Ecco come far incontrare perfettamente la tradizione culinaria toscana con il digiuno ortodosso. Chi non dispone del pane toscano (non salato) potrà comunque apprezzare la zuppa tostando un tipo diverso di pane.
Ingredienti
• 500 g di cavolo nero
• 1 patata
• 1 carota
• 4 cucchiai di fagioli cannellini lessati al naturale (ne vengono circa 50 g)
• 750 ml di brodo vegetale
• Fette di pane toscano (tostato in padella o in tostapane)
• Aglio
• Sale (se il brodo non è già salato)
• Pepe nero
Preparazione
Pulite il cavolo nero e tagliatelo a strisce. Se volete usare anche la costa del cavolo, tagliatela a striscioline più sottili. Tagliate a cubetti la patata e la carota.
Portate a ebollizione il brodo e cuocetevi cavolo, patata e carota per circa 15 minuti. Verso la fine della cottura, aggiungete i fagioli cannellini lessati. Aggiustate di sale e condite con una spolverata di pepe fresco appena macinato.
Per l'autentica esperienza toscana, il pane tostato a parte e sfregato con aglio è messo sul fondo dei piatti da minestra e ricoperto con la zuppa.
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Istituto di Studi Ecumenici "S. Bernardino" di Venezia
Sezione della Facoltà di teologia del Pontificio Ateneo Antonianum" (Roma). Si propone di promuovere gli studi a livello accademico in modo da fornire ai suoi studenti una formazione teologica in una dimensione ecumenica
Come da promessa, ecco una prima galleria fotografica della visita a Torino della delegazione da San Pietroburgo, giunta nella nostra chiesa alla sera del 15 novembre 2012,
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RICETTE - Zuppa di cipolle veloce
La soupe a l'oignon è nata in Francia come un piatto povero, ma ha presto occupato i menu di molti ristoranti di classe.
La ricetta è semplice, sia per gli ingredienti (ha solo quattro ingredienti fondamentali: cipolle, brodo, pane raffermo e formaggio), sia per la procedura (cuocere la cipolla, aggiungere brodo e pane, grigliare il formaggio sulla cima). La parte complicata è costituita piuttosto dal tempo di preparazione: la cipolla va infatti caramellata, o quanto meno dorata, e quindi va fatta cuocere a lungo nel brodo. Una buona zuppa di cipolle può richiedere oltre un'ora per la caramellizzazione, e altrettanto per la cottura nel brodo.
Poiché questo è un piatto che può essere richiesto con maggiore immediatezza (come accade in quelle sere invernali in cui vorremmo qualcosa di gustoso e sostanzioso senza stare troppo ai fornelli), vi suggerisco alcune trovate per realizzare la zuppa in modo veloce, riducendo la preparazione a mezz'ora o anche meno.
Iniziate a trovare dei recipienti adatti, ricordando che dovranno passare alcuni minuti in forno: le migliori scelte sono ciotole e terrine, ma vanno bene anche le tazze robuste da colazione.
Date quindi un'occhiata alla lista degli
Ingredienti principali
• Cipolle (è sufficiente una cipolla larga - bionda o bianca - per ogni persona)
• Brodo (di qualsiasi tipo; io uso brodo vegetale), sufficiente a riempire i recipienti
• Pane raffermo (se preferite una nota ulteriore di gusto, può essere tostato)
• Fettine rotonde di formaggio vegetale, oppure un poco di crema di formaggio vegetale di cui trovate la ricetta in questa sezione
Ingredienti secondari
• Bicarbonato di sodio (un quarto di cucchiaino per ogni cipolla larga)
• Un poco di vino o di cognac
• Sale (se il brodo non è già salato)
Procedimento
Iniziate a saltare in una pentola le cipolle tagliate a fette sottili. Le cipolle dovrebbero ingiallire a fuoco lento, e successivamente caramellare (ovvero brunire e rilasciare un aroma dolce), ma questi due procedimenti richiedono circa mezz'ora ciascuno. Se non avete il tempo necessario, aggiungete alle cipolle in cottura un poco di bicarbonato di sodio (è sufficiente un quarto di cucchiaino per ogni cipolla: attenzione a non aumentare le dosi, perché in tal caso il gusto del bicarbonato si sentirà alla fine). Il bicarbonato innesca e accelera la reazione di Maillard, che porta alla caramellizzazione dei cibi. Potrete vedere che le vostre cipolle si ingialliscono nel giro di pochi secondi... ed ecco risparmiata mezz'ora di cottura!
Prima di aggiungere il brodo, potete far sfumare la cipolla nel vino (qualche cucchiaio), oppure in un poco di cognac. In circa un minuto, l'alcol evaporerà, lasciando un fondo del gusto di vino o di liquore che i francesi amano particolarmente.
A questo punto è ora di aggiungere il brodo alla cipolla. Così come la cipolla, il brodo è la chiave del successo della zuppa: scegliete solo un brodo che vi piaccia davvero.
Il segreto per sveltire la preparazione è avere il brodo già pronto e bollente, così basteranno pochi minuti di cottura (ricordate comunque che lasciare cipolla e brodo a stufare per un certo tempo aiuta ad amalgamare ancor meglio i sapori).
Intanto (anche a partire dall'inizio della preparazione) è bene aver pre-riscaldato il forno in modalità grill, eventualmente mettendoci per un po' il pane raffermo, se lo si preferisce tostato.
Versate il composto di cipolla e brodo nei recipienti, e aggiungetevi il pane. Alcuni mettono il pane a fette intere, ma io preferisco farne dei pezzetti a misura di cucchiaio, che si amalgamano meglio con la zuppa e creano meno problemi alla struttura della zuppa al momento di mangiare.
Il formaggio è il singolo ingrediente che ci occorre "veganizzare", e in tal senso sono disponibili diversi tipi di formaggi vegetali, che fondono se gratinati. Se quelli che trovate in commercio vi sembrano grassi e insalubri (quasi sempre lo sono) potete usare la ricetta della crema di formaggio vegetale che vi ho presentato in questa sezione. Ricordate che ci sarà bisogno solo di uno strato sottile da gratinare al di sopra di ogni ciotola o terrina. Il posizionamento del formaggio sulla cima è una vera e propria arte. C'è chi preferisce grattugiarlo sulla superficie della zuppa, ma la soluzione migliore è una fettina rotonda che copra l'intera superficie della tazza o ciotola di zuppa. Se lasciate la fetta di formaggio leggermente debordante (un millimetro o due oltre il bordo del recipiente), creerete sulla superficie esterna le colature di formaggio che potete vedere nella foto, e che sono un'autentica esperienza culinaria da assaggiare!
Non resta che mettere i recipienti in forno attivando la funzione del grill (se avete paura di colature di formaggio, basta mettere al di sotto un foglio di carta d'alluminio), e attendere finché la superficie in alto inizierà a brunire. Anche qui, più il forno è caldo più la grigliatura sarà veloce: attenti a non lasciar brunire troppo la superficie, secondo la ben nota e irriverente formula: "quando è marrone, è giunto al punto di cottura; quando è nero, è giunto al punto di fottura"...
Servite la zuppa appena tolta dal forno. Se avete seguito gli accorgimenti che vi ho elencato, avrete passato non più di mezz'ora a cucinare, ma ne vivrete ogni secondo sognando di immergere il vostro cucchiaio in questa delizia...
Bon appetit!
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Monastero di San Biagio - Mondovì (CN)
Comunità che ha tra i suoi obiettivi la promozione del dialogo interreligioso
La prima foto panoramica (quella dell'interno della chiesa dal centro della navata principale) è accompagnata dal canto del Canone di Pasqua.
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RICETTE - Zuppa greca di ceci (Ρεβιθάδα / Revithada)
Questa ricetta e le due che seguono sono versioni di digiuno stretto (αυστηρή νηστεία / afstirí nistía) di alcune tra le più gustose zuppe greche, adattate dalle ricette di Akis Petretzikis, il primo MasterChef della Grecia.
Ingredienti (per 2-3 porzioni di zuppa)
300 g di ceci secchi
1 costa di sedano
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 carota
1 cucchiaio di timo
1 rametto di rosmarino
Succo e scorza di 1 limone, oltre a qualche fettina di un altro limone
1 litro di brodo vegetale (da 1 dado)
sale e pepe
1 rametto di aneto
1 dozzina di olive snocciolate
Preparazione
Mettete a mollo i ceci per 6 ore in abbondante acqua con un pizzico di sale; poi scolateli e lavateli bene. 6 ore è un tempo ideale per far sì che i ceci secchi raddoppino di volume e si ammorbidiscano; oltre le 6 ore, iniziano a sfaldarsi e ad assumere un odore sgradevole.
Fate saltare in padella carota, sedano e cipolla tagliati a pezzi grossi (cubi di 1-2 cm) per circa 7/8 minuti. Dopo la metà della cottura potete aggiungere l'aglio tagliato a fettine.
Mettete le verdure saltate in pentola, e aggiungete i ceci, le olive e il brodo vegetale. Potete aggiungere ora timo, rosmarino e scorza di limone (oppure un po' più tardi in cottura, se volete mantenere i loro sapori più intensi)
Portare a ebollizione, coprite e fate cuocere dai 30 ai 60 minuti, a seconda del tipo di ceci (verificate con assaggi)
Aggiungete il sale solo verso la fine della cottura, perché prima farebbe indurire la buccia dei ceci.
Sempre verso la fine della cottura, togliete un piccolo mestolo di parte solida della zuppa, frullatelo con un mixer o un pimer a immersione, e rimettete la crema così ottenuta nella zuppa, che assumerà una consistenza più spessa.
Spegnete il fuoco, e aggiungete il succo di limone, l'aneto e il pepe. Servite con fettine di limone.
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Aiuto alla Chiesa che soffre
Un'associazione che si è fatta notare per uno spirito sincero di collaborazione ecumenica, aiutando la Chiesa Ortodossa Russa a far rinascere i propri strumenti di evangelizzazione
L'Ortodossia in Indonesia: Intervista all'archimandrita Daniel (Byantoro)
Presentiamo, nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti, la traduzione italiana dell'intervista di Thomas Hulbert all'archimandrita Daniel (Byantoro), fondatore del movimento missionario ortodosso in Indonesia. L'esempio di padre Daniel mostra come l'Ortodossia può prendere radici in qualsiasi cultura, anche quelle considerate più lontane dall'influenza cristiana. tutti gli ortodossi che si occupano della crescita delle loro chiese farebbero bene a meditare le parole di padre Daniel: "Non possiamo avere paura che l’Ortodossia assuma forme locali".
Per tenersi informati sullo sviluppo della Chiesa ortodossa in Indonesia, si può consultare il sito Friends of Indonesia.
1 ½ litri di brodo vegetale (o acqua e dado vegetale)
sale e pepe
timo
1 cucchiaino d'aceto di vino bianco o di succo di limone
Per servire:
fette di pane tostato
Preparazione
Risciacquate bene le lenticchie e scolate.
Fate saltare fino a 5 minuti la cipolla tagliata a pezzi grossi, le carote e il sedano a fettine.
Aggiungete in una pentola le verdure saltate, aglio a fettine, alloro, peperoncino e cumino.
Mescolate e aggiungete lenticchie, pomodoro e brodo vegetale (oppure acqua e dado).
Coprite e lasciate a fuoco medio-basso per 45 minuti.
Aggiungete il sale alla fine (non prima, per non far indurire le lenticchie) assieme a pepe, timo e aceto o limone.
Servite con fette di pane tostato.
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Aiutateci a salvare i bambini
L'Associazione "Aiutateci a salvare i bambini" divulga e sostiene in Italia l'attività del Gruppo di volontariato ortodosso che opera presso la Clinica pediatrica russa di Mosca
Un salto agli antipodi: la chiesa ortodossa russa in Antartide
Nella sezione "pastorale" dei documenti, facciamo oggi un viaggio agli antipodi della Siberia ortodossa, e ritroviamo... la Siberia ortodossa! Presentiamo la Chiesa della Santa Trinità presso la base antartica dedicata a Thaddeus von Bellingshausen, l'ammiraglio russo che nel 1820 scoprì l'Antartide. La chiesa, costruita nel perfetto stile delle chiese-fortezza del nord della Russia, con i suoi monaci in servizio permanente, dimostra il genio dell'Ortodossia di arrivare a portare la fede in ogni angolo del pianeta.
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RICETTE - Zuppa greca di fagioli (Φασολάδα / Fasolada)
Ingredienti (per 4-6 porzioni di zuppa)
500 g di fagioli bianchi secchi
1 cucchiaino raso di sale
2 coste di sedano
3 carote
1 cipolla
5 spicchi d'aglio
20-30 olive snocciolate
1 cucchiaio di pasta di pomodoro
3 foglie d'alloro
2 rametti di rosmarino
2 litri di brodo vegetale (da 1 dado)
1 mela rossa
sale e pepe
fiocchi di peperoncino
timo
Preparazione
Mettete a mollo i fagioli per 8-12 ore in abbondante acqua con un pizzico di sale; poi scolateli e lavateli bene.
Fate saltare in padella carota, sedano e cipolla tagliati a pezzi grossi (rispettivamente a rondelle, liste e cubi di 1-2 cm) assieme alle olive per circa 15/20 minuti, a fuoco basso (per far ammorbidire ma non brunire le verdure). Verso la fine di questa cottura potete aggiungere l'aglio tagliato a fettine. Alla fine aggiungete la pasta di pomodoro e saltate ancora per 1 minuto, mescolando.
Aggiungete fagioli, foglie d'alloro, rosmarino, brodo (oppure acqua e dado) e la mela, intera (la mela aiuterà la zuppa ad addensarsi rilasciando la sua pectina: si potrà rimuovere alla fine). Coprite la pentola e lasciate sobbollire da 1 ora a 1 ora e mezza.
Controllate di tanto in tanto la zuppa, aggiungendo acqua se necessario (cercate di aggiungere acqua bollente, per non interrompere il processo di bollitura).
Circa 10 minuti prima che la zuppa sia pronta, aggiungete sale e pepe e rimettere il coperchio.
Quando spegnete il fuoco, rimuovete e scartate la mela. Aggiustate di peperoncino, pepe e sale e servite con olive e timo.
Quando gli uomini taceranno, "parleranno le pietre" (Lc 19,40): oggi lasciamo la testimonianza della fede ortodossa ai monumenti secolari della fede in Russia, catturati in 15 fotografie aeree e assemblati in un recente articolo di Russia Beyond the Headlines. Foto e didascalie sono visibili nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti.
Blog - Arberia Ortodossa
Blog di notizie curato dal nostro confratello padre Giovanni Capparelli, parroco a Castrovillari (CS)
Avete problemi di insonnia? Volete godervi una perfetta notte di sonno? Preparatevi... una zuppa!
Sì, avete capito bene, niente pastiglie, gocce, infusioni o altre medicine, ma semplicemente una buona zuppa, che potrà essere preparata nel modo che preferite, purché non facciate mancare l'ingrediente essenziale: il coriandolo.
Un tempo, il coriandolo era usato come medicina contro l'insonnia. Questa proprietà oggi è dimenticata da molti medici ed erboristi... ma non da alcuni cuochi, che sono pronti a offrire una ricetta per un ottimo sonno con una minestra serale.
• Bollite 250 grammi di patate, 100 grammi di zucca e una cipolla in acqua salata.
• Quando il livello dell'acqua si è ridotto di un quarto, aggiungete uno spicchio d'aglio e 200 grammi di coriandolo tritato, lasciando sobbollire per 10 minuti.
• Frullate quindi la mistura fino a ottenere una consistenza cremosa. Servite con aggiunta di crostini di pane tostato.
Purtroppo, rimarranno sempre persone a cui le foglie fresche di coriandolo non piacciono (c'è una piccola percentuale della popolazione umana, portatrice del gene recettore olfattivo OR6A2, che reagisce all'aldeide del coriandolo associandola a quella del sapone). Per queste persone, una zuppa come questa potrà essere gradevole sostituendo al coriandolo ogni altro tipo di erba... ma la crema non avrà più un effetto sonnifero.
Quando ho bisogno di un sonno tranquillo (particolarmente nelle notti afose all'inizio dell'estate, in cui la servo come zuppa fredda), la crema al coriandolo mi assicura una notte ideale! Provare per credere...
Nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti, riproduciamo con il permesso dell'autore il recente articolo "Schiaffo in Serbo", di Alessandro di Meo, apparso l'altro ieri sul blog Un sorriso per ogni lacrima. Ringraziamo Alessandro per la sua continua, coraggiosa testimonianza sulle sofferenze di un popolo ortodosso che continua a essere demonizzato da tutta una cultura conformista e superficiale.
L'Ortodossia nella città della Sindone
Intervista di Sergey Mudrov sulla nostra parrocchia (2010) dal sito pravoslavie.ru, nel quadro di un'inchiesta sull'Ortodossia nell'Europa occidentale
Żurek è il nome polacco di una zuppa diffusa nei paesi dell'Europa dell'Est. La base dello żurek è lo zakwas, un fermentato acido di farina di segale. Spesso alla zuppa si aggiungono pezzi di carne, salsicce e uova, ma è possibile prepararne varianti da digiuno con patate, legumi e funghi. La ricetta dello żurek è facile, ma la preparazione dello zakwas, la farina di segale fermentata, richiede alcuni giorni.
Un analogo dello żurek polacco si trova in Belarus' (dove è chiamato anche con il nome bielorusso кісяліца, "kisjalitsa"); in Cechia prende il nome di kyselo, in Slovacchia di kyslovka e in Slesia di Sauermehlsuppe. Altri tipi analoghi di zuppe con una base di farina fermentata sono l'okroshka russa (che usa il kvas liquido come base acida), la ciorbă romena (che usa il borș, fermentato di crusca) e la hapanvelli finlandese. Una variante che usa un fermentato di legumi è invece la zuppa di miso giapponese.
Ingredienti per lo zakwas
• 6 cucchiai di farina di segale
• 1 bicchiere d'acqua
• 2 spicchi d'aglio (schiacciati)
• pepe nero
Mescolate bene gli ingredienti e metteteli in un barattolo non chiuso ermeticamente, lasciandolo fermentare in frigo per 3 giorni. Trascorsi i 3 giorni, eliminate la schiuma che si forma in superficie. Il composto può essere conservato in frigo fino a una settimana.
Ingredienti per la zuppa
• Funghi freschi o trifolati, a piacere
• Maggiorana
• Carote
• Patate
• Sale
• Prezzemolo fresco
Preparazione
Fate bollire in una pentola abbondante acqua con i funghi, la maggiorana, le patate tagliate a tocchetti, le carote e un pizzico di sale. Lasciate cuocere per 20 minuti. Trascorsi i 20 minuti, aggiungete lo zakwas e fate cuocere per altri 10 minuti mescolando la zuppa.
Al termine, guarnite con una manciata di prezzemolo fresco.
Lo żurek può essere servito in normali ciotole da zuppa, ma per rendere la ricetta più interessante si può servire all'interno di una forma di pane (di grano duro o di segale) scavata a forma di zuppiera.
Smacznego! (Buon appetito!)
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S.O.P. (Service Orthodoxe de Presse)
Il più noto servizio stampa ortodosso in Europa occidentale
Nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti, presentiamo la recensione del libro "Santi Quotidiani", fatta dal nostro confratello, l'arciprete Andrew Phillips, sull'edizione inglese - apparsa nel 2012 - di questo best-seller ortodosso internazionale.
Ancient Faith Radio
Radio ortodossa in rete: trasmissione continua di musica, interviste, notizie, insegnamenti
Può sembrare molto strano che, al termine di un ricettario dedicato alla cucina di digiuno stretto, io voglia concludere proprio con una proposta a base d'olio: tuttavia, qui non si tratta di un piatto vero e proprio, ma di un insaporitore, e a seconda del tipo di peperoncino usato, potranno essere sufficienti poche gocce di quest'olio a dare colore (e calore!) a molti dei vostri piatti. Perciò, se ve ne servite in quei giorni in cui l'olio è consentito sulla tavola dei cristiani ortodossi, la vostra salute non ne risentirà in modo significativo. Inoltre, l'olio qui serve non tanto come ingrediente, ma come base di grasso per disciogliere e stemperare la capsicina, il principio piccante liposolubile del peperoncino. Quella che segue non è una ricetta vera e propria, quanto una serie di nozioni e di consigli che vi permetteranno di "fabbricare" la vostra versione di olio piccante secondo i vostri gusti e la vostra fantasia.
Un po' di storia e geografia
L'olio piccante, anche detto olio al peperoncino, è un ingrediente tipico della cucina cinese, che lo ha sviluppato dopo l'importazione del peperoncino dalle Americhe. Dire "cucina cinese", però, è un po' come dire "cucina europea": ci sono innumerevoli varianti locali di questa preparazione, di cui vi farò solo un paio di esempi. Il Sichuan, la provincia vicina al Tibet e all'Assam nota per l'omonimo pepe, fa largo uso di spezie piccanti nella sua cucina, e i suoi tipi di olio piccante sono tra i più intensi. Le province del Mar Cinese Meridionale come Guangdong e Fujan fanno invece uso di oli piccanti meno aggressivi, in cui il peperoncino è bilanciato da ingredienti aromatici come aglio, cipollotto, scalogno e zenzero.
Gli elementi di base: olio e peperoncino
Un dignitoso olio al peperoncino può essere ottenuto usando i due semplici ingredienti che ne costituiscono il nome. Ridotta ai minimi termini, anche la preparazione è tanto semplice da apparire banale: scaldare l'olio, versarlo sui peperoncini, e il gioco è fatto! Ma come per ogni arte, anche l'olio piccante richiede conoscenze appropriate degli ingredienti e dei metodi di lavorazione.
Per prima cosa, scegliete un olio con un alto punto di fumo (più si scalda l'olio, più facile è l'estrazione delle componenti piccanti) e di sapore neutro. La migliore scelta sul mercato italiano è l'olio di semi di arachidi. Per essere sicuri che l'olio abbia raggiunto il giusto calore, immergetevi un pezzo di cibo o la punta di una bacchetta cinese: se si formano attorno delle bollicine, il calore è ideale. Ricordate che a questo punto il calore è molto alto (più vicino ai 200 gradi centigradi che ai 100), e trattate l'olio con molta cautela.
La scelta del peperoncino dipende dal grado di piccantezza che desiderate. Studiate bene la scala Scovilleper vedere dove si situa il peperoncino che utilizzate, e non abbiate paura di sperimentare la forza di questo peperoncino assaggiandolo e abbinandolo a diversi cibi. Potreste scoprire che l'aggiunta di un cucchiaio d'olio di peperoncino calabrese ottiene gli stessi effetti dell'aggiunta di un piccolo cucchiaino d'olio di peperoncini più piccanti come i thai o gli habanero, e se arrivate ai nuovi tipi di ibridi, la misura equivalente si riduce a qualche goccia. Io uso spesso il Carolina Reaper, e vi garantisco che occorre una certa cautela a maneggiarlo, per non parlare dell'assaggio!
Se usate i peperoncini interi, potete optare di rimuovere i semi, per attenuare un poco la piccantezza delle parti che rimangono.
Crudo o essiccato?
Di per sé l'olio piccante si può fare sia con peperoncini crudi (interi o a pezzetti) che con peperoncini essiccati (interi o macinati). Le varianti con i peperoncini crudi sono preferite da chi vuole valorizzare gli aromi dei peperoni freschi (per esempio, peperoni forti come gli habanero e alcuni dei nuovi ibridi sono noti per il loro aroma fruttato, che si inizia ad apprezzare quando si è sviluppato un certo grado di assuefazione alla piccantezza). Un altro fattore della scelta è costituito dalle prospettive di conservazione: piccole quantità di olio con ingredienti freschi si possono conservare per qualche giorno senza pericolo, ma per una lunga conservazione è importante che non ci siano tracce di umidità, che possono generare alterazioni al cibo, e a lungo andare un rischio sempre presente, in cibi umidi immersi nell'ambiente anaerobico dell'olio, di sviluppare le mortali tossine del botulismo.
Per iniziare, vi suggeriamo di partire da peperoncini ben essiccati, e tritati in un mortaio o in un frullatore (oppure comprati già tritati) per massimizzare il potere dell'olio di estrarre la capsicina. A seconda dell'uso di altri ingredienti, le varianti essiccate del peperoncino daranno una durata di conservazione più lunga al vostro olio piccante.
La base aromatica
Un complemento ideale all'olio piccante è una base aromatica, che si può far friggere nell'olio per rilasciare un fondo di sapore. Questa non è solo una prerogativa cinese: anche una ricetta di base della pasta italiana vuole, non a caso, la combinazione di aglio, olio e peperoncino.
Gli elementi di base aromatica più usati nell'olio piccante, oltre all'aglio, sono il cipollotto (di cui si usano anche le parti verdi, che non colorano significativamente l'olio), lo scalogno (in caso d'assenza sostituibile con la cipolla rossa, ma sono preferibili le varietà più simili allo scalogno, come la cipolla di Tropea) e lo zenzero. Quanto più sono tagliate o tritate fini, tanto più aroma queste basi rilasciano nell'olio. L'unico accorgimento è evitare che l'aglio brunisca troppo, per cui è meglio aggiungerlo dopo aver iniziato a friggere le altre componenti aromatiche, e se lo si frigge da solo, occorre tenerlo d'occhio e rimuoverlo quando inizia a dorare. Poiché le basi aromatiche sono tipicamente sottoposte alla frittura quando sono crude (è possibile usare le varianti essiccate, ma infondono molto meno sapore), è opportuno a fine frittura rimuoverne i pezzi dall'olio con un colino o un setaccio, e procedere alle successive infusioni nell'olio caldo dei soli elementi secchi. Questo è soprattutto indicato agli inizi, quando non siamo ancora sicuri dei tempi di conservazione di un olio che integra elementi freschi.
Le spezie
Le spezie aggiungono molte note di sapore, ed è sempre meglio sottoporle a una tostatura preliminare in una padella asciutta, per aiutarle a rilasciare i loro aromi. Non si può dare una tempistica uniforme per la tostatura delle spezie (i tempi di rilascio degli aromi variano, e se si tosta un mix di spezie, sarebbe bene mettere per prime nella padella calda le spezie più resistenti e legnose), ma una buona indicazione sensoriale è che le spezie sono pronte quando incominciate ad avvertire il loro profumo senza dovervi chinare sulla padella. Una successiva tritatura delle spezie in mortaio o in frullatore assicurerà il massimo rilascio degli aromi quando le friggerete nell'olio caldo, lo stesso in cui avete fritto la base aromatica.
Una volta fritte, anche le spezie si possono rimuovere filtrando l'olio (anche se ci sono varianti che le mantengono nell'olio, o le aggiungono nuovamente una volta che nell'olio è stato infuso il peperoncino). La presenza dei residui di spezie nell'olio finale ne conserverà l'aroma più a lungo, mentre la loro rimozione permetterà di gustare (e di osservare) in maggior purezza l'effetto del peperoncino.
Le spezie più usate per il complemento dell'olio piccante sono il pepe di Sichuan (da usare con attenzione, per il suo effetto anestetizzate dei ricettori del gusto), i semi di coriandolo, la cannella (o la cassia, la cannella cinese dalla scorza più spessa), i chiodi di garofano, le foglie d'alloro, l'anice stellato, il cardamomo nero, i semi di finocchio e la scorza di mandarino essiccata. L'aggiunta di grani di pepe è senz'altro possibile, ma tenete a mente che il loro principio piccante, la piperina, è solubile in acqua e non nel grasso, per cui l'olio non ne attenua la piccantezza.
Per aggiungere punte di salato e di sapidità, il modo migliore è partire dalle forme più pure di questi gusti: sale e glutammato di sodio, di cui non saranno necessarie grandi quantità. La cucina cinese fa talvolta uso nell'olio piccante di aggiunte di salsa di soia, soprattutto delle varietà più chiare (per non scurire troppo l'olio): una variante del tutto accettabile è il toban djan, la pasta di fagioli di soia che è già addizionata di peperoncino. Allo stesso modo, il gusto finale può essere reso più completo da un'aggiunta di zucchero.
Come completare il procedimento
Il peperoncino può essere aggiunto dopo avere infuso nell'olio la base aromatica e quindi le spezie. Se volete fare tutto il procedimento usando un solo recipiente da forno (una padella, un pentolino oppure un wok), iniziate a tostare le spezie a secco, e poi rimuovetele. Se usate peperoncini interi essiccati, potete tostare a parte anche questi, per esaltarne l'aroma e aggiungere note di affumicato (fate attenzione: i peperoncini tostati bruciano facilmente, e quindi occorrerà tenerli sott'occhio e girarli spesso), e quindi rimuoverli prima di aggiungere l'olio. Procedete quindi alla frittura della base aromatica, rimuovete i pezzi e passate alla frittura delle spezie. Rimuovete ancora i pezzi (se non desiderate mantenere il sedimento di spezie), e quindi l'olio così "caricato" e ben caldo sarà pronto da versare sui peperoncini tritati, sistemati sul fondo di una ciotola. Assicuratevi che questa ciotola sia ben larga, perché la reazione dell'olio caldo con il peperoncino potrebbe fare molta schiuma, soprattutto se avete usato ingredienti freschi con un certo grado di umidità.
Alcuni accorgimenti saranno utili per mantenere all'olio un bel colore brillante, soprattutto se vorrete filtrarlo per eliminare il sedimento: non versate l'olio caldo sul peperoncino "a secco", ma impastate il peperoncino tritato con un poco d'olio freddo, e questo impasto aiuterà a non far brunire il peperoncino cambiando il colore finale. Allo stesso modo, un poco di aceto di riso (non più di un cucchiaio nella ciotola) può stemperare gli effetti del cambio di colore. Durante la reazione del peperoncino con l'olio, l'aceto evaporerà comunque quasi del tutto. Un ultimo trucco per aumentare la gradazione rossa dell'olio è l'aggiunta di un poco di polvere di paprica (anche affumicata, se volete aggiungere all'olio una nota di affumicato). A causa del peperoncino di base, probabilmente non farà molta differenza usare paprica dolce oppure piccante.
La conservazione
L'olio piccante che avrete così accuratamente prodotto sarà pronto per essere messo in recipienti (idealmente, barattoli di vetro) e lasciato raffreddare. Una volta a temperatura ambiente, potrà essere refrigerato.
Non posso darvi una misura univoca per la conservazione dell'olio piccante: una variante che incorpora pezzi freschi di basi aromatiche come il cipollotto andrà consumata entro un paio di settimane e tenuta rigorosamente in frigo, mentre un olio fatto con ingredienti secchi e filtrato dai sedimenti potrà durare sei mesi o anche più prima di iniziare a perdere il suo mordente, e si potrà conservare anche fuori frigo. Tipicamente l'olio durerà più a lungo se ricopre per bene il sedimento, e se per estrarlo dal barattolo vi servirete di un cucchiaio o un cucchiaino asciutto e pulito.
Usi dell'olio piccante
L'olio piccante, con o senza sedimento, si sposa bene con i ravioli cinesi, è può essere un'aggiunta straordinaria al riso pilaf e a ogni tipo di pasta, vermicelli o fettuccine, non solo dei tipi di pasta orientale, ma anche di quelli nostrani. È un buon complemento all'hummus, e la sua versatilità fa sì che sia una buona aggiunta a qualsiasi piatto in cui la sapidità e il piccante non stonano.
Attenzione: il termine "hot" in inglese vuol dire sia "caldo" (di temperatura) che "piccante". Quando un cibo vi viene presentato come "hot", tocca a voi capire a quale dei due sensi ci si sta riferendo!
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Orthodoxy Today
Raccolta di commenti on line (in lingua inglese) su temi sociali e morali, curata da Padre Johannes Jacobse dell'Arcidiocesi Greca d'America. Comprende documenti ufficiali delle Chiese ortodosse, e scritti di noti autori ortodossi contemporanei
Dal sito del Patriarcato di Mosca e dal sito della parrocchia delle sante Mirofore a Venezia, segnaliamo la notizia della quarta riunione del Consiglio episcopale ortodosso d'Italia e Malta, che ha avuto luogo a Venezia giovedì 22 novembre. Il nostro vescovo Nestor (presente all'incontro assieme a padre Aleksey Yastrebov) ha ricevuto l'incarico di primo vice-presidente di questo consiglio. Tra i temi trattati nella riunione, la questione dei gruppi di opposizione anticanonici, un problema serio per tutte le giurisdizioni ortodosse in Italia.
La prossima riunione è prevista per il 25 marzo 2013.
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Enciclopedia delle Religioni in Italia
A cura del CESNUR di Torino, la più completa e aggiornata enciclopedia on-line sulle presenze religiose in Italia
L'arciprete Mikhail Osorgin, rettore della chiesa dei santi Costantino ed Elena a Clamart (Francia) e rettore onorario della parrocchia di san Nicola a Roma, è morto sabato 24 novembre 2012, all'età di 83 anni.
Nato nel 1929 da una famiglia di funzionari imperiali (suo padre Georgij era ufficiale della Guardia Imperiale, suo nonno Mikhail fu governatore di Kaluga e Grodno, e in seguito divenne arciprete), crebbe nel mondo dell'emigrazione russa a Parigi e frequentò l'Istituto San Sergio negli anni dei suoi più famosi docenti.
Rettore della parrocchia russa di san Nicola a Roma dal febbraio 1987, ha guidato la parrocchia al rientro nel Patriarcato di Mosca, decisione finalizzata il 26 ottobre 2000. Rientrato stabilmente in Francia, vi ha guidato come decano il clero della Diocesi di Chersoneso. Fino all'ultimo la sua convinzione è stata che il futuro della Chiesa ortodossa russa in Europa dipenda dall'unione di tutti i suoi rami sotto l'omoforio del Patriarca di Mosca. Con la riconciliazione della Chiesa Russa all'Estero e altri episodi recenti, i fatti sembrano avergli dato pienamente ragione.
Вечная память!
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Un ortodosso italiano a Mosca: Padre Giovanni Guaita
Nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti, riportiamo l'articolo in russo e in italiano dal sito del Dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, sui festeggiamenti per il cinquantesimo compleanno del nostro confratello, padre Giovanni (Guaita) che pur vivendo stabilmente a Mosca (ecco la pagina di Padre Giovanni nel clero della chiesa dedicata alla Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti" sulla Bolshaja Ordynka), è molto vicino alle nostre parrocchie e comunità in Italia. Anche da parte nostra un augurio di tutto cuore. Per molti anni! Ad Multos Annos! Многая лета!
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Anti-Raskol - portale di informazione e di consultazione nel campo degli scismi
Sito in lingua russa con informazioni enciclopediche aggiornate (per quanto possibile, in un quadro in costante cambiamento) su tutte le organizzazioni scismatiche che si sono originate nel mondo ortodosso
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Il digiuno nella Chiesa ortodossa
Oggi gli ortodossi che seguono il Calendario giuliano ecclesiastico ("Vecchio Calendario") iniziano il digiuno della Natività di Cristo. Per approfondire il senso delle regole e della pratica del digiuno, abbiamo caricato nella sezione "Ortoprassi" dei documenti l'articolo "Il digiuno nella Chiesa ortodossa", nostra traduzione italiana di alcune istruzioni apparse tempo fa sul sito dell'Orthodox Christian Information Center, che ha una buona sezione sul digiuno tra i propri articoli dedicati alla pratica della vita cristiana.
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La corda da preghiera nella Chiesa Ortodossa
La corda
La corda da preghiera usata nella Chiesa ortodossa assomiglia al rosario cattolico, ma è fatta di nodi di lana, oppure di cuoio (elementi che favoriscono una preghiera silenziosa). Ve ne sono di diverse lunghezze: le più antiche corde da preghiera, sviluppate dai primi monaci cristiani nell'Egitto del IV secolo, avevano 100 o 300 nodi. Oggi si trovano comunemente corde da preghiera a 33 nodi (che si tengono al polso), oppure a 50 o a 100 nodi. Il modello russo con 103 nodi (basato sull'antica "scala da preghiera" in cuoio, tuttora in uso tra gli ortodossi russi del Rito Antico) ha dei grani di separazione che suddividono i nodi in quattro gruppi di 17, 33, 40 e 12: tutti questi numeri ricordano figure bibliche (Evangelisti, Apostoli e Profeti) e momenti della vita di Cristo.
La corda da preghiera è usata dai monaci ortodossi, ed è di uso comune tra tutti i fedeli cristiani che desiderano vivere un'intensa vita di preghiera.
A ogni nuovo monaco o monaca, nella cerimonia della tonsura, viene consegnata una corda da preghiera: questa ricorda il compito principale della vita monastica, quello di "pregare senza interruzione" (1 Ts 5,17: l'invito che l'Apostolo Paolo fa non solo ai monaci, ma a tutti i cristiani in generale)
Secondo le regole risalenti a San Pacomio il Grande (IV Secolo), ogni monaco è tenuto a compiere un certo numero di prosternazioni accompagnate dalla Preghiera di Gesù ("Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore"), e la corda da preghiera, per la sua stessa natura, è il modo più semplice per tenere il conto del numero di preghiere.
La Preghiera di Gesù può sostituire la lettura del Salterio (100 preghiere al posto di ogni Stasi del Salterio, e 300 per ogni Catisma): perciò, l'intero libro dei Salmi corrisponde a 6000 preghiere. In caso di particolari necessità, la regola monastica permette di sostituire con la Preghiera di Gesù anche le altre parti dell'Ufficio quotidiano.
Una pratica spesso seguita dai monaci (e descritta nei famosi "Racconti di un pellegrino russo") è la recita della Preghiera di Gesù fino a 12.000 volte al giorno, fino al momento in cui la preghiera diviene attiva per conto proprio, e il monaco vive giorno e notte in uno stato di preghiera continuo.
L'uso della corda da preghiera è un enorme aiuto spirituale, che consente ai cristiani di mantenere l'attenzione nella pratica della preghiera, finché, come ci ha promesso il Signore (Gv 7,37), fiumi di acqua viva sgorgheranno entro di noi.
La corda da preghiera, accompagnata dalla regola di un numero fisso di preghiere da recitare, è particolarmente importante per quanti desiderano pregare da soli, per evitare un serio pericolo di auto-inganno: spesso, dopo un breve periodo di preghiera, una sensazione illusoria di benessere fa fermare la pratica della preghiera di molti principianti, convinti di avere raggiunto i frutti della pace spirituale, mentre in realtà il loro cammino è appena iniziato.
Non si deve avere paura (come alcuni credono, erroneamente) che la pratica della Preghiera di Gesù sia solo un fatto meccanico. Qualsiasi preghiera, con o senza corda, può diventare meccanica se chi prega non si sforza di mantenere attenzione e riverenza.
Le parole della preghiera
La formula più usata assieme alla corda da preghiera è la Preghiera di Gesù:
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore.
Questa formula può anche essere estesa a più persone ("Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi"), o rivolta a qualcuno per cui preghiamo ("Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di ..."). In questi casi, però, NON usiamo la parola "peccatore" (o "peccatrice"), perché come cristiani ci è comandato di considerare solo i nostri peccati personali, e non quelli degli altri!
Si può anche usare la corda da preghiera per richiedere l'aiuto e la protezione della Tuttasanta Madre di Dio, dei santi e sante del cielo, della preziosa e vivifica Croce, del nostro angelo custode e dei santi angeli. Di solito, in questi casi, usiamo le stesse invocazioni che si trovano nelle officiature della Chiesa.
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Pagina Facebook del Patriarca Kirill
Pagina Facebook di risorse (tra cui alcune fotografie rare) sul Patriarca Kirill, gestita dal Dipartimento delle informazioni del Patriarcato di Mosca
Dopo un blocco di circa un mese, il progetto di costruzione della nuova cattedrale del Patriarcato di Mosca a Parigi (nel complesso che è stato soprannominato "Mosca sulla Senna") riprende il suo percorso, in seguito all'incontro tra i primi ministri Medvedev e Ayrault a Parigi. Presentiamo nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti la traduzione italiana dell'articolo di Umberto Bacchi, apparso ieri sul sito di International Business Times UK, insieme ad alcuni nostri commenti editoriali.
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La tessitura di una corda da preghiera
san Serafino di Sarov. Nelle mani il santo regge una corda da preghiera
Generalità - materiali
La corda da preghiera (russo: Chotki o Vervitsa, greco: Komboskini) è uno strumento utilizzato dai cristiani ortodossi per la preghiera e la devozione personale.
Questo oggetto è solitamente prodotto in quattro diverse lunghezze: esistono corde da 33, 50, 100 o 300 nodi. Le corde da 100 o 300 nodi sono comunemente impiegate da monaci e monache per la preghiera personale, quelle più piccole sono più spesso usate da laici.
La tessitura di una corda da preghiera è una piccola “arte”, che è possibile imparare con un po’ di impegno e di applicazione. Analogamente a quanto avviene per la pittura delle icone, la tessitura di una corda è in se stessa un’attività di preghiera: essa inizia con le consuete preghiere iniziali - seguite da una breve formula libera con cui si richiede la benedizione del lavoro che si sta per intraprendere - ed è scandita dalla stessa preghiera. Infatti, dopo avere completato ogni nodo si recita la preghiera di Gesù per se stessi (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me) se la corda è finalizzata all’uso personale, o per la persona a cui la corda è destinata (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di…).
In questo testo si tenta di descrivere il processo di tessitura del nodo di base, che costituisce l’elemento fondamentale della corda da preghiera. Si tratta solo di un tentativo, perché il nodo che qui viene descritto è di difficile realizzazione: in caso di insuccesso si consiglia di rivolgersi ad un monastero ove si pratichi la tessitura di corde da preghiera.
Si consiglia di seguire un breve video per aiutarsi nella tessitura dei nodi, nella chiusura della corda e nella fabbricazione della croce.
Per tessere una corda da preghiera è possibile usare materiali diversi: lana, cordoncino di cotone, ecc. Noi consigliamo l’uso di un materiale davvero ideale. Si tratta di un cordoncino sintetico, di aspetto lucido (tipo “satin”), che in Italia viene chiamato “coda di topo”. Questo materiale può essere acquistato in ogni merceria, ed è disponibile in diversi colori e in due spessori principali: 1 mm e 2 mm. L’uso di un filo di 2 mm di spessore garantisce la preparazione di una corda robusta e facilmente maneggiabile, con nodi di dimensione ottimale.
Un’avvertenza: in Italia sono in vendita due tipi di coda di topo: un tipo piuttosto scadente, che tende ad appiattirsi e a torcersi durante la lavorazione, e un tipo migliore, perfettamente cilindrico al tatto, dotato di un’ ”anima” semirigida. Questo materiale è il migliore, e consente la tessitura di nodi di forma ideale.
Per tessere una corda da preghiera da 100 nodi occorrono circa 24 metri di filo, diviso in due parti uguali di 12 metri (questa misura include anche la parte di filo necessaria per tessere i bracci orizzontali della croce);
per tessere una corda da preghiera da 50 nodi occorrono circa 13 metri di filo, diviso in due parti uguali di 6.5 metri (inclusa la parte di filo necessaria per tessere i bracci orizzontali della croce);
per tessere una corda da preghiera di tipo palestinese (da 33 nodi) occorrono circa 9 metri di filo, diviso in due parti uguali di 4.5 metri (inclusa la parte di filo necessaria per tessere i bracci orizzontali della croce).
Per la tessitura si consiglia di avere a portata di mano una molletta da panni e un ferro da calza corto e molto sottile, che servirà per lo scorrimento delle anse prima di serrare i nodi.
Per la realizzazione dei primi nodi si consiglia vivamente di impiegare una coppia di fili di colore diverso (rosso e blu). Per facilitare il lavoro, in questo testo verrà specificato il colore del filo usato (rosso o blu) durante gli avvolgimenti del nodo.
Fasi della tessitura
La costruzione di un nodo da utilizzare per una corda da preghiera è detta “tessitura” perché il filo viene avvolto attorno alle dita della mano sinistra (o destra, per chi è mancino e avvolge il filo in modo assolutamente speculare), che vengono utilizzate come un vero e proprio telaio.
La tessitura del nodo può essere suddivisa in 3 fasi principali:
1. preparazione dell’intreccio di base del nodo;
2. avvolgimento del filo attorno alle dita;
3. rimozione del filo intrecciato dalle dita e completamento del nodo.
Prima fase: preparazione dell’intreccio-base del nodo
Per una corda da 50 nodi ci troviamo ad avere in partenza due fili (uno rosso e uno blu) della lunghezza di m. 6.5 ciascuno. Stendere questi fili parallelamente e connetterli con un nodo semplice. Tale nodo deve essere stretto ad una distanza di 0.6 metri circa dall’estremità. Il nodo terrà temporaneamente uniti i fili (rosso e blu), e verrà sciolto quando il primo nodo della corda da preghiera sarà stato ultimato.
Il palmo della mano sinistra deve essere rivolto verso chi annoda. Collocare il nodo appena realizzato dietro al dito indice sinistro, facendo correre i due capi di filo più lunghi ai lati del dito. Questi fili devono correre sul palmo della mano, il filo blu a destra (tra indice e medio), il filo rosso sinistra (tra indice e pollice).
Prendere il filo (blu) che corre a destra dell’indice e avvolgerlo una volta attorno al pollice in senso orario, partendo dal basso. Ora lasciare cadere il filo blu sul palmo della mano. Dopo questo avvolgimento sul palmo della mano si vede il filo blu che cade a sinistra e il rosso che cade a destra. Entrambi i fili scendono sul palmo correndo tra il pollice e l’indice. Sia il pollice che l’indice sono avvolti da filo.
Prendere con pollice ed indice della mano destra l’ansa blu che corre alla base del pollice e tirarla verso sé (durante la trazione il filo blu che corre sul palmo scorre verso l’alto). Ora ruotare la mano destra (senza lasciare l’ansa che si sta tirando) fino ad avere di fronte il palmo della mano destra. Questo movimento avrà fatto torcere l’ansa blu che tenete in mano. Accentuando il movimento di rotazione della mano destra avrete creato una nuova ansa blu, che crea una specie di “8” con l’ansa blu che ruota attorno al pollice. Infilare il dito medio della mano sinistra in questa nuova ansa blu, staccare la mano destra destra dall’ansa e allargare la mano sinistra.
Tirando il filo blu (che ora esce dal centro dell’ansa che si avvolge al medio) verso l’incavo del gomito sinistro, si noterà che il filo rosso che corre sul palmo della mano partendo a sinistra dell’indice si trova più o meno al centro di un triangolo blu che si trova sulla parte alta del palmo della mano. Prendere con pollice ed indice della mano destra questo filo rosso, tirandolo un poco, e mettere l’ansa rossa così formata a cavallo del pollice, rilasciando contemporaneamente dallo stesso pollice l’ansa blu, che ora cade sul palmo della mano, e forma assieme al filo rosso una specie di nodo a gassa.
Tirando delicatamente i fili che corrono sul palmo della mano verso il basso (rosso a sinistra, blu a destra) si dovrebbe notare nella parte alta del palmo della mano un rettangolo blu. La fase di impostazione del nodo è terminata.
Seconda fase: gli avvolgimenti
A questo punto, come detto sopra, sul palmo della mano si dovrebbe osservare un rettangolo blu e i due capi di filo (rosso a sinistra e blu a destra) che corrono lungo il palmo della mano, verso il pavimento.
Con la mano destra, passando DIETRO al filo blu, prendere il capo di filo rosso di sinistra e avvolgerlo dietro all’anulare e al medio: il filo abbandona il palmo della mano tra anulare e mignolo e passa dietro all’anulare e al medio, per ritornare sul palmo della mano passando tra medio e indice.
Sempre tenendo in mano lo stesso filo rosso con il quale si è realizzato l'avvolgimento, passarlo sotto al filo rosso che corre alla base del pollice. Lasciare quindi cadere il capo filo rosso verso il pavimento.
Tirare un poco verso il basso il filo blu che pende alla destra del palmo della mano e lasciarlo. Aprendo al massimo le dita della mano sinistra, e tirando contemporaneamente verso la base del polliceil filo rosso che pende a sinistra, dovrebbe evidenziarsi (sul palmo, tra pollice ed indice) una “X” formata da un filo blu (sottostante) e da un filo rosso (che sta sopra il filo blu).
“Pizzicare” con pollice ed indice della mano destra i lati di questa X e portare i due fili che la compongono (rosso e blu) dietro al pollice. A questo punto, se tutto è stato fatto in modo corretto, dietro al pollice devono correre tre fili, due rossi e uno blu. Il primo avvolgimento è terminato.
Secondo avvolgimento: prendere con la mano destra il filo blu che corre sul palmo verso il basso, partendo dalla base del dito medio.
Avvolgere il filo blu dietro ad anulare e medio: il filo lascia il palmo della mano tra mignolo ed anulare, passa dietro ad anulare e medio, e torna sul palmo della mano passando tra medio e indice.
Sempre tenendo il filo che si è appena avvolto, passarlo DIETRO i TRE fili (2 rossi e uno blu) che corrono sul dorso del pollice e farlo cadere sul palmo della mano DAVANTI ai due fili (uno rosso, uno blu) che corrono davanti alla base del pollice. Il secondo avvolgimento è terminato.
Terzo avvolgimento: con la mano destra, passando DIETRO al filo blu, prendere il filo rosso di sinistra (che spunta da dietro il pollice e cade verso il basso) e avvolgerlo dietro all’anulare e al medio: il filo abbandona il palmo della mano tra anulare e mignolo e passa dietro all’anulare e al medio per ritornare sul palmo della mano passando tra medio e indice.
Sempre tenendo il filo che si è appena avvolto, passarlo DIETRO i TRE fili (2 blu e uno rosso) che corrono alla base dell’indice, e farlo cadere sul palmo della mano DAVANTI ai tre fili (uno blu, due rossi) che corrono orizzontalmente sul palmo della mano. Il terzo avvolgimento è terminato.
Terza fase: rimozione del filo intrecciato dalle dita e completamento del nodo
Sul dorso del pollice localizzare il filo rosso che è collegato direttamente al nodo semplice che si trova ancora dietro all’indice. “Pizzicare” questo filo rosso, e contemporaneamente sfilare dal dorso del pollice gli altri due fili (rosso e blu), lasciandoli posare sul palmo della mano. Riportare l’ansa rossa che ancora si tiene tra pollice ed indice destri dietro al pollice sinistro.
Pizzicare l’unico filo che corre tra medio ed anulare e contemporaneamente sfilare dal medio e dall’anulare OGNI ALTRO AVVOLGIMENTO, riposizionando l'ansa che si tiene nella mano destra attorno al dito medio. A questo punto dovrebbero restare impegnati il pollice (avvolto da un’ansa rossa), l’indice (avvolto da un’ansa rossa a sinistra e blu a destra) ed il medio (avvolto da un’ansa blu).
Tirando i capi di filo che pendono verso il pavimento con grandissima delicatezza e lentezza, serrare il nodo aprendo al massimo le tre dita ancora avvolte da filo: pollice, indice e medio. Dovrebbe così formarsi un nodo di forma ovale, dall’aspetto regolare, che richiama già la forma del nodo finale.
Una volta stretto il nodo, pizzicarlo alla base, tenendo ben salda la base del nodo stesso, e i due capi di filo. Sfilare il nodo dalle tre dita.
Ora è necessario addossare il nodo in formazione al nodo semplice che si era serrato all’inizio della lavorazione per connettere i fili rosso e blu. Per fare questo bisogna tenere saldamente il nodo alla base ("pizzicando" i due capi di filo) e tirare in modo alternato un'ansa rossa e una blu: per questo si scelgano i fili (tra quelli che formano le due anse, rossa e blu) che, con una moderata trazione, fanno scorrere il nodo in formazione verso il nodo di connessione dei capi (il nodo iniziale, per intenderci).
Osservando il nodo si vede che l’ansa rossa è formata da un filo che esce dal nodo stesso e vi rientra dopo essere passato sotto un filo blu, posto trasversalmente. Servendosi della punta del ferro da calza, ridurre l’ansa rossa tirando la sua estremità che sta al di là del filo blu trasversale. Si crea così un’altra ansa rossa.
Ruotare il nodo di 180 gradi ed osservare nuovamente la struttura dell’ansa rossa. Analogamente a quanto si è osservato prima, si nota nuovamente che l’ansa rossa è formata da un filo che esce dal nodo e vi rientra dopo essere passato sotto un filo blu, posto trasversalmente. Comportarsi come per la riduzione dell’ansa precedente, sfilando il filo rosso che è passato sotto quello blu trasversale, riducendo così l’ansa originaria e creandone una nuova.
Ruotare nuovamente il nodo di 180 gradi ed osservare ancora la struttura dell’ansa rossa. Analogamente a quanto si è osservato prima, si nota nuovamente che l’ansa rossa è formata da un filo che esce dal nodo e vi rientra dopo essere passato sotto un filo che stavolta è ROSSO, posto trasversalmente. Comportarsi come per la riduzione dell’ansa precedente, sfilando il filo rosso, riducendo così l’ansa originaria e creandone una nuova.
Dopo avere sfilato l’ansa per tre volte, è possibile - tenendo saldamente il nodo alla base e tirando delicatamente ma in modo continuo e fermo il capo di filo rosso - chiudere l’ansa rossa. Rimane così il nodo quasi ultimato, da cui si diparte la sola ansa blu.
Si proceda in modo esattamente uguale a quanto fatto per l’ansa rossa, tenendo conto che ora l’ansa blu rientra nel nodo dopo essere passata sotto un breve tratto di filo rosso, posto trasversalmente.
Si dovrebbe così arrivare a serrare il nodo in modo completo, facendo scomparire anche l’ansa blu. Si tendano i capi di filo fino a serrare bene il nodo. Se il nodo ha forma regolare significa che è stato tessuto in modo corretto. Si può modellare delicatamente questo nodo tra pollice ed indice, per fare assumere allo stesso una forma tondeggiante, la più regolare possibile. Si reciti ora la preghiera di Gesù.
Completamento della corda
Per proseguire nella tessitura della corda si disfi il nodo inizialmente creato per connettere i due fili e si costruisca il secondo nodo ponendo il primo nodo della corda sul dorso del dito indice.
Alla fine della tessitura dell’intera corda è necessario chiudere ad anello la catena di nodi. Connettendo le due estremità della corda da preghiera si avranno 4 capi di filo (2 rossi e 2 blu). Connettere questi 4 capi di filo con la molletta da panni, formando così un anello costituito da tutti i nodi (33, 50 o 100) finora tessuti.
Per chiudere la corda si consiglia di tessere un nodo doppio, formato cioè dai 2 fili rossi appaiati e dai due fili blu appaiati. Si proceda come descritto sopra per il nodo semplice, considerando i fili appaiati come un unico filo, rosso o blu. Prima di addossare il nodo doppio ai nodi semplici costituenti la corda si rimuova la molletta. Si forma così un nodo simile ai precedenti, solo più grande, che chiude la corda da preghiera. Tale nodo è utile per indicare all'orante - al tatto - il termine di un ciclo di preghiere.
Costruzione della croce
Per convenzione diremo che la croce che ci apprestiamo a costruire è formata da 4 parti: un braccio verticale superiore e un braccio verticale inferiore, divisi tra loro dal braccio orizzontale, costituito a sua volta da una porzione orizzontale destra e dalla corrispondente porzione orizzontale sinistra.
Per creare una croce di forma equilibrata è necessario prevedere la tessitura di due nodi per il braccio verticale superiore, di due nodi per ciascuna porzione del braccio orizzontale e di 3-4 nodi per il braccio verticale inferiore. Per la corda palestinese, di piccole dimensioni, è sufficiente che la croce sia formata da un braccio superiore costituito da un unico nodo, da un braccio trasversale costituito da due soli nodi (uno a destra e uno a sinistra) e da un braccio verticale inferiore costituito da due nodi.
Si inizi la preparazione del braccio orizzontale, utilizzando un metro di filo rosso e un metro di filo blu. Si connettano le estremità dei fili con un nodo semplice (o con la molletta da panni), e si proceda alla tessitura di due nodi, ben ravvicinati e stretti tra loro. Si tenga pronto questo pezzo di croce per la fase successiva.
Dal nodo doppio di chiusura della corda si dipartono due coppie di fili: una coppia (composta da un filo rosso e uno blu) è più corta, l’altra è più lunga. La tessitura del braccio verticale superiore e di tutto il resto della croce verrà eseguita con i capi di filo più lunghi, mentre i più corti verranno solamente passati all’interno del nodo durante la fase della rimozione del nodo dalle dita.
Per eseguire i nodi del braccio verticale superiore della croce si ponga l’intera corda da preghiera dietro il dorso della mano sinistra, con il grande nodo doppio a contatto con il dorso dell’indice. Si proceda quindi alla normale tessitura del nodo, fino alla fine del terzo avvolgimento. Si prendano ora dal dorso dell’indice sinistro i due capi di filo corti, che non sono stati utilizzati per la tessitura del nodo, e si facciano passare davanti all’indice sinistro e sotto i tre capi di filo che corrono alla base dello stesso indice, in modo da farli “uscire” passando attraverso il centro del rettangolo posto sul palmo della mano. Si proceda alla normale rimozione del nodo dalle dita, tenendo conto che per addossare il nodo stesso al nodo doppio sovrastante è ora necessario tirare quattro fili: i due fili che costituiscono le anse che formano il nodo e i due fili che sono stati fatti passare al centro del nodo stesso. Si faccia particolare attenzione a serrare bene il nodo durante la fase di chiusura delle anse: questo tipo di nodo si disfa molto facilmente durante la fase di chiusura!
Dopo avere creato un nodo uguale al precedente (e avendo così completato il braccio verticale superiore), prima di creare il primo nodo del braccio verticale inferiore è necessario inserire tra i 4 capi di filo il braccio trasversale della croce, che è già composto dai due nodi della porzione destra. Si facciano passare i due nodi costituenti la porzione destra del braccio orizzontale in modo da separare i 4 capi di filo provenienti dal braccio verticale superiore in 2 coppie di fili.
Si prosegua ora alla tessitura dei successivi nodi costituenti il braccio verticale inferiore. Si abbia cura di addossare bene uno all’altro i nodi della croce. Dopo avere completato il braccio inferiore si proceda a completare la porzione sinistra del braccio orizzontale della croce.
Dopo avere stretto con cura i nodi posti alle estremità della croce si tagli il filo in eccesso con una forbice, avendo cura di lasciare ad ogni estremità un millimetro o due di filo.
Si ricorda che la creazione della croce è la parte più difficile della tessitura di una corda da preghiera. Tale fase richiede molta pazienza e delicatezza. Frequentemente è necessario sciogliere i nodi che costituiscono la croce per ricominciare da capo.
Buon lavoro!
Una corda da preghiera da 50 nodi realizzata con una coppia di fili di colore blu e rosso, secondo quanto indicato in questo testo. La corda è stata chiusa con un doppio nodo; la croce è composta da un braccio verticale superiore formato da due nodi, da un braccio verticale inferiore formato da quattro nodi e da un braccio orizzontale formato da quattro nodi.
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Introduzione ai Racconti di un Pellegrino Russo
Itinerari di preghiera tra la Russia e il monte Athos:
i Racconti di un pellegrino russo
Igumeno Ambrogio (Cassinasco) - Chiesa ortodossa russa - Torino
Candidi racconti di un pellegrino al suo padre spirituale (titolo originale russo: Otkrovennye rasskazy strannika duchovnomu svoemu otcu) è il titolo di uno dei più diffusi e amati libri sulla preghiera cristiana ortodossa.
L'opera è piuttosto recente: la sua prima edizione in lingua russa è stata stampata a Kazan' intorno al 1860. Le sue traduzioni in altre lingue, che hanno reso celebri i Racconti di un pellegrino, risalgono agli anni successivi alla prima guerra mondiale.
Nonostante l'età relativamente giovane, e il suo stile narrativo popolare, i Racconti hanno un posto di rilievo tra i più stimati testi spirituali dell'Ortodossia russa. Altrettanto significativa è l'origine del testo. Per quanto immersi nell'atmosfera dell'Impero russo della seconda metà dell'Ottocento, i Racconti provengono dal Monte Athos, e precisamente da un manoscritto anonimo scoperto nel monastero athonita russo di San Panteleimone.
È probabile che il testo sia stato scritto in questo monastero, sotto forma di narrazioni di viaggio, dietro consiglio di uno dei suoi monaci o padri spirituali. Non è da escludere che l'autore (pellegrino per vocazione, e diretto dalla Russia alla Terra Santa) abbia deciso di fermarsi al monastero di San Panteleimone per terminarvi la propria vita come monaco. Lo stesso carattere anonimo del libro è in sintonia con lo stile di riservatezza sui dati personali che caratterizza il monachesimo del Monte Santo.
Una nota storica della terza edizione dei Racconti (1884) spiega come il testo originale sia stato trascritto, presso un monaco di grande abito (skimnik) del Monte Athos, dall'Archimandrita Paisio, del Monastero di San Michele dei Ceremissi presso Kazan'. Ancora nel 1951, lo scrittore russo Sergej Bolshakov ritrovò presso la biblioteca del monastero di San Panteleimone un manoscritto dei Racconti, verosimilmente l'originale, con alcuni passi che furono espunti dalla prima edizione stampata.
Il nucleo originale dell'opera consiste di quattro racconti, che corrispondono al contenuto della prima edizione a stampa. Altri tre racconti, ritrovati tra le carte dello starets Ambrogio di Optina, dal 1930 a oggi sono comunemente aggiunti alle edizioni del libro, anche se probabilmente si tratta di compilazioni di un altro autore. Inoltre, le edizioni attuali sono spesso corredate di una raccolta di testi patristici sul valore della preghiera, menzionati nel testo dei Racconti.
In questo breve saggio ripercorreremo i movimenti del pellegrino, cercando di captare gli indizi che dimostrano gli influssi spirituali del Monte Athos sulla Russia del XIX secolo, e attraverso quest'ultima sul mondo intero.
I viaggi del pellegrino
Durante la lettura in una chiesa della prima lettera ai Tessalonicesi, il passo che dice "pregate incessantemente" (1Ts 5,17) è di stimolo al protagonista dei Racconti per approfondire il proprio rapporto con la preghiera. Incuriosito, e quasi tormentato, dalla prospettiva di riuscire a realizzare uno stato di orazione continua, il protagonista si sforza di trovare una guida che lo introduca all'arte della preghiera.
Vale la pena menzionare un parallelo tra questo episodio della vita del pellegrino e la vocazione all'ascesi monastica di Sant'Antonio il Grande, chiamato alla vita nel deserto egiziano dall'ascolto in chiesa del brano evangelico sulla perfezione del discepolo di Cristo.
Ha inizio a questo punto un cammino che è al tempo stesso viaggio nello spazio dell'Impero russo e nelle profondità dell'anima del protagonista. L'inadeguatezza delle prime spiegazioni mette il pellegrino in uno stato di costante ricerca di un punto di riferimento spirituale, e la ricerca conduce in breve tempo all'incontro con uno starets (letteralmente, un anziano: in questo caso, si tratta di un monaco di un eremo isolato). Questi spiega al pellegrino i primi rudimenti della preghiera mentale continua, gli offre la formula della preghiera da recitare: "Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me" (nell’originale, "Gospodi Iisuse Hriste, pomiluj mja"), e lo guida nei suoi primi sforzi personali. Inoltre, gli dona un libro che gli sarà compagno di viaggio e manuale prezioso nel suo cammino. Si tratta della Filocalia (dal greco, "amore del bello"), la più celebre raccolta di testi patristici sulla preghiera.
Il contatto del pellegrino con il padre spirituale viene bruscamente interrotto dalla morte di quest'ultimo, ma prosegue sotto forma di segni, ispirazioni, visioni nel sogno, mentre il pellegrino vive una serie di eventi e di incontri, tutti letti nella chiave della crescita interiore. Sia gli incontri con saggi e benefattori, sia quelli con malviventi e avversità personali, sono tutti a modo proprio edificanti, e offrono un quadro avvincente della grandezza dell'anima russa.
Il libro, nel suo stile semplice e accattivante, ha un immenso valore di divulgazione della pratica ortodossa della preghiera, e per quanti sono all'oscuro della preghiera mentale, non esiste guida migliore. Una prova è l'accettazione quasi universale del valore di questo libro anche tra i cristiani non ortodossi, oltre che tra varie persone in travagliata ricerca spirituale: quasi un compito profetico di irradiazione di un preciso insegnamento spirituale in un tempo di globalizzazione delle proposte religiose.
Soprattutto, i Racconti valorizzano al meglio la pratica della preghiera nella vita dei laici: tutto il loro messaggio dimostra come si possa percorrere un cammino di ascesi cristiana anche se non si vive sotto una stretta regola monastica.
Gli strumenti nelle mani del pellegrino sono quelli che qualsiasi cristiano può riuscire a possedere e mantenere con sé anche nei momenti di maggiore pericolo:
- la Bibbia, ricca di insegnamenti diretti sulla pratica e il valore della preghiera: uno dei Racconti aggiuntivi (il quinto) suggerisce la lettura delle Sacre Scritture in chiave di ricerca di insegnamenti sulla preghiera, e ne offre numerosi esempi tratti dal Nuovo Testamento;
- la Filocalia, che spiega alcuni dei passi scritturali più oscuri attraverso la pratica e l'esempio dei Santi Padri della Chiesa;
- una corda da preghiera, strumento per segnare il ritmo dell'orazione; e per finire,
- il testo stesso della preghiera, che è anche visto come una professione di fede e un compendio delle Sacre Scritture. È ancora il quinto dei Racconti che spiega il testo della preghiera nella chiave di lettura di una confessione di fede.
In modo provvidenziale, i Racconti situano la crescita spirituale nel contesto umile e sobrio di una sana cultura popolare, cosa che offre un antidoto contro qualsiasi strumentalizzazione della preghiera. Proprio per questo offrono a tutti un genuino contatto con l'Ortodossia, anche se l'orizzonte dei viaggi del loro lettore è molto più piccolo delle distese dell'antico impero russo, e anche se il lettore non ha a disposizione la guida personale di padri saggi ed eruditi.
È altrettanto interessante cercare di rintracciare le influenze spirituali che hanno favorito il particolare clima nel quale ha avuto luogo la vicenda del pellegrino. Possiamo facilmente iniziare il nostro viaggio alle fonti a partire dal testo patristico che ha introdotto il pellegrino nel suo viaggio interiore: la Filocalia.
Influssi spirituali sui Racconti
Il testo che viene messo nelle mani del pellegrino dal suo padre spirituale, e che si rivela nel corso dei suoi viaggi una fonte inesauribile di insegnamento, è una raccolta di opere di Padri della Chiesa orientale vissuti all'incirca nell'arco di un millennio. È bene notare che la Chiesa otodossa non fa una distinzione storica tra una "età dei Padri" (antica) e un periodo posteriore, ma anzi insegna che ogni persona che esprime la vera fede della Chiesa, in qualsiasi età (anche quella presente), può essere annoverata tra i Padri della Chiesa.
Le prime edizioni a stampa della Filocalia sono frutto di sforzi redazionali avvenuti al Monte Athos, benché i luoghi delle edizioni siano più lontani. La Filocalia greca, opera dei santi Nicodemo l'Aghiorita e Macario, Metropolita di Corinto, è stampata a Venezia nel 1793. Nello stesso anno, la tipografia sinodale di Mosca prepara il primo volume della versione in lingua slavonica della Filocalia (Dobrotoljubie), frutto dei lavori di traduzione di San Paisio Velickovskij (1722-1794).
Sicuramente è questo volume in lingua slavonica ecclesiastica che il pellegrino russo riceve dal suo padre spirituale (la prima edizione in lingua russa, opera del Santo Vescovo Teofane il Recluso, esce a Mosca nel 1889, quasi un trentennio dopo la pubblicazione dei Racconti). Il lavoro di traduzione di San Paisio Velickovskij (ucraino di nascita, ma athonita di adozione) aveva coinciso con l'opera del suo contemporaneo, San Nicodemo l'Aghiorita. Entrambi i santi sono esponenti di movimenti di risveglio monastico, particolarmente marcato nel caso di San Paisio, la cui influenza spirituale investe in fasi successive la Romania (spostandosi successivamente in Bessarabia nelle sue forme più rigorose), l'Ucraina e la Russia.
Proprio attraverso questo risveglio del monachesimo russo (in ripresa, all'inizio del XIX secolo, dai colpi della secolarizzazione inflitti dallo Tsar Pietro I), arriva insieme al testo della Filocalia tutta la tradizione spirituale athonita. Nascono nuovi centri di irradiazione monastica, primo tra i quali il Deserto di Optina (presso Brjansk). Proprio tra i monaci di Optina (ispiratori delle figure spirituali dei romanzi di Dostoevskij) si ritrovano indizi di conoscenza personale del pellegrino dei Racconti, i cui legami con la spiritualità monastica di origine athonita sembrano quindi fuori di ogni dubbio.
I tratti principali del movimento monastico che dal Monte Athos arriva fino al nostro pellegrino si possono ritrovare, ripettivamente, nella vita e nell'insegnamento di San Paisio e degli anziani di Optina, e nelle regole monastiche da loro complilate e applicate. L'enfasi sulla pratica della continua preghiera di Gesù e sull'obbedienza a un anziano o padre spirituale sono riflessi nei Racconti in un modo che non lascia dubbi sulla loro provenienza.
Abbiamo quindi un quadro preciso, dal punto di vista delle fonti storiche e letterarie, di un influsso spirituale che parte dal Monte Athos per incarnarsi nella vita e nei viaggi del pellegrino russo. In seguito, grazie alla trascrizione dei racconti eseguita al monastero athonita di San Panteleimone, questo influsso sembra quasi voler tornare a fare un tuffo nella propria sorgente, prima di ripresentarsi al mondo sotto forma di uno dei più bei libri di insegnamento spirituale mai apparsi nella storia.
Una parabola - la conversazione di un uomo con Dio
Ho chiesto a Dio di togliermi l’orgoglio, e Dio mi ha risposto: “No! Non posso toglierti io l’orgoglio; devi rinunciarvi tu stesso”.
Ho chiesto a Dio di donarmi la pazienza, e Dio ha risposto: “No! Non posso darti così semplicemente la pazienza; ti arriverà sopportando le prove.
Ho chiesto a Dio di darmi la felicità, e Dio ha detto: “No! Io posso darti una benedizione; ma sta a te decidere te sei felice o no.
Ho chiesto a Dio di risparmiarmi il dolore, e Dio ha detto: “No! La sofferenza ti aiuta a ricordarti di Dio, e ad avvicinarti a lui”.
Ho chiesto forza, e allora Dio mi ha mandato prove per rafforzarmi.
Ho chiesto sapienza, e allora Dio mi ha mandato problemi; ho imparato come risolverli.
Ho chiesto a Dio di insegnarmi ad amare gli altri così come egli mi ama. Dio ha detto, “Ora capisci ciò che devi chiedermi”, e mi ha mandato persone che avevano bisogno del mio aiuto.
Anche se non ho ricevuto nulla di quel che volevo, ho avuto tutto ciò di cui avevo bisogno!
A cosa pensiamo prima della confessione?
Nella sezione "Ortoprassi" dei documenti presentiamo la traduzione in italiano e l’originale in romeno di un articolo apparso esattamente sei anni fa (30 novembre 2006) sul sito Moldova noastră. L’articolo contiene una serie di brevi istruzioni su come fare una buona confessione dei propri peccati. L’autore è un famoso scrittore ecclesiastico del XIX secolo. Padre Rodion Putjatin (1807-1869), arciprete della Cattedrale della Trasfigurazione a Rybinsk, era un predicatore veramente popolare. Le sue prediche erano lette da tutti in Russia, dai contadini ai membri della famiglia reale: le sue opere complete furono ristampate 25 volte prima della rivoluzione, e furono tradotte in altre lingue. Senza violare i canoni della Chiesa, le opere di padre Rodion sono riuscite a creare un nuovo genere di predicazione popolare, e sono valide ancora oggi. Chi si trova oggi all’inizio del digiuno del Natale, alle prese con la necessità di una confessione periodica, potrà valutare quanto le parole di padre Rodion parlano anche al suo cuore.
Elogio alla donna missionaria
Donna missionaria nel mondo. Guarda su di lei, o Signore, e abbi misericordia di lei!
In lei è tutto il tuo potere! In lei sta la forza della sofferenza, con la quale accompagna a volte gli infanti all’ultima dimora, in lei sta la forza della sofferenza, con la quale in altri momenti accompagna i genitori all’ultima dimora, solo con il pensiero. In lei sta la forza della sofferenza di lasciare a casa i bambini, spesso molto piccoli, andando nel mondo per nutrirli; in lei sta la forza della sofferenza di perdere il marito, in lei sta la forza della sofferenza di staccarsi dalle sue radici. In lei sta la forza della sofferenza di disseminare nel mondo amore e compassione senza essere compresa! In lei sta la forza della sofferenza di apparire a volte privata di dignità, ma in lei sta pure la forza dell’umiltà di accettare che la dignità non è qualcosa che ti porta via o ti dà qualcuno - è un tesoro che custodisci nel tuo animo...
Guarda su di lei, o Signore, e abbi misericordia di lei! Consola la sua anima, circondala dell’abbraccio della tua luce, e dalle la forza di ricolmarsene!
Donna, donna missionaria nel mondo.
In lei sta la forza e la bellezza della dedicazione, in lei sta la forza dell’accettazione, in lei sta la forza del saper proseguire. Ella stessa è una forza che illumina, e che sempre ha illuminato la terra in mezzo alle tenebre. È la luna senza la quale la notte sarebbe solo oscurità, senza la quale la nostra memoria ancestrale non troverebbe il suo senso... È la quiete, ma anche il grido, è la gioia, ma anche la sofferenza che porta al mondo i figli. Lei stessa è la prima consolazione che sente il bambino.
Guarda su di lei, o Signore, e abbi misericordia di lei! La donna è la terra senza la quale la distesa infinita del cielo non avrebbe senso... la terra senza la quale il seme non prenderebbe vita!
È la radice che nutre il fiore, il frutto... è la radice senza la quale non esisterebbe la corona.
Guarda su di lei, o Signore, e abbi misericordia di lei!
Donna, donna missionaria nel mondo.
È la profondità senza la quale l’altezza non potrebbe essere altezza... La donna è il subbuglio ma pure la quiete del mare, la tempesta ma pure l’arcobaleno, la gioia ma pure la tristezza, è la limpidezza e la vitalità del fiume di montagna ma pure l’agitazione delle acque del lago...
Guarda su di lei, o Signore, e abbi misericordia di lei!
È nido, consolazione, brezza, goccia, luce, gioia, pianto, sofferenza, tenerezza, abisso e vetta, è fiore, è farfalla, è sogno, è speranza, è colore, è vita - è senso...
È unica, ed è l’unica ripetizione che non si ripete, perché lei è.
Guarda su di lei, o Signore, e abbi misericordia di lei!
Auguri di molti anni, donna!
Due messaggi - dialogo di anniversario tra una figlia e sua mamma
FIGLIA
Il tuo cuore disegna colori perché ogni giorno tu possa risplendere come un arcobaleno più luminoso, più colorato, più vivo…
Sii felice, mano che hai acceso il mondo per mezzo di colori che non conoscevo! La tua vita, la più preziosa, opera di Dio, ti chiama a rallegrati di lei - perché lo scopo di questo viaggio colorato non è la destinazione, è l’arte di scoprire il viaggio stesso!
Ti voglio molto bene e ti ringrazio per tutto quello che fai per me. Auguri di molti anni, mamma!
MAMMA
Se lo scopo del mio viaggio non fossi stata altro che tu, mi sarebbe bastato per essere felice! Ma come dici tu, questo viaggio non ha uno scopo né una destinazione; lo scopo è il viaggio in sé - ti prometto che in ogni giorno nella mia vita pulirò i vetri del vagone nel quale mi trovo, per poter vedere tutto più chiaro...
Ti voglio molto bene, luce della mia vita!
E se ti dovessi disegnare, lo farei con tutti i colori dell’universo, e alla fine non mi sembrerebbero sufficienti... tanto che chiederei in prestito a Dio la sua luce! Mamma.
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I dieci comandamenti
1. Io sono il Signore, tuo Dio: non avrai altri dei di fronte a me.
2. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prosternerai davanti a loro e non li servirai.
3. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio.
4. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato - giorno del riposo - in onore del Signore, tuo Dio.
5. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
6. Non uccidere.
7. Non commettere adulterio.
8. Non rubare.
9. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
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55 massime
Sii sempre con Cristo.
Prega come puoi, non come vuoi.
Usa una regola di preghiera che puoi mantenere con disciplina.
Cerca di dire il Padre Nostro diverse volte al giorno.
Ripeti costantemente una breve preghiera quando la tua mente non è occupata da altre cose.
Fai qualche prosternazione mentre preghi.
Mangia con moderazione.
Mantieni le regole di preghiera della Chiesa.
Passa qualche tempo in silenzio ogni giorno.
Fai gesti di misericordia in segreto.
Vai regolarmente alle funzioni liturgiche.
Vai regolarmente alla confessione e alla comunione.
Non perderti in pensieri e sentimenti invadenti. Tagliali via appena sorgono.
Rivela tutti i tuoi pensieri e sentimenti a una persona fidata.
Leggi le Scritture regolarmente.
Leggi buoni libri un poco alla volta.
Coltiva un rapporto di comunione con i santi.
Sii una persona ordinaria.
Sii educato con tutti.
Mantieni pulizia e ordine nella tua casa.
Cerca di avere un passatempo sano e costruttivo.
Fai regolarmente esercizio fisico.
Vivi ogni giorno e momento volta per volta.
Sii del tutto onesto, prima di tutto con te stesso.
Sii fedele nelle piccole cose.
Fai il tuo dovere, e poi dimenticatene.
Fai prima le cose più difficili e dolorose.
Affronta la realtà.
Sii grato in tutte le cose.
Sii allegro.
Sii semplice, nascosto, quieto e umile.
Non attirare mai l’attenzione su te stesso.
Ascolta quelli che ti parlano.
Sii sveglio e attento.
Pensa e parla non più di quanto è necessario.
Quando parli, fallo in modo semplice, chiaro, fermo e diretto.
Tieniti lontano dall’immaginazione, dalle analisi, dalle deduzioni.
Fuggi i pensieri carnali e sensuali alla loro prima comparsa.
Non lamentarti, lagnarti, borbottare o mormorare.
Non paragonarti a qualcun altro.
Non cercare o aspettarti lode o commiserazione da chiunque.
Non giudicare alcuno per alcun motivo.
Non cercare di convincere alcuno.
Non difendere o giustificare te stesso.
Lasciati definire e limitare solo da Dio.
Accetta le critiche con gratitudine, ma mettile criticamente alla prova.
Dai consigli agli altri solo quando ti è richiesto o quando sei obbligato.
Non fare per gli altri nulla di ciò che potrebbero e dovrebbero fare da soli.
Fatti una routine di attività giornaliere, evitando velleità e capricci.
Sii misericordioso con te stesso e con gli altri.
Non avere aspettative se non di essere tentato fino al tuo ultimo respiro.
Focalizzati solo su Dio e sulla luce, non sul peccato e sulle tenebre.
Sopporta in pace, serenamente il giudizio su te stesso e le tue colpe e peccati, sapendo che la misericordia di Dio è più grande della tua miseria.
Quando cadi, rialzati immediatamente e ricomincia da capo.
Fatti aiutare quando ne hai bisogno, senza paura e senza vergogna.
Padre Thomas Hopko (nato nel 1939 a Endicott, nello stato di New York, è un arciprete di origine carpato-russa nella Chiesa Ortodossa in America. Ordinato prete nel 1963, ha insegnato teologia dogmatica al St Vladimir's Orthodox Theological Seminary dal 1968 al 2002, e dal 1992 al 2002 è stato il decano del seminario.
In numerose occasioni, come docente e conferenziere, padre Thomas è stato chiamato a spiegare il punto di vista della Chiesa Ortodossa su diverse questioni teologiche, morali e sociali.
"Santi quotidiani" vince il voto popolare in un grande concorso letterario russo
La versione originale russa di Santi quotidiani e altri racconti dell'archimandrita Tikhon (Shevkunov) ha vinto il prestigioso premio letterario russo del "Grande Libro" per il libro più popolare. La cerimonia di premiazione si è svolta martedì 27 novembre a Mosca.
I lettori in Russia sono stati invitati a votare il loro libro preferito tra quattordici finalisti sul sito Bookmate. Ai lettori è stata data la possibilità di accedere liberamente ai testi dei libri sul sito e di leggerli prima di esprimere il loro voto.
C'erano due primi premi offerti dal "Grande Libro", uno determinato da una giuria, l'altro dal voto popolare. La giuria ha scelto Il mio tenente, un romanzo della seconda guerra mondiale di Daniel Graninu, mentre la stragrande maggioranza dei lettori ha scelto il libro di racconti dell'abate del Monastero Sretenskij di Mosca, l'archimandrita Tikhon (Shevkunov).
Questo è il secondo premio di grande prestigio guadagnato da Santi quotidiani nel 2012. Nel mese di settembre, ha vinto il premio del "Libro dell'anno" per la miglior prosa, anche qui con un ampio margine. Il libro è diventato un bestseller a partire dalla sua uscita alla fine del 2011, con oltre un milione di copie vendute. Solo una settimana prima dell'annuncio dei vincitori del "Grande Libro", l'archimandrita Tikhon in una conferenza online ha suscitato ancora più entusiasmo tra i suoi lettori quando ha confessato che è contrario a scrivere un sequel.
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UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)
Il sito ortodossiatorino.net è cresciuto molto nel volume dei suoi contenuti, soprattutto a partire dalla fine del 2012, quando i suoi aggiornamenti hanno iniziato a essere su base quotidiana. Vogliamo aiutare i lettori a orientarsi, partendo da una semplice domanda, tra i vari materiali presenti sul sito.
Cercate la categoria che vi interessa, cliccate sul testo di una domanda e sarete portati alla pagina dell’argomento da voi scelto.
La nostra Chiesa ha stabilito un’altra Liturgia da celebrare ogni mercoledì e venerdì della grande Quaresima, la Liturgia dei Doni Presantificati. Durante questa liturgia non si compie un sacrificio eucaristico, ovvero, non vi è alcun cambiamento del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo. I preziosi doni, il pane e il vino, sono pronti, dopo essere stati santificati in precedenza (è per questo che la Liturgia si chiama "dei Doni Presantificati") durante la precedente Divina Liturgia della domenica. Ora sono il corpo e il sangue di Cristo, pronti a essere offerti per la comunione del popolo.
Ogni domenica il sacerdote taglia dal prosphoron [pane dell’offerta] il cosiddetto "agnello", che è il pezzo quadrato con il sigillo che dice "ΙΣ-ΧΣ ΝΙ-ΚΑ" [Gesù Cristo conquista], e lo pone sul santo disco. Dopo un certo tempo, durante l’inno "a te cantiamo ...", questo pezzo di pane si trasformerà attraverso la benedizione del sacerdote nel corpo del Signore, e il vino, che si trova nel santo calice, si trasformerà nel sangue del Signore.
Ma quando siamo nel periodo di lutto della Grande Quaresima, il sacerdote, durante la Divina Liturgia della domenica, non taglia solo un pezzo dal sigillo del prosphoron, come abbiamo spiegato sopra, ma più pezzi (di solito tre), a seconda del numero di Liturgie dei Presantificati che celebrerà durante la settimana.
Questi pezzi (che non sono tutti tagliati da un prosphoron, ma piuttosto uno da ogni prosphoron) saranno benedetti nel momento appropriato e si trasformeranno nel corpo di Cristo. Uno di questi sarà utilizzato per la Divina Eucaristia di quel giorno (domenica), e gli altri (di solito due) saranno immersi nel santo calice, che contiene il sangue del Signore, e saranno conservati in un cofanetto speciale, il santo tabernacolo, per le Liturgie dei Doni Presantificati che si svolgeranno durante la settimana. Nel corso di queste liturgie il sacerdote offrirà la comunione ai fedeli da questi doni presantificati.
La Liturgia dei Presantificati si intreccia con i Vespri, vale a dire, si tratta di un servizio serale. Questo avviene perché i cristiani di un tempo durante i giorni della Grande Quaresima stavano senza cibo (digiunavano) fino alle ore serali. Nelle ore serali potevano andare in chiesa e ricevere la comunione. Oggi la Liturgia dei Presantificati si può ancora officiare la sera, ma di solito la si sposta alle prime ore del mattino per la comodità dei fedeli.
Questa liturgia non ha il tono celebrativo e trionfante delle altre liturgie, ma è dominata da un elemento triste e solenne. La Liturgia dei Presantificati di officia ogni mercoledì e venerdì della Grande Quaresima. Durante la Settimana Santa si fa solo durante i primi tre giorni (Grande Lunedi, Grande Martedì, Grande Mercoledì). Si officia anche nei giorni di festa che cadono durante il periodo della Grande Quaresima. Non si officia il sabato e la domenica durante la Quaresima. Il Sacerdote, anche se riceve nomi da commemorare, non li ricorda alla protesi, ma li lascia per la Liturgia del sabato o della domenica. Inoltre, non si fa memoria dei defunti durante la Liturgia dei Presantificati.