i partecipanti all'evento che si è svolto il 20 giugno 2019 alla cattedrale di san Vladimir e che è stato pateticamente chiamato "concilio locale del patriarcato di Kiev".

Ma in realtà, questa è risultata non una punizione, ma ancora una volta una dimostrazione della coscienza perversa e anti-ecclesiale dei suoi autori, della loro ignoranza dei sacri canoni e della loro infinita distanza dalla Chiesa.

È noto che una menzogna, oltre a essere una violazione di un comandamento di Dio, è anche molto difficile da realizzare, perché richiede determinate abilità e virtuosismo. Come hanno detto in un famoso film, per mentire, devi sempre ricordare in cosa hai mentito, quando hai mentito e a chi hai mentito. I membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno avuto problemi a questo riguardo.

Quando hanno preso una decisione su Filaret Denisenko, non si sono preoccupati di ricordare ciò che era scritto nel loro Tomos, né ciò che era stato deciso nel loro "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2019, né ciò che essi stessi avevano deciso in precedenti riunioni del loro stesso "santo sinodo".

Quindi, analizzeremo ora il testo della decisione del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del 24 giugno 2019.

Chi è il vescovo ordinario

"Il Santo Sinodo ha preso in considerazione l'incontro di tre vescovi, di un piccolo numero di chierici e di laici convocati, che si è svolto il 20 giugno 2019 nella cattedrale di san Vladimir a Kiev.

Come risultato della discussione, sono state prese le seguenti decisioni:

1. A causa del fallimento da parte del patriarca onorario Filaret di attuare la decisione preliminare del Sinodo entro il periodo di un mese stabilito dal Santo Sinodo: "In base alla decisione del Santo Sinodo (verbale n. 9 della seduta del 5 febbraio, 2019), di obbligare i vescovi diocesani a registrare gli statuti delle rispettive amministrazioni diocesane e entro un mese a presentare i documenti necessari per l'approvazione al primate, il metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina, per ulteriori registrazioni secondo la legislazione statale" (verbale n. 21 degli incontri del 24 maggio 2019) e la mancata presentazione di documenti rilevanti, tenendo conto delle numerose richieste di parrocchie e monasteri a Kiev, al primate, sua Beatitudine Epifanii, metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina, perché li accetti sotto la sua diretta giurisdizione, come prescritto dalle regole canoniche, [si delibera di] cancellare la sezione 4 del verbale n. 1 della riunione del Santo Sinodo del 5 febbraio 2019 e trasferire tutte le parrocchie e monasteri della città di Kiev al metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina come loro immediato vescovo diocesano, in quanto fino al 15 dicembre 2018 facevano parte della Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev, e secondo la decisione del Concilio locale del Patriarcato di Kiev (15 dicembre 2018) e del Concilio d'Unificazione (15 dicembre 2018) fanno ora parte della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Anche nei dettagli minori, i membri del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembrano essere impazziti. La decisione di registrare gli statuti delle amministrazioni diocesane della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" durante il mese è stata presa durante la riunione del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del 24 maggio 2019. Questo periodo si è concluso il 23 giugno, rispettivamente. E il giorno dopo, il 24 giugno, Filaret Denisenko è stato punito per non aver attuato questa decisione. Ma l'ultimo giorno della scadenza stabilita, cioè il 23 giugno, era domenica, un giorno festivo. E se l'ultimo giorno del termine cade in un giorno non lavorativo, il giorno successivo è considerato l'ultimo giorno. Così, fino alla fine di lunedì 24 giugno, il "patriarca onorario" aveva il pieno diritto di presentare per la registrazione lo statuto della sua diocesi. Ma già la mattina dello stesso giorno è stato severamente punito – illegalmente, comunque.

Punto successivo: il "sinodo" afferma che le parrocchie e i monasteri di Kiev fanno parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in virtù della decisione del "concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev (15 dicembre 2018)". Tuttavia, questo evento in nessun caso può essere considerato un concilio locale, secondo lo Statuto della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", che era in vigore in quel momento. L'Unione dei giornalisti ortodossi l'ha descritto dettagliatamente nell'articolo La guerra dei concili: Filaret ha davvero ristabilito il "patriarcato di Kiev"?

Di conseguenza, le parrocchie e i monasteri di Kiev non possono entrare legalmente nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molto probabilmente, Filaret presenterà presto una causa sul riconoscimento dell'invalidità del "concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" (15 dicembre 2018)". Da un punto di vista legale, le sue possibilità di vincere questo caso sono al 100% a meno che, naturalmente, non intervenga la politica.

La frase che le parrocchie e i monasteri di Kiev sono stati trasferiti alla giurisdizione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, "come prescritto dalle regole canoniche", merita un ampio sorriso. Per qualche motivo, i membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si sono dimenticati delle regole canoniche quando hanno adottato i propri statuti. E ora, quando Filaret ha iniziato a chiamare le cose come stanno, improvvisamente le hanno ricordate. Perché è successo questo? Perché inizialmente tutto era  stato costruito su una bugia. Hanno inventato una sorta di primato a due teste nella loro organizzazione religiosa, ma ora non sanno cosa farsene.

Al contrario, nello statuto della Chiesa ortodossa ucraina è scritto nero su bianco: "Il metropolita di Kiev e Tutta l'Ucraina è vescovo diocesano della diocesi di Kiev e archimandrita delle Lavre delle Grotte di Kiev e di Pochaev, come così come di un certo numero di altri monasteri della Chiesa ortodossa ucraina" (sezione V, paragrafo 11).

È interessante notare che formulazioni simili sono enunciate negli Statuti di tutte le Chiese locali: il primate della Chiesa è il vescovo ordinario della sua diocesi giurisdizionale.

E questo è ciò che è scritto nello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "Il metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina ha la responsabilità canonica per la guida pastorale del popolo di Dio nella sua regione episcopale".

screenshot dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: pomisna.info

Nulla è detto né su Kiev, né sulla diocesi di Kiev, né sul diritto del vescovo ordinario. Cosa significa "la sua regione episcopale"? Dov'è? Cosa significa questa strana frase – "responsabilità canonica per la guida pastorale"? Cos'è esattamente questa "guida pastorale"? Gli autori dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non si sono nemmeno presi la briga di scrivere almeno "arcipastorale". Inoltre, Epifanij Dumenko, secondo il suo statuto, non esercita nemmeno questa elementare "guida pastorale". Ne è solo il responsabile. Assurdità assoluta. Tuttavia, ciò è apparso nello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con l'unico scopo: in qualche modo creare e incorporare Filaret Denisenko come "patriarca onorario" nel sistema amministrativo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ora, dal momento che lo statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" prescrive tali assurdità e non è neppure scritto chiaramente che il "metropolita di Kiev" è il vescovo diocesano di Kiev, per trasferire Dumenko come vescovo diocesano in tutte le parrocchie e monasteri di Kiev, è necessario fare modifiche allo statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Può il "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" avere il diritto di apportare tali modifiche? No: questo può essere fatto solo dal "concilio locale della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (sezione II, paragrafo 4 dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina").

Pertanto, il primo paragrafo della decisione del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del 24 giugno 2019 era completamente illegale e completamente da analfabeti. Questo è un debole tentativo di correggere la falsità delle conseguenze di un'altra falsità, quella su cui è stata creata la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Andiamo avanti.

Il licenziamento come nuovo tipo di punizione ecclesiastica

"2. Per partecipazione attiva ad azioni volte a un'oltraggiosa opposizione nell'ambiente ecclesiastico, deliberata opposizione a decisioni conciliari, violazione del 34° Canone apostolico, partecipazione a ordinazioni in un'altra diocesi contrarie allo Statuto e alle regole canoniche – sua Eminenza Ioasaf (Shibaev), metropolita di Belgorod e Obojan, e sua Grazia Petr (Moskalev), Vescovo di Valuisk, vicario della diocesi di Belgorod, saranno esclusi dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina dal 24 giugno 2019. I suddetti ierarchi possono fare appello scrivendo entro un mese al Santo Sinodo attraverso una petizione indirizzata al primate, sua Beatitudine il metropolita Epifanij di Kiev e di tutta l'Ucraina".

Poiché i membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno menzionato il 34° Canone apostolico, non sarà superfluo citarlo per intero:

"I vescovi di ogni nazione devono riconoscere chi è il primo tra loro e considerarlo come il loro capo, e non fare nulla senza il suo consenso; ma ognuno può fare quelle cose che riguardano solo la sua parrocchia, e i luoghi di campagna che le appartengono. Ma neppure costui (il primo) faccia qualcosa senza il consenso di tutti; poiché così ci sarà l'unanimità e Dio sarà glorificato attraverso il Signore nello Spirito Santo ".

Quindi chi è questo "primo tra loro" per il popolo ucraino? Dumenko può considerarsi il primo "vescovo" forse solo nell'ambito della sua organizzazione religiosa, cioè la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E se Ioasaf Shibaev e Petr Moskalev avessero fatto qualcosa all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", senza il consenso di Epifanij, avrebbero decisamente sbagliato. Ma non hanno fatto e non avrebbero potuto fare nulla all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per il semplice motivo che non hanno mai fatto e non fanno parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per lo stesso motivo, è impossibile "escluderli dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina dal 24 giugno 2019".

Signori membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – non avete letto il vostro Tomos? Dopo tutto, è scritto lì, nero su bianco: "La Santa Chiesa dell'Ucraina <...> non può ordinare vescovi o stabilire parrocchie al di fuori dello stato; quelli esistenti ora obbediranno nell'ordine prescritto al Trono ecumenico". Come si può escludere "dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" i "vescovi" di diocesi che si trovano in Russia e che, secondo il Tomos, sono subordinati al Patriarcato di Costantinopoli?

Con le vostre penitenze "canoniche", non fate altro che invadere i confini del Patriarcato di Costantinopoli. Osate punire "vescovi" subordinati al patriarca Bartolomeo. Pensate che sua Santità lascerà correre?

E come li punite? Che cos'è questa punizione "canonica" di "escludere dall'episcopato"? Il diritto canonico conosce le seguenti interdizioni: la sospensione dal sacerdozio, la deposizione, la scomunica (anatema). Ognuna di loro suggerisce che la persona a loro sottoposta non è autorizzata a servire.

Joasaph Shibaev e Peter Moskalev sono stati espulsi da un "episcopato" di cui non avevano mai fatto parte. Ma sono ancora "vescovi" o no? Possono celebrare "sacramenti"?

Nella Chiesa attuale, se un prete viola un canone, commette un peccato e non può più servire prima di un appropriato pentimento; tuttavia, nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non c'è ovviamente niente di simile al peccato. Di conseguenza, non esiste una punizione adeguata.

Questa "Chiesa" è più simile a una società. Il capo del dipartimento è stato licenziato dalla ditta "A", ma può perfettamente ottenere un lavoro nella ditta "B". Lo stesso vale per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "escludere dall'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non è una sospensione, una deposizione o un anatema – è semplicemente un licenziamento di qualcuno entrato in un'azienda rivale.

Per esempio, il concilio dei vescovi a Kharkov nel 1992 ha agito come segue: il conciglio ha deposto il metropolita Filaret (Denisenko) dalla carica di primate della Chiesa ortodossa ucraina e lo ha bandito dal sacerdozio. Tutto è chiaro.

Al massimo dei laici

"3. Il monaco del santo monastero stavropegiale di san Teodosio a Kiev, l'archimandrita Andrej (Marutsak), sospeso dal sacerdozio dal 22 giugno 2019, per decreto del metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina e il chierico della diocesi di Kharkov, lo ieromonaco Il'ja (Zelenskij), sospeso dal sacerdozio dal 21 giugno 2019, per decreto del metropolita Mitrofan di Kharkov e Bogodukhov, che, in flagrante violazione delle regole canoniche e dello Statuto della Chiesa, nonostante la sospensione, hanno esercitato il ministero, possono presentare per iscritto entro un mese una petizione al Santo Sinodo indirizzata al primate, il metropolita Epifanij di Kiev e di tutta l'Ucraina, per far esaminare i loro casi. [Delibera di] Definire che l'ordinazione dei chierici al rango episcopale senza l'elezione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina è la base per un categorico rifiuto di soddisfare le loro eventuali future richieste di ammissione come parte dell'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

"Il monaco del santo monastero stavropegiale di san Teodosio a Kiev, l'archimandrita Andrej (Marutsak)", non può essere "sospeso dal sacerdozio dal 22 giugno 2019, per decreto del metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina", poiché il suo "vescovo" a quel tempo era Filaret Denisenko, non Epifanij Dumenko. Ecco una citazione dal verbale numero 1 della sessione sinodale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" il 5 febbraio 2019: "sua Santità il patriarca Filaret continua a guidare la diocesi di Kiev composta dalle parrocchie e dai monasteri di Kiev (con l'eccezione del monastero di san Michele dalle cupole d'oro a Kiev)". Questo paragrafo è stato cancellato solo il 24 giugno 2019, ma prima era in vigore.

Il "concilio locale del patriarcato di Kiev" del 20 giugno 2019, ha deciso di "consacrare vescovi" Andrej Marutsak e Il'ja Zelenskij. Come li minaccia il sinodo guidato dall'Epifania? Con la loro incapacità di "aderire all'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma non appartengono comunque alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – sono nel "patriarcato di Kiev". Ma le loro "ordinazioni" sono valide o no dal punto di vista della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Nella Chiesa di oggi, se qualcuno è ordinato vescovo senza una decisione conciliare e regole canoniche, questa è la base per dichiarare tale ordinazione invalida. Perché il Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha dichiarato che le "ordinazioni" di Marutsak e Zelenskij sarebbero state invalide? Semplicemente perché se i membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" li riconoscevano invalidi, avrebbero dovuto riconoscere anche le loro "ordinazioni" come invalide.

Dopotutto, Epifanij Dumenko, Evstratij Zorja e praticamente tutti i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati "ordinati" da Filaret Denisenko, che stava violando anche lui le regole canoniche. Riconoscere le "ordinazioni" di Marutsak e Zelenskij come invalide significa riconoscere che l'intero "episcopato" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è composto di soli laici, nella migliore delle ipotesi. Quindi i due "vescovi" sono stati segnati con un dito – la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non li ammetterà nel suo "episcopato". E va bene, ma loro non ne hanno bisogno!

Come la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cancella un "peccato di scisma"

"4. [Delibera di] Determinare che l'incontro delle persone invitate dal patriarca onorario Filaret il 20 giugno 2019 alla cattedrale di san Vladimir a Kiev non ha avuto alcuna autorità decisionale, in particolare per quanto riguarda le decisioni del Concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev (15 dicembre 2018), che, secondo il proprio Statuto, ha immediatamente preso effetto dopo essere stato firmato dal presidium del concilio, guidato dal patriarca Filaret di Kiev e di tutta la Rus'-Ucraina. Considerando quanto sopra, ma anche prendendo in considerazione meriti speciali davanti alla Chiesa ortodossa ucraina in passato, [delibera di] affermare che il patriarca onorario Filaret rimane all'interno dell'episcopato della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma perde i suoi diritti e doveri canonici relativi all'amministrazione della diocesi. Il patriarca onorario Filaret può, tramite lettera indirizzata al primate, sua Beatitudine il metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, fare un appello al Santo Sinodo per quanto riguarda la considerazione conciliare della suo posizione futura nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" tiene conto dei meriti del Filaret davanti alla Chiesa ortodossa ucraina? La Chiesa che lo ha deposto dal sacerdozio e poi anatematizzato? È difficile crederci, ovviamente, ma qui c'è uno screenshot.

screenshot del sito web pomisna.info

Il fatto che, secondo lo statuto della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", il "concilio locale" del 15 dicembre 2018, fosse assolutamente illegale, è scritto sopra. Ma se Filaret è così colpevole ai vostri occhi, e infatti ha annunciato che stava facendo uno scisma, staccandosi dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora perché non applica a lui quelle punizioni che sono enunciate nei sacri canoni?

Per esempio, il 14° canone del secondo Concilio di Costantinopoli parla direttamente di un caso simile: "Se un vescovo trova un pretesto per incolpare il suo metropolita e rompe la comunione con lui prima di una considerazione conciliare e non fa menzione del suo nome al divino sacramento, il concilio emette il seguente giudizio riguardo a questo vescovo: che venga deposto dopo che è stato esposto che presumibilmente si è ritirato dal suo metropolita e ha creato uno scisma".

Perché non deponete Filaret Denisenko? Lo sapete il perché – perché deponendolo confermerete il suo rovesciamento nel 1992 e tutte le successive punizioni canoniche a lui imposte. E come ha detto lo stesso "patriarca onorario": "Se io sono anatematizzato – allora Epifanij non è nemmeno un prete". Quindi, schivate il problema e inventate qualche sconosciuta regola "canonica" come l'espulsione dall'episcopato o, come nel caso di Filaret, la privazione di "diritti canonici e doveri legati all'amministrazione della diocesi".

Ancora una volta - c'è la deposizione, c'è la rassegnazione delle dimissioni, c'è a sospensione dal sacerdozio, c'è l'anatema – ma il diritto canonico ecclesiale non conosce una cosa come il licenziamento.

E che cosa offrite a Filaret? Nella Chiesa dioggi, a coloro che violano i canoni viene offerto il pentimento. Nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tuttavia, a una tale persona è offerto di "fare appello al Santo Sinodo per quanto riguarda la considerazione conciliare della sua futura posizione nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Di nuovo, gentiluomini del club della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", voi dimostrate che il concetto di "peccato" vi è sconosciuto. Se una persona, e specialmente un vescovo, ha peccato, deve pentirsi. E voi offrite a una persona, che considerate un "vescovo", per avere commesso uno scisma, cioè un peccato che, secondo l'insegnamento patristico, non è lavato via nemmeno con il sangue del martirio, non di pentirsi di questo peccato ma di fari domanda per ottenere un lavoro migliore nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ecco la vostra coscienza ecclesiale!

Post scriptum. Pensate davvero che Filaret, a 90 anni, si precipiterà dal giovane Epifanij con una lettera del genere?

Ristabilimento del "patriarcato" di Kiev

Ecco, infine, l'ultimo paragrafo dell'accattivante documento.

5. [Delibera di] Testimoniare che il pleroma della Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev, così come il pleroma della Chiesa ortodossa autocefala ucraina, secondo le loro decisioni dei Concili locali del 15 dicembre 2018 e del Concilio d'Unificazione del 15 dicembre 2018, si è riunito in un'unica Chiesa locale ortodossa, che è l'unica erede e successore storico, canonico e legale delle loro attività. Nessuna decisione, ordine o altro documento, emesso a nome della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev sotto il nome dei propri organi statutari dopo la registrazione legale della metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina) il 30 gennaio 2019 ha forza canonica e legale, ed è a priori invalido e non soggetto a esecuzione".

Di nuovo, voi, signori, membri del "sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", correte il rischio di fare una figura da fessi. Collegate l'invalidità di tutti gli ordini e i documenti della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" con la registrazione di un'entità legale che va sotto il nome di "Metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)". Ma il 18 giugno 2019, il tribunale amministrativo distrettuale di Kiev ha accettato il reclamo della Chiesa ortodossa ucraina sull'invalidità di tale registrazione. In termini puramente legali, la probabilità che il tribunale annulli la registrazione di questa "Metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)" è vicina al 100%. A meno che, naturalmente, non intervenga la politica.

Il tribunale sarà obbligato a cancellare la registrazione della "Metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)" almeno per il fatto che non esiste un tale nome in alcun documento costitutivo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": né nel Tomos né nello statuto. Si chiama "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o "Santa Chiesa dell'Ucraina". E nello statuto è chiamata solo "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

prima pagina dello statuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: pomisna.info

Non esiste alcuna "Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)"! Pertanto, il tribunale sarà obbligato a cancellare la registrazione. E quindi risulterà che tutti gli ordini di Filaret pubblicati su carta intestata della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" torneranno a essere validi.

In generale, la decisione del "santo sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" provoca solo risate amare e grande sorpresa. Quanto deve essere stato analfabeta e miope chi ha scritto questi testi! Quanto deve aver trascurato non solo i sacri canoni della Chiesa, ma anche quei documenti che "sostengono" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": il suo Tomos e il suo statuto.

Comunque, tutto questo è chiaro. Ciò che è basato su una bugia può solo far nascere un'altra bugia. I membri del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si stanno ancora più impegolando nelle loro decisioni e risoluzioni. Una bugia si sovrappone a un'altra e ne rende necesaria una terza. E così sarà, all'infinito. Questo è molto penoso da vedersi, ma è comprensibile. "Corona degli stolti è la loro stoltezza" (Pr 14, 24).

Ma c'è una cosa incomprensibile in tutto questo. Perché l'ex metropolita Simeon (Shostatskij) di Vinnitsa è ancora presente nel sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tra queste persone perdute? Non è ancora stufo di queste "carrube date da mangiare ai maiali" (Luca 15:16)? Non si è ancora ricordato "quanti servi di mio padre hanno cibo in abbondanza, e io sto qui a morire di fame!" (Luca 15:17)? Non gli manca la purezza, la luce e la grazia che aveva lasciato nella Chiesa ortodossa ucraina? Non è forse giunto per lui il momento di dire a se stesso: "Partirò e andrò da mio padre" (Luca 15:18)?

 
Valori occidentali: quelli del popolo o quelli delle élite?

Ieri, il 4 luglio, senza copertura giornalistica, o piuttosto censurato, dai media occidentali, papa Francesco ha incontrato il presidente Putin. Hanno parlato della feroce persecuzione della Chiesa in Ucraina, in Siria e dei numerosi casi di persecuzione dei cristiani in altri paesi, nonché della crisi in Venezuela e del sostegno alla vita familiare e ad altri valori cristiani ("tradizionali"). Papa Francesco ha bisogno del sostegno del presidente cristiano Putin e dell'aiuto russo nella lotta contro il secolarismo. Chiaramente non lo troverà nei leader anti-cristiani occidentali che odiano Cristo. Tutto questo è molto diverso rispetto a cinquant'anni fa. Allora la Chiesa in Russia aveva subito la più terribile persecuzione secolarista nella storia del mondo e i leader occidentali si presentavano ancora (anche se fingevano) come cristiani.

Abbiamo davvero fatto molta strada negli ultimi cinquant'anni. Nel luglio 1969 tre astronauti, leggendo la Bibbia, sbarcarono sulla Luna. Erano tutti maschi bianchi. Oggi non ci sarebbe la Bibbia, un astronauta dovrebbe essere nero, uno asiatico, due dovrebbero essere donne, uno disabile e uno (se non tutti e tre) LGBT. Altrimenti non avrebbero semplicemente il permesso di andare sulla Luna.

Leader e giornalisti occidentali continuano a decantare i valori occidentali; ma questi sono molto diversi da cinquanta anni fa. Oggi i "valori" occidentali includono milioni di omicidi di bambini ogni anno, la promozione aggressiva delle perversioni sessuali, spietate spoliazioni di beni e genocidi in paesi stranieri e la terrorizzazione del mondo non occidentale attraverso sanzioni illegali, specialmente contro Cina, Iran, Turchia, Siria e Russia. Il paganesimo romano è vivo e vegeto. L'élite del mondo metropolitano, che spazia dal clan Clinton ai commissari europei ai guerrafondai della NATO, al presidente Macron imposto dai banchieri Rothschild, ai giornalisti della BBC e della CNN ampiamente sovrappagati e ampiamente di parte, mostra il proprio totale disprezzo per il "popolo" nelle loro dichiarazioni apertamente ironiche sul "populismo".

Il mondo occidentale ha perso il suo orientamento perché ha rinunciato alle sue radici cristiane. Ha impostato la sua rotta su un corso chiaramente suicida. Come ogni casa che ha rinunciato alle sue fondamenta, crollerà. Questa sarà la fine della civiltà occidentale: fortunatamente, in Russia, la civiltà cristiana è sopravvissuta alla persecuzione dei valori occidentali e siamo pronti a sostenere l'Occidente e a convertirlo. Non è ancora tutto perduto.

 
Padre Sergej Sveshnikov: Il digiuno per i non monaci

Con la settimana che inizia, si chiude il tempo ordinario dell’anno liturgico, e ci incamminiamo verso la Grande Quaresima. Tempo buono per riflettere sul nostro digiuno. Padre Sergej Sveshnikov, in un raduno di giovani ortodossi tenuto nell’Oregon lo scorso dicembre, offre spunti preziosi per capire come il digiuno, nato come disciplina monastica, può essere ancora perfettamente proponibile a chi vive nel mondo, e anche nel mondo contemporaneo, con le sue paradossali facilitazioni e al tempo stesso i suoi impedimenti sociali a un digiuno tradizionale. Partendo da dati di assoluto buon senso e di rigore religioso e scientifico, ci invita a considerare quali sono i più importanti adattamenti culturali che dovremmo applicare al digiuno in casi di vere necessità fisiologiche (le gravidanze, l’età evolutiva, il periodo degli studi, i lavori più impegnativi), e dove invece faremmo meglio a non volere a tutti i costi applicare le dispense storicamente concesse dalla tradizione ecclesiastica in situazioni oggettivamente diverse dalle nostre (per esempio, i viaggi). Il testo di Padre Sergej è veramente utile a molti livelli, e anche chi si è interrogato per molti anni sul senso del digiuno vi troverà approfondimenti interessanti: lo presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
L'arcivescovo Elpidophoros d'America, o la fine di tutte le illusioni sul Fanar

L'autore di questa analisi dell'attuale minaccia che incombe sull'Ortodossia mondiale, Arkadij Maler, è uno studioso e insegnante di filosofia specializzato in filosofia religiosa russa. È membro della Commissione biblico-teologica sinodale della presenza inter-conciliare del patriarcato di Mosca e fondatore del "Club bizantino" di Mosca. Maler è autore di quattro libri religioso-filosofici, che includono il tema di Costantino il Grande e la missione spirituale della Russia.

l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis)

Non è passato mezzo anno dalla formazione da parte del Patriarcato di Costantinopoli di una finta chiesa raffazzonata e politicamente strategica in Ucraina sotto l'abbreviazione deliberatamente ridicola eppure ufficiale di COULU, [1] che i suoi partecipanti principali hanno già prevedibilmente iniziato a fare scismi, e per di più così rapidamente che questo scisma all'interno di uno scisma ha regolari aggiornamenti nei feed di notizie in tempo reale. Ma mentre questi processi tragicomici si sviluppano a Kiev, nel Patriarcato di Costantinopoli si è svolto un evento molto importante, che promette conseguenze molto gravi a lungo termine: è stato intronizzato come arcivescovo di tutte le parrocchie greche negli Stati Uniti l'attivo sostenitore di un potere illimitato per il Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita Elpidophoros (Lambriniadis, nato nel 1967, precedentemente metropolita di Bursa), che ha ricevuto anche il titolo di "Esarca degli Oceani Atlantico e Pacifico" (nella tradizione greca un arcivescovo è superiore di rango a un metropolita).

Ricordiamo ai nostri lettori che dal momento della caduta di Bisanzio la residenza del patriarcato di Costantinopoli è stata situata nel quartiere di Istanbul chiamato Fanar, fondamentalmente un ghetto religioso-etnico che corrisponde al numero piccolo e in via di estinzione dei suoi parrocchiani nella stessa Turchia. Dopo la formazione della Chiesa ortodossa di Grecia nel XIX secolo, il territorio canonico del Patriarcato di Costantinopoli oltre i confini della Turchia è notevolmente diminuito, conservando solo le regioni settentrionali della Grecia e la maggior parte delle isole greche nel Mar Egeo. Perciò nel XX secolo il Fanar ha sviluppato gradualmente una nuova ideologia politico-religiosa di un curioso "papismo di Costantinopoli", secondo cui i greci di tutto il mondo devono automaticamente sottomettersi solo al Patriarcato di Costantinopoli; inoltre, tutti i paesi e le terre del mondo che non appartengono al territorio canonico di altre Chiese ortodosse locali appartengono anche automaticamente al Fanar. Ma ora nel XXI secolo queste ambizioni sono apparentemente troppo limitate per i sostenitori dell'espansionismo del Fanar, che stanno spingendo una nuova teoria su come il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto di revocare le autocefalie che una volta aveva concesso e stabilirne di nuove sui territori di altre Chiese – come hanno fatto il 5 gennaio di quest'anno, quando il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha firmato un tomos di autocefalia per quella stessa COULU. Certamente, queste politiche nel Fanar sono una diretta violazione del diritto canonico elementare, e non una sola Chiesa ortodossa locale ha riconosciuto tale "autocefalia ucraina", mentre la Chiesa ortodossa russa ha interrotto la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli; e non c'è alcun segno della sua restaurazione in vista.

In questa situazione, la nomina del metropolita Elpidophoros a capo dell'arcivescovado americano conferma definitivamente che il Fanar non ha intenzione di invertire il suo corso ideologico. Il fatto è che la diaspora greca di Stati Uniti e Canada, che comprende circa due milioni di persone, costituisce il principale collegio elettorale del Patriarcato di Costantinopoli, ed è la lobby dei fanarioti a Washington che fornisce ancora il patrocinio speciale dei politici americani al Fanar. Non c'è bisogno di sottolineare che la stretta cooperazione tra il Fanar e Washington non è stata messa in gioco dalla comune opposizione alla rinascita geopolitica della Russia e dal rafforzamento della Chiesa ortodossa russa a livello internazionale, e in questa intera truffa della "autocefalia ucraina" i funzionari americani hanno svolto un ruolo ovvio senza precedenti. E ora, in questo contesto politico, nominato alla cattedra americana c'è un uomo che non è solo un adepto dell'onnipotenza fanariota, ma il suo diretto ideologo, in effetti l'ideologo numero uno; e questo significa che quest'uomo è il pretendente più probabile al ruolo del futuro patriarca di Costantinopoli. In altre parole, mentre molti ortodossi su entrambi i lati dei confini canonici speravano piamente che il Fanar si dilettasse in fantasie papiste che presto sarebbero passate e la comunione eucaristica sarebbe stata presto ristabilita, in realtà queste speranze si sono rivelate vane. Se il patriarca Bartolomeo era solo l'ostinato realizzatore dell'ideologia del "papismo di Costantinopoli", allora il più probabile candidato alla sua posizione è l'ingegnere principale di tale ideologia.

Dal 2011, quando Elpidophoros è divenuto metropolita, è stato esteticamente molto impercettibile e sempre all'ombra del patriarca, occupando la modesta posizione di abate nel monastero sull'isola di Halki, dove si trovava la famosa accademia teologica chiusa dalle autorità turche nel 1971. Anche se è stato promesso molte volte, l'accademia non è mai stata restaurata e i suoi spaziosi edifici sono ancora vuoti, e questo non è sorprendente dato che la missione principale di Elpidophoros non era quella di sviluppare l'educazione accademica, ma di promuovere le pretese geopolitiche del Fanar. Proprio Elpidophoros è stato una figura chiave nella legalizzazione dello scisma ucraino del Patriarcato di Costantinopoli. Con l'avallo del patriarca Bartolomeo ha incontrato e condotto trattative nel corso di molti anni con i leader dello scisma ucraino, e nel momento politico più conveniente della presidenza russofoba di Poroshenko ha spinto il patriarca alla decisione fatale di stabilire una "autocefalia ucraina". Non è un caso che nel 2008, sotto il presidente Jushchenko, quando il patriarca Bartolomeo visitò a Kiev e molte persone si aspettavano che lo scisma ucraino fosse legalizzato in qualsiasi momento, Elpidophoros, allora a mala pena visibile, fu insignito della più alta onorificenza ucraina: l'Ordine di quinto grado del principe Jaroslav il Saggio; e il 4 aprile 2019, al completamento di questo progetto anti-canonico e anti-russo, il presidente Poroshenko ha assegnato al metropolita Elpidophoros il quarto grado dello stesso Ordine.

l'arcivescovo Elpidophoros e il patriarca Bartolomeo

Per coloro che hanno osservato le avventure politiche del metropolita Elpidophoros, la sua nomina alla cattedra americana era del tutto attesa e completamente prevedibile. Era lo stesso uomo che da tempo aveva fornito un collegamento regolare tra il Fanar, Washington e Kiev, ed era il candidato più probabile per questa posizione, che è fondamentalmente la seconda per importanza dopo il patriarca stesso. Basti ricordare che nel 1948 l'arcivescovo americano Athenagoras (Spyrou), che non aveva la cittadinanza turca e che era famoso per le sue idee ultra-ecumeniste, fu scelto come patriarca di Costantinopoli. Le autorità americane erano così interessate a vederlo insediato che, come è stato detto, fu trasferito a Istanbul da Washington con il jet personale di Harry Truman. Ma rispetto al patriarca Athenagoras l'attuale arcivescovo Elpidophoros ha un enorme vantaggio: non solo ha la cittadinanza turca, ma è anche nato e cresciuto a Istanbul e ha prestato servizio nell'esercito turco.

Se parliamo del contributo concettuale dell'arcivescovo Elpidophoros all'ideologia del "papismo di Costantinopoli", questo supera anche le fantasie più audaci dei suoi aderenti. È stato Elpidophoros a scrivere la risposta ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli alla "Posizione sul problema del primato nella Chiesa ecumenica", accettata il 25 dicembre 2013 dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa. La risposta del metropolita Elpidophoros è stata pubblicata il 7 gennaio 2014, il giorno della Natività di Cristo secondo il calendario giuliano, ed era intitolata appassionatamente e in modo significativo, "Primo senza pari". Questo è l'esempio più chiaro delle nuove eresie ecclesiologiche che sono sorte nel nostro tempo.

Come dovrebbe essere ben noto a qualsiasi parrocchiano ortodosso, tutte le Chiese ortodosse canoniche locali del mondo, che sono quattordici, sono fondamentalmente uguali tra loro, e hanno il diritto di concedere l'autocefalia alle loro parti, e di aprire parrocchie e diocesi su territori liberi da altre Chiese. Ma se un territorio è all'interno dei confini canonici di qualsiasi Chiesa locale, nessun'altra Chiesa ha il diritto di invadere quel territorio senza il permesso delle autorità ecclesiastiche di quel territorio. Lo status di patriarcato di Costantinopoli come "primo fra pari" (primus inter paribus) ha un carattere puramente formale e non gli conferisce alcuna reale superiorità rispetto alle altre Chiese. Questo status elevato si basa esclusivamente sul fatto che durante il periodo dell'Impero bizantino, il Patriarcato di Costantinopoli era situato nella capitale imperiale e aveva maggiori possibilità di influenzare la politica religiosa degli imperatori bizantini. Ma quell'impero è caduto 566 anni fa, e il Patriarcato di Costantinopoli non ha avuto alcuna delle funzioni di una capitale per lungo tempo, se non nel quadro della stessa Turchia. Se questo status formale ha un qualche significato, sarebbe solo per il fatto che il patriarcato è al primo posto in ordine di commemorazione delle Chiese locali canoniche, in quelli che sono chiamati i dittici, che sono necessari nei servizi divini quando si prega per i primati di tutte le Chiese canoniche. Ricorderò anche al lettore che in connessione con la rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli a Mosca, il nome del patriarca Bartolomeo non è menzionato nella Chiesa russa, e la lista dei primati ortodossi inizia con il successivo patriarca dopo di lui, Teodoro d'Alessandria.

Tuttavia, per gli ideologi dell'onnipotenza del Fanar il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto di fare praticamente qualsiasi cosa; ma se in passato hanno tentato di basare la loro autorità su una spiegazione altamente creativa dei canoni, nel 2014 il metropolita Elpidophoros si è spinto ancora più oltre e ha deciso di tracciare un'analogia diretta tra la posizione del Patriarcato di Costantinopoli e Dio Padre stesso! Inizia il suo costrutto teorico con il seguente ragionamento:

Per un lungo periodo nella storia della Chiesa, il primo ierarca è stato il vescovo di Roma. Dopo la rottura della comunione eucaristica con Roma, canonicamente il primo ierarca della Chiesa ortodossa è l'arcivescovo di Costantinopoli. Nel caso dell'arcivescovo di Costantinopoli, osserviamo la singolare coincidenza di tutti e tre i livelli del primato, vale a dire quello locale (come arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma), quello regionale (come patriarca) e quello universale o mondiale (come patriarca ecumenico). Questo triplice primato si traduce in privilegi specifici, come il diritto d'appello e il diritto di concedere o revocare l'autocefalia...

Non vi è alcuna connessione logica in questo ragionamento, perché il patriarca di Costantinopoli, proprio come il papa romano nei tempi prima dello scisma, era il vescovo canonico solo della propria città e primo ierarca solo della sua Chiesa locale, "regionale". Se attribuiamo al patriarca di Costantinopoli quei privilegi d'autorità universale che il papa romano attribuiva a se stesso a suo tempo, allora perché non abbiamo riconosciuto il papismo romano in quel tempo? Vale la pena notare che qui sorgono molte domande semplici e logiche, ma l'arcivescovo Elpidophoros, appena nominato, non solo non si preoccupa di argomentare canonicamente la sua posizione, ma si addentra perfino in una discussione arbitraria sulla divina Trinità, insistendo direttamente sul fatto che il primato del patriarca di Costantinopoli è analogo nella Chiesa universale al primato di Dio Padre nella santa Trinità.

Notiamo che questa innovazione dogmatica, non ancora fissata sul piano sinodale, appartiene a un altro ideologo del "papismo di Costantinopoli": il teologo e filosofo metropolita Ioannis (Zizioulas), che a mio avviso ha screditato la filosofia del personalismo ortodosso e della sintesi neo-patristica con il suo ragionamento artificioso e arbitrario. Sfortunatamente, il concetto strano (per dirla in modo mite) e (in senso stretto) eretico del metropolita Ioannis (Zizioulas) è stato sostenuto dai partecipanti a una sessione di dialogo teologico ortodosso-cattolico a Ravenna nel 2006, contro la posizione della Chiesa russa, rappresentata dal metropolita Ilarion (Alfeev). Dopo la pubblicazione del documento conclusivo della convenzione di Ravenna, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha ufficialmente respinto le sue risoluzioni.

Basando le sue conclusioni sul documento di Ravenna, il metropolita Elpidophoros dice:

La Chiesa ha sempre e sistematicamente compreso la persona del Padre come la prima ("la monarchia del Padre") nella comunione delle persone della Santa Trinità. Se dovessimo seguire la logica del testo del Sinodo russo, dovremmo anche affermare che Dio Padre non è egli stesso la causa senza inizio della divinità della paternità... ma diventa un destinatario del suo "primato" . Da dove? Dalle altre Persone della Santissima Trinità? ...È possibile che il Figlio o lo Spirito Santo "preceda" il Padre?

E più in basso arriva la conclusione ecclesiologica:

Il primato dell'arcivescovo di Costantinopoli non ha nulla a che fare con i dittici, che, come abbiamo già detto, esprimono semplicemente questo rango gerarchico... Se parleremo della fonte di un primato, allora la fonte del primato è proprio la persona dell'arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno "tra pari", ma come arcivescovo di Costantinopoli è primo ierarca senza eguali (primus sine paribus).

Non possiamo fare a meno di notare che questo ragionamento è assolutamente assurdo sia di fatto che nell'essenza. In realtà, nel documento sinodale della Chiesa russa non si afferma in nessun luogo - né si può affermare – che la causa della divinità e paternità di Dio Padre è il Figlio e lo Spirito Santo. Al contrario, è confermato che è incorretto comparare i ruoli di un vescovo primario nella Chiesa universale con la posizione occupata da Dio Padre nella divina Trinità. Tale confronto porta non solo a una distorta comprensione della triadologia ortodossa, introducendo nell'insegnamento sulla Trinità un subordinazionismo eretico (l'idea che il Figlio e lo Spirito siano subordinati a Dio Padre), ma anche a una concezione distorta dell'ordine ecclesiastico, cioè quella propagata dal metropolita Elpidophoros. Essenzialmente, la persona di un vescovo o patriarca è la persona di un essere umano creato e mortale, che riceve i suoi poteri gerarchici dalla Chiesa, che è stata fondata ed è guidata da Dio la Trinità. Il vescovo o il patriarca stesso non può mai, in nessun modo, essere la "fonte senza inizio" del proprio potere; non rimane che il suo portatore, e questa autorità gli può essere portata via dalla decisione della Chiesa stessa. Se l'episcopato della Chiesa di Costantinopoli non è d'accordo con questo, allora è già nell'eresia, e non solo eresia ecclesiologica ma anche antropologica e triadologica. Non ci può essere distorsione della fede ortodossa peggiore di tale eresia.

A quali risultati pratici porta quest'idea della Trinità e del potere mistico del Patriarcato di Costantinopoli? Proprio agli stessi che l'attuale arcivescovo americano ha espresso nella sua scandalosa risposta alla Chiesa russa. Quindi, si scopre che il patriarca di Costantinopoli, in quanto fonte di autorità ecclesiastica per tutta la pienezza dell'Ortodossia universale, ha il diritto di accettare appelli da qualsiasi Chiesa locale, e nella sua capacità unica, concedere, e, cosa ancor più interessante, revocare (!) autocefalie precedentemente concesse. E tutte queste non sono solo teorie astratte di singoli fantasisti di rango ecclesiastico, ma istruzioni dirette per l'azione. Dopotutto, il Fanar ora applica questa stessa politica alla Chiesa russa nel caso dello scisma ucraino, e alla Chiesa serba nel caso dello scisma macedone. [2]

Per timore che nessuno dubiti della serietà di queste intenzioni, la risposta del metropolita Elpidophoros è stata pubblicata sul sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli, [3] ed esprime quindi la sua "linea generale". Sono passati cinque anni dal momento della sua pubblicazione e il 6 gennaio 2019, alla vigilia della Natività di Cristo, il Patriarca Bartolomeo ha messo in atto i "diritti" formulati dal metropolita Elpidophoros concedendo autocefalia agli scismatici ucraini. Per inciso, ancor prima di questa decisione, il patriarca di Costantinopoli ha esercitato un altro dei suoi "diritti" accettando in comunione eucaristica il leader dello scisma ucraino che era stato scomunicato dalla Chiesa e "restaurando" altri scismatici al loro grado episcopale.

Infatti, nel corso della storia della COULU, il oatriarca Bartolomeo ha agito come "primo senza pari", non solo senza il sostegno di altre Chiese ortodosse locali, ma anche ignorando manifestamente la posizione espressa con precisione da quelli che sono chiaramente opposti alla legalizzazione dello scisma ucraino.

La questione di come la Chiesa ortodossa dovrebbe concedere l'autocefalia in futuro è stata discussa in seno alla Commissione per la preparazione del Concilio pan-ortodosso nel corso di diversi decenni. Il risultato è stato la produzione di una bozza di documento, secondo la quale la concessione di una nuova autocefalia presuppone il riconoscimento unificato da parte di tutte le Chiese ortodosse locali generalmente accettate, e un tomo di autocefalia deve essere firmato dai loro primati nell'ordine dei dittici. Il testo principale di questo documento è stato concordato, ma non è stati stati in grado di concordare su come dovrebbero essere disposte le firme dei primati. Il Fanar insisteva affinché la firma del Patriarca di Costantinopoli fosse accompagnata dalla parola "risolve", mentre le firme di tutti gli altri primati dovrebbero avere una parola diversa accanto a loro, che potrebbe essere tradotta come "si uniscono alla risoluzione". Certe altre Chiese, legittimamente, non erano affatto d'accordo con la proposta dei fanarioti, che ovviamente confermerebbe ufficialmente il primato del patriarca di Costantinopoli – e di conseguenza la questione è rimasta sospesa nell'aria.

Ora il patriarca Bartolomeo ritiene che tutti gli accordi raggiunti siano "come se non fossero mai stati". Secondo la nuova, ancora più radicale teoria del papismo del Fanar, così chiaramente formulata dal metropolita Elpidophoros, il patriarca di Costantinopoli ha il diritto di concedere unilateralmente un'autocefalia proprio perché lui, come Dio il Padre nella Trinità, è la fonte singolare di potere nella Chiesa universale e quindi nessun concilio o citazione della Scrittura e della Tradizione può limitare le sue ambizioni. Dobbiamo notare che tali affermazioni stanno comparendo ora per la prima volta dallo scisma cattolico romano, e molti ortodossi in tutto il mondo semplicemente non riescono a immaginare come reagire ad esse, inoltre non vogliono nemmeno credere che tutto questo sia accadendo pur con il minimo brandello di serietà. Ma tutte le azioni del Fanar in Ucraina e quindi la nomina del principale ideologo del "papismo di Costantinopoli" alla cattedra chiave dell'America mostrano inequivocabilmente che il Patriarcato di Costantinopoli ha in tutta serietà concepito se stesso come l'unica e assoluta autorità in tutto il mondo ortodosso – è un problema a lungo termine, e non c'è alcuna speranza che questa situazione si corregga da sola, né può esserci.

Pertanto, non c'è nulla di più pericoloso, per lo sviluppo di proficue relazioni inter-ecclesiali e dell' unità con la Chiesa ortodossa russa, che sperare ingenuamente che tutto questo in qualche modo si corregga e si calmi da solo, che l'intera faccenda sia solo la mentalità del patriarca Bartolomeo e alcune relazioni personali tra i politici della Chiesa. In realtà, non avremo altri Fanar nel prevedibile futuro storico, e il Patriarcato di Costantinopoli rimarrà la fonte di una continua destabilizzazione nel mondo ortodosso, forzando su tutti gli altri le sue ambizioni e le sue innovazioni teologiche arbitrarie. Capire questo fatto oggettivo senza illusioni o autoinganni è una precondizione minima per reagire in modo adeguato ed efficace a queste sfide.

Note

[1] Altrove abbreviato in CODU, "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". COULU sta per "Chiesa ortodossa ucraina locale unita ". L'acronimo in russo e ucraino, in cui sarebbe pronunciato "EPUPTS" ("ЕПУПЦ"), suona stupido in quelle lingue così come in italiano.

[2] Si veda tuttavia questo sviluppo, che ha avuto luogo dopo la pubblicazione del testo originale di questo articolo. Certo, il patriarca Bartolomeo aveva fatto una dichiarazione simile riguardo agli scismatici ucraini in precedenza, riconoscendo l'anatema contro Filaret, ma poi in completa contraddizione con le sue stesse parole ha fatto ciò che ora vediamo in Ucraina, quindi nessuno può essere del tutto sicuro che non farà la stessa cosa in Macedonia, avendone un'opportunità.

[3] Il testo può essere trovato qui.

 
La Brexit e il tracollo di Rue Daru: come la politica stranamente rispecchia la vita della Chiesa

La Brexit e gli Stati Uniti

Per quasi cinquant'anni è stato praticamente impossibile trovare un impiego nel servizio diplomatico britannico per chi fosse contrario al Mercato Comune (in seguito chiamato Comunità Economica Europea, poi Comunità Europea e infine Unione Europea). Quando l'Establishment alieno del Regno Unito ha voltato le spalle al popolo inglese e al mondo di lingua inglese e infine ha aderito all'allora Mercato Comune il 1 gennaio 1973, l'Irlanda e la Danimarca, le cui economie dipendevano da quella del Regno Unito, furono anch'esse costrette a unirsi al Mercato Comune con riluttanza. Oggi viviamo in un mondo diverso. Quando un diplomatico dell'Establihment britannico di scarse capacità diplomatiche (per non dire inetto e stupido) a Washington insulta il presidente degli Stati Uniti, dovrebbe licenziarsi da solo. Il mondo è cambiato. La Gran Bretagna si è rivolta agli Stati Uniti e i decrepiti vecchi diplomatici pro-Unione Europea si sentono perduti. Non hanno visto come si è trasformata la marea negli ultimi dieci anni. Questo è un cambio di marea ma anche un ritorno al passato; il flusso europeo è diminuito.

Il Regno Unito sta per avere un primo ministro che è nato a New York e fino a poco tempo fa era un cittadino statunitense. Sfumatura di Churchill, che era per metà americano? Il Regno Unito sta per sciogliersi, mentre l'Irlanda del Nord, puramente artificiale, ritorna finalmente a casa per formare il sogno da lungo tempo dell'Irlanda Unita. Per quanto riguarda la Scozia, inevitabilmente riacquisterà la sua indipendenza dopo oltre 300 anni, lasciando al Galles il compito di diventare indipendente. Per quanto riguarda l'Inghilterra, ridotta in schiavitù dalla classe medio-alta della Britannia normanna da quasi 1.000 anni, ma anche l'ottava economia più grande del mondo, sta per abbandonare l'Europa continentale dopo il disastroso flirt cinquantennale dell'Establishment con l'Unione Europea e il ritorno a se stessa. E che fine farà l'Europa continentale? Tornerà inevitabilmente all'Eurasia, da cui è uscita. Si troverà sempre più sotto l'influenza della Federazione Russa (dietro alla quale c'è la Cina), una Russia che è anche europea.

Le due parti della Chiesa ortodossa russa

Tutti questi eventi presenti sono stati predetti dagli eventi nella Chiesa ortodossa russa. Qui un vescovo americano dagli Stati Uniti è stato nominato dalla Chiesa russa di New York in Gran Bretagna e in Irlanda per sostituire un vescovo dell'Europa continentale: è una Brexit ecclesiale. E così un'intera diocesi è rinata sotto la saggia direzione del metropolita canadese Hilarion di New York. È chiaro che il futuro della Chiesa ortodossa russa è qui con la ROCOR di New York, che negli ultimi dodici anni, da quando Mosca e la ROCOR si sono riconciliati nel 2007, è diventata una Chiesa russo-americana, la Chiesa del mondo di lingua inglese e dei paesi del "cortile" degli Stati Uniti, come Canada, Messico, Costa Rica, Haiti, altri paesi dell'America Latina, i paesi dell'Oceania e ora anche la Gran Bretagna e presto anche l'Irlanda.

Nel frattempo, nell'Europa continentale, alla fine del 2018, la Chiesa ortodossa russa di Mosca ha istituito un Esarcato, con sede a Parigi, e solo lo scorso mercoledì ha aperto un'altra nuova parrocchia, questa volta nelle isole Faroe. (Eurasiatica e volta nella sua essenza a Oriente e a Occidente, la Chiesa ha anche aggiunto nove nuove parrocchie al suo esarcato dell'Asia sud-orientale, una in Myanmar, due in Vietnam, due in Corea del Sud e quattro nelle Filippine). Già con circa 200 parrocchie, l'esarca ortodosso russo, dipendente da Mosca, con i suoi sei vescovi nell'Europa occidentale continentale, si sta espandendo con i preti di Rue Daru (come l'anziano padre Jean Gueit) e le parrocchie di Rue Daru che si uniscono a loro, mentre lasciano la nave di Rue Daru che affonda. Qui non c'è nulla di nuovo: questo processo è già in corso da trent'anni. Nei prossimi mesi ci saranno molti altri nuovi arrivi, o ritorni.

Questo minuscolo gruppo, irrimediabilmente diviso, con la parte "liberale" che insulta il proprio singolo vescovo nella vera intollerante tradizione anti-episcopale di Rue Daru, deve scegliere: essere fedele alla Tradizione russa, a cui era solito rivendicare di appartenere, oppure aderire alla "tradizione euroliberale" di Costantinopoli, che l'istituto Saint Serge e il convento di Bussy hanno già scelto. Tale percorso suicida e scismatico è per coloro che non hanno una tradizione, cosa tipica dell'Unione Europea ugualmente suicida, che ha abbandonato la Tradizione cristiana e quindi non ha tradizioni. Coloro che scelgono la tradizione russa vivranno e prospereranno. E questo vale pure per l'Europa continentale, anche in altri sensi. La scelta è diventata chiara: o tornare alle proprie radici cristiane o diventare un'irrilevante e schizofrenica isola secolarista/musulmana. La nave dell'Unione Europea, come la nave di Rue Daru, sta affondando: smettetela di riorganizzare le sdraio sul ponte del Titanic, è troppo tardi.

 
Intronizzato il nuovo arcivescovo di Praga
Sabato 1 febbraio l'arcivescovo Jáchym (Hrdý) è stato intronizzato presso la cattedrale dei santi Cirillo e Metodio a Praga. Assieme all'episcopato della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia hanno concelebrato il metropolita Feodosij di Tambov e l'arcivescovo Feodor di Mukachevo (Rus' Carpatica).
 
 
 
Il nuovo arcivescovo è stato tonsurato monaco alla Lavra della Trinità e di san Sergio, e ha fatto parte della fraternità della Lavra per diversi anni prima di rientrare a servire la sua Chiesa nativa in Moravia. Cliccate qui per una parte del video dell'intronizzazione.
 
 
La “coscienza sporca” dell’ex metropolita Aleksandr (Drabinko)

il metropolita Aleksandr (Drabinko) sospeso dal sacerdozio. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Se un cristiano è indignato che una Chiesa locale faccia appelli per la protezione di un'altra Chiesa locale dalla violenza – in che stato è tale cristiano?

La Chiesa ortodossa di Cipro ha iniziato a raccogliere firme in difesa dei diritti della Chiesa ortodossa ucraina da presentare in una causa alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Lo ha annunciato il 25 giugno 2019, alla Lavra delle Grotte di Kiev, il metropolita Isaia di Tamassos nel suo discorso al presidente, al governo e al parlamento ucraino al termine delle celebrazioni dell'onomastico di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

Il 27 giugno, l'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko) ha pubblicato sulla sua pagina Facebook due post, in cui ha definito la dichiarazione del vescovo cipriota "un'altra provocazione".

"Immagino che cosa direbbero i ciprioti farebbero se un vescovo ucraino facesse un appello per le pretese dei musulmani a Cipro! E ancora di più, facendo un appello in tal senso alle autorità di Cipro! Che provocazione!!!" ha scritto in uno dei post.

Proprio quel giorno, vladyka ha pubblicato un altro post sullo stesso problema, in cui, tra l'altro, ha detto: "Se i ciprioti raccolgono voti in Europa e probabilmente questi avranno un significato (pubblico-teorico), allora perché gli ucraini non possono prendere una decisione in un referendum su quale Chiesa dovrebbe esistere in Ucraina: il Patriarcato di Mosca o la Chiesa ortodossa dell'Ucraina? La politica dei doppi standard è sorprendente! <...> Dov'è il nostro ministero degli Esteri e la sua reazione?"

Subito dopo la pubblicazione, l'ex metropolita ha cancellato entrambi i messaggi dalla sua pagina. Ma le videate non si possono bruciare. Una volta che dici qualcosa, infatti, questo non può essere cancellato in chi ti ha udito. L'osservazione era già stata fatta e non è seguita alcuna scusa o chiarimento.

Proviamo ad analizzare questi testi scritti dal metropolita sospeso dal sacerdozio.

La prima cosa che attira l'attenzione del tour è un'insolita durezza delle dichiarazioni del "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in relazione a una Chiesa antica e autorevole, dalla quale, tra l'altro, la nuova struttura religiosa dell'Ucraina si aspetta il riconoscimento.

D'altra parte, se un membro della Chiesa ortodossa sente di avere ragione, ha tutto il diritto di accusare d'illegalità un suo fratello. Che tipo di iniquità ha commesso il metropolita Isaia?

Dunque, l'ex-metropolita Aleksandr critica il vescovo della Chiesa cipriota per il fatto che si è dato da fare per difendere i credenti della Chiesa ortodossa ucraina i cui luoghi di culto sono occupati dai razziatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Drabinko paragona i credenti della Chiesa ortodossa ucraina (proprio quelli di cui è stato pastore sin di recente) ai musulmani di Cipro. Ebbene, il confronto è effettivamente valido! Fondata al cosiddetto "concilio d'unificazione", la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che sequestra i luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, è lontana dalla Chiesa ortodossa quanto l'islam.

In questo, vladyka Aleksandr ha ragione. Ma sotto tutti gli altri aspetti, stravolge la logica e mostra l'esempio di quei doppi standard che egli critica nel suo post.

Quando la Chiesa di Costantinopoli è veramente – e rozzamente|! – intervenuta negli affari ecclesiastici interni in Ucraina, vladyka Aleksandr ha applaudito il patriarca Bartolomeo, dicendo che stava servendo il ministero della pace e dell'amore. Per il metropolita, la posizione della Chiesa ortodossa ucraina e della Chiesa ortodossa russa, che era chiaramente espressa in documenti ufficiali, non aveva importanza. Non ne aveva nemmeno la scelta dei laici della Chiesa ortodossa ucraina, che avevano inviato al patriarca Bartolomeo una richiesta scritta di non interferire nei loro affari ecclesiali.

L'ex metropolita ha riconosciuto le azioni illegali del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina, anche se queste azioni hanno portato all'Ucraina non solo alle turbolenze ecclesiali, ma anche sofferenza, dolore e lacrime tra la gente comune. Ora, quando una Chiesa locale vuole solo fermare i sequestri dei luoghi di culto di un'altra Chiesa locale attraverso procedimenti legali, lui questo lo chiama una provocazione.

Ancora una volta, un metropolita, un monaco, che la Chiesa ha posto al vertice del servizio del predicatore, non nota le ovvie sofferenze morali, e spesso fisiche, dei suoi fratelli ortodossi – ucraini, cittadini dello stato che l'ex metropolita rispetta così tanto.

È difficile valutare lo stato spirituale di una persona che è ancora considerata un vescovo canonico della Chiesa. Tuttavia, difficilmente è possibile considerare tale cinica indifferenza nei confronti degli estranei, per non parlare dei compagni di fede, come normale per un vescovo. Dopotutto, anche i non credenti sono a volte inorriditi da ciò che sta accadendo oggi nella vita ecclesiale in Ucraina.

Gli appelli emotivi dell'attuale "metropolita" agli organi statali dell'Ucraina sono particolarmente sorprendenti in questo contesto: "Dove stanno guardando le nostre strutture governative? <...> Dove sono il nostro Ministero degli esteri e la sua reazione? La Chiesa ucraina è separata dallo stato, ma a quanto sembra non lo è in Europa? Chi stanzia i soldi per raccogliere le firme?"

E non è nemmeno il fatto che l'ex-metropolita sia abbastanza duro da rimproverare i "presuntuosi ciprioti". Il problema è nell'assolutamente incredibile carattere anti-ecclesiale della sua mentalità.

Il metropolita Isaia di Tamassos, facendo la sua dichiarazione in sostegno ai credenti sofferenti della Chiesa ortodossa ucraina, a cui sono state sottratte le chiese, ha argomentato nel modo seguente: "Alziamo la voce e allo stesso tempo esprimiamo protesta insieme alla voce di milioni di ortodossi intorno al mondo, che condividono la nostra tristezza – ucraini, europei, greci, ciprioti, arabi, serbi, polacchi, cechi, slovacchi, bulgari, romeni, americani, russi, georgiani, albanesi e molti altri. Perché siamo tutti membri dell'unico Corpo di Cristo nostro Signore. E quando un membro del corpo soffre, tutti i membri di questo corpo sentono dolore".

Quindi, la Chiesa nel mondo è una – noi tutti ne siamo membri. Membri greci, ciprioti, romeni, russi, ucraini, ecc. – tutti membri dell'unica Chiesa, un solo corpo di Cristo. Di conseguenza, gli ucraini perseguitati, così come il metropolita Isaia, sono membri della Chiesa UNA. L'apostolo Paolo scrive: "Poiché come ognuno di noi ha un solo corpo con molte membra, e queste membra non hanno tutte la stessa funzione, così in Cristo noi, sebbene molti, siamo uno". (Rm 12, 4-5).

Cosa ha fatto il metropolita sospeso Aleksandr? Si è indignato dal fatto che un vescovo della Chiesa di Cipro "interferisca" negli affari della Chiesa ucraina per lui presunta "estranea", secondo Drabinko. E qui il problema principale non è nemmeno nelle qualità morali dell'ex-metropolita, che considera la violenza contro i credenti della Chiesa ortodossa ucraina come cosa normale. Ecco piuttosto la tragedia di un uomo che è salito al rango di metropolita ma non ha capito che la natura della Chiesa e dello stato politico non è affatto identica, la tragedia di un "vescovo" che comprende letteralmente lo slogan: "Per uno stato indipendente – una Chiesa indipendente!", Una persona che crede che la Chiesa sia una struttura isolata identica allo stato, separata dalla pienezza dell'Ortodossia.

Se seguiamo una tale logica dell'ex metropolita, allora, così come cambia la mappa politica del mondo, deve cambiare la composizione della Chiesa universale, sia quantitativamente che a livello nazionale. Se portiamo questa idea alla conclusione logica, allora il numero delle Chiese locali dovrebbe corrispondere al numero di stati nel mondo – cioè circa duecento. Ogni nazione dovrebbe avere il suo stato e ogni stato – la sua chiesa. E gli organi statali di ogni stato dovrebbero vigilare con decisione affinché le Chiese "straniere" non interferiscano negli affari delle "loro" e nel caso di tale intervento presentino proteste risolute.

Questa logica corrisponde al pensiero di un vescovo cristiano? La domanda forse è retorica.

Tuttavia, la reazione negativa ed emotiva dell'ex metropolita Aleksandr alla prontezza della Chiesa di Cipro di fare appello alla Corte Europea in aiuto alla Chiesa ortodossa ucraina è davvero sorprendente. Dopotutto, lui stesso ha recentemente intentato una causa contro sua Beatitudine il metropolita Onufrij e i membri del Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, vedendo nei documenti ufficiali della Chiesa un insulto alla sua personalità! "Dovrebbero essere responsabili per le calunnie in tribunale, e non sulle pagine Internet", ha commentato il vescovo offeso.

Si scopre che quando vengono avviate azioni legali per fermare la violenza, questa è una provocazione. E la sua citazione in tribunale dell'anziano metropolita, che lo ha sopportato e compatito, risulta essere una risposta causata da una calunnia. Cosa è successo alla coscienza di vladyka Aleksandr? È ancora viva?

Ciò che i ciprioti hanno visto in Ucraina ha causato loro uno shock e il desiderio di aiutare le sofferenze, ma il famigerato ex metropolita ha la certezza che i sequestri dei luoghi di culto siano cose normali.

"L'empio si rende esecrabile e porta vergogna su se stesso" (Proverbi 13:5), dice la Sacra Scrittura. Vergogna non solo con le azioni, ma anche con le parole, possiamo aggiungere. Con le sue pubblicazioni e le sue azioni, l'odioso vescovo ha dimostrato ancora una volta la correttezza della decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, che ha sospeso il metropolita Aleksandr dal sacerdozio fino al suo pentimento. In effetti, una persona in uno stato così confuso non può essere un prete e un metropolita.

Vale la pena dire che questo non è solo il caso di Drabinko. Analizzando il suo modo di fare, si possono trarre conclusioni globali sulla compromissione del pensiero nell'ambiente scismatico. Dopo tutto, Aleksandr ha iniziato bene ed è stato uno dei preferiti del defunto metropolita Vladimir. A suo tempo, ha anche scritto studi anti-scismatici, come "L'Ortodossia nell'Ucraina post-totalitaria (pietre miliari storiche)" e in particolare "Perché i gruppi scismatici in Ucraina sono chiamati non canonici". Ma, mentre comunicava con dissidenti e sostenitori dell'autocefalia, ha iniziato a cambiare. Potete già vedere i frutti di questo cambiamento.

La Chiesa è saggia. E non è per niente che infligge una punizione molto severa per una caduta nello scisma. I santi Padri hanno capito come lo scisma offuschi il cuore dell'uomo, mentre non lo capisce il tempo presente in cui i teologi liberali stanno tentando di annullare la nozione stessa di scisma legalizzandolo.

Che Dio conceda il pentimento a tutti coloro che sono caduti nello scisma, così che alla fine ritornino alla loro madre spirituale - la Chiesa.

 
Cosa dovrebbe aspettarsi la Chiesa dal nuovo parlamento dell'Ucraina

il partito del nuovo presidente ha ricevuto la maggior parte dei voti nella Verkhovna Rada. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

In che modo i cambiamenti nel potere dell'Olimpo possono influire sulla Chiesa ortodossa ucraina?

Domenica 21 luglio 2019 si sono svolte le elezioni anticipate alla Verkhovna Rada in Ucraina. Secondo i dati, il partito "Servo del popolo" del presidente Vladimir Zelenskij ha ricevuto più della metà dei mandati e sarà in grado di formare un governo in modo indipendente e nominare i suoi candidati a tutti i posti chiave nel paese.

Lo stesso Vladimir Zelenskij è salito al potere con lo slogan di un radicale rinnovamento di tutte le sfere della vita nello stato. Ora controlla i rami esecutivo e legislativo del potere. In che modo i cambiamenti nel potere dell'Olimpo possono influire sulla Chiesa ortodossa ucraina?

La società ucraina, sia alle elezioni presidenziali che alle attuali elezioni parlamentari, ha dichiarato un "no" decisivo a tutte le politiche del governo precedente. Petro Poroshenko ha perso con Vladimir Zelenskij ottenendo un terzo dei suoi voti (Poroshenko – 24,46%, Zelenskij – 73,23%). I risultati delle elezioni alla Verkhovna Rada dopo l'elaborazione del 93,56% delle schede sono i seguenti:

tabella online del risultato della votazione. Foto: strana.ua

Il partito "Servo del popolo" ottiene il 43,14% dei voti, mentre il partito "Solidarietà europea" di Poroshenko – solo l'8,18%.

Ricordiamo che cosa ha caratterizzato la politica di Poroshenko, che ha creato così tanto risentimento tra i cittadini ucraini.

Nella sfera politica interna, è una militanza ininterrotta, che mantiene una tensione costante nel Donbass e sceglie mezzi militari per risolvere il conflitto. Nella vita pubblica, impone a tutte le regioni dell'Ucraina il cosiddetto dialetto ucraino occidentale, per essere più completi e precisi, i valori galiziani, la glorificazione delle forze filo-fasciste dell'esercito insurrezionale ucraino e la loro ideologia.

Nell'economia, è una rottura dei legami economici con le repubbliche non riconosciute di Donetsk e Lugansk, così come con la Russia, nonché tentativi falliti di reindirizzare l'economia verso il mercato europeo; la chiusura della produzione industriale e la migrazione di una parte significativa della popolazione attiva per cercare lavoro in Russia e in Europa. Con calcoli approssimativi, possiamo parlare di oltre dieci milioni di persone che hanno lasciato l'Ucraina.

Nella sfera comune, si tratta di una sovrastima ingiustificata delle tariffe per i servizi pubblici e del pompaggio di denaro dalla popolazione attraverso vari schemi finanziari.

La società ucraina, sia alle elezioni presidenziali che alle attuali elezioni parlamentari, ha dichiarato un "no" decisivo a tutte le politiche del governo precedente.

Nella politica estera - abbiamo un confronto con la Russia e un'indiscutibile attuazione delle istruzioni degli Stati Uniti.

Nella sfera religiosa - è l'interferenza più palese, contrariamente alla Costituzione dell'Ucraina, negli affari interni delle organizzazioni religiose, nella creazione nell'ambito della campagna elettorale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dichiarata come una roccaforte dello stato ucraino. Vi sono anche i tentativi, con metodi illegali e violenti che coinvolgono il Servizio di sicurezza dell'Ucraina, di guidare la Chiesa ortodossa ucraina in una "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" creata artificialmente.

Tutta la politica di cui sopra ha danneggiato il popolo ucraino che, secondo la Costituzione, è l'unica fonte del potere. Tuttavia, rimane una grande domanda se questa politica cambierà in tutte le sfere della vita con l'arrivo al potere di nuovi attori statali. Proviamo ad analizzare come può cambiare la politica statale nella sfera religiosa.

Sui cambiamenti imminenti al potere

Nonostante il fatto che il partito "Servo del popolo" stia guadagnando poco più del 43% dei voti, riceverà significativamente più del 50% dei seggi nella Verkhovna Rada. Secondo l'attuale legge elettorale, solo la metà dei deputati è eletta dalle liste dei partiti. La seconda metà è eletta nei collegi elettorali maggioritari a mandato unico. E in questi collegi elettorali c'è anche una preponderanza significativa dei voti dei candidati del "Servo del popolo". Ciò significa che a spese del sistema maggioritario, il partito pro-Zelenskij riceverà più della metà dei mandati. Dato che i candidati nelle circoscrizioni a mandato unico, che sono registrati come candidati auto-nominati, tendono ad aderire alla maggioranza parlamentare, può sorgere una situazione in cui i sostenitori di Vladimir Zelenskij riceveranno nella Verkhovna Rada una maggioranza non semplice ma costituzionale, vale a dire più di 300 mandati delegati da 450.

Secondo i calcoli preliminari, circa i tre quarti dei seggi in parlamento andranno a persone che non sono mai state parlamentari prima. Nella nuova composizione della Verkhovna Rada non ci saranno più le personalità più odiose della convocazione passata: Oleg Ljashko, Dmitrij Jarosh, Vladimir Parasjuk e altri. La maggior parte degli autori di disegni di legge anti-ecclesiastici non andrà neanche in parlamento.

Ricordiamo i nomi di coloro che hanno fornito il sostegno legislativo alla persecuzione della Chiesa: Igor Brichenko, Ivan Krulko, Jaroslav Markevich, Sergei Vysotskij, Igor Lapin, Nikolaj Knjazhitskij, Irina Podoljak, Viktor Jelenskij e altri.

Come non ricordare le parole della Sacra Scrittura: "Non fatevi ingannare: Dio non è deriso dagli abusi. Ciò che un uomo semina, quello mieterà" (Gal 6:7).

Pertanto, ci aspetta un radicale rinnovamento dei più alti livelli di potere. E se, in una certa misura, l'idea elettorale di Vladimir Zelenskij sulla "lustrazione" dei funzionari dell'era Poroshenko venisse realizzata, questo rinnovamento del potere sarà quanto mai totale. Questa conclusione è supportata anche dal fatto che il team di Zelenskij ha già deciso di tenere presto elezioni per gli autogoverni locali. Ciò significa che i quadri del potere cambieranno anche a livello di città, villaggi, distretti e regioni.

Una domanda separata e molto discussa ora è: cosa accadrà ai rappresentanti uscenti del governo precedente – semplicemente il loro licenziamento, o qualcosa di più spiacevole? C'è una grande richiesta da parte del popolo di consegnare alla giustizia tutti gli autori della situazione non invidiabile in cui il nostro paese si trova al momento.

Com'è noto, la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il trasferimento forzato delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina a questa struttura sono stati accompagnati da palesi illegalità commesse da funzionari governativi, a partire dal Dipartimento per gli affari religiosi del Ministero della Cultura e terminando con i consigli di villaggio. Sembra che gli avvertimenti dati mezzo anno fa a tali funzionari siano profetici: "Non infrangete la legge per compiacere Poroshenko, perché ne dovrete rispondere".

Poroshenko e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Un elemento centrale della campagna elettorale di Petro Poroshenko è stata la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il frutto dell'ex presidente è stato in effetti inventato dalle organizzazioni religiose del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e ha persino ricevuto il Tomos dal patriarca di Costantinopoli.

Sullo sfondo dei fallimenti totali in tutte le altre sfere dello stato e della vita pubblica, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è diventata l'unico "risultato" dal quale l'ex presidente poteva almeno in qualche modo attingere. Tuttavia, quanto è richiesto oggi questo tema iperbolizzato?

Solo pochi mesi fa, l'argomento Tomos e "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era messo in evidenza praticamente da tutti i media. Tale argomento, senza esagerare, era al centro del campo informativo ucraino. Ma dov'è adesso? In qualche modo è rapidamente scomparso dopo le elezioni presidenziali, che dimostrano ancora una volta che il Tomos è stato imposto artificialmente sulla società ucraina.

Per l'attuale governo, il Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"non sarà sicuramente una priorità. Ed è molto indicativo il rifiuto di Vladimir Zelenskij di incontrare i rappresentanti del Fanar per quanto riguarda il trasferimento di oggetti immobiliari a Costantinopoli come stavropigia di quest'ultimo.

Il tema della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stato molto bruscamente eliminato dopo le elezioni presidenziali che hanno dimostrato che Tomos è stato imposto artificialmente alla società ucraina.

Tutto ciò testimonia che il nuovo governo non interferirà (almeno non come il precedente) negli affari interni delle organizzazioni religiose. Si spera che cesserà la nuova registrazione illegale delle comunità nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e l'enorme pressione politica esercitata sulla Chiesa ortodossa ucraina negli ultimi cinque anni. Lo ha detto in una recente intervista con il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary: "Abbiamo vissuto cinque difficili anni in cui sono stati coltivati ​​falsità e odio contro la nostra Chiesa. A tutto ciò si aggiungeva una certa importanza a livello statale del fatto che la Chiesa ortodossa ucraina apparentemente viveva all'interno dello stato e non era patriottica nella sua essenza. Questa è calunnia contro il proprio popolo, contro i propri cittadini, perché la Chiesa ortodossa ucraina è la Chiesa del popolo ucraino".

Ora, l'attuale ordine del giorno non riguarda solo la cessazione di questa politica anticristiana, ma anche il ripristino dei diritti violati della Chiesa ortodossa ucraina, delle sue comunità e dei credenti ordinari.

Cosa si aspetta la Chiesa ortodossa ucraina dal nuovo potere

Innanzitutto, l'abolizione delle leggi anti-chiesa.

La numero uno è la legge sulla ridenominazione della Chiesa ortodossa ucraina, che è stata adottata il 20 dicembre 2018. Con l'aiuto di questa legge, il Ministero della Cultura e altri oppositori della "Chiesa ortodossa ucraina hanno cercato di costringerla a cambiare il suo nome da Chiesa ortodossa ucraina a Chiesa ortodossa russa in Ucraina. La legge è apertamente incostituzionale e discriminatoria.

Il 22 luglio 2019, la sesta corte amministrativa d'appello di Kiev ha respinto l'appello del ministero della Cultura sul caso della ridenominazione della Chiesa ortodossa ucraina e ha confermato la decisione del tribunale amministrativo distrettuale di Kiev di interrompere il processo di ridenominazione forzata. Non è ancora noto se questo sia un punto finale della linea temporale della ridenominazione, ma è già chiaro che senza la pressione del precedente governo sui tribunali, potremo vedere soluzioni abbastanza ovvie a favore della Chiesa ortodossa ucraina.

Un'altra legge anti-ecclesiastica è "Sulla modifica di alcune leggi ucraine per quanto riguarda la subordinazione delle organizzazioni religiose e la procedura per la registrazione statale delle organizzazioni religiose come entità legale". Il capo del dipartimento legale della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Aleksandr Bakhov, l'ha definita una legge "sul sequestro di chiese e sulla creazione di registri neri, che oggi hanno registrato illegalmente di nuovo circa 250 comunità religiose della Chiesa ortodossa ucraina".

Non ci si può aspettare che la nuova composizione della Verkhovna Rada voterà nel prossimo futuro per l'abolizione di queste leggi. Ma è improbabile che siano messe in vigore, e inoltre vi è una maggiore possibilità di dichiararle incompatibili con la Costituzione attraverso i tribunali.

In secondo luogo, ci si aspetta l'abolizione delle decisioni illegali sul trasferimento delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 19 giugno 2019, in una riunione dei rappresentanti dei dipartimenti legali diocesani della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij ha sondato il numero specifico di comunità registrate illegalmente: "In particolare, sono state registrate nelle regioni di: Volinia – 67, Rovno – 48, Chernovtsy – 11 , Zhitomir – 15, Khmelnitskij – 42, Ternopol – 27, Vinnitsa – 2, Ivano-Frankovsk – 2, Transcarpazia – 5, Poltava – 1, Kirovograd – 1, Kiev – 1. Tutto sommato, il numero di ri-registrazioni illegali riguarda 222 comunità religiose della Chiesa ortodossa ucraina".

La Chiesa ortodossa ucraina prevede che il nuovo governo, a differenza del precedente, sarà più rispettoso delle leggi ucraine e non eserciterà pressioni sui tribunali per negare alle comunità della Chiesa ortodossa ucraina il ripristino dei diritti violati. Se i tribunali sono guidati proprio da considerazioni legali piuttosto che politiche quando prendono decisioni pertinenti, più di duecento comunità saranno in grado di ripristinare la loro affiliazione con la Chiesa ortodossa ucraina e riottenere le chiese a loro sequestrate.

Indirettamente, il ritorno dei luoghi di culto sequestrati illegalmente sarà facilitato dal decreto "Misure di contrasto alle incursioni" firmato dal presidente il 22 luglio 2019. Sebbene questo documento non si applichi direttamente alle organizzazioni religiose, stabilisce una tendenza generale a contrastare i sequestri illegali di proprietà.

Non ci si può aspettare che la nuova Verkhovna Rada voterà nel prossimo futuro per l'abolizione di queste leggi. Ma è improbabile che vengano messe in pratica.

Secondo il vicecapo dell'Ufficio presidenziale, Aleksej Goncharuk, "la questione delle incursioni è diventata una delle più dolorose per le imprese. Secondo varie stime, negli ultimi sei anni si sono verificati più di tremila sequestri. Di solito si tratta di un cambio di proprietà eseguito falsificando i documenti, tramite registri inesistenti o attraverso "scappatoie" in un registro. Gli schemi sono diversi, ma l'essenza è la stessa. La decisione di oggi è un vero passo per metter fine a tale pratica".

Gli stessi schemi sono stati impiegati dagli autori di azioni illegali contro le comunità della Chiesa ortodossa ucraina.

In terzo luogo, l'abolizione della registrazione statale di un fantasma come la "metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)", che è il centro religioso della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Un reclamo per la cancellazione di tale registrazione è stato presentato dalla metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina e il 18 giugno 2019, il tribunale amministrativo del distretto di Kiev l'ha accettata a titolo oneroso. Come ha spiegato padre Aleksandr Bakhov, "la cosiddetta nuova Chiesa ortodossa dell'Ucraina non ha motivo di essere chiamata metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina non solo perché esiste un centro religioso con un nome simile dal 1991, ma anche perché il titolo principale del "Tomos", documento che dovrebbero rispettare e soddisfare, definisce per loro due nomi: "la Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "la santissima Chiesa dell'Ucraina"."

Ancora una volta, se il tribunale è guidato solo dalle disposizioni della legislazione ucraina, la registrazione dell'entità legale "metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)" sarà annullata. E questo, a sua volta, comporterà il fatto che tutti i decreti e gli ordini del capo della "metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)", Epifanij Dumenko, saranno dichiarati non validi.

La Chiesa ortodossa ucraina non si aspetta e non richiede alcun privilegio da parte delle autorità, la Chiesa vuole semplicemente vivere secondo le leggi dello stato. Il primate della Chiesa, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, ha dichiarato su un canale televisivo ucraino: "La nostra Chiesa non chiede alcuna preferenza, alcun vantaggio. Chiediamo che la legge sia in vigore e che tutti siano uguali davanti alla legge".

Soddisfare questo desiderio metterà in pari condizioni tutte le organizzazioni religiose. La Chiesa ortodossa ucraina è riuscita a resistere alla persecuzione effettiva da parte dello stato. Ora invece, la Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrà mostrare di cosa è capace nelle condizioni in cui lo stato non le fornirà un supporto così attivo (comprese le forze di polizia), nelle condizioni in cui dovrà agire all'interno della legge come le altre organizzazioni religiose.

In realtà, queste parole di sua Beatitudine Onufrij contengono la risposta alla domanda su cosa la Chiesa dovrebbe aspettarsi dalla nuova Verkhovna Rada: il rispetto dei diritti costituzionali dei cittadini e l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Il risultato delle elezioni alla Verkhovna Rada ci consente di trarre una conclusione prudente: c'è speranza.

 
Il santo patriarca Tikhon e il patriarcato di Costantinopoli

Le recenti dispute ecclesiologiche a proposito dei poteri universali del primato del patriarca di Costantinopoli sono tutt'altro che una questione di lana caprina sulle prerogative dell'autocefalia di piccole chiese locali, o di interventi in conflitti marginali. La sopravvivenza della stessa Chiesa russa è stata per un certo tempo legata a questi giochi di potere, come sa chiunque conosce la storia della Chiesa russa nel XX secolo. Ma purtroppo pochi la conoscono. Cerchiamo pertanto di ricordare le vicende dell'opposizione del patriarcato di Costantinopoli al patriarca Tikhon (nella foto), e al contrario il suo sfacciato supporto allo scisma dei rinnovazionisti, sostenuto dal regime sovietico. Non è ancora passato neppure un secolo da quegli eventi, che ricordiamo nella sezione "Confronti" dei documenti, attraverso l'articolo in russo di Dmitrij Safonov da Pravoslavie.ru e la sua traduzione italiana.

 
Quanti cristiani ortodossi vanno regolarmente in chiesa in Russia, e perché?

l'arciprete Nikolaj Emel'janov

La casa editrice dell'Università san Tikhon di Mosca ha pubblicato un libro dell'arciprete Nikolaj Emel'janov, vice-rettore dell'Istituto di teologia di questa università e collaboratore del laboratorio scientifico "Sociologia della religione".

Il suo libro, dal titolo "La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi", presenta uno studio scientifico, in cui l'autore avanza un'ipotesi spiegando perché, in Russia, il numero di persone che effettivamente va in Chiesa non aumenta, ma praticamente è rimasto lo stesso per più di due decenni. Il sito Pravoslavie.ru ha discusso con l'autore le ragioni di questa situazione e il problema dei rapporti tra sacerdoti e fedeli nella Russia odierna.

Padre Nikolaj, qual è il problema che le ha fatto iniziare il suo studio?

Per molto tempo ho riflettuto sul motivo per cui, nel nostro paese, mentre l'80% dei credenti si definisce ortodosso – cioè lo dicono vari sondaggi sociologici – in realtà solo il 3% va regolarmente in chiesa.

 Ma da dove provengono questi dati, secondo cui il 3% della popolazione del paese è effettivamente "praticante", mentre l'80% delle persone intervistate afferma di essere ortodosso?

Questi sono dati sociologici più o meno generali. Per tutto il periodo successivo alla liberazione della Chiesa, tutti i sondaggi mostrano che abbiamo circa il 3-5% della popolazione che pratica. Cioè, quelli che ricevono la comunione almeno una volta al mese. È un gruppo piuttosto piccolo di persone.

Ma il 3% dell'intera popolazione russa non è così piccolo.

Può essere. A questo proposito, quando la prima comunità di credenti fu creata a Gerusalemme, come è scritto negli Atti degli Apostoli, il numero di persone che vi si unì subito dopo la risurrezione era forse il 3% della popolazione totale di questa città. A Gerusalemme, secondo le stime degli studiosi, c'erano circa 100.000 persone. E negli Atti degli Apostoli, si parla per la prima volta di 3.000 persone che si unirono alla comunità degli apostoli (si veda At 2:41), quindi si dice che credettero 5.000 persone (si veda At 4:4). In un modo o nell'altro, oggi l'istituto di sondaggi FOM, il Centro di ricerca dell'opinione pubblica russa (VTsIOM) e il Centro Levada presentano dati quasi simili. È vero che quest'ultimo di solito dà delle cifre di pratica ecclesiale e religiosa alquanto inferiori agli altri due, ma manteniamo questi dati per ragioni di affidabilità. Ma di regola, i tre istituti di sondaggio danno cifre concordanti.

statistiche della Chiesa ortodossa russa

Tuttavia, quando parliamo di coloro che ricevono la comunione almeno una volta al mese, troviamo un gruppo ristretto di persone, anche tra coloro che possono essere chiamati più in generale credenti praticanti. Se si estende il concetto di credente praticante a coloro che ricevono la comunione più volte all'anno, ma meno spesso di una volta al mese, il numero sale a circa il 10-12%.

Allo stesso tempo, secondo i dati degli stessi istituti, il numero di quelli che hanno risposto positivamente alla domanda "ti consideri ortodosso?" è in costante aumento dal 1992. Per essere precisi, negli ultimi anni la FOM ha dato un numero intorno all'80%, e il Centro Levada dal 65 al 70%. Bisogna ammettere che, nel complesso, sembra piuttosto paradossale: questa percentuale del 3% di persone che ricevono la comunione almeno una volta al mese rimane stabile, mentre quella di chi si definisce ortodosso è in costante crescita. Questo fenomeno è stato discusso più di una volta nella comunità scientifica, tra sociologi e studiosi religiosi. E in generale, questo è stato discusso in modo piuttosto critico nei confronti della Chiesa. Il che è abbastanza comprensibile, a causa di alcune tradizioni che finora hanno predominato nella comunità scientifica.

Quali spiegazioni sono state fornite?

La più nota e la più semplice è che la consapevolezza di essere ortodossi generalmente non ha nulla a che fare con alcuna pratica religiosa. Le persone si definiscono ortodosse, perché cercano di identificare la loro appartenenza etnica o nazionale, come russi e cittadini della Russia.

Ci sono state altre ipotesi, legate alla diffusa convinzione che la tendenza globale verso la secolarizzazione sia avvertita anche qui, e che la Russia si stia muovendo in quella direzione. E la secolarizzazione dà origine a un tipo speciale di religiosità che è extra-ecclesiale, vago, e per questo motivo, non può più essere definito classico e istituzionale, nel senso pieno di queste parole.

Tali interpretazioni hanno anche iniziato a diffondersi tra i funzionari statali. Per esempio, alle domande relative all'influenza dell'Ortodossia e alla sua importanza sociale, ora possiamo sentire: "E perché dovremmo sostenerla? È solo il 3% della popolazione del nostro paese! È socialmente significativo?"

D'altra parte, quando abbiamo svolto ricerche in parrocchie e comunità ecclesiali, abbiamo notato un fenomeno interessante. Se prendiamo in considerazione gli indicatori più semplici in Russia, il numero di bambini, il tasso di divorzi o malattie sociali come il tabacco o l'alcolismo, la (presunta) affiliazione all'Ortodossia non ha praticamente alcuna influenza su questi indicatori. Tra coloro che si considerano ortodossi, c'è la stessa percentuale di divorzi o, per esempio, di alcolizzati. Ma non appena prendiamo in considerazione gli stessi indicatori per il gruppo del 3%, cioè quelli che ricevono la comunione almeno una volta al mese, questi indicatori diventano diversi e si differenziano positivamente.

Cosa intende?

Per esempio, a Mosca nel 2004, solo il 3,5% delle donne con più di 18 anni aveva tre o più figli. Nelle parrocchie, questa cifra era del 19%. Una differenza ovvia è anche visibile tra i fumatori. Poiché il fumo è un vizio condannato dalla Chiesa, troviamo solo il 4% di fumatori nelle comunità parrocchiali. Allo stesso tempo in Russia, il numero era del 38%. Vede che c'è una differenza di qualità. E tali indicatori e la loro differenza a favore dei praticanti si verificano per problemi che colleghiamo a determinati problemi sociali. Abbiamo anche chiesto delle relazioni con la patria e il patriottismo. Nel fare ciò, abbiamo proposto diversi concetti di patriottismo, uno dei quali è controproducente. Ancora una volta, nel cuore della parrocchia, il concetto di patriottismo si rivela il più adeguato. Lì, il patriottismo è inteso come amore per la patria, e la volontà di lavorare e agire per la prosperità del paese, ma queste persone non ritengono che il loro paese sia sempre e in tutti gli aspetti migliore degli altri, ecc. Ne consegue la tesi secondo cui la vita ecclesiale, in misura significativa, è compressa e rientra in questo 3%, contiene una certa verità. Ma a un certo punto, mi è venuta in mente un'ipotesi, semplicemente dalla mia esperienza pastorale della confessione, e ne parlo nel mio lavoro. Se consideriamo le chiese urbane, il prete si sente costantemente di fretta. Sente costantemente che qualcuno vuole parlare con lui, e non può, perché in quel momento qualcun altro vuole parlargli o perché deve andare da qualche parte di fretta.

Quanto pensa che questo problema sia importante?

Posso dire che per il parroco, è un'esperienza molto dolorosa. Sono personalmente convinto che metà dei problemi relativi alle situazioni di conflitto in chiesa, che spesso leggo su Facebook o sulla stampa, si lega a queste circostanze.

Diciamo che un uomo ha detto di essere andato in chiesa, e che il prete si è comportato bruscamente con lui. Analizzando queste situazioni, comprendo perfettamente che in mezzo a più casi, è successo perché il prete era di fretta, e doveva andare da qualche parte. Ecco perché semplicemente non era in grado di parlare con l'uomo e di mostrargli compassione. La mancanza di attenzione dovuta alla costante fretta diventa parte di un'abitudine. C'è l'abitudine di affrettarsi, e quasi automaticamente provoca la mancanza di attenzione e un atteggiamento altero, che ovviamente non è assolutamente consentito al sacerdote. Per il fatto stesso che si tratta di una reazione di difesa, può solo respingere le persone e produrre un'impressione dolorosa.

Una situazione tipica è quando, durante una funzione di un giorno di festa, un centinaio di persone viene dal sacerdote per confessarsi e lui ha solo un'ora per parlare con tutti! Ora, tra queste persone, con l'eccezione di quelli che chiedono semplicemente la preghiera dell'assoluzione, potrebbero esserci alcuni che sono venuti in chiesa per la prima volta in un mese o anche in un anno. In una tale situazione, nessuna relazione profonda può avere luogo con il prete. E ogni sacerdote che vive la vita parrocchiale e per il quale la confessione è una parte importante del suo ministero, ha difficoltà a risolvere questo problema. Io stesso non servo da lungo tempo come prete, in realtà solo un po' più di 20 anni, ma anche durante questo periodo, sentiamo chiaramente la differenza tra ciò che era allora e ciò che è ora.

La differenza è molto semplice: l'attenzione che potevamo dare allora alle persone, non possiamo più darla oggi. Abbiamo decisamente bisogno di più tempo. Le persone che ti conoscono bene e vengono regolarmente da te stanno diventando così numerose che non possono adattarsi al tempo che puoi riservare per la confessione. Questa semplice osservazione e le dolorose esperienze ad essa collegate mi hanno portato a pormi un'altra semplice domanda: quante persone posso ricevere? Quale comunità può avere il sacerdote? Questo 3% di praticanti stabili durante tutto il periodo post-sovietico non significa che il clero esistente, nonostante tutti i suoi desideri, non può ricevere più parrocchiani? Questa era la mia ipotesi iniziale, che è stata confermata per intero, empiricamente, in seguito. Nel corso della mia ricerca, ho cercato di calcolare approssimativamente la dimensione di una comunità che un sacerdote può gestire da solo. E sebbene non abbiamo gestito uno studio su larga scala, siamo giunti a una conclusione basata sulle discussioni con i sacerdoti e sull'analisi dei documenti, che le dimensioni di una comunità servita da un singolo sacerdote sono piuttosto piccole: 200 in tutto, massimo 500 persone.

E come faceva san Giovanni di Kronstadt, da cui andavano migliaia di persone?

Qui, bisogna capire che molti sono andati da lui solo una volta, o solo poche volte nella loro vita. Inoltre, il numero di persone che erano in costante contatto con lui era molto limitato. Per questo motivo, l'esempio del prete carismatico, degli iniziatori portatori di spirito, non è tipico e non è caratteristico del sacerdote che ha la sua comunità che vive regolarmente la vita ecclesiale, i suoi parrocchiani permanenti, che conosce tutti, che sono in contatto regolare con lui e che si sono regolarmente confessati per molti anni.

Siamo anche riusciti a stabilire dati interessanti. In un sondaggio in tutta la Russia, abbiamo posto la domanda: "Conosci un prete a cui puoi andare in una situazione di crisi?" Raccogliendo dati su questo, siamo giunti alla conclusione che intorno a ogni prete ci sono circa 1.500 persone che lo conoscono e possono rivolgersi a lui per chiedere aiuto. Ciò significa che attorno al sacerdote c'è una comunità che gli è vicina, tra le 200 e le 500 persone e forse un'altra cerchia o rete di contatti, con una media di circa 1.500 persone. Ed è in realtà un limite. Ogni uomo è limitato e non può fare di più.

Inoltre, sappiamo che i sacerdoti possono essere diversi. Alcuni fanno principalmente direzione spirituale. I preti nelle aree rurali celebrano in villaggi e frazioni dove solo tre o cinque persone partecipano alle veglie, e non sanno cosa fare, e così via.

Ma il nostro studio non si ferma qui. Abbiamo quindi cercato di analizzare il processo della confessione. In una delle domeniche, quando non c'era una grande festa, in sole cinquanta chiese a Mosca abbiamo calcolato quanto durava la confessione e quante persone riuscivano a confessarsi. In tal modo, abbiamo notato una gamma abbastanza ampia del tempo medio della confessione.

Nonostante il fatto che le persone possano confessarsi in modi diversi e in tempi diversi, la durata di solito varia da 3-5 a 15-20 minuti, sebbene ci fossero delle chiese dove alcune persone si confessavano al sacerdote molto più a lungo, e ce n'erano altre al contrario, in cui le persone si confessavano ancora più velocemente. Inoltre, questo indicatore non dipendeva dal fatto che alla funzione vi fossero molte o poche persone, o che fosse sabato o domenica, o che il confessore fosse un prete giovane o anziano.

Per quanto tempo, in media, può e dovrebbe durare una confessione?

È un argomento differenziato, e non è banale. La confessione è un fenomeno molto complicato. Una cosa è quando viene alla confessione qualcuno che il sacerdote conosce bene. In questo caso, la confessione ha il suo carattere specifico. La persona sa molto bene cosa sta facendo e perché sono venuti, il coinvolgimento del sacerdote a volte può essere minimo qui, perché c'è già una comprensione reciproca totale. E in generale, una tale confessione non richiede molto tempo. Ma stiamo parlando di qualcos'altro. La confessione non è una conversazione, ma un sacramento la cui componente principale è la preghiera.

La preghiera?

Durante la confessione, il prete non parla tanto quanto la persona che viene a confessarsi, prega per loro tutto il tempo mentre gli dicono qualcosa.

Ma comunque, durante la confessione, il sacerdote deve tenere una conversazione, deve mostrare loro le vie della ragione e fare domande.

Certo, ma la cosa principale per il sacerdote non è parlare e mostrare le vie della ragione, ma pregare Dio per colui che si confessa in quel momento. Ma ora, se quella persona viene per la prima volta in assoluto a confessarsi, e anche se non ha particolari problemi, il sacerdote deve parlare con lei a lungo e dare spiegazioni. Ha bisogno di portarla alla realtà della vita ecclesiale e spirituale. E questo non può essere fatto in una breve conversazione di 10-15 minuti. Lo stesso se la persona ha problemi reali, se è venuta con dolore o se è coinvolta un grave crimine: il fatto stesso di non avere fretta può giocare un ruolo decisivo. Ma non appena la persona sente che il prete ha fretta, la conversazione non ha più senso.

Su questo argomento, un buon vescovo una volta mi ha detto: "Dico ai miei sacerdoti che quando parlano con una persona, devono nascondere il loro orologio e non guardarlo". Mi è piaciuto molto.

Inoltre, dobbiamo capire che finora non esiste ancora una cultura ecclesiale ampia e di massa. Come in passato, è molto difficile trovare un'adeguata scuola ortodossa per i nostri figli, e abbiamo solo due università e mezzo nell'intero paese. Di fatto, non abbiamo forme sociali comuni diffuse attraverso le quali possiamo entrare nella Chiesa. Per esempio, non abbiamo praticamente associazioni e movimenti cristiani. Nell'Europa occidentale, nonostante tutta la complessità della situazione del cristianesimo, ne hanno una quantità enorme rispetto a noi, che causa un grande stupore. Non c'è niente di simile qui, e quando c'è, è su scala minuscola. In queste condizioni, il sacerdote rimane l'unico punto di ingresso nella Chiesa per le persone.

I sacerdoti sono come la cruna di un ago o un collo di bottiglia attraverso cui deve passare tutta la nostra vita ecclesiale contemporanea. Ma si scopre che non tutto può passare o entrare, solo il 3% di quelli nella cerchia ristretta del sacerdote può farlo, e quindi avere la felice opportunità di ricevere la comunione almeno una volta al mese.

Uno dei casi più complessi sono le grandi chiese e le cattedrali, attraverso le quali passa un flusso ininterrotto di persone. Il sacerdote deve ricevere tutta questa ondata, che drena tutte le sue forze. Costruire in queste condizioni è molto difficile. Anche in queste condizioni, proviamo a costruire una comunità, ne conosco esempi, ma generalmente si sta come sotto il rullo compressore dell'enorme quantità di persone che sono completamente estranee allo spirito della Chiesa, che vengono dalla strada, e che noi dobbiamo incontrare.

Di solito, in tali condizioni, l'intera comunità è impegnata in un ministero assolutamente unico con uno scopo, semplicemente di incontrare e di accogliere queste persone. Tutto ciò, in misura significativa, è distruttivo per la vita parrocchiale. Se il prete viene in chiesa al mattino, in una città dormitorio di 100.000 persone, e trova una lista di servizi privati ​​da celebrare, anche se cerca per esempio di benedire tutti gli appartamenti, non riuscirà a fare tutto prima della sua morte.

Quali sono le conclusioni del suo studio? Come si può porre rimedio a questa situazione?

A prima vista, le mie conclusioni sono terribilmente deludenti. Per esempio, consideriamo il rapporto tra il numero di sacerdoti e il numero di parrocchie nella Chiesa ortodossa russa. Risulta catastrofico: per ogni sacerdote in Russia ci sono circa 6.050 persone che dichiarano di essere ortodosse. In Europa (nei paesi cattolici – Polonia e Francia – oppure ortodossi, Grecia, Romania, ecc.), questo rapporto è più volte inferiore: 1.050 persone per sacerdote in Grecia, 2.688 in Francia. È un'immagine completamente diversa. Quindi, affinché la nostra situazione dolorosa cambi, e affinché una pratica assolutamente nuova diventi possibile, occorrono da tre a cinque volte più membri del clero.

È realistico?

Certo che non è realistico, questo è il problema. Oggi, il clero ortodosso nel territorio della Federazione Russa è di circa 20.500 persone. In realtà ho scritto che anche il più efficace reclutamento nei seminari non porterà il numero necessario di candidati. Inoltre, comprendiamo tutti che la quantità non è un fattore determinante. Con la crescita del numero dei chierici, diventa fondamentale la qualità. I meccanismi formali non producono nulla di buono. Inoltre, per ogni sacerdote, non si tratta solo di un prete: tutta la sua famiglia deve avere il senso della Chiesa, altrimenti un prete del genere non vale niente.

E qui, potrebbe chiedere qualsiasi manager, come abbiamo intenzione di sostenere finanziariamente tutte queste persone? Anche questa è una domanda saggia e pertinente. Ed è impossibile dare una risposta immediata. E in senso stretto, tale risposta non era lo scopo del mio libro. L'obiettivo era identificare il problema e presentarlo in modo ragionevole e significativo. Dimostrare che i limiti esistenti della vita ecclesiale non sono realmente legati alla secolarizzazione.

Al contrario, cito esempi secondo i quali, non appena compare un prete, appare la costruzione di una chiesa, poi una parrocchia. Vale a dire, tutto accade esattamente nella direzione opposta. La domanda non crea l'offerta. La situazione è simile a quella descritta nella legge di Say nell'economia politica: qualsiasi offerta crea rapidamente domanda e potremmo fornire molti esempi simili.

Non è propaganda, non è la clericalizzazione della società, ma al contrario, le persone si incontrano nelle comunità locali, superando così l'atomizzazione della società generata dalla rivoluzione del 1917 e dalla seconda guerra mondiale. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rapida crescita della Chiesa: una rapida crescita del numero di chierici e del numero di diocesi. Ovviamente, la Chiesa sta crescendo, si sta sviluppando e talvolta abbiamo la sensazione che non possiamo fare di più, che abbiamo già ordinato un numero molto grande di sacerdoti e che sarà difficile aggiungerne altri. Sta diventando sempre più difficile trovare candidati per l'ordinazione, perché sono sempre più necessari.

E come sempre con una crescita attiva, emerge la sensazione che dobbiamo fermarci da qualche parte, perché non possiamo mantenere tutte queste chiese, non possiamo più costruirne di nuove, tutto ciò è costoso. In realtà, dobbiamo capire che siamo proprio all'inizio della strada. Credo che sia molto importante capirlo. Altrimenti, sia l'importante prospettiva della visione della Chiesa, sia l'immagine religiosa del nostro paese saranno molto alterate. Avremo l'impressione che ci sia solo una Chiesa marginale con in tutto il 3% di tutta la popolazione, e una massa che rimane assolutamente impossibile da coinvolgere, o secolarizzata con uno strano tipo di religiosità, o alla ricerca di una specifica identità civica.

Ma la crescita del numero di sacerdoti non porta necessariamente alla crescita del numero di parrocchiani?

Ovviamente no. Questa è una domanda saggia e importante. Nel mio libro, dichiaro che qualsiasi crescita nel numero del clero non porta automaticamente alla crescita del numero di coloro che frequentano regolarmente la chiesa. Questa condizione è necessaria, ma insufficiente. La nostra storia degli ultimi vent'anni lo dimostra effettivamente: il numero del clero è aumentato di cinque volte, mentre nello stesso periodo il 3% dei credenti praticanti è rimasto stabile. Ma questa è una considerazione molto importante.

Sì, durante questo periodo, il numero di persone che ricevono la comunione almeno una volta al mese non è aumentato. Ma abbiamo dati sufficienti per dire che durante lo stesso periodo, è aumentato il gruppo di parrocchiani che ricevono la comunione più volte all'anno. Questa evidentemente è crescita, e non insignificante. Non è difficile indovinare che questo gruppo richiede molta più attenzione e tempo. È un processo di ecclesializzazione su larga scala, che implica la comunicazione con le persone, la catechizzazione, il tempo per le conversazioni dettagliate e così via.

Ma affinché questo processo si spinga oltre, la Chiesa ovviamente non dispone di risorse sufficienti, soprattutto a causa della quantità estremamente limitata di tempo tra i sacerdoti. Comunque sia, si può dire che questa condizione è necessaria ma non è sufficiente. Senza la crescita del numero del clero, non ci si può aspettare un cambiamento nelle pratiche pastorali che si sono stabilite quando il sacerdote non è disponibile.

Questo è ora il compito della Chiesa. Come può essere risolto è un altro argomento. Scrivo di nuovo su questo nelle mie conclusioni pratiche.

Ovviamente, il punto chiave per la prossima fase di sviluppo della chiesa non sarà la costruzione di chiese, sebbene questa rimanga fondamentale. Ogni nuova chiesa nelle città dormitorio aggiunge 2.000 parrocchiani regolari durante il periodo della sua apertura. È un fatto oggettivo e verificato. Il prossimo passo sarà la costruzione di comunità parrocchiali. A questo proposito, dobbiamo ricordare che il patriarca Kirill parla costantemente di questo, e ha cominciato a farlo molto tempo fa, prima ancora che fosse patriarca. Noi prestiamo poca attenzione a questo.

Ma quando ho iniziato a studiare questo argomento, ho cercato in modo specifico e ho scoperto che è costantemente presente nei discorsi del patriarca, e anche molto spesso, ultimamente. Prima di tutto, senza comunità attive e vive, non ci sarà espansione della vita ecclesiale, nel senso che i nuovi arrivati ​​non troveranno un modo per entrare e inserirsi. Secondo, solo la comunità può produrre una quantità sufficiente di clero. Nessun reclutamento, basato su altri principi, sarà naturale o logico e darà questa necessaria scala di candidati al sacerdozio. Penso che costruire nuove comunità possa essere fatto molto più facilmente, se il sacerdote proviene dalla comunità stessa e mantiene con essa una connessione costante. In questo senso, mi sembra che una delle possibili soluzioni al problema sia che un padre spirituale educhi i futuri sacerdoti e li invii a ricevere una formazione spirituale. Questi ritornano e celebrano nella loro parrocchia, nella loro comunità o nelle parrocchie a loro attribuite. Sarebbe anche una pratica molto efficace, se la vita ecclesiale e il ministero sacerdotale fossero trasmessi di generazione in generazione.

Tutte queste considerazioni sono molto importanti dal punto di vista della preparazione dei futuri sacerdoti.

L'Istituto teologico san Tikhon dell'omonima università ortodossa, di cui io sono il vice-rettore, ha preparato candidati all'ordinazione sacerdotale per oltre 25 anni. Questo studio ci permette di avere un nuovo sguardo sul processo di preparazione pastorale, per capire meglio la situazione attuale della Chiesa, per chiederci di che tipo di sacerdoti abbiamo bisogno oggi, e come e per cosa devono essere preparati.

Sono certo che la Chiesa troverà una soluzione al problema della mancanza di sacerdoti. "Dio può suscitare figli di Abramo dalle pietre" (Lc 3:8), ma allo stesso tempo, credo che senza la nostra comprensione del problema stesso, e senza la nostra partecipazione a quest'opera, il Signore Dio non mostrerà la sua misericordia. Ecco perché ho scritto questo libro.

 
"Prete" scismatico ucraino, come gli uniati, considera santi i combattenti galiziani delle SS

un murale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, riconosciuta da Costantinopoli, raffigura membri delle SS naziste in uniformi della seconda guerra mondiale

In un discorso disgustoso, ma tragicamente non sorprendente, recentemente è emerso un ennesimo "sacerdote" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, che glorifica letteralmente i nazisti.

Il 28 luglio 2019, Vasilij Sagan, un "sacerdote" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, riconosciuta solo dal Patriarcato ecumenico, ha recentemente dichiarato di essere certo che molti membri della divisione nazista SS Galizia, che hanno combattuto con Adolf Hitler nella seconda guerra mondiale, sono tra i santi.

Il "chierico" lo ha dichiarato mentre eseguiva un funerale nel villaggio di Chervone, nel distretto di Zolochiv, nella regione di Leopoli. Il funerale era, di fatto, infatti, un servizio di re-inumazione di 29 membri della divisione SS, che combatterono durante la Seconda Guerra Mondiale e i cui resti erano stati riesumati. Il sacerdote della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha concelebrato con membri della Chiesa greco-cattolica ucraina, con i quali ha dato il massimo degli onori ai combattenti delle SS. Nello specifico, durante il servizio Sagan ha dichiarato:

“Penso che ci sarà un momento, non solo per il riconoscimento della divisione SS Galizia, ma un momento in cui molti di questi eroi della chiesa saranno riconosciuti a modo loro, a tempo debito. E non semplicemente come eroi, ma come santi, perché molti di loro lo sono in realtà... Gloria agli eroi!"

Al funerale, c'era una guardia d'onore vestita non solo con la moderna uniforme militare ucraina, ma con l'uniforme di stile fascista della Divisione SS Galizia della seconda guerra mondiale. Si può vedere anche la bandiera rossa e nera dell'esercito insurrezionale ucraino.

Il video della funzione mostra anche ciò che può essere descritto solo come un murale blasfemo mascherato da icona, raffigurato più sopra, a cui il "sacerdote" richiama l'attenzione della gente.

La cosiddetta "icona" raffigura soldati in uniforme di stile tedesco della seconda guerra mondiale, tra i quali uno armato di quella che sembra essere una mitragliatrice MP-40. Le parole "Dio e l'Ucraina" si possono vedere sulla "icona". Ciò probabilmente si riferisce al detto scismatico "Dio è con noi e l'Ucraina [è con noi]" che è stato descritto come il tema di un'altra immagine blasfema e simile che abbiamo discusso ampiamente nell'articolo "Il falso patriarca Filaret benedice un murale nazionalista con simbolismo nazista".

Mi riferisco ovviamente a quando il falso patriarca Filaret ha benedetto un enorme murale che raffigura lo Spirito Santo sotto forma dello stemma ucraino, l'aeroporto di Donetsk che brucia con le persone in esso catturate, i simboli nazisti e San Giorgio che uccide un'aquila a due teste.

Queste immagini mostrano lo stesso stile di etno-filetismo, in particolare il caratteristico filetismo neo-nazista di molti scismatici e ultranazionalisti ucraini.

Prendete come esempio il "prete" scismatico Aleksandr Dedjukhin, noto per aver postato discorsi di Adolf Hitler sulla sua pagina Facebook; ironicamente, il "prete" nazionalista ucraino sembra postare in russo. Dedjukhin è noto per diverse opinioni estremiste e anticristiane, in particolare:

• Nega il miracolo del Fuoco Santo.

• Dice che il colpo di stato del Majdan che ha rovesciato il governo ucraino è stato un atto dello Spirito Santo, paragonando i cocktail Molotov usati al fuoco dello Spirito Santo.

• Dice che un attacco terroristico in Russia che ha ucciso almeno 15 persone è stato la risposta alle preghiere del "patriarcato di Kiev".

• Sostiene che le droghe e la prostituzione dovrebbero essere legalizzate .

• E chi potrebbe dimenticare l'insegnamento di "padre" Dedjukhin sul perdono che è non ortodosso in tutti i sensi della parola, per usare un eufemismo. Secondo questo chierico scismatico, il modo migliore per perdonare un nemico è semplicemente ucciderlo.

Questo è il tipo di persone che rappresentano gli scismatici e questo specifico sacerdote è stato vergognosamente premiato dal patriarca Bartolomeo!

Diamo a sua Santità il beneficio del dubbio e diciamo che non era a conoscenza delle oscure divagazioni neonaziste di questo individuo squilibrato. Anche se questo è il caso, sottolinea solo quanto male al Fanar capiscano gli estremisti e i veri e propri nazisti con cui ora sono in comunione.

Tuttavia, il prete scismatico che ha guidato il funerale nazista a Chervone non era semplicemente una figura oscura nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Vasilij Sagan è in effetti il ​​decano del distretto di Zolochiv nella regione di Leopoli, quindi egli, e per estensione logica le sue opinioni, hanno un peso all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il distretto di Zolochiv è uno dei punti caldi in cui la Chiesa ortodossa ha sofferto, come descritto in un articolo dettagliato e rivelatore dell'arciprete e professore ucraino Rostislav Jarema .

Per quanto riguarda gli scismatici, vale la pena notare che questa tendenza di supporto al nazismo risale alla seconda guerra mondiale. Il 24 gennaio 1942, il Reichskommissariat dell'Ucraina registrò una "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica di nuova generazione che collaborò con gli occupanti nazisti.

Il loro leader, "l'arcivescovo" Polikarp, fu "consacrato all'episcopato" da Mstislav (Skripnik), un parente di Simon Petljura e uno dei più prolifici scismatici ucraini da ex cosiddetto "patriarca di Kiev".

articolo di Mstislav del 1942 su Volyn'

Ecco un esempio di un articolo scritto da Mstislav, pubblicato sul giornale Volyn' il 7 maggio 1942, che glorifica apertamente Hitler e il nazismo. Lo includo sia nell'originale ucraino, sia in traduzione:

І сьогодні звільнені кров'ю і трудом німецького вояка зі страшних кайдан 23-річної московсько-єврейської азіятської неволі, ми, українці, з гордо піднятим чолом повертаємо до нової Європи, до тієї Європи, що повстала в геніяльній візії Великого Європейця – Адольфа Гітлера. В таку Європу ми віримо, таку Європу ми проповідуємо, про таку Європу ми мріяли на протязі 23 років, за таку Європу пролито море найціннішої, української крові.

E oggi, liberati dalle terribili catene di ventitré anni di schiavitù moscovita-ebraico-asiatica dal sangue e dalla fatica dei soldati tedeschi, con le teste sollevate noi ucraini torniamo orgogliosamente in una nuova Europa, in quella stessa Europa che nacque nella visione geniale del grande europeo Adolf Hitler. È questa Europa in cui crediamo, questa Europa che predichiamo; abbiamo sognato una simile Europa per ventitré anni. Per questa Europa abbiamo versato un mare di prezioso sangue ucraino.

Va anche notato che, nel contesto di questo funerale nazista, gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno concelebrato insieme al clero degli uniati. Servire e pregare con gli uniati greco-cattolici è una tendenza per la quale gli scismatici erano noti sia prima che dopo il riconoscimento da parte di Costantinopoli, ed è un problema mai affrontato dal Fanar, a sua volta noto per il suo ecumenismo.

È difficile giustificare l'amore autentico per l'Ucraina con l'uniatismo, considerando le violente atrocità commesse dagli uniati contro gli ortodossi nelle terre ucraine.

Lo stesso clero degli uniati ha anche celebrato un officio commemorativo per i nazisti, completo di guardie d'onore in uniforme nazista.

C'è stato anche un incidente in cui un sacerdote uniate di alto rango, che glorificava i collaboratori nazisti della seconda guerra mondiale, ha chiesto letteralmente terrore e assassinio. Ha anche sottolineato la necessità di fermare qualsiasi "cinese, negro, ebreo o moskal (un termine dispregiativo per i russi), che nella sua mente sta progettando di rubare terre ucraine. La cosa triste è che il discorso al funerale di Chervone è stato in realtà un esempio relativamente mite di neonazismo, che suona ridicolo persino da scrivere, ma questo è il mondo in cui viviamo ora.

Sagan ha terminato il suo discorso al funerale con il tradizionale saluto galiziano e carpato-russo "Gloria a Gesù Cristo", ma difficilmente si è potuto sentire se qualcuno conoscesse la risposta corretta, che è "Gloria per sempre", poiché una salva di spari è seguita immediatamente dopo, con l'inno nazionale ucraino cantato a squarciagola.

Questo mi ha ricordato un'altra situazione molto simile che ha veramente fatto conoscere gli uniati e gli scismatici: l'incidente del video del famigerato cappellano uniate Nikolaj Medinskij.

Non mi riferisco nemmeno al momento in cui ha aggredito delle nonne ortodosse mentre sequestrava una chiesa a Kolomyya, mentre lui e i suoi compagni sacerdoti greco-cattolici dichiaravano: "Non lasceremo le briciole a voi maiali di Mosca. Siete feccia priva di diritti. Vi prenderemo non solo questa chiesa, ve le prenderemo tutte. Vi sbatteremo a calci fuori dalla nostra terra e dalla Lavra delle Grotte di Kiev!"

Nikolaj Medinskij si dimostra vero uomo spintonando donne anziane e rubando le loro chiese

Quell'incidente è una manifestazione di degenerazione completamente separata dall'incidente ecclesiale del video che segue.

Mi riferisco al video in cui Nikolaj Medinskij conduce un servizio commemorativo con le bandiere nere e rosse neonaziste sullo sfondo.

In questo video si può vedere un microcosmo dell'etnofiletismo. Quasi alla fine, il sacerdote recita il tradizionale saluto "Slava Isusu Khristu" ("Gloria a Gesù Cristo") ma riceve una risposta anemica dai pochi che sapevano rispondere correttamente "Slava na viki" ("Gloria per sempre").

Ma nel momento in cui passa agli slogan nazionalisti e nazisti, come "Slava Ukraini – Heroyam slava" ("Gloria all'Ucraina – Gloria agli eroi"), ottiene una risposta molto forte e orgogliosa. Termina tre volte con lo slogan "Slava Natsii – Smert Voroham" ("Gloria alla nazione – Morte ai nemici ") e la gente inizia a cantare come se fosse posseduta, "Morte ai nemici!", mentre risuonavano i loro spari. (A proposito, l'anno scorso alla processione della croce di Filaret, "Morte ai nemici" era un canto popolare, come evidenziato in video)

Il fenomeno che abbiamo visto con il gruppo di Medinskij è lo stesso che abbiamo visto qui a Chervone. Il "sacerdote" ha fatto il tradizionale saluto nazionale "Gloria a Gesù Cristo", a cui qualsiasi vero galiziano, voliniano, carpato-russo o ucraino di sangue dovrebbe saper rispondere immediatamente "Gloria per sempre", e proprio come nel video qui sopra, riceve appena una risposta. Tuttavia, molte più persone sembravano non avere problemi a ricordare le parole dell'inno nazionale.

Mi è sembrato anche che il "sacerdote" ponesse enfasi sulle parole "Gloria agli eroi", ma in seguito ha detto "Gloria a Gesù Cristo" molto più rapidamente, come se fosse un ripensamento. Potete guardare il video da soli e vedere cosa ne pensate.

Sagan e Medinskij hanno torto, tuttavia, poiché gli ucraini non hanno bisogno di glorificare i membri della divisione SS galiziana più di quanto dovrebbero glorificarli le autorità senza Dio. Dovrebbero invece glorificare tutti i santi di Galizia, Volinia, Zaporozh'e e Rus' Carpatica.

In conclusione, noto con mio grande dolore che questa forma di neo-nazismo ed etnofletismo, che è solo autodistruttiva, ha messo radici tra le montagne rocciose delle terre galiziane salvate da Dio. È anche chiaro, dal punto di vista storico, che la fonte di questo scisma ed estremismo non proviene naturalmente da queste terre, ma era un'ideologia straniera, originariamente portata da gesuiti e uniati.

Questo nazionalismo radicale fu promosso con cura sia dagli occupanti come l'Austria-Ungheria, che cercavano di dividere e conquistare gli slavi, sia dal regime bolscevico senza dio sotto Stalin e Krushchev come un tentativo di distruggere la Santa Rus' e dividere i suoi popoli.

Ma come ci ricorda san Lorenzo di Chernigov:

"È impossibile dividere la Russia, l'Ucraina e la Bielorussia, perché insieme sono la santa Rus'. Sappiatelo, ricordatelo e non dimenticatelo!"

Attraverso le sue preghiere, e quelle di tutti i santi galiziani, voliniani e carpato-russi, possa il Signore onnipotente far sì che il popolo di queste terre ricordi le proprie tradizioni ortodosse e rimanga fedele alla sua Chiesa, e possa renderli invincibili contro coloro che causano conflitti.

 
I ranghi delle feste

Continuiamo l’esplorazione dei riti della Chiesa attraverso le osservazioni del blog Typikon Days. In un post del 29 gennaio, l’autrice Liza cerca di spiegare i ranghi delle feste, dai quali non solo dipende la solennità di una funzione dell’officio quotidiano (in modo preminente il Vespro e il Mattutino, i due offici con la maggior quantità di parti variabili), ma di fatto molto del materiale innografico che vi è incluso, e la sua stessa disposizione. Presentiamo nella sezione “Preghiera” dei documenti la traduzione italiana del post che esamina i ranghi delle feste in generale, soffermandosi sui dettagli dei due ranghi di feste di maggiore importanza, quelli di veglia e di polieleo.

 
Una panoramica degli scismi ecclesiali in Ucraina

Introduzione, di Matfey Shaheen:

l'arciprete Rostislav Jarema. Foto: sv-troitsa.ru

Siamo molto felici di presentarvi un articolo del famoso arciprete e professore ucraino Rostislav Jarema. Padre Rostislav è un dottore in teologia e uno dei più qualificati esperti del Patriarcato di Mosca su questioni relative alla storia ortodossa nell'Ucraina occidentale e in Polonia.

Padre Rostislav è un sacerdote delle terre di Leopoli, una regione della Galizia, proveniente dalla stessa Ucraina occidentale, molto cara alla Chiesa della Rus'. Molte grandi figure ecclesiastiche, nuovi martiri e confessori hanno brillato in quelle terre, come san Giobbe di Pochaev, san Pietro Mogila [1], sant'Alessio il carpato-russo e molti altri. L'Ucraina occidentale è anche il luogo di nascita di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

Purtroppo, l'Ucraina occidentale è anche una delle regioni più a lungo sofferenti dell'Europa orientale, un cui i fiumi Danubio, Dniester, Tisa, Vistula, Prut e Buh si sono a volte praticamente arrossati di sangue di martiri, e le colline della Galizia-Volinia e le possenti montagne dei Carpazi sono divenute come un secondo Golgota.

Perché dico così? Perché padre Rostislav non possiede semplicemente la conoscenza accademica di queste aree: è nato lì, è la sua patria. È molto importante sentire parlare della crisi della Chiesa ucraina dagli ucraini nati e cresciuti sul posto.

Padre Rostislav è anche un gigante nel mondo accademico e teologico, con grande autorità in materia di storia ortodossa in Ucraina, Polonia e Russia. Si è diplomato all'Accademia teologica di Mosca presso la Lavtra della Santa Trinità nel 2010, con il livello di Candidato di teologia (un grado simile a un dottorato di ricerca). Ha poi completato il dottorato presso l'Accademia teologica cristiana di Varsavia, in Polonia, e gli è stato conferito il titolo di professore.

Autore di numerose pubblicazioni in ucraino, russo e polacco, padre Rostislav ha conseguito 33 premi ecclesiastici, tra cui una croce commemorativa presentata dal primate della Chiesa ortodossa polacca, gli ordini degli isapostoli Maria Maddalena, Cirillo e Metodio e Rostislav della Grande Moravia (3 premi distinti), nonché un premio per l'eccellenza da parte del primate della Chiesa ortodossa ucraina e della diocesi di Mukachevo, l'ordine di sant'Andrea il Primo chiamato, l'ordine dei venerabili Antonio e Teodosio delle Grotte di Kiev, l'ordine del principe Vladimir e l'Ordine di san Petro Mogila. [2]

Padre Rostislav è anche il direttore del sito "Patriarca di tutta la Rus", un progetto che ha creato con la benedizione personale di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'. [3] Il sito web serve a informare i credenti dell'opera arcipastorale di sua Santità e viene pubblicato in russo e in ucraino, dimostrando l'unità della Chiesa della Rus'. Ringraziamo padre Rostislav per aver dato la sua benedizione per condividere la traduzione di quest'articolo dal suo sito web, in quanto questa è una rara opportunità per gli anglofoni [e per gli italofoni, ndt] di ricevere informazioni accademiche dirette riguardo alle questioni ecclesiastiche ucraine.

Questo articolo presenta una cronologia dello scisma in Ucraina. Non c'è niente di simile disponibile in inglese [né in italiano, ndt], in parte perché la storia è così complicata e contorta.

sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' con l'arciprete Rostislav Jarema (a sinistra). Foto: patriarch.ua

Questa panoramica organizzativa degli scismi della chiesa in Ucraina che ho compilato è stata prodotta per riflettere sulla situazione dei movimenti scismatici in Ucraina nello stile di un "albero degli scismi" [4] a noi noti. La differenza essenziale di questa esperienza è che in verità abbiamo qui un'immagine non della Chiesa di Cristo, ma in realtà dei tumori che la dividono, come delle metastasi del cancro, con una forza rapida che colpisce la società ucraina, nutrendosi come parassiti del corpo dello stato, e corrompendo le menti e i cuori dei suoi aderenti spiritualmente deboli ed emotivamente instabili.

La prima cosa su cui voglio attirare la vostra attenzione è che ogni leader scismatico che era prima in comunione con la chiesa ed era un prete o un vescovo, aveva la cosiddetta "immunità canonica". Il Canone apostolico 25 dice:

Se un vescovo, un presbitero o un diacono si dichiara colpevole di fornicazione, spergiuro o furto, sia deposto, ma non scomunicato; poiché la Scrittura dice: "Non punirai un uomo due volte per lo stesso reato". Analogamente, l'altro clero sarà sottoposto allo stesso procedimento. [5]

Secondo questo principio, esiste un sistema di restrizioni e avvertimenti per un chierico che si è smarrito. E ci vuole volontà caparbia e consapevole per opporsi alla Chiesa e andare in uno scisma. La tragedia della situazione è solitamente aggravata dal fatto che un prete scismatico porta via con sé tutto il suo gregge o parte di esso. Un vescovo scismatico può portare con sé dei sacerdoti, un metropolita dei vescovi. Ma non sappiamo di un singolo caso in cui un vescovo abbia seguito un prete e sia andato anche lui in uno scisma. Questo spiega il principio gerarchico della Chiesa, basato sulle Sacre Scritture: " senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore". (Eb 7:7)

La panoramica si basa sul principio del soggetto e della cronologia; la Chiesa ortodossa ucraina, che fa parte del Patriarcato di Mosca, è esistita senza interruzione da ben prima di questa cronologia dello scisma. Pertanto, l'Ucraina è territorio canonico del Patriarcato di Mosca. Tutte le Chiese ortodosse locali riconoscono e rispettano questo principio, secondo il quale non ci possono essere due arcipastori di una città. Recentemente alcuni teologi hanno cercato di confutare questo principio e definirlo un'eresia ecclesiologica.

In questo caso, il Canone 8 del primo Concilio ecumenico dice:

"Perché non è giusto che nella stessa città ci siano due vescovi..." [6]

Il vescovo di Roma Cornelio (251-253) insegna:

"Quando in un certo luogo è installato un Vescovo, e la sua installazione è riconosciuta da tutti gli altri vescovi e dal popolo, allora in nessun caso un altro vescovo dovrebbe essere installato in questo luogo".

L'autorevole canonista Mons. Nikodim (Milash) († 1956) in un'interpretazione dell'ottavo Canone del primo Concilio ecumenico chiarisce:

"Può essere abbastanza facile che il caso di Novaziano a Roma abbia dato ai padri niceni un motivo per pubblicare il canone sui novaziani, ricordando in questo modo che questa legge stabilisce fondamentalmente che in un posto (e secondo la nostra attuale terminologia canonica, nel territorio di una diocesi) ci può essere solo un vescovo con giurisdizione episcopale vera e propria e non due".

Pertanto l'unica Chiesa che in Ucraina può essere considerata legale, canonica e portatrice di grazia è la Chiesa ortodossa ucraina, che dal 2014 a oggi è guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij (Berezovskij) di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Dal 1992 al 2014, il primate della Chiesa ortodossa ucraina è stato sua Beatitudine il metropolita Vladimir (Sabodan) di Kiev e di Tutta l'Ucraina.

Ogni scisma, come ogni crimine, ha le sue motivazioni. Un antico aforisma romano recita: in fecit, qui prodest, ha fatto il crimine colui al quale conviene. Chi altri oltre al nemico dell'umanità beneficia dello scisma?

Quali sono gli obiettivi di un leader scismatico? Lo scisma può essere utile sia direttamente al suo fondatore (per esempio, Filaret [Denisenko]), sia all'intero gruppo scismatico (per esempio, agli auto-consacrati). Se esistesse un determinato problema teologico, sulla base di questo problema una specifica figura storica potrebbe usare il suo potere, conoscenza o autorità personale, e attirare alcuni o tutti i suoi seguaci in una denominazione scismatica, in cui questo problema sarebbe risolto.

Così sono nati e caduti molti movimenti scismatici, che non hanno nulla in comune con la Chiesa ortodossa, di cui ignorano la soteriologia [7] e il diritto canonico.

Le denominazioni scismatiche separate dalla Chiesa ortodossa ucraina sono indicate con l'anno dello scisma e il nome del suo fondatore. Ogni scisma ha un nome legale registrato presso il Ministero della Giustizia (per esempio, "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" o "patriarcato di Kiev") e un nome popolare (per esempio: "auto-consacrati", "policarpiti" "filaretisti", "anatemiti").

Ecco brevi informazioni sugli scismi mostrati in questa panoramica:

1. Scisma autocefalista di prima generazione: gli auto-consacrati di Lipkovskj

Fondatore: il "metropolita" auto-consacrato Vasilij Lipkovskij, già arciprete; 14-30 ottobre 1921, l'assemblea costituente scismatica si è svolta sotto gli auspici del "concilio pan-ucraino della Chiesa ortodossa ucraina". [8]

Caratteristiche: ha abolito i canoni della Chiesa ortodossa e emesso propri canoni. Ha proclamato il monachesimo non obbligatorio per i vescovi, ha cercato una "indipendenza nazionale".

Nel 1930, lo scisma si è auto-liquidato con la stessa rapidità con cui era stato precedentemente organizzato.

2. Scisma autocefalista di seconda generazione: i policarpiti

Fondatore: l' "arcivescovo" Polikarp (Sikorskij), ex vescovo di Lutsk; Il 24 gennaio 1942, nell'Ucraina occupata dai tedeschi, il Reichskommissariat (ministero del Reich) ha registrato una nuova generazione di autocefalisti ucraini.

Caratteristiche: ha servito e assistito il regime occupante, ha "consacrato all'episcopato" Mstyslav (Skrypnyk)

Nel gennaio del 1944, insieme ai fascisti, gli scismatici hanno lasciato l'Ucraina, alcuni di essi si sono sparsi in diversi continenti, e l'altra parte ha terminato lo scisma, unendosi al Patriarcato di Costantinopoli o alla ROCOR.

3. Scisma autocefalista di terza generazione: Ioann (Bodnarchuk), neo-lipkovskiti.

Fondatore (insignificante): vescovo Ioann (Bodnarchuk),.

Il 22 ottobre 1989, il vescovo Ioann (Bodnarchuk) ha violato la giurisdizione ecclesiastica dell'arcivescovo di Leopoli Irinej (Serednij), celebrando una liturgia e autoproclamandosi "primo ierarca" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

Caratteristiche: Ioann (Bodnarchuk) ha concesso la leadership al "metropolita" Mstislav (Skripnik), e lui stesso ha chiesto le dimissoriali al Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Ha diffuso la sua influenza all'estero, e ha benedetto la creazione della Chiesa autonoma ortodossa russa. Il 5 e il 6 giugno 1990, al "primo concilio ucraino della Chiesa ortodossa autocefala ucraina", Mstislav (Skripnik) è divenuto "patriarca" e Ioann (Bodnarchuk) è divenuto "metropolita" e locum tenens. La ''Chiesa ortodossa autocefala ucraina" si è trasformata in un cosiddetto "patriarcato di Kiev".

Il 14 ottobre 1993, la parte della ''Chiesa ortodossa autocefala ucraina" che non si era unita a Filaret, dopo la morte di Mstislav (Skripnik), elevò l'arciprete caduto in scisma Vladimir [Dimitrij in "tonsura monastica"] Jarema a "patriarca".

Allo stesso tempo, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nella diaspora diventa congregazionale, non riconoscendo nessuno dei "patriarchi": né Vladimir (Romanjuk) (1993-1995) né Dimitrij (Jarema) (1993-2000).

Nel 1995, i vescovi Konstantin (Bagan) e Antonij (Scherba) sono emersi da questa scissione, stabilendo una Chiesa ortodossa ucraina nel seno del Patriarcato di Costantinopoli.

Il 5 giugno 1995, è stata ripristinata la registrazione dello Statuto della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", il che significava la ri-legalizzazione della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"  come organizzazione religiosa (la prima volta lo era stata il 2 ottobre 1990).

• Nel 1996, in seguito al "concilio dei vescovi" spontaneo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", si è formata la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" sinodale, che ha respinto il "patriarca" Dimitrij (Jarema), ed è esistita esattamente per un anno.

14-15 settembre 2000. Il successore del defunto patriarca Dimitrij (Jarema) è stato il metropolita Mefodij (Kudrjakov) (2000-2015), e dopo di lui il metropolita Makarij (Maletich) (2015-2018).

• Nel 2001, la gerarchia del "metropolita" Mikhail (Dutkevich) († 2001) è separata dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" († 2001), stabilendo la "Chiesa apostolica". Dal 2002, il "primate" di questo scisma della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" è stato "l'arcivescovo" Luka (Narolskij) (2002-2014); e ora il "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina" Stepan (Negrebetskij) (dal 2014 ad oggi).

• Nel 2002, dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina – soborno-pravnaja" negli Stati Uniti, è stata fondata in Ucraina la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina – soborno-pravnaja", con a capo il "metropolita" Moisej (Kulik).

Il 18 giugno 2005, Moisej (Kulik) diventa "patriarca", e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina – soborno-pravnaja" (cattolico-conciliare), si forma in Ucraina la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina – canonica".

• Nel 2003, una gerarchia guidata dall' "arcivescovo" Igor' (Isichenko) si separa dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Dal 2006, questo gruppo scismatico con il suo centro a Kharkov è chiamato "Chiesa ortodossa autocefala ucraina (rinnovata)".

4. Lo scisma di Filaret – la fondazione della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev"

Fondatore: ex metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina ed ex primate della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca Filaret Denisenko.

Il 27 maggio 1992, il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa ucraina, per conto del Sinodo della Chiesa ortodossa russa, ha privato il metropolita Filaret (Denisenko) della sua posizione di primate e lo ha sospeso dal servizio, eleggendo un nuovo primate nel metropolita Vladimir (Sabodan ). La disobbedienza del metropolita Filaret (Denisenko) al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa autocefala ucraina di Kharkov è considerata l'inizio dello scisma del Filaret.

Caratteristiche: per la prima volta, uno scisma è creato da una figura rivestita di tale dignità e autorità, che ha trascinato nello scisma due vescovi: Jakob (Panchuk) e in seguito Andrej (Gorak).

11 giugno 1992. Il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa depone Filaret dalle sue dignità episcopali e sacerdotali, ufficialmente riducendolo allo status di monaco semplice.

Il 25-26 marzo 1992, il "concilio unificante delle due chiese" ha annunciato la creazione della "Chiesa ortodossa ucraina, patriarcato di Kiev" dalla parte di Mstislav (Skripnik) della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e dei seguaci di Filaret (Denisenko). Lo stesso Mstislav (Skripnik) ha saputo dell'accaduto dal telegiornale della sera. Il "metropolita" Filaret e il "vescovo" Jakob hanno "ordinato" gli autocefalisti auto-consacrati come "vescovi".

21 ottobre 1993. Vladimir (Romanjuk) († 07/14/1995) diventa il "patriarca" della "Chiesa ortodossa ucraina, patriarcato di Kiev", con il vero potere nelle mani di Filaret (Denisenko), affamato di potere, che detiene il rango di "vice".

20 marzo 1994. Il "patriarca" Vladimir (Romanjuk) accettato con diritti autonomi il gruppo scismatico dell'ex prete cattolico, poi "metropolita" di Milano, Evloghios (Klaus Hessler, † 20/1/2019).

22 ottobre 1995. Filaret diventa "patriarca della Chiesa ortodossa ucraina, patriarcato di Kiev".

18-23 febbraio 1997. Il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa priva M. A. Denisenko [Filaret] del monachesimo, lo scomunica e lo anatematizza.

• Nel 1996, avendo litigato con Dimitrij (Jarema), e nel 1997 non volendo essere al seguito di Filaret (Denisenko), il "metropolita" Petr (Petrus) ha fondato nel 1999 la "Comunità autonoma ortodossa di san Giovanni il Teologo a Leopoli". Non possiede una chiesa né è sottomesso a nessuno.

15 marzo 2000. Il Sinodo della "Chiesa ortodossa ucraina, patriarcato di Kiev" istituisce un "tomos" speciale con l'esarcato greco, guidato da Timotheos (Kutalyos) († 2004), "vescovo" di Korsun (titolo ora passato al "Metropolita" Chrysostomos [Bakomitros] ). Filaret (Denisenko) non riconosce la privazione della sua dignità e anatema, continua fino ad oggi nel grado di "patriarca" della più grande denominazione scismatica in Ucraina. [9]

5. Formazione della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Il 9 ottobre 2018 sono iniziati gli incontri del Sinodo del Patriarcato ecumenico, durato tre giorni. Dopo aver ascoltato gli esarchi del patriarca ecumenico, che avevano visitato l'Ucraina, si è deciso di accettare la creazione della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

15 dicembre 2018. Si è svolto il cosiddetto "Concilio d'unificazione", in cui "Chiesa ortodossa dell'Ucraina, patriarcato di Kiev", "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e due ex metropoliti della Chiesa ortodossa ucraina hanno annunciato in modo completamente non canonico l'unificazione delle "chiese" ucraine in una "Chiesa locale indipendente unita". L'autoproclamato "metropolita" di Perejaslavsk e Belaja Tservka Epifanij (Dumenko) è stato eletto "primate" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 6 gennaio 2019 a Istanbul, il patriarca ecumenico Bartolomeo ha conferito a Epifanij, il cosiddetto "metropolita di Kiev e di Tutta l'Ucraina" il "Tomos d'autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina", che è ancora contestato dai rappresentanti di quasi tutti le Chiese ortodosse canoniche. Nel "Tomos", la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è chiamata Santissima Chiesa dell'Ucraina.

Dopo aver analizzato brevemente le principali denominazioni scismatiche in Ucraina, vediamo chiaramente come il grano della discordia, una volta seminato nel terreno, non smetta di portare i suoi frutti disastrosi, trasformando il grano in spine e gli ex chierici in scismatici e impostori. Vediamo chiaramente come questi numerosi scismi si basino sulla personalità del loro fondatore e, con la morte di quest'ultimo, continuino a dividersi ulteriormente. E solo la Chiesa di Cristo, rafforzata dalla grazia dello Spirito Santo, dimora sempre nell'unità della fede e dell'unione dell'amore. Come affermato nel Vangelo di Luca: E il Signore disse: Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli. (Luca 22: 31-32)

Note

[1] Prima di diventare metropolita di Kiev, ricevette la sua istruzione in una scuola di una fratellanza a Leopoli, città natale di padre Rostislav.

[2] http://patriarch.ua/redaktor.aspx

[3] http://patriarch.ua/site.aspx

[4] http://www.patriarch.ua/raskol.aspx

[5] http://www.newadvent.org/fathers/3820.htm

[6] http://www.orthodoxa.org/GB/orthodoxy/canonlaw/canons1erconcileGB.htm

[7] L'insegnamento teologico cristiano sulla salvezza.

[8] Per ulteriori informazioni si veda: http://orthochristian.com/120077.html (ndt).

[9] 29 diocesi e oltre 4000 parrocchie, secondoil sito ufficiale del "patriarcato di Kiev" www.cerkva.info/uk/statistics.html

 
Su cosa non si sono accordati Vladimir Zelenskij e il patriarca Bartolomeo?

il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e il presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Cosa dovrebbero aspettarsi i credenti ortodossi dopo la visita del presidente dell'Ucraina al Fanar

La visita del presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli era stata molto probabilmente programmata molto tempo fa. Vero, è stata annunciata solo pochi giorni prima. Ma questo non minimizza il suo significato e, inoltre, non può giustificare le affermazioni secondo cui la visita è stata mal preparata e i suoi risultati non sono importanti.

Non ci sono praticamente eventi improvvisati e mal preparati a un livello così alto, e qualsiasi risultato può essere cruciale.

Quali erano le aspettative reciproche

Naturalmente, le aspettative per l'imminente incontro tra Zelenskij e il patriarca Bartolomeo erano diverse. I credenti della Chiesa canonica speravano che il presidente avrebbe continuato a muoversi nella direzione che aveva scelto prima di assumere la sua presidenza, vale a dire la separazione della Chiesa dallo stato. C'erano i prerequisiti per questo.

In primo luogo, Vladimir Zelenskij non si è mai permesso di parlare, nello spirito dell'ex presidente Poroshenko, della "Chiesa di Mosca".

In secondo luogo, si è tenuto lontano con aria di sfida da qualsiasi organizzazione religiosa, rifiutando di prendere parte alle celebrazioni in occasione del Battesimo della Rus'.

In terzo luogo, Zelenskij non sostiene i radicali e le autorità locali in termini di sequestri e di incursioni nelle chiese ortodosse, motivo per cui il numero di questi sequestri è diminuito in modo significativo.

D'altro canto, anche i rappresentanti dello scisma ucraino, sebbene contrari al presidente, per dirla in modo mite e scettico, nutrivano anche alcune aspettative per l'incontro imminente.

Erano incoraggiati, in primo luogo, dal fatto che Zelenskij avesse accettato di incontrare il patriarca. Non invano il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, ha omaggiato l'ambasciatore americano in Ucraina, mentre il portavoce della sua organizzazione, Evstratij Zorja, ha viaggiato più volte negli Stati Uniti.

In secondo luogo, anche se il presidente non si era pronunciato "a favore" delle azioni di incursione contro la Chiesa ortodossa ucraina, non aveva neppure detto nulla "contro". Ciò significa che gli scismatici hanno la speranza, sebbene debole, che prima o poi tutto riprenda il suo corso naturale.

Anche i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli avevano certe aspettative dalla visita del presidente dell'Ucraina al Fanar.

In primo luogo, hanno capito che il fallimento di Poroshenko alle elezioni avrebbe sicuramente influenzato l'atteggiamento degli ucraini nei confronti del Tomos e di tutto ciò che ne è collegato. Senza il supporto del potere statale, l'approvazione dello scisma in Ucraina è quasi impossibile. Non è un segreto che anche sotto la più forte pressione sulla Chiesa ortodossa ucraina da parte delle autorità – sia di tipo informativo che di forza – non è stato possibile ottenere risultati tangibili.

La transizione di soli due vescovi su quasi cento e di alcune dozzine di parrocchie su 13.000 non è nulla: zero completo. Soprattutto alla luce delle assicurazioni sia di Filaret Denisenko che di Epifanij Dumenko che dopo che la concessione del Tomos, i credenti si sarebbero spostati dalla Chiesa canonica alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" al ritmo di intere diocesi. Ma non lo hanno fatto. Inoltre, si sono opposti con forza a questo piano. Quindi il Fanar è ben consapevole del fatto che senza il supporto delle autorità il processo non solo si fermerà completamente, ma, molto probabilmente, si muoverà nella direzione opposta.

La seconda cosa, sulla quale, a quanto pare, contavano nel Patriarcato di Costantinopoli, è la conferma degli accordi tra Poroshenko e il patriarca Bartolomeo prima della concessione del Tomos. Questi riguardavano principalmente le stavropegie e gli immobili che avrebbero dovuto essere trasferiti al Fanar. Non è noto se Poroshenko avrebbe adempiuto pienamente alle sue promesse, dal momento che i fanarioti hanno finora ricevuto solo la chiesa di sant'Andrea a Kiev, che apparteneva alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". È probabile che ci fossero piani per altri edifici non solo a Kiev, ma anche in altre parti dell'Ucraina (per esempio, a detta di tutti una delle chiese della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" a Leopoli potrebbe essere trasferita al Fanar).

Tuttavia, non è difficile indovinare che Filaret si sia rifiutato di fare regali al Fanar, e così ha fatto anche il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Makarij Maletich. Dato questo stato di cose, l'ex presidente potrebbe promettere al Patriarcato di Costantinopoli di rinunciare ai templi e ai monasteri che ora appartengono alla Chiesa ortodossa ucraina. Ma Poroshenko non è stato eletto per un secondo mandato, quindi la prospettiva di Costantinopoli di possedere, per esempio, la Lavra delle Grotte di Kiev, è quasi caduta nell'oblio.

Pertanto, Il Fanar aveva bisogno di garanzie che la cooperazione sarebbe continuata e che le promesse sarebbero state mantenute. Altrimenti, la consegna del Tomos si tradurrebbe in un completo fallimento, poiché il Fanar ha scontentato gli ortodossi in tutto il mondo e non ha ricevuto dividendi dall'Ucraina. In questo senso, l'incontro con il nuovo presidente dell'Ucraina avrebbe dovuto mettere i puntini sulle i, sistemare la situazione e dare ai fanarioti una risposta alla domanda su cosa li attende dopo.

Risultati - pro e contro

Dal punto di vista degli ortodossi della Chiesa ortodossa , l'esito del viaggio di Vladimir Zelenskij a Istanbul si è rivelato migliore del previsto.

Il presidente non ha portato con sé un solo rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (ricordate che Poroshenko si è recato a Istanbul con un intero seguito di uomini della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in tonaca). Poi, si è recato dal patriarca Bartolomeo con un piano d'azione già stabilito, che non prevedeva il sostegno incondizionato agli scismatici ucraini.

Inoltre, l'assenza di scismatici ucraini nella squadra di Zelenskij afferma che lo stesso presidente e il suo entourage sono ben consapevoli del fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un altro campo politico in cui Zelenskij non sarà mai un sodale. Per dimostrare l'atteggiamento dei rappresentanti dello scisma ucraino nei confronti del nuovo presidente del paese, è sufficiente ricordare la retorica dei "sacerdoti" Aleksandr Dedjukhin e Bogdan Kulik.

Il secondo e più importante punto: Zelenskij non ha firmato il testo di una dichiarazione congiunta con il patriarca Bartolomeo. Perché non sono riusciti a trovare un d'accordo?

Ciò suggerisce che le parti non sono riuscite a concordare questioni chiave. Il ministero degli Esteri dell'Ucraina afferma che il testo della dichiarazione era dedicato all'ambiente. L'Ufficio del Presidente ha rifiutato di commentare in qualsiasi modo, suggerendo così in modo trasparente che la dichiarazione non riguardava l'ambiente.

Bisogna capire che tali documenti non sono scritti all'ultimo minuto, ma sono preparati in anticipo. Tutte le questioni controverse sono discusse in anticipo e si trovano soluzioni di compromesso. Se Zelenskij non ha firmato un documento preparato in via preliminare, ciò significa solo una cosa: non sono state trovate soluzioni di compromesso.

Certo, non poteva trattarsi di dichiarazioni insignificanti sull'ambiente. Inoltre, Zelenskij difficilmente potrebbe andare al Fanar a discutere dei problemi ambientali dell'Ucraina con il patriarca Bartolomeo. Ci sono altre persone e altre strutture per questo compito.

Da questo punto di vista, possiamo concludere chiaramente: Kiev e il Fanar non sono riusciti a concordare ulteriori prospettive per lo sviluppo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Non possiamo sapere cosa sia realmente successo a Istanbul. Ma quanto siano stati carichi di tensione i negoziati, lo possiamo giudicare dalla foto pubblicata da uno dei membri del team del presidente sulla sua pagina Facebook.

Vladimir Zelenskij e il patriarca Bartolomeo. Foto: Facebook

L'essenza e il contenuto della conversazione tra il presidente e il patriarca sono anche indicati dal comunicato pubblicato sul sito web del Patriarcato di Costantinopoli a seguito dell'incontro. In esso, oltre alle frasi insignificanti, c'è un'enfasi sul fatto che "il Patriarcato di Costantinopoli non intende interferire negli affari interni della Chiesa ucraina" e che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una "Chiesa indipendente e autocefala".

Apparentemente, è la questione della reale e non virtuale indipendenza, che è stata discussa più calorosamente al Fanar. E molto probabilmente, è stato su questo problema che le parti non hanno potuto raggiungere alcun accordo.

Perché Zelenskij ha bisogno di una "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" indipendente

Si può presumere che Zelenskij avesse diverse ragioni per garantire l'effettiva indipendenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

1. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un progetto politico dell'ex presidente Poroshenko, che continua a dipendere da esso. Anche i perdenti politici del campo dei cosiddetti "patrioti" dell'Ucraina stanno cercando di restare legati alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per esempio, non molto tempo fa, Oleg Ljashko, che ha dichiarato la sua opposizione al nuovo governo, è stato nell'altare ai servizi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha ricevuto un premio dalle mani di Epifanij. Poroshenko, cosa non difficile da indovinare, va d'accordo con il patriarca Bartolomeo e con altri funzionari di alto livello del Patriarcato di Costantinopoli. È attraverso di loro (così come attraverso alcuni politici ucraini) che può esercitare pressioni sulla leadership della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Pertanto, la separazione della Chiesa di recente creazione dal Fanar è un compito strategico che dovrebbe aiutare Zelenskij a depoliticizzare questa struttura, se possibile del tutto.

2. La vera e completa autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina aiuterà, in una certa misura, il nuovo presidente a conquistare quei "patrioti" che sostengono l'indipendenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal Fanar. Ciò può essere fatto in modo abbastanza semplice: è sufficiente apportare modifiche al testo del Tomos affinché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" abbia il diritto di preparare il miro, di avere le sue parrocchie all'estero e di risolvere autonomamente i suoi problemi interni.

Sembra che il patriarca Bartolomeo sia d'accordo solo con la terza tesi, poiché comprende che per il momento non può davvero influenzare ciò che sta accadendo all'interno della struttura appena creata. In futuro, ovviamente, questo potrebbe cambiare. È a questo scopo che i fanarioti hanno ordinato il primo vescovo greco per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È probabile che appaiano altri greci. Saranno nominati in Ucraina dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli (i cosiddetti esarchi, il primo dei quali si è già stabilito nella chiesa di sant'Andrea a Kiev). Insieme ai giovani dall'Ucraina, che saranno ben addestrati in Grecia, difenderanno gli interessi del Patriarcato di Costantinopoli all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Sì, è una questione di tempo, ma il Fanar è abituato a pensare per molti anni a venire. Ecco perché è così importante ora per il Patriarcato di Costantinopoli mantenere lo stato dipendente della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Dal punto di vista ecclesiale, tale dipendenza è possibile solo attraverso la preparazione del miro e la supervisione delle attività esterne. Zelenskij, a quanto pare, ha richiesto una revisione di questi punti. Il patriarca Bartolomeo non era d'accordo.

3. Il blogger Aleksandr Voznesenskij suggerisce che il rifiuto di Zelensky di firmare il documento è un segnale che il nuovo governo supporterà Filaret Denisenko. A suo avviso, tale posizione del presidente potrebbe essere dettata dal desiderio di ripagare Denisenko per il suo sostegno alle elezioni. È difficile dire quanto sia corretta questa opinione, ma si può presumere che se fosse accaduto qualcosa del genere, molto probabilmente sarebbe stato dettato dal desiderio di Zelenskij di porre fine allo scandaloso litigio tra "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "patriarcato di Kiev". per esempio, Filaret aveva ripetutamente dichiarato di essere pronto a fare pace con Epifanij, se quest'ultimo avesse accettato le sue condizioni, espresse anche prima del "Consiglio di unificazione".

Perché Zelenskij ne ha bisogno? Sostenendo Filaret, che potrebbe tornare alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come "patriarca", il presidente avrà i suoi sostenitori all'interno di questa struttura religiosa, cosa molto importante alla luce dello scontro tra il potere vecchio e quello nuovo.

4. Naturalmente, rimane ancora una ragione per cui Zelenskij si è rifiutato di firmare una dichiarazione congiunta con il Patriarca di Costantinopoli. Questa è la vera riluttanza del presidente a interferire negli affari ecclesiali. Zelensky sin dall'inizio della sua campagna elettorale ha chiarito che non intendeva coinvolgere una componente religiosa nella sua attività politica. Secondo lui, la fede in Dio è una faccenda intima e nessuno ha il diritto di intervenire in essa. Almeno fino a oggi, non un singolo atto di Zelenskij, nemmeno una sua parola ha dato motivo di pensare che egli abbia cambiato posizione su questo tema. Si distanzia nettamente da tutte le Chiese e non partecipa a nessun evento ecclesiale.

Per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina, questo è un segnale molto allarmante e spiacevole, soprattutto alla luce del fatto che sia Poroshenko che altri politici ucraini stanno fortemente sostenendo queste strutture religiose. Inoltre, gli scismatici e gli stessi uniati sono esistiti per tutti gli anni di indipendenza dell'Ucraina solo in stretta collaborazione con il governo. Costruiscono tutti i loro insegnamenti e ideologie non su Cristo e sul Vangelo, ma esclusivamente su fattori politici – nazionalismo, indipendenza statale dell'Ucraina e carattere nazionale della Chiesa. Basti ricordare che il "patriarcato di Kiev" sorse sotto lo slogan "una chiesa indipendente per uno stato indipendente".

Cosa faranno la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina se dovessero trovarsi senza il sostegno statale, è completamente ignoto. Di cosa parleranno quando sparirà il bisogno di parlare di politica non è chiaro. Ora esistono solo perché c'era una richiesta da parte dello stato di sostegno religioso alle idee del nazionalismo. Quando questa richiesta scomparisse, gli scismatici stessi svanirebbero.

Se è proprio così e Zelenskij non ha firmato una dichiarazione per riluttanza a interferire negli affari della Chiesa e a sostenere gli scismatici, allora il giornalista Jurij Molchanov ha ragione quando ha detto che in questo modo il presidente si è avvicinato seriamente al Regno dei Cieli.

Comunque, dopo la visita di Zelenskij al Fanar, abbiamo più motivi di gioia che dolore. Non ha fatto alcun passo a sostegno del Tomos e degli scismatici, non ha detto nulla che possa gettare un'ombra sulla Chiesa canonica e, infine, è riuscito a contenere l'arroganza del patriarca Bartolomeo.

D'altra parte, non disegniamo prospettive brillanti e non cerchiamo di avere speranze non realistiche che la Chiesa ortodossa ucraina continui a esistere nelle condizioni più favorevoli. No, perché ricordiamo le parole di Cristo: "sarete perseguitati nel mondo" e "se perseguitano me, perseguiteranno anche voi". Pertanto, la persecuzione è qualcosa con cui la Chiesa si deve costantemente confrontare. Questo è il motivo per cui non desideriamo avere il paradiso in terra dallo stato. Speriamo solo che quest'ultimo riesca a prevenire l'inferno.

 
"Il volto della dignità" o "il volto di Giano": perché Petro Poroshenko scommette sugli uniati

quando è divenuto chiaro che il Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era inutile alle elezioni, Poroshenko si è riorientato sugli uniati. Foto: unione dei giornalisti ortodossi

L'ex presidente non nasconde più il fatto di voler unire la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con i greco-cattolici.

Il 1 settembre 2019, l'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko ha preso parte alle celebrazioni in occasione del 50° anniversario della consacrazione della chiesa cattolica ucraina di Santa Sofia a Roma. Poco prima, ha visitato il centro spirituale della Chiesa greco-cattolica ucraina a Zarvanitsa. Che cosa significano queste riverenze verso i greco-cattolici da parte del principale lobbista del Tomos e del creatore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Anche durante la campagna elettorale presidenziale, gli spin-doctor di Poroshenko hanno iniziato a presentarlo come una figura simile al santo principe Vladimir.

San Vladimir ha battezzato la Rus'? Ebbene, si deve fare di Poroshenko il secondo battista dell'Ucraina, della Rus', della Rus'-Ucraina, di qualunque cosa. A sua volta, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, dichiara che la concessione del Tomos è il secondo battesimo dell'Ucraina.

E per rendere ancora più luminosa l'immagine del candidato alla presidenza, hanno deciso di includere il suo nome nell'elenco delle figure storiche eccezionali.

"Il suo nome, signor presidente, entrerà per sempre nella storia del popolo e della Chiesa ucraini accanto ai nomi dei sovrani, i nostri principi Vladimir il Grande, Jaroslav il Saggio, Konstanty Ostrogski, e l'atamano Ivan Mazepa", ha detto Dumenko alla cerimonia della firma del Tomos.

Come sono passate alla storia le persone sopra menzionate?

Il santo principe Vladimir il Grande ha battezzato la Rus'. Ha unito sotto la sua autorità principati sparsi su un vasto territorio e ha creato uno degli stati più potenti del mondo di allora. Ha costruito molte chiese, ha fondato il sistema educativo e ha insegnato al popolo con il suo esempio di misericordia e di adempimento dei comandamenti di Dio.

Il santo principe Jaroslav il Saggio ha costruito a Kiev la chiesa principale della Rus - la maestosa cattedrale di santa Sofia - e molte altre. Ha fondato i primi monasteri russi. Ha costruito decine di città, tra cui Jurjev (Tartu), Jaroslavl (nella regione del Volga e nella regione dei Carpazi), Novgorod-Severskij e altre. Ha pubblicato il primo codice ecclesiastico della Rus' e del diritto civile: lo Statuto della Chiesa e la Ruska pravda (Verità russa). Sotto il suo dominio, è stato creato un avanzato sistema di scuole in cui i bambini di tutti gli strati sociali potevano ricevere istruzione. Sotto di lui, lo stato ha raggiunto un picco tale che un cronista occidentale dell'XI secolo, Adamo di Brema, definì Kiev rivale di Costantinopoli, "la perla più bella".

Il grande atamano lituano Konstanty Ostrogskij ha vinto 63 vittorie sui tatari ed è stato un grande mecenate della Chiesa ortodossa di fronte alle autorità lituane. È stato grazie alle sue preoccupazioni e sollecitazioni che lo stato giuridico della Chiesa è stato saldamente stabilito nel paese, sono state intraprese e parzialmente attuate azioni per innalzare il livello morale e spirituale del popolo ortodosso, la posizione dei vescovi e del clero è stata rafforzata, e l'interferenza delle persone secolari negli affari ecclesiali è stata limitata.

Rimarremo in silenzio sull'atamano Ivan Mazepa a causa dell'ambigua valutazione di questa figura storica.

In cosa Petro Poroshenko si è unito a questa linea? Ricordiamo i suoi meriti e, prima di tutto, i più importanti impegni elettorali nel 2014.

Terminare la "operazione anti-terrorismo" in poche ore. Dopo questo impegno ci furono le sacche di Ilovajsk e Debaltsevo in cui persero la vita migliaia di persone. Ora stanno morendo soldati e civili – la guerra continua ancora.

Fornire ai soldati nella zona operativa antiterroristica uno stipendio di 1.000 grivnie ucraine al giorno. Al tasso di cambio del 2014 di 11 grivnie / 1 dollaro USA, ciò ammontava a circa 2.500 $ al mese. Nel 2018, il personale militare nella zona ha ricevuto circa 17.000 grivnie al mese, o circa 600 $ al tasso di cambio allora.

• Vendere la Roshen e altri beni aziendali. Non è stato venduto nulla. Inoltre, il reddito di Poroshenko nel corso degli anni della sua presidenza, secondo la sua dichiarazione, è aumentato di 95 volte.

• Non aprire procedimenti penali contro giornalisti. Ci sono invece stati casi del genere.

• Garantire il tasso di cambio di 10 grivnie / 1 $. Alla fine del mandato presidenziale di Poroshenko, ha raggiunto 28 grivnie / 1 $.

• Bloccare tutte le attività offshore. Nel 2017, il Centro OCCRP per l'investigazione della corruzione e del crimine organizzato ha pubblicato il cosiddetto "Archivio di Panama", in cui Poroshenko era elencato come proprietario di una serie di società offshore, alle quali era anche incorporata la Roshen.

• Rendere Zhitomir la capitale dello spazio ucraino. Non facciamo commenti.

I risultati del regno di Poroshenko sono stati un aumento multiplo delle tariffe, un massiccio aumento dei prezzi, un crollo della produzione e una migrazione di milioni di ucraini all'estero per guadagnarsi da vivere. Secondo alcuni rapporti, uno su cinque ucraini in età lavorativa ha lasciato il Paese. Secondo l'FMI, l'Ucraina sotto Poroshenko è diventata il paese più povero d'Europa, e secondo la dichiarazione dell'Ufficio internazionale anticorruzione "Transparency International", il più corrotto.

Nella primavera del 2019, l'audit pubblico dell'organizzazione pubblica ha stilato una tabella dei risultati del regime di Poroshenko.

l'Ucraina nelle classifiche mondiali. Fonte: publicaudit.com.ua

E nonostante tutto questo, Epifanij Dumenko mette Poroshenko alla pari con i grandi sovrani del passato.

Fondamentalmente, gli ortodossi sono pazienti e per loro l'impoverimento materiale di un intero paese non è così importante come il fatto che Poroshenko si è rivelato essere un persecutore aperto della Chiesa. "Miei cari, non avete niente da fare qui. Non c'è niente che la vostra Chiesa possa fare <...> Tornatevene a casa in Russia", ha detto il 7 novembre 2018. E queste non erano solo parole. La Chiesa ortodossa ucraina è sopravvissuta alle atrocità dei radicali, al sequestro dei templi, alle leggi anticristiane, ai procedimenti penali contro il clero, agli interrogatori e alle "conversazioni" alla SBU e al Ministero degli interni. Tutto questo è stato organizzato dall'ex presidente.

Nelle condizioni di un completo fallimento della politica interna ed estera, dell'economia e della sfera sociale, Poroshenko ha provato alle elezioni del 2019 di scommettere sulla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ed è riuscito a crearla da due denominazioni scismatiche: il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Ma la scommessa è andata male. Poroshenko ha perso le elezioni presidenziali contro lo showman Vladimir Zelenskij con un punteggio schiacciante: circa il 50% in meno rispetto al vincitore.

E ora questo attore, a quanto pare, ha deciso di cambiare la sua scommessa e ha ovviamente iniziato a recitare con gli uniati.

Si può ricordare la sua visita a Leopoli, dove ha tenuto il suo discorso all'Università cattolica ucraina il 29 aprile 2019 e ha definito questa istituzione educativa un simbolo dell'Ucraina e del valore della nazione: "Sto tra le mura sacre della Università cattolica ucraina, mura che per ogni vero ucraino sono un simbolo della grandezza della nostra nazione, un simbolo del nostro paese, con un obiettivo: ringraziarvi per aver preso una decisione molto importante per il paese, per me e per voi stessi – supportarmi nelle elezioni presidenziali".

Nel luglio 2019, Poroshenko ha visitato il centro spirituale della Chiesa greco-cattolica ucraina a Zarvanitsa, dove ha invitato la maggior parte degli ucraini ortodossi a unirsi alla preghiera comunitaria con i greco-cattolici. Ha detto al leader della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, che contava sulla cooperazione: "Sarò contento se la nostra cooperazione continuerà. Infatti, solo insieme possiamo trovare la risposta a nuovi rischi, sfide e minacce che affliggono l'Ucraina".  Tutti conoscono l'essenza di questa cooperazione: Shevchuk, quasi più di Dumenko, ha fatto campagna per Poroshenko durante la sua campagna elettorale.

Il 1 settembre 2019, l'ex presidente ha partecipato alle celebrazioni a Roma in occasione del 50 ° anniversario della consacrazione della locale chiesa greco-cattolica ucraina. Qui, ha già dichiarato senza mezzi termini l'unificazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e della Chiesa greco-cattolica sulla base degli interessi statali: "Oggi la Chiesa greco-cattolica svolge un ruolo estremamente importante nell'unità dello stato. E per me l'unificazione delle nostre Chiese è estremamente importante: sono qui come ortodosso, i presenti qui sono per la maggior parte greco-cattolici, ma stiamo insieme perché preghiamo per l'Ucraina".

Dopo un'esclamazione "Gloria all'Ucraina!" Qualcuno ha gridato "Gloria a Petro!" In questa foto puoi vedere l'espressione facciale di Poroshenko dopo queste parole.

schermata di Priamyi Channel

Poroshenko ha fallito in modo spettacolare alle elezioni. Ora è solo un deputato. Ma è probabile che gli sia rimasta in petto l'idea di tornare di nuovo al potere. Il 29 agosto 2019, al primo incontro della neo-eletta Verkhovna Rada, la deputata del partito "Servo del popolo" Liza Bogutskaya ha scitto a qualcuno un messaggio che l'ex presidente stava preparando un colpo di stato.

la parlamentare Liza Bogutskaja alla Verkhovna Rada. Foto: strana.ua

Nel messaggio ci sono le seguenti parole: "Elena, scriverò un post su questo in seguito. Immagina solo un attacco su Facebook contro l'intera fazione di SP ("Servo del popolo", ndt). Voglio solo scriverti – lasciamo [Arsen] Avakov (come capo del Ministero degli interni, ndt). Non c'è altro modo. Poroshenko sta preparando un colpo di stato. E lo intende davvero. Si aspetta che licenziamo Avakov per lanciarlo immediatamente. Oggi, molto probabilmente, rimuoveremo la sua immunità, ma lo lasceremo come ministro degli interni. Sono molto turbata, ma non c'è altro modo. Rimarrà fino a dicembre. È a dicembre che Petja (Poroshenko, ndt) sta preparando il colpo di stato".

Non sappiamo se Poroshenko stia preparando o no un colpo di stato. Ma l'aspetto stesso di un messaggio del genere può dire molto.

Durante le elezioni presidenziali, Poroshenko ha tentato di nuovo di tornare al potere sulle spalle del Tomos e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", da lui creata. La scommessa è stata un fallimento. Sta ora cercando di tornare sulle spalle dei cattolici ucraini di rito ortodosso? Gli uniati hanno abbastanza esperienza di partecipazione attiva ai colpi di stato: l' Unione dei giornalisti ortodossi ha ripetutamente scritto del loro, per dirla in modo moderato, contributo significativo all'organizzazione di due Majdan ucraini.

Ma c'è qualcos'altro a cui pensare: l'oscillazione di Poroshenko dagli ortodossi agli uniati è un segno della sua doppia faccia, della sua doppia mente?

"...un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni" (Giacomo 1:8).

Quindi, se una tale persona ha fondato o, almeno, ha preso parte attiva alla fondazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è tempo di pensare a cosa sia questa organizzazione. Il nome di Petro Poroshenko è iscritto nel Tomos e questo fatto non rimane in silenzio – questa è storia. Ma se un politico può permettere a se stesso di essere ipocrita, può un'organizzazione religiosa, chiamandosi Chiesa, piegarsi a questo? I leader di una simile organizzazione, che si definiscono ortodossi, possono sforzarsi di unirsi ai greco-cattolici? Epifanij Dumenko dichiara di poterlo fare. Ma San Teodosio delle Grotte di Kiev dice che non si può.

"Non unirti alla fede latina (cattolica), non aderire ai loro riti, fuggi alla loro comunione, evita tutti i loro insegnamenti e aborri i loro costumi. Attenti, figli, ai loro distorti credenti e a ciò che dicono, perché la nostra terra ne è piena. Se qualcuno salva la sua anima, lo fa solo vivendo nella fede ortodossa, perché non esiste altra fede migliore della nostra pura e santa fede ortodossa" (dal testamento di san Teodosio al gran principe Izjaslav).

Chi di loro dovremmo ascoltare?

 
Che cosa bisogna evitare di dire alla confessione

Uno dei principali problemi per gestire bene le confessioni in una parrocchia ortodossa è che i parrocchiani sappiano come confessarsi. Sembra una tautologia, ma dall’esperienza di qualsiasi parroco che deve ascoltare decine e decine di confessioni ogni settimana, è molto alta la percentuale di fedeli che non sanno cosa dire, e soprattutto non sanno cosa NON dire durante una confessione. Siamo convinti che per contenere questi problemi saranno di grande utilità alcuni piccoli accorgimenti scritti molto tempo fa per il pubblico inglese, e diffusi in rete in francese dal nostro confratello, il suddiacono Claude Lopez-Ginisty. Sarebbe bene che tutti quelli che si accostano alla confessione, magari per la prima volta o magari dopo una lunga assenza, possano avere sotto mano questi consigli su cosa non dire in una confessione, che presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Il Sinodo russo rilascia una dichiarazione di sostegno alla Chiesa serba perseguitata in Montenegro

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, riunito ieri al monastero di Valaam, ha rilasciato una dichiarazione riguardante l'attuale persecuzione e la minaccia legale contro la Chiesa ortodossa serba sul territorio del Montenegro, come riferisce Patriarchia.ru.

A maggio, il governo montenegrino ha approvato un disegno di legge secondo cui "Tutti gli edifici religiosi che erano di proprietà dello Stato del Montenegro prima della perdita della sua indipendenza e della sua fusione nel Regno dei serbi, croati e sloveni nel 1918, e che successivamente non sono diventati proprietà di una comunità religiosa nel modo legale appropriato, saranno riconosciuti come proprietà dello stato".

I vescovi e i fedeli della Chiesa serba vedono nel disegno di legge un tentativo velato di impadronirsi delle loro legittime proprietà da donare alla "Chiesa ortodossa montenegrina", che il presidente Đukanović spera di trasformare in una Chiesa autocefala, e hanno raccolto più di 50.000 firme per protestare contro il disegno di legge.

Le autorità hanno anche tentato di demolire dei siti ortodossi serbi consacrati e hanno espulso un certo numero di sacerdoti e monaci che vivevano e prestavano servizio in Montenegro.

Dopo aver ascoltato una relazione sulla questione da sua Eminenza il metropolita Ilarion di Volokolamsk, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa, e comprendendo bene il dolore dello scisma e della persecuzione, i vescovi del Sinodo russo hanno rilasciato la seguente dichiarazione:

Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa sulla situazione in Montenegro

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa esprime profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione delle diocesi del Patriarcato serbo sul territorio del Montenegro, dove l'unità dell'Ortodossia ha sofferto per molti anni per l'attività scismatica della cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina".

In Montenegro è apparsa una preoccupante tendenza all'aumento delle pressioni da parte delle autorità sui chierici e sui fedeli canonici. Tenutasi dal 9 al 18 maggio 2019, la Santa Assemblea dei vescovi della Chiesa ortodossa serba ha affermato che nel moderno Montenegro ci sono "tentativi di rimuovere violentemente i nostri luoghi santi in favore della "Chiesa ortodossa montenegrina" canonicamente e realisticamente inesistente, e minacce di distruggere certe chiese". Durante una riunione di partito a Nikšić l'8 giugno 2019, il presidente montenegrino M. Đukanović ha espresso la sua intenzione di portare avanti la "restaurazione della Chiesa autocefala montenegrina".

Di particolare gravità è il disegno di legge sulla libertà di religione e credo e lo status giuridico delle organizzazioni religiose, pubblicato dal governo del Montenegro nel maggio 2019 e contenente una serie di misure discriminatorie, tra cui la confisca di una parte della proprietà del Patriarcato serbo per farla diventare proprietà dello stato, compresi edifici di chiese e monasteri. L'Assemblea dei Vescovi della Chiesa ortodossa serba definisce la bozza di legge come "anti-europea e anti-civile", mirata alla discriminazione contro le diocesi del Patriarcato serbo sul territorio del Montenegro, il che rappresenta "un'interferenza diretta negli affari interni della Chiesa" “.

La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (o Commissione di Venezia) ha espresso seri commenti su alcune disposizioni del disegno di legge.

Con preoccupazione per queste recenti iniziative delle autorità montenegrine, chiediamo loro di smettere di discriminare e minare l'unità della Chiesa ortodossa serba, alziamo la voce in sua difesa, vedendo nella tradizione spirituale che risale a san Sava il fondamento storico secolare sulla quale furono edificati la cultura e lo stato ortodossi montenegrini.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa esprime il sostegno fraterno ai vescovi, al clero e a tutti i figli del Patriarcato serbo in Montenegro, che, seguendo i precetti di grandi santi ierarchi, san Sava il serbo, san Basilio di Ostrog, san Pietro di Cetinje e lo ieromartire Joanikije del Montenegro e del Litorale che hanno brillato su questa terra, nonostante le difficili condizioni di oppressione, preservando la fedeltà alla verità della santa Ortodossia.

 
Come gli scismatici sono utilizzati dal governo degli Stati Uniti contro la Chiesa ortodossa

John Herbst. Foto: ukrinform.com

Dato che i gruppi scismatici sembrano spuntare sul territorio delle Chiese canoniche come funghi, dobbiamo chiederci: sta succedendo tutto spontaneamente o qualcuno li sta coltivando attentamente? Le seguenti indagini su una strana situazione nella parte settentrionale di Cipro non possono che farci riflettere...

* * *

"Su un gran numero di media religiosi e secolari in una serie di paesi si sta discutendo animatamente della situazione nella sfera religiosa di Cipro, mentre per gli stessi ciprioti questo è praticamente diventato l'argomento numero 1. Il fronte e il centro del dibattito il chierico scismatico Aleksej Ivanov, che ha aperto una parrocchia nella parte settentrionale di Cipro e al momento sta cercando di assicurarsi il diritto di servire nei locali di culto appartenenti alla Chiesa di Cipro. L'argomento viene discusso nei circoli più elevati e persino il capo della Chiesa di Cipro, l'arcivescovo Chrysostomos II, ha annunciato alcuni giorni fa che intende rivolgersi alle autorità con una richiesta di informazioni su questa parrocchia scismatica. Dato che i ciprioti in generale sanno molto poco degli scismatici di lingua russa, numerosi media hanno reagito al nome del gruppo, ROCOR (Chiesa ortodossa russa all'estero), saltando alla conclusione che si tratta della stessa struttura che ha firmato l'atto di riconoscimento con la Chiesa ortodossa russa, e perciò hanno accusato la Chiesa russa e i russi di essere in qualche modo connessi con gli scismatici a Cipro del Nord".

Queste sono state le parole indirizzate a me come esperto in questioni religiose da un rappresentante del partito cipriota EOP / Εγώ ο Πολίτης, Aleksej Voloboev. Questi voleva che gli dessi alcune informazioni su cosa sia questa struttura, cosa sta facendo e cosa sta succedendo in generale. Ho accettato di intraprendere questo lavoro poiché ha a che fare direttamente con la crisi nella Chiesa; ho accettato di farlo gratuitamente, perché non prendo mai soldi per ricerche in materia ecclesiale. Qual è stata la mia sorpresa quando ho appreso che questo problema in effetti si estende ben oltre i confini di Cipro.

Sono giunto alla conclusione che i diplomatici americani e i membri del servizio di intelligence militare stanno lavorando attraverso gli scismatici sul territorio di un certo numero di Chiese in quella regione, esercitando così una pressione sulle Chiese canoniche.

Per capire chi sono questi scismatici e cosa stanno facendo, dobbiamo capire come sono nati, a quali condizioni e chi li sta influenzando.

Come sappiamo, il 17 maggio 2006, nella cattedrale di Cristo Salvatore, il patriarca Alessio II di Mosca e Tutta la Rus' e il primo ierarca della ROCOR il metropolita Lavr hanno firmato un atto di unità canonica, che essenzialmente legalizzava la ROCOR e annunciava la riunificazione delle due strutture.

il metropolita Agafangel (Pashkovskij)

Tuttavia, anche mentre quel documento era in preparazione, un certo numero di persone nella ROCOR si riferivano in modo estremamente negativo al riavvicinamento della ROCOR alla Chiesa ortodossa russa. Il leader di questa opposizione era considerato il metropolita Agafangel (Pashkovskij), che si trovava a Odessa. Su Wikipedia in lingua russa, leggiamo di lui:

"Il 27 marzo 1994, nella cattedrale di san Costantino a Suzdal, senza un accordo del Sinodo dei vescovi della ROCOR, fu consacrato vescovo di Simferopol da due vescovi della ROCOR che erano stati sospesi per essere andati in scisma: l'arcivescovo Lazar (Zhurbenko) e Valentin (Rusantsov), oltre a Feodor (Gineevskij), consacrato dai primi due. La ROCOR non riconobbe fin dall'inizio la consacrazione di Agafangel. Per decisione del Sinodo della ROCOR dell'11 / 24 febbraio 1995, lo ieromonaco Agafangel, insieme agli altri creatori dello scisma, fu sospeso dal servizio. Per testare l'affidabilità di Agafangel e degli altri consacrati senza l'approvazione del Sinodo ROCOR, fu proposto di far loro riconoscere la decisione contro Lazar (Zhurbenko) e Valentin (Rusantsov) come giusta, e di imporre loro di vivere un periodo di prova negli Stati Uniti sotto il controllo dei vescovi loro ROCOR. Agafangel (Pashkovskij) fu l'unico ad accettare queste condizioni e visse per nove mesi negli Stati Uniti. Il 9 dicembre 1995 prestò giuramento nella Cattedrale sinodale della Vergine del Segno a New York e ricevette una gramota che gli dava il titolao di "vescovo" di Simferopoli e della Crimea".

Così Pashkovskij finì nei ranghi dell'episcopato della ROCOR. Tuttavia, anche un anno prima della firma dell'atto di unità canonica, intorno alla persona di Pashkovskij iniziarono a succedere cose strane. Iniziò a opporsi alla struttura unificata e nel 2006 apparve una lettera di un sacerdote che in precedenza era stato sottomesso a lui, e che accusava Pashkovskij di collaborare con i servizi segreti statunitensi. Nella lettera si diceva:

"Nessuna persona normale, e in particolare i chierici della Chiesa ortodossa russa, è in grado di sopportare il suo odio antagonista per la Russia, per le sue autorità e il suo popolo, e la sua sistematica calunnia dei vescovi e del clero del Patriarcato di Mosca".

Successivamente questa lettera è apparsa su un certo numero di siti web e persino sul sito web della Chiesa ortodossa russa. Le seguenti parole attirano particolare attenzione:

"Quante volte lei ha detto che la CIA è l'organizzazione più umana del mondo, perché "si prende cura del bene del popolo", al contrario del KGB-FSB... Quasi tutto il clero, e anche i parrocchiani attivi, ha indovinato chi è il suo protettore. Tutti hanno commentato in modo inequivocabile le sue connessioni con i servizi segreti degli Stati Uniti. E in effetti lei stesso non l'ha nascosto... Alla fine, ha affermato che ci sono persone che potrebbero aiutarmi e organizzare un incontro per me con un certo signor John, che si è presentato all'ambasciata americana in Ucraina e mi ha offerto nientemeno che la collaborazione con i servizi segreti degli Stati Uniti. Mi ha consigliato di pensarci bene, e dopo aver preso una decisione positiva di contattarlo tramite lei".

Naturalmente, si potrebbe supporre che questo sacerdote non andasse d'accordo con questo vescovo e avesse deciso di calunniarlo, ma la Chiesa ortodossa russa ha sostenuto questa critica sapendo che Pashkovskij aveva predicato inimicizia contro la Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, i fatti indicano il contrario. E qui dobbiamo menzionare due funzionari americani che hanno avuto un'influenza specifica su Pashkovskij: uno di loro un diplomatico e ambasciatore americano e l'altro un colonnello dell'intelligence militare degli Stati Uniti. Stiamo parlando di John Herbst e Evgeny Magerovsky.

[Nota del traduttore: Poiché lo scisma di Pashkovskij prese per confusione il nome di ROCOR, la Chiesa che si è riunita al Patriarcato di Mosca viene chiamata ROCOR (L), dal metropolita Lavr, mentre il gruppo scismatico detto "ROCOR" viene chiamato ROCOR (A), per Agafangel (Pashkovskij)].

John Edward Herbst (nato nel 1952) ha un ricco curriculum come diplomatico. Nel 1974 ha conseguito una laurea presso la School of Foreign Service della Georgetown University e cinque anni dopo ha iniziato a lavorare nel servizio diplomatico. Siamo informati che dal 1997 al 2000 ha lavorato come console generale degli Stati Uniti a Gerusalemme. Fu lì, nelle parole dei rappresentanti di uno scisma della ROCOR, che fu battezzato e divenne un parrocchiano di quella Chiesa. Questo è stato riportato in parte sul sito web Vertograd, nell'articolo "L'ambasciatore americano in Ucraina John Herbst cerca di aiutare la parrocchia della ROCOR (L)" [in russo], che cita una nota sul sito ufficiale di quella struttura a Odessa, che era governata da Pashkovskij:

"Secondo il sito web della diocesi di Odessa, John Herbst è entrato nell'Ortodossia mentre prestava servizio come ambasciatore degli Stati Uniti in Israele durante il trasferimento forzato del monastero di Gerico dalla ROCOR al Patriarcato di Mosca. È stato battezzato da un sacerdote della ROCOR nel Giordano".

Dopo Israele, Herbst è stato inviato in Uzbekistan, dove ha lavorato come ambasciatore dal 2000 al 2003. Su questo abbiamo trovato il seguente commento:

"Questo periodo è rappresentato dall'operazione americana in Afganistan e dall'inizio dell'occupazione in Iraq. L'Uzbekistan è diventata la prima delle repubbliche dell'Asia centrale che ha offerto le sue basi militari al Pentagono. Non è un segreto che ciò sia stato preceduto da un delicato lavoro diplomatico con il presidente Karimov, condotto da Herbst".

Dal 1 luglio 2003 al 26 maggio 2006, Herbst è stato ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina. Durante questo periodo nel 2004, la Rivoluzione arancione ha avuto luogo in Ucraina e molti hanno indicato Herbst come il "conduttore" di questo processo. Ma dal punto di vista della Chiesa, ciò che è interessante è qualcos'altro. Durante questo periodo, Herbst e Pashkovskij erano molto vicini. È noto che in qualità di ambasciatore degli Stati Uniti, Herbst ha condotto negoziati con il procuratore generale dell'Ucraina, in cui tra l'altro il procuratore generale Svjatoslav Piskun ha promesso di ritirare un'accusa contro un sacerdote. È stato dimostrato che da questi negoziati, che sono divenuti di pubblico accesso, "si può trarre la conclusione che l'accusa ucraina ha agito in un certo numero di casi sotto i dettami di Washington".

Ma c'era ancora un altro uomo che ebbe influenza su Agafangel e sulla formazione dello scisma della ROCOR (A).

"È accettabile affermare che gli americani non hanno mai combattuto sul proprio territorio. Due guerre mondiali in Europa e nell'Oceano Pacifico, poi Corea, Vietnam e ora Iraq e Afganistan sostengono questa opinione. Ma si ha l'impressione che Evgeny Magerovsky abbia avuto la sua guerra e la sua partecipazione era motivata dalla comprensione che questa guerra era condotta sul suo territorio; vale a dire, negli Stati Uniti, il patriarca di Mosca, fedele al Cremlino, aveva invaso l'Occidente, compresa l'America, attraverso la ROCOR. La vita di Magerovsky è stata ininterrottamente legata alla ROCOR, che era la sua Russia. Aveva incontrato la sua futura moglie Katya nel campo estivo di Long Island della St. Seraphim of Sarov Foundation, campo guidato da uno dei rappresentanti più coloriti della Chiesa russa all'estero, padre Aleksandr Kiselev – lo stesso uomo che era stato con il generale Vlasov nell'Armata di liberazione russa [1] durante il suo tragico percorso. Dopo essersi trasferita a Quincy, la giovane famiglia Magerovsky frequentò la parrocchia della ROCOR. La loro figlia andava al sabato alla scuola parrocchiale".

Questa è una storia interessante da un sito web dopo la morte di Magerovsky. Certo, si può immediatamente notare un passaggio su un sacerdote che prestò servizio nell'Armata di liberazione russa durante la seconda guerra mondiale, ma in questo caso ciò che è interessante è qualcos'altro. Ecco una descrizione della partecipazione di Magerovsky alla creazione dello scisma della ROCOR (A), quando i sostenitori di Pashkovskij si rifiutarono di ricongiungersi con la Chiesa ortodossa russa:

"Dopo la firma a Mosca dell'atto di riunificazione del Patriarcato di Mosca e della ROCOR (L), Magerovsky divenne membro del Consiglio temporaneo della Chiesa della regione nordamericana della ROCOR [2] e partecipò attivamente ai suoi lavori, nonché ai lavori del seguente quinto Concilio di tutta la diaspora. Le riunioni furono accese, le opinioni espresse liberamente e Magerovsky si accostò al palco diverse volte, appoggiandosi pesantemente al suo bastone, per dire la sua. Veniva sempre ascoltato attentamente poiché era rispettato non solo come un noto autore nei circoli ecclesiali, ma anche come uno che esprimeva l'opinione dei laici che si rifiutavano di gettarsi tra le braccia di Mosca seguendo l'ormai defunto metropolita Lavr. Sebbene i risultati del Concilio non avessero soddisfatto tutti, e nella sala si sentissero critiche contro il nuovo metropolita della "ROCOR" Agafangel (Pashkovksij), Magerovsky notò molto laconicamente e con fiducia nella nostra discussione, 'Lasciateli dire quello che vogliono; Agafangel ha salvato la Chiesa'. E gli ho anche sentito dire di nuovo dopo il Concilio: 'Tutto qui, ora la nostra Chiesa è salva!' In questa frase si poteva sentire la fatica di un uomo che aveva lavorato sodo e bene, ed era contento dei frutti delle sue fatiche".

Evgeny Magerovsky

Quindi, chi è questo Evgeny Magerovsky, che è stato così influente nella creazione della ROCOR (A), e si è opposto alla riunificazione con la Chiesa ortodossa russa? Capita che fosse un colonnello dell'intelligence statunitense. Leggiamo in open source:

"Evgeny Lvovich Magerovsky (11 dicembre 1934 - 18 gennaio 2009) – uno specialista di studi russi americani; una figura statale, pubblica e religiosa di origine russa. Un dottore in scienze politiche, professore di cattedra di studi russi alla Georgetown University di Washington, colonnello dello staff generale dell'intelligence militare americana, vicepresidente del Russian Academic Group negli Stati Uniti".

Cioè, lo scisma di Pashkovskij fu formato sotto l'influenza contemporanea di due funzionari americani, entrambi strettamente legati alle forze armate statunitensi: il diplomatico John Herbst e il colonnello dell'intelligence Evgeny Magerovsky. Inoltre, come ricordano alcune note, Magerovsky fu anche un tempo il rappresentante di Agafangel negli Stati Uniti; tuttavia affermava di essere un uomo del tutto non religioso. Cioè, per lui come professionista dell'intelligence, la scena ecclesiastica era solo uno strumento per raggiungere i suoi obiettivi:

"Per sua stessa ammissione, era un uomo assolutamente non religioso. E non possedeva alcuna conoscenza canonica, né la conoscenza più elementare nel campo della vita della Chiesa" (F. Sergeev [USA] Nasha Strana, n. 2859, 17 gennaio 2009, p. 8).

Qui dovremmo anche ricordare quanto Pashkovskij fosse strettamente connesso con questi funzionari americani. Due episodi lo illustrano chiaramente: l'invio di delegati al concilio del 2006 e una lettera dei vescovi della ROCOR al capo dei vecchi calendaristi in Bulgaria.

1) 27.2.2006, i rappresentanti del Concilio hanno protestato per la partecipazione di Herbst, sottolineando che ha lavorato a lungo e sostenuto i contatti con la CIA.

3) 04.2006: "A seguito di una telefonata tra i vescovi della ROCOR, John Herbst è stato riconosciuto come delegato della diocesi di Odessa al quarto Concilio di tutta la diaspora".

Cioè, Pashkovskij ha cercato di spingere al Conscilio un evidente nemico della riunificazione con l'obiettivo di rovinare i negoziati. Questa idea è stata accolta con la ragionevole obiezione a una persona che ricopre la carica di ambasciatore degli Stati Uniti che sovrintende a tutte le questioni, dalla più elementare alla collaborazione con la Central Intelligence Agency, e che la presenza di tale persona al Concilio era inaccettabile. Ma alla fine Agafangel, nonostante tutti gli argomenti contrari, sostenne il diritto di Herbst di andare al Concilio come delegato della diocesi di Odessa. Questo dimostra quanto Herbst fosse vicino ad Agafangel. E qui di interesse sono le note di Magerovsky su questo. Nel marzo 2006 scrive che i vescovi della ROCOR non sono sufficientemente patriottici rispetto agli Stati Uniti, esprime la sua perplessità sul perché disprezzino la CIA, e come per disgusto sbatte loro in faccia il fatto che in passato il Sinodo avesse ricevuto denaro dalla CIA attraverso il vescovo Gregory Grabbe.

"Sì, un ambasciatore dovrebbe supervisionare tutti gli aspetti delle relazioni con uno stato straniero e rappresentare tutte le agenzie del suo paese, dal Dipartimento della pesca e della caccia alla CIA. Cosa c'è di così vergognoso in questo? Dopo tutto, la CIA è un'agenzia ufficiale del governo americano. E il Sinodo ha avuto una stretta relazione con questa agenzia, almeno durante i primi trent'anni della sua presenza in America. Il compianto vladyka Gregory (George Grabbe) aveva ottimi rapporti con loro. Era anche riuscito a ricevere una buona somma di denaro per il Sinodo nella sua guerra con il bolscevismo. Ovviamente, sotto l'influenza dei loro "amici" appena acquisiti, hanno dimenticato i vecchi tempi e per qualche ragione hanno iniziato a alienarsi dall'organizzazione che un tempo consideravano salvifica. Inoltre, solo a Mosca apparentemente la CIA guadagna riprovazione, mentre per noi è una cosa normale. In generale, Mosca ha un rapporto molto interessante con tali organizzazioni. Ad esempio, l'FSB è molto favorevole a loro, il patriarca stesso concede ogni sorta di premi ai suoi capi, ma per qualche ragione la nostra CIA è trattata con disprezzo".

Non è necessario alcun commento qui: è tutto dichiarato molto chiaramente. Magerovsky ritiene che ogni ecclesiastico americano di spicco dovrebbe collaborare con la CIA e non dovrebbe vergognarsi di ricevere denaro per questo. Questo è l'uomo che sarebbe poi diventato il rappresentante di Agafangel negli Stati Uniti

Ora rivolgiamo la nostra attenzione alla lettera dell'episcopato della ROCOR firmata dal metropolita Lavr e da un numero di altri vescovi. In questa lettera indirizzata al capo dei vecchi calendisti bulgari, la gerarchia della ROCOR ricorda che esiste una certa opposizione al processo di riunificazione tra Chiesa ortodossa russa e ROCOR. Nel testo sono nominati tre leader del movimento che si oppone all'unificazione con la Chiesa ortodossa russa. E due delle tre sono le figure ora conosciute dal lettore: il vescovo Agafangel Pashkovskij è al primo posto e al terzo posto il colonnello dell'intelligence statunitense Evgeny Magerovsky, che era il suo fidato aiutante.

Così si può vedere che al tempo della creazione dello scisma della ROCOR (A), i funzionari russofobi americani Herbst e Magerovsky avevano un'enorme influenza su questo processo ed entrambi facevano parte del circolo interno di Agafangel. Questi uomini erano così vicini ad Agafangel che in un momento il colonnello dell'intelligence degli Stati Uniti fu persino il suo rappresentante ufficiale negli Stati Uniti.

Non riconoscendo l'unificazione tra Chiesa ortodossa russa e ROCOR, Agafangel Pashkovskij creò il "Governo ecclesiale supremo temporaneo della Chiesa ortodossa russa all'estero", e nel 2008 dichiarò che tutti coloro che non si erano uniti alla Chiesa ortodossa russa erano i veri fedeli, e quindi prese il nome di ROCOR per la sua struttura. Per questo motivo, lo scisma ricevette il nome di ROCOR (A).

In risposta a ciò, il Sinodo della ROCOR depose Pashkovskij.

decreto del Sinodo della ROCOR che depone Pashkovskij

E qualche tempo dopo il Sinodo sospese coloro che si rifiutarono di accettare l'unificazione di Chiesa ortodossa russa e ROCOR.

decreto del Sinodo della ROCOR che sospende coloro che si sono rifiutati di accettare l'unificazione

È proprio a questa struttura della ROCOR (A) che appartiene il chierico Aleksej Ivanov, che è attivo sul territorio di Cipro del Nord.

Vale anche la pena notare che la ROCOR (A) è attiva non solo sul territorio di Cipro, ma anche sul territorio del vicino Israele. Lì Roman Radaun, che aveva ricevuto la sua formazione teologica nel seminario della santissima Trinità a Jordanville, è stato nominato vescovo.

Sul territorio di Israele, oltre a Roman Radaun, sono attivi altri cinque sacerdoti della ROCOR (A). Alla luce di ciò, la situazione che si è sviluppata sul territorio del Patriarcato di Gerusalemme attira la nostra attenzione. Il vescovo della ROCOR (A), Roman Radaun, non sta solo svolgendo servizi nel territorio canonico di questa Chiesa, ma ha incontrato l'ex patriarca Ireneo.

La croce del patriarca. "Crocifisso da persecutori e malattie, il patriarca Ireneo. Anche sul suo letto di malattia continua a rimproverare i chierici illegittimi. Il patriarca Ireneo nella sua stanza d'ospedale. Accanto a lui c'è il vescovo Roman".

Ma anche altri membri degli scismi della ROCOR si incontrano con lui.

"L'arciprete Mikhail Karpeev e i cristiani ortodossi della chiesa dello tsar martire Nicola, villaggio di Zavjalov, in visita al patriarca Ireneo di Gerusalemme".

Sul sito web del Patriarcato di Gerusalemme Radaun è caratterizzato come un "falso vescovo", mentre gli stessi scismatici scrivono che Ireneo è il legittimo patriarca. Ne consegue che considerano il patriarca Teofilo illegittimo.

"Il legittimo patriarca di Gerusalemme, Ireneo.  2018"

Notevole a questo proposito è il commento di un vescovo che è anch'egli in scisma:

"Nell'ottobre 2017, l'arcivescovo Andronik (Kotljarov), all'epoca separato da Agafangel (Pashkovskij), ha osservato: Diversi anni fa, il metropolita Agafangel ha ordinato il vescovo Roman per il servizio in Israele, sul territorio del Patriarcato di Gerusalemme. Ciò è stato fatto con il presunto accordo del patriarca "imprigionato" Ireneo, che probabilmente non sarebbe stato in grado di dare un senso a questa faccenda. Ora Ireneo si è sottomesso al nuovo patriarca di Gerusalemme, Teofilo. E quale status ha il vescovo Roman, che rimane nel Sinodo del metropolita Agafangel? Ha invaso il territorio di un'altra Chiesa locale? Io ho prestato servizio per venticinque anni nella missione spirituale russa a Gerusalemme e conosco bene le regole e le consuetudini lì accettate. Non c'è mai stato un vescovo russo in Terra Santa, anche durante il periodo dell'Impero Russo. Abbiamo sostenuto lo status quo e riconosciuto il Patriarcato di Gerusalemme. Ecco perché i capi della nostra missione erano nel grado di archimandrita, e non di vescovo".

Anche il famoso blogger di Cipro del Nord Sergej Eletskij, che odia Putin con passione e scrive costantemente a sostegno della politica ucraina, ha criticato duramente Aleksej Ivanov quando ha saputo che era un chierico di una struttura scismatica. Ed Eletskij ha sottolineato che quando Ivanov è arrivato sul territorio di Cipro del Nord aveva un buon sostegno finanziario e invitava la gente del posto con gesti sontuosi:

"Ogni persona ha il diritto di credere o non credere in ciò che vuole. Le persone hanno il libero arbitrio. Ma fingere e mascherarsi sotto una certa religione è davvero un'altra questione. Avete mai visto quei falsi chierici che passano sui treni e alle stazioni dei pendolari, raccogliendo denaro? Bene, ora si sono presentati a Cipro del Nord. Circa due anni fa un certo Aleksej Ivanov apparve nella parte settentrionale di Cipro. Apparentemente l'uomo veniva con buone azioni e brillanti intenzioni e idee cristiane. Aleksej non ha risparmiato spese nel presentarsi come benefattore. Durante le vacanze di Natale ha noleggiato uno degli hotel più costosi della città e ha invitato i bambini con i loro genitori a celebrare la festa. Il cibo era buono; c'erano regali e una moltitudine di artisti... Tutto ben fatto. Ha organizzato numerosi tour in altre città. Ha rinnovato una chiesa non lontano da Cirene. Ha cercato di organizzare una scuola domenicale. Ha creato un sito internet sul quale è riuscito a convincere diverse persone a scrivere. Ma poi è arrivato un fulmine a ciel sereno quando la Chiesa ortodossa russa ha annunciato che Aleksej Ivanov non ha nulla a che fare con l'Ortodossia".

Non possiamo fare a meno di notare che, dopo che gli scismatici di Cipro del Nord hanno ricevuto un permesso per condurre servizi, l'attività della gerarchia della ROCOR (A) è notevolmente aumentata.

il post sui social media di Ivanov che annuncia la "buona notizia" che la loro parrocchia è stata ufficialmente registrata nella Repubblica turca di Cipro del Nord e che ora hanno tutti i diritti e le opportunità di un'entità legale

Il 24 maggio 2017, il capo della ROCOR (A) Agafangel Pashkovskij è arrivato nel territorio di Cipro del Nord, dove ha svolto servizi.

post di social media di Ivanov sul sermone di Agafangel Pashkovskij a Cipro del Nord

Il 9 maggio 2018, i rappresentanti della ROCOR (A) hanno concelebrato in Attica con i vecchi calendaristi della Romania e la "Vera Chiesa ortodossa" della Grecia. [3]

post di social media di Ivanov sulla concelebrazione

Il 7 luglio 2019, Roman Radaun della ROCOR (A) è arrivato da Israele a Cipro del Nord e vi ha celebrato un servizio.

post di Ivanov sul servizio espiscopale di Roman Radaun a Cipro del Nord

Il 22 agosto 2019, in risposta a una serie di pubblicazioni sui media sulle attività degli scismatici sul territorio di Cipro del Nord, Aleksej Ivanov ha pubblicato una registrazione sul sito web della parrocchia, dicendo:

"Una parrocchia della ROCOR a Cipro del Nord ha invaso il territorio canonico della Chiesa ortodossa di Cipro? Se guardiamo a questa domanda in modo formale e superficiale, allora possiamo dire che lo ha fatto".

Dopo di che continua dicendo che nessun altro sta svolgendo servizi su questo territorio e che hanno ricevuto documenti di registrazione dalle autorità turche, cose che secondo lui giustificano le sue attività sul territorio canonico della Chiesa di Cipro.

Il 9 settembre 2019 il chierico della ROCOR (A) Sergej Ivanov si è rivolto all'arcivescovo di Cipro Chrysostomos con aspre critiche in risposta alla sua dichiarazione relativa alle attività degli scismatici nella parte settentrionale di Cipro. Si è presentato come parte della popolazione russa e ha cercato di presentare la situazione come se esistesse qualche discordia tra la Chiesa di Cipro e i russi.

Qui è opportuno dire che questi scismatici stanno di fatto portando fuori strada sia la Chiesa cipriota sia la popolazione di lingua russa di Cipro. Il fatto è che essenzialmente la ROCOR (A), indipendentemente dal nome, non ha nulla in comune con l'intero concetto di "russo". Anche altri rappresentanti dello scisma che non hanno riconosciuto la riunificazione con la Chiesa ortodossa russa hanno indicato la russofobia di Agafangel Pashkovskij, ma l'esempio più chiaro di ciò è il fatto che il famoso radicale ucraino Dimitrij Korchinskij, molti dei cui seguaci dell'organizzazione "Fratellanza" sono spudorati nazisti, nel 2006 scrisse che lui e i suoi discepoli sono parrocchiani della struttura della ROCOR (A) sotto la guida di Agafangel Pashkovskij.

la UNSO sulle montagne cecene

Lo stesso Korchinskij che ha preso in giro i veterani della seconda guerra mondiale, che anche prima della rivoluzione del Majdan del 2013 ha cercato di sostenere i movimenti separatisti nella Federazione Russa, che è andato come membro dell'UNSO [4] per uccidere i soldati russi in Cecenia, ci ricorda delle sue connessioni con la ROCOR sotto la guida di Agafangel.

"Molti della 'fratellanza' sono membri di questa parrocchia ... Mi sono stancato di fare la pace tra i nostri fratelli e ho detto: Laggiù ci sono gli 'zarubezhniki' [soprannome per la ROCOR, ndt]. Non c'è niente di più canonico. Tutti li riconoscono... I nostri fratelli di Mosca simpatizzano con noi perché vogliono unirsi agli zarubezhniki. Inoltre, gli zarubezhniki sono tradizionalmente anticonformisti, proprio ciò di cui abbiamo bisogno... La nostra parrocchia non ha ancora un proprio edificio. È più facile andare a Grushevsky 16 al quartier generale della fratellanza. Il nostro consigliere spirituale, proprio come prima, è padre A. Slobodnjak. È sotto il vescovo Agafangel, che governa tutti gli affari della ROCOR (L) in Ucraina".

In effetti, molti di coloro che si sono separati dalla ROCOR erano nazisti. C'è stata anche una discussione su questo tema tra due rappresentanti degli scismi della ROCOR (in particolare, il periodico "Vernost" ["Fedeltà"], il cui editore, accusato di plagio, era un tempo sotto la forte influenza di Pashkovskij, cosa che ha suscitato indignazione da parte di rappresentanti di altri scismi della ROCOR), più precisamente su chi aveva pronunciato il discorso in lode di Hitler durante la seconda guerra mondiale. Ma l'odio per la Russia è dopo tutto un'anomalia tra i loro ranghi e questo fattore ha spinto molti rappresentanti della ROCOR ad allontanarsi da Agafangel e dai suoi seguaci. Questo è quello che dicono al riguardo:

"Ma anche qui è avvenuto un tradimento! Un uomo che chiamano primo ierarca della ROCOR ha tradito la sua Chiesa, tradito le sue speranze, il suo impegno orante, la sua missione nei confronti del popolo russo e della Russia: la ROCOR pregava per la Russia; lui ha smesso di farlo. La ROCOR è al di sopra della politica, e lui è entrato in politica. La ROCOR è stata creata da coloro che lottavano 'per la Russia una e indivisibile'; lui ha sostenuto la rivoluzione russofoba in Ucraina. La ROCOR ha conservato la bandiera tricolore russa nelle sue chiese; lui ha adornato il suo altare con la bandiera gialla e blu di Petljura". [5]

"E dopo tutto questo ha l'audacia di definirsi il primo ierarca della Chiesa russa! Ma ROCOR non è il metropolita Agafangel, sono i fedeli della Chiesa, vescovi, sacerdoti e laici, che non accettano il tradimento".

screenshot

È da notare che quei chierici che hanno lasciato Agafangel nel novembre 2014, tra le altre cose, hanno anche affermato che Pashkovskij ha collaborato con gli estremisti ucraini, tra cui anche gli estremisti del Settore destro, famosi per il loro odio per la Russia:

"E inoltre, ci sono i molti anni in cui, per così dire, ha posto le basi a sostegno delle autorità ucraine, delle forze arancioni e filoamericane, degli estremisti (oltre dieci anni di associazione con Korchinskij), dei militanti del Settore destro, dell'organizzazione "Scudo della Patria" – dopo tutto queste sono cose molto serie. Abbiamo chiuso gli occhi su questo per troppo tempo. E ha fatto tutto di nascosto. Queste questioni non sono quasi mai state discusse. Ha sempre schivato qualsiasi domanda specifica e diretta. E poi tutto è continuato come prima".

E ora torniamo di nuovo al signor John Herbst. La sua influenza sulla situazione politico-militare nella regione del Mediterraneo non può che essere notata proprio dal punto di vista della russofobia e dell'opposizione alla Russia. Sappiamo per esempio che non molto tempo fa gli Stati Uniti hanno proposto di ritirare l'embargo contro Cipro sulla vendita di armamenti, ma a condizione che Cipro si rifiuti di servire le navi russe. Cipro non ha accettato la proposta. Ma è interessante notare che Herbst già un anno fa ha promosso l'idea di chiudere i porti europei alle navi russe dal Mare di Azov. Prima di ciò, aveva proposto molte volte che gli Stati Uniti fornissero armi letali all'Ucraina. Nella sua posizione attuale può facilmente promuovere questi programmi. Il fatto è che nel luglio 2010 è stato nominato direttore del Centro universitario per le operazioni complesse della Difesa nazionale, ed è anche direttore del Centro eurasiatico del Consiglio Atlantico, un'organizzazione che dà forma in molti modi al corso politico di Washington. Sul sito web del Consiglio Atlantico leggiamo delle sfere in cui Herbst lavora: "Sicurezza internazionale, sicurezza in Medio Oriente, NATO e suoi partner, politica estera degli Stati Uniti, relazioni americano-afghane", nonché i territori designati su cui le attività di Herbst si sono diffuse nell'ambito dell'attività di questa organizzazione: Asia centrale, Eurasia, Israele, Medio Oriente, Palestina, Russia e Ucraina. Tra l'altro, sul sito web del Consiglio Atlantico troviamo un testo del 31 marzo 2019 sui lavori in corso per portare Cipro più vicina alla NATO.

screenshot del sito web del Consiglio Atlantico

A causa delle sue attività anti-russe e della collaborazione con i servizi segreti statunitensi, nel luglio 2019 il Consiglio Atlantico è stato riconosciuto dal procuratore generale russo come un'organizzazione indesiderata e, per dirla semplicemente, è stato espulso dal territorio della Russia. Vi ricordo che la Russia era uno dei paesi in cui erano attivi i subalterni di Herbst. E ora si scopre che un attivo alto funzionario del governo americano, che forma le politiche a Washington ed è legato alle attività della CIA e della NATO, ha un'influenza diretta sulla leadership di una struttura scismatica che è attiva sul territorio di un numero di Chiese canoniche e svolge attività di opposizione contro quelle Chiese. Inoltre lo stesso Herbst, al di là delle sue attività politico-militari, si occupa periodicamente di questioni religiose.

Per esempio, non molto tempo fa si è espresso a sostegno del tomos d'autocefalia in Ucraina, sottolineando che a suo avviso questo è un mezzo di opposizione alla Russia e alla Chiesa ortodossa russa.

"Questo è un duro colpo contro il patriarca di Mosca Kirill e il suo stretto alleato, il presidente Vladimir Putin", afferma Herbst sul sito web del Consiglio Atlantico.

Cioè, per lui, l'attività religiosa non è altro che un altro modo di combattere contro la Russia e realizzare obiettivi politici. E i suoi subalterni a Cipro sono ora impegnati in questi stessi obiettivi: il religioso Aleksej Ivanov della ROCOR (A) sta cercando con tutte le sue forze di seminare inimicizia tra russi e ciprioti, tra la Chiesa cipriota e quella russa. In senso globale, gli aderenti a questo scisma, su cui Herbst ha un'influenza diretta, stanno facendo pressioni su un'intera serie di Chiese in questa regione (dopo tutto, l'attività degli scismatici sul territorio canonico di queste Chiese è in realtà un'aggressione aperta contro le Chiese canoniche): è inimicizia contro la Chiesa cipriota, contro la Chiesa greca, la Chiesa di Gerusalemme e la Chiesa ortodossa russa.

Pensate che il suddiacono di Agafangel Pashkovskij potrebbe avere una tale influenza su questa struttura? Trattenete il fiato: ho salvato il meglio per ultimo. Nel 2016, dopo un conflitto prolungato e dopo che diverse parrocchie e vescovi di quella struttura hanno lasciato Pashkovskij, quest'ultimo ha avuto un incontro in Grecia con i suoi vescovi per risolvere il conflitto. John Herbst era presente a questo incontro. A seguito dei negoziati, le relazioni si sono normalizzate: l'arcivescovo Andronik ha dichiarato che avrebbe riconosciuto la decisione del Sinodo della ROCOR (A) e il metropolita Agafangel ha ritirato la sua decisione di mettere in pensione Andronik.

Ma un mese prima di quest'incontro, il metropolita Agafangel ha nominato Herbst suo assistente personale e lo ha reso membro del sinodo della ROCOR (A)!!!

post dal sito web della ROCOR (A) che mostra la risoluzione sinodale che nomina il suddiacono John Herbst come assistente del presidente del Sinodo dei vescovi per gli affari del Nord America

Ed ecco una fotografia di quel subdiacono John Herbst (foto dalle risorse degli scismatici del 2018):

E un'altra foto del politico di Washington nel ruolo di un suddiacono episcopale:

Sul sito ufficiale dello scisma Herbst è elencato nel Sinodo come assistente del metropolita Agafangel. È anche elencato nella parrocchia di Washington come tesoriere, il che gli dà la possibilità di influenzare il flusso di cassa della struttura. Oltre a questo, sul forum degli scismatici, è possibile trovare il testo di una lettera dell'ex presidente del Fondo di assistenza della ROCOR Dimtrij Goncharov, che ricorda che la moglie di John Herbst, Nadezhda Herbst, era la segretaria di questo fondo (potrebbe essere da qui che provenivano i soldi che Aleksej Ivanov spargeva così generosamente quando è arrivato a Cipro del Nord)?

Nell'elenco sono mostrati tutti i chierici di questo scisma, e coloro che lo desiderano possono trovare non solo Aleksej Ivanov, ma anche tutto il resto del clero della ROCOR (A) in vari paesi.

Ed ecco il sito web della parrocchia a Washington, dove Herbst viene mostrato come tesoriere:

Come mostrano post su vari siti Web, Herbst è stato il creatore di varie iniziative e progetti informativi di questa struttura.

E sul sito web di ROCOR (A) non si può fare a meno di notare l'indirizzo del sinodo, dove Pashkovskij lo ha spostato: "Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa all'estero, 65 Lake Rd., Valley Cottage, NY 10989, USA". Cioè, nonostante Agafangel abbia la sua sede a Odessa, il centro in cui vengono prese le decisioni è stato spostato a New York, mentre in Ucraina, a Odessa, esiste solo una rappresentanza del Sinodo. Una situazione interessante.

Certo, per Agafangel Pashkovskij è molto più complicato controllare il sinodo ora che è a New York rispetto a quando si trovava a Odessa. Probabilmente è più complicato recarsi lì per Agafangel, ma per Herbst e gli altri funzionari è ovviamente più semplice (dopo tutto, non devono apparire in Ucraina e attirare un'indebita attenzione da parte dei media ucraini con le loro visite). Ma sorge la domanda: uno scismatico insignificante ha davvero il controllo di un serio funzionario di Washington, oppure è il contrario? Herbst è il supervisore di questa struttura dal punto di vista del governo e dei servizi segreti e ha un'influenza così forte che è stato introdotto come membro del Sinodo senza nemmeno essere un sacerdote (è l'unico membro del Sinodo senza grado clericale – tutti gli altri, secondo l'elenco, sono vescovi).

Non è difficile indovinare che le attività di un tale funzionario, che è legato alle operazioni statunitensi in Afganistan, alla rivoluzione ucraina del 2004, alle operazioni della NATO e ai rappresentanti militari statunitensi, non è probabile che portino pace nella regione del Mediterraneo e un cammino sereno alle Chiese locali.

Per quanto riguarda la situazione a Cipro e in Israele, considerando il fatto che lo scisma della ROCOR (A) è stato creato con la partecipazione attiva di diplomatici e agenti dei servizi segreti statunitensi, che sono persino diventati membri del Sinodo; e considerando che la struttura stessa è registrata negli Stati Uniti, penso che l'unica via d'uscita per le Chiese locali in questa situazione sarebbe quella di rivolgersi direttamente ai burattinai che hanno essenzialmente creato e continuano a sostenere questo scisma con l'intento di usarlo come fattore per applicare la pressione politica su vari paesi e chiese. Per dirla semplicemente, senza la decisione di John Herbst, dubito che eventuali risoluzioni importanti saranno emanate all'interno di questa struttura. Pertanto, il metodo più semplice ed efficace sarebbe che i capi delle Chiese si rivolgessero direttamente al funzionario americano o ai suoi superiori e chiedessero loro di cessare le loro attività dirette alla soppressione e alla distruzione delle Chiese canoniche.

In sintesi, questo non è affatto il primo caso in cui i servizi segreti statunitensi hanno usato gli scismatici per esercitare pressioni e opporsi alle Chiese canoniche e all'Ortodossia. Un chiaro esempio di ciò è accaduto il 13 dicembre 2018, quando sono state rese note informazioni che il capo dello scismatico "patriarcato di Kiev" Filaret ha assegnato un'onorificenza all'ex vicepresidente della CIA [6] (!) "Per l'assistenza degli Stati Uniti in materia di creazione della Chiesa locale unita dell'Ucraina". Tutto ciò ha avuto luogo e continua ad accadere con l'obiettivo di esercitare pressioni sulla Chiesa canonica nell'Ucraina. Alla luce di questa connessione con i servizi di intelligence statunitensi, questi scismatici sul territorio di Cipro del Nord non sono i primi e non saranno probabilmente gli ultimi.

Note

[1] L'Armata di liberazione russa era composta da un gruppo di emigrati russi che allo scoppio della seconda guerra mondiale si allearono dapprima con Hitler per combattere contro il regime comunista nell'Unione Sovietica.

[2] Presumibilmente un consiglio temporaneo organizzato da coloro che erano opposti alla riunificazione.

[3] Una chiesa vecchio-calendarista.

[4] UNA-UNSO: Assemblea nazionale ucraina – Autodifesa del popolo ucraino, un gruppo politico di estrema destra in Ucraina. Si è fusa con il Settore destro nel 2014, ma continua ad agire in modo indipendente.

[5] Petljura fu uno dei principali leader nazionalisti ucraini militanti dell'inizio del XX secolo. La bandiera gialla e blu è ora la bandiera nazionale ucraina.

[6] Jack Devine. Da Wikipedia: "Direttore ad interim e direttore associato delle operazioni della CIA al di fuori degli Stati Uniti, una capacità in cui aveva l'autorità di controllo di migliaia di dipendenti della CIA coinvolti in missioni delicate in tutto il mondo".

 
Il vescovo Nestor sull'arcivescovo Serge di Eucarpia

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” una testimonianza che il nostro vescovo Nestor ha dato nel dicembre 2012 alla tavola rotonda promossa dall’OLTR (l'associazione degli Ortodossi Locali di Tradizione Russa) in memoria dell’arcivescovo Serge (Konovaloff) in occasione del decennale della sua improvvisa scomparsa. Ne emerge un quadro toccante e arguto di un arcivescovo che ha avuto un compito delicato e difficile, e ha saputo condurlo con bontà d’animo e con dignità.

 
La crisi ucraina non è all'ordine del giorno del Concilio dei vescovi di Grecia il prossimo ottobre, come ci si aspettava

foto: Romfea.gr

Alla sua sessione dello scorso gennaio, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia ha deciso di affidare la questione dell'attuale crisi ucraina al più ampio Concilio episcopale, composto da ogni vescovo della Chiesa greca, e in marzo ha creato due commissioni sinodali per studiare la questione a fondo e da vari punti di vista e trasmettere le loro raccomandazioni all'episcopato.

Il mese scorso, è stato riferito che entrambe le commissioni avrebbero raccomandato di riconoscere sia la canonicità che l'autocefalia della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", creata dal Patriarcato di Costantinopoli e dal governo ucraino a dicembre.

La prossima sessione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa di Grecia si terrà in ottobre, e sebbene le commissioni sinodali abbiano completato il loro lavoro, la questione ucraina non è, di fatto, all'ordine del giorno, secondo le informazioni fornite dal servizio di informazione greco Romfea.

La sessione si svolgerà dall'8 all'11 ottobre, sotto la presidenza di sua Beatitudine l'arcivescovo Hieronymos di Atene e di Tutta la Grecia. I vescovi intendono affrontare una serie di questioni interne, tra cui il basso tasso di natalità nel paese, la disoccupazione giovanile, il problema delle nuove famiglie agli inizi, il problema delle famiglie monoparentali e la questione delle coppie omosessuali.

Verranno inoltre discussi il ruolo della tecnologia digitale nella società e la missione della Chiesa e le sfide dell'intelligenza artificiale, oltre a questioni personali.

Non è riportato il motivo per cui i vescovi hanno rinviato la discussione, anche se ciò potrebbe essere dovuto all'iniziativa di sua Beatitudine l'arcivescovo Chrysostomos di Cipro di incontrare i primati delle Chiese locali per cercare di costruire un consenso su come andare avanti. Il primate cipriota ha incontrato i patriarchi di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme a Cipro, e in seguito ha incontrato individualmente i primati delle Chiese greca, bulgara e serba.

Dopo gli incontri, quando gli hanno chiesto se pensava che la Chiesa greca sarebbe stata la prima a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, l'arcivescovo Chrysostomos ha sottolineato che "una decisione unilaterale non sarebbe utile, e il risultato sarebbe quello che temevo. Potrei prendere anch'io una decisione a favore dell'uno o dell'altro, ma trovo che sia sbagliato. Ecco perché non l'abbiamo fatto".

L'arciprete Nikolaj Danilevich, vice capo del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa ucraina, ha anche commentato che crede che i vescovi greci abbiano preso la decisione giusta nel rinviare la discussione sulla questione.

"È corretto. La grande maggioranza dei vescovi diocesani della Chiesa ortodossa di Grecia è contraria al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Gli individui non sono tanto per il riconoscimento quanto per il sostegno al Fanar. Pertanto, questo problema potrebbe provocare una divisione all'interno della Chiesa ortodossa di Grecia e l'arcivescovo Hieronymos lo capisce", ha scritto padre Nikolaj sulla sua pagina Facebook.

"In effetti, perché contribuire a risolvere il problema del Fanar, che esso stesso ha creato, a costo di creare problemi nella sua Chiesa? Così, anche la Chiesa greca, sulla quale i nemici dell'unità della Chiesa di Cristo hanno posto la loro speranza, non riconosce lo scisma, cioè la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"," ha spiegato padre Nikolaj.

 
FOTO – Vespro inter-ortodosso alla Consolata

Presentiamo una nuova galleria fotografica con le immagini del Vespro inter-ortodosso officiato al santuario della Consolata il 24 gennaio 2014, nel quadro della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Ringraziamo Alberto Ceoloni per le foto professionali.

 
La guerra civile in Ucraina 100 anni fa

Introduzione di Matfej Shaheen: Questa è la traduzione di un'intervista di Pravoslavie.ru con il dottore in Scienze storiche e professore all'Università pedagogica statale di Mosca Vasilij Zhanovich Tsvetkov. L'argomento di discussione è stata la guerra civile in Ucraina cento anni fa. Tale conflitto, proprio come l'attuale crisi della Chiesa ucraina, è spesso iper-semplificato in Occidente come lotta nazionalista tra russi e ucraini.

Nella storia e nella realtà, inquadrare questioni complesse che influenzano milioni di persone come "noi contro loro" è spesso utile per i demagoghi, o altrimenti usato da poteri esterni come strategia di divisione e conquista, ma non aiuta a capire o risolvere la situazione. In questi giorni, in cui i problemi sono diventati così polarizzanti e tutti sembrano essere da una parte o dall'altra, l'obiettività e la sobrietà possono essere completamente perse.

Queste grandi domande nazionali e multinazionali, religiose e culturali sono spesso questioni titaniche, tanto sfumate quanto profondamente appassionate ed emotive per le persone coinvolte, oltre che estremamente politicizzate, ed è quindi molto difficile trovare informazioni oggettive.

In questo articolo, discutiamo di come la guerra civile ucraina non sia stata semplicemente un conflitto di russi contro ucraini, o di ucraini contro ucraini, o di lealisti contro comunisti, ma spesso una lotta machiavellica tra diverse potenze concorrenti, sia in Ucraina sia in diverse altre nazioni, e l'opinione delle persone comuni reali che vivevano in Ucraina in quel tempo è raramente discussa.

Esploriamo come i primi tentativi di indipendenza ucraina fossero più orientati verso l'autonomia all'interno di un mondo russo, e più culturali che nazionalisti, e come in seguito il conflitto fu assorbito dal più grande terrore rosso. Molti potrebbero essere sorpresi di scoprire che le autorità bolsceviche che hanno preso il potere in Russia hanno spesso sostenuto il nazionalismo o l'indipendenza ucraina come strumento contro i lealisti della corona russa, tra cui vi erano molti degli stessi ucraini che vedevano l'Ucraina come parte indivisibile e centro spirituale della santa Rus'. Inoltre, mentre le questioni nazionalistiche hanno giocato un ruolo nella guerra civile in Ucraina, valeva anche la pena notare come per le persone semplici che vivono in Ucraina conta più spesso la politica sociale dei poteri in questione nei loro confronti; per esempio, se ai contadini viene data terra da coltivare, che per loro contava molto più di quale ideologia nazionale sostenere. Questioni di quale alta cultura promuovere o di quale lingua parlare erano principalmente discusse dall'élite, in quanto i contadini erano generalmente abbastanza soddisfatti delle autorità che ritenevano li avrebbero avvantaggiati di più o almeno trattati più umanamente.

A volte, poteri e governi multipli erano sparsi in tutta l'Ucraina con le proprie politiche e persino eserciti stranieri come quelli tedeschi, austro-ungarici e polacchi, per citarne alcuni, erano coinvolti in questo conflitto, ognuno con i propri interessi.

Poiché lo sfondo di questo conflitto storico può aiutare a fornire un contesto più ampio alle attuali problematiche in Ucraina, abbiamo ritenuto utile tradurre questo testo.

rovesciamento del monumento a Stolypin a Kiev, 15 marzo 1917

Quando è nato in Ucraina il desiderio di separarsi dalla Russia, e in cosa è culminato nel 1917?

Il desiderio di separarsi dalla Russia e di creare uno stato indipendente in Ucraina è stato assente per molto tempo. Possiamo parlare di un certo impegno per preservare la cultura nazionale, trovare un'identità nazionale, sviluppare interessanti tradizioni nel folklore e nelle opere letterarie, ma allo stesso tempo, la cultura slava nella sua ampia comprensione – come cultura grande russa, piccola russa [ucraina, ndt[1] e bielorussa – era vista come un tutto unico. È utile ricordare l'esempio di Taras Grigorovich Shevchenko o di Nikolaj Vasil'evich Gogol. [2] In una parola, non si parlava di alcuna cultura esclusiva, separata da quella generale russa. [3]

L'ascesa del separatismo ucraino risale all'inizio del XX secolo; in parte, fu dovuta al desiderio di un certo numero di personaggi pubblici ucraini di trarne una carriera. Per esempio, lo scrittore e rivoluzionario Vladimir Vinnichenko, che divenne il primo premier della Repubblica popolare ucraina, lo storico Mikhail Grushevskij, il noto Simon Petljura e altri.

Quando si parlò apertamente della secessione dalla Russia?

La separazione dalla Russia in termini non incerti e la creazione di uno stato indipendente iniziarono ad essere ampiamente discussi solo verso la fine del 1917 e l'inizio del 1918. Prima di questo, si parlava principalmente di autonomia all'interno della Russia. Ma anche il movimento per l'autonomia su larga scala richiedeva naturalmente gruppi d'élite e leader influenti. I leader di cui sopra – Grushevskij, Vinnichenko e Petljura – ricoprivano il ruolo di tale gruppo influente. Nel modello di ampia autonomia, videro l'opportunità di aumentare il proprio status politico; ma anche dopo il febbraio del 1917 l'Ucraina non rivendicò ancora la completa indipendenza, e persino la stessa parola "Ucraina" veniva pronunciata raramente.

l'Ucraina al momento della Dichiarazione di indipendenza della Rada centrale nel gennaio 1918

I confini territoriali dell'Ucraina apparivano principalmente all'interno di nove governatorati, ma va ricordato che i confini governativi non sono stati stabiliti da Grushevskij o Petljura. Erano stati tracciati nel XVIII-XIX secolo e non perché gli ucraini etnicamente uniti vivessero al loro interno, ma piuttosto i loro fattori determinanti furono considerazioni amministrative ed economiche. Si riteneva possibile raggiungere la conservazione dell'Ucraina all'interno di una Russia democratica e rinnovata, con ampia autonomia politica e culturale.

Ma quando si parlò proprio d'indipendenza, e perché? Cosa promosse l'impegno per l'indipendenza?

La Rivoluzione d'Ottobre e l'avvento al potere dei bolscevichi a Pietrogrado. Il 7/20 novembre 1917, la Rada centrale [4] proclamò la Repubblica popolare ucraina. Fu due settimane dopo che i bolscevichi erano saliti al potere. E da allora in poi, il discorso riguardava già la creazione di uno stato indipendente.

In precedenza, la Rada centrale si aspettava di raggiungere un accordo con Kerenskij sul grado di autonomia. E Kerenskij era pronto a questo. È vero, le sue promesse di autonomia erano state prese anche prima delle pertinenti decisioni dell'Assemblea costituente russa. Ciò divenne in particolare una delle cause della crisi politica nel luglio del 1917, quando i cadetti, che si posizionarono come sostenitori di una "Russia unita e indivisibile", si dimisero dal governo provvisorio, dicendo che Kerenskij non aveva il diritto di rilasciare dichiarazioni sul futuro dell'Ucraina senza la sanzione dell'Assemblea costituente.

Ma dopo che il governo provvisorio di Kerenskij ebbe augurato a tutti addio e lunga vita [vale a dire, una frase russa che significava che era condannato, chiuso, sparito] [5], praticamente non furono condotti negoziati con la Rada centrale da parte del Consiglio dei commissari del popolo di Pietrogrado. Lenin contava sul potere sovietico in Ucraina, sul sostegno degli operai di Kiev e in particolare di Kharkov. Ma nella Rada centrale ritennero che in quel momento nulla li collegasse più alla Moscovia e a Pietrogrado, e quindi era giunto il momento di dichiarare la creazione di uno stato indipendente.

Chi combatté contro chi in Ucraina?

Quando iniziò la guerra civile in Ucraina e quali erano le sue caratteristiche specifiche rispetto alla guerra civile sul resto del territorio dell'ex Impero Russo?

Prima di tutto, va notato che il separatismo ucraino era sostenuto non solo dall'élite come Grushevskij, Vinnichenko e Petljura, ma anche da fondi specifici: "iniezioni" finanziarie che erano effettuate dai tedeschi e specialmente dagli austriaci. I servizi segreti tedeschi e austriaci sovvenzionavano i separatisti, nella speranza che anche la semplice forma della massima autonomia [in contrapposizione allo stato indipendente totale], avrebbe indebolito l'autorità centrale russa. E questa in realtà era già una provocazione della guerra civile, ma dall'esterno, dalla Germania e dall'Austria-Ungheria. E soprattutto, naturalmente, era l'Austria-Ungheria, che era interessata a espandere il suo territorio a spese dei Carpazi, della Transcarpazia e forse anche di Kiev. Come sapete, la struttura dell'Austria-Ungheria comprendeva terre slave (Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, ecc.). Si credeva che potesse esservi inclusa anche parte dell'Ucraina. Non è un caso che lo stato maggiore austriaco abbia finanziato attivamente le organizzazioni separatiste ucraine e condotto propaganda tra i prigionieri di guerra, nativi dei governatorati piccolo-russi. [6]

prigionieri di guerra dell'ex esercito austro-ungarico di nazionalità ucraina

Dopo il febbraio del 1917, nelle condizioni del crollo totale dell'ex stato russo, i sentimenti antisemiti si diffusero abbastanza ampiamente e iniziarono i pogrom. Era un elemento di protesta, il desiderio di cercare "nemici", o anche semplicemente di depredare. Ma questo è accaduto non solo in Ucraina, ma anche sotto altri governi. I processi generali di caduta, divisione e ripartizione erano ovunque. L'unica domanda era chi li guidava, chi era il più attivo.

E quindi, chi fu il più attivo nei pogrom?

Secondo le statistiche, la maggior parte dei pogrom si è verificata sul territorio della riva destra Ucraina [la parte centro-occidentale dell'Ucraina quando si guarda una mappa] [7], dove erano situate le forze di Petljura. Ecco un fatto notevole: Petljura, già in esilio a Parigi, fu ucciso da un certo Samuel (Sholem) Schwarzbard, un poeta e anarchico ebreo. Schwarzbard dichiarò che l'omicidio fu un atto di vendetta per i pogrom ebrei del 1918-1920. È interessante notare che un tribunale francese assolse Schwarzbard. A proposito, molte strade in Israele oggi portano il suo nome.

Simon Petljura

I partiti ucraini per molti aspetti copiarono i partiti "pan-russi". Prendiamo come esempio i bolscevichi ucraini: questi erano rivoluzionari sociali di sinistra, il cui organo di stampa era chiamato "Lotta" (erano quindi anche chiamati "lottatori"). C'erano anche partiti ucraini di socialisti rivoluzionari e socialisti federalisti. C'erano anche menscevichi ucraini. Tra i partiti di destra si potrebbero nominare "Unione dei coltivatori di pane" e "Unione dei proprietari terrieri". Questi partiti stavano essenzialmente ripetendo slogan russi: democratizzazione del potere, forma repubblicana del governo, ecc.

Il fattore nazionalista si manifestò molto fortemente sulla riva destra del fiume Dniepr, tra l'intellighenzia locale. E nella riva sinistra ucraina– nelle province di Poltava e Kharkov - si manifestò molto meno. Nella Nuova Russia [8], vale a dire nei governatorati di Ekaterinoslav, Taurida e Kherson, quasi non apparve affatto. I ribelli novorussi guidati da Nestor Makhno non si posizionarono come una sorta di movimento di liberazione nazionale ucraino, ma come un movimento anarchico, creando una forma completamente nuova di struttura sociale: la Repubblica dei Sovietici Liberi.

Nestor Makhno e i suoi sostenitori, 1919

Davvero? Ma... Makhno non era un nazionalista? [9]

Niente affatto. A Guljai-Pole, che è nell'uezd [10] di Melitopol del governatorato di Taurida, i sentimenti separatisti erano molto deboli. Praticamente non conoscevano nemmeno la lingua ucraina. Ma nei governatorati occidentali, il separatismo crebbe; tuttavia, va ricordato che prima del 1917, tutti gli abitanti dell'Ucraina [11] erano soggetti dell'Impero russo.

Chi furono i principali poteri o eserciti che agirono nella guerra civile in Ucraina?

Quattro strutture possono essere distinte qui. La prima struttura è l'Armata Rossa o le Guardie Rosse, istituita il 30 novembre 1918.

Piuttosto tardi, un anno dopo la rivoluzione di ottobre a Pietrogrado.

Prima vi erano distaccamenti partigiani, che si erano formati in particolare lungo la zona di confine con la Russia, negli uezd di Brjansk e Lgovsk, vicino alle città di Ostrogozhsk, Glukhov e Chernigov. Tra i più famosi, vanno segnalati i "cosacchi rossi" [12], sotto il comando di Nikolaj Shchors, che combatterono principalmente contro le forze di Petljura.

La seconda struttura era costituita dalle unità di quello che veniva chiamato lo "Stato ucraino", ovvero l'esercito dell'atamano Pavlo Skoropadskij. In verità, potrebbe essere definito un "esercito" solo in modo molto condizionale, dal momento che le autorità di occupazione tedesche, che sostenevano l'atamano, non gli avevano permesso di creare forze armate a pieno titolo. L'atamano ha confermato l'indipendenza dell'Ucraina dopo un colpo di stato avvenuto con l'assistenza attiva dei tedeschi. E sebbene Skoropadskij avesse pianificato la creazione di otto corpi d'armata, in realtà riuscì a formare solo tre divisioni di fanteria.

l'esercito dell'atamano P. Skoropadskij

Skoropadskij modellò le sue forze sull'esercito imperiale russo (dopo tutto, lui stesso era stato un generale tsarista). Molte cose nella loro formazione e regolamenti erano prese dal passato pre-rivoluzionario. Possiamo ricordare gli junker [13] descritti da Bulgakov nel suo famoso libro "La Guardia bianca". Non è un caso che la maggior parte di quegli ufficiali che prestarono servizio con Skoropadskij in seguito si trasferirono nell'esercito [bianco] di Denikin [dopo la caduta dell'atamano].

La terza struttura nella guerra civile in Ucraina era l'esercito della Repubblica popolare ucraina, in particolare i fucilieri della Sich, o "Sichevniki". Erano fondamentalmente nativi dei governatorati occidentali. Petljura, ministro della guerra della Repubblica popolare ucraina, si affidava ai cosiddetti "atamani"; e "atamani", nella sua comprensione, era un'analogia con la Sich di Zaporozh'e e i cosacchi di Zaporozh'e. A differenza dell'esercito dell'atamano Skoropadskij, l'esercito di Petljura sembrava continuare le tradizioni dell'esercito "democratico" del periodo del 1917. È significativo che indossassero l'uniforme dell'esercito austro-ungarico, ma con le proprie insegne.

La quarta struttura militare in Ucraina era l'esercito ribelle di Nestor Makhno e dei comandanti ad esso collegati. Era un esercito molto specifico e operava principalmente nella Nuova Russia, con principi d'autogoverno interno, del personale di comando eletto, ecc. Questo è forse, nel suo senso più puro, un ambiente di rivoltosi: un movimento ribelle.

Il corso della guerra

Chi ha combattuto contro chi, e qual è stato il corso della guerra nel suo insieme?

Fu uno stato costante di cambi di regime. In un governo, c'era un certo regime e in un altro governo, poteva esserci un regime completamente diverso allo stesso tempo.

In breve, tutto ebbe inizio con la Rada centrale, che proclamò l'indipendenza dell'Ucraina. Quindi, le forze della Rada iniziarono operazioni militari contro le forze della Guardia Rossa, che stavano avanzando su Kiev. Stavano invadendo così attivamente e con successo, da indurre la Rada a ritirarsi a Zhitomir e rivolgersi ai tedeschi per ottenere supporto. Alleatasi con i tedeschi, la Rada iniziò a soppiantare i Rossi con il loro aiuto e supporto. Le unità sotto il comando di Vladimir Antonov-Ovseenko si ritirarono e, nel gennaio del 1918, furono create due repubbliche sovietiche: la Repubblica Sovietica di Odessa e la Repubblica Sovietica di Donetsk–Krivoj Rog. La loro storia è di breve durata ed erano in gran parte orientate verso la Russia sovietica.

Di conseguenza, la Rada centrale si affermò nei territori sotto il controllo tedesco. Anche Kharkov era allora sotto il controllo tedesco, sebbene all'inizio questa città fosse una capitale sovietica, e Kiev in quel momento avrebbe potuto essere chiamata un centro anti-bolscevico. Ma poi ebbe luogo un cambio di governo e l'atamano Skoropadskij salì al potere. Le forze della Repubblica popolare ucraina si ritirarono in Volinia. Il movimento ribelle di Makhno avanzò contro i tedeschi e l'atamano. Questa era la primavera-estate del 1918.

Quindi, quando le truppe tedesche lasciarono l'Ucraina, dopo la fine della prima guerra mondiale, l'offensiva dell'Armata Rossa riprese, passando attraverso Kharkov e il Donbass fino a Kiev. Allo stesso tempo, anche le forze della cosiddetta direzione dell'Ucraina si opposero all'atamano. Le forze dell'atamano furono sconfitte e questi rinunciò al potere nel novembre del 1918. Le forze di Petljura occuparono Kiev. Questo è tutto ben descritto da Mikhail Bulgakov.

Nel 1919 iniziò di nuovo la guerra – tra la Repubblica popolare ucraina e la Repubblica sovietica socialista ucraina [abbreviata come RSS ucraina, da non confondere con l'URSS]. L'RSS ucraina fu creata sotto l'egida di Mosca [occupata dai sovietici [14] che significa al potere i bolscevichi, non la Russia], sebbene Lenin sostenesse che non vi fosse alcuna pressione sulla repubblica, che questa non avrebbe dovuto dipendere da Mosca. Teneva conto del fattore nazionalista, impossibile da ignorare o sopprimere.

Nella primavera del 1919, truppe di intervento sbarcarono nel sud: erano i francesi a Odessa e i greci a Sebastopoli e in Crimea. Combatterono sia contro i Petljuriti sia contro l'Armata Rossa ucraina. All'inizio Makhno non riconobbe nessuno di loro, ma alla fine strinse un'alleanza con l'Armata Rossa ucraina ed entrò nella sua composizione.

E il movimento bianco?

Non c'era esattamente un movimento bianco in Ucraina in quel preciso momento. Come ho già detto, i resti dell'esercito dell'atamano Skoropadskij si unirono a Denikin. Denikin iniziò ad avanzare nella primavera del 1919 e ci furono battaglie in tutto il Donbass. Quindi, con un rapido colpo, Denikin prese Kharkov e, nel luglio del 1919, l'esercito iniziò a mettere in atto la "Direttiva di Mosca" n. 08878, in cui il Generale [Denikin] stabilì come obiettivo per le forze armate della Russia del sud di riprendere Mosca. I bianchi condussero offensive di successo a Kiev, Odessa e Poltava, ma a quel tempo Denikin non stava combattendo con le forze di Petljura, ma con parti dell'Armata Rossa, comprese le divisioni dell'Armata Rossa ucraina.

Denikin occupò Kiev nel settembre del 1919, e la tenne fino all'inizio di dicembre. La maggior parte del territorio ucraino a quel tempo era sotto il controllo delle forze armate della Russia meridionale. Naturalmente, i separatisti ucraini non avevano nulla a che fare qui. Per i bianchi, anche la parola "Ucraina" non esisteva: per esempio, Denikin iniziò il suo appello con le parole "Alla popolazione della Piccola Russia". I bianchi cercarono di stabilire una collaborazione con i ribelli locali: per esempio, quando l'atamano Struk [15], che operava vicino a Kiev, ricevette una promozione a colonnello, i suoi ribelli furono inclusi nelle forze armate della Russia meridionale ed egli si "dimenticò" immediatamente della questione della "nazione ucraina" e iniziò a pavoneggiarsi nelle sfilate.

Ma la "campagna per Mosca" si concluse con una sconfitta e il colpo di stato contro il movimento bianco portò al potere i sovietici.

Nel 1920, Petljura stipulò un accordo con la Polonia e sostenne l'offensiva delle truppe polacche durante la guerra sovietico-polacca. Non c'erano truppe bianche in Ucraina [a quel tempo], con l'eccezione dell'esercito del generale Wrangel, che nell'autunno del 1920 ritornò nei confini del Governatorato di Ekaterinoslav. [16] Gli scontri principali furono tra l'Armata Rossa e l'Esercito polacco.

Dopo la fine della guerra sovietico-polacca e la conclusione della pace di Riga, la Repubblica popolare ucraina, così come si era posizionata, cessò di esistere nella realtà. Il suo governo emigrò.

E cosa successe a Nestor Makhno e ai suoi ribelli?

Makhno iniziò ad agire indipendentemente dall'Armata Rossa, anche se prima sosteneva attivamente le sue azioni contro Denikin. Dopo la sconfitta dell'esercito di Wrangel, Makhno divenne un avversario del potere sovietico. Gli fu dato l'ordine di disarmarsi, ma non obbedì e, nella prima metà del 1921, le sue truppe furono liquidate. La relazione si concluse con la partenza per l'estero di Makhno con il resto delle sue forze e alla fine fu istituita l'autorità della RSS ucraina.

Lenin aveva paura di fare pressioni sulla popolazione locale

Quale fu la posizione generale della Mosca sovietica [17] sulla questione ucraina?

Lenin scrisse un importante articolo, "Una lettera ai lavoratori e ai contadini ucraini in occasione della vittoria su Denikin". Quasi tutto è dedicato a quanto sia importante tenere conto del fattore nazionalista durante la creazione della RSS ucraina. L'idea era che se i lavoratori e i contadini ucraini fossero stati d'accordo sul fatto che sarebbe stata creata una repubblica ucraina indipendente, allora così sarebbe stato, e in caso contrario, no. La decisione fu data formalmente agli organi locali del potere sovietico.

l'Armata Rossa dopo l'entrata a Kiev, estate 1920

Pensa che l'abbia scritto sinceramente?

Perché no? Era impossibile non considerare il desiderio di autonomia, per non parlare dei sentimenti separatisti in parte della popolazione. Lenin non voleva fare pressioni sulla leadership locale, già sovietica. La spinse a prendere una decisione su un'alleanza con Mosca. E a quel congresso di cui Lenin scrisse, il IV Congresso dei Soviet ucraini, fu presa una decisione interessante nel maggio del 1920, a Kharkov. Si decise che l'RSS ucraina avrebbe mantenuto la sua indipendenza e costituzione, ma allo stesso tempo sarebbe diventato un membro della Repubblica federativa sovietica socialista pan-russa. Questo può essere definito una specie di stato d'unione di Russia e Ucraina, tanto più che vi fu un solo Commissariato popolare e un solo esercito. E poi, sulla base di questa decisione, fu creata l'URSS. Nel dicembre 1922, l'Unione Sovietica fu proclamata sulla base dell’unificazione di quattro repubbliche sovietiche: Russia, Ucraina, Belarus' e la Federazione Transcaucasica.

Ma non ci fu una certa astuzia nella posizione di Lenin? Aveva compreso che la spina dorsale del congresso ucraino sarebbero stati i comunisti, che avrebbero votato per l'unità semplicemente perché erano membri dello stesso partito. O sto travisando la situazione?

Naturalmente, c'era una stragrande maggioranza di comunisti. Ma era anche vero che rimanevano ancora [membri del partito dei] rivoluzionari socialisti di sinistra; al contrario, tra l'altro, della Russia sovietica, dove non erano rimasti quei rivoluzionari socialisti di sinistra, che erano già considerati nemici [del partito bolscevico, ndt]. [18] Ma comunque, all'interno dello stesso Partito comunista ucraino, c'era un movimento molto forte per una repubblica socialista completamente indipendente.

Lenin, considerando la possibile prospettiva di creare una futura Unione delle Repubbliche Sovietiche (su scala globale), credeva che la formazione di un'unione di repubbliche ufficialmente indipendenti avrebbe avuto molto più successo che incorporare l'Ucraina nella Russia. A quel tempo, era uno strumento politico abbastanza intelligente e giustificabile.

Si potrebbe allora dire che i bolscevichi riuscirono grazie alla loro intelligente considerazione del fattore nazionalista?

Penso che il fattore nazionalista sia stato importante, sebbene non decisivo, e assolutamente unico. Più importante per la popolazione ucraina fu la soluzione del problema della terra. I bolscevichi tennero conto dei gravi errori che furono commessi nell'Ucraina sovietica, nella prima metà del 1919, quando iniziarono a creare fattorie collettive e fattorie statali sulla base delle ex proprietà terriere e i contadini praticamente non ricevettero terra. A quel tempo erano attivi i cosiddetti "Comitati dei contadini svantaggiati" [19], un analogo dei "Comitati dei contadini poveri" [in Russia] [20], che causavano resistenza contadina e crescita della ribellione.

La nuova politica fondiaria, che i bolscevichi promettevano di perseguire in Ucraina dopo il 1919, suggeriva che le singole fattorie contadine sarebbero state dotate di terra, che non sarebbero state unite in fattorie collettive, in modo che i contadini vedessero i vantaggi del nuovo governo, che li "aiutava". Come strumento di propaganda, l'idea del possibile ritorno di proprietari terrieri e repressioni, che avrebbe potuto accadere se, in teoria, "l'esercito bianco avesse vinto", veniva attivamente utilizzata. E tutto ciò era molto più comprensibile per i contadini locali rispetto a questioni come la lingua ucraina, l'autonomia o la federalizzazione. Quest'ultimo punto era più importante per la nuova élite ucraina, già sovietica. Queste persone erano, per esempio, il presidente del Consiglio dei commissari del popolo ucraino e commissario del popolo per gli affari esteri Christian Rakovskij, il commissario del popolo della Giustizia e il commissario del popolo ucraino Nikolaj Skrypnyk, Nikolaj Podvoiskij, Antonov-Ovseenko e molti altri leader del partito e dei soviet. Si credeva, come ho notato sopra, che l'Ucraina sarebbe stata nell'orbita dell'influenza di Mosca, ma senza essere assorbita da Mosca.

Note

[1] L'Ucraina è storicamente indicata come Piccola Russia o Malorossia in contrasto con il territorio della Russia moderna o Grande Russia. Bisogna capire che questi termini "Grande" e "Piccolo" hanno una comprensione di tipo geografico. Non è corretto affermare che ciò significa che gli ucraini erano visti come russi "piccoli" [in termini di maturità, giovinezza o importanza], ma più correttamente, questo termine significava "meridionale" o più piccolo in termini geografici, come nel caso dell'Asia Minore. In effetti il ​​termine latino per Malorossia è Ruthenia o Rus Minora. Questo potrebbe anche essere paragonato ai voivodati della Grande Polonia e della Piccola Polonia. La "Piccola" Polonia o Małopolska è molto simile alla Malorossia per la Russia, in realtà il cuore dell'antica capitale e una delle più importanti e preziose di tutte le regioni culturali, ed è a sud della Wielkopolska o Grande Polonia.

[2] Gogol e Shevchenko sono i due autori più famosi provenienti dall'Ucraina. Oggi sono spesso visti come capi di due scuole separate, rispettivamente russofila e ucrainofila, ma storicamente parlando erano entrambe figure tradizionali malorusse. Gogol scrisse tutte le sue opere principali in russo, eppure molte come Taras Bulba e Veglie alla fattoria si occupavano pesantemente di temi culturali ucraini. Shevchenko ha creato tutte le sue famose poesie in ucraino, come ha sottolineato in un'intervista in lingua ucraina e nei suoi libri il noto giornalista ucraino e noto monarchico Oles' Buzina. Shevchenko scrisse il suo diario in Russia e si identificò anch'egli come russo. Entrambe le figure fanno parte del mondo culturale malorusso, quindi ucraino, ma sono anche inseparabili dal mondo russo generale, in base alle proprie identità e come persone nate prima della primavera delle nazioni. Fonte: https://youtu.be/Wht3HDQNs6U

[3] Generale russo o pan-russo non si riferisce semplicemente alla Russia moderna, ma a tutti i popoli slavi orientali con le loro radici nel battesimo della Rus', come russi, russini, bielorussi e ucraini. Tutti questi popoli rivendicano la Rus' come loro antenato, gli ucraini nella forma anacronistica della cosiddetta "Rus'-Ucraina ". Abbiamo già discusso di come ciò sia successo.

[4] Rada è il termine ucraino per consiglio, simile al termine svedese Råd, e in questo contesto si riferisce a un parlamento in Ucraina. La parola russa è soviet, che significa anch'essa letteralmente consiglio (anche un consiglio parrocchiale in Russia è chiamato soviet, la parola storicamente non aveva significato comunista).

[5] Il linguaggio russo usato qui è abbastanza divertente ed è un buon esempio di ironia eufemistica russa. Dice letteralmente "dopo che il governo provvisorio ordinò a tutti di vivere a lungo (приказать долго жить). Letteralmente, приказать долго жить significa "comandare di vivere a lungo". Si riferisce a qualcosa di tradizionalmente fatto quando qualcuno è sul letto di morte: si desidera che tutti coloro che sono radunati vivano a lungo. Pertanto, in russo, questa frase "ordinare a tutti di vivere a lungo" significa essenzialmente che qualcuno è morto o che qualcosa ha smesso di esistere.

[6] Quando lo ieromartire carpato-russo (o russino) Maksim Sandovich fu ucciso dai soldati austriaci per aver promosso l'Ortodossia, gridò: "Viva il popolo russo!", "Viva la Santa Rus' e tutti gli slavi", e infine, proprio prima della sua morte, "Lunga vita alla santa Fede ortodossa".

[7] La riva destra ucraina si riferisce alla riva destra del fiume Dniepr, in base alla direzione in cui scorre verso sud verso il Mar Nero, e quindi si trova sul lato sinistro o occidentale quando si guarda una mappa. Se si guarda a Kiev, è il lato con la Lavra e la maggior parte della città vecchia. È importante fare una distinzione tra la riva destra dell'Ucraina come parte centro-occidentale (del nord) e l'Ucraina occidentale. L'Ucraina occidentale, ovvero la Galizia, la Volinia, ecc., è una regione completamente diversa con una cultura locale separata.

[8] La Nuova Russia o Novorossia si riferisce al sud-est dell'Ucraina, e in termini più ampi, arriva fino al Krasnodarskij Kraj e alla Crimea sul territorio della Federazione Russa. L'Ucraina può essere divisa principalmente in tre regioni, la Malorossia, la "Piccola Russia", che si riferisce all'Ucraina settentrionale e centrale ed è il nucleo storico della Rus' Kievana, la Galizia-Volinia o Ucraina occidentale e la Novorossia a sud-est. Ogni regione ha una cultura e una mentalità distinta. La Novorossia, a differenza della Malorossia o della Galizia, non ha una storia antica di insediamenti slavi, russi o ucraini, e praticamente tutte le sue città, come Odessa, Kherson, Nikolaev, le principali città della Crimea, ecc., furono costruite alla fine del XVIII secolo e all'inizio del XIX secolo come parte dell'espansione meridionale della Russia; quindi questi territori sono chiamati Nuova Russia,

[9] Durante il periodo sovietico, le autorità senza Dio incoraggiarono le persone a vedere molte delle forze rivoluzionarie ucraine impegnate nella guerra civile come nazionalisti, perché l'idea di una nazione oppressa che si ribellava contro le forze imperialiste e che cercava la libertà dai monarchici era vista come molto utile per la versione rivoluzionaria della storia. I sovietici ripresero un lieve sentimento nazionalista in Ucraina, ma rivisitarono anche la storia per vedere figure come Bogdan Khmelnitskij come una forma di rivoluzionario nazionalista, quando in realtà era un nobile che si univa all'Impero Russo in contrapposizione alla Confederazione polacca. A figure come Makhno fu data la parte del leone nella storia revisionista, ma in realtà avevano scarse connessioni con il sentimento nazionalista riconosciuto in seguito.

[10] Distretto.

[11] Ciò esclude la Galizia, l'estremo più occidentale della moderna Ucraina, che era durante la prima guerra mondiale parte dell'Impero austro-ungarico e si integrò completamente con il resto dell'Ucraina durante il periodo sovietico.

[12] 'Rosso' in questo contesto è usato nella forma ucraina, Czerwone, e non per esempio, in quella russa, Krasnoe, come in Krasnaja Gvardia (Guardie rosse) o Krasnaja Armija (Armata Rossa).

[13] Un tipo di ufficiale.

[14] "Mosca" in questo contesto significa i bolscevichi che avevano appena rovesciato il governo russo a San Pietroburgo e trasferito la capitale sovietica a Mosca. Questo era un movimento distintamente anti-russo, anti-slavo e senza Dio. L'articolo si riferisce alle autorità di Mosca perché questa era ora il centro dell'autorità sovietica, ma Mosca in questo senso non si riferisce alla Russia o al popolo russo, ma piuttosto alle nuove autorità senza Dio.

[15] L'atamano Struk in precedenza aveva combattuto con varie parti nella guerra civile, inclusa la direzione ucraina.

[16] Il governatorato di Ekaterinoslav corrisponde all'incirca all'odierna regione di Dnepropetrovsk, nell'Ucraina centro-meridionale.

[17] Ancora una volta, "Mosca" in questo contesto si riferisce alle autorità sovietiche centrate in quella città, non al popolo russo o al popolo di Mosca rispetto al popolo ucraino.

[18] "Rivoluzionari socialisti" in questo contesto si riferisce a un partito specifico, che è abbreviato эсеры (esery) o semplicemente SR in russo. Questo non significa semplicemente che erano dei rivoluzionari socialisti in generale, poiché anche i bolscevichi erano socialisti e rivoluzionari; si riferisce specificamente ai membri del partito socialista rivoluzionario [SRs], che era distinto dal partito bolscevico. In generale, questi SR, pur essendo economicamente di estrema sinistra, come i bolscevichi, differivano dai bolscevichi che sostenevano una dittatura del proletariato in un forte stato centrale, e si orientavano più verso il federalismo, l'anarchismo, l'autonomia, o ciò che è altrimenti chiamato "socialismo democratico". Ciò significava che, in pratica, gli SR erano alleati con i bolscevichi come comunisti durante la rivoluzione, ma dopo che i rivoluzionari presero il potere, gli SR o si unirono al partito bolscevico, o furono visti come nemici del partito.

[19] In russo: "комитеты незаможных селян" abbreviato "комнезамы", chiamato anche in ucraino "Комітети незаможних селян" e abbreviato "комнезам".

[20] Комитеты Бедноты.

 
6 esempi di bugie nella fondazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

persone correlate alla nascita della"Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

I "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno parlato tanto di menzogne ​​e manipolazioni nel creare questa struttura che è giusto porre una domanda – quanto è legittima la sua esistenza?

La spaccatura all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e le "rivelazioni" quasi quotidiane dei suoi membri l'uno sull'altro ci spingono a chiedere quanto sia stata legittima la creazione di questa struttura. Dopo tutto, le ​​incredibilmente abbondanti menzogne associate al "concilio d'unificazione" difficilmente permettono di definire Chiesa la formazione in esso creata.

Sappiamo tutti che il nono comandamento dato a Mosè da Dio sul monte Sinai vieta di mentire. L'apostolo Paolo nella sua epistola ai cristiani della città di Efeso scrive: "Avendo respinto una bugia, dite la verità al vostro prossimo perché siamo parti di un solo corpo" (Ef 4:25).

Può una menzogna sostenere la creazione della Chiesa?

Il santo evangelista Matteo descrive un episodio che ci fornisce chiaramente e inequivocabilmente la conoscenza di quale sia il fondamento della Chiesa. "Quando venne nei paesi di Cesarea di Filippo, Gesù chiese ai suoi discepoli: 'Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo?' Dissero: "Alcuni dicono Giovanni il Battista; altri dicono Elia; e altri ancora Geremia o qualcuno dei profeti. Ed egli disse loro: "Ma voi chi dite che io sia?". Simon Pietro rispose e disse: "Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente". Gesù rispose: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché questo non ti è stato rivelato da carne e sangue, ma dal Padre mio che è nei cieli. E ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno su di essa". (Mt 16:13-18).

Secondo l'opinione unanime dei santi Padri, il Signore Gesù Cristo non ha creato la Chiesa sulla persona del santo apostolo Pietro, ma sulla sua confessione che Gesù che stava davanti a lui è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Su questa confessione si fonda sia la Chiesa ortodossa universale, sia qualsiasi struttura ecclesiastica, sia essa una Chiesa autocefala, una Chiesa autonoma, un esarcato o quant'altro. Una manifestazione specifica di questa confessione nello status canonico della struttura ecclesiale (autocefalia, autonomia, ecc.) si esprime nel fatto che tale status è acquisito in conformità con la volontà di Dio e i comandamenti di Dio.

L'obiettivo della Chiesa è insegnare all'uomo ad adempiere i comandamenti di Dio e guidarlo verso il regno dei cieli. Se i creatori stessi di una struttura ecclesiastica violano chiaramente i comandamenti di Dio, è dubbio che tale formazione sia collegata alla Chiesa.

Il fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia basata sulle bugie e sul desiderio dei vari partecipanti a questo progetto di manipolarsi a vicenda non è detto dai loro avversari e detrattori. Lo dicono i creatori stessi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 15 dicembre 2018, nell'antica cattedrale di santa Sofia a Kiev, si è svolto un evento chiamato con orgoglio "concilio d'unificazione". Ma a quanto pare, era più simile a una master class di violatori del suddetto comandamento: "non mentire". Ebbene...

Bugia # 1: sulla partecipazione della Chiesa ortodossa ucraina alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Ancora oggi c'è chi sostiene che il "concilio d'unificazione" abbia messo assieme tre rami dell'Ortodossia ucraina: la "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e la Chiesa ortodossa ucraina canonica. Quest'ultimo sarebbe stata presumibilmente rappresentata da due vescovi, e nella loro persona ha partecipato all'unione. A proposito, il Fanar sostiene lo stesso punto di vista.

Ma la verità è che già il 7 dicembre 2018, durante l'incontro del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, era stata presa una decisione ufficiale della Chiesa sul cosiddetto "concilio d'unificazione": "Considerare il "concilio d'unificazione" come una riunione illegale, dal momento che vi parteciperanno rappresentanti di gruppi scismatici. A tale riguardo, sulla base della risoluzione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018, l'episcopato, il clero, i monaci e i laici della Chiesa ortodossa ucraina non avevano la benedizione di partecipare al cosiddetto "concilio d'unificazione".

La verità sta anche nel fatto che i due ex metropoliti della Chiesa ortodossa ucraina, Simeon (Shostatskij) e Aleksandr (Drabinko), presenti al "concilio d'unificazione", hanno dichiarato di non essere lì come vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, ma del Patriarcato di Costantinopoli. Avevano inviato lettere al patriarca Bartolomeo come loro primate con una richiesta di proteggerli dalle punizioni canoniche della Chiesa ortodossa ucraina. Ciò è stato fatto prima del "concilio d'unificazione". Così si sono recati all'evento stesso con le lettere di risposta del patriarca Bartolomeo, che li ha salutati come propri vescovi: "liberandovi da ogni responsabilità o accusa, o da qualsiasi altra penitenza imposta a voi da qualsiasi corpo ecclesiastico". L'ex metropolita Aleksandr (Drabinko) non ha nemmeno avuto scrupoli a pubblicare questa lettera sulla sua pagina Facebook:

lettera del patriarca Bartolomeo. Foto: pagina Facebook dell'ex metropolita Aleksandr (Drabinko)

Pertanto, possiamo tranquillamente affermare che non c'era un singolo vescovo della Chiesa ortodossa ucraina al "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2018. E oggi il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Filarete Denisenko, lo conferma, dicendo che la presenza degli ex metropoliti della Chiesa ortodossa ucraina Simeon (Shostatskij) e Aleksandr (Drabinko) era una formalità vuota.

Ecco una menzogna evidente che forma la spina dorsale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Bugia # 2: sul "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" che cessano la loro esistenza con l'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Si crede che il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", in vista del "concilio d'unificazione", abbiano tenuto i loro "concili locali" (a causa dei quali il "concilio" è iniziato poche ore dopo), in cui hanno preso da se stessi le decisioni della loro dissoluzione. Così, si è apparentemente avuta l'istituzione di una nuova organizzazione religiosa, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tuttavia, la verità è che era oggettivamente impossibile tenere questi "concili locali" a causa degli statuti del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Pertanto, è stato deciso di fingere che fossero "Consigli locali", chiudendo un occhio su tutti gli errori legali e le incoerenze. Quali disposizioni dello statuto della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" sono state violate, è stato esaminato dall'Unione dei giornalisti ortodossi nell'articolo "La guerra dei concili: Filaret ha davvero ripristinato il patriarcato di Kiev?" Se facessimo anche una panoramica dello statuto della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", siamo certi che incontreremo un sacco di violazioni pure lì. E poiché i cosiddetti "concili locali" del "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" si sono tenuti illegalmente, anche le decisioni relative al loro scioglimento sono illegali.

In realtà, non sono svaniti da nessuna parte, ma continuano ad esistere, come è confermato nero su bianco dal registro statale delle entità giuridiche.

screenshot del centro religioso della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel registro statale delle persone giuridiche del Ministero della giustizia dell'Ucraina

Il centro religioso della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" esiste ancora, e nella ricerca è facile trovare decine e centinaia di chiese della la Chiesa ortodossa autocefala ucraina", non della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", nel registro.

Per quanto riguarda la "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", la situazione è simile. I leader della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", Filaret Denisenko e Makarij Maletich, affermano oggi che non intendono chiedere la liquidazione delle loro organizzazioni religiose. Ecco una citazione da un'intervista con Makarij Maletich ad Apostrof del 23 maggio 2019: "Anche noi (così come la "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev", ndc) non siamo stati eliminati dal registro statale. Vi spiegherò il perché. Alcuni funzionari governativi non hanno detto la verità, affermando pubblicamente che il patriarcato di Kiev era stato liquidato. Il fatto è che il patriarca onorario Filaret ha fornito solo copie, ma non i documenti originali, che sono necessari per la liquidazione. Quando mi è stato chiesto di presentare i documenti per la liquidazione, ho risposto che, fino a quando non avrò visto gli originali della mia controparte, non glie li consegnerò".

Inutile dire che, alla luce della situazione attuale, nessuno sarà in grado di convincere Filaret a presentare i documenti originali. Quindi, sia la "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" che la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" continueranno ad esistere.

Di conseguenza, si può affermare che non vi sia stata alcuna riunione (neppure dei dissidenti tra di loro) al "concilio d'unificazione" del 15 dicembre 2018.

Ecco un'altra menzogna evidente che forma la spina dorsale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Bugia # 3: Filaret ha voluto ingannare il patriarca Bartolomeo, mentre Poroshenko ed Epifanij hanno ingannare Filaret

Si presume che al "concilio d'unificazione" Epifanij sia stato eletto capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", mentre Filaret è stato eletto "patriarca onorario". Ecco come lo racconta lo stesso Filaret in un'intervista alla pubblicazione Commenti: "Quando si sono tenuti i preparativi per il concilio d'unificazione del 15 dicembre 2018, ho proposto al presidente la candidatura di Epifanij. Ma c'era una condizione, per cui Epifanij sarebbe diventato un capo nominale, mentre il patriarca Filaret sarebbe stato il capo effettivo della Chiesa in Ucraina. Quindi, il metropolita Epifanij avrebbe rappresentato la Chiesa ucraina dall'esterno – nel mondo ortodosso. Questo era il mio accordo con il Presidente e con Epifanij. Non abbiamo firmato alcun accordo, ci siamo fidati, ma è risultato impossibile credere alle parole".

Ebbene, risulta che Filaret, Poroshenko ed Epifanij hanno concordato dietro le quinte del "concilio d'unificazione" che avrebbero ingannato il patriarca Bartolomeo, i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e l'intero mondo ortodosso. E i "vescovi" di questa struttura sapevano tutto, ma sono rimasti in silenzio. Nella Chiesa, il silenzio è una virtù encomiabile, ma chiaramente non in questo caso. San Gregorio il Teologo disse che "Dio è tradito dal silenzio".

Ecco un'altra menzogna evidente che forma la spina dorsale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Bugia # 4: sul "patriarca onorario"

Oggi, tutti si sono abituati a questa espressione assurda, che è apparsa nella vita di tutti i giorni grazie a un facile stato d'animo di Evstratij Zorja – fino a poco fa un aiutante di campo di Filaret, e ora il suo "arcinemico".

Tuttavia, nella vera Chiesa non ci sono patriarchi onorari e non possono esserci. Se c'è un patriarca, allora c'è un patriarcato. Se non c'è un patriarcato, allora non c'è nessun patriarca, ecco tutto.

Filaret non è mai stato considerato un patriarca da nessuno nel mondo ortodosso, incluso al Fanar. Tuttavia, il patriarcato di Kiev, tra cui Epifanij, Zorja e altri, considerava Filaret un patriarca e gli cantava le lodi.

E ora il Fanar ha creato una chiesa che pretende di essere canonica dal "patriarcato di Kiev" e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e le ha dato uno status di metropolia. Che cosa hanno fatto le persone che improvvisamente sono diventate "vescovi canonici", in questo caso? Dovevano almeno obbedire alle regole della Chiesa che "li regolarizzava davanti al mondo", cioè Costantinopoli. Ma il Fanar è lontano e Filaret è vicino. Ecco perché Epifanij, i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Poroshenko hanno creato una realtà virtuale in cui c'è un certo "metropolita di Kiev", a capo della Chiesa, e c'è un "patriarca onorario" che controlla l'eparchia appartenente al capo della Chiesa.

Ecco un'altra menzogna evidente che forma la spina dorsale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Bugia # 5: sulle parrocchie e sui "vescovi" in diaspora della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

All'epoca in cui si è tenuto il "concilio d'unificazione", i suoi membri erano a conoscenza del contenuto del Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Una delle principali disposizioni di questo documento è stata l'affermazione che tutte le parrocchie straniere, le diocesi e, di conseguenza, i vescovi della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" erano trasferiti alla giurisdizione del Fanar.

Tuttavia, i "vescovi" del "patriarcato di Kiev" con sede all'estero hanno partecipato a questo "concilio", hanno votato alle elezioni del "primate", e dopo la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono rimasti all'interno del suo episcopato. Ma non per molto. Per la partecipazione al "concilio locale" della "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" il 20 giugno 2019, il "metropolita" Joasaf Shibaev di Belgorod e il suo "vicario" Petr Moskalev sono stati esclusi dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per opera del "sinodo" di questa.

Joasaf Shibaev ha scritto quanto segue: "Al concilio d'unificazione, di cui eravamo partecipanti su invito del patriarca Bartolomeo, lo statuto della Chiesa ortodossa dell'Ucraina è stato adottato con un vostro inganno. Secondo il paragrafo 4 di questo statuto, la giurisdizione della Chiesa ortodossa dell'Ucraina si estende solo al territorio dell'Ucraina. Il mio vicario e io siamo al di fuori dell'Ucraina, il che significa al di fuori della giurisdizione della Chiesa ortodossa dell'Ucraina. Chi avete espulso ora dall'episcopato? Noi non eravamo parte del vostro episcopato e la nostra partecipazione al Concilio d'unificazione dopo l'adozione del suo statuto era illegale. Lo statuto è stato adottato dal primo paragrafo del concilio. Con il vostro inganno, non essendo più parte della vostra Chiesa ortodossa dell'Ucraina, abbiamo partecipato al concilio. Perché? Avevate solo bisogno delle nostre voci. Era illegale partecipare a questa assemblea per noi e per tutti gli altri vescovi della della diaspora il metropolita Andrian (Starina), il vescovo Filaret di Moldova, il metropolita Michel (Laroche). Pertanto, il vantaggio nel risultato del voto totale per il metropolita Epifanij è ridotto di 5 persone".

Di conseguenza, un "metropolita" della stessa "Chiesa ortodossa ucraina – patriarcato di Kiev" accusa i suoi ultimi fratelli del fatto che il "concilio d'unificazione" è stato condotto illegalmente. Joasaf Shibaev riassume il suo messaggio rivolgendo le seguenti parole alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "Senza dubbio passerete alla storia come una Chiesa predatrice".

Ecco un'altra menzogna evidente che forma la spina dorsale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Bugia # 6: riguardo al furto del nome della Chiesa ortodossa ucraina

Dopo il "concilio d'unificazione", è divenuto noto un tentativo di far passare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per la Chiesa ortodossa ucraina. Il 30 gennaio è stata registrata l'organizzazione religiosa "metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)". Oltre al fatto che questo nome è fuorviante, poiché riproduce il nome della Chiesa ortodossa ucraina canonica quasi parola per parola, questo nome non compare in nessun documento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – né nello statuto né nel Tomos, né nelle decisioni del Sinodo.

Il 18 giugno 2019, il tribunale amministrativo distrettuale di Kiev ha avviato un procedimento in merito alla richiesta, da parte della Chiesa ortodossa ucraina, dell'abolizione della registrazione della suddetta "metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina (Chiesa ortodossa dell'Ucraina)". Dal punto di vista della giurisprudenza pura, la probabilità di cancellazione della registrazione è quasi del cento per cento. Se ciò non accadrà, significa che gli interessi politici interagiranno con quelli religiosi, come spesso accade nel nostro paese.

È possibile contare sette, otto o più altri esempi di bugie alla base della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma sembra ridondante. Una cosa è assolutamente chiara: una struttura costruita sulla falsità non ha il diritto morale di essere chiamata la Chiesa; una struttura costruita sulla violazione del comandamento di Dio non può insegnare alle persone le leggi di Dio.

Nel Discorso della Montagna, il nostro Signore Gesù Cristo descrive due categorie di persone: alcuni ascoltano le sue parole e le mettono in pratica, altri semplicemente le ascoltano. Il caso dei primi è simile a una casa costruita su una pietra, che è in grado di resistere a qualsiasi tempesta o vento. Il caso degli ultimi è una casa costruita sulla sabbia, che collassa alla minima prova.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", costruita sulla falsità, sarà in grado di resistere alle prove? L'esempio della nuova divisione guidata da Filaret mostra che il primo vento ha già colpito duramente questa costruzione.

"Ma chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica è come un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. È caduta la pioggia, i torrenti si sono alzati, i venti hanno soffiato e hanno battuto contro quella casa, che è caduta con un grande schianto" (Mt 7:26-27).

 
L’arcivescovo di Sendai a Mosca

Domenica 2 febbraio, una rappresentanza di ortodossi giapponesi, con l'arcivescovo Serafim (Tsujie) di Sendai, l'arciprete Ioann Nagaya, della rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Tokyo, e lo ierodiacono Nikolaj (Ono), ha celebrato la Divina Liturgia assieme al metropolita Hilarion (Alfeyev) di Volokolamsk nella chiesa dell’icona della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti" sulla Bolshaja Ordynka a Mosca. Il coro della chiesa ha cantato in slavonico e in giapponese. Vladyka Serafim ha trasmesso la gratitudine degli ortodossi giapponesi per l'aiuto della Chiesa russa, con cui sono state ricostruite le chiese distrutte dal terremoto del 2011. Su questa pagina la cronaca in italiano con la galleria fotografica dell'evento.

 
La Chiesa e la "formula di Steinmeier": che cosa attende gli ortodossi ucraini

dopo l'avvento della pace in Ucraina, i capi delle chiese "patriottiche" potrebbero trovarsi in una situazione difficile. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Cosa e come cambierà nella sfera religiosa se arriverà la pace in Ucraina

Il rappresentante dell'Ucraina nel processo dei negoziati di Minsk, l'ex presidente Leonid Kuchma, ha firmato la cosiddetta "formula di Steinmeier". Le valutazioni di questo evento sono divise e diametralmente opposte: dal "tradimento" alla "vittoria".

Cosa significa veramente questo evento per l'Ucraina e in che modo influenzerà la sfera religiosa?

Che cos'è la "formula di Steinmeier"?

Per cominciare, chiariamo cos'è questa famigerata "formula di Steinmeier" poiché così tante persone esprimono un'opinione al riguardo, avendo idee molto distanti sull'argomento.

Il 5 settembre 2014, i leader di Germania, Francia, Ucraina e Russia (i "Quattro della Normandia") hanno firmato i cosiddetti accordi di Minsk in 12 punti, che prevedono un cessate il fuoco nella zona del conflitto armato nel Donbass, un ritiro delle truppe, uno scambio di prigionieri, il monitoraggio dell'OSCE, l'adozione della legge ucraina in alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk, lo svolgimento di elezioni locali, ecc.

L'11-12 febbraio 2015 i "Quattro della Normandia" hanno concordato una serie di misure per attuare gli accordi. Questo documento è anche chiamato secondo accordo di Minsk. Spiega i termini e le procedure per l'attuazione degli accordi del 5 settembre 2014.

Presto, gli accordi di Minsk sono stati approvati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Ma nonostante tutto, nessun singolo elemento è stato ancora implementato. Per giungere al loro adempimento, nel 2016 l'allora ministro degli esteri, e ora presidente della Germania, Frank-Walter Steinmeier, ha proposto un metodo per attuare una serie di misure per adempiere agli accordi di Minsk. Questa proposta in seguito è stata chiamata la "formula di Steinmeier" .

L'idea della formula è semplice: sotto la supervisione dell'OSCE in alcuni territori del Donbass (le repubbliche popolari non riconosciute di Donetsk e Lugansk), le elezioni delle autorità locali si svolgono secondo le leggi dell'Ucraina. Il giorno delle elezioni alle 20:00 su base temporanea, entra in vigore la legge sullo status speciale di questi territori. E dopo che l'OSCE ha riconosciuto le elezioni secondo le norme OSCE e la legislazione ucraina, continua a funzionare la legge sullo status speciale.

Il testo completo della "formula di Steinmeier" è stato pubblicato su Internet.

la "formula di Steinmeier", firmata da Leonid Kuchma. Foto: open source

La firma della formula di Steinmeier da parte dell'Ucraina è stata accolta con favore da tutti i membri dei "Quattro di Normandia", nonché dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dall'OSCE e persino dalla NATO.

Tuttavia, nella stessa Ucraina, quest'evento è stato percepito in modo ambiguo. Immediatamente sono iniziate proteste a Kiev, anche se fino ad ora poche. I manifestanti vicino alla Verkhovna Rada hanno chiesto che la "formula" non fosse attuata e la hanno chiamata la resa dell'Ucraina al presidente russo Vladimir Putin.

Gli attuali membri dell'opposizione sembrano dichiarare "tutto è perduto", sebbene, per inciso, abbiano approvato e difeso questa "formula" molti anni fa.

L'ex presidente Petro Poroshenko ha dichiarato: "Non esiste una 'formula di Steinmeier' in natura. Questo è tutto un trucco russo. Fino a ieri, non un singolo rappresentante dell'Ucraina, né verbalmente né per iscritto, ha sostenuto questa formula. E io come partecipante diretto alle negoziazioni nel formato di Normandia ho detto che Vladimir Putin ha ripetutamente tentato di promuovere questa iniziativa. La 'formula di Steinmeier' è stata inventata al Cremlino e protegge gli interessi russi".

È vero invece che nel 2016 Poroshenko ha espresso un'opinione generalmente positiva: "Le questioni relative alla preparazione delle elezioni sono state discusse separatamente a livello di esperti e gruppi di lavoro, il lavoro di preparazione di un concetto per la legislazione elettorale e l'attuazione della cosiddetta 'formula di Steinmeier', in cui vediamo le posizioni che dovrebbero essere le componenti nel riconoscimento delle elezioni tenute".

Come potete vedere, nel 2016 Poroshenko non interpretava affatto la "formula di Steinmeier" come "tradimento" e "trucco russo". È un dato di fatto, non è così. Innanzitutto, la formula non è russa ma tedesca; e in secondo luogo, è chiamata ad attuare gli accordi di Minsk, firmati dallo stesso Poroshenko.

La parola degli esperti

La "formula di Steinmeier" non è né "tradimento" né "vittoria". La sua attuazione è molto più difficile che la sua approvazione. Gli esperti politici vi stanno prestando attenzione.

Mikhail Pogrebinskij, direttore del Centro di studi politici e di conflittologia di Kiev:

"Avendo valutato la pressione esterna del [presidente francese Emmanuel] Macron, del [cancelliere federale tedesco Angela] Merkel, del [presidente americano Donald] Trump, il team Ze (il presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij, ndc) ha deciso di non eludere la firma della "formula di Steinmeier". Per realizzarla, è necessario approvare una legge sulle elezioni nel Donbass. E c'è un campo illimitato per il fallimento di questo progetto. Zelenskij afferma che le elezioni dovrebbero tenersi secondo la legge ucraina. Quindi, se si tengono secondo la legge ucraina, i media ucraini dovrebbero coprirle, e tutte le parti dovrebbero farvi una campagna. E come si può immaginare un partito come "Svoboda" fare campagna per strada [nel Donbass]? "

Ruslan Bortnik, direttore dell'Istituto ucraino di analisi e gestione delle politiche:

"Nel complesso, Zelenskij deve affrontare la sfida di adottare due leggi. Innanzitutto, una legge elettorale, ma nessuno sa come sarà questa legge. E questa non dovrebbe essere solo una legge proposta dall'Ucraina, ma anche una legge che sarà adottata e concordata nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. In secondo luogo, la parte al potere dovrebbe sbloccare e modificare la legge esistente sullo status speciale del Donbass, dove sono già fissati privilegi e ampi diritti per questa regione".

Enrique Menendez, capo del centro analitico "Donbass Institute of Regional Policy":

"Questo è un fatto evidente nella direzione della pace. Ma nulla è cambiato radicalmente. Prima di tutto, non sappiamo esattamente in quale formato sia stata firmata la "formula di Steinmeier", che cosa suggerisce esattamente. Dopotutto, è stata annunciata nel 2016. Come dimostra la nostra pratica, non un singolo documento ufficiale, e vorrei ricordare che anche Minsk-1 e Minsk-2 erano documenti ufficiali, garantisce che sarà attuata. Per quanto riguarda le modifiche alla legge sullo status speciale, in primo luogo, è necessario vedere cosa sarà scritto in questa legge, perché la legge precedente non ha funzionato affatto; e in secondo luogo, non è chiaro se ci saranno cambiamenti nella Costituzione ".

Se la "formula di Steinmeier" verrà comunque implementata, ciò significherà un enorme passo verso la pace in Ucraina. E il punto non è tanto nella legge sullo status speciale di alcuni territori del Donbass, ma nel fatto che se si terranno elezioni in questi territori, sorgerà un'autorità locale legittima con la quale sia le autorità ucraine che i nostri partner internazionali potranno negoziare.

In definitiva, sia gli Accordi di Minsk che la "formula di Steinmeier" mirano a riportare questi territori separati del Donbass in Ucraina, nel suo campo amministrativo, politico, giuridico, economico e culturale. Ovviamente, questo è esattamente ciò che le autorità ucraine hanno cercato e ciò per cui i nostri soldati hanno combattuto.

Ma per qualche ragione, Poroshenko e i suoi sostenitori, principalmente quelli delle organizzazioni nazionaliste radicali, non amano tutto ciò. E tutte le grida e i discorsi di queste forze politiche contro la "formula di Steinmeier" chiariscono i loro veri obiettivi e obiettivi. Queste forze politiche non hanno bisogno del Donbass in Ucraina: hanno bisogno di una guerra costante.

La "formula di Steinmeier" diventa così una cartina di tornasole che rivela e mostra per cosa stanno lottando le diverse forze politiche: guerra e impoverimento o pace e prosperità dello stato.

Le Chiese sulla guerra e sulla pace

La questione della pace o della guerra nel Donbass rivela anche i veri desideri e interessi nelle organizzazioni religiose.

Qual è la posizione delle organizzazioni religiose sul conflitto nel Donbass? Chi cerca la pace e chi cerca la guerra?

Svjatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina:

"Senza dubbio, la guerra non può finire con una pace a tutti i costi".

"In questa guerra, nasce una nuova Ucraina".

"Coloro che pensano costantemente a come salvare la pelle sono stanchi della guerra".

Nell'ultima dichiarazione che Svjatoslav Shevchuk ha pronunciato il 29 settembre 2019, c'è un appello diretto alla continuazione della guerra.

I suoi collaboratori sostengono la guerra ancora più apertamente. Ad esempio, il cappellano uniate Nikolaj Medinskij ha dichiarato: "Ciò che sta accadendo nell'est dell'Ucraina è il processo di purificazione dell'organismo della nazione ucraina. Perdiamo molto ma guadagniamo ancora di più".

Filaret Denisenko, capo della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev":

"Il nostro obiettivo è la crescita, l'allargamento del Patriarcato di Kiev. E il Signore stesso ci aiuta in questo. Come? Ha permesso una guerra. E questa guerra contribuisce alla crescita del Patriarcato di Kiev".

"Non dovreste pensare che la popolazione del Donbass non sia colpevole di questa sofferenza. È colpevole! E deve espiare la sua colpa con la sofferenza e il sangue. Ha votato a un referendum per la federalizzazione? Ha votato. Ha peccato? Ha peccato. Questo è il risultato di questo peccato".

Epifanij Dumenko, capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina":

"Possa il nuovo anno della bontà di Dio darci speranza per la fine vittoriosa della guerra nell'Ucraina orientale e il ritorno della Crimea annessa".

"Non dobbiamo dimenticare che l'Ucraina si sta difendendo da un'aggressione esterna. E dobbiamo scegliere (nelle elezioni presidenziali, ndc) il comandante in capo, che in uno stato di guerra sarà in grado di proteggere la nostra libertà dalle invasioni della Russia".

E il subordinato di Filaret in passato, ora di Epifanij, il "metropolita" Mikhail Zinkevich di Lutsk, in realtà, nelle sue predicazioni ha minacciato di uccidere tutti coloro che simpatizzano con la Russia: "Il paese esisterà per sempre. Seppelliremo quelli che guardano a nord. Ne seppelliremo ancora molti e anche questi".

Tali dichiarazioni di scismatici e uniati potranno essere citate per molto tempo. Tutte le loro dichiarazioni, prediche e interviste non lasciano dubbi su quale sia la loro posizione sulla questione della guerra e della pace. Perché hanno così paura della pace in Ucraina? Perché chiedono direttamente o indirettamente una continuazione della guerra?

La risposta non sembra così complicata. Hanno bisogno della guerra per sviluppare le loro organizzazioni religiose. Il novantenne Filaret lo ha affermato direttamente e apertamente: la guerra è necessaria per la crescita del Patriarcato di Kiev. Scismatici e uniati usano la retorica della guerra, che in qualche modo chiamano patriottica, per mobilitare i loro sostenitori e attirare nuovi membri. Costruiscono la loro agitazione sulla base di concetti come "nazione", "stato", "indipendenza", "aggressione". Nella guerra, questo porta successo. E nella pace?

È chiaro che nella pace sarà necessario offrire alla società qualcos'altro: parlare di amore, misericordia, perdono, verità e giustizia. Questo è abbastanza problematico per gli scismatici e gli uniati.

Metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, primate della Chiesa ortodossa ucraina:

"Per quanto riguarda la guerra nel Donbass, voglio sottolineare che questa è una guerra civile. So dai vescovi che servono lì, da molte persone di Donetsk cosa sta succedendo lì. Spesso il padre fa parte della Guardia Nazionale e il figlio è un 'ribelle'. Molti fratelli e amici sono separati da una linea del fronte. Come in ogni guerra, compaiono persone malvagie: assassini, saccheggiatori e altri criminali. Ma la nostra Chiesa ha condannato sia la guerra civile iniziata nel 1917 sia quella attuale, a seguito della 'rivoluzione della dignità'. Dal 2013, abbiamo chiesto la riconciliazione e il perdono reciproco. Solo in questo modo preserveremo l'integrità del nostro Paese e gli daremo l'opportunità di svilupparsi. La posizione della Chiesa è che è necessario porre fine alla guerra e smettere di uccidersi a vicenda".

E l'8 maggio 2015, il metropolita Onufrij, insieme ad altri vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, non si è alzato in piedi durante l'incontro commemorativo della Verkhovna Rada, quando Petro Poroshenko ha letto i nomi degli eroi dell'Operazione anti-terrorismo.

sua Beatitudine il metropolita Onufrij, il metropolita Antonij (Pakanich) e l'Arcivescovo Iona (Cherepanov) alla riunione della Verkhovna Rada l'8 maggio 2015. Foto: lb.ua

Questo atto, che ha causato un'enorme ondata di indignazione e insulti nell'atmosfera del supporto universale per le operazioni militari nel Donbass, può essere definito eroico. Questa è stata la protesta più eclatante contro la guerra fratricida, come ha spiegato sua Beatitudine Onufrij:

"In effetti, quando il presidente ha parlato nel suo discorso della guerra nella terra del Donbass e degli eroi che si sono distinti in quel conflitto militare, noi non ci siamo alzati. E questo non era un segno di disprezzo per gli eroi dell'Ucraina. Onoriamo e rispettiamo queste persone. Queste sono persone che hanno guadagnato un grande onore – un premio statale elevato, e questo premio è stato loro assegnato per aver rischiato la vita, e alcuni hanno dato la vita per questo. Ancora una volta, esprimiamo il nostro grande rispetto per queste persone. Non vogliamo che la guerra continui nella nostra terra. Non vogliamo che le persone si uccidano a vicenda. Vogliamo la pace e la benedizione di Dio nella nostra terra".

Cosa attende le denominazioni ucraine

Ora immaginate cosa può accadere se la pace nel nostro paese verrà comunque. Di fatto, la firma odierna della "formula di Steinmeier" dà, anche se di poco, un speranza per un tale sviluppo di eventi.

In primo luogo, durante la pace, forse non immediatamente, ma gradualmente, tutto ciò che è accaduto sarà chiamato con il proprio nome. E la guerra civile sarà chiamata guerra civile. Anche la presenza di truppe russe, che per ben cinque anni l'Ucraina non ha potuto dimostrare a livello internazionale, non influisce sulla natura fratricida di questa guerra. In effetti, sono stati uccisi cittadini ucraini da entrambe le parti dello scontro; fabbriche, ponti, strade e case ucraine sono state distrutte da entrambe le parti; i nostri compatrioti hanno combattuto da entrambe le parti. E durante lo scambio di prigionieri, cittadini ucraini sono stati scambiati con cittadini ucraini.

In secondo luogo, si scoprirà che i leader religiosi degli scismatici e degli uniati hanno effettivamente incitato all'odio e alla rabbia i cittadini ucraini da entrambe le parti del conflitto, e hanno chiesto direttamente o indirettamente il proseguimento della guerra fratricida.

In terzo luogo, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e parzialmente la Chiesa greco-cattolica ucraina perderanno le basi ideologiche della loro esistenza. Il fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia un attributo dello stato ucraino è stato ripetuto più volte da Petro Poroshenko, Filaret Denisenko, Epifanij Dumenko e altri. Se, dopo l'inizio della pace nel Donbass, l'Ucraina si svilupperà sia economicamente che sotto tutti gli altri aspetti, si scoprirà che lo Stato non ha affatto bisogno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E senza tale supporto aggressivo, come quello che è esistito durante il governo passato, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" semplicemente non può esistere e svilupparsi.

In quarto luogo, nella pace, quando l'ordine sarà ripristinato e diventerà chiaro chi voleva davvero la pace e chi voleva la guerra, e anche quando gli scismatici e gli uniati perderanno il sostegno statale, è difficile immaginare che le loro parrocchie nell'Ucraina meridionale e orientale preserveranno i loro parrocchiani. Potrebbero rimanere solo sulla carta.

Pertanto, con l'avvento della pace in Ucraina, si potrebbe scoprire che gli anni della guerra nel Donbass sono stati un "momento d'oro" per gli scismatici e gli uniati. Apparentemente, questo tempo si sta esaurendo e dovranno in qualche modo spiegare alla società la loro riluttanza a porre fine allo spargimento di sangue nel paese.

 
Metropolita Antonij: Ogni parrocchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" deve pagare al Fanar una somma minima di 4000€

il metropolita Emmanuel di Francia e il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko. Foto: lb.ua

Quando il Fanar ha scoperto che il trasferimento dei luoghi di culto ucraini promessi da Poroshenko è andato storto, a ciascuna parrocchia è stata addebitata una tassa per il Tomos, ha detto il metropolita Antonij.

Il 9 luglio 2019, il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, ha detto ai giornalisti di Radar sul canale NewsOne che, dopo tentativi infruttuosi di ottenere i luoghi di culto ucraini, Costantinopoli ha imposto una tassa sul Tomos a ogni parrocchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Secondo lui, i rappresentanti del patriarca Bartolomeo hanno cercato di stabilire un rapporto con il presidente Vladimir Zelenskij e scoprire se è pronto a rispettare gli accordi raggiunti con l'ex presidente Petro Poroshenko sul trasferimento di un certo numero di chiese e monasteri ucraini al Fanar.

"Questo incontro non è stato un successo", afferma il metropolita Antonij. "Quando questo non ha funzionato, Emmanuel (il metropolita Emmanuel di Francia, ndc) ha presentato una fattura a Epifanij", dice il metropolita.

Secondo sua Eminenza Antonij, dopo i tentativi infruttuosi di ricevere i luoghi di culto ucraini, Costantinopoli ha deciso di ricostituire il tesoro in un altro modo - ora ogni parrocchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrà pagare per il Tomos. La commissione varia da 4.000 a 20.000 €.

"Hanno contato quante parrocchie (sarebbero entrate nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc) quando la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev" si sono fusi e hanno imposto una "tassa" su ogni parrocchia. L'imposta più piccola è di € 4.000, la più grande è di € 20.000. Questo è addebitato da ogni parrocchia. Così hanno inviato una stima per l'Epifania. è stato in seguito che Filaret ha dato il calcio a una fila ", ha detto il gerarca.

Gli stessi parroci della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" riferiscono della "retribuzione" che dovrebbero pagare al Fanar.

"Hanno detto che 28 milioni di euro dovrebbero essere concessi a Costantinopoli", dice uno dei "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tuttavia, questa informazione non è commentata nella "santa Chiesa dell'Ucraina", dicono i giornalisti.

Come ha riferito l'Unione dei giornalisti ortodossi, in precedenza un membro del Consiglio degli avvocati di Kiev, Rostislav Kravets, ha spiegato che, indipendentemente dal memorandum e dagli accordi firmati dal presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko e dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, legalmente il Fanar non può ricevere i monumenti architettonici che gli sono stati promessi. L'avvocato ha detto: "Al momento, la legge non prevede una possibilità come il trasferimento o la vendita di beni del patrimonio culturale che sono di livello nazionale e di proprietà statale".

 
"Andrej Rublev" (1966) di Andrej Tarkovskij

Uno dei grandi capolavori del cinema è anche una grande testimonianza dell’Ortodossia russa perseguitata. Il film Andrej Rublev, oggi difficile e impegnativo da vedere per le sue inquadrature lente e il suo sviluppo non lineare, non è solo la visione del mondo attraverso brani della vita di un grande iconografo del passato: è esso stesso un’icona della fede della Russia sotto un regime oppressivo. Presentiamo un’introduzione al film pensata in modo speciale per cristiani ortodossi, nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti. Aggiungiamo anche il video dell’episodio finale del film, “La campana”.

 
Le Nazioni Unite chiedono la chiusura del sito "Mirotvorets", che incita alla persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina

il sito "Mirotvorets". Foto: inforesist.org

La missione di monitoraggio delle Nazioni Unite ha invitato i deputati della Verkhovna Rada dell'Ucraina ad avviare la chiusura del sito scandaloso.

In una riunione in realtà virtuale del Comitato per la libertà di parola, il vicepresidente della missione di monitoraggio delle Nazioni Unite Benjamin Moreau ha parlato della necessità di chiudere il controverso sito "Mirotvorets", riferisce la risorsa online "Notizie ucraine".

Moreau ha attirato l'attenzione dei deputati ucraini sul fatto che le attività di questo sito sono illegali.

"Vi ricordo ancora e ancora un oggetto a voi molto noto: il sito Web "Mirotvorets". Come sapete, il sito contiene dati personali di persone, compresi dei giornalisti, che violano le leggi nazionali e gli standard internazionali", ha sottolineato. "Coloro i cui dati sono pubblicati sul sito Web sono designati come terroristi, separatisti e traditori. La divulgazione dei loro dati, a sua volta, rappresenta un pericolo per tali persone".

Il vicepresidente della missione di monitoraggio ha ricordato ai politici ucraini che un uomo, i cui dati sono stati pubblicati su "Mirotvorets", è stato ucciso a Mariupol sul pianerottolo di casa sua.

"Sfortunatamente, i dettagli personali dei giornalisti sono ancora sul sito, il che è pericoloso per loro", ha aggiunto il rappresentante delle Nazioni Unite.

Il portavoce della Verkhovna Rada dell'Ucraina Dmitrij Razumkov ha dichiarato durante un briefing che la Verkhovna Rada non ha l'autorità per chiudere il sito web "Mirotvorets".

"Il Parlamento non può aderire a tali processi, perché la Rada non ha l'autorità per chiudere sia le informazioni sia altri siti. Mi piacerebbe moltissimo che tutti i media operassero esclusivamente in campo legale e che non danneggiassero gli interessi del nostro paese", Sharij.net cita le parole di Razumkov. "Perché se tali rispettate missioni (la Missione di monitoraggio delle Nazioni Unite, ndc) si rivolgono all'Ucraina, non prestare attenzione a ciò è incorretto e sbagliato".

Ricordiamo che l'amministrazione del sito "Mirotvorets" ha richiesto di espellere dal paese il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Dalle pagine di questo sito, è stato fatto un appello a "sparare ai sacerdoti di Mosca senza esitazione".

Dopo una conferenza stampa sulle minacce del C14, Anna Poddubnaja, la direttrice dell'Unione dei Giornalisti ortodossi, è stata inserita nel database di "Mirotvorets".

Nel periodo da maggio a settembre 2018, l'abate della Lavra della santa Dormizione delle Grotte di Kiev-Pechersk, il metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' e un certo numero di vescovi della Chiesa ortodossa ucraina che "si sono opposti all'iniziativa" dell'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko e della Verkhovna Rada sull'istituzione della Chiesa locale unificata, sono stati aggiunti allo scandaloso database del sito web.

Più tardi, anche il rettore dell'Accademia teologica di Mosca, l'arcivescovo Amvrosij di Verej, è stato incluso nel database del sito scandaloso. È annotato come "un oppositore dell'indipendenza dell'Ortodossia ucraina dalla Chiesa ortodossa russa controllata dalla Russia (stato aggressore)".

Anche i partecipanti al flash mob a sostegno del clero della Chiesa ortodossa ucraina sono stati inclusi su "Mirotvorets".

 
Perché il Tomos degli scismatici è la misericordia di Dio

sua Beatitudine Onufrij, primate della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Cosa hanno guadagnato i cristiani ortodossi in Ucraina e nel mondo grazie al Tomos d'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

"Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno" (Rm 8:28), ha scritto l'apostolo Paolo. Queste parole vengono in mente quando si riflette sugli affari legati alla Chiesa in Ucraina.

È vero, la Chiesa ortodossa ucraina è molto turbata oggi. Ma non dovremmo ringraziare Dio per la sua misericordia? La situazione è davvero complicata, ma si sente chiaramente l'effetto della provvidenza di Dio, il suo amore. Da qualunque parte tu guardi, tutto ciò che sta accadendo è la grande misericordia di Dio. In ogni caso, si sente la mano premurosa del Signore che ci conduce alla salvezza.

La piena misericordia di Dio non può essere completamente percepita con il nostro sguardo ristretto; è ancora più impossibile contare in qualche modo le benedizioni di Dio verso di noi. Ma si ha voglia di esprimere grazie al Signore, e questo rendimento di grazie può essere evocato da alcuni fatti e avvenimenti. Quali sono questi fatti nella situazione ecclesiale odierna nel nostro paese?

Misericordia di Dio 1

I gruppi separatisti hanno pienamente dimostrato la loro natura negli ultimi sei mesi. Continuano a impadronirsi dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, a picchiare i credenti, a cacciare i preti dalle chiese e dalle case. L'intero mondo civilizzato conosce già le loro "imprese". Ci sono centinaia di riprese video e foto dei crimini di questa organizzazione religiosa. Qualsiasi persona sana di mente può capire facilmente chi sono gli scismatici e qual è il loro spirito.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è nata originariamente come un'organizzazione laica e russofoba all'interno del paradigma dei "tre pilastri" di Poroshenko: esercito, lingua e fede. Non c'è spirito cristiano in essa. L'aggressione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" contro i credenti della Chiesa ortodossa ucraina mostra la misericordia di Dio, in cui tutte le maschere vengono strappate e i lupi feroci mostrano la loro natura malvagia, nonostante la loro parvenza di agnelli mansueti. Per una persona che cerca onestamente la vera Chiesa, tutti questi fatti (sottolineo, fatti!) certamente aiutano a fare la scelta giusta.

Inoltre, ciò che gli scismatici fanno gli uni agli altri dimostra la loro tonalità anti-ecclesiale meglio di qualsiasi parola e riferimento ai canoni. Rabbia, odio, insulti e guerre di prove incriminanti – tutto questo è così incompatibile con le opere di Dio che perfino il più incallito dei loro sostenitori non può non chiedersi: i loro idoli hanno davvero qualcosa a che fare con la Chiesa?

Misericordia di Dio 2

Prima della concessione del Tomos, c'erano in Ucraina diversi gruppi di aggressori che si opponevano apertamente alla Chiesa ortodossa ucraina. Ora si combattono l'un l'altro. Indubbiamente, questa è la via della decadenza, dell'autodistruzione. "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi" (Mt 12:25).

 

Filaret Denisenko ed Epifanij Dumenko non fermeranno la guerra l'uno contro l'altro, dal momento che non hanno bisogno di una parte di potere – hanno bisogno di tutto il potere. Non ci sarà pace in questo terrario di amici; invece ci sarà una lotta spietata fino alla fine. E qui è evidente la misericordia di Dio: il Signore sta combattendo gli scismatici con le mani degli stessi scismatici.

Misericordia di Dio 3

Il patriarca di Costantinopoli e gli scismatici ucraini non sono riusciti a vincere la guerra lampo e a impossessarsi dell'Ucraina ecclesiale, nonostante il fatto che l'intero apparato statale dell'Ucraina e il presidente lavorassero personalmente per loro. Calpestando la legge dell'Ucraina sulla non ingerenza dello stato negli affari della Chiesa, Petro Poroshenko ha fatto campagne incentrate sul Tomos, ha predicato dalla tribuna, ha fatto propagana per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nelle piazze delle città – ma non ne è uscito nulla. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è mai diventata popolare e non è ancora riconosciuta da nessuna delle Chiese locali.

Anche questa è misericordia di Dio perché questa situazione ha rivelato che Dio ama la sua Chiesa e la difende. Tutto il potere dello stato, tutti gli sforzi della stampa, tutti gli sforzi dell'ex presidente, tutte le macchinazioni del patriarca Bartolomeo non sono riuscite a distruggere la Chiesa canonica in Ucraina. Questo è un miracolo, la misericordia di Dio Onnipotente, che dobbiamo ringraziare.

Misericordia di Dio 4

Le avventure di Tomos in Ucraina hanno rispecchiato la posizione della maggioranza delle persone di chiesa nel paese. Ora che sono passati sette mesi dopo il "concilio d'Unificazione", è abbastanza ovvio che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è diventata e non diventerà una Chiesa per il popolo, e gli ucraini non hanno affatto aspettato il Tomos per mille anni. In effetti, non lo aspettavano affatto e non volevano che ci fosse.

Quelli che hanno cercato Dio nella Chiesa lo hanno trovato molto tempo fa. Quelli per i quali la Chiesa fa parte della tradizione hanno appreso la parola "Tomos" dallo schermo televisivo sei mesi o un anno fa e sono caduti nel gioco di una manipolazione primitiva, che sostiene che uno stato indipendente ha una Chiesa indipendente!

Anche questa è misericordia di Dio, perché il Tomos ha setacciato il grano dall'erbaccia. È diventato chiaro chi è chi. Abbiamo visto persone veramente praticanti che amano la loro chiesa e non vogliono tradirla. D'altra parte, abbiamo visto quelli che si definiscono cristiani, ma allo stesso tempo si impadroniscono di luoghi di culto, picchiano i preti, insultano gli altri credenti. Grazie a Dio, questi ultimi sono considerevolmente meno dei primi. Ed è stato il Tomos che ha mostrato questa relazione, ha rivelato la natura interiore del fenomeno dello scisma e ha separato le pecore dalle capre.

Misericordia di Dio 5

La storia del Tomos, come una radiografia, ha evidenziato la qualità dell'episcopato della Chiesa canonica e di coloro che si definiscono vescovi nel corpo scismatico. Di 88 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, solo due hanno tradito la loro Chiesa. Tutto il resto rimase fedele al proprio primate e al proprio gregge.

Inoltre, la loro scelta è costata cara. Alcuni vescovi sono stati convocati per interrogatori dalla SBU, portati a conversazioni private con funzionari governativi e diffamati dai media. Ma non si sono tirati indietro, hanno resistito perché temono il giudizio di Dio e hanno una coscienza cristiana.

La maggior parte dei "vescovi", che Filaret ha ordinato durante l'esistenza del "patriarcato di Kiev", ha tradito il proprio capo. La sua creatura numero 1, Epifanij, si è ribellata contro di lui e ha combattuto colui a cui deve la sua intera carriera.

Zorja, anch'egli in debito con Filaret per letteralmente tutto, ora sta insultando pubblicamente il suo ex patrono e praticamente lo definisce un imbecille.

Tutto questo era inizialmente prevedibile perché nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" i rapporti non sono tra cristiani ma tra secolaristi, l'obiettivo principale sono i soldi e gli affari, il potere e l'ambizione. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un'organizzazione laica semi-religiosa che serve ideologie politiche alla moda, comprese le ideologie nazionaliste. E quando i suoi "vescovi" hanno affrontato un dilemma – Filaret o sostegno dello stato – hanno fatto una scelta del tutto naturale. Nonostante il fatto che solo ieri Filaret fosse elogiato come un santo, come un eroe nazionale.

Il fatto che una tale rottura sia ora ovvia e chiara come il giorno è anche questo un segno della misericordia di Dio.

Misericordia di Dio 6

Alla luce di tutti gli eventi, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha intrapreso la strada del rinnovamento in senso positivo, una sorta di risveglio. Ci siamo risvegliati da un certo letargo, ci siamo scossi, ci siamo mobilitati e siamo diventati più uniti. Siamo in grado di capire problemi di cui non eravamo a conoscenza prima. Sentivamo di dover rispondere della nostra scelta religiosa e dobbiamo essere in grado di dare una risposta a tutti coloro che chiedono conto della speranza che è in noi (v. 1 Pt 3:15). Abbiamo scoperto molti dei nostri errori, capito cosa ci manca e cosa era ridondante nella nostra vita ecclesiale.

Di tutto ciò ringraziamo il Tomos, o meglio Dio, che ha permesso che questo accadesse.

Misericordia di Dio 7

I sequestri in stile di razzia dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina" hanno fatto capire a molti che una chiesa e una comunità ecclesiale non sono solo una sorta di comunità straniera dove possiamo venire di volta in volta per soddisfare i nostri bisogni religiosi. A quanto risulta, infatti, il valore più grande che può essere facilmente perso è che si tratta di una famiglia. Siamo diventati molto più vicini alla comprensione della prima comunità cristiana, quando per servire Cristo, le persone sacrificavano tutte le cose più preziose che avevano. Non si tratta solo di denaro e di risorse materiali. Vediamo che nei villaggi nell'Ucraina occidentale i credenti che difendono le loro chiese sono minacciati e persino crudelmente picchiati.

In quelle comunità dove i razziatori hanno portato via i luoghi di culto della Chiesa canonica, i credenti sono diventati molto più vicini gli uni agli altri – stanno allestendo e costruendo nuove chiese, indipendentemente dal tempo o dalla salute. Non solo le persone all'interno di una comunità diventano più vicine, ma i cristiani ortodossi si rendono conto di essere parte di tutta la Chiesa unificata. Molte persone inviano assistenza materiale alle parrocchie in difficoltà non solo dall'Ucraina, ma da tutto il mondo. Ed è impossibile negare che il Tomos abbia avuto un ruolo molto significativo in questo processo.

Misericordia di Dio 8

La situazione in Ucraina ha spinto le Chiese locali a prendere decisioni sugli scismatici ucraini. Le chiese sono costrette a valutare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in termini di canoni. La metà delle Chiese ha già espresso la propria opinione in modo inequivocabile contro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non una singola Chiesa ha sostenuto la nuova struttura pseudo-ecclesiale.

Le Chiese locali ne hanno parlato prima, ma non conciliarmente, non ufficialmente. I primati delle chiese o singoli vescovi hanno detto la loro. Ora, per quanto riguarda la questione ucraina, parlano della necessità di riunire un Concilio, scrivere decisioni teologiche con tutto il necessario ragionamento. Ciò che non è stato fatto volontariamente prima è ora fatto per costrizione. Si era già in ritardo. Quindi quello che sta succedendo viene dalla misericordia di Dio.

Misericordia di Dio 9

La situazione è un "test robusto" per il nostro pastore, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, che ha perseverato senza battere ciglio. Le informazioni personali del metropolita sono pubblicate su Mirotvorets ("il pacificatore"), è stato ripetutamente dichiarato traditore dell'Ucraina, complice del Cremlino, ecc. Ma non ha paura di nessuno e fa affidamento sulla volontà di Dio – e Dio lo tiene al sicuro. Grazie alla sua posizione di confessore di fede, la gente ha cominciato a provare ancora più affetto nei suoi confronti. Sua Beatitudine Onufrij è diventato un modello per milioni di persone. E ora siamo ancora più convinti di quale dono il Signore ci ha mandato nella persona del nostro primate.

* * *

Non sappiamo come e quanto le malattie della coscienza ecclesiastica che indubbiamente erano e rimangono dentro di noi si sarebbero sviluppate nelle nostre vite, a meno che non avessimo ricevuto il Tomos. Possiamo parlare a lungo di queste malattie: si tratta dei problemi dell'educazione, del lavoro missionario, dell'atteggiamento nei confronti della vita liturgica, del tema delle comunità e delle parrocchie, e dei temi della catechesi, del volontariato, della conoscenza della Sacra Scrittura e dei canoni, gli argomenti difficili di scisma, etnofletismo, falso e vero patriottismo, ecc.

La situazione con il Tomos ha esacerbato tutte queste cose e non possiamo più dissociarci dall'intero spettro delle domande "cattive" del nostro tempo. Grazie a Dio! Era necessario affrontarle prima o poi. Una benedizione sotto mentite spoglie, come dice il proverbio. Di regola, è abbastanza difficile per noi capirne il senso – perché queste sono le opere di Dio.

Sembra che durante i periodi di disordini, sconvolgimenti politici, persecuzioni, un fedele comprenda pienamente tutto ciò che accade a lui e al suo popolo. Sì, è terrorizzato dallo spargimento di sangue; si addolora per le vittime innocenti, soffre alla vista di un'amara ingiustizia; è stufo dei flussi di bugie che si riversano su di lui. Non può che vedere e capire tutto questo. Ma questo è solo un contorno esterno di quei grandi processi, chiusi all'uomo, che sono creati dalla volontà di Dio.

"Cose grandi e inscrutabili, gloriose e terribili, senza numero" (la sesta preghiera nella regola delle preghiere mattutine), opera il Signore su di noi, cristiani. Le vie di Dio sono imperscrutabili, senza di lui neanche un capello cade dalla testa di un uomo. "Un'opera io compio ai vostri giorni, un'opera che non credereste, se vi fosse raccontata" (At 13:41), ci dice il Signore. "I suoi destini sono incomprensibili e le sue vie sono imperscrutabili!" (Rm 11:33), l'apostolo Paolo scrive del Signore.

È vero, una persona può assumersi qualche compito, impegnarsi in alcuni settori. Ma il mistero della Provvidenza di Dio, che conduce un cristiano alla salvezza, è tanto impenetrabile quanto la profondità dell'oceano. "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie", dichiara il Signore (Is 55:8). Di norma, una persona non capisce nulla a meno che Dio non glielo riveli, ma questa comprensione arriva anche molto più tardi. Per il bene della persona stessa, il Signore a volte permette che avvengano prove molto difficili nella vita umana, facendo tormentare e sconcertare un credente.

La situazione attuale in Ucraina ci insegna: un cristiano, nel buio di disordini sociali, disordini politici, peccato sfrenato, un'oscurità sinistra, quando sembra che il terreno scivoli da sotto i nostri piedi e non ci sia nulla su cui appoggiarsi, ricorda: "La volontà di Dio è buona, gradita e perfetta" (Rm 12:2). Ciò che sta succedendo è permesso a causa dei nostri peccati. Affidatevi a Cristo – non c'è altro sostegno. Vivete con fede e speranza e sii confortato da preghiera: Dio non lascerà il suo gregge, finché tu appartieni a Cristo, fai affidamento sulla volontà del Signore, predica il suo nome e le tue pene si trasformeranno in gioia.

Possa Dio darci il giusto orientamento nello spazio mutevole della vita moderna e stare fermamente sulla pietra della fede, che è il nostro Signore Gesù Cristo, degna di tutte le glorificazioni. Gloria a lui per tutto!

 
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