Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=205  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=602  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=646  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=647  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=2779  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=204  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=206  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=207  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=208 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=3944  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=7999  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=8801  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=9731  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=67&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE
GALLERIE FOTOGRAFICHE

Clicca sull'immagine per aprire la galleria

Condividi:
 
 
Sezione 1

Siti ufficiali delle Chiese Ortodosse nel mondo

 
Aderenti del Patriarcato di Kiev non riconosciuto hanno occupato tre luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca

novorosinform.org, 8 settembre 2014

Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. (Gv 16:2-3)

Aderenti del Patriarcato di Kiev non riconosciuto hanno occupato tre luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Allo stesso tempo, hanno anche minacciato l'occupazione di altre chiese.

Il metropolita Varfolomej di Rovno e Ostrog ha fatto sapere che i monaci si sono rivolti alle autorità con una richiesta di protezione, ma questa non ha dato risultati. Ora resta loro da sperare solo in Dio, dichiarano i funzionari della chiesa.

Secondo le parole del metropolita, le forze del male, in un momento così difficile per il paese, "con il pretesto di appelli patriottici, seminano discordia e conflitti tra la nostra gente". Il responsabile della diocesi di Rovno ha invitato il suo gregge a preservare la fede, la Chiesa e suoi templi, a conservare l'unità e a non soccombere alle provocazioni, come riporta "Interfax".

 
Il velo nella Chiesa ortodossa: tradizione e pratica sacra contro sentimenti moderni

Agli studenti di tutto il mondo viene insegnato che la "china scivolosa" è una fallacia logica. Un piccolo passo, una piccola concessione, non devono necessariamente essere il primo passo verso grandi cambiamenti. Forse no, ma nell'Ortodossia abbiamo sperimentato esattamente questo modello ormai da decenni. Ogni piccola concessione alla modernità non fa che preparare il terreno per la successiva concessione, e la successiva, e la successiva. Ogni cambiamento è più grande e più incisivo del precedente. Così è stato con i veli delle donne. Rendere il velo facoltativo è stato presentato come una piccola cosa. Banale, davvero. Non vale la pena litigarci sopra. Di certo non è "la collina da difendere fino alla morte". Avevamo cose più importanti da fare, da cristiani ortodossi. Ma non riuscendo a mantenere quella linea, ci siamo poi ritrovati ad abbandonare sempre più terreno spirituale mentre i secolarizzatori continuavano ad andare avanti. Come chiarisce l'arciprete Geoffrey Korz, è tempo di iniziare a rivendicare pienamente la nostra spiritualità ortodossa.

Lo staff di Orthodox Reflections

Il moderno mondo occidentale sembra essere uno dei pochi luoghi in cui l'uso di un velo in un tempio sacro è oggetto di diffusa contesa. Forse c'era da aspettarselo, dal momento che viviamo in una società distinta da quasi tutte le altre e basata interamente sull'individualismo.

La base di tutto nella Chiesa ortodossa è la santa Tradizione – come ha affermato san Vincenzo di Lerins, "nella stessa Chiesa cattolica (cioè la Chiesa universale – la Chiesa ortodossa), ci si deve prendere tutta la cura possibile per mantenere quella fede che è stata creduta ovunque, sempre, da tutti". La santa Tradizione include l'eredità combinata delle Sacre Scritture, dei Padri della Chiesa, dei santi servizi e dell'innodia della Chiesa, attraverso i secoli e da ogni luogo, presi insieme.

Fare l'errore di sostenere che la Chiesa ortodossa sia un campo battaglia per le citazioni bibliche, o per una migliore illuminazione nel tempo, significa ridurre la Chiesa di Cristo semplicemente a un altra variazione di protestantesimo con credi e concili più accurati. La santa Tradizione – e l'intero pacchetto che essa contiene – costituisce la Fede ortodossa.

Per estensione, vale anche l'altra massima familiare: lex orandi, lex credendi (originariamente da san Prospero d'Aquitania) – la legge del culto riflette e determina ciò che si crede.

Nel loro insieme, quali ragioni offre la santa Tradizione della Chiesa Ortodossa alle donne che indossano il velo?

  • Per amore degli angeli (1Cor 11,10). San Giovanni Crisostomo ci dice che il copricapo induce la donna all'umiltà, e a conservare la sua virtù, legando l'uso del velo alla virtù della castità – cosa non lasciata alla "scelta personale" (cfr Omelie sulle Lettere di san Paolo ai Corinzi);

  • San Paolo ci dice che è pratica universale della Chiesa per le donne di pregare con il capo coperto, e che se qualcuno ha il gusto della contestazione (cioè se vuole discutere su tale questione), noi non abbiamo questa consuetudine (cioè di discutere sulla questione) e neanche le Chiese di Dio (1 Cor 11:16).

  • Come dimostrazione di riverenza in un luogo sacro – cioè un tempio consacrato;

  • In segno di riverenza davanti alle reliquie dei santi, i cui resti sono santificati dalla grazia di Dio e spesso fanno miracoli;

  • Come dimostrazione di riverenza davanti all'arca (o tabernacolo), che riposa sempre sulla santa mensa in ogni chiesa, e che contiene la riserva dei santi misteri;

  • Come dimostrazione di riverenza davanti al santo calice, quando si partecipa al corpo e al sangue del Signore Gesù Cristo;

  • In emulazione della Madre di Dio, il cui santo esempio è dato ai fedeli attraverso innumerevoli icone in ogni tempio, comprese quelle che fanno miracoli e da cui scorre miro;

  • In emulazione del santo esempio delle sante di ogni secolo e nazione, che forniscono ai fedeli ortodossi immagini affidabili del modo di vivere nella pratica gli insegnamenti della Bibbia;

  • In emulazione della prassi universale della Chiesa che – con poche eccezioni (compreso l'occidente laico e postcristiano) – osserva il pudore in tutti i luoghi santi. Questo è lo standard di tutte le culture cristiane, dalla Terra Santa al mondo slavo, dall'Africa alla Scandinavia, dal sud-est asiatico al vicino Oriente, almeno fino all'era post-rinascimentale.

  • Per affermare la distinzione tra maschio e femmina fin dal tempo della creazione (Gen 5:2), contro la quale si ribellano gli ideologi moderni, i laicisti e gli attivisti.

Coloro che cercheranno di far conformare la Chiesa ai programmi moderni e secolari imposti dall'esterno della Chiesa ovviamente non saranno d'accordo con gli standard stabiliti nei punti precedenti.

Il tema del copricapo può essere evitato da molti parroci, spesso perché la pratica storica, patristica e tradizionale potrebbe portare a conflitti e respingimenti da parte di persone di mentalità moderna in una data parrocchia. Molto di più, una tale pratica offenderebbe la posizione delle femministe ideologiche, che vedono la loro visione politica del mondo come in qualche modo intercambiabile con la pratica storica, patristica, tradizionale della Chiesa, e non sarebbero felici di sentirsi dare una risposta diversa.

Nell'Occidente moderno, le libertà di cui godiamo si estendono alle libertà personali che esercitiamo all'interno della Chiesa ortodossa, nella misura in cui non violano i limiti dell'autorità pastorale. Si può certamente esercitare la prerogativa di argomentare a favore della libertà dal portare il velo in un tempio ortodosso: infatti, si discute di ogni sorta di cose in nome delle libertà moderne.

Quello che non si può fare è sostenere che le donne che vanno senza velo in un tempio ortodosso siano in qualche modo in linea con la santa Tradizione della Chiesa ortodossa, o che la pratica sia in qualche modo rappresentativa di qualsiasi tempo o luogo importante nella Chiesa ortodossa al di fuori del Occidente laico e post-cristiano.

Lungi dall'essere rappresentativa della pia pratica delle donne cristiane ortodosse, l'assenza del copricapo in una chiesa ortodossa è un'eccezione rispetto all'insegnamento o alla pratica dei Padri della Chiesa. È un'anomalia rispetto alla pratica della Chiesa praticamente in qualsiasi altro secolo o luogo. Dimentica la pratica ereditata come se solo la modernità stabilisse lo standard per l'Ortodossia. Rappresenta un deplorevole disprezzo per la presenza delle cose sante all'interno del tempio di Dio, come se il mondo secolare avesse inghiottito le mura consacrate della Chiesa di Dio.

Non dovrebbe quindi sorprendere che la pratica delle donne che indossano il velo in chiesa sia messa in discussione nell'Occidente moderno, tra tutti i tempi e tutti i luoghi, poiché è solo nell'Occidente moderno che gli spettri dell'oblio, dell'empietà e del secolarismo proiettano le loro lunghe ombre sul volto delle nostre chiese.

 
Novorossija: resa o vittoria?

Per approfondire la vera portata mondiale degli accordi di tregua in Novorossija, Saker dà la parola a Jurij Baranchik nella sua analisi della tregua, che riportiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, e che offre un punto di vista più equilibrato degli eventi delle ultime settimane, con la valutazione delle ragioni che possono aver portato a un armistizio tanto frettolosamente preparato quanto (a prima vista) inconcludente.

 
Subito dopo l'ecumenismo è arrivata l'omosessualità

Valutando oggettivamente la situazione in cui si trova oggi la Chiesa, va riconosciuto che essa si è fortemente discostata dalla Tradizione, partecipando al movimento ecumenista eretico. [1] Il risultato di ciò sono state altre deviazioni. Quindi, nell'ambiente ecclesiale c'è un rapido declino della morale, molti chierici abbandonano completamente il Vangelo e lo stile di vita patristico, e una parte considerevole dell'episcopato si circonda di lusso, spesso superando in questo anche i laici.

Tutto questo, ovviamente, è il risultato di un raffreddamento della fede. Tuttavia, gli attuali stretti contatti della Chiesa con i cattolici, gli onori e i ricevimenti resi al papa in Grecia [2] e in altri paesi ortodossi, [3] probabilmente danno anche a molti sacerdoti motivo per l'adozione dello stile di vita secolarizzato del clero cattolico e giustificano il completo edonismo, privo di ideali evangelici e patristici, nella "vita" di alcuni dei nostri moderni pastori e arcipastori.

Più di recente abbiamo scritto che il pontefice è venuto in Grecia e che ci è rimasto. Si scopre che se n'è andato ancora. Ma, lasciando la Grecia, ci ha lasciato tanti "papi", di varia grandezza e dignità, seminando ovunque la pace cattolica.

Particolarmente spaventosa è la penetrazione nel muro della chiesa del peggior peccato di Sodoma: l'omosessualità. Tali scandali, legati ai nomi di alcuni vescovi, lasciati negli anni senza la dovuta attenzione e considerazione, senza alcuna guarigione spirituale, screditano i presbiteri onesti e provocano sfiducia nella parola della Chiesa. Chi crederà ora in noi pastori quando parleremo di modestia, povertà, disprezzo per tutte le cose mondane e terrene, ascetismo, astinenza e verginità?

Tuttavia, per la maggior parte i chierici avevano già smesso di parlarne da molto tempo, perché essi stessi non credono in tutto questo. Altri si proclamano ipocritamente virtuosi a parole, ma le loro azioni testimoniano il contrario.

La terribile ira di Dio si riversò sui sodomiti a causa della loro sodomia, un fuoco dal cielo bruciò completamente Sodoma e Gomorra, [4] cancellando queste antiche città dalla faccia della terra. Parole rabbiose contro l'omosessualità sono tuttavia contenute nella lettera del santo apostolo Paolo ai Romani, come in altri testi sacri. Dopo aver appreso del caso di fornicazione tra parenti stretti a Corinto, [5] l'apostolo esige che il lascivo sia espulso dalla comunità ecclesiale affinché il suo esempio non diventi cattivo lievito. Come possiamo osare giudicare il mondo, sostiene l'apostolo delle lingue, quando noi stessi lasciamo intatto il peccato nel corpo della Chiesa? "Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!" (1 Cor 5:11-13)

Poteva l'apostolo, tuttavia, come altri discepoli di Cristo e santi Padri, immaginare che sarebbe venuto un tempo in cui il Vangelo sarebbe stato violato e la legge di Dio non avrebbe avuto potere? Che non solo i fornicatori non sarebbero stati scomunicati dalla Chiesa, ma che ai sodomiti sarebbe stato permesso di salire in cattedra, di toccare i vasi sacri con le loro mani sporche e cattive? I santi di Dio avrebbero potuto pensare che avremmo partecipato al Consiglio Ecumenico delle Chiese e non solo avremmo pranzato, ma anche recitato preghiere congiunte con pseudo-cristiani, con rappresentanti di cosiddette chiese che sono cadute così lontano dalla verità che hanno iniziato a benedire il matrimonio tra persone dello stesso sesso?

Oggi nostri vescovi non osano combattere con coraggio contro il peccato di Sodoma (che i predicatori del cupo Rinascimento occidentale cercano di imporre all'Ortodossia), poiché essi stessi calpestano il Vangelo, tollerando sodomiti, fornicatori e pedofili nella comunità ecclesiale e non rimuovendoli dal corpo della Chiesa.

Pertanto, l'acuto insegnamento della Chiesa contro l'omosessualità rimbalza su coloro che osano pronunciarlo, con l'aiuto di una tale contro-argomentazione: "Perché non notate la vostra spudoratezza? Perché non vedete in mezzo a voi un vizio vergognoso e innaturale?"

Sfortunatamente, oggi i gerarchi ecclesiastici preferiscono mantenere buoni rapporti con i poteri costituiti, obbedendo ai loro piani mondani: sincretisti, globalisti, ecumenisti, ambientalisti e socialisti (ipocriti, appunto). Apparentemente hanno dimenticato che non c'è niente di più caro e prezioso di Dio e della vera fede; che solo Cristo è la Luce del mondo e che il loro ministero e la loro missione più importante è testimoniare, predicare e rivelare questa Luce, che risplende invariabilmente nell'unica santa Chiesa cattolica (universale) e apostolica. E tutto al di fuori della Chiesa è la "Galilea dei pagani, un popolo che giace nelle tenebre" (Mt 4:15-16), che dovrebbe essere portato alla luce, e non lasciato nelle tenebre dell'empietà, dell'errore e dell'eresia.

Nessun essere umano può essere esso stesso fonte di luce, non può emettere luce propria. Credendo con aria di sfida di emettere luce, una persona del genere in realtà addenserà solo l'oscurità. Anche riguardo al più grande dei nati di donna, san Giovanni Battista, l'evangelista scrive che "non era la luce, ma [era stato mandato] a testimoniare la Luce. Era venuto per dare testimonianza, per testimoniare la luce, affinché tutti credessero per mezzo di essa" (Gv 1:7–8).

Chi non crede che la salvezza in Cristo sia possibile solo nella Chiesa, ma crede che si possa trovare nelle adunanze eretiche, non solo non è salvato, ma soffre anche costantemente in se stesso l'ira castigatrice di Dio: "Chi crede in il Figlio ha la vita eterna, ma chi non crede nel Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio dimora su di lui" (Gv 3:36).

La luce di Cristo, che illumina tutti e risplende invariabilmente nella Chiesa, ha qualcosa in comune con le tenebre dell'ecumenismo, che eguaglia ed equipara tutte le religioni e le confessioni di fede? Preferiamo l'asceta, uguale agli angeli e il precursore celeste, o i leader ecumenisti appartati e mondani? Obbediremo a loro – attraverso i quali l'antico tentatore, che una volta sussurrò a Cristo, sussurra a noi benedizioni terrene, vanità e potere?

Non siamo più la luce del mondo, perché non risplendiamo della purezza della nostra vita, né il sale della terra, perché non proteggiamo il mondo dal crescente decadimento morale. E quindi, in quanto spiritualmente inadatti, siamo disprezzati e calpestati dalle persone: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini". (Mt 5:13)

In precedenza, la nostra Chiesa, la nostra Ortodossia ascetica, santa e immacolata, grazie alla vita virtuosa dei pastori ortodossi, aveva il diritto morale di denunciare lo stile di vita prodigo del clero cattolico romano, come, per esempio, fece san Simeone di Tessalonica il Mistagogo [6]: "E anche la fornicazione non è affatto punita dai loro sacerdoti, ma tengono apertamente concubine e giovani per la dissolutezza, e allo stesso tempo agiscono come sacerdoti ... E vivono una vita contraria al Vangelo, perché nessuno dei piaceri e delle dissolutezze tra loro è soggetto a censura, e non è considerato qualcosa di inammissibile per i cristiani".

E oggi il nostro clero, che è diventato un focolaio di sodomiti e pervertiti, è già afflitto dal decadimento morale. La gerarchia, tuttavia, non si preoccupa affatto di come proteggere i giovani dalla seduzione che li svia, o di come impedire ogni loro comunicazione con personalità perverse, specialmente nel recinto della chiesa. Invece, impiega la giustizia ecclesiastica contro quelli che hanno a cuore l'Ortodossia, la sua purezza; li accusa di disobbedienza e addirittura di provocare uno scisma di quanti sono fedeli alla Tradizione.

Ma l'affermazione di tali fatti, che testimoniano il sempre crescente declino della morale tra i chierici, può effettivamente confondere e insultare i credenti, può essere una tentazione?

In effetti, le nostre osservazioni sulle questioni di fede e di vita ecclesiale preoccupano molti, e forse li deprimono. Ma noi solleviamo questi problemi con le migliori intenzioni, e non per ostilità personale verso qualcuno. Onorando la dignità episcopale e i buoni arcipreti, non abbiamo mai incitato nessuno allo scisma. E non intendiamo farlo neanche in futuro.

Note

[1] Il movimento ecumenico, o altrimenti ecumenismo (dal greco ecumene – il mondo abitato, l'universo), è il movimento delle confessioni cristiane verso l'unità nella fede, verso l'eliminazione della disunione tra di esse e la mobilitazione delle forze ecclesiastiche su scala internazionale. È sorto su iniziativa delle chiese protestanti negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale all'inizio del XX secolo. Gli obiettivi dichiarati del movimento ecumenico sono il rafforzamento dell'influenza della religione e lo sviluppo di un programma sociale cristiano comune adatto ai credenti che vivono in paesi con sistemi sociali diversi, nonché la cooperazione con cristiani di diverse fedi nella sfera sociale, in vari programmi di natura umanitaria. Secondo un'altra opinione, l'ecumenismo è una tendenza religiosa che mira a unire attraverso compromessi, concessioni reciproche di tutti i movimenti religiosi esistenti, prima i cristiani, e poi tutti gli altri, in un'unica chiesa ecumenica. A causa del fatto che l'ecumenismo è inteso in modo diverso nel mondo protestante, e molto di ciò che è accettato dal CEC non corrisponde agli insegnamenti della Chiesa, i rappresentanti ortodossi preferiscono parlare non di partecipazione al movimento ecumenico, ma di dialogo teologico tra i cristiani, nella speranza del ritorno dei perduti in seno alla Chiesa. Tuttavia, la Conferenza di Mosca dei capi e dei rappresentanti delle Chiese ortodosse autocefale nel 1948 diede una valutazione negativa del movimento ecumenico nel suo insieme e lo considerò inappropriato per la partecipazione della Chiesa ortodossa russa.

[2] La visita del pontefice romano in Grecia è avvenuta il 4 maggio 2001.

[3] Oltre alla Grecia, il defunto papa Giovanni Paolo II ha visitato anche altri paesi ortodossi: Georgia, Bulgaria, Romania e Ucraina.

[4] Le città di Sodoma e Gomorra sono diventate un simbolo di depravazione e immoralità, nonché di punizione divina; Sodoma è associata, in particolare, al peccato di sodomia; tuttavia, entrambe queste città si distinguevano per la depravazione degli abitanti e il maltrattamento degli estranei. Secondo il libro della Genesi (Gen19: 24-28), il Signore fece piovere zolfo e fuoco sulle città della pianura di Sodoma e Gomorra dopo che il giusto Abramo non riuscì a trovare a Sodoma nemmeno dieci giusti. Oltre a queste città, Adma, Seboim e, a quanto pare, Sigor furono sterminate. La posizione esatta di queste città rimane sconosciuta, e questo suggerisce che si trovino sul fondo della parte meridionale del Mar Morto, l'unico mare in cui la vita è assente.

[5] Corinto è una città e porto della Grecia, sull'istmo a nord-est del Peloponneso. Secondo la mitologia, il fondatore della città, Sisifo, per la sua astuzia, fu successivamente punito dagli dei a far rotolare per sempre un'enorme pietra su per la montagna, che, appena raggiunta la cima, ricadeva ogni volta (da qui il espressione "fatica di Sisifo"). Il santo apostolo Paolo (+ 67) predicò a Corinto, rimanendo in città per un anno e mezzo; da qui, nei primi anni '50, inviò due delle sue lettere a Tessalonica.

[6] San Simeone di Tessalonica († c. 1429): Teologo bizantino e scrittore ecclesiastico, arcivescovo di Salonicco (dopo il 1410). Guidò la difesa della città dai conquistatori turchi (Salonicco si arrese durante il secondo attacco solo dopo la sua morte, nel 1430). Conosciuto come autore di numerose opere polemiche, nonché opere che rivelano in dettaglio e interpretano simbolicamente tutti gli aspetti del culto ortodosso e della vita ecclesiale, spiegando lo scopo e il significato di vari riti e oggetti sacri.

 
Il più antico monastero russo del Monte Athos è in restauro

Il portale Pravoslavie.ru offre un breve ma interessante resoconto della rinascita a nuova vita di quello che è oggi un piccolo eremo, dipendenza del monastero russo di san Panteleimone al Monte Athos, ma che di fatto è stato per secoli uno dei più antichi e attivi monasteri del Monte Santo: il monastero di Xilourgou (o monastero ‘del falegname’), oggi in restauro in attesa delle celebrazioni del suo millenario dalla fondazione. Presentiamo la traduzione italiana del resoconto nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Le parole di san Luca sui rinnovazionisti possono essere applicate alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il metropolita Feodosij. Foto: screenshot del canale YouTube dell'Araldo di Cherkassy

Il vescovo della Chiesa ortodossa ucraina ha richiamato l'attenzione sul fatto che i tempi in cui visse il vescovo Luca sono molto simili a quelli di oggi.

Il metropolita Feodosij di Cherkassy e Kanev ha registrato un videomessaggio in cui ha notato che le parole pronunciate da san Luca (Vojno-Jasenetskij) sui rinnovazionisti possono essere attribuite alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il video è stato pubblicato sul canale YouTube dell'Araldo di Cherkassy.

"I moderni persecutori ucraini della fede sono orgogliosi delle gesta di san Luca, lo considerano un grande chirurgo e patrimonio del Paese. È vero, ma potrebbero accettare le sue parole? Non lo manderebbero agli arresti domiciliari come il metropolita Pavel e altri? Il suo appello riguarda i rappresentanti della Chiesa vivente dei rinnovazionisti, ma oggi riguarderebbe la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"," osserva il vescovo.

Secondo lui, san Luca ha detto che i rinnovazionisti “non sono la Chiesa, sono un cinghiale, che ha tutti i segni della ferocia”, chiamati "a non lasciarsi tentare dal loro 'culto', che è non canonico e falso, non è culto", andate solo nelle chiese canoniche, "che non hanno obbedito al cinghiale", e se non ce ne sono, "accettate con umiltà la vostra incapacità di ascoltare la Parola di Dio".

Il metropolita Feodosij ha esortato a pregare san Luca in questo momento difficile, affinché "ci aiuti a non temere e a non aver paura delle prove che egli ha affrontato, e che potremmo dover affrontare anche noi".

Il vescovo della Chiesa ortodossa ucraina ha richiamato l'attenzione sul fatto che i tempi in cui visse il vescovo Luca sono molto simili a quelli di oggi.

"Come se questo secolo non fosse mai accaduto, le chiese sono di nuovo nelle mani degli scismatici, le autorità limitano la libertà dei vescovi. Molti sacerdoti allora scontarono pene detentive e san Luca capì che lo stesso destino attendeva presto anche lui – e così accadde. Il suo appello al gregge del Turkestan è giustamente ignorato dai moderni rinnovazionisti, poiché contiene momenti estremamente scomodi", ha affermato il metropolita.

Il metropolita Feodosij ha aggiunto che oggi il clero ucraino viene giudicato ai sensi dell'articolo 161 del codice penale dell'Ucraina per incitamento all'odio interreligioso, ma in realtà "per aver protetto la Chiesa e criticato lo scisma".

Ricordiamo che l'11 giugno 2023, nel giorno della commemorazione di san Luca della Crimea, la diocesi di Cherkassy celebrerà il centenario della consacrazione episcopale di san Luca.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, i media anti-ecclesiali ricevono sovvenzioni dalle ambasciate occidentali, secondo il vescovo di Cherkassy.

 
Perdite insostituibili per l'Ucraina: la testimonianza delle statistiche

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti il testo russo e la traduzione italiana dell’articolo della giornalista economica Olga Shelkova, che analizza i dati spaventosi delle statistiche dell’economia ucraina contemporanea. Perdita di produttività industriale e agricola, blocco dei commerci, svalutazione, debito pubblico ed estero alle stelle, mancanza totale di segni di ripresa... tutti indicatori di quanto sia folle la strada intrapresa dai golpisti ucraini, pur di non lasciare che il loro paese trovasse una stabilità economica nell’Unione Doganale Eurasiatica: un vero suicidio nazionale.

 
Colpa collettiva: una teologia della cultura ebraica come deicidio continuo

Introduzione dello staff di Orthodox Reflections: Questo articolo riguarda il giudaismo come religione e alcuni aspetti della cultura a cui ha dato origine. Gli scrittori esaminano continuamente le culture religiose, arrivando a volte a conclusioni piuttosto negative su di esse e sulla loro influenza. In questo momento, si possono leggere online articoli che discutono sulle vere origini del Corano (e perfino se Maometto sia mai esistito), se il sacerdozio cattolico romano sia una sottocultura gay, se l'Ortodossia russa sia uno strumento di controllo politico del governo, se l'evangelicalismo americano sia un culto antisociale. Ogni religione e cultura religiosa è apparentemente terreno libero da esaminare. Tutte, tranne il giudaismo, che è off limits. Qualsiasi valutazione critica (non importa quanto blanda) di qualsiasi aspetto del giudaismo e/o della cultura ebraica viene immediatamente etichettata come antisemitismo. A questo punto, anche la critica ai singoli ebrei (compresi i politici) è sempre più considerata un tabù.

Tale situazione non può continuare. Come gruppo, gli ebrei esercitano un'enorme influenza culturale, politica e finanziaria sugli Stati Uniti. Questa influenza è stata utilizzata per guidare cambiamenti fondamentali nella nostra società. C'è un principio nella cultura ebraica chiamato "Tikkun Olam" (riparare il mondo) che incoraggia gli ebrei a cambiare il mondo in ciò che percepiscono come migliore. Un breve video del World Jewish Congress su Twitter fornisce degli esempi. Il CEO di Blackrock Larry Fink è ebreo. Il suo fondo di investimento controlla oltre 10 trilioni di dollari. In un video del 2017, è stato molto esplicito sull'utilizzo del suo capitale di investimento per costringere le aziende ad adottare un programma ambientale, sociale e di governance. Si possono fare molti altri esempi di potenti seguaci del giudaismo (che siano devoti religiosi o semplicemente plasmati culturalmente da esso) che si considerano autorizzati, forse anche obbligati, a "riparare" alle fondamenta la cultura occidentale. Di conseguenza, abbiamo tutto il diritto di esaminare e valutare onestamente sia il giudaismo sia la cultura ebraica. L'autore di questo articolo desidera farvi sapere che questo saggio può essere ripubblicato liberamente senza autorizzazione.

* * *

E tutto il popolo rispose e disse: "Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli". Questa imprecazione contro gli ebrei continua fino ai giorni nostri. Il sangue del Signore non sarà loro tolto. Per questo dice attraverso Isaia: "Se ti lavi le mani davanti a me, io non ascolterò; poiché le tue mani sono piene di sangue". Gli ebrei hanno lasciato la migliore eredità ai loro figli, dicendo: "Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli".

San Girolamo, Commento a Matteo

Ma questi ebrei stanno raccogliendo cori di effeminati e un gran mucchio di immondizie di meretrici; trascinano nella sinagoga tutto il teatro, gli attori e tutto il resto. Infatti non c'è differenza tra il teatro e la sinagoga. [...] Vivono per le loro pance, restano a bocca aperta per le cose di questo mondo, la loro condizione non è migliore di quella dei maiali o delle capre a causa dei loro modi sfrenati e della loro eccessiva gola. Sanno fare solo una cosa: riempirsi la pancia ed essere ubriachi, farsi tagliare e ammaccare, farsi male e ferire mentre combattono per i loro aurighi preferiti.

San Giovanni Crisostomo, Primo sermone contro le sinagoghe

Gerusalemme non doveva essere sottomessa, né il tempio devastato, dopo l'orribile follia dei giudei contro il Signore? Potrebbero queste cose essere accadute giustamente in qualche altro modo, e non per mano dei romani, ai quali gli ebrei, nemici della loro stessa vita, consegnarono il nostro Signore? Pertanto, vi è un tempo in cui anche i mali della guerra sono giustamente approvati per coloro che li meritano.

San Basilio il Grande, Omelia per spiegare che Dio non è la causa del male

Chi non adora il Crocifisso sia anatema e annoverato tra gli uccisori di Dio.

San Gregorio Nazianzeno, Lettera 101.5

E sotto questo [Daniele 7:24] non era indicato altro che l'Anticristo, che innalzerà egli stesso il regno dei giudei.

Sant'Ippolito di Roma, Trattato su Cristo e l'Anticristo

Gli ebrei si rallegreranno e daranno onore al regno dell'anticristo più di chiunque altro. Ed egli, con pretesa di preferenza, ed essendo operoso con loro, designerà per tutti loro un luogo e il tempio.

Sant'Efrem il Siro, citato da padre Andrew Anderson

Ora dunque, poiché il vero Cristo deve venire una seconda volta, l'avversario, approfittando dell'attesa dei semplici, e specialmente di quelli della circoncisione, fa entrare un certo uomo che è mago, ed espertissimo nel sedurre con astuzia di stregonerie e incantesimi; questi si impossesserà del potere dell'impero romano e si chiamerà falsamente Cristo; con questo nome di Cristo ingannando i Giudei, che cercano l'Unto, e seducendo i gentili con le sue illusioni magiche. […] Dapprima infatti si metterà in mostra di mitezza, (come se fosse persona dotta e discreta), e di sobrietà e benevolenza: e con i segni e le menzogne meravigliose del suo magico inganno, sedurrà i giudei, come se fosse il Cristo atteso, si caratterizzerà in seguito per tutti i tipi di eccessi di crudeltà e illegalità, in modo da superare tutti gli uomini ingiusti ed empi che lo hanno preceduto; manifestando contro tutti gli uomini, ma specialmente contro noi cristiani, uno spirito omicida, spietato e furbo.

San Cirillo di Gerusalemme, Catechesi XV

Le sentinelle furono così istruite dagli iniqui: Nascondete la risurrezione di Cristo, prendete denaro e dite che, mentre dormivate, il morto è stato rubato dalla tomba. Chi ha mai visto, chi ha mai sentito parlare di un morto rubato, per giunta nudo, e con gli oggetti della sepoltura lasciati nella tomba? Non lasciatevi ingannare, o giudei, studiate i detti dei profeti e imparate che egli è veramente il Redentore del mondo e l'Onnipotente.

Ottoeco, Grande Vespro, Tono V

Nessuno nell'ordine sacerdotale né alcun laico mangi il pane azzimo dei giudei, né abbia rapporti familiari con loro, né li chiami nella malattia, né riceva da loro medicine, né faccia il bagno con loro; ma se qualcuno osa farlo, se è un chierico, sia deposto, se un laico sia scomunicato.

Concilio in Trullo, Canone XI

Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei giudei, i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.

1 Tessalonicesi 2:14-16

Non mi interessa. Bene! Spero che gli ebrei abbiano ucciso Cristo. Io lo rifarei! Lo rifarei f*****amente in un secondo.

Sarah Silverman, Jesus is magic (2005)

L'unico motivo per cui gli ebrei sono nella pornografia è che pensiamo che Cristo faccia schifo. Il cattolicesimo fa schifo. Non crediamo nell'autoritarismo. La pornografia diventa così un modo per contaminare la cultura cristiana e, man mano che penetra nel cuore stesso del mainstream americano (ed è senza dubbio consumata da qugli stessi WASP), il suo carattere sovversivo diventa più carico. ...Io credo in me stesso. Io sono Dio. Si f***a Dio. Dio è il tuo bisogno di credere in qualche super essere. Io sono il super essere. Io sono il tuo Dio, ammettilo. Siamo casuali. Siamo la pulce sul sedere del cane.

Al Goldstein, fondatore della rivista Screw e pioniere della pornografia

È stato, infatti, solo quando sono rientrato in Germania che ho capito l'odio, un odio più che desiderabile: giustificato. Ci sfugge, scompare come sono scomparsi gli eventi che l'hanno generato. Un poeta ebreo in un campo di sterminio pregava: "O Dio, dammi la forza di odiare". … Eppure oggi, pur essendo stato abbandonato dal mio odio durante quella fugace visita in Germania, grido con tutto il cuore contro il perdono, contro l'oblio, contro il silenzio. Ogni ebreo, da qualche parte nel suo essere, dovrebbe riservare una zona di odio – odio sano, virile – per ciò che il tedesco personifica e per ciò che persiste nel tedesco. Fare altrimenti sarebbe un tradimento dei morti.

Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace, Legends in Our Time, capitolo 12 "Appuntamento con l'odio"

I goym sono nati solo per servirci. Senza questo, non hanno posto nel mondo, solo per servire il popolo di Israele. … Perché sono necessari i gentili? Lavoreranno, areranno, mieteranno. Ci siederemo come un effendi e mangeremo. Ecco perché sono stati creati i gentili.

Rabbi Ovadia Yosef, rabbino capo sefardita di Israele, il cui funerale nel 2013 è stato considerato il più grande raduno di ebrei dai tempi del secondo tempio

* * *

La chiara tradizione della Chiesa è che gli ebrei hanno la colpa collettiva per la morte di Gesù e faranno sorgere l'Anticristo come loro Messia preferito. Ma cosa dobbiamo fare di questo? Può esistere una colpa collettiva o ancestrale? Se Gesù e gli apostoli erano tutti ebrei, allora portano anch'essi questa colpa? E i nostri fratelli cristiani ortodossi che hanno origini ebraiche?

Un principio importante nel Nuovo Testamento è che la discendenza si basa sulla fede. In Galati e Romani, san Paolo afferma chiaramente che "quelli che vengono dalla fede, sono figli di Abramo" [Gal 3:7] e che "giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; ma giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio". [Rm 3:28-29].

Ma questo principio è invertito per gli ingiusti. Gesù dice agli ebrei: "voi avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro". [Gv 8:44] Allo stesso modo, san Giovanni scrive: "Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello". [1 Gv 3:10]

Considerate anche che molti cristiani arabi e greci probabilmente hanno un antenato abramitico. C'erano altri undici figli oltre Giuda, più la figlia di Giacobbe Dina, più Esaù e i suoi figli. E per Abramo stesso, ebbe Ismaele e poi altri sei figli dalla sua seconda moglie Ketura. I discendenti di Abramo sono molti di più dei semplici discendenti di Giuda. Ci sono anche prove che gli ebrei ashkenaziti abbiano poca o nessuna antica ascendenza ebraica, sebbene ciò sia inconcludente e il mondo accademico non lo ammetterebbe mai se fosse vero.

Dopo la diffusione della Chiesa primitiva, gli ebrei e gli altri abramiti che credettero nel Vangelo furono assorbiti dai gentili e persero la loro identità abramitica. Quindi, in un senso molto reale, i figli di Abramo e Giacobbe mediante la carne entrarono nel nuovo patto, e la promessa non era semplicemente spirituale.

Sono gli ebrei (e i samaritani) che hanno rifiutato Gesù ad aver mantenuto la loro identità. Dopo la distruzione del tempio, solo la setta dei farisei era abbastanza forte da sopravvivere. Tutti gli ebrei che sono giunti fino a noi oggi fanno parte di questa tradizione farisaica che ha ucciso Gesù. Ci sono ebrei religiosi e atei, ebrei ortodossi e riformati, ebrei libertari e socialisti. Ma tutti sono farisei. Gesù criticava le loro tradizioni create dall'uomo [Mc 7:1-16], e queste tradizioni furono l'inizio del Talmud. Gli ebrei non seguono l'Antico Testamento o la legge mosaica: seguono il Talmud e altri successivi scritti rabbinici. Molti ebrei non sanno nemmeno che i profeti esistono. La cultura ebraica è inseparabile dalla tradizione dei commentari rabbinici, perché è questa comunità rabbinica che ha dato loro il loro patrimonio culturale. Questo è un fatto antropologico fondamentale che non dovrebbe essere controverso.

Vale a dire, il problema non è la genetica ebraica. Il problema è la cultura ebraica. Le specificità della cultura ebraica e la sua sovversività sono state trattate abbastanza altrove, e qui non entrerò nei dettagli. Si vantano persino nelle loro pubblicazioni di questa sovversione culturale:

"Gli ebrei erano tra i leader e gli attivisti di base in tutti i grandi movimenti del secolo scorso – lavoro, diritti e libertà civili, femminismo, ambientalismo, diritti dei gay e crociata contro il militarismo – che hanno reso l'America un paese più umano, democratico e inclusivo".

La rivoluzione bolscevica era in gran parte un movimento ebraico e aveva un sostegno ebraico quasi universale. Gli ebrei occupano quasi tutte le posizioni importanti nel gabinetto di Biden, e Zelenskij è ebreo. Attualmente il governo ucraino sta per mettere fuorilegge la Chiesa ortodossa canonica. Vale a dire, lo stesso gruppo religioso di persone che aveva massacrato i preti e fatto esplodere le chiese cento anni fa, sta facendo di nuovo la stessa cosa e nello stesso luogo geografico. Questi non sono "nazisti" o "nazionalisti". Sono assassini di Dio che picchiano i sacerdoti nelle strade e approvano leggi per porre fine alla liturgia con la forza. Stanno facendo esattamente ciò di cui san Paolo ha messo in guardia i Tessalonicesi: proibire il Vangelo, essere nemici di tutti gli uomini e colmare la misura dei propri peccati fino alla pienezza dell'ira di Dio. [1 Ts 2:14-16]

Ma come possono ancora essere assassini di Dio? È avvenuto 2000 anni fa! Come possiamo incolpare gli ebrei moderni per ciò che ha fatto una piccola parte dei loro antenati?

La Chiesa è il Corpo di Cristo, e ci sono state promesse le stesse persecuzioni che ha attraversato Gesù. "Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". [Gv 15:20] Nei loro tentativi di distruggere la Chiesa, gli ebrei continuano a uccidere Dio. Questo è più evidente in Europa. Nell'Unione Europea, e in particolare nel Regno Unito, è effettivamente illegale essere cristiani. Le persecuzioni comuniste del XX secolo sono abbastanza note e non c'è bisogno di ripeterle qui. Gli ebrei accolsero e collaborarono anche con gli invasori maomettani della Spagna e dell'Impero Romano d'Oriente, per i quali provano ancora nostalgia. Ma in America è più difficile distruggere la Chiesa in toto, così la sovvertono con l'omosessualità, il divorzio e la secolarizzazione del Natale.

Quasi tutte le canzoni natalizie della metà del XX secolo sono state scritte da un ebreo. Hanno preso la nostra festa dell'Incarnazione e l'hanno trasformata in qualcosa di mercantile e nostalgico sulla neve e su Babbo Natale. Hanno ridefinito la nostra festa per noi, anche se noi stessi abbiamo davvero la colpa per avere accettato questi cambiamenti. Il Natale, per come lo si intende oggi, è un'invenzione ebraica. Cancellando l'Incarnazione dal Natale, abortiscono il bambino Gesù e ci vendono merce luccicante a buon mercato fatta da schiavi cinesi. E ogni anno noi lecchiamo la loro brodaglia come cani e preghiamo che nevichi.

La cultura ebraica è offesa da te, poiché sei l'immagine di Cristo. La maggior parte degli ebrei si rende conto che Gesù era il Messia, e li porta alla pazzia per gelosia vedere i gentili godere di tutte le benedizioni che erano state promesse a loro. Questo è ciò che Pilato intendeva quando chiamava Gesù "il re dei giudei", e il suo scherno nei confronti dei giudei è più sentito in Mc 10:9-12:

"Allora Pilato rispose loro: Volete che vi rilasci il re dei giudei?. Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei? Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!".

Pilato stava dicendo: "Voi ebrei parlate di questo Messia da secoli. Se quest'uomo non è lui, chi potrebbe esserlo? Com'è che quest'uomo non è il vostro re promesso? Ed essi risposero: "Non abbiamo altro re che Cesare". [Gv 19:15] Vale a dire: "Noi non vogliamo l'alleanza. Non vogliamo le promesse. Se quest'uomo è il promesso dell'alleanza, allora preferiremmo essere pagani piuttosto che sottometterci a lui".

E così Dio diede loro quello che chiedevano. Puoi avere il mondo o avere Dio, ma non puoi avere entrambi. Gli ebrei hanno scelto il mondo. Cos'altro potrebbe significare "Non abbiamo altro re che Cesare"? "Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio". [Gc 4.4]

Tutto questo per dire che gli ebrei non portano colpe collettive semplicemente perché i loro antenati hanno assassinato Dio in un lontano passato. Portano la colpa del deicidio perché perseguitano ancora la Chiesa. Stanno ancora uccidendo il corpo di Cristo. Stanno ancora rifiutando la fede di Abramo e l'alleanza. Stanno ancora calunniando Gesù e inscenando processi farsa nei media. Stanno ancora insegnando la tradizione rabbinica e ignorando la Legge e i Profeti. Proibiscono ancora il Vangelo e sono contrari a tutti gli uomini. Stanno sovvertendo ogni decenza e normalità per costruire la religione dell'Anticristo, che san Paolo ci dice regnerà dal terzo tempio a Gerusalemme. [2 Ts 2:4] Tutto ciò che la cultura ebraica spinge – femminismo, uguaglianza, pornografia, omosessualità, farmacologia, controllo delle armi, immigrazione di massa, culto del riscaldamento globale, sovversione elettorale, COVID, il complesso industriale militare – prepara la strada all'Anticristo, che loro accetteranno acriticamente.

L'Anticristo sarà un ebreo omosessuale, come ci dice Daniele (11:37-38): "Egli non si curerà neppure del Dio dei suoi padri né del desiderio delle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti. Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto". Vediamo qui che questa sarà una religione molto mercantile e consumistica inventata per se stessa. Sebbene questo passaggio sul Re del Nord si applichi più direttamente ad Antioco Epifane, San Girolamo spiega che è un prototipo dell'Anticristo come l'atteso Messia ebreo:

"Ma quelli della nostra persuasione credono che tutte queste cose siano dette profeticamente dell'Anticristo che deve sorgere alla fine dei tempi. ...È lui che è destinato a sorgere da una piccola nazione, cioè dal popolo ebraico, e sarà così umile e disprezzato che non gli sarà concesso l'onore regale. Ma per mezzo di intrighi e inganni assicurerà il governo, e da lui le armi della nazione combattente di Roma saranno vinte e spezzate. Deve realizzare questo risultato fingendo di essere il principe dell'alleanza, cioè della legge e del testamento di Dio. Ed entrerà nella più ricca delle città e farà ciò che i suoi padri non hanno mai fatto, né i padri dei suoi padri. Perché nessuno degli ebrei, tranne l'anticristo, ha mai dominato il mondo intero. Ed egli formerà un disegno contro le più ferme risoluzioni dei santi e farà tutto [ciò che desidera] per un tempo, finché la volontà di Dio gli permetterà di fare queste cose. [Commento a Daniele, versetto 11.24]

La dottrina ortodossa dell'Anticristo come falso Messia ebreo è spiegata nel modo più completo in breve nell'Esposizione 4.26 di san Giovanni Damasceno, che è l'indiscutibile standard aureo del dogma cristiano ortodosso.

Gesù ci dice: "Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste". [Gv 5:43] Questo non dimostra che gli ebrei hanno rifiutato il Padre e l'alleanza? Gesù stesso ci dice che preferirebbero avere qualsiasi ingannatore o truffatore se questo significa rifiutare Gesù. E l'Anticristo sarà sicuramente il più grande truffatore della storia umana.

Se Gesù è la via, la vita e la verità, allora il rifiuto di Gesù porterà solo al caos, alla morte e alla falsità. E questo è ciò a cui conducono gli ebrei e tutti i laici post-cristiani. Il rifiuto di Cristo non porta mai a un mondo più etico e pacifico. Porta alla medicina moderna e a guerre senza fine. Chiunque respinga consapevolmente Cristo subirà la stessa depravazione della cultura ebraica e la stessa dannazione definitiva. Il destino dell'ebreo è il destino di chiunque non si crocifigga e non segua Cristo incondizionatamente.

Ma questa colpa collettiva ebraica può essere facilmente cancellata come qualsiasi altro peccato. Tutto ciò che serve è un sincero pentimento. Storicamente ci sono santi cattolici, Giovanni della Croce e Teresa d'Avila, che provenivano da famiglie di conversi. San Girolamo aveva molti amici converso, in particolare sant'Epifanio di Salamina. San Romano il Melode era un ebreo etnico. Nel nostro tempo, e nella nostra Chiesa ortodossa americana, abbiamo fratello Nathaniel e padre James Bernstein, tra molte altre storie meno famose ma ugualmente stimolanti. C'è anche un'ottima intervista di Jay Dyer con un ebreo etnico che è diventato un cristiano ortodosso. Uno dei miei stretti mentori cristiani ortodossi, un leader laico nella diocesi OCA del sud, è ebreo per un sedicesimo. Sebbene si possa non essere d'accordo con molte cose che dicono alcune di queste persone, nessuno può negare il loro sincero impegno, in particolare quelli che sono cristiani di prima generazione.

È facile per un greco essere greco ortodosso. Ci vuole un certo sacrificio nel convertirsi per un inglese o un americano. Ma per un ebreo, convertirsi significa rifiutare la propria famiglia, l'infrastruttura sociale e l'eredità etnica per amore della salvezza. Questa è una rinuncia completa. I conversi disprezzavano il mondo, abbandonando tutto per amore di Cristo. Chi non può ammirare la loro dedizione? Quale corona più grande si potrebbe ricevere al giudizio finale? I veri conversi non sono martiri viventi?

San Paolo ci dice in Rm 11 che "tutto Israele sarà salvato" e che "i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili". Cosa questo significhi nello specifico, non lo sappiamo. Ma è chiaro negli ultimi giorni che ci sarà un ritorno di molti ebrei al patto. Nel secolo scorso c'è stato un grande aumento dei conversi, anche se questi erano una porzione molto piccola degli ebrei, e pochissimi di loro sono diventati cristiani ortodossi. Quindi c'è speranza. Non tutti gli ebrei accetteranno l'Anticristo. Alcuni si rivolgeranno al vero Cristo negli ultimi giorni e alla fine spezzeranno le maledizioni dei loro antenati.

E Dio non li ha certo dimenticati. Perché Dio ha permesso l'Olocausto? Per portare gli ebrei al pentimento! Dio non ha mandato Hitler, ma nel suo amore Dio ha permesso che l'Olocausto insegnasse agli ebrei a non concentrarsi sulle cose mondane, a capire che tutto il loro potere e la loro ricchezza potevano essere loro rubati all'istante. E Dio ha mandato i suoi cristiani a nascondere gli ebrei, rischiando la propria vita senza alcun vantaggio personale per la purezza della carità cristiana disinteressata. Non dimostra questo la provvidenza di Dio per il suo antico popolo? Eppure gli ebrei hanno risposto con un odio ancora maggiore contro europei e cristiani, riversando la loro ira sui tedeschi per averli massacrati, dimenticando i tedeschi che li hanno salvati e hanno sofferto con loro. Gli eroi e i cattivi della Germania nazista sono fusi in una singolare minaccia tedesca che deve essere asportata come un cancro.

Allo stesso modo, molti ebrei apparentemente non hanno gratitudine per i soldati americani e britannici che li hanno liberati. Lavorano attivamente per distruggere i nostri paesi per punirci per i peccati di altre nazioni. Credono che l'immigrazione di massa e la diversità siano le chiavi per indebolire l'America cristiana bianca in modo che un Olocausto non possa mai più ripetersi. Anche se è stata l'America cristiana bianca a combattere i nazisti e a permettere agli ebrei di venire qui come immigrati.

Questa ingratitudine e questo disprezzo sono strettamente legati a ciò che Gesù intendeva per bestemmia contro lo Spirito Santo. Quando Dio opera la sua provvidenza e il suo amore, non si è in grado di riconoscerlo e si risponde con ancora più odio. Se non riconosci lo Spirito quando agisce nella tua vita, e se lo consideri qualcosa di maligno, allora non c'è possibilità di pentimento. [Mc 3:30]

Quindi c'è ben poca speranza per un pentimento di massa degli ebrei, credo. Se qualcosa di così catastrofico come l'Olocausto non è riuscito a curarli dalla loro carnalità e mondanità, allora credo che nulla possa farlo. Ma questo mostra che Dio ha ancora fiducia negli ebrei, indipendentemente dalla loro infedeltà. "Se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso". [2 Tim 2:13]

Infine, l'odio degli ebrei per Cristo e la sua Chiesa è esso stesso una testimonianza di Cristo. Il fatto che abbiano un odio così ardente per i cristiani mostra la loro gelosia. Non condividono questo odio per maomettani e buddisti. Non bestemmiano Shiva e Zeus. Anche nel loro rifiuto di Cristo, continuano a confessare la sua rilevanza e il dolore esistenziale che provano per lui. E così, in un senso molto reale, gli ebrei rimangono persone speciali separate dall'antico patto. Il Dio dell'Antico Testamento e la sua manifestazione come Figlio di Dio sono impressi nelle loro anime, ed essi lo testimoniano attraverso il loro continuo deicidio.

 
Un paio di contributi dal blog di Saker

Con le sue analisi sempre centrate, il nostro amico Saker continua a farci capire con attenzione il mondo attorno alla crisi ucraina. Nel primo testo che vi proponiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, La “logica” apertamente assurda dell'Unione Europea, si evidenzia la follia delle decisioni che hanno voluto legare la ripresa delle sanzioni alla Russia alla ripresa delle ostilità nel Donbass, dando in tal modo il migliore pretesto per la rottura degli accordi a quella parte (la giunta di Kiev) che è disperatamente alla ricerca di pretesti per riprendere le ostilità, e non essere in tal modo oggetto delle rivolte del proprio stesso popolo.

Nel secondo dei testi che vi proponiamo nella stessa sezione, Un tipico esempio di “cristianesimo” ucroide in azione, vediamo la mentalità dell’uniatismo in un video commentato, che ci aiuta a capire quale sia l’attitudine russofoba che si è impadronita con la violenza dell’intero stato ucraino. Da questo esempio, e da alcune risposte di Saker ai commentatori del suo blog, avremo occasione di valutare con più chiarezza le origini religiose di questo conflitto.

 
Il ritorno dei pagani

Per iniziare, chiedo le preghiere e il perdono di tutti coloro che leggono queste righe; è facile quando si scrive utilizzare una retorica feroce. Per quanto posso, ho scritto per amore della Chiesa.

fratello Caedmon

Il mondo contemporaneo è travolto dalle crisi; incertezza economica, conflitti in patria, conflitti all'estero, disordini sociali senza precedenti nella maggior parte delle nostre vite e, cosa più importante, l'ascesa del paganesimo. La consapevolezza di quest'ultima e più grande crisi è, per quanto posso dire, a malapena esistente; oppure, se si conosce il problema, lo si guarda con un benigno sorriso paternalistico, accompagnato da qualche aforisma sul "mondo reale" o sul "crescere". La Chiesa è piena di stolti? I giovani uomini e donne che, per una serie di motivi, sono caduti tra le braccia sfacciate di Odino, Thor, Afrodite, Atena, Ares, Freyr e Loki non sono nel bel mezzo di una moda infantile. Sono incantati dagli dei caduti che hanno versato il sangue di molte migliaia di nostre madri e padri nella fede!

le stime dei pagani negli Stati Uniti vanno oltre il milione e mezzo di persone. Ci sono più pagani attivi che presbiteriani, e sono probabilmente anche più dei cristiani ortodossi. Si pensa che il paganesimo sia la religione in più rapida crescita negli Stati Uniti

Il loro odio per l'umanità non è diminuito dai tempi della Discesa agli Inferi. Anzi, è aumentato. Misantropi vagabondi, come ci ricorda san Pietro, cercano di divorare gli sprovveduti. E chi, chiedo, potrebbe essere più sprovveduto dei giovani dell'occidente contemporaneo? La debole religione cristiana sola mentes tramandata dai fautori moralmente falliti della "illuminazione" ha nutrito una generazione nota solo per la sua catastrofica ingenuità e l'impareggiabile amore per il comfort. Nonostante questo stato miserabile, quell'impulso originario di tutto ciò che è formato a immagine di Dio vacilla ancora debolmente, affamato di qualcosa, qualsiasi cosa che ripristini il suo morente fuoco dell'anima. Quindi, alcuni si rialzano dallo stupore edonistico, cercando l'appagamento negato da una vita sontuosa e meschina e sperando di trovare ordine e significato; ma quando scrutano l'orizzonte, vengono accolti dal caos.

Sparsi e senza leader, i rampolli dei riformatori hanno poca coerenza. La loro offerta principale è poco più che il suono e la furia contro il "peccato" e il "mondo", oppure una foschia oppiacea di massime hippy su "amore" e "vieni come sei". I latini non sono migliori. Sopraffatti dalla vergogna autocosciente (per lo più immeritata), si sono, in misura non trascurabile, legati alle meschine dottrine di uomini inferiori, offrendo mascherate liturgiche agli hoi polloi e murando con cura i sacramenti dietro contrafforti teologici.

il paganesimo è solitamente mistico e rituale. Due caratteristiche del culto che, tra i cristiani, solo la Chiesa ortodossa è riuscita a conservare pienamente nel mondo moderno

Non c'è da stupirsi quindi che questi perduti si impadroniscano degli dei di un passato avviluppato nella nebbia. Naturalmente, questo spesso non si fa consapevolmente, ma sono ancora abbastanza pochi quelli che confessano consapevolmente fedeltà ai demoni che un tempo dominavano il mondo. Tuttavia, solo un pazzo osserverà lo stile di vita ebbro e orgiastico di tanti studenti universitari senza percepire la mano di Dioniso che guida la dissolutezza. Allo stesso modo, l'aumento della disgregazione sociale negli Stati Uniti e in Europa non è forse il risultato del capriccio di Loki? E la conseguente violenza? Chi altro potrebbe sostenerla se non Tyr e Ares, fratelli nella lotta!

Noi ortodossi lo sappiamo, ma finora non abbiamo fatto nulla per opporci. Invece, i nostri vescovi o sono invischiati in giochi politici o, come nel caso dell'arcivescovo Elpidophoros, hanno effettivamente onorato pubblicamente divinità pagane perché facevano parte della sua eredità culturale! Fratelli, sorelle, questo potrebbe non continuare. L'orgoglio per la propria eredità è davvero una bella cosa, ma non onoriamo i nostri antenati piegando il ginocchio davanti ai demoni che li hanno radicati nella terra sanguinante, generazione dopo generazione, fino a quando la risurrezione di Cristo non ha spezzato il loro potere.

Perché sebbene i poteri demoniaci siano spezzati e consegnati alla morte, non sono ancora morti; i nuovi pagani si radunano dietro i loro eroi, Thor, Ares, Odino, Afrodite, Freyr, Kali e Loki, credendo che, se dovessero trionfare, la loro fedeltà sarà onorata. Farebbero bene invece a ricordare che l'unica legge rispettata dai demoni è il potere:

"...A maggioranza dei voti i greci hanno decretato quanto segue: tua figlia, Polissena, deve morire come vittima e premio d'onore per la tomba di Achille. L'esercito mi ha delegato a fare da scorta. Il figlio di Achille supervisionerà il rito e officerà come sacerdote.

Questo è tutto. Capisci la tua posizione? Non devi tentare di trattenere tua figlia qui con la forza, né, potrei aggiungere, presumere di eguagliare la tua forza con la mia. Ricorda la tua debolezza e accetta questa tragica perdita come meglio puoi.

Niente di ciò che fai o dici può cambiare i fatti. Date le circostanze, il corso logico è la rassegnazione".

Odisseo, re di Itaca, che parla a Ecuba, regina della distrutta Troia

Una prospettiva spaventosa, almeno lo sarebbe se fossimo davvero ciò che i pii pagani credono che siamo, servi di un dio morto. Ma noi serviamo il Dio vivente, e i santi lo testimoniano; Caradoc pensò di imporsi su santa Gwenfrewi e ottenne solo la morte come ricompensa per il suo uso del potere mentre lei riceveva di nuovo la vita; san Guthlac si pentì di una vita di violenza e divenne un flagello dei demoni.

I piccoli pagani di oggi sono stanchi dell'insensatezza, ma le donne abbandonano ancora la loro virtù e gli uomini assaporano ancora la meschina crudeltà. Così rimarrà lo status quo solo se noi, che Dio ha posto nel mondo in quest'ora buia, non viviamo come i nostri padri e madri, i grandi santi della Chiesa. Non possiamo ignorare il loro esempio. Dobbiamo essere san Bonifacio, che abbatte la quercia di Wotan davanti agli occhi dei suoi accoliti; ma dobbiamo anche fare eco alla Madre di Dio che dice: "Sia di me secondo la tua volontà", poiché l'esperienza della Chiesa e dei suoi santi non è di benessere.

In conclusione, suggerisco umilmente che è ormai passato il tempo delle lotte giurisdizionali per il predominio sull'Occidente, lotte che dovrebbero essere messe a morte. Se ci coinvolgessimo di meno in queste patetiche lotte, la quercia marcia del paganesimo non avrebbe osato germogliare nelle nostre terre. Non sembra una forzatura affermare che le giurisdizioni concorrenti sono tra le cause profonde dei nostri problemi; e la colpa non è solo dei vescovi. C'è bisogno di dire che non sono solo loro, ma anche i laici, che custodiscono le sante tradizioni? Che cosa state aspettando? Difendetele!

Gli strumenti per farlo sono a vostra disposizione, trattenete i fondi dalle diocesi i cui vescovi insistono nel corteggiare questi demoni, rifiutate le loro benedizioni, non fateli entrare nelle chiese, ricordate loro che si sono resi indegni ("anaxios!"), pregate che Dio abbia misericordia di noi e loro. Forse allora la nostra lucerna non sarà rimossa. Che la santissima Trinità abbia misericordia di tutti noi.

 
La Chiesa ortodossa e il problema della pedofilia

Rispondendo a una domanda di una lettrice del suo blog, Saker dimostra di non essere solo un competente analista militare e geopolitico, ma anche un fine teologo laico. È sempre difficile e delicato rispondere a una domanda sulla pedofilia nella Chiesa ortodossa, ancor più quando la risposta implica necessariamente un confronto non positivo con la Chiesa cattolica romana. Tuttavia, Saker è riuscito a dare una risposta ineccepibile, senza cadere in accuse personali o classiste, e mantenendo un costante livello di considerazione teologica.

 
È possibile uno scisma nella Chiesa di Cipro sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

la Chiesa cipriota è divisa su Dumenko e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Chiesa ortodossa ucraina

I vescovi della Chiesa di Cipro affermano ancora una volta che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è canonica. L'arcivescovo Georgios ritiene che una tale posizione porti a uno scisma. È così?

Il 12 giugno 2023, un vescovo della Chiesa ortodossa di Cipro, il metropolita Tychikos di Paphos, ha rifiutato di concelebrare con il suo primate, l'arcivescovo Georgios. Il motivo del rifiuto era che il metropolita Tychikos non voleva prendere parte ai servizi in cui viene commemorato il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko. L'arcivescovo Georgios ha definito "infantile" la decisione del vescovo. Tuttavia, ha ammesso che la posizione del metropolita di Paphos è un problema per la Chiesa di Cipro e ha detto che "non permetterà uno scisma interno".

Secondo l'arcivescovo Georgios, la maggioranza del Santo Sinodo della Chiesa di Cipro si schiererà con lui e "il metropolita Tychikos di Paphos deve ricevere messaggi dai laici così come da tutti noi". Ha aggiunto di essere "determinato ad assicurarsi che non ci sia uno scisma nella Chiesa cipriota".

Cipro e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": una panoramica storica

Dopo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto il Tomos dal Patriarcato ecumenico, la Chiesa di Cipro ha dichiarato la sua neutralità sulla questione. Inoltre, l'allora capo della Chiesa di Cipro, il defunto arcivescovo Chrysostomos, ha persino tentato di mediare tra il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa russa. Tuttavia, dopo i rabbiosi rimproveri del patriarca Bartolomeo, l'arcivescovo Chrysostomos ha cambiato il suo punto di vista. Ignorando l'opinione dei membri del Santo Sinodo, ha commemorato Epifanij Dumenko durante una delle liturgie.

Subito dopo, diversi influenti vescovi della Chiesa di Cipro hanno scritto una lettera aperta al loro primate, dichiarando di essersi rifiutati di concelebrare con lui a causa della commemorazione di Dumenko. Secondo loro, la decisione del Fanar sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" contraddice i canoni della Chiesa, e la "gerarchia" di Epifanij non ha ordinazione canonica. I vescovi hanno chiesto che l'arcivescovo Crisostomo si attenesse alle decisioni precedentemente adottate sulla neutralità della Chiesa di Cipro. Questi vescovi sono il metropolita Nikiphoros di Kykkos, il metropolita Athanasios di Limassol, il metropolita Isaias di Tamassos e il metropolita Nikolaos di Amathos. Anche il metropolita Neophytos di Morphou ha ripetutamente espresso la sua disapprovazione per gli scismatici ucraini.

In risposta, il primate della Chiesa di Cipro, l'arcivescovo Chrysostomos, ha convocato una riunione del Santo Sinodo, dove con un voto ha promosso una "decisione sinodale" che gli ha concesso il diritto di commemorare Epifanij (per assicurarsi la maggioranza, Chrysostomos aveva ordinato un nuovo vescovo il giorno prima).

Per molti mesi la situazione all'interno della Chiesa di Cipro è rimasta tesa.

Dopo la morte dell'arcivescovo Chrysostomos, il metropolita Isaias di Tamassos ha cambiato opinione, affermando che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sarebbe giustificato dall'aggressione russa contro l'Ucraina. I metropoliti Neophytos, Athanasios e Nikiphoros non hanno cambiato le loro opinioni. Ora, il metropolita Tychikos di Paphos si è unito ai loro ranghi.

Chi è il metropolita Tychikos?

Il metropolita Tychikos (Vryonis) di Paphos è nato nel 1981. Nel 2008 è stato ordinato diacono dal metropolita Georgios di Paphos (l'attuale primate della Chiesa di Cipro). Due anni dopo è stato ordinato sacerdote dallo stesso metropolita Georgios ed elevato al rango di archimandrita della metropolia di Paphos. Ha servito come protosincello (un ruolo simile al segretario della diocesi) della metropolia di Paphos. Inoltre, Tychikos è divenuto un predicatore di ruolo per l'intero distretto metropolitano di Paphos.

Nel 2016 ha difeso la sua tesi sul tema "Gli apostoli e i loro successori nella metropoli di Paphos" e ha conseguito un magistero in Teologia.

Il 23 febbraio 2023, con decisione del Sinodo della Chiesa di Cipro, è stato eletto vescovo di Paphos, ricevendo 15 voti su 16. Il 12 marzo 2023 è stato consacrato vescovo di Paphos nella chiesa di san Barnaba a Nicosia.

Come possiamo vedere, il metropolita Tychikos è stato a lungo sotto l'influenza diretta dell'arcivescovo Georgios. Tanto più significativo è il suo rifiuto di concelebrare con il suo primate a causa della sua posizione sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il vescovo Tychikos è conosciuto come un appassionato predicatore della verità e difensore della fede ortodossa. Nonostante la sua età relativamente giovane, gode di immensa autorità e rispetto sia da parte del clero che dei comuni fedeli della diocesi. Pertanto, l'arcivescovo Georgios non può semplicemente ignorare la sua opinione, "chiudere un occhio" e fingere che non stia accadendo nulla. Soprattutto considerando che il metropolita Tychikos non è solo nella sua determinazione a non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

L'attuale situazione tra la Chiesa di Cipro e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

In un'intervista all'Unione dei giornalisti ortodossi, un altro vescovo della Chiesa di Cipro, il metropolita Neophytos di Morphou, ha affermato di non considerare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" una Chiesa canonica e Dumenko un vescovo. Inoltre, secondo il vescovo, la maggioranza dei vescovi ciprioti non desidera concelebrare con i membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". È per questo motivo che l'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina, Simeon (Shostatskij), che ha un'ordinazione canonica, è stato invitato dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a partecipare all'intronizzazione dell'arcivescovo Georgios. Il metropolita Neophytos ha anche affermato di aver rifiutato di partecipare all'intronizzazione del nuovo primate della Chiesa di Cipro proprio a causa del suo forte rifiuto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E fino a oggi il vescovo è rimasto fedele alla sua posizione.

Naturalmente, l'arcivescovo Georgios è ben consapevole di ciò che sta accadendo ora. Molti sacerdoti e vescovi, anche se tacciono sul Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", non sono necessariamente d'accordo. Il loro silenzio è dettato esclusivamente dal loro rispetto per il trono patriarcale di Costantinopoli.

Inoltre, c'è chi non tace. Questi vescovi hanno un'autorità molto alta tra i credenti di Cipro. Tra questi, possiamo includere i suddetti vescovi: Nicephoros, Neophytos, Tychikos e Athanasios. Ignorare la loro opinione è impossibile. Per questo l'arcivescovo Georgios, commentando l'azione del metropolita Tychikos, parla di un grave problema all'interno della Chiesa di Cipro e addirittura del pericolo di scisma. Cosa possiamo aspettarci allora?

Ci sarà uno scisma nella Chiesa di Cipro sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

L'arcivescovo Chrysostomos non è riuscito a "spezzare" il vescovo che non riconosce la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ed è improbabile che anche il suo successore Georgios abbia successo. L'arcivescovo Georgios ha bisogno della "argomentazione sinodale" per fare pressione sul gerarca disobbediente. Ma funzionerà?

Il fatto stesso di punire il metropolita Tychikos per non aver riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" potrebbe non solo provocare una tempesta di indignazione tra i credenti della metropolia di Paphos (e anche altri) ma anche portare l'arcivescovo Georgios a grossi problemi, la cui portata è ora difficile da prevedere. Pertanto, è improbabile che il Sinodo prenda sanzioni canoniche sia contro il metropolita di Paphos sia contro uno qualsiasi dei vescovi "anti-Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molto probabilmente, la Chiesa di Cipro manterrà il suo status "cosmetico" di unità esterna con una divisione interna de facto.

In ogni caso, resta il fatto che il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non solo non è riuscito a risolvere il problema dello scisma in Ucraina, ma ha anche creato problemi molto seri ad altre Chiese e all'Ortodossia nel suo complesso.

Il metropolita Neophytos di Morphou lo ha detto molto chiaramente:

"Invece di risolvere il problema della Chiesa ucraina per il popolo ucraino e per tutti noi, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha solo reso questo problema estremamente complicato. Ciò significa che è uno scisma di portata pan-ortodossa. Si nasconde sottoterra ma diffonde le sue radici dall'Ucraina all'Africa, dall'Ucraina all'America, e dall'Ucraina al Giappone. Capite che questo è un problema spirituale di portata mondiale che può essere risolto solo da un Concilio ecumenico".

Sì, il patriarca Bartolomeo sta cercando di incolpare coloro che non riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per questo problema. Ma sia lui che il suo entourage sanno bene che con il Tomos sono stati coinvolti in uno scandalo che ha causato danni immensi e forse irreparabili all'Ortodossia. E possa Dio concedere loro non solo comprensione ma anche il riconoscimento di quanto hanno fatto. Forse allora qualcosa cambierà?

 
La Transcarpazia dice addio all'Ucraina?

Abbiamo già trattato in diversi articoli la questione della Rus’ Carpatica e del longanime popolo russino. Ci sembra opportuno aggiungere nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti anche l’originale russo e la traduzione italiana dell’articolo del 1 settembre di Dmitrij Skvortsov, che offre alcuni particolari finora poco noti delle sofferenze dei carpato-russi sotto gli uniati, i nazisti e l’Ucraina indipendente (guarda un po’ che coincidenze…), e ci presenta ancora una volta padre Dmitrij Sidor, di cui non ci stanchiamo di chiedere la liberazione (le ultime sue notizie che ci hanno raggiunto dicono che è agli “arresti domiciliari”, qualunque cosa tale espressione possa significare).

 
Novorossija e Scozia

Il 18 settembre, il referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito metterà in crisi molti dei pregiudizi che bloccano il futuro dei popoli ortodossi. Se la Scozia ha il diritto di determinare la propria indipendenza, perché non dovrebbe averlo la Novorossija?

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti due commenti di parte ortodossa. Il primo, di padre Andrew Phillips, è curiosamente intitolato Libertà per l'Inghilterra? e si riferisce al referendum scozzese (quale che ne sia il risultato) come a una preziosa opportunità per scuotersi di dosso il retaggio dell’imperialismo nato con la dominazione normanna, e per aspirare a riprendere il posto di nazioni europee integrate in un processo di civiltà cristiana.

Il secondo è un contributo al blog di Saker di un autore anonimo che si firma ‘American Kulak’, e traccia un interessante parallelo tra Scozia e Novorossija, che potrà aumentare di rilevanza nei mesi che verranno.

 
3 miti dannosi sul giudaismo a cui crede la maggior parte dei cristiani

Di recente, stavo attraversando la sala delle esposizioni di una conferenza, quando una giovane donna mi si è avvicinata per farmi firmare una petizione. La sua maglietta la identificava come rappresentante di un gruppo cristiano filo-israeliano. La petizione chiedeva una legge che punisse le aziende che hanno preso parte al movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS). Quando ho esitato, ha detto con un sorriso: "Dio benedice l'America solo perché noi sosteniamo Israele!"

Con uno sguardo sconcertato sul mio viso, le ho chiesto: "I membri del corpo di Cristo non contano niente? E la persecuzione dei cristiani in Israele? O i diritti umani dei palestinesi?"

Lei ha risposto subito: "Gli ebrei sono il popolo eletto di Dio fin dall'alleanza fatta con Abramo. I cristiani in Israele sono protetti. Il giudaismo sostiene i diritti umani. I palestinesi sono terroristi".

Me ne sono andato senza ulteriori dialoghi e senza firmare la petizione. Ci sono già abbastanza limiti alla nostra libertà di parola e di associazione in questo paese. Non c'è bisogno di chiederne di più. Quell'incidente mi ha lasciato scosso. Dopo essere stato a lungo nella Chiesa ortodossa, ci si può dimenticare ciò che insegnano veramente gli evangelici.

La maggior parte degli evangelici ha un amore smodato per Israele e un grande rispetto per il giudaismo. Tanto che gli evangelici sono noti per prendere in prestito usanze ebraiche per essere "più autentici". Un certo numero di evangelici insegna persino la salvezza del "doppio patto". Questa è la convinzione che gli ebrei possano essere salvati grazie all'alleanza che Dio fece con Abramo, senza dover accettare Gesù Cristo come loro Salvatore. Le credenze evangeliche riguardo al giudaismo creano un problema per due ragioni. Innanzitutto, il numero di evangelici negli Stati Uniti è piuttosto elevato, quindi le loro convinzioni contano. In secondo luogo, gli evangelici non sanno davvero nulla del giudaismo rabbinico, quindi le loro convinzioni sono più radicate nel mito che nella realtà. Non sono soli in questo, poiché i cristiani americani di qualsiasi varietà sono per la maggior parte altrettanto ignoranti.

Credere nei miti sul giudaismo ha portato l'America in più di una guerra costosa, ha danneggiato la nostra posizione morale nel mondo e ha messo a tacere l'opposizione alla sempre crescente persecuzione dei cristiani all'interno dello stesso Israele. Questi miti ci danneggiano socialmente, poiché la nostra stessa libertà di parola è sempre più limitata dall'impedimento di espressioni etichettate come "antisemite".

La religione del giudaismo è un argomento importante e trattarne tutti gli aspetti va ben oltre lo scopo di un singolo articolo. Piuttosto, questo è un tentativo mirato di correggere quelli che percepisco come i tre più dannosi miti sul giudaismo a cui crede la maggioranza dei cristiani americani.

Con questo fine in mente, iniziamo.

Mito numero 1. Gli ebrei moderni sono discendenti di Abramo

La storia biblica di Abramo come antenato degli israeliti è ben nota a tutti i cristiani. Noi accettiamo la sua veridicità, e il resto dell'Antico Testamento, come una questione di fede. Leggendo la Bibbia cristiana, tracciamo il popolo eletto di Dio da Abramo a Isacco a Giacobbe attraverso il Regno di Giudea e infine a Cristo e agli Apostoli. La maggior parte delle persone, conoscendo questa storia, crede che gli ebrei moderni (quelli che praticano il giudaismo o affermano di discendere da coloro che lo praticavano) discendono dagli israeliti della Bibbia. Per molti cristiani, gli ebrei moderni, in quanto "figli di Abramo", continuano a essere scelti da Dio e sono eredi di tutte le promesse dell'alleanza che Dio ha stretto con Abramo. Ciò include il diritto di possedere la terra di Israele.

Noi ci riferiamo comunemente al "popolo ebraico", alla "etnia ebraica", talvolta alla "razza ebraica" e talvolta anche alla "tribù ebraica". Tutte queste frasi presuppongono che gli ebrei moderni abbiano una discendenza comune. E se magari non fosse vero? E se la maggior parte degli ebrei moderni non discendesse affatto dagli antichi israeliti? In che modo ciò cambia le cose, specialmente dal momento che (come discuteremo più avanti) il giudaismo moderno non è la stessa religione praticata dagli antichi israeliti?

Com'è possibile che oggi ci siano milioni di ebrei che non discendono da Abramo, e le cui origini non sono nemmeno in Medio Oriente? È possibile, perché un tempo il giudaismo era una religione di grande successo che faceva proselitismo. L'estratto che segue è tratto da un articolo intitolato Try It, You’ll Like It: Should Jews Proselytize? dal sito My Jewish Learning:

La maggior parte degli ebrei oggi potrebbe non esserne consapevole, ma il giudaismo ha una lunga storia non solo di accoglienza, ma anche di incoraggiamento dei gentili a diventare ebrei. Dal giorno in cui Abramo raccolse una pietra focaia ed eseguì la propria circoncisione, diventando così il primo convertito al giudaismo, gli antichi israeliti diffusero apertamente i loro insegnamenti tra le nazioni che incontrarono.

Il proselitismo ebraico ebbe un tale successo che si stima che nel I secolo d.C. ben il 10% dell'Impero Romano fosse ebreo, quasi 8 milioni di persone.

"È un numero incredibile, e significa che la comunità ebraica non doveva essere questo gruppo piccolo e minuscolo", osserva il rabbino Lawrence Epstein, fondatore e presidente del Conversion to Judaism Resource Center a Commack, NY.

Gli ebrei hanno fermato il proselitismo aperto solo a causa delle pressioni dei governanti cristiani e poi musulmani, a partire dal 407 d.C., quando l'Impero Romano aveva bandito la conversione al giudaismo sotto pena di morte. Ma lo slancio teologico interno ad essere "una luce per le nazioni" (Isaia 42:6) è persistito nel corso dei secoli, sebbene sotto copertura, avanzando e ritirandosi insieme alle fortune ebraiche nella diaspora.

Ora, nell'America del XXI secolo, dove gli ebrei sono una minoranza privilegiata che pratica apertamente la propria religione, potenti in ogni area della vita politica, sociale ed economica, alcuni rabbini e leader ebrei suggeriscono che è tempo di abbandonare il divieto impostoci dagli antisemiti e il ritorno alla nostra originaria missione universalistica. Il giudaismo è una grande religione, con molto da offrire alla società odierna. Perché non dovremmo renderlo più disponibile agli estranei che potrebbero desiderare di unirsi alla tribù?

Avevate mai visto questa statistica? Il 10% dell'Impero Romano, una cifra vicina a 8 milioni di persone nel I secolo, praticava a quei tempi il giudaismo. Il numero è sbalorditivo, e non avrebbe mai potuto essere l'unico risultato di una "diaspora" di persone provenienti dalla Giudea (Palestina romana). La massiccia crescita del giudaismo nel mondo classico fu, infatti, un risultato diretto del successo che gli ebrei ebbero nel convertire i pagani alla loro religione monoteista.

Durante il regno dei re asmonei in Giudea, i popoli vicini come gli edomiti furono conquistati e convertiti con la forza al giudaismo. Gli asmonei iniettarono anche in Giudea e nel giudaismo una grande quantità di ellenismo, che cementò l'idea (già presente in molti scritti dell'Antico Testamento) di un "universalismo" del Dio ebraico. La seguente citazione è tratta dal libro The Invention of the Jewish People di Shlomo Sand, professore di storia all'Università di Tel Aviv:

Non sarebbe un'esagerazione affermarlo, ma se non fosse stato per la simbiosi tra giudaismo ed ellenismo, che, più di ogni altra cosa, ha trasformato il primo in una religione dinamica e propagatrice per più di trecento anni, il numero degli ebrei nel mondo di oggi sarebbe all'incirca uguale al numero dei samaritani. L'ellenismo ha alterato e rinvigorito l'alta cultura del regno di Giudea. Questo sviluppo storico ha permesso alla religione giudaica di salire sull'aquila greca e di attraversare il mondo mediterraneo.

Le conversioni effettuate dal regno asmoneo furono solo una piccola parte di un fenomeno molto più significativo avviato all'inizio del II secolo a.C. Il mondo pagano cominciava già a ripensare le proprie convinzioni e i propri valori quando il giudaismo lanciò la sua campagna di proselitismo e divenne uno dei fattori che prepararono il terreno alla grande rivoluzione cristiana. Il giudaismo non produceva ancora missionari professionisti, come avrebbe fatto di lì a poco il suo fratello minore, ma il suo incontro con le filosofie delle scuole stoica ed epicurea diede vita a una nuova letteratura che dimostrava un forte desiderio di conquistare le anime.

A quel tempo Alessandria era, se non il più importante, uno dei principali centri culturali del mondo ellenistico. Fu lì che nacque l'iniziativa, già nel III secolo a.C., di tradurre la Bibbia nel diffuso e comune dialetto greco Koine. Il Talmud babilonese e l'opera nota come Lettera di Aristea attribuirebbero l'iniziativa al re Tolomeo II Filadelfo. È dubbio che la Settanta sia stata effettivamente eseguita per volere del re egiziano, e non fu certo un atto singolare e breve. È più probabile che l'intero Antico Testamento sia stato tradotto nel corso di molti anni da un gran numero di studiosi ebrei, ma l'impresa testimoniava l'importante simbiosi in atto tra giudaismo ed ellenismo, attraverso la quale il primo si stava trasformando in una religione multilingue.

La maggior parte dei cristiani ortodossi e cattolici romani sono pienamente consapevoli della traduzione greca dei Settanta dell'Antico Testamento ad Alessandria. Quanti di noi, tuttavia, si sono mai soffermati a considerare che il vero scopo di quella traduzione era molto probabilmente quello di facilitare la conversione dei pagani al giudaismo? Ironia della sorte, ovviamente, era la stessa traduzione greca che fu usata dalla Chiesa paleocristiana per diffondere il Vangelo. Un fatto che spiega in parte la successiva ostilità dei rabbini nei suoi confronti.

Per inciso, noi spesso leggiamo gli scritti antiebraici dei primi Padri della Chiesa attraverso la lente della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto. Questo è un grave errore storico. Nei primi secoli dopo Cristo, le comunità ebraiche del Mediterraneo non furono vittime supine dell'aggressione cristiana. Le comunità ebraiche sminuivano la Chiesa primitiva in numero e influenza. Fino al IV secolo inoltrato, ebrei e "giudaizzanti" (cristiani eretici che volevano incorporare pratiche distintamente ebraiche nel cristianesimo) lottavano per le anime con la Chiesa primitiva. Ci furono polemiche reciproche. Ci furono rivolte. Ci fu spargimento di sangue. Ci fu calunnia. Se avete intenzione di leggere gli scritti dei primi Padri della Chiesa sugli ebrei, allora dovete collocarli in questo contesto o non sarete né corretti né storicamente accurati.

Il proselitismo ebraico continuò a intermittenza per tutto il primo millennio nelle terre pagane e ottenne alcuni risultati notevoli come la conversione dei khazari. Questi ultimi, un popolo turco, si convertirono al giudaismo intorno all'VIII secolo. Il loro regno (situato in parti dell'odierna Russia europea, Ucraina e Kazakistan), al suo apice, era più potente e più popoloso di qualsiasi precedente regno ebraico, compreso quello di Salomone. I khazari erano una forza da non sottovalutare. Cosa sia successo ai discendenti di questo impero è ancora oggi oggetto di controversia.

Tra gli ebrei moderni potrebbero esserci alcuni veri discendenti di Abramo. La maggioranza, tuttavia, non lo è. I numeri sono quelli che sono. Inoltre, "l'espulsione degli ebrei" dalla Palestina, dopo la distruzione del Tempio, è stata apparentemente esagerata. Gli storici moderni ritengono che forse potrebbero essere state espulse le élite culturali e politiche, ma i contadini medi e la gente comune rimasero al loro posto. Alcuni di questi discendenti israeliti praticarono il giudaismo rabbinico nei secoli a venire. La maggior parte si convertì al cristianesimo. Alla fine, molti dei loro discendenti si convertirono all'islam. Il che significa che c'è una discendenza israelita tra alcune popolazioni mediorientali di cristiani e musulmani, forse in proporzioni ancora più elevate che tra gli ebrei israeliani.

Le implicazioni di tutto ciò sono sbalorditive per il sionismo, per l'evangelicalismo, per il cristianesimo del secondo dopoguerra, per i diritti umani dei palestinesi che vivono sotto l'occupazione israeliana, per coloro che credono che gli ebrei moderni siano colpevoli di deicidio in virtù della loro discendenza, e per il intero concetto di "antisemitismo". Per evitare di occuparsi di qualsiasi cosa che potesse mettere in discussione il diritto dei sionisti alla terra di Israele, molti leader ebrei hanno cercato di nascondere gran parte della propria storia, in particolare sui khazari e sugli altri esempi riusciti di proselitismo ebraico. Anche questa citazione è tratta dal libro di Sand a cui abbiamo fatto riferimento in precedenza:

C'era ansia per la legittimità del progetto sionista, se fosse diventato ampiamente noto che le masse ebraiche insediate non erano discendenti diretti dei "figli di Israele" – tale delegittimazione avrebbe potuto portare a un'ampia sfida contro il diritto all'esistenza dello Stato di Israele. Un'altra possibilità, non necessariamente in conflitto con la prima, è che l'occupazione di vasti territori palestinesi densamente popolati abbia intensificato l'elemento etnico nella politica dell'identità israeliana. La vicinanza di masse di palestinesi cominciò a sembrare una minaccia per l'immaginario "nazionale" di Israele, e richiese legami più forti di identità e definizione. L'effetto fu quello di mettere il kibosh [la parola "fine", ndt] su ogni ricordo dei khazari. Nella seconda metà del XX secolo, il legame con gli orfani khazari si indebolì costantemente, poiché il "popolo ebraico" si riuniva nuovamente nella sua "patria" originaria dopo duemila anni di vagabondaggio nel mondo.

Forse non esiste una "razza ebraica" o una "tribù ebraica" o persino una vera "etnia ebraica" di natura globale (al contrario di quelle create localmente a causa di centinaia di anni di consanguineità). Forse gli ebrei moderni sono davvero membri di comunità multietniche, multirazziali e multilingue unite da un insieme comune di credenze e pratiche religiose. Questa è un'altra citazione dal libro di Sand su questo argomento:

Se gli ebrei del mondo fossero davvero una nazione, quali sarebbero gli elementi comuni nelle culture etnografiche di un ebreo a Kiev e di un ebreo a Marrakech, oltre al credo religioso e a certe pratiche di quel credo? Forse, nonostante tutto ciò che ci è stato detto, il giudaismo era semplicemente una religione attraente che si è diffusa ampiamente fino all'ascesa trionfante dei suoi rivali, cristianesimo e islam, e poi, nonostante l'umiliazione e la persecuzione, è riuscita a sopravvivere nell'età moderna.

Mito numero 2. Il giudaismo moderno è il fratello maggiore spirituale del cristianesimo

Gesù era ebreo. Il cristianesimo è nato dal giudaismo. Il giudaismo è il "fratello maggiore spirituale del cristianesimo". Cristiani ed ebrei adorano lo stesso Dio. Sentiamo tali affermazioni così spesso che la maggior parte dei cristiani le accetta come fatti. Ognuna di queste affermazioni ha una grande quantità di verità, ma solo quando si discute della religione ebraica del secondo Tempio prima del 70 d.C. Il giudaismo di oggi non è la religione praticata da Cristo durante la sua vita. In effetti, il giudaismo moderno è più giovane del cristianesimo.

Il sacerdote ortodosso padre Lawrence Farley è recentemente entrato in una zona di pericolo con i suoi commenti sul giudaismo. Comunque sia, nel chiarire quei commenti il padre è stato assolutamente accurato nella sua valutazione del giudaismo rabbinico:

Il giudaismo rabbinico non è sinonimo di religione mosaica. In particolare, il giudaismo rabbinico manca del Tempio e dei suoi sacrifici, che furono considerati mezzi di perdono e salvezza per tutto il tempo in cui è esistito. (Si veda il Cantico dei tre giovani in Daniele 3, con la sua preghiera che dopo la distruzione del Tempio da parte dei babilonesi Israele non avesse "né olocausto né sacrificio né oblazione né incenso, né luogo per fare un'offerta davanti a Dio o per trovare misericordia". Nota: fu attraverso i sacrifici prescritti dalla Legge attraverso Mosè che i fedeli d'Israele "trovarono misericordia").

Dopo la distruzione del Tempio nel 70 d.C., la religione mosaica rimase mutilata e carente, priva del suo cuore pulsante, motivo per cui l'evento fu così ampiamente pianto dagli ebrei come una terribile catastrofe. Ovviamente gli ebrei di allora dovettero tirare avanti in qualche modo, e trovarono rifugio nel pensiero che la preghiera e la penitenza potessero in qualche modo prendere il posto del sacrificio. Era una specie di soluzione provvisoria, ma cos'altro potevano fare? Per noi è sufficiente notare che il giudaismo rabbinico non dovrebbe essere equiparato alla religione dell'Antico Testamento. La prima divenne una religione del libro in un modo in cui la seconda non lo fu mai.

Al tempo di Cristo, la religione mosaica era sacerdotale con il suo centro nel secondo Tempio di Gerusalemme. Quella era la fede che Gesù praticava. È raffigurato nei Vangeli mentre prega nel Tempio con i suoi discepoli. La fede moderna del giudaismo rabbinico, fondata sul Talmud, si sviluppò dopo la distruzione del Tempio da parte di studiosi ebrei provenienti dalla tradizione farisaica, a partire da un luogo chiamato Jamnia, come reazione alla perdita del Tempio:

Jamnia o Yavneh (יַבְנֶה) nel I secolo d.C. era una piccola città situata lungo la pianura costiera meridionale di Israele tra Jaffa e Ashdod. Si ritiene che Jamnia abbia ospitato le discussioni relative all'istituzione del canone ebraico. Secondo fonti rabbiniche, quando il Tempio di Gerusalemme fu distrutto da Tito nel 70 d.C., Yochanan ben Zakkai (un importante leader proto-rabbinico fariseo che si oppose alla leadership dei sadducei) stabilì un centro di apprendimento a Jamnia. Ciò attrasse studiosi proto-rabbinici in quest'area. Dopo la distruzione del Tempio, Jamnia divenne gradualmente un nuovo centro spirituale in Israele. Il corpo legislativo di Israele (il Grande Beit Din in seguito denominato Sinedrio) si trasferì a Jamnia (Talmud babilonese, Rosh Hashanah 31a). Altri nomi spesso associati a Jamnia sono Gamliel II, il leader di Bet Din, e Akiva ben Joseph, un leader carismatico dai tempi della rivolta di Bar Kochba.

Prima del 70 d.C., il giudaismo era frammentato in varie sette. I saggi di Jamnia promossero intenzionalmente un giudaismo inclusivo, pluralistico e non settario. Alla luce delle nuove circostanze, crearono un sistema più flessibile di interpretazione della Torah che teneva conto della diversità e tracciava un nuovo modo di relazionarsi con Dio e la sua alleanza con Israele (Shaye Cohen). Plasmarono la possibilità di una nuova fede ebraica e di una vita senza i sacrifici, il sacerdozio e la centralità del Tempio di Gerusalemme.

Parte del processo per far fronte alla perdita del Tempio fu la crescente centralità del Talmud. L'intero Talmud consiste di 63 trattati scritti in ebraico mishnaico e in aramaico ebraico babilonese. Il Talmud contiene gli insegnamenti e le opinioni di migliaia di rabbini su una varietà di argomenti, tra cui halakha, etica ebraica, filosofia, costumi, storia, folklore, interpretazione biblica e altri argomenti. Il Talmud è la base di tutti i codici della legge ebraica ed è ampiamente citato nella letteratura rabbinica. La compilazione del Talmud iniziò probabilmente prima della nascita di Cristo, ma continuò a Babilonia almeno fino al V secolo. Ci sono anche commentari rabbinici che sono considerati parte degli studi talmudici scritti fino al X secolo.

L'importanza del Talmud nel giudaismo rabbinico è stata ben spiegata nell'articolo intitolato Perché gli ebrei studiano il Talmud?, da cui riportiamo questi passi:

Per la maggior parte della storia ebraica, gli ebrei in varie comunità hanno costituito enclavi autonome all'interno della società più ampia, e dal momento in cui i rabbini sono saliti alla ribalta come leader del giudaismo, le loro tradizioni legali hanno fornito le regole in base alle quali vivevano queste enclavi.

Così la legge rabbinica sul matrimonio divenne la legge sul matrimonio ebraico, le regole rabbiniche sul sabato divennero regole per tutti gli ebrei, e così via. Il Talmud stesso non sempre afferma con precisione quali devono essere queste regole, e nella natura delle cose non potrebbe anticipare nuove situazioni in cui queste regole dovrebbero essere applicate. Così lo studio del Talmud per la sua legge divenne un'attività principale di coloro che nella comunità erano incaricati di insegnare e far rispettare quella legge.

In un paradosso che ha determinato la storia del giudaismo, il Talmud era la Torah orale in forma scritta, e come tale divenne l'affermazione più chiara che l'ebreo potesse udire della stessa parola di Dio.

Questo non deve essere inteso troppo alla lettera. Il punto non è che Dio abbia dettato l'intero Talmud ai successivi rabbini nello stesso modo in cui alcuni credevano che la Torah scritta fosse stata dettata a Mosè, ma piuttosto che nel Talmud l'ebreo poteva trovare una chiara espressione della volontà di Dio. Il Talmud forniva i mezzi per determinare come Dio vuole che tutti gli ebrei vivano, in tutti i luoghi, in ogni momento. Anche se i dettagli della legge dovessero essere modificati per adattarsi a nuove condizioni, il modo corretto per eseguire tale adattamento potrebbe essere appreso dal Talmud e dai suoi commentari. Così questo testo fondamentale rivelava la pienezza della rivelazione di Dio al popolo dell'Alleanza. Il Talmud rivelava Dio che parlava a Israele, e così il Talmud divenne la via di Israele verso Dio. Studiare il Talmud significava conversare con il Creatore dell'Universo.

Pochi cristiani americani sembrano sapere molto del Talmud, o della sua importanza all'interno del giudaismo rabbinico. Come vedremo tra poco, questo è un problema serio, perché il Talmud contiene insegnamenti palesemente anticristiani e antigentili. Il giudaismo rabbinico non è la fede dell'Antico Testamento. È una fede molto più giovane che media la sua comprensione dell'Antico Testamento, il posto degli ebrei nel mondo e la pratica del giudaismo attraverso lo studio del Talmud. Né Gesù né gli Apostoli avrebbero riconosciuto il giudaismo rabbinico.

Il giudaismo rabbinico era attraente per i convertiti pagani nei primi secoli d.C., anche se era ancora in evoluzione, poiché il Talmud non era ancora completo. Il giudaismo rabbinico ha continuato a dimostrarsi attraente per i pagani come i khazari per tutto il primo millennio d.C. Se gli ebrei tornassero al proselitismo attivo, sarebbe senza dubbio attraente per alcuni anche oggi.

Il diritto degli ebrei di praticare il giudaismo rabbinico dovrebbe essere rispettato e protetto. Tuttavia, i cristiani ortodossi devono capire che non è la religione di Gesù e che non abbiamo nulla da imparare da essa. Tutto ciò che c'era di buono nel giudaismo del I secolo era già conservato all'interno della Chiesa ortodossa. La nostra fede è già completa.

Mito numero 3. Il giudaismo insegna tolleranza e diritti umani

In un incontro ecumenico nel 2021 con rappresentanti del giudaismo, Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, ha detto: "Nel corso della storia, le nostre due comunità hanno condiviso molti punti in comune. Siamo due popoli che sono stati fermi di fronte alle avversità. Siamo due popoli che hanno resistito all'oppressione. Siamo due popoli che servono il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Siamo due popoli che credono nella dignità intrinseca dell'essere umano, plasmato a immagine e somiglianza di Dio".

Secondo l'insegnamento cristiano, tutti sono fatti a immagine e somiglianza di Dio. Pertanto, ogni persona ha un valore intrinseco, indipendentemente da religione, età, sesso, etnia e nazionalità. La maggior parte presume, come il patriarca, che il giudaismo abbia lo stesso insegnamento. Inoltre, poiché gli ebrei hanno subito persecuzioni, la maggior parte presume che siano sensibili alla condizione degli altri. Nessuna di queste ipotesi è vera. Sebbene la verità sia scomoda da ascoltare per gli occidentali moderni, va detta. Quanto più un individuo diventa serio nella pratica del giudaismo, tanto più tende a diventare insulare e sempre meno interessato alla salute, al benessere e ai diritti dei non ebrei. Gli individui altamente secolarizzati di origine ebraica possono essere diversi. Questo fatto non fa che confermare la regola precedente.

Gli ebrei si identificano come il popolo eletto di Dio, per nascita e non solo per fedeltà a una specifica tradizione di fede. Quell'idea di per sé è destinata a causare una certa quantità di svalutazione dell' "altro" nella società. Oltre a ciò, il Talmud, che è essenziale per il giudaismo rabbinico, contiene insegnamenti ostili ai gentili:

In generale, quando la Torah afferma una legge che si applica al proprio "prossimo", i rabbini intendono la legge come applicabile agli ebrei e non ai non ebrei.

Altre regole presumono che i gentili siano, nella migliore delle ipotesi, inaffidabili e nella peggiore malevoli e violenti. Per questo motivo, un gentile è raggruppato insieme a macellai, giocatori d'azzardo, usurai e ladri disonesti che non possono fare da testimoni (Shulhan Arukh Hoshen Mishpat 34).

La legge ebraica tradizionale tratta gli ebrei meglio dei non ebrei. Persino le argomentazioni secondarie e formalistiche e le argomentazioni basate sull'interesse personale – "non possiamo provocare la loro animosità!" – che consentono un trattamento più equo per i non ebrei possono sembrare moralmente problematiche per gli ebrei moderni.

Gli ebrei secolarizzati spesso minimizzano gli aspetti più preoccupanti dell'insegnamento talmudico. Tuttavia, pochissimi richiedono apertamente che venga modificato o rifiutato pubblicamente. Le implicazioni nel mondo reale di questo insegnamento sono più evidenti in Israele, dove minoranze come i palestinesi sono trattate con spaventose discriminazioni:

Poco più del 20% della popolazione israeliana di 9,45 milioni è composta da arabi, molti dei quali si identificano come palestinesi, mentre 2,9 milioni di palestinesi vivono in Cisgiordania e Gerusalemme Est, che Israele occupò nella guerra del Medio Oriente del 1967. Altri 1,9 milioni di palestinesi vivono nella Striscia di Gaza, da cui Israele si è ritirato nel 2005 ma che l'ONU considera ancora occupata.

Più di 600.000 ebrei vivono in circa 140 insediamenti costruiti in Cisgiordania e Gerusalemme est. La maggior parte della comunità internazionale considera gli insediamenti illegali ai sensi del diritto internazionale, sebbene ciò sia contestato da Israele.

Ufficialmente tutti i cittadini israeliani hanno uguali diritti, indipendentemente dalla religione o dalla razza. Ma il rapporto di Amnesty conclude che Israele "considera e tratta i palestinesi come un gruppo razziale non ebraico inferiore".

"La segregazione è condotta in modo sistematico e altamente istituzionalizzato attraverso leggi, politiche e pratiche, tutte intese a impedire ai palestinesi di rivendicare e godere di pari diritti con gli ebrei israeliani all'interno del territorio di Israele e all'interno dei Territori palestinesi occupati, e quindi hanno lo scopo di opprimere e dominare il popolo palestinese", afferma.

Il rapporto afferma inoltre che Amnesty ha documentato atti inumani o inumani – trasferimento forzato, detenzione amministrativa e tortura, uccisioni illegali e gravi lesioni, negazione delle libertà fondamentali o persecuzione – che Israele ha commesso contro i palestinesi "con l'intenzione di mantenere questo sistema" e che questo "equivale al crimine contro l'umanità dell'apartheid" ai sensi della Convenzione sull'apartheid e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Il segretario generale di Amnesty, Agnès Callamard, ha dichiarato: "Non esiste alcuna giustificazione possibile per un sistema costruito attorno all'oppressione razzista istituzionalizzata e prolungata di milioni di persone".

"La comunità internazionale deve affrontare la realtà dell'apartheid israeliano e perseguire le numerose vie verso la giustizia che rimangono vergognosamente inesplorate", ha aggiunto.

Una risposta comune alle lamentele sul trattamento dei palestinesi è che sono tutti jihadisti musulmani dediti alla distruzione di Israele. Tuttavia, non sono solo i musulmani a subire persecuzioni. Anche i cristiani, arabi e non, subiscono abusi con la complicità del governo israeliano:

Un giornalista israeliano che si è travestito da prete è stato deriso e sputacchiato nella Città Vecchia di Gerusalemme nell'ultimo episodio di animosità pubblica ebraica contro i cristiani a Gerusalemme.

Yossi Eli, un giornalista di Channel 13 News di Israele, ha detto di essere stato aggredito "da un bambino e da un soldato" pochi minuti dopo aver indossato una veste marrone da prete e aver camminato con un chierico nella Città Vecchia, secondo Haaretz.

Gli attacchi fanno parte di un modello più ampio iniziato all'inizio di quest'anno, più recentemente durante un evento evangelico di Pentecoste a maggio, dove diversi attivisti ebrei ortodossi – tra cui un importante rabbino e il vicesindaco di Gerusalemme – hanno preso parte a una protesta che alla fine è diventata violenta, con diversi manifestanti che hanno lanciato insulti ai cristiani riuniti nella zona e altri che hanno sputato loro addosso.

Tra coloro che hanno partecipato alla protesta c'erano il rabbino ultraortodosso Zvi Thau, leader spirituale del partito Noam, e Arieh King, vicesindaco di Gerusalemme, che ha equiparato l'attività missionaria cristiana al terrorismo islamico radicale.

In un tweet, King ha applaudito la "protesta dignitosa e corretta" e ha detto: "Per quanto mi riguarda, ogni missionario dovrebbe sapere che non è una persona benvenuta in Terra d'Israele".

Ad aprile, il capo della Chiesa cattolica romana in Terra Santa, il patriarca latino Pierbattista Pizzaballa, ha attribuito il recente aumento degli attacchi nel quartiere cristiano agli estremisti ebrei radicali che si sentono rafforzati e "protetti" sotto il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Gli evangelici, curiosamente, sono tra i maggiori sostenitori di Israele negli Stati Uniti. Se gli attacchi contro di loro continuano e alla fine ottengono una copertura decente nei loro media, ci si chiede quale effetto avrà alla fine sui loro credenti negli Stati Uniti?

Ora, si può sostenere che ciò che sta accadendo in Israele attualmente è più il frutto del sionismo che del giudaismo. C'è davvero una ragione per questo, almeno storicamente. Ecco una discussione di Haaretz riguardante il sionismo, Israele e l'incapacità di formare un'identità israeliana laica:

Il sionismo come movimento nazionale che si ribellò al giudaismo storico era principalmente ateo. La maggior parte dei suoi leader e attivisti ha smesso di credere nella redenzione attraverso la venuta del Messia, l'essenza di lunga data della fede ebraica, e ha preso il proprio destino nelle proprie mani. Il potere del soggetto umano ha sostituito il potere del Dio onnipotente.

I rabbini lo sapevano ed erano terrorizzati e, quindi, quasi tutti divennero antisionisti dichiarati. Dal rebbe chassidico Sholom Dovber Schneersohn, l'Admor di Lubavitch (Chabad) e Yehudah Aryeh Leib Alter (l'Admor di Gur) al principale rabbino riformatore degli Stati Uniti Isaac Mayer Wise, fondatore della Reform Central Conference, mitnagdim e hasidim, ortodossi, riformati e conservatori, tutti hanno visto l'ascesa del sionismo come la fine del giudaismo. A causa della radicale opposizione dei rabbini tedeschi, Theodor Herzl fu costretto a trasferire il Primo Congresso Sionista da Monaco alla città svizzera di Basilea.

Per i sionisti atei Dio era morto e quindi la Terra Santa divenne la patria; tutte le feste tradizionali divennero feste nazionali; e Gerusalemme smise di essere una città celeste e divenne la stessa capitale terrena di un popolo eterno. Ma non sono state queste decisioni, o molte altre, che hanno impedito al nazionalismo laico di servire da fondamento per la costituzione dello Stato di Israele.

La ragione principale dell'incapacità del sionismo di stabilire un'entità laica con una costituzione – in cui la religione è separata dallo stato – risiede altrove. La problematicità della definizione di un "ebreo" secondo criteri laici – culturali, linguistici, politici o "biologici" (nonostante tutti gli sforzi, è ancora impossibile determinare chi è ebreo attraverso il DNA) – è stata ciò che ha eliminato l'opzione di un identità secolarizzata.

Per esempio, nel 1918, Ben-Gurion – il futuro fondatore dello Stato – era convinto, come molti altri, che la maggior parte della popolazione della Terra d'Israele non fosse stata esiliata, ma convertita all'islam con la conquista araba, e quindi era chiaramente di origine ebraica.

Già nel 1948 aveva rinunciato a questa idea confusa e pericolosa, affermando invece che il popolo ebraico era stato esiliato con la forza e aveva vagato in isolamento per 2000 anni. Poco prima, aveva fatto un regalo prezioso alla corrente sionista religiosa debole e impoverita: nella famosa lettera sullo "status quo", tutte le leggi relative allo stato civile, all'adozione e alla sepoltura sono state affidate al Rabbinato Capo. La paura dell'assimilazione era l'incubo condiviso da giudaismo e sionismo, e alla fine vinse.

In breve tempo, il principio della definizione religiosa è stato accettato nella politica dell'identità: un "ebreo" è qualcuno che è nato da madre ebrea o si è convertito e non è membro di un'altra religione. In altre parole, se non soddisfi queste condizioni, non puoi far parte del risveglio del "popolo ebraico", anche se adotti la cultura israeliana, parli correntemente l'ebraico e festeggi il giorno dell'indipendenza israeliana. È un processo storico molto logico: poiché non esiste una cultura ebraica secolare, è impossibile aderire con mezzi secolari a qualcosa che non esiste.

Giudaismo e sionismo non sono sinonimi. Non tutti gli aderenti al giudaismo sono sionisti, ma tutti i sionisti a questo punto sembrano usare il giudaismo come mezzo per forgiare un'identità nazionale. Un'identità a base religiosa che annulla i diritti umani dei non ebrei che vivono in Israele. Soprattutto nei territori occupati, gli ebrei israeliani fanno parte di un sistema che opprime letteralmente i loro vicini. Persone che vedono tutti i giorni, eppure per le quali non hanno pietà.

Più un israeliano è religioso, più sembra diventare favorevole a questa oppressione. Al contrario, più un cristiano è religioso , più ama incondizionatamente tutte le persone. L'amore del prossimo come se stessi è, in fondo, il fondamento del Vangelo. Come chiariscono l'emancipazione della schiavitù, il successo del movimento per i diritti civili, l'emancipazione politica degli ebrei, la fine dell'apartheid sudafricano e molti altri esempi, nel tempo una coscienza cristiana ben sviluppata mina i sistemi di oppressione piuttosto che rafforzarli . Mettere uno stivale alla gola del tuo vicino non è "cristiano". Il giudaismo, almeno come praticato dalla maggioranza in Israele, sembra non avere problemi a tenere sotto controllo "l'altro" con la violenza.

Questo sentimento ebraico di superiorità sul mondo gentile non è limitato a Israele. Vent'anni fa, un professore di giornalismo ebreo laico dell'Università dell'Iowa, Stephen Bloom, pubblicò un libro sullo scontro culturale nella città di Postville, nell'Iowa nord-orientale, tra la gente del posto e gli ebrei chassidici trapiantati. Il libro, Postville: A Clash of Cultures in Heartland America, si è sforzato di presentare il conflitto in modo equo da entrambe le parti. Bloom era abbastanza laico da essere accettato dalla gente del posto, ma abbastanza ebreo da entrare nel mondo degli ebrei chassidici. In sua presenza, entrambe le parti si sono aperte e hanno raccontato i loro veri sentimenti. Questo passo è tratto da una recensione del libro e discute l'introduzione di Bloom su come gli ebrei chassidici si sentivano davvero nei confronti dei loro vicini dell'Iowa:

C'era un palpabile pensiero di gruppo tra gli ebrei, che si rifiutavano di vedere la prospettiva della gente del posto, per non parlare di entrare in empatia con loro. Gli ebrei erano strettamente transazionali con la gente del posto: noi viviamo qui, tu vivi là, lasciaci in pace. Ma era più che un semplice evitarsi per amore della tolleranza: era quasi una gioia nell'ingannare i goym, che infastidiva Bloom. Gli abitanti locali erano essenzialmente delle non entità per gli ebrei, privi di qualsiasi valore intrinseco come esseri umani. Per gli ebrei, tuttavia, la loro teologia nei confronti dei gentili aveva perfettamente senso: solo l'ebreo possedeva una relazione speciale con Dio che richiedeva isolamento per protezione. Il mondo esterno, quello dei non osservanti, era segnato da un tema dominante: la contaminazione e la sporcizia. L'idea di fraternizzare con la gente del posto – di solidarizzare con loro – era allora, almeno per la mente ultra-ortodossa, qualcosa di incomprensibile.

I gentili erano essenzialmente delle "non-entità". Se tali atteggiamenti fossero ribaltati, i gentili sarebbero accusati della più vile forma di "antisemitismo". L'incontro con questo atteggiamento ha infastidito l'autore del libro, un ebreo laico. Si spera che infastidisca molti altri ebrei laici, perché sono tra le uniche persone che probabilmente parleranno apertamente di questo doppio standard. I gentili di tutte le convinzioni sono stati condizionati al silenzio.

Tale intolleranza e svalutazione dei gentili è emblematica solo degli ebrei sionisti o, forse, anche di quelli intensamente religiosi? Non proprio. Tali sentimenti di superiorità possono essere trovati anche tra gli ebrei secolarizzati. Un esempio è James Deen, noto come il "bravo ragazzo ebreo del porno". Deen si è esibito in migliaia di film pornografici da quando aveva 18 anni. Deen si identifica profondamente come ebreo, anche se non pratica e non sembra credere nel Dio tradizionale del giudaismo. Quanto segue è tratto da un'intervista al Jewish Daily Forward:

Non ho mai veramente accettato il tipo di situazione fede-Dio, ma quello che mi è piaciuto è stato il movimento sionista, la cultura dietro di esso, la comunità... Mi identifico con il giudaismo come cultura e la cultura mi ha incoraggiato a imparare, fare domande e lottare per la conoscenza. So come scattare, illuminare e montare, perché cerco sempre di ottenere la conoscenza sul lavoro. Non credo che avrei questo tipo di mentalità se non avessi la mia educazione ebraica.

Non vado in un posto pensando di essere ebreo, o a chi altro è ebreo: ho bisogno di lavorare con loro. Il rispetto va universalmente dato a tutte le razze, credi, colori, religioni, tutto. Gli ebrei sanno che siamo migliori di tutti gli altri – questo è tutto ciò che conta. È vero che siamo il popolo eletto; è un fatto.

Riuscite a immaginare il tumulto se un pornografo "cristiano" attribuisse alla sua educazione in chiesa la sua etica lavorativa di successo nella produzione di porno in un'intervista con una rivista cristiana? Nessun clamore simile sembra essersi verificato dalle molteplici interviste che Deen ha rilasciato alle pubblicazioni ebraiche.

James Deen è un pornografo, uno sfruttatore di donne, ed è stato credibilmente accusato di stupro. Tuttavia, si identifica ancora con la cultura ebraica e con la sensazione di essere "eletto" (da una divinità in cui sembra non credere). Deen sembra un caso estremo, ma non è certo il solo tra gli ebrei secolarizzati. Marxisti ebrei come Wilhelm Reich e Herbert Marcuse hanno ispirato molti dei pornografi ebrei all'avanguardia della legalizzazione della pornografia durante gli anni '70. Uno di questi pornografi ebrei ricorda di essere andato negli studi porno con "i capelli fino al culo, una copia della Rivoluzione sessuale di Wilhelm Reich sotto il braccio e urlando a proposito di lavoro, 'amore e sesso'".

Gli ebrei sono stati in prima linea in molti dei cambiamenti nella cultura cristiana, tra cui l'aborto legalizzato e l'accettazione dell'omosessualità. Sottolinearlo è considerato antisemitismo solo se ci si oppone ai risultati del loro attivismo. Secondo il Jewish Daily Forward, "le donne ebree erano sovrarappresentate nei diritti riproduttivi ovunque negli Stati Uniti". Notevoli donne ebree coinvolte nella promozione dell'aborto includevano Betty Friedan, Susan Brownmiller, Ellen Willis e Gloria Steinem. Durante un evento del Jewish American Heritage Month, Joe Biden ha dichiarato: "Scommetto che l'85% di questi cambiamenti [riferendosi all'accettazione pubblica del matrimonio gay], sia a Hollywood che sui social media, sono una conseguenza dei leader ebrei nel settore".

Un articolo di Haaretz canta: "Attori brillanti come Larry David e Sarah Silverman stanno sfidando la potente cultura religiosa e familiare americana e affermando la loro ebraicità glorificando l'oscenità".

Nathan Abrams, un professore ebreo all'Università di Aberdeen, ha riassunto: "In prima linea nel movimento che ha costretto l'America ad adottare una visione più liberale del sesso c'erano degli ebrei". Se il giudaismo insegnasse davvero la tolleranza e il rispetto per le altre culture (comprese quelle maggioritarie), allora ci aspetteremmo meno ebrei in prima linea nel tentativo di trasformarle.

Inoltre, la libertà di parola non è ugualmente supportata attraverso il divario gentile/ebreo, cosa che non ti aspetteresti se il giudaismo apprezzasse la tolleranza. La situazione attuale sembra essere che gli ebrei possano dire tutto ciò che vogliono, comprese palesi oscenità e bestemmie, ma il discorso dei gentili è soggetto a vincoli potenzialmente severi. Nella nostra moderna cultura dell'annullamento, la critica a tutto ciò che è ebraico, comprese le politiche discriminatorie di Israele, incontra spesso gravi ripercussioni. Un esempio è il sito "Canary Mission", che si dedica a distruggere la vita degli studenti universitari che sostengono il movimento BDS come protesta contro l'apartheid israeliano. Di seguito è tratto dalla pagina "Chi siamo" del sito:

Canary Mission documenta individui e organizzazioni che promuovono l'odio per gli Stati Uniti, Israele e gli ebrei nei campus universitari nordamericani e oltre. Canary Mission indaga sull'odio nell'intero spettro politico, compresi gli attivisti di estrema destra, estrema sinistra e anti-Israele.

Canary Mission è motivata dal desiderio di combattere l'aumento dell'antisemitismo nei campus universitari. Perseguiamo la nostra missione presentando le parole e le azioni di individui e organizzazioni che si impegnano nell'antisemitismo, nel razzismo e nel fanatismo all'estrema destra, all'estrema sinistra e tra la schiera di organizzazioni che comprendono il movimento antisemita per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS).

Canary Mission raccoglie contenuti da fonti pubblicamente disponibili. Aggreghiamo queste informazioni in un formato conciso e facilmente consultabile, fornendo libero accesso al pubblico in generale. Prima della pubblicazione, tutti i contenuti vengono verificati, rispettando i nostri elevati standard di accuratezza e autenticità.

Il sito pubblica i tweet dei ragazzi del college e altri contenuti sui social media. Se un ragazzo pubblica qualcosa di giudicato discutibile (come difendere Israele come stato laico) e lo trovano, allora finisce su questo sito. La "etnia" ebraica non aiuterà. I convertiti ebrei "etnici" al cristianesimo finiscono su questo sito insieme a tutti gli altri. Cosa succede ai poveretti che sono presenti? Le conseguenze professionali sono terribili. Conosco almeno un neolaureato che è stato costretto a cambiare nome per trovare lavoro. Certo, puoi scrivere delle scuse nella speranza che ti rendano un "ex-canary". Sarai ancora sul sito, ma ora in una sezione la cui descrizione afferma: "Ex-Canary presenta individui che sono stati precedentemente indagati e presenti in Canary Mission, ma che da allora hanno rifiutato l'antisemitismo latente nell'estrema destra, nell'estrema sinistra e tra le organizzazioni e gli attivisti anti-israeliani".

Il Talmud non contiene solo inquietanti insegnamenti riguardanti i gentili. Il Talmud contiene anche storie e detti che sono esplicitamente anticristiani e, da una prospettiva cristiana, assolutamente blasfemi. Le storie talmudiche prendono in giro la nascita verginale di Gesù, negano con fervore la sua affermazione di essere il Messia e il Figlio di Dio, affermano che fu giustamente giustiziato come bestemmiatore e idolatra, negano l'idea cristiana della risurrezione di Gesù e insistono sul fatto che sta bollendo negli escrementi all'inferno. Lo stesso destino attende i suoi seguaci nell'aldilà. Nessuno sta chiedendo che il giudaismo moderno respinga questo insegnamento, anche se qualsiasi accenno di "antisemitismo" all'interno di qualsiasi scrittura cristiana è completamente messo alla berlina.

La partecipazione a qualsiasi futuro impegno "ecumenico" dovrebbe richiedere, come minimo, che i partecipanti ebrei rinuncino all'insegnamento anticristiano del Talmud.

Conclusione

Il giudaismo è una religione e una cultura. Deve essere inteso come tale. Le religioni possono essere studiate, criticate e riformate. Ci sono insegnamenti all'interno del giudaismo che sono anticristiani, antigentili e non si allineano con le esigenze dei moderni stati nazionali in cui i diritti di cittadinanza sono indipendenti dalla religione. Anche tra gli ebrei secolarizzati si può spesso trovare una cultura ebraica di supremazia e antipatia nei confronti della società cristiana. È tempo che i cristiani mettano da parte le loro idee sbagliate sul giudaismo e lo affrontino in modo onesto e schietto.

L'autore, Anthony Weber, è un convertito adulto all'Ortodossia dall'evangelicalismo, membro dell'Arcidiocesi ortodossa antiochena d'America.

 
L'opera di sant'Andrea

Basandosi sul fatto che l’apostolo Andrea è venerato particolarmente in Scozia e nelle zone costiere meridionali della Rus’, padre Andrew Phillips analizza nel suo blog i cambiamenti molto interessanti (e sorprendentemente paralleli) che stanno avendo luogo in entrambe le aree. La costante sembra una richiesta di libertà (perfettamente compatibile con la visione cristiana ortodossa) e di distacco da progetti di egemonia e di sfruttamento globale (questi invece del tutto incompatibili con una visione ortodossa). Presentiamo il saggio di padre Andrew su sant’Andrea e la libertà in Europa, accanto al suo saggio intitolato Il suicidio di una civiltà, che analizza la perdita delle radici cristiane in Occidente, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Una conferenza episcopale russa discute dell'Ucraina, di Costantinopoli e di altri temi di vita ecclesiale

foto: patriarchia.ru

Un gruppo di vescovi della Chiesa ortodossa russa si è riunita ieri presso la Lavra della Trinità e di san Sergio "per una discussione fraterna sui temi attuali della vita ecclesiale".

La Conferenza episcopale si è tenuta al posto di un Concilio episcopale, più volte rinviato negli ultimi anni, prima a causa della pandemia del Covid, poi per la guerra in Ucraina. Un Concilio episcopale è molto più grande di una riunione del Santo Sinodo, e comprendente ogni vescovo della Chiesa russa. L'ultimo Concilio episcopale si è tenuto nel 2017. L'attuale Conferenza episcopale era obbligatoria per tutti i vescovi sul territorio della Russia, mentre i vescovi dall'estero erano tenuti a venire solo se le condizioni lo permettevano.

La conferenza è iniziata con un'esauriente relazione su varie questioni della vita ecclesiale da parte di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', seguita da una discussione sulla relazione.

Sua Eminenza il metropolita Ilarion di Budapest e Ungheria ha presentato una relazione sulla preparazione del documento "Sulla distorsione dell'insegnamento ortodosso sulla Chiesa negli atti della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli e nei discorsi dei suoi rappresentanti" da parte della Commissione sinodale biblica e teologica. I vescovi hanno poi tenuto un dibattito aperto sul documento.

La badessa Ksenija (Chernega), capo dell'Ufficio legale del Patriarcato di Mosca, ha poi presentato una relazione sui cambiamenti nella legislazione secolare.

La Conferenza si è conclusa con la discussione e l'adozione di una risoluzione ufficiale.

foto: patriarchia.ru

La risoluzione contiene 10 punti che affrontano lo scisma in Ucraina e la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina canonica; la guerra in Ucraina e la necessità di una pastorale efficace per tutti i soldati e per coloro che tornano feriti; l'ecclesiologia eretica del Patriarcato di Costantinopoli; e la necessità di una rigorosa preparazione dei candidati al sacerdozio.

In particolare, la risoluzione si riferisce al governo ucraino come "l'erede diretto dei bolscevichi che combatterono contro Dio" e loda coloro che nella Chiesa ortodossa ucraina, secondo la Chiesa russa, lottano per l'unità della Chiesa, il che, nel contesto del discorso di apertura del patriarca e delle precedenti dichiarazioni sinodali, significa coloro che continuano a commemorare il patriarca Kirill in Ucraina (si veda sotto).

La risoluzione della conferenza recita integralmente:

1. I vescovi della Chiesa ortodossa russa, riuniti sotto la presidenza di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', nel monastero dell'abate della Terra russa, san Sergio di Radonezh, rendono grazie a Dio, glorificato nella santissima Trinità, per la sua misericordiosa provvidenza verso la Chiesa e il suo popolo, provvidenza che agisce visibilmente in questi tempi difficili, in cui i nemici hanno preso le armi contro la santa Rus', desiderosi di dividere e distruggere il suo popolo unito (dalla preghiera per la santa Rus').

2. Le calamità sperimentate dai nostri popoli incoraggiano tutti i fedeli figli della Chiesa a rafforzare la loro preghiera a Dio, a rafforzare la fede in lui, a perseverare nella speranza della sua misericordia e intercessione, a crescere nell'amore per Dio e per il prossimo.

3. Le notizie dei morti e dei feriti a seguito dello scontro militare, dei senzatetto e dei profughi portano profondo dolore. Possa il Signore concedere riposo alle anime di tutti coloro che sono stati uccisi nei giorni del presente conflitto. Possa egli concedere consolazione agli afflitti e ogni bene della sua generosità ai bisognosi. Per grazia di Dio, molte persone, chierici e laici, statisti e semplici lavoratori, hanno mostrato un autentico amore cristiano nelle attuali circostanze, unendosi per aiutare il più possibile coloro che sono nel bisogno e che soffrono. Possa il Signore ricompensarli in questo secolo e in quello futuro.

4. Con particolare commozione, i partecipanti alla Conferenza episcopale offrono a Dio la loro preghiera per i capi militari e per i soldati. Possa il Signore preservarli dalle ferite, dalla prigionia e dalla morte, possa proteggerli da ogni male, peccato e ingiustizia. Possa egli concedere riposo nelle sue dimore alle anime dei soldati che hanno sacrificato la vita per la fede e la patria sul campo di battaglia, che sono morti per le ferite o sono stati torturati in un'amara prigionia. Eterna sia la loro memoria.

5. I soldati che partecipano alle operazioni di combattimento hanno bisogno di una speciale attenzione e cura pastorale. I chierici inviati a prestare servizio in una zona di combattimento devono seguire un addestramento approfondito, e i vescovi diocesani sono chiamati a garantire che i chierici sposati continuino a ricevere le loro entrate dalle parrocchie a cui sono assegnati.

Importante è anche la partecipazione pastorale del clero alla riabilitazione dei militari di ritorno dal territorio delle ostilità. Secondo la secolare pratica pastorale, la partecipazione ai santi misteri di Cristo può essere limitata a causa della partecipazione alle operazioni militari per un tempo di pentimento solo su considerazione individuale della situazione da parte del parroco e in casi speciali, per esempio quando un soldato ha commesso crimini militari che hanno provocato la morte di altre persone, o quando questo può aiutare a guarire ferite spirituali.

6. Oggi, sul suolo ucraino, il potere statale si è rivelato l'erede diretto dei bolscevichi che combatterono contro Dio e sta suscitando persecuzioni contro la Chiesa ortodossa. I fedeli figli della Chiesa sono espulsi dalle chiese; vescovi, chierici e laici sono sottoposti ad arresti ingiusti e a processi disonorevoli; i luoghi sacri vengono profanati e saccheggiati. La notizia che le autorità stanno cercando di costringere il clero e i laici della Chiesa ortodossa ucraina a rinunciare alla verità di Dio e a spingerli allo scisma è particolarmente amara. I partecipanti alla Conferenza episcopale chiedono una preghiera speciale per i nostri fratelli e sorelle ortodossi in Ucraina, per coloro che, nonostante le minacce, le calunnie e le persecuzioni, si sforzano di preservare l'unità della Chiesa, specialmente per coloro che mostrano un vero podvig da confessori, alzando coraggiosamente la loro voce in difesa di questa unità. Molti anni al metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, che ora è in prigione, e a tutti i vescovi-confessori che stanno affrontando persecuzioni criminali per la fede e per la Chiesa!

7. La Conferenza episcopale prende atto con rammarico che i vertici del Patriarcato di Costantinopoli, accecati dalla sete di soddisfare interessi e ambizioni private, sono diventati uno degli strumenti delle forze politiche ostili all'Ortodossia. Considerata la conclusione presentata dalla Commissione biblica e teologica sinodale "Sulla distorsione dell'insegnamento ortodosso sulla Chiesa negli atti della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli e nei discorsi dei suoi rappresentanti", i partecipanti alla Conferenza episcopale concordano con le conclusioni di questo documento e lo sottopongono all'approvazione del Santo Sinodo.

8. Rilevando che le persone hanno particolarmente bisogno della consolazione e della gentile attenzione dei pastori nelle attuali condizioni allarmanti, la Conferenza episcopale invita tutti i vescovi e i sacerdoti della Chiesa ortodossa russa a un incessante lavoro pastorale, a un atteggiamento attento verso i parrocchiani, a moltiplicare gli sforzi per educare le persone e i figli della Chiesa, a una partecipazione attiva alle attività liturgiche, pubbliche e caritative della vita delle comunità parrocchiali. I vescovi diocesani sono chiamati a prestare particolare attenzione alle necessità dei chierici e degli operatori parrocchiali a loro affidati.

9. La Conferenza episcopale richiama ancora una volta un'attenzione particolare sulla necessità di un'accurata preparazione dei candidati agli ordini sacri. È necessario, secondo la parola del santo Apostolo, non imporre frettolosamente le mani su nessuno (1 Tim 5:22), mettere alla prova i candidati agli ordini sacri, prepararli adeguatamente per il lavoro imminente e osservare attentamente i primi passi dei chierici appena ordinati. Notando con soddisfazione il lavoro in corso in tutta la Chiesa per migliorare il livello educativo del clero, la Conferenza episcopale chiede al Santo Sinodo di considerare la possibilità di unire le istituzioni educative teologiche esistenti per un ulteriore più efficace lavoro sull'educazione e la preparazione dei futuri pastori. Allo stesso tempo, dovrebbero essere attentamente osservate le norme stabilite dal Santo Sinodo (Verbale n. 112 del 30 agosto 19) sulla distribuzione dei laureati in teologia a quelle diocesi che li hanno inviati a studiare.

10. I partecipanti alla Conferenza episcopale, riuniti nella casa della santissima e vivifica Trinità presso il santo sepolcro di san Sergio di Radonezh, rimanendo nell'amore reciproco e in una sola mente, pregano con fede e speranza il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che è in grado di guarire ogni tipo di disordine, confortare ogni dolore e concedere al suo popolo una pace profonda e senza fine. Possa il Signore e Dio preservare la Chiesa russa e tutti i suoi servitori: arcipastori, reverendi pastori e diaconi, pii monaci e monache, fedeli laici, e possa egli inviare abbondanti misericordie sul so popolo, in modo che possiamo crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. A lui sia gloria ora e sempre. Amen (2 Pt 3:18).

La risoluzione è in gran parte una sintesi della relazione di apertura del patriarca. Tuttavia, in particolare, riguardo agli atti fuorvianti di Costantinopoli in Ucraina e alla persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina, il patriarca ha affermato:

Il tumulto seminato dal Fanar ha portato frutti amari e, in particolare, ha portato all'aperta persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina da parte delle autorità statali. Subito dopo l'invasione di Costantinopoli in Ucraina, hanno iniziato ad adottare leggi discriminatorie contro la Chiesa ortodossa canonica, hanno diffuso calunnie nei media, hanno fatto montare intolleranza e odio per la Chiesa ortodossa ucraina. Le chiese sono state e sono tuttora sequestrate illegalmente con l'uso della forza bruta. Sono state condotte e sono tuttora in corso perquisizioni nelle chiese, oltre che nelle residenze di vescovi e chierici. I chierici sono stati e sono tuttora sottoposti a pressioni brutali attraverso interrogatori umilianti da parte di servizi speciali, e alla pressione di una folla eccitata, che spesso unisce gli scismatici con i pagani più marginali e con persone generalmente estranee a qualsiasi fede.

Queste persecuzioni hanno acquisito una nuova portata dall'inizio del 2022. Abbiamo visto arresti e percosse dei servi di Dio e bestemmie contro i luoghi santi. Sono state avviate e continuano a essere avviate cause legali contro diversi vescovi. Si sono moltiplicati i casi di espulsione delle comunità ortodosse dalle chiese. L'antica Lavra delle grotte di Kiev è minacciata di chiusura. Le sue chiese principali – la cattedrale della Dormizione e la chiesa del Refettorio – sono state sequestrate dalla Chiesa ortodossa ucraina, e vi prestano servizio gli scismatici. Uno per uno, gli edifici del monastero sono confiscati. L'abate della Lavra, il metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, dopo una permanenza di tre mesi agli arresti domiciliari con pretesti inverosimili e basandosi su false accuse, è stato imprigionato in un centro di custodia cautelare. Vladyka, che ha 62 anni, soffre di gravi malattie, incluso il diabete mellito. La sua vita è in pericolo. Chiedo a tutti voi, cari fratelli, di pregare in modo particolare per lui. Oggi è un confessore che rimane fedele al suo giuramento episcopale e all'unità delle nostre Chiese... È del tutto evidente che le autorità ucraine hanno iniziato a liquidare la Chiesa ortodossa ucraina canonica, senza prestare alcuna attenzione ai cosiddetti valori europei, che presuppongono, tra l'altro, la libertà di religione e il rispetto dei diritti umani. La domanda sorge spontanea: come reagiranno i governanti europei e le organizzazioni per i diritti umani a questo incidente? Attendiamo con impazienza, anche se non senza dubbi, la loro reazione.

Voglio dire ancora una volta che al momento stiamo parlando di una guerra contro l'Ortodossia, perché tutto ciò non può che indebolire l'Ortodossia universale. In questo caso, il Fanar è uno strumento nelle mani di abili manipolatori, ed è stato uno strumento del genere per molti anni.

Il patriarca Kirill ha anche parlato del fatto che la Chiesa ortodossa ucraina e altri chierici e diocesi di altri luoghi hanno cessato di commemorarlo come loro primate, definendo questo evento un percorso verso lo scisma:

Una delle conseguenze delle azioni intraprese contro l'Ortodossia e l'unità della Chiesa è stata una serie di disordini canonici. In particolare, vediamo che in alcune diocesi e parrocchie in quei territori dove gli Stati esercitano pressioni sulla Chiesa, la commemorazione del nome del patriarca, prevista dai canoni, è cessata. Il Santo Sinodo ha sottolineato l'inammissibilità di tali azioni nelle sue sentenze del 29 maggio e del 7 giugno dello scorso anno. Certo, la preghiera di tutta la Chiesa per me – dell'episcopato, del clero e del popolo – mi rafforza e mi sta molto a cuore. Ma ora non stiamo parlando di alcuna esperienza personale o devozione personale all'attuale detentore della dignità patriarcale. Stiamo parlando della conservazione dell'unità della Chiesa comandataci dal Signore, una delle cui espressioni esterne, secondo i canoni e con la tradizione secolare, è la commemorazione del primate della Chiesa ortodossa locale ai servizi divini. La fine di tale commemorazione è una porta aperta per scivolare nello scisma. Il clero ha il diritto di non adempiere alle richieste illegali di rifiutare la commemorazione del patriarca, e i laici hanno il diritto di aspettarsi legittimamente che i loro cierici eseguano tale commemorazione e preservino l'unità della Chiesa.

E riguardo alla possibilità di ricevere la santa comunione nelle chiese in cui il patriarca non è commemorato, ha affermato:

Nelle circostanze attuali, alcuni figli fedeli della Chiesa ortodossa pongono una domanda dolorosa: è possibile ricevere la comunione e pregare nelle chiese dove non si commemora il patriarca, e lì sono validi i sacramenti? Il Patriarcato di Mosca riceve molte lettere a riguardo. Dirò questo: se c'è l'opportunità di assistere alle funzioni in una chiesa in cui il clero rimane fedele all'ordine canonico di commemorazione del primate della Chiesa, è necessario recarsi in tale chiesa. Se tale possibilità non esiste affatto, allora fino a quando la Chiesa non avrà emesso un giudizio conciliare sulla caduta nello scisma di alcuni vescovi e chierici, rimangono validi i sacramenti celebrati da coloro che sono diventati vittime di ricatto o che non hanno avuto il coraggio o la coscienza di preservare questo ordine canonico.

 
La guerra economica contro i BRICS

Peter Koenig (l’economista tedesco che vi abbiamo già presentato in un articolo a proposito delle reazioni alle sanzioni antirusse) offre un altro contributo altamente professionale al blog di Saker, analizzando le mosse economiche del blocco dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) per liberarsi dalla morsa egemonizzante del dollaro. Se le affermazioni di Saker (analista militare prestato a considerazioni sui poteri globali) vi possono sembrare un po’ estreme, aspettate di leggere le affermazioni di Koenig (analista economico ‘puro’), che presentiamo nell'articolo sulla guerra economica contro i BRICS nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Sulla distorsione dell'insegnamento ortodosso sulla Chiesa negli atti della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli e nei discorsi dei suoi rappresentanti

Il documento è stato approvato alla riunione dei vescovi della Chiesa ortodossa russa il 19 luglio 2023.

Essendoci riuniti per la preghiera congiunta e la comunione fraterna nello Spirito Santo presso le insigni reliquie di san Sergio di Radonezh nell'antica Lavra della santa Trinità da lui fondata, noi, vescovi della Chiesa ortodossa russa, non possiamo passare sotto silenzio la triste divisione che ora si sta vivendo nel mondo ortodosso, generata dalle azioni sbagliate del Patriarcato di Costantinopoli e dai nuovi insegnamenti, che vengono diffusi dal suo primate e dai rappresentanti ufficiali. Consideriamo nostro dovere alzare la nostra voce in difesa dell'insegnamento ortodosso sulla Chiesa, rivolgendoci sia al nostro gregge amato da Dio che ai colleghi arcipastori del mondo ortodosso.

Dietro gli atti scismatici della gerarchia di Costantinopoli in Ucraina, atti che hanno diviso la famiglia mondiale ortodossa, ci sono innovazioni nell'insegnamento sulla Chiesa, impiantate intensamente da quegli stessi vescovi, volte a distruggere le basi canoniche esistenti. La nuova concezione del primato del patriarca di Costantinopoli, presentato come capo terreno della Chiesa ecumenica, gli assimila diritti e privilegi che vanno ben oltre i diritti di qualsiasi altro primate della Chiesa ortodossa locale e violano i diritti canonici delle altre Chiese.

Già nel 2008, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, nella definizione "sull'unità della chiesa", ha riassunto le tesi principali del nuovo concetto ecclesiologico dei rappresentanti della Chiesa di Costantinopoli, notando che questo concetto viene dalla comprensione dei canoni individuali (principalmente i Canoni 9, 17 e 28 del quarto Concilio ecumenico), una comprensione non condivisa da tutto il pleroma della Chiesa ortodossa, e che diviene una sfida all'unità pan-ortodossa.

Secondo questo concetto, a) solo una Chiesa locale che è in comunione con il Trono di Costantinopoli è considerata appartenente all'Ortodossia universale; b) Il Patriarcato di Costantinopoli ha il diritto esclusivo di giurisdizione ecclesiastica in tutti i paesi della diaspora ortodossa; c) in questi paesi, il solo Patriarcato di Costantinopoli rappresenta le opinioni e gli interessi di tutte le Chiese locali davanti alle autorità statali; d) qualsiasi vescovo o chierico che presta servizio al di fuori del territorio canonico della sua Chiesa locale è sotto la giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli, anche se egli stesso non ne è a conoscenza, e quindi, se lo desidera, può essere ammesso a questa giurisdizione senza lettera di congedo; e) Il Patriarcato di Costantinopoli determina i confini geografici delle Chiese e, se la sua opinione non coincide con l'opinione di questa o quella Chiesa su questo tema, può stabilire la propria giurisdizione sul territorio di questa Chiesa; f) Il Patriarcato di Costantinopoli determina unilateralmente quale Chiesa locale autocefala può e quale non può partecipare agli eventi interortodossi.

Il Concilio ha rilevato che tale visione da parte del Patriarcato di Costantinopoli dei propri diritti e poteri entra in contraddizione insormontabile con la secolare tradizione canonica su cui si basa l'esistenza della Chiesa ortodossa russa e delle altre Chiese locali. Il Concilio ha riconosciuto che tutte le questioni di cui sopra possono essere risolte definitivamente solo al Concilio ecumenico della Chiesa ortodossa, e prima ancora ha invitato la Chiesa di Costantinopoli a prestare attenzione e ad astenersi da passi che potrebbero distruggere l'unità ortodossa fino alla considerazione pan-ortodossa di queste innovazioni. Ciò vale soprattutto per i tentativi di rivedere i limiti canonici delle Chiese ortodosse locali.

Fino a oggi, alle rivendicazioni di Costantinopoli, segnalate dal Concilio dei vescovi nel 2008, si sono aggiunte nuove rivendicazioni. In particolare, a) il patriarca di Costantinopoli insiste di avere il diritto di considerare i ricorsi contro le decisioni giudiziarie prese in qualsiasi altra Chiesa ortodossa locale e prendere una decisione definitiva su di esse; b) Il Patriarca di Costantinopoli si considera autorizzato a interferire negli affari interni di qualsiasi Chiesa ortodossa locale se lo ritiene necessario; c) Il Patriarca di Costantinopoli si dichiara autorizzato a revocare i divieti canonici imposti in altre Chiese locali, per "restituire al rango" le persone che hanno perso la dignità gerarchica per deviazione nello scisma; d) inoltre, individui che non hanno mai avuto nemmeno l'apparenza di una consacrazione episcopale canonica (per esempio, ordinati da un vescovo deposto e da un ex diacono che si fingeva vescovo), sono "restituiti" alla dignità episcopale per decisione del patriarca di Costantinopoli; e) Il patriarca di Costantinopoli si ritiene autorizzato ad accettare nella sua giurisdizione canonica chierici di qualsiasi diocesi di qualsiasi Chiesa locale senza lettere di congedo; f) Il patriarca di Costantinopoli assimila a sé il diritto esclusivo di iniziativa nella convocazione dei concili pan-ortodossi e di altri significativi eventi pan-ortodossi; g) infine, contrariamente agli accordi inter-ortodossi raggiunti nel corso dei preparativi per il Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, che suggeriscono che la concessione dell'autocefalia all'una o all'altra Chiesa locale è possibile solo con il consenso di tutte le Chiese locali generalmente riconosciute, il patriarca di Costantinopoli dichiara il suo diritto esclusivo di proclamare l'autocefalia di nuove Chiese locali, comprese quelle che non sono sotto la giurisdizione della Chiesa di Costantinopoli, senza il consenso dei primati e dei concili delle altre Chiese ortodosse locali. Allo stesso tempo, il concetto stesso di autocefalia è interpretato in modo tale da significare in realtà la subordinazione di una Chiesa autocefala al Patriarcato di Costantinopoli.

Queste deviazioni dall'ecclesiologia ortodossa, quando sono state tradotte da un piano teorico a un piano pratico, hanno portato a una profonda crisi dell'Ortodossia mondiale. La causa immediata della crisi è stata l'invasione del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina. Questo atto anticanonico e criminale, di cui è personalmente responsabile il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, ha ricevuto una giusta valutazione nelle dichiarazioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 14 settembre e 15 ottobre 2018, del 26 febbraio 2019, nonché nelle risoluzioni del Santo Sinodo del 28 dicembre 2018 (verbale n. 98) e del 4 aprile 2019 (verbale n. 21).

La visita del patriarca Bartolomeo a Kiev, compiuta dal 20 al 24 agosto 2021, ha ricevuto una valutazione canonica in una riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 23-24 settembre 2021, che ha deciso: "Riconoscere l'arrivo a Kiev del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli con persone che lo accompagnano senza l'invito del patriarca di Mosca e di tutta la Rus', del metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina Onufrij e dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina come una grave violazione dei canoni, in particolare, il Canone 3 del Concilio di Sardi e il Canone 13 del Concilio di Antiochia" (verbale n. 60). Tra le recenti visite anticanoniche del patriarca Bartolomeo, va citata anche una visita in Lituania dal 20 al 23 marzo e in Estonia dal 16 al 20 giugno 2023.

I tentativi di Costantinopoli di convincere tutte le Chiese ortodosse locali della correttezza delle azioni da lui intraprese non hanno portato i risultati sperati.

Intanto il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha già annunciato nuovi atti anticanonici. In particolare, il 21 marzo 2023, in un incontro con il primo ministro della Repubblica di Lituania a Vilnius, ha affermato: "Oggi si apre davanti a noi una nuova prospettiva, nonché la possibilità di lavorare insieme per creare un esarcato del Patriarcato ecumenico in Lituania". [1] Si prepara così un'altra invasione del territorio canonico della Chiesa ortodossa russa.

Poiché le azioni illegali di Costantinopoli continuano e le idee che distorcono l'insegnamento ortodosso sulla Chiesa si stanno ulteriormente sviluppando, riteniamo nostro dovere ricordare al nostro gregge i principi fondamentali su cui l'ecclesiologia ortodossa è stata costruita per secoli e testimoniare l'intera pienezza ortodossa della nostra fedeltà a questi principi immutabili. È stata la loro violazione da parte del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli che ha causato uno scisma nell'ortodossia mondiale.

1. Pretese del patriarca di Costantinopoli a un primato di potere sulla Chiesa universale

La Chiesa è stata fondata sulla terra dal Signore Gesù Cristo stesso. È un'assemblea di credenti in Cristo, nella quale ognuno è chiamato da sé ad entrare. La Chiesa non è una comune comunità umana; lo Spirito Santo è presente e operante in essa.

La Chiesa è un organismo divino-umano, il corpo mistico di Cristo, come dice al riguardo l'apostolo Paolo: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo... Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi, e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose" (Ef 1:3,22-23). L'immagine del corpo indica l'unità di tutti i membri della Chiesa sotto un unico capo: il Signore Gesù Cristo (cfr Col 1, 18).

Lo scopo della Chiesa è la salvezza delle persone e del mondo intero. La salvezza può essere trovata solo nella Chiesa di Cristo. Secondo le parole dello ieromartire Cipriano di Cartagine, "non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per madre". [2]

Il Credo indica le quattro proprietà essenziali della Chiesa: unità, santità, cattolicità e apostolato.

La Chiesa è una perché Dio è uno. La Chiesa è una e sola, perché unisce i credenti con l'unità della fede, del battesimo, del dono dello Spirito Santo e della comunione eucaristica con il Signore Gesù Cristo. La Chiesa è indivisibile: "Dove c'è Cristo, lì è la Chiesa", [3] "Dove c'è lo Spirito Santo, lì è la Chiesa". [4]

La Chiesa è santa perché santo è il suo capo, Gesù Cristo. I membri della Chiesa partecipano della sua santità.

La Chiesa è cattolica, poiché è diffusa in tutto il mondo, aperta ai credenti di qualsiasi tempo, luogo, origine e condizione sociale che desiderano aderirvi. La cattolicità della Chiesa si riflette anche nella comunione tra le Chiese locali che formano la Chiesa universale. I vescovi delle Chiese locali, pur nella diversità delle loro posizioni, sono uguali tra loro in quanto elevati allo stesso grado di sacerdozio. Poiché ogni vescovo ha ricevuto dallo Spirito Santo una grazia uguale a quella degli altri vescovi, la dignità di tutti i vescovi è uguale: "Il vescovo del primo trono non sia chiamato esarca dei sacerdoti o sommo sacerdote" (canone 48 del Concilio di Cartagine). L'assimilazione di qualsiasi vescovo di speciale significato in termini sacramentali o teologici è una distorsione della cattolicità.

La proprietà della cattolicità non esclude il ministero del primato. Il documento "La posizione del Patriarcato di Mosca sulla questione del primato nella Chiesa ecumenica", adottato dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa nel 2013, osservava che "nella santa Chiesa di Cristo, il primato in ogni cosa appartiene al suo capo: il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio dell'uomo". Il documento afferma che la sostituzione del tradizionale e canonicamente giustificato primato d'onore del Patriarcato di Costantinopoli con la dottrina del primato di potere che si presume gli appartenga è giustificata da un trasferimento illegittimo del potere dal livello dell'episcopato al livello della Chiesa ecumenica, mentre a diversi livelli dell'esistenza ecclesiale il primato ha un diversa natura e varie fonti. Questi livelli sono: a) episcopato (eparchia), b) Chiesa locale autocefala e c) Chiesa universale.

A livello diocesano il primato spetta al vescovo. La fonte del primato di un vescovo nella sua diocesi è la successione apostolica, comunicata attraverso l'ordinazione. Nella sua eredità ecclesiastica, il vescovo ha la pienezza dei poteri – sacramentali, amministrativi e di insegnamento.

A livello di una Chiesa locale autocefala,il primato spetta al vescovo, che viene eletto primate della Chiesa locale dal Concilio dei suoi vescovi. Fonte di superiorità a livello della Chiesa autocefala c'è l'elezione del vescovo preminente da parte del Concilio (o Sinodo), che ha piena autorità ecclesiastica. Il primate di una Chiesa locale autocefala è il primo tra vescovi uguali, come dice il Canone apostolico 34: "È conveniente che i vescovi di ogni nazione conoscano il primo in loro e lo riconoscano come capo, e non facciano nulla che superi il loro potere senza il suo ragionamento: ciascuno faccia solo ciò che riguarda la sua diocesi e i luoghi che le appartengono. Ma i primi non facciano nulla senza il giudizio di tutti. Perché in questo modo ci sarà unanimità, e Dio sarà glorificato nel Signore nello Spirito Santo, Padre e Figlio e Spirito Santo. I poteri del primate sono determinati dal Concilio (Sinodo) e sono fissati nello statuto adottato dal Concilio.

A livello della Chiesa ecumenica come comunità di Chiese locali autocefale, il primato è determinato secondo la tradizione dei dittici sacri ed è un primato d'onore. La fonte del primato d'onore a livello della Chiesa ecumenica è la tradizione canonica della Chiesa, registrata nei dittici sacri e riconosciuta da tutte le Chiese locali autocefale. Le regole canoniche su cui si basano i dittici sacri non conferiscono al vescovo che ha la precedenza in onore di alcun potere di autorità su scala ecclesiastica generale. [5]

Per secoli questa intesa è stata difesa anche dagli stessi patriarchi di Costantinopoli, in particolare contestando le pretese del papa alla giurisdizione universale. Tuttavia, ora uno dei massimi teologi del patriarcato di Costantinopoli afferma: "Il fenomeno dell'antipapismo, inteso come negazione del primo nella Chiesa ecumenica... è, di fatto, eretico... Il fatto che le Chiese ortodosse oggi si rifiutino di riconoscere tra loro qualsiasi primato come quello romano è il problema principale nel loro dialogo con Roma". [6]

Oggi il Patriarcato di Costantinopoli ha sviluppato e sta attuando una nuova visione del primato a livello della Chiesa ecumenica. Il patriarca di Costantinopoli è presentato non come "il primo tra pari", ma come "il primo senza pari". [7] Il suo primato nella Chiesa universale è paragonato al primato di Dio Padre nella santa Trinità. [8] Si presume che sia "il padre spirituale di tutte le persone, che queste lo capiscano o no". [9] Altre Chiese locali sono interpretate come facenti parte di un'unica Chiesa per effetto della comunione con Costantinopoli. [10] I poteri speciali del patriarca di Costantinopoli sono definiti come derivanti da alcuni privilegi finora sconosciuti e ricevuti quasi dagli stessi apostoli. [11] Il diritto di parlare a nome dell'intero pleroma ortodosso si presenta come automaticamente derivante dalla carica ricoperta dal patriarca di Costantinopoli, e non come acquisito dalle Chiese locali in virtù di un consenso pan-ortodosso. [12]

Nei discorsi ufficiali dell'attuale primate del Patriarcato di Costantinopoli, questa Chiesa locale viene effettivamente identificata con l'Ortodossia ecumenica. Parlando a Vilnius il 22 marzo 2023, il patriarca Bartolomeo ha affermato: "L'Ortodossia continuerà ad essere guidata spiritualmente dalla sua fonte e protettore, dal suo centro tradizionale e storico, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli? Questa è una questione essenziale che determina il carattere, l'identità e l'esistenza dell'Ortodossia". [13]

Il patriarca Bartolomeo afferma che "per l'Ortodossia, il Patriarcato ecumenico funge da lievito che "fa germentare tutta la pasta" (Gal 5:9) della Chiesa e della storia"; Il Patriarcato di Costantinopoli "incarna il vero ethos ecclesiastico dell'Ortodossia: "In principio era il Verbo... In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" (Giovanni 1:1,4). Il principio della Chiesa ortodossa è il Patriarcato ecumenico, "questa è la vita, e la vita è la luce delle Chiese". [14] Citando la dichiarazione del defunto metropolita Kirillos di Gortinia e Arcadia secondo cui "l'Ortodossia non può esistere senza il Patriarcato ecumenico", il patriarca Bartolomeo dichiara che "ognuno di noi deve essere ancora più fortemente unito al primo tra noi per bere da una sorgente che scorre in piena, la cui fonte è la nostra pia nazione e la nostra fede immacolata". Si afferma che "Il Patriarcato ecumenico è responsabile di portare le cose nell'ordine ecclesiastico e canonico, perché solo esso ha il privilegio canonico, così come la preghiera e la benedizione della Chiesa e dei Concili ecumenici, per adempiere a questo dovere supremo ed eccezionale come Madre premurosa e genitrice delle Chiese. Se il Patriarcato ecumenico rinuncia al suo compito ed esce dalla scena interortodossa, le Chiese locali diventeranno "come pecore senza pastore" (Mt 9:36), disperdendo le loro forze in iniziative ecclesiali, in cui l'umiltà della fede si mescola all'arroganza del potere". [15]

Secondo il patriarca Bartolomeo, la dottrina dell'uguaglianza dei primati ortodossi è una distorsione dell'ecclesiologia ortodossa, dalla quale ritiene necessario mettere in guardia i vescovi della Chiesa di Costantinopoli: in altri luoghi. Servite un'ecclesiologia vera e immutabile, lontana dalla triste distorsione che siamo tutti uguali, e la prima, Costantinopoli, esiste semplicemente "per amore dell'onore". Sì, siamo uguali, abbiamo lo stesso rango episcopale, ma sulla base dei canoni e della tradizione secolare, abbiamo ricevuto altri privilegi di fondamentale importanza e di natura unica, che non intendiamo in alcun modo rifiutare. [16]

Il patriarca Bartolomeo dichiara apertamente che i primati di Costantinopoli hanno il diritto esclusivo, di loro iniziativa, di interferire negli affari interni di qualsiasi Chiesa locale su qualsiasi questione, di valutare, annullare o rivedere autonomamente gli atti dei primati delle Chiese autocefale, se riconosciuti a Costantinopoli come "insufficienti": ma anche su tutte le singole questioni relativamente importanti di interesse per questa o quella Chiesa locale, Costantinopoli non ha mai e da nessuna parte rallentato né rifiutato, come custode e sostegno, a volte di sua iniziativa e per senso del dovere, e talora su richiesta degli interessati, prestando il suo fattivo contributo, come arbitro, a risolvere le controversie che sorgono tra le sante Chiese di Dio, a dirimere le divergenze tra pastori e greggi, per eliminare ulteriori difficoltà e riportare gli affari ecclesiastici sul loro cammino canonico, per rafforzare le azioni a volte insufficienti dei capi spirituali delle singole Chiese, per sostenere intrighi deboli, vacillanti e vittimizzati nell'Ortodossia, per prevenire, in breve, tutti i pericoli morali e materiali che minacciano il benessere di quelle santissime Chiese. [17]

Qualsiasi rottura di comunione con il Patriarcato di Costantinopoli di qualsiasi Chiesa locale è presentata come un allontanamento di quest'ultima dall'Ortodossia: "Chi minaccia di interrompere la comunione eucaristica con il Patriarcato ecumenico, in tal modo si priva, tagliandosi fuori dal tronco dell'albero della Chiesa ortodossa". [18]

Assumendo per sé poteri esclusivi nella Chiesa ortodossa, il Patriarcato di Costantinopoli non si considera vincolato nemmeno dalle decisioni dei Concili che esso convoca. Così, nel 2018, il Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha deciso la possibilità di un secondo matrimonio per il clero a determinate condizioni. Questa definizione è in diretta contraddizione con il documento "Il sacramento del matrimonio e gli ostacoli ad esso", adottato al Concilio di Creta, le cui decisioni il Patriarcato di Costantinopoli ha dichiarato vincolanti anche per quelle Chiese locali che si sono rifiutate di parteciparvi.

Una tale comprensione del primato nella Chiesa ecumenica e del posto del patriarca di Costantinopoli nella famiglia delle Chiese ortodosse locali è in radicale contraddizione con la tradizione della Chiesa ortodossa ed è categoricamente respinta dalla Chiesa ortodossa russa, che rimane fedele alla lettera e allo spirito dei canoni della Chiesa.

La tradizione patristica e l'insegnamento ortodosso sulla Chiesa afferma l'uguaglianza dei primati delle sante Chiese di Dio e non conferisce alla prima di loro alcun potere d'autorità. Questo, tra gli altri, è stato testimoniato nel corso della storia dai patriarchi d'Oriente, compresi quelli di Costantinopoli.

Il patriarca di Costantinopoli Ioannis X Kamatir (1198-1206), nel suo messaggio al papa Innocenzo di Roma, ha insistito sul fatto che la Chiesa romana non può essere madre di altre Chiese, perché "ci sono cinque grandi Chiese che sono onorate della dignità patriarcale, ed essa [la Chiesa di Roma] è la prima tra le sorelle uguali"; "riguardo a questi grandi troni, pensiamo che la Chiesa romana sia la prima nell'ordine e sia venerata solo in virtù di questo solo merito, essendo la prima rispetto alle altre Chiese come sorelle di uguale onore e di un unico padre, nata dall'unico Padre celeste "da cui proviene ogni famiglia nei cieli e sulla terra" (Ef 3:15), e che sia maestra e madre di altre [Chiese], non ci è stato insegnato in alcun modo". [19]

La confessione di fede del 1623 del patriarca Mitrophanes Krytopoulos di Alessandria, firmata anche dai patriarchi Ieremias ΙΙΙ di Costantinopoli, Athanasios V di Antiochia, Chrysanthos di Gerusalemme e da diversi vescovi della Chiesa di Costantinopoli, definisce: "Vi è un'uguaglianza tra i quattro patriarchi, veramente degna dei pastori cristiani. Nessuno di loro si esalta al di sopra degli altri, e nessuno di loro si considera degno di essere chiamato capo della Chiesa cattolica... Tale capo della Chiesa cattolica è il Signore Gesù Cristo, che è il capo di tutti, dal quale è composto tutto il corpo (Ef 5:15-16)... Sapendo questo, i santissimi e beati quattro patriarchi della Chiesa cattolica, successori degli apostoli e campioni della verità, non vogliono chiamare capo nessuno, accontentandosi di parlare divinizzato e alm capo possente, seduto alla destra del Padre e osservando tutto. Si trattano allo stesso modo in tutto. A parte il pulpito, non c'è altra differenza tra loro. Presiede Costantinopoli, accanto ad essa c'è Alessandria, poi Antiochia, accanto ad essa c'è Gerusalemme. [20]

Rifiutando un invito del papa di Roma al Concilio Vaticano I, il patriarca Grigorios VI di Costantinopoli scriveva nel 1868: "Noi... non possiamo accettare che in tutta la Chiesa di Cristo ci sia un certo vescovo incaricato e capo, l'uno e l'altro, oltre al Signore, che ci sia un certo patriarca... che parli dal pulpito e dai più alti Concili ecumenici... un trono proveniente non dal concilio, non dal popolo, ma secondo il diritto divino, come lei dice". [21]

Nel 1894, anche il patriarca Anthimos VII di Costantinopoli, in un messaggio a papa Leone XIII, sottolineava l'uguaglianza tra primati e Chiese locali: "I divini padri, onorando il vescovo di Roma solo come vescovo della città regnante dell'impero, gli concessero il privilegio onorario della presidenza, lo guardarono semplicemente come il primo tra gli altri vescovi, cioè il primo tra pari, privilegio che fu poi concesso al vescovo della città di Costantinopoli quando questa città divenne capitale dell'Impero romano... Ciascuna Chiesa individualmente autocefala in Oriente e in Occidente era completamente indipendente e autonoma durante i sette Concili ecumenici... e il vescovo di Roma non aveva il diritto di interferire, essendo anch'egli soggetto ai decreti conciliari". [22]

La storia della Chiesa conosce molti casi in cui il Vescovo di Costantinopoli virò verso l'eresia o lo scisma. In particolare, il vescovo Eusebio di Costantinopoli era un ariano e Macedonio un pneumatomaco. Il vescovo Nestorio di Costantinopoli era un eresiarca, per il quale fu deposto e scomunicato dalla Chiesa al terzo Concilio ecumenico. I patriarchi di Costantinopoli Sergio I, Pirro, Paolo II, Pietro erano monoteliti e i patriarchi Anastasio, Costantino II, Nikita I, Teodoto Cassitera, Antonio I Cassimata, Giovanni VII Grammatico erano iconoclasti. I patriarchi Metrofane II e Gregorio III Mamma erano in unione con Roma.

L'appartenenza alla Chiesa ortodossa è determinata non dalla presenza o meno della comunione con il patriarca di Costantinopoli, ma dalla ferma adesione alla tradizione dogmatica e canonica. In quei casi in cui lo stesso patriarca di Costantinopoli devia nell'eresia o nello scisma, come è ripetutamente accaduto nella storia, si ritrova egli stesso fuori dalla comunione con la Chiesa ortodossa, e non coloro che, per difendere la verità e seguire i canoni, sono costretti a interrompere la comunione ecclesiale con lui. In particolare, quando il patriarca di Costantinopoli deviò verso l'unione con Roma, altre Chiese locali continuarono a conservare fermamente la fede ortodossa. E la pienezza della grazia in loro non è diminuita perché erano temporaneamente fuori dalla comunione con il patriarca di Costantinopoli.

Nella Chiesa ortodossa non può esserci un primate che abbia privilegi speciali rispetto ad altri primati. Il capo della Chiesa ecumenica è il Signore Gesù Cristo ("Egli è il capo del corpo della Chiesa", Col. 1:18, e non il patriarca ecumenico.) [23] L'interferenza di una Chiesa locale negli affari di un'altra Chiesa è inaccettabile. Il primato del patriarca di Costantinopoli tra i primati delle Chiese ortodosse locali è un primato d'onore, non di potere. Non gli concede alcun privilegio speciale, ad eccezione di quelli che possono essere da lui acquisiti in virtù del consenso delle Chiese ortodosse locali, come avvenne nel corso della preparazione del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, quando, per accordo delle Chiese, le funzioni di coordinamento del processo furono affidate al patriarca di Costantinopoli.

Allo stato attuale, a causa dell'adesione del patriarca di Costantinopoli allo scisma, è diventato impossibile per la Chiesa ortodossa russa riconoscergli questo primato d'onore. Come ha rilevato il Santo Sinodo in un comunicato del 15 ottobre 2018, entrare in comunione con coloro che si sono smarriti nello scisma, e ancor più con coloro che sono stati scomunicati, equivale alla deviazione nello scisma ed è condannato severamente dai canoni della Santa Chiesa: rango" (Canone 2 del Concilio di Antiochia; cfr Canoni apostolici 10, 11).

In una sentenza del 23-24 settembre 2021, il Santo Sinodo ha osservato che, "appoggiando lo scisma in Ucraina, il patriarca Bartolomeo ha perso la fiducia di milioni di credenti" e ha sottolineato che "in condizioni in cui la maggioranza dei credenti ortodossi del mondo non è in comunione ecclesiale con lui, non ha più il diritto di parlare a nome di tutta l'Ortodossia mondiale e di presentarsi come il suo leader". [24]

2. Rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli al ruolo di massima istanza di appello nella Chiesa ecumenica

Una grave violazione dell'ordine canonico che esiste nella Chiesa ortodossa è la rivendicazione dei presunti "privilegi canonici del patriarca di Costantinopoli di ricevere appelli da vescovi e chierici di tutte le Chiese autocefale". [25] Costantinopoli basa questa affermazione sul canone 9 del IV Concilio Ecumenico[26], che prescrive con un reclamo contro il "metropolita della regione" di rivolgersi "o all'esarca della grande regione, o al trono della regnante Costantinopoli".

Tuttavia, questa regola non si applica a tutte le Chiese locali, ma alla Chiesa locale di Costantinopoli, ed è valida solo al suo interno. Lo testimonia l'autorevole interprete bizantino dei canonici Giovanni Zonara, il quale fa chiaramente notare che "il patriarca di Costantinopoli non è posto a giudice su tutti i metropoliti senza eccezione, ma solo su quelli a lui subordinati. Infatti non può portare al suo giudizio i metropoliti della Siria, o della Palestina e della Fenicia, o dell'Egitto, contro la loro volontà; ma i metropoliti di Siria sono soggetti al tribunale del patriarca di Antiochia, e i metropoliti palestinesi sono soggetti al tribunale del patriarca di Gerusalemme, mentre quelli egiziani devono essere giudicati dal patriarca di Alessandria, dal quale ricevono l'ordinazione e al quale sono subordinati". [27]

San Nicodemo l'Agiorita nel Pidalion, che è una fonte autorevole del diritto canonico ecclesiastico della Chiesa di Costantinopoli, osserva anche che "Il primate di Costantinopoli non ha il diritto di agire nelle diocesi e nelle regioni di altri patriarchi, e questa regola non gli dava il diritto di ricevere appelli su nessun caso nella Chiesa ecumenica". Enumerando una serie di argomenti a favore di questa interpretazione, san Nicodemo conclude: "Attualmente... il primate di Costantinopoli è il primo, unico e ultimo giudice sui metropoliti a lui subordinati, ma non su quelli che sono subordinati al resto dei patriarchi". [28]

In epoche diverse si sono verificati casi di appelli di primati di altre Chiese locali al patriarca di Costantinopoli per chiedere aiuto. Questa pratica si riflette, in particolare, nella "Lettera distrettuale della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica a tutti i cristiani ortodossi" (1848), che dice: "I patriarchi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, in caso di casi insoliti e complicati, scrivono al patriarca di Costantinopoli, perché questa città è la capitale degli autocrati e, inoltre, ha il vantaggio fornito dai Concili. Se con l'aiuto fraterno si corregge chi ha bisogno di correzione, allora è bene; in caso contrario, la questione viene deferita al governo a tempo debito. Ma questa assistenza fraterna nella fede cristiana non deve portare alla schiavitù delle Chiese di Dio". [29]

Tuttavia, in primo luogo, qui stiamo parlando di Chiese locali specifiche – Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, e non in generale di tutte le Chiese che siano mai esistite e che esistano ancora. In secondo luogo, si tratta di casi "insoliti e complicati", che vengono trasferiti alla discrezionalità del patriarca di Costantinopoli dai primati di queste Chiese di propria iniziativa, nel caso in cui essi stessi non possano risolvere tali questioni. In terzo luogo, il testo afferma chiaramente che la partecipazione di Costantinopoli alla risoluzione di tali questioni non dovrebbe pregiudicare la libertà delle Chiese locali. In quarto luogo, da nessuna parte in questo testo si dice che un singolo vescovo o chierico di una o di un'altra Chiesa locale, scavalcando il suo primate o la più alta autorità conciliare della sua stessa Chiesa, possa appellarsi al patriarca di Costantinopoli. La pratica di rivolgersi al patriarca di Costantinopoli in questioni complesse e intricate è dovuta al fatto che "questa città è la capitale degli autocrati", mentre, come è noto, non lo è più. Ovviamente, i poteri corrispondenti della sede di Costantinopoli non potevano estendersi oltre il territorio sotto il dominio dei suddetti autocrati: nel 1848 il sultano era un tale autocrate, e quindi in questo luogo si poteva parlare solo di chiese locali situate all'interno dell'Impero Ottomano.

Nella storia recente, ci sono stati casi in cui, di propria iniziativa, l'una o l'altra Chiesa locale, rappresentata dal suo primate e dal sinodo, si è rivolta a Costantinopoli per chiedere aiuto se non poteva risolvere il problema da sola. Il patriarca di Costantinopoli in tali casi ha agito non come ultima corte d'appello, ma come coordinatore dell'assistenza fornita alla Chiesa sofferente da altre Chiese ortodosse locali.

Un esempio di tale azione pan-ortodossa, svolta con il ruolo di coordinamento del Patriarcato di Costantinopoli, può servire come una delle tappe della guarigione dello scisma nella Chiesa ortodossa bulgara. Nel 1998, su richiesta del patriarca Maksim di Bulgaria, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha presieduto il Santo e Grande Concilio Allargato convocato a Sofia, al quale hanno partecipato dal 30 settembre al 1 ottobre 1998 i primati e i rappresentanti di tredici Chiese ortodosse locali. Il Concilio ha accettato il pentimento di alcuni vescovi che erano in scisma, [30] e con essi anche chierici, monaci e laici, riunendoli alla Chiesa ortodossa bulgara canonica. [31]

Molti anni dopo, il patriarca Bartolomeo ha affermato di "guarire lo scisma ucraino", ma ha agito in modo completamente diverso rispetto a quando ha guarito lo scisma nella Chiesa bulgara. Se in quel caso la leadership della Chiesa bulgara si era rivolta a Costantinopoli, ora né la gerarchia della Chiesa ortodossa russa, né la gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina autogovernata si sono rivolte a Costantinopoli per una soluzione al problema. Sono le autorità secolari dello stato ucraino e due gruppi di scismatici che si sono rivolti al patriarca Bartolomeo, aggirando la Chiesa ortodossa ucraina canonica. E la decisione di Costantinopoli di "restituire dignità" all'ex metropolita di Kiev scomunicato, Filaret Denisenko, è stata presa in violazione dei canoni ecclesiastici.

Va ricordato che il 26 agosto 1992, in risposta all'avviso della deposizione del metropolita Filaret di Kiev, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli scriveva al patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Rus': "La nostra Santa Grande Chiesa di Cristo, riconoscendo la pienezza della competenza esclusiva della vostra santissima Chiesa russa su questa questione, accetta la decisione del [vostro] Sinodo in merito". Nella risposta del patriarca Bartolomeo del 7 aprile 1997 al messaggio sull'anatematizzazione di Denisenko si legge: "Ricevuta notifica di detta decisione, ne abbiamo informato la gerarchia del nostro Trono ecumenico e le abbiamo chiesto di non avere più alcuna comunione ecclesiastica con le persone menzionate". Pertanto, anche se il Patriarcato di Costantinopoli avesse il diritto di ricevere appelli da altre Chiese ortodosse locali, [32] non avrebbe potuto accogliere nuovamente l'appello dell'ex metropolita Filaret Denisenko, avendo precedentemente riconosciuto la pienezza della competenza esclusiva della Chiesa ortodossa russa nel suo caso ed esprimendo accordo con la definizione del suo Concilio episcopale senza alcuna proposta di revisione. Tuttavia, qualsiasi appello da parte dell'ex metropolita di Kiev Filaret era ovviamente insignificante già perché, essendo condannato, non ha smesso di svolgere servizi divini e ordinazioni, perdendo così, secondo i canoni, [33] il diritto di revisione del suo caso.

Intrapresa unilateralmente dal Patriarcato di Costantinopoli, senza processo e senza esame di merito, la "restituzione alla dignità" dell'ex metropolita Filaret Denisenko è insignificante alla luce dei sacri canoni – in particolare, il Canone 15 del Concilio di Antiochia, il Canone 105 (118) del Concilio di Cartagine e l'epistola canonica del Concilio di Cartagine a papa Celestino. [34]

Le azioni compiute a Costantinopoli nell'ottobre 2018 non possono nemmeno essere chiamate formalmente corte d'appello: non solo non c'è stato uno studio delle decisioni dei tribunali ecclesiastici adottate contro Filaret Denisenko e Makari, Maletich, ma neanche una conoscenza elementare delle biografie di queste persone. Così, il patriarca Bartolomeo ha scritto degli appelli che ha ricevuto "dall'ex metropolita Filaret di Kiev, e anche... dall'ex metropolita Makarij di Leopoli", [35] sebbene, al momento della caduta nello scisma, Nikolaj Maletich fosse un arciprete sposato.

Nel tentativo di ampliare la portata dei suoi diritti immaginari e creare nuovi precedenti, il 17 febbraio 2023, il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha "cancellato" le decisioni debitamente approvate del tribunale ecclesiastico della diocesi di Vilna sulla deposizione dal sacerdozio di cinque chierici per crimini canonici da loro commessi e, su raccomandazione del patriarca Bartolomeo, li ha "restituiti" ai loro precedenti gradi ecclesiastici. Allo stesso tempo, nonostante le assicurazioni di uno "studio approfondito dei casi in esame", il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli non disponeva dei materiali delle cause giudiziarie e si basava esclusivamente sulle dichiarazioni personali dei citati chierici, che riflettevano unilateralmente le loro opinioni e i loro interessi. [36] Il 27 giugno 2023, in modo analogo, senza studiare la documentazione giudiziaria, sulla base di una domanda personale, un chierico della diocesi di Mosca è stato "restituito" al sacerdozio, sebbene il processo di privazione della sua dignità, avviato dal tribunale ecclesiastico diocesano, non fosse stato completato (il verdetto non era stato approvato dal Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' al momento in cui la questione è stata esaminata a Costantinopoli). [37]

Ampliando le sue attività illegali, dal 25 al 26 aprile 2023, il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha esaminato gli appelli di due chierici della Chiesa ortodossa in America, che sono stati oggetto di rimproveri da parte del tribunale ecclesiastico della loro Chiesa locale per crimini canonici da loro commessi.

Si crea una situazione molto pericolosa quando qualsiasi chierico che viola i sacri canoni ed è privato del suo rango nella sua Chiesa locale può presentare un appello a Costantinopoli e ricevere un "ripristino del rango". Inoltre, da tali chierici può essere creata una struttura del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio canonico di un'altra Chiesa locale.

3. Il "Ripristino del rango" degli scismatici che non hanno avuto l'ordinazione canonica o che hanno perso il rango per deviazione nello scisma

Un'indubbia violazione dei sacri canoni e un allontanamento dalla pratica secolare della chiesa è il "restauro della dignità" degli scismatici ucraini da parte del Patriarcato di Costantinopoli.

Con la decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018, i "vescovi" e i "chierici" delle due strutture scismatiche in Ucraina – il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" – sono stati accettati nella comunione ecclesiale "nel loro rango esistente", senza considerare le circostanze della loro condanna e se avevano vere ordinazioni.

Questa decisione è stata presa nonostante il fatto che gli scismatici non si siano pentiti e non si siano riuniti alla Chiesa ortodossa ucraina, dalla quale si sono allontanati e contro la quale continuano ancora a portare inimicizia. Pertanto, è stata violata la condizione più importante per l'accettazione degli scismatici nella Chiesa: il loro pentimento e la riunificazione con la Chiesa locale da cui si sono staccati. Nel frattempo, è stato a questa condizione che la santa Chiesa ha guarito gli scismi sia nell'antichità che nei tempi moderni, il che è confermato da molti esempi.

In particolare, la considerazione del problema dello scisma meleziano al primo Concilio ecumenico è avvenuta con la partecipazione diretta della Chiesa di Alessandria, all'interno della quale era sorto lo scisma, e che ne aveva sofferto. Il vescovo Alessandro di Alessandria, come si dice negli Atti del Concilio, "fu la figura principale e partecipe di tutto ciò che accadde al Concilio". È caratteristico che i vescovi ordinati nello scisma, rientrati nella Chiesa, dovessero essere confermati da un'ordinazione più mistica (μυστικωτέρᾳ χειροτονίᾳ βεβαιωθέντας), e fossero posti in posizione subordinata rispetto ai vescovi canonici locali: erano incaricati di "non fare nulla senza il consenso dei vescovi della Chiesa cattolica e apostolica sotto l'amministrazione di Alessandro [vescovo di Alessandria]".

Allo stesso modo, il primo Concilio ecumenico ha adottato una decisione riguardante lo scisma novaziano. Secondo il suo ottavo canone, i vescovi novaziani dovevano "confessare per iscritto" che avrebbero seguito in tutto le determinazioni della Chiesa cattolica. Successivamente, dopo aver eseguito la chirotesia su di loro (ὥστε χειροθετουμένους αὐτούς), si unirono alla Chiesa e, proprio come i meleziani, furono posti in una posizione dipendente rispetto ai vescovi canonici locali.

Il settimo Concilio ecumenico, che ha affrontato la questione dell'accettazione dei vescovi iconoclasti nella Chiesa, ha chiesto loro il pentimento scritto, cosa che hanno fatto. Allo stesso tempo, il caso di ciascun vescovo iconoclasta veniva considerato dai padri del Concilio separatamente, come narrato negli atti della cattedrale, e i vescovi che erano stati gli iconoclasti più zelanti, come, per esempio, il metropolita Gregorio di Neocesarea, furono interrogati con particolare cura e convocati più volte alle riunioni del Concilio.

Nella recente storia della Chiesa, lo stesso principio è stato applicato al Consiglio dei primati e dei rappresentanti delle Chiese ortodosse locali a Sofia nel 1998: i vescovi scismatici sono stati accolti nella comunione solo dopo essersi pentiti ed aver espresso la loro disponibilità a ricongiungersi con la Chiesa ortodossa bulgara canonica.

Gli scismatici in Ucraina non si sono pentiti e non si sono riuniti con la Chiesa ortodossa ucraina e il suo primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina. La decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli di accettare queste persone nella comunione ecclesiale testimonia un allontanamento dalla pratica secolare che ha un profondo fondamento nel dogma ortodosso, che, a sua volta, porta a distorsioni nella comprensione della natura e della struttura della Chiesa stessa.

La severità dell'atto anticanonico del Patriarcato di Costantinopoli è aggravata dal fatto che tutti i "vescovi" scismatici e i "chierici" ordinari senza eccezione sono stati "restituiti" al loro rango dalla volitiva decisione del suo Sinodo senza esaminare la successione apostolica delle loro ordinazioni. Nel frattempo, in molti casi, le consacrazioni degli scismatici ucraini non possono essere riconosciute valide nemmeno con estrema economia.

La gerarchia della cosiddetta "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" è stata fondata dall'ex diacono della diocesi di Tula Viktor Chekalin (deposto dal sacerdozio nel 1983) e dall'ex vescovo di Zhitomir e Ovruch Ioann Bodnarchuk (deposto dall'episcopato nel 1989), che nel 1990 "ha ordinato" i primi vescovi della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina". Allo stesso tempo, Viktor Chekalin, che si atteggiava a "vescovo Vikentij di Jasnaja Poljana", mai e da nessuna parte (neanche nelle comunità non canoniche) ha ricevuto non solo una "consacrazione" episcopale, ma neanche presbiterale.

La parte principale dell'attuale "episcopato" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", inclusa nella cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è l'erede delle "consacrazioni" di queste due persone. In particolare, il "metropolita di Galizia" Andrej Abramchuk, che ha prestato servizio con il patriarca Bartolomeo nella cattedrale di san Giorgio il 6 gennaio 2021, è stato "ordinato" con la partecipazione di Viktor Chekalin. Dalla "gerarchia di Chekalin" ha ricevuto la "consacrazione" episcopale anche l'ex capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" Makarij Maletich, che si definiva "Metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina".

La cosiddetta "Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev" è stata creata a seguito del trasferimento alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" il 25 giugno 1992 dell'ex metropolita di Kiev Filaret Denisenko, che due settimane prima era stato deposto dal Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa con una serie di accuse, e ancor prima era stato bandito dal servizio sacerdotale dal Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina il 27-28 maggio 1992.

Entrato a far parte della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica, l'ex metropolita Filaret ha servito a lungo con i vescovi dell'ordine "di Chekalin", cioè quelli che non hanno mai avuto una consacrazione episcopale. Nonostante i tentativi dell'ex metropolita Filaret di "riordinare" segretamente i vescovi della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" con l'aiuto dell'ex vescovo vicario Jakob Panchuk e dell'ex vescovo di Leopoli Andrij Horak, che lo seguì nello scisma, anch'essi privati dei loro ordini sacri, alcuni dei vescovi di questa struttura si rifiutarono di farsi "riordinare". Dopo la divisione dello scisma ucraino nel 1993 in due strutture non canoniche, l'episcopato "di Chekalin" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" è passato ripetutamente al "patriarcato di Kiev" e viceversa, partecipando ripetutamente all'esecuzione delle "consacrazioni gerarchiche". A questo proposito, la presenza di segni anche formali di successione apostolica nelle "consacrazioni" del "patriarcato di Kiev" non può essere riconosciuta senza uno studio approfondito.

Le circostanze della legalizzazione dello scisma ucraino confermano che al Fanar non è stato condotto alcuno studio sulle consacrazioni degli scismatici ucraini. Ciò è confermato dalla suddetta "restaurazione" del capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", Makariij Maletich, come "ex metropolita di Leopoli", anche se nessuno lo ha mai privato di questo grado e non ha potuto privarlo per il motivo che è entrato nella "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel grado di arciprete (di cui è stato successivamente privato), e ha ricevuto la "ordinazione" episcopale e il grado di "vescovo di Leopoli" quando era già nello scisma. Inoltre, a seguito dell'automatica accettazione "nel grado esistente" di tutte le persone non canoniche che in quel momento facevano parte della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e del "patriarcato di Kiev", Michel Laroche, [38] che viveva a Parigi, fu riconosciuto da Costantinopoli nel grado di "metropolita di Korsun", e divenne "vescovo" della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": la successione della "consacrazione" episcopale di questa persona risale agli scismatici greci-vecchi calendaristi.

Le azioni illegittime del Patriarca di Costantinopoli volte a "restituire al rango" persone che non hanno mai avuto tale rango hanno trovato un'adeguata valutazione canonica in alcune Chiese ortodosse locali. Secondo sua Santità il patriarca Porfirije di Serbia, "La Chiesa è la Chiesa, e una parasinagoga illegale può diventare Chiesa solo attraverso il pentimento e la procedura canonica, e non con un tratto di penna di nessuno". [39] "Coloro che hanno apostatato dalla Chiesa e allo stesso tempo sono privati dell'ordinazione sacerdotale non possono rappresentare un sano organismo ecclesiale", [40] ha dichiarato il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa polacca.

Come nota giustamente sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios d'Albania in una lettera al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli del 21 marzo 2019, "la correzione dello scisma meleziano e l'accettazione attraverso l'economia di ciò che era stato illegittimamente ordinato da Melezio comprendeva le seguenti fasi: 1) pentimento; 2) l'imposizione delle mani da parte di un vescovo canonico come minimo requisito per confermare la successione apostolica; 3) la preghiera e 4) infine la riconciliazione. Si tratta di un principio che vale in tutti i casi, nessuno escluso, di ritorno degli scismatici alla Chiesa ortodossa..." È inoltre inappropriato confrontare lo scisma ucraino con la divisione esistente tra la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia e la Chiesa in patria, superata nel 2007.

È opportuno citare anche l'argomentazione del comunicato della segreteria del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa albanese del 15 novembre 2022, che solleva la questione della legittimità dell'ordinazione dell'attuale "primate" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte dello scomunicato ex metropolita Filaret (Denisenko): "Quando l'ordinante viene separato dalla Chiesa, scomunicato, anatemizzato ed espulso, diventa inattivo, non trasmette alcuna grazia (così come un dispositivo elettrico non trasmette energia quando è scollegato dalla fonte di alimentazione). Certo, ciò che non è mai accaduto non può diventare compiuto, valido e legale con una semplice decisione amministrativa. È qui che sta il motivo di preoccupazione per la legalità dell'ordinazione di Epifanij da parte di Filaret.

Bisogna riconoscere che i "vescovi" della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", formata per decisione del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli da due strutture non canoniche preesistenti – la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev" – non hanno un'ordinazione canonica e quindi non sono vescovi. Qualsiasi vescovo della Chiesa canonica che entra in concelebrazione con loro, attraverso questa concelebrazione, secondo i canoni ecclesiastici (Canone 9 del Concilio di Cartagine; Canoni 2 e 4 del Concilio di Antiochia; Canoni apostolici 11 e 12), si unisce allo scisma ed è soggetto alla scomunica. Non avendo né il diritto né il desiderio di entrare in comunione eucaristica con tali "vescovi" dopo il loro riconoscimento da parte di Costantinopoli, la Chiesa ortodossa russa, in una riunione del Santo Sinodo il 15 ottobre 2018, è stata costretta ad affermare l'impossibilità della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli fino a quando non avrà rinunciato alle sue decisioni anticanoniche. Per successive decisioni del Santo Sinodo, [41] l'impossibilità della comunione eucaristica è stata estesa anche a quei primati e vescovi delle Chiese ortodosse locali che riconoscono la legittimità dello scisma ucraino ed entrano in concelebrazioni con persone che non hanno un'ordinazione canonica.

Fedele allo spirito e alla lettera dei sacri canoni, la Chiesa ortodossa russa continuerà ad attenersi rigorosamente a quei decreti canonici che vietano la concelebrazione con scismatici e autoconsacrati. Qualsiasi deviazione da questi canoni porta inevitabilmente alla distruzione della pace tra le chiese e all'approfondimento dello scisma.

4. Rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli per il diritto di ricevere chierici senza lettere di congedo

Un'altra novità del primate di Costantinopoli è l'affermazione circa il suo presunto diritto di ricevere chierici di qualsiasi Chiesa locale senza lettere di congedo dai loro vescovi. Con riferimento ai presunti "diritti riconosciuti" del loro trono ad agire in questo modo, cinque ex chierici della diocesi di Vilna [42] sono stati presi "sotto l'omoforio" del patriarca Bartolomeo [42] e due ex chierici dell'Esarcato bielorusso sono stati "restituiti al rango sacro" ad aprile, nonché un ex chierico della diocesi di Mosca della Chiesa ortodossa russa nel giugno2023.

Il trasferimento di chierici da una giurisdizione all'altra senza la sanzione gerarchica sotto forma di lettera di congedo è reato canonico sia da parte del chierico sia da parte del vescovo che lo ha accolto. Questo è chiaramente affermato in una serie di canoni. [43] Alla luce di queste regole, gli atti del patriarca Bartolomeo sono atti che calpestano i fondamenti canonici del sistema ecclesiastico.

Per giustificare le sue azioni, il patriarca Bartolomeo non fa riferimento a nessuno dei canoni, ma solo alle interpretazioni di Theodoros Balsamon dei Canoni 17 e 18 del Concilio in Trullo e del Canone 10 del settimo Concilio ecumenico (che vieta la ricezione del clero senza lettere di assoluzione). Commentando il contenuto del canone 10 del VII Concilio ecumenico, Balsamon ha scritto: "Vari canoni vietano ai chierici di lasciare le diocesi in cui sono chierici e di trasferirsi in altre. Quindi, seguendoli, questo canone determina anche che nessun chierico senza il suo vescovo, cioè senza la sua lettera di rappresentanza e di dimissione, o senza la determinazione del Patriarca di Costantinopoli, dovrebbe essere ricevuto da nessuna parte, cioè non dovrebbe servire in nessuna chiesa ... Nota dal significato letterale di questo canone, che un Patriarca di Costantinopoli possa ricevere altri chierici anche senza lettera di dimissione da parte di colui che li ha ordinati, se presentano almeno lettere di ordinazione attestanti la loro ordinazione o accettazione nel clero. Perché, mi sembra, sua Santità il patriarca e il suo chartophylax hanno il diritto di permettere al clero di qualcun altro di servire nella città regnante anche senza una lettera di congedo da parte di colui che lo ha ordinato". [44]

Balsamon in questa interpretazione fa davvero un'eccezione dall'ordine generale per il Patriarca di Costantinopoli. Tale eccezione non si trova nell'interpretazione né di questo né di altri canoni sul tema della transizione dei chierici in altri autorevoli canonisti: Zonara, Aristino, Nikodim (Milaš). L'unica base comprensibile per l'assegnazione della sede di Costantinopoli e l'assimilazione di un privilegio speciale per essa potrebbe essere lo status di capitale della "città regia", che era quindi il centro di attrazione per i chierici che lasciavano arbitrariamente i loro vescovi, uno status che questa città aveva da tempo perso. Tuttavia, sorge la domanda su cosa pensasse Balsamon dei confini territoriali del privilegio da lui menzionato. L'interprete stesso non ha una risposta a questa domanda.

Su questo problema fanno luce i commenti di Giovanni Zonara ai Canoni 9 e 17 del quarto Concilio ecumenico sulla questione dei ricorsi, chiarendo che si tratta solo dei metropoliti subordinati al patriarca di Costantinopoli. [45] Per analogia con questa indicazione di Zonara, si può sostenere che il diritto del patriarca di Costantinopoli di ricevere i chierici senza lettere di congedo, a cui si riferisce Balsamon, si applicava a suo tempo esclusivamente al clero del Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre, nella sua interpretazione del Canone 17 del Concilio in Trullo, Balsamon afferma che lo stesso privilegio spetta al vescovo di Cartagine: "Escludete da qui il vescovo di Costantinopoli e il vescovo di Cartagine; infatti essi soli possono, come spesso si è detto, ricevere chierici stranieri senza il consenso di colui che li ha ordinati" [46] Infatti, il Canone 55 (66) del Concilio di Cartagine concedeva al vescovo di Cartagine, in quanto allora primate d'Africa, il privilegio di consacrare chierici di altre diocesi africane come vescovo di una diocesi vacante, senza richiedere il consenso obbligatorio del vescovo al quale il chierico era subordinato. Tuttavia, è chiaro che questo privilegio non si estendeva oltre i confini dell'Africa. Quindi, sembra abbastanza chiaro: Balsamon ha parlato del fatto che il vescovo di Costantinopoli, per analogia con il vescovo di Cartagine, aveva anch'egli diritti giurisdizionali più ampi di quelli degli altri vescovi, ma solo all'interno della Chiesa di Costantinopoli.

Allo stesso tempo, va ricordato che i canoni stessi hanno potere legislativo nella Chiesa, e non le loro interpretazioni, anche se sono autorevoli. E il significato diretto dei canoni citati dal patriarca Bartolomeo parla proprio del divieto di accettare clero straniero senza lettere di congedo dai propri vescovi. Pertanto, la Chiesa ortodossa russa non riconosce e non riconoscerà una tale interpretazione della tradizione canonica che attribuisce diritti sovra-giurisdizionali universali al patriarca di Costantinopoli, e aderirà fermamente al principio dell'uguaglianza giurisdizionale delle Chiese autocefale e dei loro primati, indipendentemente dai loro posti nei sacri dittici.

5. Rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli al diritto esclusivo di concedere l'autocefalia

L'istituzione dell'autocefalia ha preso forma nella Chiesa ortodossa gradualmente e nella sua forma attuale è il frutto di secoli di sviluppo.

Né Gerusalemme, né Roma, né Alessandria, né Antiochia, né la sede di Costantinopoli hanno ottenuto l'autocefalia da nessuno: sono diventate tutte autocefale a causa delle circostanze dello sviluppo storico della Chiesa nei primi secoli del cristianesimo.

In futuro, l'autocefalia sorse e fu abolita per vari motivi, e non è esistita un'unica procedura generalmente accettata per concedere o abolire l'autocefalia. L'autocefalia potrebbe essere concessa da un Concilio ecumenico. Così, per esempio, la Chiesa ortodossa cipriota ricevette l'autocefalia per decisione del terzo Concilio ecumenico del 431. [47]

L'autocefalia poteva essere concessa anche dalla Chiesa madre, dalla cui giurisdizione emergeva la nuova Chiesa ortodossa locale indipendente. Per esempio, l'autocefalia della Chiesa ortodossa serba è stata concessa tre volte – nel 1219, nel 1557 e nel 1879 – dal Patriarcato di Costantinopoli, che ha concesso l'autocefalia anche a numerose altre Chiese ortodosse locali uscite dalla sua giurisdizione.

La Chiesa ortodossa russa ha più di mille anni di storia che risalgono al 988, quando la Rus' di Kiev fu battezzata dal santo principe Vladimir, pari agli apostoli, nelle acque del Dnepr. Per diversi secoli la metropolia unificata della Rus' – con il suo centro prima a Kiev, poi a Vladimir e, infine, a Mosca – ha fatto parte del Patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia, nel 1448 la Chiesa russa ottenne de facto l'indipendenza dopo che san Giona fu eletto al trono metropolitano di Mosca senza il consenso di Costantinopoli. Questa decisione fu forzata per la Chiesa russa: il patriarca di Costantinopoli a quel tempo era unito a Roma e la Chiesa russa rifiutò categoricamente l'unione.

L'autocefalia della Chiesa russa non fu immediatamente riconosciuta da Costantinopoli e da altri patriarchi orientali. Tuttavia, nel 1589, con la partecipazione del patriarca Geremia II di Costantinopoli, fu istituito un Patriarcato a Mosca e san Giobbe fu elevato al rango di patriarca. In relazione a questo atto, il patriarca Geremia e le persone che lo accompagnavano, nonché i vescovi e gli archimandriti della Chiesa russa, firmarono la "Уложенная грамота". La dignità patriarcale della sede moscovita fu approvata nei Concili dei Patriarchi d'Oriente a Costantinopoli nel 1590 e nel 1593. [48]

Le decisioni di concedere l'autocefalia a parti del Patriarcato di Costantinopoli sono state ripetutamente adottate dal Santo Sinodo o dai Concili di questa Chiesa. Pertanto, il Patriarcato di Costantinopoli ha concesso lo status di autocefalia alle Chiese greca (1850), serba (1879), romena (1885) e albanese (1937) che ne facevano parte.

Nella storia, a parte i Concili, l'autocefalia è stata concessa non solo dal Patriarcato di Costantinopoli, ma anche da altre Chiese. Così, nel V secolo, l'autocefalia della Chiesa ortodossa georgiana fu concessa dal Patriarcato di Antiochia, e il Patriarcato di Mosca nel XX secolo concesse l'autocefalia alla Chiesa ortodossa polacca (1948), alla Chiesa ortodossa cecoslovacca (1951) e alla Chiesa ortodossa in America (1970). Nel 2022, la Chiesa ortodossa macedone (arcidiocesi di Ohrid) ha ricevuto l'autocefalia dalla Chiesa ortodossa serba.

Sua Santità il patriarca Atenagora di Costantinopoli, in una lettera del 24 giugno 1970 al Locum tenens del Trono Patriarcale della Chiesa Ortodossa Russa, il metropolita Pimen di Krutitsy e Kolomna, scriveva: il suo provvedimento appartiene alla competenza dell'intera Chiesa, e in nessun modo può essere considerato diritto di "qualsiasi Chiesa autocefala"; il giudizio finale sulla questione dell'autocefalia spetta a un Consiglio più generale che rappresenta tutte le Chiese ortodosse locali, e, in particolare, al Concilio ecumenico". [49]

La comprensione della procedura per la concessione dell'autocefalia come competenza conciliare di "tutta la Chiesa" è stata la base per la bozza del documento sull'autocefalia e i metodi per concederla, che è stata esaminata in una riunione della Commissione preparatoria inter-ortodossa nel 1993 e alla Quarta conferenza pan-ortodossa pre-conciliare nel 2009.

La procedura per la concessione dell'autocefalia prevista dal presente progetto e preventivamente concordata presuppone: a) il consenso del Concilio locale della Chiesa madre chiriarcale affinché una parte di essa riceva l'autocefalia; b) la rilevazione da parte del patriarca ecumenico del consenso di tutte le Chiese ortodosse locali, espresso dall'unanimità dei loro Concili; c) sulla base del consenso della Chiesa madre e del consenso panortodosso, la proclamazione ufficiale dell'autocefalia mediante l'emissione del Tomos, che "è firmato dal patriarca ecumenico e testimoniato dalle firme in esso contenute dei primati delle sante Chiese autocefale, a ciò invitate dal patriarca ecumenico". Per quanto riguarda l'ultimo punto, solo la procedura per la firma del Tomos non è stata pienamente concordata, il che non ha intaccato la rilevanza degli accordi raggiunti sui restanti punti.

Agli incontri dei primati delle Chiese ortodosse locali del 2014 e del 2016, la delegazione del Patriarcato di Mosca, insieme a rappresentanti di alcune altre Chiese fraterne, ha insistito per inserire la questione dell'autocefalia nell'ordine del giorno del Concilio. Tuttavia, il Patriarcato di Costantinopoli si è rivolto alle Chiese ortodosse locali con la richiesta di non portare il tema dell'autocefalia al Concilio, previsto per giugno 2016. La Chiesa russa ha accettato di escludere questo argomento dall'ordine del giorno del Concilio solo dopo che il 24 gennaio 2016 il patriarca Bartolomeo durante l'Assemblea dei primati ha assicurato che la Chiesa di Costantinopoli non ha alcuna intenzione di compiere alcuna azione relativa alla vita della Chiesa in Ucraina, né al Santo e Grande Concilio, né dopo il Concilio.

Ora è diventato evidente che il Patriarca di Costantinopoli stava già preparando un'invasione dell'Ucraina, e quindi ha evitato di discutere il tema dell'autocefalia, insistendo sulla sua esclusione dall'ordine del giorno del concilio, presumibilmente per mancanza di tempo per il suo studio dettagliato. Il primate di Costantinopoli ha infatti voluto abbandonare tutti gli accordi preliminari precedentemente raggiunti a livello pan-ortodosso in nome della falsa teoria secondo cui il diritto di concedere l'autocefalia spetta solo ed esclusivamente alla Chiesa di Costantinopoli. Il risultato dello sviluppo di questi punti di vista è stata la concessione nel 2019 del Tomos d'autocefalia alla cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

I figli fedeli della Chiesa ortodossa russa non riconoscono e non riconosceranno quelle autocefalie che la Chiesa di Costantinopoli crea o creerà in futuro da sola senza il consenso di altre Chiese ortodosse locali, tanto meno senza l'iniziativa e il consenso della Chiesa chiriarcale. Il tema dell'autocefalia necessita di ulteriore discussione sulla base di quegli accordi preliminari che sono stati raggiunti durante il processo preconciliare, in particolare, nelle commissioni e nelle riunioni del 1993 e del 2009.

6. Violazione del principio di uguaglianza delle Chiese autocefale da parte del Patriarcato di Costantinopoli

Una Chiesa locale autocefala, che ha completa indipendenza nel governo, non dipende da nessun'altra Chiesa locale per risolvere le questioni interne. La Chiesa ortodossa ecumenica è una famiglia di Chiese ortodosse locali autocefale. Una Chiesa autocefala può includere Chiese autonome e altre formazioni ecclesiastiche con vari gradi di autogoverno.

Tutte le Chiese ortodosse locali, indipendentemente da quando e in che modo hanno ricevuto l'autocefalia, sono uguali tra loro. Durante la concelebrazione, nell'ordine del dittico, siedono i primati e i rappresentanti delle Chiese ortodosse locali. Tuttavia, il posto inferiore del primate nel dittico non pone questa o quella Chiesa in una posizione subordinata rispetto a una Chiesa che vi occupa un posto più alto.

Il Patriarcato di Costantinopoli oggi cerca di imporre alle Chiese ortodosse locali un'idea diversa di autocefalia. Si sostiene che qualsiasi Chiesa diventi autocefala unicamente in virtù del Tomos ricevuto dal Patriarcato di Costantinopoli, [50] sebbene la storia conosca altri modi per acquisire l'autocefalia da parte di una o di un'altra Chiesa locale. Si sostiene che sia Costantinopoli la più alta corte d'appello per tutte le Chiese locali (v. sezione 2). Si afferma che solo il patriarca di Costantinopoli ha il diritto di fare e distribuire il santo crisma. Si sostiene che solo a Costantinopoli si possa effettuare la canonizzazione dei santi.

Questo nuovo concetto ecclesiologico è stato pienamente attuato dal Patriarcato di Costantinopoli nel 2019 con l'istituzione della cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", un'entità non canonica creata da due gruppi di scismatici. I documenti legali fondamentali – "Il Tomos patriarcale e sinodale sulla concessione dello status di Chiesa autocefala alla Chiesa ortodossa in Ucraina" (di seguito: Tomos) e la "Carta della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (di seguito: Carta) – contengono un certo modello imperfetto di una presunta Chiesa autocefala, che, tuttavia, è in diretta e fortissima dipendenza dal Patriarcato di Costantinopoli.

Quindi, se nel Tomos d'autocefalia concesso in precedenza a un certo numero di Chiese ortodosse locali, è stato sottolineato che il capo di tutte le Chiese è il Signore Gesù Cristo, [51] nel Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si dice che "la Chiesa autocefala dell'Ucraina riconosce il Santo Trono Ecumenico Apostolico e Patriarcale come capo, così come la riconoscono gli altri patriarchi e primati". [52] Secondo la Carta (punto 1), la neonata "Chiesa autocefala", secondo la nuova concezione del Patriarcato di Costantinopoli, "è tutt'uno con la Madre della Grande Chiesa di Cristo a Costantinopoli e attraverso di essa con tutte le altre Chiese ortodosse autocefale". Il Tomos determina che questa "Chiesa autocefala" considera il suo "compito primario" non solo la conservazione della fede ortodossa, ma anche "l'unità canonica e la comunione con il Patriarcato ecumenico".

In accordo con lo stesso nuovo concetto ecclesiologico, il Tomos vieta esplicitamente alla Chiesa autocefala "di nominare vescovi o stabilire parrocchie all'estero", stabilendo che "quelli già esistenti, d'ora in poi, secondo l'ordine, saranno subordinati al Trono ecumenico, che ha poteri canonici sulla diaspora". Questa disposizione è confermata direttamente dalla Carta: "I cristiani ortodossi di origine ucraina nella diaspora ortodossa sono ora serviti dai vescovi diocesani del Patriarcato ecumenico" (Carta I, 4). Inoltre, il Tomos sostiene che "la giurisdizione di questa Chiesa è limitata al territorio dello Stato ucraino", pur istituendo sullo stesso territorio un esarcato della Chiesa di Costantinopoli e la sua stauropegia, sottolineando che "i diritti del Trono ecumenico all'esarcato in Ucraina e la sacra stauropegia rimangono intatti". La Carta, inoltre, mette in guardia contro qualsiasi ingerenza negli affari della stauropegia costantinopolitana: "La decisione di redigere e approvare il regolamento interno della stauropegia patriarcale spetta esclusivamente al patriarca ecumenico, e solo a lui". I vescovi diocesani non possono interferire nella formazione degli organi di governo delle "stavropegie patriarcali subordinate al patriarca ecumenico".

Entrambi i documenti, il Tomos e la Carta, stabiliscono specificamente i poteri giudiziari del patriarca di Costantinopoli: "È anche conservato il diritto di tutti i vescovi e altri chierici di presentare ricorsi al patriarca ecumenico, che ha la responsabilità canonica di prendere decisioni giudiziarie definitive sui casi di vescovi e altri chierici delle Chiese locali" (Tomos); "un chierico di qualsiasi grado, che sia stato definitivamente condannato dalle sue autorità ecclesiastiche a qualsiasi pena, può avvalersi del diritto di appello (ἔκκλητον) al Patriarca ecumenico" (Regola XI).

Fissando per il futuro questi rapporti palesemente ineguali tra le due Chiese "autocefale", di cui solo una risulta effettivamente autocefala, il Patriarcato di Costantinopoli stabilisce espressamente che la Carta "deve necessariamente conformarsi in tutto alle disposizioni del presente Tomos patriarcale e sinodale", e la Carta contiene la previsione che "il diritto di interpretare le disposizioni della Carta secondo il Tomos spetta esclusivamente al patriarca ecumenico".

La disuguaglianza e persino la subordinazione diretta sono esplicitate in alcune altre disposizioni del Tomos e della Carta. Per esempio, "per risolvere questioni significative di natura ecclesiastica, dogmatica e canonica", il primate della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" "dovrebbe rivolgersi al nostro santissimo Trono patriarcale ed ecumenico, chiedendogli un parere autorevole e un indubbio sostegno" (Tomos), e in tal caso il patriarca di Costantinopoli "annuncia la necessaria decisione al Santo Concilio dei Vescovi della Chiesa dell'Ucraina" (Regola IV, 3). Il Santo Crisma della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe essere ricevuto dal Patriarcato di Costantinopoli.

Pertanto, il Tomos e la Carta, seguendo le linee guida principali del nuovo concetto ecclesiologico del Patriarcato di Costantinopoli, creano un precedente giuridico per garantire la disuguaglianza tra le Chiese ortodosse locali autocefale e la loro subordinazione all'autorità amministrativa del Patriarcato di Costantinopoli. Tale disuguaglianza è giustamente considerata da molti nella Chiesa ortodossa come un'approssimazione al modello papale di autorità ecclesiastica, [53] che non è mai esistito nell'Ortodossia.

La Chiesa ortodossa russa, fedele alla secolare tradizione canonica, ha sostenuto e continuerà a sostenere l'uguaglianza delle Chiese ortodosse locali e l'indipendenza di ciascuna Chiesa locale dalle altre Chiese locali nell'amministrazione interna. "La profanazione della sacra istituzione dell'autocefalia", [54] espressa nella concessione dell'autocefalia a un gruppo di scismatici ucraini, è stata una delle tristi conseguenze della distorsione della sacra Tradizione, su cui si è costruita per secoli la vita della Chiesa ortodossa come famiglia di Chiese locali, indipendenti l'una dall'altra in materia di governo interno.

7. Revisione unilaterale da parte del Patriarcato di Costantinopoli degli atti aventi rilevanza giuridica

Pur rivendicando i suoi presunti poteri speciali nel mondo ortodosso, il Patriarcato di Costantinopoli non esita a rivedere unilateralmente atti storici che hanno rilevanza giuridica in relazione alle Chiese ortodosse locali e ai loro confini canonici. Tale approccio è in conflitto con la Tradizione canonica della Chiesa, e viola, in particolare, il Canone 129 (133) di Cartagine [55]e il Canone 17 del quarto Concilio ecumenico. [56] Queste regole non consentono la possibilità di rivedere i confini ecclesiastici stabiliti, che sono stati a lungo incontrastati.

Un esempio delle azioni del Patriarcato di Costantinopoli che violano questi canoni ecclesiastici è il "rinnovo" del Tomos del patriarca Meletios IV di Costantinopoli datato 7 luglio 1923, [57] che, senza la conoscenza e il consenso del patriarca Tikhon di tutta la Rus', accettò la Chiesa ortodossa estone autonoma, che faceva parte del Patriarcato di Mosca, nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. Dopo il ripristino della giurisdizione legale del Patriarcato di Mosca in Estonia nel 1944, il Tomos del 1923 fu dimenticato. Il 3 aprile 1978, per atto del patriarca Dimitrios di Costantinopoli e del Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli, quel Tomos fu dichiarato "invalido" e le attività di Costantinopoli in Estonia furono dichiarate "completate". [58] Tuttavia, il 20 febbraio 1996, il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli, presieduto dal patriarca Bartolomeo, ha dato una nuova interpretazione a tale decisione, affermando che nel 1978 "la Madre Chiesa... dichiarò il Tomos del 1923 invalido, cioè impossibilitato a operare in quel momento sul territorio dell'Estonia, che allora faceva parte dell'Unione Sovietica, ma non lo cancellò né lo invalidò né lo annullò". Ora il patriarca Bartolomeo e il suo Sinodo annunciano "la ripresa del Tomos patriarcale e sinodale del 1923". [59]

L'espansione anticanonica del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio dell'Estonia ha portato nel 1996 a una sospensione temporanea della comunione eucaristica tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato di Costantinopoli. La comunicazione è stata ripresa dalle decisioni congiunte dei Santi Sinodi delle due Chiese del 16 maggio 1996, sui termini degli accordi di Zurigo, mai pienamente attuati da parte di Costantinopoli.

Nel 2018, il Patriarcato di Costantinopoli ha annullato unilateralmente l'Atto del 1686, firmato da sua Santità il patriarca Dionisio IV di Costantinopoli e dal Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli, che confermava la permanenza della metropolia di Kiev all'interno del Patriarcato di Mosca. Come osservato nella dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 15 ottobre 2018, l'Atto del 1686 non può essere soggetto a revisione, altrimenti "sarebbe possibile annullare qualsiasi documento che definisca il territorio canonico e lo status della Chiesa locale, indipendentemente dalla sua antichità, autorità e riconoscimento generale della Chiesa".

La Carta sinodale del 1686 e altri documenti correlati non dicono nulla sulla natura temporanea del trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca, né stabiliscono la possibilità di annullare tale atto.

L'infondatezza dell'annullamento dell'Atto del 1686 è sottolineata dal fatto che a livello pan-ortodosso per più di tre secoli nessuno ha avuto dubbi che gli ortodossi dell'Ucraina appartenessero al gregge della Chiesa russa, e non alla Chiesa di Costantinopoli. [60] Inoltre, il Patriarcato di Costantinopoli ha messo a tacere il fatto che la metropolia di Kiev del 1686, il cui ritorno è ora annunciato da Costantinopoli, copriva solo una parte più piccola del territorio della moderna Chiesa ortodossa ucraina, che in seguito si è formata come parte della Chiesa russa autocefala.

Il Canone 8 del terzo Concilio ecumenico [61] vieta ai vescovi di estendere la loro potestà alle sorti ecclesiastiche altrui. Avendo stabilito la sua "stauropegia" a Kiev senza l'accordo della gerarchia canonica della Chiesa ortodossa ucraina, il Patriarcato di Costantinopoli ha invaso i confini appartenenti a un'altra Chiesa, il che cade sotto la condanna di detto canone.

Il Patriarcato di Costantinopoli ha trasformato la minaccia di annullamento delle sue precedenti decisioni in una tecnica utilizzata per fare pressione sulle Chiese ortodosse locali. Per esempio, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, in una lettera del 4 febbraio 2012 all'ex primate della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia, il metropolita Kryštof, ha minacciato di abolire l'autocefalia di questa Chiesa. [62]

Va sottolineato che i tentativi del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli di imporre al mondo ortodosso il diritto presumibilmente appartenente al trono di Costantinopoli di annullare, a sua discrezione unilaterale, decisioni conciliari o sinodali di qualsiasi prescrizione non corrispondono alla struttura canonica della Chiesa e fanno precipitare le relazioni interecclesiali in uno stato di caotica illegalità.

8. Rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli al diritto esclusivo di giurisdizione ecclesiastica nella diaspora

Le rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli al diritto esclusivo di giurisdizione ecclesiastica in tutti i paesi della diaspora ortodossa presero forma negli anni '20. In precedenza, la Chiesa di Costantinopoli aveva opinioni diverse su questo tema. In particolare, ha riconosciuto: 1) la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa sull'America; 2) la cura della diaspora ortodossa in Australia e Nuova Zelanda da parte del Patriarcato di Gerusalemme; 3) l'amministrazione canonica del metropolita di San Pietroburgo della diaspora ortodossa russa nell'Europa occidentale; 4) il diritto della Chiesa di Grecia di gestire le parrocchie greche nella diaspora, sancito dal Tomos patriarcale e sinodale del 18 marzo 1908, firmato dal Patriarca Ioakim III di Costantinopoli e dai membri del Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli.

Il patriarca Meletios IV (Metaxakis), che occupò la sede di Costantinopoli nel 1921-1923, fu l'autore della nuova teoria sulla subordinazione indispensabile e obbligatoria dell'intera diaspora ortodossa al trono di Costantinopoli. La teoria si basava sul concetto di trasformare il Patriarcato di Costantinopoli in una Chiesa globale organizzata sul principio della giurisdizione extraterritoriale, una sorta di "Vaticano ortodosso". [63] Con una decisione sinodale del 1 marzo 1922, il Tomos del 1908 fu terminato, e se quel documento riguardava esclusivamente le parrocchie greche della diaspora, allora la nuova decisione dichiarava il diritto di Costantinopoli alla "diretta supervisione e gestione di tutte, senza eccezioni", le parrocchie ortodosse situate al di fuori dei confini delle Chiese ortodosse locali in Europa, America e altri luoghi". [64]

In accordo con la nuova teoria, le strutture del Patriarcato di Costantinopoli furono create nel 1922 in Europa occidentale, Nord e Sud America, e nel 1924 in Australia e Oceania, oltre che nell'Europa centrale. La creazione delle strutture del Patriarcato di Costantinopoli in altre regioni della diaspora continuò negli anni successivi. Allo stesso tempo, Costantinopoli, ove possibile, ha impedito la creazione o il ripristino delle giurisdizioni di altre Chiese locali della diaspora. [65]

Le rivendicazioni di Costantinopoli all'intera diaspora si basano principalmente sulla comprensione del canone 28 del IV Concilio ecumenico, che non è condiviso dall'intera Chiesa ortodossa, che recita: "nelle diocesi del Ponto, dell'Asia e della Tracia, i metropoliti e anche i vescovi delle diocesi di cui sopra che sono tra i barbari, devono essere ordinati dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli". Questa regola si riferisce a regioni specifiche dell'Impero Romano, dove la diffusione del cristianesimo era associata agli sforzi missionari della Chiesa di Costantinopoli.

Nella moderna Chiesa di Costantinopoli, tuttavia, le rivendicazioni – con riferimento alla suddetta regola – sono fatte sull'intera diaspora ortodossa in generale, inclusi il Nord e il Sud America, l'Europa occidentale, l'Asia, l'Australia e l'Oceania. Presumibilmente, solo la giurisdizione della Chiesa di Costantinopoli può esistere in queste regioni, e altre Chiese locali vi sono presenti illegalmente. Inoltre, se, per esempio, un vescovo o chierico di una Chiesa locale che presta servizio nella diaspora desidera trasferirsi al Patriarcato di Costantinopoli, allora non avrebbe bisogno di una lettera di congedo, poiché di fatto era già vescovo o chierico del Patriarcato di Costantinopoli anche prima del trasferimento, solo che non se ne rendeva conto. [66]

Le rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli coprono anche quei paesi in cui non esistono e non sono mai esistite strutture di questo patriarcato e dove i missionari della Chiesa di Costantinopoli non hanno mai predicato, per esempio Giappone e Cina.

La formazione dell'Ortodossia in Giappone, come è noto, è collegata esclusivamente all'impresa di san Nicola del Giappone, pari agli apostoli, e di altri eccezionali missionari della Chiesa ortodossa russa. Nel 1970, la Chiesa ortodossa giapponese ottenne l'autonomia dal Patriarcato di Mosca, ma Costantinopoli non solo non riconobbe questo atto, ma dichiarò anche i suoi diritti su questo territorio, in relazione al quale, nel 1971, il Locum tenens del Trono patriarcale, il metropolita Pimen (poi patriarca di Mosca e di tutta la Rus'), in una lettera al patriarca Atenagora, notò "la contraddizione fondamentale del corrispondente atto del Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico con il diritto canonico ortodosso e la prassi delle Chiese ortodosse locali". [67] Tuttavia, nel 2004 il Patriarcato di Costantinopoli ha insignito del titolo di "esarca del Giappone" il suo metropolita di Corea, nonostante la totale assenza di un proprio gregge nel paese.

La decisione del Sinodo della Chiesa di Costantinopoli di includere la Repubblica Popolare Cinese entro i confini della metropolia di Hong Kong (sia nel 1996, quando fu istituita, sia nel 2008, quando la metropolia di Singapore ne fu separata), è connessa anch'essa alla teoria del diritto esclusivo del Patriarcato di Costantinopoli di prendersi cura della diaspora ortodossa, nonostante esistesse in Cina una Chiesa ortodossa autonoma sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 15 aprile 2008 ha affermato: "I legami spirituali secolari della Chiesa ortodossa russa con la Cina, dove dozzine di chiese ortodosse sono state costruite dalle sue fatiche, i libri sacri e liturgici sono stati tradotti in cinese, i testimoni del nostro Signore Gesù Cristo, fedeli fino alla morte, sono stati educati nella pietà ortodossa, obbligano ora il Santo Sinodo a difendere i diritti del gregge salvato da Dio della Chiesa ortodossa cinese, indebolito da dure prove, e a dichiarare l'ingiustizia canonica della decisione del Trono di Costantinopoli, che causa danni al mondo e al benessere delle sante Chiese di Dio". [68]

È categoricamente impossibile concordare con le rivendicazioni del Patriarcato di Costantinopoli sul diritto esclusivo alla cura pastorale per i fedeli ortodossi della diaspora. Nessuna Chiesa ortodossa locale ha diritti speciali, esclusivi e completi di giurisdizione sull'intera diaspora ortodossa. Al contrario, ogni Chiesa locale ha una responsabilità pastorale diretta per i suoi figli, che esistono nella diaspora, se rimangono fuori dai confini canonici delle altre Chiese locali. Secondo il Canone 99 (112) del Concilio di Cartagine, "i vescovi... che hanno convertito alla fede cattolica il popolo che hanno sotto di loro, devono conservare il potere su di esso".

Il nuovo insegnamento di Costantinopoli sui suoi diritti canonici esclusivi nella diaspora è divenuto fonte di conflitto all'interno della Chiesa di Cristo. Pertanto, fin dall'inizio, nell'ambito dei preparativi per il Concilio panortodosso, è stata inclusa tra i temi anche la questione della diaspora. Alla IV Conferenza panortodossa preconciliare del 2009, si è deciso di istituire in ciascuna delle regioni dei paesi delle Assemblee episcopali della diaspora "di tutti i vescovi canonicamente riconosciuti della data regione, che continueranno a sottomettersi alle giurisdizioni canoniche a cui appartengono". [69] Le riunioni dovevano essere presiedute dal primo dei vescovi subordinati alla Chiesa di Costantinopoli e, in assenza di quest'ultimo, dal più anziano dei vescovi delle Chiese locali, secondo l'ordine dei dittici.

La Chiesa ortodossa russa considerava le assemblee episcopali della diaspora come organi consultivi, chiamati a coordinare l'azione dei vescovi delle varie Chiese ortodosse locali senza alcuna deroga alla loro indipendenza. [70] Tuttavia, per Costantinopoli, la creazione delle Assemblee episcopali è un passo verso la graduale abolizione della presenza delle Chiese locali nella diaspora. In diversi Paesi, i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli si sono presi la responsabilità di rappresentare tutte le Chiese locali davanti allo Stato, e di fare dichiarazioni pubbliche a loro nome, spesso senza il loro consenso.

9. Conclusione

Le idee del nuovo concetto ecclesiologico del Patriarcato di Costantinopoli entrano in evidente conflitto con la Tradizione ortodossa e con le disposizioni canoniche, per cui costringono il Patriarcato di Costantinopoli a mettere in discussione questa stessa Tradizione e a chiederne la revisione. Il patriarca Bartolomeo ha dichiarato: "Noi ortodossi dobbiamo sottoporci all'autocritica e rivedere la nostra ecclesiologia se non vogliamo diventare una federazione di Chiese di tipo protestante". [71] Per evitare questa minaccia chiaramente inverosimile, è necessario, nelle sue parole, riconoscere con urgenza "che nell'ortodossia ecumenica indivisibile c'è un "primo", non solo nell'onore, ma anche un "primo" con compiti speciali e poteri canonici assegnati dai Concili Ecumenici". [72]

Noi condanniamo e non accettiamo le disposizioni teoriche del nuovo concetto ecclesiologico del Patriarcato di Costantinopoli, così come le azioni pratiche illegali e criminali intraprese per introdurre questo concetto nella vita ecclesiale moderna. Queste disposizioni e azioni non corrispondono alla Tradizione ortodossa, distruggono i fondamenti canonici della Chiesa universale e causano grave danno all'unità delle Chiese ortodosse locali.

Innalzando una preghiera per preservare nell'unità e nell'Ortodossia la Chiesa ortodossa, che dimora in tutto il mondo, noi, vescovi della Chiesa ortodossa russa, invitiamo i santissimi e beatissimi primati delle Sante Chiese di Dio, gli altri vescovi ortodossi, i presbiteri e i diaconi amati da Dio, i venerabili monaci e i pii laici, che insieme costituiscono la pienezza della Chiesa ecumenica di Cristo, alla stessa fervida preghiera al Signore Gesù, l'unico vero capo della sua Chiesa, che colui che è separato dalla volontà del Padre celeste raccolga la grazia dello Spirito Santissimo, possa scacciare tutte le eresie e gli scismi dal recinto della santa Ortodossia, possa abolire l'inimicizia e vergognarsi di ogni ingiustizia, così che con una sola bocca e un solo cuore sia glorificato nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica il santissimo nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito. Amen.

Note

[1] Si veda la pubblicazione "Το Οικουμενικό Πατριαρχείο στην Λιθουανία" sul sito Fos Fanariou

( https://fosfanariou.gr/index.php/2023/03/21/to-ecun-patriarxeio-stin-lithouania/ )

[2] Ieromartire Cipriano di Cartagine, Sull'unità della Chiesa.

[3] Ieromartire Ignazio di Antiochia, Lettera agli Smirniani VIII, 2.

[4] Ieromartire Ireneo di Lione, Contro le eresie II, XXIV, 1.

[5] La posizione del Patriarcato di Mosca sulla questione del primato nella Chiesa ecumenica, p. 2 (3).

[6] Archimandrita Panteleimon (Manoussakis), professore al Collegio della Santa Croce (USA): Manoussakis, John Panteleimon. Primacy and Ecclesiology: The State of the Question // Orthodox Constructions of the West. A c. di G.E. Demacopoulos e A. Papanikolaou. New York: Fordham University Press, 2013, pp. 229, 232.

[7] Metropolita Elpidophoros (Lambriniadis), Primus sine paribus. Risposta alla posizione del Patriarcato di Mosca sulla questione del primato nella Chiesa ecumenica.

[8] Cfr. Metropolita Elpidophoros (Lambriniadis), Primus sine paribus : "La Chiesa ha sempre e sistematicamente inteso la persona del Padre come preminente ("monarchia del Padre") nella comunione delle persone della santa Trinità. Se dovessimo seguire la logica del testo del Sinodo russo, dovremmo anche sostenere che Dio Padre non è la causa senza inizio della divinità e della paternità... ma diventa il destinatario del suo primato. Da dove? Da altre persone della santa Trinità?

[9] Sermone dell'Arcivescovo Elpidophoros d'America nella chiesa episcopale di san Bartolomeo. New York, 10 giugno 2023

[10] "Non è concepibile che la Chiesa locale, specialmente la Chiesa che ha ricevuto ciò che è grazie alle iniziative e alle azioni del Patriarcato ecumenico, abbia interrotto la comunione con esso, poiché da esso deriva la canonicità del suo essere" (Metropolita Anfilochios di Adrianopoli. Negando il Patriarcato ecumenico, neghi la fonte della tua esistenza – sito orthodoxia.info).

[11] "Il Patriarcato ecumenico... ha giurisdizione canonica e tutti i privilegi apostolici, assumendosi la responsabilità di mantenere l'unità e la comunione delle Chiese locali" (Discorso introduttivo del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli all'incontro dei vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, 1 settembre 2018).

[12] Metropolita Elpidophoros (Lambriniadis), Primus sine paribus. Risposta alla posizione del Patriarcato di Mosca sulla questione del primato nella Chiesa ecumenica.

[13] Discorso del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli al seminario "Reazione delle Chiese e delle comunità religiose alla guerra e ai conflitti". Vilnius, 22 marzo 2023

[14] Discorso di apertura del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli all'incontro dei vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, 1 settembre 2018.

[15] Ibid.

[16] Discorso del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ai Vespri nella chiesa di Sant'Andrea a Kiev il 21 agosto 2021.

[17] Lettera del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a sua Beatitudine l'arcivescovo Anastasios di Albania, 20 febbraio 2019.

[18] Discorso del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli alla cerimonia di conferimento del titolo di dottore onorario dell'Accademia Kiev-Mohyla, 22 agosto 2021.

[19] Cit. da: Iannis Spiteris. La critica bizantina del primato romano nel secolo XII. Roma, 1979 (Or. Chr. Ap. 208). Pag. 325-326.

[20] Cit. da: Ἴ. Καρμίρη. Τὰ δογματικὰ καὶ συμβολικὰ μνημεῖα... Graz, 1968. Τ. ΙΙ. Σ. 560 (640).

[21] Cit. da: Ἴ. Καρμίρη. Τὰ δογματικὰ καὶ συμβολικὰ μνημεῖα... Σ. 927-930(1007-1010).

[22] Cit. da:Ἴ. Καρμίρη. Τὰ δογματικὰ καὶ συμβολικὰ μνημεῖα... Σ. 939-940 (1025-1026).

[23] "Una persona non può essere il capo della Chiesa di Cristo... La dottrina dell'inevitabile necessità di avere il più alto capo visibile dell'intera Chiesa di Cristo è apparsa come risultato di un grande declino della fede nel capo invisibile della Chiesa, cioè nel Signore Gesù Cristo, e nella sua presenza e azione nella Chiesa, e anche in vista del declino dell'amore per lui" (Ieromartire Gorazd di Praga, 1168 domande e risposte sulla fede ortodossa. 343, 388).

[24] Verbale n. 60 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 23-24 settembre 2021.

[25] Citazione dalla decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 sull'accettazione in comunione di Filaret Denisenko e Makarij Maletich.

[26] "Se un chierico ha una causa con un chierico in tribunale, non lasci il suo vescovo, e non ricorra ai tribunali secolari. Ma prima consulti il suo vescovo, oppure, a piacere dello stesso vescovo, chi è eletto da entrambe le parti formi un tribunale. E chi agisce in contrasto con questo sia punito secondo le regole. Ma se un chierico ha una causa in tribunale con il proprio vescovo o con un altro vescovo: sia giudicato dal concilio regionale. Se, invece, il vescovo o il chierico ha dispiacere contro il metropolita della regione, si rivolga o all'esarca della grande regione, o al trono della regnante Costantinopoli, e sia giudicato davanti a lui" (dal Canone 9 del quarto Concilio ecumenico).

[27] Dall'interpretazione del Canone 17 del quarto Concilio ecumenico. Vedi: vescovo Nikodim (Milaš), Regole della Chiesa ortodossa con interpretazioni. M., 1996. T. 1. S. 374.

[28] Pidalion. Interpretazione del Canone 9 del IV Concilio ecumenico.

[29] υς απανταχού ορθοδόξους. Εν Κωνσταντινουπόλει, 1848. (§ 14)

[30] Allo stesso tempo, i penitenti dello scisma si toglievano pubblicamente le loro panaghie – segni di dignità episcopale.

[31] Nonostante l'importanza del Concilio del 1998 a Sofia, va notato che la posizione del patriarca Bartolomeo, che lo presiedeva, non si distingueva per la purezza canonica. Da presidente ha difeso l'accettazione per "estrema economia" in comunione di "vescovi" che avevano ricevuto la consacrazione nello scisma da persone private della loro dignità e scomunicate dalla Chiesa, mentre la maggioranza dei partecipanti al Concilio ne auspicaca l'accettazione attraverso l'ordinazione canonica. Questa posizione si riflette nel parere speciale del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa in merito alle decisioni del Concilio dei primati e dei vescovi delle Chiese ortodosse locali a Sofia.

[32] Cfr. Canone 5 del Concilio di Sardica.

[33] Canone 14 del Concilio di Sardica: "Ma prima che tutte le circostanze siano state rettamente esaminate, colui che è stato scomunicato fino all'esame del caso non deve appropriarsi della comunione"; Canone 29 (38) del Concilio di Cartagine: "Piace a tutto il Concilio che un vescovo scomunicato la sua negligenza, sia esso vescovo o qualsiasi altro chierico, che osa iniziare la comunione durante la scomunica, prima che sia ascoltata la sua giustificazione, sia riconosciuto come se avesse pronunciato una sentenza di condanna su se stesso" e altri.

[34] Canone 15 del Concilio di Antiochia: "Se un vescovo... sarà giudicato da tutti i vescovi di quella regione, e tutti pronunceranno una sola sentenza secondo lui, non siano in alcun modo consultati tali altri vescovi, ma rimanga ferma la decisione consensuale dei vescovi della regione"; Canone 105 (118) del Concilio di Cartagine: "Chiunque, essendo stato scomunicato dalla comunione della chiesa… si intrufola nei paesi d'oltremare per essere accolto nella comunione, sarà espulso dal clero". Il messaggio canonico del Concilio di Cartagine a Papa Celestino: "Coloro che sono scomunicati nella loro diocesi, fa che non siano accettati nella comunione dal tuo santuario... Qualunque cosa sorga, devono finire al loro posto".

[35] Lettera del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli al patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' n. 1119 del 24 dicembre 2018.

[36] Comunicato della Segreteria Generale del Santo e Sacro Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli del 17 febbraio 2023 sull'appello del clero della Lituania.

[37] Comunicato sui lavori del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli del 28 giugno 2023.

[38] Deceduto nel 2022.

[39] Patriarca serbo Porfirije. Appello in relazione al terrore di stato contro la Chiesa ortodossa ucraina, 28 marzo 2023

[40] Messaggio della Cancelleria del Santo Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa polacca, 2 aprile 2019.

[41] Verbali delle riunioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa n. 125 del 17 ottobre 2019; n. 151 del 26 dicembre 2019; n. 77 del 20 novembre 2020.

[42] In precedenza, questi ex chierici, privati del loro rango da un tribunale ecclesiastico, erano stati "restituiti" al loro rango dal Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli (vedi sopra, sezione 2).

[43] Cfr. Canoni Apostolici 12, 15, 32, 33; Canoni 15 e 16 del primo Concilio ecumenico; Canoni 5, 6, 10, 11, 13, 20, 23 del quarto Concilio ecumenico; canoni 17, 18 del Concilio in Trullo; Canone 10 del settimo Concilio ecumenico; Canoni 3 e 6 del Concilio di Antiochia; Canoni 20, 23 (32), 105 (118), 106 (119-120) del Concilio di Cartagine.

[44] Canoni dei santi Concili ecumenici con interpretazioni, Сибирская благозвонница 2011. P. 665–666.

[45] Cfr. sopra, sezione 2.

[46] Canoni dei santi Concili ecumenici con interpretazioni, 341.

[47] "Coloro che governano nelle sante Chiese cipriote abbiano libertà, senza reclamare contro di loro e senza costringerli, secondo le regole dei santi Padri e secondo l'antica usanza, di nominare da sé i vescovi più riverenti" (Canone 8 del terzo Concilio ecumenico).

[48] Il Concilio di Costantinopoli del 1593 stabilì che il primate della Chiesa russa "fosse chiamato fratello dei patriarchi ortodossi, secondo la forza di questo nome, co-reggente e pari in grado e dignità, per firmarsi secondo l'usanza dei patriarchi ortodossi: "Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' e dei Paesi del Nord" "(Atti del Concilio di Costantinopoli del 1593).

[49] Lettera del patriarca Atenagora di Costantinopoli al Locum tenens del Trono patriarcale della Chiesa ortodossa russa, metropolita Pimen di Krutitsy e Kolomna, n. 583 del 24 giugno 1970.

[50] Intervista del metropolita di Bursa Elpidophoros (Lambriniadis) all'agenzia di stampa Atene-Macedonia, luglio 2018.

[51] Cfr. Tomos d'autocefalia della Chiesa ortodossa serba del 1879: "D'ora in poi sarà canonicamente indipendente e autogovernata, e il suo capo, come per tutte le Chiese ortodosse, è il Dio-uomo, Signore e nostro Salvatore Gesù Cristo".

[52] Questa disposizione del Tomos è stata criticata in un comunicato della segreteria del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa albanese del 15 novembre 2022. Il documento della Chiesa albanese afferma che il Tomos ad essa concesso non contiene la tesi del riconoscimento a capo del Trono ecumenico, e la stessa Chiesa albanese è chiamata "sorella", mentre la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è chiamata "figlia" nel suo Tomos. Un vescovo della Chiesa ortodossa bulgara scrive in questa occasione: "Non si intende un'autorità simbolica del patriarca di Costantinopoli o un'autorità nel senso del primo tra pari". Daniil, metropolita di Vidin. Per l'unità della Chiesa, 2021. S. 25, 38.

[53] "Purtroppo, nel caso dell'autocefalia ucraina, il patriarca ecumenico rinuncia al suo ruolo di coordinamento tradizionalmente riconosciuto, che comporta l'espressione e l'attuazione delle decisioni conciliari delle Chiese ortodosse locali, e quindi rifiuta di convocare un Concilio pan-ortodosso o un Concilio dei primati. Al contrario, lui, come il papa: 1) agisce invadendo il territorio di una giurisdizione straniera, che è soggetta alla Chiesa russa, come lui stesso ha ammesso fino a poco tempo fa; 2) prende decisioni sovrane e indipendenti contrarie all'opinione non solo della stessa Chiesa dell'Ucraina, ma anche delle Chiese ortodosse locali; 3) afferma che gli altri vescovi ortodossi di tutto il mondo sono obbligati ad accettare le sue decisioni; 4) ritiene che la sua decisione non debba essere approvata da altre Chiese e non possa essere contestata" (da una Lettera aperta di sacerdoti, monaci e laici della Chiesa greca, pubblicata nel settembre 2019). "C'è un desiderio del Patriarcato di Costantinopoli… di appropriarsi di poteri che non sono mai stati conferiti a nessuno dei vescovi della Chiesa ortodossa. Sfortunatamente, questo ricorda i tristi tentativi del vescovo di Roma di usurpare il potere nella Chiesa. Tutti sanno a cosa ha portato" (Daniil, metropolita di Vidin. Per l'unità della Chiesa. pag. 27).

[54] Espressione del metropolita Nikiphoros di Kykkos e Tilliria dal suo rapporto a una conferenza a Mosca il 16 settembre 2021. Vedi: Ortodossia mondiale: primato e conciliarità alla luce della fede ortodossa. M: Conoscenza, 2023. S. 268.

[55] "Se qualcuno... ha convertito un luogo all'unità cattolica e l'ha tenuto in custodia per tre anni, e nessuno glielo ha chiesto, allora dopo ciò, non glielo si esiga, soprattutto se in questi tre anni c'era un vescovo che doveva esigere e ha taciuto".

[56] "Le parrocchie di ogni diocesi... devono rimanere invariabilmente sotto l'autorità dei vescovi che le hanno in carico – e specialmente se da trent'anni le hanno indiscutibilmente nella loro giurisdizione e amministrazione".

[57] Tomos del patriarca Meletios IV di Costantinopoli // Ortodossia in Estonia. Ricerca e documenti. M.: Enciclopedia ortodossa, 2010. T. 2. S. 42-45.

[58] Atto del patriarca Demetrio di Costantinopoli e del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli del 3 aprile 1978 sulla cessazione del Tomos del patriarca Meletios IV di Costantinopoli del 1923 // Ortodossia in Estonia. pp. 207-208; Messaggio del patriarca Demetrios di Costantinopoli al metropolita Paolo di Svezia e di tutta la Scandinavia del 3 maggio 1978 // Ortodossia in Estonia. pp. 208-209.

[59] Atto patriarcale e sinodale del Patriarcato di Costantinopoli sul rinnovo del Tomos patriarcale e sinodale del 1923 relativo alla metropolia ortodossa dell'Estonia // Ortodossia in Estonia. pp. 314-317.

[60] Vedi: Nikiphoros, metropolita di Kykkos e Tilliria. Questione ucraina moderna e sua risoluzione secondo i canoni divini e sacri. M.: Poznanie, 2021. P. 32. Ci sono anche molte prove di tale riconoscimento da parte della Chiesa di Costantinopoli (pp. 32-42).

[61] "Si osservi in altre zone e ovunque nelle diocesi, affinché nessuno dei vescovi più zelanti estenda il suo potere su una diocesi straniera... non si trasgrediscano le regole dei padri, non si insinui l'arroganza del potere mondano sotto le spoglie del sacerdozio, e non perdiamo gradualmente e impercettibilmente la libertà che nostro Signore Gesù Cristo, il liberatore di tutti gli uomini, ci ha dato con il suo sangue".

[62] Da una lettera del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli al metropolita delle Terre Ceche e della Slovacchia Cristoforo n. 102 del 4 febbraio 2012 (il motivo della lettera era la celebrazione a Praga del 60° anniversario dell'autocefalia data dal Patriarcato di Mosca alla Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia): "...il Patriarcato ecumenico sarà purtroppo costretto ad abolire l'autocefalia canonica concessa alla vostra Chiesa quattordici anni fa, a restituirle lo status di Chiesa autonoma alla Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, come era prima di questo atto canonico, a cancellarla dai sacri dittici delle Chiese ortodosse autocefale, dove occupa il quattordicesimo posto, e a notificare questo atto a tutte le Chiese ortodosse sorelle".

[63] Anastassiadis A., Un "Vatican anglicano-orthodoxe" a Constantinople?: Relations interconfessionnelles, rêves impériaux et enjeux de pouvoir en Méditerranée orientale a la fin de la Grande Guerre // Voisinages fragilis: Les relations interconfessionnelles dans le Sud-Est européen et la Méditerrannée orientale 1854-1923: Contraintes locales et enjeux internationaux, Éd. A. Anastasiadis. Atene, 2013. P. 283-302.

[64] Ἐκκλησιαστικὴ Ἀλήθεια. 1922. Σ. 130.

[65] In particolare, quando nel 1993 il Patriarcato di Gerusalemme decise di restaurare la sua preesistente diocesi in Australia e vi nominò un esarca, tale decisione provocò una durissima reazione da parte del Patriarcato di Costantinopoli: in una riunione del Sinodo allargato della Chiesa di Costantinopoli svoltasi a Istanbul il 30-31 luglio 1993, con la partecipazione dei Primati delle Chiese alessandrina e greca, nonché di rappresentanti della Chiesa cipriota, due vescovi del Patriarcato di Gerusalemme furono privati della loro dignità episcopale, e il patriarca Diodoros di Gerusalemme fu condannato per "violazione blasfema" dei sacri canoni, tentazione e divisione del popolo greco. La sua commemorazione nei dittici della Chiesa di Costantinopoli fu però interrotta, per "misericordia e filantropia" gli fu concesso il tempo di pentirsi e annullare la decisione di stabilire la giurisdizione del Patriarcato di Gerusalemme in Australia, sotto la minaccia di un'ulteriore deposizione. In queste condizioni, il patriarca Diodoros fu costretto ad abbandonare l'organizzazione dell'esarcato in Australia e in altri paesi della diaspora, dopodiché fu rinnovata la sua commemorazione nei dittici della Chiesa di Costantinopoli, e i vescovi deposti furono restituiti al loro rango. Vedi: Chiesa ortodossa di Costantinopoli // Enciclopedia ortodossa. M., 2015. T. 37. S. 289. Chiesa ortodossa di Costantinopoli // Enciclopedia ortodossa. M., 2015. T. 37. S. 289.

[66] Questa logica è stata applicata da Costantinopoli, in particolare, durante il passaggio dell'ex vescovo di Sergievo Basil (Osborne), ammesso al Patriarcato di Costantinopoli nel 2006 senza una lettera di congedo dalla Chiesa ortodossa russa (nel 2010, il Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli ha privato il vescovo Basil del suo rango e del monachesimo in relazione alla sua decisione di sposarsi).

[67] Lettera n. 85 del Locum tenens del Trono patriarcale di Mosca, il metropolita Pimen, al patriarca Athenagoras di Costantinopoli, datata 14 gennaio 1971.

[68] Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, 15 aprile 2008.

[69] Documento del IV incontro preconciliare panortodosso "Diaspora ortodossa. Soluzione", Chambésy, 2009

[70] La partecipazione dei vescovi della Chiesa ortodossa russa a questi incontri è stata interrotta in conformità con la Dichiarazione del Santo Sinodo in relazione all'intrusione illegale del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa del 14 settembre 2018.

[71] Intervista del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli al quotidiano Ethnikos Kiryx, 13 novembre 2020.

[72] Ibid.

 
Vladimir Putin difende i valori tradizionali

Vi invitiamo a dare un'occhiata a questo post del blog La Tana dell'Orso, che offre commenti e la trascrizione di un video riguardo a un evento internazionale sponsorizzato in questi giorni dal governo russo, dedicato alla difesa dei valori tradizionali della famiglia. Se avete ceduto a mesi di propaganda russofoba, leggetelo con attenzione: QUESTA e la Russia dalla quale vi hanno messo in guardia.

 
Il raddoppio di Elpidophoros

Secondo Orthodox Times, la Chiesa ortodossa d'Albania non è molto contenta dell'ordinazione sacerdotale di padre Theophan Koja avvenuta ieri al Fanar.

Per chi non lo sapesse, Koja è stato consacrato vescovo di Philomelion, l'eparchia di etnia albanese del Patriarcato ecumenico. Ha due parrocchie. (L'esarcato albanese dell'OCA, d'altra parte, ha undici parrocchie).

Ecco il conciso comunicato del Santo Sinodo su questa recente consacrazione:

Questa è una ricompensa senza precedenti per chi mina l'unità della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania.

questa è una conferma senza precedenti della sua inidoneità a pascere un gregge ortodosso.

Theofan Koja, nel momento critico della sua ordinazione episcopale, presieduta dall'arcivescovo Elpidophoros d'America al Fanar il 25 luglio 2023, ha recitato il Credo aggiungendo il 'filioque'.

In linguaggio diplomatico ortodosso, sono tre ammonimenti per errori.

Non occorre essere diplomatici per supporre che queste preoccupazioni siano state espresse in anticipo al Patriarcato ecumenico. Certo che lo sono state. Preoccupazioni che – vista la prepotenza che ci si aspetta dalla Chiesa di Costantinopoli – purtroppo sono state ignorate dal patriarca Bartolomeo e dal suo esarca in America, Elpidophoros.

C'è, però, un'altra questione più critica che riguarda il nuovo vescovo. Come si può vedere dalla dichiarazione sopra, Koja ha recitato il Credo con la famigerata clausola del Filioque. Inutile dire che questo è un fallimento per quanto riguarda l'Ortodossia (anche molte eparchie uniate di Roma hanno eliminato quella clausola). Oserei dire che il protocollo appropriato a quel punto sarebbe stato quello di fermare immediatamente la procedura della consacrazione.

Indipendentemente da ciò, la consacrazione è continuata.

Questo ovviamente porta a una domanda pertinente: il Fanar vede tali dottrine come sottigliezze teologiche? Quale altra osservazione si può trarre dall'apparente indifferenza che era evidente alla consacrazione di Koja?

Gli albanesi non se la prendono comoda. Come si può vedere dalla seguente dichiarazione, intendono portare la questione a un concilio pan-ortodosso.

Ecco cosa dicono nello specifico:

Il parere responsabile della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania è espresso nella corrispondenza ecclesiastica ufficiale, negli annunci del segretariato principale, e sarà sottoposto direttamente all'organo competente, il Concilio pan-ortodosso o Sinassi, che, secondo il principio di sinodalità, è l'unico in grado di risolvere i problemi fondamentali e assicurare l'unità e la pace della Chiesa ortodossa nel mondo.

Come andrà a finire tutto questo è difficile da dire. Tuttavia, è chiaro che né la Chiesa ortodossa russa né la Chiesa ortodossa ucraina canonica sono le uniche Chiese che hanno preoccupazioni significative per il modo in cui il patriarca ecumenico si è comportato sulla scena mondiale.

Senza dubbio, ce ne sono altre.

Detto questo, dal momento che il patriarca Bartolomeo considera il suo ufficio come l'unico che può convocare un Concilio pan-ortodosso, ovviamente non si sente sotto pressione per farlo.

Se tutti fossero uguali, potrebbe avere ragione. Cioè, tuttavia, se tutti fossero davvero uguali. Personalmente, ho l'impressione che gli eventi storici dimostreranno il contrario.

 
Sulla comunione ai bambini che piangono

Una Chiesa che ha l’abitudine di dare la comunione ai bambini piccoli si trova presto di fronte ai casi dei bambini che sono portati alla comunione tra pianti, urla e altri capricci. L’articolo di padre Sergej Kruglov apparso il mese scorso su Pravmir ha avuto immediatamente una vasta eco sui siti pastorali ortodossi in lingua russa, segno che l’argomento è delicato e importante in una gran quantità di chiese. Presentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti l’originale russo e la traduzione italiana dell’articolo, che ci conferma nella nostra convinzione che il primo modo di avere bambini tranquilli e sereni alla comunione è di avere prima di tutto i loro genitori.

 
Perché tutti i "riformatori" della Chiesa si somigliano

tutti i "riformatori" della Chiesa si assomigliano. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Ultimamente, le richieste di riforme immediate nella Chiesa sono diventate sempre più frequenti. Chi le sostiene e quanto sono utili per la Chiesa oggi?

Nel corso della storia, nella Chiesa ci sono sempre stati individui appassionati di riforme. Sono insoddisfatti dell'organizzazione della Chiesa, ritengono che le dottrine siano diventate obsolete, che le pratiche di culto siano troppo arcaiche e che "nulla è come dovrebbe essere".

Questi individui si attivano particolarmente nei momenti critici o nelle crisi della Chiesa, quando sembra che "il Signore dorma" e "noi periamo" (Mc 4:38). Indubbiamente, oggi è uno di questi momenti per la nostra Chiesa, che ne ha già vissuti tanti nel corso della sua storia. Tra i riformatori che cercano di "svegliare Cristo", ci sono quelli come Pietro e quelli come Giuda. Ma se Pietro si risveglia per salvare gli altri, Giuda si risveglia per salvare se stesso. Questa differenza è significativa e deve essere riconosciuta.

"Mettete alla prova gli spiriti"

Oggi molte persone sono perplesse dal comportamento dei nostri vescovi, parlando della loro "insensibilità" e "inflessibilità". Criticano sia le loro decisioni sia la loro mancanza di decisioni, sia loro parole, sia il loro silenzio. La dirigenza della Chiesa ortodossa ucraina è spesso rimproverata per la sua reazione inopportuna, che "non tiene il passo con i tempi". Si scrivono lettere a sua Beatitudine e si lanciano appelli, tutti con il messaggio di fondo che "si deve fare qualcosa". Purtroppo sono pochissimi quelli che percepiscono tutto attraverso il prisma delle Sacre Scritture e dell'esperienza della Chiesa, che si astengono dal seguire frettolosamente il primo "riformatore" e "profeta" che passa, ma invece "mettono alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio" (1Gv 4,1). Dopotutto, le "azioni" si possono compiere in diversi modi...

Abbiamo già scritto che dietro un clamoroso appello pubblicato dai media secolari, indirizzato da un gruppo di sacerdoti a sua Beatitudine con la richiesta di indire un Concilio dei vescovi e di interrompere ogni rapporto con la Chiesa ortodossa russa, si nasconderebbe un chierico sospeso dell'eparchia di Dnepropetrovsk, Andriy Pinchuk. Difficilmente si tornerebbe a discutere ancora della sua persona se non avesse registrato un video di 9 minuti a commento della posizione del metropolita Antonij, espressa da quest'ultimo qualche giorno fa. È questo video di padre Andriy Pinchuk che analizzeremo. Lo facciamo per un semplice motivo: capire lo "spirito" dietro le sue parole. Direste che è impossibile giudicare sulla base di un video? Non siamo d'accordo.

Per studiare la composizione dell'acqua di un fiume e determinarne l'idoneità al consumo non è necessario prelevare diverse tonnellate d'acqua; bastano poche gocce. Questa piccola quantità fornisce allo specialista informazioni sufficienti per trarre una conclusione: se l'acqua può essere consumata o meno. Se parliamo in termini evangelici, Cristo ci insegna a riconoscere un albero dai suoi frutti. Questo significa che per capire con che tipo di albero abbiamo a che fare non è necessario assaggiare tutti i suoi frutti; basta provarne uno. Allo stesso modo, non è necessario analizzare i discorsi, le dichiarazioni e le pubblicazioni di tutti i sostenitori delle riforme ecclesiastiche per capire se ci porteranno all'avvelenamento spirituale o a benefici spirituali. Basta guardare le dichiarazioni del loro leader.

La "penitenza" di Pinchuk

Quindi, davanti a noi c'è l'arciprete Andriy Pinchuk. È una persona attiva sia in senso ecclesiastico che politico. Gli piace parlare delle sue idee su Internet e in vari incontri e forum in cui si discutono i modi per risolvere le situazioni critiche della Chiesa ortodossa ucraina.

Non approfondiamo l'intera storia della sua vita; tocchiamo i recenti avvenimenti legati alla sua interdizione dal ministero. Formalmente, la sospensione dei padre Andriy è stata motivata da azioni non canoniche (organizzazione di eventi non autorizzati) sul territorio di altre eparchie. Pinchuk ha scritto che il metropolita Irinej era "sotto pressione", che il suo decreto di sospensione era una stupidaggine, e così via. Ha sostenuto: "Come potrebbero sospendermi se stavo solo festeggiando il compleanno di un mio amico in un'altra eparchia?"

Ma tutti capiscono che padre Andriy è stato sospeso "a ragione" per numerosi insulti grossolani e offensivi contro vescovi, chierici e semplici laici. Anche il prete stesso lo capisce.

In una lettera al vescovo Irinej, ha scritto di comprendere perfettamente il motivo della sua sospensione. È stata causata da "espressioni inaccettabili, crudeli, offensive e umilianti, che sono sconvenienti per un prete ortodosso" e non per il "compleanno di un amico". In altre parole, sa bene perché gli è stato proibito di officiare all'altare.

Allo stesso modo, sa che tutte le sue parole nello stile di "non lo farò più" sono ingannevoli e non ha intenzione di cambiare (si legga: di pentirsi). Ne è prova il suo ultimo video indirizzato al metropolita Antonij, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina

In esso, il sacerdote "pentito" per le sue parole maleducate accusa il metropolita di bugie deliberate, parla di "principali collaboratori russi che stanno distruggendo la Chiesa" e afferma che il vescovo "ha fallito la sua missione" e che "l'FSB ha bussato sul suo klobuk" .

Esprime anche insoddisfazione per la leadership della Chiesa ortodossa ucraina, che, nelle sue parole, è costituita da "una cricca di vescovi filo-russi che hanno preso il controllo del Sinodo".

D'accordo che tali parole potrebbero provenire da qualcuno come un ipotetico "Zinkevych" ma non da un sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina che solo pochi giorni fa, in una lettera di "pentimento", ha promesso di "svolgere il suo ministero pastorale con una parola che guarisca e che curi" e si è impegnato a "non usare espressioni offensive e umilianti".

L'astuzia come segno dei "riformatori"

Padre Andriy Pinchuk è un tipico rappresentante di tutti coloro che sono usciti fuori dai confini della Chiesa. Hanno iniziato tutti apparentemente bene: essere attivi nel promuovere certe idee (spesso buone), avvantaggiare la Chiesa e dare l'esempio agli altri. Ma poi quell'idealismo si è trasformato in dolorosa ossessione, l'ossessione in astuzia, l'astuzia in audacia, l'audacia in insolenza, cinismo, malizia e offesa. Tutto questo si vede chiaramente nell'esempio di altri sacerdoti e vescovi che hanno lasciato la Chiesa.

Tutte queste persone sono decisamente unite da una cosa: una mentalità di doppiezza.

Questo comportamento è stato osservato, per esempio, nell'ex metropolita di Vinnitsa, Simeon. Questi sapeva che il clero dell'eparchia e della cattedrale non sosteneva il suo desiderio di entrare a far parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Pertanto, ha assicurato fedelmente i suoi fratelli fino all'ultimo momento che sarebbe rimasto nella Chiesa ortodossa ucraina. Intanto "lavorava" attivamente alla presa di possesso della cattedrale e dell'amministrazione eparchiale. Dove sono l'onestà e la franchezza qui? Non esistono. Solo inganno e cinismo.

Lo stesso cinismo è stato mostrato da altri due ex chierici della Chiesa ortodossa ucraina – Drabinko e Kovalenko. Mentre erano nella Chiesa ortodossa ucraina, hanno passato anni ad affermare che la Chiesa ortodossa ucraina non dovrebbe essere etichettata come "Chiesa di Mosca" a causa della sua piena indipendenza amministrativa. Tuttavia, non appena sono usciti dai confini della Chiesa, hanno cambiato immediatamente tono.

Come possono dei sacerdoti che si sono trasferiti dalla Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" pronunciare parole che evocano solo vergogna nelle persone normali?

"Vi predicavo il mondo russo, ma ora i miei occhi si sono aperti", oppure "Ora possiamo pregare con calma per l'Ucraina". Ma chi vi impediva di farlo prima? Nessuno. Allora perché mentire? È incomprensibile.

Schizofrenia e doppiezza

Chiunque si prenda come esempio tra questi "cercatori di verità", si scopre che tutti hanno una Gestalt irrisolta. Quando siete stati genuini, allora o adesso? Cosa dovrebbero fare i vostri seguaci quando voi, come una banderuola, cambierete posizione la prossima volta? Dovranno solo imitare i vostri movimenti?

L'apostolo Giacomo ha parlato molto bene di queste persone: "Un uomo che ha l'animo oscillante è instabile in tutte le sue azioni" (Gc 1:8). Nella versione slavonica ecclesiastica, questa frase suona ancora più precisa: "Un uomo con una doppia anima è instabile in tutte le sue vie". Nella variante greca di questo versetto, la parola "doppia mente" è δίψυχος (dipsychos), che letteralmente significa "con due anime". In sostanza, si può tracciare un chiaro parallelo tra la doppia anima (o doppia mentalità) e la schizofrenia.

La parola "schizofrenia" deriva dal greco σχίζω (da cui abbiamo anche la parola "scisma"), che significa "scindere" o "dividere" e φρήν (phrēn) che significa "mente" o "pensiero." Così, coloro che "combinano" il Vangelo con un martello pneumatico e il pentimento con vere e proprie bugie sono contagiati da questa forma di "schizofrenia". Quando i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" tengono il Vangelo nella mano sinistra mentre con la mano destra spruzzano spray al peperoncino o tagliano le porte di una chiesa con una smerigliatrice angolare per accedere all'altare, si capisce che si tratta di schizofrenia: una malattia spirituale e psicologica .

Questa schizofrenia è evidente anche in persone come padre Andriy Pinchuk, che può scrivere sull'amore per il prossimo e subito dopo sparare dieci insulti e accuse infondate sui "manuali degli agenti dell'FSB".

Ci si chiede, la nostra leadership ecclesiale può, vedendo questa doppia mentalità, agire in accordo con le richieste di coloro che sono affetti da tali disturbi spirituali? I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina possono ascoltare seriamente persone indifferenti al futuro della Chiesa? Dopotutto, lo stesso Pinchuk, in un'intervista a "UWN", afferma di non poter immaginare cosa accadrà se sarà semplicemente dichiarata l'autocefalia: "Oggi dobbiamo staccarci dal Patriarcato di Mosca, e domani penseremo a cosa fare dopo." Questo processo di pensiero ricorda il personaggio principale del romanzo di Margaret Mitchell, "Via col vento": "Ci penserò domani".

Ma il Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina può pensarla allo stesso modo? Probabilmente no.

"Una volta caduto tu stesso, aiuta gli altri?"

Tuttavia, c'è un'altra caratteristica nel comportamento di Pinchuk, Drabinko, Kovalenko, Shostatskij e molti altri: mancanza di pace interiore, irrequietezza e confusione. I sostenitori dell'idea di una "separazione completa" assillano costantemente gli altri con domande e argomenti provocatori. Sembra che qualcosa stia bruciando dentro di loro, e non permette loro di vivere in pace. Giustificano il loro comportamento con la guerra, i bombardamenti, i parenti defunti o in lotta e persino le persecuzioni contro la Chiesa.

Eppure quelli che essi criticano vivono sotto gli stessi bombardamenti, hanno parenti morti o combattenti, ma si comportano molto più tranquillamente. Si sforzano di vivere nella Chiesa e di conoscere Dio attraverso di essa. Nonostante gli orrori della guerra, cercano di imparare dalla mansuetudine e dall'umiltà di Cristo. Allora perché questi "attivisti" li privano del diritto di avere un'opinione? Perché li etichettano come "quinta colonna" e "filo-russi"? Non è forse perché apprezzano non tanto la verità, quanto la prova della loro "correttezza" e autoaffermazione? Come disse Dostoevskij: "Noi pretendiamo, non chiediamo". Questa, tra l'altro, è una caratteristica di tutti coloro che non vogliono ascoltare gli altri, che non vogliono dialogare ma agiscono dalla posizione di "chiunque non è d'accordo con me è un eretico o uno scismatico". Ogni estremo viene da Satana.

Allo stesso modo, anche il desiderio di trascinare qualcun altro nell'abisso viene da Satana. Gli spiriti del male agiscono secondo il principio "una volta caduto tu stesso, aiuta gli altri". E purtroppo anche chi non ama la Chiesa ma non ha fretta di lasciarla agisce secondo lo stesso principio.

In quale altro modo si può spiegare la logica di padre Andriy Pinchuk, a cui non piace tutto nella Chiesa ortodossa ucraina, che la vede come una "Chiesa fornita di grazia in comunione eucaristica con tutte le Chiese del mondo", ma che si rifiuta ostinatamente di lasciarla? Perché è ancora nella Chiesa ortodossa ucraina? Non sarà perché nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non potrà agitare la gente contro la Chiesa, raccogliere firme, organizzare sacerdoti scontenti e impegnarsi in altre attività "utili"?

* * *

Ci piacerebbe molto che un uomo intelligente come padre Andriy si rendesse conto che le sue parole vanno contro le parole di Cristo, in modo che lui e i suoi collaboratori capissero che puoi cambiare qualcosa in meglio nella Chiesa solo quando tu stesso sei diventato migliore. È direttamente in linea con le parole di san Serafino di Sarov: "Salva te stesso e intorno a te migliaia saranno salvati". Del resto, questa è la logica a cui aderisce il nostro primate, ed è per questo che i fedeli si fidano incondizionatamente di lui.

Perché ci si fidi allo stesso modo di padre Andriy e dei suoi compagni, bisogna che pensino prima alla loro salvezza. Probabilmente allora non saranno più interessati a nessuna "rivoluzione" ecclesiastica.

 
Analogie tra Jugoslavia e Ucraina

Un parallelo che non sarà mai evidenziato con troppa forza è quello delle due guerre da cui l’Europa è stata insanguinata nell’ultimo ventennio. Chi le ha preparate? Chi ha esacerbato gli animi di due paesi, e perché? Chi ne trae vantaggio? Perché ci sono stati tanti episodi orribili di crudeltà? A queste domande tenta di dare una risposta il saggio di Stephen Karganovic pubblicato sul blog di Saker, che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Tre grandi domande per i protestanti

Avendo una famiglia ancora protestante, a volte mi ritrovo nella loro chiesa per vari motivi. Non vado mai alle loro funzioni, ma la chiesa è un luogo conveniente da affittare per eventi familiari. L'ultima volta che sono stato lì per una festa d'anniversario, ho preso il bollettino settimanale e lo stavo leggendo quando il pastore è venuto a chiacchierare. Gli ho mostrato il programma della domenica precedente e gli ho chiesto: "Dove ha imparato a condurre un servizio di culto?"

Ha riso e ha detto: "Al seminario".

Poi gli ho chiesto: "Dove hanno imparato a condurre un servizio di culto le persone che le hanno insegnato a condurre un servizio di culto?"

Ha iniziato a sembrare a disagio. "Dalla Bibbia, immagino", ha risposto infine.

"Questo ordine di culto", ho indicato il bollettino, "è nella Bibbia?"

“Beh”, rispose, "è basato sulla Bibbia".

"Come?", ho chiesto.

A quel punto, ha trovato una scusa per andare a trovare altri ospiti. Spero di avergli dato qualcosa a cui pensare, senza rovinargli il suo evento. Può essere difficile essere un pastore protestante, dal momento che spesso stai davvero inventando tutto mentre procedi.

Come cristiani ortodossi abbiamo tutte le risposte. Non noi personalmente. Siamo tutti miserabili peccatori. Ma la Chiesa ha tutte le risposte. Dopo 2000 anni di guida dello Spirito Santo, la Chiesa ha visto, ascoltato e risposto a tutto. C'è così tanta conoscenza all'interno della Chiesa che può essere allettante scaricarne quanta più possibile sui nostri vicini protestanti.

Il che può funzionare, ovviamente, se qualcuno sta veramente cercando di conoscere la fede ortodossa. Tuttavia, molti non lo fanno. Piuttosto, spesso ci troviamo di fronte a protestanti che sono convinti che l'Ortodossia sia sbagliata. Ribattere alle loro affermazioni crea litigi e potrebbe non essere il modo migliore per procedere in ogni caso. Ecco perché fare domande può essere un modo efficace per coinvolgere gli altri. Invece di difendere l'Ortodossia, a volte chiedere ai protestanti di spiegare certi aspetti della loro fede può essere molto illuminante per loro.

Il protestantesimo è astorico e contraddittorio. Se riesci a portare le persone a capirlo da sole, il percorso verso l'Ortodossia può diventare chiaro. Per chi è stato ortodosso per tutta la vita, le domande che seguono possono sembrare strane, soprattutto se non si ha familiarità con le comuni dottrine protestanti. Motivo in più per continuare a leggere.

1. Dov'era la tua "chiesa" nei primi secoli cristiani?

Tutto il protestantesimo è fondato sullo stesso presupposto: a un certo punto la Chiesa cristiana storica e visibile si è allontanata dalla vera fede cristiana che si trova nel Nuovo Testamento. Questa Chiesa apostata ha perseguitato i veri cristiani, ed è stata infine sconfitta solo attraverso la Riforma protestante, a quel punto la vera Chiesa è ricomparsa (in realtà la Riforma non c'è stata nelle terre ortodosse, ma non cavilliamo su questo).

Le risposte a quando si verificò questa grande apostasia variano tra i protestanti della chiesa bassa. Alcuni diranno nel IV secolo e daranno la colpa a Costantino. Alcuni diranno alla fine del Libro degli Atti. Altri scelgono date diverse nel mezzo. Pochi protestanti della chiesa bassa sono disposti a rivendicare anche il primo concilio ecumenico di Nicea, anche se ho incontrato coraggiosi battisti che hanno cercato di presentare un raduno di vescovi ortodossi come una convenzione battista.

Quindi, se la Chiesa primitiva del Libro degli Atti era battista o di qualche altro tipo di evangelici, dove è andata a finire? Chi erano i suoi leader? Chi sono gli scrittori che ne hanno testimoniato l'esistenza? Da qualche parte doveva andare, perché la Chiesa visibile divenne apostata. Allora dov'era la vera Chiesa?

Questa domanda è una trappola retorica per i protestanti della chiesa bassa. In realtà non importa quale periodo di tempo scelgano per la caduta nell'apostasia, i problemi con le loro risposte sono gli stessi. Indipendentemente dall'epoca, qualsiasi protestante che faccia ricerche sulla storia della Chiesa scoprirà rapidamente che la Chiesa non era battista o pentecostale o qualsiasi altra cosa del genere. Sia nel Nuovo Testamento che negli scritti dei padri ante-niceni, si trova una Chiesa che è gerarchica, liturgica e centrata sull'eucaristia. La cosa migliore per la sua anima, che un protestante della chiesa bassa può fare, è andare alla ricerca della storica chiesa cristiana per dimostrare che era battista.

Il Nuovo Testamento presenta meno problemi per i protestanti rispetto agli scritti patristici ante-niceni. I protestanti hanno tradizionali interpretazioni errate delle Scritture che li hanno convinti che gli Apostoli fossero davvero protestanti di un certo gusto o di un altro. Massacreranno con fiducia l'interpretazione anche del passaggio più chiaro del Nuovo Testamento per negare la verità dell'Ortodossia. Gli scritti patristici ante-niceni, tuttavia, sono complicati per loro. Gli scritti cristiani del I e II secolo testimoniano una fede ortodossa in piena fioritura con la gerarchia, la liturgia e la presenza reale di Cristo nell'eucaristia. La loro testimonianza non ha nulla in comune con il moderno protestantesimo di bassa chiesa, e non c'è modo di fingere che vi sia qualcosa in comune.

Allora, dov'è nella documentazione storica la "vera Chiesa" fatta di canti, succo d'uva e gruppi di lode?

Da nessuna parte

A questo punto molti protestanti si limiteranno a chiudersi, poiché non hanno una risposta su chi possano essere stati i loro antenati spirituali tra i primi cristiani. In effetti, molti di loro non hanno mai nemmeno pensato a questa domanda. Alcuni di loro hanno elaborato risposte che evitano l'assunto che la vera Chiesa sia stata assente per circa 1.500 anni. La vera Chiesa, secondo loro, è andata in clandestinità e ha persistito come un santo "resto". C'erano veri cristiani "ovunque" o "da qualche parte" o "nascosti in bella vista". Non ci sono prove effettive di ciò, quindi non possono dire chi fosse uno di questi santi "resti", ma sono completamente convinti che debbano essere esistiti.

A volte i protestanti hanno una teoria su chi fosse il "resto". Questo di solito comporta l'affermazione di più gruppi eretici, che sarebbero la "vera Chiesa" sanguinosamente soppressa dalla malvagia Chiesa cattolica. Questa credenza si trova più spesso tra i battisti. I gruppi frequentemente inclusi nella "linea di successione battista" (o "scia di sangue") sono i montanisti, i novaziani, i donatisti, i pauliciani, i catari, i valdesi, i petrobrusiani, gli arnaldisti, gli enriciani, gli ussiti (in parte), i lollardi e gli anabattisti. La parte anabattista, almeno, si capisce bene, ma non si è vista fino al XVII secolo. Come ogni persona di mentalità storica sa, i gruppi elencati non erano nemmeno d'accordo tra loro sulla dottrina, tanto meno erano in sintonia con gli evangelici moderni come i battisti. Inoltre, la linea di successione mette spesso l'esistenza di questi gruppi fuori ordine cronologico. Curiosamente, la maggior parte di quei gruppi era composta da gnostici. Il che fa provare affinità agli evangelici moderni per i loro insegnamenti… interessante. Le linee temporali standard ritraggono anche molte pratiche e credenze ortodosse come innovazioni successive. La lettura dei Padri della Chiesa ante-nicena fa saltare rapidamente in aria queste teorie, stabilendo fermamente che le innovazioni "cattoliche" erano proprio lì nel I e II secolo.

Una volta che un protestante inizia a chiedersi: "Dov'era la mia chiesa nella storia?", può verificarsi una crisi di fede, perché le risposte protestanti standard a questa domanda sono tutt'altro che convincenti.

2) Se la Bibbia doveva essere autosufficiente, perché è così incompleta, e comunque da dove viene?

"Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la Bibbia. È la guida completa alla fede cristiana", così dicono molti protestanti moderni. Ma proprio all'inizio di questo articolo, ho notato qualcosa di importante.

La Bibbia non fornisce indicazioni su come gestire un servizio di culto. Da nessuna parte nel Nuovo Testamento nessuno scrittore ti dice come farlo, eppure gli evangelici hanno un ordine di culto. Da dove l'hanno preso, se credono e praticano solo ciò che è nella Bibbia?

Ecco alcune altre cose su cui il Nuovo Testamento non fornisce alcuna guida:

  • Come si celebra un servizio battesimale, e a che età?

  • Come si conduce un'ordinazione?

  • Come ci si converte al cristianesimo? Ci sono gradini? Requisiti? Che cosa costituisce l'appartenenza alla Chiesa?

  • Come ci si prepara a un matrimonio e come lo si conduce?

  • Dato che Matteo, Marco e Luca non sono firmati, come fai a sapere che hanno scritto quei Vangeli?

  • Quali libri appartengono effettivamente al Nuovo Testamento? Il Nuovo Testamento non contiene un elenco. I libri del Nuovo Testamento sono stati canonizzati dalla Chiesa ortodossa.

  • I Vangeli e l'apostolo Paolo hanno menzionato altri insegnamenti e tradizioni, quali sono, dal momento che non sono nel Nuovo Testamento?

Questi sono solo alcuni esempi. Per una serie di libri che doveva essere "auto-sufficiente", il Nuovo Testamento tralascia certamente molti dettagli importanti su come dirigere una chiesa. Il che, francamente, non è sorprendente. Il Nuovo Testamento è sorto all'interno di chiese funzionanti, che erano state fondate dagli apostoli e dai loro discepoli. Al clero locale e alla gente era stato insegnato come essere cristiani di persona. Non attraverso un libro. Non c'era bisogno, e davvero non c'era modo, di scrivere tutto ciò che gli apostoli impiegarono anni a insegnare alle persone oralmente e con l'esempio. I libri del Nuovo Testamento, dopo che furono scritti e iniziarono a circolare, furono selezionati per l'autenticità in base alla loro conformità a ciò che la Chiesa stava già facendo e insegnando. Ecco perché un libro come il "Vangelo di Tommaso" fu rifiutato, pur essendo la presunta opera di un apostolo. Leggere "Tommaso” alla luce dell'insegnamento della Chiesa indica chiaramente la sua natura gnostica.

La Chiesa ha creato la Bibbia. La Bibbia non ha creato la Chiesa.

Fino ai secoli XVI e XVII, cioè quando i radicali, tagliati fuori da un autentico sacerdozio sacerdotale, non avevano altra scelta che inventare le proprie varianti di gnosticismo basate sulla loro lettura errata della Bibbia cristiana. Le Bibbie stampate appena disponibili hanno davvero creato tali chiese, in un modo contorto.

I protestanti ti combatteranno su questo. Sentirai ogni genere di cose da loro. Per esempio, che il Nuovo Testamento è la Parola eterna di Dio che è caduta dal cielo completamente formata (è Cristo, tra l'altro, che è l'eterna Parola di Dio, e non una raccolta di libri). Sostenere il Nuovo Testamento come un'azione puramente divina, separata dalla storia umana, non funziona. Anche i battisti più duri che si possano immaginare sanno che non funziona. Sanno che la Bibbia è nata all'interno di comunità viventi e che la Chiesa ha selezionato i libri da includere, anche se cercano disperatamente di evitare di ammetterlo. È difficile sostenere che la Chiesa che ha raccolto, preservato e canonizzato il Nuovo Testamento fosse, simultaneamente, in profonda apostasia.

I membri della chiesa bassa sanno che credono e seguono ogni tipo di tradizione non registrate nella Bibbia. Alcune di queste tradizioni sono autentiche (i nomi degli evangelisti, la composizione del canone), ma molte non lo sono. Sono anche consapevoli, a un certo livello, che le loro interpretazioni preferite delle Scritture non sono, in effetti, vere Scritture. Sono tradizioni di uomini molto lontani dalla Chiesa primitiva, e ogni vero studio della storia lo dimostrerà.

La Bibbia non è né un manuale liturgico né una teologia sistematica. I libri del Nuovo Testamento dovevano essere letti all'interno della Chiesa e interpretati dalla Chiesa attraverso la guida dello Spirito Santo con la guida della Santa Tradizione. Qualsiasi tentativo di comprendere le Scritture al di fuori della Chiesa porta a errori inevitabili, motivo per cui abbiamo più di 30.000 denominazioni solo negli Stati Uniti.

Una volta che un protestante vede l'errore della "sola scrittura", non può non vederlo. Fidatevi di me, ci sono stato.

3) Come pregavano i primi cristiani?

I moderni protestanti della chiesa bassa non pensano molto a come pregava la Chiesa primitiva. Non profondamente, comunque, poiché la maggior parte presume che la Chiesa primitiva pregasse esattamente nel loro stesso modo. Anche gli evangelici che sono molto interessati alle radici ebraiche del cristianesimo, e quindi si rendono conto che gli ebrei usano le liturgie, di solito non riescono a collegare i punti. Il culto paleocristiano è semplicemente uno spazio vuoto che molti protestanti non cercano mai di riempire.

I primi cristiani di Gerusalemme continuavano a pregare nel tempio e si riunivano, il primo giorno della settimana, per celebrare l'eucaristia. Quando erano lontani da Gerusalemme, di sabato sarebbero andati alla sinagoga invece che al tempio. Alla fine la Chiesa si separò dalla sinagoga e dal tempio (anche prima che questo fosse distrutto), ma i cristiani ortodossi continuarono le tradizioni di entrambi nel loro culto.

Questo è semplicemente un fatto storico. La Chiesa primitiva pregava in un modo liturgico incentrato sull'eucaristia. Non c'erano chiamate all'altare, gruppi di lodi e adorazioni, canzoni pop, chitarre, coreografie di danza o pastori eccitati che saltavano in giro. Trovarsi faccia a faccia con questo fatto ha portato più di pochi protestanti della chiesa bassa a convertirsi all'Ortodossia.

L'eucaristia in particolare è una pietra d'inciampo per molti protestanti della chiesa bassa. Sono tagliati fuori da un valido sacerdozio sacerdotale e quindi negano l'eucaristia, anche se è stata istituita da Cristo e confermata dall'apostolo Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi (capitolo 11):

23 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane

24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me".

25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".

26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.

27 Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.

28 Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;

29 perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

30 È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.

31 Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;

32 quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.

33 Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.

34 E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

I protestanti, per necessità, hanno interpretato erroneamente i riferimenti biblici all'eucaristia in modo "spirituale" come riferiti agli insegnamenti di Cristo, e non al vero pane e vino. Pertanto, impegnarsi in battaglie con citazioni bibliche di solito non gioverà molto a nessuno. I protestanti hanno spesso una fede ferrea nella loro interpretazione delle Scritture, specialmente su questo argomento.

Ma diventa più difficile per loro con scrittori ante-niceni come sant'Ireneo. Questo è dalla sua opera del II secolo, Contro le eresie:

Quando, dunque, il calice mescolato e il pane fabbricato accolgono il Verbo di Dio, e si fa l'eucaristia del sangue e del corpo di Cristo, (14) da cui è accresciuta e sostenuta la sostanza della nostra carne, come possono essi affermare che la carne è incapace di ricevere il dono di Dio, che è la vita eterna, la quale [carne] si nutre del corpo e del sangue del Signore, ed è parte delle sue membra? Lo stesso beato Paolo dichiara nella sua Lettera agli Efesini che "siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa".

Gli scritti patristici ante-niceni non sono nel canone della Scrittura. Questa è stata una decisione presa dalla Chiesa ortodossa. Anche così, sono stati preservati dalla Chiesa ed è stata loro accordata grande autorità per la loro testimonianza cristiana primitiva. Questi scritti testimoniano una Chiesa del I e II secolo che era già gerarchica, liturgica e centrata sull'eucaristia. Questi fatti storici presentano una sfida difficile per i protestanti, specialmente per coloro che insegnano che la Chiesa è diventata "apostata" solo durante il III o IV secolo.

Conclusione

I protestanti in America si stanno innervosendo nei confronti dell'Ortodossia. Molti di loro hanno amici, familiari ed ex pastori che si sono convertiti. Ci vedono chiaramente come una minaccia. Aspettatevi che gli attacchi continuino. Sebbene sia frustrante, dobbiamo ricordare che il nostro compito non è vincere discussioni o denigrare altre persone. Lo Spirito Santo deve intenerire i loro cuori e prepararli a ricevere autenticamente Cristo attraverso la sua Chiesa. Tutto quello che possiamo fare è essere esempi di santità cristiana, e forse interessare il maggior numero possibile di protestanti a saperne di più sulla Chiesa primitiva e sulle radici autentiche del cristianesimo. Per molti di noi, conoscere la vera verità sul cristianesimo storico è stato tutto ciò che è servito per entrare nel catecumenato.

 
Lettera a Putin e al popolo russo

Da alcuni giorni è in rete una sottoscrizione internazionale di solidarietà con il presidente Putin e il popolo della Russia, in diverse lingue, tra cui l’italiano. Vi invitiamo a leggerla a questo indirizzo, oppure cliccando sull’immagine qui sotto:

Letta? Vi sentite di condividerne i principi? In tal caso vi invitiamo a firmarla, e a condividerla il più possibile tra i vostri amici e contatti.

Di solito non coinvolgiamo i nostri lettori negli appelli internazionali, ma questo ci sembra importante e urgente. Con la campagna di demonizzazione mediatica contro la Russia in generale, e contro Vladimir Putin in particolare, una voce di solidarietà rappresenta un fortissimo segnale contrario. Pensate che in questi giorni l’appello è stato firmato da poco più di 20.000 persone IN TUTTO IL MONDO. Se i 300 e più lettori quotidiani del nostro sito volessero aggiungere la loro firma, questo rappresenterebbe finora più dell’1,5% delle firme nel mondo. E solo dagli amici della parrocchia di san Massimo di Torino...

Chi conosce la portata degli appelli nel mondo, sa che ogni persona che scrive qualcosa (una lettera a un giornale, una firma a un appello, e così via) corrisponde a circa CENTO persone che la pensano in tal modo. Ecco perché, quando un governo riceve una serie considerevole di firme a favore di una certa causa, di solito si preoccupa. Questo appello, poi, ha qualcosa di assolutamente speciale: a fronte dell’indifferenza causata dai media asserviti in Italia e in molti altri paesi, il peso di ciascuna firma è moltiplicato. Quante persone rappresenterà una firma su questo appello? Mille? Diecimila? Non lo sappiamo, ma siamo sicuri che il loro potenziale di cambiamento sarà certamente devastante! Pertanto, se volete fare la vostra parte per non ritrovarci coinvolti in una nuova guerra a livello mondiale, firmate e fate firmare!

 
La Chiesa episcopale: un racconto di ammonimento

L'avvertimento che segue, da parte di Seraphim, è particolarmente tempestivo poiché l'ecumenismo sta raggiungendo un picco febbrile all'interno dell'Arcidiocesi greca e del Patriarcato di Costantinopoli. Il Collegio ellenico della Scuola di teologia greco-ortodossa Holy Cross ha recentemente annunciato l'istituzione dell'Huffington Ecumenical Institute. La missione dell'Istituto sarà quella di "promuovere il dialogo tra la Chiesa ortodossa e le Chiese cattoliche ed episcopali attraverso programmi, eventi e altri canali. Secondo l'annuncio , "L'istituzione dell'Huffington Ecumenical Institute presso il Collegio ellenico Holy Cross è stata resa possibile dalla generosità di Michael Huffington, un noto filantropo e fedele greco-ortodosso, che ha donato 2,5 milioni di dollari per la fondazione dell'Istituto" . Sua Eminenza l'arcivescovo Elpidophoros d'America, presidente del conciglio dei fiduciari del collegio ellenico, ha annunciato che il rev. dr. John Chryssavgis sarà il primo direttore esecutivo dell'Huffington Ecumenical Institute.

Questo è in realtà il secondo istituto del genere che Michael Huffington ha finanziato. Il primo è stato l'Huffington Ecumenical Institute presso la Loyola Marymount University di Los Angeles (un'istituzione cattolica romana retta dai gesuiti). Questo istituto è stato lanciato nel 2005 con la partecipazione dell'Arcidiocesi greca per realizzare quanto segue (corsivo aggiunto):

Gli obiettivi dell'Istituto sono di aiutare a portare alla piena comunione le Chiese ortodosse, anglicane e cattoliche; offrire occasioni di incontro fraterno tra queste tre comunità di fede; fornire risorse e forum per discussioni e dialoghi ecumenici riflessivi e franchi a livello locale, regionale, nazionale e internazionale; promuovere l'interesse ecclesiale e accademico e la leadership nell'ecumenismo costruttivo; e costruire una raccolta importante di risorse di biblioteca nelle aree dell'ecumenismo e della teologia ortodossa.

Huffington ha sponsorizzato questi istituti perché, "Il mio sogno è che un giorno vedrò i membri della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa essere in grado di prendere la comunione nelle rispettive chiese".

Chi è dunque Michael Huffington, questo "fedele cristiano greco-ortodosso" che la Chiesa onorerà con il suo nome nel suo istituto a Holy Cross? Huffington è un uomo ricco, ex membro del Congresso, ex marito di Arianna Huffington, nonché bisessuale pubblicamente riconosciuto. Da quando ha fatto il suo coming out nel 1998, Huffington è stato un noto attivista LGBT. Ha fornito la borsa di studio iniziale che ha lanciato il SOIN (Problemi di orientamento sessuale nelle notizie) presso la Scuola di comunicazione Annenberg della University of Southern California. Poi, nel 2005, Huffington ha contribuito a istituire un programma di borse di studio estive per studenti LGBT presso la Stanford University. Ha anche parlato al raduno della National Equality March presso il Campidoglio degli Stati Uniti a Washington DC, l'11 ottobre 2009. Nel 2013, Huffington ha firmato un rapporto di amicus curiae a sostegno del matrimonio tra persone dello stesso sesso, nel caso Hollingsworth contro Perry

Huffington è anche un regista. È stato produttore esecutivo di For the Bible Tells Me So, un documentario sull'omosessualità e il suo conflitto percepito con il cristianesimo, oltre a varie interpretazioni di ciò che la Bibbia dice sull'orientamento sessuale. Huffington è stato produttore esecutivo di We're All Angels, un documentario del 2007 sui cantanti pop cristiani gay Jason e deMarco. È stato produttore esecutivo di Bi the Way, un documentario sulla bisessualità in America.

Quest'uomo, pubblicamente impenitente e che non ha rinnegato nulla del suo precedente attivismo pro-LGBT, darà il suo nome a un istituto presso un seminario ortodosso il cui scopo è portare gli ortodossi in comunione con cattolici romani e anglicani. Per favore, tenetelo a mente mentre leggete ciò che Seraphim, un ex sacerdote episcopaliano, ha da dire di seguito.

La redazione di Orthodox Reflections

* * *

I cristiani ortodossi hanno l'obbligo di condividere la Buona Novella con gli altri. Cristo ci comanda di farlo. Lo chiamiamo il Grande Mandato: "Ed egli disse loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura".

Purtroppo, non siamo all'altezza di farlo, me compreso. Ci sono diverse ragioni per questo. Una è l'identità etnica. Questo può essere un punto dolente tra gli anglosassoni come me che si sono convertiti alla vera fede. Non mi addentrerò oltre, se non per dire che anche l'arcivescovo greco-ortodosso d'America definisce la sua missione come "servire la diaspora greca in America". Se non vedete un problema in questo, allora siete parte del problema. E qual è il problema? Una riluttanza a obbedire al comandamento di Cristo, che si traduce in un calo numerico .

Alla domanda su questo fatto – i nostri numeri in calo – il clero ha la tendenza a spiegarlo dicendo che si tratta di un fenomeno diffuso e che colpisce tutte le "denominazioni" cristiane nell'America di oggi. Sempre più persone affermano di essere "spirituali" ma non "religiose". Ho anche sentito il clero indicare il "fatto", pubblicato dal Pew Research Center e da simili fonti di notizie, che ci sono 260 milioni di cristiani ortodossi nel mondo, come a dire: "non abbiamo nulla di cui preoccuparci, ci sono molti cristiani ortodossi".

I fatti dicono altro. L'unico modo per avvicinarci a quella cifra di 260 milioni è combinare le popolazioni totali di Russia, Ucraina, Bielorussia, Serbia, Romania, Bulgaria e Grecia. Quel totale è di 223 milioni. Questa conclusione equivale a dire che il 100% della popolazione di Israele è ebrea! OK, ma quanti ebrei in Israele sono completamente secolarizzati?

Nel caso della Chiesa ortodossa russa, che ha visto una crescita notevole negli ultimi tre decenni dalla caduta dell'URSS, la frequenza regolare in chiesa è di circa il 4% della popolazione totale. Ciò rappresenta un tasso di crescita del 100% nell'ultimo decennio, ma difficilmente giustifica l'inclusione dell'intera popolazione russa come ortodossa. A dire il vero, molti russi sono battezzati, indossano croci e hanno icone in casa, ma se la tendenza ad essere spirituali ma non religiosi è un problema negli Stati Uniti, lo è molto di più in Russia. Naturalmente ci sono complicate ragioni storiche per questo. Molti russi non si fidano della Chiesa. Ma resta il fatto che non è etico affermare che il 100% della popolazione russa sia ortodossa o cose simili.

Se usiamo dati ragionevoli e di buon senso per definire un cristiano ortodosso, la minima qualifica dovrebbe essere la regolare frequenza in chiesa.

Secondo il sito dell'arcidiocesi greco-ortodossa in America, ci sono 540 parrocchie, 800 sacerdoti e 1,5 milioni di fedeli. Questo numero concorda con diverse stime che si possono trovare sul numero totale dei greco-americani. Se questo numero si riflettesse nella frequenza regolare in chiesa, ci aspetteremmo di vedere una media di circa 2.700 persone che partecipano a ciascuna Divina Liturgia in una data domenica!

Molto più probabile in termini di presenze regolari sarebbe il numero di Wikipedia (che non cita una fonte): 107.000. Ciò equivarrebbe a circa 200 partecipanti medi a una Divina Liturgia domenicale. Questa sembra essere una cifra molto più plausibile:, quando è stata l'ultima volta che avete partecipato a una Divina Liturgia domenicale greco-ortodossa con più di 200 fedeli? Una delle più grandi parrocchie cattedrali in America, che fornisce il più grande contributo finanziario annuale all'arcidiocesi, ha "posti a sedere" per circa 400-500 persone ed è tipicamente piena per circa due terzi al momento della preghiera eucaristica. Il numero dei partecipanti al mattutino pasquale, con un nartece pieno e persone in piedi nelle isole esterne, è probabilmente vicino al doppio della media delle presenze domenicali.

Lo stesso articolo di Wikipedia afferma che il numero totale di aderenti greco-ortodossi negli Stati Uniti è di 476.000, anch'esso un numero molto più plausibile di quello affermato dall'arcidiocesi.

Quindi c'è un orgoglio, che rasenta l'auto-illusione, quando sentiamo questo genere di numeri che vengono lanciati come se avessero una qualche relazione con la realtà. Quasi altrettanto inquietante è il risultato di un recente sondaggio sulle chiese ortodosse e orientali negli Stati Uniti, che ha affermato di avere avuto un tasso di risposta del 97%. Le parrocchie greco-ortodosse hanno registrato un calo delle presenze del 22% nell'ultimo decennio. Non sappiamo come si sia arrivati a questo numero, poiché non conosco parrocchie che contano i fedeli alla domenica mattina. La Chiesa episcopale, d'altra parte, ha un conteggio accurato di tutti coloro che ricevono la comunione perché offrono l'eucaristia in modo diverso rispetto a noi ortodossi.

Il che ci porta ad alcuni dati interessanti della Chiesa episcopale. Religion in Public è un centro di ricerca accademica incentrato su "religione e vita pubblica". In uno studio recente, si concentrano sulla frequenza nella Chiesa episcopale. I cristiani greco-ortodossi possono essere orgogliosi del fatto che la frequenza alla chiesa episcopale sia diminuita del 25% nello stesso decennio pre-covid in cui la partecipazione alla chiesa greco-ortodossa è diminuita SOLO del 12%. I dati demografici a lungo termine sono peggiori. L'articolo prevede che la Chiesa episcopale diminuirà di un altro 25-30% nel prossimo decennio a causa dell'età media dei membri. Si dice che gli attuali membri battezzati viventi siano 1,8 milioni, con il 40% che frequenta regolarmente.

Gli episcopaliani non sembrano avere problemi con i soldi: secondo quanto riferito hanno donato 1,35 miliardi di dollari nel 2019. L'articolo spiega che non c'è modo di determinare dai loro dati quanti soldi in più la Chiesa episcopale ha a sua disposizione come risultato di lasciti. Anche così, le chiese episcopali sono notevoli per il numero che ha dotazioni considerevoli. Dopotutto, la Chiesa episcopale è una denominazione "principale". Il termine "linea principale" non descrive la sua teologia, come se fosse da qualche parte tra protestantesimo e cattolicesimo. Deriva dalla designazione della linea ferroviaria dei pendolari che collega Filadelfia con i ricchi sobborghi. In queste ricche comunità predominavano le chiese episcopali, presbiteriane e metodiste. Quindi, queste divennero note come denominazioni protestanti "principali".

C'è stato un tempo in cui le persone più influenti nel governo, nell'industria, nell'istruzione e nella finanza erano per la maggior parte episcopaliani. Ci sono stati tredici presidenti episcopaliani, l'ultimo dei quali è stato George Bush padre. È improbabile che ce ne saranno altri.

Quando ho frequentato un seminario episcopale a metà degli anni ottanta, la Chiesa episcopale rivendicava un numero di membri di 2,5 milioni. Un tempo, la chiesa rappresentava il 14% della popolazione statunitense.

C'è bisogno di aggiungere altro? Eppure, i protagonisti dell'Ortodossia americana e anche altrove, a quanto pare, vogliono che diventiamo più simili agli episcopaliani? Siete pregati di consultare su questo punto gli articoli recenti di Orthodox Reflections. Basandosi solo su un'analisi sociologica, questa sembrerebbe una decisione sbagliata. Ma che dire di un'analisi teologica? A mia conoscenza, praticamente nessuno ha affrontato tale questione.

L'esperienza di un seminario episcopale

Quanto segue prende la forma di un ricordo personale della mia esperienza in seminario. Ne ho parlato poco e finora non ho scritto nulla. Tuttavia, con i recenti avvenimenti nella nostra stessa Chiesa che lo rendono dolorosamente chiaro, è giunto il momento. Inoltre, le persone a cui mi riferisco, che rimarranno anonime, sono tutte morte. Oggi non vedo altro modo per informare e, spero, per mettere in guardia i miei fratelli e sorelle ortodossi se non offrendo questo resoconto personale. Spero che questo racconto personale non sia considerato di cattivo gusto. Posso assicurare al lettore che ho tralasciato molti dettagli grafici.

Il processo per frequentare il seminario inizia con un colloquio con il tuo prete. Il mio ultimo parroco episcopaliano era molto eccentrico, e a me piace ciò che è eccentrico. La maggior parte delle persone non riesce a gestire le stranezze e quindi c'era molta opposizione nei suoi confronti nella parrocchia. Era anche un "anglo-cattolico" e un conservatore molto pro-life, il che mi andava benissimo. Una volta ha proclamato (non dal pulpito ma nella privacy della propria casa) che "Dio lancerà una bomba nucleare su questo paese per punirci per l'aborto!"

La maggior parte degli episcopaliani si definisce protestante, alcuni anche evangelici, e pochi pentecostali (cioè "parlano in lingue" nelle funzioni religiose). Ma c'è anche un piccolo contingente di anglo-cattolici. Dato che stavo cominciando a mettere sempre più in discussione la mia educazione protestante ed ero più disposto ad abbracciare un tipo di fede cattolica che non richiedesse che fossi un cattolico romano, l'anglo-cattolicesimo mi sembrava una buona idea. Il mio pensiero in quel momento era piuttosto superficiale.

Il movimento anglo-cattolico nell'anglicanesimo iniziò all'inizio del XIX secolo, specialmente sotto l'influenza di John Henry Newman, un prete della Chiesa d'Inghilterra che operò per restaurare molte delle credenze e pratiche cattoliche della chiesa dei tempi di Enrico VIII. Questo movimento, a volte chiamato Movimento di Oxford, fu anche coinvolto nella fondazione dei primi monasteri e conventi anglicani a partire dalla fondazione della Chiesa d'Inghilterra.

Padre Newman divenne un cardinale cattolico romano e, avendo una profonda reputazione intellettuale e accademica, molte scuole parrocchiali cattoliche prendono il nome da lui. È anche autore di un libro di memorie, Apologia Pro Vita Sua, che è uno dei migliori esempi di letteratura inglese.

Il problema era che il mio vescovo decisamente non era anglo-cattolico. Il mio prete mi ha detto che la sua approvazione personale probabilmente mi avrebbe ferito più che aiutato. Quindi ero da solo. Espressi il mio desiderio al vescovo di frequentare l'unico seminario anglo-cattolico in America – di cui non menzionerò il nome – che fu fondato nei primi giorni del movimento anglo-cattolico in America come missione presso gli indiani locali.

Un problema, di cui nessuno si prese la briga di parlarmi all'epoca, era che l'anglo-cattolicesimo è pieno di preti omosessuali, e il seminario anglo-cattolico non faceva eccezione. Il mio vescovo lo sapeva e pensava che volessi partecipare perché ero omosessuale. Mi è stato richiesto di vedere uno psicologo, senza che mi venisse detto l'esatto ragionamento alla base di questo requisito. Lo psicologo deve aver rassicurato il vescovo che non ero omosessuale, così mi ha permesso di fare il passo successivo, ovvero un colloquio con un comitato di laici.

Lo scopo principale di questa intervista era determinare se ero una persona pensante o una persona sensibile. Ogni volta che usavo la frase "Penso che...", ridevano di me. Letteralmente ridevano. All'epoca non capivo cosa stesse succedendo. Ma è chiaro col senno di poi che non vogliono un clero pensante. Vogliono un clero che sensibile.

Non mi era chiaro se il comitato mi avesse effettivamente respinto o meno. Nel mio ultimo colloquio con il vescovo faceva pressioni dolcemente, in una sorta di modo reticente, suggerendo forse che avrei dovuto riconsiderare la mia decisione. Alla fine della conversazione, ho detto qualcosa del tipo: "Va bene, ma quando posso andare in seminario?" A quel punto è saltato giù dalla sedia, ha lasciato il suo ufficio e ha detto alla sua segretaria di accettare la mia iscrizione al seminario, poi è tornato nel suo ufficio, mi ha diligentemente informato della sua decisione e ha chiarito che il nostro incontro era finito.

In tutto questo sono rimasto confuso e disorientato, poiché non apprezzavo in alcun modo le correnti politiche sotterranee nella Chiesa episcopale. Né c'era alcuna enfasi sul mio sviluppo spirituale e morale. Mi è stata posta una domanda interessante dal comitato del seminario: quanto spesso vado in chiesa? Ho solo pensato che ogni domenica sarebbe stato un minimo previsto, quindi ho menzionato il fatto che partecipavo regolarmente a una messa feriale. La risposta è stata sì, ma vai in chiesa alla domenica? Il pensiero che un seminarista non andasse in chiesa tutte le domeniche non mi è mai venuto in mente.

Una volta che il seminario riceve l'approvazione del vescovo, la decisione spetta al suo comitato accademico, e questo non è stato un problema. Avevo ottenuto ottimi punteggi nei test e voti universitari piuttosto buoni; non da grande confraternita universitaria, ma almeno da qualificazione per borse di studio.

Al seminario ho subito gravitato verso un paio di solidi seminaristi che erano ben versati nella fede e sembravano avere una forte vocazione. Credo di essere stato attratto da loro perché sembravano così fiduciosi in chi erano e perché erano lì, senza essere più santi di te. Qual era la natura di quell'attrazione? Penso che fosse perché non sapevo chi ero, perché ero lì o in cosa credevo. Ero alla ricerca, il che di per sé non è un male, ma nel mio caso non avevo basi solide nella Chiesa per essere in seminario. Avevo semplicemente concluso che per sviluppare la mia vita cristiana la parrocchia non sarebbe stata sufficiente. Purtroppo non ero solo, per vari motivi, che presto diventeranno chiari.

Il decano del seminario era il nostro professore di Nuovo Testamento. Per quanto ho potuto determinare, era un un esistenzialista e interpretava il Nuovo Testamento di conseguenza, sebbene non fosse mai esplicito. Le sue lezioni non riguardavano affatto la Bibbia. Erano più simili a riflessioni esistenzialiste.

Il mio professore di "Teologia sistematica" era un alcolizzato attivo e cronico e un omosessuale hegeliano. Aveva centrato la tripletta! Le sue lezioni non avevano nulla a che fare con qualcosa che potessi discernere come cristiano. Ma per un bel po' non ho fatto domande ai miei professori. Pensavo che mi mancasse solo il discernimento. Una volta ho controllato la sua tesi di dottorato su Hegel per cercare di comprendere meglio ciò di cui stava parlando. È stato informato dal bibliotecario e mi ha affrontato, volendo sapere PERCHÉ avevo controllato la sua tesi. Onestamente ho cercato di spiegare che mi interessava cercare di capirlo meglio, risposta che lui non sembrava accettare. Mi sembrava chiaro che sospettasse una cospirazione contro di lui.

Il mio professore di etica era anch'egli un alcolizzato attivo con una piena fioritura sul viso ogni giorno. Ammirava l'etica situazionale e la sua "discussione" sull'aborto era così pietosamente e pateticamente sbagliata sui dati di biologia di base, che mi sono sentito obbligato a correggerlo in classe. Non è stata una buona mossa politica.

Il mio professore di Antico Testamento era un ex monaco cattolico che aveva lasciato l'ordine per sposare un'ex suora! Si è affrettato a dirci che il suo abate era stato un "tiranno". Era anche un alcolizzato guarito e un membro attivo degli Alcolisti Anonimi, ma aveva una visione sorprendentemente oscura del suo alcolismo, dicendo alla classe che il suo appuntamento con la sobrietà gli ricordava il giorno più buio della sua vita. Il che è comprensibile, ma si potrebbe pensare che il giorno in cui si è liberato dalla sua ossessione alcolica fosse stato il più gioioso della sua vita.

Il mio professore di liturgia era un omosessuale che, come si potrebbe immaginare, era anti-anglocattolico, perché si opponeva al rituale nella liturgia. Usava come sua giustificazione la breve descrizione delle pratiche eucaristiche della chiesa primitiva che si trova nella Didache, che si traduce in "insegnamento", come se ogni pratica rituale sviluppata dalla Chiesa da allora fosse inutile e sbagliata. Le sue lezioni erano ariose e informali, con pochi contenuti che potevo discernere.

Anche il mio professore di storia della Chiesa e di patristica veniva in classe con un bagliore alcolico. Sua moglie ha divorziato da lui mentre ero in seminario, e si diceva che ciò fosse dovuto al fatto che beveva. Le sue lezioni erano eccellenti, ben congegnate e istruttive, ma per me mancavano di contesto. Perché questa particolare eresia era importante? Perché la posizione ortodossa formulata dai Concili ecumenici era necessaria per la nostra salvezza? Il problema di quasi tutte le mie lezioni in seminario è che non sono mai state contestualizzate. Non ricordo una conferenza che parlasse della mia anima, o del peccato, o della salvezza, o del mio ruolo nella salvezza come credente, figuriamoci come prete.

Il mio professore di teologia pastorale era più un credente tradizionale ma, stranamente, tutte le sue lezioni coprivano le varie scuole di psicologia moderna. Gli altri professori lo odiavano e dicevano cose terribili su di lui, cercando di convincerlo a licenziarsi per non essere licenziato. Quando mi sono confrontato su questo con il nostro professore di liturgia, senza rabbia, non lo ha negato. Invece ha cambiato argomento, dicendo che soffriva di "esaurimento".

Per quanto riguarda il corpo studentesco, stimerei che la metà dei 70-80 studenti fosse composta da omosessuali. L'organista e direttore del coro era omosessuale. Non ero del tutto ignaro di tutto ciò, eppure ero estremamente ingenuo e in parte non potevo permettermi di credere a ciò che stavo vedendo.

C'erano preti che venivano in visita, soprattutto da grandi e ricche parrocchie urbane, come St. Thomas sulla Fifth Avenue a Manhattan. Erano in cerca di studenti omosessuali. In cambio di favori sessuali, promettevano posizioni in queste ricche parrocchie e una carriera per diventare decano di una grande cattedrale urbana e ricca o addirittura per diventare vescovo.

Sono venuto a notare diversi tipi di studenti che rientrerebbero in diverse categorie. Una categoria erano i seminaristi che provenivano da un ambiente operaio che erano in un seminario vescovile per fare un salto di status sociale. Un altro comprendeva alcuni anglicani di mentalità tradizionale con una vera vocazione, che erano disposti a ignorare i problemi del seminario e della chiesa in generale. Erano impegnati a difendere la fede in qualunque parrocchia fossero approdati. Un'altra categoria era il tipo evangelico o carismatico più individualista, che vedeva semplicemente il seminario come un ostacolo da superare per consentire di iniziare "il proprio ministero". Un'altra categoria era il tipo omosessuale, come ho detto, ma tutti si conformavano a un tipo di persona che credeva nella politica radicale e di sinistra. Essendo stati coinvolti nella politica di sinistra negli anni Sessanta, erano giunti alla conclusione che non avevano il potere di cambiare la società senza l'aiuto dello Spirito Santo. Inoltre, quale modo migliore per realizzare un "cambiamento fondamentale in America" se non diventando leader di una delle istituzioni più culturalmente e politicamente influenti in America?

Questo non è mai stato un programma espresso esplicitamente, ma è stato abbastanza facile mettere insieme frammenti di commenti che spiegavano i motivi per cui erano in seminario. Non si è mai trattato della salvezza delle loro anime o di quelle degli altri. Vale la pena ripeterlo: mai una volta ho sentito una conferenza sulla natura dell'anima, sul problema del peccato o sulla salvezza dal peccato. Né questo era discusso tra i seminaristi, per quanto ne sia mai stato a conoscenza. Ciò che ci è stato insegnato era qualcosa che definirei un balbettio pseudo-intellettuale, progettato per soddisfare uno scopo politico utopico sottostante.

Di tanto in tanto facevamo dei "ritiri", durante i quali dovevamo digiunare e mantenere il silenzio. Questi in genere includevano un notevole sacerdote che rimaneva per diversi giorni e pronunciava una serie di meditazioni. Era anche disponibile per consulenza o direzione spirituale. La teologia prevalente della Chiesa episcopale era resa un po' più esplicita durante questi ritiri e da altri predicatori e conferenzieri ospiti.

Alla fine sono stato in grado di dedurre la teologia eucaristica della Chiesa episcopale, che suona più o meno così. Non ci sono peccatori. Il problema è qualcosa che chiamavano "rottura", che era, per quanto ne sapevo, sinonimo di alienazione. Ciò è comprensibile considerando la base generalmente hegeliana delle nostre lezioni teologiche e bibliche. Quindi ci riuniamo per l'Eucaristia a partire da un mutuo riconoscimento della nostra rottura. Quando riceviamo l'Eucaristia, abbiamo il potere di uscire nel mondo e costruire un nuovo mondo e una nuova società basati sui simboli apocalittici della Bibbia. Quelli in cui, per esempio, il leone dormirà accanto all'agnello. Solo in questo caso, sarà una società inclusiva quella che stiamo costruendo, che servirà come segno del compimento di una versione resa immanente dell'immagine evangelica del Regno di Dio.

Tenete presente che il seminario raccoglieva molti soldi dalle persone di chiesa più tradizionaliste e benestanti, sulla base della promessa, nella sua brochure, di essere "un seminario anglo-cattolico nella tradizione agostiniana"! Ho pensato spesso che il seminario potesse essere denunciato per pubblicità ingannevole. La mia conclusione, con il senno di poi, è che non solo NON era un seminario anglo-cattolico nella tradizione agostiniana, ma che non era neanche lontanamente cristiano.

Durante il mio viaggio verso l'Ortodossia, ho incontrato un decano di uno dei seminari ortodossi americani che aveva partecipato a numerosi incontri ecumenici con chierici e vescovi episcopaliani. Alcuni di questi a quel tempo erano donne. Mi ha menzionato una donna vescovo che, ha detto, era del tutto ortodossa nella sua teologia.

Gli ho spiegato che queste persone mentono, che usano le stesse parole teologiche, ma con esse significano cose diverse. Non sono sicuro che sia stato in grado di comprendere questo fenomeno.

Nel mio secondo anno di seminario è stato nominato un nuovo decano. Dopo un periodo di osservazione del suo comportamento, alcuni di noi sono andati da un consulente per l'alcolismo che ha poi proceduto a condurre un intervento con lui e sua moglie. Sua moglie ne è rimasta quasi estaticamente sollevata, dicendo "finalmente!" È entrato in un centro di cura che credo fosse fatto su misura per ministri e sacerdoti, e poi è tornato ai suoi doveri di decano. La mia opinione soggettiva è che, anche se potrebbe non aver più bevuto, c'erano poche prove che fosse cambiato.

Dopo la mia ordinazione, stavo celebrando l'eucaristia per alcune famiglie tradizionaliste nel Massachusetts rurale quando sono stato chiamato a un incontro con il vescovo a Boston. Mi ha proibito di continuare questa pratica. La cosa interessante che ha detto è che non ci può essere una diocesi in cui qualcuno non è d'accordo con il vescovo. L'implicazione era che è del tutto lecito essere in disaccordo con la Bibbia, i Padri della Chiesa, i Concili ecumenici, ma, in nessuna circostanza, dovevi essere in disaccordo con lui.

Ciò costituisce un rifiuto fondamentale del vero significato cristiano dell'autorità e dell'obbedienza. Ogni prete comprende che se è schietto nel predicare il Vangelo, e se la sua predicazione contraddice quella del suo vescovo eretico, sarà licenziato o addirittura deposto. Il vescovo ha l'autorità per farlo. Ma è così che dovrebbe essere esercitata l'autorità?

Confesso di essere più esperto di totalitarismo che di patristica. Mi è chiaro che il modello di autorità e obbedienza nella Chiesa episcopale deriva dalla tentazione totalitaria, non da quella biblica. San Paolo ha chiaramente difficoltà a stabilire ed esercitare la sua autorità su alcuni del suo gregge. Il suo metodo per farlo è l'insegnamento e l'esortazione, non l'intimidazione.

Il falso modello di autorità e obbedienza è quello dei farisei. Cristo litiga costantemente con loro proprio su tale questione. Qual è il peccato imperdonabile? È quando le persone in posizioni di autorità religiosa sugli altri abusano di tale autorità per mettere un giogo al collo piuttosto che qualcosa che li renda liberi. I farisei non avrebbero permesso allo Spirito Santo di operare guarigioni senza che avesse prima soddisfatto le loro condizioni.

Alcuni risponderanno a questo chiedendo, chi sei tu per criticare? Ripeto che non sono senza peccato. Ho fatto un sacco di errori. Non siedo a giudicare le singole persone, indipendentemente dai loro difetti. Il mio scopo è dimostrare che la Chiesa episcopale soffre di problemi sistemici che ora si stanno riversando nell'Ortodossia in America. I problemi che ho incontrato nella Chiesa episcopale possono essere così riassunti:

  • Alcolismo dilagante

  • Omosessualità dilagante e sfacciata, che viene insegnata non solo come normale ma come modello di comportamento coraggioso e lungimirante; come un'avanguardia della rivoluzione

  • Eresie che non sono nemmeno più eresie, perché la Chiesa episcopale si è allontanata così tanto da qualsiasi cosa assomigli lontanamente alla fede cristiana

  • Inutile dire che non c'è alcun messaggio a favore della vita da parte dell'establishment della Chiesa episcopale

Questo non vuol dire che non ci siano sacerdoti e parrocchie tradizionalisti che tengono duro. Alcuni di loro rimangono miei amici personali. Ma se si volesse definire una classe emarginata di persone nella Chiesa episcopale, queste parrocchie tradizionaliste sarebbero adatte alla definizione. Nel frattempo, negli ultimi anni quattro diocesi hanno lasciato la Chiesa episcopale per la decisione di benedire i "matrimoni tra persone dello stesso sesso". È molto probabile che la stessa cosa accada in almeno una giurisdizione ortodossa in America, e probabilmente porterà a una sorta di scisma.

Oggi in America ci sono diversi corpi di anglicani tradizionali che comprendono ex episcopaliani. C'è una tensione significativa nella Comunione anglicana tra le chiese inglese e americana e i vescovi anglicani africani, che rifiutano di cedere e sottomettersi alla Chiesa d'Inghilterra per il suo rifiuto della moralità sessuale biblica. Questo è coraggioso da parte loro perché si tratta di chiese molto povere, in paesi molto poveri, che dipendono in una certa misura dal sostegno finanziario della Chiesa d'Inghilterra.

Ma perché un cristiano ortodosso dovrebbe preoccuparsi di ciò che accade nella Chiesa episcopale? Loro e noi siamo distinti... Potresti anche avere degli amici episcopaliani. L'ultima cosa che farai è mettere a confronto la tua fede, il tuo credo e le tue pratiche con le loro. Non è il modo americano di fare le cose.

Dieci anni fa sarei stato d'accordo con voi. Purtroppo, stiamo vedendo che i problemi nella Chiesa episcopale iniziano a riversarsi nell'Ortodossia. In una corrispondenza privata, uno dei nostri arcivescovi mi ha chiarito che non sono nella posizione di mettere in dubbio la sua autorità su di me come mio padre spirituale. Ma il problema di fondo era la sua tacita approvazione dell'ordine del giorno LGBT, quando ha partecipato a un servizio in una parrocchia episcopale esplicitamente pro-LGBT, e non solo sedendosi sui banchi ma stando vicino all'altare. Come potrei mettere in discussione il suo impegno per il matrimonio tradizionale? Come potevo non fidarmi di lui, mi ha chiesto.

Purtroppo, ho già visto questo film e non ha mai un lieto fine. La tendenza è quella di agire e parlare a favore di cose come l'aborto e l'ordine del giorno LGBT, e poi negare a gran voce di averlo fatto. In tal modo, alcuni membri della nostra gerarchia non sono diversi dai politici che ci promettono cose come "il tuo numero di previdenza sociale non sarà mai utilizzato come numero di identificazione" o "questa legge non ti impedirà mai di scegliere il tuo medico" oppure "l'aliquota dell'imposta sul reddito non supererà mai il 2%"! Intanto, per tutto il tempo stanno segnalando i loro veri fini, se solo prestassimo attenzione.

La questione morale è solo la punta dell'iceberg. Come ho scoperto nella Chiesa episcopale, non si può rifiutare la morale sessuale cristiana senza allo stesso tempo reinventare la teologia cristiana. Viene utilizzata la stessa terminologia, ma per scopi diversi. La Chiesa diventa un'istituzione politicamente motivata, progettata per realizzare il paradiso in terra ridefinendo tutte le nostre relazioni, ridefinendo cosa significa essere umani.

Tutti capiscono che per fare una rivoluzione bisogna costringerci a mangiarla a piccoli bocconi, prima che ci rendiamo conto di cosa stiamo realmente consumando, e poi è troppo tardi. Alcuni sono diventati molto abili nel parlare con un certa ambiguità, contando sul nostro naturale desiderio di rispettare i nostri vescovi ed essere obbedienti. La nostra fede non si basa sulla protesta, si basa sulla nostra volontà di essere obbedienti a Cristo e ai suoi comandamenti, con l'accento sulla disponibilità. Cristo non ci obbliga a fare nulla. Ci offre delle scelte. La maggior parte di noi sceglie di rimanere in silenzio mentre guardiamo mentre la Chiesa viene smantellata, mattone dopo mattone.

Prima di diventare ortodosso, ho scritto al mio vescovo episcopaliano. Esiste un processo stabilito e formale per rinunciare al sacerdozio. Io gli ho semplicemente scritto quanto segue: "Me ne vado". A quel punto, mi ero reso conto di essere un membro di una chiesa che non era più cristiana. Ci sono ststi sacerdoti episcopaliani che mi hanno detto che ero "un sacerdote per sempre nell'ordine di Melchisedec". Ma nella mia mente facevo parte di un sacerdozio neopagano che adora il corpo e alcuni dei suoi appetiti più depravati, inclusa la brama di potere.

Sono stato molto felice di diventare ortodosso e di lasciarmi tutto alle spalle. In preparazione alla mia cresima, ho partecipato a un servizio di rinuncia alle mie precedenti eresie. Anche allora ci è voluto del tempo per abbracciare completamente l'Ortodossia. Oggi, se c'è qualcosa che è parte intrinseca della fede che non capisco, o su cui potrei anche avere la tentazione di non essere d'accordo, mi assumo personalmente la responsabilità della mia mancanza di discernimento spirituale. Non biasimo la Chiesa per non essere al passo con i tempi. Allo stesso tempo, ci sono attivisti nella Chiesa che sono applauditi per aver sostenuto cose che contraddicono completamente gli insegnamenti e la pratica cristiana ortodossa. Sono motivati dalla convinzione che la storia sia un inevitabile processo di evoluzione, e si sentono all'avanguardia. Affermano che qualcosa chiamato "inclusività" definisce il cristianesimo, quando Cristo era tutt'altro che inclusivo, se lo rifiutavi.

C'è un sacco di manipolazione in corso, che ci spinge a dubitare di noi stessi. Contando sulla nostra ignoranza biblica, alcuni ci stanno dicendo che la punizione inflitta a Sodoma non riguardava l'omosessualità ma il rifiuto di offrire ospitalità! Sì, Lot era molto inospitale verso la folla che voleva devastare sessualmente lui e la sua famiglia!

Mi dispiace se vi sembra che io abbia una fissazione per l'omosessualità, ma non sono io quello con la fissazione: è la società in cui viviamo. Di fronte alle varie fissazioni con cui ci confrontiamo, prima fra tutte la brama di potere e di dominio, dovremo essere sempre più diligenti nel mantenere la vera Fede nei nostri cuori, nelle nostre parrocchie, e nello sviluppare la nostra comprensione noetica, per timore che la marea dei tempi ci sommerga.

 
Il nazionalismo ucraino: le sue radici e la sua natura

In alcuni degli ultimi articoli di Saker che abbiamo tradotto, si faceva riferimento a un articolo del 24 febbraio, il giorno del colpo di stato in Ucraina, in cui il nostro amico e corrispondente cercava di spiegare le origini storiche e la natura del golpe. Altri nostri amici ci hanno pregato di provvederne una traduzione italiana, che vi presentiamo nella sezione “Geopolitica Ortodossa” dei nostri documenti.

In una delle sue analisi precise e acute, Saker fa una lunga digressione storica che analizza l’identità dell’Ucraina come un progetto storico anti-russo della Chiesa cattolica romana (nell’immagine, uno dei principali architetti del progetto ucraino, papa Clemente VIII): questa sola introduzione dovrebbe bastare a spiegare perché abbiamo tanto insistito sulla questione ucraina in tutti questi mesi. Le nostre osservazioni e i nostri sforzi in questo campo hanno ben poco a che fare con “dibattiti politici contemporanei”; piuttosto, hanno TUTTO a che fare con l’affermazione della nostra identità di cristiani ortodossi.

Vi preghiamo comunque di leggere le parole di Saker scritte nel giorno stesso del putsch maidanista, e di riflettere su quanto delle sue previsioni di sviluppi futuri si è avverato nel corso di questi mesi. Come tutti gli analisti militari seri, Saker non pretende alcun carisma speciale, e molte delle indicazioni che dà sono semplici osservazioni di una persona intelligente (dal latino, uno che “legge dentro” le cose). C’è tuttavia da stupirsi quanto ben azzeccate siano state le conclusioni di uno che legge nelle cose non solo come analista professionale, ma soprattutto come credente.

 
San Nicola del Giappone sul buddismo

Il santo arcivescovo Nikolaj (Kasatkin; 1836-1912), pari agli apostoli, eccezionale missionario in Giappone dove operò per oltre cinquant'anni, è stato il fondatore della Chiesa ortodossa giapponese. Delle decine di migliaia di giapponesi convertiti all'Ortodossia grazie alle sue fatiche, una parte significativa erano ex buddisti e tra i suoi assistenti c'erano ex monaci buddisti (bhikkhu), ad esempio Paul Savabe. Il santo studiò il buddismo durante i primi otto anni della sua permanenza in Giappone, quando, secondo le sue parole, "si sforzò con ogni diligenza di studiare la storia, la religione e lo spirito del popolo giapponese". [1]

San Nicola ha offerto uno studio integrale del buddismo nella sua opera "Il Giappone dal punto di vista della missione cristiana", pubblicata nel 1869. Questa è stata la prima descrizione del buddismo giapponese accessibile al lettore di lingua russa. Era chiaro da questo lavoro che l'autore aveva studiato il buddismo abbastanza seriamente, ma per ragioni comprensibili, aveva limitato le sue fonti a quelle in lingua giapponese.

Se l'arcivescovo Nil, che aveva familiarizzato con il buddismo utilizzando fonti in lingua buriata, non vedeva in esso nient'altro che una delle tante forme di paganesimo, san Nicola attribuisce a questo insegnamento una valutazione molto più alta. Definisce il buddismo come "la migliore delle religioni pagane: un pilastro erculeo dello sforzo umano che ha compilato per sé una religione, guidata da quegli oscuri resti di verità rivelate da Dio che erano state preservate dalle razze dopo la dispersione babilonese. [2]

Sebbene lo studiasse a fondo, san Nicola non aveva interesse per il buddismo in sé e per sé e lo guardava esclusivamente dal punto di vista pratico, missionario. Questo punto di vista gli aveva permesso di notare ciò a cui altri studiosi e polemisti non prestavano attenzione nel buddismo. Ciò includeva i metodi missionari del buddismo. Il santo rileva la "flessibilità del buddismo e la sua capacità di adattarsi alle usanze del Paese in cui appare". [3] A titolo illustrativo l'autore indica come, secondo la credenza buddista, Buddha e i Bodhisattva fecero giuramento di "nascere in vari paesi ignoranti per portarli alla salvezza". [4] Ciò ha permesso ai buddisti di definire Amaterasu e altre divinità giapponesi come incarnazioni di Buddha e dei Bodhisattva, assunti da loro per "prepararli a ricevere i veri insegnamenti del buddismo... Così, il buddismo chiamava gli dei giapponesi con i loro nomi, li accettava sotto questi nomi e nei loro templi, e mise radici e fiorì in Giappone. [5]

Descrivendo gli insegnamenti del buddismo, san Nicola fornisce una causa naturale per ciascuno dei suoi elementi caratteristici: circostanze storiche, culturali e psicologiche. Per esempio, spiegando la fortunata diffusione del buddismo nelle sue fasi iniziali, il santo scrive: "Essendo sorto sul suolo indiano come antidoto al sistema delle caste braminiche e all'oppressione delle classi inferiori da parte delle classi superiori, il buddismo era sotto questo aspetto una predicazione dell'uguaglianza spirituale e dell'amore nel mondo pagano; dall'altra, perché è la predicazione di un uomo che era l'erede al trono ma si è fatto invece mendicante, è la predicazione contro la vanità di questo mondo, della non avidità e della povertà. [6]

Indicando l'assenza nel buddismo di un insegnamento di un Dio creatore, il santo la spiega con il fatto che nell'ambiente indiano dell'epoca non c'erano precedenti per ottenere la conoscenza di questa verità; ed "essendo sorto sul suolo del panteismo bramino, il buddismo si è rivelato impotente a rinunciarvi". Parlando del motivo per cui lo stesso Buddha non può essere equiparato a Dio, scrive: "Vero, Buddha appare con tratti che sono caratteristici di Dio, ma insieme ad altri come lui c'è un'infinita moltitudine di buddha, e ognuno ha raggiunto questo stato benedetto per i propri meriti; ogni persona, a sua volta, si trova di fronte a un gran numero di gradi di incarnazione in un buddha. Questa scala che porta dall'uomo alle altezze conduce allo stato di Buddha; ma perché non estenderlo anche verso il basso? Quindi... anche l'intero mondo animale è equiparato al Buddha; inoltre, la scala va ancora più in basso: sono stati inventati vari gradi di inferno, che sono abitati da esseri viventi, anch'essi in contatto con Buddha... Quindi, l'immagine dei mondi celesti, terreni e inferi è un enorme laboratorio in cui le innumerevoli razze dell'esistenza pullulano, nascono, rinascono e in ultima analisi diventano buddha. [7] San Nicola spiega l'insegnamento della trasmigrazione delle anime come "un fraintendimento della natura e del suo rapporto con l'uomo, e una compassione inconscia per gli esseri inferiori". [8] La pratica della meditazione volta ad alterare la coscienza, il santo la spiega come il desiderio di pace e d'inattività dell'uomo orientale: "I pensieri possono anche causare angoscia o turbamento a una persona, quindi è meglio che si fermino e si blocchino nel loro flusso; se, in una parola, una persona si immerge nell'insensibilità, nell'incoscienza, allora si immerge nel nulla, ma di fatto si è immersa un'esistenza umana integrale. Un tale stato pacifico inconscio è chiamato contemplazione; ad esso vengono attribuite le elevate qualità di dirigere direttamente tutto e il potere di controllare tutto, poiché in questo stato una persona, avendo rinunciato a se stessa, si fonde nell'unità con tutto e può diventare il possessore di ciò con cui si è fusa. Questo stato è promosso come fine di tutti e di tutto; i buddha sono quindi buddha perché hanno ottenuto la possibilità di immergersi in ogni momento in questo stato, e questa è considerata la loro beatitudine più elevata". [9]

Il santo scrive anche che "il buddismo creò per i suoi seguaci regole di moralità, che stupiscono a volte per la loro purezza e austerità, a volte per la loro mostruosità; ha creato anche leggende e prodigi mostruosi e incredibili. [10]

Il vescovo descrive le scuole più importanti del buddismo giapponese. Per prima definisce la scuola dello Zen, che, "come setta venuta dalla Cina, ama vantarsi della sua correttezza e purezza". Definisce gli insegnamenti Zen come "la predicazione dell'auto-mortificazione per raggiungere la capacità di contemplazione" e sottolinea che "qui una persona si assume la responsabilità – solo attraverso l'esempio di Buddha e non attraverso la sua cooperazione – di raggiungere la più alta beatitudine", e deve esercitarsi nella meditazione e osservare "le più austere prescrizioni circa il cibo e il comportamento esteriore". [11]

San Nicola osservò sinceramente la caratteristica inclinazione dello Zen verso le pratiche yogiche; non ha però riflettuto su una particolarità così caratteristica dell'insegnamento sulla trasmissione di uno stato di "risveglio" direttamente dal maestro al discepolo, "usando istruzioni né orali né scritte". [12]

Nella sua critica allo Zen, san Nicola osserva che la metodologia che esso suppone non può essere pienamente realizzata e non è applicabile alla gente comune. Gli era noto che solo in pochi monasteri buddisti, nel corso di pochi giorni all'anno, la pratica dello zazen viene svolta al massimo, e spesso i monaci si limitano ad addormentarsi durante il processo di meditazione.

La seconda scuola del buddismo giapponese nota da san Nicola è il montosiu, che definisce completamente opposta allo Zen. Essa "abbandona ogni ascetismo buddista e si aggrappa solo all'idea dell'amore di Buddha per il mondo. Non c'è traccia di auto-mortificazione qui: i bonzi si sposano e mangiano carne... tutte le fatiche ascetiche umane sono considerate insignificanti... Una persona può essere un terribile malfattore, ma se dice solo una volta: "Mi inchino davanti al Buddha Amida", è salvato. L'insegnamento dell'amorevole Buddha, della sua disponibilità a salvare una persona alla prima chiamata, dell'inadeguatezza dei poteri di una persona per essere salvata involontariamente stupisce. Quando ascolti una simile predicazione in un tempio puoi dimenticare dove ti trovi e pensare di ascoltare un sermone cristiano. Pensi: forse questo insegnamento è preso in prestito dal cristianesimo? Ma con questo nobile insegnamento sull'amore di Buddha per il mondo, Buddha stesso non cambia minimamente: rimane la stessa personalità miticamente scandalosa e improbabile. Criticando questa scuola, san Nicola scrive che ha recato al Giappone molti più danni di altre sette". [13] "Non è mai venuto in mente a nessuno quanto terribile potesse essere una simile frase dalle labbra di un bonzo: "Non importa quanto pecchi, dì solo 'Mi inchino davanti al Buddha Amida' e tutto è perdonato. Nel Cinquecento, un bonzo del montosiu motivò interi eserciti... e produsse terribili battaglie, saccheggi e razzie". [14]

La terza scuola del buddismo giapponese è l'hokkesiu, [15] che san Nicola definisce "tributo di lode e stupore a un uomo di preghiera", con cui si intende il "Sutra del loto". Scrive che la sua idea principale è che "tutte le persone diventeranno buddha; e questo insegnamento è così importante che basta invocare il nome dell'uomo di preghiera nel quale è istruito, ed egli è salvato".

I motivi nominati veramente caratteristici del "Sutra del loto", per esempio quelli scritti nel capitolo 18, sono che se qualcuno si dirige verso il monastero desiderando ascoltarlo, "e ascolterà almeno momentaneamente, dopo rinascerà tra gli dei." [16] Quanto al suo concetto di "salvezza totale", alla fine del capitolo 6 del sutra si dice che "tutti diventeranno un Budda"; tuttavia, a giudicare dal contesto, si tratta di coloro che seguono l'insegnamento esposto nel "Sutra del loto", che Buddha usa per attirare al suo insegnamento (e, di conseguenza, alla salvezza) quelle persone che non erano altrimenti interessate ad esso.

Nella sua critica all'hokkesiu, il santo scrive che "il libro di preghiere è pieno di descrizioni di miracoli assurdi come i seguenti: Mentre il Buddha vivente predicava e dava questo insegnamento, altri due buddha volarono dal cielo.... Quando ebbe finito, i discepoli rimasero naturalmente sbalorditi... A conferma della verità, tre Buddha stesero la lingua, che risultò essere così lunga da perforare diecimila sfere del mondo; sedettero davanti ai discepoli in quella posizione per diecimila anni; poi si ritirarono la lingua in bocca e grugnirono del tutto in una volta, per cui tutti i mondi tremarono... Come potrebbero gli ascoltatori avere qualche dubbio dopo aver sentito questo, o non venerare il libro con un insegnamento testimoniato da tali miracoli?" [17]

Quest'episodio si trova nel capitolo dei "Sutra del Loto" [18] ed è raccontato quasi parola per parola da san Nicola. Dopo di lui, Kozhevnikov ha citato questa storia come esempio di un altro strano miracolo nei testi buddisti. In un altro luogo, san Nicola scrive che, "nel buddismo, a volte siamo stupiti dai fitti libri di preghiere pieni di nient'altro che lodi per i titoli di questi stessi libri di preghiere". [19] È vero: la maggior parte dei versi dei "Sutra del Loto" contiene lodi rivolte al libro stesso.

San Nicola ha spiegato la formazione stessa di varie sette nel buddismo giapponese con il fatto che il buddismo non è del tutto adatto allo spirito giapponese, e quindi i giapponesi si sono sforzati di crearne versioni che si adattassero meglio a loro. Descrivendo l'interrelazione delle varie scuole del buddismo giapponese, san Nicola scrive che "ognuna di queste sette poggia su un fondamento incrollabile per il buddista: ognuna ha i propri libri simbolici nel canone della letteratura sacra buddista. Questa letteratura è così vasta e multiforme che contiene libri direttamente in contraddizione tra loro. Questo più di ogni altra cosa rivela che l'origine della letteratura buddista viene da molti autori diversi, spesso in opposizione tra loro; tuttavia, ogni autore si è sforzato di dare peso alla propria opera, e quindi si è preso la briga di attribuirla a Buddha... Così, sulla base di uno stesso insegnamento di Buddha, nascono le sette più contraddittorie, e nessuno osa criticare nessuna setta per questo, perché ognuna può indicare il proprio argomento inconfutabile nel sacro libro". [20]

Oltre all'appello ai testi, i fondatori e seguaci di varie scuole, come afferma il santo ierarca, citano attivamente varie visioni e miracoli, di cui osserva: "È impossibile raccontare tutti i miracoli, i sogni, i canti e gli dei inventati. Tutte le sette si calpestano l'una con l'altra per ostentare i loro miracoli, una più strana dell'altra, una più fantastica dell'altra. La loro sfacciataggine raggiunge tali estremi che indicano miracoli, dove chiunque può vedere con i propri occhi che non c'è miracolo... I bonzi si sono talmente abituati alle fantasie e agli inganni che li diffondono anche dove non ce n'è bisogno. Ho letto una "vita" del Buddha in cui l'autore afferma piamente che la dote della madre del Buddha conteneva, tra l'altro, sette interi carichi di "rarità olandesi",e quando concepì il Buddha, un'altra delle mogli del re desiderò per gelosia di uccidere il bambino in lei, e così si rivolse a uno dei cristiani, che, come tutti sanno, sono tutti stregoni, per chiedere aiuto nel lanciare un incantesimo contro la sua rivale". [21]

Qui finisce la breve rassegna del buddismo giapponese nell'articolo "Il Giappone dal punto di vista della missione cristiana". In un altro articolo, "Giappone e Russia", san Nicola scrive che "il buddismo è la più profonda di tutte le religioni pagane" e i giapponesi "hanno il buddismo, con il suo insegnamento di uguaglianza e fratellanza per tutte le persone, da ringraziare per il loro rifiuto della schiavitù e per l'assenza di essa nel loro paese". [22]

Osservazioni sull'opera missionaria buddista

Estratti dal suo diario completano la nostra comprensione di come san Nicola si rapportasse al buddismo. Qui le osservazioni sono segnate anche dal fatto che sono state fatte da un missionario praticante.

Così è, ad esempio, per il tema della resistenza dei sacerdoti buddisti contro il cristianesimo. Il santo li chiama apertamente "nemici dell'Ortodossia", che "non perdono occasione per approfittare delle circostanze esistenti per turbare gli ortodossi e indebolire l'Ortodossia, cosa che, tuttavia, finora non sono stati in grado di fare". [23]

"Nelle loro prediche i bonzi insultano il cristianesimo con tutte le loro forze, ma con ciò mostrano solo la propria confusione, e che non sanno che fare" (II, 205). Il catechista "Paul Okamura ha raccontato che i bonzi in borghese vengono spesso da lui a chiedergli del cristianesimo, ma poi usano le conoscenze che raccolgono solo per pervertirlo e renderlo oggetto di derisione. Attorno al [catechista] Matsuda i bonzi hanno formato riunioni regolari, bestemmiando sempre in modo insopportabile contro il cristianesimo e vietando agli altri di ascoltarlo. Questo, secondo Matsuda, porta al risultato esattamente opposto: non fa altro che suscitare la curiosità delle persone che vengono a chiedere del cristianesimo" (II, 223).

Vale la pena notare che il santo ierarca non fu mai turbato da queste manifestazioni di aggressività da parte del buddismo e le considerò un segno della debolezza interiore del buddismo di fronte al cristianesimo. Egli scrive: "A Ebishima si sollevò un odio particolarmente forte contro il cristianesimo, e si formò persino una società per difendere il buddismo contro il cristianesimo; ma questo è solo un segno che l'insegnamento di Cristo comincia ad occupare più profondamente l'attenzione della gente. A fare da contrappeso non sono pochi i pagani che, non conoscendo ancora neppure il cristianesimo, se ne fanno difensori contro attacchi rabbiosi" (III, 383). "A Nakatsu... i bonzi erano molto turbati dal successo del cristianesimo: formavano un'unione contro il cristianesimo, facevano sermoni e lo insultavano. Appena in tempo! Stanno lavorando per il bene del cristianesimo divulgandolo; il buddismo non ha difese contro di esso" (IV, 31). E in verità, presto giunsero notizie da Nakatsu di convertiti all'Ortodossia, "uno dei quali era un buddista giurato, e ora è un cristiano altrettanto zelante" (IV, 65).

Da parte sua, san Nicola istruiva i suoi catechisti "a non insultare il buddismo o altre fedi locali nelle prediche" (II, 393). Un'altra volta ha rimproverato un catechista: "Matsunaga non aveva ragione nel parlare contro il buddismo e nell'insultarlo; noi non dovremmo farlo nei nostri sermoni. È nostro compito istruire nell'insegnamento cristiano. Quando lo comprenderanno, allora rinunceranno al buddismo da soli. Discutere contro di esso troppo presto non farà che chiudere la strada al cristianesimo nel cuore di molti ascoltatori, farli arrabbiare e provocarli a combatterlo" (II, 600).

Descrive come "sul quotidiano buddista Yamato-Shimbun, vengono stampati quotidianamente due articoli con le menzogne e le calunnie più sfacciate contro la missione e i cristiani ortodossi... Noi non rispondiamo mai a questi attacchi" (IV, 907). Durante la guerra russo-giapponese, un "bonzo buddista, sotto la copertura del patriottismo militare, iniziò una persecuzione contro la Chiesa ortodossa... l'ex bonzo in borghese tenne discorsi entusiasmanti contro di me e contro la missione in manifestazioni appositamente organizzate a questo scopo" (V, 8).

Questa attività non si limitava agli attacchi verbali. Il santo cita esempi di buddisti che attaccarono fisicamente i cristiani con pogrom e percosse a Shirankava (vedi: II, 787), e anche durante la guerra russo-giapponese a Kayama per il rifiuto dei cristiani di partecipare alle preghiere buddiste per la vittoria giapponese (vedi: V , 62). Un'altra volta, i buddisti locali hanno confiscato la terra agli ortodossi e si sono offerti di restituirgliela solo se fossero tornati al buddismo (vedi: II, 484-484). Egli ricorda un episodio accaduto a Petr Osida, un ex prete buddista, che sopportò "la persecuzione dei suoi ex parrocchiani per aver tradito il buddismo, ma la sopportò con fermezza" (IV, 221). A Sukava due padri buddisti hanno picchiato e tormentato i propri figli che avevano deciso di passare all'Ortodossia, ma questi ultimi hanno mostrato grande coraggio. A questo proposito il santo annotava: "Presto saranno cristiani anche i padri dei perseguitati. Questa è una cosa confermata dall'esperienza. Dove Cristo si è scontrato con Buddha fino a un rumore che suona come un grido, ascolta, e sentirai nell'istante successivo non un grido, ma lo schianto dell'idolo di Buddha che va in frantumi" (IV, 50).

Molte volte il santo ricorda la bassa immagine morale del clero buddista in Giappone. Un ricco agricoltore disse a san Nicola che "è arrivato a odiare i bonzi che raccolgono denaro per le necessità religiose, e ne bevono la metà nelle case di malaffare" (IV, 506). Cita anche incidentalmente esempi di bonzi che attirano le persone con la loro vita ascetica" (II, 351).

San Nicola scrive che, contrariamente al confucianesimo e allo shintoismo, il buddismo ha ancora seguaci sinceri in Giappone; tuttavia, nota segni di declino, soprattutto sullo sfondo della diffusione del materialismo, e ritiene che il tempo del buddismo nel paese sia passato. "Sta cadendo; evidentemente ha esaurito il suo servizio ed è ora che si faccia da parte" (II, 28). "I buddisti non hanno solide basi per la fede, non c'è nessuno in cui credere; ecco perché i buddisti sono in declino" (III, 222). Un'altra volta, commentando l'iniziativa dei buddisti per la creazione di club per sostenere il loro insegnamento, osserva: "Ma il buddismo rimane comunque un cadavere, e non può essere rianimato in alcun modo quando l'alba del cristianesimo è arrivata in Giappone" (III, 801).

In un'intervista a un giornale giapponese il santo continua questo pensiero, rispondendo alla domanda del giornalista: "Il buddismo è in una rinascita. Come vede questo?" La sua risposta: "Come qualsiasi altro fenomeno burrascoso. Il buddismo è morto in Giappone; i giapponesi hanno superato questa religione senza un Dio personale; invano sostengono che è ancora vivo e viene stimolato ad un'azione energica. Questa è la vana millanteria dei bonzi, che non credono a ciò che essi stessi dicono" (IV, 641). "Il buddismo ha raggiunto l'assurdità finale in Giappone, una contraddizione diametrale di se stesso, ed è facilmente confutabile sulla base della più semplice logica del buon senso" (IV, 705).

Vale la pena notare che i processi negativi al buddismo nella società giapponese previsti da san Nicola si sono davvero intensificati nel XX e nel XXI secolo, e le pubblicazioni sulla stampa moderna lo testimoniano. Per esempio, l'autore di un articolo cita le parole dei monaci su come "il buddismo stia ora vivendo una crisi in Giappone" e devono essere prese misure decisive per garantirne la sopravvivenza. Il monaco Tansho Tagai ha proposto che una di queste misure sia la lettura di mantra con accompagnamento di musica moderna, mentre il monaco Zensin parla della creazione di bar buddisti. [24] Un altro articolo parla della crisi del buddismo, raccontando la storia del monaco Keisuk Matsumoto, rettore del tempio di Komiodzi, dove ha aperto un caffè per attirare la gente. Si nota che sebbene quasi tre quarti della popolazione si considerino formalmente buddisti, "Molti dei 75.000 templi giapponesi sono sull'orlo della bancarotta". [25]

San Nicola ha toccato l'attività del buddismo in altri paesi; ad esempio, nel descrivere la rivolta dei Boxer in Cina scrive con una certa ironia che i buddisti "hanno estratto per la loro religione dalle complicazioni cinesi tutto il capitale che si sarebbe potuto estrarre. Hanno lasciato solo una domanda senza risposta, e cioè: i pugili erano buddisti? Se sì, allora in che modo il buddismo evita la responsabilità della loro oltraggiosa crudeltà?" (VI, 491). Allo stesso tempo esprime grande rispetto per la fermezza dei cristiani cinesi, morti martiri per Cristo durante questa rivolta.

Il santo sapeva anche del nascente proselitismo buddista tra i popoli occidentali: "Ci sono anche bonzi a San Francisco che predicano il buddismo, e ci sono alcuni convertiti americani. Sono stati costruiti templi sulle isole hawaiane; i bonzi là copiano i missionari cristiani: fanno servizi e sermoni la domenica, e fanno opere di beneficenza" (IV, 459). Qui nel buddismo vediamo la stessa flessibilità missionaria che san Nicola notò in relazione alla sua diffusione in Giappone.

San Nicola ricorda anche "Otani Kozui, il capo della setta buddista "Nishi Honganji. "È stato educato in Inghilterra... è attualmente la persona migliore nel buddismo per la sua moralità e attività; invia missionari a predicare il buddismo nei paesi cristiani, e in America ci sono già molti convertiti al buddismo" (V, 499). Scrive che a Ninai "I bonzi... catechizzano la gente del posto con questa predicazione: "Non appena uno straniero appare qui, convertilo al buddismo, perché cos'è il cristianesimo rispetto al buddismo!" (IV, 120).

Notevole è la storia del tentativo di convertire gli Ainu, un popolo aborigeno delle Isole Curili che aveva ricevuto l'Ortodossia da Sant'Innocenzo dell'Alaska quando le isole facevano parte dell'Impero Russo (furono date al Giappone nel 1855) (vedi: VI, 79, 174, 283). Un bonzo si stabilì da Honganji all'isola di Shikotan con lo scopo di fare proselitismo. Dal 1899 al 1902 si impegnò molto nella predicazione del buddismo agli ortodossi kurilliani, con il sostegno delle autorità locali che lo consideravano importante per tagliare ogni possibile influenza della Russia su queste popolazioni locali. Il predicatore ha fatto il massimo sforzo per adattare il suo insegnamento al pubblico, usando gli stessi metodi che hanno aiutato il buddismo a penetrare e prendere piede in Giappone. "James ha raccontato come il bonzo, che vive ancora a Shikotan, cerca di confondere i cristiani locali e di attirarli nel buddismo: "Il vostro Dio e il nostro Dio sono la stessa cosa, ma ora siete giapponesi, e quindi va bene per voi avere la fede giapponese, che è quasi la stessa della vostra fede attuale", insiste rivolgendosi a loro. Fortunatamente, il popolo di Shikotan non è ignorante nella sua fede e le sue anime sono fedeli ad essa. Si limitano a ridere del bonzo" (IV, 353).

Tre anni di predicazione del missionario buddista non convertirono una sola persona, dopodiché i "bonzi, avendo scoperto che i loro sforzi per convertire i nostri cristiani (curiliani) al buddismo erano completamente infruttuosi, partirono per Saykeo" (IV, 701).

Nel frattempo, san Nicola conosceva gli europei e gli americani che avevano ricevuto il buddismo. Ha ricordato l'inglese morto in Giappone dopo essersi convertito al buddismo zen come un "rinnegato per sempre infelice" (V, 348), e l'americano Fenolossa, divenuto buddista (vedi: V, 595). Reagì bruscamente al generale Henry Olcott, "che si convertì al buddismo e compose persino una catechesi buddista" (III, 560). Tutto ciò sembrava al santo ridicolo al massimo grado. Notando la vicinanza della filosofia di Schopenhauer al buddismo, san Nicola teorizzò che, anche attraverso di essa, "il buddismo entrò attraverso l'orlo della sua nebbia in certe teste vuote in Europa e in America" (II, 304).

In diverse note sottolinea che, in primo luogo, rivolgendosi alle persone in Occidente, il buddismo stesso imita in molti modi l'ambiente cristiano; e d'altra parte, i nuovi convertiti stessi introducono nel buddismo idee e concetti che gli sono estranei. In questo senso, degni di nota sono i commenti di san Nicola al libro di uno dei più noti predicatori europei del buddismo dell'epoca: "L'ambasciatore Mikhail Alexandrovich Khitrov è venuto con un catechismo tedesco del buddismo... L'autore è un tedesco che si è posto tra le fila degli estimatori del buddismo panteista, ma allo stesso tempo non può rinunciare alla credenza ricevuta con il latte materno in un Dio personale, ed è per questo che parla nel suo catechismo di un potere che governa il mondo che esclude gli accidenti nel mondo, al che il nostro Mikhail Aleksandrovich, parzialmente infatuato del buddismo, ha risposto a margine: Sciocco!" (III, 229).

San Nicola si riferisce apparentemente al libro Subhadra Bhikchu Buddhistischer Katechismus zur Einfuhrung in die Lehre des Buddha Gotamo (Lipsia, 1888), scritto in emulazione del Catechismo buddista di Olcott. Dietro lo pseudonimo del monaco Subhadra si nascondeva il matematico berlinese Fredrich Zimmerman (1852-1917). [26]

Il santo ha reagito altrettanto negativamente all'idea da lui sentita, della creazione di un ibrido di cristianesimo e buddismo, sottolineando "l'assurdità di un simile tentativo e l'impossibilità in qualsiasi circostanza di confrontare la verità della fede di Dio con l'invenzione umana" (III, 363).

San Nicola approvava le parole dei suoi visitatori che "avevano paragonato il cristianesimo al buddismo e li avevano trovati agli antipodi" (III, 804). Il santo a volte dovette confutare l'opinione allora popolare tra l'intellighenzia occidentale e russa secondo cui il cristianesimo era costruito su idee prese in prestito dal buddismo. Descrive la sua conversazione con la moglie dell'ammiraglio Schmidt. Alla sua osservazione sulla vicinanza dell'insegnamento morale del buddismo a quello del cristianesimo, San Nicola rispose: "'C'è davvero qualche somiglianza con la nostra religione nell'insegnamento morale del buddismo; e quale religione pagana non ne ha? L'insegnamento morale dei pagani è attinto dalla coscienza, che non hanno perduto". "Ma dicono che gli insegnamenti di Cristo sono stati presi in prestito dal buddismo." 'Bene, questo è ciò che dicono le persone che non conoscono bene né gli insegnamenti buddisti né quelli cristiani.' "No, perché Cristo non avrebbe dovuto prendere in prestito qualcosa dal buddismo se gli piaceva? Lui (Cristo) era un uomo intelligente.' 'Cristo era Dio e ha pronunciato il suo insegnamento come un comando divino; Buddha, così come ogni cosa nel mondo e il mondo intero stesso, non è nulla davanti a lui', l'ho interrotta, per fermare questo flusso di rifiuti dal pozzo nero della mente di un generale... Quindi, la classe superiore in Russia è ignorante... nelle cose relative alla fede" (II, 296).

Allo stesso tempo, il santo si riferiva anche con scetticismo alle idee espresse in risposta all'apologetica su aspetti della vita di Buddha presumibilmente presi in prestito dai Vangeli. Osservando una conferenza che aveva ascoltato dal protestante Spencer, san Nicola scrive che c'erano "non pochi paradossi; per esempio, la supposizione che la "vita" di Buddha sia stata copiata dalla vita del Salvatore. Farebbe bene a dimostrarlo" (IV, 167).

Dalle conversazioni con i convertiti, san Nicola si formò l'opinione che il buddismo non risponde ai bisogni di un'anima che ha un sentimento religioso vivo. Cita la storia di una famiglia: "Yuki e sua moglie erano entrambi buddisti credenti. Non avendo trovato nel buddismo un Dio 'personale', persero la fede in esso e furono estremamente felici di trovare nel cristianesimo il Dio Creatore e la sua Provvidenza, di cui avevano appreso per caso, avendo ottenuto una Bibbia. Yuki iniziò a pregare il Dio cristiano, e la sua fervida preghiera fu addirittura coronata da un miracolo: sua moglie era stata male a tal punto da non potersi alzare in piedi. Pregò con fervore per la sua guarigione, ed ella subito si alzò sana, con stupore di tutti" (IV, 208). Il fatto che il cristianesimo dà all'uomo non semplicemente una "idea di Dio", ma una connessione viva con lui, è ciò che agli occhi di san Nicola lo distingue in linea di principio dal buddismo. Ciò è spiegato dal commento del santo che "il buddismo in senso religioso è essenzialmente vuoto, poiché quale religione può esserci senza Dio?" (III, 443).

San Nicola ha parlato più volte della preghiera buddista: "La loro preghiera è infruttuosa, perché pregano qualcosa che non esiste" (V, 571); "La loro preghiera è inutile e merita compassione, per un albero e una roccia o qualche spazio vuoto, in cui dirigono le loro chiamate agli dei e ai buddha, che non esistono, non li vedono né li sentono e non possono aiutarli" (II, 175).

Sfortunatamente, lo studio di San Nicola (Kasatkin) sul buddismo giapponese è rimasto completamente inosservato agli autori ortodossi, sebbene possa sostanzialmente integrare la loro conoscenza delle molte e diverse tendenze di questa religione. La prima attenzione prestata alle opinioni di San Nicola sul buddismo risale al XXI secolo: A. Larionov in un breve articolo ha fornito una panoramica del commento del santo, quasi interamente basato sui suoi Diari. [27] Scrive che i "commenti sul buddismo sono rari e hanno un carattere puramente pratico. La conclusione di base è: il buddismo ha svolto per molto tempo il suo ruolo di bambinaia, preparando i giapponesi a ricevere la verità... Questa era quella "divinazione allo specchio", che ha insegnato ai giapponesi l'amore reciproco e la comprensione della vanità della vita. Ora bisogna metterlo da parte, perché è venuta la pienezza della grazia". [28]

Note

(Tutte le fonti sono in russo se non diversamente indicato)

[1] Citato da A. Chekh, Nikolaj-Do (San Pietroburgo, 2001), 23.

[2] Santo ierarca Nicola (Kasatkin), "Il Giappone dal punto di vista della missione cristiana", Opere accademiche selezionate di san Nicola, arcivescovo del Giappone (Mosca, 2006), 44.

[3] Ibid.

[4] Ibid., 45.

[5] Ibid.

[6] Ibid., 47.

[7] Ibid., 47-48.

[8] Ibid., 48.

[9] Ibid.

[10] Ibid., 49.

[11] Ibid., 50

[12] EA Torchinov, Introduzione alla Buddologia (San Pietroburgo, 2000), 194.

[13] San Nicola Kasatkin, Il Giappone dal punto di vista della missione cristiana, 51.

[14] Ibid., 52.

[15] Nichiren-shu, attualmente una delle scuole più diffuse in Giappone.

[16] "Il Sutra del fiore di loto del meraviglioso dharma" è citato [in russo] dalla traduzione di A.N. Ignatovich, dalla pubblicazione giapponese.

[17] San Nicola Kasatkin, Il Giappone dal punto di vista della missione cristiana, 53.

[18] V. Saddharma-Pundarîka o Il Loto della Vera Legge, Trad. di H. Kern, Libri Sacri d'Oriente. vol. XXI. (Cambridge, 1884), 364-365.

[19] San Nicola Kasatkin, Il Giappone dal punto di vista della missione cristiana, 45.

[20] Ibid., 53.

[21] Ibid., 55.

[22] San Nicola del Giappone, "Giappone e Russia", Opere scelte di san Nicola, arcivescovo del Giappone m 154-171.

[23] San Nicola del Giappone, Diari 1970-1911 in cinque volumi (San Pietroburgo, 2007), 5:43. Ulteriori citazioni dai diari del santo sono riportate da questa pubblicazione con il volume e la pagina indicati tra parentesi, secondo la numerazione romana e araba.

[24] I. Belovsky, "Rap and spirits in Buddhism".

[25] Templi buddisti del Giappone, www.sunhome.ru

[26] Fruhwirtz A., Der Lotus im Treibhaus: Transfer und Transformation des Buddhismus oder Eine "Religion der Vernunft und der Wissenschaft" betritt deutschen Boden (Wechsell Wirkungen, 7: Bern, 2004), 319.

[27] Si veda: A. Larionov, "Particolarità della percezione del buddismo in san Nicola (Kasatkin)" , Alfa e Omega, 2005, n. 3 (44).

[28] Ibid.

 
La conferenza stampa di Strelkov e l’analisi di Saker

In quella che può essere solo definita come l’ascesa di un eroe locale a livello di eroe nazionale, Strelkov (nome di battaglia di Igor’ Girkin), ex comandante della milizia del Donbass, ha annunciato l’11 settembre in una conferenza stampa un suo cambiamento di lotta in un campo di strategia molto più globale.

Nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, presentiamo un post di contenuto multiplo: il video della conferenza stampa (russo, con sottotitoli in inglese), la nostra trascrizione in italiano, e il commento di Saker che ci porta molto più a fondo di quanto possiamo pensare nelle complessità dei conflitti per il potere in Russia e, di riflesso, in tutto il mondo. Ci rassicura il fatto che, a vegliare sugli interessi della Russia ma anche della sovranità non egemonistica delle nazioni del mondo, ci possa essere un coerente cristiano ortodosso che ha saputo dare un esempio di servizio e di abnegazione alla sua patria e alla sua fede.

 
Filioque al Fanar: il nuovo vescovo di Philomelion ha commesso un errore?

il neo-ordinato vescovo del Fanar ha commesso un errore? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il nuovo vescovo del Fanar ha recitato il Credo cattolico durante la sua ordinazione. È un errore o un passo intenzionale?

Il 25 luglio 2023, il vescovo Theophanes (Koja) di Philomelion del Patriarcato di Costantinopoli ha recitato il Credo cattolico durante l'ordinazione. Lui stesso afferma di aver semplicemente commesso un errore. Ma è davvero così?

"I quadri decidono tutto"

I leader di alto livello sanno molto bene che per compiti importanti e complessi, è necessario selezionare personale appropriato in grado di svolgere questi compiti. Ciò significa che la selezione del personale per una particolare posizione è una buona indicazione di quali eventi sono pianificati e quali compiti si sta ponendo un'organizzazione. Chi è questo nuovo vescovo di Philomelion?

Prima dell'ordinazione, precisamente il 5 luglio 2023, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa albanese ha pubblicato un comunicato ufficiale in cui si afferma: "L'archimandrita Theophanes (Koja) è noto nell'Albania ortodossa come leader di attività scismatiche". Sono stati resi pubblici anche alcuni dettagli della sua biografia.

Nato nella capitale albanese, Tirana, nel 1966, ha ricevuto la sua formazione spirituale in un seminario a Durazzo (Albania), per poi recarsi in Romania, dove è stato ordinato sacerdote. Più avanti nel comunicato si menziona quanto segue: "Al ritorno nel Paese, ha guidato un gruppo di ultra-nazionalisti che l'8 ottobre 1995 ha espulso il clero della Chiesa ortodossa autocefala d'Albania dalla chiesa della Panaghia nella città di Elbasan, durante la Divina Liturgia".

Qui è necessario qualche chiarimento. La storia della Chiesa albanese, come quella di altre Chiese sotto i regimi comunisti nel XX secolo, è tragica. Nel 1946 i comunisti, guidati da Enver Hoxha, salirono al potere in Albania. Negli anni '60 iniziò nel Paese una brutale campagna antireligiosa, con la distruzione di chiese e l'esecuzione di fedeli. La promessa di Nikita Khrushchev di "mostrare l'ultimo prete in televisione" in Albania stava quasi per realizzarsi.

Nel 1969, l'Albania fu ufficialmente dichiarata il primo paese ateo al mondo. Ma nel 1991 cadde il regime comunista e la vita religiosa in Albania iniziò a rinascere. Nonostante in quel momento la Chiesa fosse praticamente distrutta, dopo le persecuzioni rimanevano ancora 15 sacerdoti in età avanzata. Nello stesso anno, il patriarca Demetrios di Costantinopoli nominò il metropolita Anastasios (Yannoulatos) della Chiesa di Grecia esarca patriarcale in Albania, sebbene l'autocefalia della Chiesa albanese fosse stata riconosciuta da Costantinopoli nel 1937.

L'arcivescovo Anastasios, attuale primate della Chiesa albanese, è di etnia greca e rappresenta il Patriarcato di Costantinopoli. Del resto, proprio per questo assume un significato particolare il suo fondato rifiuto dell'idea di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Anche i successivi tre vescovi della Chiesa albanese erano di etnia greca. Un tale predominio dei greci non piacque né alle autorità albanesi né agli stessi ultra-nazionalisti che nel 1995, guidati da Theophanes (Koja), espulsero gli ortodossi dalla chiesa della Panaghia nella città di Elbasan.

Ora, tuttavia, Theophanes (Koja), un ex ultranazionalista albanese che ha cacciato con la forza i greci dalla chiesa, è diventato un gerarca di quello stesso Patriarcato di Costantinopoli a cui una volta si opponeva. In precedenza si era trasferito a vivere negli Stati Uniti, dove, dopo un tentativo fallito di ottenere una posizione gerarchica nella Chiesa ortodossa in America (OCA), è entrato a far parte dell'arcidiocesi americana del Fanar. Il passaggio da "nemico giurato" a "amico leale" per motivi di guadagno personale suggerisce opportunismo.

Quindi, il primo punto è l'opportunismo.

Il punto successivo: dopo aver espulso gli ortodossi dalla chiesa della Panaghia nella città di Elbasan, l'archimandrita Theophanes vi collocò il "sacerdote" Nicholas Marku, che era stato ordinato nella Chiesa macedone (a quel tempo) scismatica. Per inciso, come ha affermato il Sinodo della Chiesa albanese, questo "Nicholas Marku continua ad occupare la storica chiesa ortodossa di Elbasan fino ad oggi". Questo mostra un disprezzo per i canoni ecclesiastici. Non importa dove e da chi una persona è stata "ordinata". Una volta indossati i paramenti sacerdotali, è già un "sacerdote". Pertanto, la seconda caratteristica è un disprezzo per i canoni.

In terzo luogo, come accennato in precedenza, negli Stati Uniti, l'archimandrita Theophanes ha tentato di ottenere il rango di vescovo nell'OCA, ma gli è stato rifiutato. Il motivo, come affermato nel comunicato, era che la "leadership dell'OCA aveva ricevuto informazioni credibili sulle sue attività scismatiche" . Il secondo tentativo, cioè quello di ottenere l'episcopato all'interno del Patriarcato di Costantinopoli, ha avuto successo. Questa persistente ricerca del rango episcopale ci consente di parlare di una qualità come l'ambizione.

Quindi, abbiamo quanto segue: ambizione, opportunismo e disprezzo per i canoni. Di conseguenza, abbiamo un individuo completamente gestibile, pronto a molto.

Chiariamo: è possibile che Theophanes (Koja) sia davvero un fermo asceta, un fervente uomo di preghiera e un talentuoso organizzatore. Non siamo riusciti a trovare informazioni al riguardo in fonti aperte, ma i fatti sopra descritti ci consentono di trarre le conclusioni summenzionate.

Va ricordato che nella persona del vescovo Theophanes, che è stato ordinato a prendersi cura spiritualmente degli ortodossi albanesi negli Stati Uniti, il Fanar riceve uno zelante difensore del nuovo principio ecclesiologico, secondo il quale l'intera diaspora ortodossa, ovunque si trovi situato, deve essere subordinata al Fanar.

Dopo le sue "imprese" a Elbasan, è altamente improbabile che accetti che gli albanesi ortodossi negli Stati Uniti appartengano alla Chiesa albanese.

Un lapsus freudiano?

Durante la cerimonia di ordinazione episcopale al Fanar, presieduta dall'arcivescovo Elpidophoros, capo dell'arcidiocesi d'America, e alla presenza del patriarca Bartolomeo, il neo-vescovo Theophanes (Koja) ha recitato il Credo con l'aggiunta del "filioque", cioè il dogma cattolico della processione dello Spirito Santo sia dal Padre che dal Figlio.

Successivamente, ha confermato il fatto di aver recitato il Credo con il "filioque", definendolo un errore e attribuendolo a una grande "tensione emotiva" durante l'ordinazione. Ha persino pubblicato una dichiarazione esplicativa e un chiarimento dell'incidente per deviare le accuse di eterodossia.

In particolare, ha scritto: "La mia svista nel leggere una parte della versione inglese della Confessione del vescovo, causata dalla mia tensione emotiva e dalla grande ansia personale in quel momento sacro, è una prova della mia 'carente' Ortodossia?"

Al termine del suo intervento scriveva: "Per placare anche la coscienza più sensibile che avrebbe potuto essere toccata dalla suddetta osservazione di parte, dichiaro a tutti e ovunque che credo assolutamente e fermamente in tutto ciò che è giusto (notate che ha scritto 'giusto', non 'ortodosso'), che ho firmato personalmente nel testo allegato della mia confessione gerarchica". In altre parole, ha firmato una confessione di fede ortodossa ma ne ha recitata una cattolica.

Vale la pena notare che il vescovo Theophanes conferma di aver letto il Credo da un testo, non a memoria. Si tratta di una pratica comune nelle ordinazioni episcopali, proprio per eliminare la possibilità di errori nella Confessione di fede.

Si può immaginare che abbia commesso un errore in questo processo? Teoricamente, è possibile, anche se la probabilità è molto bassa. Ma qui sorge una domanda interessante: perché ha sbagliato proprio in questa parte e non in nessun'altra? Come è possibile leggere una Confessione da un foglio e articolarne un'altra in modo udibile?

Questo è possibile solo in un caso: se la Confessione di fede cattolica era esattamente ciò che aveva in mente, nei suoi pensieri, in quel momento.

Errori simili sono descritti da Sigmund Freud nella sua opera "La psicopatologia della vita quotidiana", dove afferma che questi errori sono manifestazioni di desideri e credenze inconsci che vengono soppressi dalla coscienza nella vita di tutti i giorni, ma che emergono involontariamente durante i momenti di tensione psicologica. In altre parole, la conclusione stessa suggerisce che questo errore del vescovo Theophanes è un'espressione involontaria delle sue vere convinzioni.

Tuttavia, per manifestare involontariamente credenze vere, è necessario possederle, e questo contraddice la suddetta qualità: l'opportunismo. Se una persona espelle con la forza i credenti da una chiesa perché questa è presumibilmente filo-greca, e poi cerca il rango episcopale dagli stessi greci, si può immaginare che abbia solide convinzioni nel campo della teologia dogmatica? Quindi, è più probabile una diversa spiegazione: tale "errore" è stato fatto deliberatamente.

Se non è stato un errore

Se questo non è stato un errore ma un'azione pianificata, è necessario capire in quale contesto ea quale scopo è stata fatta. I massimi gerarchi del Fanar e del Vaticano affermano sempre più che c'è bisogno di unirsi e che le differenze esistenti non devono diventare un ostacolo su questo cammino. Ultimamente voci simili si sono udite dalle Chiese di Cipro e di Alessandria, che appartengono al cosiddetto gruppo delle Chiese greche.

Più recentemente, dal 1 al 7 giugno 2023, si è svolta ad Alessandria, in Egitto, la 15a sessione della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e quella ortodossa. Di conseguenza, è stato firmato un documento sul primato e la cattolicità nella Chiesa. Poco prima, all'inizio di maggio 2023, il patriarca Bartolomeo ha compiuto un viaggio in Italia. Il titolo del programma di questa visita parla da sé: "Due fratelli, una sola fede". Con "filioque" o senza, è una fede o un'altra?

Come sappiamo, le differenze dogmatiche tra cattolicesimo e Ortodossia oggi sono piuttosto significative, ma i disaccordi storici, radicati nel primo millennio di storia della Chiesa quando la Chiesa stessa era ancora unificata, si riducono a due punti: il primato del papa e la processione dello Spirito Santo (dal solo Padre o dal Padre e dal Figlio).

Come possiamo vedere, sono in corso trattative e consultazioni attive sulla questione del primato. Qualche tempo fa il Fanar ha detto che l'unica questione irrisolta sulla via dell'unificazione è la questione del primato.

Indicazioni indirette suggeriscono che questa questione dovrebbe essere risolta in modo tale che il vescovo romano detenga il primato nel mondo cattolico e il vescovo di Costantinopoli nel mondo ortodosso. Nella loro relazione, il Papa romano godrà di un primato d'onore.

Per quanto riguarda il dogma della discesa dello Spirito Santo, ci sono due opzioni: o semplicemente tacere o convincere i credenti che è possibile credere a entrambe le versioni, considerando queste due opzioni non esclusive a vicenda, ma piuttosto complementari. La tattica del silenzio è rivolta a coloro che credono che le sottigliezze della teologia siano per i teologi e non siano essenziali per i credenti ordinari.

La seconda opzione è rivolta a coloro che potrebbero obiettare che non si può credere in entrambi i modi contemporaneamente. Questa tattica di persuasione è destinata alla categoria dei credenti che possono convincersi che, in realtà, è possibile. Più precisamente, è possibile rimanere all'interno della Chiesa unificata e nello stesso tempo essere tolleranti sia verso coloro che sono convinti che lo Spirito Santo proceda unicamente dal Padre, sia verso coloro che credono che proceda sia dal Padre che dal Figlio. Questa posizione ha precedenti storici. La dottrina del "filioque" fu proclamata per la prima volta nel 589 d. C. al Terzo Concilio di Toledo. Per quasi altri 500 anni in seguito, la Chiesa rimase unificata nonostante alcuni credessero nel "filioque" e altri no. Per esempio, nell'anno 808 d. C., papa Leone III ricevette una denuncia dal patriarca di Gerusalemme, che si lamentava perché i monaci benedettini francesi recitavano il Credo con il "filioque" durante la messa sul Monte degli Ulivi.

Il Papa credeva nel "filioque", ma per placare il patriarca di Gerusalemme, ordinò che il Credo fosse inciso su lastre d'argento nella basilica di san Pietro senza il "filioque". Un anno dopo, al Concilio di Aquisgrana, il "filioque" si affermò in Occidente come dottrina ufficiale.

Così, la lettura del Credo con il "filioque" da parte del vescovo Theophanes alla sua ordinazione si inserisce perfettamente in questa logica. Questo "errore" vuole dimostrare che si può professare la dottrina cattolica e tuttavia nessuno interromperà l'ordinazione o accuserà di eresia il candidato all'episcopato. In altre parole, è possibile essere un vescovo ortodosso e aderire alla dottrina cattolica.

Per confermare questa ipotesi, bisognerebbe attendere qualche gesto di reciprocità dei cattolici nei confronti degli ortodossi, come l'iscrizione del Credo ortodosso da parte di papa Leone III.

Infine, dovremmo confutare l'argomento avanzato dal vescovo Theophanes in sua difesa, affermando che ha firmato un documento con la Confessione di fede ortodossa, e quindi è ortodosso. Rispondiamo alla domanda: cosa ha un significato sacro – firmare un pezzo di carta in ufficio o fare una pubblica confessione durante una funzione religiosa? Certo, l'azione sacra si svolge nel tempio, è lì che lo Spirito Santo discende sull'ordinato. Ciò significa che tutto ciò che viene eseguito durante questa azione ha più significato rispetto alla firma dei documenti.

Quindi, tutto procede secondo il piano annunciato di unificazione con i cattolici, e ogni credente deve decidere autonomamente se parteciparvi o meno.

 
Iniziata a Sihanoukville (Cambogia) la costruzione della Chiesa del grande martire e guaritore Panteleimone
Patriarchia.ru, 10 settembre 2014.
Con la benedizione di sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', il comitato della Chiesa cristiana ortodossa di Cambogia (Patriarcato di Mosca) ha firmato un contratto per la costruzione della chiesa del santo grande martire e guaritore Panteleimone nella città di Sihanoukville (Kampong Saon) in Cambogia 
La società di costruzioni "Sam Sarath" è stata scelta come contraente. La stima complessiva dei costi è di 301.663 dollari USA. La durata totale della costruzione sarà di 60 settimane. 
La chiesa di san Panteleimone a Sihanoukville sarà la prima di tre chiese, la cui costruzione è prevista nel Regno di Cambogia. La superficie totale della chiesa sarà di 144 metri quadrati, con un'altezza di oltre 21 metri, riporta il sito web della Chiesa ortodossa in Thailandia. 
Ulteriori informazioni in russo sulla chiesa a Sihanoukville si possono trovare sul suo sito web,
 
 
 
Il Fanar e la Chiesa romena: riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in cambio della Moldova?

i fanarioti stanno negoziando con la Chiesa romena per il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Un metropolita del Fanar ha visitato la Romania, dove ha dichiarato il rafforzamento dei legami tra Costantinopoli e il patriarcato romeno. Cosa c'è dietro queste parole in realtà?

L'11 agosto 2023, il metropolita Athenagoras del Belgio, rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, ha dichiarato il rafforzamento dei legami ecclesiastici e canonici tra il Fanar e la Chiesa romena. A prima vista, questa dichiarazione ufficiale apparentemente insignificante potrebbe indicare nuovi tentativi da parte del Fanar di costringere le Chiese ortodosse a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Cosa ce lo fa pensare? Cerchiamo di capirlo.

La Moldova e la "metropolia di Bessarabia"

Di recente, lo stato moldavo ha intrapreso una ferma rotta verso l'indipendenza della Chiesa ortodossa moldava dalla Chiesa ortodossa russa. La rottura con la Chiesa ortodossa russa è, in larga misura, un'iniziativa delle autorità del paese, spinte a questa decisione dai partner "occidentali" (in particolare i romeni).

Per esempio, l'11 febbraio 2022, durante una sessione congiunta dei governi moldavo e romeno, il primo ministro della Romania, Nicolae Ciucă, ha chiesto al governo moldavo di sostenere la "metropolia di Bessarabia".

Nello stesso periodo, Ciucă ha visitato la residenza della "metropolia di Bessarabia" a Chisinau, dove ha incontrato i membri del suo "Sinodo". Hanno discusso della situazione e delle dinamiche delle istituzioni della "metropolia di Bessarabia", hanno parlato della necessità di migliorare il quadro legislativo della Moldova nel campo del culto per allinearlo alle norme europee, hanno considerato la questione dell'aumento dei fondi del governo romeno destinati a sostenere il clero della "metropolia di Bessarabia", e si è discusso anche di inserire il tema della "mtropolia di Bessarabia" nell'ordine del giorno delle organizzazioni e delle istituzioni europee.

Sarete d'accordo che tutto questo sembra molto simile ai fenomeni che abbiamo osservato in precedenza in Ucraina, prima rispetto al "patriarcato di Kiev" e ora con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Qui bisogna spendere alcune parole su cosa sia la "metropolia di Bessarabia".

È stata fondata dalla Chiesa ortodossa di Romania come arcidiocesi nel territorio della Bessarabia (ora Repubblica di Moldova). Alcuni vescovi della Chiesa ortodossa russa che, dopo la rivoluzione del 1917, scelsero di non essere sotto la giurisdizione del patriarcato romeno furono costretti a lasciare il paese. Dopo la seconda guerra mondiale, il patriarca Nicodim di Romania e il patriarca Alessio I di Mosca hanno deciso di ripristinare la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa sull'eparchia di Chișinău.

Nel 1991, dopo il crollo dell'URSS, l'eparchia di Chișinău iniziò a parlare di adesione al Patriarcato di Romania. Tuttavia, nel 1992, un congresso del clero moldavo decise di rimanere sotto la Chiesa ortodossa russa. Il 14 settembre 1992, un gruppo di sacerdoti annunciò il ripristino della "metropolia di Bessarabia" all'interno del Patriarcato di Romania. Questo gruppo era guidato dal vescovo Petru Păduraru di Bălți, che era stato sospeso dalla Chiesa ortodossa russa ma fu successivamente accettato nella Chiesa romena senza una lettera di congedo. Mosca ha affermato che le azioni dei romeni non erano canoniche ma non ha interrotto la comunione con il Patriarcato di Romania. La situazione è stata lasciata in uno stato di sospensione, determinando di fatto due giurisdizioni ecclesiastiche operanti nel territorio della Moldova.

Con l'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", questi sforzi hanno ottenuto un sostegno significativo da parte dello stato.

La Chiesa moldava e lo Stato

Nel 2022, alcuni politici del paese hanno iniziato ad accusare la Chiesa moldava di sostenere l'idea del "mondo russo". Per esempio, un rappresentante del partito filo-presidenziale della Moldova, "Azione e solidarietà", il deputato Oazu Nantoi, ha definito la Chiesa moldava "bastione del mondo russo" e ha chiesto ai sacerdoti di esprimersi più chiaramente su una serie di questioni politiche, in primo luogo il conflitto in Transnistria (una domanda analoga a "Di chi è la Crimea?" posta ai sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina).

Successivamente, la stampa moldava ha iniziato a pubblicare articoli contenenti dichiarazioni negative sul capo della Chiesa moldava, il metropolita Vladimir. Nello specifico, è stato accusato di aver partecipato al Sinodo della Chiesa ortodossa russa all'inizio di ottobre 2022 e di aver poi presumibilmente condotto una liturgia in cui è stata offerta una preghiera per Putin. Il metropolita Vladimir ha dovuto difendersi, affermando che durante la liturgia ha letto una preghiera per la guarigione dei malati e "non ha mai pregato per Putin".

Tuttavia "non è stato creduto" e le pressioni sulla Chiesa moldava si sono intensificate. Nell'ottobre 2022, il canale statale della Moldova ha accusato la Chiesa moldava di sostenere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha interrotto la trasmissione dei suoi servizi.

A novembre, il partito liberale della Moldova si è rivolto ai sacerdoti e ai parrocchiani della metropolia della Moldova, invitandoli a trasferire le chiese sotto la giurisdizione della "metropolia di Bessarabia", subordinata al Patriarcato di Romania. Il leader del partito ha anche affermato: "Il comportamento del metropolita Vladimir contraddice gli interessi nazionali e gli interessi dell'intera società".

Il ruolo del Patriarcato romeno

Tuttavia, il 13 luglio 2023, il Patriarca Daniel e il Segretario di Stato per i Rapporti con la Repubblica di Moldova (DRRM), Adrian Dupu, hanno firmato un Protocollo di cooperazione che delinea una serie di misure volte a sviluppare collegamenti e rafforzare il legame spirituale e culturale e l'identità nazionale dei romeni in Moldova. Un'area prioritaria di collaborazione, come si legge nel documento, è la "costruzione e riparazione di chiese della metropolia di Bessarabia".

Contemporaneamente, il Patriarca Daniel ha chiesto alle autorità moldave di restituire gli edifici dell'ex Facoltà teologica ortodossa e dell'ex seminario di Chișinău all'uso della "metropolia di Bessarabia". Ha chiesto che il clero della "metropolia di Bessarabia sia autorizzato a fornire assistenza religiosa nell'esercito, nelle carceri e negli ospedali, nonché di essere invitato a eventi ufficiali in cui sono tipicamente invitati i chierici della Chiesa ortodossa moldava del Patriarcato di Mosca".

In altre parole, tutti questi fatti indicano che in Moldova si sta svolgendo un lavoro molto attivo per incorporare la Chiesa moldava nella struttura del Patriarcato di Romania. In questo contesto, la recente visita di un rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli in Moldova, pochi giorni fa, può essere considerata molto esplicativa.

Il prezzo del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": la Moldova?

L'11 agosto 2023, un rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita Athenagoras del Belgio, è arrivato nella città di Târgoviște per congratularsi con il metropolita Nifon di Târgoviște nel giorno della festa del suo patrono celeste. Durante la Liturgia, il rappresentante del Fanar ha dichiarato il rafforzamento dei legami ecclesiastici e canonici tra le Chiese di Costantinopoli e di Romania. Ha sottolineato in particolare la necessità di rafforzare l'unità dei cristiani ortodossi in tutto il mondo. Vale la pena notare che nella comprensione del Fanar, l'unità può essere raggiunta solo attraverso il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" . Che relazione ha la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con la festa in Romania? La più diretta.

Il fatto che il metropolita Nifon sia stato scelto come "collegamento" tra la Chiesa romena e il Fanar non è casuale. Nel maggio 2019, una delegazione di diplomatici degli Stati Uniti ha incontrato il patriarca romeno Daniel per discutere questioni di "ampliamento della cooperazione nella sfera religiosa". Sappiamo cosa c'è dietro questo "ampiamento": la promozione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È interessante notare che, oltre al patriarca, gli americani guidati da Sam Brownback hanno incontrato specificamente anche il metropolita Nifon di Târgoviște. Durante i negoziati, Brownback ha affermato che la sua visita in Romania mirava a "sviluppare relazioni con il mondo ortodosso". Ha detto al metropolita Nifon che aveva già visitato il Monte Athos, la Grecia e la Bulgaria e, dopo aver visitato la Romania, si sarebbe diretto nella Repubblica di Moldova.

Inoltre, il 22 ottobre 2021, il metropolita Nifon di Târgoviște ha partecipato come ospite a una liturgia festiva presso la chiesa di san Giorgio al Fanar, che si è tenuta per commemorare il 30° anniversario dell'ascsa del patriarca Bartolomeo al trono patriarcale. Il suo vicino negli stasidia (sedili di legno nelle chiese greche) era il "vescovo" Nestor Pysyk della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutti gli altri vescovi rappresentavano Chiese di lingua greca. Pertanto, è altamente improbabile che la visita del vescovo del Fanar al metropolita Nifon sia solo un gesto di rispetto. È molto probabile che sia in gioco il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa romena. Il costo di questo "riconoscimento" potrebbe essere l'assistenza nel processo di "trasferimento" della Chiesa moldava nella "metropolia di Bessarabia".

Oltre ai suddetti fatti, ci sono molti altri segni indiretti. Per esempio, alla celebrazione a Târgoviște erano presenti altri due vescovi: il metropolita Nektarios di Kition della Chiesa di Cipro e il vescovo Veniamin della "Bessarabia meridionale" (all'interno della "metropolia di Bessarabia"). Nektarios è noto come il più ardente sostenitore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" a Cipro, e la presenza del vescovo della "Bessarabia meridionale" parla probabilmente da sé.

Pertanto, il Fanar continua il suo lavoro persistente e piuttosto attivo per promuovere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Come abbiamo notato in precedenza, il Fanar è impegnato in trattative con bulgari e macedoni riguardo alla struttura di Dumenko. E ora, i romeni sono stati aggiunti al "processo di negoziazione".

Non c'è dubbio che con l'aiuto dei "partner occidentali", il governo moldavo sosterrà il Fanar. Considerando ciò che sta accadendo nel mondo ortodosso globale, lo scenario in cui i dissidenti vengono repressi non causerà alcuna resistenza nella società democratica. I credenti moldavi dovrebbero essere preparati per questo. I fanarioti faranno di tutto per trasformare la Chiesa ortodossa russa in una Chiesa esclusivamente russa. E non è garantito che non avranno successo.

 
Il ruolo dell’Ungheria nella crisi ucraina ed europea

Abbiamo accennato nel mese scorso a una protesta comune dei russini e degli ungheresi della Rus’ Carpatica, un fenomeno che potrebbe innescare sviluppi del tutto inaspettati nella crisi ucraina. Grazie al collaboratore del blog di Saker, ‘American Kulak’, che ci ha aiutato alcuni giorni fa a capire i paralleli tra Scozia e Novorossija, esaminiamo oggi nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti il caso dell’Ungheria e l’insolita posizione del suo presidente Viktor Orban (nella foto), che oggi i media asserviti non sanno come trattare.

 
"Lettera della Chiesa ortodossa ucraina alle Chiese locali": perché non è mai stata scritta

Dialog.Tut ha scritto una lettera alle Chiese locali invece che alla gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Una delle risorse ucraine ha scritto una lettera alle Chiese locali "a nome" della gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina. Analizziamo questo documento.

Il 10 agosto 2023, sul sito web ucraino Dialog.Tut è apparsa una pubblicazione intitolata "Lettera della Chiesa ortodossa ucraina alle Chiese ortodosse locali – come potrebbe essere". Dal titolo si evince che il testo dovrebbe riguardare un presunto ricorso della Chiesa ortodossa ucraina alle Chiese locali. Nella prefazione, gli autori affermano che la tesi sulla necessità di inviare le lettere alle Chiese locali era una delle richieste delle autorità alla Chiesa ortodossa ucraina per dimostrare "i legami recisi con la Chiesa russa, che divenne un partecipante diretto al sanguinoso aggressione contro l'Ucraina".

Dialog.Tut ritiene che una lettera del genere "sia in grado di superare l'alienazione e il sospetto reciproci che dividono dall'interno la società ucraina".

Allo stesso tempo, la lettera di questo sito di per sé non è una variante di una "missiva" della Chiesa ortodossa ucraina, ma semplicemente una breve descrizione della situazione in cui si trova oggi la Chiesa ortodossa ucraina, unita a certi tratti ideologici, che cercheremo di analizzare.

La Chiesa ortodossa ucraina crede che il Fanar abbia concesso il Tomos a "tutti gli ortodossi in Ucraina"?

"Il patriarca Bartolomeo ha tentato di risolvere la questione dello scisma ecclesiastico nel nostro Paese concedendo il Tomos d'autocefalia a tutti gli ortodossi dell'Ucraina, senza tener conto delle ragioni della divisione in quel momento, in particolare, la questione del dubbio sulla successione apostolica della gerarchia dei gruppi allora non canonici".

Gli autori sembrano scrivere una lettera a nome della Chiesa ortodossa ucraina. Tuttavia, la Chiesa ortodossa ucraina ha ripetutamente e molto chiaramente espresso la sua posizione sul Tomos del Fanar. La Chiesa ortodossa ucraina considera il Tomos un'interferenza nei suoi affari interni e non lo riconosce in nessuna forma. Ricordiamo solo che il Fanar ha "abolito" la Chiesa ortodossa ucraina e finge che non esista. Ricordiamo anche che la Chiesa ortodossa ucraina ha interrotto la comunione eucaristica con la Chiesa di Costantinopoli a causa delle sue azioni in Ucraina. Pertanto, scrivere nella "Lettera della Chiesa ortodossa ucraina" che il patriarca Bartolomeo ha concesso il Tomos a "tutti gli ortodossi" è quanto meno scorretto.

Lo status canonico della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbe dimostrare il suo sostegno allo stato?

"Tutti questi aspetti ci pongono di fronte alla ricerca di una soluzione che mantenga la nostra Chiesa in ambito canonico e allo stesso tempo riaffermi il sostegno dell'episcopato e del clero della Chiesa ortodossa ucraina all'idea di integrità e sovranità dello stato ucraino. Siamo fedeli cittadini del nostro Paese, ci impegniamo... affinché l'Ortodossia in Ucraina si sviluppi liberamente e serva a beneficio dei nostri concittadini ortodossi sulla via della loro salvezza nell'eternità".

Questo frammento è preceduto da un testo che critica la "teologia militare" della Chiesa ortodossa russa, una critica giusta. Ma perché, parlando di "ambito canonico", dovremmo subito dimostrare la nostra lealtà allo Stato? Ricordiamo che questo testo non è un manifesto politico, ma piuttosto una sorta di lettera della Chiesa ortodossa ucraina alle Chiese locali. Dall'inizio dell'invasione, la Chiesa ortodossa ucraina ha fornito un'enorme assistenza sia all'esercito che a tutte le persone colpite dalla guerra non perché ci sforziamo di "riaffermare il sostegno" allo Stato, ma perché la Chiesa ortodossa ucraina è la Chiesa del popolo ucraino.

Inoltre, perché gli autori indicano la "salvezza nell'eternità" in relazione alla Chiesa ortodossa ucraina come qualcosa di futuro? Lo stato attuale della Chiesa non dà al gregge la possibilità di tale salvezza? Penso che la risposta sia ovvia.

Sosteniamo il Concilio, ma con pazienza impareremo a conoscere meglio Dumenko

"Esprimiamo sostegno alla decisione del Concilio della Chiesa ortodossa ucraina del 27 maggio 2022 sul desiderio di cercare l'unità e riprendere il dialogo nell'Ortodossia ucraina... Il percorso verso la futura unificazione risiede nella paziente conoscenza reciproca e nel graduale riavvicinamento tra le nostre Chiese".

Come sapete, il Concilio di Feofanija ha stabilito condizioni semplici e specifiche per un dialogo con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la principale delle quali è risolvere il problema con le consacrazioni e fermare i sequestri di chiese della Chiesa ortodossa ortodossa dell'Ucraina da parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Dumenko si è fatto avanti a metà strada? I dumenkoviti hanno manifestato un reciproco desiderio di dialogo? Nemmeno per sogno. Perché allora la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" viene chiamata "Chiesa" dagli autori? È possibile considerare come parte del corpo di Cristo persone senza sacerdozio che, per di più, sono impegnate in un vero e proprio banditismo? Secondo la logica degli autori, se ci "conosciamo" meglio e "ci avviciniamo gradualmente", allora possiamo raggiungere l'unità, giusto?

Conosciamo fin troppo bene la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i suoi rappresentanti. Negli ultimi anni c'è stata tanta violenza da parte loro che è possibile "conoscerli meglio" solo se iniziano a uccidere sacerdoti e fedeli della nostra Chiesa.

D'altra parte, il percorso verso "l'unità" con la Chiesa per coloro che sono fuori dal suo recinto è noto da tempo ed è chiaramente indicato: il pentimento. Non c'è stato altro modo fino ad oggi. Cosa è cambiato? Perché improvvisamente abbiamo iniziato a dire che ora la via per l'unità con la Chiesa passa attraverso il "graduale riavvicinamento"? Come potrebbe apparire in pratica? Che "gradualmente" leggiamo insieme il "Padre nostro", poi "gradualmente" officiamo un servizio di preghiera, poi le ore e la Liturgia? Questo metodo sembra estremamente sospetto. Il percorso dallo scisma alla Chiesa passa attraverso il pentimento: non attraverso la "gradualità", ma attraverso il pentimento sincero.

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" deve cambiare idea, capire che il sequestro di chiese e la violenza sono qualcosa di inaccettabile per un cristiano. Devono restituire ciò che hanno tolto, chiedere perdono a Dio e solo allora entrare in unità con la Chiesa. Non esiste un altro algoritmo e non può esserci.

Ma ciò che offrono gli autori della "lettera" ricorda molto una situazione in cui una vittima di violenza cerca di giustificare lo stupratore dicendo che "la voleva davvero" e che, in generale, "è una brava persona". Che "mi ha violentato non per cattiveria", ma perché "non mi ha conosciuto meglio". Dopo questo, lo stupratore smetterà di essere uno stupratore? Si pentirà di ciò che ha fatto? Difficilmente.

L'Ortodossia in Ucraina sarà unita, ma la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sarà lì?

"Il riconoscimento da parte del mondo ortodosso della Chiesa ortodossa dell'Ucraina, a nostro avviso, dipende direttamente da come essa costruirà le sue relazioni con la nostra Chiesa".

Questa frase segue immediatamente la precedente, sulla "futura associazione" con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Si scopre che nella "Lettera alle Chiese locali" la Chiesa ortodossa ucraina esprime, per così dire, fiducia che "l'Ortodossia ucraina sarà unita", e riferisce immediatamente che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dipenderà dal suo rapporto con la Chiesa ortodossa ucraina. Cioè, suggerisce un formato per la coesistenza di due confessioni nel Paese.

E già nella frase successiva si ripete ancora una volta la tesi sulla "unità": "Sono necessarie saggezza e pazienza per elaborare un modo per fondare una nuova Chiesa ucraina, in cui alla fine si uniranno tutti i credenti ortodossi del nostro Paese".

In questo contesto, gli autori sollevano la questione dell'autocefalia, ma scrivono che né l'opzione "greca" né quella "moscovita" sono accettabili in Ucraina.

Logica di ferro: se chiami un assassino "bravo ragazzo", questi non ti ucciderà?

"Crediamo che nell'attuale difficile situazione, lo Stato ucraino sarà in grado di trovare il modo migliore per mantenere un alto livello di ecclesialità del nostro popolo amante di Dio e non cederà alla tentazione di una soluzione energica della questione ecclesiastica".

Sullo sfondo degli incarceramenti dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, l'effettivo sequestro in stile da predoni della Lavra delle Grotte di Kiev, i "trasferimenti" esplicitamente illegali delle nostre chiese alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", questa frase sembra, per dirla in parole povere, falsa e ipocrit. Le autorità non solo hanno ceduto alla tentazione, ma hanno da tempo attuato lo scenario della distruzione forzata della Chiesa ortodossa ucraina, di cui Dialog.Tut è ben consapevole.

A questo punto è opportuno tornare alla prefazione della lettera, alla frase scritta dopo aver citato le richieste delle autorità di una completa rottura con la Chiesa ortodossa russa: "Siamo convinti che una onesta testimonianza di ciò in cui crediamo e come pensiamo possa superare l'alienazione reciproca e il sospetto che ora stanno dividendo dall'interno la società ucraina".

Immaginiamo per un momento che la gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina prenda questo testo da Dialog.Tut e lo invii alle Chiese locali. Possiamo seriamente credere che la repressione della Chiesa ortodossa ucraina da parte delle autorità e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si fermerà? Che "l'alienazione e il sospetto reciproci" scompariranno? Conosciamo la risposta. Qual è allora lo scopo di questa lettera?

Perché è stata scritta la lettera?

Questa non è una variante della "missiva" d'autocefalia. Il suo testo è piuttosto una visione soggettiva della situazione della Chiesa in Ucraina. Ma è possibile presumere che le Chiese locali non ne siano a conoscenza? Oggi, quando qualsiasi informazione è ampiamente disponibile, questo è molto improbabile.

Il pensiero attraversa l'intero testo che è necessario rompere la comunione con la Chiesa ortodossa russa e unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ad esempio, questo dimostrerà la nostra lealtà alle autorità e "vivremo felici e contenti".

Ma per quali ragioni la Chiesa ortodossa ucraina dovrebbe "rompere" la comunione con la Chiesa ortodossa russa? Perché i russi hanno sostenuto la "Operazione militare speciale"? Sì, è una cosa molto brutta. Ma è questo un motivo per cambiare lo status della Chiesa? Dopotutto, la "rottura" è possibile solo se la Chiesa russa cadesse nello scisma o nell'eresia.

Poi questa rottura dovrebbe comportare: a) la convocazione di un incontro dei primati delle Chiese locali; b) una condanna conciliare dell'eresia in cui è caduta la Chiesa ortodossa russa; c) la ricezione ecclesiale della decisione.

Qualcuno ha convocato una simile conferenza o un concilio? NO.

L'unità della Chiesa è una categoria eucaristica, piuttosto che amministrativa, e si manifesta attraverso la celebrazione congiunta della Liturgia, piuttosto che con un accordo su alcune questioni politiche.

Allora cosa... dovremmo dichiarare la nostra autocefalia e stare a vedere come tutto finirà? È stata questa posizione che, dopo l'attacco missilistico su Odessa, è stata espressa integralmente dal chierico deposto Andriy Pinchuk, che ha suggerito "prima di rompere con il Patriarcato di Mosca" e poi "pensare domani a cosa fare dopo". Tale posizione può essere compresa, ma solo come uno sfogo emotivo dovuto ai danni alla cattedrale della Trasfigurazione.

Tuttavia, se l'argomento principale per la rottura è il rifiuto di chi usa la forza, perché dovremmo rompere la comunione con Mosca e unirci a Dumenko?

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sostiene la distruzione delle nostre chiese (Leopoli), picchia i credenti, abbatte le porte dei nostri luoghi santi con piedi di porco e mazze e, di fatto, combatte contro la Chiesa ortodossa ucraina. Perché è necessario rompere con la Chiesa ortodossa russa e negoziare con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nello spirito di "amore e comprensione reciproca"? Dov'è la logica qui?

C'è un'espressione: "siamo per tutto ciò che è buono contro tutto ciò che è cattivo". Sostenere "l'unità" ecclesiastica e nazionale è una posizione molto "buona" e bella. È particolarmente "bello" che coincida completamente con la visione del potere. Tuttavia, questa è la posizione di un "iceberg", dove molte domande "scomode" sono nascoste sott'acqua. Sia in materia di rapporti con la Chiesa ortodossa russa che con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il defunto metropolita Vladimir (Sabodan) ha paragonato la Chiesa ortodossa ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (allora erano il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina") all'olio e all'acqua, che non possono essere miscelati meccanicamente. Semplicemente non si connettono fisicamente: uno dei due deve cambiare le sue proprietà. Fondamentalmente, nulla è cambiato da allora.

Anche noi siamo feriti da quanto sta accadendo alla Chiesa. E anche noi stiamo cercando di trovare modi per risolvere la situazione in cui si è trovata la Chiesa ortodossa ucraina. Ma, allo stesso tempo, siamo certi che eventuali proposte per il superamento della crisi dovrebbero essere dettate non da emozioni e voglia di fare "proclami" sul tema, ma da un serio e duro lavoro a livello teologico ed ecclesiologico.

Sicuramente, questo compito è molto più difficile che scrivere presunte "lettere", il cui scopo è quello di "rompere" immediatamente con Mosca e unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, non c'è altro modo che lavorare sodo. Altrimenti, l'iceberg potrebbe ribaltarsi a un certo punto per seppellirci tutti sotto le acque, o in questo caso, sotto le lettere.

 
Il patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo Elpidophoros sono respinti dal Monte Athos

da una precedente visita dell'arcivescovo Elpidophoros al Monte Athos. Accanto a lui (il secondo da destra) è l'ex governatore civile dell'Athos, il celebre armatore Thanassis (Athanasios) Martinos, il "patriarca" degli armatori greci (con i suoi due fratelli ha sfidato le sanzioni occidentali e ha continuato a trasportare petrolio russo. Quante petroliere possiedono i tre fratelli? Qualche centinaio!!...)

Elpidophoros ha recentemente chiesto di visitare l'Athos, ma è stato rifiutato!!

Hanno cercato di imporre con autorità le loro opinioni al resto di noi fedeli ortodossi, hanno tentato di imporre il loro "primato" di tipo papale, ma hanno fallito. Da nessuna parte il fallimento del patriarca Bartolomeo e dell'arcivescovo Elpidophoros è più completo che in America e sul Monte Athos. Pochi giorni fa, abbiamo visto tutte le principali giurisdizioni dell'Assemblea dei vescovi ortodossi lanciare un ultimo avvertimento all'arcivescovo Elpidophoros, un ultimatum: "Se insisti a consacrare Alexander Belya come vescovo, causerai uno scisma nell'Ortodossia americana. Tornate al Santo Sinodo del Fanar e cambiate rotta".

Ma il rifiuto assoluto cova da anni sul Monte Athos. La maggior parte dei monasteri ha un costante rifiuto delle ambizioni papali e del resto delle eresie di Bartolomeo: con l'eccezione dei monasteri Pantokratoros e Xenofontos, il patriarca non ha goduto – e non gode tuttora – di sostegno all'Athos. Sì, tutti commemorano il suo nome nell'eucaristia (tranne Esphigmenou), ma si oppongono alle sue eresie.

Quindi, oltre alle eresie, Athos si è opposto severamente alle politiche di Bartolomeo sull'autocefalia dell'Ucraina. Bartolomeo ha cercato di imporre la sua posizione e chiese sostegno ai suoi amici a Washington, DC. Ma ha fallito. Il patriarca ha chiesto addirittura che l'igumeno di Vatopedi, padre Ephraim, comparisse all'intronizzazione di Epifanij a Kiev. L'igumeno ha dovuto accontentarsi ed è salito sull'aereo. Ma prima che l'aereo atterrasse a Kiev, opportunamente gli è venuto un malore improvviso, ed è finito non alla cerimonia di intronizzazione, ma in ospedale!! Epifanij (che presto probabilmente si intitolerà "Epifanij di... nessuna Ucraina"), è andato a trovarlo in ospedale due giorni dopo... (sotto c'è la loro foto della visita...) È stato piuttosto "sfortunato"...

La "chiesa" ucraina sotto il nuovo primate "autocefalo" Epifanij ha inviato delegazioni all'Athos almeno due volte, ma nessuno ha concelebrato con loro... Non sono mai state accettate all'Athos, nonostante le numerose visite dell'ambasciatore Geoffrey Pyatt – lo stesso ambasciatore che ha agito come agente della CIA e ha preso parte al colpo di stato del "cambio di regime" del Majdan del 2014, come assistente di Victoria Nuland.

Pyatt e molti altri, compreso lo stesso patriarca, non si rendono conto che l'Athos è completamente autonomo e indipendente da qualsiasi autorità. Il fatto che il patriarca abbia supervisione sull'Athos non significa che egli abbia il potere di imporre al Santo Monte alcuna novità teologica o di altro genere. Questo autogoverno ha più di tredici secoli ed è stato ripetutamente approvato e riapprovato dagli imperatori bizantini e dai sultani ottomani. Non cambierà mai. Questo è un grosso problema per i burattinai globalisti, che hanno fatto della distruzione dell'Ortodossia il loro obiettivo primario.

Recentemente è stato portato alla mia attenzione un dato statistico importante: oltre il 70 per cento dei monaci dell'Athos non vive nei monasteri ma nelle "skiti" o nelle celle, solitamente situate a una certa distanza dai monasteri supervisori. Mi è stato detto che la maggior parte dei monaci ritiene che il numero enorme di turisti/visitatori interferisca seriamente con la vita monastica che hanno cercato venendo sull'Athos. Tra questo 70 per cento dei monaci dell'Athos che vivono in modo indipendente, TUTTI si oppongono con veemenza agli eretici Bartolomeo ed Elpidophoros.

Una svolta significativa in questo processo si è verificata l'estate scorsa, all'indomani del "Grosso grasso battesimo gay greco" ad Atene da parte di Elpidophoros. L'Assemblea degli igumeni dell'Athos ha respinto in modo autorevole il concetto secondo cui due persone dello stesso sesso possono avere figli e formare una famiglia. Un vero e proprio colpo di fulmine da parte dell'Athos si è abbattuto sugli eretici (link qui). Da allora, il rifiuto degli eretici da parte dell'Athos è diventato sempre più grande.

L'episodio più recente in questo processo di rifiuto è avvenuto all'inizio di quest'estate, quando Elpidophoros ha chiesto di visitare l'Athos e ha trovato la porta chiusa! Gli hanno detto "No"!!... Questo ultimo rifiuto suggella ufficialmente la sua disapprovazione da parte dell'Athos per ragioni principalmente teologiche e lo pone sotto ulteriore sorveglianza. Cambierà e si atterrà ai requisiti dogmatici fondamentali dell'Ortodossia? Oppure si allontanerà nel globalismo? Forse cercherà rifugio nel suo paradiso monoteistico "abramitico"...

Una buona soluzione (di cui si vocifera ultimamente) sarebbe quella di essere inviato ad Abu Dhabi come direttore della Casa abramitica, dove si sentirebbe a casa... In questo modo, lascerebbe noi altri soli a tracciare la via d'uscita ortodossa dagli attacchi globalisti...

PS. Elpidophoros continua a violare le leggi americane sull'immigrazione portando in America la "sua gente" dalla Grecia e dalla Turchia con visti educativi (F1) e religiosi (R) e poi impiegandoli nelle parrocchie, cosa di cui non ha diritto. Probabilmente è per questo che chiede a diverse parrocchie di inviare i loro stipendi all'Arcidiocesi, che poi paga i nuovi immigrati.

PPS. Gli eccessi con il visto R sono indescrivibili ad Astoria, dove recentemente sono riusciti a far ottenere il visto per motivi di culto anche a una donna (!!!). Ed è stata subito promossa a un incarico importante... Restate sintonizzati per maggiori dettagli su questo tema!! Ma è incredibile il disprezzo che queste persone hanno per le leggi di questo Paese... Sono sicuri che nessuno li denuncerà al Servizio nazionale dell'immigrazione?

PS3. Come faccio abitualmente ogni anno, ho visitato la Panagia di Island Park per il Vespro della dormizione. Ho apprezzato il delizioso cantore e i suoi aiutanti e ho apprezzato ancora di più l'eccellente sermone di padre Nikiforos (Fakinos) in greco e inglese (con un'eccezione: ha menzionato almeno 3-4 volte che Elpidophoros sarebbe stato lì il giorno della Dormizione, chiamando i fedeli ad assistere alla funzione).

 
Rivoluzionari a rischio
(da un commento di Saker, 16 settembre 2014)
Chi aveva dubbi sulla posizione del Vaticano sulla guerra civile in Ucraina, ora potrà semplicemente leggere l'articolo intitolato "Una Chiesa con verve è a rischio in Ucraina" sul sito Crux. A quanto pare, la sconfitta della giunta nazista mette a rischio gli uniati perché, citazione: "i greco-cattolici sono diventati anche protagonisti di spicco negli affari nazionali. Sono stati i principali fautori della Rivoluzione Arancione in Ucraina nel 2004/2005, e hanno contribuito a guidare all'inizio dell'anno le proteste del Maidan che hanno rovesciato dalla carica il presidente pro-Mosca Viktor Janukovich".
 
Sacerdote uniate che chiedeva la riconciliazione sospeso dal ministero

padre Roman Kurakh. Foto: screenshot dal canale YouTube "Potribna Rozmova"

Padre Roman Kurakh della diocesi greco-cattolica di Mukachevo è stato punito per il suo appello alla riconciliazione tra ucraini e russi.

Il servizio stampa della diocesi greco-cattolica di Mukachevo ha riferito che Roman Kurakh, sacerdote della cattedrale di Uzhgorod, che ha pregato per la riconciliazione delle "grandi nazioni di Ucraina e Russia", è stato punito e sospeso dal servizio. L'annuncio è stato pubblicato sul sito della diocesi.

Nel comunicato si legge: "Nelle parole di padre Roman, c'è un appello alla preghiera affinché il Signore riconcili i due 'grandi popoli'. Nel contesto di una guerra devastante, tale osservazione comporta il rischio di essere associata a narrazioni propagandistiche sui 'popoli fratelli' che, sfortunatamente, esistono in alcune chiese affiliate alla Federazione Russa".

L'amministrazione afferma che l'appello di Kurakh a pregare Dio per la riconciliazione è una sua opinione personale e non la posizione della diocesi. Il sacerdote è stato sospeso dal servizio. Egli "avrà la responsabilità disciplinare adeguata secondo i canoni della Chiesa".

I canoni specifici che comportano la responsabilità degli appelli evangelici non sono stati specificati dalla diocesi.

L'amministrazione diocesana ha invitato i giornalisti "a non permettere che le risorse propagandistiche dei media trasformino lo scandaloso precedente in una posizione di 'desiderio di riconciliazione' dei nostri sacerdoti".

 
Come l'Occidente divenne ateo

Un testo che riteniamo di un’importanza fondamentale è stato pubblicato pochi giorni fa sul blog The Soul of the East. Si tratta di un’analisi spietata della filosofia tomista, e alcuni potranno ritenere complessi (o magari troppo semplificati) i suoi passaggi logici. Il punto che solleva l’autore del saggio è che la filosofia di Tommaso d’Aquino, presa come base per la teologia cristiana, è il primo passo fondamentale verso l’ateismo. Vi preghiamo di leggere attentamente il saggio Come l'Occidente divenne ateo, che presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti, e di rifletterci sopra, perché una corretta vita cristiana non può prescindere da una corretta serie di principi di pensiero.

 
Non ha vergogna? La Chiesa serba condanna la risposta egocentrica del patriarca Theodoros alla sofferenza degli ortodossi ucraini

il patriarca Theodoros (a sinistra), il patriarca Porfirije (a destra)

Alla fine del mese scorso, sua Santità il patriarca Porfirije, primate della Chiesa ortodossa serba, si è rivolto ai suoi colleghi primati ortodossi e ad altri leader religiosi e mondiali, invitandoli a fare tutto ciò che è in loro potere per ottene il rilascio dell'abate della Lavra delle Grotte di Kiev, a quel tempo detenuto in un centro di custodia cautelare a Kiev.

Per fortuna, l'abate, sua Eminenza il metropolita Pavel di Vyshgorod, è stato rilasciato dal centro di detenzione, anche se lo Stato continua un procedimento persecutorio contro di lui, che rimane agli arresti domiciliari.

Il patriarca Theodoros di Alessandria ha risposto rapidamente al patriarca Porfirije. Tuttavia, il primate alessandrino, che un tempo era un difensore degli ortodossi ucraini canonici ma ora è in comunione con gli scismatici, ha scelto di concentrarsi sui problemi interni alla propria Chiesa piuttosto che sulle sofferenze dei fedeli ortodossi ucraini.

Il patriarca Theodoros "osserva con dolore" che il patriarca Porfirije è venuto in difesa del metropolita Pavel ma non alla difesa del Patriarcato di Alessandria contro l'Esarcato africano della Chiesa russa.

La Chiesa ortodossa serba ha pubblicato oggi un saggio in cui esamina la posizione del primate alessandrino.

"È difficile credere che un primate ortodosso di rango così elevato come il patriarca di Alessandria possa abbassarsi a [tale] livello", scrive l'autore.

Il saggio recita integralmente :

E io?

Il patriarca di Alessandria Theodoros ha risposto con una lettera all'appello in cui sua Santità il patriarca Porfirije intercede per il metropolita ucraino Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, che è ingiustamente imprigionato mentre i fedeli in Ucraina sono perseguitati e i loro diritti umani quotidianamente violati. Questo gesto nobile, profondamente cristiano e davvero umano, di sua Santità Porfirije, di appellarsi alla coscienza dei leader religiosi mondiali a nome di coloro che sono perseguitati a causa della loro fede cristiana e dell'appartenenza all'unica Chiesa ortodossa canonica in Ucraina risuona in ogni cuore fedele. Ma non sembra tanto risuonare in quello del oatriarca di Alessandria.

È semplicemente sorprendente che il Patriarca di Alessandria abbia sfruttato un'occasione simile, un appello alla sofferenza del popolo fedele dell'Ucraina, solo per attirare l'attenzione su di sé e lamentarsi della presunta invasione della sua giurisdizione da parte dei russi. Egli paragona la sofferenza dei fedeli in Ucraina alla presunta sofferenza del suo gregge, alcuni dei quali, tra parentesi, si sono trasferiti alla giurisdizione russa in modo del tutto volontario e di propria iniziativa. Il patriarca di Alessandria è stato il primo a violare la giurisdizione territoriale della Chiesa russa riconoscendo un'organizzazione ecclesiale illegittima per la Chiesa legittima in Ucraina. Per questo motivo alcuni membri del suo gregge hanno ritenuto questo atto non canonico, hanno dissentito e hanno chiesto invece di essere accettati nella Chiesa russa.

È difficile credere che un primate ortodosso di così alto rango come il patriarca di Alessandria possa abbassarsi al livello di un tentativo a buon mercato di coinvolgere la santa Chiesa ortodossa serba in una disputa che egli ha personalmente con la Chiesa ortodossa russa. Una disputa causata, bisogna aggiungere, soltanto dalle sue stesse azioni. E inoltre, tentare tutto questo su una questione così incontrovertibile come l'intercessione del patriarca serbo per un fratello vescovo che è imprigionato in violazione di tutte le norme civili.

Non si può fare a meno di chiedersi se l'Ortodossia istituzionale sia davvero compromessa a tal punto da poter tollerare un egoismo di questa portata unito a una completa assenza di qualsiasi senso di giustizia, dove espressioni come quelle del patriarca di Alessandria possono essere messe per iscritto e diffuse in tutto il mondo. Non ha nemmeno una traccia di vergogna? Come si possono paragonare il saccheggio e l'incendio delle chiese, le percosse e il terrore sui chierici e sui fedeli, la privazione dei diritti civili e umani e perfino della cittadinanza, le deportazioni, le incursioni, gli imprigionamenti e cose simili, al passaggio volontario di un certo numero di sacerdoti a un'altra giurisdizione?

Se il patriarca di Alessandria volesse parlare della sofferenza del suo gregge, potrebbe forse citare esempi di come egli stesso abbia proibito al "suo gregge" l'accesso all'unico pozzo di acqua potabile come punizione per essersi trasferito in un'altra giurisdizione. O forse come alcuni abbiano rubato gli antimensi russi solo per scattare foto e deriderli, o come i suoi vescovi abbiano reagito in vari modi contro il clero dissenziente e contro molte simili violazioni dei loro diritti e persino della fondamentale dignità umana.

Ma no, il patriarca di Alessandria ha invece scelto di richiamare pubblicamente e quasi condannare sua Santità il patriarca serbo per il suo appello a rispettare i diritti umani di un fratello in Cristo ingiustamente condannato, di altri sacerdoti e fedeli, del corpo sofferente di Cristo in Ucraina. Il patriarca di Alessandria ha utilizzato questa solenne occasione nel modo più vergognoso e sconveniente per dire semplicemente: "e io?".

Vedran Gagić

 
Il governo di Kiev ha un piano?

Sergej Kirichuk (nella foto) è un membro del movimento socialista “Borotba”, che in Ucraina si era opposto al regime oligarchico di Viktor Janukovich. Oggi l’Ucraina “indipendente” e “democratica” lo sta perseguitando come nemico della nazione. Per capire cosa abbia fatto per meritarsi tutto questo odio, leggete nella sezione “Geopolitica ortodossa” la sua analisi del collasso del sistema ucraino, assolutamente condivisibile e di buon senso, ma altrettanto evidentemente pericolosa per un regime totalitario.

 
Da Erasmo da Rotterdam a Hitler: la Bibbia "per gli uomini" e senza Dio

Una volta il poeta Aleksandr Pushkin osservò acutamente: "Penso che non daremo mai alla gente niente di meglio della Bibbia... Il suo gusto diventa chiaro quando inizi a leggere le Scritture, perché in essa trovi tutta la vita umana..." Tutta la vita umana... Tuttavia, ci sono sempre stati coloro che cercano costantemente di "perfezionare" la Parola ispirata da Dio stesso, di riscriverla, integrarla o darle la propria interpretazione, perseguendo, a prima vista, gli "obiettivi più nobili".

Per fornire commentari

Il pensatore cristiano Erasmo da Rotterdam (1466–1536), che cercò di smascherare i difetti della Chiesa cattolica e chiamò gli insegnamenti del Vangelo "la filosofia di Cristo", passò alla storia come l'autore del testo greco corretto del Nuovo Testamento con ampi commenti (1517) e come "padre dell’umanesimo cristiano". Prese la maggior parte dei capitoli del Nuovo Testamento da manoscritti del XII secolo, tradusse i versetti mancanti dalla Vulgata latina e nei suoi commentari spiegò passi difficili da comprendere, in cui i teologi cattolici vedevano sfumature mistiche. Secondo Erasmo, chiunque abbia un cuore puro e una mente lucida può diventare interprete della Parola di Dio, sebbene da teologo riconoscesse che i santi Padri erano i migliori maestri: "Tra gli interpreti delle Sacre Scritture scegliete innanzitutto quelli che si discostano maggiormente dalla lettera. Dopo Paolo questi sono soprattutto Origene, Ambrogio, Girolamo e Agostino. Dopotutto, vedo che i teologi moderni sono molto disposti ad attenersi alla lettera e a impegnarsi di più in ogni sorta di sottigliezze complicate che nello svelare i misteri, come se Paolo non dicesse che la nostra legge è spirituale". Per aver criticato la Chiesa, gli scritti del precursore dell'Illuminismo europeo furono inseriti per decisione del Concilio di Trento nell'Indice dei libri proibiti.

Incidere... per il popolo

Nel 1692–1696 l'intagliatore e incisore bielorusso Vasilij Koren, imitando le Bibbie dei poveri cattolici e protestanti occidentali (tavole di immagini di quaranta pagine con episodi della Storia Sacra), creò la prima Bibbia illustrata incisa in Russia con didascalie su argomenti del Libro della Genesi e dell'Apocalisse. Questa creazione senza testo era destinata agli analfabeti. A causa dell'approccio non canonico alle immagini, in cui appariva un Signore giovane e imberbe, quasi tutte le 1000 copie stampate furono distrutte per ordine della Chiesa. La copia sopravvissuta del libro, stampata su carta olandese, si trova nella Biblioteca nazionale russa a San Pietroburgo.

Per divertimento

1882. Francia. Lo scrittore e giornalista Leo Taxil (1854-1907) iniziò come oppositore della Chiesa cattolica, poi improvvisamente si pentì e iniziò a smascherare la massoneria, guadagnandosi così l'approvazione di papa Leone XIII. Nel corso del tempo, Taxil pubblicò la "Bibbia divertente" e il "Vagelo divertente". Lo scopo di questi libri era mostrare che le Sacre Scritture non avevano nulla a che fare con il sacro, che la Bibbia era piena di distorsioni, contraddizioni ed errori. Parodiando le storie bibliche, sosteneva che la Bibbia aveva preso in prestito da vari miti, leggende, ecc. Così, per esempio, parlando dell'Arca di Noè, Taxil era perplesso: "Che tipo di arca era? Se sommiamo tutti i periodi di tempo indicati in questo capitolo e nei successivi, scopriremo che Noè, la sua famiglia e tutti gli animali da lui salvati rimasero nell'arca per 393 giorni. I teologi non spiegano come otto persone abbiano potuto dar da mangiare e da bere a un intero zoo per più di un anno e mantenere puliti i recinti. Avrebbero dovuto prendersi cura anche dei piccoli degli animali! Quanta carne era necessaria! Che straordinaria quantità di cibo! Che lavoro straordinario per Noè, sua moglie, i loro figli e le loro nuore pulire l’arca dallo sterco degli animali!" E tali esempi, pieni di ironia e satira, abbondano nel suo testo. Nel 1897, parlando a Parigi, affermò coraggiosamente di aver ingannato la Chiesa cattolica per dodici anni. Per questo il papa anatemizzò Taxil, definendo l’autore "un figliol prodigo che si è allontanato dalla Chiesa".

Senza la Risurrezione di Cristo

Nel 1881 Lev Tolstoj (1828-1910) pubblicò il suo "Vangelo in breve e una prefazione ad esso" e nel 1884 il suo trattato "La mia religione. Ciò in cui credo". Si pose il compito di presentare le sue opinioni religiose e di scegliere dal Vangelo le parole dette da Cristo e ciò che gli sarebbe stato attribuito dai creatori di miti: "Questi pensieri e sentimenti non sono miei, ma comuni a tutte le persone che cercano Dio". Lo scrittore, pur approvando i comandamenti di Cristo, che "escludono ogni male dalla vita delle persone", negò tutti i miracoli di Gesù, sostenendo che egli avesse una natura umana ordinaria, condannando le "stranezze dei dogmi della Chiesa", l'accettazione e l'approvazione delle persecuzioni, l'insegnamento sui sacramenti, ecc. Come si conclude il "Vangelo secondo Tolstoj"? Alla fine Gesù muore sulla Croce.

Esclusivamente per le donne

Un esempio di atto contro le visioni tradizionali fu la pubblicazione del popolare bestseller "The Woman's Bible", nel 1895. La sua autrice era una zelante attivista e leader del movimento per i diritti delle donne, Elizabeth Cady Stanton (1815–1902), che credeva che le donne non dovrebbero obbedire agli uomini. Un comitato di ventisei interpreti attiviste femministe guidate da Elisabeth decise di "correggere" le interpretazioni bibliche presumibilmente dirette contro le donne. Successivamente, Stanton notò che il clero aveva denunciato il suo libro come "opera di satana".

Con Dio... e il Fuhrer

Nel 1940 Adolf Hitler pubblicò oltre 100.000 copie della sua versione delle Sacre Scritture. Hans Yogbas, un esperto di storia religiosa del Terzo Reich, ha dichiarato in un'intervista: "Nel 1939, Hitler riunì un gruppo di teologi che avrebbero dovuto riscrivere il Nuovo Testamento e dimostrare che Gesù non era ebreo. Fu addirittura istituito un istituto per indagare ed eliminare l'influenza ebraica nella Chiesa tedesca. Nel 1940 questo istituto pubblicò il libro I tedeschi con Dio, una rivisitazione del Nuovo Testamento secondo la versione di Hitler. Si presumeva che quest'opera sarebbe diventata un manuale per i tedeschi alla pari del Mein Kampf". Gli autori di questo libro affermavano che il nome di Dio era "il Salvatore della sofferenza", che gli ebrei, attraverso l'apostolo Paolo, avevano distorto l'insegnamento di Cristo e che Gesù era un ariano, non un ebreo. Naturalmente, i comandamenti "Non uccidere" e "Non rubare" mancavano nella versione di Hitler, e il primo comandamento diceva: "Rispetta il tuo Fuhrer e Dio". Di questo libro non si seppe più nulla per molto tempo perché i fedeli ne avevano distrutto tutte le copie.

Senza Dio

Con l'obiettivo di introdurre i bambini alla Bibbia, sotto la stretta supervisione della censura militante sovietica, il noto scrittore sovietico per bambini Kornej Chukovskij (1882–1969) nel suo libro La Torre di Babele e altre antiche leggende (1968), sostituì la parola "Dio" con "il mago Yahweh", chiamava le storie della Bibbia "leggende" e non menzionava affatto gli ebrei, Gerusalemme o gli angeli. Lo scrittore confessa: "Abbiamo cercato di rendere comprensibile ai bambini il racconto biblico, a volte molto complesso e intricato, e allo stesso tempo, al meglio delle nostre capacità e possibilità, di preservare lo stile semplice e non sofisticato del sublime originale". Tuttavia il libro fu bandito e le copie distrutte.

Nonostante i tentativi sopra descritti di riscrivere e reinterpretare la Bibbia, la maggior parte dei quali naturalmente fallì, la Bibbia è stata in testa alle classifiche di popolarità per oltre 2.000 anni; e, badate bene, è stata bruciata, perseguitata, diffamata e perfino rubata più spesso di altri libri. Se la confrontiamo con i monumenti della letteratura antica, ai nostri tempi sono arrivate più copie manoscritte delle Sacre Scritture, che di qualsiasi altro libro. Dal 1931 nello stato ateo sovietico la vendita e l'importazione del Libro dei libri furono vietate e la sua distribuzione fu punita con la repressione e l'esilio. A proposito, ci sono ancora persone punite per aver conservato la Bibbia, per esempio in Corea del Nord, dove secondo un rapporto sulla persecuzione della fede si cita un caso di esecuzione pubblica di qualcuno legato a un albero e ucciso a colpi di arma da fuoco. Nel frattempo, senza alcuna promozione o slogan pubblicitario, il numero di copie stampate del libro più citato supera i 6 miliardi. Nel 1300 il costo di un manoscritto della Bibbia era pari al prezzo di un castello, e in epoca sovietica a uno stipendio mensile. La Bibbia è stata tradotta in più di 2.500 lingue: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. (Mt 28:19-20). La capacità delle Sacre Scritture di resistere a ogni sorta di distorsioni, attacchi e critiche in tutte le epoche è unica. Lo scrittore Nikolaj Gogol' ha giustamente detto: "Non puoi inventare nulla di più alto di ciò che è già nel Vangelo. Quante volte l'umanità ha voltato le spalle al Vangelo e quante volte si è riconvertita". In verità, tutti i ricercatori seri della Verità hanno sempre trovato, e possono solo trovarla, nella Parola di Dio.

 
Padre Serafim Galik — Un soldato solo sul campo di battaglia

Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti la biografia di un sacerdote ortodosso serio e coraggioso: padre Libor Serafim Galik (nella foto), rettore di una minuscola parrocchia nella Repubblica Ceca ed energico attivista per il diritto alla vita dei nascituri. Leggendo la sua testimonianza nell’originale russo e in traduzione italiana, scopriremo come  un uomo solo ha talvolta la capacità di muovere le montagne.

 
Recensione – Sulla ricezione degli eterodossi nella Chiesa ortodossa: consenso e criteri patristici

Il libro recentemente pubblicato, Sulla ricezione degli eterodossi nella Chiesa ortodossa: il consenso e i criteri patristici della Uncut Mountain Press, ha provocato un'ampia gamma di risposte, e per un libro di 442 pagine, rivolto a un pubblico ortodosso, si vende molto bene. Il libro spiega in modo convincente perché l'accoglienza dei convertiti mediante il battesimo dovrebbe essere la norma, soprattutto ai nostri tempi, e dato che pochi cristiani non ortodossi battezzano mediante una tripla immersione. Questa è stata la politica della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia dagli anni '70, e penso che questa politica abbia senso, sebbene consenta al vescovo di applicare l'economia nelle situazioni appropriate.

Ho visto persone criticare il libro per come racconta la storia di come sono stati accolti gli eterodossi, ma non ho ancora visto nulla che sembrasse sostanziale. Forse una critica del genere arriverà. Se sì, sarei felice di leggerla.

Un aspetto spiacevole di molte delle risposte a questo libro è stato che alcuni hanno preso delle citazioni da esso, le hanno trasformate in un meme e le hanno pubblicate online, e così le hanno sparse in giro senza alcun contesto.

Per esempio, c'è un meme con una citazione di san Cosma d'Etolia, che dice:

"Santi sacerdoti, dovete avere nelle vostre chiese grandi fonti battesimali, per poter immergere il bambino intero. Il bambino deve potervi nuotare in modo che nemmeno una zona grande quanto l'occhio di una zecca rimanga asciutta. Perché è di lì (la zona asciutta) che avanza il demonio, e per questo i vostri figli diventano epilettici, sono posseduti dai demoni, hanno paura, soffrono disgrazie; non sono stati battezzati adeguatamente". (Sulla ricezione degli eterodossi, p. 49)

Non ho letto il libro originale da cui è stata tratta questa citazione, quindi non so quale altro contesto potrebbe esserci stato, ma ci sono diversi problemi nel prendere questa citazione alla lettera e nel presupporre che sia vera a valore nominale. Per prima cosa, è una forma di economia del tutto accettabile battezzare per abluzione (rovesciamento d'acqua) qualcuno che è infermo o in pericolo di morte, e quindi in questi casi ci sono aree ben più grandi dell'occhio di una zecca che rimangono asciutte. Eppure la Chiesa non ha mai lasciato intendere che questa modalità mettesse in pericolo l'anima dei battezzati. Non è certamente una buona pratica non immergere completamente un bambino che viene battezzato in circostanze normali, ma ci sono aree nella Chiesa in cui questa pratica è purtroppo abbastanza comune. Ovviamente tali pratiche dovrebbero essere corrette, ma non credo che si possa dire che intere porzioni della Chiesa ortodossa siano non battezzate. Si dovrebbe anche stare attenti a non proporre tale citazione come visione normativa ortodossa quando non è qualcosa affermato anche da altri santi e Padri della Chiesa.

Ricordo che molti anni fa discutevo degli estremismi di quelli che erano associati al monastero della santa Trasfigurazione a Boston mentre facevano parte della ROCOR, con qualcuno che era greco lui stesso, o che aveva familiarità con la cultura greca (non riesco a ricordare i dettagli dopo qualche decennio), il quale affermava che i preti greci spesso esagerano, perché questo è l'unico modo per attirare l'attenzione dei greci, ma il problema con i convertiti associati al monastero di Boston era che prendevano tutto ciò che veniva loro detto alla lettera, in un modo che normalmente i greci non avrebbero fatto.

Sono stato in comunicazione con qualcuno che era stato battezzato da adulto in un monastero ortodosso, ma si era usata una vasca e gli erano stati versati addosso tre secchi d'acqua. Quando ha visto questa citazione, è rimasto piuttosto turbato e si è chiesto se fosse davvero nella Chiesa. Voleva sapere se doveva fare un battesimo correttivo. Gli ho detto che non pensavo che fosse necessario, ma che poteva chiedere al suo vescovo, e se il suo vescovo gli avesse detto che avrebbe dovuto fare un battesimo correttivo, avrebbe dovuto fare quello che gli aveva detto il vescovo... ma che se il vescovo gli avesse detto il contrario, non avrebbe dovuto lasciarsi turbare dalla questione.

Ciò che vorrei che questo libro facesse, è di trovare un equilibrio tra le tesi che sostengono come dovrebbero essere ricevuti i convertiti e una discussione su come l'economia supplisce a ciò che manca, e anche su come i vescovi hanno il potere di legare e sciogliere, perché dovremmo presumere che ciò che legano o sciolgono sulla terra, di fatto è legato o sciolto nei cieli (Mt 18:18).

Quando un sacerdote viene ordinato, i vescovi recitano la preghiera:

"La grazia divina, che sempre sana ciò che è infermo e completa ciò che manca, eleva mediante l'imposizione delle mani N. , il devotissimo diacono, a sacerdote. Preghiamo pertanto per lui: affinché scenda su di lui la grazia dello Spirito tuttosanto".

Nessuno è degno di essere sacerdote dell'Iddio altissimo, ma crediamo che nonostante tutti i nostri difetti, lo Spirito Santo supplisca a ciò che manca in noi, per fare di noi ciò che altrimenti non saremmo degni di essere.

Io sono stato battezzato da adulto, per tripla immersione. Ma cosa succederebbe se il prete in qualche modo avesse lasciato accidentalmente una zona del mio corpo asciutta, perché il fonte battesimale non era abbastanza grande? Non so se ciò sia accaduto o meno (è accaduto quasi 33 anni fa), ma credo che se fosse accaduto, lo Spirito Santo supplirebbe a tutto ciò che mancava nella forma del mio battesimo. Per la maggior parte, i membri della Chiesa ortodossa sono battezzati da bambini. Ovviamente non avrebbero modo di sapere se un'area delle dimensioni dell'occhio di una zecca fosse rimasta asciutta. Organizzare battesimi correttivi di massa, per ogni evenienza, non sarebbe ovviamente un buon modo per gestire queste cose.

Inoltre sant'Ignazio di Antiochia, parlando dell'autorità del vescovo in relazione ai sacramenti celebrati dai suoi sottoposti, dice:

"Nessuno faccia nulla che abbia a che fare con la Chiesa senza il vescovo. È da ritenersi valida soltanto l'eucaristia fatta sotto l'autorità del vescovo (o di chi egli stesso designa). Dovunque si presenta il vescovo, lì sia anche l'assemblea, come dovunque è Gesù Cristo, lì c'è la Chiesa cattolica. Non è lecito né battezzare né fare agapi senza il vescovo. Ma tutto ciò che egli approva è gradito anche a Dio, affinché tutto ciò che fate sia degno di fiducia e valido" (Lettera agli smirnensi 8:1b -2, da "The Apostolic Fathers", 2a edizione, trad. di J.B. Lightfoot e J.R. Harmer, a cura di Michael W. Holmes, Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1989, pag. 112f).

Ovviamente ci sono dei limiti a ciò che un vescovo può approvare, ma stiamo parlando di cose che vanno avanti da molto tempo, e non hanno trovato obiezioni da parte di molti santi di recente memoria.

Ancora una volta, sono d'accordo con il punto principale del libro quando si tratta di cosa si dovrebbe fare di norma quando si ricevono convertiti, ma quando si tratta di cosa si dovrebbe fare nei casi in cui i vescovi vedono le cose in modo diverso, penso che dovremmo essere cauti a seminare dubbi nelle menti dei fedeli.

 
Il vescovo Longhin di Bănceni denuncia la giunta di Kiev e i suoi burattinai

Da poco è stato messo in rete un articolo introduttivo a un video risalente a fine luglio. Il video riporta oltre 40 minuti di una predica estremamente dura contro la giunta di Kiev da parte del vescovo Longin (Zhar), di cui vi abbiamo parlato lo scorso anno come “un papà per 400 anime”.

Presentiamo questo video con l’articolo originale romeno, la traduzione russa e la nostra traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

Una domanda piuttosto ingenua, ma comunque legittima, che possono farsi gli osservatori del conflitto, è questa: “ma perché, mentre il vescovo Longin denuncia così apertamente la giunta di Kiev, il resto dell’episcopato del Patriarcato di Mosca in Ucraina (anche nella stessa Kiev) tace?” Vogliamo ricordare a chi si pone queste domande che vladyka Longin è etnicamente romeno, e rappresenta la non indifferente minoranza dei cittadini ucraini di etnia romeno-moldava. Ora, il governo romeno deve aver dato sufficienti assicurazioni alla giunta di Kiev che ogni repressione o intimidazione contro la minoranza romena in Bucovina sarà seguita da adeguate ritorsioni (non escluso un intervento militare) da parte romena. Non è un caso che le proteste delle madri contro la guerra siano scoppiate alla grande proprio nelle zone dei villaggi romeni della Bucovina. Possiamo concludere che vladyka Longin vive per il momento in una sorta di “isola protetta”, e gli è concesso di esprimere quel che l’episcopato ortodosso ucraino nelle altre zone è costretto a tenere nascosto… vantaggi dell’essere in “Occidente”, e di poter dire la verità!

 
La corsa per il Tomos: la "Chiesa montenegrina" elegge un nuovo leader

il nuovo leader della "Chiesa montenegrina" Bojan (Boris) Bojovic. Foto: portalenalitika

A Cetinje si è tenuto un "concilio" degli scismatici montenegrini, durante il quale Miraš Dedeic è stato destituito ed è stato eletto "metropolita" Bojan Bojović.

Il 3 settembre 2023, nella città montenegrina di Cetinje, si è svolto un incontro della "Chiesa montenegrina", durante il quale Bojan è stato eletto nuovo capo dell'organizzazione, in sostituzione di Miraš Dedeić, come riferisce portalanalitika.

Secondo il giornalista A. Soldatov, presente all'incontro, Bojović ha annunciato un percorso verso il "riconoscimento del Patriarcato di Costantinopoli come Chiesa madre".

Miraš Dedeić non ha riconosciuto la sua esclusione. Così, formalmente, ci sono ora due leader nella "Chiesa montenegrina".

Come riportato in precedenza, nel 2019, Bojan Bojović aveva prestato servizio insieme alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in una "liturgia" con il metropolita del Fanar, Emmanuel di Francia, a Kiev, cosa che aveva causato un grande scandalo. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" aveva affermato che la partecipazione degli scismatici alla liturgia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non implica il loro riconoscimento, mentre il metropolita Emmanuel aveva affermato di non essere a conoscenza della partecipazione di scismatici alla funzione.

 
Rapporto sulla situazione ucraina (18 settembre 2014)

Saker continua a offrirci le sue accurate analisi della situazione ucraina, osservando cosa succede in Novorossija, in Russia, nel regime monco che si definisce ancora Ucraina e nei media mondiali. La calma di questi giorni non è una calma di pace, tutt’altro: in tutti i luoghi si consumano piuttosto gli effetti di conflitti interni, che se anche non sono il primario interesse dei cristiani ortodossi, sono certamente da tenere in considerazione. In particolare, il commento di chiusura dell’articolo, che paragona l’attuale giunta ucraina al regime di Kerenskij del 1917 in Russia, merita a nostro parere una seria attenzione. Presentiamo il rapporto di Saker nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Il gioco dei troni della Chiesa: Bartolomeo ingiudicabile e smemorato

il patriarca Bartolomeo è fiducioso di non poter essere giudicato dalle altre Chiese. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il patriarca Bartolomeo ha rilasciato una nuova serie di dichiarazioni scandalose che richiedono commenti. Analizziamo le sue tesi principali.

Il 1 settembre 2023, durante la celebrazione dell'Indizione (capodanno ecclesiastico) secondo il nuovo stile, il patriarca Bartolomeo ha pronunciato un veemente discorso alla presenza di Sergij Dumenko. Ha dichiarato la non sottomissione del Fanar alle altre Chiese, ha affermato che non ci sarebbe stato alcun Concilio pan-ortodosso riguardo all'Ucraina, ha criticato la Chiesa ortodossa russa per un'interruzione "inaccettabile e inspiegabile" della comunione eucaristica e ha rivelato il numero di soldati ucraini che sarebbero morti in guerra.

Noi facciamo ciò che riteniamo giusto e non spetta a voi, servi, giudicarci

"Noi, da parte nostra, facciamo ciò che riteniamo giusto. Diverse Chiese sorelle ci sfidano e invitano il Patriarcato ecumenico a convocare ancora una volta una Conferenza panortodossa o un Sinodo dei primati ortodossi per affrontare la questione ecclesiastica ucraina e il nostro Patriarcato respinge queste proposte perché non è disposto a sottoporre a giudizio delle altre Chiese un atto canonico (il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc)…. Non convocheremo un Sinodo panortodosso né un Sinodo dei primati perché non desideriamo sottoporre le decisioni e le iniziative del Patriarcato ecumenico al giudizio di una nuova ecclesiologia", ha affermato il patriarca Bartolomeo.

Ha ribadito ancora una volta che il Fanar ha fatto tutto per bene dando un Tomos a ucraini non ordinati e non convocherà alcun Concilio pan-ortodosso sulla questione ucraina. E se Bartolomeo non ha detto nulla di nuovo sul Concilio stesso, la tesi sulla "non giurisdizione" del Fanar verso le altre Chiese suona abbastanza nuova. Ha detto che esclude di sottoporre le decisioni del Fanar "al giudizio di una nuova ecclesiologia", riferendosi alla "teologia della guerra" della Chiesa russa. E in effetti ci sono motivi per criticare la Chiesa ortodossa russa, ma qui va menzionato quanto segue.

1. Il sostegno della Chiesa russa alla guerra non giustifica l'illegalità "ucraina" del capo del Fanar, che nel 2018 ha "nominato" come vescovi e metropoliti uomini non ordinati, nonostante questi uomini stiano conducendo una "guerra" "contro la Chiesa ortodossa ucraina canonica.

2. La necessità di convocare un Concilio pan-ortodosso è stata discussa non solo nella Chiesa ortodossa russa, ma anche dai primati e dai gerarchi di molte altre Chiese locali che non sostengono una "teologia della guerra" e, di conseguenza, non hanno alcuna relazione con una "nuova ecclesiologia".

3 Per accusare qualcuno di un peccato bisogna esserne completamente liberi. Basti ricordare la lettera del capo del Fanar al presidente turco Erdogan a sostegno dell'invasione militare della Siria nel 2018: "Preghiamo con tutto il cuore Dio Onnipotente affinché l'operazione Olive Branch fornisca l'opportunità di stabilire la pace in Siria... Auguriamo il successo personalmente e alle forze armate turche, ed esprimiamo la nostra speranza che l'operazione Olive Branch porti la pace nella regione e diventi una speranza per un futuro sicuro per la popolazione."

Migliaia di curdi sono stati uccisi e centinaia di migliaia di civili hanno perso le loro case a seguito di questa operazione militare. Sì, quella in Ucraina è su scala più ampia. Ma il problema è che il cittadino turco Bartolomeo sostiene l'aggressione della Turchia così come il patriarca Kirill approva quella della Russia.

Pertanto, lo stesso capo del Fanar non è affatto estraneo a quella stessa "nuova ecclesiologia" di cui accusa così ferventemente la Chiesa ortodossa russa. Pertanto, se mettiamo da parte il tono moralizzante inappropriato di Bartolomeo, vediamo solo un'altra manifestazione di papalismo fanariota: "Non spetta a voi, servi, giudicare il padrone".

L'interruzione della comunione eucaristica è consentita solo a noi, abitanti del cielo

"La rottura della comunione eucaristica tra la Chiesa russa e il Patriarcato ecumenico è inaccettabile e inspiegabile. Non possiamo usare la Divina Eucaristia come strumento per fare pressioni a vicenda e costringere le altre Chiese ad aderire a questa nuova ecclesiologia", ha affermato il Patriarca Bartolomeo .

Ricordiamo che la decisione di rompere la comunione eucaristica con il Fanar da parte della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa ucraina è stata presa in risposta alle azioni del Fanar in Ucraina, che alla fine hanno portato a repressioni e vere e proprie persecuzioni dell'episcopato, del clero e dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina.

Ma ancora una volta, per accusare qualcuno di azioni illecite, bisogna essere un esempio di liberà da quelle azioni stesse.

Ricordiamo brevemente un paio di esempi di tali azioni da parte della Chiesa di Costantinopoli durante il mandato del Patriarca Bartolomeo.

Il capo del Fanar convoca un Concilio "ellenico" con la partecipazione delle Chiese di Alessandria, Grecia e Cipro, dedicato alla condanna del patriarca Diodoro di Gerusalemme. Il motivo formale della convocazione del Concilio era la decisione della Chiesa di Gerusalemme di istituire parrocchie in Australia, una diaspora che il Fanar considerava propria. Una delle decisioni di questo Concilio è stata la rottura della comunione eucaristica con il patriarca della Chiesa di Gerusalemme.

Una storia simile si è verificata con la Chiesa greca nel 2004, quando il Fanar ha rotto la comunione eucaristica con l'arcivescovo Christodoulos a causa di disaccordi sulla nomina e l'approvazione dei vescovi nei cosiddetti "territori nuovi", che hanno una doppia subordinazione a Costantinopoli e alla Chiesa greca. A causa delle pressioni di Bartolomeo i greci furono costretti a fare delle concessioni.

Pertanto, le parole odierne del capo del Fanar "Non possiamo usare la Divina Eucaristia come strumento per esercitarci pressione a vicenda" appaiono, per usare un eufemismo, ciniche. Dopotutto, il patriarca Bartolomeo si è impegnato precisamente in tali pressioni. È stato lui di fatto a introdurre questa pratica come "arma" contro le altre Chiese.

Piccole manipolazioni "ucraine".

"La concessione dell'autocefalia alla Chiesa ucraina con i suoi 44 milioni di fedeli rientra nel quadro dei diritti e delle responsabilità ministeriali del Patriarcato ecumenico... Il fratello metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina è colui che soffre (a causa della guerra, ndc). Vede il suo gregge decimato, città e villaggi distrutti, chiese, scuole e ospedali rasi al suolo... ", ha affermato il patriarca Bartolomeo.

Ufficialmente, attualmente ci sono circa 29 milioni di residenti in Ucraina. Tra loro non ci sono molti credenti ortodossi, e certamente non molti sotto Dumenko. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", escludendo le chiese sequestrate alla Chiesa ortodossa ucraina, conta circa 6.500 parrocchie, con una frequentazione molto bassa. Se la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" conta 60-80.000 parrocchiani effettivi in tutto il paese, si tratta di una stima molto ottimistica. La Chiesa ortodossa ucraina, secondo le stime del governo, conta circa 6 milioni di credenti, e sono questi credenti che hanno sofferto di più a causa della guerra.

I dati ufficiali indicano che circa 240 chiese della Chiesa ortodossa ucraina sono state parzialmente o completamente distrutte, mentre per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" il numero è di 36.

Da dove prende queste manipolazioni il Patriarca Bartolomeo? La risposta è semplice: nella sua "visione del mondo", la Chiesa ortodossa ucraina non esiste affatto. A suo avviso tutte le chiese e i credenti appartengono alla struttura di Dumenko. Bartolomeo ritiene quindi di aver fatto tutto per bene in Ucraina, e che non sia necessario alcun cambiamento. Ha addirittura deciso di sfruttare a suo vantaggio le sofferenze degli ucraini causate dall’invasione russa.

Disinformazione sulle perdite militari dell'Ucraina

"In questa guerra sono morti circa 100.000 soldati ucraini e innumerevoli civili. Ripeto, questa è una tragedia. Ciò certamente si ripercuote anche sui rapporti delle corrispondenti Chiese sorelle ortodosse", ha affermato il capo del Fanar .

Proprio di recente, il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell'Ucraina, Danilov, ha definito "disinformazione" la cifra di 70.000 vittime ucraine riportata dai media occidentali. In questo contesto, le parole del patriarca Bartolomeo appaiono ancora più fuorvianti. Non è chiaro da dove abbia preso questa cifra, ma è evidente che, dal suo punto di vista, si tratta di un nuovo tentativo di usare la guerra in Ucraina come arma nella sua lotta contro la Chiesa ortodossa russa. Da qui l'affermazione che gli ucraini morti in guerra "hanno un impatto sui rapporti delle corrispondenti Chiese sorelle ortodosse".

Conclusioni

Nel 2018, il Fanar, concedendo l'autocefalia a dei non ordinati, ha sostanzialmente dato il via libera alle repressioni contro la Chiesa ortodossa canonica ucraina. Non tutti nel mondo ortodosso hanno osato condannare apertamente questa mossa, ma l'autorità morale del patriarca Bartolomeo ne ha sofferto molto. Era evidente a tutti che il Fanar si stava comportando come un aggressore illegale.

Ma nel 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina. Sono stati distrutti sobborghi a Kiev, Zhitomir, Chernigov, Sumy, Kharkov, Zaporozh'e e così via. Ci sono morti e sofferenze di civili in Ucraina. In questa situazione, la Chiesa ortodossa russa ha preso una posizione ben nota.

Questa posizione della Chiesa russa è divenuta un dono inestimabile per il Fanar. In questo contesto, tutte le trasgressioni canoniche del Patriarca Bartolomeo sembrano improvvisamente svanire e diventare in qualche modo "non così gravi" né spaventose.

E ora il Fanar parla di una "nuova ecclesiologia" per cui "non ha alcun desiderio" di sottoporre le proprie decisioni al giudizio di altre Chiese locali.

Tutto questo è una manifestazione di papalismo? Indubbiamente.

E ora ci troviamo in una situazione in cui, da un lato, il comandamento "non uccidere" viene ignorato e, dall'altro, un nuovo "papa" commette illegalità e confida nella sua immunità dall'autorità delle altre Chiese. Da un lato, morti e sofferenze sono giustificate da alcuni obiettivi geopolitici "metafisici" e compiti statali; e d'altra parte, un dittatore ecclesiastico giustifica le sue azioni con il fatto che anche gli altri peccano.

E gli ucraini ortodossi sono diventati ostaggi di questi "giochi dei troni". Da un lato, è una situazione molto difficile. D'altra parte, per qualche ragione, Dio ha inviato tali prove ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Vediamo già che queste prove portano i loro frutti: guerre e persecuzioni stanno trasformando il Vangelo nel nostro manuale, e Cristo è vicino a noi oggi come non mai.

 
L'Ortodossia contro la modernità: la difesa di un patrimonio comune

Ci hanno segnalato un interessante articolo di Srđa Trifković (nella foto), un giurista e politologo serbo-americano con cui abbiamo avuto diversi contatti di corrispondenza negli anni passati. Conoscendo la sua competenza e serietà di scrittore ortodosso, abbiamo letto con piacere l’articolo, e ci siamo resi conto con tupore che, anche se vecchio di esattamente 10 anni (l’articolo riporta riferimenti alla “recente” guerra del Kosovo), avrebbe potuto essere scritto quasi interamente in questi giorni! L’articolo di Trifković, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti, è un appello alla realizzazione dei legami di tradizione cristiana che ancora uniscono i cristiani di diverse confessioni, e che possono ancora costituire una voce molto potente contro la distruzione del mondo cristiano oggi in atto soprattutto in Occidente.

 
"La Chiesa e il papa": un nuovo libro di un nuovo ortodosso

Trascrizione

[dal minuto 0:21]

Robert, grazie mille per essersi unito a noi! Questa è un'opportunità per noi non solo per presentare il libro che ha scritto e che abbiamo pubblicato, il che è una gioia per noi della Uncut Mountain Press, ma anche per parlare al grande pubblico del suo nuovo libro a nostra stampa: "La Chiesa e il papa: il caso per l'Ortodossia". Grazie per essersi unito a noi.

Grazie: mi dispiace non poter essere presente alla conferenza ma apprezzo molto questa opportunità di parlare in questo modo.

Amin! Gloria a Dio! Allora cominciamo con una domanda aperta molto semplice, e cioè: come è finito a scrivere questo libro? Perché gli ha dedicato del tempo pur avendo un'agenda molto fitta? Adesso ha scritto quasi due dozzine o più di libri, immagino, su una varietà di argomenti, ma soprattutto sull'islam, e l'argomento di questo libro è molto diverso da quello su cui scrive abitualmente, quindi ci parli un po' della storia dietro il libro: mi piacerebbe sentirla.

Sicuro! Sono stato profondamente coinvolto nella storia della Chiesa e, naturalmente, nella Chiesa stessa per molti decenni, e sfortunatamente questo è stato per la maggior parte un periodo in cui ero nella Chiesa greco-cattolica melchita per una serie di ragioni, alcune delle quali sono pertinenti alle nostre discussioni di questa mattina, e alla fine, alcuni anni fa, ho iniziato a mettere in discussione alcuni dei presupposti di base su cui ho operato, a causa di alcuni incidenti che erano accaduti, e ho iniziato a indagare su alcune questioni riguardanti la natura dell'autorità delle istituzioni ecclesiastiche nella Chiesa primitiva, che alla fine mi ha portato a ritornare alla Chiesa ortodossa nella quale ero stato battezzato originariamente. Ho deciso di scrivere il libro perché persone, colleghi e amici che avevo conosciuto nella Chiesa cattolica mi dicevano che non capivano perché ho fatto una cosa del genere in un momento così tardivo, e alcuni erano preoccupati per lo stato della mia anima, che è una preoccupazione per la quale sono grato, ma allo stesso tempo ho pensato che potesse essere utile ad alcune persone, e spero che lo sia, se spiegassi cosa mi ha portato a tornare all'Ortodossia a questo punto, e quindi questo libro è una breve spiegazione del perché esattamente l'ho fatto.

Oh, meraviglioso, grazie: quindi nel libro osserva il primo millennio e lo attraversa, e in pratica sta dicendo qual è il posto del papa nel primo Millennio, vero?

Sì, è vero, perché ovviamente avevo abbastanza familiarità, essendo stato in primo luogo convertito al cattolicesimo, con gli argomenti apologetici che i cattolici avanzano per stabilire che il papa aveva sempre avuto non solo il primato ma anche la giurisdizione universale e l'infallibilità e che questa era riconosciuta fin dai tempi più antichi, anche se ovviamente riconobbero che c'era stato un cosiddetto "sviluppo della dottrina" che ha portato alle definizioni del primo e del secondo concilio Vaticano. Ma quando ho cominciato a guardare le dichiarazioni concrete dei santi Padri e dei Concili ecumenici, ho cominciato a vedere che, mentre il primato di Roma era riconosciuto, non c'era alcuna indicazione di una giurisdizione universale: anzi, questa era contraddetta da molte affermazioni, e le prove indicavano che il papa di Roma non ha mai avuto e non ha mai preteso giurisdizione universale su tutta la Chiesa, e non si è mai capito che fosse una voce infallibile, e questo anzi contraddiceva evidentemente le affermazioni del Vaticano I e del Vaticano II e metteva in discussione la tutta la dottrina dell'autorità del papa come la definisce la Chiesa cattolica.

Quindi deve essere stato un po' uno shock dopo tanti anni sotto il papa e nel cattolicesimo; Voglio dire, prima di tutto, mi dica: ha trovato questo solo grazie alle sue ricerche, o ha dovuto rivolgersi a fonti ortodosse, o è stato più semplicemente una questione di sedersi e iniziare a leggere i Padri della Chiesa? Come ha fatto?

È semplicemente accaduto sedendomi e iniziando a leggere i Padri della Chiesa, perché all'improvviso ho compreso, e questo è qualcosa per cui sono grato a Dio, che c'era una confusione in ciò che sostengono gli apologeti cattolici, che essi stessi non hanno mai riconosciuto, e io non credo che ne siano nemmeno consapevoli, e spero un giorno di poter avere una conversazione con alcuni di loro e chiedere loro davvero se sono consapevoli che sembrano confondere il primato con la giurisdizione universale e l'infallibilità, e così in altre parole leggono testi del primo millennio della Chiesa e testi dei santi Padri che hanno riconosciuto il primato di Roma, e usano quei testi come prova della giurisdizione universale e dell'infallibilità, e all'improvviso ho pensato: questo non è legittimo, non c'è motivo di dare per scontato che nel primato sia implicita una giurisdizione universale, soprattutto quando ci sono fenomeni come papa Gregorio Magno (Gregorio il Dialogo) che afferma che non esiste un vescovo universale, e ho pensato che gli sforzi di vari apologeti per spiegarlo lontano erano straordinariamente poco convincenti.

Interessante; così si è imbattuto in esempi come quello di papa Onorio e dei concili ecumenici e come questi si sono comportati con certi papi che avevano sbagliato nella fede; anche questo è successo in Europa: è stata una sorpresa il fatto che nessuno ne abbia mai veramente parlato?

Sapevo di papa Onorio e della condanna del sesto Concilio ecumenico e del fatto che sia stato definito eretico e che in realtà avesse fatto una dichiarazione monotelita nella sua lettera al patriarca ecumenico Sergio, ma sapevo anche che esistono apologeti cattolici che hanno affermato che questa non era un'affermazione ex cathedra, che ovviamente è un ripiego praticamente universale, un ripiego cattolico, si potrebbe dire, nello spiegare questo genere di cose; ma affermano anche che ovviamente papa Onorio non intendeva l'affermazione in modo monotelita, poiché parlava di volontà con una connotazione diversa dal possesso stesso di una volontà umana, ma mi sembra che tali obiezioni alla fine siano fuori luogo, perché alla fine è stato condannato dallo stesso concilio, il che dimostra che in un Concilio ecumenico si riteneva possibile che un papa cadesse nell'eresia, cosa che oggi nel contesto cattolico romano, se ci fosse quello che chiamerebbero Vaticano III per esempio, o un altro Concilio ecumenico, a questo punto sarebbe inconcepibile condannare un papa per eresia, e quindi mi sembra che l'intero episodio, qualunque cosa si possa pensare dell'affermazione di papa Onorio (che io ritengo comunque eretica a valore nominale, ma non è proprio questo il punto, a prescindere da cosa se ne possa pensare), ha dimostrato che nel 680 esisteva un ambiente ecclesiale molto diverso da quello del 2022 o del 1870 o del 1965: siamo in una situazione completamente diversa per quanto riguarda ciò che è considerata l'autorità della Chiesa, e devo aggiungere anche che ci troviamo davanti a questioni molto importanti, non solo per chi ha ragione e chi ha torto, e chi dovrebbe tirarsi indietro e chiedere scusa e chi no, se mai ci sarà una riunione genuina e duratura tra le comunioni; è molto più di questo perché, beh, le faccio un esempio: uno dei casi che mi ha spinto a intraprendere questo studio in primo luogo è stato quando ho avuto un dibattito (si può trovare questo dibattito su YouTube, è ancora lì per quanto ne so, non ho guardato ultimamente) con monsignor Stuart Strickland, che è il presidente di un college cattolico romano in Kansas, credo, e abbiamo discusso sull'islam. Naturalmente, come ha notato all'inizio, ho scritto parecchio sull'islam e quindi lui sosteneva che l'islam fosse una religione di pace e io sostenevo che non lo è, basandomi sul contenuto dei testi islamici. Ora il punto è che lui sosteneva non solo che avevo torto, ma che ero un eretico: diceva che ero un eretico perché, a suo dire, diversi papi hanno affermato che l'islam è una religione di pace, e il Concilio Vaticano II dice che bisogna obbedire ai papi anche quando non parlano ex cathedra, se c'è un'affermazione che viene ripetuta spesso, e così via, e così mi è venuto da riflettere a questo punto: ero un po' interdetto che lui potesse dire che io ero un eretico per qualcosa che non riguarda affatto la fede cristiana, ma una questione di un'altra religione, che lui stesse dicendo essenzialmente che devi obbedire al papa e essere d'accordo con il papa, qualunque cosa accada, in qualsiasi situazione, e mi è sembrato che questa sia una chiara diffamazione dell'idea di autorità nella Chiesa, e dell'idea che il papa può dire qualsiasi cosa su qualsiasi argomento, e che se lo ripete abbastanza spesso e se diversi papi sono d’accordo con lui, allora bisogna assecondarlo: si trattava chiaramente di qualcosa che poteva portare le persone fuori strada, mettere in pericolo la loro anima; quindi la questione dell’autorità non era solo una questione di abilità ecclesiastica o di capacità di dibattito o di argomentazione, era qualcosa di molto più grande.

Si tratta proprio dell'identità della Chiesa, che significa l'identità di Cristo stesso, perché la Chiesa è il corpo di Cristo. Cristo è il capo della Chiesa e quindi quando si dice che questo vescovo è ora essenzialmente, praticamente infallibile, anche se non parla "ex cathedra" come amano sempre dire, ma qui lei dice di no, è ben oltre questo e cita i concili, il primo e il secondo Concilio Vaticano, che dicono al di là delle definizioni strettamente dogmatiche che i suoi soggetti devono obbedire al papa qualunque cosa accada. Penso che molti oggi rimarrebbero sbalorditi nel sentire che è così nel cattolicesimo, specialmente con qualcuno come papa Francesco, dal quale molti cattolici romani tradizionali sono piuttosto disturbati in termini di posizioni.

Ebbene, padre, è molto diffuso; penso di aver menzionato il dibattito con Strickland nel libro, ma un incidente che non ho menzionato, perché ovviamente non è un libro sulla mia vita, è che diversi anni fa, in realtà probabilmente circa 10 anni fa (ero ancora nella Chiesa greco-cattolica melchita, che è una Chiesa orientale in comunione con Roma) mi è stato chiesto dalla rivista Aletheia, una pubblicazione cattolica online, di scrivere una rubrica settimanale regolare sull'islam; ne ho scritte una o due e poi sono stato licenziato, e mi è stato detto che le rubriche non erano più desiderabili, perché la redazione di Aletheia si era accorta che mi discostavo dalla linea di papa Francesco sull'islam, e di conseguenza non hanno più voluto pubblicarmi, e allora anche qui ho pensato: beh, sapete che ciò che pensa papa Francesco riguardo all'islam non fa parte della fede cristiana, non potrebbe assolutamente essere la fede cristiana, perché l'islam non è la fede cristiana, ma per quanto li riguardava era qualcosa che dovevano accettare, e ho pensato che questo è un percorso molto pericoloso, che potrebbe portare le persone a commettere ogni tipo di errore.

In effetti penso che questo sia esattamente ciò a cui papa Gregorio intendeva arrivare, e ciò che molti apologeti ortodossi hanno ripetuto più e più volte per mille anni, è che potenzialmente qualcuno in questa posizione potrebbe portare le persone ben lontano fuori strada, e alla fine rinnegare Cristo, se questi avesse una posizione di tale autorità sulle anime delle persone. Mi dica una cosa: nel suo arrivo all'Ortodossia attraverso questo processo di osservazione del primo millennio, vedendo che in realtà la Chiesa ortodossa è la stessa Chiesa in termini di autorità, almeno ha studiato e osservato il primo millennio. Oggi molti che stanno esaminando l'Ortodossia e il cattolicesimo diranno: sì, ma guarda il caos nell'Ortodossia; ora c'è uno scisma tra Costantinopoli e la Russia, mentre i cattolici presentano un insegnamento chiaro di magistero. Lei conosce gli argomenti, li ha ascoltati e probabilmente è molto esperto; cosa ha trovato quando è diventato ortodosso? Si è lasciato prendere alla sprovvista e ha detto: oh mio Dio, sì, il papa non sarà infallibile né un primate universale, ma guarda l'Ortodossia, è piena di caos?

Ebbene, anche l'Ortodossia è piena di caos, e trovo che lo scisma tra Costantinopoli e Mosca sia una fonte di dolore, è tremendamente sfortunato e del tutto inutile e spero che sia guarito rapidamente; tuttavia c'è una grande differenza: in realtà ora io ho due esperienze e impressioni di conversione rispetto a ciò che ho letto, sa, impressioni di vita reale dopo aver letto molto, e cioè negli anni '80, quando mi sono unito alla Chiesa cattolica e poi qualche anno fa, quando sono tornato all'Ortodossia. Quando mi sono unito alla Chiesa cattolica, e soprattutto gli inizi, andando alla messa cattolica romana, sono rimasto un po' colpito dalla differenza tra la Chiesa cattolica del cardinale Newman e degli altri che stavo leggendo, e la Chiesa cattolica del Vaticano II che era un bel po' diversa. Non ho avuto questa impressione negli ultimi anni, iniziando a frequentare ancora una volta una parrocchia ortodossa greca: la fede, la Liturgia è chiaramente sempre la stessa, e quindi, qualunque caos possa esserci intorno, la virtù fondamentale della Chiesa ortodossa, e penso che sia anche la protezione che il Signore le offre, è che non gioca con la Liturgia, e questo significa che le persone incontrano Cristo nella Chiesa come dovrebbero e come hanno fatto nel corso dei secoli, e non è così se la Liturgia cambia continuamente, il che dà l'impressione che cambi continuamente anche la fede, e quando i cattolici romani fanno questo, penso che questo sia uno dei modi principali in cui fuorviano le persone e mettono in pericolo le loro anime, dando l'impressione che la fede sia qualcosa che va rivisto ogni pochi anni. Sa, ho sentito anche apologeti islamici nel mio altro campo dire: la Chiesa cattolica cambia la sua fede ogni pochi anni, e penso di capire bene perché si può dire questo, e la gente ci crederà, a causa dei cambiamenti liturgici: la Liturgia è il modo principale in cui le persone incontrano la fede.

Abbiamo l'antica testimonianza che il modo in cui preghi è il modo in cui credi, e sono inseparabili.

Sì, posso dire Lex orandi Lex credendi.

Esatto, e questo non è estraneo a tutto ciò; voglio dire, mi sembra un duro colpo anche contro la continuità del cattolicesimo con la Chiesa antica, non solo per la deviazione dall'autorità, ma ora c'è una deviazione dal modo in cui preghiamo e abbiamo pregato per 2000 anni, quindi sembra essere coerente con una deviazione dall'autorità, in altre parole non è questa roccia che vogliono presentare continuamente: sulla roccia, abbiamo la roccia, ecc. Se così fosse, non ci sarebbero stati questi enormi cambiamenti negli ultimi 50-100 anni.

Assolutamente sì, e negli anni '80 quando ci sono entrato ricordo di aver detto agli amici: non è questo ciò a cui volevo iscrivermi, non è questo ciò che pensavo di iscrivermi, questa è tutta un'altra cosa; e quindi sono molto felice di trovare dei melchiti che celebrano ovviamente la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo La Divina Liturgia di san Basilio il Grande; si può pensare di essere in una chiesa ortodossa in alcune parrocchie melchite, non tutte, ma questo crea problemi di per sé, perché le Chiese cattoliche orientali non hanno realmente un'identità propria: alcune sono ortodosse, altre sono cattoliche romane, ed è molto difficile per loro colmare il divario.

Sì, quindi c'è un'incoerenza in termini di identità, un'identità orientale con una teologia e un'autorità che non lo sono, e se tutto scaturisce dalla sinassi eucaristica e dalla Divina Liturgia come nucleo, sembrerebbe una specie di schizofrenia.

Oh, è proprio così! Ebbene, posso dirle che ricordo che nella mia vecchia parrocchia melchita il rettore era molto ortodosso, e quindi la seconda domenica di Quaresima era la domenica di san Gregorio Palamas; ora ci sono alcuni melchiti che lo rifiutano e fanno qualcos'altro, che ora ho dimenticato, e non Palamas, per la seconda domenica della Grande Quaresima, ma quando noi mettevamo fuori l'icona di san Gregorio Palamas e la celebravamo, c'erano altre persone in parrocchia che si arrabbiavano e dicevano: non dovreste celebrare qualcuno che è del periodo dopo lo scisma.

Ebbene, se sapessero davvero cosa dice san Gregorio sul filioque e su tante altre cose, penso che direbbero che abbiamo buone ragioni di celebrare san Gregorio, perché lui condanna molto chiaramente l'insegnamento del filioque. Grazie a Dio penso di dover dire a tutti i nostri ascoltatori che ora abbiamo tradotto e pubblicato quell'opera di san Gregorio Palamas in inglese, e che è disponibile attraverso la Uncut Mountain Press, cosa che, credo, è una sorta di evento per l'editoria ortodossa in lingua inglese, quindi è interessante che lei citi san Gregorio. Questo è un grande esempio di questa schizofrenia e anche di questa realtà post Concilio Vaticano II, come ho sottolineato altre volte in interviste e podcast: da un lato li si sente dire chiaramente che la Chiesa ortodossa è la Chiesa, intendo in termini di Divina Liturgia, di grazia divina, di sacerdozio, di tutto, almeno dopo il Concilio Vaticano II se non prima, dicono che è così, eppure dicono: manca qualcosa, e cosa sarebbe? È l'autorità del papa, ma da un punto di vista teologico ortodosso è davvero molto bizzarro, perché se hai Cristo, hai la Divina Liturgia, hai tutto, e da qualunque cosa tutto scaturisce da quella realtà e da quella relazione, quindi qualunque cosa ti manchi non può essere più importante, non può essere qualcosa che influisca davvero su qualcosa in termini della tua vita in Cristo, e direbbero che potresti diventare un santo nella Chiesa ortodossa, quindi in questo senso cos'è l'autorità papale, in fin dei conti? È davvero importante?

Ebbene, ci sono molti cattolici tradizionali che a questo punto pensano che sia un'afflizione, perché papa Francesco chiaramente non è un cristiano ortodosso, intendo nel senso di attenersi addirittura alla fede cattolica romana, quindi è molto strano. Sa, ricordo di aver visto qualche anno fa una parrocchia cattolica romana vicino a dove vivo. Sono andato lì e mi è stato consegnato il bollettino, che diceva che avrebbero avuto un gruppo di studio su papa Francesco, e ho pensato: perché qualcuno dovrebbe voler studiare quello che dice quest'uomo, e deviare ancor più lontano dalla fede cristiana, e questo è indice del debito, dei pericoli di tutta questa idea di autorità.

Lasci che le chieda, prima di chiudere, una nota personale: ora ha scritto il libro, che è uscito, sta circolando, è nuovo ma se ne sta parlando: ha avuto qualche risposta dai suoi vecchi ambienti e qualche cenno che potrebbe esserci qualche discussione? Le piacerebbe se ci fosse un apologeta cattolico romano che vorrebbe intervistarla o discutere o qualcosa del genere? Cosa ne pensa? Sarebbe qualcosa di gradito?

Sì, assolutamente, padre, mi piacerebbe fare una discussione, un dibattito: non ho sentito nessuno, ho anche mandato il libro a qualche persona ma non ho ancora avuto risposta. Spero che presto forse una discussione onesta e rispettosa possa essere piuttosto illuminante, spero e non vedo l'ora di poterla organizzare.

Penso che sia un modo molto interessante per ritrovare se stessi nell'unica santa Chiesa cattolica e apostolica, perché è una questione di vita o di morte per il cattolicesimo... si può rimanere nel cattolicesimo con una comprensione del papa come quella del primo millennio, e può esserci nel primo millennio un'autorità totalmente diversa da quella del secondo millennio?

Beh, conosco persone che fanno così, quindi è possibile, nel senso di ignorare la contraddizione. Conosco molti melchiti in realtà che abbracciano completamente l'ecclesiologia ortodossa e amano fingere di essere ortodossi, tranne che appartengono a questa Chiesa cattolica. Li conosco personalmente, ma non penso che si possa essere intellettualmente onesti e comportarsi così.

Quindi è una sorta di crocifissione per loro allontanarsi e abbracciare la verità dell'Ortodossia e allontanarsi dal papa, sarebbe, come ha fatto lei, una sorta di processo sia di liberazione ma anche di crocifissione dell'intelletto, una dichiarazione: ciò che pensavo, ciò che capivo non è più così, e devo rinunciare a quella che è la mia vita, intendo essenzialmente, in molti modi, i miei amici, la mia comunità, devo allontanarmi da loro, e questo è molto difficile per molte persone.

Certo, e sì, c'è una cosa strana nella religione in generale e cioè, ovviamente, che è tutta legata all'identità etnica delle persone, alla visione intellettuale del mondo e alla prospettiva delle persone e quindi ci sono tutti i tipi di considerazioni non razionali che entrano in gioco, e io ho sempre cercato di scoprire la verità su tali questioni, ma trovo che molte persone semplicemente non siano interessate a questo: sono interessate a mantenere un certo legame e una certa identità etnica, o una certa fedeltà a un certo gruppo, e così via; in realtà non sono nemmeno interessate a considerare la questione dal punto di vista di cosa è effettivamente vero e cosa non lo è.

Questa è una tragedia, perché ovviamente nostro Signore dice: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Noi chiediamo a gran voce la libertà notte e giorno nel nostro mondo moderno: mi chiedo se abbiamo idea di cosa significhi veramente. Grazie mille per aver scritto il libro, grazie mille per averci concesso l'onore di pubblicarlo. Prego e spero che ce ne siano molti altri. So che sta lavorando a un libro molto interessante in arrivo. Vorrei pubblicarlo io, a dirti la verità, ma sono sicuro che avrà una diffusione molto migliore e più ampia con chi avrà scelto, ma ci racconti comunque qualcosa dell'altro libro di cui abbiamo parlato.

Grazie, padre.

Va bene? Possiamo parlarne, o è troppo presto?

Beh, è molto presto, nel senso che il libro non è nemmeno finito, quindi non è disponibile su ordinazione o altro, ma a Dio piacendo sarò in grado di finirlo e dovrebbe uscire l'anno prossimo. In questo momento è provvisoriamente intitolato Come i bizantini salvarono la civiltà, non sono sicuro che seguiremo del tutto questo titolo, ma è essenzialmente una storia dell'Impero Romano e della sua fase bizantina, o quello che di solito viene chiamato Impero Bizantino. È anche un confronto di quell'impero in vari particolari con l'età moderna, generalmente più favorevole all'impero che all'età moderna; penso e spero che sarà illuminante per le persone vedere com'era un sistema politico cristiano e cosa potrebbe essere oggi e come possa essere preferibile a questo pantano di confusione e depistaggio in cui viviamo.

Quindi nel suo libro lo chiama Impero Bizantino o lo chiami Impero Romano? È uno dei nostri piccoli crucci, perché storicamente non è mai stato chiamato Impero Bizantino, ovviamente.

È così, e lo spiego ampiamente nel libro. Mi riferisco ad esso come all'Impero Romano e mi riferisco alle persone come ai romani, ma per cominciare devo spiegare tutto questo, e quindi il titolo potrebbe finire per contenere "bizantino" perché la gente sappia di cosa si tratta, dal momento che questo è il linguaggio comune; tuttavia è molto chiaro nel libro che non solo non si considerarono mai bizantini, ma non usarono nemmeno quella parola, fino alla caduta dell'impero. I cristiani ortodossi nell'area di Costantinopoli non solo si riferivano a se stessi come romani durante il periodo dell'impero, ma lo fanno ancora, cito persino il patriarca ecumenico Bartolomeo che si riferisce alla piccola comunità rimasta a Costantinopoli oggi come ai romani.

Se vai in Libano e parli con i cristiani di lingua araba, si definiscono romani ortodossi.

Esattamente.

Questa è la loro identità; questa è la nostra identità di cristiani, il che è sconcertante per persone cresciute con l'idea che romano significhi latino, occidentale e tutto il resto, e questo fa capire quanto siamo lontani dalla realtà storica, cosa che poi influenza oggi la nostra realtà. È davvero così, ecco perché questo nuovo libro sarà davvero importante per molte persone.

Sono quasi a metà dell'opera: sarà un grande libro, molto più grande di "La Chiesa e il papa": a circa metà dell'opera, è già grande il doppio di "La Chiesa e il papa". Adesso, quando sarà finito sarà circa quattro volte quella dimensione e quindi dovrei completarlo a gennaio. A Dio piacendo, dovrebbe uscire probabilmente alla fine del prossimo anno, a meno che il mondo non sia travolto per allora da qualche cataclisma.

Beh, come diciamo in greco, che possa fare strada, in altre parole che molte persone lo comprino, ed è una gioia averla come uno dei nostri autori, grazie infinite.

Grazie per la gioia e il grande onore per me di essere stato pubblicato dalla Uncut Mountain Press.

Aspettiamo con ansia molti altri libri su questi argomenti. Penso che lei abbia scritto qualcosa come... 23 o 24 libri sull'islam?

26.

26! Probabilmente ha detto tutto ciò che si può dire a questo punto; sentiamo qualcosa in più sull'Ortodossia, sull'Impero Romano e sulla civiltà romana, non vedo l'ora.

Grande idea! Sì, mi piacerebbe pubblicare un altro libro con la Uncut Mountain Press, quindi ne parleremo.

Va bene, Robert, Dio la benedica, grazie mille.

Grazie, padre.

Ci sentiamo presto. Arrivederci, per ora.

[Musica]

 
Un tributo alla sovranità della Scozia

Con una percentuale "strana" (curiosamente simile a quella dei votanti per Poroshenko nelle ultime elezioni presidenziali ucraine, anche se in questo caso applicata a tutta la popolazione, e non a una misera minoranza degli aventi diritto al voto) è fallito il referendum per l'indipendenza scozzese. Questo risultato metterà fine a ogni progetto di indipendenza scozzese per almeno una generazione, ma non si tratta della sconfitta più umiliante che il popolo scozzese ha dovuto subire. Da oltre due secoli e mezzo (quando un tentativo di indipendenza ebbe effettivamente un certo successo, ma fallì e fu soffocato nel sangue), gli scozzesi aspettano il ritorno del loro re da oltre il mare, e può ben darsi che il loro re - quello vero - debba manifestarsi solo alla Parusia. Intanto, offriamo il nostro tributo a quest'attesa con le note della canzone The Skye Boat Song:

 
A proposito della pietra, dell'unità e di Iosafat Kuntsevich

Shevchuk ritiene che Kuntsevich sia un simbolo dell'unità degli ucraini con il cattolicesimo. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha esortato gli ucraini, a nome di "san" Kuntsevich, a non rinunciare all'unità con il cattolicesimo. Oggi sarà utile ricordare chi era veramente Kuntsevich.

Il 10 settembre 2023, i rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina in Vaticano hanno celebrato il 400° anniversario del "martirio" di Iosafat Kuntsevich. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, lo ha definito un "eroe capace di amare come Dio ama".

È interessante notare che l'anniversario di Kuntsevich è coinciso con il momento in cui l'autorità del cattolicesimo e del papa in Ucraina è stata seriamente scossa dalle dichiarazioni "filo-russe" del pontefice. Gli uniati, guidati da Svjatoslav Shevchuk, stanno facendo enormi sforzi per correggere la situazione. Così, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha deciso di ricordare ora il nome del "santo" per convincere gli ucraini che è necessario mantenere l'unità con il cattolicesimo.

"Oggi Iosafat ci dice: figli dell'Ucraina, non ascoltate mai le voci di coloro che vi dicono di rinunciare a quell'unità, perché la nostra Chiesa è sopravvissuta in tutte le epoche storiche e si è trovata davanti a coloro che volevano liquidarla grazie all'unità con la grande famiglia universale della Chiesa cattolica, così come oggi l’Ucraina non può sopportare questa guerra senza l’aiuto e il sostegno internazionale a tutti i livelli", ha dichiarato Shevchuk.

Ma ricordiamoci chi era Kuntsevich e se davvero "amava come Dio ama".

Chi era Iosafat Kuntsevich?

Per la Chiesa greco-cattolica ucraina, Kuntsevich è senza dubbio un santo poiché ha contribuito alla formazione di quest'organizzazione religiosa e al trasferimento in essa delle comunità ortodosse. A proposito, non è escluso che in futuro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" canonizzerà coloro che oggi spaccano le porte delle chiese ortodosse con le smerigliatrici angolari e scacciano i credenti dai templi con lo spray al peperoncino. Tuttavia, anche Iosafat Kuntsevich ebbe una morte violenta. Ecco cosa dice al riguardo lo storico canadese di origine polacca Orest Subtel'nyj: "Nel 1623 a Polotsk, l'arcivescovo greco-cattolico locale Iosafat Kuntsevich, che cercò di togliere due chiese agli ortodossi, divenne vittima di una folla inferocita". Cioè, anche questo storico laicista, che non vede con simpatia l'Ortodossia, testimonia che la causa della morte di Kuntsevich furono le sue attività di razzia nelle chiese ortodosse. Se consideriamo questi eventi un po' più in dettaglio, otteniamo il seguente quadro.

Alla fine del 1618 Iosafat Kuntsevich fu nominato arcivescovo di Polotsk. A quei tempi non esistevano i mass media né Facebook ed era possibile nascondere per molto tempo le informazioni vere su se stessi. Ed è esattamente quello che fece Kuntsevich, dichiarando di non essere uniate ma ortodosso. Il popolo mantenne la fede ortodossa e considerò il passaggio all'Unia come un tradimento.

Ma presto arrivò il momento della verità.

La Chiesa di Costantinopoli, che a quel tempo comprendeva la metropolia di Kiev, sapeva perfettamente che tutti i vescovi della metropolia, compreso Kuntsevich, avevano aderito all'Unione di Brest. Pertanto era necessario ordinare nuovi vescovi per la metropolia. Il patriarca di Gerusalemme Theophanes III assunse questa missione per ordine del patriarca di Costantinopoli Timotheos II. Nel 1620, a Kiev, consacrò tre vescovi: Iov (Boretskij) come metropolita di Kiev, Isaija (Kopinskij) come vescovo di Peremyshl e Meletij (Smotritskij) come arcivescovo di Polotsk. Un anno prima, nel 1619, Kuntsevich aveva chiesto al re polacco Sigismondo III un documento secondo il quale tutte le chiese e i monasteri ortodossi dell'eparchia di Polotsk gli erano stati consegnati, cioè erano stati convertiti all'uniatismo, nonostante le opinioni del clero e dei fedeli.

In caso di disaccordo, le parrocchie venivano trasferite con la forza agli uniati. Ai preti ortodossi che resistevano era proibito, sotto minaccia di morte, di avvicinarsi alle proprie chiese. I servizi religiosi ortodossi sostanzialmente cessarono. I neonati non venivano battezzati e ai defunti non veniva data una sepoltura adeguata. Di notte i defunti ortodossi erano portati fuori dalle mura della città e gettati nel fossato con le acque reflue.

Iosafat Kuntsevich si comportò in modo così disumano e illegale che perfino le autorità ufficiali polacche se ne accorsero. Il 9 febbraio 1621, il cancelliere (primo ministro) della Polonia Lev Sapiega, cattolico di fede e convinto sostenitore dell'Unia, scrisse una lettera al metropolita uniate di Kiev, Josif Rutskij, su Iosafat Kuntsevich: 'Non solo io ma anche altri condannano fermamente il fatto che il vladyka di Polotsk si sia comportato in modo troppo duro in materia di fede, e abbia molto infastidito e disgustato la gente a Polotsk e ovunque. Per molto tempo l'ho messo in guardia, l'ho pregato ed esortato a non agire in modo così crudele, ma lui, avendo le sue considerazioni, più ostinate che fondate, non ha voluto ascoltare i nostri consigli. Possa Dio concedere che le conseguenze dei suoi ordini e delle sue dure azioni non danneggino la Rzeczpospolita (la Confederazione polacco-lituana). Per l'amor di Dio, prego vostra Grazia di ammonirlo in modo che possa cessare e abbandonare la sua severità in queste questioni e restituire volontariamente le chiese ai mogileviti, senza aspettare che le portino via senza che venga chiesto... Per favore, vostra Grazia, lo tenga sotto controllo'.

Nel 1622, il vescovo ortodosso di Polotsk, Meletij (Smotritskij), arrivò a Vitebsk e indirizzò alle autorità locali un documento in cui si dichiarava legittimo arcivescovo ortodosso di Polotsk. Ciò scatenò un’ondata di entusiasmo popolare. Gli ortodossi speravano nel ripristino dei loro diritti. Coloro che si erano convertiti all'Unia sotto pressione tornarono all'Ortodossia. Di conseguenza, . Kuntsevich chiese un intervento decisivo delle autorità secolari. Scritto una denuncia a Lev Sapiega con la richiesta di punire gli ortodossi.

Tuttavia, Sapieha gli rispose così: 'Non vorrei entrare in corrispondenza e dispute con vostra Grazia, ma vedendo l'ostinazione con cui lei difende le sue convinzioni, senza badare ad alcun argomento, mi trovo costretto, contro la mia volontà, a rispondere alla sua lettera infondata. Ammetto che anch'io sono preoccupato per l'Unia e che non sarebbe saggio lasciare la questione incontrollata. Ma non mi era mai venuto in mente che vostra Grazia avrebbe costretto le persone a unirsi a lui con misure così violente... E con la sua sconsiderata violenza ha incitato e, per così dire, costretto il popolo russo a resistere e a violare il giuramento prestato a sua Maestà. È difficile per lei negarlo quando i sudditi russi presentano denunce contro di lei alle autorità polacche e lituane... Secondo gli insegnamenti della Sacra Scrittura, dobbiamo garantire che il nostro zelo e il nostro desiderio per un'unica fede si basino sulle regole dell'amore. Ma lei hai eluso l'istruzione dell'Apostolo, e quindi non sorprende che quelli a lei soggetti abbiano abbandonato l'obbedienza.

Quanto ai pericoli che minacciano la sua vita, si può dire che spesso ciascuno è causa delle proprie disgrazie... Invece di gioia, la sua infame Unia ci ha portato tanti guai, discordie e tale avversione che preferiremmo farne a meno. Sopportiamo così tanti problemi, angosce e fastidi da parte di vostra Grazia. Questo è il frutto della sua famigerata Unia! A dire il vero, essa ha guadagnato notorietà solo grazie ai disordini e alle divisioni che ha provocato nel popolo e nelliintera regione!"

Una valutazione più che esaustiva dell'attività di Kuntsevich! Ancora una volta, non è stato un uomo ortodosso, ma un politico polacco, cattolico e sostenitore dell'Unia.

Tuttavia, dopo aver ricevuto una risposta del genere, Iosafat Kuntsevich non si calmò; scrisse invece una denuncia contro Lev Sapiega al re polacco Sigismondo III e a papa Gregorio XV. Questi furono più disposti a rispondere alla denuncia. Sigismondo III diede delle truppe a Iosafat Kuntsevich, con l'aiuto delle quali quest'ultimo soppresse spietatamente la resistenza degli ortodossi nella diocesi di Polotsk.

Nel 1623, durante una sessione del Sejm (parlamento) polacco a Varsavia, il nobile ortodosso della Volinia, Lavrentij Drevinskij, descrisse l'illegalità che si stava verificando: "In Lituania, l'arcivescovo di Polotsk ha mantenuto le chiese ortodosse di Orsha e Mogilev sigillate per cinque anni. I cittadini di Polotsk e Vitebsk, che, su divieto dell'arcivescovo, non possono avere una chiesa e nemmeno una casa in città per le loro funzioni religiose, devono andare nei campi a questo scopo la domenica e nei giorni festivi, e anche allora senza sacerdote, poiché non è loro permesso di avere un proprio sacerdote nella città o nelle vicinanze della città".

"Infine, ecco un caso terribile, incredibile, barbaro e feroce: l’anno scorso, nella stessa città lituana di Polotsk, il vescovo apostata, per infastidire ulteriormente i cittadini, ordinò deliberatamente di disseppellire dalla terra i corpi cristiani, recentemente sepolti nel recinto della chiesa, e di gettarli fuori dalle tombe per essere mangiati dai cani, come carogne". Così concludeva il nobile voliniano Lavrentij Drevinskij sulle azioni di Iosafat Kuntsevich.

Se oggi i cristiani ortodossi espulsi dalle loro chiese prestano servizi religiosi in case private, ex negozi, depositi o locali simili, nel XVII secolo andavano fuori città per svolgere i loro servizi nei campi e nelle aree boschive. Il 12 novembre 1623, quando Kuntsevich stava tornando dal servizio domenicale, incontrò un prete ortodosso di nome Il'ja, che stava andando fuori città per svolgere uno di quei servizi religiosi illegali. L'aiutante di J. Kuntsevich, l'arcidiacono Dorofej, lo aggredì, lo picchiò quasi a morte, lo trascinò nella residenza arcivescovile e lo chiuse a chiave in una delle stanze. Questa crudeltà fece così indignare i cittadini ortodossi che questi presero d'assalto la casa di Kuntsevich e, con ogni probabilità, lo uccisero con un'ascia (almeno su una delle sue "icone", Kuntsevich è raffigurato con un'ascia in testa).

Questo è molto diverso da come e in quali circostanze i veri martiri cristiani hanno incontrato la loro fine. C'è un'altra differenza: i martiri cristiani non furono vendicati per la loro morte, ma per la morte di Kuntsevich si cercò la vendetta completa. Sigismondo III inviò truppe a Vitebsk. L'indagine sul caso di Kuntsevich durò solo tre giorni, e in seguito furono decapitate 19 persone, tra cui due dei primi sindaci di Vitebsk e uno di Polotsk; un totale di 120 persone furono condannate a morte, le loro proprietà furono confiscate, 100 persone furono imprigionate e 200 furono fustigate. Vitebsk perse i diritti su Magdeburgo e tutti i privilegi. Il municipio di Vitebsk fu demolito e alla città fu inflitta una multa di 3.079 zloty. Tutte le campane furono rimosse dalle chiese. Come scrisse uno studioso di questi eventi, "nessun funerale pagano fu celebrato in modo più sanguinario della morte di Kuntsevich".

In che modo ci sarebbe l'unità?

Temendo l'ostruzionismo del papa, Svjatoslav Shevchuk, a nome di Kuntsevich, ha invitato gli ucraini a "non ascoltare" coloro che oggi chiedono la rinuncia all'unità con il cattolicesimo. Questa Sembra essere una chiara esagerazione. Voci del genere sono davvero sconosciute oggi. Avviene proprio il contrario.

In Ucraina, la narrativa secondo cui il cattolicesimo è qualcosa di veramente europeo, umano, democratico, civile, ecc. è sempre più radicata nella coscienza della società, mentre l'Ortodossia è vista come qualcosa di orientato verso Mosca, ostile, imperiale, ecc.

Sì, questa narrazione è ancora oggi nelle sue fasi iniziali di sviluppo, con tentativi di persuadere la società ucraina che esiste una "corretta Ortodossia" nella forma della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e una "errata" nella forma della Chiesa ortodossa ucraina. Ma i contorni della prossima fase di trasformazioni religiose sono già stati delineati: tutta l'Ortodossia sarà dichiarata "errata" e solo quella che, come dice Shevchuk, è "in unità con la grande famiglia universale della Chiesa cattolica" sarà considerata "corretta". Si stanno già facendo dichiarazioni inequivocabili sulle prospettive di unificazione della Chiesa greco-cattolica ucraina e della "Chiesa ortodossa dell’Ucraina", con l’organizzazione di conferenze, incontri e relative preghiere congiunte. E se (forse è più esatto dire quando) il patriarca Bartolomeo accetterà di unirsi al Vaticano, la narrazione secondo cui l'Ortodossia è "imperialismo russo" si sentirà ovunque. Allora dominerà lo slogan che "l'unità" è esclusivamente unità con il Vaticano. Successivamente il corso di Kuntsevich verrà proseguito con rinnovato vigore.

Ma l'unità della Chiesa non è affatto l'unità con la Sede romana; è unità di tutta la Chiesa, celeste e terrena, è unità nella fede e nella morale, è unità nello Spirito Santo e nei sacramenti. Possono i cattolici oggi dire di credere come credeva tutta la Chiesa del primo millennio? Certamente no. Oltre al nuovo dogma del "filioque", che approvarono solo all'inizio dell'XI secolo e apportarono aggiunte al Credo niceno, i cattolici hanno stabilito molti altri dogmi: l'Immacolata Concezione della Vergine Maria, il Purgatorio e altri. Pertanto, quando diciamo: 'Credo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica', intendiamo qualcosa di completamente diverso da ciò che dice Shevchuk.

Su quale pietra è fondata la Chiesa?

E c'è un'altra dichiarazione del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina che vale la pena considerare. "Siamo figli della Chiesa universale perché crediamo che Cristo ha fondato la sua Chiesa sulla pietra dell'apostolo Pietro. E questo Pietro continua a vivere, agire e servire attraverso i suoi successori, manifestando l'inizio divino e senza tempo della Chiesa come Corpo di Cristo", ha detto Shevchuk.

Credere che la Chiesa sia fondata sulla personalità dell'apostolo Pietro è un malinteso tipico dei cattolici, che può tuttavia sembrare vero perché è infatti affermato nel Vangelo: "E io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa..." (Matteo 16:18). Per evitare che qualcuno tra gli ortodossi venga ingannato da queste parole, riportiamo solo alcune citazioni dei santi Padri che hanno commentato questo versetto del Vangelo.

San Giovanni Crisostomo: 'E io ti dico, tu sei Pietro, e su questa pietra – cioè sulla confessione di fede – edificherò la mia Chiesa (versetto 18). Con queste parole il Signore mostra che molti crederanno d'ora in poi, incoraggia lo spirito di Pietro e fa di lui un pastore: e le porte degli inferi non prevarranno contro di esso. Se non prevalgono contro di essa, tanto meno contro di me. Perciò non turbatevi quando sentirete che sarò tradito e crocifisso... 'Su questa roccia'. Non ha detto "su Pietro", perché ha edificato la sua Chiesa non su un uomo ma sulla fede. Che tipo di fede era questa? "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16:16).

San Girolamo di Stridone: 'Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Come egli stesso diede la luce agli apostoli perché fossero chiamati luce del mondo, e altri nomi provenivano dal Signore, così a Simone, che credeva nella pietra o in Cristo, diede il nome Pietro.'

San Teofilatto di Bulgaria: "Poiché Pietro lo ha confessato Figlio di Dio, dice: questa confessione che hai fatto sarà il fondamento dei credenti affinché chiunque intenda costruire l'edificio della fede ponga come fondamento questa confessione. "

Come possiamo vedere, i santi padri attribuirono le parole di Cristo sulla roccia non allo stesso Pietro, ma alla confessione di fede che aveva fatto in precedenza: "E tu?" chiese. "Chi dici che io sia?" Simon Pietro rispose: "Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente". (Mt 16:15,16). E anche la Sacra Scrittura dice che la Chiesa è fondata sulla pietra, che è Cristo.

"Avvicinandovi a Lui, la pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta da Dio e preziosa per lui, <...> Dice infatti la Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare eletta e preziosa, e chi confida in essa non resterà mai deluso" (1 Pt 2,4-6).

"Poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, che è Gesù Cristo" (1 Cor 3:11).

Si potrebbero aggiungere altre citazioni della Scrittura e dei santi Padri, ma quanto detto è sufficiente per convincerci della correttezza della comprensione ortodossa del Vangelo. Ciò significa che dobbiamo attenerci alla fede ortodossa, non lasciarci trasportare dalle belle parole e ricordare il testamento del nostro santo padre Teodosio delle Grotte: "Non partecipate alla fede latina, non aderite ai loro costumi, evitate i loro comunione ed evitare tutti i loro insegnamenti e costumi. Guardati, figlio mio, dagli eretici e da tutti i loro discorsi, perché anche la nostra terra ne è piena. Se qualcuno salva la propria anima, è solo vivendo nella fede ortodossa, perché non esiste altra fede migliore della nostra pura e santa fede ortodossa".

 
Tradurre la Bibbia in ebraico

Israel (Adam) Shamir, di cui abbiamo presentato sul sito alcune analisi e articoli di rara lucidità, ci introduce oggi in un progetto apparentemente strano e marginale, ma dalle conseguenze possibilmente immense: la ricostruzione del testo originale ebraico della Bibbia dei Settanta, che potrà invertire la tendenza attraverso la quale un nazionalismo esclusivista, frutto delle traduzioni del Testo Masoretico anti-cristiano, si è fatto strada tra gli stati cristiani con effetti devastanti.

Presentiamo con piacere le considerazioni di Israel Shamir nella sezione “Confronti” dei documenti, e ci auguriamo che questo articolo possa essere un utile complemento a quelli che già abbiamo tradotto per il nostro sito, a proposito dell’importanza della traduzione dell’Antico Testamento dalla versione (che per la Chiesa ortodossa, è quella divinamente ispirata) della LXX.

 
Film di Mirijane sulle tecniche della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per le incursioni nelle chiese distribuito in 4 lingue

il film di "Mirijane" sulle tecniche dei sequestri delle chiese è stato distribuito in quattro lingue. Foto: "Mirijane"

In 5 minuti, il movimento "Mirijane" ("Laici") denuncia l'illegalità del piano di sequestri attraverso il quale i seguaci della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" rubano centinaia di luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina.

Il film del movimento pubblico "Mirijane" intitolato "Tutta la verità sulle 'transizioni' alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (Anatomia delle incursioni in Ucraina in 5 minuti)" è stato distribuito in quattro lingue: ucraino, inglese, russo e greco.

Il video rivela le tecniche con cui la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in collaborazione con le autorità, ha già preso il controllo di centinaia di chiese e continua a farlo.

Nonostante tutti i piani criminali, "Mirijane" sostiene che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è riuscita a trasferire le comunità insieme alle chiese sequestrate.

"I credenti non rimangono nei luoghi di culto occupati dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Rimangono con il loro sacerdote. La comunità della cattedrale di Shepetivka sta pregando a casa. La comunità sfollata di Trebukhiv sta attualmente pregando in una tenda nella foresta. Nel frattempo, le chiese saccheggiate o sono vuote o hanno pochissime persone", afferma il film.

Video in ucraino

Video in russo

Video in inglese

Video in greco

 
Precisazioni del Santo Sinodo sui confessori

Lo ieromonaco Petru (Pruteanu) ci ha presentato nel suo blog la traduzione di un importante documento sinodale del 1998 sugli abusi della pratica della confessione, in particolare le imposizioni, da parte dei padri spirituali, di cambiare la propria vita in modo che dovrebbero essere solo il risultato di una scelta libera e personale. Anche se padre Petru insiste in modo particolare su questo documento perché vi si ammette implicitamente la possibilità che tutti gli ortodossi sposati con non credenti o con eterodossi siano ammessi alla comunione (un punto di grande importanza pastorale), la lettura di questo documento offre anche molti altri spunti di riflessione, sia a chi ascolta le confessioni sia a chi va a confessarsi. Presentiamo il documento originale russo, la traduzione romena di padre Petru e la nostra traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
La storia dello scisma della nuova ROCOR dalla Chiesa

Introduzione

Lo scisma della nuova ROCOR dalla Chiesa ortodossa ha la sua origine nella mentalità di alcuni convertiti della ROCOR statunitense, degli "incel" e degli "orthobros" che odiano le donne. Questa mentalità è emersa per la prima volta nella ROCOR statunitense già negli anni '60, sotto l'influenza dei vecchi calendaristi neo-puritani di Boston. In altre parole, la mentalità degli "orthobros" odierna è in definitiva il frutto del fanatismo vecchio calendarista di Gregory Grabbe, la mentalità del "noi siamo la vera Chiesa". Il dominio ventennale di Boston si è concluso nel 1986 con accuse senza risposta di omosessualità da parte della ROCOR, e l'estremista di destra Gregory Grabbe, che era stato segretario del Sinodo di New York per diversi decenni, è morto in età avanzata nel 1995 fuori dalla Chiesa, facendosi ancora chiamare "vescovo Gregory Grabbe", dopo aver consacrato a Suzdal in Russia il vescovo pedofilo Valentin (Rusantsov), che fu poi imprigionato,

Lasciatemi dire ora che non ho alcuna animosità personale verso quegli "orthobros" privati della famiglia che soffrono, spesso per le tentazioni della devianza sessuale, e hanno bisogno di Cristo. Sono individui profondamente infelici e soli, per non dire disturbati. Tuttavia, l'ideologia che molti di loro hanno sviluppato, una volta che è dato loro potere sulla Chiesa e sulle famiglie ortodosse, è piena di odio. La nostra Fede non è un'ideologia, perché è piena di Amore. L'odio, soprattutto verso le famiglie normali della Chiesa, è l'immancabile segnale d'allarme della setta. Ecco perché sono così pericolosi. Ecco perché bisogna pregare per loro. Speriamo ancora nella salvezza di tutti, porgendo l'altra guancia. Lo pubblicizziamo semplicemente perché è nostro dovere difendere la verità della Chiesa contro il settarismo e le sue inevitabili conseguenze che è, come abbiamo visto con i nostri occhi, scisma. E lo scisma dalla Chiesa significa proprio separazione dall'Amore, cioè lo scisma è la via verso l'odio.

Lo scisma della ROCOR è iniziato nel dicembre 2020 a Cardiff, nel Galles. Fu avviato da un sacerdote appena arrivato nella ROCOR, che era appartenuto da circa vent'anni a una setta vecchio-calendarista e al quale in precedenza era stata rifiutata l'ammissione alla Chiesa. La sua ricezione come sacerdote (senza ordinazione) era stata quindi molto controversa. Questi si è opposto a un ex prete cattolico romano della stessa città, che ancor più recentemente era stato accettato nella Chiesa ortodossa russa nel solito modo (vedi sotto).

Sorprendentemente, invece di rimproverare l'ex prete vecchio-calendarista per la sua ignoranza e non accettazione della tradizione ortodossa e ordinargli di concelebrare con il suo fratello prete della stessa giurisdizione, il vescovo locale della ROCOR (lui stesso un convertito dal luteranesimo che era stato ricevuto per crismazione nell'OCA circa vent'anni prima) lo ha appoggiato, e poi i suoi colleghi della ROCOR hanno appoggiato tutta la mentalità e lo scisma del vecchio calendarismo. Faceva tutto parte della nuova politica della ROCOR di espellere preti e laici tradizionali della ROCOR, più anziani ed esperti, e sostituirli con convertiti pazzi. Dio li fa e poi li accoppia...

Ha avuto così inizio uno scisma e uno scandalo internazionale. Alcuni ovviamente dicono che l'incidente gallese è stato solo un fattore scatenante atteso da tempo, e che qualsiasi pretesto sarebbe andato bene per coloro che erano già posseduti da una mentalità settaria e volevano vendetta per l'unificazione del 2007. Troppo orgogliosi per pentirsi dell'errore iniziale di sostenere i vecchi calendaristi, la ROCOR si è poi lanciata in una spirale viziosa di settarismo e di scisma. Ciò ci ha portato molto, molto lontano dalla Chiesa, dalla Tradizione e dall'Amore di Cristo, che tutto vuole per la salvezza.

Un po' di storia

A Londra, il rispettato e anargiro padre Georgij Sheremet'ev (+1971), padre spirituale della sorella dello tsar-martire, la defunta Ksenija Aleksandrovna, mise in guardia da questa mentalità negli anni '60. Convinse il futuro e ormai defunto metropolita Kallistos (Ware) ad unirsi alla Chiesa greca, e non alla ROCOR, per evitare quella nuova censura farisaica, come mi raccontò lo stesso padre Kallistos nel 1974. Sempre da Londra, il defunto studioso padre Amvrosij Pogodin andò negli Stati Uniti e si unì poi all'OCA esattamente per lo stesso motivo. La ROCOR dell'Europa occidentale ha sempre avuto una mentalità diversa. Questa è la Vecchia Europa, vicina alle radici della Fede, dove conserviamo la Tradizione e i canoni.

Il ribattesimo dei non ortodossi non fu mai accettato dalla ROCOR dell'Europa occidentale, che era fedele alla tradizione spirituale ortodossa russa del metropolita Antonij Khrapovitskij. Questi aveva consacrato san Giovanni di Shanghai e dell'Europa occidentale (che trascorse in Europa occidentale 13 anni, lo stesso periodo trascorso in Cina). Naturalmente san Giovanni non ribattezzò i non ortodossi, tranne che in due casi eccezionali a noi noti. A san Giovanni successe il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra, che ordinò me e molti altri, e che disse che la ricezione dei non ortodossi mediante il battesimo semplicemente "non è necessaria". Questa è sempre stata la nostra politica. E nel caso dei cattolici romani, anche la nostra politica è sempre stata l'accoglienza mediante la confessione e la comunione.

L'assenza di ribattesimo era stata naturalmente anche la pratica della ROCOR statunitense fino agli anni '60, poiché allora la ROCOR, come il Patriarcato di Mosca, aveva mantenuto fede alla tradizione russa pre-rivoluzionaria. Guardate per esempio come i supercorretti ribattezzatori "ortodossi" perseguitarono padre Seraphim Rose, un altro discepolo di san Giovanni di Shanghai. Quest'ultimo era stato sospeso e processato dai vescovi politici della ROCOR statunitense, cosa che gli causò uno stress che portò alla sua morte prematura tre anni dopo.

Nel 2007, guidati dal sempre memorabile metropolita carpato-russo Lavr, pensavamo finalmente di aver liberato la ROCOR da questa mentalità scismatica e settaria entrando in comunione canonica con Mosca. Ero presente come relatore al Quarto Consiglio della ROCOR a San Francisco nel 2006, a Mosca nel 2007 e di nuovo nel 2012 per il quinto anniversario. Prima del 2007 i vescovi responsabili della ROCOR avevano già abbandonato i loro legami non canonici del vecchio calendarismo nei Balcani, che erano stati promossi da un piccolo numero di vescovi della ROCOR negli anni '90 e respinti e ignorati da tutti gli altri. Tra questi c'era il legame con la setta del defunto metropolita Vlasie in Romania, che aveva predicato la purezza, ma prima di morire si era innamorato di una monaca.

Il nuovo settarismo

Tuttavia, nel 2017 il mini-Sinodo si è vendicato dell'unificazione del 2007 e ha preso il potere dopo che il nostro amato metropolita Hilarion (Memoria eterna!) si è ammalato. Tra le altre cose, volevano "allineare la ROCOR dell'Europa occidentale" a quella degli Stati Uniti, "prosciugare la palude", come affermavano. In realtà hanno fatto esattamente il contrario e hanno portato qui la palude americana, distruggendo la vecchia ROCOR. La loro prima mossa è avvenuta nel 2018, quando hanno "mandato in pensione" il locale arcivescovo della ROCOR di Ginevra e i pilastri della parrocchia che erano lì da generazioni, provocando un enorme scandalo e sostituendolo con un giovane convertito americano molto inesperto. Quest'ultimo era stato accolto nell'OCA dal luteranesimo mediante la cresima circa 18 anni prima.

Fu l'inizio di un'epurazione e di una microgestione stalinista. Poi hanno insistito affinché noi, che eravamo ortodossi russi prima ancora che loro nascessero, parlassimo americano e usassimo nuove usanze liturgiche statunitensi! Sono tipici dei convertiti americani che vogliono essere "più ortodossi degli ortodossi". Tutto il loro ragionamento è ossessionato dalla "salvezza" e dal "battesimo" in stile protestante, con la "promessa" conservatrice luterana dell'inferno per chiunque non sia d'accordo con loro. Che meravigliosi cristiani!

Tutti qui sono profondamente scioccati da quanto accaduto. La maggior parte finge di ignorarlo, poiché la ROCOR è così piccola. Ma qui i greci scrivono della ROCOR piena di scandali, e dicono: "una volta una setta, sempre una setta". La diocesi di Sourozh del Patriarcato di Mosca ci ha detto due anni fa che la ROCOR americana ha bisogno di una "ambulanza psichiatrica" (suona meglio, se detto con un accento russo). In realtà hanno riso delle buffonate di questi finti ortodossi russi e della loro disneyzzazione della fede. Per capirci qualcosa si veda lo psichiatra polacco Dr Andrew Lobaczewski nel suo libro Political Ponerology, dove parla di un tipo patologico noto come "schizoidia" o " psicopatia schizoidale ".

La ROCOR ha ignorato il consiglio del patriarca Kirill di scriverci semplicemente lettere di congedo, come avevamo cortesemente richiesto fin dall'inizio, poiché eravamo disposti ad accettare tutte le loro umiliazioni e lo avevamo fatto, ma non eravamo disposti ad entrare in uno scisma, come avevamo spiegato chiaramente quattro mesi prima di partire. Pertanto, vedendo la sconsiderata testardaggine della ROCOR, Mosca ha concordato con il suo amico, il patriarca Daniel di Romania, di farci accogliere nella Chiesa romena (il principale consigliere canonico e professore di diritto canonico del patriarca Daniel è il cognato del nostro prete), fino alla fine della guerra in Ucraina. Il processo della nostro ricezione è durato solo quattro ore.

Mosca aveva organizzato tutto in anticipo. Solo dopo il conflitto in Ucraina Mosca avrà finalmente l'opportunità di affrontare lo scisma della ROCOR. Ciò significa affrontare gli elementi folli e non canonici che hanno preso il potere dal metropolita Hilarion e poi hanno creato uno scisma con l'arcidiocesi dell'Europa occidentale del Patriarcato di Mosca, dove abbiamo parenti e amici stretti da oltre 50 anni.

Se Mosca poi offrisse a noi e a tutte le nostre chiese di unirsi a Sourozh, come avevamo inizialmente voluto nel maggio 2021, non sono sicuro di cosa faremmo. I rpmeni sono stati fantastici con noi, veri cristiani, permettendoci di rimanere ortodossi russi, visitandoci, concelebrando regolarmente e rendendoci una parte reale della metropolia romena. Naturalmente noi siamo sempre stati buoni con loro. Ci stanno ripagando. Perché mai dovremmo voler chiedere lettere di congedo alla Chiesa romena? Non cercano di distruggerci e di chiudere le nostre chiese e non sono gelosi, innamorati del denaro, non sono particolarmente maleducati, non fanno i prepotenti e non minacciano. In una parola, gli ortodossi romeni sono cristiani.

La nostra richiesta minima sarebbe che gli scismatici vengano rimossi, anche se francamente dovrebbero almeno essere sospesi per aver creato uno scisma, che nemmeno "il sangue dei martiri può superare" e per aver perseguitato coloro che obbediscono ai canoni. Quindi tutti i 16 membri del clero che hanno lasciato la ROCOR e non sono tornati avrebbero dovuto ricevere una sorta di risarcimento. Sarebbe un po' come il calunniato padre Aleksandr (Belja) e tutti quelli che erano con lui (abbiamo visto i documenti in cui era stato chiaramente eletto dalla maggioranza del Sinodo), l'angelico padre Christopher Stade, l'abate Tikhon (Gajfudinov), l'ex segretario particolare del metropolita Hilarion, e padre Eduard Chervinsky, sacerdote del palazzo del Sinodo. Se ne sono andati tutti disgustati dalla nuova cricca, che ha usurpato il potere dal metropolita Hilarion, malato di demenza. Il loro comportamento è stato non solo non canonico, ma spudoratamente non cristiano.

Il nuovo libro del ribattesimo e la ricezione dei non ortodossi

Il nuovo libro americano sul ribattesimo è stato scritto in stile da convertito da un prete convertito insicuro in Grecia, che era già stato respinto dall'Assemblea dei vescovi ortodossi degli Stati Uniti. Dico insicuro perché niente di tutto questo è un problema per gli ortodossi sicuri, in Grecia, Russia, Romania o altrove. Si tratta, tuttavia, di un tema perenne tra coloro che provengono da un contesto protestante, ma che non si sono ancora completamente convertiti. Padre Peter Heers, se è l'autore, non ha alcun vescovo conosciuto (è quindi sulla carta un protestante), finché non potrà provare il contrario. Non c'è niente di nuovo in questo libro, che ripete i vasti dibattiti su questo argomento che si trovavano nella letteratura ortodossa degli anni '70 e '80 (St Vladimir's Quarterly, Eastern Churches Review, Sobornost, Orthodox Word ecc.), così come in altre lingue (per esempio in Le Messager della diocesi dell'Europa occidentale della ROCOR).

Questo nuovo libro sembra raccontare varie pratiche della storia: prendere citazioni di santi e anziani fuori contesto (come sono soliti fare i protestanti) non è certamente una sana pratica pastorale tradizionale, ma è incline alla pratica libraria dei farisei. Che in certi tempi e in certi luoghi sia stata praticata l'accoglienza dei cattolici romani mediante il battesimo è un fatto ben noto. È sempre successo ogni volta che il cattolicesimo romano è stato aggressivo nei confronti dell'Ortodossia e sembra che sia iniziato, senza alcuna sorpresa, con il sacco della Nuova Roma nel 1204. Tuttavia, non è stata la pratica ogni volta che i cattolici romani hanno trattato bene gli ortodossi e addirittura ci hanno rispettato, in altre parole, ogni volta che si sono comportati da cristiani nei nostri confronti.

L'esigenza di ricevere mediante il battesimo rinuncia alla Tradizione viva, alla Tradizione dei Santi, di tutte le Chiese locali, del Patriarcato di Mosca, della Chiesa prerivoluzionaria (l'imperatrice sant'Alessandra fu ricevuta da san Giovanni di Kronstadt mediante la crismazione). Personalmente seguirò sempre in questo la pratica dei vescovi ortodossi non scismatici. Coloro che non accettano questa pratica rischiano di mettersi fuori dalla Chiesa, soprattutto quando rifiutano di concelebrare con intere giurisdizioni perché hanno ricevuto un sacerdote dal cattolicesimo romano mediante la confessione e la comunione. Ciò che andava bene per san Serafino di Sarov. san Giovanni di Kronstadt, l'imperatrice martire Alessandra e il 100% dei vescovi ortodossi canonici non scismatici di oggi, è certamente sufficiente per me.

Chiunque esiga il ribattesimo di qualcuno che già da anni fa parte della Chiesa ortodossa e riceve la comunione, rinuncia anche al Credo: 'Io credo in un solo battesimo...'.

Guardate su YouTube come il Patriarcato di Mosca oggi, come sempre, accoglie i preti cattolici romani nella Chiesa.

Al di fuori di questo libro, che non ho avuto il tempo di leggere, direi quanto segue sull'intera questione inventata del "ribattesimo correttivo" – un termine totalmente antipatristico, vale a dire: se non accetti la pratica della Chiesa ortodossa russa di cui sopra, secondo cui il clero cattolico romano è accettato nella Chiesa russa attraverso la confessione e la concelebrazione, e poi interrompi la comunione con coloro che accettano tale pratica, allora semplicemente non sei un ortodosso russo, anzi semplicemente non sei un membro della Chiesa ortodossa. Appartieni a una setta. Sei uno scismatico. Tagliare la comunione con gli altri a causa delle loro pratiche tradizionali in questa materia è uno scisma. Questo è peccato. E questo è quello che è successo.

Naturalmente, tutti noi pratichiamo il triplice battesimo per immersione nel nome della santa Trinità (io lo faccio in media almeno due volte a settimana), ma guardate il video qui sopra con qualcuno che è già stato battezzato nel nome della santa Trinità, ed è ricevuto oggi nella Chiesa russa nel modo consueto. Ciò che noi non facciamo è cadere nello scisma e dire che gli altri non sono ortodossi perché sono stati ricevuti nel modo mostrato nel video di YouTube qui sopra, e non secondo un insegnamento rigorista. Questo è anti-canonico – vedi Canone XV del Primo e Secondo Concilio sotto san Fozio il Grande.

L'insegnamento ortodosso sui "sacramenti" non ortodossi è cristallino e lo ripeterò qui per i nuovi arrivati nella Chiesa, che non sanno nulla della vasta letteratura al riguardo scritta nei secoli XIX e XX, per l'ennesima volta: non ci sono sacramenti al di fuori della Chiesa ortodossa. Tuttavia, ci sono forme o riti sacramentali, che in realtà hanno gli stessi nomi dei nostri ed esteriormente sono molto simili ai battesimi d'emergenza ortodossi. La presenza spirituale che manca in quelle forme o riti si ottiene quando un non ortodosso si presenta alla presenza della Chiesa, sorgente dello Spirito Santo. La forma rituale viene allora riempita della grazia mancante.

Il problema con qualsiasi nuova dottrina del ribattesimo è che le sue affermazioni sulla necessità di ribattezzare i non ortodossi sono antiquate, ripetute ad nauseam negli ultimi 150 anni. Questa questione fu dibattuta fino alla morte da Palmer e Khomjakov nel XIX secolo e migliaia di pagine furono nuovamente scritte al riguardo negli anni '70, soprattutto dopo i ribattesimi non canonici, anzi blasfemi, della ROCOR di Guildford del 1976, da parte dei seguaci di Grabbe, di persone che erano stati ortodosse per alcuni anni. (Questo viene ancora fatto dai vecchi calendaristi, legati al gruppo di Guildford in Inghilterra). Emerse ancora una volta nello scisma di Boston del 1986 e nello scisma di Fontrier a Parigi. Entrambi i gruppi dell'ex ROCOR si sono rivolti ai vecchi calendaristi. Come disse allora a tutti noi l'arcivescovo Antonij di Ginevra della ROCOR: "Ricevete mediante economia (crismazione). Se però qualcuno insiste per essere battezzato nella Chiesa, potete farlo, anche se non è necessario". Quando negli anni '90 una monaca polacca della ROCOR del convento di Lesna, suor Varvara, venne a conoscenza della nuova pratica americana della ROCOR di ricevere obbligatoriamente i cattolici romani tramite il battesimo, rimase inorridita.

Nel 1979 l'ormai santo locale, san Sofronio l'Athonita, spiegò a noi (e a me) l'insegnamento ortodosso secondo cui non è necessario ribattezzare. Ciò seguì al ribattesimo di un prete cattolico da parte dell'abate Aemilianos nel 1978. Padre Sofronio aveva mandato il prete cattolico, padre Placide, all'Athos per essere ricevuto, ma rimase inorridito e molto turbato quando padre Aemilianos, alle sue spalle, ricevette padre Placide mediante battesimo. All'epoca questo atto causò uno scandalo del tutto inutile. Ciò che mancava nella forma sacramentale eterodossa viene compensato e attivato dal contatto con la grazia inerente e che irradia dalla Chiesa di Dio – la Chiesa ortodossa.

Il resto è letteralismo fondamentalista di stampo protestante e ritualismo da convertiti con la loro fragilità psicologica e insicurezza. In altre parole, l'isteria del ribattesimo non ha nulla a che fare con la teologia, ma solo con la psicologia e spesso con una psicologia malsana, persino con la patologia (vedi sopra). Giovani che vengono per la prima volta nelle nostre parrocchie, come loro, dopo aver passato centinaia di ore su internet e quindi sono 'esperti', chiedono subito di essere ribattezzati, di vestirsi di nero, di farsi crescere la barba e i capelli lunghi e di cambiare il loro nome da 'Giovanni' ed essere chiamati Mosè o Serafino, Silouan o Vladimir: non hanno bisogno di un prete, hanno bisogno di uno psichiatra. O ci accettano come ortodossi così come siamo, oppure vanno altrove. Non abbiamo persone come queste nelle nostre parrocchie.

Questo intendeva, circa venticinque anni fa, il Patriarca Alessio II, quando parlava dell'insicurezza di certi piccoli gruppi di emigranti russi introversi, che vivevano in ghetti angusti, autoprotetti e parrocchiali, spaventati perché "gli altri non sono come noi", "gli altri non sono veri russi come noi" ecc.

Queste affermazioni sulla necessità del ribattesimo vanno contro a tutti i vescovi e sacerdoti della ROCOR del passato, che che ci hanno insegnato la Tradizione. Non erano convertiti emergenti di origine protestante statunitense, ma provenivano da un millennio di tradizione ortodossa.

Le pretese che il ribattesimo sia obbligatorio significano che tutti i santi dell'Antico Testamento e molti martiri del calendario post-Nuovo Testamento battezzati nel loro sangue, e non mediante tripla immersione nell'acqua, non sono nemmeno ortodossi, per non dire santi.

Le pretese che il ribattesimo sia obbligatorio significano che le centinaia di migliaia di uniati ricevuti nella Chiesa russa in Bielorussia, Ucraina e Rus' carpatica nel XIX e XX secolo mediante la confessione e la comunione (il terzo rito) non si sono mai uniti alla Chiesa ortodossa!

Le pretese che il ribattesimo sia obbligatorio significano che centinaia di sacerdoti ortodossi, ricevuti mediante la cresima come laici, non sono sacerdoti e i loro sacramenti non sono validi!

Queste affermazioni significano che circa 100 milioni di russi ortodossi (tra cui circa 35.000 ora sacerdoti, dei quali almeno un centinaio sono ora vescovi) non sono battezzati! Fino a 10-15 anni fa per la maggior parte i battezzati dovevano stare in ginocchio con due mani in una ciotola d'acqua e farsi versare l'acqua sulla testa. Molto semplicemente, non esistevano quasi più battisteri.

Queste affermazioni negano la validità dei battesimi da parte di sacerdoti serbi e greci della diaspora (e non solo nella diaspora e non solo serbi e greci), che battezzano versando acqua sulla testa.

Queste affermazioni negano la validità dei battesimi d'emergenza ortodossi di neonati e adulti, effettuati in condizioni ospedaliere.

Il fatto è che se pratichi solo l'akrivia (l'insegnamento rigoroso), ti allontanerai dalla verità tanto quanto coloro che praticano solo l'ikonomia (la dispensazione). I pastori li usano entrambi secondo necessità. Intellettuali e teorici cadono nell'uno o nell'altro eccesso, deviando a destra o a sinistra. I pastori sono pratici e, per definizione, pastorali.

Conclusione

Una volta terminata la guerra iniziata dagli Stati Uniti nel 2014 in Ucraina, poiché si tratta ovviamente di una guerra tra Mosca e Washington, per il cui complesso militare-industriale sono già morti 500.000 soldati ucraini, queste questioni saranno risolte. Gli eventi in Ucraina e quelli successivi nei Paesi Baltici, in Moldova e nell'Europa occidentale hanno distratto Mosca da questi eventi.

Alla fine, i settari si rifiuteranno di pentirsi e senza dubbio troveranno ancora un'altra ricca setta americana (tramite l'influenza di Internet e i podcast), che potrebbero chiamare ROCOR (Russian Old Calendarists Outside Russia). Tuttavia, l'Ortodossia non esiste nei podcast e su Internet, esiste solo nei luoghi di culto, nelle funzioni e nei sacramenti, nel nostro stile di vita cristiano incarnato. Ma le sette non ne vogliono sapere.

Quegli ortodossi che rimangono ancora nella ROCOR, e questi includono alcuni dei loro vescovi aspramente divisi – una fonte mi dice che la divisione è davvero amara – entreranno a far parte del Patriarcato di Mosca, o come vorrà chiamarsi dopo la fine del conflitto in Ucraina. Questo è il futuro. Mosca raccoglierà le parti sane, una volta che le parti folli si saranno espulse da sole nelle loro sette, in una ripetizione dello scisma di Boston del 1986 e degli scismi multipli tra il 2001 e il 2007. Non ho il minimo dubbio al riguardo e non ne dubito dal 2007. La crisi di identità della ROCOR post-2007, con tutte le sue assurdità e ora lo scisma dal Patriarcato di Mosca, sarebbe stata superata fondendo la ROCOR in Europa, America Latina e Australia fondendosi con il Patriarcato di Mosca, o in Nord America con la sua filiale americana locale, l'OCA. Accadrà comunque.

In questo caso la ROCOR si sarebbe semplicemente fusa con il Patriarcato di Mosca e sarebbe diventata così il suo braccio missionario fuori dalla Russia. Provvidenzialmente, quest'ultima avrebbe poi aiutato il Patriarcato di Mosca a non sprofondare nel disastroso nazionalismo russo e nel centralismo e nelle ingiustizie di tipo sovietico, come la destituzione dei preti con opinioni politiche diverse sull'Ucraina. E allo stesso tempo, attraverso il suo impegno con le masse, e non con i ghetti, la ROCOR avrebbe aiutato il mondo occidentale al collasso a ritrovare Cristo.

Purtroppo, la nuova ROCOR, rinunciando alla vecchia e tradizionale ROCOR con la sua eredità pre-rivoluzionaria, ha preso l'altra strada, quella settaria. Si è sovietizzata e allo stesso tempo si è rivolta a un ghetto di destra invece che al mainstream. Alla fine, però, prevarranno le forze della moderazione e della sanità mentale. Alla fine la luce vince sempre contro le tenebre.

 
Rapporto sulla situazione ucraina (20 settembre 2014)

Partendo dal discorso al Congresso americano di Petro Poroshenko (nella foto), che nonostante gli applausi non ha ottenuto le armi desiderate, Saker inizia una delle sue attente analisi delle forze in gioco attorno alla composizione del conflitto ucraino: chi vuole la pace, chi non la vuole, chi si sente minacciato e perché… Presentiamo l'analisi di Saker nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
La cattolicità della Chiesa di Cristo e la sua sostituzione

Controversie su vari temi della vita cristiana sorsero anche nei tempi apostolici. È così importante mantenere un giudizio unificato sulla Chiesa e sulla sua cattolicità?

La Chiesa di Cristo è Gesù Cristo, il suo capo, e coloro che sono in comunione con Lui. Questa comunità di credenti, secondo l'apostolo Paolo, "è il suo corpo, la pienezza di colui che riempie in ogni cosa il corpo di Cristo" (Ef 1:23). Lo Spirito Santo assicura l'unione di Cristo con la sua Chiesa.

Le comunità di cristiani in tutto il mondo, piccole e grandi, guidate da vescovi, metropoliti e patriarchi, mantengono l'unità con Cristo attraverso i presbiteri sulla base della fede ortodossa, della retta esperienza spirituale e della partecipazione all'eucaristia.

Per mantenere la vita dei cristiani conforme all'insegnamento del Vangelo e dimorare nello Spirito Santo, la santa Chiesa ha determinato le leggi o canoni con cui è regolata questa vita e che mirano a portare la salvezza a coloro che credono nel Signore Gesù Cristo.

La presenza in seno alla Chiesa dei cristiani che, secondo la parola di Giovanni Crisostomo, creano questi canoni, rende la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, in comunione con Cristo.

Una caratteristica molto importante della santa Chiesa è la sua cattolicità.

San Cirillo di Gerusalemme scriveva che "la Chiesa si chiama cattolica (o conciliare, ndc) perché abbraccia da un capo all'altro l'universo, la quale ovunque e in pienezza professa tutto l'insegnamento che gli uomini devono conoscere, l'insegnamento delle cose visibili e invisibili, celesti e terrene."

È opportuno notare che la cattolicità della Chiesa si manifesta non solo nell'attività dei vescovi e dei chierici, ma anche nella vita di ciascun membro del corpo di Cristo: " Il corpo non è formato da un solo membro, ma da molte membra. Se la gamba dice: non appartengo al corpo, perché non sono la mano, allora davvero non appartiene al corpo?" dice l'apostolo Paolo (1 Cor 12:14-15).

Pertanto, il mantenimento dell'unità dello Spirito mediante il vincolo della pace (Ef 4:3) caratterizza la verità della Chiesa e la pienezza della vita spirituale dei suoi membri.

Considerando la storia della santa Chiesa, è degno di nota che i problemi della vita cristiana in molti casi sono dovuti alla violazione del principio di cattolicità della Chiesa.

Già nei tempi apostolici sorsero controversie su vari argomenti della vita religiosa dei cristiani.

Nonostante la speciale autorità dei singoli apostoli, il Concilio degli Apostoli costituisce un esempio di soluzione conciliare delle questioni e dei problemi della vita cristiana. Ecco perché la gestione gerarchica della Chiesa si fonda sul principio espresso dal 34° Canone Apostolico: "I vescovi di ogni nazione riconoscano colui che è il primo tra loro e lo considerino loro capo, e non facciano nulla di importante senza il suo consenso; ma ciascuno può fare solo ciò che riguarda la propria parrocchia e le località che ad essa appartengono. Ma neanche colui che è il primo faccia nulla senza il consenso di tutti; poiché così ci sarà unanimità e Dio sarà glorificato per mezzo del Signore nello Spirito Santo.

La cattolicità della Santa Chiesa non è il parlamentarismo, dove tutte le decisioni vengono prese a maggioranza. La cattolicità (conciliarità o sobornost) è un principio in cui il processo decisionale si basa sulla fedeltà alla santa Tradizione e agli antichi insegnamenti della Chiesa. La sobornost non è possibile senza il clima di amore e di pace in cui si svolge la sacra assemblea, né è possibile senza il consenso del popolo ortodosso.

Nel tempo in cui la santa Chiesa fu riconosciuta come società secolare ed entrò in rapporti con lo Stato, furono necessarie le decisioni conciliari dei Padri per regolare nello spirito evangelico l'interazione tra le Chiese locali e le autorità costituite.

Bisogna ammettere che questa interazione con le autorità non è stata sempre ideale. Inoltre, le autorità interferirono negli affari interni della Chiesa e la danneggiarono, come dimostrano numerosi fatti storici, quando gli imperatori bizantini patrocinarono la diffusione delle eresie e la creazione di unioni criminali.

Sfortunatamente, questo impatto negativo delle autorità ha avuto luogo non solo a Bisanzio, ma anche nella storia della Chiesa ortodossa russa. Prendiamo, per esempio, il periodo sinodale della vita della nostra santa Chiesa o la storia della dominazione degli eterodossi in Ucraina.

La storia della Chiesa dopo la rivoluzione del 1917 fu particolarmente complicata a causa della restaurazione del patriarcato, che in realtà fu abolito con la morte del patriarca Tikhon, e fu restaurato nuovamente nel 1943. Tutti sanno perfettamente quanto impotente fosse la nostra Chiesa durante il periodo del potere sovietico.

Nei nostri tempi, svolgendo una missione salvifica tra il suo popolo, la nostra Chiesa è andata gradualmente tornando alla pienezza della vita in essa inerente, nonché al principio di cattolicità, senza il quale non può funzionare adeguatamente.

Gli eventi nel nostro paese hanno dimostrato che anche oggi i politici e le autorità cercano di influenzare la vita della Chiesa a modo loro, come facevano prima, causando problemi alla Chiesa. Pertanto, la Chiesa si trova nuovamente ad affrontare le stesse sfide dei tempi precedenti. Tale è la natura della Chiesa di Cristo, di dover difendere costantemente il suo cammino, la sua missione e il suo ministero, indicati da Cristo, che spesso contraddicono gli ordini e le leggi di questo mondo. "Se voi apparteneste al mondo, esso vi amerebbe come se foste suoi. Voi non appartenete al mondo, ma io vi ho scelto dal mondo. Per questo il mondo vi odia", dice il Salvatore (Gv 15:19).

Nel suo sforzo di rimanere unita, santa, cattolica e apostolica, la Chiesa di Cristo deve rimanere impegnata nella divina Rivelazione, contrariamente alle leggi di "questo mondo".

Oltre alle sfide "esterne", la Chiesa, purtroppo, ha problemi interni legati a una comprensione indebolita del principio di cattolicità da parte dei suoi membri.

Nelle relazioni inter-ortodosse delle Chiese locali, ciò si manifesta nell'affermazione del potere del patriarca di Costantinopoli, che rivendica il papismo nell'Ortodossia. Secondo i teologi fanarioti, l'unità esterna dovrebbe esprimersi nel primato del potere, conferito al primo ierarca del Patriarcato di Costantinopoli. Una tale distorsione dell'ecclesiologia ortodossa porta al fatto che il capo del Fanar dimentica l'unità in Cristo e dichiara che "se non abbiamo un primo, allora siamo una federazione di gruppi ecclesiali amministrativi locali, senza unità, come richiesto dal la nostra ecclesiologia delle Chiese locali guidate da un primo". Poi continua: "Voglio chiedere: non c'è una prima diocesi per ogni diocesi? Non c'è un primo in ogni Chiesa? Allora perché lui (il primo, ndc) non dovrebbe esistere nelle Chiese locali? Poiché esiste un primo a partire dalla struttura più piccola, che è la parrocchia, fino alla Chiesa locale nel suo insieme, come è possibile che le Chiese locali non abbiano il loro primo?".

Il punto è che le Chiese locali hanno un primo: è il Signore Gesù Cristo. Tuttavia, l'ecclesiologia perversa del Patriarcato di Costantinopoli porta al fatto che alcuni dei suoi vescovi dicono letteralmente quanto segue: "C'è un'opinione secondo cui il Capo della Chiesa ortodossa è Gesù Cristo. Ma in realtà il patriarca ecumenico è il capo della Chiesa".

Nella vita della Chiesa locale, l'assenza di cattolicità può rivelarsi nell'autoritarismo del capo della Chiesa locale o del vescovo di una diocesi separata, che affermano la loro visione e comprensione personale della vita ecclesiale, che non è sempre giustificata dagli insegnamenti dei santi Padri e dalla Tradizione della Chiesa. In questo caso, le decisioni vengono forzate con il pretesto del bene della Chiesa, prese senza tenere conto delle opinioni degli altri vescovi e del popolo di Dio, violando così il principio di cattolicità. Questa violazione dell'armonia nell'amore fraterno provoca opposizione e scisma all'interno della Chiesa stessa.

Per esempio, quando, contrariamente alla decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa cipriota di mantenere la neutralità rispetto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", l'arcivescovo Chrysostomos ha deciso da solo di riconoscere il capo di questa struttura come vescovo canonico, ciò ha causato seri problemi all'interno della Chiesa ortodossa cipriota. Chiesa cipriota. Pertanto, alcuni vescovi si sono rifiutati di concelebrare con il loro primate, e il metropolita Isaias di Tamassos ha affermato che la decisione di riconoscere Epifanij Dumenko, presa dall'arcivescovo Chrysostomos senza il consenso del Santo Sinodo, viola la struttura sinodale della Chiesa e distrugge la sua ecclesiologia.

Una situazione simile si è sviluppata nella Chiesa ortodossa alessandrina, quando il suo capo, il patriarca Theodoros, senza la partecipazione e la decisione del Santo Sinodo, ha riconosciuto la validità del Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Diversi vescovi hanno subito dichiarato il loro disaccordo con questa posizione, e diverse decine di sacerdoti del Patriarcato di Alessandria si sono rivolti al loro primate con una lettera aperta, in cui chiedevano di riconsiderare la decisione di riconoscere gli "scismatici ucraini", poiché questa decisione crea confusione le fila dei credenti comuni.

Non meno interrogativi ha sollevato la posizione dell'arcivescovo Hieronymos di Grecia, che ha incluso il nome di Epifanij Dumenko nei dittici liturgici. Il metropolita Seraphim del Pireo ha dichiarat di non poter aderire a questa decisione, poiché la sua dichiarazione era stata sostenuta da numerosi vescovi greci. Inoltre, sono emerse informazioni successive che la presunta "risoluzione sinodale", che concedeva all'arcivescovo Hieronymos il diritto di decidere autonomamente sulla questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è stata adottata contrariamente alla procedura tradizionale ed è stata in realtà "fatta passare" da un gruppo di vescovi che simpatizzano con il Fanar.

Purtroppo anche la Chiesa ortodossa russa adotta la pratica di prendere decisioni individuali, approvando risoluzioni respinte dalla maggioranza delle congregazioni a causa dell'incoerenza delle sue decisioni con le regole canoniche della Chiesa.

Per esempio, al Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa, mentre si esaminava l'ordine del giorno del futuro Concilio di Creta nel 2016, tutti i progetti dei documenti di questo concilio sono stati adottati senza discussione. La stessa cosa è accaduta per quanto riguarda la posizione della Chiesa ortodossa russa riguardo al movimento ecumenico e alla sua partecipazione al Consiglio Ecumenico delle Chiese.

Così, alla Conferenza panortodossa di Mosca del 1948, le Chiese ortodosse locali antiochena, alessandrina, georgiana, serba, romena, bulgara, albanese, polacca e russa dichiararono il loro rifiuto di partecipare al movimento ecumenico. Tuttavia, già nel 1958, il metropolita Nikolaj (Jarushevich) di Krutitsy e Kolomna esortò la Chiesa russa ad aderire maggiormente allo sviluppo del movimento ecumenico. Alla fine, con la nomina del metropolita Nikodim (Rotov) alla carica di presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne nel 1960, il Patriarcato di Mosca abbandonò la sua posizione precedente e divenne un partecipante attivo al movimento ecumenico.

A questo proposito sorge una domanda del tutto logica: in quale momento storico si è verificata più conciliarità: quando la critica all'ecumenismo è stata espressa dalla maggioranza delle Chiese ortodosse locali, o quando la decisione di partecipare al movimento ecumenico è stata effettivamente presa su terreno iniziativa di singoli individui, senza alcun riguardo per l'opinione degli altri? La risposta a questa domanda è ovvia.

Sembra che ogni volta che la Chiesa affronta alcune sfide del suo tempo, la sua forza e capacità di svolgere il suo ministero salvifico sia possibile solo nell'ambito canonico della santa Chiesa. Secondo le definizioni del Canone 2 del sesto Concilio ecumenico e del Canone 1 del settimo Concilio ecumenico, è vietata qualsiasi revisione dei canoni dei santi Apostoli, dei Concili ecumenici e locali e dei santi Padri. Una tale revisione dei santi Canoni della Chiesa di Cristo non farà altro che soddisfare il momento attuale e favorire l'avanzamento di idee riformiste nella vita della Chiesa ortodossa, distruggendone l'unità e la cattolicità.

 
L'aritmetica del teatro diplomatico

È difficile riuscire a comprendere gli effetti di un documento controverso come il Protocollo di Minsk, che dovrebbe riuscire a portare una pace tanto necessaria quanto poco sperata in Ucraina. In una situazione tanto complessa, anche parole abbastanza chiare e inequivocabili come quelle del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov (nella foto) sono interpretate nei modi più diversi, anche come un trucco o una copertura. Gleb Bazov, autore del blog Slavyangrad, suggerisce di cercare di analizzare le parole del ministro Lavrov attraverso le regole immutabili (di fatto matematiche) del linguaggio diplomatico. Presentiamo l’analisi di Gleb Bazov nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. 

 
L'abate di Vatopedi (Monte Athos) concelebra con uno scismatico che ha personalmente guidato un violento attacco anti-ortodosso

l'abate Ephraim parla con lo scismatico Vasilij Lilo. Foto: World Ecclesiastical News

L'abate Ephraim del monastero athonita di Vatopedi, che un tempo ha sostenuto la Chiesa ortodossa ucraina canonica e ha anche invitato il popolo ucraino a rimanere fedele a Cristo in questa Chiesa, domenica 15 ottobre ha concelebrato con chierici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica.

In particolare, ha concelebrato con un prete che ha condotto personalmente il sequestro di una chiesa ucraina durante la quale il rettore e i parrocchiani sono stati violentemente picchiati.

La funzione si è tenuta al monastero Xenofontos sul Monte Athos. La liturgia è stata celebrata dal metropolita Ioakim di Bursa del Patriarcato di Costantinopoli insieme all'abate Alexios di Xenofontos, all'abate Gavriil di Pantokratoros, all'abate Ephraim di Vatopedi e ad altri chierici, tra cui il "sacerdote" Vasilij Lilo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, come riferisce World Ecclesiastical News.

I monasteri Xenofontos e Pantokratoros hanno apertamente sostenuto gli scismatici da quando l'organizzazione di questi ultimi è stata costituita nel 2018 con una concessione di "autocefalia" all'inizio del 2019. L'abate Alexios di Xenofontos ha partecipato all'intronizzazione del "metropolita" Epifanij Dumenko nel febbraio 2019, e un monaco di Xenofontos ha pure scritto e decorato fisicamente il "tomos d'autocefalia" donato alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il monastero Pantokratoros è stato il primo ad accogliere gli scismatici sul Monte Athos, permettendo loro di servire la Liturgia.

l'abate Ephraim presta servizio con lo scismatico Vasilij Lilo. Foto: World Ecclesiastical News

Questa è probabilmente la prima volta che l'abate Ephraim concelebra personalmente con rappresentanti degli scismatici.

Nel 2015, durante una visita di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina e di una delegazione della Chiesa ortodossa ucraina canonica, l'abate si è schierato a favore dell'Ortodossia:

Con il cuore pesante sono preoccupato per lo stato attuale dell'Ucraina e dal Santo Monte Athos chiedo al popolo ucraino di rimanere fedele alla Chiesa canonica, al primate canonico e al sinodo canonico. Vogliamo che i residenti ucraini sostengano la Chiesa canonica. È importante per la propria salvezza obbedire alla Chiesa canonica.

Tuttavia, nel 2019, anche lui è stato inviato ad assistere all'intronizzazione di Dumenko, sotto minaccia di sospensione, ma all'arrivo a Kiev ha subito un infarto, che gli ha impedito partecipare. Tuttavia, un altro monaco di Vatopedi ha partecipato e concelebrato al servizio degli scismatici.

Pochi giorni dopo, una delegazione scismatica ha visitato il Monte Athos (servendo per la prima volta al monastero Pantokratoros) e le è stato dato il permesso di celebrare la Liturgia a Vatopedi.

Un altro colpo è arrivato da Vatopedi quando l'abate Ephraim ha semplicemente dichiarato in una trasmissione web nel dicembre 2020 che il Monte Athos non ha il potere di influenzare la situazione ucraina.

Sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e, il vescovo più schietto della Chiesa ucraina canonica, ha criticato aspramente l'abate, ricordando come un tempo si trovava dalla parte della verità e come la Chiesa ucraina gli era stata accanto quando lui stesso era stato perseguitato e imprigionato dieci anni fa.

Il metropolita si è lamentato:

Che spettacolo triste! Da un lato, chiese sequestrate, persone picchiate, altari e doni sacri gettati nel fango per strada, e dall'altro, attraenti anziani che sorridono dolcemente e parlano dell'amore universale di Dio e del bisogno di unità e pace spirituale. Cos'è questo? È astuzia o riluttanza a conoscere la verità? Oppure è un tradimento, vestito con le vesti dell’obbedienza?...

Avrebbe potuto essere il nuovo Massimo il Confessore o Marco di Efeso, ma non ha voluto. A quanto pare, la comodità della sedia abbaziale e la doratura del suo bastone dell'abate sono più care a padre Ephraim che la Verità e l'amore per Cristo. È un peccato, un peccato grandissimo, che nello stimato abate la genetica del peccato abbia vinto sull'uomo nuovo in Cristo. Dopotutto, ha avuto la possibilità di diventare un santo confessore della fede di Cristo durante la sua vita, ma a quanto pare ha scelto l'obbedienza al bandito di Istanbul...

* * *

Il "sacerdote" Vasilij Lilo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica ha condotto personalmente il violento sequestro della chiesa di san Michele nel villaggio di Bojarka, nella provincia di Kiev, nel mese di giugno. Gli assalitori hanno usato gas lacrimogeni contro i cristiani ortodossi che erano presenti in preghiera per proteggere la loro chiesa, e hanno anche inflitto danni fisici alla chiesa e ai fedeli.

In seguito all'incidente, il rettore canonico, l'arciprete Vladimir Paraschak, ha subito un attacco di cuore e la sua matushka ha riportato la frattura di un braccio e di una gamba. Sono stati feriti anche i parrocchiani.

Lilo è di fatto un funzionario di alto rango della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica e visita molto spesso il Monte Athos, così come il patriarca Bartolomeo e i primati e i vescovi che lo sostengono nella sua invasione del territorio della Chiesa ucraina:

foto: spzh.news

 
Sito della memoria degli uccisi in Ucraina
 
Per non dimenticare tutti quelli che hanno perso la vita nel conflitto del 2014 in Ucraina, è apparso il sito della memoria che commemora i loro nomi (tutti noti al Signore, ma non devono sparire anche dal nostro ricordo). Per ora, vi hanno un posto prominente i giornalisti che hanno dato la vita per far sapere a tutto il mondo ciò che stava succedendo in questa terra tanto più martoriata quanto più coperta da assurdi silenzi stampa. Gli italiani riconosceranno il fotografo Andrea Rocchelli, uno dei pochi di cui la stampa italiana ha detto qualcosa, ma non sarà male passare di tanto in tanto a ricordare anche le altre vittime.
Eterna memoria! Вечная память! Veşnica pomenire!
 
La Chiesa antiochena ristabilisce la comunione con la Chiesa di Gerusalemme

il Sinodo della Chiesa antiochena. Foto: Facebook del Patriarcato di Antiochia

Il Santo Sinodo del Patriarcato di Antiochia ha deciso di ristabilire la comunione tra la Chiesa di Antiochia e il Patriarcato di Gerusalemme.

Il 21 ottobre 2023, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Antiochia ha deciso di ristabilire la comunicazione con il Patriarcato di Gerusalemme, precedentemente interrotta a causa di disaccordi sulla giurisdizione del territorio del Qatar, come riferisce Orthodoxianewsagency.

Questa decisione arriva in risposta alla morte e alla sofferenza del popolo palestinese causata dagli attacchi missilistici israeliani.

Nel comunicato del Sinodo si legge: "Poiché le circostanze attuali richiedono maggiori preghiere e maggiore collaborazione, il Santo Sinodo ha deciso di ristabilire la comunione tra il Patriarcato di Antiochia e il Patriarcato di Gerusalemme. Ha inoltre incaricato un comitato competente del Patriarcato di rivolgersi ai fratelli del Patriarcato di Gerusalemme per trovare una soluzione alla controversia sulla giurisdizione ecclesiastica riguardante il Qatar, in modo da preservare il diritto alla giurisdizione ecclesiastica per il bene del trono di Antiochia".

Inoltre, il Patriarcato di Antiochia sta inviando una delegazione ad Amman "per esprimere l'amore dei credenti di Antiochia al popolo del Patriarcato di Gerusalemme e per sostenerli in queste circostanze difficili e tragiche".

Durante la sessione del Sinodo, il Patriarca Giovanni X ha telefonato all'arcivescovo Christophoros di Kyriakoupolis, esprimendo il "pieno sostegno della Chiesa ortodossa di Antiochia nell'attacco ingiusto e barbaro ai monaci greco-ortodossi presso il monastero di san Porfirio a Gaza". Ha anche chiesto alla delegazione di trasmettere "solidarietà, sostegno e condoglianze al patriarca Theophilos di Gerusalemme per la perdita dei nostri fratelli".

In precedenza l'Unione dei giornalisti ortodossi aveva riferito che il patriarca di Antiochia sostiene la creazione di uno stato indipendente in Palestina.

 
Perché l'Ucraina non riprenderà mai la Crimea

Nella sua prima collaborazione con il portale Russia Insider, Saker, che oggi è notato da sempre più canali giornalistici come fonte seria e attendibile, ci spiega a suo giudizio di analista militare perché la riconquista ucraina della Crimea, millantata dal ministro della difesa della giunta, è semplicemente impossibile. Presentiamo i dati di Saker nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Chierico del Fanar proveniente dal "patriarcato di Kiev": io sono stato riordinato, perché quelli della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati ammessi nel loro rango?

il patriarca Bartolomeo nel 2019 ha concesso il Tomos a una persona priva di consacrazione. Foto: DW

Un sacerdote chiede perché nel 2004 lui, come chierico del "patriarcato di Kiev", è stato ordinato come laico nella Chiesa di Costantinopoli, mentre i membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati accettati nel loro rango attuale nel 2018.

Un sacerdote della metropolia spagnola e portoghese del Fanar, Tarasij Petrunjak, in un'intervista a Dialog.tut, ha detto che nel 2004, quando era un chierico del "patriarcato di Kiev", è stato accettato nel clero del Patriarcato di Costantinopoli attraverso la riordinazione. E non capisce perché nel 2018 il clero del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che si trovavano nello stesso status, siano stati definiti sacerdoti canonici dal Fanar.

"Nel 2004 io ero un sacerdote del Patriarcato di Kiev. Tuttavia, quando ho chiesto di entrare nel Patriarcato di Costantinopoli, mi hanno risposto: "La tua ordinazione è priva della grazia dello Spirito Santo". Pertanto, sono stato accettato come laico e ordinato sacerdote legittimo nel seno della Chiesa di Costantinopoli", ha detto il sacerdote, ricordando che nel 2018, il patriarca Bartolomeo ha ricevuto i chierici del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" (che avevano lo stesso status canonico che egli stesso aveva nel 2004) "come sacerdoti".

"Secondo il Canone apostolico 68 e i Canoni 36 e 59 del Concilio di Cartagine, nessuno può essere ordinato una seconda volta nello stesso rango. Se un sacerdote è stato ordinato legittimamente e qualcuno lo ordina una seconda volta, allora sia l'ordinante che colui sul quale è stato celebrato il secondo sacramento vanno deposti", dice.

Il sacerdote pone la domanda: "In quale momento le consacrazioni dell'ex patriarcato di Kiev sono state colmate di grazia?"

"Se fin dall'inizio fossero state piene di Spirito Santo, allora io dovrei essere privato della mia dignità come persona ordinata due volte", dice padre Tarasij. "Se invece le consacrazioni dei rappresentanti del Patriarcato di Kiev, come la mia, non erano valide, allora perché costoro non sono stati accettati nel gregge di Costantinopoli come laici?"

In precedenza l'Unione dei giornalisti ortodossi aveva scritto che, secondo Sergij Dumenko, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è d'accordo con la riordinazione.

 
Perché l'élite occidentale vuole distruggere la Russia?

Padre Andrew Phillips cerca di osservare a fondo i motivi spirituali della russofobia (un’attitudine che, nelle sue cause spirituali, non può lasciare indifferenti i cristiani ortodossi), in un breve saggio che riportiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
I rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" litigano per Kuntsevich

la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" considera Kuntsevich un maniaco, gli uniati un simbolo dell'intera Chiesa ucraina. Foto: iconopys

Un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha definito Kuntsevich un "fanatico e maniaco" mentre un chierico greco-cattolico lo considera "un simbolo dell'intera Chiesa greco-cattolica ucraina".

Un chierico della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Viktor Martinenko, che presta regolarmente servizio presso l'esarca del Fanar a Kiev, ha espresso perplessità sulla sua pagina Facebook per il fatto che il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk abbia definito Kuntsevich "un apostolo dell'unità". Secondo lui, il posto di Kuntsevich è nella storia, non nel calendario ecclesiastico.

"Un fanatico, la cui maniacale crudeltà ha sorpreso anche persone che la pensavano allo stesso modo, è onorato oggi come un 'apostolo dell'unità'." Ma siete seri? Qualcuno che, per odio verso gli ortodossi, ha addirittura dissotterrato i morti e li ha gettati ai cani, è un "apostolo dell'unità"? Persecuzioni, pogrom, intolleranza religiosa, abuso dei luoghi sacri: questa è l'eredità del volubile arcivescovo di Polotsk. Abbiamo davvero bisogno di lui adesso?" ha scritto Martinenko.

Il suo post ha suscitato indignazione nei commenti dei rappresentanti della Chiesa greco-cattolica ucraina.

Jurij (Justin) Bojko, teologo e prete greco-cattolico molto noto a Leopoli, ha affermato che Kuntsevich "è un simbolo dell'intera Chiesa ucraina".

"Stai fomentando l'apertura di un secondo fronte ecclesiastico, ora con la Chiesa greco-cattolica ucraina. E questo è molto offensivo e pericoloso, soprattutto quando si tratta di un santo la cui memoria è stata onorata per secoli", ha scritto Bojko a Martinenko augurandogli che nel nuovo organismo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" viva un suo nuovo spirito, piuttosto che della Chiesa ortodossa russa o della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca.

A sua volta, un chierico studioso e sostenitore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (ex membro della Chiesa greco-cattolica ucraina) ha affermato che il culto di Kuntsevich nella Chiesa greco-cattolica ucraina è "anti-ortodosso", ma gli uniati "non l'hanno mai percepito in questo modo, per niente".

In precedenza Shevchuk aveva definito Kuntsevich, il persecutore degli ortodossi, "un apostolo dell'unità".

 
Mikhail Khazin: ci può essere pace in Ucraina?

Il blog di Saker ha segnalato un analisi dell’economista e giornalista Mikhail Khazin (nella foto) ex membro dello staff presidenziale russo e indubbio sostenitore di quella che Saker definisce la posizione della “sovranità eurasiatica”. Partendo dalle sue basi di economista, Khazin rileva come la chiave della prosperità ucraina è del tutto legata a quella dell’Unione Eurasiatica, mentre un’integrazione a occidente distruggerebbe automaticamente il paese. Ma un simile ri-orientamento non è più possibile senza alti costi... scopriamo quali nell'analisi di Mikhail Khazin, che presentiamo nell'originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
La Chiesa della Moldova non ha ancora aderito al Patriarcato romeno

incontro di vescovi e chierici della Chiesa di Moldova. Foto: sito web della Metropolia di Moldova

In una riunione del clero della metropolia moldava si è deciso di mantenere lo status attuale.

Il 16 novembre 2023 si è tenuto a Chișinău un incontro del clero della Metropolia moldava, dove è stata discussa la proposta di un gruppo di sacerdoti di unirsi al Patriarcato romeno, secondo la dichiarazione del vicario della Metropoli, il vescovo Ioan (Moșneguțu), riportato da Noi.

"Durante l'incontro è stata presa la decisione secondo la quale la Chiesa ortodossa di Moldova mantiene il suo status attuale <...> Il clero e il popolo rimangono fedeli alla Chiesa ortodossa di Moldova e a sua Eminenza Vladimir. Non ci saranno negoziati sull'adesione della Chiesa ortodossa di Moldova al Patriarcato romeno", ha affermato il vescovo.

Allo stesso tempo, la risorsa Jurnal, citando le sue fonti, afferma che le opinioni dei chierici presenti all'incontro erano divise. Il giorno prima la Metropolia ha condotto un sondaggio tra il clero riguardo al suo atteggiamento nei confronti di un possibile passaggio al Patriarcato romeno.

"I risultati hanno mostrato che i sostenitori dell'adesione della Metropolia moldava al Patriarcato romeno sono principalmente sacerdoti di Chișinău, ma i rappresentanti dei distretti e dei villaggi non sono d'accordo. Pertanto, il metropolita Vladimir ha lasciato intendere di non essere contrario a una possibile transizione al Patriarcato romeno, ma non vuole causare divisioni nella Chiesa", scrive la risorsa.

Secondo i dati, "circa il 90 per cento dei partecipanti all'incontro non ha espresso il desiderio aperto che la Metropolia si unisca al Patriarcato romeno", rilevando che finora non ci sono stati inviti ufficiali al dialogo da parte della Chiesa romena.

La risorsa scrive anche che, secondo il metropolita Vladimir, "la proposta di condurre negoziati sull'adesione della Metropolia di Moldova al Patriarcato romeno è venuta inizialmente dal primo ministro Dorin Recean".

In precedenza l'Unione dei giornalisti ortodossi aveva riferito che, secondo la dichiarazione della presidente della Moldova, la Chiesa moldava dovrebbe unirsi a quella romena per il bene del Paese.

 
L'informazione sull'Ucraina messa in satira in Germania

Il programma televisivo tedesco die Anstalt ("il manicomio") prende in giro la stampa occidentale e la sua presunta informazione libera e imparziale in una geniale satira dal titolo "La guerra dell'informazione per l'Ucraina". Presentiamo nella sezione "Umorismo" dei documenti il video con la trascrizione italiana dello spettacolo di satira.

 
Il Sinodo della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia critica Kiev per le repressioni contro la Chiesa ortodossa ucraina

Sinodo della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia. Foto: sito web della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia

I vescovi hanno dichiarato inammissibile la persecuzione da parte delle autorità ucraine contro il clero e i credenti della Chiesa ortodossa ucraina.

Il 9 novembre 2023 si è svolto un incontro del Sinodo nella Chiesa ortodossa delle Terre ceche e della Slovacchia, secondo il sito ufficiale la Chiesa.

Una delle decisioni del Sinodo è stata dedicata alla persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina da parte delle autorità ucraine.

Le risoluzioni affermano che i membri del Sinodo hanno preso conoscenza delle "azioni illegali dell'attuale governo ucraino contro il clero e i credenti della Chiesa ortodossa ucraina".

"Tenendo conto di ciò, i membri del Santo Sinodo hanno espresso solidarietà ai perseguitati e ai sofferenti. Ricordano con forza che in una società libera e democratica, le violazioni dei diritti umani e civili fondamentali e le restrizioni alla libertà di religione sono inaccettabili. Qualsiasi forma di intimidazione, coercizione e persecuzione è inappropriata, ingiustificata e inaccettabile", afferma la risoluzione.

In precedenza l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che la Chiesa serba ha invitato le istituzioni mondiali a porre fine alle persecuzioni contro la Chiesa ortodossa ucraina.

 
La Russia che gli americani hanno perso

Una delle più grandi perdite subite dall’America con la politica che ha portato alla crisi ucraina è più importante del reddito influenzato da qualsiasi sanzione. Si tratta della perdita (irreparabile) della fiducia che un’intera generazione di russi post-sovietici ha dato generosamente e senza condizioni all’Occidente, per vedersi poi tradita. Dmitrij Sokolov-Mitrich, che fa parte di questa generazione, ricorda l’apertura dei russi all’America e il tradimento di tale apertura, in un articolo che presentiamo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
I giorni più santi nel calendario dell'americanismo

La cultura americana generica e consumistica è infantile e poco seria nella migliore delle ipotesi e demoniaca nella peggiore. Uno sguardo a ciò che passa per giorni festivi dà una solida conferma a questa affermazione.

Diamo prima un'occhiata a ciò che resta della celebrazione del giorno di Ognissanti negli Stati Uniti – Halloween (o All Hallow's Eve, cioè, la Vigilia di Tutti i Santi). Country Living lo esprime a parole per noi:

Halloween è una festa per dare il massimo. È il periodo dell'anno in cui sei davvero incoraggiato a mangiare troppe caramelle e dolci dall'aspetto pauroso, creare un costume elaborato e trasformare la tua casa nel posto più spaventoso. Puoi giocare con decorazioni carine e pittoresche, creando la casa dall'aspetto più infestato del vicinato.

Fornisce anche alcune immagini significative:

Confrontatela per esempio con la celebrazione di Tutti i Santi d'Inghilterra da parte della Chiesa ortodossa, che si tiene la seconda domenica dopo la Pentecoste. Ecco un'icona della festa:

Qui di seguito sono riportati alcuni degli inni della festa, che, ancora una volta, non potrebbero essere più lontani dallo spirito dell'Halloween americano:

Venite, voi tutti fedeli, ora lodiamo i santi delle Isole, i venerabili monaci, i santi vescovi, i principi di retta fede, tutti i martiri e la schiera delle sante donne, quelli noti per nome e quelli ignoti, perché veramente con le loro parole, le loro opere e i molteplici modi di vita e i doni di Dio sono divenuti santi e Dio ha reso gloriose anche le loro tombe con prodigi. E ora, stando davanti a Cristo che li ha glorificati, pregano con fervore per noi che celebriamo con amore lo splendore della loro festa.

Con quale bellezza di canto loderemo i divini sapienti delle Isole, gli splendori e ornamenti della Chiesa di Cristo, le corone del sacerdozio, le regole della pietà, le fonti inestinguibili della guarigione divina, l'effusione dei doni dello Spirito, i torrenti di molteplici prodigi che allietano le Isole e tutti quelli che cercano Dio. Per amor loro Cristo Misericordiosissimo ha represso le insurrezioni del nemico.

Halloween, però, è facile da criticare, con i suoi temi oscuri. Che dire del Giorno del Ringraziamento, celebrato ogni novembre, una cosa dallo spirito più positivo? Il Charlotte Observer ci introduce alla mentalità per celebrare adeguatamente questa festa:

Il Ringraziamento è alle porte ed è ora di iniziare a decorare la vostra casa per le festività natalizie. Rendete la celebrazione di quest'anno davvero memorabile con la nostra selezione curata delle più eleganti decorazioni per il Ringraziamento del 2023. Dalle classiche decorazioni per la tavola alle splendide ghirlande, abbiamo opzioni che daranno un tocco festoso a ogni angolo della vostra casa. La nostra guida completa presenta le scelte migliori e consigli utili su come appendere le decorazioni e scegliere i pezzi perfetti per ogni stanza. Create un'atmosfera calda e invitante che delizierà la vostra famiglia e i vostri amici in questo Giorno del Ringraziamento.

Fornisce inoltre alcuni esempi delle decorazioni più ricercate:

Un altro esempio, da Country Living:

Ancora una volta, niente di troppo commovente.

Per gli ortodossi, il "ringraziamento" si celebra ogni volta che è servita la Divina Liturgia :

L'eucaristia (dal greco εὐχαριστία, o eucharistia, che significa ringraziamento o rendimento di grazie) è un santo mistero (o sacramento) che viene celebrato durante la Divina Liturgia all'interno della Chiesa ortodossa dove il pane e il vino consacrati, per la potenza dello Spirito Santo, diventano il corpo e sangue di Gesù Cristo, che è consumato dai cristiani ortodossi preparati. Altri nomi per l'eucaristia includono: i santi doni, la comunione e il corpo e il sangue del nostro Signore Gesù Cristo. I cristiani ortodossi credono che la presenza reale di Dio (non semplicemente un segno) sia presente dopo la consacrazione dei doni... L'eucaristia è il centro della vita nella Chiesa ortodossa perché la Chiesa è innanzitutto una comunità eucaristica. L'eucaristia è il completamento di tutti gli altri sacramenti della Chiesa e la fonte e lo scopo di tutte le dottrine e istituzioni della Chiesa. . . . La Chiesa insegna che il sacrificio non è una semplice figura o simbolo, ma un vero sacrificio. Non è il pane che viene sacrificato, ma il Corpo stesso di Cristo. E l'Agnello di Dio fu sacrificato solo una volta, per sempre. Il sacrificio eucaristico consiste non nell'immolazione reale e cruenta dell'Agnello, ma nella trasformazione del pane nell'Agnello immolato. Tutti gli eventi del sacrificio di Cristo, dell'Incarnazione, dell'Ultima Cena, della Crocifissione, della Risurrezione e dell'Ascensione non si ripetono nell'eucaristia, ma sono resi presenti.

La "decorazione" non è mutevole, come nel Ringraziamento americano, ma piuttosto piena della bellezza della vera Tradizione (fonti: icona della Cena Mistica nella stanza superiore; immagine di una mensa d'altare ortodossa):

Saremmo negligenti, tuttavia, se non guardassimo alla festività più attesa negli Stati Uniti: ehm, il Super Bowl, il giorno delle elezioni federali...? No, intendiamo il Natale. House Beautiful esplora i temi e il significato del periodo natalizio americano contemporaneo:

L'arredamento natalizio è il modo garantito per dare vita alla vostra casa per le vacanze e concludere l'anno con stile. Abbiamo contattato i designer d'interni per prevedere le tendenze natalizie del 2023, che vedrete ovunque per darvi un vantaggio sull'allestimento delle sale. Naturalmente, la classica estetica rossa e verde scalderà sempre i nostri cuori, ma come amanti del design siamo entusiasti di vedere come le nuove idee di decorazione natalizia per il 2023 spingono oltre i limiti. Da combinazioni di colori inaspettate a materiali e finiture sorprendenti, le tendenze natalizie all'avanguardia del design nel 2023 vi ispireranno a iniziare presto a diffondere l'allegria natalizia.

Una delle grandi tendenze a cui i designer si stanno avvicinando è il vetro. Come spiega Ashley Macuga di Collected Interiors, "Il vetro è intrinsecamente una dimostrazione di naturale eleganza. Come forma d’arte, gioca con la riflessione più di ogni altro mezzo, migliorando e rifrangendo la luce prodotta dalle luci dell’albero di Natale e dalle calde candele affusolate, che sono i pilastri dell’arredamento tradizionale delle vacanze".

Non sono grandiose queste "nuove tradizioni"?

Gli ortodossi non hanno bisogno di fare affidamento su nuovi espedienti e tendenze per risvegliare l’interesse per il Natale. La Grazia di Dio è presente nelle tradizioni senza tempo del digiuno e della celebrazione dei santi maggiori nelle settimane prima del Natale, così come nel presepe stesso.

Durante il digiuno della Natività, limitiamo il nostro cibo, intraprendiamo più opere spirituali e facciamo più elemosine per preparare i nostri cuori a ricevere il nostro Signore in modo degno nella notte della sua santa nascita. Lungo il cammino incontriamo numerosi santi uomini e donne che ci indicano e ci aiutano a prepararci alla Natività del Salvatore dell'umanità:

San Nicola Taumaturgo, vescovo di Mira (IV secolo; festa: 6 dicembre), uno dei più amati e conosciuti tra tutti i santi ortodossi:

Sant'Herman dell'Alaska (+1837; festa: 13 dicembre), apostolo e patrono dell'Alaska e di tutto il Nord America:

Il santo profeta Daniele e i tre santi Giovani (+6°secolo a.C.; festa, 17 dicembre), tra i più grandi luminari dell'Antica Alleanza:

Sant'Ignazio il portatore di Dio di Antiochia (+107; festa, 20 dicembre), notoriamente martire a Roma, che scrisse le straordinarie parole: 'Uomini di Roma, voi sapete che sono condannato a morte, non a causa di alcun crimine, ma a causa del mio amore per Dio, dal cui amore sono abbracciato. Desidero stare con lui e offrirmi a lui come un pane puro, fatto di grano macinato finemente dai denti delle bestie selvagge'.

E ce ne sarebbero tanti altri che se ne potrebbero aggiungere, prima e dopo la festa del Natale: i profeti Naum e Abacuc, santa Barbara, sant'Ambrogio, san Spiridione, santo Stefano il Primo Martire, i santi Innocenti.

E poi c'è il Giorno Santo stesso, in cui tutta la creazione resta immobile in soggezione alla nascita del suo Creatore sotto forma di un bambino :

E invece di guardare le capriole natalizie di Charlie Brown e Paperon de' Paperoni, abbiamo la benedetta poesia spirituale degli Inni sulla Natività di sant'Efrem il Siro (+373) e del Kontakion sulla Natività di san Romano il Melode (+556).

Per fortuna, non tutti negli Stati Uniti hanno ceduto alla stupidità della cultura americana dominante. Ci sono ancora molti uomini e donne in ogni regione culturale che sono gentili, generosi e perspicaci. Ma quanto dureranno queste virtù fondamentali se attaccate giorno dopo giorno, anno dopo anno, dalla cultura contorta e carnale dell'americanismo? È giunto il momento che la vera etnia che compone gli Stati Uniti cresca e si liberi del surreale sogno a occhi aperti dell'americanismo (e del protestantesimo e del cattolicesimo romano da cui questo è scaturito). ed entri nel regno benedetto e santo della Chiesa ortodossa. Come disse san Paolo tanti secoli fa:

"Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; quando divenni uomo, abbandonai le abitudini infantili" (1 Corinzi 13:11).

Walt Garlington è un cristiano ortodosso che vive a Dixieland. I suoi scritti sono apparsi su diversi siti web e lui mantiene un sito tutto suo, Confiteri: A Southern Perspective.

 
La minaccia della guerra e la risposta russa

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti una complessa analisi di Sergej Glaz'ev (nella foto), di cui abbiamo già ospitato alcune interviste e video sul nostro sito. Oltre a offrirci il quadro più ampio possibile (e come tale, pieno di numerose incognite) della complessa arte della gestione dello stato più esteso del mondo, Glaz'ev non fa altro che ribadire come lo scontro di civiltà nel mondo è dovuto alla resistenza ai piani di egemonia mondiale, piani che oggi vedono nella Russia il principale ostacolo. Non sarà inopportuno avere questi panorami più ampi nel nostro personale orizzonte mentale, quando sarà chiesto anche a noi dove vogliamo schierarci nel conflitto che si sta preparando nel mondo.

 
La risposta russa a una doppia dichiarazione di guerra

Le recenti parole di Poroshenko al Congresso americano e di Obama all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite lasciano pochi dubbi che sia in corso una “dichiarazione di guerra non dichiarata” contro la Russia. Quella che stupisce è la risposta apparentemente debole della Russia, che tuttavia ha una ragione abbastanza profonda, e Saker ha i mezzi per cercare di analizzarla e spiegarla ai suoi lettori. Riportiamo l’analisi di Saker nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Rito per coloro che ritornano all'Ortodossia celebrato in Moldova

foto: teologie.md

Recentemente presso l'Accademia di Teologia Ortodossa della Moldova è stato celebrato il rito del ritorno alla Chiesa Ortodossa per i pentiti dell'apostasia.

La funzione è stata celebrata per persone che avevano lasciato la Chiesa per entrare nei gruppi battisti e pentecostali, ma che in seguito hanno rinunciato alle loro eresie e hanno presentato petizioni per tornare a casa nella Chiesa ortodossa, come riferisce l'Accademia.

Padre Octavian Solomon, capo del Dipartimento di orientamento missionario e settologia, assieme a diversi studenti dell'Accademia, ha celebrato il rito, che prevede la rinuncia all'eresia e il rinnovamento della grazia attraverso una seconda cresima.

"Accogliamo con gioia questi ritorni alla fede e incoraggiamo tutti coloro che vogliono seguire l'esempio di questi cristiani a contattare i sacerdoti missionari della nostra istituzione per una catechesi preliminare", scrive l'Accademia.

Gli argomenti del catechismo includono la venerazione degli angeli, dei santi e delle icone, il nome di Dio, il rapporto tra la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione, la Santa Trinità e la divinità di Cristo nella Scrittura, la commemorazione dei defunti, lo stato dell'anima dopo la morte, il cristianesimo come istituzione teantropica, l'opera dello Spirito Santo nei sacramenti della Chiesa, il battesimo dei bambini e altro ancora.

OrthoChristian ha segnalato diversi servizi simili a Mosca, l'ultima volta nel dicembre 2021.

 
La morte dell'Ucraina nelle nostre predizioni e nella cronaca recente
Esattamente cinque mesi fa, il 29 aprile, chiedevamo sul nostro blog: "chi ha voluto la morte dell'Ucraina?"
In questi giorni, sta facendo il giro della rete un articolo che sembra dare esattamente la risposta alla nostra domanda, ed esattamente nei termini che avevamo ipotizzato:
L'Ucraina non sarà mai più un paese unito. Abituatevi all'idea. 
Con tutte le ipotesi sui negoziati di pace in Ucraina, è essenziale tenere a mente un paio di cose: 
In primo luogo, tutte le chiacchiere occidentali di come i russi stanno tenendo le redini dei negoziati sono semplicemente aria fritta, e non del tipo che potrebbe aiutare gli ucraini a sopportare il freddo pungente di questo inverno. 
In secondo luogo, anche Putin e la sua cerchia si sbagliano se pensano di poter mettere di nuovo insieme Humpty Dumpty, anche se penso che probabilmente già lo sanno, e stanno semplicemente recitando un copione. 
Il fatto evidente è che l'idea di uno stato unitario chiamato Ucraina è completamente morta, e non vi è alcun "protocollo Lazzaro" in attesa dietro le quinte. 
Qualunque sia la forma che assumerà, per quanto a lungo il processo sarà portato avanti, e per quanti sforzi contorti si facciano per rimettere il genio nella bottiglia, la campana ha suonato e semplicemente non si può annullarne il suono. 
Il popolo della Novorossija ha visto i propri fratelli e sorelle assassinati, prima a Odessa, poi a Mariupol, e poi bombardati senza pietà a Lugansk e Donetsk, uccisi senza esitazione o rimorso da un gruppo di teppisti impazziti incitati dall'Occidente. 
Gli Stati Uniti hanno fatto della morte dell'Ucraina una certezza assoluta finanziando, armando e sostenendo fascisti e oligarchi per commettere atrocità sui propri connazionali. La Russia in questo non ha alcuna responsabilità, e anzi ha tentato invano di spiegare all'Occidente che questo avrebbe distrutto l'Ucraina, un paese che capiscono molto meglio di noi. 
Che ci sia un'amnistia, o qualche trattato o comunicato fasullo, è in gran parte irrilevante. Gli abitanti di queste regioni, semplicemente, non saranno più disposti a vivere sotto il controllo di Kiev, mai più. Nessun piano, protocollo o trattato di pace può cambiare questo fatto. 
La forma specifica di come avverrà tutto questo è ancora sfocata; le linee generali non lo sono. 
Sono già state scritte con il sangue.
 
5 anni dal "Concilio d'unificazione": risultati provvisori

Dumenko prova un klobuk "primaziale". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il 15 dicembre 2018 si è tenuto un concilio chiamato dagli organizzatori "d'unificazione", presso la chiesa di santa Sofia di Kiev. Che frutti ha dato dopo 5 anni?

"Non esiste albero buono che produca frutti cattivi, né albero cattivo che produca frutti buoni, perché ogni albero si riconosce dai suoi frutti. Perché gli uomini non raccolgono fichi dalle spine, né raccolgono uva dai rovi" (Lc 6:43,44). Ricordando queste parole del Signore Gesù Cristo, si può determinare in cosa è consistito il cosiddetto "Concilio d'unificazione", poiché il suo frutto è già evidente.

Breve retroscena

Prima del 2018, il panorama ortodosso dell'Ucraina era il seguente: c'era la Chiesa ortodossa ucraina, riconosciuta da tutte le Chiese ortodosse locali nel mondo, e c'erano due denominazioni scismatiche: la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e la "Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev". Questi ultimi due non erano riconosciuti da nessuno al mondo come la vera Chiesa, i loro "chierici" non erano considerati portatori di grazia né canonici, e i loro "sacramenti" non erano riconosciuti validi.

In Ucraina, le autorità statali avevano periodicamente tentato di unirli in qualche modo, ma non avevano insistito troppo. Con qualche riserva, si può dire che lo Stato nel suo complesso trattava tutte le confessioni più o meno allo stesso modo. Tutti esistevano all'interno dello stesso quadro giuridico, lo stato assegnava terreni per la costruzione di chiese, registrava le comunità e costruiva edifici ecclesiastici separati. Per esempio, il monastero dalle cupole dorate di san Michele era stato restaurato per il "patriarcato di Kiev" e la cattedrale della Dormizione nella Lavra delle Grotte di Kiev per la Chiesa ortodossa ucraina. Le riserve menzionate riguardavano i casi di sequestro forzato di chiese. Rispetto ai tempi attuali questi casi erano isolati. E tutti erano esclusivamente unilaterali. Gli scismatici sequestravano i luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina e non viceversa. E di regola, questi sequestri sono rimasti impuniti. Inoltre, nella retorica pubblica, era data la preferenza alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e al "patriarcato di Kiev", che erano ritenute denominazioni più "patriottiche".

Quando Poroshenko è salito al potere, o meglio quando, nell'ultimo anno del suo mandato, il suo quartier generale ha deciso di fare della religione il punto principale del suo programma elettorale per le elezioni presidenziali del 2019 (in economia e in altri settori la sua presidenza non ha avuto successo, per non dire che è stata un fallimento), la situazione è cambiata radicalmente. L'ex presidente intendeva unire tutte le denominazioni ortodosse e creare un'unica chiesa autocefala nell'interesse dello stato dell'Ucraina.

La sua intenzione coincideva con il desiderio degli attori internazionali: gli Stati Uniti e il Patriarcato di Costantinopoli. Quest'ultimo era semplicemente impegnato nell'attuazione pratica del concetto del "primo senza eguali", secondo il quale il patriarca di Costantinopoli è un "papa ortodosso", che svolge il ruolo di leader nell'Ortodossia, ha poteri esclusivi, può concedere in modo indipendente l'autocefalia a qualsiasi struttura ecclesiastica e prendere decisioni finali sulle questioni ecclesiastiche. Né questo desiderio di fondare una nuova ecclesiologia esisteva in modo isolato. Si è sviluppato nel contesto dei negoziati tra Fanar e Vaticano sull'unificazione.

Uno dei punti principali di questa unificazione era la questione del primato: chi sarebbe diventato il capo? Da segni indiretti possiamo supporre che concordassero sul seguente concetto: il papa ha il primato incondizionato nella Chiesa cattolica, e il patriarca di Costantinopoli ha il "primato senza eguali" nell'Ortodossia. Tuttavia, non tutte le Chiese locali erano pronte ad accogliere questa nuova ecclesiologia fanariota. E ora, nel risolvere la questione della Chiesa ucraina, il Fanar ha visto l'opportunità di dimostrare nella pratica il suo potere. I fanarioti hanno deciso che se, con l'aiuto della diplomazia americana e delle autorità ucraine, fossero riusciti a unire tutte le confessioni ucraine, a concedere a questa unione l'autocefalia e poi a farla riconoscere a tutte le Chiese locali, ciò avrebbe significato che le Chiese locali di fatto avrebbero riconosciuto l'autorità esclusiva del Fanar e si sarebbero sottomesse al suo potere.

Così, l'11 novembre 2018, il Patriarcato di Costantinopoli ha tenuto una riunione del suo Sinodo, nel corso del quale ha preso decisioni senza precedenti nella loro non canonicità e assurdità:

  • accettare senza pentimento nella propria comunione la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev", precedentemente considerati scismatici privi di grazia;

  • riconoscere retroattivamente gli ordini sacri dei loro "chierici" e "vescovi",

  • riprendere la metropolia di Kiev nella propria giurisdizione dopo 300 anni nel Patriarcato di Mosca,

  • dichiarare tutte le denominazioni ortodosse dell'Ucraina sotto la propria giurisdizione per garantire ulteriormente una struttura "autocefala" unificata.

Certamente, nel prendere tali decisioni, il Fanar non le ha coordinate con nessuno: né con le Chiese locali, né con la Chiesa ortodossa ucraina. Non sorprende che i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina abbiano ricevuto lettere del patriarca Bartolomeo che ordinava loro di comparire al "concilio di unificazione" il 15 dicembre 2018, e le abbiano rimandate al Fanar non aperte. Solo due metropoliti, Aleksandr (Drabinko) e Simeon (Shostatskij), sono intervenuti al concilio tenutosi a Santa Sofia a Kiev. Tuttavia, a quel tempo non erano più vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. Successivamente, hanno ammesso di aver inviato segretamente lettere al Fanar, pochi giorni prima del concilio, con la richiesta di accettarli nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, cosa che il patriarca Bartolomeo non ha mancato di fare, promettendo loro protezione in caso di imposizione di rappresaglie canoniche da parte del clero della Chiesa ortodossa ucraina.

Questo è il retroscena del "concilio d'unificazione". Il concilio ha sciolto la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev" e al loro posto ha creato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", eleggendo Sergij (Epifanij) Dumenko come suo primate. Ora salteremo i dettagli della sua partecipazione e procederemo direttamente ai risultati dopo 5 anni.

Frutti del "Concilio d'unificazione"

Partiamo dal fatto che il Concilio non è stato davvero unificante. Avrebbe dovuto unire tutte le denominazioni ortodosse, ma ha unito solo la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev", e anche queste con riserve.

In primo luogo, pochi mesi dopo, Filaret Denisenko, l'ex capo del "patriarcato di Kiev", che si autodefinisce "patriarca di Kiev", ha lasciato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con un grande scandalo, sostenendo che Poroshenko e Dumenko lo avevano ingannato. Avevano promesso che sarebbe stato de facto il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto la guida nominale di Epifanij, ma è successo il contrario: è stato privato dei suoi poteri, ignorato nelle comunicazioni e così via. Ha sbattuto con forza la porta, dicendo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non era veramente autocefala ma, di fatto, subordinata al Fanar. Con lui se ne sono andate diverse dozzine di parrocchie di sostenitori particolarmente fedeli.

In secondo luogo, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev" non si sono uniti ma si sono fusi, poiché una vera unificazione presuppone un'unica struttura organizzativa mentre le due strutture fuse per formare la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno conservato le loro strutture. Pertanto, in molte eparchie c'erano due o anche tre (nei casi di Drabinko e Shostatskij) "vescovi". Ciò non solo contraddice la regola canonica, secondo la quale in una città può esserci un solo vescovo ordinario, ma anche questi "vescovi" sono spesso in conflitto tra loro. Di tanto in tanto i media riportano scandali quando i subordinati di un "vescovo" occupano le parrocchie di un altro, quando i "sacerdoti" dell'ex "patriarcato di Kiev" opprimono i "sacerdoti" dell'ex "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" o viceversa, quando alcuni "vescovi" lanciano ultimatum agli altri, chiedendo la sospensione o l'espulsione di uno o di un altro "sacerdote". Tutto ciò ha poca somiglianza con una chiesa unificata.

Il Concilio del 15 dicembre 2018 non ha unificato ma ha diviso poiché ha diviso la società ucraina ed è diventato un potente catalizzatore dell'odio all'interno del popolo ucraino e del rifiuto categorico di una parte della società da parte dell'altra. Anche secondo i nemici della Chiesa ortodossa ucraina, circa cinque o sei milioni di cittadini ucraini sono membri della Chiesa ortodossa ucraina. Questa è una parte enorme della nostra società. Oggi queste persone sono perseguitate e i loro diritti costituzionali alla libertà di coscienza sono palesemente violati. Sia i radicali che le forze dell'ordine sono direttamente coinvolti in questo.

Basta guardare l'incursione dei soldati al Monastero di Bănceni. I militari ucraini, che dovrebbero proteggere i cittadini ucraini, sono arrivati con fucili automatici contro gli orfani, i disabili e i monaci che vivono nel monastero e nel suo orfanotrofio. Non si può pensare a una vergogna più grande per lo Stato e l'esercito. Questo è solo un esempio.

In tutta l'Ucraina, centinaia di chiese sono state sequestrate alle comunità della Chiesa ortodossa ucraina. Molte di loro sono vuote perché le persone rimangono fedeli alla loro Chiesa e non ci vanno. Molti di questi sequestri sono stati accompagnati da violenze e persino da spargimenti di sangue, come a Cherkassy, quando la polizia ha osservato i credenti picchiati, insultati, calpestati e offesi. Lo Stato organizza concerti e altri eventi secolari nella Lavra delle Grotte di Kiev, dalla quale sono espulsi i monaci della Chiesa ortodossa ucraina. Dove un tempo c'era la preghiera, oggi si organizzano canti e balli. Praticamente non ci sono "funzioni" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", perché praticamente non ci viene nessuno. Tutto ciò è stato facilitato dal "concilio d'unificazione", di fatto di divisione, del 15 dicembre 2018.

E la cosa peggiore è che questo concilio ha contribuito alla divisione dei cittadini ucraini in gruppi di cittadini "giusti" e "sbagliati", patriottici e meno patriottici, di prima e di seconda classe. Questo concilio ha seminato inimicizia e odio tra i sostenitori delle diverse denominazioni in Ucraina. Invece di promuovere l'unità e l'armonia, il concilio ha provocato il tentativo di una confessione (la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina") di distruggerne un'altra (la Chiesa ortodossa ucraina). Ciò non ha nulla a che fare con l'idea di unità e armonia nazionale, né con il rispetto dei diritti costituzionali dell'uomo e del cittadino. E chissà quanto tempo e quanto impegno saranno necessari per superare questa disunità nella nostra società.

A peggiorare le cose, il concilio del 15 dicembre 2018 ha seminato inimicizia e disunione nell'Ortodossia. Le azioni anti-canoniche del Fanar nei confronti del concilio hanno diviso le Chiese locali nel loro atteggiamento verso queste azioni.

Se le decisioni del Fanar sull'Ucraina fossero state corrette e canoniche, allora l'istituzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la concessione della sua "autocefalia" avrebbero potuto essere considerate corrette e canoniche, e riconosciute subito da tutte le Chiese locali. Ma è successo il contrario. Nessuna Chiesa locale ha riconosciuto immediatamente la struttura appena fondata. È stato necessario l'intervento dei diplomatici americani, che hanno svolto il loro lavoro (i media hanno riferito di tutti questi incontri), perché le Chiese di Alessandria, Cipro e Grecia riconoscessero la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ma anche in queste Chiese l'episcopato è rimasto diviso. Nella Chiesa cipriota, alcuni vescovi continuano a non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e si rifiutano addirittura di concelebrare la Liturgia se viene commemorato Sergij Dumenko.

Non si può nemmeno dire che la Chiesa cipriota abbia riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", perché la decisione del Concilio episcopale di questa Chiesa ha sostanzialmente affermato che il Concilio non si è opposto alla commemorazione di Dumenko da parte del primate della Chiesa cipriota. Nella Chiesa greca, la decisione del Concilio episcopale di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata presa con violazioni procedurali. Ai vescovi contrari non è stata semplicemente data la possibilità di parlare. Nella Chiesa alessandrina non si è tenuta alcuna votazione. Il patriarca Theodoros II d'Alessandria, con la sua decisione, ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", mentre il resto dei vescovi è rimasto in silenzio. È stato solo dopo che la Chiesa ortodossa russa ha istituito il suo Esarcato d'Africa che gli alessandrini hanno tenuto un concilio e hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" con una decisione sinodale. Il Fanar sostiene che alla fine riuscirà a ottenere il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte di tutte le Chiese locali, ma sono già passati cinque anni, e questo traguardo non sembra essere all'orizzonte. Il ritardo stesso suggerisce fortemente che la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non sia stata canonica.

Inoltre, le dichiarazioni di alcuni vescovi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" indicano che la struttura creata al "concilio d'unificazione" ha avviato la strada verso l'unificazione con la Chiesa greco-cattolica ucraina. Sì, qui si può usare la parola "unificazione", ma non è certo un risultato positivo perché nel corso dei secoli qualsiasi unione con i cattolici è stata considerata un tradimento dell'Ortodossia e alla fine ha portato a un fallimento.

Nonostante la persecuzione e tutti gli sforzi delle autorità, la Chiesa ortodossa ucraina è sopravvissuta. La stragrande maggioranza dell'episcopato, del clero, dei monaci e dei laici è rimasta fedele alla propria Chiesa e non intende aderire alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il fatto che la Chiesa ortodossa ucraina non si sia spezzata in questi cinque anni, soprattutto nell'ultimo anno e mezzo, è la conferma più eloquente delle parole di Gesù Cristo: "edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa". (Mt 16:18)

Perché è andato tutto così?

Si può dire che la causa di conseguenze così terribili sia stata la mancanza di cultura politica dei nostri governanti, che hanno creduto di poter comandare la Chiesa come se fosse un'istituzione statale subordinata. Alcuni potrebbero obiettare che tutto avrebbe funzionato se non fosse stato per la persistenza della Chiesa ortodossa ucraina. Altri potrebbero criticare il Fanar per non aver gestito le questioni in Ucraina in modo più diplomatico e per non aver considerato gli interessi di tutte le parti.

Sembra però che la ragione principale per cui il Concilio del 15 dicembre 2018 abbia dato frutti così amari risieda nell'incomprensione della natura della Chiesa. Questa mancanza di comprensione è stata dimostrata da tutti i partecipanti a quegli eventi: il Fanar, la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e il "patriarcato di Kiev", così come le autorità ucraine e i diplomatici americani.

La Chiesa è il corpo di Cristo, che vive della sua vita ed è governata da lui. I tentativi di trattare la Chiesa come un'organizzazione sociale sono destinati al fallimento. Il rapporto tra Cristo e la sua Chiesa è stato espresso dall'apostolo Paolo nel modo seguente: "Dio ha posto ogni cosa sotto il suo potere e lo ha costituito capo supremo della Chiesa, che è il corpo di Cristo. La Chiesa è piena di Cristo, e Cristo riempie ogni cosa in ogni modo". (Ef 1:22-23)

Ci sono solo due modi per entrare nella Chiesa. Il primo è il sacramento del battesimo, quando il Signore perdona tutti i peccati di una persona e la rende un membro nuovo e rinato della sua Chiesa. Tuttavia, se in seguito la persona cade in qualche peccato mortale, ponendosi così fuori dalla Chiesa, esiste una seconda via: il sacramento della penitenza. La persona confessa di essersi accorta della peccaminosità delle sue azioni, si rammarica di averle commesse, dichiara la decisione di non ripeterle e, di conseguenza, riceve da Dio, per mano di un sacerdote, il perdono dei peccati e la riunione con la santa Chiesa del Signore.

"Riconcilialo e riuniscilo alla tua Santa Chiesa, o Cristo Gesù nostro Signore...," pronuncia il sacerdote sopra la testa del pentito. Questo è davvero sorprendente perché una persona può frequentare la chiesa, pregare e così via, ma se porta peccati non confessati e non perdonati, sta fuori dalla Chiesa, fuori dall'arca salvifica di Cristo. Questo peccato può essere sconosciuto a chiunque tranne che alla persona, eppure davanti a Dio essa è già estranea alla Chiesa. Che dire dei casi in cui il peccato di una persona non solo è evidente a tutti ma è anche denunciato dalla gerarchia? E se la Chiesa scomunicasse questa persona? E se pronunciasse un anatema su di lei? Cosa succederebbe se tutte le Chiese ortodosse locali nel mondo riconoscessero questo anatema come prova che la persona è fuori dal Corpo della Chiesa? Cosa dovrebbe fare una persona del genere o anche un'intera società?

C'è solo una risposta a questa domanda: pentiti e confessa il tuo peccato a Dio. Solo allora Dio, per mezzo del sacerdote ("...ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli", Mt 18:18) concederà a quella persona la remissione dei peccati, la riconciliazione e l'unione con la Chiesa. Questo è l'unico modo che Dio ha previsto per coloro che si sono allontanati dalla Chiesa. Questa è l'unica strada che Filaret Denisenko e i suoi seguaci, sostenitori della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" e del "patriarcato di Kiev", avrebbero dovuto percorrere per unirsi alla Chiesa. Questa è l'unica strada che il patriarca Bartolomeo avrebbe dovuto indicare loro. Invece, tutti hanno deciso di andare da un'altra parte, la strada di alcune decisioni dietro le quinte, di parole fiorite, di vani tentativi di giustificare il peccato dello scisma con considerazioni di opportunità politica e così via. Ma il Signore ha parlat di tale inganno nel modo seguente: "In verità vi dico: chi non entra nell'ovile per la porta, ma vi entra per un'altra strada, costui è un ladro e un brigante. Ma chi entra per la porta è il pastore delle pecore" (Gv 10:1-2). Il pentimento è la porta, e i vari trucchi come gli accordi con il Fanar sono tentativi di entrare nella Chiesa "per un'altra strada". Non hanno mai portato a nulla di buono.

Cosa si dovrebbe fare adesso?

La risposta risulta chiara da quanto sopra. È necessario abbandonare inutili tentativi di entrare "per un'altra strada"; ed entrare per la porta del pentimento. Ogni persona deve preoccuparsi principalmente della salvezza della propria anima immortale nella Chiesa. Bisogna chiedersi: Dio mi accetta anche se ho un documento firmato dal patriarca Bartolomeo? Ho peccato contro Cristo? Sono dentro il recinto salvifico della Chiesa? Se tutti si pongono queste domande e cercano di rispondere onestamente, basandosi sul Vangelo, allora la complessa situazione nella sfera religiosa dell'Ucraina si risolverà da sola. "Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6:33) – questa è una formula universale per tutti i tempi e tutte le circostanze politiche e di altro tipo. I membri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono capaci di questo?

Tuttavia, per fornire consigli più pratici, la migliore linea d'azione per lo Stato sarebbe quella di cessare l'ingerenza negli affari ecclesiastici e consentire alle denominazioni stesse di risolvere i loro problemi e contraddizioni. Se prevale il buon senso e chi detiene il potere agisce davvero in questo modo, allora le motivazioni religiose potrebbero superare quelle politiche e sociali nel ragionamento dei leader ecclesiastici, il che significa che il dibattito si sposterà nell'ambito religioso. Al di là di ciò c'è un percorso diretto verso la vera unità nella Chiesa di Cristo. Possiamo discutere su vari concetti politici e di altro tipo, ma se basiamo tutti la nostra comprensione sul Vangelo, arriveremo inevitabilmente a un consenso, poiché il Vangelo fornisce risposte vere a tutte le domande.

 
"Dopo che la Chiesa cattolica romana ha benedetto le coppie gay, la riunificazione con l'Ortodossia è impossibile"

papa Francesco e il metropolita Ilarion. Foto: Vatican News

Il metropolita Ilarion ha affermato che dopo la Dichiarazione vaticana sulla benedizione delle coppie LGBT non è più possibile parlare di ricongiungimento tra cattolici e ortodossi.

Il metropolita Ilarion di Budapest, ex capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha dichiarato in un'intervista a Rod Dreher, scrittore americano e redattore capo di "The American Conservative", che il documento del Vaticano che consente la benedizione delle coppie dello stesso sesso rende impossibile parlare di un possibile ricongiungimento tra cattolici e cristiani ortodossi. L'intervista è stata pubblicata sul canale YouTube Jesus Portal.

Il metropolita si è detto scioccato dalla decisione perché "abbiamo sempre considerato la Chiesa cattolica romana come un faro del cristianesimo tradizionale".

Alla domanda di un giornalista se il documento vaticano ponesse fine ai colloqui tra cattolici e ortodossi sulla possibilità di riunione dopo il Grande Scisma del 1054, il vescovo ha risposto affermativamente.

"Se siamo realisti, non possiamo più sperare in una futura unità tra ortodossi e cattolici. Tali passi, ovviamente, non ci avvicinano ma creeranno nuove linee di separazione", ha detto il metropolita.

Come riportato, il Vaticano ha permesso ai sacerdoti cattolici romani di benedire le coppie omosessuali.

 
10 miti sulla demografia della Russia

Il blog Da Russophile di Anatolij Karlin, dedicato a sfatare i miti occidentali sulla Russia, ci offre un quadro dei miti sul tracollo demografico della Russia, e le attente confutazioni di tutti queste teorie. Da demografo professionista, Karlin offre strumenti, fonti, ricerche, tabelle, ma soprattutto una generosa dose di osservazioni acute e di buon senso che servono a distruggere uno dei principali miti russofobi, ovvero che la Russia sia un paese morente. Presentiamo le osservazioni di Anatolij Karlin nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti

 
Perché c'erano poche persone alla "funzione natalizia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nella Lavra?

le chiese della Lavra durante le funzioni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono vuote. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Migliaia di fedeli partecipavano alle funzioni della Natività della Chiesa ortodossa ucraina alla Lavra. Oggi la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" conta 20-30 fedeli, ma Zelenskij ha assicurato che milioni di persone avrebbero festeggiato il 25 dicembre. Cosa c'è che non va?

Il 24 dicembre 2023, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha pubblicato video e foto scattati nella cattedrale della Dormizione alla Lavra delle Grotte di Kiev durante i vespri della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla vigilia del Natale nel nuovo stile. In queste riprese si vede chiaramente che nella cattedrale non c'erano più di 20-30 persone, a parte alcuni "sacerdoti" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Allo stesso tempo, il presidente ucraino Zelenskij, nel suo discorso alla nazione, ha affermato che nel 2023 tutti gli ucraini avrebbero celebrato il Natale il 25 dicembre "nella stessa data in cui una grande famiglia, una nazione, un paese unito" e "la nostra preghiera comune" in questo giorno "unirà milioni di voci come mai prima d'ora". Tuttavia, come dimostra l'esempio della funzione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla Lavra, le parole del presidente non hanno alcuna conferma pratica: la cattedrale della Dormizione è vuota. Perché?

La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina sostengono il "nuovo" Natale

Pochi giorni prima del 25 dicembre, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, ha rilasciato un'ampia intervista in cui ha commentato la decisione degli uniati di passare al "nuovo stile" e di celebrare il Natale "insieme all'Europa". Ha definito "storica" la transizione al "nuovo stile" e ha osservato che di tutte le parrocchie della Chiesa greco-cattolica ucraina, solo una chiesa (nella regione di Kharkov) ha chiesto di rimanere sul "vecchio calendario". Secondo Shevchuk, la Chiesa greco-cattolica ucraina non avrebbe mai fatto questo se non avesse ricevuto il sostegno dei "fratelli ortodossi", cioè della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Dopo tutto, non molto tempo fa, Dumenko e il suo "sinodo" hanno affermato che tra i parrocchiani della loro struttura c'è completa unanimità e che tutti vogliono celebrare il Natale "separatamente da Mosca".

Allo stesso tempo, solo un anno fa, nel 2022, abbiamo sentito dichiarazioni molto caute sulla riforma del calendario. Ma in 12 mesi la situazione è improvvisamente cambiata radicalmente. Cosa è successo?

Cosa è successo nel corso dell'anno?

Molti diranno che la ragione di un accordo così improvviso per il passaggio al "nuovo stile" è che il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l'Ucraina. Tuttavia, nel febbraio-marzo dell'anno precedente, quando l'esercito russo era nei sobborghi di Kiev e i suoi soldati erano accusati di sparare ai civili a Irpin e Bucha, non c'era alcuna fretta di cambiare il calendario. La situazione è cambiata radicalmente dopo una potente campagna di pubbliche relazioni da parte del Ministero della cultura per promuovere il "Natale europeo" utilizzando il voto nell'applicazione "Diya", e dopo numerose trasmissioni di esperti. Si è fatto credere che il "vecchio" Natale sia "un'eredità dell'Impero russo" e che festeggiare il 7 gennaio significhi stare dalla parte dell'aggressore.

Tutti questi sforzi si sono costantemente sovrapposti a quelli del governo precedente. Nel 2017, la Verkhovna Rada ha votato per un giorno libero aggiuntivo il 25 dicembre, presumibilmente per consentire a coloro che celebrano il Natale con i cattolici di celebrarlo pienamente. Allo stesso tempo, nel 2020, Dumenko, rispondendo a una domanda su una possibile riforma del calendario, ha parlato della necessità di preparare le persone a un tale cambiamento, affermando che si tratta di una questione molto delicata che potrebbe causare una spaccatura nella società, e che "non è ancora il momento giusto". Ma poi improvvisamente il concetto è cambiato. Le persone improvvisamente sono "maturate".

Chi potrebbe essere contrario al "nuovo" Natale

E qui arriviamo al punto più importante. Quelli che frequentano le funzioni religiose, si confessano, ricevono la comunione e in generale vivono secondo gli interessi della Chiesa non sono tra quelli che sono "maturati". La situazione di Dumenko è un po' diversa. La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha portato via alla Chiesa ortodossa ucraina centinaia di luoghi di culto. Inoltre, le autorità e le forze dell'ordine hanno sigillato un gran numero di chiese. Sono stati avviati procedimenti penali contro i vescovi e i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" "serve" nella Lavra delle Grotte di Kiev (almeno nella sua parte superiore) e la Bassa Lavra è chiusa ai visitatori. Sembra che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non sia semplicemente "a cavallo", ma possa già celebrare la vittoria sulla Chiesa di Cristo. Se non fosse per una "sciocchezza".

Nelle chiese portate via da Dumenko non ci sono fedeli. Abbiamo scritto più volte che anche le grandi cattedrali, dove un tempo la vita liturgica e parrocchiale era vivace, si sono rivelate vuote dopo essere "passate" alla proprietà di Dumenko. Anche nei giorni di festa più importanti, nella migliore delle ipotesi, ci sono solo poche persone. E questo è effettivamente un problema sia per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che per il governo che promuove e sostiene attivamente la struttura di Dumenko.

Nessun sondaggio d'opinione può cambiare l'immagine della cattedrale della Dormizione vuota. Secondo loro, Dumenko è sostenuto da "milioni" di ucraini, ma in realtà ci sono due o tre decine di persone. E questo avviene nel più grande santuario del mondo ortodosso durante la "funzione" del Natale, per di più durante il fine settimana. Perché? Perché coloro che hanno sostenuto il "ritorno" della Lavra allo Stato e il trasferimento delle sue chiese alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" vanno in chiesa, nella migliore delle ipotesi, due o tre volte l'anno – per benedire i dolci pasquali o le salsicce con la vodka. Cacciano con entusiasmo i "lealisti di Mosca" dalle chiese, ma non sono pronti a prendere il loro posto.

Lo stesso vale per il Natale. Queste persone sostengono vigorosamente la celebrazione "con tutto il mondo", ma non con "Mosca", senza rendersi conto che non solo la Chiesa ortodossa russa, ma anche le Chiese del Monte Athos, di Gerusalemme, georgiana, serba e polacca celebrano la Natività di Cristo secondo il calendario giuliano. E in termini di numero di credenti sono certamente molto di più di quelli delle Chiese "di nuovo stile". Ma a queste persone è stato detto di festeggiare "insieme all'Europa", e loro obbedienti promuovono questa tesi.

Cosa abbiamo alla fine?

In definitiva, nel paese esistono due "realtà ecclesiali". La prima è virtuale, modellata congiuntamente dalle autorità, dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e dalla Chiesa greco-cattolica ucraina. In questa realtà, "il popolo e il partito sono uniti", e tutti gli ucraini hanno rifiutato collettivamente il Natale "moscovita" e sono passati a quello "europeo". L'altra realtà è ovvia. In questa realtà, il numero di ucraini ortodossi che vanno in chiesa non è cambiato. Continuano a frequentare i luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina secondo il calendario giuliano, proprio come facevano prima. Tutti gli sforzi dell'Ufficio del Presidente e di Dumenko non sono riusciti a cambiare questa situazione.

Confrontiamo semplicemente le foto delle funzioni della Veglia di Natale della Chiesa ortodossa ucraina in anni differenti nella chiesa del Refettorio alla Lavra con la funzione corrispondente della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nella cattedrale della Dormizione quest'anno.

Vespro di Natale della Chiesa ortodossa ucraina, chiesa del Refettorio alla Lavra, 2018

Vespro di Natale della Chiesa ortodossa ucraina, chiesa del Refettorio alla Lavra, 2020

Vespro di Natale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", cattedrale della Dormizione alla Lavra, 2023

Vespro di Natale della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", cattedrale della Dormizione alla Lavra, 2023

Le autorità e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sarebbero state contente se i parrocchiani della Lavra avessero continuato a frequentare le stesse chiese sotto una giurisdizione diversa. Tuttavia, questo non ha funzionato; i fedeli non lo vogliono. La politica di incursioni e violenze nelle chiese, coltivata da Epifanij, ha dato i suoi prevedibili risultati. I credenti della Chiesa ortodossa ucraina si sono semplicemente dispersi in altri luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina a Kiev, mentre i "parrocchiani da poltrona" non possono sostituirli, nonostante una potente macchina di propaganda.

Pertanto, la retorica di Zelenskij e Dumenko suggerisce che il Natale "di nuovo stile" sia celebrato da milioni di persone, ma in realtà ce ne sono solo alcune decine nelle chiese.

Questo solo perché difficilmente si può far bere qualcuno da un pozzo vuoto.

 
Un confessore dell'Ortodossia: l'arciprete Mikhail Shuvar (1958-2009)

Cinque anni fa, il 26 settembre 2009, è morto a Pescara uno dei parroci del Patriarcato di Mosca, padre Mikhail Shuvar, che era stato assegnato all’Italia dalla diocesi di Ivano-Frankovsk agli inizi del 2007. Abbiamo incontrato padre Mikhail nel corso della conferenza del nostro clero diocesano a Parigi nel novembre del 2007. La sua insistenza sui problemi dell’uniatismo allora ci sembrava un poco eccessiva: la capivamo come parte del vissuto di padre Mikhail, che veniva da una delle regioni a maggior conflitto tra ortodossi e uniati di tutta l’Ucraina occidentale, ma questo problema non era per noi la maggior preoccupazione pastorale. Eppure, a distanza di anni, la crisi ucraina del 2014 ha dimostrato che avremmo dovuto dare molta più attenzione al grido di allarme che padre Mikhail ha cercato di trasmetterci. Un’altra ragione per ascoltarlo era il suo stato di salute che lo avrebbe portato alla tomba entro un paio d’anni: il suo fisico era debilitato dai pestaggi (con spranghe di ferro divelte dalle cancellate di una chiesa) che aveva subito da parte dei teppisti che avevano occupato per conto degli uniati le chiese ortodosse della sua regione negli anni precedenti. Forse non un martire in senso stretto, ma certamente un confessore della fede, padre Mikhail rimane per noi un esempio luminoso di figura profetica e di coraggioso pastore d’anime dei nostri tempi: presentiamo nella sezione "Testimoni dell’Ortodossia" dei documenti un paio di articoli su di lui in russo e in traduzione italiana, che comprendono un’intervista da lui rilasciata poco prima di morire.

Eterna la sua memoria! Вечная ему память!

 
Perché i preti della Chiesa ortodossa ucraina passano alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

Parte 1 - la "sindrome del salvatore"

l'ex archimandrita Serafim ha deciso di "salvare" la gente non nel suo villaggio, ma a Kiev. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'archimandrita Serafim (Pankratov) è partito per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", poiché vuole "massimizzare il suo potenziale". Cosa si nasconde dietro queste parole e come si collegano alla "sindrome del soccorritore"?

Questa pubblicazione è la prima di una serie che mira ad esplorare le ragioni per cui alcuni sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina si uniscono alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Quali sono le vere ragioni e motivazioni dietro le loro azioni? Eccoci qui.

Perché Panakratov se n'è andato?

Il 13 dicembre 2023 è stato annunciato che il metropolita Evlogij di Sumy aveva sospeso l'archimandrita Serafim (Pankratov) dal sacerdozio. Il motivo formale addotto era la sua partenza non autorizzata dalla sua parrocchia. La vera ragione, tuttavia, è stata il trasferimento di Serafim alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In una lettera in cui spiega la sua decisione, l'ex archimandrita della Chiesa ortodossa ucraina ha dichiarato di aver accolto con favore la sospensione perché aveva ricevuto un'offerta "che non poteva rifiutare".

Nella lettera, Serafim ha affermato che non avrebbe potuto rimanere nella Chiesa ortodossa ucraina se avesse sperimentato personalmente che "esservi restringe radicalmente le mie opportunità di testimoniare Cristo a persone che non appartengono ancora alla Chiesa". Ha espresso la sua determinazione di non seppellire il suo talento sotto terra e di adempiere per questo alla sua responsabilità davanti a Dio.

Ha sottolineato il suo interesse nell'evangelizzazione o nel parlare ai non praticanti della fede in Dio e nel cristianesimo, che considerava la sua vocazione principale. Tuttavia, sembra che la realtà non fosse in linea con la sua visione iniziale. Invece di un vasto pubblico di non praticanti, la sua parrocchia sarebbe composta da "solo quattro suore e pochi parrocchiani".

Quando gli fu offerto un posto presso la Riserva della Lavra delle Grotte di Kiev, a quanto pare la vide come un'opportunità per sfruttare appieno il suo "talento missionario". Alla fine, ha concluso che rimanere nella Chiesa ortodossa ucraina avrebbe danneggiato la causa in cui credeva. Pertanto, ha deciso di unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sotto la guida del metropolita Avraamij Lotysh.

Il "grande obiettivo" da lui menzionato si è rivelato essere il suo desiderio di lunga data di impegnarsi nella riabilitazione dei soldati delle forze armate ucraine. Questa situazione induce a riflettere sulle dinamiche alla base di tali decisioni e sulle diverse motivazioni in gioco nel panorama religioso.

"La sindrome del salvatore"

In psicologia esiste un modello noto come "sindrome del soccorritore". È un fenomeno psicologico caratterizzato da un forte desiderio di "salvare" gli altri, spesso senza che questi lo richiedano. A questa sindrome si associa spesso un bisogno radicato di riconoscimento e di fiducia nei propri "talenti", che devono essere utilizzati "per il bene di tutte le persone".

Gli psicologi avvertono che se lo sviluppo della "sindrome del soccorritore" non viene fermato, questa può portare all'esaurimento, alla costante insoddisfazione per la propria situazione e a una percezione distorta del ruolo di Dio nella propria vita. In altre parole, il "salvatore" diventa quasi sempre una persona insoddisfatta della propria vita, che incolpa gli altri di non apprezzare i propri talenti e di negargli la possibilità di esprimerli appieno. Nel contesto della storia di Pankratov e di simili "talenti missionari" sepolti nel terreno, l'immagine appare chiara.

Un individuo ispirato da libri sugli anziani, dalla preghiere noetiche e dalle controversie palamitiche, dopo aver guardato alcune conferenze di Kuraev e Osipov su Internet, inizia a sognare come può "accendere i cuori con le sue parole". Ai suoi sermoni verranno persone provenienti dalle città e dai villaggi vicini, e i servizi di culto saranno condotti con canti bizantini e occasionalmente con la lingua greca antica. Costui immagina che nella parrocchia emerga una comunità potente, che non solo adornerà la chiesa ma costruirà anche una scuola, una sala da pranzo e un ospedale. Questo sacerdote si considera un instancabile predicatore del Vangelo, predica in chiesa la mattina, nella scuola o nell'università locale a mezzogiorno e registra video per milioni di abbonati su YouTube la sera. Nei sogni, tutto questo è facile e senza sforzo, grazie al libro di Kuraev "Tradizione, dogma, rituale", sempre a portata di mano. Tuttavia, in realtà...

In realtà, tutto sembra diverso.

Il vescovo, riconoscendo potenziale missionario ed entusiasmo nel giovane sacerdote, lo manda in una parrocchia problematica, sperando che lì dimostri tutto il suo talento. Arrivato al villaggio, il prete vede che in chiesa c'è poca gente, nessuno che canta e il tetto che fa acqua. La leadership e le autorità locali non sono particolarmente interessate a conoscere Gregorio Palamas e gli studenti preferiscono l'odore del tabacco al profumo dell'incenso. In breve, invece della piattaforma desiderata per il lavoro missionario, il giovane sacerdote ottiene un campo che deve "arare" giorno e notte. Ma, soprattutto, il lavoro non deve essere svolto come inizialmente previsto, ma in un modo completamente diverso, parlando non con le parole ma con la vita. E questo è molto impegnativo.

È allora che un tale sacerdote comincia a lamentarsi del vescovo, che non ha apprezzato il suo "talento" mandandolo a servire "nel deserto", dove "non c'è spazio per realizzarsi". Dopotutto, potrebbe "salvare" non un paio di vecchie signore, una delle quali non ci sente e l'altra non ci vede, ma migliaia di persone che pendono letteralmente dalle sue labbra. Non qui, nel fango e nella palude di un normale villaggio, ma lì, nelle luci della capitale. Le lamentele si trasformano in continua insoddisfazione, e poi arriva "un'offerta che non può essere rifiutata", accompagnata dalla ricerca di "soddisfazione". Ma non per Cristo.

Dov'è la radice del problema?

La storia di Pankratov è tutt'altro che un caso isolato. Ci sono decine di sacerdoti come lui nella Chiesa ortodossa ucraina. Abbiamo notato una tendenza particolare: quei sacerdoti nella nostra Chiesa che parlano di più di autocefalia, di necessità di riforme, di avvicinamento alla gente e di argomenti simili sono spesso quelli che affrontano seri problemi nelle loro parrocchie. Quelli più preoccupati per il destino della Chiesa sono alle prese con il lavoro nelle loro comunità, dove ci sono solo tre persone che frequentano le funzioni (il sacrestano, il cantore e la moglie del prete), e che hanno fiducia nei loro "talenti non sviluppati" ." Ma chi, ci si potrebbe chiedere, ha impedito loro di sviluppare questi talenti? Chi li ha ostacolati? Chi impedisce loro di mettere ordine nella loro chiesa, di organizzare un culto adeguato, di servire semplicemente la Liturgia, anche se solo nei giorni festivi e la domenica?

Nessuno li ostacola.

Se esiste un talento autentico, questo non può essere nascosto. Se sei un predicatore e un missionario di talento, la tua chiesa sarà piena di persone anche nel villaggio più remoto. Ricordiamo i santi della nostra Chiesa. Sono andati intenzionalmente nei deserti e nelle foreste per evitare la gloria umana. Ma più andavano lontano, più velocemente i credenti li trovavano. Non puoi nascondere una lampada che sta su una collina. Allo stesso modo, non si può seppellire il talento di predicare il Vangelo, se esiste veramente.

Del resto, è proprio nella situazione in cui ti trovi in una parrocchia impegnativa che il tuo talento può manifestarsi al meglio. Il venerabile Antonio delle Grotte si rifugiò in una grotta e san Sergio di Radonezh andò nella foresta profonda. Ora, due Lavre si trovano nei luoghi delle loro gesta monastiche. Vivere come loro è difficile, soprattutto se si soffre della "sindrome del soccorritore". Perché "salvare" qualcuno che sta lontano è molto più facile e semplice che salvare te stesso e chi ti circonda.

In conclusione, sarebbe sensato che tutti i nostri sacerdoti insoddisfatti della Chiesa guardassero più da vicino le loro parrocchie: forse la soluzione a tutti i vostri problemi è proprio lì. Prima o poi dovrete affrontare la verità e ammettere a voi stessi che né l'autocefalia né la lingua ucraina metteranno ordine nei vostri altari o nelle vostre menti. Solo voi potete farlo, da soli.

Parte 2 - L'aspetto 'morale'

il tradimento della Chiesa è solo il risultato visibile dei processi che si sono verificati prima nell'anima di una persona. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il motivo principale per cui i sacerdoti lasciano la Chiesa ha a che fare con questioni morali ed etiche.

Nella prima parte sul perché i preti passano alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" abbiamo discusso della cosiddetta "sindrome del salvatore". In questo caso, un individuo può sentire che potrebbe "salvare il mondo" piuttosto che alcune nonne nella sua parrocchia, può sentire che non è apprezzato e che ci sono davanti a lui "grandi obiettivi" che non può raggiungere nella Chiesa ortodossa ucraina.

Tuttavia, nella nostra Chiesa non sono così tanti i sacerdoti che soffrono della "sindrome del salvatore". Ancora meno "salvatori" se ne vanno nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Molto più spesso si possono rintracciare altri motivi per cui certe persone decidono di unirsi agli scismatici. Sfortunatamente, queste sono soprattutto ragioni morali.

La sindrome del traditore

Dalle conversazioni con sacerdoti e vescovi, nonché dall'esperienza personale, possiamo affermare con sicurezza che la stragrande maggioranza dei traditori della Chiesa canonica ha tradito la propria fede in Dio molto prima di ricevere la "benedizione" di Dumenko. Ci sono esempi più che sufficienti.

Partiamo dalla "top leadership".

L'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko), mentre era ancora nella Chiesa, ha fatto cose che dovrebbero far vergognare anche una persona che non sia di chiesa: spese non trasparenti durante la costruzione di una cattedrale della Chiesa ortodossa ucraina, il famigerato rapimento della badessa del monastero della santa Protezione, le truffe automobilistiche e le peculiarità della vita personale del metropolita (cosa che sono divenute note durante il suo soggiorno con Dumenko). Naturalmente, dopo diverse storie scandalose, la partenza del metropolita Aleksandr per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha sorpreso nessuno.

Si possono anche ricordare le attività dell'arciprete Georgij Kovalenko, che dal 2008 al 2012 ha ricoperto la carica di sacrestano e capo del consiglio parrocchiale durante la costruzione della cattedrale della Risurrezione di Cristo a Kiev, tuttora non costruita. Nel 2017, mentre era ancora nella Chiesa ortodossa ucraina, padre Georgij ha partecipato a un progetto molto strano del canale "1+1" chiamato "Il codice segreto della fede". Lì, insieme ai giornalisti di un canale apertamente anti-ecclesiale, non ha divulgato gli insegnamenti evangelici di Gesù Cristo (cosa che normalmente dovrebbe fare un prete), ma ha indagato i dettagli della vita sessuale degli ucraini. Ecco un esempio del tutto folle di ciò in cui padre Georgij era impegnato poco prima di unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

O un altro socio di Drabinko e Kovalenko, l'ex arciprete della Chiesa ortodossa ucraina, Andrij Dudchenko. Partecipante attivo a due Majdan, nel 2004 e nel 2013, uno dei più importanti propagandisti della riforma liturgica interna ed esterna della Chiesa ortodossa, che aveva celebrato il Natale secondo il nuovo calendario già nel 2015 (tra l'altro, assieme a Kovalenko e al deposto Kirill Govorun). Successivamente si è scoperto che padre Andrij non era solo un sostenitore della riforma liturgica, ma era anche sposato due volte, il che, secondo i canoni della Chiesa, non gli dà il diritto di essere sacerdote. La soluzione? Una conversione alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ovviamente...

L'esempio più significativo degli ultimi tempi è l'archimandrita Avraamij della Lavra delle Grotte di Kiev. Quest'uomo godeva di grande fiducia da parte del metropolita Pavel, era cellario della Lavra, riceveva premi e promozioni per il suo servizio, viveva in condizioni eccellenti e poi ha tradito tutti coloro che lo sostenevano, soprattutto – ha tradito la Chiesa. Inoltre, come si è scoperto, Avraamij aveva commesso un "peccato" di furto, ed era partito per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non a mani vuote ma con una preziosa croce pettorale e vasi sacri.

Potremmo continuare a lungo il nostro elenco, ricordando non solo quanto se ne sono andati da Dumenko ma anche quanti hanno lasciato la Chiesa molto prima, per unirsi al "patriarcato di Kiev". Tra queste persone ci sono alcolisti, fornicatori, truffatori (vale la pena menzionare la storia dell'archimandrita Vikentij Misko) e pedofili criminali. Tutti hanno trovato "rifugio" nel "patriarcato di Kiev". La situazione ha assunto un carattere così palesemente strano che le parole usate dallo stesso Filaret Denisenko riguardo alla "gerarchia" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" – da lui definita una "fogna dove scorrono tutte le impurità" – possono ora essere applicate a Dumenko e alla sua "chiesa". Perché succede questo?

Perché le persone tradiscono la Chiesa?

Il fatto è che il tradimento della Chiesa è il risultato finale, "visibile", di tutta una serie di tradimenti meno evidenti.

Ricordiamo che l'apostolo Giuda era un tesoriere incaricato dal Signore di portare la cassetta delle donazioni. Giuda usava spesso i fondi di questa cassetta per se stesso. Pertanto, nel Vangelo di Giovanni, è apertamente chiamato ladro (Gv 12:6). In altre parole, il tradimento ha avuto un suo precursore.

La partenza di una persona da Dio non avviene immediatamente. Inizialmente tradiscono i propri principi, poi chiudono gli occhi di fronte ai "peccati minori", giustificandosi dicendo che "lo fanno tutti", abbassando i propri standard morali. Poi non considerano più come un peccato deviare dai canoni e, in definitiva, dalla fede. Tutto finisce con un'aperta ostilità contro la Chiesa.

Inoltre, non si tratta solo di persone di chiesa, ma anche di cittadini comuni, politici, filosofi e così via.

Per esempio la regione di Leopoli, il cui governatore denuncia con orgoglio la distruzione della Chiesa ortodossa ucraina, si è rivelata la più corrotta dell'Ucraina. Nello spazio online ci sono spesso notizie secondo cui un altro funzionario, che non molto tempo fa ha combattuto con fervore per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha ricevuto premi da Dumenko e poi si è rivelato un tipico funzionario corrotto.

In altre parole, quasi sempre una persona con seri problemi morali, nel tentativo di giustificarsi, attacca Dio e la Chiesa, non esitando a usare menzogne, calunnie e quant'altro che, a suo avviso, dovrebbe in qualche modo dimostrare la 'giustizia' della loro scelta e dell'abbandono della fede.

Allo stesso tempo, non vogliamo dire che tutti coloro che oggi rimangono nella Chiesa ortodossa ucraina siano santi e senza peccato. No, la Chiesa è un ospedale per chi ha bisogno di cure. Dopotutto, tutte le persone sopra menzionate una volta "appartenevano a noi" (1 Gv 2:19). La domanda è diversa: perché alcuni hanno rifiutato la Chiesa mentre altri sono disposti a morire pur di restarvi?

E qui sta lo spartiacque: finché una persona capisce di essere peccatrice e finché cerca di diventare migliore attraverso il pentimento, di purificarsi per l'incontro con Cristo, ha una possibilità di salvezza. Rifiutando il pentimento, rifiutandosi di migliorare, perde questa possibilità, intraprendendo la strada del tradimento.

Naturalmente vorremmo che tutti gli eroi di questo nostro piccolo articolo, così come tutti coloro che "hanno cambiato giurisdizione" e hanno aderito allo scisma, si rendessero conto di questa semplice verità, si pentissero e tornassero così alla Madre Chiesa. Ma noi siamo realisti e comprendiamo che ciò difficilmente accadrà. Non resta quindi che augurare a queste persone: se ve ne andate, andatevene del tutto! Non aggravate il vostro tradimento con il fango che gettate sulla Chiesa. Questo fango non colpisce la Chiesa, ma rimane attaccato a voi.

L'implicazione di qualsiasi tradimento è che non sarete in grado di purificarvi né in questo secolo né in quello a venire.

 
Forgiati nella guerra

Nel blog The Soul of the East, Mark Hackard riporta un brano dello scrittore Ivan Solonevich (1891-1953), esponente dei russi bianchi e critico del liberalismo. Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti la traduzione italiana di questo brano, che analizza le attitudini speculari verso la guerra dei regimi autoritari (sia per scelta, come la monarchia, sia per costrizione, come le dittature) e dei regimi liberali, che finiscono per trasformare la guerra in opportunità di sfruttamento mercenario, per la loro incapacità di coinvolgere il proprio popolo in una vera causa patriottica. Il brano ci offre molti spunti per valutare l’evoluzione delle guerre contemporanee.

 
La cattività omosessuale della Chiesa greco-ortodossa

A meno che la sodomia non venga sradicata, come fece il re Asa di Giuda quando si sbarazzò dei sacerdoti omosessuali nel Tempio (3 Re 15:12, LXX), il decadimento diventa inesorabile...

* * *

Il film Il vizietto (1978), adattamento cinematografico della commedia La Cage aux Folles, è una commedia sull'omosessualità e l'ipocrisia, che spesso vanno di pari passo. Parla di una giovane coppia che vuole sposarsi e, poiché il padre del futuro sposo è omosessuale, convince il suo compagno a travestirsi da donna e a fingere di essere la madre del ragazzo.

Ne segue l'ilarità. (Si ride finché il tema non smette di essere divertente.)

Immagino che questo sia il sentimento del primo ministro Kyriakos Mitsotakis mentre il nodo gordiano del matrimonio tra persone dello stesso sesso si stringe intorno al suo collo.

Gli sviluppi riguardanti la legalizzazione del matrimonio per le coppie dello stesso sesso sono stati per un po' lasciati nel dimenticatoio. Tuttavia, ora che il cessate il fuoco tra Israele e Hamas sembra possa durare, i sostenitori del matrimonio tra persone dello stesso sesso hanno alzato la temperatura portandola a piena ebollizione.

Le ultime indiscrezioni dall'ufficio del primo ministro indicano che la decisione sarà presa entro la fine di dicembre, al più tardi all'inizio di gennaio. Francamente, penso che le scelte siano solo una finzione. La decisione è già stata presa.

È interessante notare come alcuni sviluppi si trasformino in una situazione del genere "tutti in coperta!" per coloro che normalmente non hanno molto a che fare l'uno con l'altro. I tipici muri tra evangelici, musulmani ed ebrei in Grecia sono quasi scomparsi, mentre ora uniscono le forze per fermare questo abominio.

C'è però un leader religioso cristiano che resta completamente in silenzio sulla questione. Il suo nome è Dimitrios Arhondonis, meglio conosciuto come sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Nuova Roma. Egli afferma di parlare a nome del mondo ortodosso e tuttavia non ha annunciato nulla alla Chiesa al riguardo.

Se siete confusi riguardo al ruolo del Patriarcato ecumenico, siete in buona compagnia. Di chi, e perché?

La cosa funziona così: per essere alla guida del Patriarcato ecumenico, devi vivere in Turchia. Per vivere in Turchia, devi essere cittadino turco. Per essere cittadino turco, devi parlare la lingua turca, poiché in Turchia non viene insegnata nessun'altra lingua.

Anche per quanto riguarda la Chiesa di Grecia le cose sono un po' particolari. Sebbene la Chiesa di Grecia sia autocefala e non soggetta al Patriarcato ecumenico, deve presentare i candidati alla canonizzazione a Istanbul.

La Chiesa greco-ortodossa e il Patriarcato ecumenico sono strettamente collegati. La loro storia li collega, così come la loro vicinanza. Ma la cosa va più in profondità. Il Santo Sinodo di Grecia continuerà ad essere fortemente influenzato da Bartolomeo finché Bartolomeo rimarrà il patriarca ecumenico in Turchia. Se Bartolomeo dovesse trasferirsi fuori dalla Turchia, la storia sarebbe diversa. Perderebbe il suo status ecumenico.

Sparirebbe anche la sua polvere fatata di privilegi speciali.

Basti dire che probabilmente non andrà da nessuna parte. È un vecchio che si aggrappa a più di 30 anni di pensiero magico come se fosse una zattera di salvataggio. Il fatto che la barca faccia acqua da decenni è sfuggito alla sua attenzione. La Grecia, e in particolare diverse diocesi della Grecia settentrionale e dell'Egeo, offrono a Bartolomeo lo status "costantinopolitano" e lui non ha intenzione di lasciarlo andare. Non lo farà, se può fare a meno di lasciarlo andare.

Quindi arriviamo al punto finale: i greci hanno scelto un sostituto per l'arcivescovo Elpidophoros E per Bartolomeo.

Il candidato che hanno in mente è l'arcivescovo Makarios dell'Australia. Dopo il suo periodo in America, diventerà patriarca ecumenico solo di nome. Makarios NON è nato in Turchia. Non parla turco. Greco, sì. Anche inglese. Ma la conoscenza del francese, del russo, dell'italiano e di dialetti africani non gli servirà a molto in Turchia.

O devono cambiare le regole, oppure si dovrà abbandonare Makarios o spostare il Patriarcato ecumenico fuori dalla Turchia. Spostarlo significa dissolverlo. Se escono dalla Turchia, diventano solo un altro patriarcato tra i tanti. Potrebbero perdere il loro status di primo tra pari, e si troverebbero in fondo ai dittici. Forse il loro intento è quello di andarsene del tutto quando si uniranno a Roma. Bartolomeo può prendere quella sua statua e metterla in un giardino in Vaticano.

Sono tutte cose piuttosto inebrianti. Non si dovrebbe permettere al resto della Chiesa di intervenire? Considerata tutta la faccenda del "pleroma", si penserebbe che l'intera Chiesa abbia l'opportunità di dire qualcosa. Se il mondo ortodosso avesse voce in capitolo, boccerebbe l'idea di mantenere il Patriarcato ecumenico. O almeno il suo modo attuale di fare le cose. – Ma la Grecia? Non lo so.

La Chiesa greca (da non confondere con l'Arcidiocesi greca d'America) è sempre stata una Chiesa autocefala, ma non grida "autocefalia". In realtà, è più simile all'ucrocefalia, la curiosa configurazione creata da Istanbul per la setta scismatica e non canonica conosciuta come "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il suo obiettivo era quello di eliminare tutte le parrocchie e i monasteri russi che da secoli costellano il paesaggio ucraino. Il resto del mondo ortodosso, così come l'intero pianeta, ha osservato con orrore mentre la prole del "Terzo Reich" nazista, conosciuta come Brigata d'assalto Azov, confiscava o demoliva ciò che apparteneva alla Chiesa ortodossa russa, culminando nell'azione di bandire del tutto la Chiesa dall'Ucraina. Una vera e propria macchina di Rube Goldberg.

Il lato positivo è che se il Patriarcato ecumenico non esisterà più, forse non esisterà più nemmeno la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ma c'è di più. C'è sempre di più, quando si tratta del contingente di lingua greca.

Il "sinodo sulla sinodalità" cattolico presieduto da Bartolomeo insieme a papa Francesco potrebbe essere un altro motivo per cui Bartolomeo non parla. La commissione cattolico-ortodossa ha rilasciato la prima dichiarazione congiunta in 7 anni.

La cosiddetta Dichiarazione di Alessandria, pubblicata il 7 giugno e formalmente intitolata "Sinodalità e primato nel secondo millennio e oggi", fa seguito a una dichiarazione rilasciata nel 2016 nella città italiana di Chieti. Il documento precedente era un esame dello stato della Chiesa nel primo millennio cristiano, prima che Roma e Costantinopoli subissero lo scisma.

La commissione internazionale congiunta è stata istituita dalla Santa Sede e da 14 Chiese ortodosse autocefale e ha pubblicato numerosi documenti negli ultimi quattro decenni.

La commissione si è riunita dal 1 al 7 giugno, conducendo gran parte delle sue discussioni nella cattedrale patriarcale dell'Annunciazione ad Alessandria. Erano presenti diciotto membri cattolici romani. Erano rappresentate dieci Chiese ortodosse: il Patriarcato ecumenico, il Patriarcato di Alessandria, il Patriarcato di Gerusalemme, il Patriarcato di Romania, il Patriarcato di Georgia, la Chiesa di Cipro, la Chiesa di Grecia, la Chiesa di Polonia, la Chiesa d'Albania e la Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia. La Commissione ha lavorato sotto la direzione dei suoi due co-presidenti, il metropolita Job di Pisidia del Patriarcato ecumenico e il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero vaticano per la promozione dell'unità dei cristiani.

Siamo rimasti un po' sorpresi nel vedere uno di questi nomi. E delusi. Ma come si dice che abbia detto san Giovanni Crisostomo, la strada per l'inferno è lastricata con le ossa di preti e monaci, e i teschi dei vescovi sono i lampioni che illuminano il sentiero.

Quindi cosa fa presagire questo per il futuro? Questo non posso dirvelo, ma posso dirvi come siamo arrivati qui. E la risposta non è bella.

Quando la sodomia si impadronisce di un'istituzione, questa inevitabilmente marcisce e sfortunatamente è lì che ci ritroviamo con molti vescovi del Patriarcato ecumenico. A meno che la sodomia non venga sradicata, come fece il re Asa di Giuda quando si sbarazzò dei sacerdoti omosessuali nel Tempio (3 Re 15:12, LXX), il decadimento diventa inesorabile.

Attenzione, non ho detto che il problema siano gli omosessuali; Ho detto che il problema è la sodomia. Qual è la differenza? Un prete o un vescovo che ha un'inclinazione omosessuale ma che per il resto conduce una vita di preghiera e pentimento, non è diverso da un prete o vescovo che è eterosessuale e che allo stesso modo vive una vita di pentimento. Entrambi gli uomini sono soggetti alle intenzioni lussuriose che affliggono tutti gli esseri umani, ma se entrambi gli uomini non agiscono di conseguenza, non c'è problema.

Ma ora siamo a un bivio in cui è sul tavolo la questione della benedizione delle coppie gay. Benedicendole affinché facciano cosa, esattamente? Quanto tempo dopo insisteranno per i matrimoni ortodossi con corone e tutto il contorno?

I cattolici, assieme a Bartolomeo , hanno condotto un'esplorazione durata un anno su come sarebbe stato un "sinodo sulla sinodalità". Alla conclusione, Bartolomeo si è mostrato con Francesco davanti a 18.000 persone in piazza San Pietro, sapendo che il risultato sarebbe stato un grido per "benedire" le unioni omosessuali. E sapete cosa? Dieci delle nostre Chiese ortodosse sono con lui nello spirito. Hanno chiesto alle altre Chiese ortodosse cosa ne pensiamo? No. Ma non dovevano farlo. Sanno che noi sosteniamo gli insegnamenti della Chiesa e che benedire i matrimoni gay non rientra tra questi.

Il problema con il Patriarcato ecumenico nel suo insieme è che non esiste alcun divieto riguardo alla sodomia, il che si traduce in una generale mancanza di autocontrollo. Possiamo vedere che è così da ciò che abbiamo letto sui giornali. Lo vediamo anche nella diaspora greca, dove i metropoliti delle varie eparchie sono noti per il loro stile di vita sontuoso. Cose che includono piscine coperte, appartamenti costosi con viste spettacolari, gemelli d'oro e così via. O peggio, la frettolosa destituzione di vescovi che hanno passato la notte in qualche carcere straniero.

La parola chiave qui è autocontrollo. Una volta che la sodomia si impadronisce di un'istituzione, ogni autocontrollo scompare e gli uomini che comandano si comportano come quelle ragazze cattive che conoscevate alle medie. Notate che ho detto "ragazze cattive". Non tutti gli omosessuali sono effeminati, ma quelli che lo sono non ispirano fiducia negli altri uomini. A dire il vero, non ispirano fiducia neanche alle donne.

Lo vediamo nelle eparchie del Patriarcato ecumenico. I laici benestanti che si autodefiniscono "Arconti del trono ecumenico" si dedicano al cosplay bizantino mentre i vescovi benedicono l'aborto nelle manifestazioni pro-life (un vescovo dell'Arcidiocesi greca d'America ha augurato alle donne che hanno abortito una felice festa della mamma, "poiché anche loro erano madri"). Per quanto riguarda le singole parrocchie, alcune hanno chierichetti donne. Una parrocchia, nella sua devozione all'ordine del giorno ecologista, ha lanciato un video di una bella ragazza che gioca con un serpente. Niente grida "paganesimo" come una cosa del genere.

Questa è tutta roba da pazzi, se me lo chiedete (nota redazionale: "da eretici" è un'espressione migliore). Sono ragioni come queste che inducono molti a considerare le eparchie di Istanbul come spiritualmente morte.

Lo vediamo anche nell'orrendo tasso di abbandono tra i laici. Secondo una stima, l'Arcidiocesi greca d'America si è ridotta da 450.000 a 120.000 comunicanti. Si tratta di una diminuzione di 330.000 membri (circa il 73%)! È scioccante in qualunque modo lo guardi. La gente, in altre parole, vota con i piedi, e se ne va.

Certo, alcuni vanno ai monasteri athoniti. Altri andranno in giurisdizioni non greche. Anche la ROCOR, l'OCA e Antiochia hanno visto una crescita grazie all'afflusso di ex laici dell'Arcidiocesi greca d'America, ma nessuno ha assorbito tutti questi numeri nei propri ranghi.

In altre parole, i laici ortodossi o frequentano confessioni non ortodosse o semplicemente non vanno da nessuna parte. In altre parole, diventano apostati.

E così eccoci qui.

Sfortunatamente, non credo che la situazione possa cambiare presto. Il ragazzo che aspetta dietro le quinte per sostituire Bartolomeo non ispira fiducia. Approssimata per eccesso, la sua casa vale presumibilmente 6,5 milioni di dollari. Esito a dire di più, perché ha citato in giudizio altri che hanno scritto su di lui. Ma ora che è diventato un personaggio pubblico, potrebbe avere più difficoltà a farlo (almeno qui negli Stati Uniti). Come già affermato, gli uomini effeminati non sono all'altezza del compito. E c'è la sensazione che nessuno abbia intenzione di cambiare qualcosa in meglio. Allora perché preoccuparsi?

Come cristiano ortodosso greco-americano, io non ho visto altro che deterioramento.

In fin dei conti, la domanda finale è: quanto potrà durare il Patriarcato ecumenico come istituzione? Oppure, come leggiamo delle Chiese nei primi capitoli dell'Apocalisse, vedremo rimuovere il suo candelabro?

 
L’ignoranza occidentale delle atrocità ucraine è un oltraggio

In questi giorni stanno diffondendosi le notizie di scoperte di fosse comuni nei luoghi del Donbass abbandonati dai “liberatori” dell’esercito ucraino. Chi, come noi, ricorda le tempeste mediatiche intorno alle fosse comuni (vere o false) in Bosnia e in Kosovo, rimarrà assordato dal silenzio dei nostri media su questi ultimi ritrovamenti.

In una delle sue prime collaborazioni con il sito Russia Insider, Saker analizza questa ennesima riprova di doppi standard dell’Occidente, in un breve ma efficace articolo che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Le reazioni del mondo cattolico alla benedizione delle coppie omosessuali

un documento vaticano sulla benedizione delle coppie omosessuali ha causato disaccordo nella Chiesa cattolica romana. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Dopo che il Vaticano ha concesso la benedizione alle coppie omosessuali, un'ondata di reazioni per lo più negative ha travolto il mondo cattolico. Dove può portare questo?

Il 18 dicembre 2023 il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato la Dichiarazione "Fiducia supplicans", in cui si parla della possibilità di benedire le coppie omosessuali. Allo stesso tempo, la Dichiarazione afferma l'invariabilità dell'insegnamento cattolico sul matrimonio come unione di un uomo e di una donna. La benedizione delle coppie omosessuali non è presentata come il sacramento del matrimonio o l'approvazione da parte della Chiesa delle relazioni omosessuali, ma come una benedizione pastorale di due persone per tutto ciò che è buono. Quindi, la conclusione è che la benedizione delle unioni omosessuali non è consentita, ma sono consentite le "benedizioni spontanee" delle coppie omosessuali. Probabilmente, il Vaticano credeva seriamente che questo gioco d'equilibrio linguistico avrebbe soddisfatto sia i sostenitori dell'insegnamento tradizionale sul matrimonio, sia coloro che sostengono la legalizzazione delle relazioni omosessuali da parte della Chiesa. Ma tenere il piede in due scarpe non funziona. I cattolici lo hanno capito bene: la Dichiarazione "Fiducia supplicans" apre la porta al riconoscimento delle coppie/unioni/partenariati/matrimoni/convivenze omosessuali, e così via.

Reazioni dei cattolici

I vescovi cattolici del Kazakistan hanno scritto nel loro discorso a papa Francesco: "Il fatto che la Dichiarazione non consenta i 'matrimoni' di coppie omosessuali non dovrebbe rendere i preti e i fedeli ciechi di fronte al grande inganno e al male di consentire la benedizione coppie persone omosessuali". Cioè, non si sono lasciati ingannare dalle numerose garanzie contenute nella Dichiarazione riguardo al rispetto dell'insegnamento tradizionale del matrimonio e si sono resi conto che si sta andando verso il pieno riconoscimento del matrimonio tra persone omosessuali.

"Nessuna delle suddette dichiarazioni della Santa Sede, nemmeno le più belle, può sminuire il fatto che tali benedizioni legittime hanno conseguenze devastanti di vasta portata", hanno scritto i vescovi kazaki. Hanno chiesto al pontefice di ritirare la sua approvazione alla benedizione delle coppie omosessuali e hanno vietato ai loro chierici di benedire le coppie gay.

Questo appello, anche se piuttosto duro, rientra ancora nei limiti dell'etichetta diplomatica. Ma nelle conversazioni private i vescovi kazaki sono stati più espliciti. Per esempio, il vescovo Athanasius Schneider in un'intervista a "The Remnant" ha detto: "Questo documento e il suo uso sfacciato di parole pie mi hanno colpito come un artificio di fariseismo e una presa in giro della legge naturale e rivelata di Dio. Nell'applicare Fiducia supplicans, san Giovanni Battista avrebbe potuto impartire una benedizione "spontanea" e "pastorale" all'unione irregolare di Erode ed Erodiade".

I vescovi della Chiesa cattolica romana in Malawi (Africa) si sono opposti alla decisione del Vaticano di benedire le unioni omosessuali, ordinando che "benedizioni di qualsiasi tipo e unioni omosessuali di qualsiasi tipo non siano consentite in Malawi per ragioni pastorali".

Nel Regno Unito più di 500 sacerdoti si sono espressi contro la Dichiarazione "Fiducia supplicans", affermando che essa "apre le porte alle benedizioni delle unioni omosessuali nella Chiesa cattolica".

L'ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale tedesco Gerhard Müller, ha definito sacrilegio la benedizione dei matrimoni tra persone omosessuali. Letteralmente: "La benedizione di una realtà che si oppone alla creazione non solo non è possibile, ma costituisce una bestemmia". Ha anche criticato il tentativo di presentare la benedizione delle coppie omosessuali come un atto innocente di un sacerdote nei confronti delle persone che gli si avvicinano. "Si noti che qui non si benedicono solo le persone peccatrici, ma benedicendo la coppia, si benedice la stessa relazione peccaminosa", ha sottolineato il cardinale. Come il vescovo kazako Athanasius Schneider, ha estrapolato il Vangelo alla situazione attuale. "Credo che oggi Gesù non sarebbe condannato solo in quanto messia, ma andrebbe in prigione, in Canada, negli Stati Uniti e in certi paesi europei, per aver detto la verità sul matrimonio tra un uomo e una donna", ha dichiarato Müller.

Il critico di lunga data di Papa Francesco, l'ex nunzio vaticano negli Stati Uniti, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, è andato oltre nella sua indignazione per la benedizione delle coppie omosessuali. Ha definito il Papa e tutta la sua gerarchia servitori di Satana senza troppi inchini diplomatici: "La dichiarazione squarcia finalmente il velo di ipocrisia e di inganno della gerarchia bergogliana, mostrando questi falsi pastori per quello che sono: servitori di Satana, e i suoi più zelanti alleati". Viganò ha definito il Vaticano moderno "un abominio della desolazione" e Papa Francesco "un usurpatore che siede sul trono dell'apostolo Pietro" e "pecca contro lo Spirito Santo". Ricordiamo che, secondo Cristo, "chiunque bestemmia contro lo Spirito, non sarà perdonato né in questo secolo, né in quello futuro". (Mt 12:32)

Ma la reazione del mondo cattolico alla Dichiarazione "Fiducia supplicans" non è stata del tutto negativa. Alcuni lo hanno accolto favorevolmente. In Italia, per esempio, un prete cattolico ha allestito nella sua chiesa un "presepe LGBT", in cui ha collocato una figura della Madre di Dio e di un'altra donna.

E per non lasciare dubbi su ciò che il sacerdote ha voluto dire, ha detto che "voleva dimostrare che le famiglie non sono più tradizionali". Sono d'accordo con lui tutti quei cattolici che non solo approvano la benedizione delle coppie omosessuali, ma la chiedono anche esplicitamente a papa Francesco.

I sostenitori della liberalizzazione nella Chiesa cattolica vedono certamente la Dichiarazione "Fiducia supplicans" come una loro vittoria, ma lungi dall'essere definitiva, e solo come un passo verso l'equiparazione del matrimonio tradizionale alle unioni tra persone omosessuali. Si può presumere che non si accontenteranno della benedizione delle coppie omosessuali e chiederanno alla Chiesa di riconoscere le unioni omosessuali come matrimoni a pieno titolo e di concedere benedizioni specifiche per tale convivenza.

Implicazioni per il Vaticano

La Dichiarazione "Fiducia supplicans" doveva essere un documento che potesse in qualche modo riconciliare sia i sostenitori che gli oppositori del riconoscimento del matrimonio tra persone omosessuali. Tuttavia, sembra essere andata in senso opposto: gli oppositori della benedizione delle unioni omosessuali non sono soddisfatti delle assicurazioni della dichiarazione di impegno verso l'insegnamento tradizionale, e i sostenitori del movimento LGBT difficilmente saranno soddisfatti dal fatto che le unioni omosessuali siano benedette in modo diverso rispetto ai matrimoni tradizionali. Pertanto, la Dichiarazione ha ulteriormente esacerbato la divisione all'interno del cattolicesimo riguardo all'atteggiamento nei confronti della comunità LGBT. Quindi cosa potrebbe succedere in seguito?

È altamente improbabile che papa Francesco onori la richiesta dei vescovi kazaki e ritiri la sua approvazione alla Dichiarazione "Fiducia supplicans". In primo luogo significherebbe che il papa ha ammesso il suo errore, e i papi, come sappiamo, non sbagliano. Naturalmente, l'approvazione papale della Dichiarazione non è una proclamazione di un dogma dottrinale ex cathedra, riconosciuto come criterio di verità. Tuttavia, il papa non può ammettere la fallibilità di nessuna delle sue decisioni, poiché ciò minerebbe l'autorità del pontefice e metterebbe in dubbio la correttezza delle altre sue decisioni.

In secondo luogo, papa Francesco tiene conto delle opinioni di una parte significativa dei cattolici che sostengono il riconoscimento dei matrimoni tra persone omosessuali. È possibile che all'interno del cattolicesimo il loro numero possa addirittura superare quelli che sostengono la dottrina tradizionale.

In terzo luogo, ciò contraddirebbe le convinzioni personali dello stesso papa Francesco, noto per simpatizzare con i membri della comunità LGBT.

Pertanto, è probabile che la Dichiarazione "Fiducia supplicans" rimanga in vigore. La questione è quanto rigorosamente verrà implementato. Interessante, a questo proposito, la posizione dei greco-cattolici ucraini. Sul sito ufficiale della Chiesa greco-cattolica ucraina è stata pubblicata una comunicazione firmata dal suo capo Svjatoslav Shevchuk. Afferma che la Dichiarazione si applica presumibilmente solo ai cattolici romani, non alle Chiese cattoliche orientali, e che "non ha valore legale per i credenti della Chiesa greco-cattolica ucraina". Uno stile gesuita in tutto il suo splendore. Shevchuk tenta di far finta che esistano certe tradizioni, diverse dal cattolicesimo romano, che la Chiesa greco-cattolica ucraina ha il diritto di avere.

Tuttavia, "Fiducia supplicans" non è una descrizione di costumi ma una Dichiarazione dottrinale emessa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e approvata dal capo della Chiesa cattolica. Per il suo status si applica a tutto il mondo cattolico, di cui la Chiesa greco-cattolica ucraina fa parte. La dichiarazione di Shevchuk dovrebbe essere interpretata come un tentativo di placare quei sostenitori della Chiesa greco-cattolica ucraina che rifiutano completamente la benedizione dei matrimoni tra persone omosessuali, e questi oggi sono la maggioranza. Ma vediamo cosa dirà Shevchuk se la Verkhovna Rada legalizzerà i matrimoni tra persone omosessuali in Ucraina (Dio non voglia, ovviamente), e le autorità inizieranno a fare pressione sulle organizzazioni religiose su questo tema.

Sia la Chiesa greco-cattolica ucraina che i vescovi cattolici di diversi paesi che hanno dichiarato la loro riluttanza a seguire le disposizioni della Dichiarazione "Fiducia supplicans" sulla benedizione delle coppie omosessuali potrebbero trovarsi ad affrontare problemi significativi. Immaginate una situazione in cui, per esempio, Svjatoslav Shevchuk sia avvicinato da due omosessuali con il testo della Dichiarazione in mano, che dicono qualcosa del tipo: "Siamo una coppia omosessuali; per favore ci benedica affinché tutto ciò sia vero, buono, e umanamente prezioso nella nostra vita e nelle nostre relazioni possa essere arricchito, guarito ed elevato dalla presenza dello Spirito Santo" (una citazione dalla Dichiarazione). Se Shevchuk o i vescovi kazaki rifiutassero di benedirli, questi gay potrebbero sporgere denuncia al Vaticano per mancato rispetto della Dichiarazione, chiedere un'azione e, ovviamente, pubblicizzare il rifiuto. E cosa succederebbe se non esistessero solo una o due coppie omosessuali, ma decine o centinaia?

Il Vaticano sarà in grado di tollerare una situazione in cui la Dichiarazione "Fiducia supplicans" è osservata in alcuni paesi ma non in altri? Molto probabilmente sì. Tuttavia, può la Chiesa cattolica mantenere la sua unità quando alcuni vescovi considerano la benedizione delle coppie omosessuali contraria alla Sacra Scrittura e all'insegnamento della Chiesa, rendendola categoricamente inaccettabile, mentre altri vescovi si impegnano attivamente in tali benedizioni? Questo è già difficile da immaginare.

La lotta tra sostenitori e oppositori della comunità LGBT all'interno del cattolicesimo continuerà e raggiungerà il suo culmine quando arriverà il momento del conclave cardinalizio per eleggere un nuovo papa. La posizione dei candidati sulle questioni LGBT potrebbe diventare uno dei criteri principali per l'elezione. Si può presumere che, indipendentemente dal papa eletto, i sostenitori della posizione opposta non saranno d'accordo con i risultati elettorali. Considerata l'esperienza storica del cattolicesimo, potremmo assistere a una situazione di coesistenza di un papa e di un antipapa.

Implicazioni per il processo ecumenico

Un'altra questione cruciale, che è diventata particolarmente acuta in relazione all'approvazione da parte del Vaticano della benedizione delle coppie omosessuali, è l'ulteriore processo ecumenico con l'Ortodossia. L'ex capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Ilarion di Budapest, ha dichiarato in un'intervista a The American Conservative che la benedizione delle coppie LGBT approvata dalla Dichiarazione "Fiducia supplicans" rende impossibili ulteriori discussioni sulla riunificazione tra cattolici e ortodossi. Alla domanda se la Dichiarazione metterà fine alle discussioni cattoliche e ortodosse sulla possibilità di una riunificazione della Chiesa dopo il Grande Scisma del 1054, il metropolita Ilarion ha risposto affermativamente.

Tuttavia, la situazione non è così semplice. Il patriarca Bartolomeo ha investito molto sul tema della riunificazione con il Vaticano, mettendovi tutta la sua autorità, e ora non può permettersi di fare marcia indietro. Il patriarca ecumenico ha più volte affermato che tale riunificazione è inevitabile. Si può quindi presumere che i processi di unificazione tra il Vaticano e il Patriarcato ecumenico andranno avanti nonostante la Dichiarazione "Fiducia supplicans". Inoltre, i rappresentanti del Patriarcato ecumenico hanno compiuto gesti espliciti a favore della comunità LGBT, come ad esempio il battesimo ampiamente pubblicizzato dell'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) dei figli di una coppia gay.

Ed ecco l'ultima novità: il 6 gennaio 2023 il politico greco Stefanos Kasselakis, gay dichiarato, parteciperà alla liturgia dell'Epifania nella chiesa di San Giorgio al Fanar, celebrata dal patriarca Bartolomeo, e poi viaggerà con lui verso il Corno d'Oro della Baia di Istanbul per la benedizione delle acque.

il patriarca Bartolomeo e Stefanos Kasselakis. Foto: twitter.com/skasselakis

Tutto ciò suggerisce che il Fanar è lungi dal rifiutare la possibilità di alcuni cambiamenti nella sua posizione nei confronti della comunità LGBT+. Si può quindi presumere che per il Patriarcato di Costantinopoli la benedizione delle coppie omosessuali non costituirà un ostacolo all'unificazione con il Vaticano.

La situazione potrebbe essere diversa per altre Chiese locali. Non è un segreto che il Patriarcato ecumenico stia facendo uno sforzo enorme per convincere queste Chiese a partecipare ai processi ecumenici. Ma per loro la Dichiarazione "Fiducia supplicans" può diventare un argomento di rifiuto. Quindi, il Fanar potrebbe ritrovarsi a unirsi al Vaticano in un orgoglioso isolamento. Considerando che tale unione potrebbe avvenire nel 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico, che sarà celebrato nel 2025, potremmo presto trovare risposte a tutte queste domande.

 
"La causa della catastrofe greca non è stato un cataclisma naturale, ma un piano deliberato del governo mondiale"

Russkaja Narodnaja Linija, 24/09/2014

Il metropolita Seraphim del Pireo ha partecipato a un concerto di beneficenza dedicato alla raccolta di fondi per i greci bisognosi...

Giorni fa in Grecia, un concerto di beneficenza è stato organizzato dalla metropolia del Pireo della Chiesa ortodossa greca. L'evento ha radunato un gran numero di persone. Sono stati raccolti fondi considerevoli, che andranno ad aiutare le vittime della crisi finanziaria, secondo Pravoslavie.ru.

Alla manifestazione ha partecipato il metropolita Seraphim del Pireo: "Viviamo in un momento tragico per il nostro paese. La causa della catastrofe non è stato un cataclisma naturale, ma l'avidità e un piano deliberato del governo mondiale. Ma la Grecia ha attraversato prove molto più dure e le ha vinte sempre con la fede in Cristo e gli ideali immortali della nostra nazione. La Chiesa ortodossa è sempre stata l'arca di salvezza per i greci".

Parlando dei compiti di carità della Chiesa, il vescovo Seraphim ha detto:

"La Chiesa non è un ministero di protezione sociale, il suo scopo e finalità è il regno dei cieli, e in questo ci spinge a superare noi stessi. In condizioni moderne, quando lo stato è impotente e il suo spazio si svuota, l'attuazione dei suoi compiti è assunta dalla Chiesa. Abbiamo poche possibilità, ma con amore sconfinato e fiducia nel Signore compiamo il nostro ministero. Se necessario, siamo pronti a vendere anche i lampadari e le lampade delle nostre chiese per aiutare chi è nel bisogno".

 
Battesimo correttivo = Scomunica per i cristiani ortodossi antiocheni nel Regno Unito

Il 9 gennaio 2024 il metropolita Silwan dell'arcidiocesi cristiana ortodossa antiochena delle Isole Britanniche e dell'Irlanda ha emanato alcune direttive chiare su come le persone dovrebbero essere accolte nella Chiesa.

Tra le tante cose di cui il documento si occupa, di grande importanza è l'attuale pratica dei "battesimi correttivi". Questa pratica è motivo di non poca confusione e indignazione negli Stati Uniti, e sono rincuorato nel vedere un vescovo gestire la situazione a testa alta. Il documento completo è disponibile qui (in formato PDF).

L'argomento è molto dibattuto online e si lanciano qua e là citazioni come proiettili. La mia opinione, per chi è interessato, è chiara: man mano che i corpi eterodossi si allontanano sempre più dall'Ortodossia, diventa sempre meno sostenibile per noi accettare i sacramenti in qualsiasi forma al di fuori di essa. Alla fine arriveremo al punto in cui ogni convertito comincia "da zero".

Tuttavia, se il vescovo dice che devi essere ricevuto in un certo modo modo (per esempio, con la cresima) e tu sei d'accordo e sei cresimato, di fatto hai accettato la guida di quel vescovo. Decidere che ora ne sai più di lui e andare altrove a "risolvere" il problema mette in pericolo te e la persona che ti battezza. Il momento per richiedere il battesimo è quando completi il catecumenato, non dopo che hai ricevuto la comunione per mesi o anni.

Come continuerò a dire: questa è proprio la cosa che dovrebbe fare l'Assemblea episcopale degli Stati Uniti, ma questa è piena di comitati che non producono nulla e non risolvono nulla. Sarebbe quasi meglio se questi non esistessero, in modo da non dare l'illusione che ci sia un posto in cui si gestiscono le cose e che avvenga in realtà qualche cambiamento.

Alcuni recentemente hanno sostenuto il "battesimo correttivo", un battesimo fatto dopo essere stato ricevuto nella Chiesa ortodossa mediante la cresima. Ciò è incoraggiato in alcuni monasteri (inclusi alcuni al Monte Athos) e forse in alcune giurisdizioni. La pratica del battesimo correttivo è vietata nell'arcidiocesi cristiana ortodossa antiochena delle Isole Britanniche e dell'Irlanda. Ogni laico che riceverà un battesimo correttivo sarà scomunicato, e se è un chierico a riceverlo, sarà deposto. Si tratta di un grave reato che rompe l'unità della Chiesa e come tale va affrontato in modo intransigente. Qualsiasi persona che riceve un battesimo correttivo non è idonea all'ordinazione nell'Arcidiocesi cristiana ortodossa antiochena delle Isole Britanniche e dell'Irlanda.

 
Si avvicina l'inverno nell'Ucraina

Padre Andrew Phillips condivide con noi alcune considerazioni sui disastri subiti dall’Ucraina in quest' anno tragico, e sulla situazione che ora attende il paese, nel panorama di un attacco a livello mondiale contro la fede ortodossa e contro la Chiesa. Presentiamo i pensieri di padre Andrew in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
La Chiesa russa lancia un sito web delle parrocchie nel territorio turco di Costantinopoli

foto: mospaturk.ru

Il Patriarcato di Mosca ha lanciato un sito web ufficiale per le sue comunità parrocchiali che operano nel territorio canonico del Patriarcato di Costantinopoli in Turchia.

La Chiesa russa ha iniziato a formare comunità in Turchia dopo che il Patriarcato di Costantinopoli è entrato in comunione con gli scismatici ucraini nell'ottobre 2018 e ha creato la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nello stesso anno.

Ricordiamo che il Santo Sinodo russo ha risposto rescindendo la comunione con Costantinopoli pochi giorni dopo, nell'ottobre 2018.

È interessante notare che, sebbene il Sinodo abbia rotto la comunione con Costantinopoli ma non abbia mai definito scismatico il Patriarcato stesso, la pagina della comunità parrocchiale di Antalya afferma: "La storia dell'emergere della parrocchia della Chiesa ortodossa russa (Patriarcato di Mosca) ad Antalya è connesso con lo scisma del Patriarcato di Costantinopoli" (corsivo redazionale).

Il nuovo sito fornisce indirizzi, orari dei servizi e altro ancora per 14 comunità russe, servite per la maggior parte da padre Georgij Sergeev, arrivato in Turchia il 14 novembre 2018, "per servire i credenti in tutta la Repubblica turca".

Il sito è attualmente disponibile in russo. Le versioni turca e inglese sono in fase di sviluppo.

 
Il declino dello stato ucraino e la zuppa di pesce

Estratto dal blog The Vineyard of the Saker, 1 ottobre 2014

Il moltiplicarsi di casi di impunità omicida nelle città ucraine ufficialmente sotto "controllo governativo" è significativo perché tutti questi sono chiari segni di una società che cade a pezzi, di un ordine sociale sostanzialmente distrutto e sostituito dal dominio della violenza a tutti i livelli. Questo è molto importante perché una società che discende per quella strada non può fare altro che crollare globalmente: davvero, cessa di essere una "società".

Si tratta di una questione aperta, se rimane veramente alcun tipo di "autorità" in quel che resta dello stato ucraino. Mentre Poroshenko sembra avere un certo controllo su Kiev, e Kolomoiskij sembra essere il "proprietario" di Odessa, è solo il Settore destro, che ha filiali in tutta l'Ucraina controllata dalla giunta e abbastanza attivisti per spaventare qualsiasi funzionario o civile da Lvov a Dnepropetrovsk e da Chernigov a Odessa. Tutto questo comincia a sembrare stranamente simile all'Afghanistan, alla Libia o all'Iraq, dove un gruppo controlla (più o meno) la capitale, mentre il resto del paese è completamente fuori controllo e gestito da varie bande armate.

L'Ucraina è sempre stata una finzione storica, un'entità completamente artificiale, originariamente concepita dal Papato, ma che ha acquisito veramente una forma materiale solo grazie a Lenin e Stalin (gli ucroidi non dovrebbero abbattere le loro statue, dovrebbero onorarle come loro "padri fondatori", in realtà). Eppure, dal 1991 al 2013 è esistita. Era molto imperfetta e soffriva di molti problemi, ma almeno esisteva. Ora quell'Ucraina è andata per sempre. Se fate bollire un acquario, è facile trasformarlo in una zuppa di pesce. Ma non si può ri-trasformare una zuppa di pesce in un acquario. Quello che osserviamo oggi è questo processo di "ebollizione sociale", da cui non esiste ritorno.

 
Il cristianesimo ortodosso ha davvero bisogno di edifici fantasiosi?

Una delle mie cugine ha sposato un pastore evangelico di una denominazione carismatica. Durante le vacanze ci siamo ritrovati alla stessa festa di famiglia. Come al solito, abbiamo trascorso il tempo discutendo di teologia e storia della Chiesa. Durante la nostra chiacchierata ha ripetuto una sorta di "accusa" contro la Chiesa che ultimamente ho sentito spesso da parte degli evangelici. Ha detto (in qualche modo parafrasato): "La Chiesa ortodossa non può essere la Chiesa originale perché deve avere tutti quegli edifici fantasiosi solo per adorare Dio. La Chiesa primitiva si riuniva nelle case e nelle catacombe. I primi cristiani avevano un culto semplice. Nessuno ha bisogno di tutto questo".

Ovviamente mio cugino ha tralasciato molti dettagli importanti sulla Chiesa primitiva. Per esempio, le case cristiane adibite al culto avevano solitamente una stanza riservata a tale scopo. Le catacombe mostrano l'iconografia antica. C'erano limiti a ciò che si poteva fare a causa delle periodiche persecuzioni, ma non appena il cristianesimo fu legalizzato, i cristiani iniziarono rapidamente a costruire le chiese più belle che i cristiani locali potessero permettersi. L'uomo è stato creato da Dio con il bisogno di bellezza fisica, da qui l'elaborato progetto del primo e del secondo Tempio ebraico a Gerusalemme.

"Contrariamente alla nozione degli evangelici che parlano di una cameretta suburbana, le effettive Chiese domestiche bibliche occupavano grandi stanze trasformate in luoghi di culto completi di altare, fonte battesimale e iconografia"

Ma la pratica del cristianesimo ortodosso richiede edifici "fantasiosi"? Perché se fosse così, allora mio cugino avrebbe potuto effettivamente avere ragione. Fortunatamente, come vedremo, non avrebbe potuto sbagliarsi di più. I cristiani ortodossi possono, e lo fanno, pregare praticamente ovunque, non solo in edifici elaborati. Diamo un'occhiata ad alcuni esempi.

In tutto il mondo, i cristiani ortodossi celebrano la Divina Liturgia in stanze in affitto con poster di icone su cavalletti e un semplice tavolo come altare. Più di un sacerdote missionario ha raccontato di aver iniziato una nuova missione praticamente con nient'altro che un libro dei Vangeli.

I cristiani ortodossi celebrano la Divina Liturgia in piccoli spazi allestiti, decorati e amorevolmente mantenuti dagli stessi parrocchiani locali a gloria di Dio.

Nelle aree più povere e remote del mondo, i cristiani ortodossi celebrano la Divina Liturgia in capanne e fienili.

Sotto la persecuzione, i cristiani ortodossi hanno celebrato la Divina Liturgia nei campi di lavoro, nelle celle delle prigioni, nelle caverne e negli scantinati. In Ucraina, il governo ucraino ha sequestrato le chiese ortodosse, lasciando le congregazioni ortodosse senza casa. Gli ortodossi hanno cominciato, per necessità, a celebrare liturgie nei boschi, nelle strade, nei cimiteri. Puoi impadronirti di un edificio, ma non potrai mai sconfiggere la fede in Gesù Cristo.

La Chiesa è il popolo di Dio, non un edificio.

Un prete ortodosso ha scritto che sotto il comunismo celebrava la Divina Liturgia seduto attorno al tavolo della cucina. Qualsiasi vicino ficcanaso che avesse guardato dalle finestre avrebbe semplicemente visto persone che facevano una bella chiacchierata. Niente di illegale in questo, anche sotto i regimi comunisti più repressivi. L'inventiva della Chiesa nel trovare modi per pregare Dio, anche nelle condizioni più difficili, è davvero sorprendente.

La Chiesa Ortodossa è la Chiesa primitiva. È la Chiesa dei martiri. Non solo martiri del terzo secolo, ma martiri che stanno soffrendo proprio in questo momento in Ucraina, Africa, Medio Oriente e in molti altri luoghi. Anche se le loro chiese sono distrutte come a Gaza, o sequestrate come in Ucraina, i cristiani ortodossi continueranno a pregare Dio tra le rovine o nel campo più vicino. È assolutamente essenziale che la Divina Liturgia continui. Non solo per il bene delle anime dei cristiani ortodossi, ma anche perché la vita del mondo dipende letteralmente da questo:

Il nuovo martire Serafim Zvezdenskij, in uno dei suoi sermoni sulla Divina Liturgia, ci ricorda che il mondo esiste, la terra produce i suoi frutti, ecc., proprio affinché il sacrificio incruento della santa eucaristia possa continuare ad essere offerto; quando non sarà più offerto, il mondo finirà. Pertanto, la Divina Liturgia mantiene letteralmente la vita continua sulla terra.

A proposito, non sto trascurando l'importanza di spazi di culto di una certa bellezza. Indipendentemente dalla povertà delle loro circostanze, i cristiani ortodossi ovunque cercano sempre di far apparire i loro spazi di culto nel miglior modo possibile. Dio onora i loro sforzi, non importa quanto umili. Ove possibile, i cristiani ortodossi dovrebbero assumersi l'impegno, spesso abbracciando più di una generazione, di erigere chiese ispirate alla gloria di Dio e a beneficio dei fedeli. Tra coloro che si definiscono cristiani in questo mondo, noi ortodossi siamo quasi soli nel nostro impegno a preservare l'estetica cristiana.

Per molti potenziali cristiani ortodossi, la bellezza fisica dell'Ortodossia (anche nelle umili chiese delle parrocchie locali) è estremamente importante. Ma altri potenziali convertiti, in particolare quelli di origine evangelica, spesso fraintendono la nostra dedizione a glorificare Dio nelle strutture fisiche come se fosse, in qualche modo, un tratto superficiale, non in linea con la Chiesa primitiva, indicativo di una fede cristiana materiale e priva di spessore spirituale.

A volte noi rafforziamo queste impressioni sbagliate essendo troppo frettolosi nel difendere immediatamente le nostre splendide chiese, pur non essendo abbastanza chiaro che il cristianesimo ortodosso è per tutti, ovunque e in ogni momento – per la vita del mondo . Non chiediamo mai scusa per la bellezza delle nostre magnifiche chiese. Ma non rendiamole nemmeno un ostacolo per coloro che sono stati nutriti solo di menzogne sulla Chiesa di Cristo. Sia che gli ortodossi siano riuniti in una splendida cattedrale o in un campo coperto di neve, lo Spirito Santo è lo stesso. Cristo è lo stesso. Il Padre è lo stesso. La fede ortodossa è la stessa. Amen.

 
Resoconto della guerra da un prete di Lugansk

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti la versione russa e la traduzione italiana, corredate da fotografie e da un video, della recente testimonianza di un parroco di Lugansk, l'arciprete Aleksandr Ponomarev, pubblicata dal portale Pravoslavie.ru. È toccante sentire come hanno reagito agli orrori della guerra i parroci rimasti al loro posto a condividere le difficoltà e le angosce del loro gregge.

 
Il credo del bebè

Il credo del bebè: Se lo voglio, è mio. Se te lo do e poi cambio idea, è mio. Se te lo posso portar via, è mio. Se ce l'avevo poco fa, è mio. Se è mio non sarà mai di nessun altro, costi quel che costi. Se stiamo costruendo qualcosa insieme, tutti i pezzi sono miei. Se sembra mio, è mio.

* * *

Noi proclamiamo in ogni direzione che Costantinopoli è la genuina, l'unica Chiesa Madre...

Perciò, dall'Asia Minore, proclamiamo in ogni direzione che la genuina e unica Madre Chiesa è la Grande Chiesa di Costantinopoli. Essa porta in modo esclusivo l'eredità del sacrificio di Gesù sulla Croce per tutta l'umanità, dando vita a numerose Chiese dalla Bulgaria all'Ucraina. Questa dichiarazione non è un'invenzione moderna in ecclesiologia, ma una verità esperienziale e un retaggio ereditato dai Padri dei Sinodi ecumenici e locali.

Non è solo un'affermazione teorica, ma un atto continuo e benedetto della Chiesa che conferisce a Costantinopoli il privilegio del sacrificio della Crocifissione, la via del sacrificio e la posizione di Capo di tutte le Chiese. Essa porta costantemente la corona di spine che simboleggia la Passione del Signore.

Come umili successori, per grazia di Dio, di queste tradizioni, facciamo voto di salvaguardare questa sacra fiducia. Ci rifiutiamo di rinunciare al sacro dovere e alla responsabilità che ci sono stati affidati.

Non rinunciamo al manto di Madre della Grande Chiesa, ruolo tramandatoci con il sangue, e ci impegniamo a trasmetterlo indenni e inalterati. Da 32 anni, e nel futuro, abbracciamo questo compito con gioia, al servizio della Santissima Theotokos.

Non scendiamo dalla Croce alla quale si è consacrata la Chiesa di Costantinopoli. Rimaniamo devoti alla nostra chiamata, onorando la nostra storia e la saggezza dei Padri.

Abbiamo imparato come condurre tutti i popoli, razze e lingue alla Risurrezione attraverso la Croce. Siamo disposti a sopportare la crocifissione e a unirci a Cristo fino alla fine dei tempi, per il bene del mondo. Restiamo così saldi, tutti, in riverente timore davanti al tribunale di Dio!...

fonte: Orthodox Times

 
Che cosa ci rivela la battaglia per l'aeroporto di Donetsk

In questi giorni, a chi riceve notizie da Donetsk non saranno sfuggite quelle un po’ contraddittorie relative all’aeroporto della città, dato alternativamente per “quasi del tutto riconquistato” oppure “totalmente riconquistato dalle forze della Novorossija. Sia che il capitolo sia ormai chiuso, sia che resti poco per chiuderlo, l’episodio dell’aeroporto di Donetsk rimane comunque uno dei punti più inconcepibili di questa guerra già del tutto inconcepibile. Come sempre, Saker ci viene incontro con una spiegazione che ci aiuta a capire cosa sia successo in mesi di un assurdo assedio di una struttura priva di alcun valore strategico, in un’analisi che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Gli anatemi reciproci degli ortodossi e dei cattolici sono stati effettivamente tolti?

papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I di Costantinopoli. Foto: sito web della Chiesa greco-cattolica ucraina

Considerati gli attuali colloqui tra i capi della Chiesa cattolica romana e del Fanar sull’imminente unificazione, è utile ricordare il contesto storico delle relazioni ortodosso-cattoliche.

Come è noto, il 7 dicembre 1965 ebbe luogo la famosa "revoca degli anatemi reciproci" (come la chiamano loro) tra ortodossi e cattolici. "L'annullamento" delle scomuniche fu intrapreso dal patriarca ortodosso Atenagora I di Costantinopoli e da papa Paolo VI. Il primo ha dichiarato in concilio che "secondo la nostra Grande Chiesa, [la scomunica] è, da questo momento, affidata all'oblio e allontanata dalla Chiesa", [1] e il papa ha concordato, affermando che "anche noi abbiamo il desiderio di impegnarci all'oblio e di sollevare gli anatemi allora lanciati". [2]

Da allora, i sostenitori della "unificazione delle Chiese", storicamente conosciuti come uniati e ora definiti "ecumenisti", hanno creduto che gli anatemi tra ortodossi e cattolici fossero stati effettivamente tolti e che la strada verso "l'unione" fosse aperta.

Allo stesso tempo, alcuni ingenui "zeloti" credevano che questo atto di cosiddetta "revoca dell’anatema" avesse davvero una tale forza da significare essenzialmente l'abolizione del divieto di comunione e il ritorno allo stato prima del 1054. [3]

Tuttavia, sia gli ecumenisti che gli zeloti si sbagliano gravemente per due ragioni.

In primo luogo perché, come notava un grande teologo del VI secolo, "l'anatema dell'eresia del papato contro l'Ortodossia si ritiene non sia mai esistito", mentre "la revoca dell'anatema della Chiesa cattolica ortodossa contro l'eresia del papismo è intrinsecamente impossibile perché l'eresia non può, in nessuna circostanza, essere intesa come una virtù ed essere abolita dall'Ortodossia". [4] Il defunto professor Panaiotis Trembelas è d'accordo con questo punto di vista, affermando che "l'anatema della Chiesa ortodossa del 1054, pur revocato, non è stato revocato". [5]

In secondo luogo, tra ortodossi e cattolici sono stati lanciati altri anatemi, che non sono stati revocati. Consideriamone alcuni.

A nome degli ortodossi:

(a) Il Concilio di Costantinopoli del 1484 anatemizza coloro che accettano la novità papale del Filioque: "Da coloro che pensano diversamente sulla processione dello Spirito Santo, o predicano, o, come diciamo, credono contro la verità, e si impegnano in chiacchiere inutili, noi ci allontaniamo come dagli eretici e li consegniamo all'anatema". [6]

b) Il Santo e Grande Concilio panortodosso del 1593, con il suo Canone VIII, rinnova il Primo Canone del Concilio di Antiochia e lancia un anatema ai cattolici per aver ritardato la Pasqua: "Noi desideriamo che ciò che è stato decretato dai Padri riguardo alla santa e salvifica Pasqua rimanga incrollabile: Il Concilio di Nicea emanò davanti al devoto imperatore Costantino, amato da Dio, un decreto sulla santa e preziosa celebrazione della Pasqua. Se dunque qualcuno osa ignorare questo decreto del santo e grande Concilio, siano scomunicati ed espulsi dalla Chiesa. Questo decreto riguarda i laici". [7]

c) San Cirillo Lucaris, allora patriarca di Alessandria, nel suo famoso Tomos anatemizza coloro che accettano le novità latine: il Filioque, il rifiuto della comunione al sangue del Signore, l'uso dei pani azzimi nell'Eucaristia, il purgatorio e il primato del papa. [8]

A nome dei cattolici:

a) Il Concilio di Trento (1545-1563) criticò e anatemizzò coloro che non accettano il Filioque, compresi coloro che credono sia necessario ricevere entrambi i tipi di comunione (Corpo e Sangue) durante l'Eucaristia [9] e coloro che ritengono che anche i bambini debbano ricevere la comunione. [10]

b) Il Concilio Vaticano I (1869-1870) ha anatemizzato coloro che non riconoscono il pieno e supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa, che si presume sia stato conferito da Cristo a Pietro, attraverso il quale è stato accettato da tutti i suoi successori, i papi. [13] Ha anatemizzato anche coloro che mettono in dubbio questo potere [14] e coloro che credono che il papa, quando parla ex-cathedra, non sia infallibile. [15]

In conclusione, si può dire che gli anatemi reciproci degli ortodossi e dei cattolici non possono essere sciolti con gesti di "buona volontà", ma solo con il pentimento!

Lasciamo che entrambe le parti esaminino la Scrittura e la Sacra Tradizione [16] su chi sono gli illusi e osino fare un passo che rimuova veramente gli anatemi: confessare e accettare la Verità senza paura e passione, rifiutando delusioni e vizi!

Note

[1] Ioannis Karmiris, Monumenti dottrinali e simbolici, volume II, Graz 1968, pp. 1029 [1109].

[2] Testo originale: "Praeterea sententiam excommunicationis tunc latam ex Ecclesiae memoria evellere volumus ac de eius medio movere, atque eam volumus oblivione contectam et obrutam" (Karmiris, op. cit., p. 1030 [1110]).

[3] Athanasios Sakarellos, L'unificazione delle chiese è avvenuta nel 1965!

[4] Aristotele Delimpasi, Sinodo pan-ortodosso, Atene, 1976, p. 11, pp. 74-75.

[5] Aristotele Delimpasi, L'eresia dell'ecumenismo, Atene 1972, p.11.250.

[6] Nathanael Giha, Manuale del primato del papa (a cura dell'archimandrita Andronikos Dimitrakopoulos), Lipsia, 1869, pp. k-ib.

[7] Dositeo di Gerusalemme, Tomos d'amore, Iasi 1698, pagina 11. P. 547.

[8] Op. cit., pag. 11, pp. 552-554.

[9] "Se si partecipa ai misteri del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia secondo il comandamento di Dio, questo sia anatema" (Canoni e insegnamenti del Santo Concilio Ecumenico di Trento, Roma 1583, p. 103).

[10] "Se le parole della comunione eucaristica sono necessarie ai bambini piccoli per discernere questa venuta, questo sia anatema" (ibid.).

[11] Testo originale della recensione: https://www.totustuustools.net/concili/vat1.htm

[12] "Perciò se qualcuno dirà che il beato apostolo Pietro non è stato costituito da Cristo signore, principe di tutti gli apostoli e capo visibile di tutta la chiesa militante; ovvero che egli direttamente ed immediatamente abbia ricevuto dal signore nostro Gesù Cristo solo un primato d'onore e non di vera e propria giurisdizione: sia anatema".

[13] "Se, quindi, qualcuno dirà che non è per istituzione dello stesso Cristo signore, cioè per diritto divino, che il beato Pietro ha sempre dei successori nel primato su tutta la chiesa; o che il Romano pontefice non è successore del beato Pietro in questo primato: sia anatema".

[14] "Perciò se qualcuno dirà che il Romano pontefice ha solo un potere di vigilanza o di direzione, e non, invece, la piena e suprema potestà di giurisdizione su tutta la chiesa, non solo in materia di fede e di costumi, ma anche in ciò che riguarda la disciplina e il governo della chiesa universale; o che egli ha solo una parte principale, e non, invece, la completa pienezza di questa potestà; o che essa non è ordinaria ed immediata, sia su tutte le singole chiese, che su tutti i singoli pastori: sia anatema".

[15] "Noi, quindi, aderendo fedelmente ad una tradizione accolta fin dall'inizio della fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l'esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l'approvazione del santo concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina riguardante la fede o i costumi dev'essere ritenuta da tutta la chiesa, per quell'assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua chiesa, allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della chiesa. Se poi qualcuno – Dio non voglia! – Osasse contraddire questa nostra definizione: sia anatema".

[16] La Sacra Tradizione è tutto ciò che, secondo la tradizione, scritto o non scritto, è coerente con la Sacra Scrittura.

 
La tragedia dell'arcivescovo di Canterbury

Padre Andrew Phillips riporta sul dal blog del sito Orthodox England la notizia di una recente intervista all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby (nella foto), in cui il primate della Comunione anglicana ammette la sua assenza di un incontro con Dio; di contro, la risposta di uno dei sacerdoti di San Pietroburgo, l’archimandrita Nektarij (Golovkin), insiste sulla presenza dei miracoli di Dio sentita nella vita di ogni fedele ortodosso. Presentiamo questo significativo confronto nell’omonima sezione del nostro sito.

 
La Chiesa ortodossa russa esamina la dichiarazione "Fiducia supplicans"

Il 20 febbraio 2024 si è tenuta a distanza la riunione plenaria della Commissione biblica e teologica sinodale. I lavori dell'incontro sono stati presieduti dal presidente della commissione, il metropolita Ilarion di Budapest e Ungheria.

Il punto principale all'ordine del giorno dell'incontro è stata la discussione del testo della dichiarazione "Fiducia supplicans", adottata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede della Chiesa cattolica romana. Il documento, firmato dal prefetto della Congregazione, il cardinale Manuel Fernandez e dal segretario del Dipartimento dottrinale, Armando Matteo, approvato e firmato da papa Francesco, è stato pubblicato sulle risorse ufficiali vaticane il 18 dicembre 2023. L'incarico di analizzare il documento è stato affidato alla Commissione biblica e teologica sinodale da sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'.

L'incontro si è aperto con il discorso di apertura del metropolita Ilarion, nel quale il presidente ha fornito una breve panoramica dell'attuale direzione del lavoro della commissione e ha anche riferito sui compiti da risolvere nell'ambito della riunione plenaria.

I partecipanti all'incontro hanno espresso le loro posizioni riguardo al contenuto teologico della dichiarazione "Fiducia supplicans", che per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica propone forme di benedizione delle "unioni tra persone dello stesso sesso". I membri della Commissione biblica e teologica sinodale sono stati unanimi nel ritenere che questa innovazione riflette un netto allontanamento dall'insegnamento morale cristiano.

I risultati dei lavori della Commissione biblica e teologica sinodale su questo tema saranno sottoposti all'esame di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus'.

 
Lettere dall'Unione Europea...

Il nostro amico Ennio Bordato, nell’ottimo blog da lui curato, Russia.it, ci presenta Tatjana Zhdanoka (nella foto), europarlamentare russa dalla Lettonia, che ha ricevuto enormi e inqualificabili pressioni da parte dei capi del Parlamento Europeo per aver “osato” parlare fuori del coro a proposito del referendum della Crimea. Riportiamo l’accaduto, nelle parole della stessa signora Zhdanoka, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Perché rifiutiamo sia i papi cattolici romani che quelli "ortodossi"

I veri patriarchi e vescovi ortodossi rivendicano solo l'autorità spirituale. Tuttavia, ci sono alcuni patriarchi e vescovi ortodossi che sembrano rivendicare anche il potere temporale, proprio come i "papi" cattolici romani, di cui sembrano ammirare il potere. Quei papi hanno costantemente rivendicato sia il potere spirituale che quello secolare. Ma qual è l'origine della pretesa dei papi cattolici romani a questo proposito?

Il primo e più famoso falso che giustificò questa affermazione blasfema è noto come "Donazione di Costantino". Fu fabbricato in uno scriptorium papale, probabilmente già intorno al 750, per ottenere l'appoggio militare del re germanico Pipino il Breve contro i barbari che attaccavano Roma. In ogni caso, la prima allusione conosciuta ad esso è in una lettera del 778, in cui papa Adriano I chiede a Carlo Magno di dotare la sua Chiesa di terre e rendite.

Secondo questo documento, diversi secoli prima l'imperatore Costantino il Grande, in segno di gratitudine per la guarigione dalla lebbra, aveva ceduto "a papa Silvestro (285-335) e a tutti i suoi successori fino alla fine del mondo tutte le insegne imperiali", che è la totalità della "grandezza imperiale e della gloria del nostro potere". Costantino avrebbe inoltre ceduto a papa Silvestro "sia il nostro palazzo (il Laterano) che la città di Roma e tutte le province, località e città dell'Italia o delle regioni occidentali". Tuttavia, da un semplice tentativo di ottenere protezione e sponsorizzazione da un re germanico locale, la Donazione di Costantino doveva trasformarsi nel fulcro di una massiccia impresa di falsificazione.

Il primo papa ad abusare della Donazione arrivò tre secoli dopo. Questo fu Leone IX, in una lettera inviata al patriarca Michele di Nuova Roma (Costantinopoli). Il Papa citò gran parte del documento e questo portò automaticamente allo scisma d'Occidente del 1054. Avendo presumibilmente ricevuto pieno potere temporale sull'Occidente, i papi si sforzarono di trasformare tutti i suoi regni in feudi papali e i loro re in vassalli. Così, nel 1059, papa Nicola II donò l'Italia meridionale e la Sicilia ortodosse (se fosse riuscito a conquistarle) al bandito normanno Roberto l'Astuto (in francese antico "Guiscard"), a condizione che gli rendesse omaggio.

Successivamente, nel 1066, papa Alessandro II donò l'Inghilterra a un altro bandito normanno, Guglielmo il Bastardo, alle stesse condizioni, tradendo così anche il popolo inglese. Poi, nel gennaio 1077, papa Gregorio VII (Ildebrando) costrinse l'imperatore tedesco Enrico IV a umiliarsi davanti a lui e a riconoscere la sua sovranità a Canossa. Successivamente il papa (inglese) Adriano IV (1154-1159) tradì l'Irlanda, concedendola come 'possesso ereditario' al re d'Inghilterra, Enrico II, perché 'tutte le isole dovrebbero appartenere alla Chiesa romana secondo la legge antica, secondo la Donazione di Costantino, che la dotò riccamente".

Per giustificare il loro progetto di conquista del potere di monarchia universale, dal XII secolo in poi i papi impiegarono un esercito di studiosi di diritto che svilupparono un nuovo diritto canonico, utilizzando falsificazioni per far sembrare il loro nuovo sistema il più antico. Lo scopo era quello di inventare precedenti per l'autorità sovrana del vescovo di Roma sulla Chiesa universale da un lato, e su tutti i sovrani secolari occidentali dall'altro. Lentamente ma inesorabilmente, un colpo di stato dopo l'altro, grazie alla sua magica arma della scomunica, il papa divenne il signore supremo dell'Europa, ricevendo fedeltà e tributo da innumerevoli re.

Tuttavia, il falsario della Donazione di Costantino diede ai papi la supremazia spirituale non solo sull'Europa occidentale, ma sul mondo intero. Così Costantino il Grande viene fatto decretare che il vescovo di Roma "governerà i quattro Patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Costantinopoli (che al tempo di Costantino non esistevano come patriarcati!), nonché tutte le Chiese di Dio in tutto il mondo. I papi che ora presiederanno alle sorti della santissima Chiesa romana saranno i più alti, il capo di tutti i sacerdoti del mondo e tutte le cose saranno regolate secondo le sue decisioni".

Questa pretesa papale di supremazia sugli altri patriarchi fu l'ennesimo tradimento della costituzione originale "cattolica" (= conciliare, nel senso ortodosso di questa parola greca) della Chiesa. Si trattava di un tentativo di colpo di stato contro il principio dell'intesa fraterna che era la condizione affinché lo Spirito Santo guidasse tutta la Chiesa. Già nell'anno 1001, in risposta alla richiesta di papa Silvestro II di "restituire" alla Santa Sede otto contee d'Italia, il coltissimo imperatore d'Occidente (per metà greco) Ottone III aveva denunciato la "negligenza e incompetenza" dei papi, nonché "le menzogne da loro stessi forgiate" scritte "in lettere d'oro" e poste "sotto il nome del grande Costantino". Lui per primo chiaramente non si faceva illusioni sulla Donazione contraffatta.

Sebbene la Donazione fosse utilizzata come documento legale dal papato a partire dall'XI secolo, la sua autenticità o validità furono contestate. All'inizio del XIII secolo Walther von der Vogelweide, poeta vicino all'imperatore del Sacro Romano Impero Federico II, pur non contestando l'origine della Donazione, la vide come una grande disgrazia, che rovesciò l'ordine naturale del mondo e ha causato infinite sofferenze all'Europa. Federico II fece dichiarare illecito dai suoi avvocati: Costantino semplicemente non aveva il diritto di farlo. Quanto al poeta italiano Dante (1265-1321), scrisse:

Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,

non la tua conversion, ma quella dote

che da te prese il primo ricco patre!

Ahimè, Costantino, quanto male ha causato non la tua conversione, ma quella donazione che da te ebbe il primo ricco papa (Silvestro)!

Dante Alighieri, Inferno, Canto XIX, versi 115–117

Tuttavia, a partire dal XV secolo, l'origine fraudolenta della Donazione cominciò ad essere ampiamente riconosciuta attraverso un'analisi critica abbastanza semplice (per esempio, come poteva Costantino evocare il Patriarcato di Costantinopoli, che allora nemmeno esisteva?). Eppure il Vaticano non ha mai presentato scuse ufficiali per la sua frode. In realtà, nulla cambiò fondamentalmente nell'atteggiamento del papato e, sebbene già smascherati come bugiardi, nel 1870 ricorsero all'assurda pretesa della "infallibilità papale".

Oggi i presidenti degli Stati Uniti, che dal loro tempio romano a Washington agiscono come successori dei papi in quanto leader ideologici del mondo occidentale, fanno esattamente la stessa cosa. Operano con colpi di stato, rovesciando altri governi con "cambiamenti di regime", esigendo così fedeltà e tributo dai "re" fantocci di oggi, ed emettendo "scomuniche" illegali (ora chiamate sanzioni), proclamando che anche i presidenti degli Stati Uniti sono infallibili ed 'eccezionali'.

Noi rifiutiamo il Sinedrio degli scribi e dei farisei, perché apparteniamo alla Chiesa di Cristo. Tuttavia, questo saggio non è una polemica anti-cattolica romana. I comuni cattolici romani sono le prime vittime di questa frode del potere papale. Hanno la nostra solidarietà. E come abbiamo accennato all'inizio di questo articolo, anche alcuni singoli patriarchi e vescovi ortodossi cercano di rivendicare qualcosa di più della semplice autorità spirituale. In realtà, la nostra Chiesa è quella dei preti sposati, delle comunità ecclesiali e delle famiglie, tutti insieme, perché tutti abbiamo una vita familiare. Per quanto riguarda le cose più spirituali, andiamo ai monasteri e agli eremiti, che sono celibi per chiamata divina, non per ordinanze di semplici uomini.

I patriarchi e i vescovi ortodossi sono amministratori e guide spirituali come gli apostoli, e certamente non dovrebbero avere nulla a che fare con il denaro, la proprietà e il potere, che inevitabilmente portano alla corruzione e al decadimento morale. E se sono coinvolti in questa corruzione, allora non sono con noi, ma sono contro di noi, la gente comune, il clero parrocchiale, i monaci e le monache, poiché si trasformano in semplici 'principi della Chiesa', esattamente come i papi. Perché anche il loro spirito è proprio quello del papismo, anche se osano chiamarsi "ortodossi", cosa che non sono.

 
Come capire la “rivoluzione degli ombrelli” di Hong Kong

Saker presenta tra gli articoli del suo blog anche un utile contributo per capire la recente “rivoluzione” colorata in corso a Hong Kong, e che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. Perché un articolo su Hong Kong dovrebbe influenzare particolarmente una visione geopolitica ortodossa? Proviamo a spiegarlo in due modi:

1) La Cina (inclusa Hong Kong) è oggi parte del territorio canonico della Chiesa ortodossa russa. Piaccia o non piaccia, l’immane sforzo di evangelizzazione ortodossa in preparazione nel paese più popolato del mondo passa anche attraverso questi eventi.

2) Come tutte le rivoluzioni colorate, le primavere arabe, e soprattutto l’Euromaidan, anche questo movimento segue alla lettera lo schema di destabilizzazione mondiale che abbiamo ormai visto ripetere fino alla nausea: stesse rivendicazioni artefatte, stessi estremismi, stessa politica di divisione e controllo, stessa macchina di disinformazione mediatica. Cambia solo il nemico immediato (la Cina invece della Russia), ma non è difficile vedere a Hong Kong la stessa regia dei fatti di Kiev.

 
Tutte le religioni condividono la fede in un unico Dio?

summit interreligioso di Assisi, 1986

Negli ultimi anni questo argomento è diventato una questione urgente in connessione con una vasta gamma di eventi che si verificano nel mondo di oggi. Particolare attenzione viene prestata allo sradicamento dei confini tra nozioni come caratteristiche culturali e nazionali, visioni del mondo, religioni e, cosa veramente difficile da credere, all'offuscamento delle differenze tra genere maschile e femminile. È come Chichykov, il personaggio principale del romanzo Le anime morte di Gogol', che avvicinandosi a Pljushkin ma non riusciva a capire il suo sesso e continuava a chiedersi: "Forse è un ragazzo, ma potrebbe essere una ragazza."

Un terribile virus ha fatto irruzione nel mondo e lo ha paralizzato! Fa venire in mente l'albero biblico della conoscenza del bene e del male e il suo frutto, che Dio proibì ai primi esseri umani di mangiare perché non morissero. Molti commentatori considerano l'idea dell'albero nient'altro che l'erosione nella mente dell'uomo della distinzione tra bene e male, bellezza e bruttezza, verità e menzogna. In questa confusione questi concetti vengono eliminati e diventano così indistinguibili per l'uomo che sembra quasi che non esistano più né il bene né il male. Cosa resta allora? Poiché non esiste più il bene, il male prende il sopravvento.

Questa è la tendenza odierna, che sta guadagnando un ulteriore controllo sulla mente umana poiché è promossa in modo tanto aggressivo. Tutta una serie di fattori funge da indicatore e da segnale di avvertimento su cose che devono ancora accadere.

Per esempio, nel 1986 ad Assisi (Italia), il papa di Roma Giovanni Paolo II organizzò un summit interreligioso mondiale con il motto "Preghiera per la pace". Decine di rappresentanti di diverse religioni sono arrivati lì, tra cui il papa stesso, il patriarca di Costantinopoli, un metropolita russo, l'arcivescovo di Canterbury, il Dalai Lama e sciamani, semplicemente una moderna arca di Noè. Hanno annunciato le loro preghiere per la pace (sebbene è difficile credere che abbiano pregato davvero). A dire il vero, hanno pregato separatamente, ciascuno nella tradizione della propria fede. Una volta, durante una visita all'estero, mi è stata mostrata una tavola d'altare in una chiesa cattolica che i buddisti chiesero di coprire in modo che non interferisse con il loro rituale mentre mettevano una statua di Buddha sopra l'altare.

A partire dal 1986, questi incontri interreligiosi per "pregare per la pace" si sono tenuti ogni anno. Non solo si svolgevano ogni anno, ma hanno determinato anche un graduale processo di abitudine alla convergenza di rituali di culto di diverse fedi e una crescente apatia riguardo alle distinzioni canoniche tra loro. Nel 2011, hanno invitato gli atei a questo incontro – attenzione, a una conferenza religiosa intitolata "Preghiera per la pace"! Mi chiedo quale dio pregassero per la pace gli atei? Successivamente è iniziata una preghiera congiunta alla quale hanno partecipato rappresentanti di tutte le fedi, contrariamente alla regola precedente che prevedeva che tutti pregassero separatamente.

Ecco un'altra storia affascinante. Nel 2014 ha avuto luogo l'apertura, o inaugurazione, del "Tempio di Salomone" a San Paolo, in Brasile. È un tempio gigantesco, uno dei più grandi al mondo, costruito affinché potessero pregarvi rappresentanti di tutte le religioni. Francamente, anche la cerimonia di apertura è stata uno spettacolo: riuscite a indovinare cosa hanno trasportato cerimoniosamente su una lettiga sei uomini vestiti di bianco? Non indovinerete! Nel "tempio di tutte le religioni" hanno trasportato "l'Arca dell'Alleanza", simbolo della religione ebraica. Come è possibile coniugare il primo comandamento della Legge mosaica, "Io sono il Signore, tuo Dio", con la possibilità di adorare altri dei in questo tempio, quando l'ebraismo ha sempre combattuto così gelosamente contro di loro! Questo rimane un mistero per l'uomo non illuminato. Tuttavia è evidente il fatto che tutte le religioni possono fondersi qui senza alcuna rinuncia alle loro convinzioni fondamentali.

Il tempio durante questa "inaugurazione" era pieno di rappresentanti di chissà quante religioni, per non parlare della presenza di tutti i principali politici brasiliani e di altri paesi, figure di spicco del mondo degli affari e delle élite culturali. È interessante notare che all'apertura di questo tempio era presente anche il presidente del Brasile. L'evento è avvenuto nel 2014.

Guardiamo all'anno 2015. Papa Francesco ha pubblicato un libro che raccoglie una raccolta di circa 300 domande. Durante o in relazione alla presentazione del lancio di un libro, hanno offerto da visualizzare un interessante video promozionale. A quattro uomini – un cristiano, un buddista, un musulmano e un ebreo – è posta la domanda: "In chi credi?" "In Cristo", dice il cristiano, "In Yahweh", dice l'ebreo, "In Buddha", dice il buddista, e "In Allah", risponde il musulmano. Tutto è abbastanza chiaro fino a questo punto. Successivamente rispondono a un'altra domanda: "Il Dio che adori può essere chiamato 'amore'?" Tutti rispondono: "Sì, certo!" La clip finale mostra tutti e quattro che si tengono per mano in pura armonia. È sorprendente, non è vero? Sembra che ci stiamo avvicinando alla fine, perché a quanto pare i rappresentanti di tutte le fedi professano la stessa cosa: l'amore. Potrebbe esserci qualcosa di più elevato di questo, e di conseguenza qualsiasi dogma religioso può essere un ostacolo alla dichiarazione che tutte le fedi sono una nella sostanza, che adorano un solo Dio, anche se credono in lui in modo diverso?

Questo video è piuttosto sintomatico e la dice lunga sul processo che lo ieromonaco Seraphim (Rose), un asceta cristiano ortodosso americano, aveva profetizzato nel suo libro "L'Ortodossia e la religione del futuro", in cui discute l'integrazione di diverse fedi in un unico fenomeno dottrinalmente amorfo.

Santo e Grande Venerdì. La morte di Cristo. Affresco nel monastero di Visoki Decani, Serbia (XIV sec.)

Cosa porterà questa integrazione al cristianesimo? Il cristianesimo dichiara verità assolutamente incompatibili con le altre fedi. Dove altro si potrebbe trovare l'insegnamento sul Dio consustanziale e indiviso come Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? Oppure, che ne dite dell'Incarnazione di Dio Logos, la seconda Persona della santissima Trinità? Oppure il Salvatore che ha accettato volontariamente la morte in croce per la salvezza dell'umanità? Oppure l'insegnamento della salvezza come acquisizione della santità invece della liberazione da tutte le preoccupazioni terrene, ecc.? Questa fede universale fabbricata artificialmente non ha spazio per ciò che è essenziale nel cristianesimo! L'apostolo Paolo ne ha parlato in modo eloquente: "Noi invece predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei e stoltezza per i greci" (1 Cor 1:23). Il cristianesimo è completamente escluso da questa religione universale che attualmente sta attraversando la sua fase formativa di sviluppo grazie agli sforzi di potenti attori mondiali, uno dei quali è il Vaticano.

Il concetto di creazione di una religione universale basata sulla fede in un solo Dio elimina il cristianesimo, poiché la sua esistenza è impossibile senza la confessione di Cristo come vero Dio e ultimo Salvatore. Questo perché la religione universale del futuro denuncia essenzialmente il significato delle verità assolute sulla fede e sulla vita come concetti formativi, con l'eccezione di quelli più comuni che possono rappresentare qualsiasi credenza casuale, comprese quelle mutuamente esclusive. Un profeta del libro del Deuteronomio nella Bibbia condanna gli ebrei: "Voi avete adorato i demoni, non Dio". L'apostolo Paolo dice: "Non voglio che adoriate i demoni". Si scopre che l'idea di Dio può essere degradata così in basso da diventare invece adorazione del diavolo. Confrontate Cristo e una dea dalle molteplici braccia, Kali, la dea della distruzione del mondo adornata di teschi umani...

L'idea di un Dio unico in tutte le religioni è solo una vuota astrazione. È così, perché in ogni religione Dio non è Dio stesso, che è Spirito ineffabile, ma l'immagine di lui presente in quella particolare religione. Pertanto, anche il cristianesimo nomina Gesù Cristo, il Figlio di Dio, come immagine del Dio invisibile (2 Cor 4:4; Col 1:15), come forma di Dio (Fil 2:6), come splendore della sua gloria e come espressione dell'immagine della sua persona (Ebr 1:3).

Anche i credenti sono guidati dall'immagine del loro Dio. Qualunque sia la natura che Dio possiede, è ciò che ci si aspetta che anche l'uomo abbia. In ogni religione si formano una mentalità speciale, un ordine spirituale unico e un carattere specifico della vita spirituale e morale di un credente. Ecco perché l'apostolo Paolo esclamò: "E quale comunione c'è tra la luce e le tenebre? E quale armonia c'è tra Cristo e Belial?" (2 Cor 6:14,15).

 
Sulle orme del fotografo Prokudin-Gorskij

Il portale Pravoslavije i Mir ci presenta una straordinaria testimonianza storico-fotografica dei luoghi santi della Chiesa russa, con fotografie scattate a un secolo di distanza.

Il grande fotografo e chimico Sergej Mikhailovich Prokudin-Gorskij (1863-1944, nella foto) fu uno dei pionieri della fotografia a colori nei primi due decenni del XX secolo, cosa che prova quanto la Russia pre-rivoluzionaria fosse all’avanguardia scientifica e tecnologica nel mondo. Le sue eccezionali fotografie dei luoghi santi russi, dalla Carelia al Caucaso, sono state recentemente “rivisitate” da artisti e studi fotografici contemporanei: il confronto tra foto distanti un secolo racconta la storia della Chiesa russa, e mostra quanto avanzata fosse la tecnica di Prokudin-Gorskij. Presentiamo l’articolo con galleria fotografica e didascalie in russo e in traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Il raddoppio della stupidità

Credo che sia stato Will Rogers a dire "quando sei in una buca, smetti di scavare". Di solito è un consiglio saggio. Ripensando alla mia vita, ci sono momenti in cui ricordo che avrei dovuto seguirlo.

Sono sicuro che sia così anche per molti di voi.

La maggior parte di noi, di solito, ha una buona scusa, soprattutto perché siamo semplicemente persone comuni. Non abbiamo falangi di consiglieri o think tank che ci dicono quando alzare la bandiera o quando fare marcia indietro. Lo stesso non si può dire per il Patriarcato ecumenico. Hanno teologi accreditati, accademici e tirapiedi assortiti che li consigliano su come (e quando) navigare nel panorama culturale.

Il Fanar è una di queste istituzioni. La Fordham University è un'altra. Gli Arconti e L100 sono ancora altri. Come lo è anche il Dipartimento di Stato. Questo è il pesce più grosso. Perché allora Costantinopoli si inciampa continuamente quasi a ogni passo? È perché è una manica di sconsiderati, o perché il mondo li sta lasciando indietro?

Come potete vedere da un recente discorso del reverendo diacono John Chryssavgis, dovrei sostenere quest'ultima opinione. Per essere caritatevole. In realtà, Chryssavgis e i suoi capi stanno raddoppiando il loro livello di stupidità. Leggete voi stessi e piangete: https://spzh.media/en/news/79022-phanar-bashes-greek-orthodox-church-was-for-rejecting-same-sex-marriage-law

Questo è stupido su così tanti livelli.

Cominciamo dal titolo: "Teologo del Fanar critica la Chiesa di Grecia per aver rifiutato la legge sul matrimonio omosessuale". Questo è tanto controintuitivo quanto aprire il giornale del mattino e leggere "L'Organizzazione nazionale delle donne condanna l'aborto su richiesta". In altre parole, l'ottica è folle.

Detto questo, solo su basi puramente morali, la benedizione dell'omosessualità è un anatema. Punto e basta. Lo stesso vale per la fornicazione, l'adulterio, la poligamia, la gola, l'ubriachezza, l'estorsione, il sacrificio di bambini, l'omicidio e l'appropriazione indebita. Tutti questi comportamenti sono impossibili come oggetti di benedizione della Chiesa.

A questo punto siamo costretti a chiederci: perché il Patriarcato ecumenico dovrebbe sentire il bisogno di fare un'eccezione per l'omosessualità? Non sembra incongruente? Se non altro, può portare molti di noi a giungere a conclusioni indelicate.

Questo è solo l'inizio. Sul fronte culturale, non vedono che ciò non farà che aumentare le spaccature che già esistono nella diaspora tra le eparchie di Costantinopoli e tutti gli altri? Considerata la situazione relativa alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – e la conseguente guerra fratricida che essa ha causato – ciò sta aggiungendo benzina a un fuoco già rovente.

Politicamente, però, il discorso di Chryssavgis è ancor più sfortunato. Non ingannatevi, ciò che ha fatto con questo discorso è stato criticare apertamente la Chiesa di Grecia, non solo alcune parti di essa (come per esempio il Monte Athos), ma tutta. Quanto meno, questo non farà guadagnare al Fanar alcun amico in Grecia. Nel peggiore dei casi, pronunciando queste parole incendiarie, sta dando inizio a uno scisma – non tra le Chiese slave e quelle di lingua greca – ma tra la Chiesa di Grecia e Costantinopoli.

Questo non solo è sconsiderato ma anche politicamente inetto. Se è vero che il Fanar non deve preoccuparsi dei continui finanziamenti del governo greco, la Chiesa di Grecia non avrà altra scelta se non quella di allontanarsi ulteriormente da Costantinopoli. In effetti, potrebbe dover rilevare formalmente i cosiddetti Territori del Nord del Fanar (così come Creta e il Dodecaneso), incorporandoli formalmente ad Atene.

Naturalmente è ovvio che il discorso di Chryssavgis non è stato fatto senza la benedizione di Bartolomeo. Insieme ai fordhamiti, a Public Orthodoxy e all'Huffington Center, per quanto riguarda il Fanar c'è una situazione in cui tutti hanno il controllo della situazione. Questa presa di coscienza non farà altro che esacerbare le tensioni tra Atene e Istanbul.

In ogni caso, una tale circostanza costringerà molti nella Chiesa di Grecia a concludere che non hanno altra scelta se non quella di avvicinarsi a Mosca. A questo punto è inevitabile.

 
Le bugie di Kiev sul numero dei morti in combattimento

Aggiustare le statistiche dei caduti in guerra è sempre stata un’arma propagandistica di ogni regime. Ma la giunta di Kiev, con la connivenza dei media occidentali sfacciatamente schierati, può permettersi di portare quest’arte a livelli impensati di raffinatezza. Tuttavia, ci sono sempre dati che contribuiscono a far scoppiare la bolla di sapone delle fandonie mediatiche. Alcune di queste le abbiamo già fatte notare in questi mesi, ma presentiamo volentieri, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti il saggio di Charles Bausman per Russia Insider, che sottolinea un dato che non sarà mai ripetuto abbastanza: l’Ucraina ha perduto più soldati in mezzo anno di combattimenti di quanti ne abbia perduti nei nove anni della disastrosa campagna sovietica in Afghanistan. Solo una coscienza di quanto sia costata l’assurda “maidanizzazione” del paese può aiutarci a trovare gli anticorpi per evitare perdite ancor più tragiche in futuro.

 
Per la sovversione dell'Ortodossia, un'immagine vale più di mille parole

Un paio di anni fa ho dovuto partecipare al matrimonio eterodosso del figlio di una delle coppie della nostra parrocchia. La coppia aveva abbracciato l'Ortodossia, ma i loro figli adulti erano rimasti episcopaliani. Una delle loro figlie si stava per sposare con una cerimonia episcopaliana e hanno chiesto ad alcuni di noi di partecipare per dar loro sostegno morale. Quando io e mia moglie siamo arrivati, abbiamo visto che il nostro sacerdote era già lì. Era vestito in modo discreto, in giacca e cravatta. Non lo avevo mai visto in pubblico senza tonaca. Seduto accanto a lui, gli ho chiesto perché fosse in abiti "civili".

"Perché", ha detto, "se fossi qui in tonaca e croce pettorale, alcuni potrebbero pensare che io approvi ciò che sta accadendo qui. Potrebbero esserci delle mie foto. Potrebbero metterle accanto alle immagini di una sacerdotessa episcopaliana sui social media, e il risultato sarebbe confusione da tutte le parti. Sono qui solo perché due dei miei parrocchiani avevano bisogno di me".

È rimasto seduto in silenzio durante il "servizio" matrimoniale condotto dalla sacerdotessa episcopaliana. Ha poi trascorso qualche minuto al ricevimento, prima di abbracciare i suoi parrocchiani, congratularsi con la felice coppia e dirigersi silenziosamente verso l'uscita.

Non ha attirato l'attenzione su di sé. Non ha causato scandalo. Pochi al matrimonio si sono resi conto che era un prete ortodosso. Un semplice parroco ha compreso il potere che le sue immagini in abiti clericali, in un evento del genere,avrebbero avuto sia per gli ortodossi che per gli eterodossi. Ha saggiamente evitato tutto ciò, pur restando lì per sostenere i suoi amati parrocchiani che erano allo stesso tempo felici (matrimonio) e tormentati (eterodossi).

Se solo qualcuno di più dei nostri vescovi ortodossi mostrasse tale discernimento! Come vedremo, alcuni dei nostri vescovi o non hanno la minima idea di quest'ottica, oppure stanno intenzionalmente cercando di minare la fede ortodossa. Noi propendiamo per la seconda ipotesi, ma che siano intenzionali o meno, gli effetti sono dannosi.

Ecco alcuni esempi.

Il 4 ottobre 2023, sua Eccellenza il vescovo Athenagoras di Nazianzo dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America del Patriarcato di Costantinopoli ha partecipato a una "Giornata dell'armonia interreligiosa" tenutasi in un grande tempio indù a Robbinsville, nel New Jersey. L'evento ha riunito rappresentanti dell'induismo, dell'islam, del cristianesimo, del mormonismo, del giudaismo e del buddismo. I festeggiamenti sono culminati con la consacrazione del tempio pochi giorni dopo, l'8 ottobre.

Durante l'evento, il vescovo Athenagoras ha letto una lettera dell'arcivescovo Elpidophoros, capo dell'arcidiocesi. Ecco alcuni dei sentimenti espressi:

Nello sconfinato arazzo della creazione, siamo chiamati a riconoscere e celebrare i diversi modi in cui l'umanità cerca di connettersi con il divino. Come cristiani ortodossi, ci vengono continuamente ricordate le parole dell'apostolo Paolo, poiché tutte le cose vengono da lui, attraverso di lui e per lui.

In questo spirito, celebriamo l'unità e l'unicità che sottolineano il nostro viaggio umano condiviso verso un mondo di pace e riconciliazione. Possa l'apertura di questo bellissimo santuario essere un faro di gioia, comprensione, armonia all'interno della comunità indù e non solo. Possa questa pace unica dell'arte indiana rappresentare una testimonianza della nostra comune umanità e possa la sua sala sacra essere un luogo dove i cuori vengono edificati e le anime trovano conforto.

Tali parole sono molto in linea con le convinzioni ecumeniste spesso espresse dal patriarca di Costantinopoli e dai vescovi sotto di lui, tra cui l'arcivescovo Elpidophoros. Dopotutto, non è passato molto tempo da quando sua Eminenza ha scandalizzato così tante persone con il suo discorso sulle "molte vie verso Dio" in una conferenza sulla libertà di religione.

Questo è tratto da un discorso tenuto dal patriarca Bartolomeo il 1 febbraio 2024 nella chiesa della Natività della Theotokos a Costantinopoli.

A tal fine dobbiamo riconoscere che non c'è nulla che ci divida dai nostri fratelli e sorelle di altre denominazioni o religioni. Al contrario, sono tante le cose che ci accomunano; la vita di ogni individuo, indipendentemente dal suo credo religioso, si svolge come una sequenza di momenti e giorni di crocifissione e risurrezione. È proprio questa sequenza che ci avvicinerà, permettendoci di offrirci reciprocamente incoraggiamento, ottimismo, vigore e speranza. Questo sostegno reciproco ci aiuterà ad affrontare situazioni difficili, sapendo che arriveranno i giorni della resurrezione.

Tale insegnamento ecumenista è molto in contrasto con la tradizione cristiana ortodossa. Sono i sentimenti dei politici che cercano di costruire coalizioni, non i pensieri dei santi uomini che impartiscono giustamente la Parola della Verità. L'ecumenismo di questa varietà è in linea con gli obiettivi espressi dall'élite globale, dai massoni, dai new agers e da altri che, ispirati da credenze demoniache, cercano di unire tutte le religioni in una sola. Tali discorsi da parte dei vescovi "ortodossi" demoralizzano i fedeli ortodossi, mentre danno un'idea sbagliata su chi e cosa sia realmente la Chiesa ortodossa a chi ne è interessato.

Ma mentre i discorsi, le interviste, gli articoli, i libri e gli scritti accademici che sposano l'insegnamento ecumenista sono negativi, il quadro è peggiore. Molto, molto peggiore. Come l'Ortodossia ha capito da oltre 2000 anni, puoi dimenticare le parole, ma le immagini rimangono indelebilmente impresse nella tua mente. Di seguito due foto del vescovo Athenagoras alla "Giornata interreligiosa".

Queste immagini sorprendenti vanno ben oltre l'essere un "buon vicino". Inoltre vanno ben oltre il semplice sostegno alla libertà religiosa. Un vescovo della Chiesa, che posa con i non cristiani per celebrare il loro paganesimo, sarà visto come un sostenitore di uno status paritario per quella religione rispetto all'Ortodossia: "Stiamo tutti cercando Dio a modo nostro, quindi siate benedetti nella vostra ricerca! "

Pochi giorni dopo, il vescovo Athenagoras si è scusato per la sua partecipazione. Mentre qualsiasi atto di contrizione pubblica da parte di un vescovo ortodosso è un gradito cambio di ritmo, le scuse non hanno alcun valore reale. Il vescovo Athenagoras non è stato mandato lì per caso. Gli uomini che lo hanno mandato non sono idioti. Sapevano esattamente cosa stavano facendo e perché. Questo non è stato un "errore". Questa è stata una mossa calcolata per portare avanti l'ordine del giorno ecumenista all'interno dell'Ortodossia. Un'altra opportunità per abituare i cristiani ortodossi alle immagini dei nostri vescovi che pregano/officiano/partecipano a funzioni con cristiani eterodossi e non cristiani.

Man mano che le immagini si accumulano, quelli di noi che si lamentano riceveranno una pacca sulla testa e un sorriso condiscendente, mentre ci dicono, con voce piena di pietà: "Non c'è niente da vedere qui. Lo facciamo da anni. Non essere un teorico della cospirazione così paranoico.

Sfortunatamente, qui c'è davvero qualcosa da vedere. C'è una fazione di vescovi ortodossi, accademici, ricchi laici e chierici che credono veramente che l'Ortodossia sia antiquata e fortemente bisognosa di "modernizzazione". Ne abbiamo già parlato.

Quando si cerca di trasformare un'organizzazione divino-umana vecchia di 2.000 anni che si vanta di non cambiare mai, una cosa soprattutto è cruciale. Non si può può permettere alla gente di collegare i puntini di ciò che si sta facendo. Ogni azione sovversiva deve apparire come un incidente isolato. Se uno schema diventa troppo evidente, i cristiani ortodossi potrebbero effettivamente risvegliarsi e agire.

L'ecumenismo non è l'unico fronte su cui si tenta di cambiare l'Ortodossia. C'è un serio impegno in atto per "ravvivare" l'ufficio della diaconessa. Si prevede che l'ufficio della diaconessa recentemente rivisitato avrà un ruolo liturgico, a differenza dell'ufficio storico, che sicuramente non lo aveva. Ma un ruolo liturgico per le donne solleva un problema. I cristiani ortodossi non sono abituati a vedere le donne all'altare. Mettervi le donne all'improvviso susciterebbe scalpore e potrebbe persino provocare uno scisma. È necessario procedere lentamente, in modo da abituare i laici a vedere le donne operare in ruoli liturgici.

Il che ci porta all'arcivescovo Michael di New York e New Jersey (di nuovo il New Jersey, proprio come con l'incidente del tempio indù!). Ci è stato riferito, da un membro di una delle sue parrocchie, che almeno per 4 volte, l'ultima volta il 25 febbraio, sua Eminenza Michael ha benedetto Amber Prather, studentessa di seminario, a tenere l'omelia durante la Divina Liturgia domenicale. La studentessa del St. Vladimir è nella foto qui sotto (scusate per la sfocatura). Il marito di Amber è Andrew, che sembra stia studiando per la propria ordinazione nella Chiesa ortodossa.

Probabilmente tutti noi abbiamo frequentato seminari, discorsi, lezioni, ecc. con teologhe. Una donna che insegna non è un problema, se il suo discorso è separato dalla Divina Liturgia. Tuttavia, questo non è stato il caso di Amber Prather. Nel mezzo di una campagna per "modernizzare" il ruolo delle donne nella Chiesa, l'arcivescovo Michael ha ritenuto opportuno mettere una donna davanti all'altare in più occasioni per predicare l'omelia durante la Divina Liturgia. Non è possibile che l'arcivescovo Michael non sia a conoscenza del fatto che questo simbolismo rafforza la spinta verso le diaconesse e altro ancora. Sua Eminenza deve aver visto il lavoro degli arconti del Patriarcato Ecumenico, che hanno investito denaro e sforzi concreti nella promozione delle diaconesse. Recentemente abbiamo visto anche Ancient Faith Radio inserirsi in questo dibattito ospitando una tavola rotonda sull'argomento.

Naturalmente non si parla solo di donne che predicano omelie. Stiamo anche assistendo a tentativi di mettere accoliti donne all'altare. La foto qui sotto ritrae Varvara Gulina e sua figlia. Una parrocchia antiochena di Boston le ha permesso stare sulla solea con sua figlia e gli accoliti. Il metropolita ha dovuto "parlare" con il clero locale per correggere la situazione. Forse in quella parrocchia non si ripeterà un episodio del genere. Sfortunatamente, tuttavia, Varvara aveva già ottenuto ciò che voleva: una serie foto che ha messo in mostra davanti al pubblico e una rubrica su Public Orthodoxy per promuovere gli accoliti donne, dal titolo Orthodox Christian Altar Girl.

A proposito, nella foto sopra Varvara indossa una tiara. Non ha un'istruzione teologica, e sembra incline a vestirsi da "principessa" in chiesa. Una persona che la conosce l'ha descritta come "non a posto" e poco più che uno "strumento" per coloro che spingono per le donne all'altare. Come si potrebbe supporre, non si tratta realmente di donne diaconi o di donne che predicano omelie o di chierichette. Questi sono solo passi per mettere i cristiani ortodossi a proprio agio nel vedere le donne all'altare, dove assumono ruoli maschili. Una volta raggiunto uno specifico livello di comfort, la mossa successiva è il vero obiettivo: l'ordinazione delle donne al sacerdozio. Un obiettivo sul quale gli oppositori più onesti della tradizione ortodossa, come Aristotele Papanikolaou del Centro studi cristiani ortodossi di Fordham, sono già al lavoro.

Ma è naturale che le donne possono predicare! L'arcivescovo Michael ha dato la sua benedizione in più occasioni affinché una donna predicasse omelie in una delle sue chiese. Quali altri vescovi si uniranno a lui in questo? Questo resta da vedere, ma è una buona scommessa che lo faranno di più. Ovviamente le donne possono servire all'altare, guardate tutte le foto che lo dimostrano! Ad un certo punto nel futuro, i modernizzatori ci ricorderanno che il mondo non è finito quando le donne hanno predicato omelie e hanno svolto ruoli liturgici. Allora perché il mondo dovrebbe finire solo perché ora le donne possono essere ordinate?

Per favore, fate un favore a voi stessi e all'Ortodossia: non pensate che tutte queste cose siano semplicemente coincidenze. Si tratta di un sofisticato sforzo di propaganda sulla falsariga di quelli utilizzati per trasformare con successo Roma, la Chiesa episcopale e le altre principali denominazioni protestanti. Tutte le persone che svolgono un ruolo in tutto questo comprendono le ramificazioni combinate di tutti questi sforzi? Sicuramente no. Ma è nostro dovere capire cosa sta succedendo, mentre siamo ancora in tempo per fare qualcosa al riguardo.

 
Rapporto sulla situazione ucraina (8 ottobre 2014)

Il nostro amico Saker ha aperto il suo nuovo blog, dove la sua attività editoriale in rete potrà proseguire con minori problemi. Il precedente blog sulla piattaforma di Blogspot non sarà cancellato, ma tra poco tempo sarà “bloccato” come materiale d’archivio (peraltro, rimarrà una straordinaria testimonianza di oltre sette anni di “contro-storia”, utile a capire il ruolo della Russia nel mondo)

Inauguriamo anche noi le visite al nuovo blog presentando la traduzione italiana dell’ultimo rapporto di Saker sulla situazione ucraina, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Quanto è vicina la Chiesa macedone al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"?

la Chiesa macedone non ha ancora fretta di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e Sergij Dumenko. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il Sinodo della Chiesa macedone ha istituito una commissione per studiare lo status canonico della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Cosa significa questo?

Sin dall'inizio del ripristino della comunione della Chiesa macedone con il Patriarcato di Costantinopoli, e successivamente, dopo aver ricevuto l'autocefalia dalla Chiesa ortodossa serba, i macedoni hanno costantemente e chiaramente affermato la loro non accettazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, lo hanno fatto non solo in dichiarazioni o conversazioni personali, ma anche a livello sinodale. Ora sembra che la retorica stia cambiando. Che cosa sta accadendo?

La posizione della Chiesa ortodossa serba nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Il 21 marzo 2023 Dumenko ha inviato una lettera all'arcivescovo Stefan, primate della Chiesa macedone, esprimendo il suo desiderio di "comunione". Quasi immediatamente, il 28 marzo 2023, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa macedone, in sessione ordinaria, ha risposto a Dumenko, affermando che si rifiuterà di concelebrare con la "gerarchia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fino alla risoluzione finale della questione del suo status a livello dell'Ortodossia mondiale. È importante sottolineare le ultime parole: "a livello dell'Ortodossia mondiale", non solo a livello della Chiesa macedone. Una delle risorse ecclesiastiche più autorevoli della Macedonia del Nord ha commentato questo rifiuto ricordando l'annerimento delle croci sulle cupole della Lavra delle Grotte di Kiev dopo l'arrivo dei rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Allo stesso tempo, dopo aver ricevuto un documento d'autocefalia dal patriarca Porfirije di Serbia, l'arcivescovo Stefan ha dichiarato che la Chiesa macedone "attende umilmente" il Tomos del Fanar, che non ha fretta di emettere questo Tomos, limitandosi per il momento solo a un documento sul ristabilimento dell'unità eucaristica.

Perché il Fanar non concede un Tomos alla Chiesa ortodossa macedone?

La risposta alla domanda sul perché il Fanar "non ha fretta" con il Tomos per i macedoni è stata data il 9 febbraio 2024 dal metropolita Timotej di Debar e Kichevo, il quale ha affermato che i fanarioti insistono sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che la Chiesa macedone non può accettare. Secondo lui, "Ci sono alcune questioni che non possiamo accettare da un punto di vista canonico in questo momento, ma da parte loro insistono sull'inaccettabile, secondo noi e secondo i canoni".

Il vescovo ha sottolineato che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è "una Chiesa non canonica" e i suoi vescovi "sono stati ordinati senza grazia". Il metropolita Timotej ha sottolineato che proprio la posizione della Chiesa macedone nel non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" "è la ragione principale del ritardo nel ricevere il Tomos, e al momento sono in corso trattative (con il Patriarcato di Costantinopol, ndc) e le visite sono in uno stato di stagnazione".

Le parole del vescovo Timotej sono state confermate da una delle risorse greche, secondo cui il Fanar è molto insoddisfatto della "posizione dei vescovi di Skopje" riguardo alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" "e nelle circostanze attuali non intende intraprendere alcuna azione" in materia di concessione alla Chiesa macedone il Tomos di autocefalia.

I greci sottolineano che "tutto indica che la posizione dell'arcivescovado di Ohrid (cioè della Chiesa macedone, ndc) è volta a sostenere i piani russo-serbi per un nuovo modo di concedere l'autocefalia aggirando Costantinopoli e la pratica da cui sono emerse tutte le Chiese autocefale, eccetto, ovviamente, gli antichi Patriarcati e l'Arcivescovado di Cipro."

Inoltre, una risorsa greca vicino al Fanar ha lasciato intendere che la "posizione della Chiesa macedone sulla Chiesa ortodossa dell'Ucraina dipenderà fortemente dai risultati delle elezioni nel paese". In altre parole, il vettore della politica statale (diretta verso il sostegno alla Russia o all'Occidente) influenzerà direttamente il riconoscimento o il non riconoscimento di Dumenko.

Pressioni sulla Chiesa ortodossa macedone da parte delle autorità

Ancora una volta non possiamo considerare semplici voci le parole dei giornalisti greci riferite ad alcune "persone che conoscono bene la situazione in Macedonia", perché le autorità del paese oggi stanno dimostrando attivamente il loro atteggiamento nei confronti della "questione ecclesiale".

Per esempio, seguendo i bulgari, le autorità della Macedonia del Nord hanno vietato l'ingresso nel paese dell'archimandrita Vassian (Zmeev), accusando lui e altri tre diplomatici russi di "azioni che violano la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche". Quali siano queste azioni, non lo sappiamo.

Sappiamo però che padre Vassian era un ospite frequente in Macedonia. È la sua influenza che i media locali di orientamento nazionalista attribuiscono alla riluttanza dei vescovi del paese a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". La decisione del Sinodo della Chiesa macedone di non concelebrare con Dumenko sarebbe opera dell'archimandrita Vassian.

Allo stesso tempo, per qualche ragione non si prendono in considerazione le numerose visite del primo ministro del paese al Fanar, il lavoro attivo degli stessi fanarioti con le autorità macedoni, nonché l'influenza del Dipartimento di Stato su questo tema, di cui abbiamo scritto in precedenza.

Chiesa ortodossa macedone e Chiesa ortodossa russa: esiste una "connessione"?

Bisogna capire che in Macedonia c'è un numero sufficiente di politici che vogliono strappare la Chiesa del paese "dalla sfera di influenza" della Chiesa serba. Sono convinti che contatti troppo stretti con i serbi non solo danneggino gli interessi dei politici di orientamento occidentale, ma indichino anche legami con la Chiesa ortodossa russa. In questo contesto, sia le autorità che i media trattano in modo sensazionalista tutto ciò che anche indirettamente indica questi legami, anche se si tratta di questioni puramente spirituali. Per esempio, la concelebrazione dei vescovi macedoni con il metropolita Ilarion (Alfeev) della Chiesa ortodossa russa in occasione dell'anniversario dell'intronizzazione del patriarca Porfirije ha causato grande insoddisfazione.

I media macedoni ritengono che al momento "tutta l'energia della Chiesa russa sia diretta a impedire la concessione dell'autocefalia del Tomos da parte del Patriarcato ecumenico alla Chiesa macedone e a trasformarla in una Chiesa satellite della Chiesa ortodossa russa". Qualsiasi affermazione secondo cui la verità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è dalla parte dei canoni, non del Fanar, si trasforma immediatamente in accuse di simpatia per la Russia, cosa che in sostanza impedisce persino la possibilità di dialogo su questo argomento.

È proprio il desiderio di controllare in qualche modo questo processo che può spiegare la decisione della Chiesa ortodossa macedone secondo cui tutti i vescovi devono notificare al Sinodo le loro concelebrazioni con rappresentanti di altre Chiese locali, sia in Macedonia che all'estero. In primo luogo, i membri del Sinodo non dovrebbero apprendere queste cose dai media. In secondo luogo, ci sarà l'opportunità di raccomandare ai vescovi di "non dare motivazioni a chi cerca motivazioni", cioè di non provocare il pubblico già molto emozionato con la partecipazione a funzioni religiose congiunte con i vescovi della Chiesa ortodossa russa.

La Commissione della Chiesa ortodossa macedone sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": perché?

Allo stesso tempo, le autorità macedoni non esitano a fare tutto il possibile per portare avanti la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, influenzano i vescovi macedoni non solo attraverso i loro funzionari, ma anche attraverso quelli esterni.

Per esempio, durante la recente visita dell'arcivescovo Stefan a Roma, è stato organizzato per lui un incontro con l'ambasciatore dell'Ucraina presso il Vaticano, Andrii Yurash – uno dei principali lobbisti e ideologi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Inoltre, come riportato dai media macedoni, Yurash "è stato ospite in tutti gli eventi pubblici importanti della Chiesa ortodossa macedone, compreso il servizio sulla tomba di San Cirillo, che è un eccezionale tributo di rispetto verso la Macedonia e la Chiesa ortodossa macedone".

Ciò che hanno discusso tra loro Yurash e l'arcivescovo Stefan può essere compreso dal post del giornalista macedone Andreja Bogdanovski : "Come è andata la conversazione tra l'arcivescovo Stefan e l'ambasciatore dell'Ucraina in Vaticano, Yurash, che è un forte sostenitore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Stefan ha trasmesso a Yurash che per la Chiesa ortodossa macedone, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è una Chiesa non canonica e che aspetterà fino a quando la Chiesa ortodossa russa riconoscerà per la prima volta la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" di Epifanij in modo che la Chiesa ortodossa dell'Ucraina possa tendere la mano alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Così, letteralmente il giorno successivo al ritorno dell'arcivescovo Stefan a Skopje, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa macedone ha deciso di istituire una commissione sulla questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questa decisione sembra contraddire ciò che era stato deciso un anno prima: non collaborare con Dumenko finché non sarà riconosciuto dall'Ortodossia mondiale.

Cosa potrebbe significare questo? Va notato che la creazione della commissione non significa necessariamente una riconsiderazione della posizione. Per esempio, la Chiesa bulgara ha istituito una commissione simile nel 2019 e finora non è stata presa alcuna decisione sul riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Pensiamo che lo stesso valga per la commissione della Chiesa macedone: non bisogna aspettarsi risultati immediati.

Allo stesso tempo non si può ignorare il fatto che la Chiesa macedone è sottoposta a una tremenda pressione riguardo alla "questione ucraina" – sia da parte delle autorità (si legga: il Dipartimento di Stato americano), sia dell'opinione pubblica nazionalista e del Fanar. In questa situazione è molto difficile resistere. Ma considerando la posizione dello stesso arcivescovo Stefan, così come quella della stragrande maggioranza dei vescovi macedoni, speriamo che non ci sia una decisione non canonica di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

 
Lezioni dalle donne di un tempo e da quelle di oggi

Sull’ultimo numero della rivista online Orthodox England, uno dei parrocchiani della chiesa retta da padre Andrew Phillips ricorda le ragazze dei suoi tempi, in uno sguardo nostalgico ma che rivela una lezione profonda, e che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Etica” dei documenti. Per continuare con le lezioni dalle donne contemporanee, presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti la trascrizione italiana di un video con la testimonianza di Stanislava, una giovane fiorista del Donbass che si è arruolata agli inizi di agosto nella milizia. Per capire come vedono il mondo le persone accusate di “terrorismo”, difficilmente si potrebbero trovare parole più semplici e toccanti di quelle di questa ragazza.

 
Diaconesse, donne diaconi e l'ordine del giorno del Phoebe Center for Deaconesses

Il 2 febbraio 2024, Ancient Faith Radio ha tenuto una discussione sulle diaconesse, che consisteva un documentario di John Maddox, intervallato da discussioni tra padre Thomas Soroka e John Maddox, e che alla fine includeva le risposte ad alcune chiamate, inclusa una da parte mia.

Ci sono alcune persone di cui rispetto le opinioni che pensavano che la discussione stesse offrendo una piattaforma all'ordine del giorno delle femministe. Personalmente, ho pensato che la trasmissione sia stata per lo più utile, e ho trovato ancor più rivelatrici le interviste integrali inedite che John Maddox ha fatto con i vari ospiti del documentario. Alcune interviste sono state più interessanti di altre, ma nella casella della descrizione su YouTube si può selezionare quale intervista si desidera ascoltare, il che rende gestibile la navigazione in questa raccolta di oltre 10 ore.

Questa discussione mi ha ricordato il tipo di trasmissioni che Kevin Allen (di beata memoria) faceva su Ancient Faith Radio. L'unica differenza è che probabilmente Allen avrebbe invitato il protodiacono Brian Patrick Mitchell [1] a parlare con qualcuno del Phoebe Center for Deaconesses e avrebbe moderato un dibattito informale progettato per consentire alle persone di sentire come le due parti si confrontano tra loro.

Penso che sia lo spettacolo più breve sia le interviste integrali costituiscano un argomento molto forte contro la reintroduzione delle diaconesse, e apparentemente anche al Phoebe Center for Deaconesses la pensano così, perché non appena la trasmissione è finita, hanno affermato di essere stati vittime della trasmissione e delle discussioni che questa ha suscitato.

Cosa complica questa discussione

Ci sono diverse domande che complicano questa discussione: 1. Cosa erano le diaconesse e come funzionavano? 2. Se l'ufficio fosse restaurato, come sarebbe? 3. Perché hanno cessato di essere parte viva della vita della Chiesa, e il loro ufficio dovrebbe essere ripristinato? 4. C'è un ordine del giorno dietro la spinta a restaurare le diaconesse? Diamo quindi un'occhiata a ciascuna di queste domande:

1. Cosa erano le diaconesse, e come funzionavano?

Sappiamo che le diaconesse erano donne celibi dai 40 anni in su. Alla fine furono associate al monachesimo femminile. Certamente assistevano al battesimo delle donne adulte convertite, perché la pratica della Chiesa primitiva era di battezzare candidati nudi, e ovviamente questo richiedeva che le donne adulte fossero battezzate fuori dalla vista degli uomini. Così, mentre un sacerdote pronunciava le parole del battesimo da dietro un paravento, una diaconessa svolgeva tutte le funzioni, come l'unzione con olio, la tripla immersione, la vestizione, la cresima e la tonsura.

Oltre a ciò, sappiamo che le diaconesse portavano la comunione alle donne malate. Mantenevano anche l'ordine nella parte della chiesa in cui le donne pregavano durante le funzioni. Inoltre, almeno in alcuni luoghi, formavano un coro e cantavano parti delle funzioni, in modo antifonale, con il coro maschile.

Si discute se le diaconesse fossero qualificate come clero minore (analogamente ai lettori e ai suddiaconi) o se facessero parte degli ordini maggiori del clero (come diaconi, sacerdoti e vescovi). Ci sono alcune buone prove che fossero classificate a stretto contatto con i diaconi, in termini di rango, ma questo potrebbe o meno essere stato il modo in cui erano viste fin dall'inizio, e in vari luoghi.

2. Se l'ufficio fosse restaurato, come sarebbe?

Senza dubbio, le diaconesse non funzionavano allo stesso modo dei diaconi maschi. Questo è un punto chiave su cui nasce molta confusione, perché persone come quelle del Phoebe Center stanno spingendo affinché le diaconesse siano ordinate sulla stessa base dei diaconi maschi – e quindi con lo stesso limite di età di 25 anni o più, senza alcun obbligo di celibato e con le stesse funzioni liturgiche dei diaconi maschi. Il problema è che questo non sta ripristinando l'antico ordine delle diaconesse: si tratta dell'istituzione di qualcosa di completamente diverso. Se chiedessero davvero il ripristino delle diaconesse come esistevano una volta nella Chiesa, ci sarebbero molte meno controversie su questo argomento. Ma parlare di "restaurazione" delle diaconesse mentre in realtà si promuove l'introduzione di qualcosa di nuovo non è una negligenza casuale: è una strategia di marketing.

Nella discussione su questo tema, qualcuno ha sottolineato che il Phoebe Center era impegnato nella "fallacia della motta castrale". Questa è la fallacia logica di quando qualcuno fonde due posizioni che condividono alcune somiglianze – una che è più facilmente difendibile e una che non lo è – e poi va avanti e indietro tra queste due posizioni fuse, a seconda della necessità di ritirarsi nella posizione più difendibile, oppure del desiderio di sostenere la posizione indifendibile. Penso che questa sia stata un'osservazione perspicace. Quando gli altri attaccano la loro proposta che le donne funzionino come i diaconi maschi, fanno appello alle prove dell'antico ordine delle diaconesse, senza mai effettivamente affrontare i meriti delle critiche al loro programma molto meno difendibile.

3. Perché hanno cessato di essere parte viva della vita della Chiesa, e il loro ufficio dovrebbe essere ripristinato?

Mi sembra che il declino delle conversioni degli adulti e quindi la mancanza di bisogno di diaconesse per svolgere questo ruolo così importante sia stato il fattore più importante nel declino e nella successiva scomparsa delle diaconesse. Probabilmente ha contribuito anche il fatto che esse abbiano cessato di esistere molto presto nella Chiesa occidentale. Penso che alla fine non sia tanto importante il motivo per cui ciò è accaduto, quanto il fatto che sia effettivamente accaduto. Il fatto che questo ordine abbia cessato di esistere è una buona prova del fatto che non era più necessario alla Chiesa, e quindi coloro che sostengono la restaurazione delle diaconesse hanno l'onere della prova che ce n'è bisogno ora. Ma ancora una volta, se davvero parlassero di restaurare le diaconesse come erano una volta, la cosa non sarebbe così controversa.

Per esempio, a circa un'ora da Houston c'è un convento greco. La badessa è una donna molto santa, e se fosse fatta diaconessa, non avrei certo motivo di obiettare. Ma il fatto è che, come badessa, può già fare più o meno ciò che faceva una diaconessa. Ora non può comunicarsi all'altare, ma può fare praticamente tutto il resto. Anche portare la comunione ad altre sorelle poteva essere fatto quando ce n'era bisogno (per esempio quando non c'era sacerdote a causa dell'isolamento del convento), con la benedizione del suo vescovo.

Non ho chiesto alla badessa il suo parere su questa questione, ma sospetto che se lo facessi, lei non sarebbe favorevole alla restaurazione delle diaconesse. Dico questo perché quando si guarda a chi spinge per la restaurazione delle diaconesse, si tratta quasi sempre di accademici. [2] I monaci seri ed esperti che sostengono apertamente la restaurazione delle diaconesse sono scarsi come i denti di una gallina.

4. C'è un ordine del giorno dietro la spinta a restaurare le diaconesse?

La prova che coloro che spingono per la "restaurazione" delle diaconesse hanno un obiettivo diventa molto chiara se si ascoltano attentamente le interviste complete. L'ordine del giorno è dimostrato dal fatto che confondono il ripristino delle diaconesse come erano una volta con l'introduzione di donne che funzionano come diaconi maschi, ma questa non è l'unica prova.

John Maddex ha voluto chiedere a ciascuno dei sostenitori della "restaurazione" delle diaconesse se fossero d'accordo o meno sul fatto che le donne non dovrebbero mai essere ordinate sacerdote e vescovo, e senza eccezione, tutti hanno eluso la domanda, o alla fine hanno riconosciuto che questo "potrebbe" accadere poiché "le donne diaconi porterebbero inevitabilmente a un dibattito sull'ordinazione di donne sacerdoti". John li ha spinti ad affermare che non avrebbero continuato a promuovere l'ordinazione di donne sacerdoti e vescovi, perché ha sottolineato che se assumessero la posizione che ciò è impossibile, ciò allevierebbe molte delle preoccupazioni che le persone hanno riguardo a tale questione, ma nessuno di loro era disposto a fornire tale garanzia, e questo chiaramente perché non hanno intenzione di fermarsi alle donne diaconi. Sentirete porre la stessa domanda e la stessa risposta essenziale nelle interviste con la dottoressa Carrie Frederick Frost, la dottoressa Valerie Karras e la dottoressa Helen Theodoropolous. In ogni caso, questa domanda arriva quasi alla fine dell'intervista. In effetti, se si confrontano tutte e tre le interviste, tutte rispondono a domande controverse in modi così simili, da far sembrare che tutte siano d'accordo sui punti di discussione.

Potete vedere il gioco di prestigio all'opera sul sito web del Phoebe Center. Hanno una pagina FAQ e una delle domande è "Il Phoebe Center promuove l'ordinazione delle donne al sacerdozio (cioè agli uffici di episcopo o presbitero)?" E la risposta fornita è: "No, l'ordinazione delle donne a tali uffici non fa parte della tradizione cristiana ortodossa e il Phoebe Center non la promuove". A prima vista questa risposta sembra che siano contrari all'ordinazione delle donne come preti e vescovi, ma stanno attenti a non dirlo. Dicono che non fa parte della nostra tradizione... ma questo non significa che la ritengano impossibile, perché se lo pensassero non si rifiuterebbero di dirlo. Tutto quello che dicono è che "il Phoebe Center non promuove tutto ciò". Ma questo fa parte della loro strategia di discussione. Infatti, il dottor James Skedros dell'Holy Cross Seminary (che non sembra essere un sostenitore entusiasta della "restaurazione" delle diaconesse, ma certamente non è contrario ad essa, ed è stato coinvolto nelle discussioni del Phoebe Center su questo tema), ha affermato che coloro che sostengono la "restaurazione" delle diaconesse "riconoscono che non dovrebbero nemmeno sollevare l'argomento" dell'ordinazione sacerdotale delle donne. È importante notare che questa è semplicemente una strategia di marketing e non ha nulla a che fare con l'assunzione di una posizione di principio, con l'onestà, la ricerca della verità o lo sforzo di essere fedeli alla tradizione ortodossa.

Tra le interviste di coloro che si oppongono maggiormente all'ordinazione delle donne diaconi, consiglierei di ascoltare la dottoressa Edith M. Humphrey , la presbitera dottoressa Eugenia Constantinou, la presbitera Frederica Mathews-Green e la dottoressa Mary Ford.

La mia parte in questa discussione

Io non avevo intenzione di partecipare a questa trasmissione, ma nelle discussioni in chat su YouTube c'erano molte persone che dicevano che Ancient Faith Radio avrebbe dovuto coinvolgermi per discutere della questione. Alla fine, padre Thomas Soroka mi ha chiesto di chiamarlo e mi ha anche inviato un messaggio privato. Quindi ho chiamato. Potete ascoltare la mia chiamata qui, ma siamo rimasti tagliati fuori e ho dovuto richiamare due volte.

Nel mio appello ho cominciato sottolineando l'uso disonesto della frase "restaurazione" in relazione a ciò che stanno promuovendo, quando in realtà stanno promuovendo qualcosa di completamente diverso da un restauro. Alla fine della mia chiamata, ho fatto un commento a cui quelli del Phoebe Center hanno fatto eccezione e che hanno affermato che in qualche modo non era adatto alle orecchie delle donne. Ancient Faith Radio alla fine ha modificato i miei commenti, probabilmente in un vano tentativo di rendere felici le persone del Phoebe Center, ma potete ascoltare i commenti non modificati cliccando qui. Questo è quello che ho detto, senza modifiche:

"Un'altra cosa che vorrei dire rapidamente riguardo al Phoebe Center, è che dicono, beh, noi non stiamo spingendo per le donne prete, stiamo solo parlando di diaconesse, e sono molto tentato di usare un riferimento molto grossolano alle pressioni che spesso gli uomini cercano di fare sulle donne quando sono sul sedile posteriore di un'auto, dicendo: sai, voglio solo che ci spingiamo fin qui, ma non oltre... ma una volta arrivati lì, allora cosa succede? Non fidatevi di questo tipo di argomentazione. Non credo che sia questo il punto in cui vogliono fermarsi, e alcuni di loro hanno apertamente sostenuto l'ordinazione sacerdotale delle donne. Lo abbiamo già visto. La china scivolosa è un fenomeno reale, quando ci sono persone che la rendono intenzionalmente scivolosa, e noi davvero dobbiamo solo stare in guardia".

Quando ho detto che ero "tentato di usare un riferimento molto grossolano", quello che in realtà ho continuato a dire non era il riferimento grossolano che ero tentato di usare. L'ho invece attenuato per mantenerlo accettabile in una compagnia mista. Praticamente tutti quelli di età superiore ai 15 anni sanno di cosa stavo parlando, e comunque chiunque fosse sotto quell'età probabilmente non mi avrebbe ascoltato. Penso che sia un'analogia appropriata. Il punto è che, come il ragazzo sul sedile posteriore di un'auto, sanno che dire quello che vogliono veramente non otterrà il risultato desiderato, e quindi chiedono qualcosa di meno... con tutta l'intenzione di spingere per andare oltre una volta arrivati a quel punto. È ovvio che vogliono davvero donne preti e donne vescovi, ma sanno che dirlo apertamente non li porterà da nessuna parte.

La finta indignazione per ciò che ho detto è particolarmente ridicola, dato che molti di quelli che esprimono tale indignazione stanno anche spingendo l'ordine del giorno LGBTQP e non si opporrebbero mai al fatto che tale ordine del giorno sia imposto ai ragazzi a scuola, né probabilmente li sentiremmo esprimere indignazione per le sfilate dell'orgoglio gay, in cui gli uomini si espongono nudi ai bambini e compiono atti pubblici osceni in loro presenza.

Se avessi potuto ascoltare l'intervista della dottoressa Edith Humphries prima di chiamare, avrei potuto semplicemente riferirmi a questa tattica di "gioco di prestigio" come ha fatto lei, in modo che non sarebbero stati in grado di evitare di affrontare la sostanza delle mie critiche, e invece distolgono l'attenzione mostrandosi scandalizzate e facendo appello senza ironia alle nozioni pre-femministe secondo cui le donne sono troppo fragili per sentire dire queste cose.

Prima della mia chiamata, c'è stata la chiamata di una giovane donna che ha detto che Dio l'aveva chiamata a diventare diaconessa, e ha chiesto cosa avrebbe dovuto fare al riguardo. La risposta di padre Thomas Soroka è stata molto pastorale, ma non ha detto che alla fine lei avrebbe dovuto diventare diaconessa. E così in qualche modo questa risposta molto pastorale è stata successivamente definita scortese. La donna che ha chiamato ha pubblicato articoli su questo argomento e quando esprimi pubblicamente i tuoi pensieri, le persone hanno il diritto di esprimere opinioni contrarie. Inoltre, quando affermi che Dio ti ha detto qualcosa, le persone hanno anche il diritto di chiedersi se si trattasse davvero di Dio o solo di sintomi di autoinganno. C'erano persone che altrove hanno fatto commenti scortesi su di lei. Certamente non difendo l'essere inutilmente duri con nessuno. Ma la finta indignazione espressa in questo caso è stata un altro esempio di doppio standard. Non si può sostenere che le donne siano così forti e tenaci da poter fare tutto ciò che può fare un uomo, mentre allo stesso tempo si comportano come se chiunque contraddica una donna e la faccia stare male sia un "grosso e grasso meschino!" Uno di questi due punti di vista può essere un modo corretto di vedere le donne, ma non possono essere entrambi veri nello stesso universo.

In ogni caso, ecco cosa ho da dire sull'argomento in un forum in cui ho più tempo per esporre il caso.

Ora, se quelli del Phoebe Center fossero effettivamente d'accordo sul fatto che le donne non potranno mai essere ordinate sacerdoti o vescovi, perché questa sarebbe una violazione impensabile della tradizione ortodossa, sarò lieto di scusarmi pubblicamente in risposta. Ma nel frattempo non tratterrò il fiato. Non lo diranno, perché chiaramente è lì che vogliono andare dopo, e "restaurare" le diaconesse è un mezzo per raggiungere un fine, piuttosto che un fine in sé.

Note

[1] Autore del libro La diaconessa che scompare: perché la Chiesa una volta aveva delle diaconesse e poi smise di averle.

[2] Questo punto è stato sottolineato nell'intervista completa alla presbitera Frederica Mathews-Green.

 
Una visione ortodossa della storia in due documenti

Presentiamo due recenti articoli dal blog del sito Orthodox England: il primo, nella sezione “Geopolitica ortodossa”, si intitola Un avvertimento dalla storia futura e contiene, sotto il pretesto di una narrazione storica scritta fra alcuni decenni, un avvertimento sulle infiltrazioni sataniche nella cultura dell’Occidente contemporaneo. Il secondo articolo, nella sezione “Confronti” dei documenti, ha per titolo La responsabilità internazionale della Chiesa ortodossa russa, e si occupa di sottolineare la scelta della parte costruttiva di una vera cultura cristiana ortodossa, che mai come in questo momento la Russia è chiamata a incarnare e a diffondere nel mondo.

 
Sull'atteggiamento ortodosso nei confronti della nuova pratica di benedire "le coppie in situazione irrisolta e le coppie dello stesso sesso" nella Chiesa cattolica romana

Introduzione

La nuova pratica di benedire "le coppie in situazione irrisolta e le coppie dello stesso sesso" [1] è presentata nel documento "Fiducia supplicans" (in latino, "La fiducia supplicante") adottato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede della Chiesa cattolica romana. Il documento è stato pubblicato sulle risorse ufficiali vaticane il 18 dicembre 2023. È stato firmato dal prefetto della Congregazione, il cardinale Manuel Fernandez, e dal segretario del Dipartimento dottrinale, Armando Matteo, e approvato e firmato da papa Francesco.

La Dichiarazione "Fiducia supplicans" è una risposta alle domande dell'opinione pubblica cattolica riguardo al documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla benedizione delle "coppie dello stesso sesso" del 22 febbraio 2021, [2] che affermava esplicitamente l'impossibilità di benedire "unioni omosessuali". Nel nuovo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, approvato dal papa, si modifica questa posizione univoca: si propone di riconoscere la benedizione delle coppie in "situazione instabile" e la "convivenza tra persone dello stesso sesso" come possibili sotto certe condizioni.

Le idee espresse nella dichiarazione "Fiducia supplicans" rappresentano una deviazione significativa dall'insegnamento morale cristiano e richiedono un'analisi teologica.

1. Informazioni sulle interpretazioni "classica" e "ampliata" della benedizione in questo documento

L'attributo chiave della benedizione, secondo la dichiarazione, è la focalizzazione di questo atto sulla "glorificazione di Dio e il beneficio spirituale del suo popolo". [3] L'interpretazione "classica" [4] della benedizione "richiede che ciò che è benedetto corrisponda alla volontà di Dio espressa nell'insegnamento della Chiesa". [5]

Tuttavia, l'ulteriore logica della dichiarazione mira a "espandere" e ad "arricchire" la comprensione classica del significato delle benedizioni. Alla base di questa nuova comprensione c'è l'opinione di papa Francesco riguardo alla possibilità di "forme di benedizione richieste da una o più persone che non abbiano un'idea sbagliata riguardo al matrimonio". [6] Questa opinione è stata espressa nelle "Risposte alle domande proposte da due cardinali" pubblicate sul sito ufficiale del Vaticano nel 2023. [7] Comprendeva l'appello "a non perdere la carità pastorale... e a non essere 'giudici che si limitano a negare, respingere, escludere'", [8] che ha spinto la Congregazione per la Dottrina della Fede a formulare "uno speciale e innovativo contributo al significato pastorale delle benedizioni, che permette loro di ampliare e arricchire la loro comprensione classica dal punto di vista liturgico". [9]

"L'ampliamento" della comprensione delle benedizioni si basa solo sulla tesi che molteplici atteggiamenti morali "possono oscurare la potenza incondizionata dell'amore di Dio su cui si fonda il gesto della benedizione". [10] Sulla base di questa tesi, gli autori della dichiarazione propongono di evitare situazioni in cui "una semplice benedizione richiederebbe le stesse condizioni morali per ricevere i sacramenti". [11]

L'assenza di requisiti morali per coloro che ricevono la benedizione è giustificata dal desiderio di non mettere in ombra l'amore di Dio. Tuttavia, l'amore di Dio per l'uomo non può servire come base per benedire le coppie che vivono in una convivenza peccaminosa. Dio ama l'uomo, ma lo chiama anche alla perfezione: "Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5:48). L'amore di Dio per l'uomo lo chiama a rinunciare al peccato che distrugge la sua vita. Di conseguenza, la pastorale della persona deve coniugare armonicamente una chiara indicazione dell'inammissibilità di uno stile di vita peccaminoso con l'amore che porta al pentimento.

Il documento non chiarisce cosa significhi una "situazione instabile". Poiché le "coppie dello stesso sesso" sono individuate come una categoria separata, si può presumere che per "situazione instabile" si intenda la convivenza di un uomo e una donna che non è santificata dal sacramento del matrimonio.

Il documento "Fiducia supplicans" non dice nulla sulla necessità di "risolvere" canonicamente il rapporto prima di ricevere la benedizione. Si tratta, di conseguenza, di introdurre una certa forma di legittimazione indiretta di ciò che, in sostanza, è illegittima, nonostante la clausola contenuta nel documento secondo cui, chiedendo tale benedizione, una persona in una convivenza "instabile" presumibilmente "non intende legittimare qualcosa, ma soltanto aprire la sua vita a Dio, chiedere il suo aiuto per vivere meglio, e invocare anche lo Spirito Santo affinché i valori del Vangelo possano essere vissuti con maggiore fedeltà." [12]

Il concetto di peccato appare più volte nella dichiarazione, ma esclusivamente nel contesto delle discussioni sull'amore, il perdono e la benedizione di Dio: "il peccato del mondo è enorme, ma non è infinito"; [13] "pertanto noi siamo per Dio più importanti di tutti i peccati che possiamo commettere"; [14] "Quando una persona realizza i doni del Signore e il suo amore incondizionato, anche in situazioni di peccato, soprattutto quando viene ascoltata una preghiera, il cuore del credente loda Dio e lo benedice"; [15] "la stessa liturgia della Chiesa ci chiama a tale atteggiamento fiducioso anche in mezzo ai nostri peccati"; [16] "anche se il tuo rapporto con Dio è rovinato dal peccato, puoi sempre chiedere la benedizione rivolgendoti a lui, come fece Pietro durante la tempesta". [17]

La Dichiarazione non dice nulla sulla lotta contro il peccato, sulla rinuncia a uno stile di vita peccaminoso, o sull'assistenza pastorale al credente nel vincere il peccato. Il testo della dichiarazione è redatto in modo tale che si possa concludere che uno stile di vita peccaminoso non costituisce un ostacolo alla comunione con Dio. La Dichiarazione tace completamente sul sacramento della penitenza come fonte necessaria per ricevere la grazia divina per tutti coloro che vorrebbero correggere nella loro vita tutto ciò che è incoerente con la volontà di Dio.

Merita particolare attenzione il giudizio di papa Francesco sulle motivazioni di chi chiede benedizioni, riportato nella dichiarazione: "Quando una persona chiede una benedizione, si rivolge a Dio per chiedere aiuto, questa è una preghiera per vivere meglio, affidandosi al Padre, che può aiutarci a vivere meglio". [18] In relazione alla situazione con la benedizione di una coppia che vive in un'unione peccaminosa, non possiamo essere d'accordo sul fatto che tutti coloro che vengono per la benedizione siano guidati proprio da questo motivo. Per le persone che sono consapevoli del pericolo spirituale della loro condizione e vogliono rivolgersi a Dio per chiedere aiuto, sarebbe più naturale e corretto cercare benedizioni e aiuto spirituale non in coppia, ma individualmente, per rafforzare la loro determinazione a rompere con uno stile di vita peccaminoso. È probabile che una coppia che chiede benedizioni senza esprimere il desiderio di rinunciare a uno stile di vita peccaminoso voglia ricevere la legittimazione della loro relazione, che non corrisponde alle norme della vita cristiana, per calmare la propria coscienza.

2. Sulla benedizione delle "coppie dello stesso sesso"

Gli autori della dichiarazione affermano che la Chiesa cattolica parte dalla concezione del matrimonio come "unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta alla nascita di figli". [19] Questa comprensione del matrimonio corrisponde all'insegnamento ortodosso, espresso, in particolare, nel documento della Chiesa ortodossa russa "Sugli aspetti canonici del matrimonio ecclesiastico": "La Chiesa categoricamente non ammette e non riconosce le unioni di persone dello stesso sesso come matrimonio, indipendentemente dal riconoscimento o meno dello stesso da parte della legge civile, nonché altre forme di convivenza che non corrispondono alla definizione precedentemente data del matrimonio come unione tra un uomo e una donna". [20]

Tuttavia, oltre ad affermare l'inviolabilità della concezione del matrimonio come unione di un uomo e di una donna benedetta dalla Chiesa, il testo di "Fiducia supplicans" proclama la possibilità di benedire "le coppie dello stesso sesso". L'intera sezione del documento dedicata a queste benedizioni è in radicale conflitto con l'insegnamento morale cristiano.

Il documento, infatti, equipara la convivenza tra persone dello stesso sesso alla convivenza eterosessuale extraconiugale. Nel frattempo, la convivenza extraconiugale tra persone di sesso diverso si riflette nel diritto canonico della Chiesa cattolica, mentre la benedizione delle "coppie dello stesso sesso" è un fenomeno nuovo.

Per ricevere la benedizione, le persone in tale convivenza non necessitano, secondo il documento, di alcun cambiamento nello stile di vita. Senza alcuna precondizione, coloro "che, riconoscendosi indigenti e bisognosi del suo aiuto, non rivendicano la legittimità del loro status, ma chiedono che tutto ciò che c'è di vero, di buono e di umanamente valido nella loro vita e nelle loro relazioni sia integrato, guarito e elevati dalla presenza dello Spirito Santo" [21] possono ricevere la benedizione che viene inviata "affinché i rapporti umani maturino e crescano nella fedeltà al messaggio evangelico, si liberino dall'imperfezione e dalla debolezza e si esprimano nella dimensione più ampia dell'amore divino". [22]

Questa applicazione della comprensione "ampliata" delle benedizioni alle "coppie dello stesso sesso" causa un disaccordo fondamentale. Se la benedizione ha lo scopo di guarire le relazioni umane mediante la presenza dello Spirito Santo, allora tale guarigione in questo caso può essere solo la cessazione delle relazioni peccaminose. Per "maturare e crescere nella fedeltà al messaggio del Vangelo", tale coppia deve abbandonare le relazioni che non sono coerenti con quel messaggio. Altrimenti la benedizione diventa una scusa per il peccato. Pertanto, la logica della dichiarazione può essere valutata come contraria all'insegnamento morale cristiano.

Va anche notato che le persone coinvolte in unioni peccaminose sono chiamate "indigenti", [23] come se il difetto morale non implicasse la loro scelta consapevole e libera. L'accento si sposta dalla comprensione del fatto che il peccatore prende una decisione morale alla natura disastrosa della sua situazione.

Il documento "Fiducia supplicans" non definisce peccaminosa la "convivenza tra persone dello stesso sesso". Un esempio opposto in questo caso può essere la posizione della Chiesa ortodossa russa, che ha dato una comprensione delle relazioni omosessuali nel documento "I fondamenti della concezione sociale", dove l'omosessualità è direttamente e inequivocabilmente chiamata "danno peccaminoso alla natura umana, che viene superato nello sforzo spirituale che porta alla guarigione e alla crescita personale della persona". [24]

Il documento equipara la benedizione delle "coppie dello stesso sesso" alla benedizione delle coppie in una "situazione instabile". In entrambi i casi, questa benedizione va oltre l'ambito del sacramento del matrimonio, così come oltre l'ambito dei riti liturgici fissi. Del resto, le raccomandazioni pratiche contenute nel documento non sono meno ambigue delle posizioni teologiche da cui derivano.

Secondo le parole del documento, "la prudenza e la saggezza pastorale possono imporre che, evitando gravi forme di tentazione o di imbarazzo tra i fedeli, il ministro ordinato si unisca alla preghiera di quelle persone che, pur in un'unione che non può essere paragonata a matrimonio, desiderano affidarsi al Signore e alla sua misericordia, per invocare il suo aiuto e per essere indirizzati a una maggiore comprensione dei suoi disegni di amore e di verità". [25] La forma di benedizione utilizzata per le persone in "situazioni instabili" e per le "coppie dello stesso sesso" "non dovrebbe essere ritualmente rafforzata dalle autorità ecclesiastiche, per non causare confusione con la benedizione inerente al sacramento del matrimonio". [26]

In altre parole, gli autori della dichiarazione vedono il pericolo non nella "situazione instabile" o nella "convivenza tra persone dello stesso sesso" in sé, ma nella tentazione, nell'imbarazzo o nella confusione che possono sorgere tra i credenti a causa del fatto che la benedizione data dal sacerdote assomiglierà esteriormente al sacramento del matrimonio. Per evitare le stesse conseguenze, la dichiarazione precisa che la benedizione di tali coppie "non fa parte del rito liturgico". [27]

Si vede la via d'uscita dalla contraddizione tra l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio come unione tra un uomo e una donna, da un lato, e l'introduzione della pratica "innovativa" di benedire le "coppie dello stesso sesso" con la specificazione che tali benedizioni debbano essere "spontanee": "La sensibilità pastorale del clero ordinato deve essere sviluppata anche per amministrare spontaneamente benedizioni che non sono contenute nel De Benedictionibus". [28]

Il clero è così direttamente incoraggiato a inventare riti non presenti nella raccolta liturgica De Benedictionibus ("Sulle benedizioni"), che contiene riti di benedizione per persone di diversi gruppi e condizioni sociali. La benedizione delle "coppie dello stesso sesso", così come delle coppie in rapporti "instabili", è messa alla pari con la benedizione dei vari gruppi sociali. Tuttavia, questo approccio ignora ancora una volta la necessità che ciò che viene benedetto sia in accordo con la volontà di Dio. I sacerdoti sono invece invitati a benedire "spontaneamente" [29] le coppie che vivono una convivenza contraria all'insegnamento morale della Chiesa.

La preoccupazione che "queste benedizioni non ritualizzate... non diventino un atto liturgico o paraliturgico come un sacramento" [30] appare ripetutamente nel documento in varie forme. Ma la spiegazione di tale preoccupazione è così data: "Sarebbe un grave impoverimento, poiché sottoporrebbe un gesto di grande valore nella pietà popolare a un controllo eccessivo, che priverebbe i ministri della libertà e della spontaneità nella pastorale della vita delle persone". [31]

In altri termini, come si evince dal documento, il pericolo non è che la benedizione di tali coppie assomigli ad un'approvazione di convivenze illecite dal punto di vista della Chiesa, ma solo che se questa si avvicina alle forme liturgiche stabilite, si darà eccessivo formalismo all'atto, che viene pensato come "spontaneo".

È per tale motivo, secondo gli autori del documento, che "il rito di benedizione delle coppie in una situazione irrisolta non dovrebbe essere né incoraggiato né offerto". Questa benedizione "non dovrebbe mai essere eseguita né in concomitanza né in connessione con una cerimonia di matrimonio civile. Né si devono usare abiti, gesti o parole adatte al matrimonio. Lo stesso vale nei casi in cui la benedizione è richiesta da una coppia dello stesso sesso". Tale benedizione, secondo il documento, può essere inserita in contesti come "la visita a un santuario, l'incontro con un sacerdote, una preghiera detta in gruppo o durante un pellegrinaggio". [32]

Tutte le raccomandazioni di cui sopra rappresentano un tentativo di evitare di riconoscere come peccaminosa la "convivenza tra persone dello stesso sesso", di evitare di indicare la necessità di abbandonare uno stile di vita peccaminoso, e di creare invece l'illusione che una scelta consapevole a favore di uno stile di vita peccaminoso non privi una persona paio di benedizione di Dio.

3. La reazione alla dichiarazione nel mondo cattolico

La dichiarazione "Fiducia supplicans" ha avuto ampia risonanza nel mondo cattolico. I rappresentanti dell'ala liberale della Chiesa cattolica e delle minoranze sessuali hanno risposto positivamente. Allo stesso tempo, molti cattolici tradizionalisti sono profondamente delusi dalla dichiarazione. Anche diverse strutture locali della Chiesa cattolica esprimono il loro disaccordo.

In particolare, nella dichiarazione dell'arcidiocesi cattolica di Astana del 19 dicembre 2023 si legge: "Tale benedizione contraddice direttamente e gravemente la Rivelazione di Dio e gli inestricabili duemila anni di insegnamento e di pratica della Chiesa cattolica. Benedire le coppie in situazioni casuali e le coppie dello stesso sesso è un grave abuso del santissimo nome di Dio, poiché viene invocato sull'unione peccaminosa ufficiale dell'adulterio o dell'atto omosessuale". [33]

La Conferenza episcopale cattolica della Nigeria, in un comunicato del 20 dicembre 2023, ha sottolineato che "l'insegnamento della Chiesa cattolica sul matrimonio rimane invariato. Pertanto, nell'insegnamento della Chiesa non è possibile benedire le unioni tra persone dello stesso sesso". [34]

Secondo la dichiarazione della Conferenza episcopale cattolica ungherese del 27 dicembre 2023, "tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità di genere e orientamento sessuale, possono essere benedette individualmente, ma una benedizione generale delle coppie che vivono insieme in una unione semplice, in un matrimonio non ecclesiastico o in una unione tra persone dello stesso sesso dovrebbero essere sempre evitati". [35]

La dichiarazione della Conferenza dei Vescovi cattolici della Bielorussia del 1 febbraio 2024 afferma: "La Chiesa cattolica in Bielorussia non intende attuare nella pratica la possibilità proposta dalla Dichiarazione di benedire le coppie che vivono in un'unione irregolare e le coppie dello stesso sesso... A chiunque ne faccia richiesta si può impartire una benedizione extraliturgica. Bisogna però sempre evitare di benedire specificamente le coppie che vivono nel cosiddetto "matrimonio civile", così come quelle che vivono in matrimoni canonicamente invalidi o le coppie dello stesso sesso. Una tale benedizione può essere percepita dagli altri credenti come un consenso al peccato". [36]

Nel messaggio informativo sulla riunione LIX dell'Assemblea plenaria della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Russia (KKER), tenutasi il 28 e 29 febbraio 2024, si legge: "Tenendo conto dei malintesi sorti riguardo alla dichiarazione Fiducia supplicans, la KKER ha ritenuto necessario sottolineare che la dottrina cattolica sulla famiglia e sul matrimonio rimane invariata... Per evitare tentazioni e confusione, la KKER attira l'attenzione sul fatto che le benedizioni di qualsiasi tipo di coppia che persista in rapporti non regolati dal punto di vista della morale cristiana (conviventi, seconde nozze, persone dello stesso sesso) sono inaccettabili". [37]

Note

[1] Fiducia supplicans. 31.

[2] "Responsum" ad "dubium" de benedictione unionem personarum eiusdem sexus, e Nota esplicativa: AAS 113 (2021), 431-434.

[3] Fiducia supplicans. 10.

[4] Fiducia supplicans. Prefazione.

[5] Fiducia supplicans. 9.

[6] Fiducia supplicans. 26.

[7] Francesco, papa di Roma. Risposte ai Dubia proposti da due cardinali. https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_risposta-dubia-2023_it.html

[8] Fiducia supplicans. 13.

[9] Fiducia supplicans. Prefazione.

[10] Fiducia supplicans. 12.

[11] Fiducia supplicans. 12.

[12] Fiducia supplicans. 40.

[13] Fiducia supplicans. 22.

[14] Fiducia supplicans. 27.

[15] Fiducia supplicans. 29.

[16] Fiducia supplicans. 34.

[17] Fiducia supplicans. 43.

[18] Fiducia supplicans. 21.

[19] Fiducia supplicans. 4.

[20] Sugli aspetti canonici del matrimonio ecclesiastico. I.

[21] Fiducia supplicans. 31.

[22] Fiducia supplicans. 31.

[23] Fiducia supplicans. 31.

[24] I fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa. ХII, 9.

[25] Fiducia supplicans. 30.

[26] Fiducia supplicans. 31.

[27] Fiducia supplicans. 33.

[28] Fiducia supplicans. 35.

[29] Fiducia supplicans. 35.

[30] Fiducia supplicans. 36.

[31] Fiducia supplicans. 36.

[32] Fiducia supplicans. 40.

[33] Dichiarazione dell'Arcidiocesi di santa Maria in Astana riguardo alla Dichiarazione "Fiducia supplicans", pubblicata dal Dicastero della Dottrina della Fede e approvata da papa Francesco il 18 dicembre 2023.

[34] I cattolici nigeriani si rifiutano di benedire le unioni omosessuali.

[35] https://www.katolikus.hu/cikk/kozlemeny-52286114

[36] Dichiarazione della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Bielorussia sulla dichiarazione dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede "Fiducia supplicans".

[37] Messaggio informativo sulla 49a riunione dell'Assemblea plenaria della Conferenza dei vescovi cattolici russi (KKER).

 
Riconoscenza in stile ucroide: l’abbattimento delle statue del più autentico benefattore dell’Ucraina indipendente del XX secolo

Un articolo di Damir Marinovic da Russia Insider, che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, ci aiuta a capire un aspetto davvero paradossale della presente rivoluzione ucraina: le statue di Lenin, il leader che ha avviato il processo dell’ucrainizzazione sovietica e ha donato agli ucraini la Novorossija, sono abbattute in tutto il paese proprio dagli estremisti di quel nazionalismo ucraino che dovrebbe considerare Lenin il suo più grande benefattore degli ultimi cento anni. Non potrebbe essere più stridente il paragone con la Russia, dove invece la Chiesa ortodossa guida risolutamente ma pacificamente la proposta di seppellire la mummia del suo più grande persecutore, l’idolo del bolscevismo.

 
Evitiamo l'unità cosmetica

il patriarca Bartolomeo, 2024

È un fatto ampiamente noto che il cattolicesimo romano e l'ortodossia celebrano la Pasqua in giorni diversi. In alcuni anni celebrano la Pasqua a una settimana di distanza. In alcuni anni, per esempio nel 2024, la loro celebrazione della Pasqua è a più di un mese di distanza. Nel 2024, i cattolici romani hanno celebrato la Pasqua il 31 marzo, mentre gli ortodossi celebreranno la Pasqua a mezzanotte del 4 maggio.

La disparità tra la Pasqua occidentale e quella ortodossa ha portato alcuni a deplorare le differenze e a chiedere ad entrambe le tradizioni di concordare una data comune. Recentemente, nella sua omelia del 31 marzo 2024, il patriarca Bartolomeo ha espresso il desiderio che a partire dal 2025 sia i cattolici romani che gli ortodossi celebrino la Pasqua nello stesso giorno.

Ma anche da questa posizione rivolgiamo un cordiale saluto di amore a tutti i cristiani del mondo che celebrano oggi la Santa Pasqua. Imploriamo il Signore della Gloria affinché la prossima celebrazione della Pasqua del prossimo anno non sia semplicemente un evento fortuito, ma piuttosto l'inizio di una data unificata per la sua osservanza da parte sia del cristianesimo orientale che di quello occidentale.

Questa aspirazione è particolarmente significativa alla luce del prossimo 1700° anniversario nel 2025, che segnerà la convocazione del Primo Sinodo ecumenico a Nicea. Tra le discussioni cruciali c'era la questione di stabilire un calendario comune per le festività pasquali. Siamo ottimisti perché c'è buona volontà e disponibilità da entrambe le parti. Perché, infatti, è uno scandalo celebrare separatamente l'evento unico dell'unica Risurrezione dell'unico Signore!

A quanto pare, il patriarca Bartolomeo spera che entro il 2025 sia il cattolicesimo romano che l'ortodossia raggiungano un accordo su una data comune per la Pasqua e che dopo il 2025 non ci siano più date diverse per celebrarla. Inoltre, ricorda che il 2025 segnerà il 1700° anniversario del Primo Concilio ecumenico (325). Nicea I è stato un evento fondamentale in cui i vescovi sono venuti da tutto l'Impero Romano per proclamare la loro fede comune in Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato venuto per salvare l'umanità.

Rifiutiamo l'unità cosmetica

Tutti i cristiani ortodossi dovrebbero cercare la fine dello scisma tra cattolicesimo romano e ortodossia. Tuttavia, dobbiamo guardarci dal cambiare la santa Tradizione per amore dell'unità cosmetica. Concordare una data comune per la Pasqua trascurando le questioni significative derivanti dal Grande Scisma del 1054 significherebbe affrettarsi verso un ecumenismo prematuro. Sarebbe come un imprenditore che si limita a dipingere sulle crepe nel muro di una casa dopo un devastante terremoto. Ricoprire le crepe e certificare come abitabile un edificio gravemente danneggiato non solo è altamente irresponsabile, ma è un comportamento fraudolento che rasenta la criminalità.

Il Grande Scisma del 1054 e le sue conseguenze

Per tutto il primo millennio, l'unità cristiana si è manifestata in segni come l'Eucaristia, le Scritture canoniche, i Padri della Chiesa, i Concili ecumenici, il Credo niceno, l'episcopato e la Pentarchia. La Pentarchia era composta dai cinque patriarcati di Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. A differenza del protestantesimo che crede che l'unità della Chiesa universale sia un'unità spirituale e invisibile, i cristiani del primo millennio credevano in una Chiesa universale visibile e tangibile.

L'unità dei cristiani subì una grave battuta d'arresto quando il papa inserì unilateralmente nel 1014 la clausola del Filioque ("e dal Figlio") nel Credo niceno-costantinopolitano (381) . Nel 1054 , il legato pontificio, il cardinale Umberto, scomunicò il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario. Ciò ha provocato le reciproche scomuniche da entrambe le parti. Anche se alcuni hanno esagerato la disputa del 1054, essa serve come punto di riferimento per quando Roma e le Chiese orientali presero strade separate. Vale la pena notare che non fu solo Costantinopoli a respingere il Filioque, ma anche gli altri patriarcati: Alessandria, Antiochia e Gerusalemme si opposero al Filioque.

L'inserimento del Filioque è stata una mossa molto significativa del papa. In primo luogo, implicava che il papa avesse un'autorità equivalente ai Concili ecumenici (Nicea I, 325, e Costantinopoli I, 381) per definire il Credo universale. Ciò è contrario all'ecclesiologia ortodossa che sostiene che la massima autorità ecclesiale risiede nei Concili ecumenici. Quando viene convocato un concilio, i vescovi, come successori degli Apostoli, si riuniscono come rappresentanti della Chiesa cattolica. In secondo luogo, l'inserimento del Filioque implicava la supremazia universale del papa su tutti i cristiani in materia di fede e di pratica. La supremazia papale è implicita nel Filioque. Ci sarebbero voluti diversi secoli prima che l'infallibilità papale fosse esplicitamente promulgata dal Concilio Vaticano I (1869-1870). In terzo luogo, il Filioque ha implicazioni significative per una dottrina della Trinità che molti ortodossi considererebbero dubbia o addirittura eretica. Per gli ortodossi è significativo che il Filioque non abbia il sostegno generale dei Padri della Chiesa.

Passi verso l'autentica unità

Il patriarca Bartolomeo deplora giustamente le differenze di calendario tra cattolicesimo romano e ortodossia. Tuttavia è significativo che egli non abbia parlato molto della necessità di risolvere le questioni derivanti dallo Scisma del 1054. Fino a quando queste questioni non saranno risolte, parlare di una data comune di Pasqua è prematuro. Concordare una data comune per la Pasqua senza occuparsi delle questioni più profonde della fede e della pratica sarebbe più una trovata di pubbliche relazioni che una vera guarigione dello scisma.

Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti sui passi che possono essere intrapresi per raggiungere una vera riunificazione tra cattolicesimo romano e ortodossia. Fondamentalmente, si richiede che entrambe le parti ritornino alle radici comuni nella Tradizione apostolica, per esempio, ai sette Concili Ecumenici, ai Padri della Chiesa e alle liturgie storiche.

1. Lasciar cadere il Filioque

Il primo passo verso la riunificazione sarebbe che il cattolicesimo romano tornasse al Credo niceno-costantinopolitano originale (381) come credo normativo per la sua Messa domenicale in tutte le parrocchie del mondo. La sospensione del Filioque nella Messa domenicale in tutto il mondo dimostrerebbe che papa Francesco prende sul serio la riunificazione con l'Ortodossia. Era consuetudine, quando cattolici romani e ortodossi si riunivano, recitare il Credo niceno omettendo per quell'occasione il Filioque. Ciononostante, tali azioni sono più gesti di pubbliche relazioni che seri tentativi di sanare lo scisma tra le due tradizioni. Una vera riunificazione implica il rifiuto dell'innovazione e il ripristino delle pratiche liturgiche storiche.

Il secondo passo sarebbe che papa Francesco annunciasse che l'inserimento unilaterale del Filioque è stato un errore e che affermare che il Filioque sarà sospeso fino a quando un concilio ecclesiastico universale (compresa la storica Pentarchia e altre giurisdizioni autocefale) non si pronuncerà sul Filioque. È imperativo che la Chiesa cattolica si metta d'accordo sul Filioque, se adottarlo o escluderlo.

Molti fedeli cattolici romani, nella loro interazione con i cristiani ortodossi, hanno detto molto in difesa della doppia processione dello Spirito Santo, fraintendendo allo stesso tempo le differenze tra le due tradizioni. Laddove molti cattolici romani si avvicinano al Filioque in termini di teologia sistematica, per gli ortodossi la controversia sul Filioque riguarda fondamentalmente la teologia liturgica, cioè il nostro culto del Dio Uno e Trino nella liturgia. L'inserimento del Filioque ha gravi implicazioni sul modo in cui comprendiamo la Trinità. Quindi, mentre i cristiani cattolici romani e i cristiani ortodossi recitano versioni quasi identiche del Credo niceno, articolano comprensioni piuttosto diverse della Trinità. Questa differenza nella formulazione è una questione molto più seria della discrepanza nelle date della Pasqua che preoccupa il patriarca Bartolomeo.

2. Ripudiare la supremazia papale

Affinché i cattolici romani si riuniscano con gli ortodossi, il vescovo di Roma e il Vaticano dovrebbero ripudiare formalmente la supremazia papale e approvare formalmente la visione conciliare della Chiesa cattolica. Storicamente, l'Ortodossia ha accettato il primato papale ma ha rifiutato la supremazia papale. Per dirla in altro modo, l'Ortodossia accetta il vescovo di Roma come primo tra gli altri vescovi, ma non come superiore in rango o autorità agli altri vescovi. Una volta che il vescovo di Roma ha formalmente ripudiato la supremazia papale, i dettagli dell'amministrazione della chiesa e del diritto canonico possono essere elaborati da entrambe le parti.

3. Valutare formalmente la Messa del Novus Ordo

Sono passati quasi mille anni dal Grande Scisma, da allora il cattolicesimo romano ha subito molti cambiamenti nella sua teologia e nel suo culto. Quando un cristiano ortodosso orientale visita una liturgia copta ortodossa, vedrà e ascolterà molto di ciò che è familiare alla sua parrocchia natale. Tuttavia, quando visita una Messa cattolica, in particolare una Messa del Novus Ordo, rimarrà sorpreso e persino scioccato da quanto la Messa del Novus Ordo sia diversa dalla liturgia ortodossa.

La Messa del Novus Ordo (nota anche come Messa del Vaticano II, ovvero come Messa di Paolo VI), che ha avuto origine negli anni '60 e '70, rappresenta un sorprendente allontanamento dalle liturgie storiche. Molti cattolici si sono lamentati della mancanza di riverenza e delle scioccanti innovazioni nella Messa del Novus Ordo. Ciò che preoccupa gli ortodossi è la recente soppressione della tradizionale Messa latina da parte di papa Francesco. Ai cristiani ortodossi sembra che il cattolicesimo romano abbia abbandonato il suo patrimonio liturgico storico per uno basato sull'innovazione moderna. Esempi di innovazione liturgica includono: l'inclusione di canti secolari come "You Got a Friend" o "Stairway to Heaven", l'introduzione di ministri eucaristici laici per distribuire l'Ostia consacrata e il sacerdote che smette di pregare ad orientem (rivolto verso est).

Lo scopo ultimo della riunificazione cattolico-ortodossa è l'Eucaristia, ma ciò è possibile se la Messa del Novus Ordo è incompatibile con le antiche liturgie di san Giovanni Crisostomo e san Basilio il Grande? Si suggerisce, se il vescovo di Roma dovesse attuare i primi due passi sopra raccomandati (vale a dire, sospendere l'uso del Filioque nel culto domenicale e rinunciare formalmente alla supremazia papale), che i vescovi ortodossi convochino un sinodo pan-ortodosso che esamini la validità della Messa del Novus Ordo. La Messa del Novus Ordo non è necessariamente eretica, ma è un'innovazione sorprendente che sembra divergere dal culto cristiano storico. Questo è un problema che non può essere ignorato. Un approccio più semplice sarebbe che la Chiesa cattolica romana mettesse da parte la Messa del Novus Ordo e tornasse alla storica Messa latina, debitamente tradotta in volgare, come forma normativa del culto domenicale in tutto il mondo.

Questi tre suggerimenti sono solo i primi passi che dimostrerebbero che papa Francesco e i suoi confratelli vescovi desiderano sinceramente la riunificazione con l'Ortodossia. Fino a quando papa Francesco e il Vaticano non sospenderanno l'uso del Filioque dalla Messa domenicale in tutto il mondo, tutti i discorsi sulla riunificazione tra le due tradizioni saranno prematuri. C'è da chiedersi perché il patriarca Bartolomeo non abbia prestato maggiore attenzione al Filioque nel suo perseguimento di legami più stretti con Roma. Spetta ai laici ortodossi chiedere umilmente che i nostri sacerdoti e vescovi non soccombano all'ecumenismo prematuro e che il clero ortodosso locale trasmetta le proprie preoccupazioni ai rispettivi primati. Una componente fondamentale dell'ecclesiologia ortodossa è che l'intero popolo di Dio, dal vescovo fino al sacerdote, ai diaconi e ai laici, è responsabile della salvaguardia della santa Tradizione. È compito del clero ordinato, dei vescovi e dei sacerdoti, salvaguardare la santa Tradizione. I laici dovrebbero parlare apertamente solo se sembra che si stia tentando di manomettere la santa Tradizione.

Evitare la falsa unità

Il patriarca Bartolomeo è stato un sostenitore molto esplicito della riunificazione con Roma. Alla fine del 2019, ha informato i monaci del Monte Athos che non ci sono differenze dogmatiche tra l'Ortodossia e il cattolicesimo romano e che la riunione è inevitabile. Tuttavia, il suo ottimismo potrebbe essere prematuro. Ci sono pochissime prove che papa Francesco stia cercando di annullare la tragica eredità dello Scisma del 1054. È preoccupante che il patriarca Bartolomeo non abbia preso una posizione più forte sul Filioque e sulla supremazia papale. Fino ad allora, la migliore posizione da assumere per gli ortodossi rispetto alla riunione con il cattolicesimo romano è quella di ribadire: noi siamo ortodossi e manteniamo la santa Tradizione senza modifiche .

La tentazione di molti ecumenisti entusiasti è quella di nascondere sotto il tappeto le questioni estremamente significative che si frappongono tra cattolici romani e ortodossi. Tuttavia, ciò comporterebbe l'abbandono della santa Tradizione. Se il cattolicesimo romano desidera ritornare alle sue radici patristiche, noi ortodossi dovremmo in ogni caso aiutarlo a ritornare al cristianesimo pre-scismatico; ma non possiamo e non dobbiamo impegnare il cimelio di famiglia per una falsa unità.

Può darsi che chi scrive protesti troppo, tuttavia le recenti parole del patriarca Bartolomeo sono motivo di preoccupazione. Guardando al 2025, dovremmo stare attenti alle campagne di pubbliche relazioni che spingono i fedeli ortodossi verso una falsa unità con i cattolici romani. È importante che i laici ortodossi acquisiscano familiarità con le credenze e le pratiche fondamentali dell'Ortodossia. Una solida comprensione della Sacra Tradizione è la chiave per obbedire all'ammonimento dell'apostolo Paolo in 2 Tessalonicesi:

Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. (2 Ts 2:15)

Essere in grado di stare saldi significa non essere facilmente spinti da una parte e mantenere qualcosa significa che tale cosa non può essere facilmente strappata dalla nostra presa. In questo contesto, abbiamo bisogno di cristiani ortodossi che abbiano familiarità con la santa Tradizione. Se non abbiamo familiarità con gli insegnamenti e le pratiche dell'Ortodossia, saremo suscettibili di essere confusi dalla raffinata retorica degli entusiasti dell'ecumenismo, siano essi ortodossi o cattolici romani. Abbiamo bisogno di un fronte unito contro i falsi ecumenisti.

Nell'opporci al falso ecumenismo, dobbiamo anche guardarci dallo spirito di orgoglio spirituale e di giudizio. Dovremmo cercare di sviluppare il phronema (modo di pensare) ortodosso di umiltà e carità. E dovremmo cercare le preghiere dei grandi santi come Ireneo di Lione, Vincenzo di Lérins, Marco di Efeso e Giustino Popovich. Imitiamo lo spirito di umile servizio esemplificato da questi santi.

Vorrei concludere citando un altro vescovo ortodosso, il metropolita Filaret della ROCOR. Nel 1965, quando il patriarca di Costantinopoli, Atenagora, si incontrò con papa Paolo VI per revocare le reciproche scomuniche del 1054, Filaret scrisse per esprimere le sue preoccupazioni.

Nessuna unione della Chiesa romana con noi è possibile finché non rinuncia alle sue nuove dottrine, e nessuna comunione nella preghiera può essere ristabilita con essa senza la decisione di tutte le Chiese, cosa che, tuttavia, difficilmente può essere possibile prima della liberazione della Chiesa in Russia. che attualmente deve vivere nelle catacombe.

Con la fine della guerra fredda, la Chiesa russa è uscita dalle sue catacombe. Ciò ha permesso al Patriarcato di Mosca di svolgere un ruolo più prominente nel mondo ortodosso. La natura conciliare dell'Ortodossia significa che non siamo totalmente dipendenti da Costantinopoli. Se sospettiamo che un patriarcato corra il pericolo di allontanarsi dalla santa Tradizione, possiamo rivolgerci ad altri patriarcati per avere guida. Sebbene la riunificazione cattolico-ortodossa sia altamente auspicabile, è imperativo che Costantinopoli non cerchi la riunificazione con Roma senza il consenso e l'approvazione di Mosca e degli altri patriarchi e primati. La vera unità della Chiesa richiede fedeltà alla santa Tradizione. L'apostolo Paolo scrisse al vescovo Timoteo:

Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi. (2 Tim 1:13-14)

Prestiamo ascolto alle parole dell'apostolo Paolo ed emuliamo l'esempio del vescovo Timoteo.

 
Occupazioni di chiese ortodosse in Ucraina occidentale

Siamo nei giorni di una nuova ondata di violenze contro le chiese ortodosse in Ucraina occidentale, quella che per chi crede ancora alle favole, ha fatto una “scelta di civiltà” e ha voluto “allinearsi ai valori democratici dell’Europa”. I messaggi degli estremisti ucraini non lasciano molto spazio a diverse interpretazioni.

Le occupazioni sono già iniziate: guardate questo video girato nella città di Turka della regione di Leopoli, dove domenica 5 ottobre gli ortodossi sono venuti a riprendere possesso della loro chiesa occupata la domenica precedente con la connivenza della polizia locale, mentre gli occupanti hanno nuovamente bloccato l’ingresso. Confrontate i volti, le espressioni e gli atteggiamenti di tutti i partecipanti a questo video davvero prezioso per capire la verità del dramma ucraino.

 
Crescere delusi dalla Pasqua

Crescendo come evangelico, la Pasqua non mi è mai sembrata all'altezza delle aspettative. A Pasqua ci presentavamo in chiesa alla solita ora. Molte donne (e anche molti bambini) avevano abiti nuovi. I cappelli sembravano essere un grosso problema. C'erano più fiori del solito. La banda musicale di lode e adorazione di solito ci dava il via con qualcosa legato alla "Resurrezione" come:

Alive, alive, alive forevermore!

My Jesus is alive, alive forevermore!

Alive, alive, alive forevermore!

My Jesus is alive.

Sing hallelujah! Sing hallelujah!

My Jesus is alive forevermore!

Sing hallelujah! Sing hallelujah!

My Jesus is alive!

(Vivo, vivo, vivo per sempre!

Il mio Gesù è vivo, vivo per sempre!

Vivo, vivo, vivo per sempre!

Il mio Gesù è vivo.

Canta alleluia! Cantate alleluia!

Il mio Gesù è vivo per sempre!

Cantate alleluia! Cantate alleluia!

Il mio Gesù è vivo!)

Oltre ai canti che ripetevamo, c'erano sempre molti "canti speciali" eseguiti dai vari membri della chiesa. Nessuno di loro era in realtà qualcosa di speciale. Li cantavamo tutti agli incontri di risveglio durante tutto l'anno, non solo a Pasqua. A volte facevamo una rappresentazione della Passione che raccontava la storia della crocifissione. Ciò dipendeva dai sentimenti del "ministro della musica" dell'epoca. Ad alcuni piaceva mettere in scena spettacoli, ad altri no. Un anno abbiamo avuto un video di 45 minuti di studiosi della Bibbia che parlavano della Resurrezione e del suo impatto. Un'altra volta, il pastore ha usato una croce come sostegno per spiegare come Gesù morì di asfissia. La sua performance includeva la simulazione dei suoni dello strangolamento a morte attraverso il suo microfono. Alla fine molte donne piangevano, e anche la maggior parte dei bambini terrorizzati.

Un anno abbiamo provato una sorta di pasto pasquale modificato. Alla domenica mattina. Sui banchi. Con scialli da preghiera ebrei. Metà del sermone riguardava il sostegno a Israele. In realtà mi ero seduto lì chiedendomi se dovevo convertirmi al giudaismo, perché sicuramente sembrava che Dio si preoccupasse più di loro che di noi. Inoltre, forse i loro sermoni erano migliori?

Naturalmente, indipendentemente da come celebravamo la Pasqua durante il servizio, facevamo sempre la caccia delle uova e poi ci rimpinzavamo di caramelle. Era diverente quando ero molto piccolo, ma quando sono cresciuto, i bambini che si buttavano a terra a vicenda su uova sode e multicolori non mi sembravano particolarmente "cristiani". Essendo evangelici, alcuni membri irritabili della congregazione si lamentavano inevitabilmente, a voce piuttosto alta, del fatto che non dovremmo celebrare affatto la Pasqua perché è una tradizione "pagana".

Ciò dava sempre un tocco festoso all'occasione. Soprattutto quando eri bloccato a cenare più tardi con parenti che avevano quella opinione. Che il termine inglese per Pasqua, Easter, venisse o no da Ishtar, la dea pagana della fertilità, quelli insistevano per presentarsi ogni anno per mangiare il nostro prosciutto e il nostro tacchino.

Che momenti divertenti.

Quando ho potuto guidare, ho visitato alcune "celebrazioni pasquali" nelle chiese di amici. Alcuni di loro celebravano il servizio a lume di candela il sabato sera con la comunione. Era lo stesso succo d'uva e pane raffermo che ti servivano in ogni domenica di "comunione". Anche i canti, i sermoni e le chiamate all'altare erano più o meno gli stessi di qualsiasi altro servizio religioso. Solo che era di notte con le candele, quindi era davvero speciale! La chiesa del mio migliore amico ha avuto la grande idea di organizzare un servizio di Pasqua all'alba durante il nostro ultimo anno di liceo. Sulla spiaggia di un resort locale, con condomini di lusso che svettano alle nostre spalle. Abbiamo celebrato il Cristo risorto con inni suonati da una banda di tamburi d'acciaio, in un servizio guidato da un pastore vestito con pantaloncini, sandali e la camicia hawaiana più pacchiana nella storia dell'uomo bianco.

Sono quasi morto di pura rabbia.

Crescendo con tali esperienze, la Pasqua sembrava semplicemente falsa e superficiale. Mi sembrava, anche da adolescente, che la Pasqua dovesse essere un affare molto più grande del semplice presentarsi un giorno all'anno per abbuffarsi di marshmallows. All'inizio pensavo che fossi solo io. La mia fede doveva essere carente. Forse semplicemente non "capivo" Gesù. Quando partii per il college, tuttavia, avevo finalmente capito cosa c'era che non andava. E sicuramente non ero io.

Tutte queste varie "chiese", inclusa la mia, si stavano semplicemente inventando tutte queste cose mentre andavano avanti. Io ero un conservatore nato. Fin da bambino ero attratto dalla storia e dalla tradizione. Anche gli evangelici intorno a me si consideravano per la maggior parte "conservatori", il che è un'auto-illusione su scala epica. L'evangelicalismo è la versione "cristiana" più radicale disponibile. L'evangelicalismo non conserva quasi nessuna tradizione, a parte alcune interpretazioni "tradizionali" delle Scritture (molte delle quali sono di epoca piuttosto recente). L'evangelicalismo è l'ultimo esperimento di religiosità "fai da te". La sua natura senza radici significa che l'evangelicalismo si trasforma costantemente, barcollando da una "prossima grande cosa" all'altra. Non ti piace come viene fatta la "chiesa", o come il pastore interpreta certe scritture? Resta qui un po', e tutto cambierà. Ciò che ottieni in una determinata domenica, o in una determinata Pasqua, dipende totalmente dal capriccio del pastore anziano e/o del ministro della musica.

uno spettacolo rap "pasquale" in una megachiesa con spettacoli pirotecnici che includevano anche momenti in cui si ballava scuotendo il sedere. Per Gesù, ovviamente.

Anche quando ero relativamente giovane, questa caotica anticultura mi aveva sempre disturbato in tanti modi. La Pasqua, tuttavia, è stata l'ultima goccia. La morte e la risurrezione di Cristo sono il cuore del Vangelo. Mi hanno turbato le parole dell'apostolo Paolo in 1 Corinzi: "Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati". Come potremmo semplicemente presentarci, con un cappello nuovo, senza preparazione, senza previdenza, cantare canti presi direttamente dalla radio e rendere giustizia allo straordinario mistero di Cristo che vince la morte?

Durante il college abbandonai completamente l'evangelicalismo, per non ritornarvi mai più. Andavo in chiesa sporadicamente per rendere felice la famiglia, ma il mio cuore non era mai lì. Sapevo che ci doveva essere qualcosa di più nella vita e nella fede, che un raduno settimanale di incoraggiamento per Gesù seguito da un discorso motivazionale.

La mia prima esperienza, qualcosa di simile a quello che stavo cercando, è stata la mia prima Quaresima, Settimana Santa e Pasqua in un paese dell'Europa orientale prevalentemente cattolico romano. Parlavo fluentemente la lingua, uscivo con una ragazza cattolica e quindi in un certo senso mi "accompagnavo" a tutto. Ero assolutamente estasiato. Qui c'era tutto ciò che intuitivamente avevo sentito mancare nell'evangelicalismo, ma a un livello che non avrei mai potuto immaginare. Come fa un uomo cieco dalla nascita a immaginare un arcobaleno?

Tuttavia, il cattolicesimo romano non doveva essere la mia futura casa. Dopo essere tornato in America, ho avuto la fortuna di trovare la Chiesa ortodossa, la vera pienezza della fede cristiana.

Nello specifico, per quanto riguarda la Pasqua, cosa ho trovato nella Chiesa romana e, in misura molto più ampia, nella Chiesa ortodossa? Ho trovato la comunità. Per 40 giorni prima della Settimana Santa, gli ortodossi digiunano per aiutarsi nella preparazione spirituale a salutare Cristo risorto. Ci asteniamo dalla carne, mangiamo meno calorie e consumiamo meno pasti. Nelle nostre case digiuniamo insieme alle nostre famiglie. Nelle nostre parrocchie digiuniamo con le nostre comunità. In tutto il mondo digiuniamo con tutti gli altri cristiani ortodossi. Nel corso del tempo, digiuniamo con tutti i cristiani ortodossi che sono venuti prima di noi. Siamo tutti nella stessa situazione. Ci viene ricordata la nostra fede comune in Cristo ogni volta che ci sediamo a un pasto vegetariano e ogni volta che ci asteniamo del tutto da un pasto. L'Ortodossia vissuta in comunità è quanto di più lontano si possa ottenere dal "fai da te".

La Quaresima è un tempo riservato ogni anno per concentrarci sulla costruzione e sulla ricostruzione della nostra vita in Cristo. Ci concentriamo sul pentimento per aprire la nostra anima alla grazia purificatrice di Dio. Leggiamo più scritture e vite di santi per rafforzare e guidare la nostra fede. Preghiamo di più per avvicinarci a Dio. Cerchiamo di manifestare meglio i frutti dello spirito. Ci sforziamo di essere più gentili, di servire gli altri, di fare più elemosine. Nel capitolo 16 di Matteo, Cristo dice ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Durante la Quaresima prendiamo consapevolmente in mano le nostre croci, rinneghiamo noi stessi e seguiamo Cristo.

Nell'Ortodossia ho trovato anche la Tradizione che desideravo. La Chiesa ortodossa non è un progetto "fai da te". Seguiamo ciò che ci è stato tramandato in una catena ininterrotta che riconduce agli Apostoli. Siamo uniti nel tempo con tutti coloro che sono venuti prima di noi, la Chiesa trionfante che ha guadagnato la sua ricompensa in un luogo di ristoro e di luce.

I quaranta giorni di Quaresima ci preparano alla Settimana Santa. Iniziamo il viaggio verso la morte gloriosa e la risurrezione di Cristo in uno stato spiritualmente rinnovato. Durante la Settimana Santa partecipiamo a servizi che non si tengono in nessun altro periodo dell'anno. Cantiamo inni che non sono cantati in nessun altro momento dell'anno. In Chiesa leggiamo le storie della Passione di ciascuno dei Vangeli, durante più di 30 ore di servizi di culto offerti durante la Settimana Santa. Ci riuniamo, in più occasioni, e seguiamo la croce in processione intorno alla Chiesa, ove possibile, per le vie della città. Quando arriviamo al servizio della Pasqua, siamo veramente pronti a ricevere il Dio risorto che ha vinto la morte con la morte.

Se non avete mai assistito ad un servizio pasquale ortodosso, difficilmente potete immaginare la gioia dei cristiani che gridano trionfalmente: "CRISTO È RISORTO!"

Dopo un servizio durante la Settimana Santa, ho avuto una conversazione con un giovane di un college locale con un vivo interesse per la teologia. Aveva partecipato alla funzione perché era incuriosito dall'Ortodossia. Tuttavia, aveva difficoltà a trattare con l'Ortodossia a causa di quanto fosse estranea al suo background battista. Mi ha detto: "Ho letto Giustino Martire e alcuni degli altri primi scrittori cristiani, e posso vedere chiaramente che l'Ortodossia è molto più vicina alla Chiesa del secondo secolo di quanto lo sia la Chiesa battista. Ma abbiamo ancora davvero bisogno di tutto questo oggi?"

L'ho guardato dritto negli occhi e ho detto: "Bene, ora sai cosa succede quando porti via 'tutto quello'."

Lui ha sorriso e ha detto: "Sì. È davvero brutto. Credo che sia questo il motivo per cui sono qui."

Nel suo sguardo imbarazzato, ho visto un'eco delle mie stesse lotte quando avevo la sua età.

Gli ho sorriso e gli ho detto: "Bentornato a casa".

 
Il senso della festa della Santa Protezione

La festività odierna della Santa Protezione è stata istituita in un periodo piuttosto tardivo, e commemora un evento del X secolo. Per molti cristiani può essere un utile insegnamento per imparare un giusto atteggiamento ecclesiale di fronte alle apparizioni mariane.

Il blog Fos Ilaron ci offre in un breve articolo i punti essenziali dell’evento che ha dato origine alla festa.

 
L'apostasia nella Chiesa ortodossa è sostenuta da alcuni chierici e vescovi

Il nemico della razza umana sta impiegando tutti i suoi sforzi e tutti i suoi mezzi per abbattere la Chiesa ortodossa, e in questo è ampiamente sostenuto da apostati aperti e segreti della vera fede e della Chiesa, compresi anche coloro che hanno tradito le loro alte vocazioni e giuramenti come chierici, e persino come vescovi alla guida di alcune Chiese individuali.

In verità, stiamo vivendo un tempo terribile, un tempo come non si è mai visto nella storia del cristianesimo, nella storia dell'umanità! Un momento di instabilità quasi totale!

E nella misura in cui desideriamo rimanere fedeli alla vera Ortodossia, ci vengono imposti molti obblighi.

Dobbiamo, come ci insegna il vescovo Ignatij (Brjanchaninov), evitare l'apostasia che sta crescendo così rapidamente nel mondo e proteggerci da essa. Dobbiamo difenderci dallo spirito corruttore dei tempi per evitare la sua influenza.

E a tal fine dobbiamo innanzitutto comprendere e non dimenticare mai:

  • che attualmente non tutto ciò che porta il nome più santo e più caro dell'Ortodossia è veramente Ortodossia – ora esiste anche la pseudo-Ortodossia, che dobbiamo temere e dalla quale dobbiamo fuggire come dal fuoco;

  • che la vera Ortodossia è solo quella che non accetta e non permette in nulla, né nell'insegnamento né nelle pratiche ecclesiali, alcun tipo di innovazione contraria alla Parola di Dio e ai decreti della Chiesa universale;

  • che la vera Ortodossia non benedice e non asseconda la moda moderna – la moralità e i costumi del mondo moderno e corrotto, che, ancor più che nei tempi apostolici, giace nel male, poiché è un mondo che ha abbandonato Dio;

  • che la vera Ortodossia considera solo compiacere Dio e salvare le anime, non accordarsi per la felicità terrena temporanea, una carriera, vantaggi e possedimenti terreni;

  • che la vera Ortodossia è spirituale, non naturale e carnale, non attaccata alla terra, ai sentimenti e alle esperienze terrene.

Brani tratti da: Sull'apostasia

Che cosa direbbe oggi vladyka Averkij sullo stato dell'Ortodossia 50 anni dopo la sua nascita al cielo?

 
Il progresso della salute

2000 a.C. - Prendi, mangia questa radice.

1000 d.C. - Quella radice è pagana! Prendi, recita questa preghiera.

1750 d.C. - Quella preghiera è superstiziosa! Prendi, bevi questa pozione.

1900 d.C. - Quella pozione è una ciarlataneria! Prendi, inghiotti questa pillola.

1950 d.C. - Quella pillola è inefficace! Prendi, iniettati questo antibiotico.

2000 d.C. - Quell'antibiotico è artificiale! Prendi, mangia questa radice. 

 
Qual è l'obiettivo di una diaconessa "liturgica"?

Durante la Settimana Santa, i media ecclesiastici hanno riportato la notizia dell'ordinazione di una diaconessa liturgica in una delle chiese dello Zimbabwe, in Africa, affiliate al Patriarcato ortodosso di Alessandria. Non entrerò nel merito dell'ordinazione di una diaconessa. Per ora lascio questa questione ai teologi e ai sinodi. In questo articolo solleverò semplicemente alcune domande derivanti da questo evento. Un simile evento richiede il consenso ortodosso, poiché qualsiasi azione ecclesiastica al di fuori del consenso e dell'unanimità ortodossa rappresenta un pericolo e porta a conseguenze indesiderabili. Tanto più che una questione così delicata, soprattutto in questo momento, sarebbe considerata un passo verso l'ordinazione delle donne al sacerdozio.

Non c'è dubbio che su questo tema sia urgentemente necessario uno studio approfondito e fedele dell'eredità cristiana, soprattutto di quella ortodossa, e delle esigenze pastorali richieste dalla Chiesa nel mondo di oggi. Tuttavia, il ricorso a decisioni individuali rimane più pericoloso di qualsiasi passo che i suoi sostenitori possano percepire come vantaggioso per la Chiesa. Gli studi teologici richiedono onestà scientifica e obiettività, non una manipolazione delle informazioni per servire obiettivi personali. Qui viene messo in risalto il ruolo dei veri e propri santi, non solo degli studiosi e dei ricercatori, per non negare ciò che da secoli diciamo, cioè che la teologia è esperienza della presenza di Dio, non solo pensiero razionale o filosofico.

Le mie riflessioni nascono dalla preoccupazione per l'unità ortodossa, che vedo in pericolo a causa dell'assenza di dialogo tra le Chiese e del dilagare dell'individualismo al loro interno, al punto che è imminente il timore di seguire le orme dell'individualismo di tipo protestante. Possa Dio proteggerci dalla sostituzione dell'unità ortodossa con un'unione di ortodossi.

L'esistenza delle diaconesse nella Chiesa primitiva necessita di ulteriori chiarimenti. Le nostre informazioni storiche non confermano che tutte le chiese siano state testimoni del servizio delle diaconesse, ma piuttosto alcune, soprattutto le chiese grandi e nelle principali città. Inoltre, anche la distinzione tra il servizio delle diaconesse e il servizio delle vedove necessita di ulteriore approfondimento. Le informazioni a nostra disposizione indicano che il servizio delle diaconesse comprendeva diversi aspetti, come la custodia e la supervisione della sezione femminile nella chiesa; secondo la consuetudine sociale del passato, donne e uomini stavano ciascuno in determinate aree della navata. Inoltre, le diaconesse aiutavano le donne nei battesimi, per esempio ungendo i loro corpi con olio. Inoltre, le diaconesse potrebbero essere state responsabili dell'insegnamento alle donne, ma su questo non tutti gli studiosi concordano. Nel quarto servizio, basato sulla tradizione sociale del passato, le diaconesse accompagnavano le donne quando avevano bisogno di incontrare il vescovo, poiché era vietato al vescovo incontrare una donna da sola.

Venne il momento in cui questo ministero cadde in disuso nella Chiesa. Non conosciamo i motivi esatti della sua scomparsa. Non abbiamo bisogno di studi che mostrino le ragioni di tale scomparsa? Non è necessario chiarirne i campi di servizio prima di adottarlo nelle nostre chiese? La sua accettazione è coerente con la tradizione ortodossa e con la comprensione del sacerdozio ordinato? Può limitarsi al servizio educativo e al servizio dell'amore in tutte le sue forme? Quali sono i confini tra questo ministero e il ministero dei fedeli (laici)? Quali sono le motivazioni per conferirgli un ruolo liturgico? Perché è necessario questo ruolo?

Se questo tipo di servizio è autentico, dovremmo pretenderlo: la Chiesa ne ha davvero bisogno? In che misura lo pretendiamo in quanto siamo influenzati dai movimenti umanistici e femministi? Che cosa motiva la Chiesa ad attivare il suo servizio pastorale: il pensiero teologico o il pensiero mondano? Come risponde la Chiesa alle sfide di fede, morali e umanitarie che si trovano ad affrontare le società di oggi? Su quali basi la Chiesa costruisce i suoi programmi pastorali, sociali o teologici?

Inoltre, qual è l'effetto dell'accettazione delle diaconesse e del sacerdozio femminile nelle Chiese non ortodosse che hanno adottato questo fenomeno? Questa accettazione ha favorito la loro crescita spirituale e numerica, oppure il contrario? Accettare le diaconesse è un primo passo verso l'accettazione delle sacerdotesse? Quale sarebbe l'effetto dell'avere uomini e donne preti sul concetto spirituale e teologico del sacerdozio ? In che misura ciò contribuisce alla secolarizzazione o alla degenerazione del sacerdozio considerato come funzione religiosa? Qual è l'effetto psicologico di avere entrambi i sessi attorno alla sacra mensa?

Dove andrà a finire la Chiesa ortodossa se ciascuna Chiesa continua ad adottare ciò che ritiene appropriato senza consultarsi e concordare con tutte le Chiese ortodosse? Dov'è lo spirito collettivo che contraddistingue l'Ortodossia? Che dire dell'unità della Fede? E cosa unirà le Chiese ortodosse se pratiche senza accordo unanime cominciassero ad apparire qua e là?

Coloro che applaudono all'emergere delle diaconesse pensano al futuro dell'unità ortodossa? Come facciamo a sapere se stiamo permettendo allo Spirito Santo di operare e creare nuovi talenti? Come facciamo a sapere se lo stiamo intrappolando nel quadro del nostro pensiero limitato? O se lo stiamo sottomettendo ai nostri desideri e visioni personali?

Non aggiungerò altre domande qui, anche se sarebbero necessarie se vogliamo veramente essere onesti, fedeli e puri in ogni lavoro che svolgiamo nella Chiesa. Il dolore per quello che sta succedendo mi soffoca.

Spero che alcune di queste domande incoraggino alcune persone sincere, oneste e umili a fermarsi prima di procedere nell'individualismo che aumenta le divisioni e crea nuovi scismi.

 
FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=1 FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=66   63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 di 103  FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=68 FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=103  
Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE