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Il fallimento dell'esperimento di "riunificazione" degli scismatici senza pentimento

Filaret Denisenko e il patriarca Bartolomeo. foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Perché il riconoscimento da parte del Patriarcato di Costantinopoli non è stato sufficiente perché Filaret Denisenko e i suoi seguaci smettessero di essere scismatici.

Nel testo del Sacramento della Confessione, ci sono le seguenti parole: "Riconcilialo e riuniscilo con la tua santa Chiesa, o Cristo Gesù nostro Signore..." Ciò significa che il peccato commesso separa una persona dalla Chiesa, e la mette fuori dalla Chiesa. E una persona del genere ha davvero bisogno di ricongiungersi con il corpo della Chiesa.

L'11 ottobre 2018 il patriarca Bartolomeo, insieme al Sinodo della Chiesa di Costantinopoli, non solo ha "riunificato" Filaret Denisenko con la Chiesa, ma, di fatto, ha condotto un esperimento: cosa accadrebbe se le persone fossero "riunificate" senza il loro sincero pentimento per il peccato che hanno commesso. In questo caso, il peccato di scisma. Cosa ne è venuto fuori?

Tutti avrebbero potuto vedere in chiesa persone che piangevano inconsolabilmente confessando i propri peccati, guardando non le persone intorno a loro ma nella propria anima. Proprio questi casi sono gli esempi più sorprendenti di pentimento: quando una persona vede improvvisamente tutta la profondità della sua caduta e si rende conto che da solo, non sarà in grado di elevarsi da questa profondità, che ha bisogno dell'aiuto di Dio. E che può trovare questo aiuto solo nel sacramento della penitenza.

Forse non ci sono molti casi simili, ma mostrano chiaramente la necessità della penitenza, che è un profondo cambiamento in se stessi. La Chiesa afferma costantemente che il pentimento è una condizione indispensabile per la correzione; e quanto più sinceramente una persona si pente, tanto più riceve perdono e aiuto dall'alto nella guarigione dai peccati.

Sì, pentirsi è molto difficile, a volte persino insopportabile. Purtroppo, a volte una persona non può immaginare che oserà dire: "Perdonami, Signore, perché ho peccato".

"Ti vergogni e arrossisci quando devi dire i tuoi peccati? Dovresti vergognarti di peccare piuttosto che di confessare. Rifletti: se la confessione non la fai qui, allora tutto sarà confessato di fronte all'intero universo. Dov'è il maggiore tormento? Dov'è la maggiore vergogna? Noi siamo coraggiosi e sfacciati nelle nostre azioni, ma quando le dobbiamo confessare, allora ci vergogniamo ed esitiamo. Se confessi i tuoi peccati, non c'è vergogna in questo, al contrario, c'è verità e virtù. E se non ci fosse verità e virtù in questo, allora la confessione non avrebbe una ricompensa... esponi il tuo caso, affinché tu possa essere giustificato. (cfr Is 43:26). Dio ti ordina di confessare non per essere punito, ma per essere perdonato". (Sant'Efraim il siriano)

Ma confessare i propri peccati, pentirsi di essi è necessario per essere guariti dal peccato.

"Apri la tua coscienza davanti a Dio, mostragli le tue ferite e chiedigli di curarle. Non le segnali a qualcuno che ti rimprovererà, ma a qualcuno che ti curerà. Anche se rimani in silenzio, Dio conosce tutte le cose. Dì a lui i tuoi peccati in modo che tu possa essere colui che ne trae beneficio. Diglieli in modo che, una volta che hai lasciato a lui il peso di tutti i tuoi peccati, tu possa uscire purificato dai tuoi difetti e libero dall'intollerabile necessità di renderli pubblici". (San Giovanni Crisostomo)

San Giovanni Climaco dà istruzioni sul comportamento esteriore del penitente: "Durante la confessione, sia in aspetto esteriore che in sentimento interiore, agisci e pensa come un criminale condannato, chinando il viso verso terra; e se possibile, bagna di lacrime i piedi del giudice e del tuo dottore, come i piedi di Cristo stesso".

È vero, tutto ciò è chiamato dall'attuale "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Alexander (Drabinko) "cadere in ginocchio davanti al khan con il cappello bianco". Ovviamente, non gli insegnamenti dei santi Padri sul pentimento, ma le parole di Drabinko sono attuali: "Dove stanno i genitori, dove stanno gli insegnanti, dove sta la società? I bambini si inginocchiano di fronte a un uomo con una tonaca: un uomo! Di chi stai crescendo schiavo? A quale servitù li stai sottoponendo? Che tipo di Ucraina libera stai costruendo?"

C'è sicuramente una differenza nella definizione degli obiettivi. I santi Padri dicono cosa bisogna fare per salvare la tua anima immortale, mentre Drabinko dice come costruire un'Ucraina libera.

Ma il guaio è che anche il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli crede che il pentimento non sia necessario per la riunificazione con la Chiesa.

Nel 1992, l'ex metropolita di Kiev Filaret Denisenko commise il peccato di scisma. Infranse la propria promessa di dimettersi da capo della Chiesa ortodossa ucraina e disobbedì alla risoluzione del Concilio di Kharkov, che decise di allontanarlo dalla sede di Kiev, e quindi diede vita alla propria organizzazione religiosa – il "patriarcato di Kiev".

Nonostante ripetute chiamate al pentimento, Filaret Denisenko dopo la sua deposizione ha continuato la sua attività scismatica. Per decisione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa del 1997, fu anatemizzato.

Il peccato di scisma è stato riconosciuto da tutte le Chiese ortodosse locali, compresa la Chiesa di Costantinopoli. In particolare, il 26 agosto 1992, sua Santità il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli nella sua risposta a una lettera di sua Santità il patriarca Aleksij II di Mosca e di Tutta la Rus' scrisse sulla deposizione del metropolita Filaret di Kiev: "La nostra santa grande Chiesa di Cristo, riconoscendo la piena ed esclusiva competenza della vostra santissima Chiesa russa in questa materia, accetta sinodicamente la decisione di cui sopra".

La Chiesa di Costantinopoli "accetta sinodicamente la decisione" la deposizione di Filaret per il peccato di scisma e il riconoscimento di tutti i suoi "sacramenti" come invalidi.

Nella lettera del 7 aprile 1997di sua Santità il patriarca Bartolomeo a sua Santità il patriarca Aleksij II, si afferma che "avendo ricevuto l'avviso in merito a questa decisione, ne abbiamo informato la gerarchia della nostra Sede ecumenica e abbiamo chiesto loro d'ora in poi di non avere comunione ecclesiale con queste persone".

In interviste e dichiarazioni orali, fino all'autunno del 2018, il patriarca Bartolomeo ha riconosciuto Denisenko come uno scismatico al di fuori della Chiesa e ha affermato che il ritorno dallo scisma è possibile solo attraverso il pentimento. Tutto in pieno accordo con l'insegnamento della Chiesa e le omelie dei santi Padri.

L'11 ottobre 2018, il patriarca Bartolomeo ha deciso un esperimento senza precedenti: ha cercato di riunire gli scismatici alla Chiesa senza pentimento. Il paragrafo pertinente della decisione del Sinodo di Costantinopoli dice: "Accettare e rivedere le petizioni di appello di Filaret Denisenko, Makarij Maletich e dei loro seguaci, che si sono trovati nello scisma non per motivi dogmatici; in conformità con le prerogative canoniche, il patriarca di Costantinopoli riceverà tali petizioni da parte di vescovi e altri chierici da tutte le Chiese autocefale. Pertanto, i suddetti sono stati canonicamente ripristinati al loro rango gerarchico o sacerdotale e i loro fedeli sono stati riportati alla comunione con la Chiesa".

Cioè, sembra che non abbiano già commesso il peccato di scisma ma "si sono trovati nello scisma non per ragioni dogmatiche". Il peccato sembra cessare di essere un peccato.

Ma secondo San Giovanni Crisostomo, "la confessione dei peccati contribuisce molto alla loro correzione, e la negazione del peccato dopo averlo commesso è il più grave dei peccati".

Ma il patriarca Bartolomeo ha deciso che lui, come il "più importante" nella Chiesa, poteva essere al di sopra di queste regole. Uno che ha il diritto di cancellare il pentimento per il ritorno alla Chiesa. Che può persino "dimenticare" le sue stesse parole che il peccato di scisma si guarisce attraverso il pentimento e nient'altro. Infine, nel dicembre 2019, il patriarca Bartolomeo in un'intervista all'edizione online di Kurir.rs è arrivato al punto di accusare direttamente i russi dello scisma: "La parte russa non ha fatto nulla in 30 anni per guarire questo scisma in Ucraina . E dov'è l'amore per gli scismatici? Non ce n'è. Sono stati i russi a creare lo scisma, e non il Patriarcato ecumenico o gli ucraini, come si dice ora. Quindi, i russi hanno creato lo scisma e per 30 anni non hanno preso provvedimenti per guarirlo".

"Pentimento" (Μετάνοια in greco) significa letteralmente un cambiamento di mente, un cambiamento di pensieri e coscienza. Un pentito deve necessariamente cambiare, rinunciando ai suoi precedenti errori peccaminosi. Ma il patriarca Bartolomeo ha deciso che poteva accettare Filaret Denisenko e i suoi seguaci nella Chiesa senza cambiamenti, per così dire. E questo è stato il suo esperimento.

Bene, ogni esperimento ha diritto di esistere, ma la correttezza dello sperimentatore deve essere dimostrata dal risultato. L'albero si riconosce dai suoi frutti. Ma questi frutti sono i seguenti: lo scismatico Filaret è rimasto uno scismatico nel suo stato "riunificato". Niente è cambiato.

Mentre Denisenko cadde nello scisma dalla Chiesa ortodossa russa nel 1992 a causa del fatto che non era diventato patriarca di Mosca nel 1990, nel 2019 ha lasciato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a causa del fatto che non era diventato un patriarca reale, ma un "patriarca onorario" . Lo ha affermato più di una volta nelle sue numerose interviste.

Una situazione simile si ha con gli anatemi. Per quanto riguarda l'anatema che gli è stato imposto dal Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa nel 1997, ha affermato che "non lo disturbava". E ora Filaret ha parlato in modo assolutamente identico dei possibili anatemi del Fanar: “Se impongono anatemi o qualcos'altro, per me non importa. <...> Questo non mi riguarda. Qualunque cosa dichiarino nei miei confronti, non mi riguarda".

In parole povere, non gli importa molto delle rappresaglie sia della Chiesa ortodossa russa che della Chiesa di Costantinopoli. Ecco un uomo che è accettato così com'è. E questo nonostante il fatto che in un'intervista con la stessa edizione online Kurir.rs il patriarca Bartolomeo abbia parlato molto calorosamente di Denisenko: "Il metropolita Filaret, che i russi chiamano metropolita autoproclamato, è un uomo che la gente rispetta e ama molto..."

In generale, l'anno passato dall'inizio dell'esperimento sulla "riunificazione" delle persone con la Chiesa senza pentimento ha mostrato chiaramente che l'esperimento è fallito miseramente, e che è tempo di mettervi fine. L'esempio di Filaret Denisenko in questo esperimento è molto vivido e ovvio per il fatto che parla apertamente, senza paura o imbarazzo a causa della sua età, del suo personaggio e della sua esperienza passata.

Lo stesso si può dire di tutti gli altri scismatici: non sono cambiati per niente con la legalizzazione. Lo dimostreranno solo un po' più tardi. E non importa quanto il patriarca Bartolomeo ci abbia provato, nessuno è riuscito a "perfezionare" il Vangelo, che dice inequivocabilmente: "Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino". (Mt 4:17)

 
Il governo del Montenegro approva il testo dell'accordo con la Chiesa serba

l'undicesima sessione del Consiglio dei ministri montenegrino. Foto: screenshot video da vijesti.me

L'approvazione dell'accordo con la Chiesa serba da parte del governo del Montenegro sarà seguita dalla sua adozione da parte del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba.

Il primo ministro del Montenegro, Dritan Abazović, ha firmato l'Accordo di base con la Chiesa ortodossa serba l'8 luglio 2022, dopo una sessione del Consiglio dei ministri durata diverse ore, come riporta il sito ufficiale del Governo della Repubblica.

Secondo la compagnia televisiva vijesti.me, 13 dei 18 ministri presenti all'incontro hanno sostenuto il documento.

Il trattato regola i rapporti, i diritti e gli obblighi reciproci tra lo stato e la Chiesa e stabilisce quanto segue:

  • La Chiesa ortodossa serba in Montenegro è separata dallo stato;

  • La Chiesa ortodossa serba è riconosciuta come soggetto giuridico ed ha continuità dal 1219;

  • Lo stato del Montenegro garantisce alla Chiesa ortodossa serba che nessuna misura di sicurezza può essere adottata nei suoi locali dalle autorità pubbliche senza la preventiva approvazione delle autorità ecclesiastiche competenti;

  • La Chiesa ortodossa serba è investita di poteri legali pubblici;

  • Lo stato garantisce l'inviolabilità dei beni della Chiesa e si impegna a registrare nel catasto i beni immobili precedentemente non registrati appartenenti alle diocesi della Chiesa ortodossa serba in Montenegro;

  • È consentita l'introduzione dell'educazione religiosa nelle istituzioni educative pubbliche.

L'accordo di base, una volta approvato dal governo, sarà inviato al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba, che dovrà adottarlo a sua volta.

Come riportato, le autorità montenegrine hanno reso pubblico il testo dell'Accordo con la Chiesa ortodossa serba.

 
“Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei” (senza commenti)

L'arcivescovo cattolico romano di Philadelphia Charles Chaput, il metropolita-arcivescovo Stefan Soroka della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina di Philadelphia, e il metropolita Antony (Scharba) della Chiesa Ucraina Ortodossa degli USA (Patriarcato Ecumenico) presiedono al servizio per la pace in Ucraina nella cattedrale greco-cattolica ucraina dell'Immacolata Concezione a Philadelphia, 16 marzo 2014.

 
Continua il traffico di Tomos: possibili implicazioni

Il patriarca Bartolomeo sembra aver puntato su una serie di conferimenti di Tomos. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Gli scismatici macedoni e montenegrini otterranno l'autocefalia dal Fanar, e in che modo minacceranno l'Ortodossia nel mondo?

A giudicare dai resoconti dei media, è in corso il processo di concessione dell'autocefalia agli scismatici nella Macedonia settentrionale e in Montenegro. Chi sarà il prossimo, e in che modo tutti questi sviluppi possono influenzare il destino dell'Ortodossia?

Nel 2018, poco dopo Pasqua, l'allora presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko venne al Fanar e chiese che fosse concesso il Tomos ai gruppi separatisti ucraini. Questo caso è stato accompagnato da scandalose fughe di notizie da parte dei media su quanto denaro aveva pagato per quel documento. Comunque, nonostante le proteste attive delle Chiese ortodosse russa e ucraina, Poroshenko è riuscito a ricevere il Tomos.

Nel 2020, poco dopo Natale, in particolare il 13 gennaio, l'ex e l'attuale primo ministro dello stato della Macedonia del Nord, Zoran Zaev e Oliver Spasovski, sono arrivati al Fanar.

Oliver Spasovski, il patriarca Bartolomeo e Zoran Zaev. Foto: gr.euronews.com

Sono arrivati ​​per concordare esattamente la stessa cosa: il conferimento del Tomos. Il Tomos macedone, come quello ucraino, è stato accompagnato da uno scandalo finanziario. Secondo alcuni rapporti dei media, nell'estate del 2019, il primo ministro macedone ha dichiarato di essere pronto a consegnare una notevole quantità di denaro al Fanar. Apparentemente, avrebbero fatto un accordo per ricevere il Tomos allo stesso modo di Petro Poroshenko.

"Il Patriarcato ecumenico ha confermato ufficialmente che non ha rinunciato al desiderio di risolvere il problema dell'autocefalia della Chiesa ortodossa macedone nonostante l'opposizione delle Chiese ortodosse serba e russa", ha  riferito la pubblicazione online macedone Religija.

Il primo ministro macedone è stato molto soddisfatto dei risultati dei negoziati con il patriarca Bartolomeo e alla fine ha dichiarato:  "Spero che il patriarca ecumenico continuerà a promuovere il dialogo nello spirito di tolleranza e comprensione al fine di trovare soluzioni ai problemi che devono affrontare i credenti ortodossi. <...> Nell'ambito del Patriarcato ecumenico, verrà avviato un dialogo dinamico al fine di superare i problemi della Chiesa ortodossa macedone".

Come il Fanar "superi" i problemi delle denominazioni scismatiche è esemplificato dall'Ucraina.

Il prossimo in linea per il Tomos è il Montenegro. Il capo degli scismatici locali, il "metropolita" Miras ("Mihajlo") Dedeic, è fiducioso che presto avrà anche lui il Tomos.

il leader degli scismatici montenegrini Miras ("Mihajlo") Dedeic. Foto: rs-lat.sputniknews.com

Recentemente ha affermato: "Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, di cui io ero un sacerdote, ha detto che avrebbe studiato la storia dei Balcani e che altre chiese ortodosse dovevano ricevere l'autocefalia; questo riguarda la chiesa ortodossa montenegrina e la chiesa ortodossa macedone".

Naturalmente, tutti capiscono che questa "autocefalia" sarà modellata sulla "autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", vale a dire non una vera autocefalia, ma piuttosto una subordinazione al Fanar.

In effetti, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha meno indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina con lo status di autonomia.

Significa che il Fanar diventa più grande a spese di tali organizzazioni religiose scismatiche che sono disposte a essere subordinate a Costantinopoli e persino a pagare. Il processo è iniziato e ora qualsiasi stato, sul cui territorio vi sono alcune strutture religiose che si definiscono ortodosse, può appellarsi al Fanar per un Tomos. Si possono travare candidati disponibili nei territori canonici della Chiesa di Antiochia, di Gerusalemme e di alcune altre.

Inoltre, la recente ingerenza del Fanar nella Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia mostra il desiderio di Costantinopoli di assoggettare non solo le formazioni scismatiche, ma anche intere Chiese locali.

Tutto ciò significa che il Fanar brucia deliberatamente gli ultimi ponti lungo i quali era ancora possibile tornare all'unità ortodossa che esisteva tra le Chiese locali prima della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In risposta al riconoscimento degli scismatici ucraini, la Chiesa ortodossa russa ha rotto la comunione eucaristica con il Fanar. Che cosa farà la Chiesa ortodossa serba in risposta al riconoscimento degli scismatici macedoni e montenegrini? Con un alto grado di probabilità si può presumere che farà la stessa cosa.

Quindi, davanti ai nostri occhi, si stanno formando due gruppi di Chiese ortodosse che non hanno comunione eucaristica tra loro. Tuttavia, ricordiamo: "Credo nella Chiesa UNA, santa, cattolica e apostolica". E tutti i cristiani ortodossi dovranno trovare la risposta alla domanda su dove sia la vera Chiesa, se, naturalmente, essere nella Chiesa per loro è la chiave per salvare le loro anime e non solo una bella circostanza rituale. Alcune riflessioni su questo tema si possono trovare nei nostri articoli sotto il titolo generale "Chisa e Simulacro" .

Se le nostre ipotesi diverranno realtà e il patriarca Bartolomeo concederà (venderà) il Tomos al Montenegro e alla Macedonia del Nord, e la Chiesa serba romperà la comunione eucaristica con il Fanar, si verificherà una situazione in cui uno dei gruppi sopra menzionati sarà costituito dalle Chiese russa e serba, mentre l'altro – da quella di Costantinopoli, così come Grecia e Alessandria, vale a dire quelle Chiese locali che hanno accettato di riconoscere la supremazia del Fanar dopo aver riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Per quanto riguarda il resto delle Chiese locali, abbiamo già ipotizzato che possano prendersi il loro tempo per fare la loro scelta per un paio d'anni, ma poi, alla vigilia del 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico nel 2025 e dell'imminente unione tra Roma e Costantinopoli, dovranno decidere di quale gruppo far parte – con il Fanar, portando i propri aderenti all'unità con i latini, o con l'Ortodossia, che rifiuta qualsiasi comunione con gli eretici.

Come si svilupperanno i gruppi di cui sopra – chiamiamoli convenzionalmente fanarodosso e ortodosso?

La caratteristica principale del gruppo "fanarodosso" è la sua prontezza a fare concessioni alle autorità dei poteri secolari. Gli impiegati del Dipartimento di Stato americano hanno spinto per la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a tutti i livelli, anche senza nascondere le loro intenzioni, e poi, insieme ai rappresentanti del governo greco, hanno spinto per il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese di Grecia e d'Alessandria.

La seconda caratteristica di questo gruppo è il riconoscimento del potere del Fanar. Dichiarazioni che solo il patriarca di Costantinopoli può convocare riunioni pan-ortodosse, concedere l'autocefalia, agire come giudice di ultima istanza, ecc., si ascoltano regolarmente da parte dei rappresentanti del gruppo fanariota.

La terza caratteristica è il liberalismo riguardo ai dogmi e alle regole ecclesiastiche. Come direbbe un personaggio di una famosa commedia sovietica, "bisogna avvicinarsi alla gente in modo più dolce e affrontare le questioni in modo più completo". Nell'ambito di questo liberalismo, Fanar:

  • ha introdotto la digamia per il clero;
  • ha riconosciuto gli scismatici senza pentimento;
  • dichiara la possibilità di avere comunione con i cattolici pur con significative differenze dogmatiche.

È esattamente l'approccio liberale che rende possibile dichiarare l'unità con le altre confessioni cristiane nonostante le diverse visioni sui dogmi della Chiesa. Di conseguenza, le verità rivelate da Dio, le regole ecclesiali e le norme morali possono essere relegate in secondo piano ai fini di questa famigerata unità. Il punto principale è l'unità e l'amore di tutti con tutti.

L'unità è sicuramente buona, ma è necessario unirsi attorno alla Verità e non attorno alla menzogna.

In linea di massima, il percorso di sviluppo del gruppo fanarodosso è l'unità con i latini e possibilmente con altre denominazioni accanto alla liberalizzazione della vita ecclesiastica.

Il gruppo ortodosso sta affrontando tempi difficili.

In primo luogo, soffrirà per le azioni anti-canoniche della controparte. La persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina in Ucraina, così come dei credenti della Chiesa ortodossa serba in Montenegro e Macedonia del Nord, continuerà in un modo o nell'altro. Forse, altre regioni si uniranno a loro. Gli ortodossi sono già privati ​​del diritto di avere il proprio nome e le proprie chiese, sono sottratte loro le proprietà ecclesiastiche e sono praticamente fuorilegge.

Ma allo stesso tempo, a causa della mancanza di comunione eucaristica con il gruppo "fanarodosso", si stanno aprendo per l'Ortodossia anche opportunità di sviluppo in quelle regioni del pianeta, dove questo sviluppo era stato precedentemente ostacolato dal Patriarcato di Costantinopoli. Oggi la Chiesa ortodossa russa ha già l'opportunità, a prescindere da Fanar e da Alessandria, di aprire le sue parrocchie in Turchia, nei paesi dell'Asia e dell'Africa. Indubbiamente, il numero di tali parrocchie crescerà.

Un altro punto positivo è che sullo sfondo del liberalismo e dell'ecumenismo del gruppo dei fanarioti, gli ortodossi dovranno spingersi nella direzione opposta – verso un atteggiamento più responsabile verso i dogmi e i canoni della Chiesa. Sullo sfondo della riverenza del patriarca Bartolomeo nei confronti del Vaticano, è difficile immaginare che il patriarca Kirill di Mosca farà lo stesso. L'incontro tra il primate della Chiesa ortodossa russa e il capo del Vaticano all'aeroporto dell'Avana nel 2016 non assomiglia nemmeno un poco alle fraternizzazioni e alle preghiere congiunte che hanno avuto luogo tra il patriarca Bartolomeo e papa Francesco. Tuttavia, anche l'incontro dell'Avana è stato sottoposto a dure critiche. Ora la posizione della Chiesa ortodossa russa nei rapporti con il Vaticano dovrà diventare più conservatrice.

Si può anche presumere che le Chiese che hanno scelto di rimanere veramente ortodosse prendano una posizione più dura riguardo all'esito del Concilio di Creta nel 2016, che non solo assegna il termine "Chiesa" ai cattolici, ma riveste il Patriarcato di Costantinopoli di diritti esclusivi nella Chiesa ortodossa, implementando così il concetto di "primo senza pari".

La Chiesa ortodossa russa ha pienamente sperimentato l'essenza dei "diritti esclusivi" del Fanar.

Ma la cosa più incoraggiante per questo gruppo di Chiese ortodosse, per l'intero episcopato, il clero e le persone credenti è la consapevolezza che siamo nella vera Chiesa di Cristo. Come ha affermato sua Beatitudine il metropolita Onufrij alla riunione diocesana del dicembre 2019: "Beneamati in Cristo metropoliti e vescovi, padri, matushki, fratelli e sorelle! Non abbiate paura, perché viviamo nella vera fede, siamo nella Chiesa fondata da Cristo, e non dalle persone".

 
Le radici religiose della sfiducia della Russia verso l'Occidente

C'è qualcosa nella memoria collettiva russa che provoca la sfiducia russa nei confronti dell'Occidente. Questa sfiducia ha radici religiose?

L'identità russa ha un sentimento anti-occidentale più profondo di quello implicato dal recente aumento del sentimento anti-occidentale tra i russi, causato principalmente da quella che viene percepita come un'aggressione degli Stati Uniti e della NATO.

sant'Alexander Nevskij fermò l'assorbimento della Russia nell'Europa cattolica e così salvò la fede ortodossa russa

Allora, qual è una delle principali cause della storica sfiducia della Russia nei confronti dell'Occidente?

Per secoli, in Vaticano hanno cercato di convertire i cristiani ortodossi russi al cattolicesimo. Ci sono riusciti con i cristiani ortodossi nell'Ucraina occidentale e in alcune parti dei Balcani occidentali. Anche oggi il fanatismo vaticano è vivo e vegeto. Il Vaticano sta cercando di realizzare una "unione della Chiesa con i cristiani ortodossi", ovviamente sotto il primato del papa.

Gli invasori stranieri – il Vaticano insieme alle forze svedesi e polacche, Napoleone, Hitler e la NATO – sono visti come simboli violenti della civiltà occidentale.

Tuttavia, l'identità russa non si forma come reazione o riflesso storico all'espansionismo occidentale. Per sua natura, la cultura russa non è anti-occidentale o basata sull'antagonismo verso civiltà o concetti stranieri.

Molti russi sosterrebbero che l'identità russa appartiene a un "codice" di civiltà diverso, come successore della grande tradizione e civiltà bizantina. Questo è il motivo per cui l'Impero Russo è stato per secoli considerato la Terza Roma. La civiltà ortodossa differisce dalla sua controparte occidentale in termini di valori, tradizione, religione e così via.

Basta leggere Lo scontro delle civiltà di Samuel Huntington. Huntington afferma che le identità culturali e religiose delle persone saranno la principale fonte di conflitto nel mondo dopo la guerra fredda. Molti sosterrebbero che questo è esattamente ciò che sta accadendo nel mondo di oggi. La maggior parte dei conflitti recenti ha cause religiose o culturali. Inoltre, le sanguinose guerre civili nei Balcani e ora in Ucraina hanno avuto una forte dimensione religiosa e di civiltà.

Non dimentichiamo che molti conservatori cristiani americani ed europei sostengono Putin per la sua visione cristiana e per i suoi valori a favore della famiglia. Forse sono stufi dell'approccio apertamente anti-cristiano e anti-familiare dei loro governi alle questioni sociali?

 
La Chiesa Ortodossa di Polonia ritorna al vecchio calendario

Komunikat Kancelarii Św. Soboru Biskupów Polskiego Autokefalicznego Kościoła Prawosławnego

Warszawa, 19.III.2014

Z uwagi na fakt, iż większość parafii P.A.K.P. 96,00 % świętuje święta wg starego stylu (juliańskiego) oraz prośbą wiernych – Św. Sobór Biskupów odwołał decyzję soborową z dnia 12 kwietnia 1924 r. dotyczącą wprowadzenia nowego stylu (gregoriańskiego) i postanowił powrócić do stylu starego (juliańskiego) z dniem 15 czerwca 2014 r. (Niedziela Wszystkich Świętych). Tam gdzie zaistnieje potrzeba, może być praktykowany styl nowy.

Comunicato della Cancelleria del Santo Sinodo dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Autocefala Polacca

Varsavia, 19.III.2014

A causa del fatto che la maggior parte delle parrocchie della Chiesa Ortodossa Autocefala Polacca, il 96.00%, celebrano le feste secondo il vecchio stile (giuliano) e dopo aver chiesto il parere dei fedeli - il Santo Sinodo dei Vescovi ha annullato la decisione del Concilio del 12 aprile 1924, relativa all'introduzione del nuovo stile (gregoriano) e ha deciso di tornare al vecchio stile (giuliano) dal giorno 15 giugno 2014 (Domenica di Tutti i Santi). Laddove sussistono necessità, può essere praticato il nuovo stile.

Questa notizia può sembrare marginale e ininfluente, ma in realtà è storica: si tratta della prima Chiesa ortodossa locale che, dopo i processi di modernizzazione del XX secolo, ratifica il ritorno al vecchio calendario. Non è forse secondario il fatto che la decisione sia annunciata proprio dopo l'accordo sulla celebrazione del concilio inter-ortodosso nel 2016.

 
L'Ortodossia può esistere senza il Patriarcato di Costantinopoli?

il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Secondo i canoni, il patriarca ecumenico è davvero il capo dell'Ortodossia e le sue azioni sono benefiche per la Chiesa? E in che modo le sue azioni influenzano la vita di un cristiano ordinario?

Nel 2018-19, si sono verificati eventi nell'Ortodossia mondiale che potrebbero benissimo portare a una divisione globale nella chiesa ortodossa ecumenica.

Nell'ottobre 2018, la gerarchia del Fanar ha legalizzato i leader delle organizzazioni scismatiche ucraine e, a dicembre, ha creato una struttura "autocefala" che è stata chiamata "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Nell'ottobre 2019, la Chiesa ortodossa di Grecia ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e novembre lo ha fatto la Chiesa di Alessandria.

Eventi simili si stanno già delineando in Macedonia e Montenegro, dove i governanti locali entrano in contatto con il Fanar, al fine di legalizzare le strutture scismatiche dei loro paesi e ottenere il loro Tomos dal patriarca Bartolomeo.

E come politici, sembrano aver ragione nel cercare di creare la loro Chiesa nazionale.

Ma dal punto di vista del cristiano ortodosso, che frequenta regolarmente la chiesa in Ucraina e in altri paesi, la situazione sembra completamente diversa. Non riesce a capire: quelli che sono sempre stati chiamati dissidenti e scismatici, ora diventano o diventeranno Chiese canoniche? La grazia dei sacramenti ora compare all'improvviso nelle chiese dell'ex "patriarcato di Kiev" e dell'ex "Chiesa ortodossa autocefala ucraina"? E ora ci si può confessare, comunicare e in generale – essere salvati? Chi ha ragione – i greci, che affermano che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è la Chiesa, o il resto delle Chiese locali, che ancora chiamano membri di questa struttura scismatici?

In questa storia, raccoglieremo tutti i fatti e daremo risposte semplici a domande complesse.

Il patriarca di Costantinopoli è davvero il capo della Chiesa?

Dal punto di vista degli insegnamenti della Chiesa, nessun laico può appropriarsi dei ranghi di vescovo e di prete; questa è una completa assurdità. Ma al Patriarcato di Costantinopoli, e dopo di esso, in parti delle Chiese di Grecia e di Alessandria, affermano che non è affatto assurdo. Perché? Perché lo ha detto il patriarca di Costantinopoli, e non può sbagliare, perché, agli occhi dei greci, è a capo di tutta la Chiesa. Ma è davvero così?

Una delle verità più importanti insegnate dal Vangelo è che nella Chiesa non ci sono dei capi. Il suo capo è Cristo. Il Salvatore decise una volta per tutte la questione del primato tra le persone: "Sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9:35).

È particolarmente significativo che Cristo pronunciò queste parole proprio dopo che gli apostoli scoprirono tra loro quale di loro era il principale: "Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: Di che cosa stavate discutendo lungo la via?. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande" (Mc 9:33-34).

Si può tracciare un'analogia tra gli apostoli e le Chiese locali, e quindi possiamo tranquillamente affermare che tutte le Chiese che insieme formano un'unica Chiesa ecumenica sono assolutamente uguali tra loro. Non hanno una prima e un'ultima. Sì, esistono i cosiddetti Dittici, ovvero un elenco in cui le Chiese sono registrate in una certa sequenza, ma un posto in esso non offre alcun privilegio diverso dal privilegio di onore e rispetto tra fratelli uguali.

Tuttavia, al Fanar la pensano diversamente.

Nel XX secolo, nel Patriarcato di Costantinopoli sorse l'opinione che essi fossero superiori alle altre Chiese e che avessero il diritto di dominarle.

L'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico... Se il Patriarcato ecumenico ... lascia la scena interortodossa, le Chiese locali diventeranno "come pecore senza pastore".

Patriarca Bartolomeo

"L'arcivescovo di Costantinopoli e, di conseguenza, il patriarca ecumenico è il primo senza eguali".

Arcivescovo Elpidophoros

"La Chiesa ortodossa senza il Patriarcato ecumenico sarebbe una sorta di protestantesimo ... È inconcepibile che qualche Chiesa locale ... abbia interrotto la comunione con lui, poiché la canonicità del suo essere procede da essa".

Metropolita di Adrianopoli Amphilochios (Stergiou)

"Sebbene in generale consideriamo Cristo come il capo della nostra Chiesa, tuttavia sulla terra lo è il patriarca ecumenico".

Metropolita Evstathios di Monemvasia e Sparta

"Sulla base dei canoni, secondo gli insegnamenti della Chiesa ortodossa, il Patriarcato ecumenico ha dei privilegi. Chi non è d'accordo con questo, in realtà si sta staccando dall'Ortodossia".

Arcivescovo di Telmessos Job (Getcha)

Quindi, l'arcivescovo Job afferma che il primato del Fanar è indicato nei canoni. Pertanto, scopriamolo:

Secondo quali canoni Costantinopoli è a capo della Chiesa?

Lo stesso Patriarcato di Costantinopoli apparve piuttosto tardi, nel IV secolo. Nella lista delle Chiese (i Dittici), fu immediatamente posto al secondo posto dopo Roma. E solo per motivi politici – solo perché Costantinopoli era la capitale dell'impero, dove viveva l'imperatore e risiedeva il governo. Dopo che la Chiesa romana entrò nello scisma, Costantinopoli divenne automaticamente la prima nei Dittici, e questo fu comprensibile: la vicinanza con l'imperatore gli conferì influenza e diritti corrispondenti.

Ma nel 1453 Costantinopoli fu conquistata dai turchi, l'Impero Bizantino cadde e il Patriarcato di Costantinopoli si trasformò in un piccolo gruppo isolato di ortodossi in un enorme paese musulmano.

Cioè, tutte le condizioni grazie alle quali questa Chiesa era la prima nei Dittici sono completamente scomparse. Anche Costantinopoli stessa scomparve, si trasformò in Istanbul.

Tuttavia, altre Chiese, in cui servivano principalmente dei greci, desiderando preservare il loro centro spirituale, continuarono a considerare Costantinopoli la prima in onore.

E ora, Costantinopoli ha deciso di monetizzare questo rispetto in un primato di potere. E dichiara che la conferma di questo potere è nei canoni.

* * *

Ci sono diverse formulazioni canoniche scritte ai tempi dell'Impero, che Costantinopoli cita come prova del suo diritto di governare su altre Chiese. Diamo un'occhiata più da vicino a loro.

Canone 3 del secondo Concilio ecumenico (381): "Il Vescovo di Costantinopoli ha il privilegio dell'onore dopo il vescovo di Roma, perché questa città è la nuova Roma".

In realtà, il canone dice che nei Dittici alla Chiesa di Costantinopoli era assegnato il secondo posto dopo quella di Roma. Il motivo è di nuovo che l'imperatore viveva a Costantinopoli e vi risiedeva il governo. Tutto qui. Non ci sono diritti di supremazia sulle altre Chiese.

Canone 28 del quarto Concilio ecumenico (451): "Una città che è onorata dalla sovranità e dal Senato, e gode di uguali privilegi della vecchia Roma imperiale, dovrebbe anche in materia ecclesiastica essere come lei magnificata, ed essere in rango accanto a lei; affinché nelle diocesi del Ponto, dell'Asia e della Tracia, i metropoliti e anche i vescovi delle diocesi di cui sopra che sono tra i barbari, debbano essere ordinati dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli".

Anche in questo caso vengono menzionati i diritti d'onore di Costantinopoli, basati sul fatto della vicinanza con il sovrano e con il governo. Ma per la prima volta vengono menzionati anche i diritti del potere: sulle regioni di Ponto, Asia e Tracia. Diamo un'occhiata a cosa corrispondono su una mappa moderna: la regione del Ponto è la costa meridionale del Mar Nero, situata in Turchia, la regione dell'Asia è la parte orientale della Turchia, sul Mar Egeo, la regione della Tracia è la parte orientale della Turchia, adiacente alla Bulgaria da un lato e sul Mar di Marmara – dall'altro.

Cioè, secondo questa regola, il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto di dominare il territorio della Turchia moderna e nient'altro.

Canone 36 del sesto Concilio ecumenico: "Il trono di Costantinopoli abbia pari vantaggi di quelli del trono dell'antica Roma e parimenti, sia magnificato negli affari escclesiastici, avendo il secondo posto".

Come si può vedere, la stessa tesi è duplicata qui come nei canoni precedenti – la tesi che Costantinopoli è la seconda dopo Roma. Ma questo le dà il diritto di guidare altre Chiese? No, non si dice nulla al riguardo, sebbene la tesi sia stata adottata durante il periodo di massimo splendore dell'impero.

Canone 17 del quarto Concilio ecumenico, che dovrebbe dare a Costantinopoli il diritto di giudicare tutti i vescovi:

"Se qualcuno è offeso dal suo metropolita: che sia giudicato dal vescovo principale della regione, o dal trono di Costantinopoli."

In effetti, se si legge questo canone isolato dal resto, e anche dopo le belle dichiarazioni dei fanarioti moderni, può sembrare che il patriarca di Costantinopoli abbia il diritto di giudicare tutti. Ma ricordiamo il canone 28 del quarto Concilio ecumenico, che assegna al trono di Costantinopoli solo le aree di "Ponto, Asia e Tracia".

Il grande canonista bizantino del XII secolo, Ioannis Zonaras, parle in modo assolutamente chiaro su questo argomento: "Ma non tutti i metropoliti senza eccezione sono soggetti al giudice di Costantinopoli, ma solo i suoi subordinati. E non può portare alla sua corte i metropoliti di Siria, Palestina e Fenicia, o Egitto contro la loro volontà; ma i metropoliti della Siria sono soggetti al giudizio del patriarca di Antiochia, i palestinesi al giudizio del patriarca di Gerusalemme, e gli egiziani al giudizio del patriarca di Alessandria".

Come vediamo, nei canoni non vi è assolutamente alcun diritto del Fanar di dominare le altre Chiese. E se non c'era durante il periodo dell'Impero Bizantino, allora, ancora di più, non c'è ora.

E in questa nostalgia per i tempi della grandezza dell'Impero e della grandezza della civiltà ellenica si trova la chiave principale per capire cosa stia facendo il Fanar adesso.

Il motivo dello scisma nell'Ortodossia: i greci contro gli slavi o la Chiesa contro l'illegalità?

Per quanto i greci hanno dato all'umanità, pochi possono confrontarsi con loro: cultura, filosofia, poesia, politica, matematica, fisica, medicina... Probabilmente, non ci sono in queste aree delle cose che non siano basate sull'eredità ellenica.

Quasi tutti i libri del Nuovo Testamento sono stati scritti in greco. I santi Padri e insegnanti della Chiesa erano in maggior parte greci. Tutto l'ordine del nostro culto è eseguito secondo il Tipico compilato da greci.

D'altra parte, tutti questi risultati hanno portato allo sviluppo del nazionalismo ellenico. Rendendosi conto della grandezza della loro cultura e della grandezza dell'impero bizantino, i greci, che ne costituivano il nucleo, iniziarono a mettersi al di sopra di altri popoli, che spesso in modo sprezzante erano definiti barbari.

Nel 1453 cadde l'Impero, i greci si sparpagliarono per il mondo, ma la nostalgia per il passato imperiale non scomparve. La restaurazione del grande impero bizantino per molti greci è un'idea fissa. E anche se questo non è possibile in politica, alcuni di loro vedono una simile opportunità nella Chiesa.

La stragrande maggioranza dei primati delle moderne Chiese locali è composta da greci. Sono greci i primati di Costantinopoli, Grecia, Alessandria, Gerusalemme, Cipro, Albania. Nella Chiesa di Alessandria, diffusa in tutti i paesi africani, su 37 vescovi ci sono solo 5 africani, il resto sono greci.

E sebbene conoscano perfettamente le parole dell'apostolo Paolo, che dice che nella Chiesa non c'è né greco né ebreo, per molti dei greci ortodossi la grandezza del patriarca di Costantinopoli è un prototipo della grandezza della nazione ellenica. E preferiscono interpretare le proteste di un certo numero di Chiese locali contro le azioni illegali del Fanar come un conflitto etnico – una rivolta degli slavi contro i greci. Questi stessi barbari russi rivendicherebbero il primato, ed è per questo che contestano le azioni di Costantinopoli.

Nell'autunno 2018, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato alla diaspora greca:

"Il nostro patriarcato ecumenico: è da qui che provengono gli ideali, i valori della nostra Nazione, la gloria della nostra Nazione, la passione e il martirio della nostra Nazione, la loro fonte è qui... al momento, il nostro patriarcato sta cercando di risolvere il problema ecclesiastico ucraino, e mostra i suoi privilegi e diritti in conformità con i canoni dei Concili ecumenici e innanzi tutto, il canone del quarto Concilio ecumenico di Calcedonia, che dà specifici privilegi di appello al Patriarcato ecumenico, questi canoni sono obbligatori per l'intera Ortodossia, che piaccia o no ai nostri fratelli russi, prima o poi e la successiva decisione, che darà il Patriarcato ecumenico, perché non hanno altra scelta... I nostri fratelli slavi infatti non tollerano la superiorità del Patriarcato ecumenico e, quindi, della nostra nazione nell'Ortodossia nel mondo".

Il patriarca Bartolomeo è arrivato al punto di accusare i membri della C‍hiesa ortodossa ucraina dello scisma filaretista e di chiamarli russi: "Sono stati i russi a commettere lo scisma, non il Patriarcato ecumenico o gli ucraini, come ora dicono... Come Chiesa madre, dovevamo prenderci cura dell'unità canonica di milioni di ucraini che non vogliono essere nella stessa Chiesa con i russi".

Il tentativo deò Fanar di presentare lo scisma nell'Ortodossia come nazionale, come russi contro greci, si inserisce bene nel contesto della geopolitica, dove molte forze politiche insistono sulla "minaccia russa", ma questo non ha nulla a che fare con la realtà della Chiesa. Le chiese russa, serba, polacca e antiochena, la Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia, non si oppongono affatto ai greci. Si oppongono all'illegalità, all'introduzione di laici scismatici nella Chiesa e ai tentativi di Fanar di imporre qualsiasi decisione alla Chiesa semplicemente perché là presumono di avere il diritto di governare sugli altri.

Tracciamo semplici analogie: se avverti tuo fratello ad alta voce della sua illegalità, questo non significa affatto che tu stesso voglia commettere questa illegalità, dici solo che commettere illegalità è male e sbagliato.

E se non fossero stati i greci a dirigere il Fanar, ma, diciamo, ebrei, tedeschi o portoghesi, ciò non avrebbe cambiato l'atteggiamento critico nei loro confronti.

Tradire in anticipo non è tradire, ma anticipare?

Sappiamo che la Chiesa è il luogo di incontro di una persona con Dio, e quindi abbiamo esigenze e aspettative particolarmente elevate per i suoi ministri, e ancora di più per i primati.

Questi non possono agire a priori nel modo in cui agiscono i politici: mentire, tradire e cambiare la loro posizione a volontà.

Per un quarto di secolo, il patriarca Bartolomeo ha considerato come gruppi di laici il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e improvvisamente nel 2018 li ha chiamati vescovi. Nel 2016, il patriarca chiamava il metropolita Onufrij l'unico legittimo primate della Chiesa in Ucraina, e nel 2018 ha iniziato a chiamare in tal modo Sergej Dumenko. E tutto ciò sorprendentemente ha coinciso con l'inizio della campagna elettorale presidenziale di Poroshenko, dove l'enfasi principale era posta quasi esclusivamente sul Tomos e sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ancora più sorprendente è la metamorfosi del capo della Chiesa di Alessandria, il patriarca Theodoros.

Fino al 2019, questi aveva fatto molte dichiarazioni in cui definiva sua Beatitudine Onufrij l'unico legittimo primate della Chiesa in Ucraina ed esortava i credenti a essere fedeli solo alla Chiesa ortodossa ucraina. Ma poi è arrivato il novembre del 2019 e il patriarca Theodoros si è dimenticato del metropolita Onufrij e della Chiesa ortodossa ucraina, che sono scomparsi per lui.

Patriarca Teodoro (nel 2016): "Possa sua Beatitudine Onufrij sapere che il Patriarcato di Alessandria e tutti noi siamo accanto alla Chiesa ortodossa ucraina canonica sotto la guida di sua Beatitudine il Metropolita Onufrij".

Patriarca Teodoro (29 ottobre 2018, dopo la "riabilitazione" di Filaret e Makarij): "Ho vissuto un momento difficile dello scisma, quando sono iniziati tutti questi processi, il movimento verso l'autocefalia per creare una chiesa scismatica. Poi ho avuto queste difficoltà a Odessa, quando volevano impossessarsi delle nostre chiese ortodosse. Giorno e notte ero in servizio nel nostro cortile di Odessa. Come dice sua Beatitudine Onufrij, la Chiesa deve essere distaccata dalla politica. "Non possiamo nasconderci dietro un dito, dobbiamo vedere che dietro tutto questo è nascosto l'interesse politico".

Non si può non ricordare le metamorfosi del Monte Athos. L'abate del monastero di Vatopedi, l'Archimandrita Ephraim, ha più volte invitato gli ucraini a essere fedeli solo alla Chiesa ortodossa ucraina e a sua Beatitudine Onufrij.

Archimandrita Ephraim: "Faccio appello al popolo ucraino e chiedo loro di attenersi alla Chiesa ortodossa canonica, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufry. Tutta la Santa Montagna accetta e riconosce solo la Chiesa ucraina canonica, guidata dal Metropolita Onufrij".

Poi, l'archimandrita è venuto a Kiev per l'intronizzazione di Epifanij e non è stato in grado di partecipare alla cerimonia esclusivamente per motivi di salute, e gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"  sono stati accettati nel suo monastero sul Monte Athos.

* * *

Cristo nel Vangelo ci dice: "Attenti ai falsi profeti che vengono da voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Un albero buono porta frutti buoni, e un albero cattivo porta frutti cattivi" (Mt 7:15-16).

Osservando le figure maestose dei vescovi del Fanar, è quasi impossibile credere che stiano compiendo azioni anticristiane. Ma, ahimè, i fatti parlano proprio di questo.

Le dichiarazioni di Fanar durante la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sembravano belle - guarire lo scisma e unire tutta l'Ortodossia ucraina. Ma cosa vediamo dopo un anno, quali sono i risultati, quali sono i frutti?

  • Non si è verificata l'unificazione dell'Ortodossia in Ucraina. La Chiesa ortodossa ucraina esiste separatamente dalla struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" creata dagli scismatici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina".
  • Con la legalizzazione da parte del Fanar, Filaret non ha dimostrato alcun pentimento – questo è un errore evidente. Filaret non è cambiato affatto e si è già diviso dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", da cui è partito con parte dei suoi vescovi scismatici e ora ne sta ordinando di nuovi. Inoltre, Filaret ha già detto che nessun possibile anatema da parte del Fanar lo disturba.
  • La creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha introdotto nella società ucraina un altro fattore di separazione - quello religioso. Poroshenko, non avendo attirato vescovi e sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha incaricato le autorità locali di trasferire i luoghi di culto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non è stata chiesta l'opinione dei credenti. Agli abitanti dei villaggi è stato detto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è patriottica e la Chiesa ortodossa ucraina è la Chiesa dell'aggressore, e le dovrebbero essere portati via i luoghi di culto. Molti ri questi sono stati sequestrati, i parrocchiani cacciati. In villaggi che ieri erano tranquilli e amichevoli, è iniziata una vera guerra. Inimicizia e odio si sono stabiliti tra vicini, amici e persino all'interno delle famiglie.
  • Un anno fa, i rapporti tra le Chiese locali erano, se non totalmente sereni, per lo meno fraterni e benevoli. Ora le Chiese sono divise tra quelle che hanno sostenuto le azioni del Fanar nel legalizzare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e quelle che sono contrarie. Ed è ovvio che la divisione si approfondirà.
  • Il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte delle Chiese di Grecia e di Alessandria ha causato conflitti e divergenze al loro interno. Ci sono molti vescovi greci che si sono rifiutati di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e continuano a considerare i suoi chierici come dei laici. Non c'è dubbio che la stessa situazione si verificherà in qualsiasi altra Chiesa in cui decidono di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".
  • E, soprattutto - secondo i canoni, un prete che entra in comunione con gli scismatici diventa egli stesso uno scismatico. Il Canone apostolico 10 afferma chiaramente: "Se qualcuno prega con uno scomunicato in chiesa, o anche in casa: che sia scomunicato".

E questa regola non appartiene alla categoria di quei canoni che danno al Fanar mitici diritti di comandare gli altri. Si applica a ogni cristiano ed è direttamente correlata alla nostra salvezza.

L'obiettivo finale di ogni cristiano è salvare l'anima e raggiungere il regno dei cieli. La Chiesa ortodossa ha assicurato questo obiettivo per tutta la sua esistenza? E ora sarebbe assicurato da coloro che hanno legalizzato e riconosciuto lo scisma ucraino, per non parlare della stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Ci sono molti dubbi a riguardo.

L'attuale attacco del Fanar contro l'Ortodossia ha portato ai credenti solo scismi, contese e divisioni. Ricordate in questa occasione le parole di Cristo: "Ogni albero che non porta frutto viene abbattuto e gettato nel fuoco. Non tutti quelli che mi dicono: Signore! Signore!, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi compie la volontà del mio Padre nei cieli.

Le azioni dei fanarioti sono secondo la volontà del Padre nei cieli? E noi dovremmo sostenere le loro azioni?

Nel corso della sua storia, la Chiesa ortodossa ha superato eresie, scismi e tentativi di unioni forzate. Tuttavia, è stata fondata da Cristo ed esisterà fino alla fine dei tempi. Il destino di coloro che hanno cercato di distruggere la Chiesa è triste.

Il comandamento di Cristo rappresenta una sfida per ognuno di noi: possiamo acquisire il mondo intero e allo stesso tempo perdere la nostra anima, o preservare la nostra anima sacrificando i benefici terreni. La scelta è sempre nostra.

 
Le chiese greche possono chiamarci "Ohrid", ma noi ci chiameremo "macedoni"

foto: politika.rs

Comprendendo la delicatezza della questione che circonda il suo nome, la Chiesa ortodossa macedone-Arcivescovado di Ohrid non costringerà le Chiese di lingua greca a chiamarla "macedone", e spera anche nella comprensione e in uno spirito di riconciliazione da parte greca, afferma il primate della Chiesa recentemente riconosciuta.

In un'intervista con l'outlet serbo Politika ieri, sua Eminenza l'arcivescovo Stefan ha riflettuto sugli eventi degli ultimi mesi che hanno visto la Chiesa ortodossa macedone riconosciuta dal Patriarcato di Costantinopoli, tornata al Patriarcato serbo come Chiesa autonoma e, infine, oggetto di piena autocefalia dal Concilio episcopale della Chiesa ortodossa serba.

Nonostante la gioia di una Chiesa precedentemente scismatica di milioni di persone che tornano all'ovile della Chiesa ortodossa, la questione del nome della Chiesa è spesso al centro della scena. Costantinopoli ha riconosciuto la Chiesa ortodossa macedone, ma solo con il titolo di "Arcivescovado di Ohrid". La Chiesa ortodossa serba ha fatto riferimento alla Chiesa ortodossa macedone con il suo titolo completo di "Chiesa ortodossa macedone-Arcivescovado di Ohrid" e ha invitato i suoi vescovi a risolvere la questione del suo nome di concerto con altre Chiese locali.

Il Sinodo della Chiesa greca ha quindi deciso di accogliere con favore la decisione di Costantinopoli di riconoscere la Chiesa ortodossa macedone, ma ha anche espresso "serie obiezioni e riserve" sul nome della Chiesa "macedone".

Al contrario, i vescovi della Chiesa bulgara, mentre entrano formalmente in comunione con la Chiesa ortodossa macedone, sono preoccupati per il nome di "Arcivescovado di Ohrid", poiché la Chiesa bulgara si considera la continuazione storica dell'antico arcivescovado di Ohrid.

Interpellato da Politika su questo delicato tema, l'arcivescovo Stefan ha parlato con uno spirito di compromesso:

Siamo consapevoli della delicatezza della questione del nostro nome per il blocco greco delle Chiese. Pertanto, non chiederemo loro di chiamarci con un nome che a loro non piace. Dal momento che siamo gli eredi del famoso Arcivescovado di Ohrid, essere chiamati con quel nome da parte loro non è un problema per noi.

Tuttavia, sono convinto che i nostri fratelli vescovi e in generale i fedeli del mondo ortodosso di lingua greca capiranno che noi non possiamo chiamarci altro che macedoni, cioè che per noi la nostra Chiesa è tanto macedone quanto lo è Ohrid.

E concentrandosi sul cuore della vita della Chiesa, l'arcivescovo ha espresso una speranza:

Probabilmente ci saranno cose che dovranno essere risolte, ma la fede e l'amore possono muovere le montagne. Se entrambe le parti dimostreranno di agire nell'amore di Cristo, sarà facile raggiungere un accordo tra le Chiese greche e la nostra, la Chiesa macedone.

Il primate della Chiesa ortodossa macedone ha anche sottolineato il ruolo del dialogo e della collegialità nella Chiesa, che li ha aiutati a vedere che "la sfiducia reciproca dei decenni passati era scomparsa". Citando sua Santità il patriarca Porfirije della Chiesa serba, l'arcivescovo ha sottolineato: "Abbiamo concluso che Cristo è la nostra prima priorità, quindi tutto è andato a posto".

Secondo l'arcivescovo Stefan, i precedenti tentativi di avviare un dialogo con la Chiesa ortodossa serba hanno dato pochi frutti, ma dopo che il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha accettato di prendere in considerazione la richiesta della Chiesa ortodossa macedone e con l'elezione del patriarca Porfirije come primate della Chiesa serba, "è stata aperta una nuova pagina nei rapporti tra le nostre Chiese, per la quale siamo immensamente grati sia come popolo che come Chiesa".

Alla domanda su cosa significhi per la Chiesa ortodossa macedone che la Chiesa serba abbia riconosciuto la sua autocefalia, sua Eminenza l'arcivescovo Stefan di Skopje ha espresso la fiducia che si sia trattato di un grande evento non solo per la Chiesa ortodossa macedone, ma per l'intera Chiesa.

"Per la nostra gerarchia e i fedeli, l'impossibilità della comunione eucaristica con i nostri fratelli e sorelle ortodossi di altre Chiese ortodosse locali era una ferita aperta che ora è guarita. Inoltre, ora abbiamo l'opportunità di ampliare la nostra multiforme cooperazione con altre Chiese locali. Tutto questo porterà grandi frutti", ha detto il primate della Chiesa ortodossa macedone.

"Ogni incontro nobilita e arricchisce, in particolare il ringraziamento liturgico congiunto, le preghiere comuni e le conversazioni reciproche con i compagni di fede di altre Chiese locali", ha sottolineato l'arcivescovo.

I pellegrini che in precedenza erano stati scoraggiati dal recarsi in Macedonia ora si sentiranno liberi di visitare le sue antiche chiese e i monasteri, ha aggiunto.

L'arcivescovo ha anche parlato di quanto fosse contento, decenni dopo che il patriarca serbo German era stato in visita l'ultima volta nel 1962, di ospitare il patriarca Porfirije a Ohrid, "la Gerusalemme pan-slava, questa antica città situata vicino alla perla del lago di Ohrid, piena di chiese in cui Dio è stato inneggiato e glorificato per più di 1.000 anni".

Alla richiesta di rivolgere una parola ai fedeli serbi, l'arcivescovo li ha incoraggiati "a conoscere, a custodire e a vivere secondo la fede... che ci è stata trasmessa e che ci viene trasmessa dai nostri padri". Ha anche sottolineato che tutti i fedeli ortodossi dovrebbero assumere l'intera armatura di Dio per difendersi dall'astuzia del diavolo e fare della loro vita una "lode continua a Dio".

 
Prove tecniche di divisione tra pecore e capri

Mt 25,31-33: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra."

Fa un certo effetto considerare la polarizzazione mondiale di questi giorni alla luce di questi versetti... Certamente, quali che siano le ragioni dell’una e dell’altra parte, a partire dai fatti di Kiev, di una cosa dobbiamo renderci conto: da una delle due parti c’è, in presenza massiccia (e altrettanto massicciamente attaccata) LA CHIESA ORTODOSSA. Dall’altra parte, notiamo una presenza di tante entità (uniati, scismatici…) che si dicono “ortodosse” senza essere nella Chiesa ortodossa. Anche lo straordinario mosaico del giudizio a Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna (nell’immagine) presenta un angelo che non è proprio un angelo dalla parte dei capri... Cerchiamo di capire qualcosa di più nella nostra sezione di “Geopolitica Ortodossa”, dove presentiamo in una volta sola ben due articoli di padre Andrew Phillips, intitolati rispettivamente Il richiamo a raccolta del mondo ortodosso russo e Aggressione euroatlantica contro l'unità della Santa Rus’. Il richiamo finale, “.. voi da che parte state?” ci ricorda quel giudizio di cui vediamo oggi certamente una piccola immagine profetica.

 
Veniamo tutti dal Cattolicesimo: vecchi e nuovi miti degli uniati

il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come i greco-cattolici ucraini riscrivono la storia del cristianesimo.

Molte persone ricordano il crollo dell'URSS: una dolorosa crisi economica, il crollo dell'ideologia marxista-leninista e l'introduzione febbrile di nuovi concetti storici. Sfortunatamente, quest'ultimo processo non è sempre stato di natura puramente scientifica. L'Unione Sovietica è crollata, ma la tradizione di usare la scienza per motivi di particolare opportunità politica non se ne è andata via.

Una miriade di storici, studiosi religiosi, scrittori e giornalisti greco-cattolici sta lavorando duramente per creare e diffondere miti storici, sfruttando il fatto che la moderna scienza storica ucraina è guidata più dalle esigenze dell'ideologia nazionalista che dall'oggettività scientifica.

È improbabile che un singolo articolo demolisca completamente questi miti, ma è semplicemente necessario delineare alcune aree su cui gli storici devono lavorare.

Il principe Vladimir e la sua scelta

La prima cosa che attira l'attenzione quando si studia la letteratura storica cattolica greca è una serie di miti sulla diffusione del cristianesimo nella Rus'.

Per esempio, sapevate che il principe Vladimir scelse il cristianesimo bizantino piuttosto che il cristianesimo occidentale perché aveva paura di diventare dipendente dai papi romani? Ma il prete cattolico greco Vasilij Ivanishin, maestro spirituale del padre di Pravy Sektor, Dmitrij Jarosh, ritiene che sia esattamente così:

"L'essenza della scelta era diversa, e le nostre cronache modestamente tacciono al riguardo: scegliere la Chiesa che avrebbe obbligato il principe a riconoscere la dipendenza spirituale e in quel momento tangibilmente politica dal suo gerarca (il papa) o scegliere la Chiesa che si era formata sotto la cura di Cesare, che aveva l'abitudine di servire il capo di stato e vedeva le sue prospettive nell'espansione della sua influenza e del suo potere. Nel 988, il principe Vladimir scelse la Chiesa che avrebbe servito le sue intenzioni di rafforzare la sconfinata e animata Rus'."

la copertina dell'opuscolo di Vasilj Ivanishin "Chiesa ucraina e processo di rinascita nazionale". Foto: dontsov-nic.com.ua

Naturalmente, Ivanishin, come persona che un tempo aveva studiato "qualcosa e in qualche modo", ricordava il popolare cliché sul "cesaro-papismo" nell'Ortodossia e sul "papo-cesarismo" nel Cattolicesimo. E probabilmente, decise di applicare questa "conoscenza" alla scelta di fede del principe Vladimir, pensando di rivelare una verità sensazionale per gli "ignoranti" ortodossi.

Ma il problema è che la sua "rivelazione" non ha quasi nulla a che fare con il decimo secolo!

Se avesse studiato attentamente la storia della Chiesa occidentale, avrebbe saputo che gli storici hanno chiamato il periodo dal 904 al 963 (cioè letteralmente un quarto di secolo prima della cristianizzazione della Rus') nella storia della Chiesa romana definendolo l'epoca della pornocrazia ("il dominio delle prostitute"), in cui i papi romani furono nominati da influenti clan italiani. E dal 963, la Chiesa occidentale passò sotto il controllo dei re tedeschi.

Come scrive lo storico occidentale Joseph Lynch, "nel secolo successivo, i papi si sono integrati nel sistema ecclesiale dell'impero, e i re tedeschi si sono arrogati il diritto di approvare le loro elezioni e talvolta persino di nominarli personalmente".

È giusto notare che papa Giovanni XV, che era sul trono romano nel 988, stava ancora cercando di perseguire una politica indipendente, ma non godeva di popolarità tra i cittadini romani a causa di "corruzione e nepotismo". Fu con gli ambasciatori di questo papa che il principe Vladimir parlò a Novgorod.

È difficile stabilire ciò che gli hanno detto questi ambasciatori, ma ciò di cui il principe Vladimir aveva paura, se ne aveva, nei confronti della Chiesa occidentale non erano le sue imposizioni sui sovrani, ma esattamente il contrario: la sua dipendenza dalla "mafia" italiana di quel tempo e dei re tedeschi del "Primo Reich". E ha fatto bene: una vivida conferma di ciò è che letteralmente pochi anni dopo la cristianizzazione della Rus', un tedesco divenne papa.

Una Rus' cattolica

Tuttavia, la tesi principale degli uniati su questo periodo storico è l'affermazione che la metropolia della Rus' fosse... cattolica.

Gli uniati ritengono che, poiché nel 988 non vi era ancora alcuna divisione tra la Chiesa orientale e quella occidentale, allora la metropolia della Rus' di quel tempo può essere considerata parte della Chiesa cattolica.

"Il popolo ucraino, dopo aver accettato la fede cristiana nel rito bizantino orientale (nei secoli IX e X, e infine nel 988) appartenne alla Chiesa ecumenica (cattolica), rimanendovi per diversi secoli. Nel corso del tempo, ha iniziato ad alienarsi dall'unità con la Chiesa ecumenica, divisa tra Oriente e Occidente e caduta nel XVI secolo sotto l'influenza dell'Ortodossia bizantina. Negli anni 1595-1696, l'Ucraina si è nuovamente riunita".

Una "gemma" così sorprendente può essere trovata nell'opuscolo greco-cattolico scritto da un certo "padre Ivan Ortinskij". Naturalmente, qui abbiamo a che fare con un'estrapolazione grossolana di idee confessionali su fatti storici.

la brochure di Ivan Ortinskij "Sfida al 1000° anniversario della cristianizzazione dell'Ucraina. Oggi e domani". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Tale estrapolazione si presenta spesso in una forma velata:

"Al tempo della cristianizzazione di Vladimir, non vi era ancora alcuna rottura di unità tra la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa di Roma. La neo-creata Kiev, o meglio la metropolia della Rus', era in unione sia con la Chiesa madre di Costantinopoli che con il vescovo di Roma", scrive lo storico e pubblicista greco-cattolico Anatolij Babinskij.

il libro di Anatolij Babinskij "La storia della Chiesa greco-cattolica ucraina in 90 minuti". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Allo stesso tempo, "si dimentica" di menzionare che la metropolia della Rus' a quel tempo non era solo "in unità" con Costantinopoli ma sotto la sua diretta giurisdizione e non poteva per definizione assumere una posizione neutrale nelle questioni ecclesiali.

Inoltre, non era la Chiesa orientale che era in unità con il "vescovo di Roma" (questo è un concetto cattolico tardivo, che implica l'unità con il pontefice romano come condizione per l'esistenza della Chiesa), ma la Chiesa occidentale era in unità con i patriarcati orientali, che insieme costituivano la sola Chiesa cattolica e apostolica.

E non furono i greci ortodossi a iniziare lo scisma, come scrive Ivanishin:

"A iniziare lo scisma fu Costantinopoli. Gli imperatori bizantini erano preoccupati per la crescente influenza della Chiesa romana, che alla fine del primo millennio era diventata un potente fattore di consolidamento e condizionamento nella vita politica dell'Europa occidentale. Per paralizzarlo, nel 1054, il patriarca bizantino Michele Cerulario convocò un Concilio ecclesiale che lanciò un anatema sul papa e sui suoi legati e proibì alle Chiese orientali di essere in comunione con Roma. Da qui la divisione in cattolici e ortodossi, vari dogmi, ecc."

Qui vediamo una grande semplificazione e persino una menzogna diretta. Dopo tutto furono i legati papali, piuttosto che il patriarca di Costantinopoli, i primi a mettere anatemi e a chiedere aggressivamente la sottomissione al papa. In ogni caso, le ragioni della divisione delle Chiese orientale e occidentale sono molto più complesse e non possono essere ridotte a un conflitto tra i legati papali e il patriarca Michele Cerulario. Vi sono tutte le ragioni per credere che furono i franchi a conquistare il mondo occidentale nei secoli V-VI, piuttosto che i romani fossero i principali responsabili della crisi ecclesiastica.

Nel complesso, l'inizio dell'alienazione dei latini dalla Chiesa una e cattolica può essere considerata la conclusione di un'alleanza tra il trono romano e i franchi nell'VIII secolo. Da parte dei latini, questo fu un tradimento dell'ecumene precedentemente unito sotto il dominio degli imperatori bizantini.

"Invece di continuare ad essere l'avamposto occidentale di Bisanzio, il trono pontificio entrò nella zona di influenza del mondo occidentale, dove governavano i franchi", scrive Joseph Lynch.

Grazie alla dinastia carolingia, ebbe luogo la riforma della Chiesa occidentale e la centralizzazione della sua struttura interna. Ciò fu fatto in primo luogo da Pipino il Breve e in seguito da Carlo Magno, che elesse personalmente abati e vescovi tra i suoi parenti e alleati (il che confuta la teoria di Ivanishin sull'indipendenza dei papi).

"Come leader militare e riformatore religioso dei popoli cristiani, Carlo aveva una sua opinione sul sovrano con cui il papa avrebbe dovuto collalorare e per cui avrebbe dovuto pregare", ricorda Joseph Lynch.

Di conseguenza, entro la fine dell'VIII secolo, i papi, sentendo il sostegno politico dei franchi ed essendo sotto la loro influenza, iniziarono a presentare le loro condizioni e a insistere sulla loro supremazia nel mondo cristiano.

A loro volta, i franchi stessi consideravano la Chiesa occidentale come uno strumento nel confronto politico con Bisanzio. Carlo Magno fu il primo ad accusare i greci di eresia, respingendo le decisioni del VII Concilio Ecumenico (II Concilio di Nicea) al Concilio locale della Chiesa occidentale a Francoforte sul Meno (794). Lì, per la prima volta, la questione del Filioque fu sollevata in contrasto con l'espressione dei romani orientali: "lo Spirito Santo procede dal Padre attraverso il Figlio".

Pertanto, quando gli storici cattolici o uniati affermano che i "cattivi" greci "avevano trovato un difetto" nei latini a causa del Filioque, questo non è vero. In effetti, furono i teologi occidentali di quel tempo a chiedere aggressivamente che i cristiani orientali accettassero la loro versione del Credo. E la reazione negativa alle innovazioni teologiche è stata del tutto naturale.

A nostro avviso, i nostri storici devono studiare più in dettaglio il ruolo dei franchi nel processo di graduale defezione dei cristiani occidentali dalla Chiesa. Qui possiamo raccomandare le traduzioni delle conferenze del teologo greco Ioannis Romanidis, raccolte nell'opera "Franchi, romani, feudalesimo e dottrina" , in cui analizza in dettaglio le cause alla base dello scisma nel 1054.

La tesi centrale del suo concetto storico può essere considerata la seguente frase: "La divisione tra il cristianesimo orientale e occidentale non fu uno scisma tra i romani orientali e occidentali, ma una divisione tra i romani orientali e i conquistatori dei romani occidentali".

Ciò significa che il papato e il modello cattolico della struttura ecclesiale non sono altro che il risultato dell'influenza politica dei franchi sui cristiani occidentali.

In ogni caso, gli studiosi ortodossi della storia dell'antica Rus' possono trovare qui ampie opportunità per utilizzare il metodo comparativo-contestuale nelle polemiche con gli uniati.

Dalle monografie ai fumetti

Gli esempi citati sono solo una piccola parte di una mitologia greco-cattolica su larga scala.

È impressionante l'abbondanza di diversi formati, attraverso i quali i sostenitori della Chiesa greco-cattolica ucraina o della "Chira ortodossa dell'Ucraina" impongono il loro punto di vista sulla storia della Chiesa in Ucraina: si tratta di spessi tomi e di piccoli libri, di studi storici e di riflessioni filosofiche, di documentari di cinque minuti e perfino di cartoni animati e di fumetti!

L'intenso lavoro editoriale di propagandisti greco-cattolici e scismatici su Wikipedia merita una menzione speciale. Questa è una delle fonti di informazione più popolari per le persone che cercano informazioni su determinati eventi storici.

E non è tutto: passando per Kiev, potrete scoprire che una via è stata recentemente ri-dedicata all'ex capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Ljubomir Huzar, che vi sorride dai manifesti. E quando aprirete il catalogo del "Club del libro", vedrete una pubblicità di un nuovo romanzo di finzione di uno scrittore ucraino occidentale, dedicato all'Unia.

Per ogni ortodosso, questo dovrebbe causare un certo disagio e una sensazione di amarezza. Noi non possiamo creare la nostra visione della storia del cristianesimo in Ucraina in un paese tradizionalmente ortodosso e diffonderlo attivamente in forme accettabili per noi?

Dopo tutto, come sapete, il luogo santo non è mai vuoto. E se non "diserbiamo" i miti nei campi della scienza, del giornalismo e di Wikipedia, questi si riempiranno di idee distorte sulla storia dell'Ortodossia e del cristianesimo nel suo insieme.

 
La fine dell'Europa dei castelli e il primo giorno della libertà

E riempirono l'intera terra di questi castelli. Costoro caricarono gravemente gli infelici del paese di lavori forzati per edificare i castelli; e quando furono costruiti i castelli, li riempirono di diavoli e di uomini malvagi.

Cronaca anglosassone, 1137

Introduzione: I tre obiettivi dell'operazione militare speciale riveduti

È stato ora ufficialmente ammesso che i tre obiettivi dell'operazione speciale alleata in Ucraina, la liberazione del Donbass, la smilitarizzazione e la denazificazione dell'Ucraina, hanno dovuto essere estesi. Ciò è dovuto in primo luogo alla resistenza del regime neonazista a Kiev alla liberazione dei popoli dell'Ucraina e in secondo luogo al sostegno dato a quel regime da altri regimi filo-nazisti. Tali regimi, conosciuti come "l'Occidente collettivo", sono regimi che rappresentano solo il 13% della popolazione mondiale, e che hanno esteso la guerra, sia nel tempo che nello spazio.

Questo cambiamento è stato implicitamente confermato il 28 luglio da Dmitrij Peskov, segretario stampa del presidente Putin, il quale ha dichiarato che "l'intera Ucraina ha bisogno di essere denazificata". Ciò significa che la maggior parte, o addirittura tutta l'Ucraina sarà liberata, non solo la Crimea, le due province del Donbass e le quattro province circostanti di Kharkov, Dnepropetrovsk, Kherson e Zaporozh'e. Queste province, completamente o parzialmente liberate, sono attaccate da lontano: è chiaro che la loro liberazione non sarà completa finché quegli attacchi da lontano non saranno stati fermati, anche se ciò significasse procedere fino al confine ucraino con la Polonia. (E se i paesi della NATO osassero attaccare l'Ucraina liberata dall'interno dei loro confini, allora...)

Quanto al secondo obiettivo, la smilitarizzazione, che è in corso in Ucraina e ha raggiunto un livello elevato a seguito della distruzione russa dell'equipaggiamento militare e di coloro che sono disposti ad utilizzarlo, anche tale obiettivo ha dovuto essere esteso. L'estensione è necessaria a causa dell'invio di hardware militare in Ucraina dal resto dell'Occidente collettivo, ovvero dall'Europa non russa (poco più del 50% del territorio europeo) e dagli USA. Entrambi hanno iniziato a inviare all'Ucraina le loro armi per farle distruggere da parte della Russia. Tuttavia, il terzo obiettivo, quello della denazificazione, sia in Ucraina che, come spiegheremo più avanti, ancor di più nel resto dell'Europa non russa, è molto più complesso. Lo spiegheremo attraverso quelle che a prima vista possono sembrare considerazioni storiche piuttosto accademiche riguardanti la storia inglese e occidentale. Per favore siate pazienti. C'è una ragione per tutto questo.

'Anglosassoni'

Dal 1945 l'Europa non russa è stata dominata politicamente, economicamente e militarmente da un gruppo, comunemente noto come "anglosassoni", rappresentato dalle bandiere dei conquistatori americani e britannici. Qui abbiamo bisogno di una parola di spiegazione, perché il termine è piuttosto impreciso. L'uso storico principale del termine "anglosassone" fu opera di cronisti latini e successivamente accademici per denotare la civiltà e le persone dell'Inghilterra pre-1066/pre-normanna/pre-conquista/pre-feudale. Queste stesse persone non usavano quel termine per denotare la loro lingua o civiltà. Parlavano quello che chiamavano 'Englisc', quello che oggi i linguisti chiamano 'Old English', e si chiamavano 'Anglecynn', vale a dire, simili agli angli/inglesi. Il termine storico corretto per loro è proto-inglesi, o talvolta antichi inglesi.

Il resto è in gran parte mitologia normanna (= vichinga), o meglio, propaganda anti-inglese. Per esempio, il termine "Inghilterra anglosassone" è molto strano: "Inghilterra governata dagli inglesi" (si veda sotto) sarebbe più accurato. Come altro esempio di propaganda anti-inglese, c'è il termine moderno "anglosassone" per denotare le parolacce. Questo termine puramente anti-inglese si riferisce a parole che sono state spesso introdotte in inglese dall'olandese medievale. Infine, il termine politico corretto per 'anglosassoni', un'espressione usata soprattutto dai non inglesi, compresi gli americani (per esempio il termine americano 'WASP'), sarebbe 'amero-inglesi', non 'anglo-americani'. Questo perché dal 1940 e dall'avvento dell'amero-inglese Churchill, il Regno Unito non è stato altro che un barboncino di Washington, vocifero ma codardo.

In alternativa agli imprecisi "anglosassoni", si potrebbe usare l'acronimo US-UK-CA-AUS-NZ, "i cinque occhi", per denotare ciò che molti preferirebbero chiamare "l'anglosfera". Questo è l'equivalente di ciò che i russi chiamano "il mondo russo" (Русский мир), che potrebbe essere tradotto come "la russosfera". Curiosamente, la propaganda occidentale afferma che il termine "anglosfera" è perfettamente accettabile e rispettabile, ma il termine "il mondo russo", bandito in diversi paesi dominati dalle élite nominate dagli Stati Uniti, è razzista, aggressivo e persino "eretico"!

L'Inghilterra governata dagli inglesi

Anche gli inglesi meno istruiti – e ce ne sono molti, dati gli spaventosi sistemi educativi occidentali contemporanei – conoscono una data nella storia: il 1066. Questa è la data dell'invasione normanna di Guglielmo 'il Conquistatore' (correttamente, 'il Bastardo') e la continua occupazione da parte dell'Establishment normanno, con il suo accento franco-normanno, quello che oggi viene chiamato 'accento della BBC'. Seguì la feudalizzazione (il sistema feudale era sconosciuto in Inghilterra prima del 1066) e il genocidio del popolo inglese, quello chiamato "anglosassone" dagli storici propagandisti filo-normanni/anti-inglesi. Ciò portò all'esilio di migliaia di persone, in particolare la famiglia reale a Kiev e molti dei nobili a Costantinopoli.

Ci fu una resistenza inglese allo stivale dei normanni feudali, inviato con l'incoraggiamento del papa di Roma dalla cima della piramide feudale, e accompagnato da usurai ebrei di Rouen, che in precedenza non avevano mai vissuto in Inghilterra. La resistenza fu guidata da eroi popolari come Hereward nell'est dell'Inghilterra e Eadric nell'ovest dell'Inghilterra. Questi capi popolari stavano tentando di ripetere l'impresa di difesa nazionale di re Alfredo, l'unico sovrano inglese mai chiamato "il Grande". Che non siano riusciti a ripetere la sua impresa, di sconfiggere i vichinghi (pirati danesi) nel IX secolo, sconfiggendo i vichinghi (pirati normanni) nell'XI secolo, non sorprende. Questo perché l'ultimo re inglese, Edmund Ironside, il trisavolo di re Alfredo, era già stato assassinato da vichinghi (pirati) danesi nel 1016. Non ci furono più re inglesi dopo Edmund nel 1016.

A Edmund Ironside successe il condottiero vichingo Knut (Canuto) e tre successori stranieri tra cui il traditore mezzo normanno e mezzo danese Edoardo "il Confessore", che nel 1051 fece costruire dai suoi agenti normanni il primo castello in Inghilterra, segnando l'inizio della 'Inghilterra dei castelli' (si veda sotto). Il Confessore fu seguito da normanni, francesi (Plantageneti), gallesi (Tudor), scozzesi (Stuart), olandesi (Orange) e tedeschi (Hannoveriani/Sassonia-Coburgo-Gotha/'Windsor'). Questi popoli sono noti collettivamente agli europei non occidentali come "franchi". Riassumendo: non c'è stato un re o una regina inglese d'Inghilterra per più di mille anni, dal 1016. Infatti, in vari momenti anche i gallesi, gli scozzesi e gli irlandesi, come gli inglesi, hanno dovuto sopportare questi monarchi stranieri pseudo-inglesei.

L'Europa governata dagli alieni

Quindi, dopo questa deviazione, qual è il legame con l'Ucraina? Parliamo di tutto questo perché il destino degli inglesi è solo un esempio del destino di tutti gli europei non russi, cioè di essere governati da 'pirati', da élite straniere o aliene – proprio come nell'odierna Ucraina. Il simbolo più visibile del dominio e dell'oppressione da parte delle élite aliene rimangono i castelli, che essi hanno costruito per opprimere il popolo. Significativamente, dalle coste atlantiche del Portogallo e dell'Irlanda ai confini più occidentali dell'attuale Ucraina (fate una ricerca di google su una mappa per vederlo), cioè in tutta l'Europa non russa, la creazione dei castelli fu il segno dell'oppressione dei popoli dell'Europa da parte delle élite dei pirati. Quindi l'Europa non russa può essere visibilmente chiamata "Europa dei castelli". I castelli, anche se oggi in rovina, furono e sono campi di concentramento con mura in pietra, torri di avvistamento e simboli dell'élite feudale occidentale, dall'XI secolo in poi.

Quando finì quell'età feudale, la cosa peggiore che accadde al'Europa dei castelli fu che essa scoprì il Nuovo Mondo. Questa era la cosa peggiore perché significava che la stessa mentalità conquistatrice (per esempio i "conquistadores") era esportata incontrastata all'estero, per schiavizzare ancora più popoli, per proiettare su di loro la pirateria che l'Europa dei castelli aveva da offrire. Ma c'era anche di peggio a venire. Nel XX secolo la più ricca e potente colonia del Nuovo Mondo, proprio come l'Europa dei castelli, ha operato un genocidio dei suoi popoli nativi, che chiamava 'selvaggi', come se fossero animali selvatici, per impadronirsi delle loro risorse naturali. Dopo aver mandato i superstiti in campi di concentramento, che chiamò 'riserve', presidiate da castelli, che chiamò 'forti', tornando poi a invadere l'Europa dei castelli, a dominarla e a perseguitarla.

Così, in tutta l'Europa dei castelli di oggi, dalle torri dei castelli medievali, come da altri edifici dell'Europa dei castelli, comprese le "chiese" dell'Europa dei castelli, che spesso sembrano mini-castelli, sventolano bandiere ucraine. Come mai? Perché così hanno ordinato le élite pirate dell'Europa dei castelli nominate dagli Stati Uniti, perché per loro l'Ucraina è la loro "riserva" privata, cioè il loro campo di concentramento. In altre parole, l'Europa dei castelli è ancora governata da un'élite aliena e nominata da alieni, proprio come sempre. I suoi nuovi castelli si chiamano "basi" e "campi", per esempio "Base aerea di Ramstein" in Germania o "Camp Bondsteel" in Kosovo. Stessa cosa. Siamo passati dall'Europa feudale (normanna/franca) all'Europa neofeudale (americana). E "feudale" si traduce nel linguaggio moderno come "necon", "neoliberista" o semplicemente, soprattutto per i russi, "nazista".

Conclusione: la denazificazione come liberazione politica, economica e ideologica

E se ti chiede il perché, puoi dirle che ti ho detto

che sono stanco di castelli in aria.

Ho un sogno che voglio che il mondo condivida,

e le mura dei castelli mi portano solo alla disperazione.

Don McLean, Castelli in aria, 1970

Nelle prossime settimane e mesi potremmo vedere truppe russe a Kiev. Ma le vedremo a Berlino, Vienna, Parigi, Roma (per la seconda volta), o a Madrid e Londra (per la prima volta)? È altamente improbabile, e certamente non se la gente del posto non lo vorrà. La Russia non sacrificherà (di nuovo) i suoi soldati per gli europei viziati. Perché non è la guerra militare che porterà la denazificazione all'Europa dei castelli, ma la guerra politica, ideologica ed economica. Quel disastro incombente, già in queste afose giornate estive che spaventano soprattutto la Germania e l'Italia, è forse l'unica cosa che può riportare l'Europa dei castelli alle sue radici.

In altre parole, l'Europa dei castelli non sarà denazificata dalle armi, ma dalle politiche, dal denaro e dalle idee. Ciò non può accadere, sfortunatamente, fino a quando l'Europa dei castelli non inizierà a soffrire e poi rovescerà la sua élite di pirati alieni. L'Europa dei castelli è l'Europa occupata dalle rovine, i castelli della sua mente in rovina. La denazificazione è un'opportunità per tutti i popoli del l'Europa dei castelli, quindi smettiamola di imitare gli americani e ridiventiamo noi stessi, come lo eravano prima che l'Europa neofeudale fosse importata dal Nuovo Mondo nel secolo scorso. È l'opportunità per gli europei di respingere gli invasori vichinghi degli Stati Uniti dall'altra parte dell'Oceano e di iniziare la deMacDonaldizzazione e la deDisneyizzazione dell'Europa.

Ancora più radicalmente, in modo letteralmente radicale, la denazificazione è l'opportunità per tutti i popoli dell'Europa dei castelli di ritrovare la propria identità, di tornare alle proprie radici etniche di prima dell'Europa dei castelli, di prima del dominio delle élite aliene. È l'occasione per i britannici di ridiventare inglesi, per i francesi di ridiventare galli, per gli spagnoli di ridiventare mozarabici, per i tedeschi di ridiventare bavaresi, sassoni, svevi e assiani. Questa è un'indicazione della direzione futura radicale dell'Europa, un ritorno alle radici, alla libertà, all'identità. Ciò che è iniziato a Mariupol' e Donetsk dovrà finire a Berlino, Vienna, Parigi, Roma, Madrid e Londra. Quella sarà la fine dell'inganno millenario, la fine dell'Europa dei castelli e il primo giorno della libertà.

 
“La verità vi farà liberi” …che Dio PERDONI l’America!

Il sito Russia Today si fa beffe del discorso di Barack Obama del 26 marzo a Bruxelles, mostrando la realtà dietro alle affermazioni del presidente americano. Una vecchia barzelletta su Obama lo definisce il presidente americano ideale... perché nessuno lo vede arrossire dietro le bugie che racconta. Ma la lunga lista di menzogne del discorso di Obama, che non copre solo Ucraina e Crimea, ma anche Iraq e Kosovo per fare “buon peso”, è un po’ troppo seria per apparire nella nostra sezione “Umorismo cristiano” (di fatto, non ha nulla di cristiano ortodosso… se non le vittime). Presentiamo perciò il testo-denuncia di Russia Today nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Che cos'ha il patriarca che manca a Cristo? In cosa il Fanar e la Chiesa ortodossa russa non sono d'accordo

i fanarioti affermano che il patriarca Bartolomeo, a differenza di Cristo, ha una fonte di primato in se stesso. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Uno sguardo alla Chiesa da parte di Costantinopoli e di Mosca nella lingua dei documenti.

Lo scontro tra i patriarcati di Costantinopoli e di Mosca dopo la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è l'implementazione pratica di due diversi concetti ecclesiologici formulati nei documenti di queste Chiese diversi anni prima degli eventi attuali. Un'analisi di questi documenti aiuterà a comprendere l'essenza di questo confronto e a realizzare ciò che è in gioco.

Il conflitto di Ravenna

Il 13 ottobre 2007 si è svolta a Ravenna la decima sessione plenaria della Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, che ha discusso di una serie di questioni, nell'ambito del dialogo ortodosso-cattolico. La principale era la questione del primato nella Chiesa. Il risultato del lavoro è stato il documento firmato "Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità".

Non analizzeremo il documento stesso, ma per coloro che desiderano farlo consigliamo le seguenti pubblicazioni:

• Archimandrita Gheorghios (Kapsanis), abate del monastero Grigoriou del Monte Athos, "Il documento di Ravenna e il primato papale";

• Ioannis Kornarakis, professore emerito di psicologia pastorale e confessione, Università di Atene, "Il documento di Ravenna - La maschera del dialogo teologico";

• Miladin Mitrović, "Il documento di Ravenna alla luce della politica del Vaticano".

La principale disposizione del documento di Ravenna, che ha causato polemiche tra i patriarcati di Costantinopoli e di Mosca, è la questione del primato nella Chiesa, o meglio, una dichiarazione che nel I millennio d.C. (prima del 1054) le Chiese locali orientali riconoscevano il Vescovo di Roma come "protos dei vescovi delle sedi primaziali" nella chiesa.

Sì, gli ortodossi hanno sottoscritto questa formulazione e, in linea di principio, avevano un fondamento per farlo, poiché il Canone 3 del secondo Concilio ecumenico (381) recita: "Il vescovo di Costantinopoli, tuttavia, avrà la prerogativa d'onore dopo il vescovo di Roma, perché Costantinopoli è la nuova Roma". E il Canone 36 del sesto Concilio ecumenico (680-681) afferma: "Decretiamo che la sede di Costantinopoli avrà pari privilegi con la sede dell'antica Roma, e sarà per questo altamente considerata nelle questioni ecclesiastiche, e sarà la seconda dopo di essa."

Pertanto, i canoni dei Concili ecumenici mettono davvero la sede di Roma al primo posto tra le Chiese locali. E anche il fatto che le Chiese orientali abbiano riconosciuto questa situazione nel primo millennio d.C. è fuori dubbio. Ma gli ortodossi, consapevolmente o no, si lasciano ingannare. I latini non sarebbero stati latini se non avessero dimostrato ancora una volta la loro astuzia gesuitica.

Il fatto è che il termine latino "protos", che il documento di Ravenna ha assegnato al pontefice romano, implica la sua comprensione come primo tra uguali, cosa che corrisponde realmente alla visione ortodossa dei papi romani nel I millennio d.C., e la sua comprensione come il supremo, il più alto, il più importante. Nel cattolicesimo, a questo è tradizionalmente assegnato il significato che i papi hanno autorità esclusiva su tutti i vescovi. E questa è una questione completamente diversa. E quindi, la firma degli ortodossi nel documento di Ravenna è un grande passo verso il riconoscimento dei papi come dominanti nel mondo cristiano.

Questo è esattamente il modo in cui il rappresentante del Vaticano, capo del Consiglio pontificio per la promozione dell'unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, ha compreso tutto ciò che è accaduto a Ravenna. Dopo la sessione, ha affermato che il Documento di Ravenna "spiana la strada alle Chiese ortodosse per riconoscere il primato del vescovo di Roma". Ha chiarito che questo percorso sarebbe stato molto lungo: "Questo documento è solo il primo piccolo passo e come tale dà motivo di speranza, ma non dovremmo esagerarne il significato".

Ma Kasper ha giustamente affermato che gli ortodossi hanno intrapreso questa strada e, come sapete, anche la strada più lunga inizia con un piccolo passo. E questo passo è stato fatto. Il Cardinale ha dichiarato: "Un risultato importante (del documento di Ravenna, ndc) è che per la prima volta le Chiese ortodosse hanno detto 'sì' al fatto stesso dell'esistenza di questo livello ecumenico della Chiesa, e anche al fatto che conciliarità, sinodalità e potere sono presenti a questo livello. Ciò significa che esiste anche il primato e, secondo la pratica dell'antica Chiesa, il primo vescovo è il vescovo di Roma".

Cioè oggi gli ortodossi hanno riconosciuto che il papa era il protos nel I millennio d.C. Domani alla prossima sessione di alcune commissioni sul dialogo ortodosso-cattolico, i latini faranno pressioni per acettare la loro comprensione cattolica di questo protos. Poi si parlerà dello status del papa nel II millennio d.C., ecc. Il cardinale Kasper ha delineato il tema dei futuri incontri, dicendo che "torneranno al ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa ecumenica durante il I millennio" .

La questione del primato nella Chiesa è sollevata nell'ambito del dialogo ortodosso-cattolico. L'obiettivo finale di tali discussioni è la possibilità di riunire la Chiesa romana occidentale e le Chiese orientali che sono esistite fino al 1054, dopo aver raggiunto un consenso sul primato e, di conseguenza, sul ruolo del papa.

È chiaro perché oggi il Patriarcato di Costantinopoli è così ansioso di affermare il suo primato tra le Chiese ortodosse locali . In primo luogo, ciò offre l'opportunità di compiere ulteriori passi verso il riavvicinamento con il Vaticano a nome di tutto il mondo ortodosso. In secondo luogo, se tale riavvicinamento è coronato da una certa unità, il patriarca di Costantinopoli siederà, come si suol dire, alla destra del Papa.

Aspirazione al primato

La firma della Dichiarazione ha messo in luce le tensioni interne tra il Patriarca di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca. La Chiesa ortodossa russa, unica di tutte le Chiese ortodosse locali, non ha firmato il Documento di Ravenna.

Alla prima sessione della Commissione a Ravenna, è stato scoperto che vi partecipavano rappresentanti della cosiddetta "Chiesa ortodossa apostolica estone", che il Fanar aveva creato nel 1996 in modo illegale, così come la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nel 2018. Protestando contro la partecipazione degli estoni, la delegazione della Chiesa ortodossa russa guidata dall'attuale capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Ilarion (Alfeev), è uscita dai colloqui e non è più tornata.

E pochi giorni dopo, il metropolita Ilarion ha dichiarato il suo fondamentale disaccordo con le disposizioni del documento di Ravenna e ha fornito una previsione molto accurata su quale percorso avrebbe preso il dialogo ortodosso-cattolico:

"Qual è il ruolo specifico del vescovo del 'primo trono' nell'ecclesiologia della comunione? Questa domanda dovrebbe servire come punto di partenza per la prossima fase del dialogo, quando sarà messa all'ordine del giorno la questione del primato nella Chiesa ecumenica. E qui, a quanto pare, ci troveremo in una trappola. Vale a dire: i cattolici cercheranno di formulare un modello ecclesiologico della Chiesa ecumenica in modo che il ruolo del "primo vescovo" sia descritto il più vicino possibile a quello svolto dal papa nell'attuale Chiesa cattolica. A sua volta, il Patriarcato di Costantinopoli cercherà il "primus" per avere quei diritti che il patriarca di Costantinopoli oggi non ha nella Chiesa ortodossa ma ovviamente vorrebbe avere".

Queste parole furono pronunciate nel 2007. Si sono rivelate profetiche, almeno per quanto riguarda il Patriarcato di Costantinopoli.

In disaccordo con il documento di Ravenna, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha incaricato la Commissione teologica sinodale di studiare la questione e preparare la posizione ufficiale del Patriarcato di Mosca. La Commissione ha studiato la questione per sei anni fino al Natale cattolico (e del Patriarcato di Costantinopoli) del 2013. Il Santo Sinodo ha adottato il documento ufficiale "La posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale".

I fanarioti hanno studiato questo documento molto più rapidamente di quanto i russi abbiano studiato la dichiarazione di Ravenna, e due settimane dopo, al Natale ortodosso, il sito ufficiale del Patriarcato di Costantinopoli ha pubblicato la risposta: "Primo senza eguali: una risposta al testo sul primato del Patriarcato di Mosca ".

Qual è la differenza fondamentale nelle opinioni sulla Chiesa formulate dai patriarcati di Mosca e Costantinopoli?

Concessioni ai latini o isolamento

Per cominciare, confrontiamo le prime parole della "posizione del Patriarcato di Mosca..." e la risposta ad essa, che arriva immediatamente dopo la frase di apertura.

La "posizione" della Chiesa ortodossa russa inizia con l'affermazione del primato di Cristo nella Chiesa: "Nella santa Chiesa di Cristo, il primato appartiene al suo capo: il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio dell'Uomo. Secondo san Paolo, il Signore Gesù Cristo è il capo del corpo, la Chiesa: ne è l'inizio, il primogenito dai morti; affinché in tutte le cose possa avere la preminenza". (Col. 1:18)

La "risposta" del Fanar inizia con un rimprovero alla Chiesa ortodossa russa: "In una recente decisione sinodale, la Chiesa di Russia sembra ancora una volta scegliere il suo isolamento sia dal dialogo teologico con la Chiesa cattolica romana sia dalla comunione delle Chiese ortodosse".

Dato che questo "dialogo teologico con la Chiesa cattolica romana" ha una chiara direzione di concessioni graduali ai latini da parte degli ortodossi, l'auto-isolamento da tale dialogo è probabilmente l'unico modo per rimanere ortodossi.

Per quanto riguarda il rimprovero della Chiesa ortodossa russa riguardo alla "comunione delle Chiese ortodosse", vengono in mente le parole del monaco Massimo il Confessore (VII secolo). Alla domanda su cosa avrebbe fatto se tutti i vescovi avessero accettato il monotelismo e comunicato con il patriarca Sergio di Costantinopoli, che era caduto in questa eresia, il monaco rispose: "Anche se l'intero universo iniziasse a essere in comunione con il patriarca, io non accetterò la comunione con lui. Lo Spirito Santo ha anatemizzato attraverso l'apostolo persino gli angeli che introducono qualcosa di nuovo e alieno nella predicazione".

La Chiesa ecumenica ha un potere verticale?

La moderna struttura della Chiesa visibile è tale che essa, essendo una nella dimensione sacra, è amministrativamente costituita da Chiese indipendenti (autocefale), che a loro volta sono costituite da diocesi. E il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa nella sua "Posizione", professando il primato unico e illimitato di Cristo nella Chiesa, sia sulla terra che in cielo, discute ulteriormente del primato:

• a livello locale – diocesi (eparchia);

• a livello regionale – Chiesa autocefala;

• a livello globale – Chiesa universale (da non confondere con il Patriarcato di Costantinopoli).

La Chiesa ortodossa russa afferma che il primato a ciascuno di questi livelli ha fonti d'esistenza diverse, natura e contenuto diversi.

A livello locale, il primato appartiene al vescovo e ha una natura sacra: "La fonte del primato del vescovo nella sua diocesi è la successione apostolica tramandata attraverso la consacrazione episcopale". In accordo con questa natura, "nel suo dominio ecclesiale, il vescovo ha pieno potere, sacramentale, amministrativo e magistrale".

Il primato a livello regionale è sostanzialmente diverso dal primato nella diocesi. Nella Chiesa autocefala, il primato appartiene al vescovo eletto come primate della Chiesa locale da un Concilio dei suoi vescovi: "La fonte del primato a livello della Chiesa autocefala è l'elezione del vescovo preminente da parte di un Concilio (o sinodo) che gode della pienezza del potere ecclesiale".

Pertanto, il primate della Chiesa locale non riceve questo primato come una grazia speciale ma come alcuni poteri speciali combinati con una responsabilità speciale. Il primate della Chiesa locale è subordinato al Concilio, che può rimuoverlo da questo primato o annullare (non approvare) la sua decisione: "Il potere del primate in una Chiesa locale autocefala è diverso da quello di un vescovo nel suo dominio ecclesiale: è il potere del primo vescovo fra vescovi uguali".

Il primus non può gestire la Chiesa locale da solo come vescovo nella sua diocesi, ma lo fa solo con l'aiuto di altri vescovi (il Concilio o il Sinodo). Il Concilio può, a sua discrezione, restringere o espandere i poteri gestionali specifici del primate, come indicato nello statuto di una particolare Chiesa locale.

Per quanto riguarda il livello universale, la "posizione" richiama l'attenzione sui seguenti punti:

• la Chiesa ortodossa a livello universale conosce esclusivamente il primato dell'onore;

• i santi canoni non parlano del contenuto significativo di questo concetto di "primato d'onore";

• i santi canoni non conferiscono al primus a livello universale alcun potere ecclesiale su vasta scala.

La fonte di questo primato d'onore in tutta la chiesa sono le decisioni dei Concili ecumenici, che stabiliscono l'ordine del primato tra le più antiche Chiese locali come segue: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Tutte le altre Chiese locali furono aggiunte ai Dittici dopo l'era dei Concili ecumenici. Dopo la rottura della comunione eucaristica tra Roma e Costantinopoli nel 1054, il primato nella Chiesa ortodossa passò alla sede successiva nell'ordine dei Dittici, vale a dire a quella di Costantinopoli. Da quel momento fino a oggi, il primato dell'onore nella Chiesa ortodossa a livello universale è appartenuto al patriarca di Costantinopoli come primo tra uguali primati delle Chiese ortodosse locali.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa concorda sul fatto che oggi il patriarcato di Costantinopoli può svolgere determinate funzioni ecclesiastiche generali (anche se non si dice nulla al riguardo nei canoni della Chiesa), ma solo se le altre Chiese locali lo autorizzano: "Nell'esercitare il suo primato in questo modo, il Primate della Chiesa di Costantinopoli può offrire iniziative su scala cristiana generale e rivolgersi al mondo esterno per conto della pienezza ortodossa, a condizione che gli sia stato conferito il potere di farlo da tutte le Chiese ortodosse locali".

La Chiesa ortodossa russa afferma inoltre che a causa della sua diversa natura, delle sue diverse fonti e del suo diverso contenuto, il concetto di primato a livello locale, regionale e universale non può essere considerato identico o addirittura simile: "A causa del fatto che la natura del primato, che esiste a vari livelli dell'ordine ecclesiale (diocesano, locale e universale), le funzioni del primus a vari livelli non sono identiche e non possono essere trasferite da un livello all'altro". In altre parole, questi tre livelli di primato non possono essere considerati come una specie di asse verticale del potere.

La fonte del primato per se stessi

Cosa ha risposto a questo il Patriarcato di Costantinopoli? La sua "risposta" non ha la forza di un documento ufficiale adottato dal Sinodo o dal Concilio. La risposta è stata scritta dal metropolita Elpidophoros (Lambriniadis), allora metropolita di Bursa, e ora a capo dell'Arcidiocesi americana del Patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia, nonostante l'informalità, la "Risposta" ha acquisito uno status obbligatorio a causa dell'accoglienza del concetto (primo senza eguali) enunciato in esso, da cui il patriarca Bartolomeo e i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli sono guidati nelle loro attività pratiche.

Il metropolita Elpidophoros, a cominciare dai rimproveri alla Chiesa ortodossa russa, parla anche di primato a livello locale, regionale e universale. Ma non è d'accordo con l'affermazione della "Posizione" secondo cui il primato di nostro Signore Gesù Cristo nella Chiesa è primario, e il primato dei vescovi è secondario: "Pertanto, il testo del Patriarcato di Mosca è costretto ad adottare una distinzione senza precedenti tra, da un lato, il primato "primario" del Signore e, dall'altro, i primati "secondari" dei vescovi ("varie forme di primato <...> sono secondarie") ".

Quindi, il metropolita Elpidophoros afferma che il primato del vescovo è lo stesso del primato di Gesù Cristo, non è secondario. E dall'ulteriore testo della sua "Risposta", diventa chiaro il motivo per cui dà un'affermazione così assurda (se non blasfema). Dice che il primato non solo di un vescovo ma del Patriarca di Costantinopoli è essenzialmente la stessa cosa del primato di Cristo.

Il metropolita Elpidophoros fornisce la relazione delle persone della santa Trinità come esempio di primato e, non avendo assolutamente alcuna giustificazione teologica per farlo, le proietta sul concetto di primato nella Chiesa e, secondo la sua "Risposta", al rapporto del patriarca di Costantinopoli con i primati di altre Chiese locali:“Per comprendere più chiaramente queste innovazioni, cerchiamo un momento di capire cosa significherebbe tutto ciò se le collegassimo e le applicassimo alla vita della santa Trinità, la vera fonte di tutto il primato. <...> La Chiesa ha sempre e costantemente compreso la persona del Padre come la prima nella comunione delle persone della santa Trinità ("la monarchia del Padre"). Se dovessimo seguire la logica del testo del Sinodo della Russia, dovremmo anche affermare che Dio Padre non è egli stesso la causa anarchica della divinità e della paternità, ma diventa un destinatario del suo stesso 'primato'."

Oltre al trasferimento completamente inverosimile e arbitrario della "vita della santa Trinità" al rapporto tra le Chiese autocefale, il metropolita Elpidophoros nel testo della "Risposta" si avventura in equilibrismi verbali e manipola termini e concetti filosofici nelle migliori tradizioni dello scolasticismo latino medievale.

Date uno sguardo più da vicino, per esempio, alla seguente frase: "… la posizione del Patriarcato di Mosca insiste così tanto nel determinare le fonti del primato, che differiscono sempre dalla persona del primus, in modo tale che il primate diventi il destinatario, piuttosto che la fonte del suo primato. Forse questa dipendenza implica anche l'autonomia del primato? Per la Chiesa, un'istituzione è sempre ipostatizzata in una persona. Non possiamo mai incontrare un'istituzione impersonale, come sarebbe se il primato fosse concepito indipendentemente da un primate. Dovrebbe essere chiarito qui che anche il primato del primus è ipostatizzato dal luogo specifico, la Chiesa locale, la regione geografica su cui presiede il primate".

Avendo detto che il primato di Dio Padre tra le persone della santa Trinità non ha una fonte in Dio Figlio e Dio Spirito Santo, il metropolita Elpidophoros pone fine alla "Risposta" affermando la stessa cosa rispetto al patriarca di Costantinopoli : "Se dobbiamo parlare della fonte di un primato, allora la fonte di tale primato è la persona stessa dell'arcivescovo di Costantinopoli, che proprio come vescovo è uno 'tra uguali' ma come arcivescovo di Costantinopoli, e quindi come patriarca ecumenico è il primo senza eguali (primus sine paribus)".

Ora pensate a cosa significa questa affermazione: la fonte del primato nella Chiesa è la persona stessa dell'arcivescovo di Costantinopoli! Il metropolita Elpidophoros afferma che lo stesso patriarca di Costantinopoli è la fonte del suo primato nella Chiesa!

Ma l'apostolo Paolo, parlando del primato del Signore Gesù Cristo nella Chiesa, affermò come fonte di questo primato non Cristo stesso ma Dio Padre: "perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose". (Ef 1:17-23)

* * *

Leggendo la "Risposta" del metropolita Elpidophoros e la sua affermazione che il patriarca di Costantinopoli ha ciò che manca anche al nostro Signore Gesù Cristo, vale a dire un primato proprio e non ricevuto da altri, ricordiamo involontariamente altre parole della Sacra Scrittura: "Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!" (Is 14:12-15)

Ora la portata e la profondità della lotta che vediamo oggi diventano più chiare. Questa non è solo una lotta per chi dovrebbe decidere sulla "questione ucraina" – il patriarca di Costantinopoli o il Concilio pan-ortodosso. E nemmeno per sapere se il patriarca di Costantinopoli riuscirà o meno a portare Chiese locali ubbidienti a un'unione con Roma.

Questa è una lotta perché noi, sulla base della Sacra Scrittura e dell'eredità dei santi Padri, riconosciamo il primato indiviso di Gesù Cristo nella Chiesa o il primato di un uomo terreno che ha la fonte del suo primato nella sua stessa persona.

 
Notizie dal mondo ortodosso

"Il loro profilo psicologico è nella migliore delle ipotesi narcisistico e nella maggior parte dei casi completamente psicopatico. Questo dà loro anche un vantaggio, soprattutto quando hanno a che fare con persone deboli, ignoranti e facilmente influenzabili. Ma quando incontrano una decisa resistenza, diventano rapidamente incapaci e indifesi".

Un commentatore russo sui politici statunitensi contemporanei

Riportiamo quanto segue, senza prendere posizione, ma semplicemente con l'intenzione di allertare i lettori su eventi altrimenti non segnalati nel mondo ortodosso:

Il 27 luglio è stato annunciato a Mosca l'avvio di procedimenti legali contro quegli individui e gruppi nazionalisti ucraini che hanno sequestrato centinaia di luoghi di culto appartenenti alla Chiesa ortodossa russa in Ucraina, soprattutto nel terzo occidentale dell'attuale paese. La tecnica usuale è quella di inviare criminali violenti che ottengono le chiavi della chiesa e poi la rinchiudono in modo che nessuno possa usarla. Questo avviene generalmente mentre le autorità locali e la polizia stanno a guardare e lasciano che il sequestro avvenga nonostante l'opposizione dei fedeli locali. Tali chiese in seguito restano semplicemente vuote.

Questa affermazione chiarisce che l'intenzione russa è di conquistare l'intera Ucraina. Lo conferma inoltre Dmitrij Peskov, addetto stampa del presidente Putin che il 28 luglio ha dichiarato che "l'intera Ucraina ha bisogno di essere denazificata". Dal momento che altri rappresentanti russi hanno detto più o meno lo stesso, sembra ovvio che il conflitto in Ucraina andrà avanti per un po' di tempo, poiché ci vorrà del tempo prima che l'esercito russo distrugga tutte le armi occidentali inviate lì. Potrebbe essere un inverno molto freddo in Europa.

Intanto il governo della Lituania, dopo quelli del Regno Unito e del Canada, ha vietato ('sanzionato') la presenza del patriarca russo Kirill sul suo territorio. Questo segue la politica della CIA e di altri servizi segreti occidentali. Nel Regno Unito, per esempio, nessuno che lavora per alcune organizzazioni statali, come il Quartier generale delle comunicazioni del governo a Cheltenham, può essere un ortodosso russo, ma deve appartenere alla Chiesa greco-ortodossa. Nel caso della Lituania il bando al patriarca Kirill è stato confermato dai rappresentanti locali della Chiesa ortodossa russa. Questo è molto strano perché di recente hanno deposto un piccolo numero di sacerdoti che volevano che la Chiesa lituana passasse sotto il Patriarcato di Costantinopoli, incluso un sacerdote molto anziano. Non è chiaro cosa stia succedendo nel paese.

E in Africa l'esarca, il metropolita Leonid di Klin, ha dichiarato il 28 luglio che il numero dei sacerdoti nell'esarcato russo è raddoppiato da fine dicembre 2021, quando era a 102: ora supera i 200 e continua a crescere. Ha dichiarato che la ragione di questa crescita è che tanti desiderano evitare di cadere nello scisma del patriarca Theodoros di Alessandria che ha scelto di sostenere lo scisma in Ucraina. Ha aggiunto che il Patriarcato di Alessandria ha perseguitato i suoi chierici, li ha messi sotto processo e ha cercato di cacciare loro, le loro famiglie e i parrocchiani dalle proprie chiese, ma i chierici sono rimasti fedeli ai canoni (proprio come in Inghilterra, si potrebbe aggiungere) . Ha aggiunto che "la Chiesa ortodossa russa è venuta in Africa per sempre".

Va detto che la Russia ha ricevuto il sostegno per le sue operazioni in Ucraina dall'Africa, oltre che da Cina, Iran, India, dalla stragrande maggioranza dei paesi dell'Asia e anche dell'America Latina. Come hanno affermato i commentatori russi: "L'Occidente non ha mai capito e non capirà mai che la Russia non è un fenomeno geografico, economico o politico, ma soprattutto spirituale, motivo per cui è impossibile distruggerla assumendo fisicamente il suo capitale o anche tutto il suo territorio, come si fece nel 1917... Quasi mille anni di imperialismo occidentale stanno arrivando a una morte vergognosa e auto-inflitta, in un modo o nell'altro".

Come per il resto del mondo ortodosso, e in effetti per il resto del mondo in generale, attendiamo ulteriori sviluppi.

 
Il declino e la caduta dell'Impero occidentale

In futuro un dotto accademico scriverà un pesante volume dal titolo Il declino e la caduta dell'Impero dell'Occidente. Forse la pagina dei contenuti includerà, tra gli altri, dodici capitoli con titoli simili a questi: Prima guerra mondiale. Seconda guerra mondiale. Corea. Vietnam. Palestina. Iran. Nicaragua. Afghanistan. Iraq. Siria. Ucraina. Taiwan.

Infatti, Karin Kneissl, l'ex ministro degli esteri austriaco, sta attualmente scrivendo un libro dal titolo provvisorio Un requiem per l'Europa. In un'intervista ad Asia Times del 31 luglio ha dichiarato che "i paesi europei stanno diventando sempre più deboli sulla scena internazionale e il loro posto viene preso dai paesi asiatici". Ha detto che l'Europa "dove è nata e cresciuta e a cui era devota non esiste più". "I leader europei, per ignoranza e arroganza, stanno trascurando le realtà geopolitiche esistenti e i principi base della diplomazia e questo ha creato una situazione pericolosa".

Ha aggiunto: "Questo è collegato all'eurocentrismo. Crediamo di essere così grandi che nessuno può fare a meno di noi... Mi sembra che l'Europa abbia bisogno della Russia più di quanto la Russia abbia bisogno dell'Europa. Se ho ragione, allora, è davvero nell'interesse del Vecchio Mondo trattare Mosca come un nemico, avvicinando Mosca a Pechino? Oggi gli europei sono sempre più disillusi e disperati e questo può causare disordini di massa e violenze anti-governative".

Kneissel, che viene dall'Europa centrale, suggerisce che l'Europa viva nel passato, prima del 1914, quando era un'area politicamente centrale per il mondo, invece di essere un ristagno politico più o meno irrilevante come nel 2022. Ciò che è certo è che la caduta fisica di un impero è sempre preceduta dalla sua caduta spirituale. In cosa consiste questa caduta spirituale?

In primo luogo, ci sono state due generazioni di guerre euro-americane ("mondiali") con i loro sacrifici umani genocidi e sadici di decine di milioni di giovani, soprattutto giovani russi e cinesi. Ciò ha portato alla rottura degli stati-nazione e delle identità nazionali, almeno nell'Europa occidentale. In secondo luogo, ci sono state due generazioni di guerre culturali progettate per abbattere la vita familiare. La prima ha avuto inizio negli anni '60, quando i "genitori single" sono diventati la norma, non più un padre biologico, una madre biologica e i loro figli biologici, l'elemento fondamentale di tutte le società e degli stati-nazione. Dopo solo una generazione di questa guerra, con la comparsa di patrigni, matrigne e figliastri, senza legami biologici tra loro, una malattia rivoltante e a lungo repressa è tornata alla ribalta. Si chiama pedofilia.

In terzo luogo, questa rottura della vita familiare continuata per due generazioni ha causato nell'ultimo decennio una guerra di gender. Non ci sono più padre, madre, figlio o figlia perché la rottura della famiglia significa che i bambini non hanno modelli padre/madre, con il risultato che pochi sanno più chi sono o come comportarsi e relazionarsi. E così vediamo la grande confusione, l'invenzione del "genitore uno" e del "genitore due", del "matrimonio" omosessuale legalizzato quasi ovunque nell'Europa occidentale, promosso da un numero crescente di politici omosessuali, e l'adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso.

In Ucraina, sotto la pressione dei suoi sponsor transatlantici e dell'Europa occidentale, si propone di introdurre questo "matrimonio" tra persone dello stesso sesso. Ecco il prezzo che gli ucraini devono pagare per i miliardi di dollari di armi suicide che ricevono per la promozione dei "valori occidentali". Di solito se vendi qualcosa, ricevi qualcosa in cambio. Ma se vendi la tua anima a satana, non solo non ricevi nulla in cambio, ma devi anche pagare per la vendita. La caduta spirituale precede sempre la caduta dello Stato. In Ucraina molti hanno notato tatuaggi e pentagrammi satanici sui corpi dei teppisti neonazisti che formavano l'élite delle forze armate del regime di Kiev e molti hanno visto video che mostrano i loro rituali satanici.

Tutto questo in nome della "uguaglianza" e dei "diritti umani". Questa è la fine della versione odierna dell'Impero Romano, oggi chiamata "mondo occidentale". Questo mondo sta finendo vergognosamente nella guerra provocata dagli USA in Ucraina, nei cui fuochi infernali di zolfo tutta l'Europa si sta gettando. Come era ai giorni di Sodoma e Gomorra, così è oggi ai giorni di Eurosodoma e Gomerica.

La cosa straordinaria è l'auto-giustificazione del mondo occidentale per il proprio suicidio e il proprio rifiuto di ammettere che qualcosa non va in esso. Al contrario, solo i suoi 'valori' di 'libertà, democrazia e diritti umani' sono corretti e devono quindi essere diffusi in tutto il 'mondo libero'. Tutti coloro che non ne accettano i 'valori', che di fatto sono anti-valori perché distruttivi, non costruttivi come i valori reali, devono essere derisi, calunniati e, se necessario, bombardati fino alla sottomissione. Il mondo occidentale di oggi sta visibilmente diventando simile agli affreschi medievali che mostrano i tormenti dell'inferno, ovvero la morte spirituale. Il mondo occidentale è stato demonizzato, i demoni sono stati richiamati dalle viscere dell'inferno per occuparlo e infliggere visibilmente e beffardamente i suoi "valori occidentali".

Poco più di cinquant'anni fa, nel 1971, un popolare cantante americano chiamato Don McLean, quasi profeticamente, cantava di questi tormenti, cioè di morte spirituale, in una canzone chiamata 'American Pie'. Descrivendo come l'America avesse perso la sua fede nel decennio precedente degli anni '60, ha cantato che "per dieci anni siamo stati da soli" e come ha visto "Satana ridere di gioia" e che "le campane della chiesa erano tutte rotte / E i tre uomini che ammiro di più / Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo / Hanno preso l'ultimo treno per la costa... / Cantando, questo sarà il giorno in cui morirò".

Il problema del mondo occidentale è che non vuole ascoltare. Infatti, nello stesso anno, McLean, cresciuto come cattolico, aveva scritto un'altra canzone chiamata "Vincent". Le sue parole risuonano forse ancora più profetiche in relazione all'attuale rifiuto di ascoltare dell'Occidente, legato dalle catene della sua ossessione narcisistica. Ascoltare non solo la Russia, ma qualsiasi voce di buon senso e tradizione universale in qualsiasi parte del mondo, anche da dentro di sé:

They would not listen, they did not know how,…

They would not listen, they’re not listening still,

Perhaps they never will.

(Non ascoltavano, non sapevano come farlo...

Non ascoltavano, non stanno ancora ascoltando,

Forse non lo faranno mai).

 
Eterna memoria all'archimandrita Andres Girón de Leon (1947-2014)
 
Sul sito dedicato all'Ortodossia in Guatemala si moltiplicano gli annunci e le condoglianze per il recente riposo nel Signore di padre Andres Girón, lo straordinario evangelizzatore che ha portato, tra Guatemala e Messico, forse il più grande flusso di convertiti all'Ortodossia nella nostra generazione. Abbiamo parlato di Padre Andres e del suo movimento in un articolo con reportage fotografico nel nostro sito, a cui rimandiamo come degno tributo a un vero illuminatore del Vangelo nei nostri tempi.
 
All'archimandrita Andres: Eterna Memoria!
 
Siamo davanti allo spettacolo di una Chiesa che si sta disintegrando?

Questo articolo è stato tradotto da Majallat al-Nur 57.8 (dicembre 2019), 401-408. Accanto a questo articolo, vale anche la pena leggere le riflessioni di Rizk sul "Concilio" di Creta, poiché era stato designato come uno dei delegati di Antiochia al Concilio.

È un grido che esprime il crepacuore che porta alla perdita della speranza, se la Grazia di Dio non fosse sufficiente e la  forza resa perfetta nella debolezza (1 Cor 12: 9). Questo crepacuore proviene dagli attuali scismi della nostra Chiesa ortodossa e dalla grande distanza del suo comportamento dall'immagine che la sua teologia desidera proiettare, di essere la Chiesa primitiva.

Dopo aver esaminato le caratteristiche della prima comunità cristiana e le deviazioni a cui è stata sottoposta, passata e presente, possiamo esaminare i problemi che stanno lacerando la nostra Chiesa oggi e ciò che la attende in futuro.

La prima comunità

I cristiani furono chiamati in particolare "santi" e "fratelli" e la loro comunità fu chiamata "fratellanza". In tal modo, quando i cristiani sono fratelli uguali nel corpo di Cristo, condividono insieme nella costruzione di questo corpo, ciascuno secondo il doni che gli sono stati dati dallo Spirito. L'apostolo Paolo distingue tra i fratelli che chiama con il nome di episkopos (cioè sorvegliante) e presbyteros (cioè anziano) e si affida a loro oltre a quelli che chiama con il nome di diakonos (cioè servitore) perché si prendano cura delle comunità fondate dagli apostoli . La maggior parte delle traduzioni moderne del Nuovo Testamento usa i termini "vescovo" e "sacerdote" per indicare episcopi e presbiteri, sotto l'influenza delle moderne situazioni ecclesiastiche. In realtà, il termine "sacerdote" non si trova nel Nuovo Testamento se non con riferimento ai sacerdoti degli ebrei. Si applica anche al Signore Gesù "il sommo sacerdote per sempre" (Ebr 6:19) e al sacerdozio collettivo dei credenti nelle espressioni "il sacerdozio regale" (1 Pt 2: 9) e "re e sacerdoti" (Ap 1:6 e 5:10). Le comunità apostoliche si radunavano attorno agli episcopi o presbiteri che guidavano il servizio dell'Eucaristia che la comunità dei fedeli compiva insieme, secondo il proprio sacerdozio regale.

L'apostolo Paolo crede che la responsabilità del "sorvegliante" risieda nel guidare pastoralmente "la Chiesa di Dio" (At 20:28) e nel vigilare sull'unità del popolo di Dio, prendendo nota dei doni dei figli di Dio e ricordando loro "in stagione e fuori stagione" (2 Tim 4: 2) che nel battesimo hanno ottenuto "un'unzione dal Santo" (1 Gv 2:20). In quanto ai fedeli, Paolo li esorta a "riconoscere coloro che operano in mezzo a voi e sono sopra di voi nel Signore" (1 Ts 5:12) e a sopportare i reciproci fardelli, a perdonarsi a vicenda e, prima di tutto, a "indossare l'amore, che è il legame della perfezione "(Col 3:14).

Un cristiano non esiste da solo, ma esiste piuttosto con i suoi fratelli

Un cristiano perde la caratteristica di essere cristiano se si allontana dalla comunione con la comunità dei fratelli. Si rende conto della sua connessione con l'altro – qualsiasi altro – all'interno e all'esterno della comunità. Il suo amore per gli altri lo porta a incontrare Dio perché "Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfezionato in noi" (1 Gv 4:12). Per questo motivo, il metropolita Kallistos (Ware) ha detto: "Nella Chiesa, ci diciamo l'un l'altro, 'ho bisogno di te per essere' ... Pertanto, i membri della Chiesa non usano 'io', ma 'noi'." [1] Nelle nostre preghiere non diciamo 'Signore abbi nisericordia di me', ma piuttosto 'di noi'. Durante la preghiera di consacrazione, che è l'apice della Divina Liturgia, il sacerdote dice: "Ti offriamo questo culto razionale... e ti chiediamo, ti preghiamo e ti supplichiamo..." Quindi, le persone presenti che stanno partecipando nell'offrire il "sacrificio di lode" confermano questa preghiera con il loro clamoroso 'amen'. [2]

Il mistero dell'eucaristia

Quando i fedeli ricevono dalla mano del vescovo o dal sacerdote da lui delegato il prezioso corpo e sangue del Signore, questo mistero rappresenta il mistero dell'unità della Chiesa per eccellenza. Non esiste una vera unità tra i cristiani oltre a quella che assicura la presenza di Cristo in ognuno di essi, trasformandoli in veri fratelli perché il Signore "si è onorato di essere loro fratello" [3] e forma tra loro la sua Chiesa. All'interno di questa comprensione, il vescovo è il fratello maggiore, "primo fra pari" nella famiglia dei fratelli del Signore. Sfortunatamente, tuttavia, questa comprensione eucaristica non è generalmente vissuta nelle nostre comunità ecclesiali. Il più delle volte, troviamo in esse intese che le dividono in due gruppi, clero e laici, e sentiamo parlare di "autorità" del clero e di "diritti" dei laici. Si parla anche di obbedienza, primati e prerogative.

Il vescovo: inizi e deviazioni

Quando l'apostolo Paolo descrisse le caratteristiche e la responsabilità del vescovo, era consapevole che questa responsabilità sarebbe stata soggetta a deviazioni, poiché dice ai vescovi: "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé" (At 20:28-30). Questa profezia si è avverata più volte nella storia della Chiesa, non solo a causa dell'eresia di alcuni vescovi, ma anche a causa di coloro che si sono messi al di sopra del popolo di Dio e li hanno trattati con l'autoritarismo di questo mondo, determinando il loro destino senza riferirsi a loro.

Tutta l'autorità nella Chiesa serve a far crescere l'amore nella comunità e per servire la sua unità. Altrimenti, si trasforma in autoritarismo. Ogni obbedienza è obbedienza a Cristo e quindi ai fratelli fedeli, incluso il vescovo. L'obbedienza è sempre reciproca: ti obbedisco perché ti amo e so che sei pronto a obbedirmi nel Signore. Non c'è autorità né obbedienza nella Chiesa oltre a un'atmosfera di amore, dialogo, ascolto reciproco e attenzione amorevole. I nostri padri ci insegnano che lo scopo dell'autorità e dell'obbedienza nella Chiesa non è altro che la santità, la santità di coloro che detengono l'autorità e la santità di coloro che obbediscono. Ogni volta che la santità si indebolisce, l'autorità tende all'autoritarismo e l'obbedienza alla schiavitù, e "il sale perde sapore".

Alcuni testi ecclesiastici composti nei primi secoli [4] descrivono le riunioni della prima comunità cristiana come riunioni di famiglia. Uno di loro presiede e gli stessi fratelli partecipano con lui. Sembra che questa situazione abbia iniziato a cambiare dopo le prime persecuzioni, poiché si nota una maggiore attenzione al vescovo nei servizi ecclesiastici. Non c'è dubbio che ciò contribuì meglio a difendere la fede, ma creò "una certa inflazione nella gerarchia sacramentale e un'interruzione dell'equilibrio ecclesiastico". [5] Poi, inizialmente inconsciamente, iniziarono ad apparire alcune crepe, non a livello della visione teologica ma nella realtà vissuta e la Chiesa ha iniziato a diventare più centralizzata attorno al clero e intrisa di concetti legali.

Queste inclinazioni crebbero quando la Chiesa divenne la chiesa dell'impero e fu costretta a una serie di "compromessi". I seguenti due testi indicano chiaramente il cambiamento verificatosi nella posizione del vescovo, nella sua coscienza di se stesso e nella sua immagine agli occhi dei fedeli.

Leggiamo nella Didascalia: " Se un uomo o una donna poveri dovessero venire... e non ci fosse posto dove sedersi, tu, o vescovo, con tutto il tuo cuore offri loro un posto, anche se devi sederti per terra ". [6] Un passo simile nelle Costituzioni Apostoliche dice:" Se una persona povera viene... e non ha un posto dove sedersi, che il diacono faccia tutto ciò che è in grado per trovarle un posto". [7]

Quindi vediamo, nel corso di meno di mezzo secolo, che il vescovo viene rimosso dall'interesse personale per i poveri e delega questa responsabilità al diacono. Il vescovo non è più il primo fratello tra fratelli uguali a dare un esempio servendo i bisognosi, ma diventa piuttosto uno che non "scende" dal suo trono per aiutare i poveri. Le Costituzioni Apostoliche furono composte dopo la conversione dell'impero al cristianesimo, e i vescovi si erano abituati a trattare con nobili e potenti. Era consuetudine chiamare il vescovo "maestro", nonostante l'esplicita richiesta di Cristo stesso che nessuno sulla terra fosse chiamato maestro perché "il vostro unico Maestro è Cristo e tutti voi siete fratelli..." (Mt 23:8).

Altri testi canonici [8] mostrano come i vescovi hanno gradualmente ridotto il ruolo di profeti, insegnanti, lettori e altre forme di servizio ecclesiastico o hanno delegato i sacerdoti (che hanno preso il posto degli anziani) o i diaconi a intraprendere alcuni di essi. Vediamo che il servizio nella Chiesa non è più il risultato di un dono divino che il vescovo e la comunità notano in uno dei suoi membri, ma piuttosto l'accettazione di una designazione da parte del solo vescovo.

Allo stesso modo le Costituzioni Apostoliche dicono ai vescovi: "Voi siete per i laici profeti, sovrani, governatori e re; i mediatori tra Dio e il suo popolo fedele, che ricevono e dichiarano la sua parola, conoscono bene le Scritture. Siete la voce di Dio e testimoni della sua volontà". [9] Dice anche ai laici che il vescovo è "il prossimo dopo Dio, il vostro dio terreno che ha il diritto di essere onorato da voi... lasciate che sia lui a presiedervi come uno onorato con l'autorità di Dio". [10] Il vescovo non è più chiaramente il "fratello maggiore", ma il re e il maestro, che detiene esclusivamente tutti i doni nelle sue mani e nelle mani della classe clericale che dipende da lui, che è paragonata al sacerdozio levitico [11] nell'Antico Testamento.

Nelle Costituzioni Apostoliche c'è un'altra raccomandazione al vescovo che dice: "Siate di una mente, o vescovi, uno con l'altro, e siate in pace l'uno con l'altro; simpatizzate gli uni con gli altri, amate i fratelli... che possano non esserci scismi tra di voi". [12] Sembra che questa raccomandazione sia stata raramente onorata, dati i litigi e le dispute tra i vescovi che sono stati all'ordine del giorno nella storia della Chiesa.

Quanto ai laici, sebbene continuino a essere chiamati nelle Costituzioni Apostoliche "la prescelta Chiesa di Dio… la santa e sacra Chiesa di Dio, iscritta in cielo, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo peculiare, una sposa adornata per il Signore Dio" [13], le Costituzioni svuotano queste espressioni del loro significato e in pratica non lasciano nulla ai laici a parte l'obbedienza. Chiedono loro di non "fare nulla senza il vescovo" [14] e di provvedere al suo sostentamento "e al sostentamento dei sacerdoti che sono con lui". [15]

È chiaro che la "perdita di sapore del sale" iniziò nella seconda parte del III secolo e che la "chiesa dell'impero" perse la sua somiglianza con la Chiesa primitiva. La Chiesa primitiva non era di questo mondo, ma la chiesa dell'impero si immerse profondamente in questo mondo. Questa deriva è stata accompagnata dall'accoglienza di un gran numero di nuovi convertiti senza una sufficiente preparazione, che ha portato a un indebolimento della vita spirituale della comunità. Fu lasciato ai suoi migliori elementi, i fondatori del monachesimo, il compito di preservare lo stile di vita originale. Nelle Costituzioni Apostoliche troviamo una certa contraddizione e confusione poiché a volte conservano vecchi modelli e altre volte li adattano al mutare della situazione.

I santi Padri

Molti santi vescovi, monaci e pii laici si sono ribellati al lassismo delle comunità cristiane e hanno chiesto il ritorno ai principi del Vangelo in varie fasi della storia della Chiesa. Li chiamiamo santi Padri. Gli ortodossi sono generalmente felici di ripetere a pappagallo i loro detti, ma senza imitare la loro vita. I loro detti sono molti, ma due di loro ci basteranno.

San Basilio il Grande scrisse in una lettera a un vescovo: "È giusto che noi vescovi ci pacifichiamo e che le Chiese vivano in reciproca concordia, poiché vediamo come i nostri sciocchi e meschini conflitti danneggiano il popolo di Dio". [16] Il beato Agostino dice ai suoi fedeli laici: "Mi spaventa ciò che rappresento per voi, ma mi sento a mio agio con ciò che condivido con voi. Per voi sono il vescovo. Ma con voi, sono un semplice cristiano. Il titolo "vescovo" indica una responsabilità che uno ha. Ma il nome "cristiano" è il nome della grazia concessa a tutti noi. Noi vescovi siamo i vostri servitori e i vostri compagni allo stesso tempo... Siamo i vostri capi e siamo guidati da voi allo stesso tempo. Siamo all'avanguardia solo se contribuiamo al vostro bene. Se il vescovo non si comporta in questo modo, non rimarrà in realtà un vescovo, ma piuttosto ne porta il nome in modo improprio". [17]

Padri contemporanei

L'età dei Padri non è finita e alcuni di loro si ribellano ancora alle deviazioni, come il crescente stato di clericalismo, l'unilateralismo e comportamento autoritario dei vescovi e l'uso della Chiesa delle vie del mondo nelle sue attività. Daniel Ciobotea (attualmente patriarca di Romania) ha scritto: "La struttura della Chiesa deve essere solo una struttura di partecipazione e servizio, dal momento che il suo scopo principale non è quello di stabilire un regime nel senso legale del termine o addirittura un'unità di tipo amministrativo, ma piuttosto creare armonia nell'amore fraterno e conseguentemente un'unità partecipativa basata sul reciproco sacrificio di sé secondo il modello del reciproco sacrificio di sé delle ipostasi della Trinità". [18] Dice dell'obbedienza: "Dobbiamo stare attenti a rimanere obbedienti, a condizione di riportare il senso ecclesiastico di obbedienza, poiché sembra che ci siano deviazioni nella comprensione prevalente di esso. Lo scopo dell'obbedienza nella Chiesa non è mai quello di preservare il sistema eliminando l'amore fraterno o la personalità dei "piccoli". L'obbedienza non eleva colui che comanda e abbassa colui che obbedisce, ma fa piuttosto in modo che la vita di entrambe le parti diventi un sacrificio di sé attraverso il servizio reciproco, un sacrificio liberatorio e una responsabilità comune per l'edificazione della Chiesa". [19] In verità, l'obbedienza cristiana è sempre reciproca, come diceva uno dei Padri del deserto, "L'obbedienza in cambio dell'obbedienza: a chi obbedisce a Dio, Dio obbedisce". [20] Abba Pimen ha attirato l'attenzione sul fatto che "chi guida deve sempre essere un modello e non un legislatore". [21] La vista di ciò che fanno molti leader delle nostre chiese costituisce un modello?

La realtà dolorosa

Osservare oggettivamente la nostra attuale realtà ecclesiastica ci fa considerare le parole dei nostri padri come se provenissero da un altro mondo. Padre Nikolaj Afanas'ev ha espresso questa dolorosa realtà quando ha detto: "La storia ha introdotto enormi cambiamenti nella vita ecclesiastica e ha inventato forme che differiscono radicalmente dalle forme precedenti, seminando strani concetti". Ha aggiunto: "Dobbiamo lottare oggi per sbarazzarci delle forme a cui ci siamo abituati e tornare alle forme antiche che ci appaiono strane". [22]

 Questo discorso non è unico. Molti del popolo di Dio ai nostri giorni sono consapevoli del pericolo di dove siamo arrivati ​​e della necessità di ritornare alla tradizione vivente della Chiesa, questa tradizione che è stata travolta dalle tradizioni umane e dai passi falsi storici in una serie di proibizioni espresse in una lingua che non parla alla gente. Abbiamo trasformato le tradizioni umane, certi canoni e tipi – la cui interpretazione è stata lasciata al capriccio delle persone – in decreti santi che generalmente sostituiscono i decreti del Vangelo e degli Apostoli. La nostra Chiesa praticamente vive nel passato e teme ogni cosa nuova e ogni cambiamento, anche se richiede il ritorno alle fonti. Molte volte è diventato un museo i cui tesori sono stati coperti da una grande quantità di polvere.

Cosa si può dire alla vista degli scismi nelle nostre Chiese e delle controversie dei loro vescovi sui "diritti" delle sedi o delle persone? L'attaccamento di alcune delle nostre Chiese alla loro affiliazione razziale supera la loro affiliazione a Cristo. Stiamo davvero vivendo eresie così sfacciate e nessuno sembra preoccuparsi?! Il metropolita Georges (Khodr) una volta gridò: "Questo gruppo che mangia il corpo del Signore si nutre di se stesso con odio". Aveva ragione! Cosa c'è da fare, quindi, quando questo "sale" perde il suo sapore?!

Lo Spirito Santo e il Concilio

Noi non possiamo fare nulla da soli. Solo lo Spirito Santo può impedire che il sale si dissipi e riportare il suo sapore originale. Solo lui dà vita alla Chiesa del Figlio, se il popolo di Dio si astiene dall'incarcerarlo nelle catene del suo egoismo. Il popolo deve desiderarlo, perché lo Spirito Santo è sempre pronto. Il nostro problema è che non facciamo affidamento su colui che porta ogni novità, ma piuttosto sulle nostre abitudini di lunga data. Il nostro punto di riferimento è il sistema di "padroni" che i nostri peccati ci hanno portato!

Nessuna parrocchia, diocesi o Chiesa indipendente rimane la Chiesa di Cristo se rifiuta la novità dello Spirito, si chiude su se stessa, è orgogliosa dei suoi successi e pensa di poter continuare a essere questa Chiesa mentre ignora gli altri. Sebbene ogni vescovo e ogni comunità eucaristica siano radicati in un luogo specifico, sono in comunione eucaristica con tutte le altre comunità e vescovi a livello regionale e globale. Questa comunione appare nel sinodo che comprende i vescovi di una specifica regione geografica in quanto rappresentano le loro comunità eucaristiche. Appare a livello globale nel concilio ecumenico. Ogni sinodo deve avere un "primo tra uguali" (primus inter pares) e non un "primo senza uguali" (primus sine paribus), come afferma un'eresia appena coniata. [23]

Eresie contemporanee

Questa ed altre eresie simili, in particolare quella relativa all'affiliazione razziale, nel 1996 portarono a una rottura della comunione eucaristica tra due chiese — per la prima volta nella storia ortodossa contemporanea, non per ragioni dogmatiche, ma a causa di una disputa amministrativa sulle prerogative e sulle frontiere geografiche in Estonia. Ciò fu risolto prima che un'altra interruzione della comunione avvenisse nel 2010, decisa dalla sede di Antiochia in merito al Patriarcato di Gerusalemme. Anche questo fu per una ragione amministrativa legata ai confini geografici. È interessante notare che questa interruzione nella comunione era limitata al clero, come se questo rappresentasse un corpo separato dal resto dei fedeli! Nonostante diversi sforzi, fino a ora questo problema non è stato risolto e sembra che il mondo ortodosso lo abbia dimenticato o ignorato. Infine, la Chiesa di Russia ha rotto la comunione eucaristica con la Chiesa di Costantinopoli, anche a causa di una disputa amministrativa sull'Ucraina. Questa rottura è stata estesa alla Chiesa di Grecia e al Patriarcato di Alessandria, che hanno riconosciuto l'entità istituita dal patriarca ecumenico in Ucraina. Si teme che la rottura si estenderà alle altre chiese "greche", se queste seguiranno l'esempio di Costantinopoli.

Non ho intenzione di approfondire le ragioni di questi scismi e le responsabilità in essi di tutte le Chiese. Sono un mix di proprietà canonica, controversie su "prerogative" [24] dei capi delle Chiese e ragioni politiche. Se indicano qualcosa, indicano quanto sono assorte le nostre Chiese nella mentalità del mondo, dove si impongono sanzioni economiche a chiunque non sia d'accordo. Per quanto riguarda noi, purtroppo, imponiamo un divieto per disposizione celeste, come se il cielo fosse in nostro possesso!

Oggi è una situazione triste essere ortodossi! È sfortunato osservare che gli affari della Chiesa non sono generalmente condotti secondo la mente di Cristo, ma piuttosto sono completamente rimossi dall'amore che si suppone essere l'unica "arma" disponibile per coloro che credono in Lui. Basilio il Grande desiderava che uno dei vescovi "respingesse l'idea che non aveva bisogno di essere in comunione con un altro. Perché nessuno che vive nell'amore o si sforza di osservare la Legge di Cristo può spezzare la comunione con i suoi fratelli". [25] Scrisse in un'altra lettera, inviata ad Atanasio il Grande, "Devi stare attento che non si verifichi alcuno scisma tra le chiese... per paura che il popolo ortodosso si divida in varie parti e segua i leader nei loro scismi. Dobbiamo fare ogni sforzo affinché la pace prevalga prima di ogni altra cosa". [26] Qualcuno sta ascoltando?!

Domande

Abbiamo il diritto di chiederci se i capi di alcune delle nostre Chiese prendano sul serio la "Legge di Cristo", di cui parla San Basilio, o se considerano più importanti i loro interessi e centri di potere. Credono davvero che l'eucaristia stessa formi la loro chiesa e la chiesa dei loro fratelli nella fede prima che interrompano la comunione?

Il Concilio

Tutte le questioni controverse devono essere esaminate in un concilio, come accadeva nel periodo bizantino. Tuttavia, non vi è più un imperatore a convocare un simile concilio. D'altra parte, l'esperienza del "concilio" di Creta è stata inefficace. La Chiesa ortodossa oggi è in un vero vicolo cieco. Siamo di fronte a due visioni contrastanti del concetto di Chiesa: Costantinopoli enfatizza il primato "senza eguali" mentre altri enfatizzano l'uguaglianza tra le Chiese. È un dibattito inutile per coloro che vogliono essere cristiani e credono nell'unità nella diversità. Sembra che questa disputa continuerà in un'atmosfera di reciproca sfiducia e interessi politici, a cui i leader delle chiese non hanno il coraggio di resistere. Lo scisma andrà avanti finché Dio vorrà, a meno che le altre Chiese ortodosse non decidano di intervenire e "forzare" i rivali a concordare un concilio.

Confraternite ortodosse?

La Chiesa ortodossa ha vissuto analoghe situazioni tragiche in passato, in cui i vescovi hanno abbandonato le loro responsabilità e lasciato i loro greggi. Una di queste occasioni si è verificata nel XVI secolo, in una regione che si trova principalmente nella moderna Ucraina e Bielorussia. La Chiesa fu salvata in quel momento dall'attività di confraternite che includevano monaci e laici che si mobilitarono per difendere l'Ortodossia e ricevettero l'aiuto di Dio.

Chiediamo allo Spirito Santo di ispirare alcuni dei nostri vescovi, monaci, teologi e laici in tale attività. Devono pregare insieme senza dividersi in partiti rivali e prendere parte alle cose sante (nonostante le restrizioni) al fine di creare, con l'aiuto di Dio, consapevolezza tra gli ortodossi che la loro Chiesa si sta disintegrando e che è giunto il momento di cambiare le cose su coloro che trafficano nelle cose sante, proprio come è giunto il momento per tutti noi di pentirci e prepararci ad affermare "la gioia che è in noi" (1 Pt 3:15).

Note

[1] Nel discorso di apertura tenuto alla recente conferenza dei teologi ortodossi in Romania.

[2] Basilio il Grande afferma che un "amen"rimbombò nella sua chiesa come il suono di un tuono.

[3] Beato Agostino, Sermone 25.

[4] In particolare la Didachè (inizio II secolo), la Tradizione degli Apostoli (circa 215) e la Didascalia degli Apostoli (inizi del III secolo).

[5] Padre Sergei Bulgakov, uno dei grandi teologi ortodossi del XX secolo, nel suo libro L'épouse de l'agneau (L'Age d'Homme), 214.

[6] Nella sezione 12.

[7] Le Costituzioni Apostoliche sono una raccolta di regolamenti cristiani composta da un vescovo nel nord della Siria intorno all'anno 380. Si basano per alcuni passi su Didachè e Didascalia degli Apostoli.

[8] Per esempio, i testi clementini, che sono testi pseudepigrafici composti nella prima parte del III secolo che incorporano testi di carattere giudeo-cristiano della fine del II secolo.

[9] Libro II, 25.7.

[10] Libro II, 26.4.

[11] Libro II, 25.7.

[12] Libro II, 44.2.

[13] Libro II, 26.1.

[14] Libro II, 26.1.

[15] Libro II, 24.3.

[16] Lettera 204.7.

[17] Sermone 22.

[18] In un articolo sul mistero della comunione e della libertà in un mondosegnato da peccato e limitatezza, 1985.

[19] Ibidem.

[20] Dai detti dei padri del deserto.

[21] Dall'articolo di Ciobotea.

[22] L'Église du Saint-Esprit (Cerf, 1974), 247.

[23] Il primo a scriverne è stato Elpidophoros, arcivescovo della Chiesa greca negli Stati Uniti, vicino all'attuale patriarca ecumenico.

[24] Nessun dirigente ecclesiastico ha alcuna prerogativa oltre all'auto-sacrificio, all'amore e al servizio.

[25] Lettera 65.

[26] Lettera 69.

 
Stabilite le relazioni Chiesa-stato in Montenegro. Sul recente accordo tra il Montenegro e la Chiesa ortodossa serba

L'autore, lo ieromonaco Ignatij (Shestakov), fratello del monastero Sretenskij di Mosca, è uno specialista in studi balcanici e parla correntemente la lingua serba.

All'inizio di agosto è avvenuta la tanto attesa firma dell'Accordo di base tra il governo del Montenegro e la Chiesa ortodossa serba. La cerimonia ufficiale si è tenuta la mattina del 3 agosto presso la villa "Gorica" non lontano dalla capitale montenegrina.

Il patriarca Porfirije di Serbia, a nome della Chiesa serba, e Dritan Abazović, primo ministro del paese a nome del governo del Montenegro, hanno firmato l'Accordo. Alla cerimonia della firma hanno partecipato delegazioni piuttosto numerose della Chiesa e del governo. Nella delegazione ecclesiastica vi erano membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba, tra cui il metropolita Joanikije del Montenegro e del litorale, il vescovo Vasilije di Srem e il vescovo Fotije di Zvornik-Tuzla, così come tutti i vescovi le cui diocesi si trovano in tutto o in parte sul territorio del Montenegro: il vescovo Atanasije di Mileševa, il vescovo Metodije di Budimlja-Niksic e il vescovo Dimitrije di Zahumlje ed Erzegovina. L'archimandrita Nektarije, segretario capo del Santo Sinodo, e alcuni altri sacerdoti facevano parte della delegazione.

A nome del governo, il ministro della Giustizia Marko Kovač, che ha svolto un ruolo significativo nella stesura del documento finale, è arrivato alla cerimonia della firma accompagnato dal vicepremier Vladimir Joković e dai ministri dei diritti umani e delle minoranze Fatmir Gjeka, della salute Dragoslav Šćekić e della finanza Aleksandar Damjanović.

Al termine della cerimonia, il patriarca Porfirije ha ringraziato i membri del governo e tutti coloro che hanno preso parte alla stesura del testo e, di conseguenza, ha ottenuto la firma del tanto atteso documento. Si è congratulato con tutti i cittadini del Montenegro indipendentemente dalla loro fede e identità politica o nazionale. Il patriarca ha rivolto parole di particolare gratitudine al metropolita Amfilohije del Montenegro e al Litorale, di beata memoria, che ha dato un enorme contributo alla realizzazione di questo accordo.

Le dichiarazioni ufficiali sui siti web del governo e della Chiesa serba, così come su altri mass media, non riflettono l'atmosfera tesa e carica che ha circondato il processo di pianificazione e decisione della firma dell'Accordo. Per quanto riguarda il significato della sua firma, sarebbe difficile trovare in Montenegro un evento più atteso e discusso negli ultimi anni. Le lotte politiche che circondano questo documento sono continuate fino all'ultimo momento e generalmente non si sono placate nemmeno dopo la firma dell'Accordo.

Il significato dell'Accordo

Tuttavia, mettendo da parte la controversia politica e la perenne turbolenza della politica montenegrina, ha senso elaborare in modo più dettagliato il lato contenuto del documento firmato.

Dobbiamo dire subito che l'Accordo di base contiene una serie di affermazioni che incidono positivamente sulla futura missione della Chiesa in Montenegro e regolano in generale il suo status giuridico. Nel complesso, la vita della Chiesa ortodossa serba in Montenegro ha una distinzione speciale. Da un lato, le diocesi sul suo territorio sono state tra le più attive nella Chiesa serba. A partire dagli anni '90, sta crescendo nel paese il numero di monaci e nuove chiese, l'alto livello della sua attività editoriale è notevole in tutta la Chiesa e vi operano alcune delle principali fonti di informazione ecclesiastiche. D'altra parte, l'atteggiamento ostile di alcuni importanti politici ha portato a una situazione in cui le attività della Chiesa sono state lasciate praticamente non regolamentate su questioni riguardanti la sua opera nell'esercito, nelle forze di polizia, nei centri di detenzione e strutture sanitarie. Il tema delle proprietà della chiesa e dei luoghi santi rimane una questione dolorosa e non esiste una base legale per insegnare i fondamenti della fede nelle istituzioni educative primarie e secondarie, ecc. Insomma, tutte le questioni chiave delle relazioni Chiesa-Stato sono bloccate al livello in cui erano nei primi anni '90: "Niente è proibito, ma allo stesso tempo nessuno permette nulla".

Cosa c'è di nuovo?

Quanto al contenuto del documento, va subito notato che l'inizio dell'Accordo contiene un preambolo storico davvero importante che, in realtà, conferma l'eredità storica e la presenza della Chiesa serba in Montenegro, e il legame storico tra tutte le diocesi sul territorio del moderno Montenegro e della Chiesa serba autocefala. Questa questione è infatti estremamente importante, perché nel corso di molti anni, il regime politico al potere ha imposto pressioni sulla Chiesa e ha costantemente cercato di portare avanti l'idea di un certo isolamento della Chiesa sul territorio del Montenegro dalla Serbia per quanto riguarda la storia, la giurisdizione e i beni culturali della Chiesa. Secondo molti, il regime di Đukanović avrebbe sollevato la pressione sulle diocesi molto tempo fa, se queste avessero seguito la strada della ricerca dell'autonomia ecclesiale o di una qualche secessione culturale e storica, come sta accadendo sul territorio dell'Ucraina a partire dagli anni '90.

Firmando l'Accordo di base, il governo riconosce "il contributo della Chiesa ortodossa serba allo sviluppo sociale, culturale ed educativo del Montenegro, il ruolo storico della Metropolia del Montenegro e del Litorale al tempo dei metropoliti montenegrini", e a allo stesso tempo afferma che "la Chiesa ortodossa serba in Montenegro è una parte organica della Metropolia del Montenegro e del Litorale e delle diocesi di Budva-Niksić, Mileševo e Zahumlje-Herzegovina e Primorska (o: Zahumlje-Herzegovina)".

Lo Stato garantisce l'autonomia e l'indipendenza della Chiesa nella sua organizzazione, nella vita interna e nelle libertà di mantenere i legami con i suoi più alti organi ecclesiastici (cioè il Patriarcato serbo), così come con le altre Chiese ortodosse locali. Tutte le questioni di amministrazione ecclesiastica sono interamente di competenza della Chiesa.

Uno degli articoli più importanti dell'accordo riguarda i beni ecclesiastici e i luoghi santi: "Lo Stato garantisce alla Chiesa l'inviolabilità del diritto di proprietà e statualità su monasteri, templi, edifici e altri beni immobili e spazi di sua proprietà, secondo l'ordinamento giuridico dello Stato". Ciò premesso, lo Stato si impegna, a norma di legge, ad effettuare la registrazione di tutti i beni immobili non registrati nella proprietà delle diocesi e delle loro persone giuridiche ecclesiastiche.

Vale la pena ripetere che è stato proprio il tentativo dello Stato di intromettersi brutalmente nella questione della proprietà dei luoghi santi, dei monasteri e delle chiese ortodosse che ha scatenato un'ondata di proteste pubbliche in Montenegro due anni fa. La Chiesa è stata costretta a scendere in piazza a seguito di un attacco frontale del presidente Milo Đukanović e del governo sotto il suo controllo, quando hanno tentato di dichiarare proprietà statale tutti i monasteri e le chiese del paese costruiti prima del 1918. Queste folli azioni delle autorità hanno letteralmente destabilizzato il paese; e un anno dopo, sono costate a Đukanović il potere illimitato a cui era così abituato e che aveva esercitato liberamente nel paese per quasi tre decenni. Inoltre, le successive elezioni hanno portato cambiamenti nel parlamento e nel governo.

Uno degli aspetti interessanti dell'Accordo è stata l'adozione di giorni non lavorativi ufficiali per le feste ortodosse. Questi includono la vigilia di Natale (o Badni dan), conosciuta sia nella tradizione locale che in quella generale della Chiesa serba come un giorno di festa speciale con le sue usanze; la Natività di Cristo; e la Sinassi della santissima Madre di Dio, il giorno successivo. In sostanza, ci sono tre giorni non lavorativi: il giorno prima di Natale, il giorno di Natale e il giorno dopo. Anche il Venerdì Santo e il Lunedì Luminoso, oltre alla Krsna Slava, il giorno del santo patrono di ogni famiglia, sono stati dichiarati giorni non lavorativi. Inoltre, i fedeli hanno diritto a un giorno di riposo nella festa di san Sava, primo arcivescovo di Serbia (14 gennaio/27 gennaio), del santo ierarca Vasilije di Ostrog (29 aprile/12 maggio) e di san Pietro di Cetinje (18 ottobre/31 ottobre): i santi più significativi del Montenegro. Tuttavia, questi giorni di riposo dipenderanno dal contratto con il datore di lavoro. La questione delle festività della Chiesa lascia ancora molto spazio per ulteriori aggiunte e modifiche.

L'accordo disciplina i beni e le attività economiche della Chiesa, comprese le materie relative ai luoghi santi e ai beni culturali. In effetti, sono state poste le basi per risolvere la questione della restituzione. Numerosi articoli dell'accordo riguardano questioni importanti come l'insegnamento della religione (la Legge di Dio) nelle scuole pubbliche, l'educazione dei credenti che sono membri della polizia e delle forze armate, il ministero della Chiesa nelle istituzioni sanitarie e nelle carceri, nonché una questione sulla costituzione da parte della Chiesa di fondazioni e organizzazioni sociali e caritative.

Senza dubbio, l'Accordo di base nella sua forma attuale è un documento che pone le basi per la soluzione di tutta una serie di questioni finora irrisolte nei rapporti Chiesa-Stato.

Chiaramente, non è solo presto, ma anche ingenuo affermare che con la firma dell'accordo in Montenegro tutti i problemi in questo ambito siano stati risolti. Ciò è già diventato chiaro sulla base delle dichiarazioni negative di alcuni importanti politici fino alle loro minacce di sciogliere il governo. Tuttavia, la firma dell'Accordo di base rafforza la posizione della Chiesa ortodossa serba nella regione e sposta la discussione sul suo status giuridico e sulla partecipazione alla vita pubblica in Montenegro a un livello completamente diverso.

Ieromonaco Ignatij (Shestakov)

* * *

Per una revisione più dettagliata, includiamo di seguito il testo completo dell'accordo di base tra il governo del Montenegro e la Chiesa ortodossa serba (traduzione da Srbin.info).

* * *

Accordo di base (fondamentale) tra il Montenegro e la Chiesa ortodossa serba

Il Montenegro, rappresentato dal governo del Montenegro e la Chiesa ortodossa serba, rappresentata dal Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa serba (di seguito: le parti contraenti),

Al fine di regolare il quadro giuridico delle relazioni reciproche,

Facendo riferimento al diritto internazionale e alla Costituzione del Montenegro, alla libertà di religione garantita e al principio di separazione tra Stato e Chiesa, al diritto canonico ortodosso, alla Costituzione della Chiesa ortodossa serba (di seguito: Costituzione della COS) e alla struttura ecclesiastica sin dal fondazione dell'Arcivescovado di Žiča, del Patriarcato di Peć, e quindi della Chiesa Ortodossa Serba,

Partendo dal fatto che la Chiesa cristiana è presente in Montenegro fin dai tempi apostolici e dalla sua continuità-missione attraverso la struttura storica ortodossa e ecclesiastica sin dalla fondazione degli episcopati di Zeta, Budimlja e Hum dell'Arcivescovado di Žiča (1219-1220),

Riconoscendo il contributo della Chiesa ortodossa serba nello sviluppo sociale, culturale ed educativo del Montenegro e il ruolo storico della Metropolia del Montenegro e del Litorale durante il periodo dei metropoliti/sovrani montenegrini.

Notando che la Chiesa ortodossa serba in Montenegro è costituita, come sua parte organica, dalla Metropolia del Montenegro e del Litorale e dalle diocesi di Budva-Niksić, Mileševo e Zahumlje-Herzegovina e Primorska (o: Zahumlje-Herzegovina)

Hanno concordato quanto segue:

Articolo 1

Le parti contraenti confermano che la Chiesa ortodossa serba (di seguito: la Chiesa ) e il Montenegro (di seguito: lo Stato) sono ciascuno nel proprio campo di attività, indipendenti e autonomi, e si impegnano a rispettare pienamente questo principio nelle loro relazioni reciproche.

Le parti contraenti si impegnano a cooperare tra loro al fine del completo sviluppo spirituale e materiale dell'uomo e della società e del progresso del bene comune.

Articolo 2

Lo Stato riconosce la continuità della soggettività giuridica e secondo la sua Costituzione garantisce alla Chiesa e ai suoi enti ecclesiastici-giuridici (diocesi, comuni ecclesiastici, monasteri, dotazioni* [in un determinato contesto le istituzioni sociali e i fondi della Chiesa ecc.], organizzazioni e fondi indipendenti e singoli luoghi di culto) l'esercizio dei poteri di diritto pubblico in Montenegro in conformità con il diritto canonico ortodosso e la Costituzione della Chiesa ortodossa serba.

L'autorità ecclesiastica competente ha il diritto di regolare in modo indipendente la sua organizzazione interna e di stabilire, modificare, abolire o riconoscere entità ecclesiastiche secondo le disposizioni del diritto canonico ortodosso e della Costituzione della COS.

L'autorità ecclesiastica competente informa l'amministrazione statale di queste decisioni al fine di registrare le persone giuridiche ecclesiastiche secondo le normative statali.

L'ente statale competente è obbligato ad agire su segnalazione delle autorità ecclesiastiche competenti.

Articolo 3

Lo Stato garantisce alla Chiesa, agli enti ecclesiastici, al clero, ai monaci e ai credenti la libertà di mantenere i legami spirituali e amministrativi, in conformità con il diritto canonico ortodosso e la Costituzione della COS, con i suoi più alti organi ecclesiastici, con le altre Chiese ortodosse locali, nonché con le comunità religiose.

Articolo 4

Nel rispetto della libertà di religione, lo Stato riconosce alla Chiesa la libertà di svolgere la sua missione evangelica apostolica, soprattutto per quanto riguarda il culto, l'organizzazione, l'amministrazione ecclesiastica, l'educazione e la predicazione religiosa.

Articolo 5

La Chiesa ha il diritto esclusivo e inalienabile di regolare liberamente, in conformità con le esigenze e sulla base del diritto canonico ortodosso e della Costituzione della Chiesa ortodossa serba, in Montenegro la propria struttura ecclesiastica, nonché di stabilire, modificare e abolire governatorati gerarchici, comunità ecclesiastiche, parrocchie, monasteri e altre unità organizzative.

Articolo 6

La Chiesa è responsabile di tutte le nomine, i trasferimenti, le rimozioni, gli incarichi e le revoche dei servizi religiosi, in conformità con il diritto canonico ortodosso e la Costituzione della Chiesa ortodossa serba.

Il Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa serba, in quanto massima autorità ecclesiastica, ha competenza esclusiva nell'elezione, ordinazione e nomina dei vescovi nelle diocesi del Montenegro, nonché nell'istituzione, cambiamento e abolizione delle diocesi secondo il diritto canonico ortodosso e la Costituzione della COS.

Le autorità ecclesiastiche competenti hanno il diritto di prendere decisioni di natura spirituale e disciplinare secondo l'ordine canonico ortodosso e le relative norme ecclesiastiche, senza alcuna interferenza da parte delle autorità statali.

Articolo 7

Lo Stato garantisce alla Chiesa la libertà di culto, di riti religiosi e di altre attività religiose e umanitarie.

Culto, riti religiosi e altre attività religiose si svolgono in templi, altri edifici, cimiteri e aree di proprietà della Chiesa, nonché in luoghi pubblici, spazi aperti e luoghi legati a eventi storici o personaggi significativi.

Lo Stato garantisce alla Chiesa l'inviolabilità del diritto di proprietà e statualità su monasteri, templi, edifici e altri beni immobili e spazi di sua proprietà, secondo l'ordinamento giuridico dello Stato.

Lo Stato si impegna, in conformità con il proprio ordinamento giuridico, a registrare tutti i beni immobili non registrati di proprietà della Metropolia del Montenegro e del Litorale, della Diocesi di Budva-Niksić, della Diocesi di Mileševo, della Diocesi di Zahumlje-Herzegovina e delle loro chiese o persone giuridiche di appartenenza.

Solo per motivi eccezionali e con l'espresso consenso delle autorità ecclesiastiche, le strutture e i locali di cui al comma 3 del presente articolo possono essere utilizzati per altri scopi.

Nelle strutture e nei locali di cui al comma 3 del presente articolo, gli enti statali non possono adottare misure di sicurezza senza la preventiva approvazione delle autorità ecclesiastiche competenti, salvo i casi in cui ciò sia richiesto da ragioni di urgenza a tutela della vita e della salute umana.

Quando si svolgono funzioni di culto o riti religiosi in luoghi pubblici e spazi aperti (processioni ecclesiastiche, pellegrinaggi e riti religiosi simili), le autorità ecclesiastiche competenti informeranno tempestivamente le autorità statali che garantiranno l'ordine pubblico e l'incolumità delle persone e dei beni.

Articolo 8

In caso di avvio di un procedimento penale o per delitto contro il clero o funzionari religiosi della Chiesa, l'organo statale che conduce il procedimento ne informa l'arcivescovo competente.

Articolo 9

Il sigillo della confessione è completamente e sempre inviolabile.

Articolo 10

La domenica e le seguenti festività religiose sono giorni non lavorativi per i cristiani ortodossi in Montenegro:

Badni Dan (la vigilia della Natività) (24 dicembre / 6 gennaio),

La Natività di Cristo e la Sinassi della Santissima Madre di Dio (25 e 26 dicembre / 7 e 8 gennaio),

Grande e Santo Venerdì,

Lunedì Luminoso,

Il primo giorno della Krsna Slava.

Le parti contraenti convengono che, in conformità con gli atti del datore di lavoro, consentiranno ai dipendenti del datore di lavoro di usufruire del congedo durante l'orario di lavoro nei giorni di festività religiose: San Sava, primo arcivescovo di Serbia (14 gennaio / 27 gennaio), San Basilio di Ostrog (29 aprile / 12 maggio) e San Pietro di Cetinje (18 ottobre / 31 ottobre), per partecipare ai riti religiosi.

Le parti contraenti possono concordare eventuali modifiche in giorni non lavorativi se si manifesta la reciproca necessità.

Articolo 11

La Chiesa e gli enti ecclesiastici hanno il diritto di ereditare, acquistare, possedere, utilizzare e alienare beni mobili e immobili, nonché di acquistare e alienare beni, svolgere attività economiche e di altro tipo secondo le disposizioni del diritto canonico ortodosso e della Costituzione della COS, e secondo l'ordinamento giuridico dello Stato.

Nei casi di trasferimento, sottrazione dallo Stato o alienazione di beni che rappresentano un patrimonio culturale dello Stato, e nei quali la Chiesa ha diritto di proprietà, si applicano le disposizioni della legge sulla tutela dei beni culturali.

La Chiesa può stabilire dotazioni e fondazioni in conformità con le disposizioni del diritto canonico ortodosso e della Costituzione della Chiesa ortodossa serba e in conformità con l'ordinamento giuridico dello Stato.

Articolo 12

La restituzione dei beni ecclesiastici mobili e immobili, confiscati o nazionalizzati senza equo compenso, sarà effettuata secondo la legge che regola le materie della restituzione in Montenegro, previo accordo con le autorità ecclesiastiche competenti.

Le parti contraenti convengono che la questione di cui al paragrafo 1 del presente articolo deve essere risolta entro un termine ragionevole.

I beni immobili e mobili da restituire alla proprietà della Chiesa o per i quali lo Stato provvederà a un equo compenso sono determinati da una Commissione mista composta da rappresentanti delle parti contraenti.

Articolo 13

La Chiesa ha il diritto di costruire templi ed edifici ecclesiastici, nonché di ampliare e risistemare quelli esistenti, secondo l'ordinamento giuridico dello Stato.

Lo Stato ha l'obbligo di consentire alla Chiesa di collaborare con gli organi statali competenti nella redazione dei documenti di pianificazione territoriale al fine di creare le condizioni per la costruzione di edifici religiosi.

Il vescovo competente prende una decisione sulla costruzione di un edificio ecclesiastico in conformità con il diritto canonico ortodosso e la Costituzione della COS e propone un luogo per la costruzione di edifici, e le autorità montenegrine competenti accetteranno la proposta a meno che non vi siano ragioni oggettive contrarie di pubblico interesse.

Le autorità competenti in Montenegro non prenderanno in considerazione le richieste per la costruzione di edifici religiosi della Chiesa che non abbiano l'approvazione scritta del vescovo diocesano competente.

Lo Stato aiuta finanziariamente la Chiesa, in primo luogo, nel restauro e nella conservazione degli edifici religiosi ortodossi che hanno valore culturale e storico.

Articolo 14

Lo Stato garantisce alla Chiesa la libertà di svolgere attività educative, culturali, scientifiche, informative, editoriali e altre attività connesse alla sua missione spirituale, secondo l'ordinamento giuridico dello Stato.

Lo Stato garantisce alla Chiesa il diritto di possedere, stampare e pubblicare libri, giornali, riviste e materiale audiovisivo di contenuto religioso, educativo, culturale e scientifico.

La Chiesa ha anche accesso ai media (giornali, radio, televisione, Internet).

La Chiesa ha il diritto di fondare e modificare emittenti radiofoniche e televisive, in conformità con l'attuale legislazione del Montenegro.

Articolo 15

In conformità con la Costituzione della Chiesa ortodossa serba, la Chiesa ha il diritto di istituire istituzioni educative religiose per l'istruzione secondaria e superiore di sacerdoti e funzionari religiosi.

L'istituzione di altre istituzioni educative da parte della Chiesa è regolata dalla legge.

La Chiesa ha il diritto di stabilire e regolare istituzioni culturali in conformità con la Costituzione della Chiesa ortodossa serba e l'ordinamento giuridico dello Stato.

Il finanziamento delle istituzioni educative e culturali in Montenegro, fondate dalla Chiesa, così come lo status del loro personale e dei beneficiari (persone che le frequentano), sarà regolato in modo più rigoroso e più dettagliato da un'apposita convenzione secondo l'ordinamento giuridico del lo Stato.

Articolo 16

Lo Stato garantisce il diritto dei genitori e dei tutori di fornire ai propri figli un'educazione religiosa secondo le proprie convinzioni.

L'istruzione religiosa ortodossa nelle scuole pubbliche può essere regolata secondo l'ordinamento giuridico dello Stato.

Articolo 17

Il Montenegro garantisce alla Chiesa il diritto alla pastorale per i credenti ortodossi nelle forze armate e nei servizi di polizia, così come nelle carceri, nelle istituzioni sanitarie pubbliche, negli orfanotrofi e in tutte le istituzioni sanitarie e sociali pubbliche e private.

Gli organi statali competenti, d'intesa con le autorità ecclesiastiche competenti, forniscono condizioni per consentire ai credenti ortodossi di esercitare la libertà di religione, nonché spazi di culto e pasti per i credenti ortodossi negli ospedali, nelle carceri, nell'esercito, nella polizia, nella scuola, negli studenti e case di cura.

Articolo 18

La Chiesa ha il diritto di istituire istituzioni e organizzazioni caritative e sociali secondo l'ordinamento giuridico dello Stato.

Gli enti di cui al comma 1 del presente articolo ne disciplinano l'organizzazione interna e le modalità di attività mediante statuti approvati dalla competente autorità ecclesiastica, e hanno lo stesso statuto giuridico degli enti statali aventi lo stesso scopo.

Le parti contraenti possono concludere accordi speciali di mutua cooperazione tra enti caritativi statali e ecclesiastici, istituzioni sociali, sanitarie, educative e simili.

Articolo 19

Al fine di monitorare l'attuazione dell'Accordo e migliorare la cooperazione tra le parti contraenti, sarà costituita una commissione mista con un numero uguale di rappresentanti.

La commissione mista si riunisce secondo necessità e non meno di una volta ogni sei mesi.

L'Accordo è concluso a tempo indeterminato e può essere modificato con l'accordo delle parti contraenti.

Articolo 20

L'Accordo è redatto in quattro copie identiche, due delle quali restano a ciascuna delle parti contraenti.

L'Accordo entra in vigore il giorno della firma.

L'Accordo sarà pubblicato sulla "Gazzetta ufficiale del Montenegro" e su "Glasnik" – il periodico ufficiale della Chiesa ortodossa serba.

 
Un nuovo crocifisso donato alla nostra chiesa

Il crocifisso in legno che vedete nella foto, di due metri d’altezza per uno di larghezza, ci è stato donato grazie alla generosità di Salvatore e Larissa, ai quali vanno i nostri ringraziamenti e le nostre preghiere. Per coincidenza, oppure per disegno provvidenziale, questo dono è arrivato proprio nella settimana della venerazione della Croce (cuore della Grande Quaresima), e sarà al centro delle nostre funzioni della Settimana Santa.

Кресту Твоему покланяемся, владыко, и святое воскресение Твое славим.

La tua Croce noi veneriamo, sovrano, e la tua santa risurrezione glorifichiamo.

Crucii Tale ne închinăm, stăpâne, şi Sfântă Învierea Ta o slăvim.

 
5 problemi spinosi con cui l'Ortodossia si confronta

nel XXI secolo, la Chiesa si trova ad affrontare una serie di nuove sfide. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il riconoscimento degli scismatici, il caos canonico nella diaspora e la crescente influenza dei politici sono le sfide che la Chiesa deve affrontare.

La vita contemporanea ha posto una serie di questioni difficili di fronte all'Ortodossia, e le risposte a tali questioni non si ritrovano in modo esplicito e chiaro né nelle Sacre Scritture né nei canoni della Chiesa. Devono essere cercate nelle Sacre Scritture e nella santa Tradizione. Questa ricerca può richiedere continui sforzi spirituali e intellettuali da parte di tutta la Chiesa, ma vivere senza queste risposte non è più possibile.

Chiese e diocesi locali

L'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha sollevato la questione del rapporto tra la Chiesa locale e le sue diocesi.

Il Fanar ha creato e riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come autocefala per decisione conciliare. In ogni caso, le voci dei vescovi dissenzienti di Costantinopoli non sono state ascoltate.

Tuttavia, nella seconda Chiesa ad aver riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ovvero la Chiesa di Grecia, alcuni vescovi si sono opposti a questa decisione nonostante una risoluzione del Concilio dei vescovi. I metropoliti Seraphim di Citera e Seraphim del Pireo hanno definito il Concilio invalido, così come la decisione di Costantinopoli sulla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e sul riconoscimento degli scismatici.

La Chiesa ortodossa russa ha deciso di interrompere la comunione eucaristica solo con quei vescovi greci che sono entrati o che entreranno in comunione con gli scismatici ucraini.

La situazione relativa al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa d'Alessandria è ancora più confusa. Questo problema non è stato affatto discusso o risolto a livello conciliare in questa Chiesa. Il patriarca Theodoros ha dichiarato che la sua Chiesa riconosce la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" - e questo è tutto. Non ne seguita una reazione né positiva né negativa degli altri vescovi.

Tutto ciò genera una serie di domande, di carattere sia interno che esterno, nei confronti di queste Chiese locali .

"Se qualcuno dovesse pregare, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, che sia scomunicato anche lui" (Canone 10 dei santi apostoli). "Se un sacerdote si unisce in preghiera con un sacerdote deposto, come se questi fosse un sacerdote, che anche lui sia deposto" (Canone 11 dei santi apostoli). Questi e altri canoni dei Concili ecumenici mostrano chiaramente: chiunque entri in comunione eucaristica e, secondo la lettera dei canoni, si limita anche solo a pregare con gli scismatici, diventa egli stesso uno scismatico.

Cosa dovrebbero fare in questo caso i metropoliti della Chiesa di Grecia - Seraphim di Citera e Seraphim del Pireo? Cosa dovrebbero fare i vescovi della Chiesa di Alessandria, che non sono d'accordo con il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Rompere con le loro Chiese locali per non diventare loro stessi scismatici? Oppure obbedire alla gerarchia, come richiesto dal giuramento dato durante l'ordinazione?

Chi è responsabile dinanzi a Dio del gregge che gli è stato affidato: ogni singolo vescovo, oppure la Chiesa locale nel suo insieme? Basandoci sul significato sacro del ministero episcopale stesso, sembra che sia il vescovo. Ma se il Concilio di una Chiesa locale decide diversamente, può non obbedire? E ha un'opportunità elementare per farlo, dal momento che il Concilio può semplicemente rimuoverlo dalla sua sede e sostituirlo con un altro vescovo?

Ma se ogni vescovo è responsabile di se stesso e del suo gregge davanti a Dio e, di conseguenza, può prendere delle decisioni, allora quale sarà, in linea di massima, il ruolo della Chiesa locale - istituito dai grandi Concili?

Inoltre, come dovrebbero le altre Chiese locali trattare i vescovi che non obbediscono al loro Concilio? Per esempio, la Chiesa ortodossa russa potrebbe e dovrebbe aprire parrocchie per i credenti di lingua russa nelle diocesi greche che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" senza il consenso dei vescovi locali? Non sarebbe un'invasione del territorio canonico di un'altra Chiesa locale? Questo non ricorderebbe ciò che ha fatto il Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina?

La Chiesa nella diaspora

È risaputo che l'organizzazione della vita ecclesiale nei paesi di emigrazione (USA, Canada, Australia, ecc.) è anormale. Tuttavia, la situazione è stata influenzata da fattori oggettivi.

Fedeli di diverse nazionalità provenienti da diversi paesi d'Europa sono arrivati in questi paesi, e ognuno di loro aveva una propria Chiesa locale. E hanno stabilito la loro vita ecclesiale nel nuovo paese nella giurisdizione della loro Chiesa. Di conseguenza, ogni diaspora nazionale ha la sua diocesi e il suo vescovo.

Tuttavia, la situazione in cui in una città ci sono molti vescovi canonici ma indipendenti l'uno dall'altro contraddice sostanzialmente le numerose regole dei Concili ecumenici. "Che non ci siano due vescovi in ​​una città",  detta il canone 8 del I Concilio Ecumenico. Il documento del Consiglio cretese del 2016 sulla "Diaspora ortodossa" dice: "È stato affermato che la volontà comune di tutte le sante chiese ortodosse è quella di risolvere il più presto possibile il problema della diaspora e della sua struttura secondo l'ecclesiologia ortodossa, la tradizione canonica e la pratica della chiesa ortodossa. È stato anche affermato che allo stato attuale, per ragioni storiche e pastorali, è impossibile una transizione immediata all'ordine strettamente canonico della Chiesa, che prevede un unico vescovo in un unico luogo".

Di conseguenza, c'è un problema e tutti lo riconoscono, ma nessuno sa come risolverlo. La Chiesa ortodossa russa ha cercato di risolverlo concedendo l'autocefalia alla Chiesa ortodossa in America, ma è stata fraintesa dalla maggior parte delle Chiese locali, che continuano a considerare questa Chiesa russa, mentre è americana. In tutto il suo episcopato, solo un vescovo è russo per nazionalità ma anche lui è nato negli Stati Uniti. La principale lingua di culto è l'inglese.

Oggi, il problema della diaspora è aggravato dall'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e dalla rottura della comunione eucaristica tra la Chiesa ortodossa russa e le Chiese che hanno riconosciuto questa nuova struttura ecclesiale. Si scopre che in una città ci sono vescovi che non solo appartengono a diverse giurisdizioni, ma non hanno neanche comunione tra loro. In questo caso, riassumere la vita ecclesiale nella diaspora a un solo denominatore – i canoni dei Concili ecumenici – è ancora più complicato.

I santi Dittici

Avrei voglia di usare la parola "santi" tra virgolette. Perché i Dittici sono semplicemente un ordine in cui le Chiese ortodosse locali sono menzionate nel servizio patriarcale. Non determinano alcun vantaggio di una Chiesa rispetto a un'altra, né dispongono le Chiese per antichità o per autorità delle persone che le hanno fondate. Non tengono conto della molteplicità in una Chiesa particolare o di altri fattori. I dittici definiscono solo questo famigerato primato d'onore.

Ma le Chiese ortodosse hanno elevato i Dittici a un'altezza così sacra che sembrano pronte a fare qualsiasi cosa per difendere la loro posizione elevata in essi.

Per esempio, nel 1988, il patriarca Demetrio I di Costantinopoli non venne a celebrare il 1000° anniversario del Battesimo della Rus' a causa di "controversie sul protocollo", come fu riportato ufficialmente. A suo avviso, non gli erano garantiti gli onori secondo il Dittico.

Anche il patriarca German di Serbia non partecipò alle stesse celebrazioni. Lo scrittore russo Valentin Kurbatov ha detto che gli organizzatori della solenne adorazione gli avevano dato un posto dopo il patriarca georgiano Elia. Il primate della Chiesa serba non era d'accordo, perché si considerava superiore nel Dittico.

Nel 2014, all'intronizzazione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev, il metropolita di Emmanuel (Adamakis) di Gallia del Patriarcato di Costantinopoli si rifiutò di partecipare alla Liturgia, perché anche a lui non era stato assegnato l'alto rango che, secondo lui, egli meritava.

Guardando tutti questi esempi, un estraneo concluderebbe che gli ortodossi non hanno altre preoccupazioni se non quelle di sostenere il prestigio del loro "trono", di stabilire il loro posto nei Dittici e di fare a gara tra Chiese madri.

L'ossessione del patriarca di Costantinopoli per il suo primato nell'Ortodossia ha sostanzialmente oltrepassato tutti i confini della decenza. Come ha correttamente osservato il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol', "solo un vescovo che ha dimenticato ciò che dice il Vangelo  può dire al mondo intero che solo lui è il principale e che nessuno ha il diritto di prendere decisioni senza di lui". Il metropolita Luca ha detto: "Riuscite a immaginare che gli apostoli Pietro, Andrea o Giovanni si comportino in questo modo? Avrebbe potuto Pietro arrivare nel luogo in cui si erano radunati gli altri apostoli e castigarli per essersi radunati senza il suo permesso? Il modo in cui si comporta oggi una persona che si definisce il patriarca di Costantinopoli non si adatta a nessuna struttura evangelica nei secoli".

Questa lotta per i propri privilegi storici e il proprio posto nei Dittici contraddice direttamente e molto chiaramente le parole di Cristo: "Chiunque voglia essere il primo sia l'ultimo, e il servo di tutti" (Mc 9:35). Vorrei che un primate di qualche Chiesa locale potesse dichiarare con la mano sul Vangelo: mettetemi per ultimo nei Dittici. Ma nessuno lo fa. Per qualche ragione, il prestigio storico della sede è più importante. Dopotutto, i Dittici stessi sono santificati dall'autorità dei Concili ecumenici. Tuttavia, è improbabile che i Padri dei Concili abbiano investito i Dittici del significato che occupa oggi le menti dei vescovi.

Forse è il momento di smettere di attribuire un valore così sacro ai Dittici?

Dipendenza del sistema amministrativo della Chiesa dalla politica

Il patriarca Bartolomeo dichiara costantemente che ogni stato indipendente ha diritto alla sua Chiesa locale. A questo proposito, molti sono d'accordo con lui. Inoltre, questa opinione sembra riflettersi nei canoni dei Concili ecumenici, che affermano che la struttura amministrativa della Chiesa dovrebbe essere simile a quella civile. Per esempio, il Canone 38 del VI Concilio Ecumenico: "Se una città è stata ricostruita dall'autorità imperiale o è stata ricostruita di nuovo, secondo le formalità civili e pubbliche, segua l'ordine delle parrocchie ecclesiastiche".

Questo canone dice che l'organizzazione degli affari ecclesiastici (autocefalia, frontiere, diocesi, sedi dei vescovi, ecc.) dovrebbe seguire l'organizzazione degli affari politici?

Secondo questa logica, ogni Paese africano dovrebbe avere una propria Chiesa locale e non far parte del Patriarcato di Alessandria. Le Chiese locali dovrebbero disintegrarsi con l'integrazione degli Stati e dovrebbero unirsi di nuovo con l'unificazione degli Stati? Se questo sembra assurdo, la posizione "ogni stato dovrebbe avere la sua Chiesa locale" non è meno assurda.

Ma non c'è canone che affermi che la Chiesa non sia collegata al sistema statale tra i canoni dei Concili ecumenici. Al contrario, alcuni fanno riferimento alle decisioni degli imperatori e delle autorità civili.

D'altra parte, c'è un esempio in Abkhazia, che mostra che la conservazione della giurisdizione ecclesiale quando si cambiano i confini statali (almeno di fatto) porta a disastrosi conflitti all'interno della Chiesa.

Dopo le operazioni militari in Abkhazia nei primi anni '90 e il fatto che questo paese ottenne un'indipendenza effettiva dalla Georgia, i sacerdoti della Chiesa ortodossa georgiana non sono in grado di fornire una guida spirituale al gregge in Abkhazia principalmente a causa dei disaccordi tra questo stesso gregge. La chiesa georgiana considera le ordinazioni dei sacerdoti e ancor più dei vescovi per l'Abkhazia da parte di un'altra Chiesa locale come un'invasione del suo territorio canonico. Di conseguenza, in Abkhazia gli affari ecclesiastici non sono governati dal vescovo ma dall'arciprete. Inoltre, per più di dieci anni c'è stata una divisione tra gruppi separati di sacerdoti, con conseguente rottura della comunione, reciproci rimproveri e tutto il resto.

Il trasferimento dell'Abkhazia alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa potrebbe risolvere il problema, ma il Patriarcato di Mosca non vuole violare il territorio canonico della Chiesa georgiana.

Interpretazione dei canoni dei Concili ecumenici: lettera o spirito?

I rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli, a sostegno delle loro pretese di primato nel mondo ortodosso, amano fare riferimento al canone 28 del IV Concilio ecumenico: "Seguendo in tutte le cose le decisioni dei santi Padri, e riconoscendo il canone che è stato appena letto, dei 150 vescovi amati da Dio che si sono riuniti nella città imperiale di Costantinopoli, che è la Nuova Roma, al tempo dell'imperatore Teodosio di felice memoria, anche noi emaniamo e decretiamo le stesse cose riguardanti i privilegi della santissima Chiesa di Costantinopoli, che è la nuova Roma. I padri giustamente concessero privilegi al trono della vecchia Roma, perché essa era la città imperiale. E i 150 piissimi vescovi, mossi dalla stessa considerazione, diedero pari privilegi al santissimo trono della Nuova Roma, giudicando giustamente che quella città che è onorata dalla sovranità e dal Senato, e gode di uguali privilegi della vecchia Roma imperiale, dovrebbe anche in materia ecclesiastica essere come lei magnificata, ed essere in rango accanto a lei; affinché nelle diocesi del Ponto, dell'Asia e della Tracia, i metropoliti e anche i vescovi delle diocesi di cui sopra che sono tra i barbari, debbano essere ordinati dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli; ogni metropolita delle suddette diocesi, insieme ai vescovi della sua provincia, ordina i suoi vescovi provinciali, come è stato dichiarato dai canoni divini; ma come è stato detto, i metropoliti delle suddette diocesi dovrebbero essere ordinati dall'arcivescovo di Costantinopoli, dopo che le elezioni appropriate sono state tenute secondo consuetudine e sono state a lui segnalate".

Letteralmente questo canone conferma il primato del trono di Costantinopoli (dopo Roma, ma Roma è caduta). Ma cosa dice in sostanza? In realtà, questo primato è giustificato dalle circostanze politiche dell'epoca. Ma queste sono cadute nell'oblio mezzo millennio fa. Costantinopoli non è più una città imperiale, non c'è né un sovrano né un senato, e non è più Costantinopoli ma la Istanbul turca.

Quindi cosa dovremmo fare con i vantaggi della "santissima Chiesa di Costantinopoli, che è la nuova Roma"? Continueremo a trattarla come il primo trono o la rimanderemo sotto il dominio della metropolia di Eraclea, com'era prima che Costantinopoli acquisisse il suo status di capitale?

Potremmo anche estendere la domanda. Le regole dei Concili ecumenici sono obbligatorie e immutabili sotto l'influenza di circostanze variabili? Circostanze politiche, economiche, sociali, qualunque. Perché per quanto riguarda le questioni morali o dogmatiche, non possono esserci cambiamenti.

Ma che dire, ad esempio, del seguente canone: "Che nessun chierico abbia il diritto di essere nello stesso tempo rettore di due chiese diverse" (Canone 10 del IV Concilio ecumenico)? Oggi, i preti rurali a volte forniscono guida spirituale a cinque o sei villaggi alla volta. Dovrebbe essere loro proibito farlo?

Ecco un altro esempio: "Che nessuna donna dorma negli alloggi degli uomini in un monastero, e nessun uomo negli alloggi delle donne in un convento. Perché i credenti devono essere lontani da ogni traccia di scandalo e devono regolare la propria vita nell'onestà e nell'accordo con il Signore. Se qualcuno si comporta così, che sia sacerdote o laico, che sia scomunicato". (Canone 47 del VI Concilio ecumenico). Quindi, è necessario scomunicare dalla Chiesa tutte le donne pellegrine che sono rimaste per una notte nei monasteri e tutti gli uomini pellegrini che hanno fatto la stessa cosa nei conventi?

Ovviamente, molte delle regole santificate dall'autorità dei Concili ecumenici non sono applicate nella pratica. Allora chi e come dovrebbe decidere cosa è fattibile e cosa no? Con le sue azioni, il patriarca Bartolomeo dichiara di avere questo diritto. Tuttavia, non sembra così.

* * *

Certo, la Chiesa darà risposte a queste e a molte altre domande. Ma questo può richiedere molto tempo, mentre le risposte sono necessarie oggi. Da cosa saremo guidati adesso? Di chi è l'opinione di cui fidarsi? Chi seguire?

La Sacra Scrittura ci offre questa guida. Ci sono persone alle quali Dio stesso indica cosa fare in una situazione difficile. Davide il salmista afferma che il Signore “guiderà i miti nel suo giudizio, insegnerà ai miti le sue vie" (Ps 24:9). Ma guardiamoci intorno: chi è mite? Per lo meno in Ucraina...

 
La via della NATO verso la perdizione

il presidente ucraino Volodymyr Zelensky batte il pugno con il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg al quartier generale della NATO nel dicembre 2021

Durante la guerra fredda, i leader del blocco sovietico presentavano una facciata di solida unità ogni volta che si incontravano. Ancora nel gennaio 1983, alla 18a sessione del Comitato consultivo politico del Patto di Varsavia nel castello di Hradčany a Praga, i leader del Partito Comunista e del governo dell'Unione Sovietica e dei suoi sei presunti alleati si impegnarono a continuare "la lotta per la conservazione della pace" e contro il militarismo e il revanscismo. Concordarono la continuazione della distensione e della cooperazione e promisero di sostenere i "movimenti di liberazione nazionale" in tutto il mondo.

Era tutta roba sovietica standard, ma non tutto andava bene dietro le quinte. Il polacco Wojciech Jaruzelski, che presiedeva la sessione mattutina del raduno, era un generale dell'esercito che aveva dovuto imporre la legge marziale nel dicembre 1981 per prevenire il crollo del regime in mezzo ai disordini guidati da Solidarność. Il romeno Nicolae Ceaușescu, che presiedeva la sessione pomeridiana, era un anticonformista che spesso fingeva a malapena di seguire la linea del Cremlino mentre perseguiva stretti rapporti con la Cina di Deng e sviluppava un culto neostalinista incentrato sulla sua personalità. János Kádár, dell'Ungheria, stava tranquillamente abbandonando le restrizioni della pianificazione centrale e trasformando Budapest nella capitale meno libera dell'Europa orientale. Erich Honecker, della Germania dell'Est, era il servitore più affidabile di Jurij Andropov, ma solo perché dipendeva maggiormente dall'esercito sovietico per la sopravvivenza.

Dall'altra parte della cortina di ferro, al contrario, la NATO presentava occasionalmente un'immagine di grave discordia. L'amministrazione Eisenhower lasciò in asso i suoi due principali alleati europei, Gran Bretagna e Francia, durante la crisi di Suez nel 1956. La decisione del presidente Charles de Gaulle nel 1966 di ritirare la Francia dal comando militare integrato della NATO scosse profondamente l'alleanza. Due dei suoi primi membri, Grecia e Turchia, erano sul punto di entrare in guerra tra loro per Cipro nel 1974. Negli anni '80, la Germania occidentale era in contrasto con l'amministrazione Reagan per le sanzioni statunitensi contro Mosca, progettate per prendere di mira un accordo con l'Unione Sovietica per la costruzione di un gasdotto per la consegna del gas siberiano nell'Europa occidentale.

Nonostante queste precedenti presentazioni esteriori delle alleanze opposte, nel 1989-1990 il monolite orientale crollò improvvisamente e rapidamente, mentre l'eterogeneo Occidente ne uscì vittorioso. Il concetto di contenimento a lungo termine di George Kennan, delineato per la prima volta nel Long Telegram del 1946 e incarnato nella Dottrina Truman un anno dopo, si è quindi rivelato una delle strategie geopolitiche di maggior successo nella storia.

Per ragioni ancora da accertare, la NATO ha assunto il ruolo di canaglia dopo la disintegrazione del Patto di Varsavia. Al momento della guerra di Bill Clinton contro la Serbia nel marzo 1999, la NATO si era trasformata in uno strumento del duopolio globalista-egemonista democratico/repubblicano a Washington. Lo stesso Kennan, un accanito sostenitore della NATO durante la guerra fredda, verso la fine della sua lunga vita definì la sua espansione verso est "l'errore più fatale della politica americana nell'intero periodo successivo alla guerra fredda". Capì che una NATO espansionista avrebbe costretto la Russia ad assumere una posizione difensiva; predisse accuratamente che ciò avrebbe ripristinato il tenore della guerra fredda nelle relazioni est-ovest. Gli eventi successivi, culminati nella guerra per procura americana in Ucraina, gli diedero ragione.

Una conseguenza della metamorfosi della NATO è che il suo vertice del 2022 a Madrid alla fine di giugno ha assunto una qualità decisamente sovietica. Il suo nuovo Concetto strategico, adottato al vertice, includeva riferimenti puramente ideologici alle "sfide poste dai cambiamenti climatici" e "all'importanza delle prospettive del gender per la sicurezza di tutti noi". Allo stesso tempo, l'alleanza ha effettivamente dichiarato guerra alla Russia, annunciando un'enorme espansione delle sue forze congiunte in allerta permanente lungo i confini del suo nemico orientale designato. Rivolgendosi al vertice, il presidente degli Stati Uniti Joseph Biden ha affermato che non sapeva "come andrà a finire, ma non finirà con una sconfitta dell'Ucraina da parte dei russi in Ucraina". Un oratore dopo l'altro ha gareggiato per il giro di parole più fiorito che annunciava la sconfitta e l'umiliazione della Russia e si impegnava a fornire "tutto ciò che serve" per garantire un tale risultato.

Il vertice di Madrid ha dimostrato che, soprattutto grazie alla crisi in Ucraina, gli Stati Uniti sono in grado di imporre ai propri associati europei una disciplina più ferma di quanto l'URSS non avesse mai potuto fare ai propri satelliti. Ben prima del vertice, gli europei hanno subito pressioni per emanare una serie di sanzioni anti-russe lesive dei propri stessi interessi economici e di sicurezza, principalmente nel campo dell'energia. Allo stesso tempo, la stessa NATO, un'obsoleta reliquia della guerra fredda, è stata drammaticamente rivitalizzata. L'attesa inclusione di Svezia e Finlandia mira specificamente ad aggravare la posizione geostrategica della Russia più gravemente di qualsiasi altro singolo evento dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. Non ci si chiede, negli educati circoli occidentali, se e come questo aggravamento aumenterà la sicurezza e il benessere né degli Stati Uniti né dei suoi partner europei.

Una notevole somiglianza tra la NATO di oggi e il Patto di Varsavia di un tempo è il divario tra la retorica ufficiale e la realtà. Pur congratulandosi con se stessi per la loro dimostrazione di unità, i leader, in particolare il cancelliere tedesco Olaf Scholz, hanno ignorato le conseguenze delle loro azioni in patria. La NATO è composta da "30 stati (e presto saranno 32) che stanno insieme sotto il motto 'Tutti per uno e uno per tutti'", ha affermato Scholz, aggiungendo che i paesi alleati sono disposti a rischiare "la vita e l'incolumità per accorrere in aiuto reciproco". Ha notato che un tale senso di cameratismo e impegno era tangibilmente presente alle riunioni e ha descritto quell'ambiente come "una grande sensazione".

Il capo della Confederazione sindacale tedesca (DBG) non condivide l'esultanza del suo cancelliere. I mezzi di sussistenza di milioni di lavoratori in Germania saranno messi a rischio a lungo termine se la Russia deciderà di interrompere le forniture di gas, ha detto il capo della DBG Yasmin Fahimi al quotidiano Handelsblatt l'11 luglio. Se ciò dovesse accadere, ha spiegato, le società precedentemente redditizie "potrebbero trovarsi rapidamente in difficoltà esistenziale e di conseguenza milioni di posti di lavoro potrebbero essere minacciati".

Solo tre giorni prima, il più grande importatore tedesco di gas naturale, Uniper, aveva chiesto al governo un piano di salvataggio. Ha annunciato che la sua fornitura di gas russo è scesa del 60% rispetto ai livelli normali, costringendo Uniper a colmare il divario acquistando da altre fonti sul costoso mercato a pronti. L'energia russa è da anni parte integrante del modello di business tedesco: rappresenta oltre un terzo delle importazioni di petrolio della Germania e oltre la metà delle sue importazioni di gas nel 2021.

Il ministro dell'Economia del paese, Robert Habeck, ha avvertito in precedenza che se le forniture di gas russo fossero tagliate, l'impatto potrebbe portare a un "momento Lehman Brothers" per la Germania. Un segno dell'avverarsi di questa previsione è stato il continuo calo del valore dell'euro. È sceso di circa il 20 per cento nell'ultimo anno per raggiungere la parità esatta con il dollaro USA il 13 luglio. Per non dimenticare, durante la crisi finanziaria del 2008, un euro valeva circa $ 1,60.

La prontezza dell'Europa a farsi del male per danneggiare la Russia potrebbe essere considerata fuorviante ma discutibilmente razionale se fosse basata su una chiara strategia di forzare un esito favorevole per la guerra, ma non esiste una strategia del genere. Il rifiuto della NATO anche solo di considerare una soluzione diplomatica al conflitto potrebbe essere stato spiegabile, in senso hobbesiano, mentre la guerra sembrava andare male per la Russia. Ma alla fine del quarto mese del conflitto, una tale percezione chiaramente non era più praticabile.

L'analista israeliano Martin van Creveld, uno degli storici militari più rispettati del nostro tempo, presumeva nelle prime fasi del conflitto che la Russia avrebbe fallito. All'indomani del vertice di Madrid, tuttavia, ha avvertito che la situazione era cambiata, ed elenca sei ragioni principali per questa valutazione.

  • In primo luogo, gli ucraini non stanno combattendo una guerriglia ma una guerra convenzionale e, data la superiorità quantitativa della Russia, "una tale strategia può solo essere una ricetta sicura per la sconfitta".

  • In secondo luogo, la dipendenza dei russi dall'artiglieria di massa ha consentito loro di ridurre le perdite a livelli sostenibili, mentre gli ucraini stanno perdendo fino a 200 dei loro migliori combattenti ogni giorno.

  • In terzo luogo, la tecnologia militare occidentale può essere eccellente, ma sta raggiungendo l'Ucraina in quantità limitata e lungo linee di comunicazione che si estendono per centinaia di miglia di terreno pianeggiante e non protetto, scenario ideale per l'impiego della superiore potenza aerea russa.

  • In quarto luogo, gli indicatori macroeconomici suggeriscono che la Russia se la sta cavando molto meglio di quanto molti occidentali si aspettassero e che nelle casse della Russia sta affluendo più denaro che mai.

  • In quinto luogo, l'impatto economico della guerra sull'Occidente è stato molto più grave di quanto si ritenesse possibile, il che potrebbe dar luogo a un crescente malcontento popolare e alle conseguenti richieste di porre fine alla guerra, anche se tale fine significa abbandonare l'Ucraina.

  • Sesto, la requisizione extralegale della proprietà di "oligarchi" mal definiti sta minando la posizione morale occidentale, in particolare le sue pretese di rispetto della giustizia e dello stato di diritto.

Van Creveld conclude che, a conti fatti, "le prospettive della Russia di vincere e ottenere un accordo favorevole non sono affatto negative".

In un'intervista a Sky News Australia il 6 luglio, l'ex alto consigliere del Pentagono e colonnello dell'esercito in pensione Douglas Macgregor ha offerto una valutazione ancora più scioccante del futuro dell'Ucraina. Macgregor, un alto funzionario sotto il presidente Donald Trump, ha affermato che più a lungo durerà la guerra, più sarà danneggiata l'Ucraina, che è "già effettivamente uno stato fallito" che rischia di essere completamente cancellato dalla mappa. Ha detto che c'è un crescente sostegno in Europa per un cessate il fuoco e per arrivare a un accordo invece di combattere fino all'ultimo ucraino. Macgregor crede che Putin "non sia mai stato interessato a tutta l'Ucraina", ma che non si ritirerà da quelle aree che già controlla. "I russi hanno in mano la maggior parte delle carte a questo punto", ha concluso.

Avvisi simili si sono moltiplicati nelle ultime settimane. Uno è venuto dal decano della geostrategia americana, Edward Luttwak, che suggerisce che la guerra dovrebbe finire con un compromesso, anche se "debole e spregevole". L' economista di fama mondiale Jeffrey D. Sachs ha definito l'Ucraina "l'ultimo disastro neocon", che indica "l'ennesima débacle geopolitica" degli Stati Uniti.

Un disastro, appunto. La "strategia" della NATO significa fornire all'Ucraina enormi quantità di armi e sperare che le forze armate ucraine possano resistere mentre la maggior parte dell'Europa sprofonda in una recessione invernale (e gran parte del Terzo Mondo nella fame). L'altra speranza irrealistica in questa dubbia strategia è che il costo crescente dello sforzo bellico russo e l'effetto delle sanzioni indeboliranno la determinazione di Putin. Questo approccio dogmatico e in definitiva controproducente è stato aggravato a Madrid dalla decisione di nominare la Cina, per la prima volta nel Concetto strategico, come una sfida ai "nostri interessi, sicurezza e valori".

"La Cina sta sostanzialmente rafforzando le sue forze militari, comprese le armi nucleari, facendo il prepotente con i suoi vicini, minacciando Taiwan", ha detto ai giornalisti il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg dopo l'adozione del documento. La Cina sta "monitorando e controllando i propri cittadini attraverso la tecnologia avanzata e diffondendo bugie e disinformazioni russe". Il segretario di Stato americano Antony Blinken, da parte sua, ha dichiarato che la Cina sta

cercando di minare l'ordine internazionale basato sulle regole a cui aderiamo, in cui crediamo, che abbiamo contribuito a costruire... E se la Cina lo sta sfidando in un modo o nell'altro, noi resisteremo.

La novità della NATO che nomina formalmente la Cina come "una sfida" indica un ulteriore inasprimento del controllo statunitense sull'Europa. Berlino, Parigi, Roma e altri hanno resistito a lungo alla pressione di Washington, iniziata nel secondo anno di mandato di Trump, per sostenere la decisione degli Stati Uniti di sviluppare una strategia globale di contenimento della Cina. Ma ogni resistenza dei membri della NATO a tale strategia è ora finita. A Madrid, la NATO ha formalmente dichiarato che sarebbe diventata uno strumento globale per il mantenimento del controllo egemonico ("ordine internazionale basato sulle regole"). Lo conferma la presenza, per la prima volta in un vertice della Nato, di capi di governo di Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. La loro partecipazione rifletteva la posizione dell'amministrazione Biden secondo cui la "sicurezza" dell'Europa e della panregione indo-pacifica sono "inseparabili".

Ci stiamo dirigendo dritti verso la trappola di Tucidide [1], in cui una potenza emergente (la Cina) sfida il predominio di un'egemonia consolidata, e prima del previsto. Il mondo sta affrontando una nuova divisione. Da un lato, ci sarà la NATO e i suoi quattro partner in Asia-Pacifico – circa un ottavo della popolazione mondiale e poco meno della metà della sua economia – e dall'altro ci saranno coloro che rifiutano il suo ordine egemonico – di fatto, il resto dell'umanità. Come il suo predecessore, il Patto di Varsavia, la nuova NATO globale sarà ideologicamente rigida – guidata dall'intera gamma della wokedom, ovviamente – e determinata a considerare la non accettazione dei suoi precetti come una sfida alla sicurezza che merita una risposta solida.

L'altra entità sarà eterogenea, senza una leadership formale. Cina, India e Russia saranno gli attori chiave dell'associazione disciolta. Brasile, Indonesia, Egitto, Sud Africa, Iran, Nigeria e forse Argentina e Messico saranno anch'essi tra i membri più importanti del nuovo "concerto", che potremmo descrivere con precisione come BRICS+. La loro dichiarazione di intenti non dichiarata sarà la seguente:

Non siamo necessariamente anti-occidentali o anti-americani, ma non accettiamo le loro regole e l'ordine globale basato su tali regole, e certamente rifiutiamo l'imposizione dei loro bizzarri nuovi valori.

L'edificio globale che ne risulterà sarà instabile e probabilmente scivolerà in una grande guerra. Non possiamo sapere dove e come scoppierà, ma il Mar Cinese Meridionale sembra la polveriera più probabile.

Sarebbe nell'interesse americano che gli Stati Uniti abbandonassero la NATO, lasciassero che l'Europa risolva le sue relazioni con la Russia e che coloro che si sentono intimiditi dall'ascesa della Cina se ne occupino come ritengono opportuno. Ma vedere realizzarsi una tale linea di condotta è tanto probabile quanto sentire Joe Biden costruire una frase coerente.

Nota

[1] Espressione coniata nel 2012 dal politologo statunitense Graham Allison, con riferimento a una frase dello storico e militare ateniese Tucidide, che ipotizzò lo scoppio della guerra del Peloponneso: "Fu l'ascesa di Atene, e la paura che questa instillò a Sparta, a rendere inevitabile la guerra" (ndc).

 
I miracoli nella vita di san Patrizio

Il 17/30 marzo è il giorno della memoria ecclesiastica di san Patrizio, evangelizzatore dell’Irlanda e uno dei grandi santi dell’Europa occidentale ortodossa, particolarmente amato in Russia da chi cerca di tracciare paralleli tra le evangelizzazioni dei popoli celti e dei popoli slavi. Abbiamo un ricordo piuttosto vivo del nostro incontro con l’arcivescovo – oggi metropolita – Viktor (Olejnik) di Tver’ alla Lavra di Pochaev nell’agosto del 2000. In quell’occasione, vladyka Viktor, che ci fece dono di copie del libro della vita di san Patrizio appena pubblicate nella sua diocesi, ci invitò a continuare a proporre la figura di san Patrizio come uno dei più alti modelli di santità ortodossa in Occidente: un compito che intraprendiamo volentieri, aggiungendo anche una storia dei miracoli di san Patrizio alla sezione “Santi” dei documenti.

 
Solo un vescovo che ha dimenticato il Vangelo può proclamare al mondo il suo primato

foto: spzh.news

Solo un vescovo che ha dimenticato il Vangelo e i principi di amore e di relazione che vi sono insegnati potrebbe proclamare il suo primato a tutto il mondo, ritiene sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina.

Quando gli apostoli discussero tra loro su chi sarebbe stato il primo, il Signore li fece vergognare, insegnando loro che il primo avrebbe dovuto essere l'ultimo, ricorda il metropolita Luka in un recente post sul suo canale Telegram.

Il comportamento del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli non può in alcun modo rientrare nella struttura del Vangelo, afferma, e la "chiesa" da lui creata in Ucraina non è altro che una banda di atei criminali.

Il post del metropolita Luka recita per intero:

Leggendo il Vangelo di Giovanni (21:1-14) a questa funzione serale per questa domenica, ho pensato ancora una volta al principio essenziale della struttura della nostra Chiesa. Il passo racconta dell'apparizione di Cristo risorto agli apostoli sul Mare di Tiberiade. Ma prima è una semplice storia su come Pietro aveva deciso di andare a pescare. Quando lo disse, gli altri apostoli dissero che volevano andare con lui. Se non fossero andati, non avrebbero incontrato Cristo. Ma Pietro non li costrinse a seguirlo. Gli apostoli furono ispirati a farlo dal loro amore per Pietro.

L'amore era il principio su cui era costruita la relazione tra gli apostoli. L'unica volta durante la vita terrena di Cristo in cui hanno cercato di stabilire una gerarchia tra di loro e di scoprire chi di loro fosse il primo, Cristo ha risposto a questo dibattito dicendo che chi vuole essere il primo deve essere l'ultimo. Lavando i piedi dei suoi discepoli durante la Cena mistica, il Salvatore ha dato l'esempio di come dovrebbe comportarsi il primo. Dopodiché, tutte le controversie su qualsiasi primato tra gli apostoli cessarono.

Questo principio di relazione determinò per sempre il comportamento dei successori degli apostoli. Qualsiasi altro modello di comportamento è, in effetti, sia anti-cristo che anti-chiesa. Solo un vescovo che ha dimenticato di cosa tratta il Vangelo può dire al mondo intero di essere il solo responsabile e che nessuno ha il diritto di decidere qualcosa senza di lui. Riuscite a immaginare come si sarebbero comportati gli apostoli Pietro, Andrea o Giovanni? Pietro sarebbe potuto andare nel luogo in cui erano radunati gli altri apostoli e rimproverarli per essersi radunati senza il suo permesso? Il modo in cui la persona che si definisce il patriarca di Costantinopoli si comporta oggi non si adatta a nessuna struttura evangelica, ormai da molto tempo.

I suoi figli adottivi ideologizzati si comportano ancora peggio. Immaginate una comunità fondata dall'apostolo Pietro che rompa le porte di una comunità fondata dall'apostolo Paolo. Li cacciano, li picchiano, li gettano in strada e prendono possesso dei loro locali. Solo i persecutori di cristiani possono comportarsi in questo modo. Pertanto, ciò che viene chiamato "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe, in effetti, essere definito un gruppo criminale organizzato guidato da Chokaljuk-Dumenko. Questa non è una chiesa, ma un raduno di atei. Questo gruppo criminale organizzato si occupa di rapina e brigantaggio contro gli ortodossi.

Verrà il tempo in cui Dio metterà tutto al suo posto. Nel frattempo, questa è la loro ora e il tempo del potere dell'oscurità, ma il Sole della Verità sicuramente sorgerà!

 
Diventa “interessante” fare il prete ortodosso in Ucraina...

Giovedì 27 marzo, sulla sua pagina Facebook, l’arciprete Nikolaj Balashov ha pubblicato uno dei volantini anonimi arrivati nel corso di questa settimana in luoghi di culto nella regione di Kiev, che minacciano di morte i preti del Patriarcato di Mosca, invitati a mettersi sotto l’obbedienza del “patriarca Filarete” o a lasciare l’Ucraina prima di subire l’applicazione di “misure radicali”.

Prendiamo nota che i mittenti del volantino, che si autoproclamano “patrioti ucraini”, non hanno il coraggio di mettere una faccia dietro le loro parole. Non ci resta che proseguire con le nostre minacce, relative ai preti ortodossi in Ucraina: minacce di far sentire la nostra voce a oltranza finché non sarà rilasciato l’arciprete Dimitrij Sidor, leader spirituale del popolo carpato-russo, di cui da giorni non si hanno più notizie. Padre Dimitrij merita davvero il titolo di patriota, perché ha sempre messo la faccia dietro ogni parola (sempre pacifica) da lui detta in difesa della sua patria.

Giù le mani da padre Dimitrij Sidor!

Руки прочь от о. Димитрия Сидора!

Jos mâinile de pe părinte Dimitrie Sidor!

 
Vladimir Legojda: le sanzioni contro il patriarca Kirill sono azioni di "Public Relations" politiche

Vladimir Legojda. Foto: rg.ru

Il presidente del Dipartimento sinodale per i rapporti della Chiesa con la società e i media ha definito infruttuose le richieste di pressioni sanzionatorie sul primate della Chiesa ortodossa russa.

La discussione sulle sanzioni contro il patriarca Kirill e altri vescovi e chierici della Chiesa ortodossa russa è una campagna di pubbliche relazioni il cui unico scopo è creare rumore mediatico. Il presidente del Dipartimento sinodale per le relazioni tra Chiesa-Società e mass media del Patriarcato di Mosca, Vladimir Legojda, ne ha scritto nel suo canale Telegram .

"I tentativi di esercitare pressioni sanzionatorie sul primate, come ho già detto più volte, sono una perdita di tempo. Ancora una volta, vorrei sottolineare che la Chiesa ortodossa russa non è uno strumento di influenza politica, come immaginano le autorità al potere in Ucraina", ha detto Legojda.

Inoltre, il portavoce della Chiesa ortodossa russa ha affermato che la Chiesa riconcilia e unisce le persone, mentre le azioni delle autorità ucraine, a suo avviso, "mirano solo ad esacerbare divisioni e inimicizie tra nazioni fraterne".

Ricordiamo che il Gabinetto dei ministri dell'Ucraina ha approvato sanzioni contro il patriarca Kirill e altri sacerdoti della Chiesa ortodossa russa.

 
Le SS "Galizia", gli uniati, l'olocausto e la vita in uno stato di menzogne

uomini in uniforme nazista stanno di nuovo marciando in Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

A Ivano-Frankovsk, un vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha celebrato una commemorazione funebre per un veterano della divisione SS "Galizia" alla presenza di persone in uniforme nazista. Cause ed effetti.

Il 28 gennaio 2020, a Ivano-Frankovsk, si è tenuta una solenne commemorazione funebre per il veterano della divisione SS "Galizia" e attivista dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini, Mikhail Mulik. All'evento hanno partecipato il sindaco della città Ruslan Martsinkiv, un membro del partito "Svoboda" e il capo del consiglio regionale Aleksandr Sych. Il servizio funebre per l'ex nazista è stao celebrato dal vescovo uniate Volodymyr Viytyshin. Alla cerimonia funebre, una guardia d'onore vestita in uniforme militare nazista ha posato accanto alla bara.

Il fatto della solenne commemorazione funebre di un membro della divisione nazista ha causato indignazione nei social network.

In particolare, il capo del comitato ebraico ucraino Eduard Dolinskij ha scritto sulla sua pagina Facebook: "Perché il solenne funerale di un veterano delle SS a Ivano-Frankovsk è un rito satanico? Perché 70 mila persone, tra cui 50 mila ebrei, vivevano in questa città e nelle sue vicinanze nel 1941. Persone in uniforme nazista indossate dal defunto hanno massacrato queste 50 mila donne, uomini e bambini - quasi l'intera popolazione della città. Il solenne funerale dei nazisti, la sua sepoltura tra le celebrità, la partecipazione di funzionari, il clero della Chiesa geco-cattolica ucraina, le persone in uniforme delle SS – questo è un altro omicidio degli ebrei di Stanislav [antico nome di Ivano-Frankovsk, ndt], un oltraggio selvaggio alla loro santa memoria e alla memoria di quelli che hanno dato la vita nella lotta contro il nazismo e la violazione delle leggi ucraine! Né le autorità né le forze dell'ordine hanno reagito a questo!"

E il deputato del partito "Servo del popolo" Maksim Buzhanskij ha scritto sul suo canale Telegram: "Esattamente lo stesso giorno in cui il presidente dell'Ucraina parla ai prigionieri sopravvissuti di Auschwitz in Polonia, il sindaco di Ivano-Frankovsk accompagna ​al suo ultimo viaggio come onorato cittadino un veterano della divisione SS "Galizia". No, gente, non funziona in questo modo. Non si possono onorare i prigionieri dei campi di concentramento e gli uomini delle SS: scegliamo gli uni o gli altri, ma non possiamo avere entrambi. È ora di prendere una decisione".

In risposta, Ruslan Martsinkiv, rivolgendosi a Buzhanskij, ha detto: "Probabilmente, abbiamo due Ucraine diverse! Una è ucraina, l'altra è pro-Mosca, piccolo-russa! Le dirò un segreto: anche mio nonno era un soldato della divisione "Galizia", e io ne sono orgoglioso! Per molti ragazzi è stata un'occasione per far rivivere i fucilieri della Sich!"

Inoltre, ha annunciato che una delle strade di Ivano-Frankovsk avrebbe preso il nome da Mulik, cosa che, secondo Buzhanskij, è propaganda diretta del nazismo: "Il sindaco di Ivano-Frankovsk vuole dare alla strada il nome di un veterano della divisione SS. Proprio in relazione alla divisione, non solo come cittadino. Scusatemi, ma se questa non è propaganda del nazismo, allora cos'è?"

SS "Galizia" e Germania nazista

Oggi molti "patrioti" ucraini affermano che la divisione SS "Galizia" non aveva nulla a che fare con le forze militari naziste ma era solo una formazione ucraina patriottica non coinvolta nei crimini della Germania nazista.

Basti ricordare le dichiarazioni dell'ex capo dell'Istituto di memoria nazionale Volodymyr Vjatrovich, secondo il quale i simboli della SS "Galizia" non rientrano nemmeno nella legge ucraina "Sulla condanna dei regimi totalitari comunista e nazional-socialista (nazista) in Ucraina e sul divieto di propaganda del loro simbolismo". Vjatrovich suggerisce che gli ucraini non dovrebbero credere ai propri occhi, che vedono simboli nazisti sui soldati della SS "Galizia", ​​ma alle sue parole.

Pertanto, possiamo ricordare cosa fecero i "patrioti" della SS "Galizia" durante gli anni della sua esistenza?

La XIV Divisione granatieri delle SS "Galizia" (1a Galizia, 14a divisione tedesca Waffen-Grenadier der SS (Galizische n. 1)) faceva parte delle truppe SS della Germania nazista. In effetti, sin dalla sua fondazione nel 1943, anche nella fase di addestramento, le forze della divisione hanno partecipato a operazioni punitive nella Polonia sud-orientale e in Galizia.

Secondo le commissioni di storia polacca e ucraina, nel febbraio 1944, la quarta sub-unità galiziana della divisione dei volontari SS "Galizia", ​​con l'assistenza dell'Esercito insurrezionale ucraino e della polizia ucraina, prese parte alla distruzione del villaggio polacco di Huta Pieniacka, dove 172 case furono bruciate e fu massacrato più di un migliaio di civili: tra questi 500 persone, tra cui donne e bambini, furono semplicemente bruciati vivi.

Il 12 marzo 1944, nella città di Podkamień, i rappresentanti della SS "Galizia" uccisero tutti i polacchi che si erano rifugiati nel territorio del monastero domenicano locale. Dopo questo, iniziò un massacro in città. Gli uomini delle SS richiedevano che ogni residente mostrasse un documento di identità e se la parola "polacco" era scritta nella colonna "nazionalità", lo uccidevano. In totale, nel giro di pochi giorni, i membri delle SS "Galizia" e dell'Esercito insurrezionale ucraino hanno ucciso 250 persone.

Membri dell'Esercito insurrezionale ucraino e unità della SS "Galizia" uccisero civili in altri luoghi: Mala Berezovytsia (131 assassinati), Lapivtsy (80), Korostiatyn (78), Bychkovitsy (73), Germakivka (30) e molti altri.

Nel febbraio del 1944, unità della divisione SS "Galizia" distrussero numerosi insediamenti, parte della popolazione civile fu assassinata.

La divisione partecipò anche alla "pacificazione" dei villaggi polacchi: Witsin, Palikrovy, Malinsk, Chernitsa, Yasenitsa Polska, Kamianka Strumilova, Budki Neznanovsky, Pavlov e Chatki.

Nel 2016, il parlamento polacco ha qualificato i crimini dei soldati della divisione SS "Galizia" contro la popolazione polacca, i massacri di polacchi in Volinia e Galizia orientale, come genocidio.

L'Organizzazione dei nazionalisti ucraini, le SS "Galizia" e lo sterminio degli ebrei

I moderni nazionalisti ucraini negano che le idee naziste sulla necessità di sterminare gli ebrei e la superiorità di una razza su tutte le altre siano fiorite nei ranghi dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini-Esercito insurrezionale ucraino e della divisione SS "Galizia".

Tuttavia, secondo lo storico tedesco Dieter Paul, c'è un'alta probabilità che i soldati delle SS "Galizia" abbiano partecipato alle incursioni contro gli ebrei a Brody nel febbraio del 1944. Ciò non sorprende se ricordiamo che nel maggio del 1944 Heinrich Himmler ispezionò la divisione delle SS "Galizia", ​​invitando i membri della formazione galiziani a combattere le "orde ebraico-bolsceviche".

Qualche anno prima, Jaroslav Stetsko, vice capo dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini sotto Stepan Bandera e primo ministro dello Stato ucraino proclamato nel 1941, scrisse nella sua autobiografia: "Considero il ruolo dei giudei innegabilmente dannoso e ostile poiché aiutano Mosca a schiavizzare l'Ucraina. Pertanto, mi baso sui principi dello sterminio degli ebrei e sull'opportunità di trasferire in Ucraina i metodi tedeschi di sterminio degli ebrei".

Nel quotidiano dellOrganizzazione dei nazionalisti ucraini, "Parola ucraina", pubblicato dal settembre 1941, si trovano tesi antisemite in quasi ogni numero. Ad esempio, il 2 ottobre Ivan Rogach, caporedattore del giornale, membro dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini, pubblicò un articolo intitolato "Il nemico principale dell'Ucraina sono i giudei". L'articolo del 9 ottobre diceva che gli ebrei stavano cercando in tutti i modi di evitare una punizione equa: "Fingono di essere armeni, azeri, bulgari. Ma i patrioti ucraini non permetteranno loro di farlo".

Nonostante le controversie degli storici, indipendentemente dal fatto che rappresentanti dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini-Esercito insurrezionale ucraino abbiano partecipato allo sterminio degli ebrei a Babi Jar, sempre più fatti indicano che erano lì. Ecco perché, il 27 settembre 2019, parlando nella Verkhovna Rada dell'Ucraina, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha affermato che l'Organizzazione dei nazionalisti ucraini ha preso parte agli omicidi di ebrei a Babi Jar e ha anche accusato i nazionalisti ucraini di collaborazionismo con i nazisti e di ideologia anti-semitica: "Molti dei complici nei crimini erano ucraini. E tra questi, i combattenti dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini si sono distinti in particolare. Hanno abusato degli ebrei, li hanno uccisi e in molti casi li hanno dati ai tedeschi".

Tutti i tentativi di dimostrare che, in effetti, l'Organizzazione dei nazionalisti ucraini e l'Esercito insurrezionale ucraino si siano opposti ai nazisti e che la SS "Galizia" abbia escogitato piani per creare il proprio esercito per raggiungere l'indipendenza dell'Ucraina, non resistono alla minima critica. I fatti storici indicano il contrario: sia i nazionalisti ucraini che la SS "Galizia" erano impegnati nella pulizia etnica nei confronti di polacchi ed ebrei.

Il numero di vittime civili che sono morte per mano di membri di questa divisione nazista è stimato in migliaia, inclusi bambini, donne e anziani.

SS "Galizia" e Chiesa greco-cattolica ucraina

Certamente, ogni persona merita un addio cristiano, a meno che non abbia abiurato alla Chiesa. E il servizio funebre per un membro uniate ucraino della Divisione SS "Galizia" non è sorprendente.

Tuttavia, ci sono dettagli che mostrano chiaramente in che modo la leadership della Chiesa greco-cattolica ucraina si riferisce ai membri delle forze naziste.

Mikhail Mulik non è stato seppellito da un prete ordinario: la cerimonia era diretta dal capo della metropolia di Ivano-Frankovsk della Chiesa greco-cattolica ucraina, l'arcivescovo Volodymyr Viytyshin.

La diocesi di Ivano-Frankovsk della Chiesa greco-cattolica ucraina ha pubblicato informazioni sulla commemorazione funebre sul suo sito ufficiale. Tuttavia, per qualche motivo, il servizio stampa non ha indicato nel titolo che la divisione SS "Galizia" faceva parte delle forze militari naziste.

Un altro punto interessante: il servizio stampa della Chiesa greco-cattolica ucraina ha pubblicato comodamente una foto in cui il capo della diocesi svolge un servizio funebre per un membro della divisione nazista in presenza di persone in uniforme nazista.

Certo, possiamo presumere che per Viytyshin queste personalità siano state una spiacevole sorpresa. Tuttavia, come oppositore del nazismo, poteva dire agli organizzatori della cerimonia che non poteva iniziare la cerimonia alla presenza di persone con simboli nazisti. E se il vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina non lo ha fatto, abbiamo il diritto di presumere che gli uniati non si preoccupino affatto delle idee naziste?

Sembra che ne abbiamo il diritto.

Durante l'intera esistenza dell'Ucraina indipendente, così come nel tempo trascorso dalla creazione della SS "Galizia", ​​non abbiamo sentito dalle labbra dei rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina una sola parola di condanna delle atrocità commesse dai membri di questa divisione. Al contrario, gli uniati ucraini sottolineano costantemente che le persone che hanno combattuto nell'esercito nazista della Germania hanno lottato per l'indipendenza dell'Ucraina e che la stessa Chiesa greco-cattolica ucraina non ha nulla a che fare con la collaborazione con i nazisti.

Tuttavia, la storia suggerisce il contrario. In un messaggio in occasione dell'ingresso dei nazisti a Leopoli, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, il metropolita Andrej Sheptitskij, dichiarò: "Diamo il benvenuto all'esercito tedesco vittorioso con gioia e gratitudine per la liberazione dal nemico". In un messaggio personale a Adolf Hitler, Sheptitskij scrisse: "In qualità di capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, porgo a vostra Eccellenza le mie sincere congratulazioni per la conquista della capitale dell'Ucraina, Kiev dalle cupole dorate! <...> Pregherò Dio per la benedizione della vittoria, che garantisca una pace duratura a vostra Eccellenza, all'esercito tedesco e al popolo tedesco".

È noto che gli uniati hanno preso parte attiva alla creazione della divisione SS "Galizia". In particolare, il sacerdote Vasil Laba, che divenne SS Sturmbahnfuhrer dal novembre 1943, dichiarò in un sermone: "Ci rallegriamo perché, con il consenso del Fuhrer della Grande Germania, abbiamo avuto l'opportunità di creare una divisione di fucilieri. <...> Nella lotta fianco a fianco con l'eroico soldato tedesco, il guerriero ucraino si unirà alle vittorie". Laba stesso fu nominato confessore della divisione, e altri 15 sacerdoti - cappellani delle SS "Galizia".

Quindi, la partecipazione dell'alto clero uniate ai funerali di un collaboratore nazista non è sorprendente. La Chiesa greco-cattolica ucraina sostenne la Germania nazista e alcuni dei suoi rappresentanti sostengono ancora l'ideologia nazista.

* * *

Noi viviamo in un'atmosfera di menzogne. In Ucraina, la propaganda dei simboli nazisti e fascisti è vietata a livello legislativo. Tuttavia, in pratica, vediamo che nessuno sta reagendo al suo uso e i funzionari ucraini sono orgogliosi che i loro antenati abbiano prestato servizio nella divisione SS "Galizia" e partecipano al funerale di un ex complice dei nazisti. Non sono imbarazzati nel vedere persone con simboli delle SS "testa di morto" e in uniforme nazista vicino alla bara con il defunto. Non sono imbarazzati dal fatto che un tempo altre persone, vestite con la stessa uniforme, abbiano sterminato migliaia di civili nei territori della moderna Polonia e Ucraina. Non sono imbarazzati dal fatto che le truppe naziste, di cui faceva parte la divisione SS "Galizia", ​​distrussero milioni di ucraini, russi, polacchi ed ebrei nel nostro paese. E questo nonostante il fatto che la Germania stessa si vergogni del periodo nazista nella sua storia e abbia preso una linea dura anche su accenni di idee naziste e simboli nazisti.

Ma è anche peggio che questi fatti non contraddicano la coscienza cristiana (se ne hanno una) dei rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina. Le loro azioni parlano più delle parole. Il capo degli uniati Svjatoslav Shevchuk si scusa con i polacchi per conto "della Chiesa ucraina e del popolo ucraino" per il massacro della Volina commesso dall'Organizzazione dei nazionalisti ucraini-Esercito insurrezionale ucraino (i cui ranghi furono riempiti da molti ex membri della divisione SS "Galizia"), mentre il vescovo della sua chiesa si trova vicino a una bara con una guardia d'onore in uniforme delle SS.

E il problema non è tanto nell'astuzia e nella duplicità degli uniati riguardo al tema del nazismo e dei crimini dei nazisti, ma nella psicologia della duplicità e dell'astuzia che attraverso di loro si diffonde rapidamente in tutta l'Ucraina. Il problema è che molti ucraini vivono come in un brutto sogno in cui non è più possibile distinguere la verità dalla mezza verità e dalle menzogne. Quando è conveniente, notiamo il nazismo, quando è scomodo, non lo notiamo. Inoltre, consideriamo come eroi i partecipanti alle forze naziste solo perché sono convenientemente visti come patrioti. Ma la verità è molto semplice.

• I nazionalisti ucraini hanno collaborato con i nazisti tedeschi;

• I nazionalisti ucraini hanno appoggiato le idee naziste per distruggere la popolazione ebraica e hanno personalmente partecipato allo sterminio degli ebrei;

• Parte della popolazione ucraina occidentale ha prestato servizio nell'unità delle forze militari della divisione SS del Terzo Reich "Galizia";

• La Chiesa greco-cattolica ucraina ovviamente ha supportato e guidato spiritualmente sia l'Organizzazione dei nazionalisti ucraini, sia le SS "Galizia", ​​sia l'Esercito insurrezionale ucraino.

Il nazismo è stato a lungo condannato in tutto il mondo come un'ideologia odiosa che ha portato a crimini terribili. Condannato principalmente in Germania, il paese che ha generato il nazismo. E lo hanno condannato innanzitutto per prevenire la ripetizione e il rilancio delle idee naziste.

Certamente, per alcuni ucraini, è molto spiacevole rendersi conto che il padre o il nonno potrebbero aver aderito all'ideologia nazista ed essere stati coinvolti nei crimini nazisti. Tuttavia, fingere che siano, di fatto, eroi è ben poco onesto e corretto. Lo stesso vale per la posizione non pubblica degli uniati.

Ora, si dice molto sulla ricerca di unità tra gli ucraini, e questo è sicuramente vero. Ma qualsiasi unità può essere basata solo sulla verità. Le parole della Bibbia usate più frequentemente dopo la parola "amore" sono "verità" e "non menzogna".

Cristo dice: "Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce" (Lc 8:17).

Parte integrante della vita spirituale cristiana è il pentimento, senza il quale è impossibile andare avanti. E il pentimento (cambiamento di idee) è possibile solo quando diciamo a noi stessi la verità: non nascondere, non allungare la verità, chiamare peccato il peccato, combatterlo e sconfiggerlo.

Se per qualche motivo è scomodo e intollerante dire la verità a noi stessi e agli altri, allora corriamo il rischio di rimanere nella malvagità, e forse anche con i malvagi. Ma allora non dovremmo definirci cristiani.

 
Al nostro Arcivescovo Mark, che oggi compie 50 anni...

Per molti anni!

Многая лета!

La mulţi ani!

Ad Multos Annos!

 

 
Una storia per bambini

C'era una volta un mondo in cui c'erano quattro regni. Questi erano chiamati il Regno del Nord, il Regno dell'Est, il Regno del Sud e il Regno dell'Ovest. Ora il regno di gran lunga più piccolo era il regno dell'Ovest, che era solo una piccola parte del tutto. Ma era di gran lunga il più ricco dei quattro regni. Questo perché continuava a rubare con violenza e con astuzia i beni degli altri tre regni. Ma si rivelò essere di gran lunga il regno più stupido. Questo perché amava così tanto se stesso da non poter più vedere davanti al suo naso.

Ora, tutto avvenne in questo modo.

Prima di tutto, i maghi del Regno dell'Ovest crearono una brutta malattia chiamata Pestilenza. Volevano uccidere gli abitanti degli altri tre regni. Con il passare del tempo, gli altri tre regni si sbarazzarono della Pestilenza. E poiché erano codardi, i governanti del Regno dell'Ovest si spaventarono e divennero invece molto malati e molto poveri.

Allora il Regno dell'Ovest disse: 'Inizieremo una guerra con il Regno del Nord perché quello è il Regno più vicino a noi. Allora potremo prendere tutte le loro terre e tutte le loro ricchezze. E in questo modo riavremo tutte le ricchezze che abbiamo perso nella nostra Pestilenza e saremo tutti di nuovo felici'.

Così il Regno dell'Ovest trovò un piccolo principe nel Regno del Nord, il cui paese era prossimo al Regno dell'Ovest. E pagarono a lui e a tutta la gente ricca del paese un sacco di soldi e mandarono loro un sacco di armi per combattere contro il grandissimo Regno del Nord. E poi il Regno dell'Ovest aggiunse: "Per essere sicuri di vincere, non compreremo più nulla dal Regno del Nord e così non avranno soldi, ma noi saremo sempre più ricchi".

Tuttavia, reso cieco dal proprio amore per se stesso, il Regno dell'Ovest non aveva visto che il Regno del Nord era molto più grande, molto più ricco e molto più forte di quanto non sembrasse. Inoltre, il Regno del Nord fu aiutato dal Regno dell'Est e dal Regno del Sud. E quei due regni desideravano ardentemente tutte le cose che il Regno del Nord aveva da vendere. Così il Regno del Nord vendette tutte le sue cose al Regno dell'Est e al Regno del Sud e si arricchì. Allora il regno del Nord sconfisse il piccolo principe, facendo scappare i ricchi del suo popolo, e prese tutto il denaro e le terre del piccolo principe e spezzò tutte le armi che il regno dell'Ovest gli aveva mandato.

Ora i ricchi nel Regno dell'Ovest erano molto arrabbiati per tutto questo. E la gente dell'Ovest non voleva soffrire e dare i suoi soldi al piccolo principe perché potesse avere un sacco di armi. Avevano freddo e fame e non volevano più soffrire. La gente dell'Ovest era molto triste perché non aveva abbastanza soldi per comprare tutte le cose che voleva dal Regno del Nord, dal Regno dell'Est e dal Regno del Sud.

E fu così che il Regno dell'Ovest divenne povero. E, a proposito, tutti nel mondo cominciarono a ridere dei ricchi del Regno dell'Ovest e li presero in giro perché erano stati così stupidi.

 
San Giovanni di Shanghai era "scismatico"?

Molto è già stato detto sui tristi eventi nella vita ecclesiale del popolo ortodosso sottoposto a dure prove in Ucraina. Sembrava che il Patriarcato di Costantinopoli avesse già esaurito tutti i suoi argomenti per giustificare le sue azioni a Kiev. Ora i rappresentanti di Costantinopoli stanno a provando a dimostrare che "i russi" hanno fatto in passato ciò che essi stessi fanno oggi.

Così, in occasione della festa patronale della cattedrale greco-ortodossa di Parigi, "sua Eminenza il metropolita Emmanuel di Francia (…) ha sollevato la questione dell'unità con l'esempio della relazione di una Chiesa scismatica, la Chiesa ortodossa russa all'estero, con il Patriarcato di Mosca per cento anni. La Chiesa russa non ha chiesto la ri-ordinazione dei suoi chierici: "L'unione benedetta della Chiesa ortodossa russa all'estero con il Patriarcato di Mosca ha permesso la restaurazione nella Chiesa canonica di questa Chiesa e delle sue numerose anime. Per quasi un secolo, questa Chiesa è stata in uno stato di scisma. Vescovi scismatici hanno ordinato altri vescovi per tre o quattro generazioni. Ma era giunto il momento per il Patriarcato di Mosca, con una semplice firma, senza rimettere in discussione la successione apostolica di questi vescovi e senza alcuna esitazione, per ripristinarli in piena comunione all'interno della Chiesa russa nel 2007. In effetti, una figura di santità, come san Giovanni Maksimovich, che era nato nello scisma, era stato ordinato vescovo da scismatici e morì da scismatico, è stato riconosciuto dal Patriarcato di Mosca come un santo ed è oggi onorato come santo da tutti noi".

L'autore di queste righe ha scritto, con l'aiuto di Dio, la biografia del santo ierarca Giovanni e, inoltre, ha partecipato al IV Concilio clericale-laicale della Chiesa fuori frontiera nel 2006 a San Francisco, che si è pronunciato per il ripristino della comunione tra la Chiesa russa all'estero e il Patriarcato di Mosca, considera suo dovere ripristinare la verità sul santo ierarca e sul ripristino della comunione eucaristica tra le due Chiese nel 2007.

1. Prima di arrivare al nocciolo della questione, è chiaro che l'affermazione che uno scismatico possa essere canonizzato è a dir poco strana quando sappiamo che, secondo i santi padri, il sangue stesso del martirio non può lavare via il peccato dello scisma...

2. Per quanto riguarda lo stesso san Giovanni Maksimovich, il futuro ierarca nacque ad Adamovka, nel governatorato di Kharkov dell'Impero russo, sul territorio dell'attuale Ucraina. A quel tempo, c'era una sola Chiesa in tutta la Russia: non c'era una Chiesa russa al di fuori dei confini, e nemmeno un patriarcato a Mosca, che non fu restaurato, come sappiamo, che nel 1917... Dire che San Giovanni "nacque nello scisma" è semplicemente assurdo...

3. Quindi, se san Giovanni non era "nato nello scisma", tuttavia "è stato ordinato vescovo da scismatici?" Come è noto, fu il metropolita Antonij (Khrapovitskij), precedentemente di Kiev e della Galizia, primate della Chiesa ortodossa russa oltre i confini, che presiedette la consacrazione episcopale di San Giovanni a Belgrado. Inoltre, ci sembra necessario stabilire se la Chiesa russa fuori frontiera fosse un'organizzazione simile al "patriarcato di Kiev" o alla "Chiesa autocefala ucraina", essendo queste due entità ora unite, o piuttosto fuse nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Innanzitutto, un promemoria storico.

1. La Chiesa ortodossa russa all'estero è stata creata nel 1920 sulla base dell'Ukaz n. 362 del santo patriarca Tikhon, del Santo Sinodo e del Concilio supremo della Chiesa ortodossa della Rus', vale a dire dalle massime autorità della Chiesa ortodossa russa. Questa è la prima differenza tra la Chiesa fuori frontiera e lo scisma ucraino: tutti i vescovi russi all'estero hanno ricevuto una consacrazione legittima e hanno creato la loro struttura ecclesiale con la benedizione del potere ecclesiale, mentre Filaret Denisenko non lo ha fatto, non si è sottomesso alla gerarchia e ha creato uno scisma. Inoltre, Makarij Maletitch e i suoi sostenitori traggono la loro "successione" dall'avventuriero Vincent (Chekalin), che non può pretendere di aver ricevuto una consacrazione episcopale: quando chiese, nel 1989, di essere ricevuto nella Chiesa russa fuori frontiera, pretendendo di aver ricevuto una consacrazione episcopale "da vescovi delle catacombe", scrisse: "La consacrazione ha avuto luogo in segreto... Ho un certificato di ordinazione come diacono [del Patriarcato di Mosca, che lo aveva deposto], ma non ho nulla per confermare i miei ranghi sacerdotale ed episcopale". Il 31 dicembre 1989, il Sinodo della Chiesa russa fuori frontiera decise in merito: "Sulla base delle informazioni presentate dal richiedente... il Sinodo ritiene impossibile riconoscergli il rango di sacerdote o di vescovo" .

Vale a dire, non sono i vescovi della Chiesa fuori frontiera a non avere una successione apostolica, ma quelli degli scismatici. Questa è la prima e principale differenza.

È vero che più tardi, nel 1934, il metropolita Sergij (Stragorodskij), locum tenens del Trono patriarcale di Mosca, sotto l'immensa pressione del potere sovietico, sospese dalle celebrazioni il metropolita Antonij (Khrapovitskij) e altri sette vescovi della Chiesa fuori frontiera. Partendo dall'opinione che questo divieto non fosse l'espressione del libero arbitrio del metropolita, il famoso canonista S. V. Troitskij scrisse che "nessuna Chiesa ortodossa aveva prestato attenzione alla sua interdizione (cioè quella del metropolita Sergij) cessando la comunione con i gerarchi russi all'estero".

2. È interessante esaminare come i Patriarcati di Mosca e Costantinopoli hanno visto questa interdizione. Per quanto riguarda il Patriarcato di Mosca, ricordiamo solo che il patriarca Alessio I, durante un viaggio a Belgrado nel 1957, aveva celebrato un'officio di Panichida sulla tomba del metropolita Antonij. Avrebbe celebrato un ufficio sulla tomba di uno scismatico? E qual è stato l'atteggiamento di Costantinopoli verso gli scismatici "oltre frontiera" fino al recente passato? Citeremo solo due esempi tra molti altri. Nel 1964, il vescovo del Patriarcato di Costantinopoli in Australia, Dionysios (Psiakhas) partecipò all'ufficio di elevazione al rango di vescovo di Brisbane dell'archimandrita Filaret (Voznesenskij), futuro primate della Chiesa russa fuori frontiera. Negli anni sessanta il futuro patriarca Bartolomeo, allora diacono e studente a Roma, concelebrò la liturgia in questa città con un vescovo della Chiesa all'estero. E, soprattutto: dall'inizio della permanenza del Sinodo fuori frontiera in Jugoslavia nel 1921 fino alla firma dell'atto canonico del 2007, la Chiesa ortodossa russa fuori frontiera è rimasta in comunione eucaristica con la Chiesa ortodossa serba, il che è evidenziato dal fatto che il metropolita del Montenegro Amfilohije, con la benedizione del patriarca di Mosca Alessio II, ha partecipato al IV Concilio della Diaspora e ha concelebrato la Liturgia con il metropolita Lavr a San Francisco, e questo un anno prima dell'entrata in comunione della Chiesa all'estero con il Patriarcato di Mosca. Ciò significa che la Chiesa russa fuori frontiera è sempre stata in comunione con la Chiesa ortodossa universale. C'è stato qualcosa di simile tra gli scismatici ucraini? Questa è la seconda differenza.

3. Su questo argomento, c'è una terza differenza: in caso di sospensione (anche se quella pronunciata dal metropolita Sergej fosse stata legale), il vescovo rimane vescovo, mentre in caso di deposizione – come è stato il caso di Filaret Denisenko – il vescovo è privato della grazia divina, così come tutte le sue "ordinazioni".

4. Ma c'è un'altra quarta differenza, non meno importante. Il metropolita Emmanuel, come il patriarca di Costantinopoli, continua a ripetere che la loro intenzione era di riportare gli scismatici in comunione con la Chiesa universale, il che sarebbe stato encomiabile. Ma non dobbiamo dimenticare che, secondo i santi padri, il bene che non è fatto bene non è un bene. Anche san Giustino di Ćelije ha aggiunto: "non come con i gesuiti, tra cui il fine giustifica i mezzi". È interessante a questo proposito ricordare come la riunificazione della Chiesa russa abbia avuto luogo nel 2007 da un lato e, dall'altro, come il "Concilio d'unificazione" abbia avuto luogo a Kiev nel 2018.

Il primo passo importante sulla strada della riunificazione della Chiesa ortodossa russa è stata la convocazione del IV Concilio della Diaspora a San Francisco nel 2006. Su insistenza del primate della Chiesa russa oltre i confini, il metropolita Lavr, tutte le tendenze dovevano essere rappresentate, compresi gli avversari della riunificazione, che erano piuttosto numerosi. Per questo motivo, dopo lunghi dibattiti in seno al Concilio, le parti non riuscivano a raggiungere una risoluzione. Notando la situazione di stallo, un gruppo di sacerdoti responsabili della stesura del messaggio del Concilio ricordò il miracolo della santa grande martire Eufemia: i vescovi ortodossi e i loro nemici avevano quindi scritto le loro confessioni di fede su pergamene separate e le avevano collocate sulle reliquie della santa. Tre giorni dopo, il patriarca aprì il forziere contenente le reliquie: la santa teneva la confessione ortodossa nella sua mano destra, mentre la confessione eretica era sotto i suoi piedi... Su questo esempio, al Concilio della Diaspora, i sacerdoti posarono sul reliquiario di san Giovanni di Shanghai il progetto di messaggio, in cui i partecipanti al Consiglio chiedevano alla gerarchia di entrare in comunione con il Patriarcato di Mosca. Allo stesso tempo, i sacerdoti celebrarono un ufficio di intercessione davanti alle reliquie, commemorando i nomi di ciascuno dei partecipanti al Concilio. Il giorno seguente, tra lo stupore di tutti, il messaggio fu adottato all'unanimità.

Non è quindi attraverso sforzi e calcoli umani, ma per grazia divina che l'unità della Chiesa viene raggiunta, quando è stata distrutta dal nemico del genere umano. L'unità è raggiunta dallo Spirito Santo stesso e non da noi. Il frutto dell'atto canonico del 2007 non fu solo la riunificazione della Chiesa ortodossa russa, ma la gioia di tutto il mondo ortodosso e l'unanimità delle sante Chiese di Dio in questa occasione.

A differenza del Consiglio della Diaspora, il "concilio d'unificazione"  a Kiev ha riunito tutti gli scismatici con solo due vescovi canonici, e il risultato è stato un semplice fiasco: fino a oggi, la triste situazione persiste in Ucraina. Molto di più: il "patriarca onorario" Filaret ha ritirato la sua firma dal documento che conferma la liquidazione del "patriarcato di Kiev" e lo ha restaurato, e ora è costituito da dieci "vescovi". Tutta questa faccenda non può essere considerata come un atto dello Spirito Santo, che "lega l'intera istituzione ecclesiale", come si dice nell'officio di Pentecoste. Non la disperde! A differenza dell'atto canonico del 2007, il "Tomos" ha seminato confusione, discordia, scisma in tutto il mondo ortodosso, tra e all'interno delle Chiese ortodosse locali, come nelle Chiese di Grecia e d'Alessandria che, in modo anticonciliare, hanno riconosciuto la cosiddetta "Chiesa dell'Ucraina". Possiamo quindi concludere sull'argomento del Tomos: "Li riconoscerete dai loro frutti. Raccogliete forse l'uva dalle spine o i fichi dai rovi?" (Mt 6:16).

5. Un'altra differenza: la Chiesa russa fuori frontiera non ha perseguitato "con il fuoco e la spada" quelle poche comunità che non hanno accettato l'Atto canonico, anche se avrebbe potuto portarle in tribunale per recuperare i luoghi di culto che le erano stati sottratti da loro. In Ucraina, d'altro canto, è noto a tutti che, quasi ogni giorno, la nuova "chiesa" si impadronisce con violenza dei luoghi di culto della Chiesa canonica (mentre Costantinopoli e i "democratici" occidentali osservano un silenzio assordante al riguardo).

4. Ritorniamo ora a san Giovanni di Shanghai, "onorato da tutti noi". Qual era il suo punto di vista sulla politica del Trono ecumenico? Nel suo rapporto al secondo Concilio della Diaspora del 1938, protestò con forza contro le azioni neo-papiste di Costantinopoli, alcune delle quali riguardavano la Chiesa russa, e pronunciò queste parole purtroppo profetiche: "... Al vicario del metropolita Evlogij a Parigi, ordinato con l'autorizzazione del patriarca ecumenico, è stato assegnato il titolo di vescovo di Chersoneso, una città che ora si trova sul territorio della Russia... Il prossimo passo significativo del Patriarcato ecumenico sarà quello di dichiarare tutta la Russia sotto la giurisdizione di Costantinopoli". Siamo costretti a costatare che queste parole si sono avverate in Ucraina.

5. Da quanto precede deriva che il Patriarcato di Mosca è entrato in comunione con i vescovi della Chiesa ortodossa russa all'estero, sapendo che questi erano ordinati legalmente e non erano scismatici. Non lo ha fatto "con una semplice firma", come d'altra parte ha fatto Costantinopoli con gli auto-consacrati, vale a dire senza successione apostolica, e con "vescovi" legittimamente deposti in Ucraina.

6. Invece di trovare ogni tipo di giustificazione, la prima delle Chiese ortodosse, per usare l'espressione di san Giovanni di Shanghai, con a capo il suo patriarca, la cui perdita non può in alcun caso essere permessa, come disse il metropolita Antonij (Khrapovitskij), poteva ascoltare le voci di molti arcipastori, pastori e laici di quasi tutte le Chiese locali e convocare un vero Concilio ecumenico, composto da tutti i vescovi canonici della Chiesa di Cristo. Questo Concilio potrebbe essere, come disse a suo tempo l'arcivescovo di Eudochia Georgij (Wagner) della Chiesa di Costantinopoli, un nuovo concilio "in Trullo" che unificherebbe e completerebbe le norme ecclesiali. In questo caso, questo Concilio potrebbe, nello Spirito Santo, non solo risolvere la questione ucraina, ma chiarire in modo conciliare il significato del canone 28 di Calcedonia e quindi definire i diritti che la sede di Costantinopoli ha realmente, e quali diritti non ha di fatto. Quindi, come disse ancora una volta san Giovanni, "una simile umiliazione esterna [da parte dei turchi] del vescovo della città di san Costantino, precedentemente capitale dell'ecumene, non indebolirebbe la venerazione nei suoi confronti tra i che sono pieni di rispetto davanti alla cattedra dei santi Giovanni Crisostomo e Gregorio il Teologo". Se, al contrario, i vescovi di Costantinopoli continuano a ignorare questi appelli dal mondo ortodosso, c'è il rischio che accada ciò di cui li aveva avvertiti san Giustino di Ćelije: "Sappiamo... cosa succede a coloro che non accettano ignorare la colpa e i consigli di chiunque. Sappiamo tutti cosa è successo all'antica Roma quando ha smesso di ascoltare i consigli e i rimproveri fraterni dei suoi fratelli ortodossi orientali. Combattendo solo per il primato, l'onore e l'autorità sulle altre Chiese di Dio, si è separata dalla Verità". E cadremo sotto il giudizio di queste terribili parole dell'apostolo Paolo: "A causa vostra, il nome di Dio è bestemmiato dai pagani" (Rom 2:24).

 
Recensione cinematografica: "Noè" (2014)

È sempre un piacere anticipare una visione cristiana di un film che sta per uscire in Italia, ancor più quando questa visione appartiene al nostro amico John Sanidopoulos, che ha dimostrato negli anni un acume particolare per valutare i fenomeni cinematografici da un punto di vista cristiano ortodosso.

La recensione del film Noè (2014) di Darren Aronofsky è presentata da John nel suo blog Honey and Hemlock, con commenti piuttosto stroncanti (...e una quantità di spoiler! I lettori si considerino avvisati). Riportiamo la recensione in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, per mancanza di una sezione più appropriata (per lo meno, il film presenta una visione distorta della nascita dei popoli ortodossi...)

 
Gli unicorni sono reali

Gli unicorni sono reali o devono essere reali: me lo hanno detto i media occidentali!

Un freddo autunnale sta calando su ogni paese europeo, anche se in ogni paese in modi diversi.

La Germania e l'Italia, dipendenti dal gas, sono alla disperata ricerca di gas russo. Non sono solo le case, ma intere fabbriche ad affrontare l'imminente chiusura nelle industrie ad alta intensità energetica. Il risultato sarà una disoccupazione di massa. Per "massa", intendo il 20% e più.

In Francia c'è un rifiuto popolare del presidente Macron che ha detto al suo popolo che loro (cioè non lui) devono soffrire affinché l'Ucraina possa 'vincere'. Settembre è il primo mese della stagione degli scioperi annuali in Francia. Ai francesi non piace avere freddo. Aspettatevi alcuni titoli di giornali.

In Lettonia la minoranza russa teme per il proprio futuro, ma temono anche tutti gli altri. Il riscaldamento non sarà un'opzione questo inverno. Con una pensione di poco più di 100 euro al mese, molti pensionati moriranno semplicemente di freddo.

Dalla Slovacchia abbiamo ricevuto quanto segue:

'Grazie per la vostra e-mail. Giusto per darvi un'idea degli attuali costi di produzione qui in Slovacchia e per essere brutalmente onesti in tutto questo mondo sottosopra, l'anno scorso abbiamo pagato 85.000 euro per l'elettricità, quest'anno pagheremo circa 500.000 euro. A partire dal 1 gennaio 2023, nella migliore delle ipotesi, pagheremo 1,2 milioni di euro.

Quindi non è solo l'elettricità, il gas, l'aumento delle materie prime, gli stipendi e tutti gli altri costi di produzione, questo è un modo duro per dire che è impossibile ridurre i costi, e ogni nostro cliente deve accettarlo, che gli piaccia o meno. Sorprendentemente non abbiiamo mai lavorato così tanto! Ridurre i costi è ovviamente difficile, ma almeno ci sono dei margini. Semplicemente noi non abbiamo più nulla da ridurre'.

In Moldova la crisi è profonda. Come in Lettonia e Lituania, fino alla metà della popolazione ha lasciato il paese dopo essere stata saccheggiata dall'Unione Europea (anche se ufficialmente la Moldova non appartiene nemmeno all'Unione Europea!). In precedenza le medicine venivano dall'Ucraina. Ora che questa è irraggiungibile, devono usare medicine dalla Germania. Solo che costano dieci volte di più. Molto semplicemente, se sei molto malato e non hai abbastanza soldi, quest'anno morirai.

In Romania, che ha perso un quarto della sua popolazione a causa dell'emigrazione dopo il grande saccheggio dell'Unione Europea, e dove uno stipendio di 600 euro al mese è considerato molto buono, i prezzi dei generi alimentari sono gli stessi dell'Europa occidentale, dove gli stipendi medi sono da quattro a cinque volte più alti, e il carburante diesel costa anche di più che altrove.

In Irlanda i ristoranti chiudono perché non possono permettersi le bollette energetiche, che sono aumentate del 1.000% (sì, del mille per cento).

A Londra, la capitale dell'Impero Brutannico (sic), il Gauleiter Johnson ha finalmente ammesso che "le famiglie britanniche dovranno sopportare l'aumento delle bollette energetiche come parte degli sforzi per sconfiggere Vladimir Putin ... le sanzioni economiche imposte alla Russia hanno contribuito all'impennata globale dei prezzi del gas che ha fatto salire le bollette delle famiglie". Gli analisti prevedono che il tetto massimo del prezzo dell'energia nel Regno Unito per famiglia aumenterà dalle già estremamente elevate 1.971 sterline di oggi a 3.554 sterline all'anno entro ottobre e alle completamente irraggiungibili 6.089 sterline nell'aprile 2023. Sta prendendo piede un boicottaggio delle leggi. Aspettatevi disordini e saccheggi di supermercati da parte degli affamati.

Gli inglesi hanno scelto di sopportare queste cose? No. hanno chiesto di soffrire per poter sconfiggere Putin in una lite locale su un paese di cui la maggior parte di loro non aveva mai sentito parlare fino allo scorso febbraio? No. Si sono rifiutati di pagare in rubli l'abbondante ed economico petrolio e gas russo? No. Sono stati consultati sulla scelta del nuovo primo ministro? No. Tanto si dica a proposito della 'madre dei parlamenti'...

Nel Regno Unito controllato dagli oligarchi ora ci sono richieste per la rinazionalizzazione delle società di servizi pubblici privatizzate della Thatcher, con i loro enormi profitti, generosi dividendi agli azionisti, infrastrutture senza speranza, mancanza di investimenti e assenza di regolamentazione governativa. Alcuni hanno persino commentato che forse 'il libero mercato' significava davvero la legge della giungla e che la privatizzazione significava semplicemente che 'la Thatcher svendeva beni pubblici ai suoi compari e sostenitori capitalisti'. Bene, con quarant'anni di ritardo, alcune persone hanno finalmente recepito il messaggio.

Ma ora basta. Non è di questo che volevo parlarvi.

Nell'ultima settimana di agosto ho lasciato la Francia e sono andato a Wiesbaden. Lì ho visitato la magnifica chiesa russa, costruita nel XIX secolo. Girando per il cimitero con le tombe dei vecchi aristocratici con i loro simboli massonici sulle lapidi (ora sapete perché è avvenuta la rivoluzione russa), ho visto la tomba relativamente nuova che stavo cercando.

Questa era la tomba di un'adorabile coppia di anziani, che conoscevo da tempo. Non rivelerò i loro nomi, mi limito a dire che la loro storia darebbe materiale per un film così romantico da non crederci. Tuttavia, se avete superato i quarant'anni, dovreste esservi resi conto ormai che la vita reale è molto, molto più strana e molto, molto più incredibile di qualsiasi fiction. Dirò solo che lui era nato a San Pietroburgo nel 1916, era stato portato dai genitori in fuga in Finlandia dopo che il resto della famiglia era stato fucilato, che nel 1943 era diventato monaco e sacerdote nella Germania nazista, e che alla fine del 1946 la famiglia era fuggita dalla Berlino in rovina per l'Argentina peronista, come profughi ortodossi russi. E lì, nel 1948, incontrò una ragazza di strada argentina disperatamente povera, nata in Italia. Fu amore a prima vista. Non credo di aver mai incontrato una coppia così devota ed esemplare o che mai ne inconterò una simile. Morirono molto anziani a poche ore l'uno dall'altra.

Ma ora basta. Non è di questo che volevo parlarvi.

Dopo essere mtornato dalla chiesa nel bosco nella città di Wiesbaden, ho visto una donna di mezza età che indossava una maglietta che diceva: "Gli unicorni sono reali". Le parole non erano in tedesco, ma in inglese (anche se senza dubbio la maglietta era fatta in Cina). Ho cominciato a pormi delle domande.

Era solo infantilismo? Il tipo di evasione che ha finanziato l'industria degli UFO, o di Guerre Stellari, o di Harry Potter? Il tipo di irresponsabili e immaturi che scappano dalla realtà?

E ho pensato tra me e me che non potevo immaginare nessuna donna di mezza età russa, cinese, indiana, iraniana, africana, cubana, colombiana o brasiliana che indossasse una maglietta del genere (a meno ovviamente di non essere così futile da aver sposato un oligarca). E poi mi sono venute in mente le parole scritte dall'autore britannico G.K. Chesterton nel suo racconto del 1925, L'oracolo del cane: 'Il primo effetto del non credere... è che si perde il buon senso'.

In altre parole, indossare una maglietta del genere mostra semplicemente una mancanza di fede, in qualsiasi cosa. E ho pensato quanto fosse significativo che le parole fossero state scritte in inglese, la lingua degli Egemoni. E ho pensato, sì, questa è davvero la fine del mondo occidentale. Perché se vuoi pubblicizzare la tua convinzione che gli unicorni siano reali, hai semplicemente perso la testa e d'ora in poi crederai a tutto ciò che il mondo occidentale ti dice. Dopotutto, c'è solo un passo da "Gli unicorni sono reali" a: "Il grande e nobile Zelensky sta vincendo la guerra in Ucraina perché la nostra causa occidentale è giusta".

 
Il Concilio in Giordania: speranze e prospettive

Sua Beatitudine il patriarca Theophilos III di Gerusalemme ha preso l'iniziativa di invitare i capi delle Chiese ortodosse locali a riunirsi in Giordania, con la speranza che si possano compiere alcuni progressi per porre fine alla grave crisi nell'Ortodossia mondiale. Diversi primati hanno accettato ufficialmente l'invito, molti lo hanno rifiutato ufficialmente, mentre il resto non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali di accettazione o di rifiuto. L'arciprete Vadim Leonov, dottorando in Teologia e docente al Seminario teologico Sretenskij, che ha studiato a fondo la storia dell'autocefalia nella Chiesa ortodossa, offre un'analisi e un piano per il concilio. Ma, cosa molto importante, l'autore mostra il degrado nel tempo dei tomoi di Costantinopoli, che hanno recentemente escluso il ruolo direzionale del nostro Signore Gesù Cristo. Dove sta cercando di condurci Costantinopoli?

icona della Chiesa di Cristo

È trascorso un anno da quando il Fanar ha creato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". I miti greci su come questa struttura avrebbe portato qualcosa di buono alla vita del popolo ucraino, su come avrebbe unito gli ortodossi ucraini, sono stati completamente sfatati. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha nemmeno potuto unire i propri scismatici e auto-consacrati. Il leader della lotta per l'autocefalia ucraina, Mikhail [Filaret] Denisenko, visto che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è in realtà un sotto-dipartimento vassallo del Patriarcato di Costantinopoli, l'ha lasciata per tornare alla sua stessa creazione, il "patriarcato di Kiev". Com'era ovvio sin dall'inizio, così è risultato: con le sue azioni il patriarca Bartolomeo ha avviato una crisi mondiale nella Chiesa ortodossa. Sfortunatamente, non si è fermato a questo e continua a muoversi nella stessa direzione, cercando di stabilire la propria signoria totale sull'Ortodossia mondiale. Ora sta destabilizzando la vita della Chiesa ortodossa serba, interferendo con gli eventi nella Macedonia settentrionale. Gli scismatici montenegrini, incoraggiati dalle sue azioni in Ucraina, stanno anch'essi diventando attivi, conducendo il loro paese sull'orlo di una crisi non solo ecclesiastica, ma anche politica. Le ammonizioni fraterne al patriarca Bartolomeo da parte di primati di Chiese locali, vescovi, sacerdoti e laici non hanno avuto alcun effetto.

È logico e inevitabile che il prossimo passo sia un Concilio ecclesiastico, di cui hanno parlato molti vescovi e che è stato di fatto avviato dal patriarca Theophilos III di Gerusalemme, che ha offerto a tutti i capi delle Chiese locali di "radunarsi prima della fine di febbraio e prima dell'inizio della santa Quaresima" in Giordania. Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha risposto con un netto rifiuto a questo invito del patriarca Theophilos, vedendo in esso un attentato al suo primato:

"Non è necessario ricordarle la posizione che il suo Patriarcato ricopre nell'ordine dei Dittici della santissima Chiesa ortodossa, nonché il fatto che, secondo l'ordine canonico, che è stato sempre e fino a poco tempo fa rispettato da tutte le Chiese ortodosse, le sinassi pan-ortodosse dei primati sono sempre convocate dal patriarca ecumenico, che le presiede.

Quale tipo di unità ricerca la sua iniziativa se il primo nell'ordine tra i primati ortodossi è assente dalla sinassi da lei proposta?" [1]

Queste parole contengono la menzogna secondo cui, secondo un certo ordine canonico, i Concili pan-ortodossi possono essere convocati solo dal patriarca di Costantinopoli. Tali norme ecclesiastiche generali non esistono. Se al patriarca Bartolomeo sembra che un tale diritto provenga da una sorta di primato, allora va ricordato che nel primo millennio il primato era detenuto dai papi romani, ma non erano loro a convocare i Concili ecumenici; piuttosto era l'imperatore a convocarli, e non perché gli fossero delegati tali diritti, ma semplicemente per necessità quotidiana. Dopo la scomparsa degli imperatori, non ci sono norme canoniche in materia. Qui abbiamo davanti a noi ancora un altro esempio della creazione del mito canonico del Fanar.

Lo stesso vale per le sue pretese di precedenza [ai concili]. Procedendo dal loro rispetto per il primato d'onore, i patriarchi ortodossi hanno riservato il primo posto ai concili ai patriarchi di Costantinopoli. Tuttavia, se i patriarchi di Costantinopoli erano accusati di questioni ecclesiastiche – e ci sono stati molti casi simili nella storia – la precedenza sarebbe stata conferita ad altri primati o vescovi autorevoli.

Nella sua risposta, il patriarca Bartolomeo esprime anche il suo risentimento per il fatto che l'epistola del patriarca Theophilos non fosse scritta in greco ma in inglese, anche se è ovvio che il primate della chiesa di Gerusalemme usa la lingua inglese non solo nella sua corrispondenza personale, ma anche nell'esecuzione di atti ecclesiastici generali, rivolgendosi ad altri primati nella stessa lingua. In ogni caso, le persone che comunicano tra di loro in modo appropriato, se si preoccupano del beneficio comune, non fanno della lingua un serio motivo di indignazione; ma questo non si applica al patriarca Bartolomeo, che scrive:

"Innanzi tutto, siamo spiacevolmente sorpresi dal fatto che per la prima volta nella lunga storia dei nostri due patriarcati, il giustamente chiamato "Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme" corrisponda con il patriarca ecumenico in una lingua estranea alla nostra madre[lingua], come se avesse improvvisamente smesso di sentire lo stesso sangue e condividere con noi la stessa Razza [Γένος] storica e martirica, a cui naturalmente la Divina Provvidenza ha affidato da secoli la protezione dei luoghi sacri di pellegrinaggio in Terra Santa attraverso la Confraternita del Santo Sepolcro". [2]

La lettera del patriarca Bartolomeo, che porta il titolo di "ecumenico", abbonda di argomentazioni nazionalistiche greche. È molto preoccupato e si oppone a

"Quei tentativi, ben noti dalla storia, di infiltrarsi nei luoghi santi da parte di poteri esterni alla nostra Razza" [3] (ξένων πρός τό ἡμέτερον Γένος δυνάμεων).

Il patriarca Bartolomeo è preoccupato per

"Le conseguenze che questa attività avrebbe per la Chiesa e la Razza" [4] [διά τάς συνεπείας, τάς ὁποίας θά εἶχεν ἡ ἐνέργεια αὕτη διά τήν Ἐκκλησίαν καί τό Γένος ].

Qui è molto importante notare che il patriarca Bartolomeo sostiene il suo rifiuto di partecipare al Concilio come 1) umiliazione del proprio primato e 2) denigrazione degli interessi nazionali greci. Entrambi questi punti sono eresie: la prima è l'eresia del papismo e la seconda è l'eresia dell'etnofletismo.

Subito dopo la sua consultazione con l'ambasciatore americano in Grecia, Geoffrey Pyatt, che si è svolta il 22 novembre 2019, l'arcivescovo Hieronyomos della Grecia ha rifiutato di partecipare al Concilio. L'arcivescovo Chrysostomos di Cipro, che in precedenza aveva combattuto per una soluzione conciliare alla crisi contemporanea, ha rapidamente cambiato opinione e non parteciperà al Concilio. Per quanto riguarda gli altri undici primati delle Chiese, alcuni di loro hanno già sostenuto l'idea di convocare un Concilio, mentre altri non hanno ancora reso pubbliche le loro opinioni. Ovviamente, se il Concilio avrà luogo, non sarà completo; e la domanda sorge spontanea: dovrebbe essere condotto anche in un formato così troncato?

È la nostra più profonda convinzione che dovrebbe avere assolutamente luogo. Questo perché può decidere diversi compiti preparatori molto importanti, senza i quali non è possibile un'uscita costruttiva da questa crisi a livello ecclesiale.

Linee di discussione strategiche in seno al Concilio

In prima approssimazione, possono essere esaminati due approcci tematici per la discussione conciliare.

Il primo approccio: esaminare la canonicità delle azioni del patriarca Bartolomeo in Ucraina. Sebbene questo tema sembri essere la priorità, è in effetti un vicolo cieco in molti modi. Possiamo parlare all'infinito di antiche gramote, canoni, scismatici e auto-consacrati, presentando esempi storici, citando i santi Padri, raccontando le conseguenze e possiamo convincere tutti i partecipanti al Concilio con questi argomenti, ma il patriarca Bartolomeo non è d'accordo con loro. Interpreta queste gramote, canoni e risoluzioni a modo suo. Uno scambio di tali opinioni ha già avuto luogo, per esempio tra lui e il primate della Chiesa albanese, l'arcivescovo Anastasios; e indipendentemente dall'argomento convincente di quest'ultimo, questo scambio non ha portato a nulla.

Possiamo continuare in questo stile di dialogo indefinitamente, perché le interpretazioni dei canoni differiscono e sono applicate in modi diversi in particolari condizioni storiche; esiste una massa di precedenti di allontanamento dai canoni, e quindi tutte queste informazioni possono essere manipolate fino allo sfinimento, ma ognuno rimarrà con la propria opinione. Tuttavia, la particolarità della situazione attuale sta nel fatto che il patriarca Bartolomeo ha già completato la sua azione distruttiva; sta mettendo radici nella terra ucraina e le parole dei suoi avversari rimangono solo parole.

Se qualcuno rivolge la sua attenzione all'età e alla malattia di Bartolomeo, allora è necessario prendere in considerazione che i suoi successori fanarioti continueranno con la sua politica, che hanno chiarito più di una volta, e quindi ogni speranza che questi argomenti convincano se non il primate del Patriarcato di Costantinopoli, almeno i suoi successori, è assolutamente utopica. Inoltre, se dovessimo supporre la situazione assolutamente fantastica che il patriarca Bartolomeo, sotto l'influenza degli argomenti canonici approvati dal Concilio in Giordania o da qualsiasi altro Concilio ecclesiastico, ammettesse di aver permesso che accadesse un errore e ritirasse il suo tomos, ciò non risolverebbe ancora il problema principale e allo stesso tempo la causa principale dell'attuale crisi: il patriarca di Costantinopoli si impegna a sottomettere tutta l'Ortodossia mondiale a se stesso. Ciò non cambierebbe la strategia papista dei fanarioti, che li spinge a interferire nella vita delle Chiese locali, attribuendo a se stessi diritti mega-galattici. Senza superare il problema del papismo di Costantinopoli, è impossibile risolvere tutti gli altri problemi.

Il secondo approccio, con chiare prospettive di superare l'attuale crisi, consiste nel concentrare le discussioni in seno al Concilio sul piano dogmatico e registrare chiaramente che un'eresia ecclesiologica è sorta nella vita della Chiesa ortodossa contemporanea: il papismo. Quest'eresia, ben nota dalla storia del trono romano, portò alla caduta del latinismo dall'Ortodossia; e ora, 1000 anni dopo, rinasce per mano del patriarca della Nuova Roma, Bartolomeo. È facile dimostrare la presenza di questa eresia dai suoi testi e azioni.

Secondo l'insegnamento ortodosso, chiaramente espresso nella Sacra Scrittura, Cristo è il capo della Chiesa: ed è il Salvatore del corpo (Ef 5:23). È costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose (Ef 1:22-23). Tutti i cristiani, compresi i primati delle Chiese locali, sono membri del corpo spirituale di Cristo. Il primato in tutta la Chiesa non appartiene a nessuna persona ma solo a Cristo, poiché Cristo è il capo del corpo, la Chiesa: è il suo principio, il primogenito dai morti; perché possa avere la preminenza in tutte le cose (Col 1:18). Durante il tempo della sua vita terrena il Signore giudicò i suoi discepoli che cercavano il primato e diede loro una risposta valida per tutti i tempi: se qualcuno desidera essere il primo, che sia l'ultimo di tutti, e il servo di tutti (Mc 9:35), e quindi qualsiasi sete di primato è un grave segno di degrado spirituale e di teomachia (lotta contro Dio).

I partecipanti al Concilio e l'Ortodossia mondiale devono fare i conti con la domanda principale: chi è il capo della Chiesa ortodossa: il Signore Gesù Cristo o il Patriarca di Costantinopoli? E a seconda della risposta, sarà chiaro chi siamo: la Chiesa di Cristo, o una setta totalitaria sotto il dominio di un leader deificato al Fanar.

In questa ottica di discussione, i principali atti del Concilio potrebbero essere i seguenti:

  1. Confermare il noto insegnamento ortodosso sul primato e la direzione di Cristo nella Chiesa.
  2. Spiegare il principio della conciliarità e dell'accettazione delle decisioni pan-ortodosse.
  3. Condannare l'eresia del papismo nella storia latina e nelle sue manifestazioni moderne.
  4. Registrare le accuse di eresia di papismo contro il patriarca Bartolomeo, confermate non solo da una moltitudine di suoi discorsi e documenti, ma anche dalle sue azioni in Ucraina e in altre regioni del mondo.

Dopo aver specificato queste posizioni, il Concilio in Giordania potrebbe quindi rivolgersi a tutte le Chiese locali con la richiesta di convocare un Concilio ecumenico pan-ortodosso per superare la crisi causata dalle parole e dalle azioni del patriarca Bartolomeo. Poiché saranno mosse accuse contro il patriarca Bartolomeo, questi non avrà il diritto di convocare un simile Concilio, ma dovrebbe essere invitato a farlo e ad apparire come imputato.

Se qualcuno è preoccupato che se la focalizzazione del Concilio viene spostato dall'Ucraina al Patriarca Bartolomeo, la crisi ucraina rimarrà irrisolta, tali preoccupazioni sono vane. È proprio questo approccio che può essenzialmente spostare la crisi ucraina dal suo vicolo cieco. Perché, se il patriarca Bartolomeo fosse riconosciuto come eretico, allora non solo sarà deposto, ma tutte le sue decisioni e azioni condizionate dal papismo saranno annullate.

In parte, diventerà invalido il famigerato tomos ucraino, in cui si afferma direttamente: "L'autocefalia della Chiesa d'Ucraina accetta come capo (κεφαλὴν) il Trono ecumenico patriarcale e tutto santo, così come fanno altri patriarchi e primati". Cioè, è presente un'affermazione che il patriarca di Costantinopoli è il capo non solo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma di tutte le Chiese locali, e che presumibilmente "altri patriarchi e primati" accettano tale affermazione.

Indubbiamente, l'accusa di eresia è un passo serio, e forse sorge una certa paura nel formularla. Tuttavia, ignorare questo fatto porterà a conseguenze catastrofiche per l'Ortodossia mondiale ed è impossibile correggere la situazione che si è verificata senza rimuovere la causa principale.

Dobbiamo riconoscere che si sono viste per lungo tempo affermazioni papiste nelle azioni del patriarca di Costantinopoli; sono fissate in documenti, ma in precedenza non hanno arrecato un danno così sostanziale alla Chiesa. La differenza qualitativa nel papismo moderno consiste nel fatto che le parole corrispondenti hanno iniziato a prendere corpo in atti concreti da parte del patriarca di Costantinopoli. Non notare questo significa sottoporre la Chiesa ad ulteriori atti distruttivi da parte del papa di Costantinopoli. Diamo una breve occhiata ad alcuni documenti di riferimento in questa storia.

La genesi del papismo di Costantinopoli nei documenti sull'autocefalia delle chiese

Tentare di sottoporre le Chiese locali a se stesso e offrire loro sotto le spoglie dell'autocefalia uno status di vassalli è qualcosa che il Patriarcato di Costantinopoli sta facendo da molto tempo ormai, ma fino a tempi recenti questi tentativi sono stati neutralizzati con successo. Per esempio, nell'originale Gramota di conferma del Patriarcato di Mosca del 1590, il patriarca di Costantinopoli in persona afferma che il primate di Mosca dovrebbe "commemorare il nostro nome e gli altri, e mantenerli come capi e sovrani e onorare il trono apostolico di Costantinopoli, come anche gli altri patriarchi". [5] Subito dopo aver ricevuto questa Gramota a Mosca, furono scoperte parole inaccettabili e una massa di altre inadeguatezze. Ben presto, nel 1593, per correggerle furono chiamati a Costantinopoli alcuni vescovi orientali, che rappresentavano la pienezza della Chiesa ortodossa in quel momento. A questo Concilio parteciparono i patriarchi di Costantinopoli, di Alessandria (che al momento governava la cattedra di Antiochia) e di Gerusalemme. Il Concilio confermò la concessione del patriarcato alla Chiesa russa e nel suo documento finale rimosse completamente la formulazione autoritaria di Costantinopoli della Gramota originale e decise che il patriarca di Mosca "doveva essere, ed essere chiamato, fratello dei patriarchi ortodossi, per forza del suo titolo, di uguale rango e di uguale trono e pari per rango e dignità". [6] Qui non vi è alcuna soggezione; piuttosto la relazione è costruita secondo un principio fraterno, con uguali diritti. Il patriarca di Mosca è "uguale per rango e dignità" a tutti i patriarchi orientali, il che significa anche quello di Costantinopoli. La Chiesa russa è stata guidata da questa ultima risoluzione conciliare fino ai giorni nostri. Quindi, quel tentativo del Patriarcato di Costantinopoli di imporre una relazione papista su Mosca fu eliminato. [7]

In realtà, ci sono non pochi documenti ecclesiastici in cui i patriarchi di Costantinopoli rinunciarono al più alto livello all'idea del dominio papista sulle altre Chiese locali. Per esempio, nell'epistola circolare della chiesa di Costantinopoli del 1895, si dice:

"I padri divini, onorando il vescovo di Roma solo come vescovo della città imperiale dominante, gli concessero l'onore del privilegio di precedenza, considerandolo semplicemente il primo tra gli altri vescovi, cioè il primo tra uguali, e in seguito lo stesso privilegio fu dato al vescovo della città di Costantinopoli, quando quella città divenne la città dominante nell'Impero Romano, come testimonia il Canone 28 del quarto Concilio ecumenico di Calcedonia... Da questo canone è evidente che il vescovo romano è uguale in onore al vescovo della Chiesa di Costantinopoli e ai vescovi di tutte le altre Chiese, e in nessun canone, né per nessuno dei padri c'è nemmeno un indizio che il vescovo di Roma sia l'unico capo della Chiesa cattolica e infallibile giudice dei vescovi delle altre Chiese indipendenti e autocefale". [8]

È ovvio che qui non è riconosciuto alcun primato di potere o di giudizio, né per Roma né per Costantinopoli, e il principio del "primo fra pari" è qui chiaramente confermato. Sfortunatamente, siamo costretti ad ammettere che l'attuale patriarca di Costantinopoli e il suo circolo interno hanno rinunciato nelle loro parole e azioni alla chiara, vera posizione ortodossa dei loro antenati.

È interessante osservare lo sviluppo delle tendenze papiste nell'esempio dei tomoi che il Patriarcato di Costantinopoli ha concesso negli ultimi 170 anni. Nei documenti sull'autocefalia delle Chiese locali, che erano stati concessi prima del 1990, veniva sempre dichiarato un rapporto di parità. Inoltre, nel tomos della Chiesa greca (1850), il patriarca di Costantinopoli non solo non rivendicava il comando della Chiesa, ma riconosceva come capo solo il Signore Gesù Cristo:

"La Chiesa ortodossa nel Regno di Grecia, avendo come guida e capo, proprio come l'intera Chiesa cattolica ortodossa, il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, da ora in poi legalmente indipendente..."

Il patriarca di Costantinopoli considera la Chiesa greca uguale a se stessa e fraterna:

"Istituito da questo atto conciliare, con la presente riconosciamo e pronunciamo il Santo Sinodo in Grecia come un fratello nello spirito... la Chiesa ellenica indipendente, e il suo Sinodo, in Spirito fratello nostro e di tutte le altre Chiese ortodosse locali".

Trentacinque anni dopo, nel tomos della Chiesa romena (1885), si sottolinea anche l'immutabile verità dogmatica secondo cui solo il Signore Gesù Cristo è il capo della Chiesa, e non ci sono ancora tentativi a quel livello da parte di alcun patriarca di Costantinopoli:

"...in modo che la Chiesa ortodossa in Romania si mantenga... indipendente e autocefala... non riconoscendo nella propria regola interiore qualsiasi altra autorità ecclesiastica, oltre al vero capo dell'unica Chiesa cattolica e apostolica, il divino redentore, che solo è la principale pietra angolare e l'eterno ierarca e arcipastore".

Il Sinodo di Costantinopoli accetta il Sinodo romeno come uguale a se stesso e come soggetto:

"Dichiariamo il suo Santo Sinodo come amato fratello in Cristo, che gode di tutti i vantaggi e i diritti sovrani di una Chiesa autocefala ... Pertanto, sulla base di tutto ciò, la nostra santa e Grande Chiesa di Cristo benedice dalla profondità della sua anima la sua sorella autocefala e amata in Cristo, la Chiesa romena".

È stato l'ultimo documento d'autocefalia del Patriarcato di Costantinopoli in cui le risoluzioni ecclesiastiche sono costruite su basi dogmatiche chiare e formulate correttamente. Nei tomoi concessi in seguito questa verità non è pronunciata.

Nel tomos unificato della Chiesa serba nel 1922, non è ancora espresso un impegno per la direzione universale di Costantinopoli, che accetta

"La Santa Chiesa ortodossa serba autocefala unita che è sorta, come una sorella in Cristo, che possiede e gode di tutti i diritti dell'autocefalia, in accordo con i diritti e la costruzione della santa Chiesa ortodossa".

Tuttavia, il dominio di Cristo sulla Chiesa non è più menzionato.

Nel 1924, un rapporto analogo, senza pretese di dominio, viene formulato nel tomos della Chiesa polacca:

"Diamo la nostra benedizione che da questo momento in poi sia governata come una sorella spirituale e che decida le proprie questioni in modo indipendente e autocefalo, secondo il rango e i diritti illimitati delle altre sante Chiese autocefale ortodosse, riconoscendo come suprema autorità ecclesiastica il Santo Sinodo, che consiste dei vescovi canonici ortodossi in Polonia, avendo ogni volta come primate sua eminenza il metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia".

Non c'è nulla di dichiarato qui su alcun giudizio supremo, appello al patriarca di Costantinopoli o alla sua autorità.

Nel 1937, una delle più piccole Chiese locali, la Chiesa albanese, quando ricevette l'autocefalia acquisì anch'essa un rapporto di uguali diritti con Costantinopoli e le altre Chiese:

"Questa Chiesa, che è la nostra sorella spirituale, d'ora in poi condurrà il suo autogoverno in modo indipendente e autocefalo".

Nel 1945 anche la Chiesa bulgara fu chiamata "sorella spirituale" , e il suo capo non è il patriarca di Costantinopoli, ma il Sinodo bulgaro con il suo primate:

"D'ora in poi è riconosciuta come nostra sorella spirituale; che si governi e istituisca i suoi affari in modo indipendente e autocefalo in conformità con l'ordine e i diritti sovrani di tutte le altre Chiese autocefale ortodosse, riconoscendo come suprema autorità ecclesiastica il Santo Sinodo, che consiste di vescovi, e il cui primate è sua Beatitudine il metropolita di Sofia ed esarca di tutta la Bulgaria".

Nel 1990, viene dichiarata la completa indipendenza e una relazione paritaria nei confronti della Chiesa georgiana:

"La riconosciamo [la Chiesa georgiana] come nostra sorella spirituale, che possiede il pieno potere di governare e condurre gli affari interni in modo indipendente e autocefalo".

Tuttavia, con l'ascensione al trono di Costantinopoli del patriarca Bartolomeo (1991), la formulazione nei tomoi cambia sostanzialmente. Nel 1998, nel tomos della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia, non si parla di uguali diritti. Qui per la prima volta in documenti di così alto rango, il patriarca di Costantinopoli dichiara le sue pretese sulla diaspora di tutto il mondo:

"Tutti coloro che si trovano nelle terre barbare, cioè tutti i cristiani situati al di fuori dei confini della santa Chiesa patriarcale e delle Chiese autonome, sono esclusivamente sotto la cura spirituale del grande trono della Nuova Roma".

Il patriarca di Costantinopoli pone il giudizio ecclesiastico di questa Chiesa sotto il proprio controllo, conferendo a se stesso il diritto di supremo giudizio sul clero della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia:

"I diaconi e i sacerdoti sono soggetti ai giudici di secondo livello, i vescovi ai giudici di primo livello, e per tutte le questioni relative ai loro doveri sono soggetti al giudizio, secondo i canoni santi canonicamente istituiti, ai giudici sinodali, per la cui opera saranno invitati, secondo l'accordo con il patriarca ecumenico, esclusivamente vescovi dalla giurisdizione della Chiesa madre, cioè dal Trono ecumenico. Il giudizio dei vescovi a cui ci si appella per le decisioni finali può essere indirizzato al patriarca ecumenico".

Cioè, i tribunali ecclesiastici di questa Chiesa locale sono autorizzati "esclusivamente dalla giurisdizione della Chiesa madre, cioè dal Trono ecumenico". Non si può parlare dell'indipendenza di questa Chiesa.

Proprio la situazione discriminatoria in questo tomos è diventata la causa di una profonda crisi interna nella Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia nel 2012, quando i vescovi di questa Chiesa hanno rifiutato di adempiere alla sezione sopra citata e hanno introdotto cambiamenti nella loro costituzione. Il patriarca Bartolomeo ha minacciato l'arcivescovo Kryštof di annullare il tomos e rendere la Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia non più che una parte del Patriarcato ecumenico. Una pressione senza precedenti è stata posta sul metropolita Kryštof, che è stato costretto a ritirarsi. Il patriarca Bartolomeo non ha riconosciuto il nuovo primate fino a quando quest'ultimo non ha firmato un accordo scritto per portare la costituzione in accordo con il testo del tomos difettoso, nell'ambito del quale le relazioni con tutto il resto del mondo ortodosso e la risoluzione delle questioni interortodosse dovrebbero essere condotte dalla Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia solo previo accordo con Costantinopoli. Non c'è alcuna espressione nel testo che mostri relazioni di uguali diritti, ma al contrario, si sottolinea la subordinazione. Ora il Patriarcato di Costantinopoli non è più la "Chiesa fraterna", o la "Chiesa sorella", ma la "Chiesa madre", che controlla strettamente la sua "figlia". In sostanza, viene creata una struttura ecclesiale subordinata, ma in questo tomos non si parla ancora della direzione del patriarca di Costantinopoli sulle Chiese locali e sull'Ortodossia mondiale.

L'apoteosi dell'autoesaltazione del patriarca di Costantinopoli e allo stesso tempo del degrado del suo destinatario è il famigerato Tomos ucraino, concesso nel gennaio del 2019. Qui abbiamo riunito non solo tutto il passato, che gli consente di enfatizzare lo status di secondo grado della "autocefalia" ucraina, ma anche molti punti esclusivi, ideati proprio per questo evento. Nel testo del tomos ucraino si dichiara senza alcuna logica convincente:

• il diritto del patriarca di Costantinopoli avere un giudizio supremo e perentorio non solo su tutto il clero della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, ma anche su tutte le Chiese locali;

• la subordinazione al patriarca di Costantinopoli di tutta la diaspora ortodossa in tutto il mondo e le limitazioni alle attività delle Chiese locali nell'ambito dei confini degli stati nazionali originali;

• il riconoscimento che il patriarca di Costantinopoli ha la massima autorità nella risoluzione di questioni dogmatiche, canoniche e di altra natura ecclesiastica;

• riconoscimento del diritto del patriarca di Costantinopoli di interferire negli affari interni della Chiesa ortodossa dell'Ucraina e di tutte le Chiese locali;

• il diritto del patriarca di Costantinopoli di avere un esarcato in Ucraina e un gran numero di stravropegie;

• e il punto più oltraggioso: una sostituzione della direzione di Cristo nella Chiesa con la direzione del patriarca di Costantinopoli: "La Chiesa autocefala dell'Ucraina riconosce come suo capo (κεφαλὴν) il Trono ecumenico apostolico e patriarcale, così come fanno altri patriarchi e primati".

Come è già stato discusso in precedenza, i rappresentanti del patriarca di Costantinopoli hanno tentato di legalizzare questa formulazione per quanto riguarda la Chiesa ortodossa russa nel 1590, ma quel tentativo è stato neutralizzato nel Concilio di Costantinopoli del 1593. Successivamente, questa idea papista non si incontra in un solo tomos, ma è di nuovo scritta nel tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questa frase distrugge l'autocefalia non solo della struttura data, ma anche di tutte le Chiese locali, perché proclama che "anche altri patriarchi e primati" riconoscono il patriarca di Costantinopoli come il loro capo. Cioè, l'effetto di questo principio, secondo il tomos, si estende a tutte le Chiese locali e a tutti i primati che lo riconoscerebbero.

È impensabile che il capo di una Chiesa autocefala sia il primate di un'altra Chiesa locale. Inoltre, nel proclamarsi il capo di tutte le autocefalie, il patriarca di Costantinopoli si fa capo di tutte le Chiese ortodosse; e chi è allora Cristo nella Chiesa? Questo estratto è una delle conferme documentate dell'eresia del papismo del patriarca di Costantinopoli.

Il sotterfugio bizantino nel tomos ucraino consiste anche nel fatto che è scomodo per altre Chiese locali confutare il testo, perché non è stato indirizzato direttamente a loro; tuttavia, riconoscendo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", accettano implicitamente il suo contenuto come se fosse in vigore, rientrano nelle sue determinazioni e diventano partecipanti alla diffusione dell'eresia del papismo di Costantinopoli.

* * *

Pertanto, il Concilio in Giordania è il primo vero tentativo di superare la crisi nell'Ortodossia mondiale, ma l'ulteriore progressione degli eventi ecclesiastici dipende sostanzialmente dalla strategia scelta in seno al Concilio. Se c'è successo nel determinare chiaramente il problema principale e nel chiamare tutti gli ortodossi a partecipare alla sua risoluzione, allora il Concilio avrà successo, indipendentemente dai primati che vi partecipano. Inoltre, i partecipanti al Concilio che difendono la purezza della fede ortodossa e l'insegnamento della Chiesa diventeranno il centro naturale di consolidamento per gli ortodossi di varie nazionalità e paesi, per i quali la Chiesa non è un organo rudimentale del defunto Impero Bizantino, ma il corpo vivente di Cristo.

Inoltre, il Concilio in Giordania può:

• Diventare un esempio della rinascita dell'attività conciliare vivente nella Chiesa, dove non vengono approvate in anticipo risoluzioni preconfezionate, ma dove le idee nascono nel corso di un dialogo e di una discussione chiari;

• Delineare le aree problematiche della moderna vita ortodossa in tutta la Chiesa;

• Registrare le dinamiche e i risultati di quei cambiamenti in Ucraina verificatisi dopo che è stato concesso il tomos agli scismatici ucraini;

• Sottolineare le cause della crisi della Chiesa contemporanea, distinguendo quali di esse dovrebbero essere superate come prima priorità;

• Elaborare una "tabella di marcia" per risolvere la crisi che può essere sottoposta a discussione per tutte le Chiese locali.

L'adempimento anche di uno solo di questi punti giustificherebbe un Concilio in Giordania e l'assenza del patriarca Bartolomeo e dei primati che dipendono da lui consentirebbe l'opportunità di spostare il processo critico dal suo vicolo cieco.

* * *

Contributi dei fedeli ortodossi

Vorremmo qui offrire alcuni input che abbiamo ricevuto alla fine di novembre 2019, delineando ciò che un lettore vorrebbe veder accadere al Concilio. Troviamo interessante che questo lettore (che ha anche contribuito con articoli a OrthoChristian.com), che non ha avuto contatti con l'autore dell'analisi di cui sopra, condivida un punto di vista quasi identico. Vediamo questo come un'indicazione che i cristiani ortodossi sono uniti nella mente di Cristo e che coloro che hanno studiato la fede possono vedere il grave errore dell'emergente papismo orientale.

Proposta di Dionysius Reddington:

Che alla fine si tenga un Concilio, sotto l'egida di un patriarca o di un altro, sembra inevitabile. In preparazione, propongo di discutere la seguente formula. Ovviamente, non sto suggerendo che la formulazione così com'è sia corretta e spero che teologi più qualificati la miglioreranno (ed eliminando qualsiasi errore o eresia che potrei inavvertitamente aver introdotto). Tuttavia, propongo al Concilio di rilasciare una dichiarazione secondo le seguenti linee. (Notate che ho copiato la settima proposta da un eccellente recente saggio del vescovo Irenei di Londra.)

Formula

Noi affermiamo:

  1. Che la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è veramente il corpo di Cristo.
  2. Che nostro Signore Gesù Cristo è il capo della sua Chiesa.
  3. Che egli è vivo e presente in mezzo a noi, e quindi non richiede alcun Vicario.
  4. Che anche lo Spirito Santo è vivo e presente tra noi, avendo ispirato le Sacre Scritture e i sette Concili ecumenici generalmente riconosciuti.
  5. Che lo Spirito Santo procede eternamente dal Padre, non dal Figlio, e che qualsiasi affermazione contraria nei santi Padri, se non è un riflesso della fallibilità umana, deve riferirsi a qualcosa di diverso da questa processione eterna.
  6. Che l'insegnamento di san Gregorio Palamas e dei padri esicasti riguardo alla Luce increata è vero.
  7. Che il Figlio è sempre il Figlio perché è sempre generato dal Padre; lo Spirito è sempre lo Spirito perché procede sempre dal Padre; e il Padre è sempre il Padre perché conferma sempre la filiazione del Figlio e la processione dello Spirito come unica fonte.
  8. Che il Padre, come il Figlio, non ha bisogno di vicario.
  9. Che il primato assegnato a qualsiasi leader ecclesiastico all'interno della Chiesa non deriva dalla monarchia del Padre all'interno della Trinità, ma piuttosto dall'ordine stabilito da Cristo per il proprio corpo; e che mentre un primate ecclesiastico può essere il primo tra uguali, non è in alcun modo primo senza eguali, un titolo applicabile solo a Dio.
  10. I titoli ecclesiastici tradizionali come sommo pontefice, patriarca ecumenico e giudice dell'ecumene si riferiscono al ruolo dei patriarchi come icone viventi del Figlio, che è il ponte dalla terra al cielo, l'immagine visibile del Padre e il giudice dei vivi e dei morti.
  11. Che tali titoli, quando applicati agli uomini che li detengono piuttosto che al Figlio, sono titoli onorifici iperbolici e non implicano alcun rango speciale straordinario oltre l'episcopato.
  12. Che, dall'era della risurrezione, nessun popolo o nazione, tranne la razza cristiana nel suo insieme, ha avuto una preminenza speciale o straordinaria agli occhi di Dio, sebbene ogni popolo e nazione sia da lui amato.
  13. Che l'autocefalia, una volta concessa, non conferisce alla Chiesa madre un perpetuo diritto di interferenza negli affari della Chiesa figlia, a meno che non sia in gioco la stessa ortodossia della Chiesa figlia; e che è vero anche il contrario: una Chiesa figlia può interferire negli affari della Chiesa madre solo quando è in gioco la continuazione nell'ortodossia della madre.

Si potrebbe obiettare che la Formula dice troppo poco sull'Ucraina e troppo sulle cose su cui tutti concordano. Tuttavia, è notevole che molti dei più importanti insegnamenti ortodossi non si trovino esplicitamente nei resoconti dei sette Concili, poiché sono stati articolati in risposta a crisi successive. Affermare questi insegnamenti (o i Concili locali che li hanno approvati) è un compito necessario di qualsiasi legittimo Concilio moderno, come è stato sottolineato invano durante il recente fallito Concilio di Creta. Io ho scritto la tredicesima proposta non solo pensando all'Ucraina, ma anche espressamente per giustificare ciò che credo sarà presto necessario, o lo è già: un intervento di alcune delle Chiese ortodosse più giovani nel territorio di alcuni Patriarcati antichi.

Note

[1] L'autore ha tradotto il testo da Orthodox Times, che recita: "Innanzi tutto, siamo spiacevolmente sorpresi dal fatto che per la prima volta nella lunga storia dei nostri due patriarcati, il giustamente chiamato "Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme" corrisponda con il patriarca ecumenico in una lingua estranea alla nostra madre[lingua], come se avesse improvvisamente smesso di sentire lo stesso sangue e condividere con noi la stessa Razza [Γένος] storica e martirica... Cosa, mi chiedo, ha portato vostra Beatitudine a inviare questa lettera enciclica, disonorante per noi, in inglese invece che nell'antica e consolidata modalità di corrispondenza tra le nostre Chiese?"

Abbiamo usato il testo inglese dalla traduzione di Orthodox Synaxis

[2] Orthodox Synaxis

[3] Ibid.

[4] Ibid.

[5] Citato da: A. J. Shpakov, Stato e Chiesa nelle loro reciproche relazioni nello stato moscovita, cap. 2: Il regno di Feodor Ivanovich. Istituzione del Patriarcato in Russia (Odessa, 1912), 351-353 [in russo].

[6] "Atti del Concilio di Costantinopoli del 1593, con il quale fu istituito il Patriarcato in Russia", Opere dell'Accademia teologica di Kiev, 1865, v. III, 247 [in russo].

[7] Alcuni tentano di vedere nel testo del Patriarca Dionisios del Gramota di Costantinopoli del 1686 sul trasferimento della metropolia di Kiev a Mosca una simile pretesa di dominio su tutta la Chiesa russa. Secondo tale Gramota, il metropolita di Kiev nominato dal patriarca di Mosca avrebbe dovuto commemorare ai servizi divini "dal primo, onorevolissimo nome del patriarca ecumenico, come fonte e inizio e superiore di tutti quelli che dimorano in tutte le parrocchie e diocesi". Tuttavia, in questo caso stanno parlando della metropolia di Kiev. In sostanza, questo è un riferimento alle origini storiche della metropolia di Kiev dal Patriarcato di Costantinopoli e denota il desiderio di preservare almeno nominalmente l'autorità di quest'ultimo su di essa. Qui non c'è alcuna richiesta di considerare il patriarca di Costantinopoli come il capo di tutta la Chiesa russa, per non parlare di tutto il mondo ortodosso. In principio, la parola "capo" qui è assente. Dal testo è evidente che l'espressione "come fonte e inizio e superiore di tutti quelli che dimorano in tutte le parrocchie e diocesi" (Ὡς ὄντος πηγὴ κ (αὶ) ἀρχὴ κ (αὶ) ὑπερκειμένου πάντων τῶν πανταχοῦ παροικιῶν τε κ (αὶ) ἐπαρχιῶν) si riferisce solo alle parrocchie e diocesi della metropolia di Kiev. L'origine storica dell'Ortodossia nella Rus' kievana da parte dei greci non è mai stata contestata nella Chiesa russa (quindi il patriarca di Costantinopoli è la "fonte e inizio"), ma le tendenze papiste globali del patriarca di Costantinopoli non sono espresse qui e molto probabilmente non sono neppure implicite, il che è in parte confermato dal fatto che una tale lettura è stata ignorata dalla Chiesa russa e questo non ha suscitato alcuna protesta da Costantinopoli nel corso di diversi secoli.

[8] Citato da: La verità dell'Ortodossia, a cura di S. V. Troitskij (Mosca: FIB, 2015), 231 [in russo].

 
Dal nostro corrispondente a San Pietroburgo: il Monastero di San Sergio sul Litorale

Questo pomeriggio un piccolo gruppo di studenti dell'Accademia Teologica di San Pietroburgo, guidato dal decano della facoltá per gli studenti stranieri, la signora Nadezhda Vasil'evna, ha fatto un pellegrinaggio al monastero di san Sergio (Свято-Троицкая Сергиева Приморская пустынь).

Ad accoglierci abbiamo trovato lo ieromonaco Andrej Bartov, che è stato per alcuni anni studente a Roma e parla un ottimo italiano. L'attuale comunità monastica conta circa trenta monaci.

Sulla storia di questo monastero, dove per 25 anni visse sant'Ignazio Brjanchaninov, è possibile leggere qualcosa qui.

Questo monastero è legato in modo particolare anche all'architettura e all'arte italiana. Le chiese principali furono costruite dagli italiani Rastrelli e Trezzini, e sono state purtroppo distrutte durante la persecuzione del novecento. Ma una piacevole sorpresa mi ha riservato anche la chiesa ottocentesca dove attualmente si celebrano i servizi divini: è un piccolo duomo di Monreale. Infatti gli affreschi parietali sono una copia perfetta dei mosaici del duomo siciliano e sull'abside il Pantocrator benedicente veglia dall'alto sui fedeli proprio come nella mia Sicilia.

Dopo la visita alla chiesa siamo stati accolti con molto calore dall'igumeno, padre Nikolaj, una persona davvero amabile e gioviale, che ci ha raccontato degli anni in cui era studente al nostro seminario, dove poi è divenuto anche professore di liturgia.

Ovviamente i padri del monastero desiderano che arrivino anche altri pellegrini dall'Italia, per cui siete tutti benvenuti!

Buon proseguimento della lotta quaresimale.

diacono Eugenio

 
Il catholicos di tutti gli armeni esorta i paesi del mondo a fermare l'aggressione dell'Azerbaigian

il catholicos di tutti gli armeni, Кarekin II. Foto: asianews.it

Il capo della Chiesa apostolica armena Karekin II ha invitato la comunità internazionale a rispondere alle azioni provocatorie dell'Azerbaigian.

Sua Santità Karekin II, patriarca supremo e catholicos di tutti gli armeni, ha invitato la comunità internazionale e i paesi amici dell'Armenia ad adottare misure per fermare le azioni aggressive dell'Azerbaigian contro la repubblica, come riferisce armenpress.am.

"Stiamo seguendo con dolore e preoccupazione le azioni militari provocatorie scatenate dall'Azerbaigian nella notte lungo il confine con l'Armenia, a seguito delle quali sono stati bombardati insediamenti pacifici, con morti e feriti", afferma il catholicos, che ha esortato i cittadini armeni a unirsi e a cessare i conflitti in modo che la disunione e la polarizzazione della società non portino il paese a nuove sconfitte, e tutte le forze amanti della pace – a fermare l'aggressione militare dell'Azerbaigian.

"Dalla sede madre della santa Etchmiadzin, chiediamo alla comunità internazionale e in particolare ai nostri paesi amici di prendere misure efficaci per porre fine all'ennesima aggressione azerbaigiana", ha affermato il catholicos nel suo messaggio. Ha sottolineato che "una pace reale e dignitosa non può essere raggiunta con minacce e coercizione. Tale pace non sarà benefica e di lunga durata".

Il capo della Chiesa apostolica armena ha chiesto ai capi delle Chiese sorelle di pregare per la sicurezza "del primo Stato cristiano, del suo popolo credente e di contribuire a stabilire una vera pace nella regione".

La notte del 13 settembre tra le forze armate armene e azere sono scoppiati combattimenti che hanno provocato morti e feriti.

Come riportato, l'esercito azerbaigiano ha profanato una chiesa armena nel Nagorno-Karabakh.

 
Al servizio degli imperi: dove sarà portato il Fanar dai nuovi padroni

il Patriarcato di Costantinopoli nel corso della sua storia ha cercato potenti mecenati secolari. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'Ucraina, gli Stati Uniti e l'impasse della visione del mondo nella Chiesa di Costantinopoli.

L'incontro del capo del Dipartimento di Stato americano Michael Pompeo con il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko a Kiev, così come la lobby a sostegno di questa struttura da parte degli americani, ci spinge a parlare di un fenomeno che, a prima vista, non ha nulla a che fare con questo incontro. Naturalmente, tutti comprendiamo che l'interesse del Dipartimento di Stato per il progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è principalmente dovuto alla natura "anti-russa" di questa struttura religiosa e che si adatta ovviamente alla lotta globale degli Stati Uniti con il suo principale concorrente nell'arena internazionale. Ma c'è un altro strato più profondo nelle relazioni già strette tra il Dipartimento di Stato e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È risaputo che la nuova "Chiesa" ucraina è una struttura vassalla del Fanar. Questa dipendenza non è un segreto. È chiaramente spiegata nel famoso Tomos ed è chiaramente visibile nelle relazioni quotidiane della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con il Patriarcato di Costantinopoli. Ed è impossibile considerare le relazioni del Dipartimento di Stato e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" senza menzionare le strette relazioni tra gli Stati Uniti e lo stesso "Trono ecumenico".

Prendiamo in considerazione le caratteristiche della psicologia di quella Chiesa che afferma di essere la prima nell'Ortodossia. Questa Chiesa, che nacque nella capitale dell'impero come "cortigiana", modellò la sua grandezza a stretto contatto con il potere imperiale e anche dopo il crollo dell'impero non si sbarazzò della sua paradossale psicologia.

Questo paradosso è che il Trono ecumenico è fiducioso nella sua superiorità rispetto alle altre Chiese e allo stesso tempo è alla disperata ricerca di un nuovo "imperatore" - una forza che assicuri la piattaforma per trasformare questa superiorità in realtà.

La nascita della grandezza

Costantinopoli divenne un importante centro ecclesiale nel IV secolo, dopo che l'imperatore Costantino il Grande diresse i suoi occhi sulla piccola città di provincia di Bisanzio, facendone la sua capitale. La vicinanza al potere, ovviamente, garantisce influenza ma impone anche obblighi.

La vicinanza alla corte imperiale nel corso della storia della Chiesa di Costantinopoli obbligò i suoi primati a concentrarsi sui punti di vista, i desideri e gli interessi dell'imperatore. E i patriarchi lo fecero. Spesso professarono l'arianesimo se il sovrano era in sintonia con gli ariani, o sostenevano l'iconoclastia se questa fosse stata promossa dall'imperatore.

Basterà menzionare il patriarca Sergio, che articolò la dottrina monotelita per compiacere l'imperatore Eraclio, che cercava di appianare le discrepanze dottrinali con i monofisiti d'Egitto.

Gli imperatori imponevano la loro volontà ai patriarchi; gli imperatori cambiavano i patriarchi come preferivano. Ricordiamo la storia dei patriarchi Ignazio e Fozio, che si succedettero più volte sulla sede durante l'intera seconda metà del IX secolo, a seconda di chi gli imperatori volevano vedere come patriarca, prima alla corte dello sfortunato imperatore Mikhail Pjanitsa e poi di Basilio il Macedone, che prese il sopravvento e divenne imperatore.

Se gli imperatori volevano un'unione con Roma, i patriarchi assicuravano l'unione e se l'opinione del patriarca poteva essere simile a quella di Giovanni Crisostomo o di Michele Cerulario, l'ostinato primate otteneva tutte le possibilità di essere deposto e morire da qualche parte alla periferia dell'Armenia o su una nave sulla strada dell'esilio.

Per motivi di verità, vale la pena notare che non tutti i primati della Chiesa di Costantinopoli erano opportunisti, che agivano esclusivamente per ordine dell'imperatore bizantino. La storia della capitale vede molte persone degne che hanno guidato la Chiesa in tempi diversi. Ci sono molti santi tra loro.

Tuttavia, anche i santi non vedevano sempre la necessità di combattere il solito stato di cose nella capitale imperiale, specialmente quando l'imperatore e il patriarca, come si dice, respiravano la stessa aria.

Per esempio, san Gregorio il Teologo assunse la sede di Costantinopoli su richiesta dell'imperatore Teodosio il Grande. Da un lato, l'assistenza dell'imperatore contribuì molto al successo dell'attività del santo in città, dove inizialmente non c'era posto dove gli ortodossi potessero riunirsi, fatta eccezione per un'unica chiesa alla periferia. D'altra parte, quella stessa assistenza in seguito divenne un pretesto per accusare il santo di occupare illegalmente la sede.

La Rus' in sostituzione degli imperatori bizantini

La situazione avrebbe potuto sostanzialmente cambiare dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi nel 1453, ma, ahimè, le tradizioni che avevano preso forma per più di mille anni si rivelarono più forti dell'atmosfera politica. Mentre la secolare dipendenza dei primati di Costantinopoli si adattava bene alla formazione dei rapporti con la Porta ottomana, gli ex patriarchi della corte, in cerca di guadagni e profitti, rivolsero i loro occhi pieni di speranza alla Rus' che un tempo era stata illuminata dai greci, che era ricca e guadagnava gradualmente peso politico.

I patriarchi di Costantinopoli facevano regolarmente appello alla Rus' per donazioni. Secondo l'autorevole storico della chiesa Anton Kartashev, la quantità di assistenza annuale da Mosca dopo il crollo dell'impero era di circa 500 rubli d'oro. Persino un evento epocale come la visita personale a Mosca del patriarca Geremia II di Costantinopoli nel 1588 mirava al rifornimento del tesoro patriarcale, dato che il patriarcato, che era stato espulso dai turchi dalla cattedrale e dai suoi monasteri, aveva un rovina bisogno di denaro, che poteva essere fornito solo dalla Rus'.

Non sorprende che l'amicizia dei patriarchi di Costantinopoli con Mosca sia stata forte, lunga e feconda fino all'inizio del secolo scorso, quando la rivoluzione d'ottobre del 1917 trasformò l'impero un tempo potente in un paese povero con sovrani assetati di sangue che distrussero sistematicamente la Chiesa.

Flirt con i bolscevichi

Quest'altro capovolgimento della storia non colse di sorpresa il Patriarcato di Costantinopoli. Approfittando dell'impotenza della Chiesa russa che era sull'orlo del decesso, nel 1922, gli amici di ieri senza ombra di imbarazzo riconobbero la rinnovata amministrazione ecclesiastica suprema come l'unica autorità ecclesiale canonica in Russia. Un anno dopo, affermarono di diffondere la propria giurisdizione sull'intera diaspora ortodossa.

Allo stesso tempo, la Istanbul ecclesiastica iniziò a cercare un altro impero, di cui poter servire gli interessi con affetto devoto e acquisito. C'è da meravigliarsi che nella situazione attuale la scelta sia caduta sugli Stati Uniti? Le tradizioni di un'amicizia lunga, forte e reciprocamente vantaggiosa sono sempre state forti nell'antico Patriarcato di Costantinopoli.

Nel 1948, l'amministrazione del presidente Truman, per mano delle autorità turche e greche, condusse una grande operazione in sostituzione del patriarca Maximos, che era sfavorevole all'America, con l'arcivescovo americano Athenagoras, che, tre anni dopo le elezioni, dichiarò apertamente sulla stampa che "vedeva la promozione degli ideali americani come una pietra miliare della sua attività di patriarca" e che egli stesso avrebbe "vissuto e predicato gli ideali americani" .

Il console generale degli Stati Uniti a Istanbul, Robert Makati, era così imbarazzato dalla retorica esplicitamente filoamericana del patriarca che scrisse a questo riguardo al Dipartimento di Stato: "Il suo affetto per gli Stati Uniti era talvolta così irragionevole da farmi quasi imbarazzare . Non potevo fare a meno di pensare che se le sue opinioni di cittadino turco fossero state espresse apertamente a non americani, sarebbe stato immediatamente etichettato come qualcosa di simile a un lobbista professionista degli interessi americani, e la sua influenza in Turchia e tra gli ortodossi sarebbe diminuita di conseguenza, perché qualcuno avrebbe considerato le sue osservazioni semplicemente come una parte della propaganda americana".

Il dubbio cristianesimo dei nuovi padroni del "Trono ecumenico”

Ora, mezzo secolo dopo, possiamo vedere una cooperazione non mascherata della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli con il Dipartimento di Stato americano. Il formato dell'articolo non prevede la citazione di numerosi fatti relativi alle riunioni e al sostegno reciproco dei rappresentanti del Fanar e degli alti funzionari degli Stati Uniti. Ci sono molte citazioni che si possono trovare sia tra le risorse dell'Unione dei giornalisti ortodossi che su qualsiasi altra fonte – nessuno di fatto le nasconde.

Per quanto riguarda i rapporti tra la Chiesa di Costantinopoli e l'attuale egemone della politica mondiale, tutto è uguale ai secoli precedenti: mancanza di indipendenza nel processo decisionale, servizio degli interessi di un padrone influente, ambizioni esorbitanti, tradimento, cinismo.

C'è solo una cosa per distinguere seriamente la situazione attuale da tutte le precedenti. Ai vecchi tempi, tutti gli stati i cui interessi erano serviti  e il cui aiuto era cercato in un modo o nell'altro dal Patriarcato di Costantinopoli, erano cristiani: l'Impero bizantino, il Principato di Mosca, l'Impero russo... Anche gli Stati Uniti nella sua "era d'oro" del 1945-1973, nonostante l'aggressiva politica esterna, il razzismo e la rivoluzione sessuale, erano comunque uno stato con profonde tradizioni cristiane e forti principi morali.

Tuttavia, negli ultimi decenni, siamo entrati in una nuova era – quella post-cristiana. Inoltre, gli Stati Uniti sono all'avanguardia nella moderna società post-cristiana di oggi. Tolleranza patologica, imposizione aggressiva dell'ideologia LGBT, desiderio di distruggere l'istituzione della famiglia nel suo senso tradizionale, discriminazione religiosa e deprezzamento della religione in quanto tale – questi sono i "valori" che l'America promuove attivamente in tutto il mondo.

Quanto lontano può arrivare il Patriarcato di Costantinopoli a servire gli interessi del suo padrone? Quale prezzo dovrà pagare il mondo ortodosso per la sottomissione alle forze anticristiane del "primo fra i pari" che si considera "il primo senza pari"? Cosa può opporsi a questi processi dannosi nelle Chiese sane dell'Ortodossia mondiale, che non hanno ceduto all'influenza del patriarca Bartolomeo? Non ho dubbi sul fatto che il Patriarcato di Costantinopoli non si preoccupi affatto di questi problemi.

Ma dovrebbe preoccuparsene, dopo tutto... La storia della Chiesa di Costantinopoli lo ha dimostrato molte volte: flirtare con forze politiche fa sì che la Chiesa faccia tutto ciò che le viene detto. Il solo esempio dell'unione di Ferrara-Firenze con Roma dice tutto.

Il tipo e la dimensione del conto che gli attuali politici post-cristiani possono far pagare per il loro sostegno è scoraggiante. Possiamo solo dire con certezza che ci sarà un giorno della resa dei conti. Per quanto riguarda gli scismatici ucraini subordinati al Trono ecumenico, partecipano anch'essi a questo gioco politico e religioso globale.

Pertanto, anche coloro che prendono sul serio la brillante pubblicità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come "la Chiesa delle soddisfatte aspirazioni secolari del popolo ucraino" potrebbero anche ripensarci.

 
Imposte sanzioni “a causa dell’Ucraina” alla… presidente della Commissione della Duma russa per la FAMIGLIA, le DONNE e l’INFANZIA

È davvero iniziata la guerra di religione e di valori morali, se la signora Elena Mizulina (nella foto) si ritrova nella lista dei russi sanzionati dall’amministrazione Obama. È forse una funzionaria militare o della flotta del Mar Nero? Ha compiti ministeriali di difesa o diplomazia? Si occupa di Crimea o di questioni ucraine? Niente di tutto questo. Elena Mizulina dirige la Commissione della Duma russa per la famiglia, le donne e le questioni dei bambini. La sua posizione di cristiana sostenitrice della famiglia la rende impopolare all’amministrazione americana… ergo, è una colpevole da punire “a causa dell’Ucraina”. Da una parte uso della forza, una politica di distruzione dei valori cristiani, e una sfacciata ipocrisia. Dall’altra parte... la CHIESA. Non è troppo tardi per decidere da quale parte si vuole stare... intanto, possiamo leggere e far leggere la nostra traduzione italiana dell’articolo di LifeSiteNews.com su questa ennesima porcata anti-russa (ma soprattutto anti-cristiana) che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Il disegno di legge sul trasferimento delle Lavre alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": un'altra finestra di Overton?

Àndrij Bohdanets ha proposto il trasferimento delle Lavre della Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Un disegno di legge sul trasferimento delle Lavre delle Gotte di Kiev e di Pochaev alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stato presentato alla Verkhovna Rada. Perché è stato fatto, e quali sono le sue prospettive?

L'8 settembre 2022, Andrij Bohdanets, un parlamentare della fazione "Servo del popolo", ha presentato la bozza della risoluzione n. 8012 sull'appello della Verkhovna Rada dell'Ucraina al Consiglio dei Ministri dell'Ucraina in merito al trasferimento delle Lavre di Pochaev e delle Grotte di Kiev alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per uso gratuito. Secondo il disegno di legge, il Consiglio deve risolvere la questione entro tre mesi e riferire alla Verkhovna Rada.

Peculiarità giuridiche

Non è un disegno di legge, ma un progetto di risoluzione. Una risoluzione e una legge sono tipi diversi di atti normativi, hanno forza giuridica diversa e sono adottati in diverse categorie di rapporti giuridici. Una legge ha forza legale suprema, mentre una risoluzione di solito si occupa di varie questioni procedurali, nomine del personale, ecc. La risoluzione non può contraddire la legge. Pertanto, anche se immaginiamo che la Verkhovna Rada voterà a favore di questa risoluzione n. 8012, questo non obbliga il Consiglio dei ministri a trasferire i monasteri alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il testo della bozza di risoluzione afferma quanto segue: "Rivolgersi al Consiglio dei Ministri dell'Ucraina con l'obbligo di risolvere la questione del trasferimento gratuito del complesso di edifici delle Lavre di Pochaev e delle Grotte di Kiev all'uso della Chiesa ortodossa dell'Ucraina". La Verkhovna Rada chiede di "risolvere la questione" , ma la questione può essere risolta positivamente o negativamente. Già nel giugno 2022, l'Ufficio legale della Chiesa ortodossa ucraina ha dichiarato che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha basi legali per rivendicare i monasteri. Cioè, per eseguire il decreto della Verkhovna Rada, il Consiglio dei ministri dovrà violare diverse leggi dell'Ucraina. In tal caso, dovrà affrontare una serie di azioni legali, che riveleranno un'apparente violazione della legge.

Quindi, molto probabilmente il Consiglio dei ministri risponderà semplicemente che le Lavre non possono essere trasferite alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e citerà una serie di disposizioni delle leggi ucraine. E questo solo se la Verkhovna Rada vota a favore del progetto di risoluzione, e neppure questo è ovvio. Il quadro sarebbe completamente diverso se la Verkhovna Rada approvasse una legge sul trasferimento delle Lavre, nel cui caso il Consiglio dei ministri dovrebbe attuarla. Ciò suggerisce che la presentazione del progetto di risoluzione da parte di Bohdanets non è di natura legale, ma piuttosto politica e propagandistica.

Disegni di legge anti-ecclesiali: una retrospettiva

Di recente, alla Verkhovna Rada sono stati presentati numerosi progetti di legge contro la Chiesa. Il 22 marzo 2022, la Verkhovna Rada ha registrato il disegno di legge n. 7204 "Sulla messa al bando del Patriarcato di Mosca in Ucraina". Lo ha presentato la parlamentare greco-cattolica Oksana Savchuk, membro del partito "Svoboda", che ha ricevuto riconoscimenti ecclesiastici da papa Francesco e dal capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Sergij (Epifanij) Dumenko.

Tale disegno di legge prevedeva il divieto totale della Chiesa ortodossa ucraina e la nazionalizzazione dei beni con successivo trasferimento alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Una citazione: "Le attività della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca e delle organizzazioni religiose che fanno parte della Chiesa ortodossa russa, inclusa la Chiesa ortodossa ucraina, sono vietate sul territorio dell'Ucraina. <...> Tutta la proprietà ecclesiastica degli organi supremi dell'autorità e dell'amministrazione ecclesiastica <...>, compresa la metropolia di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, le istituzioni sinodali e le amministrazioni eparchiali, saranno inventariate e nazionalizzate entro 48 ore dall'entrata in vigore di questa legge".

La menzione di "48 ore" sembrava specificamente intesa a sottolineare l'impraticabilità di questa legge in linea di principio, cioè si trattava solo di una trovata di pubbliche relazioni.

Un po' più realistico era un altro disegno di legge contro la chiesa, n. 7213, presentato alla Verkhovna Rada il 26 marzo 2022 da un gruppo di deputati, la maggior parte dei quali eletti dal partito "Golos". Il disegno di legge recita: "Per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, sono vietate le attività delle organizzazioni religiose (associazioni) che direttamente o nell'ambito di un'altra organizzazione religiosa (associazione) sono incluse nelle strutture (che fanno parte) di un'organizzazione religiosa (associazione) il cui centro di governo (ufficio) si trova al di fuori dell'Ucraina in uno stato legalmente riconosciuto per aver commesso un'aggressione militare contro l'Ucraina e/o che ha temporaneamente occupato parte del territorio ucraino. Anche questo disegno di legge è irrealizzabile poiché la Chiesa ortodossa ucraina, anche al momento dell'introduzione del disegno di legge, non aveva il suo "centro di governo" in Russia, e dopo il Concilio della Chiesa ortodossa ucraina del 27.08.2022 a Feofanija, non ci possono essere dubbi a riguardo. Cioè, il disegno di legge n. 7213 è anch'esso propagandistico piuttosto che reale.

Diversi progetti di legge anti-ecclesiastici sono stati approvati e sono divenuti leggi, ma la pratica ha dimostrato che a causa dell'analfabetismo legale del loro contenuto, non hanno avuto l'effetto sperato dagli iniziatori.

Si ricorda la legge 2673-VIII del 17.01.2019, "Sugli emendamenti ad alcune leggi dell'Ucraina sulla subordinazione delle organizzazioni religiose e la procedura per la registrazione statale delle organizzazioni religiose con lo status di persona giuridica" , che, sebbene non offra opportunità così ampie per un saccheggio di chiese come previsto nella sua versione originale, crea ancora le condizioni per la possibilità di re-registrazione delle comunità della Chiesa ortodossa contro la volontà dei loro membri.

Allo stesso modo va la legge n. 2662-VIII del 20.12.2018: "Sulle modifiche all'articolo 12 della legge dell'Ucraina 'Sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose'," che afferma che le organizzazioni religiose che fanno parte di un'organizzazione religiosa il cui centro di governo si trova in un paese riconosciuto dall'Ucraina come paese aggressore sono tenuti a cambiare nome (ribattezzandosi "Chiesa ortodossa russa in Ucraina").

Tutti questi, così come alcuni altri progetti di legge, sono serviti a esercitare una pressione costante sulla Chiesa ortodossa ucraina nella speranza di costringerle a entrare nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o almeno costringere singoli vescovi o sacerdoti a farlo. L'attuazione pratica di questi progetti di legge non porta alla distruzione della Chiesa ortodossa ucraina come vorrebbero i suoi nemici, ma mantiene un'atmosfera di tensione, sfiducia e ostilità nella società ucraina. Serve anche da cuscinetto per il futuro, qualora le circostanze dovessero rivelarsi più favorevoli agli oppositori della Chiesa ortodossa ucraina in futuro.

Il disegno di legge di Andrij Bohdanets e una nota esplicativa

Il testo della stessa bozza di risoluzione è molto breve:

"1. Rivolgersi al Consiglio dei ministri dell'Ucraina con una richiesta per risolvere la questione del trasferimento dei complessi di edifici delle Lavre della Dormizione di Pochaev e delle Grotte di Kiev alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina per uso gratuito.

2. Il Consiglio dei ministri dell'Ucraina informa la Verkhovna Rada dell'Ucraina dell'attuazione della presente risoluzione entro tre mesi.

3. La presente risoluzione entra in vigore il giorno della sua adozione".

Come già accennato, il Consiglio dei Ministri non è obbligato a risolvere positivamente la questione, può semplicemente segnalare l'impossibilità di trasferire le Lavra sulla base della normativa vigente. Ma è interessante anche la nota esplicativa al progetto di risoluzione. È molto significativo che Andrij Bogdanets proponga di adottare la risoluzione sulla base di una serie di dichiarazioni false.

"Per molti anni, i principali santuari spirituali e storici ucraini – le Lavre della Dormizione di Pochaev e delle Grotte di Kiev sono state utilizzate esclusivamente dal Patriarcato di Mosca, che, nonostante le modifiche allo statuto, rimane parte della Chiesa della Federazione Russa".

Questo è un altro esempio di analfabetismo legale. Sì, in effetti il "Patriarcato di Mosca" rimane parte della Chiesa ortodossa russa, ma cosa c'entra questo con la Chiesa ortodossa ucraina? Per non parlare del fatto che una "Chiesa della Federazione Russa" non esiste nemmeno nella stessa Russia, dove c'è la Chiesa russa.

"Le forze dell'ordine (dell'Ucraina, ndc) hanno ripetutamente arrestato chierici della Chiesa ortodossa ucraina (MP) per la cooperazione con i servizi speciali della Federazione Russa".

Questi casi "ripetuti" possono essere contati sulle dita di una mano. I dettagli sul collaborazionismo possono essere trovati nell'articolo "Il collaborazionismo e la Chiesa ortodossa ucraina: fatti e conclusioni", che fornisce statistiche rilevanti. Il 27 maggio 2022, l'agenzia "Ukrinform", citando l'addetto stampa dell'Ufficio investigativo statale Tatjana Sapjan, ha denunciato 420 procedimenti penali contro funzionari e membri delle forze dell'ordine con l'accusa di collaborazionismo. Allo stesso tempo, ci sono stati solo pochi casi penali noti contro i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina e la maggior parte di essi è andata in fumo. Ma per qualche ragione, questo non è diventato un motivo per presentare un disegno di legge per bandire la polizia o la Guardia nazionale. Perché vengono utilizzati doppi standard così evidenti in relazione alla Chiesa ortodossa ucraina?

"Le Lavre della Dormizione di Pochaev e delle Grotte di Kiev sono ampiamente utilizzate dai rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca per i propri scopi di propaganda".

Ancora una volta, dove sono i fatti, dove sono i procedimenti penali aperti e dove sono state svolte le azioni investigative? Non c'è niente di tutto questo. E senza questo, le tesi dell'autore del progetto di risoluzione sono affermazioni infondate e campate in aria.

"Il 20 agosto 2022, l'attuale primate della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, il metropolita Onufrij, ha incontrato i prigionieri di guerra russi alla Lavra delle Grotte di Kiev. Ha tenuto una preghiera congiunta con gli invasori e ha benedetto coloro che sono venuti nella nostra terra per uccidere gli ucraini e distruggerci come nazione. Allo stesso tempo, non ci sono informazioni pubbliche sul fatto che il metropolita Onufrij presti attenzione ai difensori dell'Ucraina, partecipi a preghiere congiunte a sostegno dei difensori dello stato ucraino o visiti i feriti negli ospedali, il che è incomprensibile nelle condizioni moderne".

In primo luogo, ci sono informazioni di quel genere. Per esempio, il 24 agosto 2022, sua Beatitudine Onufrij ha preso parte a un evento solenne in occasione del Giorno dell'Indipendenza "Preghiera per l'Ucraina" nella cattedrale di santa Sofia a Kiev, evento guidato dal presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij.

In secondo luogo, tutti sanno che fare visite ai feriti davanti alle telecamere è principalmente un'azione di pubbliche relazioni una tantum, molto più importante è l'assistenza quotidiana ai feriti, ai rifugiati e alle vittime della guerra. E in questo caso, la Chiesa ortodossa ucraina è una delle organizzazioni più attive (se non la più attiva) in Ucraina. Tutte le chiese in Ucraina raccolgono aiuti per gli sfollati e migliaia di persone vi trovano rifugio. Centinaia di tonnellate di merci sono inviate nelle zone di guerra. Parrocchie e monasteri usano i propri soldi per acquistare munizioni e automobili per i militari ucraini e per fornire altro supporto. Migliaia di parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina stanno combattendo (e stanno morendo) al fronte, compresi i membri del clero.

E in terzo luogo, l'incontro del metropolita Onufrij con i prigionieri di guerra russi non è una benedizione agli occupanti, ma un vero atteggiamento cristiano verso i peccatori, finalizzato alla loro ammonizione e correzione. E a proposito, proprio in quel servizio di preghiera alla Lavra delle Grotte di Kiev, c'era una preghiera per "le autorità e l'esercito dell'Ucraina".

Ebbene, l'obiettivo dichiarato del progetto di risoluzione merita un'attenzione particolare: "Lo scopo del progetto di risoluzione è proteggere la sicurezza nazionale e prevenire la manifestazione di propaganda informativa da parte dei rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca". Si è già detto più volte che in Ucraina non esiste un "Patriarcato di Mosca". Lo ha confermato il 5 settembre 2022 anche il ministro della Cultura e della politica dell'informazione dell'Ucraina Oleksandr Tkachenko: "Non conosco rappresentanti della Chiesa ortodossa russa in Ucraina, c'è la Chiesa ortodossa ucraina, che all'ultimo Sinodo si è dissociata dalla Chiesa ortodossa russa".

Il progetto di risoluzione mira direttamente a dividere la società ucraina perché la sua attuazione susciterà giusta indignazione tra milioni di cittadini ucraini che credono nella Chiesa ortodossa ucraina. Sorge una domanda retorica: contribuirà alla "protezione della sicurezza nazionale" o, al contrario, la minaccerà?

Il punto 6 del progetto di risoluzione afferma generalmente che "l'adozione del progetto di risoluzione ridurrà la tensione nella società poiché il monopolio del Patriarcato di Mosca sui servizi nelle Lavre non è categoricamente accettato dalla maggioranza degli ortodossi in Ucraina e dal popolo ucraino". Tuttavia, è chiaro che questo non ridurrà la tensione, ma al contrario, la aumenterà rapidamente. In Ucraina potrebbe sorgere uno scontro religioso, molto pericoloso nelle condizioni odierne. Nell'aprile 2022, il presidente della Verkhovna Rada Ruslan Stefanchuk, alla domanda se il Parlamento avrebbe preso in considerazione un disegno di legge per vietare la Chiesa ortodossa ucraina, ha risposto: "Durante la guerra, non abbiamo il diritto di adottare una legge che divida la società ucraina". In questo caso, l'accento dovrebbe essere posto sul fatto che la seconda carica dello Stato, secondo la Costituzione, ha affermato che le leggi anti-ecclesiastiche stanno spaccando la società.

Chi è Andrij Bohdanets?

Chi è il deputato Andrii Bohdanets che, contrariamente all'opinione del capo del parlamento ucraino, ha presentato un disegno di legge volto a dividere la società ucraina? La pagina ucraina di Wikipedia fornisce le seguenti informazioni su di lui:

  • partecipante attivo alla Rivoluzione arancione e alla Rivoluzione della dignità;

  • deputato popolare dell'Ucraina della 9a convocazione del partito "Servo del popolo";

  • membro del Comitato Verkhovna Rada per la politica agraria e fondiaria;

  • vicedirettore della "Azienda avicola Ternopil";

  • partecipante dell'ATO.

Wikipedia parla anche degli scandali in cui è stato coinvolto Andrij Bohdanets. Nel 2014 ha picchiato duramente per strada un autista con il quale aveva avuto un conflitto domestico. Di conseguenza, l'austista ha riportato un trauma cranico ed è stato operato. Bohdanets è stato ritenuto colpevole di teppismo e di aver inflitto deliberatamente lesioni moderate. Nel 2019, durante una riunione della commissione per le politiche agrarie, ha litigato con i parlamentari di "Svoboda". Il deputato è stato anche denunciato per mancato pagamento degli alimenti.

È chiaro che tutti questi possono essere solo episodi "sfortunati" della sua vita, ma è interessante notare che Andrij Bohdanets non si è mai fatto notare per un suo interesse per temi religiosi. Questo fa supporre che l'avvio di questo disegno di legge sia per lui un tema estraneo e forse imposto dall'esterno.

Conclusioni

È improbabile che il disegno di legge n. 8012 venga approvato dalla Verkhovna Rada e molto probabilmente non raggiungerà nemmeno la fase di votazione. La posizione delle autorità, che consiste nel bloccare i soggetti che possono causare discordia nella società ucraina, non è cambiata. Dio solo sa cosa accadrà dopo la guerra. Ma il fatto stesso di un simile disegno di legge anti-ecclesiale suggerisce che alcune forze, o meglio i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o i suoi diretti rappresentanti, stanno facendo tutto ciò che è in loro potere per continuare a esercitare pressioni sulla Chiesa ortodossa ucraina. Probabilmente sperano che funzioni il meccanismo della "finestra di Overton", secondo il quale se l'argomento viene costantemente discusso, allora, per quanto assurdo o inaccettabile esso sia, col tempo inizierà a essere implementato.

Separatamente, va notato l'interesse per la questione del trasferimento delle Lavre nella leadership della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e personalmente in Sergij (Epifanij) Dumenko. Nel maggio 2022, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha annunciato la creazione del monastero "Lavra delle Grotte di Kiev" e ha chiesto alle autorità di dare loro uno dei templi dell'Alta Lavra. Questo è stato il primo passo verso la "conquista" dell'intero monastero. Ovviamente, la presentazione del disegno di legge da parte di Andrij Bohdanets è uno dei passi successivi. Il tempo dirà se il calcolo sarà giustificato o meno, ma non dimentichiamo che in tutta la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ci sono meno di 250 "monaci" per 80 monasteri, cioè in media ci sono 3,1 monaci per monastero, mentre nella Chiesa ortodossa ucraina ci sono 255 monasteri e 4550 monaci.

In altre parole, anche se dovessimo radunare tutti i "monaci" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da tutta l'Ucraina, non potrebbero riempire nemmeno la metà dei monasteri. Pertanto, la necessità di trasferire le Lavre di Pochaev e delle Grotte di Kiev alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è assolutamente inverosimile.

 
Le Chiese romena, serba e polacca parteciperanno al concilio di Gerusalemme in Giordania

il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa romena. Foto: basilica.ro

Oltre al Patriarcato di Gerusalemme, che ha preso l'iniziativa di convocare una riunione fraterna per discutere le questioni dell'unità della Chiesa sullo sfondo della presente crisi ucraina, e le Chiese della Russia e delle Terre ceche e della Slovacchia, i cui santi Sinodi hanno già ufficialmente appoggiato l'iniziativa di Gerusalemme, al prossimo concilio ad Amman, in Giordania, parteciperanno anche rappresentanti delle chiese romena, serba e polacca.

Il concilio si terrà dal 25 al 27 febbraio.

Data la ferma posizione del Santo Sinodo e del Concilio dei vescovi della Chiesa serba e le ripetute dichiarazioni del suo primate e di molti altri vescovi, non sorprende che sua Santità il patriarca Irinej intenda partecipare alla riunione. La Chiesa polacca ha preso una posizione non meno ferma, e mentre i resoconti dei media greci hanno recentemente indicato che la Chiesa polacca non sarebbe stata rappresentata, l'assistente personale del metropolita Sawa ha rapidamente smentito tali voci.

La presenza della Chiesa romena è stata più un'incognita e la sua partecipazione alla prossima sessione è sempre stata messa in discussione. Anche se il suo Santo Sinodo non ha riconosciuto ufficialmente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" creata da Costantinopoli, non l'ha neppure respinta fermamente, così come hanno fatto le Chiese serba e polacca.

Tuttavia, nella sessione di ieri sotto la presidenza di sua Beatitudine il patriarca Daniel di Romania, il Santo Sinodo della Chiesa romena ha deciso di inviare una delegazione al consiglio di Amman, riferisce il servizio stampa ufficiale della Chiesa romena, l'agenzia di stampa Basilica.

Mentre la retorica proveniente da Costantinopoli e dai media allineati con essa tenta di dipingere la crisi ucraina come una questione greca contro russa o greca contro slava, è degno di nota che al prossimo concilio parteciperanno le Chiese di influenti sfere greche e slave, e dall'esterno di quelle sfere, con la partecipazione annunciata della Chiesa romena.

La dichiarazione del Sinodo rileva che lo stesso patriarca Daniel non parteciperà, in modo tale che il concilio non sia interpretato come una sinassi dei primati.

"Questa partecipazione della Chiesa ortodossa romena all'incontro fraterno di Amman è motivata dal fatto che tutte le Chiese ortodosse autocefale hanno la responsabilità di lavorare insieme per la conservazione, la difesa e la promozione dell'unità dogmatica, canonica ed eucaristica ortodossa, secondo il vangelo di Cristo e dei santi canoni", recita la dichiarazione.

Il Sinodo romeno ribadisce inoltre la sua posizione secondo cui i patriarcati di Mosca e Costantinopoli devono riprendere il dialogo il più presto possibile per trovare un problema alla questione dell'autocefalia in Ucraina, "al fine di non approfondire la polarizzazione di due parti opposte: una di Chiese ortodosse pro-Costantinopoli e l'altra di Chiese ortodosse pro-Mosca".

Il Sinodo sottolinea inoltre che concorda in teoria con la concessione dell'autocefalia alla Chiesa ucraina, sebbene questa debba essere per l'intera Chiesa, non solo per una parte, e deve essere il frutto di un accordo tra Mosca e Costantinopoli, con un consenso pan-ortodosso di accompagnamento.

Pertanto, i vescovi della Chiesa romena non approvano la concessione unilaterale di Costantinopoli dell'autocefalia a un gruppo minoritario in Ucraina, sebbene in teoria sostenga l'autocefalia per l'Ucraina. Una posizione simile è stata dichiarata da altre Chiese e vescovi. Lo scorso gennaio, sua Beatitudine l'arcivescovo Chrysostomos di Cipro ha dichiarato che il popolo ucraino ha il diritto all'autocefalia, ma tale popolo ha dimostrato di non esservi interessato. Anche il metropolita Sawa della Polonia ha espresso il suo sostegno all'autocefalia ucraina, anche se sottolinea che ciò deve essere fatto secondo i canoni.

Inoltre, sua Grazia il vescovo Viktor di Baryshevka della Chiesa ortodossa ucraina ha confermato oggi sul suo canale Telegram che il patriarca Irinej parteciperà al consiglio di Amman, poiché il primate stesso ne ha informato una delegazione ucraina in visita il 30 gennaio.

"Oggi si è tenuto il Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa serba. Ancora una volta abbiamo discusso e deciso di partecipare all'incontro fraterno dei primati delle Chiese locali in Giordania, avviato dal patriarca Theophilos di Gerusalemme. Spero di vedere il vostro metropolita di Kiev, sua beatitudine Onufrij, ad Amman", ha detto il patriarca serbo.

L' Unione ucraina dei giornalisti ortodossi riferisce inoltre, con riferimento alle proprie fonti, che la Chiesa polacca sarà rappresentata alla riunione da una delegazione guidata da sua Eminenza l'arcivescovo Abel di Lublino e Chełm.

Il metropolita Sawa non sarà in grado di partecipare a causa di problemi di salute.

Finora, si sa che 6 Chiese parteciperanno al raduno fraterno di Gerusalemme: di Gerusalemme, di Mosca, delle Terre Ceche e della Slovacchia, di Serbia, di Polonia e di Romania, mentre 5 hanno respinto l'invito: Costantinopoli, Alessandria, Grecia, Cipro e Albania, citando tutte la convinzione che solo Costantinopoli può convocare un concilio, anche se è stato riferito che si sta facendo un lavoro serio per convincere il patriarca Theodoros di Alessandria.

Non vi sono state dichiarazioni pubbliche relative all'invito di Gerusalemme da parte delle Chiese di Antiochia, Georgia e Bulgaria.

Nonostante l'opposizione di Costantinopoli e delle Chiese nel mondo greco, sua Beatitudine il patriarca Theophilos rimane determinato a tenere un incontro fruttuoso, e recentemente è stato riferito che ha inviato il suo invito a tutti i primati una seconda volta.

 
Rinnovo di siti ortodossi

Il sito della parrocchia ortodossa di santa Caterina a Roma è passato dal vecchio URL http://www.santacaterina.org al nuovo, http://stcaterina.com/, più ricco e più facile da navigare. Ci dispiace che per ora sia solo in russo, ma... confidiamo che ci sia un tempo per ogni cosa. Anche per chi non legge il russo, la sezione sulla chiesa (О ХРАМЕ) offre un’interessante parte visiva, con un tour virtuale (3D ТУР) di foto panoramiche di esterni e interni della chiesa.

 
Guerre di propaganda: chi sta effettivamente diffondendo disinformazione?

Innanzitutto va detto che Russia e Cina sono terribili nella propaganda. Sono senza speranza. Sono così pessime con la propaganda che praticamente si sono arrese. Nella guerra di propaganda odierna contro l'Occidente, hanno fallito miseramente e hanno perso.

Tuttavia la storia è scritta dai vincitori e tutte le prove oggettive oggi indicano che l'Eurasia (più inclusivamente, i BRICS+) prevarrà inevitabilmente nella nuova Guerra Fredda di oggi (a meno di una guerra nucleare globale, nel qual caso moriranno tutti).

Nei brutti tempi andati, le dichiarazioni ufficiali provenienti dalle alte vette della leadership sovietica o del Partito Comunista Cinese e consegnate verso il basso ai loro cittadini erano una realtà schietta, prepotente e spesso contraddetta. Non avevano idea di come creare con cura messaggi persuasivi. La dissonanza cognitiva che nel blocco sovietico affliggeva la gente comune è ciò che George Orwell ha parodiato in 1984, utilizzando un'ambientazione fittizia pseudo-britannica. Tali bugie palesi, tali tentativi goffi di controllo mentale dalla burocrazia, erano un affronto alla sanità mentale e alla ragione nel mondo reale e semplicemente non erano accettabili. I cittadini sovietici e cinesi, mentre fingevano superficialmente di credere a tale maldestra propaganda per placare i funzionari, diffidavano completamente delle narrazioni ufficiali e cercavano di scoprire la verità con altri mezzi. Hanno quindi sviluppato un sano scetticismo e forzato un cambiamento all'interno delle loro stesse società.

Le circostanze sono cambiate di circa 180 gradi negli ultimi decenni per diversi motivi:

  1. I resoconti ufficiali del loro tenore di vita in aumento sono ora del tutto coerenti con la loro esperienza personale vissuta, portando a una maggiore fiducia da parte dei cittadini russi e cinesi nei loro governi e nei loro media. Gli standard di vita elevati sono ciò che interessa principalmente alla maggior parte delle persone (vita lunga e sana, sicurezza del lavoro, assistenza sanitaria a prezzi accessibili, alloggio, cibo, istruzione ecc.). Ci sarà sempre una piccola minoranza di malcontenti e fanatici criminali, per esempio i terroristi indottrinati dai wahhabiti, che cercheranno di rovinare qualunque cosa buona, ma questa è la natura della perversione umana.

  2. L'aumento degli standard educativi ha generato un pubblico ancora più scettico. Molti cittadini della rete sanno come accedere a siti Web bloccati e la maggior parte sa come utilizzare un VPN. Verificano i fatti delle affermazioni fatte da fonti ufficiali e analizzano in modo forense argomenti importanti in prolifici gruppi di discussione. Chiunque abbia familiarità con la Cina di oggi saprà che Weibo e WeChat sono forum vigorosi, turbolenti e ad ampio raggio.

  3. Le fonti ufficiali in Russia e Cina sono a conoscenza di quanto sopra. Sanno che la loro valuta più importante è la fiducia e per mantenere la fiducia del loro pubblico sono costretti a riportare (per lo più) informazioni veritiere in questi giorni, perché non possono farla franca con grandi bugie. Le loro bugie saranno scoperte e loro saranno umiliati e screditati.

  4. La Russia oggi soddisfa la definizione di una solida democrazia. Chiunque affermi che il dissenso pacifico è represso violentemente in Russia non sa di cosa sta parlando. Naturalmente, è illegale dire cose come "non esisono neonazisti che uccidono i russi etnici in Ucraina" perché questa è una bugia da traditori, proprio come la negazione dell'Olocausto è illegale in Israele e in Germania. La libertà di parola non si estende al dire bugie. Ventisette milioni di russi sono stati uccisi dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, il che è un punto dolente. I nazisti che uccidono i russi oggi sulla terra di confine (che è ciò che significa la parola Ucraina) è una situazione intollerabile. Entro febbraio 2022, dopo 8 anni di bombardamenti e 14.000 morti, è diventato insostenibile per Putin rimanere a guardare e guardare passivamente gli ucronazisti (finanziati e addestrati da USA/NATO) commettere un genocidio contro i russofoni nel Donbass. Il popolo russo avrebbe ricoperto Putin di pece e piume se questi non avesse fatto nulla. Come si chiama un sistema di governo in cui la maggioranza delle persone determina cosa deve fare il leader? Ecco un piccolo segreto. Volete davvero sapere cosa teme veramente Xi Jin Ping? Teme il popolo cinese. Ha paura della vecchietta del villaggio di campagna che non riesce ad avere l'acqua pulita. Sa che se non riesce a consegnarla, perderà legittimità. L'ultima volta che ho controllato, una definizione di democrazia era un sistema di governo che offre ciò di cui la maggior parte della popolazione ha bisogno e che desidera. Le persone intelligenti si concentrano sui risultati democratici benefici, essendo il processo preliminare quasi irrilevante. Per parafrasare Mao, non importa se il gatto è bianco o nero, purché catturi i topi. Zelenskij è stato eletto con un processo democratico usando false promesse. Sta offrendo ciò che vuole la maggior parte degli ucraini? O sta offrendo ciò che vogliono gli Stati Uniti e i criminali ucronazisti di minoranza? Tutti i partiti politici tranne gli estremisti di estrema destra sono stati banditi. Questa è la "democrazia rappresentativa" ucraina per voi oggi. Le persone stupide si concentrano sul presunto processo democratico (spesso una farsa ingannevole), ignorando completamente se il risultato sia effettivamente democratico. So che i lettori del blog Saker sono tutt'altro che stupidi (a parte i troll). So che potete vedere attraverso le finzioni.

E gli Stati Uniti? Cinquant'anni fa gli Stati Uniti avevano probabilmente il tenore di vita più alto del mondo, quindi i cittadini statunitensi si fidavano ampiamente del loro governo (ignorando il fatto che la ricchezza degli Stati Uniti, in particolare in seguito alla loro deindustrializzazione, era in gran parte acquisita attraverso il saccheggio straniero, lo sfruttamento e la liberalizzazione parassitaria tramite i petrodollari). Essendo una nazione fondata sul genocidio, la schiavitù, il fanatismo e il razzismo, con i cittadini statunitensi indottrinati a disdegnare gli stranieri fin dall'infanzia, gli americani medi crederebbero automaticamente a qualsiasi notizia negativa su qualsiasi "altro" (Russia, Cina, Iran ecc.), che la notizia sia vera o no. Non c'è bisogno di verificare i fatti. Anche gli americani "di colore" aderivano a tale xenofobia e nazionalismo sciovinista, erano vittime della sindrome di Stoccolma. Molti discendenti di schiavi sottoposti al lavaggio del cervello si identificavano con i loro rapitori. Lo studio scientifico e l'applicazione pratica della propaganda hanno avuto origine negli USA. Ora tale studio è stato elevato a un'arte così alta dal Deep State che sono stati in grado di persuadere gli americani che 2+2=5, formula che gli stupidi pecoroni ripeteranno con le lacrime agli occhi, agitando con una mano la chiave inglese e sventolando con l'altra la bandiera ucraina (con il giallo in alto, ovviamente), mentre urlano i loro due minuti quotidiani di odio per Putin. Abbasso i gatti russi! Abbasso Chajkovskij! Abbasso la lettera Z! Viva *elenskij!

Qual è la situazione reale negli USA oggi?

  1. I resoconti ufficiali di un'economia "sana" NON sono coerenti con la personale esperienza vissuta. La maggioranza sta soffrendo una terribile insicurezza economica e privazione, mentre l'1% sta godendo di una ricchezza alle stelle, non a causa dell'aumento della produttività, ma a causa dell'aumento della cleptocrazia. Il tenore di vita negli Stati Uniti sta precipitando con una durata della vita sana in calo, redditi piatti o in calo, scarsa sicurezza del lavoro, inaccessibilità di assistenza sanitaria, alloggi e istruzione e un peggioramento dell'inflazione. Tuttavia l'inflazione è di gran lunga peggiore in Europa, il capro sacrificale dell'America, in gran parte a causa degli alti prezzi dell'energia e delle materie prime che sono la diretta conseguenza delle proprie sanzioni alla Russia.

  2. Gli standard educativi si sono deteriorati, con gli americani più ignoranti che mai di geografia e di storia del mondo esterno e rimasti attaccati ai loro pregiudizi medievali arretrati. Mancano di pensiero critico. Rimangono quindi ricettivi ai messaggi fanatici dei loro media mainstream, incolpando per tutti i loro guai gli stranieri e gli immigrati di colore. Non c'è bisogno di verificare i fatti, deve essere vero perché sembra vero.

  3. I media mainstream, anche NPR, sanno quindi che possono continuare a vomitare bile infiammatoria e tossica ("Putin è un pazzo che deve essere assassinato") che gli stupidi pecoroni continueranno a ingoiare passivamente all'ingrosso. Sono lontani i tempi in cui il New York Times e il Washington Post erano bastioni del coraggioso giornalismo investigativo. Idem nel Regno Unito per The Guardian, che non vale la carta su cui (non è più) stampato. Almeno nei giorni precedenti a Internet la carta fisica poteva essere utilizzata come involucro per il pesce. Sono state tutte prostituite dai poteri costituiti. Hanno cancellato tutti i veri giornalisti, sostituendoli con stenografi prostituti e supini. Non parliamo nemmeno di Faux News di Rabid Maddog.

  4. Gli USA oggi soddisfano la definizione di dittatura autoritaria. Le corporazioni autoritarie stanno dettando le decisioni del governo – questa era la definizione di fascismo inventata dallo stesso Mussolini. Le proteste pacifiche, come per esempio BLM, sono violentemente represse dalle forze di polizia militarizzate. Le sparatorie indiscriminate da parte della polizia felice per i reati di "guidare da neri" o di "respirare da neri" rimangono fuori controllo. Gli Stati Uniti oggi non hanno nulla da offrire ai propri cittadini se non altra propaganda e altre sparatorie di massa nelle scuole elementari. Pensieri e preghiere? Al diavolo le vostre preghiere, i fatti dimostrano che alla "leadership" americana non importa nulla dei bambini americani, la loro priorità assoluta sono i profitti dell'industria delle armi. L'America è irriconoscibile e irrecuperabile.

Ho ottenuto il permesso di riprodurre questo sorprendente diagramma delle "pecore" (a condizione che fornisca l'attribuzione). Trovo che sia un'utile spiegazione visiva per la mentalità angloeurosionista prevalente. Un background più dettagliato riguardante il diagramma può essere trovato nell'articolo da cui ha avuto origine, scaricabile da qui: https://www.youtube.com/watch?v=MwwY2c16I4w o qui (link diretto al documento): https://www.dropbox.com/s/nio185d72vkqkpc/ChannellingTrout_full_compressed.pdf?dl=0 (si veda a pagina 187, appendice 3, dopo il racconto). L'articolo menzionava Edward Bernays e vari studi psicologici sulla persuasione e il conformismo.

Pur lamentando la prostituzione supina dei media mainstream occidentali, è anche importante rendere omaggio ai coraggiosi giornalisti indipendenti, scrittori, analisti, informatori e documentaristi che stanno cercando di mantenere e preservare una parvenza di integrità, decenza e sanità mentale nel'Occidente. Senza dubbio dimenticherò di citare alcuni nomi molto importanti (perciò mi scuso in anticipo), ma eccone solo alcuni:

Julian Assange, John Pilger, Chris Hedges, Oliver Stone, Pepe Escobar, George Galloway, Robert Scheer, Daniel Ellsberg, Eva Bartlett, Vanessa Beeley, Brian Becker, John Kiriakou, Scott Ritter, Mnar Adley, Lee Camp, Ben Norton, Max Blumenthal , Aaron Mate, Alexander Rubenstein, Patrice Greanville, Rania Khalek, Peter Dale Scott, Aaron Good, Eric Zuesse, Gerald Horne, Garland Nixon, Whitney Webb, Abby Martin, Mike Prysner, il venerabile Noam Chomsky, Vijay Prashad, Caitlin Johnstone, Danny Haiphong e ovviamente Saker.

Che cosa hanno in comune oltre a dire la Verità e sostenere la Pace? Sono stati diffamati come "agenti russi/cinesi" e/o fonti di "disinformazione" e/o hanno subito attacchi informatici e/o sono stati censurati dalle piattaforme tradizionali dai poteri aziendali e statali. Julian Assange è in prigione, lentamente assassinato.

L'impero angloeurosionista afferma di sostenere il principio della libertà di parola come sacrosanto. Suona orwelliano? Una tale ipocrisia è veramente nociva. Semplice regola pratica: riguardo a tutto ciò che affermano, è meglio credere proprio il contrario.

Gli Stati Uniti affermano di essere una democrazia amante della libertà. Realtà: sono un'oligarchia fascista violentemente oppressiva che nega ai bambini innocenti la libertà dal terrore di essere uccisi a scuola a colpi di arma da fuoco.

Gli Stati Uniti affermano che la Russia è una dittatura autoritaria. Realtà: la Russia è una democrazia di fatto (sebbene con alcuni oligarchi problematici) che tollera una libertà di parola responsabile.

Gli Stati Uniti affermano che Taiwan è oppressa dalla Cina. Gli Stati Uniti stanno spingendo i taiwanesi a dichiarare l'indipendenza per il bene della loro "libertà". Realtà: se i "leader" taiwanesi tirapiedi di Washington dichiarano una "indipendenza", condanneranno il popolo taiwanese al continuo vassallaggio da parte dell'impero statunitense, che è felice di combattere la Cina fino all'ultimo taiwanese. Gli Stati Uniti vedono i taiwanesi come carne da cannone usa e getta, proprio come gli ucraini sono carne da cannone usa e getta. È possibile che i taiwanesi siano un po' più intelligenti dei tedeschi che ora si stanno per suicidare per motivi economici, o degli ucraini che ora si suicidano davvero per conto degli psicopatici neocon statunitensi? Considerate l'alternativa: se Taiwan si fonde con la Cina, la risultante unione politica ed economica, l'abbattimento delle barriere e l'aumento delle iniziative cooperative, renderà inevitabilmente i taiwanesi più ricchi. Nessuna domanda. Le redditizie opportunità turistiche da sole sono sbalorditive. Inoltre, se un grave disastro come un tifone o un terremoto colpisce Taiwan, l'immensa capacità della Cina continentale sarà rapidamente mobilitata per portare enormi forniture, cibo e generatori di energia per aiutare il popolo taiwanese. La Cina continentale aiuterà a ricostruire gratuitamente ospedali, strade, ferrovie e scuole taiwanesi. Come mai? Perché la Cina vede i taiwanesi come cinesi.

Questo è il nefasto e diabolico, sconvolgente complotto cinese per la loro "riconquista" di Taiwan: rendere i taiwanesi ancora più ricchi di quanto non siano già e fornire tempestivamente massicci aiuti umanitari, gratuitamente, in caso di catastrofe. Pura malvagità.

 
L'incontro di Amman: la manovra del Fanar influenzerà la legittimità delle decisioni del Concilio?

la riunione pan-ortodossa in Giordania è prevista per la fine di febbraio 2020. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Chi ha il diritto di convocare i Concili nella Chiesa, e l'assenza del Fanar influenzerà la legittimità delle decisioni della sinassi pan-ortodossa dei primati ad Amman?

Ora che ci sono messaggi effettivi provenienti dall'una o dall'altra Chiesa che confermano la sua presenza all'incontro dei primati delle Chiese locali in Giordania, è diventato completamente chiaro che questo evento avrà luogo. Inoltre, sono già indicate date specifiche: 25 e / o 26 febbraio 2020.

Ma man mano che si avvicina, la divisione dell'Ortodossia nelle parti greche e slave diventa sempre più evidente. In effetti, abbiamo a che fare con una manovra organizzata dai fanarioti, il cui obiettivo principale è la lotta per i "diritti" e i "privilegi" del Patriarcato di Costantinopoli. La retorica dei vescovi del Fanar in questo senso è sorprendente anche per le persone lontane dalla Chiesa. Arriva al punto che alcuni vescovi affermano che "la santa Theotokos è dalla parte del patriarca Bartolomeo nella lotta contro la Chiesa ortodossa russa".

Il rifiuto della Chiesa albanese: una mossa inaspettata?

Minacce, insulti, pressioni politiche e altri tipi di "leve" hanno portato alla situazione corrente - a parte i patriarchi Teofilo di Gerusalemme e Giovanni d'Antiochia, nessuno dei primati delle Chiese locali di lingua greca parteciperà all'assemblea. L'ultima persona a rifiutare il viaggio in Giordania è stato Anastasios, arcivescovo di Albania. A suo avviso , "l'iniziativa di guarire la nuova realtà appartiene senza dubbio al Patriarcato ecumenico". Ecco perché, afferma l'arcivescovo Anastasios, "la proposta di incontrarsi in Giordania, invece di guarire, complicherà la situazione andando oltre il trattamento prescritto. Non possiamo quindi partecipare alla riunione proposta".

Tuttavia, fino a poco tempo fa era stato l'arcivescovo Anastasios a sottolineare che la "questione ucraina" può essere risolta solo insieme, a un Concilio dei primati.

Nella sua lettera al patriarca Kirill, l'arcivescovo Anastasios ha promesso che avrebbe fatto tutto il possibile per prevenire una scissione nell'Ortodossia mondiale. Secondo lui, "un tale sviluppo di eventi sarebbe un duro colpo per la fiducia nell'Ortodossia, e deve essere evitato con ogni mezzo. Non importa quanto ciò possa sembrare impossibile, crediamo che tutti dobbiamo "fare di tutto" per tornare alla pratica dei concili dei Primati e pianificare un nuovo grande Concilio. Siamo consapevoli che alcuni troveranno queste proposte irrealistiche e in definitiva irrealizzabili. Tuttavia, sono convinto che nessuno può essere realistico se non crede nei miracoli e che ciò che è impossibile per gli umani è possibile per Dio (Lc 18:18-27)".

Inoltre, il primate della Chiesa albanese ha detto che "il tempo non corregge automaticamente gli scismi della Chiesa, né li cura, ma al contrario li pietrifica e li aggrava". Pertanto, "dobbiamo urgentemente trovare il modo di superare l'eterogeneità della Chiesa", e ciò può essere fatto solo applicando il "principio della conciliarità" come "l'unico in grado di aprire una via d'uscita dalla crisi esistente". Inoltre, secondo lui, "quanto più l'applicazione del principio di conciliarità è rinviata a livello pan-ortodosso, tanto più la divisione su più fronti nel mondo ortodosso diventerà molte volte più pericolosa".

Tuttavia, nonostante tutte queste giuste parole, l'arcivescovo Anastasios ha rifiutato di partecipare all'assemblea pan-ortodossa dei primati ad Amman. L'argomento principale per la sua rinuncia è stato il fatto che l'assemblea è convocata dal patriarca Theophilos, non dal capo del Fanar. Inoltre, il primate della Chiesa albanese ha espresso l'opinione che la prerogativa di convocare i Concili appartenga esclusivamente al Patriarcato di Costantinopoli. Su cosa si basa questa opinione errata, ripetuta non solo da lui, ma da tutti i simpatizzanti del Fanar?

Presupposti errati

La dottrina del diritto esclusivo del Fanar di convocare concili pan-ortodossi si basa su un fraintendimento del terzo canone del secondo Concilio ecumenico che afferma che "Il vescovo di Costantinopoli, tuttavia, avrà la prerogativa d'onore dopo il vescovo di Romam perché Costantinopoli è la Nuova Roma".

Pertanto, il Concilio ha riconosciuto al vescovo di Costantinopoli un privilegio d'onore (πρεσβεία τής τιμής, prioris honoris partes), che nessuno ha mai contestato. Allo stesso tempo, questo privilegio non conferisce in alcun modo al patriarca di Costantinopoli diritti speciali riguardo al potere nella Chiesa, poiché si tratta solo di un posto nel Dittico dove Costantinopoli, dopo la caduta di Roma, è passata dalla seconda posizione alla prima. Il patriarca di Costantinopoli può apparire nei concili (ma non presiederli), mettere la sua firma davanti a quella di altri vescovi e godere della precedenza nei servizi divini. Questo è tutto.

In una delle sue opere, il vescovo Tikhon di Gostomel scrive: "Concedendo al vescovo di Costantinopoli il privilegio d'onore, il secondo Concilio ecumenico indica l'unica ragione per questo privilegio: "perché la città è la Nuova Roma". Una motivazione così puramente politica che la risoluzione conciliare (che ha la natura di una concessione all'autorità statale) esclude qualsiasi fondamento ecclesiale (per esempio, un riferimento all'origine apostolica di questa sede, ai meriti speciali dei suoi vescovi, ecc.)"

Inoltre, i sostenitori contemporanei del diritto esclusivo del Fanar di convocare i Concili, un diritto senza precedenti nella Chiesa, fanno affidamento su alcuni documenti del Concilio di Creta nel 2016. Per esempio, nel testo della sua "Epistola" si propone di "istituire il Santo e Grande Concilio come un istituto che opera regolarmente". Nel primo paragrafo della stessa "Epistola", particolare attenzione è rivolta al fatto che questo Concilio è stato convocato dal patriarca Bartolomeo. Quindi, il Fanar conclude che solo il patriarca di Costantinopoli può avviare tali incontri. Una logica peculiare, bisogna ammetterlo, è che se il capo della Chiesa di Costantinopoli ha convocato un Concilio una volta, significa che solo lui ha il diritto di convocare tutti i concili successivi. Tuttavia, cosa si dovrebbe fare se una delle Chiese locali ha rivendicazioni contro il capo del Fanar? I fanarioti non riescono a rispondere a questa domanda.

Quale dei patriarchi ha convocato Concili ecumenici (pan-ortodossi)?

Sappiamo dalla storia della Chiesa che i Concili ecumenici non sono mai stati convocati da nessuno dei patriarchi. L'iniziativa di una soluzione pan-ortodossa ai problemi della Chiesa veniva quasi sempre dagli imperatori. Allo stesso tempo, sono noti diversi casi dalla storia in cui dei concili che rivendicavano lo stato ecumenico furono convocati dai primati della Chiesa di Gerusalemme.

In particolare, il teologo greco Nicholas Mannis cita almeno tre esempi storici che testimoniano vividamente che il patriarca di Gerusalemme ha tutto il diritto di convocare concili.

Così, alla domenica di Pentecoste del 763, il patriarca Theodoros I di Gerusalemme (745-771) convocò un concilio che condannò l'eresia degli iconoclasti, a cui parteciparono il patriarca Kosmas di Alessandria (727-755) e il patriarca Theodosios di Antiochia (751-773) con i loro vescovi. Vale soprattutto la pena sottolineare che l'allora patriarca Kostantinos II di Costantinopoli non vi partecipò perché simpatizzava con gli iconoclasti e fu persino anatemizzato dopo la sua morte al VII Concilio ecumenico.

Nell'aprile dell'836, durante la seconda fase dell'iconoclastia, il patriarca Vasilios di Gerusalemme (820–838) convocò un altro concilio che sostenne la venerazione delle sacre icone. Va notato che ciò è stato fatto per il motivo che tutti i patriarchi di Costantinopoli di quel tempo aderivano all'eresia iconoclasta e non volevano risolvere il problema della venerazione delle icone in modo conciliare. E, proprio come nel primo caso, questo Concilio ricevette il sostegno del patriarca Christophoros d'Alessandria (817-841) e del patriarca Iov di Antiochia (813-843).

Infine, nell'aprile del 1443, su iniziativa di Arsenios, metropolita di Cesarea in Cappadocia, che arrivò nella Città Santa con il pretesto di un pellegrinaggio, il patriarca Ioakim di Gerusalemme convocò il Concilio di Gerusalemme, a cui parteciparono il patriarca Philippos di Alessandria (1435 –1459) e il patriarca Dorotheos di Antiochia (1435-1452). Questo Concilio condannò l'Unione di Firenze e il suo sostenitore, il patriarca Metrophanes II di Costantinopoli.

Come vediamo, la storia della Chiesa ci dice che se il patriarca di Costantinopoli cade nell'eresia o eccede la sua autorità alla guida della Chiesa (ponendo l'Ortodossia sull'orlo dello scisma), allora qualsiasi altro primate di una Chiesa ortodossa locale può e deve avviare un Concilio per decidere il problema emerso. Inoltre, il caso del patriarca Metrophanes II, che sosteneva l'unione con i cattolici, mostra che l'iniziativa del Concilio può appartenere anche a un vescovo (il metropolita Arsenios della Cappadocia). Pertanto, le parole attuali dell'arcivescovo Anastasios, primate della Chiesa albanese, che ogni cristiano ortodosso deve prendersi cura dell'unità della Chiesa sono particolarmente urgenti.

Quanti primati sono necessari per il Concilio?

A oggi i patriarcati di Gerusalemme, Romania, Serbia e Mosca, la Chiesa ortodossa polacca e la Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia hanno già confermato la loro partecipazione al Concilio pan-ortodosso di Amman. A giudicare dalle dichiarazioni del patriarca Giovanni d'Antiochia, anch'egli arriverà in Giordania. Inoltre, vi sono informazioni secondo cui anche i vescovi della chiesa georgiana saranno presenti ad Amman.

I patriarcati di Costantinopoli e Alessandria e le Chiese ortodosse di Albania e di Grecia hanno rifiutato di partecipare al Concilio di Amman. Anche il primate della Chiesa ortodossa cipriota, l'arcivescovo Chrysostomos, probabilmente non vi parteciperà.

In altre parole, possiamo già affermare che le parole dell'arcivescovo Anastasios d'Albania sulla scissione nell'Ortodossia si sono rivelate profetiche. Nel novembre 2019, ha scritto che ritardare ulteriormente la soluzione del "problema ucraino" "porterebbe a una divisione etnofiletista (tra greci, slavi e coloro che vogliono relazioni armoniose con tutti), che a sua volta contraddice il carattere multinazionale e multiculturale dell'Ortodossia e la sua natura universale".

Quindi, è chiaro che la maggior parte delle chiese ortodosse di lingua greca (tranne Antiochia e Gerusalemme) boicotterà il Concilio ad Amman. Ma la loro assenza influenzerà la legittimità delle decisioni di questo Concilio?

Ancora una volta, la storia della Chiesa ci dice che il numero dei partecipanti al Concilio non dà alle sue decisioni una legittimità automatica. Per esempio, solo tre di tutti i primati delle Chiese ortodosse locali parteciparono al Concilio del 1443, che condannò l'uniatismo. Ma possiamo dire che per questo le decisioni di quel Concilio siano state meno legittime delle decisioni, per esempio, del primo Concilio ecumenico? Ovviamente no.

Allo stesso modo, l'assenza di qualcuno non influisce sulla legalità delle decisioni prese. Per esempio, non vi erano rappresentanti del papa di Roma al secondo Concilio ecumenico. Papa Vigilio si rifiutò di partecipare al quinto Concilio e non tutti i patriarchi orientali presero parte ai Concili sesto e settimo. Tuttavia, le decisioni di questi concili sono state accettate da tutta la Chiesa e non sono mai state messe in dubbio.

È importante ricordare che la Chiesa è il Corpo di Cristo e che il suo capo è Cristo stesso. Il compito del Concilio è trovare una soluzione che esprima la Verità offerta da Cristo piuttosto che l'opinione della maggioranza. Da ciò, possiamo dire che la cosa principale nei Concili ortodossi non è il numero massimo di partecipanti. Qualsiasi problema è risolto qui non dal voto della maggioranza ma dallo Spirito Santo. Quindi, anche una persona, se è con Cristo, potrebbe avere ragione, come avvenne con Marco di Efeso, l'unico vescovo della delegazione della Chiesa di Costantinopoli che non accettò l'Unione di Firenze nel 1439.

Preghiamo pertanto che le decisioni del Concilio di Amman in Giordania siano prese dai vescovi del Concilio guidati dallo Spirito Santo e dal Capo della Chiesa, Gesù Cristo.

 
Un aiuto a capire la situazione ucraina e le reazioni russe

Abbiamo presentato diversi articoli di controinformazione di fronte alla recente offensiva mediatica antirussa. Ci resta da capire chi comanda (o chi crede di comandare) nell’Ucraina di oggi, e quale sia la reazione della Russia di fronte ai continui attacchi e provocazioni occidentali. Un quadro più chiaro ci viene da due articoli da La Voce della Russia. John Robles, l’analista portoricano/amerindiano di cui abbiamo già pubblicato sul nostro sito una dettagliata intervista, ha scritto un articolo che ci permette di capire i problemi dell’Ucraina, intitolato Il sostegno degli Stati Uniti a Jarosh e al settore destro: una vittoria per il terrore. Dmitrij Babich, lo specialista dei “miti sulla Russia” che ci ha già spiegato le tecniche della demonizzazione di Putin, ci spiega come i russi abbiano smesso di impressionarsi delle campagne mediatiche nel suo articolo Le guerre dei media intorno alla Crimea. Presentiamo la traduzione italiana di entrambi gli articoli nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. 

 
Una nuova guerra ecclesiastica – Inquietudine nel mondo ortodosso

la cattedrale della Natività a Riga

C'è inquietudine nel mondo ortodosso. Nel 2018 tutta l'attenzione si è concentrata sulla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", molti si sono chiesti se una cosa del genere potesse accadere nel mondo moderno, nella più che bimillenaria storia della Chiesa cristiana? Si può creare una Chiesa su richiesta di un politico, il presidente?

Già nel 1997, il regista americano Barry Levinson, dopo aver girato la commedia alternativa "Wag the Dog" (in italiano Sesso & potere), ha praticamente legalizzato tutte le mosse politiche più folli. La realtà nella mente delle masse può essere qualsiasi cosa se i politici si mettono al lavoro. Parlando poi della "nuova Chiesa ucraina", molti hanno ricordato l'era degli anni '90, quando nelle regioni apparvero infinite "Chiese dell'Alleanza", "Vigne di Dio" e "Zeloti della Pietà". Ma una cosa è avere una ventina di seguaci di un truffatore convincente, e un'altra è una dottrina ufficiale approvata dallo stato.

Ma poi, nel 2018, è successo di tutto, Costantinopoli ha concesso un Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in violazione di tutti i canoni e le regole, aggirando tutte le obiezioni e le proteste, ignorando l'opinione della Chiesa ortodossa canonica nel Paese. Poi ci sono stati anni di persecuzioni dei cristiani "canonici", sequestri di chiese da parte di predoni, minacce, ricatti, vessazioni al clero e ai laici. La creazione di una struttura ecclesiastica "di stato" ha portato a uno scisma ecclesiastico, che ha segnato l'inizio di uno scisma civile. La Chiesa ortodossa ucraina canonica è stata costretta a dichiarare un nuovo grado d'autonomia da Mosca per motivi di sopravvivenza all'interno del Paese. Anche se nel 1990 il Concilio episcopale di Mosca ha deciso che "alla Chiesa ortodossa ucraina viene garantita l'indipendenza nella sua amministrazione". Di fatto, la Chiesa ortodossa ucraina ha ripetuto quanto detto trent'anni fa. Lo ripeto per i politici laici, che, ovviamente, non leggono i documenti ecclesiali.

Sembra che la storia si ripeta davanti ai nostri occhi. In Lettonia. La recente situazione nella Chiesa ortodossa lettone non può essere definita calma. E questo non è nemmeno legato allo scontro ucraino-russo. Negli stessi anni '90, sono apparsi in Lettonia dei sostenitori della nuova "Chiesa autonoma lettone", creata dall'ex rettore della Chiesa russa Viktor Kontuzorov. La nuova associazione religiosa ha trovato pochi sostenitori. E anche la Corte Costituzionale della Lettonia non ha riconosciuto la nuova Chiesa, seguendo il principio "una denominazione – una Chiesa".

Ma la guerra ecclesiastica non è iniziata ieri: nel 2011, il Patriarcato di Costantinopoli ha attirato l'attenzione sugli "autonomi" in Lettonia e ha permesso loro di commemorare il patriarca Bartolomeo nelle loro preghiere. E nel 2019 il tribunale ha riconosciuto erronea la decisione della Corte Costituzionale e del ministero della Giustizia – ed ecco la nuova Chiesa ortodossa, quella ufficiale – la "Chiesa Autonoma Ortodossa Lettone nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli".

E le autorità lettoni hanno iniziato sempre più a interferire negli affari della Chiesa ortodossa canonica. Sebbene la Chiesa non abbia mai espresso un'opinione radicale su nessuna questione, al contrario, è stata il più leale possibile verso le autorità. Ecco perché, a quanto pare, le autorità hanno deciso di trattare con la Chiesa a modo loro. Nel giugno 2019, il Seimas (parlamento) lettone ha sostenuto con urgenza un disegno di legge sull'introduzione di una "qualifica di insediamento" per i principali vescovi della Chiesa lettone. Secondo la legge allora adottata, solo un cittadino lettone che risiede stabilmente nel Paese da almeno 10 anni può essere metropolita o vescovo della chiesa.

È interessante notare che gli avvocati parlamentari a quel tempo erano contrari a tali formulazioni, ma la legge fu comunque approvata. Ora si è aggiunto un nuovo intervento nella vita ecclesiale. L'8 settembre, su iniziativa del presidente lettone Egils Levits, il Seimas del Paese ha modificato la legge sulla Chiesa ortodossa lettone. Il Seimas ha adottato urgentemente emendamenti alla legge sulla Chiesa ortodossa lettone, stabilendo la piena indipendenza della Chiesa ortodossa lettone con tutte le sue diocesi, parrocchie e istituzioni dall'autorità di qualsiasi chiesa al di fuori della Lettonia. È chiaro che gli emendamenti del presidente riguardano solo i rapporti con Mosca e nessun'altra "Chiesa". Allo stesso tempo, la Chiesa russa ha dichiarato ancora prima (e questo è logico!) che solo la "Chiesa madre" può proclamare l'indipendenza della Chiesa, e non qualsiasi Sejm o parlamento.

Gli analisti di Riga sottolineano che la Chiesa ortodossa lettone ha meritato un simile atteggiamento proprio per la sua lealtà alle autorità lettoni e persino per non aver "mostrato i denti" nel proteggere la popolazione di lingua russa. La posizione conciliativa ha portato a un completo disprezzo delle leggi ecclesiastiche.

Allo stesso tempo, la situazione sta diventando simile a quella ucraina. Dopotutto, la Chiesa lettone godeva già di un ampio grado di autonomia: aveva lo status di chiesa autonoma. Il suo capo, il metropolita di Riga e di tutta la Lettonia, è eletto nel Concilio episcopale della Chiesa ortodossa tra i vescovi locali. Il metropolita di Riga mette i vescovi sulle loro cattedre e approva i sacerdoti nelle parrocchie di sua spontanea volontà, senza l'intervento di Mosca. La Chiesa ortodossa lettone è indipendente dalla Chiesa ortodossa russa in materia giuridica ed economica. La Chiesa ortodossa lettone ha solo la comunione eucaristica con la Chiesa ortodossa russa e il patriarca di Mosca e di tutta la Rus' è commemorato nelle sue chiese durante i servizi divini. Il Patriarcato di Mosca fornisce il miro liturgico alla Chiesa ortodossa lettone.

Le persone particolarmente competenti ricordano che l'autonomia della Chiesa lettone fu concessa da sua Santità il patriarca Tikhon nel 1921 sotto l'arcivescovo Ioann (Pommer). Dopo il martirio di sua Eminenza, la Chiesa lettone passò sotto l'omoforio del Patriarcato di Costantinopoli, nonostante le obiezioni di laici e sacerdoti. Ma nel 1940 tornò sotto il controllo della Chiesa russa.

Ma allo stesso tempo, l'indipendenza della Chiesa lettone non è mai stata oggetto di controversia. Pertanto, è stata confermata dal patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Rus' e dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa nel 1992: il 22 dicembre il patriarca Alessio ha firmato il corrispondente tomos d'autogoverno.

E ora la storia si ripete, il governo del Paese ha di nuovo ottenuto l'autogoverno di una Chiesa che si autogoverna. Sembra che questa non sia affatto cura per i credenti, ma una mossa politica. Quello che inventeranno dopo può essere visto dall'esempio dell'Ucraina. Molestie ai sacerdoti che non vogliono recidere i legami con la Chiesa madre e i rapporti con Mosca, sequestri di proprietà da parte di predoni, persecuzioni e conflitti con quelli che non vogliono andare sotto l'omoforio di Costantinopoli. Sembra che la richiesta di un Tomos da parte di Bartolomeo sia inevitabile.

Stiamo aspettando. Vorrei augurare ai laici e ai sacerdoti lettoni coraggio e forza di fede.

Nel frattempo, sul sito web della Chiesa ortodossa lettone è apparso un messaggio sul mantenimento della calma, il rispetto delle leggi del Paese e il sostegno all'unità della Chiesa. Anche se in questa situazione, una cosa sembra contraddire l'altra. Non voglio davvero che scoppi una nuova guerra tra chiese sul suolo lettone.

Resta solo da fare ciò che è indicato nel messaggio: pregare con fervore per "la nostra santa Chiesa, che il Signore misericordioso la conservi nella pace e nella prosperità".

 
Il patriarca-catholicos Ilia II della Georgia non prenderà parte alla Sinassi dei primati ad Amman

sua Santità il patriarca-catholicos Ilia II di Georgia. Foto: orthodoxtimes.com

Il primate della Chiesa georgiana ha inviato una lettera al patriarca di Gerusalemme, Theophilos III, con il rifiuto di partecipare al concilio dei primati.

Sua Santità il patriarca-catholicos Ilia II di Tutta la Georgia non parteciperà al prossimo Concilio dei primati ad Amman, in Giordania, organizzato dal Patriarcato di Gerusalemme.

La risposta del patriarca Ilia all'invito di sua Beatitudine il patriarca Theophilos di Gerusalemme, datata 7 febbraio, è stata pubblicata dalla risorsa online Оrthodox Тimes.

Il patriarca Ilia rifiuta non perché crede che i vescovi possano essere convocati solo dal patriarca di Costantinopoli, ma perché, come scrive, il risultato desiderato può essere raggiunto solo se tutti i primati partecipano alla riunione.

"Ma se questo consenso non può essere raggiunto, ci asterremo dal venire alla riunione", scrive il primate georgiano.

Sua Santità assicura anche il patriarca Theophilos: "Condividiamo la sua posizione sia in base alla gravità delle circostanze attuali sia in relazione alle questioni problematiche, riteniamo che la convocazione e la discussione reciproca siano molto necessarie".

Il patriarca Ilia sottolinea inoltre l'importanza di tali convocazioni ed esprime la speranza che i problemi possano essere risolti il ​​più presto possibile: "Speriamo che con la benedizione di Dio si raggiunga la sinossi dei primati delle Chiese ortodosse e che le questioni che danneggiano la nostra unità siano valutate secondo le norme canoniche della Chiesa. Inoltre, dovremmo aggiungere qui che il miglior risultato per tutti noi è che l'obiettivo sia raggiunto in breve tempo".

Il Concilio dei primati si terrà su iniziativa del patriarca Theophilos III di Gerusalemme. Durante l'evento si prevede la discussione sulla "questione religiosa ucraina" e su una serie di gravi problemi sorti nell'Ortodossia mondiale. Finora, 6 Chiese hanno annunciato pubblicamente la loro partecipazione alla Sinassi, tramite il loro primate o altri vescovi che lo rappresentano: Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania, Polonia e la Chiesa ceco-slovacca.

 
I 10 più comuni argomenti degli atei, e perché falliscono

Il portale Pravmir riporta un articolo apologetico sulle obiezioni degli atei, apparso sul blog di Eric Hyde, uno studente di teologia dell’Arcidiocesi antiochena d’America. Ci sembra una buona introduzione alle obiezioni alla fede che circolano, talvolta in forma piuttosto ignorante, anche in Italia. Presentiamo la traduzione italiana dell’articolo di Eric Hyde nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Perché i chassidim possono pregare in Ucraina, ma i cristiani ortodossi no?

migliaia di chassidim si sono riuniti a Uman per una preghiera di massa. Foto: jewishnews.com.ua

Un'avvocata ha osservato che migliaia di pellegrini ebrei si riuniscono liberamente per preghiere di massa, mentre il metropolita Longin è sotto processo per aver organizzato una processione religiosa.

Entro il 26 settembre 2022 sono arrivati a Uman più di 23.000 pellegrini ebrei, che si sono radunati liberamente per una preghiera di massa, ma allo stesso tempo è stato redatto un rapporto contro il rettore del monastero di Banceni, il metropolita Longin, per aver organizzato una processione di preghiera molto più piccola, come ha osservato Victoria Kokhanovska, consulente legale del vice-presidente del consiglio comunale di Kamenets-Podolskij, avvocata e direttrice della Sorellanza pan-ucraina di Maria Maddalena.

Secondo i media, a Uman si è svolta la preghiera di massa del Tikkun ha-Klali, alla quale hanno preso parte migliaia di membri del gruppo chassidico Breslov. "Non esiste un protocollo né un divieto per l'evento di massa", ha sottolineato l'attivista per i diritti umani.

Contestualmente, scrive, il 24 settembre la polizia ha redatto un protocollo contro vladyka Longin. Un processo è stato aperto a carico di un solo credente della Chiesa ortodossa ucraina: "Non era lui l'organizzatore dell'evento: vi camminava pregando Dio. Perché proprio lui?"

"Resta solo da essere felici per i chassidim. I loro diritti di esercitare liberamente la loro fede in Ucraina sono protetti e garantiti in modo affidabile dallo Stato ucraino. Inoltre, la loro preghiera comune non è perseguitata o limitata da nessuno... A sua volta, un cristiano ortodosso, cittadino ucraino, svegliandosi la mattina, non può mai essere sicuro che la sua chiesa non sia stata sequestrata, bruciata o profanata nel suo Paese", ha osservato l'attivista per i diritti umani, aggiungendo di provare "dolore e disperazione per la nostra Ucraina e per il doppio standard".

Come ha scritto l'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Longin ha fatto appello al presidente a causa del sequestro di luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina.

 
Gli arconti del Patriarcato di Costantinopoli: di chi sono al servizio?

arconti del Patriarcato di Costantinopoli. Foto: archons.org

Quale ruolo hanno gli influenti clan greci nel rafforzare il potere del Fanar e quale relazione hanno con l'Ucraina.

Con la caduta di Costantinopoli sotto la pressione dei turchi ottomani nel 1453, la situazione del Patriarcato di Costantinopoli subì cambiamenti significativi: da un lato, si trasformò da un ente dominante a un ente appena tollerato in un paese musulmano, e dall'altro, gli furono trasferite le funzioni di amministrazione della popolazione greca che viveva nell'Impero Ottomano (Rum millet), insolite per la Chiesa.

Laici benestanti, che ricevettero il nome di arconti del Patriarcato di Costantinopoli, iniziarono a esercitare una grande influenza sulla politica del Fanar. Cos'è oggi quest'organizzazione, che detiene ruoli principali nel patriarcato, e quali compiti si prefigge?

Il "figlio del diavolo" e altri

La conquista di Costantinopoli da parte dei turchi comportò cambiamenti significativi nella vita della popolazione greca. Ma non tutti erano negativi. Il famoso storico inglese Stephen Runciman ha scritto: "Il sultano capì bene che i greci potevano essere utili al suo impero. I turchi gli fornivano governanti e guerrieri, ma non avevano competenze nel commercio e nell'industria; pochi di loro erano buoni marinai; e perfino nei villaggi erano più probabilmente pastori che agricoltori. Per l'economia dell'impero, la collaborazione con i greci era essenziale. <...> Una delle conseguenze più impreviste della conquista ottomana fu il risveglio della vita commerciale greca. <...> Pochi tra i turchi avevano una tendenza o un gusto per il commercio, e il commercio nei vasti e crescenti possedimenti del sultano passò nelle mani di popoli schiavi: ebrei, armeni e soprattutto greci. Il genio commerciale greco fioriva sempre in luoghi in cui i greci erano privati ​​del potere politico, e quindi le loro ambizioni ed energie erano dirette al commercio".

I turchi e i greci formarono una simbiosi molto efficace: i turchi fornirono copertura militare e politica e vari favori, mentre i greci fecero molti soldi in queste condizioni favorevoli. Presto emersero ricche dinastie greche, in cui da padre in figlio si trasferivano non solo capitali ma anche contatti utili, nonché esperienza e conoscenza nella conduzione di operazioni commerciali.

I rappresentanti di famose dinastie greche come Lascaris, Duca, Argir, Ypsilanti, Kantakuzin e altri, hanno avuto un ruolo molto importante nella storia. Circolavano leggende sulla loro ricchezza. Per esempio, nel XVI secolo Mikhail Kantakuzin era una delle persone più ricche di tutto l'Oriente. Una descrizione interessante gli fu data da uno dei discendenti della dinastia, Mikhail Kantakuzin-Speranskij, nel libro "La saga dei Kantakuzin-Speranskij": "Un commerciante di sale e pellicce russe, un vero ladro in tutto ciò che riguardava il suo denaro (specialmente quando commerciò con i turchi dopo la rimozione del patriarca Mitrophan), un creditore crudele – era chiamato Shaitan-Oglu – il figlio del diavolo".

Naturalmente tali greci benestanti, da un lato, fornivano un notevole aiuto finanziario al Patriarcato di Costantinopoli, ma dall'altro avevano acquisito così tanto potere nel patriarcato che potevano mettere i patriarchi sul trono e rimuoverli da esso. Per esempio, lo stesso Mikhail Kantakuzin depose Joasaph II, uno dei più importanti patriarchi del periodo ottomano, perché non gli aveva benedetto un matrimonio da lui desiderato che era contrario ai canoni ecclesiastici.

Nel tempo, queste ricche famiglie greche iniziarono a costruire le loro case vicino al Patriarcato di Costantinopoli nella zona del Fanar e divennero note come arconti. Questa stessa parola è piuttosto ambigua. Nelle antiche città-stato della Grecia, erano chiamati arconti i più alti funzionari. Nell'impero bizantino erano chiamati con questo nome i cosiddetti governanti che tuttavia riconoscevano il potere dell'imperatore. Ma in alcuni punti del Vangelo nell'originale greco, il diavolo è chiamato arconte ("άρχων του κόσμου τούτου" – "principe di questo mondo"), mentre nello gnosticismo gli spiriti maligni venivano chiamati arconti.

Un significativo aumento dell'influenza degli arconti sugli affari del patriarcato fu facilitato dal fatto che l'amministrazione turca autorizzava a ricoprire cariche superiori attraverso il sistema di corruzione dei documenti chiamati berat [ratifiche di diritti, ndt], con il quale i turchi presero molti soldi. Come scrive Runciman, "entro la fine del XVII secolo, la somma usuale pagata dal patriarca per la sua intronizzazione era di circa 20.000 piastre – circa 3.000 sterline d'oro".

Questi soldi dovevano essere presi da qualche parte. E così gli arconti venivano in soccorso con i loro enormi capitali. Ciò che ha portato a questo è eloquentemente descritto da uno degli odierni vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita Kallistos (Ware), nel suo libro "La Chiesa ortodossa":

"Il vertice dell'amministrazione ecclesiastica era coinvolto in un degradante sistema di corruzione e simonia. Impantanati negli affari oscuri e negli intrighi politici, i vescovi erano diventati vittime dell'ambizione e dell'avidità. Ogni nuovo patriarca chiedeva al sultano un berat per assumere l'incarico e doveva pagare caro per questo documento. Il patriarca operava a spese dei vescovi, ricevendo una bustarella da ciascuno di loro per la nomina a capo della diocesi; questi, a loro volta, derubavano i parroci e i preti derubavano il loro gregge. Ciò di cui un tempo era stato accusato il papato era senza dubbio il caso del Patriarcato ecumenico sotto i turchi: tutto era in vendita.

Quando diversi candidati reclamavano il trono patriarcale, i turchi di solito lo vendevano a chi pagava di più. Presto si resero conto che era nel loro interesse finanziario cambiare i patriarchi il più spesso possibile per avere più spesso l'opportunità di vendere berat. I patriarchi erano spostati e riconfermati con velocità caleidoscopica. Dei 159 patriarchi che occuparono il trono tra il XV e il XX secolo, 105 furono deposti dai turchi, 27 abdicarono e spesso furono costretti a farlo, 6 patriarchi morirono violentemente, impiccati, avvelenati o annegati, e solo 21 di loro sono morti per cause naturali mentre erano in carica. Una stessa persona a volte diveniva patriarca 5-6 volte, e molti ex patriarchi abitualmente vivevano in esilio, aspettando testardamente l'opportunità di tornare sul trono.

L'estrema instabilità dei patriarchi generava intrighi incessanti tra i metropoliti del Santo Sinodo, che miravano a un posto vacante, e di solito i capi della Chiesa erano divisi in partiti estremamente ostili l'uno all'altro. "Ogni buon cristiano", scrisse un inglese che viveva in Oriente nel XVII secolo, "è costretto a notare con tristezza e compassione come questa Chiesa una volta gloriosa si stia strappando le viscere e le stia gettando per essere mangiate da corvi, avvoltoi e altre creature selvagge e mondane assetate di sangue".

Naturalmente, il ruolo degli arconti non era del tutto negativo. Assegnavano denaro all'istruzione, all'acquisto di libri. Lo stesso Mikhail Kantakuzin raccolse la biblioteca più ricca di allora, di cui la maggior parte fu acquistata dai monasteri del Monte Athos dopo la sua esecuzione da parte dei turchi.

Gli arconti pagavano spesso per l'educazione dei giovani greci nelle istituzioni educative europee, principalmente cattoliche. È vero, però, che per studiare lì in molti casi era necessario convertirsi al cattolicesimo, almeno per il periodo di studio.

Nel diciannovesimo secolo, durante la lotta della Grecia per l'indipendenza, gli arconti con i loro soldi, i legami con i sovrani di diversi paesi e la loro influenza sulla società greca contribuirono al fatto che la Grecia fu comunque in grado di liberarsi dal potere dei turchi. Proveniente dal clan Ypsilanti, Alexander Ypsilanti, un grande generale dell'esercito russo e aiutante dell'imperatore Alessandro I, guidò la guerra di liberazione nel 1821, che fece guadagnare alla Grecia l'indipendenza.

I fedeli servitori del Fanar

Nel XX secolo fu istituzionalizzata la società degli arconti del Patriarcato di Costantinopoli. Il 10 marzo 1966, durante il patriarcato del patriarca Atenagora I di Costantinopoli (colui che immediatamente dopo essere salito al trono dichiarò che il suo compito principale era quello di promuovere gli interessi americani), fu stabilito un ordine religioso di arconti – l'Ordine di sant'Andrea Apostolo – il cui secondo nome è "Arconti del Patriarcato ecumenico".

L'Ordine è stato creato presso l'Arcidiocesi americana del Patriarcato di Costantinopoli come organizzazione pubblica senza scopo di lucro. Nel 1991, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli stabilì un ordine separato per gli arconti che vivevano al di fuori dell'America, la Confraternita degli ufficiali (arconti) chiamata "La Santissima Vergine".

Il mentore spirituale dell'Ordine di sant'Andrea è d'ufficio il capo dell'Arcidiocesi americana. Ora è l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis), colui che ha articolato il concetto di supremazia del patriarca di Costantinopoli come "primo senza eguali".

Le attività dell'Ordine sono guidate direttamente da un comandante nazionale. Ora è Anthony Limberakis. Tra gli organi direttivi vi sono anche il comitato esecutivo e il consiglio nazionale.

Ogni anno il patriarca di Costantinopoli assegna il titolo di arconte a circa due dozzine di candidati. I criteri di selezione, secondo la procedura su archons.org, sono i seguenti:

  • Il candidato ha una traccia di attività nella sua parrocchia locale, metropolia e Chiesa nazionale?
  • Il candidato è pronto e in grado di fornire il proprio tempo, talento e finanze, per quanto possibile, per proteggere la libertà religiosa del Patriarcato ecumenico?
  • Il candidato è pronto e in grado di parlare con funzionari locali, statali e / o federali al fine di sostenere la libertà religiosa del Patriarcato ecumenico?
  • Il candidato è pronto e in grado di effettuare visite o di partecipare a un pellegrinaggio al Patriarcato ecumenico?
  • Come può il candidato contribuire a proteggere gli interessi del Patriarcato ecumenico?

È facile vedere che quasi tutti i requisiti si riferiscono alla devozione non all'Ortodossia in generale ma al Patriarcato ecumenico (di Costantinopoli). Questa lista non formula nemmeno requisiti di carattere morale per il candidato.

Non per niente l'elenco dei criteri indica la volontà del candidato di fare pressione sugli interessi del Fanar tra le autorità statunitensi. Nel 2006, l'ordine degli Arconti ha avviato il progetto di risoluzione sulla libertà religiosa, che è stato accettato da tutti gli stati degli Stati Uniti tranne quattro.

Dal titolo di questa risoluzione si può concludere che essa è progettata per affermare la libertà religiosa negli stati per tutte le organizzazioni religiose o almeno per quelle ortodosse. Ma non è così. Le disposizioni della risoluzione riguardano solo l'affermazione dei diritti del Fanar dinanzi alle autorità turche. In particolare, l'amministrazione turca è tenuta a riconoscere che il patriarca di Costantinopoli ha uno "status ecumenico" e non è solo il capo della comunità ortodossa locale.

Epifanij Dumenko e "il primo senza eguali"

L'Ordine degli arconti è stato direttamente coinvolto nel progetto di creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Nell'agosto 2018, quando il Patriarcato di Costantinopoli non aveva ancora deciso in merito alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sulla base di due denominazioni scismatiche dell'Ucraina, l'Ordine degli arconti dichiarò di "esortare tutti i cristiani ortodossi a ricordare che il patriarca ecumenico ha il diritto concedere il Tomos d'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina, se lo decide. "

E nel 2019, durante l'incontro annuale dell'Ordine negli Stati Uniti, il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, ha ricevuto il "Premio Athenagoras nel campo dei diritti umani" . Secondo la descrizione del premio su archons.org, esso "viene assegnato ogni anno al banchetto annuale dell'Ordine a una persona o organizzazione che attraverso le proprie azioni, intenzioni e dedizione dimostra costantemente preoccupazione per i diritti fondamentali e la libertà di religione di tutte le persone."

presentazione del "Premio Athenagoras nel campo dei diritti umani" a Epifanij Dumenko. Foto: pomisna.info

È piuttosto cinico presentare il premio per "la preoccupazione per i diritti fondamentali e la libertà di religione di tutte le persone" al capo di un'organizzazione religiosa i cui seguaci sequestrano luoghi di culto di un'altra denominazione in Ucraina, picchiano sacerdoti e parrocchiani e compiono altre atrocità. Ma davvero?

Alla presentazione del premio, il comandante dell'ordine Anthony Limberakis ha osservato "la pluriennale esperienza del metropolita Epifanij nella protezione del Patriarcato ecumenico".  A sua volta, il sito archons.org riferiva che "il metropolita Epifanij è un attivo sostenitore della libertà religiosa e un sostenitore chiave delle prerogative ecclesiastiche e canoniche del Patriarcato ecumenico".

Un'altra area di attività dell'Ordine degli arconti è il sostegno alle iniziative ecumeniche per avvicinare il Patriarcato di Costantinopoli e il Vaticano. Nel 2007, l'Ordine ha proclamato "Apostoli del mondo" papa Benedetto XVI e il patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli.

Il 10 gennaio 2020, l'Ordine ha tenuto un'assemblea costituente a New York, in cui è stato creato il "Fondo ecumenico patriarcale di Sant'Andrea". Anthony Limberakis, comandante nazionale dell'Ordine degli Arconti, ne è divenuto il presidente.

Il fondo mira a "aiutare il Patriarcato ecumenico a proteggere i suoi poteri canonici negli Stati Uniti e altrove", nonché a "proteggere e mantenere il ruolo guida del Patriarcato ecumenico tra varie giurisdizioni e organizzazioni ortodosse nel mondo".

Il patriarca Bartolomeo ha recentemente affermato che il patriarcato di Costantinopoli "è adorato non solo dai suoi stessi figli spirituali ma anche da altri – da tutta l'Ortodossia in tutto il mondo cristiano" , probabilmente dimenticando le parole di Cristo: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto" (Mt 4:10).

Tuttavia, va notato che il concetto di supremazia del patriarca di Costantinopoli "primo senza eguali" non è solo una semplice considerazione teorica. Questo concetto è supportato da un forte supporto finanziario e organizzativo. C'è solo una domanda al riguardo: questo concetto è ortodosso o anti-ortodosso?

 
L'infallibilità papale e il caso comico di papa Sisto V

L’infallibilità papale, punta dell’iceberg di una serie di prerogative del ruolo del vescovo di Roma, continua a dividere i cattolici dagli ortodossi. Talvolta rischia di dividere i cattolici da se stessi, come nel caso della poco nota “Vulgata Sistina”, una sfortunata edizione della Bibbia, che nel 1590 vide papa Sisto V alle prese con l’imposizione a tutti i cattolici, come unica fonte scritturale normativa, di un testo biblico pieno di errori, in virtù della “pienezza dell’autorità apostolica”. Ce ne parla un breve ma interessante testo riportato dal blog Mystagogy, e di cui presentiamo la traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Le autorità hanno iniziato a dire la verità sulla Chiesa ortodossa ucraina e sulla situazione ecclesiastica?

Olena Bohdan ha rilasciato dichiarazioni sensazionali sulla situazione ecclesiastica in Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo del Servizio statale per l'etnopolitica ha tenuto un discorso sulla situazione ecclesiastica in Ucraina, dicendo la verità su Chiesa ortodossa ucraina, "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sequestri di chiese, ecc.

Il 10 settembre 2022, durante la conferenza "Resilienza dopo la vittoria: misurazioni della sicurezza della vita pubblica degli ucraini", il capo del Servizio statale per l'etnopolitica e la libertà di coscienza dell'Ucraina Olena Bohdan ha formulato diverse tesi sulla Chiesa ortodossa ucraina, molto insolite per la società ucraina. In breve, Bohdan ha detto la verità sulla Chiesa ortodossa ucraina e sulla situazione ecclesiastica in Ucraina, esprimendo tutte le cose che non dovrebbero essere espresse.

Da notare che il convegno è stato organizzato dall'Università cattolica ucraina uniate e dall'Accademia Kyiv-Mohyla, che non possono in alcun modo essere definite amiche della Chiesa ortodossa ucraina. Anche i relatori erano persone, per usare un eufemismo, contrarie alla Chiesa. Non è difficile intuire che gli organizzatori intendessero affrontare le questioni della "guerra di civiltà" in modo specifico contro la Chiesa ortodossa ucraina, a cui è stato chiaramente accennato dal moderatore della "discussione" che ha posto la domanda: "Dove sfrattare i sacerdoti di Mosca?" Tuttavia, le cose non sono andate secondo i piani fin dall'inizio.

Il relatore Georgij Kovalenko, ex sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina, speculando sul documento "L'Ucraina dopo la vittoria: una visione per l'Ucraina del 2030" , ha chiesto come esattamente gli autori di questo progetto intendono minimizzare l'influenza della Chiesa ortodossa ucraina: "Come ve la immaginate? Dovrebbe evaporare come rugiada al sole? Che cosa dovrebbe succederle?". Inoltre, Kovalenko ha sottolineato che, dal punto di vista della Costituzione dell'Ucraina, risolvere il "problema della Chiesa ortodossa ucraina" sarà molto difficile.

Ma la vera sorpresa è stato il discorso del capo del Servizio statale per l'etnopolitica e la libertà di coscienza dell'Ucraina, Olena Bohdan. All'inizio, ha sottolineato che i rappresentanti delle nazionalità che vivono sul territorio dell'Ucraina percepiscono il nostro Paese come uno spazio di libertà e autorealizzazione. Pertanto, ha chiarito che la libertà, inclusa la libertà religiosa, è una componente necessaria della politica pubblica ucraina, del suo futuro e presente. E poi il capo del servizio civile ha parlato di ciò che "è sgradevole da sentire ma che esiste nella realtà", ovvero la reale situazione dell'Ucraina in campo religioso.

Proprio all'inizio del suo intervento, Olena Bohdan ha sottolineato che la sua struttura opera all'interno del Ministero della Cultura, a cui fa riferimento. Pertanto, le parole del capo del Servizio etnopolitico dello Stato non vanno percepite solo come un'opinione privata. Quindi che sta succedendo?

I media non dicono la verità sulla Chiesa ortodossa ucraina

Secondo Olena Bohdan, ciò che i media dicono sulla Chiesa ortodossa ucraina è radicalmente diverso da ciò che accade nella realtà. I giornalisti tacciono sul fatto che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina stanno combattendo al fronte, che la Chiesa ortodossa ucraina è impegnata nella beneficenza e che i suoi luoghi di culto sono pieni di fedeli in preghiera. Secondo Bohdan, tutto questo rimane "dietro le quinte".

Vorremmo aggiungere che i media non solo non riportano la verità sulla Chiesa ortodossa ucraina, ma raccontano molte bugie. Negli ultimi anni, i media hanno fatto tutto il possibile per screditare l'immagine della nostra Chiesa nella società. Tutte queste leggende su "soldi per Mosca", "armi nelle chiese" e "collaborazionisti in tonaca" sono date per scontate da molti. Tale "politica" sta dando i suoi frutti negativi, trasformando la più grande confessione religiosa in un gruppo marginale che si vuole "bandire e distruggere".

È sicuro dire che se smettiamo di modellare la Chiesa come il nemico, molto presto molte persone si renderanno conto di quanto sia diverso il quadro reale da quello virtuale.

Olena Bohdan ha affermato che lo Statuto della metropolia di Kiev non contiene alcun riferimento alla Chiesa ortodossa russa, così come gli statuti delle eparchie, e dopo il Concilio della Chiesa ortodossa ucraina del 27 maggio, non ci sono riferimenti di questo tipo nello Statuto principale della Chiesa ortodossa ucraina. L'unica questione che rimane nella struttura dello Statuto è la questione del terzo comma della Lettera del patriarca Aleksej, a cui fa riferimento lo Statuto. Questa clausola dice che la Chiesa ortodossa ucraina è collegata ad altre Chiese ortodosse locali attraverso la Chiesa ortodossa russa. il Servizio statale per l'etnopolitica ha inviato all'Ufficio della metropolia una richiesta scritta di spiegare se questo collegamento è di coordinamento o solo spirituale. A quanto pare, dopo la risposta a questa domanda lo Stato non avrà più pretese nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina?

La Chiesa ortodossa ucraina è la più grande denominazione religiosa dell'Ucraina

Olena Bohdan ha affermato più volte che la Chiesa ortodossa ucraina è la più grande denominazione religiosa del Paese. Ha sottolineato di avere informazioni obiettive sul numero di luoghi di culto nella Chiesa ortodossa ucraina e nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", nonché sui numkeri della partecipazione alle loro funzioni, quindi può parlare in modo obiettivo. Inoltre, ha fornito cifre specifiche. Secondo lei, la Chiesa ortodossa ucraina ha quasi il doppio dei sacerdoti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", molti più luoghi di culto (è logico supporre che il rapporto sia approssimativamente lo stesso del numero dei sacerdoti) e circa 2 milioni di parrocchiani.

Filaret diceva anche che il suo "patriarcato di Kiev" è più grande della Chiesa ortodossa ucraina. Anche il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Dumenko e i suoi collaboratori fanno regolarmente tali dichiarazioni. Naturalmente, sullo sfondo delle processioni della Chiesa ortodossa ucraina che radunano centinaia di migliaia di credenti, tali affermazioni sembrano comiche, eppure la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" continua a replicarle, citando vari sondaggi d'opinione. Pertanto, la dichiarazione ufficiale del capo del Servizio statale per l'etnopolitica (con tutta la sua ovvietà) è molto importante e pone fine a questa assurda discussione.

Bohdan si è lamentata del fatto che finora i rappresentanti della sua struttura non siano stati in grado di monitorare la situazione nelle regioni, ma quello che vede a Kiev parla da sé: "Kiev ha un numero superiore di luoghi di culto ortodossi della Chiesa ortodossa ucraina, e non sono vuoti. Non erano vuoti in aprile, e non sono vuoti ora. Sono pieni di credenti". E anche nei luoghi di culto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", secondo lei, ci sono persone, ma "là non c'è alcuna situazione che mostra che i luoghi di culto siano sovraffollati, no. Hanno spazio, si possono riempire di più".

A chi trasferire le Lavre della Chiesa ortodossa ucraina quando la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha né monaci né parrocchiani?

Proprio di recente, alla Rada è stato presentato un disegno di legge sul trasferimento delle Lavre di Pochaev e delle Grotte di Kiev alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Un disegno simile è stato proposto dall'ex parlamentare Oleksandr Bryhynets. A maggio, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha annunciato la creazione di un'organizzazione religiosa definita "Lavra delle Grotte di Kiev" e ha chiesto il trasferimento ad essa di una delle chiese della Lavra. In altre parole, è in corso un'attiva opera provocatoria per preparare un sequestro dei luoghi santi della Chiesa ortodossa ucraina da parte di predoni.

Olena Bohdan ha risposto, di fatto, a tutte queste persone. In breve, semplicemente non c'è nessuno a cui trasferire i monasteri. Non ci sono monaci nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

"Qualcuno si è chiesto quanti monaci della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ci sono a Kiev? Meno di 50. Ci sono più di 200 monaci nella sola Lavra delle Grotte di Kiev, della Chiesa ortodossa ucraina. E con seminaristi e insegnanti di accademia ci sono più di 600 abitanti", ha detto Bohdan.

Quindi, ha lasciato intendere che se trasferiamo il monastero alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", anche tutti i monaci di Kiev di questa struttura non saranno in grado di riempirne neppure una piccola parte. E ci sono milioni in bollette e spese di restauro: "sono somme molto ingenti, e non sono pagate dallo Stato, ma dall'associazione religiosa della Chiesa ortodossa ucraina" .

Un altro punto importante è che il monastero di san Teodosio si trova direttamente dall'altra parte della strada rispetto alla Lavra delle Grotte di Kiev. La citazione: "Se ci vai di domenica per una funzione, vedrai quante persone ci sono. E puoi immaginare quanti monaci ci sono, sapendo che ce ne sono meno di 50 in tutta Kiev". Il suggerimento del capo del Servizio statale per l'etnopolitica è più che trasparente: se la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha né monaci né parrocchiani vicino alla Lavra, cosa cambierà se le sarà assegnato il monastero delle Grotte di Kiev? Che senso avrebbe? Penso che Olena Bohdan abbia spiegato molto chiaramente perché dare la Lavra alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una pessima idea.

2 milioni di credenti nella Chiesa ortodossa ucraina: tanti o pochi?

Olena Bohdan ha annunciato la cifra di 2 milioni di credenti Chiesa ortodossa ucraina. Questi calcoli rischiano di essere "minimi", soprattutto se ricordiamo che solo la grande processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina nel 2021 ha riunito 350.000 credenti in una sola volta. Ma anche questo "modesto" numero di 2 milioni non può che stupire. Dopotutto, come ha notato Olena Bohdan, queste persone sono "religiosamente attive".

In questo caso, non si tratta semplicemente di sostenitori della Chiesa ortodossa ucraina, ma di coloro che chiamiamo persone di chiesa. In altre parole, se ora in Ucraina vivono 35-37 milioni di persone, 2 milioni sono circa il 6%, il che è molto (per esempio, nella Chiesa ortodossa russa le persone che vanno in chiesa e osservano i digiuni, secondo i rappresentanti della Chiesa, sono il 3%-4% della popolazione).

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sequestra i luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, ma questi restano vuoti

Membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "patrioti" cercano di dirci che non ci sono sequestri in Ucraina, e che tutto questo è un'invenzione dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. E ora, all'improvviso, questa tesi viene confutata dal Servizio statale per l'etnopolitica. Si scopre che sono tutte cose vere. E le conseguenze dei sequestri sono tristi. I credenti della Chiesa ortodossa ucraina sono cacciati dalle loro chiese e nessuno vi entra al loro posto.

Olena Bohdan ha detto che molte persone le dicono che nella storia dell'Ucraina sono già accaduti "conflitti religiosi" di massa, e quindi non c'è bisogno di essere drammatici al riguardo ora. Il capo del Servizio statale per l'etnopolitica non è d'accordo con queste persone. Come mai?

Perché in precedenza tali conflitti erano legati alla situazione in cui la Chiesa greco-cattolica ucraina, che è stata a lungo clandestina, è stata legalizzata dopo la caduta dell'Unione Sovietica e le sono state restituite le chiese sequestrate dalle autorità sovietiche. D'altra parte, i seguaci di Dumenko non hanno una compomente clandestina e neuuna base da dove prendere credenti. Bohdan ha confermato questa tesi con il fatto che più di 100 chiese, già sequestrate dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sono vuote: "Non so come rivolgermi a tutti, alle due metropolie, alla società ucraina, perché questa situazione è sempre più pericolose ogni giorno. Qui si dovrebbe avere il coraggio di riconoscere i fatti, anche se scomodi, e poi avere la saggezza per uscire adeguatamente da questa situazione".

Ebbene, la richiesta di riconoscimento dei fatti è molto opportuna. Non resta che fare passi concreti per "uscire dalla situazione".

I tentativi di mettere al bando la Chiesa ortodossa ucraina destabilizzeranno l'Ucraina

Olena Bohdan ha affermato che i conflitti intorno ai sequestri delle chiese della Chiesa ortodossa ucraina danneggiano l'immagine dell'Ucraina sulla scena internazionale e creano anche un "quadro" che, nelle sue parole, si inserisce completamente nella narrativa della Federazione Russa. E questo è pericoloso "perché può portare all'idea che la Russia abbia in qualche modo ragione".

Ma è particolarmente pericoloso che i conflitti religiosi portino sicuramente alla destabilizzazione all'interno dell'Ucraina.

"Molte persone pensano che siano rimasti pochissimi credenti della Chiesa ortodossa ucraina ed è necessario un piccolo sforzo perché non ci sia più alcun fenomeno come la Chiesa ortodossa ucraina nella società ucraina", ha affermato Olena Bohdan. Ma dato che la Chiesa ortodossa ucraina conta oltre 10.000 organizzazioni religiose e 2 milioni di credenti, i tentativi di mettere al bando la Chiesa ortodossa ucraina sono un modo diretto per destabilizzare il Paese: "Questo è un modo molto semplice per destabilizzare la situazione nella società, per creare opposizione tra i cittadini e una lotta molto seria dei cittadini contro le forze dell'ordine, per creare risentimento e sfiducia nelle autorità statali perché qualcuno deve venire a togliere i fedeli dalle chiese, e al loro posto non ci saranno nuovi fedeli".

* * *

Il discorso di Olena Bohdan può essere visto come una certa evoluzione (o addirittura rivoluzione) della posizione delle autorità nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina. Non è chiaro come si svilupperanno ulteriormente gli eventi e se le autorità fermeranno le illegalità che si stanno verificando nella sfera religiosa dell'Ucraina. Ma è ovvio che in questo campo la situazione è monitorata e loro ne sono ben consapevoli. Questo fatto da solo dovrebbe far passare la sbornia a molti funzionari e "attivisti" che violano la Costituzione e combattono contro la Chiesa ortodossa ucraina.

Ancora una volta, va notato che le parole di Bohdan non possono essere viste solo come una sua posizione personale, perché di recente il ministro della Cultura Oleksandr Tkachenko ha affermato di non conoscere alcuna "Chiesa ortodossa russa in Ucraina" e di conoscere solo la Chiesa ortodossa ucraina. E si spera che d'ora in poi questa posizione delle autorità diventi ufficiale e venga attuata nella pratica come richiesto dalla Costituzione dell'Ucraina.

 
Portavoce della Chiesa ortodossa ucraina: "Lo scisma non si rimuove con un tratto di penna e un sigillo del Fanar"

il vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Nikolaj Danilevich. Foto: snob.ru

Il vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina ha spiegato: la divisione in Ucraina non è avvenuta sulla carta ma nella vita reale e dovrebbe essere curata non con la manipolazione ma con azioni reali.

Il 17 febbraio 2020, l'arciprete Nikolaj Nikolai Danilevich, vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, in un'intervista a Snob, ha dichiarato che l'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha portato alla minaccia di una scissione nell'intera Ortodossia mondiale.

Secondo lui, l'Ortodossia ucraina è rimasta divisa come negli anni precedenti.

"Inoltre, l'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha portato alla minaccia di una scissione in tutto il mondo ortodosso. Pertanto, non vedo alcuna conseguenza positiva dopo l'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" - tranne, forse, per l'unificazione di "patriarcato di Kiev" e "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Intendo che le due strutture scismatiche si sono fuse in una. Tuttavia, anche questo non è accaduto completamente: dopo tutto, Filaret si è allontanato dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha nuovamente ripristinato il "patriarcato di Kiev". Quindi le valutazioni e le aspettative della nostra Chiesa non sono cambiate. Piuttosto, gran parte di ciò che avevamo previsto si è avverato. In particolare, in un'intervista di un anno fa, ho ipotizzato che Costantinopoli, apparentemente, volesse non solo concedere l'autocefalia all'Ucraina, ma sconfinare nel suo territorio e ottenere influenza su parte degli ucraini. Questo è esattamente quello che è successo", ha osservato padre Nikolaj.

Secondo lui, al momento "lo stesso Patriarcato di Costantinopoli non è particolarmente entusiasta della situazione attuale. Con le sue azioni, il Fanar si è compromesso di fronte all'intero mondo ortodosso. L'autorità del patriarca Bartolomeo è molto decaduta. Ricevo un feedback in questo senso dalla comunità greca. Si può vedere che il Fanar contava su una guerra lampo in termini di riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma questo non ha funzionato. Non possono andare avanti e non vogliono fare un passo indietro. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è ora come una valigia senza maniglia: è difficile da trasportare ma è penoso lasciarla cadere.

Per quanto riguarda la stessa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", nell'ultimo anno non vi ho visto alcun progresso ecclesiastico, teologico, intellettuale o qualsiasi altra svolta che avrebbe fatto scalpore circa un anno fa: dicevano, se ci sarà l'autocefalia, tutto cambierà. Al contrario, si può vedere che durante questo periodo la vita interna ed esterna della Chiesa ortodossa ucraina è notevolmente rianimata".

Ha sottolineato: una via d'uscita da questa situazione deve essere cercata a livello pan-ortodosso.

"A seguito delle azioni unilaterali del Fanar in Ucraina, sono stati violati almeno tre principi di base della Chiesa: conciliarità, successione apostolica ed eucaristia. A proposito, queste non sono parole mie. Queste sono le parole dell'arcivescovo Anastasios dell'Albania, che abbiamo incontrato di recente. La conciliarità è stata violata dal patriarca Bartolomeo con il suo intervento unilaterale. <...>

In Ucraina, invece di incoraggiare gli scismatici a unirsi alla Chiesa, hanno semplicemente creato un'altra struttura parallela. Anche la successione apostolica è violata, poiché le ordinazioni episcopali compiute in scisma sono state riconosciute valide, in particolare, nella linea della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che proviene da Vikentij Chekalin. Dato che queste persone, che non hanno una successione apostolica e quindi nessuna vera dignità, sono autorizzate a servire, ciò influisce sull'eucaristia", ha affermato il portavoce della Chiesa ortodossa ucraina.

Ha osservato: la soluzione della "questione ucraina" dovrebbe essere condotta in modo conciliare; quindi tutti stanno aspettando con speranza il raduno dei capi delle Chiese ortodosse locali ad Amman, previsto per la fine di febbraio.

Come ritiene il vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, "era molto importante per il Fanar mantenere il privilegio di concedere l'autocefalia in modo indipendente. Per quanto ho capito, questa è la posizione di principio del Patriarcato di Costantinopoli, che vuole essere una specie di criterio di appartenenza alla Chiesa ortodossa. È da qui che scaturisce la retorica di alcuni rappresentanti del Fanar, che chiunque sia in comunione con il Patriarcato di Costantinopoli è in unità con la Chiesa. Ma questa non è ecclesiologia ortodossa. Questo è simile al cattolicesimo romano, con la sua visione peculiare del ruolo del papa, in base al quale essere in unità con il papa significa essere un vero cattolico e un membro della Chiesa, altrimenti non sei il benvenuto. Pertanto, il problema non è solo la partecipazione o la non partecipazione, ma è molto più profondo".

Ha sottolineato: "L'affermazione secondo cui non esiste più una divisione è molto speculativa, teorica e lontana dalla realtà. Tutte le Chiese locali nei primi anni '90 hanno visto "patriarcato di Kiev" e "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che sono alla base della nascita della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", come scismatici. E sono ancora considerati scismatici. Non tutte le Chiese locali hanno riconosciuto che non vi è più lo scisma - solo tre. In altre parole, la maggior parte delle Chiese locali ritiene che esista ancora uno scisma. E, soprattutto, la stessa Chiesa ortodossa ucraina, da cui si sono staccati i gruppi citati, crede che ci sia una divisione. Questo è il primo punto.

Il secondo punto è che la divisione in Ucraina non è avvenuta sulla carta ma nella vita reale. Ciò significa che deve essere guarita non manipolando documenti, compresi quelli storici, e creando vari schemi teologici astratti, ma con azioni reali. Filaret si è staccato dalla Chiesa, è stata creata una gerarchia parallela; sono scoppiate divisioni, conflitti, ecc. Questo deve prima essere riconosciuto, quindi si deve mostrare pentimento e le ordinazioni non canoniche devono essere corrette. Ma non è successo niente del genere. Né pentimento né ordinazioni canoniche, solo pezzi di carta e basta.

La divisione non si rimuove solo con un tratto di penna e con il sigillo del patriarca di Costantinopoli. Se non c'è pentimento, non c'è consapevolezza di commettere un peccato davanti alla Chiesa; tra i deposti e gli scomunicati si evoca dunque un senso di correttezza, seguito da aggressività. A proposito, è proprio qui, secondo me, che si radica una delle ragioni della loro aggressività e odio verso la nostra Chiesa, del sequestro dei luoghi di culto, ecc. Il pentimento è un cambiamento in una persona. E nel nostro caso, si è scoperto che non sono stati gli scismatici a cambiare, ma la Chiesa, in particolare la Chiesa di Costantinopoli, che ha semplicemente cambiato il suo atteggiamento nei loro confronti".

"Mi sembra che il patriarca Bartolomeo, prendendo la sua decisione, abbia semplicemente approfittato di un conveniente momento politico: poteri e sentimenti anti-russi a Kiev. Dopotutto, è chiaro che anche oggi, sotto il presidente Zelenskij, l'istituzione della Chiesa autocefala ucraina in questo modo sarebbe impossibile. Solo perché l'atmosfera politica è cambiata. Inoltre, il patriarca di Costantinopoli ha creato un precedente pericoloso - in effetti, ha creato una gerarchia parallela in Ucraina, che contraddice direttamente le decisioni dei Concili ecumenici, secondo cui dovrebbe esserci un solo vescovo in una città. Ora, sulla base di questo precedente, qualsiasi dissidente in qualsiasi luogo sarà in grado di creare la propria struttura parallela alla Chiesa canonica e quindi, usando il famoso "diritto di appello", rivolgersi al patriarca di Costantinopoli e chiederne il riconoscimento. Questo apre il vaso di Pandora in tutte le altre Chiese. Se il patriarca Bartolomeo avesse davvero voluto aiutare a risolvere il problema, avrebbe agito diversamente".

Secondo quanto riferito dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, l'arciprete Nikolaj Danilevich, ha affermato che gli Stati Uniti sponsorizzerebbero apertamente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
Intervista al Metropolita Ilarion sul National Catholic Register

Sul sito del National Catholic Register, rivista online del network cattolico EWTN, Edward Pentin ha realizzato una interessante intervista online al metropolita Ilarion (Alfeev), centrata sull’interesse per il Concilio pan-ortodosso del 2016 e per la situazione di crisi in Ucraina. Pubblichiamo l’intervista in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
La Chiesa estone protesta contro il concerto dei Batushka, una band black metal blasfema

ai concerti, i membri di Batushka indossano in modo blasfemo lo schema, l'abito dei monaci che si vede in questa foto di un monaco ortodosso. Foto: zen.yandex.ru

La Chiesa ortodossa estone è rimasta spiacevolmente sorpresa nell'apprendere che la blasfema band black metal polacca Batushka avrebbe dovuto suonare a Tallinn venerdì.

Come sottolinea la Chiesa, gli organizzatori dell'evento chiamano la musica della band "predicazione anti-ortodossa".

Batushka è stata fondata da Krzysztof Drabikowski a Białystok, in Polonia, nel 2015. Drabikowski ha trascorso sei anni a studiare nel famoso monastero di Supraśl e conosce bene i servizi e l'innografia ortodossi. Ma invece di onorare il Signore, usa la sua musica per deridere e bestemmiare tutto ciò che è sacro.

"I Batushka hanno fatto colpo nell'underground con il loro album di debutto del 2015, 'Литоургиіа' o Litourgiya (in inglese, 'Liturgy'), e la loro intera produzione sembra un'inversione particolarmente malvagia del linguaggio, della musica e dei rituali della Chiesa", si legge in un articolo di Revolver del 2019 sulla band.

Come rileva la nuova dichiarazione della Chiesa, questi concerti hanno causato scandali in molti paesi. Una serie di concerti in Russia ha dovuto essere cancellata "per motivi di sicurezza" quando i fedeli ortodossi hanno picchettato il loro spettacolo, ha detto un membro della band a Revolver.

La dichiarazione completa della Chiesa estone recita :

Siamo stati sorpresi di apprendere che a Tallinn il 2 settembre 2022, dalle 19:00 alle 23:00, il club Tapper Rock ospiterà un'esibizione della band black metal polacca Batushka, la cui opera è apertamente definita "predicazione anti-ortodossa" dagli organizzatori dell'evento.

Questo gruppo usa gli attributi del culto ortodosso nelle sue produzioni musicali, in particolare icone, candele e croci, trattando in modo blasfemo i simboli cristiani. Inoltre, i testi e i titoli degli album della band utilizzano la terminologia della Chiesa ortodossa, per esempio le parole "Liturgia", "panichida", "litania", "irmos", ecc. Allo stesso tempo, i compilatori dei testi alterano il contenuto delle preghiere cristiane e dei testi delle Sacre Scritture in modo tale da renderle palesi bestemmie.

Crediamo che la natura anticristiana dell'opera di questo gruppo, compreso il trattamento blasfemo dei simboli cristiani, offenda non solo la sensibilità dei credenti ortodossi, ma anche dei credenti di altre confessioni cristiane. Le esibizioni del gruppo hanno già causato scandali e proteste da parte dei credenti in diversi paesi.

 
L'arcivescovo greco d'America dichiara la comunione aperta per i coniugi non ortodossi

theorthodoxworld.com

L'arcivescovo Elpidophoros, primate dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America del Patriarcato di Costantinopoli, ha suscitato scalpore ieri in occasione dell'apertura della 29a conferenza annuale della Fondazione Leadership 100 presso il Breakers Resort a Palm Beach, in Florida.

La Fondazione Leadership 100 dedicata all'arcivescovo Iakovos è una società che sostiene i ministeri nazionali dell'Arcidiocesi greco-ortodossa a favore dell'Ortodossia e dell'ellenismo.

Come segnalano più partecipanti alla conferenza, di fronte a dozzine di partecipanti, l'arcivescovo Elpidophoros ha dichiarato che chiunque sia sposato nella Chiesa ortodossa può ricevere la comunione nella Chiesa ortodossa, indipendentemente dal fatto che sia ortodosso o meno.

La sua dichiarazione è arrivata durante lo spazio di domande e risposte del suo discorso.

Poiché la Chiesa ortodossa insegna fermamente che solo i membri battezzati e cresimati della Chiesa possono comunicarsi, la dichiarazione dell'arcivescovo ha sconvolto molte persone.

In precedenza l'arcivescovo aveva affrontato la questione dei matrimoni misti durante la riunione del consiglio arcidiocesano di ottobre, accennando a ciò che aveva dichiarato apertamente ieri. Dopo aver notato che quasi il 50% tra tutti i cristiani ortodossi in America è composto da convertiti, incluso il 25% nell'Arcidiocesi greca, l'arcivescovo ha dichiarato:

Tenendo ciò a mente, darei questo suggerimento: invece di chiamare i matrimoni con coniugi non ortodossi "matrimoni misti", non potremmo meglio chiamarli "matrimoni miracolosi"? Perché questi matrimoni sono la strada principale che inaugura la conversione alla Fede. Come dice l'apostolo Paolo: come fai a sapere, o moglie, se salverai tuo marito? O come fai a sapere, o marito, se salverai tua moglie? (I Cor 7:16).

Mentre sopra parla del matrimonio che porta alla conversione dei coniugi alla santa Ortodossia, l'arcivescovo Elpidophoros ha continuato dicendo:

Ogni matrimonio fedele è un matrimonio miracoloso, un miracolo dell'amore di Dio e un mistero da celebrare con gioia e accogliere con ringraziamento. Indipendentemente dal fatto che il coniuge si unisca o meno alla Chiesa in modo formale attraverso la cresima, questi fa comunque parte al 100% della nostra comunità e dovrebbe essere accolto come tale. Se vogliamo essere una Chiesa che serve veramente e promuove i nostri giovani che vivono in un mondo tecnologicamente avanzato e pluralista, dobbiamo accogliere gli estranei in mezzo a noi – non renderli più estranei e accogliere tutti i membri della nostra comunità e della nostra Nazione.

Il Patriarcato di Costantinopoli in precedenza aveva suscitato polemiche quando aveva annunciato che avrebbe permesso ai sacerdoti le cui mogli erano morte o li avevano abbandonati di entrare nelle seconde nozze, contraddicendo così la tradizione canonica di lunga data della Chiesa.

A ottobre, il Santo Sinodo eparchiale dell'Arcidiocesi greca in America ha annunciato che stava chiedendo a Costantinopoli di consentire a tre sacerdoti di risposarsi.

L'articolo è stato aggiornato per notare che la dichiarazione è stata fatta durante la sessione di domande e risposte.

 
Inaugurata la cappella ortodossa di san Benedetto a Milano

Fa sempre piacere vedere aprire un luogo di culto ortodosso in Italia. Fa ancor più piacere veder riaprire un luogo di culto, particolarmente quando si tratta di un centro che ha significato tanto per lo sviluppo e la crescita della nostra parrocchia. La cappella di san Benedetto, riaperta alle funzioni pubbliche lo scorso giovedì, è il luogo dove è nata la nostra parrocchia madre di Milano. Adesso, dopo che a partire da questo primo nucleo si è sviluppata una fiorente e attiva parrocchia, la prima sede riapre al culto espressamente per le funzioni in lingua italiana, e per creare un centro di documentazione ortodossa in lingua italiana. Congratulazioni a padre Dimitri per questa iniziativa, di cui speriamo di poter offrire ulteriori aggiornamenti su questo sito.

 
Salvate il soldato Ucraina: la fine del gioco all'orizzonte?

Alcuni commentatori di questo sito sono sempre stati impazienti per una più drammatica azione militare russa in Ucraina, una Blitzkrieg dell'Armata Rossa che coinvolga l'appiattimento di Kiev e di molte altre città. Sospetto che, a differenza dei militari, costoro non abbiano idea degli orrori di una vera guerra. A differenza dei politici guerrafondai, che non combattono e non rischiano di essere sporcati dalla materia cerebrale e dalle budella che fuoriescono dall'interno di altri esseri umani vivi pochi istanti prima, i militari sono essenzialmente pacifici.

Ciò non significa che siano dei codardi, significa che, come professionisti, vogliono raggiungere i loro obiettivi evitando il più possibile le perdite. Lo scopo non è uccidere altri esseri umani. Tanto più in Ucraina, dove chi ti si oppone è della tua stessa etnia e con valori simili. Kiev non sarà rasa al suolo, è una città russa, anzi, si chiama "la madre delle città russe". L'operazione militare speciale deve essere attuata con il minor numero di perdite possibile.

L'Ucraina deve essere liberata, non distrutta. Questa guerra è contro gli USA e i suoi vassalli ciechi ma sottomessi, non contro l'Ucraina e gli ucraini. Il popolo ucraino è tenuto in ostaggio. Lo scopo di ogni liberazione è quello di liberare e salvare gli ostaggi, non quello di ucciderli. Gli ostaggi non sono il nemico. I nemici sono i sequestratori, Zelenskij e compagni. L'intera operazione riguarda il salvataggio dell'Ucraina, non la sua distruzione.

Un'altra cosa che alcuni nei paesi occidentali dimenticano è che i russi hanno una pazienza asiatica. Questo è abbastanza diverso dall'impazienza occidentale. La Russia non ha dimenticato i Cavalieri Teutonici nel 1242, i polacchi al tempo dei torbidi (1598-1613), gli svedesi a Poltava nel 1709, Napoleone nel 1812, i franco-britannici nel 1854-56, il Kaiser nel 1914, Hitler nel 1941, o Clinton negli anni '90.

È tutto elencato e ricordato, proprio come i cinesi non hanno dimenticato il genocidio dei cinesi condotto dagli inglesi nelle guerre dell'oppio, così come gli indiani non hanno dimenticato le atrocità britanniche nella prima guerra d'indipendenza indiana (che gli inglesi chiamano 'l'ammutinamento indiano') nel 1857-8, così come gli iraniani non hanno dimenticato il rovesciamento della loro democrazia da parte degli inglesi nel 1953 e poi le camere di tortura della polizia segreta dello scià.

Il punto è che non dovresti prendere un orso a colpi ripetuti. Come gli asiatici, i russi eurasiatici hanno un'enorme pazienza, ma non dimenticano assolutamente nulla. Quando Kiev ha iniziato i suoi massacri in Ucraina nel 2014, tutto è stato notato. Dopo l'attentato al ponte, quella pazienza è finita. I russi hanno ora nominato comandante in capo di quella che oggi è un'operazione antiterroristica il generale Surovikin, soprannominato "generale Armageddon". Il suo nome, che deriva dalla parola russa per 'severo', ricorda a ogni russo il grande eroe della storia militare russa del XVIII secolo, il generale Suvorov. Il mio consiglio agli ucraini dopo due giorni con 200 missili? Arrendetevi al più presto o uscite subito. Il perché, ve lo dicono proprio le notizie dell'11 ottobre:

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha accusato Usa e Regno Unito di aver interrotto i negoziati di marzo tra Russia e Kiev a Istanbul, a un passo dalla pace e a condizioni abbastanza favorevoli a Kiev. Ora che sono stati interrotti, Kiev non riceverà minimamente condizioni favorevoli. Tutto questo da marzo è costato troppo alla Russia.

https://news.mail.ru/politics/53430648/?frommail=1

Il capo della Cecenia, Ramzan Kadyrov (che quando parla, è meglio ascoltarlo) ha affermato che l'Ucraina ha perso per sempre ogni possibilità di armistizio con la Russia a causa delle attività di Zelenskij e della sua 'banda satanica'. 'Quello che sta accadendo oggi è una punizione per i bambini, le donne e i vecchi uccisi e mutilati a sangue freddo. I paesi che oggi si atteggiano a pacifisti e giudicano allo stesso tempo, e condannano gli attacchi missilistici su obiettivi militari, di comunicazione e di approvvigionamento energetico dell'Ucraina, per otto lunghi anni se ne sono fregati del destino di coloro che vivevano nel Donbass'.

https://news.mail.ru/politics/53428975/?frommail=1

Ma, in una terza storia, il presidente dei servizi di sicurezza bielorussi, Ivan Tertel, ha detto a Minsk che si aspetta che la svolta dell'operazione militare speciale in Ucraina avrà luogo tra novembre e febbraio. "Se la Federazione Russa realizza una mobilitazione di qualità e fornisce ai suoi gruppi i mezzi tecnici e le armi avanzate, le operazioni militari entreranno nella loro fase chiave". Ciò fa seguito all'annuncio del 10 ottobre del presidente Lukashenko che "con la degenerazione della situazione ai confini della Bielorussia e dell'Ucraina, lui e il presidente Putin hanno deciso di formare un esercito regionale congiunto, da formare nei prossimi due giorni".

https://news.mail.ru/politics/53428353/?frommail=1

Ciò fa seguito al rilascio di informazioni secondo cui l'Ucraina ha raggruppato 15.000 soldati al confine con la Bielorussia, minando le strade e facendo saltare in aria ponti. Qualcosa sta succedendo. La Russia sta per interrompere le rotte di rifornimento stradali e ferroviarie della NATO dalla Polonia, interrompendo anche il rifornimento delle forze di Kiev con equipaggiamento militare occidentale? Un'invasione sta per tagliare l'ovest dell'Ucraina? Questo spiegherebbe perché Leopoli sia stata bersagliata da missili russi negli ultimi due giorni. Dal 25 marzo, quando l'Ucraina è stata lasciata sconfitta, è stata rianimata solo per 1,5 miliardi di dollari al mese e rifornimenti militari provenienti dai paesi della NATO, quasi tutti attraverso la Polonia, con Rzeszów nel sud-est della Polonia che è diventato un importante nodo di approvvigionamento. Dal 25 marzo questa è diventata una guerra tra Russia e USA, con questi ultimi che si nascondono dietro i propri barboncini a Kiev e nell'Europa occidentale e orientale.

La fine del gioco sembra essere all'orizzonte. Mancano tre settimane alle condizioni invernali di novembre: tempo sufficiente per sistemare tutto. Fino ad allora la Russia può ammorbidire l'Ucraina, inviando missili e distruggendo gli edifici dell'odiata polizia segreta ucraina (SBU) a Kiev e Leopoli e ogni sorta di obiettivi militari e logistici e centrali elettriche, senza cui l'Ucraina non può funzionare. Tuttavia, la Russia farà comunque del suo meglio per salvare l'Ucraina privata perché vuole salvare il soldato Ucraina, non distruggerlo.

E oltre a questo, c'è un altro problema, in definitiva molto più importante: la guerra economica mondiale. Solo quando gli Stati Uniti avranno iniziato a vedere il dollaro cadere e fallire e l'Europa occidentale avrà iniziato a soffrire di interruzioni di corrente, le cose si muoveranno qui. L'8 ottobre, un emendamento al Parlamento Europeo che chiedeva di esplorare tutte le vie per la pace in Ucraina è stato respinto con 436 voti favorevoli e 118 contrari. Così, per il momento, quasi l'80% del parlamento dell'Unione Europea preferisce la Guerra alla Pace. Lo scorso marzo i numeri sarebbero stati probabilmente 554 voti a 0. Le cose si stanno già muovendo. Questo significa che il 20% dell'Unione Europea è già tornato in sé? Sono in corso manifestazioni pubbliche contro la NATO in Germania, in Francia, anzi in tutta l'Europa occidentale. È l'inizio.

Il finale della partita per l'Ucraina è quindi all'orizzonte. Tuttavia, al di là della lotta nella provincia slava dell'Ucraina per salvare salvare il soldato Ucraina, c'è la questione di salvare il soldato Ucraina Europa, anzi, di salvare il soldato Ucraina Nord America privato. Questo è molto più difficile. Gli ucraini sono stati zombificati per soli 30 anni (è vero che l'estremo ovest della Galizia lo è stato per 400 anni), ma l'Europa occidentale ha subito mille anni interi di zombificazione, prima sotto lo schema piramidale e il racket del feudalesimo ("dateci il vostro bestiame, il vostro grano e i vostri soldi, altrimenti mandiamo fuori i cavalieri dal castello'), oggi sotto il neofeudalesimo ("pagate le tasse e chiudete la bocca, altrimenti vi taglieremo la carta di credito e vi priveremo di tutto ciò che rende la vostra vita degna di essere vissuta').

Dezombificare gli occidentali? Bene, se si riesce a creare un cuneo tra il popolo e l'élite, è un inizio. Ma l'intero problema della mentalità occidentale è quello dell'auto-adulazione dell'infallibilità. Cominciò 950 anni fa, quando il papa d'Occidente fu dichiarato infallibile [1], poi il problema si riversò su tutto il clero cattolico, ma da allora la riforma democratizzò l'infallibilità degli uomini occidentali, poi negli ultimi cento anni delle donne occidentali, e nel ultimi cinquant'anni a tutti coloro che accettano la mentalità occidentale, indipendentemente dal loro sesso, razza, credo e, come si dice ora, 'orientamento sessuale'. Questo è il fondamento del 'liberalismo' totalitario dell'umanesimo laicista: 'L'Occidente è il migliore e quindi lo sono anch'io'.

Lusingatevi nelle vostre delusioni, se volete. Non durerà. La fine del gioco è all'orizzonte.

Nota

[1] L'articolo 1 del Dictatus Papae ("Dettato del papa") del 1075 recita: La Chiesa romana è stata fondata unicamente da Dio. Articolo 2: Solo il papa può essere giustamente chiamato 'universale'. Articolo 9: Tutti i principi baceranno i piedi del solo papa. Articolo 19: Egli stesso non può essere giudicato da nessuno. E l'articolo 22: La Chiesa romana non ha mai sbagliato. Né sbaglierà, per tutta l'eternità.

Sostituite 'l'Occidente' a 'la Chiesa romana' e 'il presidente degli USA' a 'il papa', e vi troverete tutta la discendenza e l'origine dell'ONU, delle sanzioni, del Fondo Monetario Internazionale e di molti altri orrori che potete chiamare per nome.

 
Il patriarca di Antiochia rifiuta di partecipare al Concilio dei primati ad Amman

il patriarca di Antiochia Giovanni X. Foto: Orthodoxy.ru

Il primate della Chiesa di Antiochia ha detto che non parteciperà al Concilio dei primati, poiché questo incontro potrebbe "aumentare le divergenze" nell'Ortodossia.

Il patriarca Giovanni X della Chiesa di Antiochia ha rifiutato di partecipare al Concilio dei primati, che si terrà nella capitale della Giordania, Amman, il 25-27 febbraio 2020. Lo hanno riferito media ortodossi.

Il patriarca, in risposta a un invito del primate della Chiesa di Gerusalemme, Theophilos III, ha dichiarato che l'imminente incontro potrebbe "approfondire la spaccatura tra fratelli".

"La Chiesa di Antiochia riconosce la preoccupazione dei primati delle Chiese ortodosse e le loro iniziative per ciò che può contribuire a trovare soluzioni per la grave crisi che la Chiesa ortodossa sta affrontando oggi. Tuttavia, ha deciso di non partecipare a questo incontro", afferma il messaggio.

Il patriarca Giovanni ha corroborato il suo rifiuto di partecipare, sforzandosi di "evitare qualsiasi cosa aumenti la divergenza e approfondisca la frattura tra fratelli".

Allo stesso tempo, il testo parla della necessità di consenso e unanimità tra le Chiese:

"La Chiesa di Antiochia ribadisce la sua ferma posizione secondo cui il "consenso unanime" tra le Chiese, basato sulla Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione, è la regola essenziale nella Chiesa ortodossa, per quanto riguarda le decisioni generali a livello ortodosso universale, come nonché nella risoluzione di problemi in sospeso. Afferma anche il suo impegno, attraverso la continua comunicazione con le Chiese, a produrre un'atmosfera d'amore e al ritorno alla reciproca consultazione e all'unanimità tra i fratelli, per essere ​​fedeli alla missione di gioia, pace e unità che il Signore vuole dalla sua Chiesa".

Ricordiamo che il 28 dicembre 2019 si è tenuto un incontro presso la residenza patriarcale di Damasco tra il patriarca Giovanni e l'arcivescovo Christophoros (Kyriakopoulos), rappresentante del patriarca di Gerusalemme ad Amman, che ha esteso al Primate di Antiochia un invito al "raduno fraterno" ad Amman.

Quindi il Patriarca Giovanni ha riaffermato la posizione della Chiesa di Antiochia, espressa dal Santo Sinodo del Patriarcato di Antiochia, che in precedenza aveva sostenuto la necessità di un incontro dei capi delle Chiese ortodosse locali per risolvere congiuntamente questioni ortodosse in sospeso.

 
Diacono Vladimir Vasilik: “L'ideologia della sovranità ucraina è costruita su un fondamento spiritualmente marcio”

Il diacono Vladimir Vasilik, uno dei collaboratori del portale Pravoslavie.ru, ha scritto per il sito Russkaja narodnaja linija (“linea popolare russa”) un interessante articolo, che presentiamo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, e che analizza le crepe dell’attuale Ucraina dal punto di vista spirituale. L’occasione per questo articolo è lo scambio (non del tutto civile) di pareri tra il metropolita Sofronij di Cherkassy, l’unico dei vescovi ucraini del patriarcato di Mosca che sostiene apertamente l’autocefalia ucraina e che esterna di tanto in tanto posizioni fortemente antirusse, e il ministro della cultura della Federazione Russa, Vladimir Medinskij, di origini ucraine. Non ci soffermiamo più di tanto su questo scambio di pareri (bisogna tuttavia notare che almeno un metropolita “nazionalista ucraino” il Patriarcato di Mosca ce l’ha davvero: brillano invece per la loro assenza i non nazionalisti nelle chiese “ucraine” opposte al Patriarcato di Mosca), ma sottolineiamo il valore delle parole del diacono Vladimir Vasilik quando parla delle vere origini spirituali dell’Ucraina. Il titolo di “Piccola Rus'” dato all’Ucraina non ha alcun significato legato alle dimensioni (la Belarus' – o Russia Bianca – è ancora più piccola...), ma indica la culla, il luogo di nascita della civiltà russa. Finché l’identità spirituale della Piccola Rus’ (la cui capitale, il centro storico della cristianità russa, è oggi una città conquistata e occupata) non sarà riconosciuta e fatta rivivere, ogni speranza di identità ucraina poggerà su basi spiritualmente marce.

 
La Chiesa antiochena non invia alcun rappresentante alla riunione fraterna in Giordania

Né sua Beatitudine il patriarca Giovanni X di Antiochia né altri vescovi del patriarcato antiocheno parteciperanno alla prossima riunione fraterna ad Amman, in Giordania, secondo una dichiarazione rilasciata dal Centro media ortodosso antiocheno venerdì 22 febbraio.

La Chiesa antiochena è l'ultima tra le Chiese invitate a rispondere pubblicamente all'invito di sua Beatitudine il patriarca Theophilos III di Gerusalemme.

Salvo l'improbabile evento di Chiese che cambino idea all'ultimo minuto, saranno rappresentate 6 Chiese: Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania, Polonia e Terre Ceche e Slovacchia, e 8 non saranno rappresentate: Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Cipro, Georgia, Bulgaria, Grecia e Albania.

La Chiesa ortodossa in America non è stata invitata in quanto la sua autocefalia non è riconosciuta da diverse Chiese locali, incluso il Patriarcato di Gerusalemme.

Mentre alcuni media in varie lingue e di varie prospettive avevano ipotizzato che la Chiesa antiochena fosse rappresentata, la sua presenza è sempre stata improbabile e non vi è mai stata alcuna reale considerazione data alla presenza dello stesso patriarca.

Giovedì 21 febbraio, il Patriarcato di Gerusalemme ha rilasciato una prematura dichiarazione ottimista che "sono state raggiunte intese concrete con Antiochia per una risoluzione" della disputa territoriale del Qatar. La dichiarazione ha dato l'impressione che il patriarca Giovanni avrebbe quindi partecipato alla riunione fraterna di Amman.

Il patriarcato di Antiochia ha rotto la comunione con il Patriarcato di Gerusalemme nel 2014 dopo che quest'ultimo ha consacrato un vescovo per il Qatar, che la Chiesa antiochena considera suo territorio canonico.

Fonti vicine alla Chiesa antiochena hanno informato OrthoChristian che, sebbene ci siano state discussioni sulla questione da quando i due primati si sono incontrati a Cipro in aprile, non ci sono state risoluzioni concrete.

In effetti, il Patriarcato di Gerusalemme ha rilasciato la sua dichiarazione dopo che era già a conoscenza della decisione della Chiesa antiochena di non partecipare. La dichiarazione di Gerusalemme viene interpretata come un tentativo di fare pressione sulla partecipazione del patriarca Giovanni, sostenendo che la questione del Qatar non è più un serio ostacolo nei rapporti tra le due Chiese.

Tuttavia, la dichiarazione della Chiesa antiochena dimostra che ha le sue preoccupazioni e il suo punto di vista sugli attuali problemi dell'unità della Chiesa, che né la parte greca né quella russa sembrano aver preso in considerazione.

La dichiarazione antiochena recita per intero:

In seguito al generoso invito di sua Beatitudine il patriarca Theophilos III di Gerusalemme a sua Beatitudine il patriarca Giovanni X d'Antiochia, a partecipare a una riunione consultiva dei dirigenti della Chiesa ad Amman, in Giordania, il venticinquesimo di questo mese, la Chiesa antiochena dichiara che Ella non parteciperà a questo incontro.

La Chiesa di Antiochia riconosce la preoccupazione dei primati delle Chiese ortodosse e le loro iniziative per ciò che potrebbe contribuire a trovare soluzioni per la grave crisi cui la Chiesa ortodossa sta assistendo oggi. Tuttavia, ha deciso di non partecipare a questo incontro, sulla base delle informazioni che sono state fornite, e per la sua cura di evitare qualsiasi cosa aumenti la divergenza e approfondisca la spaccatura tra fratelli. La sua posizione non significa che non sia desiderosa di accelerare le soluzioni necessarie per le ragioni che hanno portato alla fine della comunione tra la Chiesa di Antiochia e la Chiesa di Gerusalemme, anche dopo che la Chiesa di Antiochia ha mostrato prontezza per tutto ciò che facilita queste soluzioni.

In questa occasione, la Chiesa di Antiochia ribadisce la sua ferma posizione secondo cui il "consenso unanime" tra le Chiese, basato sulla Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione, è la regola essenziale nella Chiesa ortodossa, per quanto riguarda le decisioni generali sugli ortodossi universali livello, nonché nella risoluzione di problemi in sospeso. Afferma anche il suo impegno, attraverso la continua comunicazione con le Chiese, a ciò che produce un'atmosfera d'amore e al ritorno alla reciproca consultazione e all'unanimità tra i fratelli, affinché sia ​​fedele alla missione di gioia, pace, e l'unità che il Signore vuole dalla sua Chiesa.

La Chiesa di Antiochia invita tutti i suoi figli a unirsi in preghiera e ad operare per la pace nella Chiesa e nel mondo intero.

 
La fine del gioco

Ora sta diventando chiaro, anche per i politici occidentali auto-illusi e per le loro presstitute dei media, che la situazione non può andare avanti così. Prendiamo solo i titoli delle notizie del 18 ottobre.

La pubblicazione statunitense National Interest riporta che l'Ucraina potrebbe durare solo un mese senza l'aiuto degli Stati Uniti.

https://news.mail.ru/incident/53516988/?frommail=1

Il governatore della provincia di Kherson, Kirill Stremousov, ha annunciato sul Primo Canale russo che le forze di Kiev hanno perso in sei settimane 9.800 soldati, insieme a 320 carri armati, 250 trasporti di fanteria, 542 autoblindo, 36 aerei e 7 elicotteri. Sono caduti nella trappola russa, che ha permesso loro di avanzare attraverso la campagna aperta.

https://news.mail.ru/incident/53510849/?frommail=1

Le immagini del gasdotto Nordstream sono state pubblicate sul quotidiano svedese "Expressen". Era chiaramente un sabotaggio. Ora, chi sarebbe interessato a farlo? Forse gli stessi che hanno abbattuto l'MH-17 nel 2014?

https://news.mail.ru/incident/53519325/?frommail=1

La mobilitazione parziale di 300.000 riservisti russi è quasi completata. La loro presenza in Donbass libererà i regolari per ulteriori avanzate, anche se parte della terra presa dalle forze di Kiev a settembre è già stata ripresa e ogni giorno ne viene liberata di più.

Dopo sette giorni di attacchi aerei (di cui solo due giorni riportati dai media occidentali) alle infrastrutture ucraine, in particolare alle forniture elettriche, anche Zelenskij ha ammesso oggi che in tutta l'Ucraina è stato distrutto il 30% delle centrali elettriche del regime di Kiev. Tutto questo in risposta al suo terrorismo a Zaporozh'e, Donetsk, Belgorod, Mosca (Darya Dugina), sul Nordstream e sul ponte di Crimea. Cos'altro si aspettava?

La Francia è in sciopero.

L'Italia è stufa e vuole che le consegne di armi ai neonazisti di Kiev si interrompano.

Nel Regno Unito in bancarotta, con stupore di tutti, Truss è ancora 'presente', ma il sito del Daily Mail riporta che molti pub dovranno chiudere per l'inverno. I proprietari non possono permettersi di pagare le bollette del riscaldamento.

In Germania, il ministro della Salute, Karl Lauterbach, ha avvertito del rischio che anche gli ospedali debbano chiudere a causa della crisi energetica.

Alcuni chiedono: ma perché la Federazione Russa, quando ha iniziato la campagna di liberazione lo scorso febbraio, non ha alzato fin dal principio la manopola del dolore? La risposta è semplice. Non solo la Federazione ha sottovalutato la totale stupidità della NATO e della giunta di Kiev. È molto più di questo, è semplicemente che la Russia non ha mai voluto infliggere dolore agli ucraini comuni e ai suoi stessi soldati. Gli ucraini comuni non sono MAI stati il nemico. Il bersaglio russo è sempre stato l'esercito di Kiev rifornito dalla NATO e addestrato dalla NATO. I russi non spazzano i cespugli con proiettili di mitragliatrice e gli alberi con l'Agente Arancio come gli americani, e non cancellano Amburgo e Dresda dalla mappa come gli inglesi. I loro colpi sono mirati. Non sono terroristi.

Non avete letto il discorso del 30 settembre del presidente Putin? Per favore, ascoltatelo di nuovo:

"Voglio che le autorità di Kiev e i loro veri gestori in Occidente mi ascoltino ora, e voglio che tutti lo ricordino: le persone che vivono a Lugansk e Donetsk, a Kherson e Zaporozh'e sono diventate nostri cittadini, per sempre.

…Chiediamo al regime di Kiev di cessare il fuoco e tutte le ostilità immediatamente; di porre fine alla guerra scatenata nel 2014 e di tornare al tavolo delle trattative. Siamo pronti per questo, come abbiamo detto più di una volta. Ma la scelta delle persone di Donetsk, Lugansk, Zaporozhie e Kherson non sarà messa in discussione. La decisione è stata presa e la Russia non la tradirà.

…Difenderemo la nostra terra con tutte le forze e le risorse che abbiamo e faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza della nostra gente. Questa è la grande missione liberatrice della nostra nazione.

….Oggi stiamo lottando affinché non venga mai in mente a nessuno che la Russia, il nostro popolo, la nostra lingua o la nostra cultura possano essere cancellati dalla storia. Oggi abbiamo bisogno di una società consolidata e questo consolidamento può basarsi solo sulla sovranità, sulla libertà, sulla creazione e sulla giustizia. I nostri valori sono umanità, misericordia e compassione".

Se non credete a queste ultime parole sui valori, allora guardate negli occhi la grande santa russa, santa Ksenija di San Pietroburgo:

 
Russia: l'ultimo grande Impero cristiano

Fjodor Tjutchev (1803-1873) non fu solo uno dei più grandi poeti della Russia del XIX secolo, ma fu anche un diplomatico professionista con una penetrante visione geopolitica. Le seguenti note avrebbero costituito la struttura di base per il sesto capitolo del suo trattato incompiuto del 1849, La Russia e l'Occidente. Tradotto da Mark Hackard.

* * *

Gli occidentali che emettono giudizi sulla Russia assomigliano in qualche modo ai cinesi che giudicano l'Europa, o prima ai greci (graeculi) che giudicano Roma. Questa è apparentemente una legge della storia: l'una o l'altra società o civiltà non comprende mai chi dovrebbe sostituirle.

La colonia occidentale di russi colti che parlano con la propria voce riflessa li conduce verso delusioni sempre più grandi. La presa in giro di un'eco.

È l'Occidente che attualmente vede in Russia solo fatti materiali, il potere materiale.

La Russia per l'Occidente è un effetto senza causa. Questo accade perché, essendo idealisti, non riescono a vedere l'idea.

Studiosi e filosofi nelle loro opinioni storiche hanno cancellato una buona metà del mondo europeo.

E tuttavia, da dove appare quel senso che si trova a metà strada tra il rispetto e la paura, lo stupore, davanti a questa forza puramente materiale, un sentimento vissuto solo in relazione all'autorità?

Qui è presente un istinto più ragionevole della conoscenza. Cos'è la Russia? Cosa rappresenta? Due cose: la tribù slava e l'Impero ortodosso.

La tribù

Il panslavismo, divenuto proprietà della fraseologia rivoluzionaria... è un abuso a cui è soggetta la concezione della nazionalità, un costume da mascherata per la Rivoluzione. I panslavisti letterari sono ideologi tedeschi, esattamente come tutti gli altri. Il vero panslavismo è nelle masse, dove si rivela nel contatto personale tra un soldato russo e il primo contadino slavo che lo incontra, sia questi slovacco, serbo, bulgaro, ecc., anche ungherese... Si sentono tutti in solidarietà di fronte ai tedeschi.

Il panslavismo consiste anche in quanto segue: nessuna nazionalità politica è possibile per gli slavi al di fuori della Russia. È qui sorge da sola la questione polacca.

L'Impero

La questione della tribù è solo secondaria, o meglio non è un principio; è un elemento. Il principio è la tradizione ortodossa.

La Russia è molto più ortodossa che slava. Come cultura ortodossa, è la garante dell'Impero.

Che cos'è allora l'Impero? Una lezione sull'Impero. L'Impero non muore; si eredita. La realtà di questa eredità. Ci sono stati quattro imperi passati e il quinto è l'ultimo.

Questa è una tradizione negata dalla scuola rivoluzionaria sulla stessa base che rifiuta la tradizione nella Chiesa.

Questo è individualismo che nega la storia.

E intanto l'idea di Impero è stata l'anima di tutta la storia dell'Occidente. Carlo Magno. Carlo V. Luigi XIV. Napoleone.

La Rivoluzione uccise questa idea e da quel momento iniziò la disintegrazione dell'Occidente. Ma l'Impero in Occidente non è mai stato altro che usurpazione.

Fu il bottino che i Papi si divisero con i Kaiser di Germania (e da questo nacquero le loro dispute).

Il legittimo impero rimase legato all'eredità di Costantino. La realtà storica di tutto questo deve essere mostrata e provata.

Qual era l'Impero Romano d'Oriente (false opinioni degli studiosi occidentali sull'Impero Romano d'Oriente) che fu lasciato in eredità alla Russia?

Solo in qualità di imperatore d'Oriente lo tsar è l'imperatore di Russia.

"Auspichiamo uno tsar orientale e ortodosso", hanno detto gli ucraini, e così dicono tutti gli ortodossi d'Oriente, gli slavi e altri.

Per quanto riguarda i turchi, occuparono l'Oriente ortodosso per proteggerlo dai popoli occidentali fino a quando non fu creato un impero legittimo.

L'Impero è uno. La Chiesa ortodossa è la sua anima e la tribù slava il suo corpo. Se la Russia non fosse arrivata all'Impero, sarebbe appassita.

Questa è la Russia nella sua forma definitiva: un Impero d'Oriente.

 
Al di sopra dell'Oriente e dell'Occidente

In uno dei suoi lucidi articoli di analisi della situazione mondiale, padre Andrew Phillips ci ricorda come la Russia, centro geopolitico della storia umana in quanto collegamento tra Europa e Asia, è soggetta ad attacchi e infezioni sia da Oriente sia da Occidente. In particolare, il monismo delle culture orientali non cristiane, e l’individualismo delle degenerazioni cristiane occidentali, attaccano alla base la concezione personale del vero cristianesimo, trasmettendo valori distruttivi che cercano di insinuarsi persino, in casi estremi, sotto sembianze ortodosse. Presentiamo l’articolo di padre Andrew, Al di sopra dell'Oriente e dell'Occidente, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Митрополит Иларион: Отсутствие тех или иных Церквей в Аммане не сделает встречу менее значимой

В преддверии встречи глав и представителей Поместных Православных Церквей в столице Иордании председатель Отдела внешних церковных связей Московского Патриархата митрополит Волоколамский Иларион рассказал порталу «Интерфакс-Религия» о том, что и в каком формате планируется обсудить на этом форуме.

Владыка, чего Вы ожидаете от встречи в Аммане?

Мы ожидаем братской дискуссии Предстоятелей и представителей Поместных Православных Церквей по вопросам, волнующим сегодня православный мир. Этих вопросов много, и попытки представить дело так, будто они решаются или уже решены, могут лишь ввести в заблуждение.

Так, например, Константинопольский Патриархат утверждает, что уже «решил» проблему украинского раскола. Но раскол невозможно уврачевать путем простой легитимизации действий раскольников – без покаяния и перерукоположения тех, кто именует себя иерархами, не имея в действительности священного сана.

В Православной Церкви епископом может считаться только тот, кто был рукоположен двумя или более епископами, имевшими на это право. Нынешняя «иерархия» ПЦУ – это лица, не имеющие канонического рукоположения. Один из них, например, был рукоположен двумя лицами – запрещенным в служении епископом Русской Церкви и самозванцем, выдававшим себя то за православного, то за униатского архиерея, то за англиканского пастора, а в действительности не имевшего ничего, кроме диаконской хиротонии. Лиц, получивших рукоположение таким образом, называют в народе «самосвятами». А Патриарх Варфоломей без всякого исследования, на основе подсунутых ему раскольниками подложных документов, принял их в общение без покаяния и перерукоположения, «восстановив» их в сане, которого они в действительности никогда не имели.

Есть и много других нарушений, допущенных в процессе предоставления «автокефалии Украине», как выражаются в Константинопольском Патриархате. И главное из них – то, что автокефалия была дана группе раскольников вопреки воле канонической Украинской Церкви, объединяющей двенадцать тысяч приходов, более двухсот пятидесяти монастырей и миллионы верующих. Она не просила автокефалии, но ей попытались навязать автокефалию. Когда же она отказалась, томос был выдан альтернативной группе.

Будет ли Блаженнейший митрополит Онуфрий участвовать во встрече?

Да.

Вы не боитесь, что отсутствие ряда Поместных Церквей в Аммане сделает встречу недостаточно авторитетной?

Мы готовы обсуждать межправославные проблемы в любом формате – двустороннем, трехстороннем, многостороннем. Иерусалимский Патриарх пригласил все общепризнанные Поместные Церкви принять участие. Кто-то ответил согласием, кто-то отказом. На Критский Собор, созванный Константинопольским Патриархом в 2016 году, тоже не все поехали. А здесь речь не идет ни о всеправославном соборе, ни о том, что в последние годы стали называть «синаксисом» – официальной встречей Предстоятелей Церквей. Это братская встреча тех, кто пожелал в ней участвовать, для обсуждения накопившихся вопросов. Кто-то должен помочь Православным Церквам найти пути выхода из кризиса. Сегодня инициативу организовать дискуссию взял на себя Иерусалимский Патриарх, и мы ему за это благодарны.

Отказ Антиохийского Патриархата от участия во встрече был для Вас неожиданным? Чем Вы его объясняете?

Антиохийский Патриархат в свое время отказался от участия в Критском соборе из-за неурегулированного конфликта с Иерусалимским Патриархатом по вопросу церковного присутствия в Катаре. Та же причина упоминается в коммюнике Антиохийского Патриархата, посвященном отказу от участия во встрече в Аммане. Насколько нам известно, в последние дни велись переговоры между Антиохией и Иерусалимом по этой теме, однако, по всей видимости, они не увенчались достижением полного согласия.

А чем объясняется отказ Болгарской и Грузинской Церквей?

Опять же, обе эти Церкви отказались в свое время от участия в Критском соборе, и у каждой были на то свои причины. Грузинский Патриарх, в частности, объяснил свой отказ тем, что вопросы должны решаться в общеправославном диалоге, то есть с участием всех Церквей.

Отсутствие тех или иных Церквей в Аммане не сделает встречу менее значимой. В свое время, когда четыре Церкви объявили об отказе участвовать в Критском соборе, Патриарх Варфоломей все равно его провел, и решения этого собора в Церквах, принимавших в нем участие, считаются обязательными. В Аммане не предполагается принятие каких-либо решений. Это встреча не для принятия решений, а для братского обсуждения назревших проблем и путей возможного выхода из кризиса.

Будем надеяться, что встреча в Аммане станет началом процесса обсуждения общеправославных проблем, к которому со временем присоединятся и другие Церкви.

Какие проблемы, помимо украинской, будут обсуждаться?

Я предполагаю, что Сербская Церковь захочет обсудить ситуацию в Черногории, где власти ввели дискриминационный закон, позволяющий отбирать собственность у канонической Церкви и передавать ее другим структурам. Возможно, будет обсуждаться также церковная ситуация в Северной Македонии.

Кроме того, есть вопросы, которые должны были рассматриваться на всеправославном уровне, но были сняты с повестки дня Критского собора еще до его созыва. Это, в частности, вопрос о том, кто и при каких обстоятельствах имеет право предоставлять автокефалию. В ходе предсоборного процесса Церкви принципиально договорились о том, что автокефалия может в дальнейшем предоставляться только с согласия всех общепризнанных Поместных Церквей. Но Константинополь сначала добился того, что тема исчезла из повестки дня, а теперь заявляет, что эти договоренности не имели силы, и усваивает себе единоличное право вторгаться в чужие пределы, перекраивать границы Церквей, предоставлять автокефалию кому вздумается, в том числе раскольникам, не имеющим канонических хиротоний.

Мы столкнулись с невиданной доселе ситуацией, порожденной действиями одного из Предстоятелей. Он возомнил себя «первым без равных», имеющим право действовать единолично, без согласия других Церквей. В этой ситуации Предстоятелям и представителям Поместных Церквей есть что обсудить и о чем подумать.

 
Un rappresentante della Chiesa russa spiega la posizione della Chiesa nei confronti della guerra

foto: spzh.news

La Chiesa non ha mai considerato la guerra una cosa buona. Allo stesso tempo, è al di fuori della politica e non deve essere legata a nessuna posizione politicizzata contro la guerra, spiega Vakhtang Kipshidze, vicepresidente del Dipartimento sinodale della Chiesa russa per le relazioni della Chiesa con la società e i media.

Kipshidze ha parlato a lungo del vero ministero della Chiesa e del suo ruolo in tempi di conflitto militare e di guerra nel programma Chronicle of the New World su RTVI News ieri.

"La Chiesa non ha mai considerato la guerra qualcosa di buono... Qualsiasi guerra è collegata al peccato", ha affermato il rappresentante della Chiesa.

D'altra parte, "la Chiesa ha sempre benedetto il servizio militare, come servizio in difesa della patria, al servizio degli altri, che quelli che vanno al fronte difendono e per i quali accettano la morte. Questa parte dell'insegnamento della Chiesa non implica il divieto di resistere al male con la violenza. L'uomo ha il diritto all'autodifesa", ha detto Kipshidze.

Inoltre, non difendere coloro che ami non è giusto, è un peccato, ha aggiunto.

A marzo, circa 300 sacerdoti della Chiesa russa hanno firmato un appello contro la guerra. Interrogato sulla posizione della Chiesa nei confronti di tali chierici, Kipshidze ha osservato che questo appello ha portato a un grande ottimismo in Occidente, tra i politici che vogliono che la Chiesa diventi una potenza di opposizione nella società russa.

"Ma la Chiesa non entrerà a far parte dell'opposizione politica, perché la Chiesa è fuori dalla politica. È dalla parte della gente, è dalla parte di coloro che dovrebbe nutrire pastoralmente", compresi i soldati, ha detto.

Un fattore di complicazione è che la posizione contro la guerra in Russia oggi è stata politicizzata e mobilitata in una posizione anti-governativa, ha spiegato Kipshidze. "La Chiesa non si unirà a un'opposizione politica", ha affermato.

"In un mondo ideale potrebbe esserci una posizione contro la guerra non politicizzata, ma viviamo nel mondo reale e la nostra posizione contro la guerra ora è monopolizzata dalle forze politiche anti-russe e viene usata non per stabilire la pace, ma per provocare divisioni interne nella società russa".

La "opinione alternativa", ovvero la posizione contro la guerra, "che esiste nella Chiesa ortodossa russa, dovrebbe rimanere fuori dai confini della Chiesa, perché è diventata una forma di attività politica, e non c'è posto per l'attività politica nella Chiesa, a mio avviso", ha proseguito il rappresentante della Chiesa.

Piuttosto, la Chiesa è aperta a persone di ogni opinione politica e a persone che ricoprono incarichi nel governo, ha osservato Kipshidze.

La Chiesa è apolitica e lotta per la pace attraverso la preghiera, non le manifestazioni politiche. "Questo è il senso e il contenuto di ciò che la Chiesa fa nel contesto del conflitto attuale".

La posizione del patriarca è che la Chiesa non sarà mai solidale con le potenze occidentali che vogliono danneggiare la Russia, ha detto Kipshidze, e il concetto di neutralità deve essere considerato in questo contesto. La Chiesa è fuori dalla politica, ma non può mai stare con chi è contro la patria, ha spiegato.

Vakhtang Kipshidze

 
Eterna memoria al metropolita Jovan

Il sito della Chiesa ortodossa serba riporta la notizia della morte del metropolita Jovan di Zagabria e Lubiana nel pomeriggio di giovedì 3 aprile 2014. Il metropolita Jovan (al secolo Joco Pavlović) era nato il 22 ottobre 1936 nel villaggio di Medinci presso Podravska Slatina in Slavonia. Compiuti gli studi teologici a Belgrado, e gli studi post-laurea a Kiel e Monaco di Baviera, insegnò teologia a Prizren e al seminario di Krka.

Vescovo della diocesi di Zagabria dal 1977 e metropolita dal 1982, ebbe il compito non invidiabile di difendere gli interessi della Chiesa ortodossa serba in Croazia dopo l'indipendenza del paese: un compito sul filo del rasoio, dove ogni aperta difesa degli ortodossi e dei loro interessi, e ogni tentativo di instaurare buone relazioni con i cattolici o con il governo croato, erano fonte di altrettanto aspre critiche e biasimo (generalmente senza fondamento).

Il metropolita Jovan è noto tra noi per avere retto per lungo tempo le chiese del patriarcato serbo in Italia. Per anni ha dovuto risiedere a Trieste a causa delle difficili situazioni nella Croazia post-bellica, ed è lì che lo abbiamo conosciuto. Abbiamo trovato un vescovo intelligente e attento alle necessità del suo gregge, inclusi gli ortodossi di lingua italiana. Anche se le sue proposte non ci sembravano tutte facilmente realizzabili (era disposto per esempio a benedire e sostenere un'associazione federativa inter-giurisdizionale di ortodossi italiani, che allora come ora ci pareva un po' utopistica), nondimeno queste idee e la sua disponibilità all'ascolto e alla valutazione dei progetti degli ortodossi "locali" rivelavano un cuore molto attento alla missione dell'Ortodossia in Italia, al contrario di quanto affermato dai suoi indegni detrattori. Ci dispiace solo che in tutti gli anni di permanenza in Italia il metropolita non sia riuscito a imparare l'italiano.

Il nostro ricordo di vladika Jovan non sarebbe completo (e non sarebbe giusto) se non menzionassimo la sua attitudine di paterna pazienza di fronte al tradimento di una piccola parte della comunità ortodossa di Pistoia (già transitata dal cattolicesimo alla Chiesa ortodossa russa e quindi a quella serba, prova che voltagabbana - così come signori - si nasce). Il passaggio di quella scheggia impazzita al vecchio calendarismo greco non aveva alcuna vera ragione, dato che la Chiesa serba (soprattutto nel 1999!) meritava meno di qualsiasi altra le rimostranze della classica vulgata del vecchio calendarismo. Il metropolita Jovan aveva tutto il diritto di punire i colpevoli con ogni sorta di censura e riprovazione ecclesiale, ma non lo fece, mandando continuamente messaggi di pacificazione e di disponibilità a riaccogliere a braccia aperte gli erranti (in tutti i sensi del termine). Preghiamo affinché questa bontà gli valga analoga benevolenza da parte di Dio, così come gli vale certamente tutto il nostro rispetto.

Al metropolita Jovan: Вјечнаја памјат! Eterna memoria!

 
Il patriarca Kirill elenca i problemi più acuti dell'Ortodossia

La perdita di una comprensione comune della struttura della Chiesa e della natura del primato in essa sono le principali cause della crisi moderna nell'Ortodossia. Questa opinione è stata espressa da sua Santità Kirill, patriarca di Mosca e di Tutta la Rus', in una riunione di primati e delegazioni di sei Chiese ortodosse locali, tenutasi nella capitale della Giordania, Amman, il 26 febbraio 2020, come riferisce Patriarchia.ru .

Come ha osservato sua Santità Kirill, oggi la Chiesa ortodossa si trova ad affrontare la minaccia di divisioni, di cui non esistono casi simili da quasi mille anni. Per contrastare questa minaccia, è necessario iniziare una discussione pan-ortodossa sui problemi che si sono accumulati.

I problemi più gravi che pongono sfide all'Ortodossia, secondo il patriarca Kirill, sono i seguenti:

- In primo luogo, il problema di come comprendere il primato nella Chiesa; i tentativi di comprovare pretese di supremazia universale con l'aiuto di argomentazioni teologiche appositamente create; la mancanza di un sistema di controllo collettivo sulle azioni della cattedra principale, la negazione della necessità del consenso nel processo decisionale su scala pan-ortodossa. Questi problemi dovrebbero essere affrontati universalmente.

In secondo luogo, una minaccia per l'istituzione dell'autocefalia nella Chiesa; la mancanza di un meccanismo universalmente riconosciuto per la concessione di un'autocefalia indiscutibile per tutti; tentativi di introdurre una disuguaglianza tra le Chiese autocefale "più anziane" e quelle "più giovani".

In terzo luogo, sono in corso tentativi di sfidare i confini canonici delle Chiese autocefale, di rivedere e revocare documenti già adottati di importanza storica che definiscono questi confini.

In quarto luogo, le affermazioni del primate primo fra pari nella famiglia delle Chiese ortodosse locali sul suo diritto di accettare appelli da qualsiasi Chiesa e la minaccia di utilizzare questi appelli come strumento per interferire nella vita interna di altre Chiese locali, ne sono profondamente convinto, richiedono riflessione e discussione.

In quinto luogo, il verificarsi di una situazione anormale in cui il principale ierarca, contrariamente ai principi di base del diritto canonico, agisce come giudice nel caso in cui egli stesso è una delle parti, rappresentandosi come ultima risorsa nell'esame di questo caso.

E il sesto è il problema della creazione delle cosiddette "stavropegie" nei territori di altre Chiese locali senza il loro consenso o contro la loro volontà".

Altri partecipanti all'incontro hanno parlato dell'importanza di una discussione pan-ortodossa sulla situazione, oltre che della risoluzione dei problemi secondo i santi canoni.

Di conseguenza, sua Santità il patriarca Kirill ha espresso il desiderio che l'incontro di Amman sia il primo di una serie di tali incontri e si è rivolto a sua Beatitudine il patriarca Theophilos di Gerusalemme con una richiesta di avviare una continuazione del dialogo.

 
Decostruire i costrutti

Introduzione: i costrutti

Un'unione imposta artificialmente in confini innaturali è nota come un "costrutto". I costrutti sono artificiali, poiché sono popolati da popoli diversi, che parlano lingue diverse e hanno culture diverse e che preferirebbero vivere in un proprio stato-nazione comune a causa di queste differenze. Per queste ragioni i costrutti sono sempre imposti dall'alto verso il basso per 'ragioni di Stato' e rifiutati da quelli che ne sono oppressi alla base. I costrutti sono popolari sempre e solo tra le élite che li inventano e ci guadagnano. Raramente raggiungono più del 50% di popolarità, di solito molto meno. Sono sempre respinti da chi sta in fondo alla piramide sociale. Ecco perché i costrutti non durano mai.

1. Gli USA come costrutto

Per esempio, gli Stati Uniti, fondati sullo sfruttamento, la legge sulle armi, la schiavitù e il genocidio dei suoi popoli nativi, sono un costrutto. I suoi confini rettilinei sono artificiali, il risultato di guerre e trattati, imposti ad altri da circostanze storiche o da occupazioni illegali, come per esempio in Alaska e alle Hawaii. Gran parte del suo territorio meridionale ha toponimi spagnoli ed è stata rubata dal Messico e ora – tale è la giustizia della storia e la ricompensa della pazienza – è rioccupata da persone di lingua spagnola.

Per quanto riguarda il confine settentrionale, quello è stato fissato perché sostanzialmente le terre a nord erano fredde e poco invitanti. La stragrande maggioranza di loro, fatta eccezione per una striscia molto stretta vicino al confine con gli Stati Uniti, si estendeva fino all'Artico ed era inabitabile. Pertanto, l'élite statunitense li ha lasciati agli indesiderati che chiamavano "canadesi", che non rappresentavano per loro alcuna minaccia.

Per quanto riguarda gli "Stati Uniti", sono il risultato di una guerra civile incredibilmente sanguinosa, che ha causato ben un milione di morti, l'equivalente di dieci milioni di oggi. Era diretto da un'élite industriale del nord-est e il risultato, imposto dal genocidio, non fu mai accettato da molti. Quell'élite era sionista (non ebrea, sebbene molti dei suoi finanziatori fossero ebrei) nella sua proclamazione di essere eccezionale e che il suo "destino manifesto" (cioè manifesto solo a se stessi) fosse quello di diffondersi "dal mare al mare splendente".

2. L'Europa e i suoi costrutti

Anche l'Europa (che significa per etimologia 'l'Occidente') è un costrutto, la cui identità risale a un antico mito greco. Per i romani di 2000 anni fa, l'Europa non esisteva separatamente dall'Asia e dall'Africa. Infatti, è artificialmente separata dall'Asia (che significa per etimologia 'l'Oriente'), da dove sono emigrati i suoi popoli. Non esiste un confine naturale tra la penisola europea e l'Asia: il suo confine orientale è puramente politico e per il momento fissato tra i monti Urali e il Caucaso.

Inoltre, quasi tutte le sue lingue sono "indoeuropee" e hanno origine in una lingua parlata nell'odierna Turchia (Asia Minore) o anche più a est, ben oltre 5.000 anni fa. Il disprezzo storicamente recente in "Europa" per tutto ciò che è "asiatico", chiamato sprezzantemente "asiatico" o "barbaro", è semplicemente un rifiuto delle proprie origini e un'auto-giustificazione per il suo stato artificiale di separazione.

Nei primi anni '90 l'allora presidente francese Chirac invitò tutti: 'Creeons l'Europe, Faisons l'Europe, il faut construire l'Europe' (Creiamo l'Europa, facciamo l'Europa, dobbiamo costruire l'Europa') . Questa era semplicemente un'ammissione aperta che l'Europa non esisteva. Infatti non esiste.

Nell'Europa contemporanea l'Unione Europea, il Regno Unito e l'Ucraina sono ovviamente costrutti. L'Unione Europea risale solo al 1993, l'Ucraina al 1992 e il Regno Unito al 1922. In altre parole, sono tutte invenzioni temporanee del ventesimo secolo. Ora siamo nel ventunesimo secolo, possiamo vedere che non dureranno ancora a lungo.

2.A. L'Unione Europea

Prendendo per primo il costrutto più recente, possiamo vedere che molti degli attuali 27 paesi dell'Unione Europea, che il Regno Unito ha lasciato dopo 47 anni turbolenti, vivendo questa e i suoi predecessori come una camicia di forza, sono dei costrutti. Faremmo eccezioni solo per alcuni piccoli paesi: Portogallo, Cechia, Bulgaria, Slovenia, Malta e i cinque paesi nordici scarsamente popolati: Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda, questi ultimi entrambi non appartenenti all' Unione Europea. (La popolazione totale dei cinque paesi nordici è di appena 27 milioni, il 40% della popolazione della Francia o del Regno Unito).

La Spagna è un costrutto, catalani e baschi la rifiutano. La Francia è un costrutto, baschi, bretoni, occitani, corsi e alsaziani la rifiutano. Belgio, Italia e Germania sono costrutti che non risalgono a prima del diciannovesimo secolo e la Germania è stata reinventata radicalmente in quel tempo, poiché il Secondo Reich del 1871 scomparve nel 1918 e il Terzo Reich del 1933 durò solo dodici anni, dopodiché i confini della Germania cambiarono radicalmente.

Cecoslovacchia e Jugoslavia erano costrutti. La Cecoslovacchia si è divisa nelle sue due entità naturali, ma il destino della ben più complessa Jugoslavia è tutt'altro che risolto. La Jugoslavia si è disintegrata in un certo numero di stati, la maggior parte dei quali ha confini innaturali, non diversamente da molti altri paesi europei, per esempio Slovacchia, Ungheria, Romania. E qui non menzioniamo nemmeno il problema irrisolto della Cipro occupata. Ovviamente, coloro che affermano di essere favorevoli all'autodeterminazione non lo sono.

L'élite dell'Unione Europea proviene dai confini dell'Europa latino-germanica/protestante-cattolica. Questi attraversano il Belgio, il Lussemburgo e la Francia orientale (l'asse Bruxelles-Lussemburgo-Strasburgo). Questa élite si è formata negli Stati Uniti, con Jean Monnet, Robert Schuman e Konrad Adenauer. Come ha affermato l'ex presidente della Francia, Giscard d'Estaing, il Mercato Comune (predecessore dell'Unione Europea) era fino agli anni '70 poco più di un "impero neocarolingio". In altre parole, era una ricreazione dell' "impero" di Carlo Magno, che non era un leader francese o un fondatore del sistema educativo francese, come affermano i libri di scuola statali francesi. Era un barbaro tedesco vizioso e analfabeta che non parlava francese ed era alto, il cosiddetto Carlo l'Alto, travestito con il nome francese "Carlo Magno".

Il suo "impero" da Unione Europea con la sua violenta classe guerriera di franchi fu ricreato un millennio dopo da altri tiranni fascisti, Napoleone e Hitler; non è certo una raccomandazione per l'Unione Europea, sebbene l'appartenenza all'Unione Europea e il suo territorio siano quasi identici ai loro imperi intrisi di sangue. Inoltre, entrambi quegli imperi fallirono perché anche loro tentarono di invadere il territorio russo. Sebbene non sia necessario o inevitabile, la storia in effetti si ripete, semplicemente a causa della più grande stupidità umana: non imparare le lezioni della storia. E così va avanti e oggi la terra dell'Ucraina è di nuovo intrisa di sangue.

2. B. L'Ucraina

Sebbene la parola 'Ucraina', che significa terra di confine, sia antica, il concetto di paese chiamato 'Ucraina', così come la sua bandiera di origine austriaca, risale solo all'imperialismo austro-ungarico di fine Ottocento. L'Ucraina come stato-nazione è un costrutto ancora più recente.

L'Ucraina è stata inventata in gran parte da dittatori comunisti non russi per ragioni politiche, nel 1922, 1939 e 1954, ed è esistita come stato separato solo per trent'anni. Non è mai stato uno stato indipendente, essendo stato completamente dipendente da un'élite oligarchica ebraica nei suoi trent'anni di esistenza. E dal 2014 è uno stato conquistato dagli Stati Uniti e quindi vassallo.

I costrutti sono cose pericolose. [1] Proprio come il costrutto del "Belgio" (i Paesi Bassi meridionali e parte della Francia settentrionale) fu usato come pretesto per la prima guerra mondiale nel 1914, il costrutto della "Polonia" (allora costituito dalla Polonia e da vaste parti oppresse della Bielorussia e della Galizia) è stato usato come pretesto per la seconda guerra mondiale nel 1939, e l'Ucraina è stata usata come pretesto per quella che chiamiamo terza guerra mondiale (dal 2014 a oggi).

Dal 2014 in poi, per otto anni, un'enorme forza ucraina, forte di oltre 500.000 uomini, è stata radunata, addestrata, messa in trincea e armata dalla NATO per invadere la Russia dall'Ucraina orientale. Questa è l'origine dell'attuale terza guerra mondiale, che ora è al suo nono anno e ha massacrato quasi sette milioni nella sola fase di guerra biologica (Covid). Il sangue di centinaia di migliaia di ucraini è ora sulle mani degli Stati Uniti, dei suoi vassalli e dei loro finanzieri stranieri.

2. C. Il Regno Unito

Il Regno Unito nella sua forma attuale, Inghilterra, Scozia, Galles e una parte occupata dell'Irlanda nord-orientale, è stata fondata nello stesso anno dell'Ucraina sovietica, il 1922. Tuttavia, le sue origini risalgono alla violenza di un'élite vichingo-normanna, finanziata da mercanti ebrei di Rouen. (Fino al 1066 non c'erano ebrei in nessuna delle Quattro Nazioni, Inghilterra, Scozia, Galles o Irlanda).

Quei normanni non hanno nulla a che fare con la Normandia contemporanea e il popolo normanno. Quei "normanni" (= uomini del nord) erano un'élite vichinga cosmopolita di lingua francese, con sede temporanea nel nord-ovest della Francia. Razziarono in tutta Europa, in particolare in Sicilia, nel sud Italia e in Inghilterra, ovunque, infatti, potessero vedere opportunità di conquiste per il potere e per l'oro. Le navi che usarono per invadere erano infatti drakkar vichinghi, navi-drago, come si può vedere dalle loro immagini nell'arazzo di fabbricazione inglese dell'XI secolo, attualmente a Bayeux in Normandia.

Nel 1066 e dopo, i normanni, guidati da Guglielmo il Bastardo/Conquistatore, conquistarono l'Inghilterra con un genocidio, sebbene la maggior parte della sua forza mercenaria fosse composta da fiamminghi e bretoni, la feccia dei banditi dell'Europa nord-occidentale. In altre parole, solo l'élite dirigente era "normanna". La loro alleanza di banditi saccheggiatori continuò a conquistare il Galles, la Scozia e, nel XII secolo, l'Irlanda, dove furono conosciuti come "anglo-normanni".

Poi crearono una "guerra dei cent'anni" con la Francia e intervennero in altre interminabili guerre nell'Europa continentale. Tuttavia, i loro discendenti e adepti razziali e ideologici molto più tardi, di tutte le nazionalità, hanno continuato a conquistare territori in tutto il mondo in quello che divenne noto come "l'Impero Britannico". Di fatto, questo era "L'Impero Normanno". Fu l'ultima impresa vichinga, nota per le sue "razzie e commerci", cioè saccheggi e, guerrieri violenti sostituiti con commercianti spietati, asce da battaglia con monopoli commerciali, scomuniche con sanzioni commerciali.

Le élite dei costrutti

Le élite che hanno imposto questi costrutti hanno tutte qualcosa in comune: la loro intolleranza. Li chiameremmo "eccezionalisti" per descrivere quell'intolleranza unica, perché è così che si considerano e usano effettivamente il loro "eccezionalismo" immaginario per giustificare le azioni più oscure. Secondo loro, tutti coloro che sono diversi devono essere distrutti, o 'cancellati'. 'Noi siamo i migliori, e quindi...'. Questo è lo stesso razzismo di Hitler: 'Siamo ariani, e quindi...'. Si definiscono "giudeo-cristiani". Il Saker li chiama molto giustamente anglo-sionisti. Ancora una volta ripetiamo che qui dobbiamo distinguere tra ebrei e sionisti. Molti ebrei sono antisionisti e molti sionisti non sono affatto ebrei [2]. Facciamo due esempi.

Ricordo di aver parlato molti anni fa con un inglese, allora di 102 anni, un vero vittoriano, che mi disse di essere convinto che Dio fosse inglese. Ed era serio. Gli dissi che dopo la provocazione americana di Pearl Harbor nel dicembre 1941 (quando l'infamia americana entrò in una nuova fase), sicuramente il suo dio aveva cambiato nazionalità ed era diventato americano. Mi ha risposto che gli inglesi e gli americani erano comunque la stessa cosa. Era un sionista, ma non era ebreo. Poi circa vent'anni fa un olandese di 80 anni di Alkmaar mi disse che: "Dopo la guerra (=1945) il poliziotto del mondo non è più inglese, ma americano". (Non mi ha mai spiegato perché il mondo avesse bisogno di un poliziotto e chi lo avesse scelto). Anche lui era un sionista, ma non ebreo.

Tutto questo ovviamente è noto come 'pregiudizio culturale' o, più semplicemente, ignoranza e bigottismo. Così: "Vogliamo rubare il petrolio e il gas dell'Iraq. Essendo americani, siamo eccezionali e abbiamo il diritto di farlo. Questo è l'ordine internazionale basato sulle regole che abbiamo stabilito". Queste persone sono sioniste, ma non sono necessariamente ebrei.

Conclusione: Ricostruzione

È una legge spirituale (conosciuta anche come 'buon senso') che non si deve distruggere nulla, finché non si ha qualcosa di meglio con cui sostituirla. In altre parole, non si decostruisce, se prima non si è pronti a ricostruire. Quale sia esattamente il futuro degli USA non potrei dire, anche se direi che ricadranno nelle sue componenti naturali, perché questo è il destino di tutti i costrutti – si decompongono, poiché l'artificio è sempre riassorbito dalla natura – come un cadavere nella tomba. Tutti i costrutti diventano cadaveri, alcuni abbastanza rapidamente, come nella tragica Ucraina di oggi.

Il destino dell'Europa è di ricongiungersi con l'Asia, che è la sua origine in tutti i sensi, compresa l'origine del cristianesimo. Perché il cristianesimo non è di origine europea. La defezione dell'Europa occidentale dalla tradizione cristiana quasi esattamente 1.000 anni fa [3] e il suo costrutto del 'cattolicesimo' [4], che 500 anni dopo si scisse in una miriade di sette di stampo statale [5], che sono durate altri 500 anni e ora stanno rapidamente scomparendo, significava il suo scisma dall'Asia. Fu solo a partire dall'XI secolo che la parola 'Europa' iniziò ad essere usata per definire un'entità geografica, affermandosi fermamente solo nel 1300. [6]

L'Europa occidentale iniziò persino a chiamare "Bisanzio" l'antica capitale cristiana di Nuova Roma/Costantinopoli posta ai confini dell'Europa e dell'Asia, simboleggiata quindi da un'aquila bicipite. Ha persino inventato la parola "bizantina" per descrivere la propria burocrazia labirintica e l'ipocrisia contorta. (Non c'è niente di tanto 'bizantino' quanto la perfida Albione). Poi, nel 1204, i nuovi "cattolici" giudeo-cristiani saccheggiarono la capitale cristiana, indebolendola e permettendo così la sua conquista per opera degli ottomani musulmani nel 1453.

Ora arriva la, ancora debole, possibilità del ritorno dell'Europa alle sue radici dopo i suoi mille anni di prigionia. Per fare questo, l'Europa deve liberarsi dalla dittatura dell'élite atea, ora basata negli USA, ma con importanti propaggini nell'Europa occidentale, soprattutto nell'Europa nord-occidentale post-protestante.

L'Europa deve riconoscere le quattro civiltà asiatiche, fondate sulla religione e radicate nella storia, che hanno dato all'Asia e al mondo la sua storia. Cronologicamente, questi sono: il mondo indù del subcontinente (Hindustan), il mondo cinese confuciano-buddista-taoista, il mondo cristiano ortodosso (oggi basato in Russia, ma che si estende verso sud fino alla sua origine a Gerusalemme e oltre) e il mondo musulmano dell'Asia e del Nord Africa. Questi rappresentano i tre quarti del mondo. Non vi libererete mai di loro. Smettete di combattere tra di voi e di lottare contro di loro e imparate a convivere con loro.

Note

[1] Abbiamo anche l'esempio del costrutto del Kuwait, artificialmente diviso dall'Iraq artificiale, disegnato con le sue linee rette dall'astuzia e dall'avidità britannica. Fu il pretesto per il primo genocidio in Iraq nel 1990-1991.

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Antisionismo

[3] Il papa di Roma, il cui nome fu cancellato definitivamente dagli elenchi ("dittici") dei capi cristiani ortodossi di Roma dal patriarca cristiano ortodosso di Costantinopoli, era il germanizzante Benedetto VIII (1012-1024). Dopo di lui nessun altro papa di Roma è stato riconosciuto e commemorato come cristiano ortodosso nel mondo ortodosso.

[4] Si dice che il leader cattolico romano malato di oggi, papa Francesco, sia l'ultimo papa. Questo è secondo le profezie di Malachia, un documento peraltro molto controverso e considerato da molti pura finzione.

[5] Come scrisse uno scrittore inglese, scrivendo del proprio paese, quasi un secolo fa: "La religione (alla fine del sedicesimo secolo) non consisteva nel conversare con l'Eterno, ma nel mantenere la gente tranquilla nel nome dell'Eterno". E: 'La religione allora non intendeva costruire chiese, si preparava a distruggere le chiese e a sostituirle con conventicole dove si odiava il prossimo come se stessi'.

[6] Si veda 'The Europeanization of Europe', pp. 269-291 in The Making of Europe di Robert Bartlett (1993).

 
Distrutta dal fuoco la chiesa greco-cattolica di sant'Elia a Brampton nel Canada
Al primo mattino di sabato 5 aprile 2014 la chiesa greco-cattolica ucraina di sant'Elia a Brampton, presso Toronto (Canada) è stata avvolta dalle fiamme ed è completamente bruciata, per fortuna senza perdite umane. La notizia è devastante non solo dal punto di vista architettonico (era completamente costruita in legno nello stile "Boyko", tipico dei cosacchi dell'Ucraina occidentale nel XVII secolo), ma anche perché si tratta di una parrocchia all'avanguardia nella restaurazione delle tradizioni del cristianesimo orientale all'interno del mondo uniata, al punto da arrivare a essere citata come modello liturgico e di ortoprassi (cosa quasi inaudita) anche da molte fonti ortodosse. Pur devastati, i parrocchiani hanno fatto notare che una delle caratteristiche principali delle chiese di legno è che si possono facilmente ricostruire. Auguriamo loro di riuscire a farlo quanto prima, e di tornare a essere un punto di contatto non conflittuale tra Ortodossia e uniatismo, di cui oggi si sente disperatamente la carenza.
 
Assemblea in Giordania: comunicato stampa

foto: orthodoxia.info

A seguito dell'iniziativa per il dialogo e la riconciliazione annunciata dal Patriarcato di Gerusalemme e da sua Beatitudine il patriarca Theophilos III nel novembre 2019, la riunione fraterna di Amman è stata ospitata oggi nella capitale della Giordania, con la partecipazione di primati e delegazioni di varie Chiese ortodosse. Lo scopo dell'incontro era di rinnovare il dialogo e promuovere l'unità tra fratelli all'interno della Comunione ortodossa.

Al termine della riunione, i primati e i delegati hanno rilasciato la seguente dichiarazione:

Il 26 febbraio 2020, si è tenuto un incontro di primati e rappresentanti delle Chiese ortodosse locali ad Amman, in Giordania, con lo scopo primario dell'unità e della riconciliazione all'interno della santa Ortodossia. I partecipanti hanno preso atto dell'angoscia del Patriarcato di Gerusalemme per l'imminente pericolo di scisma all'interno della nostra comunione ortodossa.

All'incontro hanno partecipato delegazioni della Chiesa ortodossa di Gerusalemme, guidata da sua Beatitudine il patriarca Theophilos di Gerusalemme, della Chiesa ortodossa russa, guidata da sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus', della Chiesa ortodossa serba, guidata da sua Santità il patriarca Irinej di Serbia, della Chiesa ortodossa romena, guidata da sua Eminenza il metropolita Nifon di Târgoviște, della Chiesa ortodossa polacca, guidata da sua Eminenza l'arcivescovo Abel di Lublino e Chełm, e della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia, guidata da sua Beatitudine il metropolita Rastislav delle Terre Ceche e della Slovacchia.

I partecipanti hanno espresso la loro gratitudine a sua Maestà il re Abdullah II, re del Regno hascemita di Giordania e custode dei luoghi santi cristiani e musulmani in Terra Santa, e al popolo giordano, per aver facilitato l'accoglienza di questo incontro nella loro capitale, Amman, e hanno notato l'eccezionale lavoro di sua Maestà nella promozione del dialogo interreligioso a livello internazionale.

I partecipanti hanno anche ringraziato il Patriarcato di Gerusalemme e sua Beatitudine il patriarca Theophilos per tutti gli sforzi incessanti volti a spianare la strada al dialogo e ad avvicinare i fratelli nel prezioso spirito dell'unità, osservando che la luce che emana da Gerusalemme testimonia quella Città santa che proclama continuamente il suo arazzo multireligioso e multiculturale, allietandosi della sua esistenza come casa delle tre fedi abramiche, cristianesimo, giudaismo e islam.

Le delegazioni hanno dichiarato che questo incontro serviva a rafforzare i legami fraterni tra i fratelli e le loro Chiese, a promuovere i legami di pace in Cristo tra loro, a sostenere l'unità delle Chiese ortodosse e a rinnovare il dialogo nella speranza orante di portare la riconciliazione dove c'è stata discordia.

In un'atmosfera di amore fraterno, coloro che si sono riuniti per l'incontro hanno convenuto che le decisioni riguardanti questioni di importanza pan-ortodossa, inclusa la concessione dell'autocefalia a particolari Chiese, dovrebbero essere portate a termine in uno spirito di dialogo e unità pan-ortodosse, e con un consenso pan-ortodosso.

Per quanto riguarda l'attuale situazione ecclesiastica in Ucraina, i partecipanti hanno riconosciuto che un dialogo pan-ortodosso è necessario per la guarigione e la riconciliazione.

Per quanto riguarda la Macedonia settentrionale, le delegazioni hanno affermato che la questione deve essere risolta attraverso il dialogo all'interno della Chiesa ortodossa serba e con sostegno pan-ortodosso.

Per quanto riguarda il Montenegro, le delegazioni partecipanti hanno esortato le autorità competenti a rispettare e difendere il diritto fondamentale alla proprietà, comprese le proprietà della Chiesa.

Le delegazioni hanno convenuto di riunirsi fraternamente, preferibilmente entro la fine di quest'anno, per rafforzare i legami di comunione attraverso la preghiera e il dialogo. I partecipanti sperano che sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo con la sua nota anzianità d'onore (πρεσβεια τιμήs) si unirà a questo dialogo insieme ai suoi fratelli primati.

Le delegazioni hanno accolto l'appello del loro patriarca Theophilos III a tenere una preghiera per il mondo, per porre fine alla guerra, alle malattie e alle sofferenze e per tutti i cristiani, nonché per l'unità della Chiesa ortodossa. Questa preghiera dovrà essere celebrata nella Chiesa madre, la Chiesa della Resurrezione (Santo Sepolcro) a Gerusalemme, davanti alla santa Tomba di Cristo, da cui egli è risorto e proclama la pace nel mondo.

 
Tutte le scuole russe insegnano il cristianesimo, i valori tradizionali della famiglia; rifiutano il consumismo occidentale senza Dio

Le scuole sono la prima linea nella battaglia della Russia contro la malvagia ideologia delle élite occidentali, afferma il ministro dell'Istruzione russo.

Il sistema educativo nazionale in Russia sta subendo un cambiamento sostanziale volto ad collegare l'istruzione primaria e secondaria ai tradizionali fondamenti morali e religiosi radicati nella storia nazionale e nella mente nazionale. Una testimonianza in tal senso è stata presentata dal ministro dell'Istruzione russo Sergej Kravtsov nel suo discorso alla 24a riunione annuale dell'Assemblea mondiale del popolo russo tenutasi a Mosca il 25-26 ottobre.

Una tale inversione di tendenza si è resa necessaria per aiutare i giovani russi a liberarsi dal fardello della pseudo-cultura senza Dio che sta attualmente dominando gran parte dello spazio educativo nei paesi occidentali e che è stata introdotta con la forza in Russia attraverso i mass media e diverse "iniziative di educazione progressista", finanziate da gruppi di influenza occidentali:

...in Occidente, a differenza della Russia, i valori cristiani tradizionali sono stati soppressi e rifiutati per secoli a favore di una società dei consumi incentrata sul profitto e sul piacere. Inoltre, questi falsi valori mirano alla distruzione della famiglia, dello stato e della società sotto le spoglie dell'individualismo e della pretesa di uguaglianza.

Questa marea dovrebbe essere arginata incondizionatamente, - ha indicato l'alto funzionario dell'istruzione russa - poiché è diventata un mezzo di aggressione neocolonialista delle potenze occidentali contro la Russia e l'intero globo:

Dato il predominio di determinati gruppi di influenza o di interi paesi sulla popolazione mondiale, si sta instaurando un ordine mondiale neocoloniale. I leader occidentali avanzano i loro "valori umani universali unici" e tentano di imporli a tutte le altre nazioni. Questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi: continui tentativi di minare le basi morali della nostra società insieme alle basi del nostro benessere e prosperità.

Naturalmente la Russia sta resistendo a questo. Come ha recentemente osservato il presidente del nostro paese, si è passati ad una radicale negazione delle norme morali della religione e della famiglia. Per noi tutto questo è inaccettabile: il nostro futuro è diverso.

Kravtsov ha focalizzato un'attenzione particolare sul momento attuale della storia in cui in Ucraina infuria il conflitto militare, alimentato non tanto da scontri politici, ma prevalentemente dagli avversari del cristianesimo e dei principi morali tradizionali:

Oggi il nostro Paese e il mondo stanno vivendo un momento storico veramente critico. La società dei consumi occidentale sta morendo. A mio avviso, stiamo entrando in una nuova era, un'epoca di risveglio morale legata alla rinascita dei valori tradizionali, una famiglia forte, lavoro creativo, responsabilità per il destino della patria, la priorità dello spirituale sul materiale, contrariamente al consumismo, a quegli esiti del progresso che formano un modello di idee e azioni distruttive, - ha sottolineato il ministro russo dell'Istruzione.

Di seguito è riportato il testo completo del discorso di Sergej Kravtsov alla 24a Assemblea annuale del Congresso mondiale del popolo russo.

Santità, stimati colleghi, vorrei ringraziarvi per il vostro ascolto. Desidero anzitutto esprimere la mia gratitudine a tutti i presenti per l'attenzione instancabile che prestate ai temi della crescita, dello sviluppo e dell'educazione delle giovani generazioni nello spirito dei nostri tradizionali valori spirituali e morali.

Proprio come sua Santità il patriarca ha esposto in modo molto dettagliato, in Occidente, a differenza della Russia, i valori cristiani tradizionali sono stati soppressi e rifiutati per secoli a favore di una società dei consumi incentrata sul profitto e sul piacere. Inoltre, questi falsi valori mirano alla distruzione della famiglia, dello stato e della società sotto le spoglie dell'individualismo e della pretesa di uguaglianza.

Dato il predominio di determinati gruppi di influenza o di interi paesi sulla popolazione mondiale, si sta instaurando un ordine mondiale neocoloniale. I leader occidentali avanzano i loro "valori umani universali unici" e tentano di imporli a tutte le altre nazioni. Questo è ciò a cui stiamo assistendo oggi: continui tentativi di minare le basi morali della nostra società insieme alle basi del nostro benessere e prosperità.

Naturalmente la Russia sta resistendo a questo. Come ha recentemente osservato il presidente del nostro paese, si è passati a una radicale negazione delle norme morali della religione e della famiglia. Per noi tutto questo è inaccettabile: il nostro futuro è diverso.

Oggi il nostro Paese e il mondo stanno vivendo un momento storico veramente critico. La società dei consumi occidentale sta morendo. A mio avviso, stiamo entrando in una nuova era, un'epoca di risveglio morale legata alla rinascita dei valori tradizionali, una famiglia forte, lavoro creativo, responsabilità per il destino della Patria, la priorità dello spirituale sul materiale, contrariamente a consumismo, a quegli esiti del progresso che formano un modello di idee e azioni distruttive.

Tutti i tentativi di imporre alla Russia quei falsi valori del consumismo e dei falsi principi etici, per costringere i russi a tradire i nostri ideali morali, non hanno avuto successo. Questo è stato lo scopo delle sanzioni senza precedenti: intimidire i russi minacciando di privarci dei beni materiali. Molti paesi che avrebbero potuto opporsi al regime coloniale hanno ceduto all'enorme pressione esercitata su di loro. Ma la Russia ha resistito, proprio come ha sempre fatto.

Vorrei sottolineare che l'educazione sulla base dei valori religiosi e morali tradizionali russi è sempre stata e rimane uno degli obiettivi più importanti del nostro sistema educativo. Oggi abbiamo introdotto nelle nostre scuole secondarie una nuova figura di consigliere del preside in materia di sviluppo morale. È stata creata una rete di coordinatori per l'educazione patriottica ed è stato fondato il Movimento russo per bambini e giovani.

Dobbiamo assicurarci che tutto questo lavoro sia sistematico e coerente e tocchi tutti i bambini in tutte le regioni del nostro vasto paese. Per questo stiamo continuando a rafforzare l'unità dello spazio educativo. Pertanto, gli standard educativi dello stato federale aggiornati delineano linee guida chiare per lo sviluppo personale spirituale e patriottico dei bambini. I nuovi programmi educativi consentono di promuovere un approccio unificato all'insegnamento della storia della letteratura, degli studi sociali e di altre discipline, che aiutano a formare la visione del mondo degli studenti. Dati gli incessanti tentativi dall'esterno di distorcere la verità storica, riteniamo necessario rafforzare ulteriormente l'educazione storica nelle scuole.

Un ruolo chiave nell'educazione spirituale e morale è dato anche ai temi della cultura religiosa e dell'etica laica. Ogni settimana scolastica per ogni classe in ogni scuola ora inizia con una nuova lezione chiamata "Un discorso su cose importanti". In queste lezioni i bambini discutono dei principali eventi storici e festività del nostro paese. Fanno domande su argomenti di interesse. Parlano di valori umani tradizionali. Ci sono già state lezioni dedicate alla festa del papà, alla festa della mamma, alla festa degli anziani.

Riteniamo molto importante che proprio a scuola i bambini abbiano un'idea preziosa della loro cultura, del paese unico in cui vivono, dei loro predecessori. In formati interessanti e accessibili apprendono le conquiste pacifiche e militari dei loro compatrioti. Pertanto la familiarità con la storia della Russia ci aiuta a resistere alla falsità che scorre dalle compagnie transnazionali transatlantiche.

Pertanto, l'era del risveglio morale è già iniziata all'interno del sistema educativo e attendiamo con impazienza, Santità, un'ulteriore fruttuosa collaborazione con la Chiesa ortodossa russa. Grazie per l'attenzione.

 
Le preghiere per i morti al terzo, nono e quarantesimo giorno

Tra le domande più comuni sugli usi funebri ortodossi, c'è quella che chiede il perché delle commemorazioni funebri fatte in giorni particolari. Queste ricorrenze (che hanno lasciato nel cattolicesimo romano solo l'eco della commemorazione del trentesimo giorno, o trigesima) sono spiegate nel blog di padre John Whiteford con riferimenti ai Padri della Chiesa e al simbolismo numerico della tradizione ortodossa; riportiamo la traduzione italiana dell'articolo di padre John nella sezione "Domande e risposte" dei documenti.

 
Risultati principali dell'incontro di Amman

partecipanti all'incontro dei primati ad Amman. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Un'analisi del comunicato dell'incontro dei primati in Giordania.

Il 26 febbraio 2020, ad Amman, è stata convocata dal patriarca Theophilos di Gerusalemme una sinassi di primati e rappresentanti delle Chiese ortodosse locali. La sera dello stesso giorno, la dichiarazione finale (comunicato) dell'assemblea è stata pubblicata in rete. Cosa c'è in questo documento e cosa non c'è?

Cosa non c'è nel comunicato

Condanna esplicita delle azioni del patriarca Bartolomeo.

Inizialmente, era chiaro che il leit motiv del raduno dei primati erano le azioni illegali del patriarca Bartolomeo in Ucraina. Tutti i partecipanti all'incontro hanno criticato ripetutamente la concessione del Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia a livello personale che ufficiale (attraverso i Sinodi delle loro Chiese). Erano anche critici riguardo alle affermazioni papali di Costantinopoli.

È vero, il formato dell'incontro di Amman non ha implicato una condanna diretta del patriarca Bartolomeo. Secondo i canoni della Chiesa, ciò può essere fatto solo in seno a un Concilio, nel rispetto delle norme procedurali. Uno scenario del genere è possibile in futuro? Indubbiamente sì.

Disaccordo con il Fanar che si è appropriato del diritto di concedere l'autocefalia.

Ciò va oltre la competenza della sinassi di Amman. Prima di tutto, a causa del suo formato.

Il diritto a concedere l'autocefalia doveva essere considerato al Concilio di Creta nel 2016. Secondo il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk, nei documenti preparatori c'erano accordi sulla procedura per la concessione dell'autocefalia. Quindi, in base a questi accordi, la Chiesa chiriarchale (o Chiesa madre) annuncia il suo desiderio di concedere l'autocefalia a una sua parte al Patriarcato di Costantinopoli, come Chiesa prima nei dittici. Costantinopoli invia una notifica a tutte le Chiese locali chiedendo il loro consenso e, nel caso dell'accordo generale che ciascuna delle Chiese esprime in un proprio Concilio, la nuova Chiesa autocefala viene accettata nella famiglia delle Chiese locali dopo che le è concesso il Tomos corrispondente, firmato dai primati di tutte le Chiese ortodosse locali.

Sottolineiamo ancora una volta che c'era un accordo preliminare sulla procedura di emissione del Tomos, ma tale accordo non era stato ratificato – l'argomento è stato rimosso dall'ordine del giorno del Concilio di Creta. Pertanto, il metropolita Ilarion afferma che "alla fine di questo Concilio, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato infatti che questi accordi non erano in vigore e ha iniziato a concedere unilateralmente l'autocefalia".

Oggi tra le Chiese locali non c'è consenso sull'approccio al diritto di concedere l'autocefalia. Anche tra quelle che non hanno riconosciuto "l'autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ci sono Chiese che non contestano il diritto di Costantinopoli di concedere l'autocefalia in generale. Ad esempio, le chiese romena o quella albanese.

Pertanto, accelerare la decisione potrebbe causare forti divergenze nel campo degli oppositori delle azioni non canoniche del patriarca Bartolomeo in Ucraina. Ad ogni modo, non vi è dubbio che le Chiese ortodosse torneranno sicuramente su questo tema.

Condanna del Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e per gli scismatici ucraini.

Il fatto che gli scismatici ucraini possano essere accettati nella Chiesa solo attraverso il pentimento o che solo la Chiesa madre, ovvero la Chiesa ortodossa russa, può concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina, è stato ribadito molte volte. La concessione meccanica della "autocefalia", firmata dal patriarca Bartolomeo senza tenere conto della situazione in Ucraina, non ha risolto il problema dello scisma, ma l'ha solo esacerbata, come osservato dal Primate della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Onufrij, in un discorso ai partecipanti all'incontro di Amman.

Inoltre, ha sottolineato che la concessione dell'autocefalia alla Chiesa canonica dell'Ucraina (la Chiesa ortodossa ucraina) non risolverà il problema della scissione nel paese, dal momento che la Chiesa ortodossa ucraina ha di fatto l'autocefalia: "Nel tempo, le circostanze interne ed esterne vissute dalla santa Chiesa ortodossa ucraina e dal popolo ucraino hanno stimolato i processi di miglioramento dell'indipendenza e dell'autogoverno esistenti nella vita e nel ministero della chiesa. Oggi abbiamo di fatto una vera autocefalia. Abbiamo il Santo Sinodo, abbiamo il Concilio dei vescovi, abbiamo un tribunale ecclesiale indipendente. Eleggiamo e ordiniamo in modo indipendente i vescovi, apriamo nuove diocesi. Abbiamo le nostre istituzioni educative spirituali, varie istituzioni sinodali per l'interazione con il mondo esterno e il ministero sociale".

Quasi tutti i partecipanti alla riunione di Amman sostengono che gli scismatici ucraini non hanno ordinazioni canoniche. L'assenza di tali formulazioni nel comunicato, a nostro avviso, è causata dalla riluttanza a respingere dalla Chiesa coloro che sono entrati in comunione con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma non c'è dubbio che la Chiesa tornerà sicuramente sulla questione della canonicità delle "consacrazioni" scismatiche.

Cosa c'è nel comunicato

1. È stato sottolineato il ruolo del patriarca Theophilos "in tutti i suoi incessanti sforzi volti a spianare la strada al dialogo e a riunire i fratelli nel prezioso spirito dell'unità". Si è detto che "Gerusalemme testimonia quella Città santa che proclama continuamente il suo arazzo multireligioso e multiculturale, allietandosi della sua esistenza come casa delle tre fedi abramiche, cristianesimo, giudaismo e islam".

Questo paragrafo conferma che il patriarca di Gerusalemme ha il pieno diritto di convocare Concili ortodossi.

2. È stato messo in evidenza che "questo incontro serviva a rafforzare i legami fraterni tra i fratelli e le loro Chiese, a promuovere i legami di pace in Cristo tra loro, a sostenere l'unità delle Chiese ortodosse e a rinnovare il dialogo nella speranza orante di portare la riconciliazione dove c'è stata discordia".

È il rinnovo del dialogo che può essere definito la tesi principale del secondo paragrafo. Naturalmente, le aree sensibili identificate nel comunicato "dove c'è stata discordia" riguardano principalmente la "questione ucraina". Ora non c'è praticamente alcun dialogo su di essa. Il patriarca Bartolomeo dimostra in tutti i modi la riluttanza o l'incapacità di impegnarsi in tale dialogo. La sua ultima retorica, anche per quanto riguarda l'incontro di Amman, conferma solo la natura autoritaria e dittatoriale della politica del Fanar. Una doccia fredda sulla richiesta di un dialogo da parte dei rappresentanti delle sei Chiese locali causerà non solo stupore, ma anche gravi problemi all'interno del campo dei sostenitori del Fanar.

La firma del patriarca Kirill sotto le decisioni della sinassi testimonia che la Chiesa ortodossa russa è aperta al dialogo. Ma il dialogo dovrebbe svolgersi nello spirito dell'amore fraterno e non dovrebbe essere dettato dalle ambizioni del Patriarcato di Costantinopoli.

3. I partecipanti all'incontro "hanno convenuto che le decisioni riguardanti questioni di importanza pan-ortodossa, inclusa la concessione dell'autocefalia a particolari Chiese, dovrebbero essere portate a termine in uno spirito di dialogo e unità pan-ortodosse, e con un consenso pan-ortodosso".

Abbiamo già parlato degli accordi relativi al diritto di concedere l'autocefalia prima della convocazione del Concilio di Creta. Questo paragrafo afferma il desiderio di tornare alla discussione del problema. C'è anche un'implicazione dell'inadeguatezza delle sole decisioni aventi significato pan-ortodosso, essendo la Chiesa intrinsecamente cattolica (conciliare).

Apparentemente, il Fanar o non vuole vederlo e capirlo o finge di non ricordarsene. Pertanto, i partecipanti ad Amman sono stati semplicemente costretti a ricordare ai fanarioti le comuni verità ecclesiologiche.

4. È stato espresso il sostegno alla Chiesa ortodossa serba per quanto riguarda la Macedonia settentrionale e il Montenegro.

Gli scismatici macedoni hanno già chiarito più volte che stanno negoziando con il Fanar in modo che questo garantisca il loro status autocefalo. In questo senso, l'affermazione dei partecipanti all'incontro secondo cui "tale questione deve essere risolta attraverso il dialogo all'interno della Chiesa ortodossa serba e con il sostegno pan-ortodosso", parla dei soli modi possibili e accettabili per affrontare tali problemi.

In altre parole, la sinassi ha sottolineato l'inammissibilità delle interferenze negli affari interni di un'altra Chiesa. In questo senso, l'osservazione sulla Macedonia settentrionale, come ci sembra, riguarda non solo la chiesa serba, ma anche quella russa. La "questione macedone", proprio come la "questione ucraina", può essere risolta solo all'interno delle Chiese chiriarcali e con il sostegno pan-ortodosso.

5. Ad Amman è stato deciso che le Chiese locali dovrebbero "riunirsi fraternamente, preferibilmente entro la fine di quest'anno, per rafforzare i legami di comunione attraverso la preghiera e il dialogo".

Questo paragrafo, senza dubbio, è il principale risultato dell'intero evento. L'idea della sinassi di Amman è stata contrastata non solo dai fanarioti, ma anche dai rappresentanti di forze politiche estere. Questa stessa idea viola l'egemonia creata artificialmente dal Fanar nel mondo ortodosso .

Amman ha dimostrato che la Chiesa può fare a meno del patriarca Bartolomeo, che non è il solo a poter convocare i concili e che non è il solo a poter prendere alcune decisioni importanti nella Chiesa.

In questo senso, l'incontro di Amman è, nelle parole del vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka, una "sterzata da un punto morto" e un "momento spartiacque". Attraverso Amman, la Chiesa ha riaffermato ancora una volta il suo carattere conciliare e ha proposto un'alternativa alla politica di dissezione del Fanar.

Inoltre, è già chiaro che l'Assemblea di Amman è diventata una prova di un Concilio pan-ortodosso. La necessità della sua convocazione è già stata dichiarata dal patriarca Irinej della Serbia e dai rappresentanti della Chiesa romena.

6. "I partecipanti sperano che sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo con la sua nota anzianità d'onore (πρεσβεια τιμήs) si unirà a questo dialogo insieme ai suoi fratelli primati".

Oltre a chiedere la partecipazione alle riunioni successive, questo paragrafo ha ricordato al patriarca Bartolomeo che è il primo "in onore" ma non "in potere", e tutti gli altri primati delle Chiese locali sono uguali a lui. Nell'Ortodossia non può esserci un analogo del papa, perché in questo caso la Chiesa andrà contro la sua essenza.

Conclusioni chiave

Sebbene molti parlino in modo sprezzante dell'incontro di sole 6 Chiese locali su 14 (o 15 con la Chiesa americana, la cui autocefalia non è riconosciuta da tutti), dimenticano che queste 6 Chiese rappresentano circa l'80% di tutti i credenti nell'Ortodossia mondiale.

Si può tranquillamente affermare che dopo Amman, le realtà in cui oggi esiste la Chiesa ortodossa hanno subito cambiamenti significativi.

La linea di fondo è il riconoscimento della necessità di ulteriori eventi simili fino a tenere un Concilio pan-ortodosso.

In effetti, recentemente la Chiesa è stata praticamente privata della possibilità del dialogo. La dottrina creata e promossa dal Fanar secondo cui il Patriarcato di Costantinopoli può guidare le altre Chiese ha dimostrato di non avere nulla di buono per l'Ortodossia.

Inoltre, almeno negli ultimi 100 anni, il Fanar non è stato in grado di risolvere un singolo problema (tranne che per un aiuto a superare la divisione nella Chiesa bulgara). Al contrario, la storia mostra che molto spesso il Patriarcato di Costantinopoli ha assunto una posizione distruttiva nei confronti della Chiesa, sia in termini di sostegno alla "Chiesa vivente" creata dai bolscevichi, sia per quanto riguarda la riforma del calendario, e oggi riguardo alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Dopo Amman, tali decisioni, dal punto di vista del buon senso, sono semplicemente impossibili.

La sinassi di Amman riporta la Chiesa sulla via della conciliarità, perché solo su questa via è possibile non solo superare i problemi, ma anche raggiungere l'unità in Cristo.

 
Stanno solo cercando di portarci nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il metropolita Meletij durante le perquisizioni della SBU. Foto: Rive Gauche

Il metropolita Meletij, ordinario dell'eparchia di Chernovtsy, ha parlato delle illegalità della SBU durante le perquisizioni negli uffici dell'eparchia.

Il 25 novembre, l'ufficio principale dell'eparchia di Chernovtsy-Bucovina e la cattedrale di san Nicola sono stati perquisiti dai servizi di sicurezza di Chernovtsy e Kiev. La perquisizione è iniziata alle 7 del mattino e non è terminata fino alle 19. Tuttavia, anche nel mezzo delle ricerche, intorno alle 14, le fonti della SBU hanno già pubblicato informazioni con accuse assurde contro l'eparchia, sulla base delle quali il metropolita Meletij (che serve anche come capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina) è stato accusato di tradimento. L'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto delle accuse nello stesso giorno.

Il giorno successivo, in una predica durante un servizio di culto, il metropolita Meletij ha parlato in dettaglio di quanto è accaduto quel giorno, di come ha agito la SBU e di quale sia il motivo della visita. Diamo una trascrizione delle sue parole.

Ieri è stata effettuata una perquisizione nell'eparchia e nella chiesa di san Nicola. Forse potremmo scrivere un libro a riguardo. È difficile immaginare un livello maggiore d'illegalità. A Ivano-Frankivsk abbiamo avuto un processo a porte chiuse che ha considerato il mio appello ai vescovi della ROCOR in Europa, dove chiedevo loro di non impedirci di aiutare gli ucraini che si sono trovati lontani dalla loro patria.

Era una corrispondenza privata in cui mi rivolgevo a tutti i vescovi in servizio in Europa. Non so come questa lettera sia entrata in tali mani. E sulla base di questa lettera, dove dicevo semplicemente al metropolita Antonij – noi comprendiamo la vostra situazione, cercate di comprendere anche voi la nostra – mi hanno accusato di tradimento...

Un investigatore mi ha parlato e mi ha avvertito di non dire a nessuno quello che ho visto e sentito (durante le perquisizioni, ndc). Ma "grazie" al servizio stampa della SBU, sapete tutti che ieri hanno trovato "terribili prove compromettenti" contro di me personalmente e contro la nostra Chiesa. Naturalmente, tali informazioni sono molto inquietanti e seminano dubbi. Questo è ciò a cui mira. Seminare divisioni, mostrare me come un criminale, e la nostra Chiesa colpevole di ciò che non dovrebbe fare.

Sono arrivati alle 7 del mattino, inaspettatamente e in modo molto spettacolare. Hanno sfondato tutte le porte della diocesi come se qualcuno non volesse farli entrare. Hanno violato molte regole procedurali. Sono venuti con le mitragliatrici, urlando e sbraitando. Stavo uscendo e avevano già sfondato le porte, c'erano vetri rotti dappertutto. Hanno gridato "alzatevi", "mani in alto" e "sdraiatevi". Sono in pigiama, dico loro: dove devo sdraiarmi, se ci sono pezzi di vetro dappertutto? Hanno risposto: "Bene, allora si alzi, tenga in alto le mani, ora vedremo cosa c'è". Si sono precipitati in tutte le stanze ed è iniziato il caos, che è durato dalle 7 del mattino alle 7 di sera.

Poi mi hanno letto l'ordine, mi hanno avvertito e sono iniziate le ricerche. Hanno tolto i dischetti dai computer, hanno preso i miei telefoni, quelli del segretario dell'eparchia, e hanno confiscato alcuni fascicoli dall'archivio. Ma non è questo il punto.

Quando era ancora molto lontana la fine di tutta questa azione, verso mezzogiorno il mio avvocato (a cui, tra l'altro, non è stato concesso l'ingresso per un'ora) mi mostra sul suo telefono la pubblicazione del servizio stampa della SBU. Diceva che avevano già trovato "istruzioni da Mosca su come dovremmo condurre le liturgie in chiesa durante la guerra". Hanno scritto anche altre sciocchezze, come il ritrovamento di molta letteratura antiucraina, la mia richiesta di un passaporto russo, la "mia" medaglia per la "liberazione della Crimea".

Lo trovate ridicolo? Anch'io l'ho trovato ridicolo all'inizio. Poi si sono corretti e hanno detto che uno dei miei assistenti aveva un campione di questa medaglia sul suo computer. Ma c'erano biografie di alcuni eroi della Russia. Quale persona sana di mente potrebbe credere che nei computer dell'eparchia avremmo raccolto eroi della Russia, militari che commettono aggressioni contro il nostro paese?

Sono molto grato a voi, ai parrocchiani, alla mia famiglia, per le vostre preghiere, che ho sentito in quel momento.

Vorrei dirvi che io non ho un passaporto russo. E qui la domanda non è per me ma per la SBU. Se, come dicono, ho richiesto questo passaporto nel 2007, come potrebbero avere un documento del genere? Stanno collaborando con l'aggressore? Questo modulo di domanda non è stato compilato con la mia calligrafia. L'unica cosa che posso identificare è la mia firma e la mia faccia.

Se ci sono informazioni, infamanti e false, e probabilmente ci saranno, dovreste sapere che sono opera del servizio che dovrebbe prendersi cura della sicurezza dell'Ucraina, ma che si abbassa a fare cose così illegali.

È interessante che questo foglio che mi è stato attribuito (la richiesta di un passaporto russo, ndc), l'abbiano messo nei documenti della Clinica San Luca. Cioè documenti recenti che conosco molto bene e so cosa c'è dentro e che non avrebbe mai potuto esserci questa dichiarazione, che non so nemmeno chi l'abbia scritta.

Allo stesso modo, sono arrivati all'ufficio amministrativo, e hanno mandato una persona che per principio non poteva essere filmata (cosa che doveva essere prevista dalla procedura, ndc). Ha portato un libro e l'ha messo nell'ufficio. Poco dopo siamo entrati noi con la squadra di ricerca. Mi hanno detto: "Oh, guardi, apra l'ultima pagina". Conoscevano già questo libro, è così logoro, immagino che se lo passino di ricerca in ricerca. Nell'ultima pagina c'è una preghiera per la Russia del patriarca Tikhon. Beh, immagino che molte persone ora preghino con quella preghiera (ironicamente, ndc). Bene, il libro è stato aggiunto ai "materiali compromettenti" allo stesso modo.

C'è un piccolo punto, che rivela l'essenza di ciò che è accaduto.

In una conversazione privata, uno di questi "uomini gentili" mi ha chiamato nel cortile e mi ha detto: "Se volete fermare questo circo e vivere in pace, passate alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si è voltato e se ne andato. Avrei voluto mostrarvelo, registrarlo sul telefono. Ma indossava un passamontagna, e mi avevano portato via il telefono.

Naturalmente, ora non sono in grado di identificarlo. Ma quando mi faranno domande in via Shevchenko (l'ufficio della SBU a Chernovtsy, ndc), dirò che questo è un dato di fatto.

Ho visto che tra coloro che sono venuti alle ricerche c'erano dei laureati della facoltà teologica, che lavorano per la SBU.

Cosa posso dire? Voglio invitarvi tutti alla calma. Accettatela come una tentazione, che dovete solo sopportare, attraversare, scavalcare e andare avanti con le vostre vite.

Oggi la Chiesa ha celebrato la memoria del grande San Giovanni Crisostomo. Le parole chiave della sua vita sono state "Gloria a Dio per tutto". E oggi lo ringraziamo per tutto. Per tutto ciò che Dio ci dà, sia dolce che amaro. Chiedo a tutti di pregare per me, di non ascoltare quei provocatori che cercano di dividerci, di farci sembrare diversi gli uni dagli altri. E vi chiedo di non preoccuparvi. Dio è con noi nella sua grazia e nel suo amore per gli uomini. Dio non ci abbandonerà.

Voglio sottolinearlo ancora una volta. Vi ho detto tutto questo non per macchiare il mio Paese, l'Ucraina o per mostrare l'assurdità di chi dovrebbe essere impegnato nella sua sicurezza, ma per commentare quanto si scrive a riguardo nei media.

Allo stesso tempo, vorrei ringraziare quei dipendenti dei servizi di sicurezza che ieri si sono comportati in modo corretto ed educato, che non hanno rotto finestre, rovesciato mobili o gettato oggetti. Siamo sempre aperti e disposti ad avere persone che ci visitano e monitorano le nostre attività.

Perciò preghiamo, chiediamo la grazia di Dio e rimaniamo buoni cristiani. E questa Quaresima natalizia ci aiuterà in questo.

 
Padre Dimitrij Shiskin: Perché un sacerdote ha votato per l'annessione della Crimea alla Federazione Russa?

Qualcuno dei nostri lettori ricorderà padre Dimitrij Shiskin, il sacerdote di cui l'anno scorso abbiamo pubblicato sul nostro sito una predica sull'Ascensione. Padre Dimitrij è di Simferopol, la capitale della Crimea, ed è stato al centro degli eventi che hanno interessato il mondo nello scorso mese. Nell'intervista da lui rilasciata, che pubblichiamo nell'originale russo e in traduzione italiana, nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea", vediamo la recente crisi dal privilegiato (e poco conosciuto) punto di vista degli ortodossi della Crimea.

 
Il Montenegro e il metropolita di Kiev: la verità contro la politica

sua Beatitudine Onufrij è considerato l'unico legittimo metropolita di Kiev in Montenegro. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il 27 febbraio, l'ambasciata ucraina in Montenegro ha pubblicato una provocazione contro il primate della Chiesa ortodossa ucraina. Cosa c'è dietro questa affermazione e cosa hanno in comune i due paesi?

Alla fine di febbraio 2020, il Montenegro è diventato il centro dell'attenzione dell'Ucraina ortodossa. Inizialmente, Sergej (Epifanij) Dumenko si lamentava di non essere considerato come metropolita di Kiev in Montenegro. Invece, sua Beatitudine Onufrij è stato invitato come tale. Quindi una dichiarazione scandalosa e completamente assurda è stata fatta dall'ambasciata dell'Ucraina in Montenegro, che ha affermato che il metropolita Onufrij era solo "il metropolita della Chiesa ortodossa russa a Kiev e come ufficiale di alto rango della Chiesa ortodossa russa, non è autorizzato a esprimere l'opinione della maggioranza dei credenti ortodossi in Ucraina o della Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Alla fine, il 27 febbraio, sua Beatitudine è andato in visita in Montenegro, e tutti hanno potuto vedere da soli chi è considerato lì come metropolita di Kiev. Decine di migliaia di montenegrini alla processione della Croce guidata da sua Beatitudine Onufrij, chiese sovraffollate, dichiarazioni inequivocabili di sostegno, riconoscimenti da parte del capo della metropolia del Montenegro e del Litorale, tutto ciò afferma chiaramente che in Montenegro considerano solo il metropolita Onufrij come primate canonico.

L'unica domanda rimane: che cosa c'è stato dalla parte dei diplomatici ucraini? E come considerare il loro atto?

Il momento di agire

la processione religiosa a Podgorica, 27 febbraio 2020

Decine di migliaia di persone ordinarie escono per le strade di un piccolo paese europeo situato quasi nel centro dell'Europa due volte alla settimana per diversi mesi. Escono per proteggere la loro Chiesa dall'arbitrio delle autorità locali e dei funzionari del governo. Qualcuno considera questo atto come una ribellione contro le autorità, altri come proteste e disobbedienza civile o un tentativo di ragionare con i presunti "rappresentanti del popolo". Ma tutti concordano sul fatto che queste persone non stringono i pugni, ma si fanno il segno della croce, e le loro mani non reggono mattoni o bottiglie Molotov, ma croci e icone. E le parole che dicono durante le loro riunioni non sono maledizioni e richieste di rovesciamento delle autorità, ma canti di chiesa e invocazioni al digiuno e alla preghiera. Tutto riguarda il Montenegro.

Oggi, i credenti ordinari in questo paese dimostrano a tutto il mondo un esempio di coraggio e un vero approccio cristiano alla risoluzione dei problemi. La loro fede è sorprendente. In effetti, si deve essere d'accordo sul fatto che uscire regolarmente dopo il lavoro nelle strade delle proprie città solo per sostenere la Chiesa è un passo degno di rispetto. Se la Chiesa riunisse un certo numero di persone una o due volte, allora sarebbe possibile dire che non c'è nulla di particolarmente sorprendente in questo. Ma, in Montenegro, quasi la maggioranza di... tutto il paese si riunisce ogni giorno! Non è questa la voce della gente? Ed è molto strano che i politici non vogliano ascoltarla. Cosa sta succedendo lì? Perché la gente pensa che sia giunto il momento di agire e che la Chiesa debba essere protetta?

Tre cause della persecuzione della Chiesa in Montenegro

Il fatto è che il parlamento del paese ha adottato la legge "Sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose", una delle cui clausole prevede il ritorno alla proprietà dello stato degli oggetti e dei terreni delle comunità religiose se tali oggetti e terreni non appartenevano a queste comunità prima del 1 dicembre 1918. In conformità con questa legge, lo stato obbligherà le comunità religiose a documentare i loro diritti di proprietà. Allo stesso tempo, tutti comprendono perfettamente che non vi era alcuna registrazione legale (documentata) di oggetti di proprietà della Chiesa cento anni fa, quando queste cose erano considerate superflue.

Ciò significa che la stragrande maggioranza delle chiese, dei monasteri e di altri beni immobili (compresi terreni) oggi di proprietà della Chiesa andrà allo stato. Stiamo parlando di 650 chiese e monasteri che sono sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa serba in Montenegro, incluso il famoso monastero di Ostrog.

Ecco perché gli analisti e le persone semplicemente informate affermano che il governo, adottando questa legge, vuole, in primo luogo, indebolire il più possibile la Chiesa ortodossa serba e, in secondo luogo, nascondersi dietro slogan patriottici, per creare la propria struttura "ecclesiastica" tascabile (in Montenegro, c'è una Chiesa ortodossa montenegrina marginale e non riconosciuta), che soddisferà i desideri della leadership del paese.

Inoltre, esiste anche una terza ragione: quella economica. Come esempio, la metropolia del Montenegro e del Litorale possiede 100 ettari di spiaggia nella baia di Buljarica, che il presidente del Montenegro Milo Đukanović vuole portare via e trasferire a investitori privati. Se questo è vero, allora l'aspirante patriottismo non sempre parla di sollecitudine e di sostegno per il proprio paese, e Samuel Johnson aveva ragione quando diceva: "Il patriottismo è l'ultimo rifugio di un criminale".

Ucraina e Montenegro: parallelismi

Per quanto riguarda il patriottismo popolare, ci sono molti parallelismi tra gli eventi in Montenegro e in Ucraina.

L'attuale presidente di questo paese, Milo Đukanović, come l'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, è un sostenitore dell'integrazione europea del Montenegro. Inoltre, è un feroce oppositore della vicina Serbia e crede che il Montenegro e questo paese non debbano avere nulla in comune – non solo politicamente ma anche culturalmente e religiosamente.

All'inizio degli anni 2000, Đukanović, che era un funzionario del Partito Comunista di Jugoslavia in gioventù (vi sembra familiare?), intraprese un corso di demarcazione con la Serbia e già nel 2006 ottenne per il Montenegro lo status di candidato per l'adesione all'Unione Europea. Nel 2016, il paese ha firmato un accordo con la NATO.

È chiaro che avendo una mentalità simile in relazione allo sviluppo dei loro stati, sia Đukanović che Poroshenko non potevano ignorare la "questione ecclesiale". Allo stesso tempo, la loro retorica è così simile che puoi tranquillamente attribuire le parole di uno dei presidenti alle dichiarazioni dell'altro, con il toponimo "Russia" scambiato con "Serbia".

Per esempio, secondo Đukanović, la metropolia del Montenegro e del Litorale, che fa parte della Chiesa ortodossa serba e unisce la stragrande maggioranza della popolazione del Montenegro, è la "longa manus della Serbia", "l'agente dell'influenza del Cremlino" e la predicatrice del "mondo serbo".

Ecco le parole dello stesso Đukanović (che con le opportune modifiche toponimiche, si potrebbero far firmare anche a Poroshenko): "La Chiesa ortodossa serba è uno degli strumenti importanti utilizzati dagli ideologi del "grande nazionalismo serbo" contro il Montenegro, contro la sua indipendenza, la sua identità nazionale, culturale e religiosa".

O questa affermazione: "Il Montenegro dovrebbe avere la propria Chiesa come mezzo per affermare la propria identità nazionale 14 anni dopo l'indipendenza". Confrontatela con le parole di Poroshenko: "Il Tomos per noi è in realtà un altro atto di dichiarazione dell'indipendenza dell'Ucraina". Come si suol dire, no comment.

Ecco perché i credenti del Montenegro sono sicuri che il governo del paese nella "questione ecclesiale" abbia deciso di seguire le orme dell'Ucraina.

In una delle sue interviste, il vescovo Joanikije (Mićović) di Budimlja e Nikšić ha osservato: "Questo è molto simile allo scenario ucraino. Mi sembra che abbiano preso molto dal modello ucraino. In realtà, si tratta di seminare discordia tra gli ortodossi, imponnendo divisioni e odio, e questo è molto pericoloso. Ciò porta all'instabilità generale, che può essere utile per le autorità perché è più facile gestire la situazione ed evitare altri problemi urgenti".

Ciò significa che le autorità sosterranno la cosiddetta "Chiesa ortodossa montenegrina" e faranno pressioni non solo sui suoi interessi all'interno del paese, ma anche all'estero. In particolare, stiamo parlando di concedere agli scismatici montenegrini uno status legittimo ottenendo un medesimo Tomos dalle mani del patriarca di Costantinopoli.

Attualmente, questa struttura scismatica non ha un'influenza significativa nel campo religioso del Montenegro: ha una sola chiesa a sua disposizione, una dozzina di chierici e alcune centinaia di credenti. Tuttavia, come nel caso del "patriarcato di Kiev", questa organizzazione religiosa, con il noto supporto delle autorità, può diventare una piattaforma per la creazione del prossimo "fantoccio" del Fanar. Inoltre, la Chiesa montenegrina fu una delle prime a riconoscere il "patriarcato di Kiev".

La politica ucraina e la Chiesa

In questo contesto, tutte le dichiarazioni del governo montenegrino, che dice che non interferirà negli affari interni della Chiesa, ma agirà esclusivamente nell'ambito della Costituzione, sembrano, per dirla in parole povere, ipocrite. Ricordiamo che una volta le stesse parole furono pronunciate dall'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko. Per esempio, subito dopo aver ricevuto il Tomos, ha dichiarato: "Come presidente garantisco a nome dello stato che l'Ucraina rispetterà la religione di ogni cittadino". Ma, come tutti sappiamo perfettamente, parlare non significa fare.

Inoltre, i funzionari, "educati nel modo giusto" sotto Poroshenko per quanto riguarda la Chiesa canonica, continuano a intervenire attivamente non solo negli affari interni della Chiesa ortodossa ucraina, ma anche negli affari interni di altre Chiese locali, in particolare la Chiesa ortodossa serba.

In occasione della visita di sua Beatitudine il metropolita Onufrij in Montenegro, l'ambasciata dell'Ucraina in questo paese ha pubblicato una dichiarazione in cui il primate della Chiesa ortodossa ucraina è definito "il metropolita della Chiesa ortodossa russa a Kiev, il vescovo Onufrij" e ha dichiarato che "il metropolita Onufrij come alto funzionario della Chiesa ortodossa russa non è autorizzato a esprimere l'opinione della maggioranza dei credenti ortodossi in Ucraina o nella Chiesa ortodossa dell'Ucraina". I funzionari dell'ambasciata hanno citato una dichiarazione del servizio stampa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in cui si afferma che "l'unico primate canonico della Chiesa ucraina è Epifanij Dumenko". Si deve ammettere che è piuttosto strano osservare come i servitori dello stato laico, come l'Ucraina si definisce in Europa, determinino la canonicità di questa o quella Chiesa e decidano chi ha il diritto di parlare a nome dei credenti!

Come giustamente osserva il blogger Aleksandr Voznesenskij, l'ambasciata dell'Ucraina in Montenegro "contrariamente alla Costituzione dell'Ucraina, non solo interferisce negli affari della chiesa, ma interviene anche negli affari religiosi di un altro paese, cercando di incitare l'odio religioso e dichiarando pubblicamente un sostegno agli scismatici in Montenegro, diffondendo testi contro la Chiesa ortodossa serba e la Chiesa ortodossa ucraina". Notiamo anche che in questo caso vi è pure discriminazione sul piano religioso. Possiamo immaginare una simile dichiarazione che riguardi, per esempio, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk, e che dica che è "un alto funzionario della Chiesa cattolica romana e non ha il diritto di parlare a nome dei credenti ucraini della Chiesa greco-cattolica ucraina" ? No. Perché allora è possibile rispetto alla Chiesa ortodossa ucraina? La risposta è semplice: perché lo voleva il governo precedente. Ma ora tutto dovrebbe essere secondo la legge, giusto? E i funzionari dell'ambasciata lo sanno bene.

Per quanto strano possa sembrare, il caso dell'Ambasciata d'Ucraina in Montenegro è stato continuato dai loro colleghi dell'Ambasciata d'Ucraina in Serbia, che hanno deciso di dare istruzioni ai media serbi con alcune citazioni modificate da quella stessa dichiarazione del servizio stampa della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che parla del Tomos e del riconoscimento da parte del Fanar. Inoltre, la dichiarazione afferma che, secondo gli studi del Centro Razumkov, il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina tra la popolazione credente dell'Ucraina sta diminuendo e la stessa Chiesa ortodossa ucraina è chiamata la "Chiesa ortodossa russa in Ucraina".

Il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina ha già risposto a queste provocazioni, invitando lo stato a ritenere i funzionari responsabili di incitamento all'odio religioso. Sua Beatitudine ha detto che dopo le celebrazioni avrebbe affrontato anche questa situazione.

I fedeli con la loro Chiesa contro i politici con la loro

sua Beatitudine Onufrij e il metropolita Amfilohije guidano la processione della Croce con molte migliaia di partecipanti a Podgorica, il 27 febbraio 2020

In ogni modo, ora è abbastanza ovvio che sia le autorità ucraine che quelle montenegrine continuano ostinatamente a ignorare ciò che vogliono i loro popoli e, perseguendo momentanei interessi politici, si schierano dalla parte dei nemici della Chiesa.

Un'altra cosa è anche chiara che gli scismatici in Ucraina e Montenegro scommettono sul sostegno del governo piuttosto che su quello dei fedeli. Questo è il motivo per cui Epifanij Dumenko si incontra con ambasciatori e diplomatici di stati stranieri quasi ogni settimana, e qualche settimana fa li ha persino riuniti nella sua residenza. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un progetto politico dall'inizio alla fine e assomiglia alla Chiesa solo esternamente.

Per quanto riguarda il popolo ... Abbiamo visto come il 27 febbraio, in seguito al concilio dei primati ad Amman, il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina sia arrivato ​​in Montenegro in visita ufficiale. Abbiamo visto i fedeli della Chiesa ortodossa serba, che costituiscono la maggior parte della popolazione del Montenegro, incontrarlo a Podgorica. Vi si è recato non con slogan politici ma con la predicazione del Vangelo, e migliaia di cristiani ortodossi del paese erano ansiosi di ascoltare la sua parola.

Non sappiamo se in Montenegro esiste un analogo al Centro Razumkov impegnato in studi sociologici. Sappiamo solo che nessuna ricerca può sostituire ciò che i nostri occhi hanno visto. E hanno visto che il popolo del Montenegro, la Chiesa del Montenegro, sa esattamente chi rappresenta la Chiesa ortodossa ucraina e il popolo ortodosso ucraino. I credenti montenegrini, come i credenti serbi e ucraini, non hanno bisogno di spiegazioni: essi stessi sono ben consapevoli della situazione. Ed esprimono la loro opinione non a parole ma in fatti: una preghiera comune in chiesa, la confessione, la comunione ai misteri di Cristo, la partecipazione alle processioni della Croce. Ricordate quanti ucraini ortodossi hanno partecipano alla grande processione annuale della Croce? Centinaia di migliaia. E quanti ucraini compiono un pellegrinaggio di trecento chilometri verso la Lavra di Pochaev da Kamenets? Decine di migliaia. Dalla Valle di Iosafat [a Vinnitsa, ndt]? Dal Monte di sant'Anna [in Bucovina, ndt]? Migliaia e migliaia! Questo è il miglior "studio" di chi sono i fedeli e di cosa sostengono. Proprio come in Montenegro. Solo per le strade di Podgorica ci sono 60.000 persone (mentre l'intera popolazione della città è di 180.000 persone).

Cosa significa tutto questo? Che la forza della Chiesa non è nel sostegno politico e negli intrighi diplomatici. La forza della Chiesa è in Cristo. Governi, autorità e stati sono tutti temporanei e prima o poi scompaiono. Ma la Chiesa, secondo la parola di Cristo, rimarrà fino alla fine dei tempi. È impossibile sostituirla con qualcosa d'altro e la grazia non può essere imitata. Perché il cuore di un credente comune distinguerà immediatamente dove si trovano la Chiesa, Cristo e la Verità e dove sono la politica, le bugie e Beliar.

 
Bruciata la chiesa di sant'Aleksandr Nevskij a Khabarovsk
La chiesa di sant'Aleksandr Nevskij a Khabarovsk, nell'estremo oriente della Russia, è bruciata il 5 aprile 2014. I forti venti locali hanno impedito di spegnere rapidamente l'incendio, e tutto ciò che hanno potuto fare i vigili del fuoco è stato evitare che le fiamme si propagassero alle costruzioni circostanti.
Questo incendio può sembrare (e forse lo è) una totale coincidenza fortuita con il rogo quasi contemporaneo della chiesa di sant'Elia a Brampton (Canada), di cui abbiamo annunciato ieri la notizia. Tuttavia, ciò che è avvenuto a Khabarovsk è stato aggravato, proprio poche ore prima dell'incendio, dall'assassinio del benefattore della chiesa, Vladimir Fukalov, attraverso una bomba piazzata sulla sua auto. I due eventi potrebbero non essere una mera coincidenza, anche se il metropolita Ignatij di Khabarovsk e dell'Amur non vede necessariamente collegamenti tra i due casi.

Le nostre preghiere sono richieste per il riposo delle anime dei servi di Dio Vladimir e Dimitrij, e perché il parroco, padre Vasilij Didenko, e i parrocchiani possano presto riavere la loro chiesa. I particolari per l'invio di aiuti per la ricostruzione saranno resi noti dal portale Pravmir sulla base delle decisioni del consiglio parrocchiale. Ricordiamo che Khabarovsk è stata una delle diocesi servite dall'arcivescovo Innokentij, che è stato nostro vescovo dal 1999 al 2010.
 
Gli ucraini sono russi?

Sembra una domanda semplice, ma in realtà è immensamente complessa. Cercherò di delineare alcuni dei problemi, delle ipotesi e delle implicazioni che questa domanda comporta.

Bene, per cominciare, potremmo chiedere "cos'è un ucraino?" Dopotutto, non si può trovare alcuna nazione o paese del genere nei libri di storia. Ma non dobbiamo fermarci qui, e dobbiamo anche chiederci "cos'è un russo?". Sì, nei libri di storia sono registrati una nazione russa e un paese russo, ma questo ci aiuta davvero?

I libri di storia francesi iniziavano con la frase "i nostri antenati, i galli" che dovevano imparare anche i bambini delle colonie francesi. Alcuni hanno ridicolizzato il fatto che dovessero impararlo gli africani subsahariani o i bambini di Guadalupa, e questo era evidentemente ridicolo.

Ma che dire dei francesi dell'area metropolitana, quelli che vivevano nella Francia vera e propria?

Là i loro antenati erano davvero i galli e, in tal caso, quanta continuità c'è, se c'è, tra Vercingetorige e Macron o tra il popolo dalle antiche tribù galliche e i moderni francesi?

Ciò che spesso trascuriamo è che la nazionalità è un concetto molto moderno nato dall'ideologia del nazionalismo post 1789. In un passato più lontano, le persone costruivano la propria identità intorno a 1) il luogo di nascita/residenza 2) la religione e 3) il sovrano. Tenendo presente tutto ciò, iniziamo ponendo la domanda "cos'è un russo?". Ma prima di andare lì, devo menzionare un'altra questione fastidiosa: la parola "russo" può significare una di due cose: un membro del gruppo etnico/culturale russo, nel qual caso il termine russo è русский (russkij) o un cittadino della Federazione Russa, nel qual caso il termine russo sarebbe россиянин (rossijanin).

[Nota a margine: prima del 1917 potevi essere un "ceceno russo" o un "tedesco russo" perché allora la distinzione tra rossijanin e russkij non esisteva o, dovremmo dire, era meno comune e usata diversamente. La Russia, essendo l'erede culturale, politico e spirituale dell'Impero Romano d'Oriente, ha avuto la multietnicità incorporata in lei fin dal momento in cui è apparsa]

Per il momento, ignoriamo il secondo significato e concentriamoci sull'etnico/culturale русский (russkij). Cos'è un русский (russkij)?

Per cercare di trovare una buona definizione, spieghiamo cosa non è un russo.

  • Non è qualcuno che parla russo. Ci sono molte persone in giro che parlano russo e che non lo sono.

  • Non è qualcuno nato in Russia, perché ci sono molti non russi nati in Russia.

Che dire di qualcuno nato da genitori russi?

Qui ci imbattiamo in un problema logico: se definiamo russo qualcuno nato da genitori russi senza definire in primo luogo cosa significhi russo, questa è una definizione del tutto circolare.

Inoltre, Shojgu è russo? Suo padre è di etnia tuvana. Quindi è al massimo russo al 50%?

E lo tsar Nicola II? I suoi antenati erano per lo più tedeschi e danesi.

E Lenin? Aveva solo 1/4 di sangue "russo" (qualunque cosa questo significhi)

Qui dobbiamo tenere a mente tre elementi cruciali:

  • La Russia è sempre stata multietnica, anche nel X secolo!

  • La Russia non ha confini naturali

  • La Russia è stata invasa da innumerevoli gruppi etnici e religiosi e molti di questi gruppi si sono acculturati nella società russa aggiungendo la loro eredità a quella comune russa

Quindi la "definizione etnica" non funziona affatto.

Per paesi come il Giappone o popoli nativi come i Mapuche le categorie etniche potrebbero avere un senso, ma per un paese con una storia e una geografia come la Russia sono assolutamente prive di significato (da qui il motivo per cui il patriottismo è una forza molto positiva in Russia e il nazionalismo è molto tossico).

Ma la questione diventa sempre più complicata.

Proprio come, diciamo, la Francia o l'Italia, la Russia ha attraversato momenti storici molto diversi e la Russia, diciamo, del XV secolo e la Russia del XIX secolo avevano ben poco in comune.

Ora questo è altamente soggettivo, ma direi che possiamo almeno suddividere approssimativamente la Russia storica nei seguenti periodi:

  • La Russia prima di Pietro I

  • La Russia tra Pietro I e il 1917

  • La Russia sovietica tra il 1917 e il 1991

  • La Russia colonizzata dagli Stati Uniti tra il 1991 e il 2000

  • La Russia di Putin tra il 2000 e il 2021

  • La Russia dopo il 2022

E anche questa è una categorizzazione molto semplificata, ogni periodo dovrebbe essere ulteriormente suddiviso, ma ci vorrebbe troppo spazio.

Successivamente, direi anche che è cambiato anche il modo in cui i russi si definivano in questi periodi, e questo è il motivo per cui Dostoevskij prima del 1917 pensava che non si potesse essere russi a meno che non si fosse prima ortodossi (il che avrebbe potuto avere senso prima del 1917, ma sicuramente non ha alcun senso nel 2022). Il mio punto qui non è discutere la migliore definizione possibile di "chi/cosa è un russo", ma mostrare che questa domanda apparentemente semplice è invece molto complessa e, nella migliore delle ipotesi, un bersaglio mobile!

Ora, nel caso dell'Ucraina, la questione diventa ancora più complessa di così.

Quando ho scritto sopra che non esisteva una "nazione ucraina" o uno "stato ucraino" nella storia, non intendevo dire che POICHÉ non ci sono stati fenomeni del genere nella storia, oggi non esiste uno stato ucraino.

Per essere chiari, io NON credo che per considerarti appartenente a un gruppo etnico o culturale DEVI avere una base storica per la tua affermazione. Le nazioni possono essere create, infatti, direi che tutte sono create, prima o poi. L'etnogenesi è qualcosa che possiamo osservare in tutti i continenti, nazioni ed etnie: questa è l'emergere di un'identità NUOVA e DISTINTA, solitamente seguita dalla creazione di "miti fondatori" che potrebbero o meno avere una base reale nella storia.

Nel caso dell'Ucraina (qui intendo questo termine geograficamente: le terre di frontiera/di confine sud-occidentali della Russia), è semplicemente innegabile che queste terre abbiano vissuto sotto il giogo polacco/latino per molti secoli e che questa occupazione abbia avuto due risultati diretti:

  1. Il popolo ucraino ha avuto esperienze che il resto della nazione russa non ha avuto (come essere sotto l'occupazione latina o avere comunità ortodosse sottomesse alla Chiesa ortodossa greca e non a quella russa)

  2. Il popolo ucraino non ha vissuto alcuni degli eventi più cruciali della storia russa (come la crisi del vecchio rito contro il nuovo rito che ha sconvolto profondamente la società russa nel XVII secolo e in seguito).

Tali differenze di esperienza hanno lasciato segni profondi sull'identità delle persone coinvolte. Sarebbe sciocco negarlo e sarebbe pericoloso ignorarlo deliberatamente!

Quindi, per riassumere quanto ho cercato di mostrare finora, potremmo dire che:

  1. La storia non è uno strumento utile per misurare una presunta "legittimità" della pretesa di identità di un gruppo.

  2. Le identità etniche/culturali possono sorgere spontaneamente ma anche artificialmente.

Il caso dell'Ucraina è un mix di entrambi i punti. In primo luogo, "l'Ucraina" è una creazione del papato latino (si veda qui per una discussione). Ma, piaccia o no, i latini alla fine hanno innescato un'etnogenesi ucraina, anche se con vari gradi di successo (all'incirca, più si va verso l'Occidente, e più lungo è il giogo polacco, più forte è l'identità ucraina).

Ma anche se nulla di tutto ciò fosse accaduto, non avrebbe fatto alcuna differenza.

Anche supponendo che non ci fosse assolutamente NIENTE sul nostro pianeta che potesse essere chiamato "Ucraina" o "ucraino", e anche se il popolo dell'Ucraina post-1991 avesse ZERO basi storiche per le sue affermazioni, è ancora un diritto umano fondamentale poter scegliere la tua identità (o, più precisamente, le tue identità, al plurale).

Se domani il popolo giapponese decidesse che d'ora in poi la sua identità non sarà giapponese ma, diciamo, marziana, potremmo ridere quanto vogliamo, ma non potremmo negare loro quel diritto o costringerli a rinunciare alla loro identità "marziana" appena adottata.

Inoltre, non è sciocco dire a una persona che odia assolutamente la Russia e tutto ciò che è russo e che crede sinceramente di appartenere a un gruppo etnico e culturale completamente diverso, che questa persona non ha diritto alla sua opinione e che deve accettare di essere russo?

Ciò creerebbe un "russo russofobo".

In realtà, ci sono MOLTI russi russofobi in giro. Anche se per qualsiasi definizione immaginabile sei russo (o di qualsiasi altra nazionalità), hai ancora il libero arbitrio di rifiutare quell'eredità e sceglierne un'altra (anche fittizia).

C'è anche un termine speciale per queste persone: вырусь (vyrus'). Nella mia esperienza, le persone che sono emigrate volontariamente dalla Russia rientrano per la maggior parte (ma non tutte!) in questa categoria.

Ecco perché la mia prima tesi qui è questa: quegli ucraini che hanno scelto di identificarsi come ucraini e che rifiutano qualsiasi eredità russa (qualunque cosa si possa intendere con questo) hanno il diritto morale di farlo e nessuno ha il diritto morale di negare loro questa scelta . E mentre si possono usare argomenti storici per sfatare i miti fondanti dell'ideologia ucronazista, non si possono comunque usare per negare a qualcuno quella che è una scelta profondamente personale.

[Nota a margine: è mia convinzione personale che le identità possano essere cumulative e che non debbano escludersi a vicenda. Mentre personalmente mi considero culturalmente un "russo pre-1917", sono olandese al 50% per DNA, sono nato nella Svizzera tedesca e ho vissuto la maggior parte della mia vita nella Ginevra francofona, e sento ancor più identità culturali dentro di me, compresa una argentina. Parlo bene 5 lingue (anche se con molti refusi quando scrivo, come tutti sapete!) e altre 2 ragionevolmente. Attualmente vivo negli Stati Uniti (cliccate qui per una spiegazione del perché). E giusto per aggiungere un altro elemento, sono un membro di una chiesa greco-ortodossa, non di una russa. Mi considero anche un chitarrista jazz e un nuotatore in apnea. Quindi anche i miei hobby fanno parte della mia identità. Perché dovrei limitarmi a una sola identità "pura" quando sono così chiaramente un incrocio? In effetti, apprezzo e godo di tutta questa diversità di influenze che hanno contribuito a plasmare la persona che sono oggi. E se rivendico quel diritto alle identità cumulative, come potrei negarlo a qualcun altro?]

E poi c'è questo fatto innegabile: mentre circa l'80% dei россиянин (rossijanin) sono русский (russkij), il 20% non lo è. Infatti ci sono 193 gruppi etnici in Russia e 35 lingue che sono considerate lingue ufficiali in varie regioni della Russia, insieme al russo, oltre a più di 100 lingue minoritarie. E mentre i ceceni non sono русский (russkij) sono sicuramente россиянин (rossijanin), vale a dire che mentre i ceceni sono un gruppo etnico distinto, fanno anch'essi parte di quello che io chiamo il "regno della civiltà russa". Si potrebbe ragionevolmente sostenere che i ceceni del 2022 sono i più patriottici di tutti i russi!

Questo ha molto più senso per me che scavare nei passati cladi, tribù o gruppi nativi locali e cercare una qualche "identità biologica".

Questa è, tra l'altro, una delle differenze più sorprendenti e profonde tra i modelli culturali russo e ucronazista: i russi vogliono e apprezzano l'immensa diversità delle loro nazioni. Gli ucronazisti vogliono un'Ucraina razzialmente pura, russenrein (da qui il loro costante parlare di "subumani", "scarafaggi" e "biomassa").

Lasciamo il concetto idiota di "razza pura" ai nazisti, ai sionisti e ai loro simili.

La prima cosa che vorrei immediatamente sottolineare è che storicamente le terre che ora chiamiamo Ucraina erano molto esposte al regno della civiltà russa, o addirittura ne erano parte,. Ma questo NON è assolutamente vero per l'attuale identità culturale ucronazista/banderista che, di fatto, è stata creata come anti-ortodossa e che oggi si considera un'anti-Russia. Conosco personalmente quell'identità molto, molto bene: non solo ho incontrato molti ucronazisti nella mia vita, ma ho anche monitorato per anni la propaganda ucronazista su VOA e RFE/RL e so che il nazionalismo ucronazista non ha alcun contenuto positivo, è solo una pura e totale negazione di tutto ciò che è russo con alcune affermazioni veramente ridicole (e comiche) su una certa "antichità ucraina".

In altre parole, anche se tu vivi a Odessa o Kharkov e provieni (o supponiamo semplicemente che tu provenga) da un ceppo etnico russo puro al 100% (non c'è niente di simile, ma lasciami continuare l'ipotesi), puoi ANCORA rifiutare tale identità e adottare qualsiasi identità tu voglia, compresa quella ucronazista/banderista.

A questo punto, voglio elencare tutti i criteri che chiaramente non sono utili per discutere le identità:

  • Composizione genetica

  • Luogo di nascita

  • Madrelingua (o madrelingue)

  • Religione

  • Storia in generale e confini storici (che si spostavano costantemente) nello specifico

  • Approvazione personale di un'ideologia o un'affermazione culturale o meno

  • Ideologie politiche

  • Identità abbracciate nel passato

  • Differenza tra una lingua e un dialetto

  • Somiglianze e differenze con altre identità

Eppure, ogni volta che sento discutere se i russi siano liberatori o occupanti dell'Ucraina, vedo usare questi criteri, e da entrambe le parti!

Questo non ha assolutamente senso per me.

In effetti, credo fermamente che la scelta di essere ucraino, russo o entrambi (sì, anche questa è una scelta!) dipenda da ogni singola persona. Punto e basta.

Ma qui voglio aggiungere qualcosa di cruciale: dover fare una scelta così personale non è specifico o unico per gli ucraini, anche tutti i russi devono affrontare la stessa questione!

Io affermo che, oggettivamente, la quinta colonna "russa" e gli integrazionisti atlantici non sono, de facto, russi. Perché lo dico? Perché 1) servono padroni stranieri e 2) cercano di danneggiare la Russia. E non mi interessa come vengano confezionate le loro azioni (diamine, Naval'nyj si è davvero sforzato di impersonare un nazionalista!).

Quindi, "essere russi" significa, a mio avviso, che hai fatto una scelta deliberata identificandoti con e diventando parte del regno della civiltà russa.

In parole povere: non puoi essere la Russia e odiare la Russia.

Quante persone in ciò che resta dell'Ucraina oggi si considerano russi?

Non lo so, e credo che nessun altro lo sappia.

Ma penso che sia giusto dire che la maggior parte delle persone in Russia è rimasta scioccata dal numero di ucraini che hanno scelto non solo di adottare un'identità ucraina, ma anche di combattere e morire per essa! Molti, sinceramente, pensavano che gli ucraini fossero "fratelli".

Oggi questa “fratellanza” assomiglia sempre più alla “fratellanza” di Caino...

Ancora più sorprendentemente, la maggior parte di questi ucronazisti non parla nemmeno correttamente l'ucraino e parla principalmente in russo. Alcuni si considerano addirittura cristiani ortodossi. Sì, questi russofoni, molti dell'Ucraina centrale e orientale, cantano ancora "Батько наш – Бандера, Україна – мати, ми за Україну будем воювати!" (Nostro padre è Bandera, nostra madre l'Ucraina, siamo pronti a fare la guerra per l'Ucraina).

Vorrei notare con una certa gioia che se Bandera è il loro padre, allora l'Ucraina è nata non prima della metà degli anni '20 (poiché Bandera è nato nel 1909!). E non entrerò nemmeno nelle allucinazioni ucraine sull'essere "ariani puri" (al contrario dei moskali che vedono come finno-ugro-mongoli), che è un'ideologia sviluppata anche più tardi :-)

Quindi, dopo 2163 parole, abbiamo almeno iniziato a rispondere alla domanda se gli ucraini sono russi?

No, non proprio. Ed ecco perché:

Presi da soli, i termini "ucraino" e "russo" sono molto ambigui.

Sappiamo che in passato molti di coloro che oggi chiamiamo "ucraini" avevano antenati che vivevano e facevano parte del regno della civiltà russa. Ma ciò non significa affatto che gli ucraini moderni vogliano (o addirittura che possano!) entrare a far parte del regno della civiltà russa, soprattutto perché ciò che questo regno era, è e diventerà è anch'esso molto complesso e persino controverso.

Inoltre, penso che dobbiamo prestare particolare attenzione a ciò che sta accadendo oggi in Russia: l'Operazione militare speciale ha avuto un enorme impatto sulla società russa e quella società sta cambiando rapidamente e profondamente.

Questo di per sé pone la questione seguente: quale tipo di regno di civiltà la Russia sta offrendo oggi ai popoli dell'Ucraina?

Una cosa è certa, la Russia, diciamo, del 2023-2025 sarà profondamente diversa dalla Russia del 2000-2022. In primo luogo, l'ultimatum russo all'ovest del 2021, e poi l'Operazione militare speciale del 2022, hanno veramente rivoluzionato (in senso letterale) la Russia: giornalisti della quinta colonna e liberali assortiti sono fuggiti a migliaia (principalmente in Polonia, Israele e nei tre stati baltici), gli integrazionisti atlantici o si sono arresi o mantengono un profilo molto basso. Gli agenti stranieri (persone pagate con interessi stranieri) devono ora registrarsi, sono elencati come tali e possono essere multati o addirittura incarcerati per aver infranto le leggi russe (finalmente!).

La Russia ha anche rifiutato completamente e categoricamente l'intera ideologia Woke promossa dall'Egemonia mondiale.

Cosa ancora più importante, la realtà di un impero anglo-sionista che vuole soggiogare, colonizzare, schiavizzare e smantellare la Russia è ora diventata piuttosto difficile da ignorare. In effetti, questa guerra (contro l'Occidente collettivo, non solo contro pochi ucronazisti!) è una guerra esistenziale per la Russia tanto quanto lo è stata la seconda guerra mondiale; quindi, quei russi che si lamentano della mancanza di jamón serrano spagnolo nei negozi russi devono svegliarsi e confrontare le loro attuali "difficoltà" con ciò che i loro genitori e nonni hanno sofferto durante la seconda guerra mondiale (inoltre, si può ancora trovare jamón serrano spagnolo in Russia, solo a un prezzo più alto di prima; ci sono anche ottimi sostituti locali!).

Qui voglio esprimere i miei più sentiti ringraziamenti ai neoconservatori statunitensi, ai lemming dell'Unione Europea, ai nazisti della NATO, ai papisti latini e a tutti gli altri odiatori della Russia che hanno generato una delle più grandi ondate di odio nella storia umana e che ora hanno FORZATO tutti i russi a una scelta fondamentale, ma vitale: resistere o perire.

A differenza della gente in Occidente (fino a poco tempo fa) e a differenza della gente in Ucraina (di nuovo, fino a poco tempo fa), molti russi hanno gradualmente cambiato il loro modo di pensare da "tempo di pace" a "tempo di guerra". Anzi, direi addirittura che le cosiddette "sconfitte russe" a Bucha, Kharkov o Kherson hanno solo gettato altra benzina sul fuoco infuriato della rabbia russa: nel febbraio di quest'anno pochissimi russi avrebbero sostenuto la proposta di spegnere le luci in tutta l'Ucraina. Ma alla fine dell'estate lo stavano PRETENDENDO!

Quindi, la prossima volta che sentirete parlare di "sconfitte russe", considerate quanto segue:

  1. il massiccio effetto di risveglio che queste "sconfitte" hanno avuto su una società russa (piuttosto viziata);

  2. il prezzo relativamente minuscolo pagato dalla Russia per queste ritirate tattiche (in realtà, manovre di economia di forze) e

  3. gli enormi costi di queste "vittorie" per la NATO

e decidete voi stessi se Putin è debole e indeciso o molto intelligente e astuto :-)

Nessuno sa davvero come sarà la Russia nel 2023-2024-2025, ecc. Quindi nessuno sa veramente che tipo di "regno della civiltà russa" stia "offrendo" l'Operazione militare speciale al popolo ucraino. È quindi impossibile accertare se gli ucraini (che comunque, da ucraini, sono ancora un gruppo eterogeneo!) torneranno mai a diventare russi o meno. Alcuni probabilmente lo faranno. Molti probabilmente non lo faranno.

Una cosa per me è assiomatica: la Russia non dovrebbe occupare nemmeno un metro quadrato di terra "ucraina" se quella terra è per lo più popolata da ucronazisti. In effetti, non vedo la necessità di "arrivare al confine polacco" o altri piani così grandiosi. Sì, la NATO potrebbe benissimo non dare alla Russia alcuna scelta (proprio come la NATO ha imposto alla Russia l'Operazione militare speciale!), ma allora spero in un rapido "dentro e fuori". La Russia dovrebbe liberare solo coloro che vogliono essere liberati. Periodo. I rimanenti può ignorarli (se lasciano in pace la Russia) o ucciderli (se minacciano la Russia).

La Russia vuole/ha bisogno di milioni di ucronazisti all'interno dei suoi confini? No!

La Russia può permettersi di pagare per la distruzione del paese 404? No!

Le autorità russe vogliono davvero essere responsabili non solo delle pensioni e dei programmi sociali, ma anche della legge e dell'ordine in una terra popolata da persone (armate!) che odiano appassionatamente la Russia? No!

Ma sono pienamente d'accordo sul fatto che il Banderastan debba essere completamente smilitarizzato e denazificato.

Il primo obiettivo può essere raggiunto senza dover mettere le forze su ogni metro quadrato dell'Ucraina, mentre il secondo avverrà come una naturale conseguenza del primo: se tutto ciò che hai sono forze di polizia e teste di cuoio, che senso ha giocare ai nazisti o parlare di "liberare la Crimea il prossimo anno"? E se qualche ucronazista residuo vuole leggere il Mein Kampf, e riesce a restare sveglio mentre lo legge, allora lasciateglielo fare. Che importa?

E poi ci sono i movimenti di popolazione. MILIONI sono partiti per l'Unione Europea e MILIONI sono partiti per la Russia. MILIONI di persone sono anche "andate via" quando la Crimea e le Repubbliche di Donetsk e Lugansk si sono unite alla Russia. E ora che le luci sono spente, altri MILIONI se ne stanno andando (e solo il 20% prevede di tornare, secondo le stime ucraine). Aggiungiamo a questo le 100.000 vittime di guerra di Ursula von der Lugen, moltiplichiamole per un fattore di sicurezza di 2 e probabilmente abbiamo già 200.000 morti e, quindi, circa 300.000-400.000 feriti in azione. È vero, "Ze" & Co. possono continuare a mobilitare ondate dopo ondate di civili, e la NATO può persino far sì che la maggior parte di loro passi attraverso una sorta di addestramento di base (incluso l'addestramento avanzato per alcuni), ma questa non è una strategia sostenibile: la Russia ha molti più proiettili di artiglieria di quanti corpi gli ucraini, i polacchi, gli inglesi e tutti gli altri pazzi possano gettare nel tritacarne russo.

[Nota a margine: potreste chiedervi quale sia l'attuale piano neocon degli Stati Uniti. Semplice: far uccidere il maggior numero possibile di ucraini e poi accusare la Russia di genocidio e rovinare le economie dell'Unione Europea per eliminare un concorrente. A proposito, il piano A era attaccare le Repubbliche di Donetsk e Lugansk, innescare il rovesciamento di Putin, mettere al potere un fantoccio e smembrare la Russia. Quel piano è fallito. Quindi quello che vediamo oggi è il Piano B degli Stati Uniti, eseguito dalla NATO e da alcuni idioti megalomani con fisime di sogni imperiali (Regno Unito e Polonia, tanto per menzionarli).]

Ancora una precisazione: tutto questo vale anche per la Bielorussia, il Kazakistan e tutti gli altri limitrofi russi. Finora, nessuno di loro ha mostrato la capacità di essere uno stato vitale e stabile. TUTTI loro hanno scelto quella che alcuni chiamano "multi-vettorialità", cioè: chiedere protezione alla Russia e soldi agli USA.

La Russia ha bisogno di tali "amici" o "alleati"?

L'Iran, la Cina o persino l'Algeria non sono amici e alleati infinitamente migliori sotto ogni punto di vista?

Tutti questi limitrofi si mettano d'accordo e facciano una scelta fondamentale, perché se c'è una cosa che l'Euromajdan ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio è che l'Occidente non permetterà mai ad alcun paese di essere un buon vicino o partner di entrambi, l'Occidente e la Russia.

Ora, soprattutto in seguito all'ondata di odio totale contro tutto ciò che è russo in Occidente, questo obbligo di scegliere una parte o l'altra è diventato un dato di fatto almeno finché l'impero anglo-sionista (già morto) manterrà il suo (ancora molto reale) slancio e la sua capacità di corrompere le élite dei compradores che governano paesi senza sovranità o libero arbitrio (l'intera Unione Europea, per cominciare). Questo è il motivo per cui sia la Russia che la Cina cercano un mondo multipolare in cui tutti i paesi siano veramente sovrani e le relazioni tra questi paesi siano determinate dallo stato di diritto internazionale.

Conclusione:

Non si tratta di Ucraina e Russia. Si tratta di una completa riorganizzazione del nostro intero pianeta, compresi il commercio internazionale e la finanza, le alleanze politiche e i valori culturali/spirituali.

Le due immagini seguenti riassumono bene il tutto, credo.

In questo momento, sia la Russia che l'Ucraina sono bersagli mobili che stanno subendo enormi cambiamenti. E non sto dicendo che russi e ucraini non possano essere fratelli o addirittura essere di nuovo una singola nazione. Tutto quello che sto dicendo è che fare tali ipotesi sarebbe estremamente pericoloso e costoso.

Da qualche parte, più avanti lungo la strada, potrebbero esserci un'Ucraina e una Russia che vivono in un rapporto non troppo comodo come, diciamo, il Pakistan e l'India di oggi, ma con un'Ucraina completamente smilitarizzata (per non parlare di una minaccia alla Russia con armi nucleari, che hanno sia il Pakistan che l'India, in modo da non farci trasportare troppo oltre con il parallelo). Sono abbastanza sicuro che i polacchi si annetteranno un pezzo del Banderastan rimasto, e forse anche gli ungheresi. Infine, ritengo molto probabile che, in un modo o nell'altro, la Russia libererà la costa ucraina e spezzerà l'attuale blocco della Repubblica moldava di Transnistria, dove vive circa mezzo milione di cittadini russi. Quindi potete visualizzare in pratica come sarà l'Ucraina quando i russi decideranno di fermarsi.

Ma, quando tutto sarà stato detto e fatto, spetterà al popolo ucraino decidere quale ambito di civiltà vuole abbracciare. La Russia non dovrebbe liberare coloro che abbracciano la loro schiavitù.

Andrei

 
“Il papa di Hitler” e l’ecumenismo: perché il Vaticano ha tolto il segreto sui materiali compromettenti su Pio XII

papa Pio XII. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come l'apertura degli archivi vaticani può aiutare la politica ecumenica di papa Francesco.

Il 2 marzo 2020, il Vaticano ha aperto allo scrutinio gli archivi segreti su Pio XII (1939-1958), che alcuni critici chiamano "il papa di Hitler". Aveva ricevuto questo incisivo soprannome per aver saputo e taciuto sui crimini nazisti nella migliore delle ipotesi e per averli approvati e persino facilitati nel peggiore dei casi.

Perché il Vaticano dovrebbe rivelare i misteri di uno dei periodi più controversi della sua storia? In che modo ciò potrebbe influire sulla posizione del cattolicesimo, e potrebbe influenzare il rapporto tra i latini e l'Ortodossia?

Papa Francesco ha deciso di aprire l'accesso ai documenti del pontificato di Pio XII circa un anno fa. Più di 200 storici di diversi paesi hanno chiesto di lavorare su questi archivi. I posti nella stanza in cui è possibile esaminare i documenti sono riservati fino alla fine del 2020.

In totale, questa parte dell'archivio è costituita da circa 16 milioni di pagine in dozzine di lingue del mondo. Secondo lo storico tedesco Sascha Hinkel, uno di quelli che lavoreranno su questi documenti, ci vorranno circa 20 anni per analizzarli tutti. Tuttavia, saranno sufficienti cinque anni per ottenere risposte alle domande più importanti. Pertanto, entro il 2025, potrebbero esserci conclusioni documentate sulla collaborazione o almeno sulla connivenza con i crimini nazisti dell'allora capo del Vaticano.

Per una strana coincidenza, è nel 2025 che si celebrerà il 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico (325). Queste informazioni declassificate possono influire sul contenuto di questi eventi? Secondo noi, possono farlo.

Ma prima, esaminiamo in breve la personalità di papa Pio XII.

Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, il futuro Pio XII, nacque il 2 marzo 1876 a Roma in una famiglia di intensa pietà cattolica con una storia di legami con il papato (la "nobiltà nera"). I discendenti di queste famiglie, di regola, ricoprivano alte posizioni in Vaticano. Il nonno di Pio XII era il viceministro delle finanze del Vaticano, suo padre era il principale avvocato del Vaticano, suo fratello era il consigliere legale di papa Pio XI, suo cugino era un consulente finanziario di primo piano di papa Leone XIII, ecc.

Nel 1899, dopo aver completato il corso di teologia, Eugenio Pacelli fu ordinato sacerdote. Nel 1901 entrò nella Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari, un sotto-ufficio del Segretariato di Stato vaticano. Qui prese parte attiva alla compilazione del Codice di Diritto Canonico, nonché a un documento molto interessante: il "Giuramento contro il modernismo".

Il giuramento anti-modernismo era richiesto a "tutti i chierici, pastori, confessori, predicatori, superiori religiosi e professori nei seminari filosofico-teologici" della Chiesa cattolica dal 1910 al 1967. Conteneva le seguenti formulazioni: "Mi dichiaro del tutto estraneo a quell’errore dei modernisti che pretende che non vi sia, nella sacra tradizione, nulla di divino. <...>  Mantengo pertanto fermissimamente e manterrò fino al mio ultimo respiro, la fede dei Padri nel carisma certo di verità <...> non in modo che sia mantenuto quello che può sembrare migliore e più adatto al grado di cultura proprio di ciascuna epoca, ma in modo che la verità assoluta ed immutabile, predicata in origine dagli Apostoli, né mai sia creduta, né mai sia intesa in un altro senso <...> Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio".

Progettato in uno spirito estremamente conservatore, questo documento ha ampiamente determinato l'impegno permanente di Pio XII per la tradizione e la resistenza al modernismo. In altre parole, il mondo deve cambiare e adattarsi all'insegnamento del Vaticano.

Il conservatorismo di Pio XII, alla fine del suo pontificato, fece capire a molti vescovi cattolici che una tale politica porta all'auto-isolamento della Chiesa cattolica. E questo ha portato al fatto che dopo la morte di Pio XII, il pendolo abbia oscillato nella direzione opposta: il "Giuramento contro il modernismo" fu revocato e papa Giovanni XXIII salendo al trono perseguì una politica esatta opposta: non è il mondo che dovrebbe adattarsi alla Chiesa ma è la Chiesa cattolica che dovrebbe adattarsi a un mondo che cambia.

Il risultato di questa svolta fu il Concilio Vaticano II, che proclamò la politica di aggiornamento - il rinnovamento di tutti gli aspetti della vita ecclesiastica. Questa politica include anche una richiesta di unità ecumenica con ortodossi e protestanti. Tuttavia, siamo arrivati molto più avanti...

Nel 1914 Eugenio Pacelli divenne sottosegretario di Stato del Vaticano, nel 1917 nunzio papale (ambasciatore) in Baviera, e dal 1920 nunzio di tutto l'Impero Tedesco. John Cornwell nel suo libro "Il papa di Hitler: la storia segreta di Pio XII" cita le sue dichiarazioni di quel tempo: "allusioni persistenti all'ebraicità del partito degli usurpatori del potere" ; "Crescente e diffusa convinzione tra i tedeschi che gli ebrei fossero gli istigatori della rivoluzione bolscevica, il cui obiettivo principale era la distruzione della civiltà cristiana"; "la capitale della Baviera soffre di una dura tirannia rivoluzionaria ebraico-russa". Allo stesso tempo, Pacelli in molti discorsi era critico nei confronti del nascente nazionalsocialismo tedesco.

Nel 1929, Pacelli divenne cardinale, e nel 1930 fu nominato alla carica di Cardinale Segretario di Stato del Vaticano, cioè Ministro degli Affari Esteri. In tale veste, firmò accordi (concordati) a nome del Vaticano con un certo numero di stati, tra cui la Germania nazista (1933).

Il 2 marzo 1939, Eugenio Pacelli fu eletto papa, e prese il nome di Pio XII dal suo predecessore Pio XI. L'inizio del suo pontificato coincise con l'inizio della seconda guerra mondiale. Le sue azioni e dichiarazioni durante questo periodo forniscono motivi per valutazioni direttamente opposte.

Lo storico britannico John Cornwell nel suo libro "Il papa di Hitler" critica fortemente Pio XII per la sua politica nei confronti della Germania nazista.

Al contrario, lo storico americano David G. Dalin nel libro "Il mito del papa di Hitler" afferma che egli si oppose con efficacia al nazismo.

Da un lato, Pio XII ha dichiarato "centinaia di migliaia di persone, senza alcuna colpa da parte loro, a volte solo a causa della loro nazionalità o razza, furono condannate a morte e a una lenta distruzione" .

D'altra parte, ha taciuto sullo sterminio di massa degli ebrei e ha persino incoraggiato le azioni dei croati, coinvolti nella forzata cattolicizzazione della popolazione serba, a seguito della quale oltre 800.000 serbi ortodossi furono brutalmente uccisi.

Per i suoi buoni rapporti con gli ustaše, i fascisti croati, il Ministero degli Esteri britannico aveva persino definito Pio XII "il più grande codardo morale dei nostri tempi".

Secondo alcune fonti, alla fine della guerra, alti funzionari del Vaticano organizzarono per i leader del Terzo Reich vie di fuga in Sud America, che l'intelligence degli Stati Uniti chiamava "i canali dei ratti" nei suoi rapporti.

Dopo la seconda guerra mondiale, Pio XII fu attivamente impegnato nella lotta contro il comunismo e nello sviluppo delle relazioni diplomatiche del Vaticano con altri paesi.

Nel 1950 proclamò il dogma cattolico della risurrezione corporale della Madre di Dio e della sua ascensione al cielo, seguita dall'incoronazione.

In effetti, i primi tre secoli del cristianesimo sono caratterizzati dal silenzio completo delle fonti documentarie sull'assunzione della Beata Vergine Maria. Sant'Epifanio di Cipro alla fine del IV secolo scrisse: "Lasciate che cerchino nelle Scritture. Non vi troveranno se è morta o non è morta; non vi troveranno se è stata seppellita o se non è stata seppellita".

Alcune informazioni sulle circostanze della sepoltura della Beata Vergine Maria appaiono solo dopo il IV secolo, e anche allora sotto forma di apocrifi. Ma in Occidente, questa storia ha messo radici e si è sviluppata, e da lì è parzialmente passata all'Ortodossia.

In generale, Pio XII fu un grande ammiratore della Santa Vergine e nel 1942 dedicò anche simbolicamente tutto il mondo al cuore immacolato di Maria.

È anche noto come studioso di teologia. Durante il suo pontificato, scrisse 41 encicliche e circa 1.000 messaggi e discorsi in cui affrontava una varietà di argomenti, dalla teologia dogmatica alle questioni mediche.

Papa Pio XII morì il 9 ottobre 1958, all'età di 82 anni.

Nel 2009, l'allora papa Benedetto XVI dichiarò Pio XII "venerabile", cioè iniziò il processo di canonizzazione. Come sapete, Benedetto XVI aderiva a punti di vista piuttosto conservatori, ma è stato costretto a presentare una petizione per le sue dimissioni, cosa mai avvenuta nella storia del papato negli ultimi 600 anni. Fu sostituito da papa Francesco, che a certe condizioni può essere collegato ai liberali. Questo papa bacia i piedi dei migranti musulmani, si scusa con gli omosessuali per il cattivo atteggiamento nei loro confronti e partecipa al culto della dea pagana Pachamama.

il culto della Pachamama, Vaticano, 2019 Foto: es.zenit.org

Il famoso teologo Aleksej Osipov ha dato di papa Francesco la seguente caratterizzazione: "Forse non c'è mai stato un papa così liberale come Francesco. Pensavo che non potesse esserci di peggio di Giovanni Paolo II, ma ho scoperto che era possibile. Il precedente papa Benedetto XVI era un vero cattolico, serio, devoto. Ma no, si è scoperto che non era adatto. Ebbene, Francesco non è solo un uomo della nostra era in termini di tempo, ma un uomo della nostra era di pensiero, la nostra era di spirito. Un uomo che non si vergogna di fare passi che vanno oltre alla riverenza per le Sacre Scritture e all'insegnamento di Cristo".

Non sorprende che la Chiesa cattolica abbia formato un'ala di conservatori in opposizione a Francesco. È guidata dal cardinale americano Raymond Burke.

Nel 2016 i cardinali, insoddisfatti di Francesco, hanno persino pubblicato una lettera aperta al papa, che solleva domande molto spiacevoli in relazione all'enciclica "Amoris laetitia". Considerando che l'opinione del papa espressa ex cathedra è considerata infallibile, tale lettera equivale a una ribellione aperta.

Francesco non ha ritenuto necessario rispondere alla lettera. Invece, ha continuato la pratica di rimuovere i cardinali di mentalità conservatrice dai posti influenti in Vaticano.

Quindi, se gli storici che hanno iniziato a studiare gli archivi del Vaticano a partire da Pio XII trovano documenti che compromettono uno dei papi più conservatori del XX secolo, è molto probabile che Francesco otterrà un'ulteriore carta vincente nella lotta contro i cardinali conservatori.

La BBC, in un messaggio sull'apertura degli archivi vaticani, scrive: "Se le ipotesi degli scienziati sulla sua tacita connivenza con lo sterminio degli ebrei sono vere, ciò potrebbe minare ulteriormente la reputazione della Chiesa, che è diventata recentemente impantanata negli scandali, in particolare quelli legati alla pedofilia".

La reputazione del Vaticano può davvero essere scossa, ma insieme a questo, i sostenitori delle riforme ecclesiastiche, e soprattutto papa Francesco, avranno l'opportunità di promuovere più attivamente le idee di rinnovamento e adattamento della Chiesa ai bisogni della società.

Per quanto riguarda il dialogo del Vaticano con le Chiese ortodosse e, soprattutto, con il Fanar, la vittoria di Francesco sui suoi oppositori conservatori servirà naturalmente da catalizzatore per tale dialogo. Forse, entro il 2025, in Vaticano non ci saranno più cardinali che possano opporsi alle politiche di papa Francesco e, nell'anno del 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico, potremmo aspettarci un tentativo di unire gli ortodossi con i cattolici.

Naturalmente, non dovremmo esagerare l'importanza dell'apertura degli archivi sia per i confronti tra liberali e conservatori in Vaticano sia per le relazioni tra ortodossi e cattolici. Tuttavia, non vi è dubbio che la mossa di papa Francesco avrà un ruolo in tutto questo.

 
Intervista a Dmitrij Kiselëv sulle sanzioni

Dmitrij Kiselëv, direttore generale dell'agenzia di informazione Rossija Segodnja ("Russia oggi") è un popolare presentatore russo di news televisive. Lo abbiamo già incontrato sul nostro sito a Natale, quando ha intervistato il patriarca Kirill. Anche il suo nome è apparso sulla lista delle sanzioni internazionali dell’Unione Europea, sotto l’accusa di “propaganda”. Dietro questa imputazione (che può significare tutto e il suo contrario, per quanto è definita nel diritto internazionale: anche la predicazione del Vangelo può essere definita “propaganda”...) si cela un rischio spaventoso di violazione della libertà di stampa: per la prima volta, un giornalista è colpito da sanzioni internazionali in quanto giornalista. Kiselëv stesso, in un’intervista che presentiamo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, rileva quanto si siano ribaltati i valori dei decenni passati: l’Occidente che condanna la libertà di stampa, e la Russia che permette liberamente ogni genere di espressione giornalistica.

 
Dopo la fine dell'Ucraina, soffre il cuore di molti europei

Prefazione: l'attesa fredda

Il nord Europa, fino al nord Italia, è ora in preda a un'ondata di freddo gelido (senza dubbio, un risultato del riscaldamento globale). Di conseguenza, gli osservatori si aspettano che l'offensiva invernale russa in Ucraina inizi prima, anche se nessuno sa quando. Questo mese o il prossimo? Forse un drammatico ingresso dalla Bielorussia, interrompendo i rifornimenti della NATO? Nessuno lo sa. Per il momento, le forze alleate si accontentano di macinare in situ i soldati di leva e i mercenari del regime di Kiev scarsamente riforniti e congelati, sperando che forse si arrenderanno semplicemente in massa, nonostante i fucili del regime puntati contro la loro schiena. Le condizioni sono tali che ciò potrebbe accadere con pochissime perdite russe. Non c'è fretta. Oltre 500.000 soldati alleati e 500 carri armati mimetici invernali stanno aspettando il loro momento per entrare e denazificare l'Ucraina. Aspetteranno il momento giusto.

Introduzione: la liberazione dell'Europa

La Russia non poteva più permettere l'esistenza di un'Ucraina ostile, controllata dagli Stati Uniti, armata dalla NATO ed entro breve tempo dotata di armi nucleari. Pertanto, la libera. Sarebbe dovuto accadere molto prima, ma la Russia era troppo debole per farlo prima. Quando il regime di Zelenskij cadrà, miliardi di dollari di armi e rifornimenti occidentali cadranno nelle mani dei russi. L'indebitamento contratto dal regime di Kiev nei confronti dell'Occidente per armi e rifornimenti negli ultimi nove anni sarà annullato. Il territorio del regime di Kiev sfruttato dagli Stati Uniti, il 40% del totale, sarà ripreso senza indennizzo. Questa sarà una piccola misura di compensazione per la distruzione che gli Stati Uniti e i loro vassalli europei, compresi i bugiardi tedeschi e francesi di Minsk I e Minsk II, hanno causato in Ucraina, specialmente nel tanto provato Donbass.

Oltre a completare la liberazione delle quattro province che ha ripreso finora, la Russia potrebbe riprendersi anche altre quattro province di lingua russa, quelle di Kharkov, Dnepropetrovsk, Nikolaev e Odessa, unendosi così alla Transnistria russa. Potrebbe aver luogo un colpo di stato a Kiev, poiché i resti dell'esercito di Kiev crollano e la nuova Ucraina potrebbe persino diventare un alleato russo, come la Bielorussia, parte dello Stato dell'Unione. Resta da vedere se le cinque province dell'estremo ovest dell'attuale Ucraina rimarranno con la nuova Ucraina, o tre di esse torneranno alla Polonia, e una ciascuna all'Ungheria e alla Romania. Tutto dipenderà da ciò che la Russia consentirà. Dopo questo, l'intera fragile serie di pezzi del domino dell'Europa occidentale, alzati frettolosamente dalla NATO guidata dagli Stati Uniti e dalla sua ala politica, l'Unione Europea, potrebbe iniziare a crollare. A Moldova, Romania, Bulgaria e Ungheria (gli ultimi tre liberati dalla NATO e dall'Unione Europea), potrebbe essere offerto gas a buon mercato, come alla Serbia tormentata dalla NATO, al Montenegro e alla Macedonia. Una volta che le loro élite di fantocci statunitensi saranno state rimosse dai loro popoli, tutti questi paesi potrebbero diventare alleati della Russia, recuperando la loro indipendenza dopo l'asservimento all'Unione Europea e l'oppressione della NATO.

Ricordiamo che il vecchio "blocco orientale" sovietico è fallito proprio perché, come l'Unione Europea, ha tolto l'indipendenza a tali nazioni. Tuttavia, la camicia di forza centralizzante del mondo sovietico è scomparsa e non tornerà. La stessa alleanza con la Russia, ma mantenendo l'indipendenza, potrebbe alla fine aver luogo nella Grecia e a Cipro liberate dalle élite della NATO, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti. Allora anche i tre paesi baltici e persino la Finlandia potrebbero diventare alleati russi, come la nuova Ucraina, con energia fornita dalla Russia e con diritti umani fondamentali finalmente garantiti alle proprie minoranze russe. Dopodiché, prima l'Austria, l'Italia, la Germania e poi gli altri paesi dell'Europa occidentale dovranno prendere decisioni importanti sul proprio futuro: la sopravvivenza negoziando con Mosca o un lento suicidio nazionale? La scelta può sembrare ovvia, ma deve essere la loro scelta.

Germania: la lotta per restaurare il proprio paese

Il 7 dicembre i media tedeschi hanno annunciato l'arresto di venticinque "estremisti di estrema destra" che avrebbero complottato per rovesciare il governo federale. Tradotto, questo significa che il governo tedesco guidato dagli Stati Uniti ha arrestato venticinque patrioti che volevano ripristinare la libertà in Germania. È interessante notare che questi patrioti includevano un membro della famiglia reale tedesca e una ex deputata del parlamento tedesco o Bundestag. In una dichiarazione, l'ufficio del procuratore federale tedesco ha dichiarato che una cinquantina di persone era sospettata di essere una parte "violenta" di un ampio movimento chiamato "Cittadini dell'Impero" (Reichsbürger) ,con un totale di 12.000 membri. In qualsiasi altro paese, non ci sarebbero problemi con l'esistenza del patriottismo. Ma nella Germania gestita dagli Stati Uniti, qualsiasi movimento patriottico viene immediatamente soprannominato "neonazista", "pro-Hitler" o "anti-democratico", che è solo un codice di propaganda per definire le forze pro-sovranità, pro-Germania e pro-libertà.

Gli arrestati intendevano rovesciare il governo fantoccio federale che deve giurare fedeltà agli Stati Uniti e sostituirlo con un governo tedesco indipendente. I combattenti per la libertà rifiutano le istituzioni imposte dagli Stati Uniti a una Germania federale woke-fascista (non c'è niente di così intollerante come il liberalismo). I pubblici ministeri tedeschi hanno indicato Heinrich XIII, principe Reuss, un discendente della Casa Reuss, ex sovrani di parti della Germania orientale, come uno dei leader del gruppo. È interessante notare che si diceva che il principe Heinrich avesse cercato (ma non ottenuto) il coinvolgimento di rappresentanti russi nel presunto piano. Un'altra sospettata è Birgit Malsack-Winkemann, che è stata membro del Bundestag, in rappresentanza del Partito Alternativa per la Germania (AfD), dal 2017 al 2021. Dall'inizio di quest'anno ha lavorato come giudice presso il tribunale distrettuale di Berlino .

Nel 2017 il Partito Alternativa per la Germania (AfD) è diventato il primo partito patriottico a conquistare seggi nel parlamento tedesco da quasi 60 anni. Ciò ha sconvolto così tanto i servi tedeschi dello schema piramidale gestito dai truffatori feudali statunitensi che nel marzo 2021 il Partito è stato posto sotto sorveglianza dai servizi segreti tedeschi per aver tentato di liberare la Germania dalla tutela americana. Sebbene il movimento di resistenza sia stato sconfitto per ora, sentiamo che sebbene questa sia una battaglia persa, non è una guerra persa. Arriveranno altre battaglie, mentre i patrioti tedeschi lottano per decolonizzare il loro paese e cercano di ottenere alla fine la libertà. La Germania è la nazione più grande e più forte dell'Europa occidentale e anche il suo barometro. Quando tutto va bene in Germania, tutto va bene altrove, tutto va a posto. La Germania potrà finalmente liberarsi dal giogo degli Stati Uniti, espellere le truppe straniere, commemorare le 500.000 vittime del genocidio dei civili tedeschi del 1940-1945 sotto le bombe anglo-americane e forse alla fine diventare una reale Confederazione di stati tedeschi sovrani? Dovrà essere prima o poi così. La libertà chiama.

Francia: la rivolta del popolo

La Francia fu il luogo in cui fu inventato l'assolutismo con Luigi XIV (+ 1715), "il Re Sole". Si dice che abbia detto "l'Etat, c'est moi" – "Lo Stato sono io", con il risultato che in Francia è nata una sanguinosa rivoluzione. Perché gli estremi generano sempre degli estremi, così la rivoluzione francese ha generato l'imperatore assolutista Napoleone. Da allora, la Francia è stata governata da assolutisti, che fossero presidenti, re o imperatori. Il loro slogan 'lo Stato sono io', sebbene ancora valido, ha fatto sì che ciascuno avesse diritto al potere assoluto solo per pochi anni (unico frutto della rivoluzione – un periodo di potere abbreviato e non a vita o ereditario). Dal 1944, dopo una lunga serie di governi corrotti del dopoguerra, di cui quello di De Gaulle fu di gran lunga il meno nocivo, perché De Gaulle in realtà amava la Francia più del denaro (così come Putin ama la Russia più del denaro), ora è Macron, il candidato dei Rothschild, che è l'attuale re di Francia. La Francia è in effetti governata da un presidente per diritto divino e Macron è noto come "il faraone". Non è però il primo faraone, in quanto Mitterrand (1916-1996), che visse nel palazzo presidenziale con sua moglie in un'ala e l'amante prediletta nell'altra, fu il primo. Ha persino costruito una piramide massonica di 666 lastre di vetro, che offre l'ingresso al Tempio della Conoscenza, il Palazzo del Louvre.

Dell'anno scorso ricordo una conversazione con un tassista parigino, quando dovevo arrivare velocemente alla vecchia cattedrale russa con valigie pesanti. Il tassista era un tipico africano francese, del Camerun. Vedendo che ero un prete, senza mezzi termini mi ha detto in modo colorito con il suo accento afro-francese come l'odiato Macron fosse o un frocio, "un pédé", o una passione piuttosto gerontofila. Dopotutto, come poteva un uomo normale andare a letto con una donna di venticinque anni più anziana di lui? (Macron ha sposato una delle sue insegnanti, quasi coetanea di sua madre; alcuni dicono che la signora in questione dovrebbe essere processata per pedofilia femminile, dal momento che si dice che Macron fosse minorenne quando si sono uniti per la prima volta). Le opinioni dell'autista africano sul covid e sulla vaccinazione obbligatoria dello Stato francese erano altrettanto schiette quanto le sue opinioni sui gay. Lo cito perché la sua visione del mondo mostra la gravissima disconnessione tra la sofisticata élite in stile Macron e l'attuale base francese. In realtà, sembrava proprio un tassista di Mosca.

Et justement, Macron si oppone al popolo, che protesta sotto la forma dei gilet gialli, la popolare ma brutalizzata resistenza francese. L'élite francese ha paura perché il popolo francese è incline alla rivolta (frondeurs). Questo è il motivo per cui lo Stato francese ha una forza speciale permanente di polizia antisommossa (il CRS, che fu fondato nel 1944 e che sostituì direttamente le SS, avendo conservato a lungo più o meno la stessa gestione e più o meno la stessa uniforme) per reprimere le rivolte dei "contadini" . Inoltre, lo Stato francese ha paura perché alle ultime elezioni francesi dell'aprile 2022 avrebbe potuto essere eletto un governo nazionalista guidato da Marine Le Pen. Ciò avrebbe messo in discussione non solo l'intero Stato francese, ma anche la macchina burocratica dell'Unione Europea, che dipende in gran parte dal modello francese. Se il popolo francese sconfigge l'élite francese, la burocrazia dell'Unione Europea sa che il popolo francese salirà al potere e che poiché i francesi sono contro l'Unione Europea, l'intera fantasia di Bruxelles cadrà. (E i burocrati perderanno i loro lavori ben pagati oltre ai loro privilegi e alle generose pensioni). È l'intera ideologia dall'alto verso il basso dell'Establishment francese e dell'Unione Europea che viene messa in discussione in Francia. Chi vincerà? Non lo so, ma c'è solo una frase per descrivere la situazione: fragile per l'élite.

Il Regno Unito: la disunione prima della libertà

Il Regno Unito si trova in una posizione molto più precaria persino di quelle di Germania e Francia. Queste ultime sono state costrette a sostenere gli Stati Uniti solo per tre generazioni. Fino a quel momento erano indipendenti. Tuttavia, l'élite britannica è stata all'origine del male americano, e l'ha coltivato consapevolmente e con forza dal 1914 in poi e lo fa ancora. Il fatto che la lingua di USA e Regno Unito sia fondamentalmente la stessa lingua significa che gli americani hanno un potere immenso nel Regno Unito, anche nella misura in cui la moderna lingua inglese è disseminata di americanismi inconsci. Molti britannici sono obesi quasi quanto molti americani, si vestono come gli americani e i loro figli cantano canzoni americane con un accento americano. I quasi 60 milioni di persone che vivono nei resti della vera Inghilterra sono sul punto di perdere la loro identità. La famigerata portavoce dell'Establishment, la BBC, e i tabloid britannici che sostengono lo Stato manipolano le menti non istruite di decine di milioni di persone. Molti subiscono un tale lavaggio del cervello che, di conseguenza, non esiste alcun movimento di opposizione all'establishment britannico, nessun parallelo con i "gilet gialli" francesi.

Il problema è che per la maggioranza i cittadini britannici, specialmente in Inghilterra, sono stati nei secoli 'istituzionalizzati', cioè cooptati nell'Establishment britannico anti-inglese e allettati con vantaggi (?) in termini finanziari e con il prestigio di essere dalla parte britannica. Con una parte dell'establishment britannico diventata un barboncino dell'élite americana, i cittadini britannici sono ora americanizzati e allettati con vantaggi (?) in termini finanziari e con il prestigio di essere dalla parte americana. Sono divenuti così passivi che molti europei continentali chiedono se, invece del sangue, gli inglesi abbiano il tè nelle vene. Tuttavia, nel 2022 sempre più persone sono arrivate a vedere che i "vantaggi" di essere dalla parte britannico/americana sono notevolmente scarsi. Tanto più che la divisiva Brexit non ha portato al ripristino della sovranità e al recupero dei confini, come promesso da Johnson, nativo di New York, ma ha invece conferito al Regno Unito la posizione feudale onoraria del 51° Stato degli Stati Uniti. Un ampio movimento di resistenza nazionale deve ancora apparire in Inghilterra. Tuttavia, c'è speranza sulla frangia celtica. Certamente, in Scozia, nel Galles del Nord e in parti dell'Irlanda c'è resistenza attraverso i partiti nazionali scozzesi e gallesi e lo Sinn Fein in Irlanda, sebbene siano tutti seriamente compromessi dal wokeismo.

Il Regno Unito inventato dall'establishment britannico è oggi un Regno Disunito (Disunited Kingdom). Molto presto, probabilmente entro una generazione, ci saranno quattro paesi indipendenti nelle Isole del Nord Atlantico (IONA): Inghilterra, Irlanda (riunita), Scozia e Galles. La vera unità infatti può venire proprio sciogliendo il sinistro groviglio di nodi che forma l'attuale 'unità' imposta e l'avvento della disunione. Questa non sarà un'unità politica, ma un'unità di interessi. Le quattro future nazioni sovrane delle Isole Britanniche e dell'Irlanda hanno molto in comune in termini di geografia, storia e cultura condivise. Purtroppo, tutto ciò che hanno in comune è stato messo in ombra dall'Establishment statale oppressivo e centralizzato. Questo è stato risolto nella capitale normanno-britannica di Londra con la sua onnipotente città sionista, per quasi mille anni. Questa oppressione è simboleggiata da una famiglia reale straniera. Gli inglesi persero la propria famiglia reale e il resto dell'élite nazionale dopo che l'ultimo re inglese d'Inghilterra, Edmund Ironside, fu assassinato nel 1016. Da allora i monarchi sono stati tutti stranieri: danesi, normanni, francesi, gallesi, scozzesi, olandesi, tedeschi. Nessuno ha avuto a cuore gli interessi delle Quattro Nazioni, perché erano tutti alieni, molti dei quali non sapevano nemmeno parlare inglese e il loro cuore era altrove. Tuttavia, rimane la speranza di una seria ricerca di identità e quindi di un vero risveglio nazionale in Inghilterra e nelle altre tre nazioni.

Conclusione: il lungo cammino verso la libertà

Le battaglie per la libertà dall'oppressione nei tre paesi più potenti e popolosi dell'Europa occidentale, due nell'Europa continentale, uno in un arcipelago offshore, un po' come il Giappone americanizzato dall'altra parte dell'Eurasia settentrionale, sono in corso. Per il momento l'enorme peso di secolari oppressioni, soppressioni e repressioni sembrerebbe rendere impossibile la vittoria dei loro popoli zombificati in ognuna di quelle battaglie. Eppure ci sembra che, ironia della sorte, proprio quel peso che opprime i popoli nei loro tre contesti ben diversi assicurerà la vittoria. Il troppo è troppo – stanno arrivando le rivolte di popoli le cui identità nazionali sono state oppresse, soppresse e represse così pesantemente e per così tanto tempo. Le sovranità della Germania, della Francia e delle Quattro Nazioni devono essere ripristinate e le minoranze che le hanno realizzate in ciascuna di esse stanno crescendo. Sempre più persone si stanno rendendo conto che la restaurazione può avvenire solo una volta che si saranno liberate dalle élite che si alimentano a vicenda. E quelle élite dipendono interamente dall'élite americana aliena, che sta dietro a tutte e tira tutti i fili.

Oggi il Regno Unito è in sciopero a causa dei salari che non tengono il passo con l'inflazione record, che è stata quasi interamente causata dalle "sanzioni" anti-russe e anti-libertà imposte dall'élite dell'establishment. Alcuni affermano che l'evento britannico del 2022, la morte della regina Elisabetta II all'età di 96 anni, sia stato il risultato del suo incontro con Liz Truss due giorni prima e della realizzazione di ciò a cui era arrivato il suo paese. (Una popolare barzelletta nel Regno Unito dice che ora c'è la prova che nessuno è senza cervello: Liz Truss è l'eccezione che conferma la regola). Al figlio di Elisabetta, re Carlo, sono state lanciate addosso delle uova. (Ricordate come ha tradito Diana?). Nessuno, nemmeno il repubblicano più devoto, avrebbe mai pensato di lanciare uova addosso a sua madre. Poi c'è lo scandaloso Harry, duca della California, completamente infatuato e sotto il tallone della moglie attrice americana, che apparentemente è "nera". (I wokeisti che chiamano "nera" questa donna, che sembra essere una donna bianca abbronzata, sono forse semplicemente daltonici?). Forse, proprio come la Francia dichiara una nuova Repubblica ogni volta che attraversa una grave crisi (ora è alla sua quinta), il Regno Unito, o meglio l'Inghilterra, poiché di essa si tratta, dichiarerà di avere ancora una nuova dinastia, che è quello che succede nel paese ogni volta che questa attraversa una grave crisi. In ogni caso, la regina Elisabetta II ha segnato sicuramente la fine di qualcosa: addio, Casa di Sassonia-Coburgo-Gotha-Windsor? Salve, casa reale inglese – Ironside II?

Anche il tandem franco-tedesco che ha essenzialmente gestito l'Europa occidentale continentale sin dalla dichiarazione di Schumann nel 1950 è nei guai. La Germania sovrana vuole essere di nuovo la Germania e la Francia sovrana vuole essere di nuovo la Francia. Sono gli Stati Uniti che si aggrappano al potere e non lo permetteranno. Tuttavia, una volta che gli Stati Uniti saranno stati screditati perdendo la loro guerra in Ucraina, allora tutto diventerà possibile in Europa, proprio come tutto sarà possibile in Asia, una volta che gli Stati Uniti ne saranno stati cacciati. (Lì gli Stati Uniti ora si aggrappano solo alla fascia costiera occupata della Palestina, all'estremità meridionale della penisola coreana e al largo di Giappone, Taiwan e Singapore). Andiamo verso una nuova Europa occidentale, vera, non in linea retta, ma nei tortuosi zigzag delle bugie di nipoti di nazisti come Ursula von der Lügen. Ciò che la Germania e la Francia finiranno per fare modellerà e determinerà le azioni di tutta l'Europa occidentale, cioè i 27 paesi dell'Unione Europea più Regno Unito, Svizzera, Norvegia e Islanda, i 31 paesi europei. È nostra opinione che un accordo con la Russia, che formi l'asse Mosca-Berlino-Parigi-Londra (ciò che sarebbe dovuto accadere nel 1914), è l'unica cosa che può salvare i 31 paesi europei dalla servitù della gleba del feudalesimo statunitense. Ora, il regime di Kiev ha uno slogan politico: "L'Ucraina è Europa". Questo non ha senso, poiché anche la Russia è Europa e non esiste un'Europa non russa senza l'Europa di lingua russa. Sono due metà di un tutto, ciascuna con un'area simile di circa cinque milioni di chilometri quadrati. I 31 paesi europei hanno una scelta da fare: vivere sotto il tacco dello stivale transatlantico, schiacciato sulle loro facce da 5.000 chilometri di distanza, o scegliere la liberazione e la sovranità.

 
Un uomo che è prigioniero dei turchi e degli Stati Uniti dovrebbe determinare il corso della Chiesa?

Il pubblico generale [in Grecia, ndt] ha l'impressione sbagliata che il problema ucraino riguardi qualcun altro — gli ucraini, i russi, ecc. — o che in generale, stiamo parlando di alcuni vaghi interessi geopolitici sociali, in cui è meglio che la Grecia non sia coinvolta. La responsabilità di ciò spetta ai molti giornalisti che non hanno alcuna relazione con il servizio della Chiesa – e quindi non sono in grado di comprendere l'essenza di questo problema, che sta colpendo direttamente tutti noi – mentre stanno formando l'opinione pubblica.

Sfortunatamente, questo malinteso è aiutato anche dai circoli anti-ecumenisti, che, nonostante i loro sforzi sinceri e lodevoli di dimostrare le violazioni dei santi Canoni e di concentrarsi sulle azioni del patriarca di Costantinopoli, presentano l'intera questione come teorica e concernente la battaglia teologica con l'ecumenismo, una battaglia che è comprensibilmente senza fine.

Sono state presentate prove storiche perfettamente corrette e complete, che sono senza dubbio una chiara testimonianza della verità della questione, che non protegge e non giustifica il patriarca Bartolomeo. Solo la gerarchia della Chiesa ortodossa di Grecia è rimasta indifferente per ragioni note all'arcivescovo di Atene e per l'ignoranza teologica di alcuni vescovi che credono sinceramente che l' ecclesiologia ortodossa preveda l'esistenza di un papa nella persona del Patriarca di Costantinopoli. Nulla ci sorprende più, dal momento che gli stessi metropoliti stanno deliberatamente buttando via l'unico diritto che hanno nel sistema conciliare: quello di votare ogni decisione su un piano di parità.

Come e perché questo ci riguarda?

Per rispondere a questa domanda, non è sufficiente determinare semplicemente le azioni anti-canoniche, ma è necessario guardare al futuro; cioè guardare le conseguenze di queste azioni.

La prima conseguenza: d'ora in poi, il patriarca abroga e ribalta le risoluzioni di altre Chiese, anche se lui stesso le ha firmate!

La seconda conseguenza: nel caso degli ucraini, Costantinopoli non solo ha annullato unilateralmente l'accordo concluso con il Patriarcato di Mosca, ma ha revocato completamente anche la firma da lui stesso apposta a una lettera che riconosce la condanna e l'anatematizzazione degli scismatici. [1] In questo modo, riconoscendo questi privilegi inesistenti del patriarca, la gerarchia greca riconosce che in qualsiasi momento è possibile abolire completamente la Chiesa greca e annullare qualsiasi sua decisione. [2] Quello che sta succedendo ora nella Chiesa di Creta non è l'inizio di questo, dove c'è una chiara revisione del suo statuto? E a Kolymvari, il patriarca aveva dato la sua parola che non avrebbe chiesto nuovi territori. Se ritira la sua firma dai documenti [firmati da tempo], sarebbe difficile per lui rinunciare ai suoi accordi orali?

D'ora in poi, il patriarca può in qualsiasi momento intervenire nella giurisdizione di qualsiasi territorio che egli ritiene appartenga a lui! Se dopo 300 anni, afferma di ricondurre di nuovo (per sua volontà) l'Ucraina sotto la sua giurisdizione, cosa accadrebbe se dicesse che l'intero Ecumene [3] apparteneva una volta al Fanar? Ricordiamo come ha detto che il Qatar appartiene a lui? Dobbiamo ora raccontare l'intera storia della "concessione" (!) dell'Africa al Patriarcato d'Alessandria? [4]

La terza conseguenza: d'ora in poi, il patriarca potrebbe giustificare o condannare chiunque desideri con l'accusa di qualsiasi condotta canonica o morale con una sola firma! Se ha ripristinato il falso patriarca di Kiev, Filaret, che non solo fu condannato sia per scisma che per crimini morali, ma anche per i peccati più scandalosi [5], e questi rimane nella "dignità episcopale" anche dopo la sua partenza dalla pseudo-chiesa ucraina [6], ciò significa che non esistono norme [all'interno della Chiesa], né morali, né canoniche né logiche, e l'unico criterio è il grado di soddisfazione del patriarca Bartolomeo! A proposito, ha restaurato Makarij Maletich, che non aveva mai chiesto di essere restaurato!

La quarta conseguenza: il patriarca determinerà chi possiede il sacerdozio e chi no, a prescindere da un'ordinazione canonica! [7]

Nonostante l'evidenza che entrambi i gruppi scismatici che compongono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – quelli guidati da Filaret Denisenko e da Makarij Maletich – sono composti da vescovi che non sono stati semplicemente deposti, ma in generale non sono mai stati ordinati, il patriarca considera che tutti abbiano lo Spirito Santo! Sarebbe possibile ripristinare tutte le Chiese ortodosse vecchio-calendariste della Grecia in un momento, se queste, ovviamente, dichiarassero la loro piena obbedienza al patriarca!

La quinta conseguenza: il patriarca prenderà decisioni a nome di tutta la Chiesa, senza chiedere a nessuno! Poiché la Chiesa di Grecia gli ha concesso il privilegio di dare e togliere l'autocefalia, deciderà lui quale Chiesa merita di esistere e quale no. La cosa più tragica è che la Chiesa di Grecia ha riconosciuto questa inesistente superiorità, nonostante egli abbia ignorato la Chiesa greca anche prima della decisione, e anche dopo, quando ha inviato una delegazione non a discuteròa, ma semplicemente a notificarla. Una simile autodistruzione della Chiesa di Grecia sta avvenendo solo sotto l'attuale arcivescovo e gli attuali metropoliti. E nella situazione successiva, in relazione agli scismatici di Skopje, [8] al termine dell'attuale avventura, prenderà una decisione senza chiedere alla Chiesa di Grecia, o ad altre Chiese di lingua greca, e persino alle metropolie vicine, per non parlare del Patriarcato di Serbia.

La sesta conseguenza: lo stesso patriarca deciderà se convocare o meno un Concilio pan-ortodosso! Fin dall'inizio, quando è sorto il problema ucraino, tutte le Chiese sono arrivate alla convinzione che fosse necessario un Concilio pan-ortodosso per prevenire i conflitti. Anche il tanto promettente incontro a Cipro dei tre antichi patriarcati è stato annullato perché, come ha affermato il primate cipriota, "il patriarca ecumenico non lo voleva". [9]

Annulla i desideri dei primati, annulla la volontà dei patriarchi, annulla la recente richiesta di quattro metropoliti della Chiesa di Grecia. Può annullare qualsiasi cosa!

In questo modo, l'Ortodossia è vincolata dalla volontà di una sola persona perché i nostri vescovi non hanno il buon senso di guardare un po' più in là dei loro interessi personali. Se all'improvviso sorgerà un altro problema domani, tutti aspetteranno la soluzione da Costantinopoli, anche se questo è un problema serio, come lo è la crisi della Chiesa ucraina oggi.

Settima conseguenza: tutte le Chiese devono coordinarsi con lui su qualsiasi decisione! Ciò era finora impensabile, ma è diventato realtà quando, per esempio, il patriarca di Alessandria, che ha ripetutamente parlato pubblicamente a sostegno del metropolita canonico di Kiev Onuphry, ha compiuto un voltafaccia di 180 gradi! Se una persona si ritira, anche a costo personale – in quanto Alessandria ha perso la sua autorità – ciò significa che ci sono "risorse" che possono essere utilizzate [da Costantinopoli e dai loro sostenitori] in qualsiasi situazione. Il patriarca Bartolomeo ha fatto una dichiarazione profetica qualche mese fa, quando ha affermato che "la Chiesa di Grecia sarà la prima a riconoscere [la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"]" [10] o tutto era già preordinato con l'arcivescovo di Atene, che guida l'intera gerarchia?

La Grecia è prigioniera del papa orientale

Dopo che tutto è stato detto e fatto, vediamo che l'Ortodossia è arrivata a un punto morto: chiunque controlli una persona – il patriarca del Fanar – sarà in grado di guidare l'intera Chiesa attraverso di lui.

Un prigioniero dei turchi e degli Stati Uniti determinerà il corso della Chiesa, poiché gli stessi pastori greci, senza condizioni e resistenza (!) gli hanno dato il timone. Il percorso verso una pseudo-unione con i papisti è già un dato di fatto, poiché in Ucraina, lo pseudo-metropolita Epifanij di Kiev ha concelebrato con un chierico papista il 14 ottobre 2019.

Abbiamo sostituito il Concilio ecumenico con il patriarca di Costantinopoli, e questo ha portato a conseguenze catastrofiche.

Pertanto, il problema ucraino riguarda tutti, perché attraverso di esso, e in nome del nazionalismo, "ogni potere in cielo e sulla terra" è stato dato a un patriarca schiavo, che prenderà decisioni per tutti, e per conto della Chiesa, riguardo a successione apostolica, giurisdizione, applicazione o non applicazione del principio di conciliarità, giustificazioni di orribili illegalità, ecc., e potrà anche, in qualsiasi momento, rivedere le decisioni che ha recentemente preso!

Ma il nostro Signore Gesù Cristo adempirà la sua profezia: Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! (Luca 13:35)

Note

[1] Il patriarca Bartolomeo, dall'inizio nel 1992 e fino all'inizio di questa crisi, ha riconosciuto l'anatema contro Filaret Denisenko e la piena competenza della Chiesa russa nel risolvere questo problema nel proprio territorio canonico dell'Ucraina. Si veda qui per maggiori informazioni.

[2] Qui vale la pena notare che ci sono diversi territori della Chiesa di Grecia, come le Terre Nuove e le isole del Dodecaneso, su cui Costantinopoli mantiene il controllo sostenendo che questa terra era parte storica dello stesso stato governato da Costantinopoli. Secondo questa stessa logica, l'Ucraina e la Russia sud-occidentale erano storicamente parte dello stesso stato del resto della Russia, eppure egli non le riconosce come parte del Patriarcato di Mosca. Quindi questo esempio mostra la volontà di Costantinopoli di infrangere completamente le comprensioni stabilite, e anche la sua ipocrisia e doppi standard nel comportarsi in tal modo [ndt].

[3] Ecumene o oikumene dal greco "οἰκουμένη" significa il mondo noto greco-romano: in questo contesto, si riferisce al mondo greco dell'Impero bizantino, quindi i territori storici dei quattro antichi patriarcati nella loro massima estensione. Nel contesto più ampio, questa parola significa universo ed è la radice della parola ecumenico. [ndt]

[4] Si veda la nota precedente; se il Patriarcato ecumenico rivendicasse l'intero Ecumene, che è la radice del suo titolo ecumenico, allora essenzialmente rivendicherebbe tutti i territori degli antichi patriarcati. [ndt]

[5] Sono state presentate prove, nonché situazioni estremamente sospette da giustificare indagini di polizia, che lasciano sospettare che Filaret avesse una famiglia segreta [e abusasse dei suoi figli e della suocera,  secondo la sua presunta figlia], e che fosse coinvolto in omicidi. Quelli che hanno conosciuto Filaret e hanno familiarità con la vita e la storia ecclesiastica dell'Ucraina possono attestare il fatto che prima del suo scisma non era affatto considerato un ucrainofilo. È nato nella regione più di lingua russa dell'Ucraina, al confine con la Russia, ha parlato russo durante tutto il suo episcopato, passando all'ucraino solo dopo il suo scisma, e arrivava persino a deridere e bandire le usanze popolari ucraine nella vita ecclesiastica, come i sacerdoti che indossavano vyshivanki (le camicie ricamate ucraine.) In tutto, Filaret è stato un uomo affamato di potere e un opportunista, e molti ecclesiastici ed esperti ucraini credono che se fosse diventato patriarca di Mosca (un titolo al quale una volta era uno dei candidati più popolari) la Chiesa ucraina avrebbe avuto ancor meno libertà di quante ne avesse nel periodo sovietico, rimanendo praticamente il suo esarcato personale, e qualsiasi idea di separazione dal suo Patriarcato di Mosca avrebbe incontrato la più forte resistenza; con un uomo accusato di omicidio, una simile resistenza avrebbe potuto essere pericolosa. Si veda qui e qui.

[6] A causa di uno scisma, Filaret lo "scismatico perpetuo" aveva iniziato all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica. Poi, a causa di una lotta di potere tra Epifanij e se stesso, Filaret è stato rimosso a forza dal sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma là si sono assicurati di affermare che egli rimaneva parte del loro "episcopato", perché scomunicarlo sarebbe stato "troppo simile a quello che fa Mosca". Questo ritiro forzato praticamente non ha alcun effetto su Filaret, che è stato e continua a guidare il suo "patriarcato di Kiev restaurato" senza riguardo a Epifanij, mentre la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si comporta come egli se fosse e rimanesse uno dei loro vescovi, sostenendo che è in pensione a causa della sua ingiustificata assenza dagli incontri sinodali. Ciò dimostra l'irrazionalità delle strutture scismatiche, quando un gruppo insiste sul fatto che l'uomo che ha "ordinato" il loro attuale "primate" sia ancora un membro del loro gruppo. [ndt]

[7] Sono stati condotti numerosi studi da parte del clero ucraino e di esperti sulla non canonicità degli scismatici ucraini. Il vescovo Iov (Smakouz), di una rispettata famiglia ucraina occidentale, osserva in questo articolo che anche la diaspora ucraina di Costantinopoli all'estero ha una discendenza altamente discutibile. L'arciprete Rostislav Jarema ha scritto un intero articolo sull'origine specifica di ciascun gruppo scismatico e le loro ordinazioni non canoniche; ha anche scritto specificamente in riferimento a Makarij Maletich: si veda qui.

[8] La Macedonia.

[9] Dall'originale greco: «δὲν ἤθελε ὁ Οἰκουμενικός».

[10] Dall'originale greco: «πρώτη ἡ Ἐκκλησία τῆς Ἑλλάδος θὰ ἀναγνωρίση».

 
Studio storico-liturgico sul rito matrimoniale

Tra poche settimane, passate le feste pasquali, riprenderanno le celebrazioni dei matrimoni in chiesa. Non ci sembra fuori luogo presentare una delle ultime revisioni degli studi liturgici del nostro confratello padre Petru (Pruteanu): lo studio sul rito matrimoniale, che troverete nell’originale romeno e nella nostra traduzione italiana nella sezione “Preghiera” dei documenti. Con la competenza e l’intelligenza che distinguono i suoi studi, padre Petru ci porta a scoprire come si è formato il rito matrimoniale ortodosso (Attenzione! Chi crede che i riti ortodossi siano fissi nei secoli avrà un po’ di sorprese da questa lettura: caveat lector...), e offre non solo un’ottima radiografia del rito, ma anche preziosi consigli pastorali utili a chiunque si trova di fronte a un matrimonio come celebrante o come... sposo.

 
Il mondo e la Chiesa dopo il 2022

Introduzione: dopo la campagna militare

La data del 24 febbraio 2022 è già passata alla storia mondiale. Siamo giunti alla fine di un vitale anno di crocevia e di una rivoluzione che avviene solo una volta ogni 500 anni. Con la fine della civiltà dei conquistatori occidentali, proviamo a scrutare oltre l'orizzonte fino al 2023 e oltre. Cosa accadrà dopo la fine della guerra ucraina? Alcuni che seguono i resoconti occidentali del conflitto potrebbero essere sorpresi da questa affermazione. Tuttavia, quei resoconti sono stati uno strano miscuglio di fantasie deliranti/pii desideri e semplice propaganda organizzata dai servizi segreti, e hanno omesso verità, logica e realtà. Ai giornalisti è stato ordinato dall'alto di diffondere queste assurdità (altrimenti avrebbero perso la carriera e il reddito). Tale cronaca era essenzialmente destinata a cercare di tenere sotto controllo i popoli occidentali nelle difficoltà che stanno affrontando a causa delle decisioni suicide delle loro élite politiche filoamericane. L'élite statunitense sta facendo uso delle scarse risorse dei suoi vassalli della NATO (i cosiddetti 'alleati'), usando come campo di battaglia l'Ucraina e come carne da cannone ucraini e mercenari. Ma la vittoria russa è inevitabile, anche se sarà ritardata, perché gli Stati Uniti vogliono fare dell'Ucraina il loro secondo Vietnam.

L'élite occidentale vuole combattere "fino all'ultimo ucraino". ("Non ci interessa quanti ucraini moriranno. Quante donne, bambini, civili e militari. Non ci interessa. L'Ucraina non può prendere la decisione di pace. La decisione di pace può essere presa solo a Washington. Ma per ora noi vogliamo continuare questa guerra, combatteremo fino all'ultimo ucraino": così ha detto l'ex senatore americano Richard Blake). Pertanto sta fornendo ogni sorta di armi letali affinché altre centinaia di migliaia muoiano e vengano ferite. Anche se alcuni membri della NATO osano inviare direttamente al massacro in Ucraina altre decine di migliaia di loro "volontari", e non in uniforme ucraina, come con le decine di migliaia degli attuali mercenari principalmente polacchi, molti dei quali già morti, la vittoria russa è comunque inevitabile. La Russia si sta preparando per una guerra continentale su vasta scala sin dal 2014. Anche se l'anno prossimo i 200.000 uomini dell'esercito polacco e dei riservisti attaccheranno, armati fino ai denti dagli Stati Uniti, la Russia è pronta. Sebbene le profezie dei santi e degli anziani indichino il maggio 2024 come la fine di questa guerra decennale (l'élite statunitense l'ha iniziata attraverso i propri burattini ucraini nel 2014), le profezie sono sempre subordinate al pentimento e non dovremmo cercare di determinare da loro i dettagli esatti. Qualunque cosa accada, i prossimi anni vedranno trasformazioni rivoluzionarie in tutto il mondo come risultato di questa guerra.

Il Nuovo Ordine Mondiale

L'evento più drammatico dopo la sconfitta in Ucraina sarà sicuramente la ritirata degli Stati Uniti, con la loro espulsione dall'Eurasia, un processo iniziato in Vietnam e poi proseguito in Iraq e Afghanistan. Trump lo ha deciso volontariamente, ma non gli è stato permesso, quindi accadrà con la forza. "Yankees, tornate a casa". In Eurasia gli Stati Uniti ora occupano solo poche isole (Taiwan, Giappone, Singapore), le estremità di due penisole (Corea ed Europa occidentale) e il confine costiero di Israele. Dovrà lasciare tutto questo, ad eccezione delle parti non palestinesi di Israele. Taiwan tornerà naturalmente alla Cina, il Giappone dovrà trovare la propria strada, riconciliandosi con una Corea riunificata e sottomettendosi economicamente alla Cina. (Per l'Europa occidentale si veda sotto).

Una volta a casa, gli Stati Uniti dovranno leccarsi le ferite e de-oligarchizzarsi. La de-dollarizzazione dell'economia mondiale è già in atto, con gravissime conseguenze per l'economia de-industrializzata statunitense. L'impero americano subirà la de-imperializzazione, come gli imperi europei dopo il 1945, e, se possibile, troverà una sorta di unità, identità e sovranità nella sua situazione altamente polarizzata, fortemente indebitata e altamente fragile. L'uscita degli USA dall'Europa occidentale dopo ottant'anni di occupazione segnerà la fine della già tanto disarmata e futile NATO. La bancarotta suicida dei paesi europei porterà anche alla fine del braccio politico ed economico della NATO, l'Unione Europea.

Ciò comporterà innanzitutto il riassetto della punta della penisola europea e la sovranizzazione dell'Europa orientale, un processo che è già iniziato in Ungheria. Nei Balcani occidentali, Camp Bondsteel, la seconda base statunitense al mondo, sarà abbandonata e Serbia, Montenegro, Kosovo e Bosnia si riorganizzeranno nel mondo post-americano, il mondo della tanto attesa giustizia. Il futuro dell'Europa non è a migliaia di chilometri dall'altra parte dell'Atlantico, ma verso est, alla porta accanto, nelle fonti di energia, cibo, fertilizzanti e manufatti. L'Europa come continente separato è dopo tutto una pura finzione, un costrutto artificiale creato e tagliato fuori dalla massa continentale eurasiatica per ragioni puramente politiche. L'Europa sta per imparare la lezione.

Anche all'interno della stessa Russia ci sarà una trasformazione, che è già iniziata, con molti membri della 'classe creativa' che andranno con Zelenskij nella loro casa spirituale in Israele, così come oltre i confini in Georgia e Finlandia. Tuttavia, la portata di questo processo di pulizia e la conseguente ri-russificazione della Russia, dopo le deviazioni di 200 anni di Russia imperiale (e vi furono gravi deviazioni anche allora – altrimenti non ci sarebbe mai stato il 1917), 70 anni di sovietizzazione marxista e 30 anni corrotti di americanizzazione e quindi di oligarchizzazione, non sono ancora del tutto compresi. Ma ci sarà un grande rinnovamento e purificazione dell'identità nazionale dopo questo inaudito periodo di decadenza e corruzione, che alla fine risale a più di 300 anni fa. Tutte le istituzioni russe, inclusa la Chiesa post-sovietica, insieme ai suoi piccoli rami fondati da emigrati post 1917, si trasformerà. Il passato è finito. L'arrivo del futuro nel 2022 ha reso tutto così irrilevante.

Il Nuovo Ordine Cristiano

Per quanto riguarda le versioni attuali del cristianesimo occidentale, il protestantesimo (1517-2017) è in gran parte una forza esaurita nel mondo occidentale, la sua data di scadenza di 500 anni è già passata. Proprio come è stato lanciato dalla tecnologia della stampa, ha raggiunto il suo termine con la tecnologia di Internet. Il puritanesimo predicava "Odia il peccato e soprattutto odia il peccatore", ora il suo discendente altrettanto aggressivo, il wokeismo, predica "Ama il peccatore e soprattutto ama il peccato". In altre parole, tutto è permesso. Le chiese del protestantesimo, un tempo piene, chiudono a centinaia ogni anno nel mondo occidentale. È stato quello che è stato, un puntino moralizzante e suprematista bianco nella storia, sia nel bene, come il mantenimento delle promesse, l'onestà, l'integrità e la rettitudine morale, sia nel male, come lo sfruttamento spietato e insostenibile delle risorse umane e naturali, inclusa la schiavitù, così come la tragica repressione della natura umana, provocando crassa ipocrisia e misoginia, fino al massacro delle donne come "streghe".

Per quanto riguarda il cattolicesimo romano, in un processo in cui è stato buttato via il bambino con l'acqua sporca, è stato precettato dalla CIA nei primi anni Sessanta per essere usato come ariete politico contro l'URSS. E anch'esso è in gran parte una forza esaurita (1054-2054?). La pedofilia nascosta e la misoginia di chierici forzatamente celibi e frustrati, ora smascherati, la stanno uccidendo. Tuttavia, se il cattolicesimo può essere liberato dai suoi tirapiedi politici americani ed europei e ripulito dal suo intrinseco secolarismo, può almeno tornare alle radici (il protestantesimo, un quanto movimento di opinione di protesta scismatico e frammentato, non ha di per sé radici a cui tornare). Liberate da Roma, le popolazioni ora chiamate "cattoliche" possono rifiorire in nuove forme, specialmente in America Latina, Africa e parti dell'Asia, a condizione che il cattolicesimo diventi nativo, pur rimanendo tradizionale, e i matrimoni quasi universali ma ipocritamente nascosti del clero del Sud del mondo possano essere riconosciuti ufficialmente. Ciò significherà che il cattolicesimo si spoglierà del medioevo occidentale secolarista e corrotto e ritornerà allo spirito della fede romana dell'Europa occidentale del primo millennio.

Per quanto riguarda la Chiesa non occidentale, i 200 milioni negli attuali quindici rami locali della Chiesa ortodossa, la rivoluzione anti-occidentalizzazione sarà altrettanto radicale. Attualmente i 14 milioni delle Chiese greche di Costantinopoli, Grecia, Cipro, Alessandria e Gerusalemme ne rappresentano il 7%. Una volta che l'establishment statunitense, che sta dietro a tutti loro e si immischia intensamente nei loro affari, si sarà ritirato, verrà finalmente per loro la libertà. Quanto alla Chiesa russa, il 70% o 140 milioni, così come per il 23% o 46 milioni delle altre Chiese non greche, in Romania, Serbia, Bulgaria, Georgia, Antiochia, Macedonia, Polonia, Cecoslovacchia e Albania, anche in esse la rivoluzione sarà necessariamente radicale. Saranno tutti liberati dalla malattia occidentale: "Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne fate una spelonca di ladri". (Mt 21:12-13)

Il futuro della Chiesa russa fuori dal mondo occidentale

L'intera campagna politica russa degli ultimi ventidue anni per muoversi verso un mondo multipolare/policentrico sta ora giungendo a buon fine. Ai Big Four, Russia, Cina, India e Iran, si stanno unendo molti paesi di tutti i continenti del Sud del mondo in enormi e potenti organizzazioni non occidentali come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), la SCO (Shanghai Co-operation Organisation) e la EEU (Eurasian Economic Union), per formare un nuovo G20 in sostituzione del fallito vassallo americano. Ora questo mondo multipolare/policentrico, intrinsecamente anticentralista, si rifletterà nella vita della Chiesa. La vecchia e fallita centralizzazione di Costantinopoli e di Mosca in particolare, che ha sempre portato con sé la corruzione, finirà per scomparire nell'era globale di Internet fatta di trasparenza e diversità, dove le persone sono viste per quello che sono. Questo è un avvertimento per tutti i tiranni e i prepotenti. I tuoi segreti vengono scoperti. Il tuo tempo è scaduto.

I nazionalisti russi e gli accentratori all'antica credono che una volta che la Russia avrà preso il controllo dell'Ucraina, la Chiesa in Ucraina tornerà a far parte della Chiesa russa. Questo è assurdo. La campagna di Russia ha trasformato la maggior parte dei veri ucraini in nemici disillusi da tutto ciò che è russo. Una vittoria militare e politica è solo militare e politica. Nella Nuova Ucraina (o come si chiamerà), con una popolazione a maggioranza ortodossa tra i 10 ei 20 milioni, abitata da veri ucraini, la gente si rifiuterà semplicemente di frequentare le chiese russe. Ci sono già più di trenta parrocchie ucraine indipendenti sotto il metropolita Onufrij nella diaspora. L'insistenza sul centralismo di stampo sovietico che ha causato il terribile pasticcio nella Chiesa ortodossa russa in Ucraina, come anche in Estonia, Lituania, Lettonia e nel mondo occidentale, dovrà essere sanata. Proprio come alla fine furono fondate nuove Chiese autocefale (fino agli anni '50 e '70) in Polonia, Cecoslovacchia e "America" (così come Chiese autonome per i piccolissimi gruppi in Giappone e Cina), saranno inevitabilmente fondate Chiese autocefale come risultato della disgregazione dell'Unione Sovietica. Sono passati trent'anni. È giunto il momento.

Le numerose diocesi della Chiesa russa al di fuori dello Stato dell'Unione della Federazione Russa e della Bielorussia hanno perso il loro multi-nazionalismo, che è stato distrutto per sempre negli ultimi dieci mesi in Ucraina. Esarcati come quelli già presenti in Bielorussia non basteranno altrove, anche se senza dubbio saranno fondati nuovi Esarcati in paesi come il Kazakistan. La Chiesa in Moldova, già al 20% sotto il Patriarcato romeno, potrebbe forse non diventare nemmeno un Esarcato, ma piuttosto una parte autonoma della Chiesa ortodossa romena, utilizzando il vecchio calendario e con le proprie usanze, proprio come fa già il nostro gruppo di parrocchie moldavo/russo/romeno in Inghilterra.

La Chiesa russa è destinata a diventare una famiglia di Chiese autocefale, forse relativamente vicine alla Chiesa-madre, come la Chiesa di Polonia, la Chiesa della Cechia e della Slovacchia e l'OCA in America, ma comunque del tutto indipendenti da essa. Questo è il meglio che Mosca può sperare per ora. Il processo è già in corso da tempo. Mosca dovrà solo riconoscere la realtà come un fatto compiuto. La realtà sorgerà. La base ha votato. Non puoi costringere le persone ad appartenere a una Chiesa aliena. Così, si formerà una nuova 'Comunità bizantina', non solo delle Chiese russa, polacca e cecoslovacca, ma, pensiamo, forse con ben altre otto nuove Chiese locali. Questo potrebbe portare il numero totale delle Chiese locali, da tutte riconosciute, da quindici a ventitré. Suggeriamo che nuove Chiese autocefale, non autonome, perché i numeri sono troppo grandi per una semplice autonomia, siano fondate nel mondo non occidentale in:

  1. L'Ucraina. Nessuno sa cosa ne sarà delle ex 25 province dell'Ucraina, tipicamente centralizzata in modo sovietico, perché interamente inventata dai comunisti. Sembra probabile che tra 7 e 12 di loro torneranno alla Russia, come 5 hanno già fatto con ampie maggioranze democratiche, 3 potrebbero tornare alla Polonia, 1 alla Romania e 1 all'Ungheria. (Quest'ultima potrebbe a sua volta diventare il fondamento di una futura Chiesa ortodossa ungherese). Ma qualunque sia l'aspetto della Nuova Ucraina, avrà la sua Chiesa autocefala di lingua ucraina.

  2. I Paesi Baltici. La Finlandia (cioè tutti gli ortodossi in Finlandia che vogliono vivere secondo i cicli pasquali ortodossi, il che è una definizione di Ortodossia canonica), l'Estonia, la Lettonia e la Lituania insieme hanno una popolazione ortodossa abbastanza numerosa e abbastanza vescovi per formare la propria Chiesa autocefala. Una singola Chiesa per queste quattro nazioni metterà fine a qualsiasi meschino nazionalismo provinciale.

  3. Il Sud-est asiatico. L'attuale Esarcato del Sud-est asiatico diventerà col tempo almeno una Chiesa autocefala, sebbene il suo territorio possa essere definito diversamente da adesso.

  4. L'Africa. Qualunque cosa si possa pensare della recente iniziativa russa, è ormai troppo tardi perché la Chiesa russa rinunci al suo esarcato di circa 200 parrocchie e chierici in Africa, anche se lo volesse. La Chiesa greca coloniale di Alessandria ha offerto ben poco futuro per molto tempo. Ha avuto molte possibilità missionarie e ne ha sprecato la maggior parte nel corso dei secoli. Un gregge di forse un milione di fedeli nominali su una popolazione di un miliardo di africani non è convincente come sforzo missionario. L'attuale Esarcato russo in Africa avrà relativamente presto vescovi nativi africani – i candidati stanno già studiando in Russia – e col tempo diventerà una Chiesa ortodossa africana autocefala e genuina, anche se con 1.700 anni di ritardo.

Il futuro della Chiesa russa all'interno del mondo occidentale

Attualmente la CIA e le sue agenzie figlie manipolano gran parte della Chiesa ortodossa russa nel mondo occidentale, proprio come fa il Patriarcato di Costantinopoli. Interferiscono nell'Ortodossia proprio come fanno nel Cattolicesimo, là usando il Papato come proprio tirapiedi, qui i vescovi. Divide et impera è lo slogan, portato avanti con successo, polarizzando gli ortodossi tra greci liberali e russi conservatori. Entrambi i gruppi sono manipolati e infiltrati esattamente dallo stesso laicismo, secondo le loro intrinseche debolezze politiche. È giunto il momento di risolvere finalmente il problema della diaspora, con 100 anni di ritardo. Suggeriamo che nuove Chiese autocefale siano fondate nel mondo occidentale in:

  1. Nord America. A differenza del "Nord America" geografico, questo termine sociologico indica gli Stati Uniti e il Canada, insieme ad alcune isole settentrionali come le Bermuda. Qui i missionari possono costruire sull'OCA, ribattezzandola NAOC (North American Orthodox Church). L'OCA è stato un progetto vitale e coraggioso, ma imperfetto, a causa della Guerra Fredda e per il suo disprezzo di parti della Tradizione. Se la cooperazione tra greci, russi, arabi, serbi, romeni, bulgari, albanesi e altri può essere raggiunta senza condiscendenza imperialista e ingerenze politiche e nazionaliste da parte di greci e russi in particolare, c'è una reale speranza che possa essere fondata una nuova Chiesa locale.

  2. America Latina. Estendendosi su un vasto territorio dall'Argentina al Messico e includendo i Caraibi, qui c'è un grande bisogno di una nuova Chiesa locale, anche se molto impulso iniziale dovrà venire dal mondo ortodosso arabo.

  3. Oceania. Con un centro in Australia, qui c'è un grande bisogno di una nuova Chiesa locale, anche se molto impulso iniziale dovrà venire dal mondo ortodosso greco.

  4. Europa occidentale. Questo territorio ha molti più ortodossi di qualsiasi altra parte del mondo occidentale. Ora per l'80% sono romeni e moldavi (un quarto della Romania, oltre 4.000.000 di ortodossi, e un terzo della Moldova, 1.400.000 ortodossi, vivono nell'Europa occidentale, soprattutto in Spagna, Italia, Germania e Inghilterra. Ci sono anche oltre 1.000.000 di greci, russi, serbi, bulgari, arabi, ucraini e altri. È davvero scandaloso che non esista già una Chiesa locale – la Chiesa ortodossa dell'Europa occidentale. Prima i greci e poi i russi non hanno avuto il coraggio e la volontà di seguire i canoni. Le speranze che una volta riponevamo in loro sono state deluse dalla loro politica nazionalista. La grande responsabilità per il futuro sembra ora essere nelle mani del gruppo di immigrati di gran lunga più numeroso e di gran lunga più recente, i romeni e i moldavi.

Conclusione: costruire la Chiesa di Dio o morire nell'irrilevanza

Nuove Chiese locali appariranno al di fuori del mondo occidentale. La questione al di fuori del mondo occidentale può essere abbastanza semplice per la Chiesa russa. All'interno del mondo occidentale, la questione è molto più complessa a causa dell'attuale situazione multi-giurisdizionale. Questa non dipende dai russi, che hanno perso la loro occasione. La soluzione richiederà talento diplomatico e cooperazione tra ortodossi romeni, greci, russi, arabi, serbi, ucraini, bulgari, macedoni e georgiani. Tutti hanno diaspore. Le diocesi e i decanati nazionali possono essere istituiti all'interno di una struttura multinazionale non dominata da alcuna nazionalità, come in gran parte visse il Nord America sotto il futuro san Tikhon di Mosca circa 120 anni fa. È stato sprecato così tanto tempo a causa dell'ingerenza politica e del dispotismo nazionalista e si sta ancora sprecando.

Tutti gli estremisti che non vogliono collaborare perché sono fanatici nazionalisti (cioè laicisti) saranno lasciati da parte. Saranno lasciati da parte anche tutti i modernisti ecumenisti che non vogliono nemmeno celebrare la Pasqua secondo il calendario ortodosso. Lo stesso vale per gruppi settari di destra come la nuova ROCOR (la vecchia ROCOR è stata purtroppo uccisa nell'infamia dall'amore per il dollaro e dall'avidità di potere) e altri gruppi di vecchi calendaristi che non vogliono appartenere a una Chiesa di 200 milioni di fedeli, ma solo a minuscoli ghetti esclusivisti. Anche loro saranno lasciati da parte. Gli esclusivisti che si rifiutano di cooperare con le altre Chiese locali, nell'immaginazione da farisei dei loro cuori orgogliosi, ritenendosi superiori a loro, hanno perso il loro scopo, la loro ragion d'essere. In quanto settari, si sono resi irrilevanti, screditandosi con pratiche settarie e ipocrite e tentativi di intimidazione, minacce e controllo mentale nello stile dei guru. Quanto a noi, semplicemente li ignoriamo e continuiamo a costruire!

 
La riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa russa: come e perché è avvenuta

Il Centro scientifico religioso dell'Enciclopedia Ortodossa ha pubblicato una raccolta unica di opere intitolate La riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa ortodossa russa. 1676-1687. Ricerche e documenti. Il testo include molti nuovi importanti documenti d'archivio che contengono informazioni aggiuntive sulle circostanze di questa riunificazione. Discutiamo dell'immediatezza di questo libro e delle sue inconfutabili conclusioni con Sergej Leonidovich Kravets, direttore del Centro dell'Enciclopedia ortodossa.

la prima pagina della lettera dei monarchi Ivan Alekseevich e Pjotr Alekseevich all'atamano Ivan Samoilovich, metà novembre 1685. © Enciclopedia Ortodossa

Sergej Leonidovich, mi permetta di congratularmi con lei per aver completato un progetto di ricerca così unico e aver pubblicato un volume di 900 pagine che è stato preparato, per quanto ne so, in un periodo di tempo molto breve. Perché questo libro è stato pubblicato e a quali domande risponde?

Molte grazie. In effetti, i tempi di questa pubblicazione sono stati fondamentali per noi. Abbiamo iniziato a lavorare sul libro nell'autunno del 2017. Molto tempo è stato dedicato alla localizzazione dei materiali in vari archivi, tra cui l'Archivio statale russo dei documenti antichi, il Museo storico statale, il Dipartimento di manoscritti della Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo e alcuni altri.

Un team unico è stato riunito per lavorare sul volume. Il team era guidato da Boris Nikolaevich Florja, Dottore in Scienze storiche, membro corrispondente dell'Accademia delle scienze russa. Tra gli altri membri del team c'erano Dmitrij Evgenjevich Afinogenov, dottore in scienze filologiche, il sacerdote Mikhail Zheltov, candidato in studi teologici, e K. A. Kochegarov, N. P. Chesnokova e M. R. Jafarova (tutti candidati in scienze storiche).

Riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa ortodossa russa. 1676-1687. Ricerche e documenti. - Mosca, Centro scientifico religioso dell'enciclopedia ortodossa, 2019. - 912 pagine. ISBN 978–5–89572–074–5

Il libro contiene un totale di 246 documenti. Circa 200 di questi non sono mai stati pubblicati prima. Il continuum di documenti riguardanti lo scenario, le circostanze e i dettagli della missione inviata a Istanbul per negoziare la riunificazione della metropolia [1] di Kiev con la Chiesa ortodossa russa non è mai stato analizzato nella sua interezza prima. Questo libro fornisce una suddivisione giornaliera e talvolta anche oraria di determinati processi ed eventi correlati. Queste relazioni dettagliate, finora non pubblicate, contengono molti materiali e tutte le conclusioni che abbiamo raggiunto nel corso dello studio di questi testi possono essere supportate da dozzine di altri documenti scritti da varie persone in varie località e inviati a vari destinatari.

Per quanto riguarda le ragioni per la pubblicazione di questo libro, si può dire che la sua pubblicazione è una risposta storica e canonica adeguata alla decisione della Chiesa ortodossa di Costantinopoli di concedere il cosiddetto Tomos [2] di Autocefalia [3] alla Chiesa ortodossa ucraina e di annullare la risoluzione del Sinodo del 1686 sul trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. Quando abbiamo iniziato a lavorare su questo libro un anno e mezzo fa, il nostro obiettivo era trovare i documenti negli archivi russi che avrebbero fatto luce sul vero bacscenario storicokground, sulle circostanze e sui motivi per l'adozione di questa decisione. La nostra ricerca ha superato le nostre aspettative poiché abbiamo trovato un gran numero di documenti mai pubblicati prima sull'argomento.

Cosa ha scoperto nel corso del lavoro sul libro?

Studiando i documenti che abbiamo trovato, abbiamo innegabilmente stabilito diversi fatti importanti. Li elencherò brevemente per primi e poi li discuterò in modo più dettagliato.

In primo luogo, la decisione di trasferire la metropolia di Kiev alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa era l'unica soluzione possibile a quel tempo per garantire la conservazione dell'Ortodossia nella Confederazione polacco-lituana.

In secondo luogo, questo trasferimento è stato avviato dal clero ucraino, dalla nobiltà e dall'atamano. [4]

In terzo luogo, il governo russo aveva compreso l'enorme responsabilità di impegnarsi a proteggere i cristiani ortodossi nella Confederazione polacco-lituana ed era pienamente consapevole dei rischi e dei costi politici e finanziari associati.

In quarto luogo, il tomos non aveva limiti di portata o di tempo. In quanto tale, ogni tentativo di ridimensionarlo o in qualche modo di minarlo si basa sulle tendenze politiche odierne piuttosto che su criteri storici o canonici.

Dovevamo rendere pubblici questi fatti e comprovarli. Questo è il motivo per cui abbiamo preparato questo libro di 900 pagine, di cui 700 pagine contengono documenti che dimostrano inconfutabilmente le nostre conclusioni.

Quando è diventata critica la questione della riunificazione?

All'inizio del XVII secolo. Va detto, tuttavia, che inizialmente la posizione del governo russo era: "Preferiremmo non farlo", perché le sue relazioni con la Confederazione polacco-lituana e la Turchia erano molto complicate. La riunificazione avrebbe implicato l'assunzione di ulteriori responsabilità per il popolo ortodosso nella Confederazione polacco-lituana, il che di conseguenza significa che la Confederazione avrebbe avuto un altro strumento per esercitare pressione sulla Russia.

L'idea di riunificazione è stata rivisitata dopo il Concilio di Perejaslav [5], ma il governo russo pensava ancora che sebbene l'idea fosse buona e che non avremmo dovuto esentarci dalla responsabilità di proteggere il popolo ortodosso in tutto il mondo poiché eravamo l'unico paese ortodosso a quel tempo, e il nostro tsar era l'unico monarca ortodosso al mondo, c'erano alcune circostanze che dovevano essere prese in considerazione.

Per molto tempo la situazione rimase molto tesa, ma non successe molto. Pertanto, quando stavamo lavorando a questo libro, il nostro obiettivo era capire e spiegare ai nostri lettori cosa era successo e perché la questione della riunificazione era tornata a essere critica. Era diventata così urgente che la decisione doveva essere presa in fretta, per così dire. E infatti si è fatto in fretta, il che è dimostrato dal fatto che è stato inviato a Costantinopoli un solo emissario per risolvere la questione.

Perché hanno inviato un solo emissario invece di organizzare una missione diplomatica in piena regola? È stato fatto perché preparare una missione sarebbe stato un lungo processo, che avrebbe comportato la raccolta di molte persone e un lungo viaggio formale e molte altre complicazioni. Durante il periodo in cui veniva presa la decisione sulla riunificazione, si sviluppò una situazione politica insolita. Russia e Turchia avevano raggiunto una tregua temporanea, che stava per scadere. Nella primavera del 1686, la Russia avrebbe stipulato un trattato anti-turco con la Polonia. Di conseguenza, si prevedeva che la Russia potesse iniziare operazioni militari contro la Turchia già nell'estate del 1686. In altre parole, la finestra delle opportunità era molto stretta poiché il documento di riunificazione doveva essere ricevuto da Istanbul prima dell'inizio della guerra con la Turchia. Nel frattempo, era emersa un'altra opportunità: una disposizione che autorizzava il monarca russo a proteggere il popolo ortodosso nella Confederazione polacco-lituana avrebbe potuto essere incorporata nel trattato russo-polacco di pace perpetua. Prima di allora, tutti i nostri sforzi per garantire la protezione del popolo ortodosso nella Confederazione polacco-lituana avevano sempre avuto la stessa risposta: "Non sono affari vostri, perché queste persone non sono i vostri sudditi, sono i sudditi del re di Polonia. Questa non è la vostra Chiesa, quindi non avete il diritto di interferire in queste questioni".

Sergej Kravets

Da chi o da cosa avevamo bisogno di proteggere il popolo ortodosso della Confederazione polacco-lituana?

Eravamo tenuti a proteggerli dall'essere costretti all'unione con la Chiesa cattolica, che fino al 1670 era avvenuta in silenzio. Tuttavia, all'inizio del 1670, la Polonia adottò un programma politico statale nei confronti della nuova Unia. Questo programma aveva l'obiettivo inequivocabile di distruggere il nucleo della Chiesa ortodossa nei prossimi anni, prendendo inizialmente di mira i suoi arcivescovi e vescovi e infine passando al clero per assicurarsi che non rimanessero sacerdoti ortodossi in quest'area.

Perché dovevano fare così?

Lo facevano in modo che nessuno potesse battezzarsi, sposarsi, ecc. Oggi le persone possono decidere di organizzare un matrimonio in chiesa o no a loro discrezione; ma allora la situazione era diversa, e se non eri sposato in chiesa, i tuoi figli erano considerati illegittimi e non avevano diritti di eredità. Per avere uno stato civile, si doveva essere battezzati e si dovevano fare le registrazioni pertinenti. L'obiettivo della nuova politica era privare gli ortodossi di questo diritto.

Era una politica subdola da parte dello stato polacco. Il suo primo editto vietò qualsiasi contatto con il Patriarcato di Costantinopoli. Di conseguenza, gli ortodossi furono separati dalla loro autorità centrale che, soprattutto, aveva il potere di nominare i vescovi. Secondo il decreto del re, qualsiasi contatto con il patriarca di Costantinopoli era punibile con la morte e la confisca delle proprietà, poiché la Polonia era in guerra con la Turchia e qualsiasi comunicazione con il patriarcato di Costantinopoli era considerata spionaggio e atto ostile.

Ebbe inizio l'espulsione dei vescovi ortodossi dall'Ucraina occidentale. Furono ricevute numerose denunce e molte richieste furono inviate in Russia per chiedere aiuto e protezione. La gente iniziò a lasciare quelle aree, e non solo la gente comune, ma la nobiltà ortodossa, i sostenitori che mantenevano chiese, monasteri e conventi ortodossi. La situazione peggiorava di giorno in giorno. Nel frattempo, il re di Polonia aveva iniziato a nominare sacerdoti che avevano segretamente accettato l'Unia con la Chiesa cattolica, perché agissero come leader delle organizzazioni ortodosse. Uno di loro, Iosif Shumljanskij, fu nominato metropolita della diocesi ortodossa di Kiev.

L'ultima goccia fu quando l'ultimo vescovo ortodosso fu costretto a fuggire in Russia nel 1684. Il re gli mandò una lettera ccon la minaccia di imprigionarlo a vita se non avesse accettato l'Unia con la Chiesa cattolica. Dopodiché, nella Confederazione polacco-lituana non rimase un solo vescovo ortodosso. Ciò significava che presto non sarebbero rimasti più preti.

Perché la questione della riunificazione della metropolia di Kiev e della Chiesa russa ha dovuto essere risolta con il governo ottomano?

La percezione del Posolskij Prikaz [6] circa la situazione a Costantinopoli era abbastanza idealista al momento. Pensavamo che tutto ciò che dovevamo fare attraverso i canali del governo era di assicurarci che il visir che rappresentava il governo ottomano non ponesse ostacoli o impedimenti insormontabili al patriarca di Costantinopoli. Credevamo anche che i negoziati sarebbero stati condotti solo con il patriarca di Costantinopoli; in che modo le decisioni di un Patriarca ortodosso relative alla Chiesa avrebbero potuto dipendere da un infedele?

Tuttavia, quando il nostro emissario arrivò a Istanbul, gli fu detto che il patriarca non avrebbe preso alcuna decisione senza consultare il visir. A quel tempo, i patriarchi di Costantinopoli erano completamente dipendenti dai visir. Di norma, si nominava un nuovo patriarca ogni volta che un nuovo visir saliva al potere. Questa era una buona impresa per fare soldi per i visir in quanto avrebbero ricevuto grandi somme di denaro per la nomina di un patriarca. Quindi gli aspiranti patriarchi dovevano prendere in prestito denaro per pagare un bakshish [7] al visir, e poi dovevano raccogliere i soldi per rimborsare il loro debito. Nell'Impero Ottomano, i patriarchi di Costantinopoli, oltre a gestire gli affari della Chiesa, svolgevano anche compiti ufficiali, inclusa in particolare la riscossione delle tasse dalla popolazione non musulmana. In altre parole, erano impiegati dell'Impero Ottomano.

Il nostro emissario Nikita Alekseev andò prima dal visir e gli chiese se poteva incontrare il patriarca. Dopo aver ottenuto il permesso del visir, Alekseev andò dal patriarca, ma il patriarca inaspettatamente gli disse di andare prima dal visir per risolvere la questione della metropolia. Il patriarca gli chiese anche di non menzionare i doni che l'emissario aveva fatto per timore che il visir li prendesse tutti per sé.

Nikita Alekseev andò dal visir pensando a un modo delicato di presentare il problema, ma il visir sapeva già tutto perché il patriarca lo aveva già avvisato della questione. Il visir disse che non ci sarebbero stati problemi. I buoni rapporti con la Russia erano attualmente molto importanti per la Turchia, quindi il visir disse all'emissario di andare al patriarca e che avrebbe fatto tutto il necessario. Solo a questo punto Nikita Alekseev ebbe una reale opportunità di parlare con il patriarca.

Devo notare che non sono propenso a ridicolizzare o prendere in giro la situazione esistente in quel momento nel Patriarcato di Costantinopoli. Naturalmente, era una cosa assolutamente inaccettabile in termini di diritto e di etica della Chiesa, ma il Patriarcato di Costantinopoli era in una situazione molto difficile poiché era controllato e totalmente dipendente da funzionari non ortodossi.

Alcuni credono che i russi, per dirla senza mezzi termini, abbiano corrotto il patriarca e i vescovi greci che erano poveri e sempre bisognosi di denaro. Questo è il motivo per cui, sostengono, quest'ultimo accettò la riunificazione. Ma questo non è vero. Innanzitutto, i soldi che Nikita Alekseev aveva portato non erano così tanti. Aveva portato i soliti regali che normalmente venivano portati in tali occasioni. A Mosca l'emissario fu incaricato di donare denaro al patriarca di Costantinopoli anche se questi avesse respinto l'idea della riunificazione, ma in quel caso si supponeva che l'emissario gli desse solo una parte dell'importo.

 

Mi viene in mente un aneddoto storico interessante. Dositheos, il patriarca di Gerusalemme, scrisse un'intera tirata contro i nostri tsar perché presumeva che avessero collegato le loro richieste con doni. Disse che dovevano inviare i doni senza alcun motivo, poiché i patriarcati erano in circostanze di ristrettezza e avevano bisogno di soccorso. Disse che era sbagliato, quando un emissario gli disse che i doni del monarca russo sarebbero stati dati solo se fosse stata presa una certa decisione. Inviate i regali, disse, è ovvio, ma la mia decisione si baserà sulla mia capacità di fare la scelta giusta, piuttosto che sui regali.

Di conseguenza, si è sviluppata una storia interessante. Dositheos voleva davvero ricevere i regali che gli erano stati inviati personalmente. Convocò Nikita Alekseev, gli diede le buste sigillate e disse che aveva fatto tutto come richiesto dal monarca. Quindi il patriarca chiese il dono del monarca e se ne andò subito dopo averlo ricevuto. Quando le sue lettere furono tradotte, si scoprì che, piuttosto che fare ciò che gli era richiesto, aveva respinto l'idea. Tuttavia, nulla cambiò nelle relazioni della Russia con lui, e ricevette doni dai monarchi russi per molti anni a venire e continuò a inviare loro lettere, per lo più anti-ucraine, postulando che gli ucraini etnici non potevano essere nominati in nessuna posizione importante della Chiesa. Secondo lui non erano veri ortodossi, poiché credeva che solo i russi potessero essere veramente ortodossi. In ogni caso, ciò che intendo dire è che se i monarchi russi gli avessero presentato i doni solo per influenzare le sue decisioni, in tal caso le relazioni della Russia con lui non sarebbero rimaste le stesse.

Cosa successe dopo?

Il nostro emissario era ancora a Istanbul. La decisione relativa al trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa non era stata ancora ricevuta, quando la Russia e la Polonia firmarono a Mosca il trattato di pace perpetua. Di conseguenza, la decisione sulla riunificazione doveva essere ottenuta nel giro di pochi giorni.

Nikita Alekseev e Ivan Lisitsa, l'emissario dell'atamano, alla fine ricevettero i documenti richiesti e lasciarono Istanbul, ma mentre viaggiavano attraverso il Khanato di Crimea, furono arrestati a Ochakov per volere del khan di Crimea. furono tenuti in prigione per più di un mese. Tuttavia, i turchi non erano ancora sicuri che i russi li avrebbero effettivamente attaccati. Pensavano che il fatto che la Russia avesse firmato il trattato di pace con la Polonia poteva non significare necessariamente che la Russia avrebbe iniziato la guerra contro di loro, e poiché avevano questi dubbi, alla fine lasciarono andare Alekseev e Lisitsa. Alekseev andò a Mosca e consegnò i documenti al monarca, al patriarca, al principe Golitsyn e alla tsarina Sofia, mentre Lisitsa li consegnò all'atamano e al metropolita di Kiev. Portarono anche un testo speciale del patriarca di Costantinopoli indirizzato ai laici ucraini. La missione ebbe successo, ma la finestra delle opportunità fu davvero molto stretta. Se avessimo ritardato un po', non saremmo stati in grado di ottenere il consenso alla riunificazione, poiché nessun visir avrebbe mai accettato di soddisfare la richiesta di un paese in guerra con la Turchia. Vi fu davvero un buon tempismo poiché nel 1687 i cosacchi russi e ucraini lanciarono l'offensiva contro il khan di Crimea.

Nel frattempo, fu aggiunto l'articolo 9 al trattato di pace perpetua con la Polonia. Usando una tecnica che all'epoca era nuova, i nostri diplomatici stamparono l'estratto contenente questo articolo e quando andarono a Varsavia per partecipare ai negoziati, lo distribuirono tra il popolo ortodosso. Questo era il documento con cui il re di Polonia garantiva i diritti degli ortodossi. Alla fine del nostro libro, abbiamo persino incluso l'elenco tratto dal rapporto della missione che conteneva i nomi dei destinatari di quei documenti, inclusi i parroci e gli abati dei monasteri. Come si dice al giorno d'oggi, il testo fu reso disponibile "a chiunque potesse interessare".

È interessante notare che è stato il clero ucraino ad avviare il trasferimento alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. Non siamo stati noi a suggerirlo, è stato il clero ucraino che ha accettato a malincuore questa idea perché aveva paura di perdere i propri privilegi. Tuttavia, date le circostanze, l'unico modo in cui il clero della riva sinistra dell'Ucraina [8] poteva salvaguardare i propri privilegi era sradicare l'Ortodossia nella riva destra dell'Ucraina. [9] Nessuno era disposto a farlo. Quindi, ecco perché, nonostante la loro dipendenza da finanziamenti e visir, i vescovi dipendenti da Costantinopoli alla fine decisero di ricongiungersi con la Chiesa ortodossa russa.

Vuol dire che lo hanno fatto al di sopra dei loro interessi egoistici e ristretti?

Esattamente. La situazione era disperata ed era l'unica soluzione disponibile.

Costantinopoli voleva farlo? No. Ma era l'unica soluzione accettabile. Il clero di Kiev lo voleva? Non proprio, perché tutti sapevano che il clero in Russia non aveva tali privilegi e che nonostante la promessa del monarca di mantenere la maggior parte dei privilegi, alcuni dei loro benefici sarebbero andati persi. Eppure non erano disposti ad accettare l'eradicazione della comunità ortodossa dei loro connazionali per mantenere i loro privilegi.

La Russia voleva assumersi tale responsabilità? Non capiva che ciò avrebbe comportato la spesa di tonnellate di denaro e l'invio regolare di accessori e libri ecclesiastici in Ucraina? La Russia era anche ben consapevole del fatto che si stava assumendo la responsabilità di una comunità ortodossa quasi distrutta in un paese ostile. Ma questa era l'unica via d'uscita dalla situazione, l'unico modo per proteggere il popolo ortodosso della riva destra dell'Ucraina.

Tuttavia, lo spirito del Patriarcato di Costantinopoli è notevolmente cambiato negli ultimi tre secoli. Devo dire che quando è emersa la questione della concessione del tomos alla metropolia di Kiev, ero ben preparato a quei torrenti di bugie.

In che senso?

Alcuni anni fa, abbiamo pubblicato un libro intitolato Ortodossia in Estonia che conteneva documenti relativi all'annessione di una parte della Chiesa ortodossa estone da parte di Costantinopoli. Già allora ci era chiaro che la Chiesa ortodossa estone era un banco di prova. Le qualità peculiari del patriarca Bartolomeo si manifestarono anche in quel momento. Per esempio, sono rimasto sbalordito da una lettera molto schietta che il patriarca Bartolomeo ha scritto al patriarca Aleksij. In quella lettera, il patriarca Bartolomeo diceva che la loro Chiesa sarebbe stata la vera Chiesa dei cittadini dell'Estonia, piuttosto che quella degli occupanti e dei non cittadini. Si chiedeva anche se gli estoni ortodossi non avessero il diritto di avere un capo della Chiesa etnicamente estone. "Il vostro Cornelio" [10], scriveva, "è mezzo russo e mezzo tedesco" (per inciso, proprio come il patriarca Aleksij [Ridiger]). Tuttavia, quando dopo un po' di tempo il patriarca Bartolomeo nominò il capo della Chiesa ortodossa estone, scelse un greco nato in Africa che ammise di aver appreso per la prima volta dell'esistenza dell'Estonia dalla sua lettera di nomina.

Questo è il motivo per cui coloro che hanno familiarità con le tattiche del Patriarcato di Costantinopoli erano psicologicamente preparati per una tale svolta di eventi e sapevano che non potevano sperare che le discussioni fossero ascoltate e gli accordi rispettati. Hanno capito che la decisione del Patriarcato si sarebbe basata su considerazioni e circostanze puramente politiche del giorno.

Idealmente, i progetti di ricerca come il nostro devono essere avviati in anticipo, piuttosto che sulla scia di un pericolo imminente. Ci sono stati diversi punti cruciali nella storia della nostra Chiesa che meritano interesse. La stessa ricerca deve essere condotta per quanto riguarda l'istituzione del Patriarcato in Russia nel 1589. Tutti i documenti relativi a questa materia devono essere raccolti per raccontare l'intera storia.

È anche necessario ricercare l'idea che la Russia sia il successore di Bisanzio. Per questo dobbiamo studiare i documenti greci, piuttosto che quelli russi. Nel XVII e XVIII secolo, i patriarchi di Costantinopoli continuavano a scriverci lettere in cui dicevano che eravamo i successori di Bisanzio e che sostenere l'Ortodossia era la nostra responsabilità.

Ora abbiamo l'esperienza di questo intenso lavoro di ricerca, che include l'incarico agli specialisti richiesti e la concentrazione su un compito specifico. La maggior parte del processo di identificazione dei documenti (sono state trovate più di 1.000 pagine) è stata completata in meno di un anno! Questo è il motivo per cui il patriarca Kirill durante l'incontro con il patriarca Bartolomeo alla fine di agosto 2018 ha affermato che avevamo un gran numero di documenti pertinenti e ha suggerito che i nostri e i loro studiosi li analizzassero. Il patriarca Bartolomeo ha rifiutato. Tuttavia, per i motivi sopra descritti, penso che dovremmo trarre vantaggio dall'esperienza di un lavoro così mirato.

Questa situazione con Kiev, nel modo in cui si sta sviluppando ora, sa di grecocentrismo. Mostrano il loro vero volto quando dicono: "Solo noi abbiamo il diritto di decidere quali documenti sono canonici". Insistono sul fatto che solo il loro punto di vista può essere valido. Il Centro scientifico religioso dell'Enciclopedia ortodossa vede questa tendenza in molte Chiese ortodosse regionali, poiché i materiali per la nostra Enciclopedia ortodossa sono preparati non solo a Mosca, ma a Tbilisi, Bucarest, Belgrado e Sofia. Cosa vediamo quando traduciamo in russo le opere degli autori di queste città? Un arciprete serbo una volta mi disse senza mezzi termini: "Esiste una tradizione: sapienza dai greci e soldi dai russi. Voi state infrangendo questa tradizione con la vostra enciclopedia".

Ha detto se questo processo era buono o cattivo?

Per i serbi è positivo, perché anche gli autori serbi contribuiscono all'enciclopedia. Nel frattempo, gli autori georgiani hanno usato gli articoli che hanno scritto per noi come base per la loro Enciclopedia ortodossa georgiana. Hanno già pubblicato il primo volume.

Noi supportiamo questi sviluppi. Sebbene lentamente e con grandi difficoltà e complicazioni, i nostri studi accademici ecclesiastici sono in fase di definizione. Forse non ancora su larga scala e non in tutte le aree, ma sta accadendo nelle scienze storiche, nell'archeologia ecclesiastica e nella storia della teologia. Ciò rappresenta un grande pericolo per il Patriarcato di Costantinopoli, il principale sostenitore del grecocentrismo. L'idea del dominio greco che ha messo radici nelle menti di molti ortodossi si basa sul presupposto che solo i greci hanno la conoscenza e la comprensione di ciò che deve essere fatto e come. Mentre la nostra posizione nell'Ortodossia è sempre stata: "Noi non sappiamo davvero le cose, quindi siamo venuti qui per darvi soldi e chiederci come pregare e come impostare il nostro sistema educativo in modo da potervi seguire". I greci hanno promosso questa idea per secoli.

Il Patriarcato di Costantinopoli è diventato sempre più dipendente da questa idea nelle menti degli ortodossi, l'idea che il Patriarcato di Costantinopoli sia l'unica autorità in grado di stabilire regole e interpretare i canoni della Chiesa e che sia il principale detentore della conoscenza. Il numero dei loro laici si sta riducendo, quindi non ci sono altri motivi per rivendicare la superiorità del Patriarcato di Costantinopoli.

Inoltre, come dimostrano gli eventi in Estonia e Ucraina, non appena si forma un governo anti-russo, inizia immediatamente a negoziare con Costantinopoli sulla creazione di una Chiesa indipendente da Mosca e sulla ricerca di chierici suscettibili di trasferimento non canonico alla giurisdizione della nuova Chiesa. Fu così che si formarono le Chiese ortodosse estone, lettone, finlandese e polacca del Patriarcato di Costantinopoli negli anni '20. A quel tempo, ciò è stato fatto sull'onda del movimento anticomunista, ora questo processo è alimentato da sentimenti anti-russi.

Questo è un meccanismo consolidato che trasforma la religione in un campo di battaglia per il confronto politico e la usa come strumento di influenza politica. Tuttavia, questa non è un'area che può essere completamente controllata dai politici. Qualche tempo fa, si sono resi conto che in Europa e dopo conflitti religiosi violenti e devastanti fu firmato il trattato di pace di Vestfalia nel 1648, promulgando l'idea di separazione tra religione e politica. Questa era l'unica soluzione possibile per salvare l'Europa. Ora stanno provando a mescolare di nuovo religione e politica, usando il fattore religioso per infiammare le controversie politiche. Hanno dimenticato quanto sia pericoloso, oppure non si preoccupano della periferia orientale dell'Europa? Mi viene in mente un vecchio detto sui nuovi ricchi russi degli anni '90: "Danno via liberamente tutto ciò che noi possediamo".

Note

[1] L'ufficio o la provincia di un metropolita.

[2] Un documento ecclesiastico, di solito promulgato da un sinodo, che comunica o annuncia informazioni importanti.

[3] La condizione in cui i dirigenti di una Chiesa hanno reciso i legami con un corpo più grande e quindi non si riferiscono più a un'autorità superiore.

[4] Il grado più alto di ufficiale militare.

[5] Un incontro ufficiale con un impegno cerimoniale di fedeltà da parte dei cosacchi allo tsar della Moscovia nella città di Perejaslav.

[6] Un ufficio incaricato degli affari esteri.

[7] Pagamento (come una mancia o una bustarella) per accelerare il servizio.

[8] Un nome storico della parte dell'Ucraina sulla riva sinistra (est) del fiume Dnepr.

[9] Un nome storico della parte dell'Ucraina sulla riva destra (ovest) del fiume Dnepr.

[10] Il metropolita Cornelio era il metropolita di Tallinn e di Tutta l'Estonia, a capo della Chiesa ortodossa estone del Patriarcato di Mosca.

 
La missione della civiltà ortodossa russa

Alla luce degli eventi degli ultimi mesi, e della circolazione di troppe etichette che sono state applicate con molta leggerezza all’Ortodossia russa, è importante capire a fondo che cosa sia l’ideale di “mondo russo” o di Santa Rus’, e come mai questo ideale non sia realizzabile altrove. Padre Andrew Phillips cerca di spiegare il progetto della civiltà della Rus’, fondato sulla Chiesa. Presentiamo la traduzione italiana del saggio di padre Andrew nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Danneggiate 150 chiese nelle nuove regioni russe (ex Ucraina), la Russia le riparerà (VIDEO, FOTO)

Padre Nikolaj Balashov, alto funzionario del Patriarcato di Mosca e stretto consigliere del patriarca, ha rilasciato un'intervista a Novosti, la più grande agenzia di stampa russa, descrivendo gli sforzi della Chiesa ortodossa russa per aiutare il proprio gregge nelle nuove regioni a riprendere la normale vita ecclesiale, assistere alle funzioni, confessarsi e ricevere la comunione.

Uno dei maggiori ostacoli è che un numero enorme di chiese è stato pesantemente danneggiato dai combattimenti, ma ci sono altri problemi, sacerdoti scomparsi (feriti, uccisi o partiti per l'Ucraina o la Russia come rifugiati), mancanza di rifornimenti, mancanza di fondi, mancanza di elettricità e riscaldamento, e così via.

Ecco un video dal monastero di Svjatogorsk, uno dei monasteri più importanti della cristianità russa, che si trova a Donetsk, nell'Ucraina orientale, dove i combattimenti sono stati più pesanti. Il monastero è passato di mano diverse volte negli ultimi mesi e solo di recente è tornato dalla parte ucraina del fronte a causa delle recenti avanzate ucraine contro le forze russe. Il video documenta una consegna di aiuti inviati da Odessa, cioè dalla parte ucraina. Odessa è tradizionalmente una parte di lingua russa dell'Ucraina, come la maggior parte del sud e dell'est, e in questo video tutti parlano russo. Il video mostra la significativa entità dei danni al monastero.

Ecco un altro video da Svjatogorsk, che mostra come una magnifica chiesa in legno sia stata rasa al suolo dopo un deliberato colpo diretto dell'artiglieria ucraina. Le forze nazionaliste ucraine spesso prendono di mira deliberatamente le chiese ortodosse perché le vedono come simboli della cultura e della fede russa. Le forze russe, al contrario, cercano di difendere queste strutture.

Non si apprezza molto in Occidente quanto siano grandi e maestosi i maggiori monasteri in Russia e Ucraina. Ecco un eccellente saggio fotografico sul nostro sito che mostra quanto siano straordinari i 7 monasteri maschili più grandi e maestosi in Russia.

Per far fronte a questi problemi, la Chiesa russa ha istituito un gruppo di lavoro di emergenza, di cui padre Balashov fa parte, e secondo lui:

La nostra prima priorità è prepararci all'inverno, ove possibile, e creare le condizioni necessarie per continuare la vita delle parrocchie e dei monasteri e svolgere i servizi divini.

Molto è già stato fatto: diverse chiese gravemente danneggiate sono state restaurate nelle diocesi di Donetsk e Lugansk quest'autunno, altre dieci sono in fase di restauro urgente o sono in costruzione edifici ecclesiastici modulari. Si sta organizzando la fornitura di calore, le cucine da campo per i pasti di beneficenza sono state consegnate sulla base delle istituzioni ecclesiastiche e il loro lavoro è stato assicurato, più di duemila tonnellate di aiuti umanitari sono state inviate dalla chiesa ai rifugiati e ai civili nella zona del conflitto (più di 700 tonnellate solo dalla sede della chiesa di Mosca).

Medici, infermieri e altri volontari vanno in Ucraina. Un centro di protesi e riabilitazione è in fase di organizzazione presso l'ospedale di sant'Alessio a Mosca. Ai medici delle regioni colpite sono fornite le attrezzature e le risorse necessarie.

padre Nikolaj Balashov

Quando i giornalisti gli hanno chiesto se le chiese nei nuovi territori sarebbero passate sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca, o se sarebbero rimaste con la Chiesa ucraina largamente autonoma, ha risposto che non era possibile prevederlo e non ha approfondito ulteriormente. È probabile che stesse insinuando che è inutile speculare su tali cose mentre l'esito finale della guerra non è ancora chiaro.

"L'inverno sta arrivando e abbiamo ancora molto da fare prima che arrivi il freddo", ha aggiunto.

 
L'arcidiocesi greca crea un vicariato slavo con molteplici chierici deposti e sospesi

goarch.org

Ieri, lunedì 9 marzo, l'arcivescovo Elpidophoros dell'Arcidiocesi greca ortodossa d'America ha annunciato la creazione di un vicariato per le comunità cristiane ortodosse di tradizione slava, come riferisce il sito web dell'arcidiocesi.

Questo passo è stato intrapreso con la benedizione del Patriarcato di Costantinopoli, indica il rapporto.

Il clero del Vicariato è composto da: "archimandrita" Aleksandr Belja, arciprete Vasilij Dejak, arciprete Aleksandr Belja, arciprete Ioann Spasjuk, protodiacono Rostislav Zadorozhnyj e diacono George A. Hero, tutti ex chierici della Chiesa ortodossa russa. Aleksandr Belja è stato nominato vicario della nuova struttura.

Il vicariato è attualmente composto da 3 comunità: la cattedrale di santa Matrona di Mosca a Miami, il monastero di san Nicola il Taumaturgo a North Fort Myers, in Florida, e la cattedrale di san Giovanni il Precursore e Battista a Brooklyn.

Tutto il clero del Vicariato è deposto o sospeso canonicamente, oppure associato a clero deposto o sospeso.

Il 5/18 febbraio, il Santo Sinodo della ROCOR ha deciso di deporre l'ex archimandrita Aleksandr Belja, che controlla entrambe le comunità di santa Matrona e san Nicola.

Aleksandr era noto per la mancanza di pagamento delle quote diocesane e per aver portato chierici in America senza le giuste pratiche burocratiche, e suo fratello minore Ivan era coinvolto nel traffico di donne. L'estate scorsa, Aleksandr ha anche falsificato una lettera di sua Eminenza il metropolita Hilarion (Kapral), il primo ierarca della ROCOR, nel tentativo di farsi confermare dal Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca come vescovo eletto per la ROCOR in America.

Tuttavia, poiché il Sinodo della ROCOR aveva già lasciato il suo nome in considerazione, non gli è stata confermata l'elevazione a vescovo.

È stato sospeso dalle funzioni sacerdotali il 1/14 settembre, privato del titolo di decano del decanato della Florida della diocesi dell'America orientale e sospeso dalle sue funzioni di rettore della cattedrale e del monastero per la durata delle indagini contro di lui. Ivan è stato sospeso allo stesso tempo dalla santa comunione e sospeso dalle sue funzioni di guardiano delle cattedrali della ROCOR a Brooklyn e a Miami. Tuttavia, sia Aleksandr che Ivan si sono rifiutati di sottomettersi al loro vescovo ordinario e hanno rifiutato di essere convocati da un comitato investigativo diocesano.

Nella sua "parola pastorale" predicata domenica 13 ottobre e pubblicata sui siti della cattedrale di santa Matrona e del monastero di san Nicola, Belja afferma che l'arcidiocesi greco-ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli ha preso il controllo della parrocchia e gli ha mantenuto il sacerdozio e il diritto di servire. Da allora è stato canonicamente deposto dalla ROCOR.

A novembre suo padre, l'arciprete Aleksandr Belja, rettore della cattedrale della ROCOR dedicata a san Giovanni il Precursore a Brooklyn, si è traferito anch'egli all'arcidiocesi greca senza una dimissoriale canonica da parte del suo vescovo. Attualmente è sospeso dal Santo Sinodo della ROCOR.

L'arciprete Vasilij Dejak, il protodiacono Rostislav Zadorozhnyj e il diacono George A. Hero sono tutti membri del clero della cattedrale di san Giovanni Battista a Brooklyn, che ha seguito padre Aleksandr Belja nell'Arcidiocesi greca d'America.

Sebbene l'arciprete Ioann Spasjuk abbia iniziato la sua carriera come sacerdote canonico, ha una lunga storia di coinvolgimento con numerosi gruppi scismatici.

Originario della Bielorussia, inizialmente aveva prestato servizio come sacerdote nella Chiesa canonica bielorussa nel villaggio di Pogranichny nella provincia di Grodensk. Intorno al 1991 ha lasciato la Chiesa canonica e si è dichiarato locum tenens e cancelliere della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa", che in seguito ha ribattezzato "Chiesa nazionale bielorussa".

È stato elevato ad "arciprete mitrato" dall' "arcivescovo" Jurij Rizhy del "Patriarcato globale americano".

È stato deposto canonicamente dall'esarcato bielorusso della Chiesa ortodossa russa per aver persistito nello scisma.

Nel 2002 si è trasferito in America, dove si è unito a un altro ramo della "Chiesa ortodossa autocefala bielorussa" non riconosciuta, guidata dal "vescovo" Aleksandr Sologub di Hyland Park e Borisov. Il 5 aprile 2002, Spasjuk è stato dichiarato deposto dall' "arcivescovo" Jurij Rizhy in Bielorussia.

A un certo punto, Spasjuk è stato associato con una struttura scismatica, la "Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia-Agafangel (ROCOR-A)", che ha rifiutato di ricongiungersi con il Patriarcato di Mosca nel 2007. Nel 2016, una parrocchia dell'Arcangelo Michele è stata aperta a Hallandale Beach, in Florida, con Spasjuk come rettore.

Hallandale Beach si trova a soli 15 minuti di auto dalla chiesa di santa Matrona a Dania Beach.

Mentre l'arcidiocesi greca ha accolto la famiglia Belya, OrthoChristian è stato informato che sua Eminenza l'arcivescovo Michael della diocesi di New York-New Jersey della Chiesa ortodossa in America ha ordinato a tutto il suo clero di riconoscere la deposizione canonica dell'ex archimandrita Aleksandr e di non permettergli di servire in nessuna delle loro parrocchie.

 
Sulla costruzione di imperi

Negli ultimi decenni abbiamo incontrato diversi gruppi ai margini della Chiesa i cui leader manipolatori erano impegnati nella costruzione di un impero ecclesiastico, reclutando a destra e a manca. Tra questi, più recentemente, il "patriarcato di Kiev", vari gruppi di vecchi calendaristi, tra cui uno in Portogallo, e prima ancora il gruppo di Kovalevskij (l'ECOF) in Francia; questi ultimi due avevano entrambi dichiarato sulla carta di avere circa 100 sacerdoti e parrocchie. Tuttavia, non appena i loro leader sono morti, i gruppi si sono dissolti improvvisamente e sono scomparsi. Non avevano praticamente proprietà. La loro tecnica era di ordinare qualsiasi uomo che venisse da loro, di solito un individuo con un ego dilatato, a volte abbastanza malato spiritualmente, entro un mese o due dalla sua apparizione sulla scena. Lui e la sua comunità fittizia sarebbero scomparsi molto rapidamente dopo la morte del leader della setta.

Così sono stati create liste di clero e parrocchie dall'aspetto impressionante – sulla carta. In realtà, pochissimi membri del loro clero avevano idea di come celebrare, cantare, essere pastori o qualunque altro compito. Tutte le crepe della facciata erano tappezzate – fino a quando iniziavano gli inevitabili scandali. Ad alcune personalità nei gruppi canonici è stato permesso di fare cose simili, ma nessuna di esse è durata; la frammentazione avveniva sempre entro un decennio o due dalla morte della personalità. L'unità non può esistere tra il settarismo e i culti della personalità. Una piccola diocesi creata da una tale personalità ora è divisa in tre gruppi ancora più piccoli, e un altro gruppo di anziani sta letteralmente estinguendosi.

L'attuale amministrazione del Patriarcato di Costantinopoli, con sede in Turchia e appoggiata fino in fondo dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, sta avviandosi a costruire proprio questo tipoo di impero ecclesiastico, o piuttosto politico, con spilli sulle mappe e cose del genere. Perché? Perché in realtà tale amministrazione è molto piccola e molto debole. Le Chiese vere non si occupano di tali imperi immaginari. Il problema di ogni costruzione di un impero è che si concentra sulla quantità, non sulla qualità, sulla superficie, non sulla profondità. Il risultato significa sempre immischiarsi nella politica, cosa che a sua volta significa azioni anti-canoniche. È molto meglio rimanere piccoli ed essere autentici. Gli imperi artificiali non durano mai molto a lungo perché sono costruiti su fantasie e finzioni, non su realtà spirituali; sono case costruite sulla sabbia, non sulla roccia di Cristo.

Lo abbiamo visto negli ultimi quindici mesi nell'estremo ovest dell'Ucraina con la setta violenta che vi è stata stabilita dal Patriarcato di Costantinopoli. Ora lo stiamo vedendo nella diaspora, specialmente negli Stati Uniti con un altro gruppo. Se alcuni ortodossi negli Stati Uniti, nell'Ucraina o altrove desiderano diventare cittadini di seconda classe nel Patriarcato di Costantinopoli, senza mai ricevere un'autentica autocefalia, e desiderano collaborare con persone dalla legalità discutibile, per non parlare della loro canonicità, sono liberi di farlo. L'unità è una cosa buona: ma ciò non significa che Dio possa essere unito a Mammona. Esiste una cosa chiamata moralità – giusto e sbagliato. Chiunque, compresi i vescovi, che afferma di essere cristiano e che non conosce la differenza tra giusto e sbagliato, dovrebbe tornare alla scuola domenicale per la prima lezione: gli imperi secolari falliscono sempre.

 
Il Louvre cancella il dipartimento sui cristiani d'Oriente
Nel gennaio 2010 aveva annunciato la dedicazione di un nuovo dipartimento al museo del Louvre dedicato all'arte cristiana orientale, bizantina e slava, dall'apertura prevista nel 2014. Oggi invece il dipartimento è stato cancellato all'improvviso... scopriamo qualcosa di più sulla storia, ma sopratttto sulle ragioni di fondo, di questo rifiuto nell'articolo di Vatican Insider de La Stampa. Il rifiuto del Louvre (che dichiara di non avere spazio per la cultura cristiana orientale, ma che ne ha avuto fin dal 2003 per ospitare e ampliare un dipartimento di arte islamica) non è che una delle numerose tappe del continuo distacco della Francia dalle radici cristiane, e un'ulteriore prova che la sua tanto vantata laïcité corrisponde a tutt'altro che all'equidistanza e all'imparzialità in materia religiosa.
 
 
La lotta contro la Chiesa: dall'immagine del "nemico" a un rasoio alla gola

dopo gli incitamenti contro la Chiesa nei media, i sacerdoti sono attaccati a mano armata. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La campagna di informazione contro la Chiesa ortodossa ucraina volta a darle una "immagine di nemico" ha portato i suoi primi sanguinosi risultati: sacerdoti aggrediti a mano armata. Cosa ci aseptta in futuro?

Alla fine del 2022, il metropolita Pavel, abate della Lavra delle Grotte di Kiev, ha paragonato l'attuale attacco alla Chiesa a quello avvenuto in URSS dal 1917 al 1939. "L'unica differenza è che non ci hanno ancora uccisi", ha detto il vescovo. All'epoca sembrava che il metropolita Pavel stesse esagerando e che una situazione del genere non potesse ripetersi perché l'Ucraina di oggi non è la Russia bolscevica e perché le autorità del nostro paese dichiarano il loro desiderio di aderire all'Unione Europea, dove la religione e le opinioni degli altri sono rispettate.

Tuttavia, il 2 gennaio 2023, si è scoperto che il metropolita Pavel non era lontano dalla verità. Un uomo ha fatto irruzione in una chiesa a Vinnitsa e ha iniziato a spaccare tutto ciò su cui riusciva a mettere le mani. Quando il parroco è uscito dall'altare per rimproverare l'intruso, quest'ultimo si è limitato a fargli un taglip alla gola con un pericoloso rasoio. Il sacerdote è nel reparto di terapia intensiva e la polizia ha riferito di aver arrestato l'aggressore sparandogli a una gamba. E conosciamo la prima domanda che è sorta dopo l'incidente: chi ha ordinato questo crimine?

È chiaro che in questa situazione potrebbe non esserci un "mandante" formale, cioè una persona specifica direttamente interessata all'omicidio del sacerdote. Ma questo significa che solo l'uomo con il rasoio è responsabile di questo crimine? Potrebbe esserci ancora chi gli ha messo il rasoio tra le mani? In altre parole, perché accadono queste cose e di chi è la colpa?

I pestaggi di sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina a cui siamo abituati

Il fatto è che gli attacchi a sacerdoti e credenti della Chiesa ortodossa ucraina nel nostro paese sono diventati da tempo un luogo comune. Come esempio, ecco un breve elenco di attacchi al clero della nostra Chiesa negli ultimi anni:

  • 2016: nel villaggio di Komarovo, un aggressore ha picchiato un prete durante una funzione;

  • 2018: un sacerdote è stato brutalmente picchiato nell'Eparchia di Khust della Chiesa ortodossa ucraina;

  • 2019: radicali a Haluzyntsi hanno picchiato un prete durante un assalto a una chiesa;

  • 2020: a Kiev, diversi soldati armati dell'ATO hanno picchiato un sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina.

E qui ci sono esempi più recenti:

  • Un uomo in uniforme militare ha picchiato un prete dell'eparchia di Tulchyn. Non solo lo ha picchiato, ma gli ha rotto il naso;

  • A Novozhyvotiv, gli aderenti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno picchiato un prete e demolito la casa di preghiera della Chiesa ortodossa ucraina;

  • Un sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina è stato duramente picchiato nella regione di Odessa;

  • A Mariupol, uomini non identificati in uniforme hanno derubato una cattedrale e picchiato un prete della Chiesa ortodossa ucraina.

Sì, la violenza fisica contro i credenti della Chiesa ortodossa ucraina è già accaduta. Tuttavia, proprio ora si stanno diffondendo gli attacchi ai sacerdoti. Un'altra differenza è l'estrema crudeltà e l'uso delle armi.

Circa una settimana fa, un aggressore sconosciuto ha cercato di aggredire un prete della Chiesa ortodossa ucraina con un coltello in una chiesa a Chernomorsk. È stato disarmato dai parrocchiani.

Come possiamo vedere, l'anno 2022 ha visto il maggior numero di attacchi al clero della Chiesa ortodossa ucraina e il 2023 è iniziato con un tentato omicidio. Una coincidenza? Piuttosto una regolarità.

Chi crea una "immagine di nemico" della Chiesa e perché?

Certo, ci sarà chi dirà che l'aumento della violenza fisica contro i credenti è legato allo stato psicologico generale di molti cittadini ucraini, che durante la guerra sono sull'orlo di un esaurimento nervoso. Potrebbe benissimo essere così. Ma è chiaro che troppo spesso il "nervosismo", soprattutto nei confronti della Chiesa, ha una fonte precisa ed è molto abilmente alimentato. Prima di tutto, nei mass media.

Il giorno dopo l'attentato si è scoperto che l'autore era un uomo mentalmente instabile. Gli oppositori della Chiesa ortodossa ucraina dicono: perché state facendo un grosso problema dal nulla, cosa pretendete da un uomo con problemi psichiatrici? Tuttavia, le persone mentalmente instabili sono le prime vittime di una propaganda aggressiva. Non hanno un freno interno. Qualcubno dice loro che una certa persona è un nemico e vanno a uccidere questo nemico.

In questo senso, i media ucraini sono stati a lungo paragonati alla "Radio Télévision Libre des Mille Collines" del Ruanda. Va ricordato che tra il 6 aprile e il 18 luglio 1994 gli hutu hanno ucciso in Rwanda tra 500.000 e 1.100.000 tutsi, secondo varie stime. Il numero totale delle vittime ha raggiunto il 20% della popolazione del paese e uno dei principali colpevoli dei massacri non era altro che la RTLM, i cui presentatori invocavano velatamente il massacro dei tutsi.

Alcuni dei presentatori e redattori di molti canali in Ucraina svolgono all'incirca la stessa funzione. Chiamano i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina "preti di Mosca", "agenti dell'FSB in tonaca", "moskali", ecc. E definiscono la stessa Chiesa ortodossa ucraina "una rete di agenti".

Ma il livello di aggressione alla Chiesa ha superato tutti nel programma "Quartiere 95", i cui ospiti si sono presi la libertà di bestemmiare Dio e persino insultare verbalmente il clero della Chiesa ortodossa ucraina. Inoltre, questa trasmissione di Bayraktar News conteneva anche implicitamente inviti alla violenza contro i "sacerdoti di Mosca".

Quindi, il flusso di volgarità dirette ai sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina è iniziato con una storia dei presentatori su come un ragazzo ha imprecato contro un prete e il tribunale (il più clemente del mondo) ha multato il ragazzo di sole 119 grivne. Questo è stato seguito da una serie di frasi oscene, dopo di che i presentatori hanno annunciato il "listino prezzi" che includeva le seguenti "tariffe": "un sputo a un prete del Patriarcato di Mosca - 20 grivne", "colpirlo sulla guancia sinistra e automaticamente sulla destra – 100 grivne". Ci chiediamo quanto costerebbe per i conduttori di "Q 95" un'azione come "tagliare la gola a un prete".

Va notato che non solo noi, ma anche gli utenti di YouTube si pongono una domanda simile. Molti di loro credono che siano state le dichiarazioni di "Q 95" a diventare una delle cause della tragedia di Vinnitsa.

  • "Q 95, un prete della Chiesa ortodossa ucraina dell'eparchia di Vinnitsa è stato accoltellato oggi. Il suo sangue è anche sulle vostre mani. Sì, abbiamo un paese libero, solo che quando voi aprite la bocca la libertà di qualcuno è finita".

  • "Hanno tagliato la gola a un prete a Vinnitsa ... Quanto ha pagato "Q 95"?"

In effetti, è impossibile affermare che l'incidente di Vinnitsa sia stato un puro incidente. Soprattutto se si considera che iniziative selvagge come il programma "Q 95" rimangono completamente impunite. Ed è risaputo che l'impunità genera permissività, che a sua volta porta a una folle crudeltà.

In questa situazione, i media ucraini stanno facendo di tutto per stabilire tra la gente l'idea che la Chiesa ortodossa ucraina sia un "nemico". Lo scopo di tale affermazione è semplice: spingere le persone alla violenza contro il "nemico" e concludere che nella lotta contro il "nemico", tutti i mezzi sono buoni. Anche un "rasoio alla gola".

Dalla "immagine del nemico" al rasoio

Molti anni di folle propaganda e promozione di una "immagine del nemico" sulla Chiesa ortodossa ucraina hanno già iniziato a dare i loro frutti. Ed è sicuro dire che l'incidente di Vinnitsa è solo l'inizio. Come mai? Leggete i post pubblici e i commenti sui social network che hanno pubblicato informazioni su questa tragedia. Leggeteli e rimarrete inorriditi dal cinismo, dalla maleducazione e dall'odio con cui la maggior parte dei nostri concittadini reagisce alla lama di un rasoio alla gola di un prete.

Ecco alcuni esempi:

  • "È volontà di Dio, no? Sembra che sia stato convocato per un incontro".

  • "Non credevo che l'arciprete Antonij Kovtonjuk credesse davvero in Dio".

  • "Non vogliono andare in Moscovia volontariamente, quindi riceveranno aiuto."

  • "Prendete il padre! Ha rubato la nostra salsiccia!!!"

  • "Cosa c'è che non va in quell'uomo? Compatite lui, non il prete..."

  • "Tutti questi preti e le loro parrocchie sono negozi di business, lì non c'è Dio. Basta guardare le loro facce grasse e lucenti e ricordare il peccato di gola. Non mi interessa affatto il loro delitto di mafia".

  • "Penso che i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca non dovrebbero essere in Ucraina".

  • "Dovreste chiudere tutti i moscoviti insieme ai loro parrocchiani".

  • "È una vergogna che solo un prete russo sia stato assalito da un tipo uscito da un manicomio, e non tutte queste brave persone dei commenti".

E questi non sono affatto i commenti più osceni trovati sul web in questo momento. È solo che il formato della nostra pubblicazione e la nostra coscienza cristiana non ci permettono di citare tutto ciò che scrivono gli oppositori della Chiesa.

La sceneggiatura e gli sceneggiatori

Notate che tutto questo è scritto da persone che vivono nel nostro stesso paese, che fanno la spesa negli stessi negozi in cui andiamo noi e i cui figli vanno a scuola con i nostri figli. Sono scritti da persone che si considerano europei normali, istruiti e civili. Come mai? È solo perché c'è una guerra nel paese? No, certo che no. È semplicemente molto conveniente quando c'è un "nemico" che non dice niente nelle vicinanze e a cui si possono addossare tutti i propri guai e le proprie disgrazie. Un "nemico" la cui immagine si è creata a lungo e faticosamente, e che finalmente ha preso forma. Il passo successivo è la distruzione.

L'antisemitismo in Germania ha seguito esattamente lo stesso scenario, che ha provocato la morte di milioni di ebrei nei forni e nelle camere a gas. All'inizio, i media persuasero i tedeschi che per i loro problemi economici, politici e sociali erano da biasimare gli ebrei. Poi l'idea fu ripresa da politici meschini, seguiti dalla leadership del paese. Poi i cittadini comuni, che avevano vissuto con gli ebrei per tutta la vita, bevuto birra insieme a loro ed erano stati loro amici di famiglia, li denunciarono alla Gestapo e si rallegrarono per la loro morte.

Lo stesso scenario è stato utilizzato in Unione Sovietica. Prima i giornali bollavano certi individui come "nemici del popolo", poi erano "smascherati" dai portavoce del partito e quando le accuse arrivavano dalle tribune più alte, i servizi di sicurezza e i cittadini comuni ma consapevoli si facevano carico della causa. Il risultato? Milioni di morti nei campi di concentramento e nelle prigioni.

Lo scenario è sempre lo stesso, così come il risultato finale. Lo capiscono quelli che stanno dietro la diffamazione della Chiesa? Quelli che da ogni notizia riversano sporcizia su milioni di loro concittadini, definendoli il nemico? Pensiamo proprio che lo capiscano. Stanno deliberatamente incoraggiando alcuni cittadini del nostro paese a raccogliere rasoi e a tagliare la gola ad altri cittadini del paese. Perché dovrebbero farlo?

Perché hanno vissuto tutta la loro vita secondo il principio "tanto peggio, tanto meglio". Perché se c'è una guerra interna in Ucraina, se c'è disordine e caos, per tutti questi istigatori non sarà solo più facile rubare. Avranno la possibilità di ottenere (o di mantenere) il potere. E per quella possibilità, taglierebbero la gola a chiunque.

* * *

Ultima ora: Apprendiamo che le condizioni dell'arciprete Antonij Kovtonjuk (nella foto) si sono stabilizzate in ospedale, grazie all'intervento tempestivo della polizia e dei medici. Per le ragioni descritte in quest'articolo, la sua incolumità rimane comunque in pericolo, assieme a quella di centinaia, o potenzialmente migliaia, di suoi confratelli.

 
Segretario di Epifanij: noi abbiamo speranza negli antisettici, la Chiesa ortodossa ucraina nella preghiera

produzione di antisettici da parte di chierici della struttura ecclesiale di Epifanij Dumenko. Foto: pagina Facebook della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Ivan Sidor, segretario di Epifanij Dumenko, ha spiegato ai suoi lettori su Facebook come la sua struttura ecclesiale differisce dalla Chiesa canonica.

Ivan Sidor, segretario della metropolia di Kiev della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e assistente di Epifanij, ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook, in cui mostra le differenze tra la Chiesa ortodossa ucraina e la sua struttura ecclesiale con un esempio dell'atteggiamento nei confronti del coronavirus. Sidor ben presto ha cancellato la pubblicazione per motivi sconosciuti.

Secondo Sidor, "le differenze tra le Chiese ucraina e russa sull'esempio della pandemia di coronavirus" sono pienamente espresse dai due articoli pubblicati dalla risorsa "Ukrainska Pravda". Il primo afferma che i "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", seguendo le istruzioni di Dumenko, sono impegnati nella produzione di antisettici. Il secondo afferma che i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina a Berdjansk sono andati con stendardi sacri in giro per la città su automobili, aspergendo le strade di acqua santa.

Sidor ritiene che questi esempi contrastanti illustrino pienamente il contrasto tra la sua organizzazione e la Chiesa ortodossa ucraina. Ed è difficile non essere d'accordo con lui.

"In effetti, ci sono molte differenze. Non è solo la lingua, il centro spirituale e la visione del mondo... C'è una differenza in tutto: canto ecclesiastico, pittura di icone, architettura ecclesiastica, lunghezza della barba del clero e la sobrietà della mente/fede dei laici (fanatismo religioso). Amate ciò che è ucraino!" conclude il chierico della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In precedenza, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" aveva ordinato che i propri "servizi divini" siano interrotti o che il loro ordine sia cambiato.

 
L'intolleranza della tolleranza

John Sanidopoulos riporta sul blog Honey and Hemlock un articolo di Gregory Koukl (nella foto), presentatore radiofonico di un programma dedicato all’apologetica cristiana. In questo articolo si parla del tema della tolleranza, spesso oggetto di abusi da parte di accusatori dei valori cristiani, che da paladini della tolleranza per gli stili di vita “alternativi” si trasformano essi stessi in ben peggiori intolleranti. L’articolo, che riportiamo nella sezione “Etica” dei documenti, ci invita a ricordare che si tollera solo e sempre ciò che è negativo (ciò che è positivo non ha alcun bisogno di essere tollerato), e ci insegna a fare una distinzione tra la tolleranza delle persone (che deve essere sempre estesa a chiunque), dei comportamenti (che si possono tollerare quando non sono distruttivi del bene comune) e delle idee (che non sono da tollerare se non sono giuste).

 
Cosa tengono nei loro armadi i persecutori della Chiesa?

le persone che oggi criticano ferocemente la Chiesa ortodossa ucraina per i suoi mitici legami con Mosca, ieri erano al servizio di quella stessa Mosca. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Molti dei politici che oggi si oppongono con maggior zelo alla Chiesa servivano ideali molto diversi solo poco tempo fa. È ora di ricordarglielo.

Le perquisizioni che i servizi di sicurezza hanno condotto in molte eparchie della Chiesa ortodossa ucraina hanno chiaramente dimostrato che non è stato trovato nulla di quanto riportato dai media. Non ci sono armi, gruppi di sabotaggio o fatti di cooperazione con il nemico nelle chiese e nei monasteri della Chiesa ortodossa ucraina. I più "terribili" di tutti i ritrovamenti in decine di siti religiosi della Chiesa ucraina sono giornali di dieci anni fa, con i punti "giusti" preventivamente sottolineati, e vecchi libri pubblicati a Mosca.

Alcuni dei risultati della SBU sembrano persino comici. Altri non suscitano altro che sconcerto. Per esempio, una copia di "Raccolte liturgiche" del 1976. Qual è il suo crimine? Il fatto che spiega al "Patriarcato di Mosca" come servire le liturgie. Tanto varrebbe classificare come letteratura "criminale" Libri di Servizio, Tipici e Minei. Anche loro parlano di liturgie.

O, per esempio, cosa c'è di "criminale" nelle Bibbie o nei Catechismi per bambini "trovati" nell'eparchia di Chernovtsy? Sono "letteratura propagandistica"! Che dire di "Pietà apostolica: sulla pietà e la vita cristiana secondo le costituzioni dei santi apostoli"? Questi sono in realtà estratti dalle "Costituzioni dei santi apostoli" scritte nel IV secolo. Ovviamente, il titolo della casa editrice di Mosca "Sibirskaja Blagozvonnitsa" ha attirato l'attenzione delle forze dell'ordine.

Non meno sorprendente è stata la "scoperta" nell'eparchia di Dnepropetrovsk. Le forze dell'ordine hanno sequestrato un'auto che portava fuori dall'eparchia materiali “proibiti”. Che tipo di materiali? Vecchi messaggi del patriarca Kirill e inviti alla parata della vittoria del 2011.

A seguito delle perquisizioni della SBU a Krivoj Rog il 29 dicembre, la risorsa "Glavcom" ha scritto: "I sacerdoti della Chiesa di Mosca hanno lavorato per Putin: le prove". Le foto (a proposito, non è chiaro come i giornalisti ne siano venuti in possesso) includono la lettera del patriarca Aleksij sulla concessione dell'indipendenza alla Chiesa ortodossa ucraina, la sua lettera al ministro della giustizia dell'Ucraina sullo status della Chiesa ortodossa ucraina, il libro del patriarca Kirill "La Chiesa chiama all'unità" e la rivista "Salvate le nostre anime". Una persona mentalmente sana può chiamare tutto questo la prova di un lavoro per Putin? La risposta viene da sé.

È chiaro che in tribunale tutti questi "materiali" non possono servire come prova di colpevolezza di sacerdoti o vescovi della Chiesa ortodossa ortodossa ucraina. In primo luogo, la colpa dovrebbe essere più concreta ed evidente: corrispondenza, incarichi, discorsi pubblici, ecc. In secondo luogo, finora, grazie a Dio, nessuno è stato processato in Ucraina per aver letto libri. In terzo luogo, anche se ho dei libri (non proibiti dalla legge!), ciò non significa che condivido l'opinione degli autori di questi libri – posso studiare o contestare il punto di vista dell'autore. In quarto luogo, se si utilizza un libro di preghiere vecchio di secoli o un giornale pubblicato 15-20 anni fa come materiale d'accusa, allora in Ucraina la maggior parte degli abitanti e quasi tutti i politici possono essere ritenuti responsabili di molti crimini.

Pensateci: il clero della Chiesa ortodossa ucraina è accusato di conservare e leggere libri pubblicati molti anni fa. Ma per qualche ragione, nessuno dei politici è accusato di cose molto più gravi che non alcuni giornali.

Poroshenko: "Stringiamoci la mano, abbracciamoci!"

Si può ricordare la famosa frase dell'ex presidente Poroshenko "Stringiamoci la mano, abbracciamoci!" durante una conversazione con Putin nel 2015, due mesi prima di Debaltsevo. Si possono ricordare gli affari di Poroshenko in Russia durante le ostilità nel Donbass, con regolari versamenti di tasse alle casse dello stato aggressore.

Ai media e ai politici ucraini piace ricordare alla leadership della Chiesa ortodossa ucraina le foto congiunte con Putin. Ma perché non ricordano lo stesso a molti politici ucraini? Per esempio, Poroshenko. Ecco una foto del presidente ucraino Petro Poroshenko che "stringe la mano" a Putin.

Oppure ecco l'elogio di Petro Poroshenko a Janukovich per gli accordi di Kharkov firmati con la Russia nel 2010, che poi ha definito criminali. Non aveva visto alcun problema nel firmare l'accordo che prorogava il soggiorno della flotta del Mar Nero fino al 2042: "Abbiamo un numero enorme di altri problemi che dobbiamo risolvere con l'Europa, e il problema della flotta del Mar Nero sarà l'ultimo in quell'elenco".

Elenskij come combattente contro il "sionismo giudaico"

Un'altra persona che ritiene che la Chiesa ortodossa ucraina debba essere liquidata perché ci sono "prove" della sua colpevolezza e collaborazione con lo stato aggressore è l'attuale capo del Comitato statale per l'etnopolitica e la religione, Viktor Elenskij.

Di recente ha affermato che "dobbiamo fermare l'uso della religione a fini sovversivi".

Ebbene, Elenskij è davvero un esperto in questo senso. Dopotutto, ha servito fedelmente lo stato sovietico per molti anni, e non solo in generale, ma proprio in campo ideologico. È vero che a quel tempo Viktor combatteva contro il giudaismo, che vedeva come una minaccia per il sistema comunista.

Così, nel 1988 (cioè 12 anni dopo la pubblicazione della stessa "Raccolta liturgica" che ora è imputata alla Chiesa ortodossa ucraina) Viktor Elenskij scrisse il libro "Clericalismo ebraico e sionismo". Come si legge nel preambolo, il libro "analizza criticamente la piattaforma ideologica e la pratica politica dell'alleanza tra sionismo e clericalismo ebraico".

Ma soprattutto, nella sua opera Elenskij espone "le sovversioni anticomuniste e antisovietiche dei sionisti clericali" (!) e dà una risposta "alle loro falsificazioni sulla situazione della religione e dei credenti in URSS". Non si può dubitare che nel suo libro Elenskij abbia parlato di quanto bene vivevano i credenti in URSS. Pertanto, non siamo sorpresi quando oggi Viktor Elenskij afferma che l'Ucraina ha "un livello esemplare di libertà religiosa". Non siamo sorpresi, perché le persone come Elenskij sono al servizio di qualsiasi potere. Possono immediatamente mettersi dietro a chi è al potere e dire sempre cosa ci si aspetta da loro.

Irina Farion come competente tutor di lingua russa

Ecco, per esempio, Irina Farion, l'ormai famosa "patriota" dell'Ucraina, convinta che tutti i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina siano "agenti dell'FSB in tonaca". Il 4 dicembre 2022 ha dichiarato che "la Chiesa di Mosca è il principale veleno spirituale dell'Ucraina" e nell'aprile dello stesso anno ha chiesto di "uccidere Satana – la Chiesa di Mosca".

E se nel caso di Petro Poroshenko abbiamo a che fare con un uomo che cambia idea come un camaleonte cambia colore della pelle, Farion ha deliberatamente combattuto la Chiesa per tutta la vita. Prima nei ranghi del Partito Comunista dell'Unione Sovietica e ora come ardente "patriota" dell'Ucraina.

All'Archivio di Stato di Leopoli c'è il fascicolo n. 356, inventario n. 1, fondo n. 3567. Questo documento contiene i verbali delle riunioni del Comitato del Komsomol dell'Università statale di Leopoli intitolata a I. Franko, tra cui il verbale n. 10 di marzo 10, 1987. La terza questione all'ordine del giorno di questa riunione era "Sulla presentazione di caratteristiche-raccomandazione per diventare un candidato membro del PCUS alla compagna I. D. Farion".

La compagna Farion, membro del Komsomol dal 1978 (due anni dopo la comparsa della "Collezione liturgica", che ora viene attribuita alla Chiesa ortodossa ucraina), fu accettata all'unanimità nel Partito Comunista. La base di questa decisione era una raccomandazione firmata da Stepan Kubiv, allora segretario del Comitato del Komsomol della dell'Università statale di Leopoli (e in seguito divenuto deputato di "Batkivshchyna"). Kubiv osservava che la compagna Farion, "come membro della facoltà del Club internazionale dell'amicizia, aveva condotto ripetutamente conversazioni con cittadini stranieri per insegnare loro meglio la lingua russa".

Inaspettato? No. I tempi sono cambiati, l'Ucraina ha ottenuto la sua indipendenza e Farion, senza cambiare nulla internamente, ha semplicemente cambiato i termini. Era comunista e lo è ancora, e sta ancora combattendo la Chiesa.

A proposito, non siamo riusciti a trovare alcun documento che provi che abbia lasciato o che sia stata espulsa dal Partito Comunista prima del 30 agosto 1991, quando il PCUS è stato ufficialmente bandito dal territorio dell'Ucraina.

Korchinskij come socio di Janukovich

Ed ecco un altro "patriota" dell'Ucraina che crede che tutti i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbero essere messi "nel seminterrato" e le chiese della "versione di Mosca" dovrebbero essere bruciate: Dmytro Korchinskij.

Tuttavia, nel 2004 lo stesso Korchinskij aveva sostenuto con zelo e furia Viktor Janukovich e aveva creato una coalizione con Natalija Vitrenko (una politica molto filo-Mosca); e quanto a Jushchenko disse allora che "è l'illusione più grande" perché "è il più pericoloso in quanto rappresenta soprattutto l'élite burocratica".

Inoltre, è stato Korchinskij a guidare il movimento contro l'adesione dell'Ucraina alla NATO. Insieme ai suoi collaboratori, ha picchettato il Gabinetto dei ministri e ha affermato che se il nostro Paese fosse stato accettato nell'Alleanza euro-atlantica, avrebbe cessato di essere uno Stato sovrano e sarebbe stato governato da Bruxelles.

Anche nel 2012 sosteneva che sarebbe stato meglio aderire ad Al Qaeda invece che alla NATO. Mi chiedo se il signor Dmytro si ricordi di tutto questo e se sarà in grado di ripetere tutto ciò che ha detto 10 anni fa.

In effetti, la domanda principale non è questa, ma perché tutte queste persone (Poroshenko, Elenskij, Farion, Korchinskij e altri) accusano la Chiesa ortodossa ucraina di "lavorare per il nemico" senza prove, dimenticando il proprio servizio allo stesso nemico? Perché la SBU accusa la Chiesa ortodossa ucraina di materiale stampato di 10 anni fa, con cui la stessa Chiesa ortodossa ucraina non ha nulla a che fare, e "dimentica" le parole e le azioni dei politici ucraini? Parole e azioni per le quali nessuno di loro si è scusato o si è pentito.

La risposta è tanto semplice. Tutte le "scoperte" della SBU nelle chiese della Chiesa ortodossa ucraina sono semplicemente un'opera di "immagine" progettata per convincere gli ucraini che la Chiesa ortodossa ucraina è un "nemico". Nessuno è interessato a fatti e prove reali. Come si dice oggi, niente di personale, solo affari. E dovrebbero esserne consapevoli tutti coloro che ora stanno ascoltando ingenuamente l'infinita canzone dei media sui "crimini" della Chiesa.

 
La ristretta cecità della falsa unità: un appello agli ortodossi greci

"O Gerusalemme, Gerusalemme..." oppure ora possiamo lamentarci, "O Costantinopoli, Costantinopoli!"

Una volta eri un difensore della vera Ortodossia e ora hai iniziato a promuovere programmi politici mondani. Una volta predicavi la patria celeste, e ora stai afferrando potere terreno!

Rialzati! Non in difesa dei tuoi diritti e poteri, ma piuttosto nell'umile difesa della Verità e dell'Ortodossia, allora ti seguiremo volentieri!

Mia nonna è una greca purosangue, la mia stirpe dal suo lato risale alla Cappadocia dove i miei antenati vissero per secoli (se ne andarono durante lo scambio di popolazioni). È un grande incoraggiamento sapere che molti greci (compresi i miei antenati) hanno resistito come un'incudine nella santa Ortodossia sotto l'incessante martello del dominio musulmano turco.

Hanno resistito alla persecuzione, al sequestro di proprietà e persino alla morte per il Trono ecumenico di Costantinopoli? O piuttosto lo hanno fatto per la verità della santa Ortodossia? Sì, alla fine, è stato per amore di Gesù Cristo e della sua Chiesa, l'Ortodossia, che hanno sopportato tanto.

Ortodossi greci, non vedete i vostri fratelli e sorelle ortodossi in Ucraina soffrire valorosamente, come hanno fatto una volta i vostri antenati? Sono perseguitati dalle forze governative, dagli eretici e dai nazionalisti radicali. Hanno perso edifici ecclesiastici, sono stati costretti a lasciare le case, sono stati picchiati, tutto per la stessa santa Verità che i vostri antenati hanno difeso. Ora, non starete al fianco dei vostri fratelli ortodossi? Oppure i vostri stessi antenati condanneranno voi, il vostro silenzio e, per alcuni, il vostro sostegno attivo alla menzogna? Rialzatevi! Rimanete nella vostra lodevole eredità come difensori dell'Ortodossia!

Il sangue di Gesù Cristo nella santa comunione non lega tutti gli ortodossi in un modo più grande delle linee di sangue etniche (per quanto grandi queste possano essere)? Non siamo tutti della "razza ortodossa" attraverso il santo battesimo?

Nella Storia ecclesiastica di Eusebio, si nota che i cristiani avevano questa mentalità: "Coloro che hanno combattuto virilmente per la verità piuttosto che per il loro paese e che hanno lottato per la pietà piuttosto che per i loro più cari amici". Se noi fossimo ancora come loro!

Tuttavia, attualmente sentiamo da alcuni settori solo cose come "i nostri", "la nostra nazione", "il nostro patriarca". Sarebbe saggio ricordare che in Cristo il Signore "non c'è né ebreo né greco... tutti sono uno in Cristo Gesù" (Gal 3:28). Questa non è una cancellazione della nazionalità ma una confessione che attraverso l'essere in Cristo una persona trascende il nazionalismo. L'unica cosa che salverà una persona è essere in Cristo Signore. Nessun pedigree nazionale salverà un uomo, per quanto grandioso possa essere. In effetti solo in Cristo ogni nazione può essere veramente perfezionata. Vediamo la bellezza di questa lotta nazionale riflessa in ideali come Bisanzio e la santa Rus'.

Fedeli ortodossi, siamo chiamati a lottare per la verità! In nessun posto ci viene comandato di mettere "l'etnia" sopra alla Verità. Questo tradisce una completa perdita della visione del Vangelo. Questo tradisce un oscuramento del nous spirituale.

Non ho alcuna cattiva volontà nei confronti del Patriarcato ecumenico, ma il Patriarcato ecumenico non è l'Ortodossia, né è l'unico suo standard, né un "primo senza eguali". Il Patriarcato ecumenico è chiamato, come ogni patriarcato e come ogni diocesi, a essere all'altezza di un modello d'Ortodossia. Questo modello non è direttamente equiparato a un patriarca o a un vescovo. Ogni patriarca, vescovo, sacerdote, monaco e laico è soggetto al Vangelo e alla santa Ortodossia - per impartire rettamente la parola della verità. (Ricordiamo le numerose volte in cui il Patriarcato ecumenico, e altri patriarcati, hanno sposato insegnamenti eretici nel corso della storia).

Ho sottolineato in numerosi altri articoli quanto sia falsa la falsa chiesa in Ucraina, che sta sotto il Patriarcato ecumenico.

"Li riconoscerete dai loro frutti", dice il nostro Signore (Mt 7:16). La testimonianza del frutto della falsa chiesa in Ucraina, che è sostenuta dal Patriarcato ecumenico, è che non è cristiana. I suoi "vescovi" sono in effetti lupi in veste di pecora, mercenari in vesti pastorali.

Il Patriarcato ecumenico ha l'autorità di scavalcare il Vangelo? Ha il potere di trasformare le pietre in figli di Israele? Non è così. (Solo il vero pentimento può veramente cambiare un uomo per grazia).

Perché una menzogna viene promossa come verità? L'affermazione avanzata dall'arcidiocesi greca in America è che, "in Ucraina egli (il signor Epifanij) ha già offerto sapienza simile a quella di Salomone necessaria per riunificare la Chiesa, tornare all'unità eucaristica e stabilirla come membro integrale del gruppo delle Chiese ortodosse autocefale in tutto il mondo".

Questa è un'affermazione assurda e totalmente ingannevole; ogni punto in essa è falso. I fatti sono che Epifanij, e quelli sotto di lui, hanno causato una maggiore divisione e promosso persecuzioni; hanno agito in modo del tutto non cristiano. Ora, possiamo essere pagani rivestiti di paramenti finché lavoriamo "come difensore delle libertà religiose del Patriarcato ecumenico..."? Cosa dice di tali "libertà" quando arruola falsi cristiani per difenderla?

Non è avvenuta affatto alcuna "riunificazione"! Piuttosto, Epifanij l'Apostata ha solo promosso la disunione. Signore, ti preghiamo di preservarci da una "unità eucaristica" con gente come questa!

Il Patriarcato ecumenico ha sostituito Cristo Signore come standard della santa Ortodossia e capo della Chiesa? L'obiettivo di mantenere l'onore e il prestigio percepiti dal Patriarcato Ecumenico ha sostituito la vera vocazione cristiana di essere un umile servitore di Cristo Signore e della Sua Chiesa? "Ethnos" ha guadagnato un posto di rilievo al di sopra dell'aderire alla Fede?

Abbiamo dimenticato la gioia spirituale vissuta dai nostri antenati cristiani quando soffrivano di persecuzioni e disprezzo da parte del mondo per amore della Croce del nostro Signore? 

"Tra i discepoli sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve" (Lc 22, 24-26).

Oggi ci impegniamo a difendere il "prestigio" con qualsiasi mezzo. Quanto siamo caduti in basso!

Il crescente "riconoscimento" del falso "metropolita" Epifanij da parte di coloro che promuovono uno stretto "ethnos" greco è una vergogna e una parodia assoluta. È un tradimento di tutto ciò che i veri greci hanno sostenuto e per cui hanno combattuto.

In che modo un "vescovo" non canonico con un'ordinazione "illegale" che dirige una "chiesa" che perseguita attivamente (con atti violenti) la Chiesa ortodossa ucraina vera e canonica di lunga data può essere legittimo in qualche modo? La Scrittura dice: "Se qualcuno dice 'Io amo Dio' e odia suo fratello, è un bugiardo; poiché chi non ama suo fratello che ha visto non può amare Dio che non ha visto" (1 Gv 4:20).

Siamo così innamorati di noi stessi che le Scritture non sono più rilevanti? Loderemo semplicemente i sepolcri imbiancati perché servono programmi politici mondani e sogni di grandezza personale? Resteremo in silenzio mentre i veri cristiani soffrono e quelli falsi vengono esaltati? Guai a noi se perdiamo il sale, perché saremo calpestati anche nelle nostre belle vesti. Guai a noi quando chiamiamo bene il male. E un'azione del genere chiama bene ciò che è male - scisma, divisione e persecuzione. O come ha già detto un altro prete, "in qualche modo questo sembra completamente demoniaco".

Coloro che promuovono e concordano con queste azioni ne sono in effetti partecipanti. Essi stessi sono anche i facilitatori della persecuzione della vera Chiesa in Ucraina; anche le loro mani sono macchiate di sangue.

La glorificazione degli scismatici è un'eresia.

Altri vescovi ortodossi parleranno contro questa macchinazione del Patriarcato ecumenico? In America rimarremo in silenzio mentre i leader dell'arcidiocesi greca promuovono attivamente una falsa chiesa in Ucraina e glorificano il suo leader Epifanij? Quale unità possiamo avere con coloro che hanno esplicitamente chiarito di essere in totale unità con gli scismatici? Non illudiamoci: "Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta" (Gal 5:9).

Staremo con il vero primo ierarca dell'Ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij e i fedeli che soffrono nel paese?

Gli ortodossi greci onoreranno i loro lodevoli antenati e il loro retaggio parlando in difesa dei loro veri fratelli ortodossi in Ucraina? O diventeranno come nuovi turchi, partecipando alla persecuzione attiva di altri ortodossi?

 
Psicopatologia dell’Uniatismo

La presente crisi ucraina è una parte molto visibile di un grande conflitto di civiltà, nel quale non sono indifferenti i tentativi della sede romana di assorbire i cristiani ortodossi con metodi meno che limpidi. Ma questi tentativi sono molto diversi di epoca in epoca: possiamo trovare un filo conduttore del fenomeno dell’uniatismo attraverso i secoli? Ci aiuta un articolo pubblicato con il nome Il fenomeno dell’Uniatismo sul numero della rivista Italia Ortodossa del dicembre 2001 e presente anche in rete, con il titolo originale di pre-pubblicazione Psicopatologia dell’Uniatismo, che è stato presente sul sito della rivista nel corso di questi ultimi anni.  Ripresentiamo l’articolo in un formato un po’ più accurato nella sezione “Confronti” dei documenti, nella speranza che aiuti a comprendere le radici di un conflitto che – come si vede a Kiev in questi giorni – è tutt’altro che un capitolo chiuso.

 
L'Europa smantella le croci, la Russia parla a favore dei cristiani dell'Unione Europea: una storia tedesca di Natale

La Russia è una voce potente che difende il cristianesimo in Europa

Un evento dello scorso novembre in Germania illustra bene il contrasto tra un'Europa scristianizzata, una Russia sempre più cristiana e come la Chiesa russa stia diventando una voce importante a difesa dei cristiani dell'Unione Europea, le cui credenze ed eredità vengono gradualmente cancellate dallo spazio pubblico.

Nei preparativi per la riunione del G7 dello scorso novembre nella bella città tedesca di Münster, il dipartimento di protocollo del Ministero degli Esteri tedesco ha deciso che uno storico crocifisso appeso in una sala storica in cui si sarebbero incontrati i ministri degli Esteri del G7 fosse in qualche modo inappropriato, e lo ha fatto rimuovere, con le autorità cittadine di Münster che si sono conformate senza obiezioni, all'inizio dell'Avvento, nientemeno.

Evidentemente la decisione era in linea con la visione del mondo del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, un membro "woke" di sinistra del partito dei Verdi al governo. L'evento ha causato un piccolo scandalo nella politica di Münster, ma è passato in gran parte inosservato nella discussione nazionale.

il crocifisso incriminato

La decisione del suo ministero è stata aspramente criticata dai conservatori di Münster, ma, e qui sta il punto cruciale, non in termini cristiani, cioè che questa rimozione dell'eredità cristiana dallo spazio pubblico è pericolosa per la società, piuttosto facendo appelli alla 'tolleranza', e al 'patrimonio storico', come se la natura cristiana del crocifisso incriminato fosse un dettaglio di poco conto. Non hanno nemmeno stabilito una connessione con l'Avvento.

Baerbock non ha mai spiegato esattamente quale dei suoi stimati ospiti potesse essere offeso dal crocifisso nell'opinione della sua squadra.

il centro storico di Münster con le bandiere del G7

L'unica voce che si è espressa a favore del significato cristiano della discussione, che è passata inosservata nel flusso delle notizie nazionali, è arrivata sotto forma di un aspro rimprovero da parte della Chiesa russa a Mosca. (Si veda sotto).

Questa piccola storia di Natale dal cuore dell'Europa, che ha fatto poco scalpore nel dibattito nazionale tedesco, descrive abbastanza bene il fatto che in un'Europa sempre più scristianizzata, la Chiesa russa di Mosca sta emergendo come l'ultima forte voce che si batte per il cristianesimo degli europei.

Rimuovere la cultura cristiana dalla vista del pubblico sembra essere un obiettivo del partito dei Verdi. All'inizio dello stesso mese, un altro influente ministro dei Verdi, Claudia Roth, ha chiesto che le iscrizioni bibliche all'esterno della basilica del castello di Berlino fossero nascoste, provocando una risposta rabbiosa da parte dei tradizionalisti tedeschi.

la citazione biblica incriminata

Nella confusione che ne è seguita, Roth ha spiegato di non essere d'accordo con il testo proveniente dalla Lettera ai Filippesi, che recita:

"Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, di quelli che sono nei cieli, e di quelli che sono sulla terra, e di quelli che sono sotto terra".

Roth ha spiegato che il testo è stato messo lì per giustificare la monarchia, mentre ritiene che l'attuale governo tedesco abbia più in comune con le rivoluzioni comuniste della metà del XIX secolo.

Quando la notizia della decisione è giunta a Mosca, il Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa ha rilasciato un duro comunicato in cui lamentava la "cancellazione" dell'eredità cristiana in Europa, ponendosi in "solidarietà" con gli europei che vi si oppongono, sottolineando che se i valori cristiani sono rimossi dallo spazio pubblico, vi prenderà il posto il loro diretto opposto, citando l'incredibile ascesa del satanismo tra il pubblico tedesco e affermando che questo fenomeno è una vera minaccia per la pace e il futuro dell'Europa.

Perseguendo la loro politica volta a cancellare dallo spazio pubblico la memoria dell'eredità cristiana, le autorità di alcuni paesi europei trascurano così i diritti dei credenti e la volontà del loro popolo.

Tale disprezzo per le radici cristiane mina l'identità europea e provoca la perdita delle secolari nozioni di moralità basate sulla fede in Cristo.

È ormai cosa comune che la stampa liberale europea denunci il primate della Chiesa ortodossa russa per le sue ripetute dichiarazioni in cui sottolinea che lo sradicamento deliberato della cultura cristiana in Europa rappresenta una minaccia non solo per il futuro del continente, ma anche per la pace tra le nazioni che da secoli sono unite dalla comune eredità cristiana.

Eppure, le recenti notizie dalla Germania confermano che il primate della Chiesa russa ha ragione nel valutare la situazione.

Lo sradicamento dei simboli cristiani dalla vita pubblica europea ha come diretta conseguenza l'immediata sostituzione dell'eredità cristiana con l'esatto contrario.

Così, per esempio, le statistiche ufficiali mostrano che negli ultimi 6 anni il numero dei satanisti in Germania è cresciuto di sedici volte e ammonta a 100.000 persone.

Esprimiamo la nostra solidarietà a quegli europei che si oppongono a qualsiasi tentativo di cancellare la loro memoria storica e affermiamo che la pace e il buon vicinato all'interno dell'area paneuropea sono possibili solo se poggiano sul comune fondamento cristiano.

I cristiani tedeschi assediati avrebbero difficoltà a trovare qualcuno nella loro discussione nazionale, anche proveniente dalle loro stesse Chiese o dai loro conservatori, che si batta così fermamente per la fede cristiana e per il suo ruolo essenziale nel mantenere una società sana.

Uno dei motivi per cui la Chiesa russa è in grado di essere una voce più forte delle Chiese europee è perché è grande e monolitica, mentre le Chiese europee sono divise e parlano per fazioni più piccole.

 
Metropolita Jean: a Costantinopoli, "mi è stato sempre detto che non siamo qui per svolgere opera missionaria"

foto: sobor.by

Sua Eminenza il metropolita Jean di Dubna, ordinario dell'Arcidiocesi delle Chiese russe dell'Europa occidentale, non ha potuto accettare la dissoluzione dell'Esarcato operata dal Patriarcato di Costantinopoli alla fine del 2018 perché ciò avrebbe significato abbandonare la storia pan-ortodossa di opera missionaria dell'arcidiocesi in favore dell'unione a metropolie greche concentrate semplicemente sul servire la diaspora greca, come ha spiegato in una recente intervista.

Il metropolita Jean ha offerto informazioni sulla decisione dell'Arcidiocesi di tornare al Patriarcato di Mosca dopo che il suo status di esarcato è stato improvvisamente rimosso da Costantinopoli, in una recente intervista pubblicata in traduzione russa su Sobor.by.

Raccontando la storia dell'arcidiocesi negli anni successivi alla rivoluzione russa, il metropolita ha osservato che sebbene l'arcidiocesi fosse iniziata con lo scopo di servire la diaspora russa nell'Europa occidentale, "osservando la vita degli ortodossi russi, molte nuove persone di diverse nazionalità che in precedenza professavano una religione diversa si sono unite alle nostre comunità".

"Pertanto, possiamo dire che le nostre parrocchie sono diventate missionarie su tutto il territorio europeo", ha aggiunto.

E inoltre:

Questa è la nostra missione nella Chiesa: radunare gli ortodossi. Siamo molto aperti sulle lingue: abbiamo parrocchie che usano il francese, parrocchie che usano il russo e parrocchie che usano 3 o 4 lingue. Abbiamo comunità che vivono secondo il vecchio calendario e ci sono quelle che vivono secondo il nuovo calendario. E quando ci riuniamo alle riunioni del clero, questo ci offre un'atmosfera molto gioiosa, un'atmosfera di missione: siamo qui per testimoniare che la Chiesa ortodossa è una Chiesa aperta, una Chiesa vivente, una Chiesa che è in grado di ricevere tutte quelle persone che vogliono vivere nello Spirito, nella tradizione ortodossa e partecipare alla liturgia ortodossa.

Alla domanda su ciò che pensa che abbia costretto il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a ordinare improvvisamente e inaspettatamente lo scioglimento dell'arcidiocesi, e alle sue parrocchie di trasferirsi nelle corrispondenti metropolie greche in tutta Europa, il metropolita Jean ha risposto che si pone ancora quella domanda.

"Non abbiamo ancora avuto una risposta chiara", ha detto.

È stato detto loro solo che i metropoliti di tradizione greca di Costantinopoli in tutta Europa non volevano che l'arcidiocesi si sovrapponesse sul loro territorio, e quindi le parrocchie di tradizione russa dovevano spostarsi sotto i vescovi greci, ha spiegato il metropolita.

"È stato estremamente difficile per noi accettare che l'arcidiocesi scomparisse e che la sua missione dovesse dissolversi. Ogni parrocchia separata avrebbe dovuto far parte di una metropolia il cui spirito non corrisponde al nostro", ha spiegato il metropolita Jean.

Questa differenza di spirito gli è stata esplicitamente dichiarata molte volte nel corso degli anni, ha testimoniato: "Devo dirvi che quando ho visitato la residenza del patriarca di Costantinopoli a Istanbul, mi è stato sempre detto che non siamo qui per fare opera missionaria: Siamo qui per gestire i cristiani di tradizione greca".

"Questo era il loro filo conduttore e la missione non era neppure in questione", ha aggiunto.

D'altra parte, "Fin dall'inizio l'Arcidiocesi ha avuto una vocazione missionaria e volevamo seguirla. Ed è per questo che non abbiamo voluto distruggere legalmente la nostra arcidiocesi. Volevamo preservare la sua integrità, e lo vogliamo ancora oggi" nel Patriarcato di Mosca, ha affermato il metropolita.

"C'è stato un rifiuto dell'Arcidiocesi con la sua apertura e le sue aspirazioni missionarie e il desiderio di includere le nostre parrocchie nelle metropolie del Patriarcato di Costantinopoli. Ma questo avrebbe distrutto lo spirito dell'arcidiocesi, lo spirito di cooperazione e di libertà", ha continuato il metropolita Jean.

Egli nota inoltre che molti nell'arcidiocesi disapprovavano le azioni di Costantinopoli in Ucraina e che lui stesso riteneva che Costantinopoli avesse agito in modo molto povero, introducendo divisioni a casaccio.

Non c'è via d'uscita dalla situazione attuale, il metropolita crede Jean, a meno che il patriarca Bartolomeo non riconosca che le sue prerogative esistono solo in un'atmosfera di sinodalità.

OrthoChristian ha riferito in precedenza che il metropolita Jean ha "ri-ordinato" due sacerdoti provenienti dagli scismatici ucraini, poiché questi non hanno ricevuto alcuna ordinazione canonica rimanendo al di fuori della Chiesa.

 
Dieci anni dell'OLTR (movimento per un'Ortodossia Locale di Tradizione Russa)

Editoriale di aprile 2014

Dieci anni fa, il 1 aprile 2004, nasceva l'OLTR (movimento per un'Ortodossia Locale di Tradizione Russa).

Quest'associazione è stata fondata nel periodo immediatamente successivo alla famosa tavola rotonda con entusiasmo il 1 febbraio 2004 Ricordiamo quant'era ricolma la sala conferenze dell'Istituto di teologia ortodossa San Sergio, il clero sedeva in prima fila, i laici in piedi fino al fondo e ai lati della sala, i sentimenti animati, le uscite memorabili di uno o l'altro su argomenti di cui nessuno osava parlare: la storia della Chiesa russa in Francia, la riunificazione dei suoi tre rami e l'organizzazione della chiesa locale.

Ma erano state mosse critiche. Chi erano queste persone che avevano organizzato questa tavola rotonda speciale, in risposta all'appello storico di sua Santità Alessio II del 1 aprile 2003? Chi rappresentavano, da dove venivano? Esistevano veramente? Tra il pubblico, alcuni avevano espresso il timore di una manipolazione da parte di forze che rimanevano nell'ombra. Noi, persone di buona volontà, spontaneamente uniti nella gioia per aver organizzato questa tavola rotonda eravamo mille miglia lontani da prevedere un tale sospetto. Ma questo doveva essere preso in considerazione e affrontato. I critici della prima ora, e penso per esempio a madre Olga di beata memoria, la badessa del monastero di Bussy, ci hanno portato a definire una posizione. Noi, dunque, abbiamo formalizzato la nostra comunità di pensiero e i nostri obiettivi con la creazione di un'associazione in modo che nessuno potesse mettere in dubbio la realtà della nostra esistenza e le nostre intenzioni .

Ebbene, l'abbiamo fatto. L'associazione è stata in grado di crescere e di fare una buona impressione.

Se qualcuno chiede la posizione del OLTR su qualche argomento ecclesiale che abbiamo trattato, o su cosa ha effettivamente fatto la nostra associazione, può facilmente trovare la risposta attraverso il nostro sito - www oltr.fr - che mette a disposizione l'intero corpus di testi e conferenze o tavole rotonde che abbiamo promosso.

Se lo desidera, vedrà il ben reale elenco dei membri fondatori della nostra associazione. Alcuni, e non dei meno prestigiosi – il principe Serge Obolensky, André Schmemann, André Malinin – non festeggeranno i dieci anni dell'associazione che anche loro hanno voluto. Noi non mancheremo di commemorarli, alla nostra decima tavola rotonda a cui vi inviteremo in autunno.

Marc Andronikof

 
Racconto di due culture (America e Russia)

Quando gli eventi non hanno senso o sono tali che il senso non li può sbrogliare, un'opzione è dimenticarsene completamente: la soluzione della testa nella sabbia. Un'altra opzione è ricordare che l'uomo non è che una quintessenza di polvere e che spesso, quindi, non vale nemmeno la polvere che il vento gli soffia in faccia.

Un'altra opzione ancora è un tentativo di interpretazione, con enfasi su "tentativo" e limiti a "interpretazione". Nella fattispecie, i fatti in questione sono: uno, l'affermazione, da parte dei firmatari occidentali dei cosiddetti "Accordi di Minsk" sull'Ucraina nel 2014, di non volerli rispettare. E due, che l'impegno preso dagli Stati Uniti con Gorbachev nel 1989, di non espandere la NATO verso est, non era valido perché non era stato messo per iscritto.

Ma come interpretare la spudoratezza? Per definire la vera sfacciataggine, cos'è se non essere nient'altro che sfacciati? Almeno parlando in modo shakespeariano.

In passate occasioni storiche simili, gli spergiuri di solito trovavano motivi fantasiosi o assurdi per giustificare il loro comportamento. Spesso le persone colpite dallo spergiuro cercavano riparazione attraverso la vendetta, portando ad aspre guerre e all'esecuzione degli spergiuri. Durante la guerra dei 100 anni (1337-1453), il re Enrico V scoprì e giustiziò tre traditori inglesi, il conte di Cambridge, Lord Scroop e Sir Thomas Grey, che lavoravano per il re francese.

In altri casi, come l'importante evento in cui Hitler ruppe l'accordo Molotov-Ribbentrop del 1939 e invase l'URSS nel 1941, la ragione ufficiale della Germania aveva qualche pretesa di autenticità, per quanto falsa o discutibile. Ovvero, le presunte violazioni dello spazio aereo tedesco da parte di alcuni aerei sovietici.

Eppure la storia abbonda di enigmi. In quel caso, alcune fonti hanno affermato che lo stesso Stalin stesse pianificando un attacco alla Germania. Ma ad oggi, le prove disponibili non supportano l'affermazione e suggeriscono che Stalin abbia ignorato o finto di ignorare le segnalazioni e gli avvertimenti di un'imminente, massiccia invasione tedesca, sebbene anche il conte Schulenburg, l'ambasciatore tedesco a Mosca, abbia saputo dell'invasione solo all'ultimo momento. E avendo sviluppato forti amicizie durante il suo soggiorno, si dice che Schulenburg piangesse quando prese l'ultimo treno da Mosca a Berlino. Per la cronaca, morì in un campo di concentramento tedesco nel 1944.

Alla luce di questo e di altri precedenti, l'attuale posizione bellicosa di USA-NATO contro la Russia è sorprendente. Perché le giunte occidentali e i loro burattini non mostrano vergogna nel nascondere la loro malafede.

Eppure un impostore dichiarato di solito suscita ancora più antipatia che ammirazione, poiché la differenza tra un impostore e un traditore è di grado, non di sostanza. E la violazione della fiducia, almeno in generale, è ancora valutata più negativamente che positivamente. Per esempio, non è qualcosa che un candidato (per ora) rivendicherebbe nel suo curriculum come un "punto di forza", scrivendoci "Sono particolarmente abile nel violare la fiducia riposta in me da chiunque".

Ma gli attori americani e dell'Europa occidentale coinvolti nelle attuali violazioni della fiducia non sembrano preoccuparsene. Pertanto l'atteggiamento tragico, assurdo e orwelliano dell'America politica e sionista (con l'Europa al seguito), nei confronti degli affari e della guerra ucraini dovrebbe farci riflettere. Considerando che la storia si occupa del rapporto tra l'unico e il generale. E che uno storico non può più separarli, o dare la precedenza all'uno sull'altro, di quanto non possa separare il fatto dall'interpretazione. Comprendere ulteriormente che ci sono tante interpretazioni quante sono le lingue, le mani, gli incidenti.

In questo scritto mi occuperò separatamente delle due principali parti coinvolte, Russia e Stati Uniti, perché i burattini governano nominalmente l'Unione Europea ei loro media sono storicamente irrilevanti.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'impercettibile e silenzioso passo del tempo, insieme all'oblio e all'oscuro oblio, hanno cancellato dalla memoria collettiva il motivo presumibilmente originario che ha scatenato la guerra del Vietnam – e i conseguenti milioni di morti, i tanti mutilati e gli innumerevoli feriti su entrambe le parti. Vale a dire l'incidente del "Golfo del Tonchino", in cui, presumibilmente, le torpediniere del Vietnam del Nord avevano sparato su un cacciatorpediniere statunitense che si trovava in acque internazionali secondo gli Stati Uniti e in acque interne secondo i vietnamiti. Tuttavia, coloro che erano coinvolti dalla parte degli Stati Uniti ritenevano ancora necessario inventare una causa plausibile.

Ma non ora. Cosa è cambiato o cosa è successo allora tra il 1965 e oggi? E quale causa originaria o ideologica identificabile si può trovare, per cui i cosiddetti 'governanti' occidentali ignorano gli accordi di Minsk e l'accordo sulla non espansione della NATO? Persino la nozione spesso citata della cosiddetta "negabilità plausibile" sembra essere morta.

Si può forse trovare un'interpretazione socio-politica risalente a ben più di 20 anni fa. Cioè, un evento di impostazione del modello correlato può essere fatto risalire all'affare Clinton-Lewinsky, in cui il presidente degli Stati Uniti avevaa avuto la faccia tosta di dire alla nazione, in prima serata, che 'non ho fatto sesso con quella donna' nonostante prove ampie, legali e inconfutabili.

Il fatto che il presidente della 'nazione eccezionale' si lasciasse intrappolare in una situazione evidentemente e decisamente oscena, mentre allo stesso tempo si mostrava come il furfante più bugiardo della cristianità, avrebbe dovuto almeno sollevare qualche dubbio sulle sue qualifiche per la carica.

Ma così non è stato, e all'epoca varie voci qualificate hanno espresso preoccupazione per le implicazioni della risoluzione. Infatti, quando un'assurda menzogna al pubblico e al parlamento (da parte del più alto rappresentante dello stato) viene essenzialmente avallata consentendo a uno spergiuro (poiché era sotto giuramento) di rimanere in carica, si stabilisce un modello e un precedente affinché altri seguano l'esempio in tempi a venire.

Un compagno e seguace ovvio, recente e degno è Joe Biden insieme alla sua straordinaria famiglia. E possiamo vedere chiaramente un'evoluzione. Infatti, mentre Clinton doveva mentire per salvarsi il fondoschiena, per Biden mentire sembra in realtà una questione di orgoglio (per esempio, "18 agenti dell'FBI hanno verificato che il laptop di Hunter Biden è disinformazione russa!")

Tuttavia, già dopo l'affare Lewinsky, l'elenco delle menzogne evidenti, sfrenate e assurde escrete dalle successive amministrazioni del Dipartimento di stato degli Stati Uniti riempirebbe una lunga fila di bagni portatili e la sua puzza salirebbe fino al cielo. A cominciare dalla Jugoslavia, seguita dal torbido affare dell'11 settembre, le armi di distrazione di massa di Saddam, le violazioni dei diritti umani da parte di Gheddafi, i "veleni chimici" di Assad in Siria, la democrazia in Afghanistan, Georgia, Ucraina e i gruppi terroristici mediorientali che sono nemici un giorno e combattenti per la libertà il giorno dopo, finanziati e riforniti in entrambi i casi dalla nazione eccezionale.

A dare il proverbiale sigillo di approvazione e certificato di autenticità a gran parte di quanto sopra è stato, tra gli altri, l'ex direttore della CIA, il grassoccio e tronfio Pompeo. Il quale, in una conferenza relativamente recente, ha dichiarato, in una vena di orgoglio soddisfatto e divertito, che (alla CIA) "abbiamo mentito, abbiamo imbrogliato, abbiamo rubato. Avevamo interi corsi di formazione su come fare". Questo ricorda la gloria dell'esperimento americano. Con il pubblico che esplode in un applauso spontaneo.

Tuttavia, è possibile rilevare un'altra connessione ideologica tra questi eventi passati e il presente, vale a dire un chiaro orgoglio nel ignorare la verità. O meglio, in un mondo nuovo e in un nuovo ordine mondiale, la verifica della verità non è più necessaria. La verità è ciò che è dichiarato come tale da un mondo accademico discutibile, da un'ideologia imposta e dagli interessi che spingono avanti il mondo accademico, gli accademici e l'ideologia.

Donald Rumsfeld, defunto e imperdibile segretario alla difesa, lo ha detto meglio: "Noi creiamo la nostra realtà". Date le circostanze, è già straordinario che – apparentemente – la maggioranza del popolo americano non abbia seguito questo esempio. Altrimenti la maggior parte di noi sarebbe costretta a girare per la città con un AK-47 carico, e ogni stato si trasformerebbe in una miriade di mini-ucraine in guerra tra loro.

Un filo più spinoso da sbrogliare o una questione da interpretare, nei ristretti confini di un saggio, è il rapporto politico-ideologico tra Stati Uniti e Federazione Russa.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, le mie percezioni, per quello che vale, sono un'estrapolazione forse ingiustificata di impressioni acquisite nel corso degli anni osservando comportamenti, reazioni e punti di vista tra persone che conosco personalmente sul lavoro, o socialmente, o di cui ho avuto occasione di seguire maniere ed espressioni su vari canali mediatici.

Per cominciare – e per quanto ovvio – è ingiusto e inutile etichettare o etichettare le azioni di uno o più governi, politici, pezzi grossi discutibili oppure oligarchi altrettanto discutibili degli Stati Uniti come rappresentanti degli "americani".

Consideriamo inoltre che, storicamente e commercialmente, il cattivo e il torbido vendono più del buono e del limpido. E poiché "alle cose in vendita appartiene la lode di un venditore", l'incessante enfasi mediatica sulle narrazioni pruriginose del male finisce per rendere il male popolare, considerando che la notorietà contiene in sé un elemento quasi di lode non dichiarata o nascosta. Lode non per l'atto malvagio ma per il profitto prodotto dalla vendita del male. Pertanto, alla fine, il male, il torbido e il pruriginoso si uniscono per massimizzare i rendimenti. Una proposta magnificamente condensata nell'espressione "qualsiasi cosa per un dollaro".

Non proseguirò oltre su questa linea, se non con qualche osservazione su ciò che penso rimanga della psiche collettiva americana, fino a quando (se la tendenza continua), non sarà travolta dal "nuovo ordine mondiale", da transgenderismo, sessualità fluida, maternità maschile, lavoro, cultura dell'annullamento e vari altri elementi di follia gomorrica. Conducendo, infine, alla satanica sostituzione o rimpiazzamento della popolazione dell'Europa occidentale, o della popolazione di tale estrazione, promossa da vari famigerati cosiddetti "intellettuali".

Alla radice della psiche storica americana, si potrebbe dire che prevalgono due visioni del mondo, molto diverse tra loro, eppure entrambe derivanti da vicende legate alla nascita della nazione e alla cosiddetta conquista dell'Ovest americano.

Secondo il primo punto di vista, l'uomo ha a che fare con ciò che è pratico, rischioso, imminente e inevitabile. Deve affermarsi qualunque siano le circostanze e le conseguenze. È l'uomo macho, il vincitore che prende tutto. La cultura è essenzialmente una cosa femminile, poiché le donne sono esentate dai doveri maschili e hanno tempo da perdere. Un uomo (o una nazione se è per questo) che presenta un atteggiamento di rispetto, considerazione, conformità alla buona forma, apertura all'amicizia disinteressata, interesse, magari in vista di apprendere i pregi degli altri, è essenzialmente debole.

Questa versione dell'uomo americano può ammirare Lincoln per aver schiacciato il Sud, ma soprattutto per essere riuscito a ignorare gli statuti della Confederazione, che prevedevano la possibilità per i singoli Stati di uscire dall'Unione. E forse, soprattutto, per essere stato così furbo da vendere l'idea che la guerra fosse dichiarata per liberare gli schiavi, piuttosto che per ignorare palesemente il patto dell'Unione. Si può essere più intelligenti di così?

Una versione più moderna del "macho" è catturata o descritta dalla famosa frase "Parla piano ma porta un grosso bastone" – una filosofia applicabile ai regimi riluttanti, specialmente nel Sud e Centro America. Il presupposto è che la gentilezza genuina è un segno di debolezza e chi spreca il suo tempo nella 'cultura' è altrettanto debole e inadatto a condurre eserciti in battaglia o economisti al saccheggio.

Sto ampiamente semplificando e generalizzando, ma ho visto personalmente uno di questi uomini (e il suo entourage) gettare a terra una società Fortune 500 di successo e innovativa – alla fine venduta al proverbiale miglior offerente – e conosco altri casi.

Questi tratti descrivono nella loro interezza gli americani di classe "A" ("A" per "arrogante" e per semplificazione). Non sono affatto la maggioranza e tuttavia, per impostazione predefinita, o per vie imperscrutabili del destino, finiscono per proiettare all'estero l'immagine-cartoon dell' americano 'tipico'.

La "sicurezza" è la ragione nominale e illogica per cui questa classe impone misure criminali per conto del resto della nazione, affermando di agire per l'interesse della nazione. Incapace o riluttante a rendersi conto che la forma più tragica di perdita non è la perdita della sicurezza, ma piuttosto la perdita della capacità di immaginare che le cose potrebbero essere diverse.

A contrastare la visione del "macho" c'è (fortunatamente), la grande maggioranza degli "altri" americani, che sono servizievoli, indipendenti, pratici, gentili, premurosi, genuinamente interessati agli altri, generosi e disponibili verso i loro vicini come una cosa ovvia. Questi tratti erano ugualmente necessari e indispensabili durante la "cosiddetta" conquista dell'Occidente. E descrivono ugualmente e globalmente gli americani di classe "U" ("U" per "Umanità").

È una visione estremamente semplificata e forse discutibile, ma penso che vada oltre la mera generalizzazione catturata dalla frase, 'ci sono persone buone e cattive ovunque' o simili. Non mi sembra infatti azzardato scorgere, nel proliferare e quasi nell'esaltazione del transgenderismo, della "sessualità fluida", ecc., una sorta di reazione psicologica al culto del macho di tipo americano.

Passando ora alla Russia, l'atteggiamento prevalente e ufficiale degli Stati Uniti da "macho" si riflette e viene rafforzato dall'attuale posizione dell'amministrazione statunitense nei confronti dell'Ucraina. Dovremmo includere anche l'elefante non americano nella stanza, che influenza l'intera faccenda. Ma complicherebbe inutilmente la prospettiva storica.

Cercherò, per quanto frettolosamente, di osservare l'attuale posizione della Russia nei confronti dell'Ucraina e del mondo in generale, nel contesto della storia russa e dell'attuale momento storico.

Qualcuno ricorderà le proverbiali affermazioni di personaggi illustri sul mistero e sulla "difficoltà" di comprendere la Russia. Famoso è il detto di Churchill secondo cui la Russia è un "rompicapo avvolto in un mistero all'interno di un enigma".

In realtà, in passato, anche i russi illustri non si sono tirati indietro sulla questione, ammettendo di non capire la propria nazione. Tanto che Dostoevskij, nel suo "Diario di uno scrittore", si prende gioco di questa dubbiosa classe di russi.

"In passato – dice – le parole "non capisco niente" significavano solo ignoranza da parte di chi le pronunciava; tuttavia, attualmente portano grande onore. Basta dichiarare con aria aperta e snobistica: "Non capisco la religione; Non capisco niente in Russia; Non capisco niente di arte" – e subito viene elevato ad altezze elevate. E questo è tanto più vantaggioso se uno, di fatto, non capisce niente. Tuttavia, questo dispositivo semplificato non prova nulla..."

È possibile seguire alcune delle speculazioni che possono spiegare l'effetto di tale auto-interrogazione nazionale. Naturalmente in questo campo nessuna teoria è perfetta, ma una teoria qualsiasi è meglio di nessuna teoria.

Le ragioni dell'aria di mistero che circonda la Russia, secondo la citazione di Churchill, o della mancanza di autocomprensione nazionale, come notato da Dostoevskij, sarebbero solo speculative. Lo stesso Dostoevskij non persegue questa linea di indagine, se non accennando che potrebbe trattarsi di una forma di auto-soddisfazione eccentrica. Resta il fatto, tuttavia, che la cultura e la lingua russa hanno regalato al mondo alcuni dei capolavori letterari più straordinari e unici.

Essendo la lingua l'impalcatura della civiltà, possiamo leggere più fruttuosamente la storia di una nazione una volta che quella nazione ha una lingua per scriverla. In questo senso la cultura russa è la storia di tre città, Kiev, Mosca e San Pietroburgo.

Kiev fu fondata intorno all'VIII secolo, Mosca nel XII e San Pietroburgo all'inizio del XVIII. Per i cronisti e gli storici tradizionali, Kiev è rimasta la "madre delle città russe", e i ricordi dei suoi successi hanno dato ai russi ortodossi un duraturo senso di unità. Soprattutto nel bel mezzo di disordini religiosi, quando il confronto tra il cattolicesimo polacco e il cristianesimo ortodosso ucraino portò alla fine al trattato di Perejaslav nel 1654 e all'annessione formale dell'Ucraina alla Russia. Grazie al quale il sovrano cosacco Bogdan Khmelnitskij, che stava affrontando gli attacchi e la belligeranza della Polonia-Lituania, cercò di unirsi alla Russia e giurò fedeltà (dell'Ucraina) allo tsar.

Secondo una scuola di pensiero, l'anno1252 segna l'inizio della scissione storico-culturale tra la Russia e il resto d'Europa. In quell'anno Aleksandr Nevskij – uno dei protagonisti più amati nella storia della Russia – strinse un accordo con il khan Bayi dell'Orda d'oro mongola, in base al quale Nevskij avrebbe potuto regnare come sovrano di Kiev e di tutta la Rus'.

Questa era una situazione molto diversa da quella dell'Occidente, dove i re o gli imperatori occidentali avevano bisogno della benedizione del papa e della Chiesa per poter regnare o, in caso contrario, subire la scomunica. E questo in base al fatto che il papa era il primo ministro di Dio. E Dio, tramite il papa, conferiva ai re l'autorità di regnare.

Una conseguenza storicamente famosa di questo accordo ebbe luogo quando il tedesco Enrico IV era imperatore dell'Impero Romano d'Occidente e Gregorio VII il papa. Enrico nominò vescovo di Milano un prelato non approvato dal papa. Gregorio VII scomunicò quindi l'imperatore, e l'imperatore il papa. Nel caso Enrico IV – nel 1077 – dovette cedere e fare penitenza attendendo nella neve invernale per 3 giorni e 3 notti fuori dal castello della contessa Matilde di Canossa (erede di un dominio feudale che comprendeva gran parte del Nord e buona parte del Centro Italia), fino ad essere ricevuto e graziato dal papa.

La faida divenne il simbolo della "lotta per le investiture". Ovvero la lotta per "chi prendeva veramente l'iniziativa", quando si eleggevo alti funzionari ecclesiastici: il papa o l'imperatore. E fino all'epoca della scoperta dell'America, e talvolta anche più tardi, era difficile per un re regnare inimicandosi il papa (o senza la sua approvazione). Questo rendeva più facile per i principi ribelli ignorare l'autorità del re.

Dall'angoscioso pellegrinaggio di quell'imperatore tedesco nacque il detto "andare a Canossa" che indicava un atto di pentimento. Anche alla fine del 1800 Bismarck, l'unificatore della Germania usò la frase: "Noi non andremo a Canossa, né nel corpo né nello spirito" (Nach Canossa gehen wir nicht, weder körperlich noch geistig) per segnalare la sua fermezza su una certa decisione .

Ma l'ultima disputa sul fatto che debba essere la Chiesa o il re ad avere l'ultima parola nella nomina di vescovi o cardinali avvenne durante il periodo di un altro Enrico IV, questa volta il re di Francia (1553-1610). Il quale, costretto essenzialmente a bandire gli ugonotti (protestanti) dalla Francia, pronunciò la famosa frase: "Parigi vale bene una messa" (Paris vaut bien une messe).

Niente di tutto questo è avvenuto in Russia. Nevskij (con molta discutibile semplificazione), non dovendo combattere in Oriente, fu in grado di perseguire una "politica di consolidamento della nazione" sul fronte occidentale. Combatté battaglie vittoriose e leggendarie contro gli invasori tedeschi e svedesi. E servì come principe di Novgorod, gran principe di Kiev e gran principe di Vladimir durante alcuni dei periodi più difficili della storia di Kievan Rus.

La differenza con l'Occidente è che ci sono state dispute religiose aspre e talvolta mortali all'interno della Chiesa e delle fazioni ortodosse, ma queste non hanno intaccato (nel complesso) l'integrità dello stato. Per tutto il tempo la Russia poté perseguire la sua espansione orientale principalmente con accordi e trattati con vari potentati orientali.

Può essere istruttivo confrontare eventi storici significativi durante lo stesso periodo nell'Europa orientale e occidentale e il loro rispettivo impatto.

L'accordo di Nevskij con i mongoli avvenne nel 1252, due anni dopo la morte in Occidente di Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, che aveva padre tedesco, madre normanna ed educazione siciliana.

Al tempo delle crociate, Federico II (che poi gli storici definirono "la meraviglia del mondo" per la sua personalità definita 'poliedrica'), anziché combattere gli arabi e i turchi trovò un accordo con loro – al che il papa lo scomunicò. Con le sue azioni Federico II volle restaurare i fasti dell'originario Impero Romano d'Occidente di Carlo Magno, fondato nell'800 d.C. e successivamente afflitto da dispute interne, scissioni e guerre.

Federico II non sembrava interessato all'Europa settentrionale e orientale. Non riuscì a rivitalizzare l'impero Romano d'Occidente, mentre Nevskij riuscì a costruire la base dello stato e infine dell'impero russo. Al successo dell'uno e al fallimento dell'altro, gli storici hanno attribuito l'inizio della differenza tra gli sviluppi della Russia e del resto d'Europa, nonché tra la loro notevole e rispettiva 'weltanschauung'.

Tuttavia, ancor prima di Nevskij, papa Onorio III promosse le guerre tra la Finlandia e la Repubblica di Novgorod, uno degli importanti stati medievali russi, poi incorporato nel Granducato di Mosca: Il papa autorizzò il vescovo di Finlandia a stabilire un embargo commerciale contro i "barbari" (orientali-ortodossi) che minacciavano la cristianità cattolica in Finlandia. Una misura che fa eco alle sanzioni e agli embarghi statunitensi di oggi nei confronti della Russia, a causa della contestazione da parte della Russia della "eccezionalità" occidentale e dei relativi presunti diritti a un impero planetario.

Papa Gregorio IX sostenne o incoraggiò gli sforzi per distruggere la Chiesa ortodossa, che culminarono in una famosa battaglia tra la coalizione occidentale (polacchi, danesi, svedesi, elementi baltici e forze tedesche) contro Aleksandr Nevskij, il cui esercito, completato da arcieri mongoli a cavallo – vinse la battaglia sul lago ghiacciato Peipus (1242), ora confine tra Estonia e Russia. In quella battaglia i mongoli, alleati di Nevskij, costrinsero la cavalleria avversaria a ritirarsi nella parte del lago dove il ghiaccio era più sottile e si spezzava sotto il peso del pesante arsenale medievale del nemico.

C'è stato uno scisma nella chiesa ortodossa russa, circa 150 anni dopo lo scisma cattolico-protestante occidentale, innescato da Lutero nel 1520. Ma gli elementi esteriori della disputa russa avevano a che fare con questioni che (presumo) potevano apparire strane anche a una mente occidentale dell'epoca. Come i sostenitori dell'unisono contro l'armonia nel canto, l'uso di due dita invece di tre nel fare il segno della croce e altre cose simili. Mentre lo scisma d'Occidente aveva a che fare con l'indipendenza, ricercata da Lutero e dai protestanti, dalla Roma cattolica.

Secondo molti, il personaggio più emblematico, nello scontro tra cultura orientale e occidentale, fu Pietro il Grande (1672-1725). Come descritto da un eminente storico russo, i suoi tratti russi erano la semplicità, la rozzezza, l'antipatia per le cerimonie, le convenzioni e l'etichetta, un curioso tipo di democrazia, un amore per la verità e l'equità, un amore per la Russia e allo stesso tempo "l'elementare natura di una bestia feroce era risvegliata in lui". E c'erano tratti, in Pietro, che possono essere paragonati ai bolscevichi. Alcuni storici hanno definito Pietro il Grande il primo bolscevico.

Sulla scia dell'era di Pietro il Grande, sia l'illuminismo francese che il romanticismo tedesco furono importati in Russia. Emblematica dell'influenza che i 'philosophes' francesi ebbero sulla cultura russa fu l'epoca dei despoti riformatori, a sua volta esemplificata dalla corrispondenza di Caterina la Grande con Voltaire. Negli ultimi anni sono state restituite alla Russia 26 lettere della sua corrispondenza con Voltaire.

Sulla scia di questi nuovi legami e connessioni, un'ondata di ammirazione per la Francia e la cultura francese si diffuse tra la nobiltà russa e gli intellettuali in generale. Divenne di moda parlare francese insieme al russo a casa e nelle occasioni sociali. Una curiosità riflessa in numerosi romanzi russi. A proposito, questo è un punto in più che getta nel ridicolo l'attuale asservimento del governo francese ai diktat di UE e USA, come recentemente commentato anche, in un'intervista, dal nipote di Charles De Gaulle su un canale YouTube francese. De Gaulle tenne la Francia fuori dalla NATO e mantenne relazioni cordiali, pacifiche ed economicamente vantaggiose con l'URSS anche al culmine della Guerra Fredda.

In ogni modo, seguendo o meno l'onda di pensiero ispirata alle riforme di Pietro, e dal forte legame con il pensiero illuminista europeo, è venuto quel filone di letteratura russa che ha nobilitato l'umanità in modo unico e inimitabile. E ciò ha consentito alla Russia – pur ammettendo le distorsioni, la follia e le assurdità del bolscevismo – di rimanere ancora, finora, un baluardo di resistenza contro la piaga della cancel culture, del wokismo e simili.

Infatti, a mio avviso, anche in Gorbachev (di cui ho descritto la vita in un video – link in calce) è possibile ritrovare i tratti di due dei tre fratelli Karamazov di Dostoevskij, l'avventuroso Dmitrij (riflesso nell'audace apertura di Gorbachev verso l'Occidente) e il sincero e spirituale Aleksij (che si riflette nella convinzione di Gorbachev che le sue controparti occidentali parlassero e agissero in buona fede).

Spesso, e forse inevitabilmente, la persona ritratta dai media corporativi è una caricatura, e molti, incluso chi scrive qui, sono inclini a essere ingannati o fuorviati.

Infine e per quel che vale, questo scritto non può in alcun modo ritenersi adeguato, e tanto meno sufficiente, per fare un confronto tra due stati, due popoli, due storie e due culture. A discapito parziale, posso solo ripetere ai miei venticinque lettori ciò che il dottor Johnson ha detto dei dizionari: "Nessun dizionario è perfetto, ma un dizionario qualsiasi è meglio di nessun dizionario".

Video: "Addio Gorbachev" — https://youtu.be/Zei7elnxJ0s

 
Autocefalia ucraina: appello all'unità o distruzione dell'unità della Chiesa?

Traduzione dalla versione russa dei fratelli del kellion di san Modesto sul Monte Athos

Questo rapporto del protopresbitero Anastasios Gotsopoulos doveva essere letto alla Scuola del popolo Diakideios [1] a Patrasso mercoledì 8 gennaio 2020, ma il suo discorso è stato cancellato. Secondo quanto riferito, ciò è accaduto a causa delle interferenze di alcuni individui di posizione elevata. Pubblichiamo qui una traduzione del rapporto con modifiche minori.

Dedicato al sempre memorabile padre Gheorghios Metallinos

Per iniziare, vi farò una domanda. Un nuovo sacerdote arriva in parrocchia. La prima impressione che ne avete è la più favorevole: è altamente istruito e ha eccellenti connessioni e conoscenze con professori, arcivescovi e persino patriarchi. Decidete di invitarlo a casa e di affidargli una questione della massima importanza: che compia il sacramento dell'unzione dei malati e confessi vostro padre che, nonostante la sua età avanzata, non si è mai confessato prima.

Ma quando parlate con questo sacerdote, provate un vero shock, perché scoprite che non possiede la grazia del sacerdozio, poiché la sua "ordinazione" risale a uno pseudo-vescovo di nome Viktor, con un passato estremamente oscuro. Inizialmente, questo Viktor (alias Viktor Chekalin, Vincent Berg, Vikentij) era un diacono nella Chiesa ortodossa canonica, ma fu deposto dal rango clericale, perché condannato e imprigionato per pedofilia . Dopo aver lasciato la prigione, si unì a un gruppo scismatico, al quale si presentò come vescovo, anche se non era stato ordinato – mai, da nessuno – nemmeno come sacerdote, e iniziò a ordinare altri come "sacerdoti" e "vescovi".

Successivamente lasciò il gruppo scismatico e divenne vescovo tra gli uniati. Tuttavia, questi scoprirono che era completamente non ordinato e lo cacciarono. Il papa arrivò persino a punire l'arcivescovo degli uniati per averlo accettato. Successivamente, lo pseudo-vescovo Viktor divenne un protestante, un pastore anglicano. Alla fine, dopo la sua carriera da "chiesa", finì in Australia, dove posava come "psichiatra della scuola segreta del KGB"! Tuttavia, fu presto arrestato e condannato a 4 anni e 3 mesi di carcere per frode e falsificazione di documenti, perché si presentava come psichiatra con diplomi falsi.

Se davvero sapeste che il vostro nuovo parroco, pur istruito, ma in sostanza non ordinato, perché è stato consacrato da Viktor, ciarlatano e falsario, gli permettereste di confessare il vostro anziano padre? Gli chiedereste una benedizione? Vorreste che battezzasse vostro figlio? Andreste a una Divina Liturgia celebrata da lui? Ricevereste la comunione da uno non ordinato?

Mi direte che ciò non accadrà e che è frutto della mia immaginazione. Sfortunatamente, miei cari fratelli e sorelle, tutto ciò che vi ho presentato è una realtà; è vero, fin nei minimi dettagli.

Questo è esattamente ciò che è accaduto nella nuova chiesa autocefala, creata lo scorso anno dal Patriarcato ecumenico in Ucraina. Un'intera serie di "vescovi" non ha alcuna traccia di successione apostolica, perché la loro consacrazione proviene dallo pseudo-vescovo, ciarlatano, stupratore di bambini, uniate, pastore anglicano, psichiatra autoproclamato del KGB e ora semplicemente il detenuto Viktor Chekalin, condannato per frode e falsificazione di documenti! Sì, cari amici: queste persone sono state riconosciute come vescovi canonici e onorate con il più alto status ecclesiastico – l'autocefalia – dal nostro Patriarcato ecumenico; sfortunatamente, sono state anche riconosciute dalla Chiesa greca e dal Patriarcato di Alessandria!

Ecco perché, miei cari, siamo afflitti, soffriamo e piangiamo per il dolore, perché, nonostante i nostri molti peccati, non vogliamo servire sotto l'autorità di pseudo-vescovi, di ciarlatani non ordinati. Cristo si compiace di permettere a noi peccatori di servire al suo altare, ma penso che non tollererà che i non ordinati si presentino come vescovi e ingannino il suo popolo. Cristo permette persino al sacerdote e al vescovo più peccatore di celebrare la Divina Eucaristia e la loro offerta – pane e vino – si trasforma nel suo corpo e sangue per opera dello Spirito Santo!

Tuttavia, che un sacramento sia compiuto dai non ordinati, ciò non può mai accadere! I non ordinati non possono compiere alcun vero sacramento. Ingannano e deridono il popolo di Dio! In definitiva, è inaccettabile che una manciata di scismatici non ordinati senza successione apostolica, contaminino non la Chiesa (che rimane sempre santa e immacolata), ma l'episcopato ortodosso della Chiesa ecumenica.

Lo dichiariamo pubblicamente e continueremo a farlo, indipendentemente da ciò che dicono gli esperti locali e stranieri, esprimendo l'opinione di qualcun altro e ripetendola come pappagalli.

Non siamo russofili, non stiamo seguendo le istruzioni dei centri russi, non stiamo ricevendo rubli, non siamo diventati traditori dell'ellenismo.

Queste caratterizzazioni calunniose non ci toccano, e noi le restituiamo a chi le ha pronunciate... Questi argomenti ad hominem che pendono su di noi non fanno che rafforzare la nostra convinzione che non ci sbagliamo in materia di autocefalia ucraina. Se avessero avuto dei veri controargomenti teologici, non avrebbero fatto ricorso a calunnie contro di noi. O forse qualcuno ha effettivamente sentito da loro delle serie obiezioni teologiche?

Il nostro Signore, poco prima della sua morte sulla Croce, nella sua grande preghiera sacerdotale [2] prestò particolare attenzione all'unità dei membri della Chiesa. E in seguito, gli apostoli, i santi padri della Chiesa e tutta la nostra Tradizione ecclesiale, hanno preservato come le pupille degli occhi l'unità della nostra Chiesa nella verità.

In questo contesto, è stata formata un'intera tradizione canonica, in relazione alla quale le istituzioni ecclesiali non operano autonomamente, da sole, ma hanno uno scopo preciso: unità e comunione nella verità tra membri della Chiesa e tra Chiese locali.

Lo stesso vale per l'istituzione dell'autocefalia. Anche questa serve l'unità della Chiesa. Nel definire brevemente il concetto di autocefalia, possiamo dire che ha due dimensioni: (a) il livello locale e (b) il livello pan-ortodosso.

A livello locale, si manifesta nella pienezza della giurisdizione canonica di una Chiesa locale, senza alcuna dipendenza da un altro centro ecclesiale; pertanto, al fine di fornire l'autocefalia, è necessario il consenso della Chiesa Madre (da cui separare la nuova Chiesa);

e

a livello pan-ortodosso, si manifesta attraverso la comunione diretta della Chiesa autocefala con la famiglia delle Chiese locali ortodosse, e pertanto è necessario il consenso pan-ortodosso per il conferimento dell'autocefalia.

Vale a dire, il processo per ottenere l'autocefalia termina con l'ingresso della nuova Chiesa nella comunione delle altre Chiese locali, nello stato di Chiesa sorella uguale. Questo momento è di fondamentale importanza, perché riguarda l'unità della Chiesa ortodossa universale e non semplicemente una parte di essa. Pertanto, poiché una giurisdizione insufficiente e imperfetta non implica l'autocefalia, un'autocefalia che sfida l'unità ecumenica (universale) pan-ortodossa della Chiesa ortodossa, è veramente una "malcefalia".

Sulla grave questione della concessione dell'autocefalia all'Ucraina, sono state sollevate tre questioni fondamentali; tra l'altro, la conclusione sulla canonicità o non canonicità di questa autocefalia ucraina dipende dal loro studio:

1. L'Ucraina è canonicamente subordinata al Patriarcato ecumenico o al Patriarcato di Mosca?

2. Il Patriarcato ecumenico ha il diritto di concedere l'autocefalia [in questo caso, ndt]?

3. A chi è stata data / si sarebbe dovuto dare l'autocefalia?

1. L'Ucraina è subordinata alla giurisdizione del Trono ecumenico?

Lavra delle Grotte di Kiev

La questione se la Chiesa ucraina sia subordinata al Patriarcato ecumenico è di fondamentale importanza, perché se non è così, il ​​Patriarcato ecumenico non ha alcun diritto canonico di intervenire nella giurisdizione di un'altra Chiesa locale. Altrimenti, commette gravi crimini canonici (l'invasione di una differente giurisdizione, ecc.), condannati da molti santi canoni (Canone 2 del secondo Concilio ecumenico, Canone 8 del terzo Concilio ecumenico, Canone 39 del Concilio ecumenico Quinisesto [ Quinto-sesto, o in Trullo], Canoni 13 e 22 del Concilio di Antiochia, Canone 3 del Concilio di Sardi, ecc.), nonché da tutti i precedenti della santa Tradizione della Chiesa ortodossa.

Naturalmente, agli inizi – dopo il Battesimo dei russi a Kiev, sul fiume Dnepr, nel 998 – il territorio di quella che ora è l'Ucraina, o la "metropolia kievana", o la cosiddetta "Piccola Russia – Malorossia", così come tutta la Russia, era soggetto alla giurisdizione del Patriarcato ecumenico.

Più tardi, nel XVII secolo, il patriarca Dionysios IV, su richiesta dei sovrani russi, e seguendo il principio del rispetto per l'unità dei popoli della Rus', a cui aderivano tutti i patriarchi ortodossi di Costantinopoli, trasferì l'Ucraina alla giurisdizione della Chiesa ortodossa russa. Va notato che i primi patriarchi di Costantinopoli che hanno cercato di distruggere l'unità ecclesiale della Piccola e della Grande Rus' furono patriarchi di mentalità latina, Ioannis Kalekas e Grigorios Mammas nei secoli XIV-XV. E ora siamo arrivati ​​allo stesso punto nel XXI secolo...

Come abbiamo dimostrato nel nostro recente lavoro, secondo dati ufficiali, documenti e pubblicazioni, anche dello stesso Patriarcato ecumenico, pubblicati dalla propria "Stamperia patriarcale" a Costantinopoli, secondo studi condotti da rappresentanti della dirigenza e da membri del Patriarcato ecumenico (archivisti del Trono ecumenico come l'arcivescovo Kallinikos Delikanis, l'arciprete Theodoros Zisis, Vasilios Stavridis, Vlasios Pheidas, [3] G. Larentzakis), nonché secondo le tesi dichiarate ufficialmente dal patriarca ecumenico Bartolomeo (in lettere e discorsi), ne consegue che nella coscienza ecclesiastico-canonica del Trono ecumenico negli ultimi tre secoli e mezzo, fino al 2018, l'Ucraina non è stata considerata come proprio territorio canonico.

Hanno esplicitamente e ufficialmente riconosciuto che appartiene alla giurisdizione canonica del Patriarcato di Mosca, che aveva piena giurisdizione canonica in tutti gli aspetti della vita della chiesa.

Allo stesso tempo, gli stessi abitanti dell'Ucraina erano attivamente parte di tutte le manifestazioni della vita ecclesiale del Patriarcato di Mosca (vita parrocchiale, persecuzioni subite per la propria fede, monachesimo, ricerca teologica, leadership).

E, infine, il punto più importante: il fatto che la Chiesa ucraina sia subordinata al Patriarcato di Mosca è stato risolto senza ambiguità nella coscienza pan-ortodossa. Senza eccezione, tutte le Chiese autocefale e i Patriarcati ortodossi locali hanno riconosciuto che la Chiesa ortodossa ucraina, che ha uno status di ampia autonomia, [4] è soggetta alla giurisdizione canonica di Mosca. Senza eccezione, tutte le Chiese hanno considerato sua Beatitudine Onufrij come l'unico metropolita canonico di Kiev. Solo con lui e con il suo Sinodo tutte le Chiese ortodosse hanno comunicato nei servizi inter-ortodossi e pan-ortodossi e in varie commissioni. Tale unanimità esprime la coscienza pan-ortodossa ecumenica della Chiesa ortodossa, che nessuno può trascurare senza gravi conseguenze.

Non dimentichiamocene: quando dal 26 al 28 luglio 2013 una grande delegazione di clero, guidata dal nostro eminentissimo metropolita, portò la croce del santo Apostolo Andrea il Primo Chiamato dalla nostra città di Patrasso a Kiev, chi commemorarono? Il patriarca ecumenico? Ovviamente no! Commemorarono il patriarca di Mosca, Kirill, perché l'Ucraina è subordinata al Patriarcato di Mosca e la Chiesa patriarcale, come tutta l'Ortodossia, riconosceva sua Beatitudine Onufrij come l'unico metropolita canonico di Kiev e di tutta l'Ucraina!

Per tre secoli e mezzo, si è formata questa esperienza unanime, continua e indispensabile della vita della Chiesa, ciò che la tradizione canonica chiama "costume consuetudinario o precedente canonico" [5] che viene rispettato insieme al diritto canonico e, pertanto, si applica anche alle materie relative alla giurisdizione canonica. Per esempio, l'autocefalia della Chiesa ortodossa cipriota si basa su questo precedente ecclesiastico, che è stato approvato dal terzo Concilio ecumenico nel suo ottavo Canone.

In ogni caso, sia la rimozione dell'Illiria orientale (Illyricum orientale – Creta, Achea, Tessaglia, Epiro, Albania e Macedonia) dalla giurisdizione del Patriarcato romano, sia la sua sottomissione al Patriarcato di Costantinopoli, non avvennero sulla base della proclamazione di un Tomos, come era consuetudine, ma sulla base di questa usanza ecclesiastica. L'Illiria orientale fino al 731, era canonicamente subordinata alla giurisdizione del Patriarcato romano che era allora ortodosso. Nel 731, l'imperatore iconoclasta Leone III Isaurico, nonostante le forti obiezioni del papa ortodosso Gregorio III, [6] separò l'Illiria orientale per decisione imperiale e la sottomise al Patriarcato di Costantinopoli, al fine di punire il papa, che era ortodosso, e non era d'accordo con lui sulla questione della distruzione delle icone sacre!

Di conseguenza, se l'Illiria orientale era soggetta a Costantinopoli per un precedente ecclesiastico, nonostante il fatto che non vi sia stato alcun atto ecclesiale ("tomos") che ne trasferiva la giurisdizione da Roma, allora la metropolia di Kiev è subordinata al Patriarcato di Mosca in quanto vi fu una decisione patriarcale e sinodale nel 1686, che fu adottata dalla coscienza ecclesiastica sia a Costantinopoli, sia a livello pan-ortodosso, stabilendo così un precedente canonico ed ecclesiastico per 332 anni consecutivi.

Di conseguenza, il Patriarcato ecumenico, in onore dell'ordine canonico ecclesiastico, non aveva il diritto di intervenire negli affari dell'Ucraina, senza il consenso del capo della Chiesa ortodossa russa. Solo il Concilio ecumenico o pan-ortodosso poteva autorizzare l'intervento del patriarca ecumenico. Tuttavia, stava accadendo esattamente il contrario: tutte le Chiese ortodosse lo hanno invitato a non intervenire.

Secondo quale legge canonica trascura questa coscienza e questi precedenti pan-ortodossi, espressi "multilateralmente e diversamente"?

Sotto quale legge canonica il patriarca ecumenico si pone al di sopra della coscienza pan-ortodossa?

2. Il Patriarcato ecumenico ha il diritto di concedere l'autocefalia in questo modo?

Al fine di evitare incomprensioni e interpretazioni errate, è necessario chiarire quanto segue:

• Certo, il patriarca ecumenico ha il diritto di concedere l'autocefalia, ma a determinate condizioni!

• Naturalmente, la Chiesa ucraina ha il diritto all'autocefalia, ma, ancora una volta, a determinate condizioni.

Tutto nella Chiesa ortodossa avviene secondo le condizioni stabilite dalla Tradizione della Chiesa e dall'ordine canonico. Lo stesso vale per la concessione dell'autocefalia.

Nel caso dell'Ucraina, le condizioni di base avanzate dalla tradizione e dall'ordine ecclesiastici non sono state soddisfatte. Sfortunatamente, il Patriarcato ecumenico non solo non ha soddisfatto queste condizioni, ma si è anche contraddetto! Per decenni, alle riunioni pan-ortodosse, ha dichiarato e sostenuto con forza una posizione, ma più tardi in Ucraina ha fatto esattamente il contrario.

Tutte le conferenze pan-ortodosse, tutti gli storici e i canonisti che collaborano con il Patriarcato ecumenico e occupano posizioni di rilievo in esso, e persino il Trono ecumenico fino ad aprile 2018, hanno proclamato all'unanimità che la tradizione ecclesiale e la procedura per proclamare l'autocefalia di una particolare Chiesa implicano un numero delle condizioni, che sono state riassunte dalle minute ufficiali della Commissione preparatoria interortodossa (Ginevra, 9–17 dicembre 2009) tramite il suo presidente, rappresentante del Patriarcato ecumenico, il metropolita Ioanniz (Zizioulas) di Pergamo:

"Dato che il patriarca ecumenico è preoccupato per il consenso delle Chiese ortodosse autocefale locali, quindi, dopo aver ricevuto un documento che conferma il loro consenso, può firmare da solo un Tomos patriarcale... Se solo il Patriarca ecumenico firma un tomos di autocefalia, questo non toglie il consenso pan-ortodosso, perché, secondo quanto è stato risolto, ha richiesto che il consenso di tutti i primati fosse dato in anticipo; ovviamente, incluso il primate della Chiesa madre... Il Patriarca ecumenico svolge una funzione di coordinamento e può esprimere l'opinione di tutta l'Ortodossia. E lo fa dopo la deliberazione e la discussione con gli altri primati. Questo non ha nulla a che fare con il primato papale. Un papa esprime la propria opinione senza chiedere agli altri".

Lo ha detto il metropolita Ioanniz (Zizioulas) di Pergamo come rappresentante del Patriarcato ecumenico e presidente della Commissione interortodossa!

Sfortunatamente, nessuna delle condizioni precedenti è stata osservata nel caso dell'Ucraina. Ovviamente, nessuna delle condizioni che lo stesso Patriarcato ecumenico riconosceva come elementi della tradizione ecclesiale e dell'ordine canonico è stata soddisfatta:

1. Non è stata presentata alcuna petizione dalla Chiesa che richiedeva per se stessa l'autocefalia: la Chiesa ortodossa ucraina autonoma canonica, riconosciuta dalla coscienza pan-ortodossa della Chiesa e dallo stesso Patriarcato ecumenico, che ha 53 diocesi, 90 vescovi, 12000 parrocchie con sacerdoti, 250 santi monasteri, 5.000 monaci e monache, non ha chiesto, ma al contrario ha rifiutato categoricamente l'autocefalia e non ha partecipato a questo processo. Inoltre, circa 400 mila firme di cittadini ucraini che rifiutavano l'autocefalia sono state raccolte e inviate al Patriarcato ecumenico!

2. Non è stato ottenuto il necessario consenso della Chiesa madre, dalla quale una Chiesa che chiedeva l'autocefalia dovrebbe essere separata; al contrario, la Chiesa madre era categoricamente contraria alla concessione dell'autocefalia.

3. Non ci sono state discussioni comuni e conciliari con le altre Chiese e, soprattutto, nessuna Chiesa ortodossa locale ha sostenuto la concessione dell'autocefalia. La pressione esercitata dall'America sulle Chiese locali a favore del riconoscimento dell'autocefalia non onora tutti coloro che hanno pianificato la concessione dell'autocefalia ucraina e vi hanno partecipato. È un peccato per la Chiesa ortodossa e i suoi pastori.

4. Pertanto, il patriarca ecumenico nel caso dell'Ucraina non ha agito come un sostenitore del consenso pan-ortodosso, ma esattamente nel contrario.

Sfortunatamente, siamo amaramente convinti che il Patriarcato ecumenico abbia trascurato il grido d'aiuto della Chiesa canonica e del popolo ucraino, abbia trascurato l'opinione della Chiesa madre, nonché il rifiuto unanime di tutte le Chiese ortodosse – e chi avrebbe ascoltato? Due gruppi ucraini: a) la leadership politica dell'Ucraina, guidata dall'allora presidente Poroshenko (che ha ricevuto solo il 17% di sostegno alle nuove elezioni!) e dal presidente della Verkhovna Rada, che sono entrambi uniati, e b) due gruppi usciti dai ranghi di pseudo-chierici scomunicati e auto-ordinati. Questi pseudo-chierici hanno creato organizzazioni scismatiche che, nonostante gli aiuti statali e altri supporti e assistenza, hanno trovato scarsa risposta da parte del popolo. [7]

Non c'è rispetto per la Tradizione della Chiesa e l'ordine canonico nella concessione dell'autocefalia ucraina.

È possibile che un'autocefalia creata su una tale base possa portare frutti spirituali e prosperità? Ovviamente, creerà solo problemi.

3. A chi è stata concessa l'autocefalia?

Se nei due paragrafi precedenti abbiamo considerato la negligenza della Tradizione ecclesiale e dell'ordine canonico, nonché gravi violazioni canoniche, la situazione è notevolmente aggravata se si considera a chi è stata concessa l'autocefalia!

Qui abbiamo a che fare con un disprezzo per l'essenza più intima del sacerdozio cristiano, per il sacramento stesso della trasmissione della grazia divina, attraverso la continua successione apostolica posseduta dai vescovi ortodossi. In effetti, abbiamo dovuto affrontare una violazione non di un solo canone della chiesa, ma dell'insegnamento dogmatico della Chiesa sul sacerdozio, continuamente trasmesso dagli apostoli ai nostri giorni.

In un atto senza precedenti e senza precedenti, il Patriarcato ecumenico ha riconosciuto e restaurato al grado di vescovo:

1. Filaret Denisenko, l'ex vescovo deposto e anatematizzato dalla Chiesa ortodossa russa. La deposizione e l'anatematizzazione di Filaret furono riconosciute e accettate senza obiezioni per 26 anni dalla coscienza pan-ortodossa della Chiesa, incluso il Patriarcato di Costantinopoli. [8] Allo stesso tempo, Filaret, subito dopo essere stato deposto nel giugno 1992, esercitò il suo diritto di appello [ἔκκλητος] al Patriarcato ecumenico, che inviò una delegazione a Mosca per studiare le circostanze della sua ribellione. L'appello di Filaret fu respinto e il patriarca Bartolomeo nell'agosto del 1992, nella sua lettera al patriarca di Mosca, riconobbe che la deposizione di Filaret era coerente con i canoni. [9]

2. Makarij Maletich, che in realtà non è mai stato deposto da vescovo... perché non ha mai ricevuto un'ordinazione canonica come vescovo! In realtà, Makarij è da considerare completamente non ordinato come vescovo, dal momento che quelli che lo hanno ordinato sono stati ordinati da un solo vescovo, deposto e mai reinsediato, così come da Viktor Chekalin, l'ex diacono, ciarlatano, truffatore e persona coinvolta in un caso criminale (molestie su minori), che non ha mai nemmeno avuto un'ordinazione sacerdotale.

La nuova Chiesa ucraina autocefala ha circa 50 vescovi. Sfortunatamente, oggi due terzi di questi vescovi hanno ricevuto consacrazioni da scismatici deposti, e un terzo delle consacrazioni (circa 15 vescovi) è da ricondurre al falso vescovo Chekalin!

Tuttavia, nella restaurazione del clero deposto, scomunicato e auto-ordinato, il Patriarcato ecumenico non ha seguito la tradizione della Chiesa, come hanno giustamente notato i vescovi e i primati di molte Chiese locali:

A.) Non c'è stato pentimento da parte degli scismatici, quindi è del tutto naturale che Filaret possa in qualsiasi momento creare un nuovo scisma. Prestiamo attenzione al fatto che il ritorno di eretici e scismatici alla Chiesa è, prima di tutto, un processo spirituale che si svolge nello spirito della tradizione patristica. Non è compiuto da un atto amministrativo di un particolare organo istituzionale, come l'inclusione di qualche associazione! Il professor Demetrios Tselengidis ha osservato con molta precisione che il pentimento è il prerequisito di base, fondamentale e obbligatorio per rendere effettiva la grazia di Dio, e non può essere sostituito da un atto firmato da un'autorità ufficiale, indipendentemente dall'autorità. In assenza di pentimento, quando un peccatore, che rimane stagnante nei peccati, rifiuta deliberatamente la parola salvifica della Chiesa, la grazia non può agire, e l'adozione formale di una decisione sinodale qui non aiuterà. E in questo caso, non c'è stato pentimento, neanche esterno, neanche solo formale, da parte di chiunque.

B.) Gli scismatici non hanno mostrato la minima disposizione a tornare in comunione con la Chiesa da cui si sono distaccati. Pertanto, la Chiesa locale viene ignorata e viene violato il principio fondamentale e fondamentale della Tradizione ecclesiale, secondo il quale la comunione con l'intera Chiesa avviene solo attraverso la Chiesa locale, e la denuncia di crimini compiuta da una Chiesa locale è valida nell'intera Chiesa ecumenica (Canoni Apostolici12 e 32, Canone 6 di Antiochia e Canone 9 del Concilio locale di Cartagine).

Questo fondamentale principio canonico è cruciale per la restaurazione degli scismatici, chee non si realizza incondizionatamente, attraverso la loro comunione e il riconoscimento da parte di alcuni "amici" appartenenti a Chiese canoniche. La comunione con gli scismatici non aiuta a guarire lo scisma, ma porta al fatto che coloro che hanno avuto comunione nei sacramenti con gli scismatici sono soggetti al tribunale ecclesiastico, per aver violato i santi canoni! La tradizione canonica dà una risposta chiara:

"Inoltre, decretiamo che la comunione con gli esclusi dalla comunione non è consentita, né in una chiesa è consentito ammettere coloro che non sono ammessi a un'altra chiesa. Se qualcuno tra i vescovi, i presbiteri, i diaconi, o qualcuno del clero, apparisse in comunione con coloro che sono stati esclusi dalla comunione, anche questi dovrebbe essere escluso dalla comunione, per aver apparentemente confuso le regole della Chiesa" [10] (Canone 2 del Concilio di Antiochia).

E anche:

"Se qualcuno prega, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, che sia scomunicato anche lui." [11] (Canone 10 dei santi Apostoli)

E:

"[Uno] non deve unirsi alla preghiera con eretici o scismatici." [12] (Canone 33 del Concilio di Laodicea)

Pertanto, secondo la Tradizione della nostra Chiesa, la restaurazione degli scismatici ha sempre luogo o attraverso la Chiesa locale da cui si erano separati, o con la convocazione di un Concilio ecumenico (per esempio, come è accaduto con lo scisma meleziano al primo Concilio ecumenico). Mai una singola Chiesa locale ha restaurato un gruppo scismatico che si era separato dalla giurisdizione di un'altra Chiesa. È così che si deve intendere essenzialmente l'espressione "confondere le regole della Chiesa" (Canone 2 del Concilio di Antiochia).

C.) Non sono state prese le dovute cautele riguardo alla mancanza di successione apostolica tra i "vescovi" della nuova Chiesa, vale a dire:

• Coloro che hanno ricevuto una falsa consacrazione nello scisma non sono stati riordinati;

• Coloro che hanno ricevuto una falsa consacrazione da chierici deposti e anatematizzati non sono stati riordinati;

• Coloro che hanno ricevuto una falsa consacrazione da chierici auto-ordinati e generalmente non ordinati, non sono stati riordinati.

Dopotutto, era proprio questo che era stato prescritto dalla corrispondente decisione del primo Concilio ecumenico, in merito allo scisma meleziano, e questo è esattamente ciò che il Patriarcato ecumenico ha fatto di recente, quando due "vescovi" dei vecchi calendaristi sono entrati nella sua giurisdizione negli USA. Li ha ordinati come se fossero non ordinati!

 Circa 35 dei 50 "vescovi" della nuova Chiesa appartenevano al gruppo di Filaret, che ha ricevuto l'ordinazione canonica nella Chiesa ortodossa russa, ma in seguito, nonostante il fatto che sia stato deposto e anatematizzato, ha continuato a "ordinare". I restanti "vescovi" (circa 15) appartenevano al gruppo di Makarij e le loro "ordinazioni episcopali" risalgono all'illegittimo ciarlatano e truffatore Viktor Chekalin.

Alcuni, sfortunatamente, compresi personaggi ufficiali, al fine di calmare la loro coscienza e giustificare la loro inazione e silenzio, caratterizzano la nostra persistenza nel problema dei non ordinati come un'ossessione. Ma fino a quando non ci risponderanno seriamente e responsabilmente, continueremo a dichiarare pubblicamente questo problema nella speranza che a un certo punto la loro coscienza diventi nostra alleata... Francamente, siamo particolarmente preoccupati che né il Patriarcato ecumenico né la nuova chiesa rispondano alla domanda più importante: "Da chi hanno ricevuto l'ordinazione episcopale e la successione apostolica i "vescovi" del gruppo di Makarij?"

Perché questi funzionari non rispondono a questa domanda? Forse la domanda riguarda dettagli che non vale la pena discutere? La questione della successione apostolica dei vescovi ortodossi non è importante? Sono diffuse ufficiosamente su Internet da quattro a cinque versioni, che cercano di giustificare la "canonicità" della loro ordinazione. Tuttavia, ottengono esattamente l'effetto opposto, perché:

a) I dati che ciascuna versione presenta non corrispondono a quelli delle altre. Ogni versione è fondamentalmente diversa dalle altre e confuta il resto;

b) non si basano su dichiarazioni ufficiali delle autorità ecclesiali competenti, ma su parole di giornalisti ucraini o persino di un ricercatore anonimo (!) che ha pubblicato un testo non firmato! È possibile per istituzioni e persone competenti tacere su questioni così serie e far arrivare le risposte da... "giornalisti"?

• La nuova chiesa autocefala tace, come se non ci fosse alcun problema!

• Anche il Patriarcato ecumenico tace, come se non ci fossero problemi!

• Anche il Patriarcato d'Alessandria tace su questo tema!

• Il relatore speciale delle Commissioni sinodali, il professor Vlasios Pheidas, tace su questo tema nel suo rapporto!

• Anche la Commissione sinodale sulle questioni dogmatiche e canoniche tace su questo tema nella sua conclusione indirizzata al Santo Sinodo!

• Anche la Commissione sinodale per le relazioni inter-ortodosse e inter-cristiane tace su questo tema nella sua conclusione indirizzata al Santo Sinodo!

• L'arcivescovo di Atene nella sua dichiarazione al Concilio episcopale della Chiesa ortodossa di Grecia non ha detto nulla su questo argomento!

• Durante una riunione del Concilio dei vescovi della Chiesa di Grecia, il 7 novembre 2019, nessuno dei vescovi che hanno sostenuto l'autocefalia ha affrontato la questione della restaurazione dei non ordinati del gruppo di Makarij. E restano in silenzio!

• Infine, nella decisione del Concilio episcopale della Chiesa ortodossa di Grecia – silenzio completo...

Nessuno tra questi sembra aver mai sentito o pensato che la mancanza di successione apostolica tra i non ordinati sia un problema! E allo stesso tempo, ci accusano di "porre troppe domande". È un peccato che tutto accada in questo modo...

Quindi, alla fine chi confonde il popolo di Dio: chi cerca di capire cosa sta succedendo e fa domande o chi, essendo competente e responsabile, tace? È una manifestazione d'etica ecclesiale chiedere al popolo di Dio di non porre domande o di non fare domande ai funzionari? Se i pastori autorizzati e approvati non ci rispondono, chi ci risponderà?

E, soprattutto: queste domande su come i non ordinati hanno ricevuto il "sacerdozio" non sono sollevate da noi con le nostre "ossessioni", ma da vescovi, primati e sinodi delle Chiese locali.

Qualcuno può incolpare i vescovi e i primati per aver portato imbarazzo nella pienezza della Chiesa quando essi stessi non riconoscono il grado gerarchico dei non ordinati?

Qualcuno può incolpare l'arcivescovo Anastasios d'Albania per aver portato imbarazzo nella pienezza della Chiesa quando risponde al patriarca ecumenico citando argomenti teologici inconfutabili e negando la canonicità persino dell'episcopato di Filaret [deposto], per non parlare di Makarij, che non ha alcuna ordinazione!

Gli stessi problemi e le stesse domande vengono sollevate dal difensore dei diritti del Trono ecumenico, che è un sostenitore dell'autocefalia ucraina, sua Eminenza il metropolita Hierotheos (Vlachos) di Nafpaktos. Da teologo di spicco ed esperto nel campo della teologia dogmatica e dell'ordine canonico ecclesiastico, non si "riconcilia" sul modo in cui la "restaurazione" è stata realizzata. Quindi, il 30 marzo 2009, nella sua lettera al Santo Sinodo della Chiesa di Grecia, osserva:

"Per quanto riguarda la questione di come il Patriarcato ecumenico abbia riconosciuto "l'episcopato" dei vescovi, che sono stati "ordinati" in quanto tali da "vescovi" deposti o scismatici, o altrimenti "auto-ordinati", la nostra Chiesa, prima di prendere qualsiasi decisione, deve porre una domanda al Patriarcato ecumenico sul modo in cui ha restaurato questi vescovi".

E come ha reagito il Patriarcato ecumenico in risposta alla ragionevole preoccupazione del metropolita di Nafpaktos? Con un assoluto silenzio! Trascurando la domanda di un autorevole vescovo, che aveva un'ansia giustificata per l'essenza, l'ispirazione divina e l'azione del sacramento dell'ordinazione episcopale tra gli scismatici!

È interessante notare che il metropolita di Nafpaktos cita tra virgolette le parole "episcopato", "ordinati", "auto-ordinati" e "vescovi" , riferendosi ai "vescovi" della nuova chiesa autocefala, apparentemente a causa di profondi dubbi sul fatto che siano stati "ordinati", che detengano un "episcopato", e, infine, se siano persino "vescovi"! Forse il metropolita di Nafpaktos ha confuso il popolo di Dio quando ha presentato il suo messaggio al pubblico?

Forse il metropolita Seraphim di Kythira confonde la gente, quando, nella sua enciclica di Capodanno, dice quanto segue con perfetta chiarezza:

"Un altro problema molto pericoloso e inquietante è la ben nota e sempre più aggravata "questione ucraina" in relazione al modo anti-canonico in cui è stata concessa l'autocefalia. Esiste una scala imprevedibile di minaccia spirituale di uno scisma imminente approfondito e sradicante tra le Chiese ortodosse autocefale locali, se tale questione canonica ed ecclesiologica complessa e intrinsecamente intrattabile non riceve una soluzione tempestiva, canonica e finale a livello pan-ortodosso. Non ci stancheremo di sottolinearlo. Da ogni parte, si ascoltano voci allarmate e preoccupate per lo sviluppo anti-canonico in corso degli eventi in relazione a questa acuta questione ucraina".

D.) Gli ex "vescovi" tra gli scismatici non sono stati sottoposti ai vescovi canonici, come prescritto dal Canone 8 del primo Concilio ecumenico, riguardo al ritorno alla comunione ecclesiastica dei chierici scismatici (catari), che afferma chiaramente:

"Ma se arrivano dove c'è un vescovo o presbitero della Chiesa cattolica, è evidente che il vescovo della Chiesa deve avere la dignità di vescovo; e chi è stato nominato vescovo da quelli chiamati catari avrà il grado di presbitero, a meno che non sembri opportuno che il vescovo lo ammetta a prendere parte all'onore del suo titolo. Oppure, se ciò non dovesse essere soddisfacente, allora il vescovo gli fornirà un posto come corepiscopo, o come presbitero, in modo che possa essere evidentemente visto come chierico e che non ci siano due vescovi nella ​​città". [13]

Al contrario, sono rimasti nelle stesse diocesi come "vescovi paralleli" insieme ai vescovi canonici. Inoltre, ci stiamo occupando non solo dell'esistenza parallela di due vescovi, in violazione del Canone 8 del primo Concilio ecumenico, che comanda: "Non ci siano due vescovi in una ​​città", ma anche della creazione di una Chiesa parallela e di un Sinodo parallelo nel territorio di un'altra Chiesa autocefala.

Onestamente, non possiamo fare a meno di vedere che l'intervento del Fanar negli affari dell'Ucraina ha portato alla creazione di una situazione grottesca: ha avuto così tanti "successi" che è riuscito a rendere possibile l'impossibile e, cosa senza precedenti per tutta l'Ortodossia, in una singola città ora ci sono 4 vescovi della stessa nazionalità e che servono uno stesso gregge: i vescovi canonici appartenenti alla Chiesa autonoma sotto l'omoforio del metropolita Onufrij; due delle ex strutture scismatiche di Filaret e Makarij, che esistevano prima del Tomos, e un nuovo gruppo, che Filaret ha recentemente ordinato, dopo aver creato un nuovo scisma! La cosa più tragica è che il Fanar e i suoi "araldi", senza alcuna esitazione, e con grande fiducia, parlano dell'unità della Chiesa dell'Ucraina.

Non vi è alcun precedente storico e canonico in cui un manipolo di "chierici" deposti, scomunicati, auto-ordinati e scismatici, in un colpo solo, viene "restaurato alle proprie dignità clericali", partecipa a un "concilio d'unificazione", e allo stesso tempo riceve "l'autocefalia" – una velocità invidiabile anche nelle procedure d'urgenza! E tutto questo – con mancanza di rispetto per l'ordine apostolico e canonico, che prevede che non sia giusto trasformare improvvisamente in un vescovo un "convertito", "da un modo vizioso di vita. Perché non è giusto che quelli che non sono ancora stati messi alla prova diventino insegnanti di altri", si vedano il Canone Apostolico 80 e il Canone 2 del primo Concilio ecumenico, il Canone 3 del concilio locale di Laodicea e il Canone 4 di san Cirillo)!

Qui il Patriarcato si è affrettato a conferire immediatamente il più alto grado ecclesiale – l'autocefalia – a persone che erano nate e si erano formate spiritualmente in uno scisma di 25 anni, e ora sta assaggiando i frutti delle sue azioni irragionevoli che disonorano la Chiesa, ahimè...

Poiché il metropolita canonico di Kiev Onufrij, riconosciuto da tutte le Chiese ortodosse, e gli altri vescovi canonici, non sono morti, non si sono dimessi, non sono stati assenti senza una buona ragione per 6 mesi nella loro diocesi, non sono stati condannati per un'offesa canonica – come si può eleggere un "metropolita di Kiev" o un altro vescovo? Questo è vietato dal Canone 16 del Concilio Primo-Secondo [14] dell'861:

"È anche necessario decretare qualcosa in merito ai litigi e ai disordini che si stanno verificando nella Chiesa di Dio. In nessun caso un vescovo può essere nominato per una chiesa il cui rettore è ancora vivo ed è in buona reputazione, a meno che egli stesso non si dimetta volontariamente. Poiché la causa di uno che debba essere espulso dalla chiesa deve prima essere esaminata canonicamente e portata a una conclusione, e successivamente, quando è stato debitamente deposto dall'ufficio, al suo posto un altro uomo può essere promosso all'episcopato". [15] [16]

Un patriarca ecumenico assolutamente anti-canonico esige che sua Beatitudine Onufrij, riconosciuto da tutta l'Ortodossia come il metropolita canonico di Kiev e di tutta l'Ucraina, smetta di chiamarsi con il suo titolo canonico, riconosciuto da tutte le Chiese ortodosse.

La decisione del Patriarcato ecumenico di accettare i vescovi di un'altra Chiesa senza una lettera di congedo canonico e il permesso del loro chiriarca [17] – il patriarca canonico – contraddice i santi canoni? Ciò è severamente vietato dai Canoni apostolici 14 e 15, dal Canone 15 del primo Concilio ecumenico, dal Canone 15 del Concilio di Sardi, dal Canone 63 (54) dei Concilio locale di Cartagine.

Sulla base di quale canone una Chiesa con autogoverno, con diritti di ampia autonomia, con una vita ecclesiale attiva (migliaia di parrocchie, migliaia di monaci e milioni di credenti), che fino a oggi è stata riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse come espressione delle aspirazioni di tutti gli ortodossi ucraini, può "scomparire" dai dittici ecclesiali, al fine di lasciare un posto per la fondazione di una "nuova chiesa"?

E infine, come possono le Chiese ortodosse riconoscere che le azioni e le azioni di un illecito e falso vescovo-impostore trasmettono grazia divina nel sacramento del sacerdozio? Chi non ha l'ordinazione può ordinare sacerdoti canonici? Da quando i non ordinati hanno una successione apostolica?

Il carattere morale della nuova chiesa

Diamo un'occhiata più da vicino al carattere morale dei leader e, di conseguenza, al carattere morale dell'insieme della nuova Chiesa autocefala, che la Chiesa ortodossa di Grecia ha riconosciuto.

Lo ammetto onestamente, dubito che i leader della nuova chiesa siano persino credenti. È deplorevole parlarne, ma a giudicare dal loro comportamento, sono spietati e cospirano anche con il diavolo stesso per raggiungere il loro obiettivo! E il Fanar sa bene con che tipo di "ragazzi" ha a che fare, e non si fida di loro.

Ne abbiamo una prova: l'impensabile è fornito nel tomos: la "chiesa autocefala" non può canonizzare i santi, ma deve fare appello a Costantinopoli su questo tema! Nessun'altra Chiesa ha un obbligo del genere. La Chiesa greco-ortodossa ha il diritto di canonizzare i santi, e fa appello al Patriarcato ecumenico solo a causa del proprio rispetto verso il Patriarcato, senza essere obbligata a farlo. Tuttavia, può canonizzare lei stessa i santi e talvolta gode di questo diritto: per esempio, san Crisostomo di Smirne è stato glorificato tra i santi dalla Chiesa di Grecia senza un appello al Fanar. La Chiesa ortodossa ucraina [autonoma] del Patriarcato di Mosca ha il diritto di canonizzare i santi, ma la "chiesa autocefala", la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", no!!!

Citerò diversi casi che dimostrano chiaramente il carattere morale della nuova chiesa:

1. La "canonizzazione" di un eretico auto-ordinato e un evento in suo onore!

modello del memoriale al "metropolita" Lipkovskij a Cherkassy, ​​settembre 2018

Dieci giorni dopo aver ricevuto il "tomos" (6 gennaio 2019) e prima di ricevere una corretta "intronizzazione", il nuovo "primate" si è affrettato a onorare Vasilij Lipkovskij (ucraino: Vasil Lipkivskij). Alla presenza del presidente Poroshenko e di un "vescovo" della sua nuova chiesa, il 18 gennaio 2019 a Cherkassy (Ucraina), Epifanij ha partecipato all'inaugurazione di un grande monumento in onore di Vasilij Lipkovskij, che l'autore del monumento ha rappresentato in paramenti da vescovo.

Inoltre, il non ordinato Makarij, "restaurato" dal Patriarcato ecumenico, ha onorato la memoria di Vasilij Lipkovskij il 27 novembre 2018, come "ieromartire", con una sua icona dipinta!

Chi è Vasilij Lipkovskij? Un sacerdote ucraino deposto, e in seguito autoproclamatosi "metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina"! Per essere più precisi, non si è auto-ordinato, ma è stato consacrato da un'assemblea nazionale in stile sovietico, alla quale hanno partecipato ex sacerdoti e diaconi deposti, nonché laici, tra cui donne.

Inoltre, affinché la consacrazione fosse più "reale", una parte delle reliquie (la mano) dello ieromartire Makarij, vescovo di Kiev, fu posta sulla testa del "consacrato" Vasilij Lipkovskij! A causa di un tale metodo empio e blasfemo di "ordinazione", questo gruppo ha ricevuto tra il popolo il soprannome di "samosvjaty" [18] (che significa auto-ordinati)! [19]

Secondo un onorevole vescovo del Patriarcato ecumenico, il sempre memorabile metropolita Maximos di Sardi, Vasilij Lipkovskij introdusse vescovi sposati, un secondo e un terzo matrimonio per i chierici, e abolì anche il monachesimo! Che eccelsa moralità ecclesiastica, degna di ogni imitazione, venerazione e rispetto ...

Affinché tutti gli ortodossi comprendano la gravità di questo problema, va notato che il gruppo sotto l'auto-ordinato Vasilij Lipkovskij, dopo due anni e mezzo, contava già trenta vescovi e circa 1.500 sacerdoti e diaconi, che prestavano servizio in quasi 1.100 parrocchie e una sua diaspora era stata creata in Europa e in America! Il metropolita Maximos di Sardi in questa occasione scrive quanto segue:

"Il suddetto Vasilij Lipkovskij, auto-ordinato al rango di vescovo, appropriatosi autonomamente del titolo di "metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina", ha fatto ripetuti appelli al Patriarcato ecumenico con una richiesta di accettarlo nella comunità ecclesiale e di benedirlo, oltre a riconoscere l'auto-ordinazione di se stesso e degli altri vescovi, che non può essere giustificata... Naturalmente, inutile dirlo, nessuno degli appelli ha ricevuto risposta dal Patriarcato ecumenico".

Se il memorabile arcipastore Maximos vedesse solo oggi il deplorevole sviluppo di questi eventi...

Sfortunatamente, [Lipkovsky] è riverito e venerato come santo dalla nuova "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"... Sottolineo in particolare che tutto quanto sopra non viene dai russi per diffamare questo "apostolo della chiesa ucraina" (come il "primate" Epifanij ha caratterizzato Lipkovskij), ma da venerabili vescovi del Patriarcato ecumenico, il sempre memorabile metropolita Maximos di Sardis e il metropolita Methodios (Fouyias) di Thyateira e della Gran Bretagna.

2. C'è persino l'LGBT! Signore, abbi misericordia!

La nuova chiesa, progenie e strumento della politica estera americana, non può non tenersi al passo con le questioni relative al movimento dei pervertiti (omosessuali). Nelle sue prime dichiarazioni, il nuovo primate Epifanij ha affermato in merito ai diritti dei sodomiti, dei pervertiti, dell'LGBT :

"Certo, io sono per iniziare riforme nella chiesa, perché non ci sia conservatorismo, perché ci allontaniamo dalla tradizione russa e quindi la chiesa sia aperta e una guida spirituale per il popolo ucraino. Perché ci stiamo muovendo verso l'Europa, e quindi dovremmo allontanarci dalla tradizione conservatrice russa. La chiesa dovrebbe essere più aperta, perché l'Ortodossia russa è molto conservatrice e lontana dal popolo. Ho la posizione che dovremmo stare con la gente. Dovremmo capire i loro problemi ... Questo è un problema difficile che non dovremmo sollevare all'inizio del nostro viaggio, perché sapete come la società ucraina percepisce questa domanda. Ora dobbiamo lavorarci su, perché la società ucraina lo accetti. È un lungo cammino". [20]

foto: Facebook

E presto ha iniziato ad attuare i suoi piani: al successivo incontro del Sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha preso parte come traduttore Ivan Ryabchiy, un membro della direzione del movimento LGBT in Ucraina e uno dei principali promotori delle sfilate dell'orgoglio gay a Kiev. [21] Secondo i giornalisti, Ryabchiy, che oltre al suo orientamento sessuale, si considerava come nazionalista e patriota, era in precedenza membro dei principali circoli del Patriarcato di Kiev. Per esempio, nel 2016, il "patriarca" Filaret (Denisenko) ha consegnato a Ryabchiy un premio della Chiesa ortodossa ucraina-patriarcato di Kiev (il gruppo scismatico di Filaret, chiamato "patriarcato di Kiev").

Sì! Un partecipante attivo al movimento LGBT partecipa a una riunione del Sinodo della chiesa autocefala ed è premiato dal "patriarca onorario" Filaret "per il suo speciale contributo al risveglio spirituale dell'Ucraina"!!!

Rallegriamoci della nascente nuova chiesa!

3. E, naturalmente, i contatti con gli uniati!

Infine, ho lasciato per ultimo l'esempio più importante della loro moralità ecclesiastica: un fatto che d'ora in poi ci preoccuperà ancora di più, nei rapporti con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Forse questo è uno dei motivi per cui il Patriarcato ecumenico ha iniziato a creare questa formazione ecclesiale.

Estremamente inquietanti sono le relazioni sempre più forti che rinsaldano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e gli uniati. Il migliore amico di Epifanij è Shevchuk, arcivescovo maggiore degli uniati. Tutti questi dolci discorsi... Non dimentichiamo cosa ha detto il papa: "L'Ucraina è un laboratorio dell'ecumenismo!"

Il piano viene attuato metodicamente e volutamente: il Fanar vuole che noi, ortodossi, "mandiamo giù" la comunione con gli scismatici; che "mandiamo giù" la mancanza di successione apostolica tra i vescovi. Per abituarci gradualmente alla fraternizzazione con gli uniati. E così alla fine, un altro passo, e ci ritroveremo tra le braccia del papa che "ci ama così tanto".

Non sarà affatto difficile ... Poi ci diranno: "E che dire del fatto che gli uniati riconoscono il papa, dopo tutto sono così vicini all'Ortodossia. E poi saremo la stessa cosa... tutti insieme, nell'amore e nell'armonia! Cosa c'è di sbagliato in questo?" C'è un video rivelatore su questo, che vale la pena guardare per capire cosa ci stanno preparando. [22]

Siamo sinceramente preoccupati per la posizione dei vescovi e teologi greci tradizionali, che hanno accettato, approvato e vogliono imporre ai fedeli questa malvagia e falsa autocefalia! Ci chiediamo: come si sentono quando osservano questo meccanismo in azione? Non sentono rimorsi acuti di coscienza come complici, perché hanno partecipato a un crimine contro il popolo ucraino, riconoscendo tali persone come loro pastori e una tale chiesa come loro madre?

4. Il problema ucraino: è passato da una questione canonica a una ecclesiologica?

Sfortunatamente, la questione ecclesiastica ucraina si sta trasformando da un problema canonico in un enorme problema ecclesiologico, le cui conseguenze e dimensioni sono attualmente imprevedibili:

Per la prima volta nella storia ecclesiastica moderna, il patriarca ecumenico interpreta la "prerogativa dell'onore", [23] che la Tradizione ortodossa senza dubbio gli conferisce, come un primato di potere secondo il modello papale.

Il primato d'onore (prerogativa d'onore):

1. Il ruolo di coordinatore nelle relazioni inter-ortodosse.

2. Dichiarare e realizzare risoluzioni che le Chiese ortodosse hanno intrapreso in modo conciliare.

Un primato papale di potere:

1. Il papa agisce al di fuori della sua giurisdizione, non solo all'interno del Patriarcato romano, ma in tutta la Chiesa.

2. Il papa prende decisioni sovranamente e indipendentemente e/o contrariamente all'opinione delle Chiese locali.

3. I rimanenti vescovi sono tenuti ad accettare una decisione papale.

4. Una decisione papale non ha bisogno di approvazione; non può essere contestata o modificata.

Ditemi, per favore, cosa vi ricordano le azioni del patriarca ecumenico? Una prerogativa d'onore ortodossa o un primato papale di potere?

Inoltre, la pretesa del Patriarca ecumenico non ha precedenti nella Chiesa ortodossa.

Giudicare seri problemi nelle Chiese ortodosse locali e intervenire in qualsiasi questione al di fuori della sua giurisdizione in tutta la Chiesa ortodossa (universale) ecumenica, e non solo, ma "autosufficientemente, come un dovere" per risolvere "non solo questioni dogmatiche, o quelle relative alla santa Tradizione, o alle prescrizioni canoniche della chiesa, o problemi di natura generale riguardanti l'intero corpo della Chiesa, ma anche tutti i problemi locali importanti che riguardano l'una o l'altra Chiesa locale".

Questo ricorda il dettato di papa Gregorio VII (Dictatus Papae) del 1075. Il dettato del papa stabilisce l'obbligo di sottoporre al papa tutti gli affari più importanti ("cause maggiori") di ogni Chiesa!

E le associazioni continuano se ricordiamo le dichiarazioni del teorico della riforma gregoriana, il cardinale Umberto di Silva Candida (1053-1054) nei suoi scritti "Sulla santa Chiesa romana" (De sancta romana ecclesia), che afferma che la Chiesa romana è "la madre di tutte le Chiese" (mater omnium ecclesiarum), cardine, fonte e origine (cardo, fons et origo), vertice e fondamento (vertex et fundamentum).

Riveriti e amati padri, cerchiamo di capire dove si dirige la nostra ecclesiologia ortodossa...

Di conseguenza, la responsabilità sarà grande per tutti coloro che vi prendono parte o, grazie al loro silenzio, consentiranno di consolidare queste opinioni e pratiche nella Chiesa ortodossa. La possibile connivenza sarà pari alla complicità nei crimini commessi.

Vorrei credere che i primati delle Chiese ortodosse locali e i nostri vescovi, che hanno prestato giuramento di osservare i santi canoni e l'ordine della Chiesa e di preservare la purezza dell'ecclesiologia ortodossa, siano pienamente consapevoli della loro grande responsabilità verso Dio e il suo popolo.

5. La nuova "chiesa" dell'Ucraina: il primo anno

Di recente, il 6 gennaio 2020, [24] è passato un anno dalla concessione del tomos all'Ucraina. È del tutto naturale che la sua attività ecclesiale, dettata da alcuni centri di potere anticristiani, sia stata progettata per scopi non ecclesiastici, ma esclusivamente geopolitici, basata sulla violazione di un certo numero di santi canoni, cosa che porta rapidamente a deviazioni ecclesiologiche e non può portare buoni risultati per le nostre Chiese. Le leggi spirituali, come diceva san Paisios, devono entrare in azione! Ed ecco il risultato:

1. Il deterioramento della situazione ecclesiastica in Ucraina. Non solo la pace, l'armonia e l'unità non sono state raggiunte, al contrario, si verificano violenze, sequestri di chiese, sfondamenti con piedi di porco e motoseghe di porte di chiese consacrate a Dio, minacce, accuse contro chierici, tribunali, ecc.

Invero, miei cari fratelli e sorelle, come possiamo noi, come chierici e laici, essere calmi e indifferenti al dolore e alla sofferenza di migliaia di nostri fratelli ortodossi, membri della Chiesa ortodossa ucraina canonica che vivono nelle terre ucraine, che desiderano rimanere nella loro Chiesa madre, e per questo motivo subiscono tale persecuzione? Non sono membri del Corpo di Cristo? Non siamo tenuti a provare empatia per loro? Come è possibile per noi ortodossi greci stare dalla parte dei loro carnefici?

L'assenza dello Spirito di Dio e l'influenza degli spiriti maligni sono indicate dal fatto che la chiesa autocefala si è auto-divisa! Lo scisma ha creato scisma! Filaret, con diversi vescovi, si è separato dagli scismatici e ha iniziato a ordinare nuovi vescovi. Fino a oggi, ha già creato un suo Sinodo con otto "metropoliti"! Il suo figlio spirituale, il "primate" Epifanij, lo accusa e Filaret minaccia di rivelare prove incriminanti. Il Fanar, che restaurò Filaret e lo proclamò – ma guarda un po'aspettate – "patriarca onorario" – ora in posizione scomoda, accusa i russi di aver causato il litigio tra Filaret ed Epifanij! Risate tra le lacrime!

2. Tutte le situazioni guidate dal diavolo sono difficili da controllare; seminano confusione e divisione a livello inter-ortodosso, e questo è ciò che è accaduto con l'autocefalia ucraina.

In Africa, alcuni chierici di quattro metropolie locali hanno pubblicato un messaggio di disaccordo con la decisione del patriarca di Alessandria di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questo è un fenomeno senza precedenti per l'Africa. E c'è la minaccia che se i vescovi locali non prestano attenzione, perderanno tutto il clero, e quindi potrebbe esserci una fine molto tragica della loro missione...

A Cipro, uno scambio di commenti aspri tra l'arcivescovo e tre o quattro vescovi è finito in pasto alla stampa!

E guardate cosa sta succedendo in Grecia! Non vedete che l'autocefalia ucraina sta causando sempre più danni alla nostra Chiesa locale?

Leggiamo il messaggio dell'arcivescovo Anastasios d'Albania, che descrive la crisi, in cui, a causa del problema ucraino, è finito il corso della Chiesa greca "sotto la guida e il patrocinio dei dignitari" – per la verità, una grave accusa da parte dell'arcivescovo di Tirana! In particolare, scrive:

"È deplorevole che alla luce di un problema così importante, delle persone irresponsabili siano diventate più attive, insultando coloro che esprimono opinioni diverse e allo stesso tempo lusingando coloro che li sostengono.

"Apparentemente, tutto è ben pensato e pianificato. Alcuni usano i social network.

"Il loro principale portavoce è un sacerdote di una metropolia di Creta (sotto la guida e il patrocinio di alti funzionari), che, insieme a una certa "squadra d'assalto", si è assunto il compito di fare osservazioni minacciose e sarcastiche, di intimidire e a sua discrezione di "punire" con insulti, minacce, invenzioni inverosimili e persino scherzi osceni, tutti coloro che avanzano altre proposte per superare la crisi...

"Tutti coloro che partecipano all'attuazione di questo piano, direttamente o implicitamente, senza esitazione, etichettano le persone con caratteri etnofiletisti, come 'slavofili', 'russofili' e simili. C'è un'indubbia crisi di polemiche ecclesiali che mina il dialogo inter-ortodosso durante questo periodo critico per l'ortodossia".

L'arcivescovo d'Albania parla principalmente di sostenitori dell'autocefalia, che hanno formato una "squadra d'assalto ben definita" e insultano, ridicolizzano e calpestano nel fango tutti coloro che criticano le azioni del Fanar, "sotto la guida e il patrocinio dei dignitari"!

2. Personalmente, ero rattristato da quanto sia stata sminuita e resa indifferente la dignità del nostro episcopato quando il patriarca ecumenico ha preso la sua decisione. Sfortunatamente, nemmeno un singolo vescovo si è sentito oltraggiato da un insulto così diretto alla gerarchia della Chiesa ortodossa di Grecia.

3. Per essere onesti con i nostri padri spirituali, dobbiamo con grande rispetto, come veri figli, dire loro che, con poche eccezioni, ci hanno deluso, sia personalmente che collettivamente, come Concilio dei Vescovi.

Come può un cristiano non essere deluso vedendo come l'essenza stessa del sistema conciliare viene minata a causa del rifiuto di proporre un voto sull'approvazione dell'autocefalia? Perché hanno avuto così tanta paura di mettere ai voti la questione? Forse il fatto che non sarebbero stati in grado di risolvere la questione a modo loro, e quindi avrebbero dovuto risponderne a coloro a cui avevano promesso di risolvere il problema?

Ma nonostante un simile corso di eventi, non sono riusciti a farlo completamente: alcuni venerabili vescovi hanno sollevato obiezioni molto serie alla "decisione" del concilio, sottolineando la corsa inaccettabile a "portare avanti questa procedura", "l'ignoranza e completa impreparazione dei vescovi", così come il fatto che questo problema "non è ancora maturo per la discussione" e "la fretta perniciosa di prendere una decisione".

Inoltre, è stato sottolineato che ci sono stati difetti nella conclusione delle commissioni conciliari, che era della massima importanza in questa materia: è stata descritta come "superficiale e contenente inesattezze", e le conclusioni come "contraddittorie, incoerenti e mal concepite". E questo ben è lontano dal punto, come menzionato dal metropolita Germanios di Elide e Olena, quando ha informato il suo clero sul corso del Consiglio dei vescovi durante l'incontro diocesano.

4. Siamo rimasti delusi dalle discussioni conciliari, in quanto hanno proceduto senza obiezioni.

Non possiamo essere sconvolti, quando sentiamo quanto taccia quasi completamente il nostro episcopato sulle più importanti questioni canoniche, ecclesiologiche e teologiche sollevate in relazione all'autocefalia ucraina e allo stesso tempo parla di una "coraggiosa gerarchia" o si riferisce all'auto-coscienza nazionale con slogan etnofiletisti a buon mercato come "Non possiamo permettere ai russi di portarci via il nostro patriarcato"?

È tragico che i vescovi del Concilio episcopale greco (cioè, ufficialmente, del pulpito da dove deve nascere la teologia) stiano cercando di sostenere l'autocefalia ucraina, dicendo quanto sia cattiva Mosca, il che significa che "ha avuto ciò che si meritava" da Bartolomeo!

Non posso credere che questo sia possibile! Tale argomento mi ricorda una situazione nella mia famiglia circa 15 anni fa, quando i miei figli, allora molto giovani, litigavano. Quando ho rimproverato uno di loro, ha detto che l'altro aveva iniziato per primo, e ha trovato delle scuse: non sono colpevole, ha iniziato lui... E se questi trucchi infantili ci infastidiscono, si prova una reazione completamente diversa quando si sente lo stesso livello di argomentazioni dei vescovi al Concilio episcopale riguardo a questioni teologiche così significative.

Come letterale gregge di Cristo, amando e onorando i nostri pastori, ci aspettiamo e pretendiamo serietà da loro, affinché rimangano alla stessa altezza che si addice al loro alto titolo conferito loro dalla Grazia divina.

E non solo questo, ma molto altro ci delude e ci ricolma di amarezza...

il protopresbitero Anastasios Gotsopoulos

Vorrei soffermarmi più in dettaglio sulla dichiarazione del nostro metropolita fatta davanti al Concilio dei vescovi. Sua Eminenza ci ha detto:

"Se i russi fossero venuti al Concilio di Creta, il patriarca Bartolomeo non avrebbe dato l'autocefalia all'Ucraina".

Sfortunatamente, il nostro arcipastore ha assolutamente ragione. Questa affermazione è completamente e totalmente vera, quasi tragicamente! Se i russi fossero andati a Creta, lui [cioè il patriarca Bartolomeo] non avrebbe dato l'autocefalia all'Ucraina.

Ciò è stato promesso dal patriarca Bartolomeo stesso al patriarca di Mosca a Chambésy (Ginevra) durante il precedente raduno pre-conciliare pan-ortodosso dei primati (gennaio 2016), come riportato nelle lettere del patriarca di Serbia e dell'arcivescovo delle Terre ceche e della Slovacchia. [25]

Inoltre, un vescovo greco, che sostiene pienamente i diritti del Patriarcato ecumenico, mi ha descritto in dettaglio ciò che è accaduto a Chambésy nel gennaio 2016 all'incontro dei primati. Il patriarca di Mosca era fortemente contrario al Concilio pan-ortodosso ed era ovvio che l'incontro era a un vicolo cieco.

Durante la pausa, davanti a una tazza di caffè, il patriarca ecumenico dice al patriarca di Mosca alla presenza degli altri primati: "Se venite a Creta, non toccherò affatto l'Ucraina!"

Il patriarca di Mosca ha acconsentito a questo, e sono tornati amichevolmente nella sala conferenze e hanno annunciato la tenuta del Concilio pan-ortodosso a Creta!

Tuttavia, alla fine, il patriarca di Mosca non solo non è venuto a Creta a confermare lo status primaziale del patriarca di Costantinopoli, ma 6 mesi dopo, con il pretesto di celebrare il suo compleanno, ha organizzato una contro-riunione di primati, progettata come un concilio pan-ortodosso. La pazienza del Fanar ribolliva...

Ciò è stato ricordato dal nostro eminentissimo metropolita quando ha detto: "Se i russi fossero venuti al Concilio di Creta, il patriarca Bartolomeo non avrebbe dato l'autocefalia all'Ucraina".

Tuttavia, non ho scritto invano: "purtroppo". Perché "purtroppo"? Perché dimostra che il motivo per la concessione dell'autocefalia non era spirituale! Non c'era alcuna preoccupazione per il popolo ucraino; non c'era alcuna voglia di curare lo scisma. Non c'era dolore per lo scisma né alcun desiderio di riportare i fedeli nella comunione della Chiesa. C'erano solo schemi e obiettivi nel campo della politica ecclesiale. Se Mosca avesse confermato con la sua presenza a Creta lo status di "primo trono" di Costantinopoli, nessuno sarebbe stato coinvolto in qualche scisma in Ucraina. Oppure mi sbaglio?

5. Ho lasciato per ultimo il tema delle preoccupazioni e della confusione, causate dalle visite dei rappresentanti della nuova "chiesa" autocefala nel nostro paese. I "vescovi" della nuova chiesa hanno visitato il monastero dell'Annunciazione della beata Vergine Maria a Patmos, fondato da sant'Anfilochio (Makris), in occasione della festa patronale del monastero (nel giorno dell'Annunciazione). Di conseguenza, non una sola suora del monastero si è comunicata! Pensateci, miei cari: Il giorno dell'Annunciazione, la festa del monastero e le monache non partecipano alla santa comunione...

Non avete visto l'impudenza dei rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che sono venuti in pellegrinaggio in Grecia, presumibilmente a venerare i santuari della nostra Patria, anche prima che si fosse asciugato l'inchiostro sul documento del loro riconoscimento. In realtà, volevano solo fare delle foto e mostrarle al popolo ucraino, dicendo: "Ecco! Guardate, guardate! Tutta la Grecia riconosce noi, non Onufrij!" Tali sono loro, tale è il loro livello spirituale!

Fortunatamente, non hanno disonorato la nostra città e non hanno dissacrato l'altare della nostra chiesa di sant'Andrea il Primo Chiamato. Ciò non è accaduto grazie a due persone: in primo luogo, il nostro eminentissimo metropolita, che non ha dato loro il permesso di servire la liturgia, che era stata annunciata pubblicamente. Personalmente, desidero e prego che Dio gli invii forza spirituale, in modo che non soccomba ad altri attacchi simili da parte del diavolo e dei suoi servitori. Sono sicuro che aumenteranno di conseguenza le pressioni, non solo da parte degli scismatici dell'Ucraina, ma anche da parte dei loro sostenitori, politici e dignitari nella Chiesa.

La seconda persona dopo il metropolita che ha contribuito a garantire che la santa chiesa di sant'Andrea il Primo Chiamato non fosse dissacrata, è un semplice cristiano, Spyros Zorbalas. Devo dire pubblicamente che ci siamo incontrati per la prima volta con il signor Zorbalas uno o due giorni prima dell'arrivo degli scismatici e che gli ho espresso alcune delle mie preoccupazioni. Ammetto, tuttavia, che io mi sbagliavo e che il suo piano ha avuto successo, perché ha spaventato gli scismatici, che sono stati costretti a cambiare i loro piani e a non partecipare alla Divina Liturgia nella chiesa di sant'Andrea il Primo Chiamato! Ancora una volta vengono confermate le parole del santo profeta Mosè, che con l'aiuto di Dio, una persona e ancor più due, possono scacciare il nemico:

Come può un uomo solo inseguirne mille o due soli metterne in fuga diecimila? Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti, il Signore li ha consegnati? (Deut. 32:30)

Cari miei! Penso che verrà il momento in cui dovremo prendere decisioni, forse dolorose. Non ci saranno scuse per noi se vediamo come gli altari sono profanati dagli zoccoli dei muli (per "muli" intendiamo lo stato spirituale dei bestemmiatori. Ricordate la visione terrificante di sant'Antonio il Grande, a cui apparvero gli ariani sotto forma di muli che circondavano il santo altare del monastero, saltando su di esso e prendendolo a calcia. Secondo san Giovanni Crisostomo, gli eretici differiscono poco dagli scismatici, perché entrambi conducono anime dalla Chiesa all'eterna perdizione).

Quindi, se noi vediamo delle stupide bestie che entrano in chiesa, vi defecano e la profanano, non reagiamo davvero, restiamo indifferenti e diciamo: è un problema del sacrestano o del sacerdote? Non partecipiamo, mostrando indifferenza, alla profanazione dei luoghi santi della nostra fede?

Come fedele popolo di Dio, dobbiamo abbandonare la pigrizia spirituale e la disattenzione e, per quanto la forza e le capacità di ciascuno di noi lo consentano, assumerci la responsabilità assegnataci dall'ecclesiologia ortodossa, che è brevemente formulata nella famosa Enciclica dei patriarchi orientali (1848), scritta in risposta a papa Pio IX:

"Inoltre, né i patriarchi né i concili avrebbero potuto introdurre novità tra noi, perché il protettore della religione è il corpo stesso della Chiesa, i fedeli stessi, che desiderano che il loro culto religioso sia sempre invariato e dello stesso tipo di quello dei loro padri..." [26]

Note

[1] Tradotto dal russo "в школе имени И. Диакиди города Патры". Questo si riferisce alla Scuola del popolo Diakideios o Διακίδειος Σχολή Λαού, chiamata in onore di Ioannis Diakidis (Ιωάννης Διακίδης).

[2] V. Gv 17.

[3] Il professore greco Βλάσιος Φειδάς (ortografia russa: Власий Фидас ) nella traslitterazione dal greco può apparire in varie ortografie (per esempio: Vlasy Fidas, Blasios I. Pheidas, Phidas, Phithas ecc.).

[4] L'autonomia di cui gode la Chiesa ortodossa ucraina garantisce loro molte più libertà rispetto all'autocefalia concessa dal Fanar alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In realtà, "l'autonomia" della Chiesa ortodossa ucraina è praticamente un'autocefalia in tutti i modi pratici, tranne per il fatto che la Chiesa ortodossa ucraina commemora il patriarca di Mosca e riceve da lui il miro. Ai tempi dell'Impero Russo, il miro era di fatto fabbricato a Kiev. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" deve ricevere il miro da Costantinopoli e ricevere la benedizione di Costantinopoli per canonizzare i santi, a differenza della Chiesa ortodossa ucraina, che non richiede la pre-approvazione di Mosca per canonizzare.

[5] Questa frase viene dalla traduzione russa del greco dell'autore, in tutto questo articolo, con vari nomi, a seconda del contesto, tra cui consuetudine ecclesiale, consuetudine ecclesiastica, precedente ecclesiastico e precedente canonico. Per sua stessa natura, questa non è una legge chiaramente codificata e immobile, ma un modo naturale in cui una norma canonica o ecclesiastica è stabilita semplicemente da una tradizione di lunga data. Se qualcosa viene continuamente praticato nell'Ortodossia e non viola i canoni dogmatici, alla fine può essere fissato nella consuetudine della Chiesa locale o persino ecumenica semplicemente attraverso la sua esistenza continua e il consenso o altrimenti la non obiezione delle Chiese. Ciò è simile al concetto del precedente giuridico negli ordinamenti giuridici basati sul diritto comune (ndt).

[6] Il quinto papa siriano e l'ultimo papa nato fuori dall'Europa fino a Francesco.

[7] Shaheen, Matfey. "Analisi della processione della Croce in Ucraina: perché 300.000 ucraini hanno marciato per il battezzatore della Russia? " https://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=7683

[8] Orthodox Christianity. "Patriarch Bartholomew’s 1997 acceptance of anathematization of Philaret Denisenko". 25 ottobre 2018.

[9] Si veda sopra per la lettera in questione.

[10] Pedalion, "I venticinque canoni del Concilio regionale tenuto in Antiochia interpretati". Tradotto da D. Cummings. The Orthodox Christian Educational Society, 1957. P. 535. Disponibile online: http://s3.amazonaws.com/orthodox/The_Rudder.pdf

[11] Tradotto da Henry Percival. Da Nicene and Post-Nicene Fathers, Second Series, vol. 14. A cura di Philip Schaff e Henry Wace. (Buffalo, NY: Christian Literature Publishing Co., 1900) P. 594. Disponibile online: https://ccel.org/ccel/schaff/npnf214/npnf214/Page_594.html

[12] Pedalion, "I sessanta canoni del Concilio di Laodicea". Tradotto da D. Cummings. The Orthodox Christian Educational Society, 1957. P. 566. Disponibile online: http://s3.amazonaws.com/orthodox/The_Rudder.pdf

[13] Tradotto da Henry Percival. Da Nicene and Post-Nicene Fathers, Second Series, vol. 14. A cura di Philip Schaff e Henry Wace. (Buffalo, NY: Christian Literature Publishing Co., 1900.) P. 20. Disponibile online: https://www.ccel.org/ccel/schaff/npnf214/Page_20.html

[14] Chiamato anche Concilio di Costantinopoli (861) o Protodeutero.

[15] https://sites.google.com/site/canonsoc/home/-canons-of-the-particular-councils/constantinoplitanum-861

[16] Pedalion, p. 471

[17] Una Chiesa chiriarchica o chiriarchale si riferisce alla figura suprema d'autorità ecclesastica, un primate o una Chiesa madre, a cui è legato un individuo o un gruppo. Nel caso di una Chiesa che ottiene l'autocefalia canonica, il termine può riferirsi alla chiesa Madre che ha concesso l'autocefalia, senza più implicare un'autorità sulla Chiesa ora sorella (ndt).

[18] Dal russo самосвяты, che significa auto-ordinati, auto-consacrati, ma può anche sembrare auto-santificati.

[19] Si veda per maggiori informazioni http://orthochristian.com/120077.html e http://orthochristian.com/116116.html

[20] http://orthochristian.com/118195.html

[21] https://spzh.news/gr/news/67209-na-arkhijereskom-sobore-pcu-prisutstvoval-lgbt-aktivist%E2%80%93smi

[22] Ecco il video in inglese dell'Unione ucraina dei giornalisti ortodossi, disponibile anche in greco e in russo (ndt): https://www.youtube.com/watch?v=_roy3e4WDiQ&feature=youtu.be

[23] Si veda il Canone 3 del secondo Concilio ecumenico: "Il vescovo di Costantinopoli avrà la prerogativa dell'onore dopo il vescovo di Roma perché Costantinopoli è la Nuova Roma" (ndt).

[24] Dalla preparazione di questo documento.

[25] Molto probabilmente questo si riferisce al primate della Chiesa ceca e slovacca, che è eletto come arcivescovo di Praga o arcivescovo di Prešov; va detto però che questo primate è poi generalmente designato come metropolita, tuttavia in greco, la lingua originale di questo articolo, gli arcivescovi superano in grado i metropoliti (ndt).

[26] http://orthodoxinfo.com/ecumenism/encyc_1848.aspx

 
Metropolita Antonij di Surozh: omelia della Domenica delle Palme

Presentiamo nella sezione “Omiletica” dei documenti il testo russo (riportato dal portale Pravoslavie i mir) e la traduzione italiana (per la quale ringraziamo la nostra parrocchiana Alena) di una breve ma intensa predica del metropolita Antonij di Surozh, che ci aiuta a riflettere sul significato del donare la vita per amore del proprio prossimo.

 
Che cosa hanno in comune il metropolita Onufrij e Jeremiah Denton

l'ammiraglio Jeremiah Andrew Denton, Jr, l'uomo che ha usato il codice morse per scandire la parola "tortura" battendo le palpebre mentre era prigioniero di guerra a Hỏa Lò (soprannominato "Hanoi Hilton")

Il nostro lettore Joseph ha recentemente presentato un commento che diceva:

...Assolutamente nessun benvenuto è stato dato all'esercito russo dal metropolita Onufrij, e non ha nemmeno chiesto loro di venire a combattere contro "l'ideologia liberale occidentale". No, al contrario. Il metropolita Onufrij ha condannato l'invasione russa fin dal primo giorno.

Ha personalmente supplicato il presidente Vladimir Putin di fermare la guerra: "Difendendo la sovranità e l'integrità dell'Ucraina, facciamo appello al presidente della Russia e chiediamo di fermare immediatamente la guerra fratricida. I popoli ucraino e russo sono usciti dal fonte battesimale del Dnepr, e la guerra tra questi popoli è una ripetizione del peccato di Caino, che per invidia uccise il proprio fratello", ha detto il primate della Chiesa ortodossa ucraina.

https://spzh.news/en/news/86670-predstojately-upc-prizval-putina-prekratity-vojnu

* * *

Joseph ha attribuito anche altre parole al metropolita Onufrij: "...ciò a cui stiamo assistendo ora, almeno dal punto di vista del metropolita Onufrij, è una Russia empia. Secondo lui, è una Russia colpevole del peccato di Caino".

Beh, questo non è vero.

Quello che in realtà ha detto è stato questo: "Difendendo la sovranità e l'integrità dell'Ucraina, facciamo appello al Presidente della Russia e chiediamo di fermare immediatamente la guerra fratricida. I popoli ucraino e russo sono usciti dal fonte battesimale del Dnepr e la guerra tra questi popoli è una ripetizione del peccato di Caino, che per invidia uccise il proprio fratello. Invito tutti al buon senso, che ci insegna a risolvere i nostri problemi terreni nel dialogo reciproco e nella comprensione reciproca, e spero sinceramente che Dio ci perdoni i nostri peccati e che la pace di Dio regni nella nostra terra e in tutto il mondo!"

Analizziamo queste parole.

Se chiedi a qualcuno di "fermare la guerra fratricida", ciò non significa che la persona con cui stai parlando l'ha iniziata. I'hanno iniziata i nazisti, i nazionalisti, gli oligarchi, i politici, la Rada, il patriarca ecumenico, gli Stati Uniti e la NATO. Noi potremmo fermare la guerra se smettessimo di alimentarla, ma il nostro potere ci è stato tolto. Anche il popolo americano è un ostaggio in questa guerra.

Quando ha detto "la guerra tra questi popoli è una ripetizione del peccato di Caino", si riferisce sia all'Ucraina che alla Russia.

Quando fa appello a "tutti" si riferisce a TUTTI, non solo alla Russia.

In "ci perdoni i nostri peccati", ci e nostri sono messi apposta al plurale. Intende tutti noi.

Quando il metropolita Onufrij parla, ricordatevi il contesto. Certo, non ha dato il benvenuto ai soldati russi! Da prigioniero di guerra, è circondato dal nemico. Ma devo dirvelo, se l'è cavata magnificamente. Ha mostrato grazia personificata sotto pressione.

Per quanto riguarda la "sovranità e integrità dell'Ucraina", ha rafforzato la decisione del Concilio della Chiesa ortodossa ucraina di dichiarare "piena indipendenza e autonomia" per l'Ucraina perché la Chiesa ortodossa ucraina deve separarsi da tutto ciò che è russo solo per sopravvivere.

È anche vero che la Chiesa russa deve fingere dispiacere nel mantenere aperte tutte le opzioni fino a quando questa follia non sarà passata. Fino ad allora, sarebbe un errore prendere troppo sul serio ciò che dicono entrambe le parti. Suppongo che ogni eventualità sia stata discussa e che tutti stiano solo facendo il loro dovere fino a quando la situazione non cambierà.

La Chiesa russa ha dichiarato apertamente di ritenere che il governo ucraino e la "parte estremista degli ucraini" stiano facendo pressioni sulla Chiesa ucraina. Non ho dubbi che sia così. Proprio come Jeremiah Andrew Denton Jr., Il metropolita Onufrij sta dicendo quello che ha bisogno di dire per mantenere in vita la Chiesa ortodossa ucraina fatta prigioniera, mentre segnala "TORTURA".

E deve essere davvero una tortura stare in Ucraina in questo momento se fai parte della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Quando tutto sarà stato detto e fatto, la Chiesa farà ciò che è nel migliore interesse del popolo ucraino. Lo credo davvero. Anche il patriarca ecumenico non sarà in grado di fermarlo.

George e io, personalmente, preghiamo che la Chiesa russa continui ad affermarsi sulla situazione abbastanza a lungo da far uscire dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" quelli che ne hanno abbastanza di queste sciocchezze. Il clero che si pente può essere perdonato, ordinato o qualunque cosa sia necessaria per renderli canonici. Solo la Russia può dare loro tale legittimità perché i fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati originariamente deposti dalla Russia e, per quanto ne so, sono rimasti non ordinati.

La Chiesa avrà bisogno dell'aiuto della Russia per ricostruire, cosa che credo la Russia farà. Una volta che tutti saranno uniti sotto il metropolita Onufrij, penso che avrebbe assolutamente senso parlare di una Chiesa autocefala in Ucraina per proteggerli dai bracconieri in futuro.

Per favore, non trascurate il ruolo del patriarca ecumenico in tutto questo. La sua insistenza a ingerirsi nell'Ucraina, contro il parere di tutti i suoi confratelli vescovi, ha giocato un ruolo fondamentale nel mettere in moto questa guerra. L'Ucraina, la Russia e la Chiesa canonica ne hanno sofferto molto. Molte vite sono andate perdute e niente di tutto questo sarebbe accaduto senza il suo aiuto.

Sa che cosa ha fatto.

Ma come in quella vecchia pubblicità del Motel 6, se vuole pentirsi e tornare all'ovile, "Lasceremo le luci accese per lui".

* * *

A un certo punto, il mondo dovrà riconoscere che gli è stato mentito. La Russia non ha iniziato questa guerra.

Nel lontano 2014, George e io abbiamo iniziato a denunciare le bugie dell'Occidente sulla Russia. Più tardi, abbiamo riportato i soldi che il Congresso stava inviando in Ucraina per addestrare i loro militari e acquistare loro attrezzature.

Seriamente, tornate indietro e guardate.

Ho elencato i nostri primi post, ma ce ne sono stati molti, molti altri. Abbiamo potuto vedere dove tutto era diretto. Abbiamo anche detto che questa particolare guerra avrebbe avuto implicazioni a livello mondiale.

Qui non ci stiamo facendo pubblicità. Stiamo cercando di farvi capire che è stato l'Occidente a iniziare questa guerra, e che è l'Occidente che la sta alimentando. A nostre spese, aggiungerei. Vi siete mai svegliati un giorno dicendo a voi stessi: "Voglio spendere tutti i soldi che ho per una guerra in un paese che probabilmente non riesco a trovare su una mappa?"

Sono abbastanza sicura che nessuno di noi l'abbia fatto.

Di certo non ci siamo svegliati una mattina dicendo: "Spero che Bartolomeo entri nel territorio della Chiesa russa e provochi uno scisma". Solo perché nessuno pronuncia ad alta voce la parola "scisma", non significa che questo non sia successo.

Non c'è stata alcuna "invasione" russa. La Russia c'è stata spinta dentro. Il popolo americano c'è stato spinto dentro! Il Pentagono aveva in Ucraina più di 30 biolaboratori! C'erano rapporti credibili secondo cui avevano infettato uccelli con agenti patogeni genetici specifici che prendevano di mira gli slavi. Li hanno messi su droni e aerei e li hanno lanciati sulla Russia.

Poi c'è stato il Quarto Reich che apparentemente è uscito dal nulla per impossessarsi della Chiesa ortodossa. Questa non è una teoria del complotto. Il "patriarca" Filaret (un vergognoso ciarlatano e vescovo deposto) ha affermato che: "A causa dell'esistenza del Patriarcato di Kiev e di altre chiese cristiane di mentalità patriottica, oggi abbiamo uno stato indipendente. E se abbiamo una sola Chiesa ortodossa ucraina, la Russia non avrà alcun accesso all'Ucraina. E poi il nostro stato si stabilirà e si rafforzerà e sarà una fortezza di pace nell'Ucraina orientale".

https://orthochristian.com/116903.html

https://www.monomakhos.com/ukraine-who-won-who-lost/

https://www.monomakhos.com/a-false-flag-or-fog-of-war-over-ukraine/

https://www.monomakhos.com/whither-ukraine/

Niente di tutto questo è esattamente un messaggio in codice morse, ma se sbattete le palpebre alcune volte, l'immagine inizia a venire a fuoco, e potrebbe essere un'immagine diversa da quella che avreste mai immaginato.

 
"Cristiani ai leoni": chi e come fa della Chiesa un nemico in tempi di epidemia

durante la pandemia di coronavirus, molti hanno scelto di incolpare la Chiesa per tutti i problemi. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Nel contesto del coronavirus, la Chiesa, come in molti casi prima, è colpevolizzata per tutto. Perché accadono queste cose e come dovrebbero rispondere i credenti.

Durante la sua storia secolare, l'umanità ha avuto molti problemi - da guerre terribili e distruttive a epidemie mortali e disastri naturali che hanno distrutto quasi tutti i viventi. Solo negli ultimi 20 anni abbiamo visto molti incendi e inondazioni, assistito a diverse guerre con un enorme tributo di morti tra civili, rifugiati e migranti. E ora stiamo lottando con il coronavirus, le cui conseguenze sono ancora vaghe, così come il numero delle vittime.

Naturalmente, l'uomo cerca di trovare la causa dei suoi problemi in quasi tutti i casi, e di fornire loro una logica. La cosa curiosa è che molto spesso una persona incolpa un'altra persona o una comunità di persone per un incidente. Quasi tutti senza eccezioni possono diventare colpevoli: nazioni, religioni, altre confessioni, gente comune. La storia sa come siano stati incolpati ebrei, curdi, armeni, luterani, donne con segni particolari. Ma il colpo più pesante è stato spesso inflitto ai cristiani...

Colpevoli di tutti i problemi

Le ragioni dell'atteggiamento negativo del popolo verso i cristiani sono state magnificamente descritte da Vasilij Bolotov in "Lezioni sulla storia della Chiesa antica". Di seguito citiamo quelli principali.

1. Formalità della cosiddetta "fede popolare" e "pietà popolare": "Le persone comuni hanno conservato i resti della precedente fede, anzi l'hanno migliorata ed elevata, mentre prima era di poco diversa dalla superstizione. Le domande teoriche sull'esistenza di un Dio, o se le divinità onorate dallo stato meritino venerazione, si trovano al di fuori degli orizzonti della gente. Solo una cosa era chiara alla gente: c'era qualcosa che inviava il bene e il male, più spesso il male; perciò, questo qualcosa doveva essere placato con mezzi tradizionali – eseguendo certe cerimonie. A causa dell'emergere del cristianesimo, che ha impedito l'osservanza di queste cerimonie, è diventato chiaro alla gente comune che questo faceva arrabbiare gli dei, che punivano non solo i cristiani ma l'intero impero. Pertanto, il cristianesimo era un grande pericolo, con il quale era necessario combattere con 'metodi giusti e sbagliati'."

2. Vaghezza del cristianesimo verso gli altri, "fanatismo" dei cristiani : "Il fatto che i cristiani fossero pericolosi era senza dubbio vero per i cittadini comuni, in primo luogo perché erano accusati di ateismo, non in senso legale, ma in senso letterale, primitivo – nel senso che erano dei non credenti che non riconoscevano gli dei pagani. Questa accusa deriva dal fatto che i cristiani non veneravano gli dei e non avevano templi pagani".

3. Incomprensione del significato e dell'essenza dei sacramenti cristiani e in particolare del sacramento dell'eucaristia: "È stato riferito che i cristiani si nutrono di un qualche tipo di sangue, quindi macellano i bambini. Se parlano di pane, significa solo che cospargono i bambini con la farina per ucciderli in modo più audace". Pertanto, conclude Bolotov, "sospettati di tali crimini (mancanza di Dio, odio e dissolutezza, ndc), i cristiani erano agli occhi della gente comune odiosi verso gli dei e quindi colpevoli di tutti i disastri sociali. In Africa c'era persino un proverbio: "Se Dio fa piovere, dovremmo attaccare i cristiani per questo" o "se il Tevere si gonfia fino alle mura della città, i cristiani ai leoni". La domanda era: ci si poteva aspettare qualcosa di buono da una simile casta? Non dovrebbero essere soggetti allo sterminio?"

È per questo motivo che i cristiani sono stati accusati di aver dato fuoco a Roma (l'ha bruciata Nerone, ma ha lasciato che i cittadini facessero a pezzi i cristiani), siccità, carestie, terremoti, inondazioni e altre calamità naturali.

Più tardi, quando il cristianesimo ha acquisito lo status di religione di stato, alcuni cristiani hanno incolpato gli altri per i loro problemi. Per esempio, nel VII-VIII secolo, dopo una serie di schiaccianti sconfitte militari dell'Impero bizantino da parte dei conquistatori arabi, il sovrano Leone III considerò "che il punto cruciale di tutti i problemi era la crescente venerazione delle icone, che potevano essere identificate con l'idolatria nelle sue manifestazioni esteriori".

Una situazione simile si ripeté nell'811 dopo la catastrofica sconfitta dell'esercito bizantino da parte dei bulgari, in cui i veneratori delle icone furono nuovamente accusati.

4. Infine, il quarto motivo per cui i cristiani (e non solo loro) hanno sofferto molto spesso è la cosiddetta "valvola di sicurezza": "A per unire la società volte viene creata una specifica immagine del nemico, sulla quale è focalizzata l'attenzione di tutti i membri della società per fungere da valvola di sicurezza, dirigendo il malcontento e l'aggressività delle masse verso un nemico esterno".

Il coronavirus e la lotta contro la Chiesa

Sfortunatamente, oggi, sulla scia dell'epidemia di coronavirus in Ucraina, possiamo osservare i primi indizi che i nemici della Chiesa possono accusare i cristiani ortodossi di diffondere la malattia. Inoltre, abbiamo tutti i motivi indicati sopra da Bolotov.

La "pietà popolare" vede la Chiesa solo come una struttura chiamata a soddisfare i "bisogni religiosi". Una persona che viene in chiesa per far "benedire" un dolce pasquale a Pasqua, per immergersi in un buco nel ghiaccio alla Teofania e per cantare canzoni natalizie a Natale, non ha bisogno della Chiesa o di Dio. Deve assicurarsi che nella sua "vita spirituale" tutto sia buono e giusto.

In questa prospettiva, vede i cristiani ortodossi che onorano la Chiesa di Cristo e credono sinceramente in Dio come fanatici che non vogliono scendere a compromessi con le "esigenze del tempo". La fede per una persona così "pia" è necessariamente "cieca", mentre i cristiani stessi sono "oscurantisti ignoranti". Il sacramento dell'eucaristia, in cui una persona del genere non ha mai creduto, ora gli appare come una fonte di infezione, un mezzo per diffondere la malattia.

Quando è spinta alla disperazione e alla paura, di solito a una persona viene indicato esattamente dove cercare la "radice di tutti i mali", cioè nella Chiesa. Ebbene, se è necessario lasciar uscire il vapore, anche la Chiesa può essere usata come "valvola di sicurezza". Direte che stiamo esagerando? Niente affatto.

Prestate attenzione alla quantità di notizie ucraine collegate dalla catena "coronavirus – locali di culto – Chiesa".

Per esempio, la pubblicazione Gordon scrive che un sacerdote della Chiesa greco-cattolica ucraina, che ora è malato di coronavirus, era entrato in contatto con 500 persone: "È stato ricoverato in ospedale il 19 marzo e ora si trova nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale cittadino di Ternopol'. La polizia ha calcolato che per un periodo di una settimana ha avuto contatti con quasi 500 persone. Ha svolto funzioni religiose, un rito funebre, e ora stiamo cercando queste persone potenzialmente infette", ha detto Anton Gerashchenko, vice ministro degli Interni.

La Pravda ucraina e altre fonti sottolineano costantemente che una pensionata di Zhitomir, morta a causa del coronavirus, aveva visitato la chiesa.

Anche se vera, questa notizia riguarda la Chiesa greco-cattolica ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma, come sapete, solo la Chiesa ortodossa ucraina è un "capro espiatorio" per le autorità ucraine, quindi gradualmente il "panico da coronavirus" ha preso di mira la nostra Chiesa. La pubblicazione "Riva sinistra" e poi la maggior parte dei media ucraini hanno scritto che "quattro moldave che hanno visitato la Lavra di Pochaev hanno contratto il Covid-19".

Ecco l'intestazione di RBC-Ukraina : "Coronavirus in Ucraina: la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca è stata invitata a ignorare la quarantena".

Il medico e popolare blogger Evgenij Komarovskij accusa il metropolita Varsonofij di Vinnitsa di aver organizzato una processione religiosa "anti-coronavirus" l'8 marzo, nonostante in quel momento non vi fosse alcuna emergenza o quarantena in Ucraina e la processione non fosse distanziata come misura anti-coronavirus. In effetti, la notizia è stata riportata da vladyka nel suo discorso personale a Komarovskij.

L'outlet media "Depo", lodando la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina per le loro misure contro l'epidemia e accusando la Chiesa ortodossa ucraina di non conformità con gli standard della quarantena, scrive, "L'unica figura ecclesiastica che è entrata in risonanza con le dichiarazioni dei sacerdoti di Mosca è l'ex primate dell'Ortodossia ucraina Filaret, che ora è in un scisma volontario. Su uno dei canali televisivi, ha affermato che la pandemia di coronavirus è sorta e si sta diffondendo attraverso il matrimonio omosessuale. Secondo Filaret, la pandemia di coronavirus sulla terra ha lo scopo di purificare il pianeta, "allo stesso modo Dio ha bruciato Sodoma e Gomorra". Secondo la pubblicazione, "i leader dell'amministrazione spirituale dei musulmani ucraini (i principali santuari musulmani alla Mecca e a Medina sono stati chiusi per la prima volta nella storia a causa del virus), le comunità ebraiche di Kiev e del Dnepr e le chiese protestanti hanno invitato a osservare le misure di quarantena e pregare a casa. E solo la Chiesa di Mosca ha una sua posizione. Ed è sbagliata, perché lo sviluppo dell'epidemia ha mostrato che tutti sono uguali di fronte ad essa – presidenti, politici e chierici".

I politici continuano a gettare benzina sulle fiamme. I deputati del Consiglio regionale di Ternopol' chiedono che le autorità ucraine, a causa della minaccia del coronavirus, interrompano il culto alla Lavra di Pochaev e dichiarino uno stato di emergenza, sebbene non vi sia un solo paziente nella Lavra, mentre le donne moldave sopra menzionate avrebbero potuto infettarsi in qualsiasi altro posto nel nostro paese. Se seguiamo la logica dei deputati, sarebbe meglio chiudere la Verkhovna Rada e dichiarare lì lo stato di emergenza.

In una parola, non è difficile notare che la pressione sulla Chiesa ortodossa ucraina viene intensificata in modo artificiale e intenzionale. "L'immagine del nemico" è stata assegnata alla Chiesa canonica molto tempo fa, e l'epidemia di coronavirus è solo una scusa per rendere quest'immagine ancor più spaventosa.

La Chiesa e la sua lotta contro il coronavirus

I nemici della Chiesa cercano di chiudere un occhio sulle misure prese dall'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina per prevenire la diffusione della malattia.

Prima di tutto, la Chiesa ortodossa ucraina ha offerto ferventi preghiere contro la diffusione dell'epidemia, perché la preghiera è la nostra arma chiave.

Ma sono state anche intraprese altre azioni.

  • Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha invitato il clero a ridurre il numero di credenti in chiesa a dieci persone e, se ciò non è possibile, a celebrare all'aperto.
  • È stata introdotta la disinfezione obbligatoria di santuari, icone, croci, spazi interni alle chiese.
  • L'eparchia di Vinnitsa ha nominato dei responsabili per il calcolo del numero di parrocchiani ai servizi divini, mentre la metropolia di Kiev e i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina verificano l'osservanza della quarantena nelle chiese.
  • Il clero della Chiesa ortodossa ucraina concorda con la polizia nazionale e il centro di coordinamento di Kiev azioni congiunte per prevenire la diffusione del virus.
  • A Zaporozh'e, a Odessa, a Khmelnitskij e in altre diocesi, i credenti cuciono mascherine, producono antisettici, raccolgono fondi per combattere il coronavirus (come nella diocesi di Ivano-Frankovsk) e forniscono alle regioni ucraine test del coronavirus.
  • La Chiesa ortodossa ucraina ha annunciato una raccolta fondi per aiutare i medici; i monasteri della Chiesa ortodossa ucraina sono pronti a fornire alloggio per i pazienti, mentre sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha consegnato personalmente attrezzature mediche a Chernovtsy.

E tutto ciò è solo una piccola parte di ciò che la Chiesa ha fatto e che fa nel contesto della lorra contro l'epidemia. Qualcuno fa di più della Chiesa ortodossa ucraina, tranne lo stato, ovviamente? Ma i nemici della Chiesa ortodossa ucraina hanno appena chiuso gli occhi su tutti questi numerosi atti di beneficenza.

Cosa dovrebbero fare i figli della nostra Chiesa in questa situazione?

In primo luogo, "Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano" (2 Cor 11:12). Bene, non devi in ​​qualche modo sfoggiare la tua fede. È vero, la maggior parte di noi teme Dio più del coronavirus. E questo è ciò che dovrebbe essere. Ma da non accentuare quando non c'è una buona ragione. Inoltre, può accadere che si possa essere colpiti dalla malattia per vanità e orgoglio.

Un caso pertinente può essere trovato nella vita dei Padri. Un anziano e il suo discepolo stavano scappando da un serpente. Il discepolo chiese all'anziano perché aveva scelto di fuggire da esso se il Vangelo dice che i cristiani avrebbero preso in mano i serpenti. L'anziano rispose: "Non sono fuggito dal serpente ma dalla mia vanità". Quindi, fuggiamo dalla vanità e non ci vantiamo affatto della nostra fede.

In secondo luogo, è necessario osservare le norme di quarantena prescritte dallo stato e non contraddire i principi fondamentali della nostra fede. Questo vale per il numero massimo di persone in chiesa (10), le distanze e i disinfettanti.

In terzo luogo, non si dovrebbe condannare coloro che hanno paura, giudicare coloro che non possono superare la loro paura di venire in chiesa o davanti alla chiesa per la preghiera. Non giudichiamoli, perché non solo li perderemo come credenti della nostra Chiesa, ma rovineremo anche noi stessi.

Infine, ricordiamo sempre che la fonte di tutte le benedizioni per un essere umano è il Signore. Tutto ciò che ci accade, accade secondo la bontà della sua Provvidenza e allo scopo di salvare la nostra anima immortale. Senza la volontà di Dio, non cadranno neanche i capelli dalle nostre teste. Se lo teniamo presente, non solo saremo in grado di sconfiggere il coronavirus, ma anche di superare il nostro più grande nemico: i nostri peccati.

 
Arciprete Andrew Phillips: analisi di tre miti

Padre Andrew Phillips ci aiuta a smontare tre miti che caratterizzano la risposta (sbagliata) dell’Occidente agli avvenimenti attuali del mondo russo:

1 – il mito della superiorità dell’Occidente sull’Oriente;

2 – il mito della differenza dell’Ortodossia greca da quella russa;

3 – il mito della sovranità storica dell’Ucraina.

Presentiamo il testo di padre Andrew nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Una canzone sull'assassinio di un "moskal" cantata nella chiesa del refettorio della Lavra

nella chiesa del refettorio della Lavra si è tenuto un concerto sull'omicidio di un moscovita. Foto: screenshot del video sulla pagina Facebook di Viktoria Kokhanovska

Nella chiesa dei santi Antonio e Teodosio alla Lavra, da dove è stata espulsa la Chiesa ortodossa ucraina, le autorità hanno tenuto un concerto durante il quale è stata eseguita una canzone sull'omicidio di un "moskal".

Il 23 gennaio 2023, nella chiesa del refettorio della Lavra delle Grotte di Kiev, in onore del Giorno dell'Unificazione, si è tenuto il concerto "Lo spirito della libertà" della band "Khorea Kozatska". Durante il concerto, in particolare, è stata eseguita una canzone sull'assassinio di un moscovita e sulla distruzione di Mosca, che "Gesù benedice". Un frammento della canzone è stato pubblicato sulla sua pagina Facebook dall'avvocato Viktoria Kokhanovska.

Nei commenti, le persone scrivono di essere scioccate dall'evento.

"Dio, cosa sta succedendo?! Non hanno un posto dove tenere concerti!? Profanazione di un luogo santo!!! Guardate i musulmani, non oserebbro mai fare una cosa del genere in una moschea!!! E noi? Questo è troppo!!! Un luogo santo, dove dovrebbero pregare Dio..." scrive Natasha Hudz.

"Che cos'è? È per questo che si impadroniscono dei nostri luoghi santi? Non solo li profanano, ma fanno anche concerti invece di preghiere?", scrive Karolina Veluschak.

"Dio, abbi misericordia. Avevano bisogno della Lavra per fare concerti... Non per pregare Dio. Non per lodare i santi. Ma per andare ai concerti”, scrive Anna Pavjiuk.

"E come dovrebbero i nostri soldati sconfiggere i nemici, se si fanno cose del genere nele nostre chiese!?!?!", chiede Ljudmila Dydar.

"Orrore. Presa in giro, ecco per cosa hanno bisogno di chiese: per deridere i luoghi santi", scrive Ludmila Mila.

Facebook ha successivamente cancellato il post di Kokhanovska, che aveva 58.000 visualizzazioni, ma lei ha ripubblicato il video.

"Facebook... blocca in modo massiccio il video della blasfemia nella Lavra delle Grotte di Kiev, commesso da pseudo-patrioti il 22 gennaio 2023 con il permesso del Ministero della CULTURA dell'Ucraina", ha scritto Kokhanovska.

Come ha scritto in precedenza l'Unione dei giornalisti ortodossi, la Chiesa ortodossa ucraina ha dichiarato che il "servizio" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nella Lavra delle Grotte di Kiev è una vergogna per l'Ucraina.

 
L'arcivescovo Elpidophoros ribadisce pubblicamente la sua posizione sulla comunione aperta per i coniugi non ortodossi

foto: livemedia.com

In una riunione virtuale che si è tenuta sabato 11 aprile, l'arcivescovo Elpidophoros dell'arcidiocesi greco-ortodossa d'America del Patriarcato di Costantinopoli ha ribadito pubblicamente la sua convinzione che i coniugi non ortodossi sposati nella Chiesa ortodossa dovrebbero poter ricevere la santa comunione nella Chiesa ortodossa.

"Personalmente", ha detto, "offrirei... il sacramento della santa eucaristia ai coniugi non ortodossi.

Durante l'incontro, l'arcivescovo ha confermato il precedente rapporto di OrthoChristian che aveva riportato la sua opinione alla conferenza Leadership 100 in Florida a febbraio.

La riunione virtuale di ieri è iniziata con una parola dall'arcivescovo Elpidophoros concentrata in gran parte sull'attuale pandemia di coronavirus. La questione della comunione ai coniugi non ortodossi è emersa durante la sessione di domande e risposte, come era accaduto durante l'incontro Leadership 100.

La moderatrice, Demetria Kalodimos, ha trasmesso all'arcivescovo la domanda: "Mi piacerebbe sapere quando i sacerdoti riceveranno direttive per consentire la comunione al coniuge non ortodosso sposato nella Chiesa ortodossa. Può spiegarlo?"

L'arcivescovo ha risposto raccontando cosa è successo alla conferenza Leadership 100, di cui OrthoChristian aveva riferito:

Queste decisioni in generale sono prese dal Patriarcato ecumenico, dal capo della nostra Chiesa.

Comprendo che si sta riferendo a una domanda a cui ho risposto durante un webinar, un incontro che abbiamo avuto lo scorso febbraio, all'incontro Leadership 100 in Florida, in cui qualcuno mi ha chiesto quale fosse la mia opinione su questo problema. E lì ho detto, mi sono chiesto: "Come posso offrire il sacramento del matrimonio a un cristiano che non è un membro della mia Chiesa?" Lei sa che facciamo questo con i matrimoni misti. Accettiamo al sacramento del matrimonio fedeli non ortodossi di altre chiese. Si sposano nella Chiesa ortodossa e poi si separano quando devono partecipare alla Liturgia e all'eucaristia.

Quindi, può immaginarsi due persone sposate e benedette nella Chiesa ortodossa e ricordare le preghiere che diciamo nella Chiesa, che queste due persone ora diventano uno, e diventano uno con la benedizione della Chiesa ortodossa. E dopo essere diventati uno, li forziamo a separarsi quando arriva l'eucaristia. E mi sono interrogato in pubblico davanti a tutti i membri di Leadership 100, dicendo: "Come possiamo farlo?" E ho detto che personalmente non sono d'accordo; personalmente offrirei l'altro sacramento – il sacramento della santa eucaristia – a quelle coppie che sono sposate e che hanno ricevuto il sacramento del matrimonio nella Chiesa ortodossa e in questo modo salvo tutta la famiglia, perché altrimenti perdo i figli e perdo tutta la famiglia.

E le ricordo che i matrimoni misti nella nostra arcidiocesi negli Stati Uniti sono oltre il 65%. Oltre il 65%. Quindi, se non includiamo queste famiglie nella nostra arcidiocesi, ogni anno, ogni anno perderemo il 65% dei nostri membri, delle nostre famiglie. Chi se lo può permettere? Un pastore può prendersi quella responsabilità e perdere la nostra gente solo per questo?

La domanda inizia al minuto 34:04 di questo video.

 
Come dovremmo passare la Settimana Santa?

Presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti i consigli dati al portale Pravmir da quattro sacerdoti russi della regione di Mosca su come passare la Settimana Santa, che è alle porte. 

 
Il metropolita Mark della Germania sulla persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina: Hitler non è arrivato a tanto

il metropolita Mark (Arndt) di Germania e Berlino. Foto: Pravoslavie.ru

Il metropolita della ROCOR è sicuro che la privazione della cittadinanza di vescovi della Chiesa ortodossa ucraina e l'avvio di procedimenti penali contro di loro a Natale non sia una coincidenza, ma una forma di persecuzione.

Il metropolita della ROCOR Mark (Arndt) di Germania e Berlino, nato nel 1941 nella Germania nazista, crede che le autorità ucraine trattino la Chiesa peggio di quanto abbia fatto Hitler ai suoi tempi. Il metropolita lo ha affermato in un'intervista a Pravoslavie.ru.

Alla domanda se sia possibile tracciare parallelismi tra la persecuzione dei cristiani sotto Hitler e l'attuale situazione in Ucraina, ha detto: "Purtroppo è impossibile. Hitler non è arrivato a tanto, quanto hanno fatto le autorità ucraine. Ha cercato di creare una 'chiesa' che dipendesse da lui e dal suo governo o che fosse sotto il loro controllo assoluto, ma non ci è riuscito particolarmente bene. Anche i protestanti e i cattolici che sono vissuti sotto il regime hitleriano non sono stati perseguitati in un modo o nell'altro".

Il metropolita della ROCOR è sicuro che le perquisizioni, la privazione della cittadinanza ucraina di chierici della Chiesa ortodossa ucraina e l'avvio di procedimenti penali contro di loro durante le grandi festività ortodosse siano una "forma raffinata di persecuzione".

"Certo, non si tratta solo di una coincidenza. Come ho già detto, neanche Hitler ha pensato cose come queste", ha sottolineato il metropolita.

Secondo vladyka, privare la Chiesa ortodossa ucraina del diritto di servire nelle chiese dell'Assunzione e del Refettorio della Lavra delle Grotte di Kiev e concedere tale diritto a un'altra denominazione è "un chiaro segno di persecuzione della Chiesa".

"L'assurdità della situazione sta nel fatto che, dopo la caduta del potere sovietico, questi luoghi storici e religiosi, che erano sempre appartenuti alla Chiesa, sono stati ulteriormente lasciat, in spirito sovietico, sotto il controllo delle autorità secolari. Non sono stati restituiti alla Chiesa, anche se la Chiesa li ha restaurati da sola – nella speranza che prima o poi tutta questa proprietà le sarebbe stata trasferita, come è avvenuto in altri paesi. Ma in Ucraina non è successo niente del genere", ha detto il metropolita.

Secondo lui, "qualcosa di simile è accaduto in Montenegro l'anno prima e la gente è scesa sulle barricate".

"Non esiste un movimento del genere in Ucraina, la popolazione è completamente intimidita. Pertanto, le autorità possono, a loro discrezione, estendere o risolvere il contratto di locazione per le proprietà ecclesiastiche", ha detto vladyka.

Ha paragonato la persecuzione della Chiesa nell'Ucraina moderna alla persecuzione dei cristiani nei primi secoli della nostra era.

"Tutti questi sforzi mirano a dichiarare inesistente la Chiesa ortodossa ucraina o a vietarne le attività in tutta l'Ucraina. È già stata messa al bando in alcune regioni e ora è perseguitata in tutto il paese", ha detto l'arcipastore.

Ha anche messo in guardia i credenti dal trasferirsi nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in caso di messa al bando della Chiesa canonica: "Penso che sarebbe sbagliato. Per coloro che lo fanno, un tale passo causerà danni spirituali, perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è un'organizzazione ecclesiastica: è stata creata dalle autorità secolari ucraine, dallo stato, e non ha una vera comunione ecclesiale. Ciò si manifesta anche nel fatto che non hanno affatto monaci. Diciamo che il monastero di san Michele a Kiev, che è in loro possesso, è vuoto".

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il precedente metropolita Mark ha affermato che le perquisizioni intensificate negli appartamenti di vescovi, sacerdoti e credenti, nei monasteri e nei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono un metodo di intimidazione e "l'Ucraina è molto lontana dall'essere uno stato democratico".

 
Славянск: Православный священник благословляет защитников города на борьбу против сил зла
 
 
(транскрипция - видео YouTube закрыл "за нарушение авторских прав")
 
...чтоб ни в коем разе и капли крови не пролилось!
- Да, да!
Но я думаю, Господь услышал все наши молитвы. Я думаю, никаких там не будет... ни гонин... Всё во власти Божьей. А воля Бога благая, добрая. Я думаю, всё будет хорошо. Так что молитесь. Не просто скандировать надо молитву. Прежде всего молитва... и наше единение. Церковь никогда в стороне не стояла и не будет стоять.
- Спаси Господи.
Я на происходящее смотрю, что сплоченость такая. Дай Бог, чтобы мы были в единой молитве. И к Богу стремились. И Александр Невский, через которого дал свободу, всегда к единению призывал. Бог единит, а нечистая сила разъединяет. А Богу угодно наше единение и наша любовь друг к другу. 
Хочу еще раз вас поздравить с праздником. Я уже видите на эту барикату своими ногами залез....
И Божье благословение вам. 
- Спасибо!
Читаете акафисты, Александру Невскому, Божьей Матери молитеся. Молитесь Богу. И Господь всё устроит по Его великой милости. Мы будем с вами, не бойтесь. Если кто-то будет и не дружелюбно настроен, я думаю умериться с нашим присутствием. Я думаю, всё будет хорошо. 
- Спасибо!
- Донбассу слава!
 
La Chiesa ucraina cresce anche sotto le persecuzioni perché i fedeli cercano Dio, non la politica

Nonostante la manipolazione dell'opinione pubblica da parte dei media e della precedente amministrazione presidenziale, la Chiesa ortodossa ucraina canonica continua a crescere ed espandersi perché i fedeli vanno in chiesa alla ricerca di Dio, non di idee politiche, come ha recentemente dichiarato alla televisione ucraina sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol' e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

"In effetti, nonostante la pressione e la manipolazione della coscienza pubblica, la Chiesa ortodossa ucraina non si sta riducendo, anche considerando il sequestro delle nostre chiese e le ri-registrazioni; ogni anno cresciamo", ha spiegato il metropolita Antonij tramite il Centro informazioni della Chiesa ortodossa ucraina.

Alla fine dello scorso anno, è stato riferito che la Chiesa canonica ucraina sotto sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina era cresciuta di circa 250 parrocchie e più di 100 monaci nel 2019.

"Questo significa che i fedeli comprendono perché vanno in chiesa. Non vanno in un ente politico; i fedeli cercano Dio e lo trovano nelle chiese vere, le chiese della Chiesa canonica. Questa apertura del popolo ucraino a Dio si traduce così attraverso l'apertura di nuove parrocchie", dice il metropolita Antonij.

Sotto Poroshenko, c'era l'ordine di non registrare nuove parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina UOC, anche se questa situazione ha iniziato gradualmente a essere rettificate sotto il presidente Zelenskij. Tuttavia, anche sotto la precedente amministrazione, la Chiesa canonica cresceva ogni anno sia in numero di parrocchie che in numero di parrocchiani, ha osservato il metropolita Antonij.

"Se i fedeli non sono alla ricerca di un'idea politica, ma di Dio, arrivano in una vera chiesa dove Dio è presente", ha aggiunto.

Tuttavia, un certo numero di media e stazioni televisive continua a diffondere informazioni false e fuorvianti sulla canonica Chiesa ucraina. Anche se la Chiesa ortodossa ucraina è la più grande chiesa in Ucraina, le stazioni finanziate dai contribuenti si sono rifiutate di trasmettere le sue funzioni pasquali, ha osservato il cancelliere.

Tuttavia, sotto Zelenskij, non ci sono operazioni pianificate e sistematiche contro la Chiesa ortodossa ucraina, ha detto il metropolita Antonij, sebbene l'apparato e l'eredità di Poroshenko siano tenaci e molte persone stiano ancora tentando di distruggere la Chiesa.

"Le persone credono a ciò che vedono in TV. In precedenza, credevano a ciò che era scritto nei libri, ma ora credono a ciò che viene detto dagli schermi TV. Le persone che non sono profondamente radicate nella Chiesa valutano la vita attraverso il prisma di ciò che viene loro detto", ha lamentato sua Eminenza.

 
Il metropolita Antonij parla all'ONU delle persecuzioni della Chiesa ucraina

foto: mospat.ru

Il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca si è rivolto ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lanciando un allarme per la persecuzione in corso nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina canonica.

Sua Eminenza il metropolita Antonij di Volokolamsk si è rivolto a distanza al Consiglio in una sessione iniziata dal rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasilij Nebenzja.

Ricordiamo che il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina ha rilasciato lunedì una dichiarazione in risposta all'appello di Nebenzja, sottolineando che "non abbiamo autorizzato nessuno della Chiesa ortodossa russa a parlare a nostro nome alle Nazioni Unite" e "chiediamo alle autorità russe di non parlare a nome della nostra Chiesa".

Aprendo il suo discorso, il metropolita Antonij ha affermato che la Chiesa ortodossa russa è preoccupata per la protezione dei diritti dei cristiani in tutto il mondo ed è "estremamente preoccupata per le palesi violazioni dei diritti universali e costituzionali dei credenti ortodossi in Ucraina".

Il cristianesimo ortodosso potrebbe essere il fondamento comune per ristabilire la pace tra Russia e Ucraina, ma questo dialogo viene minato dai tentativi di distruggere la Chiesa ortodossa ucraina, si è lamentato il metropolita Antonij.

foto: mospat.ru

Il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca ha indicato il decreto del mese scorso del Consiglio di sicurezza e difesa dell'Ucraina e del presidente Zelenskij che mira a vietare la Chiesa canonica ucraina e che ha avviato attività di controspionaggio contro la Chiesa. Ciò ha portato anche alla privazione della Chiesa dell'uso della parte superiore della Lavra delle Grotte di Kiev e all'imposizione di sanzioni a chierici della Chiesa ortodossa ucraina.

E al di là delle sanzioni, 13 vescovi sono stati effettivamente privati della cittadinanza ucraina, "cosa che rischia di essere utilizzata come base per la loro espulsione forzata dal paese", ha detto il metropolita.

Tali punizioni sono rivolte solo a chierici della Chiesa ortodossa ucraina e sono imposte senza alcuna legittima procedura giudiziaria, ha sottolineato sua Eminenza.

Queste azioni dello stato violano chiaramente la costituzione ucraina e il diritto internazionale, ha osservato.

Da ottobre, il servizio di sicurezza ucraino ha effettuato perquisizioni nelle proprietà della Chiesa, ha ricordato il metropolita Antonij, e durante queste persecuzioni i chierici sono stati umiliati e calunniati, e si sono aperti contro di loro procedimenti penali per motivi assurdi: tutto questo ricorda l'Unione Sovietica, ha detto il metropolita Antonij.

Il metropolita russo ha anche fatto riferimento alla storia della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica e ai tentativi di costringere la Chiesa canonica e i credenti a unirsi ad essa.

129 chiese canoniche sono state sequestrate con la forza da scismatici e nazionalisti solo nel 2022, ha affermato.

Ha anche informato il Consiglio di sicurezza dei continui tentativi legislativi di rinominare con la forza la Chiesa ortodossa ucraina, di privarla della sua proprietà e dei suoi diritti e di vietarla completamente.

Questi tentativi legislativi sono supportati da una diffusa campagna mediatica diffamatoria, ha aggiunto il metropolita Antonij, il che porta a ulteriore violenza contro i membri della Chiesa.

In conclusione, il metropolita Antonij ha invitato il Consiglio di sicurezza a "prestare attenzione alle azioni illegali delle autorità statali ucraine contro la più grande denominazione del paese".

Anche un alto funzionario delle Nazioni Unite ha espresso serie preoccupazioni per le violazioni della libertà religiosa in Ucraina.

 
Campanili eretti a Mosca nella Settimana Luminosa su siti di chiese demolite nel XX secolo
A Mosca si tengono ormai da anni festività pasquali di piazza, che durano dalla notte di Pasqua a tutta la Settimana Luminosa.
Queste celebrazioni pubbliche includono la proiezione di film su maxischermi, lezioni su come decorare le uova e come preparare i cestini pasquali, distribuzioni di cibo ai veterani e alle famiglie povere, e piccoli campanili nei quali si insegna ai moscoviti a suonare le campane.
La novità di quest'anno riguarda proprio questi campanili mobili, che sono parte di un programma per perpetuare la memoria dei luoghi santi perduti. Su sette siti dove chiese e monasteri sono stati demoliti durante il periodo sovietico, saranno installati campanili mobili, con stand di informazioni sulle chiese scomparse dalle mappe di Mosca nel XX secolo.
 
I copti devono cercare un’unione ecumenica con la Chiesa ortodossa russa prima di ogni altra Chiesa

Vi sono ragioni religiose, sociali e politiche per le quali dovremmo cercare l'unità con le altre Chiese fintanto che tale movimento ecumenico non comprometta la teologia o gli insegnamenti della Chiesa copta ortodossa. A livello religioso, la spinta per l'unione è guidata dalla Bibbia: Gesù nella sua preghiera al Padre ha pregato per l'unità di tutti i cristiani: "Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me". [1] E san Paolo ci esorta ad essere uniti: "Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti". [2] In effetti ci sono molti versi sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento che formano la base per il movimento ecumenico. [3] Ma come ogni grande cambiamento, l'unione con un'altra Chiesa comporterà un enorme cambiamento sociale e politico. Questo è il motivo per cui successivi governi musulmani hanno ripetutamente bloccato qualsiasi tentativo di unità con altre Chiese: a loro non potrebbe importare di meno dei cambiamenti dottrinali o del riavvicinamento teologico tra le diverse Chiese. L'unità per natura arricchisce la cultura e porta con sé una certa forza.

Ma perché un appello a cercare l'unità teologica con la Chiesa ortodossa russa davanti a qualsiasi altra Chiesa, anche la Chiesa cattolica? Credo che ci siano due ragioni per questo:

In primo luogo, è più probabile che si concluda con successo.

In secondo luogo, a causa degli enormi benefici che porterà alla nostra Chiesa e nazione.

Lasciatemi spiegare più in dettaglio:

I. È più probabile che raggiungiamo un'intesa e un'unione con la Chiesa ortodossa russa:

Molta animosità tra le Chiese non calcedoniane, di cui noi facciamo parte, e le Chiese orientali, di cui fa parte la Chiesa ortodossa russa, si basa su ciò che accadde al Concilio di Calcedonia nel 451 d.C.; sul modo ingiusto in cui, dal nostro punto di vista, è stato trattato il nostro patriarca Dioscoro I; e sulle persecuzioni e sull'oppressione che seguirono, imposte dalle autorità bizantine e sostenute dalla Chiesa di Costantinopoli, a causa del nostro rifiuto di seguire la loro linea e di accettare la definizione cristologica calcedoniana. Sebbene molti studiosi ritengano che la semantica e le differenze linguistiche fossero in gran parte responsabili della frattura e che le due parti stessero essenzialmente esprimendo la stessa visione cristologica sulla natura divina-umana di Cristo, la riunione è stata molto difficile da raggiungere finora. Secondo me, i ricordi storici delle persecuzioni da parte delle autorità bizantine che risiedono nella nostra psiche profonda sono in gran parte un fattore determinante nel prevenire qualsiasi comprensione. L'amarezza provata dall'ingiustizia e dalla crudeltà bizantina è profondamente radicata nella nostra letteratura e cultura.

Ma la Russia non faceva parte dell'Impero bizantino; e non era rappresentata a Calcedonia. La Russia divenne cristiana solo verso la fine del X secolo quando il suo sovrano, il principe Vladimir il Grande, sovrano della Rus' di Kiev (980 – 1015), abbandonò il paganesimo slavo e fu convertito al cristianesimo nel 988 d.C. dai missionari di Costantinopoli. Naturalmente, la Russia ha ereditato la cristologia calcedoniana. Da allora, la Russia è stata una delle Chiese cristiane ortodosse autocefale dell'Oriente, in comunione con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, fino a quando la Chiesa ortodossa russa ha interrotto le sue relazioni con il Patriarcato ecumenico il 15 ottobre 2018 in risposta all'istituzione da parte di quest'ultimo di una Chiesa ortodossa indipendente dell'Ucraina, che precedentemente faceva parte della Chiesa ortodossa russa. Kiev, che era la capitale dello stato della Rus', è stata la residenza del metropolita di Kiev (Kiev è ora la capitale dell'Ucraina) fino a quando nel 1299 la residenza fu trasferita a Vladimir, a seguito dell'invasione mongola, e poi a Mosca in 1325. L'attuale patriarca di Mosca e di tutta la Rus', Kirill (dal 2009), è un grande teologo e una figura morale di statura universale.

La Chiesa ortodossa russa ha subito forti persecuzioni per due volte. La prima volta fu quando la Russia cadde sotto l'invasione mongola musulmana della Rus' di Kiev (1237 – 1242) e l'occupazione della Russia che durò fino a quando Ivan III (1462 – 1505) liberò la Russia dal giogo mongolo nel XV secolo, ponendo fine a 200 anni di governo musulmano. La seconda volta fu quando i comunisti atei presero il potere in Russia, stabilendo l'URSS, che terminò nel 1991. Il popolo russo ha subito grandi tribolazioni; e la sua è una storia di migliaia di santi e martiri. Durante questi due periodi di oppressione e persecuzione, la spiritualità del popolo russo e il suo attaccamento al cristianesimo non furono schiacciati; e la Chiesa ortodossa russa ha svolto un ruolo importante nel preservare la cultura cristiana della nazione.

Oggi la Russia è una delle nazioni cristiane più grandi e più forti; e si distingue tra le altre nazioni cristiane nel difendere le dottrine della Chiesa di fronte al liberalismo ateo e alla diluizione e compromissione dei valori cristiani. Il patriarca Kirill è stato esplicito nella sua condanna morale degli atteggiamenti anticristiani del mondo moderno.

La Chiesa ortodossa russa è ricca di liturgia, teologia, iconografia, ascetismo, insegnamento, musica e architettura. Ha una delle tradizioni più forti di monachesimo e ascetismo.

La Chiesa ortodossa russa, nonostante non vi abbia preso parte, crede nei sette Concili ecumenici: il Primo Concilio di Nicea (325), il Primo Concilio di Costantinopoli (381), il Concilio di Efeso (431), il Concilio di Calcedonia (451) , il Secondo Concilio di Costantinopoli (553), il Terzo Concilio di Costantinopoli (680-681) e il Secondo Concilio di Nicea (787). La Chiesa copta ortodossa non crede se non nei primi tre; inoltre, crede nel Secondo Concilio di Efeso (449), in cui la Chiesa ortodossa russa non crede. Ma il problema è il Concilio di Calcedonia. Detto questo, non è difficile risolvere le differenze create da Calcedonia in particolare con la Russia, che non ha mai fatto parte dei sentimenti amari creati in noi dal modo in cui Bisanzio ci trattava.

I copti possono identificarsi facilmente con il popolo russo, con "l'anima russa" e con la sua grande Chiesa. E tutto ciò rende desiderabile e fattibile la riunione con la Chiesa ortodossa russa. Mentre la Chiesa cattolica ha sempre insistito affinché la Chiesa copta abbandoni la sua indipendenza e segua la Chiesa cattolica, non vi è alcuna indicazione che la Chiesa ortodossa russa insisterebbe sulla stessa cosa: l'unità sarà tra fratelli uguali, non un'unione tra un capo e un seguace. Inoltre, a differenza delle chiese Cattolica romana e protestanti, la Chiesa ortodossa russa non ha mai tentato di fare proseliti tra i copti, e quindi molti conflitti e amarezze creati dai tentativi di Roma e del protestantesimo, che hanno portato alla divisione e all'indebolimento della nazione copta, non esistono nel caso della Chiesa ortodossa russa.

II. Trarremo beneficio dalla sua ricca spiritualità rappresentata nel suo monachesimo, ascetismo, teologia, liturgia, arte, musica e organizzazione ecclesiastica: la spirititualità russa è ben nota; ed è vicina all'anima copta. Non c'è dubbio che i copti e la loro Chiesa possano trarre grandi benefici dal punto di vista spirituale dall'essere uniti alla Chiesa ortodossa russa.

III. La spiritualità della Chiesa ortodossa russa si riflette nell' "anima russa": i russi sono tra i popoli più gentili del mondo e, nonostante le crudeltà commesse dai comunisti, di cui il popolo russo è innocente, i russi odiano la crudeltà e sono intrisi di alti sentimenti di fratellanza per l'umanità e i sofferenti, e hanno elevati valori di onestà, comprensione e perdono. Ciò si riflette nella loro grande letteratura, di fronte a cui ogni altra letteratura è sminuita – una letteratura che include giganti come Lev Tolstoj, Fjodor Dostoevskij e Anton Chekhov. Ma la spiritualità russa si riflette anche al di à della letteratura: la sua filosofia, l'arte e la musica sono solo alcune altre aree che sono state influenzate dai valori cristiani della Russia. I copti non sono molto avanzati in alcune di queste aree e, senza dubbio, ne trarranno beneficio.

IV. L'unione con la Chiesa ortodossa russa sarà un buon inizio e una pietra miliare per la comunione con altre Chiese: in primo luogo, la moltitudine delle altre Chiese ortodosse calcedoniane, in particolare la Chiesa di Grecia; e, in secondo luogo, la Chiesa cattolica, con la quale abbiamo maggiori differenze teologiche.

V. La comunione con la Chiesa ortodossa russa significherebbe collegarci con il popolo russo, che costituirebbe un forte alleato in tempi di difficoltà.

Note

[1] Giovanni 17:23

[2] 1 Corinzi 1:10

[3] Si vedano, per esempio, Matteo 23:8; Efesini 1:10, 2:14, 4: 3, 4: 11-13, 4:16; Colossesi 3:13-14; 1 Corinzi 12:12-13; Galati 3:26-28; Romani 6:5, 12:4, 12:16; Filippesi 2:1; 1 Pietro 3:8; 1 Giovanni 4:12; Salmi 133:1; 2 Cronache 30:12.

 
Gelu Vișan sulla repressione della Chiesa ortodossa ucraina: Zelenskij commette un atto di nazismo

Gelu Vișan. Foto: seraphim.com.ua

La repressione contro la Chiesa ortodossa ucraina non ha giustificazione, ha detto il politico.

L'analista politico ed ex deputato romeno Gelu Vișan ha dichiarato in onda sulla TV romena che Zelenskij sta commettendo un atto di nazismo, quando organizza una repressione contro la Chiesa ortodossa ucraina.

"Vedo che Zelenskij, in qualità di comandante in capo dell'esercito e delle forze di sicurezza, sta commettendo un atto di nazismo. Questo filmato (le perquisizioni della SBU nelle eparchie della Chiesa ortodossa ucraina, ndc) dovrebbe essere inviato direttamente ai tribunali europei perché qui vediamo la più grave violazione dei diritti religiosi e umani, in questo filmato si osserva una pulizia etnica e religiosa. Tutto questo è estremamente grave", ha affermato il politico.

Vișan ha definito follia le ricerche della SBU nelle eparchie della Chiesa ortodossa ucraina.

"Questa è follia! Le forze di sicurezza non sono nelle città ma nelle chiese! Questo è ancora più terribile! Sono stato in politica per molto tempo, ero un politico, ora studio e valuto i processi politici. Ne so molto! Anche nella guerra più terribile, non si dovrebbe entrare in un monastero con le armi! Se queste sono le forze di sicurezza, da dove vengono i militari, che, come dice Zelenskij, sono tutti in guerra? Cosa ci fanno qui?", ha aggiunto Vișan.

Secondo lui, tali azioni e misure non hanno alcuna giustificazione.

"Renderevi conto che in tempo di guerra le chiese hanno una totale inviolabilità, sono completamente protette! Se sorgono dubbi, si dovrebbe chiamare l'abate, o il vescovo, fuori dal monastero, al cancello, per esempio, e chiedere cosa sta succedendo lì e se ci sono davvero delle spie. In caso contrario, non ci sono. Ci sono dei servitori di Dio! E il modo in cui le autorità ucraine stanno agendo con l'invio di forze di sicurezza – se ci sono 40 persone nel monastero in questo momento, allora tutte le 40 persone possono essere sospettate di spionaggio! Quello che Zelenskij sta facendo ora in questa particolare dimora è un atto di nazismo", ha concluso.

Come riportato, si è creato uno scandalo alla TV romena quando Vișan ha criticato Zelenskij per le repressioni contro la Chiesa ortodossa ucraina.

 
Uno straordinario appello al buon senso in poesia

Video dal canale YouTube di Lena Vasilëk e del gruppo musicale Belyj den'

Не ходи на войну, Обама!

 

Дорогой президент Обамушка!

Обращается к тебе простая бабушка!

Со степной Оренбургской области,

Говорить с тобой буду по совести!

 

Что ж вы, милые, все не уймётеся,

Вы же кровью чужой захлебнётеся!

Детки наши не виноватые,

Что войну учинили богатые!

 

Бесы в головы вам закралися,

Только русскими ты подавишься!

Ты, Обамушка, уж прости меня,

Но в Крыму живёт и моя родня!

 

Как бы тута не голосили вы -

Крым — то был всегда за Россиею!

Говоришь ты все - демократия,

Но с тобою фашистская братия!

 

Ты с бандерами осторожнее -

Я знакома с этими рожами -

Как в деревни они заявлялися,

Никого убивать не стеснялися!

 

Говорю, как родная бабушка,

Злости много в тебе, Обамушка!

Помолился бы, да покаялся,

Ты бы так, горемычный не маялся!

 

И тебе обещаю, клянуся я,

В храме Божием помолюся я.

Чтоб фашистскому сдохнуть отродию,

Помирился бы ты с Володею!

 

Приезжай ко мне в гости, Обамушка,

Познакомлю тебя с нашим Батюшкой!

За Америку вместе помолимся,

Да святою водою умоемся!

 

Я блинов тебе напеку, родной!

Не ходил бы ты на людей войной!

Non andare in guerra, Obama!

 

Caro Presidente Obamushka!

Si appella a te una semplice babushka!

Da Orenburg, nelle steppe oltre i monti,

A parlar chiaramente siam pronti!

 

Se voi tutti, cari, non vi calmerete,

Nel sangue straniero affogherete!

I nostri figli colpe non hanno,

Della guerra che i ricchi fanno!

 

I demoni vi hanno messo in testa guai,

Ma con i russi tu ti strozzerai!

Obamushka, perdonami, ma non hai idea,

Che anche i miei parenti vivono in Crimea!

 

Quali altri voti avrebbero dati –

In Crimea – sempre coi russi son stati!

Tu parli tanto di democrazia,

Ma di fascisti sei in compagnia!

 

Stai attento con i banderisti –

Li conosco questi terroristi –

Quando nei villaggi si presentavano,

Di uccidere non si vergognavano!

 

Parlo come fossi la tua babushka,

C’è molta rabbia in te, Obamushka!

Ho pregato che tu ti possa pentire,

Ma tu, misero, non hai voluto sentire!

 

E ti prometto, ti posso giurare,

Che nella chiesa di Dio andrò a pregare.

Che la razza fascista possa crepare,

E che con Volodja tu ti possa riconciliare!

 

Vieni a visitarmi, Obamushka,

Ti farò conoscere il nostro batjushka!

Per l'America insieme pregheremo,

Con l’acqua santa ci laveremo!

 

Ti cucinerò le frittelle, come a un mio parente!

Non andare a far guerra alla gente!

 

 
Intrighi del Fanar nella Chiesa delle Terre ceche e Slovacchia

foto: spzh.news

Il Patriarcato di Costantinopoli non interviene solo negli affari ecclesiastici dell'Ucraina; da diversi anni, i rappresentanti del Fanar hanno cercato di prendere il controllo della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia.

Avendo fornito un Tomos di autocefalia a questa Chiesa nel 1998, la Chiesa di Costantinopoli per quindici anni non ha mostrato le sue ambizioni di potere. Ma tutto è cambiato dopo il ritiro dell'arcivescovo di Praga, il metropolita Kryštof (Pulec), quando avvenne l'elezione del nuovo vescovo di Praga.

Sono già stati pubblicati numerosi articoli riguardanti le azioni del Fanar in relazione alla Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia. L' Unione dei giornalisti ortodossi ha pubblicato (in russo) un resoconto dettagliato di come, nel 2013, i rappresentanti del Fanar, il metropolita Emmanuel di Gallia e il suo collega il metropolita Arsenios d'Austria, hanno cercato di diventare membri del Sinodo della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia e di impadronirsi della sua leadership.

Nel 2014 Costantinopoli non ha riconosciuto i risultati del Concilio locale di questa Chiesa e l'elezione dell'arcivescovo di Prešov, il metropolita Rastislav (Gont) come primate, cosa che ha portato essenzialmente a uno scisma nella Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia. Solo la necessità di tenere il Concilio di Creta, nel 2016, ha costretto il patriarca Bartolomeo ad allentare la pressione.

Tuttavia, tre anni dopo, il Fanar ha continuato le sue provocazioni contro la Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia. Nel 2019, i vescovi del Patriarcato di Costantinopoli hanno istituito una struttura eclesiastica parallela nella Repubblica Ceca, il che è completamente inaccettabile dal punto di vista del diritto canonico.

Nello stesso anno, il vescovo Isaija  (Slaninka) di Šumperk, ordinato nel 2015 dal Fanar per la Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia, contrariamente alla decisione del Sinodo ceco-slovacco di non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha concelebrato a Kiev con i membri di questa struttura (scismatica).

Ora, il dottore in teologia e membro del Consiglio diocesano di Praga, Jakub Jiří Jukl, spiega in dettaglio come il Fanar opera sul territorio canonico della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia.

* * *

Nelle ultime settimane, sono iniziate a emergere notizie allarmanti dalla diocesi di Olomouc-Brno della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Si stanno svolgendo eventi che minacciano di distruggere la fragile pace e unità della Chiesa, stabilite sulla base di accordi conclusi nel gennaio 2016 a Costantinopoli, che avrebbero dovuto porre fine alle ambiguità sorte nell'Ortodossia ceca-slovacca, dopo le dimissioni dell'ex metropolita Kryštof.

Nonostante il fatto che questi accordi non siano mai stati portati a compimento (per esempio, i sacerdoti e le monache della diocesi di Olomouc-Brno, che erano stati deposti per la loro lealtà al metropolita Rastislav e al Santo Sinodo, non sono stati ripristinati alle loro sedi), tutti speravano che nel tempo tutto fosse risolto e che la situazione sarebbe migliorata.

Ma tutte le speranze per lo sviluppo pacifico della nostra Chiesa si sono concluse nel nulla il 19 agosto 2019. In questo giorno, è stata fondata una società sotto il nome di "Santo Monastero Stavropigiale Patriarcale della Dormizione della Beata Vergine Maria, società registrata", [1] che ha ricevuto la registrazione statale il 1 ottobre 2019 presso il tribunale regionale di Ostrava.

Cosa si nasconde dietro questo nome? I monasteri stavropigiali sono monasteri subordinati direttamente al capo della Chiesa locale (il patriarca in alcune Chiese, il metropolita in altre), sebbene si trovino sul territorio di un'altra diocesi [all'interno di quella Chiesa locale, ndt]. Un lettore ignorante potrebbe pensare che questo monastero, sebbene situato nella diocesi di Olomouc-Brno, sia subordinato al capo della nostra Chiesa locale, il metropolita Rastislav.

Tuttavia, è tutto abbastanza diverso. Il presidente di questa entità registrata, secondo il protocollo giudiziario e il suo  statuto, è il "Dr. Konstantinos Kardamakis". Questo è il nome civile di mons. Arsenios, metropolita di Vienna ed esarca di Ungheria ed Europa centrale, che appartiene alla giurisdizione del Patriarcato ecumenico (la data di nascita indicata nei documenti pertinenti è la stessa).

Ciò significa che un vescovo di una giurisdizione (Costantinopoli) si è trasferito nel territorio canonico di un'altra Chiesa autocefala (la Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia). La fondazione di questa società e la nomina del metropolita Arsenios come capo è avvenuta completamente senza il consenso o addirittura la conoscenza del Santo Sinodo e del metropolita della Chiesa ceco-slovacca: ciò costituisce un'interferenza aperta sul territorio sovrano della giurisdizione canonica della nostra Chiesa locale.

Non c'è dubbio che il Patriarcato ecumenico - cioè, ovviamente, se il metropolita Arsenios agisce d'intesa con esso - sosterrà il Tomos d'autocefalia che ha dato alla nostra Chiesa locale nel 1998. Ma anche secondo questo Tomos, in cui l'autocefalia della Chiesa ceco-slovacca è significativamente limitata e, per molti aspetti, subordinata a Costantinopoli, in nessun caso, neanche con l'interpretazione più libera, al Patriarcato ecumenico è dato il diritto di eludere, o di ignorare direttamente, il Santo Sinodo di questo Chiesa autocefala, così come il suo metropolita. Ricordiamo che il metropolita Rastislav gode di molto rispetto a Costantinopoli e ha partecipato come capo della Chiesa e del Sinodo ceco-slovacco al Concilio dei vescovi a Creta nel 2016.

Certamente, l'intervento del metropolita Arsenios negli affari canonici della nostra Chiesa locale non sarebbe stato possibile senza l'assistenza di almeno alcuni membri del nostro clero. Stiamo parlando principalmente del vicario della diocesi di Olomouc-Brno, il vescovo Isaija (Slaninka) di Šumperk. È lui che è elencato come vicepresidente della società del monastero stavropigiale.

Ma le intenzioni dei fondatori dell'entità stavropigiale non si limitano alla fondazione del monastero stesso, ma vanno molto oltre. Secondo lo statuto di questa società, il suo obiettivo, tra gli altri, è "la creazione di centri spirituali di contatto (skiti). <...> Per svolgere questo compito, il presidente della società (l'abate), nomina il clero a cui è assegnata questa missione canonica", (citazioni dallo statuto originale in  ceco).

foto: pravoslaviecz.cz

Da ciò ne consegue che in Moravia, il Monastero stavropigiale della Dormizione della Beata Vergine Maria dovrebbe essere formato a Vilémov (dove attualmente esiste solo un edificio monastico, ma nessuna comunità monastica). Va aggiunto che si tratta di un monastero femminile, e le monache sono state espulse da lì diversi anni fa, perché erano rimaste fedeli al metropolita e al Santo Sinodo. Secondo gli accordi del gennaio 2016, avrebbero dovuto tornare al monastero, ma ciò non è accaduto.

Questo monastero stavropigiale sarebbe subordinato al metropolita Arsenios e, più direttamente, al Patriarcato ecumenico. Il monastero avrà il diritto di fondare le sue dipendenze in altri luoghi, dove il "presidente della società" (cioè il metropolita Arsenios) nominerà il clero rispettivo.

Sulla base del fatto che teoricamente stiamo parlando di skiti di un monastero stavropigiale che è subordinato al patriarca di Costantinopoli, è ovvio che non sarà nemmeno presa in considerazione l'idea di ottenere il consenso, né del Santo Sinodo, né del metropolita della Chiesa delle Terre ceche e della Slovacchia, e probabilmente nemmeno del corrispondente vescovo diocesano.

Pertanto, ciò minaccia di stabilire una struttura ecclesiastica parallela sotto l'omoforio del Patriarcato ecumenico, sul territorio canonico della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia.

il vescovo Isaija (Slaninka) di Šumperk. Foto: spzh.news

Queste paure sono ulteriormente rafforzate dal fatto che il vescovo Isaija, vicepresidente della società, fa parte del corpo statutario di tutti e tre i monasteri nel territorio della diocesi di Olomouc-Brno (oltre al monastero della Dormizione a Vilémov, il monastero di santa Ludmila a Brno e il monastero di san Gorazd a Hrubá Vrbka) e di altre tre comunità ecclesiali di questa diocesi (Olomouc, dove si trova la sua stessa Cattedrale, Prostějov e Uherský Brod). Questi fatti possono essere verificati sul sito web ufficiale del Ministero della Cultura della Repubblica Ceca nella sezione delle entità legali registrate (Chiesa ortodossa).

Allo stesso tempo, almeno per quanto riguarda i monasteri menzionati a Brno e Hrubá Vrbka, sarebbe possibile stabilire skiti, che sono menzionati nello statuto della società del monastero stavropigiale. Secondo informazioni riservate, confermate da diverse fonti, è già stato fatto un tentativo di trasferire il monastero di Vilémov alla proprietà della suddetta società, ma ciò è stato impedito all'ultimo momento dall'intervento tempestivo dell'arcivescovo Michal di Praga come massimo rappresentante della Chiesa ortodossa nella Repubblica ceca.

Pertanto, stiamo parlando non solo di tentativi d'elusione della legge dello stato, che ignorano completamente il territorio della Chiesa canonica, ma anche di azioni intollerabili da parte di persone dedicate a Cristo e che sono quindi indegni custodi di luoghi santi come un dimora monastica.

Il metropolita Arsenios, l'11 novembre 2019, ha risposto alle accuse di natura non canonica delle azioni del Patriarcato ecumenico, che hanno iniziato a diffondersi in tutto il mondo. Ha affermato che non si trattava di creare una struttura canonica parallela, ma che con una petizione per la fondazione di un monastero stavropigiale nella diocesi di Olomouc-Brno, il vescovo diocesano, ovvero l'arcivescovo Simeon (Jakovlevič) si era rivolto al Patriarcato ecumenico. Secondo lui, il Consiglio diocesano della diocesi di Olomouc-Brno doveva unirsi a questa petizione.

Inoltre, ha affermato che i vescovi della Chiesa ceco-slovacca, compreso il metropolita Rastislav, sarebbero stati informati di tutto. Anche il metropolita Arsenios equiparava questo monastero stavropigiale, subordinato al Patriarcato di Costantinopoli, al già esistente metochio (chiesa di rappresentanza) del Patriarcato di Mosca nella Repubblica Ceca, che ha funzionato per molti anni sotto l'omoforio della Chiesa ortodossa russa.

Tuttavia, almeno una parte delle dichiarazioni del metropolita Arsenios non è assolutamente basata sulla verità. Il giorno successivo, il 22 novembre 2019, l'arcivescovo Juraj (Stránský) di Michalovce e Košice, membro del Santo Sinodo della Chiesa ceco-slovacca, ha smentito risolutamente l'idea che il Santo Sinodo avesse mai ricevuto o discusso la dichiarazione di Costantinopoli sull'istituzione di un monastero stavropigiale. Il sinodo non è stato affatto informato della sua prossima fondazione; singoli vescovi ne hanno ricevuto notizia solo per caso, da fonti di seconda mano.

Per quanto riguarda il metochio del Patriarcato di Mosca, possiamo aggiungere che, naturalmente, non sarebbe un problema stabilire nella nostra Chiesa locale un simile metochio del Patriarcato di Costantinopoli, ma solo con il consenso del Santo Sinodo della Chiesa ceco-slovacca, proprio come nel caso della chiesa di rappresentanza di Mosca. Quest'ultima, al confronto, è stata anche correttamente registrata nella Repubblica Ceca, ai sensi della citata legge sulle chiese e le organizzazioni religiose.

In questo strano caso, una cosa colpisce del monastero stavropigiale: il silenzio assoluto del vescovo diocesano della diocesi di Olomouc-Brno, l'arcivescovo Simeon [che ha 94 anni, ndt]. In nessun documento relativo alla fondazione del monastero è menzionato il suo nome, la sua benedizione è assente per questa entità, ma nonostante ciò, tutto sta accadendo sul territorio della sua diocesi.

Le parole del metropolita Arsenios, secondo cui il monastero è basato su una ripetuta petizione [dell'arcivescovo Simeon], non possono quindi essere confermate. Nell'intero caso, solo il suo vicario, il vescovo Isaija, parla da parte della Moravia (aggiornamento dall'incontro del Santo Sinodo del dicembre 2019: durante l'incontro l'arcivescovo Simeon ha effettivamente dichiarato che il vescovo Isaija ha realizzato questa iniziativa senza la sua benedizione o conoscenza).

foto: pomisna.info

E di fatto si tratta di una questione per conto della quale parla il solo vescovo Isaija. Sembra che quest'ultimo recentemente abbia smesso di rispettare l'autorità del metropolita e del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia. Il 20-21 novembre 2019 ha concelebrato in Ucraina con Epifanij Dumenko e altri rappresentanti della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Nel gennaio del 2019, questa "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto l'autocefalia dal Patriarcato ecumenico, nonostante l'Ucraina abbia una Chiesa ortodossa ucraina indipendente. Pertanto, lo status della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" istituita da Epifanij non è ancora canonicamente chiarito e costituisce la ragione di una grave disunione nell'Ortodossia universale.

In ogni caso, la Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia ha rifiutato di riconoscere quella "Chiesa", e considera la Chiesa ortodossa ucraina, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, come l'unica Chiesa canonica in Ucraina.

Per questi motivi, il vescovo Isaija, a causa della sua attiva partecipazione alla funzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", si è trovato al centro del disaccordo con la posizione canonica della nostra Chiesa ortodossa locale. E questo nonostante il fatto che alla vigilia della funzione sia stato avvertito per iscritto dal nostro primate, il metropolita Rastislav, che ha attirato la sua attenzione sul fatto che tali azioni avrebbero avuto chiare conseguenze canoniche per il vescovo Isaija.

Ma il vescovo Isaija ha trascurato l'avvertimento del metropolita e ha preso parte alla funzione. Questa è un'altra manifestazione della sua stretta relazione con il Patriarcato di Costantinopoli, che ha concesso l'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Preghiamo Dio per i nostri vescovi, in modo che dia loro forza e saggezza, e che con il suo aiuto difendiamo l'unità e l'autocefalia della nostra Chiesa ortodossa locale, l'eredità dei santi Cirillo e Metodio [2] e del santo nuovo martire Gorazd.

Jakub Jiří Jukl, dottore in teologia, Membro del Consiglio diocesano di Praga

Note

[1] In ceco: Posvátný Patriarší Stavropigiální Monastýr Zesnutí Přesvaté Bohorodice, zs, Vilémov IČO 08502374 – Obchodní rejstřík firemhttps://rejstrik-firem.kurzy.cz/08502374/poso-zs

[2] La prima missione dei santi Cirillo e Metodio tra gli slavi, al di fuori della loro regione greca nativa di Salonicco (la Chora di Macedonia), fu condotta nella Grande Moravia su invito del principe Rostislav. Di conseguenza, le Terre ceche (Boemia e Moravia) e la Slovacchia potrebbero essere considerate la culla dell'Ortodossia slava. Questa missione si estese nella Transcarpazia ad est, vicino all'Ucraina – la Rus' carpatica – che ricevette il Battesimo prima di Kiev. Questa stessa regione dei Carpazi fu la patria della maggior parte delle chiese ortodosse di discendenza russa in America, specialmente nella regioni della Pennsylvania, dell'Ohio e dei Grandi Laghi, che  costituirono il primo nucleo dell'OCA. Mentre la Repubblica Ceca e la Slovacchia possono inizialmente, a chi non lo sapesse, sembrare rimosse dal mondo ortodosso, la loro storia inizia di fatto con i santi Cirillo e Metodio stessi e precede persino l'Ortodossia di Mosca. Di conseguenza, questo problema dovrebbe essere vicino ai cuori dei cristiani ortodossi slavi e americani, poiché queste terre in qualche modo li coinvolgono e li collegano entrambi. (ndt)

 
Come il Fanar sta usando la guerra in Ucraina per consolidare il proprio potere

il patriarca Bartolomeo sta usando la guerra in Ucraina come strumento per i propri scopi. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il patriarca Bartolomeo ha detto che a causa della guerra in Ucraina, tutte le Chiese dovrebbero riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È un desiderio di affermarsi ulteriormente a spese degli ucraini?

Il 25 gennaio, alla conferenza "Ucraina - L'autocefalia e la guerra che ha cambiato il mondo", il capo del Fanar ha rilasciato diverse dichiarazioni altisonanti. Le sue tesi principali sono le seguenti.

  1. La Chiesa ortodossa russa sta cercando di imporre una nuova ecclesiologia che sta rovesciando l'ordine ecclesiastico sulla base di nuovi dati. Ma deve capire che il Fanar è l'unica garanzia dell'unità dell'Ortodossia. Senza il Fanar, l'Ortodossia cadrà in un vortice di nazionalismo.

  2. Non è il Fanar ma la Chiesa ortodossa russa che rivendica il papato. Vuole trasformare l'Ortodossia in una "confederazione di Chiese" per avere voce in capitolo.

  3. Non c'è bisogno di un Concilio ecumenico sulla questione ucraina. Invece, le Chiese dovrebbero semplicemente riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

  4. Non c'è divisione dell'Ortodossia sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Al contrario, il Tomos "è un contributo essenziale all'unità dell'Ortodossia come espressione pratica dell'ecclesiologia ortodossa".

  5. C'è la guerra in Ucraina e quindi tutte le Chiese dovrebbero riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ed Epifanij Dumenko. In questo modo "sosterranno il popolo ucraino".

Analizziamo cosa c'è dietro queste parole e se le affermazioni del patriarca Bartolomeo possano essere considerate moralmente e ragionevolmente fondate.

Una nuova ecclesiologia?

Secondo il patriarca Bartolomeo, la Chiesa ortodossa russa sta cercando di imporre una nuova ecclesiologia che sta distruggendo l'ordine della Chiesa. "Ma deve capire che il Patriarcato ecumenico è l'unica garanzia per l'unità dell'Ortodossia. Senza il Patriarcato ecumenico, l'Ortodossia cadrà nel vortice del nazionalismo..."

Questa affermazione si basa su falsi presupposti.

In primo luogo, sono i rappresentanti del Fanar che si impegnano seriamente a costruire l'idea del "primo senza eguali", che può ben essere vista come un'introduzione di nuovi elementi nella dottrina della Chiesa. Ecco solo alcune citazioni.

Il patriarca Bartolomeo: "L'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico... Se il Patriarcato ecumenico... esce dalla scena interortodossa, le Chiese locali diventeranno 'come pecore senza pastore'."

L'arcivescovo Elpidophoros: "L'arcivescovo di Costantinopoli e, di conseguenza, il patriarca ecumenico, è il primo senza eguali".

Il metropolita Efstathios di Monemvasia e Sparta: "Sebbene in generale consideriamo Cristo il capo della nostra Chiesa, il capo sulla terra è il patriarca ecumenico".

Cos'è questa se non una nuova ecclesiologia?

In secondo luogo, il grado in cui il nazionalismo si manifesta nelle Chiese di lingua greca, così come nella Chiese dell'Ucraina, è veramente significativo.

Per esempio, il metropolita Maximos di Ioannina crede che l'ellenismo abbia reso possibile la predicazione del Vangelo, mentre il patriarca Theodoros di Alessandria incoraggia esplicitamente i laureati del seminario a diffondere non la parola di Cristo ma l'ellenismo.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è da meno. Per esempio, Dumenko afferma di essere orgoglioso di essere un "seguace di Bandera". E uno dei suoi collaboratori crede che i nazisti ucraini della divisione SS "Galizia" siano santi.

Pertanto, le parole del patriarca Bartolomeo secondo cui "senza il Patriarcato ecumenico l'Ortodossia cadrà nel vortice del nazionalismo" sono piuttosto sorprendenti.

Geopolitica e Tomos

All'inizio del suo discorso, il patriarca Bartolomeo ha affermato che la concessione del Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha nulla a che fare con la geopolitica. Dopotutto, ricordiamo tutti perfettamente il ruolo svolto dal Dipartimento di Stato americano nell'intera storia della "autocefalia ucraina".

Per esempio, molto prima che Petro Poroshenko salisse al potere, l'allora capo degli scismatici ucraini Filaret Denisenko ha visitato gli Stati Uniti 13 volte, e ha incontrato lobbisti greci e politici statunitensi, tra cui Joe Biden. Sam Brownback, Ambasciatore per la Libertà Religiosa Internazionale, è stato molto attivo nella concessione del Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Per esempio, è arrivato a Kiev l'11 settembre, nel bel mezzo dei negoziati per unire gli scismatici in un'unica struttura religiosa.

Anche dopo che è stata concessa "l'autocefalia", il metropolita Seraphim di Citera della Chiesa greco-ortodossa ha affermato che gli Stati Uniti stanno facendo pressioni sulle Chiese locali affinché riconoscano il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Mike Pompeo, l'allora Segretario di Stato, non ne ha fatto mistero, affermando durante una visita a Kiev che il suo Paese si era assicurato il riconoscimento internazionale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e aveva sostenuto Epifanij Dumenko. E il sostegno degli USA è stato fornito non per interessi filantropici ma geopolitici, perché, secondo l'ambasciatore americano ad Atene Geoffrey Pyatt , "il sostegno al Patriarcato di Costantinopoli è una questione di sicurezza nazionale degli USA".

Pertanto, le parole del patriarca Bartolomeo secondo cui il Tomos e la politica estera americana non sono in alcun modo collegate non sono vere.

La migliore difesa è l'attacco

Il 24 dicembre 2022, l'ex funzionario del Dipartimento di Stato americano Larry Johnson ha scritto un articolo sul suo blog in cui affermava che le autorità ucraine stavano perseguitando la Chiesa ortodossa ucraina usando metodi "stalinisti".

Nick Stamatakis, redattore capo della rivista americana "Нelleniscope", ha preceduto la pubblicazione di Johnson accusando direttamente il patriarca Bartolomeo per ciò che sta accadendo oggi in Ucraina. Scrive: "Le decisioni e le azioni imprudenti di Bartolomeo hanno causato uno scisma nell'Ortodossia, minato il potere dell'ellenismo in tutto il mondo e hanno permesso al patriarca di condurre il suo stile di vita dissoluto".

Stamatakis continua: "A cosa sta pensando, rilassandosi nella sua villa da 10 milioni di dollari con vista sul Bosforo e chiedendosi quando usare la Jacuzzi? È 'contento' della rovina che le sue 'politiche' hanno inflitto all'Ucraina? Non ho dubbi, il 'Sole di Verità' - Cristo, di cui oggi abbiamo celebrato la nascita, presto gli renderà giustizia..."

"Нelleniscope" è la risorsa in lingua inglese della diaspora greca negli Stati Uniti, e quella diaspora, a sua volta, è ben lungi dall'essere l'ultimo posto nella politica del paese. Pertanto, tali dichiarazioni sono un duro colpo all'immagine e all'autorità del Fanar negli Stati Uniti. Come ha risposto il patriarca?

Ha agito secondo le migliori tradizioni del suo attuale amico, il gesuita Francesco. In poche parole, invece di scusarsi, il patriarca Bartolomeo ha deciso di incolpare ... la Chiesa ortodossa russa per tutti i guai dell'Ucraina.

A suo avviso, la guerra è collegata artificialmente dalla Chiesa di Russia all'autocefalia dell'Ucraina per coprire le sue responsabilità e le sue grandi ambizioni: "È stata la Russia ad approfondire il divario tra ucraini e russi, non l'autocefalia dell'Ucraina che è stata data al popolo ucraino sofferente. La reazione della Russia nasce da un tentativo di imporsi sul popolo ucraino e dall'assenza di una sana coscienza ecclesiastica".

In primo luogo, lo scisma autocefalista è, dopo tutto, uno scisma all'interno del popolo ortodosso ucraino, uno scisma che non è sorto ieri e neppure dopo il conferimento del Tomos.

In secondo luogo, "l'autocefalia" è stata "concessa" solo a una parte del popolo ucraino.

In terzo luogo, è il Fanar che "si impone" sugli ucraini e sottolinea costantemente il suo ruolo nella formazione spirituale del nostro popolo (omettendo 600 anni in cui lo ha ignorato).

Ebbene, per quanto riguarda la "coscienza"... La quantità di palesi falsità che abbiamo sentito per bocca del patriarca Bartolomeo indica certamente che egli ha un serio problema di coscienza.

La guerra e il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Un'altra cosa è sorprendente: come può il capo di una Chiesa locale manipolare così sfacciatamente il dolore umano e la guerra? Per esempio, ha detto che poiché c'è la guerra in Ucraina, tutte le Chiese devono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ed Epifanij Dumenko. In questo modo "sosterranno il popolo ucraino".

Tuttavia, prima di tutto, non si può dire che la guerra possa giustificare la violazione dei canoni o dei regolamenti della Chiesa. I canoni non possono essere infranti, né in tempo di pace, né in tempo di guerra, né in nessun altro tempo.

Quindi, questa affermazione del patriarca Bartolomeo è percepita come un tentativo di costringere altre Chiese ad accettare la sua autorità, facendo affidamento non su istituzioni ecclesiastiche ma unicamente su realtà militari.

In secondo luogo, dire che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sosterrà il popolo ucraino è una bugia. Perché al popolo ucraino appartengono anche i molti milioni di fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Le altre Chiese li sosterranno, riconoscendo la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o, al contrario, incoraggeranno solo le autorità a distruggere immediatamente la Chiesa ortodossa ucraina? La risposta è ovvia.

In ogni caso, ascoltando il messaggio del patriarca Bartolomeo, sembra che questi stia cercando di sfruttare a proprio vantaggio il tema della guerra. Per lui, il dolore umano, la sofferenza e le lacrime sono solo strumenti con cui sta cercando di rafforzare la sua posizione nell'Ortodossia e indebolire i "rivali". Invece di invitare i suoi sottoposti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a non incitare all'odio verso i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, il patriarca Bartolomeo li sostiene in ogni modo possibile. Le sue recenti dichiarazioni secondo cui l'intera Lavra delle grotte di Kiev deve appartenere alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono scioccanti. Si rende conto che in questo caso i fratelli del monastero saranno buttati per strada? Che migliaia di parrocchiani delle chiese della Lavra saranno costretti a cercare nuove parrocchie? Certo che se ne rende conto. E questa posizione di Bartolomeo non sorprende nessuno. Perché il Fanar ha già fatto cose del genere.

Per esempio, le ha fatte negli anni '20, quando i bolscevichi organizzarono la cosiddetta "Chiesa vivente" in opposizione alla Chiesa ortodossa russa canonica. A quel tempo, nel bel mezzo di rappresaglie contro sacerdoti e vescovi della Chiesa russa, il Fanar sostenne la "Chiesa vivente", aggravando così solo la situazione all'interno di un paese dilaniato dalla guerra. E tutto questo solo per rafforzare la propria autorità, per guadagnarsi determinate preferenze. La stessa cosa sta accadendo ora.

Sfortunatamente, vediamo che la crisi nell'Ortodossia sta solo peggiorando. La guerra, la sofferenza e il dolore, invece di unire i cristiani, sono usati da alcuni di loro per promuovere i propri interessi. Possiamo solo pregare che ciò non porti a nuove divisioni.

 
Il virus Ebola minaccia la missione ortodossa in Sierra Leone

Presentiamo nella sezione "Pastorale" dei documenti l'appello dell'archimandrita Theistocles Adamopoulos, responsabile della missione ortodossa in Sierra Leone, apparso su Pravoslavie.ru e su altri siti ortodossi nel mondo. Il pericolo di diffusione del virus Ebola sta minacciando le attività di un'attiva missione: attraverso l'appello di padre Theistocles possiamo vedere come la missione si difende sul piano spirituale, morale e materiale.

 
La mancanza di riconoscimento porta la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a cercare nuovi modi di sopravvivere

il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko e il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk. Foto: ria.ru

La struttura ecclesiastica di Epifanij Dumenko deve cercare modi non banali di sopravvivenza nelle terre selvagge della geopolitica, come dice Jurij Molchanov.

L'assegnazione da parte dell'Unione Europea di una sovvenzione per la ricerca sui modi di unire la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina è una misura necessaria, a cui la struttura ecclesiastica di Epifanij Dumenko ha fatto ricorso a causa della mancanza di un pieno riconoscimento da parte delle Chiese ortodosse locali e del popolo ucraino, come dice il giornalista Jurij Molchanov.

"Apparentemente, questo sta spingendo i funzionari della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a cercare modi non banali per sopravvivere come denominazione. Anche se questi modi sono ricerche nella terra selvaggia di una dubbia geopolitica, e anche se è necessario integrarsi nel contesto politico interno e allinearsi a politici ucraini svalutati. O, infine, si può cercare il proprio posto sotto il sole nel contesto dell'ecumenismo mondiale", nelle parole di Molchanov citate dal canale "112.ua".

L'esperto ha sottolineato che una qualsiasi delle 3 opzioni di cui sopra "certamente non renderà la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" una struttura attraente agli occhi dei credenti".

Ha anche attirato l'attenzione pubblica sul fatto che non era del tutto chiaro il compito che si sono prefissati gli iniziatori del progetto di studiare la fusione tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e l'organizzazione religiosa dell'Epifania Dumenko.

"Lo studio dell'opinione pubblica viene da esperti o è più ampio? Per esempio, lobbismo, elementi di assistenza generale e creazione di canali di comunicazione e amministrativi per influenzare i processi dall'estero? In ogni caso, questa è una continuazione della linea del precedente governo che, sotto l'ovvio patrocinio di partner internazionali, è stato coinvolto in pericolosi esperimenti volti a ridisegnare la mappa dell'Ortodossia mondiale", ha affermato Molchanov.

Secondo l'esperto politico, in questa situazione, l'Ucraina è di nuovo costretta a "non giocare ai suoi giochi" e a essere parte di "esperimenti globali nel mondo religioso, in cui è principalmente coinvolta l'istituzione politica degli Stati Uniti".

L'esperto ha inoltre ricordato che i membri della Chiesa greco-cattolica ucraina sono "principalmente cattolici, anche se con riti ortodossi e bizantini", ma non ortodossi. Pertanto, la struttura in cui si fonderebbero con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un'istituzione dubbia.

"Questi non sono rami dell'Ortodossia che possono discutere a lungo tra di loro sul diritto canonico alla soggettività, ma tuttavia sono praticamente unificati in questioni dogmatiche e teologiche", ha aggiunto il giornalista.

Come riportato in precedenza, grazie alle sovvenzioni assegnate dall'Unione Europea e con il sostegno del Fanar, l'Istituto per gli studi di politica estera studierà l'opinione pubblica sull'affiliazione della Chiesa greco-cattolica ucraina con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
Una proposta dei romeni a favore della Chiesa ortodossa ucraina: un campanello d'allarme per le autorità ucraine

le comunità di lingua romena della Chiesa ortodossa ucraina sono invitate a trasferirsi nella Chiesa romena. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Le organizzazioni pubbliche romene hanno invitato le parrocchie di lingua romena della Chiesa ortodossa ucraina ad unirsi alla Chiesa romena. Perché questo è un campanello d'allarme per le autorità ucraine?

Alla fine di gennaio, diverse organizzazioni pubbliche e politiche romene hanno pubblicato un appello alle parrocchie ortodosse di lingua romena dell'Ucraina con un appello ad aderire al Patriarcato romeno. Tra i firmatari ci sono l'Associazione Romena Orientale, l'Associazione ProVita Bucarest, l'Associazione ROST, l'Associazione MORE e altri.

Il motivo sono le repressioni delle autorità ucraine contro la Chiesa ortodossa ucraina. Dopotutto, su 120 parrocchie di lingua romena in Ucraina, 110 appartengono alla giurisdizione della Chiesa ortodossa ucraina. Quindi, data la pressione a cui è sottoposta oggi la Chiesa ortodossa ucraina in Ucraina, la possibilità che i romeni dell'Ucraina passino sotto la guida del Patriarcato romeno appare abbastanza probabile. Quindi cosa sta realmente accadendo tra queste parrocchie, e la cosa riguarda solo loro? Scopriamolo.

La persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina e la reazione dalla Romania

Le dure dichiarazioni della Romania sulla persecuzione degli ortodossi in Bucovina da parte delle autorità stanno diventando sempre più forti. Il 15 gennaio 2023, l'ex deputato Gelu Vișan ha parlato alla TV romena dei "crimini che [le autorità ucraine] commettono contro i ministri del Signore". Una settimana dopo, la sua retorica è diventata ancora più dura. In televisione, ha paragonato le azioni di Zelenskij contro la Chiesa ortodossa ucraina alle politiche dei nazisti.

"Vedo che Zelenskij, in qualità di comandante in capo dell'esercito e delle forze dell'ordine, sta commettendo un atto di nazismo. Questo filmato (perquisizioni della SBU nelle diocesi della Chiesa ortodossa ucraina, ndc) andrebbe inviato direttamente ai tribunali europei, perché qui si vede la violazione più flagrante dei diritti religiosi e umani, la pulizia etnica e religiosa. Tutto questo è estremamente grave", ha detto il politico.

Alla fine di gennaio, i politici romeni hanno iniziato a studiare la situazione sul campo. Il deputato Dumitru-Viorel Focșa è venuto apposta in Ucraina a incontrare i sacerdoti. Ha registrato diverse interviste video con loro, sfocando i loro volti e cambiando la loro voce.

Secondo Focșa, le repressioni di Zelenskij contro la Chiesa ortodossa ucraina sono "una follia completa". Ha detto che "i sacerdoti romeni vengono terrorizzati e costretti a lasciare la chiesa canonica autonoma dell'Ucraina per entrare nella nuova chiesa politica". Il deputato del parlamento romeno ha anche detto che i chierici della Chiesa ortodossa ucraina intervistati sono "molto spaventati" e "bisognosi di protezione", ma rimangono fedeli al loro primate e non vogliono passare alla Chiesa romena.

Ma forse Focșa sta esagerando e magari nessuno tocca i credenti di lingua romena e le loro parrocchie in Ucraina?

No, non è così.

La maggior parte delle chiese "romene" nel nostro paese si trova infatti sul territorio della diocesi di Chernovtsy-Bucovina. E ricordiamo tutti molto bene che è stata proprio questa diocesi ad essere sottoposta a "incubi" in modo dimostrativo dagli ufficiali della SBU – con porte sfondate, riduzione in mutande di chiunque si trovasse nei locali diocesani, un vescovo gettato a terra a Chernovtsy e così via. Ricordiamo anche che contemporaneamente alle "perquisizioni" delle forze di sicurezza, sui media è apparso un numero incredibile di pubblicazioni quasi identiche che screditano il clero della diocesi di Chernovtsy.

È del tutto evidente che le perquisizioni e, per di più, le pubblicazioni, e anche lo scandaloso video di Quarter 95, sono anelli della stessa catena. In altre parole, un ordine politico.

E in tal caso, è possibile affermare che l'imputato (la diocesi di Chernovtsy-Bucovina) di questo ordine sia stato scelto per caso? Ovviamente no.

In primo luogo, questa diocesi è guidata dal capo del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Meletij, che ha già aperto diverse decine di parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina in Europa.

In secondo luogo, questa diocesi si distingue per la sua fedeltà all'Ortodossia. Per riferimento, esiste una Comunità territoriale nella regione di Chernovtsy dove non è registrata una singola parrocchia uniate o cattolica e dove le parrocchie della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"esistono solo sulla carta.

In terzo luogo, questa diocesi è il luogo di nascita di sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

In quarto luogo, è nella diocesi di Chernovtsy-Bucovina che serve uno dei vescovi più famosi (anche all'estero) della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Longhin (Jar) di Banceni. Elencare tutti i meriti di quest'uomo, l'eroe dell'Ucraina, sarebbe un compito troppo difficile. Basti pensare che ha accolto più di 300 bambini (molti dei quali disabili) e che è responsabile di un orfanotrofio nel villaggio di Molnytsia.

Di etnia romena, il metropolita Longhin gode di grande prestigio e rispetto tra la popolazione locale di lingua romena, indipendentemente dalla religione. Pertanto, è proprio per questo che il colpo alla diocesi di Bucovina, ai metropoliti Meletij e Longhin, e indirettamente a sua Beatitudine, risuona così dolorosamente in Romania.

Pertanto, gli autori dell'appello citato all'inizio dell'articolo sono sicuri che "prendendo atto dai media della drammatica realtà che ha dovuto affrontare il metropolita Longhin (Jar)", questi dovrebbe "diventare immediatamente il capo dei sacerdoti e dei fedeli romeni in Ucraina e, insieme a loro, chiedere il passaggio di giurisdizione alla Chiesa ortodossa romena".

Il deputato Dumitru-Viorel Focșa ha pubblicato un video in cui un sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina, di etnia romena, ha affermato che "i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si comportano come nazionalisti". "Non ci siamo uniti a loro, perché ci siamo resi conto che questo è un movimento politico-religioso e noi siamo ortodossi. Non facciamo politica. Predichiamo Cristo. Non andiamo contro lo Stato, ma non possiamo violare la Parola di Dio e i suoi comandamenti", afferma il sacerdote.

Ha anche detto che nessuno sostiene gli scismatici ucraini, e che questi hanno quindi deciso di "distruggerci, perché quando ce ne saremo andati, verranno loro al posto nostro".

"In questo caos provocato dalla guerra, usando slogan nazionalisti, con l'aiuto dei militari, cercano di incuterci paura. Le parrocchie ucraine sono soggette a vessazioni ancora maggiori, ma anche riceviamo minacce e ci è stato promesso che non appena la guerra sarà finita, si impossesseranno anche di noi", ha detto il sacerdote.

Focșa, a sua volta, ha ricordato al pubblico che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è sostenuta dal presidente dell'Ucraina, mentre "persone armate e ufficiali della SBU fanno irruzione dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ortodossa dell'Ucraina con perquisizioni e minacce, instillano paura nei sacerdoti, li spogliano con la forza e scattano foto (si noti che tutto questo è avvenuto proprio nella diocesi di Bucovina, ndc).

Riassumendo i risultati della sua visita in Ucraina, Focșa afferma che viene fatta violenza contro la Chiesa ortodossa ucraina e che molti sacerdoti "minacciano di essere espulsi se usano la lingua romena nel culto". Ha anche detto che sono accusati di essere filo-russi e filo-Putin.

"Questa è retorica stalinista senza prove, vergognosa e stupida. Quindi riferirò alla Commissione sulla violenza del Parlamento Europeo. L'Ucraina non sa come rispettare le minoranze, e la Commissione Europea, il Parlamento Europeo dovrebbero sapere cosa stanno facendo questi politici di Kiev", ha detto il deputato romeno.

Come i "patrioti" stanno spingendo gli ucraini tra le braccia dei romeni

È chiaro che la situazione che si sta evolvendo attorno alla Chiesa ortodossa ucraina gioca chiaramente contro l'immagine dell'Ucraina in Europa e nel mondo. Tali appelli e, cosa più importante, gli stati d'animo dovrebbero in qualche modo moderare l'ardore dei "patrioti" e raffreddare le "teste calde" nel mondo politico ucraino. Ma non si nota né la prima né la seconda cosa.

Così, la pubblicazione "BukInfo" ha dedicato un intero articolo "rivelatore" al metropolita Longhin "Il doppio gioco del metropolita Longhin, o chi gioca sporco in Bucovina". Gli autori, senza alcuno scrupolo, hanno accusato vladyka Longhin di mentire e hanno inoltre affermato che "ha semplicemente deciso di fare una fuga precipitosa verso la Chiesa ortodossa romena, utilizzando organizzazioni radicali romene di destra e giornalisti nutriti dal Cremlino".

Naturalmente, tali pubblicazioni non fanno che "aggiungere benzina sul fuoco" dell'insoddisfazione dei romeni per tutto ciò che sta accadendo oggi in Ucraina riguardo alla Chiesa ortodossa ucraina e alle sue parrocchie di lingua romena. Tutto ciò porta i media romeni a sollecitare il presidente del paese, Klaus Iohanis, a vietare ai cittadini ucraini l'ingresso nel paese e a rimandare in Ucraina tutti i rifugiati ucraini, "particolarmente ricchi e con auto di lusso". Allo stesso tempo, i giornalisti romeni ritengono che "i romeni della regione settentrionale della Bucovina, di Gertsa e Odessa dovrebbero passare dall'Ucraina alla Romania fino a quando la situazione in questo paese non sarà risolta".

"Abbiamo mostrato più che umanità, abbiamo mostrato amore fraterno per l'Ucraina, ed è così che reagisce Kiev: perseguitano parrocchie e sacerdoti romeni, e i figli dei romeni vengono mandati in guerra", affermano i giornalisti indignati.

Alla luce di quanto sopra, non è difficile indovinare che se le autorità di Kiev continueranno a vietare la Chiesa ortodossa ucraina, nessuna delle parrocchie, dei sacerdoti e dei parrocchiani di lingua romena si trasferirà alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Dato l'atteggiamento dei romeni nei confronti della fede ortodossa e della Chiesa, e quello degli scismatici ucraini, preferiranno sicuramente accettare la proposta dei politici romeni e chiedere la protezione del patriarca Daniel. Inoltre, il Concilio di Feofanija ha dato tale opportunità e persino a ciascuna diocesi il diritto di decidere il proprio destino.

Tuttavia, si può anche presumere che il divieto della Chiesa ortodossa ucraina possa sfociare non solo nella migrazione delle parrocchie di lingua romena al Patriarcato romeno, ma anche nella migrazione delle comunità della Transcarpazia al Patriarcato serbo e delle comunità galiziane alla Chiesa ortodossa polacca.

Inoltre, i nostri compatrioti sono direttamente spinti a tale migrazione da coloro che si considerano "patrioti" dell'Ucraina. Ad esempio, Volodymyr Viatrovych, deputato della fazione Solidarietà Europea, ha affermato che coloro che rifiutano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbero lasciare l'Ucraina o risponderne davanti alla legge.

Cosa succederà all'Ucraina in questo caso? E come apparirà il nostro paese agli occhi della comunità mondiale? La risposta è ovvia.

Non meno ovvio è ciò che un cristiano, se necessario, sceglierà tra la Chiesa di Cristo e la "organizzazione religiosa" creata da Poroshenko. Perché la Chiesa per le persone che credono in Dio non è una parte del discorso politico o nazionale, ma una questione del destino eterno delle loro anime. Nel senso letterale della parola.

 
La pietrificazione di Zoja

È difficile trovare tra i credenti ortodossi russi qualcuno che non abbia mai sentito parlare del caso della cosiddetta “pietrificazione di Zoja” (Зоино стояние) avvenuta a Samara (rinominata nei tempi sovietici Kujbyshev) nel 1956... per lo meno, è altrettanto difficile quanto trovare qualcuno al di fuori dei credenti ortodossi russi che ne abbia sentito parlare.

La storia di una ragazza che si mise a ballare con un’icona di san Nicola a una festa di Capodanno, e che come conseguenza del suo gesto insolente rimase pietrificata per tre mesi, è un racconto di delitto e castigo che i credenti interpretano come un segno dal cielo e i non credenti come leggenda metropolitana. Purtroppo non ci sono fonti documentali su questo evento, e ogni suo resoconto è necessariamente un tentativo di ricostruzione storica, che si presta a molte obiezioni. Riportiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” l’originale russo e la traduzione italiana della storia di Zoja secondo la versione riportata da Pravoslavie.ru (versione comunque contraddetta in alcuni dettagli da altre fonti).

Quale che possa essere la veridicità di questa vicenda, ampiamente circolata nel samizdat’ del periodo sovietico, e volentieri inclusa nelle storie di miracoli della Russia del XX secolo, la popolarità del racconto lo ha trasformato recentemente in un film, Chudo (“il miracolo”) diretto nel 2009 da Aleksandr Proshkin. Presentiamo assieme al testo della storia anche il video YouTube del film, che tenta una ricostruzione minuziosa degli eventi e prova a dare una spiegazione plausibile all’assenza di fonti dirette.

 
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