Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=205  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=602  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=646  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=647  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=2779  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=204  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=206  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=207  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=208 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=3944  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=7999  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=8801  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=9731  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=57&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE
GALLERIE FOTOGRAFICHE

Clicca sull'immagine per aprire la galleria

Condividi:
 
 
Sezione 1

Siti ufficiali delle Chiese Ortodosse nel mondo

 
La preghiera per scopi specifici e la Liturgia

Quante volte, nelle chiese ortodosse in Italia, abbiamo avuto la domanda (mal formulata, ma del tutto sincera) se potevamo celebrare una Messa per un defunto? Nella sezione “domande e risposte” dei documenti, presentiamo una breve ma esaustiva risposta di padre John Whiteford a questa domanda, con i dati di base su cosa si può fare quando in una chiesa ortodossa si ricevono richieste di pregare per un proprio caro.

 
3 preti greci lasciano Costantinopoli per la ROCOR

padre Spyridon Bailey (a sinistra), padre Emmanuel Hatzidakis (al centro), padre Ioannis Maridakis (a destra)

Lo scorso novembre, padre Mark Tyson ha lasciato la Diocesi carpato-russa d'America (ACROD), una giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli in America, e si è unito alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) a causa delle sue preoccupazioni per l'invasione del territorio della Chiesa ucraina da parte del Patriarcato di Costantinopoli. Presto è stato seguito da padre Nectarios Trevino.

Due parrocchie hanno lasciato l'Arcivescovado delle chiese ortodosse russe di Costantinopoli nell'Europa occidentale in ottobre (Firenze) e in gennaio (Sanremo), spostandosi anch'esse nella ROCOR. Nel frattempo, il Patriarcato ha improvvisamente revocato lo status di esarcato dell'Arcidiocesi, lasciando il suo clero e i fedeli alla ricerca di una nuova casa, con il Patriarcato di Mosca come candidato più probabile.

A marzo, OrthoChristian ha riferito che la ROCOR ha aperto una nuova parrocchia missionaria a Lubbock, in Texas, per servire diverse famiglie che hanno lasciato la parrocchia locale dell'arcidiocesi greca di Costantinopoli in America.

Ora, altri tre sacerdoti hanno lasciato la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli per entrare a far parte della ROCOR.

Padre Spyridon Bailey, ex prete dell'arcidiocesi greco-ortodossa di Thyateira e Gran Bretagna, è ora un sacerdote della diocesi della ROCOR di Gran Bretagna ed Europa occidentale, assegnato alla chiesa di santa Elisabetta a Wallesey, in Inghilterra, secondo l'annuario diocesano.

È noto come autore di numerosi libri, tra cui Orthodoxy and the Kingdom of Satan, The Ancient Path e Journey to Mount Athos, e gestisce una popolare pagina YouTube con una serie di video edificanti.

"La mia decisione di passare alla ROCOR è stata la conseguenza di una serie di fattori. Da qualche tempo sono preoccupato per le crescenti tendenze moderniste ed ecumeniste a Costantinopoli. Tuttavia, le azioni in Ucraina mi hanno convinto che dovevo andarmene", ha commentato padre Spyridon a OrthoChristian.

Il 13 luglio il monastero di sant'Antonio il Grande (ROCOR) a Phoenix ha annunciato sulla sua pagina Facebook che padre Emmanuel Hatzidakis, ex prete dell'arcidiocesi greco-ortodossa d'America, e anche padre Ioannis Maridakis, originario di Creta, sono entrati a far parte della ROCOR.

Anche padre Emmanuel è conosciuto come autore di numerosi libri popolari, tra cui The Heavenly Banquet e Jesus: Fallen? The Human Nature of Christ Examined From an Eastern Orthodox Perspective. È anche il fondatore di Orthodox Witness (Testimone ortodosso), un'organizzazione dedicata a unire il clero e i parrocchiani di tutte le giurisdizioni ortodosse nell'evangelismo. È stato ricevuto nella ROCOR dal primate, sua Eminenza il metropolita Hilarion di New York e dell'America orientale.

Il post del monastero dice che padre Emmanuel è stato assegnato a una chiesa in Texas, anche se suo figlio Tony commenta che questa informazione non è corretta.

Padre Ioannis è un prete sposato con figli cresciuti, che si è trasferito dall'isola di Creta all'America per lasciare Costantinopoli e aderire alla ROCOR, anche se non conosce l'inglese. L'8 luglio, è stato assegnato a servire come sacerdote assistente dell'abate del monastero di sant'Antonio il Grande, lo schema-igumeno Anthony, e si occuperà di visite a domicilio, chiamate dei malati e alcune confessioni.

Padre Ioannis è anche il custode di una porzione itinerante della Vera Croce e ha visitato molte volte l'America con la reliquia taumaturgica, e continuerà a viaggiare con la reliquia come benedizione per i fedeli.

Una raccolta di miracoli operati dalla reliquia della Croce si può trovare sul sito web della cattedrale della santa Vergine "Gioia di tutti gli afflitti" a San Francisco.

 
Arcivescovo greco alla proto-CIA: "Le vostre istruzioni saranno seguite fedelmente"

il presidente Truman e l'arcivescovo Athenagoras

È stato per lungo tempo un segreto noto a tutti che l'elezione del patriarca Athenagoras come patriarca ecumenico sia stata organizzata, o almeno facilitata, dal governo degli Stati Uniti. È difficile scrivere di queste cose come storico, però, perché la pistola fumante di questo genere di delitti tende a essere tenuta nascosta. Occasionalmente, però, qualcosa trapela. Recentemente stavo sfogliando vecchi documenti del database della CIA che erano stati rilasciati ai sensi del Freedom of Information Act (FOIA). Un file contiene una grande quantità di documenti dell'agenzia precursore della CIA, l'OSS, tutti incentrati sulla Grecia durante la seconda guerra mondiale. Sono sepolti nelle quasi 300 pagine di quel PDF diversi articoli relativi ad Athenagoras, che all'epoca era arcivescovo dell'Arcidiocesi greca del Nord e del Sud America.

In un promemoria interno dell'OSS del 26 marzo 1942, un agente dell'intelligence di nome Ulius L. Amoss scrisse questo a un altro agente dell'OSS di nome David Burns:

L'arcivescovo è stato estremamente contento di averti incontrato e pranzato con te. Mi ha detto che tutte le strutture della sua organizzazione sono a nostra disposizione. Lo ha detto con queste parole:

"Ho tre vescovi, trecento sacerdoti e un'organizzazione vasta e diffusa. Tutti quelli che sono ai mei ordini sono ai vostri. È possibile comandarli per qualsiasi servizio richiesto. Non ci saranno domande e le vostre istruzioni saranno seguite fedelmente. Per favore, dica al signor Burns che è così".

Un mese dopo, il 25 aprile, il cinquantaseienne arcivescovo greco tentò di arruolarsi nell'esercito degli Stati Uniti. Fu rifiutato.

Alcune settimane dopo, il 14 maggio, Ulius Amoss, lo stesso agente dei servizi segreti che scrisse il memorandum del 26 marzo, scrisse una lettera ad Athenagoras, ringraziandolo per la cooperazione in corso dell'arcidiocesi greca, e dicendo, tra l'altro, "La sollecitudine con cui i suoi vescovi e sacerdoti hanno collaborato ha impressionato tutti e il rapporto che, forse, ci saranno consegnati fino a centomila nomi è sorprendente". Lo stesso giorno, anche lo stesso William J. Donovan – il capo dell'OSS – scrisse ad Athenagoras, "I rapporti e le descrizioni dei giovani greco-americani in età militare da lei così gentilmente forniti stanno per essere compilati in uno splendido volume. La cura con cui vostra Grazia ha gestito questo importante servizio è di grande interesse per i nostri servizi armati e desidero esprimere il mio profondo apprezzamento per la sua leale e patriottica assistenza".

William J. Donovan, capo dell'OSS, agenzia precursore della CIA

Apparentemente Donovan si recò fuori città, quindi Athenagoras aspettò di rispondere fino al 16 luglio. Ecco il testo completo della lettera dell'arcivescovo:

Mio caro signor Donovan:

Ho ricevuto la sua cordiale lettera del 15 maggio, ma dopo aver appreso che nel frattempo era partito, ho aspettato che tornasse per scriverle.

Le offro il mio benvenuto e la ringrazio dal profondo del mio cuore per la sua lettera e il suo contenuto. Mi ha fatto moltissimo piacere, perché penso di non fare molto per gli Stati Uniti, verso i quali sono profondamente indebitato.

Sono pronto però a sottomettermi a qualsiasi dovere e fare ogni possibile sacrificio per il nostro amato Paese, che sta lottando per la libertà e la giustizia universali e per il Nuovo Giorno che verrà.

Ero a Washington qualche giorno fa, e sarei venuto a trovarla se non fossi stato richiamato a New York. Ma certo, alla mia prima occasione, verrò a Washington per incontrarla personalmente ed esprimere la mia sincera ammirazione verso di lei.

Sinceramente suo,

arcivescovo Athenagoras

È piuttosto sorprendente che questi documenti siano pubblici, in quanto rappresentano l'inizio della relazione abbastanza nota ma non ben documentata tra l'arcivescovo Athenagoras e i funzionari dell'intelligence degli Stati Uniti. Nel 1942, Athenagoras si dimostrò un affidabile alleato del governo degli Stati Uniti, e mentre il suo patriottismo in guerra non è necessariamente insolito, la sua lingua è quasi sorprendentemente forte: "Non ci saranno domande e le sue indicazioni saranno eseguite fedelmente".

Negli anni che seguirono, l'arcivescovo Athenagoras rimase una risorsa preziosa per l'intelligence statunitense. Un rapporto dell'OSS preparato qualche tempo dopo il 31 dicembre 1944 , elenca Athenagoras tra i suoi contatti chiave. Questo rapporto dell'OSS commenta: "Il Dipartimento di Stato e altre agenzie esecutive difficilmente possono coltivare contatti di questo tipo liberamente senza offrire una ricompensa ufficiale agli individui in questione e attirare critiche da parti politicamente ostili. È stato possibile per la Filiale di nazionalità straniere [dell'OSS], tuttavia, parlare intimamente e con la frequenza necessaria con tali uomini". L'elenco di "tali uomini" comprende non solo Athenagoras, ma anche il vescovo albanese Fan Noli e il vescovo serbo Dionisije Milivojevich.

La relazione tra Atenagora e il governo degli Stati Uniti si rivelò reciprocamente vantaggiosa. Quando Athenagoras fu eletto Patriarca ecumenico alla fine del 1948, fu trasportato in aereo a Istanbul sull'aereo presidenziale del presidente Truman (che era chiamato, in modo bizzarro, la "vacca sacra"). Dal suo nuovo incarico al Fanar, Athenagoras servì da contrappeso filoamericano al Patriarcato di Mosca filo-sovietico. Ma questa è un'altra storia.

 
Patriarca di Mosca e di... che cosa?
Séraphin Rehbinder (nella foto), il presidente dell'associazione OLTR (Movimento per un'Ortodossia locale di traizione russa in Europa occidentale), nel suo editoriale del 5 gennaio 2014 ci spiega il titolo del patriarca di Mosca. Ecco il testo dell'editoriale:
Il primate della Chiesa russa ha il titolo di patriarca di Mosca "и всея Руси". In traduzione, questo diventa spesso patriarca di Mosca "e di tutta la Russia" o "e di tutte le Russie".
La prima traduzione è chiaramente sbagliata e la seconda non è molto comprensibile per chi non conosce la storia della Russia.
In realtà, la traduzione corretta sarebbe "e di tutta la Rus' (Pусь)". Ma che cosa significa esattamente?
La Rus' era lo stato medievale che riuniva intorno ai principi variaghi (noti anche come vichinghi o normanni), le terre tra la Scandinavia e quelle che si trovavano nell'orbita di Costantinopoli. Questo nome è stato sempre usato per designare questi territori. Nel X secolo, il principe Vladimir ha unificato sotto di sé le terre della Rus' e ha dato inizio al battesimo del suo popolo. Costantinopoli ha iniziato, quindi, a inviare un metropolita a Kiev, la capitale di questo stato. Il metropolita di Kiev divenne abbastanza rapidamente il primate di una grande chiesa con molti vescovi. Tuttavia, secondo le usanze del tempo, il principato non passava al figlio maggiore alla morte del principe, ma era diviso tra i figli. Così, questo insieme si frazionò in seguito in diversi principati che si facevano guerra tra loro. Dal XII secolo, il metropolita di Kiev fu gratificato dell'aggiunta del titolo "e di tutta la Rus' ", perché rappresentava l'unica istituzione che si estendeva su tutte queste terre. Va notato che a causa del declino di Kiev, prese residenza per un certo tempo a Vladimir, e poi a Mosca, pur mantenendo il suo titolo di metropolita di Kiev ancora per molti anni prima di diventare metropolita di Mosca.
La traduzione "di tutte le Russie" deriva dagli appellativi "Piccola Russia", ora Ucraina, "Russia Bianca", ora Bielorussia (Belarus'), e "Grande Russia", ora Russia. L'origine di questi nomi risale al periodo bizantino, ed erano ancora nomi comunemente utilizzati prima della rivoluzione russa. Dal 1654, i sovrani moscoviti hanno portato il titolo di "Tsar di tutte le Russie, la grande, la piccola e la bianca".
In ogni caso, il patriarca di Mosca era tradizionalmente chiamato a essere il primate di tutte le terre della Rus', a prescindere dalla organizzazione politica di quelle terre. Fu solo per brevi periodi che queste furono suddivise in una metropolia di Mosca e un'altra di Kiev, per motivi politici.
Attualmente, le Chiese di Bielorussia e Ucraina, che sono sotto la giurisdizione del patriarca di Mosca, hanno uno statuto di autonomia. I loro rispettivi primati, il metropolita di Minsk e quello di Kiev, sono membri permanenti del Santo Sinodo della Chiesa del Patriarcato di Mosca.
 
I conflitti interconfessionali in Ucraina nel XX e XXI secolo

Introduzione di Matfey Shaheen:

l'arciprete Rostislav Jarema

L'autore di quest'articolo, parte di una serie sull'Ucraina occidentale, è il noto arciprete e professore ucraino Rostislav Jarema, nato e cresciuto nella regione della capitale occidentale dell'Ucraina, Leopoli. Padre Rostislav è un dottore in teologia e uno dei più qualificati esperti del Patriarcato di Mosca su questioni relative alla storia ortodossa nell'Ucraina occidentale e in Polonia.

Padre Rostislav è anche un gigante nel mondo accademico e teologico, con grande autorità in materia di storia ortodossa in Ucraina, Polonia e Russia. Si è laureato all'Accademia teologica di Mosca alla Lavra della Trinità e di san Sergio nel 2010, con il livello di candidato di Teologia (in Russia è un titolo simile a un dottorato di ricerca). Ha poi completato il dottorato presso l'Accademia teologica cristiana di Varsavia, in Polonia, e ha ricevuto il titolo di professore.

In questo articolo, padre Rostislav parla della storia dei violenti sequestri di chiese e della segreta collusione vaticana in Ucraina dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica e la creazione di uno stato ucraino indipendente.

foto: Nikita Serdechny / LiveJournal

Secondo un sondaggio condotto dal 23 al 28 marzo dal centro di V. Razumkov, la Chiesa costituisce l'istituzione pubblica più autorevole in Ucraina. Ha la "fiducia" del 57% dei cittadini che hanno preso parte al sondaggio. Allo stesso tempo, il 26,1% ha espresso fiducia nei media, il 13,7% nel presidente, il 9,5% nel governo e solo il 5,3% nella Verkhovna Rada. [1]

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij (Berezovskij) di Kiev e di Tutta l'Ucraina (in carica dal 2014 a oggi) gode del rispetto e della credibilità del 32% di tutti i cittadini ucraini.

In termini percentuali, i cittadini si sono identificati:

al 78% come credenti;

al 5% come atei;

al 17% come indifferenti alle questioni di fede.

La funzione pasquale nel 2018 ha visto la partecipazione di 8,5 milioni di cittadini ucraini. Quest'anno, per la prima volta, la partecipazione attiva dei credenti nell'Ucraina orientale è risultata più elevata che nelle regioni occidentali. [2] Per esempio, nella notte di Pasqua circa un milione di cittadini sono andati in chiesa nella provincia di Dnepropetrovsk, 800.000 nella regione di Leopoli e più di 630.000 nella regione di Odessa. [3]

La composizione confessionale della popolazione dell'Ucraina assume la seguente forma:

ortodossi – 82%;

greco-cattolici – 6,5%;

cattolici romani – 1%;

protestanti – 3%;

confessioni non cristiane – 2%.

L'Ortodossia domina in tutte le regioni dell'Ucraina, compresa l'Ucraina occidentale, dove il 56% della popolazione è costituita da ortodossi e circa un terzo da cattolici e da altre confessioni.

il villaggio di Slavsko, nella provincia di Leopoli. Foto: howlingpixel.com

La Chiesa ortodossa ucraina canonica è la più grande confessione in Ucraina, con 12.092 parrocchie e 258 monasteri, in cui servono 12.405 sacerdoti e 4.500 monaci; 1.415 studenti studiano nelle scuole teologiche. Le chiese durante i servizi divini sono traboccanti di credenti, la cui età media è di circa cinquant'anni.

Allo stesso tempo questa fiorente Chiesa è diffamata in tutti i media. Nei primi mesi di quest'anno, 55 chiese sono state sequestrate con la forza. I cittadini ucraini dono fuorviati con affermazioni che 450 comunità hanno già lasciato la Chiesa ortodossa canonica e si sono unite agli scismatici.

Le statistiche sopra riportate spiegano sia l'attenzione prestata alla questione ecclesiastica dagli architetti della trasformazione post-sovietica della società, sia gli eventi drammatici nel campo delle relazioni interconfessionali che si svolgono in questo paese. Non c'è niente di nuovo sotto il sole. Possiamo solo capire correttamente la natura e l'essenza di questi eventi guardando al passato. E i fatti parleranno da soli...

A metà degli anni '80, le persone provenienti dall'Ucraina rappresentavano oltre il cinquanta per cento degli studenti delle scuole teologiche della Chiesa ortodossa russa. [4] Nel 1988, la Chiesa ortodossa russa possedeva 8.500 parrocchie e 20 monasteri, di cui 4.418 chiese e 9 monasteri in Ucraina. Nel 1988, 600 chiese furono trasferite in uso dal governo alla Chiesa ortodossa russa, e la maggior parte di queste si trova in Galizia. [5] [6] Quest'anno 229 parrocchie ortodosse sono state aperte solo nella provincia di Ivano-Frankovsk. Il 20 agosto 1989, l'arcivescovo di Ivano-Frankovsk e Kolomyja Makarij (Svystun) ha guidato una processione della croce di nove giorni dalla cattedrale diocesana al monastero di Hoshevskij in cui hanno partecipato 40.000 fedeli. Durante il restauro del monastero di Hoshevskij, sono stati raccolti 348.000 rubli. [7]

Nella formazione di un nuovo modello di relazioni tra la Chiesa e lo stato in Ucraina, dopo decenni di oppressione e persecuzione [da parte delle autorità comuniste], le prospettive per la fioritura della vita della chiesa cominciarono a vedersi chiaramente. Tra i piani dell'episcopato della Chiesa ortodossa russa c'era l'apertura di un seminario teologico ortodosso a Leopoli.

Leopoli

Se la Chiesa ortodossa avesse avuto solo cinque anni di sviluppo tranquillo, l'uniatismo non sarebbe mai stato in grado di rinascere in Ucraina. Tuttavia, il 4 agosto 1987, i vescovi cattolici clandestini Pavel Vasylyk e Iosif Semedy, insieme a ventiquattro sacerdoti e monaci uniati, inviarono un messaggio a papa Giovanni Paolo II (1978-2005) sul tema di far uscire la Chiesa greco-cattolica ucraina dalle catacombe. Il 10 giugno 1988, il cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato vaticano, che arrivò in Ucraina per partecipare alla celebrazione del 1000° anniversario del Battesimo della Rus', incontrò i vescovi uniati clandestini Pavel Vasylyk e Filimon Kurchaba. [8] L'organizzazione della delicata missione del segretario di Stato del Vaticano, che non volle rendere pubblico questo incontro, fu fornita dal rettore di una chiesa cattolica (kost'el in ucraino) [9] a Kiev, il prete lettone Jan Krapans. Durante l'incontro fu elaborato un meccanismo per la collusione della Curia romana con l' uniatismo clandestino, con l'obiettivo di impedire la rinascita dell'Ortodossia in Galizia.

Incoraggiati dal cardinale Casaroli con l'assicurazione di un sostegno onnicomprensivo, compreso il sostegno finanziario di papa Giovanni Paolo II, i leader degli uniati si accordarono per attuare un piano concettualizzato dal metropolita Andrej Sheptitskij per la costruzione in Galizia di una cosiddetta Repubblica ucraina cattolica.

Il 1 febbraio 1990, durante un incontro dei vescovi della Chiesa ortodossa russa con A. Lukjanov, primo vice presidente del Soviet supremo dell'URSS, l'arcivescovo Lazar (Shvets') di Ternopol e Kremenets gli citò le parole di uno di quei vescovi uniati clandestini che si erano incontrati nel 1988 con il cardinale Casaroli, dicendo:

"L'Ortodossia non ha un posto nell'Ucraina occidentale; devono reinsediarsi nelle regioni orientali. Creeremo qui la Repubblica ucraina cattolica". [10]

Per dirla sinceramente, non è strano che il Vaticano organizzi una tale "pulizia" della popolazione ortodossa e crei stati cattolici. Nel giugno del 1929, i vescovi cattolici della Polonia presentarono 755 cause legali in tribunale per l'alienazione delle chiese e dei monasteri ortodossi, con tutti i loro beni mobili e immobili, da consegnare alla Chiesa cattolica.

cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij a Varsavia, Polonia. Foto: Wikipedia

Il 20 giugno 1938 fu firmato un accordo tra lo stato polacco e il Vaticano sul trasferimento di 12.000 ettari di terra alla Chiesa cattolica, così come tutte le chiese e i monasteri di proprietà della Chiesa ortodossa, e in seguito, l'acquisto da parte del Vaticano di tutte quelle proprietà dello Stato polacco per 2,5 milioni di złoty (500.000 dollari, una cifra quasi simbolica). I prelati romani, naturalmente, capivano che con questo accordo le chiese ortodosse della Polonia sarebbero state condannate alla distruzione.

cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij a Varsavia, Polonia. Foto: Reddit

Nel 1926, la maestosa cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij a Varsavia fu fatta saltare in aria. Creata dall'eccezionale architetto Leon Benois e decorata con mosaici e affreschi dei migliori artisti russi guidati da Viktor Vasnetsov, questa chiesa costituiva un'opera d'arte unica; bisogna dire che i bolscevichi atei per ben quindici anni non ebbero la determinazione di seguire l'esempio dei cattolici polacchi "timorati di Dio": la cattedrale di Cristo Salvatore fu demolita solo nel 1931.

le rovine della cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij dopo che le autorità polacche l'avevano demolita. Foto: culture.pl

Nel 1936, 361 chiese erano state prelevate dalla Chiesa ortodossa in Polonia, di cui 133 distrutte, e 228 ricostruite come kosteli, [11] o chiese cattoliche. Magnifiche cattedrali a Breslavia, Bialystok, Kalisz, Kielce, Lublino e Plock furono demolite. Il monastero di Vyrovskij fu chiuso, così come il monastero femminile di Vilnius, i monasteri Krasnosotskij, Lesninskij, Radochinskij, Supraśl e Turkowice. La Chiesa cattolica insistette affinché le venissero trasferiti i monasteri Dermańskij, Zhyrovichij, Zymne, Koretskij, Kremenetskij e Miletskij, così come la Lavra di Pochaev. [12]

la Lavra di Pochaev. Foto: Monasteries.org.ua

Ben presto la Chiesa cattolica negli Stati Uniti stanziò 100 milioni di dollari per aiutare i cattolici nell'URSS. [13] Una parte considerevole di questa somma fu spesa per "comprare" preti ortodossi. I vescovi uniati seguirono le istruzioni della Curia romana secondo cui una causa così "santa" come la conversione degli "scismatici" alla fede cattolica non era possibile attraverso le sole minacce. Nel 1991, in Galizia, 232 sacerdoti della Chiesa ortodossa russa entrarono nella Chiesa greco-cattolica e furono "ri-ordinati" dai vescovi uniati.

Il cardinale Miroslav Ivan Lubachivskij ne parlò in un'intervista pubblicata sul quotidiano "Meta" il 13 febbraio 1995. In questa intervista, il cardinale afferma che la Chiesa cattolica riconosce la successione apostolica nella Chiesa ortodossa, ma la situazione della Chiesa russa è diversa, poiché i vescovi sono agenti del KGB senza fede, e questo significa che non possono comprendere il significato e l'essenza dei sacramenti che compiono, e quindi questi sacramenti non sono validi. [14]

In effetti, il vescovo uniate ebbe bisogno di spiegare in qualche modo a un giornalista perplesso come i cattolici possono pregare nelle chiese che sono state portate via con la forza a persone che erano, come loro, credenti cristiani, e perché quei cristiani dovevano essere banditi dalle loro chiese.

Il clero greco-cattolico dovette instillare costantemente nella popolazione della Galizia che l'Ortodossia è una fede falsa e che la Chiesa russa è "priva di grazia". E i preti uniati ebbero successo in questo. Ci furono casi in cui, dopo essersi introdotti in chiesa, i greco-cattolici staccarono immediatamente le barre "extra" sulle croci "errate" a otto punte [lo stile ortodosso a tre barre], dipinsero sacri cuori sulle icone delle iconostasi, e gettarono pubblicamente nel fango i santi doni dai tabernacoli. Sacerdoti e fedeli, naturalmente, non potevano tollerare alla leggera tali sacrilegi contro i luoghi santi. Ci furono ovunque scontri e spargimenti di sangue.

Alla fine di dicembre del 1989, nel distretto di Dolinskij della provincia di Ivano-Frankivsk, due persone sconosciute assalirono nella notte l'abate del monastero di Hoshevskij, l'igumeno Serafim (Dem'janov), pugnalandolo all'addome e al torace come avvertimento che avrebbe dovuto consegnare il monastero agli uniati.

monastero di Hoshevskij. Foto: www.drive2.ru

Il 2 febbraio 1990 gli uniati irruppero nella proprietà monastica e abbatterono le porte della chiesa del monastero di Hoshevskij; attacchi incendiari a case ortodosse (una decina di edifici) iniziarono nei villaggi vicino al monastero.

Il 12 dicembre 1989 Vasyl Mokritskij, un parrocchiano, fu ucciso mentre difendeva una chiesa nel villaggio di Perevoloka, nel distretto di Buchachskij della provincia di Ternopol.

Un castello in rovina nel distretto Buchachskij della provincia di Ternopol. Foto: lookmytrips.com

Nel novembre del 1990, il prete Vasilij Bochalo morì per un attacco cardiaco durante l'assalto di una chiesa nel villaggio di Zalissya, nel distretto di Zolochiv nella provincia di Leopoli. [15]

Nel 1990 c'erano 2.639 parrocchie della Chiesa ortodossa russa in Galizia; di loro:

1237 erano nella provincia di Leopoli,

619 erano nella provincia di Ivano-Frankovsk,

783 erano nella provincia di Ternopol.

Tra il 1990 e il 1997 i greco-cattolici hanno sequestrato circa 2000 chiese della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca; di queste:

7 erano nella provincia di Chernivtsi,

125 erano in Transcarpazia

Circa 1000 erano nella provincia di Leopoli,

Più di 500 erano nella provincia di Ivano-Frankovsk,

740 erano nella provincia di Ternopol.

Per impossessarsi delle chiese, i greco-cattolici sostenevano la necessità di ripristinare la giustizia storica. Chiesero il ritorno delle chiese che erano appartenute alla chiesa greco-cattolica prima della guerra. Questo principio di giustizia storica è completamente comprensibile... ma solo a prima vista.

Per giudicare il rispetto della giustizia storica da parte delle autorità della Galizia, si potrebbe semplicemente guardare alle restanti 126 chiese cattoliche [kosteli], di cui 23 erano a Leopoli, e che le autorità patriottiche della Galizia distribuirono a uniati [greco-cattolici], protestanti e scismatici, ma non ai loro reali proprietari storici: i cattolici romani. [16]

la chiesa della guarnigione dei santi Pietro e Paolo a Leopoli. Foto: wikimedia

Per loro, la priorità era situata su un principio diverso: l'opportunità politica.

Togliendo le chiese agli ortodossi, le autorità non hanno ripristinato, ma violato la giustizia storica, che era stata restaurata nel Concilio ecclesiale a Leopoli nel 1946. Nella memoria nazionale è rimasta una storia raccontata da un soldato russo prigioniero durante la prima guerra mondiale. Irritato dal rifiuto di un prete ortodosso prigioniero che stava morendo in ospedale e che rifiutava di accettare prima della morte la "vera" fede cattolica, un prete degli uniati gli chiese se avesse paura di essere sepolto in terra galiziana tra i cattolici.

A questo il prete russo rispose:

 "Non si preoccupi, reverendo padre, mi seppelliranno i nostri soldati russi, e ho già chiesto loro di scavare più a fondo la mia tomba, per la lunghezza di una baionetta, perché tutti quelli che sono sepolti a quel livello sono ortodossi".

Nell'anno 1700, un vescovo di Leopoli, Iosif (Shumljanskij), sotto la pressione delle autorità occupanti della Confederazione polacco-lituana, tradì la Chiesa e trasferì al papa 1.250 chiese ortodosse, di cui è conservato un registro fino ai giorni nostri. Quasi tutte le chiese uniate presenti si trovano sui luoghi di antiche chiese ortodosse smantellate e quelle che hanno più di 250 anni erano originariamente ortodosse. [17]

la chiesa della Dormizione a Leopoli apparteneva alla famosa Confraternita della Dormizione, dove san Pietro Mogila conseguì la sua istruzione primaria. Foto: Wikipedia

Inoltre, durante i decenni del dopoguerra, tre generazioni di parrocchiani ortodossi crebbero in queste chiese, pregarono in loro, le salvarono dalla chiusura e dalla distruzione, le ripararono e le abbellirono. Tutte queste persone non sono nuovi arrivati, ma discendenti diretti ed eredi di quegli uniati che controllarono quelle chiese fino al 1946. E i loro diritti a queste chiese sono indiscutibili. [18]

E infine, c'era un'enorme sproporzione tra il vero numero di greco-cattolici greci e il numero di chiese a cui avanzavano pretese. Secondo il consiglio degli affari religiosi della Repubblica socialista ucraina, nel 1988 vivevano in Transcarpazia e in Galizia circa 100.000 greco-cattolici praticanti, uniti in 138 comunità illegali, e un altro terzo della popolazione, costituito da ortodossi, era solidale con la fede degli uniati. [19] [20] [21] Per soddisfare i bisogni spirituali di quelle persone, un quarto di quelle chiese che chiedevano sarebbe stato sufficiente.

Questo è il motivo per cui i vescovi greco-cattolici hanno protestato ogniqualvolta si suggeriva di decidere la proprietà delle chiese tramite un referendum a scrutinio segreto condotto dagli abitanti del villaggio. Ma il piano del Vaticano era esattamente quello: dopo aver preso le chiese, costringere gli ortodossi a cambiare religione.

Nell'autunno del 1995, il presidente dell'Ucraina Leonid Kuchma (1994-2005) istituì una commissione governativa per studiare la situazione religiosa nella provincia di Leopoli.

chiese di diverse confessioni a Leopoli. Foto: ucraina-travel-secrets.com

La commissione stabilì che su 1.299 luoghi di culto da trasferire a comunità religiose nella provincia di Leopoli, l'80% delle chiese doveva essere trasferito alle comunità greco-cattoliche e solo il 16% agli ortodossi. Nella provincia di Ivano-Frankivsk "non un singolo edificio religioso fu trasferito alle comunità religiose ortodosse, mentre diverse chiese furono state trasferite alla proprietà delle comunità protestanti". [22] Nel 2002, nella provincia di Ternopol, il rapporto era dell'85% al 17% e nella provincia di Ivano-Frankovsk del 93% all'8,4%. In diversi villaggi della provincia di Ivano-Frankovsk, agli ortodossi non fu nemmeno permesso di mantenere la proprietà delle chiese che avevano letteralmente appena costruito. [23]

Il risultato della politica perseguita dalle autorità locali e dei loro doppi standard nei confronti delle comunità religiose di diverse confessioni provocò un intenso scontro interconfessionale nelle regioni occidentali dell'Ucraina.

All'inizio degli anni '90 ci furono lotte contro chiese in oltre 1.500 insediamenti. Nella provincia di Leopoli, solo nel 1991 ci sono stati circa 900 cosiddetti "punti caldi". [24] Nel 1994, in 600 insediamenti della provincia di Leopoli, oltre 1.400 persone furono ritenute penalmente responsabili di atti di violenza motivati ​​da scontri interconfessionali.

Al fine di prevenire atti di violenza e per l'esecuzione delle decisioni giudiziarie, la polizia e le forze speciali hanno dovuto essere coinvolte più volte.

Ecco un dato degno di nota del non lontano passato della diocesi di Leopoli. Il 16 marzo, sotto gli ordini di M. Horynya, il presidente del consiglio provinciale di Leopoli, circa 600 agenti di polizia e delle forze speciali dell'unità “Berkut” sono stati inviati al villaggio di Medenychi, [25] nel distretto Drohobych della provincia di Leopoli, per il trasferimento della parrocchia locale alla Chiesa greco-cattolica ucraina.

Medenychi, regione di Leopoli.  Foto: www.komandirovka.ru

Le forze speciali hanno abbattuto la porta e sono entrate in chiesa. Dopo il duro uso di metodi fisici e mezzi speciali, in particolare gas lacrimogeni, i membri della comunità ortodossa sono stati estromessi dall'edificio della chiesa. Nel giro di due giorni, la chiesa è stata consegnata a una comunità di cattolici greci organizzata frettolosamente da rappresentanti dell'intellighentsia locale, che dopo la partenza della polizia hanno abbandonato l'edificio della chiesa, ripreso dagli ortodossi.

Durante l'esecuzione degli ordini delle autorità locali sul trasferimento di edifici religiosi, sono sorti atti di violenza in conflitti interconfessionali in tutta la provincia di Leopoli, che si sono verificati nelle seguenti città: Sambir, Zhovkva, Khyriv, Novyi Rozdil, Kamianka-Buzka, Dobromyla, Stebnyk e Mykolayiv sul Dniester.

castello di Zhovkva, regione di Leopoli. Foto: Ukrainetrek

Atti di violenza si sono verificati anche nei villaggi di Ostalovychi e Mereshchiv del distretto Peremyshlyans'kyi, Rossokhi e Rypyanoe del distretto Starosambirs'kyi, Zhovtantsi e Kukeziv del distretto Kam'yanka-Buz'kyi, Hai-Ditkovetski e Bilyavtsi del distretto Brodivskyi, Dorozhyv e Chukva del distretto di Sambir, Pidbuzh e Yasenytsya-Sil'na del distretto di Drohobych, Solvita e Yaktoriv del distretto di Zolochiv, Chernylyava, Cholhyni, Drohomyshl' del distretto di Yavoriv, ​​Zvertiv del distretto di Zhovkva e Velyki Mosty del distretto di Sokal.

il maniero del castello di Zolochiv

Emendamenti alla legge sulla libertà di coscienza, per gli insediamenti in cui vi sono due comunità religiose (greco-cattolica e ortodossa) che rivendicano un edificio ecclesiastico che accettano di condividere tra loro, hanno solo aggravato la situazione.

Secondo i termini della politica dei doppi standard perseguita dalle amministrazioni locali in Galizia, in relazione alle comunità ortodosse, questi cambiamenti legislativi hanno dato un chiaro privilegio ai greco-cattolici. Hanno permesso loro di occupare legalmente quelle chiese che erano ancora fermamente ortodosse. E coloro che hanno introdotto questi emendamenti alla legge capivano molto bene quello che stavano facendo. Come previsto, i greco-cattolici entravano nella chiesa ortodossa nel bel mezzo dei servizi divini e sostituivano le serrature sulla porta della chiesa, non volendo più ascoltare questi servizi.

Allo stesso tempo, le autorità locali raccomandavano agli stessi ortodossi di chiarire le loro relazioni con i loro "fratelli" cattolici. E in quei casi in cui la comunità ortodossa, non volendo finire per strada, rifiutava di stringere un accordo con la comunità greco-cattolica sull'uso alternativo della propria chiesa, le autorità decidevano di forzare nella parrocchia questo sistema con l'aiuto di le forze dell'ordine.

L'introduzione forzata dei cosiddetti servizi "alternati" [a rotazione] ha privato la parola "alternanza" di tutto il suo significato, poiché portava alla liquidazione de jure di una delle comunità, dove la chiesa era semplicemente consegnata all'unica comunità che rimaneva legalmente registrata, quella dei greco-cattolici. Allo stesso tempo, è importante rendersi conto che la comunità religiosa non registrata non era scomparsa; i suoi membri erano stati semplicemente privati ​​dell'opportunità di soddisfare i propri bisogni religiosi usando metodi legali. Nel dicembre del 1992, nella provincia di Lviv, questa situazione si registrò in 72 aree popolate. [26]

castello di Svyrzhsky, provincia di Leopoli. Foto: Karpaty.life

Era del tutto previsto che l'iniziativa legislativa sull'applicazione della parte 3 dell'articolo 17 della legge dell'Ucraina "Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose", non avrebbe potuto portare a un miglioramento della situazione. Delle 700 decisioni sull'introduzione dell'uso alternato delle chiese, ne fu implementato meno di un terzo.

Più di 2000 volte negli insediamenti di Leopoli si ebbe un aspro confronto tra i greco-cattolici e gli ortodossi; il dipartimento provinciale per gli affari religiosi di Leopoli ha ricevuto più di 800 denunce su questioni di proprietà, e dozzine di comunità ortodosse sono state cancellate (semplicemente, abolite).

Non era raro che venissero prese decisioni per trasferire chiese ai greco-cattolici in insediamenti dove oltre il 70% degli abitanti era composto da ortodossi. Per esempio, nel villaggio di Nahachiv nel distretto di Yavoriv, ​​ci sono 1000 famiglie ortodosse e solo 200 famiglie greco-cattoliche; la chiesa tuttavia, alla fine, fu trasferita ai greco-cattolici.

Nel villaggio di Holoskovychi nel distretto di Brodivskyi ci sono 3000 famiglie ortodosse e sette famiglie greco-cattoliche: la chiesa è stata donata ai greco-cattolici.

Nel villaggio di Hlibovychi, nel distretto Peremyshlyans'kyi, dove la comunità ortodossa conta 450 persone e i greco-cattolici 60, la chiesa locale è stata trasferita per decisione dell'amministrazione regionale ai greco-cattolici. Il 3 agosto 1995, all'insaputa del consiglio del villaggio, l'esecutore della corte [27] ha tentato di attuare la decisione delle autorità. Di conseguenza, il lavoro agricolo si è fermato nel villaggio e il raccolto è stato interrotto. Solo a causa dell'intervento tempestivo dei deputati del consiglio è stato possibile evitare spargimenti di sangue.

Hlibovychi. Foto: wikimedia

Il 16 giugno 1995, nel villaggio di Rossokhi del distretto Starosambirsky, in cui il 70% degli abitanti è di confessione ortodossa, il "trasferimento" di una chiesa è stato accompagnato dall'uso di pressione fisica e gas lacrimogeno contro i residenti locali. C'è stato uno scontro tra i funzionari delle forze dell'ordine e gli abitanti del villaggio. Un procedimento penale è stato aperto su questo fatto.

Nel villaggio di Voyutichi, nello stesso distretto, per l'adempimento dell'ordine di trasferimento della chiesa ai greco-cattolici, circa 472 agenti delle forze dell'ordine sono arrivati per nove volte, inclusa l'unità delle forze speciali della Berkut, ma l'uso alternato della chiesa degli abitanti del villaggio non è stato realizzato.

In totale, nell'anno 1995, oltre 2.000 agenti delle forze dell'ordine e delle forze speciali sono stati dispiegati per la "liberazione" forzata di chiese da cittadini cristiani ortodossi; hanno speso 14.000 giorni-uomo, che avrebbero potuto fornire a Leopoli 40 blocchi di pattuglia per tre mesi, e oltre 24 miliardi in tagliandi. [28]

Tuttavia, il piano per estromettere gli ortodossi dalla Galizia imponendo loro il cosiddetto uso alternato delle chiese è fallito. Nel 1999, il 70% delle decisioni giudiziarie riguardanti l'uso delle chiese è rimasto insoddisfatto. La situazione in 446 insediamenti è stata definita come "acuta". Inoltre, in 158 di essi, c'è stato un confronto aperto tra le comunità ecclesiali. Nell'85 per cento di tutti gli insediamenti con una situazione religiosa acuta nelle città e nei villaggi c'erano conflitti tra ortodossi e greco-cattolici. Tra loro:

23 villaggi in Transcarpazia (Zakarpattya), in 17 dei quali la situazione era definita "estremamente acuta";

79 – nella regione di Ternopol (con 11 considerati "estremamente acuti");

157 – nella regione di Ivano-Frankovsk;

125 – nelle terre di Leopoli

Nella maggior parte delle località, gli ortodossi - per lo più credenti della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e del "patriarcato di Kiev", hanno tenuto le chiese e impedito ai greco-cattolici di entrare. Nel 2002, il comitato di stato sulle religioni ha riferito di "certe tensioni" in 97 località (28 nella provincia di Ternopol, 22 nella provincia di Leopoli, 19 nella provincia di Ivano-Frankovsk, 10 a Chernovtsy, 13 in Transcarpazia e 1 in Volinia). [29]

Al cardinale Miroslav Ivan Lubachivskij è stato necessario un po' di tempo per constatare che "in effetti, nell'Ucraina occidentale, ci rassegniamo ora al fatto che in molti casi oggi chiese greco-cattoliche storiche sono diventate ortodosse". [30]

L'assalto a tre diocesi ortodosse in Galizia e la rapida crescita delle strutture scismatiche – la cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e la "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" – ha paradossalmente contribuito alla conservazione e sviluppo del dialogo ortodosso-cattolico. È diventato molto più comodo per la Chiesa ortodossa russa interagire con il Vaticano nella condizione di questo cambiamento dei soggetti del conflitto; la Chiesa greco-cattolica ucraina non è attualmente in forte contrasto con la Chiesa ortodossa russa e con la sua parte autonoma – la Chiesa ortodossa ucraina – ma lo è invece con la Chiesa autocefala autoproclamata e non canonica, e dal 1992, con il "patriarcato di Kiev".

"Saremmo presto d'accordo", scrive un funzionario del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa del Patriarcato di Mosca, "che un tale conflitto riguardante pestaggi di ortodossi, violenti sequestri di chiese e minacce, non è al momento rilevante. Tutto ciò che è stato razziato è stato mantenuto, gli ortodossi sono stati emarginati con successo, e quindi non c'è motivo di conflitto. Tutto è tranquillo e pacifico". [31]

Per la leadership della Chiesa greco-cattolica ucraina è anche più conveniente avere affari con tre Chiese ortodosse, due delle quali sono i temi principali del conflitto e non sono riconosciute dalla pienezza dell'Ortodossia, e inoltre, anch'esse competono nettamente tra loro. [32]

Il 23 agosto 2011, il cosiddetto patriarca Svjatoslav Shevchuk ha anche fatto visita al metropolita Vladimir (Sabodan) alla Lavra delle Grotte di Kiev.

Ma in realtà, la Chiesa cattolica non ha e non può avere un'altra strategia per quanto riguarda l'Ortodossia, oltre a quella di assimilarla. Il 18 ottobre 2017, i greco-cattolici si sono impadroniti della chiesa dell'Annunciazione della Chiesa ortodossa ucraina nella città di Kolomyya (Kolomyia), nella provincia di Ivano-Frankovsk.

La Chiesa ortodossa ucraina dal 1992 aveva costantemente tenuto servizi in questo monumento architettonico, che le autorità hanno consegnato [ai greco-cattolici] proprio perché la chiesa era ortodossa sin dalla sua fondazione.

chiesa dell'Annunciazione. Foto: Ukranietrek

Quest'antica chiesa fu costruita nel 1587, 113 anni prima che l'unione della chiesa con Roma venisse introdotta in Galizia. Parole di giudizio su questo atto di illegalità non sono state ascoltate dal cosiddetto patriarca Svjatoslav Shevchuk, né dal vescovo di Kolomyya Vasilij Ivasjuk. Il capo della commissione della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) sul dialogo interreligioso, il sacerdote Igor' Shaban, ha spiegato l'episodio: "Per diversi mesi, i credenti della Chiesa ortodossa ucraina e della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno pregato fuori dalle mura della chiesa, finché un giorno hanno scoperto che era aperta. I primi ad accorgersene sono stati i greco-cattolici che poi sono semplicemente entrati nella chiesa", cosa che è stata considerata nel Patriarcato di Mosca come un sequestro di chiesa". [33]

Il 22 ottobre 2017, radicali greco-cattolici, guidati da sacerdoti, non hanno permesso ai credenti ortodossi della chiesa dell'Annunciazione della città di Kolomyya di entrare nel recinto della loro chiesa per celebrare un moleben pubblico" . E di nuovo è stata usata la violenza, delle persone sono state prese a calci. Il sacerdote greco-cattolico Nikolaj Medinskij, che picchiava e insultava personalmente i parrocchiani, ha mostrato un livello particolare di aggressività.

il "sacerdote" uniata Nikolaj Medinskij prende a spintoni donne anziane.  Il "cappellano" in precedenza urlava "morte ai nemici"

La domanda è su quali basi.

I greco-cattolici hanno sequestrato una chiesa costruita dagli ortodossi più di 100 anni prima dell'introduzione della loro unione in Galizia; il prete cattolico ha risposto direttamente e francamente: "Non butteremo le briciole ai maiali moscoviti. Siete una feccia priva di diritti. Vi prenderemo non solo questa chiesa, ve le prenderemo tutte. Vi scacceremo a calci dalla nostra terra e dalla Lavra delle Grotte di Kiev". [34]

Il giornalista Sergej Nazarchuk non è stato sorpreso da questo sviluppo: " Le dichiarazioni dei due rappresentanti delle cerchie superiori della Chiesa greco-cattolica ucraina mostrano che gli uniati in realtà non stanno cercando di riconciliarsi con gli ortodossi. Era solo un tentativo di imbiancare la loro immagine, compromessa dall'estrema empietà del clero uniate a Kolomyya. Permettetemi di ricordarvi che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina sono stati minacciati con un fucile d'assalto Kalashnikov, la promessa di tagliare loro la gola e il coinvolgimento personale dei preti uniati nel picchiare gli ortodossi".

Senza dire una parola i cattolici greci continueranno a razziare le chiese agli ortodossi, e non solo dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Non molto tempo fa, un sacerdote della Chiesa greco-cattolica ucraina, Mikhail Zabandzha, ha pubblicato un elenco di 110 edifici ecclesiastici che gli uniati intendono sequestrare nella provincia di Ternopol. [35] L'arciprete Nikolai Danilevich, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, ha valutato l'aspetto ecumenico dell'evento: "Vale un solo centesimo tutto questo parlare dell'unità dei cristiani, della comunione tra ortodossi e greco-cattolici, di una sola chiesa locale, della Chiesa kievana, ecc. Prima di tutto, quelle idee erano percepite con sufficiente riserbo, e ora Kolomyya ha ridotto tutto a zero".

Negli ultimi anni, l'aumento del numero di comunità greco-cattoliche registrate varia da dieci a tredici all'anno. Allo stesso tempo, più di 2.000 studenti studiano presso sedici scuole religiose della Chiesa greco-cattolica ucraina.

Inoltre, per un decennio e mezzo in Galizia nessuno ha sentito parlare di un posto vacante tra i preti. I giovani sacerdoti greco-cattolici sono costretti ad andare nelle province orientali. Negli ultimi trent'anni, in quelle regioni dell'Ucraina dove le comunità degli uniati erano precedentemente assenti, sono state aperte due diocesi, a Kamenets-Podolskij e a Kiev, e cinque esarcati, in Volinia, a Kharkov, a Donetsk, a Odessa e in Crimea, oltre a 300 nuove parrocchie greco-cattoliche.

il castello di Kamenets-Podolsky

Il defunto cardinale Ljubomir Huzar ha sempre dichiarato che i greco-cattolici dovrebbero "da parte loro fare tutto il possibile per convincere gli ortodossi che non siamo loro nemici e non vogliamo crescere a loro spese". [36] L'attuale capo dei greco-cattolici ucraini ha dichiarato pubblicamente la stessa cosa: "La nostra presenza su questo territorio non è un proselitismo. Noi andiamo dai nostri. Questo è il diritto di ogni credente – di avere un pastore". [37]

Il vescovo Andrej (Sapeljak), che era un tempo il segretario del sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, è stato più esplicito. In un'intervista, discutendo su quanti ortodossi in Ucraina "sono ancora titubanti", ha calcolato che nel caso della proclamazione ufficiale da parte del papa di un patriarcato di Kiev-Galizia per i greco-cattolici, il trenta per cento del mondo ortodosso si sposterà verso la Chiesa greco-cattolica ucraina. [38]

È a questi obiettivi che ha fatto appello il cosiddetto patriarca Svjatoslav (Shevchuk), annunciando il pellegrinaggio pan-ucraino e la liturgia uniate nell'antica cattedrale di Santa Sofia di Kiev il 7 aprile 2019.

Oggi in Galizia il numero di parrocchie ortodosse delle tre denominazioni prese insieme è di 2039, e dei greco-cattolici, 2994. In totale, la Chiesa greco-cattolica ucraina riunisce 3323 comunità attive, di cui 274 parrocchie missionarie situate al di fuori dell'Ucraina occidentale. Altre 338 parrocchie appartengono alla diocesi uniate autonoma di Mukachevo nella provincia di Transcarpazia (Zakarpattya).

Note

[1] Il parlamento ucraino.

[2] Oblast': provincia, regione.

[3] Великодня ніч: стало відомо, скільки українців взяли участь у Богослужіннях.

[4] Павлов С. О современном состоянии Русской Православной Церкви // Социологические исследования. 1987. № 4. С. 42.

[5] Una regione dell'Ucraina occidentale.

[6] Єленський В. Релігія і «перебудова» Людина і світ, 2000 № 11-12 С.11-21.

[7] Височан М. «Завершився хресний хід», Червона Долина, 31 серпня 1989.

[8] Єленський В. Казанное сочинение.

[9] Il termine polacco kościół, che si trova anche in ucraino e in russo come костьол (kost'ol) in carpato-russo come костел (kostel), in bielorusso come kastsol, e in varie lingue slave con nomi simili, è in definitiva derivato dalla parola latina castellum, la radice della parola castello. Questa parola si riferisce a una chiesa cattolica in quelle lingue, in particolare una chiesa cattolico-romana in contrasto con una chiesa di rito greco-cattolico nell'Europa orientale.

[10] Российский государственный архив социально-политической истории, ф. 89, пер. 8, док. 41.

[11] Vedi sopra, alla nota 9.

[12] Borecki P. Наnba i wstyd // Przegląd Prawosławny № 7 (397) С. 5-10.

[13] Карлов Ю.Е. Миссия в Ватикан. // М .: Международные отношения. 2004. С. 146.

[14] Спокiй над Львовом // Мета. 1995. 13 лютого.

[15] Факты насильственных действий униатов с 28 октября 1989 г. до настоящего времени // Российский государственный архив социально-политической истории, ф. 89, пер. 8, док. 41.

[16] Митроп. Мечислав Мокшицкий: «Русская культура не чужда украинскому народу».

[17] Некоторые размышления об унии: Вестник пресс-службы УПЦ // Україна православна. 2011. 1 maggio.

[18] Иларион (Алфеев), епископ Подольский. Русская Православная Церковь - это не только Церковь России // Православие в Украине. 2004.

[19] Документи про наявність та діяльність уніатів, покутників, бувших монахів і монахинь (інформації, довідки, списки) за 1987 рік, ДАІФО, ф. Р388, оп. 2, спр.211, арк. 4142.

[20] Центральний державний архів громадських організацій України (ЦДАГОУ). Ф. 1, оп. 25, спр. 3143, арк. 41; спр. 3330, арк. 9-20; арк. 27.

[21] Бондаренко В. Розвиток та інституалізація конфесійної мережі в Україні як вияв релігійної свободи // Релігійна свобода № 5 Київ, 2001 С.

[22] ЦДАВОВУ. - Ф. 5253. - Оп. 2. - Спр. 273 / Доповідна записка на виконання доручення Президента України Л.Д. Кучми il 17.11.95 р. – 112 арк.

[23] Назарчук В. Блаженні миротворці // Робітнича газета. - 1998. - 26 лютого.

[24] Конфесiйна карта Львiвщини. Iнформацiйно-статистичний довiдник. Львiв, 1997. С. 13.

[25] Меденичі in ucraino moderno, Talvolta scritto Medynychi (Мединичі).

[26] Васьковський В. «Гарячi точки»: стан справ i шляхи врегулювання // Людина i свiт. 1997. № 10. С. 31-32.

[27] In qulche modo simile alla carica del bailiff (ufficiale giudiziario di contea) in Inghilterra e nel Galles.

[28] Єпископ Любомир (Гузар): «Подiл Церкви – це результат людського грiха» // Украïна. Європа. Свiт. 1998 р. 17-23 сiчня.

[29] Новиченко М. «Гарячi точки»: проблема та ïï врегулювання // Людина i свiт. 2002. № 9. С. 50.

[30] Кардинал Любачивский: «Если Иисус может прощать и любить, то и я могу это делать» // Киевские ведомости, 1995. 10 июня.

[31] Выжанов Игорь. Перспективы межцерковных отношений // НГ-религии. 2001 г. 14 февраля.

[32] Questo rapporto è stato scritto prima dei recenti sviluppi in Ucraina con la creazione da parte di Costantinopoli di una "Chiesa ortodossa dell'Ucraina unificata", che comprendeva queste due strutture scismatiche. Naturalmente, la competizione tra di loro non è tuttavia cessata, indipendentemente da questo sviluppo.

[33] ахват храма в Коломые: хронология беззакония и цинизма.

[34] Коломыйский бандитизм. Мы говорим униаты-подразумеваем рейдеры.

[35] В УГКЦ заявили про намір після УПЦ забрати також храми автокефалів і УПЦ-КП.

[36] Єпископ Любомир (Гузар): «Подiл Церкви - це результат людського грiха» // Украïна. Європа. Свiт. 1998 р. 17-23 сiчня.

[37] Глава УГКЦ відкидає звинувачення представника УПЦ МП у перетягуванні віруючих до своєї конфесії.

[38] Владика Андрiй (Сапеляк) розповiдає про Синод УГКЦ // Агенцiя релiгiйноï iнформацiï. 1995. № 49. С. 24.

 
I chierici dello zio Sam: il ruolo del Dipartimento di Stato nella creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

i fatti mostrano che Filaret ed Epifanij sono solo figure di una partita a più mosse negli Stati Uniti. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come i rappresentanti del Dipartimento di Stato americano hanno creato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e costretto le Chiese ortodosse a riconoscerla.

Il 22 novembre 2019, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia, Geoffrey Pyatt, subito dopo il ritorno da Washington, ha incontrato il capo della Chiesa ortodossa di Grecia, sua Beatitudine l'arcivescovo Hieronymos. Il diplomatico ha assicurato al primate che "la questione della Chiesa d'Ucraina è oggetto di accesi dibattiti nella capitale americana" e Samuel Brownback, a nome dell'ambasciatore per la libertà religiosa internazionale, ha ringraziato per il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Sembrerebbe che la formazione di una nuova struttura religiosa non dovrebbe preoccupare il governo americano. Tuttavia, in realtà, l'idea di creare un'organizzazione religiosa in Ucraina, interamente dipendente dal Fanar, è stata calorosamente sostenuta in tutte le fasi dal Dipartimento di Stato americano. Inoltre, numerosi fatti indicano che il Dipartimento di Stato non solo accoglie con favore questa idea, ma la promuove in ogni modo a livello pan-ortodosso.

Dipartimento di Stato e "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": il supporto

Alla fine di settembre 2018, cioè pochi mesi prima della formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, il capo del patriarcato di Kiev Filaret Denisenko e l'allora metropolita Simeon (Shostatskij) di Vinnitsa e Bar della Chiesa ortodossa ucraina apparvero negli Stati Uniti allo stesso tempo.

A quel tempo, molti erano convinti che sarebbe stato quest'ultimo a ricoprire la carica di capo di una nuova struttura religiosa perché aveva ottimi rapporti con Poroshenko ed era quasi l'unico - più tardi si sarebbe unito a lui il metropolita Aleksandr (Drabinko) - vescovo canonico tra i futuri "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la cui ordinazione non sarebbe stata messa in discussione nel mondo ortodosso.

Tuttavia, Filaret era ben consapevole che se il metropolita Simeon fosse divenuto il capo della nuova organizzazione, lui stesso non vi avrebbe avuto nulla da fare. Questo è il motivo per cui era andato anche lui negli Stati Uniti a settembre per ottenere il sostegno dei funzionari americani nella lotta per il proprio futuro.

Il gioco che Denisenko aveva iniziato all'estero era, a suo avviso, giustificato. Dopotutto, essendo un partecipante esperto in varie battaglie politiche, Filaret aveva capito che tutto era deciso a Washington.

Nell'aprile 2018, iniziarono a comparire informazioni sul fatto che il Dipartimento di Stato stava esercitando una forte pressione sul patriarca Bartolomeo per accordare l'autocefalia agli scismatici ucraini.

All'inizio di agosto 2018, l'ambasciatore dell'Ucraina presso gli Stati Uniti Valerij Chalij affermò che il Dipartimento di Stato sosteneva la creazione della cosiddetta "Chiesa locale unica in Ucraina".

Poi, ad agosto, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Marie Jovanovic discusse il tema della "Chiesa locale unica" con Filaret.

Due settimane dopo, Sam Brownback, durante un incontro con Petro Poroshenko, dichiarò che gli Stati Uniti sostenevano con tutto il cuore "l'autocefalia" in Ucraina.

E una settimana dopo, il 18 settembre, l'ex vicepresidente americano Joseph Biden annunciò il suo sostegno.

Infine, il 25 settembre 2018, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dichiarò senza mezzi termini e chiaramente che gli Stati Uniti sostenevano l'autocefalia in Ucraina e consideravano il patriarca Bartolomeo come la voce della tolleranza nel mondo.

In politica, le azioni concrete sono sempre alla base delle parole, soprattutto quando si tratta del Dipartimento di Stato. Di conseguenza, il patriarca Bartolomeo decise di non mettere alla prova la pazienza dei suoi amici e patrocinatori d'oltremare e nel gennaio 2019 concesse il Tomos di autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Questa tesi è stata confermata anche da uno tra le comparse dell'associazione degli scismatici ucraini, il "metropolita" Makarij (Maletich): "Il Fanar ha dato il Tomos perché era fiducioso del sostegno degli Stati Uniti".

E il rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis), ha ringraziato il governo americano e ha sottolineato: "Siamo lieti che il Dipartimento di Stato americano sostenga il Patriarca ecumenico".

Il 28 maggio, dopo il conferimento dei Tomos, Geoffrey Pyatt ha sottolineato durante un incontro con il capo del Fanar che tutto stava andando nella giusta direzione: "Vogliamo esprimere un forte sostegno degli Stati Uniti agli sforzi del patriarca Bartolomeo per la libertà religiosa, l'autocefalia ucraina e il nuovo arcivescovo americano" (uno dei principali iniziatori della formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il suddetto metropolita Elpidophoros, era divenuto il nuovo arcivescovo degli Stati Uniti).

Fanar, Athos e Dipartimento di Stato: la pressione

Tuttavia, il Fanar comprendeva perfettamente che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte di altre Chiese ortodosse locali avrebbe incontrato una forte opposizione perché la decisione di concedere il Tomos era non canonica e le ordinazioni degli scismatici ucraini causavano grandi dubbi.

Era necessario trovare una soluzione che avrebbe "aiutato" i vescovi ortodossi a far cadere tutte le obiezioni e a riconoscere il diritto di Costantinopoli a concedere l'autocefalia a chiunque desiderasse. Quelli che hanno autorità nel mondo ortodosso non avrebbero potuto obiettare seriamente alle argomentazioni del Fanar e avrebbero dovuto riconoscere la correttezza delle azioni del patriarca Bartolomeo. Ecco perché il Patriarcato di Costantinopoli, con il sostegno del Dipartimento di Stato, decise di coinvolgere i monaci di alcuni monasteri del santo Monte Athos nel riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 14 aprile 2018, Sam Brownback incontrò il patriarca Bartolomeo e il 17 aprile Geoffrey Pyatt visitò il monastero di Vatopedi sull'Athos. A Vatopedi, incontrò non solo l'igumeno, l'anziano Ephraim, ma anche il più attivo difensore moderno delle azioni del Fanar, il metropolita Hierotheos (Vlachos). Dopo questo incontro, Pyatt scrisse sul suo Twitter: "Ho avuto l'onore di incontrare il metropolita Hierotheos di Nafpaktos a Vatopedi. Abbiamo avuto un'importante discussione sull'Ortodossia in tutto il mondo e sul sostegno degli Stati Uniti al Patriarcato ecumenico".

Apparentemente, la visita dell'ambasciatore americano non riuscì a convincere l'anziano Ephraim della necessità di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il 12 ottobre 2018 l'anziano fu invitato a Washington. Alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, l'archimandrita Ephraim fu intervistato da Eugene Fishel, capo divisione dell'Ufficio di intelligence e ricerca del Dipartimento di Stato americano, dall'assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Wess Mitchell, dal vice assistente del Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici George Kent e da Sam Brownback, uno dei principali partecipanti alla formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Di conseguenza, l'archimandrita Efraim arrivò in Ucraina per "l'intronizzazione" di Epifanij Dumenko, ma improvvisamente si ammalò e non partecipò all'evento. A differenza di lui, l'igumeno del monastero atonita di Xenofontos, l'archimandrita Alexios, partecipò alla "intronizzazione". Sulla Montagna Santa, ci sono diversi monasteri che, in un modo o nell'altro, dipendono dal patriarca Bartolomeo e che si sono dichiarati d'accordo con le sue decisioni sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Atene, Fanar e Dipartimento di Stato: il riconoscimento

Il passo successivo nella promozione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era il riconoscimento di questa struttura da parte delle Chiese ortodosse locali. Ciò era più difficile da fare che con alcuni athoniti, perché i primati delle Chiese non sono solo monaci ma persone con milioni di credenti dietro di loro. Pertanto, i fanarioti, insieme al Dipartimento di Stato, parallelamente alla pressione su Athos, decisero di agire anche attraverso gli ortodossi di lingua greca, principalmente attraverso la Chiesa ortodossa di Grecia.

I lavori preparatori erano stati condotti a lungo, ma nella primavera del 2019 il Dipartimento di Stato decise di diventare più attivo. A marzo, alla Conferenza sulla disinformazione e la manipolazione delle notizie ad Atene, Geoffrey Pyatt ha affermato che la Russia stava cercando di minare l'autorità del patriarca Bartolomeo: "Abbiamo visto prove di questo tipo di manipolazione delle informazioni in Grecia. Abbiamo visto gli sforzi russi nella Chiesa, gli sforzi per minare il ruolo del Patriarca ecumenico". Attraverso questa dichiarazione, i media greci ricevettero un messaggio su come "presentare correttamente" una storia della formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 7 maggio Sam Brownback discusse della "questione ucraina" con l'arcivescovo Hieronymos. Lo stesso giorno, la delegazione degli Stati Uniti doveva incontrare gli abati dei monasteri dell'Athos, nonché il governatore civile dell'Athos Kostis Dimzas.

Il 30 maggio Geoffrey Pyatt incontrò l'arcivescovo dell'Athos.

Tuttavia, nonostante tutti gli sforzi degli americani, in primavera e in estate, non fu possibile ottenere il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dall'arcivescovo Hieronymos. Inoltre, questi rinviò la soluzione della "questione ucraina" prima al Concilio episcopale di ottobre e successivamente per un periodo indefinito dopo che alcuni vescovi greci avevano espresso la propria opinione contro questa decisione.

Tuttavia, il 7 ottobre, l'arcivescovo convocò una riunione straordinaria del Concilio episcopale per decidere le sue raccomandazioni sulla "questione ucraina".

Cosa ha veramente influenzato la decisione dell'arcivescovo Hieronymos?

La questione ucraina è stata portata al Sinodo il secondo giorno dopo la visita del segretario di Stato americano Mike Pompeo in Grecia.

Il 6 ottobre Pompeo partecipò alla Divina Liturgia nel centro di Atene, dopo di che andò anche alla chiesa di Sant'Eleuterio. Tutto ciò avvenne dopo la colazione con il primo ministro greco.

Alla fine di settembre, un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano annunciò che durante un viaggio di ottobre in Europa, Pompeo avrebbe tentato di fare sforzi per combattere l'influenza della Russia nei Balcani e in Grecia. È in questo senso che il Dipartimento di Stato stava valutando la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il progetto del Dipartimento di Stato e i figli di Filaret

C'è da meravigliarsi che il governo americano sia stato il primo a congratularsi con l'Ucraina per la formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Già il 16 dicembre, il secondo giorno dopo il "Concilio d'unificazione", i rappresentanti dell'ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina scrissero su Twitter : "Sosteniamo la capacità di tutti gli ucraini di credere secondo la loro scelta. Tolleranza e moderazione sono fondamentali per un periodo di transizione pacifica, in modo che persone con diverse affiliazioni religiose possano vivere e prosperare insieme".

Il 17 dicembre, Robert Palladino, vicecapo del servizio stampa del Dipartimento di Stato, ha dichiarato: "La creazione di questa Chiesa è stata un evento storico per l'Ucraina. Gli Stati Uniti continuano a sostenere con forza l'Ucraina e credono che la libertà di religione non debba essere ostacolata dall'esterno".

Il 10 gennaio, quattro giorni dopo il conferimento del Tomos, il segretario di Stato Michael Pompeo scrisse: "L'annuncio del 6 gennaio dell'autocefalia per una Chiesa ortodossa indipendente dell'Ucraina segna un traguardo storico mentre l'Ucraina cerca di tracciare il proprio futuro. In questa importante occasione, gli Stati Uniti ribadiscono il loro costante sostegno a un'Ucraina sovrana e indipendente".

Non sorprende che Epifanij Dumenko abbia fatto la sua prima visita ufficiale dopo la sua "intronizzazione" negli Stati Uniti, dove durante l'incontro con Pompeo ha ringraziato il Dipartimento di Stato per il sostegno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tutta la storia della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dimostra che, se non fosse stato per il Dipartimento di Stato, questa organizzazione religiosa non sarebbe mai esistita. È interamente un progetto del Dipartimento di Stato americano. E Dumenko e i suoi simili sono i figli di Filaret, che ha insegnato loro una cooperazione attiva con i poteri costituiti. È vero, lo stesso Filaret ha già capito che tale collaborazione non porta a nulla di buono. La domanda ora è quando lo capiranno gli altri.

 
Il sito nazionalista ucraino che ha minacciato il metropolita Onufrij e altri vescovi annuncia la chiusura

foto: myrotvorets.news

È stata riportata la chiusura del sito web ucraino "Mirotvorets" ("pacificatore"), che ha minacciato sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina e diversi altri vescovi della Chiesa ortodossa canonica, e che godeva dell'appoggio del governo ucraino.

Una dichiarazione sul sito stesso recita: “Oggi, 10 dicembre 2019 alle ore 18, per la gioia dei media, dei militanti e dei mercenari russi, così come su richiesta di alcune circostanze oggettive, stiamo chiudendo completamente il server di Mirotvorets, vale a dire il sito myrotvorets.center e tutti i suoi mirror".

Il sito includeva un database detto "Chistilische" ("purgatorio") di presunti nemici e minacce per l'Ucraina, che comprendeva diversi vescovi delle Chiese canoniche ucraina, russa e serba.

In ottobre Andrej Hunko, un parlamentare tedesco di origini ucraine, ha fatto appello personalmente al presidente ucraino Vladimir Zelenskij per assicurarsi che il "sito web criminale" venisse chiuso. Il parlamentare nota che anch'egli era incluso nella sezione "Chistilische", cosa che "ovviamente considera una minaccia e un appello alla violenza politicamente motivata".

È noto che il sito ha pubblicato le informazioni personali dei suoi "nemici" e che alcune di queste persone sono morte. Il fondatore del sito Georgij Tuka ha risposto all'omicidio del giornalista ucraino Oles' Buzina e dell'ex deputato della Verkhovna Rada Oleg Kalashnikov pochi giorni dopo che il sito ha pubblicato i loro indirizzi di casa nell'aprile 2015 dicendo: "Questo sito contiene dati su oltre 25.000 uomini. Più di 300 di loro sono stati arrestati o uccisi. Quindi, perché dovrei preoccuparmi di due miserabili colpevoli di guerra?”

Anche il clero della Chiesa ortodossa ucraina incluso nel database del sito ha ricevuto minacce.

Tra quelli ritenuti "nemici dell'Ucraina" dal sito nazionalista ci sono il patriarca Irinej della Serbia, il metropolita Onufrij, il metropolita Luka di Zaporozh'e, il metropolita Pavel di Vyshogorod e Chernobyl, abate della Lavra delle grotte di Kiev, l' arcivescovo Amvrosij di Verej della Chiesa russa, il metropolita Vladimir, abate della Lavra di Pochaev, l'arcivescovo Filaret di Novaja Kahovka, il vescovo Filaret di Leopoli, il mMetropolita Efraim di Krivoj Rog, il metropolita Feodor di Kamenets-Podolsky, il metropolita Mark di Khust e il metropolita Ilarion di Donetsk, tra gli altri.

Persino Roger Waters, il leggendario bassista dei Pink Floyd, la cantante di Eurovision Julija Samojlova e l'attore Steven Seagal sono considerati una minaccia alla sicurezza nazionale ucraina.

Legami governativi

Mentre il sito dichiara che il centro Mirotvorets è una ONG indipendente, in realtà ha diversi legami con il governo ucraino. Il sito è stato lanciato nel dicembre 2014 dal politico e attivista Georgij Tuka, come annunciato sulla sua pagina Facebook. Tuka è stato governatore della regione di Lugansk dal 2015-2016, e ha ricoperto la carica di viceministro del ministero ucraino dei territori temporaneamente occupati e degli sfollati interni dall'aprile del 2016.

Il Centro Mirotvorets è guidato da Roman Zaitsev, un ex dipendente della filiale di Lugansk del Servizio di sicurezza dell'Ucraina.

Inoltre, il sito è curato dal Servizio di sicurezza dell'Ucraina e promosso da Anton Gerashchenko, deputato e aiutante del Ministro degli Interni, secondo l'International Business Times .

Nel maggio 2016, il sito ha pubblicato i numeri di telefono, gli indirizzi e-mail e gli indirizzi postali di 4.508 giornalisti e membri dei media di tutto il mondo che avevano lavorato nel Donbass, e quindi, come sostiene Mirotvorets, "avevano collaborato con i terorristi". Sebbene le informazioni siano state ottenute hackerando le banche dati del Ministero della sicurezza della Repubblica popolare di Donetsk, il Servizio di sicurezza dell'Ucraina ha dichiarato che il sito non ha violato alcuna legge.

Mirotvorets è stato elogiato dai "vescovi" del "patriarcato di Kiev" scismatico, incluso lo stesso "patriarca" Filaret Denisenko, che ha conferito una medaglia "per il sacrificio e l'amore per l'Ucraina" alla squadra che lavora dietro il sito.

 
Come avviare una missione e costruire una parrocchia

Nel suo sito parrocchiale (diverso dal suo blog, che già abbiamo citato molte volte) il nostro confratello padre John Whiteford ci offre alcuni consigli pratici sulla crescita di una chiesa dallo status di missione o piccola presenza a quello di una parrocchia ben stabilita. Non solo padre John può parlare dall’esperienza della sua chiesa, nata come missione in un negozio e ora stabilita in un edificio di proprietà costruito dalla comunità parrocchiale; la sua stessa formazione si è basata sulla teologia e lo sviluppo pratico delle missioni. Com’è ovvio, non tutti i consigli della sua parrocchia suburbana in Texas possono adattarsi facilmente alla situazione di una città italiana, ma gli siamo grati lo stesso per il suo sforzo. Presentiamo i consigli di padre John nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Vadim Novinskij: la Chiesa ortodossa ucraina è la quinta colonna del popolo ucraino, non del Cremlino

Vadim Novinskij. foto: NASH.MAXI-TV

I politici hanno fatto di tutto per non avere una sola Chiesa per tutta la popolazione, quindi a causa delle loro azioni e di quelle del Fanar, lo scisma ucraino non sarà eliminato presto.

La Chiesa ortodossa ucraina si tiene al di fuori della politica e continua a servire degnamente il suo ministero, nonostante il fatto che negli ultimi anni sia stata coinvolta in processi politici e chiamata "la quinta colonna del Cremlino", ha detto Vadim Novinskij, deputato e capo della fazione del Blocco d'opposizione, in un'intervista a Dmitry Gordon.

"La Chiesa ortodossa ucraina è la Chiesa del popolo ucraino, carne della loro carne", ha detto Novinskij. "I preti ucraini vi servono, e gli ucraini frequentano i luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina". Pertanto, penso che essa sia la quinta colonna del popolo ucraino. Ha svolto il suo ministero con dignità per più di 28 anni da quando ha ricevuto lo status di Chiesa autonoma con diritti d'ampia autonomia".

Il parlamentare ha sottolineato che sebbene Petro Poroshenko "abbia cercato per cinque anni di coinvolgere la nostra Chiesa canonica nel processo politico, grazie alla posizione ferma e coraggiosa di sua Beatitudine il metropolita Onufrij, non è riuscito a farlo. La Chiesa ha altri obiettivi, altri compiti".

Secondo la sua opinione, Poroshenko ha tradito la Chiesa ortodossa ucraina – la Chiesa dell'intera nazione, cercando di creare una pseudo-chiesa che servisse solo una parte di questa nazione.

"La Chiesa ha le sue leggi e tradizioni, sulla base delle quali tutto dovrebbe svilupparsi", ha detto. "Non ci siamo mai opposti alla concessione dello status di autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina, ma questo status dovrebbe essere concesso secondo le leggi ecclesiali, non nel modo in cui hanno agito Poroshenko e il patriarca Bartolomeo. Quando questo viene fatto in modo così mercantile, non porterà a nulla di buono".

Novinskij ha osservato che "la questione ucraina ha causato una gravissima crisi nell'intero sistema dell'Ortodossia mondiale, in cui le relazioni diplomatiche tra le Chiese sono ora infrante, per usare un linguaggio secolare".

"Gli effetti della concessione del Tomos sono tali che la divisione in Ucraina non è stata e non sarà eliminata nei prossimi decenni, ma non farà altro che approfondirsi. Lo scisma è una ferita sanguinante nel corpo della Chiesa e in generale per l'Ucraina. Invece di superarlo, i politici hanno fatto di tutto per approfondirlo in modo che non possa essere guarito in alcun modo. Il patriarca Bartolomeo ha sempre aggravato questo problema la sua posizione quando non lo ha condannato apertamente, anche se in tutti gli eventi ecclesiali era solito sostenere il metropolita Onufrij e dire che era l'unico metropolita (...) Grazie a Dio, i primati delle Chiese locali, a differenza del patriarca Bartolomeo, osservano scrupolosamente i canoni e le tradizioni ecclesiastiche, capiscono la loro responsabilità dinanzi a Dio e ai fedeli e pensano all'eternità, piuttosto che ad alcuni dei loro riconoscimenti e preferenze in questa vita", ha aggiunto il signor Novinskij.

 
La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" celebra il Natale di nuovo calendario perché "il Majdan ha simboleggiato questo"

il rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il "metropolita" Mikhail Zinkevich di Lutsk e della Volinia. Foto: volynpost.com

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in Volinia ha tenuto i servizi natalizi il 25 dicembre. Zinkevich ha sostenuto che "il Majdan ha simboleggiato questo" e coloro che celebrano in gennaio "non hanno lasciato l'URSS".

Il 25 dicembre 2019, il rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il "metropolita" Mikhail Zinkevich di Lutsk e della Volinia, ha dichiarato dopo la "liturgia" nella cattedrale della santa Trinità di Lutsk che coloro che celebrano il Natale a dicembre sono "veri europei", riferisce "VolynPost".

Secondo quanto riferito, lo stesso "metropolita", spiegando che aveva celebrato il Natale il 25 dicembre per molti anni, tuttavia, ha deciso di tenere due servizi – il 25 dicembre e il 7 gennaio.

Dopo la "liturgia" nella cattedrale, Mikhail Zinkevich ha tenuto un discorso di benvenuto a coloro che, a suo avviso, stavano celebrando il Natale per la prima volta a Lutsk "come veri europei".

"Grazie a tutti per aver finalmente gettato via il vecchio giogo di Mosca con tutte le sue tradizioni – laiche e religiose, perché esiste l'espressione "una persona ha lasciato l'Unione Sovietica, ma l'Unione Sovietica non ha lasciato lei". Oggi avete dimostrato di essere veri europei in tutti i sensi. È necessario superare vecchi stereotipi e abitudini", ha detto il "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In un'intervista al Canale 5, Zinkevich ha dichiarato: "Se siamo scesi sul Majdan per i valori europei, allora celebrare il Natale il 25 dicembre, come lo celebra tutta l'Europa, è abbastanza logico. Pertanto, sono contento per le persone della Volinia che si sono fatte strada fino in fondo".

Ricordiamo che in precedenza Mikhail Zinkevich, giustificando la sua decisione di celebrare il Natale sia il 25 dicembre sia il 7 gennaio, ha affermato che "per l'ordine generale è necessario che ci sia una logica nel comportamento", perché "non c'è differenza nella data in cui celebrare la nascita di Cristo, il 25 dicembre o il 7 gennaio, se credete sinceramente nella sua nascita", e "se celebrate il Natale il 7 gennaio, molto nella vostra vita non ha logica. In particolare, accendendo l'albero di Natale il 19 dicembre, vi trovate con un giorno di riposo il 25 dicembre, una chiassosa celebrazione del nuovo anno durante il digiuno e cose simili". Zinkevich ha aggiunto che la celebrazione del Natale il 7 gennaio è solo questione di abitudine.

 
Moleben patriarcale con gli atleti a Sochi

Il blog Fos Ilaron riporta la notizia e il video del Moleben celebrato dal patriarca Kirill alla chiesa del volto santo di Cristo a Sochi, con i rappresentanti delle squadre olimpiche di Russia, Ucraina, Bielorussia e Moldova.

 
Nessuna parrocchia è passata alla chiesa scismatica ucraina negli ultimi 2 mesi e mezzo

foto: strana.ua

Secondo i dati della mappa interattiva che mostra le transizioni delle parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina canonica alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, nessuna parrocchia è entrata a far parte della struttura scismatica negli ultimi 2 mesi e mezzo.

I media ucraini hanno pubblicato questo mese i dati che dimostrano che l'ultima transizione è avvenuta l'8 maggio, quando la parrocchia nel villaggio di Novomikhailovka, nella provincia di Donetsk (unica parrocchia in tutta la provincia), è entrata in scisma, come riferisce RIA-Novosti.

È stato anche riferito che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha acquisito 520 chiese sin dalla sua fondazione, o il 4% del numero totale delle parrocchie ortodosse in Ucraina, sebbene la stragrande maggioranza di queste sia stata acquisita per mezzo di sequestri violenti o ri-registrazioni illegali.

Viceversa, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli continua ad affermare che la maggioranza degli ucraini sostiene la chiesa scismatica "autocefala".

La cessazione delle transizioni è dovuta al recente cambio di governo in Ucraina, secondo la Chiesa canonica.

"L'adesione alla chiesa appena creata è avvenuta sotto una potente pressione politica: tutte le forze dell'apparato amministrativo dello stato e i servizi segreti dell'Ucraina sono stati coinvolti perché la promozione del valore benefico del Tomos nella società era un punto chiave nel programma elettorale di Petro Poroshenko", ha spiegato l'arciprete Nikolaj Balashov, vicecapo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa del Patriarcato di Mosca.

Tuttavia, questa strategia non ha funzionato per Poroshenko, ha osservato padre Nikolaj, e quindi, "non appena le elezioni sono passate, tutte le dinamiche si sono dissolte all'istante".

Inoltre, ha aggiunto, è addirittura iniziato "un timido processo di ritorno". Per esempio, il sacerdote e la comunità della chiesa della Dormizione nel villaggio di Morozovka sono tornati alla Chiesa canonica dopo essere stati spinti ad aderire alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.

Allo stesso tempo, padre Nikolaj ha riconosciuto che i tentativi di impadronirsi delle chiese e di ri-registrarle illegalmente continuano. Di recente, 19 comunità sono state ri-registrate in Volinia contro la volontà dei sacerdoti e delle comunità.

"Quindi, in questa provincia c'è un'attività residua, sbiadita, ma in realtà l'unica motivazione per una tale transizione è la pressione delle autorità. Non appena questa si è fermata, o se non si è fermata, in ogni caso si è indebolita, l'intero processo si è inaridito ", ha detto padre Nikolaj.

 
Montenegro: politici scomunicati, i fedeli scendono in piazza, i vescovi fanno sentire la loro voce (+ VIDEO)

foto: spzh.news (cliccate sulla foto per il video)

Le tensioni continuano ad aumentare in Montenegro dopo che il parlamento e il presidente hanno approvato una legge che la Chiesa ortodossa serba considera un palese attacco, volto a sequestrare le proprietà della Chiesa dalla Chiesa canonica a favore della minuscola "Chiesa ortodossa montenegrina" scismatica.

Il Concilio episcopale del Montenegro, composto da tutti i vescovi della Chiesa serba in servizio in Montenegro, si è riunito il 29 dicembre (con l'eccezione di sua Grazia il vescovo Metodije di Diokleia, che è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato picchiato dalla polizia in una protesta pacifica), per una preghiera comune e un incontro in cui è stata adottata una dichiarazione speciale in relazione a eventi recenti.

In particolare, i vescovi ortodossi hanno affermato che quei politici che si oppongono alla Chiesa e hanno votato a favore della scandalosa legge "si sono esclusi dalla Chiesa ortodossa e sono quindi scomunicati dai santi misteri".

I vescovi sottolineano anche che il passaggio della legge ha portato al giubilo dei nazionalisti neo-montenegrini, la maggior parte dei quali è composta da atei, che odiano la Chiesa ortodossa.

A sua volta, il primo ministro Duško Marković ha lanciato un "avvertimento finale" al clero della metropolia montenegrina della Chiesa serba in relazione alle proteste su vasta scala in tutto il paese.

"Consiglio alla metropolia del Montenegro e del Litorale di non incitare malcontento e disordini, e questo è l'ultimo avvertimento in questo senso", ha detto.

Nonostante le minacce e le persecuzioni contro di loro, i chierici e i monaci della Chiesa serba in servizio in Montenegro si sono radunati a Ulcinj (Dulcigno) diversi giorni fa per confermare la loro lealtà alla Chiesa canonica e dichiarare la loro disponibilità a un dialogo che rispetti la posizione della Chiesa.

Il metropolita Amfilohije del Montenegro ha ricordato al clero che la Chiesa non incoraggia le manifestazioni, specialmente quelle violente, ma "ciò non significa che i fedeli non siano liberi di mostrare resistenza all'illegalità".

Il clero ha anche criticato le affermazioni del primo ministro secondo cui il metropolita Amfilohije è responsabile della violenza nel Paese e il suo "avvertimento" alla Chiesa.

Alla vigilia di Capodanno, oltre 10.000 fedeli si sono radunati in Piazza della Libertà a Nikšić per un moleben in difesa della Chiesa ortodossa serba.

"Siamo venuti qui per dire: non toccate i nostri luoghi santi! ... Non sono semplici proprietà, sono sacri. Qui dimora Cristo, qui dimora lo Spirito Santo, che ci sostiene tutti e ci ammonisce. E se vogliamo essere umani, dobbiamo avere un luogo santo. Non sputiamo su ciò che è più sacro ", ha detto padre Miodrag Todorovich.

I fedeli sofferenti in Montenegro hanno anche il sostegno di sua Beatitudine il patriarca Theophilos di Gerusalemme, che ha inviato una lettera di sostegno al metropolita Amfilohije. Un rappresentante del Patriarcato di Gerusalemme visiterà anche il Montenegro per pregare con il clero e i fedeli ed esprimere il sostegno del Patriarcato.

Sua Eminenza il metropolita Hilarion (Kapral), primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, ha inviato anch'egli un messaggio fraterno di sostegno al metropolita Amfilohije, assicurandolo delle preghiere della sua Chiesa per la Chiesa in Montenegro.

Anche il Consiglio episcopale della Chiesa serba nel Nord, Centro e Sud America ha emesso un comunicato in merito ai recenti eventi in Montenegro, rilevando che tali leggi "sono considerate violazioni dei diritti umani e religiosi dato che non sono conformi agli standard dei moderni stati democratici e contraddicono le raccomandazioni della Commissione di Venezia".

I vescovi osservano di essersi rivolti all'amministrazione degli Stati Uniti e al governo del Canada, mettendo in evidenza il carattere antidemocratico della nuova legge in Montenegro, e fanno appello alle autorità del Montenegro per liberare coloro che sono stati arrestati per aver difeso i loro siti sacri, e cessare di "terrorizzare la Chiesa, il suo clero e i suoi fedeli".

Nel frattempo, oltre 6.000 personalità accademiche e culturali serbe, chierici e laici hanno firmato una petizione "in difesa della Chiesa ortodossa serba in Montenegro".

Ieri sera, decine di migliaia di fedeli ortodossi del Montenegro sono scesi in piazza in diverse città per un moleben e una processione della croce per ottenere l'abolizione della scandalosa nuova legge.

 
"Mamao chveno": il Padre Nostro in georgiano
Stanno aumentando in Italia le comunità della Chiesa ortodossa georgiana, anche se per il momento sono rari i contatti tra queste comunità e le parrocchie ortodosse già esistenti; di questi contatti, ben poco è pubblicato in rete.
Solo un mese fa abbiamo avuto la possibilità di invitare l'igumeno Kirion (Machaidze), che si occupa della pastorale degli ortodossi georgiani in Lombardia e in Piemonte, a visitare la nostra chiesa.
Come primo passo di reciproca familiarizzazione, vogliamo presentare il canto del Padre Nostro in georgiano ("Mamao chveno": il georgiano è l'unica lingua europea in cui padre si dice "mama"), con la relativa traslitterazione e traduzione italiana.
 
 
მამაო ჩვენო / mamao chveno / padre nostro
 
მამაო ჩვენო, რომელი ხარ ცათა შინა,
mamao chveno, romeli khar tsata shina,
Padre nostro, che sei nei cieli,
წმინდა იყავნ სახელი შენი,
tsminda iqavn sakheli sheni,
sia santificato il tuo nome,
მოვედინ სუფება შენი,
movedin supeva sheni,
venga il tuo regno,
იყავნ ნება შენი, ვითარცა ცათა შინა, ეგრეცა ქვეყანასა ზედა.
iqavn neba sheni, vitartsa tsata shina, egretsa kveqanasa zeda.
sia fatta la tua volontà, come nei cieli, così sulla terra.
პური ჩვენი არსობისა მომეც ჩვენ დღეს
puri chveni arsobisa momets chven dghes
dacci oggi il nostro pane quotidiano
და მომიტევენ ჩვენ თანანადებნი ჩვენნი,
da momiteven chven tananadebni chvenni,
e rimetti a noi i nostri debiti,
ვითარცა ჩვენ მივუტევებთ თანამდებთა მათ ჩვენთა,
vitartsa chven mivutevebt tanamdebta mat chventa,
così come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
და ნუ შემიყვანებ ჩვენ განსაცდელსა,
da nu shemiqvaneb chven gansatsdelsa,
e non indurci in tentazione,
არამედ მიხსნენ ჩვენ ბოროტისაგან,
aramed mikhsnen chven borotisagan,
ma liberaci dal maligno,
რამეთუ შენი არს სუფევა, ძალი და დიდება,
ramethu sheni ars supheva, dzali da dideba,
poiché tuo è il regno, la potenza e la gloria,
სახელითა მამისა და ძისა და სულიწმიდისა,
sakhelitha mamisa da dzisa da sulitsmidisa,
del Padre, del Figlio e del santo Spirito,
აწ და მარადის და უკუნითი უკუნისამდე. 
ats da maradis da ukunithi ukunisamde.
ora e sempre e nei secoli dei secoli.
ამინ. - amin. / amen.
 
Tornare alla Chiesa ortodossa o continuare nella massoneria?

La battaglia per la sopravvivenza della vera Ortodossia nel gruppo in frammentazione e sempre più piccolo di Rue Daru, con sede a Parigi, ha ora raggiunto un punto culminante. Trent'anni fa noi ci siamo resi conto di ciò che ha compreso oggi l'autrice del saggio che segue, che è la figlia di uno dei miei professori. In questo articolo, demolisce gli argomenti del gruppo settario della "Fraternité" ("Fratellanza" – un nome molto appropriato) di modernisti ed ecumenisti di mentalità protestante, anti-episcopali, che hanno sabotato l'Ortodossia all'interno del gruppo di Rue Daru per oltre cinquant'anni. E tutto questo sotto argomenti politici totalmente pseudo-canonici e anti-russi.

Anne Andronikof: una lettera aperta a padre Alexis Struve

(dal blog Parlons d'Orthodoxie)

Caro padre Alexis,

Ho potuto leggere la sua lettera del 15 luglio 2019 ai membri dell'assemblea pastorale, di cui non faccio parte, e vorrei fare alcuni commenti.

Sono pienamente d'accordo con lei sul fatto che il nostro futuro nell'arcidiocesi sarà inevitabilmente, e qualunque decisione venga presa, diverso da ciò che stiamo vivendo attualmente. È davvero illusorio credere che sarebbe possibile ritrovarsi "come prima".

Tuttavia, ho un'opinione radicalmente contraria alla sua su tutti gli altri punti.

In effetti, lei scrivi che l'arcidiocesi non è "russa", poiché la stragrande maggioranza delle parrocchie ha pochissimi fedeli, se non nessuno, di origine russa. Fin qui tutto bene. Tuttavia, siamo molto più "russi" che greci (o romeni, bulgari o altri) da un lato, perché tutti abbiamo optato per la tradizione russo-slavonica. Per quelli che sono di origine russa questa non è davvero una scelta, ma per tutti gli altri lo è.

E d'altra parte è perché l'arcidiocesi è sorta dall'emigrazione russa e fa affidamento sul Concilio di Mosca del 1917, che il nostro attaccamento a Costantinopoli fu fin dall'inizio concepito come temporaneo, transitorio, in previsione della liberazione della Russia dal giogo comunista.

Sono quindi d'accordo con il nostro vescovo che il ritorno al patriarcato di Mosca è naturale, logico e in linea con lo spirito della fondazione dell'arcidiocesi.

Se questa opzione fosse scelta, tutti sarebbero liberi di agire secondo coscienza, di rimanere o cambiare la propria giurisdizione. È una scelta personale.

Lei conclude parlando dello "scandalo" del divieto (per i chierici) di intercomunione con Costantinopoli. Ma il vero scandalo è l'azione del Fanar in Ucraina, con la creazione della falsa chiesa autonoma basata su chierici scomunicati e che infrange il principio territoriale delle Chiese. La rottura dell'intercomunione è stata una decisione logica e salutare del mondo ortodosso, e non è stata affatto causata da conflitti tra prelati. Personalmente, se avessimo continuato a commemorare il patriarca Bartolomeo durante i servizi, io me ne sarei già andata.

Per me, tutto questo è una questione di coscienza ortodossa, al di là di ogni considerazione di persone, nazionalità, clan...

Infine, la nostra unica speranza di preservare i nostri statuti e il nostro funzionamento risiede nel nostro attaccamento a Mosca, che ha ufficialmente confermato il loro mantenimento. In Russia, inoltre, la separazione di Chiesa e Stato è scritta nella sua costituzione (articolo 14). La paura della Russia di oggi deriva da una fantasia attentamente mantenuta dall'Occidente, con la stessa Unione Europea agli ordini degli Stati Uniti.

Aggiungo che, dal punto di vista finanziario, l'Arcidiocesi (o almeno ciò che ne è rimasto) ha tutto l'interesse ad aderire al Patriarcato di Mosca, l'unico in grado e disposto a investire denaro per il mantenimento delle chiese, il restauro del Saint Serge, la rivitalizzazione dell'istituto. Guardiamo come Costantinopoli non ha mai fatto nulla in questo senso, vediamo lo stato delle chiese a Biarritz, a Cannes...

Come sapete, mio ​​padre ha fatto molto per la creazione di parrocchie in lingua locale, e io stessa ho scelto come parrocchia la cripta [la parrocchia di lingua francese con sede nella cripta della chiesa di Rue Daru, ndt], alla quale sono molto legata e in cui sono molto coinvolta. Mi si spezzerà il cuore, se l'arcivescovo deciderà di sacrificarsi tornando alla giurisdizione dei greci.

Sono anche a favore di una Chiesa locale, ma è chiaro che l'arcidiocesi non è riuscita nella sua missione, che sarà sicuramente sepolta con l'opzione greca.

Anne Andronikof, parrocchiana della cripta (Rue Daru).

Osservazioni aggiuntive

"Il Patriarcato ecumenico rimane il primo e garantisce l'unità e la cattolicità della Chiesa ortodossa".

Il primato d'onore non implica una gerarchia di potere. Costantinopoli ha dimostrato di essere garante in nulla, ma piuttosto una piantagrane, in costante ricerca di sopravvivenza.

Riguardo alla Russia: "Viviamo in mondi troppo diversi".

Ho appena trascorso una settimana a Mosca, dove ho avuto l'impressione ddi essere nella civiltà occidentale. E di recente ho passato una settimana ad Atene, dove mi sentivo "in un mondo diverso", e dove il Partito Comunista è molto influente. Non so in che mondo lei viva.

"La Chiesa [russa] è in contrasto con le autorità civili, se non dipende da loro".

Questo è falso. (Si veda sopra)

"Sì, le nostre origini e tradizioni sono russe, ed è certamente una ricchezza, ma le nostre fonti non sono la Russia. Le nostre fonti sono il rinnovamento creato dalla "scuola di Parigi", dai teologi creativi dell'Istituto Saint Serge in dialogo permanente con il mondo".

Quante contraddizioni! La distinzione tra origini / tradizioni da una parte e "fonti" dall'altra parte è un gioco di prestigio.

I teologi dell'Istituto Saint Serge hanno mantenuto e sviluppato con precisione tutta la ricchezza dell'Ortodossia "russa", che ha nuovamente disseminato la Russia.

"Uno degli argomenti di coloro che oggi desiderano unirsi al Patriarcato di Mosca è la fedeltà e l'obbedienza al vescovo. ”

Si vedano le argomentazioni di cui sopra che hanno a che fare con la fedeltà allo spirito dell'Ortodossia e nulla a che fare con la lealtà e l'obbedienza al vescovo. Se quest'ultimo si sbaglia, spetta alla coscienza di ognuno (come dice lei stesso) prendere posizione. È un insulto o, almeno, un fraintendimento della capacità di pensiero degli ortodossi della base (a cui io appartengo).

Anne Andronikof,

17 luglio 2019, Parigi

 
La delusione spirituale
In una pagina del suo blog Orthodox Way of Life, il diacono ortodosso americano charles Joiner parla del fenomeno della delusione spirituale (in russo прелесть - prelest', in greco πλάνη - plani) in un modo che è al tempo stesso un avvertimento sul cammino spirituale, che tutti faremo bene a prendere in considerazione, e una sincera confessione personale, in quanto fu proprio un'esperienza di delusione personale nella sua crescita di cristiano a portarlo verso l'Ortodossia. Presentiamo l'articolo sulla delusione spirituale nella sezione "Ortoprassi" dei documenti
 
 
Il tribunale obbliga il servizio immigrazione a reintegrare la cittadinanza del vescovo Gedeon

l'abate del Monastero delle decime dedicato alla Natività della Madre di Dio, il vescovo Gedeon (Kharon). Foto: news.church.ua

La decisione della sesta corte d'appello, che obbliga il servizio immigrazione a ripristinare la cittadinanza ucraina al vescovo Gedeon, è entrata in vigore il giorno della sua adozione.

Il 22 gennaio 2020, la sesta corte d'appello ha deciso che il servizio immigrazione dell'Ucraina nella regione della Volinia era obbligata a restituire la cittadinanza ucraina al vescovo Gedeon (Kharon) della Chiesa ortodossa ucraina. Lo riporta l'edizione online della Ukrayinska Pravda.

La Corte d'appello ha anche ammesso che il servizio immigrazione non aveva il diritto di annullare la cittadinanza di sua Grazia Gedeon, di origini di quel territorio, ai sensi dell'articolo 8, parte 1, della legge dell'Ucraina "Sulla cittadinanza dell'Ucraina".

Nonostante il fatto che la decisione della corte sull'appello del vescovo Gedeon sia entrata in vigore il giorno della sua adozione, il servizio immigrazione potrebbe ancora contestarla.

Ricordiamo che il 13 febbraio 2019 il vescovo Gedeon è stato espulso dall'Ucraina dopo la sua visita negli Stati Uniti, dove aveva tenuto un incontro con i deputati del governo. Durante l'incontro, il vescovo ha discusso ampiamente della situazione relativa alle violazioni dei diritti dei credenti ucraini e ha anche parlato dei sequestri di massa dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, delle percosse ai credenti e della persecuzione del clero da parte di organizzazioni radicali. In seguito, il 18 febbraio 2019, il presidente della SBU, Vasilij Gritsak, ha annunciato che al vicario della metropolia di Kiev è stato vietato l'ingresso in Ucraina, poiché avrebbe 3 passaporti.

Più tardi, vladyka Gedeon ha intentato una causa contro l'Ufficio del servizio immigrazione statale nella regione della Volinia. Il vescovo ha chiesto che la decisione dell'Ufficio del servizio immigrazione del 21 giugno 2018, che lo privava della cittadinanza ucraina, fosse dichiarata illegale.

Il tribunale amministrativo del distretto di Kiev ha avviato il procedimento il 23 aprile 2019. Dopo 4 mesi, il 19 settembre 2019, la Corte ha deciso a favore del vescovo della Chiesa ortodossa ucraina e ha deciso non solo di restituirgli la sua cittadinanza ma anche di rimborsargli le spese giudiziarie.

 
In che modo il patriarca Bartolomeo sta guarendo lo scisma e restaurando l'unità della Chiesa

L'autore di questa analisi, Aleksej Smirnov, è un editorialista di spicco su temi religiosi in Ucraina. Smirnov scrive per i principali media ucraini come Vesti e il canale televisivo 112. È anche un esperto di temi religiosi per il canale TV di NewsOne.

foto: spzh.news

Nella sua intervista all'agenzia di stampa bulgara BGNES, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato: "Il fattore decisivo che ha motivato il Patriarcato ecumenico a concedere l'autocefalia all'Ucraina è stato il suo desiderio di sanare lo scisma esistente e di ripristinare l'unità della Chiesa in quel paese". Secondo Bartolomeo, è stato per questo buon fine che ha approfittato del suo privilegio di accettare appelli contro le decisioni di altre Chiese ortodosse locali e di fornire un'autocefalia, senza prendere in considerazione l'opinione di tutti gli altri.

Le parole di Bartolomeo sul ripristino dell'unità della Chiesa sembrano piuttosto esplicite. Tuttavia, le sue azioni sono lontane dall'essere in accordo con i canoni adottati nell'Ortodossia, secondo i quali il patriarca di Costantinopoli è solo "il primo tra eguali" (primus inter pares) e non ha autorità diretta e poteri decisionali speciali al di sopra e al di là di quelli esercitati dagli altri primati. Soprattutto, le sue azioni hanno direttamente portato al risultato completamente opposto: invece di un'unificazione, hanno causato uno scisma ancora più grande nell'Ortodossia ucraina.

Ecco gli ultimi fatti.

Il 20 giugno 2019, presso la cattedrale di san Volodymyr [Vladimir] a Kiev, il "patriarca onorario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret ha convocato un "concilio locale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" che ha proclamato la piena ripresa delle attività di tale "patriarcato".

I partecipanti al "concilio locale" hanno adottato una risoluzione sintetica in dieci punti, in cui hanno ritirato le loro firme dalla decisione presa dal concilio d'unificazione del 15 dicembre 2018 in merito alla liquidazione della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev" e alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", proclamando invece che il "patriarcato di Kiev" riprenderà la sua attività sotto la guida permanente del "patriarca" Filaret. Hanno anche dichiarato i loro diritti esclusivi per gestire i monasteri e le diocesi ucraine e straniere che facevano parte della "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev". Oltre a questo, Filaret e i membri del suo "concilio" si sono rifiutati di riconoscere quelle condizioni del Tomos che "hanno privato la Chiesa ucraina delle sue parrocchie all'estero e l'hanno resa completamente dipendente dal Patriarcato di Costantinopoli".

Filaret, disilluso dal sostegno insignificante mostrato dai suoi ex vescovi del "patriarcato di Kiev", ha consacrato due nuovi "vescovi", benedicendoli a prendere posto nel nuovo "sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev", che aveva ripreso le sue funzioni. Ha ricordato a tutti i presenti che il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la maggior parte dei suoi vescovi erano stati ordinati da lui senza alcun sostegno o riconoscimento da parte del Patriarcato di Costantinopoli e dalle altre Chiese ortodosse locali.

In risposta alle azioni di Filaret, il "sinodo straordinario della Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tenutosi il 24 giugno, ha spogliato il "patriarca onorario" del suo status di amministratore della diocesi di Kiev, ha espulso i suoi più stretti sostenitori dal proprio episcopato e ha annunciato che le chiese e i monasteri di Kiev saranno posti sotto la giurisdizione del "metropolita" Epifanij.

Così, dopo un periodo di soli sei mesi, l'Ortodossia ucraina si trova ora nella stessa situazione in cui si trovava prima della creazione della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e della concessione del Tomos d'autocefalia da parte del patriarca Bartolomeo. E ora, al posto di una "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica (insieme alla Chiesa ortodossa ucraina canonica e al "patriarcato di Kiev" scismatico), ora è in funzione una "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di nuova creazione, controllata da Costantinopoli. E le dispute ecclesiali sono state sostituite da sequestri di predoni e da attacchi alle chiese, il tutto con la partecipazione attiva di funzionari governativi e attivisti radicali armati. Fino a poco tempo fa, le principali vittime di queste azioni illegali erano chierici e parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina. Ora, letteralmente un giorno dopo il "concilio del patriarcato di Kiev", Filaret e i "chierici" che lo sostengono hanno iniziato a lamentarsi di insulti e minacce contro di loro e di sequestri forzati di chiese precedentemente appartenenti al "patriarcato di Kiev".

I veri obiettivi del patriarca Bartolomeo

I fatti di uno scisma più profondo nell'Ortodossia ucraina sono così eloquentemente affermati che Bartolomeo, che "aspira a ripristinare l'unità della Chiesa", dovrebbe immediatamente se non revocare il Tomos concesso alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (come ha fatto nel novembre 2018 per l'Esarcato delle parrocchie russe dell'Europa occidentale), per lo meno convocare una sinassi pan-ortodossa per discutere della situazione in Ucraina e fare appello alle autorità ucraine, che stanno sostenendo una delle organizzazioni ecclesiastiche, a smettere di interferire negli affari della Chiesa ortodossa.

Tuttavia, il Patriarca di Costantinopoli non sta facendo nulla del genere e non intende farlo. La ragione di ciò non ha niente a che fare con la fiducia di Bartolomeo in se stesso e nella sua correttezza canonica, né, in verità, nel suo desiderio di salvare la faccia. La vera ragione è che le azioni calcolate di Bartolomeo in Ucraina si integrano perfettamente nella strategia a lungo termine del Fanar, che mira a rafforzare la posizione del Patriarcato di Costantinopoli e a stabilire la sua autorità sulle altre Chiese ortodosse locali. Secondo la logica di questa strategia, le Chiese ortodosse locali dovrebbero riconoscere il primato incondizionato del patriarca di Costantinopoli (analogo al primato del papa nella Chiesa cattolica), il suo privilegio di essere l'unico e supremo arbitro in tutte le dispute ecclesiali, così come il suo diritto di prendere decisioni individuali e stabilire stavropigie nei territori di tutte le Chiese ortodosse locali. Oltre a ciò, e secondo questa strategia, in futuro le Chiese ortodosse locali dovrebbero limitare le loro attività esclusivamente ai confini nazionali e abbandonare le loro diocesi straniere a favore del Fanar.

Bartolomeo ha incluso indicativamente tutti i suoi obiettivi nel testo del Tomos d'autocefalia che ha concesso alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Secondo questo Tomos "La Chiesa ortodossa dell'Ucraina riconosce: 1) il Trono ecumenico come proprio capo, come presumibilmente dovrebbero fare tutti gli altri patriarchi e primati"; 2) il "diritto inalienabile del Trono ecumenico di stabilire ovunque stavropigie"; 3) la "responsabilità canonica del Trono ecumenico di prendere decisioni giudiziarie perentorie per tutte le Chiese ortodosse locali e; 4) che "La Chiesa ortodossa dell'Ucraina non può nominare vescovi e stabilire parrocchie al di fuori dei suoi confini statali e deve rinunciare alle sue parrocchie esistenti in favore del Trono ecumenico, che ha poteri canonici nella diaspora". È proprio questo testo che Bartolomeo propone al riconoscimento delle Chiese ortodosse locali; in tal modo, confermerebbe i suoi poteri speciali e illimitati nel mondo ortodosso.

A proposito, l'Ucraina non è l'unica vittima della strategia aggressiva del Fanar. Solo negli ultimi trent'anni, il Patriarcato di Costantinopoli ha inglobato l'Esarcato americano della Chiesa d'Alessandria, poi ha istituito una Chiesa ortodossa apostolica autonoma estone su territorio canonico straniero e poi ha trasferito le parrocchie americane della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme alla sua giurisdizione. E nell'intervallo tra questi attacchi, ha anche costretto la Chiesa ortodossa di Grecia a consegnare sotto il suo controllo trentasei diocesi nei cosiddetti "nuovi territori greci". Dopo l'Ucraina, le prossime azioni offensive del Fanar possono essere finalizzate a: riconoscere le Chiese di Macedonia e Montenegro (queste sono nel territorio canonico della Chiesa ortodossa serba), la Chiesa dell'Abkhazia (situata nel territorio canonico della Chiesa ortodossa georgiana), oltre a fagocitare altre diocesi e parrocchie appartenenti alle Chiese ortodosse di Antiochia, Russia, Romania e Bulgaria in Europa occidentale, Australia e Nord America (a cui il Patriarcato di Costantinopoli è particolarmente interessato).

Se nel corso della realizzazione della strategia del Fanar a lungo termine, i primati e i sinodi delle Chiese ortodosse locali non agiscono collettivamente, l'Ortodossia mondiale potrebbe cambiare nel modo più radicale, e il patriarca di Costantinopoli da "primo tra pari" (primus inter pares) sarà trasformato in un nuovo papa orientale (primus sine paribus) con poteri illimitati in tutto il mondo ortodosso. Il risultato di tale trasformazione potrebbe essere una restaurazione distopica dell'unità della Chiesa sotto i dettami del Trono ecumenico e la completa estirpazione della conciliarità ortodossa. Ciò potrebbe anche portare a una nuova unione globale, sul tipo delle unioni di Lione e di Firenze, tra il papa di Roma e il patriarca di Costantinopoli.

 
Vescovo scismatico russo torna a far danni in Italia

È annunciato per l’11 febbraio l’inizio della visita in Italia dell’arcivescovo Andrej (Maklakov) di Pavlovsk, della “Chiesa Ortodossa Russa Autonoma”, a cui “parrocchie e fedeli” (opportunamente non citate per nome e soprattutto per numeri) hanno chiesto protezione canonica.

I lettori curiosi potranno chiedersi chi siano le parrocchie e i fedeli. Per ora, presentiamo il curriculum di esemplare coerenza ecclesiale di questo vescovo:

Mikhail Maklakov (nome russificato, l'originale è Michael McLaughlin), nato nel 1953 negli USA in una famiglia cattolica, è entrato a 14 anni nel seminario minore dei Carmelitani. Passato alla Chiesa greco-cattolica ucraina, nel 1973 ha studiato per un anno presso una delle università pontificie di Roma. Nel 1975 è entrato a far parte della ROCOR ed è stato ri-battezzato al monastero della Santissima Trinità a Jordanville. Sposatosi con l’americana Susanna Dickinson e terminato il servizio militare, nell’agosto 1982 è stato ordinato diacono dal vescovo Gregory (Grabbe) e sacerdote dal metropolita Filaret (Voznesensky). Dopo aver servito alla cattedrale dell’Ascensione a Glen Cove (New York) nel 1984 è stato elevato al rango di arciprete e assegnato alla parrocchia di san Nicola a Roma. Qui la sua posizione di rigorismo anti-ecumenista e altri problemi materiali (furti di icone) sono stati la causa della sua collisione con i fedeli, e del passaggio della parrocchia di san Nicola a Roma dalla ROCOR all’Esarcato russo di Costantinopoli. Trasferito a Copenhagen, nel 1986 ha lasciato la giurisdizione della Chiesa Russa all’Estero e si è unito al sinodo “matteita” dei veri cristiani ortodossi di Grecia. Nel 1999 è stato lasciato dalla moglie e dalle figlie. Nel 2003 è entrato a far parte della “Chiesa Ortodossa Russa Autonoma” di Valentin (Rusantsov), dove ha preso i voti da monaco nel 2004 con il nome di Andrej (lo ha tonsurato l' "arcivescovo Gregory del Colorado", poco prima di essere deposto dal sinodo della "Chiesa Ortodossa Russa Autonoma”), ed è “vescovo” dal 2006, con competenza per le parrocchie estere.

Con l’arrivo della “Chiesa ortodossa russa autonoma”, di cui certamente sentivamo tutti la mancanza in Italia, torneremo a sentire sproloqui sul “sergianismo” e la consueta bordata di attacchi all’ecumenismo, non importa come quest’ultimo sia definito, non importa se accuse vere o false, non importa se notizie fresche di stampa o riesumate dai cestini della carta straccia della storia. A qualche appiglio ci si deve pur attaccare, per potersi atteggiare a “veri” ortodossi al di fuori della Chiesa ortodossa!

 
Sulla de-sovietizzazione della Chiesa ortodossa russa

C'è stato un tempo in cui alcune persone chiamavano la Chiesa ortodossa russa (patriarcale) all'interno della Russia "la Chiesa sovietica". Questo era ovviamente assurdo. Mentre sovietico significa ateo, ortodosso significa cristiano e non si possono avere cristiani atei. È tanto assurdo quanto dire "cristiani laicisti" (anche se questi esistono al di fuori della Chiesa ortodossa e ne sono persino orgogliosi). Per noi Mammona e Cristo non si mescolano. O sei l'uno o sei l'altro, come testimoniano i Nuovi Martiri della Chiesa all'interno della Russia. D'altra parte, è vero che alcune persone nella Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia, oppresse dall'illegittimo regime sovietico, hanno assunto alcune deformità. Quali erano?

Innanzitutto, l'Unione Sovietica era un potere imperialista. La sua ideologia era quella della terza internazionale, il cui ordine del giorno era la conquista del mondo. Così, ancora oggi tra alcuni individui, presumibilmente ortodossi, vediamo una mentalità di imperialismo e dominio, un'arroganza razzista nei confronti delle nazionalità non russe. Inoltre, vediamo un certo amore per il denaro e un carrierismo del prestigio con pseudo-intellettualismo e brigantaggio tra certi chierici, o clericalisti, che trattano i fedeli con disprezzo, come gentaglia o come bestiame che deve essere abbattuto, per così dire.

In secondo luogo, come risultato di questo servilismo verso un'ideologia imperialista, ci sono tra alcuni centralizzazione e burocrazia: nulla può essere fatto senza autorizzazione da un lontano livello di potere e fino a quando un numero enorme di moduli è stato compilato. Di conseguenza di un sistema così delocalizzato, dall'alto verso il basso, molti buoni vescovi e buoni chierici possono essere trasferiti altrove, sconvolgendo e facendo protestare il loro gregge, per il quale hanno mostrato cura pastorale. Questo perché l'amministrazione della Chiesa è gestita come una corporazione o un dipartimento di Stato.

In terzo luogo, c'è la malattia della magia superstiziosa, la ricerca di "miracoli", che è il risultato di 75 anni di ignoranza forzata da parte del regime sovietico. Tuttavia, l'oppressione sovietica si è conclusa trent'anni fa e continuazione della sua esistenza oggi, nell'era della libera informazione su Internet, è semplicemente un segno di ignoranza, pigrizia e inerzia volontarie. Pertanto, è ancora diffusa l'idolatria dell'acqua santa e molte altre forme di animismo "magico", paragonabili a quelle nell'Africa pagana.

Questi tre atteggiamenti, la volontà di dominio, la centralizzazione burocratica e la magia superstiziosa, sono prove non del cristianesimo, ma dell'amore per il potere e dell'amore per il denaro. A questi atteggiamenti si contrappone la cura pastorale dei fedeli, dell'amore. E senza amore, tutto il resto (l'infrastruttura, l'organizzazione, l'amministrazione, i siti Web, i libri, le statistiche, le fotografie) è semplicemente un guscio vuoto, un castello di carte e un "tintinnio di cimbali". Se non c'è amore, come dice l'Apostolo, queste cose non sono nulla.

Naturalmente, questi atteggiamenti non sono affatto kìlimitati, nei tempi sovietici e ora post-sovietici, alla Chiesa ortodossa russa che dipende direttamente da Mosca. Si possono trovare in ogni nazione, in ogni epoca e in ogni Chiesa, compresa la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, a causa del desiderio di potere e denaro. Per esempio, tali atteggiamenti erano tutti chiaramente manifestati nella Chiesa ortodossa russa pre-rivoluzionaria, come può dirci qualsiasi storico o chiunque abbia conosciuto i rappresentanti ormai scomparsi di quell'epoca. In effetti, molti sarebbero d'accordo sul fatto che se quella Chiesa è stata vittima della rivoluzione, era proprio perché molti dei suoi rappresentanti confessavano non il cristianesimo, ma un razzismo arrogante, una centralizzazione burocratica e una magia superstiziosa. Attenzione: le rivoluzioni possono accadere una seconda volta.

 
Portavoce della Chiesa ortodossa ucraina: a capo di Costantinopoli c'è il patriarca di un impero che non esiste

il vice capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Nikolaj Danilevich. Foto: Перший Козацький

Non si deve pensare che il patriarca ecumenico sia il patriarca di tutto il mondo, ha osservato l'arciprete Nikolaj.

È errato credere che il primate della Chiesa di Costantinopoli, anche se chiamato patriarca ecumenico, sia il patriarca di tutto il mondo, ha sottolineato l'arciprete Nikolaj Danilevich, vicedirettore del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortoidossa ucraina, in un programma live del canale Перший Козацький (Primo cosacco).

“Non si deve pensare che il patriarca di Costantinopoli sia il patriarca di tutto il mondo. Era il patriarca di un impero che non esiste più. E se non fosse stato per il territorio dell'arcidiocesi americana, i greci in Australia, in Grecia settentrionale, sull'isola di Creta e altre isole, il patriarca di Costantinopoli sarebbe rimasto al più con 20-30 parrocchie con sede in Turchia", ha detto l'arciprete Nikolaj .

Ha spiegato che il titolo "ecumenico" significa in effetti "il patriarca dell'Impero bizantino".

"il termine 'Ecumenico' non deve essere compreso nel senso astronomico, ovvero [il patriarca] del globo terrestre, di Marte e dell'intero sistema solare. Patriarca ecumenico significa il patriarca dell'Impero bizantino, tradotto dal greco. <...> L'Impero bizantino era chiamato "ikumeni" per riferirsi alla terra abitata da persone civili, perché i greci consideravano tutti barbari", ha spiegato il portavoce della Chiesa ortodossa ucraina.

Ha ricordato che il titolo di "patriarca ecumenico" è stato adottato all'incirca nel VI-VII secolo e che sia il papa di Roma che altri primati hanno protestato contro di esso a quel tempo.

"Infatti tutti i patriarcati - Roma, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli, Gerusalemme - erano tutti situati nel territorio dello stesso stato - l'impero bizantino. E quando il patriarca di Costantinopoli si definì ecumenico, cioè imperiale, il papa di Roma gli disse: "dimmi, per favore, chi sono io se tu sei il primate di tutto l'impero? Perché anch'io ho la mia sede nel territorio dell'impero", ha aggiunto l'arciprete Nikolaj.

Inoltre, in latino, questo titolo è stato generalmente tradotto come "universalis", ha osservato il chierico.

Ha anche affermato che il papa di Roma scrive ancora nelle lettere ufficiali al Patriarca di Costantinopoli: "all'arcivescovo di Costantinopoli - Nuova Roma".

"Proprio così. Il pontefice non scrive al "patriarca ecumenico ". Non riconosce il suo titolo di patriarca ecumenico", ha concluso il portavoce della Chiesa ortodossa ucraina.

In precedenza, il vice capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina ha osservato che il patriarca di Costantinopoli vuole portare un virus politico nel Corpo della Chiesa. "La Chiesa ha una sua vita come corpo e non si è appellata al patriarca Bartolomeo, ma si sono rivolti a lui i rappresentanti degli scismatici - la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", il "patriarcato di Kiev" o l'attuale "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha ricordato l'arciprete. “Inoltre, ricordiamo che l'anno scorso, a giugno, sono state consegnate al patriarca Bartolomeo oltre 400 mila firme di credenti della nostra Chiesa che chiedevano a sua Santità di non fare ciò che intendeva fare. Mezzo milione di firme sono state raccolte in meno di un mese o addirittura in due settimane. Pertanto, l'argomentazione di Bartolomeo è intrisa solo di una logica politica".

 
VIDEO – Eremiti dei nostri tempi

Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” un video da YouTube della fine degli anni ’90, ma davvero al di fuori del tempo: una serie di interviste in romeno con sottotitoli in inglese (e con la nostra trascrizione in italiano) riguardo alla presenza di eremiti sulle montagne della Romania. Le testimonianze, soprattutto quella di un vero eremita del monte Tarcău, sono di un certo interesse, e aiutano a capire come una persona che vive in solitudine e in preghiera ha davvero la forza di cambiare la società.

 
Il Fondo metropolitano del Dipartimento di Stato: perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha creato una struttura di beneficenza

il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko. Photo: Unione dei giornalisti ortodossi

Gli Stati Uniti hanno iniziato a usare apertamente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per i propri scopi geopolitici.

Il 4 febbraio 2020, Epifanij Dumenko ha presentato ufficialmente la creazione della fondazione di beneficenza "Fondo metropolitano della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto la sua struttura ecclesiastica. La carità è una cosa buona, ovviamente, ma ci sono sfumature che lasciano stupiti: questo fondo sarà davvero impegnato in ciò che ha dichiarato il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Quali domande sorgono riguardo al fondo e quali conclusioni si possono trarre se, a parte le parole ufficiali di Dumenko, scaviamo un po' più a fondo? 

schermata del sito Web pomisna.info

Dumenko ha presentato la sua fondazione come parte delle celebrazioni per l'anniversario della sua stessa intronizzazione. Tuttavia, hanno creato questa struttura nell'ottobre 2019 appositamente per la visita di Dumenko negli Stati Uniti. Il sito pomisna.info ha riportato il 3 febbraio: “Nell'ambito dell'incontro del primate della Chiesa ortodossa di Ucraina, sua Beatitudine il metropolita Epifanij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, con il segretario di stato americano Michael R. Pompeo, la conversazione è proseguita sul Fondo metropolitano della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, che è stato presentato al Segretario di Stato nell'ottobre 2019 a Washington durante la visita ufficiale del metropolita Epifanij negli Stati Uniti".

Di conseguenza, sono passati quasi quattro mesi dal momento in cui la fondazione è stata presentata in America al momento in cui è stata presentata alla società ucraina. Ma se il fondo è stato creato in Ucraina per le esigenze della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o della società ucraina, perché questo fatto è stato tenuto nascosto al grande pubblico per quattro mesi? Perché è stato presentato per la prima volta per l'approvazione in un altro paese? Quali problemi con questo paese sono stati affrontati dai dirigenti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Per chi, in questo caso, è stato creato il fondo: per il Dipartimento di Stato americano o per la società ucraina? E a chi servirà alla fine?

Epifanij ha descritto abbastanza bene gli scopi e gli obiettivi della fondazione: "Il Fondo metropolitano aiuterà la Chiesa nelle sue attività quotidiane, la cura per i poveri, per i malati, per i bisognosi. Questo è il fondo che aiuterà la Chiesa a raggiungere i credenti che hanno sede dove non ci sono parrocchie. Questo è il fondo che aiuterà l'educazione religiosa. Questo è il fondo che aiuterà i monasteri a diventare autosufficienti, mentre i sacerdoti acquisiranno anche le capacità manageriali di cui avranno bisogno nel loro servizio quotidiano. Questo è il Fondo che aiuterà a ripristinare e riparare le chiese, inclusi gli aiuti agli edifici delle chiese a diventare efficienti dal punto di vista del risparmio energetico. Questo è il fondo che consentirà all'Ortodossia ucraina di essere meno vulnerabile alla minaccia di iniezioni finanziarie destabilizzanti e politicamente motivate da parte russa".

La prima cosa che attira l'attenzione sono le parole che il Fondo "aiuterà i monasteri a diventare autosufficienti".  Ma cos'è l'autosufficienza di un monastero? Negli affari c'è un concetto di autosufficienza. Ma un monastero non è una società di affari. O è comunque associato agli affari nella mente di Dumenko? Anche se ci allontaniamo dalla componente economica, i monasteri non esistono grazie a fondi (tanto meno quelli "benedetti" dal Dipartimento di Stato), ma grazie ai monaci che vi lavorano. E la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha grossi problemi con i monaci.

Nell'ottobre 2019, Dumenko ha scritto che ci sono 77 monasteri nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, il numero di monaci al loro interno è di circa 250, vale a dire poco più di 3 per ogni monastero. Ma se osserviamo le statistiche del monachesimo del "patriarcato di Kiev" da parte delle diocesi (ora migrate nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"), possiamo scoprire che, per esempio, nel 2016 erano stati registrati nella diocesi di Ternopil 5 monasteri e 3 monaci! Bene, è giusto parlare della loro autosufficienza.

Epifanij ha affermato che il Fondo aiuterà "i sacerdoti ad acquisire anche le capacità manageriali di cui avranno bisogno nel loro servizio quotidiano". È significativo che il primate di un'organizzazione religiosa parli dell'acquisizione di capacità manageriali. Significa che nel loro "ministero" quotidiano (probabilmente, è più corretto dire "attività"), i sacerdoti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non forniscono guida spirituale al loro gregge, non lo conducono al Regno dei Cieli, ma lo gestiscono.

Il passaggio sugli edifici ecclesiatici a risparmio energetico è, piuttosto, un omaggio all'ordine del giorno ambientalista riciclato dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli sulla scena internazionale. Inoltre, se una chiesa non è moderna, è estremamente difficile renderla a risparmio energetico senza danneggiarne l'architettura.

La frase sulle "iniezioni finanziarie destabilizzanti e politicamente motivate da parte russa" merita un'attenzione particolare. Le denominazioni scismatiche dell'Ucraina e coloro che simpatizzano continuamente con loro promuovono il mito che i soldi che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina donano ai templi da loro frequentati siano portati a Mosca quasi dopo ogni funzione. Il "metropolita" Mikhail Zinkevich è arrivato al punto di assurdità di affermare che i soldi per le candele, acquistati nei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono usati per comprare proiettili per uccidere i soldati ucraini nella zona dell'operazione anti-terrorismo.

A questo punto Epifanij dichiara l'esatto contrario: non sono soldi che fluiscono dall'Ucraina alla Russia, ma piuttosto dalla Russia all'Ucraina. Fareste meglio a prendere un'unica decisione, signori, su chi dà soldi a chi, per non contraddirvi.

Per quanto riguarda le reali "iniezioni finanziarie da parte russa", si tratta di circa 1 miliardo di dollari all'anno, che i lavoratori migranti ucraini trasferiscono dalla Russia secondo le statistiche ufficiali. I proventi reali, secondo la metodologia di calcolo NBU, possono essere il doppio. E questi non sono flussi di cassa "destabilizzanti, ​​politicamente motivati". Questo è denaro che aiuta le famiglie dei migranti, che l'incompetente politica economica delle autorità ucraine costringe a lavorare in un altro paese per sopravvivere.

Tuttavia, le parole di Epifanij sugli obiettivi del Fondo metropolitano sono solo belle parole. A sua volta, il segretario di stato americano Mike Pompeo, che ha recentemente visitato Kiev, ha detto specificamente cosa dovrebbe fare questo fondo. Il sito pomisna.info ha affermato che " Con l'aiuto del Dipartimento di Stato, la Fondazione prevede di attuare una serie di progetti sociali, in particolare finalizzati alla reintegrazione del Donbass".

Tuttavia, la reintegrazione del Donbass non è una sfera ecclesiastica o addirittura sociale, ma una sfera politica. Inoltre, stiamo parlando di reintegrazione, il che significa che il fondo non opererà nei territori controllati da Kiev (tali territori non possono essere reintegrati nell'Ucraina, poiché ci sono già), ma nei territori delle repubbliche popolari non riconosciute di Donetsk e Lugansk.

Ora gli scopi e gli obiettivi del fondo vengono lentamente chiariti. La presenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk è, ovviamente, minimale, ma è comunque presente. Per esempio, la diocesi di Donetsk della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con il centro diocesano a Donetsk, secondo Wikipedia, conta 78 parrocchie, 2 monasteri e 36 "sacerdoti". E questa è l'unica scappatoia attraverso la quale può essere in qualche modo implementata l'influenza degli Stati Uniti sulla popolazione dei territori dell'Ucraina non controllati da Kiev. In effetti, tutti sanno come l'amministrazione americana è in grado di influenzare la società civile di diversi paesi attraverso tutti i tipi di fondazioni e organizzazioni non governative.

E anche se supponiamo che la fondazione di Epifanij realizzerà effettivamente alcuni progetti sociali nel Donbass, sembrerà comunque un tentativo di rubare l'iniziativa della Chiesa ortodossa ucraina nella sua missione di mantenimento della pace nell'Ucraina orientale.

Recentemente in un telethon dal vivo "Natale. Le persone invece della guerra. Figli del Donbass", Sergej Sivokho, consigliere del segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell'Ucraina, ha ammesso che la Chiesa ortodossa ucraina può svolgere un ruolo estremamente importante nella risoluzione del conflitto: "Tutti vogliono la pace. La Chiesa, ovviamente, come istituzione che opera su entrambi i lati del conflitto, ha la sua voce e ha sempre dato assistenza e si distingue per carità e mantenimento della pace. Per esempio, il monastero di Svjatogorsk ha fornito rifugio a migliaia di rifugiati nei periodi più difficili in Ucraina. La Chiesa può agire come mediatore (del conflitto, ndc). Ciò che la Chiesa esprime è buono: tutti i messaggi sono pacifici".

E anche un'attività minimale della Fondazione di Epifanij con la promozione dei media competenti può consentire al capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di dichiarare una "missione di mantenimento della pace" come base della sua organizzazione.

Ora passiamo al punto principale: i finanziamenti. Dopotutto, è abbastanza comune danzare sulle note di chi paga il pifferaio. Il principale finanziatore della Fondazione metropolitana della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", apparentemente, sarà lo stesso Dipartimento di Stato americano o le strutture ad esso collegate. Secondo il sito web pomisna.info, per lavorare con la fondazione di Pompeo è stato creato uno speciale gruppo di lavoro di dipendenti del Dipartimento di Stato e dell'ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina.

In alcuni paesi, come la Grecia, la Chiesa è finanziata dallo stato. Ma quando un'organizzazione religiosa è a libro paga di uno stato straniero, questo la dice lunga.

L'arciprete Nikolaj Danilevich, vicedirettore del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, ha commentato la creazione del fondo nel modo seguente: "Questo è piuttosto strano, ma d'altra parte è indicativo. La nostra Chiesa è spesso accusata del fatto che Mosca ci paghi, sebbene non ce ne sia una sola prova. E qui l'America è pronta a pagare soldi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in modo assolutamente aperto e senza cerimonie – e nessuno  dice niente! Si tratta di doppi standard: fanno apertamente ciò di cui ingiustamente danno la colpa agli altri".

E infine, vediamo chi distribuirà il denaro del Fondo metropolitano. Nel presentarlo, Dumenko ha dichiarato: "Questa non è la fondazione del metropolita Epifanij Metropolitano. Questo è il Fondo metropolitano della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Qui il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha detto un'altra bugia palese. Questo è precisamente il suo fondo: Sergej Petrovich Dumenko compare nel registro statale come unico proprietario.

schermata del sito web opendatabot.ua

Significa che gli Stati Uniti si basano su Epifanij piuttosto che su Mikhail Zinkevich o sull'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Simeon (Shostatskij). Sono le mani di Sergej Dumenko a distribuire i costi agli utenti del Fondo metropolitano.

Nella lotta per il potere all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", le quote di Epifanij sono aumentate in modo significativo. Ciò è dimostrato dal fatto della pubblica e dimostrativa sconfessione del "metropolita" Mikhail Zinkevich da parte del Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Lo stesso giorno in cui Dumenko ha presentato il Fondo, vale a dire il 4 febbraio 2020, il Sinodo ha considerato la doppia la celebrazione del Natale al 25 dicembre e al 7 gennaio, che era stata precedentemente proposta da Mikhail Zinkevich, come non canonica e causa di separazione, sebbene molti "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", incluso lo stesso Dumenko, avessero ripetutamente espresso il loro apprezzamento per la celebrazione del Natale con tutta "l'Europa illuminata". Inoltre, questa festa è stata celebrata il 25 dicembre, oltre che da Zinkevich, da altri due "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, solo lui ne ha "pagato il pegno".

Tutto ciò ci consente di concludere che il Dipartimento di Stato americano ha specificamente iniziato a utilizzare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per attuare i suoi obiettivi geopolitici. Parlare di carità è solo una questione di belle parole progettate per mascherare l'essenza di ciò che sta accadendo. Così sono le parole dei politici americani sull'uguaglianza sullo sfondo di una riunione del capo del Dipartimento di Stato americano con il solo Epifanij Dumenko tra tutti i leader religiosi dell'Ucraina. La visita di Mike Pompeo in Ucraina ha mostrato chiaramente che è l'America che agisce dietro il progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e che quindi pagherà il pifferaio.

 
Balcani: le Chiese ortodosse risentono dell'onda d'urto della questione ucraina

Il tomos firmato il 5 gennaio 2019 dal patriarca ecumenico di Costantinopoli che riconosce l'autocefalia di una chiesa ortodossa dell'Ucraina provoca tante speranze e preoccupazioni nei Balcani, dove la Chiesa serba si trova di fronte a dissidenti in Montenegro e soprattutto nella Macedonia del Nord. Sta emergendo una nuova mappa dell'Ortodossia europea?

una donna in visita prega davanti ai mosaici del monastero di Ostrog, il più famoso sito di pellegrinaggio ortodosso in Montenegro (© 2016 Elen11/iStock)

Dall'11 ottobre 2018, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che gode di un "primato d'onore" tra le Chiese ortodosse di tutto il mondo, ma non di un maggior numero di poteri gerarchici o disciplinari simili a quelle del papa nel cattolicesimo, ha annunciato di avere annullato la decisione del 1686 che sottomette la Chiesa ortodossa ucraina alla giurisdizione di Mosca. Questa decisione definitiva, messa in atto il 5 gennaio seguente, ha scatenato una tempesta di reazioni nei Balcani – per la gioia di chiese autocefale di Macedonia e Montenegro, che non hanno alcun tipo di riconoscimento canonico. Queste due chiese, considerate dalla comunione dell'Ortodossia mondiale come "scismi" della Chiesa serba, hanno visto questa decisione come un buon precedente per la propria causa.

La chiesa autocefala montenegrina, che era stata "ricostituita" nel 1993, aveva una minoranza molto piccola e intratteneva solidi rapporti con la chiesa ucraina del Patriarcato di Kiev. Durante una visita a Cetinje nel 2010, il suo leader, il patriarca Filaret, aveva lanciato la sfida: "Le Chiese ortodosse di Ucraina e Montenegro non attendono il riconoscimento di Mosca o di Belgrado, ma solo quello di Gesù Cristo" ...Al contrario, la Chiesa serba non ha nascosto la sua preoccupazione e ha sostenuto la posizione di Mosca, pur senza correre il rischio di una rottura aperta con Costantinopoli, mentre la Chiesa greca sorveglia attentamente la situazione nella Repubblica di Macedonia – divenuta ufficialmente la "Macedonia del Nord" nel gennaio 2019, a seguito dell'accordo raggiunto tra i primi ministri Alexis Tsipras e Zoran Zaev.

L'onda d'urto di questa decisione si è diffusa in Bulgaria e soprattutto in Romania, la cui Chiesa ortodossa ha un conflitto di giurisdizione con la Chiesa russa nella Repubblica di Moldova. Alcuni ortodossi di questo piccolo paese riconoscono l'autorità del Patriarcato di Mosca, gli altri quella del Patriarcato di Romania, da cui dipende la metropolia autonoma della Bessarabia. Molti analisti hanno voluto credere che il precedente ucraino potesse spianare la strada a un'autocefalia moldava, unica via d'uscita dal conflitto tra le due Chiese rivali. [1] Ciò richiederebbe tuttavia, come condizione preliminare necessaria, che la Moldova sia in grado di superare le profonde divisioni politiche che la minano, ma anche di risolvere la sfida posta dai separatisti "filo-russi" in Transnistria. Nessuna prospettiva di risolvere questo conflitto "congelato" dal 1991 sta emergendo all'orizzonte, e possiamo supporre che lo status quo ecclesiastico abbia ancora molta strada da fare. Tuttavia, per scongiurare ogni pericolo, il patriarca Kirill di Mosca ha fatto una visita altamente pubblicizzata in Moldova alla fine di ottobre, andando nella capitale Chişinău, ma anche a Bălţi, Comrat e Tiraspol, la capitale dell'autoproclamata Repubblica della Transnistria.

In verità, la Chiesa serba, sebbene fortemente influenzata dall'influenza russa, sta cercando di mantenere una posizione di relativa neutralità, evitando di essere troppo rumorosa nel campo di Mosca e predicando la moderazione. Dopo aver esitato a lungo, alla fine aveva deciso di prendere parte al "Grande e Santo Concilio Pan-ortodosso" di Creta nel giugno 2016, boicottato dalle chiese di Russia, Georgia, Bulgaria e Antiochia. In effetti, la Chiesa serba è strettamente legata ai vescovi della Grecia settentrionale, posti sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico, e teme in particolare una divisione del Monte Athos, dove ha il grande monastero di Hilandar. La Chiesa quindi cammina su un terreno minato, evitando un impegno irrevocabile in un campo o nell'altro. Secondo il vescovo Irinej di Bačka,"La Chiesa serba non è per Mosca o contro Costantinopoli, ma per il rispetto della tradizione canonica", e questo rappresenta una posizione di principio molto rispettabile, ma non sempre facile da mantenere nei complessi vortici della geopolitica ecclesiale.

Verso una chiesa del Montenegro?

Le ansie serbe, naturalmente, sono una risposta all'entusiasmo dei macedoni e dei fedeli della piccolissima chiesa autocefala del Montenegro. In effetti, è in quest'ultimo paese che la situazione potrebbe evolversi il più rapidamente possibile. La Chiesa montenegrina, "ricreata" nel 1993, ha tuttavia solo una manciata di sacerdoti, sotto la guida del metropolita Mihajlo (che aveva ricevuto l'episcopato da un gruppo di vescovi bulgari allora in dissenso). È una chiesa militante, che ha combattuto negli anni '90 per il ripristino dell'indipendenza del Montenegro, finalmente recuperata nel 2006, mentre si opponeva all'influenza serba nel paese, in gran parte incarnata da Amfilohije, il metropolita del Montenegro e del Litorale per la Chiesa serba. Eppure è quest'ultimo che potrebbe trovarsi al centro di una nuova configurazione ecclesiale.

pellegrini di fronte al monastero ortodosso di Ostrog, addossato a una parete di roccia in Montenegro (© 2013 Suc/iStock)

La questione dell'autocefalia montenegrina è un dossier le cui parti sono ben note, ma si prestano a interpretazioni contraddittorie. Il principato medievale di Dioclea, antenato del Montenegro, era situato sulla vecchia linea di demarcazione tra gli imperi romani di Occidente e Oriente, e l'arcivescovado di Bar (Antivari) variò di obbedienza durante il Medioevo. Riunito al principato serbo di Raška nel XIII secolo, la Dioclea, che in seguito prese il nome di Zeta, si ancorò gradualmente all'Ortodossia. Dopo la conquista ottomana dei Balcani, la scomparsa dello stato serbo e la soppressione del patriarcato di Peć nel XV secolo, il Montenegro, teoricamente vassallo della Porta, ma che godeva di fatto di una grandissima autonomia, divenne un'isola di resistenza nei Balcani. Nel 1455, il vojvoda montenegrino Stefan Crnojević e il consiglio della Zeta dichiararono di non riconoscere "l'episcopato latino" e iniziarono il processo che avrebbe portato alla creazione di una sede metropolitana a Cetinje, trent'anni dopo. Questa chiesa montenegrina godeva di un'indipendenza di fatto, prima di riconoscere la giurisdizione del Patriarcato di Peć quando questo fu ricreato nel 1557. Il legame tra le due istituzioni rimase tuttavia ancora più debole, poiché il Patriarcato era fortemente integrato nelle strutture amministrative dell'Impero ottomano, mentre i vescovi di Cetinje incarnavano la resistenza degli slavi ortodossi dei Balcani. Da una data incerta, questi assicurarono anche il potere temporale, come principi-vescovi, eletti dall'assemblea degli uomini liberi. Non fu che nel 1851 che il principe Danilo Petrović Njegoš rinunciò alla carica episcopale, permettendo l'instaurazione d'un principio dinastico diretto.

a Podgorica, una statua di Petar I Petrović-Njegoš (1749-1830), vescovo-principe del Montenegro dal 1781 al 1830 (© Dvrcan/Dreamstime.com)

Quando la Porta soppresse nuovamente il Patriarcato di Peć, nel 1766, e il piccolo principato montenegrino aveva appena stabilito legami diplomatici con la Russia, la Chiesa di Cetinje non riconobbe la giurisdizione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ma fece affidamento sulla Chiesa russa: i circoli autocefalisti affermano che tale Chiesa aveva riconosciuto l'indipendenza ecclesiastica montenegrina nel 1851. Dopo il pieno riconoscimento dell'indipendenza montenegrina al Congresso di Berlino del 1878, la costituzione del paese confermò il carattere autocefalo della sua Chiesa, ma lo stato montenegrino crollò nella burrasca della prima guerra mondiale. Nel 1918, fu riunito nel nuovo regno di serbi, croati e sloveni, estensione del regno di Serbia dei Karađorđević. Questa riunione fu approvata da un'assemblea riunita a Podgorica, ma rimase contestata da parte della popolazione. Una resistenza "verde", vale a dire favorevole all'indipendenza e alla vecchia dinastia dei Petrović Njegoš, fu organizzata nelle montagne della regione di Cetinje, contro i "bianchi", gli unionisti. Nel 1920 la Chiesa ortodossa serba fu restaurata come Chiesa patriarcale e autocefala e pose il Montenegro sotto la sua giurisdizione. La chiesa montenegrina restaurata nel 1993, naturalmente, contesta questa decisione, che considera una "annessione" anti-canonica.

Il dibattito tocca l'identità nazionale dei montenegrini, nei Balcani, dove le affiliazioni confessionali sono spesso la base delle identità nazionali. Gli scritti del principe vescovo Petar II Petrović Njegoš (1813-1851), il "grande Njegoš", considerato il più grande poeta della lingua serbo-croata, lasciano comunque pochi dubbi. Si considerava "di fede serba ortodossa" , insistendo sulla sua "nazionalità montenegrina" , mentre i suoi sudditi si definivano "montenegrini, vale a dire i migliori dei serbi"... L'indipendenza ecclesiastica del Montenegro, indiscutibile nel XVIII e nel XIX secolo, dovrebbe essere considerata un male minore, una risposta circostanziale alla scomparsa del patriarcato serbo? Questa è, ovviamente, la conclusione tratta dagli unionisti, ma è contestata dai sostenitori dell'indipendenza politica ed ecclesiastica del Montenegro.

Sebbene il metropolita Amfilohije abbia sempre considerato la Chiesa autocefala montenegrina come una setta scismatica e marginale, la sua posizione sul merito del caso è più ambigua di quanto sembri a prima vista. Prelato di grande cultura, grande artigiano del risveglio spirituale e nazionale serbo degli anni '80, Amfilohije è anche un uomo di potere, che ha relazioni complesse con il regime di Milo Đukanović, l'inamovibile padrone del Montenegro, che dal 1991 alterna le funzioni di Primo Ministro e Presidente della Repubblica, posizione che occupa dal 20 maggio 2018. Dal ripristino dell'indipendenza nel 2006, i rapporti tra il potere montenegrino e la Chiesa serba possono essere riassunti in una lunga litania di tensioni e provocazioni. Tutto è un pretesto per il conflitto, in particolare i progetti immobiliari della Chiesa, mentre Amfilohije sta facendo molte sortite incendiarie contro Milo Đukanović, che è ancora oggi minacciato di anatema.

a Lustica, in Montenegro, l'8 agosto 2014, il metropolita Amfilohije dà la comunione ai fedeli (© 2016 Drasković/iStock)

A metà maggio, il parlamento montenegrino ha adottato una legge sulla libertà religiosa, un'appendice della quale si riferisce alla proprietà delle comunità religiose [2]: queste non possono mantenere le loro proprietà se non dispongono di titoli legali di proprietà, che ovviamente non esistono nella maggior parte delle chiese e dei monasteri della Chiesa ortodossa serba, compresi i grandi monasteri di Cetinje, residenza del metropolita, o di Ostrog, vero cuore dell'Ortodossia in Montenegro. Naturalmente, Amfilohije ha immediatamente denunciato un tentativo di "usurpazione" da parte dello "stato ateo", lasciando immaginare un violento litigio di inventari in Montenegro... per solidarietà, il Santo Sinodo della Chiesa russa ha persino espresso la sua "profonda preoccupazione per il degrado della situazione". [3]

Tuttavia i rapporti tra Amfilohije e Milo Đukanović non sono sempre stati così tesi. Quando il Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro (DPS) fu diviso nel 1996, il metropolita sostenne Milo Đukanović contro il suo rivale Momir Bulatović. I due uomini si unirono al potere, prendendo il controllo dell'ex Lega dei comunisti montenegrini con il sostegno di Slobodan Milošević e spartendosi le funzioni più alte dello stato. Per diversi anni mantennero il Montenegro in linea con la linea politica di Belgrado, ma nel 1996, quando gli accordi di pace di Dayton-Parigi misero fine ai combattimenti in Bosnia-Erzegovina, Milo Đukanović cercò di smarcarsi dalla tutela del mentore serbo, a cui Momir Bulatović rimase totalmente fedele. Quest'ultimo ha perso la partita di braccio di ferro. Messo in minoranza in seno al DPS, ha creato un nuovo Partito popolare socialista (SNP) ed è stato sconfitto dal suo rivale nelle elezioni presidenziali dell'autunno 1997. Il sostegno della Chiesa ortodossa serba ha sicuramente portato a Milo Đukanović le poche migliaia di voti che gli hanno permesso di fare la differenza. Questa scelta faceva inoltre parte della politica generale della Chiesa di opposizione al regime "comunista" di Milošević: lo stesso patriarca Pavle prese parte alle manifestazioni democratiche che scossero la Serbia durante l'inverno 1996-1997.

cattedrale della Risurrezione a Podgorica (© 2019 Maylst/ iStock)

Milo Đukanović avrebbe potuto rilevare alcuni elementi del discorso "sovrano" montenegrino - difeso solo nella prima metà degli anni '90 dall'Alleanza liberale montenegrina (LSCG), da alcuni intellettuali e dalla Chiesa ortodossa montenegrina - agli occhi del metropolita Amfilohije poteva apparire come un politico più malleabile di Momir Bulatović, un uomo legato a Milošević. La Chiesa serba non aveva motivo di essere sostanzialmente ostile alla resurrezione di uno stato montenegrino, purché la sua posizione dominante non fosse messa in discussione. Pertanto, nel referendum del 2006, e contrariamente alle aspettative dei sostenitori del mantenimento dell'unione con la Serbia, il metropolita Amfilohije ha praticato una moderazione simile alla neutralità,

Per il metropolita Amfilohije ci sono due linee da non oltrepassare, di natura molto diversa: la prima riguarda lo status della Chiesa, la sua proprietà fondiaria e altri beni materiali; la seconda riguarda l'identità nazionale dei fedeli ortodossi in Montenegro. Se rimangono "di fede serba ortodossa" , come scriveva Njegoš, perché non potrebbero essere di "nazionalità montenegrina"? Detto questo, tutte le questioni sono concepibili nell'attuale contrapposizione tra Milo Đukanović e il metropolita Amfilohije, sapendo che nessuno dei due uomini ha interesse a una rottura totale. Al contrario, potenti interessi politici e materiali li rendono indispensabili l'uno all'altro. Il presidente della Repubblica non vuole andare in guerra contro la Chiesa serba, e quest'ultima dipende dal potere politico per salvare le sue proprietà... In queste condizioni, molti analisti sostengono addirittura che Amfilohije potrebbe benissimo diventare il capo di una Chiesa autocefala del Montenegro, a condizione che questa non neghi il suo ancoraggio alla tradizione nazionale serba. Facendo buona teologia, si potrebbe ricordare che l'indipendenza delle Chiese non deve essere collegata ai sentimenti dell'identità nazionale, e questa funesta alleanza costituisce proprio l'essenza dell'eresia etnofiletista, così come definita dal secondo Concilio di Costantinopoli nel 1872.

La Chiesa serba sotto la pressione del potere politico

La tentazione di essere padrone in casa propria, di diventare il capo di una nuova Chiesa autocefala, mette forse ancor più Amfilohije in difficoltà, in quanto la situazione della Chiesa serba è più complicata che mai. Infatti, si trova di fronte a un violento tentativo di assumere il controllo da parte del potere politico, che conta sulla docilità del patriarca Irinej. Per il regime del presidente Aleksandar Vučić, la sfida è di garantire la neutralità della Chiesa sulla questione del Kossovo. Proveniente dall'estrema destra nazionalista, Vučić gode di un sostegno costante ed è sostenuto dai paesi occidentali che presumono di poter imporre un "compromesso" su questo territorio, il che implicherebbe il riconoscimento da parte di Belgrado dell'indipendenza proclamata nel 2008.

Aleksandar Vučić sta spingendo per un accordo "storico" che passerebbe per una "ridefinizione delle frontiere", in breve uno scambio di territori tra Kossovo e Serbia, che porterebbe inevitabilmente a trasferimenti di popolazione e comporterebbe la morte per le enclavi serbe situate nelle parti del Kosovo non incluse nei nuovi confini della Serbia. [4] È in queste regioni che si trovano anche alcuni dei più grandi e prestigiosi monasteri serbi, come Visoki Dečani o la sede patriarcale di Peć. Già nel gennaio 2018 il metropolita Amfilohije aveva dichiarato alla televisione montenegrina (RTCG) che "la politica del presidente Vučić ha portato al tradimento della Serbia e del Kossovo" , aggiungendo: "Né io né la Chiesa attacchiamo nessuno. Stiamo solo esprimendo la nostra preoccupazione per la parte più importante e più santa dello Stato serbo". [5]

Nell'ultimo Sinodo della Chiesa serba, nel maggio 2019, Aleksandar Vučić è giunto direttamente a predicare e a tenere capitolo ai vescovi. [6] Di fatto, gran parte dell'episcopato si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di spartizione "etnica" del Kosovo. Il vescovo Teodosije di Prizren e Raška, la cui eparchia copre gran parte del Kosovo, e padre Sava, archimandrita del prestigioso monastero di Visoki Dečani, sono stati vittime di vere campagne di molestie, anche sulla stampa scandalistica vicina al potere, [7] per essersi opposti pubblicamente a questa politica. Il presidente ha ribadito le sue rimostranze e i suoi avvertimenti al Sinodo, con il principale risultato di aumentare le divisioni all'interno dell'episcovato, anche se il patriarca Irinej ha ringraziato e si è "congratulato" con il presidente Vučić per la sua azione...

È sorprendente che il capo di uno stato secolare sia tanto direttamente coinvolto negli affari religiosi, e non accade più con frequenza che un capo del potere temporale, supponendo che sia credente, detti la sua linea alla Chiesa... Vučić ha bisogno del sostegno della Chiesa per trasmettere a determinati settori del pubblico la politica che intende condurre in Kosovo, ma lui stesso non è noto per la sua pietà. Proveniente dal Partito radicale serbo, la formazione ultranazionalista guidata da lungo tempo da Vojislav Šešelj, il presidente serbo ha un approccio "utilitaristico" nei confronti della Chiesa, che è un vettore d'opinione che vorrebbe mobilitare al servizio della politica che intende condurre. Per questo, il nuovo capo di Belgrado sa essere finanziariamente generoso, moltiplicando i sussidi pubblici diretti o indiretti alla Chiesa. [8] Un modo poco discreto, ma sempre efficace, di ottenere il suo supporto.

la facciata della chiesa di San Nicola nella città vecchia di Cattaro, in Montenegro (© 2018 AIS60/iStock).

La sfida macedone

una chiesa di un monastero tra le montagne della Macedonia (© 2009 JF Mayer)

Tuttavia questa Chiesa potrebbe presto trovarsi di fronte a un'altra grande sfida nella Macedonia del Nord. Questo è il nome dell'ex Repubblica meridionale della Jugoslavia. L'accordo siglato a Prespa il 17 giugno 2018 tra i primi ministri Alexis Tsipras e Zoran Zaev ha concluso 27 anni di conflitto tra Grecia e Macedonia, che ora porta il nome di "Macedonia del Nord", e vede aperte davanti a sé le porte della NATO, se non quelle dell'Unione Europea.

La situazione ecclesiastica è parte integrante della complessa "questione della Macedonia", questa regione centrale dei Balcani, divisa nel 1913 tra Bulgaria, Grecia e Serbia, che è stata sempre ambita da tutti i suoi vicini. Ocrida è una delle più antiche sedi episcopali dei Balcani, e nel 1967 fu creata una Chiesa ortodossa macedone staccandola dalla Chiesa serba. Questo è stato l'unico caso di uno scisma nazionale favorito dalle autorità comuniste al fine di consolidare l'identità nazionale degli slavi macedoni, contestata dalle tradizioni nazionalistiche sia bulgara che serba. [9] Dopo la disintegrazione della Jugoslavia e l'adesione all'indipendenza di una Repubblica di Macedonia, che si dovette immediatamente confrontare con l'ostilità della Grecia, i tentativi di risolvere lo scisma furono condotti con la mediazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. L'accordo raggiunto a Niš, in Serbia, il 17 maggio 2002, che prevedeva il ritorno della Chiesa macedone in seno alla sua Chiesa madre, che le avrebbe immediatamente concesso lo status di autonomia, fu immediatamente denunciato come "tradimento" a Skopje, e i vescovi macedoni ritirarono le loro firme, a eccezione di uno, Jovan (Vraniškovskij), che fu così nominato vescovo di Ocrida ed esarca della Chiesa serba in Macedonia. Fu subito vittima di ostilità da parte non solo dei circoli ecclesiastici, ma anche delle autorità politiche, e ha passato diversi anni in prigione sotto discutibili accuse di malversazione di fondi.

l'arcivescovo Stefan, a capo della Chiesa macedone autocefala, durante un'intervista a Religioscope nel 2009 (© 2009 JF Mayer)

Mentre le relazioni tra macedoni e serbi sono migliorate con la liberazione del vescovo Jovan, non sono stati compiuti progressi significativi sul merito del caso, dal momento che i tentativi bulgari o russi di mediazione non sono stati significativi. La Chiesa ortodossa macedone è allo stesso tempo quasi egemonica nel suo paese – i fedeli che riconoscono l'esarcato serbo sono solo una manciata – e totalmente esclusa da qualsiasi forma di riconoscimento internazionale. Perfino la piccola Chiesa autocefala montenegrina sta perseguendo una diplomazia più attiva, in particolare grazie ai suoi buoni rapporti con il patriarcato di Kiev. Questa situazione potrebbe tuttavia cambiare, ora che uno dei termini della complessa equazione macedone ha trovato una soluzione, con l'accordo con la Grecia e il nuovo nome del paese. "Se riceviamo un'offerta di dialogo, il Santo Sinodo della nostra Chiesa dovrà decidere in merito. Per ora è inutile impegnarsi in speculazioni", ha dichiarato a giugno il vescovo Timotej di Debar, portavoce della Chiesa macedone, aggiungendo che l'ultima parola dovrebbe tornare a Costantinopoli. [10]

In realtà è un gioco a tre giocatori. È improbabile che il patriarca ecumenico prenderà una decisione unilaterale di riconoscimento senza tener conto dell'opinione della Chiesa di Grecia, che, fino a nuovo avviso, si farà portavoce degli interessi serbi. In queste condizioni, dovrebbe essere raggiunto un accordo con Belgrado e ritornare all'incirca ai termini dell'accordo di Niš: il reinserimento nella Chiesa serba e la concessione dell'autonomia canonica. Un simile compromesso tornerebbe a merito di entrambe le Chiese e si può presumere che, diversamente dalla situazione prevalente nei primi anni 2000, il potere politico macedone sosterrebbe un tale compromesso. Cercando di normalizzare le relazioni del paese con tutti i suoi vicini, il primo ministro Zaev ha anche firmato un trattato "storico" con la Bulgaria il 2 agosto 2017, risolvendo le numerose controversie esistenti tra i due paesi. [11] A parte la delicata questione delle relazioni con l'Albania e il Kossovo, a Skopje non rimane altro che risolvere la disputa ecclesiastica con la Serbia.

una chiesa sulle rive del lago di Ocrida, Macedonia (© 2019 JF Mayer)

Il Patriarcato ecumenico sarebbe senza dubbio a favore di un tale accordo, ma sarà certamente molto cauto, per paura di derubare Belgrado e di spingere la Chiesa serba tra le braccia di Mosca. [12] Resta da vedere se è anche pronto per un compromesso da cui ha, a priori, alcuni vantaggi particolari da aspettarsi. In Serbia, il potere politico può anche pensare che la questione religiosa gli offra sempre un altro modo per avere presa sulla Macedonia del Nord.

Note

[1] Laura-Maria Ilie e Florentin Cassonnet, "Clochemerle orthodoxe en Moldavie: la bataille de l'église de Dereneu", Le Courrier des Balkans, 29 aprile 2018.

[2] "Monténégro : Milo Đukanović a-t-il déclaré la guerre à l'Église orthodoxe serbe?" Le Courrier des Balkans, 19 giugno 2019.

[3] "Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa sulla situazione in Montenegro", Interfax, 10 luglio 2019.

[4] Si legga il dossier de Le Courrier des Balkans: "Kosovo-Serbie: une 'rectification des frontières' pour une 'solution définitive'?".

[5] Srđan Janković, "Serbie: le métropolite Amfilohije tire à boulets rouges contre Vučić", Le Courrier des Balkans, 21 gennaio 2018.

[6] Milica Čubrilo-Filipović, "Serbie: l'Église orthodoxe au service d'Aleksandar Vučić?", Le Courrier des Balkans, 21 maggio 2019.

[7] "Serbie: les médias proches de Vučić lancent la charge contre l'Église orthodoxe", Le Courrier des Balkans, 27 agosto 2018.

[8] Milica Čubrilo Filipović, "Serbie: l'Église orthodoxe plus loin de Dieu, plus près du pouvoir", Le Courrier des Balkans, 2 aprile 2019.

[9] Si legga J.A. Dérens, "Orthodoxie: l’Église serbe face aux schismes macédonien et monténégrin", Religioscope, 16 giugno 2004, e "Macédoine: patchwork ethnique et religieux", Religioscope, 6 agosto 2004.

[10] Branka Mihajlović, "Orthodoxie: entre les Églises de Macédoine du Nord et de Serbie, le dialogue est-il possible?" Le Courrier des Balkans, June 28, 2019.

[11] "La Macédoine et la Bulgarie signent un traité d'amitié 'historique', sans parler des sujets qui fâchent", Le Courrier des Balkans, 2 agosto 2017.

[12] Questo è quanto afferma la teologa Regina Elsner: "Orthodoxie: les conséquences de la rupture entre Moscou et Constantinople", Le Courrier des Balkans, 6 novembre 2018.

 
Assassinio nella cattedrale
 
No, purtroppo questo non è il noto dramma teatrale di T. S. Eliot. Si tratta di una notizia di cronaca nera che ha funestato la Chiesa ortodossa proprio alla domenica dei santi nuovi martiri e confessori della Rus': con le parole "Assassinio nella cattedrale", il sito della diocesi di Juzhno-Sakhalinsk e delle isole Curili annuncia che ieri 9 febbraio, alle due del pomeriggio, un uomo armato ha fatto irruzione e ha sparato diversi colpi nella cattedrale della Risurrezione di Cristo a Juzhno-Sakhalinsk (nella foto). Nella sparatoria hanno perso la vita la monaca Ljudmila (al secolo Olga Prjashnikova) al servizio nella cattedrale, e un'altro parrocchiano, che hanno cercato di proteggere i fedeli. Altri sei fedeli sono rimasti feriti. L'uccisore, venticinquenne guardia di sicurezza di un'agenzia privata, è stato arrestato sul posto, dopo aver motivato il suo gesto con grida di odio verso i cristiani e la Chiesa.
 
Qui il video con la testimonianza dell'arcivescovo Tikhon e i due articoli di Lifenews, il primo con l'intervista telefonica al rettore della cattedrale, l'arciprete Viktor Gorbach, e il secondo con altri dati sulla storia della monaca Ljudmila, che aveva preso i voti solo alla fine dello scorso anno, dopo essere venuta a sostenere il figlio sacerdote, assegnato due anni fa all'opera pastorale presso la popolazione locale.
 
Il patriarca Kirill ha offerto preghiere per i defunti a Juzhno-Sakhalinsk nella cattedrale della Dormizione del Cremlino di Mosca, al Vespro tenuto poche ore dopo l'attentato.
 
Non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici (Gv 15:13)
Monaca Ljudmila: eterna memoria!
 
Non ci sono piani per trasferire le Lavre delle Grotte di Kiev e di Pochaev, afferma il ministro della cultura ucraino

la Lavra della santa Dormizione a Pochaev. Foto: vidviday.ua

Il governo ucraino non ha in programma di sequestrare le famose Lavre delle Grotte di Kiev e di Pochaev dalla Chiesa ortodossa ucraina e di trasferirle alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", afferma Vladimir Borodjanskij, ministro della cultura, della gioventù e dello sport.

Entrambi i siti sono di proprietà statale fin dall'epoca sovietica e sono concessi in uso alla Chiesa ortodossa ucraina. Se non ci sono violazioni della legge, allora non ci sono motivi legali per la revisione dei contratti esistenti, ha detto il ministro in un'intervista a rbc.ua pubblicata l'11 febbraio.

"Non stiamo pianificando di trasferirli a nessuno; non abbiamo alcuna intenzione di trasferirli", ha detto Borodjanskij.

Rispondendo alla domanda se conosce i risultati della revisione contabile condotte dal governo precedente, Borodjanskij ha osservato che non ha familiarità con il contesto e i suoi risultati.

"Ora non abbiamo motivi legali per qualsiasi revisione", ha concluso il ministro della cultura.

Nel frattempo, il "metropolita" Epifanij Dumenko e altri "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno ripetutamente espresso la convinzione che entrambe le Lavre alla fine sarebbero appartenute a loro.

è noto che l'amministrazione Poroshenko ha cercato di togliere le Lavre alla Chiesa canonica, e nel febbraio dello scorso anno è stato aperto un caso contro la Lavra delle Grotte di Kiev in relazione alla presunta perdita di 10 oggetti museali non trovati durante l'inventario condotto alla fine del 2018.

Diverse mosse sono state fatte anche contro la Lavra di Pochaev, con l'annullamento del trasferimento della terra al monastero e della registrazione del monastero. Tuttavia, a novembre , il Consiglio comunale di Pochaev ha votato per assegnare in modo permanente un appezzamento di terra alla Lavra di Pochaev, facendo arrabbiare notevolmente i nazionalisti scismatici.

 
L'arca e il Titanic: perché politici e scismatici non possono affondare la Chiesa ortodossa ucraina

sullo sfondo del "Titanic", l'arca appare voluminosa e poco attraente, ma adempie al suo scopo: la salvezza dell'uomo. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Cosa succede ai leader e alle strutture che ieri sembravano inaffondabili e volevano distruggere la Chiesa.

Quando cinque anni fa sua Beatitudine il metropolita Onufrij è divenuto il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sembrava che per qesta Chiesa non potesse esserci un momento peggiore: l'autorevole e rispettato metropolita Vladimir era passato nell'eternità, il paese era scosso da movimenti rivoluzionari, e l'odio per la Chiesa cresceva ogni giorno. In questo contesto, gli scismatici di ogni genere, con il sostegno del nuovo governo e dei radicali, hanno acquisito una forza senza precedenti, presentata all'ucraino comune come "la sua Chiesa nazionale, patriottica".

In effetti, i politici hanno usato il "patriarcato di Kiev" come fattore di consolidamento per il popolo e come parafulmine morale per le autorità. Il "patriarca" Filaret Denisenko ha "santificato" e "benedetto" qualsiasi azione dei rivoluzionari e dei manifestanti professionisti che ieri erano saliti al potere, il suo nome appariva sugli schermi televisivi tanto spesso quanto il nome del presidente, ed egli stesso era chiamato "leader spirituale" della nazione ucraina.

Inoltre, un Tomos incomprensibile per molti dei nostri concittadini, che avrebbe dovuto distruggere la Chiesa canonica dell'Ucraina una volta per sempre, si profilava per tutto il tempo come spettro all'orizzonte. Anche tra coloro che si identificavano esplicitamente con l'Ortodossia canonica, si poteva sentire che il riconoscimento del "patriarcato di Kiev" da parte del Fanar alla fine avrebbe portato alla creazione della Chiesa locale unica dell'Ucraina, che avrebbe abolito di fatto tutte le altre Chiese, inclusa la Chiesa ortodossa ucraina.

Vari esperti hanno predetto che la Chiesa ortodossa ucraina sarebbe rimasta solo nella forma di una struttura o divisione marginale del Patriarcato di Mosca, se mai fosse rimasta nel territorio del paese.

D'altra parte, nelle condizioni di ostilità nella parte orientale del paese, la posizione della Chiesa ortodossa ucraina – chiara e immutabile – causava non solo stupore ma anche indignazione da parte di una certa parte della popolazione. "Perché la Chiesa non può parlare di questo problema come fanno gli altri?", si chiedevano alcuni. "Perché la Chiesa non vuole stare con la sua gente e schierarsi dalla sua parte?", si chiedevano altri.

Queste e altre domande risuonavano troppo spesso e la mancanza di una risposta comprensibile (come sembrava) ha portato al fatto che alcuni sacerdoti e laici hanno lasciato la Chiesa. Tutte le spiegazioni dei rappresentanti ufficiali della Chiesa ortodossa ucraina sul fatto che la Chiesa rimane con il suo popolo, che si è sempre schierata con il popolo, non con i politici o con chi ha speculato sulla guerra, nella migliore delle ipotesi, sono rimaste inascoltate, e nella peggiore – ha causato solo un maggiore rifiuto.

Poi hanno detto che nessuno e nient'altro che una gestione esterna della crisi poteva salvare la Chiesa ortodossa ucraina dal completo collasso e scomparsa. Ma Dio ha altri piani e altri metodi per risolvere i problemi...

Il "patriarcato di Kiev"

Quando il Titanic fu varato per la prima volta, l'ingegnere che lo costruì disse che Dio stesso non sarebbe stato in grado di affondare la nave. Pochi giorni dopo il Titanic affondò...

Un anno fa si sarebbe potuto pensare lo stesso del "patriarcato di Kiev". Sembrava un Titanic religioso.

Questa "Chiesa" era guidata dal quasi centenario "anziano" Filaret Denisenko, che, nonostante la sua età, poteva (e ancora può, tra l'altro) resistere nel celebrare lunghi servizi, "consacrare" templi, partecipare a "processioni religiose" ed eventi statali. È un fanatico sostenitore dell'idea di "indipendenza ecclesiastica" sia da Mosca che da Istanbul, un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla creazione della sua e solo della sua "Chiesa". E ha ottenuto molto, perché il "patriarcato di Kiev" era composto da quattro dozzine di "vescovi", diverse migliaia di luoghi di culto e centinaia di migliaia di credenti.

Aggiungete a questo il supporto senza precedenti al "patriarcato di Kiev" da parte delle autorità statali – e otterrete un analogo del Titanic, che, a quanto pare, non può affondare... ma è affondato, e per mano di coloro che lo hanno costruito.

Un anno fa, nessuno avrebbe creduto che Filaret avrebbe rifiutato il kukulion patriarcale, firmato lo scioglimento del "patriarcato di Kiev" e accettato di gestire la sola eparchia di Kiev con lo status di "metropolita".

Allo stesso modo, una situazione in cui quelli che consideravano Filaret la massima autorità si sarebbero messi a maltrattare il loro "anziano" sembrava completamente impensabile. Ma tutto ciò è accaduto senza l'influenza di forze esterne.

Tutto è semplice: l'orgoglio di Filaret Denisenko e dei suoi più stretti collaboratori è diventato un iceberg per gli scismatici ucraini, che prima ha squarciato il bordo della nave chiamata "patriarcato di Kiev" e poi l'ha affondata.

Il potere

Tutto il potere viene da Dio e le persone hanno esattamente il potere che meritano. Un sovrano può essere fedele alla Chiesa o può diventare una prova o una tentazione.

Cos'è stato Petro Poroshenko? Una grande prova. Inoltre, all'inizio del suo regime si poteva pensare che tutto sarebbe andato bene, che non ci sarebbero state difficoltà significative nelle relazioni Chiesa-stato.

Ma le difficoltà sono iniziate quasi immediatamente: i sequestri di chiese, l'adozione di leggi anticristiane, la violazione diretta della Costituzione, che garantisce il diritto alla libertà di credo e la non interferenza negli affari della Chiesa – tutto ciò è accaduto.

È interessante che Poroshenko ha avuto informazioni e opportunità di propaganda che nessun presidente dell'Ucraina aveva avuto prima di lui. E aggiungendo il sostegno delle forze di sicurezza e dell'esercito, oltre all'integrazione europea quasi riuscita, si potrebbe avere l'impressione che il suo secondo mandato presidenziale sarebbe stato solo una questione di tempo. Tutti quelli che si definivano patrioti (e sono la maggioranza in Ucraina) parlavano a favore di Poroshenko, e la sua figura sembrava il Titanic sullo sfondo di altri politici.

Sarebbe stato possibile pensare che un candidato presidente di lingua russa, senza esperienza in politica, sarebbe stato in grado di competere con lui? Ovviamente no! Ma Zelenskij non solo ha fatto proprio questo, ma ha anche ottenuto una schiacciante vittoria con oltre il 50% dei voti più del suo avversario. Beh, non è stato un iceberg?

Il Tomos

Quando nel 2008 si sparse la voce che il patriarca Bartolomeo avrebbe legalizzato gli scismatici ucraini, nessuno ci credeva. Dopo tutto, un primate della Chiesa ecumenica non può riconoscere la legittimità di gruppi religiosi autoprodotti, pensavamo.

Tuttavia, si è scoperto che può farlo. È vero, questo non è accaduto nel 2008, ma molto più tardi, nel 2018. E fino alla fine, non riuscivamo a credere che sarebbe successo.

A partire dalla lettera che la Verkhovna Rada ha inviato al patriarca di Costantinopoli e fino al momento stesso della firma del documento chiamato "Tomos", molti credenti ortodossi in Ucraina non hanno potuto scrollarsi di dosso la sensazione che tutto ciò che stava accadendo fosse un sogno, un'illusione, una fantasia dell'immaginazione.

Ma sfortunatamente, a volte i sogni peggiori sono significativamente inferiori alla realtà: il patriarca ha riconosciuto gli scismatici ucraini e addirittura ha concelebrato con loro, mettendosi così fuori dalla Chiesa.

Al patriarca è stato detto per tutto il tempo che il popolo ucraino desiderava fortemente l'indipendenza ecclesiastica da Mosca e che aveva voluto il Tomos per più di mille anni ed era ansioso di superare lo scisma ecclesiale con tutti i mezzi. Sembrava che tutto – il potere, la forza, il sostegno del governo ucraino e degli "stati amici", le voci dei deputati del popolo che erano stati dichiarati "la voce del popolo" – fosse dalla parte del patriarca Bartolomeo...

Il documento firmato dal patriarca di Costantinopoli è divenuto uno degli elementi chiave della corsa presidenziale di Petro Poroshenko, che con questo documento ha visitato personalmente le città della nostra patria, spiegando a tutti la sua grande importanza per lo stato ucraino.

In una parola, il Tomos sembrava il quasi inaffondabile Titanic, che garantisce il rifugio sicuro dell'Ucraina nella comunità di stati indipendenti e sovrani d'Europa.

Sia gli iniziatori che gli organizzatori della ricezione del Tomos erano sicuri al cento per cento che il documento firmato dal Fanar sarebbe stato una condanna a morte per la Chiesa ortodossa ucraina. Il patriarca Bartolomeo ha scritto persino una lettera a sua Beatitudine Onufrij, dicendo che dopo il conferimento della "autocefalia" alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", quest'ultimo non poteva essere chiamato primate della Chiesa ortodossa ucraina né svolgere le funzioni di metropolita di Kiev.

All'interno del Patriarcato di Costantinopoli, hanno affermato con fiducia che il riconoscimento della nuova struttura religiosa in Ucraina era questione di un mese o due. La grande autorità del patriarca Bartolomeo tra i primati ortodossi e l'interesse delle potenze che promuovono l'idea di "indipendenza ecclesiastica" ucraina hanno garantito una rapida e indolore accoglienza delle azioni anticanoniche del Fanar da parte alle Chiese locali. Sia gli analisti ecclesiastici che quelli secolari hanno predetto che la Chiesa ortodossa russa, che aveva opposto un duro rifiuto a ciò che stava accadendo, sarebbe stata isolata e trasformata in una setta limitata dal territorio della Federazione Russa. Ma...

Il presidente ha perso le elezioni. Invece di unire i credenti ortodossi, il Tomos ha portato divisione e discordia tra gli stessi scismatici. Inoltre, non appena è scomparso il sostegno delle autorità, i "trasferimenti" dalla Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si sono interrotti quasi immediatamente e l'euforia che ha accompagnato la ricezione del Tomos ha lasciato il posto a un'amara delusione. Nessuna Chiesa ortodossa ha ancora riconosciuto agli scismatici autoconsacrati ucraini uno status canonico. Nel giorno del suo patrono celeste, il patriarca Bartolomeo ha pregato quasi completamente da solo, senza la celebrazione di una Liturgia. Il Tomos, firmato con canti e con l'inno dell'Ucraina, non era necessario a nessuno. Ci si poteva aspettare una simile svolta di eventi sei mesi fa?

Allo stesso tempo, i vescovi di quasi tutte le Chiese ortodosse si sono radunati alla Lavra delle Grotte di Kiev per celebrare l'onomastico di sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Molti di loro hanno affermato che la presenza alle celebrazioni a Kiev non è solo un tributo a sua Beatitudine, ma anche la prova dell'unità delle Chiese ortodosse locali con la Chiesa ucraina perseguitata. Una pressione senza precedenti sulla Chiesa non ha fatto altro che rafforzare la posizione della Chiesa ortodossa ucraina nella società ucraina, e la razzia di chiese ha portato al fatto che i cristiani ortodossi hanno sentito la loro responsabilità per la Chiesa, alla quale hanno l'onore di appartenere.

L'arca e il Titanic

Nelle opere patristiche, la Chiesa è chiamata l'arca della salvezza. L'analogia è chiara: durante il Diluvio mondiale, solo quelli che credevano che Noè sarebbe stato salvato e salirono a bordo di una nave di legno, impregnata di resina e imbevuta di sudore. Sì, l'arca è molto diversa dal Titanic, un moderno transatlantico che brillava di luci, che offriva riposo e divertimento ai passeggeri. Ma se vi venisse offerto di scegliere tra loro, quale scegliereste?

Le forme apparentemente imperfette dell'arca, le sue tecnologie di produzione obsolete, la mancanza delle solite comodità e la sua goffaggine sono più che compensate dalla stabilità durante i venti e le tempeste più terribili, dall'affidabilità e dalla forza che le onde del mare non possono sopraffare. Si può dire con certezza: la famiglia di Noè cercava la salvezza piuttosto che il conforto. E queste sono spesso cose molto diverse.

La bellezza esteriore del Titanic, la presenza di vari dispositivi progettati per facilitare la crociera dei passeggeri, il divertimento disponibile sui ponti di questa nave, come si è scoperto, non ha garantito il raggiungimento dell'obiettivo finale del viaggio. Nessun singolo passeggero della magnifica nave poté raggiungere il porto più vicino rimanendovi a bordo.

Ma la più grande differenza tra l'arca e il Titanic non è nella funzionalità e nell'affidabilità, e nemmeno nella presenza o assenza di servizi e specifiche tecniche. La differenza è che il Titanic era governato dal proprio capitano e l'arca era guidata dal "nocchiero" dell'umanità. Non appena Noè entrò nella sua nave, chiuse tutti i boccaporti e rimise il controllo completo nelle mani del Signore, secondo il disegno e lo scopo dell'arca. L'unico modo più sicuro e affidabile per influenzare in qualche modo la vitalità della nave era la preghiera. Tutto ciò che Noè poteva fare era chiedere a Dio di salvare lui e i suoi figli. E per molti giorni, l'arca non colpì scogliere taglienti, né incontrò un iceberg, né si rovesciò a causa del forte vento. E tutto perché Dio la guidava.

Allo stesso modo, la Chiesa è una nave di salvezza, che, nonostante tutta la sua ingenuità, lentezza, arcaismo e mancanza di modernità, svolge in modo chiaro e sicuro la sua funzione di salvare la persona. Venti, tempeste, tuoni e fulmini, un mare in tempesta e uragani non sono terribili per la Chiesa. E non perché la Chiesa sia inaffondabile, ma perché il suo timoniere è Dio stesso.

La Chiesa

Per diversi anni, la Chiesa ortodossa ucraina ha attraversato un percorso molto difficile. Un percorso di prova e dolore, su cui ha incontrato spesso rimproveri, diffamazione e odio. Le è stato chiesto di partecipare attivamente alla politica, di dimenticare alcuni dei suoi figli per il bene di altri, di accettare tradizioni che le erano estranee e di sostituire la ricerca del Regno dei Cieli con l'istituzione del regno della terra.

La Chiesa ha resistito. è rimasta fedele ai suoi principi. E, soprattutto, è rimasta fedele a Cristo. E i fedeli lo sanno, lo sentono. Non puoi ingannarli. Nel corso degli anni, sono stati in grado di assicurarsi che la posizione della Chiesa non cambi a seconda della situazione politica o delle preferenze a breve termine. La posizione della Chiesa è la posizione di Cristo, e Cristo è lo stesso ieri e ora.

La Chiesa ucraina, come una madre amorevole, non ha abbandonato i suoi figli in Crimea e nel Donbass. La Chiesa ucraina non è stanca di chiedere la pace a tutte le parti in conflitto e di fare tutto il possibile per far venire questa pace. La Chiesa ucraina cerca sempre di adempiere alla chiamata di Cristo: "cercate prima il Regno dei Cieli, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù". Ma soprattutto, la Chiesa ucraina prega. Come Noè nell'arca ha messo tutto nelle mani del Creatore, così noi ci affidiamo alle mani di Dio.

E crediamo che verrà il giorno in cui una colomba liberata porterà un ramoscello d'ulivo nel becco – un simbolo di pace e amore.

 
Le radici dell'iconografia ortodossa nel cristianesimo primitivo

Dopo aver tradotto sul nostro sito un articolo sulla Liturgia eucaristica nelle antiche chiese domestiche (da oggi disponibile anche in versione romena), presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti due altri articoli dalla stessa fonte, che esaminano più in dettaglio l'iconografia cristiana nelle testimonianze più antiche: il primo articolo è dedicato all'iconografia di quelle stesse chiese domestiche, in particolare la chiesa di Dura Europos in Siria; il secondo articolo analizza i ritratti funerari egizi del Fayyum e nota come l'iconografia cristiana procede in modo del tutto naturale da ritratti ampiamente diffusi ai tempi di Cristo.

 
Video-intervista: Putin sull'Ucraina

20 domande a Vladimir Putin: Ucraina

Ha visto la serie "Servitore del popolo"?

("Servitore del popolo" (2015-2018): una serie TV ucraina con protagonista Zelenskij come un professore di storia al liceo che diventa presidente.)

No.

Neanche la parte in cui il presidente Goloborodko sta scegliendo un orologio, proprio come Putin?

Non l'ho vista. Non so chi sia Goloborodko, o cosa stia scegliendo. No, non l'ho vista.

Qui abbiamo una coppia interessante: uno "schiavo da galera" e un "servitore del popolo".

Beh, chi la fa l'aspetti. Non è il modo con cui ti fai chiamare che importa, ma è ciò che fai, e come lo fai.

C'è una chance che lei trovi un accordo con Zelenskij?

Su cosa?

Sulla pace. Sull'amicizia.

(Il 9 dicembre 2019, Parigi ha ospitato un summit dei Quattro della Normandia mirato a raggiungere un accordo di pace nel conflitto nell'Ucraina sud-orientale. Si è trattato del primo incontro del genere in tre anni)

La speranza è l'ultima a morire. C'è una chance. Ma sfortunatamente, su questo punto, dopo il ritorno da Parigi ha iniziato a parlare della necessità di rivedere gli accordi di Minsk.

(Gli accordi di Minsk sono una serie di documenti adottati nel 2014-2015 per risovere il conflitto nel sud-est dell'Ucraina)

Questo è un ragionamento circolare. Ma nondimeno, siamo stati in grado di accordarci sullo scambio dei prigionieri,

(Il 29 dicembre 2019, uno scambio di individui tenuti in custodia ha avuto luogo per la prima volta dopo oltre due anni. Le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk hanno ricevuto 124 persone rilasciate e Kiev ne ha ricevute 76 dalle repubbliche del Donbass)

e ci siamo accordati sul gas.

(Il 30 dicembre 2019, è stato firmato un accordo sul transito del gas russo attraverso l'Ucraina fino al 2024)

Il fatto che oggi non siamo amici dell'Ucraina: è una nostra perdita?

Sì. Certo. Ma come ho detto molte volte, ritengo che noi siamo lo stesso popolo.

Agli ucraini questo non piace molto.

Non so se a loro piaccia o meno, ma se si guarda alla situazione reale, è vero. Vede, fino ai secoli XI, XII e XIII non avevamo alcuna differenza di lingua, e solo come risultato della polonizzazione, tra gli ucraini che vivevano nei territori sotto la Rzeczpospolita

(Rzeczpospolita: la confederazione del Regno di Polonia e del Granducato di Lituania, 1569-1795)

iniziarono ad apparire le prime differenze linguistiche attorno al XVI secolo. In generale, il termine 'ucràini' era usato per indicare le popolazioni che vivevano...

Ucraìni.

Ucraìni. Indicava le persone che vivevano alle frontiere (krajni) dello stato russo. Gli ucraini vivevano a Pskov, ucraini erano quelli che difendevano le frontiere meridionali dagli attacchi dei khan di Crimea, anche negli Urali c'erano ucraini. Non avevamo alcuna differenza linguistica. Per di più, intorno allo stesso periodo, circa i secoli XIV-XV, quei popoli, gli slavi orientali che vivevano nei territori della Rzeczpospolita E a Mosca si chiamavano russi. Le differenze di lingua apparvero solo in seguito.

La storia è questa. Ma ora stiamo parlando del tempo presente.

Ah, ma per parlare di oggi e domani dobbiamo conoscere la storia. Dobbiamo sapere chi siamo, da dove veniamo, che cosa ci unisce. E ciò che ci unisce...

Ora molte cose ci dividono.

Molte cose ci dividono, ma non dovremmo dimenticarci dei legami che ci uniscono, e dovremmo evitare di rovinare ciò che abbiamo. Prenda per esempio la Chiesa. Che senso ha distruggere l'unità della Chiesa ortodossa russa?

(Nel 2018 la Chiesa ortodossa dell'Ucraina ha ricevuto un tomos d'autocefalia, o decreto d'indipendenza ecclesiale. Le Chiese ortodosse russa e ucraina non riconosconol'auto-proclamata Chiesa ortodossa dell'Ucraina come una chiesa canonica)

Lei sa che la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca è di fatto pienamente autonoma, è stata in tutto questo processo pienamente autonoma in tutti gli aspetti, incluso quello dell'elezione dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato di Mosca non ha alcuna influenza sull'elezione dei vescovi della sua Chiesa ortodossa ucraina. Di fatto, questa Chiesa è completamente indipendente. C'è solo la piena comunione spirituale e la commemorazione liturgica del patriarca di Mosca, ricordato in ogni funzione nelle chiese. Ecco tutto! Questo è ciò che unisce nel Patriarcato di Mosca la Chiesa ortodossa russa alla Chiesa ortodossa ucraina. Ma avevano bisogno di tagliare questi legami. Perché? Lei dice che la gente non capisce. Ma semplicemente non lo sa. Se lo saprà, capirà meglio. Bisognerebbe dirglielo! Perché la reticenza? Non è mica un insulto, vero?

Il tempo è passato. Come risultato di un popolo che ha condiviso un confine con il mondo cattolico dell'Europa, ha cominciato a emergere una comunità di popoli che si sono sentiti fino a un certo punto indipendenti dallo stato russo. Come dovremmo comportarci a riguardo? L'ho già detto: con rispetto. Ma non dovremmo dimenticare la nostra comunità condivisa. E inoltre, nel mondo contemporaneo, i nostri sforzi congiunti ci portano colossali vantaggi competitivi. e al contrario, la divisione ci rende più deboli.

Il fattore ucraino è stato specificamente progettato alla vigilia della prima guerra mondiale dai servizi segreti ucraini. Perché: lo si sa bene: divide et impera. È assolutamente comprensibile. Nondimeno, se ciò ha avuto luogo e una parte significativa della popolazione dell'Ucraina ha acquisito un senso della propria identità nazionale, e così via, dovremmo rispettarlo. Cerchiamo di essere reali. Ma non dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo. E a proposito, i padri fondatori del nazionalismo ucraino non hanno mai parlato di un urgente bisogno di rompere i legami con la Russia. Per strano che possa sembrare, le loro opere fondamentali del XIX secolo dicono che l'Ucraina è

a)     multinazionale, e dovrebbe essere uno Stato federale; e

b)     dovrebbe costruire buone relazioni con la Russia.

I nazionalisti di oggi sembrano averlo dimenticato. Le dirò perché lo hanno dimenticato. Lo sa? Perché gli interessi del popolo ucraino non sono il principale punto del loro ordine del giorno. Come può essere nell'interesse del popolo ucraino se la rottura con la Russia ha portato alla perdita dell'ingegneria aerospaziale, della costruzione delle navi, dell'ingegneria aeronautica e della manifattura dei motori? Questo ha virtualmente de-industrializzato il paese. Come può essere in alcun modo nel suo interesse? La Banca Mondiale chiede il termine delle sovvenzioni incrociate. Cosa c'è di buono in questo? O fa loro esportare legname dai Carpazi.

(nel 2015, l'Ucraina ha introdotto una moratoria sull'esportazione del legname. L'Unione Europea obietta che questo è in violazione dei suoi accordi associativi sull'operazione della zona di libero scambio)

Presto, i Carpazi finiranno per essere deforestati. Qual è la ragione per farlo? Se mettiamo assieme i nostri sforzi, possiamo accrescere in modo incalcolabile i nostri vantaggi competitivi, perciò perché desistere? Perché gettare via tutto? Per quale ragione? Perché i leader ucraini o quelli che hanno preso il potere hanno cercato il proprio interesse. E quale interesse? Nemmeno quello di spolpare il popolo ucraino fino all'osso, ma piuttosto quello di tenersi quel che avevano rubato fino a quel punto. Questo era lo scopo principale. Perdoni il mio gergo, ma dove sta la grana? In banche estere. E che cosa dovrebbero fare per tenersela? Mostrare che sono al servizio di quelli che detengono quei soldi. Perciò, l'unica soluzione è la russofobia.

(Russofobia: atteggiamento di parte e ostile verso la Russia e verso tutto ciò che è associato con essa)

Alcuni amano dividere Ucraina e Russia, credono che sia un obiettivo molto importante; infatti, ogni integrazione di Ucraina e Russia, con le loro capacità e vantaggi competitivi, significherebbe l'emergenza di un rivale globale per l'Europa e il mondo. Questo nessuno lo vuole. Ecco perché faranno di tutto per separarci.

 
Il giorno del Battesimo della Rus': la grande processione della Croce e gli scismatici senza risorse

sua Beatitudine Onufrij ha guidato la grande processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina con 300.000 partecipanti. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Perché la processione della Chiesa ortodossa ucraina alla vigilia del giorno del Battesimo della Rus' è stata chiamata grande, mentre le due processioni degli scismatici sono state scarse e non sostenute da risorse amministrative.

Il 27 e 28 luglio 2019, Kiev ha ospitato la celebrazione del giorno del Battesimo della Rus' e la commemorazione del santo principe Vladimir.

Le celebrazioni di quest'anno sono state drammaticamente diverse dagli anni precedenti. Si poteva immediatamente vedere che differivano in tanti modi: dalla composizione dei partecipanti al loro numero, all'atteggiamento nei loro confronti da parte delle autorità, dei media e della società ucraina.

Diamo un'occhiata più da vicino a ciò che è cambiato proprio nell'anno 2019.

300 mila credenti si uniscono alla grande processione della Croce

Sorprendentemente, nella processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina nel 2019 c'erano ancora più credenti che in passato.

L'anno scorso c'erano molti partecipanti, ma avevano un umore completamente diverso – che può essere caratterizzato come un umore "prima della tempesta". Ricordiamo perfettamente le processioni che avevano avuto luogo nei momenti più difficili, quando la Chiesa era sottoposta a forti pressioni da parte delle autorità, scismatiche e dei media, quando vescovi e credenti erano semplicemente diffamati e molestati, quando il Fanar e Poroshenko avevano già annunciato la legalizzazione degli scismatici e i credenti non potevano credere che la Chiesa madre fosse capace di un simile tradimento.

Quindi i fedeli hanno pregato per la conservazione della loro Chiesa e le loro preghiere sono state esaudite.

Quest'anno c'era un umore completamente diverso. I credenti irradiavano luce, gioia e ispirazione.

Il metropolita Luka, rettore dell'eparchia di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina: "I fedeli hanno rivelato una sorta di gioia speciale. Se prima, negli ultimi 5 anni, i credenti erano preoccupati di cosa sarebbe successo loro e cosa sarebbe successo l'anno prossimo, quest'anno la gente veniva da me a dirmi: vladyka, non si dimentichi di noi l'anno prossimo, andremo sicuramente. Quindi non vedono l'ora che arrivi il futuro".

Il metropolita Irinej, rettore dell'eparchia di Dnepropetrovsk della Chiesa ortodossa ucraina: "Ho avuto un colloquio con vescovi di molte eparchie: sono venuti molti credenti. Complessivamente, ne vengono segnalati più di 300 mila. Questa è la grazia di Dio; la gente sentiva la vera libertà, che è molto apprezzata".

Il metropolita Ioasaf, rettore dell'eparchia di Kirovograd della Chiesa ortodossa ucraina: "L'anno scorso, la nostra Chiesa ha vissuto vere persecuzioni che hanno consolidato i fedeli. Ieri (27 luglio, ndc) c'era un mare di persone, in concerto, con voce e cuore unificati, che glorificava Dio e testimoniava la propria fede ortodossa ancestrale".

Nonostante la frode del vecchio regime con il Tomos, nonostante i grandi sequestri di luoghi di culto e le persecuzioni reali, la Chiesa ha resistito e si è rafforzata. La gente ha pregato quest'anno. Ma queste erano piuttosto preghiere di gratitudine.

Con il vecchio potere sparito, sono scomparsi i problemi legati all'organizzazione della processione della croce della Chiesa ortodossa ucraina

Tutti gli anni precedenti, una vera isteria era alimentata dalla processione religiosa della Chiesa ortodossa ucraina - i partecipanti erano chiamati terroristi e separatisti in tonache che coprivano le armi. Sono state espresse richieste di arrestare i credenti e di vietare la loro processione. Gli attivisti non hanno fatto arrivare gli autobus con i credenti dalle eparchie a Kiev, la polizia ha trovato bombe lungo il percorso della processione della Croce e gli agenti delle forze dell'ordine hanno avvertito con zelo di imminenti provocazioni, naturalmente da parte dei servizi segreti russi.

Vadim Skibitskij, rappresentante della principale unità investigativa del ministero della Difesa dell'Ucraina (discorso durante la processione della croce della Chiesa ortodossa ucraina nel 2016): "Le azioni provocatorie contro lla Chiesa ortodossa ucraina saranno organizzate e condotte dai servizi segreti russi con coinvolgimento di gruppi criminali".

Nel 2016, i deputati del Consiglio comunale di Borispol hanno generalmente vietato ai credenti della Chiesa ortodossa ucraina di entrare in città. Ricordiamo anche che la polizia ha perquisito a fondo i credenti e i loro averi.

La vera isteria di odio verso i partecipanti alla processione si era gonfiato nei media, con insulti da parte di giornalisti e persino di ministri.

Roman Chajka, giornalista di Channel 5 (trasmissione in diretta nel 2016): "Queste giovani persone simili a tori (nella processione della Chiesa ortodossa ucraina ndc) sembrano molto solide sullo sfondo delle donne anziane con il cervello colpito dall'Ortodossia".

Evgenij Nishchuk, ministro della cultura ucraino (trasmissione in diretta nel 2016): "Lì (nella processione della Chiesa ortodossa ucraina, ndc) ci sono solo persone assolutamente... Beh, sono persone inadeguate."

Oleg Bondarenko, un attivista (dal suo discorso ai credenti della Chiesa ortodossa ucraina nel 2016): "Non lascerete Kiev vivi, voi che preghate un Dio alieno, il Dio di Mosca".

Nel 2019, nonostante il numero record di partecipanti, la processione è stata quasi impercettibile, infatti, si è conclusa come avrebbe dovuto in uno stato la cui Costituzione afferma che la Chiesa è separata da essa.

Ci sono state informazioni quasi neutrali nei media sulla processione della croce della Chiesa ortodossa ucraina, la polizia non ha istituito alcuna rete di metal detector. Ma la cosa più sorprendente è che non ci sono state provocazioni.

L'avvocato Andrej Portnov ha scritto senza mezzi termini: "La processione della croce a Kiev. Nessuna notizia di spie russe, provocazioni di servizi speciali e ufficiali dei servizi segreti russi travestiti con le tonache. Hanno esaurito il cibo di cui il paese è stato riempito per cinque anni da Poroshenko, Parubij e altri. La conclusione breve è che, con la loro partenza dal potere, l'ostilità religiosa è giunta al termine".

Niente Poroshenko – niente partecipanti alla processione della croce degli scismatici

Non è un segreto che il Patriarcato di Kiev abbia sempre cercato di presentarsi come la più numerosa denominazione in Ucraina. A tal fine, è stata fatta una varietà di sondaggi, che è stata instancabilmente evidenziata dai media e accentuata dagli stessi scismatici.

Filaret, capo del "patriarcato di Kiev" (dal sondaggio del 2017): “La nostra processione della Croce è più grande – più clero e più fedeli, molti di più. Allo stesso modo il patriarcato di Kiev oggi è la più grande chiesa in Ucraina".

Evstratij Zorja, portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (dalla trasmissione in diretta nel 2017, quando ricopriva la carica di portavoce del "patriarcato di Kiev"): “Il patriarcato di Kiev ha 2–2,5 volte più sostenitori del Patriarcato di Mosca (la Chiesa ortodossa ucraina, ndc). Il numero di coloro che appartengono al patriarcato di Kiev è in aumento di anno in anno, mentre il numero di coloro che sono affiliati al Patriarcato di Mosca (la Chiesa ortodossa ucraina, ndc) è in costante calo".

Ma le due consecutive processioni religiose della Chiesa ortodossa ucraina il 27 luglio e del "patriarcato di Kiev" il 28 luglio hanno sempre vividamente dimostrato che tutto questo discorso è solo un proclama vuoto.

Dopo l'Euromajdan, le cosiddette denominazioni patriottiche del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" hanno stretto un'alleanza con le nuove autorità e sono diventate uno dei portavoce della loro politica.

In risposta, le autorità hanno sostenuto pienamente queste strutture e hanno iniziato a promuovere i loro interessi. Non gratis, ovviamente.

È noto che uno dei pilastri principali della campagna presidenziale di Poroshenko era il Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutte le risorse del potere statale sono state impiegate per promuovere questo progetto. In particolare, ciò ha incluso l'organizzazione della processione del "patriarcato di Kiev" nel 2018: presenza in massa di dipendenti pubblici da tutto il paese, distribuzione di bandiere nazionali ucraine e striscioni, trasmissione attraverso tutti i canali centrali.

Ma tutti questi sforzi non hanno aiutato né Poroshenko né la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Petro Poroshenko ha avuto una schiacciante sconfitta nelle elezioni presidenziali e poi parlamentari. Inoltre, prima delle elezioni alla Rada, Poroshenko si è impegnato ad attirare i greco-cattolici e a esortare tutti a pregare con loro.

Petro Poroshenko, deputato dell'Ucraina: “Sono qui oggi, insieme a centinaia di migliaia di persone, quindi preghiamo insieme. Prendete parte alla preghiera condivisa e questa rimarrà per sempre nel vostro cuore. Scusate, ma non lo sentirete in televisione, è incredibile. Chiunque voi siate - venite a Zarvanitsa (centro di pellegrinaggio su larga scala della Chiesa greco-cattolica ucraina, ndc) alla funzione".

Sebbene Poroshenko sia venuto a prendere parte alla processione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" quest'anno, la sua presenza non ha aiutato questa struttura. In effetti, non è più il presidente, ma un deputato ordinario, il cui partito ha ricevuto circa l'8% dei voti. Non ha più la stessa fantastica quota di risorse amministrative, rispettivamente: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è tornata al punto di partenza.

Possiamo confrontare le loro tre processioni.

Nel 2017, la colonna del "patriarcato di Kiev" sembrava più che modesta. Nel 2018, grazie a Poroshenko c'era un ambito davvero imperiale. E nel 2019, c'erano tante persone quante nel 2017 e negli anni precedenti.

Possiamo vedere l'intera colonna della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dalle immagini dall'elicottero. È difficile dire quante persone ci fossero, ma anche la polizia che aveva ancora il personale dal tempo di Poroshenko ha contato che i partecipanti alla "processione religiosa ucraina" della "della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" erano quattro volte meno rispetto al passato - 15 mila contro 60.

Uno scisma nei gruppi scismatici

Lo slogan principale di Poroshenko, del Fanar e degli scismatici durante la formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era quello della presunta unificazione di TUTTA l'Ortodossia ucraina.

Certo, era una vera bugia. Ed è divenuta ancora più evidente dopo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si è divisa in sé.

Ricordiamo che nel giugno del 2019 Filaret ha affermato che il Tomos è in realtà una schiavitù; la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dipende dal Fanar, quindi è stata causata una nuova divisione. E dal momento che non ha più risorse come negli anni precedenti, nel giorno del Battesimo della Rus', Filaret ha tenuto la sua piccola processione separata intorno alla cattedrale di san Vladimir.

***

Ma non importa quanti scismi possano avere gli scismatici, i credenti della Chiesa ortodossa ucraina non vi prestano attenzione.

La processione nel giorno del Battesimo della Rus' è diventata così vasta che nel 2019 era già chiamata grande. Ed è davvero così.

Non ci sono processioni ortodosse di questa portata, forse, ovunque, in nessuna Chiesa locale. Ma la cosa principale non è nemmeno il numero di partecipanti.

La grande processione della Croce è un luogo in cui i cristiani ortodossi possono sentire la loro unità e la loro forza. Dopo tutto, la nostra Chiesa è composta da migliaia di comunità che quasi sempre pregano separatamente nelle loro chiese.

E ora in un solo posto e in una sola volta, possiamo vedere quanti di noi sono brillanti, puri, fedeli alla nostra fede, fedeli alla Chiesa, fedeli a Cristo.

In tutti gli stati e in ogni momento hanno sempre cercato di costituire una società ideale, ma ogni volta questo non ha avuto successo. Lo sforzo è fallito perché in questa società non c'era posto per Cristo.

Ognuno di noi ortodossi cerca di vivere in modo tale da entrare nel Regno dei Cieli. È là, nella Gerusalemme celeste, che esiste una società ideale che è irraggiungibile sulla terra.

E qui, alla grande processione della Croce, possiamo già vedere molti dei suoi futuri residenti.

 
La Chiesa ortodossa greca tra ortodossia e liberalismo
Segnaliamo un articolo sulla Chiesa ortodossa della Grecia, apparso il 18 ottobre 2013 sul magazine "Mondogreco.net", e riportato sul Blog per appunti, che tratta di diverse materie relative alla Grecia. L'articolo è scritto con competenza giornalistica (anche se un po' troppo legato a temi di scandali contemporanei per presentare un quadro obiettivo) e può aiutare il lettore italiano a capire la complessità degli equilibri che coinvolgono la Chiesa greca in ogni evento della gestione dello Stato.
 
Governi cristiani pro-famiglia?

"anche all'interno dell'Unione Europea, le guerre culturali sul diritto di famiglia e sulla politica familiare si stanno effettivamente riscaldando... e forse (forse!), in alcuni punti, i cristiani stanno avanzando!"

Mentre la catastrofica seconda guerra mondiale stava volgendo al termine nel 1945, i politici cristiani cercarono il modo di ricostruire la civiltà cristiana occidentale sulle rovine materiali e morali dell'Europa. Con le eccezioni di Gran Bretagna, Svizzera e Svezia, tutti gli stati dell'Europa occidentale e centrale erano stati diretti da governi o da conquistatori fascisti o nazisti durante i dieci anni precedenti. A volte per elezione, a volte per sconfitta militare, la democrazia era stata ripudiata. Allo stesso modo, anche il regime economico del liberalismo classico si basava sulle nozioni dei contratti e della concorrenza libera, che avevano contribuito ai disordini dell'inizio del XX secolo. E ora, l'Armata Rossa si stava riversando nell'Europa orientale e forse oltre.

Come si potevano rimettere insieme le cose? Come si potevano mitigare le estreme disuguaglianze, le depressioni ricorrenti e le perturbazioni sociali apparentemente inerenti al capitalismo liberale? Come si potevano contrastare la ritirata dal matrimonio e la fertilità in rapida caduta? Come si poteva ricostruire la democrazia all'interno di un convincente quadro morale?

Democrazia Cristiana

Si cercò una risposta nella Democrazia Cristiana. Le sue origini risalgono, tra i cattolici romani, al Partito centrale della vecchia Germania, lanciato nel 1858. Sotto l'influenza di Wilhelm Emmanuel von Ketteler, vescovo di Magonza, questa visione del cattolicesimo sociale respingeva un "assolutismo capitalista" che minacciava la vita familiare. Sosteneva le associazioni lavorative cristiane che volevano abbreviare i giorni lavorativi, consegnare ai padri salari per la famiglia e vietare il lavoro di madri e bambini nelle fabbriche e nelle miniere. Tali idee aiutarono a inquadrare le grandi encicliche sociali cattoliche Rerum Novarum e Quadragesimo Anno.

Tra i protestanti, obiettivi simili animarono il Partito anti-rivoluzionario dei Paesi Bassi, fondato dal pastore riformato Abraham Kuyper nel 1879. Il nome del gruppo rifletteva una feroce opposizione a quella che Kuyper chiamava la "potenza mondiale anticristiana" della Rivoluzione francese e delle sue curiose forme di progenie: sia il socialismo che il capitalismo atomistico, che condividevano un'ostilità nei confronti della vita familiare cristiana. Di conseguenza, come i cattolici romani, questi protestanti olandesi enfatizzarono la protezione dei matrimoni e delle case cristiane dagli incentivi anti-familiari inerenti a entrambe le forme di industrialismo. Per esempio, in una diatriba di esattamente 150 anni fa, il pastore Kuyper denunciava i "mercanti giganteschi", i Walmart o gli Amazon.com dei suoi tempi:

[Nell'ordine industriale] ogni bambino non dovrebbe più bere latte caldo dal seno della propria madre; dovremmo avere una miscela tiepida preparata collettivamente per tutti i bambini. Ogni bambino non dovrebbe più avere un posto dove giocare a casa accanto a sua madre; dovrebbero andare tutti in una scuola materna comune.

Avvicinandosi ai nostri tempi, all'inizio degli anni '40, scrittori cristiani democratici come Emmanuel Mournier, Etienne Gilson ed Etienne Bourne hanno trovato una nuova lingua per dare energia a un partito cristiano radicale per combattere le disuguaglianze e le corruzioni che infettano la moderna vita europea, un partito "duro", un partito degno di Cristo. Hanno denunciato il comunismo per il suo materialismo, la sua collettivizzazione di tutte le proprietà e la sua ostilità nei confronti della religione rivelata. Hanno anche respinto l'atomismo del "liberalismo borghese" per la sua "indifferenza verso le istituzioni di base come la famiglia". Scrivendo in Svizzera, l'economista Wilhelm Roepke ha chiesto che un'Europa ricostruita poggiasse sulla "solidarietà naturale dei piccoli gruppi, soprattutto della famiglia".

E così è successo... per circa vent'anni. I partiti cristiano-democratici sono saliti al potere in Francia, Paesi Bassi, Italia e Germania occidentale. Questi governi hanno definito le condizioni spirituali e politiche che hanno permesso una rapida, in effetti, quasi miracolosa, ripresa economica in Europa. Hanno anche dato forma a stati assistenziali che sostengono ampiamente le famiglie tradizionali: con padri che guadagnano un "salario familiare", con madri in grado di stare a casa a tempo pieno e con una relativa abbondanza di bambini. Le politiche preferite includevano assegni familiari, agevolazioni fiscali per le coppie sposate, sussidi per l'alloggio familiare e la formazione obbligatoria degli scolari in economia domestica: per le ragazze, cucito, cucina e assistenza all'infanzia; per i ragazzi, carpenteria, lavorazione dei metalli e meccanica semplice. E dopo 70 anni di costante declino della fertilità, le nazioni dell'Europa occidentale hanno avuto i loro boom di matrimoni e di bambini.

Entropia occidentale, energia orientale

Allora, cos'è successo? Perché la visione cristiano-democratica ha vacillato dopo il 1965? Nel linguaggio secolare: entropia morale. In termini cristiani: peccato originale. L'energia giovanile e il senso di positivo attivismo politico cristiano – dominante negli anni '40 e '50 – si dissiparono. I risultati recenti, basati sulla fede religiosa e sulla disciplina, erano stati dati per scontati. La corruzione si insinuò, in particolare in Italia. Alla fine degli anni '60, i partiti cristiano-democratici dell'Europa occidentale erano – nella migliore delle ipotesi – difensori pragmatici, burocratici e auto-soddisfatti dello status quo. Potevano trovare modi di trasmettere l'entusiasmo e l'eroismo del loro progetto alla generazione successiva, ma non l'hanno fatto.

Le principali critiche cristiane agli eccessi del liberalismo e del capitalismo atomistico sono scomparse. Così, quando una nuova crisi di valori colpì i paesi europei alla fine degli anni '60 – una crisi spesso chiamata "lo spirito del '68", i democratici cristiani erano diventati prematuramente vecchi e noiosi, screditati custodi di un nuovo materialismo. Mentre una crescente sinistra sessuale sfidava la famiglia cristiana, i partiti democratici cristiani cedettero: prima sulla contraccezione, poi sull'aborto e infine sul matrimonio stesso. Entro l'anno chiave 2000, il cosiddetto "modello svedese" era arrivato a dominare le politiche sociali dell'Unione Europea: la completa decostruzione del matrimonio; la criminalizzazione del principio del "salario familiare"; attacchi finanziati dallo stato contro le unioni coniugali e la naturale fertilità umana; e l'indottrinamento dei bambini in un nuovo paganesimo sessuale.

Tuttavia, mentre la Democrazia Cristiana perdeva la sua attenzione e la sua fede motivante nell'Europa occidentale, trovava nuova energia in Oriente, tra le nazioni che si erano scrollate di dosso la tirannia comunista nel 1989-1991. Inizialmente, i partiti liberali hanno avuto un particolare successo alle elezioni, poiché gli europei dell'est desideravano ardentemente ottenere le libertà negate da tempo. Nel giro di pochi anni, tuttavia, hanno appreso che il liberalismo che avevano appena importato dall'Occidente non era di tolleranza, armonia e ordine morale. Invece, era la sua versione contorta derivata dalla rivoluzione sessuale della fine degli anni '60: il liberalismo dell'edonismo e dell'autorealizzazione. Aveva rapidamente prodotto effetti devastanti sulla vita familiare: aumenti dei tassi di divorzio; crollo dei tassi di matrimonio; e un record di bassa fertilità.

Quindi gli europei dell'Est alla fine si sono rivolti alla Democrazia Cristiana per le risposte politiche – in una versione più dura, tuttavia, condizionata da un conflitto sostenuto con i partigiani della rivoluzione sessuale, sia a livello regionale che globale. Di conseguenza, questa volta l'attenzione è stata molto più diretta sulla famiglia. Per esempio, i parlamentari democratici cristiani di Slovacchia, Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Lituania ed Estonia si sono incontrati nel 2005 e hanno emesso la loro "Prima Dichiarazione sulla Famiglia", impegnandosi a:

Coordinare i nostri sforzi a favore della famiglia naturale, del matrimonio e del valore intrinseco di ogni vita umana in modo che la futura Europa non sia  più  associata alla cultura della morte, all'egoismo istituzionalizzato e al declino della popolazione, ma alla conservazione di valori religiosi, etici e culturali che migliorano la vita virtuosa.

Fidesz in Ungheria

I più riusciti di questi movimenti politici, tuttavia, non hanno usato l'etichetta "cristiano democratico", in parte, a quanto pare, per evitare confusione con i partiti compromessi dell'Occidente. In Ungheria, per esempio, il partito cristiano pro-famiglia si chiama  Fidesz. Guidato da Viktor Orbán, un convertito al calvinismo, questo partito ha avanzato una politica familiare cristiana, progettata per sostenere matrimoni sempre più numerosi e meno avanti negli anni e per consentire un aumento del tasso di natalità della nazione. Con questa visione frontale e centrale, Fidesz ha vinto enormi vittorie elettorali nel 2010, nel 2014 e di nuovo nel 2018, incluse maggioranze costituzionali. Da allora il partito ha capovolto l'Ungheria e l'Unione Europea, con costernazione dei rivoluzionari morali e sessuali di Bruxelles.

In effetti, in un recente discorso, una dei colleghi di Orbán – Katalin Novak, ministro per la famiglia e la gioventù – ha aperto con un'immagine di PowerPoint che mostra gli attuali primi ministri di Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Svezia. Questi condividevano un tratto: erano tutti senza figli. Ha quindi mostrato un'immagine dei ministri (o membri di gabinetto) che prestano servizio nell'attuale governo ungherese di Fidesz: erano tutti sposati e tutti avevano figli, una media di oltre tre. Ha concluso: "Questa è la differenza principale tra l'Ungheria e il resto dell'Unione Europea".

Orbán è comunemente denunciato dai media occidentali per la sua risposta alla crisi dei rifugiati in Europa del 2015: ha creato con successo una barriera e ne ha offerto un motivo. Orbán ha riferito che mentre Bruxelles considerava gli immigrati islamici come una soluzione al declino della popolazione europea, l'Ungheria ha preso una strada diversa: dando forma a "una politica familiare che incoraggi la nascita dei bambini" in modo che i campi da gioco "echeggino con le grida felici dei bambini" piuttosto che con le sirene della polizia, e "rinnovandoci spiritualmente". Ha continuato: "L'Ungheria... proteggerà le sue famiglie a tutti i costi, indipendentemente dall'opposizione che potrebbe venire da Bruxelles". Questo ripristino di quella che lui chiama "fertilità naturale" non è solo una causa nazionale, ma piuttosto "la causa nazionale... Ed è anche una causa europea; non solo una causa europea tra le tante, ma la causa europea".

In particolare, nell'ultimo decennio, il  governo di Fidesz in Ungheria ha implementato una serie incredibile di politiche per incoraggiare il matrimonio e la fertilità: massicci sgravi fiscali (i più recenti prevedono che le madri di quattro o più figli siano esentate dalle imposte sul reddito per tutta la vita); il condono dei debito studenteschi attraverso la nascita di bambini; grandi sussidi per l'acquisto di una casa di famiglia; un generoso sostegno alla prima infanzia, comprese le indennità per la cura dei genitori a tempo pieno; e bonus a matrimoni e nascite. Questi nuovi programmi rappresentano all'incirca il 4% del prodotto interno lordo dell'Ungheria. (L'equivalente americano sarebbe una nuova sbalorditiva spesa annuale di 800 miliardi i dollari, a sostegno diretto del matrimonio e dei figli naturali – più di quanto riceva il Pentagono!)

Questa è la nuova lingua e il nuovo programma politico di un conservatorismo sociale che emerge in Europa nel vuoto sociale e morale lasciato dal fallimento sia del comunismo che del liberalismo basati sull'auto-realizzazione.

Legge e giustizia in Polonia

Una trasformazione simile è iniziata anche in Polonia, dove il partito Legge e Giustizia persegue un'autentica politica familiare cristiana. Fondato quasi due decenni fa dai fratelli gemelli Lech e Jarosław Kaczyński, Legge e Giustizia ha governato il paese nei primi anni 2000, con Lech eletto presidente nel 2005. Dopo la sua morte in un incidente aereo nel 2010, suo fratello ha riportato il partito al potere nel 2015. Legge e Giustizia privilegia limiti morali sulle società private (alcuni lo chiamano "capitalismo polacco") e sussidi per le famiglie di agricoltori, e fissa "nazione e famiglia" come valori guida economici, sociali e culturali. Il partito è a favore di severi divieti sull'aborto e si oppone all'eutanasia, alla fecondazione in vitro e all'intero ordine del giorno LGBT, compresi i partenariati civili. Come ha spiegato Kaczyński in un recente discorso, "Questo pericolo è un attacco alla famiglia, e un attacco condotto nel peggior modo possibile, poiché è essenzialmente un attacco ai bambini".

Il programma sociale principale del partito si chiama "500 Plus". Lanciata nel 2016, questa politica garantisce 500 złoty (130 dollari) al mese in contanti come sostegno per il secondo figlio e per ogni figlio successivo, senza un test di reddito. Ha dimostrato di essere estremamente popolare. Il partito liberale polacco odia "500 Plus", sostenendo che è retrogrado e che rovinerebbe l'economia della Polonia incoraggiando le madri a ritirarsi dal mercato del lavoro. Di fatto, l'economia polacca sta vivendo un boom, proprio come quella dell'Ungheria.

Per scoraggiare i giovani polacchi dall'emigrare in altre parti dell'Unione Europea, ma a rimanere invece a casa e a fondarvi famiglie, Legge e Giustizia ha anche proposto di eliminare le imposte sul reddito per tutte le persone di età inferiore ai 26 anni.

Una tendenza nella giusta direzione

Queste politiche familiari in Ungheria e in Polonia sono un ritorno al passato comunista? Nemmeno per sogno. Sono viste piuttosto come nuove espressioni dello spirito distributista del XXI secolo, il programma politico ed economico realizzato attraverso l'ispirazione cristiana da Hilaire Belloc e da G.K. Chesterton circa un secolo fa. Le sue idee: l'ampia distribuzione della proprietà produttiva tra le famiglie; protezioni per l'agricoltura su scala familiare, i negozi al dettaglio e la manifattura; e politiche fiscali che favoriscono il matrimonio, forti economie domestiche e molti bambini – queste cose saranno familiari a tutti i lettori del vecchio G. K.'s Weekly.

Tali politiche stanno avendo effetto? Sono emerse famiglie più grandi e più forti? In un certo senso, è troppo presto per dirlo, dal momento che la "fertilità completa", come la chiamano i demografi, richiede anni per manifestarsi. Tuttavia, in entrambe le terre, il tasso di fertilità coniugale – che qui è il numero chiave – è aumentato; in Ungheria, di oltre il 20 percento. La tendenza, almeno, ora è nella giusta direzione. La famiglia cristiana e l'etica sessuale, inclusa la loro componente economica, sono state nuovamente riportate nella legge e nella politica e potrebbero funzionare. Certamente, come ammetteranno anche i critici, le famiglie ungheresi e polacche stanno vivendo meglio.

Qualcos'altro sta accadendo anche nell'Europa orientale: le Chiese ortodosse stanno emergendo come attivi partecipanti ecumenici pro-famiglia e pro-vita. Qui dovrete permettermi quella che potrebbe essere vista come una forma spudorata di autopromozione. Infatti i due governi a favore della famiglia di cui ho discusso – il partito Fidesz al potere in Ungheria e il partito Legge e Giustizia al potere in Polonia – hanno un'altra cosa in comune: entrambi hanno ospitato i principali eventi del Congresso mondiale delle famiglie. In particolare, il presidente polacco Lech Kaczyński è stato presidente onorario del IV Congresso mondiale delle famiglie, tenutosi a Varsavia nel 2007, e il primo ministro ungherese Viktor Orbán è stato l'ospite e relatore principale dell'XI Congresso mondiale delle famiglie, tenutosi a Budapest nel 2017.

La conferma di Stoeckl

Per spiegare ulteriormente e per essere obiettivo, trarrò diverse citazioni e riferimenti da un saggio accademico apparso all'inizio di quest'anno nella rivista in lingua russa Stato, religione e Chiesa. Il saggio è scritto dalla dott.ssa Kristina Stoeckl, direttrice del progetto sui conflitti postconciliari all'Università di Innsbruck, in Austria. Noto che, nelle sue opinioni politiche e religiose personali, non è "una di noi"; tuttavia, è una specie rara di accademica moderna: una studiosa onesta.

La prof.ssa Stoeckl scrive: "Comincio questo articolo con un'esposizione narrativa del momento della fondazione russa del Congresso mondiale delle famiglie, basato su materiale d'archivio di prima mano e su interviste con i protagonisti". L'anno era il 1995; il luogo era Mosca; i protagonisti principali erano Anatolij Antonov, professore di sociologia e demografia all'Università statale di Mosca Lomonosov, e l'autore di queste righe, Allan Carlson.

Stoeckl continua: "Il Congresso mondiale delle famiglie promuove un tradizionale modello di famiglia patriarcale costruito attorno a marito e moglie uniti in un matrimonio e alla loro progenie biologica. Nella terminologia del Congresso mondiale delle famiglie, questa "famiglia naturale" è "parte dell'ordine creato" e "radicata nella natura umana"."

Corretto.

Scrive in seguito: "Concludo che i fondatori americani del Congresso mondiale delle famiglie hanno contribuito all'emergere di ambienti morali conservatori negli ex paesi comunisti... [così che] la battaglia per i valori familiari tradizionali si è diffusa dagli Stati Uniti in Russia e nell'Europa orientale e occidentale... Le dinamiche della diffusione delle idee sono state di reciproco interesse e reciprocità". Significato: nessuna coercizione in questa collusione!

Ancora una volta, corretto.

La prof.ssa Stoeckl osserva quindi che "Carlson, un luterano, era (ed è tuttora) coinvolto nella rivista cristiana conservatrice Touchstone, che ha sostenuto e coperto il Congresso mondiale delle famiglie sin dal suo inizio e promuove attivamente la cooperazione e la" fratellanza "di cattolici, protestanti e ortodossi."

Corretto.

E poi si riferisce a un certo James Kushiner, che descrive come i cristiani conservatori delle tre grandi tradizioni cristiane si sono riuniti per incoraggiamento reciproco. Citando il signor Kushiner: "Il movimento è divenuto noto come "il nuovo ecumenismo" e "l'ecumenismo delle trincee"... un movimento distinto e molto più efficace, in modo cruciale, degli sforzi ecumenici ufficiali".

Corretto.

La prof.ssa Stoeckl sostiene che questo nuovo ecumenismo rappresentato dal Congresso mondiale delle famiglie "è stato particolarmente efficace nel portare molte delle comunioni ortodosse orientali fuori dal loro lungo quietismo e dai ghetti etnici nella lotta globale per la famiglia. Questo è stato particolarmente... e direttamente... vero per le chiese ortodosse della Repubblica di Georgia, della Moldova e della Russia... incoraggiate da eventi del Congresso mondiale delle famiglie in ogni paese".

Ancora una volta, corretto.

E conclude: "In un'epoca in cui i conservatori cristiani negli Stati Uniti affermano di aver "perso la guerra culturale" [e qui cita il libro di Rod Dreher], l'Europa sembra essere diventata il nuovo sito delle guerre culturali tra progressisti e conservatori sociali. I conservatori sociali europei e in particolare russi non sembrano pensare a se stessi come ai perdenti delle guerre culturali; hanno appena iniziato le loro battaglie. E si sentono piuttosto incoraggiati dal fatto che i partiti populisti di destra in tutta Europa hanno riscoperto il cristianesimo".

Corretto, davvero!

Il riscaldamento delle guerre culturali

Per scegliere solo un altro esempio di spicco: l'ex partito italiano della Lega Nord ha ricevuto solo il 4% dei voti alle elezioni del 2012, nelle quali correva principalmente su un programma anti-immigrazione. Entro il 2018, tuttavia, il partito aveva adottato un programma politico a favore della famiglia che si basava fortemente sull'esperienza ungherese: il suo voto totale è salito al 18% e ha incluso, per la prima volta, molti cattolici tradizionali. In un'elezione per i rappresentanti al Parlamento europeo tenutasi lo scorso giugno, l'ormai ri-etichettata Lega ha vinto il 36% delle votazioni, rendendola di gran lunga il più grande partito in Italia.

E il Congresso mondiale delle famiglie, ancora una volta, era lì: il XIII congresso si era tenuto pochi mesi prima – nel marzo 2019 – nella città di Verona, la casa di Romeo e Giulietta. Il sindaco di Verona e il governatore della provincia – entrambi membri della Lega – erano i nostri ospiti formali; il vice primo ministro italiano Matteo Salvini, leader del partito, è stato uno degli oratori principali. L'evento ha attirato 25 reti televisive europee e altri 500 giornalisti. Il sabato dell'evento, circa 20.000 "femministe trans" e altri attivisti LGBT hanno marciato in segno di protesta, con occasionali esplosioni di violenza. Il giorno successivo, una domenica, oltre 30.000 difensori della famiglia naturale hanno marciato pacificamente per le antiche strade di Verona.

Quindi, anche all'interno dell'Unione Europea, le guerre culturali sul diritto di famiglia e sulla politica familiare si stanno effettivamente riscaldando... e forse (forse!), in alcuni punti, i cristiani stanno avanzando!

 
Dal nazionalismo allo scisma: i percorsi degli ex chierici della Chiesa ortodossa ucraina

i metropoliti Simeon (Shostatskij) e Aleksandr (Drabinko), gli arcipreti Andrej Dudchenko e Georgij Kovalenko sono ora nella stessa squadra degli organizzatori dello scisma ucraino. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come i metropoliti Simeon (Shostatskij) e Aleksandr (Drabinko), i sacerdoti Andrej Dudchenko e Georgij Kovalenko sono giunti allo scisma.

L'Ucraina soffre di uno scisma ecclesiale. È simile al veleno, che, una volta nel corpo, provoca un forte dolore. È come un tumore che drena la linfa vitale dal corpo. È come un feto morto che si decompone e distrugge la carne della madre. Lo scisma è il problema principale dell'Ucraina, e dà origine a un'ulteriore catena di disordine nell'ordine sociale e politico.

Ma l'effetto più pericoloso dello scisma non è nemmeno l'impatto distruttivo sulla vita dello stato nel suo insieme, quanto il cambiamento di personalità che inevitabilmente segue il loro passaggio alla falsa chiesa. La cosa più orribile è ciò che accade con lo scisma in un uomo, nella sua anima.

Non è necessario inventare qualche tipo di favola o storia dell'orrore. Gli esempi ci stanno davanti. Parleremo dei più famosi chierici che sono passati dalla Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Quello che fanno, dicono e scrivono ora lascia un'impressione deprimente. E pensi involontariamente quanto abbia ragione la Chiesa ad aver sempre considerato lo scisma come il peccato più grave ed aver visto solo un modo per risolvere questo problema: attraverso il pentimento degli scismatici.

Il fuggitivo dal "mondo russo"

L'ex metropolita Simeon (Shostatskij) della Chiesa ortodossa ucraina, ora è chierico della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si è laureato al seminario di Mosca, è stato tonsurato un monaco al monastero Danilovskij. Alla sede episcopale di Vinnitsa si è dimostrato un buon amministratore, rispettato dai fedeli della Chiesa. Poco prima del "concilio d'unificazione" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha ingannato il gregge, promettendo di non parteciparvi, ma alla fine è apparso al "concilio". Da quel momento è iniziata l'altra storia del metropolita: la storia delle menzogne, del tradimento, dell'astuzia gesuitica, della confusione della mente.

Simeon ha iniziato il suo percorso verso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con il sequestro della cattedrale di Vinnitsa. Come capo della comunità, il metropolita ha messo in anticipo persone di sua fiducia ai dieci posti di consiglio che determinano il destino legale della comunità. Il giorno del "concilio d'unificazione", la chiesa è stata occupata da uomini robusti in uniforme sportiva che, insieme ai dipendenti della SBU, hanno messo "guardie" e hanno portato via le chiavi della cattedrale.

Il trasferimento della comunità della cattedrale alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stato "unanime" – dieci persone più Simeon hanno votato per cambiare la giurisdizione. E 300 parrocchiani, metà del coro, l'intero coro dei bambini, quasi tutti i sacerdoti sono stati costretti ad andarsene.

Poco dopo aver lasciato la Chiesa canonica, Simeon ha dichiarato che non c'era amore nella Chiesa ortodossa ucraina e che lui stesso aveva ingannato la gente per molti anni, predicando le idee del "mondo russo". L'osservazione dell'ex metropolita secondo cui al clero della Chiesa ortodossa ucraina sono stati offerti soldi perché non andassero alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (Simeon non ha fornito alcuna prova di fatto) ricevette ampia pubblicità.

Il 28 dicembre 2018, il metropolita Simeon ha intentato un'azione legale presso il tribunale della città di Vinnitsa con una richiesta di annullamento del decreto del 17 dicembre del metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, che lo ha sollevato dall'amministrazione dell'eparchia di Vinnitsa della Chiesa ortodossa ucraina e lo ha sospeso dal sacerdozio. Il tribunale ha respinto il reclamo.

Spaventato dal fatto che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina offrissero preghiere vicino alla cattedrale sequestrata di Vinnitsa, Simeon ha detto che "volevano prendere la cattedrale dalla Chiesa ortodossa dell'Ucraina così che la lingua ucraina non sia ascoltata nella Cattedrale della Trasfigurazione, così che quelli di voi che bramano una Chiesa ucraina siano maledetti ex cathedra fino alla decima generazione, così che nella cattedrale si predichi l'ideologia del cosiddetto "mondo russo" piuttosto che la fede cristiana".

Oggi l'ex metropolita rimane in una struttura scismatica, continuando a insolentire i fratelli e i colleghi di ieri. Ovviamente, soffre del fallimento al "concilio d'unificazione", dove non è stato eletto alla guida della "Chiesa" appena formata. È anche tormentato dal fatto che il progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia fallito a Vinnitsa, dove Simeon ha perso la maggior parte delle sue parrocchie. Allo stesso tempo, il vescovo disertore non riesce a umiliarsi mostrando pentimento e a tornare alla Chiesa ortodossa ucraina.

A questo proposito, vengono in mente le parole del metropolita Luka di Zaporozh'e: "Se osserviamo le storie personali degli attuali leader della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", notiamo immediatamente il fatto sgradevole che sono unite da una specifica passione peccaminosa – l'incapacità di perdonare. Il rancore come qualità è la tendenza di una persona a manifestare persistenti e ossessivi ricordi di risentimento, insulto, ingiustizia, "male e danno". Inoltre, una persona presa dalla malizia non ha sincero desiderio di perdonare e spesso vuole vendicarsi".

L'accusatore degli scismi di ieri

L'ex metropolita Aleksandr (Drabinko) della Chiesa ortodossa ucraina, ora è "metropolita" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si è laureato al Seminario teologico di Mosca, poi all'Accademia teologica di Kiev. Nel 2002, ha difeso la sua tesi "L'Ortodossia nell'Ucraina post-totalitaria (pietre miliari della storia)", in cui stigmatizzava il "patriarcato di Kiev", la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il Patriarcato di Costantinopoli, le cui azioni in Estonia ha definito direttamente anti-canoniche. La brochure di Aleksandr (Drabinko) "Perché i gruppi scismatici in Ucraina sono chiamati non canonici" è stata ristampata tre volte. È stato uno degli sceneggiatori del film "Anatomia dello scisma" (2003), in cui era espressa una posizione inequivocabile sugli scismi autocefalisti ucraini: lo scisma è un peccato che può essere guarito solo dal pentimento di coloro che vi sono caduti e dal loro successivo ritorno.

Ma quando Drabinko è entrato in relazioni a vari livelli con membri di gruppi autocefalisti, le sue idee hanno iniziato a cambiare. Anche la sua vita è cambiata.

Il 21 febbraio 2012, il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha licenziato Drabinko dalla carica di presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina e di editore capo del sito web ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina, e lo ha ritirato da membro permanente del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina. Il riferimento al verbale n. 23 della riunione del Sinodo dice quanto segue:

“Le sue (del metropolita Aleksandr, ndc) azioni distruttive e i suoi comportamenti scorretti, i suoi intrighi e il suo stile di vita seminano confusione e sospetto tra episcopato e clero, causando grande imbarazzo tra i credenti. <...> Utilizzando le cariche di segretario del primate della Chiesa ortodossa ucraina, di membro permanente del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina e di capo del Dipartimento degli esteri della Chiesa ortodossa ucraina, si permette di criticare apertamente le decisioni dell'autorità suprema della Chiesa sui media nazionali secolari, opponendo artificialmente il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina al suo primate. <...> Si concede di diffamare in modo inequivocabile i suoi confratelli arcipastori, membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina, organizza la pubblicazione in media anti-ecclesiali di documenti ecclesiali strettamente confidenziali destinati esclusivamente ai membri del Santo Sinodo".

Commentando questa decisione del Sinodo, l'allora cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, l'arcivescovo Mitrofan (Jurchuk), ha affermato che l'arcivescovo Aleksandr aveva spacciato i suoi pensieri come opinione del metropolita Vladimir, primate della Chiesa ortodossa ucraina.

Nel giugno 2013, in numerose pubblicazioni mediatiche e nella blogosfera, il nome dell'arcivescovo Aleksandr si è rivelato collegato alla storia del rapimento di due monache: la badessa e una delle abitanti del monastero Pokrovskij di Kiev. L'arcivescovo è stato coinvolto in un procedimento penale come testimone.

Il 25 maggio 2018, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha risolto di "invitare sua Eminenza il metropolita Aleksandr di Perejaslav-Khmelnitskij e Vishnevoe a non diffamare la mitra che indossa con il suo comportamento e la sua vita indecente, e ad astenersi anche da qualsiasi discorso pubblico e dichiarazioni che causino indignazione tra episcopato, clero e laici della Chiesa ortodossa ucraina e mettano in imbarazzo i cuori dei credenti. Se questa ammonizione fraterna sarà ignorata, il Santo Sinodo dovrà prendere un'altra decisione disciplinare-canonica".

Pur essendo ancora un metropolita canonico, Drabinko non ha esitato a diffamare la Chiesa, che è la sua madre spirituale e in cui ha ricevuto tutto: tonsure monastiche, sacerdozio, ufficio ecclesiale, istruzione, ecc.

“La Chiesa ortodossa ucraina è diventata un'isola di identità russa in Ucraina. <...> Non è un caso che gli esperti politici russi vedano la Chiesa ortodossa ucraina come il più grande "partito russo" in Ucraina. <...> La Chiesa ortodossa ucraina è veramente la più grande "isola russa" nelle "acque" pubbliche ucraine. <...> Negli ultimi anni, la Chiesa ortodossa ucraina ha costantemente perso terreno, perdendo parrocchiani" (da un'intervista al sito web "Riva sinistra" del 7 gennaio 2017).

Allo stesso tempo, il vescovo ha ammesso di essere ... il principale ideologo del "mondo russo": "Sapete che la teoria del" mondo russo "sostanzialmente mi appartiene? Quindi, se abbiamo un solo spazio slavo, non vi è alcun problema che il patriarca di Kiev e di Tutta la Rus' sia a Kiev" (da un'intervista al giornale "Segodnja" del 16 luglio 2010).

Sua Beatitudine Onufrij si è dispiaciuto per vladyka Aleksandr fino alla sua caduta nello scisma. Mentre il clero di Kiev era oltraggiato dalle azioni e dalle dichiarazioni dell'odioso metropolita, sua Beatitudine ha pregato per lui e non ha intrapreso alcuna azione canonica.

Il metropolita Aleksandr ripaga sua Beatitudine per la sua indulgenza e l'amore fraterno in modo molto particolare. Dopo il tradimento della sua Chiesa nativa e il trasferimento al Patriarcato di Costantinopoli e poi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Drabinko ha fatto causa al metropolita Onufrij. Il documento portava la seguente descrizione: "per la protezione dell'onore, della dignità, della reputazione sociale e del risarcimento del danno morale (non di proprietà)".

Le successive dichiarazioni di Drabinko possono essere raccolte in un libro di aforismi. È difficile dire cosa sia più numeroso: bugie o invenzioni, eresie o analfabetismo, doppi standard o manipolazione deliberata dei fatti.

Per esempio, in una recente intervista, ha affermato: "Abbiamo la Chiesa ortodossa dell'Ucraina, che ha preso il suo posto nei dittici delle Chiese locali ortodosse e non andrà da nessuna parte. Coloro che non hanno fede in questo credono che Putin arriverà con i carri armati e non avremo più l'Ucraina".

L'ex metropolita ha detto di vladyka Gedeon (Kharon) che quest'ultimo al Senato degli Stati Uniti "stava scherzando, lamentandosi dell'oppressione, della persecuzione, che la Chiesa ortodossa ucraina avrebbe recentemente sperimentato da parte dell'attuale potere politico in Ucraina".

Dopo che la Chiesa ortodossa cipriota ha iniziato a raccogliere firme in difesa dei diritti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina di intentare una causa presso la Corte europea dei diritti umani, Drabinko ha definito questo gesto una "provocazione".

Commentando il ritorno del sacerdote Nikolaj Brega insieme alla sua comunità dallo scisma alla Chiesa canonica, il vescovo bandito dal sacerdozio ha notato che padre Nikolaj "si pente come le  galline della fattoria di Orwell" e ha chiamato il pentimento "cadere in ginocchio" di fronte al khan con un cappello bianco", "schiavo e asiatico", e la manifestazione della "macchina totalitaria propagandistica del tipo ortodosso di Mosca" .

A proposito, Drabinko ha immediatamente "licenziato" padre Nikolaj Brega dal posto di rettore e ha ordinato di sigillare la sua chiesa. Ecco un esempio di "democrazia europea".

Forse solo la preghiera può aiutare qui. Cadere nello scisma ha davvero confuso la mente dell'ex vescovo. Una coscienza malsana provoca una mente malsana. Ma è un uomo istruito e relativamente giovane. Come si suol dire, una volta aveva molte buone qualità umane. Dov'è andato tutto? Davvero, quando Dio vuole punire una persona, prima la rende folle.

Il moderno modernista

L'arciprete Andrej Dudchenko è un ex chierico di una chiesa che ho frequentato per otto anni. Una persona di larghe vedute, un buon pubblicista in passato fino a quando non è stato portato via dalle idee dell'autocefalia ed è entrato in contatto con gli scismatici. Ciò che ha iniziato a scrivere e dire in seguito è andato oltre i limiti del modernismo più moderno. Non sorprende che nei primissimi giorni dell'esistenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Dudchenko fosse già lì.

“La Chiesa di Dio in Cristo è più ampia, più profonda e più grande della mia ristrettezza confessionale ... La Chiesa di Dio esiste – ed è composta da tutti coloro che sono fedeli a Dio e al suo Cristo. Ovunque si trovino queste persone, indipendentemente a quale delle giurisdizioni terrestri sparse e divise possano appartenere".

Questo non è scritto da un protestante – è scritto da un prete ortodosso (allora sacerdote della Chiesa canonica). Per lui, la Chiesa è generalmente composta da tutti i credenti in Cristo, senza differenze confessionali. Credi ciò che vuoi, prega con chi vuoi e come vuoi... Non ci sono motivi per alcuna divisione!

Una citazione da un altro articolo di Dudchenko: "Tra tutte le raffinate formulazioni teologiche, ripetiamo la confessione della fede nella Chiesa: 'una, santa, cattolica e apostolica'. Ma dov'è questa chiesa? Puoi ripetere il Simbolo della Fede memorizzato e calmarti, ma è sufficiente aprire gli occhi per assicurarti che la Chiesa non è chiaramente una cosa sola con noi. Siamo divisi in ortodossi e cattolici, greco-cattolici e varie giurisdizioni ortodosse che non si riconoscono reciprocamente. Ma c'è qualche motivo per questa divisione?"

In effetti, c'è qualche ragione per la divisione tra ortodossi e cattolici, ortodossi e protestanti, ortodossi e uniati? Che differenza fa? Per Dudchenko: nessuna differenza. Ovviamente, la questione dei confini della Chiesa non presenta alcuna difficoltà dogmatica per lui. Non ce ne sono, e questo è tutto. Credi pure a ciò che desideri.

Sicuramente, per l'arciprete bandito dal sacerdozio, gli antichi canoni della Chiesa non sono autorevoli. Ma da quando abbiamo iniziato questa conversazione, vale la pena ricordare alcuni dei canoni che si riferiscono allo scisma.

  • Canone 10 dei santi Apostoli: "Se qualcuno prega in compagnia di uno che è stato scomunicato, sia egli stesso scomunicato".
  • Canone 45 dei santi Apostoli: "Sia sospeso qualsiasi vescovo, presbitero o diacono, che si unisce semplicemente in preghiera con gli eretici, ma se ha permesso loro di svolgere qualsiasi servizio sacerdotale, che sia deposto (ovvero, dall'ufficio)".
  • Canone 65 dei santi Apostoli: "Se un sacerdote o un laico entra in una sinagoga di ebrei o di eretici per pregare, sia deposto o scomunicato".

Dobbiamo notare che "l'esclusivismo confessionale" è condiviso non solo dalla Chiesa ortodossa, ma anche dalla Chiesa cattolica, che sostiene che Cristo "ha stabilito e sostiene continuamente qui sulla terra la Sua santa Chiesa, la comunità di fede, speranza e carità" e l'ha creata come "assemblea visibile e la comunità spirituale". "Questa è l'unica Chiesa di Cristo che nel Credo è professata come una, santa, cattolica e apostolica. <...> Questa Chiesa costituita e organizzata nel mondo come società, sussiste nella Chiesa cattolica, che è governata dal successore di Pietro e dai vescovi in ​​comunione con lui" (Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II)

Secondo l'insegnamento di Dudchenko, coloro che sono nello scisma possono facilmente rimanervi, senza dubitare affatto della loro scelta. Cercare la verità e ascoltare la voce della Chiesa non è affatto necessario.

Discutendo del concilio di Creta del 2016, che non è mai diventato pan-ortodosso perché quattro Chiese non vi sono affatto apparse, Dudchenko ha scritto: "La principale novità del Concilio è la condanna del fondamentalismo, incluso quello ortodosso". Questo è ciò che il modernista sogna - la completa distruzione della tradizione ortodossa, compresa quella teologica!

I testi di Dudchenko fanno ricordare le parole del famoso apologista contemporaneo, il sacerdote Georgij Maksimov: “La vaghezza generale e l'incertezza dell'ecclesiologia nelle menti di molti ortodossi porta a un'insensibilità a tutta la gravità del peccato dello scisma, a un fallimento nel capire che si tratta di morte spirituale e inimicizia verso Dio e che gli scismatici non sono meno estranei alla Chiesa degli eretici".

L'ecumenista-nazionalista

L'arciprete Georgij Kovalenko, un ex chierico della Chiesa ortodossa ucraina, è ora "sacerdote" nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In passato, ricopriva cariche elevate nella Chiesa. Era una persona interessante e istruita in passato, fino a quando non è stato portato via da idee nazionaliste e autocefaliste. Il fatto che abbia iniziato a scrivere e parlare dall'inizio degli anni 2010 è generalmente difficile da classificare e definire. Sembra che questa sia la stessa "teologia ucraina" che Kovalenko sta cercando di creare nella sua istituzione ecumenica, "l'università ortodossa aperta di santa Sofia-Sapienza".

Così, nel 2013, alla vigilia della parata dell'orgoglio LGBT, Kovalenko ha affermato che, a suo avviso, l'omosessualità è "definita" una perversione, "per ora".

Il sacerdote è apparso regolarmente sul Majdan, e i suoi discorsi lì e le pubblicazioni di quel tempo sostenevano attivamente la "rivoluzione della dignità".

Nel 2015, ha pubblicato "I dieci comandamenti di un ucraino" – una distorsione blasfema del decalogo. Per esempio, nel secondo "comandamento", Kovalenko ha proposto la seguente tesi: "Un ucraino crede in Dio e nell'Ucraina data da Dio. Un ucraino rimane ucraino anche quando è fuori dall'Ucraina e ringrazia Dio per tutto". Si scopre che bisogna credere non solo in Dio ma anche nell'Ucraina... Si scopre che solo un ucraino rimane ucraino quando lascia l'Ucraina. Questo non vale certamente per un messicano o un italiano. Che visione incredibile!

Kovalenko è noto come lobbista per progetti cattolici. per esempio, è autore di una petizione per far dichiarare un giorno festivo il Natale cattolico il 25 dicembre. Il 7 marzo 2016, sul sito web RISU e poche ore dopo il sito ufficiale della Chiesa greco-cattolica ucraina, è stata pubblicata la notizia "Cristiani ortodossi del mondo": "È tempo di riconoscere la terribile verità sullo pseudo-concilio di Leopoli del 1946. Uno dei firmatari del documento era il nostro odioso arciprete. Una delle frasi dell'appello recita: "Chiniamo il capo davanti ai martiri della Chiesa greco-cattolica ucraina..."

Di recente, Kovalenko ha definito la Chiesa greco-cattolica ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come "sorelle native, che hanno radici comuni nella Chiesa di Vladimir a Kiev, possono capirsi e trovare molte aree di cooperazione".

Insieme ai rappresentanti del "patriarcato di Kiev" e della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha firmato una dichiarazione in cui si afferma che la posizione della Chiesa ortodossa ucraina non corrisponde al Vangelo e alla verità storica. Gli autori della dichiarazione "hanno dichiarato con rammarico" che "né la Chiesa ortodossa russa né la Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Mosca) hanno finora riconosciuto la loro complicità nei tragici eventi del XX secolo nel vietare e tentare di liquidare la Chiesa greco-cattolica ucraina, così come in altri crimini del regime sovietico ateo e totalitario contro la libertà di coscienza e la dignità umana".

Padre Georgij ha aperto la sua "Università ortodossa aperta di santa Sofia-Sapienza" con l'aiuto e la partecipazione degli uniati.

Nel 2017, il programma "Segreti del codice della fede: cristiani o pagani" è stato trasmesso sul canale televisivo "1+1" con padre Georgij Kovalenko come ospite. L'arciprete davanti alle telecamere si è tolto ostentatamente le vesti sacerdotali e ha lasciato la Chiesa, commentando la sua azione simbolica per il fatto di non aver trovato la verità nella Chiesa e di andarsene a cercarla nel mondo. Il prete ha continuato la ricerca della verità in conversazioni con maghi, omosessuali, settari e ha suggerito di cercarla anche nel paganesimo.

Alla trasmissione TSN del 26 luglio 2018, Kovalenko ha dichiarato che non c'è amore e rispetto reciproco nella Chiesa ortodossa ucraina oggi.

Nel 2018, ha incoraggiato i credenti a celebrare Halloween e a chiamarlo il Giorno di Tutti i NON Santi. Nel luglio 2019, ha affermato che i santi Pietro e Fevronia di Murom non potevano essere considerati i patroni della famiglia e gli ucraini non dovevano onorarli come tali.

Le idee teologiche e filosofiche di padre Georgij lo hanno portato alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Bene, questo risultato è logico perché il nazionalismo si restringe inevitabilmente a pensare a livello meschino e conduce un pensatore ecclesiastico nella "sua" "Chiesa" nazionale. Questo percorso è inevitabilmente collegato all'aberrazione del sentimento morale – dopo tutto, l'idea nazionale assorbe tutto ciò che vive ed è umanamente comune.

Gli omosessuali fanno bene per Kovalenko; la Chiesa greco-cattolica ucraina è una sorella; i canoni della Chiesa sono cancellati; Halloween è una bella festa; i sequestri di luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono ignorati; non ci sono esempi di amore nell'intera Chiesa ortodossa ucraina... Cosa si può dire? Kovalenko è finito là dove è andato per tutta la vita – accanto a Filaret Denisenko, Epifanij Dumenko, Evstratij Zorja, ecc. Esemplifica una persona che si muove in uno scisma attraverso il fascino delle idee nazionaliste ed ecumeniste.

* * *

"Evitate i consigli malvagi delle persone malvagie e cadute dalla Chiesa, perché veramente queste persone sono serpenti. Essendo nemici e lupi, travestiti da amici e in vestiti di pecora, questi lupi ululanti cercano cibo e, quando trovano una pecora indifesa, la prendono e la strappano. È così che agiscono questi furbi e falsi maestri, fingendo di essere devoti e vestiti esternamente dall'immagine della povertà, oscurati nei loro pensieri interiori, che sono amanti del piacere, avidi, presuntuosi, orgoglioso, cercatori di schermaglie e di fama, vendicativi e completamente pazzi".

Ricordiamo queste parole del grande combattente contro gli scismi, un asceta dei secoli XIII-XIV, San Teolipto, metropolita di Filadelfia, nella nostra odierna conversazione sui nostri rinnegati. Una volta hanno ascoltato ciò che non avrebbero dovuto ascoltare. Ora essi stessi avvelenano coloro che li ascoltano con le loro idee inebrianti. E si capisce dove conducono personaggi pubblici come Drabinko, Dudchenko, Kovalenko e altri del loro genere.

Cosa dovremmo fare per evitare che a noi accada ciò che è successo agli ex chierici della Chiesa ortodossa ucraina? C'è solo una risposta: fidarci della Chiesa. Credere che la sapienza della Chiesa è stata messa alla prova dal tempo e non appartiene a questo mondo. Tenersi legati alla Chiesa, ricordando che "le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa" (Matteo 16,18). Fidarci del capo della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine Onufrij, che oggi è diventato una figura che ha unito gli ortodossi canonici intorno a lui. Ricordate: Dio non lascerà il suo popolo. Dobbiamo essere solo ciò che dovremmo essere.

Penseremo allo scisma come insegnava san Teolipto: “La Scrittura dice che coloro che crocifissero Cristo ne strapparono le vesti di Cristo e gettarono le sorti sui suoi abiti. Uno scismatico, tuttavia, non solo divide il giusto pensiero dei fedeli, che preserva l'unità e il consenso della Chiesa, ma divide anche le varie assemblee, dividendo e recidendo la Chiesa unita; sostituisce il nome di Cristo con nomi umani".

Per quanto riguarda gli stessi scismatici, il nostro atteggiamento non cambia. Ci rammarichiamo per la loro fuga e non vediamo l'ora che ritornino. E speriamo in un miracolo perché crediamo in Dio che fa miracoli. Tutto è possibile per Dio.

Vorrei concludere con le parole dello stesso san Teolipto, che ha messo tutta la sua vita nella lotta contro gli scismi ecclesiali. Questo è un appello agli scismatici a lui contemporanei. Le parole suonano aggiornate e sono abbastanza adatte alla nostra situazione attuale. Vladyka Simeon, vladyka Aleksandr, padre Andrej, padre Georgij! Vi sto scrivendo "vladyka" e "padre" perché la Chiesa non vi ha ancora deposti. Ascoltateci! E sentite la nostra sincera partecipazione al vostro destino e al destino di coloro che vi seguono. Vi stiamo aspettando e preghiamo Dio per il vostro ritorno.

"Come vostri fratelli, piangiamo la vostra separazione dalla Chiesa... Desideriamo il vostro ritorno prima che la micidiale cancrena si diffonda in voi. Vi è data la scelta tra la vita e la morte. Ora non ci sono circostanze indipendenti da voi che impediscono la vostra volontà di salute... Finché le bilance del cambiamento sono nelle vostre mani, rivelate la vostra disposizione alla Chiesa che risorge. Non rimanete, figli, in disaccordo con tua Madre, rimproverandola e strappando i suoi figli attraverso parole distruttive, in ​​modo che l'ultimo giorno non vi trovi impegnati nella dissacrazione delle cose sante e nella rottura dell'unità ecclesiale".

 
La Chiesa in situazioni d'emergenza

sarà possibile assistere alle funzioni religiose in situazioni d'emergenza. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Alcune regioni dell'Ucraina hanno dichiarato una situazione di emergenza. In che modo ciò influirà sulla prosecuzione delle funzioni religiose?

Il 20 marzo 2020 si è saputo che una situazione di emergenza è stata introdotta a Kiev. Questo regime è già in vigore nelle regioni di Chernovtsy e Zhitomir (dal 17 marzo), nella regione di Kiev (dal 18 marzo), nonché nella regione di Dnepropetrovsk (dal 20 marzo). Il presidente ucraino Vladimir Zelenskij ha avvertito che le autorità potrebbero anche dichiarare lo stato di emergenza in alcune regioni, così come in tutto il paese. Cosa significa per la Chiesa?

Situazione di emergenza vs stato di emergenza: qual è la differenza?

Secondo l'attuale legislazione dell'Ucraina, il governo e le autorità pubbliche possono applicare tre livelli di misure restrittive: allarme elevato, situazione di emergenza e stato di emergenza.

Viene dichiarata una situazione di emergenza nei casi in cui vi sia un pericolo di violazione delle normali condizioni di vita o una minaccia alla vita della popolazione. Molto spesso ciò accade dopo disastri, incidenti, incendi, calamità naturali, epidemie, ecc.

Durante l'introduzione del regime della situazione di emergenza, le autorità limitano parzialmente il movimento dei cittadini ma non vietano loro di uscire di casa e non impongono un "coprifuoco". Allo stesso tempo, possono essere creati servizi medici specializzati di protezione civile, che forniranno assistenza alle vittime e realizzeranno anche misure sanitarie e antiepidemiche.

In altre parole, nella situazione di emergenza ci sono più medici nella regione, più attrezzature mediche, le strade sono trattate con disinfettanti speciali e le singole aziende o territori sono dotati di protezione specializzata.

Per esempio a Chernovtsy, invece del trasporto pubblico (non funzionante), sono in funzione diversi filobus, che sono utilizzati solo da personale sanitario, operai, soccorritori e forze dell'ordine. Può salire su un filobus solo chi ha un pass speciale. Le strade della città sono trattate con una speciale soluzione di cloro più volte al giorno ed è chiusa la maggior parte dei punti vendita. Allo stesso tempo, sottolineiamo ancora una volta, si può uscire di casa.

Questa è una situazione di emergenza. Ma se le autorità dichiarano lo stato di emergenza, tutto diventerà molto più duro. Il fatto è che in questo caso, le norme costituzionali dei diritti e delle libertà dei cittadini sono abbastanza sostanzialmente limitate, i raduni e le assemblee di massa sono vietati, è imposto un "coprifuoco", mentre la libertà di circolazione dei cittadini è controllata dalle forze dell'ordine statali.

Il governo o le autorità locali possono vietare di lasciare i luoghi di residenza o introdurre regole speciali in base alle quali si può uscire di casa solo con un pass e per un numero limitato di volte alla settimana (tali misure sono state prese in Cina, in Italia e in altri paesi).

Situazione di emergenza e Chiesa

È ovvio che sotto il regime di situazione di emergenza non ci saranno nuove restrizioni significative, con l'eccezione di quelle che sono già state introdotte. Ricordiamo che l'11 marzo la Commissione permanente per la sicurezza tecnologica e ambientale e le situazioni di emergenza dell'Amministrazione statale della città di Kiev ha deciso di vietare il "culto di massa" e il 16 marzo 2020 il Consiglio dei ministri ha adottato una decisione sulle restrizioni in relazione alla minaccia della diffusione del coronavirus, secondo la quale alle organizzazioni religiose è vietato tenere riti e cerimonie che coinvolgono più di 10 persone.

In risposta a queste decisioni, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha stabilito che se più di 10 persone venissero a una funzione, questa dovrebbe essere tenuta vicino alla chiesa, all'aperto, dove i parrocchiani potranno stare a una distanza consentita dagli standard sanitari ed epidemiologici.

Tuttavia, nel suo commento alla decisione sinodale, l'arcivescovo Feodosij di Bojarka ha sottolineato: "Qualsiasi lettore attento sarà in grado di vedere che nell'appello del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina sul coronavirus, nella sua parte pratica e applicata non c'è alcun imperativo a fare le cose in un certo modo e in nessun altro. Il Sinodo ha lasciato un campo per le singole forme di applicazione delle regole sanitarie e di quarantena in una particolare parrocchia o monastero. Da qualche parte si dovranno magari inasprire le normative sanitarie, ma da qualche parte non sarà necessario. Allo stesso tempo, c'è spazio per la creatività. Certo, entro limiti ragionevoli".

Un esempio di tale approccio è già stato mostrato dall'abate del monastero della Trinità e di san Giona, l'arcivescovo Iona (Cherepanov), che ha esortato i parrocchiani ad astenersi dal toccare le icone, la croce e il calice, a ricordare le restrizioni sul numero dei presenti nella chiesa, e ha consigliato di portarsi la bevanda dopo la comunione ("zapivka") con loro. Istruzioni simili sono date al clero dell'eparchia di Zaporozh'e dal vescovo ordinario, il metropolita Luka.

Vedremo come e cosa accadrà in altri luoghi. Ma una cosa è certa: in una situazione di emergenza, oltre che in quarantena, i credenti potranno assistere alle funzioni della chiesa, confessarsi e ricevere la comunione. Tuttavia, è probabile che le autorità monitorino più rigorosamente il rispetto di tutte le normative relative alla lotta contro la diffusione del coronavirus.

Inoltre, va ricordato che in questa situazione, le autorità locali di alcune regioni possono applicare nuove direttive alla Chiesa nella misura massima consentita dalla legge, in base alla quale viene introdotta la responsabilità per la violazione del regime di emergenza. Queste possono essere multe da 17.000 a 34.000 grivnie per i cittadini ordinari e da 34.000 a 170.000 grivnie per i funzionari. Inoltre, una persona che ha violato le norme anti-epidemiologiche per combattere il coronavirus può essere imprigionata o condannata per un periodo da cinque a otto anni se delle persone sono morte per colpa sua (parte 2 dell'articolo 325 del codice penale dell'Ucraina).

Dato l'atteggiamento di alcuni rappresentanti delle autorità nei confronti della nostra Chiesa, l'applicazione di tutte queste rappresaglie è teoricamente del tutto possibile. Quindi, il consigliere del ministro degli Interni Ivan Varchenko ha avvertito che "tutte le organizzazioni religiose e i loro leader sono obbligati a conformarsi e si conformeranno alle leggi dell'Ucraina!" Secondo lui, "il sistema di obbligo legale reagirà di conseguenza ai casi di ignoranza individuale o collettiva dei leader religiosi che metteranno a rischio la salute o la vita delle persone".

Varchenko ha anche sottolineato che "le restrizioni alle riunioni di massa, al commercio e ai movimenti stabilite in relazione alla pandemia di coronavirus, nonché l'obbligo di rispettare le regole di quarantena e di osservazione, sono obbligatorie, indipendentemente dalle credenze religiose". Secondo lui, le punizioni "previste dagli articoli 325 e 137 del codice penale e sanzioni ai sensi degli articoli 44, 173 e 188 del codice dell'Ucraina sui reati amministrativi non contengono eccezioni per i rappresentanti delle comunità religiose".

Servizi divini con misure restrittive

Gli eventi legati al coronavirus si stanno sviluppando nel mondo (compresa l'Ucraina) così rapidamente che è impossibile escludere la dichiarazione di uno stato di emergenza nel nostro paese. È chiaro che se ciò accadrà, sarà estremamente difficile tenere le Liturgie, così come altri Sacramenti. È molto probabile che in questa situazione la gerarchia, sia a livello ecclesiale generale che a livello locale, dovrà richiedere l'autorizzazione delle autorità per svolgere i servizi divini. Allo stesso tempo, la presenza dei credenti nel tempio (già quantitativamente limitata oggi) sarà bandita del tutto. Vediamo già restrizioni simili in alcuni paesi europei, dove un prete, un cantore e un sacrestano svolgono funzioni senza credenti, in una chiesa vuota.

Cosa dobbiamo fare? Non c'è dubbio che la Chiesa non smetterà di celebrare le liturgie. Se ai credenti non è permesso entrare in chiesa, il sacerdote può celebrare la Liturgia e quindi dare la comunione domestica a tutti coloro che vogliono (a condizione che le autorità gli autorizzino gli spostamenti). Se le chiese saranno chiuse, allora, con la benedizione dell'ufficio sacerdotale, la Liturgia potrà essere celebrata in casa, proprio come nei primi secoli del cristianesimo.

Per il momento, non esiste un severo divieto alle funzioni di culto (speriamo che non ce ne siano). Possiamo radunarci nelle nostre chiese; possiamo fare la comunione e confessarci. Naturalmente, è necessario tenere conto sia della situazione epidemiologica nella città o insediamento sia dell'atteggiamento delle autorità locali nei confronti della Chiesa.

Una soluzione valida e abbastanza accettabile a questa situazione è stata proposta dal Santo Sinodo della Chiesa romena, che ha deciso di tenere tutte le liturgie all'aperto. Questo approccio può essere utilizzato anche dalla nostra Chiesa.

* * *

Più recentemente, la nostra Chiesa è sopravvissuta alla prova del Tomos. Ironia della sorte, la Chiesa ortodossa ucraina è diventata molto più forte. Un po' di relax se n'è andato, le comunità hanno iniziato a sentirsi come un'unica famiglia in Cristo. Sembra che ora sia stato trovato per noi un altro mezzo di mobilitazione spirituale.

Abbiamo un certo paradosso psicologico – in particolare, iniziamo ad apprezzare ciò che possiamo perdere. Prima che apparisse il Tomos, davamo per scontato che la chiesa che frequentavamo fosse qualcosa di irremovibile ed evidente. Improvvisamente si è scoperto che potevamo perderla in un solo istante.

Ora la situazione si sta ripetendo in qualche modo. Andare alle funzioni, confessarsi, ricevere la comunione – tutto ciò sembrava permanente, immutabile e normale. E quando volevamo dormire una domenica mattina, eravamo sicuri di poter certamente confessarci e ricevere la comunione alla prossima Liturgia. E così, si scopre che la prossima Liturgia potrebbe non essere possibile.

Non è un motivo per dimenticare, gettare via tutte le scuse e correre in chiesa domenica prossima?

La Chiesa è il corpo di Cristo. Nonostante le severe prove storiche, il sacrificio eucaristico non si è mai fermato e continuerà fino alla fine del mondo. La Chiesa può esistere ed esisterà senza di noi. La domanda è: noi possiamo esistere senza la Chiesa?

 
La sparatoria nella chiesa di Sakhalin è a dir poco sconvolgente
di Ajay Kamalakaran, Russia Beyond the Headlines, 10 febbraio 2014
La città dell'isola russa in Estremo Oriente, ricca di petrolio e gas, è l'ultimo posto sulla terra dove ci si sarebbe aspettato il tipo di sparatoria così tanto comune negli Stati Uniti.
L'incidente ha lasciato la città di 200.000 abitanti in stato di shock. Foto: ITAR-TASS
Juzhno-Sakhalinsk, il centro amministrativo della regione di Sakhalin in Russia, domenica ha fatto notizia nel mondo per le ragioni sbagliate. Stepan Komarov, 24 anni, guardia di sicurezza che lavora per una banca, è entrato nella principale cattedrale ortodossa con un fucile e ha aperto il fuoco, uccidendo 2 persone e ferendone 6, un incidente che ha lasciato la città di 200.000 abitanti in stato di shock.
È opinione diffusa che l'uomo sia malato di mente, ma l'obiettivo può non essere stato scelto a caso. Il motivo dell'assalitore, secondo un rapporto su un portale di Sakhalin, che ha citato un sacerdote locale, era l'odio per i cristiani. Komarov, che il sito definisce un "neo-pagano", è presumibilmente entrato in chiesa e ha costretto quelli che erano dentro a inginocchiarsi prima di sparare contro di loro. Le sue vittime sono state una monaca e un parrocchiano di 35 anni. Un prete ortodosso di Sakhalin ha inoltre affermato che Komarov ha fatto minacce alla chiesa attraverso i social media. Al momento in cui l'uomo armato ha raggiunto la chiesa, la maggior parte dei parrocchiani era già partita. Se fosse arrivato anche mezz'ora prima, più vite sarebbero state a rischio. La chiesa è a poche centinaia di metri dal parco Gagarin, il parco centrale della città che è una destinazione popolare per le famiglie nei fine settimana.
'Juzhno' è una casa lontano da casa per me, e i miei legami con la città risalgono al tempo in cui mi sono trasferito lì nel 2003. Nel corso degli anni, ho visto come è stata trasformata da un luogo tranquillo, che non era certo diverso da molte città in decomposizione nell'estremo Oriente russo, in una città ricca, attirando immigrati da tutta la regione. Non ho dati a sostegno, ma Juzhno ha più jeep a quattro ruote motrici pro capite di qualsiasi altra città in Russia. Non so di una famiglia che non possieda due auto, e gli ingorghi, una cosa inaudita dieci anni fa, sono comuni in città.
La disoccupazione a Sakhalin è bassa proprio a partire dalla metà dello scorso decennio, ma come tutte le storie di boom economico, alcune persone sono state lasciate fuori. Coloro che non sono stati in grado di raccogliere i frutti del boom del petrolio e del gas hanno sempre cercato capri espiatori. Molte delle guardie di sicurezza sull'isola, come Stepan Komarov, portano le cicatrici del nonnismo, una cosa comune in un esercito di coscritti. Visti i tabù nel paese quando si tratta di cercare un aiuto professionale per problemi psicologici, può essere stato solo un incidente che aspettava di comparire.
Ho avuto anch'io il mio scontro con una guardia di sicurezza frustrata undici anni fa a Juzhno. Ero con alcuni amici in un negozio all'angolo di una strada, e stavo acquistando cibo e vino, quando un uomo ubriaco è entrato e mi ha gridato oscenità anti-americane in inglese. Era un momento in cui la controversia sul pattinaggio artistico alle olimpiadi invernali del 2002 a Salt Lake City era ancora fresca nella mente della gente. Il presupposto era che uno straniero che parla inglese deve essere per forza americano. Quando un amico ha cercato di tranquillizzare l'uomo in divisa da guardia di sicurezza e di dirgli che ero un indiano e avevo il massimo rispetto per la Russia e la sua cultura, l'uomo ha modificato le oscenità indirizzandole verso gli indiani. Una ragazza che era con noi ha insultato l'uomo nel modo peggiore con cui si può insultare qualcuno in russo (e credetemi, ci sono diversi gradi di insulti in quel ricco linguaggio).
Mentre lasciavamo il negozio, l'uomo è venuto fuori e ha schiaffeggiato la ragazza e ha detto che se questa fosse stata la Cecenia lui l'avrebbe uccisa. Aveva dei sostenitori, e l'unico modo per uscire illesi da quella situazione è stato di mettersi a parlare. La guardia di sicurezza ha quindi espresso le sue frustrazioni sul servizio nella lontana repubblica interna russa e su come non avevano avuto alcun rispetto per i suoi sacrifici per la nazione. Anche se non ha chiesto scusa alla ragazza, il suo tono e le parole indicavano che stava cercando di farsi perdonare per aver dato avvio a una zuffa.
I rapporti indicano che Komarov era ubriaco al momento dell'incidente di ieri. Non è chiaro se il giovane aveva precedenti penali o se era stato fatto un adeguato controllo dei precedenti prima della sua assunzione. L'industria della sicurezza privata in Russia è completamente autorizzata e fortemente regolamentata. Una licenza di guardia di sicurezza può essere ottenuta solo dopo aver completato un programma di formazione gestito dal governo che dura quattro settimane. Questo è in aggiunta alla formazione in aula e alla pratica, nonché a test medici e, cosa più importante, psicologici.
Ottenere un porto d'armi è molto difficile in Russia, e anche se questa sparatoria e quella dell'ultima settimana a Mosca hanno attirato un sacco di attenzione, si può solo sperare che questi siano episodi isolati in un vasto ed enorme paese. Tuttavia ci vorrà del tempo prima che lo shock di questo incidente svanisca a Juzhno - Sakhalinsk, una città relativamente pacifica e prospera, dove questo tipo di incidente sarebbe stato inimmaginabile fino a domenica.
 
Dal Tomos al controllo elettronico: a cosa dovrebbero essere pronti gli ortodossi

con i progressi della tecnologia, il potere ha sempre più modi di "spegnere" una persona dalla vita. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La guerra lampo del Fanar e di Poroshenko per distruggere la Chiesa ortodossa ucraina è fallita. Ma avremmo superato tutti il test del Tomos se Poroshenko avesse avuto più opportunità di esercitare pressioni sui credenti?

Nel luglio 2019, l'Ucraina ha terminato il processo di cambio del potere. Dobbiamo ancora sperimentarne gli effetti, ma una cosa si può dire ora: con la partenza del vecchio governo, la fase attiva dell'imposizione del Tomos e della persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina sta per concludersi. La guerra lampo del Fanar e di Poroshenko per distruggere la Chiesa ortodossa ucraina è fallita e la Chiesa è sopravvissuta.

Ora, ricordando le azioni di Poroshenko e Co. prima e dopo la concessione del Tomos, sembra che la pressione su vescovi, sacerdoti e credenti della Chiesa canonica sia stata enorme e senza precedenti. Ma è stato davvero così?

Di fatto, i fedeli di decine e centinaia di comunità nell'Ucraina occidentale, le cui chiese sono state sequestrate dagli scismatici, possono essere chiamati, senza alcuna esagerazione, confessori della fede. Ma lo stesso può essere attribuito a TUTTI i membri della Chiesa ortodossa ucraina? I nemici della Chiesa ortodossa ucraina possedevano davvero gli strumenti per mettere ogni membro della Chiesa di fronte a un vero dilemma, tra scegliere le comodità di questo mondo oppure rimanere fedeli a Cristo?

Viviamo tutti in un fiume del tempo, in mezzo al quale la Chiesa di Cristo rimane salda. Epoche e sovrani le sono passati accanto. Ma sempre, in ogni momento, il compito principale per la Chiesa era di costruire le relazioni di ogni persona con Dio, di costruirle in modo tale che in ogni situazione un credente potesse sacrificare assolutamente tutto nella vita terrena per queste relazioni.

Ora, ci sono molti segni che permettono di dire che ci stiamo avvicinando al tempo della fine del mondo. Dalle Scritture sappiamo che questi giorni saranno particolarmente difficili per coloro che rimarranno fedeli a Cristo:

"Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato" (Matteo 24, 9-13).

Certamente, le parole del Salvatore si avvereranno a tempo debito. Ma siamo pronti per questo? Possiamo essere tra quelli che "persevereranno sino alla fine"?

Ora ci sembra incredibile che in un mondo in cui la maggior parte della popolazione mondiale si definisce cristiana, la tortura e l'omicidio di chi pratica la fede cristiana non siano immaginari ma reali. Non capiamo assolutamente come ciò sia fondamentalmente possibile, perché si ritiene comunemente che:

• Nessuno perseguita i cristiani e non li può perseguitare a priori;

• In una società democratica non ci possono essere meccanismi per perseguitare uno dei suoi membri da parte di altri;

• Per definizione, questo non può essere il caso dell'Ucraina, un paese che è ufficialmente considerato uno stato ortodosso.

Tuttavia, la persecuzione in massa dei cristiani, inclusa l'esperienza dell'emissione del Tomos ucraino, mostra che nella società moderna la persecuzione è del tutto possibile solo perché qualcuno professa la sua fede cristiana.

Nel nostro paese, non ha ancora raggiunto il punto del tormento cosciente e dell'omicidio, ma ciò, non importa quanto cinico possa sembrare, è una questione di tempo, perché sono stati registrati molti casi di violenza fisica contro membri della Chiesa ortodossa ucraina, e oltre a questi, minacce di omicidio e mutilazione.

A questo punto è necessario ricordare un punto estremamente importante.

La maggior parte dei casi in cui i credenti della Chiesa ortodossa ucraina sono perseguitati si verificano in piccoli villaggi. Lì le persone vivono in un mondo chiuso, dove non c'è nessun posto dove andare, un mondo che può essere chiamato una sorta di "stato nello stato". Significa che una persona che vive in una società del genere dipende molto da coloro che la circondano, e in particolare dal governo locale, che, come si suol dire, è "sovrano di se stesso". Dà (o non dà) lavoro, compra (o non compra) il tuo raccolto e generalmente osserva (o non osserva) altre condizioni per la normale esistenza degli abitanti del villaggio.

Di fatto, un membro di una comunità ortodossa in un tale villaggio si trova spesso di fronte a una scelta: o il passaggio alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che offre una vita confortevole o lo status di "non patriota", di reietto, di persona fuori dalla società.

La situazione di cui sopra può essere vista come un piccolo modello di prova della vita dei cristiani al tempo della fine, descritto dal santo Apostolo ed Evangelista Giovanni il Teologo nella sua "Rivelazione", un libro meglio noto sotto il titolo "Apocalisse":

"Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome" (Apocalisse 13, 16-17).

Sembrerebbe che non ci sia nulla in comune, ma questo solo a prima vista. Sebbene i credenti nei villaggi dell'Ucraina occidentale non abbiano ancora ricevuto un segno sulle mani o sulla fronte, l'essenza è la stessa: devono accettare la scelta religiosa proposta loro dalle autorità (in questo caso, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"), o essere preparati per la realtà in cui i loro diritti e opportunità saranno sostanzialmente ridotti.

Per quanto riguarda la profezia dell'apostolo Giovanni, le parole sul marchio sulla mano destra o sulla fronte come segno di sottomissione alla Bestia sono divenute note ben oltre il mondo cristiano. Tuttavia, l'interesse per loro è superficiale e attira piuttosto l'ambiente generale apocalittico della fine del mondo. Gli scrittori producono storie e romanzi fantastici su questo argomento, i registi realizzano film thriller. E tutti, sia gli spettatori sia i lettori, percepiscono questo argomento semplicemente come una terribile storia che solletica i nervi ma non ha nulla a che fare con la realtà.

Comunque, si tratta di non credenti. Ma che dire di noi, ortodossi?

Noi non consideriamo l'Apocalisse una fiaba, ma quanto profondamente la comprendiamo?

Oggi intere comunità ortodosse operano attivamente da molti anni allo scopo di evitare di ricevere documenti personali che potrebbero in qualche modo essere interpretati come "un segno sulla mano o sulla fronte": un codice di identificazione, un passaporto con un chip, e cose simili.

Noi non diamo giudizi né sulla loro lotta né sulle possibilità di vittoria in tale lotta, ma pensate al caso in cui un credente che non ha un codice identificativo indica che è fedele al suo Salvatore, o viceversa – che ha un codice che indica il tradimento di Cristo?

Forse, il punto non è nei documenti stessi, ma nella prontezza per un cristiano che deve affrontare circostanze difficili a lasciare la sua zona di conforto e a fare alcuni sacrifici per il bene della sua fede? I credenti di un certo numero di comunità nei villaggi dell'Ucraina occidentale si sono rivelati pronti a essere tali vittime, ma che succede al resto di noi?

* * *

Riflettiamo: cosa accadrebbe se l'epopea del Tomos di Petro Poroshenko fosse avvenuta 20-30 anni dopo?

Nonostante gli slogan dichiarativi sull'appartenenza all'Europa e alla civiltà in generale, l'Ucraina non è finora all'avanguardia nel mondo del progresso tecnologico.

Naturalmente, se proprio lo desiderano, i servizi segreti dell'Ucraina sono in grado di seguire e trovare quasi tutte le persone, ma queste opportunità sembrano ancora scarse rispetto, per esempio, alla Cina. Là il sistema "Occhi vigilanti" è già operativo, ed entro il 2020 sarà in grado di coprire assolutamente l'intera popolazione del paese – quasi 1,4 miliardi di persone. Milioni di telecamere registrano tutti i movimenti della popolazione; è stato creato un enorme database per ogni abitante. Se un cittadino cerca di nascondere il proprio volto, il sistema di localizzazione è in grado di identificare una persona anche con l'andatura. Inoltre, la Cina ha già introdotto un punteggio di nulla osta di sicurezza e quelli il cui punteggio è inferiore a un certo livello sono soggetti a molte restrizioni. Non c'è dubbio che questo sistema sia in grado di funzionare non solo per l'osservazione, ma anche per l'isolamento di entità fisiche considerate dallo stato pericolose o inaffidabili.

Certo, per gli ucraini è difficile immaginare che questo possa accadere nel nostro paese nel prossimo futuro, ma non ci sono progressi limitati ai confini di un solo stato.

Non c'è dubbio che nei prossimi anni il mondo (e, quindi, anche l'Ucraina) soppianterà la circolazione di denaro contante e saranno utilizzati solo mezzi elettronici che sono facili da controllare e, se necessario, da bloccare. Anche il trasporto pubblico e il carburante (elettricità) per il trasporto personale saranno pagati tramite mezzi elettronici. La fornitura di acqua, luce, gas – tutto questo verrà acceso e spento da lontano.

In altre parole, ci troviamo di fronte a una realtà in cui, premendo un solo pulsante, una persona può essere completamente "spenta" dalla vita.

In che modo ciò si collega a noi - cristiani ortodossi?

Facciamo uno sforzo di fantasia, e immaginiamo per un momento che l'ex presidente Petro Poroshenko avesse avuto alla fine del 2018 tecnologie che gli permettessero di bloccare i conti bancari di tutti i cittadini, l'accesso ai servizi amministrativi, alle cure mediche, ai trasporti, ecc. Con un solo clic. Solo con uno scopo: spingerli a fare la scelta religiosa "giusta".

Siamo tutti pronti per tali azioni? Si preme un solo pulsante e si traccia una linea nella tua vita: o sei impiegato ma fai parte della "Chiesa ortodossa dell'ucraina", oppure sei disoccupato e fai parte della Chiesa. Siamo pronti a sacrificare il nostro conforto, per non parlare dell'essenziale, per il bene della nostra fede?

Ovviamente, tutto ciò può essere illegale, ma una qualsiasi di queste azioni può essere facilmente giustificata dall'affiliazione della vittima con il "mondo russo", o con la comunità degli "agenti del Cremlino", e da altre idee fantasiose.

Molti diranno che Poroshenko se n'è andato e questo non accadrà più. Ma si sbagliano.

Scommetto che può accadere. Ricordiamo come i "nemici del popolo" degli anni '30 dell'URSS totalitaria si sono trasformati senza problemi in "agenti di Mosca" alla fine degli anni 2010; come le denunce all'NKVD si sono trasformate tranquillamente in "segnalazioni" all'SBU. La natura peccaminosa dell'uomo non è scomparsa con il corso della storia e i progressi della tecnologia – ha solo ricevuto più sbocchi.

Ma c'è un altro punto molto importante su tutto questo. Coloro che cercano di controllarci non ci impongono questi mezzi di controllo: li cerchiamo noi stessi.

* * *

Probabilmente, molti di noi conoscono la sensazione di confusione e persino di disperazione quando escono di casa al mattino e improvvisamente scoprono di aver dimenticato di prendere il proprio smartphone. All'improvviso ti rendi conto che non ti manca solo un normale dispositivo elettronico, ma sei rimasto senza un mezzo di comunicazione con il mondo esterno virtuale, che spesso è difficile distinguere da quello reale.

Nel settore dei trasporti, la maggior parte delle persone è impegnata a leggere le notizie sui social network e a guardare film. Essere in metropolitana o in minibus senza guardare lo schermo diventa quasi una tortura insopportabile. Tramite il nostro telefono, paghiamo già gli acquisti nei negozi e nei trasporti, ordiniamo abbonamenti in palestra, biglietti per il teatro o per il treno. E sembra che non ci sia nulla di sbagliato in questo. Dopotutto, questa è solo una cosa che rende la nostra vita più comoda, no? Ma la cosa che ci tiene inchiodati al circuito virtuale è più forte di quello reale.

Ricordiamo che gli smartphone esistono da dieci anni al massimo. Non c'è dubbio che tra altri dieci anni si trasformeranno in qualcosa di ancora più conveniente, più funzionale, più indispensabile e più ipnotizzante.

 

In Svezia, stanno già utilizzando a pieno il sistema, dove parte delle funzioni dei moderni smartphone in termini di interazione con il mondo esterno sono eseguite da un chip in miniatura, impiantato nella mano. Sicuramente, troveranno presto la possibilità di una piena interazione con il cervello umano. Un nuovo smartphone carino sarà ancora più vicino a noi, anche se sarà chiamato in modo diverso. Si tratta di un futuro prossimo, poiché oggi, ad esempio, sono molto diffuse protesi bioniche che possono controllare il potenziale elettrico del corpo umano o gli impianti cocleari uditivi che trasformano segnali elettrici esterni in segnali naturali per il nostro sistema nervoso.

Spesso abbiamo la falsa sensazione che l'umanità si stia muovendo verso la civiltà e che le azioni barbarie e selvagge dei nostri nonni e bisnonni non possano mai tornare. Scommetto che potranno.

Cosa farà una persona con uno smartphone così integrato, quando la sua Internet convenzionale e tutte le funzioni di supporto alla vita e al comfort a cui è così abituata, saranno improvvisamente disattivate? Le autorità prima le spegneranno, poi si offriranno di riaccenderle ma "a una piccola condizione".

Ovviamente, questa è una situazione simile a quella di un credente in un piccolo villaggio nell'Ucraina occidentale, a cui il luogo di culto, il lavoro e i mezzi di sostentamento sono stati derubati dalle autorità locali. Gli viene offerta la stessa "piccola condizione" – aderire alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

* * *

Indipendentemente dalle condizioni storiche e di civiltà in cui vivete, è importante che voi siate pronti a sacrificare il vostro sostentamento e le vostre comodità per il bene della vostra fede, per il bene di Cristo.

Se l'arrivo dell'Anticristo è descritto nelle Sacre Scritture, allora non possiamo scartarlo. Tuttavia, possiamo sicuramente dire che anche in quel momento terribile ci saranno cristiani che saranno salvati e ci saranno quelli che sceglieranno il conforto della vita terrena.

Nella "Rivelazione" di Giovanni Evangelista ci sono le seguenti parole: "Un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome" (Apocalisse 14: 9-10).

Qui non si parla di coloro che non hanno rifiutato un codice di identificazione o persino di coloro che hanno un chip elettronico impiantato nelle loro mani.

Piuttosto, si parla della scelta – di non denunciare la propria fede, la Chiesa e Cristo in una situazione critica.

I credenti ucraini hanno già resistito al "test del Tomos". Ora abbiamo una tregua e possiamo riprendere fiato. Ma non c'è dubbio che ci aspetta una battaglia.

 
Operazione coronavirus 2: qualche altra cifra e riflessioni sull'anima

foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La lotta contro il Covid-19 si è diffusa sull'intero pianeta. Qui segue un'indagine sulla manipolazione dei numeri e degli effetti del regime di quarantena su ciascuno di noi.

Il coronavirus marcia vittoriosamente sul pianeta. Ogni giorno arrivano notizie da diversi paesi sull'aumento del numero di malati e morti, mentre i governi di questi paesi sono impegnati in una competizione su chi ha "la quarantena più dura". Per capire cosa stia succedendo, ha senso analizzare le statistiche, oltre a pensare a cosa essere pronti e a cosa fare e, infine, a quale enorme beneficio spirituale può derivare da questa situazione.

Al 25 marzo 2020, il numero di casi di coronavirus nel mondo ha superato 420.000 persone in 168 paesi. Di questi, quasi 20.000 sono morti e oltre 109.000 sono guariti. In Ucraina, queste cifre sono le seguenti: 113 casi confermati, un guarito e quattro morti.

I medici hanno dei dubbi sulla vera causa della morte del primo nella lista dei morti, un uomo di 71 anni residente nella regione di Zhitomir. Riguardo alla seconda defunta, una donna di 33 anni di Chernovtsy, i medici affermano che la morte non è avvenuta a causa del coronavirus ma di un edema cerebrale derivante da una complessa patologia del sistema nervoso ed endocrino. Tuttavia, sono comunque considerati vittime del coronavirus.

Una pratica analoga di statistiche manipolative è comune in tutto il mondo. Ogni minuto le notizie si riempiono di messaggi su sempre più vittime del coronavirus. Ciò significa che è necessario interrompere l'intera economia, l'attività sociale e, soprattutto, interrompere tutte le funzioni di culto.

Nel corso della sua storia, l'umanità ha dovuto sopravvivere a un numero enorme di epidemie, ma queste non sono mai state una scusa per la cessazione del culto. Al contrario, il pericolo mortale ha spinto le persone a pregare il più possibile, chiedendo misericordia a Dio. Non solo e non tanto a casa quanto in forme di culto pubblico.

Ora stiamo vivendo la settimana della santa Croce della Grande Quaresima. La Croce di Cristo è onorata in modo speciale tre volte all'anno: alla settimana della santa Croce durante la Grande Quaresima, il giorno della festa dell'Esaltazione della santa Croce il 1/14 settembre e il 1/14 agosto nel giorno della Processione del legno prezioso della Croce vivifica del Signore. Inoltre, la festa della Processione del legno prezioso della Croce vivifica del Signore fu introdotta a Bisanzio proprio in relazione alle epidemie.

Il Libro delle ore greco spiega il motivo di questa festa:

"A causa delle malattie che spesso si sono verificate in agosto, a Costantinopoli è stata a lungo stabilita la tradizione di portare il prezioso legno della Croce in giro per le strade, per consacrare i luoghi e per allontanare le malattie".

I nostri antenati pregavano fervidamente Dio per la fine delle epidemie non a causa di una medicina mal sviluppata e certamente non perché fossero più stupidi di noi. E oggi, le autorità non dovrebbero chiudere le chiese in tutto il mondo, ma piuttosto invitare i credenti di tutte le fedi a pregare per porre fine al disastro.

Ciò fu fatto, per esempio, dal capitano della nave su cui il profeta Giona fuggì a Tarsis, e che fu presa da una terribile tempesta:

"I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: Che cosa fai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo" (Gn 1:5-6).

il metropolita Seraphim di Kythera e Antikythera. Foto: lifo.gr

Ma oggi, gli "uomini alla guida" arrestano sacerdoti per avere celebrato funzioni, come nel caso del metropolita Seraphim di Kythera in Grecia. A proposito, questi è uno dei numerosi vescovi greci che non hanno riconosciuto la famigerata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Le teste della gente comune sono continuamente bersagliate dall'idea che migliaia di persone nel mondo stanno morendo del terribile coronavirus, il che significa che tutte le misure restrittive che le autorità governative prendono e prenderanno, tutti i divieti e le restrizioni ai loro diritti, sono giustificati. Tuttavia, non è così. Per capirlo, bisogna capire una cosa semplice: le persone sono mortali, muoiono. Ogni secondo. Per vari motivi. E nessuna quarantena può impedirlo.

* * *

Esiste un sito Web disponibile al pubblico su Internet che mostra il numero di persone sul pianeta, il numero di morti e nascite in tempo reale e fornisce anche alcune informazioni sulla demografia della popolazione per ogni paese. Queste informazioni provengono dal settore della popolazione del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite. Passando ai dati di questo sito, è possibile ottenere un quadro reale della mortalità nei paesi più colpiti dall'epidemia di coronavirus.

Per esempio, le autorità dell'Italia, il paese più svantaggiato in termini di numero di morti e ammalati, hanno dichiarato che il 21 marzo 2020, circa 800 persone sono morte a causa del coronavirus nel paese. La cifra è davvero grande, abbastanza capace di instillare orrore da panico. Tuttavia, ora passiamo alle statistiche.

In Italia, nel bel mezzo dell'epidemia di coronavirus, il 22 marzo 2020 sono state dichiarate 1.137 morti tra le ore 0 e le ore 17, ovvero 66,88 persone ogni ora.

schermata del sito web countrymeters.info

Tuttavia, nel 2019, 579.244 persone sono morte in Italia senza alcun coronavirus, vale a dire 1.587 persone al giorno, o... 66,12 persone all'ora. Cioè, l'aumento della mortalità dovuta al coronavirus è generalmente entro i limiti dell'errore statistico. Quasi 800 morti al giorno in Italia sono stati realmente causati dal coronavirus, ma le persone sono morte principalmente per altri motivi, mentre il coronavirus stesso era una malattia concomitante.

Anche le statistiche mediche ufficiali in Italia suggeriscono che quasi il 50% di coloro che sono morti di coronavirus aveva tre malattie croniche contemporanee e quasi il 100% ne aveva almeno una. Guardate cosa sta succedendo in Italia adesso. Il regime di quarantena è così rigoroso che i cittadini non hanno il diritto di uscire, le città sono pattugliate da un esercito armato e le strade sono punteggiate di posti di blocco. La normale attività economica è cessata del tutto.

Domanda: da dove verranno i prodotti alimentari di base e le materie prime dopo che le scorte si saranno esaurite? Come verranno consegnati i beni ai negozi? E, soprattutto, da dove la gente otterrà i soldi per acquistarli? Dopo tutto, le imprese non funzionano.

I politici di tutto il mondo scelgono di chiudere un occhio su questi temi, ma ciò li rende ancora più rilevanti. A qualsiasi critica delle azioni restrittive del governo di qualsiasi paese, i capi di stato rispondono con rabbia, "cosa vorreste dire quando si tratta della vita delle persone, e lo stato è obbligato a fare di tutto per salvarle?".

Torniamo di nuovo ai numeri: dall'inizio del 2020, 770.963 persone sono morte per varie infezioni del tratto respiratorio inferiore (polmonite, bronchite, bronchiolite, influenza e tosse convulsa). Sono persone di seconda classe? Non bisogna fare nulla per salvarle? Stiamo salvando solo coloro che contraggono il coronavirus?

oggi, la tubercolosi non è più una malattia dei senzatetto e dei detenuti e colpisce persone con stili di vita abbastanza prosperi. Foto: golos.ua

Ecco la cifra sull'Ucraina: ogni giorno (!) nel nostro paese 11 persone muoiono per tubercolosi. Inoltre, dal 1 aprile 2020, le autorità ucraine hanno chiuso quasi tutti i dispensari per tubercolotici. Migliaia di persone con una forma aperta di tubercolosi saranno semplicemente lasciate per strada, nonostante il fatto che oggi la tubercolosi non sia più una malattia dei senzatetto e dei detenuti e colpisca sezioni piuttosto prospere della società.

Recentemente, la principale dottoressa in malattie infettive del Ministero della Salute ucraino, Olga Golubovskaja, ha affermato che negli ultimi anni in Ucraina il numero di bambini (!) con una forma aperta di tubercolosi è cresciuto del 30%.

Tuttavia, torniamo al coronavirus, più precisamente, alla catastrofe organizzata in tutto il mondo con il pretesto di combatterlo. La maggior parte degli scienziati concorda sul fatto che il Covid-19 non sia un virus artificiale; non è stato appositamente prodotto in laboratorio. È emerso attraverso mutazioni naturali. Tuttavia, il panico causato in tutto il mondo da questo coronavirus è senza dubbio un prodotto artificiale. Un numero molto limitato di attori a livello geopolitico sta guidando l'attuale crisi e ne trae benefici globali. La maggior parte della popolazione crede nelle dichiarazioni allarmistiche nei media ed è spaventata a morte dal coronavirus. Un certo numero di persone, compresi politici e dottori, capisce cosa sta succedendo ma non può fare nulla, vivendo così in questa marea di crescente allarme.

Per esempio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha recentemente affermato che il tema del coronavirus viene gonfiato artificialmente e fino a 70 mila persone muoiono di influenza ordinaria ogni anno negli Stati Uniti, oggi è costretto a introdurre un regime di quarantena e quindi infliggere un duro colpo all'economia del paese. A meno che non lo faccia, ogni morte causata dal coronavirus (o associata ad esso) sarà segnata a suo carico dai suoi avversari, il che influenzerà sicuramente il suo indice di gradimento. Il presidente in carica non può permettere che ciò accada in vista delle elezioni americane previste per l'autunno.

Il primo ministro britannico Boris Johnson, che recentemente ha perseguito una ragionevole politica di "nessuna limitazione globale", quella di mettere in quarantena solo i cittadini di età superiore ai 65 anni, è ora costretto a chiudere scuole, ristoranti e imprese, in particolare perché il presidente francese Emmanuel Macron lo ha minacciato d'interruzione di tutti i contatti tra i due paesi se non lo fa.

Il più popolare medico ucraino, Evgenij Komarovskij, che recentemente ha rilasciato una rassicurante dichiarazione dicendo che dobbiamo solo abituarci a convivere con il coronavirus come con una normale influenza, ora è costretto a sostenere tutte le misure di quarantena, criticare le processioni religiose e parlare con orrore di ciò che ci aspetta a Pasqua.

E una tale transizione da una valutazione ragionevole della situazione alla solidarietà con il panico generale sta avvenendo sullo sfondo delle dichiarazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità su una graduale riduzione della patogenicità del coronavirus. Inoltre, ogni virologo sa che qualsiasi virus riduce la sua patogenicità con un aumento del numero degli infetti. In altre parole, se tante persone si ammalano di coronavirus così come di un'influenza normale, i tassi di mortalità difficilmente differiranno. Questo serve come giustificazione delle azioni di pochissimi paesi, come per esempio i Paesi Bassi, la Svezia, in parte la Russia, la Turchia e alcuni altri, che affermano che è necessario mettere in quarantena persone di età superiore a 65 anni e i pazienti cronici, lasciando che gli altri combattano naturalmente il coronavirus, riducendo quindi la sua patogenicità e sviluppando l'immunità.

Un altro aspetto positivo di questo approccio è che non ucciderà (o annienterà) l'economia, come si fa ormai in tutto il mondo.

medici cinesi dopo la fine della quarantena

Ma la stragrande maggioranza dei paesi segue l'esempio della Cina, che è riuscita a fermare la diffusione del coronavirus attraverso la quarantena totale. Tuttavia, ci sono due punti a questo proposito: le perdite finanziarie della Cina ammontano, secondo varie stime, fino a 200 miliardi di dollari, e tutto ciò sarà inutile non appena la Cina interromperà la quarantena e aprirà i suoi confini. I cinesi si ammaleranno nuovamente di coronavirus, poiché non hanno sviluppato l'immunità. Ma molto probabilmente, semplicemente non lo diranno pubblicamente per non rovinare l'immagine del paese che ha ottenuto la vittoria sul coronavirus.

Anche ora risulta che le statistiche ufficiali cinesi non hanno preso in considerazione più di 40 mila persone infette ai test per il coronavirus, né si ha idea di quante persone con sintomi lievi della malattia e che si sono riprese da sole non abbiano mai fatto i test.

Consideriamo ora le possibili conseguenze del panico totale indotto dal coronavirus.

In primo luogo, come menzionato nel precedente articolo su questo argomento, si tratta di un aumento della controllabilità della popolazione e della sua sorveglianza. Inoltre, l'aumento è spasmodico. Gli stati aumenteranno semplicemente di un certo ordine di grandezza il loro controllo su ogni singola persona: monitorare i suoi movimenti, i contatti con altre persone e persino i suoi indicatori biologici come temperatura, pulsazioni, pressione ecc. Tutto questo sarà fatto con il consenso della persona stessa sotto lo slogan della lotta alle epidemie. Dopotutto, queste misure sono davvero efficaci. Questo sarà esercitato con l'aiuto di un normale smartphone, disponibile per quasi tutti. Per esempio, in Cina, sono stati gli smartphone a rivelare la cerchia di persone che una persona infetta ha contattato; è stata determinata la loro posizione attuale e sono stati mandati in ospedale.

Tutti dovranno indossare bracciali di controllo e assicurare il monitoraggio totale della propria temperatura, pulsazioni e altri indicatori, oltre al controllo dei propri movimenti e incontri. Non sarà difficile.

In secondo luogo, se il coronavirus si sviluppa nella direzione in cui si sta sviluppando ora, il mondo può anticipare una serie di inadempienze di quegli stati il ​​cui sistema finanziario semplicemente non può far fronte alle restrizioni imposte. Inoltre, un altro tipo di dipendenza di alcuni stati da altri è ora sempre più evidente, quello medico. Alcuni stati possono creare rapidamente sistemi di test dei virus, con relativi vaccini e trattamenti, mentre altri no. Tuttavia, tutti gli stati ne avranno urgentemente bisogno. Di conseguenza, per motivi di sopravvivenza biologica, dovranno inchinarsi a quegli stati la cui medicina è a un livello superiore. Solo quelli con solidi sistemi economici possono avere una medicina di alto livello. E solo gli stati altamente sviluppati hanno tali economie, un sistema politico sostenibile e forze armate più potenti per difendere il loro potere.

In generale, tutto è interconnesso. Ancora una volta, l'attuale epidemia di coronavirus è solo un episodio. Prima o poi, arriverà a sua volta qualche altro "virus", che richiederà sforzi ancora maggiori per combatterlo, e quindi un maggiore controllo sulla persona. Gli strumenti necessari per questo scenario sono attualmente in fase di test.

In terzo luogo, l'economia online aumenterà sostanzialmente. Tutti i paesi raccomandano di passare al lavoro remoto ove possibile. Ma il processo inverso, dopo che il panico del coronavirus sarà terminato, sarà meno intenso. In altre parole, non molti di coloro che sono andati online oggi ritorneranno. Oggi improvvisamente si scopre che è molto conveniente non andare al lavoro, non perdere tempo sui trasporti, non fare shopping e così via. Tutto ciò può essere fatto online. E anche per una visita medica in un gran numero di casi è più conveniente senza uscire di casa ma semplicemente contattare un medico, dandogli tutte le prove necessarie e conducendo un esame esterno usando una webcam.

In quarto luogo, oggi si è scoperto che l'economia globale e la vita sociale possono essere disattivate semplicemente schioccando un dito. "Gente, restate a casa, privatevi di tutto, obbedite agli ordini delle autorità, perché un terribile coronavirus è nell'aria". E tutti obbedientemente rimangono a casa e lo considerano assolutamente naturale e necessario.

* * *

Possiamo spostare tutto online? È parzialmente possibile per l'economia. Ma come spostare online la Divina Liturgia? Il battesimo dei neonati? La comunione virtuale del morente è reale? Qualcuno ha mai pensato che il divieto di movimento significhi che migliaia di persone moriranno senza le ultime parole cruciali del prete prima della loro morte? Coloro che potrebbero pentirsi ed essere assolti dai loro peccati moriranno senza di esse. Quindi possiamo parlare non della morte corporale ma della morte eterna.

Ora vediamo come le organizzazioni religiose di tutto il mondo sono "spente" dallo schiocco delle dita di qualcuno, accanto ad altre imprese, fabbriche e istituzioni pubbliche. Il governo prende una decisione e, per esempio, il patriarca ecumenico Bartolomeo, sempre attento al suo primato, ordina immediatamente di cessare tutte le funzioni di culto in tutto il mondo, in tutte le chiese sotto la sua giurisdizione. In effetti, nessuno sa quando saranno revocate queste misure restrittive.

Se ci rivolgiamo ai santi canoni, allora ogni cristiano che non è stato alla Divina Liturgia per tre settimane consecutive senza una buona scusa è scomunicato. Ciò vuol dire che dopo tre settimane, tutti quelli che hanno ascoltato il patriarca Bartolomeo, nel caso in cui fossero rimasti a casa, ricadrebbero sotto questo canone. Si è rivelato molto semplice combattere le organizzazioni religiose: devono essere messe in quarantena e basta.

Dalla storia della chiesa è noto che nel Medioevo i papi imponevano il cosiddetto interdetto, vale a dire il divieto di culto in una città o in un principato. Ma averlo su scala globale non ha precedenti.

Infine, sui benefici portati dal coronavirus e da tutto ciò che lo riguarda. Molti epidemiologi hanno espresso una versione che spiega plausibilmente tutto ciò che accade. Si riduce al fatto che, secondo dati recenti, esiste un'alta probabilità di comparsa di un qualsiasi virus mortale sulla terra, il che significa che l'umanità deve essere pronta ad affrontarlo. Pertanto, è del tutto possibile che l'attuale allarme, tutti i divieti e le quarantene non siano altro che allenamenti planetari, una prova nel caso in cui appaia sulla terra un virus che prenderà davvero milioni di vite.

Dopo tutto, oggi abbiamo paura di morire per il coronavirus, domani l'avremo per qualcos'altro. Ma pensiamo a quanto segue: moriremo tutti per qualcosa. Se non oggi, c'è sempre il domani.

Il famoso professionista medico russo, capo medico dell'ospedale clinico cittadino intitolato a M. Zhadkevich a Mosca, Aleksandr Mjasnikov, in un'intervista al canale "Spa" ha dichiarato:

"Grazie a Dio questo (il coronavirus, ndc) è innocente, non aggressivo, questa non è la malattia più malvagia. Verrà (una malattia più terribile, ndc), segnatevi le mie parole. C'è una pubblicazione molto buona, si chiama "L'avversità a due mutazioni da noi", vale a dire a distanza di un paio di mutazioni da noi. E sarà così. Verrà dalla Cina, dove un uomo, un maiale e un uccello vivono molto vicini l'uno all'altro. Molto probabilmente sarà la Cina o l'Africa. E potrebbe essere la Cina, perché là sono riusciti a gestirla rapidamente. E se dovesse essere il Camerun, da dove proviene l'AIDS? O l'Etiopia, dove difficilmente capiranno cosa sta succedendo... Può esplodere all'istante ed espandersi su tutta la Terra. Quindi quello che stiamo facendo ora è molto utile. Non commettiamo errori. Ebbene, ce ne sono alcuni... Ritardo, procrastinazione... Ma anche questo va bene. Inoltre sapremo come rispondere più velocemente. La prossima volta che scoppierà, lo schiacceremo e salveremo milioni di vite. Grazie agli 'allenamenti' di oggi".

Questo punto di vista è coerente con i dati dell'epidemiologia, che registra un aumento delle epidemie di malattie infettive e un aumento della probabilità che un qualsiasi virus subisca una mutazione fatale per gli esseri umani, nonché con le parole del Vangelo: "Sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori" (Mt 24:6-8).

Comunque, il coronavirus esistente e le possibili epidemie future sono, in effetti, la voce di Dio, che spinge una persona a rendersi conto che è mortale. Dopo tutto, oggi abbiamo paura di morire per il coronavirus, domani l'avremo per qualcos'altro. Ma pensiamo a quanto segue: moriremo tutti per qualcosa. Se non oggi, c'è sempre il domani. Non importa come una persona cerchi di oscurare la coscienza della morte, non importa come cerchi di vivere come se non ci fosse, non importa quanto tenti di ritardare il suo arrivo, verrà comunque per ognuno di noi. Non importa quanto siamo "messi in quarantena", non importa quanto ci isoliamo, prima o poi saremo infettati da qualcosa, ci ammaleremo e moriremo. Il coronavirus ce lo ricorda in modo molto forte.

La paura del coronavirus dovrebbe costringerci non solo a mettere le mascherine ma anche a prendere il Vangelo dallo scaffale, leggerlo e infine fare qualcosa per la nostra anima. Frugando nel proprio passato, ricordando i propri peccati, pentendosi, chiedendo perdono a chiunque, possibilmente, preparandosi all'inevitabile morte. Non si può sfuggire alla morte, ma si può morire in pace con Dio, oppure nei peccati e nell'inimicizia con il proprio Creatore.

Non c'è dubbio che il coronavirus e l'intera dimensione dei cambiamenti in atto sul pianeta scuoteranno la mente di molte persone e faranno loro pensare al senso della vita, a Dio, alla salvezza dell'anima. Questo è un enorme beneficio che possiamo avere dalla pandemia di coronavirus.

Qualcuno attende con impazienza la fine della quarantena per tornare in un locale notturno o in un ristorante oggi chiuso. Ma qualcuno andrà in Chiesa nonostante tutti i divieti, per dire a Dio: "...Gesù, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno!" (Lc 23:42).

 
"Patriottismo ordinario": intervista ai monaci pacificatori di Kiev

In questi giorni, hanno fatto il giro del mondo le foto dei monaci di Kiev che sono riusciti a fermare le sommosse di piazza interponendosi tra la polizia e i manifestanti. Il 30 gennaio, Lado Gegechkori ci ha portati a conscerli di persona, intervistando per il sito Pravoslavie v Ukraini due dei protagonisti della vicenda, lo ieromonaco Melkhisedek (Gordenko) e il monaco Gabriel (Kairasov); presentiamo il testo russo dell’intervista e la nostra traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Costantinopoli offre all'Arcidiocesi russa di creare un vicariato francese con diritti ridotti, mentre la Chiesa russa offre di ricevere l'intera Arcidiocesi così com'è

foto: spzh.news

Il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha inaspettatamente deciso di rimuovere lo status di esarcato all'Arcidiocesi delle chiese russe nell'Europa occidentale, dicendo alle parrocchie che dovevano far parte delle metropolie greche del patriarcato.

Tuttavia, il clero e i fedeli dell'arcidiocesi hanno poi votato in modo schiacciante per rimanere insieme come corpo ecclesiastico. Stanno prendendo attivamente in considerazione diverse opzioni per il loro futuro, e la più probabile è quella di unirsi al Patriarcato di Mosca, opzione che ha il sostegno del capo dell'arcidiocesi, l'arcivescovo Jean di Chariopoulis, anche se ci sono certamente membri che si oppongono attivamente al ritorno alla Chiesa russa.

Il 9 agosto, le parrocchie dell'ex esarcato hanno ricevuto due documenti, uno con una proposta del Patriarcato di Costantinopoli e l'altro con una proposta del Patriarcato di Mosca. Il clero e i parrocchiani hanno tempo per prendere in considerazione le due proposte fino al 7 settembre, quando la prossima Assemblea Generale dell'Arcidiocesi si terrà per votare, "o per preservare la sua identità, specificità e tradizioni sotto l'omoforio patriarcale di Mosca", o "per abbandonare il passato, diventando un vicariato senza futuro", ha scritto l'arcivescovo Jean nel suo commento di accompagnamento alle lettere, come riporta la Независимая газета (Gazzetta indipendente).

Il documento di 24 pagine di Costantinopoli "di fatto, riporta gli stessi statuti che vivono oggi le parrocchie di tradizione russa, ma con tutti i riferimenti all'arcidiocesi come entità territoriale e giuridica sostituiti da "vicariato", con l'aggiunta della "metropolia ortodossa di Gallia, nella giurisdizione canonica del Patriarcato di Costantinopoli (ecumenico)".

Mentre gli statuti in precedenza proclamavano l'indipendenza dell'Esarcato, ora notano che le decisioni possono essere prese solo con la "consultazione" o "approvazione" del metropolita Emmanuel di Gallia.

Il metropolita Emmanuel aveva precedentemente inviato una lettera con una proposta per le chiese sul suo territorio di diventare un vicariato per i sacerdoti dell'arcidiocesi. La sua lettera stabiliva "la conservazione dell'associazione esistente, che continuerà a gestire la proprietà che le appartiene e a funzionare secondo i propri statuti, probabilmente con alcuni adattamenti necessari". La nuova lettera di Costantinopoli chiarisce che gli "adattamenti necessari" spoglieranno l'arcidiocesi della sua libertà, come commenta l'arcivescovo Jean.

Inoltre, sia la lettera sia la presente proposta del metropolita Emmanuel si applicano solo alle chiese in Francia. Nessuna offerta è stata fatta per le parrocchie in tutto il resto dell'Europa occidentale. "Non stiamo parlando della conservazione dell'arcidiocesi, ma solo della conservazione della sua parte francese", ha spiegato il diacono Aleksandr Zanemonets alla Gazzetta.

Notando che l'arcivescovo Jean sarebbe in grado di agire solo con il consenso del metropolita Emmanuel, il diacono Aleksandr ha commentato che "la proposta della Chiesa ortodossa russa dovrebbe essere considerata sia nel contesto del rifiuto dei romeni che nel contesto di questa opzione di Costantinopoli".

Come ha spiegato il diacono Aleksandr, il patriarcato romeno ha offerto all'Arcidiocesi di unirsi solo temporaneamente e ha richiesto una liberatoria canonica da Costantinopoli. "Ma poiché l'arcidiocesi non fa più parte del Patriarcato di Costantinopoli, non può esserci alcun rilascio canonico", ha spiegato il chierico.

Nel frattempo, come osserva, l'ultima offerta del Patriarcato di Mosca "corrisponde a quanto discusso in origine". Cioè, la lettera invernale di sua Santità il patriarca Kirill e la proposta finale sono identiche, con tutte le caratteristiche dell'intera Arcidiocesi conservate, inclusa l'indipendenza dell'Arcidiocesi in tutte le decisioni interne. "Di fatto, l'unico cambiamento è che il patriarca di Mosca sarà commemorato al posto del patriarca di Costantinopoli, mentre la struttura della vita interna dell'arcidiocesi rimane la stessa", ha spiegato il diacono Aleksandr.

E, soprattutto, la proposta di Mosca consente all'arcidiocesi di eleggere rapidamente vescovi diocesani e vicari. L'età dell'arcivescovo Jean è stata motivo di preoccupazione per l'arcidiocesi, ma non c'è stata alcuna speranza di eleggere vescovi successori sotto Costantinopoli.

La Chiesa russa ha persino offerto di modificare i propri statuti per adeguarsi alle tradizioni dell'Arcidiocesi delle chiese russe.

 
Gli effetti strategici globali della pandemia da coronavirus

Come studente di storia, sono sempre propenso ad analizzare gli eventi attuali da "storico del futuro". Per favore, non lasciatevi scoraggiare dalla "grandiosità" del titolo; il mio obiettivo è più quello di elencare le questioni che abbiamo di fronte e di identificare gli argomenti di discussione, che non di fare previsioni anticipate. Ma prevedere il prossimo futuro è il gioco che stiamo facendo, e io non sono uno che si sottrae da una tale tentazione... È già iniziata la ricerca per scoprire "che cosa ci aspetta" ed è comparsa una marea di analisi...

La fine del globalismo. I "blocchi" mondiali, a livello nazionale e regionale, hanno finalmente demolito i progetti dei "globalisti" dei confini aperti. Alcuni (si prega di vedere qui lo sforzo anemico del megafono dell'establishment tedesco, "Der Spiegel")  insisteranno temporaneamente sul fatto che "una crisi globale richiede una risposta globale". Ma non c'è dubbio: il globalismo è praticamente morto. Di seguito elenchiamo gli effetti collaterali di questo fatto importante.

La Cina è ora nemica. Nonostante il suo sforzo tardivo di mostrare solidarietà, fornendo alcuni aerei di aiuti sanitari all'Italia e ad altre nazioni europee sofferenti (Grecia, Serbia, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi), l'Occidente e il mondo intero non potranno mai dimenticare che il coronavirus si è diffuso a causa della reazione tardiva, della segretezza autoritaria e della fissazione ideologica  risposta della Cina comunista. Questo fatto si aggiunge alla già consolidata opinione secondo cui la Cina per decenni ha rubato agli Stati Uniti segreti strategici tecnologici e militari strategici e questo avrà sicuramente una ricaduta sui negoziati commerciali in corso con lei.

La produzione di manufatti essenziali e strategici lascerà definitivamente la Cina. Questo principio di base della campagna del 2016 del presidente Trump si è rivelato abbastanza profetico, alla luce della scarsità di materiali di protezione di base nel settore sanitario (come maschere, guanti, grembiuli, respiratori). Nel giro di pochi giorni, l'industria americana e occidentale inizieranno a sfornare questi prodotti in grandi quantità e la robotica renderà la produzione (meno i costi di spedizione) molto efficiente. Avendo un po' di esperienza commerciale nelle importazioni dalla Cina, posso assicurarvi che la qualità e la velocità di consegna di questi prodotti stupiranno il pubblico e porteranno alla tomba il "mito manifatturiero" cinese.

Boom post-coronavirus – Nuovo secolo americano. La "nuova era della produzione americana" inaugurerà il nuovo "boom post-coronavirus" americano. La produzione lancerà presto una nuova era d'oro negli Stati Uniti, con diversi settori (difesa/aerospazio, tecnologia, farmaci, salute) che raggiungeranno una crescita straordinaria. Allo stesso tempo, il regime comunista in Cina, incapace di dare lavoro al suo miliardo e 200 milioni di cittadini e trovandosi di fronte l'erosione dei mezzi finanziari, avrà lo stesso destino dell'ex Unione Sovietica. Ciò può aumentare temporaneamente il rischio di guerra, ma un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia (vedi sotto) mitigherà questo fattore di rischio... Ma questo "boom" sarà molto diverso dal boom che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale. Questa volta gli Stati Uniti hanno già raggiunto l'indipendenza energetica, il fondamento essenziale di qualsiasi solida crescita economica. Di conseguenza, gli Stati Uniti non saranno tanto colpiti nelle loro decisioni da alcun monarca autoritario mediorientale. Poco dopo il "picco" della famosa "curva del coronavirus", nel giro di pochi mesi o, si spera, settimane, il panico diminuirà e l'economia tornerà alla normalità. L'energia abbondante ed economica e l'esplosione manifatturiera probabilmente porteranno la crescita economica degli Stati Uniti a nuovi livelli entro il secondo "anniversario" dell'epidemia di Covid-19.

Riavvicinamento USA-Russia. Questo boom finanziario sarà accompagnato da un maggiore potere geopolitico: dopo la Brexit e con la morte dell'Unione Europea (vedi sotto), l'amministrazione Trump dovrà semplicemente riportare in primo piano l'obiettivo della campagna del 2016 di firmare un patto con la Russia per essere in grado di limitare l'espansione della Cina e diventare ancora una volta l'indiscusso leader globale. I semi di un simile patto USA-Russia sono già stati seminati dietro le quinte (per favore chiedete a Henry Kissinger...); gli ultimi passi, data l'ascesa di Putin allo status di "tsar", sono solo una questione di tempo. (Nota ai nostri vescovi/ leader "ortodossi": è tempo di rimodellare la politica "ecclesiastica" dell'Ucraina, siete dalla parte perdente della storia. L'Ucraina non lascerà mai completamente la sfera di influenza russa. E la Russia non abbandonerà mai a Bartolomeo il 70% dei fedeli ortodossi ucraini. È essenziale che voi e i vostri amici fuorviati del Dipartimento di Stato leggiate un po' di storia al più presto. Per favore, chiamatemi. Le lezioni di storia vi costeranno molto meno delle bustarelle che presumibilmente avete dovuto dare per realizzare uno scisma nell'Ortodossia e la perdita del vostro status "ecumenico"...)

La fine dell'Unione Europea. La diffusa notizia secondo cui la Germania, un colosso manifatturiero globale, non ha permesso che i materiali sanitari necessari (maschere, grembiuli, respiratori, guanti, ecc.) fossero inviati all'Italia sofferente non è stato solo un vuoto di leadership nonché l'ultima manifestazione del notorio "carattere" tedesco (o mancanza di carattere), ma anche  il certificato di morte dell'Unione Europea. Chi scrive ha ripetutamente discusso della necessità storica della politica estera degli Stati Uniti, vale a dire l'affiliazione/controllo di tutte le nazioni d'Europa "al confine con l'oceano", dalla Norvegia alla Gran Bretagna alla Spagna, all'Italia e alla Grecia). Noi siamo una "potenza del mare" a livello globale e non possiamo funzionare come tale senza l'alleanza di queste nazioni "che si affacciano sull'oceano" – che limitano l'espansione delle tradizionali "potenze terrestri" (Germania, Russia, Cina). Siamo già nell'era "post-Brexit" e le azioni della Germania (l'alleanza/dipendenza energetica dalla Russia e le politiche di "salasso di sangue" durante la crisi greca e la pandemia di coronavirus) hanno reso questa alleanza con gli Stati Uniti una strada a senso unico: alcuni carichi aerei di forniture sanitarie dalla Cina non modificheranno questo corso. Soprattutto perché sarà presto chiaro che all'epicentro del "coronavirus" in Italia, c'è stata a Milano una sfilata di moda direttamente collegata all'iniziativa cinese "Belt and Road" che ha causato la catastrofe... Il coronavirus ha seguito proprio la stessa "Via della seta" che la "morte nera" aveva seguito sette secoli fa...

 
Il metropolita Ilarion sulle dichiarazioni dei metropoliti di Costantinopoli

Il 7 febbraio, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk ha rilasciato al portale Pravoslavie.ru un’intervista con alcune risposte alle recenti dichiarazioni dei metropoliti Atanasio ed Elpidoforo del Patriarcato ecumenico. Con tono pacato, senza farsi trascinare in polemiche di governo ecclesiale ortodosso, il metropolita Ilarion ribatte la posizione del Patriarcato di Mosca come affermazione della tradizionale ecclesiologia ortodossa, e nulla più.

Su questo blog, proprio un mese fa (post dell’11 gennaio 2014), scrivevamo che il documento ecclesiologico del metropolita Elpidoforo, Primus sine paribus, è "una capitolazione al principio primaziale romano in chiave esteriormente ortodossa". Ci fa piacere sentire il metropolita Ilarion, nell’ultima delle risposte dell’intervista, esprimersi in termini del tutto analoghi: segno che anche noi, dal punto di vista di un semplice osservatorio parrocchiale, non avevamo proprio colto fuori dal segno...

Presentiamo l’intervista al metropolita Ilarion nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Arcivescovo Jovan: dopo ciò che Costantinopoli ha fatto in Ucraina, da loro ci si può aspettare di tutto

foto: poa-info.org

Alla sua sessione di maggio, il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa serba ha deciso di riaprire il dialogo con la "Chiesa ortodossa macedone", un corpo precedentemente autonomo all'interno della chiesa serba che è entrato in scisma e si è dichiarato autocefalo nel 1967. La Chiesa macedone rimane non riconosciuto da alcuna Chiesa ortodossa locale.

Tuttavia, come afferma l'arcivescovo Jovan di Ocrida, un vescovo canonico della Chiesa serba in servizio nella Macedonia settentrionale, in una recente intervista su Politika, i colloqui si sono interrotti, non per colpa della Chiesa serba. Al momento non vi sono contatti diretti con alcun membro del Sinodo dei vescovi macedoni, ha detto l'arcivescovo Jovan.

I negoziati sono stati sospesi dopo che la Chiesa macedone non aveva accettato l'accordo di Niš del 2002 che avrebbe riunito la Chiesa macedone con la sua Chiesa madre. L'arcivescovo Jovan, precedentemente vescovo della Chiesa macedone, fu l'unico vescovo a diventare canonico in quel momento. "A quel tempo, la Chiesa macedone ha fatto tutto il possibile per neutralizzare l'esistenza dell'Arcidiocesi ortodossa di Ocrida e ha persino interrotto qualsiasi comunicazione con la Chiesa ortodossa serba", ha spiegato l'arcivescovo Jovan.

Quindi è stato coinvolto lo stato, il che ha solo peggiorato le cose, ha spiegato il vescovo della Chiesa serba. Lo stesso arcivescovo Jovan è divenuto oggetto di persecuzione ed è stato incarcerato più volte per la sua posizione canonica. È stato finalmente rilasciato nel 2015, sebbene i procedimenti giudiziari contro di lui siano continuati. Ma nonostante tutto, l'arcivescovo Jovan spiega che la Chiesa ortodossa serba si è mostrata pronta a riavviare i dialoghi per risolvere finalmente il problema dello status non canonico della Chiesa macedone.

Oltre a quanto sopra, oggi c'è un altro ostacolo, secondo l'arcivescovo Jovan: la Chiesa macedone si è rivolta prima alla Chiesa bulgara perché diventasse la sua Chiesa madre e la aiutasse a risolvere il suo status, e poi si è rivolta a Costantinopoli stessa, alla ricerca dell'autocefalia. "Tutto ciò, ovviamente, ritarda l'inizio dei negoziati, perché fino a quando non sarà chiaro che i vescovi della Chiesa macedone non tengono i piedi in due staffe, è impossibile iniziare i negoziati".

Inoltre, per l'arcivescovo Jovan, l'appello a Costantinopoli non ha senso: egli ritiene che il patriarcato non abbia alcuna competenza per risolvere i conflitti inter-ecclesiali.

"Anche se al Patriarcato ecumenico fosse concesso in qualche modo il diritto di appello, questo potrebbe avvenire solo a livello individuale, per esempio, se una persona, con o senza un atto della Chiesa, si sente privato del diritto alla Chiesa locale dove è stato processato. Il Patriarcato ecumenico non è competente a risolvere le controversie inter-ecclesiali", ha spiegato l'arcivescovo Jovan di Ocrida.

"Solo un Concilio ecclesiale generale è responsabile di ciò", ha continuato, e se il Concilio deciderà in un modo che non piace ai vescovi della Chiesa macedone, questi continueranno ad essere scismatici, per molti decenni.

Per quanto riguarda chi ha il diritto di essere coinvolto negli affari di una Chiesa locale, l'arcivescovo Jovan osserva che sebbene la Chiesa macedone abbia cercato di coinvolgere la Chiesa bulgara nei suoi affari, quest'ultima non ha accettato il ruolo di Chiesa madre proprio perché quel ruolo appartiene alla Chiesa serba e nessun'altra Chiesa locale può interferire. Lo stato macedone pensava che il miglioramento delle sue relazioni con lo stato bulgaro avrebbe aiutato a risolvere la questione della Chiesa, "ma questo non si è materializzato perché le relazioni ecclesiali sono indipendenti da quelle statali", sostiene l'arcivescovo Jovan.

E riguardo alla possibilità di interferenze di Costantinopoli nella Macedonia del Nord, l'arcivescovo Jovan nota che fu Costantinopoli a dare giurisdizione alla Chiesa serba sull'attuale Macedonia del Nord, e quindi non crede che il Patriarcato cercherà di ricostruirvi lo scenario ucraino.

Tuttavia, "dopo quello che è successo in Ucraina, ci si può aspettare qualsiasi cosa", ha aggiunto. La stessa Costantinopoli ha inviato segnali contrastanti, a volte annunciando che avrebbe risolto il problema macedone, a volte che avrebbe lasciato il problema alla Chiesa serba.

Inoltre, qualsiasi nozione di primato di potere è inaccettabile nell'Ortodossia, sebbene il Patriarcato di Costantinopoli detenga legittimamente un primato d'onore, afferma l'arcivescovo di Ocrida.

"È inaccettabile che nel XXI secolo ci sia una sola Chiesa, anche se fosse la primogenita, a decidere autonomamente le questioni di interesse per le altre Chiese ortodosse", ha concluso l'arcivescovo Jovan.

In precedenza l'arcivescovo Jovan aveva richiesto un concilio pan-ortodosso per risolvere il problema degli scismatici nella Chiesa.

 
Analisi della processione della Croce in Ucraina: perché 300.000 ucraini hanno marciato per il battezzatore della Russia?

Introduzione

Questo articolo viene proposto per confrontare la processione della Croce ucraina della Chiesa ortodossa ucraina canonica del Patriarcato di Mosca, tenuta nell'anniversario del battesimo della Rus', con quella tenuta dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, che è riconosciuta solo dal Patriarcato ecumenico.

Esamineremo in dettaglio le processioni della Croce e capiremo cosa significano sia da una prospettiva religiosa generale, sia all'interno della vita spirituale e politica dell'Ucraina.

Alla fine, dimostreremo come la processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina sia un evento destinato a chiamare gli ucraini a mettere da parte tutte le preoccupazioni terrene e a unirsi in un solo corpo per camminare verso il regno celeste in preghiera.

Il leader della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, spiega che la Chiesa non sta né cercando di costruire un mondo russo, né un mondo ucraino, ma il mondo di Dio, che unirebbe tutti i popoli dell'Ucraina in un'unica famiglia in Cristo (insieme a tutti i cristiani ortodossi) indipendentemente dalla lingua che parlano o da dove vivono.

La Chiesa ortodossa ucraina sta cercando un regno spirituale, in unità con il resto del mondo ortodosso, piuttosto che una spiritualità interamente definita dall'essere ucraino. Il grido di battaglia della Chiesa ortodossa ucraina potrebbe essere "Dio è con noi, comprendetelo, nazioni tutte, e siate vinte – poiché Dio è con noi!"

Gli eventi organizzati dagli scismatici, d'altra parte, si concentrano principalmente sull'unione degli ucraini attorno a un'identità ucraina nazionale. Gli scismatici dipingono cosiddette "icone" che descrivono lo Spirito Santo sotto forma stemma ucraino, che contengono anche soldati di gruppi armati che hanno combattuto a fianco dell'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale.

Gli scismatici ucraini comprendono la chiesa come qualcosa la cui missione è quella di benedire la nazione ucraina e tutto ciò che fa, e non possono separare il loro movimento spirituale da quello nazionale, in una modalità che può essere descritta come etno-religiosa. Il grido di battaglia degli scismatici potrebbe essere, come rappresentato nelle loro "icone": "Dio è con noi, l'Ucraina è con noi!"

questa "icona" scismatica raffigura rune naziste, soldati con fucili d'assalto Kalashnikov e le rovine dell'aeroporto di Donetsk in fiamme, apparentemente con persone che bruciano

Queste due ideologie sono incompatibili e ogni anno, soprattutto dal 2015, sono entrambe esposte a Kiev durante la processione della Croce. Per comprendere il significato della processione, si deve prima comprendere l'importanza della stessa Kiev, che è la città in cui fu battezzata la Rus', lo stato precursore di Russia, Ucraina e Bielorussia.

Kiev la seconda Gerusalemme

"E l'apostolo Andrea disse: Vedi queste colline? La grazia di Dio risplenderà su di loro..." – Cronaca degli anni passati

Kiev è il fonte battesimale della Chiesa della Rus' e la madre di tutte le sue città. Come profetizzò l'apostolo, la grazia di Dio ha brillato sule sue colline verdeggianti, coronate dalla maestà di cupole dorate.

Sotto le ali incandescenti del suo patrono, l'arcangelo Michele, il fiume Dniepr scorre sempre azzurro e iridescente quando è colpito dalla luce del sole. Dalle sue vivificanti acque battesimali emerse una civiltà millenaria.

collina di San Vladimir, il luogo del moleben alla processione della Croce ucraina.  Foto: Matfey Shaheen

Tutti i suoi figli sono sbalorditi alla sua vista e la sua condizione ci fa piangere.

Nella storia dell'uomo, le capitali di molti grandi imperi combattono per rivendicare il nome di Roma, e con esso il diritto di governare, ma Kiev ha un ordine diverso.

Tutti i suoi figli sono sbalorditi alla sua vista e la sua condizione ci fa piangere.

Nella storia dell'uomo, le capitali di molti grandi imperi combattono per rivendicare il nome di Roma, e con esso il diritto di governare, ma Kiev ha un ordine diverso.

Kiev non è contestata per la sua magnificenza imperiale, ma piuttosto per il suo significato spirituale, poiché Kiev è chiamata la Seconda Gerusalemme.

Si possono vedere le somiglianze tra Kiev e la Terra Santa e la Città Santa; un fiume legato al battesimo, un tempio su una collina, caverne e tombe vivificanti [1] e una famosa lotta tra quelli che cercano un regno terreno e nazionalistico e quelli con gli occhi fissi sulle cose celesti. Come Gerusalemme, sembra quasi che metà delle religioni e delle ideologie del mondo abbiano i loro interessi fissi su questa città.

Kiev alla sera – una vista verso l'Alta Lavra dalla Chiesa dell'Accademia.  Foto di Matfey Shaheen

Il significato della processione della Croce ucraina

Ogni anno, al Battesimo della Rus', tutti gli occhi si fissano sulla processione della Croce ucraina, la massiccia processione religiosa tenuta dalla Chiesa ortodossa ucraina, per celebrare il battesimo che ha trasformato san Vladimir di Kiev "da bestia a uomo", e il popolo della Rus' da quello che è stato descritto anche dai santi russi come essenzialmente un popolo di barbari predoni vichinghi, [2] a un popolo che persino i santi ellenici come il venerabile Massimo il Greco chiamerebbe "la Rus' sacra". [3]

Questo è uno degli eventi religiosi più importanti dell'anno e che negli ultimi anni ha attratto centinaia di migliaia di credenti in città.

La differenza tra la processione della Croce della Chiesa e quella degli scismatici può essere compresa semplicemente con questa foto:

fonte: Unione dei giornalisti ortodossi

L'evento della Chiesa ortodossa ucraina è una processione religiosa cristiana guidata da ucraini.

L'evento degli scismatici è una marcia ucraina con simboli cristiani (e bandiere e simboli militari).

Vedete la differenza?

Cosa ha reso speciale la processione del 2019?

Quest'anno, il 2019, è stato molto interessante, poiché sono stati battuti diversi record:

  • La processione della Chiesa canonica ha avuto oltre 300.000 partecipanti quest'anno! Questo è un aumento di circa 100.000 persone rispetto alle 200.000 dell'anno scorso.
  • Questo è stato il primo anno in cui la polizia ucraina ha dichiarato che la processione della Chiesa canonica era due volte più grande di quella degli scismatici.
  • Questa è stata la prima processione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che non esisteva l'anno scorso. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata creata da Costantinopoli su richiesta dell'ex presidente ucraino Poroshenko, e secondo i membri più importanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", con il sostegno degli Stati Uniti.
  • Il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Filaret ha tenuto il suo evento separato dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", poiché in meno di un anno ha già formato uno scisma all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.
  • Tutto ciò è accaduto sotto il nuovo presidente Vladimir Zelenskij. L'ex presidente Poroshenko ha marciato quest'anno con gli scismatici, come al solito. Zelenskij, tuttavia, era distante dall'evento. Gli ucraini sperano che difenderà semplicemente la costituzione e non interferirà negli eventi religiosi, a differenza del suo predecessore.

Per vedere la processione in due semplici foto, ecco la processione canonica di 300.000 persone del 2019:

Ed ecco l'evento degli scismatici quest'anno:

Per comprendere in profondità il significato della processione della Croce del 2019, dovremmo prima confrontarlo con quelli degli anni precedenti.

Le processioni degli anni precedenti

Le processioni della Croce degli ultimi tre anni hanno alcune caratteristiche che possono essere analizzate come segue:

Le processioni del 2017

La processione della Croce del 2017 si distingue per l'enorme differenza nel numero di credenti e per quanto chiaramente mostrasse la natura temporale degli scismatici .

Alla processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina canonica hanno partecipato oltre 100.000 fedeli, mentre quella del "patriarcato di Kiev" ha raccolto una folla anemica intorno alle 2000 persone.

Questa disparità può essere chiaramente vista in questo video, che mostra la processione della Croce canonica fino al segno dei tre minuti, dopo di che si vede la processione scismatica.

La differenza può essere spiegata dal fatto che il 2017 ha rispecchiato un quadro più candido, meno artefatto e più naturale degli eventi, quando le processioni della Croce non erano così politicizzate.

Sembra che la dura realtà del 2017 abbia motivato gli ultranazionalisti e le forze politiche coinvolte a sostenere apertamente gli scismatici.

Le processioni del 2018

La processione scismatica del 2018 si è distinta per il suo carattere estremamente nazionalista e politico-trionfalista; è stata fortemente trasmessa in televisione con il presidente ucraino Petro Poroshenko e la sua famiglia in marcia davanti e al centro accanto al falso patriarca Filaret; il clero portava bandiere ucraine e la gente cantava "morte ai nemici".

La chiesa canonica aveva tra le 200.000 e le 250.000 persone presenti, mentre gli scismatici erano aumentati dall'anno precedente di un massimo da 15.000 a 30.000 persone. [4] La polizia ha manipolato intenzionalmente i numeri, sostenendo che la Chiesa canonica (mostrata sotto) aveva "solo" circa 20.000 persone.

la processione canonica del 2018 di circa 250.000 persone, dichiarata dalla polizia di soli 20.000.  Questa foto è scattata vicino all'angolo nord della Lavra e si dirige verso la collina di san Vladimir all'estremo nord.  Foto: spzh.news

Allo stesso tempo, la polizia ha affermato che gli scismatici, mostrati di seguito, guidati da Filaret e Poroshenko, avevano oltre 65.000 persone. [5] Guardate voi stessi le due immagini e vedete se è possibile che l'immagine qui sotto possa avere più di tre volte la quantità di persone dell'immagine di sopra.

la processione scismatica del 2018, che secondo la polizia aveva oltre 65.000 persone.  Notate le bandiere ucraine ovunque durante la processione.  Foto: spzh.news

Lo stesso Filaret ha affermato che la sua processione (sopra) aveva più di 150.000 partecipanti. [6] La matematica di base dimostrerebbe che questa affermazione è ridicola, e ancor più un esame fianco a fianco delle processioni stesse. Mentre la "testa" della processione canonica raggiungeva la Lavra delle Grotte di Kiev, la sua "coda" era ancora sulla collina di san Vladimir, [7] che si trova a circa 3 km di distanza. Nella foto sopra, viene mostrata quasi l'intera processione scismatica, che inizia nella piazza oltre il campanile della cattedrale di santa Sofia per arrivare all'incirca davanti al monastero di san Michele dalle cupole dorate; la distanza tra questi luoghi è di circa 500 metri.

In ogni caso, la processione scismatica era chiaramente aumentata notevolmente dal 2017.

Ciò non significa che in un anno un numero enorme di laici sia arrivato miracolosamente alla fede, ma piuttosto che gli scismatici sono stati rafforzati dall'intervento diretto delle autorità secolari.

Il presidente Poroshenko e il suo governo sono intervenuti direttamente a sostegno degli scismatici [8] e hanno disposto che i funzionari pubblici venissero letteralmente accompagnati per assistere alla processione scismatica, mentre le autorità e gli scismatici interrompevano o cercavano di bloccare il transito ai membri della Chiesa canonica in tutta l'Ucraina; esempi acuti di eventi del genere sono stati riportati nelle regioni di Odessa, [9] Kherson, [10] Zaporozh'e, [11] [12] Chernovtsy, [13] Rovno, [14] Khmelnitskij, [15] Sumy, [16] Ovruch [17] e Nezhin [18].

Molte persone hanno partecipato alla processione scismatica non per motivi religiosi, ma come dichiarazione politica: l'hanno percepita come una festa di stato in cui sostenere l'Ucraina. Ciò è dimostrato dalle interviste estemporanee di strada condotte da giornalisti ucraini.

Erano presenti anche nazionalisti atei e agnostici:

"Noi non andiamo in chiesa, oggi siamo venuti per sostenere l'Ucraina", ha detto a un corrispondente di LIGA.net un giovane con una ragazza. [19]

La Chiesa canonica è riuscita ad attirare il doppio del numero di fedeli rispetto allo scorso anno, nonostante massicci e spesso letterali blocchi stradali. Come notato, diocesi e credenti in altre regioni dell'Ucraina che hanno tentato di organizzare il transito a Kiev per partecipare alla processione hanno riportato varie provocazioni e tentativi di impedire la partecipazione dei credenti. [20]

Gli autobus che trasportavano cristiani ucraini sono stati fermati in tutto il paese, in un caso a Zaporozh'e, da ufficiali armati del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, l'organizzazione succeduta al KGB in Ucraina. [21]

Alcune compagnie di autobus non sono state disposte a organizzare i transiti per la chiesa per ordine delle autorità, e per timore di minacce dai radicali. [22]

Gruppi di scismatici, violenti neonazisti e partigiani di estrema destra hanno letteralmente minacciato di morte i credenti; pochi potrebbero dimenticare quando Oleg Bondarenko, un attivista politico di estrema destra, ha dichiarato alla televisione nazionale nel 2016: [23] "Non lascerete Kiev vivi, voi che pregate un dio alieno, il dio di Mosca". [24]

Nonostante questo fatto, piuttosto che indagare e punire coloro che hanno messo in scena provocazioni, come quelli che in passato hanno letteralmente lasciato bombe lungo il tragitto della processione, i funzionari ucraini hanno avvertito che agenti di Mosca avrebbero potuto organizzare provocazioni. [25]

Nella stessa Kiev, in nome della pubblica sicurezza, la polizia ha istituito molti posti di blocco e metal detector sul percorso della Chiesa canonica, mentre la processione scismatico-presidenziale è stata lasciata libera.

Nonostante tutto ciò, la Chiesa canonica ha prosperato.

processione canonica del 2018.  La foto è scattata da nord, guardando a sud verso la Lavra.  Anche la colossale statua "la madrepatria" è visibile sullo sfondo a sinistra, oltre la Lavra

L'aumento di cui hanno goduto dall'anno scorso può essere spiegato dal fatto che perseguitare o vietare qualcosa, in realtà, lo rende più popolare. Il clero della Chiesa ortodossa ucraina ha osservato che i tentativi di governo e scismatici di impedire ai credenti di partecipare alla processione hanno avuto l'effetto opposto. [26] I credenti hanno sentito che la loro Chiesa era sotto maggiore pressione e in grave pericolo, e così anche coloro che normalmente non avrebbero partecipato hanno sentito il bisogno di presentarsi e prendere una posizione per la loro Chiesa.

Dobbiamo anche sottolineare ed elaborare la natura nazionalistica della processione scismatica. In poche parole, l'intero evento è meglio descritto come una manifestazione politica che una processione religiosa.

Questo può essere illustrato semplicemente guardando due immagini delle processioni, a partire dalla processione canonica mostrata di seguito: il metropolita Onufrij è sullo sfondo con una croce dietro e una davanti a lui, e segni e stendardi religiosi e diocesani dappertutto. Niente in questa processione esalta qualsiasi politica, e una persona di qualsiasi religione dovrebbe essere in grado di dire immediatamente che questo è un evento cristiano legato alla croce.

Ora confrontate la foto sopra con le immagini più famose della processione non canonica, l'allora presidente Poroshenko che marciava accanto a Filaret con numerose bandiere dietro e davanti a loro e uomini in uniforme militare accanto a loro.

Immagina se qualcuno mai esposto all'Ortodossia dovesse vedere le due foto: quale dimostra la fede dell'Ortodossia? Potrebbero facilmente supporre che la seconda foto mostri sovrani di qualche tipo, circondati da generali, mentre la prima foto mostra ovviamente il cristianesimo. Generalmente non è consuetudine indossare pieni paramenti al di fuori delle funzioni liturgiche, come nelle lunghe processioni.

Queste due immagini sono un'ottima scelta per un confronto, poiché mostrano entrambe i capi delle due rispettive processioni. Nessuna croce è chiaramente visibile nella seconda foto! Cosa rappresenta meglio l'Ortodossia, essere al centro di una processione incrociata: il clero con le croci, o il presidente e i suoi generali con due vecchi in paramenti di broccato e alcuni politici e guardie del corpo?

Va detto che, in linea di principio, nessuno è contrario alla bandiera ucraina; il problema è che durante le processioni della Croce degli scismatici, i loro sacerdoti portavano la bandiera ucraina più visibilmente delle croci!

Ricordate che queste foto non sono state scattate in segreto, catturando posizioni compromettenti. È così che hanno scelto attivamente di mostrarsi a un evento televisivo internazionale. Questi "sacerdoti" non si sono presentati casualmente con le bandiere ucraine, perché era tutto ciò che avevano, i coordinatori dell'evento hanno pianificato consapevolmente che invece di portare croci o icone, tutte queste persone avrebbero dovuto portare bandiere ucraine, che catturano immediatamente l'occhio. Questo vi mostra anche la mentalità delle persone ordinarie che sostengono i due movimenti: un gruppo pensa alle bandiere e alla nazione, l'altro alle icone e a Cristo.   

processione scismatica, 2018.  Fonte: Unian

Basta guardare i video o le immagini. Cosa attira immediatamente la vostra attenzione? Se non sapeste cosa avrebbe dovuto essere, come lo differenziereste da una manifestazione politica? Se i non ortodossi osservano entrambi gli eventi, quale rappresenta meglio la fede ortodossa? Quale evento ha l'atmosfera più orante?

membri della Chiesa canonica che trasportano stendardi religiosi e croci

Non è un peccato portare una bandiera: il problema emerge solo quando i simboli nazionali sostituiscono, oscurano o hanno la precedenza sui simboli religiosi in un evento religioso. In questo caso l'evento diventa una marcia politica con simboli religiosi messi lì solo per santificare gli altri simboli.

Il metropolita Onufrij, ad esempio, è noto per deporre fiori avvolti con un nastro con i colori della bandiera ucraina in memoria delle vittime della guerra civile e per pregare per tutte le parti che soffrono nel conflitto; quindi la Chiesa canonica non è affatto allergica alla bandiera ucraina. Ma per la Chiesa canonica, la bandiera non sostituisce la croce. Un nastro con i colori della bandiera avvolto attorno ai fiori non è lo stesso che dipingere la bandiera su "icone" per nessun altro motivo che non per gridare "Gloria all'Ucraina".

il metropolita Onufrij posa fiori avvolti in un nastro con i colori della bandiera ucraina in un memoriale ucraino nel 2018

Gli scismatici del Patriarcato di Kiev, così come gli uniati, sono noti anche per creare cosiddette "icone", che descrivono il bombardamento del popolo del Donbass, così come letterali simboli nazisti e veri e propri ufficiali nazisti. Durante la loro "processione della croce" una delle icone principali presentava vari soldati ucraini con una bandiera ucraina.

"cappellani" scismatici in tonaca con toppe in stile militare portano un'icona che raffigura vari soldati ucraini, tra cui uno armato di un fucile Kalashnikov e una bandiera ucraina

Perfino i simboli religiosi degli scismatici devono contenere bandiere ucraine o simboli militari, a quanto pare! Tra i credenti della Chiesa canonica, non si vedono simboli nazionali o politici di alcun tipo.

processione canonica del 2018

La Chiesa canonica in realtà crede che una croce debba essere portata davanti e al centro di una processione della Croce! Oltre alle croci, i credenti portavano icone, stendardi religiosi, nonché cartelli che indicavano da quale diocesi provenivano.

una croce avvolta in un tradizionale rushnik slavo con stendardi religiosi sullo sfondo alla processione canonica del 2018

I credenti cantavano la preghiera di Gesù tra gli altri inni mentre andavano per la loro strada. D'altra parte, gli scismatici cantavano letteralmente "morte ai nemici", [27] come dimostra questo video in lingua inglese che analizza la processione della Croce del 2018, realizzato da un giornalista ortodosso.

La vera popolazione religiosa dell'Ucraina conosce chiaramente l'aspetto di una vera chiesa, in base alla presenza. Curiosamente, a giudicare da una delle loro campagne di marketing, gli scismatici hanno realizzato quanto fortemente le persone associno la Chiesa ortodossa ucraina alla vera fede.

Hanno creato una pubblicità ingannevole, appropriandosi dell'immagine del metropolita Onufrij della Chiesa canonica e sovrapponendola su uno sfondo con credenti e san Vladimir, per fare pubblicità alla processione scismatica! Invece di condurre le persone alla processione canonica il giorno prima, hanno spostato la data a quella della processione scismatica. [28] Ciò mostra semplicemente l'infamia degli scismatici, la venerabilità del metropolita Onufrij e l'autorità che la sua stessa immagine detiene in tutta l'Ucraina, in particolare tra gli ucraini ordinari non politicamente motivati, ai quali mirava l'annuncio ingannevole.

In conclusione, le processioni del 2018 possono essere riassunte come una marcia politica degli scismatici contro una processione religiosa della Chiesa ortodossa.

Le processioni della Croce del 2019: un ritorno alla tranquillità e al trionfo dell'ortodossia

Quando oltre 300.000 ucraini marciano a sostegno di una Chiesa che, nonostante abbia uno status quasi equivalente all'autocefalia in termini pratici, [29] ed essendo più libera di quella "Chiesa" che Costantinopoli ha creato, mantiene ancora l'unità canonica con Mosca, questo dice qualcosa.

Se il popolo ucraino non sostenesse la Chiesa ortodossa ucraina, non vedreste affatto questi numeri. Durante la processione della Croce, tutti i colori dell'Ucraina vengono letteralmente fuori, e vediamo la Chiesa e il club nazionalista.

Abbiamo già condiviso filmati della processione della croce canonica stessa, in grande quantità. Chi non ha ancora visto questo magnifico evento, guardi questo breve video abilitato alla realtà virtuale, che consente di spostare la telecamera reale di 360 gradi e vedere la processione della Croce da diverse angolazioni come mai prima d'ora. Ti senti davvero come se fossi lì, e guardarlo aiuta a capire quanto sia potente questo evento.

L'Unione dei giornalisti ortodossi ha anche pubblicato questa eccellente analisi in lingua inglese delle processioni della Croce del 2019, che ha coperto alcuni degli argomenti di cui stiamo discutendo ora.

Ora, con questo contesto in mente, approfondiamo i dettagli più importanti delle processioni del 2019. Ci concentreremo principalmente sulle differenze con la processione scismatica, poiché la Chiesa canonica rimane essenzialmente orante come sempre; le uniche differenze principali che hanno riscontrato sono l'aumento dei partecipanti, poiché l'Ortodossia non cambia di anno in anno come le mode nazionalistiche, ma rimane la stessa nel tempo.

Neutralità statale? La polizia ucraina ammette una processione canonica due volte più grande

La grande domanda che si fanno i credenti ucraini è quale sarà la posizione del nuovo governo ucraino e in particolare del nuovo presidente Vladimir Zelenskij nei confronti della Chiesa. L'ex presidente Poroshenko, un persecutore della Chiesa, ha subito una schiacciante sconfitta sia alle elezioni presidenziali, sia alle successive elezioni parlamentari.

Sotto la guida di Poroshenko, la percentuale di ucraini che ha fiducia nel governo ha raggiunto un minimo mondiale, inferiore al 9%. [30] Come notato, Poroshenko è stato una figura chiave nella creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, che è stata in gran parte vista nella sfera politica dell'Ucraina come il suo progetto personale.

Il presidente Zelenskij non si è finora impegnato pesantemente nella vita della Chiesa. Tutto ciò che la Chiesa canonica si aspetta è che il presidente faccia rispettare la costituzione, che definisce la chiesa e lo stato come istituzioni separate in Ucraina e garantisce la libertà religiosa a tutti gli ucraini.

Nel suo recente incontro con il patriarca Bartolomeo, Zelenskij ha promesso di fare proprio questo. Secondo quanto riferito, ha anche rifiutato di firmare un accordo che era stato precedentemente sviluppato tra Costantinopoli e rappresentanti del governo, secondo la BBC Ucraina. Ciò potrebbe aver probabilmente implicato precedenti accordi stipulati da Poroshenko in merito alla concessione a Costantinopoli di oltre 20 proprietà di chiese ucraine. Il patriarca Bartolomeo avrebbe preteso, quasi certamente invano, di ricevere 28 milioni di dollari al mese dalla parte ucraina fino a quando non avrebbe ricevuto le sedi di rappresentanza desiderate. Tale numero è ironico, poiché l'ex diplomatico americano James George Jatras ha affermato che oltre 25 milioni di dollari americani potrebbero essere stati assegnati come fondo per avviare questo conflitto religioso in Ucraina. [31] [32]

La storia politica del Patriarcato ecumenico è a dir poco ombrosa; ci sono già stati conflitti sulle proprietà della chiesa, come quando donatori di alto livello del Patriarcato ecumenico, per esempio il magnate dei media e aperto omosessuale Michael Huffington, hanno chiesto le dimissioni dell'arcivescovo Demetrios (ormai pensionato), in relazione a un enorme scandalo per appropriazione indebita. [33] [34] Ciò ha comportato la scomparsa di una cifra da 10 a 15 milioni di dollari [35] assegnati per la ricostruzione di una chiesa dell'arcidiocesi distrutta l'11 settembre del 2001, e gli esperti suggeriscono che la scomparsa dei fondi possa essere collegata alle azioni del patriarca ecumenico.

Tutte queste informazioni sono cruciali, in quanto il conflitto nel suo insieme ha dimensioni monumentali; molte forze, poteri e interessi si scontrano in Ucraina a molti livelli diversi. Sotto il presidente Zelenskij, tuttavia, c'è la possibilità che la situazione della chiesa possa calmarsi, a condizione che faccia semplicemente rispettare la legge ucraina che previene i sequestri violenti delle chiese. Ci sono sviluppi positivi sotto Zelenskij, ma è ancora troppo presto per dire cosa accadrà.

Negli anni post-Maidan in Ucraina, i sequestri violenti di chiese sono diventati fin troppo comuni; in alcuni casi, il clero uniate o scismatico aggredisce fisicamente anche i credenti anziani mentre si impadroniscono delle loro chiese, [36] e la polizia non solo non riesce ad aiutare, ma resta in piedi e osserva o sostiene i saccheggiatori stessi. [37]

Quest'anno, durante la processione della Croce sono stati registrati importanti cambiamenti riguardo alla posizione della polizia verso la Chiesa; non ci sono state provocazioni contro la Chiesa canonica a differenza dell'anno scorso.

Una differenza chiave si nota nel modo in cui la polizia ha calcolato il numero di partecipanti alla processione della Croce. Come abbiamo riferito in precedenza, questa è la prima volta in questa crisi in cui vediamo la polizia ucraina riconoscere che la Chiesa canonica ha più fedeli degli scismatici.

Secondo il sito web del Ministero degli affari interni ucraino, la polizia ha stimato che la processione della croce canonica avesse oltre 30.000 partecipanti. [38]

Allo stesso tempo, la polizia ha stimato che solo 15.000 persone hanno partecipato alla processione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, guidato dal "metropolita" Epifanij e con la partecipazione dell'ex presidente Poroshenko e dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. [39]

Di per sé questa è una vittoria importante: anche se la polizia ha ancora ampiamente sottovalutato la processione canonica, ha comunque ammesso che era più grande di quella degli scismatici.

Gli scismatici sono diventati più intelligenti: un attenuamento del nazionalismo o un astuto trucco di pubbliche relazioni?

Quale pensate che sia la forma più vile e insidiosa che il diavolo possa prendere?

Si dice che la forma più pericolosa che il male possa assumere è quella che sembra essere giusta, perché questo inganna le persone nel pensare che il male sia buono.

Quest'anno, gli scismatici sono diventati un po' più intelligenti dello scorso anno, è stato come se avessero seguito una lezione di Edward Bernays, il padre delle pubbliche relazioni. Se non conoscete il suo nome, significa che ha vinto, poiché la sua intera strategia si basava su come influenzare le persone senza sapere che sono state influenzate e che lo conosciate o no, le sue pubbliche relazioni e le sue tecniche di marketing permeano quasi ogni aspetto della nostra cultura moderna, dagli annunci di Google e Facebook alle notizie false.

Quest'anno, gli scismatici hanno effettivamente cercato di mascherare la loro marcia nazionalista da evento religioso. Sebbene abbiano fallito, è spaventoso vedere la loro strategia migliorare.

Una caratteristica della processione della Croce del 2019 è stata in realtà l' attenuazione dei simboli nazionalisti palesi.

Mentre l'anno scorso anche i sacerdoti portavano bandiere ucraine, quest'anno il clero stesso era più attento a questi spettacoli, anche se molte bandiere erano ancora visibili tra i partecipanti stessi. In effetti, direi che essenzialmente tutti gli elementi nazionalistici visti l'anno scorso erano ancora presenti quest'anno; sono stati semplicemente resi più difficili da trovare, quindi i giornalisti ortodossi avrebbero dovuto girare molte più riprese per catturare queste cose fuori campo e negli angoli delle riprese principali.

Per esempio, un religioso scismatico senza barba aveva una carta d'identità con bandiera ucraina appesa al collo insieme alla sua croce ornata, [40] così chiaramente nonostante fosse un'organizzazione religiosa, gli scismatici pensano ancora che una bandiera ucraina dovrebbe essere un simbolo associato alla partecipazione alla loro sfilata; l'unica differenza è che una piccola carta d'identità è molto più difficile da notare e ridicolizzare rispetto alle bandiere giganti, ma la mentalità resta comunque invariata.

Abbiamo ancora visto bandiere ucraine e un'ossessione per i preti in tonaca stile militare; per esempio, il palco principale che trasmetteva il servizio al di fuori della cattedrale di santa Sofia era coperto da bandiere ucraine. [41]

La riduzione del tono può essere spiegata dal fatto che la generazione più giovane che ha preso il timone dello scisma (o forse ha guidato un "colpo di stato" contro Filaret), guidata da figure come Epifanij ed Evstratij Zorja, è molto più consapevole delle relazioni pubbliche. Le nuove generazioni comprendono i social media e Internet, a differenza delle vecchie generazioni fuori dal mondo e del loro idolo scismatico Filaret praticamente fossilizzato. È più probabile che capiscano che ciò che fai e dici può essere registrato e riprodotto per sempre, e quindi devono essere più furbi riguardo alle loro dichiarazioni, e anche al modo in cui si ritraggono.

Il metodo Filaret-Poroshenko è fallito e ora gli scismatici stanno spingendo via Filaret

Questo è qualcosa di molto rilevante per tutti noi che stiamo studiando questa situazione nell'Ortodossia globale e riferendo su di essa.

Sembra che gli scismatici siano stati umiliati dal fatto che media ortodossi come questo e altri siti Web abbiano riportato le loro dichiarazioni e azioni vergognose, come l'urlo di "morte ai nemici" nella famosa (o infame) processione del 2018, udito in tutto il mondo. I giornalisti ucraini hanno particolarmente criticato e criticato gli scismatici per questo.

Dovremmo tutti prenderne atto, poiché questa è la prova che stiamo esponendo alla luce il loro comportamento deplorevole! E questo sta producendo un effetto. E più come cristiani ortodossi esponiamo gli scismatici semplicemente per quello che sono, prima possiamo risolvere questa crisi.

Un altro aspetto del perché gli scismatici hanno attenuato il nazionalismo è la supervisione del Fanar. Ora che il Fanar è attivamente coinvolto nella difesa di questi scismatici, non può farli comportare apertamente come estremisti... o almeno farlo sulla televisione nazionale... o almeno tanto quanto un tempo. Questa è la mia analisi di quello che è successo almeno, e la stessa posizione è stata essenzialmente assunta da esperti sulla situazione ucraina, come il chierico della Chiesa ortodossa ucraina, l'archimandrita Alipij (Svetlichnij). [42]

Ciò si nota non solo nella processione della Croce, ma nello stesso Tomos scismatico, che nega alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" il diritto di canonizzare i propri santi in modo indipendente senza l'approvazione del Fanar. Si noti che la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, a differenza della Chiesa di Grecia, può canonizzare e regolarmente canonizza i propri santi senza richiedere la precedente approvazione di Mosca o di un altro patriarcato. [43] I santi canonizzati dalla Chiesa ortodossa ucraina, come il metropolita Petro Mogila, le cui opere furono apprezzate da san Giovanni di Shanghai, [44] anch'egli glorificato per venerazione generale nella Chiesa russa, dopo essere stato aggiunto al calendario con la benedizione del patriarca Alessio II e riconosciuto anche da altre Chiese ortodosse. [45]

Il Fanar probabilmente ha negato alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" questo diritto di cui la Chiesa ortodossa ucraina ha sempre goduto non solo per la sua mentalità papista, ma anche perché al Fanar non sono stupidi. Sono consapevoli che gli scismatici sono per lo più ultra-nazionalisti e molti scismatici glorificano i veri e propri collaboratori nazisti della Seconda Guerra Mondiale come il battaglione SS Galizia e Stefan Bandera. Il cosiddetto "patriarca" Mistislav (Skripnik), amato dagli scismatici all'estero e in Ucraina, ha glorificato Adolf Hitler per nome in un giornale. [46]

Affinché il Fanar abbia successo, devono vendere attivamente, attentamente e perniciosamente questi scismatici come autenticamente ortodossi alle altre Chiese locali. Per fare questo, hanno bisogno dell'immagine di una chiesa, e non di una collezione di neonazisti e disertori della gloria che si comportano come se fuggissero da un manicomio.

Nazionalismo nascosto

bandiere ucraine coperte dallo schermo che trasmettono il servizio e sullo sfondo nella cattedrale di santa Sofia.

Nonostante un'apparente attenuazione del nazionalismo, non commettete errori, lo stesso spirito di nazionalismo nella marcia del 2018 fa ancora parte di questa entità scismatica, stanno solo attivamente cercando di mascherarlo meglio.

I sacerdoti che marciavano con bandiere e canti di morte erano fin troppo ovvi ora che è coinvolto il Fanar, troppi credenti e giornalisti ortodossi avevano sottolineato la natura non cristiana della parata scismatica; tuttavia il nazionalismo era solo superficialmente nascosto. A un esame più attento, quest'anno, abbiamo visto gli stessi cappellani in tonache in stile militare e le stesse bandiere, tra cui quella dell'esercito ribelle ucraino.

Ecco alcuni esempi di ciò che abbiamo visto in particolare:

Gloria all'Ucraina – Gloria agli eroi!

Mentre passava una fila di "preti" in tonaca stile militare, sentivamo ancora il canto tipico ed essenzialmente obbligato dei nazionalisti ucraini: "Gloria all'Ucraina – Gloria agli eroi". [47] Questo è usato in modo intercambiabile dalle stesse persone che gridano, "Gloria alla nazione – morte ai nemici", è solo un'altra versione dello stesso canto. Se son rose fioriranno, come si suol dire; e credetemi, c'erano molti e diversi ciarlatani là fuori.

Inno nazionale ucraino: "Daremo le nostre anime per l'Ucraina!"

Una delle offese più eclatanti a qualsiasi pia anima ucraina è in effetti il ​​canto dell'inno nazionale ucraino, al posto di un inno cristiano più adatto, a conclusione del "moleben".

Questo non vuol insinuare nulla contro la musica ucraina – le canzoni ucraine sono probabilmente tra le più belle di tutte le canzoni popolari slave, e le radici delle più maestose e importanti tradizioni musicali liturgiche russe possono essere fatte risalire all'Ucraina – il canto chiamato "bulgaro", che è più probabilmente di origine galiziana o russina, il canto reale Kievan e il bellissimo ma semplice Prostopenije dei russini.

Il problema dell'inno nazionale ucraino è molto specifico, legato sia alle sue parole attuali sia al suo compositore musicale. La musica dell'inno nazionale ucraino è stata composta da Mykhailo Verbytsky, un sacerdote uniate della Transcarpazia e della Galizia, che potrebbe far parte di quella che chiamiamo la scuola ucraina della poesia polacca. Un semplice studio della storia ucraina ci rivela le brutali persecuzioni commesse dagli uniati sia nella storia precedente, sia nel XX secolo, come i sacerdoti ucraini hanno spiegato in dettaglio in precedenza. Gli uniati sono sempre stati i protagonisti dell'intento della trama occidentale di distruggere la santa Rus'.

E per quanto riguarda le parole dell'inno, il problema chiave in esso è in una riga specifica:

“Душу й тіло ми положим за нашу свободу, І покажем, що ми, браття, козацького роду" [48]

Questo significa: "Daremo le nostre anime e i nostri corpi per la nostra libertà e mostreremo che siamo fratelli della razza cosacca".

Lasciando da parte l'idea di una razza cosacca (i cosacchi erano una classe sociale feudale di uomini liberi, come cavalieri, clero o mercanti, e non una razza), ogni cristiano dovrebbe capire il problema del dare la propria anima a qualsiasi cosa, o a chiunque, salvo a Dio solo.

Se gli ucraini desiderano che questo sia il loro inno nazionale, come stato laico, questo è ovviamente il loro diritto e da un punto di vista politico, non c'è nulla di sbagliato nel fatto che gli ucraini cantino l'inno nazionale ucraino. Ma ogni teologo dovrebbe capire chiaramente perché tali parole – dare la tua anima alla libertà – non dovrebbero essere cantate in un servizio di preghiera ortodosso!

Quanti santi ortodossi, come Aleksandr Nevskij e lo tsar re Lazar, hanno insegnato il contrario: che era meglio invece perdere le tue libertà terrene, i tuoi regni terreni e persino la tua vita in cambio del Regno dei Cieli. Eppure questo canto insegna l'opposto polare!

Pure qui viene cantato, alla processione della croce scismatica, mentre esce Poroshenko! [49] Queste persone stanno letteralmente cantando del commercio delle loro anime per la loro "libertà" . Questo è letteralmente anatema!

È perfettamente bello e onorevole sacrificare la tua vita per la tua nazione – il tuo corpo, ma non la tua anima!

Questo non è il tipo di poesia che si dovrebbe mostrare a una processione ortodossa della Croce. Confonde completamente il sacro con il secolare, il divino con il temporale e il regno celeste con la nazione terrena.

"Gloria all'Ucraina – Morte ai nemici"

L'inno ha rappresentato un'ulteriore opportunità per i nazionalisti di chiedere la morte dei nemici. Se pensavate che questo canto fosse assente quest'anno, ripensateci.

Mentre nella processione dell'anno scorso, hanno urlato "morte ai nemici" più apertamente e letteralmente durante la marcia stessa, qui le parole "i nostri nemici periranno come rugiada davanti al sole" sono cantate come parte dell'inno nazionale. Vicino a questo punto si può vedere Poroshenko che distribuisce autografi.

Alla fine dell'inno nazionale, sono riusciti comunque a gridare "Gloria all'Ucraina – Gloria agli eroi" (Slava Ukraiyini – Heroyam Slava).

Il giornalista dice anche che l'inno nazionale conclude la processione della Croce.

Le differenze tra questi due inni nazionali rivelano la natura non ortodossa e straniera del progetto polacco-uniate-austriaco del nazionalismo ucraino, rispetto agli inni dei russini che rappresentano la cultura etnica naturale di quella che oggi è l'Ucraina, prima che le potenze straniere ucrainizzassero alcuni dei nativi russini, adattandoli a una nazionalità artificiale giustapposta contro il popolo ortodosso dell'Ucraina. [50]

Gli inni dei russini come quelli composti da Aleksandr Dukhnovich, un prete uniate imprigionato dagli ungheresi cattolici per aver sostenuto l'identità russina, rivelano la profonda mentalità ortodossa "con la o minuscola" (per lo meno) dell'antica popolazione di queste terre.

Le sue canzoni, come "Russini sub carpatici, destatevi dal vostro profondo sonno!", non invitano il popolo a dare la propria anima per la Rutenia, ma piuttosto chiedono a Dio onnipotente le sue benedizioni, affinché possa concedere al popolo sofferente dei russini di vedere un futuro migliore. Questa è la mentalità cristiana della Rutenia – la vera Ucraina – in contrapposizione alla mentalità occidentale, nazionalista degli uniati.

Il fatto che i primi nazionalisti ucraini fossero nati in mezzo a progetti anti-ortodossi, era in effetti il ​​motivo per cui i bolscevichi promossero l'ucrainizzazione nei primi tempi, poiché volevano distruggere l'idea della santa Rus', [51] che non si concentrava sul regno terreno, neanche della Russia, ma sul Regno celeste, e sostituirlo con un'identità nazionalista materialista.

Gli inni russini hanno una natura penitenziale per loro, perché sono stati prodotti, almeno, da una mentalità ortodossa (con la "o" minuscola). D'altra parte, l'inno creato dal prete cattolico polacco-ucraino è pieno di linguaggio nazionalista e trionfalista fino alla blasfemia, perché è scritto dalla visione del mondo (spiritualmente) occidentale, che divenne sempre più estranea all'Ortodossia dopo il 1054.

Al posto dell'inno nazionale, perché non cantare la versione romena del Contacvio della Madre di Dio, "A te, condottiera" – Apărătoare Doamnă? Perché in romeno? Perché san Pietro Mogila, uno dei più grandi ierarchi del trono di Kiev, e fondatore del primo seminario ortodosso del mondo, era moldavo di nascita, e l'Ucraina ha ancora una minoranza di cristiani romeni.

san Pietro, metropolita di Kiev, Galizia e di Tutta la Rus'

Cantare un inno ortodosso romeno sarebbe un promemoria della diversità etnica dell'Ucraina, che è sempre stata una terra multilingue e multiculturale, e il popolo romeno della Bucovina canta ancora quel Contacio. Le parrocchie romene ucraine, tuttavia, hanno affermato il loro sostegno alla Chiesa canonica, [52] la Chiesa del metropolita Petro Mogila, e per questo hanno affrontato l'odio etnico, gli insulti e le provocazioni degli scismatici, che hanno creato un vicariato romeno, pur non possedendo parrocchie romene, il che implica che potrebbero volerle sequestrare alla Chiesa canonica. [53] Gli scismatici hanno persino gridato a un sacerdote etnico ucraino della Chiesa canonica, che presta servizio in una parrocchia romena, che è un romeno e che dovrebbe tornare in Romania. [54] [55]

Naturalmente gli scismatici non ci penserebbero mai a un canto come questo, perché non sono interessati ai dettagli intricati della vita dei villaggi ortodossi pre-sovietici dell'Ucraina occidentale.

Per quanto lo odino e lo neghino, i moderni nazionalisti ucraini sono tutti effettivamente delle creazioni post-sovietiche, poiché è stata solo l'Unione Sovietica, non la Russia, la Polonia-Lituania, l'Austria-Ungheria, la Cecoslovacchia o la Romania, a formare i moderni confini dell'Ucraina.

Furono i sovietici a deportare i russini nell'Ucraina sovietica, costringendoli a identificarsi come ucraini, [56] [57] e furono i sovietici a dedicarsi così tanto all'eradicazione della cultura popolare cristiana – per loro, un certo grado di nazionalismo ucraino, purché temperato dall'internazionalismo socialista, era l'ideale, poiché spezzava l'idea della santa Rus', che predicavano santi ucraini come Lorenzo di Chernigov e Giovanni di Shanghai. [58] [59] [60]

Gli scismatici e i nazionalisti dimenticano costantemente che i loro confini nazionali sono costruiti sulle letterali vittorie militari dell'Unione Sovietica, che ha distrutto l'Impero russo nella Guerra Civile, e ha fuso la Galizia e la Bucovina con l'Ucraina sovietica dopo la seconda guerra mondiale; persone come Nikita Krushchev vi trasferirono la Crimea in celebrazione di trecento anni di unità, dimenticando abilmente che l'unità venne dagli imperatori russi e dai cosacchi ucraini di Zaporozh'e che combattevano per loro.

La labirintica situazione culturale in Ucraina causata da secoli di conflitti etnici e religiosi è compresa solo quando tutta la storia è connessa. I partigiani dello scisma sperano di ottenere sostegno all'estero, in particolare in America e in Canada, facendo affidamento sull'ignoranza della popolazione su questi dettagli cruciali e sulla generale mancanza di disponibilità di queste informazioni in inglese.

È nostro dovere, come cristiani ortodossi, essere informati sulle questioni che deve affrontare la nostra Chiesa e ciò include il contesto culturale necessario per comprendere queste questioni, anche se questo processo è lungo e produce "emicranie da stress" . I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina fanno affidamento su altri cristiani ortodossi per studiare diligentemente la situazione e non permettere a questo crimine di persistere con l'idea che stia accadendo "laggiù". Tutto ciò accade nella nostra casa: la nostra santa Madre Chiesa.

La "icona" nazionalista – una bestemmia contro Dio, un crimine contro i pii ucraini

Alla sfilata, la stessa icona canonicamente discutibile, raffigurante la Madre di Dio che appare ai soldati ucraini di periodi anacronistici, è stata portata di nuovo in processione quest'anno nel 2019, portata dagli stessi cappellani nelle loro tonache militari come proprio come l'anno scorso, nel 2018.

l'ora ex presidente Petro Poroshenko e Filaret con l'icona nel 2018

Il problema dell'icona non è che sia sbagliato dedicare preghiere o chiese ai martiri di una nazione specifica; in generale, è positivo se l'ortodossia è vista come intrinsecamente legata alla coscienza nazionale.

È un'argomentazione perfettamente tradizionale affermare che una persona non può essere un vero russo / ucraino, greco, serbo e simili, senza essere ortodosso, con la consapevolezza che si può sperimentare la pienezza di queste culture cristiane solo essendo ortodossi.

Alla luce di ciò, si potrebbe dire che per essere ucraino in modo completo o vero è necessario essere ortodossi, ma c'è un grosso problema di problema quando le persone iniziano a pensare che essere ucraino sia, in sé e per sé, essere ortodosso, o che essere ortodossi significa semplicemente essere ucraino (o qualsiasi altra nazione).

L'idea della santa Rus' NON si riferisce al concetto che, per esempio, Mosca è la Terza Roma e per questo la Rus' è Santa. Al contrario, la santa Rus 'si riferisce essenzialmente alla Chiesa della Rus' che sostituisce tutte le identificazioni nazionali sui territori della Rus' e unisce tutti gli ortodossi in un'unica famiglia amorevole in Cristo indipendentemente dal fatto che vivano o meno in un singolo stato o no.

La santa Rus' si riferisce a come tra il XV e il XVII secolo, i semplici laici della Rus' seguissero le stesse regole di digiuno e preghiera dei monaci nei monasteri; in Galizia e Transcarpazia e in varie pie terre ucraine, alcune famiglie leggevano le Ore e persino i Salmi Tipici nelle loro case!

Santa Rus' significa i molti martiri e confessori sorti durante le burrascose persecuzioni del XX secolo, che amavano e pregavano per l'unità di Russia, Ucraina e Bielorussia e per la famiglia imperiale; la santa Rus' era la Chiesa all'estero a Sremski Karlovtsi, a Shanghai, a Jordanville e a San Francisco.

La santa Rus' è sempre stata un concetto spirituale, e la Rus' era chiamata santa anche da un santo greco del XVI secolo. [61] Soprattutto, la santa Rus' è una chiamata alla santità, non un annuncio che la Russia sia santa in qualsiasi condizione semplicemente perché è la Russia. Potremmo anche dire che la Russia è veramente la Russia solo se è la santa Rus', e se qualcosa non è la santa Rus', non è la Russia.

Quest'icona raffigura una versione diversa di una sorta di "santa Rus'-Ucraina", che si presume sia santa nemmeno perché sia ortodossa, poiché anche gli uniati sono inclusi tra gli architetti di questa ideologia – è santa nella loro mente semplicemente perché è l'Ucraina.

Quello che stiamo vedendo in queste icone è un oggetto interamente dedicato alla glorificazione collettiva della nazione ucraina, indipendentemente dalla sua ortodossia.

La "icona" non raffigura alcun insieme specifico di santi in alcun formato canonico, ma piuttosto raffigura una varietà di combattenti di diversi periodi, tra cui i principi medievali, i cosacchi e apparentemente un combattente della divisione SS Galizia, alleata dei nazisti, anch'essa glorificata in altre pseudo-icone neonaziste. [62] Oltre a queste figure, sono raffigurati un manifestante del colpo di stato del Majdan e un moderno soldato ucraino con un fucile Kalashnikov.

Dal punto di vista iconografico: chi sono queste persone glorificate, e perché sono rappresentate in questo modo? Quale impresa spirituale le rende venerabili?

Abbiamo qui diverse figure anacronistiche dagli antichi principi ai cosacchi, ai soldati alleati dei nazisti ai rivoltosi sul Majdan e ai soldati ucraini con moderni fucili d'assalto. Sicuramente non c'è sinossi tra tutte queste persone.

Tutto ciò che è ancora più preoccupante è che, la Madre di Dio è raffigurata in cielo sopra il popolo, e nella folla sembra che appaiano anche san Vladimir e san Michele.

Dato che non c'è stata in qualche campo un'apparizione della Madre di Dio con tutte queste persone presenti allo stesso tempo, cosa significa?

Uno dei cosacchi sembra essere l'anatematizzato Ivan Mazepa, ma perché è stato raffigurato lui e non, per esempio, san Pietro Kalnishevskij, un vero santo cosacco riconosciuto da tutte le parti?

le reliquie di san Pietro Kalnishevskij, un eroe cosacco portato alla venerazione dalla Chiesa canonica durante la processione della Croce del 2019. Foto: Spzh.news

Nessuno dei cosacchi sembra assomigliare alla sua immagine. Mescolati con queste figure storiche attuali, abbiamo personificazioni nazionali di rivoltosi e soldati del Majdan che sembrano non rappresentare alcun individuo specifico; quindi per quale motivo sono su un'icona, e in particolare un membro dell'esercito insurrezionale ucraino?

Tutte queste persone sono vissute in stati diversi, in tempi diversi. Alcuni sono in realtà santi, altri sono personaggi storici che sono stati quasi santi, e alcuni sono semplicemente personificazioni nazionali che non si riferiscono a nessun individuo specifico.

Ovviamente noi non canonizziamo interi gruppi di persone generalizzate, mentre i sovietici glorificavano nelle loro opere d'arte il cosiddetto "proletariato dei lavoratori". Naturalmente, canonizziamo in massa schiere di martiri i cui nomi erano sconosciuti, ma questo è ancora un gruppo specifico di persone canonizzate per un'impresa specifica. Queste persone sono semplicemente glorificate per essere state sul Majdan.

Molte persone sul Majdan erano uniati, per esempio, e non sono note per aver fatto nient'altro che lanciare bottiglie Molotov. E qual è l'impresa spirituale ortodossa compiuta dal soldato con il Kalashnikov?

È chiaro che dovrebbe rappresentare semplicemente l'esercito ucraino; e quindi perché l'esercito ucraino, nel suo insieme, appartiene a un'icona?

La "icona" non rappresenta assolutamente nulla di spirituale, poiché l'unica cosa che queste persone hanno in comune è che hanno combattuto tutti nelle terre ucraine, alcune, come Mazepa, persino contro altre persone ortodosse; è semplicemente un altro dipinto nazionalista sacrilego.

Sarebbe una cosa se appartenesse a un privato, ma questa "icona" era esposta proprio al centro della collina di Vladimir, mentre gli scismatici veneravano varie altre icone [63] accanto all'ex presidente Poroshenko e al metropolita Emmanuel di Gallia del Patriarcato ecumenico. [64]

Poroshenko

L'ex presidente Poroshenko ha nuovamente ricoperto il posto d'onore in questa processione, proprio come l'anno scorso, sorridendo e salutando la folla, proprio alla destra del primate scismatico Epifanij, e alla sinistra del metropolita Emmanuel di Gallia, rappresentante del Patriarcato ecumenico. [65]

In un momento di relax, apparentemente avvistando un sostenitore, Poroshenko passa attraverso una varietà di gesti dall'ondeggiare, a giungere le mani in preghiera, a mostrare un pollice in su, come se non riuscisse a capire se questo è un evento religioso o una parte della sua campagna elettorale.

Chi è questo ex presidente, e perché lui, e non il rappresentante di Costantinopoli, dovrebbe stare immediatamente alla destra di un primate? Se il movimento era davvero uno del popolo e del clero ucraino, allora perché un ex presidente marcia davanti ai primi vescovi, tenendo dei discorsi sulla piattaforma dell'altare e un altro sulla collina di Vladimir?

Se fosse un presidente in carica, si potrebbe ancora capire, ma non solo ha perso le elezioni, ma anche il suo partito politico ha perso in modo disastroso. Perché merita qualche diritto speciale più di qualsiasi altro cittadino ucraino?

la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica sulla collina di Vladimir, 2019

Filaret

Come notato, quest'anno Filaret era tutto solo e teneva una processione della croce separata che andava solo attorno alla sua cattedrale. Il "patriarca onorario" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", da cui ora è trattato come scismatico, ha raccolto a malapena circa 300 persone. [66] Con il suo "patriarcato di Kiev" liquidato dal Fanar e dal governo ucraino, alleati con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nonostante la sua protesta, la piccola folla da lui raccolta fa letteralmente pietà. Non perderò nemmeno il tempo a mostrare le foto, ma i link sopra menzionati hanno foto per chi è interessato.

Filaret dovrebbe essere considerato una figura importante in questa crisi, come membro fondatore e cruciale della precedente organizzazione scismatica più forte in Ucraina, con storie di scheletri nel suo armadio, ma ora è diventato un Osimandia decaduto. In termini pratici, a meno che non diriga un importante colpo di stato, il che è improbabile, ha già smesso di essere un attore importante nel mondo ecclesiastico ucraino.

la Chiesa canonica serve il moleben sulla collina di Vladimir, 2019

bandiere

Nonostante la attenuazione, c'erano ancora molte bandiere da vedere.

Esempi di bandiere ucraine al posto di simboli religiosi portati dai partecipanti si possono trovare in tutto il corteo. Abbiamo continuato a vedere persone letteralmente avvolte nella bandiera, o nella bandiera nera e rossa dell'esercito insurrezionale ucraino, e vediamo "clero" e un "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" passare presso questa bandiera, mostrando chiaramente di non avere problemi con essa. Ricordate, questa era una bandiera dei collaboratori dei nazisti della Seconda Guerra Mondiale, non è semplicemente una bandiera nazionale. Questa bandiera non è praticamente diversa da una svastica; i sostenitori nazisti si vestono spesso in uniformi storiche in stile tedesco con questa bandiera alle "cerimonie".

Alcuni analisti hanno attribuito la mancanza di bandiere ucraine al fatto che quest'anno il governo ucraino è sotto un nuovo presidente che non ha usato gli impiegati del governo per sostenere gli scismatici, a differenza dell'anno scorso quando la gente di Poroshenko distribuiva bandiere agli scismatici. [67]

Ancora una volta, questa non è una crescita di fede e un allontanamento dal nazionalismo degli anni precedenti; le stesse persone continuavano a partecipare e gridavano ancora gli stessi canti nazionalisti. Si sono semplicemente camuffati meglio quest'anno.

Tonache militari

Va anche notato come sembrava ridicolo Drabinko tra i suoi compagni "vescovi" e sua Emininenza, il metropolita Emmanuel di Gallia. Tutto il clero aveva appropriati copricapi, mitre o kamilavki, salvo Drabinko, che camminava senza copricapo e un paio di occhiali da sole.

In sintesi

Un tema ricorrente in questa analisi è stato che gli scismatici fanno cose che in sé e per sé possono non essere peccaminose o sbagliate, ma se presi insieme nel contesto, espongono la natura eretico-etnofiletista dello scisma.

A prima vista, può essere difficile vedere i peccati commessi dagli scismatici durante la loro processione, o la loro falsa dimostrazione di fede, proprio come a prima vista, una chiesa uniate può sembrare ortodossa. Come sempre, il diavolo è nei dettagli e il contesto è la chiave.

A volte, per esempio, fare qualcosa può anche essere virtuoso e comandato da Dio. Ma anche alcune cose virtuose possono essere portate troppo lontano, fino al punto in cui il comandamento viene frainteso e la virtù si trasforma in vizio.

Per esempio, è comandato da Dio di amare la tua famiglia, ma se ami la tua famiglia più di Dio, questo amore diventa idolatria.

Sarebbe meglio semplicemente non andare a una processione della Croce, piuttosto che andare con scismatici che ingannano le persone facendole pensare di essere salvate, poiché il Signore ha avvertito che sarebbe meglio che tali falsi pastori non fossero nati.

Allo stesso modo, direi che il patriottismo non è semplicemente una buona qualità, ma una qualità estremamente buona.

Vorrei dire che è vergognoso che gli ucraini non leggano Gogol, non cantino canzoni popolari cosacche e ucraine o non recitino le poesie di Lina Kostenko, Skovoroda e Taras Shevchenko.

Direi anche che gli ucraini dovrebbero sapere che una parte molto forte del movimento bianco, dei cosacchi pro-monarchici, dei veneratori della famiglia Romanov e della Chiesa all'estero erano "piccoli russi", russini, o altrimenti, per semplicità, – ucraini. Gran parte del carattere degli ortodossi russi è in realtà piuttosto ucraino.

Gli ucraini dovrebbero amare i loro abiti nazionali, come i vishivanki, e apprezzare tutti gli aspetti della cultura slava. Mi dispiace per qualsiasi ucraino che non potesse discutere con me almeno uno di questi argomenti nelle lingue russa o ucraina. Francamente, come qualcuno che vive in Europa, sono stanco di incontrare europei che non amano o nemmeno capiscono la loro cultura, ma idolatrano rapidamente qualsiasi cosa vista come "occidentale" o "americana", una cosa assolutamente poshlost', come la chiamerebbe Gogol.

Poshlost' è una parola interessante spesso considerata non traducibile e difficile da spiegare, anche se sono categoricamente in disaccordo, e penso che ci sia un modo perfetto per spiegarla, e cioè: gusto assolutamente barbaro e una certa auto-soddisfazione della propria volgarità.

Poshlost' è l'opposto del prochimeno che dice: poiché hai amato la giustizia e odiato l'iniquità. Poshlost' significa amare così tanto la disuguaglianza e il comportamento peccaminoso da odiare la giustizia. È fondamentalmente la piaga culturale dei nostri tempi.

Poshlost ' è ciò che fa considerare ad alcuni individui l'omosessualità come "amore", e grazie al Poshlost' , l'amore viene orribilmente frainteso anche in Ucraina.

Se questo amore per l'Ucraina, come l'amore per la famiglia, è portato troppo a destra o a sinistra, e perde il suo segno divino, allora il diavolo può trasformarlo in qualcosa che non è affatto amore. Se questo presunto "amore" per l'Ucraina significa estremismo diretto contro qualsiasi altra nazione o gruppo di persone, per non parlare do violenza, allora questo "amore" è odio.

Se questo "amore" significa, come cantano gli scismatici, "L'Ucraina – sopra ogni altra cosa", allora è idolatria.

Questo è ciò che vediamo tra gli scismatici.

Costantemente durante questa analisi, abbiamo visto che gli scismatici non amano semplicemente le loro tradizioni nazionali, ma mettono il loro nazionalismo alla pari o addirittura al di sopra della loro fede e di Dio.

Questo è ciò che lo rende così sbagliato – non l'amore per l'Ucraina, ma il fatto che ciò che stanno facendo non è amore per l'Ucraina, ma è un'illusione satanica che sta pervertendo e distruggendo le idee della Rus' kievana – della santa Rus'.

Nel corso di diversi anni abbiamo visto le processioni della Croce aumentare drasticamente di numero e significato. Durante lo scorso anno nazionalismo era al culmine, ma quest'anno gli scismatici sono stati notevolmente attenuati mentre la Chiesa canonica continua a brillare.

Sotto un nuovo governo ucraino, c'è la possibilità che la situazione possa calmarsi, ma è troppo presto per dirlo.

In alcune situazioni, sorprendentemente, l'inazione può effettivamente essere l'azione migliore; l'inazione è almeno migliore di un'azione completamente negativa.

Mentre naturalmente la situazione ideale sarebbe che il governo ucraino lavorasse in sinfonia con la Chiesa canonica, è sufficiente che il governo rimanga semplicemente neutrale, non coinvolto e semplicemente imponga la legge.

Finora, il presidente Zelenskij è rimasto proprio così, ma non ha preteso che le chiese sequestrate fossero restituite. Naturalmente ha chiesto pace e unità, ma ora è il momento di agire concretamente, sostenendo queste ammirevoli chiamate con azioni sul campo. Potrebbe iniziare semplicemente chiarendo che qualsiasi assalto ai credenti sarà punito nella misura massima consentita dalla legge, e quindi potrebbe essere un punto di partenza.

Il presidente Zelenskij ha chiesto il dialogo tra i leader religiosi ucraini; così la fede unisce, piuttosto che dividere gli ucraini, tuttavia, come gli ha ricordato il metropolita Antonij, la Chiesa ortodossa ucraina è tutta in favore dei dialoghi, ma non possono esserci dialoghi mentre le chiese sono ancora sequestrate con la violenza e non si fa nulla al riguardo.

I cristiani ortodossi sono abituati a tali false promesse; durante tutta la storia ucraina, gli uniati e gli scismatici hanno persino sequestrato le chiese e nello stesso respiro hanno affermato che la chiesa canonica dovrebbe davvero "chiarire la loro relazione" con loro e riunirsi in unità.

La finestra di dialogo in questo contesto è completamente inutile, e semplicemente una cortina di fumo di pubbliche relazioni.

I sequestri di chiese continuano a verificarsi anche dopo la fine della processione, e fino al ritorno di tutte le chiese sequestrate, qualsiasi dialogo o apparente segno di miglioramento dovrebbe essere preso con un grano di sale.

Ciò che è certo, tuttavia, è che la Chiesa ortodossa ucraina continua a fiorire nonostante la persecuzione, e forse anche a causa sua, poiché il sangue dei martiri è il seme della chiesa. Quelle parole si sono rivelate vere attraverso i millenni di persecuzioni dalla risurrezione del Nostro Signore.

La Chiesa ortodossa ucraina continuerà a prosperare come una fenice sotto il sole splendente di Kiev, dai Carpazi e Pochaev in Occidente ai Colli santi in Oriente. Se il popolo si pentirà e pregherà Dio e ascolterà i santi della loro terra, allora da est a ovest, Dio rimuoverà tutto l'odio e il fratricidio in Ucraina e porterà pace e unità nelle terre della Rus'.

Gloria a Gesù Cristo: Gloria per sempre!

Note

[1] Molte guarigioni miracolose avvennero nelle caverne vicine e lontane, dove i corpi di centinaia di santi giacciono incorrotti.

[2] Fonte

[3] Fonte

[4] Fonte

[5] Ibid.

[6] Ibid.

[7] Ibid.

[8] Fonte

[9] Fonte

[10] Fonte

[11] Fonte

[12] Fonte

[13] Fonte

[14] Fonte

[15] Fonte

[16] Fonte

[17] Fonte

[18] Fonte

[19] Fonte

[20] Fonte

[21] Fonte

[22] Fonte

[23] Fonte

[24] Fonte

[25] Fonte

[26] Fonte

[27] Fonte

[28] Fonte

[29] Fonte

[30] Fonte

[31] Fonte

[32] Fonte

[33] Fonte

[34] Fonte

[35] Fonte

[36] Fonte

[37] Fonte

[38] Fonte

[39] Fonte

[40] Fonte

[41] Fonte

[42] Fonte

[43] Fonte

[44] Fonte

[45] Fonte

[46] Fonte

[47] Fonte

[48] Fonte

[49] Fonte

[50] Fonte

[51] Fonte

[52] Fonte

[53] Fonte

[54] Fonte

[55] Fonte

[56] Fonte

[57] Fonte

[58] Fonte

[59] Fonte

[60] Fonte

[61] Fonte

[62] Fonte

[63] Fonte

[64] Fonte

[65] Fonte

[66] Fonte

[67] Fonte

[68] Fonte

 
Il metropolita del Montenegro e diversi chierici detenuti dalla polizia dopo aver celebrato la Domenica delle Palme

foto: orthodoxianewsagency.gr

Sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro (Chiesa ortodossa serba) e i chierici suoi concelebranti sono stati arrestati dalla polizia ieri, domenica 12 aprile, dopo aver celebrato la Liturgia della grande festa della Domenica delle Palme in un monastero a Zlatica, un sobborgo della capitale Podgorica.

Anche diversi sacerdoti sono stati arrestati dopo aver celebrato la Liturgia nella Cattedrale della Risurrezione nella capitale, sebbene alla funzione non fossero presenti parrocchiani.

Secondo l'agenzia montenegrina Vijesti, il metropolita e i suoi chierici sono stati portati dalla polizia in un centro di sicurezza a Podgorica per raccogliere informazioni su un "raduno di persone di fronte a siti religiosi".

Sua Grazia il vescovo Joanikije di Budimlja e Nikšić hao commentato che non è chiaro se il metropolita Amfilohije sia stato dichiarato in arresto o solo fermato per interrogatorio.

"Questo atto ha dimostrato una cattiva intenzione e non una preoccupazione per preservare la salute delle persone. Questo è ovviamente un altro di una serie di attacchi alla nostra Chiesa", ha commentato padre Mirčet Šljivančanin.

Padre Mirčet ha anche sottolineato che dopo la Liturgia a Podgorica, quando i fedeli sono stati ammessi alla preghiera personale, tutti i requisiti e gli standard sanitari sono stati rigorosamente rispettati.

 
Il metropolita Rastislav intronizzato a Prešov il 9 febbraio
 
Domenica 9 Febbraio, nella chiesa di sant'Aleksandr Nevskij a Prešov (Slovacchia) il metropolita Rastislav (Gont) è stato intronizzato come nuovo primo ierarca della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia. Alla Liturgia hanno partecipato le delegazioni delle Chiese di Antiochia, della Rus', della Grecia, della Polonia e dell'America.
Il nuovo metropolita ha tratteggiato la sua responsabilità con una particolare enfasi sullo sviluppo di un impegno sociale della Chiesa: "La vita di ogni uomo è necessariamente intrecciata di preoccupazioni e tribolazioni. Questo non ci deve scoraggiare dall'amore attivo per chiunque ne abbia bisogno. Il nostro dovere cristiano è di prenderci cura di malati, orfani, poveri, disabili, anziani, prigionieri, senzatetto - in una parola, di tutti quelli a cui siamo in grado di portare speranza. Oggetto del nostro interesse particolare dovrebbero essere le famiglia e la gioventù, che attualmente hanno una necessità particolarmente urgente di guida spirituale". 
Un ringraziamento particolare è stato fatto al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, nonostante la sua decisione di non inviare alla cerimonia rappresentanti del Patriarcato Ecumenico: "lo ringraziamo per il suo amore paterno e un sincero interesse per ciò che sta accadendo nella nostra Chiesa locale, che ha subito senza dubbio momenti difficili e inquieti".
Per la cronaca fotografica dell'evento, rimandiamo al sito del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne  del patriarcato di Mosca e al sito della Chiesa ortodossa in Slovacchia.
 
10 errori del patriarca Bartolomeo

il patriarca Bartolomeo e Poroshenko. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Ciò che il capo del Fanar non ha preso in considerazione, nel fare un accordo con Petro Poroshenko e nel riconoscere gli scismatici ucraini.

Il Patriarcato di Costantinopoli, attraverso gli sforzi dei suoi vescovi e teologi, sta apertamente cercando di imporre a tutto il mondo ortodosso il concetto del "primo senza eguali". Questa ideologia presume che il Fanar esprima l'essenza stessa dell'Ortodossia, che la stessa Chiesa di Cristo non può esistere senza di esso.

È vero, per il momento non ci sono dichiarazioni sull'impeccabilità del patriarca di Costantinopoli o del patriarcato nel suo insieme, ma è una conseguenza logica del concetto di "primo senza eguali" sopra menzionato.

"Il patriarca di Costantinopoli non è senza peccato, ma ha sempre ragione, poiché è il patriarca di Costantinopoli", ecco l'idea dei benefici di cui gode il capo del Fanar.

Questo è esattamente ciò che dicono i monasteri dell'Athos che entrano in comunione con gli scismatici ucraini della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non capiscono o fingono di non voler approfondire l'essenza delle decisioni prese dal Fanar, ma fanno semplicemente obbedienza al loro patriarca.

È vero, l'apostolo Paolo ha detto: "Ma se anche uno di noi, o un angelo dal cielo, vi predica qualsiasi altro vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema" (Gal 1,8). Ma questo è un argomento di discussione separato. Qui analizziamo le azioni e le decisioni del Fanar e del patriarca Bartolomeo e pensiamo se una persona che afferma di essere la più saggia e giusta nel mondo ortodosso possa agire in questo modo.

L'epopea del Tomos e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è iniziata nella Settimana Luminosa, il lunedì 9 aprile 2018, con la visita dell'allora presidente Petro Poroshenko a Istanbul e le trattative con il patriarca Bartolomeo.

il patriarca Bartolomeo e Petro Poroshenko, Istanbul, 09.04.2018 Foto: president.gov.ua

Il servizio stampa del presidente ha riferito a stretto giro l'esito dei negoziati. C'era solo una riga sulla creazione della Chiesa autocefala in Ucraina: "Il presidente dell'Ucraina ha anche notato l'importanza di introdurre in Ucraina la Chiesa ortodossa locale unica, per la quale il popolo ucraino sta lottando". Ma nonostante questo, come si è saputo più tardi, è allora che il patriarca Bartolomeo ha preso una decisione di principio: giocare la carta ucraina. E qui ha fatto il primo errore.

Errore 1

Il patriarca Bartolomeo ha fatto sostanzialmente una scommessa in perdita nel suo gioco – in primo luogo, sulla politica e, in secondo luogo, sul politico che aveva screditato se stesso per quattro anni di governo e aveva poche possibilità di essere rieletto per un secondo mandato.

In quasi tutte le aree delle relazioni internazionali, i paesi preferiscono non condurre seri negoziati e non firmare accordi con un leader statale nell'ultimo anno del suo mandato. Tale leader è chiamato "anatra zoppa" a causa della dubbia attuazione degli accordi che si prendono con lui.

Il patriarca Bartolomeo avrebbe dovuto solo attendere i risultati delle elezioni presidenziali in Ucraina e solo allora prendere provvedimenti concreti. Ma ha preferito trascurare questa regola elementare delle relazioni internazionali e rischiare uno dei suoi principali punti di forza: il rispetto tra le Chiese ortodosse locali. Ha rischiato e ha perso.

La conseguenza della visita di Poroshenko al Fanar è stata che la Verkhovna Rada dell'Ucraina ha fatto un appello al Patriarcato di Costantinopoli con una richiesta di autocefalia. L'appello è stato firmato dall'allora presidente, da parlamentari e da "vescovi" scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". I media hanno pubblicato notizie false su dieci vescovi della Chiesa ortodossa ucraina disposti a mettere le loro firme, ma solo due vescovi in seguito hanno confermato tale disponibilità.

In risposta, il 22 aprile, il Fanar ha annunciato l'avvio della procedura di concessione dell'autocefalia alla Chiesa in Ucraina.

uno screenshot del sito web del Patriarcato di Costantinopoli

Un messaggio sul sito web del Patriarcato di Costantinopoli affermava che il suo Sinodo, "avendo ricevuto da alcune figure ecclesiastiche e politiche che rappresentano molti milioni di ucraini ortodossi una richiesta di autocefalia, ha deciso di rimanere in stretto contatto con altre Chiese ortodosse sorelle per informarle e coordinarle". In effetti, i rappresentanti del Fanar hanno iniziato ad andare in giro per Chiese locali. E quindi il Patriarcato di Costantinopoli ha fatto un altro errore.

Errore 2

Non c'è stato alcun accordo sulla questione dell'autocefalia ucraina. Come hanno affermato in seguito gli stessi fanarioti, non erano affatto interessati all'opinione delle Chiese locali sulla questione ucraina, ma le hanno semplicemente informate della decisione già presa. Questo a chi potrebbe piacere?

Il Patriarcato di Costantinopoli non aveva l'autorità di concedere l'autocefalia all'Ucraina. Anche agli occhi dei sostenitori del Fanar, quest'autorità sembra discutibile perché, qualunque cosa si possa dire, la Chiesa ortodossa canonica ucraina ha più rapporti con la Chiesa russa piuttosto che con la Chiesa di Costantinopoli. E anche gli scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che rivendicavano l'autocefalia, non si erano staccati dalla Chiesa di Costantinopoli ma dalla Chiesa ortodossa russa.

In queste condizioni, quando la correttezza delle azioni di Costantinopoli era dubbia, avrebbe dovuto coordinare le sue azioni con le Chiese locali, non solo informarle. Il Fanar ha finito per agire in modo molto non diplomatico, per dire il meno.

E, naturalmente, tale comportamento dei Fanarioti non poteva che causare rifiuto nelle Chiese locali. È possibile che Costantinopoli avesse davvero voluto coordinare le sue azioni e non solo informare tutti, ma ci sarebbe voluto molto tempo. Ma il Fanar era a corto di tempo perché agiva secondo l'ordine del giorno di Poroshenko, che aveva bisogno dell'autocefalia per le elezioni presidenziali del 2019.

Errore 3

Dopo l'inizio della "procedura per la concessione dell'autocefalia" da parte di Costantinopoli, il 23 giugno 2018, una delegazione della Chiesa ortodossa ucraina guidata dal suo cancelliere, il metropolita Antonij (Pakanich), ha visitato il Fanar per scoprire le intenzioni dei fanarioti e avvertirli di possibili errori irreparabili.

Dopo l'incontro, il vescovo Antonij ha dichiarato: "Più volte si è parlato dell'impossibilità di legalizzare lo scisma, e che si dovrebbe sollevare una questione riguardo al trattamento. In senso figurato, a volte le medicine non aiutano, e ora siamo alla ricerca di qualcosa che aiuti a unire i nostri fratelli, che sono stati a lungo fuori del recinto della chiesa, e vediamo che il desiderio del patriarca di Costantinopoli, la Chiesa da cui abbiamo ricevuto il battesimo, è di aiutare in questa materia. Sua Santità il patriarca Bartolomeo ha affermato di non voler intervenire sulla situazione, ma anche lui come persona responsabile e il primo tra ierarchi uguali dell'intero mondo ortodosso ha voluto aiutare a risolvere un problema molto difficile, e vediamo che tale apertura deriva dalla ricerca di una decisione basata sulle nostre regole canoniche, e non che, come alcuni alti funzionari affermano nei nostri media, il problema sarebbe già stato risolto".

In altre parole, il patriarca Bartolomeo ha assicurato alla delegazione della Chiesa ortodossa ucraina che non avrebbe agito a discapito della Chiesa ortodossa ucraina e che non avrebbe interferito negli affari ucraini, ma poi si è comportato esattamente nel modo opposto.

Questo inganno è diventato ancora più evidente durante la visita al Fanar del patriarca Kirill il 31 agosto 2018.

i patriarchi Kirill e Bartolomeo durante i negoziati a Istanbul il 31.08.2018 Foto: AFP

Ecco alcune brevi dichiarazioni che i giornalisti hanno ascoltato dal patriarca Kirill e dal metropolita Ilarion (Alfeev) che lo accompagnava:

• L'atmosfera è stata molto buona.

• Spero che continueremo a lavorare insieme per rendere il mondo un posto migliore.

• Abbiamo semplicemente programmato interazione e cooperazione.

• All'incontro non c'è stato nulla che potesse produrre qualsiasi tipo di esplosione nella coscienza.

• Il discorso è stato molto corretto, una conversazione tra due capi di Chiese, che sono consapevoli della responsabilità dello stato dell'Ortodossia ecumenica.

• Uno scambio di opinioni molto fruttuoso.

• Dall'inizio alla fine, il discorso è stato molto sincero e molto fraterno, abbiamo lasciato Costantinopoli con un sentimento molto sereno.

Come ha ammesso in seguito il metropolita Ilarion, il patriarca Bartolomeo aveva assicurato loro l'impossibilità di ciò che il Fanar ha fatto in seguito, commettendo quindi l'errore successivo.

Il patriarca Bartolomeo ha ingannato sia i vescovi ucraini sia il patriarca Kirill. Qualsiasi bugia aiuta a risolvere il problema attuale ma scredita il bugiardo. Il Fanar ha dimostrato furbizia e malizia, e queste qualità sono raramente incluse nell'elenco delle virtù cristiane, oltre a essere difficilmente inerenti a qualcuno che afferma di essere il "primo senza eguali".

Errore 4

Nel maggio 2018, negli Stati Uniti è accaduto un evento che la Chiesa greca e i media vicini alla chiesa hanno preferito minimizzare. Durante una cerimonia di laurea per gli studenti del Greek College e della Holy Cross Greek Orthodox School of Theology di Boston, Efstathios Valiotis, un grande uomo d'affari e uno dei principali sponsor dell'Arcidiocesi americana, nel suo discorso dopo aver ricevuto il titolo di Dottore onorario, ha parlato pubblicamente dell'idea che è nell'aria negli Stati Uniti: la separazione dell'Arcidiocesi dal Patriarcato di Costantinopoli.

Ha detto al Fanar: "Non possiamo essere controllati da un piccolo gruppo di persone che sono in Turchia, senza greggi e senza scopi, senza lavoro e con un programma diverso. Cosa accadrà in caso di conflitto greco-turco, chi aiuterà la nostra Chiesa?"

Valiotis ha proposto due opzioni per risolvere il problema: la piena autocefalia dell'Arcidiocesi americana o il trasferimento del Trono di Costantinopoli dal Fanar agli Stati Uniti. Nessuno dei vescovi e dei laici presenti alla cerimonia ha espresso obiezioni.

In questo contesto, il conferimento dell'autocefalia del Fanar in Ucraina è un catalizzatore di sentimenti autocefalisti non solo in altre Chiese locali ma anche nel Patriarcato di Costantinopoli stesso. Il tempo dirà se l'Arcidiocesi americana attuerà o meno lo scenario della separazione, ma concedendo l'autocefalia in Ucraina, il patriarca Bartolomeo ha dato un'ottima carta vincente ai sostenitori stranieri della separazione. E questo è un suo grande errore.

Errore 5

Il successivo errore del patriarca Bartolomeo è il non solo evidente ma provocatoriamente chiaro intervento del Dipartimento di Stato americano nella concessione dell'autocefalia in Ucraina.

Il rappresentante del Dipartimento di Stato, l'ambasciatore generale per la libertà religiosa internazionale Sam Brownback, l'assistente del Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici A. Wess Mitchell, l'ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina e ora ambasciatore in Grecia Jeffrey Pyatt, l'ex ambasciatrice degli Stati Uniti in Ucraina Marie Yovanovitch e altri funzionari americani, senza nascondere nulla, hanno condotto negoziati diretti sulla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a Istanbul, a Kiev, sul Monte Athos e tra le Chiese ortodosse locali.

Sam Brownback e Jeffrey Pyatt con l'arcivescovo Hieronymos II di Grecia. Foto: pravoslavie.ru

Queste visite e questi colloqui non potevano semplicemente passare inosservati. Di conseguenza, è diventato chiaro: in primo luogo, il progetto "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è religioso ma politico; in secondo luogo, è stato creato nell'interesse degli Stati Uniti; e in terzo luogo, il Fanar non prende decisioni indipendenti ma è controllato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. La domanda retorica è: il "primo senza eguali" può essere governato da funzionari americani, la cui religione non è affatto ortodossa?

Ignorando le richieste della delegazione della Chiesa ortodossa ucraina, il 7 settembre 2018 il patriarca Bartolomeo ha inviato in Ucraina i suoi esarchi – l'arcivescovo Daniil of Panfilia (USA) e il vescovo Ilarion di Edmonton (Canada) – e quindi ha commesso un altro errore.

Errore 6

Il patriarca Bartolomeo ha inviato esarchi nel territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina  senza il consenso di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e così ha chiuso la possibilità di negoziati con la Chiesa ortodossa ucraina. Il Fanar ha chiarito che nel caso dell'autocefalia ucraina avrebbe fatto affidamento sugli scismatici ma non sulla Chiesa canonica. E questo non è solo un errore, ma un grande errore.

Il Fanar ha inizialmente dichiarato che tutte le sue azioni in Ucraina erano finalizzate a unire i fedeli ortodossi. E anche prima del Tomos, prima della decisione di tornare alla struttura della metropolia di Kiev del 1686, Costantinopoli ha mostrato a tutti che avrebbe avuto a che fare con gli scismatici e che non si parlava di alcuna unificazione con la Chiesa ortodossa ucraina. Ciò è dimostrato non solo dall'invio degli esarchi senza l'accordo con sua Beatitudine Onufrij, ma anche dalle personalità degli stessi esarchi.

Se i fanarioti fossero stati un po' più intelligenti, avrebbero inviato in Ucraina alcuni nobili anziani greci con qualche autorità agli occhi dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, se non per convincere la Chiesa canonica a partecipare all'impresa dell'autocefalia, almeno per provare a conquistare più vescovi canonici.

Ma invece, il patriarca Bartolomeo ha inviato due giovani emigranti dall'Ucraina occidentale, provenienti dalle strutture americane della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che sono i più ostili possibili alla Chiesa ortodossa ucraina e i più tolleranti possibili verso gli scismatici.

il vescovo Ilarion di Edmonton e l'arcivescovo Daniil di Panfilia. Foto: vk.com

Per i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina che, forse, stavano prendendo in considerazione l'idea di unirsi al progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", le personalità di questi esarchi sono servite da chiaro segnale: obbedite al patriarca Bartolomeo – e sarete guidati da tali figure.

Errore 7

L'11 ottobre, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha preso una decisione definitiva sulla questione ucraina. E questo è stato semplicemente un errore enorme. Questa decisione consisteva in cinque punti:

1. Concedere l'autocefalia alla Chiesa in Ucraina (una Chiesa che a quel tempo non esisteva affatto).

2. Ripristinare la stauropegia di Costantinopoli in Ucraina, ovvero mettere i principali monasteri e chiese sotto la propria diretta sottomissione.

3. Accettare in comunicazione gli scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" senza pentimento.

4. Riportare la metropolia di Kiev del 1686 nella struttura del Patriarcato di Costantinopoli.

5. Esortare tutti a evitare la violenza.

Il Fanar non si è nemmeno preso la briga di spiegare in qualche modo le sue decisioni, per indicare i motivi di tali azioni.

La decisione di accettare gli scismatici nella comunicazione e riconoscere i loro "sacramenti", comprese le "ordinazioni" dopo 26 anni di continua negazione di tale possibilità, evidenziata da numerosi documenti, sembra particolarmente cinica.

Ma la cosa più stupida è il ritorno della metropolia di Kiev. Il punto non è solo che la Chiesa russa avrebbe presumibilmente violato qualcosa, e nemmeno che il Fanar crede di non aver concesso nulla a nessuno, ma che la metropolia di Kiev nella forma in cui era 300 anni fa non esiste più oggi. È improbabile che invertire la storia sia una competenza del Patriarcato di Costantinopoli.

Con la decisione dell'11 ottobre 2018, Costantinopoli ha fatto di se stesa uno zimbello e ha mostrato che per essa non significano nulla non solo le parole del Vangelo sulla necessità di pentirsi dei peccati, non solo le testimonianze dei Santi Padri sull'impossibilità della comunione con gli scismatici ma anche i propri documenti, sia quelli moderni che quelli antichi.

Può il "primo senza eguali" dire una cosa oggi e un'altra domani?

Errore 8

Dopo le assurde decisioni del Sinodo di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018, il patriarca Bartolomeo ha firmato con il presidente dell'Ucraina un accordo di cooperazione, che è stato immediatamente classificato come segreto. E questo ha portato immediatamente a dubitare dell'onestà delle intenzioni sia del Fanar che della parte ucraina.

Tre mesi dopo, il documento è stato declassificato. Il punto principale era che il Fanar ha dato l'autocefalia in cambio della stauropegia. Il testo recita quanto segue: "L'Ucraina dovrebbe facilitare l'acquisizione, in conformità con le leggi dell'Ucraina, dalla missione del Patriarcato ecumenico in Ucraina, vale a dire la missione della "Stauropegia del Patriarcato ecumenico in Ucraina", di edifici e locali e altri beni necessari per il funzionamento della missione della "Stauropegia del Patriarcato ecumenico in Ucraina" (Articolo 3 dell'Accordo).

L'allora presidente della Verkhovna Rada Andrej Parubij ha affermato quali "proprietà" sono state discusse: "Il Patriarcato ecumenico in tempi diversi, secondo gli storici, aveva fino a 20 diversi stauropegie (chiese o monasteri esenti dalla giurisdizione del vescovo locale e direttamente soggetti alla massima autorità della chiesa territoriale, il patriarca o il Sinodo, ndc) sul suo territorio canonico dell'Ucraina-Rus'. I più famosi tra questi sono la Lavra della Dormizione delle Grotte di Kiev, la confraternita della Dormizione di Leopoli, il monastero della Trasfigurazione di Mezhigorje, la fratellanza della Teofania di Kiev, il monastero di Manjava, ecc. La chiesa di Sant'Andrea rimane di proprietà dello stato, lo sottolineo, noi stiamo ripristinando la giustizia storica e stiamo restituendo la stauropegia della Chiesa Madre, il Patriarcato ecumenico, a Kiev".

La stupidità di questo contratto è che non può essere eseguito in linea di principio – contraddice la Costituzione e le leggi dell'Ucraina. E anche se Poroshenko avesse accettato di fregarsene della Costituzione, semplicemente non avrebbe avuto il tempo di farlo prima delle elezioni presidenziali. E aveva pochissime possibilità di vincere le elezioni.

Inoltre, il patriarca Bartolomeo ha dimostrato con l'accordo di non essere affatto altruista e ha concesso il Tomos non per il bene della "pace ecclesiale" ma per il bene di proprietà materiali molto concrete.

Errore 9

Il successivo errore tattico del patriarca Bartolomeo è che ha permesso di fatto un doppio potere nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Al cosiddetto "Concilio d'unificazione" a Kiev il 15 dicembre 2018, è stato deciso che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" avrebbe avuto due primati: quello esterno – il "metropolita" Epifanij Dumenko – e quello interno – il "patriarca onorario" Filaret Denisenko. Pertanto, è stata lanciata una bomba a orologeria sotto le fondamenta della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che è esplosa non appena Poroshenko ha perso le elezioni presidenziali.

Quasi immediatamente dopo l'annuncio dei risultati elettorali, è cominciata a emergere l'inimicizia accuratamente nascosta dei due capi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". La condotta del "patriarca onorario", il suo ritiro dimostrativo dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e l'accusa diretta al patriarca Bartolomeo, che invece di creare una Chiesa autocefala in Ucraina, ha creato ancora una volta una chiesa controllata dal Fanar, ha dimostrato l'avventurismo dell'intero progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la mancanza di scrupoli dei suoi partecipanti.

Errore 10

L'8 agosto, il neoeletto presidente Vladimir Zelenskij ha incontrato il patriarca Bartolomeo a Istanbul durante una visita di due giorni del leader ucraino in Turchia. Secondo il sito web "Strana.ua", l'iniziatore formale dell'incontro è stata la parte ucraina. Tuttavia, il Dipartimento di Stato americano è stato il vero cliente dell'evento, che è stato molto importante per dimostrare la continuità della politica religiosa sotto le nuove autorità ucraine.

L'incontro si è svolto in modo calmo ma infruttuoso. A seguito di ciò, Zelenskij ha affermato che "hanno parlato di tutto": il Donbass, la Crimea, la situazione in Ucraina, ecc. L'unico argomento che il presidente ucraino non ha menzionato è stata la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non ne hanno discusso? O Zelenskij ha preferito non menzionarlo nella discussione?

Ma l'errore del patriarca Bartolomeo non è questo. Non è chiaro perché siano state diffuse durante la riunione informazioni sulla presunta firma di una dichiarazione congiunta da parte del patriarca e del presidente. Hanno anche specificato l'argomento di questa dichiarazione: l'ecologia, cosa che di per sé suona strana. Con la tragedia provocata dal Fanar in Ucraina, non ci si preoccupa più d'altro che dell'ecologia?

incontro di Vladimir Zelenskij e il patriarca Bartolomeo a Istanbul l'08.08.2019 Foto: EPA

Tuttavia, anche qui il patriarca Bartolomeo è riuscito a commettere un errore. Ha cominciato a insistere sul fatto che il testo della dichiarazione dovesse effettivamente confermare gli obblighi assunti da Poroshenko nei confronti del Fanar.

"Strana.ua" cita la sua fonte nei circoli ecclesiali: "I greci hanno concordato con Kiev un documento di natura puramente ambientale, e poi vi hanno fatto una serie di importanti aggiunte. Tra questi vi è il consenso di Vladimir Zelenskij a garantire la continuità della politica di Petro Poroshenko nella sfera religiosa, il riconoscimento del ruolo chiave del Tomos nello sviluppo della sfera ecclesiale in Ucraina, il riconoscimento da parte del Presidente della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come unica chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina".

Naturalmente, Zelenskij si è rifiutato di firmare questo documento e ha detto ancora una volta che non avrebbe interferito negli affari della chiesa. Perché il patriarca Bartolomeo si è esposto come un politico miope e inetto? Perché era necessario imporre a Zelenskij un documento deliberatamente inaccettabile per lui? Avrebbero potuto lasciare frasi insignificanti sull'ecologia – e sarebbe stato almeno qualcosa.

Probabilmente, a un esame più attento, si può contare un numero maggiore di errori, ma quanto sopra è sufficiente per capire che "la gestione dell'Ortodossia" non può in alcun modo assomigliare al Patriarcato di Costantinopoli in relazione agli affari ucraini. L'unica cosa che il Fanar ha ottenuto nell'ultimo anno è screditare se stesso agli occhi del mondo ortodosso. Ebbene, in questo il patriarca Bartolomeo si è rivelato davvero "il primo senza eguali".

 
Sharij accusa "5 Kanal" di incitamento all'odio interconfessionale

il giornalista e video blogger Anatolij Sharij. Foto: screenshot del video YouTube di Sharij

Anatolij Sharij ha attirato l'attenzione su come i giornalisti di "5 Kanal" hanno distorto i fatti sulle funzioni celebrate in quarantena al fine di mettere i loro spettatori contro la Chiesa ortodossa ucraina.

Il 20 aprile 2020, il giornalista e video blogger Anatolij Sharij ha pubblicato un video su come i giornalisti di "5 Kanal" travisano i fatti e mentono impunemente per mettere i loro spettatori contro la Chiesa ortodossa ucraina e incitare un conflitto settario in Ucraina. Sharij, sul suo canale YouTube ha parlato di come questo canale abbia creato una propria storia fasulla.

Il blogger ha analizzato le riprese video di "5 Kanal" sulla Pasqua e ha attirato l'attenzione del pubblico su diversi metodi utilizzati dai giornalisti di questo canale per accusare ingiustamente la Chiesa di non osservare la quarantena:

  1. È stata espressa una menzogna esplicita che la Chiesa ortodossa ucraina abbia presumibilmente violato gli standard di quarantena, mentre in realtà i vescovi e il clero di tutti i siti accessibili hanno chiesto il contrario (Sharij ha dimostrato diversi esempi di tali richieste di conformità ai requisiti sanitari e alle regole della quarantena).
  2. Le parole del primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, sono state estratte dal contesto e troncate in modo che il loro significato risultasse l'opposto di ciò che ha effettivamente detto, in un discorso del primate ai fedeli.
  3. I video archiviati di "5 Kanal" sono stati mostrati senza specificare il fatto che sono stati presi dagli archivi e non hanno nulla a che fare con la pandemia di coronavirus o sono stati realizzati anche prima dell'annuncio della quarantena, quando il paese non era a conoscenza dell'entità della minaccia.

Sharij ha notato che i giornalisti hanno più volte usato questo metodo con video d'archivio.

La prima volta, hanno mostrato un frammento di video con l'abate della Lavra della santa Dormizione delle Grotte di Kiev, il metropolita Pavel (Lebed) di Vyshgorod e Chernobyl, che fa un appello a venire in chiesa e a lasciare che i bambini ricevano la santa comunione. Di fatto, come il blogger ha spiegato ai suoi spettatori, vladyka Pavel aveva rivolto alla congregazione un simile appello il 13 marzo, ben prima dell'annuncio della quarantena e del blocco in Ucraina.

La seconda volta, il canale ha semplicemente mostrato spezzoni di diverse processioni religiose e funzioni di massa che hanno avuto luogo molto prima della pandemia di coronavirus. In questi materiali video, ci sono enormi gruppi di fedeli senza mascherine, poiché allora non si faceva menzione di alcun coronavirus.

"Avrebbero potuto mostrare anche la processione della croce della scorsa estate", ha ironizzato Sharij.

Sottolinea che il canale sopra citato ha trasformato tutte queste informazioni distorte presentandole come "sabotaggio contro il popolo ucraino".

"Parlano ai loro spettatori, e questo è un canale TV. Ciò significa incitare all'odio interconfessionale direttamente dalla TV", ha commentato il giornalista sulle azioni dei dipendenti di "5 Kanal". "Dicono ai loro spettatori di pensare che molte chiese si siano comportate così intenzionalmente, creando un diversivo".

Sharij ha anche osservato che una tale pressione impunita dei media sulla Chiesa è avvenuta sotto l'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko. Il blogger ha osservato che i giornalisti del canale, dopo aver espresso tutte le loro montature sulla Chiesa ortodossa ucraina, hanno accusato il presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij di "potere debole". Secondo il giornalista, gli oppositori della Chiesa possono davvero provare a fare pressioni sul presidente affinché assuma la stessa posizione del suo predecessore.

Sharij ha invitato le autorità ucraine a punire i giornalisti di "5 Kanal" per aver violato le leggi ucraine e per aver incitato deliberatamente all'odio interreligioso.

In precedenza, un corrispondente freelance della redazione di APnews ha visto un giornalista del canale televisivo "1+1" offrire denaro per baciare icone nella Lavra delle Grotte di Kiev, al fine di utilizzare questo inganno per la sua trama video.

 
Una monaca e un homeless: gli eroi dei nostri giorni
"La monaca Ljudmila (Prjashnikova) è morta come un eroe, come un soldato sulla linea del fronte... si è sforzata di non permettere all'uccisore di violare i nostri luoghi santi" - Il patriarca Kirill sulla sparatoria a Juzhno-Sakhalinsk
 
Mentre arrivano ulteriori notizie sulla sparatoria nella cattedrale di Juzhno-Sakhalinsk, siamo in grado di capire qualcosa di più del carattere delle due vittime. Madre Ljudmila (Prjashnikova) non ha lasciato il suo posto in chiesa all'inizio dell'assalto, pur aiutando gli altri a uscire; ha conservato abbastanza sangue freddo per chiamare la polizia, e quando l'assalitore le ha sparato alla testa, non ha neppure cercato di coprirsi con le mani.
L'identità della seconda vittima non è stata resa pubblica per un paio di giorni, verosimilmente perché la sua identificazione ha richiesto un supplemento di indagine. Si tratta di Vladimir Zaporozhets, il trentacinquenne senzatetto che era abituato a passare giorni interi alla porta della chiesa, chiedendo l'elemosina. Quando ha sentito gli spari all'interno, pur essendo fuori pericolo, è accorso dentro per difendere la chiesa, ed è stato l'unico che ha cercato di disarmare l'aggressore, per ben due volte, ricevendo in entrambi i casi ferite, l'ultima fatale.
La lingua russa ha un termine perfetto per definire questo tipo di atteggiamenti: podvig, di cui l'italiano "eroismo" non costituisce che una sfumatura. Forse si aprirà un processo di canonizzazione... Speriamo in ogni caso che l'esempio di Vladimir Zaporozhets ci spinga a riconsiderare il valore delle persone senza fissa dimora.
 
     
L'arcivescovo Tikhon celebra il funerale di madre Ljudmila e di Vladimir nella cattedrale riconsacrata
L'icona della Madre di Dio sull'iconostasi sostituisce quella danneggiata dalle fucilate nell'attentato
 
 
 
Petizione di sostegno all’arcivescovo Jean (Renneteau) di Rue Daru

Reverendi padri, fratelli e sorelle in Cristo,

per troppi mesi la nostra Arcidiocesi delle Chiese di tradizione russa nell'Europa occidentale è stata in una situazione di stallo contro la sua volontà. Tutti noi (o quasi tutti) desideriamo preservare la sua integrità, essendo pienamente consapevoli della ricchezza e dell'esempio unico che rappresenta attraverso le sue componenti plurietniche e plurilinguistiche e attraverso la pacifica coesistenza dei calendari giuliano e gregoriano. È innegabilmente la tradizione liturgica russa che ha portato tanti occidentali alla scoperta dell'Ortodossia e della fede cristiana ortodossa. Tale tradizione è il cemento della nostra diocesi. Questa è senza dubbio la ragione principale per cui la decisione del Patriarcato di Costantinopoli di sciogliere l'Arcidiocesi e di integrarla nelle diocesi greche è inaccettabile per noi. Rinnegare l'origine della nostra tradizione è tanto assurdo e folle quanto rinnegare le origini cristiane della nostra civiltà occidentale. Se crediamo veramente nella missione profetica della nostra Arcidiocesi, se siamo consapevoli che dobbiamo mettere tutta la nostra energia per preservare la sua unità, dobbiamo raggiungere un consenso.

A tal fine, è necessario sbarazzarsi del "vecchio" che costituisce i nostri pregiudizi, le nostre ambizioni personali, le nostre paure e i nostri vecchi rancori. È solo a tal prezzo che, illuminati dallo Spirito Santo, saremo in grado di fare la scelta giusta, quella che il Signore si aspetta da noi. Ricordiamo lo spirito dei primi Concili della Chiesa e imitiamo i santi Padri.

Quali sono i diversi modi a nostra disposizione? Restare in seno al Patriarcato di Costantinopoli? Cerchiamo di essere lucidi: la situazione in cui ci troviamo attualmente è proprio il risultato delle sue scelte politiche. È una situazione visibilmente premeditata da diversi anni. A riprova, il rifiuto di concederci vescovi vicari, la parodia delle ultime elezioni arcivescovili che non ci hanno lasciato alcuna scelta, e, ora, il tentativo di spogliazione di tutti i nostri beni (le metropolie greche hanno richiesto il trasferimento di tutti i nostri beni, questa è la ragione della partenza della parrocchia italiana di Sanremo).

Guardiamo alla sua politica internazionale: basandosi su forze politiche ultranazionaliste in Ucraina, il Patriarcato di Costantinopoli ha creato molti problemi nel mondo ortodosso e ne ha messo a repentaglio l'unità.

Alcuni hanno proposto un percorso di indipendenza in base al quale saremmo ridotti a una setta, dopo aver rotto la comunione con il mondo ortodosso; poi, alla morte del nostro amato arcivescovo, non potendo ordinare un altro vescovo, scompariremmo. Questo percorso, già esplorato dall'ECOF, non è arrivato a nulla. Che senso ha intraprendere una simile avventura?

Il percorso di ingresso nella ROCOR non ha avuto successo, poiché quest'ultima non è canonicamente in grado di ricevere una diocesi ma solo parrocchie e costringerebbe molte di loro ad abbandonare il calendario gregoriano.

Resta quindi l'ingresso in un patriarcato diverso da quello di Costantinopoli. L'unico patriarcato che ha formulato proposte concrete nel rispetto della nostra integrità e della nostra autonomia è il Patriarcato di Mosca. Quali sono gli argomenti seri e oggettivi nei suoi confronti? Temiamo che non rispetterà la nostra integrità? L'esempio della ROCOR ci mostra il contrario. È coinvolto nella politica? Ma che dire del patriarca Bartolomeo, che ha risposto alla richiesta di Poroshenko, senza dubbio su sollecitazione degli Stati Uniti e dell'Europa, di creare una chiesa nazionale (nazionalista) in Ucraina? Questo non è mescolare la Chiesa con la politica?

Quali sono concretamente gli atti politici del Patriarcato di Mosca? Pregare per il governo del suo paese o benedire le sue forze armate? Ma tutti i libri di preghiera e un eucologio ogni tanto includono preghiere per coloro che ci governano e ci proteggono, perché questo è semplicemente nella tradizione dell'Ortodossia. I suoi vescovi hanno una sfortunata tendenza a comportarsi in modo autoritario? Sì, può succedere, ma non saremmo in grado di affrontare tale tendenza, se fosse il caso? Inoltre, siamo protetti dalle leggi dei nostri paesi.

Abbiamo un esempio recente nella diocesi di Chersoneso che dimostra che il Patriarcato di Mosca non è sordo alle lamentele ad esso rivolte.

Per quanto ci riguarda, non vi sarebbe alcuna integrazione diretta nella Chiesa russa, ma uno status di autonomia per la nostra Arcidiocesi che ci consentirebbe di rispettare le nostre tradizioni sia liturgiche che amministrative. Allo stesso modo, la Chiesa russa accetta di applicare una "flessibilità eucaristica" ai fedeli dei nostri paesi europei che sono rimasti sotto l'omoforio di Costantinopoli. Infine, si concorda sulla concessione di vescovi vicari, indispensabili per la sopravvivenza della nostra arcidiocesi (e del nostro arcivescovo). Queste garanzie non possono in alcun modo essere paragonate a un vago "vicariato" sotto un metropolita greco, come evocato, così sembra, dal patriarca Bartolomeo, quest'ultimo "pentito" per aver abrogato così brutalmente l'esistenza della nostra diocesi.

Quali sono gli altri argomenti, tranne l'odio irrazionale di tutto ciò che viene dalla Russia?

Non lasciamoci accecare da ciò che non viene da Dio e ascoltiamo il nostro buon pastore che ci è stato dato per guidare la nostra Arcidiocesi. Ha ricevuto il carisma attraverso la sua ordinazione episcopale. E, in effetti, chi di noi non ha visto la grazia di Dio quando è arrivato a capo dell'arcidiocesi e nell'opera di pacificazione che vi ha compiuto? Chi di noi non ha riconosciuto la volontà di Dio nel suo arrivo a capo della diocesi in questi momenti di difficoltà?

Chi non ha potuto apprezzare il suo coraggio quando il Santo Sinodo patriarcale ha deciso di sciogliere l'Arcidiocesi?

Mentre per quasi quarant'anni monsignor Jean si era dimostrato un servitore fedele e docile del Patriarcato di Costantinopoli, ha saputo trovare in sé la forza e il coraggio di organizzare una resistenza per salvaguardare il gregge che il Signore gli aveva affidato. Spinto dalla stessa preoccupazione per mesi, monsignor Jean, ancora abilitato a prendere decisioni (come sostenuto dai santi canoni e dagli statuti della nostra Arcidiocesi), non ha mai smesso di consultarsi, istituire commissioni, avviare colloqui e lavorare duro per uscire con successo dallo stallo in cui ci troviamo. A tale titolo, siamo sconvolti dalla mancanza di considerazione e lealtà con cui alcuni dei suoi stretti collaboratori lo trattano esaurendo le sue forze.

Noi, figli della santa Chiesa ortodossa, non dubitiamo del carisma del nostro arcivescovo. Dimentichiamo il nostro rispettivo "ego" e seguiamo con intelligenza e responsabilità colui che il Signore ha posto alla nostra testa per il nostro bene. Non dobbiamo correre il rischio di opporci allo Spirito Santo. Dobbiamo agire con saggezza ecclesiale nelle storiche settimane che ci attendono.

La sopravvivenza della nostra arcidiocesi sarà decisa il 7 settembre.

Chiediamo a coloro che sono d'accordo con queste poche righe di apporre la loro firma (nome completo) alla petizione.

 
La lunga storia della Russia con il cristianesimo ortodosso

Partendo dai dati sulle olimpiadi di Sochi presentati dai media americani, e farciti di disprezzo per la Russia, la sua Chiesa e la sua moralità, un prete ortodosso americano, padre John Parker, ha scritto una riflessione che è stata riportata sul portale Pravmir, e che analizza con lucidità ciò che la millenaria storia cristiana della Russia potrebbe insegnare alle nazioni più giovani, come la sua: la riflessione di padre John, che presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti, ricorda alla luce dell’esperienza dell’Ortodossia russa i modelli “olimpici” a cui fa cenno san Paolo.

 
Nel piano di uscita dalla quarantena hanno preso in considerazione anche i circhi ma non la Chiesa

il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol' e Brovary. Foto: screenshot dalla pagina Facebook del canale "Православный вестник"

L'uscita dalla quarantena annunciata dal Consiglio dei ministri riguarda quasi tutte le aree di attività, anche quelle artistiche, ma per qualche ragione la Chiesa è stata esclusa, ha affermato il metropolita Antonij.

Il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary, ha commentato la decisione del Gabinetto dei ministri dell'Ucraina sulle misure per allentare la quarantena del coronavirus, come riferisce il Dipartimento di informazione e istruzione della Chiesa ortodossa ucraina.

Il metropolita ha osservato che l'allentamento della quarantena si applica a quasi tutte le aree di attività, anche quelle artistiche, ma non alla Chiesa.

"Per quanto ne so, nelle cinque fasi previste dell'uscita dalla quarantena, l'attività religiosa non è stata considerata da nessuna parte. Questo è stupefacente. Perché, da un lato, noi diciamo che l'Ucraina è un paese molto religioso, ma dall'altro, vediamo che l'uscita dalla quarantena si applica a quasi tutte le aree di attività, anche quelle artistiche - c'è perfino una disposizione per i circhi... Ma per qualche motivo si sono dimenticati della Chiesa", ha affermato il metropolita Antonij.

Il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina ha sottolineato che molti fedeli cittadini ucraini sono preoccupati per il momento in cui alle chiese sarà permesso di allentare la quarantena.

"Un uomo non è costituito solo dall'involucro materiale. L'uomo è un essere spirituale e materiale. L'anima è più importante. Un uomo credente non può immaginare di vivere senza Dio. Molti credenti si sentono provati dalla mancanza del culto. Il Consiglio dei ministri non ne ha tenuto conto. Anche se questo non è solo il caso della Chiesa ortodossa ucraina, ma anche di tutte le organizzazioni religiose", ha affermato.

Il metropolita ha osservato che il Consiglio delle chiese e delle organizzazioni religiose ucraine ha inviato le sue proposte al Consiglio dei ministri per la ripresa dalla quarantena, ma finora non vi è stato alcun riscontro da parte delle autorità.

Il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina ha fornito esempi di quali allentamenti della quarantena religiosa sono stati introdotti in altri paesi.

"Questa è una situazione straordinaria in Ucraina, perché se prendiamo altri paesi europei, la sfera ecclesiastica viene presa in considerazione nei piani governativi di uscita dalla quarantena. Per esempio, si ritiene che la Repubblica Ceca sia uno stato più non religioso, tuttavia, a partire dal 27 aprile, ci sono esenzioni per quanto riguarda le visite alle chiese. Da oggi è stata avviata una nuova tappa in relazione al numero consentito di fedeli nelle chiese", ha affermato il metropolita.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha benedetto tutte le diocesi a partecipare al controllo della pandemia.

 
"Ucrocefalia" – il Patriarcato ecumenico sta giocando al gioco delle tre carte?

La Musa è discesa su di me l'altro giorno dopo la mia corsa mattutina mentre stavo bevendo il mio caffè e rispondendo ai commenti. Non riesco a ricordare a chi ho indirizzato per la prima volta questo commento, ma mi ha colpito come un fulmine. Ciò con cui abbiamo a che fare qui non è l'autocefalia di per sé (che ha un significato reale) ma un fenomeno completamente nuovo che scelgo di chiamare ucrocefalia. Vi concedo che questa è una nuova interpretazione dell'autocefalia come universalmente compresa, ma così è.

Intendiamoci, ho sentito il bisogno di coniare questa parola perché bisogna richiamare l'illegittimità del "dialogo" quando questo non viene fatto in buona fede. Cose del genere accadono continuamente nel mondo secolare. Prima c'è stato il "riscaldamento globale", poi c'è stato il "cambiamento climatico". Ora ci sono gli "estremi del clima". Gli stratagemmi come questo vengono impiegati quando l'autorità di controllo sente che sta perdendo il dibattito e ha bisogno di chiuderlo. Un altro esempio potrebbe essere l'intero continuum "unioni civili / matrimonio gay / uguaglianza matrimoniale".

Finora, Costantinopoli non vede alcun motivo per cambiare i termini del dibattito: "Autocefalia" andrà bene fintanto che gli zoticoni non comprenderanno i nuovi significati che possono essere estratti da essa. Da qui la mia insistenza nel fare proprio questo: cambiare i termini perché non voglio vedere un'altra parola perfettamente valida spogliata del suo vero significato. Né del resto, voglio vedere nuovi significati aggiunti ad essa.

Ho sempre sentito che certe parole significano cert cose. Una ragazza è vergine o non lo è. E una donna non può essere "un po 'incinta". Allo stesso modo, una Chiesa gode di autocefalia oppure no. Da qui la mia (certamente sardonica) insistenza sull'ucrocefalia per definire cosa significhi Costantinopoli quando entra in dialogo con altre Chiese ortodosse. È una variante del vecchio gioco di parole a esca, "quello che è mio è mio e quello che è tuo è mio".

Fondamentalmente, questo è il tipo di "indipendenza" di cui "gode" la setta scismatica appena creata in Ucraina. In altre parole, nessuna vera indipendenza. E con grande dispiacere di ogni altra Chiesa locale, sotto questo nuovo regime lessicale, anch'esse ora sono meno che uguali. Devono esserlo, altrimenti non ci può essere posto per le "responsabilità" appena scoperte (e finora sconosciute) del patriarca ecumenico. E tutto è successo in meno di un battito di ciglia!

Non ingannatevi: se si lascia che la situazione ucraina rimanga invariata, il risultato finale sarà il bizanto-papismo. Non può esserci altra via.

 
La restaurazione della Chiesa ortodossa russa

Il tema della restaurazione della Chiesa della Rus’ ci farà ancora compagnia per tutto il tempo delle nostre vite... il patriarca Kirill ci ricorda che solo per riaprire le chiese e i monasteri distrutti in Russia in 70 anni di regime rivoluzionario, occorreranno ancora 100 anni se si procede al ritmo attuale (e il ritmo è impressionante, con una media di oltre 1000 chiese riaperte ogni anno!)

Tutti quelli che ci pensano si rendono conto, tuttavia, che la restaurazione non è solo un’operazione di un passato ormai non più duplicabile; occorrerà anzi prendere misure adeguate per non cadere in altre forme di degenerazione. Padre Andrew Phillips elenca cinque settori di riflessione nel processo della restaurazione: un governo patriarcale (tradizionale), la libertà, l’indipendenza finanziaria, l’istruzione, la cultura ecclesiale. Presentiamo le riflessioni di padre Andrew nella sezione “Pastorale” dei documenti.

Poiché il discorso della restaurazione della Rus’ è legato in molti punti al dibattito sull’opportunità della restaurazione della monarchia, abbiamo tradotto una voce a proposito nell’intervista alla granduchessa Maria Romanova pubblicata da Rossijskaja Gazeta il 21 febbraio 2013, che presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti. Senza addentrarci sulla questione controversa di chi oggi rappresenti di fatto la casata dei Romanov, notiamo che la granduchessa Maria Vladimirovna ritiene assoluta priorità, prima ancora di presentare qualsiasi proposta di governo, la restituzione di chiese, monasteri e locali di culto sottratti dallo stato sovietico alle comunità di credenti di ogni confessione.

 
Quando il patriottismo può trasformarsi in fascismo

il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary. Foto: screenshot del video sul canale YouTube del metropolita Antonij

Il patriottismo si trasforma in fascismo o nazismo quando l'amore per la propria nazione si trasforma in odio per le altre nazioni, afferma il metropolita Antonij.

Il 24 maggio 2020, il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, ha affermato in tal caso che il patriottismo può trasformarsi in fascismo. Lo ha annunciato in onda sul programma Chiesa e società.

Il metropolita ha ribadito: "La Chiesa ortodossa ha sempre coltivato in sé un amore fedele per la terra natale, sostenendo sempre il patriottismo cristiano. La politica sociale della Chiesa ortodossa ucraina si basa sul concetto che un cristiano ortodosso è chiamato ad amare la sua Patria, a preservare e sviluppare la cultura nazionale, l'identità nazionale".

Secondo lui, "il nostro amore per la nostra terra natale dovrebbe manifestarsi nella difesa della Patria dal nemico, nel lavoro e nella preoccupazione per il bene della vita delle persone. Tuttavia, il patriottismo, come qualsiasi altro sentimento umano, può essere soggetto a distorsioni peccaminose".

"Il fascismo o nazismo sorge quando l'amore per la propria nazione si trasforma in odio per le altre nazioni e i sentimenti nazionalisti causano xenofobia, ostilità interetnica o l'idea dell'eccezionalità nazionale. Ciò significa che il peccato ha distorto il patriottismo e una percezione naturale della nazione. Da un punto di vista cristiano, questo significa la vittoria dell'orgoglio peccaminoso sull'amore sincero per il prossimo", ha concluso il gerarca.

Come riferito dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Antonij (Pakanich) ha affermato che il cristianesimo è il destino di persone forti e coraggiose, mentre l'umiltà è preziosa agli occhi di Dio ed è il suo dono all'uomo per il suo cuore coraggioso.

 
Ciechi all'improvviso: perché il Fanar non è più in grado di vedere la Chiesa ortodossa ucraina

da qualche tempo, i vescovi del Fanar sono ciechi nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'intero mondo ortodosso riconosce la Chiesa ortodossa ucraina come Chiesa canonica in Ucraina. Il Fanar la ignora e basta. Perché sta succedendo questo e cosa siamo oggi noi per Costantinopoli?

Il 17 agosto 2019, l'Ucraina ortodossa ha celebrato il quinto anniversario del ministero primaziale di sua Beatitudine Onufrij al trono metropolitano di Kiev. Un po' prima, il 25 giugno 2019, è stata celebrata con magnificenza la festa del santo patrono del primate della Chiesa ortodossa ucraina.

Vescovi di quasi tutte le Chiese locali sono arrivati alla Lavr​​a delle Grotte di Kiev per rendere omaggio e congratularsi con sua Beatitudine Onufrij. Tutte le loro visite erano ufficiali e benedette dai loro primati. I vescovi di due Chiese autocefale erano presenti anche alla grande processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina nel giorno della cristianizzazione della Rus' il 27 luglio 2019. Tutti questi fatti affermano che sua Beatitudine Onufrij è ancora un legittimo e canonico primate della Chiesa ortodossa ucraina agli occhi dell'Ortodossia di tutto il mondo.

Un anno fa, tali affermazioni avrebbero potuto causare confusione nel lettore – beh, questo è ​​chiaro, e allora? A cosa servono queste frasi nello stile di Monsieur de Lapalisse?

Il problema è che nel processo di concessione dei Tomos agli scismatici, la posizione e lo status canonico della Chiesa ortodossa ucraina agli occhi del Fanar sono diventati in qualche modo una completa fantasia. Più precisamente, a un certo punto la Chiesa ortodossa ucraina ha smesso di esistere per il patriarca Bartolomeo e la sua compagnia. È come se tutti i vescovi di Costantinopoli avessero improvvisamente indossato degli occhiali speciali, attraverso i quali si può vedere una speciale realtà fanariota, diversa dalla realtà del resto del mondo. Questa realtà suggerisce che sul territorio ucraino esista una sola organizzazione – la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che il resto delle Chiese locali non avrebbe ancora riconosciuto a causa delle macchinazioni di Mosca e della sua miopia canonica. In questa realtà, la volontà di ferro del patriarca Bartolomeo avesse abbracciato tutta l'Ortodossia ucraina sotto l'ala della "santa Chiesa dell'Ucraina", e quelli che si sono rifiutati di entrare a farvi parte avessero cessato di esistere per i fanarioti.

E nonostante il fatto che la quantità di parrocchie, sacerdoti, monasteri e credenti della Chiesa ortodossa ucraina sia più numerosa di molte volte rispetto a quella  di quelle della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", questo non fa differenza per il Fanar: nei loro occhiali sono inseriti filtri speciali che eliminano ogni informazione "inconveniente".

Negli ultimi sei mesi, rappresentanti della Chiesa madre, in particolare il metropolita Emmanuel di Francia, sono ripetutamente venuti a Kiev, ma non c'è mai stato un solo tentativo da parte sua o di altri vescovi del Fanar di contattare i suoi "figli" della Chiesa ortodossa ucraina.

Si è persino giunti al punto dell'assurdità. Nell'estate del 2019, i rappresentanti di quasi tutte le Chiese locali (eccetto quelle della Georgia e della Grecia) alloggiavano contemporaneamente a Kiev, inclusi quelli di Costantinopoli. Ma mentre i vescovi di tutte le Chiese (con l'eccezione di quelli del Fanar) erano alla Lavra delle Grotte di Kiev e prendevano parte ai servizi divini e ai festeggiamenti della Chiesa ortodossa ucraina, i rappresentanti della "Chiesa madre" si sono presentati esclusivamente nella cattedrale di san Michele tra i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Di conseguenza, per tutti i vescovi dell'Ortodossia mondiale, sua Beatitudine Onufrij è il primate canonico della Chiesa ortodossa ucraina canonica – e solo per i vescovi fanarioti è un fantasma che non esiste. Vi sembra assurdo? Ovviamente.

Ma perché sta succedendo questo? Dopo tutto, Costantinopoli è la Chiesa che rivendica lo status del "primo senza eguali", nonché custode dei canoni ecclesiali.

Non analizzeremo gli aspetti morali delle azioni dei fanarioti, ma ci soffermeremo invece sulla valutazione del "primato secondo i canoni" di Costantinopoli.

Sull'organizzazione della Chiesa di Cristo

Sappiamo che la Chiesa ortodossa nel mondo è una sola. Non esistono Chiese separate romene, georgiane, serbe e altre. C'è la Chiesa di Cristo nel territorio della moderna Romania, Georgia, Serbia e altri paesi.

La divisione della Chiesa di Cristo in unità locali è piuttosto convenzionale e non significa affatto che ciascuna delle Chiese locali abbia uno status ecclesiale separato. Inoltre, i confini delle strutture delle Chiese autocefale non devono necessariamente coincidere con i confini degli stati. Il Patriarcato di Alessandria supervisiona tutti i paesi del continente africano, mentre la giurisdizione di Costantinopoli comprende comunità in Turchia, Europa, Australia, Stati Uniti, Canada, ecc.

L'unica Chiesa di Cristo è rappresentata in diversi territori sotto forma di Chiese locali separate solo per comodità amministrativa e fornitura di guida spirituale ai credenti, niente di più. In considerazione di ciò, uno dei principi fondamentali dell'organizzazione amministrativa della Chiesa è il principio di "una città – un vescovo", che è stato formulato al Primo Concilio Ecumenico. In altre parole, solo una Chiesa locale può funzionare in un territorio (o uno stato).

L'atteggiamento del Fanar nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina: dal riconoscimento allo status di fantasma

In Ucraina non ci sono state questioni in merito a questo principio fino a poco tempo fa. Assolutamente tutti nell'Ortodossia mondiale hanno riconosciuto il territorio di questo paese come giurisdizione della Chiesa ortodossa ucraina, che ha uno status di ampia autonomia all'interno della Chiesa ortodossa russa. Fino al 2018, il Patriarcato di Costantinopoli non aveva dubbi.

Nel 2014, alla Lavra delle Grotte di  Kiev, durante l'intronizzazione di sua Beatitudine Onufrij, il metropolita Emmanuel di Francia ha letto un messaggio del patriarca Bartolomeo:

"Con gioia fraterna, abbiamo appreso della vostra elezione al trono storico e glorioso della metropolia di Kiev. Alla vigilia della luminosa festa della Trasfigurazione, preghiamo il Signore Gesù Cristo affinché conceda a vostra Beatitudine la forza spirituale per condurre il gregge dei credenti a contemplare la sua grazia divina.

In questo momento gioioso, non possiamo dimenticare nostro fratello e concelebrante metropolita Vladimir, che si è addormentato nel Signore. Continuiamo a pregare per il riposo della sua anima. Per molti decenni, il metropolita Vladimir è stato il garante della stabilità e della pace, lasciando come eredità un alto esempio di responsabilità che ora ricade sulle vostre spalle.

Ma il lutto deve cedere alla gioia. La vostra elezione e la vostra intronizzazione sono contrassegnate dall'apertura di un nuovo capitolo nella storia della Chiesa ortodossa in Ucraina. <...>

La Chiesa madre di Costantinopoli, che ha illuminato il popolo della Rus' kievana con il cristianesimo, ha sempre mostrato vera cura materna per la vostra Chiesa attraverso molti secoli benedetti di storia condivisa, nonché durante tragici eventi che hanno oscurato la vita politica del vostro paese. È impossibile guardare con calma quante vite sono state perse dalla follia della morte che ha attraversato il paese negli ultimi mesi. Questo fratricidio dovrebbe finire il prima possibile. <...>

La voce delle armi deve attenuarsi affinché ci possa essere un dialogo autentico, che diventerà la base per lo sviluppo di una società ucraina degna della sua diversità e pluralismo. Per quanto paradossale possa sembrare, la crisi che sta scuotendo l'Ucraina oggi può essere un fattore positivo in questo dialogo.

Con gioia nel Signore, che ha mostrato la Trasfigurazione sul Tabor, vi inviamo i nostri fraterni saluti dal Patriarcato ecumenico e preghiamo affinché il Signore possa sostenervi dal cielo e vedere e frequentare la vostra vigna e proteggere ciò che la sua destra ha piantato. (Ps 79)

+ Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, fratello e concelebrante in Cristo"

Il metropolita Emmanuel sta leggendo le congratulazioni del patriarca Bartolomeo durante l'intronizzazione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij

Il 22 gennaio 2016, durante una riunione dei primati delle Chiese ortodosse locali nella località svizzera di Chambésy, il patriarca Bartolomeo ha dato il benvenuto a sua Beatitudine il metropolita Onuphry di Kiev e di tutta l'Ucraina e lo ha chiamato l'unico primo ierarca canonico della Chiesa ortodossa ucraina.

il metropolita Onufrij a Chambésy, 2016

Non erano passati neppure due anni quando, nel dicembre 2018, il metropolita Onufrij ha ricevuto una lettera dal patriarca Bartolomeo. La lettera era molto diversa dal messaggio in occasione dell'intronizzazione ed era intrisa di tonalità completamente diverse.

Ecco alcune citazioni.

•"L'11 ottobre di quest'anno, il nostro Santo e Sacro Sinodo ha canonicamente revocato la forza vincolante delle Lettere patriarcali del beato patriarca Dionisio IV dell'anno 1686, che erano state unilateralmente abolite da parte vostra e da parte del Patriarcato russo molto tempo fa".

•"La informiamo inoltre che la storica metropolia di Kiev e le eparchie ecclesiastiche all'interno del territorio ucraino hanno già raggiunto lo status canonico che esisteva prima dell'emissione delle suddette lettere, vale a dire, che dipendono pienamente dal nostro santo Trono ecumenico apostolico e patriarcale".

•"Così, <...> rivolgendoci a lei come "eminente metropolita di Kiev", con una forma di economia e di condiscendenza, la informiamo che dopo l'elezione del primate della Chiesa ucraina non sarà più ecclesiologicamente e canonicamente in grado di portare il titolo di metropolita di Kiev, che comunque possiede oggi in trasgressione dei termini prescritti nei documenti ufficiali del 1686".

Quando si leggono queste citazioni, sorge una domanda inevitabile: cosa è successo nel periodo tra la scrittura di queste due lettere? Quale avvenimento ha fatto sì che il patriarca Bartolomeo sia saltato dalle congratulazioni al metropolita Onufrij per la sua elezione al "trono storico e glorioso della metropolia di Kiev" all'affermazione di possedere questo titolo "in trasgressione dei termini prescritteinei documenti ufficiali del 1686" ? Cosa c'era di sbagliato nel metropolita Onufrij, quale crimine canonico ha commesso?

Forse il patriarca Bartolomeo sa che qualcosa è sconosciuto agli altri?

È molto probabile che il lato "sbagliato" di sua Beatitudine il metropolita Onufrij sia stato espresso durante un briefing all'anniversario dei cinque anni di ministero del primate da parte del cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary. Questi ha detto che nel corso dei cinque anni di servizio di sua Beatitudine Onufrij, il numero di vescovi della Chiesa ortodossa ucraina è aumentato di 15, quello dei chierici di 439 e quello dei monasteri di 30. Ma la cosa più sorprendente, nonostante il fatto che gli scismatici abbiano sottratto molti luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina e li abbiano nuovamente registrati illegalmente sotto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e nonostante il fatto che il Ministero della cultura abbia segretamente ordinato di rifiutare la registrazione delle comunità della Chiesa ortodossa ucraina, il numero di parrocchie è aumentato di 184.

Sono cifre molto eloquenti che solo un anno fa, al culmine dell'epopea del Tomos e delle pressioni sulla Chiesa, sembravano altamente improbabili. Si ha l'impressione che sembrassero

particolarmente improbabili in quel momento al patriarca Bartolomeo e agli altri vescovi del Fanar.

Sembra che ora la leadership della Chiesa di Costantinopoli si senta paradossalmente offesa della Chiesa ortodossa ucraina. In effetti, Costantinopoli nutriva speranze che, con la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la Chiesa ortodossa ucraina si "sbriciolasse" e si unisse a ranghi ordinati alla nuova struttura patrocinata dal Fanar. Naturalmente, a Istanbul sospettavano che una piccola parte sarebbe rimasta fedele alla Chiesa ortodossa ucraina, ma che sarebbe stato un numero scarso di emarginati che avrebbero potuto non essere notati.

Il Fanar ha progettato di riassegnare tutte le diocesi e le parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e di prenderle sotto il suo controllo. In questo caso, non vi sarebbero state rivendicazioni canoniche nei confronti di Costantinopoli: un tempo c'era una sola Chiesa in Ucraina – la Chiesa ortodossa ucraina, e come risultato era rimasta una sola Chiesa in Ucraina – la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il Fanar è riuscito a creare una doppia giurisdizione o no?

Tuttavia, tutto è andato storto e ora, dal punto di vista del patriarca Bartolomeo (perché dal punto di vista di tutte le altre Chiese locali, nulla è cambiato, dal momento che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è riconosciuta da nessuno), ci sono due strutture ecclesiali canoniche nel nostro stato, il che è una palese violazione della regola canonica "una città – un vescovo".

In questo contesto, non si può non ricordare le dichiarazioni dell'arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos durante la sua visita a Kiev per le celebrazioni dedicate al Battesimo della Rus' nel 2016 .

sua Beatitudine Onufrij e l'arcivescovo Job (Getcha) alla Lavra delle Grotte di Kiev, 2016

"L'obiettivo principale del Patriarcato ecumenico è l'unità della Chiesa ortodossa in Ucraina. Tutti – sia gli ucraini che i cristiani ortodossi in tutto il mondo – sono stanchi della divisione. Il Patriarcato ecumenico non prevede di creare un'altra giurisdizione parallela in Ucraina, perché una tale posizione non canonica non farà che aggravare il problema".

Il 2 novembre 2018, già al culmine della crisi provocata da Costantinopoli, lo stesso arcivescovo Job (Getcha) ha rilasciato un'intervista al servizio russo della BBC, in cui ha dichiarato: "Secondo i canoni della Chiesa, non ci possono essere due Chiese parallele nello stesso territorio. Se si scopre che chi non vuole l'autocefalia ucraina può rimanere come un esarcato russo o qualcosa di non chiaro, questo è semplicemente anti-canonico. Secondo i canoni della Chiesa dovrebbe esserci una sola Chiesa ortodossa nel territorio di uno stato, e questa Chiesa ortodossa autocefala dovrebbe unire tutti".

Che cosa abbiamo oggi? Il Patriarcato di Costantinopoli ha creato precisamente una giurisdizione parallela. Inoltre, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una giurisdizione parallela solo dal punto di vista del Fanar. Dal punto di vista della Chiesa ortodossa ucraina e di tutte le Chiese ortodosse locali, è un'organizzazione scismatica che non ha nulla a che fare con la Chiesa di Cristo. Inoltre, secondo Costantinopoli, anche la Chiesa ortodossa ucraina è canonica. Che non sia pure considerata dal Fanar come ucraina, che sia pure chiamata semplicemente un esarcato o qualche altra struttura della Chiesa ortodossa russa (la confutazione di tali errori non è compito di quest'articolo), ma è comunque riconosciuta come Chiesa. Quindi abbiamo una giurisdizione parallela.

Scenario estone in Ucraina

Nell'intervista di cui sopra al servizio russo della BBC, l'arcivescovo Job ha menzionato la situazione in Estonia. Quando ha parlato dell'impossibilità dell'esistenza di due giurisdizioni nello stesso territorio, il corrispondente ha fatto una domanda logica:

"BBC: che ne dice dell'Estonia?

Arcivescovo Job: La Chiesa in Estonia, in primo luogo, non è autocefala. Questa è una chiesa autonoma, c'è una differenza. E in secondo luogo, la versione estone era un compromesso, raggiunto temporaneamente.

BBC: Vuol dire che l'Estonia non sarà il caso dell'Ucraina?

Arcivescovo Job: Se vogliamo seguire i canoni della Chiesa, non ci può essere ripetizione dell'Estonia in Ucraina".

L'arcivescovo Job si è lasciato scappare la verità, e ha ammesso che ciò che il Patriarcato di Costantinopoli aveva creato in Estonia non è canonico e non sarebbe stato ripetuto in Ucraina. Ma questo è esattamente ciò che il Patriarcato di Costantinopoli ha ripetuto nel nostro paese.

Ricordiamo brevemente cosa è successo in Estonia.

La storia del tumulto della Chiesa estone iniziò nel 1922 quando, sotto la pressione delle autorità, i vescovi estoni all'interno della Chiesa ortodossa apostolica estone, autonoma all'interno della Chiesa ortodossa russa, fecero appello al patriarca Meletios (Metaxakis) di Costantinopoli con una richiesta di concedere loro l'autocefalia con incorporazione preliminare nella loro giurisdizione. Proprio come in Ucraina. Il patriarca Meletios non solo non garantì loro l'autonomia, ma li trasformò completamente in una sua metropolia. Questo assomiglia molto all'attuale situazione ucraina, vero?

Nel Tomos del 7 luglio 1923, fu chiamata proprio in quel modo: la metropolia ortodossa estone. Nel 1941, la Chiesa dell'Estonia tornò alla Chiesa ortodossa russa, poi di nuovo la lasciò e vi tornò di nuovo con la liberazione degli Stati baltici dai nazisti. E nel 1948, fu creato a Stoccolma il cosiddetto "Sinodo della Chiesa ortodossa apostolica estone in esilio" nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, che univa diverse parrocchie ortodosse al di fuori dell'Estonia.

All'inizio degli anni '90, questa organizzazione puramente nominale, che non aveva praticamente alcun chierico né parrocchiano, vantò diritti su tutte le proprietà ecclesiali in Estonia. E le autorità estoni hanno riconosciuto queste affermazioni illegali. Di conseguenza, oggi in Estonia ci sono due giurisdizioni parallele: il Patriarcato di Mosca sotto il nome di "Chiesa ortodossa estone del Patriarcato di Mosca", che unisce 100.000 credenti e ha 31 chiese, e il Patriarcato di Costantinopoli sotto il nome di " Chiesa ortodossa apostolica estone" con solo 7.000 credenti e 60 chiese. Pertanto, la giurisdizione di Costantinopoli ha il doppio del numero di chiese e 14 volte meno parrocchiani.

Queste sono due giurisdizioni parallele.

L'arcivescovo Job (Getcha) ha dichiarato nell'intervista alla BBC che lo scenario estone non si sarebbe ripetuto in Ucraina. Ma per qualche ragione, le ex autorità ucraine hanno provato a ripeterlo e ci sono riuscite in molti modi. Sono state portate via delle chiese – ma al loro interno non ci sono parrocchiani.

Cosa abbiamo alla fine?

•Costantinopoli, con l'aiuto delle autorità secolari dell'Ucraina, ha pianificato di eseguire un'operazione lampo per razziare la Chiesa ortodossa ucraina e trasferirla nella nuova struttura, che sarà effettivamente controllata dal Fanar. Grazie alla resilienza dell'episcopato e dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina, questo piano è fallito.

•Come risultato di queste azioni, il Fanar, che si posiziona come un "custode dei canoni", ha violato questi canoni nel modo più ovvio, poiché ha creato una giurisdizione parallela in Ucraina. E sebbene nessuna delle Chiese locali abbia riconosciuto la struttura chiamata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dal punto di vista di Costantinopoli questa è una Chiesa, che in realtà esiste contemporaneamente alla Chiesa ortodossa ucraina.

•A seguito del fallimento della "operazione ucraina", i vescovi del Fanar fingono che la Chiesa ortodossa ucraina non esista ora e che solo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" operi nel territorio dello stato. La Chiesa di Costantinopoli è costretta a farlo, perché altrimenti i suoi vescovi dovranno riconoscere le proprie azioni dal punto di vista del diritto canonico come criminali.

•Tutte le Chiese locali considerano ancora la Chiesa ortodossa ucraina come la Chiesa canonica in Ucraina. Inoltre, tutti i discorsi sul possibile riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono inutili per una ragione molto semplice: l'impossibilità di osservare in questo caso la regola canonica "una città – un vescovo". Significa che se il metropolita di Kiev è Epifanij, allora sua Beatitudine Onufrij non può più esserlo, e se la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una Chiesa canonica, allora qual è lo stato della Chiesa ortodossa ucraina? Queste domande sono insolubili. Pertanto, qualsiasi Chiesa locale, considerando il problema del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", inevitabilmente si trova di fronte a una scelta: o la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o la Chiesa ortodossa ucraina.

In ogni caso, i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli si sono spinti in un vicolo cieco canonico, dal quale non c'è via d'uscita.

Un tentativo di creare una nuova struttura ecclesiale scismatica nel territorio in cui la Chiesa ortodossa ha funzionato per secoli, inoltre, un tentativo complicato dall'incitamento all'odio religioso all'interno di una nazione, non è altro che un crimine canonico, che il mondo ortodosso deve ancora valutare.

Nel frattempo la Chiesa di Costantinopoli finge di essere ipovedente, mostrando totale disprezzo per migliaia di parrocchie e milioni di credenti della Chiesa ortodossa ucraina.

Il culmine di questa assurdità potrebbe essere visto il 27 e 28 luglio 2019, quando nel giorno del Battesimo della Rus', almeno 10 volte più credenti sono arrivati alla grande processione della Chiesa ortodossa ucraina "inesistente" rispetto a una simile processione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ed è particolarmente significativo che i vescovi del Fanar, guidati dal metropolita Emmanuel di Francia, che in quel giorno soggiornavano a Kiev, abbiano avuto l'opportunità di assistere personalmente a questo grande evento.

Di conseguenza, vediamo la coesistenza paradossale di due realtà nella percezione della situazione della Chiesa ucraina: la realtà oggettiva e la realtà fanariota. Tuttavia, questo non può andare avanti per sempre.

Un giorno, gli storici della Chiesa scrolleranno le spalle e si chiederanno come sia potuto accadere che i vescovi di una Chiesa madre, che a ogni Liturgia predicano ai credenti la parola di Cristo, tra cui "Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5,6), abbiano potuto agire in questo modo.

 
Il presidente della Repubblica di Macedonia incontra il patriarca Kirill
Il 9 febbraio 2014, come riportato dal sito del dipartimento degli affari ecclesiastici esterni del patriarcato di Mosca, il patriarca Kirill ha avuto un incontro con il presidente della Repubblica di Macedonia, Gjorge Ivanov. Tra i diversi argomenti trattati all'incontro (tra cui il supporto fraterno tra popoli ortodossi, le mutue visite e pellegrinaggi, e i quasi cinquantamila russi che abitano nella Repubblica di Macedonia) si è parlato della situazione dell'Ortodossia in Macedonia. Secondo sua Santità, il ristabilimento dello status canonico della Chiesa ortodossa macedone sarà un fattore essenziale per preservare l'identità nazionale, culturale e religiosa del paese. Perciò, è importante risolvere questo problema attraverso il dialogo fraterno con la Chiesa ortodossa serba.
Non è la prima volta, e non è da poco tempo, che il Patriarcato di Mosca insiste sull'urgenza della risoluzione dello stallo che sta tenendo la maggioranza della popolazione ortodossa del paese al di fuori della comunione ortodossa. Speriamo e preghiamo che i suoi appelli non restino inascoltati.
 
 
Tale padre, tale figlio: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" volterà le spalle a Poroshenko?

Petro Poroshenko e Joe Biden. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il "padre" del Tomos è ora al centro di uno scandalo – è accusato di alto tradimento. In che modo ciò influenzerà la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il patriarca Bartolomeo e lo scenario religioso in Ucraina?

Il padre fondatore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e uno dei destinatari diretti del tanto atteso Tomos, l'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko si è trovato nel mirino. Dopo la pubblicazione della sua conversazione telefonica con l'ex vicepresidente americano Joe Biden, il paese ha appreso che durante il regno di Petro Poroshenko, l'Ucraina non era soltanto impantanata nella corruzione, ma era anche sotto un diretto controllo dall'estero. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sceglierà di dissociarsi dal politico corrotto o di mostrare solidarietà a lui e ai suoi affari?

Il 19 maggio un parlamentare dell'opposizione della Verkhovna Rada, Andrej Derkach, ha rivelato  una conversazione telefonica tra Biden e Poroshenko nel 2016. L'autenticità della registrazione non è in discussione, l'unica domanda è dove l'abbia presa Derkach. Inoltre, l'ufficio di Biden ha dichiarato che la registrazione era già nota e che questo sembra un tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Tuttavia, noi non siamo tanto interessati a Biden quanto al suo ucraino nei confronti di Petro Poroshenko.

In realtà, tutto ciò che abbiamo scoperto dalla conversazione è vero. Cosa abbiamo scoperto esattamente?

Per ordine di Joe Biden, il procuratore generale dell'Ucraina V. Shokin è stato licenziato illegalmente ed è stato nominato nuovo procuratore generale J. Lutsenko. In accordo con Joe Biden, è stato nominato primo ministro V. Grojsman anziché A. Jatsenjuk. Su richiesta di Biden, Privatbank è stata nazionalizzata. Uno dei partiti parlamentari in Ucraina, Samopomosch, è stato finanziato e controllato direttamente dagli Stati Uniti, il che costituisce una grave violazione della Costituzione e delle leggi ucraine. Il presidente ucraino è responsabile dinanzi a Joe Biden del licenziamento dei ministri del governo.

In generale, le conversazioni registrate sono dolorosamente imbarazzanti per il nostro paese, che sotto la presidenza di Petro Poroshenko era sotto evidente controllo esterno. Le attività del padre fondatore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembrano corrispondere perfettamente al codice penale ucraino. Questo è esattamente il modo in cui la Procura generale dell'Ucraina ha valutato la storia, avviando un procedimento penale contro Petro Poroshenko in base agli articoli su "alto tradimento" e "abuso di potere". L'attuale presidente Vladimir Zelenskij, commentando la questione in una recente conferenza stampa, ha dichiarato: "Avete sentito dello scandalo di ieri. Hanno governato il paese così a lungo che ora stiamo aspettando molte avventure e verdetti. Non vorrei parlarne, perché questa è competenza delle forze dell'ordine <...> Questa non è l'ultima campana per gli ucraini. <...> Esamineranno la questione. Possono qualificarlo come tradimento, ma dipende dalle forze dell'ordine"

È vero, però, aprire un procedimento penale non significa portarlo a termine. Come mostra la linea di precedenti degli ultimi anni in Ucraina, i casi criminali vengono aperti e chiusi non a causa della presenza o dell'assenza di un corpus delicti, ma secondo la volontà delle forze politiche e degli attuali sviluppi politici. Comunque, l'ex presidente non può più sfuggire dalla vergogna pubblica, perché i documenti pubblicati mostrano chiaramente con quale prontezza e sottomissione sta seguendo la volontà del curatore d'oltremare dell'Ucraina, Joe Biden.

Tuttavia, il nome di Poroshenko è inscritto in lettere d'oro nella storia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ricordiamo ora il testo del Tomos:

"Queste cose, quindi, sono ritenute e determinate, proclamate con gioia dal venerabile Centro dell'Ortodossia, essendo state ratificate nel Sinodo, mentre questo Tomos patriarcale e sinodale è rilasciato per protezione permanente, essendo stato registrato e firmato nel Codice della Grande Chiesa di Cristo a Costantinopoli, consegnato in una copia identica e accurata a sua Beatitudine Epiphanios, il primate della santissima Chiesa dell'Ucraina, e a sua Eccellenza il presidente dell'Ucraina, Sig. Petro Poroshenko, per continua verifica e conferma permanente".

Noi tutti ricordiamo molto bene come Poroshenko abbia presieduto il "Concilio d'unificazione" in cui è nata la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come ha negoziato e firmato accordi con il Fanar, ricordiamo il suo ruolo globale nella creazione di una nuova struttura religiosa.

Il fondamento, la pietra angolare della Chiesa di Cristo è Cristo stesso. Chiese locali in diversi paesi sono state fondate con la partecipazione di grandi e gloriosi principi e sovrani: san Vladimir nella Rus' di Kiev, i santi Simeone e Savva in Serbia, san Rostislav in Moravia e così via. Il fondatore della Chiesa nell'Impero romano è il santo pari agli apostoli Costantino il Grande. Ma il fondatore di una Chiesa non era mai stato un uomo condannato per corruzione, tradimento del suo stato e della sua nazione, nonché per esecuzione obbediente di una volontà straniera.

"Il suo nome, signor Presidente, entrerà per sempre nella storia del popolo ucraino e della Chiesa accanto ai nomi dei sovrani, i nostri principi Vladimir il Grande, Jaroslav il Saggio, Konstantin di Ostrog e l'atamano Ivan Mazepa", ha detto Epifanij Dumenko a Petro Poroshenko dopo la concessione del Tomos. Confrontare Petro Poroshenko con i santi canonizzati della Chiesa è una semplice blasfemia, siamo onesti. Sebbene non fosse corretto dichiararlo prima, ora l'assurdità di tali confronti è ovvia a tutti.

Non meno evidente è l'assurdità della retorica "patriottica" dell'ex presidente. Petro Poroshenko per tutto il suo mandato presidenziale ha continuato a lamentarsi della lotta per l'indipendenza dell'Ucraina, anche se i documenti pubblicati indicano il contrario – in effetti, le politiche interne ed estere dell'Ucraina erano subordinate alla volontà del "padrone bianco" d'oltremare. Il fatto che l'ufficio di Joe Biden abbia affermato che le conversazioni registrate non rivelavano nulla di nuovo è una piccola meraviglia. In effetti, non era un segreto che le nomine e i licenziamenti di alti funzionari governativi fossero concordati o addirittura compiuti su ordine dell'amministrazione americana, mentre le tariffe dei servizi pubblici aumentavano esponenzialmente su richiesta del FMI e così via.

Petro Poroshenko ed Epifanij Dumenko durante il tour pre-elettorale del Tomos, 2019

Anche la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata creata allo stesso modo – con inganno, minacce e abusi fisici. Dopo che Petro Poroshenko ha completamente perso alle elezioni presidenziali, i dettagli vergognosi della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono diventati pubblici. Si è scoperto che Petro Poroshenko ed Epifanij Dumenko avevano ingannato Filaret Denisenko promettendogli la leadership della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma in realtà avevano messo in pensione con disonore il "patriarca onorario". Si è scoperto che, secondo ordini dall'alto, le forze dell'ordine ucraine hanno bloccato gli aeroporti per non lasciar uscire dal paese i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli quando questi hanno interrotto il "Concilio d'unificazione". Inutile dire delle pressioni senza precedenti sulla gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina, dei procedimenti penali inventati contro sacerdoti e vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, dei loro interrogatori presso il servizio di sicurezza dell'Ucraina e le procure, delle violenze dei nazionalisti radicali controllati dalle autorità di allora. Tutto ciò è stato fatto apertamente e senza scrupoli.

Anche i rappresentanti dell'amministrazione americana hanno fatto campagne per la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Samuel Brownback, rappresentante speciale del Dipartimento di Stato per gli affari religiosi, e Michael Pompeo, il Segretario di Stato, hanno tenuto numerosi incontri e trattative, facendo pressioni per l'istituzione e quindi il riconoscimento di questa organizzazione religiosa.

Per quanto riguarda Joe Biden, ha svolto una parte non minima nell'intero processo. Il 18 settembre 2018, tre mesi prima del "Concilio d'unificazione", Biden ha ospitato una delegazione del "patriarcato di Kiev", che comprendeva il futuro capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij e il portavoce dell'organizzazione Evstratij Zorja.

Joe Biden ed Epifanij Dumenko durante la visita di quest'ultimo negli Stati Uniti il ​​18 settembre 2018

In realtà, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in quanto tale non è menzionata nelle conversazioni telefoniche di Biden e Poroshenko, né si dice che Joe Biden abbia incaricato l'allora presidente dell'Ucraina di creare tale organizzazione. Ma, in primo luogo, non vi è alcuna certezza che non ci siano altri nastri Biden-Poroshenko e, in secondo luogo, le informazioni disponibili screditeranno inequivocabilmente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", poiché ne screditano il padre fondatore.

Come già accennato in precedenza, l'avvio di un procedimento penale contro Petro Poroshenko non significa che questi sarà dichiarato colpevole dal tribunale ucraino. E il fatto che il pubblico ucraino e mondiale abbia appreso quanto obbedientemente le autorità ucraine abbiano esaudito i desideri dell'amministrazione statunitense non significa che ora la stessa amministrazione fornirà meno supporto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma la divulgazione delle conversazioni telefoniche richiede alla direzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di compiere una difficile scelta morale. Epifanij Dumenko con i suoi colleghi ora deve in qualche modo dissociarsi da Petro Poroshenko, che si è macchiato di vergogna, o fingere che non sia successo nulla. Ma l'operaio è noto per il suo lavoro, dice la saggezza popolare.

Finora, i resoconti di campo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dimostrano che questa struttura si merita il proprio padre fondatore. Sequestri e roghi di luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, pestaggi di credenti, falsificazioni e frodi durante il trasferimento delle comunità ortodosse alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e tutte le altre azioni "nobili" parlano più forte di ogni altra cosa.

Petro Poroshenko, Epifanij e il patriarca Bartolomeo dopo la firma del Tomos

C'è un altro personaggio "colpito" dello scandalo Poroshenko-Biden, anche se non  in modo così importante: il patriarca Bartolomeo. Piuttosto, solo la sua reputazione può essere danneggiata e solo parzialmente. Abbiamo già detto che il testo del Tomos, progettato sotto il diretto controllo del capo del Fanar, menziona il nome di Petro Poroshenko, sebbene ciò non fosse obbligatorio. Anche il quinto presidente dell'Ucraina non avrebbe potuto insistere su questo; molto probabilmente, è stata un'iniziativa personale del patriarca Bartolomeo. Naturalmente, nella storia della Chiesa di Costantinopoli, uno speciale, per così dire, rispetto per il potere secolare è incorporato a livello genetico, poiché persino i Concili ecumenici furono avviati dagli imperatori di Costantinopoli, a partire dal santo imperatore Costantino.

Ma è possibile paragonare Costantino il pari agli apostoli e Petro Poroshenko, anche con tutto il dovuto rispetto per quest'ultimo? È ben difficile.

Tuttavia, sarebbe un errore presumere che dopo aver appreso dello scandalo su Poroshenko, il patriarca Bartolomeo ne sarà molto deluso. Probabilmente avrebbe potuto conoscere alcune qualità personali dell'ex presidente ucraino. Certamente ha agito come se conoscesse bene le opinioni della seconda persona coinvolta nello scandalo: Joseph Biden. Si conoscono da molto tempo.

Joe Biden e il patriarca Bartolomeo durante un incontro al Fanar

Il patriarca Bartolomeo ha visitato il signor Biden negli Stati Uniti, Joe Biden ha incontrato il patriarca di Costantinopoli al Fanar. Nonostante tutto, il politico americano non nasconderebbe mai le sue convinzioni, che non sono in alcun modo coerenti con il cristianesimo. Nel 2015 Joe Biden, attivo lobbista LGBT, ha persino raggiunto il punto di "celebrare una cerimonia di matrimonio" di una coppia omosessuale nella sua casa. Nel 2019, grazie al sostegno di Biden all'aborto, il prete cattolico Robert E. Mori ha vietato al politico di ricevere la santa comunione. Ma i vescovi di Costantinopoli non prestano attenzione a tali caratteristiche "insignificanti" dei loro partner. Il 27 ottobre 2018, l'ex vicepresidente americano Joseph Biden, che ha ribadito l'importanza di istituire la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è stato tra gli ospiti alla cerimonia di premiazione dedicata al patriarca Athenagoras nel campo dei diritti umani, a cui ha ricevuto il premio l'arciprete Alexander Karloutsos del Patriarcato di Costantinopoli.

* * *

Petro Poroshenko e Joe Biden, il patriarca Bartolomeo e i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", politici e monaci – da un lato, le persone coinvolte in una delle attività umane più "sporche" in termini di moralità e, dall'altro, coloro che dovrebbero pregare per la salvezza del mondo. Cosa possono avere in comune? Forse i religiosi sollevano i politici dalle profondità del peccato con le loro imprese spirituali? Forse cercano di portare queste pecore smarrite a Cristo?

Gesù Cristo trasformò una volta spietati esattori delle tasse in santi apostoli. Ora piuttosto possiamo vedere il processo inverso: coloro che affermano di condurre le persone alla santità comunicano con i politici nella loro lingua; parlano come politici e si comportano come politici. E questo processo sembra irreversibile...

 
Perché il patriarca Bartolomeo sta andando al Monte Athos

il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Lo scopo principale del viaggio del capo del Fanar è quello di "ragionare" con monasteri dissenzienti e monaci non disposti a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e a vedere gli scismatici sul Monte Santo.

Il 3 agosto 2019, la delegazione della Sacra Comunità del Monte Athos è arrivata a Istanbul per incontrare il patriarca di Costantinopoli. La delegazione era composta dal monaco Nikodemos della Grande Lavra, dal monaco Nikodemos di San Paolo e dallo ieromonaco Sisoes di Xenophontos.

Secondo varie fonti, lo scopo principale dell'arrivo degli athoniti al Fanar è di discutere con il patriarca Bartolomeo i dettagli della sua visita di ottobre sulla Montagna Santa.

Secondo il programma, il patriarca Bartolomeo arriverà sul Monte Athos sabato 19 ottobre. Il primo luogo della sua permanenza sulla Montagna Santa sarà il monastero Xenophontos. Sul molo del monastero, il patriarca sarà accolto dal protoepistate del Monte Santo, Simeone del monastero Dionysiou, nonché da abati e rappresentanti dei 20 monasteri del Monte Athos. Il motivo formale dell'arrivo del patriarca Bartolomeo sul Monte Athos è la celebrazione del 200° anniversario dell'apertura della chiesa principale del monastero Xenophontos. È lì che il 20 ottobre il patriarca celebrerà la Divina Liturgia.

Seguirà una visita a Karyes, dove il patriarca venererà l'icona della santa Madre di Dio "Axion estin" nella chiesa del Protaton, e visiterà anche i santi monasteri di Vatopedi, Pantokrator, la skiti di sant'Andrea (Serai), San Panteleimon e del profeta Elia.

A prima vista, non c'è nulla di insolito in questa visita: il patriarca sta arrivando in un territorio sotto la sua giurisdizione. È suo diritto, come si suol dire. Tuttavia, in questo caso, non tutto è così semplice. Dalle fonti dell'Unione dei giornalisti ortodossi, si è appreso che la visita a ottobre del capo del Patriarcato di Costantinopoli alla Montagna Santa ha allarmato gravemente i monaci. Ed essi hanno motivi per questo allarme.

L'atteggiamento dell'Athos nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Ricordiamo che a causa della legalizzazione degli scismatici ucraini e della creazione della struttura scismatica unificata chiamata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la fratellanza monastica dell'Athos si è divisa – alcuni monasteri, eremi e celle hanno sostenuto il patriarca Bartolomeo, altri hanno criticato fortemente le sue azioni.

Quindi, tra quelli che hanno accettato la legalizzazione dello scisma in Ucraina ci sono i monasteri Xenophontos, Dionysiou, nuovo Esphigmenou, Pantokratoros, Iviron, la Grande Lavra e Koutloumousiou. Quelli che non l'hanno accettata sono i monasteri di san Panteleimon, Hilandar, Karakalou, Filotheou, Esphigmenou, Agiou Pavlou, Dochiariou, Grigoriou e Zografou.

Inoltre, 12 anziani athoniti, monaci di vari monasteri, eremi e celle (cella di Panaguda, monastero Koutloumousiou; cella di San Gerasim, skiti di Koutloumousiou; cella di santi Anargiri, monastero Grigoriou; cella di san Demetrio, monastero di Hilandar; cella di san Teodoro, monastero Agiou Pavlou; cella degli Arcangeli, monastero di Hilandar; cella di san Nettario, monastero Stavronikitou; cella di san Cristodulo, monastero Koutloumousiou; cella di san Giovanni il Precursore, monastero Koutloumousiou; cella di san Giovanni il Teologo, monastero della Grande Lavra) hanno scritto una lettera alla Sacra Comunità in relazione alla "questione ucraina" e hanno avvertito della minaccia globale di uno scisma nell'intera Ortodossia.

Successivamente, l'ufficio del Protos (l'organo centrale autonomo del Monte Athos) si è rivolto al Ministro degli esteri della Grecia, Georges Katrugalos, con una forte protesta in relazione alla visita della delegazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sul Monte Santo. In una lettera al Ministro degli esteri, la Saxra Comunità ha ricordato le azioni provocatorie del "metropolita della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Mikhail Zinkevich e della sua delegazione, che sono venuti sul Monte Athos con le bandiere statali dell'Ucraina a cantare il suo inno nazionale.

Secondo la Sacra Comunità, quest'azione "è incompatibile con la natura esicastica, spirituale e sacra del nostro luogo santo e della sua tradizione millenaria, crea un pericoloso precedente per la ripetizione di tali azioni da entrambe le parti e la trasmissione in esse di conflitti nazionalisti, completamente in contrasto con lo statuto del Monte Santo". A questo proposito, l'organo direttivo collegiale esecutivo centrale della Montagna Santa ha chiesto al Ministero degli esteri greco di prendere le misure necessarie per prevenire azioni simili in futuro in modo che il carattere del luogo santo potesse rimanere intatto.

Allo stesso tempo, secondo la pubblicazione greca ΒΗΜΑ ΟΡΘΟΔΟΞΙΑΣ, il patriarca Bartolomeo esercita forti pressioni su quei monasteri che hanno assunto una posizione inconciliabile rispetto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Quindi, si è rivolto all'abate del monastero di san Panteleimon, l'archimandrita Evlogij, con la richiesta di dare spiegazioni sul suo atteggiamento negativo nei confronti della delegazione ucraina della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", guidata da un "vescovo" della nuova chiesa, che ha cercato di visitare il monastero nel febbraio di quest'anno.

I media greci hanno riferito che il testo dell'appello del patriarca Bartolomeo afferma che se tale atteggiamento nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" continua sull'Athos, "il patriarca ecumenico sarà costretto a prendere le misure necessarie per mantenere la canonicità e l'obbedienza alla Chiesa madre". In altre parole, possono essere imposte sanzioni contro chi non è d'accordo.

Il vero scopo della visita: "ragionare" con quelli che non sono d'accordo

Gli stessi athoniti sono convinti che il vero scopo della visita del patriarca Bartolomeo non abbia nulla a che vedere con la celebrazione del 200° anniversario della chiesa principale di Xenophontos, e quindi quando si è saputo della prossima visita del patriarca all'Athos, molti monasteri e monaci si sono allarmati. Molti di loro credono che il patriarca Bartolomeo cercherà di "ragionare" con quei monasteri ed eremi che protestano contro le sue azioni in Ucraina. La domanda è: come (o meglio, con chi) lo farà – con o senza Epifanij?

Si ritiene che il patriarca Bartolomeo porterà con sé il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, ci sono altri che pensano che Bartolomeo non lo farà. Quindi, secondo gli athoniti, la tensione che il patriarca può creare attraverso la presenza di Epifanij Dumenko sul Monte Athos non aiuterà. Quindi, molti igumeni con cui abbiamo potuto parlare sulla Montagna Santa hanno dichiarato chiaramente e inequivocabilmente che serviranno alla Liturgia con il patriarca Bartolomeo a Xenophontos solo se gli scismatici ucraini non vi parteciperanno. Allo stesso tempo, gli athoniti considerano lo stesso patriarca Bartolomeo come loro vescovo canonico e non possono che concelebrare con lui (pur sapendo che, per esempio, ha concelebrato con Dumenko al Fanar).

Pertanto, secondo gli athoniti, il patriarca Bartolomeo durante la sua visita di ottobre seguirà le consolidate tattiche fanariote. Cioè, cercherà di calmare e persuadere quelli che si oppongono a lui. Come? Con la tattica della carota e del bastone. In altre parole, con la scelta tra bullismo e "ricompense". Allo stesso tempo, è interessante notare che gli athoniti collegano direttamente la situazione legata alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con i contatti sempre più stretti del Fanar con il Vaticano.

Quanto sono reali le minacce?

È caratteristico che il patriarca Bartolomeo per la sua prima tappa sulla Montagna Santa abbia scelto il monastero di Xenophontos e non la capitale dell'Athos, Karyes (come è sempre successo prima). È difficile definire casuale una tale scelta.

Il fatto è che nel Palazzo Maxim (la residenza del Primo Ministro della Repubblica greca), si è scatenato un vero dibattito su chi diventerà il nuovo governatore civile del Monte Athos e sostituirà Kostas Dimzas in questa posizione.

Quest'ultimo ha fatto visita a San Pietroburgo all'inizio di marzo 2019, dove ha incontrato il governatore della città Aleksandr Beglov e diversi funzionari governativi. Vale la pena notare che la visita di Dimzas nella capitale settentrionale della Federazione Russa è la prima visita ufficiale del governatore civile dell'Athos in Russia e si è svolta nel mezzo dello scandalo di febbraio, dovuto al fatto che ai rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non era stato consentito nemmeno l'accesso al territorio del monastero del santo grande martire Panteleimon.

È interessante notare che, durante un incontro con Beglov, Dimzas ha dichiarato: "Siamo davvero orgogliosi che in Grecia ci sia questa penisola unica con eremiti e asceti, custodi di tradizioni che mantengono intatta la fede e le tradizioni ortodosse e proteggono anche la verità ortodossa e i cristiani ortodossi".

Tra i nomi in discussione che potrebbero presto diventare il governatore civile dell'Athos ci sono l'ambasciatore Alexis Alexandris, l'ex procuratore Panagiotis Angelopoulos, il chirurgo Dimitris Linos, l'ex deputato del distretto di Chalkidiki per il partito "Nuova Democrazia" Vasilis Pappas, l'avvocato Takis Baltakos, l'ex capo segretario del gabinetto dei ministri di Antonis Samaras, ex deputato di Kavala del partito "Nuova democrazia" e vicepresidente del parlamento Yorgos Kaladzis. Tutte queste persone, in un modo o nell'altro, hanno già testimoniato la loro lealtà alle politiche perseguite dal Fanar. Tuttavia, è difficile dire quale di loro alla fine guiderà il governo civile dell'Athos.

Allo stesso tempo, va notato che sono le autorità civili che possono, come ultimo stadio, prendere parte attiva alla pacificazione dei monaci dissenzienti. Per esempio, espellendoli dalla Montagna Santa. Naturalmente, una tale misura può provocare una tempesta di malcontento sia da parte dei monaci stessi, sia da parte di pellegrini e credenti ordinari, ma non può essere completamente esclusa.

Cosa sta succedendo sull'Athos ora?

1. Lo skit dell'apostolo Andrea il Primo Chiamato.

Abbiamo menzionato sopra che i monasteri di Xenophontos, (nuovo) Esphigmenou, Pantokratoros e Iviron si schierano con il patriarca Bartolomeo sulla "questione ucraina". Pertanto, la visita degli scismatici ai monasteri summenzionati non sorprende. E anche se il capo del Patriarcato di Costantinopoli arriva sul Monte Athos con Epifanij Dumenko, sarà accettato in questi monasteri senza problemi. Un'altra cosa è interessante: una visita allo skit di sant'Andrea, dichiarata nei piani per il viaggio. Potrebbero esserci sorprese.

Il fatto è che l'igumeno di questo eremo, padre Ephraim, è estremamente negativo riguardo alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Secondo lui, gli scismatici ucraini sono da trattare alla stessa stregua dei cattolici ed è impossibile pregare o, soprattutto, celebrare la Liturgia con loro. Per lui, l'unico primate canonico in Ucraina è solo sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Pertanto, la nostra fonte sull'Athos, che è riuscita a comunicare con i monaci dello skit dell'apostolo Andrea il Primo Chiamato, afferma che la posizione dei fratelli è la seguente: se il patriarca Bartolomeo arriva al monastero insieme ai rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora al patriarca sarà permesso di entrare (non possono non farlo entrare) ma agli scismatici sarà rifiutato l'ingresso.

Perché allora il patriarca Bartolomeo dovrebbe visitare lo skit di Sant'Andrea?

Perché questo skit, proprio come lo skit del santo profeta Elia (che sarà anch'esso visitato dal patriarca Bartolomeo) apparteneva in precedenza a immigrati ucraini, e il loro sostegno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è importante (l'igumeno Ephraim gode di autorità tra molti athoniti) e molto simbolico. Inoltre, nel territorio dello skit di sant'Andrea c'è la famosa "Athoniada" – la scuola athonita per ragazzi, dove non sono ammessi gli scismatici dall'Ucraina.

2. Vatopedi.

Allo stesso tempo, è noto che il patriarca Bartolomeo ha urgentemente bisogno del sostegno di monasteri potenti come Vatopedi. Ricordiamo tutti che questo monastero ha già ricevuto gli scismatici dall'Ucraina. Tuttavia, le cose non sono così chiare come sembra.

In primo luogo, secondo la nostra fonte, quando Zinkevich è arrivato al monastero per il culto sacro, i monaci si sono rifiutati di concelebrare con lui e gli hanno suggerirono di svolgere una "liturgia" in un'altra chiesa del monastero. Zinkevich ha allora rifiutato.

In secondo luogo, lo stesso igumeno Ephraim, sebbene fosse arrivato a Kiev per "l'intronizzazione" di Epifanij, si è improvvisamente ammalato e non ha preso parte a quest'illegalità. È chiaro che l'anziano Ephraim non è andato a Kiev per sua libera volontà, e la sua malattia può essere spiegata con l'estrema tensione nervosa e la pressione degli "amici del Fanar". Un'altra cosa è interessante: al momento, la maggior parte dei fratelli di Vatopedi si oppone alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Quindi, la nostra fonte sul Monte Santo ha detto che durante l'ultima visita degli scismatici ucraini al monastero, si è verificato un conflitto molto grave all'interno dei fratelli del monastero, che potrebbe svilupparsi nella separazione finale della maggior parte della fratellanza monastica di Vatopedi da quelli che accettano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Questa situazione ha costretto la leadership monastica a cambiare posizione. Quindi, oggi, l'anziano Ephraim afferma di non riconoscere gli scismatici ucraini. E ancora, come sei mesi fa, il Dipartimento di Stato americano lo sta mettendo seriamente sotto pressione. In particolare, gli athoniti riportano che alcuni giorni fa l'ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia ha nuovamente visitato il monastero e ha cercato di "convincere" l'igumeno di Vatopedi che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una Chiesa canonica. Sembra che finora non ci sia riuscito.

Conclusione

In generale, sulla Montagna Santa, la situazione è molto difficile. Da un lato, i monaci riconoscono il patriarca Bartolomeo come loro vescovo canonico. D'altro canto, non amano i suoi stretti contatti con i cattolici e la legalizzazione dello scisma ucraino.

La maggior parte dei monaci athoniti non vuole servire con gli scismatici. Tuttavia, allo stesso tempo, molti di loro hanno paura di perdere ciò che hanno oggi: l'opportunità di vivere e pregare sulla Montagna Santa. Saranno in grado di opporsi alle minacce, alle "ricompense", alle soddisfazioni personali? Questa è la domanda che i monaci si pongono sempre più spesso.

Per la stragrande maggioranza degli athoniti, la situazione legata alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è la tentazione che Dio ha permesso per i loro peccati. Alcuni si risentono apertamente delle azioni del patriarca Bartolomeo, altri semplicemente non concordano o ignorano questo argomento in silenzio, ma tutti continuano a dire una cosa: per superare questa tentazione, bisogna pregare. E se il Santo Monte Athos ha sempre pregato per il mondo, ora è giunto il momento per il mondo di pregare per il Santo Monte.

Preghiamo il Signore! Kyrie eleison!

 
Gli effetti del papismo: un esempio corale
Ecco la voce di un coro ucraino:
 
 
 
Ed ecco la voce di un coro ucraino che ha abbracciato il papismo:
 
 
 
Questo paragone, fatto da padre John Whiteford in un recente post del suo blog, ha aspetti amaramente ironici, ma richiama anche a una considerazione seria: il bene, il bello e il vero sono connessi.
 
Il coro nel secondo video non è un cattivo coro. In realtà è un coro abbastanza buono, che esegue musica orribile. Dal Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica romana si è mossa sempre più nella direzione del brutto e del cattivo, in proporzione diretta a quanto si è spostata lontano dal vero. Questo non significa che non ci sono buoni cori cattolici, o belle chiese cattoliche... proprio come la maggior parte di ciò che la Chiesa cattolica romana insegna ufficialmente è ancora la verità. Tuttavia, la sua traiettoria negli ultimi 50 anni non è stata in una buona direzione.
 
Perché i russi chiamarono il loro monarca "tsar"

Qual è l'origine della parola 'tsar'? Cosa significava l'idea del regno dello tsar per il popolo russo e come erano incoronati i monarchi russi?

La parola tsar deriva dal titolo latino degli imperatori romani – Caesar. Il termine apparve nell'antico slavo orientale nell'XI secolo. I russi chiamavano l'imperatore bizantino "tsar". Era anche usato per riferirsi ai re biblici e antichi.  

Tuttavia, i russi non davano il nome di tsar ai monarchi stranieri – nemmeno ironicamente. Di conseguenza, questi erano chiamati re, regine, imperatori, sceicchi, maharaja e simili. I sovrani russi adottarono anche il titolo di "imperatore" nel 1721 (il primo imperatore fu Pietro il Grande), ma continuarono a essere chiamati con il termine tsar.

Il grande principe di Tutta la Rus', Ivan il Grande (1440-1505), si definì "tsar", "imperatore" e "kejser" nella corrispondenza diplomatica. Il figlio di Ivan, Vasilij III, che nel 1514 fu ufficialmente riconosciuto come imperatore dall'imperatore Massimiliano I del Sacro Romano Impero, continuò a usare i titoli di suo padre. Tuttavia, il primo tsar formalmente incoronato fu Ivan IV "il Terribile" (1530-1584).

Il simbolismo

incoronazione di Nicola II e Aleksandra Fjodorovna nel 1896 di Laurits Tuxen – Museo dell'Ermitage

Nonostante "tsar" derivi da "Cesare", il titolo di tsar portava un simbolismo diverso – un simbolismo ortodosso. Durante la cerimonia dell'incoronazione, lo tsar era unto: il prete compiva la crismazione sul monarca, facendo il segno della croce sulla fronte, gli occhi, le narici, la bocca, le orecchie, il petto ed entrambi i lati delle mani del monarca con il crisma (indicato anche come miro).

"L'unzione di Nicola II nella cattedrale della Dormizione a Mosca" di Valentin Serov – Museo russo

Da quel momento in poi, lo tsar sarebbe diventato una persona unica: in parte laico, in parte sacerdote. Sarebbe stato il solo laico che poteva passare attraverso le porte sante della chiesa ed essere presente all'altare con i sacerdoti, e ciò sarebbe accaduto solo grazie alla sua unzione. Ciò dimostra che essere uno tsar è una grande lotta e missione, paragonata al sacerdozio. I russi ortodossi credevano che sacro e secolare, Chiesa e stato fossero saldati insieme nella persona unica dello tsar, chiamato da Dio a essere "unito" al suo regno e alla sua gente.

Incoronazione dello tsar

interno della cattedrale della Dormizione, Mosca – Legion Media

In Russia, il nuovo sovrano prendeva immediatamente tutti i privilegi e le responsabilità dello tsar al momento della sua ascesa al trono. L'incoronazione, che doveva essere preparata accuratamente ed era molto, molto costosa, aveva luogo in seguito, spesso anche un anno dopo l'ascesa al trono.

la processione dell'incoronazione nel 1896 – Getty Images

Le incoronazioni russe avevano luogo a Mosca. La cerimonia era enorme, lunga e lussureggiante e si svolgeva in presenza dei più alti rappresentanti della nobiltà russa. Lo tsar (e la sua consorte, o tsaritsa, se ce n'era una) procedeva dal portico rosso del Cremlino di Mosca alla cattedrale della Dormizione. Lì lo tsar era consacrato dal patriarca russo, ma si poneva da solo la corona sul capo perché il prerequisito rigoroso del rituale era che lo tsar non si inchinasse davanti a nessuno, nemmeno al primo sacerdote della Chiesa ortodossa, il patriarca. 

immagine di dominio pubblico

Dopo l'incoronazione, lo tsar come detentore del titolo si sedeva sul trono e incoronava brevemente sua moglie con la sua corona, quindi poneva la corona della sua consorte sul suo capo. In questo tempo, sua moglie si inginocchiava su un cuscino accanto al suo trono.

corona imperiale russa – Sputnik

Lo tsar e la tsarina erano quindi unti e ricevevano la santa comunione. Lo tsar si comunicava al pane e al vino separatamente, nel modo dei chierici. Questa era l'unica volta in cui allo tsar, o a qualsiasi laico ortodosso, era permesso di ricevere la comunione in questo modo. Quindi lo tsar pronunciava il giuramento di incoronazione, in cui giurava di preservare intatta l'autocrazia  e di governare il suo regno con giustizia ed equità.

Nikolaj e Aleksandra – Sputnik

Durante tutto il procedimento, erano recitate molte preghiere e celebrate cerimonie simboliche, inclusa la consegna delle insegne imperiali: la corona imperiale, lo scettro e il globo, e lo stendardo dello stato. Dopo l'incoronazione, seguivano le celebrazioni di massa. Multe e tasse erano temporaneamente ridotte, i prigionieri erano amnistiati ed era proclamata una festa nazionale di tre giorni.

 
Il metropolita Luka pubblica una lettera aperta ai monaci dell'Athos

il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol'. Foto: news.church.ua

In vista della futura visita del patriarca Bartolomeo all'Athos, il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e ha inviato una lettera aperta ai monaci del Sacro Monte.

Il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' della Chiesa ortodossa ucraina ha pubblicato su Telegram una lettera aperta a tutti i monaci del Monte Athos.

La lettera di sua Eminenza è indirizzata ai fratelli athoniti in occasione della futura visita all'Athos da parte del capo del Patriarcato di Costantinopoli, il patriarca Bartolomeo.

Il metropolita ha sottolineato che "oggi Dio ci assiste inviando prove in cui dobbiamo mostrare l'invincibile forza d'animo della nostra fede e l'osservanza irremovibile dei santi canoni della nostra madre Chiesa".

Il metropolita Luka ha ricordato ai monaci dell'Athos che "il cosiddetto 'patriarca' Bartolomeo ha contaminato il suo cuore e le sue mani con il tradimento di Dio e la violazione dei suoi santi comandamenti. Come risultato dell'azione di questa persona, la nostra santa Chiesa ortodossa ucraina è ricoperta di sangue e lacrime. I sacerdoti e i parrocchiani sono picchiati, le chiese sono sequestrate, noi siamo diffamati e calunniati dai media".

Tutto ciò, secondo vladyka, offre ai cristiani ortodossi "l'opportunità di mostrare la loro lealtà al suo Logos e di seguire la sua volontà".

Ecco perché il metropolita ha chiesto ai monaci "di rimanere in piena solidarietà con noi in questa lealtà a Cristo e ai canoni della Chiesa ortodossa... di essere fermi nelle nostre credenze, di non soccombere ad alcuna persuasione fuorviante e di non temere le minacce, perché Dio è con noi!"

Inoltre, il metropolita Luca ha sottolineato che "a quelli che sono pronti a seguire la chiamata di un lupo travestito da pecora per cosiddetta 'obbedienza', dichiaro con tutta la responsabilità delle mie parole di fronte a Dio e alla sua santa Chiesa ecumenica e apostolica - voi tradite Cristo in questo modo! ”

Scrive che "né un padre né un buon pastore, ma solo un ladro e un brigante esorterà chiunque a riconoscere gruppi scismatici nazionalisti come una chiesa canonica. Questo non significa essere portatore della 'immagine di mitezza', ma successore nello spirito ed erede dell'opera di Nestorio, di Sergio I e di altri eresiarchi - Ioannis XI Bekkos, Meletios IV Metaxakis e Athenagoras Spirou - ministri del nemico della razza umana in modo simile all'attuale patriarca di Costantinopoli. Il malvagio signor Bartolomeo ha già perso il diritto di essere chiamato non solo patriarca, ma anche fedele ortodosso".

Sua Eminenza ha espresso rammarico perché alcuni monaci "sono pronti a riconoscere le azioni di questa persona sull'accettare gli scismatici non pentiti nel corpo della Chiesa come legittimi, solo per avere l'opportunità di continuare la loro vita monastica sul Monte Santo".

Fa appello ai monaci esortandoli a pensare: "Vale la pena che trenta pezzi d'argento tradiscano la loro fede e le loro credenze?" Non è la comune paura, la codardia e il tradimento che si nascondono nella parola "obbedienza"? Le vostre preghiere e imprese acquistate a un prezzo simile saranno gradite a Dio?"

Il metropolita Luka ricorda ai monaci che "il prezzo di questo tradimento è uguale alla prenotazione al Giudizio Universale di un posto vicino a Giuda e ai tormentatori che hanno crocifisso il nostro Signore. La nostra Chiesa sta già pagando questo tradimento con sangue e dolore. Volete essere condannati assieme ai nostri carnefici? O forse è meglio 'se siamo figli, allora siamo eredi - eredi di Dio e coeredi di Cristo, se davvero condividiamo le sue sofferenze per poter condividere anche la sua gloria' (Romani 8:17)".

Si rivolge anche a coloro che hanno deciso che "se il patriarca Bartolomeo viene con gli scismatici dall'Ucraina, allora lui sarà ricevuto lì gli scismatici no" e chiede loro di riflettere su "chi è più colpevole: il bambino o la madre che lo ha partorito e cresciuto così?"

Sua Eminenza è certo che "il signor Archondonis è un uomo che il diavolo ha colpito con una terribile malattia - l'orgoglio - e attraverso quest'orgoglio ha fatto di lui la sua arma. Il suo compito è dividere la Chiesa, seminare inimicizia, provocare il caos, distruggere coloro che non sono fermi nella fede, scuotere i dubbiosi, causare imbarazzo nelle menti e suscitare tentazioni. Da patriarca si trasforma in un apostolo di Satana e in un suo fedele suddito!"

Alla fine della lettera, il metropolita Luka ha esortato i monaci "a preservare la fede e proteggersi dagli idoli (1 Giovanni 5:21)" e ha chiesto le loro sante preghiere.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che lo scopo principale del viaggio del capo del Fanar al Monte Athos è una "ammonizione" dei monasteri e monaci dissenzienti che non vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o vedere gli scismatici sul Monte Santo.

 
Punti in comune tra islam e cristianesimo occidentale

Spesso si pensa che quello ortodosso è il cristianesimo che capisce meglio l’islam, per il fatto di avervi convissuto più a lungo; se questo è vero per diverse espressioni di fede e di pietà (che dopo tutto l’islam ha mediato fino a un certo punto dai paesi cristiani ortodossi invasi nel corso della sua prima espansione), non sempre islam e cristianesimo ortodosso sono affini per principi teologici tanto quanto lo sono l’islam e le diverse forme del cristianesimo occidentale. L’enfasi sull'essenza di Dio a discapito della persona e la centralità della rivelazione scritturale sono due punti in cui cattolici e protestanti sono molto più vicini all’islam di quanto lo siano al cristianesimo ortodosso. Il metropolita Hierotheos di Nafpaktos (nella foto) esamina il tema (pur brevemente e limitandosi solo ai punti più importanti di teologia dogmatica), in un saggio che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Un deputato ucraino chiede agli scismatici ucraini di canonizzare George Floyd, vittima della brutalità della polizia

Mentre milioni di persone in America e nel mondo chiedono giustizia per George Floyd, vittima della brutalità della polizia a Minneapolis, un membro del parlamento ucraino sta facendo un altro appello.

Un deputato della Verkhovna Rada, Illja Kiva, della fazione "Piattaforma d'opposizione – per la vita", chiede al "metropolita" Epifanij Dumenko, capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, di canonizzare Floyd come santo.

Scrivendo sulla sua pagina Facebook, il parlamentare Kiva ha confrontato le proteste di massa scoppiate in risposta alla morte di Floyd con la rivoluzione del Majdan nel 2013-2014 in Ucraina, suggerendo che il defunto sia incluso nelle centurie celesti – quelli che sono morti durante le proteste.

"In solidarietà con il popolo americano, condividendo il dolore nazionale dopo la tragica morte di un grande martire nero, come deputato del popolo ucraino, propongo di dichiarare una settimana di lutto e di rinominare il viale Stepan Bandera a Kiev come viale Floyd!!! ", scrive Kiva. [1]

"Faccio appello anche al metropolita Epifanij affinché canonizzi Floyd, innocente assassinato, e stabilisca un giorno di venerazione nella Chiesa", ha affermato il deputato. [2]

Ricordiamo che "la Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è autorizzata a canonizzare i santi, ma deve piuttosto chiedere al patriarcato di Costantinopoli di canonizzare per lei i santi.

Ha anche chiesto al primo ministro ucraino di stanziare 10 milioni di dollari come assistenza finanziaria alla famiglia Floyd.

"Per favore, consideri l'inclusione di Floyd nell'elenco delle centurie celesti, come uomo che ha iniziato la "rivoluzione della dignità" negli Stati Uniti d'America! Con Floyd per sempre nel mio cuore", conclude Kiva. [3]

Note del traduttore in francese

[1] L'idea non è malvagia, dato il carattere sulfureo e nazistoide di Bandera! Le vite dei neri americani poveri non valgono molto nel paese di zio Sam... Meritano, tuttavia, difensori molto migliori!

[2] Dato il gran numero di vili omicidi razzisti sul territorio degli Stati Uniti, un paese che dà grandi lezioni di democrazia in tutto il mondo, il paradiso degli ucraini scismatici rischia di essere affollato.

[3] Questo eminente rappresentante dei seguaci degli americani in Ucraina non sembra commosso dalle persecuzioni che i suoi amici scismatici infliggono ai fedeli ortodossi della Chiesa canonica del metropolita Onufrij.

 
Il metropolita Luka pubblica una lettera aperta ai monaci dell'Athos

il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol'. Foto: news.church.ua

In vista della futura visita del patriarca Bartolomeo all'Athos, il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e ha inviato una lettera aperta ai monaci del Sacro Monte.

Il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' della Chiesa ortodossa ucraina ha pubblicato su Telegram una lettera aperta a tutti i monaci del Monte Athos.

La lettera di sua Eminenza è indirizzata ai fratelli athoniti in occasione della futura visita all'Athos da parte del capo del Patriarcato di Costantinopoli, il patriarca Bartolomeo.

Il metropolita ha sottolineato che "oggi Dio ci assiste inviando prove in cui dobbiamo mostrare l'invincibile forza d'animo della nostra fede e l'osservanza irremovibile dei santi canoni della nostra madre Chiesa".

Il metropolita Luka ha ricordato ai monaci dell'Athos che "il cosiddetto 'patriarca' Bartolomeo ha contaminato il suo cuore e le sue mani con il tradimento di Dio e la violazione dei suoi santi comandamenti. Come risultato dell'azione di questa persona, la nostra santa Chiesa ortodossa ucraina è ricoperta di sangue e lacrime. I sacerdoti e i parrocchiani sono picchiati, le chiese sono sequestrate, noi siamo diffamati e calunniati dai media".

Tutto ciò, secondo vladyka, offre ai cristiani ortodossi "l'opportunità di mostrare la loro lealtà al suo Logos e di seguire la sua volontà".

Ecco perché il metropolita ha chiesto ai monaci "di rimanere in piena solidarietà con noi in questa lealtà a Cristo e ai canoni della Chiesa ortodossa... di essere fermi nelle nostre credenze, di non soccombere ad alcuna persuasione fuorviante e di non temere le minacce, perché Dio è con noi!"

Inoltre, il metropolita Luca ha sottolineato che "a quelli che sono pronti a seguire la chiamata di un lupo travestito da pecora per cosiddetta 'obbedienza', dichiaro con tutta la responsabilità delle mie parole di fronte a Dio e alla sua santa Chiesa ecumenica e apostolica - voi tradite Cristo in questo modo! ”

Scrive che "né un padre né un buon pastore, ma solo un ladro e un brigante esorterà chiunque a riconoscere gruppi scismatici nazionalisti come una chiesa canonica. Questo non significa essere portatore della 'immagine di mitezza', ma successore nello spirito ed erede dell'opera di Nestorio, di Sergio I e di altri eresiarchi – Ioannis XI Bekkos, Meletios IV Metaxakis e Athenagoras Spirou – ministri del nemico della razza umana in modo simile all'attuale patriarca di Costantinopoli. Il malvagio signor Bartolomeo ha già perso il diritto di essere chiamato non solo patriarca, ma anche fedele ortodosso".

Sua Eminenza ha espresso rammarico perché alcuni monaci "sono pronti a riconoscere le azioni di questa persona sull'accettare gli scismatici non pentiti nel corpo della Chiesa come legittimi, solo per avere l'opportunità di continuare la loro vita monastica sul Monte Santo".

Fa appello ai monaci esortandoli a pensare: "Vale la pena che trenta pezzi d'argento tradiscano la loro fede e le loro credenze?" Non è la comune paura, la codardia e il tradimento che si nascondono nella parola "obbedienza"? Le vostre preghiere e imprese acquistate a un prezzo simile saranno gradite a Dio?"

Il metropolita Luka ricorda ai monaci che "il prezzo di questo tradimento è uguale alla prenotazione al Giudizio Universale di un posto vicino a Giuda e ai tormentatori che hanno crocifisso il nostro Signore. La nostra Chiesa sta già pagando questo tradimento con sangue e dolore. Volete essere condannati assieme ai nostri carnefici? O forse è meglio 'se siamo figli, allora siamo eredi - eredi di Dio e coeredi di Cristo, se davvero condividiamo le sue sofferenze per poter condividere anche la sua gloria' (Romani 8:17)".

Si rivolge anche a coloro che hanno deciso che "se il patriarca Bartolomeo viene con gli scismatici dall'Ucraina, allora lui sarà ricevuto lì gli scismatici no" e chiede loro di riflettere su "chi è più colpevole: il bambino o la madre che lo ha partorito e cresciuto così?"

Sua Eminenza è certo che "il signor Archondonis è un uomo che il diavolo ha colpito con una terribile malattia – l'orgoglio – e attraverso quest'orgoglio ha fatto di lui la sua arma. Il suo compito è dividere la Chiesa, seminare inimicizia, provocare il caos, distruggere coloro che non sono fermi nella fede, scuotere i dubbiosi, causare imbarazzo nelle menti e suscitare tentazioni. Da patriarca si trasforma in un apostolo di Satana e in un suo fedele suddito!"

Alla fine della lettera, il metropolita Luka ha esortato i monaci "a preservare la fede e proteggersi dagli idoli (1 Giovanni 5:21)" e ha chiesto le loro sante preghiere.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che lo scopo principale del viaggio del capo del Fanar al Monte Athos è una "ammonizione" dei monasteri e monaci dissenzienti che non vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o vedere gli scismatici sul Monte Santo.

 
Vittoria a Prešov – ma la guerra continua

In un lucido e sincero editoriale sul blog del sito Orthodox England, padre Andrew Phillips cerca di far capire perché la recente intronizzazione del metropolita Rastislav a Prešov ha ripercussioni ben più estese che nei fatti interni della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia, ed è una mossa di una sottile guerra di supremazia nella cosiddetta “ortosfera”. Per chi vuole approfondire questo argomento, presentiamo la traduzione italiana (con un paio di nostre noticine esplicative) dell’articolo di padre Andrew nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

Per chi invece desidera solo farci il verso parlando di mire di supremazia moscovita, presentando la sempreverde dietrologia del “potere russo” (bella forza... quale altro potere dovrebbe essere?) dietro il patriarcato a Mosca, possiamo solo rispondere che ciascuno ha il diritto di mettersi sotto il potere di sua scelta. Se ci agiteranno lo spauracchio del “regime autoritario di Putin” che detta legge alla Chiesa russa, noi non chiediamo altro che di saperne le ragioni motivate, ma preghiamo chi non è d’accordo con noi di prendere atto delle nostre ragioni motivate di vedere dietro la politica fanariota gli interessi dell’attuale governo turco (quello delle chiese-museo ritrasformate in moschee), del Vaticano (quello che incoraggia la politica golpista degli uniati e neonazisti galiziani, e dopo decenni di politica controrivoluzionaria anticomunista, fa distribuire il Libro di preghiere del rivoluzionario a Kiev), e del Dipartimento di Stato americano (quello del Kosovo “indipendente” e dello stupro dei cristiani in Siria… e fermiamoci qui per non dirne di peggio). Poi, una volta che le ragioni saranno state presentate da entrambe le parti… a ogni uomo il suo maestro.

 
Le conseguenze del coronavirus

Molti cambiamenti, tra cui una temporanea disoccupazione di massa e il fallimento di massa di molte aziende, a causa del blocco imposto dai governi in nome del coronavirus, stanno accelerando la fine di una serie di pratiche tradizionali.

Innanzitutto, è stata accelerata la tendenza all'acquisto online, che significa la fine della pratica di acquisti di massa nei negozi inventata nell'epoca vittoriana.

In secondo luogo, è stata accelerata la fine dell'uso del denaro e la sua sostituzione con carte di plastica. Questo è profetizzato nel Libro dell'Apocalisse.

In terzo luogo, è stata accelerata la de-cristianizzazione nei paesi occidentali e occidentalizzati (per esempio la Grecia). Pertanto, molte chiese cattoliche e protestanti, già in crisi esistenziale e in via di estinzione attraverso la completa perdita di fede e che sono state chiuse quasi con zelo dal clero ateo anche prima del tempo dovuto, ora falliranno e saranno chiuse.

In quarto luogo, i manipolatori che pensavano di poter provare a trasformare il popolo in zombi, ciecamente obbedenti a qualsiasi propaganda di Stato, e che l'intero blocco del coronavirus sarebbe servito come preparazione per la fondazione di un governo mondiale, controllato da loro, l'élite miliardaria, sono rimasti delusi dai loro tentativi.

La loro delusione deriva dalla frustrazione della classe povera dopo tre mesi di blocco. L'ingiustizia che questa classe ha vissuto durante questo periodo ha innescato la polveriera delle ingiustizie storiche accumulate e ha portato a violenti scontri e saccheggi negli Stati Uniti. Ciò si è diffuso in misura minore in Europa occidentale.

Anche in Gran Bretagna ci sono state manifestazioni. Nella città di Bristol, questo si è trasformato in un atto illegale. Per alcuni questo è stato vergognoso. Tuttavia, questo atto illegale è stato semplicemente il rovesciamento di una vergogna nazionale: la statua di Edward Colston, un mercante di schiavi (la stessa professione di un antenato dell'ex primo ministro Cameron) è stata rimossa e gettata nel fiume. Alcuni hanno ritenuto questo gesto inaccettabile. Avrebbero obiettato se i manifestanti avessero rovesciato e "profanato" anche una statua di Hitler?

Il fatto è che questo paese è pieno di statue di assassini di massa, come quella del normanno Guglielmo il Bastardo, che ha fondato l'intero concetto di Gran Bretagna e del suo Establishment, o quella del terrificante Enrico VIII. Poi fuori dal Parlamento a Londra c'è la statua di Cromwell, che ha massacrato fino a un milione di persone con la tecnologia del XVII secolo. Londra e altre città sono disseminate di statue del miserabile suicida e assassino di massa Clive d'India e di vari militari e criminali vittoriani come Cecil Rhodes. Poi c'è l'onore dato a Kitchener, l'assassino di 70.000 sudafricani per amore della brama imperiale britannica di oro e diamanti. Più recentemente, hanno eretto una statua di "Harris il Bombardiere", responsabile in capo della morte di 500.000 civili in Germania.

Tutti questi mostri sono onorati da dozzine di strade, piazze e scuole che prendono il loro nome, in quasi tutte le città britanniche. Molti libri li considerano come eroi nazionali.

Qui non c'è differenza con la Russia post-sovietica, dove i mostri bolscevichi sono ancora onorati da statue e nomi di luoghi.

Abbiamo sempre chiesto la de-sovietizzazione e la "re-nazionalizzazione" della Russia. Chiediamo anche la de-britanizzazione e il "re-nazionalizzazione" delle popolazioni oppresse di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord che sono consapevoli del proprio passato pre-normanno. Come minoranza oppressa, neanche noi riusciamo a respirare.

I teorici della cospirazione vedono nella crisi del coronavirus solo fenomeni negativi. Hanno torto perché pensano solo con categorie umane. Sono pessimisti apocalittici perché escludono Dio dalle loro teorie. Non sanno che sebbene l'uomo possa davvero proporre, è Dio che dispone. Dio può sempre trarre il bene dal male. La tanto attesa liberazione culturale di questo paese è finalmente all'inizio?

Giorno dello Spirito Santo, 2020

 
Sulla storia della Chiesa ortodossa russa in Corea

l'arcivescovo Feofan di Corea della Chiesa ortodossa russa. Foto: foma.ru

Lettera aperta del metropolita Sergij di Singapore e dell'Asia sud-orientale,

esarca patriarcale dell'Asia sud-orientale,

al metropolita Amvrosios di Corea (Patriarcato di Costantinopoli)

Vostra Eminenza metropolita Amvrosios,

Ho esitato a lungo a rispondere alla sua intervista pubblicata sul sito web The Orthodox World il 12 aprile: https://theorthodoxworld.com/exclusive-how-the-moscow-patriarchate-tramples-on-church-canons-and-undermines-orthodox-unity-in-korea/

. Tuttavia, l'impressione del mio recente viaggio in Ucraina, dove con la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' ho assistito alle celebrazioni in occasione dell'onomastico di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, mi ha portato al decisione di rispondere alle sue dichiarazioni pubbliche.

Poiché le osservazioni della sua intervista sono pubblicate su un sito web che non fornisce informazioni su coloro che lo gestiscono e lo modificano, non vedo altro modo di rispondere a queste pubblicazioni se non quello di fare appello a lei personalmente. Tuttavia, considerando la natura pubblica delle sue dichiarazioni, anche la mia lettera sarà aperta, in modo che i lettori possano trarre le proprie conclusioni.

Ricordo con gioia quanto calorosamente mi ha accolto con un bacio fraterno quando l'ho visitata a Seul nel giugno 2017. Quindi, mi è ancor più doloroso vedere con quali colori oscuri, senza toni sfumati o congetture, lei dipinge la pastorale e l'opera missionaria della Chiesa ortodossa russa. Le complicate relazioni tra le nostre due Chiese causate dalle decisioni del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli di creare una nuova struttura "ecclesiastica" in Ucraina hanno avuto un impatto così radicale sul suo atteggiamento nei nostri confronti? Ma no, lei scrive di un "anziano" anonimo, che dice che per mille anni molti dirigenti della Chiesa in Russia non hanno mai imparato ciò che insegna il Vangelo, coltivando così "una teoria satanica e imperialistica di Mosca come la Terza Roma". E dice tutto ciò come se ci avesse sempre creduto. Dovrei ora concludere che l'accoglienza che mi ha dato a Seul è stata ipocrita e che ora il suo atteggiamento è sincero?

I miei due bisnonni, che erano sacerdoti, sono passati attraverso prigioni e campi di prigionia per la loro fede e il loro servizio alla Chiesa. Uno di loro è stato fucilato per la sua fede in Dio. Le autorità hanno cercato di privare mia madre dei suoi diritti genitoriali per aver cresciuto noi, i suoi figli, nella fede. A scuola, la mia piccola croce battesimale mi è stata strappata via, e sono stato deriso per essere un credente. Nella mia infanzia copiavamo a mano testi delle Sacre Scritture e delle preghiere e li custodivamo come il più grande tesoro. Non solo abbiamo copiato questi testi, ma abbiamo continuato a rileggerli e li abbiamo studiati con profonda riverenza e amore. La storia della mia famiglia non è unica. Molti hanno sopportato gli orrori della persecuzione e della derisione. Pensi solo a cosa sia per noi leggere nel suo testo le rivelazioni di un "anziano" senza nome che dice che non siamo riusciti a imparare il Vangelo. È altrettanto doloroso per me leggere che lei "crede fermamente" che la Chiesa ortodossa russa, che ha percorso un cammino pieno di insidie per diversi decenni, attendeva solo l'occasione per interrompere la commemorazione liturgica del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. È impossibile immaginare qualcosa di più assurdo.

Nella sua intervista asserisce chiaramente che le attività del Patriarcato di Mosca nel sud-est asiatico sono non coanoniche. Mi permetto di ricordare la storia della nascita dell'Ortodossia nella regione: i sacerdoti russi iniziarono il loro ministero pastorale in Cina nel 1685, san Nicola (Kasatkin) venne in Giappone nel 1861 e la missione ecclesiastica russa in Corea fu istituita nel 1897. Apparvero parrocchie russe in Indonesia nel 1934; nello stesso anno fu aperta una parrocchia a Manila. San Giovanni (Maksimovich) di Shanghai celebrò i primi servizi divini in Vietnam nel 1949. Questa è solo una delle prove documentali dell'inizio della missione della Chiesa russa in paesi dell'Asia del sud e del sud-est, in un periodo in cui non era rappresentata alcun'altra Chiesa ortodossa.

Nella tua intervista ha citato un presunto dialogo da lei ascoltato di seconda mano tra il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, ora sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', e un certo parrocchiano di lingua russa, durante il quale sarebbe stata fatta una rivendicazione sulla cattedrale di san Nicola a Seul. Ho specificamente chiesto a sua Santità a riguardo. La cosa non è vera. Non si è parlato di questo e non se ne sarebbe potuto parlare, poiché sua Santità è ben versato nella storia della Chiesa ortodossa in Corea. La missione ecclesiastica russa in Corea un tempo possedeva appezzamenti di terra e fabbricati non solo a Seul ma anche in tutta la penisola coreana. Che cosa è successo a loro più tardi? Sono stati venduti o trasferiti? Se lo sono stati, allora da chi, a chi e a quali condizioni? Non lo sappiamo ancora per intero, ma studieremo la questione.

Il fatto storico è anche che per centinaia di anni non è arrivata alla Chiesa russa dai propri fratelli ortodossi una sola lamentela o rimprovero riguardo alle nostre azioni in Asia fino ai tempi recenti in cui il Patriarca di Costantinopoli ha cambiato la sua ecclesiologia e ha desiderato, invece di essere "il primo tra uguali" di diventare "il primo senza uguali".

Il ministero pastorale e missionario della Chiesa ortodossa russa in Asia non è mai stato sfidato da nessuna Chiesa ortodossa locale; al contrario, è stato accolto, come è chiaro, per esempio, dalle lettere inviate dai patriarchi di Gerusalemme a san Nicola del Giappone il Pari agli Apostoli. Così, già nel 1896, sua Beatitudine il patriarca Gerasimos di Gerusalemme mandò icone, reliquie sacre e altri oggetti sacri in dono alla Chiesa giapponese. Di conseguenza, il sostegno all'Ortodossia in Giappone e il profondo rispetto personale per san Nicola hanno continuato a essere dimostrati sia dai successori del patriarca Gerasimos sia dai vescovi di varie Chiese ortodosse locali.

Quando nel 1956 la Chiesa ortodossa russa concesse l'autonomia alla Chiesa ortodossa cinese fondata sulla base della Missione ecclesiastica russa in Cina e dell'Esarcato dell'Asia orientale (che a quel tempo esercitava la giurisdizione canonica sulle comunità in Corea), questa decisione non fu affatto contestata dalle Chiese locali, né la giurisdizione canonica della Chiesa Russa sulle strutture delle chiese ortodosse in Cina è mai stata respinta. Sua Santità il Patriarca Ioakim III di Costantinopoli a suo tempo inviò un'icona a una chiesa russa in costruzione ad Harbin, sostenendo così la nostra presenza ecclesiastica in Cina.

Quando nel 1970 fu conferito lo status di autonomia alla Chiesa ortodossa giapponese, il patriarca Atenagora di Costantinopoli si rifiutò di includere nei dittici il primate della Chiesa giapponese a causa del suo stato autonomo piuttosto che autocefalo. Non contestò la giurisdizione canonica della Chiesa russa sulle strutture ecclesiali ortodosse in quel paese, proprio come era senza dubbio esistita per oltre un secolo.

Una testimonianza molto chiara è data da un eccezionale missionario dei nostri tempi, il primate della Chiesa ortodossa albanese, sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios di Tirana e tutta l'Albania, nel suo libro Fino agli estremi confini della Terra.

Mi soffermerò separatamente sulla storia della Missione ecclesiastica russa in Corea. La storia delle relazioni russo-coreane risale al tempo della Rus' kievana, quando la concezione di "Mosca come la Terza Roma" menzionata da vostra Eminenza non esisteva ancora. Inoltre, l'unico documento storico che dichiara direttamente quest'idea è la Carta sull'istituzione del Patriarcato a Mosca firmata da sua Santità il patriarca Geremia di Costantinopoli (1589); mentre la Chiesa ortodossa russa ha iniziato il suo lavoro missionario tra i coreani nel 1856, quando sant'Innokentij (Veniaminov) iniziò a inviare predicatori ortodossi nella terra a sud di Ussurijskij, meta di un afflusso di residenti coreani. Nel 1885 fu raggiunto un accordo tra Russia e Corea che conferiva ai cittadini russi il diritto di celebrare liberamente i servizi divini nel territorio della Corea. Con la decisione del Santo Sinodo del 1897, la Missione ecclesiastica russa fu istituita in Corea con il compito di prendersi cura dei cristiani ortodossi russi residenti nella penisola coreana e di predicare l'Ortodossia tra la popolazione locale non cristiana. Il 17 febbraio 1900, il capo della missione, l'archimandrita Khrisanf (Schetkovskij) celebrò la Divina Liturgia a Seul, segnando così l'inizio delle attività della Missione russa.

Dal tempo della sua fondazione fino al 1908, la missione coreana fu sotto la giurisdizione del metropolita di San Pietroburgo; dal 1908 al 1921, di quella del vescovo di Vladivostok; dal 1921 al 1945, dell'arcivescovo di Tokyo, e dal 1945 al 1954 fece parte dell'Esarcato dell'Asia orientale.

Tuttavia, il lavoro della Missione fu fermato con la forza. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, le autorità sudcoreane e l'amministrazione d'occupazione americana hanno combattuto per diversi anni, cercando di far uscire la Missione dalla giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Incapaci di farlo con qualsiasi mezzo legale, le autorità sudcoreane bandirono dal paese il capo della missione, l'archimandrita Polikarp, nel 1949. Per motivi politici, il lavoro della missione fu sospeso e le sue proprietà furono confiscate. Fu solo nel 1955 che le parrocchie sopravvissute della Chiesa ortodossa russa, private della cura arcipastorale, e non senza l'influenza della presenza militare delle potenze straniere in Corea del Sud, si unirono all'arcidiocesi del Patriarcato di Costantinopoli in America. Difficilmente è possibile riconoscere come legittimo lo spostamento del clero e delle comunità in un'altra giurisdizione sotto la pressione di forze politiche (e senza alcuna lettera dimissoriale).

Pertanto, oggi non parliamo dell'istituzione di una "Chiesa parallela", ma della restaurazione della missione ecclesiastica della Chiesa ortodossa russa. Ciò è condizionato dal processo storico di rinascita della Chiesa russa che ha sofferto per 70 anni sotto il giogo del potere senza Dio e dalla necessità di fornire cure pastorali ai nostri compatrioti in tutte le parti del globo, compresa l'Asia, nonché dal l'impossibilità del nostro gregge al momento di prendere parte ai santi misteri nella Chiesa di Costantinopoli in quanto questa è entrata in comunione con gli scismatici e ha invaso i confini canonici del Patriarcato di Mosca in Ucraina.

Ripeterò, storicamente il destino dell'Ortodossia in Corea è stato legato alla Russia. E oggi la Chiesa esercita sforzi per ravvivare la vicinanza spirituale tra i nostri popoli, per ripristinare i legami spirituali che li legavano in passato. La Chiesa ortodossa russa ha ragioni storiche e canoniche per riprendere il suo lavoro missionario, interrotta dalla forza delle circostanze storiche nella penisola coreana.

Eminenza, lei preferisce non vedere la natura politica delle azioni della sua Chiesa in Ucraina, ma parla di una natura politica delle azioni del Patriarcato di Mosca in Corea, dove presumibilmente miniamo l'ordine canonico della Chiesa e pratichiamo il proselitismo. Mostra indignazione per la formazione delle parrocchie e delle diocesi del Patriarcato di Mosca nel sud-est asiatico in generale e in Corea in particolare. La questione è stata recentemente trattata in dettaglio dal mio collega vescovo, sua Eminenza Feofan (Kim), arcivescovo di Corea:

https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=31&id=7505

. Aggiungerò solo che in molti paesi in Europa e in America, che non appartengono al territorio canonico di una particolare Chiesa, ci sono diversi vescovi coesistenti di varie Chiese locali, e ciò non rappresenta un ostacolo insormontabile per il loro ministero e testimonianza comune a Cristo. È un buon esempio di una situazione in cui Cristo e la Chiesa e le anime umane immortali sono le pietre miliari.

La Chiesa russa è focalizzata sul dialogo e partecipa attivamente a tutte le conferenze episcopali senza far avanzare condizioni inaccettabili nei luoghi in cui il gregge russo è in maggioranza, risolvendo problemi emergenti in uno spirito d'amore e di cooperazione. Pertanto, vedo i suoi rimproveri come infondati.

Oggi, un numero considerevole di fedeli a Seul si riunisce per le Divine Liturgie in una struttura semplice ma amorevolmente organizzata come chiesa temporanea. Riceviamo molte lettere dai nostri fedeli sia da Seul che da varie parti della Corea con gratitudine e con richieste di cura pastorale. Dobbiamo allontanare queste persone che considerano la Chiesa ortodossa russa come loro madre e sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e tutta la Rus' come loro padre spirituale? Dovrebbe notare che queste persone non andranno oggi nelle chiese del Patriarcato di Costantinopoli per il motivo sopra menzionato.

La metropolia coreana del Patriarcato di Costantinopoli non ha recentemente celebrato il 119° anniversario della prima Divina Liturgia in Corea, ovvero l'anniversario dell'inizio della missione della Chiesa russa in Corea? Vuol dire che avete celebrato un anniversario di "azioni non canoniche"? E che cosa ha celebrato fraternamente il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli insieme all'arcivescovo Kliment di Kaluga e Borovsk e a un'assemblea di arcipastori a Seul nel febbraio 2000? E il metropolita Gregorios di Thyateira e Gran Bretagna che ha concelebrato la Divina Liturgia a Seul nel 2010 con l'arcivescovo Veniamin di Vladivostok e Primor'e, che cosa ha celebrato?

Anche la storia del suo incontro con un certo prete è sconcertante. Tutti i cristiani ortodossi di Seul sono ben consapevoli della persona in questione. È un uomo sfortunato, ma Dio gli ha garantito la grazia del sacerdozio. È difficile per me immaginare il suo comportamento come lo descrive, ma anche se è così, posso solo ricordare le parole dell'Apostolo: qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza (Gal. 6:1).

Lei scrive che a novembre 2018, alla tavola rotonda sulla Chiesa ortodossa russa e sui compatrioti: un'esperienza di cooperazione nel Sud-est asiatico, in Australia e in Oceania, presieduta dal metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, sono state raccolte delle firme sotto un documento firmato da pochissimi. Apparentemente le è stata detta una bugia, perché in realtà nessun documento ecclesiale è stato firmato in quella riunione.

La lunga storia delle relazioni tra le nostre Chiese conosce purtroppo anche pagine tristi, che fino agli eventi recenti abbiamo preferito non ricordare. Tuttavia, già negli anni '20, il patriarca di Costantinopoli cercò di deporre sua Santità il patriarca Tikhon (Belavin) e fece tutto il possibile per sostenere la "Chiesa vivente" dei rinnovazionisti, istituita dalla Direzione politica dello Stato sotto il Commissariato popolare per gli affari interni (NKVD) della Repubblica socialista federativa sovietica russa – sviluppo a cui il patriarca confessore diede questa risposta: “Dopo aver letto queste minute, siamo rimasti molto confusi e stupiti che un rappresentante del Patriarcato ecumenico, il capo della Chiesa di Costantinopoli, senza alcun contatto preliminare con noi come rappresentante legale e capo di tutta la Chiesa ortodossa russa, abbia interferito nella vita e negli affari interni della chiesa autocefala russa. I santi Concili (vedi Canoni 2 e 3 del Secondo Concilio Ecumenico, ecc.) hanno riconosciuto e riconoscono il primato del vescovo di Costantinopoli […] su altre Chiese autocefale in onore, non in potere... Qualsiasi invio di commissioni senza un contatto con me quale unico primo ierarca lecito e ortodosso della Chiesa ortodossa russa a mia insaputa è illegale, non sarà accettato dal popolo ortodosso russo e porterà non pacificazione ma problemi e scismi ancor maggiori nella vita della già molto sofferente Chiesa ortodossa russa".

Il cambiamento nell'atteggiamento del Patriarcato di Costantinopoli avvenne nel lontano 1940, quando, durante la seconda guerra mondiale, vi fu un radicale cambiamento nella politica della leadership sovietica nei confronti della Chiesa. Dopo il suo famoso incontro con tre metropoliti della Chiesa patriarcale nel settembre del 1943, Stalin decise che le autorità non avevano più bisogno dello scisma dei rinnovazionisti e ne autorizzò la liquidazione. In questa situazione, il patriarca di Costantinopoli non aveva alcun motivo di trattare con il rinnovazionisti marginali e ripristinò la comunione con il Patriarcato di Mosca come se nulla fosse accaduto. La Chiesa ortodossa russa, da parte sua, scelse di non considerare nessuno responsabile di quella recente depravazione canonica.

Un'altra invasione nello spazio canonico della Chiesa russa avvenne negli anni '90 in Estonia. Il Patriarcato di Costantinopoli, supportato dal Presidente estone, dal Primo Ministro e dal Ministero degli Interni, riconobbe una struttura ecclesiale, che allora godeva di sostegno politico e non era timida nell'usare toni nazionalistici nella sua retorica, ignorando la presenza nel paese di un'unica chiesa canonica nella giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Ciò che è particolarmente sorprendente e triste è che questo atteggiamento era stato sostenuto personalmente dal patriarca Bartolomeo. La comunione canonica tra la Chiesa russa e la Chiesa di Costantinopoli fu quindi recisa. La Chiesa di Cristo può violare i canoni in modo così audace e dividere le persone in entità etniche e seminare inimicizia tra loro? Questo grave conflitto nella storia della Chiesa ortodossa, ripetutamente chiamato "scisma" sulla stampa, fu risolto entro la fine del 1996 attraverso un compromesso, poiché le Chiese ortodosse di Russia e Costantinopoli hanno concordato sull'esistenza di due giurisdizioni sul territorio dello stato estone, cosa che non è in accordo con la legge canonica o la giustizia storica. Le azioni del Patriarcato di Costantinopoli sono state benefiche per la Chiesa, benefiche per il popolo estone? Il numero totale di credenti è aumentato? Lei stesso sa che, secondo le informazioni ufficiali estoni, la Chiesa ortodossa estone ha oltre sei volte più seguaci della struttura del Patriarcato di Costantinopoli in Estonia. Negli ultimi anni, le autorità sembrano timorose di pubblicare le statistiche, poiché la scelta storica del popolo confuta i piani dei politici. Il progetto politico, che ora si tenta di ripetere in Ucraina, è fallito e non può essere giustificato da alcun obiettivo ecclesiale perché il popolo di Dio, custode della verità, sente dove sta la verità.

Passando al problema ucraino, che occupa un posto notevole nelle sue dichiarazioni, noterò che nella sua intervista traccia un parallelo tra il modo in cui il Patriarcato di Mosca si è riconciliato con la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) e il modo in cui il Patriarcato di Costantinopoli ha ammesso gli scismatici ucraini dal cosiddetto "patriarcato di Kiev" e dalla '"Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Tuttavia, non si può fare a meno di vedere differenze fondamentali tra queste azioni.

La comunione della ROCOR con il Patriarcato di Mosca fu sospesa negli anni '20 a causa del sistema politico in URSS e delle pressioni esercitate sulla Chiesa russa. La Chiesa di Costantinopoli, sopravvissuta al dominio turco-ottomano, è ben consapevole del peso della pressione esercitata dalle strutture di potere. La Chiesa russa non ha mai respinto la grazia dei sacramenti della ROCOR. Nella stessa ROCOR, la successione apostolica delle consacrazioni episcopali non è mai stata interrotta. Quando i tempi divennero favorevoli, la comunione eucaristica fu restaurata.

La situazione ucraina è invece molto diversa. L'ex metropolita Filaret (Denisenko) fu deposto a causa delle sue offese canoniche e questa decisione fu sostenuta dai primati di tutte le Chiese locali. Il 26 agosto 1992, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, nella sua lettera al patriarca Alessio II di Mosca e in tutta la Russia sulla deposizione del metropolita Filaret di Kiev, scrisse: "La nostra santa grande Chiesa di Cristo, riconoscendo la pienezza della competenza della vostra santissima Chiesa in questa materia, accetta la decisione sinodale su quanto sopra". Si può prima approvare una deposizione e poi annullare la propria decisione su di essa? In che modo corrisponde alle parole del Vangelo, che le vostre parole siano sì, sì; no, no: perché tutto ciò che è più di questo viene dal maligno (Mt 5:37)? Per la sua ulteriore persistenza nello scisma, Denisenko fu anatemizzato, cosa che fu parimenti autenticata da tutte le Chiese. Con il sostegno delle strutture di potere ucraine, organizzò un "patriarcato di Kiev" e iniziò a "consacrare" vescovi. Queste "consacrazioni" sono ora riconosciute dal Patriarcato di Costantinopoli. Costantinopoli ha anche riconosciuto unilateralmente le "consacrazioni" episcopali amministrate nella cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", il cui capo "metropolita" Makarij Maletich ha lasciato il Patriarcato di Mosca senza permesso, mentre era nel rango di presbitero. La conclusione è chiara – sostenuta dalla maggioranza dell'episcopato e del clero e dei teologi ortodossi – che le consacrazioni episcopali amministrate dal "patriarcato di Kiev" e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" non sono valide e rimangono invalide anche nella "chiesa" appena creata. Tali entità "ecclesiali", proprio come le ordinazioni eseguite in esse, non sono mai state riconosciute da una singola Chiesa locale. Ignorando questi fatti, il Sinodo della Chiesa di Costantinopoli ha sostenuto l'appello del presidente ucraino, della Rada Suprema e dei summenzionati capi di comunità religiose, ammettendoli nella comunione eucaristica e accettando le loro ordinazioni come valide.

Si ripetono così eventi centenari sui quali il metropolita Sergij (Stragorodskij) scrisse con tanto dolore nel suo cuore: “Sappiamo che sono nell'unità della Chiesa solo quelli che sono in comunione con il loro legittimo vescovo e patriarca, chi è scomunicato dal suo patriarca non può essere accettato in comunione con gli altri (Canone 1, Concilio nella Chiesa della Santa Sapienza). E chi entra in comunione con uno scomunicato dovrebbe essere scomunicato (Canoni apostolici 10, 12) [...] Tutti, sia i patriarchi che i laici, sono uguali davanti alla legge di Dio. Così, quando nel XV secolo il patriarca di Costantinopoli cadde in unione con Roma, la Chiesa russa si rifiutò di seguirlo [...] Quindi la comunione del patriarca di Costantinopoli con i rinnovazionisti non può che rendere il patriarca un rinnovazionista piuttosto che rendere i rinnovazionisti ortodossi".

Il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' mi ha raccontato come, durante l'incontro con lui nel 2018, lei lo ha assicurato che Costantinopoli non avrebbe legalizzato lo scisma, e che se qualcosa del genere fosse accaduto nel tempo, sarebbe avvenuto solo dopo il pentimento degli scismatici. Oggi sappiamo cosa è successo alla fine – senza un cenno di pentimento e con una dimostrazione altezzosa di trionfo. La guarigione dello scisma in Ucraina dichiarata come l'obiettivo di questo atto non ha mai avuto luogo.

Una pressione senza precedenti è stata esercitata sul clero e sui laici della Chiesa canonica in Ucraina con l'uso di tutti i tipi di strumenti comandati dallo stato, come i servizi segreti, il ricatto, l'intimidazione e il sequestro di chiese con la connivenza o il sostegno della polizia e delle autorità locali. Il cuore sanguina di dolore nel vedere continui tentativi di impadronirsi dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina.

Questa situazione è stata trasformata in una tragicommedia con il rifiuto del falso patriarca "Filaret" Denisenko di accettare il Tomos concesso da Costantinopoli e con la ripresa del "patriarcato di Kiev". Questo dimostra ancora una volta che le decisioni del Patriarcato di Costantinopoli di concedere una "autocefalia" a una nuova "struttura ecclesiale" in Ucraina non sono riuscite a portare pace e unità ai cristiani ortodossi nel paese, e che hanno portato solo nuove divisioni, l'emergere di un "episcopato" parallelo e sofferenza tra la popolazione, proprio come è avvenuto e ancora avviene nella storia. Queste persone, che si definiscono "arcipastori" e "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ora possono celebrare liberamente la Liturgia nelle chiese del Patriarcato di Costantinopoli. Mi perdoni, ma non posso unirmi a queste persone all'unico calice, ovunque ciò possa accadere, a Istanbul, negli Stati Uniti o in Corea.

Tutto ciò sta accadendo alla presenza della Chiesa ortodossa ucraina riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse locali insieme al suo legittimo primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, che insieme a tutti i vescovi ha respinto risolutamente un tale mezzo per ottenere una "autocefalia".

Durante i festeggiamenti a Kiev il 24-25 giugno, ho provato un'eccezionale esaltazione spirituale, di una vera unità ortodossa. A pregare insieme erano rappresentanti di dieci Chiese ortodosse autocefale; altre tre non hanno potuto inviare i loro rappresentanti, ma i loro primati hanno inviato messaggi di saluto a sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Esprimendo sostegno e augurando coraggio nel superare la tragica situazione, abbiamo pregato tutti in modo conciliare, condividendo la sofferenza e il dolore inflitti ai fedeli ucraini dalle decisioni dell'autorità suprema della vostra Chiesa. La Liturgia della festa alla Lavra della Santa Dormizione delle Grotte di Kiev, in cui i vescovi, il clero e i fedeli che amano Dio hanno pregato insieme, mi ha ricordato la Pasqua ed è divenuta un vero trionfo dell'Ortodossia!

Allo stesso tempo, purtroppo, possiamo vedere molta menzogna nelle parole e nelle azioni degli alti rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli. Vedendo il fallimento della loro famigerata iniziativa in Ucraina, cercano di coinvolgere i nostri fratelli cristiani in questa avventura fallita. Nello stesso argomento ci sono le dichiarazioni sulla nostra Chiesa che sono state espresse nel corso della visita, da lei preparata, di una delegazione del Consiglio Nazionale delle Chiese in Corea a Istanbul, e i tentativi di diffamare la Chiesa ortodossa russa in altri contatti con cristiani non ortodossi e in numerose apparizioni alla stampa. Allo stesso tempo, l'intero mondo ortodosso sta gridando la necessità di risolvere questo problema il prima possibile attraverso il dialogo fraterno.

I popoli coreano e russo sono legati da secoli di amicizia e credo che preserveremo e rafforzeremo le nostre relazioni fraterne nonostante qualsiasi processo. La Chiesa russa è sempre stata un veicolo di pace nella terra coreana e in tutto il mondo.

Il nostro compito comune, vladyka, è di glorificare e proclamare Cristo, di servirlo senza risparmio di forze, di fare opere di carità, amore e verità, di chiamare ogni persona alla salvezza indipendentemente dalla sua razza o status nella società. Da parte nostra, siamo sempre pronti per una cooperazione pacifica e aperti a un abbraccio fraterno.

La situazione attuale sembra essere umanamente insolubile. La storia della Chiesa conosce molte divisioni umane ma anche molti casi di riconciliazione. Cerchiamo, vladyka, di non aggravare la divisione. Le nostre Chiese stanno vivendo un periodo difficile nelle relazioni, ma facciamo tutto il possibile per garantire che il gregge in Corea e in altri paesi del Sud-est asiatico non sia influenzato da loro, in modo che tutti possano avere l'opportunità di pregare e di comunicarsi ai santi misteri di Cristo e predicare l'Ortodossia senza impedimenti. La invito a non distorcere i fatti al fine di soddisfare interessi politici. Non serviamo la divisione ma una futura riconciliazione e unità per cui preghiamo come comandato dal nostro Signore Gesù Cristo.

Con speranza di comprensione e amore fraterno in Cristo,

+ SERGIJ

Metropolita di Singapore e dell'Asia sud-orientale

Esarca patriarcale dell'Asia sud-orientale

 
Arcivescovo Antonij di Borispol: Un sacerdote dovrebbe conoscere le opere dei grandi scrittori e poeti

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contmporanea” dei documenti l’originale russo e la traduzione italiana dell’intervista fatta da Olga Bogdanova de "Il giorno di Tatiana" all’arcivescovo Antonij (Pakanich) di Borispol, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina e rettore delle scuole teologiche di Kiev. Vladyka Antonij (che abbiamo avuto il piacere di avere ospite in Italia alcuni anni fa) è anche membro del consiglio di fondazione del Premio letterario patriarcale. Partendo dalla domanda sul perché la Chiesa dovrebbe prendere parte attiva ai premi letterari, l’intervista si snoda sui temi del valore della letteratura di qualità e del suo posto nella formazione e nella vita di un pastore di anime.

 
Perché il Fanar ha scelto di appoggiare il Majdan americano?

l'arcivescovo del Fanar negli Stati Uniti ha sostenuto i manifestanti. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'America è ora nei guai e nei tumulti. Il capo dell'arcidiocesi del Fanar negli Stati Uniti si è schierato dalla parte dei manifestanti. Perché è successo questo e cosa significa?

Il 3 giugno 2020, il capo dell'arcidiocesi del patriarcato di Costantinopoli in America, l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) ha preso parte a una manifestazione di protesta a New York a sostegno del movimento Black Lives Matter.

L'arcivescovo ha affermato di essere venuto "per esprimere solidarietà ai fratelli e alle sorelle i cui diritti sono stati gravemente violati". Secondo lui, "dobbiamo esprimerci con forza contro l'ingiustizia nel nostro paese". Allo stesso tempo, l'arcivescovo Elpidophoros ha affermato che "questa è una protesta pacifica, senza alcuna violenza, e ringrazio tutti, perché la violenza provoca ancora più violenza".

La partecipazione dell'arcivescovo della Chiesa di Costantinopoli alla protesta è avvenuta dopo numerose demolizioni, rapine, incendi dolosi, che hanno travolto dozzine di città statunitensi nei disordini, atti che sono già stati chiamati "Majdan nero". Dalle parole dell'arcivescovo Elpidophoros, possiamo concludere che tutto ciò è dovuto al fatto che i neri sono oppressi negli Stati Uniti e le loro vite sono trattate come spazzatura; le persone a un certo punto si sono rese conto che non potevano andare avanti così e hanno manifestato. L'arcivescovo Elpidophoros li ha sostenuti in questo. Sembra nobile? Ovviamente. Ma le parole dell'arcivescovo del Fanar sono coerenti?

La situazione degli afroamericani: razzismo o "razzismo inverso"?

La storia della popolazione nera americana risale al 1619, quando gli schiavi africani furono portati in Virginia dal governo britannico. Per il periodo dal XVI al XIX secolo, circa 645 mila neri arrivarono negli Stati Uniti. Inizialmente, erano tutti schiavi messi a fare lavori duri. La situazione è cambiata dopo la guerra civile tra nord e sud, che ha provocato, in particolare, l'abolizione della schiavitù. Ciò è stato confermato dal 13° emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, adottato nel 1865.

Tuttavia, negli stati del sud la discriminazione nei confronti della popolazione nera è continuata per molto tempo. Nel 1950-1960, a seguito dei progressi del governo federale e del movimento per i diritti civili, la discriminazione razziale fu proibita dalla legge. A poco a poco, la situazione è cambiata completamente.

Ora le autorità e la società stanno cercando di mostrare misure di "compensazione" nei confronti degli afroamericani, progettate per correggere l'ingiustizia storica.

Per esempio, Google spende centinaia di milioni di dollari per bilanciare le carriere dei suoi dipendenti, in particolare per aumentare il numero di specialisti di pelle nera.

È esistita persino una "discriminazione inversa", in cui si sono violati i diritti della popolazione bianca a causa dell'idea di espiazione per la sua "colpa storica". Un caso in questione è una causa nel 2003 contro il dipartimento dei vigili del fuoco della città di New Haven negli Stati Uniti, che ha rifiutato di promuovere uomini bianchi per non offendere i lavoratori di colore.

Tuttavia, storicamente, in molti casi la popolazione nera negli Stati Uniti vive in gruppi separati e il livello di istruzione e benessere nei quartieri neri è inferiore rispetto all'intero paese. Di conseguenza, c'è un tasso di criminalità significativamente più alto. Nonostante il fatto che la percentuale di afroamericani negli Stati Uniti non superi il 13%, la percentuale di crimini commessi da loro è almeno la metà. Pertanto, è abbastanza logico che un numero significativo di criminali detenuti dalla polizia sia di pelle nera. Ma questo significa che la polizia è razzista, e che gli afroamericani sono brutalmente molestati?

Perché sono iniziati i disordini civili negli Stati Uniti?

Il rigore della polizia americana è noto a tutti. Questo viene spesso ricordato in Ucraina quando si commenta il lavoro insoddisfacente della polizia nel nostro paese. Grazie ai metodi della polizia americana, fino a poco tempo fa gli Stati Uniti erano considerati uno dei paesi più sicuri in cui vivere.

Tuttavia, il 25 maggio 2020, tutto è cambiato. La sera di questo giorno, i dipendenti del ristorante del Minnesota Cup Foods hanno chiamato la polizia perché uno degli acquirenti ha cercato di pagare con denaro falso. I poliziotti sono arrivati e hanno fatto sdraiare il sospettato a faccia in giù sul terreno, supponendo che fosse in stato di intossicazione da droga. I metodi sono stati duri; il poliziotto ha schiacciato e bloccato con il ginocchio il collo del criminale, e questo ha portato alla morte di quest'ultimo.

Il defunto si chiamava George Floyd. Aveva 46 anni. In precedenza, era stato condannato ed era finito in prigione – prima per furto e poi per rapina a mano armata di una donna incinta, nella cui casa aveva fatto irruzione in cerca di denaro e droga.

Ci sono stati dei precedenti negli Stati Uniti con arresti brutali di criminali neri da parte della polizia. Nel 2013, dopo l'assoluzione del poliziotto che aveva ucciso l'adolescente nero Trayvon Martin da lui arrestato, è sorto il movimento "Black lives matter" ("Le vite dei neri contano"). Nel 2014, si sono svolte con questo slogan le proteste causate dalla morte di altri due afroamericani, ma non hanno ottenuto una grande risonanza.

Tuttavia, nel 2020, la morte di George Floyd ha provocato rivolte senza precedenti in dozzine di città degli Stati Uniti. Perché?

Il Majdan americano come carta vincente nelle elezioni presidenziali

tumulti a Atlanta. Foto:  newsweek.com

Negli Stati Uniti si terranno le elezioni presidenziali il ​​3 novembre 2020. I principali rivali sono il presidente in carica Donald Trump e il candidato democratico Joe Biden. Il compito principale di Trump è di mantenere la stabilità e l'ordine nel paese, il suo concorrente è interessato a una situazione che dimostra l'incapacità del presidente in carica di garantire questo ordine.

Ora dozzine di città degli Stati Uniti sono colpite non solo da proteste ma da veri e propri pogrom con rapine, incendi e atti vandalici. Gli scontri più duri tra polizia e manifestanti hanno avuto luogo il 2 giugno a New York. Manhattan, il cuore della città, è stata devastata. I dimostranti hanno spaccato le vetrine e derubato i negozi sulla Fifth Avenue. Ci sono molti video sul Web in cui i "manifestanti" rompono le finestre, prendono oggetti dai negozi e danno fuoco a ciò che non sono in grado di portare via.

tumulti a New York

È estremamente interessante sapere che ci sono gruppi organizzati di persone che dirigono deliberatamente la folla in scontri con la polizia e demolizioni di negozi senza prendere parte diretta.

Durante la sua conferenza stampa, il procuratore generale degli Stati Uniti Bill Barr ha affermato che "sembra che in molti luoghi la violenza sia pianificata, organizzata". Secondo il signor Barr, queste forze "sfruttano la situazione per attuare il proprio programma violento".

L'editorialista del New York Post Miranda Devine afferma: "Ci sono molti video nei social media che mostrano 'persone misteriose' che rompono le vetrine dei negozi ma non rubano nulla, o attraversano la recinzione delle stazioni di polizia ma non rovesciano questi recinti". Secondo Devine, questi sono "terroristi domestici che sfruttano le proteste pacifiche in tutto il paese".

È interessante notare che non solo i bianchi residenti negli Stati Uniti, ma anche gli afroamericani sono colpiti dai pogrom - quelli "le cui vite contano". In un video, un nero oltraggiato si rivolge ai suoi connazionali: "State sbagliando! Anch'io vengo dal ghetto. Vi siete ribellati a causa dell'ingiustizia dei bianchi? Perché mi avete rovinato gli affari? Perché mi avete rotto il camion? Perché mi avete rubato il computer? Ho provato a vivere come la gente normale, ho cercato di nutrire la mia famiglia, non riuscite a capirlo?!"

Nel frattempo, Joe Biden viene fotografato con manifestanti neri, in ginocchio, dimostrando così che "è con la gente".

Joe Biden durante l'incontro con i manifestanti. Foto: Twitter

Il politico afferma anche che i "manifestanti pacifici" sono ora nelle strade degli Stati Uniti: "Quando si ordina la dispersione di manifestanti pacifici dalla soglia della Casa del Popolo, la Casa Bianca, con uso di gas lacrimogeni e granate stordenti, quando vogliono organizzare una sessione fotografica in una chiesa nobile, si può perdonare la convinzione che il presidente sia più interessato al potere che ai principi".

Majdan ucraino e americano – c'è qualche differenza?

Ora si sta diffondendo una battuta sul Web: "In connessione con la quarantena, gli specialisti delle rivoluzioni colorate sono costretti a lavorare a casa". Non valuteremo il livello d'ingegno di questa frase; ricordiamo solo che in ogni battuta c'è della verità.

Esistono numerose ovvie analogie tra la situazione attuale negli Stati Uniti, che è già stata soprannominata "Majdan nero", e gli eventi dell'Euromajdan in Ucraina.

1. Entrambi i Majdan hanno avuto inizio poco prima delle elezioni presidenziali nei loro paesi.

2. In entrambi i casi, l'opposizione al potere dominante ha un interesse specifico.

3. Entrambi i Majdan sono stati accompagnati da un supporto mediatico su larga scala, in cui i cittadini sono costretti a credere a proteste giustificate e persino alla loro necessità.

4. La presenza di gruppi organizzati che indirizzano le proteste nella giusta direzione.

5. In Ucraina e negli Stati Uniti non c'erano ragioni incondizionate per proteste di massa e soprattutto per rivolte. Il livello di prosperità degli ucraini nel 2013 era ben superiore a quello successivo all'Euromaidan, mentre l'adesione all'Europa promessa dai leader della protesta non è avvenuta. Negli Stati Uniti, non vi è alcun problema di razzismo, almeno di un tipo tanto grave da causare disordini così diffusi.

È ovvio che gli eventi di entrambi i paesi sono innescati da strateghi politici che stanno abilmente gonfiando l'indignazione dei cittadini e spingendola nella giusta direzione.

Il 3 giugno, negli Stati Uniti è emersa un'altra analogia con l'Euromajdan ucraino: il sostegno alle proteste da parte di alcune organizzazioni religiose, in particolare dall'arcivescovo Elpidophoros del Patriarcato di Costantinopoli.

Il Fanar e il Partito Democratico degli Stati Uniti

il vescovo greco-cattolico ucraino Boris Gudzjak all'Euromajdan

Una delle componenti chiave dell'organizzazione e la vittoria dell'Euromajdan è stata la partecipazione degli uniati e del "patriarcato di Kiev". Entrambe le strutture hanno sollecitato attivamente gli ucraini a protestare e sono ancora orgogliose di averlo fatto. Dopo la vittoria dell'Euromajdan, sia gli uniati sia il "patriarcato di Kiev" hanno ricevuto molte preferenze dai "vincitori". Gli uniati, da una Chiesa locale concentrata principalmente in Galizia, si sono trasformati in una struttura che si è diffusa all'istante in tutta l'Ucraina. Gli scismatici, a seguito delle azioni super-energiche dell'ex presidente Petro Poroshenko, hanno ricevuto il Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Un ruolo non di poco conto nel processo di concessione del Tomos è stato svolto dall'attuale capo dell'arcidiocesi del Fanar negli Stati Uniti, l'arcivescovo Elpidophoros.

Lo schema di cooperazione tra Chiesa greco-cattolica ucraina e "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da una parte e i leader dell'Euromajdan dall'altra era semplice ma efficace: "tu grattami la schiena – e io gratterò la tua".

È logico supporre che l'arcivescovo del Fanar abbia deciso di seguire la stessa strada e di copiare la simbiosi tra religione e potere che è stata attuata con successo in Ucraina. A questo punto è necessario ricordare che letteralmente il giorno prima, il 2 giugno, l'arcivescovo aveva intenzione di incontrare Donald Trump, ma all'ultimo momento il presidente degli Stati Uniti ha annullato l'incontro. Perché ciò sia accaduto rimane sconosciuto, ma alla fine il Fanar ha ovviamente deciso di sostenere i rivali.

E questo è abbastanza coerente, perché i capi del Patriarcato di Costantinopoli hanno una lunga e proficua collaborazione con Joe Biden. Il patriarca Bartolomeo ha visitato ripetutamente l'attuale candidato al Partito Democratico degli Stati Uniti, il signor Biden ha fatto visita al Fanar. Il capo del Fanar ha anche incontrato la precedente rivale di Trump per i democratici nelle elezioni presidenziali – Hillary Clinton.

Ma comunque, perché l'arcivescovo del Fanar, che fino a poco tempo fa si preoccupava solo del futuro dell'ellenismo negli Stati Uniti, si è improvvisamente preoccupato dei diritti della popolazione nera della sua nuova patria?

Quali utili può ricevere il Patriarcato di Costantinopoli dal sostegno ai "manifestanti pacifici"?

Prima di tutto, va ricordato che nei geni del Patriarcato di Costantinopoli c'è il desiderio di cooperare con i poteri costituiti. Gli ucraini hanno potuto convincersene ancora una volta solo di recente, quando il patriarca Bartolomeo ha scritto il nome di Poroshenko nel Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Certo, ora i poteri che "contano" di più hanno sede negli Stati Uniti e, a partire dal patriarca Atenagora, i primati e i vescovi della Chiesa di Costantinopoli hanno insistentemente cercato amicizia con i leader di questo stato. Se Biden vince le elezioni presidenziali, la posizione del Fanar sarà ulteriormente rafforzata.

Il secondo argomento è la promozione della loro Chiesa agli occhi della popolazione locale, come forma creativa insolita di opera missionaria. Infatti, nonostante il fatto che l'arcidiocesi del Fanar negli Stati Uniti sia relativamente grande (a paragone con la Turchia), per la maggior parte degli americani rimane una chiesa etnica per greci completamente sconosciuta, che comprende non più dello 0,5% della popolazione.

Il terzo argomento è il riconoscimento personale e la popolarità. Data la grande attenzione agli sviluppi intorno al "Majdan nero" e all'ambizione dei capi del Fanar per i contatti pubblici, la partecipazione alle proteste aggiungerà un significativo "peso politico" all'arcivescovo Elpidophoros.

* * *

L'unica domanda rimane: dov'è la fede e il desiderio di portare la Verità di Cristo alla gente in questo scenario?

Ricordiamo che uno dei punti della nota decisione della sinassi del Fanar dell'11 ottobre 2018, che ha lanciato la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha segnato l'inizio della persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina, è stato un malvagio appello ad "astenersi dal sequestrare chiese, monasteri e altre proprietà, così come da qualsiasi altra azione violenta e vendetta, affinché prevalgano la pace e l'amore di Cristo". Perché era un appello malvagio? Perché il Fanar non poteva non sapere che le sue azioni sulla legalizzazione dello scisma ucraino avrebbero sicuramente portato al "sequestro di templi, monasteri e altre proprietà, nonché ad altre azioni violente".

Attualmente, anche l'arcivescovo del Fanar negli Stati Uniti sostiene una delle parti in conflitto e allo stesso tempo parla dell'inadeguatezza della violenza, dicendo che "la violenza provoca ancora più violenza".

Non è difficile comprendere che l'affiliazione di rappresentanti del clero con una delle parti in conflitto non contribuirà affatto alla sua risoluzione. L'Ucraina lo ha già dimostrato.

La vera posizione della Chiesa non può consistere nel sostenere dietro le quinte progetti malvagi di tecnologi politici nella speranza di ottenere amicizia e sostegno da parte dei poteri costituiti.

Purtroppo, dobbiamo ammettere ancora una volta che i rappresentanti della Chiesa più gloriosa e autorevole stanno compiendo passi molto ambigui. E possiamo solo sperare che questi passi non portino a un incremento del conflitto nella società americana né nella Chiesa ortodossa.

 
Costantinopoli assegnerà al "metropolita" Epifanij Dumenko, persecutore della Chiesa ucraina, un premio per i diritti umani

chelyabinsk.bezformata.com

Gli arconti, ovvero l'Ordine di sant'Andrea Apostolo del Patriarcato di Costantinopoli, hanno recentemente annunciato che il prossimo vincitore del loro annuale premio Atenagora per i diritti umani sarà il "metropolita" Epifanij Dumenko, il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica che il Patriarcato di Costantinopoli ha creato insieme all'ex presidente ucraino Petro Poroshenko a dicembre.

Il premio Atenagora per i diritti umani, che porta il nome del controverso patriarca Atenagora I di Costantinopoli, viene assegnato ogni anno “a una persona o organizzazione che si è costantemente segnalata per azione, scopo, dedizione e cura per i diritti fondamentali e la libertà religiosa di tutte le persone".

Destinatari precedenti

Epifanij si unirà quindi a un interessante cast di personaggi.

La dichiarazione degli arconti rileva che gli ex destinatari includono un certo numero di personaggi politici ed ecclesiastici, tra cui gli arcivescovi Iakovos e Demetrios dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America, Madre Teresa, i presidenti Jimmy Carter e George H.W.Bush, il vicepresidente Joseph Biden, l'ex capo dell'USSR Mikhail Gorbaciov e il governatore di New York Andrew Cuomo, tra gli altri.

Il rapporto non menziona, tuttavia, che nel 2010 il premio è stato assegnato al cardinale Theodore Edgar McCarrick della Chiesa cattolica romana. McCarrick ha prestato servizio come vescovo dal 1977 fino al suo pensionamento nel 2006. Era noto come oppositore dell'aborto e del matrimonio omosessuale, ma è stato anche ripetutamente accusato di una condotta sessuale impropria con seminaristi nel corso di decenni. Le accuse relative a minori sono diventate note nel giugno 2018 e McCarrick è stato ridotto allo stato laicale nel febbraio di quest'anno.

McCarrick è stato anche ospite d' onore e relatore al grande banchetto degli arconti del 2007. Secondo il sito web degli arconti, il patriarca Bartolomeo ha condotto una preghiera per l'ambiente con il cardinale McCarrick durante un vertice ambientale in Groenlandia nell'estate del 2007.

Il sito web degli arconti al momento non contiene articoli sul banchetto in cui McCarrick ha ricevuto il premio.

Il Governatore Andrew Cuomo ha ricevuto il premio nel 2016, nonostante fosse un aperto sostenitore dell'aborto e del transgenderismo, per aver facilitato la ricostruzione della chiesa di san Nicola dell'Arcidiocesi greca, che era stata distrutta l'11 settembre 2001. All'inizio di quest'anno, Cuomo ha firmato con orgoglio un disegno di legge che espande e consolida i "diritti dell'aborto" a New York, causando reazioni esplosive nella Chiesa cattolica e in altre istituzioni e individui che difendono i diritti umani dei bambini.

Anche l'ex cardinale McCarrick è stato un sostenitore del Patriarcato di Costantinopoli. Nel 2005, McCarrick ha testimoniato davanti alla Commissione degli Stati Uniti di Helsinki, dove ha ricordato di aver fatto appello al governo degli Stati Uniti per sollecitare la riapertura del seminario di Halki in Turchia, che ha chiamato il "West Point dei seminari ortodossi". McCarrick è stato quindi incluso in un elenco di sostenitori che hanno "alzato la voce per sostenere i diritti del patriarca ecumenico a Istanbul, in Turchia", dopo che un progetto di legge sulla situazione del patriarcato in Turchia è stato approvato dal Comitato per le relazioni internazionali della Camera dei deputati.

Le qualifiche di Epifanij Dumenko

Pertanto, mentre il premio è ufficialmente per coloro che hanno "cura dei diritti fondamentali e della libertà religiosa di tutte le persone", spesso l'attenzione si concentra su ciò che la persona ha fatto per il Patriarcato di Costantinopoli.

Secondo l'arcivescovo Elpidophoros, anche Epifanij Dumenko riceve il premio per il suo sostegno al Patriarcato: "Sua Beatitudine il metropolita Epifanij è stato un fervente difensore della libertà religiosa del Patriarcato ecumenico, anche se le sue prerogative sono state sfidate e persino respinte da alcuni, e per questo è stato messo sotto tremende pressioni da altri".

L'arcivescovo greco ha anche elogiato Dumenko per la sua opera in Ucraina: "In Ucraina ha già mostrato una saggezza simile a quella di Salomone, necessaria per riunificare la Chiesa, tornare all'unità eucaristica e ristabilirla come membro integrante del gruppo delle Chiese ortodosse autocefale in tutto il mondo".

Sfortunatamente, tuttavia, l'Ortodossia in Ucraina rimane profondamente divisa, con la maggior parte degli ucraini ortodossi che rimangono fedeli alla Chiesa canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. La Chiesa canonica sotto il metropolita Onuphry e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto Dumenko, infatti, non godono dell'unità eucaristica, e non si può dire che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia un "membro integrale" delle Chiese autocefale, poiché solo una delle 15 Chiese ortodosse locali del mondo riconosce la sua esistenza, per non parlare della sua autocefalia.

Anche il comandante nazionale degli arconti, il dottor Anthony J. Limberakis, si è concentrato sulla posizione di Dumenko nei confronti di Costantinopoli, osservando che dopo la sua elezione a primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha chiamato il patriarca Bartolomeo per chiedere la sua benedizione sul suo ministero. "Questo incarnava la comprensione di sua Beatitudine della posizione canonica del Patriarcato ecumenico nella Chiesa, e il suo profondo rispetto e amore per sua Santità", ha detto Limberakis.

La scelta di conferire un premio per i diritti umani a Epifanij Dumenko è curiosa, in quanto la sua "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" collabora apertamente con nazionalisti radicali e gruppi terroristici in Ucraina. Con l'aiuto di tali sostenitori, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è cresciuta nei mesi da quando ha ricevuto un tomos d'autocefalia, principalmente attraverso il sequestro violento di edifici di chiese e / o la loro registrazione illegale nei registri statali.

Gli attivisti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati visti attaccare vescovi, sacerdoti, monaci e laici, vecchi e giovani, della Chiesa canonica.

Inoltre, Dumenko ha dichiarato apertamente di essere un orgoglioso seguace di Stepan Bandera, che considera un "genio, creando la nazione e lo spirito ucraino".

Bandera era a capo di un'ala militante del movimento per l'indipendenza ucraina e un leader dell'attività terroristica dei nazionalisti ucraini. Oggi è ampiamente venerato in Ucraina, con statue e musei in suo onore in tutto il paese, sebbene sia anche considerato un collaboratore nazista e un criminale di guerra, responsabile di molteplici genocidi. Il parlamento ucraino ha recentemente votato per rendere il suo compleanno una festa nazionale.

È noto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata creata dallo stato ucraino e dal Patriarcato di Costantinopoli in uno spirito di russofobia e a favore dello stesso nazionalismo ucraino che ha alimentato le attività di Bandera.

A giugno, Epifanij ha assegnato un premio al parlamentare del Partito radicale Oleg Ljashko per il suo lavoro "per il bene della Chiesa ortodossa in Ucraina". Nel 2014, Lyashko ha rivendicato la responsabilità del "battaglione" che ha preso d'assalto un edificio governativo a Torez e ucciso un separatista filo-russo e ferito gravemente un altro. Sia Human Rights Watch che Amnesty International hanno condannato questo gruppo e Amnesty ha indicato Ljashko come un "deputato particolarmente aberrante".

Epifanij a giugno ha anche incontrato diversi leader nazionalisti, tra cui l'organizzazione terroristica Svoboda (Libertà), che ha promesso il proprio sostegno a lui e alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 21 agosto Dumenko, insieme a Svjatoslav Shevchuk, il capo degli uniati ucraini, ha consacrato un memoriale agli eroi dell'Organizzazione nazionalista ucraina - Esercito insurrezionale ucraino in un cimitero ebraico di Sambir. Anche se l'evento si è verificato in un cimitero ebraico, alla presenza di un rabbino, ciò ha suscitato un grande clamore da parte della comunità ebraica.

"Il monumento è dedicato alle persone che nel luglio 1941 organizzarono un pogrom degli ebrei a Sambir, durante il quale furono uccise circa 100 persone. Questa gente, nei ranghi della polizia ausiliaria ucraina, ha partecipato all'omicidio di massa di 1.200 ebrei di Sambir, che sono stati sepolti in questo stesso cimitero", ha scritto Eduard Dolinskij, direttore del Comitato ebraico ucraino.

I sodali di Epifanij

Naturalmente, Epifanij non è il solo nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in termini di relazioni intime con nazionalisti, radicali e persino terroristi. Vari "chierici" della sua "chiesa" sono noti per glorificare apertamente i nazisti.

Il 28 luglio, il "sacerdote" Vasily Sagan ha servito la re-inumazione di 29 membri della divisione nazista SS Galizia, che hanno combattuto con Hitler nella seconda guerra mondiale. Questi soldati, Sagan è sicuro, sono tra i santi.

In precedenza, il 12 ottobre dell'anno scorso, il giorno dopo che gli era stato dato il sigillo di approvazione da parte del Patriarcato di Costantinopoli ed era stato ricevuto come vescovo nonostante fosse stato deposto e anatemizzato canonicamente negli anni '90, il "patriarca" Filaret Denisenko ha benedetto una "icona" nazionalista piena di simbolismo nazista.

Lo stesso patriarca Bartolomeo è noto per aver premiato queste persone , come "padre" Aleksandr Dedjukhin, che crede che l'unico modo per "perdonare" un nemico sia ucciderlo e che ha ringraziato Dio per la tragica morte dei russi in un attentato in una metropolitana del 2017. Altri "chierici" ricevuti da Costantinopoli, come lo "ieromonaco" Bogdan Kostjuk, sostengono apertamente Hitler e diffondono i suoi discorsi.

Un affronto alla Chiesa ucraina canonica

Certamente, assegnare un tale premio a Epifanij Dumenko è a dir poco uno schiaffo alla Chiesa ucraina canonica sofferente, guidata dal metropolita Onufrij. Il Patriarcato di Costantinopoli ha riconosciuto questa Chiesa come l'unica chiesa canonica dell'Ucraina fino allo scorso anno, quando ha deciso di riconoscere invece gli scismatici e di iniziare a comportarsi come se la Chiesa ortodossa ucraina. Centinaia di chiese e persone sono state attaccate, ma Costantinopoli è rimasta in silenzio.

L'arciprete Nikolaj Danilevich, vicecapo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina canonica, ha risposto : "Membri e sostenitori dell'organizzazione religiosa, guidata da quest'uomo, hanno creato circa 500 punti di conflitto in tutta l'Ucraina, dove sono state violate le libertà religiose. Premiare questa persona "per essersi presa cura delle libertà religiose" equivale a premiare un luccio per essersi preso cura dei diritti delle carpe".

Padre Alipij Svetlichny di Kiev scrive: "Sembra qualcosa di demoniaco! Soprattutto di fronte al continuo sequestro di chiese e proprietà della Chiesa ortodossa sulla terra ucraina; di fronte allo sfacciato oltraggio e alla violenza contro le persone, contro la libertà di coscienza e i diritti religiosi!"

"Dopo tutto, tutte queste illegalità e abusi stanno avvenendo sotto il suo comando!" sottolinea padre Alipij.

Epifanij Dumenko si recherà a New York per ricevere il premio il 19 ottobre.

 
20 citazioni dagli interventi del patriarca Kirill

Il portale Pravoslavie i mir ha raccolto alla fine di gennaio 2014 una ventina di citazioni da prediche, interviste e discorsi del patriarca Kirill. Presentiamo il testo originale russo e la traduzione italiana delle citazioni, assieme a una bella galleria fotografica che Pravmir ha messo insieme da varie fonti dell’ufficio stampa patriarcale.

 
Dal nostro corrispondente da San Pietroburgo: una "palestra dello spirito"
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il primo resoconto dal nostro diacono Eugenio, ora impegnato negli studi di lingua russa e di teologia ortodossa, oltre al servizio all'altare, all'accademia teologica di San Pietroburgo:
 
   
 
Ho letto l'articolo "Note sulla restaurazione della Chiesa ortodossa russa", e sono pienamente concorde con quanto esprime l'autore.
Per rimanere in tema vi mando alcune foto della chiesa della vecchia accademia, i cui locali erano stati trasformati dai sovietici in un palazzo polisportivo e sono stati restituiti da un paio di mesi all'accademia teologica di San Pietroburgo. La prima iniziativa del rettore, l'arcivescovo Ambrogio (Ermakov), è stata di tornare a celebrare nel locale ove prima c'era la chiesa. Per cui le celebrazioni ora si svolgono sia nella chiesa di san Giovanni il teologo, che si trova nei locali attualmente in uso, sia in questa chiesa dedicata al santo vescovo Nicola apostolo del Giappone, sita nei locali restituiti.
 
 
Dell'antica cappella resta solo il soffitto, in precarie condizioni. Ma non so trovare le parole per descrivere quanta grazia ci ricolmava tutti durante la Veglia ieri e la Divina Liturgia stamane. Esperienze simili le avevo già vissute in Italia del sud ogni qualvolta capitava di poter partecipare a una celebrazione tra i ruderi di qualche antica chiesa o monastero, in particolare a Bivongi. Un'altra palestra dello spirito, temporaneamente presa in prestito dagli sportivi del mondo, che torna per l'uso della nostra corsa spirituale.  Gloria a Dio!
 
Cristo avrebbe lavato i piedi degli afroamericani al Majdan nero?

la lavanda dei piedi in bianco e nero: cristianesimo o tecnologia politica?

Durante le rivolte negli Stati Uniti, si sono visti bianchi inginocchiarsi davanti ai neri e lavare loro i piedi. Che cos'è? Un segno d'umiltà e pentimento o una manipolazione?

Nelle ultime settimane, l'attenzione di tutto il mondo si è rivolta sugli eventi negli Stati Uniti, dove proteste su larga scala continuano senza sosta. Per molti residenti del nostro pianeta, l'abbreviazione "USA" è associata a libertà di parola, democrazia e valori liberali. Tuttavia, dal 25 maggio 2020, quando l'afroamericano George Floyd è morto durante l'arresto, tutto ciò che vediamo negli Stati Uniti non ha nulla a che fare con i valori democratici e persino con la semplice civiltà. Nelle ultime settimane, 89 poliziotti sono stati uccisi nel paese, i centri di molte città sono stati quasi completamente distrutti, i negozi sono stati saccheggiati e bruciati a migliaia e molte persone innocenti hanno sofferto per mano di teppisti di strada. Il banditismo dilagante e la trasformazione improvvisa in selvaggi di un gran numero di cittadini, ieri civili e rispettosi della legge, è sorprendente. Proteste di massa, che i media mondiali definiscono "pacifiche", si sono diffuse non solo in quasi tutti gli Stati Uniti ma anche in molte democrazie americane.

George Floyd, precedentemente condannato per possesso e distribuzione di droghe, un uomo che aveva avuto diverse condanne penali e aveva scontato delle pene nelle carceri americane, è stato sepolto in un modo che avrebbero invidiato persino i più eminenti studiosi, filantropi e statisti. Una bara dorata su cui ha pianto il sindaco di Minneapolis, la moglie in lacrime del criminale assassinato, che costui non vedeva da sei anni e che aveva abbandonato una volta con un bambino di tre mesi, 13 milioni di dollari raccolti per famiglia del defunto, centinaia di migliaia di persone che hanno espresso sinceramente il loro dolore e migliaia di rappresentanti della razza bianca in ginocchio davanti agli afroamericani con una richiesta di "perdono" - tutte queste immagini sono state diffuse dai media in tutto il mondo in pochissimo tempo. Inoltre, recentemente si è saputo che l'Università del Massachusetts ha istituito una fraternità dedicata a George Floyd. Lo stesso Floyd è ritratto con aureola e ali d'angelo, il che implica chiaramente che potrebbe essere considerato un santo.

un murale con aureola e ali d'angelo. Foto: chochilino.com

Con tutto ciò, nessuno ricorda che quest'uomo durante l'ultima rapina a mano armata tenne una donna incinta con una mano per la gola, puntandole con l'altra una pistola allo stomaco e chiedendo soldi. Ecco perché un attento osservatore non può fare a meno di pensare all'assurdità degli sviluppi: perché si sta facendo tutto questo, e di cosa si tratta?

Gli afroamericani sono oppressi?

Una delle caratteristiche più sorprendenti dell'attuale "Majdan nero" negli Stati Uniti è il gran numero di bianchi che si inginocchiano di fronte ai neri. Il vantaggio di questo inginocchiarsi è stato sfruttato dal principale rivale di Donald Trump nelle imminenti elezioni presidenziali: Joe Biden. Il 9 giugno 2020, la maggior parte dei rappresentanti del suo partito e lui stesso si sono inginocchiati di fronte ad afroamericani.

Non si può negare che la popolazione nera degli Stati Uniti sia stata utilizzata come schiai per centinaia di anni. Ma è ancora così?

Secondo le statistiche rilasciate dal Washington Post, la polizia degli Stati Uniti ha ucciso 1003 criminali nel 2019. Di questi, 249 erano neri, mentre 405 erano bianchi, cioè quasi il doppio! Quindi, anche i fatti più evidenti suggeriscono che non ci sono motivi per rivolte su così vasta scala.

Ciò può significare che i raduni di massa negli Stati Uniti hanno obiettivi leggermente diversi da quelli espressi dai loro organizzatori. Dal punto di vista politico, tutto è chiaro: le elezioni. Ma oltre a questo, i manifestanti stanno cercando certe preferenze per se stessi. No, non si tratta di diritti e uguaglianza razziale; si tratta di rapine ordinarie e del desiderio di evitare la responsabilità delle loro azioni. Fondamentalmente, a tali gesti è fornita una certa tecnologia.

L'ideologia del "ruba ciò che è stato rubato" o della "colpa collettiva"

Ora negli Stati Uniti le rapine, la violenza e l'illegalità sono elevate al rango di gesti completamente "regolari" e ricevono assoluzioni dalle labbra di coloro che manipolano l'opinione pubblica. Per esempio, il giornalista americano Willie Osterweil ha scritto nel 2014 sui pogrom di Ferguson: "La persona che saccheggia potrebbe essere qualcuno che deve faticare ogni giorno per cavarsela, qualcuno che, afferrando qualcosa di valore, può permettersi di sopravvivere per il resto della settimana protestando "in modo non violento". Potrebbe nutrire la sua famiglia o le persone anziane della sua comunità che sopravvivono a malapena grazie alla sicurezza sociale e non possono lavorare (o saccheggiare) da sole. Potrebbe semplicemente espropriare ciò che altrimenti acquisterebbe, per esempio i liquori, ma ciò rappresenta comunque un modo materiale in cui rivolte e proteste aiutano la comunità: fornendo alle persone un modo di risolvere alcuni dei problemi immediati della povertà e creando per le persone uno spazio proseguire liberamente la propria vita piuttosto che farlo attraverso il lavoro salariato..." (The New Inquiry. In Defense of Looting, 21 agosto 2014).

In altre parole, i cittadini bianchi sono convinti di essere colpevoli delle ingiustizie dei loro antenati nei confronti della popolazione nera, e quindi sono obbligati a compensare quest'ultima in qualche modo. Il pensatore russo Boris Jakemenko scrive in questo modo: "Mettiti nelle mani dei vincitori, arrenditi a tutti i costi, pentirti volontariamente anche di ciò che non hai commesso. Dopodiché, è impossibile raggiungere la perfetta eguaglianza: questo inginocchiarsi rimarrà per sempre un segno di totale perdita di dignità a causa della sconfitta globale dei vinti e introdurrà un'era di razzismo all'incontrario".

L'ideologia della "colpa collettiva"

Quest'ideologia non è affatto nuova, il suo messaggio centrale è quello di costringere quelli che non hanno commesso alcun crimine a credere nella propria colpa, e quindi ottenere il diritto morale di operare qualsiasi violenza contro di loro. Gli ideologi del Majdan nero, accusando la popolazione bianca dei peccati dei loro padri o imponendo loro un complesso di colpa collettiva, vogliono giustificare le loro stesse rapine e crimini, presentandoli come "ripristino della giustizia storica".

Storicamente, sulla base di questa ideologia, i nazisti giustificarono i pogrom ebraici a Leopoli, Vienna e Cracovia; la colpa collettiva servì a giustificare l'esistenza dei campi di concentramento. Usando la stessa ideologia, i bolscevichi giustificarono la distruzione dell'élite e dei proprietari terrieri russi nel periodo successivo alla rivoluzione del 1917. Allo stesso tempo, si può notare che l'idea di "colpa collettiva" funziona comunque, indipendentemente dal tempo e dal luogo. Per esempio, abbiamo potuto osservare simili atti di flagellazione e di umiliazione morale durante il periodo dell'Euromajdan, quando agenti delle forze dell'ordine picchiati sono stati spinti sulla Khreschatik, messi in ginocchio e costretti a pentirsi.

Il pentimento cristiano contro il pentimento del Majdan

Naturalmente, tali atti di "pentimento", pur con le loro somiglianze esterne, non hanno nulla a che vedere con il cristianesimo. Per prima cosa, il vero pentimento non può mai comportare violenza. Il significato stesso della parola "pentimento" (in greco – "metanoia") parla di un cambiamento di mentalità. È impossibile forzare una persona a cambiare il suo paradigma di visione del mondo mettendola in ginocchio – questo non può che umiliarla. Il pentimento è un'espressione di libertà, è un desiderio interiore di migliorare, abbandonare i peccati passati e cambiare la propria vita. Ma la cosa principale è che il pentimento è ricerca di Dio. Pertanto, ci si deve pentire, prima di tutto, davanti a Dio.

Ciò significa che possiamo chiedere perdono a un'altra persona solo se lo abbiamo già chiesto al Signore. Altrimenti, l'atto di pentimento si trasformerà in uno scambio di emozioni, incapace di influenzare la vita interiore e spirituale. Per esempio, un marito ubriaco può chiedere perdono a moglie e figli in qualsiasi momento e continuare a bere e a picchiarli. E solo dopo aver chiesto perdono a Dio, rivolgendosi a lui, che si può contare su un cambiamento in se stessi e un cambiamento nella propria vita (a proposito, anche in ebraico il termine "pentimento" significa letteralmente "cambiamento di mente").

In questo senso, l'intero moderno flash mob di americani in ginocchio non ha nulla a che fare con il vero pentimento. Perché se si trattasse di vero pentimento (il desiderio di cambiare qualcosa nella vita di una popolazione nera sofferente), una moderna società civile ricorderebbe non tanto "l'oppressione" dei criminali afroamericani negli Stati Uniti, ma i bambini affamati in Africa, che muoiono davvero a decine di migliaia. Dopotutto, anch'essi sono neri e le loro vite dovrebbero anch'esse "importare", giusto?

Inoltre, il pentimento nel cristianesimo non implica alcuna "colpa collettiva" o responsabilità dei figli per i peccati dei loro padri.

Leggiamo il profeta Ezechiele: "Mi fu rivolta questa parola del Signore: Perché andate ripetendo questo proverbio sul paese d'Israele: 'I padri han mangiato l'uva acerba e i denti dei figli si sono allegati?' Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele... il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità" (Ezechiele 18:1-3, 20).

Il profeta Geremia gli fa eco: "Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame. Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare. Parola del Signore. In quei giorni non si dirà più: 'I padri han mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati!' Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti" (Ger. 31: 27-30).

E il libro del Deuteronomio dice: "Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato". (Dt 24:16). Inoltre, nel Quarto libro dei Re, troviamo una storia sul re di Giuda, Amasia, che uccise i suoi nemici ma non fece del male ai loro figli: "Quando il regno fu saldo nelle sue mani, uccise gli ufficiali che avevano assassinato il re suo padre. Ma non uccise i figli degli assassini, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, ove il Signore prescrive: 'I padri non moriranno per i figli né i figli per i padri, perché ognuno morirà per il suo peccato'." (2 Re 14:5–6).

Quindi, come vediamo, la Sacra Scrittura parla chiaramente della responsabilità personale di ogni persona per i propri peccati. Il concetto di "colpa collettiva" e "responsabilità collettiva" è estraneo al cristianesimo e parla solo del desiderio di manipolare le persone, non del desiderio di cambiarle in meglio.

Pertanto, il pentimento non può avvenire per forzatura o semplicemente perché "tutti lo fanno", ma è sempre associato all'aspirazione a Dio, al libero arbitrio e al desiderio di cambiare la propria vita e di allontanarsi dalle proprie azioni malvagie.

La lavanda dei piedi e l'umiltà cristiana

Inginocchiarsi ed esprimere "pentimento collettivo" non sono gli unici attributi quasi religiosi di ciò che sta accadendo nell'America moderna. La lavanda dei piedi dei cittadini neri è stata aggiunta all'elenco.

Di fatto, un gruppo di poliziotti nello stato americano della Carolina del Nord ha lavato i piedi di pastori neri, inginocchiandosi di fronte a loro. In un video pubblicato su ABC11, due afro-americani sono seduti su una panchina – un uomo e una donna. Un uomo legge una preghiera e poi le forze dell'ordine lavano i piedi degli americani neri. Sembrerebbe che questa azione dovrebbe causare affetto o qualche tipo di empatia. Ma, in realtà, provoca solo stupore. Cosa volevano dire i poliziotti con questo rituale? Che sono umili rappresentanti del potere e servono chi ha la pelle nera? E i "latinos", i rappresentanti del continente asiatico o le popolazioni indigene della stessa America? Perché non lavano i piedi anche a loro? Qual è il senso?

È chiaro che l'atto di lavare i piedi usato in questo caso ha radici bibliche. Dal Vangelo, ricordiamo che prima dell'ultima cena Cristo ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Secondo i santi Padri, questo atto di Cristo ha diverse implicazioni.

San Giovanni Crisostomo lo considera un preludio a tutta la storia della Passione, in cui l'amore di Gesù Cristo per "il suo essere nel mondo" si è manifestato nel modo più assoluto. Inoltre, lavando i piedi dei suoi discepoli, il Signore ha mostrato un vero esempio di umiltà, che consiste nel desiderio di servire il prossimo, indipendentemente dalla sua posizione nella società. Attraverso questa azione, "apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce " (Fil 2:7-8). Pertanto, la sua lavanda dei piedi indicava il senso espiatorio e purificatore della crocifissione e allo stesso tempo la necessità di purificare la vita spirituale degli stessi apostoli, senza la quale essi non potevano diventare partecipi dell'impresa dell'espiazione.

Pertanto, possiamo tranquillamente affermare che esiste un'enorme differenza tra l'atto di Cristo e l'atto di coloro che compiono una "lavanda di moda" dei piedi ad alcuni gruppi della popolazione.

Speculando su questo argomento, non si può non ricordare la pratica di lavare i piedi ai migranti musulmani, che è stata portata avanti per diversi anni dal "vicario di Dio sulla terra", papa Francesco. Per la maggior parte dei cristiani, questa azione del papa è rimasta un mistero. Se lo fa per umiltà, perché lo fa sotto i flash delle fotocamere? Se lo fa per amore, perché non sappiamo come aiuta queste persone? Se il papa indica simbolicamente la necessità che i migranti si uniscano all'impresa espiatoria di Cristo, allora perché lo fa in relazione ai musulmani?

papa Francesco bacia e lava i piedi dei migranti

Sembra che la natura del lavaggio dei piedi da parte del papa e dei poliziotti bianchi al Majdan nero sia della stessa specie. Tutto ciò non ha quasi alcuna somiglianza con l'umiltà cristiana, che non può essere dimostrativa per definizione, ma sembra piuttosto una manifestazione di tecnologia politica.

Non è così deplorevole che tali tecnologie sfruttino la religione. È più deplorevole che ogni volta ci siano persone che prendono tutte queste manipolazioni pseudo-religiose al loro valore nominale. Dopotutto, nulla di buono viene da tali manipolazioni a lungo termine.

Una persona che usa la religione per raggiungere i propri obiettivi mercantili finirà a mani vuote. Escludendosi dal santuario, vedendo le cose sacre solo come armi e mezzi per la manipolazione, tale persona violerà con piena coscienza non solo le leggi celesti, ma anche quelle terrene. In questo scenario, i criminali saranno elevati al rango di santi, mentre i peccati saranno considerati la norma.

In questo caso, possiamo solo guardare attentamente tutti gli sviluppi attuali e, come dice l'apostolo Giovanni il Teologo, dovremmo essere in grado di distinguere tra gli spiriti di questo mondo e lo Spirito di Dio: "Cari amici, non credete ad ogni spirito, ma prova gli spiriti per vedere se provengono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti nel mondo". (1 Gv 4:1). Dopotutto, essendo troppo creduloni e assumendo le menzogne ​​e le falsità dei moderni ipocriti, non solo perdiamo la capacità di pensare in modo sobrio, ma cadiamo anche nelle reti del maligno, dalle quali ci liberi il Signore!

 
Che cosa implicano le decisioni sinodali della Chiesa greca sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

l'arcivescovo Hieronymos sta ora affrontando una situazione complicata. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La decisione del Sinodo greco è la seguente in linea di massima: finora abbiamo deciso di non decidere nulla, vale a dire di rinviare la questione. Ma le emozioni corrono veloci in questo campo.

La riunione di tre giorni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia, tra il 26 e il 28 agosto 2019, è stata annunciata da molti media come quella in cui si supponeva che avesse luogo il tanto atteso riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte di una Chiesa ortodossa locale (dopo quella di Costantinopoli). L'agenzia greca Romfea, che apparentemente simpatizza con il Fanar, lo ha affermato nella notizia del 26 agosto 2019: "È interessante notare che la Chiesa di Grecia è la prima Chiesa ortodossa a riconoscere l'autocefalia della Chiesa dell'Ucraina concessa dal Patriarcato ecumenico qualche mese fa".

schermata di romfea.gr. Traduzione (una delle possibili) del titolo della notizia: "La Chiesa di Grecia sceglie l'Ucraina"

Ricordiamo che nel luglio 2019, il patriarca Bartolomeo in un'intervista a TSN ha affermato che la Chiesa di Grecia sarebbe stata la prima tra le Chiese locali a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "Preghiamo e speriamo che tutte le Chiese ortodosse locali riconoscano prima o poi l'indipendenza della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma la prima Chiesa a riconoscere la Chiesa locale dell'Ucraina sarà la sua chiesa sorella - la Chiesa ortodossa della Grecia".

Dopo che il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia ha terminato i suoi lavori, alcuni media ucraini si sono affrettati a riferire che aveva deciso sulla canonicità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

schermata del sito web tsn.ua

Non è così, ovviamente.

Alcuni media sono stati un po' più cauti. Tuttavia, hanno anche affermato che le attuali decisioni del Sinodo greco sono un passo verso il riconoscimento degli scismatici ucraini.

schermata del sito web korrespondent.net

Anche questo non è vero. Cosa ha veramente deciso il Santo Sinodo della Chiesa greca? Lo riporta il comunicato stampa del Sinodo del 28 agosto 2019.

schermata dal sito web ufficiale del Sinodo della Chiesa di Grecia

Un piccolo penultimo paragrafo è dedicato alla "questione ucraina" nel comunicato stampa: "Dopo le relazioni dei Comitati sinodali su questioni dogmatiche e legali e le relazioni inter-ortodosse e intercristiane, a proposito della questione ucraina, il Santo Sinodo permanente della Chiesa ortodossa di Grecia riconosce il diritto canonico del patriarca ecumenico di concedere l'autocefalia, nonché il privilegio del primate della Chiesa di Grecia di risolvere ulteriormente la questione del riconoscimento della Chiesa dell'Ucraina".

Dopo aver letto questo testo, sorgono tre domande:

1. Che cosa significa "del primate della Chiesa di Grecia di risolvere ulteriormente la questione del riconoscimento della Chiesa dell'Ucraina"?

2. Cosa si intende per "diritto canonico del patriarca ecumenico di concedere l'autocefalia"?

3. Che cosa è esattamente contenuto nelle relazioni dei comitati sinodali su questioni dogmatiche e legali?

Primo punto. Sul privilegio del primate della Chiesa di Grecia

I media ucraini hanno interpretato la situazione sostenendo che il Sinodo greco avrebbe ordinato al primate, sua Beatitudine Hieronymos, di compiere ulteriori passi per riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per esempio, il giornale Novoe Vremja (Tempo nuovo, ndc) riferisce che il Sinodo ha deciso di "delegare al primate della Chiesa di Grecia (l'arcivescovo Hieronymos) l'autorità di affrontare ulteriormente la questione del riconoscimento della Chiesa dell'Ucraina".

Tuttavia, in realtà, i membri del Sinodo greco hanno cercato di spostare la responsabilità della risoluzione personale della questione sul loro primate. L'agenzia Romfea cita uno dei partecipanti all'incontro del Sinodo della Chiesa di Grecia: "Abbiamo riconosciuto congiuntamente il privilegio dell'arcivescovo di affrontare la questione in modo indipendente".

Tuttavia, sua Beatitudine Hieronymos non è d'accordo con questo e ha dichiarato: "Non posso assumermi una tale responsabilità, la prenderò insieme al Concilio episcopale".

Allo stesso tempo, Romfea richiama l'attenzione sul fatto che la "questione ucraina" non è inclusa nell'ordine del giorno del Concilio episcopale della Chiesa di Grecia, che dovrebbe svolgersi a ottobre. Ma dopotutto, il Sinodo nella riunione del 28 agosto 2019, avrebbe potuto cambiare ufficialmente quest'ordine del giorno e includervi la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, per quanto possiamo vedere, il Sinodo della Chiesa greca non lo ha fatto, ma ha semplicemente lasciato alla discrezione del suo primate di occuparsi di questo problema. Secondo Romfea, che fa riferimento alle sue stesse fonti, in ottobre sua Beatitudine Hieronymos proporrà al Concilio dei vescovi di considerare la "questione ucraina" fuori dall'ordine del giorno, per così dire. Nella nostra tradizione burocratica, questo è chiamato "varie ed eventuali". Tuttavia, è libero di proporre o no la questione.

Pertanto, i greci hanno messo a punto una semplice combinazione per forze esterne. Invece di prendere una decisione per cambiare l'ordine del giorno del Concilio episcopale di ottobre e includervi la "questione ucraina", hanno delegato il diritto di decidere al primate, mentre il primate stesso ha negato l'uso di questo diritto a favore del Concilio episcopale. E ancora una volta, senza aggiungerlo all'ordine del giorno.

Secondo punto. Sul diritto canonico del patriarca ecumenico di concedere l'autocefalia

Il riconoscimento del "diritto canonico del patriarca ecumenico di concedere l'autocefalia" può essere inteso in due modi: o come riconoscimento di questo diritto in generale, o nel caso specifico per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Qui i greci mostrano diplomazia e offrono a tutti di interpretare queste parole secondo i propri gusti. Il diritto di Costantinopoli di concedere l'autocefalia non è affatto contestato da alcuno, se stiamo parlando delle sue strutture ecclesiali.

Nella storia della Chiesa ortodossa, le autocefalie sono state concesse da due Chiese locali: la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa russa. I fanarioti un tempo hanno concesso l'autocefalia alle Chiese locali russa, bulgara, romena e altre. La Chiesa russa ha concesso l'autocefalia alle Chiese polacca, cecoslovacca e americana.

Tuttavia, qui non tutto è chiaro come nel caso della Chiesa di Costantinopoli. I fanarioti sono gelosi del loro diritto "esclusivo" di concedere l'autocefalia e non accolgono realmente tali azioni da parte di altre Chiese, in particolare della Chiesa russa.

La Chiesa polacca ha ricevuto per due volte un Tomos d'autocefalia, da Costantinopoli nel 1924 e dalla Chiesa ortodossa russa nel 1948. Anche la Cecoslovacchia ne ha ricevuti due: dalla Chiesa ortodossa russa nel 1951 e dal Fanar nel 1998. Quale di questi atti è stato il vero conferimento di autocefalia, è trattato da canonisti di diverse Chiese a propria discrezione. L'autocefalia della Chiesa ortodossa in America, che è stata concessa dalla Chiesa ortodossa russa nel 1970, è riconosciuta solo dalla Chiesa ortodossa russa, così come dalle Chiese ortodosse georgiana, bulgara, polacca e cecoslovacca. Le rimanenti Chiese locali continuano a considerare la Chiesa americana come parte della Chiesa russa e sono in comunione eucaristica con essa.

Per quanto riguarda il caso di "concessione" dell'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", i greci non potevano riconoscere qui il diritto del Fanar di concedere l'autocefalia. Perché ? si veda il punto successivo.

Terzo punto. Di cosa si parla nei rapporti dei Comitati sinodali della Chiesa greca?

L'agenzia di stampa RIA Novosti ha informato con riferimento alle proprie fonti sul contenuto delle relazioni delle Commissioni sinodali dogmatiche e legali: "Entrambe le commissioni hanno obiezioni, gravi obiezioni alla questione se debba essere riconosciuta. E ognuna ha spiegato i suoi motivi", ha detto la fonte. Pertanto, le Commissioni sinodali non solo hanno espresso il loro atteggiamento negativo nei confronti dell'idea di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma hanno anche fornito potenti argomenti per corroborare la loro opinione. Non conosciamo i dettagli, ma con un alto grado di probabilità possiamo presumere che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia ostacolato da quanto segue:

• mancanza di pentimento nella "riunione" con la Chiesa;

• assenza di ordinazioni canoniche della maggioranza dell'episcopato della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina";

• disaccordo categorico della Chiesa ortodossa ucraina, che è riconosciuta come l'unica Chiesa canonica in Ucraina ed è due volte più numerosa in termini di parrocchie rispetto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", nella partecipazione al progetto fanariota dell'autocefalia ucraina.

Questo elenco di ostacoli al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è certamente completo, ma è quanto già espresso nelle decisioni ufficiali sulla "questione ucraina" da parte di altre Chiese locali.

Inoltre, la fonte di RIA Novosti ha riferito che i rapporti delle Commissioni sinodali hanno criticato la leadership del Patriarcato di Costantinopoli e riconosciuto il fatto che il Fanar, con le sue decisioni illegali in Ucraina, si è posto in un vicolo cieco: "...Il Patriarcato di Costantinopoli, se vuole salvare la sua autorità, dovrebbe convocare un Sinodo pan-ortodosso su una singola questione - l'Ucraina". Per quanto riguarda l'umore dei vescovi greci, la fonte di RIA Novosti ha ammesso: "Tuttavia, penso che ci siano pochissimi metropoliti greci che riconoscono una situazione scismatica così grave".

Romfea trasmette le seguenti parole di uno dei vescovi della Chiesa di Grecia che ha preso parte ai lavori del Sinodo: "In altri casi, non abbiamo dovuto riconoscere l'autocefalia da parte di tutto l'episcopato, come è avvenuto con altre Chiese autocefale nei Balcani. Qui abbiamo un caso speciale di scismatici che non sono stati ordinati e sono stati scomunicati".

Pertanto, non vi è motivo di affermare che i vescovi della Grecia siano unanimi nel loro desiderio di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come evidenziato da molte fonti "patriottiche" ucraine.

Pertanto, ci poniamo la seguente domanda: può il Concilio episcopale della Chiesa di Grecia a ottobre riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" contro conclusioni negative, che sono state annunciate pubblicamente alla riunione del Santo Sinodo dalle Commissioni sinodali della Chiesa di Grecia, guidate da autorevoli vescovi e in assenza di unità tra la maggioranza dei vescovi su questo tema?

La risposta sembra meno ovvia. Lo stesso interlocutore, quando gli hanno parlato i corrispondenti di RIA Novosti, ha ammesso che "un'enorme pressione" è esercitata sulla Chiesa greca e allo stesso tempo ha espresso fiducia nel fatto che "l'arcivescovo Hieronymos è un diplomatico e sono sicuro che troverà il modo di evitare tutto questo".

Chi esercita esattamente questa pressione non è un segreto. I rappresentanti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che fanno apertamente e insistentemente pressione sul progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", si incontrano regolarmente con i primati delle Chiese locali per far loro riconoscere la nuova struttura. Finora hanno fallito. Ma nelle loro mani ci sono argomenti molto pesanti per influenzare i dissidenti.

È interessante notare che l'attuale ambasciatore degli Stati Uniti in Grecia è Geoffrey Pyatt, che fino al 2016 era ambasciatore in Ucraina e che molti definiscono uno dei coorganizzatori del Majdan e degli eventi successivi. Pyatt ora sta facendo del suo meglio per costringere i vescovi greci a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per esempio, nel 2018 ha incontrato l'abate del monastero di Vatopedi al Monte Athos, l'archimandrita Ephraim, che sebbene subordinato al Patriarcato di Costantinopoli, ha allo stesso tempo una grande autorità nell'Ortodossia greca.

Geoffrey Pyatt e l'archimandrita Ephraim (Koutsou)

È noto che l'archimandrita Ephraim è venuto a Kiev per partecipare alla "intronizzazione" di Epifanij, ma lo ha fatto in modo così poco convincente che ha scelto di andare in ospedale per non dover partecipare a questo atto illegale.

Non si sa quale sarà l'attuale "enorme pressione" esercitata sui vescovi della Chiesa di Grecia e che cosa decideranno sulla "questione ucraina" in ottobre alla riunione del Concilio episcopale. Tuttavia, l'attuale riunione del Santo Sinodo della Chiesa di Grecia ha reso ancora più ovvio che la posizione pro-"Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non può essere corroborata da alcun argomento dogmatico, canonico o da altri argomenti puramente ecclesiastici.

Il progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un progetto politico, il che significa che chiunque possa riconoscere questa organizzazione può farlo solo con metodi politici. Per ogni credente, questo dovrebbe essere un indicatore del fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha nulla a che fare con la Chiesa di Cristo. La scelta sta diventando ancora più ovvia: o rimanere fedeli a Cristo e ai suoi comandamenti o compiere la volontà del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

"Nessuno può servire due padroni. O odierai l'uno e amerai l'altro, o sarai devoto all'uno e disprezzerai l'altro. Non è possibile" (Mt 6,24).

Per quanto riguarda i vescovi greci, così come i vescovi di tutte le altre Chiese locali, si può solo desiderare per loro resistenza e forza d'animo nel sostenere la verità di Cristo davanti ai poteri costituiti. Speriamo che sia così.

 
Un prete ortodosso parla della razza

Ebbene, dobbiamo parlare di razza, di persone giudicate semplicemente per il colore della loro pelle. Io sono un prete ortodosso, e ammetto di essere stato molto lento a capire, ma con tutti gli eventi recenti ho finalmente visto la luce. Questo è un problema molto serio e ora mi rendo conto di non aver fatto abbastanza - personalmente - per combatterlo.

La schiavitù era diffusa negli Stati Uniti, fino a quando non fu abolita nel 1865. E oggi ci sono milioni di persone che sono discendenti di questi schiavi. Letteralmente milioni di loro, oggi, sono membri della Chiesa ortodossa.

Dobbiamo anche ricordare, nella storia, quanti santi della Chiesa ortodossa sono stati schiavi. Erano devoti cristiani che hanno sopportato l'abuso e l'umiliazione della schiavitù, soffrendo per anni sotto le sferzate di duri schiavisti. Eppure non hanno condannato. Non si sono lamentati. Hanno seguito fedelmente e umilmente Cristo, non aspettandosi di ricevere la loro ricompensa qui sulla terra, sapendo che la loro piena ricompensa sarebbe stata ricevuta solo più tardi, alla risurrezione.

Questi santi ortodossi che erano schiavi, e anche i milioni di cristiani ortodossi che oggi sono discendenti di schiavi, sono nostri fratelli e sorelle. Fanno parte del Corpo di Cristo. Quindi dobbiamo smettere di trattarli come cittadini di seconda classe!

Ora, per essere chiari, solo per essere sicuro di non essere frainteso, è importante che io lo sottolinei: le persone di cui sto parlando sono bianche.

Vedete, la schiavitù fu abolita in Russia nel 1861, quattro anni prima che fosse abolita in America. E prima di allora, letteralmente milioni di innocenti cristiani russi bianchi erano sottoposti alla servitù della gleba - in pratica, erano schiavi.

Ho un'amica russa di nome Irina, che vive in America ed è la diretta discendente di una schiava. Ha detto che la sua bisnonna era valutata poco meno di una giovane capra. Riuscite a immaginare quanto sarebbe umiliante sapere che delle persone valutavano una capra molto più di quanto valutassero la vostra bisnonna? Quanto sarebbe doloroso se dovessi affrontare questo fatto come parte della vostra storia familiare?

Ci sono letteralmente milioni di persone che vivono in Russia oggi, che sono discendenti di schiavi, proprio come Irina. Dobbiamo mostrare loro rispetto, perché anche oggi stanno dimostrando incredibili livelli di onore, forza e fede.

  • Costruiscono chiese, non le bruciano.
  • Avviano attività commerciali, non le vandalizzano.
  • Sostengono la legge e l'ordine, non li prendono in giro.
  • Invece di ribellarsi, pregano.
  • Invece di lamentarsi, ringraziano.
  • Invece di marciare attraverso le città per protesta, marciano attorno ai monasteri nelle processioni con la croce.
  • Invece di cercare persone a cui dare la colpa, cercano persone da aiutare.
  • Invece di richiedere pagamenti per il passato, lavorano per costruire un futuro migliore.
  • Invece di chiedere con arroganza ad altre persone di mettersi in ginocchio e inchinarsi davanti a loro, sono loro che si inchinano davanti a Cristo, si pentono dei propri peccati e seguono il suo esempio.

E i santi ortodossi che erano schiavi! Ci sono sant'Andrea di Costantinopoli, sant'Emiliano di Bulgaria, san Mosè l'ungherese, san Callisto, san Bonifacio... Erano tutti schiavi.

E san Patrizio!

Giusto... il santo amato dagli irlandesi di tutto il mondo... Ogni volta che arriva il giorno di san Patrizio, celebrano e onorano un uomo bianco che ha trascorso anni della sua vita come schiavo.

Queste sono le persone che noi onoriamo. Queste sono le persone a cui guardiamo. Erano cristiani, erano schiavi ed erano bianchi.

Quindi, per favore, spiegatemi, perché dovrei vergognarmi del colore della mia pelle? Perché dovrei chiedere scusa per il cosiddetto "privilegio bianco"?

  • È stato il privilegio bianco a spingere milioni di russi in schiavitù e servitù della gleba per centinaia di anni?
  • È stato il privilegio bianco a schiavizzare gli irlandesi?
  • È stato il privilegio bianco a rendere Will Smith uno degli attori più pagati d'America oggi?
  • Se osservate i venti atleti professionisti più pagati al mondo, sono per la maggior parte neri. È a causa del privilegio bianco?
  • Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, i neri commettono crimini violenti contro i bianchi, molto più spesso di quanto i bianchi commettano tali crimini contro i neri. Questo è un esempio di privilegio bianco?

Il 12% della popolazione americana è nera. L'11% del Congresso è nero. L'11% della Corte Suprema è nera. E durante i 41 anni della mia vita finora, il 19% di quegli anni ha avuto un presidente americano nero. È questa prova del privilegio bianco?

È stato un privilegio bianco a portare Ilhan Omar al Congresso, Clarence Thomas alla Corte suprema e Barak Obama a essere eletto per due volte presidente degli Stati Uniti?

È stato il privilegio bianco a far vendere i neri in schiavitù in primo luogo? No, non è stato! In Africa, i neri hanno catturato altri neri e poi li hanno venduti in schiavitù.

E cosa è peggio, acquistare o vendere? Essere un acquirente o essere colui che li ha rapiti in primo luogo?

Nel mondo della droga, cosa è peggio, essere un consumatore o uno spacciatore? Essere un consumatore è un male e può metterti nei guai. Ma essere uno spacciatore è molto più grave e comporta una pena detentiva più lunga. Quindi, quando si tratta di schiavitù, perché ci stiamo concentrando solo sui compratori, mentre lasciamo liberi i venditori?

E questo è uno dei molti modi in cui si può dire Black Lives Matterche, come movimento, è o ignorante o ipocrita. Perché non stanno chiedendo ai neri in Africa di mettersi in ginocchio e di scusarsi per i loro antenati che hanno rapito persone e le hanno vendute in schiavitù?

O sono ignoranti e non conoscono la storia, oppure conoscono la storia e sono solo ipocriti che la nascondono. Cos'è questo?

Perché è un dato di fatto che Black Lives Matter non sta chiedendo nulla ai neri in Africa. Black Lives Matter non sta dicendo agli africani di mettersi in ginocchio e non sta dicendo loro di scusarsi. Le uniche persone che questi terrorizzano sono i bianchi e l'unica ragione per cui lo fanno è a causa del colore della nostra pelle.

Ora, se iniziassero a essere più coerenti, allora potrei prenderli un po 'più sul serio. Se iniziano a chiedere ai neri africani di mettersi in ginocchio e scusarsi, allora non sembreranno così ipocriti quando chiedono ai bianchi di fare la stessa cosa.

Proprio come ho detto prima, questi santi ortodossi che erano schiavi, e anche i milioni di cristiani ortodossi che oggi sono discendenti di schiavi, sono i nostri fratelli e sorelle. Fanno parte del corpo di Cristo. Quindi dobbiamo smettere di trattarli come cittadini di seconda classe!

Nessuno dei neri che oggi vivono in America è mai stato schiavo, e nessuno dei bianchi che oggi vivono in America ne ha mai posseduto uno. I miei antenati vivevano nel Kansas e nel Michigan e non hanno mai posseduto schiavi. Alcuni neri in America non discendono da schiavi, perché sono arrivati ​​in America negli ultimi decenni, molto tempo dopo l'abolizione della schiavitù. E molti bianchi in America sono discendenti di schiavi, perché molti dei bianchi in America sono immigrati slavi, provenienti da Russia, Ucraina, Serbia e altri paesi confinanti. Quindi prenderemo in considerazione tutti questi fatti e ne faremo un campo di gioco equo? Oppure continueremo a odiare le persone perché sono bianche, giudicandole semplicemente per il colore della loro pelle?

Non avete nulla di cui vergognarvi. Avete il colore della pelle che Dio vi ha dato. Siatene grati! Non scusatevi con nessuno per il colore della vostra pelle. Non inginocchiatevi a causa del colore della pelle.

Ringraziate per il grande retaggio lasciato negli ultimi 2000 anni da numerosi compagni di fede. Milioni di loro erano bianchi che hanno subito la schiavitù. E molti di loro sono persino diventati santi.

State sereni, tenete la testa alta, siate grati per questo retaggio positivo e non vergognatevi.

Perché non avete nulla di cui vergognarvi.

Non avete nulla di cui scusarvi.

 
Perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" copia gli uniati e cerca l'approvazione dei nazionalisti galiziani

Epifanij Dumenko e Svjatoslav Shevchuk. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata recentemente contrassegnata da una retorica a sostegno dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino, di Bandera, di Plast, della divisione SS Galizia, ovvero dell'ideologia che caratterizza i politici uniati e galiziani.

Dopo la lite causata dalla partenza di Filaret dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko ha fatto una serie di dichiarazioni e azioni che legano il capo di questa organizzazione alla promozione dell'ideologia nazionalista galiziana nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Alla fine di agosto 2019, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, insieme al capo dei greco-cattolici ucraini, Svjatoslav Shevchuk, ha consacrato il monumento agli eroi dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino e ha offerto sostegno all'organizzazione scout pro-uniate Plast. Pochi giorni prima, Dumenko aveva definito la Galizia una roccaforte dell'Ortodossia e aveva dichiarato di essere orgoglioso di essere un "seguace di Bandera". A sua volta, uno dei suoi subordinati ha detto che i nazisti ucraini della divisione punitiva SS Galizia sono santi. Cosa c'è dietro tutte queste riverenze nei confronti dell'elettorato nazionalista, con sede principalmente nell'Ucraina occidentale? Proviamo a capirlo.

Sabato 24 agosto, l'Ucraina celebra il Giorno dell'Indipendenza.

Questo è il Giorno dell'Indipendenza per l'intero paese, per tutte le sue regioni. Diverse parti dell'Ucraina in periodi storici passati facevano parte di diversi paesi e imperi. Quindi, hanno una mentalità diversa, tradizioni diverse, diverse preferenze politiche, diverse strutture economiche regionali e così via.

Purtroppo, ora in Ucraina la società è divisa. Molte forze politiche cercano di seminare ostilità tra gli ucraini mettendo a nudo la nostra storia e la nostra mentalità e guadagnando con questo denaro e dividendi politici. Tuttavia, i risultati delle ultime elezioni presidenziali e parlamentari hanno mostrato che la popolazione è stanca dell'adesione delle autorità a un'ideologia nazionalista, che incita all'ostilità e all'odio verso il dissenso. Gli ucraini vogliono la fine della guerra e il ritorno dell'Ucraina fiorente, ospitale e pacifica di una volta.

A questo proposito, è impossibile sopravvalutare il ruolo della Chiesa.

La Chiesa ortodossa ucraina, che ha ripetutamente espresso il proprio sostegno allo stato ucraina, è l'unica organizzazione che unisce tra spaccature e conflitti militari tutti i credenti ortodossi nel nostro paese – da Leopoli al Donbass, dalla Crimea a Kharkov. Non consente un'associazione esclusiva a una particolare regione, a una forza politica o una sola ideologia. Ciò deriva dalla sua stessa essenza come Chiesa di Cristo. E nella Chiesa, come sapete, "...non c'è gentile o ebreo, circonciso o non circonciso, barbaro, scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" (Colossesi 3:11).

Le fedi "patriottiche" si posizionano in un modo completamente diverso. Sia gli uniati che i rappresentanti del "patriarcato di Kiev" hanno avuto un ruolo enorme nell'organizzazione dell'Euromajdan. I vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina nel 2014 hanno dichiarato che metà dei manifestanti del Majdan a Kiev appartenevano alla loro fede.

Furono i greco-cattolici, per la maggior parte adepti dell'ideologia nazionalista caratteristica degli abitanti della regione dei Carpazi e della Galizia, che divennero i principali beneficiari dei cambiamenti che interessarono l'Ucraina dopo l'Euromajdan. La glorificazione come eroi dei combattenti dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino, della divisione SS Galizia, di Bandera, di Shukhevich, la promozione su larga scala e la costruzione di templi nelle regioni orientali e meridionali dell'Ucraina, la rappresentanza di nazionalisti e uniati ai massimi livelli di potere – tutto questo è diventato possibile grazie all'Euromajdan e a ciò che è accaduto successivamente in Ucraina.

Bisogna dire che la cosiddetta ideologia "banderista" era presente nel nostro paese esclusivamente nelle sue regioni occidentali fino al 2014. Nel resto dell'Ucraina, suscitava per lo meno cautela o un serio rifiuto. E questo è chiaro, dal momento che le azioni dei nazionalisti galiziani nell'ambito dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino, delle unità delle SS naziste "Galizia", ​​"Nachtigal", "Roland", erano mescolate alle uccisioni di massa di polacchi durante il massacro della Volinia, allo sterminio di ebrei, russi e persino ucraini di altre preferenze politiche – tutto ciò difficilmente può provocare ardente simpatia in un ricercatore imparziale. Tuttavia, uno spaccato di questi crimini non è ciò a cui mira questo articolo.

La Chiesa ortodossa, che in quel periodo drammatico ha invitato i suoi credenti a combattere contro gli invasori fascisti, non ha mai approvato tali azioni collaborazioniste da parte dei nazionalisti ucraini occidentali. A questo proposito è necessario ricordare che l'ideologia nazionalista di Bandera in tutte le unità militari era indissolubilmente legata all'uniatismo. Erano presenti cappellani uniati nell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino, nella SS "Galizia" e in altre strutture militari dei nazionalisti. Fornivano una guida spirituale ai soldati e benedicevano tutte le loro operazioni militari.

la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si posiziona come una "Chiesa ortodossa con una storia millenaria", vale a dire come successore di coloro che hanno combattuto contro il cattolicesimo nelle terre della riva destra dell'Ucraina, che hanno difeso la purezza della fede ortodossa dall'offensiva e dall'oppressione dei cattolici romani e dei greco-cattolici.

Ora che gli scismatici del "Patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" si sono fusi in un'unica struttura chiamata "Chiesa ortodossa in Ucraina" , il suo capo Epifanij Dumenko rilascia una serie di dichiarazioni e azioni che testimoniano che questa struttura non intende essere "la Chiesa di tutti gli ucraini", ma si concentra solo sull'elettorato religioso ucraino occidentale.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come riflesso della Chiesa uniate

L'11 aprile 2019, Epifanij Dumenko ha visitato l'Università nazionale agraria di Leopoli dove ha dimostrato il Tomos a studenti e professori e ha dichiarato di essere orgoglioso di essere chiamato un seguace di Bandera.

Epifanij Dumenko durante la sua visita a Leopoli

Tra le altre cose, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha affermato quanto segue: "Tra i laureati dell'università, vale la pena notare e ricordare il genio dello spirito ucraino nazionale e della costruzione nazionale, Stepan Bandera. È un glorioso laureato della vostra università. E quando siamo chiamati seguaci di Bandera, ne siamo orgogliosi".

L'8 maggio 2019, Epifanij ha dichiarato che nell'ovest del paese, il popolo ucraino è più religioso e patriottico che nell'intera Ucraina.

Il 30 giugno 2019, l'ex archimandrita della Chiesa ortodossa ucraina e attuale "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Viktor Bed, ha servito una commemorazione funebre per il comandante dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino, il greco-cattolico Roman Shukhevich , definendolo "un combattente per l'indipendenza nazionale e statale dell'Ucraina".

Il 28 luglio 2019, durante la cerimonia di re-inumazione dei resti di 29 combattenti della divisione Galizia, il "decano" del distretto di Zolochev della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Vasily Sagan, li ha chiamati santi : "ci sarà un momento non solo per riconoscimento della divisione SS Galizia, quando la Chiesa e il Signore riconosceranno molti di questi eroi a modo loro, a tempo debito. E non solo come eroi, ma anche come santi. Molti di loro lo sono".

Il 17 agosto 2019, in occasione delle celebrazioni per il trentesimo anniversario del III risveglio della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" a Leopoli, Epifanij ha affermato che la Galizia è una roccaforte dell'Ortodossia ucraina.

Il 21 agosto 2019, Epifanij Dumenko, insieme al capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, ha consacrato il monumento all'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino nel cimitero ebraico di Sambor.

cerimonia della consacrazione del monumento. Foto: Facebook

Il monumento è progettato per perpetuare la memoria dei soldati dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino nel luogo in cui sono sepolti ebrei assassinati. Significa che è stato istituito in onore dei membri dell'organizzazione coinvolta in questi omicidi.

"Il monumento è dedicato alle persone che organizzarono il pogrom ebraico a Sambor nel luglio del 1941, durante il quale furono uccise circa 100 persone. In seguito queste persone, arruolate nei ranghi della polizia ausiliaria ucraina, hanno partecipato al massacro di 1.200 ebrei di Sambor che sono stati sepolti in questo stesso cimitero", ha scritto il direttore del Comitato ebraico ucraino, Eduard Dolinskij, sulla sua pagina Facebook.

Il 22 agosto 2019, Epifanij Dumenko ha visitato l'organizzazione di esploratori Plast, il cui nazionalismo e inclinazione uniate sono già stati analizzati dall'Unione dei giornalisti ortodossi.

schermata della pagina Facebook di Epiphany Dumenko

È facile vedere che il numero di dichiarazioni e azioni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" volte ad attirare il pubblico religioso dell'Ucraina occidentale sta crescendo rapidamente. A un certo unto, è stato necessario commentare l'incredibile somiglianza e persino l'identità con la tradizionale ideologia uniate. Ed Epifanij lo ha fatto.

Alla domanda su come la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" coopera con la Chiesa greco-cattolica ucraina, specialmente in termini di educazione dei giovani, Epifanij Dumenko ha risposto:

"Ora intratteniamo rapporti amichevoli con la Chiesa greco-cattolica ucraina ... Stiamo organizzando riunioni, perché vogliamo sviluppare congiuntamente una tabella di marcia per la nostra futura cooperazione. C'è molto lavoro da fare, ma le nostre due Chiese hanno una mentalità spiritualmente patriottica, quindi c'è una buona volontà tra noi per preservare e aumentare la cooperazione. Anche all'interno di Plast, dove ci sono molti ortodossi e greco-cattolici, non ci dividiamo; siamo uniti nella difesa dei valori cristiani tradizionali e degli interessi ucraini. Se iniziamo a dividerci, allora non avremo successo".

Da chi dovrebbero "difendere i valori cristiani tradizionali" Epifanij e gli uniati? Che cosa significano queste preghiere comuni dei membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con i greco-cattolici? E cosa significano questi ovvi tentativi di ottenere il favore degli abitanti delle regioni occidentali del nostro paese? Epifanij e i suoi subordinati comprendono davvero che un'ideologia nazionalista radicale è completamente inaccettabile per i cittadini delle regioni orientali, meridionali e in gran parte di quelle centrali dell'Ucraina?

Il fallimento politico di Petro Poroshenko

Ricordiamo che l'ex governo ucraino, che ha preso parte alla diffusione di questa ideologia, ha fallito miseramente.

Per una "strana" coincidenza, l'ex presidente Petro Poroshenko, che ha ricevuto un risultato umiliante da parte degli ucraini nelle elezioni presidenziali e parlamentari, si è orientato allo stesso modo esclusivamente verso l'elettorato occidentale. Ecco una mappa del supporto a V. Zelenskij e a P. Poroshenko nelle elezioni presidenziali.

supporto ai candidati per regioni: Infographic

Durante la sua campagna elettorale, l'ex presidente ha proclamato slogan rivolti specificamente ai residenti della Galizia.

Inoltre, già alle elezioni parlamentari, quando è diventato chiaro che la dipendenza dal Tomos non ripagava, il "padre dell'autocefalia ucraina" è facilmente passato agli uniati, ha posato davanti alle telecamere con Svjatoslav Shevchuk a Zarvanitsa e ha invitato tutti gli ucraini a "prendere parte a una preghiera congiunta" con i greco-cattolici.

Poroshenko non si è posizionato come presidente di tutta l'Ucraina, ma come leader di una sola parte di esso. Di conseguenza, è rimasto il leader di questa parte molto insignificante che è molto chiaramente visibile sulla mappa.

Epifanij come miserabile riflesso di Petro Poroshenko

Petro Poroshenko ha commesso un errore nei suoi calcoli. Tuttavia, per un politico, tale comportamento è ammissibile e comprensibile. Ogni politico è associato a una certa ideologia e ha il suo elettorato, il suo campo elettorale. Un'altra cosa è quando tale comportamento viene mostrato dai leader di organizzazioni che si definiscono religiose, che parlano alla gente non del pentimento e del regno dei Cieli, ma dell'ideologia "corretta" di stato, e giocano alla roulette della convenienza politica.

Petro Poroshenko ha vinto le elezioni in Galizia. Ma le ha perse in Ucraina. Inoltre, ha perso con quasi il 50% di svantaggio rispetto al vincitore. Questo non era mai successo nella storia dell'Ucraina. Pertanto, è particolarmente sorprendente che questa perdita non abbia insegnato nulla al capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko. Questo falso metropolita segue lo stesso percorso e cammina sullo stesso solco del padre fondatore della sua struttura, Petro Poroshenko. Inoltre, il solco è politico, cosa che ovviamente non si addice a un leader religioso. Questa situazione parla, almeno, di due errori del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

• La dipendenza dal nazionalismo galiziano non funziona più in Ucraina. Poroshenko lo ha dimostrato.

• La nicchia religioso-nazionalista della Galizia è densamente occupata dai greco-cattolici. Questo è un assioma che non richiede prove. la Chiesa greco-cattolica ucraina si trova alle origini dell'Organizzazione nazionalista ucraina-Esercito insurrezionale ucraino e per molti aspetti ha contribuito alla loro creazione e formazione di un'ideologia nazionalista. Questa è la loro storia. Non importa quanto patriottici possano provare ad apparire Epifanij e compagnia, lì sono degli estranei, e un cavallo stanco non può portare due persone.

L'attuale politica della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina sembra per lo meno miope. A meno che Epifanij e Svjatoslav Shevchuk non abbiano obiettivi nascosti di vasta portata.

"Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Chiesa greco-cattolica ucraina mirano all'unità?

L'ideologia nazionalista è mortale per l'anima cristiana, perché insegna esattamente il contrario di ciò che fa la Chiesa. Molti punti delle Sacre Scritture parlano dell'unità di tutti i credenti in Cristo e del significato transitorio delle differenze nazionali e di altre differenze. Per esempio, "Quindi in Cristo Gesù siete tutti figli di Dio attraverso la fede, poiché tutti voi che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è né ebreo né gentile, né schiavo né libero, né c'è maschio e femmina, poiché voi siete tutti uno in Cristo Gesù" (Gal 3, 26-28).

Gli scismatici, quando erano il "patriarcato di Kiev", hanno gettato le basi di questo nazionalismo tra i loro sostenitori. Dopo essere stati trasformati in "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", guidano i credenti di questa struttura ancora più lontano da Cristo. E il riavvicinamento ideologico con gli uniati potrebbe rivelarsi solo una fase intermedia locale.

Ricordiamo che immediatamente dopo la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij e Svjatoslav Shevchuk si sono incontrati e hanno delineato un piano d'azione per avvicinare le loro organizzazioni, mentre il leader della Chiesa greco-cattolica ucraina ha poi affermato che si dovrebbe fare ogni sforzo per ripristinare l'unità originale dei rami cattolico e ortodosso della Chiesa di Kiev.

"Sappiamo che la Chiesa madre di Kiev, che è la radice comune sia dell'Ortodossia ucraina che della Chiesa greco-cattolica, ha reagito con dolore alla rottura tra Roma e Costantinopoli. Per molti anni, il capo della Chiesa, l'episcopato, i monaci, i fedeli della chiesa di Kiev, l'hanno considerara come un conflitto locale, una lite tra latini e greci. Ma più tardi, ampliandosi, questa divisione fece a pezzi le viscere della Chiesa di Kiev. Ed è per questo che oggi è necessario compiere ogni sforzo non solo per superare la divisione all'interno dell'Ortodossia ucraina, ma anche per teologizzare seriamente, pregare, lavorare per ripristinare l'unità originale della Chiesa di Kiev nei suoi rami ortodosso e cattolico. E proprio la Chiesa greco-cattolica ucraina porta la memoria mistica della chiesa del cristianesimo indiviso del primo millennio."

È del tutto possibile che stiamo assistendo con i nostri occhi all'attuazione della tabella di marcia per la convergenza tra "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Chiesa greco-cattolica ucraina, che i capi di queste organizzazioni hanno già illustrato in precedenza.

E questo fatto dovrebbe indurre tutti quelli che hanno simpatie per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a prendersi il proprio tempo e a pensare. Dopotutto, l'assenza di dichiarazioni forti e accentuate sui piani di unità non dovrebbe ingannare nessuno. Ricordiamo che l'unione tra il XVI e il XVII secolo fu introdotta con inganno e furtività e per molto tempo i credenti, che andavano alle funzioni in chiese di fatto cattoliche, non ne sapevano nulla ed erano sicuri di essere ortodossi.

Pertanto, il vettore dello sviluppo del moderno progetto potrebbe essere il riavvicinamento con i cattolici ucraini di rito orientale fino all'acquisizione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa greco-cattolica ucraina. Se qualcuno vuole unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e rimanere ortodosso, si sbaglia profondamente nelle sue aspettative. Potrà scoprire che non l’attende l'Ortodossia, ma il cattolicesimo. Questo deve essere chiaramente riconosciuto da tutti e poi si dovrebbe lasciar fare loro la propria scelta.

C'è un altro punto... Non tutti i residenti nell'Ucraina occidentale sono scismatici o uniati. Molti di loro sono fermi nell'Ortodossia e non tradiscono la Chiesa di Cristo. Non soccombono né alla persuasione né alle minacce e rimangono figli fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Si contano molti monasteri e decine di chiese nelle regioni di Ternopol, Leopoli, Ivano-Frankovsk.

grande processione della Croce del 27 luglio 2019

Non conosciamo le preferenze politiche di queste persone o il loro punto di vista sulla storia dell'Ucraina. Ma con la loro fedeltà alla Chiesa ortodossa ucraina canonica, testimoniano che la vera chiesa unisce persone completamente diverse. Il segno della vera Chiesa sta proprio nel fatto che non divide le persone per motivi nazionali, politici o di altro tipo. Non ha nemici, rivali o avversari. Accetta ugualmente sia i residenti delle regioni occidentali del nostro paese sia quelli dell'est, del centro e del sud.

La grande processione della Croce con 300.000 fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, il 27 luglio 2019 , ha dimostrato chiaramente questa unità quando spalla a spalla, con preghiere e canti di salmi, felici e spiritualmente esaltati, andavano in processione rappresentanti di tutte le eparchie provenienti da tutto il nostro paese. E indipendentemente dalle azioni intraprese dai leader delle strutture scismatiche e greco-cattoliche, qualunque siano i loro piani, non sono in grado di danneggiare questa unità.

 
Aggiornamenti alla guida del sito

Abbiamo introdotto diversi argomenti nuovi nelle ultime cinque settimane. Per aiutare i lettori a orientarsi, abbiamo aggiornato la nostra guida del sito e vi abbiamo aggiunto anche una nuova sezione dedicata all'archeologia ecclesiastica (è importante vedere che ciò che ci resta dei primi cristiani è conforme alla Chiesa ortodossa in modo impressionante). A tutti, buona navigazione nel sito!

 
Come i vichinghi hanno trovato il cristianesimo

Introduzione di Matfey Shaheen: nonostante il fatto che in questo articolo si usi la parola "vichingo", per la maggior parte, i popoli qui descritti come vichinghi sono spesso definiti più precisamente scandinavi o norreni. La parola vichingo era originariamente il verbo "viking", che terminava con il suffisso germanico "-ing", come altri verbi in inglese. I vichinghi non erano un gruppo etnico specifico, ma piuttosto gruppi di uomini norvegesi che viaggiavano per mare commerciando e facendo spesso incursioni, e non erano più violenti di altre culture pagane dell'epoca, che erano tutte piuttosto violente. L'uso della parola vichinghi qui è molto probabilmente dovuto al fatto che la lingua si evolve e le persone moderne riconoscono più facilmente il concetto dei vichinghi.

Gli antenati dei popoli della Rus' furono governati e fondati da un gruppo d'élite di varangiani (væringjar in norvegese, varjagi in russo), in particolare, da Rurik. Gli antenati immediati di san Vladimir di Kiev, e in effetti, lo stesso san Vladimir, possono persino essere chiamati "vichinghi russi". Fu questa famosa rotta commerciale dei vichinghi varangiani a Costantinopoli, che navigavano attraverso Kiev lungo il fiume Dnepr, a innescare il contatto con il cristianesimo che alla fine portò al Battesimo della Rus' nel 988. Ironicamente, si può dire che i vichinghi varangiani hanno contribuito a portare il cristianesimo in tutta la Russia.

* * *

Per comprendere la bellezza di una nazione, bisogna volgere il proprio cuore ai suoi santi e scrittori, alle loro vite, pensieri, parole, azioni.

Solo allora possiamo guardare quel popolo così come lo vede il cielo. Quindi esamineremo in profondità la sua unicità nella sostanza e gioiremo ancora una volta della saggezza del Signore, che benedice le differenze che fioriscono nell'universo!

E ora parleremo di come giunse all'Ortodossia il popolo più aggressivo del Medioevo: i leggendari vichinghi.

Sono stati fatti così tanti film su di loro ai nostri tempi, e così tanti libri di fantascienza sono stati scritti, ma poche persone sanno che i vichinghi ai loro tempi hanno ricevuto l'Ortodossia, e che questa nuova fede ha posto fine alle loro incursioni.

Se per gli irlandesi prima dell'adozione del cristianesimo l'accordo dell'anima alla volontà degli dei era più importante del benessere esterno, per i vichinghi (allora si chiamavano norreni) tutto era diverso. I Vichinghi provengono da tribù germaniche che in seguito sono diventate una grande parte costituente dell'Europa moderna.

I norreni vivevano sulle coste della Norvegia, in Svezia e Danimarca: erano tutti territori vichinghi [più propriamente norreni – scandinavi, ndt]. Erano adoratori di idoli, ma non avevano né templi pagani né sacerdoti come ceto separato nel loro popolo. A volte solo le donne erano indovine; avevano anche dei poeti, gli scaldi (skald), alle cui canzoni era attribuito un potere magico, e che servivano spesso i capi militari – gli jarl. [La parola jarl è correlata, e forse ne è la corretta pronuncia, alla parola inglese earl, o conte, ndt].

I vichinghi vivevano in fattorie singole [1] – a volte nelle scienze sociali sono chiamati "proprietari di fattorie egocentriche" – e si riunivano solo per affari comuni e incursioni.

I Vichinghi sono stati ben studiati, ma il motivo per cui hanno iniziato a fare incursioni è sconosciuto. Gli incentivi e le ragioni delle incursioni di questa popolazione un tempo relativamente pacifica di agricoltori e pescatori non sono chiari. È noto solo che per due generazioni prima del 793, la struttura interna della vita degli abitanti di Norvegia, Danimarca, Svezia, nonché gli stili di intagli di legno, pietra e ossa (l'intaglio è la forma principale dell'arte vichinga) cambiarono inaspettatamente. Prima era onnipresente lo "stile animale": sulle navi e sui forzieri c'erano immagini di animali. E improvvisamente appare un nuovo stile, più mostruoso, con draghi e serpenti marini. Il nuovo modo di pensare dei vichinghi è incapsulato nel nuovo stile: mostri non per decorazione, ma per instillare paura nei loro nemici.

Un'altra qualità fu fortemente espressa dai vichinghi dopo l'inizio delle campagne nel 793: il desiderio di gloria. Credevano che solo uno che fosse morto in battaglia finisse nel Valhalla, un aldilà positivo nel paganesimo vichingo. È interessante che le persone banchettassero e combattessero senza sosta. I morti nel Valhalla ritornavano in vita la mattina dopo e continuavano a banchettare e a combattere. Ma questa immagine dell'esistenza post mortem dei vichinghi riflette i loro due desideri principali: il piacere e la gloria acquisita in battaglia.

Ma il Valhalla non è eterno — un giorno gli dèi vichinghi [norreni, ndt] e tutto il popolo, tranne pochi, moriranno in battaglia con i giganti (jotunn) [un evento chiamato Ragnarök, ndt] Vale a dire, non esiste una vita eterna permanente nel paganesimo vichingo. Tutto ciò che rimane è la gloria, che non muore mai, e tutti volevano quella gloria per se stessi. Nei secoli delle incursioni (dall'ottavo all'undicesimo secolo), ogni vichingo [norreno, ndt], che fosse un contadino o un guerriero, desiderava essere il migliore e il più glorioso di tutti. Il desiderio di gloria era l'impulso all'azione – sia in battaglia, sia a casa, nell'amore e persino nel lavoro nella fattoria.

A volte, dopo aver catturato un pesce in un lago di montagna, un vichingo faceva un'iscrizione su una pietra vicino al lago: "Questo pesce pesava così tante libbre". Se egli stesso non sapeva scrivere, un intagliatore scriveva per lui. Ma, immortalando l'evento della cattura di una trota, aggiungeva alla fine: "Questa iscrizione è stata fatta dal tal dei tali". Il norreno aveva un desiderio di gloria anche prima delle campagne. Quindi, anche nella "Edda poetica" (i miti dei vichinghi) ci sono, per esempio, queste righe:

Hávamál 76

Il bestiame muore,

i parenti muoiono,

tu morirai allo stesso modo;

ma non muore mai la fama

dell'uomo che guadagna la sua gloria.

Hávamál 77

Il bestiame muore,

gli amici muoiono,

tu morirai allo stesso modo;

ma so di una cosa

che non muore mai

la fama di ogni uomo morto. [2]

Di tutti i popoli dell'Europa medievale a quel tempo, soprattutto i vichinghi non volevano sapere della nuova fede nel "Dio buono", o nel "Dio bianco", come i norvegesi chiamavano Cristo.

I missionari visitarono questi formidabili guerrieri più di una volta o due, ma ogni volta che il tentativo di conversione falliva. Anche la più famosa missione di sant'Ansgar di Amburgo (vescovo ortodosso missionario, vissuto dall'801 all'865) non produsse risultati tangibili.

Per diversi secoli, i vichinghi furono come una tempesta sul vecchio mondo.

La frammentazione feudale dell'Europa di quei tempi, l'assenza di un esercito permanente volto a proteggere un determinato paese, l'isolamento delle persone e dei signori feudali non permise di organizzare alcuna seria difesa costiera.

Le navi vichinghe erano create con tutto il genio dell'ingegneria dell'epoca, potevano risalire i fiumi più piccoli, avvicinarsi direttamente alla riva e, se necessario, i norreni le trascinavano con l'aiuto di tronchi.

E poiché i vichinghi non erano solo guerrieri, ma anche mercanti, sapevano esattamente dove e in quali città non vi era alcuna protezione significativa. Conoscevano molti monasteri in Europa e i tesori che vi erano custoditi. Dopotutto, nei famosi monasteri c'erano reliquie di santi, grazie alle quali per secoli ebbero luogo miracoli di aiuto e guarigione e in cambio persone riconoscenti portavano doni ai monasteri. Questi doni furono immagazzinati e nel corso dei secoli ne furono raccolti moltissimi.

E se per gli eserciti cristiani i monasteri erano considerati qualcosa di intoccabile, per i vichinghi erano solo una fonte non custodita di buone prede. Pertanto, il primo attacco vichingo registrato nella storia ebbe luogo contro il famoso monastero inglese di san Cuthbert, sull'isola di Lindisfarne. I vichinghi avevano indagato sul monastero, esplorando la sua ricchezza.

La data dell'attacco vichingo a Lindisfarne fu l'8 giugno del 793. Questo giorno è indicato negli Annali di Lindisfarne, compilati nel XII secolo. Da questa data inizia il periodo delle incursioni vichinghe.

Detto questo, la Cronaca anglosassone menziona l'attacco di alcuni predoni di mare, che giunsero dal nulla e saccheggiarono il Dorset nel 787, sulla costa di Portland, dove ebbe luogo il primo attacco vichingo registrato alle Isole Britanniche. Dopo questo evento seguirono 5 anni di calma, e poi iniziarono le incursioni regolari dei vichinghi, che arrivavano per nave a saccheggiare. Una nave lunga vichinga (drakkar) poteva fare simili viaggi, e forse potevano esserci diverse decine di navi che facevano tali viaggi in mare, e ovviamente erano le migliori navi del mondo in quel momento.

La lunghezza del più grande drakkar raggiungeva i 36 metri. Una testa di drago scolpita era attaccata al naso (da cui l'origine del nome di questo tipo di nave) e gli scudi erano posti ai lati. L'equipaggio di tali navi era composto da 60-100 guerrieri, che a quel tempo costituivano un grande e pericoloso distaccamento, soprattutto se diverse navi di questo tipo giungevano inaspettatamente sulla costa.

I norreni avevano un detto: "La nave è la casa dello scandinavo".

Tutti volevano prender parte a queste campagne, cercando ugualmente prede e gloria. Questo desiderio era così universale tra i vichinghi che nella loro lingua la parola "casalingo" significava "sciocco".

Per diversi secoli, i vichinghi furono una tempesta che attaccò coste e monasteri. Nelle chiese di quei giorni, i sacerdoti nelle litanie offrivano una petizione al Signore: "E liberaci dalla furia dei normanni!"

Qua e là, i vichinghi occuparono parti della costa, conquistando una parte significativa dell'Inghilterra, e alcune parti della Francia.

I vichinghi non prendevano sul serio il cristianesimo. Ciò è dovuto al fatto che tra le tribù germaniche era generalmente in primo piano il culto della forza (come avevano scritto gli storici e cronisti di Roma). Per i germani, la guerra era considerata uno stato di vita più naturale e adeguato della pace. Queste idee erano espresse in modo particolare tra i vichinghi. Essi dovevano essere stupiti da qualcosa: le parole non erano abbastanza. Era necessario qualcosa di straordinario per impressionare i vichinghi.

Si rifiutavano di credere ai predicatori stranieri e veneravano la forza, e sapendo dall'esperienza delle battaglie che i monaci erano guerrieri inutili, i vichinghi non volevano credere alla religione di coloro che non erano forti. Per convertirli era necessario un santo che potesse dimostrare loro il potere di Dio. E un tale uomo fu trovato. Più precisamente, naturalmente, asceti e santi ortodossi erano stati in precedenza tra loro, ma il fatidico incontro ebbe luogo sotto il re Olaf.

Olaf Tryggvason (963–1000), re di Norvegia dal 995 al 1000, e pronipote del re Harald il Chiaro, fu un pagano per la prima metà della sua vita, sebbene avesse già sentito parlare della nuova fede in Cristo. Una volta, viaggiando con i suoi uomini, scoprì che su una delle Isole Scilly (a sud-ovest dell'Inghilterra, a 45 chilometri dalla Cornovaglia), viveva un mirabile eremita (molto probabilmente un monaco irlandese), che poteva rivelare il futuro. Volendo interrogare il veggente, Olaf lo mise dapprima alla prova, mandandogli un guerriero vestito con le sue vesti.

Gli eventi che ne seguirono sembrarono così significativi da essere registrati nelle saghe e cantati nelle canzoni.

"E così, quando il messaggero apparve al sant'uomo e disse che era un re, ricevette la seguente risposta: tu non sei un re, ma ti consiglio di essere fedele al tuo re."

Nulla di più fu detto al messaggero, che tornò e raccontò a Olaf la risposta del profeta. Olaf ora voleva ancora di più incontrarlo quando sentì parlare della sua risposta, poiché ora non dubitava più che fosse davvero un profeta. Olaf andò da lui e conversò con lui. Olaf gli chiese cosa avrebbe predetto per lui, se avrebbe governato con potere e quale sarebbe stato il suo destino. Quindi l'eremita gli rispose con una sacra profezia:

"Sarai un re famoso e farai azioni gloriose. Convertirai molte persone alla fede cristiana e quindi aiuterai te stesso e molti altri. E perché tu non dubiti della mia previsione, ti darò questo segno: avrai tradimento e ribellione sulle navi. Ci sarà una battaglia e perderai parte del tuo popolo e rimarrai ferito. La tua ferita sarà considerata fatale e sarai trasportato su uno scudo alla tua nave. Ma dopo sette giorni sarai guarito da questa ferita e presto sarai battezzato". [3]

Quindi, il re per la prima volta nella sua vita si era incontrato con un anziano ortodosso, e quando tutto ciò che aveva predetto, il tradimento sulla nave, le ferite e la guarigione, si avverò, "Olaf vide che questo anziano gli aveva detto la verità e che era un vero veggente. Olaf andò quindi una seconda volta da quest'uomo e parlò a lungo con lui. Gli chiese come avesse ottenuto una tale saggezza da poter prevedere il futuro. L'eremita rispose che lo stesso Dio dei cristiani gli rivelava tutto e gli parlò anche delle tante meravigliose opere di Dio.

Grazie a queste esortazioni, Olaf accettò di essere battezzato, e lì Olaf e tutti i suoi compagni furono battezzati. Rimase lì a lungo a studiare la fede ortodossa e prese da lì sacerdoti e altre persone istruite". [4]

Tutto ciò che l'eremita aveva detto a Olaf si compì esattamente: divenne il primo re cristiano della Norvegia, iniziando la cristianizzazione di questo paese, che sarebbe continuata per opera del famoso sant'Olaf II di Norvegia.

I moderni credenti ortodossi in Scandinavia venerano sant'Olaf II e nel 2013 è stato aperto in Norvegia un monastero ortodosso dedicato alla memoria di questo coraggioso re e leader, che fu in grado di discernere la cosa più importante della vita e depose la sua forza e il suo valore davanti al trono del Signore, portando il suo popolo a Dio.

Note

[1] La parola russa qui usata era khutor, che è il concetto ucraino (o malorusso, ovvero piccolo russo) di una fattoria singola, al contrario del myr comunitario nella Grande Russia. Questo era il tipo descritto da Gogol', e anche il tipo che Dostoevskij e Stolypin preferivano al sistema del myr, ed è anche fortemente associato ai cosacchi. Ironia della sorte, in seguito i cosacchi si svilupparono più a sud lungo il percorso dei vichinghi verso i greci ed essi stessi mostrarono caratteristiche che ricordavano i loro antenati vichinghi varangiani.  Si veda la storia della Lettera dei cosacchi di Zaporozh'e al sultano turco. (Ndt)

[2] Compilato dalle stanze di Hávamál, tratte da Essays on Eddic Poetry. Per una traduzione inglese più arcaica, consultare qui:  https://www.pitt.edu/~dash/havamal.html Per una traduzione del Dr. Jackson Crawford in inglese semplice, consultare qui:  https://jacksonwcrawford.com/the-cowboy-havamal/

[3] "Сага об Олаве, сыне Трюггви" (La saga di Olav, il figlio di Tryggvi). Tradotto dal russo: https://pravlife.org/ru/content/kak-vikingi-nashli-hristianstvo

[4] Ibid.

 
La Belarus' è la prossima dopo l'autocefalia ucraina? Perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" concelebra con gli scismatici

gli scismatici dall'Ucraina concelebrano regolarmente con gli scismatici da altri paesi. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha concelebrato con gli scismatici della Belarus' e, più recentemente, del Montenegro. Perché sta accadendo questo e come dovrebbero rispondere il Fanar e le Chiese locali?

Il 17-18 agosto 2019 si è tenuta a Chernigov una conferenza sull'autocefalia della cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa".

Diverse persone dalla Belarus' hanno preso pate a questo evento, insieme ai sostenitori ucraini locali della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E tutto sarebbe andato tranquillamente e impercettibilmente se non fosse stato per un episodio interessante, a cui presteremo attenzione in questo articolo. Stiamo parlando di una "celebrazione" congiunta che i "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno compiuto insieme agli scismatici bielorussi.

Una conferenza di scismatici con il sostegno di scismatici

Ora nel mondo ortodosso, c'è un'intensa lotta interna. Il Fanar richiede alle Chiese locali di riconoscere gli scismatici ucraini dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come Chiesa, i vescovi ortodossi nel mondo non sono disposti a farlo.

Sembrerebbe che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" debba fare ogni sforzo per aiutare i propri protettori a Istanbul in questa situazione. Ma, paradossalmente, la squadra di Epifanij fa esattamente il contrario. E nella struttura appena formata, non solo organizzano una conferenza per gli scismatici bielorussi (il cui riconoscimento non è discusso da nessuna parte), ma "concelebrano" perfino con loro.

Per esempio, sabato 17 agosto, gli scismatici bielorussi e ucraini hanno tenuto un servizio per commemorare i soldati defunti delle forze armate ucraine.

Al servizio commemorativo hanno partecipato il rettore della cattedrale di santa Caterina della "diocesi" di Chernigov della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Roman Kinik, il sacerdote della cattedrale Eugenij Orda, diversi laici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il capo della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" Svjatoslav Login.

Inoltre, domenica 18 agosto, nella stessa cattedrale di santa Caterina della "diocesi" di Chernigov della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", hanno anche celebrato un servizio di preghiera per la Belarus'. A proposito, è in questa chiesa che serve il portavoce della struttura appena creata, il "vescovo" Evstratij Zorja di Chernigov.

Non sorprende che gli scismatici abbiano pregato con gli scismatici. Questa è la natura dello scisma. Tuttavia, sullo sfondo degli avvenimenti odierni, questo servizio congiunto sembra sia strano sia provocatorio. Dopotutto, i "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno recentemente sottolineato con forza la loro canonicità e devozione alle regole della Chiesa. In quasi tutti i sermoni, il capo di questa struttura, Epifanij Dumenko, affronta il tema della "autocefalia canonica", "il Tomos dell'indipendenza" e parla costantemente anche della "canonicità" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E all'improvviso, una così chiara violazione dei canoni! E non solo da qualche parte remota, ma in un luogo controllato dal portavoce della nuova organizzazione religiosa, Evstratij Zorja, il più vicino alleato e subordinato di Epifanij. Non può essere definita una coincidenza. Inoltre, non molto tempo fa, lo stesso Zorja ha dovuto presentare personalmente le sue scuse per la concelebrazione di rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con gli scismatici montenegrini.

Gli scismatici montenegrini e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Il 26 maggio 2019 si è verificato un incidente spiacevole per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": l'archimandrita (attualmente "vescovo") Bojan Bojović della cosiddetta Chiesa montenegrina ha preso parte al "servizio" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che ha avuto luogo il 26 maggio 2019, nella cattedrale di san Michele dalle cupole dorate in occasione del 19° anniversario della sua restaurazione. I rappresentanti della metropolia del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba hanno identificato Bojović dalla foto pubblicata sul sito web della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Di conseguenza, questo caso è diventato pubblico. La presenza al "servizio" del metropolita Emmanuel (Adamakis) di Francia, vescovo del Fanar, ha acuito la crisi.

"l'archimandrita" montenegrino Bojan Bojović bacia la mano del metropolita Emmanuel (Adamakis) di Francia. Foto: "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

In risposta, il 16 giugno, la segreteria del Patriarcato di Costantinopoli ha dichiarato che si era trattato di un "incidente" e che il metropolita Emmanuel non poteva sapere chi era presente alla liturgia cui parteciparono circa 100 "sacerdoti". Inoltre, è stato sottolineato che il Patriarcato ecumenico è in unità canonica con la Chiesa ortodossa serba e riconosce solo la giurisdizione di quest'ultima in Montenegro.

Tuttavia, nonostante tutti i tentativi di giustificarsi, non sono riusciti a mettere a tacere lo scandalo. Pochi giorni dopo, il 20 giugno, l'arciprete Andrej Novikov, un membro della Commissione biblica e teologica del Patriarcato di Mosca, ha dichiarato che i fanarioti stavano creando una nuova internazionale scismatica:

"Vediamo che a Kiev, un cosiddetto chierico della cosiddetta Chiesa montenegrina, che è in scisma con la Chiesa canonica serba, era presente al servizio con il metropolita Emmanuel. Il metropolita di Costantinopoli ha giustificato il suo servizio con il fatto che c'erano molte persone che servivano, e non poteva conoscere tutti. Questo è ridicolo! I fanarioti sono completamente confusi tra gli scismatici, essi stessi non sanno con chi concelebrano. Sono in comunione con l'intera internazionale scismatica".

A sua volta, il metropolita Amfilohije (Radović) del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba hanno lanciato un appello al patriarca ecumenico Bartolomeo, in cui ha espresso preoccupazione per il fatto che il rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli ha concelebrato con uno scismatico della non riconosciuta Chiesa montenegrina. In risposta a questo appello, il patriarca Bartolomeo ha raccomandato a Epifanij Dumenko di scusarsi con la Chiesa serba, e presto il metropolita Emmanuel di Francia ha inviato una lettera di scuse per la sua concelebrazione con il rappresentante della Chiesa non canonica del Montenegro, rilevando che allora "era ignaro di quelli con cui concelebrava" a Kiev.

Inoltre, il 24 giugno, Evstratij si è recato personalmente dal metropolita Amfilohije per consegnare personalmente una lettera di Epifanij Dumenko, in cui si scusava per la "concelebrazione" con gli scismatici montenegrini.

In particolare, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha assicurato al metropolita della Chiesa serba che "ciò è accaduto involontariamente, e solo perché in passato, prima del ripristino della nostra comunione con sua Santità il patriarca ecumenico e con altre Chiese locali, abbiamo sviluppato relazioni con cittadini del vostro paese non riconosciuti dalla pienezza dell'Ortodossia". Epifanij, come Emmanuel, ha cercato di dare la colpa al gran numero di "sacerdoti alla funzione": "Capisco che questo evento vi rattristi, ma voglio convincerla che noi, che ora siamo la Chiesa ortodossa autocefala dell'Ucraina, abbiamo dialogo ecclesiastico e canonico solo ed esclusivamente con la santa grande Chiesa di Cristo, nostra madre, che è il Patriarcato ecumenico e solo con quelli con cui essa è in comunione e con nessun altro".

Siamo d'accordo sul fatto che l'ultimo paragrafo sia davvero notevole.

Tuttavia, le parole di Epifanij non sono per nulla sincere. Il fatto è che Bojović si è regolarmente recato a Kiev a concelebrare con i rappresentanti del "patriarcato di Kiev", quindi Epifanij non può non conoscerlo. Ecco, per esempio, una foto del 2012 , con Bojović e Filaret all'altare della cattedrale di san Vladimir.

Bojan Bojović presso l'altare della cattedrale di san Vladimir, 2012

Magari si tratta di cose dei tempi passati? No, ecco Bojović durante la processione della Croce del "patriarcato di Kiev" nel giorno del Battesimo della Rus' nel 2018, accanto a un altro scismatico montenegrino, Ivan Pajović, rettore della chiesa di san Pietro di Cetinje a Cattaro.

Bojan Bojović insieme al rettore della chiesa di san Pietro di Cetinje a Cattaro (della Chiesa montenegrina non riconosciuta) Ivan Pajović durante la processione della Croce del "patriarcato di Kiev" il 28 luglio 2018

Pertanto, gli scismatici della Chiesa montenegrina apparivano regolarmente tra il "clero" del "patriarcato di Kiev" non riconosciuto da nessuno. Apparentemente, nulla è cambiato dopo il cambio di marchio del "patriarcato di Kiev" sotto il nome di "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il riconoscimento di questa struttura da parte del Fanar. Diventati "canonici", gli scismatici ucraini hanno continuarono a concelebrare con gli scismatici montenegrini e, se non fossero stati denunciati, questa relazione sarebbe continuata.

La concelebrazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con i rappresentanti degli scismatici montenegrini ha causato un significativo scandalo internazionale. Questo avrebbe dovuto insegnare qualcosa ai soci di Epifanij. Ma è stato tutt'altro che così. Continuano a concelebrare apertamente con altri scismatici, ora bielorussi. Ma cosa sta succedendo? Questa concelebrazione è stata un'iniziativa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o è stata sanzionata da qualcuno dall'alto?

Che cosa è successo a Chernigov?

Quindi, cosa è successo davvero a Chernigov? Molto probabilmente, l'arciprete Andrej Novikov, che ha accusato il Fanar di aver creato una "internazionale scismatica", ha ragione. Molti fatti indicano che la "concelebrazione" con gli scismatici bielorussi non avrebbe potuto avvenire senza che ne fosse a conoscenza il Patriarcato di Costantinopoli.

In primo luogo, l'idea stessa di tenere una conferenza sull'autocefalia bielorussa in Ucraina è estremamente sorprendente. Se fossero discusse questioni relative alla Belarus', sarebbe logico tenere l'evento in Belarus', no? Ma a essere scelta come paese ospitante è stata l'Ucraina, dove la sua stessa Chiesa scismatica è stata legalizzata di recente. E questo è difficile che sia casuale.

In secondo luogo, la "concelebrazione" è una sfida alla Chiesa ortodossa russa: il Fanar potrebbe avere l'intenzione di legalizzare tutti gli scismatici che in qualche modo rientrano nella sfera degli interessi della Chiesa russa. Allo stesso tempo, i funzionari di Costantinopoli comprendono che Mosca non potrà ripagarli con la stessa moneta (cioè legalizzare, per esempio, i vecchi calendaristi greci) perché per la Chiesa ortodossa russa i canoni sono più importanti della lotta per il potere.

In terzo luogo, la "concelebrazione" con gli scismatici bielorussi è un passo che dovrebbe dimostrare a tutti gli oppositori della politica del Fanar che il Patriarcato di Costantinopoli non intende fermarsi e procederà fino alla fine.

In quarto luogo, non vi è stata una "Liturgia" congiunta con il "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa", il che significa che in qualsiasi momento gli scismatici ucraini possono dire che non è successo nulla di terribile, che si trattava solo di un "servizio commemorativo", ecc. Cioè, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si è tenuta fuori.

Pertanto, la "concelebrazione" con gli scismatici dalla Belarus' non è stata casuale. Questa è un'azione pianificata in anticipo e ponderata, il cui scopo non è solo quello di testare il terreno, ma anche di avvertire tutti gli ortodossi che l'opposizione al Fanar è "tossica".

Inoltre, in questa situazione, c'è un altro punto che suggerisce che in futuro potremo diventare testimoni della concessione del prossimo Tomos alla "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa".

Un Tomos per i bielorussi

Ora la "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" è un gruppo religioso piuttosto marginale e piccolo, come ce ne sono molti nel mondo. In totale, questa "Chiesa" comprende diverse parrocchie negli Stati Uniti, in Canada, Gran Bretagna e Australia. In Belarus', c'è un solo luogo di culto della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa", situato a Minsk.

Gli scismatici bielorussi ritengono di essere discendenti diretti della metropolia di Novogrudok, creata dal Patriarcato di Costantinopoli nel 1330 su richiesta del granduca Gediminas di Lituania (ecco perché il capo della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" ha il titolo "di Novogrudok") .

Negli anni '20 del secolo scorso, una parte insignificante del clero bielorusso, guidata dal vescovo Melchizedek (Paevskij), cercò di ottenere l'autonomia della Chiesa bielorussa. Tuttavia, questa iniziativa non trovò il supporto della leadership sovietica e, pertanto, non ebbe successo.

Vi furono tentativi di far rivivere almeno una sorta di autocefalia al di fuori dell'URSS quando gli emigranti bielorussi decisero di usare la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". In tale occasione, Polikarp Sikorskij aveva "benedetto" il suo confratello "vescovo" Sergij Okhotenko di accettare i bielorussi nella "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Il 5 giugno 1948, il "Concilio" di Costanza annunciò la creazione della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa". Nel 1949, il laico Vasil Tamashchuk fu urgentemente tonsurato monaco e "ordinato vescovo" della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa". Vasil partì rapidamente per gli Stati Uniti e, alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70, diverse parrocchie della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa", che erano apparse in America, si trasferirono nell'arcidiocesi americana del Patriarcato di Costantinopoli. Da queste, fu creato nel 1971 il Concilio bielorusso delle chiese ortodosse.

Negli anni 2000, la Cattedrale di san Cirillo di Turov a Brooklyn divenne il centro della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa". C'è un concilio parrocchiale nella cattedrale, composto principalmente da emigranti nazionalisti dell'ultima ondata. La cattedrale è spesso usata per eventi pubblici; della pratica della chiesa, sono stati preservati solo alcuni attributi esterni.

È interessante notare che nel 2005 Vasilij Kostjuk, il "vicario vescovo" di Baranavichy e Brooklyn, che nel 2004 si è trasferito alla "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" dalla Chiesa ortodossa russa, ha anatemizzato il segretario del "concistoro" del "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" Boris Daniljuk e ha deposto numerosi membri del consiglio parrocchiale con l'accusa di neofascismo e trasformazione della comunità ecclesiale in setta totalitaria nazionalista pseudo-cristiana, molto lontana dalla Chiesa. Di conseguenza, coloro che non sono d'accordo con la decisione hanno bloccato la chiesa di Brooklyn e hanno costretto Vasilij Kostjuk a creare una nuova "giurisdizione" per coloro che non vogliono essere nella Chiesa ortodossa russa ma non sono d'accordo con l'ovvia posizione russofoba della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa".

Come potete vedere, il Patriarcato di Costantinopoli e gli scismatici bielorussi collaborano proficuamente da molto tempo, il che ci spiega ancora una volta il carattere non accidentale della "concelebrazione" di Chernigov.

Le connessioni tra il Fanar e il "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" diventano ancora più evidenti quando osserviamo la formazione dell'attuale capo di questa struttura, Vjacheslav Login.

Login e il Fanar

Il futuro capo della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" è nato il 26 novembre 1964 a Chernigov in una famiglia bielorussa. All'inizio degli anni '90 si è unito al "patriarcato di Kiev". Nel 2000 è stato ordinato in Canada come "diacono" e quasi immediatamente come "sacerdote". Già nel 2008 è stato "tonsurato" monaco con il nome Svjatoslav. Il 24 settembre 2007, Svjatoslav Login è stato elevato al rango di "igumeno" e "archimandrita" da Aleksandr (Bykovets), "arcivescovo" di Uman e Detroit (appartenuto prima al "patriarcato di Kiev", e poi alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina") e l'11 maggio 2008 è stato "ordinato" come "vescovo di Novogrudok".

L'ordinazione è stata eseguita dai "vescovi" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e del "patriarcato di Kiev": "l'arcivescovo" Aleksandr (Bykovets) di Uman e Detroit ("patriarcato di Kiev"), il "vescovo" Makarij (Herring) di Houston e del Texas ("Chiesa ortodossa autocefala ucraina") e il "vescovo" Paisij (Dmokhovskij) di Borispol ("patriarcato di Kiev").

Cioè, nel 2008, i rappresentanti dei gruppi scismatici, che oggi si sono fusi in un solo gruppo sotto il nome di "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", hanno tranquillamente "pregato" con i rappresentanti della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa". Apparentemente, l'attuale "preghiera" non provoca obiezioni da parte del Fanar.

Inoltre, Svjatoslav Login desidera da tempo che Costantinopoli riconosca la sua struttura. Nel 2018, ha dichiarato:

"Se la Chiesa ucraina viene riconosciuta, i prossimi passi dovrebbero riguardare la Chiesa bielorussa. Questo ci dà un esempio e mostra che la situazione si sta sviluppando secondo i canoni. I canoni, come sapete, richiedono una Chiesa separata per un popolo ortodosso separato. Questo è il Canone apostolico 34. E i canoni non sono discussi ma implementati. Il fatto che la Belarus' come Stato ortodosso non abbia un proprio ierarca indipendente è una violazione dei canoni e una violazione della storicità della nostra Chiesa bielorussa... Il nostro obiettivo è anche quello di legalizzarci nella Belarus' e di ricevere ufficialmente lo status di autocefalia".

Il fatto che gli stessi canoni vietino agli ortodossi di pregare con scismatici ed eretici apparentemente non disturba il capo degli autocefalisti bielorussi, che è più preoccupato per altre cose – sotto il presidente Lukashenko, le prospettive per ottenere l'autocefalia sono molto vaghe: "Sotto l'attuale regime, i processi di legalizzazione della Chiesa bielorussa in Belarus', la sua ulteriore crescita e l'ottenimento dell'autocefalia sono quasi impossibili. L'attuale governo è economicamente, politicamente e spiritualmente subordinato a Mosca".

L'unica speranza è quella di unirsi al Patriarcato di Costantinopoli e da lì impegnarsi in un'ulteriore separazione dell'esarcato bielorusso dalla Chiesa ortodossa russa. Il Fanar sembra non avere obiezioni e sembra persino voler avviare questo processo.

"Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa": che cosa hanno in comune?

Abbiamo già detto che la moderna "gerarchia" della Chiesa ortodossa autocefala bielorussa è direttamente connessa agli  'autoconsacrati' (samosvjaty) ucraini e agli scismatici dell'inizio e della metà del XX secolo. Allo stesso tempo, questi gruppi sono collegati in un modo o nell'altro all'arcidiocesi americana del Patriarcato di Costantinopoli. Così, il fondatore della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" negli Stati Uniti e in Canada, Ioann Fjodorovich, ricevette la sua "ordinazione episcopale" dalle mani degli autoconsacrati ucraini. Nel 1949, il metropolita (!!!) Ioann Fjodorovich della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" fu riordinato come vescovo poiché la sua precedente “ordinazione” suscitava grandi dubbi tra i credenti.

Il 12 marzo 1995, la "Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti e della diaspora" (così si autoproclamarono gli autoconsacrati ucraini scismatici in America) fu accettata nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. E ciò che è degno di nota, anche qui, l'intero "episcopato" e il "clero" dell'ex metropolia della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" negli Stati Uniti sono stati riordinati in segreto dai fanarioti.

Cosa c'entra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Il principale "esperto" del Fanar sulla "questione ucraina", l'arcivescovo Job (Getcha), esce proprio da questo "gruppo scismatico degli autocefalisti ucraini negli Stati Uniti". Inoltre, è stato il "Concilio della metropolia della Chiesa ortodossa ucraina negli Stati Uniti" che è stato il primo a contattare il patriarca Bartolomeo I con una richiesta "di prendere misure decisive per istituire la cosiddetta 'singola chiesa locale' in Ucraina . Secondo il Concilio, "la posizione del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli è percepita dal mondo come debolezza e indecisione nella risoluzione del problema immorale della divisione ecclesiale in Ucraina e come mancanza di preoccupazione per la prosperità di oltre 35 milioni di anime ortodosse ucraine" .

E qui non possiamo fare a meno di ricordare le parole sulla Belarus' dell'Arcivescovo Job (Getcha) pronunciate nel novembre 2018, alla vigilia della formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In particolare, il vescovo del Fanar ha quindi dichiarato quanto segue:

"Vedete perché il coordinamento tra la Chiesa e lo stato è stato importante nella questione ucraina? Senza la volontà dello stato di avere una chiesa autocefala in Ucraina, il Patriarcato ecumenico non potrebbe agire, perché il Canone 17 del quarto Concilio ecumenico afferma che l'amministrazione ecclesiastica dovrebbe seguire l'amministrazione statale. Finora non è stato fatto appello al Patriarcato ecumenico né dallo stato bielorusso né dalla Chiesa bielorussa, quindi questo problema non è stato preso in considerazione. Ma se si appellano, allora, ovviamente, c'è la possibilità che questo problema venga considerato allo stesso modo".

Ricordiamo che il Fanar, con la decisione del suo Sinodo dell'11 ottobre 2018, ha "restituito" a se stesso la metropolia di Kiev del 1686, che comprendeva anche una parte significativa del moderno territorio della Belarus'. Pertanto, non vi è alcun dubbio che non appena la situazione politica in questo paese cambierà, il Fanar avvierà la creazione dell'autocefalia bielorussa, naturalmente, "indipendente" da Costantinopoli proprio come quella ucraina.

Conclusione

Finora, solo indizi indiretti parlano della creazione di una simile "internazionale scismatica". Ma i fatti della concelebrazione con gli scismatici del protegé "canonico" del patriarca Bartolomeo nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono più ovvi. Nel caso degli scismatici montenegrini, Epifanij e il Fanar (attraverso il metropolita Emmanuel di Francia) si sono scusati con la Chiesa serba. Non erano dispiaciuti perché erano davvero preoccupati per l'osservanza dei canoni, ma perché contavano sul sostegno dei serbi nel riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

D'altra parte, la "concelebrazione" della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" doveva mostrare al Fanar la reazione delle Chiese ortodosse locali. In effetti, è stata una grave violazione dei canoni. Tuttavia, nessuno vi ha risposto. E se l'incidente con i montenegrini è stato seguito da scuse, nel caso dei bielorussi di sicuro nessuno si scuserà. Non sarà semplice scusarsi perché la Belarus' è territorio canonico della Chiesa ortodossa russa, contro la quale il Fanar sta conducendo una guerra non dichiarata. E in guerra, tutti i mezzi sono buoni.

E questo è ben noto nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dove la retorica "anti-Mosca" è la principale politica ideologica. Parlano molto di canoni, accusano il loro ex leader Filaret Denisenko di violarli, ma allo stesso tempo spesso li violano continuamente e lo faranno ulteriormente, perché non sono abituati a vivere in un mondo canonico. E qui ci sono due opzioni: o il Fanar si scuserà di continuo per i suoi figli negligenti, oppure giocherà con le loro regole e mancherà di rispetto al diritto canonico della Chiesa. La seconda opzione, alla luce degli eventi recenti, sembra la più credibile. Sfortunatamente.

 
6 modi per essere un padrino di qualità

Presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti una serie di semplici consigli per essere un buon padrino o madrina, scritti da Christina Pessemier per l'Orthodox Christian Network, e ripresentati pochi giorni fa da Pravmir. Attenzione! Questi accorgimenti, per quanto chiari e di buon senso, funzionano solo nel caso che un padrino o madrina sia una persona che già frequenta regolarmente la chiesa. Non farà male una piccola lezione di ripasso sul ruolo dei padrini, dal testo di Natalia Lozan, che abbiamo già da un certo tempo tradotto sul nostro sito. 

 
1 luglio: la nuova Costituzione della Federazione Russa

Può sembrare insolito per noi parlare qui di un cambiamento interno alla Costituzione russa, piuttosto che alle leggi, diciamo, dell'Inghilterra, ma la nuova Costituzione ci influenza qui per i seguenti motivi:

Le modifiche proposte alla Costituzione russa, soggette al referendum del 1 luglio, offrono la possibilità di allontanarsi finalmente dalla vecchia costituzione post-sovietica del 1993, in gran parte dettata dall'élite americana negli anni '90. In altre parole, significano l'allontanarmento dal liberalismo coloniale occidentale verso valori sovrani, cristiani, ortodossi russi. La civiltà cristiana si erge per difenderci dal secolarismo euro-atlantico degli Stati Uniti, simbolizzato dall'ambasciata degli Stati Uniti a Mosca, che batte la bandiera LGBT. Questo cambiamento è stato lento, ma alla fine è arrivato. Cosa significa?

In primo luogo, se approvata, si tratterà di una Costituzione votata dal popolo e non imposta dai burocrati americani e dagli oligarchi sovietici sotto un presidente alcolizzato. In secondo luogo, metterà la legge ortodossa russa al di sopra della legge laicista internazionale, imposta dall'Occidente. In terzo luogo, confermerà l'integrità territoriale e la lingua russa della Federazione Russa e vieterà alle sue figure più importanti di avere una doppia nazionalità e conti bancari esteri. In quarto luogo, chiederà alla Nuova Russia di conservare l'eredità della Russia imperiale (ereditata dall'Unione Sovietica) sotto forma di giustizia sociale, istruzione gratuita e assistenza sanitaria, che era stata quasi abbandonata dalla Russia post-sovietica americanizzata. In quinto luogo, rafforzerà infine le responsabilità della Federazione in aiuto dei russi all'estero. In sesto luogo, afferma il ruolo del Consiglio di Stato,

Tuttavia, ancor più di questo, la Costituzione afferma l'esistenza di Dio, rendendola abbastanza distinta dai paesi laicisti occidentali. A differenza delle nazioni apostate, afferma ancora il matrimonio come unione di un uomo e una donna e afferma la famiglia e i bambini come una priorità della politica del governo russo. Dio, il matrimonio e la famiglia sono qui i tre elementi principali. Per noi che viviamo nell'ovest anticristiano, questo è un sostegno di valore inestimabile. Oggi l'Europa occidentale affronta la scelta tra l'arroganza della "taglia unica", l'imperialismo laicista americano, "noi la sappiamo più lunga e tu devi obbedirci", o il sostegno della Russia imperiale e della sua Chiesa con i suoi esarcati e missioni al di fuori del Federazione Russa. È chiaro quale sceglieremo e tutti gli altri ortodossi faranno lo stesso, se sono veramente ortodossi e supereranno i loro pregiudizi razziali e il loro filletismo.

Alla fine, la Russia post-sovietica, con il suo putrido cadavere di Lenin e le statue e i luoghi che prendono il nome dai mostri bolscevichi, sta morendo. Dopo trent'anni ci stiamo allontanando dalle vecchie e morenti basi della Guerra Fredda verso la ricostituzione letterale della Russia imperiale e cristiana e il sostegno all'autentica eredità cristiana ortodossa del mondo occidentale. La scritta è sul muro: che quelli che sono in grado di leggerla la leggano. Il futuro sta arrivando, ed è cristiano ortodosso.

 
La Romania istituisce la giornata nazionale della consapevolezza delle violenze contro i cristiani

foto: christianfreedom.org

Il plenum della Camera dei deputati romena ha adottato mercoledì una legge che dichiara il 16 agosto "giornata nazionale della consapevolezza delle violenze contro i cristiani".

In questo giorno, i seguenti edifici saranno illuminati in rosso tra le ore 20 e le ore 12: il Parlamento romeno, il governo della Romania, le autorità pubbliche locali e centrali, l'Arco di Trionfo e il palazzo Mogosoaia, come riferisce l'agenzia di stampa Basilica.

Ciò avverrà "come segno di consapevolezza da parte dei cittadini romeni delle violenze e delle persecuzioni a cui i cristiani nel mondo sono stati e sono sottoposti oggi", afferma la legge.

Il giorno coincide con la festa dei santi martiri Brancoveanu, canonizzati dalla Chiesa ortodossa romena nel 1992. Constantin Brancoveanu fu sovrano della Valacchia dal 15 agosto 1654 al 15 agosto 1714, quando fu detronizzato e catturato dagli ottomani e trasportato a Istanbul insieme ai suoi quattro figli dove fu torturato e infine giustiziato per decapitazione insieme ai suoi figli e al suo tesoriere Ianache Vacarescu.

La loro festa fu istituita il 16 agosto per non coincidere con la grande festa della Dormizione della Madre di Dio.

Eventi pubblici e servizi religiosi possono essere tenuti oggi in luoghi in cui si svolgono eventi commemorativi autorizzati. Gli eventi possono essere finanziati dalle autorità centrali e locali e le ONG interessate possono fornire supporto logistico e finanziario per qualsiasi evento.

La società romena di radiodiffusione, la società televisiva romena e l'agenzia di stampa nazionale AGERPRES daranno priorità alle trasmissioni e al materiale informativo sulla persecuzione dei cristiani nel passato e nel presente.

L'iniziatore, il deputato Daniel Gheorghe, afferma nella dichiarazione esplicativa che ha creato il disegno di legge per informare il pubblico, compresi i giovani, sul ruolo del cristianesimo nella storia della Romania e sulla natura e sull'estensione della persecuzione dei cristiani, che continua ancora oggi. Spera che la legge incoraggi i cristiani a difendere il loro diritto di praticare la loro fede senza paura o ostruzionismo.

Il deputato Gheorghe aveva presentato un progetto di legge simile già lo scorso luglio.

 
Sulla "canonicità" delle ordinazioni della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina": da Massimo il Cinico a Chekalin

il capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", Makarij Maletich. Foto: Apostrophe

L'articolo analizza le recenti pubblicazioni sulla presunta canonicità delle ordinazioni episcopali della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che il Fanar ha accettato in comunione.

In precedenza, il sito "Fos Fanariou" ha pubblicato una storia che afferma che presumibilmente il metropolita Antonij (Shcherba) di Hierapolis ha "riordinato in segrato" l'intera gerarchia non canonica della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", "ordinata" dallo scandaloso diacono scomunicato della Chiesa russa Vikentij Chekalin. Tuttavia, questa versione non è convincente per i lettori in quanto non è stata fornita alcuna prova. Ora lo stesso sito sta cercando di dimostrare che le "ordinazioni di Chekalin" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" erano canoniche. Tuttavia, l'articolo del giornalista ucraino D. Gorevoj ripubblicato da "Fos Fanariou", come nelle precedenti pubblicazioni su questo argomento, presenta una serie di contraddizioni.

Dopo aver esaminato e analizzato l'argomento, vorrei attirare l'attenzione dei lettori sui seguenti punti dell'articolo di D. Gorevoj.

Su Vikentij Chekalin

Nell'articolo citato, citando una risorsa Internet non autorizzata, si presume che Vikentij Chekalin abbia ricevuto un'ordinazione canonica nel 1986 dal metropolita Alexej (Konoplev) di Kalinin e Kashin, dal vescovo Ioann (Bodnarchuk) e presumibilmente dal "vescovo della chiesa catacombale" Vladimir.

Tuttavia, è noto che nel 1983 Vikentij Chekalin era già stato deposto dalla Chiesa ortodossa russa (motivi: furto, sacrilegio, matrimonio) e lavorava come insegnante di scuola. Nel 1987, fu condannato a 3 anni e mezzo di carcere per "aver commesso violenze sessuali su minori" (articolo 120 del codice penale della Federazione Russa). È impossibile immaginare che, nell'intervallo tra questi due eventi, uno dei più autorevoli e riveriti metropoliti della Chiesa ortodossa russa abbia segretamente ordinato vescovo un diacono ribelle (!) dalla cattiva reputazione. Naturalmente, non è stata presentata alcuna prova documentale di tale consacrazione.

L'articolo citato afferma che nel 1986 il vescovo canonico della Chiesa ortodossa russa, Ioann Bodnarchuk, che in seguito cadde in scisma, prese parte alla "ordinazione episcopale" di Vikentij Chekalin. Tuttavia, ciò non sarebbe stato possibile, dal momento che nel 1986 lo stesso Ioann era il vescovo canonico di Zhitomir e Ovruch (dell'esarcato ucraino della Chiesa ortodossa russa) e non dava segni di combattere per l'autocefalia ucraina. La sua caduta nello scisma nel 1989 fu dovuta a un conflitto personale con l'allora metropolita di Kiev Filaret (Denisenko).

Secondo tutti i resoconti, Ioann Bodnarchuk incontrò Chekalin solo nel 1990, quando questi uscì di prigione e arrivò a Leopoli, presentandosi come "vescovo di Jasnaya Poljana della chiesa catacombale". Un anno dopo, Chekalin accettò l'unione e impersonò in Russia il ruolo di "primo ierarca della Chiesa cattolica russa", e ancora più tardi, in Australia, i ruoli di "vescovo segreto della Chiesa d'Inghilterra" e di "psichiatra della scuola segreta del KGB". In Australia, è stato condannato per frode e falsificazione; attualmente rilasciato, ha una pensione di invalidità mentale. Ovviamente, è inutile cercare documenti sulla sua "ordinazione" negli "archivi del KGB": possono essere richiesti con altrettanto insuccesso alla polizia australiana.

Per quanto riguarda un certo Vladimir Abramov, che presumibilmente prese parte anche alla "ordinazione" di Vikenty Chekalin, si sa solo una cosa su di lui: il "metropolita" Gennadij Sekach che lo avrebbe "ordinato", a sua volta, fu "consacrato" dal famoso truffatore e avventuriero M.A.Pozdeev, che pretendeva di essere l'arcivescovo Serafim (Ostroumov) di Smolensk e Dorogobuzh, giustiziato nel 1937. Le "ordinazioni" di Sekach non sono riconosciute in nessuna parte del mondo ortodosso.

Pertanto, la prima conclusione è la seguente: Vikentij Chekalin non aveva un'ordinazione episcopale canonica e quindi nessuna successione apostolica. Inoltre, non aveva nemmeno un'ordinazione sacerdotale legittima. Tuttavia, nonostante ciò, è lui che sta alle origini della "gerarchia" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

Sulla partecipazione alle "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" dell'arcivescovo Varlaam (Iljushchenko)

Inoltre, l'articolo citato afferma che l'arcivescovo canonico di Simferopoli e Crimea Varlaam (Iljushchenko), deceduto il 17 settembre 1990, avrebbe partecipato alle "ordinazioni di Chekalin" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" (marzo-aprile 1990) insieme al vescovo Ioann (Bodnarchuk ) e a Vikentij Chekalin. A sostegno di ciò, sono state pubblicate copie di due documenti.

Un "certificato d'ordinazione" è stato pubblicato dal fratello Ioann Bodnarchuk, Vasilij, in qualità di "vescovo di Ternopol": è firmato da Vikentij Chekalin (primo ordinante), dallo stesso Ioann Bodnarchuk e da un vescovo sconosciuto, che si dice sia "Il più umile... della Chiesa ortodossa russa, che quindi non può ora rivelare il suo nome". Qual è la ragione per cui non ha firmato non è chiaro dal testo. Ma più tardi, la firma "+Varlaam "è stata inserita nel modulo con l'aggiunta di Ἄξιος (degno)in greco.

È noto che vladyka Varlaam, nativo di un villaggio russo nella regione di Brjansk (Russia) ed ex dipendente di una fabbrica metallurgica, ricevette solo una modesta istruzione scolastica e seminariale, non conosceva il greco, era una persona umile e accomodante. È anche noto che il vescovo Ioann Bodnarchuk, diplomato all'Accademia teologica di Leningrado con una laurea in teologia, amava vantarsi della sua conoscenza di alcune parole e frasi greche, spesso pronunciava esclamazioni in greco alla Divina Liturgia e usava parole greche nella sua comunicazione e corrispondenza. La firma dell'arcivescovo Varlaam sul documento è senza dubbio falsa e probabilmente fatta dallo stesso Ioann Bodnarchuk. La parola ἄξιος è stata messa da lui per riempire la seconda riga, dove dovrebbe essere indicato il titolo del vescovo (falsificare a mano un lungo titolo episcopale è più difficile che contraffare solo una firma).

Forse, il trattino iniziale per il titolo è stato lasciato, perché i fratelli Bodnarchuk si aspettavano di ricevere in seguito la firma di uno dei vescovi canonici. In tale eventualità, hanno messo una firma falsa senza titolo.

Lo stesso arcivescovo Varlaam era originario della provincia di Brjansk, di nazionalità russa, e non ha mai mostrato simpatia per l'autocefalia. Inoltre, era stato tra i membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa che aveva deposto Ioann Bodnarchuk il 14 novembre 1989.

Nel marzo 1990, quando Chekalin e Ioann Bodnarchuk "ordinarono" Vasilij Bodnarchuk a Leopoli, l'arcivescovo Varlaam si trovava nella sua eparchia nell'Ucraina sud-orientale, era già gravemente malato e non poteva venire a Leopoli a causa delle sue condizioni di salute. Bodnarchuk diffuse le voci sulla sua partecipazione alle "ordinazioni di Chekalin" solo dopo la morte di Varlaam nel settembre 1990, quando questi non poteva più smentire nulla.

Comprendendo che nessuno avrebbe creduto alla partecipazione dell'arcivescovo Varlaam (Iljushchenko) all'impresa, i fratelli Bodnarchuk hanno diffuso una voce durante la loro vita che un certo Varlaam (Iljenko?), "vescovo della chiesa catacombale", aveva partecipato alle "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Apparentemente, questa versione inventata è stata anche adottata e diffusa negli anni '90 dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".

La seconda conclusione: l'arcivescovo Varlaam (Iljushchenko) non ha potuto prendere parte all'ordinazione di Vasilij Bondarchuk e la sua firma è molto probabilmente falsa.

È Chekalin, un ex diacono e pedofilo, a guidare le "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"

Inoltre, per "confermare" la partecipazione dell'arcivescovo Varlaam (Iljushchenko) alla "ordinazione" di Ioann Bodnarchuk, è stata pubblicata la testimonianza firmata da un certo Igor Sas-Zhurakovskij e da due partecipanti all'ordinazione – Ioann e Vasilij Bodnarchuk -. Secondo i principi di base del diritto canonico, la testimonianza a favore di se stesso non è valida; anche la testimonianza di un singolo testimone è insufficiente. La testimonianza menziona un video, realizzato da un accompagnatore dell'arcivescovo Varlaam, ma il video stesso, ovviamente, manca. Il testimone ha persino confuso il titolo di arcivescovo Varlaam, chiamandolo "di Volinia e Rovno" (nel 1990, l'arcivescovo Varlaam aveva il titolo di Simferopoli e Crimea). Ovviamente, tale testimonianza non ha alcun valore probatorio.

A proposito, dal "certificato" pubblicato è chiaro che Vikentij Chekalin ha presieduto l'ordinazione, e la sua firma è in primo luogo. Ciò contraddice le parole di Makarij Maletich in una recente intervista (pubblicata sullo stesso sito "Fos Fanariou"), secondo cui Vikentij presumibilmente non sarebbe mai stato il principale leader spirituale della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e che avrebbe partecipato all'ordinazione come "terzo vescovo". Apparentemente, Vikentij Chekalin, che non aveva alcuna autorità episcopale, presiedette le "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel marzo e nel maggio 1990 e firmò per primo, e Bodnarchuk fu il "secondo vescovo".

La terza conclusione: la creazione della gerarchia della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" da parte di Vikentij Chekalin è un dato di fatto.

I sostenitori della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" devono solo dimostrare che il diacono ribelle – pedofilo condannato e truffatore – potrebbe diventare un vescovo canonico, e la gerarchia della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" da lui creata sarebbe canonica.

Tuttavia, in tutta questa storia, non è nemmeno importante chi tra gli scismatici, dove, quando e da chi ha segretamente accettato una "ordinazione gerarchica". È importante che i difensori della "canonicità" delle ordinazioni scismatiche distorcano il concetto e il significato stesso dell'ordinazione.

Sull'ordinazione episcopale

L'ordinazione episcopale non può essere concepita e valida al di fuori del contesto della Chiesa e non può essere considerata solo come un atto formale di concessione d'autorità. L'ordinazione episcopale viene eseguita per decisione della Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa. L'ordinazione episcopale non può essere considerata valida se viene eseguita al di fuori della Chiesa o persino contro la Chiesa, e ancora di più con l'obiettivo di creare una struttura parallela. Altrimenti, viene creata una situazione completamente anarchica quando è possibile duplicare le gerarchie di qualsiasi Chiesa locale.

Ricordiamo tutti dall'era dei Concili ecumenici la storia dell'ordinazione di Massimo il Cinico nel 380 al trono di Costantinopoli, che fu poi occupato da San Gregorio Teologo. Quindi, il secondo Concilio ecumenico (Canone 4) non ha riconosciuto come canonica l'ordinazione di Massimo, eseguita segretamente a Costantinopoli, anche se dai vescovi canonici di Alessandria. Ecco cosa scrive il canonista Ioannis Zonaras su Massimo il Cinico: "E così, secondo questo canone, fu scomunicato dai santi Padri riuniti al secondo Concilio, che hanno stabilito che non era stato e non era e un vescovo, perché era stato ordinato illegalmente e non era stato ordinato da chierici. E infine, quando si scoprì che sosteneva le opinioni di Apollinare, fu anatemizzato".

In effetti, tutte queste complesse questioni sono state risolte nei Concili ecumenici. Probabilmente oggi, quando stiamo attraversando momenti difficili all'interno della Chiesa ortodossa, sarebbe bello ricordare questa esperienza di soluzione conciliare dei problemi nella Chiesa.

 
Il monastero Sretenskij di Mosca nel suo ventesimo anniversario

Non perdetevi la traduzione fatta dal blog Fos Ilaron dell’articolo sulla storia del monastero del santo Incontro a Mosca. Scoprirete come è rinata la comunità monastica responsabile di tanta eccezionale letteratura ortodossa dei nostri tempi, incluso il bestseller Santi Quotidiani e il portale Pravoslavie.ru (da cui è tratta la storia). Rintraccerete le radici spirituali della comunità di Mosca nel celebre monastero delle grotte di Pskov (l’unico monastero della Russia a non essere mai stato chiuso nel XX secolo). Verrete a sapere che il santo Incontro (Sretenie) a cui è dedicato il monastero non è quello della festa che abbiamo appena celebrato (la Presentazione del Signore al tempio), ma quello dell’incontro dell’icona della Madre di Dio di Vladimir; tuttavia, apprenderete che la festa dell’Incontro del Signore ha davvero una certa importanza nella storia del monastero, perché ne ha segnato la rinascita ai nostri giorni, pur nelle inevitabili polemiche tra credenti... questo e altro, in un articolo che vale davvero la pena di leggere e di diffondere.

 
La Chiesa ucraina accoglie con favore il cessate il fuoco nel Donbass, mentre un vescovo scismatico fa un appello per una rivolta armata contro il presidente

foto: pravlife.org

La Chiesa ortodossa ucraina canonica accoglie con favore l'accordo su un pieno e completo cessate il fuoco nel Donbass, che è entrato in vigore lunedì 27 luglio, e chiede ai suoi figli fedeli di pregare che questo sia l'inizio della fine della guerra nell'Ucraina orientale, come ha commentato sulla sua pagina Facebook sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

Ci sono alcuni nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica che la vedono diversamente, tuttavia.

Il cessate il fuoco è stato deciso in una riunione regolare del gruppo di contatto trilaterale (Russia, Ucraina e Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) il 22 luglio.

È simbolico il fatto che il cessate il fuoco sia iniziato proprio il 27 luglio, come scrive il metropolita Antonij, poiché negli anni precedenti centinaia di migliaia di credenti ortodossi hanno tradizionalmente compiuto una processione della Croce a Kiev in onore del battesimo della Rus' in quel giorno, offrendo ferventi preghiere per la cessazione dei combattimenti nell'Ucraina orientale e l'instaurazione della pace in tutta l'Ucraina.

"Questo accordo offre a tutti noi una buona opportunità per compiere progressi significativi su questo percorso. Speriamo vivamente che d'ora in poi non ci saranno più morti e feriti in prima linea, nonché nella zona di contatto diretto tra le parti", ha scritto il metropolita Antonij.

I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina devono ora ringraziare Dio in preghiera e chiedergli di mantenere la pace, ha esortato il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

"La costruzione della pace è molto difficile, ma è comunque l'unico modo vero e corretto, perché è gradito a Dio. Dopotutto, come diceva san Basilio il Grande, nulla è più caratteristico di un cristiano che essere un pacificatore; per questo, il Signore ci ha promesso la sua più grande ricompensa", ha concluso sua Eminenza.

Da parte sua, sua Grazia il vescovo Viktor di Baryshevka, capo della rappresentanza della Chiesa ortodossa ucraina presso le organizzazioni internazionali europee, ha sottolineato che il perdono è l'unica via sicura per la pace e l'unità nell'Ucraina orientale.

La Chiesa ortodossa ucraina ha chiesto la pace, la comprensione reciproca e la ricerca di un terreno comune sin dall'inizio del conflitto, ha ricordato il vescovo.

Il vero perdono, che entra e attecchisce nel cuore umano, sconfigge anche il diavolo, ha detto il vescovo Viktor. E la Chiesa ortodossa ucraina continuerà a pregare per la pace fino a quando essa non sarà definitivamente stabilita in Ucraina, ha detto, ricordando che la Chiesa ortodossa ucraina ha 5 diocesi e circa 1.000 parrocchie su terre non controllate dall'Ucraina.

D'altra parte, all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica ci sono alcuni che non accolgono il cessate il fuoco, ma piuttosto lo vedono come un tradimento dell'Ucraina.

"L'arcivescovo" Afanasij Shkurupy, il leader scismatico di Kharkov, ha accusato il presidente Vladimir Zelenskij di tradimento e ha chiesto una rivolta armata e un processo pubblico contro gli "scagnozzi di Putin".

Scrivendo sulla sua pagina Facebook , ha anche parlato del suo sogno di prendere un fucile da cecchino e premere il grilletto.

"Dalla primavera dello scorso anno [quando è stato eletto Zelenskij, ndc], ho costantemente cantato queste parole:" Guardo attraverso l'obiettivo e mi chiedo perché non sono un cecchino, perché non sparo"," ha scritto.

E questo sentimento è diventato più forte solo dopo il "terribile tradimento" del presidente Zelenskij e dello stato maggiore delle forze armate ucraine, ha continuato il "vescovo".

Quando i parrocchiani hanno cercato di ricordargli che un chierico è chiamato a pregare e predicare, non a combattere, ha risposto che l'Ucraina è in pericolo, quindi "solo pregare non è abbastanza".

"Una croce in una mano e una mitragliatrice nell'altra! Volete che mia madre venga picchiata mentre prego e sto a vedere cosa succede?", chiede Shkurupy.

"Sono sorpreso che i giovani siano così passivi", ha aggiunto.

Più tardi, ha anche chiesto una rivolta armata contro il presidente Zelenskij. Scrive eccitato:

Zelenskij ha tradito lo stato ucraino! La leadership delle forze armate ucraine ha tradito le sue truppe! Ucraini, lo tollereremo e ci arrenderemo di nuovo al nemico, seppellendo per sempre la possibilità di avere il nostro stato? Perché i politici tacciono? Perché le organizzazioni nazionaliste sono silenziose? Perché il Comitato contro la capitolazione è silenzioso? Perché gli ucraini tacciono? Ci copriremo di nuovo della vergogna di una capitolazione? Lasciate che gli scagnozzi di Putin vengano sottoposti al giudizio dell'ira del popolo!!!

 
Fanar, Vaticano o Dipartimento di Stato: quali sono le forze dietro il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il patriarca Bartolomeo, papa Francesco e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno obiettivi simili sull'Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Quali forze esterne cercano il riconoscimento degli scismatici ucraini e cosa possono aspettarsi da questo i cristiani ortodossi.

Fin dall'inizio del progetto della "Chiesa locale", era ovvio che "l'autocefalia della Chiesa ucraina" era una progenie congiunta di diverse strutture politiche ed ecclesiastiche, tra le quali si dovrebbe dare maggiore rilievo al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America.

L'unione della Chiesa di Costantinopoli e del Dipartimento di Stato, che i suoi membri non ritengono necessario nascondere, ha un obiettivo specifico comune: indebolire la Chiesa ortodossa russa. Ciascuno dei partecipanti a questa unione spera di ricevere i propri dividendi. E se il Fanar, con l'aiuto del Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", spera di affermare la sua posizione di "primo senza eguali" nell'Ortodossia mondiale, il Dipartimento di Stato usa il Tomos proprio come mezzo per raggiungere determinati obiettivi nell'affermare l'egemonia globale degli Stati Uniti.

Una grande affermazione? Non proprio. Vi offriamo una breve analisi delle azioni di questa struttura dello stato americano.

Leve religiose della politica del Dipartimento di Stato

Il 17 luglio è stata aperta a Washington una mostra dedicata al 35° anniversario dell'istituzione ufficiale delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e il Vaticano. All'evento che ha riunito ex ambasciatori e attuali ambasciatori di entrambi i paesi, il ministro degli Esteri vaticano, l'arcivescovo Paul Gallagher, ha affermato che i rapporti tra gli Stati Uniti e la Santa Sede sono "forti e durevoli". A sua volta, l'ex ambasciatore degli Stati Uniti in Vaticano, Jim Nicholson, ha affermato che il crollo dell'Unione Sovietica può essere definito la migliore prova dell'efficacia della cooperazione tra gli Stati.

Queste e simili affermazioni mostrano chiaramente e inequivocabilmente che l'America ha sempre usato il fattore religioso per raggiungere i suoi obiettivi nella politica mondiale. E questo non riguarda solo la cooperazione con la Chiesa cattolica romana, ma anche con le gerarchie ortodosse, in primo luogo il Patriarcato di Costantinopoli.

Mezzo secolo fa, durante una delle prime interviste al "Evening Independent", il neoeletto patriarca Athenagoras di Costantinopoli disse: "Promuoverò sempre l'America e gli interessi americani, vivendo secondo gli ideali americani e predicandoli".

Anche i rappresentanti moderni del Patriarcato di Costantinopoli non nascondono una stretta cooperazione con il Dipartimento di Stato. Questo è, ad esempio, ciò che afferma padre Alexander Karloutsos, Consigliere esecutivo della fondazione "Faith: An Endowment for Orthodoxy and Hellenism Foundation" (l'obiettivo della fondazione è finanziare le istituzioni dell'arcidiocesi greco-ortodossa degli Stati Uniti): "Anche i nostri legami politici con l'ufficio ovale sono iniziati quando poi l'arcivescovo Athenagoras fu chiamato nel novembre del 1948 a guidare la sacra sede di sant'Andrea come parte della Dottrina Truman e del Piano Marshall, per evitare che il Primo Trono dell'Ortodossia fosse intrappolato dietro la cortina di ferro e cadesse nelle mani comuniste dell'Unione Sovietica di Stalin".

In diplomazia, non è consuetudine fare dichiarazioni franche, tranne forse post factum. Pertanto, si può dedurre dalle azioni congiunte del Dipartimento di Stato e del Fanar per promuovere i loro interessi comuni sulla base di fatti disponibili al pubblico, che tali fatti sono molti.

Relazioni tra Dipartimento di Stato USA e Fanar negli Stati Uniti

Quando l'11 maggio 2019, il metropolita di Bursa Elpidophoros (Lambriniadis) è stato eletto nuovo arcivescovo di tutte le parrocchie greche negli Stati Uniti, molti leader e analisti ecclesiastici hanno concluso che questa elezione non è stata casuale.

Il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk, ha commentato la nomina di Elpidophoros sul suo Twitter: "Il metropolita Elpidophoros, il principale ideologo della legalizzazione dello scisma ucraino e il principale odiatore della Chiesa russa nel Patriarcato di Costantinopoli, divenne il capo dell'arcidiocesi americana. E questa è una strada diretta verso il patriarcato. Il ripristino dell'unità sembra essere rinviato a lungo".

Le parole di vladyka Ilarion hanno provocato una reazione insoddisfatta di alcuni osservatori secolari che si sono chiesti perché la sede degli Stati Uniti dovesse essere chiamata una strada diretta verso il patriarcato. Dopotutto, per esempio, lo stesso patriarca Bartolomeo non è mai stato arcivescovo d'America, ma è divenuto patriarca.

Tuttavia, data l'incredibile lotta per il riconoscimento del Tomos ucraino tra le Chiese locali, la nomina di Elpidophoros si adatta al meglio al contesto di un futuro patriarca.

Il metropolita Elpidophoros, che ha anche ricevuto il titolo di "esarca degli Oceani Atlantico e Pacifico", è uno degli ideologi dell'autocefalia ucraina, nonché il predicatore più attivo del potere illimitato del patriarca di Costantinopoli. Si può presumere che diventerà la persona attraverso la quale il Dipartimento di Stato aiuterà il Fanar a esercitare pressioni sui rappresentanti delle Chiese ortodosse locali affinché riconoscano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E questo assunto non è infondato.

Il 14 giugno, il portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Evstratij Zorja e Kliment Kushch, un altro "vescovo" di questa struttura, sono stati notati in compagnia del metropolita Elpidophoros a un evento del Dipartimento di Stato USA organizzato per proteggere la libertà religiosa nel mondo.

Evstratij Zorja (terzo da sinistra), alla sua destra l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) e Kliment Kushch. Foto: romfea.gr

Lo stesso giorno, il metropolita Elpidophoros ha incontrato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e il giorno successivo il Senato degli Stati Uniti ha adottato una risoluzione che accoglie con favore la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" definendola "un'importante pietra miliare nella costruzione dell'Ucraina del suo futuro libero dall'influenza russa".

l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Foto: pappaspost.com

Elpidophoros ha incontrato Trump alla presenza del vicepresidente americano Mike Pence, del segretario americano per la salute e i servizi umani Alex Azar e del più vicino aiutante di Elpidophoros, padre Alexander Karloutsos, che è chiamato il "Ministro delle finanze" del Patriarcato di Costantinopoli e il "cardinale grigio" dell'arcidiocesi americana. Ciò ha permesso ad alcuni analisti ortodossi di concludere che Elpidophoros stava superando alla Casa Bianca un test attitudinale.

Poco dopo, si è appreso che il metropolita Elpidophoros ha incontrato il segretario al Commercio degli Stati Uniti, Wilbur Ross. All'incontro ha partecipato di nuovo padre Alexander Karloutsos. Considerando che la sua fondazione finanzia l'arcidiocesi e dona al tesoro del Patriarcato di Costantinopoli, il ministro e l'arcivescovo hanno discusso di questioni finanziarie.

padre Alexander Karloutsos, l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) e il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Wilbur Ross. Foto: pappaspost.com

Ricordiamo che lo scopo di creare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", secondo i senatori statunitensi, era "prevenire l'influenza russa". Tuttavia, sembra che impedendo l '"influenza russa", il Fanar non tema l'influenza americana. Inoltre, ne è grato.

Il 26 giugno 2019, durante un incontro con l'ambasciatore americano per la libertà religiosa internazionale Sam Brownback, il metropolita Elpidophoros ha dichiarato : "Siamo particolarmente lieti che il nostro governo a Washington sostenga il nostro padre spirituale, il patriarca ecumenico Bartolomeo, e il nostro centro spirituale".

Secondo Elpidophoros, "Il patriarca ecumenico Bartolomeo è il padre spirituale non solo della comunità greca di Costantinopoli, ma di tutti i credenti della nostra arcidiocesi qui in America" .

La diaspora greca degli Stati Uniti e del Canada conta circa 2 milioni di persone. I cristiani ortodossi degli Stati Uniti, dei quali la stragrande maggioranza è affiliata al Patriarcato di Costantinopoli, sono al sesto posto nella lista delle comunità religiose più ricche d'America.

Questo è ciò che consente allo scrittore e pubblicista Arkadiy Maler di affermare che "la lobby fanariota di Washington ha finora ottenuto un patrocinio speciale al Fanar da parte dei politici americani. <...> La stretta collaborazione del Fanar e di Washington non è dovuta nemmeno alla generale opposizione al rilancio geopolitico della Russia e al rafforzamento della Chiesa ortodossa russa a livello internazionale, e la partecipazione di funzionari americani è stata alla luce del sole, in un modo senza precedenti, nell'intera truffa dell'autocefalia ucraina".

Elpidophoros: sulla strada per il patriarcato?

Per molto tempo, Elpidophoros, che era l'abate del monastero sull'isola di Halki, non si è distinto in alcun modo particolare. L'Accademia teologica, che le autorità turche chiusero nel 1971, e che il giovane archimandrita ha cercato di rilanciare, non è stata aperta finora. La successiva assegnazione alla carica di metropolita di Bursa di una persona che francamente non era riuscita a fare il suo lavoro nel ripristinare la famosa Accademia teologica, sembra più che strano. Tuttavia, la stranezza scompare non appena prestiamo attenzione ad altri aspetti del lavoro dell'archimandrita e successivamente metropolita Elpidophoros.

È attraverso il metropolita Elpidophoros che il Fanar ha mantenuto i contatti con gli scismatici ucraini per molti anni.

Nel 2008, quando per la prima volta fu sollevata seriamente la questione dell'autocefalia del "patriarcato di Kiev", il metropolita ricevette improvvisamente il più alto riconoscimento dello stato ucraino: l'Ordine del principe Jaroslav il Saggio, di V grado.

E il 4 aprile 2019, dopo la firma del Tomos, è stato a Elpidophoros che il presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko ha assegnato lo stesso ordine, ma ora di IV grado.

Oltre ai successi nella concessione del "documento" non canonico d'autocefalia, il metropolita Elpidophoros è stato considerato uno dei principali ideologi dell'insegnamento finora sconosciuto sul primato assoluto e inviolabile del patriarca di Costantinopoli nella famiglia delle Chiese ortodosse locali.

In risposta alla "Posizione sul tema del primato nella Chiesa ecumenica", adottata il 25 dicembre 2013 dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, Elpidophoros ha scritto:

"Per molto tempo nella storia della Chiesa, il primo ierarca della Chiesa ecumenica fu il vescovo di Roma. Quando la comunione eucaristica con Roma fu interrotta, l'arcivescovo di Costantinopoli divenne il primo ierarca canonico della Chiesa ortodossa. Nel caso dell'arcivescovo di Costantinopoli, troviamo una combinazione unica di tutti e tre i livelli di primato, vale a dire: a livello locale (arcivescovo di Nuova Roma - Costantinopoli), a livello regionale (patriarca) e quello ecumenico (patriarca ecumenico). Questo triplice primato si trasforma in privilegi speciali, come i diritti di appello e il diritto di concedere o ritirare l'autocefalia".

In un altro punto della stessa risposta, intitolata, tra l'altro, "Il primo senza eguali", il metropolita Elpidophoros ha scritto:

"Il primato dell'arcivescovo di Costantinopoli non ha nulla a che fare con i dittici, che esprimono semplicemente un ordine gerarchico. Se parliamo della fonte del primato, questa fonte è la persona stessa dell'arcivescovo di Costantinopoli, che come vescovo è il primo "tra pari", ma come arcivescovo di Costantinopoli e, di conseguenza, come patriarca ecumenico è il primo senza eguali (primus sine paribus).

Pertanto, la persona stessa dell'arcivescovo di Costantinopoli è una fonte di primato. Probabilmente non è necessario dire che una simile affermazione non è altro che la versione "ortodossa" dell'insegnamento eretico della Chiesa romana sul primato del papa.

Il Fanar e il Vaticano

Durante la recente visita della delegazione del patriarcato di Costantinopoli a Roma per celebrare la festa degli apostoli Pietro e Paolo, sia i fanarioti che i cattolici hanno ripetutamente espresso il loro grande desiderio di superare rapidamente lo scisma e unirsi in un singolo impulso di comunione eucaristica.

Incontrando la delegazione del Fanar in Vaticano, papa Francesco ha dichiarato: "Come vescovo di Roma, vorrei sottolineare ancora una volta che per noi cattolici l'obiettivo del dialogo è la completa unità nelle differenze consentite e non un'equazione unificante, tanto meno un'acquisizione".

In risposta, l'arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos, che è considerato il principale esperto del Fanar sull'Ucraina, ha letto un messaggio del patriarca Bartolomeo a papa Francesco. Il testo, in particolare, dice: "Il ripristino della comunione tra le nostre Chiese rimane la nostra sincera speranza, l'oggetto principale delle nostre preghiere e l'obiettivo del dialogo di verità stabilito tra le nostre Chiese".

Il papa ha consegnato alla delegazione del Fanar una parte delle reliquie del santo apostolo Pietro in segno di speciale favore al patriarca Bartolomeo. L'arcivescovo Job ha espresso l'idea che questo dono è "un segno profetico dell'unità delle Chiese di Roma e Costantinopoli".

l'arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos con una parte delle reliquie dell'apostolo Pietro in Vaticano. Foto: theorthodoxworld.com

Che cosa hanno a che fare il metropolita Elpidophoros e l'Ucraina?

Il Tomos come strumento di pressione

Il Tomos d'autocefalia è stato concesso otto mesi fa, ma finora nessuna delle Chiese ortodosse locali ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, i rappresentanti della maggioranza delle Chiese, compresi i loro più alti dirigenti, hanno chiarito che non intendono legalizzare gli scismatici ucraini nel prossimo futuro.

In questo contesto, il progetto "Tomos per l'Ucraina" sembra un palese fallimento per tutte le parti interessate. Petro Poroshenko ha perso le elezioni, il "patriarca" Filaret è tornato allo stato pre-Tomos, il patriarca Bartolomeo ha perso seriamente la sua autorità, ed Epifanij Dumenko ha più problemi che soluzioni.

Ma quasi tutte le Chiese ortodosse hanno espresso il loro sostegno al primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

In questa situazione, il Fanar e il Dipartimento di Stato sembrano aver deciso di utilizzare tutte le possibili leve di influenza per risolvere il problema il prima possibile. Da un lato, usano leve politiche di influenza sulla leadership dei paesi con una popolazione in maggioranza ortodossa; d'altra parte, usano leve ecclesiastiche di influenza sui vescovi che non vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E qui si tratta principalmente delle chiese di Grecia, Cipro, Romania e Bulgaria.

Il 10 giugno, il patriarca Bartolomeo ha organizzato un incontro inaspettato tra l'arcivescovo Hieronymos di Atene ed Epifanij, in cui si supponeva una concelebrazione alla liturgia. Ma il primate della Chiesa greca si è rifiutato di rimanere per il culto ed è volato ad Atene.

Tuttavia, né il Fanar né gli scismatici hanno abbandonato i tentativi di ottenere un riconoscimento specifico dalla Chiesa di Grecia.

L'8 luglio 2019, in un'intervista a "Ukrinform", Evstratij Zorja ha sottolineato che "la Chiesa ortodossa dell'Ucraina ha particolarmente bisogno di essere riconosciuta dalla Chiesa di Grecia o di Cipro". Il giornalista lo ha corretto: "Da tutte, sarebbe desiderabile". E quindi ha risposto: "Da tutte. Ma queste hanno un'influenza esclusiva nella famiglia delle Chiese elleniche".

E il 15 luglio, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato in un'intervista a "TSN" che "la Chiesa di Grecia sarebbe stata la prima Chiesa a riconoscere la Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Anche gli Stati Uniti stanno compiendo alcuni passi. Il 10 luglio 2019, Donald Trump, congratulandosi con il nuovo premier greco Mitsotakis, ha dichiarato: "La Grecia è uno dei nostri più stretti alleati". In quali settori si manifesta questa alleanza? Stabilità nella regione e commercio bilaterale. In altre parole, al governo greco è stato chiarito che i fattori economici e sociali dipendono direttamente dalla corretta comprensione dei segnali che la Casa Bianca sta inviando.

Finora, gli Stati Uniti stanno fornendo sostegno dimostrativo a Cipro.

Il 9 luglio il Dipartimento di Stato ha invitato le autorità turche a cessare le operazioni di perforazione esplorativa al largo della costa di Cipro. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha affermato che "questo passo provocatorio provoca tensione nella regione. Chiediamo alle autorità turche di interrompere queste operazioni e di invitare tutte le parti a comportarsi con moderazione e astenersi da azioni che aumentano le tensioni nella regione".

La Turchia ha rifiutato – e dopo una settimana sono state imposte sanzioni.

È probabile che tale attenzione sia prestata dal governo degli Stati Uniti per un motivo. Il Dipartimento di Stato ha ripetutamente chiarito con le sue azioni che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è tra le sue priorità e, pertanto, l'America proverà attraverso le autorità cipriote a fare pressione sulla Chiesa perché riconosca la nuova struttura in Ucraina.

Le conclusioni si suggeriscono da sole.

Il Vaticano è il centro incondizionato del mondo cattolico. Il Fanar rivendica il primato incondizionato nel mondo ortodosso. Con le proprie azioni, gli Stati Uniti affermano un'egemonia incondizionata nel mondo politico. E tutte queste strutture sono in stretta relazione tra loro e fanno pressioni sugli oggetti di interesse di questo triumvirato non ufficiale. La questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" rientra ovviamente nella sfera di interesse di tutti e tre i principali attori: il Fanar, il Dipartimento di Stato e il Vaticano, poiché indebolisce le Chiese ortodosse ucraina e russa.

Pertanto, l'attenzione per il Tomos non è certo un motivo di preoccupazione disinteressata per l'Ucraina dei nostri "amici" d'oltremare a Istanbul o in Vaticano, come piaceva dire alle autorità ucraine. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un progetto geopolitico che tiene conto degli interessi di moltissimi giocatori. Ma se a questo numero appartengano gli ucraini, questa è una grande domanda.

 
La perla di gran prezzo: la risurrezione dell'Ortodossia in Cina

A poco più di un anno dall’inclusione della Cina nel territorio canonico del patriarcato di Mosca (si veda la voce di questo blog dell’8 febbraio 2013), ci rendiamo conto che abbiamo parlato poco della storia dello sviluppo dell’Ortodossia in questo enorme e storico paese. Un testo di base presente in rete è il resoconto, rilasciato in un’intervista alla rivista Road to Emmaus da padre Dionisij Pozdnjaev nel 2004, che anche con i cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio, mantiene ancora tutto il suo interesse nelle indicazioni di base di come deve avvenire l’opera missionaria ortodossa. Presentiamo la nostra traduzione italiana dell’intervista a padre Dionisij nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Il primate della Chiesa ortodossa ucraina: la nostra Chiesa sostiene tutte le iniziative per fermare la guerra

il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, ha rilasciato una dichiarazione in merito al processo di mantenimento della pace in Ucraina.

La Chiesa ortodossa ucraina condivide e sostiene pienamente le iniziative pacifiche delle autorità ucraine volte a superare lo spargimento di sangue e a trovare modi per risolvere pacificamente la situazione nel Donbass. Lo afferma la Dichiarazione del primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, datata 1 agosto 2020, relativa al processo di mantenimento della pace in Ucraina, che è stata pubblicata sul sito web del Dipartimento di informazione ed educazione della Chiesa ortodossa ucraina.

L'Unione dei giornalisti ortodossi fornisce il testo completo della dichiarazione del primate della Chiesa ortodossa ucraina.

"Da sei giorni è in corso un cessate il fuoco pieno e completo in Ucraina. Si tratta di un nuovo e decisivo passo verso la risoluzione del conflitto armato nell'Ucraina orientale e l'instaurazione della tanto attesa pace.

Nel corso della sua storia, dai tempi della Rus' di Kiev ai giorni nostri, la Chiesa ortodossa ucraina ha sempre richiesto e contribuito efficacemente alla causa della pace e della riconciliazione. La Chiesa lo fa perché questo è il comandamento del Signore Gesù Cristo: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Matteo 5:9). E in condizioni moderne, quando il nostro stato ucraino sta attraversando momenti difficili, la Chiesa ortodossa ucraina, condividendo il dolore del suo gregge, prega costantemente che regnino in Ucraina la pace terrena e la pace di Dio, che "trascende ogni comprensione" (Fil.4:7)... Le preghiere sono offerte in modo speciale durante i giorni del cessate il fuoco nel Donbass, che è iniziato alla vigilia di un grande giorno per l'Ucraina, il giorno del Battesimo della Rus'.

La Chiesa ortodossa ucraina ha ripetutamente proclamato la sua immutabile posizione di risoluzione pacifica dei conflitti in numerosi testi, dichiarazioni e lettere. Dall'inizio delle ostilità nell'Ucraina orientale, il Concilio dei vescovi, il Santo Sinodo e il primate della Chiesa, per conto della Chiesa ortodossa ucraina, hanno fatto appello alla leadership dello stato, alla comunità ucraina e mondiale, a tutte le persone di buona volontà fare ogni sforzo per fermare lo spargimento di sangue nella terra ucraina e a stabilire una vita pacifica. La nostra Chiesa ha chiesto e continua a chiedere alle persone che si trovano da entrambe le parti del conflitto militare di ricordare che siamo tutti figli di un solo Dio, e che il Signore ci ha creato non per inimicizia o omicidio, ma per una vita di amore per Dio e per ognuno.

La Chiesa ortodossa ucraina esprime il desiderio dell'avvento della vera pace nel nostro stato non solo nelle preghiere e nelle omelie, ma lo conferma anche con vere azioni. Dai primi giorni del conflitto armato ai giorni nostri, il clero e i laici della Chiesa ortodossa ucraina hanno fornito assistenza a tutte le vittime di ostilità, militari e civili, sostenendo i familiari delle vittime, affrontando le esigenze degli sfollati interni che hanno abbandonato le loro case e lasciato la zona dello scontro armato. Con l'assistenza della Chiesa ortodossa ucraina, militari e volontari ucraini catturati sono stati liberati dai territori non controllati dall'Ucraina. Queste e molte altre azioni testimoniano che la Chiesa ortodossa ucraina sta facendo tutto il possibile per portare la pace nella nostra terra.

Nonostante i tentativi di alcune forze di aggiungere retorica politica alla vita ecclesiastica, di imporre questa o quella posizione politica sulla Chiesa, la Chiesa ortodossa ucraina non interferisce nei processi politici, poiché ha una missione diversa. Allo stesso tempo, la Chiesa ortodossa ucraina condivide e sostiene pienamente le iniziative pacifiche delle autorità ucraine volte a superare lo spargimento di sangue e trovare modi per risolvere pacificamente la situazione nel Donbass.

Il gregge della nostra Chiesa si trova sia nei territori sotto il controllo dell'Ucraina sia nei territori al di fuori di tale controllo. Il clero, i monaci e i laici che hanno sede nei territori non controllati del Donbass sono anch'essi pronti ad assistere il processo di negoziazione e ad aiutare a ripristinare la pace desiderata e tanto attesa, l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina all'interno di confini internazionalmente riconosciuti.

La voce della Chiesa risuona invariabilmente a tutti i livelli della società, proclamando che qualsiasi conflitto nella vita terrena ha una soluzione pacifica, e chiunque la cerchi in questo modo la troverà sicuramente. Chiediamo al Signore di concedere a tutti, di chiunque si tratti, la saggezza di trovare questa strada e di muoversi con fiducia su di essa.

Esortiamo tutti a pregare per la fine della guerra, per la riconciliazione, per l'istituzione della pace e dell'ordine in Ucraina!"

Come riferito dall'Unione dei giornalisti ortodossi, nel giorno del Battesimo della Rus', sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha affermato che la Chiesa ortodossa ucraina prega Dio e chiede alle persone di riconciliarsi e di non combattere l'una con l'altra.

 
Rue Daru al capolinea

Alla riunione della sua Assemblea generale, tenutasi, come di solito, in una chiesa cattolica a Parigi lo scorso sabato, i delegati delle parrocchie e delle comunità della piccola arcidiocesi di Rue Daru hanno votato al 58% per tornare alla Chiesa ortodossa russa e al 42% per non farlo. Sembra che, di conseguenza, ogni comunità, la maggior parte delle quali è minuscola, si unirà a qualunque Chiesa ortodossa desideri, a condizione che qualche Chiesa locale le desideri. (La maggior parte delle Chiese locali non vuole ricevere clero non addestrato e individui che hanno la reputazione di piantagrane, che non possiedono nemmeno i loro edifici ecclesiali e che tuttavia credono, anche se sono in realtà un piccolo gruppo di marginali, di trovarsi al centro dell'universo!)

I moldavi che hanno rilevato diverse parrocchie in precedenza virtualmente vuote a Parigi, tra cui la stessa chiesa in Rue Daru, torneranno naturalmente alla Chiesa ortodossa russa, così come quelli che si considerano ancora totalmente appartenenti alla Tradizione russa, come lo sono stati i primi tre ierarchi di Rue Daru, l'ultimo dei quali si è addormentato nel Signore nel 1981. Quelli che si trovano in Belgio potranno chiedere alla Chiesa romena di prenderli, anche se la Chiesa romena esita a farlo. Alcuni in Inghilterra guardano con speranza ad Antiochia, ma ancora una volta non si ha la certezza che Antiochia li vorrà. Altri se ne sono già andati nella Chiesa bulgara (in Scandinavia) o nella Chiesa fuori dalla Russia (in Italia). Alcune comunità saranno semplicemente assorbite nelle diocesi greche moderniste locali, e così scompariranno.

L'arcivescovo francese Jean, settantasettenne e malato, l'ultimo vescovo del gruppo anti-monastico e anti-episcopale di Rue Daru, è stato così sconvolto durante la riunione per non aver ottenuto la maggioranza dei due terzi di cui aveva bisogno per portare il gruppo nel suo insieme di nuovo nella Chiesa ortodossa russa, che ha minacciato di dimettersi. È la fine ignominiosa di un gruppo fondato da aristocratici ribelli e intellettuali protestantizzanti, che, secolarizzati all'estremo, sono sempre stati inclini a ribellioni in stile francese guidate da personalità divisive, a litigi, a spaccature, a calunnie e minacce, un nido di vipere o "paniere di granchi" (panier de crabes) come era stato definito a Parigi quarant'anni fa. In effetti il ​​precedente arcivescovo Job, proveniente dagli scismatici ucraini, poteva frequentare la chiesa di Rue Daru solo se protetto da aggressioni fisiche da cinque corpulente guardie del corpo che durante i servizi scortavano fuori i manifestanti.

Intanto ieri nella chiesa greca di Parigi, gli scismatici ucraini hanno concelebrato con il famigerato metropolita greco Emmanuel. Si dice che il piano greco sia quello di impadronirsi della storica chiesa di Rue Daru e di consegnarla agli scismatici. L'intero dibattito su Rue Daru è stato caratterizzato dalle fantasie di sacerdoti che non sanno come celebrare i servizi e di laici irreligiosi ma altamente politicizzati che non hanno idea di cosa sia la Chiesa, di come funzioni la Chiesa e di ciò di cui c'è bisogno per fare un vescovo – tre altri vescovi. Ora sembra che le parrocchie e le comunità di Rue Daru che non vogliono rimanere nel patriarcato scismatico di Costantinopoli saranno accolte nella Chiesa ortodossa russa individualmente, non come gruppo. Non è chiaro se una qualsiasi altra Chiesa locale vorrà le altre.

Oltre 12 anni fa la parte principale dell'emigrazione russa, la Chiesa fuori dalla Russia con il suo Sinodo dei vescovi, circa l'80% dell'emigrazione, è tornata alla Chiesa ortodossa russa. Avevano capito che la Chiesa in Russia era ormai completamente libera dallo Stato russo. Chiaramente il frammento distaccato degli emigrati di Rue Daru, che si era separato dalla Chiesa fuori dalla Russia sotto pressione politica degli anni '20, avrebbe dovuto fare allora lo stesso passo. Tutta questa agonia mortale si era trascinata troppo a lungo, per decenni. Ma quel frammento si è rifiutato di ritornare, e il suo arcivescovo di allora, Gabriel, un convertito, ha dimostrato di essere profondamente russofobo, ordinando sacerdoti in modo non canonico senza prima addestrarli e ricevendo ogni sorta di dissidenti e di strani individui da altrove. Ecco qui il risultato.

 
Tradizione orale: dominio pubblico

Il diacono James Ferrenberg (nella foto), americano di origini carpato-russe, lavora nel laboratorio di genetica dell’Università di Washington; è autore di uno dei blog ortodossi di più lunga data, Paradosis, sul quale ha postato recentemente (febbraio 2014) un interessante resoconto di un viaggio tra gli ortodossi dell'Uganda. Da un post del 2005, riprendiamo una sua considerazione molto acuta sul valore della tradizione orale, per capire quale importanza abbiano i racconti orali di tradizione apostolica nella storia della Chiesa. Presentiamo la traduzione italiana del post sulla tradizione orale come dominio pubblico nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.   

 
Sondaggio: la riconversione di Santa Sofia in moschea non ha aumentato la valutazione di Erdoğan

il presidente turco con sua moglie a Santa Sofia a Istanbul. Foto: newsit.gr

La riconversione di Santa Sofia in una moschea non ha migliorato la valutazione di Erdoğan tra gli elettori, secondo un nuovo sondaggio.

Secondo un sondaggio del Centro di ricerca sull'opinione pubblica dell'Eurasia, il 99,7% della popolazione turca ha affermato che la riconversione di Santa Sofia in moschea non avrebbe influenzato le loro intenzioni di voto alle elezioni presidenziali che si terranno nel 2023, come riporta Ahval News.

Il sondaggio ha mostrato che il 48,6% dei cittadini non voterà per Erdoğan alle elezioni presidenziali del 2023.

Il 38,9% intende votare per Erdoğan: questo risultato è anche leggermente peggiore rispetto al sondaggio precedente, prima della riconversione di Santa Sofia in moschea (poco più del 39%).

Il 99,7% degli intervistati ha affermato che la modifica dello status di Santa Sofia non influirà sulle loro intenzioni di voto alle elezioni presidenziali.

Alla domanda sulla prestazione complessiva di Erdoğan come presidente, il 40,2% lo ha definito un fallimento, mentre il 28,9% gli attribuisce successo. Il 30,9% degli intervistati non lo ritiene né positivo né negativo.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, Erdoğan in precedenza aveva espresso la fiducia che il nuovo status di Santa Sofia avrebbe soddisfatto tutte le religioni.

 
Il pentimento non può essere sostituito o annullato

turtlemom3.files.wordpress.com

DemetriosTelengidis è professore di teologia dogmatica all'Università di Salonicco. L'originale greco di questa lettera è disponibile qui e una traduzione in romeno è disponibile qui. La traduzione in inglese è stata pubblicata da Orthodox Synaxis.

***

SOGGETTO: Sulla legittimazione istituzionale della chiesa scismatica dell'Ucraina

Beatissimo primate,

Reverendi santi ierarchi,

Per quanto riguarda l'imminente convocazione del Santo Sinodo dei vescovi, come il minimo membro della nostra Chiesa locale, ma anche come professore di teologia dogmatica della Chiesa, vorrei – con un senso di responsabilità – sottoporre io stesso umilmente alla vostra considerazione alcuni dimensioni dogmatico-ecclesiologiche, nonché alcune ramificazioni soteriologiche dell'incondizionata accettazione della Chiesa scismatica dell'Ucraina nella comunione ecclesiastico-sacramentale, nel caso, ovviamente, di un'eventuale decisione sinodale da parte vostra di riconoscere la sua "autocefalia".

La prima e più importante questione è, in questo caso, la questione ecclesiologica, che è rilevante per il "costrutto ecclesiastico" in questione. Prima di tutto, si dovrebbe esaminare se questo "costrutto" soddisfa le condizioni di una comunità ecclesiastica. Se, al contrario, si riconosce la sua "autocefalia", allora la "legittimità" ecclesiastica della Chiesa scismatica è riconosciuta automaticamente.

Come è noto, in precedenza vi è stata una condanna pan-ortodossa della Chiesa scismatica ucraina con deposizioni e scomuniche. Questa condanna pan-ortodossa non è stata revocata. Infine, con il Tomos d'autocefalia del Patriarcato ecumenico (6 gennaio 2019), si è verificato un superamento istituzionale di carattere spirituale ed ecclesiologico, che solleva domande ragionevoli sulla sua legittimità ecclesiastica. E questo perché, almeno per quanto ne sappiamo, non sono state soddisfatte le fondamentali condizioni patristiche e spirituali, cosa che solleva ragionevoli obiezioni alla canonicità dei termini e delle condizioni della praxis patriarcale, poiché non c'è stato pentimento pubblico né rinuncia allo scisma. Ciò che stiamo dicendo nel caso in questione non significa che stiamo mettendo in discussione la competenza istituzionale del Patriarcato ecumenico di concedere l'autocefalia con il consenso, ovviamente, di tutto il corpo della Chiesa espresso sinodalmente. Qui viene sollevata solo la questione delle condizioni valide per l'emissione dei Tomos in questione.

Secondo le testimonianze scritturali (Matteo 4:17, 1 Corinzi 5:1-5 e 2 Corinzi 2:6-8), nonché secondo la tradizione patristica e spirituale della Chiesa, l'integrazione o il reinserimento nel corpo uno e indivisibile della Chiesa presuppone in ogni caso un'esperienza profonda e un'espressione sincera di pentimento da parte del membro o della comunità da integrare o reintegrare.

La condizione di esprimere pentimento non può essere invalidata o annullata da qualsiasi persona istituzionale o organo ecclesiastico istituzionale. Non esiste un'economia ecclesiastica in grado di sostituire o annullare il pentimento. Il pentimento stesso costituisce la condizione fondamentale e la "chiave" spirituale per ricevere e possedere l'economia della salvezza, nonché la "chiave" per attivarla o riattivarla, in conformità con la testimonianza della Scrittura: Pentitevi, poiché il regno dei cieli è vicino (Matteo 4:17).

Proprio per questo motivo, lo scisma meleziano nella Chiesa antica fu reintegrato non solo dopo un'espressione di pentimento, ma anche dopo l'anatemizzazione dello scisma da parte degli stessi scismatici. E, come nota in modo caratteristico san Teodoro lo Studita, "anatematizzando il proprio scisma, come si suol dire, vengono accolti nella Chiesa cattolica" (Lettera 40 a Naukratios, PG 99 1053C). Solo allora seguì la sinodale restaurazione pan-ortodossa al primo Concilio ecumenico.

Nel caso della Chiesa scismatica ucraina, come sembra, non è stato chiesto o espresso alcun pentimento. Qui, in pratica, il pentimento è stato annullato, anche se si tratta di un comandamento esplicito del Signore e della secolare pratica della Chiesa. In questo non si può parlare di economia ecclesiastica. In realtà, si tratta di una flagrante trasgressione ecclesiastica, che rende impossibile la salvezza, non solo per gli scismatici, ma anche per coloro che comunicano sacramentalmente con loro, poiché anch'essi diventano scomunicati (si veda il Canone 2 del Concilio di Antiochia, che fu convalidato dal quinto, sesto e settimo Concilio ecumenico).

Da quanto precede, diventa chiaro che il problema in questione è essenzialmente ecclesiologico-dogmatico, con inevitabili ramificazioni soteriologiche, come è già stato giustamente espresso nella Lettera degli anziani agioriti alla Sacra Comunità della Montagna Santa (marzo 2019).

Per questo motivo è anche essenziale che il Santo Sinodo dei vescovi decida sull'identità della Chiesa scismatica ucraina e richieda l'applicazione delle secolari condizioni ecclesiastiche per il suo reinserimento. Cioè, il pentimento e l'anatematizzazione dello scisma. Questa responsabilità spirituale è pienamente di competenza della gerarchia che vuole operare il riconoscimento della "autocefalia" in questione, che ovviamente ha altri parametri di canonicità, purché non tenga conto dell'esistenza della Chiesa canonica nello stesso paese, sotto il metropolita Onufry di Kiev, la Chiesa canonica da cui si è separata. Vale a dire, una "autocefalia", in questo caso, è stata concessa a scismatici privi di vergogna. E questa materia senza precedenti è logicamente, canonicamente e spiritualmente impensabile,

Con la "logica" dell'accettare il "Tomos d'autocefalia" della Chiesa scismatica dell'Ucraina, siamo in pericolo di essere eventualmente portati in futuro anche all'accettazione sacramentale del papismo e di altre eresie senza le condizioni fondamentali del pentimento e della rinuncia delle loro delusioni dogmatiche, qualcosa che l'ecumenismo tenta oggi, non solo in teoria ma già in pratica. così ci chiediamo, in sostanza, se le istituzioni spirituali all'interno della nostra Chiesa abbiano iniziato a "funzionare" prive del loro fondamento spirituale. Ci chiediamo se negli ultimi decenni sia stato introdotto un "nuovo ethos" con l'aspirazione nascosta di diventare l'ethos abituale anche nella legge consuetudinaria, che minerà la Tradizione canonica della Chiesa. storicamente, sappiamo che quando una mentalità del genere si è consolidata in Occidente, la Chiesa occidentale è stata condotta al papismo – con tutte le sue deviazioni dogmatiche – e ha finito per tagliarsi fuori dalla Chiesa una e unica.

Per riassumere, notiamo che qualsiasi eventuale decisione relativa alla "autocefalia" della Chiesa scismatica ucraina non può essere incondizionata. In tal caso infatti – indirettamente ma chiaramente – significherebbe in pratica una "legalizzazione" ecclesiastica-istituzionale illegale dello scisma esistente, qualcosa che non ha precedenti storici nella Tradizione ecclesiastica dei santi Padri. Soprattutto, l'eventuale riconoscimento privo di condizioni spirituali danneggia gravemente l'unità dell'intera Chiesa, di cui non c'è nulla di più prezioso. Il pericolo è evidente: quello di creare scismi in tutta la Chiesa a causa del vostro assenso finale al riconoscimento della "autocefalia" della Chiesa scismatica ucraina, qualcosa che desideriamo evitare con tutto il cuore.

Infine, la soluzione spirituale all'attuale problema ecclesiastico è il pentimento. E sfortunatamente, al momento questo è assente. Tuttavia, c'è una speranza realistica. Quelli di noi che amano la Chiesa in Cristo, prendano la medicina purificatrice e deificante del pentimento e quindi Cristo darà guarigione ai malati, secondo la testimonianza dei santi Padri [si veda san Nicola Cabasilas: "tutti si meravigliano della bontà di Dio, anche se nessuno sfugge a una malattia quando qualcun altro prende la medicina, cercando di essere liberato dal castigo mentre altri soffrono", Sulla vita in Cristo Parte 7, PG 150 700C. Qui alcuni potrebbero meravigliarsi della bontà di Dio. Nessuno può liberarsi della malattia senza assumere la medicina. Qualcuno può liberarsi delle conseguenze del peccato quando altri fanno il lavoro per loro?]

Con il più profondo rispetto,

Demetrios Tselengidis

Professore all'Università Aristotele di Salonicco

 
La mente ortodossa

Uno dei passi più importanti per chi si converte all’Ortodossia in età adulta è l’acquisizione di una mente ortodossa. Una precedente esperienza come cristiano non ortodosso può portare frutti nell’Ortodossia solo a condizione che si sia raggiunta una mente ortodossa, compito non facile, che di solito richiede anni di sforzo. Fino a quel punto, l’esperienza eterodossa può agire da specchio deformante che impedisce l’assimilazione dell’insegnamento ortodosso. Paradossalmente, chi entra nella Chiesa ortodossa partendo da un passato non cristiano ha questo processo di assimilazione facilitato, in quanto non deformato da una visione cristiana eterodossa.

Padre John Whiteford (che prima della sua conversione all’Ortodossia era un pastore evangelico), in un intervento a un congresso ortodosso del 1995, analizza questo complicato processo di acquisizione con un’attenzione particolare alle deformazioni che il pensiero protestante, capillarmente diffuso negli Stati Uniti, crea (anche inconsciamente) nella comprensione dell’Ortodossia. Le sue parole possono essere anche applicate, facendo le dovute modifiche, alla scena italiana dove il pensiero di base è quello cattolico romano, e l’acquisizione di una mente ortodossa può essere ancor più sottilmente ostacolata dalla giustapposizione di un pensiero apparentemente più vicino. Presentiamo il saggio di padre John nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
La Siria costruirà una nuova chiesa di Santa Sofia con l'aiuto della Russia

Il regime siriano sotto il presidente Bashar Al-Assad ha annunciato che costruirà una replica in miniatura della basilica di Santa Sofia, in opposizione alla riconversione dell'edificio da museo a moschea da parte del governo turco.

La costruzione di questa mini Santa Sofia, che si svolgerà nella provincia centrale di Hama, sarà assistita dall'eminente alleato della Siria, la Russia, e mostrerà l'importanza del "dialogo pacifico" tra le principali fedi.

Secondo il comunicato dell'agenzia stampa libanese Al-Modon, l'idea dell'edificio è stata avviata da un uomo di nome Nabeul Al-Abdullah, capo di una milizia lealista filo-regime all'interno della provincia. Dopo aver ottenuto l'approvazione del metropolita della chiesa greco-ortodossa di Hama, Nikolos Baalbaki, i piani sono stati poi presentati ai militari russi in Siria.

La replica sarà costruita nella città a maggioranza greco-ortodossa di Al-Suqaylabiyah, su un pezzo di terra donato dal leader della milizia Al-Abdullah; una squadra russa all'interno della base militare di Hmeimim a Latakia, secondo quanto riferito, sta già lavorando ai piani per la costruzione.

Secondo il quotidiano in lingua araba Rai Al-Youm , il parlamentare russo Vitalij Milonov ha affermato che la Siria è il luogo ideale per la mini replica di Santa Sofia perché "a differenza della Turchia, è un paese che mostra chiaramente la possibilità di un dialogo interreligioso pacifico e positivo".

L'originale Santa Sofia, con sede nella città di Istanbul, è stata riportata allo status di moschea dopo che il governo turco ha ribaltato una sentenza del 1934 che l'ha trasformata in un museo. L'edificio storico, inizialmente costruito come cattedrale dall'Impero bizantino prima di essere trasformato in una moschea dopo la conquista ottomana, è stato a lungo contestato e molti di coloro che si opponevano alla decisione della Turchia sostengono che avrebbe dovuto essere conservato come museo o trasformato in una chiesa.

Dopo le prime preghiere del venerdì tenutesi nell'edificio dopo 86 anni la scorsa settimana, paesi come la Grecia hanno condannato il trasferimento e figure religiose in Russia e il papa di Roma hanno espresso il loro disappunto.

L'obiettivo della Siria di costruire una replica dell'edificio storico è visto come un gesto di vendetta contro la Turchia, contro la quale sta combattendo nella guerra civile siriana in corso. È anche un gesto simbolico del regime di Assad verso la comunità cristiana siriana, di cui si è posto come protettore, nonostante abbia preso di mira le chiese e perseguitato i cristiani siriani durante la guerra civile.

Il sostegno e l'assistenza di Mosca al progetto, secondo gli attivisti dell'opposizione che hanno parlato con Al-Modon , è un metodo per giustificare la sua presenza militare in Siria e il suo sostegno ad Al-Assad basato sui legami russi con la comunità cristiana siriana. Gli attivisti hanno anche affermato che il leader della milizia Al-Abdullah, che ha donato il terreno per la costruzione, mira a rafforzare i suoi legami con la Russia in caso di caduta del regime di Assad.

 
Il clero della Chiesa greca pubblica una lettera aperta sulla "questione ucraina"

chierici della Chiesa greca hanno pubblicato una lettera aperta sulla "questione ucraina". Foto: ria. ru

Il clero della Chiesa greca ha pubblicato una lettera aperta sulla "questione ucraina", sollecitando i propri vescovi a non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" contrariamente alla posizione di altre Chiese.

L'11 settembre 2019, 179 rappresentanti del clero, dei monaci e dei laici della Chiesa ortodossa di Grecia hanno pubblicato una lettera aperta sulla "questione ucraina" all'arcivescovo Hieronymos di Atene e ai vescovi, come riferisce vimaorthodoxias.gr.

Nella loro lettera aperta 179 firmatari, chierici della Chiesa ortodossa ellenica, dichiarano di essere consapevoli delle pressioni che la Chiesa greca sta affrontando riguardo alla "questione ecclesiastica ucraina".

Tuttavia, secondo loro, nonostante "il Patriarcato di Costantinopoli abbia il diritto di concedere l'autocefalia a qualsiasi nazione, questo diritto dovrebbe essere esercitato a condizione di essere soggetto a condizioni chiare e rigorose previste dalla tradizione ecclesiale e in linea con l'ecclesiologia e con l'ordine canonico ortodosso", nel caso di concessione dell'autocefalia alla nuova struttura ecclesiastica della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", queste condizioni "non sono state soddisfatte".

Gli autori della lettera ne forniscono le ragioni.

In primo luogo, dicono, "la Chiesa dell'Ucraina, guidata dal metropolita Onufrij, con 90 vescovi, 12.000 parrocchie, 250 monasteri, 5.000 monaci e monache e milioni di credenti, che è riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse, incluso il Patriarcato ecumenico, non ha chiesto l'autocefalia. La Chiesa canonica, che ha tutto il diritto di farlo, non ha chiesto e non ha accettato l'autocefalia. È possibile forzarla ad accettarla, oppure punirla per averla respinta?"

"Mentre tutti, anche il Patriarcato ecumenico, riconoscono l'esistenza del metropolita Onufrij e degli altri 90 vescovi (non vi è alcun atto canonico sul loro esonero / rimozione dal trono, o scomunica, o proibizione nel ministero), una struttura ecclesiastica parallela viene creata successivamente a quella canonica esistente", sottolinea il clero.

Inoltre, secondo la loro opinione, "La Chiesa ucraina appartiene canonicamente al Patriarcato di Mosca, non a quello ecumenico. Tutti gli atti di concessione dell'autocefalia da parte di Costantinopoli prima di questo sono stati compiuti sotto la sua giurisdizione".

"Quasi tutte le Chiese locali hanno seri dubbi sulla canonicità e sulla legalità del sacerdozio della nuova chiesa. Inoltre, circa 15 su 50 dei suoi vescovi hanno ricevuto la loro "dignità" per mezzo di una auto-ordinazione! Questo non è mai successo da nessuna parte! Non una sola Chiesa ortodossa ha riconosciuto l'autocefalia concessa – un evento senza precedenti nella storia della Chiesa!", precisano i firmatari.

I chierici scrivono: "Non possiamo capire come, senza alcuna decisione congiunta di tutte le Chiese locali, un gruppo di scismatici scomunicati, anatematizzati, auto-ordinati che non si sono nemmeno preoccupati di dimostrare il loro pentimento, sono stati ripristinati per mezzo di un atto, rattoppati assieme al "concilio d'unificazione" e allo stesso tempo è stata loro concessa la "autocefalia", mentre i vescovi canonici che costituiscono il Sinodo canonico e rappresentano la Chiesa canonica, sono stati disprezzati del tutto".

I chierici della Chiesa greca sottolineano: "È estremamente deludente rendersi conto che mentre prima, nonostante interessi politici e periodi estremamente difficili, la Sede ecumenica e i suoi santi patriarchi hanno combattuto per l'unità dei popoli della Russia sotto un'unica amministrazione spirituale ed ecclesiastica, oggi tale sede cede alle tentazioni e alle pressioni transatlantiche, cercando di dividere questi popoli con la forza, coinvolgendo la Chiesa ortodossa in interessi geopolitici e trasformando la Chiesa di Cristo in una parte di processi e problemi geopolitici. Il possibile riconoscimento dell'autocefalia da parte della Chiesa di Grecia, senza una decisione pan-ortodossa, coinvolgerà la nostra Chiesa locale in un gioco di scacchi geopolitici".

Di seguito, l'Unione dei giornalisti ortodossi pubblica il testo completo della traduzione della lettera aperta. Link qui per leggere la versione originale.

UNA LETTERA APERTA SULLA QUESTIONE UCRAINA

A sua Beatitudine l'arcivescovo Hieronymos di Atene e di tutta la Grecia, Atene,

Alle loro Eminenze i metropoliti della Chiesa di Grecia, presso le loro sedi

Eccellenze,

reverendissimi padri,

essendo membri della Chiesa ortodossa e figli spirituali della vostra gerarchia episcopale e paterna, sentiamo il bisogno di rivolgerci a voi come padri spirituali ed ecclesiali per esprimere la nostra preoccupazione per la concessione non canonica dell'autocefalia ucraina.

Condividiamo la vostra preoccupazione e le serie paure e dubbi canonici ed ecclesiastici espressi direttamente e indirettamente nello spirito del vostro giudizio pastorale. Siamo anche consapevoli delle pressioni esercitate sulla Chiesa greca e sui suoi vescovi da parte di vari tipi di ambienti ecclesiastici e non ecclesiastici, che non dovrebbero esercitarle. Vogliamo credere che le solide tradizioni spirituali dei nostri vescovi saranno in grado di far fronte agli attacchi esterni.

Naturalmente, diamo onore e rispetto al trono ecumenico di Costantinopoli, che ha il primato d'onore e il primo trono tra le Chiese ortodosse. Indubbiamente, il primato d'onore, concesso dai Concili ecumenici, rimane senza fine.

La prerogativa di Costantinopoli esiste e si svolge esclusivamente nell'ambito del sistema spirituale e santo di comunicazione gerarchico-sinodale tra le Chiese ortodosse locali, ma non al di fuori o al di là di questo: consiste principalmente nel coordinare le Chiese ortodosse sulle questioni più importanti d'interesse inter-ortodosso, nel presiedere riunioni e concili inter-ortodossi e pan-ortodossi, nonché nell'esprimere e attuare le decisioni adottate a seguito di discussioni pan-ortodosse.

Un'interferenza eccessiva, anche al fine di risolvere un problema serio, in un'altra giurisdizione, senza consenso, o piuttosto con l'unanimità in disaccordo con essa, non può essere basata sull'interpretazione ortodossa del primato d'onore, ma non è altro che la sua alterazione e interpretazione errata. Qualsiasi tentativo di imporre tale interpretazione, sfortunatamente, porterà a conseguenze ecclesiologiche molto gravi con l'immediata perdita del primo trono onorario. L'esempio del famigerato primato di Roma come primo trono nella storia della Chiesa antica dimostra la gravità di questo problema. Qualsiasi distorsione o tentativo di trasformare il primato d'onore in primato di potere mina l'ecclesiologia ortodossa e la conduce al papismo con tutti i postumi dannosi.

Come greci di nascita, onoriamo e rispettiamo il patriarcato quando questo esprime amore. Siamo rattristati perché oggi vediamo come, a causa della scelta sbagliata fatta dalla sua leadership, rischia di essere isolato e di perdere il suo ruolo di coordinatore nelle relazioni ortodosse, nonché di esprimere e adempiere la volontà delle Chiese ortodosse locali. Insistere ulteriormente sulla scelta sbagliata avrà solo ulteriori conseguenze negative per il trono.

Il Patriarcato ecumenico ha il diritto di concedere l'autocefalia a qualsiasi nazione, di innalzarla al livello di autocefalia solo sotto condizioni chiare e rigorose previste dalla tradizione ecclesiale e in linea con l'ecclesiologia ortodossa e l'ordine canonico, condizioni che non sono state osservate in questo caso .

Non possiamo condividere l'opinione che la negazione dell'adozione dell'autocefalia in Ucraina metta in discussione le autocefalie concesse nel XIX e XX secolo. Questa affermazione non ha basi canoniche o storiche. Non c'è la minima somiglianza tra l'autocefalia ucraina e l'autocefalia canonica di altre Chiese per i seguenti motivi:

La Chiesa autonoma dell'Ucraina, guidata dal metropolita Onufrij, con 90 vescovi, 12.000 parrocchie, 250 monasteri, 5.000 monaci e monache e milioni di fedeli, riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse, persino dal Patriarcato ecumenico, non ha richiesto l'autocefalia. La Chiesa canonica, che ha tutti i suoi diritti, non ha chiesto e non ha accettato l'autocefalia. È possibile forzarla ad accettarla o punirla per averla respinta?

Mentre tutti, anche il Patriarcato ecumenico, riconoscono l'esistenza del metropolita Onufrij e dei 90 vescovi (non vi è alcun atto canonico sulla loro rimozione dal trono, o scomunica, o sospensione dal ministero), una struttura ecclesiastica parallela viene creata accanto a quella canonica esistente. Noi (come Chiesa, ndc) incolpiamo e condanniamo in modo assolutamente giusto le giurisdizioni parallele nella diaspora, ma ora le stiamo applicando all'interno della Chiesa?

La Chiesa dell'Ucraina appartiene canonicamente al Patriarcato di Mosca, non a quello ecumenico. Tutti gli atti di concessione dell'autocefalia da parte di Costantinopoli prima di questa furono compiuti sotto la sua giurisdizione.

Quasi tutte le Chiese locali hanno seri dubbi sulla canonicità e la legalità del sacerdozio della nuova chiesa. Inoltre, circa 15 su 50 dei suoi vescovi hanno ricevuto la loro "dignità" mediante un'auto.ordinazione! Non c'è mai stato un tale precedente da nessuna parte!

Non una sola Chiesa ortodossa ha riconosciuto l'autocefalia concessa – un evento senza precedenti nella storia della Chiesa!

È estremamente deludente rendersi conto che mentre prima, nonostante interessi politici e periodi estremamente difficili, la Sede ecumenica e i suoi santi patriarchi hanno combattuto per l'unità dei popoli della Russia sotto un'unica amministrazione spirituale ed ecclesiastica, oggi tale sede cede alle tentazioni e alle pressioni transatlantiche, cercando di dividere questi popoli con la forza, coinvolgendo la Chiesa ortodossa in interessi geopolitici e trasformando la Chiesa di Cristo in una parte di processi e problemi geopolitici. Il possibile riconoscimento dell'autocefalia da parte della Chiesa di Grecia, senza una decisione pan-ortodossa, coinvolgerà la nostra Chiesa locale in un gioco di scacchi geopolitici.

La regione dell'Ucraina (nelle fonti ecclesiali viene principalmente chiamata Piccola Rus') dal 988 d.C. fino al 1686 d.C. appartenne al Trono ecumenico. Con l'Atto patriarcale del patriarca Dionysios IV, venne canonicamente subordinata al Patriarcato di Mosca. Lo stesso Patriarcato ecumenico per 332 anni ha interpretato il suddetto Atto patriarcale come completa subordinazione alla Chiesa russa! Questo riconoscimento fu confermato in vari modi dallo stesso Patriarcato ecumenico e fu registrato ufficialmente nei Tipici del XVII secolo, nelle Sintagmatie / Costituzioni del 1797 (San Gregorio V), 1829, 1855, 1896, 1902, emesse a Costantinopoli dalla stamperia patriarcale negli annuari patriarcali, inclusa quella dell'anno 2018! In queste edizioni patriarcali ufficiali, il Trono ecumenico ha accettato senza riserve il fatto che l'Ucraina è affiliata canonicamente al Patriarcato di Mosca! La stessa fiducia è stata registrata dai delegati del Trono ecumenico (detentore dell'archivio K. Delikanis, insegnanti Metropolitan Kallistos (Ware) di Diokleia (Oxford), Theodoros Zisis (Salonicco), Vasilios Stavridis (Halki), Gr. Larendzakis (Vienna), vladyka Fidas (Atene-Zambezi) e personalmente il patriarca ecumenico Bartolomeo, sia per iscritto che nel suo discorso ufficiale a Kiev, così il Patriarcato del 1686 fu interpretato dal Patriarcato ecumenico per 332 anni!

E, soprattutto: è così che l'Atto patriarcale è stato interpretato dalla coscienza della chiesa pan-ortodossa per 332 anni! A partire dalla famosa Costituzione del patriarca di Gerusalemme Chrysanthos (Notaras) del 1715-2019, tutti gli annuari, calendari e tipici delle Chiese ortodosse locali hanno considerato l'Ucraina come parte della Chiesa russa. Chi può disdegnare il nucleo della tradizione e dell'esperienza ecclesiastica pan-ortodossa? Chi ha il diritto di stare al di sopra della coscienza pan-ortodossa?

Esprimiamo la nostra massima preoccupazione, poiché non vi è stata una risposta convincente riguardo alla "santa dignità" canonicamente inesistente della nuova chiesa. Naturalmente, fatte salve le rigorose condizioni, la Chiesa può riconoscere le consacrazioni nello scisma e l'eresia per il principio di oikonomia. Ma cosa dice la nostra Chiesa ortodossa al riguardo? In Oriente, non abbiamo un trono papale che esprime la sua opinione, mentre altri dovrebbero obbedire! Invece, le Chiese locali in Concilio, presiedute dal patriarca di Costantinopoli, decidono di curare lo scisma e accettare le consacrazioni! Tuttavia, quando tutte le Chiese locali hanno rifiutato di riconoscere una tale "santa dignità", secondo quale legge canonica il Patriarca di Costantinopoli afferma di rappresentare la Chiesa come primo trono e di accettare le ordinazioni scismatiche per oikonomia? Il patriarca di Costantinopoli non è superiore all'opinione generale di tutte le Chiese locali. Non è il papa che esprime l'ex cathedra della Chiesa ortodossa, non tenendo conto delle opinioni degli altri suoi subordinati.

Sfortunatamente, le ordinazioni nella nuova chiesa ucraina provengono non solo da Filaret scomunicato e anatematizzato, la cui scomunica e anatema sono stati riconosciuti dalla pienezza dell'Ortodossia (incluso il patriarca ecumenico) per 26 anni, ma provengono anche da un ex diacono che non fu mai ordinato né sacerdote né vescovo, lo spergiuro e criminale Viktor Chekalin. Santo cielo, come può la Chiesa greca riconoscere degli auto-ordinati? Dopotutto, noi siamo orgogliosi nel Signore della successione apostolica dell'Arcivescovado ortodosso. È possibile per noi, dopo il riconoscimento delle "ordinazioni" di Chekalin, continuare a predicare la successione apostolica dei sacerdoti ortodossi?

In che modo dunque la "santità" degli auto-ordinati è stata "guarita"? Può il solo patriarca di Costantinopoli con un suo unico atto curare l'assenza di successione apostolica? Le scuse fornite dai sostenitori dell'autocefalia sono così contraddittorie e auto-confutanti che non solo non riescono a convincere dell'esistenza dell'ordinazione canonica degli scismatici auto-ordinati, ma confermano l'assenza di successione apostolica. Detto questo, con quale coscienza gerarchica interiore un vescovo può iniziare a riconoscere tali "ordinazioni"? Non stiamo parlando di dubbi sulla purezza morale di alcuni individui, ma dell'assenza ontologica del nucleo stesso del sacerdozio; non abbiamo a che fare con una "contaminazione" non "morale", ma ontologica del Corpo dell'episcopato a livello pan-ortodosso.

Non possiamo capire come, senza alcuna decisione congiunta di tutte le Chiese locali, un gruppo di scismatici scomunicati, anatematizzati, auto-ordinati che non si sono nemmeno preoccupati di dimostrare il loro pentimento, sono stati ripristinati per mezzo di un atto, rattoppati assieme al "concilio d'unificazione" e allo stesso tempo è stata loro concessa la "autocefalia", mentre i vescovi canonici che costituiscono il Sinodo canonico e rappresentano la Chiesa canonica, sono stati disprezzati del tutto,

La leadership della nuova chiesa autocefala non garantisce affidabilità, serietà ed etica ecclesiale (vedi le dichiarazioni del "primate" Epifanij sugli Stati Uniti, sui diritti LGBT (movimento omosessuale, ecc.), sulla cooperazione con gli uniati, sulla sua partecipazione all'inaugurazione del monumento al "metropolita di Kiev" Vasilij Lipkovskij e così via). La secessione del "patriarca onorario" Filaret e alcuni "vescovi" della nuova chiesa e le sue gravi lamentele dimostrano nel modo più tragico il fallimento della guarigione dello scisma ucraino, perché gli scismatici non si sono mai pentiti, e questa è la condizione più necessaria per la guarigione lo scisma.

Non possiamo giustificare il conferimento dell'autocefalia come punizione per il Patriarcato di Mosca per la sua "arroganza", "azioni anti-ecclesiali", "disordine", "sentimenti di secolarizzazione", ecc. È impossibile usare l'autocefalia come punizione per il disobbediente perché la mancanza di rispetto e la violazione dei santi canoni non portano a una soluzione genuina e permanente dei problemi legati alla Chiesa. Dopotutto, indipendentemente dal problema che potrebbe sorgere tra Istanbul e Mosca, come può la prima guarire lo scisma?: Dichiarando non canonico l'intero Sinodo di 90 vescovi? Disprezzando l'intera Chiesa con le sue 12.000 congregazioni e milioni di credenti? Voi, vescovi di Costantinopoli, non avevate concelebrato con sua Beatitudine Onufrij e il suo Santo Sinodo quando eravate venuti a Kiev? Non lo avevate riconosciuto come l'unico e canonico metropolita di Kiev? Come avete potuto cancellarlo e riconoscere invece qualcun altro? Quali basi canoniche hanno queste azioni?

Siamo dinanzi a voi con profondo rispetto ed esprimiamo la nostra inseparabile solidarietà e sostegno ai milioni di membri della Chiesa ortodossa ucraina canonica che soffrono di dolore e persecuzione perché vogliono rimanere nella Chiesa in cui sono nati e si sono nutriti. Le azioni organizzate e le persecuzioni da parte dello stato e degli enti non statali contro la Chiesa canonica in Ucraina, allo scopo di costringere il clero e i credenti a trasferirsi nella nuova chiesa (OCU – ndc.)  mostrano il fallimento dell'autocefalia e il fatto che i fedeli dell'Ucraina non la richiesto. In che modo la Chiesa greca, invece di sostenere i credenti perseguitati, riconoscerà ciò che la stragrande maggioranza degli ucraini ortodossi ha respinto?

Infine, la cosa più allarmante è che il problema ecclesiale in Ucraina si sta trasformando da problema di struttura canonica in un grande problema ecclesiologico con un continuo tentativo di cambiare il primato d'onore del Patriarcato ecumenico in un primato di potere nello stile del papismo.

Sfortunatamente, il patriarca ecumenico nel caso dell'autocefalia ucraina rifiuta la riconosciuta tradizione del suo ruolo di coordinatore nell'espressione e attuazione delle decisioni sinodali delle Chiese ortodosse locali; pertanto, rifiuta di convocare un concilio pan-ortodosso o una sinassi dei primati.

Al contrario, come il papa, egli:

• agisce al di là della sua autorità, in una giurisdizione straniera che fa parte della Russia, come egli stesso ha ammesso fino a poco tempo fa;

• prende decisioni sovrane e indipendenti contro l'opinione non solo della Chiesa ucraina, ma anche di altre Chiese ortodosse locali;

• afferma che il resto dei vescovi ortodossi di tutto il mondo è obbligato ad accettare la sua decisione;

• ritiene che la sua decisione non debba essere approvata da altre Chiese, né che possa essere contestata o ritirata;

• interviene con la sua suprema autorità nella Chiesa ortodossa universale "come qualcosa di scontato e obbligatorio", "non solo in relazione a dogmi e tradizioni sacre e canoni delle disposizioni della Chiesa o riguardanti questioni generali in tutto il Corpo della Chiesa, ma anche in ogni questione separata relativamente importante di tale interesse o della Chiesa locale ”(lettera del patriarca ecumenico Bartolomeo all'arcivescovo Anastasio d'Albania del 22 febbraio 2019). Questa fraseologia patriarcale ricorda il famoso Dictatus Papae (1075) di papa Gregorio VII, che chiese che tutte le "cause majores" (domande serie) delle chiese ecumeniche fossero sottoposte al papa per una soluzione! "

È più che ovvio che se improvvisamente, Dio non voglia, prevarrà un simile approccio, si verificheranno gli eventi più gravi e desolanti nella nostra Chiesa ortodossa.

Vostra Beatitudine,

La riluttanza del prossimo Santo Sinodo permanente a "chiudere" rapidamente la decisione su tale autocefalia problematica mediante procedure abbreviate e la successiva affermazione che "non ci si può" assumere la responsabilità di tale decisione, dimostrano la prudenza e la grande umiltà dei nostri dirigenti ecclesiastici, ma allo stesso tempo ci mostrano che nella mente dei vescovi greci, ci si ricorda dei giuramenti presi davanti al santo altare alle loro ordinazioni episcopali, quando hanno promesso davanti a Dio e alla sua Chiesa di osservare i santi canoni dell'Ordine della Chiesa, così come l'unità della Chiesa ortodossa.

L'abuso della sacra istituzione dell'autocefalia che, invece di servire l'unità e la stabilità delle sante Chiese del nostro Signore Gesù Cristo, cerca di far esplodere la vera unità della nostra Chiesa ortodossa, rendendola una buffonata agli occhi dei suoi nemici, a nostro parere, non può essere accettata dal Concilio episcopale della Chiesa greca. Perché, in effetti, la Chiesa greca dovrebbe essere la prima ad assumersi una tale responsabilità opponendosi alla coscienza ecclesiastica di tutte le Chiese locali al fine di soddisfare la scelta falsa e infruttuosa del Fanar? Perché la Chiesa greca dovrebbe mettere in imbarazzo le anime di milioni di ucraini ortodossi che, attraverso privazioni e persecuzioni, lottano per rimanere fedeli alla loro tradizione ecclesiale? Perché, alla fine, dovrebbe confondere le anime di milioni di credenti in tutte le Chiese ortodosse locali, che attribuiscono grande valore alla Chiesa greca nelle loro menti e la considerano un faro? Crediamo che non renderà un buon servizio a se stessa, o alla Sede ecumenica o all'Ortodossia ecumenica.

Siamo fiduciosi che i nostri padri spirituali non ci deluderanno e ci mostreranno l'ecclesiologia e l'ordine canonico ortodossi come unici criteri per risolvere il problema ucraino.

Settembre 2019

Seguono le firme del clero, dei monaci e dei laici

Archimandrita Maxim Karavas, abate del monastero di santa Parascheva a Milochori, Tolemaida

Archimandrita Pichos Chrysostom, abate del monastero della Fonte vivificante a Langovardas, Pharos

Archimandrita Grigorios Hatzhinikolau, Abate del monastero della santa Trinità, Ano Gazea, Volos

Archimandrita Chrysostomos, abate del monastero del Ven. Nicodemo Pendalofu, Kilkis

Archimandrita Grigorios Papasotiriou, confessore dell'isicastirio della santa Trasfigurazione, Calcidica

Archimandrita Athanasios Anastasiou, vice abate del monastero della Grande Meteora, Kalambaka

Archimandrita Sarantos Sarantis, parroco della chiesa dell'Assunzione della santissima Theotokos ad Amarousiou, Atene

Archimandrita Simeon Georgiadis, Monastero della santissima Trinità di Ano Gazea, Volos

Archimandrita Ambrosios Gionis, monastero della santissima Trinità Ano Gazea, Volos

Archimandrita Laurentios Grazias, metropolia di Florina, Prespa ed Eordaea, Florina

Archimandrita Paulos Dimitrakopoulos, metropolia del Pireo, Pireo

Archimandrita Ignatios Kalaindzopoulos, monastero di santa Parascheva a Milochori, Tolemaida

Archimandrita Hierotheos Kokonos, Florina

Archimandrita Timotheos Papastaurus, predicatore della metropolia di Patrasso

Archimandrita Nikodemus Petropoulos, parroco della chiesa dell'apostolo Paolo a Patrasso, Patrasso

Archimandrita Augustinos Syarras, monastero della santissima Trinità di Ano Gazea, Volos

Arciprete Georgios Metallinos, Professore emerito della Facoltà teologica di Atene, Atene

Arciprete Theodoros Zisis, Professore emerito della Facoltà teologica di Salonicco, Salonicco

Arciprete Angelos Angelakopoulos, Pireo

Arciprete Photios Vizinias, professore di matematica in pensione, Salonicco

Arciprete Nikolaos Gavalas, chiesa dei santi Apostoli a Psalidi, Atene

Arciprete Anastasios Gotsopoulos, chiesa di san Nicola a Patrasso, Patrasso

Arciprete Ioannis Dimitropoulos, chiesa di sant'Antonio a Iteon, Patrasso

Arciprete Vasilios Kokkolakis, chiesa dell'Esaltazione della Santa Croce a Hololargos, Atene

Arciprete Nikolaos Manolis, Salonicco

Arciprete Antonios Buzdekis, chiesa di san Nicola a Nicea, Atene

Arciprete Eleftherios Palamas, chiesa di san Cristoforo, Eordea

Arciprete Ioan Fotopoulos, chiesa di santa Paraskeva, Atene

Arciprete Atanasios Tsambras, chiesa dell'apostolo Paolo, Patrasso

Monaco Seraphim Zisis, Salonicco

Monaco Simeon, Kapsala, Montagna Santa

Monaca Mariam, madre superiora del monastero di san Lorenzo, Pilion, Volos

Monaca Laurentia, Monastero di San Lorenzo, Pilion, Volos

Monaca Christonimfi, Monastero di San Lorenzo, Pilion, Volos,

E altri, in tutto 179 firme.

 
Dimissioni dell'igumeno Georgios (Kapsanis) di Grigoriou

Il 13 febbraio l'archimandrita Georgios (Kapsanis) ha rassegnato le dimissioni da igumeno del monastero di Grigoriou sul Monte Athos (per ragioni non annunciate, ma per il sito AgionOros.ru legate alla sua salute); oggi dovrebbe avere luogo l'elezione del nuovo abate del monastero.

Padre Georgios è autore di numerosi saggi e libri, alcuni dei quali tradotti anche in italiano. In greco, si trovano in rete molte sue lezioni su diversi aspetti della fede ortodossa. Verrà sicuramente ricordato, tra gli igumeni athoniti a cavallo del millennio, come uno dei più seri e rigorosi custodi della tradizione ortodossa, specialmente di fronte alle rappresentazioni distorte che possono esserne date nel corso del dialogo ecumenico.

 
Zelenskij conferma che la Lavra delle grotte di Kiev rimarrà in uso alla Chiesa ortodossa ucraina

la Lavra delle grotte di Kiev. Foto: unn.com.ua

Il presidente dell'Ucraina ha confermato che la Lavra delle grotte di Kiev, una volta trasferita alla Chiesa ortodossa ucraina, rimane a suo uso gratuito.

Il 6 agosto 2020, il presidente ucraino Vladimir Zelenskij ha pubblicato una risposta alla petizione elettronica n. 22/094164-эп "Lasciate la Lavra delle grotte di Kiev all'uso della Chiesa ortodossa ucraina e respingete la petizione n. 22/092966-эп", pubblicata sul sito web del capo dello Stato.

Il presidente dell'Ucraina ha ricordato che la Lavra delle grotte di Kiev è stata una volta trasferita al libero uso della Chiesa ortodossa ucraina e quindi rimane all'uso della Chiesa ortodossa ucraina.

"Il Gabinetto dei ministri dell'Ucraina è costituzionalmente riconosciuto come l'organismo incaricato della gestione dei beni demaniali in conformità con la legge (paragrafo 5 dell'articolo 116). I corrispondenti poteri del governo ucraino sono inoltre sanciti nella prima parte dell'articolo 20 della legge ucraina "Sul Gabinetto dei ministri dell'Ucraina".

Con l'ordine del Gabinetto dei ministri dell'Ucraina dell'11 luglio 2013, n. 519-р, gli edifici e le strutture in via Lavrskaja 11 e 15 a Kiev, secondo un certo elenco, sono stati trasferiti all'uso gratuito della Lavra (monastero) della Santa Dormizione delle grotte di Kiev, della Chiesa ortodossa ucraina", ha detto il presidente nella sua risposta.

Commentando la richiesta dei credenti espressa nella petizione "Impedite i tentativi di sequestro illegale della Lavra delle grotte di Kiev e respingete la petizione n. 22/092966-эп, il cui scopo è di incitare chiaramente all'inimicizia interconfessionale", il presidente ha scritto: “Per quanto riguarda il rigetto della petizione elettronica n. 22/094164-эп, è interessante notare che la petizione elettronica di cui sopra ha ricevuto il numero richiesto di firme a suo sostegno, è stata considerata e ha avuto risposta nel modo prescritto. La legge ucraina "Sugli appelli dei cittadini" non prevede un meccanismo per respingere le petizioni elettroniche".

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, la precedente petizione per difendere la Lavra delle grotte di Kiev dai sequestri ha ricevuto il numero di firme richiesto.

 
Fondato su fallacie

Sua Eminenza il metropolita Hierotheos (Vlachos) di Nafpaktos, che ha scritto diversi articoli sull'attuale questione ucraina, ha recentemente pubblicato la sua proposta su come andare avanti. Martedì abbiamo pubblicato una risposta del dottor Demetrios Tselengidis dell'Università di Salonicco e oggi offriamo una risposta del nostro collaboratore Dionysius Redington.

***

pentapostagma.gr

Il metropolita Hierotheos (Vlachos) di Nafpaktos è un noto scrittore teologico greco, associato in particolare all'idea della Chiesa come ospedale per i peccatori. Il suo libro La psicoterapia ortodossa, sebbene forse un po' deludente nel suo rifiuto di contrastare seriamente la saggezza esicastica con i metodi scientifici occidentali (semplicemente respinti del tutto), è tuttavia un vero classico spirituale moderno e uno dei migliori riassunti disponibili delle scienze ascetiche. Secondo quanto riferito, molte persone leggendolo sono state condotte al pentimento e al risveglio spirituale.

Il metropolita Hierotheos è generalmente considerato un leader conservatore teologico. Questa reputazione è emersa durante il recente Concilio di Creta, in cui ha coraggiosamente respinto parte delle espressioni sostenute dal patriarca ecumenico e dai suoi associati. In particolare, il metropolita Hierotheos ha obiettato a chiamare "chiese" gli enti religiosi non ortodossi, sostenendo che esiste una sola Chiesa. Mentre si potrebbe forse sostenere che questo non era il caso più pernicioso delle occasionali tendenze ecumeniste del Concilio (e in effetti era semplicemente un tentativo di mostrare cortesia), l'opposizione del metropolita a questo termine ha dimostrato la sua volontà di prendere una posizione per la Verità, anche quando questo lo porta in conflitto con il Trono ecumenico.

È stata quindi una sorpresa per molti che nel recente conflitto ecclesiastico, a prima vista a proposito dell'autocefalia ucraina sebbene con origini in effetti molto più profonde, il metropolita Hierotheos ha sostenuto la posizione di Costantinopoli con un'eloquenza e un fervore purtroppo rari dall'altra parte. 

In un recente articolo, il metropolita offre il suo suggerimento per disinnescare la crisi, che presenta meramente come un disaccordo sui mezzi per concedere l'autocefalia. Non ripeterò qui i dettagli della sua proposta. Piuttosto, suggerirò che si basa su due errori, uno più serio dell'altro, e che questi errori o fallacie rendono discutibile l'intera proposta.

L'errore meno grave non è assolutamente un'esclusiva del metropolita Hierotheos o anche della sua parte nel conflitto; sembra anzi aver infettato l'intera mentalità della leadership istituzionale della Chiesa ortodossa almeno dai primi del 1900. Questa fallacia è la convinzione che un Concilio della Chiesa non possa effettivamente decidere nulla durante la sua sessione, ma che debba essere convocato con un ordine del giorno prestabilito per essere approvato (o, si potrebbe dire, per ricevere un timbro d'avallo), da parte dei vescovi riuniti. L'insistenza di tutte le parti su un simile Concilio pre-confezionato è ovviamente il motivo per cui la Chiesa ha trascorso l'intero ventesimo secolo a pianificare un Concilio che non è stato ancora tenuto. (Il Concilio di Creta è stato finora il tentativo più vicino alla sua effettiva realizzazione, ma chiaramente privo di successo).

Mentre è vero che alcuni concili ecclesiastici, sia quelli autentici che quelli "di briganti", si sono radunati con un programma e una conclusione generale fissati in anticipo, non di rado dall'ufficio imperiale per la religione, è altrettanto chiaro che altri hanno visto un vero dibattito e controversie. Umanamente, avrebbero potuto facilmente finire "in entrambi i modi". Il Credo è stato messo a punto nel corso di due Concili, e il risultato finale non è stato identico alle proposte iniziali. Un Concilio (idealmente) è, per usare il tipo di analogia scientifica favorita dal metropolita Hierotheos, uno strumento per scoprire la verità di Dio. Se funziona correttamente, i vescovi riuniti (e tutti gli ortodossi successivi) saranno in grado di percepire la Verità; in caso contrario, se, per così dire, le lenti del microscopio sono focalizzate in modo errato, o addirittura rimosse — allora il Concilio è un Concilio di ladri e la Verità rimane nascosta. Suggerire che le conclusioni del Concilio debbano essere concordate in anticipo, che "ci deve essere... una proposta su cui la maggioranza delle Chiese ortodosse è d'accordo e che, naturalmente, il Patriarcato ecumenico e la Chiesa di Mosca l'accettino" è assurdo, così come l'affermazione del metropolita secondo cui "se non vi è alcuna convergenza di opinioni in anticipo su una proposta specifica... non vi è motivo per un Concilio pan-ortodosso". Al contrario, meno accordo esiste, più urgente è la necessità di un Concilio: sicuramente il medico spirituale ortodosso ha più bisogno di un microscopio quando l'agente patogeno è invisibile ad occhio nudo!

Questo è quindi un errore, ma potrebbe valere la pena di discutere i suggerimenti del metropolita Hierotheos come una proposta da inserire all'ordine del giorno per la discussione, piuttosto che come un consenso pre-approvato senza il quale un Concilio potrebbe non verificarsi. Sfortunatamente, sono suggerimenti completamente fuori punto, e qualsiasi discussione su di loro mi sembra essenzialmente una perdita di tempo. Questo perché confondono completamente la natura della patologia che attualmente colpisce il corpo dei credenti.

"L'autocefalia e i mezzi con cui è concessa" può essere, e senza dubbio è, un argomento problematico, ma al momento non è urgente. La crisi che ha provocato l'interruzione della comunione tra Mosca e Costantinopoli non riguarda semplicemente chi ha il diritto di fare cosa e quale autorità termina a quale confine geografico.

Personalmente non mi interessa chi prepara o consacra il crisma usato nella mia parrocchia, o se il mio paese (incidentalmente, l'impero più potente del mondo) ha una Chiesa autocefala. Non mi interessa se il capo della mia Chiesa locale sia un mio concittadino, o il pastore nominale di un quartiere greco morente in Turchia, o il capo spirituale di un paese apparentemente ostile i cui missili nucleari sono puntati contro la mia casa. Mi interessa solo che sia un cristiano ortodosso che (qualunque siano i suoi fallimenti personali, le sue opinioni politiche personali e i suoi eccentrici teologoumena personali) proclama come dogma il Vangelo di Gesù Cristo e solo quello. Se qualche ucraino, da entrambe le parti in conflitto sull'autocefalia, la sente diversamente, tanto peggio per loro.

La questione in gioco nell'attuale crisi non è enfaticamente l'autorità del patriarca ecumenico, né il presunto complotto imperialista dei "moscoviti", né il "diritto" degli ucraini di avere una Chiesa nazionale. Il problema è la straordinaria affermazione neo-papista del patriarca Bartolomeo di essere il "primo senza eguali". È la tesi del Fanar che la Chiesa ortodossa "non può esistere" senza il Patriarcato ecumenico. È l'opinione che il primato del Primus in un gruppo di vescovi ortodossi rifletta la monarchia di Dio Padre.

Questi sono solo teologoumena? [1] Chiaramente, nessun Concilio li ha discussi, sia perché sono novità o perché nessuno ne ha tratto alcuna conclusione pratica. L'unico compito significativo di qualsiasi Concilio proposto alla Chiesa deve essere quello di decidere se queste proposizioni del patriarca Bartolomeo e della sua cerchia - penso che l'arcivescovo Elpidophoros d'America sia il loro autore più dello stesso patriarca - siano opinioni vere, false o semplicemente accettabili.

Se sono vere, le azioni del patriarca sono del tutto giustificate, poiché lui e i suoi predecessori detengono, e detengono da qualche tempo nel Medioevo, i poteri rivendicati dal papa romano (e anche di più). Se sono falsi, allora l'urgente questione è che il patriarca ammetta in pubblico di essersi sbagliato e che si penta, dopo di che la questione dell'autocefalia ucraina potrà essere discussa secondo le linee proposte dal metropolita Hierotheos. Infine, se il Concilio stabilirà che la teologia del "primus sine paribus" non è né dogma né eresia, l'Ucraina sarà solo uno dei tanti luoghi in cui l'immagine di sé di Costantinopoli si scontrerà con quella di altre Chiese locali con una visione diversa, e le soluzioni saranno lente ad arrivare.

Affinché questa risposta non sia vista in qualche modo come eccessivamente filo-russa, citerò un'altra delle osservazioni del metropolita Hierotheos: "di volta in volta compaiono varie malattie ecclesiastiche, che descriverei come disfunzioni del regime sinodale e gerarchico della Chiesa, come la teoria della Terza Roma, che mira a ribaltare le decisioni dei Concili ecumenici". Anche se non sono d'accordo con questa valutazione della teoria della Terza Roma, concordo sul fatto che ciò dovrebbe probabilmente essere esplicitamente all'ordine del giorno di qualsiasi Concilio. Chiaramente qualsiasi tentativo di limitare le rivendicazioni giurisdizionali straordinarie da parte di Costantinopoli non deve essere fatto nell'interesse di avanzare rivendicazioni straordinarie da parte di altre sedi.

Il metropolita Hierotheos fornisce anche alcuni suggerimenti "pratici" da attuare prima di un qualsiasi concilio, come riprendere la comunione e aggiungere preghiere per il patriarca Kirill nelle chiese di Costantinopoli e per il patriarca Bartolomeo in quelle russe. Questi sarebbero suggerimenti sensati nel contesto di una semplice disputa territoriale o persino legale, poiché, come osserva il metropolita, "il sacramento della Divina Eucaristia, che è un sacramento dell'unità, e il sacramento della Confessione, non può essere usato esercitare pressioni su altre Chiese, in particolare su questioni di importanza secondaria". Sfortunatamente, non è chiaro che stiamo trattando una questione di "importanza secondaria"; sembra del tutto possibile che il "primus sine paribus" sia una vera eresia (oppure, suppongo, che il suo rifiuto sia una vera eresia). Se il patriarca ecumenico desidera fare un gesto irenico che renda possibile la ripresa della comunione, dovrebbe dichiarare esplicitamente che, finché un Concilio non deciderà in materia, le pretese sulle quali egli basa la sua interferenza in Ucraina sono semplici teologoumena, non vincolanti per i credenti.

Il metropolita Hierotheos cita a lungo la sezione conclusiva, altamente retorica, di san Basilio il Grande sullo Spirito Santo, scritta nel decennio prima del secondo Concilio ecumenico. Il significato di questa citazione nel contesto non è chiaro. Il secondo Concilio affrontò varie questioni amministrative e stabilì Costantinopoli come seconda a Roma nel mondo ortodosso, ma il suo principale punto teologico era la condanna del macedonismo, [2] una grave eresia e il bersaglio del trattato di San Basilio. Si può immaginare san Basilio mentre formula proposte simili a quelle del metropolita Hierotheos nel tentativo di porre fine allo scisma meleziano, [3] ma non lo si può immaginare mentre giunge a compromessi con i pneumatomachi. È quest'ultimo caso a cui la situazione attuale assomiglia più da vicino.

Santi Basilio il Grande e Anfilochio di Iconio, pregate Dio per la fine dell'attuale scisma, per i patriarchi di Costantinopoli e di Mosca, per il metropolita di Nafpaktos e per tutti noi!

Note

[1] Pareri teologici, al contrario del dogma da un lato e dell'eresia dall'altro.

[2] Il macedonismo, o l'eresia degli pneumatomachi [lottatori contro lo spirito], negava la piena divinità dello Spirito Santo.

[3] Il patriarca Bartolomeo ha sollevato l'esempio dello scisma meleziano in una lettera alla Chiesa albanese. In risposta, sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios di Tirana e di Tutta l'Albania ha dimostrato che lo scisma meleziano non è analogo all'attuale situazione ucraina.

 
Ricordi dal viaggio dell’arcivescovo Kirill di San Francisco in Giappone e in Russia

Il sito della Chiesa russa all’estero riporta l’intervista fatta all’arcivescovo Kirill (Dmitriev) di San Francisco e dell’America occidentale, sul suo recente viaggio in Giappone e nella regione di Vladivostok, per accompagnare l’icona della Radice di Kursk (protettrice della diaspora russa nel mondo). L’intervista di vladyka Kirill è ricca di dettagli interessanti sulla percezione reciproca tra i russi immigrati in Occidente e quelli che stanno ricreando le basi di una civiltà cristiana nel territorio della Russia. Presentiamo il testo originale russo e la traduzione italiana dell’intervista nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Chiesa ortodossa ucraina e "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" mescolate in un sinodo congiunto, ovvero la risoluzione della "questione ucraina" al modo greco

il metropolita Hierotheos vede la soluzione al "problema ucraino" nell'unione meccanica della Chiesa ortodossa ucraina con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il metropolita Hierotheos (Vlachos) della Chiesa greca ha pubblicato le sue proposte su come spezzare l'impasse sorto nell'Ortodossia dopo la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte del Fanar.

Di recente, tra i rappresentanti dello stesso Patriarcato di Costantinopoli, così come tra quelli che simpatizzano con esso, ci sono sempre più persone che comprendono che è stato un errore concedere il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Allo stesso tempo, o non possono o non vogliono ammetterlo apertamente, quindi stanno cercando modi per ritirarsi. Nella lingua della diplomazia, stanno cercando di "salvare la faccia". Ciò può spiegare la comparsa di articoli e pubblicazioni che cercano di provare la "successione apostolica" delle "ordinazioni" scismatiche o che giustificano le azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina.

Una di queste pubblicazioni è un articolo del metropolita Hierotheos (Vlachos) pubblicato sul sito web Romfea. In quest'opera, presenta le sue proposte sia per tenere un Concilio pan-ortodosso sia per risolvere la situazione in Ucraina. Sottoponiamo alla vostra attenzione l'analisi di questo articolo qui di seguito.

Il metropolita della Chiesa di Grecia Hierotheos (Vlachos), che i cristiani ortodossi in Ucraina conoscono dai libri sulla Preghiera del cuore, sul santo ierarca Gregorio Palamas e sulla teologia delle dodici grandi feste, è un convinto sostenitore della teoria del primato del Patriarcato di Costantinopoli nella situazione ecclesiale contemporanea.

Sua Eminenza ha sviluppato il suo concetto di comprensione ortodossa della conciliarità che, a suo avviso, differisce da quella cattolica e protestante.

Per esempio, tra i cattolici, secondo il metropolita Hierotheos, il principio di conciliarità è completamente assente per essere sostituito dal primato dell'infallibilità papale e dal controllo esclusivo sulla Chiesa.

I protestanti non hanno conciliarità, perché è sostituita dall'individualismo e dalla soggettività estrema. In altre parole, se i cattolici hanno un papa, allora tra i protestanti ognuno è un papa a sé.

Per quanto riguarda la Chiesa ortodossa, qui il metropolita Hierotheos propone, secondo lui, una certa "via di mezzo". Secondo il suo concetto, un simbolo visibile dell'unità della Chiesa dovrebbe essere il patriarca di Costantinopoli, che allo stesso tempo amministra individualmente la Chiesa, tenendo conto dell'opinione conciliare di tutte le Chiese ortodosse locali.

Ecco perché per il metropolita Hierotheos (Vlachos), le decisioni del Fanar non sono soggette a contestazione o protesta, ma sono prese a priori come corrette.

Sulle "ordinazioni" scismatiche

Nella sua pubblicazione, Vladyka Hierotheos afferma che solo le "ordinazioni" della "Chiesa ortodossa autocefala" ucraina (compresa tra l'altro quella di Makarij Maletich) sollevano dubbi tra i rappresentanti della Chiesa greca. Scrive: "La Chiesa autocefala dell'Ucraina è stata composta dal gruppo scismatico di Filaret, che era anatemizzato, e dal gruppo scismatico di Makarij. Il sacerdozio e la successione apostolica di quest'ultimo gruppo sono discutibili".

Tuttavia, se è così, allora perché il Fanar ha accettato gli autocefalisti ucraini in comunione? Solo per il motivo che la quantità può sopperire per la qualità mancante? Si scopre che c'erano molti rappresentanti del "patriarcato di Kiev" la cui "consacrazione" sollevava questioni, e c'erano meno rappresentanti della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e tutti sono stati ammessi, per così dire, in una massa che mescola i casi "dubbiosi" e quelli "non dubbiosi" per ottenere una certa miscela generale. Ma il Fanar ha dimenticato che se mescoliamo un barattolo di miele con uno di sporcizia, non avremo affatto due vasetti di miele, ma due vasetti di sporcizia. Pertanto, anche se per un secondo prendiamo il punto di vista del Patriarcato di Costantinopoli sulla canonicità delle "consacrazioni" del "patriarcato di Kiev", dopo averle mescolate con la "dubbia consacrazione" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", il Fanar ha ottenuto due risultati dubbi.

Inoltre, vladyka per qualche motivo è rimasto in silenzio sull'anatema imposto dalla Chiesa ortodossa russa su Filaret (e, quindi, sull'intera "gerarchia" da lui ordinata), anatema riconosciuto sia dal Patriarcato di Costantinopoli che da altre Chiese ortodosse locali.

Il Tomos come arma contro il Patriarcato di Mosca

Il metropolita Hierotheos è fiducioso del fatto che "il Patriarcato ecumenico ha concesso l'autocefalia dopo aver valutato la situazione in Ucraina, e soprattutto dopo aver realizzato appieno le tattiche del Patriarcato di Mosca a detrimento del Trono ecumenico. Credo che il Patriarcato ecumenico non abolirà l'autocefalia".

Questo passaggio è semplicemente terrificante per la forza del suo cinismo e della sua riluttanza a vedere l'ovvio. La situazione in Ucraina alla vigilia della concessione del Tomos è stata valutata da due persone, i cosiddetti "esarchi" del Patriarcato di Costantinopoli, nonché dall'arcivescovo Job (Getcha).

Tutti costoro non solo erano chiaramente solidali con gli scismatici, ma provenivano essi stessi dagli autocefalisti ucraini (Daniil Zelinskij era in origine un uniate) emigrati negli Stati Uniti o in Canada. La domanda è: come possono queste persone valutare oggettivamente e in modo imparziale la situazione in Ucraina? Inoltre, questa "valutazione" è stata effettuata in modo esclusivamente unilaterale - nessuno dei rappresentanti del Fanar ha mai (!!!) mai incontrato sua Beatitudine il Metropolita Onufrij né il Cancelliere nella Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij, o altri funzionari della nostra Chiesa.

Si sono incontrati esclusivamente con i rappresentanti dei gruppi scismatici ucraini e con i rappresentanti delle autorità, che erano estremamente ostili alla Chiesa ortodossa ucraina. Se questa viene chiamata obiettività da parte del Fanar, che cosa significa per loro un pregiudizio? Come potrebbe essere presa una decisione così seria senza comunicare con la Chiesa, che per decenni è stata chiamata (e continua ad essere chiamata) l'unica Chiesa canonica dell'Ucraina?

La risposta a questa domanda è data dal metropolita Hierotheos nella seconda parte di questo passo – i fanarioti hanno emesso il Tomos perché "hanno realizzato appieno le tattiche del Patriarcato di Mosca a danno del Trono ecumenico". La lotta per il potere e l'influenza nel mondo ortodosso è la ragione principale per questo documento.

L'uscita della Chiesa ortodossa russa dal Consiglio di Creta è stata considerata come "tattica a detrimento del trono ecumenico". Pertanto, la concessione del Tomos non è un tentativo di "guarire lo scisma", ma un tentativo di consolidare la sua posizione al fine di continuare a fare appello alla "legge consuetudinaria", secondo la quale, secondo il Fanar, l'autocefalia è concessa esclusivamente da Costantinopoli. A proposito, un tempo, avendo quasi completamente perso la sua influenza in Europa, i teologi cattolici hanno sviluppato la teoria secondo cui solo il papa può incoronare un re. Questo privilegio doveva dimostrare almeno in qualche modo il potere posseduto dal "vicario di Cristo". Più tardi, questa dimostrazione è divenuta il dogma dell'infallibilità. Qualcosa di simile si può osservare oggi in relazione al Patriarcato di Costantinopoli.

Il Concilio pan-ortodosso come interpretato dal metropolita Hierotheos

Il metropolita scrive che "è necessario prendere una decisione su come viene concessa l'autocefalia nel quadro della tradizione conciliare e gerarchica della Chiesa ortodossa al fine di prevenire l'insorgere di tensioni e scismi costanti nella Chiesa ortodossa causati da questo problema".

Egli ritiene inoltre che "al momento l'obiettivo deve essere quello di riprendere la discussione sulla concessione dell'autocefalia non solo in relazione alla Chiesa dell'Ucraina, ma anche in relazione ad altre province ecclesiali di altri patriarcati al fine di prevenire nuove tensioni e apparizione di nuovi scismi. Ovviamente, questo dovrebbe essere deciso dal Concilio pan-ortodosso o dall'Assemblea dei primati delle Chiese ortodosse".

Pertanto, anche i ricercatori vicini al Fanar comprendono che il problema può essere risolto solo con l'aiuto del Concilio pan-ortodosso, e ciò dovrebbe essere fatto il prima possibile in modo che, secondo il vescovo Hierotheos, "questa situazione scismatica non diventi permanente perché, come affermano i greci, "i problemi a lungo termine sono difficili da curare".

La soluzione che propone è di convocare un Concilio pan-ortodosso o un'Assemblea dei primati delle Chiese ortodosse. Tuttavia, a suo avviso, "se un riavvicinamento di opinioni su una proposta specifica che deve essere fatta dalle Chiese locali, in particolare dal Patriarcato ecumenico e dalla Chiesa di Mosca, non ha luogo in anticipo, allora non c'è motivo di tenere un Consiglio ortodosso ".

Ciò significa, afferma inoltre, che è necessario preparare una proposta del genere che sia adatta alla Chiesa ortodossa russa e al Patriarcato di Costantinopoli. Naturalmente, in questo caso, l'unica proposta di questo tipo che la Chiesa ortodossa russa accetterà incondizionatamente è che il Fanar dovrebbe revocare il Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, è improbabile che il Fanar vada così lontano.

Detto questo, il metropolita Hierotheos propone di organizzare un incontro. Ma questo incontro sarà possibile solo se la Chiesa russa accetta di ritirare la sua decisione di interrompere la comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, "e come segno di buona volontà, il patriarca di Mosca dovrebbe riprendere a onorare il patriarca ecumenico nei dittici".

Si scopre che è il patriarca di Mosca, il cui territorio canonico è stato brutalmente invaso dal patriarca Bartolomeo, che dovrebbe mostrare la sua buona volontà e rompere il ghiaccio nell'evidente conflitto delle due Chiese. L'atto, ovviamente, è cristiano. Ma, dopo tutto, anche il patriarca Bartolomeo è cristiano. Perché, quindi, non dovrebbe mostrare "buona volontà" e revocare il suo Tomos? Sarebbe un grande esempio di un approccio veramente evangelico per risolvere questo problema. Ma, badate bene, il Fanar non considera nemmeno una simile possibilità.

Inoltre, come base per le prossime discussioni in un probabile Concilio pan-ortodosso, vladyka Hierotheos propone di prendere due testi che sono stati preparati per la presentazione al Concilio di Creta. Dice, tra l'altro, che tutti gli attuali problemi che il Fanar ha con l'Ucraina sono causati dal fatto che la Chiesa ortodossa russa aveva un'opinione diversa su chi e come dovrebbe firmare il Tomos sull'autocefalia. Ma questo mi fa porre una sola domanda: che dire di quel famigerato principio di conciliarità, se una Chiesa locale non può avere un'opinione diversa da quella del Fanar?

Tuttavia, dal punto di vista del metropolita Hierotheos, non c'è nulla da discutere qui, perché la decisione sulla questione della concessione dell'autocefalia dovrebbe essere preparata dalla commissione, mentre il Concilio pan-ortodosso si limiterà a ratificarla "senza perdere di vista i privilegi canonici e tradizionali del Trono ecumenico". Quindi, sperare in un dialogo o in una discussione (come ha detto sopra) non è necessario: tutto sarà deciso davanti al Concilio, che sarà semplicemente una formalità.

Per capire in che modo i fanarioti e i loro sostenitori considerano un probabile Concilio pan-ortodosso, è sufficiente leggere il seguente passo del metropolita Hierotheos: "questo Concilio pan-ortodosso deve dichiarare che oggi ci sono quattordici Chiese; affermare la dignità patriarcale e l'onore di alcuni patriarcati successivi in ​​modo che la situazione irrisolta possa essere risolta; approvare la decisione del Patriarcato ecumenico di concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina, in modo che vi sia il consenso di quindici Chiese". Capite? Il Concilio "dovrebbe" fare tutto ciò che vuole il Fanar, vale a dire riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Niente di più e niente di meno.

Le proposte del metropolita Hierotheos sull'Ucraina

L'idea principale del metropolita greco è organizzare un "regime ecclesiale" temporaneo in Ucraina. A suo avviso, questo "regime" dovrebbe adattarsi ai rappresentanti di tutte le "giurisdizioni ecclesiali esistenti in Ucraina e che rientrano in questa Chiesa autocefala".

A tal fine, propone l'introduzione di un "sistema di assemblee episcopali che prevale nella Diaspora, il cui funzionamento canonico è stato approvato con un voto al Concilio di Creta nel 2016. Le regole per l'utilizzo di questo sistema esistono già e possono essere adattate in conformità con i requisiti della Chiesa autocefala dell'Ucraina".

Per dirla semplicemente, il metropolita greco propone di combinare vescovi sia scismatici che canonici in un Sinodo. Allo stesso tempo, tutti faranno una menzione liturgica del loro patriarca (Kirill o Bartolomeo).

Questo "Santo Sinodo permanente" dovrebbe consistere di "dodici vescovi, con il capo del Santo Sinodo come tredicesimo". Lo stesso sinodo dovrebbe includere un numero uguale di membri delle giurisdizioni ecclesiali esistenti (Chiesa ortodossa ucraina, "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev") e tutti i vescovi della Chiesa ortodossa autocefala dell'Ucraina parteciperanno a un singolo Concilio episcopale.

E poi produce una frase davvero meravigliosa: "nella prima volta in cui i vescovi si incontrano, possono eleggere il primate della Chiesa ortodossa in Ucraina o decidere chi sarà". Affinché questo sistema possa essere avviato il prima possibile, il metropolita Hierotheos consiglia di coinvolgere il potere civile e gli attori politici dell'Ucraina.

Il punto cruciale della teoria del metropolita Hierotheos

La conclusione principale da quanto precede è che il metropolita Hierotheos (Vlachos) non comprende completamente ciò che sta accadendo in Ucraina. Offre, infatti, una nuova versione del "Concilio d'unificazione", organizzato dal Fanar nel dicembre 2018, proponendo di collegare insieme ciò che non può essere collegato: la Chiesa e gli scismatici. Nulla è venuto fuori dal "Concilio d'unificazione", poiché dal numero totale della gerarchia canonica solo due vescovi hanno voluto unirsi ai gruppi scismatici. Perché il metropolita Hierotheos pensa che ora tutto funzionerebbe?

Dopotutto, il fatto che gli scismatici siano stati considerati dal Fanar come non scismatici non ha cambiato nulla nella situazione della chiesa ucraina. Per tutte le Chiese locali del mondo, gli scismatici sono rimasti scismatici. E prima di tutto, questo è vero per la Chiesa ortodossa ucraina – né Epifanij né Filaret saranno in grado di entrare in comunione con la sua gerarchia senza pentimento. Non ci può essere sinodo congiunto o concilio episcopale con questi individui solo perché noi non abbiamo dubbi sulla loro "consacrazione".

Inoltre, potete immaginarvi un incontro congiunto di un tale "sinodo" contemporaneamente a incursioni con sequestri di chiese ortodosse? Noi non ci riusciamo, ma il Fanar ci riesce. Là pensano che non ci saranno sequestri. Ma questi sono inevitabili perché, come è stato menzionato sopra, ogni metropolita commemorerà "il proprio patriarca". Ciò significa che i nostri avversari non si calmeranno perché per loro la lotta contro la menzione liturgica del nome del patriarca Kirill è una lotta per la propria identità patriottica. Pertanto, cosa cambierà se la proposta del metropolita Hierotheos si traduce in realtà? Niente di niente.

Quindi, menzionare il potere statale come argomento principale per un migliore funzionamento (se mai ci sarà un funzionamento) richiede di osservare la storia recente dell'Ucraina. Da tutte le precedenti attività dell'ex presidente Petro Poroshenko, era assolutamente chiaro che con l'aiuto dei politici non sarebbe stato possibile unire i cristiani ortodossi e gli scismatici dell'Ucraina. Ci sono metodi più efficaci (e soprattutto, provati e autentici) nella tradizione ecclesiale, tra i quali il pentimento occupa il primo posto.

Conclusioni

Se al momento il Fanar è alla ricerca di una via per risolvere il "problema ucraino", allora noi, da parte nostra, possiamo offrirla.

1. Il Patriarcato di Costantinopoli revoca il Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

2. I rappresentanti dello scisma ucraino compiono un pentimento pubblico e solo dopo entrano in comunione con la Chiesa ortodossa ucraina.

3. Quelli di loro che non sono stati deposti nelle Chiese canoniche, e che non hanno ostacoli canonici alla consacrazione, sono riordinati dalla Chiesa.

4. Al Concilio pan-ortodosso, la Chiesa ortodossa ucraina viene introdotta nei dittici di tutte le Chiese ortodosse locali.

5. Al Concilio pan-ortodosso, il patriarca compie un pentimento pubblico per aver servito con gli scismatici.

Questo è, di fatto, l'unico modo possibile. È altamente improbabile che il Fanar lo accetti. In questo caso, rimane solo una cosa: la convocazione di un Concilio pan-ortodosso e l'annuncio che il patriarca Bartolomeo è decaduto dalla Chiesa. Certo, per molti nel mondo ortodosso e, soprattutto, per i vescovi greci, un simile scenario sembrerebbe quasi offensivo, ma solo questo scenario corrisponde allo spirito del Vangelo e alla posizione degli insegnamenti patristici della Chiesa. Un'alternativa è una divisione dell'Ortodossia.

 
L'opposizione montenegrina ottiene la maggioranza dei seggi in parlamento, e promette di abrogare la legge anti-ortodossa

balkaninsight.com

Secondo i risultati preliminari, il presidente Milo Đukanović, della coalizione al potere in Montenegro da 30 anni, non ha vinto la maggioranza dei seggi parlamentari nelle elezioni di ieri che hanno registrato una massiccia affluenza alle urne.

Il leader della coalizione di opposizione Per il futuro del Montenegro, Zdravko Krivokapic, ha annunciato che la prima mossa del nuovo governo sarà quella di abrogare la pregiudizievole "Legge sulla libertà religiosa" che è stata approvata a dicembre dando allo Stato l'autorità di confiscare le proprietà alla Chiesa ortodossa serba in Montenegro.

La legge ha attirato le ire della nazione, poiché centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in processioni pacifiche che si sono svolte regolarmente in tutta la nazione, interrotte solo dalla pandemia del coronavirus. La risposta negativa alla legge e la posizione ferma della gerarchia della Chiesa serba sono stati senza dubbio fattori che hanno portato ieri alle urne il 74% dei montenegrini.

Alla vigilia delle elezioni, sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro ha invitato tutti a votare "in difesa dei luoghi santi di Dio".

"Il primo passo, ovviamente, sarà l'abrogazione della Legge sulla libertà religiosa... Questo sarà onesto e giusto e per tutti coloro che entrano in politica sarà un avvertimento che la politica non è il lavoro più redditizio", ha detto Krivokapic nel commento a TASS.

Mentre c'è la possibilità di disordini nella transizione al nuovo governo, Krivokapic crede che il Montenegro abbia bisogno di "pace e tranquillità" e che "l'amore cristiano, che vede il suo fratello in ogni persona, prevarrà".

Allo stesso tempo, l'opposizione non intende cooperare con Đukanović, il cui mandato presidenziale scadrà nel 2023. "Non voglio collaborare con un presidente che non è il presidente di tutti i cittadini del Montenegro", dice Krivokapic.

Il Partito Democratico dei Socialisti del presidente ha vinto 29 seggi su 81 nelle elezioni di ieri, mentre la coalizione di opposizione, composta da tre partiti, ha ottenuto 42 seggi, dandole il diritto di formare un gabinetto. Anche i socialdemocratici hanno preso 3 seggi.

 
Guerra geopolitica in Ucraina

Di fronte alle recrudescenze di violenza in Ucraina, padre Andrew Phillips continua con al sua lucida e sofferta spiegazione della situazione attuale, che coinvolge tutto il popolo ortodosso – e non solo quello ucraino – in una scelta di libertà e di civiltà (e come ci insegna la storia, anche quella italiana del XX secolo, tali scelte si pagano spesso a caro prezzo). Presentiamo il saggio di padre Andrew nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
La realtà parallela del patriarca Bartolomeo

Il patriarca Bartolomeo non vede alcun problema canonico nella doppia e perfino tripla gerarchia in Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Quanti canoni sono stati violati dal Patriarcato di Costantinopoli nel creare una giurisdizione parallela in Ucraina.

L'odierna situazione ecclesiastica in Ucraina, provocata dalle azioni del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, appare come una sfida cruciale di fronte alla pienezza dell'Ortodossia mondiale. Un'opzione è accettare il punto di vista di Costantinopoli e infine distruggere il sistema di diritto canonico che si è sviluppato sulla base della visione apostolica della Chiesa. L'altro è rimanere fedele all'ecclesiologia ortodossa e respingere le azioni unilaterali del Fanar.

Nonostante Costantinopoli si posizioni come custode della tradizione apostolica e garante dell'inviolabilità della vera teologia ortodossa, le sue azioni distruggono il modello radicato nei secoli della Chiesa di Cristo e il passo più fatale in questa direzione è la creazione della gerarchia parallela in Ucraina.

L'unità della Chiesa di Cristo come principio fondamentale dell'ecclesiologia è realizzata attraverso l'unità dell'episcopato. In una città c'è un solo vescovo: questo decreto del primo Concilio ecumenico, fissato nel suo ottavo Canone, è stato sempre rigorosamente osservato e l'esistenza di una gerarchia parallela è considerata un segno di scissione.

Ciò è dovuto al fatto che l'unità dell'episcopato è indissolubilmente legata all'unità dell'eucaristia e quindi alla fede nell'unico Signore Gesù Cristo.

L'unico vescovo canonico e legale era il capo dell'assemblea eucaristica per la comunità cristiana locale. Dal punto di vista della Chiesa, non è solo un amministratore, un predicatore o un dirigente, è un attore dei sacramenti, attraverso le cui labbra l'intera comunità offre a Dio le proprie preghiere e attraverso il quale Dio risponde a queste preghiere. Di conseguenza, la presenza di due primati, due vescovi con uguali diritti in una comunità, coinvolge due eucaristie, due corpi e due calici, il che porta inevitabilmente al riconoscimento di due Chiese e due "Cristi". Tale scenario contraddice la fede cristiana, interrompe la connessione interiore e divide la comunità.

Ecco perché, dai tempi apostolici fino al XXI secolo, il principio dell'unità dell'episcopato è stato sempre sacro e irremovibile nell'Ortodossia.

Ma nel 2018 la sede patriarcale di Costantinopoli, che occupa il primo posto tra gli uguali nel dittico delle Chiese ortodosse locali, ha intrapreso una mossa senza precedenti.

Non ha solo riveduto gli eventi storici di trecento anni fa; non ha solo deciso unilateralmente di modificare i confini del territorio della giurisdizione canonica, cosa vietata dal secondo Canone del secondo Concilio ecumenico e dall'ottavo Canone del III Concilio ecumenico; non ha solo cancellato unilateralmente i risultati degli atti giudiziari del Concilio episcopale, la cui correttezza era solito riconoscere; non ha solo considerato significativo l'appello degli scismatici che non riconoscevano l'autorità dei Canoni, cosa proibita dal quarto Canone del Concilio di Antiochia; non ha solo avviato la comunione con gli scismatici deposti, che è proibita dal sedicesimo Canone dei santi apostoli; non ha solo riconosciuto tutte le consacrazioni e le ordinazioni illegali, cosa che contraddice il quarto Canone del II Concilio ecumenico; non solo ha accettato sotto il suo omoforio chierici stranieri privi di una lettera dimissoriale, cosa che contraddice il diciassettesimo Canone del sesto Concilio ecumenico in trullo; non solo ha riconosciuto la consacrazione episcopale di persone prive di successione apostolica, cosa generalmente impensabile.

La sede di Costantinopoli ha gettato le basi per una gerarchia parallela.

Fino al 2018, Costantinopoli, come tutte le Chiese ortodosse, ha riconosciuto l'unica Chiesa canonica in Ucraina – la Chiesa ortodossa ucraina, guidata dal metropolita Onufrij di Kiev, la cui elezione corretta e legittima è stata evidenziata dalle "Lettere di Pace" di tutti i primati ortodossi, incluso il patriarca di Costantinopoli.

Tuttavia, il 15 dicembre 2018, sotto la guida dell'allora presidente dell'Ucraina e dei legati di Costantinopoli, si è svolto il cosiddetto "Concilio d'unificazione", che, sulla base di accordi segreti, bugie e manipolazioni, di fatto ha creato una struttura ecclesiastica parallela, una gerarchia parallela.

E qui, dal punto di vista di Costantinopoli, inizia una doppia personalità, una schizofrenia canonica: in Ucraina esiste già una struttura canonica riconosciuta con vescovi, clero, monasteri, scuole teologiche e laici. Ma a seguito del "Concilio", sorge improvvisamente una nuova struttura.

Questo stato di cose è completamente contrario al diritto canonico e al pensiero ecclesiologico. Ma questo non disturba Costantinopoli, e i suoi legati legalizzano lo scisma, accettando inoltre tutti gli scismatici "alla rinfusa" nel loro rango esistente, senza esaminare gli aspetti canonici della loro consacrazione. A peggiorare le cose, "elegge" lo scismatico Epifanij Dumenko alla Sede di Kiev contro Onufrij, l'attuale metropolita di Kiev legittimo e universalmente riconosciuto.

Tale atto contraddice completamente il sedicesimo Canone del Concilio di Costantinopoli dell'861 (celebrato nella chiesa dei santi Apostoli), secondo il quale è impossibile eleggere e nominare un vescovo presso una sede il cui attuale vescovo è vivo e conserva il suo rango.

Al tempo del cosiddetto "Concilio d'unificazione" e fino a oggi, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina è stato un legittimo vescovo della sede arcivescovile della capitale e il primate della Chiesa ortodossa ucraina. Non è stato condannato, deposto o sospeso nel suo ministero. La sua dignità canonica è impeccabile e riconosciuta dalla pienezza dell'Ortodossia. Di conseguenza, secondo i canoni, è impossibile eleggere un altro metropolita di Kiev.

Tuttavia, il Fanar ci prova, violando gravemente i canoni. E anche questo risulta non essere sufficiente: nella struttura appena creata rimane un vescovo che continua a portare il titolo di "Kiev" - il "patriarca" Filaret. Questo significa che non DUE ma TRE vescovi riconosciuti da Costantinopoli si trovano in una città.

E anche questo non è abbastanza. In uno dei primi incontri del "Sinodo", la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" forma un'altra diocesi per le parrocchie di Kiev - di Perejaslav-Khmelnitskij, mettendo parte delle parrocchie situate nella capitale e nei suoi dintorni sotto l'omoforio dell'ex metropolita Aleksandr (Drabinko).

Così avviene non solo a Kiev. In quasi tutte le città ci sono diversi "vescovi" ortodossi ucraini con titoli simili o addirittura identici, i confini delle cui diocesi si sovrappongono, così come il vescovo della Chiesa ortodossa ucraina, la cui dignità canonica non è contestata ed è riconosciuta dal pienezza dell'Ortodossia. E i fanarioti, definendosi custodi della tradizione canonica, inghiottono con calma questo flagrante stato anti-canonico.

Analizzando la logica di tali fenomeni, si dovrebbe ricordare che nella stragrande maggioranza gli attivisti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono cresciuti spiritualmente nello scisma, quindi la loro coscienza ecclesiologica è distorta. Per loro, la Chiesa "colonna e fondamento della verità" (1 Tim. 3:15), la "sposa dell'Agnello" (Efesini 5: 25-27) e il "corpo mistico di Cristo" (1 Cor 12 : 12-27) si trasforma in un'istituzione umana, un'organizzazione secolare. E tali organizzazioni, dal punto di vista della gerarchia scismatica, possono essere tante quante si vuole e possono competere tra loro.

Quindi possiamo ascoltare la retorica teologicamente delirante sulla "inimicizia della Chiesa russa" e sulla canonicità delle "transizioni" da un'organizzazione ecclesiale all'altra.

Per la prima volta, tali nozioni sono state espresse dal famigerato ex archimandrita Viktor Bedja, che ha giustificato la sua transizione verso la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" per il fatto che aveva semplicemente cambiato giurisdizione e non era più sotto la giurisdizione della sua Chiesa iniziale. Per lui, questo equivaleva a cambiare lavoro.

Più tardi, un tale modello eretico di atteggiamenti nei confronti della Chiesa è stato ripreso dalle strutture ufficiali della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il suo "Sinodo" ha espulso alcuni tra i suoi vescovi senza alcuna analisi canonica delle loro azioni e senza sospenderli dal sacerdozio.

Tale visione della Chiesa è chiamata ecclesiologia "bedesca" e continua a fiorire nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Quanto al trono di Costantinopoli, per non perdere la sua faccia canonica, deve accettare con calma gli eccessi della sua progenie, sopportare una "doppia" gerarchia, spingendosi ulteriormente nell'angolo di un dilemma canonico.

Ma la via d'uscita da questo dilemma è molto semplice: revocare il cosiddetto "Tomos" e tornare sulla straa del sistema canonico stabilito da Dio, che consentirà all'interno dell'Ortodossia ucraina, senza l'influenza di forze esterne e politici di parte, trovare il modo di superare la crisi provocata dalle azioni inette e non canoniche del patriarca Bartolomeo.

 
Ancora una volta il Tomos non ha aiutato: perché il "Poroshenko montenegrino" ha perso le elezioni

Milo Đukanović, che ha annunciato la creazione di una "Chiesa nazionale", ha perso le elezioni

Il presidente del Montenegro, che ha dichiarato guerra alla Chiesa canonica, ha perso le elezioni e ha praticamente perso il potere. Un anno fa, la stessa cosa è successa a Poroshenko.

Alla fine di dicembre 2019, il parlamento montenegrino ha approvato una legge anti-ecclesiale, secondo la quale la metropolia canonica del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba ha perso le sue proprietà ed è stata di fatto messa fuori legge. Il suo posto doveva essere preso dalla Chiesa ortodossa montenegrina scismatica. Alla vigilia del voto su questo disegno di legge, le autorità montenegrine hanno condotto una vera e propria operazione speciale: quei membri della Skupština Crne Gore (il Parlamento del Montenegro) che erano contrari al disegno di legge anti-chiesa sono stati arrestati dalla polizia e non hanno potuto prendere parte alla votazione. Ma il resto ha votato all'unanimità e la legge è stata approvata. Allo stesso tempo, i deputati della Skupština hanno respinto 117 (!) emendamenti al disegno di legge.

La legge anti-ecclesiale montenegrina prevede il trasferimento dalla Chiesa ortodossa serba allo stato (ovvero, alla Chiesa ortodossa montenegrina scismatica) di praticamente tutti i beni ecclesiastici, comprese chiese, monasteri, ecc., che sono stati costruiti o trasferiti dallo stato alla Chiesa prima del 1 dicembre 1918. Pertanto, più di 600 chiese e monasteri devono essere confiscati alla Chiesa ortodossa serba e le comunità ortodosse devono diventare scismatiche o finire per strada.

Il sentiero verso il "Tomos montenegrino"

La campagna anti-ecclesiale in Montenegro è entrata nella sua fase attiva nell'estate del 2019, quando il presidente montenegrino Milo Đukanović ha affermato che la Chiesa ortodossa serba era qualcosa come i tentacoli del "mondo serbo", che stava lavorando per un paese straniero e minando l'indipendenza del Montenegro. È stata una fotocopia precisa delle dichiarazioni dell'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko.

E proprio come l'ex leader ucraino, Milo Đukanović ha detto che avrebbe chiesto al Fanar l'autocefalia per gli scismatici montenegrini. È stato rassicurato al riguardo dall'intervista dell'ex esarca di Costantinopoli in Ucraina, l'arcivescovo Daniil (Zelinskij) di Panfilia, alla BBC l'11 gennaio 2019. "Sostengo la tesi che ogni nazione desideri avere la propria Chiesa ortodossa dovrebbe avere il diritto di istituirlo e chiederne il riconoscimento da parte di altre Chiese ortodosse, anche nel caso di Macedonia e Montenegro", disse all'epoca l'ex esarca. E sebbene il patriarca Bartolomeo abbia dichiarato di non avere intenzione di dare il Tomos alla Chiesa ortodossa montenegrina, dopo il suo intervento negli affari della chiesa in Ucraina, tutti capiscono perfettamente quanto valgano queste affermazioni di "sua Santità". Ciò che il patriarca Bartolomeo non ha in programma oggi, lo può realizzare domani e, come si dice, in un batter d'occhio. Queste parole infatti sono confermate dal leader degli scismatici montenegrini, Miraš Dedeić, che nel gennaio 2020 ha dichiarato che la sua struttura avrebbe presto ricevuto il suo Tomos.

I montenegrini difendono la loro Chiesa

Anche prima che in Montenegro fosse approvata la legge anti-ecclesiale, le proteste di massa hanno dilagato in tutto il paese. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza e in ogni luogo di culto della Chiesa ortodossa serba sono stati istituiti comitati speciali per la protezione dei luoghi santi. Petizioni in difesa della metropolia del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba sono state firmate da 2.500 insegnanti e 300 avvocati del Montenegro, oltre a più di cento ufficiali e militari.

proteste contro la legge anti-ecclesiastica in Montenegro

Le proteste contro la persecuzione della Chiesa ortodossa serba sono continuate quasi costantemente fino all'introduzione della quarantena a causa del coronavirus. Due volte alla settimana, i montenegrini si riunivano in gran numero in processioni religiose in difesa della loro Chiesa. Questi raduni differivano da tutte le altre proteste in tutti gli altri paesi sotto due aspetti.

In primo luogo, erano enormi e senza precedenti. In alcuni giorni, sono scese in piazza in tutte le città del Montenegro per difendere la Chiesa ortodossa serba fino a 300mila persone, vale a dire quasi la metà dell'intera popolazione del Montenegro. In secondo luogo, nessuna forza politica organizzata o coordinata si è unita a queste proteste e, di conseguenza, non ha ricevuto da esse alcun beneficio politico. Le proteste sono state pacifiche, si sono svolte esclusivamente in difesa della Chiesa ortodossa serba canonica, e le persone che vi hanno partecipato lo hanno fatto esclusivamente con il cuore.

Sua Beatitudine Onufrij e i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, che hanno visitato il Montenegro nel febbraio 2020, hanno potuto vederlo di persona.

Dopo l'introduzione della quarantena, la Chiesa ortodossa serba ha ottemperato alle richieste delle autorità e ha interrotto i raduni di massa, ma non appena la quarantena si è indebolita, le proteste sono riprese, questa volta con le necessarie misure antiepidemiologiche. Tuttavia, nonostante la Chiesa ortodossa serba osservasse queste misure, il 13 maggio le autorità montenegrine hanno arrestato il vescovo Joanikije di Budimlje-Niksic e diversi sacerdoti della Chiesa ortodossa serba. In totale di 67 sostenitori della Chiesa ortodossa serba sono stati puniti amministrativamente con il pretesto di presunta violazione delle norme di quarantena e casi penali sono stati istituiti contro 11 persone, tra cui il metropolita Amfilohije (Radović) del Montenegro e del Litorale.

Ma queste persecuzioni hanno solo intensificato le proteste della gente contro le politiche anti-ecclesiali delle autorità. Il governo montenegrino e la Chiesa ortodossa serba hanno tentato più volte di negoziare l'abrogazione della legge anti-ecclesiale, ma non sono stati raggiunti risultati, nonostante gli appelli dell'Unione Europea. Questi appelli, a dire il vero, non erano affatto imparziali. La portavoce della Commissione europea Ana Pizonero ha dato una netta preferenza alle autorità montenegrine: "Accogliamo con favore gli sforzi del governo per trovare un compromesso. Sfortunatamente, in questi colloqui non è stata trovata alcuna soluzione. Chiediamo a entrambe le parti di continuare il dialogo", ha detto nel giugno 2020. Come si può vedere, ha raccomandato solo il governo montenegrino.

A causa dell'ostinata riluttanza delle autorità montenegrine ad abrogare la legge anti-ecclesiastica, che viola i diritti dei credenti della Chiesa ortodossa serba, l'episcopato della metropolia del Montenegro e del Litorale è stato costretto ad affermare che le attuali autorità montenegrine si sono screditate con la loro politica anti-ecclesiale chiesa e non possono più godere della fiducia della gente. Alla vigilia delle elezioni parlamentari, svoltesi il 30 agosto, il metropolita Amfilohije (Radović) del Montenegro e del Litorale ha registrato un video discorso e ha invitato tutti i cittadini ad andare alle urne per votare "in difesa dei luoghi santi di Dio".

"Nel mio 82° anno di vita, per la prima volta andrò alle elezioni parlamentari – il 30 agosto – e invito tutti i montenegrini, i residenti del Montenegro e tutti gli altri a votare in difesa dei luoghi santi di Dio, che ora sono sotto attacco in Montenegro da parte di chi non sa cosa sia un luogo santo. A Dio piacendo, che questa difesa vinca per il bene del futuro di tutti i montenegrini. Venite tutti a votare in difesa dei luoghi santi!" ha detto il metropolita Amfilohije.

il metropolita Amfilohije (Radović) del Montenegro e del litorale

Commentando la posizione della Chiesa sulla questione delle elezioni parlamentari, il metropolita Amfilohije ha detto: "La Chiesa non ha un proprio partito né una propria lista elettorale. La Chiesa non sostiene nessun partito e quindi lascia il processo politico ai politici".

Tuttavia, la Chiesa può dare una valutazione morale delle azioni delle autorità, soprattutto se sono dirette così chiaramente contro di lei. La Chiesa può richiamare l'attenzione degli elettori su quelle azioni delle autorità che ritiene inammissibili e sollecitare i cittadini a fare scelte appropriate. "D'altra parte, i cittadini possono essere incoraggiati ad avvicinarsi alle imminenti elezioni usando i loro diritti politici. Poiché la legge incostituzionale viola i diritti e le libertà religiose dei cristiani e della Chiesa, e come tutte le nostre preghiere e richieste di armonizzazione dei nostri requisiti minimi sono respinto, come cittadini a pieno titolo di questo stato riteniamo legittimo esortare i fedeli a non votare per i politici che promuovono leggi anti-ecclesiali", ha affermato il metropolita Amfilohije.

Il fallimento del persecutore della Chiesa

Ora le elezioni in Montenegro sono passate. Hanno mostrato il peggior risultato per il Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro al governo, il cui vero leader è il presidente Milo Đukanović. Il partito ha ottenuto il 35,06% dei voti, che anche in una coalizione con partiti vicini – i socialdemocratici del Montenegro, il partito bosniaco e la lista albanese – gli consente di prendere nella Skupština solo 37 seggi su 81. Le forze di opposizione politica, "Per il futuro del Montenegro", "La pace è la nostra nazione", "Azione di riforma unita" e il Partito socialdemocratico, hanno vinto 43 seggi alle elezioni, guadagnando un totale del 53,75%.

I leader delle forze politiche "Per il futuro del Montenegro", "La pace è la nostra nazione" e "Azione riformista unita" hanno già dichiarato la loro disponibilità a creare una coalizione di governo e a formare un governo. Il Partito socialdemocratico sta ancora pensando, ma anche senza i suoi due seggi, le attuali forze di opposizione hanno la maggioranza in parlamento. Tali risultati hanno permesso al leader della coalizione di opposizione "Per il futuro del Montenegro" Zdravko Krivokapić di dichiarare la vittoria alle elezioni. "Cittadini del Montenegro, grazie per il vostro sostegno! Il regime durato 30 anni è caduto", ha detto, parlando alla televisione nazionale.

E come prima decisione della nuova coalizione di governo in caso di sua formazione, ha chiesto l'abolizione della legge anti-ecclesiale: "Il primo passo, ovviamente, sarà l'abrogazione della legge sulla libertà di religione, seguita dall'adozione della Legge sulla lustrazione e della Legge sull'origine della proprietà, che determineranno l'atteggiamento verso coloro che hanno portato il Montenegro alla disperazione, raggiunto ricchezze indicibili e reso povero il resto dei cittadini del Montenegro. Sarà un trattamento giusto e un avvertimento a tutti coloro che entrano in politica che la politica non è il lavoro più redditizio".

Naturalmente, le elezioni in Montenegro e i loro risultati non significano che il governo di questo paese cambierà. Puoi contestare i risultati del voto, puoi attirare singoli deputati, comprarli o semplicemente intimidire, puoi organizzare un Majdan, organizzare nuove elezioni e così via. Ci sono molti modi per cercare di non rinunciare al potere se davvero non lo vuoi. Ma un fatto resta per sempre: la forza politica che governa il Montenegro da quasi 30 anni ha perso la fiducia degli elettori proprio a causa delle sue politiche anti-ecclesiali. E i rappresentanti delle forze che sono direttamente opposte sono d'accordo su questo.

Per esempio, Konstantin Kosachev, presidente del Comitato per gli affari esteri del Consiglio della Federazione Russa, ha affermato: "La Chiesa, sebbene separata dallo Stato, ha svolto un ruolo molto importante in questa battaglia elettorale". Inoltre, la pubblicazione filo-occidentale ucraina 'Zekalo Nedeli' ('Specchio della settimana') ha pubblicato un articolo analitico, in cui si diceva che la posizione della Chiesa è stata la ragione principale della sconfitta del partito al potere di Montenegro: "La legge sulla libertà di religione ha allontanato dai candidati filogovernativi molti elettori che hanno scelto la Chiesa nel dilemma 'partito contro chiesa'."

***

Il metropolita Amfilohije ha parlato delle cause globali della sconfitta dell'attuale partito al governo del Montenegro nelle elezioni del luglio 2020. La chiave è l'inimicizia verso Dio e la sua Chiesa. "Coloro che sono ora al potere in Montenegro dovrebbero anche capire che hanno dichiarato guerra a Dio, non ad Amfilohije o al popolo del Montenegro. Hanno dichiarato guerra al Dio vivente, e chi combatte Dio perde la sua immagine e la sua anima, rinuncia a tutti i veri governanti che hanno governato questa terra dal tempo dell'imperatore Costantino al tempo del re Nikola Petrović", ha detto il metropolita Amfilohije.

E in questo contesto, non possiamo non tracciare un parallelo con gli eventi ucraini. Petro Poroshenko, dopo aver organizzato una nuova "chiesa" composta da due strutture scismatiche e organizzato la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina, così come Milo Đukanović "ha dichiarato guerra al Dio vivente". Poroshenko ha subito un fiasco politico. Anche Đukanović ha perso.

Le elezioni parlamentari in Montenegro nel 2020, così come le elezioni presidenziali e parlamentari in Ucraina nel 2019, hanno chiaramente dimostrato che l'ostilità contro la Chiesa porta al fatto che la gente comune si allontana da tali politici e si rifiuta di sostenerli alle elezioni. Di conseguenza, perdono il loro potere. Ma l'inimicizia contro la Chiesa porta non solo a una sconfitta alle elezioni e alla perdita del potere, ma a conseguenze ben più terribili: una sconfitta nella lotta per la loro anima immortale e una perdita di speranza nella salvezza.

 
Intervista di Sergej Chapnin al metropolita Lavr della ROCOR

Dal sito personale (interessante, con articoli anche in italiano) di Sergej Chapnin, uno dei redattori della Rivista del Patriarcato di Mosca e docente all'Università di san Tichon, abbiamo tradotto il testo dell'intervista al metropolita Lavr della Chiesa russa all'estero. Questa intervista, fatta pochi mesi dopo la riunificazione della Chiesa ortodossa russa nel 2007, contiene alcuni ricordi significativi del periodo della riunificazione, e una testimonianza di un grande lavoro che tuttora prosegue: la presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Comunicato dell'Ufficio dell'Arcivescovo del 14 settembre 2019

L'arcivescovo

Numero di protocollo: 19.046

Beneamati padri, fratelli e sorelle in Cristo,

Dopo la decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli del 27 novembre 2018 che abroga il Tomos firmato nel 1999, che ha garantito il nostro legame canonico dell'Arcidiocesi con il Trono ecumenico, non ho mai smesso di proteggere le nostre comunità dalla "sottomissione canonica" (Atto del 12 gennaio 2019) che sopprimeva semplicemente l'Arcidiocesi così come era stata creata dal metropolita Evlogij di beata memoria.

Questa decisione ha scosso la nostra arcidiocesi, che viveva pacificamente da quasi 90 anni sotto l'omoforio del Patriarcato di Costantinopoli, dove io stesso sono cresciuto e ho celebrato fino a oggi.

Negli ultimi dieci mesi abbiamo cercato insieme un futuro per la nostra arcidiocesi e un mandato molto chiaro ci è stato dato dall'Assemblea generale straordinaria del 23 febbraio, in cui il 93% dei delegati ha scelto di non sciogliere la nostra arcidiocesi. Abbiamo lavorato instancabilmente, ma dopo l'Assemblea generale straordinaria del 7 settembre, che ci ha lasciati in uno stato di shock per quanto riguarda la violenza e l'umore distruttivo di alcuni di noi, credo umilmente che dobbiamo ammettere che siamo andati fuori strada.

Ho rivisto ancora una volta i nostri statuti. Questi statuti organizzano la vita della nostra arcidiocesi e ci proteggono. Tuttavia, qui si deve dire che essi non sono le fondamenta dell'Arcidiocesi. Lo scopo della nostra arcidiocesi è l'esercizio e il coordinamento del culto secondo il rito greco-russo ortodosso nei confronti dei santi canoni della Chiesa ortodossa e delle regole specifiche della tradizione russa, in conformità con le decisioni del Concilio di Mosca del 1917-1918.

I nostri statuti organizzano e quindi rendono possibile la nostra attività pastorale. Governano i problemi essenziali e organici del funzionamento del nostro clero, della sua composizione, delle sue risorse, dell'elezione dei vescovi, delle sue assemblee, dei suoi organi di controllo e della sua eventuale dissoluzione. Tuttavia, non regolano la cura pastorale e ci ricordano che il legame sacramentale tra l'arcivescovo e l'arcidiocesi è intrinseco.

Cari padri, beneamati fratelli e sorelle, non possiamo dare una risposta legale a una domanda pastorale. Non possiamo "distorcere", o piuttosto deviare i nostri statuti che tacciono sulla questione se un'assemblea generale possa decidere su un ricongiungimento canonico. Se l'assemblea può cambiare gli statuti, non può risolvere la questione pastorale del ricongiungimento canonico. Nelle Chiese sorelle, è il vescovo che da solo decide su una questione del genere. Nella nostra arcidiocesi è la conciliarità che ci guida. Tuttavia, vi devo ricordare che essa conferisce al vostro arcivescovo la pesante responsabilità di decidere in qualità di risorsa ultima. Non è forse l'arcivescovo che, nei nostri statuti, conferma tutte le decisioni e che risolve definitivamente tutte le controversie, sia che compaiano nel Consiglio dell'Arcidiocesi, sia nelle nostre Assemblee generali? È così perché l'arcivescovo esercita ed è il garante del ministero pastorale.

Cari padri, fratelli e sorelle, è giunto questo momento di decisione e al momento ho tutti gli elementi necessari per questa scelta. Ve la spiego in modo conciliare.

Innanzitutto incominciamo da ciò che siamo: la nostra arcidiocesi non è stata creata dal Patriarcato di Costantinopoli e credo che ciò sia fondamentale nella situazione attuale. È stata creata sotto l'egida del Patriarcato di Mosca nel 1924 come "Unione direttrice diocesana delle associazioni ortodosse russe in Europa Occidentale", voluta dal metropolita Evlogij di beata memoria, nel rispetto dei santi canoni della Chiesa ortodossa, secondo la tradizione ecclesiale russa e in conformità con le decisioni del Concilio di Mosca del 1917-1918.

Nel 1930 fu emanato un decreto (ukaz) contro le attività del metropolita Evlogij perché pregava per la Chiesa russa perseguitata e era divenuto quindi "dubbioso". La sua attività fu quindi considerata come "una crociata contro lo stato sovietico". Fu accusato di "essersi messo alla testa di un conciliabolo e di aver causato uno scisma". Il 28 gennaio 1931, il Consiglio diocesano sottolineò il carattere politico e non ecclesiastico di tale decreto.

A causa di questa tensione, il metropolita Evlogij chiese al Patriarcato ecumenico di porre la sua "provincia metropolitana" sotto il suo omoforio il 17 gennaio 1931. In quell'occasione ricevette una lettera sinodale che gli conferiva lo status temporaneo di "Esarcato delle parrocchie russe nell'Europa occidentale". Questa accoglienza all'interno del Patriarcato ecumenico è stata quindi soggetta a modifiche statutarie che sono state approvate dall'Assemblea generale della "Unione direttrice diocesana delle associazioni ortodosse russe in Europa Occidentale".

Credo che questo precedente abbia tutta la sua importanza. Aggiungo che il metropolita Evlogij disse in questa occasione: "Entrando su questo cammino, è ovvio che non ci stiamo separando dalla nostra madre, la Chiesa russa... Ci impegniamo, quando arriverà il momento di sottomettere al suoo libero tribunale futuro tutti i nostri atti (...). Inoltre, continuiamo a rimanere in comunione di fede di preghiera e amore con il patriarcato di Mosca" (estratto da Irinikon, 8, 1931, p. 365). È questo testo che mi ha permesso di attingere la forza di resistere alla violenza del Patriarcato di Costantinopoli e di avvicinarmi all'idea che un ritorno al Patriarcato di Mosca dopo il puro e semplice smantellamento da parte del Patriarcato ecumenico nel novembre 2018 sarebbe senza dubbio la strada canonica più rispettosa verso i nostri padri fondatori.

La nostra Arcidiocesi ha vissuto così fino al 1965, quando il patriarca Atenagora, con il pretesto che era "provvisoria", abolì il suo status. L'arcidiocesi trascorse un periodo di latenza canonica dal 1965 al 1971, quando il suo status fu ripristinato dalla "lettera patriarcale del 22 gennaio 1971".

L'arcivescovo Sergij di beata memoria ha considerato suo dovere negoziare un nuovo Tomos. Quest'ultimo, concesso dal Patriarcato ecumenico nel 1999, non menziona più il carattere "provvisorio", che all'epoca rassicurava il clero e il gregge, e alla fine ha dato a tutti un senso di stabilità canonica all'interno del Patriarcato ecumenico.

Ciò è brutalmente terminato con la decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli del 27 novembre 2018, che abroga il Tomos del 1999 e con l'Atto di sottomissione canonica alle metropolie patriarcali del 12 gennaio 2019. Queste decisioni ci hanno portato irrevocabilmente a cercare una strada che metta fine alle pericolose peregrinazioni imposte dal Patriarcato ecumenico. Ci hanno fatto prendere il nostro futuro nelle nostre mani e hanno affidato a me, come in precedenza al metropolita Evlogij, la pesante responsabilità di guidarvi. Cari padri, quando sono tornato da Costantinopoli a novembre, vi ho consultato in modo conciliare, e il 15 dicembre 2018 avete espresso il desiderio di rimanere uniti nelle avversità che avevano appena colpito di nuovo la nostra arcidiocesi.

Ho convocato con il Consiglio dell'Arcidiocesi un 'Assemblea generale straordinaria il 23 febbraio in merito allo scioglimento della nostra Unione direttrice al fine di scegliere di eseguire l'Atto di sottomissione canonica del 12 gennaio 2019. Questa assemblea, a stragrande maggioranza del 93%, ha rifiutato questa dissoluzione e voi, cari padri, mi avete chiesto in particolare di cercare una soluzione canonica poiché abbiamo registrato la rottura rifiutando il requisito del Santo Sinodo.

Con il Consiglio dell'Arcidiocesi e al prezzo di importanti sacrifici finanziari, abbiamo incontrato la Chiesa russa fuori dalla Russia, che non ha risposto alle nostre aspettative di autonomia, e l'OCA, che ha escluso qualsiasi possibilità di collegamento canonico con noi. Abbiamo avviato un dialogo con il metropolita Iosif e la Chiesa di Romania, che anch'essa non ha risposto positivamente alla nostra richiesta. Desidero insistere su questo punto perché nel nostro ultimo incontro si è sostenuto che la Chiesa di Romania sarebbe sempre stata una soluzione per la nostra arcidiocesi nel suo insieme. Questo non è corretto Il metropolita Iosif ci ha chiarito appieno che egli non avrebbe avuto la possibilità di accogliere canonicamente la nostra arcidiocesi, ma solo le chiese e le parrocchie che lo avessero desiderato, separatamente. In una seconda fase, queste parrocchie, se fosse stato il caso, avrebbero potuto essere raggruppate in base a schemi da definire. Ciò implicherebbe la morte della nostra Arcidiocesi. Noi abbiamo ricevuto un mandato chiaro di preservarla. Fino al giorno prima della nostra ultima assemblea generale, sono rimasto in questo dialogo con il metropolita Iosif. Ma non c'è modo di preservare la nostra Arcidiocesi nella Chiesa di Romania. Questa possibilità è definitivamente chiusa. Per quanto riguarda il Patriarcato ecumenico, una delegazione del Consiglio dell'Arcidiocesi si è recata due volte al Patriarcato di Costantinopoli per cercare di ottenere una revisione della nostra situazione. A questa delegazione è stato detto che il patriarca e io potevamo sollevare il problema per cercare di trovare una soluzione. Ho incontrato il patriarca Bartolomeo il 17 agosto. Ma non ha menzionato alcuna soluzione diversa da quella decisa il 12 gennaio 2019, vale a dire lo smantellamento dell'Arcidiocesi. Ciò è stato nuovamente confermato, poco prima del nostro ultimo incontro generale. Ancora una volta, il nostro mandato è quello di preservare l'Arcidiocesi.

Infine, in seguito a un primo contatto con il Patriarcato di Mosca, che stava mostrando un vivo interesse per la situazione, una commissione congiunta ha lavorato su una bozza di ricongiungimento canonico al Patriarcato di Mosca, stabilendo uno speciale statuto di autonomia che garantisce la nostra specificità, il nostro modo di operare, e che ci assicura un futuro, grazie alla possibilità di eleggere rapidamente nuovi vescovi ausiliari. La "Richiesta di ricongiungimento" sviluppata congiuntamente al Patriarcato di Mosca, presentata davanti all'Assemblea generale straordinaria del 7 settembre 2019, consente la conservazione della nostra Arcidiocesi garantendo e persino estendendo la sua autonomia. Questo è l'unico progetto che ci consente di rimanere ciò che siamo. Padri, beneamati fratelli e sorelle, abbiamo esplorato tutte le possibilità, e devo ricordarvi che non siamo in un ambiente particolarmente favorevole, dove avremmo molto tempo per riflettere, poiché i tentativi di destabilizzazione, come quelli dei decreti del passato, sono aumentati contro di noi, con l'invio di un congedo canonico che mi riguardava e che non avevo mai chiesto e la nomina di un locum tenens che nessuno aveva richiesto, in condizioni totalmente irregolari. Questo è il motivo per cui padre Ashkov, che ha presentato una proposta di revisione dei nostri statuti che io considero come una necessità per il futuro, ha ritenuto che il tempo di questa revisione non sia – per ora – giunto.

Essendo consapevole di queste pressioni e tensioni, ho convocato l'Assemblea generale straordinaria del 7 settembre. Non ho "giocato" all'emergenza. C'era e c'è urgenza. Ho convocato questa Assemblea generale straordinaria come continuazione dell'incontro di febbraio perché alla fine dell'assemblea avevamo iniziato a discutere sul nostro futuro e vi avevo promesso di continuare quella discussione. Certamente, dopo il voto (non ripeterò qui che questo non può avere un valore statutario perché la decisione di cambiamento di obbedienza canonica rientra nella pastorale), mancavano quindici voti per la maggioranza dei due terzi per concordare con la soluzione proposta. Tuttavia, va detto che tra coloro che hanno parlato con veemenza lo scorso sabato contro il progetto di ricongiungimento, c'erano alcuni chierici che mi avevano chiesto un congedo canonico e che a volte lo avevano anche avuto. e che non erano andati via per essere lì a votare.

Anche allora, oltre il 58% dei delegati votanti ha chiesto al proprio arcivescovo di lasciare il Patriarcato ecumenico e di unirsi al Patriarcato di Mosca. Inoltre, tra il 41% che ha votato contro questo progetto di ricongiungimento, dovremmo sinceramente chiederci quanti realmente volessero rimanere nel Patriarcato ecumenico. Quanti sono stati deviati da un risultato diverso da quello desiderato? A partire da questa assemblea, sono sfidato ogni giorno dai nostri chierici, dai nostri pastori e dal nostro gregge a risolvere questa questione pastorale. È mia responsabilità ora decidere, perché il mio gregge a larga maggioranza mi chiede non solo di lasciare il Patriarcato di Costantinopoli, ma di unirmi al Patriarcato di Mosca alle condizioni che abbiamo negoziato.

Non possiamo continuare a commemorare il patriarca con il quale, al più tardi il 7 settembre, la maggioranza della nostra Arcidiocesi ha rotto il legame canonico. Questa situazione è semplicemente insostenibile e vi ho promesso che non avremmo tentato nessuna avventura di autonomia ecclesiale, in quanto non canonica. A differenza del 1965, non possiamo continuare così come siamo, poiché il legame canonico con il Patriarcato ecumenico è interrotto e le voci dei nostri membri, quelle delle nostre comunità, alle quali devo prestare la mia piena attenzione, mi dicono che dobbiamo cercare un altro legame canonico che è stato designato. Coloro che ci dicono che possiamo rimanere come siamo ignorano deliberatamente quella voce, che è la voce della conciliarità.

È mio dovere trovare una via di pace e la nostra assemblea mi obbliga a farlo.

Pertanto, in assenza per ora di un comitato episcopale, ma dopo aver consultato i decani e molti sacerdoti, come presidente d'ufficio della nostra arcidiocesi, ho deciso oggi di sottoporre me stesso e la nostra arcidiocesi all'obbedienza canonica proposta dal Patriarcato di Mosca per soddisfare le esigenze delle comunità che compongono la nostra Arcidiocesi. Questa domenica commemorerò sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e invito tutti i chierici a continuare a commemorare me.

Conosco e capisco la riluttanza storica di alcuni. Penso in particolare a molti dei nostri cari padri, fratelli e sorelle nel Regno Unito. Le ferite sono profonde. Ve ne sono anche tra le nostre comunità nel sud della Francia a causa di controversie legali, a cui ho lavorato fin dall'inizio per porvi fine. Tuttavia, è giunto il momento di non dimenticare, ma di andare avanti.

Vi avevo promesso che non mi sarei arreso. Mantengo la mia promessa e umilmente vi chiedo di mantenermi nelle vostre preghiere e chiedo perdono a coloro che saranno feriti dalla decisione che prendo, nella mia anima e coscienza, come garante del ministero pastorale.

† JEAN, Arcivescovo Capo dell'Unione Direttrice Diocesana delle Associazioni ortodosse russe in Europa Occidentale

Parigi, 14 settembre 2019

 
"Il popolo" ha sempre ragione?

Oggi voglio parlare di un argomento importante: se "il popolo" ha ragione nella sua interezza, escludendo ovviamente i capi di governo, i funzionari e i ricchi, perché è tradizione per noi credere che siano gli oppositori del "popolo". Questo è ovviamente uno scherzo, ma è uno scherzo amaro, poiché molte persone purtroppo la pensano in questo modo.

Inoltre, dopo una serie di proteste in tutto il mondo contro "l'ingiustizia", ​​qui in Russia oggi sentiamo che "il popolo" stesso è l'incarnazione di una sorta di verità popolare combinata e concentrata e tutti gli altri sono l'incarnazione di una bugia, quindi è quasi come se fosse ora che il presidente e il parlamento si inginocchino e chinino il capo chiedendo perdono al "popolo", che "conta".

Il trionfo del delirio: questo è ciò a cui stiamo assistendo in tutto il mondo ora! Questa è una presa in giro della creazione di Dio: l'uomo! È estremamente importante per noi non soccombere a questa delusione di massa, soprattutto dato che ci siamo già passati.

Il 17 luglio abbiamo ricordato la tragica data della crudele e disumana rappresaglia sulla famiglia dell'imperatore Nicola II. Ecco l'interessante testimonianza dell'anziano Barsanufio di Optina sul ruolo del "popolo" in questa atrocità. La conversazione ebbe luogo nel novembre 1911 riguardo al defunto imperatore Alessandro III. Ecco cosa disse l'anziano:

"Dio ha suscitato un potente imperatore per la Russia e ha voluto chiamare il popolo russo dalla gloria a una gloria ancora maggiore. Altre nazioni lo capirono e tremarono davanti all'imperatore russo, ma il popolo russo non lo apprezzò e iniziò a rifuggire consapevolmente dalla propria fede e vocazione. Così Dio tolse dalla Russia un grande tsar e glie ne diede uno che non poteva opporsi alla cattiva volontà del popolo. Quando il popolo inizia a vivere secondo la propria mente, invece di mettere la propria volontà in linea con la divina volontà di Dio, allora si verificano grandi prove. In Russia si svolgeranno grandi prove. Nel 1914 inizierà una grande guerra e nel 1917 trasporteranno lo tsar in Siberia. Lacrime e sangue attendono la Russia". [1]

Detto questo, l'anziano pianse amaramente ...

Non facciamo del "popolo" un idolo! Non dimentichiamo che le persone messe insieme possono sbagliare, così come può sbagliare un individuo ed è proprio volendo soddisfare la folla che "Pilato rilasciò loro Barabba. Fece flagellare Gesù e lo consegnò perché fosse crocifisso" (Mc 15:15).

Se questo è lo stato degli eventi, allora non abbiamo nulla di cui esaltarci, ma dobbiamo solo guardarci da vicino e costruire con umiltà una buona vita sulle fondamenta della fede ortodossa.

In tutta la nostra nazione (cioè, ovviamente, tutte le persone nel paese) ci sono tutti i tipi di persone. Inoltre, ogni persona ha tratti sia positivi che negativi. Ogni persona ha la sua visione del mondo, con un particolare insieme di idee che la dominano e la guidano. E in momenti diversi della sua vita una persona pecca e si pente, compie buone azioni e commette cattive azioni, si illude e fa ciò che è giusto. Non è ovvio?! Allora perché confrontare e paragonare le persone artificialmente usando criteri artificiosi e falsi?!

Il nostro popolo è così santo da poterci far puntare il dito contro i governanti?! Come nazione in generale siamo privi di pigrizia, ubriachezza, astuzia, inganni, avidità, fornicazione, inganno, orgoglio, rabbia? Questi e molti altri vizi e passioni non sono le ragioni principali dell'amara povertà e del disordine, del dolore nazionale, delle violenze domestiche, degli orfani e di tante altre cose deplorevoli? Sembra che sia così. Inoltre, molto spesso una persona cade "fino in fondo" non perché non le sia stato dato qualcosa, ma perché non riesce a trattenere ciò che le è stato dato. Per noi, come nazione, storicamente quando arrivano tempi difficili si inizia a incolpare e ad accusare lo stesso governo e chi è al potere. Tuttavia, che dire di noi stessi? Siamo capaci di fare qualcosa da soli? Immaginiamo pure che i nostri leader siano inutili, anche se ovviamente non è così; ma abbiamo un buon pastore: il Signore! Ascoltiamolo! Allora scopriremmo con nostro grande stupore che la maggior parte di ciò che stiamo inseguendo, la cui mancanza ci rende infelici e di cui ci lamentiamo, è tutto inutile, senza importanza. "Attento! State in guardia contro ogni tipo di avidità; la vita non consiste nell'abbondanza dei beni" (cfr Lc 12:15). Quindi la proverbiale "qualità della vita" in realtà ha poco a che fare con il "consumismo" di cui abusiamo. Ciò che è importante è completamente diverso. Quello che dovremmo fare è fermare il nostro vortice della vita, fermarci per pensare a ciò che il Signore ci chiede di fare, a come ci insegna a costruire la vita familiare e comunitaria. Questo tocca ognuno di noi individualmente e tutti noi insieme, perché la ragione più importante del disordine è un'ostinata riluttanza a costruire la nostra vita in modo divino. Invece abbiamo questa aspettativa permanente e priva di senso di elargizioni, benefici e cure per noi da parte di qualcuno – non sappiamo nemmeno da chi. Da dove viene questo infantilismo secolare? Quando verrà il giorno in cui cominceremo a cambiare dentro e fuori, senza aspettarci regali o arrabbiarci, ma costruendo, con l'aiuto di Dio, una nostra buona vita comune insieme a coloro che sono in grado di farlo? Senza un tale cambiamento nella "coscienza delle masse", non sono possibili cambiamenti sociali. Altrimenti, questo stato di cose continuerà, con alcuni che soffriranno la loro esistenza in povertà e irrilevanza, piangendo e lamentandosi che è colpa di qualcun altro, e allo stesso tempo altri afferreranno beni e li porteranno nelle loro case, "più sono, meglio è", senza accorgersi del dolore del prossimo. Una terza categoria scriverà ordini con arroganza, nella piena fiducia di condurre la vita sociale in modo saggio e ragionevole... ognuno per conto proprio, nel proprio piccolo mondo chiuso. È esattamente questa divisione, questa separazione che è la nostra comune disgrazia; dobbiamo superarla insieme, non con qualche mitico confronto tra "oppressori" e "oppressi".

In una delle sue ultime interviste lo scrittore Viktor Astaf'ev ha pronunciato alcune parole spaventose che ci danno il pieno diritto di giudicarlo "completamente e all'unanimità". Ha detto, in un impeto di rabbia: "Non me ne potrebbe fregare di meno del popolo!". Veramente, sembra terribile. Tuttavia, bisogna prima capire di cosa parla lo scrittore, essendo lui stesso parte integrante del "popolo". Parla con dolore delle persone che hanno tradito i propri impegni sacri, che per decenni si sono ridotte alla schiavitù spirituale e non ne vogliono uscire. Parla delle persone che pensano, parlano e agiscono in pieno accordo con gli spiriti oscuri, preoccupandosi solo di un abbeveratoio pieno e non volendo guardare il cielo.

Si parla così tanto al giorno d'oggi di sostegno delle famiglie, della necessità di superare il catastrofico problema demografico! Eppure, allo stesso tempo, si cerca di tacere sul terribile guaio dell'omicidio di massa legalizzato dei bambini non nati; ma diventa assurdo quando ci si vanta simultaneamente di lottare per la piena salute di un bambino nato prematuro di quattro mesi grazie all'uso delle più recenti tecnologie moderne e dei migliori specialisti. Tutto questo viene mostrato in televisione e sorridiamo tutti insieme e siamo orgogliosi e felici (il che è giusto). Allo stesso tempo, sullo sfondo, senza fermarsi un minuto, un malvagio rullo compressore continua a lavorare per schiacciare migliaia di quegli stessi bambini innocenti. Il patriarca all'incontro con l'Assemblea federale (e anche prima) ha sollevato questo argomento, offrendosi di risolverlo in qualche modo. Tuttavia, anche il presidente non vuole discutere di questo argomento: è così doloroso!

Tutto ciò mostra l'immoralità del nostro popolo in generale, perché la colpa di questo genocidio è di tutti noi! Allora come potremmo parlare di miglioramento della qualità della vita?! Cosa potremmo forse intendere con tale "qualità", come si colloca insieme a questa pratica comune e atrocità comunemente accettata?

Parliamo di protezione della maternità e dell'infanzia, della qualità dei servizi sanitari, dell'opportunità di scegliere una professione, di salari dignitosi, istruzione, alloggi confortevoli e convenienti, alimentazione sana... Tutte queste cose sono chiare e corrette ma eccolo qui un paradosso: raggiungere una buona qualità di vita alla fine si rivela non solo una questione "tecnica", ma anche spirituale.

Perché anche se crei dei sistemi legislativi e amministrativi perfetti che consentirebbero un aumento della qualità complessiva della vita secondo gli standard nominati, saremmo negligenti se affrontassimo solo il benessere esterno, mentre allo stesso tempo la vita spirituale e morale del popolo non migliorerà in termini di "qualità" o decenza. Al contrario, scopriremo che continuerà a degenerare. Pertanto, l'ingratitudine, la rabbia e il malcontento non solo rimarranno, ma aumenteranno. Lo vediamo illustrato dagli Stati Uniti e dall'Europa occidentale più nutriti e prosperosi, perché il fondamento di una buona vita è una corretta disposizione spirituale, ed è impossibile sostituirla con alcune condizioni esterne benefiche.

Nella Bibbia questo paradosso è spiegato dal conflitto in una persona di due elementi: lo spirituale e il carnale. È esattamente ciò che dice l'apostolo Paolo: la carne ha desideri contrari allo Spirito. Per "vita carnale" i cristiani intendono una vita in cui lo scopo è soddisfare le loro passioni e concupiscenze, mentre l'obiettivo della vita spirituale è piacere a Dio. La combinazione armoniosa di vita spirituale e carnale è chiamata castità e presuppone la priorità della vita spirituale su quella carnale. Allo stesso tempo, tutto ciò di cui abbiamo parlato – alimentazione sana, salute ed educazione – tutta questa "cura per la carne" l'apostolo Paolo l'approva, chiamandoci solo a non usarla per "soddisfarne i desideri". Cioè, esercitare una ragionevole moderazione nella soddisfazione dei tuoi bisogni naturali del corpo e dell'anima. Bisogna ricordare che la più alta qualità di vita sulla Terra non è la prosperità, il conforto o l'essere ben nutriti, ma una vita con il sale dello Spirito Santo (cfr Gv 17:3). Solo la Chiesa ortodossa può dare al popolo questa comprensione!

Nota

[1] Da una lettera dell'archimandrita Barsanufio (Tolstukhin) al principe N.D. Zhevakhov, 25 agosto 1942. V.E. Kolupaev,  Russi in Nord Africa (Obninsk, 2004), p. 293.

 
Al via i lavori della nuova cattedrale russa a Parigi

Astrid Wendlandt, giornalista franco-canadese della Reuters di Parigi specializzata in questioni russe, ha annunciato in un articolo del 17 gennaio, riportato da diverse fonti tra cui il New York Times, l’inizio dei lavori della nuova cattedrale ortodossa russa sulle rive della Senna. Il progetto, un po’ meno appariscente (e forse meno controverso) di quello di cui abbiamo già parlato sul nostro sito a proposito di un altro articolo, dovrebbe vedere il suo completamento in due anni.

 
La Chiesa ortodossa ucraina ringrazia chierici e laici greci per il loro sostegno

La Chiesa ortodossa ucraina, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, ha espresso la sua gratitudine alle centinaia di chierici e laici greci che hanno scritto una lettera aperta a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina canonica e contro la "Chiesa ortodossa del'Ucraina" scismatica, che è riconosciuta solo da Costantinopoli.

La lettera, inizialmente firmata da non meno di sedici archimandriti, dodici protopresbiteri, un sacerdote, due monaci, tre monache e centinaia di laici, è giunta quando il Santo Sinodo greco è rimasto bloccato sulla questione ucraina, e i firmatari hanno fatto appello ai loro vescovi perché questi difendano la posizione ortodossa.

La lettera è ancora in circolazione e riceve firme e gli autori hanno chiesto ai membri della Chiesa di Grecia che sono d'accordo con il suo contenuto e desiderano firmare, di scrivere al seguente indirizzo e-mail: ierarxiaoukraniko@gmail.com. Attualmente l'appello ha raccolto più di 1.000 firme.

Ieri sera, Romfea.gr ha pubblicato una lettera di risposta della Chiesa ortodossa ucraina canonica, che ringrazia i firmatari e i sostenitori della lettera per aver difeso l'Ortodossia in questa materia.

La lettera è stata inviata dall'arciprete Nikolaj Danilevich, vice presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina, che ringrazia i firmatari ortodossi greci dal profondo del suo cuore per conto della Chiesa. La lettera di padre Nikolaj recita:

Con grande gioia abbiamo appreso del sostegno dei chierici e dei fedeli greci che hanno rivolto al Santo Sinodo della Chiesa di Grecia una lettera aperta sulla questione ecclesiastica ucraina. Come già annunciato, in questo momento sono state raccolte oltre 1.000 firme! Come Chiesa ortodossa ucraina, esprimiamo la nostra gratitudine ai fratelli ortodossi della Grecia.

La lettera è in realtà una voce dal profondo della Chiesa di Grecia, una voce di vera coscienza ecclesiastica, espressa da un clero umile [cioè sacerdoti e clero inferiore, non da vescovi] e da laici, e si aggiunge alle preoccupazioni espresse da molti vescovi greci.

In questa occasione, vorrei sottolineare che il problema ecclesiastico ucraino non deve essere considerato alla luce delle priorità nazionali o delle condizioni nazionalistiche.

Vale a dire, questa non è una rivalità tra greci e russi, né russi e greci, né ucraini contro russi e greci, o viceversa.

Questo è un problema chiaramente ecclesiastico ed ecclesiologico! Pertanto, tutti gli ortodossi che rispettano la tradizione e il governo della nostra Chiesa sono uniti e questa lettera lo mostra.

Vale la pena ricordare che i social network ucraini che hanno pubblicato la notizia della lettera sono stati inondati di messaggi di credenti ucraini che recitano: "Grazie mille, cari fratelli greci!"

Come Chiesa ortodossa ucraina canonica che parla per 12.000 parrocchie e milioni di fedeli, siamo sinceramente molto grati per questo sostegno!

In questi momenti, sentiamo come siamo veramente un'unica Chiesa, un solo Corpo di Cristo, dove, secondo il santo Apostolo Paolo, non c'è né greco né ebreo, circoncisione né incirconcisione, barbaro, scita, schiavo né libero: ma Cristo è tutto in tutti (Col. 3:11).

 
La Macedonia del Nord chiede al Fanar l'autocefalia per la propria "Chiesa"

il presidente della Repubblica della Macedonia del Nord Stevo Pendarovski. Foto: infoshqip.com

Il presidente Stevo Pendarovski ha invitato il Patriarcato ecumenico a servirsi del diritto di appello per riconoscere la "Chiesa ortodossa macedone" scismatica.

Le autorità della Macedonia del Nord chiedono a Costantinopoli l'autocefalia per la "Chiesa ortodossa macedone - Arcidiocesi di Ohrid", non riconosciuta nel mondo ortodosso. Lo afferma la lettera del capo di Stato Stevo Pendarovski al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli datata 16 settembre 2020, pubblicata dall'agenzia religija.mk della Macedonia del Nord.

Congratulandosi con il capo del Fanar per il capodanno ecclesiastico, il presidente della Macedonia del Nord, a nome dei cittadini del paese, gli ha chiesto di continuare il processo in corso e di utilizzare il diritto di appello al Patriarcato ecumenico per riconoscere l'autocefalia della "Chiesa" macedone scismatica.

"Il Patriarcato ecumenico è un esempio di come rimanere coerenti con i valori e allo stesso tempo essere dinamici nella risoluzione dei problemi attuali”, dice la lettera del presidente della Repubblica della Macedonia del Nord. "In qualità di presidente del mio paese, voglio informarla personalmente che <...> abbiamo deciso di lasciarci alle spalle le differenze storiche. Mi rivolgo a lei a nome di molti dei miei concittadini che si identificano come cristiani ortodossi e il cui unico desiderio e bisogno è quello di regolare i conti con i loro vicini e andare verso un futuro comune, verso una vita comune e la vera libertà. A questo proposito, chiedo a vostra Santità di accettare l'appello del nostro pio popolo e della nostra Chiesa a usare il loro diritto di appello, in modo che i nostri cittadini ortodossi abbiano finalmente l'opportunità di essere uguali a tutti gli altri cristiani ortodossi nel mondo".

Ricordiamo che la Macedonia del Nord appartiene al territorio canonico del Patriarcato di Serbia. Secondo gli autocefalisti della Macedonia del Nord, nel 1920 il Patriarcato di Costantinopoli "in accordo con le realtà politiche" di quel tempo cedette le diocesi sul territorio dell'attuale Macedonia del Nord alla Chiesa ortodossa serba, ma il Patriarcato di Serbia non è stato in controllo effettivo della vita ecclesiastica per più di 70 anni, il che conferisce a Costantinopoli il diritto di riconsiderare la sua decisione.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, nel gennaio 2020, il patriarca Bartolomeo ha ricevuto al Fanar il primo ministro della Macedonia del Nord Oliver Spasovski, che in precedenza aveva annunciato la sua disponibilità a "fare senza problemi una donazione in denaro" al capo del Fanar per concedere il Tomos alla "Chiesa macedone" non riconosciuta.

 
La Fede dei nostri padri: mio nonno non era un ambientalista

Padre Geoffrey Korz, il sacerdote ortodosso canadese di cui abbiamo già tradotto alcuni articoli nel nostro sito, ci mette a confronto, in un ricordo dolce ma severo del proprio nonno, con la tendenza delle gerarchie ortodosse (nessuna esclusa, ma alcune in modo più marcato e sfacciato) di cavalcare l’onda dell’ambientalismo per essere più “rilevanti” nel dibattito pubblico. La conclusione di padre Geoffrey è disarmante ma ci fa pensare: suo nonno (un cristiano canadese non ortodosso) era più vicino alla mente dei Padri e alla coscienza della Chiesa, rispetto alle molte dichiarazioni ecclesiastiche odierne sulla “salvaguardia del creato”. Presentiamo l’articolo di padre Geoffrey Korz nella sezione “Etica” dei documenti.

 
I 4 punti principali del riconoscimento degli scismatici ucraini da parte delle commissioni greche

Foto: ethnos.gr

Gli antefatti

Uno dei più grandi campi di battaglia nella crisi ecclesiastica ucraina è stato se la Chiesa di Grecia riconoscerà o meno gli scismatici ucraini.

Le ultime notizie sull'argomento sono arrivate il 29 agosto, quando è stato riferito che il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia riconosce il diritto del Fanar di "concedere autocefalie", ma ha anche evitato di riconoscere specificamente gli scismatici ucraini.

La questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica all'interno della Chiesa greca è altamente polarizzante, diversamente dalle chiese polacca o serba in cui vi è unanimità virtuale tra i vescovi.

Apparentemente alcuni individui all'interno della Chiesa greca sostengono gli scismatici, sebbene questo supporto sembri principalmente più legato alla lealtà e all'accordo con il Fanar piuttosto che all'amore personale per gli scismatici; il sostegno è notevolmente più forte nei territori delle Terre Nuove della Chiesa greca, che sono canonicamente sia sotto la Chiesa di Grecia che sotto Costantinopoli.

Un vescovo greco delle Terre Nuove in realtà ha concelebrato con il primate scismatico, il che ha fatto sì che gli scismatici dichiarassero orgogliosamente che la Chiesa greca ora li riconosce di fatto, un'affermazione che la Chiesa greca è stata costretta a confutare chiaramente.

Vi sono certamente anche voci nella Chiesa di Grecia che sostengono chiaramente l'ordine canonico e si oppongono al riconoscimento degli scismatici.

Molti vescovi greci hanno già condannato apertamente gli scismatici, come i metropoliti Seraphim del Pireo, Nektarios di Corfù, Paxoi e delle Isole Diapontiche, Seraphim di Citera e Amvrosios di Kalavryta. Anche la metropolia del Pireo ha invitato il Sinodo a non riconoscere gli scismatici ucraini.

In particolare, è stata rilasciata una forte lettera aperta al Santo Sinodo, firmata ormai da oltre mille persone greche, che implorava il Santo Sinodo di non riconoscere gli scismatici.

Il Santo Sinodo greco ha rinviato la questione e, a gennaio, ha riferito che avrebbe riferito la questione all'intero Concilio episcopale, che includerebbe tutti i vescovi della Chiesa di Grecia, a differenza del Santo Sinodo che è solo un corpo dirigente selezionato. Tuttavia, è stato poi riferito che la questione non sarebbe stata all'ordine del giorno del prossimo Concilio episcopale di ottobre.

Secondo le notizie greche, sua Beatitudine l'arcivescovo Hieronymos di Atene ha saggiamente e umilmente notato che questo non è un problema per un singolo uomo, in un momento in cui in tutto il mondo primati, vescovi, chierici ed esperti ortodossi hanno chiesto di risolvere questo problema in un formato conciliare, sinodico, pan-ortodosso. "Non posso assumermi tale responsabilità da solo", afferma presumibilmente sua Beatitudine, preferendo invece affidare la questione al Concilio episcopale.

Padre Theodoros Zisis, un esperto greco della situazione, che ha parlato contro le azioni di Costantinopoli, ha affermato in precedenza che l' arcivescovo ha sostanzialmente raggiunto un punto morto sulla questione.

Tra gli esperti è emersa un'opinione secondo cui, poiché la questione è essenzialmente un problema per tutta l'Ortodossia globale, in realtà non è una terribile idea per la Chiesa greca rimandare semplicemente il problema, se la risoluzione prevista causerà uno scandalo, e lasciare la questione a un corpo pan-ortodosso a cui essa possa partecipare.

Tuttavia, il Sinodo greco aveva precedentemente nominato due commissioni per studiare la questione ucraina, su questioni dogmatiche e canoniche, e sulle relazioni interortodosse e intercristiane. Sono stati i loro risultati, gli argomenti e le raccomandazioni di queste commissioni in particolare a interessare molti osservatori.

È stato riferito per mesi che entrambe le commissioni avrebbero raccomandato di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e che i vescovi greci avrebbero probabilmente accettato la volontà di Costantinopoli riconoscendo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", tuttavia alla più recente riunione del Sinodo, secondo una fonte negli ambienti della Chiesa, entrambe le commissioni, infatti, sono risultate contrarie alla possibilità di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come Chiesa autocefala, rilevando le loro gravi obiezioni.

Di recente, tuttavia, una fonte greca ha pubblicato un articolo in cui si afferma che le commissioni in effetti supportano il riconoscimento degli scismatici, come descritto in un articolo di Marina Zioziou.

Quattro argomenti delle commissioni greche a sostegno del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica

Mentre si nota che ufficialmente, le commissioni greche hanno mantenuto le loro relazioni un segreto ben custodito e non le hanno commentate, come notato in precedenza, ci sono state dichiarazioni per mesi che avrebbero sostenuto il riconoscimento degli scismatici.

Secondo fonti dell'agenzia di stampa greca Ethnos.gr, le commissioni hanno sostenuto il riconoscimento degli scismatici e, nello specifico, ci sono stati quattro argomenti chiave, che come nota il sito, presumibilmente hanno molto in comune con la raccomandazione del noto professore Vlasios Pheidas (nome traslitterato in altri articoli come Vlasios Fidas).

Ecco i quattro argomenti chiave rilevati da Ethnos.gr, in sintesi:

1. L'Ucraina non è mai stata territorio canonico di alcuna aspirante chiesa locale, salvo il Patriarcato ecumenico.

Questa tesi è stata confutata da numerosi noti teologi. La lettera del clero e dei laici greci, firmata da più archimandriti, rileva che diversi funzionari del Patriarcato ecumenico, come Basilios Stavridis (Chalki) e Gregorios Laurentzakis (Vienna), hanno riconosciuto l'Ucraina come territorio canonico del Patriarcato di Mosca, dopo la riunificazione nel 1686.

Questo numero include anche il metropolita Kallistos (Ware), il famoso teologo inglese formato a Oxford, che ha chiarito in due diverse occasioni di considerare l'Ucraina parte del Patriarcato di Mosca, nonostante sia egli stesso un vescovo di Costantinopoli.

Il professor Theodoros Zisis ha anche scritto un articolo che spiega come l'Ucraina è un territorio della Chiesa russa e, nonostante l'articolo greco che cita Vlasios Pheidas in difesa dell'argomento 1), padre Theodoros di fatto crede che il lavoro di Pheidas provi il contrario.

2. Il patriarca ecumenico ha sempre avuto e ha ancora il diritto di accettare o respingere gli appelli che gli sono stati dati dai vescovi di altre Chiese locali (in altre parole, il Patriarcato ecumenico afferma di essere la corte di appello finale per tutta l'Ortodossia).

Questa argomentazione deriva dalla famigerata e forse intenzionalmente errata interpretazione da parte di Costantinopoli dei canoni 9 e 17 del quarto Concilio ecumenico. Questo argomento è pesantemente affrontato e smentito dall'esperto del XII secolo Zonaras e nel XVIII secolo da san Nicodemo della Montagna Santa nel Pedalion, il libro del diritto canonico.

Zonaras afferma in particolare che "il Patriarca di Costantinopoli non è inviato come giudice su tutti i metropoliti senza eccezioni, ma solo sui suoi subordinati".

San Nicodemo continua chiarendo: "Costantinopoli non ha l'autorità di officiare nelle diocesi e nelle parrocchie (o distretti) degli altri patriarchi, né questo canone gli ha dato il diritto di appello finale in tutta la Chiesa".

3. Il patriarca ecumenico ha il diritto canonico di concedere l'autocefalia e ha il dovere di fare tutto per prevenire le minacce e la divisione del corpo ecclesiastico.

Non vi è alcun argomento contro il diritto di Costantinopoli di concedere l'autocefalia ai propri subordinati, o di corpi canonici universalmente accettati su un territorio neutrale che non sono stati deposti da un'altra Chiesa locale.

La lettera del clero e dei laici greci che si opponeva al riconoscimento degli scismatici, infatti, riconosceva che Costantinopoli in linea di principio ha la capacità di concedere l'autocefalia. Qui si può argomentare sulla diaspora, tuttavia in linea di principio, questo non è ciò che ha scatenato la questione, ma piuttosto a chi Costantinopoli ha concesso "l'autocefalia".

La lettera, e tanti altri esperti hanno notato che la Chiesa canonica ucraina non ha richiesto o ricevuto questa autocefalia, ma, invece, l'autocefalia è stata concessa a spretati e scismatici auto-ordinati. Come risultato, un gruppo di violenti scismatici filo-nazisti ha ricevuto questo status, mentre la Chiesa canonica è rimasta felicemente, sebbene perseguitata da quegli scismatici, nella sua posizione.

In effetti, come molti esperti hanno notato in dettaglio, lo status autonomo della Chiesa ortodossa ucraina in realtà gode di più libertà rispetto alla cosiddetta "autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica e non riconosciuta; al punto che persino sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, noto per la sua natura pacata, ha affermato che gli scismatici hanno ricevuto un tomos di schiavitù, non d'autocefalia.

È stato notato, infatti, dagli esperti che la Chiesa ortodossa ucraina autonoma ha ancor più libertà di quella concessa da Costantinopoli alla Chiesa di Grecia quando le ha dato l'autocefalia, citando specificamente la canonizzazione indipendente dei santi. La Chiesa ortodossa ucraina non richiede il consenso diretto di Mosca per la canonizzazione dei santi, mentre la Grecia deve inviare le proprie liste per l'approvazione a Costantinopoli, proprio come il patriarca Bartolomeo richiede alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.

Quindi, mentre l'autocefalia può essere concessa solo a una vera Chiesa, in primo luogo, le concessioni dell'autocefalia di Costantinopoli arrivano con meno libertà rispetto all'autonomia di Mosca, ed è insignificante sostenere che questo scisma violento sia la divisione della guarigione, quando è la fonte del problema.

4. Nel concedere l'autocefalia, Costantinopoli deve controllare la successione apostolica dei destinatari, tuttavia si nota che Costantinopoli ha il diritto di ricevere gli scismatici, riportandoli ai loro precedenti gradi ecclesiastici.

Questo argomento è stato toccato dallo stimato arciprete ucraino e dottore in teologia, padre Rostislav Jarema, in un articolo che critica l'ordinazione non canonica del "metropolita" Makarij Maletich. Mentre si nota che è nella pratica della Chiesa ortodossa ricevere nell'Ortodossia "per vestizione" il clero non ortodosso che si ritiene abbia una successione apostolica, vale a dire i cattolici romani, ricevere scismatici deposti è una questione completamente diversa. Non è mai stata pratica ortodossa ricevere quelli deposti da un'altra Chiesa locale, tanto meno senza pentimento.

Inoltre, molte figure nello scisma, come notato sia da padre Rostislav sia dalla lettera del clero e dei laici greci, sono stati "consacrati" o tracciano la loro discendenza da un ex diacono, precedentemente incarcerato per molestie su minori, che fingeva di essere vescovo – Viktor Chekalin.

Di conseguenza, molti membri di questa rete di scismi, incluso il "metropolita" Makarij, non sono mai stati vescovi canonici in alcun momento e quindi non possedevano successioni apostoliche in un grado clericale al quale possono essere ripristinati.

Dovrebbero effettivamente essere riordinati, anche se anche questo è illegale e anti-canonico, per non parlare nemmeno delle persone che essi stessi hanno ordinato. Lo stesso leader della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij, fu ordinato da Filaret in un momento in cui entrambi erano riconosciuti come scismatici da Costantinopoli, motivo per cui lo stesso Filaret disse che se egli fosse mai stato sotto anatema, allora Epifanij non sarebbe nemmeno un prete.

Il Concilio episcopale della Chiesa ortodossa greca si riunirà nuovamente in ottobre, e secondo quanto riferito, l'arcivescovo Hieronymos risolverà il problema.

 
Notizia falsa dell'apertura di una chiesa cristiana in Arabia Saudita
MidEast Christian News, un'agenzia di stampa specializzata nei cristiani in Medio Oriente, ha dato il 19 febbraio una notizia attribuita a "fonti attendibili", sostenendo che al recente incontro al Cairo tra papa Tawadros II della Chiesa copta e l'ambasciatore saudita in Egitto, Ahmed Kattan, sarebbe stato raggiunto un accordo sulla costruzione della prima chiesa cristiana in Arabia Saudita. La notizia è stata rilanciata dal settimanale cattolico The Tablet il 21 febbraio.
Le fonti di MCN erano tanto attendibili che lo stesso 21 febbraio Coptic World ha pubblicato la smentita dello stesso papa Tawadros, riportando anche le parole di padre Paul Halim, portavoce ufficiale della Chiesa copta, che cerca di smontare le congetture sul contenuto del colloquio tra il papa e l'ambasciatore.
 
Le conseguenze della legge ucraina sui cappellani militari

la Chiesa ortodossa ucraina, con le sue 13.000 parrocchie, non è rappresentata nell'esercito. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Con l'esercito composto in maggior numero da parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina, non ci sono quasi cappellani della Chiesa ortodossa ucraina nelle forze armate ucraine. Perché i diritti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina sono violati in modo così flagrante?

Il 23 settembre è stato presentato alla Verkhovna Rada dell'Ucraina un progetto di legge "Sulla cappellania militare nelle forze armate dell'Ucraina". Sono stati effettuati più di una volta dei tentativi di regolare legislativamente le attività dei cappellani nell'esercito, che hanno incontrato serie difficoltà dovute alla necessità di bilanciare gli interessi dello Stato e delle organizzazioni religiose. Per la Chiesa ortodossa ucraina, questo tema è particolarmente importante poiché è la Chiesa ortodossa ucraina che viene estromessa da molte sfere della vita pubblica e statale e, in particolare, dalle forze armate. Quali sono le conseguenze dell'attuale disegno di legge sulla cappellania? Scopriamolo.

Questo articolo non discuterà in dettaglio le questioni su come sarà organizzato il servizio dei cappellano, i loro compensi finanziari e materiali, ecc. Toccheremo solo ciò che causa le maggiori paure per i diritti e le libertà dei credenti e per le attività della Chiesa ortodossa ucraina nell'esercito.

Sia le organizzazioni religiose sia lo stato concordano sul fatto che è necessario avere un sacerdote nell'esercito (e ancor di più in quelle parti che partecipano alle ostilità). Ma allo stesso tempo, si assegnano compiti diversi a tali sacerdoti e cappellani e si aspettano risultati diversi dalle loro attività.

Il compito del prete nell'esercito

L'obiettivo dell'attività della Chiesa ovunque e nell'esercito, in particolare, è di unire le persone a Dio.

San Tikhon di Zadonsk ha scritto: "Come ospedale per i malati è la Santa Chiesa per i cristiani che sono spiritualmente malati. I pazienti entrano in ospedale dalla porta; i malati entrano spiritualmente nella santa Chiesa attraverso la fede e il santo Battesimo. I malati vanno in ospedale per essere guariti dalla malattia e diventare sani; i malati entrano spiritualmente nella santa Chiesa per essere guariti dalle malattie spirituali e per essere così salvati. In ospedale c'è un medico che visita, esamina e cura i pazienti; nella santa Chiesa il medico è Cristo, che visita e guarisce i cristiani spiritualmente malati".

Il nostro Signore Gesù Cristo lo fa tramite vescovi e sacerdoti ordinati dallo Spirito Santo. La vita del cristiano si svolge nella Chiesa, cioè in stretta comunione con i sacerdoti. E questa comunione dovrebbe continuare anche quando un cristiano va a servire nell'esercito. Più precisamente, nell'esercito, questa comunione dovrebbe essere particolarmente stretta. Dopo tutto, il servizio è un'esperienza particolarmente difficile quando c'è un pericolo per la vita, quando è necessario mostrare un coraggio speciale, quando le qualità più intime di una persona vengono a galla, sconosciute, forse, per se stesso in una tranquilla vita civile. E poi una persona ha particolarmente bisogno di comunione con un sacerdote, ricevendo da lui nei sacramenti la Grazia di Dio, il rafforzamento e la guida spirituale.

Ma lo scopo di tale comunione, lo scopo della vita nella Chiesa non cambia, rimane lo stesso: la salvezza dell'anima, l'unità dell'uomo con Dio. Le azioni militari implicano la possibilità di ferire una persona o la sua morte, ed è estremamente importante per la sua vita ultraterrena che un prete sia vicino e, in tali difficili e, forse, ultimi minuti di vita, una persona possa pentirsi e accogliere la sua ultima parola prima di passare ad un'altra vita. Dopo tutto, ancora una volta, la salvezza dell'anima di un militare è l'obiettivo principale della Chiesa.

Cosa si aspetta l'esercito da un prete?

Qual è lo scopo dello Stato e, di conseguenza, le sue aspettative dall'attività dei cappellani? È migliorare l'efficienza in combattimento dell'esercito, il morale dei militari e, in ultima analisi, l'efficace svolgimento dei compiti che devono affrontare le forze armate. E questo obiettivo viene raggiunto "soddisfacendo i bisogni religiosi", l'assistenza psicologica, ravvivando un senso di patriottismo, la motivazione religiosa dei militari nell'esercizio delle loro funzioni.

Questa differenza nella comprensione della cappellania è presente in tutti i paesi, ma in Ucraina è influenzata dalle nostre specificità locali, vale a dire: quando Petro Poroshenko era al potere, èstata lanciata a livello statale una campagna contro la Chiesa ortodossa ucraina per screditare la Chiesa e cacciarla da tutte le sfere della vita pubblica e statale, specialmente dalle forze armate.

Oggi il ministero di cappellano militare è svolto da un solo (!) sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina. Per il resto, i cappellani sono rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (oltre il 50%), dei greco-cattolici (circa il 30%) e di altre denominazioni.

Sfortunatamente, una tale politica, per molti versi, è ancora presente oggi. Se tre anni fa potevamo dire che i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina erano presenti nell'esercito ucraino su un piano di parità con le altre denominazioni, oggi un solo (!) sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina, vice capo del Dipartimento sinodale per l'interazione con le forze armate, l'arciprete Vjacheslav Jakovenko, svolge il servizio di cappellano. Il resto è composto da rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (oltre il 50%), greco-cattolici (circa il 30%) e altre denominazioni. Poiché non ci sono divieti legali sul servizio dei sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina nell'esercito, la leadership militare sostiene che non ci sono credenti della Chiesa ortodossa ucraina tra i militari, e quindi non è necessario attirare sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina.

Questo ovviamente non è vero.

Anche un servizio sociologico impegnato (nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina") come il "Centro Razumkov '' mostra i risultati di un sondaggio (fine 2019), secondo il quale il 10,6% degli intervistati si identifica come credente della Chiesa ortodossa ucraina (la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – 13,2%; la "Chiesa ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev" – 7,7%). Se estrapoliamo questa cifra al personale delle Forze Armate, che è di circa 250mila persone (dati da fonti pubbliche), risulta che ci sono 25mila soldati e ufficiali che necessitano di cure spirituali della Chiesa ortodossa ucraina. Le cifre reali, tuttavia, sono probabilmente molto più alte.

Ci sono molti credenti della Chiesa ortodossa ucraina nell'esercito. Ciò è evidente dal fatto che i giovani che entrano nell'esercito vengono in massa nelle chiese della Chiesa ortodossa ucraina per la benedizione del loro servizio e le preghiere per la loro salute. E il buon senso suggerisce che una denominazione che conta più di 12.800 comunità in tutta l'Ucraina non possa non avere nessuno che presta servizio nell'esercito. Pensiamo a questa cifra: quasi 13mila parrocchie in tutto il paese e un solo cappellano nell'esercito! Una tale totale discriminazione contro la Chiesa ortodossa ucraina nell'esercito è scioccante.

L'archimandrita Luka (Vinarchuk), vicepresidente del Dipartimento sinodale della Chiesa ortodossa ucraina per l'interazione con le forze armate e altre formazioni militari dell'Ucraina, lo dice in questo modo: "Sia nell'esercito che in altre strutture di potere, ci sono un gran numero di credenti della Chiesa ortodossa ucraina che sono privi di cure spirituali. Fino a oggi, quasi tutte le cariche di cappellano sono state assegnate a rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o agli uniati. Ci sono più pastori battisti nell'esercito che preti della Chiesa ortodossa ucraina, che ne ha uno solo. Su questa base, è accettabile porre il problema in questo modo: se lo Stato chiede ai suoi cittadini di adempiere al loro dovere nei confronti della loro patria ma li priva del loro diritto legale alla libertà religiosa, allora cancelli l'arruolamento di quelli i cui diritti saranno deliberatamente violati".

La nuova legge rafforzerà la discriminazione contro i credenti della Chiesa ortodossa ucraina nell'esercito?

Per ora, nella Verkhovna Rada viene introdotto il disegno di legge 4148 "Sulla cappellania militare nelle forze armate dell'Ucraina", che potrebbe offrire il quadro giuridico per tale discriminazione. Di cosa si tratta?

In primo luogo, si tratta della creazione di una struttura verticalmente subordinata del servizio di cappellania. Tutti i cappellani, che sono nelle forze armate con un contratto di lavoro e ricevono per questo una retribuzione dallo Stato, fanno parte di un'unica struttura del servizio di cappellania, indipendentemente dalla loro religione. Secondo l'articolo 6 del progetto di legge: "Il servizio militare del clero (servizio di cappellano) nelle forze armate dell'Ucraina è composto da:

  • Una suddivisione strutturale (funzionari) del Dipartimento per l'istruzione militare, la scienza, la politica sociale e umanitaria del Ministero della difesa dell'Ucraina.
  • Suddivisioni strutturali (funzionari) della direzione generale per il sostegno morale e psicologico delle forze armate ucraine e organi di comando militare delle forze armate ucraine.
  • Una suddivisione strutturale (funzionari) del Centro per il supporto morale e psicologico delle forze armate dell'Ucraina.
  • Sacerdoti militari (cappellani) di unità militari, istituzioni educative militari, istituzioni e organizzazioni delle forze armate dell'Ucraina (di seguito – unità militari), altre formazioni militari".

Va notato che nonostante il fatto che uno dei principi del servizio del cappellano sia "la non interferenza del comando e dei militari (personale) delle unità (suddivisioni) militari nelle attività professionali dei cappellani militari" (articolo 5), questo principio è compensato dalla possibilità che le unità strutturali delle Forze Armate sopra menzionate influenzino i sacerdoti nell'esercito.

Per esempio, l'organizzazione e la conduzione delle attività di cura pastorale sono affidate a funzionari della Direzione generale per il supporto morale e psicologico delle forze armate dell'Ucraina e agli organi di comando militare delle forze armate dell'Ucraina. E i funzionari del Centro per il supporto morale e psicologico delle forze armate dell'Ucraina prendono parte alle attività per la cura pastorale del personale. A causa del fatto che i loro poteri non sono chiaramente enunciati, queste disposizioni del progetto di legge creano la possibilità di abusi, controllano le attività dei cappellani e creano ostacoli a tali attività.

In secondo luogo, si tratta di un divieto categorico per la gerarchia ecclesiastica di controllare il sacerdote militare e influenzare le sue attività. L'articolo 20 del disegno di legge recita: "Alle organizzazioni religiose e ai loro rappresentanti è vietata qualsiasi interferenza diretta o indiretta nelle attività dei cappellani militari <...> I colpevoli di tale interferenza <...> ne hanno la responsabilità disciplinare, amministrativa o penale..." Questa posizione rimuove efficacemente il cappellano dalla gerarchia della sua denominazione e lo subordina alla leadership militare. L'articolo 15 del disegno di legge dice direttamente su questo: "Il cappellano militare (cappellano militare di riserva) è subordinato al comandante della sua unità militare (suddivisione) nei limiti delle sue funzioni".

Questa è una chiara violazione sia della Costituzione che della Legge "Sulla libertà di coscienza", così come del diritto canonico della Chiesa.

In terzo luogo, si tratta della disposizione che il comando dell'esercito, piuttosto che i militari stessi, dovrebbe decidere se i militari hanno bisogno di cappellani della Chiesa ortodossa ucraina o meno. Pertanto, il disegno di legge prevede che il Dipartimento per l'istruzione militare, la scienza, la politica sociale e umanitaria del Ministero della difesa "ordini indagini sociologiche per garantire l'attuazione del diritto alla libertà di ideologia e religione presso il Ministero della difesa dell'Ucraina e il Forze armate dell'Ucraina " (articolo 6). Come sapete, i servizi sociologici in Ucraina conducono sondaggi in modo tale che i loro risultati siano apprezzati il ​​più possibile dai clienti.

Il capo del dipartimento legale della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Aleksandr Bakhov, ha detto in una delle sue interviste come ciò avvenga nella realtà: "Hanno un sistema di voto 'anonimo' nelle loro unità. Infatti, organizzano il personale e fanno la domanda: "Vuoi andare alla Chiesa del Patriarcato di Mosca?" Pensa che dopo che la questione sarà sollevata in questo modo, ci saranno molti che vorranno essere ridicolizzati, vittime di bullismo e pregiudicati dall'amministrazione?"

In quarto luogo, si tratta del coordinamento delle candidature dei cappellani con la SBU e la direzione militare. L'articolo 8 del progetto di legge stabilisce: "I candidati delle persone reclutate per la carica di sacerdote militare (cappellano) devono essere concordati con gli organi del servizio di sicurezza dell'Ucraina (la direzione centrale o gli organi regionali del servizio di sicurezza dell'Ucraina, il corpo di controspionaggio militare)". Questa disposizione può essere efficacemente utilizzata per reclutare futuri cappellani dei servizi segreti, per controllare le loro attività e anche per esercitare pressioni su di loro. Inoltre, l'articolo 6 del disegno di legge prevede la partecipazione del Dipartimento dell'istruzione militare, della scienza, della politica sociale e umanitaria del Ministero della Difesa, nonché della Direzione generale per il supporto morale e psicologico delle forze armate dell'Ucraina "...nella selezione e nomina dei cappellani militari" .

Si può concludere che se il progetto di legge viene approvato dalla Verkhovna Rada in questa forma, la discriminazione nei confronti dei sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina, nonché dei soldati e ufficiali credenti, sarà legalizzata e la SBU e la leadership militare riceveranno tutte le necessarie leve di pressione sui cappellani. E tornando ai diversi compiti (descritti sopra) che la Chiesa e lo Stato assegnano ai cappellani, possiamo dire che il disegno di legge nel suo insieme è finalizzato proprio ad adempiere ai compiti dello Stato, trasformando per molti aspetti i cappellani in una sorta di quegli istruttori politici che esistevano nell'esercito in Unione Sovietica.

 
Appuntamento in Vaticano: Shevchuk e il patriarca Bartolomeo si sono incontrati per caso?

perché si sono incontrati i capi del Fanar e degli uniati ucraini? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Cosa c'è dietro le dichiarazioni dei capi del Fanar e della Chiesa greco-cattolica ucraina sull'innalzamento a un nuovo livello del dialogo ecumenico tra gli uniati e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Il 16 settembre 2019, gli ortodossi sono stati colpiti dalla notizia dell'incontro in Vaticano del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk con il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. La notizia è tanto più inaspettata perché da quando è stata creata la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sia Epifanij Dumenko che Svjatoslav Shevchuk hanno fatto una serie di affermazioni ambigue, che molti hanno rapidamente chiamato l'inizio di un processo di unificazione, in altre parole: la formazione di una nuova unione.

La Chiesa di Costantinopoli, che, secondo il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" , ha il diritto di controllare "le decisioni su importanti questioni d'ordine ecclesiastico, dogmatico e canonico", non può non conoscere tali processi, quindi l'incontro dei capi del Fanar e della Chiesa greco-cattolica ucraina ha dovuto chiarire il punto su queste insinuazioni: o dire un netto "no" oppure confermare tali intenzioni. L'articolo analizza ciò a cui punta questo incontro.

"Ripristino della comunione tra Roma e Costantinopoli come obiettivo principale della preghiera"

Il 29 giugno 2019, una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli è arrivata a Roma per prendere parte alla celebrazione della festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo. Ricevendo i delegati, il papa ha dichiarato : "Come vescovo di Roma, vorrei sottolineare ancora una volta che per noi cattolici l'obiettivo del dialogo è la completa unità nelle differenze consentite, non un allineamento unificante, tanto meno un'acquisizione".

A sua volta, il capo della delegazione di Costantinopoli, l'arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos, che è considerato il principale esperto sull'Ucraina al Fanar, ha assicurato al papa che anche il Patriarcato di Costantinopoli cerca di riunirsi a Roma: "Il ripristino (eucaristico, ndc) della comunione tra le nostre Chiese rimane la nostra sincera speranza, l'oggetto principale delle nostre preghiere e l'obiettivo del dialogo di verità stabilito tra le nostre Chiese".

In risposta a ciò, il papa, a conferma della sua posizione, ha presentato ai fanarioti una parte delle reliquie di san Pietro Apostolo. L'arcivescovo Job ha definito questo dono "un segno profetico dell'unità di Roma e Costantinopoli", e il papa a sua volta ha sottolineato in una lettera al patriarca Bartolomeo che per una completa e definitiva unità di cattolici e cristiani ortodossi dobbiamo agire in modo più deciso.

Il metropolita John (Zizioulas), il principale teologo del Fanar,  nel 2014 dichiarò di "vedere le basi per "rapidi progressi" sulla via del raggiungimento della completa unità cristiana sotto papa Francesco".

E nel 2025, una celebrazione congiunta di Roma e Costantinopoli per il 17° anniversario del primo Concilio ecumenico è prevista a Gerusalemme. Nel 2014, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato in un'intervista ad "AsiaNews" che l'incontro del 2025, qualunque sia il suo formato, dovrebbe segnare l'orizzonte nelle attuali relazioni ortodosse-cattoliche.

"Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Chiesa greco-cattolica ucraina – il percorso verso l'unità?

Di recente, si è registrato un aumento significativo nei discorsi sulla necessità di unire "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Chiesa greco-cattolica ucraina. Pochi giorni fa, l'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko durante la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'apertura di Santa Sofia a Via Boccea a Roma, che fu costruita dall'Uniate Joseph Slipyi, ha dichiarato apertamente che "è molto importante unire le nostre due chiese". Per Poroshenko stesso, la domanda, a quanto pare, è da tempo risolta, perché "abbastanza tranquillamente" riceve la comunione sia nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che nella Chiesa greco-cattolica ucraina. Ecco perché spera che Dumenko e Shevchuk, "questi due saggi ierarchi che il Signore ci ha dato", saranno in grado di trovare un concordato.

Le parole di Poroshenko, il creatore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e sostenitore della Chiesa greco-cattolica ucraina, non sono una frase vuota, perché fin dall'inizio dell'esistenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", hanno iniziato ad apparire segni che i capi di queste due strutture religiose si stavano rapidamente muovendo verso l'unificazione.

Immediatamente dopo il "Consiglio di unificazione", Epifanij ha dichiarato di aver sviluppato una tabella di marcia per rafforzare la cooperazione con la Chiesa greco-cattolica ucraina.

In risposta, Shevchuk ha affermato di vedere la prospettiva dell'unione eucaristica con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "Questa è una prospettiva buona e gioiosa perché l'intero mondo cristiano, in particolare le comunità cattolica e ortodossa, sta cercando modi per l'unità. C'è un dialogo a livello universale per rinnovare questa unità. Prima di tutto, stiamo parlando della comunione eucaristica".

Svjatoslav Shevchuk ha anche affermato che l'unità con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è possibile solo a condizione di un'unità con Roma: "Il ripristino dell'unità locale tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e le Chiese ortodosse locali è possibile solo a condizione del ripristino dell'unità ecumenica tra loro e il vescovo della "vecchia" Roma".

Il 10 gennaio 2019, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha dichiarato di considerare la reale prospettiva di ripristinare una Chiesa unificata di Kiev: "Oggi dobbiamo compiere ogni sforzo non solo per superare la divisione all'interno dell'ortodossia ucraina, ma anche per teologizzare seriamente, pregare, e lavorare per ripristinare l'unità originale della Chiesa di Kiev nei suoi rami ortodossi e cattolici. Ed è proprio la Chiesa greco-cattolica ucraina che porta la memoria mistica della chiesa del cristianesimo indiviso del primo millennio".

L'11 gennaio, il vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina Boris Gudzjak ha sostenuto la sua testa in una posizione di unità con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": "Il Signore nelle sue parole appassionate prima della Passione dà il chiaro consiglio: 'Siate uniti'. Siamo cristiani, dobbiamo stare insieme, ed è un male che siamo abituati al fatto di essere divisi. In pratica, questa è la cosa reale, questa non è una teoria".

L'esarca del Fanar, l'arcivescovo Daniil di Pamphylia, ha dichiarato in un'intervista alla BBC quasi la stessa cosa: "Sono sicuro che ciò sia del tutto possibile. I loro padri spirituali, i predecessori, vale a dire: il vescovo Andriy Sheptitsky, Joseph Slipyi e altri ierarchi, hanno ripetutamente affermato che quando la Chiesa ortodossa ucraina avrà una sua identità, i greco-cattolici dovranno trovare un cammino verso l'unità con questa chiesa".

Il 15 febbraio 2019, il presidente della Commissione per la promozione dell'unità dei cristiani della Chiesa greco-cattolica ucraina, Igor Shaban, ha dichiarato che il ripristino dell'unità locale tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e le Chiese ortodosse locali è possibile "solo a condizione del ripristino dell'unità ecumenica tra di loro e il vescovo della 'Vecchia' Roma". Secondo Shaban, la realizzazione da parte di Costantinopoli dell'importanza del Protos che serve per il bene dell'unità della Chiesa rende possibile servire insieme sotto un singolo trono.

Epifanij propone tesi assolutamente identiche. Rimanendo a Leopoli il 12 settembre, ha affermato che "la chiave per l'unificazione di "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Chiesa greco-cattolica ucraina risiede a Roma e Costantinopoli".

Di cosa hanno parlato Shevchuk e il patriarca Bartolomeo

Svjatoslav Shevchuk ha affermato quanto segue: "Con il conferimento dell'autocefalia, il dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa ucraina salirà a un livello superiore. Da questo momento della proclamazione dell'autocefalia per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", l'interlocutore principale nel dialogo ecumenico per la Chiesa greco-cattolica ucraina non sarà più la Chiesa ortodossa russa, ma la Chiesa ortodossa locale in Ucraina".

È particolarmente interessante che Shevchuk abbia proposto al capo del Fanar di creare una commissione congiunta della Chiesa ortodossa e delle Chiese cattoliche orientali, "al fine di dare un nuovo slancio al dialogo ecumenico".

Da parte del patriarca Bartolomeo, come afferma il servizio stampa della Chiesa greco-cattolica ucraina, è seguita solo un'alta valutazione delle attività della Chiesa greco-cattolica ucraina nella comunione ecumenica.

Come potete vedere, l'argomento principale dell'incontro è la discussione sulla comunione ecumenica tra "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Chiesa greco-cattolica ucraina e la possibile creazione di una commissione congiunta tra loro per un "nuovo slancio nel dialogo ecumenico". Ciò che si intende con i partecipanti al discorso nell'ambito del "dialogo ecumenico" non viene detto e i punti principali di tali negoziati non vengono mai messi in luce.

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha ripetutamente affermato che l'Ucraina è un laboratorio di ecumenismo. Non sappiamo che cosa significhi la parola "laboratorio". Ma molti fatti suggeriscono che a Roma e al Fanar hanno deciso di condurre una sorta di esperimento per unire i cattolici con gli ortodossi. In questo caso, i comuni ucraini diventeranno conigli sperimentali, ma i risultati dell'esperimento mostreranno quanto sia riuscita e accettabile l'idea unificante stessa oggi.

Ecco perché Shevchuk afferma che la Chiesa greco-cattolica ucraina vuole diventare un catalizzatore per l'ecumenismo, che è nella natura stessa di questa chiesa.

E ora, durante un incontro con Bartolomeo, Shevchuk ha chiarito che "con l'ottenimento dell'autocefalia, il dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa ucraina raggiungerà un livello qualitativamente nuovo". Vale la pena ricordare che qualsiasi livello di dialogo con la Chiesa greco-cattolica ucraina implica un'alleanza con Roma. Ricordiamo, il presidente della Commissione Chiesa greco-cattolica ucraina per la promozione dell'unità dei cristiani, Igor Shaban, ha affermato che "l'unità con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è possibile con il riconoscimento della supremazia di Roma". Ancor più specificamente, la comprensione uniata dell'ecumenismo è menzionata in un documento intitolato "Il concetto ecumenico della Chiesa greco-cattolica ucraina".

Secondo questo documento, la Chiesa greco-cattolica ucraina afferma : "In ogni Chiesa locale che è in comunione con altre Chiese locali, la pienezza della Chiesa di Cristo è in vigore. Un segno visibile di comunione tra le Chiese è il Santo Padre – il papa di Roma, il cui primato nell'amore e nell'insegnamento appartiene all'eredità di fede di tutto il cristianesimo". Tuttavia, non si dice quale ruolo venga assegnato in questo caso al Patriarcato di Costantinopoli.

Il Tomos e il Vaticano: "per" o "contro"?

Di tanto in tanto dalla Chiesa cattolica romana si sentono voci che sostenere il Tomos da parte degli uniati è un passo che presumibilmente non è vantaggioso per il Vaticano. All'ultimo sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che si è svolto a Roma, il cardinale Pietro Parolin (segretario di Stato del Vaticano) ha rimproverato gli uniati ucraini per l'eccessivo sostegno al Tomos. Secondo lui, la posizione della Chiesa greco-cattolica ucraina nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nuoce al "dialogo ecumenico". Come si può presumere, si intende "dialogo" con la Chiesa russa.

Il fatto che il Vaticano non abbia finora riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" mostra che Roma non sostiene gli uniati in questa materia. Tuttavia, non dovremmo ingannarci. Primo, papa Francesco è un gesuita. E quindi, non tutto ciò che dice coincide con quello che fa. Per esempio, durante un incontro con i rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina, Francesco ha affermato che l'uniatismo non è la strada adatta alla Chiesa. In un incontro con i gesuiti di Romania, il Papa ha affermato che al momento "il percorso dell'uniatismo è inaccettabile". E lo stesso Papa dichiara che attualmente "dobbiamo rispettare la situazione attuale e aiutare i vescovi greco-cattolici a lavorare con i credenti". Cioè, da un lato, l'unia è inaccettabile, ma dall'altro, gli uniati devono essere aiutati. Lo stesso vale per i Tomos: noi non lo supportiamo ma aiutiamo solo gli uniati.

Inoltre, non dovremmo dimenticare che la tattica di Roma in relazione a molte questioni consiste in una tecnica semplice, la cui essenza si riduce a "fare in modo che altri tirino fuori per loro le castagne dal fuoco ". In altre parole, il Vaticano ufficialmente non supporta il sequestro delle chiese ortodosse in Ucraina, mentre la sua unità – la Chiesa greco-cattolica ucraina – è attivamente impegnata in questo campo. Allo stesso modo, il Vaticano non riconosce la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", mentre la sua unità sta negoziando con questa struttura sulla fusione effettiva.

La "Chiesa di Kiev" e il Fanar

È anche molto insolito che il patriarca Bartolomeo sostenga praticamente la tesi di Shevchuk secondo cui sia la Chiesa greco-cattolica ucraina che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono la "Chiesa di Kiev" e le figlie del patriarcato di Costantinopoli. In ogni caso, nessuna obiezione al fatto che la Chiesa greco-cattolica ucraina si consideri la "Chiesa di Kiev" e che i figli del Patriarcato di Costantinopoli che fanno capo al Fanar diano d'accordo.

Gli Uniati che si posizionano come seguaci della "Chiesa di Kiev" possono essere osservati per un lungo periodo.

Per esempio, durante la celebrazione del 1030° anniversario del Battesimo della Rus' sulla collina di Vladimir, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha chiamato la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli i rappresentanti della "nostra Chiesa Madre". Quindi anche nessuna protesta dei rappresentanti del Fanar seguì.

Sembra che l'idea puramente uniate della "Chiesa di Kiev" o della "Chiesa del Battesimo di Vladimir" (come si considera la Chiesa greco-cattolica ucraina) abbia trovato alleati fedeli a Istanbul. Ma vogliamo ricordare al patriarca Bartolomeo che Shevchuk sottolinea costantemente che la "Chiesa di Kiev" è in comunione con Roma:

"Oggi, come millenni fa, la nostra Chiesa di Kiev rimane in piena comunione con il governo dell'apostolo Pietro, chiamato dallo stesso Salvatore per servire l'unità della sua Chiesa universale e l'integrità del popolo di Dio redento. Insieme al vescovo di Roma, la nostra Chiesa è in comunione con le altre Chiese orientali. Ciò rivela la speciale chiamata ecumenica della nostra Chiesa - una testimonianza del cristianesimo indiviso".

Ed ecco cosa dice il Concetto ecumenico Chiesa greco-cattolica ucraina: "Una delle dimensioni speciali della vita ecclesiale della Chiesa di Kiev, che ha un'influenza decisiva sulla sua identità e vocazione, è stata la sua apertura verso l'Oriente cristiano e l'Occidente cristiano. Un ricordo della comunione universale delle Chiese nella memoria collettiva della Chiesa di Kiev potrebbe essere temporaneamente dimenticato, ma non è mai completamente scomparso. La consapevolezza della profonda unità della Chiesa del battesimo di Vladimir non si è estinta nella memoria ecclesiale. Il suo popolo di Dio, sebbene diviso per motivi confessionali, alla fine non ha tollerato lo scisma... Dopo la divisione tra Occidente cristiano e Oriente (1054), la Chiesa di Kiev raramente entrò in controversie dirette tra Roma e Costantinopoli, cercando continuamente di avviare o sostenere attivamente gli sforzi volti a ripristinare l'unità dei cristiani ecumenici. Un tentativo particolarmente importante per raggiungere una comprensione reciproca a livello ecumenico fu il Concilio di Firenze (1439), in cui la Chiesa di Kiev prese parte attiva alla persona del metropolita Isidoro di Kiev e di Tutta la Rus' (1385-1463) e le cui tradizioni uniate sono state abbastanza rilevanti per questo per molto tempo".

Gli uniati riconoscono che il dialogo della Chiesa greco-cattolica ucraina con i vescovi del Fanar non è nuovo poiché è in corso dagli anni '90 del XX secolo:

"Negli anni '90 del ventesimo secolo, quando la Chiesa greco-cattolica ucraina fu restaurata in Ucraina dopo lunghi decenni di persecuzioni, un gruppo di suoi vescovi e teologi condusse un dialogo fecondo, sebbene informale e non ufficiale con i vescovi e i teologi della Chiesa di Costantinopoli. Queste iniziative furono chiamate "Gruppo di studio della Chiesa di Kiev" e il loro obiettivo era quello di esplorare come ripristinare la piena comunione con la Chiesa Madre di Costantinopoli, senza rompere l'unità esistente tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e il Trono apostolico romano. I membri del gruppo educativo della Chiesa di Kiev hanno tenuto incontri amichevoli ad alto livello scientifico in diverse città del mondo, tuttavia, in Ucraina non è stato possibile stabilire la sua attività di successo a causa della tensione inter-confessionale. la Chiesa greco-cattolica ucraina apprezza molto queste e altre conquiste nel campo ecumenico fatte dai suoi fedeli negli insediamenti, perché danno un contributo significativo all'approccio del giorno in cui i cristiani glorificheranno il Signore Uno e Trino con un solo cuore e una sola bocca".

Da questo testo si può vedere che ci sono stati tentativi precedenti di riavvicinamento, che gli uniati hanno agito come un collegamento tra Roma e il Fanar, e che in Ucraina, con l'avvento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", gli uniati sono riusciti a superare la "tesa situazione inter-confessionale" e "stabilire attività di successo" nel dialogo con il Fanar.

Quindi, a Roma, è molto probabile che Svjatoslav Shevchuk abbia discusso di questi problemi con Bartolomeo. Ciò è chiaramente indicato dal fatto che il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha suggerito che il Fanar avrebbe creato "una commissione congiunta tra la Chiesa ortodossa e le Chiese cattoliche orientali per dare un nuovo slancio al dialogo ecumenico". Inoltre, il papa ha chiesto al patriarca Bartolomeo di compiere passi più coraggiosi verso la piena comunione delle Chiese.

Conclusione

Il fatto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia una struttura religiosa completamente dipendente dal Fanar è noto da molto tempo, infatti è stato scritto nel Tomos. Il fatto dell'incontro di Shevchuk con il patriarca Bartolomeo, durante il quale sono state discusse le modalità di dialogo con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" senza il suo capo, Epifanij Dumenko, lo ha dimostrato ancora una volta. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un'unità del Patriarcato di Costantinopoli, che farà ciò che questo dice. Riuscite a immaginare che lo stesso Shevchuk abbia discusso a Roma con Bartolomeo questioni sulla situazione religiosa in Georgia, per esempio, o in Bulgaria? Noi non ci riusciamo. Infatti né Bartolomeo, né Shevchuk, né il Vaticano hanno alcuna relazione con questi paesi. Ma hanno relazioni con l'Ucraina.

E i loro piani per dove e in quale direzione si svilupperanno ulteriori rapporti tra le Chiese diventano sempre più trasparenti. In questo caso, ciò riguarda l'unione finale tra cattolicesimo e ortodossia. Un'unità esterna basata su accordi e compromessi senza pentimento e senza desiderio di aderire alla Verità.

La Chiesa è il corpo di Cristo, non l'unione delle persone che vogliono avere influenza in questo mondo attraverso la creazione di una potente struttura religiosa. Unire Roma e Costantinopoli è possibile solo sulla base del riconoscimento degli errori dogmatici e delle illusioni del Vaticano, solo sulla base del pentimento e di un ritorno alla struttura cattolica della Chiesa, in cui esiste un solo capo: Cristo. Tutti gli altri tentativi di collegare eretici e ortodossi non porteranno a nulla. A meno che non finiscano per strappare la tunica di Cristo e aumentare il dolore e la sofferenza dei normali cristiani. Tutta la storia delle unioni è una storia di tradimenti, crudeltà, menzogne ​​e violenza. Ed è molto triste che il patriarca Bartolomeo possa inserire il suo nome in questa storia.

 
In tutte le chiese della Chiesa ortodossa russa si prega per la pace in Ucraina

Sua santità Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Rus', fa appello alla totalità della Chiesa ortodossa russa in relazione agli eventi in Ucraina.

Perciò, con benedizione di sua Santità il patriarca, in tutte le chiese alla Liturgia del 23 febbraio si terranno nell'ectenia di supplica intensa petizioni speciali per la pace in Ucraina, e sarà fatta anche un'ectenia funebre che include petizioni per il riposo dei morti negli scontri in Ucraina.

ALL'ECTENIA DI SUPPLICA INTENSA

Affinché guardi con occhio misericordioso al popolo della terra ucraina, e renda il paese invincibile ai creatori di litigi, noi ti preghiamo, o Signore misericordioso, ascolta e abbi misericordia.

Affinché illumini con la luce della tua mente i pensieri di quelli che sono stati amaramente maltrattati, i tuoi fedeli nella terra ucraina, e li rafforzi e li mantenga indenni, noi ti preghiamo, onnipotente Creatore, ascolta e abbi misericordia.

Tu che ci hai dato il comandamento di amare te, nostro Dio, e il nostro prossimo, fa' che si arrestino l'odio, l'ostilità, il risentimento, la corruzione, gli spargimenti di sangue e ogni iniquità, che regni il vero amore tra i popoli della terra ucraina, te ne preghiamo, nostro Salvatore, ascolta e abbi misericordia.

ALL'ECTENIA PER I DEFUNTI

Ancora preghiamo per il riposo delle anime dei servi di Dio assassinati nel tumulto fratricida in Ucraina, e perché che sia loro perdonata ogni colpa, volontaria e involontaria.

 
L'intera storia della legge anti-ortodossa montenegrina è finita, dice il leader dell'opposizione

la cattedrale della Resurrezione di Cristo a Podgorica, Montenegro. Foto: YouTube

È stato raggiunto un accordo con la metropolia del Montenegro della Chiesa ortodossa serba e tutta la vicenda della scandalosa e persecutoria legge "Sulla libertà di religione" in Montenegro è finita, secondo il leader dell'opposizione Dritan Abazović.

"Abbiamo raggiunto un accordo con la Chiesa sulla legge sulla libertà di religione e questa è la cosa più importante per noi. Sostengo pienamente Zdravko Krivokapić [il leader della coalizione di opposizione Per il futuro del Montenegro] e non ci sono conflitti tra di noi. L'intera storia della legge è finita. La legge sarà cambiata, non ritirata, perché questa è proceduralmente la via più breve", ha twittato martedì il leader del partito Azione Unita di Riforma e deputato al parlamento.

Per la prima volta in 30 anni, i deputati dell'opposizione hanno ottenuto la maggioranza dei seggi alle elezioni parlamentari di agosto, conquistando così il diritto di formare un nuovo gabinetto, in sostituzione del governo del presidente Milo Đukanović, che ha perseguitato attivamente la Chiesa ortodossa serba canonica a favore una piccola comunità scismatica fondata su principi politici nazionalisti. La persecuzione del governo contro la Chiesa serba, la religione maggioritaria in Montenegro, è stata un fattore importante nella vittoria dell'opposizione.

In netto contrasto con le autorità che hanno governato il Montenegro per tre decenni, dopo aver appreso dei risultati delle elezioni, il leader dell'opposizione Zdravko Krivokapić si è immediatamente recato alla cattedrale della Resurrezione di Podgorica per rendere grazie a Dio e ricevere la benedizione di sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro.

Ha anche annunciato che il primo atto del nuovo governo sarebbe stato l'abrogazione della cosiddetta legge "Sulla libertà di religione". Secondo Abazović, la legge non sarà abrogata ma sarà emendata in modo accettabile alla Chiesa serba.

Il 26 dicembre 2019 era stata adottata la legge "sulla libertà di religione e di credo e sullo status giuridico delle comunità religiose", che concede effettivamente al governo il diritto di confiscare antichi luoghi sacri alla Chiesa serba. I fedeli ortodossi, il clero, i vescovi e i monaci hanno immediatamente iniziato a scendere in piazza in tutto il paese in processioni di massa, che si sono svolte due volte alla settimana per mesi, fermandosi solo quando sono state messe in atto misure sanitarie per la pandemia. Le processioni a volte hanno provocato violenze contro i manifestanti pacifici. Alla processione hanno partecipato centinaia di migliaia di fedeli ortodossi e cittadini montenegrini preoccupati.

 
Il centro può reggere a causa della purificazione della Chiesa

 

Things fall apart; the centre cannot hold;

Mere anarchy is loosed upon the world,

The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere

The ceremony of innocence is drowned;

William Yeats, The Second Coming

Ogni cosa crolla; il centro non può reggere;

assoluta l’anarchia dilaga nel mondo,

dilaga la marea sporca di sangue, e ovunque

il rito dell’innocenza annega.

William Yeats, La Seconda Venuta

Tutti e tre i gruppi di emigrati ortodossi russi sono stati ora purificati dai loro estremismi:

Nel 2006 il Patriarcato di Mosca ha subito uno scisma in Gran Bretagna e Francia, quando le vestigia di un modernismo e di un ecumenismo di vecchia data si sono finalmente estinte. Chi restava attaccato ai propri pregiudizi culturali russofobi e al desiderio di diluire l'Ortodossia in un altro dipartimento ideologico dell'establishment occidentale ha lasciato la Chiesa ortodossa russa per il gruppo pseudo-ortodosso fanariota gestito dagli Stati Uniti in Turchia. La Chiesa è stata purificata da coloro che non avevano amore per i nuovi martiri e confessori dell'Impero cristiano e della civiltà ortodossa e preferivano il secolarismo occidentale compromesso alla pienezza della Chiesa di Dio.

Nel 2007 la ROCOR, o Chiesa fuori dalla Russia, alla fine ha perso le sue frange censorie e settarie, finite in piccoli scismi e in varie sette strane ed estremiste che giustificano il fariseismo. La Chiesa è stata purificata.

Ora, nel 2019, l'Arcivescovado di Rue Daru (l'ex "giurisdizione di Parigi") ha perso i suoi estremisti, in realtà piuttosto una grande minoranza di modernisti marginali. Perché ci è voluto così tanto tempo? Perché questo era il gruppo più profondamente infettato dall'estremismo, in questo caso, del tipo "liberale", così noto per la sua intolleranza e per la caccia alle streghe in stile terroristico contro i fedeli ortodossi nel corso dei decenni. Di conseguenza, molti erano già partiti, anche decenni fa, perseguitati da modernisti e massoni nel gruppo. I dissidenti della minoranza, che preferiscono celebrare filosofi parigini morti 60-80 anni fa piuttosto che i santi di Dio, ora si fonderanno completamente con il gruppo turco gestito dagli Stati Uniti al Fanar (se non lo hanno già fatto).

Molti di questi gruppi dissidenti sono in Inghilterra. C'è anche una parrocchia a Bruxelles che è andata nella Chiesa romena (il suo sacerdote russofobo era già stato sospeso dal gruppo turco qualche anno fa, quindi non poteva tornarvi) e alcune parrocchie in Francia rimangono ancora indecise. Tuttavia, il fatto è che la Chiesa è stata purificata, con gli ortodossi che sono tornati alla Chiesa russa, e gli estremisti che se ne stanno andando. Inoltre, molti a Parigi che se ne erano andati disgustati per il fatto che la Chiesa non commemorasse il patriarca ortodosso Kirill, il leader del mondo ortodosso, sono già ritornati domenica scorsa per congratularsi con l'arcivescovo Jean, che era in lacrime di gioia, per la sua decisione finale.

Essendo forse l'unico sacerdote che ha sofferto della "marea sporca di sangue" di tutti e tre i gruppi di estremisti aggressivi e disturbatori, non posso che rallegrarmi con i nostri fratelli e sorelle che sono finalmente sfuggiti alle grinfie dei fanarioti. La trama del Fanar per consegnare la cattedrale parigina di sant'Aleksandr Nevskij agli scismatici ucraini e di ridedicarla a traditori apostati e assassini di massa come i ladri di anime Andrej Bobola e Josaphat, è fallita.

Nel frattempo, l'incoerente e scismatico capo del Fanar, il patriarca Bartolomeo, ha incontrato ieri papa Francesco e il capo degli uniati ucraini a Roma per discutere della fusione degli uniati con la sua piccola e fallimentare organizzazione, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Una sinagoga galiziana congiunta fanaro-papista di xenofobi ucraini fascisti potrebbe presto formarsi, unendo tutti gli odiatori della Chiesa di Dio. Sarà finanziata dal Dipartimento di Stato a Washington, che ha già inviato i suoi ambasciatori nei Balcani per opprimere e corrompere le Chiese locali, cercando di far loro riconoscere la sinagoga galiziana. In questo hanno fallito.

Il centro può reggere - perché solo gli estremi cadono a pezzi, ed è così che la Chiesa viene purificata. Gloria a Dio per la sua provvidenza, poiché il male inflitto dai fanarioti ha avuto l'effetto contrario. Gli ortodossi sono stati rafforzati, purificati dalle frange pseudo-ortodosse che sono decadute.

 
Come stordire un portale ortodosso e diventare il sito numero 1 in Italia

Con la Domenica di Carnevale appena passata, si apre la Settimana dei Latticini (Maslenitsa) che oltre a offrire ai cristiani ortodossi un periodo di festeggiamenti a tavola (i mitici bliny ripieni di ogni ben di Dio!) lascia un certo spazio agli scherzi e all’ironia. Ci permettiamo anche noi un poco di contenuta ironia, suggerendo una metodologia per divenire in breve tempo il sito ortodosso numero 1 in lingua italiana (o per lo meno, per potersi presentare come tale). Il metodo, per funzionare, funziona; quanto a essere legittimo oppure etico... è tutto un altro discorso. Potrete scoprirne di più andando all’articolo, che abbiamo messo nella sezione “Pastorale” dei documenti (anche la sezione “Umorismo” sarebbe andata bene, ma le considerazioni sono ironiche solo per metà). Buona Maslenitsa a tutti!

 
L'icona della madre di Dio di Kazan' e l'unità nazionale

monumento a Minin e Pozharskij sulla Piazza Rossa di Mosca. Foto: Dmitrij Kazakov / mskguide.ru

Forse mai prima d'ora le elezioni negli Stati Uniti sono state così cariche di passioni e divisioni. Il paese non è stato così diviso ideologicamente fin dai tempi della guerra civile americana. Forse c'è molto in gioco per i cristiani ortodossi. Non sappiamo cosa ci porterà il futuro, ma siamo molto preoccupati per le convinzioni anti-cristiane e aggressivamente liberali, a mala pena velate, che si diffondono ora nella nostra aria, attraverso le nostre pianure e maestose montagne, da oceano a oceano.

Queste idee liberali si nutrono della nostra vecchia ferita nazionale: il trattamento come beni mobili di persone di una certa razza da parte di persone di un'altra. I rappresentanti di una razza hanno peccato contro quelli di un'altra, e molti ora sentono che è giunto il momento dell'espiazione. Le idee parassitarie di un'utopia in cui tutto deve venire "da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo i propri bisogni" stanno prendendo piede nelle menti di molte persone in un paese in cui i più ricchi vivono nelle stesse città dei senzatetto e degli affamati – sebbene quell'esperimento utopistico sia già tristemente fallito in altri paesi. È fallito perché Dio, il Creatore di tutto e il datore di tutte le cose, è stato scacciato dall'equazione. Invece dell'espiazione sono giunti più inimicizia e peccato, poiché non ci può essere espiazione senza Cristo. Non ci può essere vero perdono senza Cristo. Nessun'altra religione comprende l'espiazione e il perdono come fa il cristianesimo, per la ragione molto semplice che Cristo è venuto sulla terra e ha sofferto sulla Croce per espiare i nostri peccati e per concederci il perdono. Senza l'unità dei cristiani il loro è conflitto e divisione.

Ma in mezzo a tutta la confusione e la divisione possiamo fermarci per un momento e meditare sulle straordinarie rempistiche di Dio: la Russia, apparentemente agli antipodi degli Stati Uniti, celebra oggi, 4 novembre, il Giorno dell'unità nazionale. Sebbene questo giorno sia una festa di stato, è collegato alla celebrazione nella Chiesa ortodossa dell'icona della Madre di Dio di Kazan'. Ecco la storia di questa festa nazionale.

Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, la Moscovia ha vissuto un periodo che è passato alla storia come il "Tempo dei torbidi". Questo periodo è iniziato dopo la morte del figlio dello tsar Ivan il Terribile, Fjodor Ivanovich, e si è concluso con l'elezione del pio tsar Aleksej Mikhailovich Romanov. Il giovane erede al trono (tsarevich) Dmitrij fu assassinato e, dopo la morte di Fjodor Ivanovich, Boris Godunov divenne tsar, anche se molti credevano che fosse responsabile dell'omicidio di Dmitrij. Il suo regno fu segnato dall'aumento dei conflitti civili. Dopo la morte di Godunov, un uomo che affermava di essere il presunto sopravvissuto tsarevich Dmitrij ottenne il sostegno popolare e divenne lo tsar. Alla fine costui fu assassinato e gli successe Vasilij Shuiskij, ben intenzionato ma alla fine incapace di tenere insieme il paese. La guerra fratricida lacerò la nazione e la indebolì al punto che le potenze straniere di Svezia e Polonia decisero di prendere il controllo della travagliata Moscovia. Cominciarono ad apparire altri pretendenti, il più dannoso dei quali si alleò con la Polonia, e sposò Marina, una principessa polacca la prima moglie del falso Dmitrij. Questo Dmitrij era segretamente un cattolico e aveva spalancato le porte del Cremlino all'influenza cattolica polacca. Essendo sopravvissuto al giogo tartaro, il popolo della Moscovia era ora dilaniato da sanguinosi conflitti interni e attacchi dall'estero; la nazione russa era letteralmente minacciata di estinzione.

Uno dei principali conflitti era tra la classe aristocratica, o classe dei boiari, e le classi inferiori: quelle che ora chiameremmo classi superiori "ecumeniste" e di mentalità liberale erano disposte a sfumare i confini tra l'Ortodossia orientale e il latinismo al fine di consolidare la propria base di potere, mentre la maggioranza conservatrice ma meno influente stava per perdere le proprie radici culturali e la cosa più importante nella vita: la fede ortodossa. Ma con grande gloria e onore del cristianesimo ortodosso in Moscovia, quest'ultimo trionfò. Questo trionfo fu ottenuto attraverso l'unità sia dei fedeli conservatori ortodossi tra le élite, sia dei fedeli tra le classi inferiori.

Dmitrij Pozharskij (1 novembre 1578 – 20 [30] aprile 1642) era un principe russo che aveva servito sotto gli tsar Boris Godunov e Vasilij Shuiskij. Difese coraggiosamente e nobilmente gli tsar contro i pretendenti e gli invasori stranieri. Kuzma Minin era un fornitore di carne a Nizhny Novgorod. Alcune fonti affermano che suo padre fosse un tartaro. Leader rispettato nella sua comunità, fu eletto starosta o direttore del consiglio popolare locale. Non è chiaro come si siano conosciuti, ma questi due leader – uno un nobile coraggioso, l'altro di carattere nobile ma umile proprietario terriero – guidarono la rivolta di successo contro i governanti polacchi a Mosca. Il 22 ottobre / 1 novembre 1612 le loro forze unite assaltarono la guarnigione della Confederazione polacco-lituana fuori dal Cremlino, il giorno successivo i comandanti della guarnigione firmarono una capitolazione e il 24 ottobre / 3 novembre la guarnigione si arrese.

Insieme furono in grado di superare le loro differenze e difendere la loro fede e la patria. Dopo questa vittoria, il popolo fu in grado di riunirsi ed eleggere uno tsar legittimo – il primo della dinastia Romanov – e la Russia non solo rimase sulla mappa, ma divenne forte e prospera. Naturalmente, questa è una storia semplificata del Tempo dei torbidi, ma i dettagli non sono così importanti come il tema principale di questo giorno di festa. La cosa più importante è che le forze del principe Pozharskij e di Kuzma Minin erano unite nella loro ferma adesione alla fede ortodossa, che andarono a combattere con l'icona della Madre di Dio di Kazan' in primo piano e che la Russia fu salvata dagli invasori intenti a rubarle l'anima in nome delle loro false idee; questo fu ottenuto attraverso l'unità dei cristiani, e per le intercessioni della santissima Madre di Dio, protettrice dei cristiani. Così, nel 1649 lo tsar Aleksej Mikhailovich Romanov stabilì il 22 ottobre (calendario giuliano) come seconda festa dell'icona di Kazan in memoria della liberazione della Russia dai polacchi nel 1612. Nel ventesimo e ventunesimo secolo, il 22 ottobre corrisponde nel calendario gregoriano al 4 novembre.

Questa storia ricorda anche che senza una vera unità, in particolare l'unità cristiana, una nazione non può unirsi e vincere i suoi nemici dentro e fuori. È destinata a crollare. Non importa quanti soldi sprechi in armamenti, non importa quante leggi passi per difendere questa o quella minoranza, se non c'è amore cristiano, le persone di diversa estrazione non si uniranno mai; saranno sempre alla gola le une delle altre, e nella migliore delle ipotesi si potrà ottenere solo un accordo temporaneo e traballante. Anche se tutti intorno a noi negano questa verità, noi ortodossi la conosciamo e dobbiamo viverla. Dobbiamo vedere tutti come figli di Dio e pregare per trovare modi per guarire vecchie ferite. Questo può essere raggiunto autenticamente solo lavorando incessantemente su noi stessi, sradicando i nostri pregiudizi e risentimenti attraverso un pentimento sincero e diventando il lievito che – Dio solo lo sa – potrebbe eventualmente fermentare l'intera pasta.

La guerra è orribile oggi come lo era al Tempo dei torbidi in Russia, forse molto peggio. Se i cristiani fossero rimasti uniti, non avrebbero dovuto combattere gli invasori come hanno fatto. L'unità può essere raggiunta nella diversità, ma le persone devono seguire la regola del Vangelo di fare agli altri ciò che vorrebbero che gli altri facessero a loro. Gli altri sentono quando ti consideri superiore a loro. Dobbiamo lavorare su noi stessi per diventare umili e vedere Cristo in ogni essere umano. Gli altri sanno anche quando provi risentimento nei loro confronti e provi aggressività nei loro confronti per i torti del passato, e hanno paura di te. Dobbiamo lavorare duro su noi stessi per diventare come Cristo, che ha sopportato ogni offesa e scherno per salvare i peccatori come tutti noi. La sollecitudine condiscendente non è la risposta. La rivoluzione non è la risposta. Solo Cristo è la risposta. Ma accettare questa risposta richiede un duro lavoro da parte nostra. Potremmo non ricevere alcuna ricompensa visibile per i nostri tentativi, potremmo persino soffrirne, ma dobbiamo provarci. Come Cristo insegna e ci mostra con il suo esempio, questo è l'unico modo.

 
FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=1 FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=56   53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 di 103  FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=58 FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=103  
Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE