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Un esame geopolitico dell’America Latina

In attesa di aprire un blog correlato al suo e in lingua spagnola dedicato in particolare ai problemi geopolitici dell’America Latina, Saker ci presenta un primo rapporto dalla situazione latino-americana. Dopo avere apprezzato le sue attente analisi della crisi ucraina, presentiamo anche questo rapporto (che dopo una sezione introduttiva globale sull’America Latina, si focalizza in particolare sulle situazioni del Venezuela e del Brasile) in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. Questo testo può iniziare a farci capire perché si sta creando un’immensa rete di sviluppi di legami tra Russia e America Latina (che a suo tempo porteranno anche a corrispettivi sviluppi dell’Ortodossia russa in quello che oggi sembra tuttora il continente meno segnato da presenze ortodosse).

 
Intervista a Saker

Mike Whitney, sul sito counterpunch.org, intervista il nostro amico Saker, che riassume nelle sue risposte molti dei dati delle sue analisi che abbiamo cercato di presentare negli ultimi mesi. Ci sembra un’utile ripasso della situazione attuale, che possiamo leggere in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Chiesa in stile russo consacrata a Cipro

foto: mospat.ru

Una chiesa in stile russo sull'isola di Cipro, costruita per soddisfare le esigenze degli immigrati di lingua russa, è stata consacrata durante il fine settimana, seguita dalla Divina Liturgia concelebrata da vescovi di Cipro, Gerusalemme e Russia.

Sua Eminenza il metropolita Antonij di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa russa, è arrivato a Cipro sabato 18 maggio accompagnato da due sacerdoti del dipartimento. La delegazione ha venerato le reliquie di san Lazzaro a Larnaca e ha visitato il monastero della santa Croce a Stavrovouni, che conserva un pezzo della vera Croce, come riferisce il Dipartimento.

Nella notte hanno partecipato alla Veglia nella chiesa russa di san Nicola a Limassol.

La mattina dopo, il metropolita Antonij ha presieduto il rito della grande Consacrazione della chiesa, poi ha celebrato la Divina Liturgia con sua Eminenza il metropolita Athanasios di Limassol e sua Eminenza il metropolita Timotheos di Vostra, esarca del Patriarcato di Gerusalemme a Cipro, e chierici russi e ciprioti.

La funzione è stata celebrata in greco, slavo e arabo.

foto: mospat.ru

Nel suo discorso dopo la Liturgia, il metropolita Athanasios ha espresso la fiducia che la chiesa di nuova costruzione unirà credenti di diverse nazionalità nella preghiera e nei sacramenti e, in tal modo, contribuirà a rafforzare l'unità dell'Ortodossia.

Nel suo discorso, il metropolita Antonij ha ringraziato il vescovo cipriota per questa cura paterna per il gregge di lingua russa di Limassol. In ricordo della consacrazione, ha donato alla chiesa una croce d'altare e una Panagia episcopale al metropolita Athanasios.

La parrocchia di San Nicola Taumaturgo è stata fondata nel 1995 con la benedizione del metropolita Chrysanthos di Limassol. L'idea di costruire una chiesa in stile russo per la parrocchia ha avuto la benedizione sia di sua Eminenza l'arcivescovo Chrysostomos I di Cipro che di sua Santità il patriarca Alessio II di Mosca. Il progetto è stato poi pienamente supportato dal metropolita Athanasios, che è divenuto il vescovo ordinario di Limassol nel 1999.

La prima pietra della chiesa è stata consacrata dal patriarca Kirill il 9 giugno 2012.

Nel maggio 2017, nella metropolia di Tamasos, è stata consacrata la chiesa di sant'Andrea e di Tutti i santi russi, costruita in stile architettonico russo. Il servizio è iniziato con l'arrivo delle reliquie di molti grandi santi russi, tra cui quelle di santa Matrona, in onore della quale è stata costruita un'altra cappella a Limassol.

 
L'ISIL e l'ignoranza di Washington sul divario tra sunniti e sciiti

La totale ignoranza del recente fenomeno dello Stato Islamico della Siria e del Levante (ISIL), anche tra i media, anche tra le persone che nel nostro paese desiderano fare qualcosa per capire o fronteggiare il rischio di destabilizzazione in Medio Oriente, ci ha spinto a segnalare l’articolo di Gary Leupp da countepunch.org, che rivela come l’ignoranza è profondamente radicata negli stessi autori del caos contemporaneo. Anche se non direttamente collegato al mondo cristiano ortodosso (se non per le sofferenze provocate ai cristiani in Siria e Iraq), il quadro storico del professor Leupp, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, ci fa riflettere su un dato inquietante: se i poteri del mondo “democratico” sono riusciti a creare conflitti a non finire ignorando e manipolando gli equilibri tra i musulmani in Medio Oriente, quali altre tragedie saranno capaci di creare ignorando e manipolando gli equilibri tra i cristiani in tutti i paesi dell’Est?

 
"Le condizioni di Costantinopoli sono inaccettabili"

foto: YouTube

Le richieste del Patriarcato di Costantinopoli alla Chiesa ortodossa macedone-Arcivescovado di Ohrid sono inaccettabili, afferma il Primate della Chiesa.

Sebbene la Chiesa ortodossa macedone abbia ricevuto un tomos di autocefalia dalla Chiesa madre del Patriarcato serbo nel giugno 2022, la sua indipendenza non è stata riconosciuta da tutte le Chiese locali, compreso il Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa di Grecia, che hanno entrambi specificamente accennato al nome della Chiesa "macedone" come un problema, poiché Macedonia è anche il nome di una regione della Grecia. Costantinopoli si aspetta anche che la Chiesa ortodossa macedone sacrifichi le sue molteplici diocesi della diaspora.

C'è un'opinione tra alcune Chiese ellenofone e alcuni altri vescovi secondo cui la vera autocefalia può essere concessa solo da Costantinopoli.

Interrogato ieri da un giornalista di Televizija Star su quando la Chiesa ortodossa macedone riceverà un tomos da Costantinopoli, il primate, Sua Beatitudine l'arcivescovo Stefan di Ohrid e Macedonia, ha detto che nessuno lo sa, quindi nel frattempo la Chiesa ortodossa macedone continua a costruire rapporti con altre Chiese locali (si veda sotto).

"Se ci danno il tomos lo accetteremo, ma le condizioni che vengono poste sono inaccettabili per noi", ha detto l'arcivescovo, cioè "rinunciare al nome di 'Chiesa ortodossa macedone', abbandonare la diaspora macedone e riconoscere la Chiesa ucraina riconosciuta da Costantinopoli".

"Noi abbiamo il nostro nome; appartiene a noi e a nessun altro, e quindi nessuno dovrebbe chiederci di rinunciare al nostro nome, che è Chiesa ortodossa macedone-Arcivescovado di Ohrid, quindi contenente due nomi", ha detto.

"Quando altre nazioni ortodosse rinunceranno alle loro diaspore, allora prenderemo in considerazione anche la nostra, ma sarà difficile risolvere questa questione o rispondere positivamente in risposta alla richiesta del Patriarcato ecumenico", ha concluso.

L'arcivescovo Stefan ha affermato in un'intervista nel 2022 che le Chiese di lingua greca sono invitate a chiamarle Arcivescovado di Ohrid se lo desiderano, ma la Chiesa ortodossa macedone continuerà a riferirsi a se stesso con il suo nome completo di Chiesa ortodossa macedone-Arcivescovado di Ohrid.

Diversi altri vescovi della Chiesa ortodossa macedone hanno espresso in recenti dichiarazioni la stessa convinzione dell'arcivescovo Stefan: tra loro i metropoliti Timotej di Debar e Kičevo, Agatangel di Povardarie e Petar di Prespa e Pelagonia.

Da parte sua, il Santo Sinodo macedone ha annunciato nel febbraio 2023 che continuerà a difendere e sostenere sia il suo status autocefalo che il suo nome.

* * *

Nel complesso, l'autocefalia della Chiesa macedone è riconosciuta dalle Chiese di Russia, Polonia, Ucraina, Bulgaria e Romania, oltre alla Chiesa serba che l'ha concessa.

Nel frattempo, le Chiese di Costantinopoli, Grecia, Antiochia, Georgia e Albania riconoscono la Chiesa macedone come canonica ma non autocefala.

Vescovi e chierici della Chiesa ortodossa macedone hanno anche concelebrato con vescovi e chierici della Chiesa di Gerusalemme e della Chiesa ortodossa in America, sebbene i loro Sinodi non abbiano affrontato formalmente la questione.

Finora non vi sono state decisioni sinodali o concelebrazioni con vescovi o chierici delle Chiese di Alessandria e Cipro.

 
Annuncio del metropolita Antonij di Borispol sulle occupazioni delle chiese in Ucraina occidentale

I portali Pravoslavie.ru (in russo) e Pravmir.com (in inglese) riportano la dichiarazione del metropolita Antonij di Borispol e Brovary, segretario esecutivo della Chiesa ortodossa ucraina, a proposito delle occupazioni dei luoghi di culto ortodossi. Riportiamo l’articolo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
La Chiesa bulgara tra fede e politica: i canoni contro il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

alcuni vescovi bulgari hanno concelebrato con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Alcuni vescovi bulgari hanno concelebrato con i rappresentanti di Dumenko al Fanar. Dovremmo aspettarci che la Chiesa ortodossa bulgara riconosca ufficialmente la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Se sì, perché e quando?

Il 19 maggio 2024 si è tenuta una Liturgia presso il monastero patriarcale e stauropegiale della Fonte vivificante, situato nel quartiere Balıklı (greco: Βαλουκλή) di Istanbul. Alla Liturgia hanno partecipato vescovi del Fanar e della Chiesa bulgara, insieme a "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

La Liturgia è stata officiata dal patriarca Bartolomeo. Hanno concelebrato diversi vescovi fanarioti, nonché i metropoliti Nikolaj di Plovdiv, Kiprian di Stara Zagora, Iakov di Dorostol e i vescovi Sion di Velichka e Vissarion di Smoljan della Chiesa ortodossa bulgara. Alla Liturgia, che secondo fonti pro-Dumenko è stata presentata come "il riconoscimento della Chiesa ortodossa dell'Ucraina da parte della Chiesa bulgara, hanno partecipato anche i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Evstratij Zorja e Avraamij Lotysh. Analizziamo cosa c'è dietro questa concelebrazione.

La Chiesa bulgara e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fino al 2024

Nelle foto del servizio congiunto dei fanarioti, dei bulgari e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", pubblicate dai media greci, Evstratij Zoria appare il più felice. Comprensibilmente, una persona priva di ordinazione canonica e uno tra i più attivi odiatori e nemici della Chiesa ortodossa ucraina, ha avuto l'onore di "concelebrare" con un numero di vescovi rispettati e influenti. Avraamy Lotysh sembra meno soddisfatto, apparentemente non comprendendo appieno ciò che stava accadendo intorno a lui.

Allo stesso tempo, è improbabile che i bulgari non capiscano con chi hanno a che fare. Pertanto, questa situazione appare ancora più deplorevole.

Perché già nel 2015 il Sinodo della Chiesa bulgara ha dichiarato in una lettera al presidente dell'Ucraina: "La cosiddetta 'Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev' non è riconosciuta da nessuna Chiesa locale nel mondo. <...> Non abbiamo comunione eucaristica e di preghiera con le strutture religiose cadute nello scisma".

Come possiamo vedere, poco prima della "unificazione" della 'Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev' e della 'Chiesa ortodossa autocefala ucraina', i bulgari ritenevano che queste strutture fossero scismatiche.

I bulgari sostenevano questo punto di vista anche alla vigilia della ricezione del Tomos da parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal patriarca Bartolomeo. Per esempio, il 4 ottobre 2018, durante una riunione ordinaria del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara, i suoi membri hanno discusso della situazione allarmante derivante dalle azioni del Patriarcato ecumenico sul territorio canonico della Chiesa ortodossa ucraina.

Tre membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara – il metropolita Gavriil di Lovech, il metropolita Ioan di Varna e Veliki Preslav e il metropolita Daniel di Vidin – hanno chiesto che la questione sia affrontata in un Concilio pan-ortodosso. Tuttavia, questa iniziativa di rispettati vescovi della Chiesa bulgara non è stata sostenuta dal Sinodo.

Nel gennaio 2019, quando la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era già riconosciuta dal Fanar, il Sinodo bulgaro ha incaricato una commissione speciale, presieduta dal metropolita Kiprian di Stara Zagora, di esaminare la questione della Chiesa scismatica ucraina. Questi ha smentito fermamente le informazioni provenienti da alcune fonti ucraine secondo cui la "questione ucraina" avrebbe spezzato l'unità dell'episcopato della Chiesa bulgara. Il metropolita ha affermato che la Chiesa ortodossa bulgara non ha ancora preso alcuna decisione riguardo alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", "e non esiste alcuna decisione dell'organo supremo della Chiesa ortodossa bulgara sul caso canonico che si è creato" .

Allo stesso tempo, la pubblicazione bulgara "Glasove" scrive che sette vescovi della Chiesa bulgara si sono rivolti al Sinodo con una lettera in cui affermano la necessità di sostenere la Chiesa ortodossa canonica ucraina.

In precedenza, durante una visita a Kiev nel 2018 su invito della Chiesa ortodossa ucraina per celebrare il Battesimo della Rus', il metropolita Kiprian aveva detto in un'intervista all'Unione dei giornalisti ortodossi: "La vita della Chiesa deve basarsi sui canoni della Chiesa. Questo è il fondamento delle nostre Chiese ortodosse. Qualunque cosa al di fuori di questo fondamento canonico non può essere corretta e vera."

All'inizio di febbraio 2019, lo stesso metropolita Kiprian (Kazandzhiev) di Stara Zagora ha espresso la speranza che la "questione ucraina" sia risolta in un quadro canonico e ha espresso sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij e alla Chiesa ortodossa ucraina. Il metropolita Kiprian ha sottolineato che "con un tale primate, la Chiesa ortodossa ucraina rimarrà una, apostolica e cattolica" e "rimarrà integra – per grazia e concessione di Dio".

Nel frattempo, secondo il metropolita Gavriil di Lovech, la situazione della Chiesa in Ucraina dovrebbe essere risolta da un Concilio pan-ortodosso, e la decisione del Sinodo del Patriarcato ecumenico non è conforme ai canoni ecclesiastici, poiché solo la Chiesa che ha imposto una punizione, in questo caso, la Chiesa ortodossa russa, può toglierla. Il metropolita Gavriil ha sottolineato che la Chiesa ortodossa bulgara "riconosce una sola Chiesa in Ucraina, quella guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij".

Tuttavia, quando il Patriarca Theophilos di Gerusalemme ha invitato i bulgari a partecipare al Consiglio dei primati di Amman, il Sinodo della loro Chiesa ha rifiutato l'invito.

Nel frattempo, il Patriarca Bartolomeo stava lentamente e fermamente persuadendo i bulgari a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", affermando apertamente che "il Patriarcato ecumenico comprende tutti i popoli e le nazioni a cui ha trasmesso la fede ortodossa attraverso l'attività missionaria e il battesimo ortodosso", e che "il primo di questi popoli è il popolo bulgaro, la Chiesa di Bulgaria. La figlia maggiore della Chiesa di Costantinopoli è la Chiesa ortodossa di Bulgaria".

Il 17 maggio 2019, il metropolita Daniil di Vidin, uno dei vescovi della Chiesa ortodossa bulgara, ha indirizzato una lettera a tutti i metropoliti della Chiesa ortodossa di Grecia sull'autocefalia ucraina.

Nella sua lettera, il metropolita Daniil afferma che il patriarca ecumenico è una persona che sta tentando di usurpare il potere nell'Ortodossia mondiale con la violenza. Il vescovo della Chiesa bulgara invita i vescovi ortodossi ad "alzare la voce" contro quanto sta accadendo. "In questo caso il patriarca di Costantinopoli non è un padre ma una persona che cerca di prendere il potere con la violenza", scrive il metropolita. "E queste ambizioni si estendono non solo alla santa Metropolia di Kiev ma all'intera Chiesa ortodossa, perché il patriarca Bartolomeo rivendica il diritto di intervenire negli affari interni di ciascuna Chiesa locale. Se siamo veri figli della nostra madre Chiesa, la Chiesa ortodossa, siamo obbligati ad alzare la voce contro ciò che sta accadendo; altrimenti sosterremo chi, usando il potere, tenta di usurpare diritti che appartengono esclusivamente a tutta la Chiesa".

Il metropolita ha espresso la convinzione che le azioni del Patriarcato ecumenico stiano distruggendo l'Ortodossia e che alla fine porteranno a un nuovo scisma, simile a quello avvenuto nel 1054.

Il metropolita Gavriil di Lovech è sulla stessa posizione, e afferma che la Chiesa ortodossa ucraina è l'unica Chiesa canonica in Ucraina: "L'unica Chiesa ortodossa canonica in Ucraina è la Chiesa guidata dal metropolita Onufrij, la Chiesa che ha la grazia di Dio. E se una Chiesa non ha la grazia di Dio, allora non ha alcun senso, perché in una tale Chiesa non ci si può salvare".

Al suo arrivo alla Lavra delle Grotte di Kiev nel giugno 2019, il metropolita Gavriil ha sottolineato di essere "venuto con la benedizione del primate della Chiesa ortodossa bulgara, per decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara, per congratularsi a nome della nostra Chiesa con sua Beatitudine il metropolita Onufrij nel suo anniversario e nel giorno del suo santo, e per trasmettere l'amore della nostra Chiesa e dei cristiani di Bulgaria, che amano la Chiesa ortodossa ucraina, rispettano e amano il suo primate, vladyka Onufrij".

Il 4 novembre 2021, al metochio del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' a Sofia, il metropolita Serafim di Nevrokop ha detto nel suo sermone dopo la Divina Liturgia che la Chiesa bulgara prega per l'illuminazione di coloro che distorcono maliziosamente la verità in Ucraina e la via per superare lo scisma: "Preghiamo perché si trovi presto una soluzione, innanzitutto attraverso il pentimento e l'accettazione razionale delle circostanze storiche così come sono. Queste testimoniano chiaramente il percorso di autocefalia della Chiesa ortodossa russa e indicano chiaramente coloro che si sono allontanati dall'unità di questa Chiesa locale. Siamo preoccupati per ciò che sta accadendo oggi, quando con la coercizione si impone una situazione difficile da accettare per gli ortodossi", ha osservato il vescovo della Chiesa bulgara.

Ricordiamo anche le parole dello stesso metropolita Nikolaj di Plovdiv (che ha concelebrato con Zorja e Lotysh al Fanar), che ha affermato durante una funzione al Metochion russo a Sofia: "Vi assicuro che stiamo facendo tutto il possibile per mantenere l'unità nella santa Ortodossia. Ricordiamo il comandamento di 'mantenere l'unità dello Spirito nel vincolo della pace' (Ef 4:3)", ha affermato il vescovo della Chiesa ortodossa bulgara, aggiungendo che "saremo sempre grati e riconoscenti con amore verso il popolo russo e lavoreremo per l'unità dei popoli ortodossi."

Inoltre, il metropolita Iakov di Dorostol (un altro concelebrante con Zorja e Lotysh) ha invitato a un suo servizio il metropolita Agapit di Mogilev-Podolskij.

I primi passi verso Dumenko

Tuttavia, alcune azioni di singoli vescovi bulgari hanno indicato che la situazione all'interno della Chiesa bulgara riguardo alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" era complicata. Il primo passo da parte dei bulgari verso Dumenko non è avvenuto nel maggio 2024, bensì il 27 novembre 2019, quando il metropolita Nikolaj di Plovdiv ha presieduto una funzione nella diocesi della Chiesa greca di Langadas. Il capo di questa diocesi, il metropolita Nikolaos, forte sostenitore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha incluso Epifanij Dumenko nei dittici locali, contro la tradizione secondo cui solo il primate commemora i capi delle altre Chiese. Allora non vi è stata alcuna reazione né da parte del Sinodo della Chiesa bulgara né da parte dei Sinodi delle altre Chiese.

Tuttavia, c'è stata la reazione di Dumenko, che nel dicembre 2019 ha affermato che un simile "riconoscimento ibrido" sarebbe l'inizio del "riconoscimento finale da parte di quelle Chiese che ora sono un po' titubanti". Successivamente ha nominato cinque Chiese ortodosse locali pronte a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" .

Inoltre, pochi giorni dopo, il patriarca Neofit, durante un incontro con il metropolita Nikodim di Zhitomir, ha affermato di essere a conoscenza della reale situazione riguardante lo stato dell'Ortodossia in Ucraina e ha chiesto di trasmettere i suoi saluti e il suo sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina.

Il secondo passo verso il riconoscimento di Dumenko è avvenuto il 26 dicembre 2021, quando il metropolita Kiprian di Stara Zagora, capo della commissione canonica per il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", che in precedenza aveva dichiarato che non era stata presa alcuna decisione al riguardo, ha partecipato a una liturgia in cui Epifanij Dumenko è stato commemorato come "metropolita di Kiev".

Questa situazione è stata commentata dall'arciprete Nikolaj Danilevich, il quale ha affermato che i fanarioti avevano semplicemente "ingannato" il metropolita Kiprian.

Tuttavia, come nel caso del metropolita Nikolaj di Plovdiv, non vi è stata alcuna reazione da parte del Sinodo né del patriarca della Chiesa bulgara (né di altre Chiese). Tuttavia, il processo di progressiva deriva verso il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", soprattutto considerando le pressioni del Dipartimento di Stato americano sui bulgari, è stato così evidente che più di un anno fa, nell'aprile 2023, scrivevamo: "Molto presto possiamo aspettarci alcune dichiarazioni da parte di singoli vescovi georgiani, bulgari o romeni che sostengono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Forse qualcuno addirittura concelebrerà con i rappresentanti di Dumenko".

Purtroppo avevamo ragione...

La fase attiva

La fase attiva e aperta di promozione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa bulgara è iniziata quando nel luglio 2023 il metropolita Emmanuel di Calcedonia ha praticamente chiesto che il patriarca Neofit entrasse in "comunione" con Dumenko. Tuttavia, questa palese ingerenza negli affari della Chiesa bulgara da parte del metropolita Emmanuel ha provocato l'indignazione del metropolita Nikolaj di Plovdiv, il quale ha ricordato al rappresentante fanariota che nella Chiesa ortodossa "non esiste un unico centro di comando che dia ordini. Qui nessuno rivendica il diritto di essere la fonte ultima della verità. Qui ogni voce ha lo stesso valore e la stessa importanza e ha il diritto di essere ascoltata".

Tuttavia, abbiamo tutti capito che alcuni vescovi bulgari, sostenuti dalle autorità del paese, si stavano spostando sempre più verso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Quando i sacerdoti della Chiesa ortodossa russa sono stati espulsi dalla Bulgaria nel settembre 2023, scrivevamo nell'articolo che questa situazione "ha tutte le probabilità di finire non solo con la rottura dei rapporti tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato bulgaro, ma potrebbe anche influenzare la situazione chiamata "questione ucraina", cioè il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa bulgara".

Inoltre, il Fanar non ha fatto altro che intensificare la pressione, cosa che è diventata evidente quando Dumenko è arrivato come parte della delegazione della Chiesa di Costantinopoli ai funerali del patriarca Neofit.

Era chiaro che ciò veniva fatto con uno scopo: "abituare" i vescovi della Chiesa bulgara all'idea che prima o poi avrebbero dovuto collaborare con questa persona vestita in abito sacerdotale. In particolare, quando Dumenko ha tentato di entrare nell'altare dalla solea dove si trovava, i credenti presenti al funerale hanno gridarono : "Sergej Dumenko, esci! Scismatici ed eretici, uscite!"

Vale la pena notare che l'idea di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è popolare tra i laici della Chiesa bulgara. Per esempio, una nota politologa bulgara, Vasilianna Merheb, ha affermato nel gennaio 2020 che la struttura di Dumenko è un progetto georeligioso i cui creatori non hanno nulla a che fare con la Chiesa .

Qual è il risultato?

Nella Chiesa bulgara la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è uno di quei fattori che creano divisione tra i vescovi (come avviene in altre Chiese che hanno già riconosciuto Dumenko).

In effetti, all'interno del Sinodo ci sono due schieramenti: sostenitori e oppositori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Mentre gli oppositori sono guidati esclusivamente dalle norme canoniche, i sostenitori hanno fatto un salto significativo negli ultimi anni: dall'adesione ai canoni alla concelebrazione con Zorja e Lotysh.

Inoltre, non solo hanno violato i canoni della Chiesa, che molti vescovi che hanno riconosciuto Dumenko ora ignorano, ma hanno anche tradito i loro fratelli e se stessi. Gli oppositori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono vescovi che godono di grande rispetto tra i fedeli della Chiesa bulgara e di altre Chiese.

Senza ottenere il consenso per collaborare con i seguaci di Dumenko, alcuni vescovi della Chiesa bulgara (i metropoliti Nikolaj di Plovdiv, Kiprian di Stara Zagora e Iakov di Dorostol), che fino a poco tempo fa affermavano che la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe essere risolta in un quadro canonico e dal Sinodo della Chiesa bulgara, si sono ora schierati con gli scismatici.

Se analizziamo il loro atto dal punto di vista della coscienza cristiana, come si può definire questo se non tradimento? E se una persona dice una cosa e poi non tiene conto di ciò che ha detto, non può essere definita bugiarda? E se la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cerca il riconoscimento attraverso azioni così ingannevoli, questo "riconoscimento" può essere considerato gradito a Dio?

Crediamo che i nostri lettori possano rispondere da soli a queste domande.

Resta l'altra domanda: perché i suddetti vescovi sono andati contro la loro coscienza, i loro confratelli vescovi e i fedeli?

Il primo motivo è la politica.

Il 18 maggio 2024, prima di concelebrare con gli scismatici, la delegazione della Chiesa bulgara ha invitato il capo del Fanar alle elezioni e all'intronizzazione del nuovo patriarca della Chiesa bulgara. Il patriarca Bartolomeo ha riferito di aver già ricevuto una lettera dal locum tenens del trono patriarcale della Chiesa ortodossa bulgara, il metropolita Grigorij di Vratsa. Non è chiaro se questa lettera sia stata coordinata con il Sinodo o se sia stata un'iniziativa personale di un particolare gruppo di vescovi bulgari. Supponiamo che sia più probabile la seconda opzione.

Nella delegazione della Chiesa ortodossa bulgara c'erano anche alcuni rappresentanti delle autorità e dell'economia, il che, ovviamente, ci ricorda come le autorità e gli uomini d'affari ucraini portarono in Ucraina Tomos per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tra i bulgari che hanno visitato il patriarca Bartolomeo c'erano soprattutto Radomir Cholakov, deputato del partito politico "Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria", e Zdravko Dimitrov, fondatore di questo partito ed ex sindaco di Plovdiv. Il loro partito promette ai bulgari una rapida prosperità e una rapida soluzione a tutti i problemi.

È in Parlamento da molto tempo, dal 2007. E da molti anni i suoi rappresentanti occupano una posizione di primo piano tra i parlamentari bulgari. Tuttavia, come al solito tra i politici, le loro promesse non sono mantenute, il che, ovviamente, incide sulla fiducia della gente comune.

Pertanto, le recenti elezioni parlamentari, dal punto di vista dei funzionari di partito, non hanno avuto successo, perché "Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria" ha ricevuto solo il 25% dei voti (nel 2009 ebbe quasi il 40%). Ed è naturale che, come in Ucraina, i politici abbiano deciso di strumentalizzare la Chiesa a proprio vantaggio.

I "Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria" sono sostenitori dell'Alleanza euro-atlantica e della NATO e, naturalmente, in questo caso non sono interessati a sostenere il corso canonico della Chiesa, poiché questo corso è percepito come "filo-russo".

Per questo motivo, i media macedoni hanno affermato che la visita al Patriarca Bartolomeo indica che "la Chiesa ortodossa bulgara si sta riallineando con successo dalla parte del Patriarcato ecumenico, abbandonando la politica di lealtà che ha perseguito finora nei confronti della Chiesa ortodossa russa".

La presenza del patriarca Bartolomeo dovrebbe garantire l'elezione per la Bulgaria del patriarca "giusto", che sosterrà la linea del Fanar.

È noto anche il prezzo di questo supporto.

Già nel luglio 2024 scrivevamo che "il metropolita Nikolaj di Plovdiv rappresenta un gruppo di vescovi bulgari che sostengono una revisione del posto della Chiesa ortodossa bulgara nei dittici".

È un attivo oppositore del corso della Chiesa ortodossa bulgara, orientato al mantenimento di normali rapporti con la Chiesa ortodossa russa. Nell'ottobre 2019, molto prima dell'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, il metropolita Nikolaj si è rifiutato di partecipare al ricevimento della delegazione della Chiesa ortodossa russa.

Spiegando il suo rifiuto, ha scritto che "il momento in cui la posizione del Patriarcato bulgaro (relativa al riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndr) sarà pubblicamente annunciata e trasmessa alle altre Chiese locali dipende dal posto che ci verrà assegnato nei Dittici" .

Secondo lui, "per noi il rispetto dell'ordine dei Dittici è attualmente di fondamentale importanza. Quindi, se qualcuno pensa che la nostra opinione è importante e ha bisogno di essere ascoltata con urgenza, dovrebbe ricordare che la Chiesa ortodossa bulgara è autocefala dall'anno 927".

Nel marzo 2022, indicando la sua posizione nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha affermato che "molti anni fa, nell'eparchia ucraina della Chiesa ortodossa russa, è iniziato un desiderio di separazione e di autocefalia... Esiste un'antica regola canonica secondo la quale le Chiese aderiscono alla divisione amministrativo-territoriale e ai confini statali e hanno diritto alla propria organizzazione ecclesiastica autocefala quando si crea una nuova unità territoriale-statale" . Queste affermazioni sono tuttavia in contrasto con quanto egli affermava in precedenza, ma chi se ne ricorderà?

L'elezione del nuovo patriarca della Bulgaria avrà luogo già nel giugno di quest'anno. In vista di queste elezioni, i vescovi che desiderano conquistare il potere nella Chiesa bulgara hanno contato sull'appoggio del Fanar. E possiamo essere sicuri al 100% che se il loro candidato vincesse, la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa ortodossa bulgara sarebbe una conclusione scontata.

Ma anche se ciò non dovesse accadere, bisogna tenere presente che il patriarca Bartolomeo sarà a Sofia non solo in qualità di osservatore, ma molto probabilmente guiderà una Liturgia sinodale, durante la quale verrà commemorato Dumenko. Quale sarà la reazione di quei vescovi che non riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Quale sarà la reazione dei credenti comuni in Bulgaria? Aspetteremo e vedremo.

In ogni caso, è già chiaro che nel caso della Chiesa ortodossa bulgara la politica è ancora una volta più importante dei canoni, che gli interessi politici prevalgono sugli interessi della Chiesa. Ciò vale non solo per i bulgari, ma anche per la Chiesa ortodossa russa, che, per compiacere i politici, ha sostenuto la guerra e ha ignorato il Vangelo. Di conseguenza, soffrono i credenti comuni dell'Ucraina, i fedeli di altri paesi e in generale tutta l'Ortodossia.

Solo Dio può fermare questo processo. Perché i bulgari non sono sicuramente gli ultimi. Possiamo solo aspettare e pregare.

 
Il tragico anniversario di Talerhof

L’anno scorso abbiamo avuto occasione di presentare la storia tragica del campo di concentramento di Talerhof con un articolo molto dettagliato dal blog di Oles’ Buzina. Ora, il centenario dell’inizio del tragico genocidio dei russini ortodossi è appena passato, ma come era da aspettarsi, è stato tenuto sotto silenzio completo nei paesi in cui gli stermini di massa di sono verificati (Austria e Cechia) e che hanno appoggiato quella barbarie (Germania e Polonia). Questa ignoranza potrebbe forse essere scusata dal senso di vergogna di chi vuole nascondere i propri orrori… non fosse per il fatto che questi orrori si stanno ripetendo tali e quali a un secolo di distanza. Presentiamo il testo sull’anniversario di Talerhof nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Chesterton, Lewis e il metropolita Antony

Gilbert Chesterton

Qualcuno ha giustamente notato che nel XX secolo, tra tutti i predicatori del Vangelo in Gran Bretagna (e lì ce ne sono stati molti a quel tempo), solo le voci di tre persone sono state ascoltate e accettate profondamente. Questi predicatori sono Gilbert Chesterton, Clive Lewis e il metropolita Antony (Bloom). Vale la pena dare uno sguardo più da vicino a questi tre "ultimi dei Mohicani", poiché le fatiche come quelle che essi hanno sopportato sono ciò di cui ha bisogno qualsiasi società che mantenga la sua connessione con Cristo e con la Chiesa.

Chesterton e Lewis erano laici. Non hanno occupato alcun posto nella gerarchia, non sono sono vincolati da un'etica corporativa e non hanno portato il marchio di una scuola o di un'educazione speciale. Pertanto sono specificatamente liberi. Laddove un vescovo e un sacerdote guardano tre volte all'opinione dei loro superiori, a un'eventuale protesta pubblica, ecc., questi due dicono quello che pensano, affascinando gli ascoltatori con semplicità e audace sincerità. Non parlano per necessità, né per obblighi imposti dal loro rango e dalla loro posizione nella società, ma per pura fede e sincera preoccupazione. Non posso fare a meno di ricordare il nostro "cavaliere della fede" domestico, come lo chiamavano con rispetto anche i suoi nemici, vale a dire Aleksej Khomjakov. Questi ha combattuto per la Chiesa non perché si era diplomato all'accademia, ma perché viveva nella Chiesa e per la Chiesa. Nel campo dell'insegnamento della Chiesa, nessun vescovo aveva la freschezza di questo laico.

Clive Lewis

Tuttavia, Khomjakov, sebbene fosse un poeta, in campo teologico era proprio un teologo, e non uno scrittore di argomenti teologici. Non ha scritto articoli o saggi, ma opere grandi e serie. Chesterton e Lewis non erano certo teologi. Ognuno di loro ha iniziato come poeta. Ma hanno guadagnato fama: uno come giornalista, saggista e critico; il secondo come scrittore e interprete dei principi cristiani, una sorta di catechista con conoscenze accademiche.

A differenza di entrambi, il metropolita Antony non è stato uno scrittore né un professore, né un giornalista né un polemista. È stato un testimone. Le sue parole erano sempre la prova di ciò che sembra essere noto fin dall'infanzia. Ma il metropolita sapeva sempre come dare al noto quella profondità in cui pochi si tuffano. Con sentimento, con grande forza di autenticità, derivante dall'esperienza personale e dalla profonda convinzione nella verità delle parole pronunciate, rivelava ogni volta di nuovo il Vangelo all'ascoltatore. La Parola di Dio nella sua bocca non era mai secca o noiosa. Non brandiva le citazioni come un randello per intimidire coloro che non erano d'accordo. Ma spandeva la parola come olio; guariva le anime dalle ulcere dell'incredulità, della vanità e dell'irresponsabilità.

Tutti e tre non sono nati cristiani, ma lo sono diventati. Ognuno di loro è stato capace di raccontare onestamente i propri dubbi, la ricerca e la scoperta di Dio. Questa accattivante onestà può toccare il nucleo stesso dell'uomo moderno, che ha paura della tradizione, per il quale il cristianesimo è "troppo gravato" dal fardello delle epoche passate. Dall'interno della tradizione, senza rifiutarla del tutto, anzi, affermandola, i tre annunciatori fanno risorgere un senso di freschezza evangelica. Sulle loro bocche il Nuovo Testamento è veramente Nuovo, e il Vangelo è una buona notizia, e non c'è modo migliore per dirlo.

È curioso che, a differenza di Chesterton e Lewis, il metropolita Antony non abbia scritto nulla. Si comportava come un Socrate: chiedeva, rispondeva, a volte taceva e pensava ad alta voce davanti a Dio e ai suoi interlocutori. Fu allora che i suoi discorsi diventarono libri grazie all'impegno di amici ed estimatori. Fortunatamente, viveva nell'era dei supporti di registrazione audio e non erano necessari gli sforzi dei trascrittori. A proposito, riguardo all'epoca. Progresso tecnico, aumento della popolazione, connessione disintegrata dei tempi e confusione generale... Chi non ha rimproverato la storia recente e la ferocia spirituale del moderno formicaio umano?! "L'età del ferro, Cuori di ferro." Tuttavia, quest'epoca consente di replicare i discorsi dei saggi con l'aiuto di mezzi tecnici e di trasmetterli a migliaia, a milioni di ascoltatori.

In senso buono, ogni città ha bisogno del suo metropolita Antony, ogni università del suo Lewis e ogni giornale del suo Chesterton. Ma questo è in senso positivo. E se fosse in senso negativo? Ma in senso negativo, tali persone sono rare, e per molti sarebbe una perdita irreparabile per una situazione in cui solo la loro cerchia ristretta li conoscerebbe. Nel Medioevo, con la maggioranza del gregge analfabeta, con l'alto costo dei libri e l'assenza di comunicazioni di massa, tutto dipendeva dalla possibilità di ascoltare un saggio dal vivo. Oggi, separati gli uni dagli altri dal tempo e dalla distanza, possiamo essere edificati dalla parola della grazia con l'aiuto di libri e di varie registrazioni audio e video. Questo lo hanno capito tutti e tre. Tutti e tre, in momenti diversi e con intensità diversa, sono apparsi alla radio con conversazioni, conferenze e prediche. Cioè sono abbastanza moderni per essere compresi dalla gente di oggi, e sono completamente rivolti all'eternità, per non compiacere il gusto momentaneo, ma per difendere la verità o per proclamarla.

il metropolita Antony di Sourozh

Abbiamo bisogno di questi tre, ovviamente, con cognomi diversi. Abbiamo bisogno di spadaccini come Chesterton, pronti a sguainare la spada affilata di argomenti innegabili e a costringere alla resa qualsiasi scettico o critico senza scrupoli che bestemmia ciò che non conosce. Questo formato è più adatto a tutti i tipi di giornalismo.

Abbiamo bisogno di professori che si sentano molto più a loro agio in compagnia di manoscritti antichi che alla fermata dell'autobus. Questi, invocando l'aiuto dell'innumerevole schiera di scrittori e poeti vissuti prima, riescono a presentare agli occhi della gente "qualcosa e in qualche modo" che hanno imparato del cristianesimo come una forza feconda che accende i cuori e che dona gioia in tutte le epoche.

Infine, abbiamo bisogno di vescovi che sappiano parlare di Cristo non da cima a fondo, ma faccia a faccia, non come insegnanti, ma come persone che condividono altruisticamente la verità.

Questi tre sono necessari per una società che si considera istruita e intelligente; la società, un po' stanca del suo sapere tutto, come Pilato, alza le spalle e si chiede: "Cos'è la verità?" Le persone semplici hanno bisogno di predicatori semplici. Ma la semplicità scompare. Al suo posto arriva l'arroganza semi-istruita, sempre pronta a discutere con Dio a causa della mancanza di istruzione. Nasce l'abitudine di dire parole leggere su argomenti difficili e di dare risposte altrui, non ottenute personalmente con fatica, a domande eterne. Sarebbe utile per loro, persone infette da frivolezza metafisica, incontrare uno di questi tre in una delle svolte della vita: Chesterton, o Lewis, o il metropolita Antony. Con altri nomi, ovviamente.

 
Riunione del Consiglio di Presidenza russo per la società civile e i diritti umani

In un paese accusato di ogni possibile autoritarismo, è interessante veder funzionare un organismo consultivo, formato da oltre una cinquantina di esperti, che si occupa dello sviluppo della società civile e dei diritti umani con tanta attenzione quanta ne mostra il testo del sito presidenziale della Federazione Russa, che vi presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa dei documenti”.

Una parte preponderante delle discussioni è dedicata alla crisi ucraina, con un’attenzione particolare alle violazioni dei diritti dei credenti ortodossi a cui stanno espropriando illegalmente le chiese. Non possiamo che fare nostre le parole del presidente Putin quando sottolinea: Dove sono gli attivisti dei diritti umani per il diritto di culto religioso e la libertà di religione? C'è un silenzio quasi totale qui, come per altre cose. Non una parola, come se nulla stesse accadendo, mentre questo è molto grave. I fedeli sono scacciati dalle chiese, picchiati e umiliati e la loro proprietà è portata via. Pertanto, bisogna occuparsene.

 
La via verso lo scisma – Parte 1: L'ordinazione di una donna diacono "ortodossa"

Il Patriarcato di Alessandria è ortodosso? Le Chiese ortodosse nel mondo sono ancora per la maggior parte in comunione con Alessandria, quindi la risposta dovrebbe essere un semplice "Sì". Ma se è così, l'Ortodossia ora ordina le donne agli ordini maggiori? Perché questo è esattamente ciò che ha fatto Alessandria, con il pretesto di "rilanciare" un ministero a lungo in disuso. Un vescovo "ortodosso", autorizzato dal suo patriarca "ortodosso", ha pubblicamente e orgogliosamente "ordinato" una donna diacono.

L'estratto seguente è tratto da un articolo di Carrie Frost, la presidente del St. Phoebe Center for the Deaconess. Frost è sia una testimone oculare della "ordinazione", sia una il cui lavoro è stato determinante nel realizzarla:

Con l'approvazione e il sostegno del Sinodo d'Alessandria e di sua Beatitudine il patriarca Theodoros, sua Eminenza il metropolita Seraphim (Kykkotis) dello Zimbabwe ha imposto le mani sulla diaconessa Angelic nella parrocchia della missione di san Nttario a Waterfall. Poco prima della Divina Liturgia del 2 maggio, il metropolita Seraphim ha tonsurato la diaconessa Angelic come lettrice e suddiaconessa, subito dopo ha avuto luogo l'ordinazione stessa, al modo delle ordinazioni, durante la Liturgia all'altare. Il servizio di ordinazione era il rito utilizzato per i diaconi dal Libro dei Servizi della Santa Chiesa Apostolica Ortodossa-Cattolica pubblicato dall'Arcidiocesi cristiana ortodossa antiochena del Nord America nel 1983, basato sulla traduzione di Isabel Florence Hapgood del 1906 da fonti prevalentemente slave ecclesiastiche. Questo Libro di Servizio inglese è ampiamente utilizzato nelle giurisdizioni ortodosse negli Stati Uniti. Il metropolita Seraphim ha scelto di utilizzare questo rito invece di un rito esistente per l'ordinazione di una diaconessa del mondo antico (per esempio, nel Codice Barberini Gr. 336) perché questo è il rito usato oggi per i diaconi; questa è stata la scelta naturale. Le uniche modifiche apportate sono state i pronomi maschili al femminile e l'aggiunta di un riferimento a santa Febe (la donna nella Lettera di san Paolo ai Romani che la Chiesa considera un prototipo dell'ufficio di diaconessa).

Durante la Divina Liturgia del 2 maggio, la diaconessa Angelic ha letto le petizioni, ha letto il Vangelo e ha distribuito la comunione ai fedeli - uomini, donne e bambini - tutti ruoli liturgici condivisi con il diacono. Infatti, ha partecipato a queste azioni liturgiche insieme al proprio fratello, il diacono Spiridon, recentemente ordinato. Avendo trascorso del tempo con la diaconessa Angelic prima dell'ordinazione, l'ho trovata umile e pacata, quindi mi chiedevo come si sarebbe comportata in chiesa. Quando è arrivato il momento di leggere le petizioni diaconali, la sua bella voce ha risuonato forte, chiara e vera.

La diaconessa Angelic indossava gli stessi paramenti di un diacono, modificati per adattarsi alla sua corporatura più piccola. Al termine della Divina Liturgia, il metropolita Seraphim ha sottolineato l'importanza del ministero della diaconessa Angelic e ha sottolineato che ella deve essere un retto esempio per tutti, vivendo la vita alla luce di Cristo. Ha invitato tutti a farsi avanti e a congratularsi con la nuova diaconessa. Il senso di eccitazione contenuta che era cresciuto durante l'ordinazione è quindi esploso; le donne di san Nettario cantavano, ballavano, applaudivano e ululavano mentre tutti brulicavano di affetto, orgoglio e affermazione attorno alla diaconessa Angelica. Non dimenticherò mai il giubilo puro e collettivo di quel momento.

Poiché la diaconessa Angelic è la prima diaconessa del nostro tempo, il metropolita Seraphim l'ha elevata al grado di "Arcidiaconessa" il 4 maggio presso la parrocchia temporanea della Panagia di Kykkos, alla periferia di Harare, utilizzando le preghiere pertinenti nel Libro di Servizio della Santa Chiesa Apostolica Ortodossa-Cattolica. Le è stato dato il nome "Phoebe" in onore della santa del I secolo, e quindi ha il titolo di "arcidiaconessa Angelic-Phoebe", ma sembra che sarà chiamata "diaconessa Phoebe" o "sorella Phoebe". Dopo le preghiere per la sua elevazione, ha assistito il metropolita Seraphim nel battesimo dei bambini della parrocchia, ruolo tradizionale delle diaconesse del mondo antico. In questa parrocchia temporanea la diaconessa Angelic è stata trattata con rispetto e ammirazione, e ancora una volta molti hanno cercato di farsi fotografare con lei.

L'ordinazione della diaconessa Angelic è avvenuta con l'esplicita benedizione del patriarca Theodoros II e con il pieno sostegno del clero e dei fedeli della missione di san Nektarios, e con la fede e la fiducia del metropolita Seraphim. Il precedente dell'ordinazione della diaconessa Angelic probabilmente spingerà il clero in Africa a prendere in considerazione la standardizzazione del controllo e della formazione delle future diaconesse. Ci sono già piani per ordinare altre donne al diaconato ad Harare, per servire a san Nettario e nelle missioni vicine.

Un altro importante precedente è che la diaconessa Angelic ha trentatré anni, è sposata e ha due figli. Le diaconesse nel mondo antico erano generalmente (ma non sempre) non sposate e più anziane, e ci sono canoni che stabiliscono che la diaconessa dovrebbe avere più di quaranta o, in alcuni casi, sessant'anni. Questi e altri canoni relativi all'età dell'ordinazione sono sempre stati intesi come linee guida; i canoni stabiliscono anche che gli uomini dovrebbero avere almeno trent'anni per essere ordinati sacerdoti, anche se abbondano esempi di sacerdoti più giovani. Interrogato sulla questione dell'età, il metropolita Seraphim ha sottolineato che l'ordinazione riguarda meno la lettera della legge e più lo spirito; La diaconessa Angelic ha già un ministero diaconale ed è ritenuta spiritualmente preparata e adatta per l'ordinazione, quindi la Chiesa dovrebbe ordinarla ora piuttosto che aspettare che compia quarant'anni. Mi rallegro di questo dettaglio perché c'è chi desidera vedere le diaconesse nella Chiesa ortodossa ma crede che dovrebbero essere solo donne anziane e possibilmente solo monache. Molte delle donne che svolgono un lavoro diaconale simile in altre parti del mondo sono anch'esse più giovani e spesso hanno famiglia. È logico ordinare queste donne, piuttosto che aspettare un'età arbitraria.

Come notato, la diaconessa Angelic è stata ordinata con le stesse preghiere d'ordinazione di un diacono, e sta già servendo liturgicamente nella stessa veste dei suoi colleghi maschi. Anche così, non è in atto alcuna confusione di gender; ci si aspetta che la diaconessa Angelic porti le sue prospettive e i suoi doni femminili in questo ministero, e va notato che la cultura dello Zimbabwe è fortemente legata al gender. La sua dignità di donna viene onorata attraverso l'ordinazione, non compromessa.

Nel caso della diaconessa Angelic, avrà gli stessi ruoli liturgici di un diacono, ma il suo ministero pastorale, che è profondamente legato al suo ruolo liturgico, si svolgerà diversamente perché è una donna.

Abbiamo parlato di aver sentito la diaconessa Angelica leggere il Vangelo e di averla vista distribuire l'eucaristia. Nessuno di noi aveva mai visto una donna leggere il Vangelo in chiesa o distribuire la comunione. Annie ha detto di aver avuto la sensazione che qualcosa che mancava fosse finito esattamente nel posto giusto. Eravamo d'accordo che stavamo, per la prima volta, testimoniando la Chiesa nella sua pienezza.

Nel suo articolo sopra citato, Frost mescola intenzionalmente i termini "diacono" e "diaconessa". Il St. Phoebe Center, presieduto da Frost, si propone come obiettivo quello di far rivivere il ministero della "diaconessa", estinto da tempo. Storicamente, cosa facevano le diaconesse nella Chiesa ortodossa? Sua Eminenza il metropolita Saba (Esber) dell'Arcidiocesi antiochena ha spiegato il loro ministero nella sua risposta alla notizia di questa "ordinazione":

L'esistenza delle diaconesse nella Chiesa primitiva necessita di ulteriori chiarimenti. Le nostre informazioni storiche non confermano che tutte le chiese siano state testimoni del servizio delle diaconesse, ma piuttosto alcune, soprattutto le chiese grandi e nelle principali città. Inoltre, anche la distinzione tra il servizio delle diaconesse e il servizio delle vedove necessita di ulteriore approfondimento. Le informazioni a nostra disposizione indicano che il servizio delle diaconesse comprendeva diversi aspetti, come la custodia e la supervisione della sezione femminile nella chiesa; secondo la consuetudine sociale del passato, donne e uomini stavano ciascuno in determinate aree della navata. Inoltre, le diaconesse aiutavano le donne nei battesimi, per esempio ungendo i loro corpi con olio. Inoltre, le diaconesse potrebbero essere state responsabili dell'insegnamento alle donne, ma su questo non tutti gli studiosi concordano. Nel quarto servizio, basato sulla tradizione sociale del passato, le diaconesse accompagnavano le donne quando avevano bisogno di incontrare il vescovo, poiché era vietato al vescovo incontrare una donna da sola.

Venne il momento in cui questo ministero cadde in disuso nella Chiesa. Non conosciamo i motivi esatti della sua scomparsa. Non abbiamo bisogno di studi che mostrino le ragioni di tale scomparsa? Non è necessario chiarirne i campi di servizio prima di adottarlo nelle nostre chiese? La sua accettazione è coerente con la tradizione ortodossa e con la comprensione del sacerdozio ordinato? Può limitarsi al servizio educativo e al servizio dell'amore in tutte le sue forme? Quali sono i confini tra questo ministero e il ministero dei fedeli (laici)? Quali sono le motivazioni per conferirgli un ruolo liturgico? Perché è necessario questo ruolo?

Tenendo conto di tutte le informazioni di cui sopra, possiamo vedere chiaramente quanto storicamente unica sia stata davvero "l'ordinazione" in Africa. Le diaconesse non servivano all'altare nella Divina Liturgia. Angelic è più giovane di quanto consentito dai canoni pertinenti per una diaconessa ed è anche sposata quando dovrebbe non esserlo. Ma la verità è che Angelic non è stata effettivamente "ordinata" come diaconessa. L'uso di quel termine è una truffa bella e buona. Angelic è stata ordinata come donna diacono ortodossa. Per questo motivo, dopo la sua "ordinazione", ha indossato paramenti maschili e ha svolto gli stessi compiti liturgici di un qualsiasi diacono maschio.

Questa "ordinazione" non è una "rinascita" di un antico ministero. Piuttosto, questa "ordinazione" è una rivoluzione ecclesiastica modernista in piena regola condotta in bella vista. Ogni osservatore onesto, che sia a favore o contro l'ordinazione femminile, riconosce questo fatto.

Se ad Alessandria viene consentito di rimanere una Chiesa ortodossa in piena regola, allora gli osservatori possono plausibilmente sostenere che la Chiesa ortodossa ora ordina le donne agli ordini maggiori del sacerdozio. Il post qui sotto è di Aristomenis Papadimitriou, direttore degli archivi e della ricerca dell'arcidiocesi greco-ortodossa, che elenca anche "Borsa di studio e insegnamento presso la Fordham University" nel suo curriculum su X. È un grande sostenitore di quanto accaduto ed è molto onesto nel riconoscerne l'importanza.

"Una donna è stata ordinata agli ordini del sacerdozio nella Chiesa ortodossa"

Anche i critici di questa "ordinazione" la riconoscono per quello che è. Il metropolita Theoleptos di Iconio (nato Iakovos Fenerlis a Costantinopoli il 17 aprile 1957), è un vescovo greco e metropolita del Patriarcato ecumenico che ha affermato:

"L'ordinazione di una diaconessa è una vergogna!"

L'Ortodossia deve affrontare tanti problemi oggi, è attaccata da ogni parte, è divisa e, invece di cercare di risolvere questi problemi, ci preoccupiamo di ripristinare un'istituzione che è stata effettivamente abolita 19 secoli fa. Tutto ciò che ci resta ora è ordinare, come gli anglicani, donne sacerdoti e vescovi e avere il presidente della repubblica di ogni stato come capo della cosiddetta Chiesa, proprio come gli anglicani hanno oggi il loro re.

Sua Eminenza vede chiaramente dove potrebbe portare la strada percorsa da qualsiasi parte della Chiesa ortodossa che accetti l'ordinazione delle donne.

Ora, una reazione ortodossa perfettamente naturale a tutto ciò è affermare: "Questa non è un'ordinazione valida! Non possono farlo!" E questo è vero. Neppure un patriarca può autorizzare l'ordinazione di una donna agli ordini sacri. È impossibile. Ecco perché il comunicato ufficiale di Alessandria sull'argomento suona come una serie di parole senza senso. Orthodox Times è un organo di informazione normalmente affidabile nella sua narrativa pro-Patriarcato di Costantinopoli e pro-NATO. Nel 2018 ha anche ricevuto una sovvenzione di 100.000 dollari dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti "Per contrastare le entità che diffondono notizie false e sviano i credenti nelle comunità ortodosse monitorando i media e ampliando la portata del portale di notizie ROMFEA.GR". È interessante notare che perfino l'organo di stampa ortodosso più asservito ha contestato la spiegazione del Patriarcato di Alessandria su ciò che è accaduto in Zimbabwe. In un articolo intitolato "Le esitazioni del Patriarcato di Alessandria riguardo all'ordinazione di una diaconessa", lo scrittore greco va dritto al sodo:

In un comunicato un po' contorto, il Patriarcato di Alessandria cerca di rispondere alle preoccupazioni sollevate dalla decisione del metropolita Seraphim dello Zimbabwe di ordinare la diaconessa Angeliki, offrendo spiegazioni che potrebbero non chiarire del tutto la situazione.

Tuttavia, in questo annuncio, il Patriarcato di Alessandria non riesce a svelare l'essenza della questione. L'ordinazione celebrata dal metropolita dello Zimbabwe è canonica?

Ovviamente non è canonica. Ma il Patriarcato di Alessandria non può ammetterlo, altrimenti sarebbe costretto a tornare indietro sui suoi passi. D'altra parte, affermare la canonicità di un diacono donna potrebbe turbare gli ortodossi ordinari, molti dei quali persistono nel credere che il Sinodo di Alessandria entrerà in azione per "aggiustare" questa situazione. L'unica via da seguire per Alessandria è "esitare". Questo è altrimenti noto come mantenimento di una negabilità plausibile. Se le donne diacono si diffondessero e diventassero una "nuova norma", soprattutto tra i greci, allora Alessandria potrà strombettare il suo ruolo storico nel realizzare tutto ciò. Se questo movimento ereticale fallisce, Alessandria potrà dire che il metropolita Seraphim dello Zimbabwe ha agito in gran parte da solo.

Ottima strategia, se ci si preoccupa più di Machiavelli che di Gesù Cristo. Un atteggiamento che normalmente non ci si aspetterebbe dai successori degli Apostoli.

Ovviamente tutto questo è molto sbagliato. Per fortuna, la natura decentralizzata della Chiesa ortodossa significa che nessuno al di fuori di Alessandria può essere costretto ad accettare l'ordinazione femminile. Sanzionando questo atto non canonico, Alessandria è andata pericolosamente fuori dal consenso ortodosso. Il metropolita Saba dell'arcidiocesi antiochena lo ha chiarito nella sua risposta alla "ordinazione":

Un simile evento richiede il consenso ortodosso, poiché qualsiasi azione ecclesiastica al di fuori del consenso e dell'unanimità ortodossa rappresenta un pericolo e porta a conseguenze indesiderabili. Tanto più che una questione così delicata, soprattutto in questo momento, sarebbe considerata un passo verso l'ordinazione delle donne al sacerdozio.

Dove andrà a finire la Chiesa ortodossa se ciascuna Chiesa continua ad adottare ciò che ritiene appropriato senza consultarsi e concordare con tutte le Chiese ortodosse? Dov'è lo spirito collettivo che contraddistingue l'Ortodossia? Che dire dell'unità della Fede? E cosa unirà le Chiese ortodosse se pratiche senza accordo unanime cominciassero ad apparire qua e là?

Coloro che applaudono all'emergere delle diaconesse pensano al futuro dell'unità ortodossa? Come facciamo a sapere se stiamo permettendo allo Spirito Santo di operare e creare nuovi talenti? Come facciamo a sapere se lo stiamo intrappolando nel quadro del nostro pensiero limitato? O se lo stiamo sottomettendo ai nostri desideri e visioni personali?

Non pochi commentatori, pur condannando la "ordinazione", sono giunti alla conclusione che la natura decentralizzata della Chiesa non rende questo un grosso problema. I greci possono fare in questo modo, ma nessun altro può essere costretto a farlo, quindi rilassiamoci tutti e osserviamo i greci mentre scivolano nell'eresia. Questa è l'opinione espressa dal blogger Brian Patrick Mitchell (dottore in teologia, ex soldato, giornalista e scrittore di discorsi, romanziere, teorico politico e religioso) in un post intitolato "La nuova diaconessa africana: qual è il problema?":

Io sono nella ROCOR e non c'è alcuna possibilità che ciò accada qui. Per quanto ne so, il sentimento generale del clero della ROCOR è: "Bene. Lasciamo che i greci cadano nel completo wokismo. Questo dimostrerà al mondo che non sono più la Chiesa ortodossa e sposterà i fedeli maggiormente nella giusta direzione". Ora ci sono anche meno possibilità che creino diaconesse in Russia, dove è noto che i fedeli reagiscono in modo molto forte contro innovazioni anche ragionevoli (come il nuovo calendario) quando vengono fatte dai senza fede per le ragioni sbagliate.

In assenza di una figura come il papa cattolico romano, potrebbe non esserci un'autorità in grado di "imporre" le donne diacono al resto della Chiesa, ma questo evento era chiaramente destinato a fungere da potente precedente. Ecco di più dal resoconto di Carrie Frost sulla "ordinazione":

Che effetto avrà l'ordinazione della diaconessa Angelic su altre parti dell'Africa o sulla Chiesa ortodossa nel mondo? Resta da vedere, ma con il coraggio del metropolita Seraphim e del Patriarcato di Alessandria è stato stabilito un potente precedente. Non solo è stata ordinata una diaconessa, ma il processo si è svolto in modo impeccabile. L'ordinazione della diaconessa Angelic offre un valido precedente di buon ordine ecclesiastico che altri vescovi in Africa possono emulare, e che altri sinodi ortodossi in tutto il mondo possono prendere in considerazione.

Un vescovo in America recentemente mi ha detto che "Qualcuno deve rompere il ghiaccio", il che significa che se un sinodo andasse avanti e sopportasse il peso di essere il primo gruppo ad agire su questo tema, allora potrebbero aggiungersi anche altri sinodi. Il ghiaccio è stato rotto nello Zimbabwe! La mia preghiera è che altri sinodi raccolgano il coraggio e la volontà di ordinare diaconesse nelle proprie chiese locali. Il metropolita Seraphim ha affermato: "Nessuno può fermare la rinascita della tradizione apostolica dell'istituzione delle diaconesse nel ministero missionario della nostra Chiesa, perché ha come fonte lo stesso Spirito Santo che ha guarito i malati e ritrovato i dispersi".

La "ordinazione" è stata organizzata consapevolmente per aprire la strada a più donne verso l'ascesa al diaconato. È stata pianificata e realizzata con la collaborazione di almeno un vescovo americano, con il preciso scopo di creare un precedente a cui altri sarebbero seguiti.

Non tutti credono che un precedente significhi molto nel più ampio mondo ortodosso:

La dottoressa Jeanne Constantinou, cristiana ortodossa e professoressa di studi biblici in pensione, dubita che l'ordinazione della diaconessa possa ispirare altre chiese. I cambiamenti sono insoliti e avvengono molto lentamente nella Chiesa ortodossa, ha detto.

"Ciò che rende ortodosso un cristiano ortodosso è che segue la tradizione e non la cambia... Non accettiamo innovazioni nella Chiesa, ed ecco perché, anche se questo è accaduto, non ci si può aspettare di vedere alcun tipo di effetto a catena nel resto del mondo ortodosso", ha detto.

La dottoressa Constantinou e Brian Patrick Mitchell potrebbero avere ragione. La "ordinazione" di una donna diacono potrebbe finire per essere niente più che una curiosa nota storica. Tuttavia, raccomandiamo la massima cautela per i seguenti tre motivi.

1. Questa azione nuoce alla testimonianza della Chiesa ortodossa in un momento di livelli storici di conversioni

Gli occidentali, soprattutto i giovani americani, stanno trovando la Chiesa ortodossa in numeri mai visti prima.

I convertiti che affluiscono all'Ortodossia cercano la Fede consegnata una volta per tutte agli Apostoli. Stanno cercando il cristianesimo autentico. Avere una Chiesa storica, come Alessandria, che "fa di testa propria" in questo modo danneggia la testimonianza della Chiesa ortodossa verso un mondo che ha disperatamente bisogno di Cristo.

Molti al di fuori della Chiesa ortodossa useranno questa "ordinazione" come un'opportunità per attaccare le pretese della Chiesa di essere la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Ciò potrebbe scoraggiare alcuni potenziali convertiti dall'informarsi sulla santa Ortodossia. Peggio ancora, tali attacchi potrebbero indurre gli apologeti ortodossi a minimizzare l'impatto di questa "ordinazione", o forse anche, per disperazione, a difenderla, dal momento che l'ha autorizzata un atriarca. L'impatto sulle missioni ortodosse in Occidente potrebbe essere sostanziale. Mentre altre Chiese ortodosse potrebbero non riconoscere "l'arcidiaconessa Angelic-Phoebe" (come è ora conosciuta), il rimanere in piena comunione con Alessandria potrebbe facilmente essere descritto come un'accettazione de facto dell'ordinazione femminile. Sia gli ortodossi che i potenziali convertiti ortodossi pagheranno un prezzo per questo. I nostri sinodi devono riunirsi e respingere con forza questo abominio.

2. Se può accadere in Africa...

La maggior parte degli occidentali non se ne rende conto, ma l'Africa non è conosciuta come un focolaio di innovazione religiosa. Il dottor John G. Panagiotou lo ha indicato in un articolo in cui esprimeva sorpresa per il fatto che una "ordinazione" femminile potesse avvenire nello Zimbabwe. Come ha sottolineato, l'Africa tende ad essere "uno dei luoghi cristiani più dogmatici, conservatori e tradizionalisti per qualsiasi denominazione". I cattolici romani hanno spesso commentato che se non fosse per l'Africa, la Chiesa cattolica sarebbe molto più liberale di quanto non sia già. Gli africani non scherzano quando si tratta di cristianesimo.

In effetti, alcuni dei commenti più sconvolti riguardo alla "ordinazione" sono arrivati dagli stessi sacerdoti africani. Padre Michael Lillie, un prete ortodosso negli Stati Uniti, ha pubblicato uno di questi commenti su X da parte di un uomo che ha descritto come "un prete e amico in Africa":

Se ne avessi l'opportunità, affronterei questo problema. In passato mi è stato insegnato che avremmo ricavato gli insegnamenti della nostra fede dalle Sacre Scritture e dalle sante tradizioni.

Gli africani, soprattutto i kenyani, vi diranno che questo non è accaduto per obbligo o per necessità. Questo è solo colonialismo (fare cose che servono il programma terreno di un vescovo, e non servono il Signore come prescritto), e non evangelizzazione. Non lo sentirete dire da molti chierici africani, perché siamo in stato di schiavitù economica: se parli vai a letto senza cena, o rischi che un'intera popolazione muoia di fame.

Senza accusare qualcuno in particolare (ma naturalmente avendo la capacità e le prove per farlo), ne abbiamo viste troppe, e abbiamo solo bisogno di ricevere il Vangelo come è successo a tutti, e che ci sia permesso sviluppare una nostra santa tradizione. Una nostra cultura basata sulle sante tradizioni e sulle Scritture.

Sono così rattristato. Sfortunatamente non conosco il nome della città o della strada dove si riunisce il Sinodo per l'Africa. Ho cercato di arrivarci, solo per sedermi e per pregare per il Sinodo, ma sono stato informato che ai chierici del mio colore e rango è vietato l'accesso.

Chi sono io. Un povero e sciocco chierico giovane e nero dalle periferie di un paese che nessuno conosce.

Io non ho vista né voce.

L'unica cosa che ho è una piccola vocina per chiedere al Signore di avere misericordia di me e di salvarmi.

Questo vescovo può aver peccato oppure no. Ma io sono il più grande dei peccatori.

Questa "ordinazione" avviene in un momento in cui la Chiesa ortodossa ucraina, che riunisce ancora la stragrande maggioranza dei credenti ortodossi in Ucraina, è sotto un crescente attacco. In pochi anni, la Chiesa ortodossa ucraina è passata dall'essere la Chiesa ufficiale de facto in Ucraina al punto di essere messa totalmente fuori legge.

Esiste un movimento globalista molto potente dedito a trasformare la Chiesa ortodossa in un'istituzione "moderna" compatibile con i valori "democratici" occidentali del XXI secolo. Sono riusciti a perseguitare una Chiesa millenaria alla quale appartiene la maggioranza dei cittadini di un Paese ortodosso. Sono anche riusciti a far "ordinare" una donna in una delle zone religiosamente più conservatrici del mondo intero.

Non sottovalutate queste persone, o il potere dei loro grandi, enormi mucchi di denaro. Il St. Phoebe Center for the Deaconess è stato fortemente sostenuto dagli arconti del Patriarcato ecumenico. Il Centro ha sparso i suoi soldi in Africa, il che aiuta a spiegare quello che è successo in Zimbabwe. Il St. Phoebe ha un "Fondo per le donne africane", di cui la futura "arcidiaconessa Angelic-Phoebe" è stata destinataria:

Angelic Molen ha fatto domanda per la borsa di studio per le donne africane del St. Phoebe Center, impegnata ad espandere il suo ministero. Per anni ha lavorato per coinvolgere i giovani ortodossi dello Zimbabwe e costruire le basi della pastorale all'interno della sua comunità.

Con i finanziamenti del Fondo per le donne africane, Molen perseguirà un'istruzione universitaria per servire meglio la sua comunità ad Harare, nello Zimbabwe. Ha scelto di studiare geografia e studi ambientali, ponendo la santità della Terra in prima linea nel suo lavoro.

Se il denaro e l'influenza occidentale possono danneggiare l'Ortodossia in Africa e in Ucraina, non siate arroganti pensando di essere in qualche modo al sicuro.

3. La legge occidentale tollererà un'opposizione alla "uguaglianza di gender" basata sull'estremismo e sull'influenza russa?

Se si chiede alla persona media di nominare i "valori occidentali", la maggior parte risponderà con risposte come la libertà di parola, la libertà di religione, il diritto di voto per i candidati politici, il diritto alla proprietà, ecc. Questi diritti esistono ancora, in una forma molto indebolita, ma l'elenco dei "valori occidentali" è stato notevolmente ampliato dalle élite globali per includere l'assoluta uguaglianza di gender, i "diritti LGBTQ", la "gestione della pandemia", la lotta al cambiamento climatico e altro ancora. Molti di questi "valori", come l'uguaglianza di gender (pari opportunità di lavoro), sono applicati dalla legge.

Il rifiuto della Chiesa ortodossa di ordinare le donne è un rifiuto dei moderni "valori occidentali" e potrebbe finire per entrare in conflitto con la legge secolare. Ciò violerebbe la garanzia del Primo Emendamento sulla libertà religiosa, dite? E se la Chiesa ortodossa "ufficialmente riconosciuta" o "reale" o "autentica" negli Stati Uniti fosse d'accordo con l'ordinazione femminile? E se l'unica opposizione all'ordinazione femminile fosse inquadrata in modo convincente come proveniente da "estremisti" antiamericani e influenzati dalla Russia? È probabile che il regime al governo degli Stati Uniti – che è attualmente impegnato a mettere al bando le critiche a Israele, che ha censurato informazioni fattuali su COVID e vaccini, e che cerca di incarcerare il candidato presidenziale repubblicano – rispetti il diritto degli "estremisti" collegati all'estero al libero esercizio della religione ?

L'arcivescovo Elpidophoros dell'arcidiocesi greca si sta già organizzando, dichiarando che non solo l'Ortodossia può "modernizzarsi", ma che deve modernizzarsi per sopravvivere. A parte alcuni principi chiave che sono stati dogmatizzati (solitamente credenze come la Trinità, la presenza reale, la venerazione delle icone, ecc. che sono stati affermati dai Concili ecclesiali), la Chiesa ortodossa, secondo l'arcivescovo Elpidophoros, è pronta, disposta e in grado di "evolversi" secondo necessità per entrare nel XXI secolo. Ciò include diventare più accoglienti e tolleranti verso tutte le persone, anche quelle che vivono con aria di sfida una vita contraria all'insegnamento morale ortodosso tradizionale. (La morale non è un dogma, secondo questo modo di pensare, è una conseguenza della cultura e quindi può cambiare). La Chiesa ortodossa è naturalmente di sinistra anche su questioni come i diritti umani, un termine che ora include l'uguaglianza di gender. Le citazioni seguenti provengono da un'intervista con l'arcivescovo:

Negli anni la Chiesa è cambiata e dobbiamo dire che si è evoluta. Ovviamente ciò che non può essere intaccato sono i principi della Fede. Tutto il resto, però, può essere aggiornato. Indubbiamente alcune persone si arrabbiano anche alla parola "cambiamento". Sostengo che l'esercizio dei nostri doveri religiosi non può essere minacciato, ma solo adattato. In altre parole, si cambia il modo in cui viene espressa la verità del Vangelo. Ci vuole fiducia in se stessi e coraggio da parte dei sacerdoti per parlare la lingua e i codici comunicativi di ogni epoca e di ogni periodo. Altrimenti non riusciremo a fare altro che emarginare la Chiesa e metterci fuori dalla società. Si consideri che oggi il 70% dei matrimoni negli Stati Uniti sono con non ortodossi e in molti casi non cristiani. Quindi, se adottiamo una mentalità escludente, ogni anno il nostro gregge diminuirà. La Chiesa, però, ha sempre accolto e accoglierà tutti gli uomini. Tutti sono accettati e benvenuti.

Ho preferito sviluppare temi legati alla solidarietà sociale, ai diritti umani, alla giustizia, alla pace. In effetti, su questi temi parliamo la stessa lingua della sinistra, poiché coincidiamo in termini di approccio umanitario. Gli ho detto che il segreto del successo della nostra arcidiocesi è la partecipazione essenziale e non decorativa del popolo ai processi decisionali e a tutti gli organi di controllo amministrativo e finanziario. Questi sono utili perché non seguono il luogo comune secondo cui il laico è solo il credente che segue ciecamente gli ordini della leadership della chiesa ma ha un ruolo attivo ed è rispettato in tutti gli organi di governo e cioè la Chiesa, il clero e il popolo.

L'arcivescovo Elpidophoros non è il solo a predicare il Vangelo della modernità. È sostenuto da un'intera falange di accademici, giornalisti, ficcanaso del governo, ricchi filantropi e chierici rinnovazionisti. Di seguito è riportato un estratto da una conferenza su "Divisioni nell'Ortodossia globale" tenutasi a Roma (enfasi aggiunta).

Tra queste ci sono le tensioni tra un'Ortodossia pro-democratica, favorevole alla modernità e un'Ortodossia autocratica e antimoderna; tra gerarchi ecclesiastici e laici; e tra un'identità di Chiesa ortodossa nazionale e una universale. Queste differenze non si sovrappongono nettamente tra loro, ma attraversano l'Ortodossia globale in modi diversi. Tralasciando tali complessità esistenti, le differenze teologiche sono spesso tracciate su una mappa di conflitti geopolitici, con il Patriarcato ecumenico associato all'Occidente e in particolare agli Stati Uniti, e il Patriarcato di Mosca legato all'idea imperiale di un "mondo russo". Questa conferenza cerca di analizzare e mappare le complesse linee di frattura nell'Ortodossia globale contemporanea.

"L'Ortodossia pro-democratica e favorevole alla modernità" sosterrebbe l'uguaglianza di gender, non credete? Solo "l'Ortodossia autocratica e antimoderna" si opporrebbe all'ordinazione delle donne, giusto? Come è possibile che un movimento così vile e misogino possa essere protetto dal Primo Emendamento? Purtroppo il nostro problema non riguarda solo il governo. Decine di milioni di americani appartengono a denominazioni che ordinano le donne. Pensate che possano essere in sintonia con il nostro desiderio di preservare l'Ortodossia tradizionale a questo riguardo?

Ne dubitiamo, soprattutto perché gli "ortodossi" rinnovazionisti stanno facendo tutto il possibile per legare l'opposizione all'ordinazione femminile all'influenza e all'estremismo russo. Di seguito sono riportati solo alcuni esempi in cui l'opposizione alla "arcidiaconessa Angelic-Phoebe" viene liquidata come una colpa della malvagia propaganda russa e dei convertiti ortodossi estremisti, spesso indicati online come "Ortho-bros". Anche quando gli ortodossi di origine greca esprimono le loro preoccupazioni, le loro opinioni vengono ignorate o liquidate come "non autentiche" a causa dell'influenza "estremista"/"fondamentalista" e/o russa. L'unica Ortodossia "buona" e "autentica" è l'Ortodossia "modernizzata".

Sarah Riccardi-Swartz, che scrive che "la madre diacono Angelic e il suo metropolita stanno già affrontando online odio, razzismo e misoginia" e che "questa resistenza contro l'ordinazione del diacono Angelic è parte della geopolitica russa mentre la Chiesa e lo stato russo cercano di espandersi in Africa", tra l'altro, è nota per aver minacciato di chiedere alla polizia federale di occuparsi degli elementi "estremisti" all'interno della Chiesa ortodossa. Questa non è affatto una minaccia vana. Gli agenti del Dipartimento della sicurezza interna stanno già visitando le case delle persone tramite post sui social media. L'FBI è stata sorpresa a indagare sui cattolici tradizionalisti. Pensate a lungo e intensamente a ciò che dite di fronte ad altri cristiani "ortodossi" che non conoscete bene – online e offline.

Conclusione: lo scisma si avvicina

Il metropolita Saba si è chiesto cosa accadrebbe se le Chiese ortodosse, come quella di Alessandria, continuassero a "fare le proprie cose" al di fuori del consenso ortodosso. La risposta è ovvia: siamo di fronte a un nuovo scisma, molto probabilmente permanente. I modernizzatori non ne hanno paura. Carrie Frost, per esempio, ha invocato uno scisma se fosse necessario ordinare le donne. I modernizzatori vogliono il controllo esclusivo del "marchio" ortodosso. Liberarsi del resto di noi attraverso uno scisma dà loro questo controllo. Il governo degli Stati Uniti sicuramente si allineerà con loro, riconoscendoli come Chiesa "ufficiale". Il resto di noi sarà visto come parte di un'organizzazione estremista e antiamericana allineata con la Russia. Così i veri cristiani ortodossi diventeranno "nemici del mondo libero".

Non si tratterà di uno scisma come quello attuale riguardo alla situazione in Ucraina e Africa. Attualmente, le relazioni ufficiali tra la Russia e alcuni patriarchi greci sono interrotte, ma il resto del mondo ortodosso siede in gran parte nel mezzo cercando di andare d'accordo con entrambe le parti. Questo scisma riguarderà questioni sostanziali di fede e morale. Sarà più profondo, più duraturo (se non permanente) e costringerà tutti a schierarsi a favore o contro le innovazioni che non possono essere "nascoste". I rinnovazionisti ortodossi accetteranno con gioia il futuro scisma come un'opportunità per separare quanto più possibile l'Ortodossia occidentale dalla Russia. Ciò avvantaggia i loro padroni globalisti, ma apre anche la porta all'imposizione di una "modernizzazione" ancora maggiore su un gruppo di giurisdizioni isolato e indebolito.

Finché siamo ancora in grado, dobbiamo utilizzare ogni piattaforma a nostra disposizione per dire a tutti che esiste una sola Chiesa ortodossa. Cioè quella che è fedele a Cristo e alla Santa Tradizione. Avere una storia consolidata non garantisce l'Ortodossia di una particolare Chiesa o giurisdizione locale. Anche Roma si è allontanata dalla Chiesa. La Chiesa ortodossa è il luogo in cui è mantenuta la fede ortodossa. La fede ortodossa è perfetta così com'è – non ha bisogno di nulla dal mondo contemporaneo dei "valori occidentali".

Prendetevi questo tempo per prepararvi spiritualmente e fisicamente per qualunque cosa accada dopo, poiché solo Dio sa cosa accadrà.

 
Sola Scriptura contro santa Tradizione: c'è una differenza?

Gabe Martini, il suddiacono ortodosso americano di cui abbiamo presentato su questo sito diversi articoli teologici e apologetici, ci offre uno spunto interessante per capire la relazione tra Scrittura e Tradizione, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti. Il punto fondamentale che Gabe Martini cerca di sottolineare è che la Tradizione è una parte della vita della Chiesa, e non può essere ridotta ad alcun principio di autorità. Come già notava nel XIX secolo Khomjakov nel suo saggio sulle confessioni occidentali, la riduzione della Scrittura ad autorità la separa dalla vita della Chiesa, e una volta che si cerca il principio di autorità come surrogato della vita della Chiesa, le conseguenze non possono essere altro che l’individualismo o il papismo.

 
Fatima, tradizione e politica

Poiché le leggi e le costituzioni sono al centro della vita politica negli Stati Uniti, la tradizione è estremamente importante. Senza una lente stabile e coerente attraverso la quale tutti possiamo comprendere il significato delle parole e delle frasi di quei documenti, di quelle sentenze, ecc., non c'è possibilità di una società pacifica e stabile. Michael Maharrey del Tenth Amendment Center sottolinea bene questo punto nel contesto della costituzione federale (ma si applica altrettanto bene anche ai documenti statali e locali):

Leggere un documento legale del XVIII secolo con una comprensione delle parole del XXI secolo può portare rapidamente fuori dalla norma. Dopotutto, il significato delle parole può cambiare e cambia nel tempo. James Madison ha avvertito cosa sarebbe successo se avessimo adottato questo approccio.

"Se si cerca il significato del testo nel significato mutevole delle parole che lo compongono, è evidente che la forma e gli attributi del governo devono partecipare ai cambiamenti a cui sono costantemente soggette le parole e le frasi di tutte le lingue viventi. Che metamorfosi si produrrebbe nel codice giuridico se tutta la sua antica fraseologia venisse intesa nel suo senso moderno!"

In altre parole, per comprendere la Costituzione, è necessario un quadro coerente attraverso il quale leggerla.

L'unico modo per comprendere il significato giuridico originario della Costituzione risiede in un processo noto come "originalismo". Leggere la Costituzione attraverso un quadro originalista significa cercare di determinare come la intendevano all'epoca coloro che la ratificarono e la resero giuridicamente valida. In altre parole, aderiamo a ciò che hanno detto di essere d'accordo.

Altrimenti, come ha avvertito Madison, il significato diventa un bersaglio mobile, soggetto ai cambiamenti nel linguaggio e nei presupposti sociali nel tempo.

Thomas Jefferson lo ha riassunto succintamente .

"Su ogni questione costruttiva riportiamoci indietro al tempo in cui fu adottata la Costituzione, ricordiamo lo spirito manifestato nei dibattiti e, invece di cercare quale significato possa essere escluso dal testo o inteso contro di esso, conformiamoci allo probabile quello in cui è stato approvato".

Ma il politico è sempre legato al religioso. Perché ci sia una tradizione politica forte e sana, deve prima esserci un'adeguata tradizione religiosa alla base. Per esempio, non ci preoccuperemmo di preservare i vari filoni della tradizione politica qui negli Stati Uniti (dalle antiche pratiche greche e romane alla Common Law inglese, ai capitolari e agli statuti francesi, alle leggi di Costantinopoli/Nuova Roma e alle Sacre Scritture) se l'evoluzionismo darwiniano fosse la religione regnante. In questo schema, nulla è stabile; tutto è in un costante stato di cambiamento. Se un pesce può diventare un uccello, o un batterio un insetto, allora una legge può significare una cosa un giorno e una cosa completamente diversa il giorno dopo, e un evoluzionista coerente sarebbe piuttosto soddisfatto di entrambi gli sviluppi. (Per parlare brevemente delle altre religioni: le trasformazioni abbondano nell'induismo, e l'islam è radicalmente nominalista, il che significa che in entrambe le religioni ben poco ha una forma fissa).

Nel cristianesimo non è così. C'è un Dio che non cambia, che "è lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13:8), un Dio che ha dato ai santi Apostoli una Tradizione fissa, che essi ci hanno trasmesso. San Giuda parla della "fede che è stata tramandata una volta per tutte ai santi" (Gd 3), mentre san Paolo scrive: "Dunque, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che vi abbiamo insegnate, sia mediante verbalmente o per lettera". (2 Ts 2:15)

Ma non tutti nella cristianità sono stati fedeli custodi della santa Tradizione donata agli Apostoli. La maggior parte dei protestanti considera "tradizione" una parolaccia e di conseguenza attraversano la vita senza timone, inventando nuovi insegnamenti, denominazioni e pratiche di culto pubblico e devozione privata con preoccupante regolarità. Anche i protestanti che si avvicinano alla Tradizione con la massima serietà, gli anglicani/episcopaliani, a causa delle loro incoerenze e capricci, non ne sono custodi affidabili. Una lettera dell'instancabile missionario e arcipastore ortodosso, san Raffaele di Brooklyn (+1915), fornisce maggiori dettagli a riguardo, per coloro che sono interessati.

Rimaniamo quindi con i cattolici romani e gli ortodossi come candidati a custodi della Tradizione. Come decideremo? Il cattolico tradizionalista Jeff LeJeune ci aiuta a farlo attraverso i suoi saggi sulle apparizioni di Fatima su The Hayride. In uno osserva:

Più di un secolo fa oggi a Fatima, in Portogallo, una visitatrice celeste della nostra umile terra – la Beata Vergine Maria – iniziò una serie di apparizioni che avrebbero predetto avvenimenti mondiali ancora lontani anni e decenni. Avrebbe previsto l'ascesa del comunismo nell'Unione Sovietica sette anni prima della fine della rivoluzione bolscevica. Avrebbe previsto che sarebbe finita la grande guerra, ora soprannominata "prima guerra mondiale", ma che ne sarebbe emersa una più grande – se le persone non si fossero pentite – alla fine degli anni '30, sotto il regno di un papa molto cattolico che sarebbe stato eletto.

E 70.000 persone testimoniarono la conferma di tutto ciò il 13 ottobre 1917.

A quel tempo infuriava ancora la prima guerra mondiale e stava scoppiando la guerra civile russa. La visitatrice celeste affermò che la Russia sarebbe stata lo strumento attraverso il quale Dio avrebbe castigato il mondo per i suoi peccati. La Russia avrebbe diffuso i suoi "errori", ha detto, indicando che il sanguinoso XX secolo sarebbe stato nelle mani del comunismo. Predisse che le guerre e le persecuzioni sarebbero state sfrenate e che alcune nazioni sarebbero state annientate.

Esaminiamo innanzitutto la questione dal punto di vista più secolare e geopolitico. Jay Dyer, esperto di storia, politica e scritti teologici come il signor LeJeune, ci fornisce questo materiale. Scrive:

La mia posizione su questo evento non vuole essere il classico "smascheramento" evangelico fondamentalista, ma piuttosto guardare al contesto geopolitico più ampio che circonda Nostra Signora di Fatima. Anche se non sono cattolico romano, l'obiettivo qui non è promuovere il razionalismo illuminista, ma piuttosto proporre per le cosiddette "rivelazioni" una tesi basata sullo spionaggio. Il primo posto a cui vogliamo guardare sono le rivelazioni del Dr. Carroll Quigley basate sugli archivi privati del Council on Foreign Relations riguardo alle società bancarie di New York, Londra ed Europa che sono la fonte delle guerre mondiali del XX secolo: le guerre mondiali sono guerre di banchieri...

Per coloro che hanno trascorso molto tempo a leggere Tragedy & Hope, saprete che le prime centinaia di pagine circa parlano di quanto sia terribile la Russia. Questo perché nel classico "Grande Gioco", il nemico perenne dell'Establishment anglo-americano (un altro titolo del libro di Quigley) è la Russia. L'unica potenza che potrebbe rivaleggiare con la potenza marittima mercantile (l'Inghilterra) è la grande potenza terrestre, la Russia. Anche altri lavori come Invisible History: Afghanistan's Untold Story and Secret Affairs di Mark Curtis discutono a lungo della classica rivalità tra queste due potenze, dandoci un quadro più ampio dell'ambientazione storica della prima e della seconda guerra mondiale.

Come sappiamo dai lavori di Antony Sutton (così come di Quigley), le case bancarie avevano un interesse nel finanziare sia il bolscevismo che il nazismo allo scopo di riorganizzare i vari continenti in grandi blocchi commerciali con, in primo luogo, una Società delle Nazioni dopo la prima guerra mondiale e le Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale. Anche la Banca Vaticana era al servizio dei Rothschild fin dal 1800. La Jewish Encyclopedia afferma dei Rothschild :

"Dopo varie vicissitudini, vividamente descritte da Zola nel suo romanzo "L'Argent", l'Unione fallì, e portò alla rovina gran parte della nobiltà cattolica di Francia, lasciando i Rothschild ancor più assolutamente leader indiscussi della finanza francese, ma lasciando anche un'eredità di odio che ha avuto molta influenza sulla crescita del movimento antisemita in Francia. Qualcosa di analogo accadde in Inghilterra quando la competizione secolare tra i Baring e i Rothschild culminò nel fallimento dei primi nel 1893; ma in questo caso i Rothschild vennero in soccorso dei loro rivali e impedirono una catastrofe finanziaria universale. Si tratta di un seguito alquanto curioso del tentativo di creare un concorrente cattolico ai Rothschild: attualmente sono questi ultimi i custodi del tesoro papale.

Negli ultimi anni i Rothschild si sono costantemente rifiutati di avere a che fare con prestiti alla Russia, a causa della legislazione antiebraica di quell'impero, anche se in un'occasione i membri della casa parigina si unirono in un prestito per dimostrare il loro patriottismo come francesi".

Ciò suggerirebbe che la cooptazione del Vaticano sia avvenuta molto prima della cospirazione del Vaticano II sostenuta dalla maggior parte dei cattolici tradizionalisti. La posizione anti-russa suggerisce quindi uno specifico pregiudizio anti-russo che continua ancora oggi, poiché le grandi case bancarie dei nostri giorni sono ancora coinvolte negli scandali della Banca Vaticana, che ricordano la morte rituale di Roberto Calvi e quella di Giovanni Paolo I. Con questa impostazione geopolitica in mente, possiamo considerare Fatima all'interno di questo ambiente, e la mia tesi è la seguente: le potenze atlantiste occidentali avevano pianificato la prima e la seconda guerra mondiale, e le miracolose "rivelazioni" di Fatima prendono di mira specificamente la Russia come il cattivo che " diffonde i suoi errori" nel mondo. Come spiegano Sutton e Quigley, i finanziamenti per il comunismo e il fascismo mondiali provenivano dal capitale occidentale.

Gli "errori" qui sono la diffusione del comunismo, ma perché il dono profetico non ha fatto capire ai bambini che è da Londra che è stato esportato il marxismo in Russia? Che ne dite di Londra che diffonde i suoi errori nel mondo, con la finanza internazionale e le potenze industriali che finanziano sia il nazismo che il comunismo? No, come cattivo i contadini presero di mira specificamente la Russia, convenientemente il nemico numero uno degli atlantisti. E quale modo migliore per mobilitare un miliardo di cattolici per prendere di mira la Russia come nemico globale secondo la Vergine Maria, quando il bolscevismo e il comunismo hanno distrutto la Russia secondo il disegno del Grande Gioco? Questo non vuol dire che la Guerra Fredda e lo spionaggio est/ovest non fossero reali – le guerre e le operazioni segrete sono molto reali, ma sono guerre organizzate a un livello più alto da potenti internazionalisti.

Per rafforzare ulteriormente la mia tesi, ho tirato fuori un affascinante saggio accademico sulle "Operazioni di guerra psicologica della CIA in Cile, Nicaragua e Giamaica" che approfondisce con precisione minuziosa l'analisi di varie tattiche PSYOP della CIA in queste nazioni che utilizzano specificamente la manipolazione di varie "apparizioni" mariane superstiziose tra le popolazioni locali. Anche se con una certa inclinazione di sinistra, l'articolo di Fred Landis spiega vari fronti della CIA che hanno seminato diverse storie "miracolose" nelle notizie, creando per i locali una falsa Lourdes che avrebbe propagandato l'apparizione di Maria a vari ministri, così come numerosi altre falsi miracoli inventati per le operazioni psicologiche. Il mio primo pensiero leggendo questo importante articolo è stata la famosa citazione di Machiavelli nella sua Arte della guerra secondo cui un miracolo organizzato è per un generale un ottimo modo per mobilitare le sue truppe (Libro VI) – e tenete presente che l'Impero Britannico faceva un uso liberale di Machiavelli.

Anche se riconosco che le operazioni della CIA contro i marxisti sono avvenute molto più tardi rispetto a Fatima, ciò dimostra che ci sono stati precedenti di operazioni militari e di intelligence che hanno inscenato miracoli per mobilitare una popolazione. Inoltre non sto sostenendo i marxisti contro la CIA, ma piuttosto uso l'articolo come esempio. A mio avviso, è molto più probabile che le macchinazioni di Roma nelle grinfie degli atlantisti fossero disposte ad accompagnare un PSYOP di Fatima per prepararsi ad una prima e seconda guerra mondiale già pianificate, motivo per cui Benedetto XV era un sostenitore della Lega delle Nazioni dei banchieri (e per cui gli attuali papi sono amanti delle Nazioni Unite).

(Per ulteriori informazioni sui tentativi dell'apparato dell'intelligence statunitense di trasformare la religione in un'arma, consigliamo vivamente due video di Jay,

Uno su Dune 2 e uno su angeli, demoni e agenzie di sicurezza dal libro di Graziano Errand into the Wilderness of Mirrors).

Il materiale del signor Dyer getta alcuni dubbi su Fatima, e un esame più puramente teologico ne getta ancor di più. Molto utile in questo senso l'ortodossa Miriam Lambouras. In un saggio dettagliato, esamina molte delle apparizioni mariane cattoliche romane, inclusa Fatima, e vede alcune cose che non sono in accordo con la Tradizione:

Ugualmente sospetto dovrebbe essere qualsiasi suggerimento di sostituire "Cristo nostro Dio, che tutto sopporta, di tutti ha misericordia e compassione, che ama i giusti e ha misericordia dei peccatori" con una figura distante e impersonale piena di furore, incline alla punizione e alla vendetta. L'apparizione a La Salette disse: "Non posso più trattenere il braccio pesante di mio figlio"; e l'apparizione di Fatima: "...è già profondamente offeso". A San Damiano, nel 1961: "Il Padre Eterno è stanco, molto stanco... ha liberato il Demonio, che provoca distruzioni." Nel 1985 a Oliveto Citra, in Italia, si odono ancora le parole di La Salette: "Non posso più trattenere il braccio di giustizia di mio Figlio". Queste parole riecheggiano gli insegnamenti – privi di equilibrio, ma molto popolari – di alcuni santi e predicatori latini del passato, per cui il Regno di giustizia di Cristo era opposto al Regno di misericordia di Maria. "Se Dio è adirato contro un peccatore, Maria lo prende sotto la sua protezione; trattiene il braccio vindice del suo Figlio, e lo salva" (Alfonso de'Liguori). "La Vergine è il sicuro rifugio dei peccatori e dei criminali dal rigore dell'ira e della vendetta di Gesù Cristo"; Ella "lega il potere di Gesù Cristo, per impedirgli di fare del male al colpevole" (Jean-Jacques Olier).

Le assurdità di La Salette parlano da sole: per esempio, l'apparizione che dichiara di aver dato agli uomini sei giorni per lavorare, e di aver riservato il settimo per se stessa (l). Nel suo libro The Dancing Sun, Desmond Seward scrive:

A detta dei visionari, la Vergine (di Medjugorje) afferma che il mondo si trova in un periodo di oscurità mai visto prima... Satana... sta combattendo una grande battaglia per le anime con la Madre di Dio, inviata dal Padre Eterno per ammonirle e rincuorarle: poiché, come Dio disse al serpente nella Genesi, la donna "ti schiaccerà la testa".

Ma se è così, questo perpetua la cattiva traduzione cattolica romana nella Bibbia di Douay, di Genesi, capitolo 3, versetto 15. Non è affatto la donna ma il seme della donna – Cristo – che schiaccerà la testa del serpente, con la sua passione e risurrezione.

I teologi latini più cauti e sobri si sono sempre sentiti a disagio con gli eccessi dei loro contemporanei; ma in molte occasioni la spinta dell'entusiasmo popolare è stata troppo forte per permettere a una sana teologia di prevalere. Louis-Marie Grignion de Montfort (+1716) – maestro di eccessi "mariani" – collegava strettamente la Vergine all'escatologia. Nel Secondo Avvento la Vergine dev'essere rivelata dallo Spirito Santo, così che Cristo possa essere conosciuto; e deve manifestare tutto il suo potere contro i nemici di Dio, poiché in qualche modo il diavolo teme più lei di Dio stesso. L'idea della Vergine come di colei che prepara sempre la strada per la venuta di Cristo – non solo il suo primo avvento nell'Incarnazione, ma la sua discesa nell'anima degli uomini, e il suo secondo avvento – si è protratta fino ai tempi moderni. "Come non ci sarebbe stato alcun avvento di Cristo nella carne, nella sua prima venuta, senza Maria, così non può esservi alcun avvento di Cristo nello spirito...senza che sia ancora una volta Maria a preparare la strada." "Come fu lei a preparare il corpo di Cristo, così adesso prepara le anime per il suo avvento" (Arcivescovo Fulton Sheen). A Zeitoun, "si percepisce in evidenza il ruolo salvifico della Beata Vergine, come nel 1917 a Fatima. Tale ruolo è essenzialmente quello di preparare la strada per il suo Figlio divino, aprendo l'anima degli uomini alla sua grazia redentrice". "...dopo aver preparato 2.000 anni fa la sua via fra il Suo popolo", la Vergine "prepara adesso la sua via nelle anime di milioni di gentili di tutte le fedi, e di atei, con una nuova e più grande Visitazione" (Francis Johnston: When Millions Saw Mary). Viene da chiedersi se lo Spirito Santo abbia ancora qualcosa da fare...

Questo modo di pensare ben si accorda con la fede corrente – prevalente in alcuni ambienti cattolici romani – in un'Età mariana che deve precedere il secondo avvento, e con il forte tono apocalittico della maggioranza delle apparizioni. Ma, poiché un simile ruolo della Madre di Dio non si può trovare attestato né dalle Scritture né dalla Tradizione, non ispira molti motivi per credere nell'autenticità delle apparizioni.

Lambouras nota anche qualcosa riguardo alle apparizioni mariane che è emerso recentemente in vari luoghi – un collegamento pagano:

Nella Chiesa, Cristo è il Secondo Adamo; ma, una volta che la Vergine ha cominciato ad essere considerata, in un certo qual modo, come la seconda Eva (senza naturalmente la minima concessione al paganesimo), ciò probabilmente ha richiamato alla mente dei più deboli spiritualmente la relazione Dea-Figlio/Sposo; mentre la Theotokos, benché il suo titolo alludesse solo al fatto che Cristo è Dio, ha sicuramente evocato la memoria di Cibele, la Grande Madre degli dèi - eccetto che per il significato ben più elevato del titolo, che significa Madre di Dio. Allorché il paganesimo si estinse, e le divinità locali furono detronizzate, molto spesso fu la Madre di Dio a sostituirle come patrona delle sorgenti curative e delle montagne sacre, associate da secoli coi pellegrinaggi. In occidente, dove le basi liturgiche e teologiche erano forse più deboli, durante il Medioevo la "Nostra Signora" di una regione veniva ad assumere una personalità differente da quella della Vergine di un santuario rivale. Sir Thomas More, il martire cattolico romano dell'epoca Tudor, commentava: "faranno paragoni fra nostra signora di Ipswitch e nostra signora di Walsingham, come a intendere che un'immagine ha più potere di un'altra".

Niente di tutto ciò si è mai verificato in Oriente. Radicata sanamente e sobriamente nella solida teologia della Chiesa Ortodossa, e nutrita spiritualmente da una liturgia in lingua corrente, la figura della Madre di Dio ha assunto naturalmente il suo giusto posto in un insieme perfettamente equilibrato e armonioso. La distorsione occidentale della dottrina della Santa Trinità, derivante dal Filioque, con la sua (non intenzionale) "svalutazione" dello Spirito Santo, insieme agli eventi storici che sopraffecero l'Impero d'Occidente sotto forma di invasioni barbariche e delle relative conseguenze, isolarono sempre di più la Chiesa d'Occidente dalla pura Ortodossia di quella d'Oriente.

Con la restaurazione dell'ordine e di un governo stabile alla fine dei secoli bui, la Chiesa d'Occidente si ritrovò con un laicato largamente analfabeta e semi-barbaro. Gli ecclesiastici dovevano fare le veci dei quadri amministrativi e legislativi richiesti dai governanti laici. Di conseguenza, il Papato dovette basarsi per la sua esistenza su legali ecclesiastici; e ciò finì per dare alla Chiesa romana l'inquadramento legalistico e la filosofia sistematica che sono rimasti i suoi tratti distintivi. L'istituzione ecclesiastica acquisì un'autorità eccessiva; e, col celibato obbligatorio dei preti, "la Chiesa" divenne nel sentire comune sinonimo di "clero". Una teologia trinitaria manchevole, e un'indebita enfasi sugli insegnamenti agostiniani sul peccato originale e sulla redenzione, insieme ad una gerarchia composta di soli maschi, provocò la perdita dell'elemento femminile nella cristianità occidentale, e creò un "vuoto dalla forma di Dea": la Vergine Maria era la candidata più ovvia per riempire quel vuoto.

Nella Chiesa Orientale, invece, la tradizione fu trasmessa immutata, di generazione in generazione. Se si eccettua il tradimento della Quarta Crociata, l'Impero Romano d'Oriente rimase in piedi fino all'arrivo dei turchi. Vi fu sempre un laicato indipendente e di alta cultura. Con la presenza di un Imperatore nel pieno dei suoi poteri, non vi fu mai l'opportunità – né si avvertì la necessità o il desiderio – di assoggettare il potere laico all'autorità del Patriarca; e la "Chiesa" continuò a indicare l'intero corpo dei fedeli, passati e presenti, compresi gli angeli. I preti sposati fecero sì che la classe sacerdotale non diventasse mai una "casta" a parte (come al giorno d'oggi, il prete vive nello stesso tipo di casa dei suoi parrocchiani: un prete di villaggio a Cipro può essere benissimo il calzolaio di paese, e un papas greco, in tonaca e cappello cilindrico, può essere visto con un figlio o una figlia per mano, mentre con l'altra regge un paniere per la spesa). Nella Chiesa Ortodossa non vi è mai stato alcun "vuoto dalla forma di Dea"; e la santa Vergine, saldamente ancorata nella teologia e nell'innologia, più degna d'onore dei cherubini e incomparabilmente più gloriosa dei serafini grazie alla sua divina maternità, restò una donna dotata di una natura umana, come la nostra, sotto tutti i punti di vista, completamente purificata dallo Spirito Santo al momento dell'Annunciazione per renderla capace di dare una natura umana al Logos eterno.

Nella Chiesa Latina, le esagerazioni mariane hanno raggiunto vette sempre più alte, interrotte solo brevemente dalla Riforma protestante. La Vergine, dandogli una natura umana, avrebbe "reso più perfetto il Creatore dell'universo" – un'idea perfettamente contraria a quella delle Scritture e dell'Ortodossia, in cui l'Incarnazione è vista come una kenosis, uno svuotamento di sé da parte di Cristo – "benché fosse ricco, per noi si è fatto povero". La più strana fantasia di Bernardino da Siena, la "seduzione di Dio", viene descritta in un linguaggio più appropriato a una leggenda greca di Zeus che al grande mistero dell'Incarnazione. La Vergine era più elevata della Chiesa... aveva autorità sul proprio Figlio nei cieli... placava la giustizia divina, e impediva a Dio di punire i peccatori... con lo Spirito Santo, faceva nascere Cristo nelle anime. "Perfino la lingua dello Spirito Santo" era "appena sufficiente a celebrare degnamente le sue lodi"! Sfortunatamente, gli autori e i predicatori di queste sciocchezze blasfeme venivano frequentemente canonizzati, cosa che era considerata come un segno di approvazione ufficiale. Tali distorsioni potrebbero benissimo essere il "materiale" di cui sono fatte le apparizioni mariane. La Dea, o almeno un essere semidivino, è tornata.

Il signor LeJeune menziona anche il comportamento spaventoso del sole collegato a Fatima: '...c'è l'inconfondibile miracolo che Maria aveva promesso ai bambini mesi prima: uno schianto irregolare e rotante del sole verso la Terra testimoniato da 70.000 spettatori che, ovviamente, pensavano che la fine del mondo fosse alle porte.' La signora Lambouras collega un avvertimento su tali segni con un avvertimento sulle visioni in generale:

Se si escludono i fenomeni naturali, e a meno di credere che le "colombe" e i soli danzanti siano veri segni mandati dal Cielo per confermare nella fede, indicare la graziosa presenza della Vergine e annunciare disastri che possono essere evitati solo col pentimento, ci resta solo la possibilità che i fenomeni siano una qualche specie di allucinazione di massa, o una parte della campagna di quei "segni e prodigi menzogneri" che preannunciano l'Anticristo.

Secondo il Vangelo di San Luca, negli ultimi tempi vi saranno "terrori e grandi segni dal cielo". Sant'Ignazio Brianchaninov scriveva, più di cent'anni fa, che si sta avvicinando un tempo in cui vi saranno numerosi ed eclatanti falsi miracoli: "...i miracoli dell'Anticristo si manifesteranno soprattutto nel reame aereo, dove satana ha il suo dominio. Questi segni agiranno soprattutto sul senso della vista, affascinandolo e traendolo in inganno. San Giovanni il Teologo, osservando gli eventi che devono precedere la fine del mondo, dice che l'Anticristo compirà miracoli, e opererà perfino "grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini" (Ap 13:13). Questo è indicato dalle Scritture come il più grande dei segni dell'Anticristo, e il luogo di questo segno è nell'aria". Molte apparizioni hanno preannunciato la futura manifestazione di un grande segno.

Perché mai queste apparizioni sono accettate così prontamente dai visionari stessi e da innumerevoli pellegrini? I Cristiani eterodossi ben poco sanno di uno dei concetti chiave degli insegnamenti ascetici ortodossi: il prelest – l'inganno spirituale – in cui un miraggio è erroneamente preso per vero. Si trovano molti esempi, nelle Vite dei santi, in cui monaci e asceti, molti dei quali giunsero poi a realizzare una genuina santità, caddero in uno stato di delusione, accogliendo demoni in forma di angeli, o addirittura di Cristo stesso, ricevendo "rivelazioni", vedendo "luce" nelle loro celle e udendo "il Signore" parlare loro. A volte "Cristo" offriva loro il dono della "profezia" e poteri straordinari. San Diadoco di Foticea avverte di non accettare l'inganno del maligno sotto forma di luce o di fuoco; e San Simeone il Nuovo Teologo mette in guardia contro gli spiriti maligni che provocano vari e numerosi inganni nell'aria.

La preghiera senza immagini, com'è insegnata dagli asceti e dagli anziani della Chiesa Ortodossa, è in diretto contrasto con quella, per esempio, di una persona che cerca aiuto presso una congregazione di "guarigione" protestante, a cui può venir detto, alla sessione di preghiera che precede il "servizio di guarigione", di immaginare una luce dorata che scende su di lui dal cielo; e alle pratiche di meditazione comuni da secoli in Occidente, in cui si è incoraggiati a immaginare una certa scena ed a provare a visualizzare il bambino nella mangiatoia o il Cristo crocifisso. San Marco l'Asceta avverte che "quando i nostri pensieri sono accompagnati da immagini, abbiamo già dato loro il nostro assenso". Questa facoltà di produrre immagini può essere usata creativamente da coloro che sono già avanzati sul cammino spirituale, come nell'iconografia di Sant'Andrej Rublev e dei devoti iconografi in generale; ma siamo continuamente avvertiti che chi non possiede già doti di discernimento spirituale dovrebbe evitare di cedere agli allettamenti, e di cadere nella trappola delle apparenze illusorie.

Ciò di cui molti entusiasti di apparizioni mariane non si rendono conto è che al giorno d'oggi i "fenomeni spirituali" sono assai comuni. I gruppi pentecostali/carismatici identificano con estrema facilità le loro esperienze con lo Spirito Santo, così come, negli anni '70, i revivalisti protestanti in Indonesia accettavano ciecamente come genuine le loro "voci", gli "angeli" (che citavano invariabilmente le Scritture con tanto di capitolo e versetto), le visioni di "Cristo", le guarigioni, le luci miracolose che accompagnavano gli evangelizzatori, e i misteriosi fuochi celesti che consumavano le statue cattoliche romane. Chi porta idee "cristiane" nelle proprie esperienze spesso presume, senza riflettere, che queste siano realmente esperienze cristiane, opera dello Spirito Santo; e di rado si ferma a chiedersi se tali esperienze non possano, invece, provenire da uno spirito di ben altra specie.

Anche quando queste esperienze sono genuinamente cristiane, le parole di un santo della Chiesa Cattolica Romana, Giovanni della Croce, suonano come un tempestivo monito: "Tutte le visioni, le rivelazioni e le impressioni celesti, per quanto l'uomo spirituale possa tenerle in conto, non valgono il più picolo atto di umiltà; perché quest'ultimo porta con sé i frutti della carità, che mai si stima o pensa bene di sé, ma solo degli altri".

Il Curato di Ars non accettava le visioni di La Salette; le autorità ecclesiastiche di Garabandal non mostrarono il minimo entusiasmo; e l'ex-vescovo cattolico romano di Mostar denunciò le apparizioni di Medjugorje. Sicuramente alcune delle visioni potevano essere, all'inizio, provocate da fattori psicologici. La maggior parte di noi non possiede un senso molto sviluppato di auto-consapevolezza. Sappiamo ben poco di noi stessi, e abbiamo una scarsa conoscenza dei processi misteriosi, ma del tutto naturali, che operano nella mente subconscia, e degli effetti che possono produrre. Al di là dell'auto-inganno, inoltre, vi è la possibilità di un'inconscia partecipazione medianica, o perfino di una più diretta illusione diabolica.

Se Bernadette, che mostrava il rosario ad "Aquero", e i giovani di Medjugorje con le loro bottiglie di acqua santa e le loro minacce alla "Gospa" ("Se sei Satana, vai via!"), avessero realmente sospettato la presenza di un demone, avrebbero con ciò dimostrato di sottovalutare il potere col quale avevano a che fare: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?" (At 19:15). Quando all'Anziano Padre Sabba del Monte Athos (+1908), confessore e teoforo, fu chiesto di liberare un monaco posseduto da un demonio, egli pregò e osservò un digiuno completo per una settimana prima di compiere l'esorcismo; e liberò un altro monaco che era stato ingannato da un falso "angelo custode", che aveva pregato e parlato con lui quotidianamente per due anni, prosternandosi come se "con dolore e lacrime pregasse il Signore di aver misericordia del suo servo, e di cacciare i demoni maligni".

L'atteggiamento migliore da avere nei confronti di apparizioni e segni come quelli di Fatima, secondo i Padri della Chiesa nel corso dei secoli, è un estremo scetticismo, non un'accettazione impaziente, incondizionata ed entusiasta. La signora Lambouras conclude così:

Non sono le esperienze in sé ad essere messe in dubbio, ma la loro origine, poiché le visioni possono essere causate da vari fattori psicologici, capacità psichiche e medianiche, o inganni demoniaci. I demoni non esitano a riempire il nostro intelletto decaduto di false idee, di orgoglio spirituale e di psichismi illusori. Per tale motivo la Chiesa ci avverte, attraverso le parole degli asceti e dei grandi padri spirituali, di essere spiritualmente sobri e costantemente all'erta, perché l'auto-inganno non si trasformi in inganno diabolico.

Vi sono troppi segni solari. Da Fatima in poi, i fenomeni solari sono stati una costante nella maggior parte dei santuari: luci, fuochi, arcobaleni, soli danzanti, piogge di petali, croci di fuoco, con una profusione particolarmente scenica a Zeitoun. Quando a questi fenomeni si aggiungono i "segni" dei revivalisti protestanti – colonne di fuoco, "Cristo" nel cielo, nubi che seguono gli evangelizzatori e li proteggono dal caldo, e tutti i segni simili a quelli degli UFO – non si può fare a meno di chiedersi se vi sia un vero e proprio programma in corso, con lo scopo di soddisfare una generazione che cerca segni: i demoni cortesemente offrono ciò che siamo pronti a ricevere. Una o due visioni e segni possono essere convincenti, ma non – letteralmente – centinaia.

C'è molto di più nel saggio della signora Lambouras, e il lettore è incoraggiato a leggerlo tutto se può, ma per non esaurire tutti, concluderemo le citazioni con questa sezione verso la fine:

Chi è questa Signora apparsa migliaia di volte e acclamata da milioni di persone? È la stessa Madre di Dio che nell'Ortodossia conosciamo dalle Scritture, dalle funzioni e dagli insegnamenti della Chiesa? Sembra quasi che il culto delle apparizioni mariane abbia una vita e un ethos propri, come se si trattasse di una religione separata: una specie di Cristanesimo sovrapposto al culto della Dea e allo spiritismo. La Vergine, non il Cristo, è la figura centrale. Il Cielo parla attraverso di lei, non di lui. Nonostante l'insegnamento ufficiale di Roma, che ancora vieta di porre Maria allo stesso livello di suo Figlio, è lei che predomina. Geoffrey Ashe sembra aver colto nel segno quando afferma che "la vitalità della Chiesa di Cristo (la Chiesa Cattolica Romana!) sembra spesso essere dipesa da lei, più che da lui".

La mia sensazione di una Vergine autonoma, che agisce indipendentemente, è stata confermata da Padre Michael O'Carroll, secondo cui Dio ha scelto di affidare la sua missione di misericordia e di rinnovamento alla Beata Vergine Maria. Parlando di Medjugorje, O'Carroll afferma che "non è stato Dio Padre, né Dio Figlio incarnato, né Dio Spirito Santo a prendere l'iniziativa a Medjugorje. E' stata Nostra Signora." E prosegue dicendo che la caratteristica principale di Medjugorje è la manifestazione del "ruolo dominante, perpetuo, totalmente autonomo dato a Nostra Signora".

Padre O'Carroll cerca di rassicurare coloro che pensano che Dio sia stato messo in ombra a Medjugorje ricordando la "ricorrente menzione dello Spirito Santo" nelle parole della Gospa. Nei 203 messaggi che ho letto, lo Spirito Santo è menzionato solo sei volte, e in due di esse in modo da farlo sembrare un semplice testimone della Gospa: "Vi invito, cari figli, a pregare per i doni dello Spirito Santo, di cui avete bisogno per testimoniare la mia presenza e tutto ciò che vi offro... Lo Spirito di verità vi è necessario per riferire i messaggi proprio come ve li detto".

Le "rassicurazioni" di Padre O'Carroll sono espresse in termini che suonano alquanto strani all'orecchio otodosso. "La ricorrente menzione dello Spirito Santo è degna di nota, e ben si accorda con la rinascita, nel'ultima generazione, della dottrina e della devozione al suo riguardo. Egli ha sempre fatto parte del credo cristiano, è riconosciuto dai fedeli e onorato in alcune preghiere comuni". E aggiunge, significativamente: "Ma poco tempo fa è apparsa un'opera spirituale su di lui, intitolata Il Paracleto dimenticato; e non è molto che un grande maestro di vita spirituale, Dom Columba Marmion, ha potuto asserire che, per alcuni, valgono le parole degli Atti degli Apostoli: ‘Non abbiamo nemmeno sentito dire che c'è uno Spirito Santo'". Ciò conferma il mio precedente riferimento al filioque latino, con la sua conseguente svalutazione dello Spirito Santo, e il ruolo importante che, a mio parere, questa distorsione della dottrina trinitaria ha giocato nelle apparizioni mariane. Il bisogno dell'eterno femminino giace nelle profondità della psiche umana. Questo bisogno trova piena soddisfazione nella Santa Trinità, il cuore dell'Ortodossia. Laddove l'insegnamento trinitario è privo di equilibrio, e lo Spirito Santo è trascurato, è facile assistere al "ritorno della Dea", sia sotto forma di eccessi mariani che dell'apparizione di correnti gnostiche, con le loro richieste di donne sacerdoti e i loro termini privi di riferimenti al genere quando si parla di Dio.

Nel Nuovo Testamento possiamo vedere tutta l'incomparabile bellezza spirituale della Madre del Signore. Nella sua rifulgente umiltà la Vergine non si mette mai in mostra, ma indica sempre altrove. Madre del Messia, chiama umilmente se stessa "serva di Dio". La lode di Elisabetta in suo onore è immediatamente indirizzata a Dio, che si è degnato di posare gli occhi sulla sua piccolezza. Non ha la presunzione di rivolgere direttamente i suoi ordini ai servi di Cana, ma quietamente li esorta a ubbidire ai comandi di suo figlio. Gli Atti non ce la dipingono impegnata in qualche iniziativa privata, bensì in attesa di preghiera con l'intera comunità dei credenti.

La signora di tutte le apparizioni, invece, sta fermamente al centro del palcoscenico, con i riflettori sempre puntati su di sé. Decreta nuovi titoli per se stessa: Immacolata Concezione, Nostra Signora del Rosario, Madre di Consolazione, Vergine dei Poveri, Regina della Pace. Cerca riparazione e consolazione per le ingiurie a lei rivolte: "Asciugate le lacrime del mio volto, che verso guardando ciò che fate" (Medjugorje), "Guardate il mio cuore, coronato delle spine con le quali gli uomini ingrati mi feriscono in ogni momento, per le loro blasfemie e la loro ingratitudine. Vi sono così tante anime condannate dalla giustizia di Dio per i peccati commessi contro di me, che sono dovuta venire a chiedere riparazione: sacrificatevi per questa intenzione" (Fatima).

immagini autentiche della santissima Theotokos e del suo santissimo Figlio

Nel linguaggio tipico della Dea, la Signora di Medjugorje dice: "Sono instancabile, vi chiamo anche quando siete lontani dal mio cuore. Io sono la Madre, e, benché provi dolore per tutti coloro che si sviano, concedo facilmente il perdono e mi rallegro per ogni figlio che torna a me". Nel 1986 apparve sul monte con cinque angeli, dichiarando ai visionari che ciò che essi stavano sperimentando era "simile alla Trasfigurazione sul Monte Tabor". Avrebbe concesso alla gente tutte le grazie di cui avevano bisogno. Li benedisse e disse loro di "discendere dal Tabor e portare la benedizione agli altri". "Ovunque vado, mio Figlio è con me". La verità è, invece, che ovunque si trova il Dio-uomo, vi è anche, in lui, la Madre, i suoi santi, i suoi angeli e i suoi giusti. In lui – e in lui solo – possiamo comunicare con loro e chiedere il loro aiuto. La Madre del Signore è veramente la Madre di noi tutti nella Chiesa, dove occupa il posto più elevato, il più vicino a Cristo; ma non agisce indipendentemente da lui. Non è la Madre della Chiesa, né la mediatrice di tutte le grazie, e neppure la corredentrice (questi due ultimi titoli sono impliciti nei messaggi di Medjugorje).

Alla luce di tutto quanto sopra, i cattolici romani non hanno miglior diritto di essere i fedeli custodi della Tradizione. Piuttosto, hanno permesso l'ingresso di distorsioni e innovazioni. E se questo è il caso della cosa più grande (la religione), anche quella minore (la politica) corre il pericolo di corruzione. Pertanto, per coloro che nei diversi Stati cercano una religione che sostenga e dia stabilità alle proprie tradizioni politiche, la Chiesa ortodossa sarebbe l'opzione migliore.

E scopriranno che, una volta iniziato il loro viaggio lungo il sentiero della tradizione ortodossa, incontreranno una serie di cose meravigliose e sorprendenti sulla politica.

Walt Garlington è un cristiano ortodosso che vive nel Dixieland. I suoi scritti sono apparsi su diversi siti web, e lui mantiene un sito tutto suo, Confiteri: A Southern Perspective.

 
Il mito del 10 per cento del cervello

Una recente discussione sul funzionamento del cervello umano ci ha fatto ricordare che il nostro amico John Sanidopoulos, in un articolo sul suo blog Honey and Hemlock, aveva trattato alcuni mesi fa il tema del mito dell’uso del 10 per cento del cervello umano - che in realtà è una leggenda metropolitana - in una prospettiva cristiana ortodossa. Questo mito sarebbe una delle tante teorie infondate e piuttosto innocue, se alla sua base non ci fosse l’ansia di auto-deificazione opposta al vero cammino della theosis cristiana. Ci sembra pertanto utile presentare questo articolo in traduzione italiana nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
Antiochia dovrebbe creare il proprio crisma?

Makarios, patriarca di Antiochia del XVII secolo che consacrò il santo crisma non solo nella sua sede ma anche in Romania e Russia

Nota dell'editore: oggi nove Chiese ortodosse consacrano il proprio santo crisma: Costantinopoli, Mosca, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, la Chiesa ortodossa in America, la Chiesa ortodossa macedone (o comunque vogliate chiamarla) e la Chiesa ortodossa ucraina. Il resto delle Chiese autocefale – gli antichi patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, l'antica Chiesa di Cipro e molte delle "nuove" autocefalie come Grecia, Albania e Polonia – ricevono il loro santo crisma da Costantinopoli. Per le nuove Chiese autocefale, la ricezione del crisma da Costantinopoli faceva parte dell'accordo con cui hanno ricevuto il riconoscimento dell'autocefalia dal Patriarcato ecumenico. Ma che dire di una chiesa come Antiochia, che è più antica della stessa Costantinopoli? Perché ricevono il crisma dal Patriarcato ecumenico? Quando è iniziato tutto ciò, e c'è oggi qualche buon motivo per cui Antiochia non dovrebbe riprendere a consacrare il crisma per se stessa?

Il canone 6 del Concilio di Cartagine del 418-419 vieta ai presbiteri di consacrare il crisma. Sebbene non vi sia alcun divieto canonico perché un vescovo possa consacrarlo, divenne consuetudine solo per i patriarchi (e molto più tardi, per i primati delle Chiese autocefale in generale) consacrare il crisma durante la Settimana Santa. Ciò è dovuto in parte al valore di questo evento relativamente raro che coinvolgeva il patriarca circondato da molti dei suoi vescovi, come segno di unità. Un altro fattore importante, tuttavia, era la natura sempre più elaborata sia del rituale stesso che della ricetta utilizzata, che arrivava a coinvolgere una grande varietà di ingredienti rari e costosi.

Almeno nel periodo successivo alla conquista musulmana di Antiochia (se non prima), i patriarchi di Antiochia sostenevano di aver avuto a un certo punto il diritto esclusivo di consacrare il crisma per l'intera Chiesa. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il rito della consacrazione del crisma da parte dei vescovi ha avuto origine nel territorio del Patriarcato di Antiochia, o potrebbe essere dovuto al migliore accesso di Antiochia agli ingredienti necessari. Questo diritto è menzionato ripetutamente da Nikon della Montagna Nera nel suo Taktikon, scritto verso la fine dell'XI o l'inizio del XII secolo. Nel Logos 31 del Taktikon, [1] una lettera autobiografica e storica al suo "fratello spirituale" Basilio, Nikon afferma:

"Il santo crisma all'inizio non era consacrato altrove [che ad Antiochia]. Nel libro di storia di cui ho parlato prima, è scritto negli Atti del Concilio di Calcedonia: Si stabilì che il crisma fosse consacrato ovunque; poiché fu consacrato per primo solo dal [patriarca] di Antiochia. Ma quando si seppe che veniva dato in dono, si decise che sarebbe stato consacrato dai vescovi, non importa dove". [2]

Tale decisione non si trova negli atti esistenti del Concilio di Calcedonia, e il "libro di storia" apparentemente non più esistente a cui Nikon fa ripetutamente riferimento in questa lettera non è stato identificato.

La questione del crisma viene sollevata nuovamente nel Logos 37, [3] una lettera al suo figlio spirituale, il monaco Gerasimos, in cui si discute della concessione dell'autocefalia da parte di Antiochia ai georgiani durante il tempo del patriarca Theophylaktos bar Qanbara (r. 745-751). Qui Nikon afferma nuovamente che "era consuetudine [τύπος] che il crisma fosse consacrato ad Antiochia e da lì veniva inviato a tutto il mondo, poiché in nessun altro luogo nessuno consacrava il crisma". [4]

Ciò era particolarmente importante per il rapporto del Patriarcato di Antiochia con la Georgia, perché lì il patriarcato aveva vasti possedimenti terrieri dove si coltivavano le spezie per il crisma, fornendo sostanziali entrate annuali. Nello spiegare come Antiochia decise di concedere alla Chiesa georgiana il diritto di produrre il proprio crisma, Nikon cita ancora il testo attribuito agli Atti del Concilio di Calcedonia. [5] Come parte dell'accordo per l'autocefalia della Georgia, i georgiani dovevano pagare mille nomismata all'anno in cambio degli ingredienti per il sacro crisma. Questa soluzione sembra essere collegata alle difficoltà di finanziamento di un patriarcato sotto il dominio musulmano, poiché una volta che Antiochia si ritrovò sotto il dominio bizantino alla fine del X secolo, queste entrate furono trasferite al Patriarcato di Gerusalemme, che stava subendo una dura persecuzione sotto il dominio dei fatimidi.

Il racconto di Nikon è confermato dal suo contemporaneo, sant'Eprem Mtsire, nel suo Rapporto sulle ragioni della conversione dei georgiani, scritto in georgiano sulla Montagna Nera vicino ad Antiochia, che evidentemente fa uso delle stesse fonti. [6]

La conoscenza delle prerogative di Antiochia riguardo al crisma sembra essere stata diffusa, almeno durante i secoli X e XI. Un anonimo cronista nestoriano (probabilmente lo stesso autore della Cronaca di Seert), scrivendo a Baghdad nel X secolo, afferma parlando dei patriarcati "occidentali" che il Patriarca di Antiochia "è colui che consacra il crisma e lo invia ai suoi confratelli". [7]

La produzione del crisma iniziò a concentrarsi a Costantinopoli solo con l'occupazione crociata di Antiochia e Gerusalemme, quando i patriarchi nominali di Antiochia e Gerusalemme erano nominati e risiedevano nella capitale bizantina. Non sembra esserci alcuna prova che ci sia mai stata un'assegnazione formale di tale diritto a Costantinopoli.

Il Patriarcato di Alessandria, tuttavia, sembra aver continuato a consacrare il proprio crisma durante questo periodo. La versione pubblicata del testo greco del rito "melchita" (cioè calcedoniano mediorientale) di consacrazione del crisma, molto distinto dal rito costantinopolitano usato oggi e simile ai riti usati nelle Chiese copta e siriaca, si trova in un rotolo liturgico copiato ad Alessandria nel XII secolo. [8] Un'altra fonte per la preparazione del crisma presso i melchiti in Egitto è il manoscritto arabo 236 del XIV secolo, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, una raccolta canonica che all'inizio presenta tre diverse ricette relativamente semplici per la preparazione del crisma.

Dopo che i patriarchi di Antiochia tornarono ad Antiochia nel XIII secolo, per poi trasferirsi a Damasco nella seconda metà del XIV secolo, consacrarono nuovamente il proprio crisma.

Nel primo periodo ottomano, la preparazione del crisma ad Antiochia era abbastanza rara da essere degna di nota, poiché a causa della grande difficoltà e dei costi associati all'ottenimento e alla preparazione degli ingredienti, quando si celebrava il rituale, si produceva abbastanza crisma da durare decenni.

Paolo di Aleppo nota che il patriarca Ioakim ibn Ziyada consacrò il crisma il Mercoledì Santo del 1594. [9]

Quando il patriarca Makarios tornò a Damasco dopo il suo primo viaggio, nel 1660, scoprì che era rimasto molto poco del crisma preparato da Joachim ibn Ziyada, così iniziò i preparativi per produrre un nuovo crisma. Paolo di Aleppo fornisce la ricetta precisa, che comprendeva un'enorme varietà di spezie che venivano preparate in cinque fasi nel corso della Settimana Santa. Un prete damasceno locale, Hanna ibn Rizqallah, compose persino una lunga poesia per celebrare l'evento. [10]

I patriarchi di Antiochia non solo consacravano il crisma per i propri fedeli, ma lo facevano anche per altri vescovi durante i viaggi. Nel 1653, il patriarca Makarios preparò il crisma a Iași, utilizzando ingredienti che aveva portato da Costantinopoli. Suo figlio, l'arcidiacono Paolo di Aleppo, descrive come avevano cominciato a pestare gli ingredienti all'inizio della Quaresima, per poi cominciare a bollirli dal Lunedì Santo al Giovedì Santo, con il patriarca, i vescovi e i sacerdoti che leggevano costantemente il Vangelo attorno al fuoco. Il procedimento fu infine completato il Giovedì Santo, con l'aggiunta di "olio di balsamo, muschio, ambra, legno di incenso e altri ingredienti preziosi". [11]

Anche nel suo secondo viaggio a Mosca, nel 1667, Makarios preparò il crisma insieme al patriarca di Alessandria. [12]

La consacrazione del crisma ad Antiochia continuò dopo lo scisma del 1724 che portò alla creazione della Chiesa cattolica melchita. Il sacerdote e storico di Damasco, Mikhail Breik, nota che al suo ritorno dalla Moldavia nel 1750, il patriarca Silvestro preparò il crisma, alla presenza di "due vescovi, diciassette sacerdoti e nove diaconi, oltre ai monaci e a tutti i cantori". [13]

Sembra che Antiochia abbia iniziato a ricevere il crisma da Costantinopoli solo dopo la morte di Silvestro, quando gli successe una serie di patriarchi greci che, a differenza di lui, non avevano alcun legame reale con il patriarcato e il suo popolo. Non esiste quindi alcuna giustificazione canonica, teologica o tradizionale per l'attuale consuetudine di Antiochia di ricevere il crisma da Costantinopoli, che sembra essersi instaurata per la prima volta solo nella seconda metà del XVIII secolo, apparentemente a causa di fattori economici (in particolare, la Chiesa cattolica melchita non ha mai smesso di consacrare il proprio crisma).

Data la lunga storia di Antiochia e lo stretto legame con la consacrazione del crisma, interrotto solo relativamente di recente (in termini storico-ecclesiastici), e data la più facile disponibilità degli ingredienti, oggi sarebbe opportuno che Antiochia tornasse alla sua pratica tradizionale di consacrare il suo proprio crisma.

Note

[1] Traduzione e testo greco in Willem J. Aerts, "Nicon of the Black Mountain, Witness to the First Crusade? Alcune osservazioni sulla sua persona, sul suo uso del linguaggio e sul suo lavoro, chiamato Taktikon, soprattutto il Logos 31", in K. Ciggar e M. Metcalf, East and West in the Medieval Mediterranean I: Antioch from the Byzantine Reconquest until the End of the Crusader Principality (Leuven: Peeters, 2006), 125-169.

Edizione critica del greco e della sua traduzione slava in Christian Hannick et al, Das Taktikon von Nikon vom Schwarzen Berge. Griechischer Text und kirchenslavische Übersetzung des 14. Jahrhunderts (Freiburg: Weiher, 2014), vol. 2, 810-827.

[2] Traduzione leggermente adattata da Aerts, "Nikon of the Black Mountain", 166.

[3] Testo greco e traduzione slava in Hannick, Das Taktikon, vol. 2, 898-907.

[4] Hannick, Das Taktikon, vol. 2, 900-903.

[5] Hannick, Das Taktikon, vol. 2, 904-905.

[6] Il testo georgiano rilevante è tradotto, insieme a un'edizione e traduzione della versione araba del racconto di Nikon, in Carsten-Michael Walbiner e Miriam Ninobashvili, "Nicon's Treatise on the Conversion of the Georgians in Christian Arabic Literature and its possible Georgian Sources", Le Muséon 121 (2008), 437-461.

[7] Buṭrus Ḥaddād, Mukhtaṣar al-akhbār al-bīʿiyya (Baghdad: Imprimerie al-Diwan, 2000), 122, cfr. anche pag. 121.

[8] Alexandra Nikiforova, "The Consecration of Holy Myron in the Near East: A Reconstruction Attempt of the Greek-Melkite Rite", Orientalia Christiana Periodica 85 (2019), 167-216.

[9] Ioana Feodorov, Paul of Aleppo's Journal: Syria, Constantinople, Moldavia, Wallachia and the Cossack's Lands (Leiden e Boston: Brill, 2024), 147.

[10] FC Belfour, The Travels of Macarius, Patriarch of Antioch (Londra, 1836), vol. 2, 467-476; S. Pétridès, "Consécration du Saint-Chrême à Damas en 1660", Revue des études byzantines 5 (1901), 76-81.

[11] Feodorov, Paul of Aleppo's Journal, 469-471.

[12] Basilius J. Groen, "Consacrazione del Crisma: simbolo dell'unità ecclesiastica?", Vestnik Sviato-Filaretskogo Instituta 42 (2022), 121-129, qui, 125.

[13] Constantin Bacha (a cura di), Documents in édits pour servir à l'histoire du patriarcat melkite d'Antioche. II. Histoire du pays de Damas de 1720 à 1782 (Harissa: Imprimerie de St Paul, 1930), 26-27.

 
La storicità dei Sette Dormienti di Efeso

Uno dei gruppi più singolari di santi ortodossi è costituito dai Sette Dormienti di Efeso, che hanno un posto singolare nell’iconografia e nelle preghiere ortodosse, mentre nel mondo cattolico sono stati privati di credibilità a partire dalle accuse del cardinale Baronio nel XVI secolo. Ma cosa dicono gli studi delle fonti letterarie e i ritrovamenti archeologici a proposito? Pur non potendo verificare da soli la veridicità del miracolo del sonno secolare dei Sette Dormienti, gli studi moderni confermano che il culto dei Sette Dormienti si è sviluppato nella venerazione locale e nella diffusione del racconto in modo esattamente conforme alla narrazione agiografica che si può trovare nel Sinassario della Chiesa ortodossa. Scopriamone i dettagli nel resoconto fatto da John Sanidopulos sul sito Mystagogy, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Un ponte verso... dove?

foto: kvreal2018.com

Recentemente ho parlato con un caro amico che mi ha riferito tristemente che un lontano membro della famiglia aveva lasciato la sua chiesa protestante molto tradizionale (con la sua enfasi sulla dottrina e sul culto riformato) per un gruppo chiamato "The Bridge" ("il ponte"). Il nome del gruppo mi ha ricordato nomi simili di queste nuove chiese, come "Connect" e "Relate" – cioè nomi che avevano lo scopo di evidenziare la loro enfasi sulle relazioni. Addio a nomi come "St. James Anglican Cathedral", o "Ferndale Baptist Church", o anche "Living Waters Pentecostal Assembly".

Oltre a sottolineare la speranza che nuovi membri stabiliscano rapporti in chiesa, i nomi insoliti servivano anche a sottolineare come la comunità fosse unica, nuova, audace, non tradizionale, innovativa ed entusiasmante. Per me, tuttavia, il nome serviva semplicemente a dimostrare come tutte queste nuove chiese uniche fossero assolutamente identiche, fatte con lo stampino e completamente intercambiabili: lo stesso coro di lode, lo stesso grande gruppo del personale, la stessa offerta di gruppi para-ecclesiali, gli stessi sermoni di auto-affermazione con qualche accenno a Dio e lo stesso latte macchiato disponibile durante il servizio.

Più esaminavo il loro sito web, più iniziavo a capire ciò che mi diceva il mio amico e più mi addoloravo anch'io. I fondatori di queste comunità sono molto esperti di affari: sanno molto bene che molte persone si sentono isolate dagli altri e desiderano connessione. Raramente conosciamo tutti i vicini della nostra strada come facevano una volta i nostri padri e nonni, e siamo rinchiusi dietro le nostre tastiere e i nostri cellulari anonimi. Possiamo avere 450 amici su Facebook, ma non sappiamo i nomi dei figli del nostro vicino di casa. Ci sentiamo tagliati fuori dagli altri perché siamo davvero tagliati fuori, e quindi siamo affamati di relazioni e connessioni.

Ed ecco che arriva The Bridge, o Connect, o Relate, o qualunque sia il nome con cui viene chiamato, un gruppo che promette alle persone affamate di fornire loro ciò che desiderano. (Mi ricorda i vecchi teleevangelisti che promettevano la guarigione divina a coloro che soffrivano di cancro, purché solo credessero e, naturalmente, mandassero denaro.) Coloro che frequentano queste chiese sono brave persone. Sono anche ciò che i venditori professionisti chiamano "acquirenti motivati".

Niente di tutto questo, ovviamente, è sbagliato, e niente di tutto ciò di per sé delegittima quei gruppi. In effetti, anche le fiorenti missioni ortodosse fanno del loro meglio per fornire una matrice risanatrice di relazioni e amore a coloro che si uniscono a loro e offrono loro una famiglia ecclesiale unita. Siamo animali sociali fatti per tali relazioni e la Chiesa è parte della provvidenza di Dio per noi.

Il problema (e la fonte della tristezza del mio amico) è fino a che punto tali gruppi a volte si spingono nel dare il benvenuto. L'accento è posto sulla "inclusività" (una parola magica che appare in modo affidabile in quasi tutti i siti web che promuovono tali gruppi). Se per "inclusivo" si intendesse che nessuno viene disdegnato o allontanato perché è di un certo colore, lingua, etnia, o se è vestito male, ciò sarebbe lodevole. Ma temo che spesso significhi qualcosa di molto diverso.

Per esempio, un sito web che promuove una congregazione anglicana risponde alla domanda: "Sei inclusivo e affermativo?" e dichiara che la loro congregazione "accoglie e celebra tutte le persone indipendentemente dal genere, dall'identità di genere, dall'orientamento sessuale o dallo stato civile. Crediamo e predichiamo che tutte le persone sono fatte a immagine di Dio e sono degne di amore, appartenenza e sicurezza". In termini più semplici, questo significa che coloro che praticano la religione omosessuale o transgender o che sono sessualmente attivi al di fuori del matrimonio non troveranno tali scelte soggette a correzione o condanna, ma saranno affermate e celebrate.

Anche The Bridge si preoccupa di affermare. Sul loro sito web, nella scheda "I nostri valori" e nella sottovoce "Inclusivo", dichiarano: "Crediamo che sia gli uomini che le donne partecipino a pieno titolo alla comunità di Dio. Non è il tuo sesso, ma i tuoi DONI che determinano il tuo ministero. Crediamo che tutti siano chiamati al ministero. Tutti meritano un '10' in qualcosa. Facciamo tutto in TEAM... Le persone si trovano tutte in luoghi diversi nel loro viaggio. In nessun momento giudicare qualcuno fa parte del ministero di una persona".

Ho sorriso un po' alla loro audace dichiarazione secondo cui sia gli uomini che le donne sono "partecipanti a pieno titolo" al ministero di The Bridge come se questo fosse qualcosa di audace e nuovo: è una cosa che le Chiese principali e più antiche fanno ormai da circa cinquant'anni. Di maggiore interesse è stata la loro dichiarazione secondo cui "ognuno merita un '10' in qualcosa".

Questa è chiaramente una sciocchezza. Parlando della persona che conosco meglio (cioè me stesso), non merito un '10' in niente e mi va perfettamente bene. Come tutti gli altri, faccio certe cose molto bene, altre meno bene e molte cose molto male. Dire a tutti che meritano un '10' in qualcosa è adulazione, pura e semplice. Ha lo scopo di aumentare la loro autostima e farli sentire bene con se stessi, che lo meritino o no.

Significativa è anche la loro dichiarazione secondo cui "non rientra mai nel ministero di una persona giudicare qualcuno". Anche questa è una sciocchezza. Infatti, è compito della Chiesa, attraverso il suo clero, giudicare e dichiarare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Questo ci viene da san Paolo, che scrive a proposito di coloro che fanno ciò che è sbagliato con impenitenza, che la chiesa locale deve "rimuovere l'uomo malvagio di mezzo a voi" (1 Cor 5:13). La Chiesa è un ospedale per i peccatori, ma presuppone che il peccatore malato voglia essere guarito. Se il peccatore malato nega di essere malato e accetta e giustifica il suo peccato, è richiesto il giudizio della chiesa locale (cioè l'espulsione).

Ecco allora il problema principale con le chiese che fanno della "inclusività" l'unica virtù dominante (o, se si preferisce, la loro passione dominante): quella comunità ha abbandonato il mandato datole da Dio di esortare i suoi membri al pentimento. Al posto dei messaggi che condannano il peccato e incoraggiano il pentimento, i membri vengono trattati con un continuo bagno caldo di affermazione volto ad aumentare la loro autostima. Non sei un peccatore malato, che lotta per la salute; meriti un '10' e nessuno può giudicarti per timore che diminuisca la tua autostima e ti faccia sentire male. Tali chiese sono trappole che portano all'inferno.

Speriamo che The Bridge non sia tra questi posti e offra una dieta omiletica migliore di quella suggerita sul suo sito web. Sono felice di dare loro il beneficio del dubbio. Ma una cosa è certa: ogni Chiesa degna di questo nome ha il dovere non solo di accogliere tutti i peccatori nell'abbraccio di Cristo e in quello dei suoi fratelli. Ha anche il dovere di mettere in guardia i suoi membri dalle conseguenze del peccato e dalla follia di seguire il Mondo in questa generazione storta e perversa. La Chiesa deve essere un ponte dalla terra al cielo, e stretto è il ponte e su di esso la via che conduce alla vita (Mt 7:14). Il compito della Chiesa è incoraggiare i suoi membri mentre percorrono quel sentiero stretto e mentre attraversano quel ponte.

 
Analisi dei negoziati di Milano

Alexander Mercouris contribuisce al blog di Saker una fredda analisi dei negoziati di Milano, in termini che non leggerete sulla stampa generalista, soprattutto su quella italiana: chi ha voluto i negoziati e perché, chi ne ha approfittato e come, chi ha annunciato progressi e perché invece gli incontri si sono conclusi senza risultati apprezzabili. Presentiamo la traduzione italiana dell'analisi di Alexander Mercouris nella sezione "geopolitica ortodossa" dei documenti.

 
Accogliere i convertiti nella Chiesa ortodossa

foto: miloserdiedv.ru

Il metodo con cui la Chiesa ortodossa riceve i convertiti è un argomento molto controverso e che ha provocato molte discussioni online. Un convertito dovrebbe essere ricevuto mediante il battesimo, mediante la sola cresima, o forse semplicemente dopo una ritrattazione degli errori commessi in precedenza? Tutti e tre i metodi sono stati utilizzati in passato. E quali gruppi dovrebbero essere accolti e in quali modalità? Gli ortodossi non calcedoniani (come i copti e gli armeni) dovrebbero essere ricevuti allo stesso modo dei pentecostali? E i cattolici romani? Il problema è tutt'altro che chiaro e di solito ha generato molto più calore che luce.

Ovviamente la questione non può essere risolta qui in un post sul blog di un singolo scrittore. Ma vorrei sottolineare una piccola osservazione sull'elefante nella stanza, una cosa che spesso viene trascurata, come di solito lo sono gli elefanti in una stanza.

Padre Alkiviadis Calivas ha scritto un'eccellente recensione della storia di come la Chiesa ortodossa accoglie i convertiti nel suo saggio "Ricevere i convertiti nella Chiesa ortodossa: lezioni dalla tradizione canonica e liturgica" nel suo libro del 2018 La liturgia in dialogo. In questo saggio dimostra abbondantemente che le visioni rigoriste di san Cipriano († 258) e dei sinodi locali di Cartagine (tenuti nel 255 e 256) non furono seguite dalla Chiesa ortodossa negli anni e nei secoli successivi. Piuttosto, la Chiesa ha seguito la guida di uomini come san Basilio, che nella sua famosa Lettera ad Anfilochio sosteneva che gruppi diversi dovrebbero essere ricevuti in modi diversi, a seconda della loro vicinanza all'Ortodossia.

Quindi gruppi molto diversi dalla Chiesa ortodossa (come gli gnostici valentiniani) dovevano essere ricevuti mediante il battesimo. I gruppi che si erano separati dall'Ortodossia "per ragioni ecclesiastiche e questioni suscettibili di mutua soluzione" (come i catari [1] o "puristi") dovevano essere ricevuti solo con la cresima "perché appartenevano ancora alla Chiesa". I gruppi che facevano parte della Chiesa ma erano guidati da clero insubordinato che si ribellava al proprio vescovo (nelle parole di Basilio, coloro che "si riunivano in congregazioni illegali") potevano essere riammessi semplicemente attraverso il loro pentimento espresso.

Questa visione caratterizzata da sfumature e discernimento riguardo all'esistenza di gradazioni di separazione dalla Chiesa è stata seguita dai concili della Chiesa. Il Concilio regionale di Laodicea (tenutosi nel IV secolo) ha decretato nel Canone 7 che gruppi come i novaziani, i fotiniani e i quartodecimani dovessero essere ricevuti solo mediante la cresima.

Il Concilio Quinisesto (o Concilio in Trullo) ha decretato la stessa cosa. Nel suo Canone 95, ha ripetuto quasi alla lettera il Canone 7 del Concilio di Laodicea, aggiungendo all'elenco i nomi di altri gruppi. Pertanto ha dichiarato che i paulianisti dovevano essere ribattezzati, mentre i catari e gli apollinari dovevano essere ricevuti mediante la cresima.

Sembra chiaro quindi che la Chiesa successiva ha semplicemente respinto il punto di vista di Cipriano e dei suoi compatrioti africani secondo cui fuori dalla Chiesa c'era oscurità indifferenziata e che tutte le persone non ortodosse dovevano essere ricevute mediante il battesimo. Alcuni gruppi, etichettati come "scismatici" piuttosto che "eretici", (nelle parole di san Basilio) "appartenevano ancora alla Chiesa" anche se esistevano in uno stato di separazione dalla Chiesa. Suggerisco che questa "appartenenza alla Chiesa" significhi che tra loro si trovava ancora una certa grazia, anche se questa grazia non poteva funzionare come avrebbe dovuto finché rimanevano in uno stato di scisma e separazione.

Dicendo che oggi si può trovare la grazia tra gli scismatici, sto distinguendo tra i gruppi eretici del passato (che rifiutavano intenzionalmente l'Ortodossia) e i protestanti moderni (il cui conflitto originale non era tanto con l'Ortodossia quanto con il papato medievale). Dico cioè che non è legittimo equiparare un presbiteriano a un ariano o a un donatista. Ciò significa, suggerisco inoltre, che è possibile per i devoti protestanti conservatori e cattolici romani essere salvati, sperimentare il potere trasformante di Cristo e manifestare il frutto dello Spirito. Ciò non significa necessariamente che quelle denominazioni facciano quindi parte della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. E ciò non significa necessariamente che il loro battesimo debba essere accettato. L'autenticità di un sacramento è una questione completamente diversa.

Per esempio, per quanto ne so, nessuno ha dichiarato che nessuna grazia sia venuta attraverso il mio ministero ordinato nella Chiesa anglicana, ma tuttavia io sono stato (giustamente) riordinato nell'Ortodossia. Dire che Dio ha usato la mia ordinazione nell'anglicanesimo come veicolo della sua grazia non implica quindi che l'ordinazione fosse in qualche modo "valida" nell'Ortodossia o che la Chiesa ortodossa dovrebbe accettare che fossi un sacerdote e non ordinarmi di nuovo. La questione della generosità di Dio e della sua grazia donata anche alle anime umili nello scisma non predetermina la diversa questione se i sacramenti scismatici debbano o meno essere accettati.

Su quale base si dovrebbero prendere le decisioni riguardo a come accogliere gli ex scismatici nella Chiesa? Alcuni suggeriscono: sulla base dell'uso dell'acqua per il battesimo da parte degli scismatici e della formula battesimale corretta, nonché sulla loro adesione ad una teologia trinitaria.

Questa sembra essere l'opinione generale dell'Arcidiocesi antiochena delle Isole Britanniche e dell'Irlanda, che recentemente ha rilasciato una dichiarazione politica molto utile e una sintesi della prassi storica della Chiesa in un documento pubblicato il 9 gennaio 2024. Il documento riconosce che alcune chiese protestanti "progressiste" hanno modificato la formula battesimale da "Padre, Figlio e Santo Spirito" a una formula "più inclusiva" come "Creatore, Redentore e Santificatore" e sulla base di questa alterazione la dichiarazione rifiuta il loro battesimo. Oltre alla formula corretta, anche il gruppo scismatico deve essere trinitario affinché il proprio battesimo venga accettato, e quindi si rifiuta il battesimo di gruppi non trinitari come mormoni, testimoni di Geova, quaccheri e cristadelfi.

La decisione di basare l'accettazione del battesimo di un gruppo sulla corretta formula battesimale e sull'accettazione della Trinità è, certamente, in linea con la prassi della chiesa primitiva. Ecco perché (per esempio) il Concilio di Mosca del 1667 decise di accettare il battesimo dei cattolici romani convertiti e di riceverli solo mediante la cresima. Ma i tempi stanno cambiando, e il panorama ecumenico cristiano ora appare molto diverso rispetto al 1667 o addirittura al 1967.

Stando così le cose, dobbiamo confrontare gli scismatici dei tempi passati con gli scismatici attuali.

Ai tempi della Chiesa primitiva esisteva un'enorme quantità di terreno comune tra gli scismatici e gli ortodossi. In effetti, nel caso dei donatisti, non c'era alcuna differenza tra loro, a parte la loro opinione sulla legittimità dello status di consacrazione di un certo vescovo. Le loro opinioni su questioni attualmente controverse come la sessualità, la moralità, l'autorità della Scrittura e i sacramenti erano identiche.

Una rapida occhiata alle denominazioni protestanti di oggi dirà a chiunque che ora non è così. L'elefante nella stanza ecumenica è quello del liberalismo – e, nel caso dei gruppi evangelici, l'elefante dell'antisacramentalismo.

Prendiamo per primi, ad esempio, gli episcopaliani o (qui in Canada) la United Church of Christ. In questi gruppi l'autorità della Scrittura, incontrastata nel passato, è stata definitivamente respinta, qualunque fosse la sua adesione formale. Questi gruppi difendono apertamente anche l'aborto, sostengono lo stile di vita omosessuale e sposano omosessuali. Non sono certo gli unici: sebbene tali argomenti siano ancora oggetto di dibattito all'interno di questi gruppi, le principali denominazioni protestanti hanno ampiamente aderito alla concezione laica di aborto, sessualità e gender.

Bisogna poi considerare gli evangelici: certamente una grande tenda, contenente molti sottogruppi e molte opinioni diverse. Nonostante questa diversità, tuttavia, quasi tutti aderiscono a un antisacramentalismo che nega il potere rigeneratore del battesimo e la sua capacità di conferire la remissione dei peccati; un antisacramentalismo che nega anche che l'eucaristia sia il rito sacrificale in cui riceviamo la vero corpo e sangue di Cristo. Infatti, in molti luoghi, il ministro mentre officia il battesimo o la cena del Signore rende esplicito il proprio rifiuto di questi insegnamenti.

Il mio unico punto nel concentrarmi su tale liberalismo e anti-sacramentalismo è che queste cose rendono gli scismatici moderni drammaticamente diversi dai vecchi scismatici considerati da san Basilio e dagli antichi concili. La Chiesa antica avrebbe accolto i catari convertiti mediante la sola cresima, poiché a parte un rigorismo che rifiutava il perdono ai decaduti o la possibilità di un secondo matrimonio (così dice sant'Epifanio nel suo Panarion), i catari erano più o meno indistinguibili nella loro fede e nella loro prassi dagli ortodossi.

Ma cosa succederebbe se i catari (paradossalmente) accettassero e difendessero l'aborto e l'omosessualità, o negassero l'efficacia dei sacramenti? C'è qualche dubbio che queste divergenze avrebbero indotto la Chiesa a ricevere i convertiti catari mediante il battesimo? Se divergenze come il loro rifiuto di tollerare un secondo matrimonio erano sufficienti ad allontanarli dalla Chiesa, quanto più queste altre divergenze dalla prassi e dalla fede della Chiesa?

La recente dichiarazione antiochena ammette che gruppi antichi come gli gnostici, i modalisti e gli estremisti ariani erano problematici nonostante l'uso della formula battesimale corretta perché "la teologia di questi gruppi era tale che la Chiesa non poteva riconoscere al loro interno nulla che potesse abbracciare".

Proprio per questo, io suggerisco che i gruppi moderni che abbracciano apertamente l'aborto, l'omosessualità e il transgenderismo, e che consentono inoltre ai loro chierici di negare i principi fondamentali della Fede come la divinità di Cristo, abbiano essi stessi una teologia che la Chiesa non può riconoscere o abbracciare. Lo stesso vale per i gruppi evangelici che abbracciano un antisacramentalismo e ripudiano la pietà ortodossa fondamentale come la devozione mariana e il ricorso alle preghiere dei santi. Dovremmo ricevere tali convertiti mediante il battesimo, non perché (come dicono alcuni) "non c'è grazia al di fuori della Chiesa ortodossa", ma perché questi gruppi hanno abbracciato una fede e una prassi così estranee all'Ortodossia che non possiamo discernere il nostro battesimo nel loro o la nostra fede nella loro.

In questa materia siamo ancora dalla parte di san Basilio piuttosto che di san Cipriano. Ma san Basilio non incontrò mai uno scismatico cristiano che fosse una donna vescovo lesbica, o qualcuno che negasse il potere rigeneratore del battesimo. Se lo avesse fatto, forse dopo aver subito un colpo apoplettico, avrebbe ricevuto convertiti da quel gruppo mediante il battesimo. Credo che siano le sue orme che dovremmo seguire oggi.

Un'ultima parola (e spero non necessaria): suggerire che tutti questi convertiti protestanti debbano essere ricevuti mediante il battesimo non significa affatto che coloro che sono stati ricevuti mediante la sola cresima siano stati ricevuti in modo improprio e che la loro cresima debba ora essere "riparata" da qualsiasi " battesimo correttivo". La generosità di Dio supera queste cose e la grazia divina colma ciò che manca. Se sei "dentro" solo attraverso la cresima, sei dentro. Dobbiamo evitare un legalismo sacramentale che darebbe spazio insufficiente alla grazia sconfinata di Dio.

Nota

[1]

Con il termine "catari", in questo testo padre Lawrence Farley intende i seguaci di Novaziano del III secolo, e non gli albigesi degli inizi del secondo millennio, che nella loro concezione gnostica si pongono piuttosto nella prima categoria, quella dei gruppi dichiaratamente estranei alla Chiesa.

 
Il millesimo anniversario del battesimo del santo re Olaf di Norvegia

È appena passato un millenario di un certo interesse per i cristiani norvegesi, e in generale per i sostenitori delle radici ortodosse dell’Europa cristiana. Re Olaf Haraldsson di Norvegia, battezzato a Rouen in Francia il 18 ottobre 1014, fu il primo re cristiano ed evangelizzatore del suo paese, e uno degli ultimi santi dell’Europa occidentale a entrare nel calendario ortodosso. Presentiamo questa figura di santo guerriero ed evangelizzatore, che si inserisce nella storia della guardia variaga dell’impero di Costantinopoli, nel saggio di padre Andrew Phillips nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Il nuovo patriarca di Bulgaria: chi è, e cosa accadrà in seguito?

il patriarca Daniil di Bulgaria. Foto: dnes.dir.bg

Il metropolita Daniil di Vidin è diventato il nuovo patriarca della Chiesa ortodossa bulgara. Chi è, cosa può aspettarsi la Chiesa da lui e quali sfide potrebbe affrontare?

Se prima delle elezioni qualcuno ci avesse detto che il metropolita Daniil di Vidin sarebbe diventato il nuovo patriarca di Bulgaria, non ci avremmo creduto. Nessuno ci avrebbe creduto. Infatti la sua candidatura era passata praticamente inosservata prima della fase iniziale delle elezioni, e anche dopo essere diventato candidato a patriarca, era considerato il candidato con le minori possibilità.

Nel nostro articolo precedente, abbiamo detto che da una prospettiva umana, la sua vittoria era quasi impossibile. Ma solo "quasi". Riflettendo sul perché, secondo noi, il metropolita Daniil sia comunque riuscito a vincere, ci sono quattro ragioni (rispetto alle tre di Grigorij di Vratsa e Gavriil di Lovech):

  • Ha una posizione chiara nei confronti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e del Patriarcato ecumenico.

  • Attrae coloro che si considerano patrioti della Bulgaria e sono categoricamente contrari all'ingerenza di Costantinopoli negli affari della Chiesa ortodossa bulgara.

  • È visto come una persona che ha il coraggio di dire la verità e che potrebbe elevare la Chiesa bulgara a un livello più alto di quello attuale.

  • È capace di resistere alle pressioni delle autorità sulla Chiesa.

Pertanto, la sua elezione a patriarca di Bulgaria potrebbe essere vista come una battuta d'arresto per il Patriarcato ecumenico, testimoniata dalla delusione dei sostenitori del Patriarcato ecumenico. Sarebbe però prematuro trarre conclusioni affrettate. Di seguito spiegheremo perché, ma per ora parliamo di chi è il nuovo patriarca bulgaro.

Breve biografia del metropolita Daniil

Il metropolita Daniil (Atanas Nikolov) è nato il 2 marzo 1972 a Smoljan. Ha ricevuto gli studi primari e secondari nella sua città natale e poi ha studiato filologia inglese e teologia presso l'Università San Clemente di Okhrid a Sofia.

Nel 1997, Daniil è divenuto novizio presso il monastero di san Giorgio il Grande Martire sotto la guida spirituale del metropolita Nafanail di Nevrokop. Nel 1999, è stato tonsurato monaco e in seguito ordinato ierodiacono. Nel 2002, si è laureato alla Facoltà di Teologia.

Il metropolita Daniil ha prestato servizio in vari monasteri ed è stato ordinato ieromonaco. Nel 2008 è stato consacrato vescovo e nominato vicario del metropolita Nafanail di Nevrokop e, successivamente, vicario del metropolita Iosif degli Stati Uniti, Canada e Australia. Dal 2018 ricopre la carica di metropolita di Vidin.

Al Concilio per l'elezione patriarcale, i delegati hanno eletto il metropolita Daniil di Vidin nuovo patriarca di Bulgaria e metropolita di Sofia. L'elezione si è svolta al secondo turno: i candidati erano il metropolita Grigorij di Vratsa e il metropolita Daniil di Vidin. Il metropolita Daniil ha ricevuto 69 voti, il metropolita Grigorij ne ha ricevuti 66 e tre schede sono state dichiarate non valide.

L'opinione del metropolita Daniil sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e sulle azioni del patriarca Bartolomeo

Naturalmente, noi, i cristiani ortodossi dell'Ucraina, siamo i più interessati all'opinione del metropolita Daniil sugli eventi che si stanno verificando nel nostro paese. La sua posizione è chiara e comprensibile.

Per esempio, ha ripetutamente affermato che il patriarca Bartolomeo ha concesso il Tomos agli scismatici ucraini senza il loro pentimento, unendoli alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e riconoscendo questa formazione come Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina.

In una delle sue recenti interviste, ha accusato direttamente il patriarca Bartolomeo di aver intensificato la persecuzione contro la Chiesa ortodossa ucraina: "Il patriarca Bartolomeo ha affermato che il Tomos avrebbe dovuto portare la pace nella Chiesa, unendo milioni di cristiani ortodossi, ma invece è iniziata una guerra e le persone che il patriarca ha dichiarato canoniche stanno perseguitando la Chiesa canonica, sequestrando chiese, picchiando sacerdoti e uccidendo".

Ritiene inoltre inaccettabile la concessione del Tomos a "gruppi scismatici non pentiti con clero problematico".

E possiamo essere certi che, anche nella carica di patriarca di Bulgaria, continuerà a difendere la sua posizione perché, secondo le sue parole, "la coscienza di un vescovo ortodosso lo obbliga a esprimere la sua opinione su questioni importanti riguardanti la sorte della Chiesa ortodossa".

Quindi, in questo senso, la vittoria del metropolita Daniil è la nostra vittoria. Possiamo essere certi che non riconoscerà mai, in nessuna circostanza, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e non ci saranno visite o trattative con Dumenko. Inoltre, speriamo che il patriarca Daniil diventi uno dei leader della Chiesa ortodossa che avvierà un concilio pan-ortodosso sulla "questione ucraina". Come minimo, dovremmo pregare per questo.

Ma c'è un "ma".

La possibile reazione del Fanar

Possiamo tuttavia supporre che il Fanar, in caso di vittoria di un candidato “indesiderato”, abbia in riserva un "piano B"? Oppure possiamo supporre che la vittoria del metropolita Daniil e il suo mandato come patriarca di Bulgaria si svolgeranno "senza intoppi"? Improbabile.

Ricordiamo che diversi metropoliti della Chiesa bulgara si sono recati al Fanar, dove hanno partecipato a una funzione congiunta con Zorja e Lotysh. Non coordinando le loro azioni con il Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara, hanno sostanzialmente sfidato l’intera Chiesa, mostrando chiaramente le loro simpatie.

Poco prima, il metropolita Nikolaj di Plovdiv aveva ritirato la sua candidatura alle elezioni patriarcali e poi aveva dichiarato che nessuno poteva nemmeno immaginare chi avrebbe occupato la carica di capo della Chiesa ortodossa bulgara. Queste parole sono state percepite in Bulgaria come una minaccia: "Non mi volete, allora vedrete chi vi darò".

Inoltre, il politico bulgaro Kostadin Kostadinov ha chiesto al presidente del paese di convocare una riunione del Consiglio di sicurezza a causa di quella che lui ritiene essere stata l'interferenza degli Stati Uniti nell'elezione del nuovo patriarca di Bulgaria. Kostadinov ha anche affermato che la Chiesa bulgara è sull'orlo di uno scisma simile a quello che ha scosso il paese negli anni '90. Due settimane fa, non riuscivamo a capire di quale scisma stesse parlando.

Ma oggi, ancora nel corso delle elezioni, è diventato chiaro che la situazione nella Chiesa ortodossa bulgara è davvero molto complicata, perché la Chiesa si è sostanzialmente divisa in due metà – il patriarca Daniil ha vinto con un margine di soli tre voti. Come potete vedere, 69 voti contro 66 rappresentano un risultato molto vicino e difficile, che indica un equilibrio di potere più o meno uguale all'interno della Chiesa bulgara.

A questo insieme di fatti se ne aggiunge un altro: subito dopo la vittoria del patriarca Daniil, alcuni chierici bulgari (in particolare l'archimandrita Nikanor, molto noto in Bulgaria) hanno dichiarato che il loro patriarca è Bartolomeo. Ciò significa che hanno effettivamente annunciato il loro desiderio di sottostare all'omoforio del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

Se mettiamo insieme tutti questi fatti, il risultato potrebbe essere questo:

  1. Il metropolita Nikolaj di Plovdiv si reca al Fanar e concorda che se alle elezioni vincesse la persona "sbagliata", verrà attivato il "Piano B", ovvero lo scisma della Chiesa bulgara.

  2. Se il patriarca è qualcuno senza mezzi toni, la cui posizione è chiaramente nota e la cui volontà è inflessibile, che soddisfa pienamente alcuni (gli anti-fanarioti) e delude completamente altri (i fanarioti), viene lanciata una campagna per screditare i risultati delle elezioni.

  3. Contemporaneamente, prima alcuni chierici e poi alcuni vescovi dichiarano il loro desiderio di unirsi al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

  4. La Chiesa bulgara si divide e sul suo territorio sorge l'esarcato del Fanar.

Ovviamente si tratta solo di un'ipotesi, ma se ricordiamo tutto quello che è successo in Bulgaria nell'ultimo mese, non sembra così inverosimile.

Per esempio, ricordiamo le dichiarazioni di alcuni politici secondo cui all'interno della Chiesa ortodossa bulgara esiste un partito degli "amanti del Fanar", i cui rappresentanti sono "giannizzeri in tonaca". Si dice anche in Bulgaria che questi vescovi contestino l’autocefalia della Chiesa bulgara, ritenendo illegittima la separazione della Chiesa ortodossa bulgara dal Patriarcato ecumenico.

Pertanto, anche se la nostra versione sembra irrealistica, concludere che la vittoria del patriarca Daniil sia un fallimento al 100% della politica del Fanar è prematuro. Vedremo.

In ogni caso, il Patriarca Daniil dovrà fare i conti con una Chiesa divisa, dove una parte dei vescovi privilegia la struttura ecclesiale proposta dal Patriarcato ecumenico, mentre un'altra parte propende per un ordine canonico ed ecclesiologico più tradizionale.

Dovrà trovare un terreno comune con quei vescovi che hanno già dimostrato il loro atteggiamento verso i canoni della Chiesa concelebrando con gli scismatici ucraini, così come con coloro che desiderano costruire relazioni più strette con la Chiesa ortodossa russa.

Insomma, il Patriarca Daniil non avrà vita facile. Pertanto ha davvero bisogno delle nostre preghiere. Che Dio lo aiuti!

 
La paranoia russa confutata

Una delle tecniche della disinformazione mediatica occidentale è sottolineare la “paranoia” russa di un'inesistente minaccia da parte della NATO. Disinformazione, davvero, perché chiunque sappia qualcosa di storia russa sa che dall'invasione dei polacchi nel XVI secolo non c'è mai stato un singolo secolo in cui una nazione europea occidentale (da sola o in concerto con altre) non abbia provocato una guerra di invasione unilaterale contro la Russia. Questo i russi lo sanno bene: l'obiettivo della disinformazione è farlo dimenticare a noi, come sottolinea un articolo di Mark Hackard dal blog The Soul of the East, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
4 motivi per cui il nuovo patriarca di Bulgaria è una vittoria per l'Ortodossia mondiale

Per grazia di Dio e per l'intervento dello Spirito Santo, il nuovo patriarca di Bulgaria è sua Beatitudine Daniil! Ci sono voluti due turni di votazione per questo risultato, che è stato molto serrato, dato che la votazione finale per il nuovo patriarca è stata vinta solo per 69 voti contro 66.

Perché è importante? Dopotutto, la Bulgaria è un piccolo paese di soli 6,5 milioni di abitanti in una parte del mondo che la maggior parte degli americani non riesce nemmeno a trovare su una mappa. Quattro grandi motivi, in realtà.

1. Perché sua Beatitudine Daniil è un vero vescovo ortodosso

Secondo il sito web 24 Hours, le prime parole del nuovo primate della Chiesa ortodossa bulgara dopo la sua elezione sono state: "Manteniamo la fede ortodossa, che ci conduce a Dio!" Non c'è alcuna indicazione che il nuovo patriarca sarà disposto a sostenere i vari sforzi di "modernizzazione" provenienti da Costantinopoli/Alessandria, e sostenuti negli Stati Uniti da personaggi come l'arcivescovo Elpidophoros. Non è probabile che vedremo supporto per i "diritti LGBTQ", la comunione ai coniugi non convertiti, l'ordinazione femminile, la concelebrazione con chierici eterodossi, il supporto per l'isolamento della Chiesa ortodossa russa, "l'agenda verde" o qualsiasi altro numero di elementi sulla lista dei desideri del World Economic Forum o del sistema di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Il patriarca Daniil sembra pienamente impegnato a preservare la Fede una volta consegnata agli Apostoli. Gloria a Dio per questo!

Come notato, la Bulgaria è piccola. Tuttavia, la sua costituzione definisce l'Ortodossia come la "religione tradizionale", praticata da circa l'85% della popolazione. Se si spera di "modernizzare" la Chiesa ortodossa, come molti dentro e fuori della Chiesa cercano di fare, prendere il controllo della Chiesa della Bulgaria sarebbe stata una grande vittoria. Basta guardare il modo in cui i nemici della Chiesa hanno distorto la vittoria politica del "matrimonio gay" in Grecia per attaccare l'Ortodossia da "sinistra" e da "destra". I modernizzatori hanno proposto la Grecia come un "modello" per la Chiesa ortodossa che coesiste pacificamente con ogni tipo di corruzione sociale. I "tradizionalisti" eterodossi hanno visto la legalizzazione greca del matrimonio gay come "prova" che la Chiesa ortodossa è impotente, una tigre di carta, incapace persino di influenzare le società in cui la maggior parte dla popolazione è composta da cristiani ortodossi.

Grazie a Dio, la Chiesa bulgara ci ha donato il patriarca Daniil, che dovrebbe risparmiarci ulteriori controversie nei Balcani.

Questa vittoria per l'Ortodossia è particolarmente impressionante, dato che la fazione modernizzante all'interno della Chiesa ortodossa è guidata dal Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, il cosiddetto "Primo tra i pari". Sua Santità è stato recentemente citato mentre denunciava lo "sterile conservatorismo":

Servi fedelmente e con sacrificio, fratello santo, una tradizione di fede, amore e speranza che è una fonte inesauribile di verità vitali per l'umanità e il mondo. La fedeltà a questa tradizione non ha nulla a che fare con uno sterile conservatorismo, che alla fine "uccide la tradizione". È giustamente scritto che il conservatorismo è "anti-tradizionale". La tradizione genuina ascolta la voce dei Padri, mentre allo stesso tempo ascolta la voce dei suoi contemporanei e seleziona e sottolinea la rilevanza delle verità cristiane e il loro contenuto esistenziale. La Chiesa sa che la testimonianza cristiana non può essere data da persone indifferenti ai loro simili e al mondo, né da credenti con una mentalità secolare che mina i poteri creativi.

Il rappresentante del Patriarca Bartolomeo negli Stati Uniti è l'arcivescovo Elpidophoros dell'arcidiocesi greco-ortodossa d'America, che è stato recentemente fotografato insieme alle sue accolite.

È davvero di magro conforto il fatto che questo atto sfacciato non sia nemmeno la peggiore trasgressione commessa dall'arcivescovo Elpidophoros contro la santa Ortodossia.

Tutto questo segue di poco l'autorizzazione di un altro patriarca greco, quello di Alessandria, all'ordinazione di una donna al diaconato ortodosso.

In un momento in cui forze immensamente potenti stanno attaccando la fede ortodossa in tutto il mondo, la vittoria di un vescovo ortodosso timorato di Dio, umile e fedele come il patriarca Daniil può essere giustamente considerata un miracolo in sé e per sé . Questo risultato è ancora più miracoloso se si considera che il patriarca ecumenico Bartolomeo, una risorsa interamente di proprietà del sistema di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, era a Sofia per l'elezione e l'intronizzazione del nuovo patriarca bulgaro. La sua presenza ha violato il protocollo della Chiesa, che impone alle Chiese ortodosse di inviare rappresentanti ma non i loro patriarchi, la cui presenza potrebbe rivelarsi una distrazione. Questa è stata la prima volta, infatti, che un patriarca di Costantinopoli ha mai partecipato a un'intronizzazione in Bulgaria. La presenza del patriarca Bartolomeo è stata quasi certamente un tentativo di influenzare l'esito delle elezioni in una direzione pro-globalista. Data la posta in gioco percepita in questa elezione, sua Santità non era sicuramente l'unica risorsa dell'intelligence occidentale a portata di mano. Eppure, nonostante quella che deve essere stata sicuramente una furiosa interferenza "elettorale", lo Spirito Santo ha protetto e guidato la Chiesa ortodossa di Bulgaria.

Non c'è modo di sopravvalutare l'impatto che questo atto eroico di "Ortodossia" avrà in tutto il mondo. Grazie alla grazia di Dio, persino i cristiani ortodossi di una piccola nazione possono guardare negli occhi l'Occhio di Sauron.

2. Supporto continuo alla Chiesa ortodossa ucraina

Sua Beatitudine il patriarca Daniil, intervistato dalla Radio Nazionale Bulgara nel giugno 2024, si è scagliato contro il patriarca ecumenico Bartolomeo e ha descritto la "Chiesa Ortodossa dell'Ucraina" come non canonica. Non era una novità. Per anni, sua Beatitudine ha criticato il Patriarca di Costantinopoli sia per la concessione della "autocefalia" alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, sia per la sua continua ricerca di maggiore potere. Sua Beatitudine, quando era ancora solo un vescovo, ha persino scritto una lettera aperta molto provocatoria a Bartolomeo:

Il patriarca di Costantinopoli può definirsi padre (nel senso delle parole citate sopra) del popolo di Dio che vive in Ucraina? Quale lavoro pastorale ha svolto lì, quante anime ha guadagnato; per quante è stato "nei tormenti della nascita" finché non sono diventate l'immagine di Cristo? Quante chiese ha costruito, quanti monasteri ha abbellito? O ha sopportato sul posto la persecuzione durante il periodo dell'ateismo? Piuttosto, alcuni patriarchi di Costantinopoli non hanno forse collaborato con il regime bolscevico in certi periodi in cui la santa Chiesa di Russia e di Kiev ha sofferto persecuzioni?

In questo caso il patriarca di Costantinopoli non è un padre, ma una persona che ha tentato con la forza di acquisire potere per sé. E queste ambizioni non si estendono solo alla Metropolia di Kiev, che non gli appartiene, ma a tutta la Chiesa ortodossa; egli rivendica di interferire nella vita interna delle Chiese locali. Se siamo veri figli della nostra Madre, la santa Chiesa ortodossa, dovremmo alzare la voce e dichiarare cosa sta accadendo, altrimenti saremo colpevoli insieme a coloro che cercano di abrogare per sé stessi diritti che appartengono esclusivamente alla Chiesa conciliare.

Ci chiediamo: nel corso della sua storia, qualcuna delle Chiese autocefale locali ha mai riconosciuto qualcuno diverso dal Signore Gesù Cristo come capo della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica?

L'elezione di un forte sostenitore della Chiesa ortodossa ucraina perseguitata e del suo primate il metropolita Onufrij è una perdita enorme sia per il patriarca di Costantinopoli, sia per l'ordine del giorno globalista che costui serve. Gli Stati Uniti sono stati dietro la creazione della "Chiesa Ortodossa dell'Ucraina" e sono stati determinanti nel consentire la persecuzione in corso della Chiesa ortodossa canonica. Ciò è stato fatto per almeno quattro motivi. Il primo era quello di creare un falso organismo "ortodosso" che si sarebbe modernizzato in linea con le preferenze dell'élite globalista. Il secondo era quello di ridurre l'influenza globale della Chiesa ortodossa russa, poiché la Chiesa è considerata una fonte del cosiddetto "soft power" per la Federazione Russa. Il terzo era quello di espandere il potere del rappresentante preferito dell'élite globale a Costantinopoli. Il quarto era quello di conferire maggiore legittimità al governo post-Maidan a Kiev, che era nato da un colpo di stato sostenuto dagli americani .

Per rafforzare il suo corpo scismatico "ortodosso" in Ucraina, gli Stati Uniti hanno esercitato una pressione enorme sulle Chiese ortodosse in Europa affinché riconoscessero la "Chiesa Ortodossa dell'Ucraina". L'arcivescovo Hieronymos di Atene, presidente del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia, ha ammesso in un'intervista che il riconoscimento della "Chiesa Ortodossa dell'Ucraina" scismatica in Ucraina da parte della Chiesa greca è stato un risultato diretto della pressione degli Stati Uniti: "Vi confesserò che sono stato visitato dall'ambasciatore americano e tre volte dall'ambasciatore russo su questo tema. E ho detto all'ambasciatore americano che mi unirò al patriarca e quindi sarà fatta la sua volontà".

Nonostante tutti i suoi sforzi, tuttavia, il sistema di sicurezza nazionale degli Stati Uniti è rimasto drammaticamente lontano dal suo obiettivo di ottenere un ampio riconoscimento della "Chiesa Ortodossa dell'Ucraina" scismatica e non canonica. Mentre la resa di alcune parti della Chiesa ortodossa brucia, la stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi in tutto il mondo ha sostenuto con forza la fede ortodossa. L'elezione del patriarca Daniil può essere vista solo come un enorme fallimento per gli Stati Uniti, la NATO e il patriarca Bartolomeo. Nick Stamatakis ha riassunto succintamente la situazione in cui si trova ora "l'Occidente" collettivo:

Come ho detto ieri, lo "stato profondo" si trova ora di fronte a una penisola balcanica quasi totalmente contraria all'autocefalia ucraina: Albania, Serbia, Skopje, Bulgaria, Romania, la maggior parte dei metropoliti greci e metà di Cipro sono contro Bartolomeo!! Questo è un disastro e, in circostanze normali, dovrebbe comportare le dimissioni immediate di Bartolomeo. Cosa succederà? Il crollo di ciò che resta dell'esercito ucraino porrà fine a questo "monumento di hybris", la politica di cacofonia ucraina del Patriarcato.

Anche se la situazione sta volgendo a nostro favore, dobbiamo comunque cogliere ogni opportunità per rendere pubblica la grave persecuzione ai danni della Chiesa ortodossa ucraina.

3. Isolare Costantinopoli, invece della Russia

Il nuovo patriarca era appena stato eletto quando l'Associated Press ha pubblicato un articolo intitolato "La Chiesa ortodossa bulgara elegge un nuovo patriarca con idee filo-russe"

Cosa costituisce l'essere "filo-russi"? Bene, come detto, il Patriarca Daniil sostiene l'effettiva Chiesa ortodossa canonica in Ucraina, la Chiesa ortodossa ucraina, che è autogovernata dai vescovi ucraini e a cui appartiene la maggioranza degli ucraini, ed è erroneamente etichettata dai media occidentali come una "Chiesa russa".

Il patriarca Daniil, tuttavia, va ben oltre il semplice sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina. Sua Beatitudine è anche disposto a dire la verità sulle origini della guerra ucraina. Nel novembre 2022, l'allora vescovo ha scritto una lettera diocesana in cui sottolineava correttamente che il governo ucraino post-Maidan è responsabile di aver provocato la guerra in corso. Questo è assolutamente vero, ovviamente. Il governo post-golpista di Kiev ha oppresso i cittadini etnicamente russi, ha condotto una guerra sanguinosa contro questi russi etnici nel Donbass, ha cercato di entrare nella NATO, si è allontanato da due accordi di pace separati (Minsk I e II) e stava preparando un massiccio assalto a Donetsk e Lugansk all'inizio del 2022. Sono stati i preparativi per una grande offensiva contro i russi etnici a portare infine all'intervento militare russo. Jacques Baud, ex membro dell'intelligence strategica svizzera e specialista dei paesi orientali, ha spiegato come la NATO e Kiev ci hanno portato all'attuale guerra:

Nel suo discorso del 24 febbraio, Vladimir Putin ha dichiarato i due obiettivi della sua operazione: "smilitarizzare" e "denazificare" l'Ucraina. Quindi, non si trattava di prendere il controllo dell'Ucraina, né, presumibilmente, di occuparla; e certamente non di distruggerla.

Gli sviluppi drammatici a cui stiamo assistendo oggi hanno cause che conoscevamo ma che ci siamo rifiutati di vedere:

  • sul piano strategico, l'espansione della NATO (di cui non ci siamo occupati qui);

  • sul piano politico, il rifiuto occidentale di attuare gli accordi di Minsk;

  • dal punto di vista operativo, i continui e ripetuti attacchi alla popolazione civile del Donbass negli ultimi anni e il loro drammatico aumento a fine febbraio 2022.

In altre parole, possiamo naturalmente deplorare e condannare l'attacco russo. Ma NOI (ovvero: Stati Uniti, Francia e Unione Europea in testa) abbiamo creato le condizioni per lo scoppio di un conflitto. Mostriamo compassione per il popolo ucraino e per due milioni di rifugiati. Va bene. Ma se avessimo avuto un briciolo di compassione per lo stesso numero di rifugiati delle popolazioni ucraine del Donbass massacrate dal loro stesso governo e che hanno cercato rifugio in Russia per otto anni, probabilmente niente di tutto questo sarebbe accaduto.

Il patriarca Daniil è disposto a dire la verità sul perché la guerra è iniziata e sul perché continua. Secondo la macchina della propaganda occidentale, essere onesti è "pro-russo".

Inutile dire che il Patriarca Daniil non si unirà alla spinta in corso, organizzata in Occidente e guidata da Costantinopoli, per "isolare" la Chiesa ortodossa russa per il suo peccato di aver sostenuto "ereticamente" lo sforzo bellico russo. Inoltre, il Patriarca Daniil è quasi sicuramente pronto a continuare a fare buchi nella propaganda bellica della NATO ogni volta che ne avrà l'occasione.

Quale enorme inconveniente per i guerrafondai occidentali che vogliono distruggere la Russia e l'autentica fede ortodossa ovunque essa si trovi.

4. La decentralizzazione protegge la fede ortodossa

Come ha affermato il patriarca Daniil nella sua lettera aperta al patriarca Bartolomeo, "Ci chiediamo: nel corso della sua storia, qualcuna delle Chiese autocefale locali ha mai riconosciuto qualcuno diverso dal Signore Gesù Cristo come capo della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica?"

La risposta a questa domanda, ovviamente, è "No". Non, tuttavia, per mancanza di tentativi da parte di Costantinopoli sin dall'inizio del XX secolo. Fortunatamente, la spinta verso un "papa ortodosso" non è finora riuscita a prendere piede tra le Chiese ortodosse. (L'elezione del Patriarca Daniil è solo l'ultimo ostacolo, ma ce ne sono stati molti altri.) Sfortunatamente per coloro che desiderano incoronare il patriarca di Costantinopoli con il potere supremo, noi ortodossi abbiamo un esempio molto ovvio e ammonitore di cosa succede esattamente quando un vescovo passa dall'essere "primo tra i pari" a "primo senza pari". Vale a dire, il papato cattolico romano.

Il vescovo Joseph Strickland di Tyler, Texas, era uno dei vescovi romani più popolari su Internet. Solo i suoi follower su X (Twitter) erano oltre 128.000. Sulla sua cronologia X (Twitter), è stato estremamente duro con papa Francesco. Strickland ha persino messo in dubbio la fedeltà del papa alla fede cristiana in un tweet del 12 maggio 2023, "Credo che papa Francesco sia il papa, ma è tempo per me di dire che rifiuto il suo programma di indebolimento del Deposito della fede. Seguite Gesù". Nei circoli cattolici romani ortodossi (tradizionali), era spesso definito "il vescovo d'America". Il Vaticano lo ha rimosso dall'incarico nel novembre 2023.

L'arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, è da anni un critico esplicito di papa Francesco. Nel giugno 2024, ha affermato: "Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione del potere assolutamente tirannica". Viganò ha 65,500 follower su X (Twitter). Per essere stato un rompiscatole per Francesco, Viganò è stato recentemente condannato alla pena più severa nella Chiesa cattolica: la scomunica.

Indipendentemente da ciò che dice il Vaticano, il vero crimine di cui sono colpevoli questi due vescovi cattolici romani è ciò che il patriarca Bartolomeo ha definito di recente "conservatorismo sterile". Sono tradizionalisti in un momento in cui il capo assoluto e supremo della Chiesa cattolica romana è impegnato in un programma di "modernizzazione" estrema che fa sembrare il Vaticano II mansueto al confronto. Un vescovo (o prete) cattolico romano può rimanere in regola mentre molesta bambini/seminaristi, invoca i "diritti" LGBTQ, esegue benedizioni per matrimoni gay, si impegna in irregolarità finanziarie, mette apertamente in discussione la dottrina cattolica, promuove immagini blasfeme e, in generale, mina la fede cattolica romana. Tutto ciò va benissimo per papa Francesco.

Sii "radicale" quanto vuoi, ma non essere troppo esplicito riguardo al tuo "sterile conservatorismo" o troppo energico nelle tue critiche al "Vicario di Cristo". Ciò ti farebbe rimuovere dall'ufficio e/o escludere dalla vita eterna attraverso la scomunica.

Papa Francesco e il patriarca Bartolomeo sono anime gemelle. Un fatto che anche i commentatori laici riconoscono facilmente. La rivista Atlantic ha recentemente pubblicato commenti entusiastici sulla "modernizzazione" di papa Francesco e del patriarca Bartolomeo:

Da un lato, Bartolomeo ha trascorso tre decenni cercando di rendere l'Ortodossia più compatibile con il mondo liberale moderno. Esorta apertamente i fedeli ad accettare l'evoluzione e altri principi scientifici. È stato un appassionato sostenitore della protezione ambientale. E, come papa Francesco, ha silenziosamente promosso un atteggiamento più tollerante nei confronti dell'omosessualità. Ma il potere di Bartolomeo è più limitato di quello del papa. Ci sono altri otto patriarchi ortodossi, ognuno dei quali presiede una Chiesa nazionale o regionale, e il ruolo di Bartolomeo è quello di "primo tra pari".

La differenza principale tra i due? Papa Francesco può schiacciare i suoi oppositori e far rispettare il suo programma grazie alla natura centralizzata della Chiesa cattolica romana. Il patriarca Bartolomeo non può farlo. La natura decentralizzata della Chiesa ortodossa rende possibile l'elezione di un patriarca Daniil. Il "Primo tra pari" non ha avuto altra scelta che sorridere e sopportare quella che era, in realtà, una seria umiliazione. Non ha avuto la possibilità di fare altrimenti. Al di fuori della sua Chiesa locale, non ha il potere di andare dietro ai suoi critici. Inoltre, mentre può denigrare il "conservatorismo sterile" quanto vuole, il suo ufficio non ha l'autorità di imporre il suo programma di "modernizzazione" alle altre Chiese ortodosse locali.

il "Primo tra i pari", la "Guida spirituale" dell'Ortodossia, non ha avuto altra scelta che accettare l'intronizzazione di un patriarca che lo aveva duramente criticato

I cattolici tradizionalisti sono tra le persone più in conflitto al mondo. Criticheranno papa Francesco, ma poi contemporaneamente diranno a noi ortodossi che dobbiamo essere in comunione con Roma per essere veramente parte della Chiesa. Gli ortodossi ribattono che papa Francesco non è una novità. È un vescovo infedele. Abbiamo avuto a che fare con loro molte volte, e abbiamo persino chiamato eresie con i nomi di tali vescovi. Infatti, abbiamo anche noi alcuni vescovi infedeli in questo momento. Ciò che rende Francesco così pericoloso è il potere moderno del papato. Il sistema papale centralizzato, che i tradizionalisti cattolici romani spesso sostengono, è in realtà la causa principale di molti dei loro problemi. Come si può mai ottenere un ritorno significativo alla Tradizione autentica, quando il papa può semplicemente scomunicare i suoi critici e/o rimuoverli dall'incarico?

Il patriarca di Alessandria può ordinare tutte le donne diaconi che vuole. È una parodia empia, ma almeno non può imporre questa innovazione al resto del mondo ortodosso. Il patriarca di Costantinopoli può continuare a tramare per decenni con l'élite globalista per aumentare il suo potere. Poi, una piccola nazione balcanica di 6 milioni e mezzo di abitanti si alza e gli dice "no". Dopo un simile rimprovero, non gli resta altro da fare che annuire e ribollire in silenzio.

I cattolici romani potrebbero pensare che la nostra ecclesiologia sia caotica e disorganizzata, ma grazie a Dio per questo. Come disse una volta un prete ortodosso, "La Chiesa cattolica romana è un'organizzazione che fornisce alcuni sacramenti. La Chiesa ortodossa è un sacramento che si sforza di essere un'organizzazione".

 
Il vero volto di san Nicola di Mira

La ricostruzione del volto di san Nicola di Mira è basata sulle ricerche anatomiche fatte a Bari sulle reliquie del santo, nel periodo tra il 1953 e il 1957, per opera dell'equipe scientifica diretta dal prof. Luigi Martino.

Con le più recenti ricostruzioni digitali basate sui dati del cranio, siamo in grado di avere con buona approssimazione un'idea del volto del santo, molto vicina alla tradizionale descrizione a uso degli iconografi ortodossi.

 
Confutazione dell'accusa protestante di "mariolatria"

foto: dzen.ru

La venerazione di Maria è iscritta nel profondo del cuore umano.

Martin Lutero

La seguente preghiera, tratta dal Canone di supplica alla Deipara (inclusa nel libro di preghiere di Jordanville), sta facendo il giro dei circoli protestanti nei social media:

Regina nostra benevolentissima, Deipara, speranza nostra, amica degli orfani, avvocata dei pellegrini, gioia degli afflitti, protettrice degli oppressi, guarda alla nostra miseria, guarda alla nostra afflizione; aiuta noi deboli, nutri noi pellegrini; tu che conosci la nostra miseria, liberaci, perché tu lo puoi e noi non abbiamo altro aiuto tranne te, né altra protezione, né altro conforto all'infuori di te, o Madre di Dio. Conservaci e proteggici nel secoli dei secoli. Amen

Un protestante in particolare, che inizialmente confondeva i cristiani ortodossi con i "romanisti", ha citato questo testo come prova che entrambi sono colpevoli di idolatrare Maria. Sfortunatamente, molti protestanti, così abituati a leggere i testi letteralmente, non hanno familiarità con il linguaggio effusivo che la Chiesa primitiva (e persino i primi riformatori protestanti) usavano in riferimento alla Madre di Dio. Gli ho chiesto se era sua opinione che noi cristiani ortodossi crediamo letteralmente che Maria sia la nostra unica aiutante, intercessore o consolatrice. Naturalmente, non mi sorprende che si sia rifiutato di rispondere direttamente a questa domanda. Dopo tutto, anche i protestanti ci rimproverano spesso per aver cercato l'intercessione di altri santi. Infatti, guidato da quel libro di preghiere, il cristiano ortodosso si riferisce al suo santo patrono come "l'aiutante e il rapido intercessore" per la sua anima (p. 27). Invoca anche Dio, non solo Maria, perché sia "l'aiutante della sua anima" (p. 58). Allo stesso modo, egli cita il Salmista dicendo: "Tu, o Dio, sei il mio aiuto" (p. 72). Come avranno mai potuto gli "adoratori di Maria" che hanno messo insieme questo libro di preghiere non accorgersi di queste "incongruenze"?

O che dire del fatto che, in uno dei nostri canoni, noi "ci rifugiamo solo" nel nostro angelo custode, ma altrove diciamo che ci rifugiamo in Gesù (p. 224), in Maria (p. 236) e in tutti gli "Angeli, Arcangeli e... schiere celesti " (p. 328)? Oh, che contraddizioni! Preghiamo affinché i compilatori mariolatri e angelolatri del libro di preghiere di Jordanville correggano questi "errori" in una futura edizione.

Sarcasmo a parte, se i protestanti sono disposti ad ammettere che queste preghiere non devono essere interpretate letteralmente, se riconoscono che i nostri testi sacri non devono essere letti come codici legali, allora avranno più difficoltà ad accusarci di idolatria, soprattutto perché il libro di preghiere che condannano non lascia spazio a dubbi su chi sia il nostro vero Dio (si consideri, come esempio, il Credo niceno-costantinopolitano recitato quotidianamente, che afferma la nostra fede nel Dio uno e trino: p. 14). Se riflettessero sia sulla nostra disperata condizione spirituale sia sullo status "altamente favorito" di Maria (Lc 1:28), allora potrebbero iniziare a capire come un linguaggio così reverenziale possa fluire naturalmente dai nostri cuori durante la preghiera. Ricordiamo che il terreno su cui Mosè stava era così sacro che gli fu detto di togliersi i sandali (Es 3:5). Non dovremmo anche noi mostrare una speciale riverenza per il sacro vaso attraverso il quale Dio si è fatto uomo?

Ho posto un'altra domanda al protestante: a che punto i primi cristiani hanno oltrepassato il limite della mariolatria? Anche a questo non ha risposto. Forse sapeva che Maria, la "santa Vergine" (Aristide di Atene, 125 d.C.), la nuova Eva (san Giustino Martire, 155 d.C.), la "bella pecora" (san Melitone, 170 d.C.), la "causa di salvezza" per "l'intera razza umana" (sant'Ireneo, 185 d.C.), è stata venerata molto presto nella storia della Chiesa. Vale la pena menzionare che l'ultimo di questi santi citati era un discepolo di san Policarpo di Smirne, che a sua volta era un discepolo di san Giovanni Apostolo. Sembra ridicolo che la Chiesa sia potuta cadere nell'idolatria in sole tre generazioni! A parte questo problema, c'è poca o nessuna controversia documentata sulla venerazione mariana nella storia cristiana primitiva. Non trovo alcun documento in cui i primi cristiani si siano opposti alla riverenza espressa nella più antica liturgia ancora in uso (vale a dire, la Liturgia di San Giacomo, che si ritiene sia stata composta già nel 370 d.C.) in cui commemoriamo "la santa e giusta, la nostra tutta santa, pura, gloriosissima Signora, la Deipara e sempre vergine Maria". Non vedo nessuno protestare contro il primo inno conosciuto della Chiesa a Maria ("Sotto il tuo presidio", ca. 250 d.C.) in cui cantiamo quanto segue. "Sotto il tuo presidio ci rifugiamo, o Madre di Dio. Non respingere le nostre suppliche nella necessità, ma liberaci dal pericolo, o sola pura e sola benedetta". In quale punto, allora, la Chiesa, "colonna e sostegno della verità" (1 Tim 3:15) ha sbagliato?

In chiusura, menzionerò la mia interazione con un altro protestante, uno che ha riflettuto un po' di più sulla questione. Ha osservato che quei Padri che spesso citiamo come prova che la Chiesa primitiva onorava Maria erano fallibili e non erano sempre d'accordo; ecco perché, secondo la dottrina protestante della sola scriptura, dobbiamo rivolgerci alla Bibbia come nostra unica autorità.

Certamente i Padri, proprio come gli Apostoli prima di loro (per esempio, Gal 2:11-13), erano occasionalmente in disaccordo tra loro; nessun cristiano ortodosso esperto della sua fede suggerirebbe il contrario. Tuttavia, per quanto riguarda i mezzi principali con cui la Chiesa ha risolto tali disaccordi, vale a dire le decisioni dei concili ecumenici abbracciate o "ratificate" dai fedeli, è stato stabilito che Maria non è niente di meno che Colei che ha partorito Dio. Dobbiamo ricordare, inoltre, che una vera autorità può essere solo un essere personale. Sebbene le Scritture siano il testo autorevole della Chiesa , solo Dio e il suo corpo teantropico potrebbero essere considerati autorità . Cioè, la Chiesa, che è altrimenti composta da individui fallibili, è l' autorità perché è il Corpo del Dio infallibile (1 Cor 12:27). Proprio come lo Spirito Santo guidò gli Apostoli fallibili nello scrivere Scritture infallibili, crediamo che lo Spirito Santo abbia ispirato coloro che hanno fornito il linguaggio elevato con cui veneriamo la Madre di Dio, la "causa della nostra salvezza".

 
Due visioni a confronto: Khodorkovskij e Strelkov

Il team russo del blog di Saker ci ha preparato un paragone estremamente interessante e rivelatorio della guerra globale in corso: i punti di vista, espressi come veri e propri manifesti programmatici, dell’ex-oligarca Mikhail Khodorkovskij, oggi riciclato in attivista dei diritti umani, e del comandante Igor’ Strelkov, che dopo il suo rientro in Russia non è evidentemente rimasto inattivo.

Presentiamo i due manifesti di Khodorkovskij e Strelkov a confronto, in traduzione italiana, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
"Non siamo stati i primi e non saremo gli ultimi": conversioni alla fede ortodossa in Novorossija

Negli ultimi quindici anni, numerosi occidentali (tra cui non pochi italiani) si sono trovati forzati a vivere nel Kosovo, dove hanno avuto un contatto (per molti, il primo) con la Chiesa ortodossa attraverso le chiese e i monasteri perseguitati. Alcuni di loro hanno riscoperto la loro fede attraverso questo contatto, e sono divenuti seri cristiani ortodossi.

Oggi, lo stesso schema si sta ripetendo in Novorossija, tra i volontari venuti soprattutto per difendere le popolazioni locali dai crimini della giunta, e che riscoprono oltre le motivazioni politico-militari e sociali un messaggio più profondo che tocca il loro cuore. A questa categoria appartiene la storia che vi raccontiamo oggi: l’arciprete Oleg Trofimov (nella foto) ha ricevuto nella Chiesa ortodossa due giovani catalani, volontari nelle Forze Armate della Novorossija. Possiamo leggere il resoconto di padre Oleg nell’orginale russo e in traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Liturgia del centenario delle persecuzioni degli ortodossi carpato-russi

Il servizio di stampa della Chiesa Ortodossa Ucraina riporta il 21 ottobre 2014 la notizia della celebrazione della Divina Liturgia presso il monastero di san Nicola del villaggio di Iza-Karpovtlash (diocesi di Khust). Il 21 ottobre è il giorno di festa di sant’Alessio (Kabaljuk) il Carpato-russo.

Nello stesso giorno si è celebrato il centesimo anniversario del tragico processo di Maramorosh-Sigot, che tra il 1913 e il 1914 vide imputati i fedeli ortodossi della Rus’ Carpatica, primo fra i quali lo stesso padre Alessio.

La celebrazione è stata presieduta dal Metropolita Onufrij (Berezovskij) di Kiev e di tutta l'Ucraina, succeduto quest'anno al Metropolita Vladimir (Sabodan) che aveva canonizzato sant'Alessio il Carpato-russo il 21 ottobre 2001.

Per altre informazioni e una galleria fotografica della visita arcipastorale di Vladyka Onufrij alle eparchie di Uzhgorod e Khust il 20 settembre, si può consultare questa pagina del sito eparchiale di Khust.

La Liturgia al monastero di san Nicola ha avuto luogo all'aperto per accomodare migliaia di fedeli.

Assieme a sua Beatitudine il Metropolita Onufrij hanno concelebrato: i metropoliti Mark di Khust e Vinogradov, Fjodor di Kamenets e Gorodok, Antonij di Borispol e Brovary (amministratore della Chiesa Orrodossa Ucraina, e nativo di questa regione), Sergij di Ternopol e Kremenets e Vladimir di Pochaev, gli arcivescovi Ioann di Kherson e Tauride, Fjodor di Mukachevo e Uzhgorod e Meletij di Chernovtsy e della Bucovina, i vescovi Antonij di Ugol', Efrem di Berdjansk e Primor'e, Kliment di Irpin e Paisij di Gorlice (Chiesa ortodossa polacca), il segretario della diocesi di Khust archimandrita Iov (Stets'), il rettore del monastero Archimandrita Adrian (Maleta) i fratelli del monastero e numerosi sacerdoti del clero locale, e delle Chiese ortodosse di Cechia e Slovacchia e di Polonia.

Ci rincuora particolarmente vedere nella foto seguente, alle spalle dell'arcivescovo Meletij di Chernovtsy, l'arciprete Dimitrij Sidor, che abbiamo segnalato più volte sul nostro sito come figura a rischio per il suo attivismo a favore del popolo russino:

 
I crimini di guerra di Kiev sono indubbi. Perché il silenzio?

Vera Graziadei (nella foto), attrice britannica nata in Ucraina orientale e sposata a un italiano, riflette in un articolo di Russia Insider sulle impunità del regime di Kiev in materia di crimini di guerra. Le sue considerazioni, oltre ad aiutarci a non dimenticare le tragedie, ci ricordano che la voce di tutti noi è importante perché i responsabili di crimini di guerra (ancor più quelli sostenuti per ragioni politiche e taciuti dai media asserviti) siano messi sulle spine da un’indagine giuridica indipendente. Presentiamo il saggio di Vera Graziadei in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Una scelta d’amore

Il sito dell’Associazione Amici di Dečani pubblica un ringraziamento ai nostri cari benefattori, Alena e Giovanni: vi invitiamo a leggerlo per rendervi conto come un semplice gesto di generosità, fatto da un piccolo gruppo di persone con il cuore e la testa al posto giusto, possa fare davvero la differenza per tanti che soffrono dimenticati dal mondo. Grazie di cuore, Alena e Giovanni, a voi e ai vostri amici, e grazie all’Associazione Amici di Dečani, che ha fatto in modo che la vostra luce non restasse nascosta (Mt 5:15-16).

 
31 anni dall’invasione americana di Grenada

Oggi è l’anniversario di un’operazione militare americana che ha molto da insegnare a chi vuole capire la politica delle invasioni degli ultimi anni: si tratta dell’occupazione dell’isola di Grenada nei Caraibi, l’unica invasione (accanto a quella di Panama) dopo la seconda guerra mondiale a non essersi rivelata un completo disastro per gli stessi Stati Uniti e per tutto il pianeta. Nonostante il relativo successo, il contorno di danni collaterali bellici, menzogne mediatiche e strumentalizzazioni politiche che ha circondato questa minuscola violazione del diritto internazionale (accompagnata da decennali violazioni di diritti umani) dovrebbe far riflettere sulle spaventose conseguenze dell’ingerenza americana in Ucraina, Siria e molti altri paesi. Proprio per questo contributo di riflessione, siamo contenti di presentare l’articolo su Grenada scritto per Counterpunch, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Rapporto dalla situazione ucraina (22-24 ottobre 2014)

In un paio di mini-rapporti, Saker ci spiega come si sta evolvendo la crisi ucraina in un momento che ai disinformati sembra tranquillo, ma che in realtà è molto inquietante, con Donetsk esasperata che mette termine all’armistizio (dopo un piccolo, insignificante lancio di un missile ucraino come quello di cui vedete il cratere nella foto), voci di un imminente attacco ucraino alla Novorossija (possibilmente non prima delle elezioni) e un’ondata ancor più folle di demonizzazione della Russia. Presentiamo i due rapporti in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Consiglieri di Putin ed esperti discutono di economia, sanzioni e Banca Centrale

Vi presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” il video e la trascrizione italiana di un lungo e complesso talk-show sull’economia russa di fronte alle sanzioni, segnalato e diffuso in Occidente attraverso i blog di Saker. L’importanza di questo dibattito fra i molti che parlano dell’economia russa è la presenza di due dei principali consiglieri economici di Putin, Sergej Glaz’ev e Mikhail Khazin (che abbiamo entrambi presentato sul nostro sito in altre occasioni), che in modo aperto e molto candido descrivono il “fronte economico” della guerra globale in corso. Anche se i loro discorsi possono essere complessi per chi non ha elementi di economia, la loro conoscenza del vero stato di cose dell’economia russa è in grado di farci vedere molti aspetti della guerra delle sanzioni che non avevamo mai sospettato.

 
Foto satellitare della nostra chiesa

Le mappe satellitari di Google Maps ci permettono di avere un’interessante veduta della nostra chiesa da un punto di osservazione davvero singolare:

Queste foto satellitari sono leggermente orientate dal lato meridionale, per sfruttare in modo più pieno la luce di mezzogiorno: la riuscita di questa foto è indubbiamente un tributo alla capacità dell’architetto della chiesa, Giuseppe Gallo, che ha saputo dare un posizionamento magistrale attenendosi alle regole tradizionali dell’orientamento delle chiese.

 
Saker spiega le strategie della demonizzazione di Putin

Il portale Russia Insider (che si sta sviluppando con una varietà di interessanti punti di vista sulla Russia in Occidente) condivide il nostro apprezzamento della competenza di Saker come analista strategico. In un’intervista a Russia Insider che abbiamo tradotto in italiano nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, Saker spiega le linee generali e il contesto storico della demonizzazione di Putin nel mondo dei media a controllo generalizzato americano.

 
Come potrebbe apparire la prossima offensiva della giunta contro la Novorossija?

Terminate le elezioni parlamentari di un paese tanto democratico da avere messo fuori legge i partiti di opposizione, tutto è pronto per una nuova offensiva militare prima che l’inverno congeli (in tutti i sensi del termine) ogni possibilità di successo sul campo. Un momento particolarmente a rischio potrebbero essere i giorni a cavallo della prossima domenica, in cui le repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno annunciato di voler tenere le proprie elezioni separate. Saker ci aiuta a capire cosa è in gioco in tutte queste complicate mosse (incluse le voci stesse di un imminente attacco) in un saggio che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
I cristiani ortodossi del Donbass pregano sulle rovine delle loro chiese

Il 28 agosto abbiamo dato la notizia del bombardamento della chiesa di san Giovanni di Kronstadt a Kirovskoe, una cittadina della regione di Donetsk a poca distanza dal confine con la regione di Lugansk. Oggi possiamo presentare una testimonianza di fede che dovrebbe far riflettere tutti: nonostante la loro chiesa sia distrutta, e non ci siano mezzi per ricostruirla, i fedeli continuano a pregare sulle sue rovine, all'aperto, se necessario. Seguiamo e osserviamo questo esempio in un recente articolo tradotto in italiano nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti.

 
Ecco quello che i russi pensano veramente. Intervista a Nikolaj Starikov

Nikolaj Starikov, lo storico, blogger e politico russo di cui abbiamo già seguito video-interviste sulla crisi ucraina e sulle alternative alla guerra è l’oggetto di un articolo-intervista su Russia Insider, che troviamo significativo, e che vediamo citato anche sul blog di Orthodox England, a riprova che non siamo la sola parrocchia ortodossa dove sorgono certe domande sul futuro della crisi. Vi presentiamo l’articolo-intervista a Nikolaj Starikov in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Peter Koenig sulla menzogna di Ebola

Peter Koenig, l'economista tedesco di cui vi abbiamo presentato lucide analisi sugli effetti delle sanzioni in America Latina e sulla guerra economica contro i BRICS contribuisce al blog di Saker un articolo che ridimensiona la psicosi del virus Ebola, commentando la recente denuncia lanciata dal Ghana e ormai divenuta molto popolare in Internet. Saker, onestamente, fa sapere di non avere competenze specifiche per formarsi un'opinione a proposito, ma altrettanto onestamente, rileva il pericolo di lasciare un monopolio delle informazioni su Ebola ai media che, a quanto abbiamo visto, sono molto facilmente pilotati. Presentiamo l’articolo di Peter Koenig in traduzione italiana nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti.

 
2014: il punto di svolta

Un riflesso dagli eventi immediati ai grandi cicli della storia porta padre Andrew Phillips a sottolineare quanto sono importanti questi tempi in cui a tutti è offerta come non mai la possibilità di scegliere la vera fede e civiltà cristiana al posto di valori che passano per ‘avanzati’, ma non sono altro che le vecchie menzogne che continuano a tentare l’umanità. Presentiamo il saggio di padre Andrew in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Le "miracolose" elezioni parlamentari ucraine

Il giornalista ucraino Anatolij Sharij commenta su un video di YouTube la notizia delle percentuali di voto alle elezioni parlamentari ucraine date da 1+1, il canale TV dell’oligarca Igor’ Kolomoiskij.

Sulle prime, Sharij non riesce a capacitarsi dei risultati regionali: com’è possibile che in tutte le regioni (comprese Donetsk, Lugansk, e perfino la Crimea!) si dichiari il 99,9 dei votanti?

Man mano che passano sullo schermo le regioni, viene da pensare che i dati non siano aggiornati... Forse il dato generale di tutta l’Ucraina sarà più obiettivo?

...e invece no: ecco la percentuale di voto generale, che guarda caso è 99,90%, media matematica di TUTTE le regioni del paese. L'esultanza è d’obbligo per le migliori elezioni della storia ucraina, anzi, per le migliori elezioni dalla creazione del mondo!

Dopo averci dato questa limpida prova di libertà d'informazione e di rispetto della verità, come ulteriore prova di pluralismo d'informazione e di sano diritto di replica, il canale televisivo si mette a far bannare da YouTube i video di Sharij per “violazione di copyright”. Benvenuti nell’Ucraina democratica ed europea.

 
L'iconoclasmo di Halloween

Il nostro amico John  Sanidopoulos ha l’indubbio merito di essere stato il primo popolare autore ortodosso a mettere in serio subbio la psicosi di Halloween tra i cristiani ortodossi contemporanei. Le sue ricerche in materia hanno contribuito a svelare molto delle origini assolutamente cristiane della festa, e dell’ignoranza degli aspetti di cultura popolare della festa, privi (in quanto aspetti culturali) di qualsiasi particolare valenza morale. Siamo stati lieti di tradurre gli articoli di John in occasione del periodo di Halloween nel 2012 e nel 2013, e anche quest’anno proponiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti un saggio in traduzione italiana, in cui John paragona gli argomenti dei detrattori odierni della festa di Halloween a quelli degli antichi iconoclasti, che pretendevano di parlare a nome della purezza cristiana, ma in realtà davano solo prova di ignoranza.

 
Una notizia di un REALE avvicinamento ecumenico

due atteggiamenti molto rivelatori

...e proprio perché tale, è una notizia che non faranno circolare: ormai da dieci giorni è apparso su Interfax-Religion l'annuncio che il leader degli uniati ucraini, l'arcivescvovo Svjatoslav Shevchuk, ha dichiarato nientemeno che "la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca è l'unica Chiesa ortodossa canonica in Ucraina".

Suona quasi incredibile, vero? Soprattutto dopo le ignobili prese di posizione che fin dal rovesciamento del governo legittimo dell'Ucraina hanno visto Shevchuk agire in unisono con gli scismatici dell'antipatriarca Filarete.

Sembra – e se è così, ringraziamo il Signore – che al Vaticano abbiano finalmente deciso di accettare le richieste espresse dal Metropolita Ilarion al recente Sinodo dei vescovi:

...vorrei brevemente discostarmi dal tema del forum per affrontare una questione che è ormai diventata una pietra d’inciampo nelle relazioni tra le Chiese Ortodossa e Cattolica. Si tratta del problema dell’uniatismo, che si è fortemente aggravato in seguito ai recenti eventi in Ucraina. Purtroppo il conflitto in corso nel paese, che ha già fatto migliaia di vittime, fin dall’inizio ha acquisito una dimensione religiosa.

Nell’origine e nello sviluppo di tale conflitto un ruolo chiave è stato svolto dalla Chiesa greco-cattolica ucraina. Fin dai primi giorni del conflitto, i greco-cattolici si sono chiaramente schierati con una delle parti in lotta. Contrariamente al rispetto delle norme canoniche, in genere osservato nelle relazioni tra le Chiese Cattolica e Ortodossa, i greco-cattolici hanno cominciato a cooperare attivamente con gruppi scismatici.

La Commissione mista per il dialogo ortodosso-cattolico nel 1993 a Balamand ha riconosciuto che l’uniatismo non rappresenta un cammino verso l’unità. Noi siamo grati ai nostri fratelli cattolici per questo franco riconoscimento della erroneità dell’uniatismo. E oggi noi costatiamo ancora una volta che l’uniatismo non riavvicina ortodossi e cattolici, ma al contrario li separa maggiormente.

A nome della Chiesa Ortodossa Russa e dei suoi numerosi milioni di fedeli vorrei ora rivolgermi ai rappresentanti della Chiesa greco-cattolica presenti in questa sala per chiedere loro di astenersi dalle dichiarazioni pubbliche su temi politici e da ogni tipo di sostegno visibile agli scismatici, come anche dagli appelli alla creazione di una “chiesa nazionale unificata ucraina”. Dietro questo appello si nasconde una verità molto semplice: si vuole strappare i fedeli ortodossi ucraini dalla Chiesa Madre del Patriarcato di Mosca, con la quale essi sono legati da secolari legami di sangue.

L'inversione di tendenza sarebbe una notizia da prima pagina, ma notiamo il silenzio imbarazzato dei soliti megafoni dell'uniatismo (come in Italia AsiaNews) e ci associamo al lutto per la dipartita del loro spirito di obiettività, anche quando dovrebbero riportare le parole dei loro stessi punti di riferimento.

 
Ecco perché i russi vogliono regole ferree sulle ONG occidentali

dal blog The Vineyard of the Saker, 30 ottobre 2014

Che cosa vi dice questa foto, su un gruppo che dovrebbe "osservare" le violazioni dei diritti umani?

Il fatto è che le organizzazioni occidentali per i diritti umani sono al di sotto del livello del disprezzo. Alcune (Human Rights Watch) sono strumenti politici nelle mani dell'Impero, alcune (Medici Senza Frontiere, osservatori OSCE) sono piene di agenti dei servizi segreti occidentali, alcune (Comitato internazionale della Croce Rossa) sono guidate da burocrati cinici che usano giovani delegati idealisti come carne da cannone, alcune (Greenpeace) sono utilizzate da grandi imprese come strumenti, mentre altre (National Endowment for Democracy, Freedom House, Open Society Foundation, ecc) sono strumenti della CIA quasi a livello ufficiale.

La cosa divertente in questo caso è che la foto non è stata scattata in Russia, ma in Ucraina, e la polizia antisommossa qui ripresa ha distintivi di unità ucraine. Ma poi, chi se ne frega comunque? Non è che la "verità" sia un argomento che conta per Human Rights Watch...

Saker

 
“Padre, mi benedica per andare a impiccarmi!”

Presentiamo da Pravoslavie.ru nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti l’originale russo e la traduzione italiana di una storia davvero singolare: cosa deve fare un prete quando qualcuno, in preda alla disperazione, gli chiede la “benedizione” per porre fine alla propria vita? Scopriamo come ha reagito a una sollecitazione del genere, dimostrando uno straordinario intuito spirituale, il defunto padre Anatolij Proskurin.

 
Qualcosa di molto, molto interessante è accaduto in Novorossija

Saker commenta un evento mediatico recente, in cui i comandanti Igor’ Bezler (nella foto) e Aleksej Mozgovoj parlano per la prima volta, attraverso la mediazione di tre troupe televisive, con alcuni dei loro corrispettivi nell’esercito regolare ucraino. La parte sconvolgente di questi colloqui è l’intesa profonda, sia da parte della Novorossija sia da parte dell’esercito ucraino, su quanto la politica attuale dei nazisti e degli oligarchi abbia rovinato il paese. Presentiamo il saggio di Saker in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti

 
Febbre del sabato sera?

Presentiamo nella sezione “Ortoprassi” dei documenti un altro degli articoli pastorali di padre Geoffrey Kortz, prete ortodosso canadese di cui abbiamo già ospitato sul nostro sito alcuni articoli, un saggio sull’impegno dei cristiani ortodossi al sabato sera.

 
I crimeani sono più felici di far parte della Russia che non i russi stessi

Vera Graziadei (nella foto), l’attrice di cui abbiamo già presentato un articolo di denuncia sui crimini di guerra ucraini, ci porta in un viaggio in Crimea (regione con la quale ha familiarità fin da ragazzina) per sondare le reazioni degli abitanti locali all’integrazione nella Russia. I risultati della sua ricerca sono molto interessanti: ve li proponiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Il santo e venerabile Serafino, taumaturgo di Sarov

Presentiamo nella sezione “Santi” dei documenti il filmato di Youtube di un disegno animato su san Serafino di Sarov, già segnalato sulla pagina Facebook della nostra parrocchia, con la trascrizione in russo e in italiano del testo in rima.

 
Una partita a tennis: 3 set per uccidere i civili della Novorossija

Il blog Slavyangrad riporta una testimonianza di uno degli osservatori dell’OSCE in Donbass, che dopo avere ricevuto esplicite minacce di non parlare di quel che ha visto, ha preferito descrivere in forma anonima una sua giornata tipica nelle zone del presunto “armistizio” seguito al crollo del Boeing MH17. Riportiamo questa testimonianza in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Intervista a Edward Snowden a Mosca

La persona oggi più famosa per una denuncia degli abusi di potere dei servizi segreti è senza dubbio Edward Snowden, noto per aver fatto circolare informazioni compromettenti sui programmi di sorveglianza di massa dei governi statunitense e britannico. Approfittando del fatto che il paese che sta offrendo a Edward Snowden asilo politico per la sua difesa dei diritti umani è proprio la Russia di Putin (suprema ironia per i media russofobi), il professor Stephen Cohen (di cui abbiamo già ospitato un articolo sulle demonizzazioni mediatiche) e sua moglie Katrina vanden Heuvel, editrice del periodico The Nation, hanno visitato Snowden a Mosca, ricavando con lui un’intervista di una certa lunghezza e di grande interesse, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. Le informazioni di questa intervista potrebbero sembrare un po’ distanti da quelle sulla Chiesa ortodossa, ma toccano il futuro stesso della nostra presenza in rete e della nostra libertà di offrire informazioni e scambiare comunicazioni senza interferenze statali, un campo nel quale è bene che ogni cristiano possa essere adeguatamente informato.

 
Tour virtuale della Lavra della Trinità e di san Sergio

Volete fare una passeggiata virtuale per i cortili del più celebre monastero della Russia? Grazie alle tecnologie fotografiche delle mappe stradali in rete, oggi questo è possibile anche dal vostro schermo...

La finestra del viaggio virtuale è disponibile su questa pagina del portale Russia Insider. Posizionatevi sulla finestra e, con l'aiuto del mouse e delle frecce direzionali, potrete iniziare la vostra visita: un bel ricordo per chi c'è già stato, un'ancor più bella anticipazione per chi deve ancora vedere la Lavra dal vivo!

 
Novità per chi sa l’inglese... e per chi non lo sa

Per i nostri lettori che sanno l’inglese, abbiamo due novità interessanti:

1) il libro Orthodox Christianity and the English Tradition, che raccoglie un centinaio di saggi del nostro confratello padre Andrew Phillips, è di nuovo disponibile e può essere ordinato via Internet; anche chi non legge l’inglese può farsi un’idea del libro leggendo la nostra traduzione italiana della prefazione alla nuova edizione, nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

2) il nostro amico Saker ha iniziato una serie di podcast, con i quali potremo non solo sentire i suoi commenti, ma sentirli dalla sua stessa voce. Se volete sentire il primo dei podcast (in cui Saker risponde per circa 50 minuti a una serie di domande dei lettori, incluse domande molto interessanti sulla fede ortodossa), non avete da fare altro che seguire le istruzioni su questa pagina, oppure potete scaricare il podcast da questo indirizzo.

Per chi si sente tagliato fuori da questa serie di proposte in lingua inglese, suggeriamo comunque di andare a leggere la traduzione dell’eccellente saggio di Dmitrij Orlov, Come iniziare una guerra e perdere un impero, su questa pagina del sito del circolo culturale La Torre.

 
Il più strano cessate il fuoco immaginabile

Russia Insider riporta un filmato di venerdì 31 ottobre, con quello che definisce "il più strano cessate il fuoco immaginabile". Nei pressi dell'aeroporto di Donetsk, un bombardamento dell'esercito ucraino colpisce rispettivamente un convento femminile, un cimitero e dei civili, tutto con munizioni incendiarie illegali! Il sito non può non farsi alcune domande, cercando di capire il perché di questo bombardamento sfacciato e surreale, e ipotizza che il gesto possa servire a screditare Poroshenko, o a mostrare che non ha il controllo dei suoi comandanti militari. Sia quel che sia, è rilevante sottolineare che la vittima resta sempre la Chiesa ortodossa.

 

 
Il frazionamento dell’Ucraina e le responsabilità dell’Unione Europea

Incomincia a sentirsi un altro vento di separatismo in Ucraina, e questa volta dalla fonte più inaspettata: la Galizia, proprio la zona dalla quale è venuto l’appoggio più consistente per la disgraziata avventura di Maidan. Nelle tre regioni a maggioranza uniata, dopo essersi resi conto che mancano le forze e la credibilità per mantenere il potere su un’Ucraina allo sbando, sta prendendo piede un desiderio di secessione, questa volta per unirsi all’Unione Europea senza la “zavorra” di un paese in larga parte riluttante. Vedremo se, e quanto, anche questo separatismo sarà condannato dai media europei… per ora, osserviamo questo insolito sviluppo in un articolo in russo e in italiano sulle mosse dell’Assemblea galiziana. Intanto, la ricercatrice Tara McCormack dell’Università di Leicester cerca di spiegarci in un articolo pubblicato da Spiked e da Russia Insider le gravi responsabilità dell’Unione Europea nella frammentazione dell’Ucraina, di cui tutti i cittadini dell’Unione Europea dovrebbero essere consapevoli. Presentiamo entrambi gli articoli nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
La guerra dei media e le sue vittime: i lettori

In quest’anno abbiamo visto, notato, studiato e analizzato diverse manipolazioni mediatiche. Oggi daremo un’occhiata a due punti di vista curiosamente speculari. La presenza di un canale televisivo non russofobo, Russia Today, davvero una rara avis nel panorama mediatico dell’Occidente, ha provocato forti reazioni da parte di una serie di media allineati al potere egemonico. Un brillante collaboratore di Russia Today, Neil Clark, ha deciso di presentare questa reazione in modo umoristico, immaginando tutte le ragioni per non guardare quel terribile canale, attraverso gli sproloqui di un immaginario neocon, il signor Cyril Waugh-Monger (il nome stesso è una presa in giro: si legge esattamente come warmonger, ovvero ‘guerrafondaio’). Presentiamo l’articolo di Neil Clark in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. Da un punto di vista più serio, anzi piuttosto tragico, Daniele Pozzati nota in un articolo per Russia Insider il catastrofico calo dei lettori della stampa maggioritaria tedesca (che si è segnalata per una disgustosa russofobia), non solo nel settore già in crisi della carta stampata, ma perfino nelle visite ai siti web dei giornali. Aggiungiamo anche la traduzione italiana di quest’articolo come riprova del senso crescente di insoddisfazione per la vulgata che la stampa occidentale ha voluto propinarci. 

 
Due incontri con Igor' Strelkov

Anche se abbiamo spesso parlato del colonnello Igor' Strelkov nel nostro sito, e abbiamo tradotto alcuni suoi video e dichiarazioni, abbiamo atteso un po’ di tempo per parlarne più a fondo, perché vedevamo poche occasioni (anche a causa del conflitto in corso) per una presentazione più tranquilla e obiettiva. In questa settimana, abbiamo avuto il piacere di osservare ben due interviste in cui si approfondisce quello che è l'aspetto per noi più significativo, ovvero quello del militare credente. Presentiamo pertanto volentieri entrambe le interviste nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

La prima intervista, rilasciata al giornalista ortodosso Igor' Evsin presso il monastero di san Giovanni il Teologo a Rjazan, si intitola Un centurione russo, ed è apparsa in inglese il 31 ottobre sul blog The Soul of the East. La seconda intervista, rilasciata ad Aleskandr Krutov, si intitola La guerra attende la Russia, ed è composta da un video che abbiamo trascritto in italiano, e da alcuni commenti di Saker che spiegano il concetto di monarchia popolare, poco noto in Occidente, e senza il quale è impossibile valutare obiettivamente le figure di patrioti come Strelkov.

 
Milano: il servizio di un archimandrita italiano

Negli ultimi giorni, il nostro amico Sergej Mudrov, infaticabile cronista dell’Ortodossia in Europa occidentale, ha preparato un articolo-intervista sul fondatore della nostra parrocchia, padre Dimitri (Fantini), che racconta la sua vita e la sua missione. Siamo molto felici di questo articolo, che presentiamo in russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”.

L’articolo ricorda a buona ragione che padre Dimitri stesso è stato riluttante a rilasciare quest’intervista, “perché i monaci non sono alla ricerca di premi e incentivi”. Tuttavia, la vita del nostro padre Dimitri è un buon esempio per tutti noi, che mostra come un singolo serio e determinato ortodosso italiano può influenzare positivamente la vita di migliaia di persone. Se questa storia riuscirà a rafforzare anche un solo cristiano ortodosso nella sua missione, non sarà stata scritta (né tradotta, né diffusa...) invano.

 
La scoperta dell'Iran: un diario di viaggio

Saker ci presenta un documento interessante sull’Iran contemporaneo, che ci offre un quadro della società iraniana ben diverso da quel che ci ha propinato la vulgata mediatica occidentale: un diario di viaggio scritto da una donna iraniana emigrata, che si focalizza soprattutto sui misteri del mondo femminile iraniano. In un paese dove i cristiani vivono liberi e rispettati (nella foto, la chiesa ortodossa russa di san Nicola a Teheran) molto più che nei paesi del cosiddetto “islam moderato”, è importante capire la mentalità più profonda del popolo, e questo articolo, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”, ce ne offre la possibilità.

 
Non più la casa di Dio

Il portale Pravoslavie.ru riporta un servizio di un fotografo italiano, Andrea di Martino, sul sito di Der Spiegel. Il servizio parla di una serie di chiese in Italia (quasi sempre cattoliche, ma anche una anglicana) che sono state destinate a usi secolari, come autofficine, teatri, ristoranti, atelier, alberghi e quant’altro. Per chi ha un senso pratico, l’ovvia conclusione è “meglio così che in rovina”, ma per chi ha un senso dello spazio sacro, è una ferita al cuore che difficilmente si può rimarginare. 

Presentiamo questo articolo in russo e in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti. Lasciamo del tutto ai nostri lettori il giudizio sui destini dei singoli luoghi di culto, ma da parte nostra non vorremmo alimentare una retorica del “quanto sarebbe meglio dare queste chiese agli ortodossi”. Infatti, perché una chiesa sia ereditata nelle migliori condizioni, occorre una comunità che sa averne cura e che si prende un gran carico di responsabilità, incluse quelle legali ed economiche. Piuttosto, occorrerebbe che chi si trova di fronte alla scelta di alienare alcuni locali di culto possa comprendere che l’alternativa della cessione di questi locali alle comunità ortodosse è da prendere in seria considerazione, almeno se si desidera che lo spirito di preghiera e di rispetto per le cose sacre vi prosegua pienamente.

 
Nikolaj Patrushev: come i servizi segreti russi vedono gli Stati Uniti

Una delle migliori strategie della demonizzazione di un avversario è quella di non identificarlo mai, contrapponendo entità conosciute (anche se conosciute in modo alquanto romanzato) a misteriosi “poteri oscuri”, ai cui (proprio perché non si sa cosa pensano) si può attribuire letteralmente qualsiasi cosa. Troviamo molto importante che, nel pieno svolgimento della guerra mediatica contro la Russia, abbia voluto parlare proprio la più importante figura dei servizi segreti russi, Nikolaj Patrushev, che in un’intervista spiega, con coerenza e con buon senso, quale sia la posizione generale dei servizi di sicurezza russi su argomenti quali la crisi ucraina e gli equilibri internazionali. Che piaccia o che non piaccia, la posizione dei servizi segreti russi rivela anche una relativa sobrietà di intenzioni dalla quale si potrebbe imparare molto. Presentiamo la traduzione italiana dell’intervista a Nikolaj Patrushev nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Inno Acatisto a santa Matrona di Mosca

Presentiamo nella nostra sezione dei testi delle funzioni il testo bilingue in italiano e in slavonico (anche in formato PDF) dell’Inno Acatisto a santa Matrona di Mosca, che ci è stato chiesto da alcuni dei fedeli della nostra parrocchia (e che quindi, presumiamo, potrà essere una risorsa utile anche in altre chiese ortodosse in Italia). Ringraziamo Anna Rita per la segnalazione e per la preparazione del testo.

 
La discesa dell'Ucraina nel fascismo e la cecità occidentale

Il saggio del professor Vladimir Golstein della Brown University è uno di quei preziosi avvertimenti che costellano la storia contemporanea, e che effettivamente potrebbero cambiare le cose... se solo fossero ascoltati. Noi abbiamo ascoltato quel che ha da dire questo docente serio e preparato, lo condividiamo, lo abbiamo tradotto in italiano e presentato nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. Servirà ad aiutare il processo di de-nazificazione di un vasto paese ortodosso che amiamo e che non vorremmo mai veder discendere negli abissi dell’inferno? Per quanto possibile, offriamo il nostro contributo per poter rivedere la madre delle città russe libera dalla schiavitù di una moderna rivoluzione satanica.

 
Il Concilio pan-ortodosso e il Concilio Vaticano II

Quali necessità si vedono nel futuro Concilio pan-ortodosso? L’arciprete Andrew Phillips analizza le complementarietà con il Concilio Vaticano II e le esigenze di ‘rinnovamento’ alla luce della profonda differenza di base di ciò che costituisce realmente un Concilio ecumenico nella visione ortodossa. Presentiamo il saggio di padre Andrew nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Mikhail Khazin sul discorso di Putin a Valdai

Il recente discorso di Putin al Forum di Valdai è una delle fonti primarie per capire la reazione russa alla crisi ucraina e internazionale. Come tale, i nostri media o non ne parleranno, o faranno ogni sforzo per parlarne in termini marginali o fuorvianti. Per fortuna, possiamo fare qualcosa per non lasciarci sfuggire questo discorso e le sue implicazioni.

Potete leggere il testo del discorso di Putin in italiano, da queste pagine dell’ottimo blog Volti del Donbass:

Parte I: i limiti dell’unilateralismo statunitense

Parte II: verso un mondo multipolare

Parte III: la questione ucraina

Da parte nostra, presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” un commento dell’analista economico Mikhail Khazin, che cerca di spiegare i punti salienti del discorso di Putin e alcune delle conseguenze economiche della presente crisi.

 
I paesi dei BRICS e il nuovo ordine mondiale

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti l’articolo di Bryan Macdonald sullo spostamento dell’asse del potere globale dall’Occidente alle nazioni dei BRICS. Una semplice consultazione dei dati delle economie in crescita nel mondo, e della lenta ma inarrestabile ascesa di un mondo multipolare alternativo all’egemonia americana, può spiegare molte delle altrimenti davvero curiose mosse della Chiesa ortodossa russa, come la forte spinta missionaria nel sud-est asiatico, l’aggiunta della Cina e del Giappone al proprio territorio canonico e il relativo disinteresse alla risoluzione del nodo dell’autocefalia della Chiesa Ortodossa in America o anche nei confronti dei programmi interortodossi sul suolo americano. Non abbiamo chiamato questo campo di studi “Geopolitica ortodossa” senza una ragione...

 
150.000 visite: grazie a tutti!

Una sorpresa che non ci aspettavamo tanto presto: oggi il contatore degli accessi unici al sito ha toccato quota 150.000. Il risultato ci conferma che i nostri sforzi di informare sulla Chiesa ortodossa in un modo che non sia solo "di vetrina", ma che è attento ai fenomeni e le loro cause, ha attirato davvero molto interesse, e per ora questo interesse è in crescita. Ringraziamo tutti quelli che ci sostengono anche solo con la loro curiosità e con le loro visite, dimostrando che il nostro lavoro non è stato fatto invano.

 
L’Occidente: la società più sessualmente disfunzionale del pianeta

Partendo da uno stupido fatto di cronaca al meeting dell’APEC in Cina, trasformato in un non esistente scandalo da media bramosi di trovare qualsiasi cosa da dire contro Putin, Saker ci offre nella sezione “Geopolitica ortodossa” una riflessione sui ruoli della sessualità umana che ha profonde radici di confronto tra il cristianesimo ortodosso e le visioni religiose sviluppate nell’ultimo millennio in Occidente. Un banale gesto di cortesia viene iperbolizzato come crisi internazionale da un mondo che ormai ha perso la bussola perfino nel considerare il rispetto degli uomini per le donne. La riflessione di Saker può provocare – e di fatto ha già provocato – accesi dibattiti tra le persone che credono ancora in qualcosa, o dicono di credervi.

 
La famiglia cinese russa dei Dubinin

Presentiamo in russo e in traduzione italiana, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”, la toccante storia di una delle famiglie ortodosse cinesi di origine russa, e del viaggio di tre membri di questa famiglia alle radici storiche della loro terra, il forte cosacco di Albazin sul fiume Amur. La storia non è solo importante per sottolineare la presenza mai estinta dell’Ortodossia russa in Cina (dove si farà verosimilmente sentire con forza in questi anni), ma anche per aiutare la riflessione sulle comunità ortodosse in Occidente. Dove saranno fra tre secoli i discendenti degli ortodossi oggi emigrati in Italia e in altri paesi dell’Occidente? E dove saranno i discendenti dei convertiti italiani? Formeranno, come nel caso della Cina, un mix indistinguibile se non per la propria fedeltà alla genuina Chiesa di Cristo?

 
Perché la Russia non ha invaso e non invaderà l'Ucraina

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” la traduzione italiana di un’analisi da Russia Insider sul tema dell’invasione dell’Ucraina da parte dei russi, evento che nei nostri paesi deve ormai avere portato i lettori dei giornali e i telespettatori all’esasperazione, visto che dal 28 febbraio al 12 novembre un’invasione russa dell’Ucraina è già stata annunciata ben 36 volte. Peccato per chi l’annuncia, questa invasione non si è mai vista, a meno che non sia stata effettuata da quei reparti russi davvero speciali, i soldati invisibili di Putin (nell’immagine). L’articolo spiega come mai l’invasione non c’è mai stata e le ragioni per cui non ci sarà.

 
Le nostre analisi sulle lingue dell'Ucraina ricevono conferme

Il 1 settembre abbiamo riportato in una notizia del blog le nostre considerazioni su una mappa più seria delle lingue parlate in Ucraina

Ci ha fatto molto piacere, non lo neghiamo, vedere l'articolo riportato dal quotidiano online TicinoLive, e questo ci ha fatto capire quanto la stampa della Svizzera italiana sia più attenta e pluralista di quella dell'Italia.

Non nascondiamo invece la nostra sorpresa quando abbiamo visto che il blog No Bread & Circuses for You e il portale Russia Insider hanno dedicato un intero articolo proprio alla stessa analisi della mappa da noi osservata oltre due mesi, e giungendo a conclusioni non dissimili. Non stiamo a tradurre queste nuove analisi, perché non aggiungono elementi sostanzialmente innovativi da quelli da noi presentati, e anche se siamo consapevoli che continuare a ripetere "ve l'avevamo detto" rivela un'attitudine un po' boriosa, beh... qualche volta ci rendiamo conto che le valutazioni da noi fatte non erano idiozie.

 
I Don Giovanni e le Ciccioline: pensieri dello ieromonaco Savatie (Baştovoi) sull’odierna degenerazione sessuale

Dopo aver tradotto il recente articolo di Saker sulla disfunzionalità sessuale dell’Occidente, siamo andati alla ricerca di punti di vista simili tra altri pensatori ortodossi contemporanei, e abbiamo trovato un articolo di pochi giorni fa scritto dallo ieromonaco Savatie (Baştovoi), già noto ai lettori del nostro blog.

L’articolo, partendo dalle figure-simbolo della licenziosità, nota come queste figure oggi farebbero una figura un po’ patetica in una società dove la degenerazione sessuale è la norma. Presentiamo le considerazioni di padre Savatie in russo e in traduzione italiana nella sezione “Etica” dei documenti.

 
Le chiavi del successo dei ribelli della Novorossija

L'autore del brano che vi abbiamo proposto ieri, sul perché la Russia non ha invaso l'Ucraina e non lo farà, è noto su Russia Insider con lo pseudonimo di Shellback (letteralmente "dorso corazzato", ovvero tartaruga), uno specialista militare proprio come il nostro amico Saker, e che condivide con Saker ben più di un soprannome zoologico: conosce le tattiche di guerra, e riesce a spiegarci aspetti della guerra civile ucraina che un semplice spettatore non può capire (ancor più, di fronte a una massiccia campagna di disinformazione). Come mai i ribelli della Novorossija hanno distrutto una forza militare di molte volte superiore a loro per numero ed equipaggiamento, e senza subire perdite rilevanti? Ovviamente, la macchina mediatica lo spiega in un singolo modo: l'inesistente invasione russa. Ma con un poco di perizia sul campo, Shellback ci spiega in una serie di tre articoli, che abbiamo tradotto in italiano nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti, i seguenti punti:

- quali sono le 'armi segrete' dei ribelli;

- dove i ribelli hanno trovato queste armi; e

- quali tattiche hanno usato per fare (letteralmente) a pezzi l'esercito ucraino.

Ci auguriamo che con questi dati in mente i nostri lettori prestino un po' meno fede alla disinformazione mediatica. La traduzione di tre articoli al posto di uno è un piccolo segno che "stiamo lavorando per voi" per offrire un'informazione che a nostro modesto parere è fondamentale per farsi un'idea chiara del tempo di crisi in cui viviamo.

 
L’arcivescovo Mark di Egor’evsk e il Programma della costruzione di chiese ortodosse a Mosca

Ripresentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti il testo russo e la traduzione italiana di due documenti apparsi in agosto sul nostro sito diocesano, che spiegano un ruolo importante tra quelli assunti dal nostro arcivescovo quando gli è stata affidata la gestione economica del Patriarcato il 25 luglio 2014: la supervisione dell’immenso progetto di ricostruzione di chiese a Mosca (che oggi è la più grande area urbana in Europa, e che in molte aree periferiche ha una preoccupante carenza di luoghi di culto). Inoltre, i documenti spiegano la differenza essenziale tra il sovvenzionamento di questo progetto di ricostruzione (basato su apporti volontari) e quello operato per mezzo di fondi statali.

 
Contro la monocultura

Presentiamo nella sezione “Etica” dei documenti la traduzione italiana di una serie di considerazioni del blogger russo-americano Evgenij Filimonov, che riflette sui mali dell’omologazione di una cultura mondiale nata dai processi di globalizzazione, processi che gradualmente distruggono le singole culture, le lingue, le identità personali e sociali in favore di una piatta omologazione. Per quanto in netta contro-tendenza rispetto alle idee prevalenti di interdipendenza globale, l’articolo offre numerosi spunti di riflessione.

 
Intervista all'archimandrita Atanasie (Rusnac)

Il nostro amico Sergej Mudrov, nel corso dei recenti viaggi in Italia in cui ha intervistato padre Dimitri (Fantini), ha avuto occasione di fare una visita alla sede della diocesi ortodossa romena d’Italia, dove ha realizzato un’interessante e pregevole intervista al segretario del vescovo, padre Atanasie (Rusnac), che a suo tempo abbiamo avuto il piacere di avere ospite anche nella nostra parrocchia torinese. Così, accanto all’intervista a un archimandrita italiano della Chiesa russa, possiamo ora presentarvi anche l’intervista a un archimandrita moldavo della Chiesa romena, nell’originale russo e in traduzione italiana, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”. I ricordi e le valutazioni di padre Atanasie sono un complemento a ciò che abbiamo visto nell’intervista a padre Dimitri, e ci aiutano a seguire le linee della crescita della presenza ortodossa in Italia.

 
La decostruzione della russofobia

Vladimir Golstein, il professore della Brown University che ci ha messo in guardia contro la discesa dell’Ucraina nel fascismo, ci aiuta a capire più a fondo il meccanismo della russofobia, che ha radici ormai millenarie, e che rimane uno degli ostacoli più grandi alla diffusione della fede ortodossa in Occidente. Chi crede che l’Ortodossia possa convivere con un clima di russofobia permanente, o addirittura prosperare in questo clima, potrebbe fare un utile esercizio inverso: immaginare come la Chiesa ortodossa sarebbe accettata in un mondo completamente privo di paure irrazionali della Russia. Forse così potrà apprezzare meglio il saggio del professor Golstein, che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Intervista sul blog "Volti del Donbass"

Chi ha voglia di aprire questa pagina del blog Volti del Donbass, scoprirà un’intervista quanto meno curiosa. Anche se molte delle cose trattate saranno forse familiari ai lettori abituali del nostro blog parrocchiale, allo stesso modo speriamo di offrire loro alcuni spunti nuovi da prendere in considerazione. E oltre all’intervista, naturalmente, date un’occhiata all’intero blog, che è ricco di articoli e testimonianze di grande importanza, è che riteniamo un complemento ideale a quello che abbiamo cercato di proporvi negli ultimi mesi.

 
La storia di un combattente serbo in Novorossija

Vi abbiamo presentato finora diversi combattenti della Novorossija, nativi e stranieri. Riteniamo che valga la pensa parlarvi anche di Dejan “Deki” Berić, la cui intervista si è diffusa in rete nelle ultime settimane, e che illustra il senso di fratellanza ortodossa tra i popoli serbo e russo, oltre alla comune indignazione per le ingiustizie perpetrate a entrambi negli ultimi anni. L’intervista è stata rilasciata in origine in serbo, e ve la presentiamo in russo e in italiano nella sezione “Geopolitica ortodossa dei documenti.

 
Visita del patriarca Kirill a Belgrado

Ecco qualche foto della visita a Belgrado del Patriarca Kirill, in segno del supporto dei cristiani ortodossi russi ai loro fratelli serbi.

Liturgia di domenica 16 novembre presso la cattedrale di san Sava a Belgrado

I patriarchi Irinej e Kirill hanno benedetto insieme la statua dell’imperatore Nicola II

Lo tsar martire è molto venerato in Serbia

Un sincero ringraziamento: “Vostra Santità, la ringraziamo per il suo amore per la Serbia e per il popolo serbo”

 
Continuano le violazioni di diritti umani nel Donbass

Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” un paio di filmati caricati nelle ultime settimane su YouTube e le loro trascrizioni in italiano, che ci danno il senso di quanto stiano continuando nel Donbass gli orrori che abbiamo già denunciati più volte. Nel primo filmato parlano due prigionieri di guerra rilasciati con profonde ferite nell’animo (uno anche sul corpo, come possiamo vedere nell’immagine qui a fianco); nella seconda, una donna parla dalla “tranquilla” Mariupol spiegando cosa stanno facendo i “difensori” ucraini della città. I contenuti dei video potrebbero essere inadatti, così come il resto degli orrori di questa sporca guerra civile, a lettori troppo impressionabili.

 
Perché un pastore ha bisogno di un suo sito web?

Padre Konstantin Parkhomenko (nella foto) è uno dei preti ortodossi più noti in rete, in quanto è uno dei principali collaboratori di un portale ortodosso di San Pietroburgo, Azbuka very (l'Abbecedario della fede), estremamente ricco di risorse per i cristiani ortodossi. In un articolo di oltre cinque anni fa, ma ancora molto attuale, padre Konstantin spiega le ragioni della presenza in Internet dei sacerdoti, con una serie di consigli che possono essere utili a tutti i responsabili della predicazione e della catechesi che si ricolgono al mondo informatico. Presentiamo l’articolo in russo e in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Inaugurazione della parrocchia ortodossa romena dei 40 martiri di Sebaste a Moncalieri

Sabato 22 novembre è stata finalmente inaugurata la chiesa ortodossa romena di Moncalieri, di cui avevamo segnalato sul nostro blog la costruzione poco più di un anno fa. Qui potete vedere la notizia della santificazione della chiesa sul sito della diocesi ortodossa romena d'Italia, con il rimando a un'interessante galleria fotografica.

Ci sarebbe piaciuto partecipare a questo momento, così come eravamo stati invitati il 1 maggio 2012 alla posa della prima pietra della parrocchia ortodossa romena di Chivasso. Siamo sicuri che il mancato avviso sia una svista del tutto minore e perdonabile, e non ne vogliamo a padre Marius, al quale auguriamo ogni successo pastorale in questa splendida nuova chiesa. Tuttavia, rimane il problema che già avevamo sollevato l'anno scorso: gli ortodossi in Italia non si parlano gli uni con gli altri, e questo potrebbe diventare un giorno un aspetto piuttosto triste del mondo ortodosso nel nostro paese. Noi siamo convinti che sarebbe molto importante una comunicazione reciproca: per esempio, ora che padre Marius ci ha dimostrato che è perfettamente possibile costruire in Italia una chiesa ortodossa bella e caratteristica, che fare se anche altre giurisdizioni ortodosse volessero seguire questa strada, offrendo magari lavoro prezioso alle maestranze romene? Non è detto che le chiese in legno interessino solo agli ortodossi romeni, come dimostra un esempio di quasi vent'anni fa nello stesso Piemonte. La via per crescere insieme è aperta davanti a noi, ma... siamo interessati a percorrerla?

 
Che cos'è il cesaropapismo?

Recentemente, per mano di uno dei nostri giovani blogger ortodossi, è arrivata un'ennesima accusa di cesaropapismo, diretta al patriarca Kirill. Potevamo ritenere questa posizione come frutto di una svista totale (tanto più che, di fronte alle esplicite parole del patriarca che dichiara che l'imperialismo NON è desiderabile, gli attribuisce esattamente la dichiarazione contraria), ma non vogliamo lasciar correre l'accusa di cesaropapismo in sé, perché dopo lungo tempo siamo ormai abituati a sentire il termine nella polemica dei non ortodossi (tipicamente apologeti cattolici ed evangelici con conoscenze storiche dimezzate), ma troviamo assai grave quando questa retorica è ripresa dai nostri stessi divulgatori. In pratica, e in poche parole, che cos'è questo (assai poco) benedetto cesaropapismo? Lasciamo la parola a padre John Whiteford, che nel suo blog offre una risposta semplice e ben articolata, che abbiamo tradotto in italiano nella sezione "Domande e risposte" dei documenti.

 
Gli Stati Uniti, il Canada e l'Ucraina rifiutano di condannare all'ONU la glorificazione del nazismo

Il 21 novembre, alle Nazioni Unite, è stata proposta una risoluzione che condanna la glorificazione del nazismo. Il voto presenta molte sorprese: 115 paesi a favore, tre paesi contrari (gli Stati Uniti, il Canada e l’Ucraina), e 55 paesi astenuti, tra cui TUTTI i paesi dell’Unione Europea e gli aspiranti tali (con l’eccezione della Serbia). Oltre a notare il totale servilismo dell'Unione Europea di fronte ai suoi veri padroni, ci si può chiedere perché proprio USA e Canada abbiano respinto la risoluzione assieme all’Ucraina, e la risposta è piuttosto semplice: si tratta dei tre paesi nel mondo in cui i nazisti ucraini operano liberamente e con supporto governativo (non parliamo solo di neo-nazisti: c’è una continuità storica dei movimenti filo-hitleriani della Galizia). Nella sezione “Geopolitica ortodossa”, presentiamo un’analisi di questo inquietante voto fatta dal nostro amico Saker.

 
Prima intervista a Saker su un sito italiano

Il sito controinformazione.info (sottotitolato “quello che gli altri non dicono”) è riuscito a pubblicare quella che a quanto sappiamo è la prima intervista al nostro amico Saker su un sito italiano. Vi invitiamo a leggere con l’attenzione l’intervista dal titolo Il modello russo è alternativo a quello occidentale?, che ci offre un quadro della Russia che tutti dovremo tenere a mente, con dati generali su diplomatici e diplomazia, economia e sistema bancario, etnie e religioni, problemi sociali ed educazione.

 

 
Crescita della Chiesa ortodossa in Costa Rica

Ricordate l’articolo sull’Ortodossia in Costa Rica che vi abbiamo tradotto lo scorso novembre? Il titolo dell’articolo-intervista era “Ai russi in Costa Rica manca solo una chiesa ortodossa”. Ebbene, a poco meno di un anno di distanza, questa chiesa è stata costruita e consacrata a Coronado, un sobborgo della capitale San José. Leggiamone i particolari nel recente articolo tradotto in italiano nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Analisi della dichiarazione del Ministro Lavrov del 22 novembre

Saker ha presentato e commentato sul suo blog la dichiarazione fatta dal Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov il 22 novembre, di fronte all’assemblea del Consiglio per la politica estera e difensiva della Russia. A riassumere qui tutti i punti che Lavrov sottolinea nel suo intervento, rischieremmo di essere lunghi quanto il testo stesso, che vi preghiamo di leggere in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. Se avete voglia di capire qualcosa dell’atteggiamento odierno della Russia, non ne sarete delusi.

 
Un altro interessante caso di conversioni in Guatemala

Nel maggio del 2013 abbiamo presentato un articolo con fotocronaca che testimoniava lo sviluppo della Chiesa ortodossa in Guatemala, a partire dal movimento guidato dal defunto archimandrita Andres Girón, passato all'Ortodossia dopo un periodo da vescovo vagante di area cattolica.

Nel corso dell'ultimo anno, un fenomeno analogo si è sviluppato intorno a un altro vescovo vagante, Eduardo Aguirre Oestmann, che dopo i primi contatti con la Chiesa ortodossa antiochena presso Città del Guatemala, ha preferito rivolgersi alla comunione di una delle chiese antico-orientali, la Chiesa siro-antiochena. Il 6 marzo 2013, al monastero di san Giacomo Baradeo presso Beirut, il defunto patriarca Ignazio Zakka I Iwas ha ordinato Eduardo Aguirre come arcivescovo, con il nome di Mor Yacoub, e gli ha affidato la pastorale del vicariato patriarcale del Guatemala. In queste foto il nuovo vescovo riceve la visita del suo confratello Mor Titus Yeldho, dell'arcidiocesi siro-malankarese degli USA.

Con una figura competente di vescovo locale, la Chiesa siro-antiochena ha un avvenire promettente, a partire da un indubbio seguito popolare

Forse anche il Patriarcato di Costantinopoli dovrà pensare di dotare la sua missione in Guatemala di un vescovo locale, per cercare di far fronte a un flusso di conversioni dovute più al carisma di un leader locale che non a una scelta consapevole di dottrina e pratica religiosa. Staremo a vedere come si svilupperà questa convivenza di due comunità relativamente giovani ed entrambe focalizzate sull'Oriente cristiano.

Per ora continua la "guerra dei numeri", di cui avevamo già avuto sentore nell'articolo sulla comunità ortodossa di padre Andres Girón. Se quest'ultima, di fronte a un numero di fedeli stimati tra i 100.000 e i 200.000 (numero comunque impressionante) aveva visto le sue statistiche gonfiarsi fino a 800.000 fedeli dichiarati, la missione siro-antiochena non è stata da meno, e ne dichiara due milioni. Speriamo che, quando si sarà depositata la povere delle dichiarazioni gonfiate, potremo avere un quadro più chiaro di questo fenomeno che coinvolge grandi masse in un contesto religioso unico al mondo.

 
Mosca, Belgrado, Tbilisi, Bucarest: uno sguardo a quattro cattedrali ortodosse

Vi presentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti un confronto tra le quattro cattedrali che sono diventate nell'ultimo ventennio il simbolo della Chiesa ortodossa nei rispettivi paesi, dedicate a Cristo Salvatore (Russia), a san Sava (Serbia), alla Santa Trinità (Georgia) e alla Salvezza del popolo (Romania). Osserviamo alcuni processi storico-sociali dei rispettivi popoli, e notiamo gli aspetti particolari dell’unica delle quattro (quella di Bucarest) che deve ancora essere costruita.

 
"Non ci sono nazisti in Ucraina..."

A volte, un'immagine parla meglio di mille parole:

Ma per quelli che ancora non ci vogliono credere (“queste sono solo poche reclute fanatiche del battaglione Azov, non sono mica le persone che tengono nelle mani le redini del paese...”), possiamo andare a leggerci le dichiarzioni naziste del comandante dello stesso battaglione Azov, Andrij Bilets'kij, decorato dal presidente Poroshenko e spinto dal primo ministro Jatsenjuk a ottenere un seggio nel parlamento ucraino:

L'articolo è in inglese, se avete bisogno usate un traduttore automatico... scusateci, ma ci fa troppo schifo passare del tempo a tradurre in italiano quest'immondizia. Per chi vuole invece un punto di vista esterno serio e ragionato, traduciamo volentieri nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti gli estratti di un'intervista a Sergej Glaz'ev sulle radici naziste del Regime di Kiev.

 
Il premio "Coppa di porcellana" per il peggiore servizio sulla Russia

Il monitoraggio dei media e delle loro assurdità non deve essere necessariamente un lavoro noioso e deprimente. Ce lo dimostra Patrick Armstrong, che in un breve e spassoso editoriale per Russia Insider propone nientemeno che un premio mediatico, l’ambita “Coppa di porcellana” (nella foto) per gli autori dei più idioti pezzi di russofobia sulla stampa occidentale. Potete seguire la prima premiazione, con una triplice nomination, nella traduzione italiana che vi presentiamo nella sezione “Umorismo” dei documenti.

 
Manca poco al lancio del blog italiano di Saker

Tenete gli occhi aperti per un’interessante trasformazione nella blogosfera italiana: finora, diverse fonti (tra cui il nostro blog parrocchiale) hanno tradotto sostanziose analisi della crisi ucraina dal blog in inglese The Vineyard of the Saker. Entro pochi giorni (il processo è già in corso), tutti questi testi e molto altro materiale di riferimento troveranno la loro sistemazione nel blog di Saker in italiano. Il nuovo blog italiano si unirà così a una serie di blog sorti nell’ultimo anno in tutto il mondo (ora sono attive le versioni russa, francese, serba, tedesca e neozelandese, e presto si aggiungerà anche un blog latino-americano).

Alcune delle fonti del nuovo blog hanno deciso di convergere tutta la loro attività sulle pagine che si stanno aprendo: guardate cosa dice, per esempio, il gestore dell’eccellente blog Volti del Donbass, quando annuncia un impegno totale nel nuovo blog.

Il nostro blog parrocchiale, ovviamente, non chiuderà, e dopo essere stato per alcuni mesi una voce di informazione alternativa di quello che c’è stato veramente dietro la crisi ucraina del 2014, ritornerà a occuparsi principalmente di temi legati più strettamente alla Chiesa. Manterremo comunque il nostro contatto e collaborazione con il blog italiano di Saker (così come con il blog in inglese che lo ha ispirato), e non mancheremo di segnalare le novità che di volta in volta ci si presenteranno.

 
La Madre Russia: un premio elusivo

Abbiamo trovato e volentieri tradotto un piccolo ma brillante saggio sul sito personale di John Kozy (Kozich), un docente e scrittore americano di origini ucraine, che spiega in poche parole lo spirito della russofobia. Il testo analizza la brama di potere e i tentativi storici (sempre falliti) che l’Occidente ha ripetuto nel tentativo di assoggettare la Russia. Presentiamo la traduzione italiana del saggio nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Arciprete Andrew Phillips: corrispondenza, novembre 2014

Da un po’ di tempo osservavamo un’assenza di novità sul blog del sito Orthodox England, e ci chiedevamo in cosa fosse impegnato il nostro confratello padre Andrew. Negli ultimi giorni abbiamo visto che ha potuto tenere una mole enorme di conversazioni e corrispondenza, che ha condiviso con noi in due post di grandi dimensioni, che abbiamo tradotto in italiano nella sezione “Domande e risposte” dei documenti. Padre Andrew non è noto come uomo di mezze misure, ma qui potremo seguire le sue osservazioni ancor più determinate sulla visione profetica della Chiesa ortodossa russa e sulla sua capacità di resistere e ritardare i tempi dell’anticristo (cosa che ha assunto un interesse tragicamente attuale con gli eventi di quest’anno).

 
Nuovo blog di Saker: il falco vola anche sulle vigne italiane

Con l’immagine del falco sacro che sorveglia dall’alto una vigna, il nostro amico russo-americano che si firma con lo pseudonimo di Saker ha realizzato uno dei più competenti e  ricchi blog di controinformazione a partire dal 2007. In origine dedicato soprattutto a monitorare gli eccessi americani in Medio Oriente, è divenuto nell’ultimo anno una delle fonti più accreditate di analisi sulla crisi ucraina e sulla guerra mediatica contro la Russia. Nel corso del 2014, non solo ha visto il notevole picco di 70.000 visitatori al giorno (cifra da record per un blog mantenuto da una sola persona), ma ha dato vita a una famiglia di blog di interesse parallelo in diversi stati e lingue, con le versioni francese, russa, tedesca, serba e neozelandese. La successiva versione (prima ancora dell’apertura del blog latino-americano) è stata quella italiana, preparata in questi giorni e ancora in corso di completamento:

http://sakeritalia.it/

Ringraziamo il team del blog italiano per avere voluto integrare diverse traduzioni da noi fatte a partire dal blog originale inglese negli ultimi mesi e diffuse in origine per il nostro sito parrocchiale. Consegniamo volentieri al blog di Saker, ormai disponibile in lingua italiana, la responsabilità di seguire gli argomenti più legati alla sfera di attualità geopolitica (noi ci occuperemo, com’è giusto per una parrocchia, di temi più legati all’aspetto religioso, pur senza trascurare i temi di fondo legati alla civiltà ortodossa e in particolare quella della Rus’), e invitiamo tutti i nostri lettori a frequentare il nuovo blog, a mantenerlo tra i preferiti e a diffonderne la conoscenza in rete.

 
Giudaismo e cristianesimo: un ritorno ai dati di base

Un recente commento fatto da Saker sul giudaismo ortodosso come un tipo di anti-cristianesimo ha provocato una fitta serie di commenti (dimostrando che le questioni religiose sono tutt’altro che secondarie quando parliamo di eventi geopolitici, e che quindi vanno trattate con competenza e attenzione), e ha voluto dare, come specie di fuori programma, una lezione ai suoi critici mostrando come i fatti alla base dello sviluppo del giudaismo (ovvero l’aspetto religioso della storia del giudaismo) giustificano l’affermazione di un anti-cristianesimo di base, pur essendo aperti a diverse interpretazioni. Presentiamo volentieri nella sezione “Confronti” dei documenti la traduzione italiana dell’articolo di Saker.

 
Domande e risposte sul digiuno della Natività

Il digiuno che stiamo facendo in attesa della Natività di Cristo ci chiama a un periodo di serietà mescolata a gioia, e spesso questo strano mix ci si presenta anche con gli effetti indesiderati delle feste pre-natalizie del mondo non ortodosso, oppure con le strane sovrapposizioni dei diversi calendari in diverse chiese. Sentiamo nella sezione “Domande e risposte” dei documenti le spiegazioni e i consigli che ci offrono due sacerdoti che vivono sulla costa occidentale degli Stati Uniti, padre Sergej Sveshnikov della ROCOR (di cui abbiamo tradotto per il nostro sito diversi articoli interessanti) e padre Serafim Gascoigne dell’Arcidiocesi serba d’America.

 
Sito della nostra scuola domenicale

Ringraziamo le insegnanti della scuola domenicale per avere provveduto a creare un sito in russo e in italiano che documenta le attività fatte per i bambini e i ragazzi della parrocchia. Ricordiamo come il nostro arcivescovo Mark si sia espresso con insistenza sulla necessità di provvedere nelle nostre parrocchie ad attività e corsi che possano integrare i bambini nella vita della Chiesa, tenendo conto della lingua e della cultura nel mondo in cui dovranno crescere.

 
Guai a voi, scribi e farisei

Padre Andrew Phillips ci spiega con la sua consueta chiarezza (ovvero, senza mezzi termini) un po’ di retroscena del recente viaggio di papa Francesco in Turchia, in un articolo sottotitolato “Perché il papa di Roma ha visitato Istanbul, e non Ferguson?”

L’incontro con il patriarca Bartolomeo al Fanar può avere rincuorato gli animi un po’ infreddoliti di quelli che pensano ancora che l’unità tra i cristiani possa nascere a forza di abbracci tra leader (eppure quegli stessi abbracci durano ormai da 50 anni, anzi, se possibile, sono diventati col tempo anche un po’ meno decorosi). Ma il Fanar non è stata l’unica meta del viaggio papale. C’è anche una componente islamica da non sottovalutare, e qui la posizione romana (e di riflesso, quella costantinopolitana) è nettamente distinta da quella dell’Ortodossia russa. Scoprite come, nell’articolo di padre Andrew che presentiamo in russo e in italiano nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Lettera aperta ad Angela Merkel da Otto von Bismarck

Continuiamo a esplorare il mondo della russofobia seguendo una vena garbatamente ironica. Dimitri Sedov, sul sito della Strategic Culture Foundation, ha presentato una lettera aperta alla cancelliera tedesca da parte del più illustre dei suoi predecessori, che non fu certo un russofilo, ma allo stesso modo fu attento a non provocare conflitti inutili con la Russia: una lezione dalla tomba, fatta sottolineando le parole stesse di Bismarck. Anche se è un pezzo dichiaratamente umoristico, abbiamo messo la traduzione italiana del saggio nella categoria “Geopolitica ortodossa”, perché l’elemento di riflessione strategica ci sembra predominante.

 
Ricordo del patriarca Alessio II

A 6 anni dal suo decesso, ricordiamo con riconoscenza il patriarca che ha saputo traghettare la Chiesa della Rus’ dalla persecuzione alla rinascita.

Eterna memoria! Вечная память!

 
Perché è generalmente rischioso sparlare di Putin in presenza dei russi

15 anni di Putin – come la Russia è cambiata nei 15 anni da quando Putin è salito al potere

1999

PIL:

195 miliardi di dollari USA

PIL pro capite:

1.320 dollari USA

Inflazione:

36,5%

Oro – riserve estere:

12,6 miliardi di dollari USA

Debito nazionale:

78% del PIL

Pensione:

499 rubli

Reddito medio pro capite:

1.552 rubli

2013

PIL:

2.113 miliardi di dollari USA

PIL pro capite:

14.800 dollari USA

Inflazione:

6,5%

Oro – riserve estere:

511 miliardi di dollari USA

Debito nazionale:

8% del PIL

Pensione:

10.000 rubli

Reddito medio pro capite:

29.940 rubli

 

 
Intervista all'arciprete Vitalij Bakun

Dal blog della metropolita ortodossa di Donetsk, pubblichiamo volentieri le interviste in russo e in traduzione italiana all’arciprete Vitalij Bakun, decano della zona di Jasinovataja (una cittadina a nord-est di Donetsk, sulla linea del fronte dei combattimenti). Poiché da parte di padre Vitalij è già stato diffuso un appello che è in rete sui siti italiani che si occupano di aiuti al Donbass (si tratta di una richiesta di fondi per comprare aiuti alimentari agli anziani che da quattro mesi non ricevono più la pensione), riteniamo importante diffondere anche questo testo per conoscere questo sacerdote coraggioso, che rischia la vita sotto i bombardamenti ogni volta che va in città a comprare il cibo per i fedeli.

 
Incontro del clero diocesano a Milano

Lunedì 8 dicembre, nella sala congressi dell’albergo milanese che da alcuni anni ospita le nostre riunioni diocesane, ha avuto luogo l’incontro del clero del Patriarcato di Mosca in Italia, sotto la direzione dell’arcivescovo Mark di Egor’evsk. Qui una delle prime notizie in rete, dal sito della parrocchia di santa Caterina a Roma. Scusateci se per un giorno non vi forniamo altre notizie, testi o traduzioni, ma siamo tutti occupati a metabolizzare il contenuto di una riunione ricca di idee, suggerimenti e spunti per la missione della Chiesa ortodossa nel mondo che ci circonda. Speriamo di poter seguire presto alcune di queste linee di azione anche dalle nostre pagine.

 
Da che parte stanno gli ortodossi russi?

Un paio di considerazioni sugli ortodossi russi (in particolare quelli in Occidente) fatte da padre Andrew Phillips aiutano a sgombrare il campo da alcune pericolose generalizzazioni. Omnia munda mundis, ma non tutte le cose sono pure per chi in fondo al cuore non ha purezza, ma ostilità: è facile sentir accusare gli ortodossi russi di ostilità verso gli europei (spesso, e paradossalmente, verso i greci) oppure verso gli americani. Leggete le osservazioni di padre Andrew nella sezione "Confronti" dei documenti, per vedere quali modelli di Europa, Grecia e America potrebbero incontrare le obiezioni degli ortodossi russi, e soprattutto perché.

 
Ricordo dell’archimandrita Marco (Davitti) nell’intervista con lo ieromonaco Serafino (Valeriani)

È apparso in italiano, sul nostro sito diocesano, il testo di un’interessante intervista al nostro confratello padre Serafino, parroco a Bologna, riguardo al suo indimenticabile predecessore e mentore, l’archimandrita Marco (Davitti), scomparso la scorsa estate. Il testo russo dell’intervista era già disponibile da alcuni mesi. L’intervista termina con l’augurio di poter ritrovare altre fonti per scrivere un’adeguata biografia. Ci uniamo a quest’augurio, e speriamo che ogni cristiano ortodosso che aspira a servire la Chiesa in Italia possa imparare dalla storia e dall’esempio di padre Marco.

 
Le atrocità di Kiev danno ai ribelli del Donbass tutta la legittimazione di cui hanno bisogno

Riprendiamo da Russia Insider un breve commento sulla situazione attuale della città di Donetsk apparso in origine sul blog di Vera Graziadei. Chi ci ha seguiti negli ultimi mesi ricorderà gli articoli di quest’attrice, originaria del Donbass e che vive e lavora a Londra con il marito italiano. Apprezziamo nelle sue parole la competenza di chi parla di ciò che conosce per esperienza diretta, e sa comunicare quest’esperienza ai lettori occidentali. Abbiamo volentieri tradotto in italiano le sue considerazioni, presentandole nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Quale sentiero per la Russia?

Partendo da una curiosa notizia di cronaca, una corona (nella foto), uno scettro e un globo forgiati da un fabbro di Donetsk a partire dai pezzi di metallo dei missili che hanno devastato la sua città, padre Andrew Phillips propone una riflessione sul futuro della Russia, che abbiamo tradotto in italiano nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti

 
Riunione inter-episcopale a Venezia

Il 10 dicembre ha avuto luogo a Venezia l'ultima riunione del Consiglio dei vescovi ortodossi, che ha stabilito, tra le altre deliberazioni, l’avvio di regolari concelebrazioni tra i vescovi a partire dal prossimo anno. Speriamo che questa iniziativa possa avere un riflesso anche a livello parrocchiale in tutta Italia.

Da sinistra a destra: arciprete Avram Matei, arciprete Raško Radović, vescovo Siluan (Șpan), archimandrita Antoniy (Sevryuk), arcivescovo Mark (Golovkov), arciprete Sergio Mainoldi, arcivescovo Gennadios (Zervos), arciprete Alexey Yastrebov, vescovo Andrej (Ćilerdžić), archimandrita Evanghelos (Yfantidis), arciprete Nicola Madaro

 
Un ortodosso italiano davvero speciale: Ernesto Gregorio Turrini

In questi giorni padre Giorgio Arletti, parroco della chiesa ortodossa di Tutti i Santi a Modena, ci ha fatto dono del libro del trentennale della vita della sua parrocchia. Il libro è dedicato alla memoria di un parrocchiano, Ernesto Gregorio Turrini, scomparso il 13 dicembre del 2013, a 54 anni d’età. In questo primo anniversario della sua nascita al cielo, vogliamo ricordare anche noi Ernesto, che ha lasciato cari ricordi nella nostra parrocchia a Torino, come anche in molte altre chiese e comunità ortodosse in Italia. Sotto l’aspetto semplice e gioviale di Ernesto si celava un uomo di insolita raffinatezza e sensibilità: era appassionato di musica classica e sacra, di pittura (era capace di viaggiare centinaia di chilometri per visitare le mostre e i musei dei suoi pittori preferiti) e di storia della Chiesa, e la sua ricerca lo aveva portato a riscoprire le radici ortodosse della cultura italiana. E visto che il nostro paese è così ricco di testimonianze di Ortodossia cristiana, aveva deciso di abbinare il viaggio culturale alla vita di fede, visitando quante più chiese ortodosse possibile. Nei periodi di clima favorevole, aggiungeva a questi viaggi un’altra delle sue passioni, le gite in moto, ma anche pioggia e gelo non lo fermavano nei suoi viaggi. Forse senza neppure volerlo, ha aiutato in un modo straordinario le chiese ortodosse in Italia a tenersi in contatto le une con le altre, portando notizie e saluti da una parrocchia a un’altra, favorendo gli incontri (non c’era iniziativa inter-ortodossa a cui non fosse presente) e ricordandoci che non siamo mai soli. Gli chiediamo di tutto cuore di non dimenticarsi di noi, continuando in questo suo compito anche dal cielo. Eterna memoria!

 
I cristiani affrontano una catastrofe in Medio Oriente. La Russia li difende. L’Occidente li tradisce

L’ambasciatore russo nel Regno Unito, Alexander Yakovenko, ha lanciato con le parole garbate di un diplomatico di professione una dura accusa contro l’abbandono dei cristiani del Medio Oriente, che oggi sono difesi principalmente dalla Russia. Presentiamo le parole dell’ambasciatore in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Intervista all’arcivescovo Mitrofan di Gorlovka

L’arcivescovo Mitrofan di Gorlovka e Slavjansk (al secolo Andrej Viktorovich Nikitin) regge la diocesi del Donbass più disastrata dalla guerra civile. Il 10 dicembre il portale Pravoslavie i Mir ha pubblicato una sua intervista, che riteniamo molto preziosa per capire la condizione della Chiesa ortodossa nelle aree di conflitto e una vera attitudine di non commistione nella politica. Presentiamo l’intervista all’arcivescovo Mitrofan nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Cimitero ortodosso vandalizzato in Australia

Oltre una settantina di tombe di ortodossi russi e serbi sono state profanate nel cimitero di Rookwood a Sydney, proprio in coincidenza con la visita di Poroshenko in Australia. Ecco una foto di questa vergogna:

La polizia australiana ha annunciato che "non ci sono prove che suggeriscano che il crimine sia stato motivato da odio razziale o religioso". Il paradosso del doppiopesismo è sottolineato dal nostro amico Saker in un suo pungente editoriale: "apparentemente quando i nazisti dissacrano tombe ebraiche questo è un crimine di odio razzista, ma quando gli stessi nazisti dissacrano tombe russe e serbe, questo non ha niente a che fare con l'odio razziale o religioso".

 
Dalla mia modesta esperienza di catechesi battesimale

Al recente incontro del clero con l’arcivescovo Mark, abbiamo parlato di diversi aspetti della catechesi che dovrebbe precedere i battesimi e i matrimoni, ed è un piacere affiancare alla discussione le note del nostro confratello, padre Petru (Pruteanu), che ci parla della sua esperienza di catechesi nelle chiese ortodosse in Portogallo e del piano di incontri pre-battesimali in 5 lezioni da lui sviluppato. Presentiamo le note di padre Petru in romeno e in traduzione italiana nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Si spengono le luci sulla primavera araba

dal blog Colonel Cassad, 13 novembre 2014

Ecco un'illustrazione molto caratteristica e rivelatrice delle conseguenze della guerra pluriennale in Siria. Nel corso dei 3 anni di guerra la maggior parte della civiltà sul territorio della Siria si è immersa nelle tenebre di una barbarie primitiva, sia all'apparenza sia in senso figurato. Ora si vede chiaramente che in quei luoghi in cui il regime di Assad è sopravvissuto, i punti luminosi sono conservati (le sacche di civiltà resistono alle ondate delle invasioni barbariche), e in quei luoghi in cui "il regime sanguinario è caduto", l'oscurità è di fatto totale.

Alla Siria (se sopravvivrà, ovviamente) ci vorranno decenni per superare le conseguenze di questa caduta nelle tenebre.

 
L’Ucraina vista attraverso gli occhi di un geologo

Riportiamo dal blog originale di Saker (con il cortese permesso del coordinatore del blog italiano, a cui non vogliamo certo rubare il lavoro) un testo che ci sembra assolutamente importante per capire la portata del conflitto ucraino. Curiosamente, ad aiutarci a capire un caos politico, economico, linguistico e religioso è un geologo, Vadim Zolotarev. Alcuni dei punti da lui magistralmente spiegati ci erano già noti da precedenti analisi: la presenza di un settore minerario obsoleto nel Donbass, la presenza di gas di scisto nella regione, la vera ragione della guerra da ricercare non tanto nella lotta ai separatisti (né tanto meno nell’inesistente terrorismo) ma nello spopolamento della regione, gli strani e discussi limiti del sostegno da parte russa. Il saggio di Zolotarev, che presentiamo nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, riesce a mettere insieme tutte le tessere del mosaico in un insieme coerente e comprensibile, e ci sembra dare una chiave di lettura fondamentale al conflitto.

 
Prove tecniche di eurofascismo: l’arresto di Giulietto Chiesa a Tallinn

Il vergognoso fermo (senza mandato d’arresto) e il decreto di espulsione (non notificato) di Giulietto Chiesa dall’Estonia, dove stava per partecipare a una conferenza portando la sua testimonianza di giornalista sulla Russia (potete sentire quanto è successo dalle parole stesse dell’interessato), ci catapultano nel nostro futuro orwelliano: Il Ministero della Verità ora non ci punisce più per le opinioni da noi pacificamente espresse (cosa che sarebbe già a sufficienza uno stupro di ogni ideale democratico), ma addirittura per le opinioni che non abbiamo ancora espresso. Potremmo ribattere molte cose... per esempio, che a non volere il giornalista italiano è proprio la stessa classe dirigente che stava qualche anno fa a mendicare l’ammissione del proprio paese in quell’Unione Europea in cui Giulietto Chiesa era parlamentare! Ma a che serve argomentare, quando dal Ministero della Verità ci fanno sapere che siamo sempre stati in guerra con Eurasia?

 
Митрополит Бориспольский Антоний назвал количество храмов, захваченных раскольниками

Pravoslavie.ru, 12 декабря 2014 г.

Управляющий делами Украинской Православной Церкви, митрополит Бориспольский и Броварской Антоний  в комментарии информационному агентству "УНИАН-Религии" назвал количество храмов, захваченных раскольниками, а также количество приходов, добровольно перешедших в так называемый киевский патриархат, сообщает официальный сайт УПЦ.

«На сегодня 14 приходов УПЦ захвачены, 6 приходов - под угрозой захвата и только 3 прихода изменили подчинение добровольно, в соответствии с Законом Украины «О свободе совести и религиозных организациях». Действительно, по сравнению с 12 тысячами приходов УПЦ это количество незначительно, но возмущает тот факт, что храмы захватывают, нарушая государственные законы», - сказал митрополит Антоний.

В то же время управляющий делами УПЦ объяснил, что надо отличать переход от захвата и не путать эти определения.

«Незаконное завладение храмом путем насилия и обмана нельзя назвать переходом. По закону переход происходит, когда решение принимается единогласно членами прихода, а не жителями села. Даже если 10 верующих УПЦ не желают менять подчинение прихода, а церковь передают УПЦ КП, то это нельзя назвать переходом», - подчеркнул митрополит.

Он обратил внимание на то, что «люди, которые захватывают храмы УПЦ, нарушают не только государственные законы, но и заповеди».

«Может себе христианин позволить побить другого человека, повредить храм или подстрекать людей к вражде и противостоянию и пытаться завладеть чужим имуществом? Почти все это происходит во время так называемых переходов храмов к так называемому киевскому патриархату », - сказал управляющий делами УПЦ.

 
La Chiesa aiuta a spegnere l'Occhio di Sauron a Mosca
Per festeggiare nella città di Mosca la prima del film conclusivo della trilogia "Lo Hobbit", il gruppo artistico "Svechenie" aveva deciso di installare una riproduzione gigante dell'Occhio di Sauron su uno dei grattacieli più alti della metropoli.
L'installazione è stata cancellata a causa di un'ondata di proteste guidata dalla Chiesa ortodossa russa, che ha fatto notare come il simbolo demoniaco del Signore oscuro mal si addica a una società che ha ancora un concetto del bene e del male.
Tirano un sospiro di sollievo i cristiani, ma anche i veri ammiratori dell'opera letteraria di J. R. R. Tolkien, che fu un devoto cattolico romano, e che sarebbe stato sicuramente indignato per questa esposizione scriteriata.
 
Lo skyline di Mosca come appare ora...
 
...e come avrebbe potuto apparire
 
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